UNANIMUS - Cuore di Ghiaccio

di Ferrett
(/viewuser.php?uid=1149162)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


CUORE DI GHIACCIO
 
 

Qualcosa che Manca

"Che cosa ci sto facendo qui?" 

Quelle furono le prime parole che il giovane borbottò tra sé e sé, la sua voce profonda accompagnata da un lungo sospiro che fu soffocato dalla festa che si svolgeva intorno a lui. La maestosa sala da ballo, progettata nello stile di un palazzo dell’America Latina, stava attualmente ospitando una festa per un numero relativamente piccolo di persone, con delle luci basse e soffuse adatte all'atmosfera della sera. Un lungo tavolo carico di cibo, bevande e numerose zucche intagliate era stato appoggiato ad una delle bianchissime pareti, mentre piccole stelle filanti arancioni e nere erano appese in aria insieme a pipistrelli di plastica e ragni che pendevano dal soffitto. Il suono di The Monster Mash riempiva l'aria, e un certo numero di persone stava danzando allegramente vicino al centro della stanza.

Seduto da solo in uno degli angoli, invece, c'era una persona che sembrava completamente fuori posto. Era un giovane ragazzo di circa vent’anni, facilmente alto un metro e ottanta, vestito con un’elegante corazza di cuoio e metallo argentato. I suoi capelli castani erano pettinati all'indietro, e i suoi occhi scuri scrutavano la stanza con gelida attenzione, la pelle normalmente rosata del suo viso ora dipinta di un pallore innaturale causato dal nervosismo. Sulla sua schiena, anch'essa corazzata dall’armatura, un gigantesco spadone era saldamente legato alle sue spalle, sproporzionatamente grande anche per un giovane muscoloso come lui. Le sue braccia, al momento, erano incrociate saldamente davanti al petto, mentre il suo viso non palesava nessuna espressione mentre osservava la gente ridere e danzare, come se stesse facendo tutto il possibile per trattenere l’irritazione che provava dentro.

Il giovane sospirò di nuovo, fissando il bicchiere di liquore che teneva in mano, come se guardando nel liquido rosso potesse trovare le risposte che cercava.

"Ivan?" esclamò una voce tra la folla, facendogli alzare la testa. Guardando in avanti, il giovane – Ivan – vide una creatura in costume avvicinarsi a lui. La creatura camminava dritta, alta quasi tre metri e mezzo, sovrastando la maggior parte degli altri invitati, anche se nessuno sembrava curarsene. Dopotutto, lui lo sapeva, non era inusuale vedere creature così uniche e singolari in questo mondo.

La creatura indossava un abito nero con una camicia bianca abbottonata e una cravatta rossa. Ogni parte del suo corpo che non era coperta dai vestiti era coperta invece da un’ispida pelliccia blu punteggiata da macchie viola. Una lunga coda sporgeva dal foro dei suoi pantaloni e si trascinava a terra dietro di lui, con creste nere che gli risalivano fino alla spina dorsale. Le sue mani, per non dire zampe, finivano in artigli bianchi, mentre sul suo volto era posata una maschera di plastica che raffigurava un volto umano con guance rotonde e un naso prominente.

"Sully?" chiese Ivan con un sorrisetto. "Non sapevo che anche tu fossi stato trascinato qui."

Ridacchiando, la creatura – Sully – sollevò la maschera per rivelare il suo viso peloso e sorridente. Aveva lineamenti bestiali con un muso azzurro e occhi neri ed espressivi, oltre che una bocca piena di denti aguzzi e corna appuntite che gli crescevano dalla fronte.

"Beh, inizialmente volevo accompagnare Boo a raccogliere dolci per il tradizionale ‘Dolcetto o Scherzetto’, ma i coniugi Wazowski hanno deciso che devo passare meno tempo assieme ai bambini," rispose il mostro con una risatina, sedendosi su una sedia accanto al giovane.

Ivan ridacchiò mentre beveva un sorso del suo liquore.

"Siamo in due," sospirò quest’ultimo. "Aladdin ha costretto anche me a venire. Pensa che stia trascorrendo troppo tempo con Ellie. Dice che dovrei incontrare persone ‘della mia stessa età’... qualunque cosa significhi."

"Penso che tu sappia cosa significhi, Ivan," commentò Sully con un sorriso.

"Oh? E sentiamo, cosa dovrebbe significare?" chiese il ragazzo, inarcando un sopracciglio verso il mostro.

"Lascia che te lo chieda," affermò Sully mentre si sistemava meglio sul suo posto. "Ormai sei arrivato qui da un anno. Che cosa fai nel tuo tempo libero? Quando non sei a lavoro in quel tuo videogioco, ovviamente."

Quello posò lo sguardo in avanti. "Non saprei… bazzico con i miei amici, di solito," rispose, scrollando le spalle.

"E per amici intendi Ellie, vero?" chiese Sully.

"…già," confermò Ivan con un'altra scrollata di spalle. "Voglio dire, non è che abbia molta scelta. A differenza di me, la maggior parte di quelli che vivono qui sono personaggi provenienti da film o serie tv, e quei pochi che conosco sono quasi sempre occupati. Woody è entrato in affari con quel vecchio falegname, Geppetto, non molto tempo dopo che io e Ellie siamo arrivati; e Tamora e Felix hanno aperto quel poligono di tiro. Anche tu hai una fabbrica da gestire, se non erro. Ellie è l'unica con cui posso passare la maggior parte del tempo."

"Capisco," disse Sully, annuendo leggermente con la testa. "Ma cosa fai quando Ellie non è nei paraggi? Quando è a scuola o sta facendo qualcos'altro?"

"Io... non molto, immagino," ammise Ivan.

“È di questo che Aladdin stava parlando, Ivan," spiegò Sully. "Abbiamo un sacco di tempo a disposizione da queste parti. Devi trovare qualcosa per tenerti occupato, o finirai per deprimerti ed impazzire. Forse non hai bisogno di una ragazza, forse hai solo bisogno di un lavoro o di un hobby. Diavolo, forse hai bisogno di tutte e tre le cose, non lo so. So solo che hai bisogno di fare qualcosa."

"…penso di capire a cosa ti riferisci, Sully," esalò il giovane, osservando con un pizzico di incertezza la gente che danzava. "Proverò a tenerlo a mente. Grazie."

"Nessun problema, amico," gli rispose il mostro con un sorriso e un cenno del capo.

Il moro gli lanciò un’occhiata perplessa. "Allora, cosa dovresti essere esattamente?" chiese, guardando il costume di Sully.

"Suvvia, amico. Non conosci la storia americana?" esclamò Sully, rimettendosi la maschera e facendo il simbolo della pace con entrambe le mani. "Non sono un imbroglione!"

Ivan lo squadrò con un sopracciglio alzato. "...Ronald Reagan?" indovinò dopo un momento. Sully borbottò e sospirò pesantemente, limitandosi ad agitare con disinvoltura una mano verso il giovane.

"E perché ti sei vestito da Presidente?" chiese ancora l’altro.

"Ehi, se devo essere un mostro tutto l'anno, credo che sia giusto indossare qualcosa di normale ad Halloween," spiegò il mostro.

Ivan ridacchiò, scuotendo la testa, prima di guardarsi nuovamente intorno nella stanza. Alzando gli occhi, vide uno striscione appeso sopra la porta che conduceva alla sala da ballo con la scritta: "Serata di Halloween per Single".

"Di chi è stata l’idea, comunque?" domandò alla fine.

"Lottie, per quanto ne so," rispose Sully, indicando una giovane donna bionda in mezzo alla calca che indossava un costume da strega. "Dopotutto, questa è casa sua."

"Ma perché? Credevo che uscisse con quel tipo… John Smith, se non sbaglio," ribatté Ivan, posando lo sguardo verso un giovane vestito da vampiro in piedi assieme a Lottie. Aveva gli occhi azzurri e dei lunghi capelli biondi che teneva legati in una coda di cavallo sciolta.

"Beh, provengono da film diversi, e quando sono arrivati ​​qui erano single," spiegò il mostro. "Sai, lei e John sono alcune delle pochissime persone qui intorno che hanno intrapreso una relazione esterna alle loro origini."

Ivan li guardò con finta curiosità. "Quindi, erano single?"

"Sì, ma alla fine si sono trovati," continuò Sully. "Questo è ciò che ha dato a Lottie l'idea di organizzare questa festa. È convinta che nessuno dovrebbe essere single se non vuole realmente esserlo."

Il giovane ridacchiò, amaro. "Buon per loro. Sono certo che si divertiranno più di un paio di lupi solitari come noi, vero?"

"Ehi, parla per te," ribatté Sully con una risatina. "Al contrario di quanto si dice in giro, io me la cavo molto bene con le femmine della mia specie."

"Meno male che io e te non siamo della stessa specie, allora," disse ironicamente Ivan, bevendo un altro sorso di liquore.

"A proposito, penso di aver trovato la mia prossima compagna di danza,” esclamò Sully, indicando un mostro dalle fattezze femminili tra la folla, intenta a guardarlo di soppiatto.

"Vai a prenderla," disse con un sorriso il giovane, facendo un cenno alla ‘ragazza’. Sully annuì e agitò la mano mentre scompariva nella folla, lasciandolo nuovamente da solo.

Ivan sospirò, bevendo un altro sorso del suo liquore mentre scansionava di nuovo la stanza. La maggior parte dei presenti stava chiacchierando allegramente tra di loro, e alcuni stavano persino ballando. Umani, mostri, animali, cartoni animati, e persino creature antropomorfe di ogni tipo… tutti intenti a mischiarsi tra di loro per fare conoscenza e divertirsi. Era uno spettacolo che qui, in questo mondo chiamato UNANIMUS, era quasi normale. Dopotutto, questa era la terra dei Film, dei Libri e dei Videogiochi, e tutti i personaggi provenienti dai film e dall’immaginazione del mondo esterno avevano un posto qui. E sebbene anche Ivan facesse parte di questa categoria di persone… in quel momento il giovane non poteva sentirsi più fuori posto di così. Lui non avrebbe dovuto essere lì, e tutti quelli che lo vedevano ne erano a conoscenza.

Dopotutto, lui ed Ellie erano un’eccezione alla regola. L’unica, in realtà, eccezione alla regola.

A causa di questo, era normale che tutti i presenti lo guardassero con diffidenza. Lui lo sapeva. Dopotutto, nonostante gli svariati tipi di personaggi che abitavano UNANIMUS, anche in questo mondo non capitava spesso di vedere un guerriero solitario e misterioso perennemente armato di spadone come lui. Non in questa parte di UNANIMUS, almeno. Il suo aspetto, che lo volesse o meno, incuteva sempre timore e sospetto negli altri. Per non parlare della sua storia, poi. A causa di questo, ovunque andasse, qualsiasi cosa facesse, Ivan finiva sempre per attirare l’attenzione degli altri.

Con tutte queste cose in mente, il giovane non rimase per niente sorpreso, quindi, quando una certa persona gli si piazzò davanti ad un certo punto della serata.

"Ivan," disse una voce con un accento latino-americano. Voltandosi, i suoi occhi socchiusi videro la proprietaria di casa, Charlotte la Bouff – per gli amici, Lottie - in piedi accanto a lui, le braccia incrociate sopra al petto mentre lo fulminava con un’occhiataccia.

"Uh... ciao Lottie," la salutò seriamente Ivan. "Bella… Bella festa."

Quella continuò a guardarlo torvo. "Ivan, non ti ho invitato qui per vederti restare seduto in un angolo a sorseggiare alcol," dichiarò la donna con disappunto. "Lo scopo di questa festa è dare a te e a tutti quanti la possibilità di incontrare altri single che vivono qui intorno. "

"Lo so, Lottie, lo so," replicò il giovane, alzando una mano nel tentativo di calmarla. "Ma questa buffonata non fa per me. Non sono minimamente interessato ad intraprendere una relazione con qualcuno. Sto bene dove sono, e lo sai anche tu."

La donna dai capelli dorati assottigliò gli occhi verso il giovane armato di spada, per nulla intimorita dall’aspetto minaccioso che emetteva col suo semplice aspetto. "Non mentire, Ivan. Io ho visto il tuo film. Sei rimasto da solo praticamente per quindici anni."

"Sì, ma non mi sono mai lamentato della mancanza di amore nella mia vita," ribatté quello.

"Come sei testardo," sospirò Lottie, ruotando gli occhi. "Almeno potresti provare. A che serve stare seduto da solo tutta la notte?"

"Mi impedisce di mettermi in imbarazzo," rispose il ragazzo, avvicinando le labbra al bicchiere per prenderne un sorso.

"Non ti metterai in imbarazzo, Ivan," insistette Lottie. "Tutti qui sono ansiosi di conoscere gente nuova. E poi, sai, ho saputo che alcune donne hanno puntato gli occhi su di te..."

Ivan sbruffò con disprezzo. "Sì, come no.”

"Sono seria," ribadì Lottie, prima di afferrare un braccio del giovane con le mani e tirarlo di peso, cercando di strapparlo dal suo posto. Ma per quanto tirasse e strattonasse, Ivan non si mosse di un millimetro. Mentre la donna continuava invano a cercare di metterlo in piedi, John si avvicinò a loro, con un'espressione divertita sul suo viso.

"Ti stai divertendo, Ivan?" chiese sarcasticamente.

"Da morire," rispose, ironico, mentre Lottie cercava inutilmente di tirarlo fuori dalla sedia. "Sai, se potessi impedire alla tua ragazza di rubarmi il braccio, te ne sarei grato."

"Mi spiace, sai com’è fatta," si scusò nervosamente John. Poi assunse uno sguardo serio. "Ma ha ragione, sai. Perché hai deciso di venire se vuoi restartene sempre seduto?"

"Non è stata esattamente una mia idea. Mi hanno costretto," argomentò Ivan, ignorando i continui tentativi di Lottie di tirarlo in piedi.

"Tuttavia, non pensi che dovresti sfruttare al massimo quest’occasione?" premette ancora John, incrociando le braccia ed inarcando un sopracciglio. “È davvero così terribile per te scendere in pista e parlare con una di queste donne?"

Passarono due secondi di silenzio. Poi, Ivan sospirò drammaticamente.

"Immagino che tu abbia ragione," ammise il giovane mentre si alzava in piedi. A causa di quel gesto improvviso, Lottie perse per un attimo l’equilibrio ed arrancò all'indietro di qualche metro, lottando per restare in piedi. Guardò Ivan con uno sguardo accigliato mentre si raddrizzava, sistemandosi il costume.

"Avverti una ragazza quando stai per fare qualcosa del genere," lo rimproverò lei.

"Scusa," disse il giovane con una scrollata di spalle, esasperato, prima di rivolgere la sua attenzione ai presenti che festeggiavano, alcuni dei quali stavano adesso rivolgendo la loro attenzione verso di lui dato che si era alzato. Notò alcune donne che lo guardavano e sussurravano tra loro, provocandogli una strana sensazione di disagio.

"Coraggio," disse Lottie, esortandolo ad avanzare. "Vai a parlare con qualcuno."

"Non sono mai stato molto bravo a rompere il ghiaccio per primo," replicò Ivan, schietto. Il suo volto stava diventando sempre più pallido. “Insomma, sapete quello che ho vissuto. Non sono un tipo socievole.”

"È facile, bel ragazzone," insistette Lottie, prendendolo per mano e guidandolo verso gli altri ospiti. "Basta solo presentarsi."

Ma Ivan si fermò di nuovo, chiaramente non disposto a fare l'ultimo passo. Sibilando impazientemente, Lottie lasciò andare la mano di Ivan e gli camminò dietro prima di dargli una forte spinta alla schiena. Il giovane, che già stava in piedi a disagio, inciampò in avanti a causa dello spintone, sbattendo accidentalmente contro una donna, e mandandola quasi a terra.

"Hey!" la giovane donna, che aveva i capelli scuri ed indossava un vestito verde, urlò indignata mentre si girava per fulminare Ivan con gli occhi. "Che ti prende?!"

"Perdonami!" rispose nervosamente lui, il suo sguardo pieno di panico mentre sollevava le mani sulla difensiva. Dietro di lui, Lottie si coprì la bocca con le mani, scioccata per quello che era successo. "È stato un incidente!"

"Già, c’era da aspettarselo da uno come te! Sei un pericolo ambulante!" abbaiò sgarbatamente la donna, squadrandolo dalla testa ai piedi. "Perché abbiano voluto invitarti a questa festa non lo capisco proprio."

"Perché non ti calmi, Genoveffa?" fece rabbiosamente una nuova voce. Guardando di lato tra la folla, Ivan vide una ragazza più giovane avvicinarsi a lui. Non poteva avere più di sedici anni, con i capelli rossi, ricci e selvaggi raccolti in una treccia stretta che le pendeva sulle spalle e due occhi blu ghiaccio che accentuavano i suoi lineamenti chiari. Indossava una giacca di pelle marrone sopra una maglietta verde scuro, insieme a dei jeans blu e scarponcini da trekking marroni. Un arco e una faretra piena di frecce erano legati attorno alle sue spalle.

"Come osi parlarmi in quel modo, mocciosetta!" ringhiò la donna, Genoveffa Tremaine, mentre ruotava verso di lei.

"Senti chi parla," rispose la rossa con uno sbuffo sprezzante, la sua voce contornata da un forte accento scozzese. "Vedi di piantarla prima che ti dia una vera ragione per lamentarti. Questa è una festa, non un luogo di schiamazzi."

Genoveffa sembrava sul punto di dire qualcos'altro, ma invece sibilò indignata e sollevò il naso in aria prima di ruotare i tacchi ed andarsene. La rossa sbuffò di nuovo, facendo roteare gli occhi, voltandosi verso Ivan.

"Grazie, Merida," fece quest’ultimo con un sorriso imbarazzato. Guardandosi intorno, notò fin troppo bene che la maggior parte degli ospiti lo stavano guardando, sussurrando tra di loro.

"Non preoccuparti," lo rassicurò la ragazza, prima di lanciare uno sguardo accigliato agli altri spettatori ficcanaso. Quando vide che tutti tornarono a farsi i fatti loro, si voltò nuovamente verso il giovane con un sorriso, mentre la musica intonava una canzone più lenta. "Ti va di ballare?"

Ivan la guardò, perplesso, prima di sorridere a sua volta. "Penso che tu sia un po’ troppo giovane per me," scherzò, cercando di svignarsela.

"Stai zitto prima che perda la pazienza," replicò invece Merida, allungando la mano e afferrando il braccio del giovane, trascinandolo forzatamente con sé. Una volta giunti sulla pista da ballo, Merida si girò a guardare Ivan, tendendogli le mani. "Beh?" sussurrò, guardando Ivan che si agitava sempre più. "Balliamo, sì o no?"

"Io... non so davvero come ballare, Merida," rivelò nervosamente Ivan, il sudore che ormai gli si raccoglieva visibilmente sulla fronte.

"È facile, fidati, persino tu ci riusciresti," affermò la rossa mentre guidava le mani del ragazzo con le sue, mettendone una sul suo fianco e l’altra sull'avambraccio. "Basta andare piano e fare un passo alla volta. Tutto chiaro?"

"Non faccio promesse," ridacchiò bonariamente Ivan, anche se doveva ammettere che l'atteggiamento amichevole di Merida lo stava mettendo a suo agio. Sorridendogli, Merida fece il primo passo e i due iniziarono a ballare in un semplice valzer avanti e indietro, andando a ritmo della musica e prendendosi tutto il tempo del mondo.

E per quelli che sembrarono cinque interminabili minuti, tutto sembrò andare liscio. "Ehi, non sei così male," commentò Merida, sorpresa, mentre ballavano.

"Sono sorpreso quanto te," ammise lui, ridacchiando, lanciando un'occhiata a Lottie che gli stava sorridendo da lontano con un pollice in su.

"Potevi metterti un costume, comunque," dichiarò ironicamente Merida.

"E rischiare di apparire strambo come te? No, grazie," ridacchiò l’altro.

"Che? Non sono stramba!" esclamò la ragazza, fingendosi indignata.

"Sto solo dicendo che una giovane donna ribelle e forte che usa l'arco non è poi così originale, Principes-OW!" sibilò Ivan, gemendo sommessamente quando Merida gli pestò volutamente un piede.

"Oops, scusa," Merida si scusò con finta simpatia, continuando la danza senza fermarsi.

"Pensavo di essere io il maldestro," grugnì Ivan mentre fissava Merida.

"Gli incidenti accadono," rispose lei con un'alzata di spalle e un sorrisetto, facendogli l’occhiolino.

Ivan e Merida continuarono a danzare in silenzio per diverso tempo, fissandosi negli occhi con un sorriso complice e divertito. "Dunque, cosa ti porta qui?" chiese alla fine Ivan, cercando di cambiare argomento mentre danzavano.

"Mia madre," rispose Merida con un sospiro. "Dato che non sono interessata a nessuno degli uomini della mia zona, mi ha suggerito di provare ad incontrare qualcuno nel Distretto Ovest."

"Allora, tua madre non sa di… tu-sai-chi?" chiese Ivan con un sorrisetto.

Merida ammiccò confusamente. "Di che stai parlando?”

"Sai, il ragazzo con cui ti stai vedendo in segreto," spiegò il giovane con un sorriso consapevole. "Quello che abita… fuori città."

Gli occhi di Merida si sgranarono per lo shock.

"C-Come fai a saperlo?" sussurrò lei, il suo sguardo che guizzava verso il resto della festa.

"Semplice, lo hai detto ad Ellie, ed Ellie lo ha detto a me," replicò lui con una scrollata di spalle prima che uno sguardo pensieroso gli attraversasse il viso. "Ora, com’è che si chiamava? Era un nome inglese, se non erro. Clovis? Cloude? Oh, aspetta, ora ricordo, è-OW! "

Le parole gli morirono in gola subito dopo. Invece, Ivan emise un sommesso grido di dolore non appena Merida gli affondò di nuovo il tallone nel piede, attirando l'attenzione di alcuni degli altri partecipanti alla festa.

"Ne ho bisogno per camminare, sai!" sibilò Ivan verso di lei.

"Buona fortuna!" ribatté lei, fumando di rabbia mentre lo guardava. "Oh, sapevo che non dovevo dire niente a nessuno! Sono stata una stupida!"

"Rilassati, Merida," replicò Ivan, guardandosi intorno mentre alcuni partecipanti al party sussurravano tra di loro.

"Non dirmi di rilassarmi, Ivan!" ringhiò di rimando Merida, guardandolo negli occhi. "Hai idea di quello che potrebbe succedere se si venisse a sapere?! Potremmo finire in un mare di guai!"

"Lo so bene," mormorò quello in risposta. "Senti, stavo solo cercando di prenderti in giro. Non volevo turbarti, davvero."

"…va bene, scusami.  È che… è una situazione stressante," Merida si rilassò con un sospiro, facendo un respiro profondo. "Per favore però, non dirlo a nessuno. Non voglio che si sappia della nostra relazione. Non ancora, almeno. Io e lui… vogliamo stare sul sicuro per un po'. Se si venisse a sapere che abbiamo infranto le regole…"

Ivan annuì. "Capisco, non preoccuparti," dichiarò risolutamente mentre continuavano a ballare. "Lascia che ti faccia una domanda, però. Questo ragazzo ti rende felice?"

"...sì. Sì, molto," ammise Merida con un piccolo sorriso, le sue guance che assumevano una piccola tinta rosea.

"Allora al diavolo le regole," dichiarò lui, sorridendole a sua volta. "Dopotutto, alcune regole sono fatte per essere infrante. Io… non sarei dove sono oggi se non ne avessi infrante alcune."

"Guarda che ho visto il tuo film, sai. Il tuo mondo è stato quasi distrutto per colpa tua," sottolineò Merida con un'espressione dubbiosa.

Il giovane trasalì all’udire la frecciata, abbassando lo sguardo. “È vero, ma ho comunque risolto tutto alla fine," rispose con una scrollata di spalle, cercando di non ripensare a quei giorni ormai lontani. "E nel farlo ho scoperto la cospirazione che avevo alle spalle, ho sperimentato per la prima volta l’amicizia, e ho ritrovato me stesso. E ho anche incontrato la mia migliore amica. Quindi… penso che nel complesso sia stata una scelta positiva.”

"Beh… suppongo che tu abbia ragione," ammise Merida con una risatina mentre la musica si fermava e smisero di ballare. "Grazie per il consiglio, Ivan. Sai, quando vuoi sai essere molto gentile."

Quello sospirò di rimando, mollando la presa delle sue mani sulla ragazza. "Grazie per la danza," disse a sua volta, iniziando ad allontanarsi lentamente dalla pista da ballo. "Se avrai mai bisogno di qualcuno che copra il tuo fidanzato segreto… sai dove trovarmi."

Merida gli lanciò uno sguardo riconoscente. “Me ne ricorderò, grazie” disse, grata per quelle parole. Poi ammiccò e gli lanciò uno sguardo confuso. "Dove stai andando?"

"Penso che sia abbastanza per oggi," rispose Ivan, indicando verso la porta con il pollice. Le diede le spalle senza attendere altro. “Ho festeggiato abbastanza per una notte. Me ne torno a casa. Buonanotte, Merida."

Lei esitò per qualche istante, confusa, prima di sospirare sommessamente. “Grazie," ricambiò lei, facendo un sorriso triste mentre lo guardava andarsene.

“Anche a te.”

 


Dopo essersi fatto strada attraverso i corridoi del palazzo, Ivan raggiunse l’atrio principale, addentrandosi nell’atmosfera della notte di Halloween. Mentre scendeva le scale che conducevano alla porta d'ingresso, fece un respiro profondo, respirando la frizzante aria autunnale. Vagando lungo il vialetto e sulla strada che portava verso il Distretto Centrale, infilò le mani in tasca e permise ai suoi piedi di portarlo verso casa, i lampioni e la luna piena sospesa nel cielo che lo illuminavano nella sua strada.

Quando raggiunse il Distretto Centrale, i suoni dei bambini che chiacchieravano tra loro e urlavano "dolcetto o scherzetto" fluttuarono alle orecchie di Ivan, accompagnati dalle risate e dal suono dei campanelli. Attraversando le strade, vide numerosi bambini in costume che vagavano in giro senza sosta, le loro mani che reggevano borse piene di caramelle e dolciumi vari, ridendo e scherzando tra di loro.

Lui li ignorò. Svoltando dietro un angolo, il giovane si ritrovò a camminare di fianco ad un grande parco che si trovava vicino al centro del Distretto. Lì, immerso in un mare di decorazioni e vegetazione, un folto gruppo di adulti in costume era riunito in festa. Allungando lo sguardo, Ivan vide tra i presenti molte persone che conosceva, tra cui Felix Aggiustatutto e Tamora, i suoi vicini di casa, vestiti rispettivamente da Super Mario e Samus. Guardando più da vicino, poi, vide che tutti i presenti erano in coppia. Quella vista lo fece fermare nella sua passeggiata, spingendolo a fare un passo verso la recinzione che circondava il parco.

Senza nemmeno sapere il perché, Ivan iniziò a spiare i presenti da lontano. Osservò di soppiatto mentre tutti si divertivano, appoggiando le braccia sul recinto di ferro davanti a lui. Poteva vedere le coppie ballare e ridere l'una con l'altra o sedersi in silenzio, godendosi la reciproca compagnia. Mentre guardava tutti i presenti, vide Tamora sorridere calorosamente a Felix mentre si chinava e lo baciava, prima di prendergli una mano tra le sue e tenerla stretta. E vedendo ciò, quasi inconsciamente, gli occhi del giovane si abbassarono sulle sue stesse mani, fissandosele con un’emozione indistinta e confusa. Poi, scuotendo la testa, Ivan emise un piccolo sospiro rassegnato.

"Ivan!" esclamò a quel punto una voce, strappandolo dai suoi pensieri. "Amico mio!"

Guardando a destra, Ivan vide una figura alta e snella che varcava il cancello del parco, salutandolo con eccitazione. La figura in questione era uno scheletro che si ergeva più alto di lui, con braccia e gambe sottili, vestito in un vecchio smoking nero con collo alto e lunghe code.

"Che bello vederti!" esclamò lo scheletro mentre gli si avvicinava e avvolgeva le sue braccia ossute attorno a lui in un rapido abbraccio.

"Ehi, Jack," salutò Ivan con un sorriso divertito, mentre lo scheletro si ritirava. "Stai passando una buona serata, presumo?"

"Splendida, Ivan, semplicemente splendida," rispose lo scheletro, Jack, mentre lo guardava. "Sally mi ha fatto un costume stupendo. Lo adoro. Sono felice di averti visto, però."

"Grazie," ricambiò Ivan, ridacchiando. "Cosa ti porta qui? La festa non è ancora finita."

"Oh, devo incontrare qualcuno," spiegò Jack mentre iniziava a guardarsi attorno. "È per discutere... Ah, eccolo! Parli del diavolo…"

"Accidenti, non sono poi così male, Jack," si lamentò una voce calma alle spalle di Ivan. Voltandosi, gli occhi del giovane trovarono due figure che si stavano avvicinavano a lui e Jack.

Il primo era un uomo alto all’incirca come Jack. La sua pelle rugosa era di una spettrale sfumatura grigia, e al posto dei capelli una fiamma blu tremolante gli bruciava sul cuoio capelluto. Indossava una toga nera sopra una tunica grigia, la cui fine sembrava dissolversi in una nuvola di fumo nero attorno ai suoi piedi.

Accanto a lui, invece, c'era una donna più bassa e decisamente più attraente. Aveva i capelli dorati e disordinati che le ricadevano selvaggi sulle spalle, intrecciati con fiori di campo di tutti i colori immaginabili, ed indossava una toga bianca. La sua pelle brillava, in chiaro contrasto con quella dell’uomo, vibrante di una bella tonalità di viola piacevole alla vista.

Ivan riconobbe immediatamente di chi si trattava. "Ade?" esalò, sorpreso.

"Ehi, Ivan!" esclamò Ade con una risata, picchiettandolo con una mano sulla spalla. "Quasi non ci credevo appena ti ho visto. Non pensavo di vederti da queste parti, specie ad Halloween. Non male, non male."

"…grazie," ricambiò lui, neutro, scoccandogli un’occhiata confusa. "Che cosa ci fai qui?"

"Io e Mister Signore delle Zucche qui dobbiamo elaborare la nostra joint venture per domani," spiegò il Signore dell’Oltretomba.

Ivan ammiccò. "Joint venture?” ripeté.

"Dia de Los Muertos," chiarì Jack, ridacchiando. "Il giorno dei morti. Una vacanza perfetta per le nostre capacità combinate. Volevamo organizzare qualcosa per la festa."

"Lo fanno ogni anno," aggiunse la donna, prima di spintonare scherzosamente Ade con il fianco. "Presentami al tuo amico, tesoro."

"Oh, giusto, voi due non vi siete mai incontrati," realizzò Ade. "Ivan, questa è mia moglie, Persefone."

La donna gli rivolse un sorriso strano, i suoi occhi che brillavano sinistramente. "Piacere di conoscerti, Ivan. Ho sentito molte cose su di te," si presentò dolcemente, offrendogli una mano che Ivan strinse con esitazione.

"Il piacere è tutto mio," dichiarò a sua volta il giovane con un sorriso. Scoccò un’occhiata incerta al dio della morte. "Anche se devo ammettere di essere sorpreso. Non avevo idea che Ade fosse sposato."

"Non preoccuparti, è successo a tutti. Tirar fuori qualche informazione da lui è impossibile,” lo rassicurò lei con un sorriso ironico. "Mi ci è voluta un'eternità per farlo aprire con me."

Ade sospirò. "Va bene, linguette d’argento, io e Jack abbiamo degli affari da discutere," dichiarò subito, gettando gli occhi al cielo. "Ivan, fammi un favore e fai compagnia alla signora mentre parliamo, ok?"

Il ragazzo esitò, colto alla sprovvista. Poi esalò un sospiro rassegnato. "Va bene,” rispose.

"Sei un tesoro," ridacchiò Ade, sorridendogli con la bocca piena di denti appuntiti. Poi lui e Jack iniziarono ad allontanarsi, parlando dei loro lavori mentre camminavano in disparte.

"Allora, raccontami di te, Ivan," disse allora Persefone, il suo tono amichevole. "Di solito ho una certa familiarità con tutti gli amici di Ade, quindi sono sorpresa che ci sia voluto così tanto tempo per incontrarti."

"Io... non credo di potermi considerare amico di Ade," rettificò subito quello, cercando di non essere indiscreto. "Diciamo che siamo... conoscenti. Tuo marito è un tipo interessante. Anche se ho notato che tende ad esser amichevole con la maggior parte delle persone… come noi."

Persefone rise con una voce melodica. "Mi trovi d’accordo," concordò lei mentre si avvicinava al recinto e si adagiava contro di esso, appoggiando i gomiti sulle barre di metallo. "Gli piaci, però. Ne sono certa. Ma non sa ancora cosa pensare di te. "

Ivan sbruffò sarcasticamente. "Come la maggior parte dei cattivi che ho incontrato qui," commentò, appoggiandosi a sua volta al recinto.

La donna lo guardò di sbieco con quel sorriso strano di prima. "Sei un esemplare unico, Ivan," spiegò Persefone. "Sei diverso da mio marito o dagli altri cattivi che abitano qui. Tu sei un buono, ma tecnicamente sei anche un cattivo. La maggior parte dei cattivi qui non sa bene cosa pensare di te."

"A differenza tua," osservò acutamente il ragazzo.

Lei allargò il suo sorriso. "Mi piace pensare di essere brava a giudicare le persone", rispose con un'alzata di spalle. Poi si sporse verso di lui e gli sussurrò in modo cospiratorio. "Inoltre, a differenza di mio marito e della maggior parte dei suoi amici, io sono andata a vedere il tuo film.”

Quello la guardò per diversi secondi, restando in silenzio. Poi sospirò. "Senza offesa, ma non riesco ad immaginare come tu possa essere la tipa giusta per Ade," dichiarò Ivan con un sorriso. “Sembrate estremamente diversi.”

"Lo siamo," rispose Persefone con un sospiro stanco ma felice. "E ti rivelo un segreto: anch’io all’inizio pensavo che non avrebbe funzionato tra di noi. Voglio dire, lui è alto, scuro e bello, ma resta comunque un ragazzaccio e un cattivo, e mia madre lo odiava. Anche se questo è stato un grande vantaggio per me. Ma nonostante tutto, lo sai… lui è sempre Ade."

Persefone fece una pausa mentre un sorriso caldo si diffondeva sul suo viso.

"Ma mentre andavamo avanti, ho capito una cosa," continuò subito lei. "Una volta superato l'umorismo, superata la rabbia, superato l'amaro risentimento verso il suo fratellino; ho scoperto che Ade è... beh, non un buono, certo… ma è l’uomo di cui ho bisogno, nonostante tutto."

"Riesci a capire quello che intendo, Ivan?" chiese ancora lei, girandosi e guardando il ragazzo, scandendo le sue parole nel tentativo di farsi capire. "Ade non è un uomo perfetto, ma neanche io sono una donna perfetta. Insieme, però, ci… ci…"

"Completiamo?" suggerì Ivan con un sorriso mentre Persefone esitava per trovare le parole.

"Esatto!" esclamò lei, felice. "È esattamente quello di cui sto parlando!"

Lui la guardò con attenzione. "Sai, sei abbastanza aperta con me, pur avendomi appena incontrato," sottolineò, serio.

Lei ridacchiò, imbarazzata. "Sono un po' troppo estroversa, è uno di quei difetti di cui parlavo,” ammise lentamente. "Ma allo stesso tempo, tu sei un ragazzo con cui è davvero facile parlare, Ivan. Sai ascoltare le persone."

"Grazie," rispose lui, ridacchiando.

"Ma capisci quello che sto dicendo, vero?" lo interrogò la donna, speranzosa.

"Sì," rispose Ivan, il sorriso che gli scivolava via dal viso mentre guardava nuovamente la festa. "Capisco perfettamente quello che stai dicendo."

Seguendo il suo sguardo, Persefone osservò la festa per un momento, mordendosi il labbro inferiore mentre pensava.

"Allora, cosa ti porta qui stasera?" chiese ancora lei con un sorriso amichevole, cercando di cambiare discorso. "Ade ha detto che è raro vederti qui quando ci sono feste. Forse c’è qualcuno con cui ti devi vedere? Una fidanzata?"

Ivan scosse la testa. "No. Sono andato ad una festa per single a cui i miei amici mi hanno costretto ad andare,” spiegò.

"Oh... scusa. I protagonisti senza interessi amorosi sono piuttosto rari da queste parti," si scusò lei con un sorriso imbarazzato.

"Lo sto cominciando a notare," concordò quello con un tono malinconico.

Persefone lo guardò di sbieco dopo quell’affermazione. "Hai avuto fortuna alla festa?" domandò, speranzosa.

Lui inarcò un sopracciglio, guardandola a sua volta con confusione. "Sarei qui se avessi avuto fortuna?" le chiese di rimando.

"No, credo di no,” rispose lei, abbassando le spalle. "Mi dispiace".

"Non c’è problema, non devi scusarti di niente," replicò Ivan con una scrollata di spalle mentre osservava la festa. "Non mi aspettavo comunque molto da questa serata.”

"Perché ci sei andato, allora?" gli chiese Persefone.

Quello rimase in silenzio per diverso tempo prima di rispondere. "Non volevo ammetterlo, ma i miei amici hanno ragione," spiegò alla fine con un sospiro. "Ultimamente mi sento strano. Come se mi mancasse qualcosa, ma... non so cosa."

Persefone sorrise comprensivamente. "Pensi che potrebbe essere una relazione sentimentale?" suggerì.

"No, non è quello," rispose Ivan, lanciando di nuovo uno sguardo alla festa. "Sono stato solo per anni e il pensiero di avere una ragazza, non lo so, non mi è mai passato per la testa."

Lei inarcò un sopracciglio, non convinta. "È per questo che continui a sospirare, guardando la festa laggiù?" ribatté, indicando con un pollice verso la festa.

"Okay, va bene, forse mi è passato per la testa di recente, ma non è che la situazione cambierà presto," ammise il giovane mentre si raddrizzava con la schiena. "Dopotutto, io sono un cattivo. Sono un disastro ambulante, fisicamente e socialmente, e questo senza nemmeno tener conto del fatto che tutte le donne qui sono prese, o segretamente innamorate di qualcuno, o – onestamente –  delle svogliate. Oppure non sono della mia stessa specie."

"Sai che l'ultimo fattore non è realmente un deterrente, giusto?" lo canzonò Persefone. "Voglio dire, sai chi gestisce il Club Inchiostro e Tempera, vero?"

"Lo so, lo so," sospirò Ivan, serrando i pugni con irritazione. "Il punto è che non ho bisogno di una ragazza. Quello di cui ho bisogno è un hobby, o un lavoro, o qualcosa per impedirmi di impazzire quando i miei amici non ci sono."

"E hai qualche idea?" chiese lei.

"…non proprio", ammise il giovane con un sospiro sconfitto. "Combattere e uccidere sono le uniche cose in cui sono bravo. Ma ho la sensazione che il Magic Kingdom non abbia davvero bisogno di lavori del genere. Quindi… non ho idee.”

Per tutta risposta, Persefone sorrise sotto i baffi. "Io non direi che quelle sono le uniche cose in cui sei bravo," dichiarò, mentre guardava Ade e Jack parlare tra di loro a breve distanza.

Ivan si voltò verso di lei, confuso. "Cosa intendi?" 

Lei lo guardò dritto negli occhi. "Ivan, sai perché Jack è dovuto uscire dalla festa per parlare con Ade?" gli chiese lei a sua volta, sospirando mentre la sua espressione allegra iniziava a scivolare via.

"No... non lo so" ammise lui.

"Perché Ade non è ammesso alla festa," spiegò Persefone.

"Eh? Cosa?" esclamò Ivan, scioccato.

"Non è che sia bandito o altro," chiarificò la donna, voltandosi a guardare nuovamente la festa. "Ma se io e Ade entrassimo lì, faremmo inevitabilmente scalpore. La gente inizierebbe a sussurrare, ci fisserebbe di soppiatto, e alla fine qualcuno si farebbe coraggio e ci verrebbe a dire che forse questo non è il tipo di festa per noi. Ci costringerebbero ad andare altrove, magari trascorrendo del tempo con persone come lui."

"Perché quelli sono i buoni,” realizzò Ivan, lanciando un'occhiata alla festa e ai suoi invitati. "E lui è un cattivo."

"Esatto," confermò Persefone, tornando a lui. "Voglio dire, non è che tutti fanno così, sia chiaro, e quelli che lo fanno non lo fanno neanche con cattiveria. È solo che... le persone come Ade... mettono gli altri a disagio. Ricordano cosa è successo nei loro film, e anche se UNANIMUS dovrebbe essere un luogo in cui lasciamo che il passato sia passato… non tutti sono bravi a dimenticare.”

Ivan posò lo sguardo verso Ade, intento a ridere e scherzare con Jack. "Tuo marito non sembra curarsene molto, però," osservò.

"Ade è bravo a nascondere il suo disagio. È abituato a scrollarselo di dosso o a seppellirlo. E anche la maggior parte dei cattivi impara a gestire quest’esclusione sociale," spiegò seriamente lei, seguendo lo sguardo di Ivan. "Ma io conosco mio marito. So che, in fondo al suo cuore, sta soffrendo per come viene trattato. Se si continua a seppellire il proprio disagio, alla fine il peso diventa troppo opprimente da sopportare. E quando arriverà quel momento, sia lui che tutti gli altri non ce la fanno più…” disse lentamente la donna, guardando a terra. Poi sollevò timidamente lo sguardo, fissando il giovane con comprensione. “Penso che anche tu abbia familiarità con questo peso, Ivan. Ho visto il tuo film, la tua storia. Anche tu sei stato ostracizzato per tutta la tua vita, non è così?"

Quello esitò, fissando l’orizzonte per diverso tempo. "Sì, credo di sì," rispose alla fine, pensieroso. Poi però si girò a fissarla completamente, studiandola con attenzione. "Cosa stai cercando di ottenere?"

Persefone sorrise, vedendo che stava iniziando a capire. "Penso che i cattivi non dovrebbero seppellire questo disagio," rispose lei, un sorriso sincero che le cresceva in faccia di secondo in secondo. "Forse dovrebbero avere un posto dove poter sfogare le loro frustrazioni con persone come loro, dove non saranno giudicati. Per questo stavo pensando a te."

Ivan esitò. “Che vuoi dire?”

La donna lo guardò con uno sguardo penetrante. “Hai visto il film di Ralph Spaccatutto?” domandò a sua volta, senza preamboli.

Quello annuì, confuso, senza capire dove volesse andare a parare con quel discorso. Cosa c’entrava adesso quel film per bambini con la situazione che stava-

Ivan trattenne il fiato, sgranando gli occhi per lo stupore.

Persefone allargò il suo sorriso. “Ci sei arrivato, Ivan?”

Quello la guardò come se le fosse spuntata una seconda testa. "Tu… vuoi creare un Club di Riabilitazione per Cattivi?!" realizzò Ivan, sbattendo le palpebre con incredulità. Poi il suo volto divenne ancor più pallido quando lesse l’espressione che lei gli stava rivolgendo. “E vuoi che sia IO a gestirlo?!”

"Esattamente!" esclamò felicemente lei, indicando tra loro due con enfasi. "Vedi, noi si che pensiamo in sincronia!"

"Io... non so se sia una buona idea," dichiarò nervosamente Ivan.

"Perché no?" chiese Persefone, perdendo il suo sorriso.

"Mi prendi in giro? Guardami! Io non sono preparato per questo," rispose enfaticamente il ragazzo. "Se hai visto la mia storia dovresti saperlo anche tu. Io non sono una persona buona, sono un mostro. Un soldato, un assassino, una macchina da guerra! Io… sono un cattivo.”

“Ma sei anche un buono,” aggiunse immediatamente Persefone. “E non negarlo. Tu e Ralph Spaccatutto siete gli unici cattivi che sono riusciti a redimersi e ad essere considerati buoni. Fino ad ora, almeno. Per questo sei la persona più adatta a questo compito.”

Ivan serrò i denti con evidente frustrazione. “Dimentichi un dettaglio… il mio film non è una fiaba Disney per bambini!” sibilò con irritazione, indicando con le dita il suo spadone. “Io non sono come Ralph. Io… sono un vero cattivo. Uno di quelli che uccide, ferisce e fa soffrire coloro che lo circondano. E anche se alla fine della mia storia mi sono sacrificato per il bene di Ellie e del pianeta… questo non cambia la realtà delle cose. E la realtà è che io sono un c-”

“-Un buono,” lo incalzò lei. Il giovane si ammutolì di colpo all’udire ciò, fissando incredulo il sorriso deciso di Persefone. “Ivan, tu sei un buono. E anche se non riesci a crederti tale, io e tutti gli altri che ti vediamo possiamo percepirlo,” confermò lei con assoluta certezza.

