Torna da me...Tesoruccio di Ferngully (/viewuser.php?uid=79430)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione ***
Capitolo 2: *** Episodio 1: L'Ultima Chiamata ***
Capitolo 3: *** Episodio 2: Lo Spettacolo di Magia ***
Capitolo 4: *** Episodio 3: Io Vedo, Tu Vedi, Noi Vediamo ***
Capitolo 5: *** Episodio 4: Un Altro Clichè, Prego ***
Capitolo 6: *** Episodio 5 (Parte Prima): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono ***
Capitolo 7: *** Episodio 5 (Parte Seconda): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono ***
Capitolo 1 *** Introduzione ***
INTRODUZIONE
Buongiorno a tutti! Mi presento, mi chiamo Ludra
e, come avrete notato, sotto la dicitura di autore
non vi è il mio nome. Difatti quella che ho intenzione di proporvi qui
non è una storia creata da me medesimo, ma una fanfiction appartenente
al geniale Ferngully
che mi
sono proposto di tradurre. Questa fanfiction mi ha affascinato molto
per la sua rara bellezza e ho pensato che sarebbe stato un vero peccato
che chi, per esempio, non sapesse molto bene l'inglese non
potesse godersela.
In particolare vorrei dedicare questa
fanfiction, o meglio la sua traduzione appunto, a Andy Grim e alla sua
grandiosa opera "La storia segreta dei S.I.S.A.S.", anteponendo alla
sua fanfiction organica,
questa fanfiction psicologica.
Propri
così, questa fanfiction mira ad esplorare le mentalità dei protagonisti
principali, ossia Lamù, Ataru, Mendo e Shinobu per metterne a nudo i
più intimi e nascosti pensieri, così come le loro più oscure e
spaventose paure.
Sicuramente questo è un genere di fanfiction che
si distacca leggermente dalle solite avventure freneticamente folli del
magico duo di Urusei
Yatsura,
concentrandosi su un lato più "serio" della storia, ovvero sulla
riflessione di dove condurrà la via che quattro ragazzini delle
superiori hanno deciso di percorrere e di crescere con essa.
Niente
di eccessivamente drammatico comunque, il testo di "Torna da me
...Tesoruccio" potrebbe essere paragonato (parole dell'autore) agli
ultimi due episodi di Neon
Genesis Evangelion che
esplorano la mente di Shinji e gli altri, ma neanche lontanamente così
oscuro e complicato. Infatti il mescolarsi di situazioni reali ed
irreali, confortanti e inquietanti non si discostano troppo dalle scene
presenti in Beautiful
Dreamer o La
principessa nel ciliegio
per rimanere in ambito Lamuiano, sempre con la presenza delle
caratteristiche gag (le scariche elettriche di Lamù, la perversione di
Ataru, le scenate colleriche di Shinobu e così via...).
La storia potrebbe sembrare ai più un tantino confusa all'inizio,
soprattutto nei primi due capitoli, ma la vicenda ha un perfetto filo
logico e tutti gli eventi hanno una spiegazione precisa.
Per quanto riguarda l'ubicazione cronologica, la storia che segue è ante-finale,
ossia è presente in un periodo precedente al finale della serie
costituito ufficialmente dal quinto film e non ne modifica la storia o
la conclusione, proprio come un OAV oppure come il sesto film.
Per
concludere questa lunghissima introduzione devo avvertire i
lettori che i singoli capitoli sono molto lunghi, però sono
suddivisi in diversi sottocapitoli che ne rendono più facile e capibile
la lettura, vi prego di avere la pazienza di leggerli, ne vale davvero
la pena. Sentitevi liberi di contattarmi per eventuali chiarimenti e
recensite in tanti, in modo da farmi capire si vi piace e la
devo
continuare.
Spero
di aver reso abbastanza bene l' idea con questa introduzione, adesso
sta a voi leggere e giudicare.
Buon proseguimento di lettura!!
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Capitolo 2 *** Episodio 1: L'Ultima Chiamata ***
Ataru
era in piedi sull'orlo del precipizio, un cielo di un cupo
grigio si
estendeva sopra di lui mentre sotto di lui, giacevano lontanissimo
fredde pietre nere. I suoi piedi erano a malapena sul margine, con le
punte delle scarpe sospese nel vuoto, poche minuscole pietre si
staccarono
dalla parete del dirupo e precipitarono nel frastagliato abisso
sottostante. Gli occhi di Ataru cercarono di seguire per quanto
poterono le pietre
cadere, ma in pochi secondi esse scomparvero alla vista, le loro
piccole forme sopraffatte dalle tenebre. Ataru giurò di sentirle
tuttavia
picchiettare mentre colpivano le rocce della parete, ma
ripensandoci, immaginò che si trattasse solo della sua
immaginazione, o forse, solo del vento.
"Tesoruccio!"
una voce amorevole lo chiamò e Ataru, con disperata speranza negli
occhi sollevò di scatto lo sguardo dal suo oscuro destino in direzione
del cielo plumbeo. C'era una luce là, una luce che contrastava
contro la fredda cenere di quel cielo del tormento, una luce che aveva
preso le sembianze di una sorridente Lamù.
"Lamù!" Ataru
rispose
sollevando una mano per raggiungere la brillante ombra bianca
dell'aliena dai capelli verdi che fluttuava a pochi metri davanti e
sopra di lui. Qualche altra pietra si staccò da sotto le sue scarpe ed
il suo corpo si irrigidì mentre la luce della figura danzava negli
occhi del giovane ragazzo. Ma nonostante la luce
danzasse, solo
tenebra vi era nei desolati occhi di Ataru, lasciò ricadere il braccio
lungo il fianco, sapendo bene che la ragazza, o la luce, o qualsiasi
cosa fosse esattamente, che si trovava dinnanzi a lui, non si
trattava di Lamù.
Lamù
non esisteva; era solo un capriccio della sua immaginazione, proprio
come tutto il resto. E anche se fosse esistita, l'abbagliante ombra
davanti
a lui certamente non era lei. Giusto, era un'ombra, un'ombra
bellissima, ma pur sempre un'ombra; un'ombra di un ricordo di qualcosa
che avrebbe potuto o non avrebbe potuto essere reale. Ma che certamente
non era Lamù.
E se invece
lei fosse stata un ricordo di qualcosa di
reale, piuttosto che l'altra più spaventosa possibilità? Ataru
gingillò con quella domanda per un po' di tempo mentre si ergeva
sull'orlo del precipizio. Non c'era motivo per dare fiducia a quello
che gli veniva detto, dopo tutto; Lamù avrebbe potuto benissimo
esistere e poteva essere semplicemente la sua immaginazione a dirgli il
contrario.
Ataru si
rabbuiò e tornò a fissare il
precipizio di rocce frastagliate. C'era rimasto poco da fare ormai,
eccetto l'unica cosa che lui avesse in potere di fare; sapeva
che
sarebbe stato l'unico modo con cui avrebbe potuto scoprire la
verità su Lamù. E se avesse scoperto che lei non fosse stata reale, la
morte
sarebbe stata un destino molto più luminoso, piuttosto che non solo
vivere una
vita senza Lamù, ma vivere una vita sapendo che tutti i
ricordi che lui avesse mai avuto di lei erano, in realtà, solo
illusioni. Inoltre, era l'unico modo che gli venisse in mente.
Sollevando
di nuovo il capo, Ataru tornò a fissare l'illustre ombra davanti a
lui, poi scosse la testa con risolutezza e distolse lo sguardo
dall'immagine così che i suoi occhi puntassero dritti davanti a sè.
Poi Ataru fece un passo indietro, fece un profondo respiro e, con il
terrore
che gli attanagliava lo stomaco e una breve rincorsa, saltò dal margine
verso il vuoto del precipizio.
TORNA
DA ME...TESORUCCIO.
Episodio
Uno: L'Ultima Chiamata, Sottotitolo: (Verità, prima parte: il problema
di non sapere)
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Prima (Il primo passo verso...)
"Coraggio
Tesoruccio!" Lamù chiamò Ataru mentre quest'ultimo sbadigliò, passando
i pochi metri dell'entrata della fiera annuale
del Carnevale Estivo di Tomobiki. Lamù,con un sorriso eccitato sul viso
e la luce del sole del mattino che le luccicava splendente sulle
guance, velocemente volò dal ragazzo e gli prese il braccio, tirandolo
gentilmente. "Tesoruccio!"
"Sto andando
più veloce che posso," brontolò Ataru, dopo chiese,
"Devi proprio
tirarmi il braccio in questo modo?"
Lamù
corrucciò leggermente il viso mentre i suoi piedi toccarono terra,
tuttavia il suo braccio rimase attorno a quello di Ataru. "Tesoruccio,
non sei contento neanche un po'? Siamo qui per divertirci!"
"See, see..."
rispose Ataru con poco entusiasmo. "Ma non vuol dire che tu debba
rimanermi appiccicata tutto il tempo..."
"Ma
stiamo andando ad un appuntamento, Tesoruccio!" insistette Lamù,
sorridendo di nuovo e portando il braccio di Ataru vicino a sè.
"Appuntamento?!"
domandò Ataru in panico mentre cercò di strappare il braccio dalla
presa di lei."Chi ha mai parlato di appuntamenti?! Questa è solo
un'uscita tra amici!"
Con un lampo
di furore negli occhi, Lamù strillò
"TESORUCCIO!" mentre piccoli lampi cominciarono a fluire dal suo corpo,
facendo in modo che la gente che affollava la strada si fermasse a
osservare la coppia che bisticciava con sguardi preoccupati.
Fortunatamente
per Ataru, prima che avesse la possibilità di dire qualcosa di
troppo stupido che avrebbe inevitabilmente avuto come conseguenza un
elettroshock da parte di Lamù, Shinobu e Shutaro arrivarono, lui teneva
in mano un vassoio con tre grandi coni gelato alla ciliegia.
Lamù
immediatamente sorrise e liberò Ataru dalla sua stretta, volando verso
i coni colorati con splendenti occhi fanciulleschi, lui la seguì con
riluttanza.
Ataru però
corrugò la fronte in confusione non appena vide il vassoio e contò i
coni gelato.
"Ehi Mendo, ce
ne sono solo tre qui. Tu non ne vuoi?"
Shutaro
socchiuse gli occhi e diede ad Ataru un'occhiata di aperto disprezzo
prima di
sottrarre bruscamente il vassoio dalla portata dell'altro. "Chi ha mai
detto che avrei offerto a TE qualcosa?"
Ad Ataru cadde
la mascella
ma Lamù offrì gentilmente, "Non ti preoccupare Tesoruccio, puoi
averne un po' del mio." il ragazzo comunque la ignorò, avendo già
iniziato ad apostrofare Shutaro in protesta, ma quest'ultimo si era
ormai già rivolto alle due ragazze con il suo sorriso smagliante.
"Prego,
Lamù," le offrì per primo."Serviti pure."
Una vena si
gonfiò
sulla tempia di Shinobu mentre strinse i denti e osservò Lamù che
ridendo allegramente prendeva un cono gelato dal vassoio
con un dolce ed energetico "Grazie," notando seccata che il ragazzo con
cui avrebbe dovuto avere un appuntamento aveva offerto per primo a Lamù
piuttosto che a lei.
Tuttavia,
appena Shutaro si voltò verso di lei
con il suo affascinante sorriso ed un educato "Shinobu," la rabbia
della ragazza svanì e gli regalò il suo sorriso più smagliante, che
improvvisamente s preoccupò non fosse neanche lontanamente
paragonabile al più effimero sorriso di Lamù.
A questo
pensiero il
sorriso di Shinobu diminuì leggermente.
"Grazie
Shutaro," rispose Shinobu con le guance rosate.
Shutaro,
mantenendo ancora il galante sorriso, ripose "Non c'è di che,
Shin-Ehi!" Shutaro fu interrotto da Ataru, il quale rapidamente
afferrò il cono rimanente dal vassoio e gli diede un gran morso
completo di risatina beffarda. Un ringhio sordo si levò dalle labbra di
Shutaro che, scaraventando il vassoio vuoto a terra, strinse un pugno,
serrando l'altro attorno all'impugnatura della sua katana ancora
infoderata, e gridò "MOROBOSHI!"
"Diamine,
Mendo, non essere
così anale riguardo ad ogni cosa," obbiettò Ataru con non curanza,
dando un altro morso al gelato. "Come se non potessi
comprartene un altro, comunque."
Gli occhi di
Shutaro fiammeggiarono di rabbia. "Anale?!"
domandò, atterrito dall'insulto, e finalmente estrasse la katana dal
suo
fodero. Shutaro stava per fare la sua mossa quando Lamù esclamò
emozionata:
"Andiamo su
quello!"
I tre umani si
voltarono per
vedere cosa stesse indicando la Oni; si trattava di un grande carosello
con tanto di
unicorni colorati, luci, allegra melodia e bambini che ridevano
gioiosamente mentre la struttura ruotava gentilmente e le cavalcature
ondeggiavano su e giù. Appena i tre la videro, comunque, i loro sguardi
si fecero
perplessi.
"Non pensi che
siamo un po' troppo grandi per andare
sul carosello?" chiese Shinobu e Shutaro parve essere d'accordo, anche
se non osò dire niente contro la proposta di Lamù.
"Lo siamo?"
domandò Lamù innocentemente, poi guardò Ataru.
"Tesoruccio?"
"Non possiamo
andare su una di quelle giostre che girano veloci invece? chiese Ataru
in risposta.
"Beh,
questo qui gira..." commentò Lamù mentre guardava il carosello,
ascoltando la melodia da carillon che proveniva da esso con un sorriso
malinconico.
"Non come
quello là, però," Ataru replicò con un
sorriso malizioso, indicando un grosso ottovolante a pochi metri dal
carosello dorato.
"Oh,
no; quello no," si oppose Shinobu incrociando le braccia. "Lo sai che
quell'arnese è fatto apposta per far star male la gente."
"Shinobu
ha assolutamente ragione," concordò Shutaro, ma aggrottando le
sopracciglia e aggiunse, "Anche se penso che si possa dire lo
stesso di tutti gli ottovolanti..."
"Oh, andiamo!"
esclamò Ataru. Subito dopo ridacchiò beffardo e arcuò un sopracciglio.
"Non
avrai mica paura, vero Mendo?"
Shutaro
lo fulminò con lo sguardo,
punto nell'orgoglio, ed esclamò oltraggiato, "Assolutamente no!"
Afferrando la mano di Shinobu, ordinò agli altri tre
"Andiamo!" e
iniziò a dirigersi verso l'ottovolante.
"Ehi, aspetta
un secondo! Io
non ci voglio andare!" protestò invano Shinobu, infatti Shutaro era già
così mortalmente deciso ad andare sull'ottovolante che a malapena udì
le sue obiezioni, Ataru riprese a sghignazzare.
Subito
dopo guardò Lamù e le disse "Coraggio, Lamù, andiamo anche noi,"
seguendo poi gli altri due in direzione dell'ottovolante.
Lamù,
leggermente abbattuta, continuò a tenere lo sguardo nostalgicamente
fisso sul carosello. "Ma...il carosello..." mormorò, ma non vi era più
nessuno attorno a
lei, Ataru era già corso via.
Ancora
corrucciata Lamù fece un
sospiro, dopo di che con riluttanza sollevò i piedi da terra e si alzò
in volo per raggiungere gli altri.
Una
volta finito il giro, i quattro in qualche modo cercarono di
trascinarsi fuori dai loro sedili, non senza qualche gemito nauseato,
come del resto tutti gli altri che scesero con loro. La faccia
di Ataru era di un pallido verdognolo mentre barcollò fuori
dall'uscita appoggiandosi pesantemente con la schiena contro la
ringhiera, "Mi sento
male," mugugnò prima di piazzarsi una mano sulla bocca per impedirsi
di
vomitare. Shutaro, tenendosi lo stomaco, si sforzò di camminare
diritto, dopo pochi passi tuttavia, barcollò anche lui e con la mano
libera fu costretto ad aggrapparsi alla ringhiera dove già era
appoggiato
Ataru per mantenere l'equilibrio. Shinobu, con entrambe le mani sullo
stomaco ed il viso mortalmente pallido, si sedette pesantemente su una
panchina vicino all'uscita dell'ottovolante, rimbrottando "Ve l'avevo
detto che questo coso ci avrebbe fatto solo star male..." persino Lamù
aveva un'aria intontita e confusa mentre fluttuò instabilmente fuori
dall'uscita, leggermente curvata in avanti, con una mano si reggeva lo
stomaco
e con l'altra la fronte.
"Non so perchè
abbiamo dato retta a Moroboshi," aggiunse acidamente Shutaro al
rimprovero di Shinobu.
Facendogli una
smorfia, Ataru iniziò, "Ehi! Ma non eri tu quello
che-" si fermò di colpo, la sua faccia divenne ancora più
verde
e sbattè entrambe le mani sulla bocca. Però non fu sufficiente,
il ragazzo sussultò e si girò di scatto, vomitando oltre
la ringhiera. Shutaro, che gli stava di fianco, immediatamente balzò
via disgustato e arrancò vicino a Shinobu sedendosi con lei mentre
questa, raccapricciata, impallidì ancora di più udendo il
rumore di Ataru che
vomitava.
"Tesoruccio!
Ti senti bene?" domandò preoccupata Lamù volandogli accanto, non sembrò
più essere affetta da alcun malore, ora che sapeva che il suo
tesoruccio stava veramente male.
Intanto,
Shinobu si lamentò, "Non
ci posso credere. Siamo qui da meno di un'ora e ci sentiamo già troppo
male per fare qualsiasi altra cosa. Non sono neanche ancora le undici!"
Shutaro
aggrottò le sopracciglia, ma non disse niente.
Finalmente
Ataru, grazie all'aiuto di Lamù, si
sollevò dalla ringhiera e riprese
l'equilibrio,
la sua pelle tornò finalmente di un colore normale. Poi fece un lieve
ghigno
ed
esclamò, "Bene, mi sento meglio! Che ne dite ragazzi, vi và di andare a
mangiare
qualcosa?" sia Shutaro che Shinobu gemettero forte in disgusto
e anche Lamù impallidì nuovamente al solo pensiero. Ataru rise e
aggiunse, "O forse c'è una di quelle belle case dei fantasmi qui..."
"Noi
NON andremo in una casa dei fantasmi," disse Shutaro alzando il mento
con risolutezza e incrociando severamente le braccia. Entrambe le
ragazze furono lievemente deluse, ma pensarono fosse meglio non
discutere del delicato argomento. Ataru, però, non lo pensava.
"Ma le case
dei fantasmi sono divertenti Mendo," persistette Ataru con un ghigno
malizioso. "Certo, sono un po' buie e stret-"
"MOROBOSHI,"
lo interruppe Mendo alzandosi in piedi con un ringhio ferocemente
frustrato, già pronto a perdere la pazienza.
"Che
ne dite di quello?" Shinobu si affrettò a domandare, indicando un largo
tendone a pochi metri davanti a loro, sul cartello vi era scritto "Madame
Wazuka Nozomi Suzambo III, Premonitrice di Mestiere."
"Vuoi
dire...farci predire il futuro?" domandò Shutaro dubbioso mentre
adocchiava il tendone.
"Certo; perchè
no?" fece Shinobu. "Potrebbe essere divertente." E Lamù annuì,
d'accordo con lei.
"Sarà
di sicuro una fregatura," rimarcò tuttavia Ataru e dallo sguardo
scettico che aveva negli occhi, Shutaro sembrò essere d'accordo.
" Non
che debba pagare io, comunque..." Fu allora che i
supplichevoli occhi di Lamù e Shinobu incontrarono quelli ancora
scettici di Shutaro.
Questi,
sapendo che entrambe le ragazze lo
stavano fissando speranzose, incrociò le braccia e sospirò.
"Beh...immagino che dovremo vedere quanto costa, prima..."
Lamù e
Shinobu sorrisero eccitate.
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Seconda (La Premonitrice di
Mestiere)
"Mi scusi? C'è
nessuno?" Lamù chiese per prima appena i quattro raggiunsero il casuale
tendone con cipigli incuriositi.
"Forse Madame
Suzambo non è qui al momento?" suggerì Shinobu.
"Forse,"
rispose asciutto Shutaro, sempre più sospettoso della validità di
questa presunta "Premonitrice
di Mestiere."
"Chi c'è lì?"
una voce femminile parlò all'improvviso mentre una donna
balzò fuori da dietro il tendone, stava facendo qualcosa di strano
accucciata a terra, ma i quattro non seppero dire esattamente cosa.
Furono, tuttavia, terrorizzati dall'improvvisa apparizione di questa
donna con crespi e cespugliosi capelli rossi, enormi occhiali rotondi,
lunghe vesti di un grigio smorto e un'espressione perplessa ed esaurita
in
volto. Non appena vide il quartetto, la donna, che avrà avuto appena un
anno o due più di loro, sorrise ed esclamò, "Oh! clienti!" Poi però
aggrottò la fronte ed iniziò a parlare da sola. "Cavolo; avrei dovuto
premonire che sarebbe arrivato qualcuno. C'è qualcosa che non va oggi.
Qualche IDIOTA probabilmente ha incasinato QUALCOSA; già, dev'essere
così! che siano le stelle? Mmmh...no, sembrano essere tutte al loro
posto. Sicuramente non è la sfera di cristallo; lo sanno tutti che non
serve a niente." fece una risata a quel pensiero. "Forse potr-"
"Ehm, mi
scusi?" Shinobu la interruppe mitemente.
"Uh?"
la donna tornò a fissare i ragazzi. Poi battè le mani e disse, "Oh,
giusto! Mi ero quasi dimenticata!" rise un po' nervosamente mentre i
quattro si scambiarono un'occhiata dubbiosa. "Bene, entrate!" li invitò
ad entrare nella tenda dove si intravedeva un tavolo rotondo con cinque
sedie e una sfera di cristallo al centro di esso. Il quartetto la
seguì cautamente all'interno. "Permettetemi di presentarmi,"
incominciò lei appena prese posto dietro la Sfera di Cristallo, "Io
sono Wazuka Nozomi Suzambo Terza, premonitrice - di mestiere."
"Quindi...ce
ne erano altre due prima di lei? domandò Ataru, facendo un passo verso
il tavolo.
"Tecnicamente,"
rispose Wazuka. "Una era una maestra; l'altra un'assistente di volo.
Devo confessarvi che io sono l'unica premonitrice della mia famiglia."
"Che bello,"
disse Lamù con un sorriso incerto, non essendo ben sicura di cos'altro
dire.
"Mah,
che posso dire...? E' un dono!" Wazuka fece una risata vanitosa mentre
gli
altri continuarono ad apparire perplessi. "Sedetevi! Sedetevi! esclamò
lei. "Mettetevi comodi!"
"Mi sembra un
po' fuori, se vuoi la mia," sussurrò Shutaro a Shinobu mentre si
sedettero.
"Beh...tu
cerca di essere carino..." Shinobu gli sussurrò di rimando.
"Un vero
peccato che abbia un aspetto così strambo, se no..." borbottò Ataru,
prendendo posto.
"Tesoruccio!"
Lamù lo sgridò silenziosamente, sedendosi per ultima.
"Ora,
però," iniziò Wazuka, il malefico scintillio dell'avidità le
lampeggiò negli occhi mentre con un ghigno sfregò le mani assieme.
"Discutiamo prima della questione del pagamento. Vi avverto, tuttavia,
che
l'equilibrio delle cose è un pochino...ahem...alterato questa mattina -
qualche idiota avrà incasinato qualcosa da qualche parte - quindi le
premonizioni potrebbero essere leggermente...er...frammentarie."
"Frammentarie?"
domandò Lamù, ma Wazuka scosse la testa.
"Niente
paura. Sono sicura che non sia troppo importante...voglio dire, SO che
non è troppo importante...beh...più o meno. Attualmente non mi sembra
molto una buona cosa ora che ci penso..."
"Mi dica solo
quanto costa," la interruppe Shutaro spazientito.
"5,500 yen. A
testa."
"CHE?" Domandò
Shutaro con sdegno. "Ma è ridicolo!"
"Beh, STO per
rivelarvi quello che accadrà nel vostro FUTURO," disputò Wazuka.
"Già - un
futruro frammentario!"
Wazuka
fece un sospiro esasperato, ma alla fine si arrese.
"VA BENE. Dato
che
voi quattro sembrate essere ad una sorta di doppio appuntamento, e
sembrate essere così due belle coppie, facciamo...datemi 11,000 yen
tutti
insieme. E' la metà in fondo, no?"
Shutaro, non
ancora soddisfatto, brontolò "E' sempre un furto, ma..." e riluttante
consegnò gli yen a Wazuka.
"Che
vuoi che ti dica? Il futuro è costoso," rimarcò malignamente Wazuka
mentre contò ed intascò il denaro. Successivamente gli fece un ghigno.
"Poi di che ti lamenti? Tu sei Shutaro Mendo, no? Figlio dell'uomo
più ricco di tutto il Giappone, ho ragione?"
"Io-" Shutaro
si bloccò e socchiuse gli occhi. "Come fa a saperlo?"
"Beh, io SONO
una premonitrice; voglio sperare di esser capace di poter predire una
cosa COSI' semplice."
"Visto?"
sussurrò Shinobu. "Potrebbe valerne davvero la pena."
"Parlando di
nomi, presumo di dover presentare anche il resto di
voi altri," disse Wazuka. "Vediamo...Shinobu Miyake, Ataru
Moroboshi, e...mmmh...Lamù? Le premonizioni su esseri di altri pianeti
sono un po' ingannevoli, soprattutto con le attuali condizioni della
corrente premonitiva, ma sono quasi certa che sia Lamù."
Lamù annuì
sorridendo. "Si, è giusto."
Wazuka fece un
sospiro di sollievo "Oh, bene. Ora, lasciatemi scrutare nella mia sfera
di cristallo..."
"Pensavo
avesse detto che la sfera di cristallo non servisse a niente," commentò
Ataru con un sorrisetto e Wazuka sogghignò.
"Mi stai
INTERROMPENDO!" gli gridò e tutti e quattro fecero silenzio.
"Bene!" espirando, si passò le mani tra i capelli e continuò, "Ora,
come
stavo DICENDO prima di essere BRUTALMENTE interrotta, vedo che voi
quattro siete ad un doppio appuntamento - non ufficialmente però.
Sembra infatti che due di voi pensino che sia un appuntamento e gli
altri due no..."
"Beh, mi
sembra ovvio quali siano i due che NON lo
pensano," ribollì Shinobu fissando i due ragazzi con disgusto, così
come fece Lamù.
"Silenzio!"
sbottò seccata Wazuka e Shinobu si
ritirò al suo posto. Calmatasi, la premonitrice proseguì, "Comunque,
per comodità,
chiamiamolo doppio appuntamento. Dunque, voi quattro siete tutti
buoni amici, o almeno così sembrerebbe...Lamù è un'aliena, e voi tre
siete
tutti studenti del liceo Tomobiki...che Lamù ora frequenta per restare
accanto al suo 'tesoruccio'
che sarebbe quell'idiota lì - no, non l'idiota ricco, l'altro idiota,
per
essere chiari, tuttavia suppongo che voi tutto questo lo sappiate già."
Shutaro,
sentendosi insultato, reclamò, " Cosa vorreste dire con-"
"Ho
detto SILENZIO" abbaiò Wazuka. "E' già abbastanza difficile senza che
voi
continuiate ad INTERROMPERE tutto il tempo!" ci fu un lungo momento di
silenzio prima che Wazuka fece un profondo respiro e decise di
proseguire. "Dunque...yadda, yadda, yadda...okay, ora le cose
piacevoli! Tu!" Puntò il dito verso Shinobu e lei quasi balzò fuori
dalla sedia, le guance le divennero color rosa acceso.
