Il caso non esiste... O forse sì

di pampa98
(/viewuser.php?uid=194522)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Se queste sono le premesse... - Jaime/Brienne ***
Capitolo 2: *** Galeotto sarà il diario - Jaime&Tormund(+Brienne) ***
Capitolo 3: *** Una nuova famiglia - Brienne&Tyrion, Brienne/Jaime ***
Capitolo 4: *** Verità scomode - Jaime/Brienne ***
Capitolo 5: *** Buon Natale, Jaime - Jaime/Brienne ***
Capitolo 6: *** Un insolito desiderio - Tyrion, Tormund/Brienne, Jaime/Brienne ***
Capitolo 7: *** In trappola - Sansa&Daenerys, Daenerys/Jaime ***



Capitolo 1
*** Se queste sono le premesse... - Jaime/Brienne ***


Coppia: Jaime/Brienne.
Prompt:
Si parte! 1 vince un viaggio per la Florida, può portare una persona a sua scelta. Houston, abbiamo un problema!Bonus: ‘che diavolo ci fa un coccodrillo di tre metri dentro la cucina?’

 
SE QUESTE SONO LE PREMESSE...




«Non farti pregare.»
«Tranquillo, non sarà necessario. Non vengo e basta.»
Jaime appoggiò la mano sullo stipite della porta, impedendole di uscire dalla sala relax.
«Andiamo, donzella» disse. «È la Florida. Mare, colori, gente allegra, coccodrilli…»
«No, no, e… Coccodrilli?»
Jaime le rivolse un ghigno.
«Sapevo che questo avrebbe risvegliato la donna avventurosa che è in te.»
«Ha risvegliato la donna violenta forse. Nei confronti dell’essere petulante che ho di fronte. Non posso e non voglio venire in Florida con te, Jaime» ribatté Brienne per l’ennesima volta. «Vai con uno dei tuoi amici o con chiunque altro.»
«Lo sto chiedendo a una dei miei amici.»
Jaime si avvicinò a lei, facendola arrossire e Brienne dovette controllare il tremore delle sue mani per evitare di rovesciare il caffè.
«Vieni con me, Brienne.»
 

«Ancora non capisco come ho fatto a ritrovarmi qui.»
«In un momento di lucidità, hai accettato di prenderti una meritata vacanza e trascorrerla con l’uomo dei tuoi sogni» rispose Jaime, mentre caricava l’ultimo borsone nel bagagliaio della sua Mercedes.
Brienne sbuffò, cercando di mascherare il suo rossore.
«Sono ancora in tempo a cambiare idea.»
«Non credo. Le tue cose sono in mio possesso ormai» fece il giro della macchina e aprì lo sportello del lato passeggero. «La mia signora può accomodarsi.»
«Pensi che verrò più volentieri se ti fingi galante?»
«Ah, cosa deve fare oggi un gentiluomo per essere preso sul serio?»
«Non avere quella faccia arrogante magari» gli suggerì Brienne, salendo in macchina.
«Ma senza questa perderei tutto il mio fascino, donzella.»
 

Nel pacchetto regalo, oltre a un pass per la spiaggia più famosa della Florida, era inclusa anche una villetta con vista mare. Nonostante le sue iniziali remore, non appena Brienne inspirò l’aria salmastra si sentì subito a casa e pensò che, dopotutto, quella poteva rivelarsi una bella esperienza.
«È un posto terribile, vero?» le disse Jaime. «Scommetto che vorresti essere rimasta a Pasadena.»
«Terrai questo atteggiamento per le prossime due settimane, Lannister?»
Jaime rise, raggiungendola sulla spiaggia. Passando accanto al mare non erano riusciti a resistere e avevano sentito il bisogno di affondare i piedi nella sabbia prima ancora di essersi sistemati.
«Solo finché la mia donzella preferita non ammetterà di essere felice qui con me.»
Brienne sbuffò.
«Sono felice di essere qui con te, Jaime.»
«Puoi sembrare un filo più sincera?»
Brienne scosse la testa, lasciando comparire un sorriso sul suo volto.
«Tra poco sarò più felice» rispose.
E mentre Jaime stava cercando di capirne la ragione, lei gliela mostrò: afferrò Jaime da sotto le braccia e lo trascinò in riva al mare, nonostante le sue proteste e i suoi tentativi di divincolarsi. Alla fine caddero entrambi in acqua, alzando onde intorno a loro.
«Adesso sono felice!» esclamò Brienne ridendo.
«Lieto di saperlo» commentò Jaime, togliendosi dagli occhi i capelli bagnati. «È stato un colpo basso, donzella. Non lo dimenticherò facilmente.»
«Devo preoccuparmi?»
Jaime le rivolse un sorrisetto divertito. «Assolutamente sì.»

 
Alla fine avevano preso teli e ombrellone ed erano rimasti in spiaggia tutto il giorno, godendosi il Sole e la relativa pace di un pomeriggio infrasettimanale. La loro casa distava una decina di minuti di macchina da lì, ma non fu semplice per loro trovarla dal momento che non era sulla strada come si erano aspettati.
«È quella laggiù.»
Jaime indicò una casetta inoltrata nella vegetazione. Era stranamente isolata, ma l’aspetto ricordava le villette colorate dei film romantici e sembrava anche piuttosto grande.
«È sicura? Sapevi che era così imboscata?»
«No, ma l’esterno corrisponde a quello della foto» rispose. «È sicuramente questa. Non dirmi che hai paura che sia infestata.»
Brienne sbuffò, precedendolo sulla veranda. Da lì notò che si poteva vedere chiaramente il mare e attraverso le finestre vide che il salottino all’interno era perfettamente in ordine.
«Allora? Vivremo con Samara o possiamo stare tranquilli?» le chiese Jaime, mentre apriva la porta principale.
«Un televisore c’è, possiamo controllare se qui nei dintorni c’è anche un pozzo così vai a farle visita.»
«Per il momento mi limiterei a esplorare la casa, se la mia signora è d’accordo.»
«Smettila di… Non importa, lascia stare.»
Jaime aveva sogghignato per tutto il tempo e continuò a farlo anche mentre andò a controllare i bagni e le camere. Ce ne erano due, ma lui era intenzionato a condividere il letto matrimoniale con Brienne. Lei era stata la prima – e unica – persona che aveva voluto invitare in viaggio con lui. Erano mesi che cercava di uscire con lei e dichiararle i suoi sentimenti, ma tra una cosa e l’altra non ne aveva mai avuto l’occasione. Quello era il momento e il luogo ideale per…
«JAIME!»
«Che succede?»
Brienne era di fronte alla porta della cucina e aveva uno sguardo che spaziava dal sorpreso allo spaventato.
«Che diavolo ci fa un coccodrillo di tre metri dentro la cucina?»
«Un cosa?»
Jaime si affacciò sulla soglia, certo che Brienne stesse esagerando, ma quando si trovò di fronte a una lunga coda verde, attaccata a un altrettanto lungo corpo del medesimo colore dovette constatare che avevano un inatteso ospite addormentato in casa.
«Wow.»
«Avevi parlato di coccodrilli» gli ricordò Brienne.
«Eh? Ah, ma io… Scherzavo! Non credevo che ce ne sarebbe stato uno per davvero.»
Brienne lo fissò inclinando la testa di lato.
«Sicuro?»
«Mi lusinga sapere che mi ritieni in grado di fare amicizia con i coccodrilli, donzella, ma non è così. Dai, guarda il lato positivo: avremo un amico a quattro zampe in vacanza con noi.»
«Un amico a quattro zampe che può divorarti in un sol boccone» gli fece notare lei. «Non so te, ma io vorrei tornare a casa viva e intera. Chiama l’agenzia e senti se possono fare qualcosa a riguardo.»
Jaime sospirò.
«Va bene, va bene. In effetti è troppo grosso per tenerlo qui. A questo punto però mi devi un favore, donzella» disse, estraendo il cellulare. «Inoltre sono ancora arrabbiato per il tuo comportamento di prima.»
«Credevo ti saresti vendicato per quello nei prossimi giorni.»
Jaime si strinse nelle spalle.
«La mia vendetta sarà il tuo senso di colpa. Che potresti mettere a tacere accettando di dormire con me.»
Brienne arrossì, distogliendo lo sguardo.
«C-Credo che sopporterò.»
«Inoltre mi porti anche via un amico e so già che stanotte sarò davvero triste. Se soltanto ci fosse qualcuno disposto a starmi vicino per consolarmi e non farmi sentire solo.»
«Sul serio, Jaime, se vuoi dormire con quel coccodrillo io non ho problemi. Basta che ti faccia mangiare in un boccone intero perché non ho intenzione di raccogliere i tuoi resti.»
«E non ti dispiacerebbe svegliarti domattina e scoprire che io non ci sono più?» le chiese Jaime, con occhi da cerbiatto.
«Suppongo che sopravvivrei.»
«Ma se ci sbarazziamo del coccodrillo e tu dormi con me, non dovresti scoprirlo correndo il rischio di restare delusa.»
«Non dormirò con…»
Un leggero tonfo proveniente dalla cucina fece capire ai due che il coccodrillo aveva appena mosso la coda. E aveva iniziato ad alzarsi.
«Smettila di fare lo scemo e chiama aiuto!»
«Va bene, va bene, adesso li chiamo! Intanto usciamo, ma quando ti avrò salvata dal mostro, mi dovrai ringraziare.»
«Se non chiudi immediatamente quella dannatissima bocca ti faccio diventare la cena del mostro!»
 