Quello esitò, perso, completamente a corto di parole. La sua testa crollò verso il basso. “Questo non cambia nulla,” disse, atono, serrando impotentemente i pugni. “Se sei davvero così decisa… perché non chiedi a Ralph di gestire questo tuo Club?”

La donna non smise mai di sorridere. “Ralph non abita più nel Magic Kingdom, e lo sai bene. È andato ad abitare nell’Internet assieme a Vanellope. E dato che il Distretto non è collegato alla rete, è impossibile raggiungerlo da qui. Tu sei l’unico che può farlo al suo posto.”

“…io non sono qualificato per una cosa del genere,” ribatté debolmente Ivan. “Pensa a tuo marito e a tutti gli altri. Potrei peggiorare la loro situazione!”

"Oppure potresti migliorarla," ribatté invece Persefone, sorridendo di nuovo.

"Ma... io non sono bravo in questo genere di cose," sostenne ancora lui. “Ti ho appena detto che sono un assassino.”

"Ed io ti ho appena detto che sei una persona con cui è facile parlare," affermò allegramente la donna, ridacchiando con voce soave. "Basta con queste scuse. Anzi, se proprio vuoi…. prova a pensarla come un'estensione della tua vita da assassino. Solo che stavolta, invece di abbattere le barriere fisiche dei nemici, dovrai abbattere quelle emotive. Ha senso, no?"

Quello la guardò, incredulo come non mai. "No… affatto," rispose, scuotendo la testa.

"Suvvia, Ivan! Volevi un'idea su come spendere il tuo tempo, e questa è sicuramente la migliore che otterrai," insistette Persefone, facendo qualche passo verso il giovane.

Il ragazzo esitò, incerto, ripensando a ciò che gli aveva appena detto la donna, a ciò che aveva visto lui stesso dei cattivi, a ciò che ricordava della propria emarginazione. “Io… ecco…”

Persefone gli si portò davanti. "Per favoooore?" supplicò, facendo tremolare il labbro inferiore mentre i suoi occhi diventavano sempre più grandi e acquosi.

Ivan sbruffò nervosamente. "Va bene, va bene," replicò, agitando le mani verso la donna nel tentativo di farla smettere prima che facesse una scenata. "Io... ci penserò, va bene?"

"Sìì!" esclamò Persefone, felice, saltando verso Ivan e avvolgendo le braccia attorno ad una delle sue, abbracciandolo forte. Il giovane si limitò a sospirare, sconfitto.

"Whoa, Whoa, Whoa!" Ivan sentì la voce di Ade dietro di lui, voltandosi mentre il dio si avvicinava e gli posava una mano sulla spalla. "Non ci starai mica provando con la mia donna, vero amico?"

"C-Cosa?!" esclamò quello, cercando di nascondere la sua sorpresa. "N-No, certo che no! Io..."

"Oh, non fare il geloso, Fiammella," lo ammonì Persefone mentre lasciava andare Ivan e si avvicinava nuovamente a suo marito. "Ivan ha appena accettato di aiutarmi con qualcosa."

"E di che si tratta?" chiese Ade, prima di sporgersi verso sua moglie e borbottare. "E ti avevo detto di non chiamarmi così in pubblico. Rovina la mia reputazione."

"È una sorpresa," rispose la donna, pizzicando giocosamente la guancia di Ade. "Dovrai aspettare e vederla coi tuoi occhi."

"Già... una sorpresa," concordò il giovane, ridendo nervosamente mentre iniziava ad allontanarsi. Allungò le braccia sopra la testa per stiracchiarsi. "Comunque sia, adesso devo andare. Domani sono impegnato, e non vorrei fare tardi."

Gli altri tre si voltarono verso di lui. "È stato un piacere conoscerti, Ivan," gli sorrise Persefone, mentre Ade continuava a dargli uno sguardo confuso e interrogativo. Jack invece si limitò ad agitare una mano scheletrica in segno di saluto.

"Il piacere è tutto mio," rimandò lui ironicamente, girandosi in fretta e allontanandosi da lì senza esitazione. "Buonanotte."

Detto ciò, tutti e tre rimasero a guardare mentre Ivan si allontanava sempre più, seguendolo con lo sguardo fino a vederlo scomparire dietro un angolo.

Jack ridacchiò allegramente. "A volte Ivan può essere piuttosto strano, vero?" chiese, guardando verso Ade.

"Dici il vero, Mucchietto d’Ossa," concordò Ade, scuotendo la testa mentre prendeva il braccio di Persefone e iniziava a portarla via, senza notare il sorriso eccitato che si era formato sul viso di sua moglie.

Ad un isolato di distanza, invece, Ivan rallentò il passo mentre svoltava nella strada che conduceva al Magic Kingdom. Respirando profondamente, emise un sospiro stanco mentre si passava una mano tra i capelli, ripensando nervosamente a quello che era appena successo.

"Beh, Ivan, volevi qualcosa che rendesse la vita più eccitante," mormorò tra sé mentre passava davanti al cinema della città. "Anche se non era proprio quello che avevi in mente."

Facendo una pausa, Ivan alzò gli occhi al cielo notturno, prendendosi un momento per osservare le stelle scintillanti che danzavano intorno alla luna piena sospesa in alto, raccogliendo i suoi pensieri.

"Però, forse Persefone ha ragione. È qualcosa che potrebbe tenerti occupato, e forse potresti essere bravo in questo," decise lentamente, scrollando le spalle e abbassando la testa. Un sorriso amaro gli incurvò le labbra a quel pensiero. "E poi, la tua vita non potrebbe diventare più complicata di così, giusto?"

Quando riportò lo sguardo sulla strada davanti a sé, qualcosa attirò la sua attenzione. Alzando gli occhi, vide un poster incollato vicino all'ingresso del cinema. Facendo un passo avanti, Ivan assottigliò gli occhi per scorgere l'immagine sul poster attraverso l'oscurità della notte.

Il poster mostrava una giovane donna snella con le spalle rivolte alla telecamera. Era vestita con un vestito azzurro che lasciava le spalle scoperte, con un lungo scialle che pendeva oltre i suoi piedi, i suoi abiti scintillanti come le stelle nel cielo. I suoi lunghi capelli biondo platino erano avvolti in una treccia sciolta e decorati con quelli che sembravano fiocchi di neve scintillanti. Sembrava essere in piedi su una montagna innevata, allungando una mano sopra la sua testa, da cui si riversava quello che sembrava un flusso di energia magica, che si fondeva in un gigantesco, luminoso, fiocco di neve azzurro fluttuante sopra di lei. Gli occhi di Ivan indugiarono sulla donna per alcuni istanti prima di alzare lo sguardo al titolo sotto il cartello: "Prossimamente al Cinema".

"Frozen, eh?" lesse Ivan ad alta voce, ridacchiando sarcasticamente. "Sembra che avremo presto dei nuovi arrivi."

Il giovane scosse la testa, allontanandosi da lì, e riprendendo a dirigersi di nuovo sulla strada di casa.

"Dovrei portare Ellie a vederlo," pensò distrattamente ad alta voce. "Scommetto che ne sarà felice."
 





 

 
INFO SULLA STORIA

UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.

Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.

Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.

Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.

Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).

 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:

Ivan (????)
 

James P. Sullivan (Monsters & Co.)
 

Charlotte la Bouff (La Principessa e il Ranocchio)
 

John Smith (Pocahontas)
 

Genoveffa Tremaine (Cenerentola)
 

Merida (Ribelle - The Brave)
 

Felix Aggiustatutto (Ralph Spaccatutto)
 

Tamora Jean Calhoun (Ralph Spaccatutto)
 

Jack Skellington (Nightmare Before Christmas)
 

Ade (Hercules)
 

Persefone (Hercules)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


CUORE DI GHIACCIO



Club per Cattivi Anonimi

"Ne sei sicuro, Ivan?" chiese la bambina accanto a lui mentre uscivano dal portico di casa, immergendosi nel sole del pomeriggio. Era una bambina di dodici-tredici anni, bassina e dall’aspetto dolce, talmente minuta che la sua testa arrivava a malapena alle costole di Ivan. Indossava una tunica bianca con finiture nere, e un mantello rosso che sembrava avvolgersi attorno a lei come una sciarpa da collo. I suoi capelli erano dorati come il sole, in armonia con i suoi lineamenti chiari ed i suoi occhi color sabbia che osservavano nervosamente il giovane ragazzo che stava accompagnando.

Quest’ultimo sospirò per quella che doveva essere la decima volta quel pomeriggio. "Non proprio, Ellie. Ed il fatto che anche tu sia così dubbiosa non mi è proprio d'aiuto," brontolò Ivan mentre si sistemava lo spadone dietro la schiena, legandoselo con le cinghie di cuoio che gli tappezzavano l’armatura. 

Ellie esitò, abbassando poi lo sguardo sulla pila di volantini che teneva in mano, leggendo rapidamente le informazioni sul primo incontro del Club per Cattivi Anonimi.

"Non fraintendermi, Ivan, hai sicuramente bisogno di qualcosa per trascorrere il tuo tempo. Ma seriamente… i Cattivi? Quella gente è pericolosa, Ivan! Da quando siamo qui, l’unico con cui ho fatto amicizia è stato Turbo, e solo perché mi ha chiesto di fare qualche gara insieme," riprese a dire Ellie, aggiustandosi la pila di volantini sotto il braccio. "Ma il resto di questi tizi... non mi fido di loro. Mi sembrano dei tipi loschi."

"Beh, immagino che sia proprio per questo che dovremmo farlo," ribadì seriamente Ivan. "Io e gli altri cattivi che abitano qui abbiamo sempre subìto questi pregiudizi da parte della gente. E poi… tu pensi davvero che io sia un tipo pericoloso?"

Lei esitò. "No," ammise la piccola con un sospiro. "Immagino tu abbia ragione su questo."

"Lo spero," dichiarò quello con sarcasmo.

"Allora, dove dovremmo mettere questi volantini?" chiese Ellie.

"Praticamente ovunque possiamo," rispose Ivan mentre le porgeva una pinzatrice. "Sui muri, sui pali della corrente, sulle cabine telefoniche e roba del genere. E cerca di non distrarti mentre lavori, okay?"

"Va bene!" esclamò Ellie, prima di scomparire in una corsa perdifiato. Guardando in fondo alla strada, Ivan sorrise sommessamente quando vide riapparire la sua amica dall’altro lato del viale, intenta ad attaccare i volantini su un palo del telefono. Scosse la testa con affetto. Ellie era sempre così energica e spensierata, ma forse era proprio per questo che era riuscita a farsi breccia nel suo cuore, in passato.

Camminando per la strada, Ivan iniziò a usare la propria pinzatrice per fissare i volantini lungo un muro spoglio. Girando l'angolo in fondo al vicolo, subito dopo, qualcuno per poco non gli finì addosso, facendolo fermare di colpo con un sussulto. Alcuni volantini gli caddero distrattamente dalle mani.

"Whoa!" esclamò la persona dinanzi a lui: una donna bionda in una giacca di pelle e jeans. Stava sollevando le mani nel tentativo di raccogliere i volantini che svolazzavano qua e là. “Attenzione!”

"Accidenti, scusami, Emma," si scusò Ivan mentre afferrava alcuni dei fogli svolazzanti. "Non ti avevo visto."

"Non preoccuparti, Ivan," replicò lei con una risatina divertita, prima di guardare con curiosità ai volantini che stavano raccogliendo. "Che cosa sono questi?"

"Uhm... niente di importante," mentì il giovane, congelato da un improvviso nervosismo mentre guardava Emma chinarsi per leggerne uno.

"Un Club per Cattivi Anonimi?" esalò Emma, ​​socchiudendo gli occhi per la confusione mentre leggeva il volantino. Poi si voltò, rivolgendo la sua attenzione al ragazzo. "Cos'è questa roba?"

Ivan sospirò. "È come hai letto sul volantino," spiegò alla fine, schietto. "È un club d’incontri... per Cattivi".

"Ivan... ti rendi conto che molti cattivi hanno già il loro piccolo club, vero?" chiese Emma, ​​incurvando un sopracciglio.

"Lo so," ribadì quello, grattandosi nervosamente un braccio. "Ma questo è... diverso."

"E come mai?" premette ancora Emma.

"Beh… non è semplice da spiegare. Hai visto il film di Ralph Spaccatutto?" domandò di rimando Ivan.

"Sì," rispose Emma con un cenno della testa, mentre l’ombra della realizzazione si insinuava nei suoi lineamenti.

"Ecco, questo club ha lo stesso scopo di quello che mettono in mostra lì," continuò il giovane. "L’ha ideato una mia conoscente. Vuole formare un club di riabilitazione per tutti i cattivi del Distretto."

"Quindi... stai creando un gruppo di supporto... per i cattivi?" domandò Emma, assottigliando gli occhi.

Ivan esitò un paio di secondi. "Sì... immagino di sì," rispose alla fine, espirando aria dal naso.

"Ivan… ascoltami, io non voglio dirti cosa fare o non fare del tuo tempo libero," iniziò a dire la donna con un sospiro. "Ma sei sicuro che sia una buona idea?"

"...No, non lo sono, e metà della gente che conosco continua a dubitare di me su quest’idea," rispose schiettamente Ivan con un pizzico di fastidio.

"Beh, allora, forse questo dovrebbe farti riflettere," continuò Emma. ​​"Voglio dire... dov’è che avresti intenzione di tenere questi… incontri?"

"Al Club Inchiostro e Tempera," rispose semplicemente quello, lasciandola sconvolta.

"Il Club Inchio... …  …Jessica," sospirò pesantemente Emma, visibilmente esasperata. "Guarda Ivan, non sono sicura che sia una buona idea riunire tutte queste... persone in un unico posto."

Ivan assottigliò a sua volta gli occhi. "Come mai t’interessa tanto?" domandò di colpo, diventando visibilmente più irritato.

"Sono lo sceriffo, ricordi?" rispose lei, sollevando il distintivo. "Il mio compito è occuparmi della sicurezza pubblica".

"La sicurezza pubblica?" ripeté quello, ironico. "Questo è un gruppo di supporto. Cosa pensi che faremo, esattamente?"

"N-Non lo so!" affermò Emma, sulla difensiva. "Senti, Ivan... sto solo dicendo che... questa gente..."

"Questa gente?" premette lui, il suo volto inespressivo.

“È pericolosa," insistette Emma. ​​"Loro... alcuni di loro hanno ucciso delle persone."

"Anch'io ho ucciso delle persone," ribatté freddamente Ivan.

Emma trasalì. "Che cosa?" esclamò a gran voce, scioccata oltre ogni misura. "Ivan, di cosa stai parlando?"

"Nel mio gioco," ribadì semplicemente lui, atono. "Ho ucciso innumerevoli persone per anni."

"T-Tu... tu hai...” la donna espirò rumorosamente, scuotendo la testa con foga. “Ivan, non è la stessa cosa. Tu vieni da un videogioco… le cose sono diverse lì. E poi io ti conosco, so che sei cambiato!" cercò di discutere ancora lei.

"Non è la stessa cosa?" ripeté ironicamente Ivan, lanciando un'occhiataccia alla donna. ​​"Emma, questa gente, queste persone... non hanno chiesto di essere i Cattivi. Qualcuno li ha fatti in quel modo. Li hanno costretti a fare quello che hanno fatto, senza che ne sapessero niente. È il loro lavoro, proprio come un tempo era anche il mio. Un lavoro, potrei aggiungere, che nessuno di noi ha mai chiesto. "

"Ivan..." cercò di dire Emma, un'espressione triste sul suo viso.

"Senti, devo mettere su il resto di questi volantini, quindi temo di doverti lasciare," dichiarò freddamente lui, allontanandosi di colpo da Emma e cominciando a camminare per la strada. "E poi, non vorrei disturbarti oltre. Sono certo che essere impegnati a proteggere il Magic Kingdom dai cattivi sia un compito senza tregua. Continua così, sceriffo."

Emma fissò il giovane che se ne andava senza proferire parola, osservandolo mentre si allontanava prima di scomparire dietro un angolo. La donna rimase in piedi e immobile per alcuni istanti, la sua faccia contrita in un'espressione confusa e dolorante. Poi, abbassando lo sguardo, Emma notò il volantino che ancora teneva in mano. Sollevandolo, lo lesse di nuovo, prima che un'espressione risoluta le attraversasse il volto. Gettando il volantino a terra, Emma ruotò i tacchi e si fece strada verso il suo prossimo obiettivo.

E mentre la donna si allontanava da lì e il volantino svolazzava a terra, un grande sorriso a trentadue denti apparve improvvisamente nell'aria, seguito da una piccola nuvola di fumo viola. Rapidamente, il fumo si condensò in un gatto viola e bianco con occhi gialli e brillanti. Sorridendo ampiamente, il felino bloccò il volantino a terra e lo lesse attentamente.

"Bene, bene, bene," mormorò tra sé e sé lo Stregatto. "Che cosa abbiamo qui?"

 


Era calata la notte nel Distretto Est del Magic Kingdom, ma l'oscurità era tenuta a bada dalle luci che venivano fuori dagli edifici e dai lampioni. E mentre alcune case si distinguevano per le luci brillanti e gli schermi accattivanti che sfoggiavano in bella mostra, proprio al centro del Distretto, invece, un'altra piccola casa appariva modesta e senza pretese. In fondo ad un vicolo, accanto a una banchina di carico per un altro edificio, c'era una casetta con una porta di metallo comune. Sopra la porta, un semplice cartello che sfoggiava: "Club Inchiostro e Tempera".

Emma si avvicinò alla porta e bussò con forza, il battito del suo pugno che echeggiò udibilmente nella stanza dall'altra parte. Dopo un momento, una finestrella sulla porta si aprì e un paio di occhi scuri sbirciarono fuori.

"Cos’è questo baccan... oh!" fece una voce profonda da dietro la porta, gli occhi che si sgranavano per la sorpresa.

"Apri la porta, Kronk," ordinò Emma. ​​"Devo parlare con Jessica."

"Io... non so chi sia questo Kronk di cui parli," rispose la voce.

"Kronk, so che lavori qui durante la notte," affermò Emma con un sospiro esasperato. "Non mi interessa, non sono qui per te. Ora apri la porta!"

"Uh certo, Emma… ehm, volevo dire,​​ capo… cioè, intendevo… sceriffo!" guaì lui prima che il pannello si chiudesse e la porta si aprisse, permettendo a Emma di entrare. La donna superò rapidamente l'uomo corpulento a guardia dell’ingresso e si face strada lungo il corridoio successivo.

Camminando lungo il corridoio, Emma raggiunse una tenda rossa drappeggiata sopra una porta e si fece strada attraverso di essa. La sala in cui si ritrovò era in netto contrasto con ciò che aveva visto prima. La gigantesca sala di un grande club di buon gusto, decorato in stile Jazz e semi-moderno, con pareti in gesso bianco. Una parete era dominata da un grande bancone bianco con scaffali di bevande alcoliche accatastate dietro di esso e un piccolo esercito di baristi che lo occupava, tra cui un cartone animato a forma di polpo intento a scuotere le bevande prima di consegnarle ai camerieri – dei pinguini – in attesa. L'altra parete era occupata invece da un grande palco rialzato, il cui centro si estendeva nel mezzo della sala, circondato da dozzine di tavolini circolari coperti da tovaglie bianche. Una band jazz composta da cartoni animati vestiti in smoking stava suonando una melodia fluida sul palco, mentre il resto del locale chiacchierava rumorosamente.

Dopo una rapida scansione della stanza, Emma notò la persona che stava cercando e si diresse verso il bar. Si avvicinò rapidamente al bancone, piazzandosi davanti ad un uomo grassoccio di mezza età vestito con un abito da cavernicolo stropicciato, affiancato da una barista vestita come lui ma con i capelli rossi. L'uomo guardò Emma con sorpresa mentre lei si avvicinava.

"Sceriffo?" chiese l’uomo, confuso. "Che cosa ci fai qui?"

"Non sono la benvenuta qui, Fred?" chiese di rimando Emma mentre si fermava davanti a lui.

"No, voglio dire, lo sei… è solo che non ti avevo mai vista qui, tutto qua," spiegò Fred, sorridendo con imbarazzo.

"Non è proprio il mio posto," affermò lei, lanciando un’occhiata al locale. ​​"Sono qui solo per fare una domanda a tua moglie."

"Oh, certo," disse quest’ultima da dietro il bancone, sorpresa. "Cosa posso fare per aiutarti, sceriffo?"

"Devo parlare con Jessica, Wilma," spiegò seriamente Emma. ​​"Dov'è?"

"Io... uh..." mormorò nervosamente la cavernicola, lanciando un'occhiata alle spalle di Emma.

"Va tutto bene, Wilma," disse una voce da dietro di lei. ​​"Sono sempre disposta a parlare con la clientela."

Voltandosi, Emma trovò dinanzi ai suoi occhi una donna seduta ad un tavolo vicino. Era una donna alta e straordinariamente bella, con i capelli rossi che le ricadevano sulle spalle e le ricoprivano il lato sinistro del viso. Indossava un vestito rosso che lasciava ben poco all'immaginazione ed esponeva gran parte della sua pelle color crema. Accanto a lei, un piccolo coniglio bianco vestito con una tuta rossa era seduto lì a sua volta, fissandola curiosamente.

"Vuoi sederti, Emma?" chiese la donna, avvicinando una sedia disponibile al tavolo con il piede, senza guardare la bionda mentre parlava.

Emma esitò per un momento prima di avvicinarsi e sedersi come richiesto, sollevando la sedia prima di appoggiare le braccia incrociate sul tavolo.

"Ciao, Emma," la salutò il coniglio con un sorriso amichevole.

"Buonasera, Roger," rispose Emma con un cenno del capo, i suoi occhi concentrati sempre e solo sulla donna mentre essa finiva il Martini che aveva bevuto fino ad ora. "Jessica".

"Hai bisogno di qualcosa, sceriffo?" chiese quest’ultima mentre posava di nuovo il bicchiere, senza incontrare lo sguardo di Emma.

"Devo parlarti," dichiarò lei senza mezzi termini.

"A riguardo di cosa?" domandò la donna mentre giocava distrattamente con il suo bicchiere.

Emma la guardò dritta negli occhi. "Ivan Strike," rispose.

Jessica si bloccò per un momento, rimanendo perfettamente immobile, prima di alzare lentamente lo sguardo per incontrare quello di Emma. Le due donne si osservarono per diversi secondi, senza parlare, limitandosi a studiarsi a vicenda con gli occhi.

"Roger caro, puoi farmi un favore e prendermi un altro drink?" chiese Jessica a quel punto, tendendo il bicchiere alla cieca verso Roger, gli occhi fissi su Emma.

"Uh, certo, tesoro," rispose Roger, prendendo il bicchiere mentre guardava nervosamente tra le due donne, percependo visibilmente la tensione nell'aria. "Un secondo Martini arriva subito."

"Fai con calma," lo salutò Jessica mentre suo marito si alzava e si allontanava rapidamente dal tavolo.

Le due donne si fissarono ancora per alcuni istanti di silenzio. Jessica si allontanò leggermente dal tavolo con le gambe incrociate e le mani appoggiate sul ginocchio, mentre Emma si avvicinava, appoggiandosi al tavolo come un predatore pronto a balzare.

"Allora, volevi parlare di Ivan?" chiese Jessica Rabbit.

"Sì," rispose semplicemente Emma.

"In questo caso non vedo davvero come posso aiutarti, Emma," replicò innocentemente la donna, abbassando lo sguardo mentre giocerellava con le unghie. "Ivan è un mio caro amico, ma presumo che la persona che lo conosce di più sia Ellie, quindi forse dovresti parlare con lei ".

"Piantala con le sceneggiate, Jessica," scattò furiosamente Emma. ​​"Sai benissimo per cosa sono qui."

Quella sorrise maliziosamente. "Allora, hai sentito della sua idea?" chiese lentamente Jessica. "Sapevo che oggi avrebbe attaccato i volantini, ma devo dire che non mi aspettavo che tu ti presentassi da me così velocemente."

"Aspetta, sapevi che sarei venuta qui?" esclamò lei, sorpresa.

"Ti conosco da quando sei arrivata qui, Emma," rispose semplicemente l’altra, alzando lo sguardo su di lei. ​​"Sapevo che saresti venuta qui già nel momento in cui ho accettato di lasciare che Ivan usasse la stanza sul retro per i suoi incontri."

"Quindi, tu appoggi l’idea di questo… club per cattivi?" chiese Emma, senza mezzi termini.

"Il Club per Cattivi Anonimi, o solo Cattivi Anonimi, in breve," la corresse ironicamente Jessica, sebbene i suoi lineamenti fossero rimasti neutrali. "Se dobbiamo parlarne, tanto vale farlo nel modo giusto."

"Non irritarmi, Jessica," l’ammonì lei, irritata.

Quella non sembrò minimamente turbata dalla sua ostilità. "Che cosa speravi di fare venendo qui, Emma?" chiese senza problemi. "Vuoi provare a dissuadermi da quest’idea? Immagino che tu abbia già provato a farlo con Ivan."

"Io... non capisco," ammise Emma, incredula. ​​"Come fai ad approvare una cosa del genere? Non vedi il problema che potrebbe nascere..."

"Quale problema? Avere così tanti cattivi in ​​un unico posto?" la incalzò Jessica. Scosse la testa con palese disappunto. "Si vede che non vieni spesso nel mio locale, vero?"

Emma fece per rispondere, prima di realizzare che la domanda era retorica.

"Guardati attorno, sceriffo," disse ancora la donna, mentre indicava il resto della sala con una mano. "Dimmi cosa vedi."

Aggrottando le sopracciglia, Emma iniziò a guardarsi attorno, confusa. Poi, prima ancora che potesse formulare un pensiero, la sorpresa e lo shock le inondarono la mente e il volto con prepotenza. Il club era in gran parte pieno, così come aveva visto prima. Ma ciò che attirò la sua attenzione stavolta fu vedere che la maggior parte degli avventori e dei clienti erano persone che riconosceva. Persone bollate dalla comunità come Cattivi. Molti erano seduti e chiacchieravano insieme, godendosi i drink che i camerieri-pinguini portavano loro, e molti altri stavano ridendo e facendo battute sporche tra di loro.

"T-Tu… li fai entrare tutti qui?" esalò, completamente sconvolta. "Da quanto tempo va avanti questa cosa?"

"Da quando ho aperto," rispose Jessica.

Emma ammiccò. "Perché?" chiese, ​​sbalordita.

"Perché no?" ribatté l’altra. "Dove andrebbero, altrimenti? Al Pub di Cip e Ciop nel Distretto Centrale? O al ristorante di Tiana nel Distretto Ovest? Le belle strutture come quelle non vorrebbero dei criminali della loro specie tra la loro clientela, vero? Quindi, vengono qui, perché al Club Inchiostro e Tempera tutti sono i benvenuti."

"Non capisco, Jessica," disse Emma, confusa. "Tu sei una dei Buoni."

Lei rise. "Davvero non capisci, eh?" chiese retoricamente, prima di sporgersi in avanti col busto. "Lascia che te lo dica subito allora: non ci sono personaggi Buoni o Cattivi qui nel Magic Kingdom. O, almeno, non se i criteri di giudizio sono basati su quello che hanno fatto prima di arrivare qui. Non avevano scelta, lo hanno fatto per volere degli autori delle loro storie. Quindi, perché dobbiamo punirli per dei crimini che non hanno realmente commesso in primo luogo?"

Emma rimase seduta in un silenzio sbalordito per un momento, riflettendo su ciò che Jessica aveva detto.

"Alla fine, è come dico sempre," continuò Jessica, scrollando le spalle mentre si sporgeva all'indietro e incrociava di nuovo le gambe. "Noi non siamo cattivi, siamo semplicemente disegnati in quel modo."

Roger tornò con il drink di Jessica in quel momento, mentre Emma continuava a ripensare alle parole che aveva sentito.

"Ecco a te, dolcezza", disse orgoglioso Roger mentre dava a Jessica il drink. "Proprio come ti piace."

"Grazie, tesoro," sussurrò Jessica, chinandosi per baciare Roger sulla testa prima di riportare la sua attenzione su Emma. ​​"C'è qualcos'altro di cui vorresti discutere, sceriffo?"

"No… penso che sia abbastanza per oggi," rispose l’altra, ​​scuotendo la testa mentre si alzava dal suo posto.

"Beh, è ​​stato meraviglioso chiacchierare con te, allora,” disse cordialmente. "Sembra che potresti aver bisogno di un drink. Se vuoi fermarti a bere qualcosa..."

Emma annuì distrattamente, prima di iniziare a vagare verso il bar e sedersi su uno degli sgabelli.

"Cosa posso offrirle?" chiese il polpo dietro il bancone.

"Uhm... per adesso niente, grazie," rispose Emma, ​​guadagnandosi un cenno del capo dal polpo che tornò a svolgere altre faccende.

Emma ricadde di nuovo nei suoi pensieri mentre il barista se ne andava, riflettendo su ciò che Jessica le aveva detto. Era così immersa nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno che un’altra persona si stava sedendo accanto a lei.

"Un Penny per i tuoi pensieri, dolcezza?" fece una voce dall'accento inglese accanto a lei.

Alzando gli occhi, Emma trovò un uomo sulla quarantina seduto al suo fianco. Aveva una figura magra, insieme a dei lunghi capelli neri e dei baffi affilati che gli crescevano sotto al naso. Era vestito con un cappello nero e degli abiti rossi che sembravano quelli di un marinaio del XVIII secolo, con un piccolo orecchino che penzolava da un orecchio. Il tratto più distintivo di quel personaggio, tuttavia, era il gancio di ferro che aveva al posto della sua mano sinistra.

"Uuh, cosa vuoi, Uncino?" esalò Emma con un tono seccato.

"Sembravi un po’ turbata e volevo vedere se potevo aiutare," spiegò il Capitano, Uncino, sfoggiandole un sorriso affascinante.

"Sono solo persa nei miei pensieri,” elaborò la donna. ​​"Ho bisogno di riflettere su alcune cose."

"Beh, trovo sempre che un buon drink mi aiuti a schiarire i pensieri," dichiarò orgogliosamente Uncino. "Se vuole posso offrirgliene uno?"

Emma lo guardò torvo. "Guarda, Uncino, non so cosa tu sia..." poi, di colpo, si bloccò, notando soltanto adesso il sorriso sincero e amichevole sul viso del capitano. Dopo qualche altro momento di riflessione, Emma sospirò e annuì, facendogli un cenno di assenso con la testa.

"Certo, perché no?" sospirò alla fine, abbozzando un sorriso stanco.

"Eccellente!" applaudì quello, prima di attirare l'attenzione del barista sbattendo l’uncino sopra al bancone. "Due dei miei soliti, mio caro amico ad otto zampe!"

"Due Rum e Cola in arrivo!" fece di rimando il polpo, iniziando a preparare le bevande.

"Fammi indovinare… Captain Morgan?" azzardò Emma con un sopracciglio incurvato, cercando di indovinare il tipo di Rum.

"Bacardi, in realtà," la corresse Uncino, guadagnandosi una risata da parte di Emma mentre il barista faceva scivolare i loro drink sul bancone. Il pirata ne consegnò rapidamente uno allo sceriffo. "Alla salute!”

"Salute," gli fece eco Emma con un sorriso, sorseggiandolo assieme a lui.

Dalla sua posizione al tavolo, Jessica sorrise alla vista di Emma assieme ad Uncino. Ma mentre stava per prendere un sorso della sua bevanda, un'altra persona si sedette sulla sedia di fronte a lei. Alzando lo sguardo, il sorriso di Jessica crebbe quando si trovò davanti Persefone, gli occhi della dea focalizzati sul pirata ed Emma seduti in fondo alla sala.

"Ehi, Persi," la salutò affettuosamente Jessica.

"Ehi Jess, ehi Roger," ricambiò quella distrattamente, osservando i due al bar per qualche altro momento prima di rivolgere la sua attenzione verso Jessica. "Cosa ci fa Emma qui?"

"Voleva parlare della piccola idea che hai messo nella testa di Ivan," spiegò casualmente Jessica. "Le ho dato alcune cose su cui pensare, e immagino che abbia deciso di restare in giro per osservare la situazione e bere qualcosa."

"Con Uncino?" premette Persefone, sorridendo.

"Così sembra," affermò Jessica.

"Da quanto tempo è che le va dietro?” ponderò Roger, più confuso che mai.

"Da prima ancora che noi due giungessimo qui, caro," rispose Jessica a suo marito.

"Sono molto carini insieme," ridacchiò Persefone, prima di focalizzarsi di nuovo su Jessica. "Allora, voleva parlarti del Club per Cattivi Anonimi?"

"Lo ha fatto," confermò Jessica.

"E tu l'hai convinta a non preoccuparsene?" sorrise l’altra, speranzosa.

"L'ho convinta a pensarci," rispose la donna. "Solo il tempo potrà dirci cosa succederà. Questo, tuttavia, significa che presto le voci cominceranno a girare."

Raggiungendo sotto il tavolo con una mano, Jessica tirò fuori una copia del volantino in questione prima di farlo scivolare sul tavolo, offrendolo a Persefone.

"Ciò significa che adesso tocca a te, non credi?"

Persefone si raddrizzò. "Adesso è un buon momento come un altro," concordò la dea con un sorriso e un cenno del capo, prendendo il volantino e alzandosi dalla sedia. "Mi augurerai buona fortuna?"

"Come se ne avessi mai avuto bisogno," rispose Jessica con un sorriso giocoso, prendendo un altro sorso del suo drink mentre Persefone ridacchiava e correva via.

 


In un'altra parte del club, un gruppo di persone losche stava seduto attorno a uno dei tavoli più grandi vicino al palco. Otto sedie circondavano il tavolo, sebbene due fossero attualmente vuote. Ade sedeva accanto a una delle sedie vuote, accompagnato da un gruppo eterogeneo di individui.

Una era una donna bellissima e dall’aspetto medioevale, con capelli neri e occhi ancora più scuri. Accanto a lei, poi, sedeva un’altra donna più anziana, incredibilmente magra e sottile, con i capelli bianchi da un lato e neri dall'altro. Anche due uomini sedevano al tavolo, uno di origine araba con una barba nera appuntita e vestito con abiti regali neri e cremisi. L'altro, invece, era un uomo di mezza età con la pelle scura e i capelli castani, vestito con abiti eleganti ed un bastone da passeggio appoggiato al suo fianco. Era la terza donna, tuttavia, ad attirare più attenzione degli altri. Una donna alta e robusta, con la pelle viola e nera ed i capelli bianchi ed ondeggianti. La sua caratteristica più evidente, inoltre, era che oltre la sua vita, invece di gambe e piedi, c'era una sfilza numerosa di tentacoli da polpo che si agitavano perennemente.

La donna dai capelli bianchi e neri si guardò attorno con altezzosità. "Dov'è finita tua moglie, Ade?" chiese, sorseggiando un drink scuro e pesante.

"Non ne ho idea, Crudelia" rispose quello, lanciando uno sguardo nella direzione in cui Persefone era andata prima. "Ma eccola che ritorna."

"E a proposito di persone scomparse, che fine ha fatto Uncino? Era qui fino a due minuti fa," fece anche la donna dai capelli neri.

“È andato a prendere un drink al bar, Regina," spiegò Persefone mentre si sedeva nel posto vuoto accanto a suo marito.

Guardando verso il bar, l'uomo arabo sospirò e alzò gli occhi al cielo. "Misericordia,” sospirò con enfasi. "Sta di nuovo chiacchierando con lo Sceriffo."

"Emma è qui?" esclamò Regina, sorpresa, mentre seguiva lo sguardo di Jafar verso il bancone.

"Evidentemente," disse l’ultimo del gruppo, l’uomo col bastone, ridendo mentre guardava oltre il bar. "Quell'uomo non sa quando arrendersi."

"Senti chi parla, Dottor Facilier," ridacchiò la donna-polpo, Ursula, sghignazzando quando quest’ultimo si girò di nuovo e le lanciò un'occhiataccia.

Ade ridacchiò a sua volta, prima di notare il volantino che sua moglie aveva messo a faccia in giù sul tavolo di fronte a lei.

"Cosa ci hai portato, dolcezza?" domandò, curioso.

"Oh questo?" fece Persefone con finta innocenza, limitandosi a scrollare le spalle con nonchalance. "Niente.”

Inarcando un sopracciglio verso sua moglie, Ade raccolse il volantino dal tavolo e lo sollevò per poterlo leggere. Poi, dopo aver scannerizzato gli occhi sul documento, il dio dell’Oltretomba trasalì fisicamente.

"Dolcezza… è questo ciò di cui tu e Ivan stavate parlando l'altra sera?" chiese esasperatamente, guadagnandosi un sorriso e un cenno del capo da parte della donna. "Oh, cielo,” esalò, scuotendo amaramente la testa.

"Cosa?" chiese la donna-polpo. "Che cos'è?"

"Non ti piacerà, Ursula," disse sarcasticamente lui, tendendole il volantino.

Raggiungendo il tavolo con uno dei suoi tentacoli, Ursula afferrò il volantino prima di portarselo davanti al volto, assottigliando gli occhi mentre leggeva.

"Club per Cattivi Anonimi?" esclamò Ursula con un'espressione disgustata in faccia.

"Cattivi… che?" fece Crudelia.

"Di chi è stata quest’idea?" domandò Ursula.

Ade sbruffò pesantemente, fissando sua moglie con un cipiglio. “Ivan Strike,” rispose.

"Ivan Strike? ...fammi vedere," disse Jafar, strappando il volantino dalle mani di Ursula e leggendolo rapidamente. Poi scoppiò a ridere, gettando all’aria lo sguardo. "Che buffonata è mai questa?"

"Okay, adesso basta," dichiarò solennemente Regina, severa. "Cosa dice quel dannato volantino, Jafar?"

"È un invito a partecipare alla prima serata del Club per Cattivi Anonimi che si terrà in questo stesso locale questo martedì sera," spiegò l’anziano Visir, leggendo i dettagli del volantino ad alta voce.

"E cos'è, esattamente, questo Club per Cattivi Anonimi?" chiese Facilier, appoggiando un gomito sul tavolo mentre parlava.

"È un gruppo di sostegno e riabilitazione," rispose Persefone, un sorriso speranzoso sul suo viso mentre gli occhi di tutti cadevano su di lei.

"Un gruppo di supporto per cosa?" la interrogò Crudelia, inarcando un sopracciglio delicato.

"Per i Cattivi," spiegò la dea con un'alzata di spalle. "I Cattivi. Sapete... quelli come voi."

Ci fu un momento di assoluto silenzio mentre tutti quanti fissarono Persefone con degli sguardi gelidi e calcolatori.

"Esattamente… per cosa avremmo bisogno di supporto?" domandò Jafar.

"Per tutte le ingiustizie che subìte", rispose Persefone, il suo sorriso che appassiva sempre più. "Essere guardati dall'alto in basso, ed emarginati per aver semplicemente fatto il vostro lavoro. Un lavoro che non avete nemmeno scelto. Nessuno di voi ha visto il film di Ralph Spaccatutto?"

Il silenzio assoluto che ne seguì fu la sola risposta che ricevette.

"Sembra esattamente il tipo di piano che tua moglie avrebbe escogitato, Ade," commentò sarcasticamente Facilier.

"Non dirlo a me," grugnì quello, prima di allontanarsi leggermente da Persefone mentre lei gli lanciava uno sguardo seccato.

"È un bel gesto, tesoro, ma è comunque inutile. Questo è tutto il supporto di cui ho bisogno," dichiarò orgogliosamente Ursula, sollevando il suo bicchiere di alcol e trangugiando ciò che restava della bevanda.

"Ehm… non credo che sia emotivamente o fisicamente salutare, Ursula," sottolineò la dea.

"Forse, ma il sapore è eccezionale," sghignazzò quella.

"Ma seriamente, Persefone, quante persone pensi che si presenteranno per questa pagliacciata?" domandò Regina, solenne e imperturbata.

“E quello è niente,” aggiunse Jafar. "Pensa piuttosto a ciò che succederà quando Malefica lo verrà a sapere.”

"Non le piacerà, te lo posso dire," confermò Crudelia.

"Non che a quella donna piaccia mai qualcosa," disse Facilier con uno sbuffo.

"Beh, conosco almeno una persona che ci andrà di certo," ribatté risolutamente Persefone, incrociando le braccia davanti al petto nel vedere la loro incuranza.

"Ah sì?" fece Ade con una risata ironica. "E chi sarebbe quella povera anima?"

Sua moglie si limitò a rivolgere lo sguardo verso di lui, inarcando un sopracciglio. Dopo alcuni istanti, il sorriso di Ade cadde completamente mentre la realizzazione lo colpiva in testa come un fulmine scagliatogli da Zeus.

"Oh no," cominciò a dire Ade, impallidendo. "No, no, no."

"Devi andarci," lo supplicò Persefone, stringendo le mani davanti a sé. "Ivan è tuo amico, e penso che andarci potrebbe essere davvero una buona esperienza per te."

"Okay, primo: Ivan è più un conoscente che un amico," ribatté Ade, sollevando le dita mentre contava. "E secondo: io sto perfettamente bene, non ho bisogno di nessun tipo di sostegno."

Gli occhi di Persefone si assottigliarono su Ade per diversi secondi, prima che la sua espressione mutasse completamente, diventando di colpo eccitata mentre guardava oltre la figura di suo marito.

"Ehi! Quello non è Ercole?!" esclamò lei con voce sognante.

"CHE COSA!?" Ade emise un ruggito mentre si girava di scatto, i suoi capelli fiammeggianti e la sua pelle che diventava di una rabbiosa sfumatura di rosso, ardendo due volte più di prima. Tuttavia, tutto ciò che Ade trovò alle sue spalle furono gli sguardi confusi e terrorizzati degli altri clienti del club, con la band e tutti i camerieri che si erano fermati a loro volta. Rendendosi conto di ciò che era successo, il dio si rilassò lentamente, tornando blu mentre la rabbia veniva sostituita dall'imbarazzo. Lentamente, poi, Ade si voltò ancora una volta, trovando Persefone che gli sorrideva trionfante con le braccia incrociate. Con calma, Ade unì assieme le mani e se le appoggiò in grembo, la sua espressione posata in una calma serenità.

"Questo non dimostra nulla," disse semplicemente lui mentre la band ricominciava a suonare.

"Mhm," mormorò sua moglie, non convinta. "Ci vai."

"No che non ci vado," ribatté l’altro. "Non c'è niente che tu possa fare per-"

"Per favore, Fiammella?" lo implorò la donna, stringendo di nuovo assieme le mani mentre faceva tremolare il labbro inferiore e lo guardava con occhi spalancati e acquosi. "Fallo per me?"

Ade rimase in silenzio per alcuni istanti, frustrato, osservando sua moglie mentre si avvicinava al pianto, il labbro inferiore che iniziava a tremolare sempre più.

"Oh, d’accordo!" dichiarò alla fine, frustrato. "D’accordo, andrò a quello stupido incontro! Adesso smettila di guardarmi così!"

"Sìì!" urlò allegramente Persefone, avvolgendo le braccia attorno al marito. "Sapevo di poterti convincere! Come ricompensa, ti prenderò il tuo drink preferito! Ti amo!"

"Ti amo anch'io," borbottò Ade mentre sua moglie si allontanava dal tavolo. Tornando serio, trovò i suoi amici che gli sorridevano tutti con sarcasmo e malizia. Alzando la mano, Ursula fece un rapido movimento oscillatorio con il pugno mentre con le labbra imitava il suono di una frusta che si spezzava.

"Oh, state zitti," ringhiò il dio degli Inferi.

"Dovrai dirci come sarà questo incontro," sghignazzò Crudelia a nome di tutti, senza sforzarsi di trattenere le risate. "Voglio sapere tuuuuutti i dettagli."

"Possiamo fare di meglio," ribatté invece Ade, sorridendo con malizia. "Tutti voi potete venire con me, così capiremo di cosa si tratta una volta per tutte. Che ne dite?"

Ci fu una gelida pausa in cui tutti i cattivi si guardarono silenziosamente l'un l'altro. Poi, tutti in una volta, iniziarono ad alzarsi dai loro posti, offrendo scuse sul momento per togliere il disturbo. Ade li guardò andare via a bocca aperta, fissandoli uno per uno mentre se ne andavano, prima di buttare le mani all’aria e lanciare un grido indignato.

"Ragazzi, fate schifo!” urlò.
 





 
 
INFO SULLA STORIA

UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.

Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.

Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.

Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.

Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).

 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:



Ivan Strike (????)                                                   Ellie (????)
              

EMMA SWAN (Once Upon a Time)
 

STREGATTO (Alice nel Paese delle Meraviglie)


KRONK (Le Follie dell’Imperatore)


FRED FLINTSTONE (I Flintstones)                 WILMA FLINTSTONE (I Flintstones)
         

JESSICA RABBIT (Chi ha Incastrato Roger Rabbit?)       ROGER RABBIT (Chi ha Incastrato Roger Rabbit?)
                  