"Si...?"
chiese con cautela.
"Tu
sei...molto forte...fisicamente. Mentalmente...mentalmente...tu
sei...debole?" Wazuka si chiese ad alta voce. "Si! E' così!
Sei debole!" sembrò che Wazuka avesse dovuto arrancare per arrivare a
questa conclusione e Shinobu si accigliò, sentendosi improvvisamente a
disagio. Wazuka aggiunse allora con un sorriso imbarazzato,
"Sarei...ehm...più specifica, ma...uh...le premonizioni che vedo sono
piuttosto
confuse in questo momento..."
"No...penso...che
vada bene..." rispose Shinobu cercando di sorriderle, ma invece
corrucciò la fronte.
"E tu!" indicò
ora Lamù. "Tu...uhm...c'è qualcosa che...aspetta! Penso di vedere
qualcosa! Cerca di non...danzare...troppo."
"Danzare
troppo?" domandò Lamù incrociando le braccia in lieve scetticismo. "Che
razza di premonizione è?"
"Ehi, non
incolpate me per i vostri insulsi futuri; non sono certo io quella che
li sceglie, sappiatelo."
"Insulsi?!"
esclamò Lamù, sbattendo le mani sul tavolo.
"Vi
sto solo dicendo le cose come stanno," insistette Wazuka "E il tuo
futuro dice qualcosa riguardo il non danzare troppo. Potrebbe
portare a delle conseguenze di...qualcosa...è come se quel qualcosa ora mancasse dalla
premonizione, tuttavia...è un importante
qualcosa...credo..." Wazuka, frustrata, sospirò e
fece una smorfia, "Comunque, il punto è non danzare troppo, okay?"
Anche
Lamù sospirò tornando ad appoggiarsi allo schienale della
sedia, portandosi un dito sul mento con aria pensierosa.
"Suppongo
che potrebbe essere una metafora per indicare qualche altra cosa...che
ne pensi, Tesoruccio?"
Ataru diede
un'alzata di spalle. "Come ho già
detto prima, penso che sia tutta una gran fregatura," e Shutaro
incrociò le
braccia sbuffando in segno scherno, irritato dall'idea di esser
probabilmente
caduto vittima di una frode.
"NON è una
fregatura!" si difese Wazuka con occhi rabbiosi. "Vi avevo avvertito
che era FRAMMENTARIO!"
I
quattro rimpicciolirono al suono della terribile voce della furibonda
Wazuka. "TU!" la premonitrice ora indicò con foga Ataru, ancora
ribollendo e
con occhi ridotti a fessure dietro i suoi occhiali.
"Vedo
molte, molte prove da superare...MOLTE! E...un...pesce." lei aggrottò
leggermente le sopracciglia e Ataru incrociò le braccia scocciato.
"Un pesce?"
"Si,"
"Che idiozia."
"Beh,
non posso farci niente se il tuo futuro è un'idiozia, non ti pare?!"
tuonò furiosa Wazuka, dopodichè inspirò profondamente e, dopo aver
trattenuto l'aria per un lungo attimo, espirò sonoramente. "E per
quanto riguarda te!" i suoi occhi ora fissi su Shutaro. "Tu sei un
idiota!"
"Mi scusi?"
esclamò Shutaro in shock, ovviamente insultato
mentre Ataru iniziò a ridacchiare. Shutaro lo incenerì con lo sguardo
"Sta'
zitto Moroboshi!" ma questo fece solo ridere Ataru più forte.
"Hai capito
bene!" esclamò Wazuka "Cretino! Idiota! Stupido! Ritardato! Devo andare
avanti?"
"NO!" esclamò
Shutaro mortalmente offeso, ma Wazuka lo ignorò e continuò lo stesso.
"Imbecille!
Ignorante! Stupido!Stupido!Stupido!"
Shutaro
strinse gli occhi, si alzò in piedi e sbattè forte le mani sul tavolo.
"Come osa-"
"Insultare
un membro della oh-così-prestigiosa famiglia Mendo?" Si, abbiamo già
stabilito chi sei! Ma questo non cambia il fatto che tu sia un
patetico cretino! Patetico e stupido! Stupido! Stupido! Stupido!"
"Bene,
sentiamo, e perchè mai sarei così stupido, mmh? la interrogò Shutaro di
rimando.
"Io..."
Wazuka tenne in sospeso quell' "Io" per un bel po'. Poi
continuò:
"...non lo
so." Shutaro sospirò esasperato e ricadde sulla sua
sedia."L'intera faccenda risulta un po' confusa anche a me...ma
aspettate!" Si eccitò Wazuka, serrando le palpebre e portandosi una
mano alla fronte. Lamù, Ataru, Shinobu e Shutaro si sporsero
impazientemente in avanti, ansiosi di scoprire cosa avrebbe detto loro
l'improvvisa premonizione.
"State attenti
agli...uomini." i quattro corrugarono la fronte così come Wazuka.
"Agli uomini?"
chiese Shinobu "Tutti?"
"Uh..." Wazuka
esitò.
"Ma
è ridicolo!" dichiarò Shutaro. "Dovremo evitare metà della popolazione
terrestre incluso me stesso!" Poi, notando Ataru, aggiunse con un
borbottio, "Oh, e Moroboshi..."
"Beh...di
solito questo genere di
premonizioni sono più dettagliate, come...uomini con capelli
biondi o...uomini con grandi cicatrici sulla fronte...o, beh,
quant'altro. Ma, ahimè, vi è un pezzo mancante per ogni premonizione,
dato che vi è un pezzo mancante nell'equilibrio."
"Mmh?" indagò
Lamù.
"Oh...non
conosco bene neanch'io l'intera faccenda. VORREI, capite, ma
allora immagino non ci sarebbe una faccenda da cui iniziare!" Poi
Wazuka rise, una sonora risata forzata, mentre Shinobu tentennò,
Lamù aggrottò le sopracciglia, Shutaro disincrociò le braccia, già
incrociate da prima, e Ataru roteò gli occhi. "VEDETE," continuò
Wazuka, sporgendosi in avanti con uno sguardo imperativo negli occhi,
"Qualche IDIOTA ha deciso di incasinare QUALCOSA
nell'equilibrio...almeno, penso sia nell'equilibrio. Forse
nel
fato...o, beh,
non lo so per certo. Sto solo tirando a indovinare, considerando
che oggi sembra proprio esserci qualcosa che non va. Comunque a causa
di questo IDIOTA, chiunque sia,che si tratti di un lui o di una lei,
che ha deciso di fare casini con il fato, IO ora sono qui a premonire
solo pezzi di futuri frammentari...mmmh...mi chiedo dove siano
andati a finire i pezzi mancanti..." Poi squadrò
sospettosamnente Shutaro. "TU non ne sai niente di questa storia, vero?"
"Io? E perchè
diavolo dovrei saperne qualcosa?" sbottò Shutaro.
"Beh, la tua
premonizione dice che tu SEI stupido, e incasinare l'equilibrio del
tempo e del fato è INCREDIBILMENTE stupido..."
"Io non ho
fatto un bel niente!" tuonò Shutaro in propria difesa.
"No,
Shutaro non lo farebbe mai," intervenne Shinobu "Non saprebbe neanche
come farla una cosa del genere. Inoltre, lei ha detto che le
premonizioni sono molto
confuse in questo momento...forse sono semplicemente sbagliate."
"Sbagliate?"
Wazuka rimase scioccata da quella parola. "SBAGLIATE?!" Come può il
FUTURO essere sbagliato? Sarebbe come dire che le STELLE siano
sbagliate mentre non lo sono MAI! Potrebbero mancarne dei pezzi; ma i
frammenti che rimangono SONO giusti! Ve lo posso assicurare!"
"Tutto ciò è
ridicolo!" proclamò Shutaro alzandosi in piedi e afferrando la mano di
Shinobu. "Andiamocene!"
"Ma, Shutaro-"
protestò Shinobu, ma fu trascinata fuori dalla sedia.
"Benissimo!"
sbraitò Wazuka in esasperazione. "In ogni caso non avresti certo avuto
la capacità di esplorare qualcosa di così vasto e potente!" Shutaro
semplicemente le ringhiò con ferocia e
trascinò Shinobu verso l'uscita, tirandola per il braccio.
"Forse
dovremmo andare anche noi,
Tesoruccio," sussurrò Lamù, tenendo d'occhio preoccupatamente la
rabbiosa Wazuka. Ataru annuì e i due si alzarono per dirigersi
anche loro verso l'uscita, Shutaro e Shinobu avevano ormai già lasciato
il
tendone. "Ehm...arrivederci, signorina Wazuka!" chiamò Lamù in
direzione della premonitrice mentre se ne andarono. "E' stato un
piacere
conoscerla...credo..."
Quando Lamù e
Ataru furono fuori dal tendone,
poterono subito udire Shutaro lamentarsi animatamente con Shinobu,
entrambi in piedi in mezzo alla stradina e a pochi metri
dal tendone, Shutaro non potè evitare di arrabbiarsi. "Che
spreco di
tempo e denaro!"
"Non era
così male," tentò Shinobu.
"Io continuo a
dire che era una pazza," puntualizzò piattamente Shutaro.
"Beh...è
stata abbastanza garbata, credo," rispose Shinobu "Eccetto quando ti ha
dato dell'idiota; quello non è stato molto educato."
"Umpf!"
Shutaro
incrociò le braccia stizzito,ancora chiaramente offeso dall'accaduto.
"Era una totale mentecatta - futuri frammentari..."
"Beh, spesso
se ne vedono anche di più strane, qui a Tomobiki" ricordò graziosamente
Lamù, quando lei ed Ataru li raggiunsero.
"Oh, Lamù; non
ti avevo vista," Shutaro disse appena la notò. "Ma suppongo tu abbia
ragione, accadono anche cose più strane."
"Sfortunatamente,"
brontolò Shinobu in tono amaro. "Speriamo che almeno oggi vada tutto
normalmente..."
"Mmh," Ataru
casualmente cambiò discorso rabbrividendo. "Certo che improvvisamente
fa un gran freddo."
Un
Rifacimento del Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Terza
La
neve cadde gentilmente sul carnevale estivo, accumulandosi al suolo
fino a formare uno strato di qualche centimetro. "Adoro le nevicate
estive!" dichiarò Lamù con una risatina eccitata mentre si alzò in volo
e piroettò a mezz'aria, i fiocchi di neve la circondarono come
polvere di diamanti.
"Devo
confessare che sono i miei preferiti, Lamù," concordò Shutaro
sorridendo, vedendo la neve scendere.
Shinobu
annuì, ridendo anche lei mentre osservava i fiocchi cadere.
"Quelle che vengono a Luglio sono sempre le migliori." Una palla di
neve la colpì da dietro. "Ouch!" guaì lei, massaggiandosi dietro la
spalla.
Subito dopo
un'altra arrivò a Shutaro, colpendolo sulla
nuca, e il suono della risate di Ataru si levò a sovrastare la musica
del carnevale. Shutaro si voltò di scatto con un'espressione adirata.
"Moroboshi!"berciò in direzione dello sghignazzante Ataru, che nel
frattempo cadde in ginocchio a forza di ridere. Con un ringhio,
Shutaro raccolse rapidamente un mucchietto di neve a mani nude,
stranamente non
gli sembrò per niente fredda, e, dopo averla compressa in una palla,
socchiuse gli occhi e la tirò ad Ataru.
"Ehi!" esclamò
quest'ultimo
quando la palla di neve lo colpì in fronte, socchiudendo anche lui gli
occhi, Ataru iniziò una battaglia di palle di neve contro Shutaro.
Shinobu
sospirò, scuotendo la testa mentre i due si lanciarono palle di neve
l'un l'altro, e commentò a bassa voce, "Perchè i ragazzi devono essere
sempre così immaturi...? Almeno potrebbero evitare di farlo in
pubblico..." Subito dopo però, vide che anche le altre persone presenti
ora al carnevale estivo correvano intorno a lei, ridendo e tirandosi
palle di neve, così si limitò a sospirare ancora.
"Beh, almeno
si
divertono..." commentò nuovamente, osservando Ataru e Shutaro che
avevano già in qualche modo costruito due fortezze di ghiaccio di due
metri e la cui guerra di palle di neve ora somigliava di più all'ultima
battaglia delle Crociate Cristiane piuttosto che un semplice gioco
infantile.
"Guardate! Da
quella parte!" Lamù chiamò dal cielo,
indicando alla sua destra. "Hanno la giostra con gli unicorni!" guardò
poi in basso verso Shinobu, considerando Ataru e Shutaro troppo
impegnati nella loro guerra per importargliene qualcosa.
Shinobu
increspò le sopracciglia in un broncio. "Non pensi anche tu che siamo
un po' troppo grandi per cavalcare gli unicorni, Lamù?" domandò lei.
"Non vanno neanche lontanamente veloci come le giostre a forma di
pesce."
"Pesce?"
chiese Ataru, facendo capolino con la testa da
dietro la sua fortezza, guardando verso Shinobu con speranzosa
curiosità.
"Ci sono giostre a forma di pesce qui?"
"No; ma a
volte le hanno durante il carnevale invernale," rispose Shinobu.
"Oh,"
replicò Ataru con un tono deluso. "Che peccato, avevo sempre desiderato
cavalcarne
uno." Quindi ritornò alla sua guerra di palle di neve con Shutaro.
"Ma
Tesoruccio, non vuoi cavalcare uno degli unicorni?" gli chiese Lamù con
occhi disperati, unendo le mani assieme per pregarlo. "Sono così belli,
e
hanno anche le corna, proprio come me."
"Oh, Lamù, ma
gli unicorni
sono così noiosi...e poi non vedi che sono impegnato!" Ataru procedette
allora a ritirarsi dietro la sua fortezza per schivare una palla di
neve di Shutaro, rispondendo poi al fuoco lui stesso.
"Uomini!"
esclamò Shinobu sbuffando stizzita guardando i due ragazzi,,
incrociando le braccia e volgendo lo sguardo altrove.
Intanto
Lamù, delusa, protestò debolmente. "Ma, Tesoruccio!" corrucciò il viso,
mordendosi il
labbro inferiore, e si rivolse a Shutaro. "Shutaro,
vuoi venire a
cavalcare uno degli unicorni?"
"Sarò da te
tra un attimo, Lamù..."
Shutaro le rispose frettolosamente, troppo preso dalla sua battaglia di
neve per aver realmente sentito cosa lei gli avesse chiesto.
"Ehi,
guardate, vendono bocce di cristallo laggiù," Shinobu indicò
all'improvviso, ed entrambi i ragazzi saltarono eccitati fuori dalle
loro postazioni, interrompendo di colpo la loro guerra.
"Davvero?
Dove?" Ataru chiese ansiosamente.
"Là, guarda,"
ripetè Shinobu indicando di nuovo la bancarella che esponeva le bocce
di cristallo.
"Ooh!"
acclamò gioiosamente Lamù fluttuando vicino agli altri tre, scordandosi
per un momento degli unicorni, e posando i piedi sulla neve. "Ho
sentito dire che se si pianta una boccia di cristallo nella neve, ne
cresce fuori qualcosa. Tesoruccio, ti ricordi per caso cosa?"
Ataru scosse
la testa "Non riesco a ricordare."
"Neanch'io."
"Beh,
c'è solo un modo per scoprirlo," dichiarò risolutamente Shutaro e
s'incamminò verso la bancarella. "Vorrei acquistare una boccia di
cristallo, per favore."
"Sarebbero
10,000 yen, signore" gli rispose
l'uomo della bancarella. Shutaro annuì, raccolse un po' di neve e la
depose sul bancone. "No, no, buon signore! E' troppo generoso da parte
vostra!"
"Insisto che
lei l'accetti tutta," rispose Shutaro con un
sorriso prima di prendere la boccia di cristallo dall'uomo e poi
tornare da Ataru, Lamù e Shinobu.
"Non avresti
dovuto spendere così
tanto, Shutaro" gli disse Shinobu con rammarico, ma Shutaro le fece
un semplice sorriso. "Non è niente in confronto al prezzo della tua
felicità e di quella di Lamù" rispose mentre lasciò cadere la boccia di
cristallo nella neve. "Ora vediamo..."
Tutti e
quattro si chinarono mentre Shutaro ricoprì con la neve la palla di
cristallo
finchè non ne fu completamente nascosta. Poi rimasero tutti e quattro
inginocchiati lì, aspettando ansiosamente di vedere cosa sarebbe
cresciuto. Dopo
pochi secondi la neve si sollevò ed un largo alberello di ciliegio,
alto circa un metro,
esplose fuori dal terreno. Ad ogni modo, i quattro
caddero indietro nella neve con espressioni deluse.
"Tutto qui?"
domandò una disincantata Lamù.
"Gli alberi di
ciliegio sono così comuni..." aggiunse Shutaro, ugualmente abbattuto.
"Forse
non era di vero cristallo," ipotizzò Shinobu. "Ho sentito che dalle
bocce di cristallo finto a volte vengano fuori alberi di ciliegio."
"Dici
davvero?" le chiese Lamù e Shinobu annuì.
"Un vero
peccato che non sapessimo che fosse finto."
"Beh, non
sappiamo ancora per certo se lo fosse stato," le disse Shinobu
rabbuiandosi ancora di più.
"Ma
allora cosa cresce dalle bocce di cristallo vero?" ponderò Ataru, e
tutti e quattro abbassarono i loro occhi demoralizzati, nessuno di loro
conosceva la risposta.
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Capitolo 3 *** Episodio 2: Lo Spettacolo di Magia ***
Un
saluto a tutti i lettori che (spero) siano riusciti ad apprezzare il
primo capitolo di "Torna da me...Tesoruccio".
Immagino
che molti di voi abbiano trovato alcune parti del primo capitolo un po'
confuse e senza senso, ma queste parti sono solo i primi sintomi del
distacco dalla realtà che i protagonisti stanno per subire. Da
qui
in poi, i nostri quattro eroi
inizieranno a saltare da una situazione irreale all'altra, ma per darvi
una dritta, sappiate che gli episodi che risiedono nella realtà sono
quasi tutti contenuti nei paragrafi chiamati "Il Carnevale Estivo di
Tomobiki, Parte n°...". Comunque non preoccupatevi, negli ultimi
capitoli, che per la cronaca sono otto in tutto, verrà data una
spiegazione a tutto. Una precisazione: a causa di un piccolo errore di
traduzione da adesso in poi (ho già modificato l'errore nel capitolo
precedente) la giostra sulla quale vuole andare Lamù si chiamerà
"carosello" mentre utilizzerò il termine giostra in modo generico per
indicare le diverse attrazioni del carnevale estivo.
Di nuovo, buon
proseguimento!
Episodio
2: Lo Spettacolo di Magia, Sottotitolo: (Verità, Seconda Parte: Il
Problema di Sapere)
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Terza (Versione Originale)
"Certo
che improvvisamente fa un gran caldo," brontolò Ataru mentre, tirando
ripetutamente
il colletto della propria maglietta, cercò di farsi aria. Non
raggiungendo lo scopo, corrugò la fronte, seccato
dall'intenso calore.
"Beh,
è estate Tesoruccio; è normale che faccia
caldo," gli ricordò Lamù esibendo un gran sorriso. "Io adoro
l'estate!" esclamò poi alzando gli occhi al cielo azzurro e splendente.
"E' tutto così piacevolmente caldo e luminoso!"
"Devo
confessare che è la mia stagione preferita, Lamù," concordò Shutaro con
un sorriso compiaciuto.
Shinobu
annuì ed aggiunse, "Luglio è il migliore; ad Agosto fa già troppo
caldo." Improvvisamente, un getto d'acqua fredda le bagnò la schiena
e Shinobu strillò. "Ehi!" Il viso le si fece rosso sia per la
rabbia sia per l'imbarazzo di avere ormai il retro della maglietta
tutto
bagnato.
Uno spruzzo
d'acqua raggiunse anche la schiena di Shutaro ed
il suono delle risate di Ataru si levò a sovrastare la musica del
carnevale. Irritato, Shutaro si voltò di scatto e vide Ataru
ridacchiare
vicino al bancone di uno dei tipici giochetti del carnevale, tenendo in
mano una pistola ad acqua del medesimo gioco. "Moroboshi!" imprecò lui,
ma
Ataru si limitò a ridere più forte e Shutaro ringhiò con sdegno,
incrociando le braccia e guardando altrove disgustato.
"Ehi, Mendo!
La vuoi fare una partita contro di me?" gli chiese Ataru continuando a
ridere.
"E
per quale motivo dovrei voler giocare con un idiota come te?" Shutaro
sbottò caustico, guardando in maniera sprezzante Ataru con la
coda dell'occhio.
Ataru fece
spallucce e volse lo sguardo,
concentrando tutta la sua attenzione sul suo gioco e puntando la
pistola
ad acqua, pronto a mirare il bersaglio. "Fa un po' come ti pare,"
replicò lui noncurante, neanche l'ombra di un sorriso sul suo volto.
"In ogni caso
avresti perso comunque."
Shutaro
strinse gli occhi con rabbia, il
suo orgoglio prevalse su di lui come al solito, e iniziò a marciare
verso la
bancarella di gara di tiro a bersaglio acquatico mentre Shinobu
protestò, "No, aspetta! Shutaro..." la frase le morì in gola,
sapendo che era fiato sprecato, ed osservò Ataru e Shutaro prepararsi
per la partita mentre alcuni bambini si precipitarono alla
bancarella per partecipare anche loro al gioco.
Una
volta che tutte e otto le pistole ad acqua furono puntate, il
gestore
della bancarella esclamò, "Pronti! Al posto! Via!" Una luce verde si
accese ed il gioco ebbe inizio, ogni giocatore cercò di prendere la
mira e sparare con la sua pistola ad acqua al centro del bersaglio
designato.
Shinobu
sospirò scuotendo la testa, osservando i due
ragazzi adolescenti gareggiare con fervore con sei bambini, nessuno dei
quali sembrasse avere più di dieci anni. Mormorò tra sè e sè, "Perchè i
ragazzi devono essere sempre così immaturi...? Non lo vedono che è un
gioco per bambini...?" Poi, notando che i bambini ridevano contenti
mentre
giocavano, aggiunse, "Beh, almeno i bambini si stanno divertendo,"
notando seccata le espressioni di accanimento di Ataru e Shutaro.
"Guardate!
Laggiù!" Lamù chiamò verso Shinobu, considerando Ataru e Shutaro
troppo coinvolti nel loro gioco per importargliene qualcosa, mentre
spiccò il volo e puntò alla sua destra. "Il carosello!"
Non essendo
molto interessata al carosello, Shinobu guardò altrove con fare
indifferente e, prestandole a malapena attenzione, commentò "Non pensi
anche tu che siamo un po' troppo grandi per andare
sui caroselli, Lamù? Ci sono un sacco di altre giostre molto più da
adulti. Come la Ruota Panoramica per esempio..."
"Ruota
Panoramica?" chiese Ataru, cogliendo le parole di Shinobu e sbirciando
oltre la sua spalla, continuando però a sparare
con la pistola ad acqua sul suo bersaglio.
"Andiamo su
quella dopo?"
Shinobu gli
diede un'alzata di spalle, "Non lo so, forse dovremmo..."
Ataru
si corrucciò in disappunto, "Ma la Ruota Panoramica è noiosa; non
possiamo andare sulle montagne russe invece?" le chiese voltandosi,
realizzando che Shutaro lo aveva superato e che doveva
recuperare, socchiudendo gli occhi per concentrarsi meglio.
"Ma
Tesoruccio, non vuoi venire sul carosello con me?" intervenne Lamù,
volando da lui con disperata speranza negli occhi. "E' così bello! E ho
pensato che potremmo-"
"Ma il
carosello è così lento! E poi adesso sono impegnato!" Ataru ritornò a
prestare totale attenzione al suo gioco.
"Tesoruccio!"
strillò arrabbiata Lamù. Ma realizzando che Ataru non la stava più
ascoltando, la sua rabbia svanì e fu sostituita dalla delusione. Allora
guardò verso Shutaro. "Shutaro, vuoi venire sul carosello con me?"
"Sarò
da te tra un attimo Lamù..." rispose frettolosamente Shutaro, troppo
coinvolto nella sua competizione con Ataru per aver sentito cosa lei
gli avesse chiesto.
"Uomini!"
esclamò Shinobu sbuffando stizzita,
incrociando le braccia e volgendo gli occhi altrove, sentendosi sempre
più in imbarazzo mentre i due si trastullavano con il gioco
carnevalesco e Lamù, ardente di rabbia, concordò con lei.
In quel
momento la campanella suonò, segnalando la fine del gioco. Sia Ataru
che Shutaro furono esterrefatti nel constatare che nessuno di
loro due aveva vinto. In compenso, a vincere era stato un bimbo di a
malapena
sette o otto anni di fianco a loro, che
ora rideva eccitato e batteva le manine in lode a sè stesso. Vedendo
ciò, Ataru e Shutaro abbassarono lo sguardo per la vergogna mentre il
gestore della bancarella consegnò al bimbo sorridente un
enorme
animale di peluches, un pesce rosso per la precisione, sentendosi di
colpo veramente sciocchi. Tuttavia non erano sicuri se sentirsi tali
perchè
avevano perso contro un bimbetto o per avere, in primo luogo,
partecipato ad uno stupido gioco per bambini.
"Ehi,
guardate; vendono amuleti laggiù," Shinobu indicò all'improvviso, e
Lamù, Ataru, e Shutaro portarono l'attenzione su di lei.
"Davvero?
Dove?" chiese Ataru senza eccessivo interesse.
"Proprio là,
guarda," ripetè Shinobu puntando il dito verso la bancarella che
vendeva gli amuleti.
"Ooh!"
esclamò gioiosamente Lamù fluttuando vicino agli altri tre, scordandosi
del carosello per un momento, e posando i piedi al suolo.
"Scommetto che
vendono amuleti che portano fortuna!"
"E forse anche
amuleti d'amore," aggiunse Shinobu mentre un sorriso iniziò lentamente
ad illuminarle il viso.
"Tesoruccio,
una volta non avevi comprato anche tu un amuleto portafortuna?
chiese poi Lamù ad Ataru, ma questi scosse la testa.
"Non me lo
ricordo," rispose sinceramente lui.
Lamù aggrottò
le sopracciglia "Neanch'io."
"Di
sicuro ad Ataru ne servirebbe uno, però," Shinobu lo stuzzicò con
una risatina, ed Ataru incrociò le braccia indispettito.
"Quanto
mi piacerebbe comprare uno di quei magici amuleti," confidò loro Lamù.
"Ovviamente ne prenderei uno anche per Tesoruccio."
"E
a me piacerebbe prendere un amuleto d'amore o uno di bellezza..."
Shinobu si disse a bassa voce, abbassando lo sguardo con un sorriso
sognante.
"E magari
hanno anche amuleti che potrebbero farmi avere decine di donne!"
esclamò Ataru con un sorriso perverso e
l'espressione di Lamù si fece feroce per la collera.
"Tesoruccio!"
sbraitò furiosamente lei.
Fu allora che
Shutaro incominciò a ridere, gli altri tre si scambiarono un'occhiata e
lo fissarono perplessi.
"Che c'è da
ridere, Shutaro?" gli domandò Shinobu con curiosità.