«È stato un primo giorno decisamente avventuroso.»
«Mmm mmm.»
«E con un epilogo degno delle migliori fiabe.»
«Mmm.»
«È ora di dormire direi.»
Jaime si sporse verso di lei per raggiungere l’interruttore della luce prima di stendersi nuovamente, con il corpo rivolto nella sua direzione. Brienne era supina, immobile, sperando che il buio nascondesse il suo rossore.
«Buonanotte, Brienne» disse Jaime e la sua voce suonò dolce e profonda nell’oscurità. Brienne si girò sul fianco a sua volta e le sembrò di riconoscere due iridi smeraldo che la fissavano. Sorrise.
«Buonanotte, Jaime.»
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Galeotto sarà il diario - Jaime&Tormund(+Brienne) ***


Coppia: Jaime&Tormund con riferimenti Jaime/Brienne, Tormund/Brienne.
Prompt:
6 va a casa di 1 o di 10. Quest’ultimo si assenta per qualche minuto, e 6 si guarda intorno (si trova nella sua stanza). Trova il suo diario segreto, sceglie di aprirlo. Houston abbiamo un problema!Bonus: 1 o 10 lo scopre e si arrabbia.
 

GALEOTTO SARÀ IL DIARIO



 
11 Aprile
Caro diario,
il mio simpatico fratellino ha pensato di farmi un regalo di compleanno davvero utile per un ragazzo di diciannove anni: tu. Non so cosa gli passi per la testa, davvero. E dire che l’ho sempre considerato il più intelligente in famiglia. Evidentemente dovrò ricredermi.
Non so nemmeno perché sto scrivendo. Ti darò a Cersei, forse lei ne farà un uso migliore.
 
Un paio di pagine dopo le scritte riprendevano, ma questa volta senza una data e in forma sconclusionata, con scarabocchi e cancellature sparse per il foglio.
 
Ci conosciamo da anni ormai e
Sei la ragazza più straordinaria che io abbia mai conosciuto. La più dolce e gentile e paziente qualità che ti è tornata molto utile con me e hai degli occhi straordinari i più luminosi e sinceri che io abbia mai visto.
Vuoi metterti con me?
Sei bellissima.
Brienne Brienne Brienne
 
Il suo nome compariva spesso sulla pagina. Tormund ne fu ferito, ma non sorpreso. Non era cieco, vedeva come Jaime Lannister fissava Brienne ogni volta che erano insieme anche se la ragazza, evidentemente, non se ne rendeva conto. Se voleva avere una speranza con lei avrebbe dovuto dichiararsi prima del biondo, anche se dubitava che sarebbe servito a qualcosa.
«Che cazzo stai facendo?»
Jaime gli strappò il diario dalle mani, lanciandogli uno sguardo di fuoco.
«Tu non lo hai mai letto, chiaro?» disse, avvicinandosi al suo volto e sovrastandolo dalla sua altezza.
«Cosa volevi fare? Mandarle una lettera d’amore?»
«Non sono affari tuoi.»
«Sì, invece» rispose Tormund, cercando di apparire a sua volta minaccioso. «È dal primo momento in cui l’ho vista che cerco di conquistarla. Mi interessa sapere se ho un rivale.»
Jaime rise.
«Ho notato i tuoi patetici tentativi da bruto di conquistarla. Spiacente, ma non sei il suo tipo.»
«Perché non sono abbastanza biondo?» chiese, incrociando le braccia sull’ampio petto.
Jaime scosse la testa, chiudendo il diario e riponendolo nel cassetto della scrivania.
«Non ti hanno insegnato a non ficcare il naso nelle camere altrui?»
«La ami?» insistette Tormund.
«Diamoci una mossa, il progetto va consegnato domani.»
Jaime aprì il computer, deciso a cambiare argomento, ma Tormund lo richiuse con una manata.
«Non mi hai risposto.»
Jaime sbuffò.
«Sto per cacciarti, Giantsbane. Sei avvisato.»
«E tu sei avvisato che io ho intenzioni serie con la donna grossa.»
«Si chiama Brienne!» sbottò Jaime.
«Lo so, non era un’offesa. È il nomignolo dolce che le ho dato» rispose l’altro, orgoglioso. «E ora rispondimi. La ami oppure no?»
Jaime rimase in silenzio per alcuni secondi, probabilmente ponderando se dargli un pugno o insultarlo, ma alla fine disse semplicemente:
«Sì.»
Tormund annuì.
«Va bene.»
«Tutto qui? La amo e quindi non ci proverai più con lei? Non sapevo mi volessi tanto bene.»
«Ti tollero appena. No, il motivo è molto più semplice: lei è innamorata di te. Se non fosse stato così, avremmo avuto le stesse chance e avrei lottato fino alla fine, ma adesso… È una battaglia persa in partenza, perciò preferisco ritirarmi con dignità.»
«Che ne sai che è innamorata di me?»
Tormund rise, ma quando capì che Jaime era serio, si zittì.
«Vi siete proprio trovati, eh…» mormorò. «D’accordo, se non mi credi, ecco cosa devi fare: la prossima volta che la vedrai, cerca per cinque minuti di non sbavarle dietro e osservala attentamente. Scoprirai che ho ragione. E adesso» aggiunse, sedendosi sul letto, «dal momento che ti ho appena ceduto la donna della mia vita, vedi almeno di farmi prendere il massimo dei voti in questo stupido esame.»
 
 
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Una nuova famiglia - Brienne&Tyrion, Brienne/Jaime ***


Coppia: Brienne&Tyrion, Brienne/Jaime.
Prompt:
4 trova un gatto\cane abbandonato. Non può prendersene cura, così lo lascia di nascosto davanti casa di 2 o 6.