CAPITAN UNCINO (Peter Pan)


CRUDELIA DE MON (La Carica dei 101)


REGINA (Biancaneve e i Sette Nani)


JAFAR (Aladdin)


URSULA (La Sirenetta)


DOTTOR FACILIER (La Principessa e il Ranocchio)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CUORE DI GHIACCIO



Incontro Fortunato

Ivan sospirò, camminando da solo lungo il vicolo che conduceva al Club Inchiostro e Tempera, la sua spada in una mano e un blocco di carta nell'altra. Mentre camminava, gli occhi del giovane erano concentrati sul blocco di carta, sollevandolo in modo da poter leggere le parole che Ellie aveva scarabocchiato sulle sue pagine. Erano per lo più consigli, auguri e parole d’incitamento per l’incontro di stasera. La sua piccola amichetta glieli aveva dedicati di nascosto per incoraggiarlo ad andare. Eppure, nonostante quel gesto lo avesse reso molto felice, il ragazzo non poté fare a meno di sentire che sarebbe stato inutile.

"Chi voglio prendere in giro?" sospirò amaramente mentre richiudeva il blocco. "Quest’idea non ha senso. Sono sicuro che non verrà nessuno."

Raggiunto l'ingresso del locale, Ivan fece una pausa, osservando la porta di metallo con attenzione e ansia.

Quest’ultima era coperta di volantini, ciascuno realizzato con colori accattivanti. Tra quelli che pubblicizzavano i nuovi drink speciali o la serata settimanale di karaoke, ce n’era uno che proclamava che stasera si sarebbe tenuto il primo incontro del Club per Cattivi Anonimi, con il nome di Ivan scritto a caratteri cubitali.

"Diavolo, in che casino mi sono messo?" s’interrogò il giovane con un sospiro, l’incertezza che si mostrava chiaramente sui suoi lineamenti. Inspirando profondamente, allungò una mano e tirò la maniglia della porta.

La porta non si mosse.

Sorpreso, Ivan provò ad aprirla di nuovo, ma essa si rifiutò di muoversi, chiaramente chiusa a chiave.

"Ottimo," disse tra sé, prima di chinarsi sull’uscio e bussare delicatamente alla porta. Il suono delle sue nocche che battevano contro il metallo echeggiò rumorosamente nella stanza oltre.

"Hey!" chiamò Ivan, spazientito. "C'è nessuno?"

Il silenzio fu l'unica risposta che ricevette.

"Fantastico," borbottò sommessamente, facendo scorrere una delle sue mani tra il viso e i capelli, meditando sulla sua prossima mossa.

"Scusa?" una voce chiamò dalle sue spalle. "Posso aiutarti?"

Guardando indietro, Ivan si trovò davanti una giovane coniglietta antropomorfa in piedi in fondo al vicolo, la quale gli stava lanciando uno sguardo cauto e interrogativo. Era alta, magra e straordinariamente carina, vestita con un paio di pantaloncini corti viola che mettevano in mostra le sue lunghe gambe muscolose e atletiche. Indossava una felpa con zip abbinata, rivelando sotto di essa una canottiera gialla che arrivava sopra il suo stomaco. La sua pelliccia era un misto di marrone chiaro e crema, e Ivan notò che le sue lunghe orecchie erano tirate all’indietro e tenute insieme con un elastico per capelli, mentre un piccolo ciuffo di capelli biondi le copriva la testa.

La coniglietta si sistemò la borsa da viaggio appesa alle spalle prima di iniziare a camminare lungo il vicolo verso di lui.

"Posso aiutarti?" chiese di nuovo lei, stavolta più acutamente, e la faccia di Ivan arrossì quando si rese conto di averla fissata troppo a lungo.

"Oh! Uhm, scusami. Stavo solo cercando di aprire questa porta," rispose rapidamente, distogliendo lo sguardo. "Oggi ho un incontro qui nel locale e, beh, mi hanno detto di venire in anticipo. Ma... la porta è chiusa a chiave."

"Oh? Strano, di solito non la chiudono in queste occasioni," disse la coniglietta in modo neutrale, e Ivan sentì che lo stava osservando con attenzione. "Hai detto di avere un incontro?"

"Ehm, sì," il giovane fece una pausa e guardò verso la porta, strappando il volantino che pubblicizzava il Club per Cattivi Anonimi e passandolo al coniglio femmina. "Ecco."

La conigletta prese il volantino e cominciò a leggerlo, fino a quando un piccolo ghigno cominciò a formarsi sul suo viso.

"Sì, sono io," ammise Ivan vedendo la sua espressione, allungando la mano e indicando il suo nome scritto in caratteri enormi. "Ivan Strike."

"Adesso ricordo!" esclamò lei, divertita, rendendosi conto soltanto adesso di chi aveva davanti. "Tu sei quello del film uscito circa un anno fa, giusto? Il mercenario con lo spadone!"

Ivan ridacchiò nervosamente. “In persona,” confermò, imbarazzato, mentre la tensione nel suo petto iniziava ad allentarsi. "Ma non credo di averti mai vista prima qui nel Distretto. Sei una nuova arrivata?"

"No, ma non mi sorprende. Io abito fuori città," confermò il coniglio femmina mentre restituiva il volantino a Ivan. Gli tese allegramente una mano, scuotendola con fermezza. "Mi chiamo Lola Bunny."

"Lola, eh? Che nome audace," commentò il ragazzo con una risatina divertita.

"Beh, mia madre era una showgirl," ribatté lei con una scrollata di spalle e un sorriso.

"Tua madre?" ripeté Ivan, il suo cervello che stava cercando di scoprire qualcosa su di lei che. "Hai detto che abiti fuori città. Intendevi dire..."

"Fuori dal Magic Kingdom?" lo incalzò lei. "Sì, è così. Vivo con mio marito al lotto della Warner Brothers, nel Merry Kingdom."

Ivan ammiccò. "Tuo marito?"

"Bugs Bunny," rispose Lola con un sorrisetto. "Potresti aver sentito parlare di lui."

"Aspetta… sei sposata con Bugs Bunny!?" esclamò lui, sorpreso, sgranando gli occhi a quella notizia.

"Lo prenderò come un sì," affermò Lola con una risata.

"Ma se vieni dal lotto dei Warner Brothers, allora cosa ci fai qui?" chiese ancora il ragazzo, confuso.

"Questa è la mia città natale," rispose Lola. "Sono tornata per visitare i miei genitori."

Quella notizia lo fece trasalire. "I tuoi genitori?" esalò, la sua mente che stava lentamente mettendo insieme tutti i pezzi. I suoi occhi iniziarono a sgranarsi.

"Se può esserti d’aiuto, il mio cognome da nubile è Rabbit,"disse ancora lei con un sorriso divertito, roteando allegramente gli occhi.

Udendo ciò, il giovane rimase a bocca aperta.

"Per gli dei, sei la figlia di Jessica e Roger!" esclamò Ivan, completamente scioccato.

Lola schioccò le dita e fece un pollice in su con la mano. “Hai fatto centro.”

"Ma, uh, io... non sapevo..." balbettò il ragazzo, cercando di riportare i suoi pensieri in una parvenza di organizzazione.

Lola inclinò la testa di lato. "Non sapevi che avevano una figlia?" chiese lei, suonando sinceramente confusa.

"Non sapevo nemmeno che le persone qui intorno potessero avere dei figli," la corresse lui, ancora parzialmente scioccato. "Credevo che l’unico modo fosse farseli dare dai creatori."

"Oh sì, certo che possono!" rispose lei con una risata divertita. "In effetti, la maggior parte delle coppie qui preferisce fare figli alla vecchia maniera piuttosto che farseli dare dai creatori".

"Wow," disse Ivan, sbattendo diverse volte le palpebre mentre elaborava le nuove informazioni. "Non ne avevo idea. Grazie per avermelo detto. Immagino che non sia mai troppo tardi per imparare qualcosa di nuovo."

"Bene, ma mentre ci rifletti sopra," disse Lola, allungando una mano nella sua borsa da viaggio e tirando fuori un piccolo mazzo di chiavi. "Che ne dici di entrare?"

Ivan annuì e si fece da parte, permettendo alla coniglietta di avvicinarsi alla porta ed aprirla.

"Quindi, questo Club per Cattivi Anonimi… è quello che penso che sia?" chiese Lola a quel punto, aprendo la porta e permettendo a Ivan di entrare dietro di lei.

"Immagino di sì," rispose lui con un sospiro nervoso mentre entravano nella sala. "Probabilmente, però, sarà solo una perdita di tempo. Dubito che ci sarà realmente qualcuno che verrà."

"Sono sicura che andrà bene," lo rassicurò Lola mentre chiudeva la porta dietro di loro. "Mia madre si fida abbastanza di te da permetterti di usare la stanza sul retro, dopotutto. Questa cosa non è da tutti. Devi essere un tipo in gamba."

"Grazie," la ringraziò Ivan, facendosi da parte per lasciare passare Lola.

"Ehi, scommettiamo venti dollari sul fatto che mio padre avrebbe dovuto darti una chiave e si è dimenticato?" esclamò improvvisamente Lola mentre guidava il giovane lungo il corridoio, guardandolo con uno sguardo complice nel frattempo che si dirigevano verso la sala principale del club.

"Ci sto," concordò lui, ridacchiando, mentre varcava la soglia in fondo al corridoio. Guardandosi intorno mentre entrava, Ivan vide che il personale del locale si stava preparando per quando il pub avrebbe aperto tra meno di un’ora, coi baristi che pulivano il bancone, i camerieri che sistemavano i tavoli e la band che accordava i loro strumenti sul palco. Jessica era al centro della stanza, intenta a dare ordini occasionali al suo staff, mentre Roger stava al suo fianco, osservando il procedimento.

Appena guardò nella loro direzione, il viso di Jessica si illuminò di gioia alla vista di Lola.

"Lola!" esclamò la donna, avvicinandosi rapidamente a sua figlia. "La mia dolce bambina! Vieni, dai a tua madre un abbraccio!"

Sorridendo, Lola lasciò cadere la sua borsa da viaggio sul pavimento, prima di correre verso sua madre e abbracciarla affettuosamente.

“La mia bellissima bambina!" esclamò anche Roger, raggiungendola di corsa. "È così bello rivederti, Lola!"

"È bello rivedere anche te, papà," ridacchiò lei, inginocchiandosi per poter abbracciare il padre, dandogli un bacetto sulla fronte.

"Il tuo viaggio è andato bene?" chiese Jessica con un tono materno che Ivan non aveva mai sentito prima in lei.

"Sì, è andato bene," rispose sua figlia mentre si alzava in piedi. Fece un cenno con la testa nella direzione di Ivan. "Ho anche fatto una nuova amicizia."

Guardando nella direzione indicata da Lola, Jessica ammiccò con sorpresa le palpebre quando vide il giovane fermo davanti all’ingresso. Poi le sue labbra si incurvarono in un sorriso caloroso.

"Ivan," lo salutò Jessica, mettendosi una mano sulla fronte mentre si avvicinava a lui. "Mi dispiace. Mi ero completamente dimenticata che stasera c’era il primo incontro. Avrei dovuto lasciare la porta aperta."

"Non c’è problema, sono appena arrivato," dichiarò lui con una scrollata di spalle. "E poi, Lola mi ha fatto entrare lo stesso."

"Ti ha fatto entrare?" ripeté Jessica con voce confusa, prima di rivolgere la sua attenzione verso suo marito. "Roger, non hai dato ad Ivan quella chiave di riserva?"

"Chiave di riserva?" disse Roger, confuso. "Quale chiave di riserva?"

"Forse quella che ti esce fuori dalla tasca, papà?" osservò ironicamente Lola, allungando la mano e tirando fuori un mazzetto di chiavi che pendeva dalla tasca di suo padre. Tra di esse, la chiave dell’ingrasso pendeva con innocenza alla sua estremità.

"Oh… oops!" ridacchiò Roger, imbarazzato, giocherellando con le dita. Jessica si limitò a roteare gli occhi.

"Sembra che tu mi deva venti dollari," disse Lola al giovane, lanciandogli al volo la chiave.

"Immagino di sì," rispose Ivan con un sorriso sereno mentre afferrava la chiave e se la infilava in una delle sue tasche. Sapeva di aver perso la scommessa già nel momento in cui aveva accettato di farla. Era bello vedere che Roger non cambiava mai.

"Vieni, Ivan," disse Jessica, facendo cenno al giovane di seguirla mentre iniziava ad allontanarsi. "Ti mostro la stanza sul retro. Poi potremo chiedere a qualcuno del personale di aiutarti a preparare il necessario. Roger, tu invece perché non vai ad aiutare Lola a sistemarsi? "

"Certo, tesoro!" rispose Roger mentre iniziava a camminare nella direzione opposta.

"Ci vediamo in giro, Ivan!" lo salutò Lola mentre se ne andava, raccogliendo il suo borsone da terra prima di incamminarsi. "Buona fortuna per il tuo incontro!"

"Grazie!" rispose di rimando lui, sospirando sommessamente mentre sentiva di nuovo la tensione cominciare a formarsi nel suo petto. "Ne avrò bisogno..."

 


Già, ne aveva decisamente bisogno.

"Cosa sto facendo qui?" sospirò Ivan per quella che doveva essere la tredicesima volta quel giorno. Seduto su una delle sedie pieghevoli di metallo disposte a cerchio al centro della stanza, si guardò attorno con aria sconfitta.

La stanza sul retro del locale sembrava essere una sorta di stanza d’archivio che conteneva scope, detergenti e tutti quei prodotti alimentari che venivano usati raramente e non potevano essere tenuti nei locali di deposito più dedicati. Le innumerevoli scatole e casse che riempivano la stanza erano state spinte in uno degli angoli per fare spazio alle sedie, e un tavolo pieghevole a buon mercato era stato posto contro una delle pareti, con una piccola collezione di snack disposti sulla sua superficie.

Dopo essersi guardato attorno per la decima volta in cinque minuti, Ivan riportò l’attenzione su sé stesso, togliendosi un po' di polvere dall’armatura con una mano e tamburellando nervosamente le dita sulla gamba con l'altra. Ogni secondo sembrava durare un'eternità mentre sedeva da solo in quella stanza, e per la prima volta dopo tanti anni, il giovane desiderò avere un orologio in modo da poter effettivamente sapere che ore erano.

Fu proprio quando stava per raggiungere il limite della pazienza che sentì il suono di qualcuno che si avvicinava alla stanza in fondo al corridoio. Seduto sulla sedia, Ivan osservò attentamente la porta prima di vedere l'ombra di qualcuno in piedi dall'altra parte. Ci fu una lunga pausa mentre la persona dall'altra parte rimase semplicemente lì, come se stesse considerando se entrare o meno. Quindi, con un sospiro drammatico, la porta si spalancò, e Ade, il dio dell’Oltretomba, entrò nella stanza.

Ci fu una pausa imbarazzante e nervosa non appena i due si guardarono l'un l'altro. Gli occhi socchiusi di Ade incontrarono quelli sgranati di Ivan mentre il dio tamburellava con le dita sulla porta, il braccio esteso di lato per tenerla aperta. Dopo quella che sembrò un'altra eternità, Ade si fece avanti e lasciò che la porta si chiudesse alle sue spalle.

"Ivan," salutò Ade in tono neutrale, i suoi occhi che scrutavano la stanza attorno a lui.

"Uh… Ehi, Ade," ricambiò lui con confusione, stupito, saltando in piedi così in fretta che la sedia quasi si rovesciò dietro di lui. "Grazie per essere venuto."

"Non è che abbia avuto scelta," brontolò il dio, avvicinandosi al tavolo degli spuntini. "Dopotutto, è stata mia moglie a piantare questa stupida idea nel tuo piccolo cranio, quindi a meno che non voglia dormire sul divano per resto dell'eternità, dovevo venire."

"Oh," realizzò Ivan, scrollando leggermente le spalle. "Beh... grazie lo stesso, immagino."

"Non c’ problema," dichiarò l’altro mentre prendeva un biscotto e se lo lanciava in bocca. "Ma te lo dico subito: se questo Club si trasforma in una sorta di luogo di recupero per malati, metterò a fuoco e fiamme quest’intero edificio. Capito? "

"Uhm... okay?" rispose l’altro, preso alla sprovvista dalla minaccia.

"Bene," sospirò allora Ade, avvicinandosi alla sedia di fronte a Ivan e prendendovi posto. Il giovane fece lo stesso.

"Allora," disse il dio degli Inferi dopo un momento di silenzio. "Come funziona?"

"Beh, vorrei aspettare un po' prima di iniziare,” iniziò a dire il ragazzo.

"Odio infrangere le tue speranze, ragazzone," dichiarò Ade mentre inarcava un sopracciglio verso il giovane. "Ma conosco molti cattivi qui intorno, e mi sento abbastanza sicuro nel dire che nessun altro si farà vivo."

Ma proprio mentre Ade finiva di parlare, qualcuno bussò improvvisamente alla porta. Si aprì leggermente subito dopo, tanto quanto bastava per consentire a Turbo di infilarvi la testa e sbirciare. Gli occhi gialli di Turbo erano sgranati e nervosi mentre si muovevano avanti e indietro tra Ade e Ivan, che lo guardavano a loro volta con delle espressioni sorprese come non mai.

"Uhm," disse Turbo per rompere il silenzio, fermandosi per schiarirsi la gola prima di continuare. "Sono arrivato in tempo per l'incontro?"

"Uh… sì, certo!" rispose Ivan, sfuggendo alla sua sorpresa e sorridendo al nuovo arrivato. "Vieni dentro, Turbo. Prendi posto dove vuoi. Abbiamo anche snack e bevande sul tavolo."

"Fantastico," rispose nervosamente quello, afferrando un biscotto dal tavolo prima di prendere posto su una sedia.

"Devo essere sincero, sono sorpreso di vederti qui," commentò ancora il giovane mentre il cattivo dalla bassa statura si sistemava. “Come mai sei venuto?”

"Beh, è stata opera di Ellie,” ammise Turbo, emettendo una risata nervosa e grattandosi il collo con imbarazzo. “Ieri è passata a salutarmi, e mi ha praticamente supplicato di venire a quest’incontro che stavi pubblicizzando. Non… Non volevo deluderla, diciamo,” rispose.

"…giusto," concordò Ivan, trattenendo un piccolo sorriso. Era risaputo, infatti, che Ellie e Turbo erano diventati buoni amici negli ultimi mesi. E Ivan sapeva che quest’ultimo aveva un debole per lei. Lanciò un'occhiata saccente ad Ade, ma quello si limitò a scrollare le spalle in risposta.

"Inoltre, ero preoccupato che saresti rimasto qui da solo se non fossi venuto, ma vedo di essermi sbagliato," continuò a dire Turbo mentre rivolgeva la sua attenzione verso Ade. Un piccolo sogghigno si fece largo sul suo volto. "Quindi, immagino che quello che ho sentito dire riguardo a tua moglie sia vero. Persefone ti comanda davvero a bacchetto, eh?"

"Continua a parlare, microbo," ringhiò di rimando il dio, assottigliando gli occhi mentre si avvicinava al pilota, le fiamme sulla sua testa che si ingrandivano sempre più. "Vedrai presto cosa succede."

"Oh, penso che mi piacerebbe molto vederlo," rispose sarcasticamente Turbo, il suo corpo che iniziava a tremolare minacciosamente, emettendo pixel rossi.

"Ragazzi, ragazzi, andiamo," li richiamò Ivan con un sospiro, alzando le mani in un gesto placante. "Siamo nel retro di un bar. Non c'è bisogno di creare scompiglio."

Sia Ade che Turbo lanciarono uno sguardo al giovane, prima di allontanarsi lentamente l'uno dall'altro, continuando a guardarsi male mentre gli effetti dei loro poteri si dissipavano.

"Grazie," disse Ivan con un sorrisetto. "Ora, immagino che per questo nostro primo incontro ci siamo tutti, quindi..."

Prima che il ragazzo potesse finire, però, la porta si aprì improvvisamente per la terza volta, e un’altra figura entrò nella stanza con aria solenne. Era un uomo alto e magro con dei capelli neri e lisci e una carnagione pallida. Indossava una tunica dorata con finiture nere, dei pantaloni scuri ed un lungo mantello verde e oro che pendeva delle sue spalle. Scrutò la stanza con i suoi occhi verdi, mostrando un ghigno malizioso sulle labbra.

Gli altri fissarono con stupore il nuovo arrivato mentre esso osservava la stanza. Poi, finalmente, i suoi occhi caddero a loro volta su di loro.

"Beh, spero di non essere in ritardo per l'incontro,” commentò semplicemente l'uomo, la sua voce calma e contornata da un accento inglese.

"Loki?" Ade fu il primo a ritrovare il fiato dopo un altro lungo momento di silenzio. "Che diamine ci fai tu qui?"

"Questo è un incontro per Cattivi, vero?" chiese di rimando Loki, inarcando un sopracciglio. "Non sono qualificato per parteciparvi?"

"Uh, certo che lo sei," rispose rapidamente Ivan. “È solo che... tu non abiti più nel Magic Kingdom… quindi sono confuso su come hai fatto a sapere dell'incontro."

"Oh, beh, questa è una domanda facile a cui rispondere," rispose una nuova voce in quel momento, proveniente proprio accanto all'orecchio di Ivan. Il giovane sussultò per la sorpresa, quasi cadendo dalla sedia per lo stupore. Guardandosi attorno, i suoi occhi non riuscirono a trovare chi avesse parlato fino a quando un sorriso sgranato e malizioso apparve improvvisamente nell'aria davanti a lui. Un istante dopo, un paio di occhi gialli da gatto si unirono al sorriso, rivelando rapidamente la testa di un gatto a tutti gli effetti.

"Stregatto," sibilò seccatamente Ivan, guardandolo torvo mentre il corpo del felino si materializzava sotto la sua testa. "Avrei dovuto immaginare che fossi stato tu a dirglielo."

"Sei sempre così intelligente," disse il gatto con un pizzico di sarcasmo mentre si avvicinava a Loki. "È per questo che mi piaci, Ivan."

Il ragazzo sospirò pesantemente. "Senti, Loki," disse in tutta serietà. "Se vuoi partecipare sei il benvenuto, davvero, ma non voglio problemi durante queste sedute."

"Così mi ferisci, Ivan," replicò Loki, toccandosi il petto con finto shock. "Quando mai ti ho causato qualche problema?"

Ivan scelse di non nobilitarlo con una risposta, limitandosi ad assottigliare pericolosamente gli occhi sul dio norreno, mentre lo Stregatto si adagiava sulle sue spalle.

"Capito," affermò Loki con un sorriso divertito, sedendosi su una delle sedie vuote mentre accarezzava distrattamente la pelliccia del felino.

Ade sospirò con forza a quel punto. "Sentite, diamo inizio a questa serata o aspettiamo altre tre ore per vedere se qualcun altro si presenta?" domandò con una punta di impazienza.

"No, penso che vada bene per oggi," rispose Ivan con un cenno del capo. "Siamo già molti più di quanto mi aspettassi, comunque."

"Quindi… come funziona?" domandò Turbo.

"Sì, Ivan, illuminaci," aggiunse Loki, il suo tono beffardo. “Come funziona questa farsa?”

Il ragazzo si fermò di nuovo per lanciare un'occhiataccia al dio. "D’accordo… perché sei qui?" chiese di rimando, interrogandolo direttamente.

"Fai a tutti questa domanda?" chiese Loki a sua volta, sollevando un sopracciglio verso il giovane.

"Conosco già i loro motivi," lo incalzò Ivan, indicando gli altri cattivi con le mani. "Ade è qui perché sua moglie lo ha costretto, e Turbo è qui perché lo ha convito Ellie. Tu, invece… per quanto ne so, sei qui solo per mettermi i bastoni tra le ruote, e preferirei che te ne andassi ora, se è davvero questo il caso. Mi seccherebbe molto fartene pentire più tardi…" disse minacciosamente, afferrando l’elsa del suo spadone e guardandolo dritto negli occhi.

Loki ridacchiò, dismettendo la minaccia. "Onestamente… hai ragione, Ivan," ammise alla fine. "Sono venuto qui solo per vedere che tipo di farsa sarebbe stato quest’incontro. Mi aspettavo qualcosa di divertente, ma alla fine, sembra solo piuttosto triste. Che cosa speri di realizzare con questa pagliacciata, ragazzo?"

"Io…" iniziò a dire quello con rabbia, ma si fermò di colpo. Fece una pausa, il suo viso che si contraeva nel tentativo di mantenere la calma. "Sto solo cercando di aiutare altre persone."

"Nessuna di queste persone ha chiesto il tuo aiuto," lo incalzò gelidamente Loki, il suo tono diventato di colpo crudele. "Nessuna di queste persone vuole il tuo aiuto."

"A volte le persone non sanno come chiedere aiuto, anche se ne hanno bisogno," ribatté prontamente Ivan, serio. "Io lo so per certo."

"Tu non sai niente," sputò di rimando Loki. "Sei solo un ragazzino sciocco che ha rubato una stupida idea che ha visto in un film. Solo perché nel tuo videogioco reciti la parte del cattivo e del crudele, non pensare di poter capire quello che provano tutti gli altri. "

Le mani di Ivan si strinsero ferocemente in pugni mentre fissava Loki, le sue braccia che tremavano letteralmente per la rabbia.

"Va bene, mister saputello, che ne dici di stare zitto?" parlò a quel punto Ade, assottigliando gli occhi su Loki. Quell'azione colse Ivan completamente alla sprovvista. "Forse tu potresti apprezzare il suono della tua voce, ma a me sta solo iniziando ad irritarmi."

Loki si voltò a guardare Ade, intento ad ignorare il modo in cui Ivan lo guardava con stupore. "Pardon?" fece lui, aggrottando le sopracciglia.

"Mi hai sentito," ribadì Ade, il suo sguardo fermo e bloccato su quello di Loki. "Il fatto è che questa non è stata un'idea di Ivan. È un’idea di mia moglie. E se stai chiamando questa idea stupida, allora stai insultando anche mia moglie. In qual caso… io e te avremo bisogno di scambiarci due parole più tardi," disse con ostilità.

Loki fissò lo sguardo di Ade per alcuni istanti prima di sorridere e scuotere ironicamente la testa.

"Quindi è vero quello che dicono tutti," affermò il dio norreno. "Persefone ti tiene davvero al guinzaglio."

Ade fece roteare gli occhi a quel commento.

"Senti, o ti siedi e stai zitto, oppure te ne vai," dichiarò quello mentre si rimetteva a sedere sulla sua sedia, incrociando le braccia. "Voglio che quest’incontro finisca il prima possibile, e il tuo traballare mi sta solo facendo prendere più tempo."

"…molto bene," replicò Loki con un sorriso compiaciuto, riportando la sua attenzione su Ivan. "Devo dire che sono piuttosto curioso. Coraggio, dunque, Ivan. Vediamo cos’hai da offrire."

Il ragazzo squadrò per un momento Loki, prima di sospirare.

"Va bene,” concesse loro. “A quanto ho capito, la prima cosa che dobbiamo fare è l'affermazione dei Cattivi," iniziò allora a spiegare.

"E che diamine sarebbe?" chiese Ade, inarcando un sopracciglio mentre parlava.

"È una specie di mantra per questo tipo d’incontri," spiegò lui, ricordandosi della scena del film di Ralph Spaccatutto che mostrava quell’affermazione. “Un monito per accettare chi sei veramente."

"Beh, sembra decisamente inutile," osservò Loki con un sorriso beffardo.

"Come funziona, Ivan?" chiese Turbo mentre lanciava un rapido sguardo al dio norreno. Anche se proveniva dal film di Ralph, non aveva mai visto una seduta del genere prima d’ora.

"Beh, di solito ci si alza e ci si tiene per mano," spiegò il giovane, lanciando un'occhiata alle espressioni dubbiose che lo fissavano. "Ma per adesso direi che possiamo saltare questa parte."

Insieme, i tre cattivi si alzarono dalle loro sedie, ognuno di loro che osservava Ivan mentre sospirava.

"Okay, ripetete dopo di me," disse goffamente lui, prima di fare un profondo, calmante respiro, ed iniziare. "Io sono un cattivo, è questo è un bene."

Ivan fece una pausa per consentire agli altri di ripetere, ascoltando mentre Turbo borbottava e Ade ripeteva le sue parole con un sospiro. Da parte sua, invece, Loki ridacchiò e non disse nulla.

"Io non sarò mai un buono, e questo non è brutto," continuò Ivan, mentre Ade e Turbo gli facevano eco mano a mano. "Non vorrei essere nessun altro, a parte me."

Un silenzio di tomba cadde sul gruppo quando finirono di recitare il mantra, con un'espressione sorpresa che attraversò il viso di Turbo, mentre uno sguardo pensieroso si diffondeva sui lineamenti di Ade. Loki, come prima, si limitò invece a scuotere la testa e ridacchiare tra sé.

"Beh, che piccolo e adorabile giuramento che ci hai mostrato, Ivan," commentò Loki, sedendosi di nuovo. "Davvero provocante."

"Ehi, saputello," lo richiamò Ade con un sospiro, riprendendo a sedersi a sua volta. "Quante volte dobbiamo dirti di tenere la bocca chiusa prima di buttarti fuori?"

Loki alzò le mani in un gesto placido e non disse altro, sebbene il suo sorriso compiaciuto fosse sempre presente.

"Tuttavia… è stato piuttosto interessante, immagino," commentò Ade, riportando la sua attenzione su Ivan.

"E cosa facciamo adesso?" chiese allora Turbo, anch’esso concentrato sul giovane.

"Beh, di solito adesso si condividono storie su come procede la nostra vita da cattivi e ci diamo consigli l'un l'altro," spiegò Ivan, prima di notare gli sguardi dubbiosi che stava ottenendo in risposta. Le sue labbra fecero sfuggire un ennesimo sospiro. "Immagino di dover iniziare per primo."

Alzandosi di nuovo dalla sedia, Ivan fece un rapido cenno verso gli altri ed iniziò a parlare.

"Sono Ivan Strike", disse, osservando in silenzio gli sguardi confusi degli altri. "Forse alcuni di voi lo sanno già, ma non sono proprio un cattivo da film,” disse seriamente. "Sono nato originariamente in un videogioco. La mia storia… non è molto allegra, diciamo. In sintesi: sono stato cresciuto come una cavia da laboratorio per la maggior parte della mia vita, e mi hanno addestrato sin da piccolo a combattere. Un giorno, per circostanze varie, sono riuscito a fuggire dalla mia prigione e ho iniziato a vagare per il mondo. Pieno di rabbia e sete di vendetta per come ero stato trattato, passavo le mie giornate a combattere e sconfiggere chiunque mi si piazzasse davanti. Questa vita andò avanti per cinque anni; anni passati in sempre in viaggio, in totale solitudine ed esposto ai pericoli del mondo. E ad essere sincero, ripensandoci adesso, devo ammettere che… non è stata una bella esperienza. Era frustrante, e… beh, ero molto triste. Ero solo. Non avevo nessuno."

Ivan fece una pausa e si guardò attorno per valutare le reazioni degli altri. Fu in qualche modo sorpreso quando vide che Turbo e Ade stavano prestando molta attenzione alle sue parole, osservandolo cautamente. Notò persino Loki che lo guardava con la coda dell'occhio, sebbene il dio norreno stesse facendo del suo meglio per apparire disinteressato. Lo Stregatto, invece, si stava facendo gli affari suoi.

"È... stata dura, sapete?" continuò Ivan, sentendosi un po' più sicuro. "Vivere sempre da solo, estraniato da tutti, giudicato dal mondo come un mostro e un pericolo pubblico… tutto questo per via di un passato che non ho mai chiesto di avere. Col tempo iniziai a provare risentimento e odio; e alla fine… sono finito per diventare il cattivo della mia storia. Ho compiuto azioni malvage, ho ferito innumerevoli vite, e… ho anche ucciso molte persone."

"Però… non è stato tutto così negativo, vero?" disse improvvisamente Turbo.

Ivan ammiccò, posando lo sguardo su Turbo. “Che vuoi dire?”

"Beh, se nulla di tutto ciò fosse accaduto, non avresti mai incontrato Ellie," spiegò il piccolo cattivo. "Lei me l’ha raccontata, sai? La tua storia. Alla fine vi siete incontrati, e sei finito per affezionarti a lei. Hai deciso di proteggerla, e grazie alla sua presenza sei diventato una persona migliore. Dopotutto, è stato per Ellie che hai deciso di sacrificarti alla fine, vero?"

"Io... suppongo di sì," ammise Ivan con uno sguardo pensieroso, rivolgendo gli occhi a terra con un sorriso sommesso. "Immagino sia stata lei ad aiutarmi a redimermi. Dopo averla incontrata, ho sperimentato emozioni e gioie che non sapevo esistessero nemmeno. Alla fine, tutto questo ha portato al mio sacrificio finale, e alla conclusione della mia storia."

Ade lo osservò con rinnovata curiosità dopo quel discorso. “…wow… che storia,” dichiarò, grattandosi il mento. “Non immaginavo che le tue origini fossero così oscure.”

“E cosa è successo dopo?” chiese di nuovo Turbo, inclinandosi verso di lui. “Voglio dire, hai detto di essere nato originariamente da un videogioco. Ma so per certo che tu ed Ellie venite da un film.”

Ivan annuì. “È vero. Io ed Ellie abbiamo vissuto per due anni nel Gaming Kingdom,” spiegò lentamente. “Fino a quando la Marvel – o meglio, la Disney – ha acquistato i diritti del gioco e ha deciso di fare un film sulla mia storia,” lanciò un’occhiata divertita a Loki a quel punto, ma il dio si limitò ad ignorarlo come prima. “Da allora, tutti e due siamo stati trasferiti qui nel Magic Kindom, ed il resto lo sapete.”

Appena finì di parlare, tutta la stanza cade in un silenzio che si protrasse per un bel po' di tempo.

“… però, intrigante,” ammise alla fine Turbo, sorridendo a malapena. “Adesso capisco perché la maggior parte dei Cattivi ti tiene così tanto d’occhio. Con delle origini simili, fai sicuramente scalpore.”

Il giovane sorrise sinceramente. “Grazie, Turbo.”

"Ehi, sto solo dicendo quello che ho visto," rispose quello, scrollando le spalle e distogliendo gli occhi da Ivan.

"Perché non parli tu, adesso?" suggerì allora il giovane, facendogli un cenno con la mano.

"Uh, certo," balbettò Turbo, nervoso, alzandosi lentamente dalla sedia e portandosi avanti. "Allora, devo parlare di me?"

"L'idea è quella," rispose l’altro con un cenno della testa.

"Ooookay," fece Turbo con un teso cenno del capo. "Bene, uhm, io… sono Turbo."

"Ciao, Turbo," dissero Ivan e Ade.

Quello sorrise imbarazzato. "Beh, immagino che in un certo senso, io sono un pò come Ivan," spiegò lentamente. "Sono un personaggio dei videogiochi, e allo stesso tempo di un film. A differenza di lui, però, io ero il protagonista del mio gioco, e alla fine, il mio gioco ha smesso di essere popolare."

"Che vuoi dire?" lo interrogò Ade.

"Quando il mio gioco uscì per la prima volta, divenne davvero popolare," spiegò Turbo, un piccolo sorriso che si diffondeva sul suo viso a quel ricordo. "I bambini non avevano mai visto qualcosa del genere. Ma, alla fine, qualcuno creò un videogioco migliore e i bambini passarono a quello. Io... non la presi bene. Ero così abituato a stare sotto i riflettori che quando la gente smise di prestarmi attenzione, beh… sono leggermente… impazzito. "

"Che significa ‘leggermente impazzito’?" chiese Loki, facendolo trasalire per la sorpresa.

"Uh… beh, mi sono intrufolato nel nuovo gioco, cercando di richiamare l'attenzione su di me,” spiegò Turbo. "Ma ho esagerato, e tutti hanno pensato che sia il mio gioco che quello nuovo fossero difettosi. Così, finirono entrambi per essere scollegati."

"E tu cosa hai fatto?" domandò Ade.

"Sono riuscito a scappare," spiegò lui. "In sostanza, sono stato in grado di intrufolarmi in un altro gioco di corse chiamato Sugar Rush. Se avessi fatto la stessa cosa di prima, sarei stato catturato e il gioco sarebbe stato chiuso di nuovo. Quindi... mi sono inserito forzatamente nel gioco, in segreto. "

Loki inarcò un sopracciglio. "Come ci sei riuscito?" 

"Visti i precedenti, avevo già capito come funzionava il codice di un videogioco,” raccontò seriamente Turbo, la sua espressione seria. "Il mio piano originale, durante la mia prima fuga, era stato quello di inserire me stesso e i miei dati nel nuovo gioco. Ma dopo che entrambi i giochi furono scollegati, mi sono reso conto che farlo in quel modo era troppo palese. Quindi, mi sono servito del codice di un personaggio incompiuto che era stato lasciato nel gioco e mai utilizzato."

"Cosa significa?" chiese ancora Loki.

"Significa che gli sviluppatori del gioco avevano iniziato a creare un personaggio, ma alla fine decisero di non finirlo, lasciando però dei frammenti di dati nel videogioco," elaborò Turbo.

"E questo personaggio incompiuto sarebbe quel tipo… Re Candito, giusto?" tirò ad indovinare Ade.

"Esatto. Ho combinato il mio codice con il suo in modo da poter prendere la sua forma sotto mentite spoglie," confermò Turbo, "E poi, beh..."

Turbo fece una pausa e guardò Ivan, il quale gli lanciò un sorriso sincero.

"Va tutto bene, Turbo," lo rassicurò lui. "Siamo tutti Cattivi, qui. Nessuno ti giudicherà per le tue azioni."

Quelle fece un esitante cenno con la testa. "…okay," rispose, riportando la sua attenzione su Loki e Ade. "Dopodiché, ho praticamente rimosso il vero sovrano del gioco, Vanellope, dal codice della console, e ho fatto in modo che tutti si dimenticassero di lei."

"Un piano astuto," commentò Loki, ghignando. "Perché non è riuscito?"

"Sfortuna, soprattutto," rispose Turbo con un'alzata di spalle. "Non avevo preso in considerazione l'ipotesi che qualcun altro di esterno al gioco potesse arrivare e distruggere tutto."

"E cosa fai adesso?" gli chiese Ivan.

"Adesso?" ripeté lui, esitando mentre pensava ad una risposta. "Non molto, in realtà. A volte ritorno a Sugar Rush per correre assieme a Vanellope, ma da quando lei e Ralph si sono trasferiti, non credo che potrò farlo di nuovo."

Ivan ammiccò. "Cosa te lo fa dire?” domandò, la sua fronte che si corrugava per la confusione.

"Io…" Turbo fece una pausa mentre ripensava alle sue parole. "Diciamo che molti, a parte Vanellope, non mi vedono come il benvenuto lì. Non che possa biasimarli, ovvio."

L'espressione di Ivan si fece comprensiva all’udire ciò, ma annuì e si trattenne dal premere ulteriormente l'argomento.

"Ad ogni modo, penso che questo sia tutto ciò che posso davvero condividere," dichiarò infine quello, scrollando le spalle.

"Bene, grazie per averlo condiviso con noi, Turbo," dichiarò Ivan con un cenno del capo, prima di rivolgere la sua attenzione verso Ade e Loki. "Chi di voi due vuole cominciare adesso?"

Ci fu una lunga pausa che si protrasse per diverso tempo mentre Ade e Loki si scambiavano uno sguardo. Dopo un momento, Loki sorrise e chinò la testa verso Ade, facendogli cenno di andare avanti. Il dio greco sospirò e fece ruotare gli occhi prima di alzarsi.

"Va bene, se proprio devo," borbottò Ade. "Come butta? Sono Ade, il Signore degli Inferi."

"Ciao, Ade," lo salutarono gli altri.

"Quindi, immagino che entrerò direttamente nella faccenda della ‘storia delle origini’," dichiarò sarcasticamente, facendo schioccare pigramente le dita. "Mia madre e mio padre erano due Titani, il che significa che erano molto, molto cattivi. Infatti, appena sono nato, il mio caro paparino mi ha mangiato subito. E lasciate che ve lo dica: vivere la pubertà nell'intestino di tuo padre non è un’esperienza piacevole. Alla fine però, io, insieme al resto dei miei fratelli, fummo liberati quando il mio fratellino Zeussino si decise ad uccidere nostro padre.”

"Ora, potreste pensare: ‘Beh, Ade, non può andare peggio di così…’ Beh, vi sbagliate. Dopo aver sconfitto il resto dei Titani e averli chiusi a chiave, Zeus, l'altro mio fratello Poseidone, ed io dovemmo tirare a sorte per decidere chi avrebbe dovuto governare la terra. A sorte, capite? A sorte! Quanto è stupida questa cosa?! E come se non bastasse, ecco che Zeussino, il più giovane tra noi, tira fuori lo stelo più lungo che lo rende re dell'intero universo, mentre io rimango bloccato negli Inferi. Sapete, il posto dove vanno tutti i morti? Non è esattamente un luogo accogliente, credetemi."

"Per la barba di Odino, sei un piagnucolone," gemette Loki, appoggiandosi allo schienale della sedia mentre alzava gli occhi al cielo.

"Loki..." lo ammonì Ivan, fissandolo torvo.

"Hai qualcosa da dire, amico?" chiese Ade, inarcando un sopracciglio. "Pensi di aver avuto un’esperienza peggiore della mia?"

"Per certo," rispose Loki, sporgendosi in avanti mentre sfoggiava un sorriso beffardo. "Siamo simili, io e te. Per cui lo so per certo."

"Ah si? Allora perché non ti mostro una buona ragione per cui siamo diversi, compare?" sibilò pericolosamente Ade, le fiamme che coprivano il suo corpo che iniziarono a diventare rosse all’improvviso.

"Basta, ragazzi," li richiamò Ivan, frapponendosi tra Ade e Loki. "Questa non è una gara."

Ade lanciò un'occhiataccia a Ivan, ma fermò visibilmente la sua rabbia. Le sue fiamme tornarono alla loro normale tonalità di blu mentre riprendeva il suo posto, sedendosi ancora una volta.

"Bene," commentò Ivan, annuendo prima di concentrare la sua attenzione su Loki. "Ora, dato che sembri così ansioso di parlare delle tue esperienze, perché non le condividi con noi, Loki?"

"Molto bene," replicò quello, lanciando al giovane un sorriso compiaciuto mentre si alzava dal suo posto, lasciando andare lo Stregatto. "Mi chiamo Loki di Asgard, e sono gravato da uno scopo glorioso."

"Oh, per favore," sbuffò Ade mentre alzava gli occhi al cielo.

"Ade," lo richiamò Ivan con tono ammonitore. "Lascialo parlare."

Ade non disse altro, spingendo Loki a continuare.

"Sono nato a Jotunheim, il regno dei Giganti del gelo,” continuò a dire. "Mio padre era Laufey, il re dei Giganti."

"Quindi... anche tu sei un Gigante?" chiese Turbo, la confusione evidente sul suo viso.

"In un certo senso, anche se sono nato piccolo," spiegò lui, guardandolo di sbieco.

"Che modo carino di affermare la propria incapacità," commentò sarcasticamente Ade.

"Piantatela," ordinò Ivan.

Loki non sembrò curarsene. "La mia differenza con gli altri del mio genere mi ha plasmato in quello che sono oggi," spiegò, imperterrito. "Mio padre mi abbandonò, lasciandomi da solo a morire, ma venni scoperto da Odino, il Signore di Asgard e il peggior nemico di Laufey, il quale decise di accogliermi e allevarmi accanto a suo figlio, Thor. "

"Non mi sembra un’origine così terribile," osservò Ade.

"Così si potrebbe pensare. E sì, è stato sicuramente un trattamento migliore della morte," ​​concordò Loki. "Ma anche la mia nuova vita ha avuto i suoi problemi".

Ivan s’inclinò verso di lui. "Che tipo di problemi?"

"Potrei anche essere stato allevato da loro, ma non sono mai stato veramente un Asgardiano," spiegò Loki, la sua espressione divenuta pensierosa. "Erano tanto bruti e ottusi quanto i Giganti che odiavano così tanto. La loro unica qualità era la forza fisica, mentre le mie abilità erano al di fuori del combattimento."

"Quindi, non ti sei mai adattato al loro mondo," osservò Ivan.

"No, suppongo di no," concordò Loki mentre sbatteva le palpebre e faceva un sorrisetto. "E poi, c'era Thor, il figlio prediletto. Io potrò essere stato cresciuto come un principe, ma con la sua presenza era chiaro che non avrei mai potuto diventare re. Cosa che, inconsapevolmente, era anche un mio diritto di nascita."

"Perciò, ti sei ribellato," suppose Ade, annoiato.

"Precisamente," rispose Loki, il suo sorriso che cadde a quel punto. "Anche se i miei piani sono sempre stati vanificati da quello zuccone di mio fratello. Un’esperienza di cui credo tu abbia familiarità, Ade."

Quello sbruffò, guardando dall’altra parte. "Non parlarmene.”

"Quindi, come ho detto, siamo più simili di quanto pensi," affermò Loki, riprendendo il suo posto e rivolgendo nuovamente la sua attenzione verso Ivan. "E a dirla tutta, anche noi due abbiamo alcune cose in comune, Ivan."