"Voi
tre non crederete mica che quegli amuleti funzionino sul serio,
vero?" domandò loro Shutaro iniziando a ridere più forte mentre le
facce di Ataru, Lamù, e Shinobu si colorarono di un rosa acceso. "Non
avete imparato niente dal nostro piccolo incontro con quella presunta
'premonitrice, di mestiere'? E' un assoluto spreco di denaro!"
"Ma
Shutaro...sarebbe carino comprarne uno..." cercò debolmente di
convincerlo Shinobu.
"Voi
tre sapete perfettamente che quegli amuleti non servono a niente,
è tutta una truffa," polemizzò lui con fermezza e i tre
guardarono per terra amareggiati, sapendo bene che Shutaro aveva,
sfortunatamente, ragione.
"E dato che
sembra che io sia l'unico a
pagare per ogni cosa in questa uscita, di sicuro non andrò a buttar via
i miei soldi per dei finti portafortuna. Piuttosto che niente,
preferirei di gran lunga comprare
a voi due ragazze un ciondolo od un anello che valga dieci volte tanto,
invece di regalarvi uno di quegli amuleti fasulli."
"Ehi,
e per quanto riguarda me?" Ataru chiese con un sorriso e Shutaro gli
lanciò un'occhiata carica di disprezzo.
"
A TE non avrei comprato un bel niente, in ogni
caso," gli rispose Shutaro in tono gelido e Ataru roteò gli occhi. "Per
farvi
un esempio," continuò poi, " E' come andare ad uno spettacolo di magia;
è tutta finzione. Sono solo un mucchio di trucchetti che, per
vederli, finireste solo con lo sprecare i vostri soldi senza
rendervene conto. Ma io me ne rendo conto eccome, ed è per questo che
non
sprecherò del denaro comprando ridicoli amuleti non
funzionanti
quando posso invece acquistare a voi ragazze qualcosa di molto più
concreto. Ora venite. Adiamo a vedere su quali altre giostre possiamo
andare."
Shutaro
incominciò a fare loro strada e gli altri tre lo seguirono con
riluttanza, Lamù e Shinobu avevano ancora gli occhi malinconicamente
fissi sugli amuleti mentre Ataru si infilò le mani in tasca con
un'espressione torva e borbottò sarcasticamente, "Già, ma uno
spettacolo di magia è ancora divertente, se non decidi di rovinartelo
cercando di capire a tutti i costi quali ne siano i trucchi."
Domanda
Numero Uno: Dipende tutto dal Midollo Allungato?
Shutaro
era in piedi a sovrastare la piccola aula scolastica di fronte alla
lavagna, aveva una lunga bacchetta in mano e la precisa
raffigurazione di un cervello, suddivisa in tre sezioni
dettagliatamente
specificate, era stata disegnata con del gesso bianco sullo sfondo
nero. Oltre alla grossa cattedra da insegnante di Shutaro,
c'erano all'incirca altri quindici banchi nell'aula, dei quali
solamente
tre erano occupati, uno da Ataru, uno da Lamù, e uno da
Shinobu, tutti disposti in prima fila con Ataru al centro,
Lamù vicino alla finestra, e Shinobu presso la porta. Fuori, il sole
aveva iniziato a tramontare mentre Ataru sbadigliava, Lamù guardava
fuori dalla finestra, Shinobu aveva un'espressione corrucciata, e
Shutaro sorrideva compiaciuto, preparandosi a parlare.
"Dunque, il
cervello è diviso in tre parti" iniziò la sua lezione Shutaro. "Il
cerebro," disse, poggiando la punta della sua bacchetta contro il
cerebro sul suo diagramma del cervello rappresentato sulla lavagna, "Il
cervelletto," disse poi loro, indicando il cervelletto, "E il midollo
allungato," indicando infine il midollo allungato. Dopo di che, impugnò
la bacchetta con entrambe le mani e li interrogò. "Ora ditemi, tra
queste tre, quale parte del cervello scegliereste di preservare
maggiormente e perchè? Lamù sorrise e alzò la mano. Shutaro le sorrise
gradevolmente, "Si, Lamù?"
"Il cerebro,
così posso conservare tutti i miei ricordi di Tesoruccio," spiegò
entusiasta Lamù.
Shutaro,
comunque, corrugò la fronte. "Mi dispiace, Lamù, ma temo che non sia
corretto." E Lamù, delusa, tornò ad accasciarsi sulla sua sedia.
"Qualcun altro?" Ataru alzò la mano.
Riluttante, Shutaro, gli diede la parola, "Si, Moroboshi?"
"Il
cervelletto, così posso continuare a correre dietro alle belle
ragazze," rispose Ataru e Shutaro scosse la testa con disgusto mentre
Lamù gli ringhiò minacciosamente contro, follemente gelosa.
"No, quella
NON è la
risposta giusta," tuonò Shutaro e Ataru si fece minuscolo. Emettendo un
sospiro esasperato, Shutaro finalmente disse, "La risposta corretta è
il midollo
allungato." puntando nuovamente con la punta della sua bacchetta il
midollo allungato sulla lavagna. "Il midollo allungato è quella parte
del cervello che
fa in modo che il vostro cuore batta e che i vostri polmoni respirino;
senza di quello, voi non potete vivere. Potete vivere senza pensiero,"
e indicò il cerebro, "e potete vivere senza movimento,"
indicando poi il cervelletto, "ma non potete vivere senza, insomma,
vita," e
indicò per l'ennesima volta il midollo allungato. Tuttavia, i tre
studenti apparvero confusi.
"Ma,
Shutaro,con solo il midollo
allungato, si vivrebbe come dei vegetali," cercò di contestare
Shinobu, ma Shutaro si limitò a fare una risatina.
"Si,
ma è
questo il punto, no?" chiese retorico "Così, voi STATE vivendo,
anche se solo come vegetali." Detto ciò, appoggiò la sua bacchetta
sulla sua cattedra e prese invece un pezzo di gessetto bianco,
iniziando a scrivere sulla lavagna a sinistra del disegno del cervello.
"Perciò, senza midollo allungato, voi non state vivendo e non vivere
equivale alla morte e questa, insomma, non è mai una buona cosa." Finì
di scrivere e arretrò dalla lavagna rivelando con un
sorriso
orgoglioso un "Non
Vivere = Morte" scritto in bianco su
di
essa.
Lamù, Ataru, e
Shinobu , leggendo quelle parole, si demoralizzarono. "E' molto
deprimente," fece notare Ataru.
"Ho
paura di si," concesse Shutaro. "Ma nessuno ha mai detto che la
conoscenza sia confortante; perchè pensi che si dica 'l'ignoranza è
una beatitudine' altrimenti?"
"Ma non
sarebbe meglio morire, piuttosto
che vivere una vita senza nemmeno essere in grado di ricordare chi si
è?"
domandò Lamù, ma Shutaro scosse la testa.
"No, no, no,"
rispose lui
tornando di nuovo a scrivere sulla lavagna. Quando ebbe finito, sulla
lavagna vi era scritto "Morte
= ignoto" e, più in sotto, "Vita
=
noto".
"Vedete,"
incominciò a parlare Shutaro con un sorriso, "Noi
non sappiamo cosa succede dopo la morte che perciò, è
considerata un male. Ma in
compenso sappiamo che cos'è la vita, che è quindi considerata un bene.
Perchè
pensate che la gente non voglia morire, se no?"
"Sai, Mendo,
tutto questo è incredibilmente macabro," rimarcò Ataru con un lieve
tremito e Shinobu annuì.
"Dobbiamo
proprio continuare a parlare di queste cose?" aggiunse poi lei,
muovendosi a disagio sulla sua sedia.
"Sfortunatamente
si, perchè ne siamo ormai a conoscenza," le spiegò Shutaro.
"Beh,
io continuo a dire che preferirei morire piuttosto che non sapere chi
sia Tesoruccio," si oppose ostinatamente Lamù, incrociando le braccia.
"Inoltre, se non sapere è uguale alla morte, allora anche non
sapere chi sia Tesoruccio lo è."
"Una morte
figurata, insomma," affermò Shinobu corrucciata. "Ma immagino che ogni
genere di morte sia brutta..."
"Beh...uhm..."lo
stesso Shutaro si fece perplesso e aggrottò le sopracciglia. "Ammetto
di non averci mai pensato sotto questo punto di vista..." Dopo un
momento passato a rifletterci su, scosse la testa ed iniziò ad
innervosirsi. "Questo è ridicolo! Nessuno vuole morire. Vivere è meglio
di morire; è stato accertato."
"No, non è
vero," disse Ataru con un espressione confusa.
"Sta' zitto,
Moroboshi!" sbottò Shutaro.
"Io
penso che tu abbia solo paura dalla morte," Ataru rispose noncurante,
chiudendo gli occhi e sollevando la testa con risolutezza.
"Non
è
vero!" ruggì Shutaro sulla difensiva e gli altri tre sussultarono, poco
convinti. A quel punto, la faccia di Shutaro diventò rossa, il ragazzo
fece una goffa risata sfregandosi la nuca e cercò di
calmarsi, "Non è che abbia PROPRIO paura..." disse guardando verso il
soffitto mentre Ataru prese a ridacchiare. Shutaro ringhiò e li fulminò
tutti con uno sguardo inferocito, "Beh, comunque sia nessuno di voi può
dire non
aver paura dalla morte!"
Sentendo
questo, tutti e tre
abbassarono la testa arrossendo pesantemente, sapendo che era vero.
Shinobu, tuttavia, cercò di sorridere e rispose più ottimisticamente
che le riuscì, "E' vero, ma tutti hanno paura di morire, quindi non è
così brutto."
A queste
parole, Shutaro riguadagnò vigore e con un sorriso
esclamò, "Questa è un eccellente osservazione, Shinobu! E perchè
questo? Perchè non sapere genera paura."
"Ma anche
sapere fa paura,"
protestò Lamù. "Come il fatto di sapere che tutti noi dovremo morire
prima o poi.
Non sarebbe meglio non saperlo affatto?"
"Beh, suppongo
che
se non sapessimo che siamo tutti destinati a morire un giorno, a
quest'ora non saremmo qui a fare questa snervante
conversazione..." commentò Shinobu abbassando solennemente lo sguardo
sul suo banco.
"Già,
e così potremmo vivere serenamente invece di
star qui a preoccuparci del nostro stupido midollo allungato,
Mendo," borbottò Ataru sarcasticamente mentre si appoggiò allo
schienale della sua sedia e incrociò le braccia. "Ad ogni modo, per
quale motivo hai
dovuto farci ricordare tutto questo? Era una cosa che eravamo quasi
riusciti a dimenticare."
"Te ne
dimentichi per davvero se non ci pensi su troppo," concordò Shinobu,
sollevando il capo e annuendo sorridente.
"Si,
ma quand'è stato esattamente il momento in cui abbiamo iniziato a
dimenticarcene?" domandò
allora Lamù. "Deve esserci stato un periodo nel quale non ne
eravamo a conoscenza per niente, se no non ci sarebbe motivo per dover
dimenticare."
Tutti
loro guardarono Shutaro in attesa di una
risposta, e questi aggrottò le sopracciglia costernato. "Beh...io credo
sia solo una fase del processo di
crescita," rispose lui coerentemente. "State semplicemente iniziando a
venire a conoscenza di cose che non avreste mai voluto sapere."
"Ma allora
cos'è meglio? Sapere o non sapere?" domandò Shinobu e Shutaro esitò.
"E' molto
meglio sapere," decise Lamù con risolutezza.
"Io invece
certe cose preferirei non saperle," rispose Shinobu.
"Penso che
entrambi abbiano i loro lati positivi..." ipotizzò debolmente Shutaro.
Ed Ataru si
limitò a grugnire, mormorando, "Io penso che facciano schifo tutti e
due."
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte quarta (Il Cielo che Va in Alto
Tanto Quanto una Ruota Panoramica)
I
quattro si sistemarono all'interno di una delle cabine della ruota
panoramica, Lamù e Ataru da un lato e Shinobu e Shutaro dall'altro.
Rimasero tranquillamente seduti mentre, lentamente, la ruota panoramica
iniziò a portarli su in alto, sollevando la cabina verso il
cielo;
Lamù, Shinobu, e Ataru erano ancora leggermente delusi dal fatto di non
aver potuto acquistare neanche uno degli amuleti della bancarella.
Tuttavia,
quando la cabina fu circa a metà dell'altezza della ruota panoramica,
un sorriso incominciò a formarsi sul viso di Shinobu mentre osservò il
carnevale sottostante. "Guardate! Sembra tutto così piccolo da quassù!"
esclamò.
"Sono lieto
che ti piaccia, Shinobu," le disse Shutaro con
un sorriso smagliante e anche Shinobu sorrise, avvertendo che le sue
guance si
erano colorate di rosa. Dopo di che Shutaro guardò Lamù, che stava nel
frattempo osservando fuori dalla finestrella con un'espressione delusa.
"Cosa c'è che non va, Lamù?"
"Mmh?" Lamù si
girò verso di lui e fece
del suo meglio per sorridergli, grattandosi la nuca in imbarazzo. "Oh,
non è niente, davvero!" Il suo sorriso comunque diminuì e aggiunse,"E'
solo che mi sembra che questa ruota panoramica non vada molto in
alto..."
"Beh, questo
perchè tu puoi volare,"disse Shinobu. "Tu puoi
andare in alto quanto vuoi; non è colpa nostra se questa è l'altezza
alla quale noi umani possiamo andare."
L'espressione
di Lamù si fece
acida. "Non era questo quello che intendevo," mormorò aspramente
incrociando le braccia e lasciandosi ricadere seccata sullo schienale
del suo sedile.
Sbadigliando
rumorosamente, Ataru si lamentò, "Che
noia..." dunque incrociò le braccia dietro la testa, si appoggiò allo
schienale e chiuse gli occhi, "Svegliatemi quando staremo per fare
qualcosa di più interessante, come andare sulle montagne russe..."
Shutaro gli
lanciò un'occhiataccia. "Non sei in grado di apprezzare proprio niente,
Moroboshi?" gli domandò e Ataru si limitò a scrollare le spalle con
noncuranza, facendo sospirare Shutaro in esasperazione.
"Il panorama
è magnifico," aggiunse Shinobu mentre il suo sguardo si mosse verso il
cielo, la loro cabina aveva intanto raggiunto la cima della ruota
panoramica. "Guardate il cielo!"
Anche Lamù
volse lo sguardo verso
il cielo, ma subito aggrottò le sopracciglia a quella vista. "Non è
quel gran che; specialmente quando si sa a che altezza vada realmente."
Adirata,
Shinobu distolse lo sguardo e rispose altezzosamente, "Beh, sono sicura
che sia meglio del carosello."
Rabbiosa,
Lamù tornò a distendersi al suo posto. Dopo un momento, però, i suoi
occhi incontrarono quelli chiusi di Ataru e sorrise. Dopo di che chiuse
anche lei gli occhi e gli si accoccolò accanto. Ma Ataru li riaprì
immediatamente e si ritrasse da lei, esclamando, "Andiamo, Lamù! Ti ho
già detto che non siamo ad un appuntamento!"
Lamù ringhiò,
essendo
già stata seriamente irritata da Shinobu, socchiudendo gli occhi e
guardandolo furiosamente. "TESORUCCIO!" gridò a squarciagola, prima di
spedire un'enorme scarica elettrica attraverso la cabina, facendo
urlare tutti e tre ed illuminando la cima della ruota panoramica come
se fosse una stella.
Un
Tributo al Defunto Pesce Rosso Parlante con le Ali
Ataru
e Shutaro erano quasi in cima alla lunga fila di partecipanti alla
veglia che si stava tenendo nel tempio di oro e marmo bianco. Shutaro
era in piedi d'innanzi ad Ataru e a braccia conserte attendeva
impazientemente in fila, mentre Ataru se ne stava accasciato dietro di
lui, sbadigliando e dando l'impressione di essere piuttosto annoiato.
"Non capisco cosa ci stiamo facendo qui," brontolò Ataru. "Non sappiamo
neanche chi sia questo tizio."
Shutaro
sospirò esasperato. "PERCHE',
Moroboshi, siamo già in fila; sarebbe scortese da parte nostra
andarcene senza rendere l'ultimo omaggio."
"Già, ma per
quanto ne
sappiamo, il tizio per il quale si sta svolgendo la veglia potrebbe
essere stato una persona orribile," contestò Ataru.
"E che
importa?" rispose Shutaro "Non è questo il punto, comunque."
"E allora
qual' E' il punto, Mendo?" chiese Ataru, anche lui esasperato.
"
Il punto è che non importa per CHI sia la veglia; siamo qui a rendere
l'ultimo omaggio perchè è questo che si fa alle veglie - è
semplicemente una cosa che si deve fare," spiegò Shutaro.
"Beh, è
una ragione stupida per dover pregare per un tizio morto che non
conosciamo nemmeno," borbottò Ataru e Shutaro ringhiò sommessamente.
"Non
ho chiesto la tua opinione," sbottò Shutaro bisbigliando gelidamente
prima di volgere lo sguardo di scatto via da Ataru. "Inoltre," continuò
poi, "Neanch'io vorrei essere qui, se lo vuoi sapere. Importa solamente
che la gente PENSI che io voglia essere qui. E starebbe male se non ci
inginocchiassimo e non pregassimo. Si chiamano buone maniere, qualcosa
di
cui TU sei indubbiamente privo." e fissò Moroboshi con disgusto.
"Perchè
ti importa di cosa pensi questa gente, ad ogni modo?" Non sai neanche
chi siano queste persone," continuò a discutere Ataru. Poi lanciò
un'occhiata oltre la sua spalla osservando la lunga fila e commentò
sorpreso "Cavoli, certo che ce ne è di gente qui..."
"Si, beh..."
si
smorzò Shutaro, guardando d'innanzi a sè. Borbottò poi ad Ataru,
"Limitiamoci a fare qualche veloce preghiera generica così da potercene
andare il prima possibile." Ataru, per una volta, non ebbe ragioni per
obiettare.
Dopo qualche
altro minuto, Ataru e Shutaro raggiunsero il
principio della fila e, frettolosamente e nervosamente, si
inginocchiarono insieme di fronte alla grande e dorata bara chiusa di
quell'uomo deceduto di cui non conoscevano neanche il nome. Ataru
corrugò la fronte, guardando goffamente in basso verso la bara, incerto
su cosa avrebbe dovuto fare e incerto se gliene importava qualcosa del
fatto che non era sicuro su cosa avrebbe dovuto fare. Shutaro, intanto,
serrò gli occhi unendo insieme le mani in preghiera e portandole sopra
la testa. Inspirò profondamente e disse velocemente espirando, "Che
possa la tua anima trovare la pace." Subito dopo aprì gli occhi e si
rialzò in piedi, tirando Ataru per un braccio, "Andiamo, Moroboshi."
"Aspetta,
tutto lì?" disse Ataru, sbattendo le palpebre in sorpresa e confusione
mentre fu tirato in piedi da Shutaro. Realizzando che era quella la sua
risposta, commentò, "Beh, in effetti era veloce..."
I due uscirono
dal tempio o dalla chiesa o da qualsiasi cosa fosse - nessuno
dei
due ragazzi si era disturbato a chiederselo - e scesero la larga
scalinata di marmo bianco che riconduceva alla strada, la luce del sole
brillava splendente su di loro. Entrambi inspirarono profondamente
l'aria fresca ed espirarono all'unisono, sorridendo e crogiolandosi
nella bella giornata.
"Certo che è
bello qui," notò Ataru mentre
osservava intorno a lui tutti gli sfavillanti edifici in bianco e oro
che
si abbinavano al tempio da cui erano appena usciti.
Shutaro
annuì, la luce del sole splendeva sui bianchi e luccicanti edifici
proprio come questi ultimi brillavano nei suoi affascinanti occhi.
"Devo dire che lo è davvero." I due si presero ancora qualche
rilassante momento mentre i loro occhi scrutarono la via di quella
linda città, fiancheggiata da alberi di un verde fulgido, un cielo
scintillava sopra di essi, e perfino la scalinata di marmo sulla quale
stavano in piedi, era bianca e luminosa.
"Quindi...che
si fa?" chiese Ataru, rompendo il silenzio, e Shutaro diede un'alzata
di spalle.
"Non lo
so...cosa vuoi fare?" chiese a sua volta.
"Io ho
abbastanza fame; forse potremmo andare a mangiare qualcosa."
"D'accordo,"
concordò Shutaro facendo un passo avanti, ma si fermò con aria
perplessa. "Ehi, Moroboshi, tu sai se ci sono posti dove poter
mangiare, qua attorno? Ataru corrugò le sopracciglia e scosse la testa.
Shutaro sospirò. "Beh, suppongo che dovremmo dare un'occhiata in
giro..."
Ataru si
limitò a fare spallucce e i due ragazzi
passeggiarono distrattamente giù dalla scalinata di marmo fino al
marciapiede. Mentre incominciarono a incamminarsi lungo la via, un
suono di tamburi giunse alle loro orecchie. Ataru fu il primo a
sentirlo e smise di camminare, con le orecchie tese in ascolto. "Ehi,
Mendo."
"Mmh?" Shutaro
si fermò e si girò a guardare Ataru. "Che c'è, Moroboshi?"
"Lo senti
anche tu?" chiese Ataru. "Sembra musica..."
"Io
non sento niente," rispose Shutaro senza neanche provare ad ascoltare e
fece per tornare a voltarsi. Ciò nonostante, si bloccò, notando
qualcosa
con la coda dell'occhio, e fronteggiò un'altra volta Ataru, tuttavia
guardando dietro di lui e lungo la strada. "Ehi, forse proviene da lì,"
disse puntando l'indice e Ataru guardò oltre la sua spalla per vedere
una sgargiante parata, giusto a pochi isolati di distanza, che marciava
lungo la strada perpendicolare a quella che ora stavano percorrendo
loro.
"E' una
parata," disse Ataru, un po' sconcertato.
"Ovviamente,"
rimarcò Shutaro con un sorrisetto patrocinante e Ataru gli fece un
lieve ghigno sarcastico.
"Andiamo a
vedere per cosa si festeggia," disse Ataru a Shutaro mentre
iniziò a camminare nella direzione opposta, dirigendosi verso la parata.
"Pensavo
che saremmo andati a prenderci qualcosa da mangiare, Moroboshi," iniziò
a lamentarsi Shutaro, una sensazione di fame gli crebbe nello stomaco.
"Ci vorrà solo
un momento," sostenne Ataru. "Dai, andiamo!" e incominciò a correre
verso la parata.
"Ma,
aspetta!" lo richiamò Shutaro ma, realizzando che era tutto inutile,
sospirò in esasperata sconfitta. Scuotendo la testa e serrando i pugni
con un espressione torva in volto, seguì con riluttanza Ataru,
brontolando, "Di tutti gli immaturi, viziati, incompetenti idioti..."
fino pronunciare vere e proprie blasfemie che borbottò sottovoce.
"Caspita!"
esclamò Ataru con la bocca aperta in soggezione mentre i suoi occhi si
posarono sui magnifici carri della parata, poi prese posto in mezzo
all'immensa folla di esultanti spettatori tutti abbigliati con
abiti
dai colori più vivaci, che erano accorsi per vedere la festosa parata.
Come un bambino lui rimase lì a guardare, i suoi occhi spenti
all'improvviso si illuminarono, come se l'arcobaleno di colori che si
diffondeva attraverso i carri, i coriandoli volanti, e i fuochi
d'artificio che illuminava il già sfavillante cielo vi si riflettesse
in essi. La banda marciante giunse alle sue orecchie e Ataru voltò la
testa per vederli marciare, vestiti di rosa, porpora e blu smaglianti,
con bianche e luminescenti penne sui loro cappelli e scintillanti
strumenti musicali così nuovi e puliti da sembrare d'oro, suonando una
gioiosa melodia e Ataru non potè fare altro che iniziare ad acclamare
anche lui, unendosi agli altri.
Shutaro,
ancora parecchio irritato, finalmente raggiunse la parata, e torvo in
volto, cercò in qualche modo di spingersi fino al fronte della
folla dove si trovava un esultante, benchè dimentico Ataru.
"Moroboshi!" lo sgridò Shutaro incrociando le braccia e battendo il
piede con impazienza, tuttavia Ataru non potè sentirlo a causa della
forte musica e degli esuberanti applausi della folla."Moroboshi!" gridò
di nuovo Shutaro, ma Ataru continuò ad ignorarlo. Sbuffando irritato,
Shutaro diede ad Ataru un forte spintone sulla spalla, urlando,
"Moroboshi, pezzo di idiota! Cosa diamine stai facendo?!"
Ataru si
voltò con un'espressione acida sul viso e strofinandosi la
spalla.
"Sto guardando la parata!" urlò di rimando e Shutaro roteò gli occhi.
"Questo lo
SO," disse lui ad alta voce, cercando di parlare oltre il vociare della
folla "Ma perchè stai-"
"Cappellini
di plastica e trombette!" una voce gridò al di sopra del clamore della
folla, un
sorridente uomo di mezza età camminava lungo il marciapiede con una
vasta scelta di cappellini colorati e altri articoli che affioravano da
uno
scintillante carretto dorato che spingeva d'innanzi a lui.
"Ne voglio
qualcuno!" esclamò Ataru con eccitazione.
"Stupido
Moroboshi; non hai soldi per comprarli," gli disse Shutaro. "E di
sicuro non li pago io, specialmente non per te."
"Non
preoccuparti, giovanotto!" disse con un generoso sorriso l'uomo con i
cappellini e ..., avendoli ora raggiunti. " E' tutto gratis! Dopo
tutto, questa è una festa!" Egli emise allora una chiassosa risata
prima di estrarre un cappellino di plastica rossa e di piazzarlo sulla
testa di Ataru. Poi gli consegnò una trombetta più due raganelle e
Ataru sorrise con estasi.
"Grazie
signore!" esclamò lui prima di roteare le raganelle in entrambe le mani
e soffiare sonoramente nella trombetta.
Shutaro si
limitò a
gemere, scuotendo la testa e ponendosi una mano sulla fronte.
"Grandioso," brontolò, "Ora ha anche una scusa per essere ancor più
un odioso e rumoroso cretino." Poi, con sua sorpresa, sentì un cappello
a cilindro di plastica venirgli appoggiato contro spalla e sollevò lo
sguardo per vedere l'uomo di mezza età con i cappellini sorridergli.
Shutaro immediatamente si scostò, dicendo, "Oh, uhm, la ringrazio
signore, ma non voglio-"
"Insisto
che tu lo prenda!" lo esortò l'uomo. Poi si sporse in avanti e pose
una mano sulla spalla di Shutaro, bisbigliandogli, "Sai, dovresti
rallegrarti un po', piccolino; questa è una parata, dopo tutto." L'uomo
allora gli fece l'occhiolino allargando il suo sorriso, e proseguì per
la sua spensierata strada, regalando generosamente cappellini
e
trombette al resto della grande folla.
"Piccolino?!"
Shutaro sbottò
allibito, ma l'uomo dei cappellini si era ormai allontanato troppo per
poterlo sentire. Realizzandolo, e notando la gente che esultava
gioiosamente attorno a lui, con cappellini e tutto, Shutaro si
corrucciò goffamente e abbassò lo sguardo sul suo cilindro
luccicante, sentendosi improvvisamente parecchio fuori posto in mezzo
alla folla.
Comunque, dopo
un momento, Ataru afferrò
il braccio di Shutaro e lo tirò in avanti, sputando fuori la trombetta
ed esclamando "Guarda là!"