UNA NUOVA FAMIGLIA




La pioggia cadeva fitta sopra Londra. Brienne stava tornando a casa dopo la cena domenicale a casa di suo padre e la metropolitana aveva deciso di indire uno sciopero proprio quel giorno, perciò era costretta a percorrere cinque quartieri a piedi. Fortunatamente aveva preso l’ombrello e aveva indossato degli stivaletti bassi, in questo modo non aveva difficoltà a camminare velocemente.
Voleva tornare a casa il prima possibile, indossare il pigiama e riscaldarsi sotto le coperte.
«Woof!»
Brienne si fermò, guardandosi intorno. Le era sembrato di sentire l’abbaiare di un cane, ma non riusciva a vedere bene davanti a sé e credette che si fosse trattato solo di un’impressione.
«Woof! Woof!»
Quella volta il suono fu più forte e lei capì che proveniva dalla sua destra, nello specifico da un vicolo. Si accorse in quel momento che lì in cima, sotto la pioggia, c’era una scatola dentro la quale si trovava una piccola forma a chiazze.
«Ciao» lo salutò Brienne.
Era un cagnolino di piccola taglia, bianco e nero, e con due grandi occhi blu. Stava tremando sotto la pioggia battente e Brienne lo coprì con il suo ombrello.
«Qualcuno ti ha abbandonato, vero?» gli chiese, come se lui potesse risponderle. Non aveva collari né altro che potesse farla risalire al suo precedente proprietario. Non tanto perché Brienne volesse restituirglielo, ma per potergli spiegare cosa pensava di chi adottava un animale e poi lo abbandonava a morire per strada.
Nonostante la pioggia non lo colpisse più, il cagnolino continuava a essere bagnato e infreddolito, così Brienne lo prese in braccio cercando di scaldarlo.
Avrebbe voluto aiutarlo naturalmente, ma non aveva idea di come fare. La sua coinquilina, Margaery, era allergica al pelo degli animali – non poteva nemmeno andare a trovare Sansa, figurarsi vivere con un cane in casa. Avrebbe potuto portarlo da suo padre, ma era troppo stanca per rifare la strada fin là.
Cercò di pensare velocemente a cosa potesse fare, mentre il cane cominciò a leccarle giocosamente la faccia. In quel momento sentì il cellulare vibrare nella tasca e lo estrasse distrattamente. Il nome sul messaggio, però, le diede l’idea di cui aveva bisogno.
«Andiamo, bello» disse al cane, riprendendo a camminare. «Ti porto a conoscere delle nuove persone.»
 
Tyrion Lannister, il fratello minore del suo ragazzo, viveva un paio di traverse più in là ed era proprio a lui che si sarebbe affidata per salvare quella povera creatura. Sapendo però che lei non avrebbe potuto riprenderlo con sé, per fare in modo che lo tenesse lui almeno per quella notte decise di lasciarlo davanti al cancello, suonare il campanello e andarsene velocemente.
Il cagnolino guaì vedendola andare via, ma non la seguì. Brienne si nascose dietro un albero da cui poteva controllare che qualcuno fosse in casa e, soprattutto, che desse riparo al poveretto. Come aveva sperato, la porta si aprì e Tyrion uscì fuori. Si guardò intorno per qualche istante prima di notare il cagnolino fuori dal cancello.
«E tu che combini lì? Aspetta un attimo.»
Tornò dentro casa e ne uscì con un ombrello. Raggiunse il cancello, facendo entrare l’animale.
«Sei solo?» chiese, guardando la strada. «Un altro cane abbandonato. Per tua fortuna, amico mio, io e Tysha stavamo proprio pensando di adottarne uno, perciò direi che capiti al momento opportuno.»
Sentendo quelle parole Brienne tirò un sospiro di sollievo e fu felice di sapere che aveva inconsapevolmente realizzato un desiderio dei suoi amici.
Quando la porta si richiuse dietro Tyrion, lei riprese il suo cammino verso casa. Prese il cellulare, leggendo il messaggio che le aveva inviato Jaime e di cui prima aveva ignorato il contenuto.

Ricordami di non far ubriacare mai più Jon.
Comunque, la tua cena com’è andata?

Brienne sorrise e premette sul pulsante di chiamata.
«Donzella» rispose subito Jaime. «Ti è mancato il tuo fidanzato?»
«Certo» scherzò Brienne. «Cosa avete fatto al povero Jon?»
Sentì una risata all’altro capo, seguita da alcune urla che riconobbe essere di Ygritte.
«Una stupida gara con Bronn, ma niente di preoccupante. A te com’è andata?»
«Bene. Papà ti invita a unirti a noi la settimana prossima.»
«Considerami già là. Ci sarà anche Gal?»
«Sì. Non lo hai ancora traumatizzato a sufficienza da allontanarlo da te» rise Brienne.
«Ti ho già detto che era stata colpa di Bronn. È sempre colpa di Bronn ora che ci penso. Forse dovrei… Oh, aspetta, mi è arrivato un messaggio.»
Ci fu qualche momento di silenzio, poi Jaime disse con voce allegra:
«Sai che Tyrion e Tysha volevano adottare un cane?»
Brienne sorrise, ma fece finta di non sapere niente.
«Pare che qualche bastardo abbia abbandonato un cucciolo proprio davanti casa loro, inconsapevole di aver fatto loro un regalo.»
«Buon per loro allora» disse Brienne. «È andata bene anche al cucciolo: adesso ha una famiglia che si prenderà cura di lui.»
«Esatto. E… Ma che cazzo, mi sta mandando decine di foto! Ehi, chiede se domani vogliamo andare a conoscerlo.»
«Certo. Molto volentieri.»

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Verità scomode - Jaime/Brienne ***


Coppia: Jaime/Brienne.
Prompt: Obbligo o verità? E’ il compleanno di 5, sono tutti ubriachi e qualcuno propone questo gioco.
Contesto: College!AU.