Il giovane inarcò un sopracciglio, per nulla convinto. "Tipo cosa?” domandò.

"Beh, siamo stati entrambi abbandonati a noi stessi," spiegò lui con un sorrisetto divertito. “E quest’esperienza ci ha segnato, inducendoci ad odiare coloro che ci circondano.”

Il ragazzo esitò. "…non l’ho mai pensata in questo modo, ma credo che tu abbia ragione," ammise alla fine, lasciandosi sfuggire una risatina. Poi prese ad accarezzarsi una gamba e a guardarsi intorno, osservando tutti i presenti. "Mhm… devo dire, quest’esperienza è andata molto meglio di quanto mi aspettassi. Pensavo che sarebbe stato inutile venire qui."

"Sai cosa? Ammetto che è stato abbastanza divertente," concordò a sua volta Ade con una scrollata di spalle. Poi scoccò un’occhiata a Loki. "Nonostante la discutibile compagnia che abbiamo dovuto sopportare,” aggiunse.

Quello si limitò a sorridere. "Strano," disse. "In effetti è stato divertente, a modo suo."

"Beh, se l’incontro vi è piaciuto, ho intenzione di farne un altro la settimana prossima," intervenne prontamente Ivan mentre si alzava, spingendo gli altri a fare lo stesso. "Fino ad allora, immagino che abbiamo finito. A meno che non abbiate qualcos'altro di cui volete parlare."

"Nah," sovvenne Ade, allungando la schiena ed afferrando un altro biscotto dal tavolo. "L'unica cosa di cui ho bisogno in questo momento è un drink. Ne vuoi uno, mister Spadone? Offro io."

"Perché no?" concordò Ivan, annuendo.

"Penso che potrei accettare anch’io un'offerta simile," aggiunse Loki mentre lui e Ade si dirigevano verso la porta che dava sul retro.

"L’offerta non era rivolta a te," borbottò il dio greco, socchiudendo gli occhi su Loki.

"Mi ferisci, Ade!" esclamò l’altro con tono beffardo, mentre si metteva una mano sul petto. "E io che pensavo che stessimo diventando amici."

"Quando farà freddo all’Inferno ne riparleremo," ribatté Ade, uscendo assieme a lui dalla stanza, facendo sorridere Ivan, il quale scosse la testa con ironia.

Tutto sommato, quest’incontro non era andato così male.

"Uh, Ivan," disse a quel punto Turbo, schiarendosi la gola e riportando l'attenzione del giovane su di lui. "Posso parlarti un secondo?"

Quello ammiccò confusamente. "Sicuro, Turbo," disse, voltandosi verso il pilota ed inarcando un sopracciglio. "Che succede?"

"Beh… oggi è successa una cosa che penso faresti meglio a sapere," iniziò a dire lui, la sua espressione nervosa. "Riguarda Ellie."

Ivan s’irrigidì per alcuni secondi, prima che la sua espressione diventasse seria come il ghiaccio.

"Dimmi tutto.”








 

INFO SULLA STORIA

UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.

Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.

Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.

Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.

Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).

 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:

Ivan Strike (????)


LOLA BUNNY (Looney Tunes)


ADE (Hercules)


TURBO (Ralph Spaccatutto)


LOKI (Marvel Universe)


STREGATTO (Alice nel Paese delle Meraviglie)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CUORE DI GHIACCIO



Amici e Famiglia

La notte era calata sul Magic Kingdom ormai da un pezzo, e le stelle luminose scintillavano attorno ad una pallida luna piena. E lì, in questa parte marginale del Regno, la terra cedeva il posto ad un mare immenso, con spiagge bianche e sabbiose che si protraevano per chilometri e chilometri. Alcune palme crescevano fuori dalla sabbia, le loro larghe foglie ombrose che danzavano dolcemente nella brezza marina.
 
Questo era solo uno dei tantissimi Regni che componevano il Magic Kingdom. Dopotutto, ce n’erano innumerevoli, ed erano tutti diversi tra di loro. Tanti quanti erano i mondi da cui provenivano. Innumerevoli mondi, separati e diversi, condensati tutti insieme in un unico mondo senza confini.
 
Questa era la magia del Magic Kingdom.
 
Sedute sotto uno degli alberi sulla spiaggia stava una coppia di ragazze. Una ragazza dai tratti esotici e i capelli ricci e scuri, assieme ad una bambina di origini isolane con lunghi capelli neri e un vestito rosso a fiori. A poca distanza da loro, Ellie, l’amichetta di Ivan, sedeva vicino al mare, guardando verso l'oceano mentre le onde si infrangevano sulla spiaggia a pochi metri di distanza. In grembo alla bambina, poi, giaceva anche una strana creatura dal pelo blu. Aveva orecchie grandi con la punta nera e occhi neri come il carbone, altrettanto grandi. Anche la sua bocca sembrava stranamente grande per la creatura, piena di denti aguzzi e una lunga lingua che le penzolava comicamente di lato mentre Ellie le grattava la testa.
 
Vaiana guardò Ellie per alcuni istanti, mordendosi il labbro inferiore, prima di rivolgere la sua attenzione alla bambina seduta accanto a lei.
 
"Dovremmo fare qualcosa," disse Vaiana, piano.
 
"Lo so, ma cosa?" chiese l'altra, altrettanto incerta.
 
"Non lo so, Lilo," ammise lei con un sospiro, nascondendo il viso tra le mani. "Non so proprio cosa fare."
 
"Forse Flash lo saprà," suggerì Lilo. "Lo hai chiamato, vero?"
 
"Già," confermò Vaiana con un cenno del capo. "Ma non so quando-"
 
Non ebbe tempo di finire la frase. Il suono del vento impetuoso incontrò le orecchie delle ragazze un secondo prima che un lampo indistinto si avvicinasse a loro a rotta di collo, apparendo come nient'altro che una sfocatura di movimento e colore. Un secondo dopo, il soggetto in questione si fermò accanto alle ragazze, sollevando una piccola nuvola di sabbia mentre rallentava. Un momento dopo, la nuvola di fumo si dissipò, rivelando un bambino all'incirca della stessa età di Lilo, i suoi capelli biondi che gli ondeggiavano sopra la testa.
 
"Ehi, ragazze!" le salutò il bambino.
 
"Ehi, Flash," ricambiarono all’unisono Lilo e Vaiana, togliendosi la sabbia dai vestiti e dai capelli.
 
"Dov'è…" cominciò a dire lui, prima di guardare oltre le sue amiche e trovare il punto dove stava seduta Ellie. Il suo sguardo indugiò sulla bambina per alcuni istanti, notando che era visibilmente più triste del solito, prima di riportare la sua attenzione sulle altre due presenti.
 
"Da quanto tempo è così?" chiese, confuso.
 
"Da stamattina," rispose Vaiana mentre giocava nervosamente con le mani. "A quanto ho capito, ha avuto una lite con quelli di Sugar Rush. Ho provato a parlarle ma... beh, sai com’è fatta Ellie."
 
Falsh annuì, ridacchiando nervosamente. "Avete provato a contattare Ivan?" suggerì.
 
"Ci abbiamo provato, ma non si trova da nessuna parte. Forse è impegnato a fare qualcosa,” rispose Lilo.
 
"Ed Ellie ci ha detto che non dobbiamo disturbarlo," aggiunse Vaiana.
 
Flash tornò a guardare la bambina distante, sorridendo leggermente mentre la vedeva grattare lo stomaco della creatura pelosa accanto a lei. "Beh… sembra che Stitch stia cercando di tirarla su di morale," osservò.
 
"Già, ma sta andando avanti così da ore," concordò Lilo. “Ed Ellie è ancora visibilmente turbata per quello che è successo."
 
"Va bene, va bene," disse il biondo con un cenno del capo e un sospiro. "Proverò a parlarle."
 
"Buona fortuna," commentò Lilo, guadagnandosi uno sbuffo di divertimento da parte di Flash mentre iniziava a farsi strada lungo la spiaggia, avvicinandosi ad Ellie. Fermandosi accanto alla bambina, il biondo guardò verso l'oceano ed ascoltò le onde che si infrangevano contro la riva, restando in silenzio per diversi secondi.
 
"Ehi," disse, dopo che era passato un po' di tempo, facendo sì che lei lo guardasse come se avesse appena notato che era lì.
 
"Ehi," lo salutò Ellie, prima di riportare la sua attenzione su Stitch mentre la creatura emetteva un sibilo giocoso.
 
"Ho sentito che hai avuto una brutta giornata," disse Flash, cercando di essere delicato.
 
"…già," rispose la bambina scrollando le spalle, continuando a grattare distrattamente lo stomaco di Stitch, senza guardare Flash mentre parlava.
 
"Ne vuoi parlare?" le suggerì lui.
 
Ellie non rispose per diverso tempo. Poi sospirò forte, lasciando cadere la testa all'indietro ed abbassando le spalle. "Vaiana non sa proprio quando arrendersi, vero?" chiese sommessamente, guardando il biondino accanto a sé.
 
"Beh, non puoi biasimarla," rispose lui, scrollando a sua volta le spalle. "È una delle tue migliori amiche, ed è chiaramente preoccupata per te."
 
"E tu, Flash?" gli domandò lei facendo una voce beffarda e ammiccando dolcemente le ciglia verso il ragazzo. "Anche tu sei preoccupato per me?"
 
"Sono preoccupato che tu non abbia abbastanza cellule cerebrali per mantenere il tuo corpo in funzione," ribatté ironicamente quello, conoscendo fin troppo bene la sua amica per cascare in quella farsa. Per la sua risposta, si guadagnò una risatina sommessa da parte della sua coetanea. "Ma seriamente, vuoi dirmi cosa è successo?"
 
"...no, non voglio", rispose lei con un sospiro, riportando la sua attenzione verso l'oceano e le stelle. "Oggi voglio solo dimenticare."
 
"Beh, dimenticare qualcosa non significa che non sia mai successo," sottolineò l’altro.
 
"Senti, capisco che stai cercando di aiutarmi," disse improvvisamente Ellie, seccata, guardandolo nuovamente con serietà. "Ma non vedo come tu possa riuscirci."
 
"Mettimi alla prova," rispose Flash, scrollando le spalle mentre si avvicinava ancora di più e si sedeva accanto a lei. "Potresti rimanere sorpresa."
 
Ellie esitò, ma alla fine cedette e fece roteare gli occhi. “…d’accordo.”
 
Quello sorrise di trionfo. "Allora, ho sentito che Taffyta è stata particolarmente acida con te, oggi," iniziò a dire casualmente.
 
Lei lo guardò torvo. "Cos'altro sai?" lo interrogò, sbruffando.
 
"Okay, ci ho azzeccato, quindi. Quella tipa è sempre irritante,” aggiunse subito dopo lui. "Che cosa ha fatto stavolta?"
 
"Vaiana non ti ha già detto tutto?" chiese di rimando la bambina.
 
"Mi ha dato la versione rapida delle cose," rispose prontamente Flash. "Ho pensato che tu potessi approfondirla."
 
"…va bene," concordò alla fine Ellie con un sospiro. "Era una giornata abbastanza normale. Ero andata a Sugar Rush come al solito, per fare qualche gara assieme alle altre. Solo che, stavolta, avevo pensato di invitare anche Saetta McQueen e Turbo come ospiti speciali. Sai com’è… per rallegrare l’aria. Più siamo e meglio è, mi diceva sempre Vanellope."
 
Falsh rimase confuso udendo ciò. "Aspetta un attimo, Turbo?" chiese, stupito. "Hai invitato ad una gara con te il cattivo del film?"
 
La piccola annuì. “È che… ultimamente ho riflettuto su diverse cose,” ammise con voce lenta, affondando la faccia nelle ginocchia. “Parlare con Ivan… mi ha fatto capire che non è giusto isolare i cattivi dei nostri film solo perché hanno dovuto recitare la parte dei… sì, insomma… dei cattivi. In fondo, se ci pensiamo, non hanno avuto scelta in merito. Non hanno colpe, a differenza di quanto si dice in giro. Sapevo che Turbo e Vanellope avevano fatto pace negli ultimi tempi… e per questo ho pensato di invitarlo. Io e lui siamo amici.”
 
“E gli altri ti hanno fatto storie per questo…” dedusse il biondino.
 
"Sì, ma non è stato quello il problema, davvero. Turbo non c’entra niente," gli assicurò Ellie. "Tutto è andato bene fino a quando Vaiana non si è fermata da noi per provare a giocare a sua volta. Alla fine ha deciso di giocare con me, salendo sul go-kart che mi ha regalato Vanellope."
 
"…mi sembra abbastanza normale," commentò l’altro bambino.
 
"Lo è," confermò lei con un cenno del capo. "Ed è stato divertente, come lo sono sempre le gare. È stato solamente alla fine che le cose sono andate male."
 
"Che cosa è successo?" domandò Falsh, confuso.
 
"Volevo vincere per Vaiana, quindi io..." la bambina fece una pausa, emettendo un sospiro prima di continuare. "Ho attivato il mio potere per permetterci di vincere."
 
Flash rimase di sasso all’udire quell’informazione. "Oh," mormorò, rendendosi finalmente conto di com’erano andate le cose. "Immagino che Taffyta non l'abbia presa bene."
 
"No," confermò Ellie, scuotendo la testa. "Mi ha dato dell’imbrogliona… e le cose sono peggiorate da lì."
 
"Peggiorate?" domandò Flash.
 
"Mi ha detto alcune cose," formulò vagamente lei, il suo sguardo afflitto e pericolosamente vicino alle lacrime. "Cose che fanno male... soprattutto perché sono vere."
 
"Ehi… tu non sei un’imbrogliona, Ellie," le disse gentilmente l’altro.
 
"Non lo sono?" replicò lei, acida. "Allora come lo chiami quello che ho fatto?"
 
"Utilizzare i tuoi punti di forza per vincere," rispose immediatamente Flash, come se fosse la cosa più scontata del mondo. "Hai semplicemente usato le tue abilità per superare un ostacolo. Dopotutto, a differenza di Taffyta e degli altri, tu non sei una pilota. Quindi, a differenza degli altri, tu eri in svantaggio durante la gara sin dalla partenza. Non è così?"
 
"…sì," ammise Ellie dopo un attimo di riflessione, la sua fronte corrugata. "Ma cosa c’entra questo?"
 
"Ebbene, hai semplicemente usato le tue abilità uniche per vincere la gara," spiegò di nuovo Flash. "Stai usando le tue abilità naturali a tuo vantaggio, esattamente come fanno tutti i piloti di Sugar Rush. Anche loro hanno un’abilità particolare ciascuno, quindi mi sembra ragionevole pensare che tu possa usare la tua."
 
"Non è affatto la stessa cosa,” affermò veementemente Ellie. "Io non faccio parte del loro gioco. La mia abilità è esterna alle gare..."
 
"Questo non significa nulla,” dichiarò casualmente il bambino biondo. "Potevo capire se fosse stata una corsa ufficiale, ma era solo una corsa tra amici. Tutti hanno il diritto di usare le proprie abilità personali durante una sfida. Sennò la sfida sarebbe impari."
 
"…non lo so," sussurrò Ellie con un sospiro. "Non... Non mi sembra la stessa cosa."
 
"Ma lo è," spiegò Flash. "Solo perché non sei un personaggio di Sugar Rush, questo non significa che non puoi esercitarti per vincere. È per questo che Vanellope ti ha regalato un go-kart, ricordi? Se lei ti ha dato il permesso di partecipare alle gare, non vedo dove sia il problema. Ellie, tu sei libera di usare i tuoi poteri a tuo piacimento."
 
La bambina lo guardò attentamente di sbieco. "Cosa stai cercando di dirmi, Flash?" domandò a quel punto, diretta.
 
"Sto dicendo che non dovresti vergognarti di ciò che puoi fare," tentò di farle capire lui. "Se sei brava a correre coi go-kart, fallo come ti pare. Non hai imbrogliato durante la gara, perché tutti quanti in quel gioco hanno un potere unico che possono usare a proprio vantaggio. E se loro fanno fatica ad accettare una sconfitta, non è un problema tuo. Devono solo farsene una ragione e provare a migliorare."
 
Sorpreso dall'affermazione del suo amico, Ellie non poté fare altro che ammiccare stupidamente, fissando il biondino accanto a lei con gli occhi sgranati.
 
"E poi, da quello che Ivan mi ha detto su di te, in passato le persone del tuo gioco ti guardavano con disprezzo per via dei tuoi poteri," continuò a dire lui, appoggiando una mano sulla spalla di Ellie. "Forse è ora che inizi ad esserne orgogliosa, invece."
 
“…ok, questa sembra proprio il tipo di discorso che mi farebbe Ivan,” dichiarò lei, assottigliando gli occhi.
 
Flash ridacchiò nervosamente. “Eheheh… diciamo che prima di passare qui sono andato a trovarlo,” ammise con imbarazzo, grattandosi il collo con una mano.
 
Ellie continuò a guardare Flash in silenzio per alcuni istanti di silenzio, senza fare nulla. Poi però, senza esitare, si sporse in avanti e non esitò ad abbracciarlo. Dopo un momento di sorpresa, il biondino sorrise e ricambiò l'abbraccio, ghignando apertamente di trionfo. Passarono diversi secondi in quella posizione, fino a quando, improvvisamente, Stitch emise un lamento acuto e si fece strada in mezzo a loro, spingendo via la faccia di Flash con le mani.
 
"Va bene, va bene, ho capito!" disse Flash con una risata, interrompendo l'abbraccio e facendo un passo lontano da Ellie. "Puoi averla."
 
"Stitch," lo rimproverò lei con un sorriso. "Smettila di fare quella faccia da geloso."
 
"Tu sei una faccia da geloso!" ribatté infantilmente il mostriciattolo con una voce acuta, facendoli ridere entrambi.
 
"Beh, prenderò queste risate come un buon segno," commentò Vaiana in quel momento, facendo voltare Ellie e Flash verso di lei.
 
"Sì," confermò Ellie, sfoggiando un sorriso sincero alle sue amiche. "Scusatemi se sono stata arrabbiata fino ad ora, ragazze. Non volevo farvi preoccupare."
 
"Non c'è niente di sbagliato nell’arrabbiarsi ogni tanto," la rassicurò Lilo, agitando una mano. "Ma sono contenta adesso che ti senti meglio."
 
Mentre Ellie sorrideva, Stitch allungò improvvisamente una mano e iniziò a toccarle il viso, cercando di riportare la sua attenzione su di lui per ricevere altre coccole.
 
"Basta così, Stitch," lo richiamò Lilo, facendogli cenno di avvicinarsi a lei. "Hai ricevuto abbastanza coccole oggi. Adesso è l’ora della nanna. Quando sei stanco ti trasformi sempre in un piagnucolone."
 
"…piagnucolone," sibilò Stitch, avvicinandosi alla sua padroncina.
 
"Penso che sia ora di andare a nanna per tutti," commentò Ellie a quel punto, soffocando uno sbadiglio. "Venite, vi do io un passaggio."
 
Vaiana sorrise ampiamente. "D’accordo," concordò con un cenno del capo.
 
"Beh, in questo caso, penso che me ne decollerò," disse a quel punto Flash, facendo roteare rapidamente un braccio. Lanciò un’occhiata oltre la sua spalla. "Ci si becca in giro?"
 
"Sì," confermò Ellie, annuendo prima di rivolgergli un sorriso dolce. "Grazie ancora, Flash. Per tutto."
 
"Non c’è di che," rispose quello, sorridendo di rimando e grattandosi la nuca, paonazzo. Poi, senza aggiungere altro, il biondino scattò via da lì, correndo veloce come un lampo e lasciando le tre giovani e Stitch da soli.
 
Così, senza perdere altro tempo, le tre amiche si diressero tutte verso il go-kart di Ellie, salendovi sopra e sistemandosi al meglio in quello spazio ristretto. La bambina dai capelli dorati si piazzò alla guida, sorridendo maliziosamente. "Ok! Tenetevi forte, perché io vado mooolto veloce quando sono stanca."
 
Vaiana e Lilo impallidirono di colpo. “E-Ellie… tu vai sempre veloce…”
 
“Oh! OH! A Stitch piace veloce!” esclamò il mostro blu, vibrando per l’eccitazione.
 
Ellie ridacchiò fragorosamente. “Finalmente qualcuno che mi capisce!” esclamò, iniziando ad accendere il veicolo e a pompare gas nel motore.
 
“E-E-Ellie!” gridarono in coro le due giovani sedute dietro di lei. “A-Aspetta un attimo! Aspe-”
 
Non ebbero modo di terminare la frase. Ellie premette di colpo il piede contro l'acceleratore, facendo schizzare il go-kart alla massima velocità verso il Distretto Centrale. Il veicolo scattò in azione all’istante, svanendo in una nuvola di sabbia, e spaventando a morte i suoi passeggeri. E per tutta la durata del tragitto, a parte il rombo fragoroso del motore, quella sera l’unico rumore che si udì echeggiare nell’aria furono le grida di panico di Vaiana e Lilo, assieme all’urlo trepidante di Stitch che incitava il pilota ad accelerare sempre di più.
 
“F-F-F-FERMATIIIII!!!!!!!!!!!!”
 
“WHOOOOOOHOOOOOOO!!!”
 

 
Più tardi, il go-kart di Ellie, ormai privo di passeggeri, avanzò lentamente lungo la strada della periferia del Magic Kingdom, dirigendosi verso casa. Una volta avvicinatasi all'edificio, la bambina riuscì a individuare una figura seduta sulla panchina fuori dal portico di casa, in attesa. Mentre quella persona girava la testa per guardarla, Ellie si fermò sulla strada di fronte a lui, parcheggiando il veicolo e spegnendo il motore. Trascorse un momento di silenzio assoluto mentre i due si guardavano l'un l'altro. Due occhi color sabbia, imbarazzati e nervosi, contro due occhi scuri, sottili e calmi.
 
"Ehi," disse alla fine Ivan, rompendo il silenzio e facendo un piccolo sorriso alla bambina.
 
"…ehi," ricambiò il saluto Ellie, saltando lentamente fuori dal suo go-kart.
 
"Dove sei stata?" domandò lui.
 
"Ho accompagnato a casa i miei amici," rispose lei scrollando le spalle, mentre si avvicinava alla panchina e si sedeva accanto al giovane. "Da te come sono andate le cose?"
 
Quello chiuse gli occhi, abbozzando un sorriso. "Meglio del previsto," disse alla fine.
 
Lei sorrise. "Quante persone si sono presentate?" domandò.
 
"Tre," rispose Ivan.
 
Il suo sorriso cadde. "Non erano molte," osservò Ellie, delusa, corrugando la fronte. "E quante te ne aspettavi?"
 
"Zero," rispose l’altro con uno sbuffo di divertimento. "Quindi, con questo in mente, penso che sia andata piuttosto bene."
 
"Non posso contraddirti, immagino," ammise la piccola con una risatina divertita. "Allora, chi si è presentato?"
 
"Beh, Ade è stato il primo," raccontò Ivan, incrociando le braccia. "Anche se non è stato troppo sorprendente. Sapevo che se c’era qualcuno che si sarebbe presentato, quello sarebbe stato lui, visto che sua moglie è stata l’artefice dell’intera idea."
 
Ellie ridacchiò, immaginandosi la scena. "Quindi, deduco che non fosse elettrizzato all'idea di essere lì?" chiese sarcasticamente.
 
"Niente affatto," rispose lui, soffocando a sua volta una risata. "Ma penso che alla fine si sia divertito a modo suo."
 
"Chi altro è venuto?" chiese ancora la bambina.
 
"Beh, il vero ospite a sorpresa è stato Loki," rivelò Ivan.
 
"Loki?!" ripeté Ellie, i suoi occhi che si sgranarono per lo shock. "Intendi quel tizio strambo che va sempre a spasso con il gatto di Alice?"
 
"Proprio lui," confermò il giovane un cenno del capo, sospirando. "La tua reazione è stata più o meno quella che ho avuto io."
 
"Cosa ci faceva lì?" domandò ancora lei.
 
"Beh, era lì per dare fastidio, come suo solito," rispose Ivan, facendo una smorfia. "Fondamentalmente si è presentato per ridere di me in quella situazione."
 
Ellie s’indignò all’udire quella cosa. Come si permetteva quel tipo di ridere del suo amico? "Allora, l'hai buttato fuori?"
 
"Non è stato necessario," la tranquillizzò Ivan, scuotendo la testa e sorridendo. "Ade è riuscito a convincerlo a sedersi e a farlo stare zitto."
 
"Lo ha fatto davvero?" chiese Ellie, sorpresa. "E Loki gli ha dato retta?"
 
Il giovane fece un cenno col capo. "Già. Sai, penso che stesse cominciando ad aprirsi un po', verso la fine."
 
"Sì, come no," commentò sarcasticamente Ellie con uno sbuffo. "Forse potrai riuscire a far aprire alcuni dei cattivi più comuni, ma Loki… quello è un supercattivo. Probabilmente una volta uscito dall’incontro ha subito rubato qualche caramella a un bambino."
 
“È questo che rende cattiva una persona per te?" ridacchiò Ivan, scuotendo la testa. Poi, di colpo, il sorriso gli scomparve dal volto, ed il ragazzo guardò la bambina con uno sguardo serio. "Ma c'era anche una terza persona."
 
"Ovvero?" domandò lei con un sorrisetto.
 
"Turbo," rispose Ivan.
 
Il ghigno cadde immediatamente dalla faccia di Ellie.
 
"Oh," sussurrò lei con voce sommessa, distogliendo lo sguardo da lui. "…quindi …ti ha detto tutto."
 
"Sì," confermò il giovane, annuendo. "Sembrava preoccupato per te."
 
"Davvero?" domandò Ellie, sorpresa, sollevando la testa per guardare Ivan con un’espressione confusa. "Perché dovrebbe essere preoccupato per me?"
 
"Se dovessi tirare a indovinare, è perché si sente un po’ in colpa per quello che ti ha fatto passare," dichiarò Ivan, scrollando le spalle. “Dopotutto, sei stata tu ad invitarlo, e quella è stata la miccia che ha dato fuoco a tutto.”
 
Ellie abbassò la testa all’udire ciò, il suo volto afflitto. “Lui non c’entrava nulla,” sussurrò, sulla difensiva. "Non dovrebbe sentirsi in colpa. Non sono mai stata arrabbiata con lui."
 
"Questo lo sa," la rassicurò l’altro in fretta. "Mi ha detto che avevi tutto il diritto di essere arrabbiata in quella circostanza. Quello che Taffyta ti ha detto è sbagliato, e la colpa è solo sua. Ma non posso fare a meno di chiedermi se è solo per via dell’imbroglio che ti sei arrabbiata tanto…"
 
Ellie si zittì di nuovo mentre posava lo sguardo verso le sue mani, osservando nervosamente le sue dita che giocherellavano inconsciamente l'una con l'altra.
 
"No, credo di no," ammise alla fine lei. "Voglio dire, sì, sono arrabbiata anche per quello, ma il vero motivo è un altro."
 
"E quel motivo sarei io?" ipotizzò ancora Ivan.
 
La bambina sbruffò. "Suppongo che Turbo ti abbia detto anche questo?" esalò, sarcastica.
 
"Più o meno," rispose lui, distogliendo lo sguardo dalla bambina dai capelli dorati per posarlo verso l’orizzonte. "Capisco perché il commento sulle tue capacità e sui tuoi poteri ti abbia fatto arrabbiare, ma non le cose su di me."
 
Il silenzio calò tra di loro dopo quelle parole, immergendoli nella quiete più assoluta. Ellie non disse nulla, incapace di parlare, costringendo l’altro a volgere di nuovo lo sguardo su di lei. "A meno che… ciò che Taffyta ti ha detto su di me sia vero," commentò ancora Ivan, la sua espressione seria e calma come al solito. Nemmeno un’ombra di emozione sembrò balenare nei suoi lineamenti. “Lo è?”
 
"…cosa?" esordì lei di rimando dopo un attimo di esitazione. "Il fatto che io ti veda come la cosa più vicina a un padre che abbia mai avuto?” domandò sommessamente, senza alzare gli occhi su di lui. “È davvero così difficile da credere?"
 
Ivan si limitò a restare in silenzio, il suo sguardo indecifrabile.
 
“Ellie… tu mi vedi come un padre?” domandò infine, diretto.
 
La piccola arrossì visibilmente alla domanda, le sue orecchie paonazze. Le sue dita tamburellarono nervosamente tra di loro. "…sì, un po'," ammise alla fine.
 
Ivan esitò per un momento. "Perché proprio io?"
 
"Perché non tu?" ribatté invece lei, le sue guance che ardevano di rosso mentre parlava evitando il contatto visivo con il ragazzo più grande. "Sei stata la prima persona che si è presa cura di me. Ti sorprende così tanto sapere che forse ti considero come... come una specie di… p-papà..?" sussurrò, timida.
 
Ellie tacque dopo quelle parole, volgendo la testa dall’altra parte, i suoi occhi che stavano stranamente iniziando a prudere. Ivan invece sospirò, allungando una mano e poggiandola delicatamente sulla spalla della bambina. Passarono altri dieci secondi di silenzio. Quindi, alzando lo sguardo su di lui, Ellie incrociò i suoi occhi color sabbia con quelli castani di lui, e rimase sorpresa nel vederlo sorridere verso di lei.
 
"Ellie… io… quando vivevo da solo in quel laboratorio, mi sono ritrovato a desiderare un sacco di cose," disse pacatamente Ivan. "Alla fine, la maggior parte di ciò equivaleva a qualcuno che potesse entrare nella mia vita. All’epoca pensavo di volere un amico, un familiare, un compagno… ma ora mi sento come se stessi cercando qualcosa di più. Qualcuno che possa essere una parte integrante della mia vita… qualcosa come, non lo so, una ragazza o qualcosa del genere, o forse… forse una figlia," ammise lui.
 
Ellie trattenne il fiato con stupore.
 
Ivan asciugò una lacrima che le aveva misteriosamente solcato la guancia. “Quello che sto cercando di dire, Ellie… è che sarei onorato di farti da padre,” disse in tutta sincerità, il suo sguardo caldo e sincero più che mai. La bambina sentì tutto il fiato uscirle prepotentemente dai polmoni.
 
Vedendola reagire così, il ragazzo ridacchiò nervosamente. “B-Beh… questo, ovviamente, se per te va be-”
 
Ivan fu interrotto quando lei si buttò improvvisamente verso di lui e lo abbracciò forte, con tutta la forza che aveva nelle braccia. Il giovane abbassò lo sguardo su Ellie, stravolto per un attimo, prima che un sorriso caldo si diffondesse sui suoi lineamenti. Avvolse a sua volta una delle sue braccia attorno alla bambina e la avvicinò a sé, stringendosela al petto. Alla fine, dopo diverso tempo, i due si separarono ed Ellie si asciugò gli occhi prima di sorridergli con imbarazzo.
 
"Stai pensando che sono proprio una bambina, vero?" sussurrò lei.
 
"Forse un po’,"scherzò lui, facendola ridacchiare e punzecchiandole il braccio. "Dai, sai che sto scherzando. Tu sei una bambina."
 
Per tutta risposta, Ellie si mise in piedi sulla panchina ed iniziò a dargli ripetutamente dei pugni sul petto, facendo scoppiare a ridere entrambi. Mentre i pugni giocosi della piccola si indebolivano, Ivan allungò la mano e avvolse di nuovo le sue braccia attorno a lei. E mentre un sorriso si allargò sul suo viso, Ellie ricambiò l'abbraccio, asciugandosi le lacrime che avevano cominciato a spuntarle di nuovo negli occhi. Poi, dopo un momento, la bambina si staccò e guardò il suo amico.
 
"Ti senti meglio adesso?" domandò lui.
 
"Sì," rispose, mentre si asciugava le lacrime rimanenti. "In effetti sì. Non pensi che sia strano?"
 
"Penso sempre che tu sia strana," replicò quello. "Ma ci sono abituato ormai."
 
"Potrei ricominciare a colpirti di nuovo, sai," disse Ellie, assottigliando gli occhi con un tono di avvertimento.
 
"Beh, non vorrei finire per essere riempito di lividi," scherzò Ivan prima che la sua espressione si posasse in un sorriso sincero e affettuoso. "Non penso che tu sia strana. Sono... Sono solo stupito, ecco."
 
"Eh... almeno questo significa che Taffyta non potrà più usare questa storia contro di me!" commentò la bambina con un piccolo sorriso. "Però, ciò significa anche che dovrò procurarti un regalo per la festa del papà?"
 
"Io non me ne preoccuperei così tanto," disse sarcasticamente Ivan, passandole una mano sulla testa e scompigliandole i capelli. "Ora, se me lo chiedi, penso che abbiamo avuto entrambi una giornata piuttosto lunga, e dovremmo provare a riposarci. "
 
"Immagino di sì," replicò a sua volta Ellie, mentre si alzava e si strofinava gli occhi. "Non sono ancora sicura di poter tornare a Sugar Rush, però. Non voglio rivedere Taffyta così presto."
 
"Sono sicuro che ce la farai," dichiarò Ivan, ridacchiando bonariamente mentre allungava una mano e raccoglieva il go-kart di Ellie, sollevandolo con un solo braccio come se non pesasse più di uno scatolone vuoto. Poi, camminando assieme a lei, si diresse al garage della casa di Ellie, posta affianco alla sua, per riporlo dentro. Mentre lo faceva, gli capitò di dare un'occhiata in fondo alla strada, dove si trovava il cartellone pubblicitario del cinema. Scorgendo il grande poster attaccato su di esso, un'idea iniziò a formarsi nella testa del giovane.
 
"Ehi, ho un'idea," disse allora Ivan. "Che ne diresti di andare al cinema, domani sera? Posso portarti a vedere quel nuovo film che sta per uscire. Ho sentito dire che è piuttosto famoso, e nel mondo reale sembra essere un gran successo.”
 
"Quel film sulla Regina delle Nevi?" commentò Ellie, suonando incerta. "Non lo so. Non sono sicura che sia il mio genere."
 
"Dai, sarà un bel ricordo,” obiettò Ivan. "Inoltre, una volta uscito il film, i suoi personaggi arriveranno qui. E questo significa che arriverà anche una nuova principessa. Inoltre, se non erro, stavolta non spetta forse a te il compito di introdurla alle altre? Sei una principessa anche tu, ricordi?"
 
"Ugh, hai ragione," sospirò Ellie, ricordandosi del club di cui faceva parte anche lei. "...immagino che dovrò andare a vederlo, in questo caso. Dannato retaggio di sangue.... spero solo che il film non sia troppo sdolcinato."
 
"Scommetto che ti piacerà," scherzò dolcemente Ivan, mentre si dirigeva verso il portico di casa sua.
 
"…sai una cosa? Forse hai ragione," disse lei mentre lo seguiva con lo sguardo. Una risatina stupida le sfuggì fuori dalle labbra una volta rimasta sola. "Sono sicura che potrebbe cambiarmi la vita."








 
 
INFO SULLA STORIA

UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.

Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.

Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.

Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.

Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).

 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:



Ivan Strike (????)                                                 Ellie (????)
            

VAIANA WAIALIKI (Oceania)


LILO (Lilo & Stitch)                                                              STITCH (Lilo & Stitch)
       

FLASH PARR (Gli Incredibili)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CUORE DI GHIACCIO



Cadere con Stile
 
La notte era calata di nuovo nel Magic Kingdom, portando con sé l’aria fredda e frizzantina di novembre. Apparentemente in contrasto con il tardo buio autunnale, però, il cinema era illuminato intensamente, con un paio di faretti focalizzati verso il cielo che fiancheggiavano le porte, mentre il tendone principale mostrava il titolo del film attualmente in mostra scritto con grandi lettere nere in grassetto. Davanti alle porte che conducevano all'edificio, inoltre, si era radunato un gruppo cospicuo di cittadini.
 
Camminando per la strada, Ivan si diresse verso il cinema insieme ad Ellie, affiancata a sua volta dai loro vicini di casa, Tamora Calhoun e Felix Aggiustatutto. Il Sergente Calhoun indossava un paio di pantaloni cargo mimetici e una canotta nera, mentre suo marito indossava la sua solita uniforme blu. Avvicinandosi al cinema, Tamora inarcò un sopracciglio verso la folla, scoccando un'occhiata confusa ad Ivan.
 
"Folla piuttosto grande per un semplice film," commentò la donna, solitamente rigida e severa.
 
"Tutti i miei amici non hanno fatto altro che parlarmi di quanto sia bello questo film," disse Felix. "Spero che siano rimasti dei biglietti."
 
"Sono sicuro che ce ne saranno," replicò Ivan, atono. "Voglio dire, lo scopo principale di questi eventi è dare a tutti gli abitanti del posto la possibilità di conoscere le storie di queste persone prima di incontrarle di persona domani, giusto?"
 
"Immagino di sì," concordò Felix, sebbene quell’ipotesi non sembrasse alleviare la sua ansia.
 
Guardando in mezzo alla folla, Ellie assottigliò lo sguardo mentre notava qualcosa.
 
"Ehi, Ivan," disse la bambina, tirando la gamba dei pantaloni del giovane per attirare la sua attenzione. Puntò una mano in avanti, indicando verso la folla. "Penso che quella signora voglia la tua attenzione."
 
Guardando nella direzione indicata da Ellie, Ivan vide Persefone assieme a Jessica e la sua famiglia, intenta a salutarlo freneticamente per farsi notare.
 
"Oh, quella è Persefone, la moglie di Ade," spiegò il ragazzo, sorridendo e agitando a sua volta la mano. "È una mia amica."
 
"Ade è sposato?" domandò Tamora, fissando il giovane con uno sguardo incredulo alla notizia.
 
"Già, sorprendente, vero? Venite, vi faccio fare le presentazioni," rispose quello, facendo segno agli altri di seguirlo.
 
Persefone lo accolse con un sorriso smagliante mentre lui e gli altri la raggiungevano in mezzo alla folla. "Ehi, Ivan! Sono questi gli amici di cui mi hai parlato?"
 
"Sì, questi sono Ellie, Felix e Tamora," replicò il giovane, indicando ciascuno a turno prima di rivolgere la sua attenzione verso i suoi amici. "Ragazzi, questa è la mia amica Persefone."
 
"Piacere di conoscervi," disse la dea, sorridendo amabilmente al gruppo.
 
"Suvvia, Ivan caro," disse a quel punto Jessica Rabbit con un piccolo sorriso, rivolgendo la sua attenzione verso gli amici del ragazzo. "Sicuramente presenterai anche noi ai tuoi amici, vero?"
 
"Giusto," la rassicurò lui con un cenno del capo. Si curvò verso il basso, indicando la bambina al suo fianco. "Ti ricordi di Ellie?"
 
"Certamente,” rispose Jessica, rivolgendo la sua attenzione verso la piccola dai capelli dorati. "Credo che ci siamo già incontrati negli uffici amministrativi l'anno scorso, se non sbaglio."
 
"Sì, mi ricordo di te," concordò Ellie, annuendo.
 
"Ehilà, amico," disse Roger mentre si faceva avanti e tendeva la mano verso Felix. "Roger Rabbit, piacere di conoscerti."
 
"Felix Aggiustatutto," reciprocò Felix, stringendo la mano offerta senza esitazione. "E ti assicuro, il piacere è tutto mio."
 
"E tu devi essere…" fece Jessica a quel punto, prima di fermarsi per dare un'occhiata alla bionda che lo accompagnava. "Il Tenente Tamora Calhoun. O dovrei dire... Capitano, giusto?"
 
"Sergente, in realtà," rispose lei, socchiudendo leggermente gli occhi.
 
"Le mie scuse," disse Jessica, posandosi una mano sul petto in quello che parve ad Ivan come un gesto di imbarazzo. "Ma è comunque un piacere conoscerti. Io sono Jessica Rabbit."
 
"Piacere," si limitò a dire Tamora con quello che era chiaramente un sorriso falso.
 
Ivan lanciò una rapida occhiata tra le due donne, avvertendo una strana tensione nell'aria prima di guardare Persefone e Lola in cerca di risposte. Dal canto loro, la dea riuscì solo a scrollare le spalle, mentre Lola si limitò a roteare gli occhi, piazzandosi di fronte a sua madre.
 
"Ciao, io sono Lola Bunny," si presentò improvvisamente, offrendo la sua mano a Tamora e costringendo la bionda a rompere il contatto visivo con Jessica. "Piacere di conoscerti."
 
La donna bionda ammiccò con le palpebre, sorpresa dall'avanzata di Lola, prima di prendere la mano offerta e scuoterla a sua volta.
 
"Pacere mio," affermò lei, lasciando andare la mano del coniglio femmina e lasciando che si presentasse anche a Felix e Ellie. "Aspetta, tu non sei mica..."
 
"Nostra figlia?" la incalzò Jessica prima di avvolgere un braccio attorno alle spalle di Lola e appoggiare l'altra mano sul braccio di Roger. "Sì, grazie per averlo notato."
 
"Mamma, sii buona…" mormorò Lola.
 
"Mi sto solo divertendo un po', tesoro," sussurrò di rimando Jessica.
 
"Caspita, hai davvero un bell'aspetto pur avendo cresciuto una figlia adulta," affermò allora Tamora, avvicinandosi a Jessica ed offrendole un sorriso sinistro. "Qual è il tuo segreto?"
 
"Sembrerebbe che sappia giocare al tuo stesso gioco, mamma," scherzò tranquillamente Lola, prima di sibilare per il dolore mentre Jessica affondava le dita nel braccio di sua figlia.
 
"OK, OK!" disse improvvisamente Persefone, facendo un passo in mezzo al gruppo riunito e battendo forte le mani per attirare l'attenzione su di sé. Formò un ampio sorriso forzato sul suo viso. "Chi è pronto a vedere il film?"
 
"OH! OH!" esclamò innocentemente Roger, saltando su e giù mentre agitava una mano sopra la testa. "Io! Io!"
 
"Ottimo!" rispose Persefone, prima di iniziare a radunare il gruppo verso il cinema. "Allora andiamo!"
 
Mentre il gruppo iniziava a farsi strada nel cinema, Ivan notò che Ellie se ne stava, stranamente, in disparte.
 
Il giovane aggrottò le sopracciglia, portandosi vicino a lei. "Ehi, tutto bene?" domandò, facendo la fatidica domanda con un tono confuso.
 
Quella trasalì fisicamente, guardandolo con sorriso tirato. "Eh? Oh, sì! Sì, sì, sì, sto bene. È solo che..." la bambina s’interruppe lentamente, guardando in basso mentre affondava la punta di una scarpa nel terreno. "Sono solo nervosa, ecco."
 
"Nervosa?" ripeté Ivan, senza comprendere. "Sei nervosa di vedere un film?"
 
"No, non sono nervosa di vedere un film!" ribatté lei in tono esasperato, alzando lo sguardo per guardare il giovane negli occhi con uno sguardo teso. "Sono nervosa per quello che dovrò fare domani".
 
"Ti riferisci al fatto… di dover incontrare la nuova principessa?" domandò lui.
 
"E-Esatto," confermò Ellie, mordendosi nervosamente il labbro inferiore. "Pensi che dovrei, non lo so, prendere appunti o qualcosa del genere?"
 
"Penso che ci stai pensando troppo," rispose invece Ivan, puntandole un dito al petto con un sorriso divertito. "Devi solo far fare a questa ragazza un giro di presentazione, non scrivere la sua biografia. Per stasera, devi solo rilassarti e goderti il ​​film, e domani, tutto quello che dovrai fare è essere la solita te stessa e tutto andrà bene."
 
"Wow, grazie," sospirò la piccola, gettando gli occhi al cielo e mettendosi le mani sui fianchi. "Davvero stimolante."
 
Quello fece un ghigno divertito. "Dai, hai davvero bisogno di rilassarti,” commentò Ivan, ridacchiando mentre indicava il cinema. "Goditi lo spettacolo, e prova a divertiti."
 
Ellie sospirò. "Ci proverò," rispose alla fine, facendosi strada verso il cinema assieme al suo amico. "Ma ti avverto: non sono mai stata una grande fan dei film."
 

 
Ellie rimase seduta sul sedile rosso del teatro, fissando lo schermo di proiezione con gli occhi sgranati e stupiti, anche quando i titoli di coda iniziarono a girare e le luci del teatro si riaccesero. Per la maggior parte dei presenti al cinema, questo bastò a rompere l'incantesimo che il film aveva avuto su di loro, e tutti iniziarono a rimettersi in piedi e raccogliere le loro cose. Tuttavia, Ellie, da parte sua, rimase seduta al suo posto senza muoversi, il suo sguardo ininterrottamente puntato sullo schermo gigante.
 
"Wow," commentò Ivan mentre si alzava dal suo posto, stiracchiandosi. "Però, non era malissimo. Vero, Ellie?"
 