Shutaro alzò
lo sguardo sulla parata e
vide un gruppo di un centinaio di ragazze danzanti, vestite con abiti
di lustrini sfolgoranti, tutti di differenti e vivaci colori, che si
esibivano liberamente lungo la parata. Nessuna di loro eseguiva la
stessa danza, ma nell'insieme erano tutti dei balli meravigliosi.
Shutaro ora sorrideva pure lui mentre osservava le belle fanciulle,
mentre Ataru cominciò a sorridere e sbavare loro dietro. Allora gli
occhi di Shutaro si illuminarono osservando il cielo pieno di fuochi
artificiali, non una scia di fumo rimaneva dietro di essi, e il suo
sorriso si allargò. "Questa è davvero una parata straordinaria. Un vero
peccato che Lamù e Shinobu non siano qui per vederla..." Poi
però
corrugò la fronte in lieve confusione. "Mmh...mi chiedo per cosa si
festeggi, tuttavia..." Shutaro guardò Ataru e sul suo viso crebbe il
panico mentre notò che questi si stava dirigendo verso le fanciulle
danzanti a braccia spalancate e con un sorriso di perversione sulla sua
faccia da fesso. "Moroboshi!" lo richiamò e facendo
velocemente
presa sul retro del suo colletto lo strattonò indietro giusto in tempo,
Ataru cadde pesantemente sul suo didietro e Shutaro disse,
"Controllati, idiota!"
Ataru
gemette massaggiandosi il sedere e
sollevò lo sguardo. In quel momento trasalì, alzando un dito e
puntandolo alle spalle di Shutaro. "Cristo Santo!"
"E ORA
che c'è, Moroboshi?" interrogò Shutaro.
"Dietro di te!"
Shutaro
allora si voltò a guardare. Anche lui rimase improvvisamente senza
fiato e arrancò all'indietro di qualche passo mentre Ataru si alzò in
piedi di fianco a lui. "Quello è...un..." balbettò Shutaro.
"Castello?"
concluse per lui Ataru e Shutaro annuì. A pochi isolati da lì, dove la
parata sembrava che si stesse dirigendo, era situato un immenso
castello bianco
e oro, immerso nella luce del sole che ne trasformava il bianco in oro
e ne faceva risplendere l'oro fino a farlo sembrar bianco. Fuochi
d'artificio si innalzavano tutt'intorno ad esso e alle sue eleganti
torri che giungevano al cielo mentre bellissime statue di marmo bianco
erano
allineate sui suoi tetti e terrazzi. Le sue finestre erano enormi e
create con il più lustro dei vetri, splendendo come il diamante,
e nessun cancello o muraglia circondava il palazzo; era come
se
fosse aperto a chiunque.
"E'
un castello davvero gigantesco," disse Ataru, ancora sbalordito e
impressionato mentre fissava l'imponente costruzione, dovendo sollevare
la testa all'indietro fino a che non gli fece male il collo per
attentare di vederla tutta, e ciò nonostante, i suoi occhi non poterono
raggiungerne la cima.
"Dico
anch'io," concordò Shutaro.
"E' come se
fosse uscito da una fiaba o qualcosa di simile..." mormorò Ataru.
"Shutaro annuì
e ripetè, "Dico anch'io."
"Mi chiedo a
chi appartenga," disse Ataru e Shutaro diede un'alzata
di spalle.
"Suppongo
a chiunque sia dedicata questa parata, non pensi?" suggerì Shutaro,
subito dopo inquadrò uno dei membri della gioiosa folla. "Mi scusi,
signora?" chiese allora Shutaro, all'indirizzo di una donna sulla
quarantina o la cinquantina. "Sa per caso a chi sia dedicata
questa parata e a chi appartenga esattamente quel castello?"
La
donna gli fece un sorriso. "Ma come, questa parata è per il nostro re,
il Pesce Rosso Parlante con le Ali! Quello laggiù è il suo castello,"
spiegò lei indicando il castello davanti al quale Ataru e Shutaro erano
rimasti imbambolati solo qualche momento prima.
Ataru e
Shutaro si
scambiarono uno sguardo di preoccupata perplessità, poi Ataru tornò a
rivolgersi alla donna e domandò, "Pesce Rosso Parlante...con le Ali?"
La
donna annuì e gli occhi le si illuminarono come se fosse ancora una
ragazzina. "Si; il più grande re che abbia mai regnato su questa e
altre terre! Lui ci ha salvato da un tiranno - un uomo dal cuore
crudele - venticinque anni fa. Ricordo quanto orribili erano i tempi
allora; ma
ora, beh, lui ricostruì ogni cosa di questa città, usando il suo stesso
oro per rivestire ogni singolo edificio, e ci portò l'educazione e così
tanti meravigliosi libri da leggere, e diede vita a questa usanza di
tenere la più grande delle feste anche solo per la più piccola buona
azione che ogni cittadino compia, oh, e molte altre belle, bellissime
cose. Nei suoi primi anni di governo, quando i tempi erano ancora duri
dopo il tiranno, lui si assicurò che tutti i suoi sudditi avessero il
miglior cibo prima di inghiottire una singola briciola, e fece
abbattere le mura attorno al castello per accogliervi tutti noi -
chiunque può entrarvi adesso. Io lo incontrai solo poche volte - lui si
assicurava di conoscere ogni singolo suddito almeno una volta, e ,
sempre, di ricordare ognuno dei loro nomi - ed è stata la più buona, la
più gentile, la più umile e la più onesta di tutte le creatura che io
abbia mai conosciuto!"
"Perbacco,"
commentò Ataru, "sembra essere un grand'uomo," e si corresse, "o
meglio, pesce rosso parlante...con le ali."
"E
specialmente per un re, " notò Shutaro.
La
donna annuì un'altra volta, sempre con quel luccichio negli occhi, e li
osservò. "Si, ma voi due dovreste sapere tutto di lui. Tutti sanno di
lui qui."
Shutaro
aggrottò le sopracciglia. "A dire il vero, questo
è il nostro primo giorno qui; non abbiamo mai conosciuto il Pesce Rosso
Parlante con le Ali prima d'ora."
Le palpebre
della donna sbatterono
per la sorpresa. "Volete dire, che voi due siete dei visitatori qui?"
entrambi i ragazzi annuirono. "Beh, allora voi due dovete andare al
castello!" esclamò lei " E' un usanza, davvero! E specialmente oggi,
tra tutti gli altri giorni - questo è quello che vorrebbe il
Pesce
Rosso Parlante con le Ali - vorrebbe che voi due sedeste nella sala
reale
per il banchetto! Accogliere i visitatori è molto importante per noi
qui; il Pesce Rosso Parlante con le Ali ce lo ha insegnato. Venite,
forza!"
Shutaro ed
Ataru si guardarono l'un l'altro, ancora
parecchio confusi, ma poi Ataru fece spallucce e Shutaro si pose in
testa il suo cilindro di plastica, e i due ragazzi seguirono la donna.
Quando
raggiunsero il castello, furono vigorosamente salutati con gentili e
accoglienti sorrisi, tutte le persone vestivano con bellissimi tessuti
lucenti e avevano occhi che brillavano allo stesso modo.
Tutti loro
parlvano e facevano domande con grande entusiasmo - più di quanto
Ataru e Shutaro ne avessero mai visto prima in vita loro - tutti
davvero interessati in cosa Ataru e Shutaro avessero da dire, così
com'erano ugualmente eccitati nel lodare il loro buon re, il Pesce
Rosso Parlante con le Ali.
Furono poi
entusiasticamente condotti
alla sala reale del banchetto che si estendeva sulla balconata sospesa
sulla fine della strada, la parata fuori continuò a marciare
come
se si dovesse trattare di un festeggiamento senza fine. Ad Ataru e
Shutaro venne graziosamente offerto un posto in capo al tavolo più
grande, il cibo era già stato disposto per loro, mentre la
gente
danzava e chiacchierava in giro, una grande banda suonava nel castello,
non interferendo, tuttavia, in nessun modo con la musica che veniva
suonata all'esterno.
Ataru e
Shutaro sorrisero osservando tutta
quella gente che stava divertendosi e presero a mangiare. "Caspita,
questo cibo è davvero squisito, Mendo" disse Ataru masticando e Shutaro
inghiottì annuendo.
"E' persino
migliore di quello che mangio io solitamente, e io esigo sempre il
meglio," aggiunse Shutaro.
"Questo
Pesce Rosso Parlante con le Ali dev'essere davvero un grande," Ataru
disse allora, prendendo un altro boccone. "Tutti lo adorano qui, e da
quanto abbiamo sentito, sembra che sia eccezionalmente
buono."
"Tuttavia sono
un po' confuso sul come sia potuto diventare
re, essendo un pesce rosso e tutto, " rispose Shutaro."Probabilmente è
stato per le ali," gli disse Ataru con praticità. "Lo sanno tutti."
Shutaro
semplicemente scrollò le spalle e continuò a ponderare, "Tutti questi
festeggiamenti sono probabilmente in onore dei suoi
venticinque
anni di regno; quella signora ha detto che fu venticinque anni fa che
il Pesce Rosso Parlante con le Ali li salvò da quel tiranno." Ataru
annuì dandogli ragione.
"Salve
a voi," una gentile voce femminile giunse allora alle loro orecchie ed
entrambi alzarono lo sguardo per vedere d'innanzi a loro una bellissima
donna dai fluenti capelli al profumo di lavanda e con un gentile
sorriso sulle labbra,
tutti e due i ragazzi esibirono un gran sorriso alla vista della sua
bellezza. "Voi due dovete essere i visitatori di cui ho sentito
parlare. Io sono la regina di questa terra, e moglie del Pesce Rosso
Parlante con le Ali, grande re e adorato marito." Lei estese loro la
sua elegante mano eburnea.
"LEI è sposata
con il Pesce Rosso
Parlante con le Ali?!" domandò scioccato Shutaro fissando la bella
dama, sconcertato da come e perchè una donna stupenda come quella
potesse
restare con un pesce rosso.
Ma prima che
lei avesse la possibilità
di rispondere, Ataru saltò in piedi e afferrò la mano della regina,
portando il corpo della donna vicino a se. "Mia incantevole signora, si
dimentichi di suo marito! Scappiamo insieme e facciamo l'amore!"
"Moroboshi!"
lo rampognò Shutaro. "Non hai proprio nessun ritegno?"
"E'
tutto a posto," disse gentilmente la regina, sempre sorridendo
e
lasciandosi sfuggire una lieve risatina mentre i suoi lucenti occhi
splendettero come due gocce di rugiada. Prese poi posto a fianco di
Ataru, il quale tornò a sedersi, anche se con le braccia ancora
saldamente avvolte attorno alla vita della regina, standosene sbavante
e ridacchiante in quella posa con un sorriso perverso sul viso. "Vi
state godendo la festa?" chiese loro la donna.
Shutaro annuì.
"Questa è davvero un'impressionante celebrazione."
"Sono lieta
che sia di vostro gradimento."
Shutaro
esitò un poco e poi chiese, "Se mi posso permettere, vostra maestà, ma
per quale motivo una giovane donna bella come voi sposerebbe un pesce
rosso parlante con le ali?"
Il sorriso di
lei si ingrandì
leggermente mentre gli occhi le si fecero più luminosi e rispose con
semplicità, "Perchè - lo amo e lo amerò sempre. Di quali altri migliori
motivi dovrei aver bisogno?"
"Beh..."
Shutaro aggrottò le
sopracciglia, improvvisamente sentendosi in imbarazzo, e seccato dal
fatto di sentirsi in imbarazzo, rivolse lo sguardo verso il suo cibo.
"Mi sembrava solo strano, tutto qui." poi sollevando la sua forchetta,
continuò, "Ma, da quanto ho sentito, è davvero un buon re. Non penso di
aver mai conosciuto o sentito parlare di qualcuno di così buono e
generoso prima d'ora."
Abbassando gli
occhi, la regina quietamente disse con un triste sorriso, "Neanche io."
La
baldoria proseguì per parecchio tempo ancora, con musica e danze,
mangiando e ridendo. Fu quando un sorridente Shutaro finì di prendere
un lungo sorso dal suo calice dopo che tutti ebbero fragorosamente
innalzato i loro bicchieri e esultato al loro quindicesimo brindisi
della giornata, anche se lo fecero con lo stesso
entusiasmo del primo, che finalmente chiese a nessuno in particolare,
"A proposito, dov'è il re? Il Pesce Rosso Parlante con le Ali? Mi
farebbe davvero piacere conoscerlo." Ataru annuì con foga, tuttavia
ancora con la testa premuta contro il petto della regina, le sue
braccia avvolte intorno a lei, gli occhi saldamente chiusi, e con un
sorriso sognante dipinto sulla bocca.
Fu allora che
tutti si zittirono, la musica e le danze cessarono
all'improvviso così come
cessò il ridere ed il mangiare; persino la musica che proveniva dalla
parata all'esterno sembrò diminuire, come se tutta la città avesse in
qualche modo avvertito la malinconia che aveva inaspettatamente pervaso
la sala e la gente al suo interno. Fatta eccezione per Ataru e Shutaro,
che si sentirono ora davvero confusi mentre i loro occhi vagarono per
la stanza alla ricerca di una sorta di risposta - o, perlomeno, una
domanda che portasse loro una risposta.
"Temo...che...non
potrete incontrarlo," parlò infine la regina, le parole le uscirono
lentamente.
"Perchè no?"
chiese Ataru distrattamente, sollevando un po' la testa per guardarla.
"Non
vedo perchè non potremmo," dissentì ostinatamente Shutaro. "Dopo tutto,
questa festa è per lui, giusto? Non dovrebbe partecipare ai suoi stessi
festeggiamenti?" i suoi occhi iniziarono allora a scrutare la sala
reale del banchetto, come a pensare di aver mancato di vederlo in mezzo
alla
grande folla, tuttavia fallì, considerando il
fatto che un pesce rosso parlante con le ali difficilmente sarebbe
passato inosservato,
indifferentemente da quanto fosse stata grande la folla. Corrugò allora
la fronte con disappunto, e sentendosi anche un po' seccato,
domandò, "Per quale motivo non è alla sua
stessa festa, ditemi."
"Già, se è
vero che tutti lo amano così tanto, ci si aspetterebbe che lo volessero
qui," aggiunse Ataru. Seguì un lungo silenzio, i partecipanti
fissavano tutti il pavimento con una sorta di colpevolezza nei loro
occhi, colpevolezza alla quale ne Ataru ne Shutaro avevano mai
assistito prima d'ora e che non furono in grado di spiegare.
Finalmente, la
regina fece un profondo respiro e alzò temerariamente il capo per
parlare. "Io...mio marito - il mio meraviglioso sposo - il Pesce Rosso
Parlante con le Ali, sovrano adorato e padre di tutta la sua gente..."
la voce le si spense per un momento, ma solo per un momento, come se
fosse imperativo per lei trovare le parole giuste, "...è passato a
miglior vita ieri notte, per andare a riposare in un posto persino
migliore di questa meravigliosa città che ha creato per noi." Poi
aggiunse con una dolce, ironica risata, "Anche se non riesco a
immaginare un posto più grandioso di quello che ha costruito per tutti
noi."
Sentendo
questo, entrambi i ragazzi impallidirono di colpo, come se lo spirito
allegro che possedevano solo pochi minuti prima non fosse mai stato
presente , i loro occhi si fecero spenti e scuri, l'inspiegabile
colpevolezza presente negli occhi dei partecipanti
rimpiazzò la loro fanciullesca gaiezza e causò una fitta di
dolore nello stomaco e nella gola di tutti e due. Persino i loro una
volta brillanti cappellini di plastica, quello di Ataru rosso e quello
di Shutaro blu, che indossavano sulla testa sembrarono perdere il loro
splendore, quello di Ataru ora sembrava più color ruggine e quello di
Shutaro color piombo. Ataru lentamente e pacatamente svolse le braccia
dalla bella donna - la gentile regina che gli aveva permesso di
restarle avvinghiato per l'ultimo paio d'ore senza un lamento - e si
ritirò, spingendosi via completamente dalla regina e abbassando i suoi
occhi da quelli tristi di lei con un senso di colpevolezza e di
vergogna.
Ma la regina
continuò, facendo del suo meglio per sorridere, "Ma il mio sposo mi
disse - lo disse a tutta la sua gente - di portare lutto solo per un
momento. Disse che oggi avrebbe voluto una grande festa, non solo per
celebrare la sua lunga, felice vita, ma anche per celebrare la
continuazione delle nostre stesse vite così come la nuova vita che avrà
lui ora, qualunque essa sia. Lui ci fece promettere tutti che l'avremmo
fatto - che saremmo stati felici anche dopo che se ne fosse andato;
disse che la sua vita sarebbe stata priva di significato, altrimenti,
se la sua gente non sarebbe stata capace di rimanere felice dopo
il suo trapasso. E così oggi festeggiamo, come ci aveva
chiesto di fare, dopo essere andati a portar lutto solo per un momento
al tempio dorato dove ora giace il suo corpo, solo a pochi isolati
dalla parata - il tempio che ha fatto costruire per tutti noi, come
tutto il resto di questa città - e, dopo quel momento, recitare una
lieta preghiera di gratitudine e andare a goderci i festeggiamenti alla
parata. Dovrebbero esserci rimaste solo un paio di centinaia di persone
ad aspettare al tempio; e presto, appena avranno terminato, si uniranno
anche loro a noi e festeggeremo tutti insieme, in suo onore e in onore
di noi stessi, proprio come avrebbe voluto che facessimo. Questo fu il
suo ultimo desiderio - le sue ultime parole - prima di chiudere gli
occhi e di addormentarsi l'ultima volta, per non svegliarsi mai più."
Fu allora che
entrambi i ragazzi realizzarono che lo scintillio dei suoi occhi erano
in realtà le sue lacrime, luccicanti come diamanti nei suoi solenni e
bellissimi occhi, che in qualche modo era riuscita a mantenere felici
solo per la pace del defunto Pesce Rosso Parlante con le Ali ed in
onore del suo amore per lui. Shutaro semplicemente annuì, deglutendo
sonoramente, e Ataru continuò a fissare in basso, guardando il suo cibo
con aria mortificata. La regina, con triste allegria negli occhi,
sollevò il suo bicchiere di vino e allora disse, "Ma basta parlare di
questo, dobbiamo continuare i festeggiamenti." Dopo di che fece un
discreto cenno del capo al conduttore della banda che le rispose con un
compassionevole sorriso prima di tornare di nuovo a condurre, e presto
tutti tornarono a danzare e a ridere nuovamente; anche la parata
all'esterno sembrò in qualche modo esplodere di rinnovata vitalità
mentre la sua energica musica e gioiosità ritornarono a diffondersi
nella sala reale del banchetto, che si illuminò così come il cielo che
tornò a essere illuminato dai fuochi d'artificio, sparati da
tutt'intorno al castello.
Tuttavia ne
Ataru ne Shutaro furono più in grado di godersi i
festeggiamenti. Al contrario, stettero a fissare con
malinconici occhi i loro piatti di cibo mangiato a metà, una pacata
depressione aleggiava tra di loro mentre aggrottarono le sopracciglia,
senza dirsi una parola l'un l'altro, ma con gli stessi
pensieri che attraversarono le loro menti mentre cercarono di capire
come potessero tutti festeggiare sapendo che il loro re era morto; di
certo loro non se la sentirono di essere felici ora che avevano appreso
la verità. Ormai si erano distaccati dalla gente felice del regno del
Pesce Rosso Parlante con le Ali, essendo le uniche due persone tristi
in tutta la città, e mentre i cittadini erano legati tra di loro in
inspiegabili e gioiosi festeggiamenti, i due ragazzi erano legati tra
di loro dalla colpevolezza e dal dolore - e dal loro nuovo rimpianto.
Per tutto il
tempo desiderarono di non aver mai chiesto dove si trovasse il Pesce
Rosso Parlante con le Ali, e di non essere mai venuti a sapere chi ci
fosse realmente nella bara davanti alla quale si erano inginocchiati
offrendo solo una misera, insignificante preghiera di cinque parole tra
tutti e due.
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Capitolo 4 *** Episodio 3: Io Vedo, Tu Vedi, Noi Vediamo ***
Ataru
sbadigliò di fianco a Shutaro, i due ragazzi erano in piedi di fronte
ad un qualche tipo di giostra per i bimbi, un piccolo trenino
rosso traboccante di eccitati e sorridenti bambini che girava
allegramente attorno ad un piccolo castello posticcio. "Cavoli, sono
già passati venti minuti," si lamentò Ataru, appoggiandosi alla
palizzata che separava la giostra dal sentiero del carnevale. "Chissà
perchè le ragazze ci mettono sempre così tanto quando vanno al bagno,
poi?"
Shutaro si
limitò a scrollare le spalle, troppo impegnato a
cercare di pulire i suoi formalmente bianchi pantaloni dalla fuliggine
venutasi a formare dall'elettroshock che Lamù aveva dato a tutti loro
sulla Ruota Panoramica. "Perchè una donna meravigliosa come Lamù si sia
innamorata di un idiota come te è una cosa che non capirò mai,"
brontolò rabbiosamente tra sè e sè facendo una smorfia alla fuliggine
che non veniva via.
"Ehi, io non
le ho mai chiesto niente," disse Ataru.
Shutaro
tuttavia lo ignorò, emettendo un sospiro frustrato in sconfitta
smettendo di provare a rimuovere la fuliggine e, sbuffando, incrociò le
braccia con un ringhio irritato rinunciando completamente a cercare di
pulire i suoi pantaloni. "Che ore sono?" chiese.
"Uhm...le due
appena passate. Perchè?" domandò Ataru fissando il suo orologio.
"Perchè voglio
sapere quanto a lungo dobbiamo ancora restare a questo stupido
carnevale," Shutaro rispose a denti stretti.
"Non lo so;
Lamù ha detto di voler rimanere fino a quando non spareranno i fuochi
d'artificio stanotte," gli disse Ataru.
"Oh,
grandioso," rispose sarcasticamente Shutaro ritornando al suo futile
tentativo di far tornare pulite le gambe dei suoi pantaloni.
"Guarda che
non torneranno mai puliti in quel modo," disse Ataru.
"Stai
zitto Moroboshi," sbottò Shutaro. "Forse se tu sapessi comportarti come
un GENTILUOMO, non avresti fatto arrabbiare Lamù e allora forse io non
avrei tutta questa fuliggine sui miei pantaloni. Ma suppongo che questo
implicherebbe che tu possegga qualcosa come le buone maniere, delle
quali sei assolutamente privo." Ataru roteò gli occhi e guardò altrove,
posando lo sguardo con semi-interesse su un gruppetto di bambini
intenti a giocare e che indossavano sulla testa dei brillanti cilindri
di plastica, alcuni rossi e alcuni blu. "E se proprio hai intenzione di
farla arrabbiare," continuò Shutaro, "Il minimo che tu possa fare è
farlo quando non sono nei paraggi, così che io non debba venir
fulminato per conto della TUA stupidità."
"Già, immagino
che tu possieda già abbastanza stupidità per conto tuo," rispose Ataru
e Shutaro gli lanciò un'occhiataccia.
"Non
vedo davvero l'ora di andarmene da qui," replicò quindi Shutaro,
distogliendo lo sguardo da Ataru continuando a esibire una smorfia
disgustata per la situazione. "Ogni cosa in questo carnevale è o una
fregatura o troppo infantile. Per non parlare dei miei pantaloni
rovinati..."
"Shutaro!"
chiamò la voce di Shinobu e Shutaro
immediatamente alzò la testa con un un affascinante sorriso per vedere
Lamù e Shinobu camminare verso di loro con felici sorrisi e agitando
calorosamente le braccia, solo a qualche metro di distanza
"Shinobu,
Lamù," le salutò galantemente Shutaro, la rabbia aveva abbandonato la
sua voce e la sua espressione.
"Tesoruccio!"
disse allegramente Lamù, volando da Ataru e aggrappandosi al suo
braccio.
"Perchè
ci avete messo tanto?" chiese Ataru con voce leggermente seccata,
l'espressione di Lamù si fece acida e gli fece una linguaccia.
"Ti
stai divertendo, Shinobu?" domandò Shutaro con il suo cordiale sorriso,
e Shinobu si imbarazzò leggermente, il suo viso si tinse di un
tenue rosa.
Lei sorrise e
annuì. "E tu?"
Shutaro
sorrise, i suoi
denti bianchi brillarono al sole così come i suoi avvenenti occhi.
"Certamente, Shinobu; non potrei divertirmi di più."
Episodio
3: Io Vedo, Tu Vedi, Noi Vediamo
Sottotitolo:
(Verità, Terza Parte: Il Problema delle Falsità)
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Quinta (La Casa delle Illusioni)
"La
Casa degli Specchi è davvero interessante, vero Tesoruccio?" chiese
Lamù con una risatina mentre fluttuava all'interno della Casa degli
Specchi, rimanendo attaccata al braccio di Ataru.
Ataru annuì,
osservando i bambini correre per la casa ridendo e guardando
le
loro buffe e distorte immagini nei vari specchi curvati in maniera
stravagante. Ad un tratto ridacchiò e, liberandosi dalla presa di Lamù,
si portò dinanzi ad uno degli specchi. "Ehi, guarda questo," le disse
mentre facendo una linguaccia e simulando antenne con le dita, si
sporse verso lo specchio, il riflesso della sua faccia divenne enorme.
Lamù
posò i piedi a terra fissò incredula l'immagine prima di iniziare a
ridere. Ataru rise insieme a lei quando vide la sua sciocca faccia
diventare grande come una persona. Poi, si raddrizzò e si girò verso
Lamù con un ghigno malizioso. "Ehi, Lamù, perchè non provi a mettere il
tuo petto davanti allo specchio?" Lui iniziò a sghignazzare, ma la
faccia di Lamù si fece rossa sia per la rabbia che per l'imbarazzo.
Lei
portò un braccio sul petto con un'espressione furiosa e poi gli diede
un forte schiaffo sulla nuca con l'altro, facendo cadere Ataru dritto
di faccia con un gemito. La collera la abbandonò presto, tuttavia, non
appena notò un particolare specchio con la coda dell'occhio. Con un
sorriso incuriosito, fluttuò verso lo specchio e ci atterrò davanti,
studiando il proprio riflesso in esso con attenzione.. "Guarda,
Tesoruccio," disse lei indicando la propria immagine riflessa., "Sono
sottosopra."
"Lo vedo
anch'io," disse Ataru portandosi seduto,
incrociando le gambe in stile indiano sul pavimento e osservando Lamù e
il suo riflesso.
"Mmh..." fece
lei inclinando la testa da un
lato e portandosi una mano sul mento, ponderando il proprio riflesso
come se fosse una sorta di indovinello che doveva risolvere. Poi
sollevò i piedi da terra e si mise a testa in giù, i suoi verdi capelli
ora penzolavano a pochi centimetri dal suolo e la sua testa stava dove
sarebbero dovute stare le sue ginocchia e viceversa. Lamù aggrottò le
sopracciglia con perplessità contemplando il riflesso dei propri piedi
per poi portare lo sguardo verso l'alto per vedere il riflesso dei suoi
occhi confusi abbassarsi ad incontrare i suoi dalla cima dello specchio.
"Di
sicuro è bizzarro," disse Ataru, alzandosi in piedi e grattandosi la
nuca mentre osservava il nuovo riflesso di Lamù, che appariva
posizionato normalmente nonostante lei fluttuasse capovolta,
specialmente notò quanto fosse strano vedere i capelli di
Lamù
perfettamente stesi verso l'alto in esso.