 
VERITÀ SCOMODE




«Signori, posso avere la vostra attenzione?» Tyrion prese la parola, salendo sul tavolo aiutato da Bronn. Barcollò un po’, ma riuscì a non cadere sulla torta lì accanto. «Intanto, auguri sorellina! Cento di questi giorni. Poi» aggiunse, prima ancora che gli altri avessero finito il brindisi – l’ennesimo. «Mi sembra che la situazione attuale si presti bene a un gioco.»
«Eccolo che ricomincia» borbottò Bronn.
«Nessuno ha voglia di giocare, Tyrion» lo fermò Cersei.
«Ma se tu hai sempre voglia di giocare! Dai, dai. Ci sono! Obbligo o verità. Vi piace, lo conoscete?»
I presenti annuirono, anche se molti di loro probabilmente scossero la testa solo sotto l’effetto dell’alcol. A Tyrion però bastò per obbligare tutti a prendere una sedia e mettersi in cerchio al centro della sala.
«Partecipate tutti. Brienne, prendi una sedia.»
«Non è il mio genere di gioco…» provò a tirarsi fuori con quella scusa.
«Non preoccuparti» le disse Tyrion. «Siamo talmente ubriachi che domani non ricorderemo nemmeno che questa serata c’è stata. Puoi dire quello che ti pare.»
Brienne stava per ribattere, ma intervenne Jaime, prendendo una sedia e invitandola a sedersi.
«Ho bisogno di un aiuto per evitare che questa serata degeneri» le sussurrò. Lui, insieme a Sansa, era forse l’unica altra persona che come lei era solo un po’ alticcia e non completamente ubriaca.
«Bene. Siamo tutti?»
«Di quelli vivi sì» disse Ygritte indicando Jon e Margaery addormentati sul divano.
«Credevo che lei reggesse di più» commentò Cersei.
«È stato il secondo compleanno della giornata per lei» la difese Sansa. «E il primo l’ha annoiata più di questo.»
«Non era costretta a venire» rispose, sorseggiando dal suo bicchiere di vino. «In realtà la metà di voi non ha senso che sia qui. Jaime, perché sono qui?»
«Perché volevano festeggiarti, ovvio. E perché io potrei aver detto “portate chi volete”.»
«Già, ma perché la festa è solo sua?» intervenne Daenerys. «Non è anche il tuo compleanno?»
«Io non lo festeggio da anni. Lascio la giornata alla mia dolce sorellina.»
«Anche se quasi tutti gli invitati al mio compleanno sono amici tuoi. Non c’era nessuno di interessante da far venire?» chiese rivolta a Taena.
«Temo di non aver cercato troppo, mio tesoro. E ho dato troppa fiducia a Jaime, credendo che avrebbe portato persone più…»
«Va bene, va bene, abbiamo capito: siamo un’accozzaglia di gente strana» intervenne Tyrion. «Ma ormai siamo qui, perciò giochiamo. Sorella, obbligo o verità?»
«Obbligo» rispose subito.
Tyrion si esibì in un ghigno divertito.
«Bene, bene. Vediamo un po’… Ti obbligo a fare un complimento a ogni giocatore.»
Cersei rise.
«Un complimento?»
«Significa che devi dire qualcosa di carino su di noi.»
«Sì, so cosa vuol dire» sbuffò, bevendo un altro sorso. «Suppongo di non avere scelta. Taena» iniziò il giro dalla sua sinistra. «Cara, sei incredibilmente scaltra e divertente. E sarai probabilmente l’unica a ricevere dei complimenti sinceri da parte mia.»
Taena sorrise, sporgendosi per darle un bacio sulla guancia.
«Targaryen» Cersei proseguì il giro. «Tu sei bassa.»
Daenerys alzò le sopracciglia. «È un complimento questo?»
«Più una costatazione. Hai spirito d’iniziativa.»
«Grazie.»
«Bene. Tu… Ricordami il tuo nome?»
«Yara.»
«Yara, giusto. Tu sei… forte. Interpretalo come ti pare. Poi… A lui devo fare un complimento?» chiese, indicando Bronn.
«È difficile, ma se ti impegni puoi trovare qualcosa di buono da dire» disse Tyrion.
«Ehi, ehi! Io ho un sacco di qualità. Alcune le hai sotto gli occhi, altre sono più nascoste, ma ti assicuro che ci sono.»
Cersei lo guardò, poi annuì.
«Sei arrogante.»
«Grazie» rispose lui, chinando la testa.
«Figurati. È una qualità difficile da trovare ormai. Tu sei la fidanzata del morto, vero?»
«Sfortunatamente sì» rispose Ygritte.
«Devi essere paziente per stare con lui.»
Lei rise. «Già, anche se probabilmente in un modo un po’ diverso da quello che intendi tu. Accetto comunque il complimento.»
«Brava. Tu… Tu chi diavolo sei?»
«Tormund Giantsbane. Mi ha trascinato qui lei, non so nemmeno perché.»
«Mi serviva qualcuno che mi aiutasse nel caso quello crollasse» spiegò Ygritte indicando Jon.
«Ma è pieno di gente! Potevi farti aiutare da loro.»
«Va bene, non mi interessa. Tu sei… simpatico.»
«È un complimento di circostanza» le fece notare Tyrion.
«È l’unica qualità che mi sembra di scorgere in lui, va bene? Tu, invece, fratellino, sai essere intelligente quando vuoi.»
Il nano sollevò il bicchiere verso di lei.
«Sono lusingato, sorella.»
«Bene. Oh, mi sono sbagliata, Taena: c’è qualcun altro a cui farò un complimento sincero. Jaime Lannister, mio gemello e l’uomo più bello della Terra.»
Jaime le sorrise imbarazzato, mentre l’attenzione di Cersei si spostò sulla sua vicina.
«Brienne. Tu sei gentile» disse, cogliendo la ragazza di sorpresa. «Ti tratto sempre male, ma non ti vendichi mai. In realtà questo ti rende una fessa, ma… Stiamo dicendo solo cose carine. Perciò sei una persona gentile, Brienne.»
Brienne stirò le labbra in un sorriso. Era riuscita a insultarla comunque, ma ci sarebbe passata sopra come sempre.
«Mi dispiace» le disse Jaime.
«Non devi. Poteva dire molto di peggio.»
«Infine Sansa… Tu sei carina.»
«Wow» commentò lei. «Ti sei impegnata.»
«Ho sprecato la mia voglia di essere gentile con questi esseri, lamentati con loro» tagliò corto Cersei. «Ora è il mio turno, dico bene? Vediamo… Obbligo o verità? Brienne.»
Brienne saltò sulla sedia sentendo il suo nome. L’unica cosa peggiore di giocare a quel gioco in sé era che Cersei la costringesse a fare o dire qualcosa di estremamente imbarazzante. Anche se, come aveva giustamente detto Tyrion, molti di loro non avrebbero avuto ricordi di quella serata. E comunque non poteva far altro che accettare.
«Verità.»
Cersei annuì.
«Da quanto tempo sei innamorata di mio fratello?»
Brienne sbiancò, mentre nella stanza calò il silenzio. Non avrebbe mai voluto che le venisse rivolta una domanda simile, specie se il diretto interessato fosse stato accanto a lei e si fosse addirittura intromesso nella discussione.
«È un po’ vago, Cersei. Tu hai due fratelli.»
«Ti prego» rispose, agitando la mano. «È ovvio che mi riferisca a te.»
All’improvviso tutti gli occhi – tranne quelli di Jaime – erano puntati su Brienne. La ragazza strinse i braccioli della sedia e si maledisse per non avere i capelli abbastanza lunghi da coprire il suo imbarazzo. Si alzò.
«Grazie per l’invito e ancora auguri Cersei» disse. «Io, ehm… Domattina devo alzarmi presto, perciò vogliate scusarmi.»
Si levò un mormorio di dissenso intorno a lei.
«Andiamo, è solo un gioco, Brienne» disse Cersei, ma lei la ignorò. Percorse velocemente il corridoio principale e uscì dalla casa ancora più in fretta.
Si concesse di fermarsi un momento solo dopo essere entrata nella sua vettura. Posò i gomiti sul volante, prendendosi la testa tra le mani. Si rese conto solo in quel momento che scappando aveva comunque risposto alla domanda di Cersei. Non sapeva se la donna glielo aveva chiesto con cattiveria, se in fondo voleva solo aiutarla o se era semplicemente troppo ubriaca per capire cosa stava facendo. Tuttavia il problema non era lei, ma Brienne stessa, come sempre. Si era nuovamente innamorata di un uomo che non l’avrebbe mai vista come più di un’amica. I suoi rapporti con Renly si erano rinsaldati nel corso degli anni, ma per molto tempo lei si era sentita estremamente a disagio vicino a lui, tanto che aveva deciso di allontanarlo per molto tempo. Non voleva che le accadesse la stessa cosa con Jaime.
Sentì dei colpetti sul vetro e alzando lo sguardo incrociò proprio i suoi occhi. Teneva in mano la sua giacca e Brienne abbassò il finestrino per riprenderla.
«G-Grazie» disse senza guardarlo in volto.
«Figurati. Credo che la festa stia per finire, si sono attaccati di nuovo tutti alle bottiglie.»
«Mi… Mi dispiace. Non volevo…»
«Perché ti scusi? Tempo un altro turno al massimo e lo avrebbero fatto comunque.»
Jaime fece il giro della macchina, aprendo lo sportello del passeggero.
«Che fai?» gli chiese.
«Ho fame» rispose semplicemente. «Non avevamo ordinato molte cose da mangiare.»
«Non ne avete proprio ordinate» gli fece notare Brienne, ricordando il tavolo imbandito con una ciotola di punch, bottiglie di vino, spumante, vodka e altri alcolici accanto a una confezione – piuttosto piccola – di arachidi salate.
«La pizza era da provinciali, un buffet serio troppo sofisticato e quando ho proposto un ‘porta e condividi’ Cersei stava per disconoscermi dalla famiglia. L’alcol c’era e quello bastava. Tu non hai fame?»
In effetti ne aveva parecchia.
«E vuoi che… Andiamo a mangiare qualcosa insieme?»
«Certo. Scegli tu, mi fido» disse, legandosi la cintura e rilassandosi contro lo schienale.
 