Passarono due secondi di silenzio, e Ivan non ricevette risposta, facendolo ammiccare confusamente prima di voltarsi a guardare la sua piccola amica, intenta ancora a fissare lo schermo con grande attenzione. Scoccando un’occhiata agli altri, il giovane li trovò intenti a guardarlo con preoccupazione e confusione, chiaramente confusi dall’atteggiamento della bambina. Ivan si limitò a fare loro cenno di non preoccuparsi, salutandoli con una mano e sorridendo nervosamente. I suoi amici annuirono, lanciando un’ultima occhiata ad Ellie prima di uscire dal teatro.
 
Rimasti soli, Ivan decise di essere più diretto. "Ellie?" la chiamò lui con una nota di preoccupazione. Allungò una mano e fece schioccare le dita davanti al suo viso. "Va tutto bene, piccola?"
 
Quell'azione fece riscuotere improvvisamente la bambina, come se fosse uscita di colpo da un sogno. Lentamente, Ellie alzò lo sguardo verso Ivan, prima che un ampio sorriso si mostrasse sui suoi lineamenti.
 
"È stato fantastico!" esclamò lei a gran voce, saltando giù dalla sedia e cominciando a saltellare in tutte le direzioni, eccitata più che mai. "Questo… Questo è stato il miglior film che abbia mai visto!"
 
Ivan tirò un sospiro di sollievo, la sua preoccupazione dissolta. "Che elogio," osservò allora con una risatina, facendo segno alla bambina di seguirlo fuori dal teatro. "Ed io che pensavo che non fossi una grande fan dei film."
 
"Stai scherzando!?" esclamò lei mentre lo seguiva. "Ho adorato ogni singolo minuto."
 
"Quindi, presumo che non vedi l'ora di incontrare la nuova principessa domani, eh?" chiese allegramente Ivan, entrando nella hall.
 
"Anna?" domandò Ellie con un'espressione interrogativa. "Sì, mi è sembrata una persona ok. Ma sono ancora più entusiasta di incontrare Elsa!"
 
"Elsa?" ripeté Ivan, confuso: "Perché proprio lei?"
 
"Dai, devi averlo notato anche tu," lo rimproverò giocosamente Ellie. "Io e lei siamo esattamente uguali!"
 
Quel commento fece voltare di colpo il giovane, fissando la bambina con uno sguardo perso.
 
"Sicura che abbiamo visto lo stesso film?" domandò lui, inarcando un sopracciglio verso Ellie. "Perché non vedo davvero nessuna connessione tra te e la bella e misteriosa Regina coi poteri di ghiaccio."
 
La bambina lo guardò con un’espressione stupefatta. "Ma che sei, cieco? Ivan, sia io che lei abbiamo un potere che abbiamo difficoltà a controllare e che ci ha fatte apparire come mostri," spiegò solennemente, come se stesse parlando con un bambino ingenuo. Poi però si fermò, ammiccando con le palpebre ed assottigliando gli occhi verso Ivan. "Aspetta… hai detto che Elsa è bella?"
 
Ivan arcuò ancora di più il sopracciglio. "L’ho fatto?" ribatté, sulla difensiva.
 
"Non mentire!" esclamò Ellie, eccitata, puntando un dito accusatorio verso di lui. "Tu pensi che la regina Elsa sia bella!"
 
"Beh… sì, certo. I miei occhi funzionano, sai?" dichiarò sarcasticamente quello, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo dalla bambina. "Voglio dire, penso che la maggior parte delle donne che conosco siano belle. Non vedo dove sia il problema."
 
"Mhm," mormorò invece Ellie con un sorriso malizioso. "Sono sicura che non sia la stessa cosa."
 
"Ad ogni modo, adesso capisco quello che dicevi sulla connessione tra te ed Elsa," continuò Ivan. "Immagino allora che andrai molto d'accordo con lei alle tue riunioni del Club per Principesse."
 
"Oh, Elsa non parteciperà al Club per Principesse," spiegò lei con un tono triste mentre varcavano l'uscita.
 
Il ragazzo la guardò, confuso. "Perché no?"
 
"Perché non è una principessa, è una regina," spiegò Ellie, guardando il giovane come se pensasse che fosse stupido. "Soltanto Anna farà parte del nostro gruppo."
 
“Credevo che bastasse essere di sangue reale per entrare a far parte di quel Club,” si difese Ivan, incurante dell’argomento. Mentre si trovavano sul marciapiede fuori dal cinema, un’idea gli sovvenne in testa. “Quindi c’è anche un Club per re e regine?” domandò, confuso.
 
"Penso di sì," rispose Ellie con un cenno del capo. "Sono abbastanza sicura che tra i membri vi siano persone come la madre di Merida e quella di Aurora."
 
"Wow, questo sì che sembra divertente," commentò sarcasticamente Iva, ridacchiando. "Entrare a far parte di un Club pieno di donne due volte più grandi di te."
 
"Ehi, io lo faccio sempre," gli ricordò Ellie. Poi assunse un'espressione pensierosa. "Ma capisco quello che vuoi dire."
 
"Ad ogni modo, immagino che domani avremo modo di vedere cosa succederà," disse con sufficienza, allungando le braccia sopra la testa per stiracchiarsi. "O meglio, tu lo farai."
 
Ellie lo guardò, confusa dalle sue parole. "Uh? Che vuoi dire?" chiese.
 
"Beh, non è che avremo tutti modo di passare del tempo assieme a gente del genere come fai tu," spiegò semplicemente Ivan, schietto. "Voglio dire, il Magic Kingdom è grande, e tutte le persone che vivono qui non si muovono nelle stesse cerchie sociali. E poi, ammettilo, quando è stata l'ultima volta che uno come me ha avuto la possibilità anche solo di parlare con una delle tue amiche principesse? E non contare Merida. Lei è un caso a parte."
 
Ellie abbassò lo sguardo appena realizzò quella cosa. "Hai ragione," concordò con un sospiro. "È un peccato, davvero. Scommetto che tu e lei sareste andati molto d’accordo."
 
Ivan la guardò di sbieco. "Cosa te lo fa dire?" chiese, inarcando un sopracciglio mentre abbassava gli occhi verso di lei.
 
"Voi due siete molto simili, tutto qui," rispose Ellie con un'alzata di spalle.
 
Quello ammiccò. "Okay, ora mi hai davvero perso," dichiarò, confuso più che mai.
 
La bambina si passò una mano sulla faccia, esasperata dalla sua ottusità. "Possibile che tu sia così ingenuo? Riflettici: tu e lei siete stati entrambi emarginati dalla società perché le persone avevano paura di voi e di quello che potevate fare," spiegò con un sospiro. "E come se non bastasse, entrambi avete cercato di adattarvi a questa situazione invece di accettare ciò che siete realmente, rischiando quasi di causare un disastro per il mondo."
 
"Oh… immagino che sia vero," concordò Ivan dopo quella spiegazione, limitandosi a scrollare le spalle.
 
"Ma è molto più di questo, Ivan," premette ancora la bambina. "Tu e lei siete gli unici cattivi che sono riusciti a diventare eroi!"
 
"Di cosa stai parlando?" chiese a quel punto lui, confuso: "Elsa non era cattiva nel film."
 
"Suvvia, Ivan, avrò ancora dodici anni, ma sono cresciuta in un gioco di lotte e combattimenti come te! Persino io so che nella versione originale della storia la Regina delle Nevi era il cattivo," dichiarò lei con un tono esasperato, sottolineando i concetti mentre parlava.
 
“Se la metti in questo modo, allora ci sono diverse similarità tra di noi," replicò Ivan, atono e diffidente come prima. Poi però si fermò di colpo, la sua fronte che si corrugava per la confusione. "E con ciò? Perché sei così decisa a paragonare me alla Regina delle Nevi?" domandò, sospettoso. “A cosa stai mirando, Ellie?”
 
A questa domanda la bambina divenne improvvisamente timida, infilando le mani nelle tasche della sua felpa mentre volgeva lo sguardo verso il basso.
 
"È... È come ho detto," replicò lei, piano, dando un calcio ad un sassolino posato sul marciapiede. "Pensavo che tu ed Elsa poteste andare d’accordo, e…"
 
"E… cosa?" premette lui, incerto su dove stesse andando a parare la bambina con quella linea di pensiero.
 
"E… non lo so", borbottò Ellie, il suo viso che si faceva sempre più rosso mentre parlava. "Forse potevate fare amicizia, uscire insieme, o qualcosa del genere."
 
Un momento di silenzio assoluto passò tra loro due, mentre Ivan fissava Ellie come se le fosse spuntata una seconda testa, ed Ellie continuava imperterrita ad esaminare le punte delle sue scarpe.
 
"Tu pensi che io ed Elsa... dovremmo uscire insieme?" chiese alla fine il giovane, la sua voce bassa e gelida.
 
Lentamente, Ellie alzò lo sguardo per incontrare quello di Ivan, un piccolo sorriso pieno di speranza che si diffondeva sui suoi lineamenti mentre annuiva con la testa. Tuttavia, però, il suo sorriso venne immediatamente cancellato nel momento in cui il ragazzo più grande scoppiò in una fragorosa risata, mettendosi le mani sui fianchi e piegando il busto mentre tremava per le risate.
 
"Va bene, va bene!" gridò furiosamente Ellie, lanciando un'occhiataccia al giovane. "È un'idea stupida, lo so! Non c’è bisogno di ridermi in faccia!"
 
"M-Mi dispiace, piccola," esalò Ivan, facendo dei respiri profondi per cercare di calmare le sue risate persistenti. "N-Non sto cercando di essere cattivo. È solo che… quest’'idea non potrebbe mai accadere."
 
"Perché no?" domandò lei, testarda.
 
"Ma mi hai visto?" domandò sarcasticamente il giovane, indicando sé stesso con un pollice. "Pensi davvero che una bella donna, e soprattutto una Regina, vorrebbe avere qualcosa a che fare con un assassino in armatura che ha trascorso la sua vita nel sangue e nella morte?"
 
"Senti, non sarò un’esperta di appuntamenti e cose del genere, ma penso seriamente che ti stai sottovalutando troppo," rispose Ellie, incrociando le braccia.
 
Quello scosse la testa. "Se lo dici tu, piccola," si limitò a dire con un sorriso divertito. "Ma come ho già detto prima, non importa. Con ogni probabilità uno come me non finirà mai per incontrare una persona regale come Elsa."
 
"…suppongo di no," concordò la bambina con un'alzata di spalle, un'espressione pensierosa sul suo viso.
 
Quello sospirò sommessamente. "Che ne dici di tornare a casa?" disse a quel punto lui, facendo un cenno verso la strada.
 
"Perché... Perché non vai avanti senza di me?" suggerì lei, improvvisa. "Non credo di voler ancora tornare indietro."
 
Ivan inarcò un sopracciglio, voltando la testa verso la bambina. “Ti senti bene?” domandò.
 
"Sì, sto bene," lo rassicurò Ellie. “È che non sono stanca, e speravo di prendere un po' d'aria fresca e fare quattro passi prima di rientrare."
 
"…come vuoi, piccola," le concesse Ivan con un sorriso. "Vedi solo di non stare fuori fino a tardi, va bene?"
 
"Va bene… papà," rispose ironicamente lei, ruotando gli occhi ed abbozzando un sorriso tutto suo.
 
Annuendo in risposta, Ivan si voltò e si diresse verso casa, lasciandola da sola. Ellie lo guardò mentre si allontanava per diversi secondi, prima di infilare le mani nelle tasche della felpa e rivolgere la sua attenzione al cielo notturno.
 
Il suo sguardo si fissò sulle stelle luccicanti sospese sopra di lei, più splendenti e luminose di quanto avrebbe pensato possibile in una città. Poi, distogliendo la sua attenzione dalle stelle, la bambina guardò oltre i tetti degli edifici che circondavano il cinema, e un'idea iniziò a formarsi nella sua testa. Ellie chiuse gli occhi, attivando il suo potere, prima di scomparire in una nuvola di fumo blu.
 
Una frazione di secondo dopo, la ragazzina dai capelli dorati riapparve in cima al tetto del cinema con uno scoppio di magia. Aprendo gli occhi, Ellie osservò le strade e i tetti che si estendevano davanti a lei da quel punto, e mentre guardava giù per le strade, vide che la folla emersa dal cinema si era ormai dispersa, lasciando la zona tranquilla e vuota come prima.
 
Mentre si guardava attorno, la mente della bambina tornò alla conversazione che aveva appena avuto con Ivan. Ripensò alla parte in cui aveva raccontato al suo amico di come sentisse una sorta di legame tra lei ed Elsa. E mentre se ne restava lì, in piedi e ferma sopra al tetto del cinema, quel momento fece ricordare ad Ellie la scena in cui Elsa se ne restava in piedi, da sola, sulla montagna innevata; sperimentando per la prima volta nella sua vita tutti i limiti dei suoi poteri.
 
E la bambina si chiese cosa avesse provato Elsa in quel momento.
 
Tirando fuori una delle sue mani dalle tasche, Ellie la sollevò davanti alla sua faccia. Lentamente, formò un pugno con le dita mentre l'immagine di Elsa che evocava un'esplosione di fiocchi di neve le balenò in testa. Chiudendo gli occhi, la bambina si concentrò sul suo pugno mentre lo stringeva più forte che poteva. Un momento dopo, la sua mano sembrò entrare e uscire dall'esistenza mentre il suo potere riprese a palesarsi in essa. E così, dopo un altro secondo, Ellie riaprì gli occhi ed aprì la mano, facendo esplodere da essa una nuvola di energia e fumo trasparente.
 
Il suo potere era ancora attivo.
 
Ammiccando le palpebre per la sorpresa, la bambina fece qualche passo indietro mentre la nuvola di fumo si dissipava rapidamente. Non aveva mai fatto nulla di simile prima d’ora, ma era anche vero che non ci aveva mai provato. Fu allora che si rese conto che, da quando aveva imparato a controllare il suo potere, non aveva mai veramente testato i suoi limiti di persona. Certo, aveva infuso un po' di energia nel suo go-kart durante la gara, ma si era limitata solo a quello. E mentre il suo flusso di pensieri continuava, i ricordi della chiacchierata con Flash avvenuta il giorno prima le riaffiorarono alla mente. I ricordi delle sue parole, dei suoi suggerimenti, della sua convinzione che il suo potere era un dono e un'abilità, e che lei avrebbe potuto migliorarlo solo praticandolo.
 
"Beh, non c'è niente di male nel provare," rifletté alla fine, guardando di nuovo verso il cielo notturno. Mentre lo faceva, una certa musica del film iniziò a risuonare magicamente nella sua testa, e sebbene Ellie non fosse una fan del canto quanto alcune delle sue amiche… in quel momento scoprì di non poter fare a meno che lasciarsi trasportare dalla melodia.
 
E perciò, dentro alla sua testa, iniziò a cantare.
 
"The snow glows white on the mountain tonight," cantò dolcemente nella sua mente. "Not a footprint to be seen.."
 
"A kingdom of isolation," continuò a ricordare, iniziando a camminare lungo il bordo del tetto del cinema e ridacchiando leggermente tra sé e sé. “And it looks like, I’m the queen."
 
"The wind is howling like this swirling storm inside," cantò Ellie mentre raggiungeva il bordo del tetto, guardando in fondo all’orizzonte. "Couldn't keep it in, heaven knows I've tried."
 
"Don’t let them in, don’t let them see," continuò a suonare il suo cuore, imperterrito, mentre lei si avvicinava al tetto successivo, continuando ad avanzare senza problemi. "Be the good girl you always have to be."
 
"Conceal, don't feel, don't let them know," urlò la sua mente, guardando avanti e indietro per la strada, saltando con lo sguardo da una parte all’altra, correndo e volando col pensiero. “Well, now they know."
 
Ellie smise bruscamente di cantare mentre raggiungeva il bordo del tetto. Guardando oltre, poteva vedere un parco dall'altra parte della strada rispetto all'edificio, chiuso e recintato, pieno di alberi ombrosi e pini altissimi. Mentre studiava il parco per un momento, un'idea si formò nella sua testa, e un sorriso si diffuse sui suoi lineamenti.
 
E poi, senza pensarci due volte, fece un balzo verso il parco.
 
"Let it go, let it go!" riprese a cantare ancora una volta mentre lanciava un bagliore di energia nell'aria, atterrando sul ramo di un olmo prima di rimbalzare di nuovo e saltare sull'albero successivo. "Can’t hold it back anymore!"
 
"Let it go, let it go!" continuò, rimbalzando sui tronchi, dondolando dai rami, saltando in aria e passando da un albero all'altro come una saetta di energia. "Turn away and slam the door!"
 
"I don't care what they're going to say! Let the storm rage on…”
 
"The cold never bothered me anyway," disse Ellie a bassa voce, raggiungendo la punta di un albero ed appollaiandosi sulla sua cima, il pino che ondeggiava leggermente sotto il suo peso. Guardando attraverso il parco, gli occhi della bambina vennero attratti dall'area al centro del parco, e dal castello che incombeva su di esso. E mentre i suoi sensi erano attratti dal punto più alto del castello, un sorriso si allargò lentamente sul suo viso.
 
"It's funny how some distance makes everything seem small," cantò ancora lei mentre scendeva dal pino e correva attraverso il parco, facendosi nuovamente strada sui tetti del centro cittadino. "And the fears that once controlled me can't get to me at all!"
 
"It's time to see what I can do, to test the limits and break through," si fermò sul tetto di un edificio proprio accanto al castello, guardando la struttura incombente mentre allungava le mani e le braccia al cielo.
 
"No right, no wrong, no rules for me!" dichiarò Ellie mentre si precipitava verso il bordo del tetto e balzò in aria, schizzando come un bagliore nel vuoto fino a quando non atterrò su uno dei bastioni del castello. "I’m free!"
 
"Let it go, let it go!" cantò la bambina, avvicinandosi al muro più alto del castello prima di scendere, afferrando un pennone fissato alla parete e lanciandosi in aria. "I am one with the wind and sky!"
 
"Let it go, let it go!" continuò, ancora, senza fermarsi, avvicinandosi alla cima di una delle torri più vicine al castello, afferrando l'asta della bandiera in cima ad essa e girandosi attorno per rallentare il suo slancio. “You'll never see me cry!"
 
“Here I stand," cantò, intenta, mentre guardava l'area circostante prima che il suo sguardo fosse attratto dalla torre più alta del castello. “And here I'll stay."
 
Allontanandosi dal trespolo, Ellie iniziò a saltare rapidamente tra le diverse parti del castello, ogni suo passo traboccante di energia magica, salendo rapidamente verso la cima della struttura.
 
"Let the storm rage on!" pensò la bambina, saltando da una parte all’altra ed emettendo magia con tutto il suo corpo.
 
"My power flurries through the air into the ground," cantarono il suo cuore e la sua mente, traboccando di gioia mentre il suo corpo saltava dentro una delle grandi finestre di vetro del castello, trapassandola come se non esistesse, senza alcun rumore. Si lanciò, spedita, di corsa nel corridoio alla massima velocità, fino a saltare nuovamente fuori da un’altra finestra, ripetendo lo stesso trucco ancora e ancora, fino alla cima.
 
"My soul is spiraling in frozen fractals all around," continuò a cantare la sua anima. Raggiunta la cima della torre più alta del castello, guardò in basso, osservando il Regno Magico disteso davanti a lei. Mentre stava in piedi in equilibrio sul vertice a punta della torre, un'idea le venne in mente, e la bambina rivolse la sua attenzione alla luna sospesa in alto.
 
"And one thought crystallizes like an icy blast," cantò, stavolta con la sua vera voce, mentre guardava dall'alto in basso, chiaramente cercando di ripensare a ciò che stava per fare. "I'm never going back… the past is in the past!"
 
Detto questo, Ellie saltò giù dalla torre, precipitando verso il cortile sottostante. Per alcuni brevi, terrificanti secondi, il corpo le si bloccò mentre il panico la afferrava. Poi, chiudendo gli occhi, la bambina scacciò le sue paure e si concentrò sul suo potere, ordinandogli di che fare ciò che voleva. Quindi, un momento prima di colpire il terreno, Ellie svanì in un’esplosione di fumo bianco. Una frazione di secondo dopo, riapparve di nuovo vicino alla cima della torre più alta del castello, schizzando in aria, l’euforia che stava rapidamente rimpiazzando la paura nel suo cuore.
 
"Let it go, let it go!" cantò Ellie mentre il suo slancio rallentava, raggiungendo il suo apice appena sopra le nuvole, volteggiando nell'aria mentre si guardava intorno, meravigliata, nell’infinito cielo stellato. "And I'll rise like the break of dawn!"
 
"Let it go, let it go!" continuò, imperterrita, mentre iniziava a ricadere sulla terra, lanciando scie di energia mentre cadeva. "That perfect girl is gone!"
 
"Here I stand, in the light of day!" gridò a squarciagola, lanciandosi in avanti con tutto il suo potere, dando l'impressione che stesse saltando attraverso il cielo, ad ogni sua parola.
 
"Let the storm rage oooon!" urlò, lasciando che il suo slancio la portasse in aria, con gli occhi chiusi, beatamente, mentre una gigantesca nuvola di scintillii dorati iniziava a sollevarsi da terra di fronte a lei.
 
"The cold never bothered me anyway."
 
E poi, Ellie sbatté la faccia sul fianco di una montagna.
 
Fortunatamente per lei, la parte della montagna su cui si schiantò era miracolosamente stata coperta da uno spesso strato di neve soffice, ammortizzando il suo impatto che esplose in un una grossa nuvola di fiocchi di neve che si librarono in aria.
 
E, per un momento, Ellie rimase mezza sepolta nella neve, troppo sbalordita da quello che era appena successo per riuscire a ragionare lucidamente. Quindi, dopo essersi strizzata gli occhi un paio di volte e aver scosso la testa, la bambina si mise a sedere e si guardò intorno.
 
"C-Che significa?!" esclamò, confusa, prima di girarsi nel tentativo di ricalcolare la sua posizione. Come diavolo aveva fatto a finire dal castello del parco a questa montagna? "Chi ha messo questa montagna qui?"
 
Guardandosi attorno, la piccola notò che non era lontana dalla cima della suddetta montagna. Attivando rapidamente il suo potere, Ellie si fermò sulla punta più alta e guardò indietro da dove era venuta. E appena riprese a ragionare, divenne abbastanza sicura, a giudicare da quello che vide, che fino a cinque minuti fa non c'era stata alcuna montagna nel punto in cui si trovava adesso.
 
"Che cosa sta succedendo..." cominciò a dire la bambina mentre si girava per vedere che aspetto avesse l'altro lato della montagna, solamente per sussultare con stupore appena vide ciò che le si palesava dinanzi agli occhi. Non lontano sotto di lei, seduto all'ombra della cima della montagna, c'era un altro castello costruito interamente di ghiaccio. Costituito principalmente da piccole torri e sottili guglie trasparenti, con una lunga ed elegante scala che faceva da ponte tra la porta d'ingresso e il terreno coperto di neve, il castello di ghiaccio sembrava scintillare al chiaro di luna.
 
"Oh… santo… cielo," sussurrò Ellie, sgranando gli occhi per lo stupore. "Questo è il castello di Elsa!"
 
Guardandosi attorno, la bambina dai capelli dorati vide un villaggio costruito attorno a un altro castello seduto alla base della montagna. Un villaggio, si rese conto con stupore, che adesso aveva magicamente occupato un posto sulla lunga costa del Magic Kingdom.
 
"Arendelle," dedusse Ellie, prima che un ampio sorriso si diffondesse sui suoi lineamenti. "Santi numi! Il mondo e i suoi abitanti devono essere appena stati portati dentro! E questo significa..."
 
Emettendo una risata vertiginosa, la bambina si precipitò giù dalla cima della montagna, iniziando a correre a perdifiato per la ripida pendenza innevata. Ben presto, dopo la corsa, si ritrovò a correre sui tetti di Arendelle, i suoi piedi che scivolavano sulle lucenti tegole di metallo delle case prima di raggiungere l'edificio principale.
 
E, alla fine, Ellie raggiunse le mura che circondavano il castello posto vicino al mare.
 
Prendendosi un momento per guardare il castello con meraviglia, la bambina vide ciò che stava cercando vicino al punto più alto della struttura. Librandosi in volo grazie al suo potere, Ellie iniziò a volteggiare nell'aria, fino a raggiungere direttamente un balcone. Si fermò sulla ringhiera del balcone, usando le braccia per mantenere l'equilibrio, prima di guardare in avanti.
 
Osservando l'elegante porta a vetri davanti a lei, Ellie si avvicinò silenziosamente ad essa e vi sbirciò dentro. La stanza dietro il balcone era una grande, lussuosa camera da letto, dominata da un letto a baldacchino. Strizzando gli occhi per vedere meglio attraverso l'oscurità della stanza buia, la piccola riuscì a distinguere una forma rannicchiata sotto le coperte del letto.
 
"Oh mio Dio! È lei," sussurrò Ellie, allontanandosi di scatto dalla porta per l’eccitazione. "Non posso credere che sia lei!"
 
E mentre parlava da sola, una realizzazione la colpì come un fulmine, e la sua espressione si trasformò in una smorfia imbarazzata, seppellendosi il viso tra le mani.
 
"E non posso credere che la sto spiando mentre dorme," gemette nervosamente tra le mani. "Cielo, è così inquietante!"
 
"Mi trovi d’accordo," disse una nuova voce proprio accanto a lei. "Voglio dire, non l’hai ancora nemmeno incontrata e già la stai spiando?"
 
Ellie emise uno squittio di sorpresa e si voltò di riflesso verso la fonte della voce, perdendo quasi la sua presa sulla ringhiera ed agitando le braccia per mantenere l'equilibrio. Guardando verso la direzione della voce, i suoi occhi trovarono Loki, a sua volta presente sul balcone accanto a lei, appoggiato pigramente alla ringhiera assieme allo Stregatto appollaiato sulla sua spalla.
 
"Buonasera," la salutò Loki con un ghigno.
 
"Ma che diavolo!?" esclamò lei a gran voce. Poi, di colpo, la bambina trasalì e si strinse rapidamente le mani sulla bocca quando si rese conto di quanto forte stesse parlando, guardandosi attorno per vedere se avesse disturbato il sonno degli abitanti. Mentre lo faceva, la realizzazione colpì la bambina come un fulmine piovuto dal cielo.
 
"Aspetta un attimo, io ti conosco," sussurrò Ellie, puntando un dito accusatorio verso l'uomo. "Tu sei Loki!"
 
"Lieto di vedere che la mia reputazione mi precede," ribatté quello con un sorriso beffardo. "Tu invece devi essere Ellie."
 
"Ed io sono lo Stregatto!" aggiunse pigramente il felino. "Nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo."
 
"Che cosa ci fai tu qui?!" domandò la bambina con tono accusatorio.
 
Quello inarcò un sopracciglio. "Potrei farti la stessa domanda," replicò a sua volta.
 
"Ero uscita a fare una passeggiata quando sono finita sopra una montagna spuntata dal nulla," si giustificò dignitosamente Ellie, incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo da Loki mentre parlava. "Poi sono venuta qui solo per dare un'occhiata."
 
"Una passeggiata?" ripeté Loki con una risatina ed un’espressione ironica. "È così che chiami quel tuo volo nel cielo mentre cantavi a pieni polmoni?"
 
"A proposito, hai una bella voce," aggiunse lo Stregatto, ghignante.
 
Gli occhi di Vanellope si sgranarono immensamente mentre il rossore strisciava sui suoi lineamenti.
 
"T-Tu… mi stavi spiando?!" sibilò rabbiosamente la piccola, indignata.
 
Loki e lo Stregatto si scambiarono un'occhiata. Poi guardarono Ellie ed annuirono.
 
"…perché?" domandò lei, il tono della sua voce che si stava alzando pericolosamente.
 
"Perché c’è qualcosa che ha catturato il mio interesse," dichiarò semplicemente Loki, prima di fermarsi e fare un gesto incurante verso la bambina. "Beh, non tu, ovviamente. Parlo del tuo amico."
 
"…Ivan?" sussurrò Ellie, confusa, prima che la realizzazione la colpisse in testa come un mattone. "Riguarda l'incontro per Cattivi Anonimi, non è vero? Sei ancora arrabbiato con lui per aver organizzato quell’incontro?"
 
"Certo che no," rispose Loki con un'espressione sprezzante. "Ti sembro davvero così meschino?"
 
Quella lo guardò con un’espressione incredula. "Sì," rispose, piatta.
 
Il dio norreno sospirò. "Indipendentemente da ciò, volevo semplicemente dire che trovo Ivan un tipo interessante," spiegò. "Certamente non è il buffone che mi aspettavo."
 
"Mi ricorderò di dirglielo," ribatté Ellie. "Ma questo non spiega cosa stai facendo qui.”
 
"Beh, mentre stavo tenendo d’occhio te e Ivan, non ho potuto fare a meno di ascoltare una certa conversazione che stavate avendo," elaborò Loki, sarcastico. "Una conversazione riguardante la somiglianza tra lui e una certa Regina delle Nevi..."
 
"L-L’hai sentita?" esclamò la bambina, sorpresa.
 
"Bambina, saresti scioccata dalla metà delle cose che sentiamo in giro," ridacchiò di rimando lo Stregatto.
 
"Va bene, va bene, e allora?" borbottò lei, incrociando le braccia sul petto mentre parlava. “Perché ti interessa tanto?
 
"È solo che non ho potuto fare a meno di simpatizzare con te," spiegò Loki, mellifluo. "Anch'io concordo sul fatto che il nostro amico Ivan si stia sottovalutando troppo. Sono certo che, se lo volesse, avrebbe tutte le possibilità di accalappiare questa piccola Regina per sé," dichiarò, scoccando un’occhiata alla figura addormentata nella stanza.
 
"...lo credi davvero?" chiese Ellie, arcuando un sopracciglio verso Loki in confusione.
 
"Ma certo," rispose magnanimamente il dio. "Penso che tutto ciò di cui Ivan ha bisogno per conquistare le attenzioni della Regina sia l'occasione giusta… ed è qui che tu ed io entriamo in scena."
 
Ellie ammiccò. "Cosa vuoi dire?"
 
"Voglio dire che sento l’odore di una storia d’amore nell’aria," rispose Loki, toccandosi il naso mentre parlava. "E tu ed io siamo stati scelti per il ruolo di Cyrano de Bergerac."
 
Ci fu una pausa di silenzio assoluto mentre Ellie guardava Loki come se non avesse capito mezza parola.
 
"Chi?" chiese in confusione.
 
"Non importa," esalò Loki con un sospiro esasperato. "Quello che sto cercando di dire è che domani, tu e io daremo ad Ivan la possibilità che lui pensa di non poter mai avere."
 
"È forse un inganno?” chiese sospettosamente Ellie, acuta. "Perché a me sembra solo una trappola."
 
"Forse," ammise quello con un'alzata di spalle. "Ma lascia che te lo chieda, Ellie. Cos’avete da perdere voi due? E cosa potreste guadagnare, invece?"
 
La bambina rimase in silenzio per un momento mentre rifletteva su ciò che Loki aveva detto. Guardando la porta di vetro, i suoi occhi videro la forma addormentata della figura in questione spostarsi sotto le sue coperte, mentre i pensieri della piccola si spostavano su Ivan. Alla fine, la bambina rivolse di nuovo il suo sguardo verso Loki, sfidandolo con gli occhi.
 
"D’accordo," accettò alla fine con un cenno del capo. "Ci sto. Facciamolo."
 
"Questa è la risposta che mi piace sentire,” commentò allegramente il dio, sorridendo maliziosamente. "Hai fatto la scelta giusta."
 
"Ma quale sarebbe il piano?" chiese Ellie, inarcando un sopracciglio. "Perché tu hai un piano, vero?"
 
"Certo," rispose Loki. "E come tutti i grandi piani, comporta una piccola dosa di manipolazione…"
 
"…assieme ad un po' di magia…" aggiunse lo Stregatto.
 
"…ed un pizzico di malizia,” ​​dissero i due insieme, sorridendo come due avvoltoi in procinto di piombare su una preda.
 
Ellie deglutì nervosamente.
 





 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:
 

Ivan Strike (????)                                                       Ellie (????)
              

FELIX AGGIUSTATUTTO (Ralph Spaccatutto)            TAMORA CALHOUN (Ralph Spaccatutto)
            

JESSICA RABBIT (Chi ha Incastrato Roger Rabbit?)       ROGER RABBIT (Chi ha Incastrato Roger Rabbit?)
                       

LOLA BUNNY (Looney Tunes)


PERSEFONE (Hercules)

 
LOKI (Marvel Universe)
 

STREGATTO (Alice nel Paese delle Meraviglie)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CUORE DI GHIACCIO



Rompere il Ghiaccio
 
La casa di Ivan era modesta, un edificio tozzo di medie dimensioni fatto interamente di mattoni, composto per lo più da una piccola cucina, una sala da pranzo, una camera da letto e un bagno. Semplice, robusta e sorprendentemente accogliente, proprio come amava dire il giovane. Era costruita lungo un viale della periferia del Regno, nella zona residenziale in cui vivevano altri personaggi famosi come Felix, posta accanto alla casa di Ellie.
 
Al suo interno, Ivan giaceva su un piccolo letto, con una coperta bianca e stropicciata che lo copriva mentre dormiva in maglietta e pantaloncini. Improvvisamente, la pace del suo sonno fu improvvisamente interrotta quando Ellie iniziò ad urlare a pieni polmoni fuori dalla finestra della sua cameretta, saltellando freneticamente nel tentativo di attirare la sua attenzione. Il ragazzo brontolò, aprendo assonnatamente un occhio, e le scoccò un’occhiata irritata. Per tutta risposta, lei gli sorrise innocentemente e gli fece cenno di raggiungerla all’ingresso, prima di dileguarsi.
 
Passarono diversi minuti di silenzio.
 
"Ivan!" chiamò lei mentre batteva sulla porta con entrambe le mani. "Ivan, alza quel tuo sedere da pigrone ed apri la porta!"
 
Un momento dopo, il suono di pesanti passi si udì dall’interno piccolo edificio, prima che la porta venisse aperta, rivelando un Ivan assonnato e coi capelli arruffati. Il giovane guardò torvo la bambina, visibilmente frustrato dall’essere stato svegliato così presto.
 
"Che cosa vuoi, Ellie?" domandò irritatamente.
 
"Mettiti dei vestiti e vieni con me!" lo incalzò lei, esortandolo a seguirla. "Ho bisogno del tuo aiuto!"
 
Quello sbadigliò, ammiccando. "Il mio aiuto?" ripeté, confuso, stiracchiandosi le braccia e la schiena. "Per cosa?"
 
"Per il mio primo incontro con la nuova principessa," spiegò semplicemente Ellie.
 
"Il tuo incontro?" chiese lui, non seguendo il discorso. "Perché hai bisogno del mio aiuto per una cosa del genere?"
 
"Senti, mi sento piuttosto nervosa," ammise lei con voce supplichevole, guardandolo con due occhioni pieni di panico. "So che mi hai detto che non avrei dovuto preoccuparmi, ma non ci sono riuscita, quindi ho davvero bisogno che tu venga con me! Non me la sento di andare da sola! Ti prego, ti prego!"
 
Il giovane esitò, cercando di ignorare l’espressione supplichevole che la bambina gli stava rivolgendo. Alla fine, però, si arrese. "Va bene, va bene," le concesse Ivan, agitando una mano verso di lei per farla fermare e sospirando per la sconfitta. "Verrò con te, ma rimarrò solo fino a quando non troveremo questa nuova principessa. Dopodiché, sarai da sola. Intesi?"
 
“Evvai!" esclamò gioiosamente Ellie, cominciando a saltellare su e giù, eccitata. "Sei il migliore, Ivan!"
 
"Sì, sì, come no," replicò quello con un altro sospiro. "Dammi solo un minuto per vestirmi, okay?"
 
"Certo," rispose la piccola mentre si avvicinava al suo go-kart. "Ti aspetto qui."
 
Ivan annuì mentre si allontanava da lei e tornava in casa. Poi però, quando il ragazzo scomparve alla sua vista, il sorriso di Ellie divenne furbo e malizioso, e la bambina si strofinò assieme le mani con aria saccente.
 
"Il primo passo è fatto," mormorò tra sé e sé. "Passiamo al secondo."
 

 
Il go-kart di Ellie sfrecciò per le strade del Magic Kingdom, apparentemente indisturbato dal peso extra che trasportava. E mentre Ellie occupava il suo posto normale nel sedile da conducente, Ivan – adesso vestito con la sua solita armatura e armato di spadone – se ne restava piegato sulla parte posteriore del veicolo, facendo del suo meglio per distribuire il peso in modo da non far ribaltare il kart, tenendosi saldamente aggrappato ai lati della piccola auto da corsa.
 
"Dobbiamo per forza andare così veloce??" gridò lui, nervoso, mentre il vento gli sferzava il viso, tirandogli i capelli e facendogli lacrimare gli occhi.
 
"Scusa, ma ho perso troppo tempo per aspettarti!" spiegò la bambina, i suoi occhi concentrati in avanti mentre il go-kart si muoveva attorno agli altri veicoli sulla strada, superandoli in maniera folle. "Devo rimediare, o faremo tardi!"
 
"Non servirà a niente se moriremo prima!" sibilò di rimando lui.
 
"Oh, non fare il bambino!" ribatté lei mentre il kart sfrecciava attorno ad un camion in corsa, facendo impallidire il ragazzo quando lo superò follemente e il camion fece suonare il clacson.
 
Alla fine, il giovane e la bambina si lasciarono la zona più trafficata del Distretto alle spalle, dirigendosi invece verso la costa. Mentre procedevano, Arendelle apparve alla vista in lontananza, e gli occhi di Ivan si spalancarono per la sorpresa.
 
"Però," si meravigliò il giovane. "Sbaglio o quella davanti a noi è una montagna completamente nuova?"
 
"Credo di sì!" gridò di rimando lei, facendo del suo meglio per nascondere il fatto che l’aveva già vista prima. "È sorprendente, eh?"
 
Ivan poté solo annuire sommessamente mentre il kart raggiungeva il confine della piccola città incastonata tra la montagna e la costa. Entrando in città, il ragazzo scoprì con sgomento che le strade erano lastricate di ciottoli, talmente sconnesse da far scuotere violentemente il go-kart e rischiare – di conseguenza – di sballottolarlo fuori, data la sua mole più grossa. Scivolando malamente per la strada, il kart evitò a malapena le persone che stavano camminando, stupite come non mai, schizzando verso il castello e attraversando il ponte levatoio abbassato.
 
E mentre il kart sfrecciava nel cortile difronte al castello, Ellie fece una sterzata frenetica mentre pestava il freno, arrestando di colpo la corsa. La forza dell'improvviso cambio di slancio bastò a scuotere completamente il veicolo, facendo sbalzare all’aria l’intera figura di Ivan con uno strattone.
 
“Whoa!” esclamò lui, volteggiando in aria con un gemito. Poi però, per fortuna, il suo istinto allenato gli venne in soccorso, facendogli estrarre lo spadone dalla schiena ed usandolo come contro-peso. Grazie a questo, Ivan atterrò di peso a terra, in ginocchio, affondando la lama dello spadone nel terreno dietro di lui e strusciando col corpo in avanti per diversi metri mentre si teneva a malapena in equilibrio.
 
Dopo un momento, però, la sua strisciata giunse al termine, arrestandosi proprio dinanzi ad un gruppo di persone intente a discutere tra loro.
 
Tutti quanti si voltarono a guardarlo con delle espressioni stupite dopo quell’entrata in scena così unica. Tra di esse, una giovane donna si fece avanti, intenta a guardare il ragazzo ancora in ginocchio con un misto di confusione e preoccupazione. Aveva dei lineamenti chiari e delicati, con occhi blu ghiaccio e i capelli biondo platino, quasi bianchi come la neve, legati in una treccia sciolta e con delle piccole frange spezzate sulla testa. Indossava un abito bianco e blu che lasciava libere le spalle e sembrava brillare alla luce del sole. Attaccato al suo vestito, inoltre, c'era anche un lungo mantello traslucido.
 
La faccia di Ivan si illuminò per lo stupore quando la vide, riconoscendola immediatamente.
 
"Stai bene?" chiese la donna, con voce relativamente bassa.
 
"Uh… certo," replicò Ivan mentre si risollevava sulle gambe, tirando fuori lo spadone dal terreno con un semplice strattone del braccio e rinfoderandoselo dietro la schiena. "Niente che non posso gestire."
 
"Wow, Ivan," disse una nuova voce a quel punto. "Ho viste diverse entrate in scena spettacolari, ma questa le batte tutte!"
 
Allontanandosi dalla donna, Ivan trovò una figura familiare – Ade – intenta ad avanzare verso di lui, ghignando con una bocca dentata.
 
"Come butta, amico?" lo salutò ironicamente il dio greco, offrendogli una mano.
 
"Non c’è male," rispose quello, afferrando a sua volta la mano di Ade e scuotendola con un sorriso. Poi lo guardò con un sopracciglio incurvato mentre si dava una sistemata all’armatura. "Aspetta, che ci fai tu qui?"
 
"Sono arrivati due nuovi Cattivi in città," spiegò semplicemente Ade. "Sono qui per far fare loro un giro di presentazione."
 
Il ragazzo rimase sorpreso appena realizzò cosa stava implicando l’altro. "Stai dicendo che ti sei offerto volontario per introdurre i nuovi Cattivi al Regno?" domandò, incredulo.
 
"Beh, che posso dire?" ridacchiò quello con un'alzata di spalle. "Mi piace incontrare nuove persone".
 
Ivan sorrise, scuotendo la testa, voltandosi nuovamente verso gli altri presenti. Così facendo, notò che mentre stavano parlando, un piccolo gruppo di persone si era radunato attorno alla donna bionda di prima, tutti intenti a fissarlo con degli sguardi perplessi.
 
In piedi accanto alla donna bionda c'era una ragazza leggermente più giovane – poteva avere al massimo diciotto anni – che condivideva una sorprendente somiglianza con quella più grande. I suoi capelli, annodati in un paio di trecce che le pendevano dalle spalle, erano di un colore rosso scuro, e stava guardando Ivan con due grandi occhi blu. Indossava un abito semplice con maniche blu chiaro, un corpetto nero e una gonna blu scuro che le pendeva fino alle caviglie. Il corpetto e la gonna erano decorati con viticci verdi e rose rosse, mentre un paio di stivali col tacco alto le coprivano i piedi.
 
Accanto alla donna più giovane c'era un uomo all'incirca della stessa età. Aveva una corporatura muscolosa, con capelli biondo sabbia, occhi castani e naso largo. Era vestito con una camicia azzurra sotto un gilet nero foderato di verde. Inoltre, indossava un paio di pantaloni neri, stivali foderati di pelliccia e una fascia rossa legata intorno alla vita. Una grande renna pelosa stava proprio dietro di lui.
 
Ma la figura che si distinse maggiormente agli occhi del giovane era quella in piedi accanto alla donna dai capelli biondi. Era un pupazzo di neve all'incirca della stessa altezza di Ellie. Aveva un aspetto strambo e sbilenco, soprattutto perché la sua testa era sproporzionatamente grande rispetto al resto del corpo. Aveva due grandi occhi neri, una lunga carota per naso e tre rametti che gli sporgevano dalla testa. Le sue braccia consistevano di bastoncini che terminavano in mani a quattro dita, e tre pezzi di carbone correvano in linea sul suo petto, come i bottoni di un cappotto.
 
Ancora, in piedi alla sua destra c'erano due uomini. Il primo era giovane, con lineamenti belli, occhi verdi, capelli ramati e lunghe basette. Indossava un cappotto invernale grigio con rifiniture dorate e pantaloni coordinati insieme a un paio di guanti bianchi e stivali da equitazione neri. Lo affiancava un altro uomo più vecchio e basso, con capelli grigi e sfuggenti e grandi baffi a manubrio. Indossava un cappotto da ufficiale nero con rifiniture dorate, con medaglie d'oro appuntate sul petto assieme ad una fascia rossa; insieme ad un paio di pantaloni grigi infilati in stivali da equitazione neri. Un paio di occhiali spessi sedeva davanti ai suoi occhi blu, sopra ad un naso prominente.
 
La cosa che li accomunava tutti? Lo stavano guardando con delle espressioni stralunate.
 
"Uhm… c’è qualche problema?" domandò a quel punto Ivan, rompendo finalmente il silenzio imbarazzante.
 
Questo sembrò spezzare qualunque incantesimo fosse stato lanciato su di loro, facendoli trasalire. La donna più grande, la ragazza dai capelli biondi, ammiccò un paio di volte per la sorpresa mentre le sue guance si coloravano di rosso.
 
"C-Chiedo scusa, so che è maleducato fissare," disse timidamente, lanciando delle occhiate imbarazzate all’armatura e allo spadone che il ragazzo teneva legato alla schiena. "È solo che... beh, non avevo mai visto una… persona vestita in questo modo."
 
“Non c’è problema, me lo dicono in molti," la rassicurò lui con un sorriso, scuotendo la testa. “Comunque sia, è un piacere fare la vostra conoscenza. Mi chiamo Ivan. Ivan Strike."
 