Intanto,
Shinobu e Shutaro erano
rimasti piuttosto indietro, dato che quest'ultimo aveva trovato uno
specchio
relativamente normale e aveva considerato necessario ammirarcisi
dentro. Shinobu, tuttavia, si spazientì e chiese, "Uhm...Shutaro...non
pensi che dovremmo raggiungere Ataru e Lamù? E' piuttosto noioso
starsene qui fermi mentre ci sono così tanti altri specchi da vedere..."
"Ci
metterò solo pochi minuti..." rispose con noncuranza Shutaro,
aggiustando il colletto della sua camicia e subito dopo iniziando
a sistemarsi i capelli per assicurarsi che ogni ciocca fosse
perfettamente in ordine.
Shinobu fece
un sospiro amaro prima di
decidere di andare avanti e di vagare un po' per conto suo. Camminò,
osservando gli specchi intorno a sè, a destra, a sinistra o
sul soffitto, volgendosi lentamente su sè stessa nel processo per
poterli contemplare tutti al meglio, anche se non si fermò davanti a
nessuno di essi.
Tuttavia,
colse uno specchio con la coda
dell'occhio e diede un ansito, fermandosi all'improvviso. Aggrottò
le sopracciglia fissando lo specchio con orrore e delusione; il suo
riflesso la faceva sembrare esageratamente pesante, la zona della sua
vita era enorme, rotonda e curvata fino alle estremità laterali dello
specchio. Sul suo viso crebbe il panico mentre continuava a fissare
l'immagine e si morse il labbro inferiore con preoccupazione. Esitante,
portò le proprie mani ai due lati dello specchio, dove il riflesso
della sua pancia disgraziatamente terminava, cercando di stimare una
misura. Poi fece qualche passo indietro, accertandosi di non muovere le
mani dalla loro posizione, e se le portò all'altezza degli occhi senza
sostarle in dentro o in fuori. "Eek!" urlò Shinobu alla vista della
distanza tra le sue due mani, misurante almeno un metro e mezzo, per
poi sbattersele sulla bocca, sperando di non aver attirato su di lei
l'attenzione
di nessuno. Guardandosi in giro per assicurarsi che nessuno
l'avesse notata, lasciò ricadere le mani lungo i fianchi e
riportò
lo sguardo sul suo ridicolo e obeso riflesso con disappunto.
Poi si chiese
ad alta voce, "Sembro davvero così grassa...?"
Mr.
Fagiolo, L'Uomo Pollo, e il suo Spettacolare Circo dell'Eden
"Salve e
benvenuti a tutti! Io sono Mr. Fagiolo, l'Uomo Pollo, e questo è il mio
Spettacolare Circo dell'Eden!"
Ataru,
Lamù, Shinobu e Shutaro applaudirono seduti a gambe incrociate sulle
dune di un altrimenti desolato deserto quel pomeriggio, il calore
torrido del sole ardeva sulla sabbia bianca. Intanto, Mr. Fagiolo,
vestito di un brillante abito di lustrini rossi con un cappello a
cilindro dello stesso colore, un lucido bastone nero, dei sottili baffi
ed un pizzetto tutti curvati verso l'alto, se ne stava in piedi di
fronte a loro
con un sorriso astuto.
"Ora...gli
acrobati!" esclamò Mr. Fagiolo gesticolando dietro di sè mentre si
scostò di lato per permetter loro di vedere. Tuttavia là non c'era
niente da vedere. Nonostante questo i quattro sorrisero emozionati,
esultando e applaudendo mentre fissavano la sabbia e i raggi del sole
in cielo.
"Eccezionale!"
sussurrò Shinobu a Shutaro e quest'ultimo annuì.
"Hai ragione
Shinobu" sussurrò lui di rimando, "Questo è davvero uno show
spettacolare."
"Uao,
Tesoruccio! Guarda che capriole fa quella!" esclamò Lamù
abbracciando Ataru, sorridendo con occhi splendenti mentre osservava,
anche se non c'era, apparentemente, niente da osservare.
Ataru ghignò e
iniziò a sbavare. "Già, è davvero stupenda!"
Gli
occhi di Lamù si ridussero a fessure, un basso ringhio le sfuggì dalle
labbra e alcuni lampi di elettricità iniziarono a fuoriuscire dal suo
corpo. Tuttavia, prima che potesse dire qualcosa, ci fu uno scoppio di
applausi da parte di Shutaro e Shinobu, che segnalavano la fine
dell'esibizione. Rapidamente Lamù si calmò e guardò avanti per vedere
Mr. Fagiolo camminare verso di loro, applaudendo anch'egli.
"Meraviglioso!
Spettacolare! Stupendo!" dichiarò Mr. Fagiolo. "Un'altro applauso per i
nostri acrobati dell'Eden!" I quattro applaudirono generosamente,
aspettando con ansia la prossima esibizione. Una volta che ebbero
finito di applaudire, il sorriso di Mr. Fagiolo si allargò e chiese,
"Si
sta divertendo il nostro pubblico?" Loro esultarono e Mr. Fagiolo fece
allora un paio di passi avanti e si chinò leggermente all'indirizzo di
Shinobu, il cui viso si fece scarlatto nel momento in cui sorrise verso
di lei. "E lei, Signorina? Cosa ne pensa dello spettacolo fin'ora?"
"Oh,
penso che sia adorabile," rispose Shinobu con una risatina nervosa. Poi
però aggrottò le sopracciglia, si sventolò con la mano e aggiunse,
"Tuttavia, fa un po' caldo qui fuori..."
Il sorriso di
Mr. Fagiolo
venne immediatamente sostituito da un'espressione torva, mentre
raddrizzandosi incrociò le mani dietro la schiena. "Caldo? Cosa intendi
per caldo?"
L'espressione
di Shinobu si fece preoccupata e balbettò, "Bhe...io..."
"Come
può far CALDO?!" domandò furiosamente oscillando il suo bastone verso
di lei, Shinobu emise uno strillo acuto e serrò gli occhi. Quando li
riaprì, vide che il bastone era ancora a un centimetro dal
suo
naso, la punta di esso rivolta dritta verso di lei. "Rispondimi!"
"Ecco..."
Shinobu esitò, i suoi occhi guardarono disperatamente agli altri per
una risposta, tuttavia i tre si limitarono a rimanere seduti in una
confusa sorta di terrore. Allora lei riportò spaventata lo sguardo su
Mr. Fagiolo e disse con un fil di voce, "Perchè...lo è?"
Mr. Fagiolo
grugnì e abbassò il bastone, piantandone la punta nella sabbia. "No,
NON fa caldo!" gridò. "Questo è l'EDEN, se ben ricordate - è
PERFETTO. Perciò, non può far CALDO qui!"
"Quindi fa
freddo?" chiese
Ataru confuso e Mr. Fagiolo ringhiò, marciando verso di lui e
colpendolo sulla testa con il suo bastone. "Ahio!!" esclamò Ataru,
sfregandosi con sofferenza la testa sentendo formarvisi un bernoccolo.
"NO! Non fa
neanche FREDDO, stupido!" esclamò Mr. Fagiolo. "Quale
parte di PERFETTO, non capisci? L'Eden è un PARADISO. Per cui, il clima
non è nè troppo caldo nè troppo freddo. E' PERFETTO."
"Ma-" cercò di
protestare Shinobu, il torrido sole del deserto continuava a flagellare
su tutti loro.
"PERFETTO!"
la interruppe Mr. Fagiolo, gettando saliva dagli angoli della bocca.
Poi la fulminò con lo sguardo e domandò, "E cosa ne pensa del clima
qui, Signorina?"
Shinobu
aggrottò goffamente la fronte, ma quello che fece fu più chiedere che
rispondere, "Perfetto?"
La rabbia di
Mr. Fagiolo svanì improvvisamente e sorrise con foga. "Meraviglioso!"
esclamò.
"Sai, se ci
pensi ha senso, Shinobu," le sussurrò nell'orecchio Shutaro. "Questo è
l'Eden quindi non puoi aver caldo."
"Suppongo
di no," rispose Shinobu, pian piano convincendosi che fosse quella la
verità anche se potè ancora avvertire qualche gocciolina di sudore
colarle da dietro il collo.
"E lei che ne
pensa, giovanotto," disse allora Mr. Fagiolo, indirizzando Ataru. "Si
sta divertendo questa sera?"
"Sera? Ma
siamo in pieno giorno, " puntualizzò Ataru e Mr. Fagiolo fece una
smorfia.
"E' sera
perchè IO TI DICO che è sera!" gridò Mr. Fagiolo e Ataru si fece
piccolo. "Ora rispondi alla domanda!"
"Ma c'è il
sole, " persistette Ataru.
"No, non c'è,"
contestò Mr. Fagiolo.
"Si che c'è."
"No, non c'è."
"Si che-"
"Moroboshi!"
lo interruppe Shutaro. "Non essere idiota; certo che non c'è il sole."
"E' vero,
Tesoruccio," concordò Lamù. "Perchè Mr. Fagiolo dice che è così e non
penso che lui ci mentirebbe, vero, Mr. Fagiolo?"
"Certo
che no, Signorina," rispose Mr. Fagiolo con un sorriso caloroso. "Dopo
tutto, non si può mentire nell'Eden." Gesticò poi verso la landa
arida e desolata del deserto.
"Sentito,
Tesoruccio?" disse Lamù regalandogli un sorriso e cingendogli ancora di
più il braccio.
"Mmh...immagino
che sia vero," concordò Ataru. "E non ha mentito riguardo nessun'altra
cosa. Voglio dire, non fa caldo e questo è l'Eden e lui è indubbiamente
un uomo pollo, quindi suppongo voglia dire che sia anche sera."
Mr.
Fagiolo ghignò vittorioso e disse, "Ma basta parlare! Continuiamo con
il nostro spettacolo! Che ne dite di vedere gli elefanti?" e i quattro
esultarono eccitati.
Così Mr.
Fagiolo, l'uomo pollo - che alla fine non era davvero un uomo pollo -
si scostò di lato sotto
quel
brillante sole che ipoteticamente non era là a flagellare il cielo del
deserto, che di sicuro non era l'Eden, e i quattro osservarono lo
spettacolare circo di Mr. Fagiolo proseguire con esulti ed applausi,
tuttavia non c'era niente da vedere fatta eccezione per la sabbia
incandescente e l'aria torrida.
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Sesta (La Casa delle Cose Materiali)
Gli
occhi di Lamù luccicarono di meraviglia mentre osservava tutti i
differenti tipi di ninnoli e gingilli che venivano venduti quel giorno
al carnevale. Si spostò di bancarella in bancarella, i raggi
del
sole risplendevano su di lei e su tutti quegli scintillanti oggettini
che catturavano il suo interesse, sopraffacendola in tutto il loro
brillante splendore. La sua bocca si aprì in un gran sorriso e i suoi
occhi rifiutarono di battere le palpebre mentre osservavano tutti i
giochini meccanici muoversi, ognuno dei quali emetteva la propria
piccola melodia proveniente dal suo interno. Il vento agitava
le
campanelle poste sui cartelli delle diverse bancarelle per
attirare la gente, facendo godere a Lamù una loro propria melodia
mentre danzavano nel vento.
Ataru,
intanto, era solo qualche passo indietro da Lamù, che osservava con
curiosità un gruppetto di statuine di ceramica che rappresentavano i
componenti di un circo. Prese poi in mano un piccolo e luccicante
mastro circense rossovestito e ridacchiò iniziando a giocarci,
prendendo anche una delle statuine rappresentante un elefante ed
iniziando a muoverli sul bancone, canticchiando un motivetto
improvvisato durante il processo. Tuttavia, la sua mano immediatamente
urtò qualcuno dei leoni e degli acrobati, e lui sussultò quando
acciottolarono e caddero dal bancone. In panico, velocemente lasciò le
statuine che stava tenendo, che ticchettarono entrambe quando colpirono
il bancone, e cercò di raccogliere le statuine cadute, ma con l'unico
risultato di farne cadere altre.
Finalmente una
mano gli afferrò il
polso, allontanandone la mano dai giocattoli, e Ataru
impaurito alzò lo sguardo per vedere Shutaro che lo guardava in
cagnesco.
"Non sai leggere?" domandò animatamente Shutaro indicando bruscamente
uno dei cartelli della bancarella sul quale si leggeva, "Si è Pregati
di Non Toccare la Merce Esposta."
Poi
Shutaro ordinò, "Non toccare
più niente!" e Ataru rimpicciolì. Rilasciandogli di scatto il polso con
uno spintone, Shutaro oltrepassò Ataru, quest'ultimo si
incupì
sfregandosi il polso dolorante. Fece una smorfia a Shutaro, ma questi
stava già camminando via da lui, con la schiena rivolta
verso Ataru così da non poter vedere l'espressione seccata sul
viso del coetaneo. Allora Ataru, con riluttanza, iniziò a seguire gli
altri, infilandosi le mani in tasca e trascinando i piedi sullo sporco
sentiero, sempre con una smorfia sul volto mentre le statuine
continuarono a giacere in disordine sul bancone. Mentre Ataru
amaramente contemplò la merce esposta in qualcuna delle altre
bancarelle in uno dei numerosi mercatini del Carnevale Estivo di
Tomobiki, gli occhi curiosi di Lamù caddero su una piccola scatola
meccanica color blu e oro, i raggi del sole la colpivano in maniera
particolare, come per invitarla. Affascinata dalla sua semplice,
elegante bellezza, Lamù sollevò la mano destra verso di essa
accarezzandone gentilmente con le dita affusolate la superficie. Poi
alzò il minuto chiavistello della scatola e ponendo le mani sui due
lati del coperchio, lentamente e con attenzione lo sollevò, fino a che
esso non fu completamente alzato, rivelando il contenuto della scatola.
Gli
angoli della bocca di Lamù si curvarono verso l'alto in un lieve,
fanciullesco sorriso e il vento le ondeggiò pacificamente i capelli
mentre una piccola, benevola melodia le arrivò alle orecchie insieme
con la vista di cinque coppie di eleganti ballerini in miniatura,
quattro ai quattro angoli e una al centro, che piroettavano all'interno
della scatola; era un carillon - un bellissimo carillon, che ispirò un
infinito numero di sogni negli occhi di Lamù, la quale sollevò un dito
verso le due figurine che ballavano al centro e le toccò.
"Che
meraviglia," la voce di Shinobu le giunse da dietro e Lamù uscì dal suo
stato d'incanto, voltando la testa alla sua destra per vedere l'altra
ragazza in piedi di fianco a lei intenta a osservare il carillon. Dopo
aver riacquistato piena lucidità, Lamù annuì in risposta a Shinobu e
riportò lo sguardo sul carillon. Shinobu allora chiese esitante, "Tu
pensi che...se glielo chiedessi...Shutaro lo comprerebbe per me?" Lamù
alzò lo sguardo con un'espressione preoccupata, quel carillon le aveva
ormai catturato il cuore e Shinobu, realizzandolo, si affrettò ad
aggiungere, "Certo, se non lo vuoi già tu! Prendilo pure se ti piace."
Lamù,
agitandosi e con le guance scarlatte, scosse la testa. "No, no; va
tutto bene. Non lo volevo davvero comprare comunque, lo stavo solo
guardando."
"Sei sicura?"
le chiese Shinobu. Lamù fece un sorriso
fasullo e annuì. "Bhe, okay, allora." Shinobu sorrise felice, fissando
il carillon che sarebbe presto stato suo, prima di alzare la testa e
chiamare, "Shutaro!"
Lamù si
rattristò, i suoi piedi si
sollevarono da terra e indiscretamente fluttuò via da Shinobu
mentre Shutaro giunse al richiamo della ragazza, un'espressione
afflitta nei suoi occhi un tempo luccicanti. Le si spezzò il cuore
ancora di più intanto che osservò, a distanza, il viso di
Shinobu
illuminarsi di felicità quando Shutaro acquistò il carillon per lei.
"C'è
qualcosa che non va, Lamù? Mi sembri un po' giù," la voce di Ataru le
parlò improvvisamente e lei si voltò per vedere che lui la stava
fissando con un'espressione preoccupata.
Lamù
rapidamente gli fece un sorriso ed esclamò, "Oh, non è niente,
Tesoruccio!"
Ataru
non sembrò molto convinto, ma si limitò a corrucciare la fronte e
disse, "Bhe, se lo dici tu, Lamù..." e si allontanò, Lamù alzò una mano
verso di lui per chiamarlo, ma un senso di paura che avvertì nel ventre
la bloccò e il braccio le ricadde subito lungo il fianco.
Allora lei
appoggiò i piedi a terra, abbassando lo sguardo, e incrociò le mani
dietro la schiena mentre fissava il suolo. Poi, fece un triste sorriso
e con un sussurro dolce, ma anche amaro, disse a sè stessa, "Bhe, non
credo che Tesoruccio me l'avrebbe comprato, comunque..."
Lo
Pseudo-Premio di Mute Tartarughe Cantanti Va A...
Ataru sbattè
la mano sul suo pulsante.
"Si,
Signor Moroboshi!" esclamò Ryunosuke, indossando un lucente
abito
nero con cappello a cilindro annesso, in piedi
dietro il podio di presentatore di una sorta di gioco televisivo sul
quale vi era una grande scritta lampeggiante che diceva "
Gioco
delle Contraddizioni."
"Cento!"
rispose Ataru con un sorriso.
"Risposta
esatta!" dichiarò Ryunosuke mentre una campanella trillò. "Cinquanta
punti per il Signor Moroboshi!" ed il pubblicò applaudì.
"Mi
oppongo!" parlò Shutaro, che era uno dei quattro partecipanti al gioco
di quella serata, Lamù, Shinobu e Ataru erano gli altri tre.
Ryunosuke
si accasciò sul podio, appoggiandoci sopra il gomito e reggendosi il
mento con la mano, con un'espressione seccata e frustrata dipinta sul
volto. "Questa è l'UNDICESIMA volta che si oppone, Signor
Mendo."
"Ma
venti diviso cinque fa quattro, non cento," spiegò Shutaro. "Lo farebbe
se i due si moltiplicassero, hai capito il contrario." Ryunosuke emise
un sospiro esasperato. "Per l'ULTIMA volta, Signor Mendo - questo è il
Gioco delle CONTRADDIZIONI." Poi sospirò di nuovo e presentò la domanda
successiva prima che Shutaro potesse obiettare oltre. "Ora, per
cinquanta punti, cosa vi è nell'immediato est del Giappone?" Ora fu
Shutaro a premere il suo pulsante. "Si?"
"L'oceano
Pacifico, ovvio,"
rispose Shutaro con un sorriso compiaciuto e Ryunosuke scosse la testa
mentre un basso ronzio segnalò che la risposta non era corretta.
"Ho
paura che lei abbia sbagliato DI NUOVO, Signor Mendo," disse lei mentre
un deluso "Buuuu..." si alzò tra il pubblico. "Il che la fa ricadere
allo scioccante punteggio di meno seicento punti, segnando un nuovo
record per il punteggio più basso MAI RAGGIUNTO nel nostro piccolo
gioco televisivo!"
"Ma-" Shutaro
fece per protestare, ma Ataru lo
interruppe con una serie di sghignazzate. Shutaro gli lanciò
un'occhiataccia malevola, sbottando, "Stà zitto, Moroboshi!" che
ottenne come risultato quello di far semplicemente ridere Ataru più
forte.
Il pulsante di
Lamù suonò e questa alzò la mano, ansiosa di avere la parola.
"Si, Signorina
Lamù!" esclamò Ryunosuke, lieta di aver evitato un'altra obiezione da
parte di Shutaro.
"La risposta è
la Cina!" dichiarò eccitata Lamù e la campanella trillò vittoriosamente.
"Risposta
esatta!" un'ovazione si sollevò dal pubblico e Lamù sorrise. "Sono
altri cinquanta punti per lei, Signorina Lamù! Lei è ora seconda con
trecento punti seguita dalla Signorina Miyake con duecentocinquanta
punti. Il Signor Moroboshi rimane ancora in testa con un punteggio di
quattrocento punti, ma siete ancora tutti in gara a questo punto!"
"Ma...a
est del Giappone c'è l'Oceano Pacifico," protestò Shutaro, subito dopo
si sporse di lato per poter sussurrare a Shinobu, "L'Oceano Pacifico E'
a est del Giappone, vero?"
Shinobu annuì,
"Si, ma questo è il Gioco
delle Contraddizioni; devi per forza rispondere il contrario. Sai,
rispondere sbagliato. Dato che ovest è l'opposto di est e la Cina è a
ovest del Giappone, la risposta era Cina." Shutaro sembrò ancora
confuso e afflitto da questo, ma cessò di interrogare shinobu in merito.
"Okay,
prossima domanda!" esclamò Ryunosuke. "Cos'è-" una sirena suonò
all'improvviso, interrompendola e Ryunosuke disse bruscamente, "E quel
suono indica che il tempo è scaduto!" gemiti delusi provennero dal
pubblico, ma Ryunosuke semplicemente sorrise. "Ma ora è il momento di
annunciare il nostro vincitore e consegnare a lui - o a lei - il suo
premio!" Allora il pubblico esultò con eccitazione. "Siete pronti?" il
pubblico esultò ancora più forte. "Bene, allora! Lo pseudo-premio di
mute tartarughe cantanti va a..."
Ataru sorrise
con foga, ansioso di
ricevere il suo premio. "Mute tartarughe cantanti?" sussurrò intanto in
confusione Lamù a Shinobu mentre iniziò un rullo di tamburi, questa
fece semplicemente spallucce e Shutaro grugnì in sdegno alla ridicola
nozione di 'mute tartarughe cantanti'.
"Shutaro
Mendo!" esclamò
Ryunosuke, un turbinio di applausi esplose dal pubblico, e
l'espressione
di Shutaro cambiò da rabbiosa a sorpresa.
La bocca di
Ataru,
intanto, si spalancò in orrore. "Ehi, un momento!" esclamò
immediatamente Ataru in protesta. "Pensavo avessi detto che io ero in
testa! E che Mendo avesse il punteggio più basso di tutti!"
"Esatto!"
dichiarò Ryunosuke. "Ed è per questo che è il Gioco delle
Contraddizioni; il vincitore è in realtà il perdente!"
"Ma
non è giusto!" protestò Ataru, ma fu ignorato, gli applausi del
pubblico e la squillante e fastidiosa musichetta del gioco televisivo
lo sommersero.
"Quindi...dov'è
il mio premio, allora?" domandò Shutaro, ancora un po' incredulo,
cercandolo con lo sguardo per il palco.
"Non c'è
nessun premio," rispose Ryunosuke.
Shutaro allora
aggrottò le sopracciglia. "Ma hai appena detto-"
Interrompendolo
con sonoro, esasperato sospiro, Ryunosuke gridò, "Fermate la musica!"
La musica cessò all'improvviso e l'esultante pubblico svanì
di
colpo.
"Che fine ha
fatto il pubblico?" urlò Ataru freneticamente,
indicando il nulla che si trovava ora di fronte a loro con un
dito
tremante.
"Non c'è mai
stato nessun pubblico," replicò Ryunosuke a
denti stretti. "Era tutto una semplice illusione." i quattro si
scambiarono occhiate confuse.
"Ma...perchè?"
domandò Shinobu.
"E per quanto
riguarda il mio premio?" aggiunse Shutaro.
Ryunosuke
scosse la testa. "Okay, vediamo se riesco a spiegarvelo; questo è - o
meglio, era - il Gioco delle Contraddizioni. Perciò, ogni qual volta io
dico qualcosa, in realtà intendo l'opposto. Quindi, quando ho detto che
c'era un premio, voleva dire che non c'era. E quando ho detto che
questo era un gioco televisivo, non potuta essere davvero un gioco
televisivo, altrimenti non sarebbe stata una contraddizione, e perciò
non poteva esserci un vero pubblico. Avete capito?"
"Non
proprio..."
rispose onestamente Ataru per sè stesso e per gli altri confusi tre e
Ryunosuke roteò gli occhi, un ringhio frustrato le sorse dalla gola.
"Siete
tutti stupidi o cosa?" domandò. "Era solo un mucchio di MENZOGNE!
Cribbio, quand'è che voi quattro avrete intenzione di crescere e
realizzare che solo perchè qualcuno vi dice qualcosa o perchè vedete
qualcosa non significa necessariamente che quel qualcosa sia reale?" I
quattro ora aggrottarono lievemente le sopracciglia in disappunto,
tuttavia non erano ancora sicuri di cosa stesse esattamente parlando
Ryunosuke.
Ryunosuke
allora si calmò un po' e disse, "Okay, prendete me, per esempio."
"Te?" chiese
Shinobu.
"Si,
me," confermò Ryunosuke. "Io sembro un ragazzo, giusto?" i quattro
annuirono. "E parlo come un ragazzo, giusto?" i quattro annuirono di
nuovo. "E mi comporto come un ragazzo, giusto?" i quattro annuirono
un'altra volta. "Ma questo significa che sono un ragazzo?" Ataru, Lamù,
Shinobu e Shutaro esitarono tutti a questa domanda, scambiandosi
occhiate tra di loro, cercando disperatamente la risposta corretta.
Ryunosuke sospirò, spazientendosi, e rispose per loro, "NO, questo NON
significa che sono un ragazzo. Posso apparire, parlare e comportarmi
come un ragazzo, ma TECNICAMENTE io sono una ragazza, non importa come
la si veda, e non si può cambiare quello che si è veramente, anche se a
volte può sembrare possibile. Giusto? Giusto."
"Quindi...è
una cosa
simile a quel detto di non farsi ingannare dalle
apparenze...all'incirca?" domandò Lamù docilmente, ma Ryunosuke sorrise.
"
Esattamente!" esclamò. "E la stessa cosa va applicata a quello che vi
dicono gli altri; non potete credere a tutto. Molte delle cose che vi
dicono potrebbero essere menzogne, persino le cose che vi sentite dire
da voi stessi."
I quattro si
imperplessirono, ancora insicuri su
cosa stesse intendendo Ryunosuke, ma lei voltò semplicemente loro le
spalle, aveva uno sguardo serio negli occhi mentre fissava le tenebre
che ora erano al posto del pubblico. "Dovete cercare di capire quale
sia la verità - la reale verità - per voi stessi," disse loro "E
ricordatevi quel che ho detto, altrimenti, non penso che nessuno di voi
riuscirà mai a uscire da qui."
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Capitolo 5 *** Episodio 4: Un Altro Clichè, Prego ***
Per
Achille88: in effetti è vero Achille, i capitoli sono molto lunghi.
Penso che sia una caratteristica delle fanfiction americane , dato che
nei vari siti ho trovato molto raramente fanfictions nelle quali i
capitoli avessero una lunghezza inferiore alle sei o sette pagine di
Word. Avevo considerato la possibilità di suddividere i vari capitoli,
ma ne avrebbe risentito l'impatto emotivo del passaggio da una
situazione all'altra. In più, non sarei stato fedele al testo originale.
Per Kitsune no
Pao: anche tu hai ragione Kitsune, il linguaggio e le reazioni
utilizzate dai personaggi sono molto aulici, ma questo serve solo a
sottolineare la precarietà e l'instabilità dei sentimenti che provano
gli uni verso gli altri.
Per
enfatizzare i sentimenti che legano i vari personaggi (soprattutto
quelli negativi) che nei capitoli futuri verranno minuziosamente
analizzati. In quanto "Torna da me...Tesoruccio" si tratti di una
fanfiction psicologica e basata sulle emozioni che provano i quattro
protagonisti.