«Non so se è perché sono a digiuno da stamani, ma questo ramen è ottimo.»
Brienne sorrise, bevendo il brodo di pollo.
«Dovresti stare a digiuno più spesso, dopo sei più propenso ad assaggiare cibi nuovi.»
«Io assaggio sempre cibi nuovi.»
Brienne sbuffò.
«Ti ho dovuto trascinare a mangiare il sushi con l’inganno.»
«Perché credevo che fosse pesce crudo» si difese lui. «Così, fine a se stesso. Non sapevo che fossero palle di riso ripiene con altre salse e addirittura fritte
Brienne annuì distrattamente.
«Tu non hai mai voluto assaggiare il risotto alle fragole» le fece notare Jaime.
«Ma quello non ha senso! Perché devi mettere le fragole nel riso? Sono due cose da tenere separate.»
«Ti concedo che è difficile da fare: se sbagli anche solo mezza dose, diventa disgustoso. Ma la prossima volta che sarai digiuna ti porterò da Aldo’s e ti farò scoprire sapori nuovi.»
«Come ti pare.»
Finirono di gustare la loro cena in silenzio, appoggiati al cofano dell’auto di Brienne mentre sotto di loro vedevano le luci della città ancora in movimento. Fino al suono delle campane. Brienne guardò l’orologio.
«È già mezzanotte!» esclamò.
«Suppongo di sì.»
«Oh, no, no!»
Jaime la osservò correre verso il bagagliaio.
«Che succede, Cenerentola? L’auto sta per diventare una mela?»
«No, solo… Perché una mela?»
«Non era una mela prima di diventare una carrozza?»
Brienne scosse la testa, raggiungendolo con un sacchetto tra le mani.
«No, era una zucca. La mela avvelenata la mangia Biancaneve.»
«Sì, va bene. Non guardo quei film da anni.»
«Si vede.»
Rimasero in piedi uno di fronte all’altro. Brienne teneva lo sguardo ancorato a terra e Jaime continuava a chiedersi cosa le fosse preso così all’improvviso.
«Allora?» la incalzò. «Cos’è successo?»
Brienne arrossì.
«Be, io… Ecco, avevo pensato che… Insomma oggi, voglio dire ieri, era anche il tuo compleanno così… Ti avevo preso un pensiero» concluse, porgendogli il sacchetto. «Quindi… Anche se in ritardo, buon compleanno, Jaime.»
Jaime prese il regalo, restando senza parole. Non era abituato a ricevere simili gesti d’affetto e le poche volte che gli accadeva – era sempre Brienne a fargli delle sorprese – non sapeva mai come reagire.
«Grazie» fu l’unica parola che riuscì a pronunciare.
Tolse la carta con i pesci che ricopriva il libro sottostante e trattenne il fiato quando vide di cosa si trattava. La storia dei cavalieri della tavola rotonda. Un romanzo storico che Jaime cercava da mesi, ma che sembrava essere stato esaurito in tutto il paese.
«Dove lo hai…?»
«Lo hanno riportato in libreria un paio di settimane fa» spiegò. «Se di recente Tyrion si è comportato stranamente di fronte a quel negozio o se ti ha impedito di fare acquisti online, ecco… Potrebbe essere colpa mia.»
Jaime rise.
«In effetti una volta ha rischiato di rompere il mio portatile, ma… Ne sarebbe valsa la pena. Grazie, davvero. Io non… Non so che dire.»
Brienne arrossì, scuotendo le spalle.
«È solo un pensiero stupido.»
«No. Non lo è.»
Jaime si alzò sulle punte e la baciò. Per la sorpresa Brienne barcollò e dovette appoggiarsi all’auto per non cadere.
«C-Cos’era?»
«Un bacio, donzella. Sai» aggiunse a un palmo dalla sua bocca, «non so quali fossero le intenzioni di mia sorella, ma sono contento che abbia fatto quella domanda.»
Brienne arrossì e cercò di distogliere lo sguardo, ma Jaime catturò nuovamente le sue labbra e dopotutto lei cominciò a valutare la possibilità di ringraziare Cersei per la sua uscita infelice.
 
«Dicevo davvero, domani devo alzarmi presto. E devi farlo pure tu» aggiunse, trovando finalmente la forza di spingerlo via. «Anche se non lo facciamo insieme, anche tu devi consegnare un progetto a fine settimana.»
Jaime sbuffò.
«C’è tempo fino a giovedì. Torna qui.»
«L’ultimo.»
Jaime le rivolse uno sguardo contrito.
«Altri due?»
Brienne scosse la testa, ma un sorriso comparve comunque sul suo volto.
«Sei proprio un bambino.»
Gli prese il viso tra le mani, mentre lui cercò di tirarla sul suo sedile. Non fu semplice, ma Brienne riuscì comunque a sedersi sulle sue gambe.
«Quest’auto non è abbastanza grande» si lamentò lei.
«Be, possiamo sempre…»
Jaime stava per tirare giù il sedile quando la macchina fu scossa da un terremoto di nome Sansa Stark.
«Bentornati» disse, con il sorriso più finto di cui fosse capace.
«Congratulazioni, ragazzi» Margaery era accanto a lei, appoggiata alla portiera. «Era l’ora.»
«Sì, amore, hai ragione. Certo verrebbe da pensare che avendo aspettato mesi, avreste potuto resistere qualche altra ora, ma in fondo questa era una serata come un’altra. Oh, tanto per sapere: i vostri cellulari sono stati inghiottiti da un buco nero?»
«No, sono…» Brienne estrasse il telefono dalla tasca dei jeans. Non ebbe il coraggio di scoprire quanti messaggi le avesse inviato Sansa: le sette chiamate perse furono sufficienti. «Sono scarichi.»
«Sì, confermo» si accodò Jaime.
«Capisco. Sì, sono cose che succedono. Ascolta Brienne, se non ti è di troppo disturbo, potresti accompagnarci a casa. Margaery dorme da noi stanotte.»
«Certo» Brienne tornò immediatamente sul sedile del guidatore, letteralmente terrorizzata dal tono freddo e atono della sua amica.
«Dunque, voi siete le ultime giusto?» si informò Jaime.
«Oh, no» sorrise Sansa. «Noi siamo le prime.»
«Ah. E la situazione comunque è…»
«Ti consiglio di procurarti un estintore prima di entrare.»
Jaime deglutì a vuoto. Uscì dalla macchina, ma prima di chiudere lo sportello posò il libro sul sedile.
«Questo lo vengo a prendere domani» disse a Brienne, la quale annuì con vigore.
«Ti scrivo più tardi.»
«Va bene. Buonanotte, Jaime.»
«Ti conviene sbrigarti ad arrivare a casa» disse Sansa, appena la macchina si mise in moto. Margaery era sdraiata con la testa poggiata sulle sue gambe e lei le stava accarezzando distrattamente i capelli spettinati. «Se non metti in carica il telefono, non potrai sapere se il tuo ragazzo è vivo o morto.»
Brienne annuì, ma non osò proferire parola. Cominciò a sperare che Margaery vomitasse appena arrivate a casa e che dopo averla sistemata e ripulito la stanza, Sansa fosse troppo stanca per pianificare la sua vendetta contro di lei.
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Buon Natale, Jaime - Jaime/Brienne ***


Coppia: Jaime/Brienne.
Prompt: E’ Natale, ma 4 non sa proprio cosa regalare al\alla suo\sua amato\amata. Genere!Bonus: lemon
.
 