Il gruppo lo guardò in un silenzio confuso e assoluto per diversi secondi.
 
"Strike…? Non ho mai sentito un cognome simile," dichiarò l’uomo biondo con la renna, confuso.
 
“È un termine straniero? Oppure è un titolo nobiliare?" chiese subito dopo la ragazza dai capelli rossi.
 
Ivan sorrise. "Entrambe le cose, immagino," rispose con un'alzata di spalle, guadagnandosi altre occhiate perplesse da parte degli altri.
 
"Bene, Mr. Strike," cominciò allora a dire la donna bionda mentre si faceva avanti. "Permettimi di presentare-"
 
"Non è necessario, lo so già," la interruppe il giovane con un sorriso divertito, prima di indicare tutte le persone presenti, una alla volta. "Vostra Maestà, la Regina Elsa… e poi abbiamo la Principessa Anna, assieme a Kristoff, e la renna di nome Sven. Il pupazzo di neve invece è Olaf."
 
Il gruppo sgranò gli occhi ed ammiccò confusamente all’udire quelle parole, stupito oltre ogni misura. Ivan non se ne curò, dando loro le spalle e continuando ad indicare verso i due uomini che se ne stavano più in disparte dagli altri.
 
"Laggiù, invece, abbiamo il Principe Hans e il Duca di Weaseltown," continuò quello, sorridendo, soddisfatto di essere riuscito a ricordarsi tutti i loro nomi.
 
"Weselton! Duca di Weselton!" ribatté l'uomo più anziano, indignato.
 
"Giusto, chiedo venia," si scusò Ivan, nascondendo a malapena il suo sorriso ironico mentre Ade rideva apertamente dietro di lui.
 
Elsa lo guardò, completamente basita. "Come sai tutto questo?"  domandò.
 
"Semplice, ho visto il vostro film," rispose lui, come se fosse scontato.
 
Il silenzio cadde dopo quelle parole. Gli sguardi straniti e perplessi di tutti furono le uniche cose che accolsero la sua spiegazione.
 
"Uuuhh… che cos'è un film?" chiese innocentemente Olaf, confuso.
 
Ora fu il turno di Ivan a rimanere sorpreso.
 
"Non sai cos'è un film?" domandò il ragazzo, volgendosi verso il pupazzo di neve.
 
"Oh, Ivan… mio piccolo ed ingenuo amico," s’intromise a quel punto Ade, avvicinandosi al giovane ed avvolgendogli un braccio attorno alle spalle. "Loro non ne hanno ancora idea. Vengono da una diversa linea temporale, sai."
 
"Aspetta, vuoi dire...” iniziò a dire il ragazzo, mettendo assieme i pezzi nella sua testa.
 
"Non sanno nulla di tutto ciò che è stato creato dopo il Medioevo," confermò Ade, annuendo. "Ci sono molte cose che vanno spiegate loro. Fidati di me, vengo dall'Antica Grecia. Quando ho scoperto dell'impianto idraulico sono letteralmente impazzito."
 
"…mi dispiace, ma non capisco veramente di cosa state parlando," disse Elsa, guardando i due uomini con un'espressione perplessa.
 
"Non preoccuparti, Fiocco di neve, lo scoprirai presto," disse Ade con aria condiscendente. Per tutta risposta, Ivan gli diede una gomitata nel fianco mentre Elsa corrugava la fronte.
 
"Quello che il mio amico qui sta cercando di dire… è che tutto questo sarà un po' scioccante all’inizio, ma dopo un po’ ci farete l’abitudine," spiegò il giovane. “Ade e quelli come lui vengono qui per farvi fare un giro e spiegarvi come funzionano le cose,” aggiunse, sorridendo nervosamente mentre cercava di essere il meno indiscreto possibile adesso che sapeva come stavano le cose.
 
"E tu saresti una di queste persone che… ci spiegherà come funzionano le cose?" domandò ancora Elsa.
 
"Uh… Io? No, no, no. Non sarò io a farlo. Non personalmente, almeno," rispose Ivan, imbarazzato, mentre si guardava attorno. "Sono qui solo per un’amica..."
 
Fu in quel momento che il giovane si rese conto che Ellie non era vicino a lui. Guardandosi alle spalle, vide che la sua piccola amica era ancora rimasta nel suo go-kart, restando praticamente nascosta dietro di esso, in effetti.
 
"Ellie!" la chiamò allora lui, sospirando per l’esasperazione. "Coraggio, vieni qui! Cosa stai facendo?"
 
Per ironia della sorte, quando la bambina aveva avuto l'idea di fingere di essere nervosa per costringere il suo amico a venire qui, non aveva mai considerato l'idea che sarebbe stata effettivamente nervosa quando sarebbe giunto il momento di incontrare i nuovi arrivati. Ma ora che era qui, a pochi metri dalla regina Elsa, Ellie scoprì improvvisamente che il suo coraggio l'aveva abbandonata e che i suoi piedi si erano radicati al suolo, incapaci di muoversi.
 
"Uh, s-sì," rispose alla fine la bambina con una risatina nervosa. "S-Stavo solo dandomi una sistemata! Arrivo…"
 
Con cautela, la piccola dai capelli dorati si diresse verso il resto del gruppo con gli occhi fissi su Elsa, la quale le stava rivolgendo un sorriso amichevole, anche se leggermente confuso. Fermandosi accanto a Ivan, Ellie si fece timida come non mai, giocando nervosamente coi bordi del suo vestitino.
 
"Uhm, ciao… v-volevo dire, salve," cominciò a dire nervosamente, prima di fare una breve riverenza in direzione di Elsa, facendo ridacchiare Ivan mentre il viso della bambina diventava di una brillante tonalità di rosso. "Vostra Altezza… i-il mio nome è El… o meglio, Principe… n-no, no, non Principe… i-intendevo dire… Pri-Principessa Ellie Pendragon."
 
Elsa sorrise leggermente alle sue parole. "È un onore incontrarti, Principessa Ellie Pendragon," replicò, facendo a sua volta un inchino. "Sei tu colei che dovrebbe farci visitare..."
 
"Il Magic Kingdom?" la incalzò Ellie, forse un po' troppo rapidamente. "Ehm… no. T-Tecnicamente, io sono qui solo per vostra sorella Anna."
 
Elsa assunse un'espressione perplessa. “Non capisco.”
 
"L-Lo so, mi dispiace, non lo sto spiegando molto bene," borbottò Ellie guardando in basso, il suo viso che diventava sempre più rosso mentre parlava.
 
"Quello che Ellie sta cercando di dire è che di solito suddividiamo questo genere di cose in gruppi," intervenne Ivan in suo aiuto. Per farsi intendere, indicò verso Ade alla sua destra con un dito. "Ad esempio Ade, il Signore degli Inferi-"
 
"Hey, come butta?" disse sarcasticamente quello, schioccando le dita con un sogghigno.
 
"…rappresenta i Cattivi qui intorno," continuò Ivan, facendo subito dopo un cenno verso Hans e il Duca di Weselton, "Quindi, prenderà quei due e farà fare loro un giro per spiegargli le cose."
 
Poi, allungando un braccio, Ivan afferrò Ellie per il colletto del vestito e la sollevò in aria, ignorando i suoi squittii di protesta.
 
"Questa piccina, d'altra parte, è qui per rappresentare il Club delle Principesse che riunisce tutte le principesse che vivono nel Magic Kingdom," spiegò semplicemente, indicando la bambina che lo fissava torvo. "Quindi, è qui per la Principessa Anna."
 
"Un Club per Principesse?" esclamò Anna con un sorriso.
 
Ivan annuì. "Sono un gruppo molto famoso da queste parti," spiegò semplicemente, lasciando cadere a terra Ellie. Una volta liberata, la bambina iniziò a dargli dei ripetuti calci nello stinco, cosa che il giovane ignorò senza battere ciglio.
 
"E per quanto riguarda te, Mr. Strike?" domandò Elsa, incapace di nascondere un piccolo sorriso nel vedere l’interazione tra il giovane e la bambina. "Per chi sei venuto?"
 
"Io? Io sono venuto solo per aiutare Ellie a superare le sue paure," ribadì quello con una scrollata di spalle.
 
"Paure?" ripeté Elsa, corrugando la fronte. "Per quale motivo dovrebbe avere paura?"
 
"Beh… questa è la prima volta che fa questo genere di cose," spiegò Ivan con una risatina. Poi si chinò leggermente verso Elsa e le sussurrò nell’orecchio. "Inoltre, mi ha confessato di aver iniziato ad ammirarvi."
 
"Smettila!" sibilò Ellie, continuando a prenderlo a calci nello stinco, facendo crescere un piccolo sorriso sulle labbra di Elsa.
 
"Comunque sia," continuò Ivan, scrollandosela di dosso. "A momenti dovrebbe arrivare qualcuno per spiegare tutto anche a voi, Altezza."
 
"E ora che questo è stato chiarito, forse è meglio se io levi le tende,” disse Ade, facendo un cenno con le mani ad Hans ed il Duca. "Voi due, seguitemi. Andiamocene da qui prima che le cose diventino ancora più zuccherose."
 
Lanciando un’occhiata agli altri del loro film, Hans e il Duca si diressero verso Ade, il quale si voltò a sua volta ed iniziò a condurli fuori dal cortile.
 
"Ci vediamo al prossimo incontro, Ade?" lo richiamò Ivan a quel punto.
 
Ade si fermò, facendo una pausa, e sembrò considerare la domanda per un momento prima di guardare di nuovo il giovane con un sorriso malizioso e dentato.
 
"Sì, perché no?" rispose, scrollando le spalle. "Suppongo di non avere niente di meglio da fare."
 
Detto questo, il dio degli Inferi riprese a condurre via gli altri due cattivi, dando ad Ivan una pacca sulla spalla mentre se ne andava. Il giovane ridacchiò, divertito, prima di scuotere la testa e riportare la sua attenzione sugli altri.
 
"Probabilmente dovremmo andare anche noi, principessa," disse allora Ellie, guardando la ragazza dai capelli rossi.
 
"Oh, va bene," replicò Anna, trasalendo. Scoccò un’occhiata preoccupata agli altri all’udire quelle parole.
 
"Siete nervosa?" domandò la bambina con un sopracciglio alzato, vedendo la sua reazione.
 
Quella esitò. "Un po'," ammise alla fine. "Tutta questa situazione è un po’ difficile da digerire subito, capisci?"
 
"Fidatevi di me, lo so bene," la rassicurò Ellie, abbozzando un ampio sorriso mentre guardava Kristoff, "Perché non portate anche il vostro amico?"
 
Seguendo lo sguardo della bambina, Anna incontrò lo sguardo di Kristoff per un momento, prima di distogliere rapidamente gli occhi, un leggero rossore che le colorava le guance.
 
"È-È permesso?" domandò, imbarazzata. "Voglio dire, pensavo avessi detto che era più una cosa da principesse".
 
"Lo è, ma io non sono esattamente una che segue le regole," rispose Ellie, scrollando le spalle e rivolgendo poi la sua attenzione verso Kristoff. "Che ne dici, ragazzone?"
 
Quello sembrò esitare nervosamente. "B-Beh, mi piacerebbe, ma…" iniziò a dire, lanciando un'occhiata alla Regina.
 
"Non preoccuparti per me, Kristoff," lo rassicurò Elsa con un piccolo sorriso. "Vai pure con Anna. Avrò Olaf che mi terrà compagnia."
 
Sfoggiando un sorriso a sua sorella, Anna afferrò il braccio di Kristoff e lo trascinò verso Ellie, con Sven che si muoveva fedelmente dietro di loro.
 
"Okay, però c’è spazio solo per un'altra persona nel mio kart," spiegò la bambina mentre li conduceva verso il suo veicolo. "Il che significa che Kristoff dovrà seguirci sul suo amico a quattro zampe qui."
 
"Hey!" esclamò a quel punto Ivan, dando alla sua amica uno sguardo infastidito mentre si puntava un dito al petto. "Ed io come ritorno indietro? Mi hai trascinato tu qui!"
 
"Scusa, Ivan!" si limitò a rispondere lei, sfoggiandogli un sorriso ammaliante pieno di ironia e divertimento. "Sono in servizio per gli Affari delle Principesse, ora. Dovrai approfittarne per fare una passeggiata!"
 
"…dovevo aspettarmelo," sospirò il giovane, alzando gli occhi al cielo.
 
Ridacchiando, Ellie saltò sul sedile del suo go-kart, con Anna che riuscì ad infilarsi dietro di lei e la guardava meravigliata mentre accendeva il motore.
 
"Riuscirete a tenere il passo, voi due?" domandò la piccola, rivolgendosi a Kristoff mentre quest’ultimo montava in groppa a Sven.
 
"Con quel carretto minuscolo?" replicò Kristoff con una risatina. "Sì, credo che ce la faremo."
 
"Oh… sembra un tono dì sfida," sottolineò Ellie, un sorriso predatorio che si diffondeva sul suo viso. "Adoro le sfide!"
 
Detto questo, la bambina premette il piede sull'acceleratore e, dopo un momento di furiosa combustione, il go-kart schizzò come un proiettile sparato da una pistola. Anna emise un grido di sorpresa ed euforia mentre il veicolo sfrecciava fuori dal cortile alla massima velocità, scomparendo alla vista. Per un paio di secondi, Kristoff e Sven non poterono fare altro che fissare il punto che il go-kart aveva occupato fino ad un momento prima, le loro espressioni sbalordite. Quindi, Kristoff riuscì a riprendersi e spinse Sven in avanti, con la renna che si affrettava a correre il più velocemente possibile per recuperare la distanza.
 
"Wow," commentò Olaf, rivolgendo la sua attenzione verso Ivan. "La tua amica è piuttosto veloce."
 
"…non ne hai idea," dichiarò quello con uno sospiro.
 
"Mi scuso per il fatto che tu debba restare bloccato qui per noi, Mr. Strike," disse anche Elsa, rivolgendo al giovane uno sguardo apologetico.
 
"Credetemi, Altezza, sono stato lasciato in posti molto peggiori," la rassicurò lui con una scrollata di spalle, sorridendo appena. "Ho avuto un’esperienza simile il primo giorno che sono arrivato qui. Quindi, diciamo che ci sono abituato.”
 
"Beh, allora spero che tu ti goda la tua visita ad Arendelle," ricambiò Elsa, sorridendo in modo cortese. "Mi spiacerebbe farti aspettare qui più del necessario."
 
"Non è un problema," disse Ivan, dismettendo la sua preoccupazione, prima di guardare verso l'ingresso del cortile. Un sorriso si formò sulle sue labbra. "Inoltre, penso che la vostra guida sia appena arrivata."
 
Seguendo lo sguardo di Ivan, Elsa guardò di lato mentre qualcuno si avvicinava a loro. Osservandolo, Elsa si rese conto, con sua enorme sorpresa, che quella persona era in realtà una specie di cane antropomorfo, con la pelle nera e gli occhi grandi ed espressivi. In particolare, il suo viso somigliava a quello di un cane da caccia, con un muso lungo e rugoso ed orecchie flosce. Aveva una corporatura alta e snella, su cui indossava un maglione a collo alto arancione e un gilet verde, insieme ad un jeans blu, scarpe marroni, guanti bianchi e un cappellino verde con alcuni peli neri che sporgevano da sotto di esso.
 
"Ehi, Pippo," lo salutò Ivan con un cenno amichevole della mano, mentre Elsa continuava a guardarlo a bocca aperta, sorpresa.
 
"Buongiorno a te, amico mio!" rispose Pippo con un cenno del capo.
 
Quando la risposta raggiunse le orecchie di Ivan, il giovane ammiccò e trasalì per lo stupore, confuso, abbassando lentamente la mano.
 
"Ah, voi dovete essere la Regina Elsa," disse Pippo quando li raggiunse, levandosi il cappello ed effettuando un inchino profondo. Nel vederlo agire in quel modo, Ivan corrugò leggermente la fronte, senza farsi notare. "Pippo, al vostro servizio."
 
"È un piacerti conoscerti, signor Pippo," rispose Elsa con un sorriso cordiale. "Immagino che tu sia la guida per me ed Olaf?"
 
"In persona," affermò Pippo, raddrizzandosi e rimettendosi il cappello in testa con un sorriso. "Possiamo procedere?"
 
"Certamente," rispose Elsa, annuendo.
 
Il cane antropomorfo annuì a sua volta, rivolgendo lo sguardo di sbieco verso Ivan. "Grazie per aver tenuto compagnia alla Regina fino al mio arrivo, Ivan," disse, senza notare il modo in cui gli occhi del ragazzo si erano socchiusi pericolosamente.
 
"Nessun problema," rispose quello con un sorriso pericoloso. "Ma avrei una domanda, prima che tu vada."
 
"Sarebbe?" domandò Pippo. Ma non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi prima che Ivan allungasse improvvisamente la mano e lo afferrasse per la gola. La pressione dalla presa del giovane fece gonfiare gli occhio di Pippo, il quale iniziò a strabuzzare mentre l’altro lo sollevava da terra con un braccio.
 
"Dov'è il vero Pippo?" ringhiò ferocemente Ivan, tenendo la creatura sollevata in modo che si trovassero faccia a faccia, le gambe del personaggio che scalciavano spasmodicamente in aria.
 
"C-Cosa stai facendo?!" esclamò nervosamente Elsa, guardando la scena che si svolgeva davanti a lei con sconvolgimento. "Mr. Strike, che significa tutto questo?!"
 
"Vi chiedo perdono, Vostra Altezza," si scusò Ivan mentre la guardava di sbieco. "Ma questo non è il vero Pippo."
 
"Non lo è?" fece Olaf, confuso.
 
"No, questo è un impostore," spiegò il giovane, puntando un dito accusatorio su di lui mentre lo fissava torvo. "In effetti, penso di sapere esattamente chi sia in realtà. Non è vero, Stregatto?"
 
Mentre Ivan pronunciava quel nome, il corpo di ‘Pippo’ smise improvvisamente di lottare. Rivolse completamente la sua attenzione verso Ivan, prima di chiudere le palpebre per diversi secondi. Poi, una volta riaperte, i suoi occhi cambiarono in un colore giallo felino, mentre un sorriso decisamente troppo ampio si diffondeva sui suoi lineamenti.
 
"Bene, bene, bene," ridacchiò ‘Pippo’, la sua voce mutata completamente in quella del gatto magico. "Sembra che tu sia più intelligente di quanto pensassi, Ivan."
 
Quando finì di parlare, la testa di ‘Pippo’ si staccò improvvisamente, facendo cadere a terra il resto del suo corpo, che atterrò in modo instabile sui suoi piedi. Elsa emise un sussulto e si coprì la bocca per lo shock, mentre Ivan si limitò ad emettere un suono disgustato, lasciando andare la testa, la quale cadde a sua volta, rimbalzando sul terreno in maniera comica.
 
"Uhm… non penso che la maggior parte delle persone sia in grado di farlo," commentò innocentemente Olaf, guardando il corpo instabile che si rimetteva goffamente la testa sul collo.
 
"Non è una persona," disse Ivan, lanciando un'occhiataccia alla creatura. "Quello è lo Stregatto."
 
Mentre il ragazzo parlava, ‘Pippo’ venne improvvisamente coperto da una nuvola di nebbia viola, la quale scomparve rapidamente dopo un secondo, rivelando finalmente il felino nel suo vero ed originale aspetto.
 
"C-Cosa sarebbe questo Stregatto?" domandò Elsa, il suo sguardo incollato alla creatura in questione.
 
"Una seccatura," borbottò Ivan in risposta.
 
"Oh, Ivan," lo Stregatto fece le fusa mentre si girava sulla schiena. "Perché devi essere così cattivo?"
 
"Sto solo dicendo la verità," ribatté quello, schietto e incurante. "Ora dimmi dov'è Pippo."
 
"Pippo è qui," meditò il felino, girando la testa in una direzione e poi girandola nell'altra. "Ed è anche lì. Potrebbe essere ovunque a questo punto, davvero."
 
"C’è Loki dietro a tutto questo, non è vero?" dedusse Ivan, guardandolo torvo. "Se scopro che uno di voi ha fatto del male a quel tipo..."
 
"…cosa?" lo sfidò il gatto, fissandolo con il suo sorriso provocante. “Che cosa farai, Ivan?”.
 
"Te ne faremo pentire!" disse Elsa al posto suo, improvvisamente. Ivan si voltò verso di lei, stupito, guardandola con uno sguardo confuso. "Ora, dicci cosa ne hai fatto di questo Pippo."
 
"Non credo proprio, Altezza," replicò lo Stregatto, mentre la sua forma cominciava a svanire dalla loro vista. "Penso che sarà molto più divertente guardarvi mentre tentate di capirlo da soli."
 
"Oh no, non lo farai," ribatté Elsa, puntando un dito su di lui. Un secondo dopo, un raggio di energia magica schizzò fuori dalla punta del suo dito, colpendo in pieno il felino e generando un blocco di ghiaccio attorno ad esso, congelandolo del tutto. Lo Stregatto emise un miagolio attutito e confuso, stupito e colto alla sprovvista, prima che il blocco di ghiaccio cadesse a terra, assieme ad esso.
 
Un silenzio di tomba calò sul cortile quando Elsa abbassò la mano, ed Ivan non poté fare altro che ammiccare con sorpresa, fissando il gatto congelato con uno sguardo stupito, osservandolo mentre i suoi occhi si muovevano nervosamente avanti e indietro.
 
"Mr. Strike," parlò Elsa, riportando la sua attenzione su di lui. "Cosa pensi che dovremmo farne di lui?"
 
"Oh, beh… immagino che convenga portarlo dallo sceriffo," rispose nervosamente il giovane, scuotendo la testa per dismettere il suo stupore. "Ci penserà lei ad interrogarlo, e renderà più facile rintracciare Pippo il prima possibile."
 
"Molto bene," concordò la donna con un cenno del capo. "Se non ti dispiace portarlo di peso, possiamo consegnarlo insieme alle autorità competenti."
 
Ivan ammiccò di nuovo. "Insieme?" ripeté, confuso.
 
"Sì, insieme" insistette Elsa. "Questa... creatura, ha fatto qualcosa di male a qualcun altro per arrivare a me. È giusto che io aiuti a correggere questa situazione."
 
"Beh, se la mettete in quel modo non posso dire di no," sospirò Ivan, annuendo lentamente, prima di chinarsi e raccogliere il blocco di ghiaccio contenente lo Stregatto, sollevandolo con una sola mano e mettendoselo sotto il braccio.
 
Il giovane scoccò un’occhiata divertita al gatto intrappolato nel ghiaccio. "Eh, devo dire che questo giorno sta andando meglio di quanto mi aspettassi, adesso,” disse, sorridendo maliziosamente.
 
"Suppongo che sia un tuo conoscente?" indovinò Elsa, notando la sua espressione.
 
"Mi ha dato diversi problemi durante i miei primi giorni qui," spiegò il giovane, rivolgendo completamente la sua attenzione verso la Regina. "Ripensandoci adesso, è stata una storia piuttosto divertente. Dovrò raccontarvela, prima o poi."
 
"Beh, credo che avremo un po' di tempo nel frattempo che ci dirigiamo dallo sceriffo," osservò lei, iniziando ad uscire dal cortile. "Perché non me la racconti lungo strada Mr. Strike? Sempre se non è un problema per te, certo. "
 
"Niente affatto, Vostra Altezza," ridacchiò quello con un sorriso, sistemandosi il blocco di ghiaccio sotto il braccio e seguendo la donna a passo spedito. "Anche se potrebbe volerci un po'."
 
E mentre i due camminavano fianco a fianco fuori dal cortile, Olaf indugiò dietro di loro, osservandoli per un momento. Poi, dopo un paio di secondi, un grande sorriso si diffuse sulle sue labbra.
 
"Mi piace quel tipo," fu tutto ciò che disse.
 
Poi si mosse, affrettandosi per seguire la coppia.
 
 
 




 
 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:
 

Ivan Strike (????)                                                      Ellie Pendragon (????)
         

ELSA (Frozen)                                                            ANNA (Frozen)                                                       KRISTOFF (Frozen)
                

OLAF (Frozen)                                                                         SVEN (Frozen)
          

HANS (Frozen)                                                                     DUCA DI WESELTON (Frozen)
               

ADE (Hercules)


STREGATTO (Alice nel Paese delle Meraviglie)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CUORE DI GHIACCIO



Apertura
 
"…e poi Topolino ha riunito assieme un gruppo di fate e maghi ed hanno usato la magia per tirare fuori tutti,” concluse con un sorriso Ivan, terminando finalmente il suo racconto mentre lui ed Elsa camminavano lungo una delle strade principali del Distretto Est, assieme anche ad Olaf che trotterellava dietro di loro.
 
"Beh, sono lieta di sapere che alla fine ne sei uscito illeso," osservò Elsa.
 
"Già," concordò quello con un cenno del capo. "Ma comunque, non auguro a nessuno di sperimentare un’esperienza simile."
 
"Beh, dopo questo racconto, mi sento ancora di più in dovere di ringraziarti per avermi impedito di cadere nella trappola di questa creatura," osservò allegramente Elsa, indicando lo Stregatto ancora intrappolato nel blocco di ghiaccio che si scioglieva lentamente.
 
"Non pensateci troppo, Altezza," rispose quello, scrollando le spalle prima di alzare lo sguardo. "A proposito, siamo arrivati."
 
Alzando la testa, Elsa realizzò che si trovavano difronte ad uno strano e tozzo edificio di cemento. Sulla parte frontale era appeso un cartello, sopra cui c'erano dipinte le parole: ‘Magic Kingdom: Ufficio dello Sceriffo
 
Il ragazzo con lo spadone esalò un respiro, picchiettando il cubo di ghiaccio con una mano. "Bene. Entrerò dentro e consegnerò questo fannullone allo sceriffo," disse semplicemente.
 
"Vuoi che venga con te?" si offrì cortesemente lei.
 
"No, starò via solo un minuto," le rispose Ivan con un sorriso. "Aspettatemi qui, torno subito."
 
Dopo che Elsa annuì in risposta, il giovane avanzò ed entrò nell'ufficio dello sceriffo. Appena oltre la porta d'ingresso c'era una scrivania, alla quale sedeva un uomo voluminoso con i capelli neri e la pelle scura, vestito con un'uniforme blu scuro da ufficiale di polizia. Appuntato al petto della sua uniforme c'era un piccolo cartellino con il nome ‘Kronk’.
 
"Ehi, Kronk," cominciò a dire Ivan, avvicinandosi alla scrivania. "Ho bisogno-"
 
Venne bruscamente interrotto quando Kronk sollevò una delle sue dita, il suo sguardo concentrato sul computer difronte a lui.
 
"Scusami," si scusò distrattamente l’uomo. "Sono nel bel mezzo di una cosa, al momento."
 
Inarcando un sopracciglio, Ivan si sporse in avanti, dando un’occhiata allo schermo del computer. Vedendo il video di due gattini che giocavano insieme, il giovane emise uno sbruffo infastidito mentre lo Stregatto roteò gli occhi dall'interno della sua gelida prigione.
 
"Senti, Kronk," disse seriamente Ivan mentre cercava di mantenere la calma. "Devo parlare con lo sceriffo. Adesso."
 
"Lo sceriffo è una donna molto impegnata," rispose Kronk, continuando a non distogliere lo sguardo dallo schermo mentre parlava. "Sono sicuro che qualunque cosa tu debba dirle può aspettare un minuto."
 
Stringendo i denti per la frustrazione, Ivan posò immediatamente il blocco di ghiaccio sulla scrivania di Kronk, con talmente tanta foga che la forza del colpo fece saltare all’aria il monitor del computer di un pollice o due. Sgranando gli occhi, Kronk si girò a guardare il ragazzo.
 
"Che ne dici?" domandò sarcasticamente lui, indicando il blocco di ghiaccio. "Pensi che possa aspettare un minuto?"
 
Guardando verso il gatto congelato, Kronk ammiccò con le palpebre prima di annuire in direzione di Ivan.
 
"Io… vado a chiamare lo sceriffo," esalò, cercando freneticamente il telefono posato sulla sua scrivania.
 
"Chiamarmi per cosa, Kronk?" fece improvvisamente la voce di Emma, mentre la donna sbucava fuori da dietro un angolo. "E cos'era quel rumo-"
 
Emma si zittì appena notò il blocco di ghiaccio posato sulla scrivania del suo sottoposto, assieme a delle pozze d’acqua sciolta che iniziavano a raggrupparsi attorno ad esso. Mentre lei lo guardava, lo Stregatto rivolse a sua volta lo sguardo verso Emma, roteando comicamente gli occhi come se fosse rassegnato. Dopo aver continuato a guardare il gatto congelato per un altro paio di istanti, Emma girò lentamente la testa verso il suo detentore.
 
"Ivan," disse, sorpresa. ​​"C'è un qualche motivo per cui mi hai portato lo Stregatto dentro ad un blocco di ghiaccio?"
 
Quello scrollò leggermente le spalle. "Consideralo un regalo di Natale anticipato," rispose semplicemente.
 
"Beh, sono lusingata, ma mi piacerebbe ancora sapere come ha fatto a ridursi così," commentò Emma con un sorriso.
 
"Ricordi cosa mi è successo l'anno scorso?" chiese di rimando Ivan, guadagnandosi un cenno col capo in risposta. "Beh, sembra che quest’inutile gatto abbia voluto ritentare lo stesso trucco con uno dei nostri nuovi arrivati."
 
"Immagino che la persona in questione sia Elsa, la Regina coi poteri sul ghiaccio?" dedusse allora lei, vedendo le condizioni in cui era finito il felino.
 
"Già. E, come vedi, lo stesso trucco non ha funzionato due volte," confermò l’altro, trattenendo un sorriso mentre picchiettava ironicamente il blocco di ghiaccio, facendo sì che il gatto socchiudesse gli occhi con irritazione.
 
"Beh, questo sicuramente gli darà una bella lezione," commentò Emma con una risatina.
 
"Immagino che dovresti parlare con lui," dichiarò a quel punto Ivan. "E vedi di suonargliele. Si è travestito da Pippo per avvicinarsi alla regina, e non ha voluto dirci cosa ne ha fatto di lui. Anche se, conoscendo quel tipo, starà sicuramente bene."
 
"Capisco," disse Emma, un'espressione più seria che le attraversò il viso all’udire quei dettagli. "Kronk, perché non porti questo micetto nella stanza degli interrogatori? Ho qualche domanda da fargli quando si scioglierà."
 
"Certo, capo," obbedì Kronk con un cenno del capo, alzandosi dalla sedia ed afferrando il blocco di ghiaccio con le mani, allontanandosi da lì ad ampi passi. "Freddo, freddo, freddo, freddo."
 
Emma scosse la testa mentre Kronk se ne andava, riportando subito dopo la sua attenzione su Ivan.
 
"Grazie per avermelo fatto sapere, Ivan," disse la donna, sincera. ​​"Ma come hai fatto a farti coinvolgere di nuovo in tutto questo?"
 
Quello sospirò amaramente. "Ellie è stata incaricata di dare il primo tour della città alla nuova principessa, Anna,” riferì doverosamente con una punta di irritazione. "Si sentiva nervosa, quindi mi ha chiesto di accompagnarla per darle sostegno morale. Poi sono successe diverse cose… ed eccomi qui."
 
Emma annuì con la testa, comprensiva, sorridendo per diversi secondi. Poi, ad un certo punto, un’espressione tesa e triste si fece largo nei suoi lineamenti.
 
"Senti, Ivan," disse lei dopo un momento di silenzio, esitando. "L'ultima volta che abbiamo parlato..."
 
Quello s’irrigidì al ricordo, la sua espressione che divenne d’istinto una maschera neutrale. “…sì?”
 
"Volevo solo dirti…" iniziò a dire la bionda, prima di sospirare pesantemente. "Volevo solo dirti che mi dispiace per il modo in cui ho reagito quella volta."
 
"Uh? Davvero?" esalò Ivan, ammiccando con le palpebre, sorpreso.
 
"Sì, davvero. È stata una reazione istintiva," ammise Emma, la sua voce sincera. ​​"Ho parlato con alcune persone e ci ho pensato su… e mi sono resa conto che stai solo cercando di aiutare."
 
Quello rimase sinceramente basito. "Wow… beh, che dire… grazie, Emma," dichiarò il giovane con un sorriso riconoscente.
 
"Non c’è di che," rispose lei con un'alzata di spalle. Poi sollevò la testa e gli offrì un sorriso. "Siamo a posto?"
 
"Siamo a posto," confermò Ivan, annuendo.
 
"Allora dimmi, com'è andato il tuo primo incontro?" chiese lei a quel punto. "Ho sentito che Loki si è presentato."
 
"Sì," rispose il ragazzo mentre si grattava la nuca. "Ha fatto un po' l’idiota coma suo solito, ma a parte questo, tutto è andato sorprendentemente bene."
 
"Beh, voi cattivi non avete mandato a fuoco e fiamme nessun edificio, quindi sì… direi che è andata meglio di quanto temevo," commentò a sua volta Emma, ironica.
 
"Non contarci troppo, dobbiamo ancora vedere come andrà il prossimo incontro," ribatté prontamente Ivan, scherzando, guadagnandosi una risatina da parte della donna. A quel punto però, guardando fuori dalla porta, Emma vide Elsa che se ne restava fuori in attesa.
 
"Ehi… è Elsa quella là fuori?" chiese, indicando la donna in questione.
 
"Proprio lei," confermò l’altro. "Dato che Pippo è stato... non so, rapito o qualcosa del genere… per causa sua, si è sentita responsabile ed ha voluto accompagnarmi fino a qui. Sperava di potervi aiutare a trovarlo."
 
"Beh, è davvero ​​carino da parte sua, ma penso che io e i miei ragazzi ce la caveremo abbastanza bene anche senza il suo aiuto," affermò Emma, grata. Poi, di colpo, un pensiero improvviso le balenò rapidamente nella testa. "Tuttavia… dato che Pippo non è disponibile, perché non ci pensi tu a farle fare un giro?"
 
Quello esitò per un momento, prima di chiudere gli occhi ed abbassare la testa. "Sì, immagino di poterlo fare," le concesse alla fine con un sospiro.
 
"Stai attento, però," aggiunse subito dopo la donna, ridacchiando. "La gente potrebbe pensare che voi due state avendo un appuntamento."
 
"…cosa?" commentò Ivan, seccato. "Di che stai parlando?"
 
"Sto solo sottolineando il fatto che stai per fare un giro per la città assieme ad una donna giovane, carina e disponibile," spiegò Emma con un sorriso divertito. "Se ci fosse stato Pippo con lei, nessuno ci avrebbe fatto caso, ma con te… la gente potrebbe iniziare a spettegolare.”
 
"…sto solo andando a farle vedere la città. Smettila di inventarti accuse senza senso," ribadì Ivan sulla difensiva, atono. Tuttavia, i suoi occhi evitarono per qualche ragione di incontrare quelli di Emma.
 
"Lo so, Ivan, ti sto solo prendendo in giro," ridacchiò alla fine lei con un gesto dismissivo della mano. "Anche se, secondo me, in base a quello che ho raccolto su di lei dal suo film, penso che voi due sareste una coppia davvero carina ".
 
L'unica risposta che ricevette fu un grugnito secco.
 
"Bene, ti lascio andare," disse allora Emma, iniziando a dirigersi verso il corridoio da cui era venuta. "Ho un gatto surgelato da interrogare, e tu non dovresti far aspettare la signorina."
 
Quello la guardò sarcasticamente. "Ci vediamo in giro, sceriffo," la salutò con un cenno della mano. Poi, rapido com’era entrato, il giovane si voltò indietro ed uscì dalla porta.
 
"È andato tutto bene?" chiese a quel punto Elsa, vedendo il giovane che usciva. "C'è qualcos'altro che posso fare per aiutare?"
 
"No, lo sceriffo potrà gestire tutto il resto," replicò Ivan, sorridendole. "Fidatevi, Maestà, è la migliore in questo genere di cose."
 
"Beh, meglio così," commentò allegramente Olaf. Poi la sua espressione divenne di colpo confusa. "Ehi, Ivan, ti senti bene?"
 
Ivan si voltò verso il pupazzo di neve. “Sì, perché? domandò, confuso.
 
"Il tuo viso è… stranamente più rosso rispetto a prima," spiegò Olaf.
 
"Oh, uh…" borbottò lui, passandosi una mano sulla faccia mentre imprecava mentalmente, cercando di non ripensare alle parole che Emma gli aveva rivolto poco prima. Si mise rapidamente un dito sul colletto, ventilandosi distrattamente. "Strano… è che oggi fa molto caldo, vero?"
 
"Sono d'accordo, fa piuttosto caldo da queste parti," concordò Elsa con un piccolo sorriso, guardando il sole che splendeva nel cielo azzurro. "In che parte del mondo si trova il Magic Kingdom, se posso chiedere?"
 
"California," rispose Ivan, scrollando le spalle. "O forse in Florida. Non ne sono sicuro."
 
Lentamente, Elsa si voltò verso di lui e lanciò al giovane uno sguardo interrogativo.
 
"…giusto, voi non conoscete questi luoghi, e di conseguenza non sapete dove si trovano," si ricordò Ivan, grattandosi con imbarazzo un braccio. "Chiedo perdono. Diciamo che siamo quasi allo stesso livello con l'Italia e le Nazioni africane."
 
"Ah, il Mediterraneo," realizzò Elsa, i suoi occhi che brillavano di comprensione. "Adesso capisco. Ha senso, in effetti."
 
"Allora… adesso che facciamo?" chiese Olaf.
 
Ivan sospirò. "Beh, dato che la vostra guida è indisposta, potrei approfittarne per farvi fare un giro," suggerì lui, cercando di suonare cordiale.
 
"Oh no, Mr. Strike," esclamò Elsa, scuotendo la testa ma offrendo al giovane un sorriso grato. "Ti abbiamo già causato abbastanza problemi. Non potrei chiederti di farlo."
 
"Beh, per vostra fortuna non dovrete chiedermelo, Maestà," la rassicurò Ivan con una risatina. "Lo sceriffo me l’ha ordinato, quindi non ho molta scelta in merito. E poi, per fortuna avevo un sacco di tempo libero oggi, quindi potrei tranquillamente usarlo per farvi fare un giro ed introdurvi al Regno."
 
"Oh, beh… allora ti ringrazio per averci offerto così generosamente il tuo tempo libero," disse Elsa con un sorrisetto divertito. "Dove dovremmo andare?"
 
Prima che Ivan potesse rispondere, il suo stomaco brontolò rumorosamente all’improvviso, facendo istantaneamente diventare rosso il viso del giovane. Elsa si coprì la bocca con una mano per nascondere un sorriso, mentre Olaf scoppiò a ridere senza freni.
 
"Wow, il tuo stomaco sembra un orso arrabbiato," commentò il pupazzo di neve.
 
"…g-già, chiedo scusa," sospirò l’altro, grattandosi la nuca. "Non ho ancora avuto il tempo di mangiare qualcosa oggi."
 
"Devo ammetterlo, sono piuttosto affamata anch’io," sussurrò dolcemente Elsa mentre si metteva una mano sulla pancia. "Sarebbe possibile iniziare il nostro tour con una buona colazione?"
 
"Ogni vostro desiderio è un ordine, Altezza," rispose Ivan con un sorriso. "Seguitemi. Vi mostrerò il miglior posto per mangiare in questa parte della città."
 
Detto ciò, Ivan li condusse lontano dall'ufficio dello sceriffo, passando nelle affollate strade del Distretto Est e spiegando loro tutto ciò su cui posavano gli occhi o avessero curiosità. Dopo un minuto o due di cammino, svoltato un angolo, un grande edificio apparve alla loro vista. La struttura assomigliava a due edifici collegati l'uno all'altro; una metà che sembrava essere una locanda a più piani, mentre l'altra era simile ad un ristorante lussuoso. Entrambi gli edifici erano piuttosto eleganti, con facciate dai colori vivaci e grandi finestre nello stile dell'architettura sudamericana. Difronte, sopra l’ingresso, c'era un'insegna al neon che lampeggiava, con la scritta: ‘Tiana’s Cafe
 
"Chiedo scusa, signor Strike, ma mi chiedevo se potessi rispondere ad una domanda per me," disse improvvisamente Elsa mentre attraversavano la strada. Lo sguardo della regina era concentrato su un'auto mentre la vedeva passare ad alta velocità "Cosa sono queste carrozze senza cavalli che tutti stanno cavalcando?"
 
"Si chiamano automobili,” spiegò lui mentre si avvicinavano alla porta del ristorante. "La maggior parte delle persone ne ha una, di solito. Anche se spesso vengono chiamate semplicemente macchine."
 
"E sono simili a quella che guidava la tua amica di prima?" domandò ancora Elsa.
 
"Quello è un modello ancora più piccolo di macchine chiamato go-kart," rispose il giovane. “È progettato per i bambini, ma il concetto è praticamente lo stesso."
 
Mentre stava ancora parlando, aprì la porta con un braccio e si fece da parte per permettere ad Elsa di entrare. La donna gli fece un piccolo sorriso, prima di rivolgere la sua attenzione verso l'interno del ristorante, il che la fece fermare ed emettere un sussulto di sorpresa.
 
Il ristorante davanti a lei era principalmente costituito da un'unica, grande sala da pranzo. La sala era alta circa due piani, con un balcone che correva lungo il bordo del secondo piano. Tavoli coperti da candide tovaglie bianche erano sparsi per la stanza, mentre cabine con divani in pelle marrone correvano lungo le pareti di entrambi i piani, alcuni dei quali occupati da una manciata di persone. Piccoli lampadari con lampadine elettriche pendevano da sotto i balconi, mentre il soffitto era prevalentemente di vetro, permettendo alla luce del sole di filtrare ed illuminare la stanza. Un palcoscenico occupava il muro difronte alla porta, su cui si trovavano alcuni strumenti inutilizzati.
 
"È bellissimo," sussurrò Elsa, Ivan che entrava nella stanza dietro di lei.
 
"Già, è decisamente elegante" concordò lui, annuendo mentre si guardava attorno a sua volta.
 
"Non ho mai visto un'architettura simile prima d'ora," continuò la Regina, facendo diversi passi in avanti nella stanza.
 
"Lo stile si chiama Art Dèco, se non erro," spiegò il ragazzo con una scrollata di spalle. “È nato dopo il vostro tempo, ed era piuttosto popolare fino ad un paio di decenni fa."
 
Mentre parlavano, un uomo di mezza età emerse da una porta sulla parete alla loro destra. Era alto e magro, con una carnagione pallida e capelli castani ondulati che gli ricadevano sulle spalle. Si aggiustò la divisa in bianco e nero prima di offrire al trio un luminoso sorriso mentre si avvicinava.
 
"Ah, bonjour," li salutò l'uomo, le sue parole dense di accento francese. "Gradireste unirvi a noi per colazione?"
 
" Oui, monsieur," rispose Elsa, facendo restare sorpreso Ivan mentre il Maître le sorrise compiaciuto.
 
" Parlez-vous francais, madam?" esclamò il Maître.
 
" Juste un peu," rispose lei con dolcezza.
 
"Tres bien. Allora permettetemi di dirvi che la vostra pronuncia è meravigliosa," si complimentò quello.
 
"Grazie, ho avuto un buon insegnante," spiegò Elsa, sorridendo.
 
Ivan la guardò con stupita curiosità.  “Però, sapete parlare francese?"
 
"Sono una regina, Mr. Strike," spiegò mestamente Elsa, divertita. "Saper parlare molte lingue è un grande vantaggio per gli incontri diplomatici."
 
"Oui…a differenza del giovane Ivan qui, che parla a malapena l’Anglais," aggiunse sarcasticamente il Maître, ridacchiando.
 
Ivan gli scoccò un’occhiataccia silenziosa.
 
"Scherzo, scherzo," si smentì immediatamente l’uomo, sollevando le mani in un gesto calmante mentre adocchiava nervosamente lo spadone sulla schiena del giovane. “Tuttavia, madam, non credo di aver mai avuto il piacere di conoscervi."
 
Detto questo, il Maître fece un passo indietro, prima di inchinarsi con grazia verso Elsa.
 
"Lumiere, al vostro servizio," si presentò teatralmente con voce soave.
 
"È un piacere conoscerla, Monsieur Lumiere," ricambiò Elsa, facendo un piccolo inchino col capo. "Sono la Regina Elsa di Arendelle."
 
"Il piacere è tutto mio, Vostra Maestà," esclamò Lumiere mentre si raddrizzava, "Ora, a cosa dobbiamo il piacere della vostra visita?"
 
"Mr. Strike mi ha detto che offrite la migliore colazione della zona," spiegò Elsa, lanciando un'occhiata giocosa ad Ivan. "Volevo testare quell'affermazione."
 
"Credo che avrete modo di scoprire molto presto se siamo all'altezza di un tale elogio, Vostra Maestà," sorrise Lumiere, tirando fuori tre menu prima di fermarsi e guardare Olaf con un’espressione confusa. "Mangerete anche voi, monsieur?"
 