Per gli altri
che stanno leggendo la storia mi raccomando, recensite, recensite!!!XDXD
Episodio
4: Un Altro Clichè, Prego
Sottotitolo:
(Relazione, Prima Parte: Il Problema del Romanticismo)
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Settima (Coppia Uno: Shinobu e
Shutaro)
Shinobu
e Shutaro sedevano ad un piccolo tavolo nel cortile esterno del
carnevale, che era allestito con bancarelle che vendevano cibarie, il
sole del
tardo pomeriggio splendeva lucente su di loro mentre aspettavano che
Lamù e Ataru ritornassero con la cena per tutti e quattro. Shinobu
tirò fuori il suo carillon nuovo d'acquisto e osservò con un sorriso
sognante le coppie di ballerini che danzavano la suono della dolce
melodia, mentre Shutaro scrutava il punto dove Lamù e Ataru stavano in
piedi in fila, annoiato e affamato.
"E' davvero
adorabile,"
commentò Shinobu. "Non pensi, Shutaro?" Quando non ricevette risposta,
guardò verso di lui e corrugò la fronte non appena notò lo sguardo
apatico nei
suoi occhi mentre fissava la folla circostante. Lei gli diede un
colpetto e ripetè, "Shutaro?"
"Oh, si,
adorabile," rispose rapidamente
Shutaro voltando subito lo sguardo verso di lei, sfoggiando un
affascinante sorriso. Ricomponendosi, aggiunse, "Sono lieto che ti
piaccia, Shinobu."
Shinobu si
sforzò di sorridergli e disse, "Grazie per avermelo comperato."
"Non
c'è di che; la tua felicità è il migliore dei ringraziamenti," rispose
lui sempre con il suo avvenente sorriso sul volto, poi riportò
gli occhi sulla folla, brontolando, "Chissà perchè quell'idiota di
Moroboshi ci sta mettendo così tanto..."
Osservando
sconsolata
Shutaro, il cui interesse per lei era rapidamente svanito
- sempre
che ce ne fosse stato - Shinobu abbassò lo sguardo nuovamente sul suo
carillon con improvvisa malinconia. Seguì uno scomodo silenzio nel
quale Shinobu attese che Shutaro dicesse qualcosa, ma la mente di lui
sembrava essere altrove, in particolare su pensieri riguardanti il
cibo, e la ragazza si ritrovò ad avvilirsi ancora di più. Tuttavia
cercò
di vivacizzarsi e si raddrizzò sulla sua sedia, pronta a far
conversazione. "Questa sarà la nostra ultima estate tutti insieme
prima del diploma; riesci a crederci, Shutaro?"
"Eh?" Shutaro
si
girò nuovamente verso di lei sentendosi chiamare per nome e, dopo un
momento speso ad afferrare quello che gli aveva appena detto, rispose,
"E' vero...me ne ero quasi dimenticato..."
"Sono
terrorizzata al solo pensiero di dover affrontare
quelle prove di ammissione all'università a Gennaio; ho
sentito dire che
sono davvero difficili e-" Shinobu si fermò, tuttavia, constatando che
Shutaro non le stava prestando attenzione. Notando l'annoiato broncio
sul suo viso, Shinobu si imbronciò a sua volta e, lasciandosi ricadere
sullo schienale della sua sedia, portò lo sguardo verso le proprie
mani adagiate in grembo. Dopo qualche altro momento di silenzio,
Shinobu domandò piano, "Shutaro?"
"Si, Shinobu?"
"Sei
sicuro che ti stai divertendo?" chiese Shinobu. "Lo so che hai detto di
si, ma...insomma... mi sembri piuttosto annoiato, ecco tutto."
"Bhe...Io..."
balbettò Shutaro, fissandola con incertezza. Cercò tuttavia di farle
un altro sorriso, e disse, "Ma certo che mi sto divertendo, Shinobu."
"Veramente?"
insistette Shinobu sollevando gli occhi verso i suoi. "Perchè se non ti
stai divertendo, possiamo sempre andarcene, se preferisci, Shutaro, non
importa."
"Non
essere sciocca, Shinobu," rispose Shutaro con una risata spensierata,
un largo sorriso e occhi brillanti. "Desidero restare." Shinobu sorrise
felice a questa dichiarazione. Poi, dopo una pausa, lui aggiunse,
"Inoltre Lamù vuole vedere i fuochi d'artificio, e non potrei deluderla
di certo." Shutaro distolse lo sguardo da lei e tornò a fissare la
folla, mentre il sorriso di Shinobu cadde, il suo cuore spezzato.
"Lamù?" chiese
lei con occhi disperati.
Shutaro
si limitò ad annuire con aria distante, ma tornò a guardarla
leggermente preoccupato. "Perchè? C'è qualcosa che non va, Shinobu?"
Le
guance di Shinobu arrossirono, ma lei subito chiuse gli occhi e scosse
la testa. "Oh, no, non è niente!" esclamò girandosi sulla sua
sedia in modo da non doverlo guardare negli occhi. Shutaro aggrottò le
sopracciglia, piuttosto confuso, ma prima che potesse domandarle
qualcos'altro, Shinobu cambiò frettolosamente argomento. "Allora, in
quale università stai pensando di andare? Forse in una nei pressi di
Tokyo...?"
"Oh...uhm..."
Shutaro sul subito esitò, preso alla sprovvista dall'improvviso cambio
di topica.
"O
probabilmente proprio l'Università di Tokyo, giusto?" Shinobu rispose
per lui, guardandolo ora con sorriso entusiasta. "Voglio dire, tu sei
così ricco e così intelligente che ti ammetteranno di sicuro;
dev'essere sicuramente lì che andrai."
Shutaro
sorrise e rispose, "Attualmente, stavo pensando di andare a studiare in
un'università in America..."
Shinobu
sentì il suo cuore fermarsi e improvvisamente trovò difficile
continuare a respirare. "Oh...davvero?" Shutaro annuì. "Ma...non
è...lon...tanissimo?"
Shutaro diede
una scrollata di spalle. "Suppongo di si; perchè me lo chiedi?"
"Ecco,
io-" Shinobu si sforzò di ridere mentre si sfregava la nuca. "E' solo
che è
buffo pensare a te che te ne vai in America mentre tutto il
resto di noi rimarrà qui..." La sua risata presto si spense lasciando
il posto
alla tristezza, Shinobu si morse il labbro. "Uhm...non ti mancheranno
tutti, Shutaro, standotene così lontano?"
"Non proprio,"
rispose Shutaro con noncuranza.
" Nessuno
NESSUNO?" insistette Shinobu sporgendosi verso di lui, fissandolo con
occhi speranzosi.
"Non penso..."
rispose onestamente Shutaro, smorzando la frase per ponderare la
domanda con più attenzione.
Shinobu,
intanto, emise un sospiro frustrato e si lasciò ricadere sullo
schienale della sedia con un'espressine di amara stizza sul volto.
Lanciò un'occhiataccia al carillon per qualche secondo, come se ne
fosse improvvisamente disgustata, e rimarcò freddamente, "Bhe, immagino
che se non altro potrai conoscere un sacco di ragazze americane là, "
Detto questo,
chiuse bruscamente il coperchio del carillon.
Il
Carnevale Estivo di Tomobiki, Parte Ottava (Coppia Due: Ataru e Lamù)
"Sembra
che questa bancarella non venda nient'altro che ramen e sake," notò
Lamù ispezionando il menù appeso alla parete della bancarella.
Ataru
corrugò la fronte in disappunto. "Bhe, non possiamo certo andarcene e
metterci in coda ad un'altra bancarella; abbiamo già aspettato
abbastanza."
"Immagino che
Shinobu e Shutaro ci stiano
aspettando..." pensò ad alta voce Lamù. Subito dopo esibì un sorriso
eccitato e disse, "Inoltre, ci sono così tante altre giostre che
dobbiamo ancora provare! Come il carosello e-"
"Ti ho già
detto
che non ho intenzione di andare sul carosello," si rifiutò Ataru. "E
una
giostra per bimbetti e femminucce, ed è anche tremendamente noiosa."
Intristitasi
leggermente, Lamù provò a insistere ancora, "Ma, Tesoruccio, sarebbe
solo per pochi minuti. E io davvero-"
"E allora
vacci da sola, se proprio non puoi farne a meno," la interruppe Ataru.
Lamù
gli lanciò un'occhiataccia e fece per gridargli contro, ma in quel
momento una voce familiare parlò, "Cosa prendete?" Allora Lamù e Ataru
guardarono di fronte a loro e videro Ryunosuke in piedi dietro il
bancone.
"Oh, ciao
Ryunosuke!" disse Lamù, la sua rabbia venne rimpiazzata da
un'espressione sorridente. "Cosa ci fai qui?"
"Papà
ha deciso di aprire un'attività qui per l'estate, dato che il negozio a
scuola è chiuso" rispose Ryunosuke gesticolando in direzione di suo
padre che stava cucinando nel retro.
"Oh, bhe, è
una bella cosa," rispose Lamù e Ryunosuke diede semplicemente un'alzata
di spalle.
"Allora,
posso prendere il vostro ordine o no?" chiese poi
impazientemente,
appoggiando il gomito sul bancone e tenendosi il mento con la mano.
"Oh...uhm...prendiamo
tre scodelle di ramen e tre sake," decise Ataru, guardando il menù per
un'ultima volta.
"Tesoruccio!"
esclamò Lamù fissandolo severamente.
Ataru roteò
gli occhi, ma sospirò e con riluttanza modificò la sua ordinazione, "E
VA BENE...daccene quattro di ognuno..."
Ryunosuke
annuì e poi chiamò "Quattro ramen e quattro sake!" Dopodichè si voltò
verso Ataru e disse "Sono 1,800 yen."
Ataru
aggrottò le sopracciglia estraendo il portafoglio, tirò fuori gli yen e
brontolò, "Non capisco perchè devo pagare io per tutti...specialmente
per Mendo..."
"Bhe,
Tesoruccio, lui ha pagato il nostro ingresso al
carnevale, e per tutti noi per vedere la signora Wazuka Nozomi
Suzambo III, e per tutto il resto del cibo che abbiamo mangiato oggi.
Penso che il minimo che tu possa fare sia offrire a lui e al resto
di noi una cenetta economica."
"Economica?!"
domandò Ataru "Per te 1,800 yen è economico?!" Sbattè poi gli yen sul
bancone e Ryunosoke iniziò a contarli.
"Bhe, per
tutti noi quattro assieme..." commentò Lamù con un broncio.
"Idiota!
Muoviti con quell'ordine!" Ryunosuke gridò a suo padre, interrompendo
momentaneamente la loro disputa, e sia Ataru che Lamù si fecero piccoli
di fronte all'ira sul suo volto. Lei tornò a voltarsi verso di
loro, dicendo, "La vostra ordinazione DOVREBBE essere pronta entro
breve. Ecco il vostro resto."
Ataru, però,
le sorrise maliziosamente e le afferrò la mano, dicendo, "Che ne dici
se ti tieni il
resto e io ti porto fuori stasera, dopo il carnevale?" Ridacchiò
maliziosamente.
Ma Ryunosuke
ringhiò con ferocia e strinse gli
occhi. "Idiota!" urlò lei, dandogli un pugno in faccia, facendolo
volare all'indietro, seguito immediatamente da Lamù che gli diede uno
schiaffone dietro la testa, sbraitando, "Tesoruccio!" e lui venne
riproiettato
dolorosamente in avanti, sbattendo la fronte contro il bordo del
bancone.
"Au..."
gemette lui.
"Ecco la
vostra ordinazione," disse
allora Ryunosuke, appoggiando il vassoio con il cibo sul
bancone così che Lamù lo
potesse prendere. "Buona serata."
"Grazie!"
rispose Lamù, il sorriso
ritornatole sul viso mentre prendeva il vassoio con una mano. Dopodichè
tirò su Ataru afferrandolo per il braccio con l'altra, dicendogli,
"Andiamo,
Tesoruccio."
Tiratosi
finalmente in piedi, Ataru si tolse la polvere dai pantaloni e si
affiancò a Lamù mentre iniziarono ad avviarsi attraverso la folla per
ritornare al
loro tavolo. Ataru si mise le mani in tasca e chiese casualmente, "Ehi,
Lamù."
"Si,
Tesoruccio?"
"Perchè vuoi
andare a tutti i costi sul carosello?" domandò.
Lamù
fece spallucce. "Non lo so, penso solo che sia bellissimo." Poi
sorrise e aggiunse, "Inoltre gli unicorni hanno le corna, come me."
"Bhe,
è un ragionamento stupido; non sono neanche veri unicorni," rispose il
ragazzo con noncuranza e Lamù si rabbuiò, i suoi occhi colmi di
tristezza. Ma subito la sua depressione si trasformò in rabbia, anche
se i suoi occhi mantennero un'espressione ferita.
"Tesoruccio,
perchè devi
essere sempre così cattivo?" domandò Lamù, i suoi occhi feriti
trafissero quelli di Ataru, prima di voltarsi bruscamente da lui, i
suoi
capelli frustarono l'aria, e lo lasciò indietro, volando verso il
tavolo.
"Aspetta!
Lamù!" Ataru la chiamò sollevando una mano verso
di lei, poi fece una smorfia infilandosi di nuovo le mani in tasca. "Ma
perchè deve sempre prendere tutto così sul personale?" brontolò Ataru
con rabbia, insicuro però se dirigerla verso Lamù o verso sè stesso.
Intanto,
Lamù raggiunse il tavolo, sbattendoci sopra il vassoio con stizza,
rovesciando un paio di scodelle di ramen, e incrociando
veementemente le braccia prese posto su una sedia di fronte a
Shutaro e Shinobu. Sia Shutaro che Shinobu si fecero perplessi alla
vista dell'espressione irritata sul viso di Lamù.
"Lamù, ti
senti bene?" domandò Shinobu.
"Sto bene,"
insistè Lamù, tuttavia la collera era evidente nel suo tono di voce.
"Se
quell'idiota di Moroboshi ti ha fatto arrabbiare-"
"Io
non ho fatto niente," Shutaro venne interrotto da Ataru non
appena
questi raggiunse il tavolo. "Sta solo facendo un'altra scenata per
quello stupido carosello sul quale NESSUNO vuole andare." Shinobu e
Shutaro aggrottarono perplessi le sopracciglia a questo e Lamù, per
tutta risposta distolse il suo sguardo testardo da Ataru. Il ragazzo
prese posto di fianco a lei, tuttavia Lamù si discostò intenzionalmente
da lui, allontanando di un poco la propria sedia dalla sua.
"Oh,"
commentò Shinobu facendo del suo meglio per sorridere, sporgendosi
in avanti per prendere una delle scodelle di ramen e un sake per sè. E,
osservando Lamù, la cui rabbia e disappunto erano decisamente
evidenti, continuò, "Bhe...sono sicura che possiamo trovare altre
giostre che ti piaceranno e sulle quali potremo andare oltre che al
carosello, Lamù..."
Fu allora che,
nell'atto di avvicinare il cibo
verso di lei, il gomito di Shinobu urtò accidentalmente il suo
carillon. Il carillon cadde lentamente dal tavolo, come se lui stesso
cercasse di rimanerci attaccato, scivolando verso il suolo, non appena
colpì il pavimento di pietra ci fu un forte, acuto sferragliare di
corde che si scontrarono tra di loro, l'ultimo suono che il
carillon avrebbe mai emesso. La ceramica si fracassò, il cardine del
coperchio si ruppe e il fondo si spezzò in due, mentre le teste dei due
ballerini al centro si scheggiarono e si staccarono dai corpi.
Il
silenzio calò sui quattro ragazzi mentre Shutaro, Ataru e Lamù si
alzarono in piedi per vedere il carillon caduto che ora giaceva ai
piedi di
Shinobu, l'irritazione sul viso di Lamù fu immediatamente sostituita
dal suo dolore. Rimasero lì a fissare i resti del carillon con bocche
aperte per l'incredulità e occhi spalancati colmi di rimorso per quello
che una volta era il bel carillon.
Ma nessuno di
loro ebbe il cuore spezzato come Lamù.
Il
Dilemma del Carillon
I
quattro ragazzi sedevano all'aperto sorseggiando tè e ridendo
allegramente mentre i tiepidi raggi del sole cadevano gentilmente su di
loro. Lamù e Shinobu erano abbigliate come gentildonne del
sud-America, con ombrellini parasole, ricchi cappellini e sontuosi
abiti abbinati ad essi, mentre Ataru e Shutaro erano abbigliati come
gentiluomini del sud-America, con lunghi completi muniti di giacche,
cappelli a cilindro e guanti bianchi. Le due ragazze sedevano
delicatamente con le gambe incrociate alle caviglie, portando le tazze
di tè alle loro labbra meravigliosamente tinte con mani d'avorio,
mentre i due ragazzi sedevano con le gambe incrociate alle ginocchia,
portandosi le tazze alle labbra con una mano sola, l'altra poggiata
elegantemente in grembo. Sembrava come se appartenessero ad un altro
tempo e luogo - in particolare al tardo 1800, in un'affluente
piantagione della metà meridionale dell'America.
"Devi
narrar loro la storia che mi hai raccontato," Shutaro stava dicendo a
Shinobu poggiando la sua tazza sul tavolino della veranda. "Quella che
mi hai detto ieri mattina." Lui poi si voltò verso Lamù ed Ataru e
disse, "E' una storia così interessante; adoro sentirgliela raccontare."
"Shinobu
rise poggiando anche lei la tazza sul tavolo. "Ma Shutaro, tesoro, ti
ho già raccontato quella storia cinque volte! Non puoi davvero volerla
sentire di nuovo." Spiegò poi ulteriormente, per Lamù e Ataru,
"Vedete, mi chiede di raccontarla sempre più spesso. Non so perchè,
davvero; non è tutta quella meraviglia."
"Oh, Shinobu,
sei troppo
modesta!" insistè Shutaro. "Io penso che sia una storia fantastica! E
amerei sentirtela raccontare di nuovo!"
"Ma oramai
suonerebbe noiosa per te."
"Potrei
sentirtela raccontare un migliaio di volte senza esserne mai annoiato!
Niente di quello che dici potrebbe mai annoiarmi," continuò Shutaro con
un sorriso e Shinobu sorrise umilmente, le sue già
rosee guance si accesero ancora di più. "Ora, ti prego,
raccontala
di nuovo."
Shinobu fece
una risatina imbarazzata. "Oh, Shutaro..."
"Ancora tè,
Lamù, amore?" Ataru offrì sorridente, sollevando la teiera.
"Oh, posso
versarmelo io stessa, Tesoruccio; non c'è bisogno che ti disturbi," gli
disse Lamù, ma Ataru scosse la testa.
"Solo
uno zoticone permetterebbe alla propria donna di versarsi il tè da
sola,"
disse lui versando il tè nella tazza bianca di Lamù, e aggiunse, "Un
gentiluomo, invece, esaudisce ogni desiderio della sua donna,
specialmente se è una donna della tua squisitezza."
Lamù gli fece
un sorriso, arrossendo, e disse, "Grazie, Tesoruccio," prendendo un
sorso del suo tè appena versato.
"Oltretutto,
Shutaro, non abbiamo ancora dato loro la buona notizia,"
rispose allora dolcemente Shinobu, e Ataru diede loro uno sguardo
interrogativo.
"Buona
notizia?" domandò e Lamù, anch'essa, voltò gli occhi verso di loro con
curiosità.
"Shinobu
fece una risatina mentre Shutaro ora sorrideva con orgoglio ed
eccitazione circondando le spalle di Shinobu con il proprio braccio.
"Glielo dico io, o lo vuoi dire tu?" chiese lui.
"Diglielo tu,
caro."
Il
suo sorriso si allargò guardando nuovamente Ataru e Lamù. "Shinobu e io
ci sposiamo." "Vi sposate?" Lamù domandò entusiasta e Shinobu annuì,
lacrime di felicità le vennero agli occhi. Lamù emise un gridolino
di eccitazione, unendo le mani insieme ed esclamando, "Oh, è
semplicemente meraviglioso! Quando te lo ha chiesto?"
"La scorsa
notte," rispose Shinobu, tutta sorridente. "E' stato così romantico!
Eravamo davanti alla fontana nel cortile. Oh, e l'anello!" porse la
mano verso Ataru e Lamù per mostrar loro l'immenso anello con diamante
che le luccicava al dito.
"E'
magnifico!" dichiarò Lamù, unendo le mani insieme contemplando
l'anello, soggiogata dalla sua brillante radianza.
"Che anello!"
concordò Ataru.
"Pensiamo di
sposarci ad inizio autunno," disse loro Shinobu, riuscendo con
difficoltà a contenere l'eccitazione.
"Non
vedo l'ora," disse Shutaro, sorridendo anch'egli e afferrando la mano
libera di Shinobu, Ataru e Lamù continuarono a studiare il diamante sul
dito dell'altra. "Sarà meraviglioso."
"E bambini!"
esclamò Shinobu. "Non vedo l'ora di avere dei bambini dopo la
cerimonia. Ne avremo come minimo due o tre!"
"Facciamo pure
quattro o cinque!" aggiunse Shutaro con un'allegra risata.
"Congratulazioni
a entrambi," disse allora Ataru, sollevando la sua tazza, "Credo che un
brindisi sia d'obbligo, non pensi Lamù?"
"Lamù annuì e
sollevò
anch'ella la sua tazza. "A Shutaro e Shinobu e al loro felice
fidanzamento, e ad un ancora più felice matrimonio."
"Alla salute,"
convenne Ataru.
"E
alla mia bellissima fidanzata," disse Shutaro, sollevando la propria
tazza con una mano e alzando il mento di Shinobu con l'altra così che i
loro occhi potessero incontrarsi. "Che presto diverrà la mia bellissima
moglie e la bellissima madre dei miei figli."
"Alla salute,"
ripetè Ataru e i quattro bevvero il loro tè.
Poggiando
la sua tazza, Shutaro esibì un sorriso e rimarcò, "Ora l'unica domanda
è, quand'è che Moroboshi avrà intenzione di proporsi, mmh?"
"Oh, si!"
concordò Shinobu. "Sarebbe tempo ormai."
Sia
Lamù che Ataru sorrisero timidamente, i loro visi arrossirono, e Ataru
rispose, "Presto, presto," versandosi un'altra tazza di tè. "Voglio che
sia una sorpresa, dopo tutto. E ora, dopo aver visto l'anello che hai
regalato a Shinobu, Mendo, sarà dura trovarne uno che possa reggere il
confronto." Si portò la tazza alle labbra e prese un altro sorso mentre
gli altri tre risero.
Lamù allora
strinse il suo braccio attorno a
quello di Ataru e lo guardò sorridente e con occhi colmi d'amore. "Oh,
Tesoruccio, lo sai che non ho bisogno di un anello così grande! Non ho
bisogno neanche di un anello; l'unica cosa di cui ho veramente bisogno
sei tu."
Ataru
semplicemente le sorrise in rimando, scostandole una
ciocca di capelli gentilmente dietro l'orecchio con un dito. "Lo so,
cara; ma desidero fartene avere uno. E uno grande come quello." Il suo
sorriso si trasformò in un ghigno giocoso e poi aggiunse, "Inoltre, che
divertimento ci sarebbe se non ti facessi aspettare un poco?" Lamù gli
fece una risatina e Ataru le diede un bacio sulla fronte subito prima
che lei appoggiasse la testa sulla sua spalla.
"Al momento,
sarebbe
meglio che iniziassimo ad avviarci. Sono già le cinque passate,"
Shutaro disse loro alzandosi e guardando il proprio l'orologio.
"Di
già?" chiese Shinobu leggermente preoccupata, guardandolo. "Faremo
tardi al ballo." "Non ti preoccupare, Shinobu," le disse Shutaru
prendendole il braccio e aiutandola gentilmente ad alzarsi. "E' sempre
di moda arrivare in ritardo a questo genere di eventi."
E
così i quattro ragazzi arrivarono con un leggero ritardo al ballo,
com'era di
moda, secondo il suggerimento di Shutaro, e furono calorosamente
accolti dagli altri ospiti, specialmente Shutaro e Shinobu che furono
coperti di congratulazioni e buoni auguri come coppia di novelli
fidanzati del ballo. Intanto, mentre la felice coppia chiacchierava
riguardo il loro fidanzamento novizio a circa una dozzina di ospiti che
presto li circondarono, Lamù si trovava in piedi ad osservare la sala
da
ballo con una sorta di romantico stordimento. L'orchestra si esibiva in
un'elegante sinfonia mentre gli uomini e le donne danzavano
graziosamente sul
pavimento di marmo, i loro abiti ondeggiavano al ritmo delle loro
piroette e la luce degli immensi candelieri sopra di loro brillava
come riflessi di oro e diamanti. Lamù sorrise, i suoi capelli pettinati
con
un'acconciatura ondulata, e canticchiò al ritmo della melodia
dell'orchestra, stando a fianco del tavolo del buffet e prendendo un
sorso dal suo bicchiere di vino, che reggeva nella sua mano guantata,
coperta da un guanto di seta bianca. Dopo un momento, tuttavia, battè
le palpebre uscendo bruscamente dalla sua trance e si guardò attorno
confusa.
"Dov'è
Tesoruccio?" si chiese ad alta voce e lentamente si
avviò lungo il corridoio che separava la pista da ballo dal tavolo del
buffet, in cerca del ragazzo. Presto lo intravide, a pochi metri di
distanza, circondato da tre belle donne, il corpo di Lamù si irrigidì e
il suo cuore si intorpidì.
"Gradirebbe
ballare con me, Mr. Moroboshi, signore?"
"O con me, Mr.
Moroboshi, signore?"
"O con me?"
La
bocca di Lamù si aprì per la paura, ma non riuscì a pronunciare
verbo. Tuttavia, Ataru si limitò a sorridere alle tre donne e rispose,
"Mi dispiace, ma temo di aver conservato tutti i miei balli
di stasera per Lady Lamù." poi si voltò ed estese la sua mano
verso di lei, i
suoi occhi calorosi e il suo sorriso colmo d'amore.
Lamù tirò un
sospiro di sollievo. Poi ricambiò il sorriso di Ataru e posò il suo
bicchiere di vino sul tavolo del buffet, appena prima di sollevare il
bordo dell'abito da terra e camminare verso di lui. Quando lui la
raggiunse, le circondò il braccio con il proprio e i due ragazzi si
diressero elegantemente verso la pista da ballo. Una volta raggiuntone
il centro, proprio al di sotto del candeliere più grande, si
separarono, Ataru si tolse il cappello esibendosi in un
inchino
mentre lei gli offrì una riverenza. A quel punto, entrambi sorridendo
piacevolmente, si presero l'un l'altra e iniziarono a danzare insieme.
"Tesoruccio,
sei un magnifico ballerino," commentò Lamù mentre volteggiavano per la
pista da ballo.
"Solo
perchè sto danzando con te, Lamù, mia cara," rispose Ataru con un
affascinante sorriso, "La più graziosa, la più elegante, la più bella
di tutte le donne della festa di stasera. Sei incantevole."
"Oh,
Tesoruccio..." rispose modestamente Lamù, tuttavia sorridendo,
appoggiando la testa sulla spalla di Ataru mentre danzavano.
"Lamù, mia
bellissima Lamù."
"Si,
Tesoruccio?"
"Ti amo."