BUON NATALE, JAIME




«Questo è perfetto.»
Margaery le mostrò un lungo abito verde con le maniche che arrivavano fino al gomito e una fantasia floreale sulla gonna lunga.
«Le starà benissimo, ne sono sicura» rispose Brienne con un sospiro.
«Non ti piace?»
«No, no, mi piace moltissimo. È solo che… Tu sei entrata qui per cercare un regalo a Sansa e nemmeno cinque minuti dopo hai già trovato il vestito perfetto. Hai idea da quanto tempo mi stia scervellando per trovare un regalo adatto a Jaime?»
Margaery le sorrise, mettendole una mano sul braccio.
«Oh, tesoro. Io e Sansa abbiamo gusti molto simili, per questo per me è semplice trovarle dei regali. Dai, ti aiuto io a trovare qualcosa. A cosa avevi pensato per ora?»
«A tutto» rispose Brienne sconsolata. «Vestiti, ma ne ha già. Un orologio nuovo, ma Cersei gliene regala uno ogni anno. Non legge molto quindi un libro non sarebbe il massimo. Avevo quasi pensato di regalargli una spada, e quella di sicuro gli piacerebbe, ma il nostro appartamento è piccolo e ho paura dell’utilizzo che potrebbe farne. È sempre angosciante dovergli fare dei regali.»
«Hai pensato a qualcosa di meno… materiale?» suggerì Margaery.
Brienne arrossì.
«Sì, ma l’ultima volta che ho cucinato per lui, ecco… Non è andata bene» disse, ricordando l’intossicazione che Jaime aveva avuto il giorno successivo a San Valentino. Aveva mangiato tutti i cioccolatini che gli aveva preparato nonostante fossero disgustosi e da allora Brienne aveva sempre optato per dei peluche a forma di orsetto, abbandonando la cucina. «E anche come sarta non sono un granché. E poi dei guanti invernali glieli ho già fatti due anni fa. Non provo nemmeno a fargli un maglione, verrebbe deforme e come minimo finirei per amputarmi entrambe le mani.»
Margaery sorrise, prendendola sottobraccio.
«Va bene, allora non quel tipo di cose. Che ne diresti di fargli una sorpresa sexy?»
Il volto di Brienne divenne paonazzo.
«S-Scusami?»
«Vieni. Mentre venivamo qui ho visto una cosa interessante. Sarebbe stato il mio piano B con Sansa se non avessi trovato questo.»
 
«Non mi abbandonerete da solo con la mia famiglia, Jaime.»
«È anche la mia famiglia» gli ricordò Jaime, mentre cercava di aprire la porta di casa senza far cadere il telefono e i pacchi regalo che aveva con sé, «solo che a differenza tua io evito di organizzare delle cene con loro.»
«Ti prego, Jaime. Tysha e Pod vanno da sua madre stasera e io ho bisogno almeno di te.»
«È la vigilia di Natale. Senza offesa, ma preferisco trascorrerla con la mia ragazza.»
«Infatti Brienne è la benvenuta qui.»
Jaime sbuffò.
«Certo. L’ultima volta che nostro padre l’ha incontrata ha avuto da ridire su ogni singolo aspetto della sua persona. E non voglio pensare a cosa accadrà se ci sarà anche Cersei.»
«La mamma terrà a bada tutti e due. Ti prego, Jaime. Tanto quali sarebbero stati i vostri programmi?»
«Cenetta a lume di candela e coccole sul divano?»
Tyrion rise.
«Se la cena la prepara uno di voi due, domani vi troveremo al pronto soccorso.»
«Sempre meglio che trascorrere tre ore con la mia famiglia.»
«Ricordami chi ha fatto in modo che ti dichiarassi alla donna che ami.»
Jaime sbuffò: Tyrion usava sempre la scusa di essere stato la ragione per cui lui e Brienne stavano insieme quando voleva qualcosa.
«Sai che potrei rigirarti la domanda, vero? Non puoi chiedere a Tysha di rimandare la cena con sua madre? La vede ogni settimana. Brienne!» Jaime si chiuse la porta alle spalle, interrompendo momentaneamente la conversazione con il fratello. «Sono a casa.»
«Vieni in camera» rispose lei.
«…di nostro padre più di Brienne» concluse Tyrion.
«Non ho sentito l’inizio, ma non mi interessa» rispose Jaime, posando i regali distrattamente sotto l’albero e percorrendo il corridoio che portava alla camera. «Comunque se vuoi ti faccio parlare anche con Brienne, così saprai che entrambi abbiamo…»
Le parole gli morirono in gola non appena varcò la soglia della stanza.
«Ciao, Tyrion.»
Chiuse la chiamata e appoggiò il cellulare sul comodino.
«Buon Natale, Jaime.»
Brienne era sdraiata sul letto con indosso un costume da Babbo Natale, anche se non era il tipo di travestimento con cui ci si poteva presentare a una festa di bambini. Il vestito rosso, ricamato in bianco, era sbottonato sul petto e la gonna – se così si poteva chiamare – le copriva a mala pena il fondo schiena. Jaime non riuscì a pronunciare parola, troppo preso a fissare le lunghe gambe bianche che di rado aveva l’occasione di osservare in quel modo in inverno.
«È… È stato stupido» disse Brienne, tirandosi il cappello rosso sulla faccia. «S-Senti… Fa’ finta di non aver visto niente, va bene? È stata un’idea di Margaery, accidenti a lei!»
«Ehm… Ti ho mai detto che mi piacciono molto le idee di Margaery?»
Jaime uscì dalla trance e si tolse il cappotto, sedendosi sul letto accanto a lei. Gentilmente, le tolse il cappello e sorrise divertito nel trovarsi davanti un’altra tonalità di rosso.
«Questo vestito mi piace molto» le sussurrò con voce suadente.
«È poco più di una maglia…»
«Ecco perché mi piace» disse, accarezzandole un braccio.
Brienne lo fissò con i suoi grandi occhi blu, deglutendo. Non stava cercando di essere attraente in quel momento, e proprio per questo lo risultava ancora di più agli occhi di Jaime.
«Non sono brava a trovarti dei regali» confessò. «E quindi…»
«Mi hai regalato te stessa» concluse Jaime per lei, dandole un bacio sulla bocca. «Non potevi fare di meglio.»
Brienne ridacchiò.
«In teoria, avrei potuto» si sporse oltre il bordo del letto e quando si voltò di nuovo verso di lui, teneva un grande fiocco rosa sulla pancia. «Avresti dovuto scartare il regalo.»
Jaime scosse la testa, ridacchiando. Si avvicinò a lei, togliendole il fiocco di mano e baciandola finché lei non fu con il corpo completamente premuto sul materasso.
«Posso scartare il pacco anche se non c’è il fiocco» disse Jaime.
Brienne gli sorrise, mentre la paura di aver preso una pessima decisione svaniva dalla sua mente.
«Non c’è nessun pacchetto da scartare però» gli fece notare lei.
Jaime ridacchiò, accarezzandole una guancia e scendendo poi verso il collo.
«Qualcosa da scartare si trova sempre.»
Scese sul suo petto e cominciò a sbottonare il vestito, scoprendo con piacere la pelle nuda sotto di esso.
«In effetti qui c’è subito il regalo» disse, dandole un bacio sulle lentiggini.
«Chi ti ha detto che è quello il regalo?»
«Oh, tranquilla: so che in realtà si trova più in basso, ma voglio godermi il percorso.»
Brienne scosse la testa.
«Il solito presuntuoso.»
Con un colpo di fianchi, Brienne ribaltò le loro posizioni, intrappolandolo sotto il suo peso.
«Oh, sembra che il mio regalo sia piuttosto aggressivo» notò Jaime con una risata.
«Credevi che sarebbe rimasto lì inerme a farsi fare tutto quello che volevi?»
«In realtà sì» rispose, passando le mani sulle sue cosce e risalendo sotto la gonna. «Di solito gli piace molto quello che le faccio. Soprattutto con la mia lingua.»
Brienne si chinò su di lui, chiudendogli la bocca con la propria. Gli passò le mani sul petto, sbottonandogli la camicia, mentre Jaime risaliva il percorso verso i suoi seni.
«Strano» Brienne soffiò sulle sue labbra, «perché quella è proprio la parte di te che non sopporta.»
«In effetti in certe occasioni mi diverto a portarla al limite della sopportazione. Ma non ricordo che se ne sia mai lamentata.»
In quel momento il telefono squillò e Jaime riuscì a trattenere a stento un’imprecazione.
«È Tyrion» lo informò Brienne, tornando seria. «Ci stavi parlando anche prima?»
«Purtroppo sì» Jaime allungò il braccio verso il comodino, prendendo il cellulare. «Fammi chiudere questa storia così non ne riparliamo più. Fratello caro!»
«Tu e Brienne dovete venire qui, chiaro?»
«Scusami, Tyrion, ma c’è stato un imprevisto.»
«Se l’imprevisto non prevede nessuno di voi due morto, può aspettare.»
«Temo di no. È venuta a trovarmi Mamma Natale e non mi lascerà uscire di casa finché non mi sarò dimostrato un bravo bambino. Mi conosci, sai che questo richiederà almeno tutta la notte. Saluta i nostri parenti da parte mia.»
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Un insolito desiderio - Tyrion, Tormund/Brienne, Jaime/Brienne ***


Personaggi: Tyrion, Tormund, Jaime, Cersei.
Prompt:
È Natale: 2 è il Babbo Natale in un centro commerciale. 5 o 6 è un bambino che va a chiedergli un regalo speciale. Houston abbiamo un problema!Bonus: "Non puoi chiedermi come regalo di uccidere qualcuno!"