"Oh, io non ho uno stomaco," rispose Olaf, scuotendo la testa.
 
"Lo prenderò come un no, dunque," disse quello, rimettendo a posto uno dei menu prima di riportare la sua attenzione sugli altri due. "Vi prego, seguitemi."
 
Detto ciò, Lumiere condusse il trio ad un tavolo vicino al centro della stanza. Mentre lo faceva, Ivan notò alcuni degli altri clienti che si voltavano a guardarlo, iniziando a sussurrare tra di loro qualcosa che le sue orecchie non riuscivano a sentire. Il biondo represse un sospiro. Anche senza poterli ascoltare, era certo di sapere benissimo di cosa stavano parlando.
 
Dopotutto, non si vedeva spesso un cattivo come lui in un posto simile. Men che mai in compagnia di una Regina come Elsa.
 
Raggiungendo il tavolo, Lumiere distribuì loro i menu mentre ognuno prendeva posto attorno al tavolo.
 
"Uno dei nostri camerieri arriverà presto per prendere i vostri ordini," spiegò Lumiere mentre tutti si sistemavano comodi. "Allora, bon appétit!"
 
Mentre Lumiere se ne andava, Elsa rivolse la sua attenzione al menu di fronte a lei, ma ben presto il suo sguardo fu attratto dalla stanza circostante.
 
"Non riesco ancora a realizzare questa cosa," dichiarò, distante, mentre posava il menu e si guardava attorno alla stanza con aria sognante.
 
"Quale cosa?" chiese Ivan, inarcando un sopracciglio verso di lei.
 
"Tutto," rispose la Regina, agitando una mano per indicare tutto e niente, il suo tono un misto tra l’esasperato e lo stupito. "Prendi le luci, per esempio."
 
"…le lampadine?" domandò Ivan.
 
"Sì, le lampadine," rispose Elsa, trattenendo un sospiro. "Sono... Sono magiche?"
 
"…no, è elettricità," rispose lui con una risatina divertita.
 
Elsa lo guardò con un sorriso stanco. "Lo dici come se fosse scontato, Mr. Strike, eppure non ho la più pallida idea di cosa tu voglia dire," disse, scuotendo la testa.
 
"Vi chiedo scusa," si scusò Ivan, serio. “È che non sono molto bravo a spiegare le cose. Suppongo però che sia comprensibile, dopotutto. Immagino che voi e i vostri amici avrete bisogno di un periodo di assestamento, dato che venite dal Medioevo."
 
Elsa cadde in silenzio per un momento, basita, prima di sospirare una seconda volta.
 
"E di nuovo," commentò lei, persa. "Sembra che tu mi abbia colta ancora una volta in svantaggio, Mr. Strike."
 
Quello allargò gli occhi. "Cosa intendete, Maestà?"
 
“È come se tu sapessi praticamente tutto quello che c'è da sapere su di me e sul mio tempo," spiegò Elsa, confusa. “Eppure, io non so niente su di te. Questa cosa mi fa… paura."
 
"Lo capisco," le concesse allora Ivan con un cenno del capo. "Ditemi, dunque. Cosa vorreste sapere?"
 
"E-Ecco… non voglio sembrare scortese, ma suppongo che mi piacerebbe sapere cosa... cosa sei, esattamente," dichiarò a quel punto Elsa, passando gli occhi su e giù per il corpo di Ivan. Un'azione che, stranamente, sembrò farle colorare di rosa le guance per qualche motivo. "Voglio dire, sei così giovane, eppure la tua corporatura è muscolosa e imponente come quella di un uomo adulto. E porti sempre con te quello spadone immenso… come fai a brandirlo così facilmente? Sei forse un soldato?"
 
Quella domanda lo colse un po' alla sprovvista, facendolo restare confuso per un secondo. Poi però sorrise, trattenendo una risatina. "Io… non so davvero come rispondervi," ammise Ivan con un sorriso distante. "Vedete, io sono un personaggio piuttosto… particolare. Non c'è davvero nessun altro come me. Ma se volete etichettarmi in qualche modo, immagino che il titolo di soldato vada piuttosto bene. Anche se in realtà, se dovessimo essere precisi, io sono quello che la gente definirebbe… un personaggio dei videogiochi."
 
"Che cos'è un personaggio dei videogiochi?" gli chiese Olaf, mentre Elsa lanciava al giovane uno sguardo confuso.
 
"Beh... questa è una domanda piuttosto difficile per voi, dal momento che venite da un’epoca passata e non siete ancora aggiornati su molte cose," cominciò a dire Ivan, i suoi occhi che si chiusero per un istante, facendolo tacere per qualche secondo. "In sostanza, un videogioco è un gioco interattivo in cui si controllano dei personaggi su uno schermo in movimento."
 
"Credo di aver capito," disse Elsa, annuendo, anche se era chiaro che non aveva capito completamente. "Un po' come succede in quelle scatole parlanti che ci hai mostrato venendo qui.”
 
“Esatto. Come nella televisione, ma in versione interattiva,” annuì il ragazzo.
 
“E che ruolo hai nel tuo gioco?" chiese ancora lei.
 
Ivan esitò, spostando lo sguardo verso l’esterno del ristorante. "…sono il cattivo," rispose alla fine.
 
"Cosa significa?" domandò Olaf.
 
"In un videogioco, il giocatore – la persona che controlla i movimenti del personaggio principale - utilizza il protagonista," spiegò Ivan. "Nel mio gioco, invece, io sono il cattivo. Sono una specie di boss finale, il cui compito è cercare di impedire ai giocatori di finire il gioco."
 
"Ora capisco!" esclamò improvvisamente Elsa, il suo viso che s’illuminava di realizzazione mentre parlava. "Sei un attore!"
 
Quello ammiccò. "…cosa?"
 
"Intrattieni le persone recitando una parte nel tuo videogioco," si spiegò meglio Elsa, sorridendo. "Nel tuo caso, interpreti il cattivo, come un attore durante uno spettacolo teatrale."
 
"…sì, suppongo che sia un buon modo per spiegarlo," le concesse Ivan, facendo una risatina sommessa. "Non ci avevo mai pensato prima."
 
"Quindi la tua amica, Ellie," continuò Elsa. "Viene dal tuo videogioco?"
 
"Lei è la protagonista," rispose lui, annuendo lentamente.
 
"Allora, come vi siete conosciuti?" domandò Elsa. "Sembra essere... molto speciale per te."
 
"Questa è…" iniziò a dire lui, prima di fermarsi e fare un breve respiro. “È una storia lunga."
 
"Beh, il nostro cameriere sta venendo a prendere gli ordini," sottolineò Elsa, indicando un giovane che si stava avvicinando al loro tavolo. "Ma una volta che avremo il nostro cibo, non ho niente da fare."
 
"Volete davvero saperlo, eh?" sussurrò Ivan con un sorriso divertito, sollevando un sopracciglio.
 
"Come ho già detto, Mr. Strike, sono in una posizione di svantaggio rispetto a te," replicò la Regina delle Nevi con un sorrisetto tutto suo, fissandolo con divertimento. "E intendo migliorare questa situazione."
 
"Va bene, Maestà," cedette Ivan con una scrollata di spalle. "Ma vi suggerisco di prepararvi, perché è una storia molto lunga."
 
Così, dopo aver effettuato gli ordini, Ivan iniziò a raccontare la sua storia, iniziando a narrare delle sue origini e di come aveva incontrato Ellie.
 
“Nel gioco da cui provengo, le cose non erano facili,” ammise lui, il suo sguardo puntato fuori dal ristorante. “Il mondo era disseminato da mostri e belve che infestavano tutti i paesi, e molte nazioni erano in perenne conflitto tra di loro. È in questo contesto di guerra e conflitti che io ed Ellie siamo nati. Lei era, ed è, la principessa di un grande regno chiamato Britannia, ma a causa di alcune sue…doti, diciamo… è stata sempre guardata con sospetto e sfiducia dal suo popolo. Alla fine, dopo una serie di eventi spiacevoli, il giorno del suo undicesimo compleanno, un complotto venne orchestrato da un gruppo di rivoluzionari molto in voga del suo paese, il cui unico e principale obiettivo era quello di eliminarla.”
 
Elsa ascoltò la storia con gli occhi sgranati. “Q-Questo è…terribile!” esclamò, basita. “E cosa è successo dopo?”
 
“È riuscita a scappare,” rispose semplicemente l’altro. “Tutta la storia del gioco si concentra sulle sue avventure una volta fuggita dal regno. Dopo diverse peripezie, per una lunga serie di circostanze, io e lei finimmo per incontrarci in maniera inaspettata. Inizialmente ci considerammo nemici, ma dopo diversi giorni di viaggio…finimmo per aprirci l’un l’altro. Diventammo amici, insomma. Un po' com’è successo con voi ed Anna dopo la vostra fuga da Arendelle, Maestà.”
 
“E che ne è di te?” domandò a quel punto Olaf, sollevando un braccio con trepidazione. “Quali sono le tue origini?”
 
Il giovane emise un sospiro dopo quella domanda. Sapeva di doversela aspettare. “Io… non ho un bel passato,” si limitò a spiegare loro, serio. “In sintesi, diciamo che si potrebbe dire che sono un vagabondo. Sono stato cresciuto da alcune…persone… che non erano niente di buono. Mi hanno addestrato a combattere sin da piccolo, per cui la lotta è essenzialmente tutto ciò in cui sono bravo. Dopo alcuni anni, esattamente come Ellie, anch’io riuscii a fuggire dalla mia prigione, e mi misi a viaggiare per il mondo come mercenario. Tuttavia, vedendo che la gente continuava ad avere paura di me e mi trattava sempre con disprezzo, col passare del tempo divenni sempre più pieno d’odio e risentimento nei confronti delle persone. Questo mi fece diventare cieco e sordo alla bellezza della vita, e col tempo… io divenni un cattivo.”
 
La Regina lo guardò con compassione dopo quel racconto. “…mi dispiace,” mormorò lentamente, triste. “Non immaginavo che avessi una storia così difficile alle spalle.”
 
“Non c’è niente di cui scusarsi, Maestà,” la rassicurò Ivan, tranquillo. “E poi, non è stato tutto negativo. Come vi ho detto prima, ad un certo punto le cose sono iniziate a migliorare. Da quando incontrai Ellie, per essere precisi.”
 
“Com’è stato il vostro primo incontro?” domandò Elsa.
 
Quello ridacchiò. “Non fu uno dei migliori,” ammise, grattandosi la nuca. “Inizialmente, il mio compito era quello di sbarazzarmi di lei. Sapete, essendo un mercenario e tutto… ero stato incaricato di eliminarla. Ma alla fine finii per affezionarmi a lei, e decisi di restare al suo fianco per proteggerla. Questo portò ad una lunga serie di avventure insieme che ci fecero crescere più affiatati che mai, e col tempo diventammo inseparabili. Fino a quando, ovviamente, fummo costretti a combatterci a vicenda per via dell’intervento di alcune nazioni. E quello fu l’inizio della fine.”
 
"Tu ed Ellie… avete litigato?” chiese Olaf, incerto.
 
“Io ero stato incaricato di ucciderla,” rispose seriamente Ivan, il suo sguardo distante. “Avevo fatto un giuramento di sangue. Una volta infranto, le cose iniziarono a precipitare rapidamente. Ellie voleva tornare nella Britannia per riunirsi al suo popolo, ma io ero contrario a quell’idea. Temevo che potesse essere uccisa, se lo avesse fatto. Per cui mi opposi a lei, cercando in tutti i modi di farle cambiare idea. Ma, da buon protagonista quale è, lei non volle arrendersi mai nonostante le mie parole. Dopo innumerevoli discussioni, trappole, litigi e lotte… alla fine l’unica soluzione fu combattere.”
 
Elsa lo guardò attentamente. “E poi?”
 
“Venni sconfitto,” spiegò Ivan. “O meglio… decisi di sacrificarmi per lei. Durante il nostro scontro, un nemico inaspettato decise di entrare in scena a sua volta. In un ultimo attimo di lucidità, il mio corpo si mosse da solo, frapponendosi tra Ellie e l’avversario per proteggerla. Riuscii ad abbatterlo, ma le ferite che subì furono troppo pesanti. Alla fine perii, ed Ellie rimase libera di continuare il suo viaggio verso la Britannia per tornare al suo popolo. Questa fu la conclusione della nostra avventura, in sintesi.”
 
“Wow… che storia,” esalò la donna, stupefatta. “Hai avuto un passato davvero molto difficile, Mr. Strike. Ti chiedo scusa per averti forzato a raccontarcelo.”
 
“Non vi preoccupate, non è un problema,” la rassicurò quello, scuotendo la testa con un sorriso. “E poi, non sono l’unico ad avere delle origini spiacevoli. Anche voi avete avuto diversi problemi per via del vostro potere. Ricordo che durante il vostro film ho pensato-”
 
I tre continuarono a parlare in quel modo per diverso tempo. La conversazione continuò durante tutta la colazione, e continuò anche dopo che i loro piatti vuoti furono portati via, con Elsa e Olaf che s’intromettevano occasionalmente per raccontare le loro origini. E mentre continuavano a chiaccherare del più e del meno, sia Ivan che Elsa si persero nei loro discorsi, senza notare la gente che entrava ed usciva dal ristorante o che la luce del sole che filtrava attraverso il soffitto di vetro stava cambiando angolatura con il passare del tempo. Alla fine, Ivan spiegò loro tutto quello che era successo a lui ed Ellie dopo la fine del videogioco, accennando anche agli eventi del loro film e al loro arrivo nel Magic Kingdom, assieme alle cose che avevano fatto una volta giunti lì.
 
"Quindi, Ade," commentò a quel punto Elsa. “È un tuo amico?"
 
"Amico sembra una parola decisamente forte," ribatté di rimando Ivan, sorridendo appena.
 
"Sembravate andare piuttosto d’accordo prima," gli fece notare Elsa. "E lui ha accettato di venire ad un altro dei tuoi incontri… per Cattivi Anonimi."
 
"Suppongo di sì," concedette l’altro con una scrollata di spalle.
 
"Quindi, è questo che stai facendo con il tuo tempo libero?" domandò la donna, colpita. "Cerchi di prendere questi... cattivi, e dare loro un senso di appartenenza?"
 
Ivan annuì. “Recentemente, sì,” rispose.
 
"Perché?" chiese ancora lei.
 
"Beh, perché sono come me," rispose lui con un'altra scrollata di spalle, come se fosse scontato, senza guardare la Regina mentre parlava. "Erano fondamentalmente attori in uno spettacolo teatrale, solo che non avevano alcuna voce in capitolo. E a causa di questo, sono stati guardati dall'alto in basso per tutta la loro vita. Non credo sia giusto."
 
"Questo è…"  cominciò a dire Elsa, guardando il giovane con un’espressione sorpresa. Poi però il suo sguardo si trasformò in ammirazione, inducendola a rivolgergli un sorriso dolcissimo. "È molto nobile da parte tua, Mr. Strike."
 
Ivan deglutì nervosamente. "…vi ringrazio," sussurrò, abbassando gli occhi per il complimento mentre si grattava la nuca e cercava di guardare altrove. "Ma non posso prendermi tutto il merito. L’idea originale è stata..."
 
Il giovane s’interruppe quando i suoi occhi caddero sull’orologio posto su una delle pareti, ed il suo cuore smise di battere all’improvviso non appena vide e realizzò che era ormai mezzogiorno.
 
Ivan trattenne il fiato di colpo.
 
"Santi numi, siamo qui da ore!" esclamò freneticamente, voltandosi a guardare Elsa con il volto pallido per l’orrore.
 
"Ah sì?" disse curiosamente lei, il suo tono divertito, guardandosi intorno e notando a sua volta l'ora sull’orologio. "Però, certo che il tempo vola a volte, non è vero?"
 
"M-Mi dispiace moltissimo, Maestà!" esclamò rapidamente Ivan mentre si alzava bruscamente in piedi, facendo quasi rovesciare la sedia col suo movimento brusco. "Dovevo farvi fare un giro di presentazione, e invece sono rimasto seduto qui a parlare di me per chissà quanto tempo. F-Forse se- "
 
"Mr. Strike," lo richiamò lei, interrompendolo. La Regina allungò una mano, posandola dolcemente su quella del giovane. "Va tutto bene. Ho chiesto io di ascoltare la tua storia, e devo dire che mi è piaciuta moltissimo. E poi, sono certa che da oggi dovrò stare nel Magic Kingdom per molto tempo. Avrò tantissime altre opportunità di girare per il Regno, ne sono sicura. "
 
"O-Oh… giusto," esalò Ivan all’udire ciò, imbarazzato, riprendendo lentamente il suo posto. "Chiedo scusa."
 
"Non c'è bisogno di scusarsi," rispose Elsa con una risatina. "Sai, io-"
 
Improvvisamente, Elsa si interruppe a sua volta quando notò che la sua mano era ancora appoggiata su quella di Ivan. Vedendo ciò, la donna trasalì e la ritirò indietro di scatto, come se fosse stata bruciata.
 
Lui la guardò con preoccupazione. "Altezza… c'è qualcosa che non va?" chiese, teso.
 
"Temo di dover essere io a scusarmi, adesso," rispose vergognosamente Elsa, distogliendo lo sguardo da Ivan mentre stringeva la mano in un pugno, trattenendola con l'altra. "Toccarti in questo modo… è stato scortese e inconsiderato."
 
"Inconsiderato?" ripeté lui, perplesso.
 
“È a causa dei miei poteri," spiegò tristemente Elsa, strofinandosi nervosamente le mani. "Le mie mani. Mi è stato detto che sono abbastanza... gelide al tatto."
 
"Oh," ammiccò Ivan, prima di abbassare lo sguardo sulla mano che lei gli aveva toccato. Poi però, sorridendo appena, il giovane si limitò a scrollare le spalle. "Strano. Non me n’ero accorto."
 
"Non... te n’eri accorto?" sussurrò Elsa, visibilmente sorpresa.
 
Quello scosse la testa. "No, davvero. Il mio corpo è una massa di muscoli in perenne tensione, quindi tendo sempre a scaldarmi troppo," spiegò lui con semplicità, ridacchiando. "Il freddo non mi ha mai infastidito molto."
 
Elsa guardò Ivan con gli occhi sgranati per un paio di secondi, prima che un sorriso sincero si diffondesse sul suo viso. Vedendola intenta a guardarlo in quel modo fece arrossire il viso di Ivan, spingendolo a tossire goffamente e a rialzarsi in piedi.
 
"Comunque sia, dovremmo probabilmente andarcene da qui," dichiarò a quel punto il giovane, senza guardare Elsa mentre parlava.
 
"Già… suppongo di sì," concordò lei, la sa voce contornata da una nota di delusione mentre si alzava a sua volta. "Mi farebbe bene sgranchire le gambe."
 
"Wow. Ora voglio proprio vedere come funziona un videogioco," esordì Olaf, sbucando da sotto il tavolo mentre gli altri due uscivano dal ristorante. "Ci sono per caso dei pupazzi di neve nei videogiochi?"
 
"Forse un paio, credo," rispose Ivan mentre teneva la porta aperta per Elsa e Olaf, uscendo subito dopo di loro. Mentre lo faceva, il suono di gomme che strusciavano sull’asfalto raggiunse improvvisamente le sue orecchie. Guardando nella direzione da cui proveniva il rumore, il giovane vide il familiare go-kart di Ellie che sbucava da dietro un angolo, con Anna che si aggrappava freneticamente al sedile del passeggero. Un secondo dopo, il go-kart ruggì lungo la strada, prima di fermarsi di fronte a loro con una frenata secca.
 
"Eccovi qua!" esclamò Ellie. "Dov’eravate finiti? Vi abbiamo cercato dappertutto!"
 
"Per quale motivo?" chiese Ivan, confuso. "Non avevate un incontro per principesse o qualcosa del genere?"
 
"Sì, ma è finito un'ora fa,” rispose la bambina con una nota di esasperazione. "Abbiamo saputo di quello che è successo con Pippo, e ho pensato che voi tre sareste andati in giro o roba del genere. Cosa ci fate qui?"
 
"Mr. Strike ed io stavamo parlando davanti ad un pasto," spiegò Elsa, prima che la sua espressione si riempì di preoccupazione mentre guardava sua sorella. "Anna, stai bene?"
 
"Oh sì… mi sto finalmente iniziando ad abituare a tutta questa storia delle macchine," replicò lei mentre usciva dal go-kart, barcollando e tremando mentre si reggeva a malapena in piedi. "Ho vomitato solo due volte oggi. Penso che abbiamo perso Kristoff da qualche parte."
 
"Allora, ti sei goduta la tua visita?" le chiese Elsa con un'espressione divertita.
 
"Puoi scommetterci! Questo posto è fantastico!" esclamò Anna. "E sai cosa? Le altre principesse stanno organizzando una festa per noi!"
 
"Oh, beh, allora forse dovremmo tornare al castello e rinfrescarci prima di andare," le suggerì Elsa.
 
"Perché?" chiese sua sorella, confusa. "Ho un brutto aspetto?"
 
Elsa fece una pausa, trattenendo un sospiro mentre osservava lo stato arruffato dei capelli e del vestito di Anna.
 
"Sei bellissima," le rispose. "È per me."
 
"Okay," concordò Anna. "Va bene se camminiamo?"
 
"Certo," rispose dolcemente Elsa, prima di rivolgere la sua attenzione verso Ellie. "Grazie per aver tenuto compagnia a mia sorella."
 
"N-Nessun problema," rispose lei con una risata nervosa. “È stato un piacere! Uscirei con Anna in qualsiasi momento! E, beh, certo… a-anche con voi, semmai lo desideraste."
 
"Lo terrò a mente, grazie," ridacchiò la Regina, ilare. Poi si voltò con la testa, guardando Ivan con uno sguardo riconoscente ed offrendogli un piccolo sorriso. "E grazie anche a te per avermi fatto compagnia, Mr. Strike."
 
Quello accennò un inchino cortese. "È stato un onore, Vostra Maestà," rispose a sua volta con un sorriso tutto suo.
 
Detto questo, Anna ed Elsa iniziarono a farsi strada verso casa, con la regina che faceva del suo meglio per mantenere in piedi la sorella barcollante. Olaf le seguì a ruota, agitando uno dei suoi arti verso Ivan in segno di saluto mentre andava. Il giovane lo ricambiò con una mano, rivolgendo poi la sua attenzione verso Ellie, prima che Elsa si fermasse di nuovo, guardando indietro.
 
"Mister…" cominciò a dire la donna, spingendo il giovane a guardarla mentre esitava e rifletteva sulle sue parole. "Ivan."
 
Quello s’irrigidì. "Uh… sì?" esalò, colto alla sprovvista dal cambio di tono.
 
"Elsa," disse semplicemente la donna, guardandolo con un sorriso. "Per favore, chiamami Elsa."
 
Quell'affermazione colpì Ivan completamente di sorpresa, il quale rimase in silenzio per un momento prima che il suo viso diventasse nuovamente rosso.
 
"…o-ok, certo," balbettò, offrendole a sua volta un sorriso nervoso. Il sorriso di Elsa crebbe all’udire ciò, e la Regina fece un cenno col capo, prima di girarsi e ricominciare a scendere lungo il marciapiede assieme ad Anna.
 
E quando le due donne se ne andarono, Ivan non poté fare altro che fissare Elsa finché la sua figura non scomparve dietro un angolo, l'immagine di lei che gli sorrideva ferma e immobile nella sua testa. E mentre ci pensava, Ivan si chiese cosa fosse, esattamente, questa strana sensazione che stava provando.
 
"Oh no," esalò il giovane alla fine, posandosi uno dei palmi delle mani sul viso.
 
"Che c’è?" chiese Ellie, confusa.
 
"…Elsa," rispose Ivan, emettendo un sospiro stanco. "Ho... Ho una strana sensazione riguardo a lei."
 
Ellie si fermò. "Che... tipo di sensazione?" domandò, una piccola speranza che stava sbocciando dentro al suo petto.
 
Quello esitò per diversi secondi. “Non… Non lo so,” rispose sinceramente, formando un'espressione di rassegnazione e nervosismo sul volto. "Ma qualunque cosa sia… non mi piace per niente."
 
E mentre quelle parole lasciavano la bocca di Ivan, la bambina si sentì come se un peso le fosse stato tolto dal petto. Perché, adesso che l’aveva sentito da parte sua, lei comprese subito come stavano le cose. Ellie Pendragon poteva essere piccola, poteva essere ingenua, ma non era di certo stupida. Non aveva senso tentare di nasconderlo. E anche se Ivan non se ne rendeva ancora conto, lei sapeva quello che il giovane stava iniziando a provare in quel momento.
 
Il suo migliore amico stava iniziando a sperimentare l’amore.
 
Elsa gli piaceva.
 
E così, perso nei suoi pensieri, Ivan non si accorse minimamente di quando la faccia di Ellie si contrasse in un sorriso gigantesco, assieme alle sue braccia che iniziarono ad agitarsi per l'eccitazione.
 
Il piano aveva funzionato.
 
 





 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:

 
 
Ivan Strike (????)                                                    Ellie Pendragon (????)
       
 
ELSA (Frozen)                                                          ANNA (Frozen)                                                          OLAF (Frozen)
         
 
EMMA SWAN (Once Upon a Time)

 
LUMIERE (La Bella e la Bestia)


STREGATTO (Alice nel Paese delle Meraviglie)
 
 
KRONK (La Follie dell’Imperatore)

 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CUORE DI GHIACCIO



Fratelli e Sorelle
 
Mentre calava la sera nel Magic Kingdom, Ivan si ritrovò seduto davanti al bancone del bar ‘Nice Land Apartment’, intento a guardare lo schermo di una televisione mentre trasmetteva la replica di uno show andato in onda diversi mesi prima, sorseggiando un bicchiere di birra. Il giovane sospirò, le braccia appoggiate sul bancone, con la testa bassa ed uno sguardo pensante. Era così immerso nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno della persona accanto a lui fino a quando l'uomo in questione non gli si avvicinò del tutto.
 
"Eccoti, Ivan," lo salutò Aladdin, sedendosi accanto al giovane ed appoggiandosi al bancone. “È da un bel po' che non ci si vede. Cosa ti porta qui stasera?"
 
"Oh, ehi Al," salutò Ivan, sorpreso dall'apparizione improvvisa dell'altro. "Sono venuto qui per pensare."
 
"Pensare?" ripeté quello, sorpreso. "Non voglio sembrare maleducato, amico, ma non mi sei mai sembrato un tipo da pensieri.”
 
"Sì, capisco cosa intendi," concordò l’altro con una risatina autoironica.
 
"Allora, a cosa stai pensando esattamente?" chiese Aladdin. "Se posso chiedere, ovviamente."
 
"No, non preoccuparti," rispose Ivan, scuotendo la testa. "Anzi, devo dire che capiti a fagiolo. Speravo di farti una domanda."
 
L’altro lo incoraggiò con un sorriso amichevole. "Beh, spara. Cosa vuoi sapere?"
 
Prima di parlare, Ivan si coprì la bocca con una mano per un secondo, la sua espressione contemplativa. Poi sospirò, abbassando inconsciamente le spalle.
 
"…quando hai capito che ti piaceva Jasmine?" chiese alla fine, dopo un attimo di esitazione.
 
"Quando l’ho capito?" ripeté Aladdin, ammiccando con le palpebre verso il ragazzo, sorpreso dalla domanda. "Accidenti, suppongo che sia stato non appena l'ho incontrata. Qualcuno potrebbe definirlo amore a prima vista, suppongo."
 
"E Jasmine?" premette Ivan.
 
"Oh no, non credo che le piacessi affatto quando ci siamo incontrati per la prima volta," rispose lui, ridacchiando. "Ho dovuto farla aprire un po' prima."
 
Ivan rimase in silenzio, ma un piccolo sorriso gli incurvò le labbra dopo quelle parole. Vedendolo sorridere in quel modo, Aladdin gli lanciò uno sguardo interrogativo.
 
"Perché mi stai chiedendo questo, Ivan?" chiese allora, perplesso.
 
Quello guardò in avanti, i suoi occhi che fissavano qualcosa di indistinto. "...sono abbastanza sicuro che mi piaccia una persona," ammise alla fine con un lungo sospiro.
 
"Davvero?!" esclamò Aladdin, sorpreso, guardando Ivan con gli occhi spalancati. Poi, un gigantesco sorriso dentato gli spuntò in faccia. "Oh, Ivan, è meraviglioso! E lei? Anche lei prova la stessa cosa per te?"
 
"No," rispose immediatamente l’altro. Sospirò, scuotendo la testa. Poi si portò una mano sulla faccia. "…forse. Credo di no. Non ne ho idea."
 
"Sembra che tu non le abbia ancora parlato di questa cosa," osservò quello con una risatina, deducendo come stavano le cose. "Allora dimmi, chi è la fortunata?"
 
Ivan rimase in silenzio per un momento, il suo sguardo concentrato sullo schermo della televisione mentre si copriva di nuovo la bocca con la mano.
 
"Ivan?" fece Aladdin, il suo viso preoccupato. "Guarda, amico, se non vuoi dirmelo va bene lo stesso. Non volevo-"
 
"Elsa," sbottò improvvisamente il giovane, interrompendolo.
 
"Elsa?" ripeté Aladdin, sorpreso. "La regina Elsa? Quella appena arrivata? Quella Elsa?"
 
"Sì," ammise Ivan, le sue guance che diventavano sempre più rosse.
 
"…beh," iniziò a dire l’altro, un sorrisetto divertito che riprese a formarsi sui suoi lineamenti. "Avevo sentito dire che l'avevi accompagnata a fare un giro l’altro giorno. Ma ho sentito altre cose che, beh… credevo che fossero solo voci."
 
Il giovane trasalì. "Aspetta, cosa? Che cosa hai sentito?" domandò.
 
"Oh, i soliti pettegolezzi che le persone tendono a fare quando vedono due persone passare del tempo insieme," rispose Aladdin, prima di lanciare al ragazzo un'occhiata consapevole. Ghignando, gli diede scherzosamente una gomitata sul fianco. "Soprattutto se una di queste persone è una donna carina ed attraente."
 
Quello ammiccò all’udire quelle parole. Poi impallidì visibilmente non appena ne realizzò le conseguenze. "Oh cavolo, questa è l'ultima cosa di cui avevo bisogno," borbottò, passandosi una mano tra i capelli.
 
"Io non me ne preoccuperei troppo," lo rassicurò Aladdin con un cenno sprezzante della mano. "La gente è sempre pronta a spettegolare su questo genere di cose. Non serve farci caso."
 
"…immagino di no," replicò quello con una scrollata di spalle. "Ma mi dispiacerebbe se queste voci potessero divenire un problema per Elsa."
 
"Sono certo che non succederà," insistette l’altro, avvicinandosi al giovane con la testa. "Dimmi, piuttosto, che cosa ti piace di lei?"
 
Ivan esitò, incerto su come rispondere. "Non lo so, davvero," ammise alla fine con uno sguardo perplesso. Tuttavia, Aladdin notò che un piccolo sorriso si stava formando sul suo viso. "Voglio dire, certo, è una bella donna, questo è ovvio. Ma è anche carina, gentile, e molto intelligente. Parlando con lei mi sono… divertito. Inoltre, non posso fare a meno di sentire che lei e io siamo simili in molti modi. "
 
"Questo è comprensibile," concordò Aladdin con un cenno del capo. "Però ieri sera, durante la sua festa di benvenuto, non ti ho visto assieme a lei. Non sei andato a parlarle?"
 
Lui scosse la testa. "Non volevo essere invadente. Tutti la stavano accerchiando per presentarsi, ed era sempre al centro dell'attenzione," spiegò semplicemente. "Non volevo interrompere le sue conversazioni, specialmente dopo averla inconsciamente forzata a restare con me un’intera mattina.”
 
"Lo fai sembrare come se lei non avesse voluto restare con te," osservò Aladdin.
 
"E perché avrebbe dovuto volerlo?" chiese di rimando l’altro. "Quel giorno le ho praticamente occupato un’intera mattinata."
 
"E sei proprio sicuro che lei non abbia gradito restare con te per tutto quel tempo?" lo incalzò quello. "Forse, se lo ha fatto, è perché ha apprezzato anche lei la tua compagnia. Sei sicuro che non volesse parlare con te ieri sera?"
 
Quello abbassò lo sguardo. "Beh…, l'ho vista guardarmi di soppiatto un paio di volte," replicò confusamente, cercando di ignorare lo strano calore che gli stava risalendo per le guance. "Ma questo non significa niente."
 
Aladdin sospirò. "Penso di iniziare a capire qual è il tuo vero problema, Ivan," affermò a quel punto mentre si accarezzava il mento. "Sei spaventato. Hai paura che lei non provi per te quello che tu provi per lei."
 
"Per gli dei, Al, cerca di compatirmi! Riesco a malapena a capire quello che sto provando in questo momento. Non avevo mai provato queste sensazioni per nessuno, prima d'ora," replicò lui con tono irritato, prima di emettere un sospiro sconfitto. “…però sì, credo di avere paura anche di questo."
 
"Beh, c'è solo un modo per aggirare il problema," insistette l’altro. "Devi dirle quello che provi."
 
"Oh sì, sono certo che andrà benissimo," ribadì Ivan, la sua voce grondante di sarcasmo. "Vado da lei e le dico: ‘Ehi Elsa, so che mi conosci solo da due giorni, ma penso che tu mi piaccia! Vuoi essere la mia ragazza?' Amico, penso che preferirei strisciare nel fango piuttosto che fare una cosa del genere."
 
Aladdin lo guardò di sbieco. "Sembri terribilmente sicuro che le cose non andranno bene," osservò semplicemente.
 
"E perché dovrebbero?" lo derise Ivan. "Voglio dire, non so se te ne sei accorto, Aladdin, ma io non sono esattamente un Principe Azzurro."
 
"No, sei decisamente più alto e muscoloso del marito di Cenerentola," scherzò l’altro con un sorrisetto.
 
"Dico sul serio," continuò Ivan, atono. "Cosa vorrebbe a che fare Elsa con un mercenario come me quando potrebbe avere qualsiasi altro ragazzo?"
 
"E cosa c’ha visto Jasmine in uno straccione come me, allora?" lo incalzò prontamente Aladdin a quel punto, sghignazzando. "L’aspetto di una persona non è tutto, Ivan."
 
"Non è neanche qualcosa di trascurabile," replicò il giovane con aria cupa. “E poi, tu eri un protagonista, e avevi quel Genio strambo dalla tua parte. Io, invece, sono un Cattivo.”
 
"È vero, ma allo stesso tempo sei anche un Buono," affermò di rimando l’altro, guardandolo con un sorriso. "Ti stai sottovalutando troppo, Ivan. A mio parere, il tuo aspetto non è per niente male. Cavolo, diciamocela tutta, anche tu sei piuttosto attraente, con tutti quei muscoli e la tua aria perennemente seria. Le ragazze ti guardano in continuazione!"
 
Ivan sbruffò sarcasticamente. "Mi guardano perché le metto in soggezione, Aladdin," disse esasperatamente, alzando gli occhi al cielo.
 
"Sono serio, Ivan, ma se non vuoi credermi non posso forzarti," ribatté quello con un sospiro. "Ma sai che c'è solo un modo per superare questa situazione, vero? Devi dirglielo."
 
"No, ce ne sono due di modi," ribatté invece il giovane, serio.
 
"Ah sì?" esclamò l’altro, dubbioso. "E quale sarebbe il secondo?"
 
"Seppellisco i miei sentimenti per Elsa e non ci ripenso mai più," spiegò semplicemente Ivan.
 
Aladdin ammiccò. "Amico, mi sembra estremamente malsano," gli fece notare, la sua espressione nervosa.
 
“…è vero," concordò sommessamente lui con un sospiro, mentre si passava di nuovo una mano tra i capelli disordinati. “È solo che... non sono mai stato in questa situazione prima d’ora, ed è un po’... come dire...".
 
"Snervante?" suggerì l’altro.
 
"Sì," annuì Ivan con un piccolo sorriso. "Terrificante, in realtà."
 
"Tutti si sentono così in queste situazioni," lo rassicurò l’ex ladro. "Almeno, per me lo è stato. È perché non possiamo sapere cosa accadrà dopo."
 
"Quindi è come pensavo," sospirò Ivan, la sua voce contornata da una nota di rassegnazione. "Non c'è modo di uscirne illeso."
 
"Questo, però, presupponendo che lei non si senta allo stesso modo," si affrettò a sottolineare Aladdin.
 
Ivan sembrò rifletterci su per diversi secondi. "Okay, ascoltami, che mi dici di questo?" iniziò allora a dire, ignorando il commento precedente. "E se ignorassi i miei sentimenti?"
 
"Ignorare i tuoi sentimenti?" ripeté quello con espressione dubbiosa. "Non abbiamo appena detto di come sia una cattiva idea?"
 
"No, non intendo seppellirli," spiegò Ivan. "Intendo dire che non agirò su di loro. Non dirò ad Elsa come mi sento, e non darò voce a queste sensazioni. Alla fine, se non faccio niente per incrementarle, queste sensazioni dovranno svanire prima o poi, giusto? "
 
Quello lo guardò per diversi secondi, la sua espressione incerta. "Suppongo di sì," ammise, esitante. "Ma ciò potrebbe portare ad altri problemi."
 
"Cosa vuoi dire?" chiese il giovane.
 
"Se non darai mai voce ai tuoi sentimenti per Elsa, essi potrebbero svanire come hai detto," spiegò Aladdin. "Ma potrebbero anche trasformarsi in qualcos'altro. In un altro tipo di sentimento."
 
"Quale?" premette lui, aggrottando le sopracciglia.
 
"Rimorso," rispose seriamente Aladdin, guardandolo negli occhi. "Ammettiamo che tu decida di ignorare questa attrazione per Elsa fino a quando i tuoi sentimenti non svaniscono. Ma se, un giorno, ti rendessi conto che avresti dovuto dirle come ti senti, e poi finisci per pentirtene per il resto della tua vita? "
 
Un'espressione pensierosa si diffuse sul viso di Ivan dopo quelle parole, ma il giovane rimase in silenzio.
 
"Se lei dovesse rifiutarti, certo, farà male," continuò l’ex ladro con una scrollata di spalle. "Ma un dolore del genere guarisce col tempo. Il rimorso, invece? Beh, quello dura​​ per sempre, amico."
 
Ivan continuò a tacere, massaggiandosi la fronte, il suo sguardo puntato a guardare lo schermo della televisione del bar.
 
"Alla fine, la scelta è tua, Ivan," concluse Aladdin con un sospiro, alzandosi e dando una pacca sulla spalla all’altro prima di andarsene. "Cerca di prendere la decisione giusta. Buonanotte."
 
"…notte," sussurrò lui di rimando, distratto, senza nemmeno guardarlo mentre se ne andava. Aladdin lanciò un ultimo sguardo comprensivo al suo amico, prima di sorridere e riprendere la sua marcia verso l’uscita.
 
Il silenzio calò attorno ad Ivan non appena rimase da solo. Il giovane non si mosse, non agì, restando sempre immobile come prima mentre fissava lo schermo della televisione.
 
"Cerca di prendere la decisione giusta," ripeté, trattenendo uno sbuffo di disprezzo. "Adesso non ci dormirò la notte, sicuro."
 
Bevendo l’ultimo sorso di birra tutto d’un fiato, Ivan voltò lo sguardo verso destra, osservando il cielo notturno dalla finestra del locale, prima di emettere un lungo sospiro.
 
"E sai qual è la cosa peggiore?" sussurrò, a sé stesso e a nessuno. "Scommetto che tu non le sei nemmeno passato per la testa."
 

 
Nel frattempo, nella sua stanza tappezzata di viola e bianco, in uno dei piani superiori del castello reale di Arendelle, Elsa sedeva difronte allo specchio della sua camera da letto, vestita con un semplice abito da notte bianco, i suoi capelli biondo platino sciolti e una spazzola per capelli stretta in mano. Rimase in silenzio mentre fissava il suo riflesso, uno sguardo pensieroso nei suoi occhi blu. All'improvviso, un bussare alla porta la colse sorpresa, facendola voltare col capo.
 
"Elsa?" fece la voce ovattata di Anna dall'altra parte della porta. "Posso entrare?"
 
"Sì, Anna," rispose lei, sorridendo mentre iniziava a pettinarsi i capelli.
 
Sorridendo a sua volta, Anna aprì la porta ed entrò nella stanza. Avvicinandosi al letto di Elsa, sua sorella fece una piroetta con grazia prima di cadere sul cuscino.
 
"Allora," disse la rossa, mentre Elsa continuava a sistemarsi i capelli. "Sono successe molte cose in questi giorni, eh?"
 
Quella sorrise. "Non posso che essere d’accordo,” ridacchiò.
 
"Okay, ti dispiace se ripeto ad alta voce?" chiese improvvisamente Anna, mettendosi a sedere sul letto. "Penso che sia un buon modo per aiutarmi a digerire tutto quello che ho visto."
 
"Fai pure," la esortò Elsa.
 
"Quindi, l'ultima cosa che ricordo prima di essermi svegliata qui è stato il pattinaggio sul ghiaccio con te," dichiarò la sorella minore mentre guardava la bionda. "Tu sei d’accordo?"
 
"Sì," confermò Elsa, annuendo, guardando il riflesso di Anna mentre continuava a spazzolarsi i capelli.
 
"Poi, all'improvviso, ci svegliamo tutti quanti nei nostri letti, solo per scoprire che qualcuno è arrivato e ha spostato l’intero regno di Arendelle da un’altra parte," continuò Anna, un'espressione confusa sul suo viso. "E come se non bastasse, siamo nel futuro?"
 
"Credo di aver sentito dire che l'anno corrente è il 2013," dichiarò Elsa con disinvoltura.
 
"2013!?" ripeté Anna, sconvolta. "È pazzesco!"
 
"Penso che quel termine descriva molte delle cose che abbiamo visto in questi ultimi due giorni," osservò l’altra, trattenendo una risatina mentre posava la spazzola per capelli e si girava verso sua sorella. "Davvero, non riesco ancora a digerire il fatto che le carrozze siano state sostituite da...da quelle strane macchine. Le… Le automobili," esalò, cercando di ricordare.
 
"Credimi, in qualità di persona che ne ha cavalcata una, non sono poi così grandiose," affermò immediatamente Anna, la sua faccia che diventava sempre più verde a quel ricordo.
 
"Sono sicura che non è stato poi così male," ribatté Elsa, ridacchiando. "O, almeno, sono sicura che non tutti guidano veloce come Ellie."
 
"Spero proprio di no," annuì Anna, mentre un'espressione pensierosa le attraversava il viso. "Anche se sembrava agitata dopo l'incontro con le principesse. Era preoccupata, quasi. Voleva trovare a tutti i costi quel tipo... ehm ... come si chiama... "
 
"Ivan," rispose immediatamente Elsa. "Ivan Strike."
 
Quella ammiccò, sorpresa dall'improvvisa risposta di sua sorella, guardandola con un’espressione confusa e stupita.
 
"…già," disse, rimuginando qualcosa nella testa. “È vero."
 
"Che cosa?" chiese l’altra, confusa dallo sguardo che Anna le stava lanciando.
 
Quella assottigliò gli occhi. "Dimmi un po’, hai trascorso molto tempo con questo Ivan l’altro ieri, giusto?" domandò ancora Anna, la sua espressione sempre più sospettosa.
 
"Sì, abbiamo trascorso la maggior parte della mattinata insieme," rispose Elsa, corrugando le sopracciglia. "Perché me lo chiedi?"
 
"Parlami di lui," insistette sua sorella.
 
La Regina sembrò agitarsi dopo quella richiesta. "È... È un bel tipo," rispose semplicemente, distogliendo lo sguardo. "P-Pensavo che volessi parlare di tutto quello che è successo oggi?"
 
"Ho cambiato idea," ribatté Anna con una scrollata di spalle indifferente. "Davvero? È un bel tipo? Questo è tutto quello che puoi dirmi?"
 
"Potrei dirti di più se sapessi cosa stai chiedendo, Anna," enunciò Elsa, la sua voce irritata. "Sembri terribilmente interessata ad Ivan, mentre fino ad un minuto fa non riuscivi nemmeno a ricordare il suo nome."
 
"Ma tu lo ricordavi," replicò quella, indicando sua sorella mentre un sorrisetto le incurvava i bordi delle labbra.
 
"E allora?" fece Elsa, confusa.
 
" E allora io ero lì, Elsa," continuò Anna subito dopo, il suo sorriso che sbocciava in un ghigno dentato. "E mi sono appena ricordata una cosa sul modo in cui ti sei comportata quando eri intorno a lui."
 
"Cosa c'era di sbagliato nel modo in cui mi sono comportata?" chiese Elsa, chiaramente sconcertata dalla svolta che stava prendendo quella conversazione.
 
Anna sollevò il naso. "Niente," rispose, roteando gli occhi. "Sto solo dicendo che lo stavi trattando in modo diverso. Io ti conosco, Elsa, e posso dirlo. Il modo in cui lo guardavi, il modo in cui parlavi con lui… e persino il modo in cui gli hai detto di chiamarti per nome."
 