Lamù
smise di danzare e sollevò la testa con un sorriso entusiasta, pronta a
ricambiare la dichiarazione. "Anch-"
Ma qualcosa
dentro di lei scattò
non appena guardò Ataru, che la fissava con occhi affascinanti e
sorridendo gentilmente, e realizzò che c'era qualcosa di terribilmente
sbagliato. Le braccia di Lamù improvvisamente si staccarono da Ataru e
il sorriso le svanì di colpo dal viso mentre indietreggiò lontano da
lui studiandolo in atterrita confusione. Ricordi di ataru le
ritornarono alla mente - che le versava da bere, che la baciava sulla
fronte, che estendeva la propria mano verso di lei - per lei - per
danzare, e anche se era buono e gentile, allo stesso tempo vi
era
qualcosa di terrificante in tutto questo.
Ataru, con
un'espressione
preoccupata, fece un passo verso di lei, chiedendo, "Lamù, che ti
succede?" Ma Lamù indietreggiò impaurita, scuotendo la testa e
portandosi una mano chiusa sul petto per proteggersi da lui. Ataru
battè le palpebre confuso e chiese nuovamente, "Lamù...?"
Gli occhi
spaventati di lei incontrarono quelli confusi di lui e, rabbrividendo,
Lamù deglutì nervosamente, il cuore le sprofondò nel petto mentre
rispose con voce tremante, "Tu non-, tu non sei Tesoruccio."
E gli occhi di
Ataru si spalancarono per il terrore, realizzando che aveva ragione.
Domanda Numero Due: Ti Conosco,
Tesoruccio Mio? (La Transizione)
I
quattro ragazzi si trovavano all'interno di uno scompartimento del
vagone del treno, Ataru e Shutaro sedevano di fronte a Lamù e Shinobu.
Ognuno di loro fissava la sua separata direzione, nessun paio di occhi
incontrava quelli di un altro; semplicemente rimanevano lì a fissare il
vuoto degli altri vagoni, essendo loro, al momento, gli unici
passeggeri a bordo. Il sole stava tramontando mentre il treno viaggiava
a tutta velocità, la sua luce rossa splendeva brillante attraverso le
finestrelle dando l'impressione che stesse andando tutto a fuoco. Un
fuoco privo di fiamme che splendeva sui visi dei quattro giovani mentre
essi fissavano solennemente il niente, solitudine era presente in
ognuno dei loro sguardi mentre l'unico conforto era portato dal rumore
del treno che sfrecciava sulle rotaie. Era come se ognuno di loro non
conoscesse gli altri tre lì presenti; come se loro fossero
completamente soli al mondo, e come se lo fossero già da molto tempo
ormai. E anche con il rumore del treno, vi era ancora un pesante
silenzio che aleggiava tra di loro, un silenzio che pungeva loro gli
occhi e serrava loro la gola mentre osservavano il pavimento o
l'arcobaleno di colori fuori dal finestrino, un arcobaleno che
corrispondeva a nient'altro che a un caotico insieme di colori, come se
non fossero nemmeno in grado di trovare un amico nello scenario che
regnava al di fuori del gelido treno di fuoco privo di fiamme.
All'improvviso,
Lamù sollevò la testa e Ataru sollevò la sua, come se avessero
finalmente
notato un'altra presenza - come se avessero finalmente notato che c'era
qualcun'altro su quel treno oltre che alle proprie solitarie figure.
Tuttavia, quando i loro occhi si incontrarono, erano due paia di occhi
sconosciuti che si incontravano per la prima volta, confusi, incerti e
curiosi.
Lamù battè
qualche volta le palpebre, studiando per un momento Ataru con aria
interrogativa. Poi, con calma e sincerità,
domandò, " Ti conosco, Tesoruccio mio?"
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Capitolo 6 *** Episodio 5 (Parte Prima): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono ***
Ben
ritrovati a tutti e scusate per il ritardo e per il (rispetto agli
altri,) corto capitolo. Ho avuto dei problemi a tradurre certe parti
della storia abbastanza complicate, tanto che ho dovuto contattare
l'autore originale di "Torna da me...Tesoruccio" per farmele spiegare
meglio.
Avviso i
lettori di un particolare, nei prossimi due capitoli che verranno, i
nostri quattro protagonisti abbandoneranno completamente il mondo reale
perdendosi nel labirinto oscuro delle loro menti, da qui in poi
il susseguirsi di situazioni surreali e episodi mentali si fa
frenetico e inquietante, alternando a Lamù, Ataru, Mendo e Shinobu
rapidi lampi di serenità e orribili incubi che esploreranno le loro
paure ed insicurezze.
Dato che i
successivi due capitoli sono molto lunghi, e dato ne ho l'opportunità,
ho deciso di spezzarli in due parti ciascuno. Questo posso permettermi
di farlo perchè nella versione originale, nei prossimi due capitoli
verranno presi in considerazione i singoli casi di ognuno dei quattro
personaggi due alla volta. per semplificare le cose e per non opprimere
il lettore opterò per creare un capitolo dedicato ad ogni personaggio.
Per Kitsune No
Pao: hai ragione Kitsune la parte del ballo è effettivamente molto
somigliante a quella dell'episodio "Mondi paralleli" ma
ovviamente vi è un perchè. In quanto fanfiction psicologica, "Torna da
me...Tesoruccio" non si limita a proporre nuovi eventi, ma cerca di
analizzare quelli passati. In quell'episodio, Lamù si è limitata a
scegliere di continuare a stare accanto al suo brutto, stupido e
infedele Tesoruccio, piuttosto che al suo alter ego premuroso e
innamorato. La domanda è "perchè?". Perchè ha ascoltato il suo
cuore...ma se invece quella volta avesse dato retta alla mente,
piuttosto che al cuore? Se avesse usato la logica, invece delle
emozioni? E soprattutto, se quella scelta dovesse presentarsi
nuovamente?
Leggete e
saprete.
Episodio
5 (Parte Prima): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono
Sottotitolo:
(Relazioni, Seconda Parte: Il Problema di Perdere Se Stessi)
Lo
Scenario "Mi Ami?"
"Tesoruccio,
tu mi ami?"
"Mi ami,
Tesoruccio?"
"Tesoruccio!
Non mi ami, Tesoruccio?"
"Tesoruccio..."
Shinobu
camminava tranquillamente sotto la pioggia con Shutaro, lui
teneva con una mano un ombrello nero per riparare entrambi e
stringeva la mano di Shinobu con l'altra, la ragazza fissava il suolo
mentre i due giovani passeggiavano tra le pozzanghere. Ad un tratto si
fermarono e Shinobu con speranzosi, ma sempre desolati occhi alzò lo
sguardo verso il bellissimo Shutaro. "Shutaro, tu mi ami?"
Shutaro
non abbassò mai gli occhi verso di lei. Al contrario, alzò il suo
sguardo solenne verso il cielo grigio, la pioggia picchiettava sul
marciapiede e sul suo ombrello, e rispose con voce distante, "Penso che
potrei...forse...un giorno."
Il
Caso di Shinobu Miyake (Il Progetto Shinobu Miyake)
Shinobu
stava volando; rise osservando Tomobiki, così in basso rispetto a lei,
per poi alzare lo sguardo allo splendente cielo blu che la circondava,
splendente come le due brillanti ali bianche che le spuntavano dalla
schiena. Il vento le soffiava tra i capelli e le scompigliava gli abiti
e la ragazza sorrise felice, inspirando profondamente l'aria fresca.
Svolazzò
per un po' per conto suo, zig-zagando nel cielo, attraverso le soffici
nuvole e poi giù, sorvolando i fiumi a malapena pochi
centimetri
sopra di essi, l'acqua sprizzava ai fianchi di Shinobu, sollevata dallo
spostamento d'aria provocato dalle sue ali. Poi riprese quota
piroettando, chiudendo gli occhi e ridendo felicemente.
Ciononostante, quando
li riaprì lo fece con disappunto. Il cielo era
ancora tiepido e splendente, ma improvvisamente si sentì solitaria
nella sua vastità, si guardò attorno sperando di trovare
qualcun'altro che stesse volando in cielo, tuttavia le probabilità di
trovare qualcuno erano piuttosto magre. Shinobu si portò le mani
attorno alle spalle con fare preoccupato e volse lo
sguardo
in basso verso la piccola cittadella suburbana di Tomobiki, che
appariva lontanissima e ancora più piccola del solito, facendo sentire
Shinobu ancora più sola.
Inaspettatamente,
Shinobu sentì una folata
di vento soffiarle sul retro della camicetta e sollevarle leggermente
le piume delle ali. Si voltò e vide che Lamù le era arrivata
volando alle spalle, come per incontrarla, con grande sollievo della
terrestre. Lamù si mise le mani dietro la schiena e sorrise a Shinobu.
"Coraggio! Seguimi!" disse facendole l'occhiolino prima di volare via a
tutta velocità.
Shinobu rise e
chiamò, "Aspettami, Lamù!" prima di
iniziare a inseguirla. Tuttavia, presto aggrottò le sopracciglia,
scoprendosi incapace di stare dietro a Lamù. "Aspetta, Lamù! Stai
andando troppo veloce!" gridò Shinobu, ma Lamù si limitò a sorridere e
accellerò. Ad un tratto, Shinobu avvertì che il vento sotto di lei non
la sorreggeva più.
"Lamù!" urlò,
iniziando a precipitare, le sue
brillanti ali bianche si dissolsero in polvere dorata, e cadde nel
vuoto verso Tomobiki, abbandonando il bellissimo cielo. Presto non
riuscì più a scorgere Lamù che volava sopra di lei; tutto quello che
vide fu il cielo...
_________________________________________________________________________________________
Shinobu
tamburellava le dita sul suo banco, con il mento sostenuto dall'altra
mano e un'espressione annoiata sul viso. Portò lo sguardo sull'orologio
appeso sopra la cattedra
dell'insegnante, ma non vi erano lancette sul quadrante. Sospirò e
osservò
l'aula. Notando che era vuota, corrugò la fronte e rabbrividì, sentendo
improvvisamente freddo, e si pose le mani a coprirsi le
spalle.
Fissò la porta, attendendo che qualcuno si facesse vivo. Dopo essersi
guardata qualche volta alle spalle, Shinobu si alzò e si diresse verso
la porta.
Uscì nel
corridoio, illuminato pallidamente da una
luce grigia e polverosa, e proseguì lungo di esso, sorpresa di vedere
quanto fosse vuoto. "C'è nessuno?" chiamò mentre in punta di piedi
sbirciava dalle porte delle aule solo per trovarle completamente
deserte. "Mmh..." pensò aggrottando le sopracciglia in perplessità.
"Forse sono tutti fuori..."
Quindi, si
accinse a scendere le scale e
uscì all'esterno, ma era deserto anche lì. "Dove sono tutti?" si chiese
ad alta voce. "Forse è Domenica o qualcosa del genere..."
Shinobu
allora lasciò il terreno scolastico e si diresse in città, per scoprire
che anche lì non vi era anima viva. Nervosa e ansiosa di trovare
qualcun'altro
oltre a sè stessa in tutta Tomobiki, Shinobu iniziò a correre,
gridando, "Ehi? C'è nessuno qui?"
Ad un tratto
si
fermò all'improvviso e voltò il capo per vedere un carnevale
di fronte a lei, anche se vuoto e senza vita come il resto della città.
Continuò a fissarlo con curiosità mentre si concedeva un attimo per
riprendere fiato. Poi, lentamente si incamminò verso di esso. Esitò,
sporgendosi in avanti per sbirciare dall'entrata, prima di
addentrarvisi all'interno. Shinobu esplorò il posto, osservando tutte
le bancarelle vuote, le giostre immobili e i sentieri desolati.
"Questo
posto è così familiare..." pensò tra sè e sè, quasi riconoscendolo.
Subito dopo i suoi occhi videro un grande cartello e
Shinobu lesse voce alta, "Il Carnevale Estivo di Tomobiki...?"
Improvvisamente
udì un suono di musica ed ingranaggi che giravano, sussultò,
voltandosi di scatto per vedere che il carosello aveva misteriosamente
preso a girare, con luci lampeggianti e una vivace musica cristallina.
Shinobu sbuffò altezzosamente e incrociò le braccia. Inclinando la
testa da un lato, dichiarò, "Che cosa infantile!"
________________________________________________________________________________________
"Shutaro!
Shutaro, vieni!" chiamò con irritazione Shinobu in direzione delle
scale del soggiorno mentre mescolava con foga una ciotola di pasta
frolla, tenendo la ciotola sotto un braccio e mescolando con l'altro.
"Tra un po' è pronta la colazione!"
"Mamma!
Mamma!" la chiamò il suo figlioletto di cinque anni, tirandole il
grembiule.
"Non ora!"
sbottò Shinobu mentre tentava di tornare in cucina con suo figlio
ancora aggrappatole alla veste.
"Ma
mi ha colpito, mamma!" continuò il bambino, puntando il dito contro la
sorella di sette anni, che sedeva al tavolo in cucina.
" Perchè lui
mi ha colpita per primo!" contestò la sorella.
"Ho
detto non ora!" gridò Shinobu. "La mamma ha da fare!" Dopo di che
scosse
la testa, brontolando, "Perchè mai ho scelto di sposarmi giovane...o di
avere figli così presto, anche..."
"Ma mamma!"
suo figlio si lamentò e Shinobu si accigliò furiosamente, pronta a
sgridarlo di nuovo.
Sfortunatamente,
il suo piede urtò contro una
gamba di una delle sedie della cucina. Shinobu cacciò uno strillo
cadendo in
avanti, atterrando duramente sul pavimento di legno e sbucciandosi un
gomito ed entrambe le ginocchia,
mentre la ciotola di pasta frolla che teneva in mano si
frantumò al suolo, rovesciandone il contenuto in terra e contro la
parete. Shinobu guaì ed emise un gemito, con i capelli in
disordine sugli occhi si portò seduta quasi in lacrime mentre
si strofinò il gomito sbucciato. "Oh..." Poi, chiamò rabbiosamente,
"Shutaro! Vieni qui! Subito!"
"Si? Che c'è
questa volta?" rispose
seccata una voce familiare, tuttavia non era la voce familiare che
aveva in mente lei. Alzò lo sguardo e diede un ansito quando vide Ataru
Moroboshi in piedi sull'uscio, Shinobu spalancò gli occhi in
orrore appena prima di emettere un urlo terrorizzato.
_________________________________________________________________________________________
"Di
nuovo sola," si disse Shinobu, camminando sul lungomare deserto.
"Perchè sono sempre sola?" Sospirò cupamente fissando il vasto oceano.
"L'oceano...solitario come me in questo momento...probabilmente..."
"Ma
suppongo che sia meglio che essere sposata con Ataru Moroboshi,"
decise. "O, insomma, chiunque fosse quell'uomo. Mi chiedo cosa ci trovi
Lamù in lui, comunque. Mi chiedo cosa mai ci abbia trovato io..."
"Tesoruccio!"
chiamò la voce di Lamù.
"Uh?"
gli occhi di Shinobu si posarono sulla bianca spiaggia e fu
allora
che vide Lamù aggrapparsi al braccio di Ataru, ridendo felicemente
nello svolgere il gesto.
Shinobu
sospirò con un sorriso sognante
mentre si sporse in avanti per osservare i due, la brezza dell'oceano
le soffiò fra i capelli. I suoi occhi contemplarono nostalgicamente la
coppia, e desiderò che lei potesse essere loro in quel
momento.
"Andiamo,
Lamù! Vuoi lasciarmi stare?!" protestò Ataru, cercando di sottrarsi
alla presa di Lamù.
"Tesoruccio!"
esclamò furiosamente Lamù e subito la sua risata cessò, venendo
rimpiazzata dal suono di lei che fulminava Ataru.
Shinobu
corrugò la fronte e scosse la testa con disgusto. "No, no, loro
litigano troppo; non dureranno mai a lungo" disse lei con praticità, ma
un'espressione confusa le si formò allora sul viso. "Mi chiedo come
abbiano fatto a durare così tanto, tuttavia..." Dopo un momento passato
a pensarci su, e non riuscendo a trovare una risposta, sospirò e si
voltò.
Quando lo
fece, si ritrovò nuovamente di fronte al
carosello, anche se stavolta non in funzione. Le sue spalle si
abbassarono in delusione mentre lo fissava, successivamente lasciò
vagare lo sguardo lungo il vuoto carnevale. Sospirando, si sedette
sulla piattaforma del carosello, non sapendo cos'altro fare. "Vorrei
che Shutaro fosse nei dintorni," disse depressa guardandosi tetramente
intorno. "Mi sento come se non gli parlassi da un'eternità...però
questa quiete è così serena..."
Sorrise a
questo pensiero,
ascoltando il vento e godendosi il silenzio. "E' tutto così pacifico,"
ripetè prendendo un altro respiro d'aria fresca. "Forse questo
carosello non è poi così male dopo tutto. Almeno non devo preoccuparmi
di niente qui...posso semplicemente essere...me..."
Non
appena iniziò a godersi la sua solitudine, un suono le giunse alle
orecchie -
risate. Shinobu sollevò speranzosamente il capo, dimenticandosi della
serenità che la permeava, e saltò in piedi. Ascoltò per un altro
momento, e quando fu certa che si trattava di risate, sorrise ed iniziò
a scorrere nella direzione da cui arrivavano. Tuttavia, si fermò,
voltandosi verso il carosello che aveva inconsciamente abbandonato.
Sentendosi in colpa, lo fissò per qualche altro momento, per poi
riportare lo sguardo verso l'uscita del carnevale, desiderosa di
andarsene e seguire le voci delle persone. Shinobu emise un sospiro,
vergognandosi della sua debolezza, ma semplicemente non potè farci
niente, lanciò un ultimo sguardo al tranquillo carosello, e gli disse,
"Mi
dispiace, ma suppongo di non essere ancora pronta per te." Poi si
voltò, dirigendosi verso l'uscita. E non appena i suoi piedi
abbandonarono il suolo del carnevale e toccarono il marciapiede, il
carosello riprese a funzionare, girando allegramente con la sua bella
melodia e le sue luci brillanti.
Shinobu
scorse tre studentesse vestite con l'uniforme scolastica del liceo
Tomobiki girare l'angolo, le risate che provenivano da loro erano le
stesse che aveva sentito qualche momento prima. Rapidamente, Shinobu
corse loro dietro. "Ehi! Aspettate!" chiamò, ma nessuna delle tre parve
notarla.
"Aspettatemi!"
ripetè e fece per toccarne una sulla spalla,
ma invece la sua mano la attraversò, come se la ragazza fosse una sorta
di miraggio. Shinobu emise un grido nervoso e ritirò
immediatamente la mano, le braccia presero a tremarle.
"Cosa - cosa mi è successo?" chiese con voce tremula, poi scosse la
testa con determinazione, inseguendo le tre ragazze verso il liceo
Tomobiki.
"Ehi? Non
riuscite a vedermi? Per favore, qualcuno si
accorga di me!" gridò Shinobu correndo attraverso il cortile e
attraverso tutti gli studenti, come se non si trovasse nemmeno lì in
quel momento. Notando Ataru e Lamù seduti a chiacchierare sull'erba,
velocemente corse loro in contro. "Ataru! Lamù! Vi prego, notatemi!"
E cercò di scuoterli, ma le sue mani attraversarono anche loro.
I due
continuarono semplicemente a ridacchiare, immersi in una
conversazione che Shinobu, per qualche ragione, non poteva
sentire, e quasi scoppiò in singhiozzi per questo. Con lacrime di
rabbia agli occhi, Shinobu si rifiutò di arrendersi e fissò con astio
Ataru. "Ataru! Ataru, riesci a sentirmi? Dovresti essere capace di
percepire quando una ragazza è nei dintorni, giusto? E allora perchè
non avverti la mia presenza ora? Perchè non puoi essere lo stupido
pervertito che sei sempre?" Ma Ataru continuò semplicemente a parlare
con Lamù.
Shinobu scosse
la testa e spostò lo sguardo sulla Oni dai
capelli verdi, piangendo, "Lamù! Tu dovresti essere qualcosa di
speciale! Non riesci a vedermi? Ti scongiuro! Lamù!" Neanche da Lamù
giunse una risposta e Shinobu voltò loro le spalle, lacrime di rabbia
le colarono dagli occhi, e urlò, "Non c'è nessuno che riesce a
vedermi?!"
Ma
subito sussultò quando i suoi occhi scorsero Shutaro, in piedi sul
tetto della scuola intento ad osservare il cielo. Shinobu rise, ancora
con le lacrime agli occhi, e balbettò in speranzosa eccitazione, "Shu -
Shutaro! Lui mi noterà! Deve notarmi!"
Si affrettò
rapidamente su per
le scale e poi sul tetto, dove si trovava Shutaro, in piedi sul bordo,
sorridendo e osservando il cielo. "Shutaro!" esclamò Shinobu, correndo
verso di lui. Tuttavia, si il suo entusiasmo si smorzò quando lui non
le rispose.
"Shutaro?" ripetè, le sue speranze svanirono velocemente. Ma lui non si
voltò a guardarla e non si mosse nemmeno quando lei gli arrivò alle
spalle.
Shinobu
strinse gli occhi, dai quali scendevano lacrime di
assoluta rabbia, ed esclamò furiosamente, "Questa è tutta colpa tua! Tu
sei quello che dovrebbe notarmi!" E, ancora, lui non si voltò. Shinobu
emise un sospiro frustrato e continuò, "E' tuo dovere notarmi! Odio
quando mi ignori!" Seguì un silenzio nel quale Shinobu attese
disperatamente di ricevere una risposta. Poi, marciò in avanti per
portarsi di
fianco a lui e fissò ferocemente il suo volto. "Non t'importa
neanche? Perchè non mi rispondi?! Perchè nessuno mi risponde?!"
E Shutaro
inaspettatamente si voltò verso di lei e chiese con curiosità, "Perchè
hai così bisogno che qualcuno ti risponda?"
Shinobu
sussultò, le guance le divennero rosse mentre fece un passo indietro,
chiuse gli occhi e scosse la testa. "Io...io non sapevo che tu
potevi..." balbettò, prima di riaprire gli occhi per vedere che Shutaro
era tornato a fissare il cielo, come se non le avesse mai
rivolto la parola. "Shutaro?" chiese, sentendo la disperazione
ritornarle agli occhi. "Shutaro, ti prego, Shutaro..." priva di
speranza, la frase le morì in gola. Shinobu si disperò, piangendo
mentre fissava in basso. "Ho solo immaginato che mi stesse
parlando...?" si chiese ad alta voce, singhiozzando piano.
Ma Shinobu
scosse la testa per l'ennesima volta e la alzò per guardare Shutaro.
"Shutaro, so che puoi sentirmi! Shutaro, rispondimi! Shutaro!" poi,
sollevò una mano per toccarlo e, sorprendentemente, Shinobu la sentì
premersi contro la spalla di Shutaro e spingerlo in avanti. Lei diede
un ansito, i suoi occhi lentamente si spalancarono mentre Shutaro voltò
la testa per guardarla, i suoi piedi inciamparono e presto cedettero
sotto di lui, chiara confusione gli si lesse negli occhi.
"Shi...Shinobu?"
domandò in terrorizzato shock mentre lentamente iniziò a cadere verso
il suolo che ora sembrava più lontano che mai.
Shinobu battè
incredula le sue palpebre umide, la paura le squarciò il cuore mentre
fissò Shutaro cadere, scivolando dal tetto verso il vuoto.
"Shu...Shutaro?" balbettò, incapace di respirare mentre lo guardava.
Scosse la testa, con lacrime che le sgorgarono dagli occhi e
alzò
una mano verso di lui, urlando, "Shutaro!" ma le sue dita non lo
raggiunsero mai e lui precipitò verso il suolo buio e crudele.
Shinobu
cadde in ginocchio, singhiozzando, mentre il tetto intorno a
lei
si trasformò in una bellissima vallata, il sole brillava splendente e
una gentile brezza primaverile permetteva ai fiori di fluttuare
nell'aria. Una piccola lapide si formò di fronte alle sue ginocchia, vi
si leggeva, "Shutaro Mendo, che possa riposare in pace..."
"L'ho...l'ho
ucciso?" si domandò ad alta voce Shinobu fissando la lapide, le lacrime
le colavano copiose giù dalle guance.
Una
mano confortevole si posò allora sulla sua spalla e Shinobu alzò lo
sguardo per vedere uno straniero in piedi dietro di lei, aveva rossi
capelli ricci e un'espressione cupa negli occhi.
Shinobu fissò
l'uomo con curiosità, non sapendo come reagire alla sua presenza, prima
di riportare lo sguardo sulla tomba di Shutaro Mendo e sul
resto
della bellissima vallata...
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Capitolo 7 *** Episodio 5 (Parte Seconda): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono ***
Eccoci
arrivati alla seconda parte dell'episodio numero 5!
Devo
sadicamente confessare che sono lieto che questa parte della storia
impressioni, angosci e confonda, perchè è proprio il suo obiettivoXD
Ringrazio di cuore i coraggiosi e pazienti lettori che si sono spinti
fino a questo punto e do loro una dritta. Lo so, questa storia è molto
più bizzarra e complicata delle consuete storie che vengono postate in
questo sito (e comincio a pensare che non sia stata una grande idea
proporla...) tuttavia non pensate, lettori, di dover essere discepoli
di Freud per comprenderla. Come ho già detto in passato
nell'episodio numero 5 ed in quello numero 6 Ataru, Lamù, Shinobu e
Shutaro perderanno completamente il contatto con la realtà, affrontando
una serie situazioni irreali che sono la rappresentazione dei loro
dubbi e delle loro paure, perciò non perdete tempo a farvi domande
sull'assurdità delle situazioni, cercate piuttosto di carpirne il
significato.
Per Kitsune & Achille: le vostre ipotesi sono entrambe
assolutamente corrette e ne sono felice, lo scorso capitolo ha come
fine quello di mettere a nudo i problemi e le insicurezze di Shinobu di
essere (superforza a parte) una ragazza normale, praticamente mai al
centro dell'attenzione, sempre messa involontariamente in ombra da Lamù
e, di conseguenza, disperata di ricevere attenzioni, soprattutto da
Shutaro.
Per Kitsune: domanda legittima la tua e probabilmente di ovvia
risposta, ma una delle tematiche principali di "Torna da
me...Tesoruccio" è: nel regno della mente, potranno prevalere le
emozioni provenienti dal cuore?
Leggete,
leggete!
Episodio
5 (Parte Seconda): Io Non Sono Te Non Sei Me Sono
Sottotitolo:
(Relazioni, Seconda Parte: Il Problema di Perdere Se Stessi)
Interludio
al Diploma
"DIPLOMA
- il premio o l'accettazione di un grado accademico -
CERIMONIA DI CONSEGNA DEL DIPLOMA. Per alcuni...un inizio. Per
altri...una fine. Molti lo vedono come un traguardo; altri, come un
vero e proprio miracolo; e altri ancora, come un sogno che non potrà
MAI realizzarsi! FALLIMENTO! UMILIAZIONE! EVENTUALE POVERTA' E
AUTODISTRUZIONE! Si, tutte queste parole definiscono il diploma!"
esclamò Megane dal podio con esagerato entusiasmo ed eccitazione quella
domenica mattina, la luce del sole splendeva su di lui e veniva
riflessa brillante dai suoi occhiali mentre parlava per conto della
classe di diplomati del Liceo Tomobiki nelle veci di loro
rappresentante
di classe. Era raggiante di orgoglio, fiero di poter fare il suo
discorso davanti ad una moltitudine di abitanti di Tomobiki. Tuttavia,
la maggior parte del pubblico, compresi i diplomati alle sue spalle,
apparvero a disagio di fronte alla maniera con la quale Megane
aveva drammaticamente pronunciato ogni sillaba di ogni parola,
enfatizzando particolarmente le parole, "fallimento," "umiliazione," e
"autodistruzione" con un ruggito di miseria e inequivocabile
sofferenza. E ancora Megane continuò, non toccato dalla reazione del
suo pubblico.