Note: Per adattare i personaggi alla storia, ho deciso di scrivere una kid!fic in cui Tormund, Jaime, Cersei e Brienne sono dei bambini, mentre Tyrion è più grande. Spero vi piaccia ^^

 
UN INSOLITO DESIDERIO
 


Un bambino dalla folta chioma rossa si avvicinò da solo a lui.
«Ciao, piccolo» lo salutò Tyrion, modulando la voce in modo che fosse più profonda. «Sei qui tutto solo?»
«I miei genitori sono in quel negozio» rispose lui. «Ma io volevo parlare con Babbo Natale senza che loro sentissero. Ma sei tu Babbo Natale?»
«Certo. Non vedi la barba e il costume rosso?»
Il bambino inclinò la testa di lato, confuso.
«Ma non sei troppo piccolo?»
Tyrion sbuffò, ma ricordandosi che non poteva rispondere male ai marmocchi che gli si avvicinavano si lasciò andare a una grassa risata.
«Oh oh oh! Certo che sono piccolo. Come credi che riuscirei ad attraversare il camino altrimenti?»
Gli occhi del bambino si illuminarono.
«Figo!»
«Allora, giovanotto: ti sei comportato abbastanza bene da meritare che io ti faccia un dono?»
«Sì, sì! Ho fatto tutti i compiti con regolarità, sono stato bravo.»
Tyrion sorrise, battendo la mano sulla sedia accanto a sé.
«In tal caso puoi esprimere il tuo desiderio. Intanto, qual è il tuo nome?»
«Tormund» rispose l’altro, mentre si sedeva. «E, ecco… Non sono venuto a chiederti un gioco o cose simili.»
«Ah» Tyrion sperò che non fosse andato a chiedergli qualcosa come “risolvere la fame nel mondo” o “portare la pace su tutta la Terra”.
«Be, c’è una bambina nella mia classe» cominciò Tormund. «È alta alta e bionda. Mi piace tantissimo e voglio che diventi mia moglie.»
«Oh oh, vedo che sei veramente innamorato, eh? Non sai come conquistarla?»
Tormund scosse la testa.
«No no, so come conquistarla! Ma non riesco mai a provarci.»
«Per l’imbarazzo?»
«No! Perché quello stupido belloccio della classe A si mette sempre in mezzo. E a lei piace lui. Cioè, lui piace a tutte. Ecco io… Io vorrei sbarazzarmene.»
«Sbarazzartene?» ripeté Tyrion, non capendo appieno cosa intendesse dire.
«Babbo Natale» Tormund alzò i suoi occhioni azzurri su di lui. «Puoi ucciderlo per me?»
«Cosa? Assolutamente no!»
«Perché?» gli chiese, sinceramente sorpreso.
«Non puoi chiedermi come regalo di uccidere qualcuno!»
«Ah no?»
Tyrion si passò una mano sulla fronte, sospirando.
«Senti, perché non dimostri semplicemente a questa bambina che tieni molto a lei e che sapresti renderla felice?»
Il bambino si accarezzò il mento, ponderando attentamente la sua proposta.
«Ma se quell’altro continua a mettersi in mezzo?»
«Lo affronterai e farai in modo che non si metta più tra voi. Senza ucciderlo» aggiunse, temendo che Tormund potesse fraintendere le sue parole.
«Mmm, sì, potrei provare» Tormund saltò giù dalla sedia, rivolgendogli un sorriso soddisfatto. «Grazie, Babbo Natale. Ci vediamo la prossima settimana» aggiunse con un occhiolino, prima di correre verso il negozio in cui erano i suoi genitori.
Tyrion scosse la testa, con un sorriso divertito sulle labbra.
«Non verrò se non sarai a letto.»
Il bambino aveva appena raggiunto la sua famiglia quando Tyrion sentì una voce nota chiamarlo.
«Tyrion!»
«Ti ho detto che non devi chiamarmi così quando lavoro» si lamentò lui, raggiungendo il suo fratellino.
«Questo lo chiami lavoro?» lo derise Cersei.
«Ah, ci sei anche tu. Va be, cosa volete?»
«Guarda» Jaime estrasse una spada laser dal sacchetto e gliela mostrò. «L’ho comprata per Brienne, come regalo di Natale. Secondo te le piacerà?»
«Perché il suo parere ti interessa più del mio?» si lamentò Cersei.
«Perché lui non odia Brienne inutilmente come fai tu.»
La bambina si strinse nelle spalle, giocando distrattamente con un ciuffo biondo sfuggito alla sua coda.
«Io non la odio» si difese. «Ti dico solo che potresti puntare a qualcosa di più rispetto a quella racchia.»
«Non è una racchia!» esclamò Jaime. «È adorabile. Allora, Tyrion? Secondo te le piacerà?»
«Le piace Star Wars?» gli chiese.
Jaime annuì.
«Allora penso di sì. Ti sei preso una bella cotta, eh?» disse, dandogli una leggera gomitata sul braccio.
Jaime arrossì, distogliendo lo sguardo.
«Quando me la presenti?»
«Probabilmente mai. Anche perché… Non sono sicuro di piacerle.»
«Come mai?»
«Lascia stare» intervenne Cersei. «È solo stupido. Ha paura di un suo compagno di classe che le gira sempre intorno.»
«Davvero?» Tyrion increspò le labbra, pensieroso. «Sai, sei il secondo bambino oggi che viene da me per parlare di una bambina che forse è innamorata di un altro. Senti, ma… Questo tipo che ti preoccupa, come si chiama?»
«Non mi preoccupa» Jaime si mise subito sulla difensiva, poi cedette. «Tormund.»
Tyrion si sforzò di non scoppiargli a ridere in faccia.
«In tal caso, fratellino» disse, mettendogli una mano sulla spalla. «Ti consiglio di prenderle un bel biglietto di auguri e dichiararti il prima possibile.»

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** In trappola - Sansa&Daenerys, Daenerys/Jaime ***


Personaggi: Daenerys&Sansa, Daenerys/Jaime

Prompt:
3 e 7 restano bloccati in ascensore. Uno dei due è claustrofobico. (Perché un claustrofobico dovrebbe mai prendere un ascensore? Nella mia testa, l’ho giustificato dicendo che aveva preso una storta alla caviglia).