"Tuttavia, per
quanto riguarda me stesso e i diplomati
seduti alle mie spalle, la parola 'diploma' acquisisce un nuovo
significato. Certo, per alcuni, potrà continuare a rimanere un
miracolo, e per coloro che non hanno passato gli esami, rimarrà il
fallimento definitivo, ma per noi il vero significato del diploma ora
è...PERSEVERANZA! Si, è la perseveranza che simbolizza il diploma! Noi
abbiamo dedicato la maggior parte della nostra giovinezza - delle
nostre giovani, patetiche vite - al tirannico sistema educativo,
schiavizzandoci giorno dopo giorno, opprimendoci con il pesante dovere
scolastico. Ma nonostante tutto, in qualche modo, siamo riusciti a
sopravvivere - si, a sopravvivere alla tirannica oppressione del Liceo
Tomobiki - una volta capaci, abbiamo spezzato le nostre catene e ora
dirigeremo le nostre vite verso un ugualmente oppressivo sistema
educativo che fingerà di darci più libertà. Del resto, una falsa
libertà è pur sempre meglio dell'assenza di libertà! E dopo i nostri
sforzi
universitari, ci muoveremo verso il mondo della corporazione
lavorativa,
dove continueremo a essere oppressi. Tuttavia, noi continueremo a
scalare verso la cima finchè non saremo vecchi uomini e vecchie donne,
quasi senili, e allora NOI, NOI STESSI, potremo diventare i tiranni!
Si! Un giorno, in un lontano futuro, noi, noi stessi, diventeremo i
bastardi affamati di soldi e potere di una società nella quale
l'umanità
effettivamente vive, attraverso noi! Però, i nostri stessi giorni di
tirannia non potrebbero esistere se non tramite la nostra stessa
oppressione. Ed è questo rende questo giorno così significativo! Siamo
sopravvissuti a questa oppressione, rappresentata dal
diploma, mentre coloro che hanno miseramente fallito
rimarranno
indubbiamente e definitivamente schiavi per tutta la vita. Ma allora
voglio porvi una domanda - PERCHE' siamo sopravvissuti? E io vi ripeto
- perseveranza! E' la PERSEVERANZA che incarna il diploma.
Perchè
se non avessimo lottato ostinatamente su per il sentiero del successo,
saremmo caduti in un orribile, violento fato di follia e cieca
schiavitù del tirannico sistema..."
"A Megane
viene sempre qualche
crisi isterica ogni tanto..." mormorò Ataru mentre Megane continuava
con il suo
discorso. Poi incrociò le braccia e si appoggiò allo schienale della
sedia.
"Beh, il suo
discorso è un po' deprimente," commentò Shinobu corrucciando le
sopracciglia, incrociando a disagio le braccia.
Ataru fece
spallucce mentre Lamù si sporse su di lui e sussurrò, "Ma questo è,
effettivamente, un giorno deprimente, no?"
Ataru sollevò
un sopracciglio. "E perchè mai?" chiese.
Abbassando
la testa e ponendosi le mani in grembo, Lamù rispose depressa,
"Beh,
questa sarà l'ultima volta che ci vedremo. Dopo di che-"
"Questo non
è vero," la interruppe Ataru con praticità. "Non ci perderemo di vista
più
di tanto. Voglio dire, io e te andremo nella stessa scuola, Lamù, e per
quanto riguarda gli altri...beh, la maggior parte di loro non lascerà
nemmeno il Giappone."
"Come fai a
essere così cinico, Tesoruccio?!" dichiarò Lamù in oltraggio.
"Cosa? Saremo
ancora tutti vicini," contestò Ataru, "Non è chissà quale tragedia."
"Non Shutaro,"
disse mogia Shinobu fissando il pavimento con occhi tristi. "Lui andrà
in una scuola in America..."
"Oh,
già, me ne ero quasi dimenticato..." disse Ataru aggrottando le
sopracciglia. Poi diede una scrollata di spalle e incrociò le mani
dietro la testa. "Oh, beh; è solo Mendo, comunque."
"PARASSITI!"
urlò Megane, tanto che Ataru, Lamù, Shinobu e l'intera classe di
diplomati quasi saltarono fuori dalle loro sedie. "Come parassiti noi
infestiamo questa terra, alla ricerca di un qualche tipo di SCOPO nella
nostra pietosa esistenza. E non ne abbiamo ancora trovato nessuno!
INTRAPPOLATI - INTRAPPOLATI in un infinito circolo di fato miserabile!
Correndo e correndo come penosi RATTI, per non riuscire mai a fuggire!
E perchè? Perchè dobbiamo soffrire così? Perchè non ci permettono di
scappare?" Megane sprofondò nel podio, singhiozzando su un braccio. Gli
altri lo fissavano, i loro volti distorti in orrore e confusione.
"Maledetti,
ecco! Maledetti tutti!" la rimbombante voce di Megane tornò a lui
mentre si raddrizzò sul podio. "Ma noi abbiamo persistito! E
presto NOI metteremo LORO in gabbia! Si, gabbie con delle ruote! E loro
correranno all'infinito in queste ruote schiavizzati dal sistema di
oppressione! E' QUESTA la vitale essenza del diploma!"
Sollevò le
mani al cielo aspettandosi un'esplosione di applausi.
Tuttavia,
tutto quello che seguì fu solo un lungo, scomodo silenzio. Megane
rimase pietrificato per un momento prima di sbattere le
palpebre,
abbassando le braccia, e schiarendosi la gola. "Ehm, si, beh...per
concludere, vorrei personalmente ringraziare qualcuno che, grazie alla
sua presenza, rende tutte le cose possibili! Senza di lei, io
sicuramente avrei fallito come avrebbe fallito tutto il resto del corpo
studenti, condannando noi stessi ad un'eternità di dolore e
umiliazione! Ma, grazie a Dio, lei è scesa nella nostra piccola,
insignificante cittadina per salvarci tutti dal nostro desolato
avvenire! Perciò grazie, Lamù, per averci risparmiato dal tormento e
dalla sofferenza! Tu sei la ragione del mio successo e del successo di
tutte le cose! E tu, Lamù, sei la ragione per la quale il diploma
esiste!" Ci fu uno scoppio di applausi e ovazioni mentre Lamù sorrise
con modestia.
Dopo
che l'applauso terminò, lo sguardo di Megane rimase posato su Lamù per
un lungo momento di nostalgia prima che decidesse di forzare se stesso
a voltarsi nuovamente verso il suo pubblico. "Ora," iniziò, "Anche se
siete già tutti CHIARAMENTE consci del vero
significato del
diploma - oppressione, schiavitù, tirannia, e più di tutto,
perseveranza per diventare quei tiranni che opprimono e schiavizzano -
vi presento lo studente incaricato a svolgere il discorso di commiato,
Shutaro Mendo, che TENTERA' di dire qualcosa di altrettanto profondo e
significativo che possa reggere il confronto con il mio elegante
discorso. Non siate troppo
duri con lui, tuttavia, se non sarà in grado di riuscire a descrivere
gli orrori del sistema educativo bene quanto me." Gesticolò in
direzione di Shutaro. "Mendo."
Ci fu un
tripudio di applausi mentre Shutaro si alzò con orgoglio, sorridendo
presuntuosamente, e avanzando deciso.
Ataru
sbuffò derisorio. "Grandioso..." brontolò sarcasticamente.
"Un'altra occasione che gli permetterà di darsi delle arie."
"Su, non puoi
dire che un po' non se lo sia meritato..." contestò Shinobu e
Ataru si limitò a sbuffare di nuovo.
Shutaro
diede a Megane uno sguardo di aperto disgusto e perplessità quando lo
incrociò e prese posto sul podio con un sorriso. "Famiglia, amici,
facoltà," iniziò con aria dignitosa mentre gli applausi
diminuirono. "Da parte dei diplomati alle mie spalle, vorrei
ringraziare tutti voi. Non solo per la partecipazione alla cerimonia di
questa mattina, ma per il supporto, la dedizione, e la forza che ci
avete conferito nel corso degli anni. Senza di questi, non saremmo mai
arrivati così lontano. Vorrei inoltre estendere il mio apprezzamento a
quei diplomati dietro di me che sono stati sia miei amici, che miei
compagni durante questo lungo cammino."
Ataru quasi
scoppiò a ridere forte. "Se non è il più grosso mucchio di stronzate
che abbia mai sentito!" esclamò.
"Beh...almeno
lo ha detto bene," rispose Shinobu, aggrottando le sopracciglia. Poi
sbirciò un po' in direzione di Shutaro e aggiunse, "E con un bel
sorriso, oltretutto."
Shutaro esibì
un altro sorriso bonario al pubblico.
"Questa parte delle nostra vita è giunta al termine," continuò. "Ma
questo non vuol dire che il nostro viaggio sia terminato. Anche se
saremo costretti a separarci per percorrere strade diverse, noi
proseguiremo fino a che avremo realizzato i nostri stessi destini.
Tuttavia, senza i ricordi degli amici che abbiamo incontrato o delle
preziose lezioni che abbiamo imparato, noi non avremmo mai-"
Il
Caso di Shutaro Mendo (Il Progetto Shutaro Mendo)
E'
buio! ho paura!" urlò istericamente Shutaro agitando follemente la sua
katana a destra e a manca mentre correva nelle tenebre. "Ho paura del
buio! Ho paura del buio! Ho paura del - uh?" Si bloccò all'improvviso,
per notare che si trovava di fronte ad uno specchio, e vide il
suo riflesso, con katana brandita sopra la testa e tutto il resto.
Abbassò allora la katana e la reinfoderò. Poi, con un
sorriso, esaminò orgogliosamente la sua immagine riflessa nello
specchio. "Non male," commentò compiaciuto.
Voltando
lievemente la testa di lato per avere una buona visuale del suo
profilo, scorse un altro specchio con la coda dell'occhio. Curioso, si
voltò completamente per scoprire, infatti, che si trattava di un intero
corridoio di specchi. "Che strano..." Riportò poi lo sguardo sul primo
specchio.
Tuttavia, con
sua avversa sorpresa, scoprì che il suo riflesso non era più lì. "Ma
che..." domandò fissando lo specchio e
ponendoci sopra entrambe le mani.
Continuando a
non vedersi
riflesso, strinse gli occhi e passò davanti agli altri specchi del
corridoio. Ma nessuno conteneva il suo riflesso. Dopo aver percorso un
buon tratto di corridoio e guardato in dozzine di specchi, Shutaro si
fermò. Guardò alle sue spalle da dove era venuto per poi riportare lo
sguardo verso dove era diretto. Entrambe le vie gli sembravano senza
fine. E Shutaro corrugò la fronte in confusione e perplessità.
_________________________________________________________________________________________
Shutaro
corse dentro la stanza per trovare riparo dalla pioggia, scrollando le
braccia per cercare di asciugarle più velocemente. Poi si guardò
attorno e scorse un gruppo di persone - molte delle quali di sua
conoscenza - vestite di nero mentre una bara circondata di
fiori era posta in
fondo alla stanza. "Mmmh...dev'essere una veglia," decise Shutaro e,
con imbarazzo, abbassò lo sguardo al suo inadeguato vestito bianco.
Tuttavia, si
avvicinò comunque e presto scorse Lamù e Ataru seduti in seconda fila.
"Moroboshi,"
disse, poi fece un sorriso alla bella Oni e la salutò, "Lamù." Lei
rispose al sorriso meglio che potè mentre Ataru non si degnò nemmeno di
alzare
lo sguardo.
"Ehi, Mendo,"
disse Ataru. "Sei in ritardo."
"Non sapevo
che ci fosse una veglia," rispose, prendendo posto di fianco ad Ataru.
Ataru fece una
risatina tagliente. "Come facevi a NON saperlo?"
"Stai
zitto, Moroboshi," rombò Shutaro lanciandogli un'occhiataccia furiosa.
Poi, dopo un momento, domandò, "Per chi è la veglia?"
Ataru
allora scoppiò a ridere e Lamù lo guardò con un'aria di rimprovero.
"Tesoruccio! Non essere così crudele!" Lamù guardò compassionevolmente
Shutaro e gli disse "Mi dispiace, Shutaro. Mi dispiace tantissimo."
"Beh,
io dico-che liberazione!-" dichiarò Ataru. "Non vedo davvero l'ora che
questa veglia sia finita! Poi sarà finalmente reso ufficiale!"
"Tesoruccio!
E' una cosa orribile da dire!" lo sgridò Lamù e poi disse a
Shutaro, "Sono sicura che Tesoruccio non parla sul serio, ma tu sai
com'è fatto...anche se, devo dire che sono contenta che sia capitato a
qualcun altro e non a Tesoruccio...cioè...onestamente, ora che ci
penso, credo che io stessa avrei scelto quella persona come prima ad
andarsene di tutti noi, considerando, insomma..."
"Insomma,
cosa?" chiese Shutaro.
Ma
Lamù semplicemente abbassò lo sguardo sulle proprie ginocchia,
un'espressione colpevole negli occhi. "Faresti meglio ad andare a
rendere l'ultimo omaggio, Shutaro, prima che sia troppo tardi..."
"Già;
probabilmente sarai l'unico a farlo, in ogni caso!" aggiunse beffardo
Ataru iniziando a ridere a squarciagola, tutto il resto degli ospiti
della veglia si unì a lui.
Shutaro
corrugò le sopracciglia,
sentendosi improvvisamente davvero a disagio mentre gli altri ospiti
continuavano a ridere crudelmente. Si alzò comunque in piedi, e si
incamminò lentamente e con cautela verso la bara per rendere il suo
ultimo omaggio come Lamù gli aveva suggerito. Ma vi era Shinobu davanti
alla bara, come se stesse di proposito cercando di sbarrargli la
strada. Lei aveva le braccia incrociate e lo fissava con
bruciante odio; era uno sguardo che Shutaro non le aveva mai visto
rivolgergli prima, e rimase sorpreso di vederlo ora. "Shinobu?" chiese
" Cosa-"
"Non
aspettarti che io provi compassione per te," lo
interruppe bieca Shinobu deridendolo con disprezzo. "Non mi sei mai
piaciuto; non sei mai piaciuto a nessuno - eccetto che a te stesso,
ovviamente. Del resto che ti aspettavi? Sono stata io a buttarti di
sotto, in fondo. Non che non te lo sia meritato."
"Buttarmi di
sotto?" domandò in confusione mentre Shinobu si scostò di
lato
per permettergli di vedere. Gli occhi di Shutaro si spalancarono e
la sua bocca si aprì per parlare, ma nessun suono ne uscì. La risata
degli altri
ormai gli bruciava nelle orecchie e lui desiderò disperatamente che
finisse, non trovando però la forza di coprirsi le orecchie. Al
contrario, digrignò i denti e serrò i pugni , insicuro se arrabbiato
con se stesso o con tutti gli altri intorno a lui. Lanciò un'occhiata
di disprezzo alla bara dove vide se stesso giacere, così sereno, e
bello - e morto.
_________________________________________________________________________________________
"Shinobu!
Shinobu, ti prego, apri la porta," chiamò Shutaro, battendo il pugno
contro la porta.
"Un
giorno?!" giunse la feroce voce di Shinobu dall'altro lato della porta
e Shutaro si fece piccolo. "Come hai potuto dire - un giorno-?!"
"Beh, io...io
non intendevo nel senso che hai capito, Shinobu!" rispose
disperatamente Shutaro. "Quello che intendevo era-"
Improvvisamente,
Shinobu spalancò la porta e pretese furiosamente, "Dillo, allora!"
Shutaro
si imperplessì nervosamente notando la rabbia negli occhi di lei ,aveva
una vena gonfia sulla tempia sinistra. "Dire cosa?" chiese con
esitazione.
"Dì che mi
ami!"
"Ecco...uh...io..."
balbettò Shutaro
arrossendo, e Shinobu emise un urlo, sbattendogli nuovamente la porta
in faccia. "Shinobu!" la supplicò.
"Idiota!"
sbraitò Shinobu mentre l'espressione di Shutaro si fece disperata.
"Per favore,
Shinobu, lo stavo per dire," insistè Shutaro. " E' solo che non mi hai
dato abbastanza tempo per-"
"Non
dovresti aver bisogno di tempo!" lo interruppe lei "Dovrebbe essere
automatico!" Shutaro la sentì emettere un lungo gemito prima che la
ragazza
scoppiasse in singhiozzi.
"Shinobu..."
disse piano Shutaro, poi
pose la mano sulla maniglia, girandola lentamente e aprendo
la porta. "Shinobu..." La vide, giaceva sul letto piangendosi sulle
braccia e distolse lo sguardo da lei, colpa e vergogna lo aggredirono
pungendogli gli occhi e la gola. La mano gli cadde dalla maniglia e
ciondolò immobile lungo il suo fianco, i singhiozzi di Shinobu
furono l'unico suono che i due condivisero.
_________________________________________________________________________________________
"Tu ami
Moroboshi, non è vero Lamù?" domandò Shutaro mentre lui e
Lamù camminavano lungo la strada affollata e soleggiata.
Lamù
annuì vigorosamente leccando il suo gelato. "Oh, certo! Io
amo Tesoruccio!" rispose la ragazza con un sorriso gioioso. "Lo amerò
sempre!"
"Sempre?"
chiese lui, annuendo. " Capisco..."
"Perchè me lo
chiedi?"
"Per
nessuna ragione in particolare," rispose Shutaro guardando altrove.
"Dove altro vorresti andare, Lamù, durante il nostro appuntamento?"
"Mmh..."
ponderò Lamù per un momento per poi sorridere e suggerire, "Beh,
Tesoruccio ed io a volte andiamo al parco. O in spiaggia! Oh, e lo
scorso fine settimana siamo andati a vedere un bel film insieme.
Tesoruccio sosteneva che era noioso, ma io l'ho trovato davvero
romantico. Ma Tesoruccio è fatto così, sai com'è. O forse potremmo
andare a pattinare insieme! Tesoruccio e io adoriamo andare a pattinare
insieme; ci divertiamo moltissimo e lui è così buffo quando cade. Non
si fa mai male sul serio, certo, perchè se così fosse impazzirei! Sei
mai andato a pattinare, Shutaro? Una volta
dovresti venirci con me - e Tesoruccio, ovviamente!"
"Già...e
Moroboshi..." disse Shutaro con voce spenta, aggrottando le
sopracciglia.
"O forse ci
potresti andare con Shinobu," offrì Lamù.
"Shinobu?"
domandò Shutaro alzando lo sguardo leggermente impaurito.
"Lei ti piace,
non è vero?"
"Si, certo che
mi piace Shinobu..."
"Oh,
guarda, è Tesoruccio!" esultò Lamù, cambiando discorso, agitando la
mano, scorgendo improvvisamente Ataru camminare tra la folla. Lei rise
felicemente e si voltò verso Shutaro con occhi luccicanti e un sorriso
allegro. "Che sorpresa! Beh, è stato divertente, Shutaro; grazie per il
gelato!" Gli fece un altro sorriso prima di volare via, lasciando
cadere il gelato per terra, e Shutaro emise un sospiro mentre la
osservò aggrapparsi al braccio di Ataru con un'espressione felice sul
viso, e sapeva che era tutto inutile, dopo tutto, e che avrebbe dovuto
saperlo invece di pensare che non lo fosse.
_________________________________________________________________________________________
Shutaro
si ritrovò circondato da bellissime donne, dozzine di femmine
abbigliate in abiti stravaganti e sontuose acconciature, tutte che
ridevano e che discutevano e che guardavano verso di lui, disperate di
ricevere anche solo uno sguardo dal ragazzo, e arrossendo
selvaggiamente ogni qual volta quest'ultimo lanciasse loro un sorriso.
"Oh, Shutaro, sei così meraviglioso!" disse una di loro amorevolmente.
"E così
bello!" aggiunse un'altra.
"E così
ricco!" si intromise un'altra ragazza, poi tutte loro risero
imbarazzate.
Shutaro
rise a sua volta, fingendo di apparire modesto, non
riuscendoci
per niente, e rispose, "Andiamo, ragazze, non sono COSI' perfetto..."
"Ma tu
lo sei, Shutaro!" protestò una quarta ragazza, scuotendo la testa in
orrore al solo pensiero che lui non lo fosse.
"Perfetto
sotto ogni aspetto!" squittì una quinta con enfasi e di nuovo tutte le
ragazze risero suadenti.
Shutaro
si passò una mano tra i capelli, con occhi brillanti e un sorriso
attraente. "Beh, se proprio ne siete così convinte..." Fece un'altra
risata e le tutte ragazze risero unendosi a lui. Quando la sua risata
lentamente si spense, i suoi occhi scorsero Shinobu camminare, passando
davanti al gruppo di ragazze e a lui, sorridendo serenamente
indossando una sobria gonna e una camicetta mentre guardava
avanti, non sembrando notare Shutaro o la folla di
belle donne. Shutaro battè gli occhi in sorpresa e poi si rivolse alle
ragazze, dicendo loro, "Scusatemi solo per un secondo..."
Ci
furono gemiti di protesta quando Shutaro si fece strada tra la folla
mentre le ragazze lo supplicavano di non andare, piangendo, "Resta,
Shutaro! Non andartene!"
Ma Shutaro le
ignorò cercando in qualche
modo di divincolarsi da loro, le loro mani gli artigliavano le braccia
tentando di trattenerlo. Finalmente liberatosi, vide Shinobu a pochi
metri di distanza che passeggiava con passo spedito. "Shinobu! la
chiamò iniziando a seguirla."Shinobu, aspetta!"
Shinobu si
fermò e si voltò verso di lui con curiosità, domandando, "Posso
aiutarti in qualche modo?"
"Volevo solo
chiederti scusa, Shinobu," iniziò Shutaro, "Per-"
"Aspetta, ci
siamo già visti da qualche parte, vero?" chiese lei con un sorriso
interrogativo puntandogli un dito contro. "La tua faccia mi è in
qualche modo familiare."
"Uh?" Shutaro
la fissò per un lungo
momento, sorpreso e senza parole. Poi, realizzando cosa aveva
appena detto la ragazza, la faccia gli si fece rossa per l'imbarazzo.
Facendo un
passo verso di lei, cercò finalmente di dire, "Shinobu, sono-"
"No,
aspetta! Lasciami indovinare!" lo interruppe con una risatina.
Portandosi un dito al mento, Shinobu disse, "Vediamo...lavori qui
vicino? No, non può essere...almeno, non penso. Vero?"
"No," rispose
Shutaro, seriamente confuso. "Voglio dire, io-"
"O
forse ti ho già visto nei pressi del parco!" ponderò con eccitazione
Shinobu, ignorandolo. "Mi ricordo di aver incontrato un ragazzo carino
al parco lo scorso weekend." Ma subito scosse la testa e aggrottò le
sopracciglia. "No, non penso fossi tu. Il ragazzo che ho incontrato
era molto più bello di te, senza offesa, ovviamente." E gli fece un
innocente sorrisetto.
"Più bello? Di
me?" domandò Shutaro con la voce colma di orrore al semplice pensiero.
"Sinceramente,
ora che ti guardo bene, tu non sei molto bello," commentò Shinobu
tranquillamente squadrandolo da capo a piedi portandosi nuovamente il
dito sul mento. "Insomma, non dico che tu sia INGUARDABILE..."
Shutaro
fremette di rabbia. "Cosa intendi per inguardabile?" esclamò
furiosamente.
"Beh,
non intendevo in senso CATTIVO," insistette Shinobu. "Non dovresti
prendertela così." E Shinobu fece una benevola risata rivolgendogli un
sorriso caloroso.
Ma Shutaro
scosse la testa. "Non è questo il
punto, comunque!" urlò lui, afferrandola per le spalle. "Come puoi non
riconoscermi?! Sono io! Shutaro!"
"Shutaro...?
Mmmh..." si chiese
Shinobu ad alta voce. "Mi ricorda qualcosa." Poi sorrise e disse, "Lo
so! Probabilmente ci siamo visti a scuola, vero? Lei sorrise
speranzosa, ma Shutaro corrugò la fronte in delusione. Anche Shinobu
assunse un'espressione leggermente delusa e poi chiese, "Neanche?"
"Beh...in un
certo senso è così..." mormorò lasciandole le spalle.
"Okay, allora
ci vediamo a scuola...uhm...come hai detto di chiamarti?" Gli domandò
la ragazza e Shutaro fece un sospiro.
"Shutaro,"
rispose lui cupo e Shinobu sorrise.
"Giusto!
Shutaro! Cercherò di ricordarmelo la prossima volta!" gli disse ridendo
per l'imbarazzo. "Bene, arrivederci, Shutaro," disse lei iniziando ad
allontanarsi, agitando una mano per salutarlo. "Forse potremmo, non lo
so, vederci in giro qualche volta."
"Arrivederci...Shinobu..."
le
rispose abbattuto Shutaro mentre la osservò andarsene senza
neanche voltarsi per vederlo rivolgerle un lieve saluto con la mano.
Non appena Shinobu scomparve dalla sua vista, Shutaro incrociò le
braccia e sbuffò accigliato, fissando seccato la strada, arrabbiato
con se stesso per essersi reso ridicolo in quel modo e con Shinobu per
averglielo fatto fare.
"Sai, Mendo,
penso che tu stia prendendo
tutta questa faccenda un po' troppo seriamente," parlò improvvisamente
una voce familiare e Shutaro alzò lo sguardo per vedere Ataru in piedi
a un paio di metri di distanza, appoggiato con la schiena al muro di
uno degli edifici. "Guarda che nessuno qui ti odia. Almeno, io non ti
odio; ho sempre pensato che fossi tu ad odiare me."
E Shutaro
grugnì e distolse lo sguardo da Ataru con disgusto, replicando
freddamente, "Questo perchè sei un idiota, Moroboshi."
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Shutaro
guardò verso il cielo, azzurro e brillante, i raggi del sole
splendevano come oro attraverso esso, per poi illuminare il resto della
vallata che lo circondava. Presto scorse Shinobu, inginocchiata davanti
ad una lapide insieme ad un uomo dai capelli rossi. Strinse gli occhi,
cercando di identificare meglio l'uomo, ma presto vi rinunciò. I
suoi occhi si posarono nuovamente su Shinobu e la lapide. "Immagino di
essere morto davvero, allora...mmh." disse facendo spallucce con
noncuranza. "Almeno Shinobu non mi odia più," aggiunse poi con un
sorriso.
Ma quel sorriso si spense poco dopo quando disse, "Tuttavia, vorrei non
averla fatta piangere...ho sempre odiato vedere una donna piangere..."
Subito
dopo riportò lo sguardo verso il cielo per vedere una sorridente
Shinobu fluttuare sopra di lui con bianche ali luccicanti d'oro,
come se fosse un angelo.Shutaro le fece un affascinante sorriso.
"Bene, se insisti, mia cara," disse, inchinandosi cortesemente,
"Suppongo allora di non avere altra scelta che rimanere qui con te.
Dopo tutto, sono un gentiluomo, e un gentiluomo non volta mai le spalle
ad una fanciulla, Shinobu, specialmente ad una fanciulla per la quale
provi grandi sentimenti, anche se ancora non sa di che tipo di
sentimenti si tratti."
E
poi cadde all'indietro, sull'erba della bellissima, solitaria vallata.
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