 
IN TRAPPOLA



«No.»
«Non puoi fare le scale con quella caviglia.»
«La mia caviglia sta-ah! benissimo.»
Sansa scosse la testa.
«Dany, questo ascensore è sicuro. Io lo uso tutti i giorni per salire e scendere.»
«Già e chi ti dice che questo non sarà il giorno in cui ci resteremo intrappolate per sempre?»
«Non resteremo intrappolate! Non fare la bambina, forza.»
La prese sottobraccio e cominciò a trascinarla verso le porte metalliche.
«In teoria potresti portarmi giù in braccio» le disse Daenerys. «Sei abbastanza alta per poterlo fare.»
«Sei pesante per me.»
«Cosa?»
L’ascensore si aprì non appena Sansa premette il pulsante e poterono entrare subito.
«Sansa, non mi piace» la implorò Daenerys. Era sinceramente preoccupata e Sansa cominciò a prendere sul serio le sue paure.
«Appoggiati alla ringhiera» le consigliò, «e stai tranquilla. In un minuto saremo fuori, te lo prometto.»
Daenerys cominciò a prendere grandi respiri e sembrò calmarsi, fino a quando le porte dell’ascensore non si chiusero.
«Se restiamo… Bloccate… Giuro…»
L’ascensore iniziò a scendere. Il loro ufficio era al settimo piano e dì lì a una decina di secondi avrebbero raggiunto il parcheggio sotterraneo.
Ci fu un cigolio sinistro, un movimento brusco e poi più niente.
«Siamo arrivate? Perché non si apre?» chiese Daenerys.
«Ehm…»
A giudicare dalle spie luminose, erano ferme al quarto piano. Ma le porte non si erano aperte e il rumore che avevano sentito prima non era normale.
«Siamo bloccate?» la nota di accusa nella sua voce era palpabile.
«Ehm… No, no. È solo…» Sansa provò a premere qualche pulsante, senza successo. «È solo… Bloccato.»
«No. NO! Aprite questo ca-ah-zzo di aggeggio infernale!»
Daenerys raggiunse le porte dell’ascensore zoppicando e cominciò a batterci contro i pugni.
«Daenerys! Dany, calmati, non serve a niente.»
«Devo. Uscire.»
Continuò a battere sulle porte finché non fece per sbaglio pressione sulla caviglia ferita e cadde a terra.
«Attenta. Ti sei fatta male?»
«No, Sansa. Sto benissimo. Sul serio, ti prego» disse, sull’orlo delle lacrime. «Non riesco… Ho bisogno d’aria…»
Sansa si inginocchiò di fronte a lei, posandole delicatamente le mani sulla spalle.
«Guardami, Daenerys.»
Lei scosse la testa.
«Guardami!»
Daenerys stava boccheggiando e aveva gli occhi sbarrati dal terrore.
«Prendi un bel respiro…»
«Non ci riesco!»
«Sì che ci riesci. Segui me. Inspiri… Espiri… Inspiri… Con calma, piano piano.»
Daenerys iniziò a imitarla e dopo un paio di minuti riuscì a respirare normalmente.
«Non mi piacciono i luoghi chiusi» sussurrò lei dopo essersi calmata.
«Ora l’ho capito» rispose Sansa, accarezzandole la schiena. «Mi dispiace, credevo che fosse solo una tua fissazione. Evidentemente mi sbagliavo.»
«Già.»
Daenerys si appoggiò alla parete, tenendosi la caviglia slogata. Sapeva che indossare i tacchi sarebbe stata una pessima idea, ma quel giorno aveva avuto un incontro con la direttrice di un’azienda concorrente, Melisandre d’Asshai, e non le andava di farsi venire il mal di collo per riuscire a guardarla negli occhi. Almeno non era inciampata di fronte a lei.
«Ottimo, c’è campo» annunciò Sansa, con il telefono a mezz’aria. «Chiamo i soccorsi, ci sarà qualcuno che può tirarci fuori.»
Daenerys annuì, ricominciando a inspirare ed espirare e sforzandosi di dimenticare di essere incastrata dentro una piccola scatola metallica.
«Ciao, Sandor» disse Sansa. «Hai saputo? Sì, io e Daenerys siamo bloccate dentro. Ti ho visto prendere l’ascensore molte volte, quindi evita di giudicarci. Sì, va bene. Perfetto. Cerca di fare in fretta, mi raccomando.»
Chiuse la chiamata, tornando a sedersi accanto a Daenerys.
«Lo avevano già chiamato. Sta arrivando. Cerca di resistere ancora un po’.»
«Non mi sembra di avere scelta.»
Sansa sospirò.
«Davvero, Dany, ti chiedo scusa.»
L’altra scosse la testa.
«No, in realtà no. Tu usi l’ascensore tutti i giorni e non era mai successo niente. Semplicemente oggi non è la mia giornata. Oddio!»
«Che hai? Che succede?»
«Mi sono appena ricordata che stasera devo andare a cena con la famiglia di Jaime.»
Sansa si sforzò di non ridere. Jaime e Tyrion erano sopportabili, ma il resto della loro famiglia…
«Chiediamo a Sandor di aspettare a farci uscire?» propose scherzosamente.
Daenerys sorrise, anche se la paura tornò presto nel suo sguardo.
«Approverei, se non fossi claustrofobica. No, no: preferisco affrontare Cersei e Tywin Lannister piuttosto che stare rinchiusa qui o da qualsiasi altra parte.»
«Non sapevo che gli spazi chiusi ti facessero tanta paura.»
Daenerys abbassò lo sguardo, stringendosi le gambe al petto.
«Non tutti. L’ufficio non mi fa paura. Né la mia casa. Solo… Solo luoghi bui e stretti. È… ho avuto delle brutte esperienze in passato a causa di mio fratello. Ma non chiedermi altro, ti prego» aggiunse. «Non… Non ne voglio parlare.»
«Va bene» rispose Sansa. Le prese una mano, stringendola tra le sue. «Lo capisco e lo rispetto. E se un giorno volessi qualcuno con cui parlarne, la mia porta è sempre aperta.»
Daenerys sorrise e ricambiò la stretta.
«Ti ringrazio.»
«Ehi, uccelletto, platinata!»
Sansa sorrise, mentre Daenerys alzò gli occhi al cielo.
«Imparerà mai i nostri nomi?» chiese.
«Ne dubito. Sandor, siamo qui.»
«State lontane dalla porta. Cerco di aprirla.»
«Vedi di darti una mossa» brontolò una voce vicino a lui.
Daenerys si alzò in piedi, facendo attenzione a non premere sulla caviglia.
«Jaime?»
«Amore, stai bene?»
«Ehi, tutti e due!» sbraitò Sandor. «Rompete poco il cazzo. Platinata, spero tu sia abbastanza lontana dalla porta.»
«Sì, sì, è lontana» rispose Sansa. «Siamo a distanza di sicurezza.»  
Sandor forzò le porte metalliche e dopo alcuni secondi queste iniziarono ad aprirsi. Quando il varco creato fu abbastanza largo, Sansa aiutò Daenerys a uscire fuori – erano rimaste bloccate poco sotto il piano, perciò non fu difficile arrampicarsi fuori.
Appena fu fuori, Daenerys prese una grande boccata d’aria.
«Dany» Jaime corse subito da lei. «Stai bene?»
Lei annuì, prendendolo per mano.
«Sì. Sì, ma ho… Usciamo e basta.»
Rivolse un cenno a Sansa.
«Grazie. Non so che avrei fatto senza di te.»
La ragazza le sorrise.
«Te la saresti cavata comunque.»
Dany annuì e iniziò a camminare, anche se ogni passo era estremamente doloroso.
«Ti sei fatta male alla caviglia?» le chiese Jaime.
«Più o meno.»
L’uomo sospirò. Con un braccio le cinse la schiena, mentre l’altro andò dietro le ginocchia e la tirò su.
«Che… Che stai facendo?» esclamò Daenerys con il volto rosso.
«Non ti lascio certo camminare in queste condizioni. Andiamo subito al pronto soccorso.»
«Non serve, davvero. Sto bene. Sansa!» esclamò mentre lei e Jaime raggiungevano le scale. «Digli che non ne ho bisogno.»
«In realtà io credo che una visita ti farebbe bene» rispose, facendole l’occhiolino.
Daenerys aggrottò le sopracciglia, poi capì e sospirò. In effetti anche il pronto soccorso era meglio dei Lannister.

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3918738