"Ho detto anche a Kristoff di chiamarmi per nome," sostenne la regina, sulla difensiva.
 
"Sì, ma Kristoff ci ha aiutate in passato e ha indirettamente salvato le nostre vite, quindi credo che se lo sia meritato," ribatté Anna. Poi allargò il ghigno, inclinandosi verso la sorella maggiore. "Ma questo tipo, Ivan… hai solamente parlato con lui per un paio d'ore."
 
"Okay, e allora?" chiese Elsa, distogliendo gli occhi dallo sguardo di sua sorella.
 
"Il punto è… anche se non siamo state esattamente vicine per, tipo, un decennio e mezzo, io ti conosco ancora abbastanza bene da sapere che sei sempre stata un po' pignola quando si trattava di decoro, Elsa…” spiegò saccentemente Anna.
 
"Beh, certo che lo ero," ribatté lei con un sospiro. "Ero-"
 
"L'erede al trono, lo so. E ora sei la Regina," finì Anna per lei, divertita. "Senti, lo capisco, non sto dicendo che è un problema."
 
"Allora cosa stai dicendo?" domandò Elsa, incrociando le braccia.
 
Quella esitò. "Sto solo sottolineando il fatto che hai detto ad Ivan di chiamarti per nome," spiegò, mentre si alzava dal letto. "Sei stata tu ad infrangere l’etichetta del decoro, e... beh, questo non è da te."
 
L’altra la guardò sospettosamente. "Stai cercando di insinuare qualcosa qui, Anna," ribatté, assottigliando gli occhi verso sua sorella. "Preferirei che me lo dicessi e basta."
 
"… va bene," le concesse lei con un sospiro, avvicinandosi ad Elsa e sporgendosi verso di lei mentre quella se ne restava seduta, con le mani appoggiate sulle ginocchia. "Ivan ti piace."
 
"Certo che Ivan mi piace," replicò Elsa, la sua espressione confusa. "Sembrava una persona per bene, e non avrei problemi a considerarlo un amico."
 
"No, no, no," la incalzò Anna con un cenno sprezzante della mano, fissandola dritta negli occhi. "Non è quello che intendevo. Voglio dire che lui ti piace..."
 
Quell'accusa inerente all'enfasi posta sull’ultima parola sembrò cogliere Elsa completamente alla sprovvista. La donna trattenne con forza il fiato, tremolando visibilmente sotto allo sguardo inquisitore di sua sorella.
 
"N-Non ho idea di cosa tu stia parlando," replicò rapidamente lei, cercando di apparire seria e composta anche mentre sentiva il suo viso diventare stranamente caldo.
 
"AH! Sei davvero pessima a mentire!" esclamò Anna, ridendo apertamente mentre indicava la faccia di sua sorella. "La tua faccia è diventata completamente rossa!"
 
"È rossa perché mi sei troppo vicina!" sibilò con irritazione l’altra, allontanando la mano di Anna con la sua e cercando di non guardare la sorella minore mentre continuava ad arrossire. Quell'azione sembrò far uscire Anna dalle sue risate, e la rossa emise un sospiro prima di raddrizzarsi.
 
"Come vuoi, Elsa," esalò Anna con tono deluso, iniziando a dirigersi verso la porta della camera da letto. "Fai a modo tuo. Pensavo solo che potesse essere qualcosa di cui potevi parlare con tua sorella."
 
Elsa la guardò allontanarsi finché non fu all'incirca a metà strada dalla porta. A quel punto, però, le spalle della bionda si piegarono verso il basso.
 
"Anna, aspetta," la richiamò timidamente, facendo sorridere sua sorella prima di voltarsi verso di lei. "N-Non è che non voglio parlarti di questa cosa. È… che non so proprio come parlarne."
 
"Che vuoi dire?" domandò quella, perplessa, mentre il suo sorriso svaniva.
 
"Voglio dire che… fino a questo momento, prima che tu mi dicessi queste cose, non avevo idea di quello che stavo provando," spiegò Elsa, un'espressione preoccupata sul suo viso. "Da quando ho incontrato Ivan ed Ellie, ho avuto questi strani sentimenti che mi pulsavano nel petto. Sentimenti che non ho mai provato prima. Da allora mi sono sentita strana, in un perenne stato di confusione, e non riesco ancora a capire di cosa si tratta."
 
"Beh… mi sembravi tranquilla alla festa di ieri sera," le fece notare Anna mentre si avvicinava a lei, appoggiandosi alla parete. Poi però, un sorriso saccente si formò di nuovo sulle sue labbra. "Anche se, ora che ci penso, sono abbastanza sicura di averti vista guardare Ivan di nascosto un paio di volte. "
 
"…sì, suppongo di averlo fatto," ammise timidamente Elsa, distogliendo lo sguardo da Anna e arrossendo. Un piccolo sorriso si stava formando a sua volta sul suo volto.
 
"Senti, lo capisco," disse a quel punto Anna, sorridendole calorosamente. "Crescere isolata in un castello non è il modo migliore per imparare ad interagire con le persone. Anche io ho fatto difficoltà ad interagire con Hans e Kristoff le prime volte. Anche se nel primo caso è stato decisamente stupido da parte mia."
 
"Ah sì? A me non sembra che tu abbia mai avuto problemi a mostrare le tue emozioni," osservò Elsa, dubbiosa.
 
"No, ma guarda a quello che è successo. Il primo ragazzo che mi è piaciuto ha cercato di ucciderci e di conquistare il regno," ribatté Anna.
 
"Giusto," ammise l’altra.
 
"Ma a parte questo, torniamo alla questione principale," ribadì Anna con un cenno della mano. "Parlami di lui. Cosa ti piace di questo Ivan Strike?"
 
Elsa arrossì visibilmente alla domanda. "B-Beh, lui è… bello," rispose, cercando di ignorare lo sguardo divertito e saccente sul volto di sua sorella che la invitava silenziosamente a continuare. "Voglio dire... è anche gentile, cordiale e amichevole. Nonostante il suo passato difficile, quando era con me ha cercato sempre di mettermi a mio agio… E anche se non siamo stati assieme per tanto tempo, ha fatto di tutto per farmi sentire bene… e questo nonostante il fatto che è venuto ad accoglierci solo per aiutare Ellie."
 
"Già… quei due sembrano molto vicini," osservò Anna, riflettendo.
 
"Lo sono," confermò Elsa con un cenno del capo. "Ivan mi ha raccontato a grandi linee la loro storia. Lui la considera la sua migliore amica, ma se devo essere sincera, direi che loro due sono più simili a... a…"
 
"Un padre e una figlia?" le suggerì Anna.
 
"Esatto," confermò Elsa, annuendo. "Il modo in cui parlava di lei, mi ha ricordato il modo in cui nostro padre parlava di noi, a volte."
 
Le sorelle rimasero in silenzio per un momento, prima che Anna allungasse una mano e la posasse sulla spalla di Elsa. La bionda ricambiò il gesto, mettendo a sua volta una mano su quella della sorella.
 
"Allora, cos'altro ti piace di lui?" chiese di nuovo Anna a quel punto.
 
La regina esitò. "Sento che è in grado di comprendermi in maniera diversa rispetto alla maggior parte delle persone," rispose.
 
"Perché?" premette la rossa, la fronte corrugata.
 
Elsa fece un respiro profondo prima di parlare. "Quando ero piccola, non avevo solo paura di ferire qualcuno con i miei poteri, ma ero terrorizzata anche dal pensiero di poter essere scoperta," spiegò. "Sapevo che alcune persone mi avrebbero vista come un mostro per quello che potevo fare. E Ivan… lui ha affrontato esattamente questo. La gente lo guardava e supponeva che fosse una specie di bruto, un mostro, un ‘Cattivo’, come dice lui. E ancora oggi alcuni lo vedono così, a quanto ho sentito. Per cui… non ne sono sicura, ma credo che si sia sentito esattamente come mi sono sentita io durante tutti quegli anni rinchiusa in questa stanza."
 
Anna ammiccò dopo quelle parole, esalando un respiro che non si era resa conto di aver trattenuto fino a quel momento. "Caspita," esalò, allibita. "Questo è... wow."
 
“È solo una mia sensazione, però," riprese a dire Elsa, scrollando le spalle e distogliendo lo sguardo dalla rossa.
 
"Quindi, in sostanza: voi due andate d'accordo e condividete questo legame inespresso," elencò Anna, un sorriso malizioso che si stava diffondendo sul suo viso. "E poi, tu pensi che sia bello."
 
"Anna!" esclamò sua sorella, girando di scatto la testa e lanciandole un'occhiataccia. Tuttavia non poté fare niente per impedire che le sue guance diventassero di un rosso brillante.
 
"Che c’è?" rise la rossa, incurante. "Fa comunque parte dell'intero affare. Quindi dai, ammettilo. Pensi che sia bello?"
 
"N-Non nel senso classico, suppongo," borbottò Elsa, il suo viso che diventava sempre più rosso mentre pensava ad Ivan. "Ma c’è una specie di... aura attorno a lui che si potrebbe definire... attraente."
 
"Sono i muscoli, non è vero?" ridacchiò Anna, chinandosi in modo da poter piantare i gomiti su un comodino e sollevare il mento con i palmi delle mani. "Ti capisco. Anche Kristoff è un ragazzo muscoloso. Certo, non quanto Ivan, ma a ciascuno il proprio."
 
"Non ho intenzione di parlare dei suoi muscoli con te," disse Elsa con fermezza, il suo viso ormai rosso come un peperone.
 
"Oh, allora li hai notati?" dedusse Anna, le sue guance che diventavano rosa mentre sorrideva. "Scommetto che Ivan ha quei muscoli tozzi e sodi che hanno le statue e i ragazzi nei quadri. O forse quel tipo di muscoli spessi ma sottili… anche Kristoff ha muscoli del genere, sai."
 
Seguì un lungo momento di silenzio in cui entrambe le sorelle rifletterono inconsciamente su ciò che Anna aveva appena detto, le loro guance rosse mentre un sorriso sognante si diffondeva sul viso della sorella più giovane. A quel punto, però, Elsa ammiccò con le palpebre e scosse la testa prima di fissare Anna.
 
"Okay, no, basta così,” disse con fermezza. "Se vuoi... fantasticare sui muscoli di Kristoff, puoi andare a farlo nella tua stanza."
 
"Va bene, va bene," rispose Anna, ridacchiando mentre si metteva di nuovo dritta. "Probabilmente dovrei comunque andare a letto. È stata una lunga giornata."
 
"Già," concordò Elsa mentre si calmava, raccogliendo di nuovo la sua spazzola per capelli nel frattempo che Anna iniziava ad allontanarsi.
 
"Un'ultima domanda, però," disse di nuovo lei mentre si fermava vicino alla porta. "Quand’è che glielo dirai?"
 
Elsa ammiccò. "Dire cosa? E a chi?" chiese, guardando Anna con un’espressione confusa.
 
"Quando dirai ad Ivan che sei attratta da lui?" elaborò Anna con una rotazione degli occhi.
 
"Oh cielo, non lo farò mai," rispose Elsa, chiaramente allibita dalla domanda.
 
"Che cosa!?" esclamò Anna, precipitandosi di nuovo al fianco della sorella. "Che vuol dire che non glielo dirai mai!?" urlò.
 
Quella abbassò lo sguardo. "Sarebbe inutile," rispose, con una sorprendente quantità di sicurezza nella sua voce, tornando a pettinarsi i capelli. "Tutto ciò che otterrei sarebbe farmi del male senza motivo."
 
"Come puoi saperlo?" la incalzò Anna, allibita.
 
Elsa le scoccò un’occhiata. "Per quale ragione Ivan dovrebbe interessarsi a me?" chiese di rimando.
 
"Non saprei… forse perché potresti piacergli?" ribatté la rossa, la sua espressione sempre più sconcertata mano a mano che passavano i secondi. "Hai appena parlato di questo legame unico che condividete! E poi, cavolo, tu sei carina. Nessun uomo sano di mente resterebbe indifferente davanti a te."
 
"Non sono carina," ribatté Elsa, il suo sguardo concentrato sul suo riflesso.
 
"Stai scherzando?" esclamò Anna, incredula, guardandosi attorno come se si aspettasse che qualcuno le venisse a rivelare che era tutto uno scherzo. Sospirando, si chinò accanto ad Elsa e guardò il suo riflesso nello specchio. "Questo specchio non funziona? Perché sei stupenda."
 
"Anna," sospirò Elsa, fermandosi per dare alla sorella uno sguardo esasperato.
 
"Sono seria," argomentò lei, sembrando un po’ imbarazzata. "Cavolo, sono sempre stata un po' gelosa di te, ad essere sincera. Hai un aspetto mozzafiato!"
 
"Indipendentemente da ciò, il mio aspetto non è il problema," riprese a dire Elsa. "Ivan abita qui da oltre un anno, per non parlare poi della vita che ha vissuto prima di arrivare nel Magic Kingdom. Con ogni probabilità, sarà già impegnato in una relazione con qualcuno."
 
"Te l'ha detto lui?" domandò saccentemente Anna, inarcando un sopracciglio su sua sorella.
 
"Beh no…" esitò Elsa, facendo una pausa.
 
"Perché io non l'ho visto con nessuna ‘compagna’ alla festa," osservò Anna, seria. "Solo i suoi amici. O, almeno, quelli che presumo siano suoi amici."
 
"Niente di tutto ciò ha importanza, Anna," dichiarò Elsa, la frustrazione evidente nella sua voce.
 
"Perché no?" premette ancora lei.
 
"Perché... Perché io sono una regina, e Ivan..." cominciò a dire la bionda, lottando visibilmente per esprimere i suoi pensieri in parole. "Ivan... beh, non è ovviamente... E il decoro-"
 
"Oh, adesso ti importa del decoro?" ribatté Anna, guardandola torva.
 
"Anna, sono la regina..." insistette Elsa, stringendo la presa sulla spazzola.
 
"Oh, piantala!" sputò sarcasticamente sua sorella, furiosa, incrociando le braccia e scuotendo la testa. "Non posso credere che adesso vuoi servirti della scusa del ​​decoro per cercare di isolarti come una volta."
 
Elsa trasalì. "Anna,” la ammonì subito, la sua voce bassa.
 
"Credevo che dopo tutto quello che abbiamo passato avessi chiuso con quella questione di volerti isolare dal mondo," continuò lei, imperterrita, la sua espressione sempre più triste.
 
"Anna, adesso basta!" scattò Elsa ad alta voce, le sue parole accompagnate da una forte ‘CRACK’ che colse di sorpresa entrambe le sorelle.
 
Ammiccando le palpebre per la sorpresa, Elsa abbassò lo sguardo sulla sua spazzola per capelli, ora completamente congelata, con la testa che si staccava dal manico. Lentamente, lo sguardo di sorpresa di Elsa si trasformò in uno pieno d’orrore, gettando rapidamente i resti congelati della sua spazzola sul comodino e stringendosi le mani al petto.
 
"I-Io…mi dispiace," mormorò la donna, stringendosi timidamente le mani. "Non volevo... Non ero ... Mi dispiace..."
 
"No, no, no, no," esclamò rapidamente Anna, scattando in avanti per stringere l’altra donna in un abbraccio, un'espressione preoccupata sul suo viso. “È colpa mia. Non avrei dovuto dire quelle cose. Avrei dovuto sapere che sei ancora sensibile. "
 
Una volta interrotto l’abbraccio, Anna appoggiò le mani sulle spalle di Elsa mentre la guardava negli occhi.
 
"Senti, mi dispiace di averti innervosita," si scusò mentre Elsa guardava in basso, serrando le mani. "Avrei dovuto sapere che ti senti in ​​conflitto per via di quello che provi."
 
"Perché t’interessa così tanto?" chiese la sorella maggiore, alzando lo sguardo per guardare la rossa.
 
"Perché sei mia sorella, e voglio che tu sia felice," rispose l’altra con un sorriso. "E sento che non sarai mai felice se ti rinchiuderai qui dentro come in passato. Non eri felice quando lo facevi fisicamente, e dubito che lo sarai se lo farai emotivamente."
 
Elsa guardò Anna per un lungo momento di silenzio prima di sospirare.
 
"Io... apprezzo la tua preoccupazione, Anna," dichiarò, abbozzando un sorriso a sua sorella. "Anch’io voglio essere felice."
 
Quella sorrise, incerta. “Allora… perché non provi a pensare di parlarne con Ivan?" suggerì timidamente, esitante.
 
Elsa guardò Anna con un'espressione afflitta per alcuni istanti, i suoi occhi che brillavano di emozioni indistinte e confuse. Poi, rilassandosi, la donna emise un lungo sospiro.
 
"Ci penserò..." promise alla fine.
 
"Ok," esalò Anna, annuendo, togliendo le mani dalle spalle di Elsa e soffocando uno sbadiglio. "Per oggi posso accontentarmi di questo."
 
"Bene," sorrise Elsa con un cenno del capo. "Perché penso che sia il momento per entrambe di andare a letto. È stata una giornata pesante."
 
"Concordo," ammise Anna, mentre si dirigeva verso la porta della camera da letto. "Sicuramente uno dei giorni più folli della mia vita. E ne abbiamo viste di cose, io e te."
 
"Lo so," ridacchiò Elsa, accompagnando la sorella verso la porta. "E pensare che la maggior parte di questi ultimi eventi sono successi a causa di un colpo di fortuna."
 
"Uh? Che vuoi dire?" chiese Anna, posando la mano sulla maniglia della porta.
 
"Beh, come ho detto prima," spiegò Elsa. "Ivan non avrebbe dovuto essere lì. Era venuto solo perché Ellie gliel’aveva chiesto. Se non l’avesse fatto, io e lui potremmo benissimo non esserci mai incontrati."
 
"…è vero," realizzò Anna, aggrottando di colpo le sopracciglia. "Ehi, pensi-"
 
“Credo che sia abbastanza per stanotte, Anna," la interruppe l’altra, spingendola delicatamente verso la porta.
 
"Giusto, giusto, scusa," sospirò la rossa mentre apriva la porta ed usciva dalla camera da letto. "Buonanotte, Elsa."
 
"Buonanotte, Anna," rispose lei, scuotendo la testa.
 
Così, non appena Anna rimase da sola nel corridoio, un'espressione pensierosa le attraversò il viso, la sua mente intenta a rimuginare sulle parole di Elsa. Allontanandosi dalla stanza della sorella, Anna si fece strada lungo il corridoio, pensando ininterrottamente mentre camminava. Era così persa nei suoi pensieri che quando fece una svolta, urtò contro qualcuno che camminava nella direzione opposta.
 
"Whoa!" esclamò Kristoff mentre Anna gli rimbalzava addosso ed iniziava a cadere verso il pavimento, spingendolo ad allungare una mano ed afferrarla per un braccio. "Accidenti, Anna, mi dispiace."
 
"Va tutto bene, Kristoff," replicò lei, ridacchiando con imbarazzo. "Sono io quella che non guardava dove stava andando..."
 
Anna si interruppe, di colpo, mentre i suoi occhi guizzarono direttamente in avanti verso il petto di Kristoff. Le sue guance divennero istantaneamente rosse mentre i suoi pensieri tornavano alla sua conversazione precedente con Elsa.
 
"Beh, per fortuna stai bene," sospirò Kristoff, le sue guance che arrossivano a loro volta mentre guardava nervosamente la ragazza.
 
"Sì, nessun danno," lo rassicurò lei, sorridendogli.
 
"A proposito, volevo ringraziarti per aver permesso a me e Sven di restare qui," disse a quel punto Kristoff, grattandosi la nuca.
 
"Oh, non è un problema," ribatté subito Anna con un'alzata di spalle. "Semmai, è un po' strano il fatto che le persone che ci hanno apparentemente creato non si siano mai preoccupate di farti una casa tutta tua."
 
"Ehehe, già… sicuramente," concordò Kristoff, prima che la sua espressione diventasse nuovamente nervosa. "Inoltre, Anna, c'era qualcos'altro di cui volevo parlarti."
 
"Cosa c’è?" chiese lei, inclinando la testa con curiosità.
 
"Beh, con tutto quello che è successo in questi giorni, non abbiamo mai avuto modo di parlare di quello che è successo prima di arrivare qui," spiegò Kristoff, le sue guance che iniziarono a scaldarsi di nuovo.
 
La ragazza rimase confusa. "Uh? Cos’è successo prima di arrivare qui?" domandò, aggrottando la fronte.
 
"B-B-Beh, sai… mi riferivo a quando io e te..." borbottò goffamente lui. "C-Ci siamo, in un certo senso..."
 
"Oh! Stai parlando di quando mi hai baciata," disse improvvisamente Anna, illuminandosi al ricordo.
 
Kristoff esitò. "V-Voglio dire… mi hai baciato anche tu," esitò, un po' sulla difensiva.
 
"L'ho fatto," concordò Anna con un languido sorriso. "E non mi dispiacerebbe farlo di nuovo."
 
"B-Beh, io… aspetta. Lo rifaresti di nuovo?" esclamò Kristoff, sorpreso.
 
"N-Non subito, certo," chiarì immediatamente Anna, imbarazzata. "Tu mi piaci, Kristoff. Davvero. Ma con tutto quello che è successo... beh… il nostro mondo si è rivelato molto più grande e folle di quel che pensavamo. Sono solo preoccupata di precipitarmi troppo in questa cosa. Capisci?"
 
Kristoff abbassò leggermente le spalle. "Sì, certo," rispose rapidamente, cercando di suonare comprensivo ma non riuscendo a nascondere completamente la sua delusione. "Capisco perfettamente."
 
"Senti, dammi solo un po' di tempo per adattarmi," lo rassicurò Anna, sincera. "Poi, quando sarò pronta, che ne dici di uscire a cena insieme?"
 
"Uscire… a cena?" ripeté Kristoff, confuso.
 
"Ho sentito le altre principesse parlare di questa usanza," spiegò Anna, un'espressione perplessa che attraversava il suo volto. "Penso che sia il modo in cui funziona il corteggiamento da queste parti. Ho la sensazione che sia tutto molto di più... casuale, rispetto ai nostri usi."
 
"Ok… posso lavorarci su," la rassicurò Kristoff, sorridendole.
 
"Fantastico, non vedo l'ora," rispose Anna, al settimo cielo. Poi però dovette reprimere uno sbadiglio, ricordandosi di quanto fosse esausta. "Ma adesso, penso di dover andare a letto."
 
"So come ti senti," ridacchiò lui, allontanandosi da Anna per lasciarla proseguire nel suo cammino verso la stanza. "Buonanotte, Anna."
 
"Anche a te, Kristoff," rispose lei mentre si avviava per il corridoio, guardandolo di spalle mentre andava. "Ci vediamo domani?"
 
Il giovane si fermò, voltandosi appena. "Certo, dolcezza," le rispose con un sorriso, prima di farle un cenno col capo e scomparire dietro l'angolo.
 
Ridacchiando, Anna continuò lungo il corridoio prima di sospirare.
 
"Quindi, ora devo affrontare sia i problemi relazionali di Elsa che i miei, eh?" si chiese lei, tirandosi delicatamente le trecce. La sua faccia si contrasse in uno sbruffo. "E gli altri che dicevano che le cose sarebbero state più facili qui. Vorrei che ci fosse un modo per risolvere entrambi questi problemi…"
 
Mentre quelle parole le uscivano dalle labbra, Anna si fermò di colpo quando un pensiero le balenò improvvisamente in testa. Subito dopo, un sorriso malizioso si diffuse sui suoi lineamenti.
 
"Forse… un modo c'è."
 
 



 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:



Ivan Strike (????)  
 
 
ELSA (Frozen)                                                        ANNA (Frozen)                                                KRISTOFF (Frozen)
                               
 
ALADDIN (Aladdin)
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CUORE DI GHIACCIO



Puntura
 
Il giorno seguente vide Anna mentre se ne stava in piedi in mezzo ad una strada periferica del Distretto Ovest, intenta a guardarsi intorno con aria incerta. Attorno a lei, un forte viavai di persone ed automobili era iniziato da diverso tempo, con passanti che passeggiavano, uomini diretti al lavoro, e bambini che correvano giocando tra di loro. Ritrovandosi in mezzo a quell’atmosfera poco familiare, Anna non poté fare altro che guardarsi nervosamente attorno, mordendosi il labbro inferiore, mentre era alla ricerca di un volto familiare.
 
"Posso aiutarti?" chiese improvvisamente una voce, cogliendola di sorpresa.
 
Voltandosi verso la direzione della voce, Anna trovò una ragazza più giovane di lei intenta guardarla con aria interrogativa. Era alta, con dei lunghi capelli rossi simili ai suoi, una carnagione bianca e due grandi occhi verdi. Il suo viso era bello e delicato, con un labbro superiore molto marcato, ed indossava una maglietta nera infilata in un paio di pantaloni marroni.
 
"Oh, mi dispiace," si scusò Anna. "Stavo solo cercando una persona."
 
"Beh, forse posso aiutarti, allora," le suggerì la giovane. "Tu sei Anna, vero? La nuova principessa? Io sono Kim. Kim Possible. Gestisco le ronde di sicurezza qui in zona."
 
"Oh, wow!" esclamò Anna dopo quella presentazione, sfoggiando un sorriso eccitato. "Allora dovresti essere in grado di aiutarmi. Sto cercando una bambina di nome Ellie Pendragon."
 
La ragazza le rivolse un sorriso apologetico all’udire ciò. "Te la sei persa, temo," dichiarò con un tono comprensivo. "Se n'è appena andata."
 
"Oh, diavolo…" sospirò la principessa con un'espressione delusa.
 
"Ma è uscita di casa solo un minuto fa," continuò Kim, indicando la strada alla sua destra con un dito. "Lei abita qui in zona, e l’ho vista andare in quella direzione, se non sbaglio. Se ti sbrighi, potresti riuscire a raggiungerla."
 
"Fantastico!" esclamò Anna con rinnovata felicità. Poi, senza perdere altro tempo, cominciò a correre nella direzione indicata dalla ragazza. "Grazie mille, Kim Possible!"
 
"Buona giornata, principessa!" la salutò lei con una risata.
 
Correndo lungo il marciapiede, Anna si guardò freneticamente intorno alla ricerca di un qualsiasi segno di Ellie. Ad un certo punto, individuando qualcosa con la coda dell'occhio, la rossa si fermò all’ingresso di un vicolo minuscolo. Guardando più attentamente, poi, Anna rimase molto sorpresa nel vedere la bambina in questione mentre era intenta a conversare con Loki, assieme anche allo Stregatto che se ne stava posato attorno al collo del dio.
 
"Ellie?" sussurrò Anna, avvicinandosi a lei con un’espressione confusa, facendo voltare la bambina di scatto, la sua faccia ricolma di stupore. Loki, da parte sua, si limitò a guardare Anna con un sopracciglio alzato.
 
"A-Anna!?" esclamò la piccola con una risatina nervosa, lanciando una rapida occhiata tra Loki e la principessa. "Cosa... Cosa ci fate voi qui?"
 
"Ti stavo cercando," spiegò lei mentre camminava lungo il vicolo, il suo sguardo confuso e concentrato su Loki, che aveva per qualche motivo cominciato a sorriderle misteriosamente. "Chi è il tuo amico?"
 
"Questo è..." Ellie s’interruppe, chiaramente incerta su come avrebbe dovuto spiegarsi. “È un mio... zio."
 
"Un tuo... zio," ripeté Anna, dubbiosa. Loki invece, da parte sua, sembrò disgustato dalla pessima qualità della menzogna, limitandosi a sospirare infastidito.
 
"Loki Laufeyson," si presentò Loki, facendo sì che Ellie lo guardasse nel panico mentre il cattivo si inchinava con grazia dinanzi alla rossa. "Al vostro servizio, principessa."
 
"Aspetta, Loki?" ripeté Anna, pronunciando il nome del cattivo in modo leggermente diverso. "Intendi dire, Loki Liesmith, il dio degli inganni? Quel Loki?"
 
"Vedo con piacere che la mia reputazione mi precede ancora," osservò l’uomo con un sorriso compiaciuto.
 
"V-Voi lo conoscete?" chiese Ellie alla principessa, confusa.
 
"Ne ho sentito parlare," rispose quella, guardando Loki con un'espressione perplessa e dubbiosa. "In alcune storie antiche. Vecchi racconti sugli dei norreni che la mia gente era solita venerare. Ma non pensavo che ci fossero degli dei in questo posto."
 
"Non avete incontrato Ade il giorno in cui siete arrivata qui?" la incalzò lo Stregatto, saccente. "Anche lui è un dio, sapete.”
 
"Beh… sì, ma non è proprio la stessa cosa," ribatté lei, imbarazzata.
 
"Non lo è?" premette ancora il gatto con un'inclinazione della testa.
 
"Aspetta un minuto, tu non sei quel gatto magico che ha cercato di rapire mia sorella?" realizzò in quel momento Anna, puntando un dito accusatore verso il felino ghignante mentre parlava.
 
"In persona," confermò lui con il suo sorriso troppo ampio. "E vi pregherei di ringraziare vostra sorella da parte mia per avermi congelato, quella volta. Ho dovuto prendere il sole per ore prima di sentirmi di nuovo asciutto come prima," disse sarcasticamente.
 
"Probabilmente hai avuto ciò che meritavi," dichiarò Anna, incurante, incrociando le braccia sul petto. "Hai rapito un innocente e ti sei spacciato per lui solo per cercare di arrivare ad Elsa."
 
"Ora che ci penso… che cosa è successo a Pippo?" esclamò allora Ellie, rivolgendosi al gatto.
 
"L'ho indotto a camminare attraverso una porta che conduceva direttamente su un burrone," rispose quello con nonchalance.
 
Vedendo le espressioni scioccate di Anna ed Ellie e persino un accenno di sorpresa nel volto di Loki, lo Stregatto sospirò drammaticamente.
 
"Sta bene," si decise a spiegare alla fine. "Non l’avete mai visto? Quel tipo è praticamente fatto di gomma."
 
Ellie si riscosse a quel punto, affrettandosi ad inventare una scusa per giustificare la sua presenza con quelle persone. "C-Comunque sia, mi è capitato di passare da queste parti, e mi sono casualmente imbattuta in loro due..." cominciò rapidamente a dire con un sorriso nervoso.
 
"Ellie, suvvia," sospirò Anna, inarcando delicatamente un sopracciglio e mettendosi le mani sui fianchi. "Non sono stupida."
 
"Questo resta da vedere," osservò Loki mentre si appoggiava al muro del vicolo, sorridendo casualmente mentre Anna gli lanciava un'occhiataccia.
 
"So cosa state cercando di fare," dichiarò allora Anna, riportando la sua attenzione sulla bambina più piccola.
 
Passarono due secondi di silenzio. "...c-cosa?" esalò lei.
 
"State cercando di mettere insieme Ivan con mia sorella," elaborò solennemente Anna, fissandola con un sorriso furbo e accattivante.
 
Un silenzio scioccato cadde sul vicolo dopo quella dichiarazione. Ellie rimase a bocca aperta, sconvolta, guardando la principessa con occhi sgranati e terrorizzati. Loki, da parte sua, si limitò ad indossare un'espressione impressionata in volto, prima di iniziare ad applaudire educatamente verso Anna. Lo Stregatto, come al suo solito, si fece gli affari suoi.
 
"V-Vostra Grazia," cominciò a dire Ellie, chiaramente sull'orlo del panico mentre cercava di trovare le parole giuste da dire. "M-Mi dispiace enormemente! I-Io... posso spiegare...".
 
"Voglio unirmi anch’io," la interruppe Anna di colpo, sporgendosi più vicina alla bambina, il suo volto contornato dallo stesso sorriso accattivante di prima, ardente di energia.
 
"C-Che cosa?" balbettò la piccola, facendo chiaramente difficoltà ad elaborare ciò che Anna aveva appena detto.
 
"Un colpo di scena!" rise lo Stregatto, la sua testa che girava attorno al collo per l'eccitazione. "Adoro i colpi di scena!"
 
"V-Vorreste aiutarci?" chiese Ellie, incredula, ottenendo un cenno col capo in risposta. Lei deglutì. "M-Ma perché? Pensavo che vi sareste arrabbiata."
 
"Perché dovrei essere arrabbiata?" chiese a sua volta Anna, confusa.
 
"Perché stiamo essenzialmente manipolando le emozioni di due persone a nostro vantaggio,” spiegò semplicemente Loki, annoiato. "Una delle quali è tua sorella".
 
La rossa ammiccò. “…vero," concesse loro mentre annuiva, esitante, "Ma non voglio farlo per un nostro beneficio. Voglio solo cercare di rendere felici Ivan ed Elsa. Non è così anche per voi?"
 
Anna fece una pausa a quel punto, lanciando a Loki uno sguardo sospettoso come non mai.
 
"O almeno, questo è quello che vogliamo io ed Ellie," affermò la principessa, squadrando il dio norreno con sfiducia. "Non so cosa speri di ottenerne tu, invece."
 
Quello inarcò un sopracciglio. "Forse lo sto semplicemente facendo per bontà di cuore?" le suggerì con un'alzata di spalle.
 
Anna sbuffò sarcasticamente. "Wow, ok, quella era assolutamente una bugia," ribadì, la sua espressione totalmente non convinta. "Quello che non capisco è se stai mentendo perché vuoi nascondere qualcosa o semplicemente perché è una specie di riflesso inconscio per te."
 
L'unica risposta che ottenne da Loki fu un sorriso enigmatico.
 
"Aspettate, avete detto che volete farlo in modo che sia Ivan che Elsa possano essere felici," osservò Ellie, un'espressione di comprensione nascente che si formava sui suoi lineamenti. "Sta... State dicendo che a Elsa piace Ivan?"
 
"Solo se tu mi stai dicendo che a Ivan piace Elsa," rispose Anna con un ampio sorriso.
 
Ellie ammiccò, allibita, prima di esplodere letteralmente in un ampio sorriso dentato. "O mio Dio!" esclamò la bambina, iniziando a saltare su e giù in tutte le direzioni, più eccitata che mai. "O mio Dio, o mio Dio, O MIO DIO! Sta funzionando!"
 
"Sì, sì, è tutto molto eccitante," disse Loki con un'espressione seccata. "Adesso smettila di urlare."
 
"Allora, qual è il prossimo passo?" chiese a quel punto Anna mentre guardava tra Ellie e Loki.
 
"Beh, stavamo appunto cercando di capirlo," rispose la bambina, calmandosi.
 
La rossa sorrise maliziosamente all’udire ciò. "In questo caso, penso di avere un'idea," dichiarò, fiduciosa.
 
"Oh, davvero?" ridacchiò Loki con tono dubbioso, facendo sì che Anna gli lanciasse un'altra occhiataccia.
 
"Sta’ zitto e vieni qui," disse lei, sporgendosi verso gli altri e cominciando a sussurrare di soppiatto assieme a loro.
 

 
Ivan era seduto da solo nella stanza sul retro del Club Inchiostro e Tempera, un'espressione contenta ma un po' annoiata sul suo viso mentre guardava il cerchio di sedie pieghevoli e il tavolo di snack disposto lì vicino. Mentre sedeva, i suoi pensieri iniziarono a vagare, come facevano spesso di recente, su un argomento specifico. O, più precisamente, su una persona specifica.
 
Chiudendo gli occhi mentre posava il mento sul palmo della sua mano, un piccolo sospiro gli sfuggì dalle labbra mentre immaginava Elsa seduta difronte a lui, il suo cuore che – dannate emozioni – accelerò inconsciamente i suoi battiti mentre ricordava il volto della donna. E mentre un'espressione afflitta si diffuse sui suoi lineamenti a quel pensiero, il giovane poté quasi sentirsi come se Elsa fosse in piedi davanti a lui, intenta a sorridergli e a pronunciare il suo nome.
 
"…Ivan?" la voce di Ade ruppe improvvisamente il sogno ad occhi aperti del giovane. "Ehi, Ivan, ci sei? Sei ancora vivo?"
 
Ammiccando le palpebre e scuotendo la testa, il ragazzo tornò alla realtà e trovò Ade in piedi davanti a lui, con uno sguardo perplesso sul suo volto grigiastro.
 
"Ti senti bene, ragazzo?" domandò lui, cauto, mentre si avvicinava al tavolo del rinfresco.
 
"Sì, sto bene," replicò alla fine il ragazzo, scrollando le spalle mentre riacquistava la calma. "Ero solo… perso nei miei pensieri."
 
"Sì, ma a cosa stavi pensando?" chiese Ade con un sorrisetto ironico, prendendo un biscotto e lanciandoselo in bocca senza nemmeno guardare.
 
"Non vedo come questi siano affari tuoi, Ade," ribatté il giovane, assottigliando gli occhi verso il dio.
 
Il suo sorriso malizioso si allargò a quella reazione. "Senti, so solo che sono circolate certe voci su di te ed una certa Regina delle Nevi, e ho pensato che avresti potuto pensare a quello," osservò Ade, sedendosi.
 
Guardando il giovane, però, le sopracciglia di Ade si corrugarono per la confusione mentre vedeva il viso del ragazzo diventare rosso, prima che l’ombra della realizzazione si diffondesse attraverso i suoi stessi lineamenti.
 
"Aspetta, tu provi davvero qualcosa per la nuova donzella?" esclamò Ade, gli occhi spalancati mentre si sporgeva in avanti.
 
"Io non provo niente per Elsa," sbottò immediatamente Ivan, evitando lo sguardo di Ade.
 
"Ti sei ricordato il suo nome!" replicò prontamente l’altro, allargando il sorriso e puntando un dito accusatorio verso di lui. "Questo dimostra che provi qualcosa per lei!"
 
Quello sbruffò. "Il fatto che io ricordi il nome di Elsa non significa che provi qualcosa per lei," ribatté a sua volta, seccato.
 
"Io non ricordavo il suo nome," sostenne provocatoriamente il dio, toccandosi il petto con una mano.
 
Il giovane lo guardò con uno sguardo esasperato. "Ade, non credo che tu sia capace di ricordarti il nome della maggior parte degli altri cattivi con cui stai in giro," commentò Ivan, schietto.
 
"Ehi, non è vero," lo derise Ade, incrociando le braccia sul petto.
 
Proprio in quel momento, la porta della stanza si aprì di colpo, rivelando una nuova figura. "Salve a tutti," declamò Loki mentre entrava solennemente ad ampi passi.
 
"Ehilà!" lo salutò Ade con entusiasmo, guardando il collega dio con un sorriso dentato. "Il nostro uomo, dottor Destino!"
 
"Che ti avevo detto?" sospirò Ivan, scuotendo la testa mentre Loki si sedeva e guardava Ade con uno sguardo completamente confuso.
 
"Bah, non importa," replicò Ade in modo irriverente, girandosi verso il giovane per affrontarlo di nuovo. "Il mio punto è ancora valido, e tu stai solo provando a cambiare argomento."
 
"Di che state parlando?" domandò Loki.
 
"Il nostro Ivan qui si è preso una cotta per la nuova principessa di ghiaccio," rispose Ade, prima di ridacchiare tra sé e sé. "Heh, questa sì che è una sorpresa."
 
Il dio norreno inarcò un sopracciglio. "Oh… davvero?" domandò, mentre si voltava verso Ivan e gli offriva un sorriso di scherno.
 
"Oh andiamo, non ti ci mettere anche tu," gemette seccatamente il ragazzo. "Non siamo qui per parlare del fatto che mi piaccia o meno una donna."
 
"Al contrario," sostenne invece Loki. "Siamo qui per parlare dei nostri sentimenti. Credo che questo includa anche i tuoi, non è vero?"
 
"Perché stiamo parlando dei sentimenti di Ivan?" chiese a quel punto Turbo, entrando nella stanza mentre il ragazzo in questione si grattava il naso con frustrazione.
 
"Sembrerebbe che Ivan abbia dei sentimenti per una delle nuove principesse," spiegò sarcasticamente Loki, mentre Turbo afferrava un biscotto e prendeva posto attorno a loro.
 
"La rossa?" chiese quest’ultimo, sistemandosi sulla sedia.
 
"No, la bionda," lo corresse Ade.
 
"Va bene, va bene, ora basta," disse Ivan, alzandosi in piedi. "Possiamo iniziare questo incontro, adesso?"
 
"Un attimo!" chiamò una voce dal corridoio. "Aspettate, aspettate, aspettate! Sono qui! Non iniziate senza di me!"
 
Un attimo dopo, la principessa Anna entrò sbattendo la porta, fermandosi accanto ad una delle sedie pieghevoli per prendere fiato, prima di sedersi a sua volta assieme a loro. Un silenzio di tomba calò sulla stanza mentre tutti fissavano la ragazza dai capelli rossi, rotto solo dal suono di lei che riprendeva fiato dopo la corsa di prima.
 
"Okay, sono pronta quando volete," disse Anna, sfoggiando un sorriso agli altri presenti.
 
Ivan, Ade, Loki e Turbo si scambiarono un’occhiata. "Uuuh… principessa?" domandò allora Ivan, confuso.
 
"Sì, Ivan?" rispose Anna, rivolgendo la sua attenzione verso il giovane in armatura.
 
"Cosa ci fate qui?" chiese quello, indicando la stanza con una mano.
 
"Sono qui per l'incontro," rispose lei in tono frizzante.
 
"Questo è un incontro per Cattivi Anonimi," commentò Ade, guardando Anna come se fosse una bambina stupida. "E tu non mi sembri molto cattiva, vero dolcezza?"
 
La rossa assottigliò lo sguardo all’udire ciò. "Non saprei, posso essere piuttosto cattiva quando voglio esserlo," ribatté, il suo tono minaccioso, mentre guardava il dio con uno sguardo torvo. Quella scena costrinse Turbo a scoppiare in una risata impressionata, mentre il dio greco restringeva gli occhi sulla principessa, irritato. "Vedrai cosa succede se mi chiami di nuovo dolcezza."
 
"…Ade ha comunque ragione, Vostra Grazia," argomentò delicatamente Ivan.
 
"Va bene, forse non sono un cattivo come voi," esclamò Anna mentre incrociava le braccia sul petto e rivolgeva la sua attenzione verso il giovane. "Ma dove sta scritto che possono venire solo i cattivi a quest’incontro?"
 
Il ragazzo sembrava pronto a rispondere, prima che un'espressione sorpresa attraversasse il suo viso, ammutolendolo all’istante. Loki scoppiò a ridere a quella scena.
 
"Credo che ti abbia messo con le spalle al muro, Ivan," commentò il dio norreno con un sorrisetto.
 
"Forse," ammise quello. "Ma non posso fare a meno di chiedermi per quale motivo voi vogliate partecipare a quest’incontro, principessa Anna."
 
"Ho pensato che sarebbe stato interessante," rispose lei, scrollando le spalle.
 
Non credendole neanche un po', ovviamente, Ivan fece per dire qualcos'altro, ma fu interrotto nel momento in cui Ade sospirò drammaticamente.
 
"Ok, è tutto molto interessante, ma possiamo iniziare quest’incontro, adesso?" chiese il dio, incrociando le braccia e cominciando a battere un dito sul bicipite con impazienza. "Perché non ho tutto il giorno per restare seduto qui a chiacchierare."
 
"Va bene, va bene," sospirò il giovane, facendo un gesto placido con le mani nel mentre si rimetteva in piedi. "Suppongo che se la principessa vuole partecipare, non c’è motivo per dirle di no. Che ne dite di iniziare con l'affermazione per Cattivi?"
 
Annuendo con la testa, Ade, Loki e Turbo si alzarono a loro volta in piedi, spingendo anche Anna a farlo. Abbassando lo sguardo, Ivan recitò lentamente le parole, con Ade e Turbo che borbottavano in coro dopo di lui. Sollevando la fronte, Anna lanciò un'occhiata a Loki, il quale le sorrise e si strinse nelle spalle. Una volta terminata l’introduzione, Ivan alzò lo sguardo sugli altri e tutti ripresero posto.
 
"Mi è piaciuto," commentò Anna con un sorriso. "E adesso?"
 
"Ora di solito parliamo di noi stessi e dei nostri problemi," spiegò semplicemente il giovane.
 
"E dato che sei nuova, ciò significa che devi parlare per prima, bellezza," dichiarò Ade, indicando ironicamente la principessa.
 
"È una regola?" dubitò Turbo, confusamente.
 
"Lo è adesso," rispose il dio degli Inferi con un sorrisetto.
 
Ivan sospirò. "Vostra Grazia, non dovete farlo se non volete," cercò di dirle con uno sguardo rassicurante.
 
"No, no, non mi dispiace," rispose invece lei, sorridendo e scuotendo la testa mentre si alzava in piedi. "Come dovrei iniziare?"
 
"Basta che vi presentate," rispose l’altro con un sorriso.
 
Anna sorrise. "Va bene," annuì con un cenno del capo, prima di schiarirsi la gola e portare le mani davanti a sé. "Sono la principessa Anna di Arendelle."
 
"Ciao, Anna," rispose il gruppo all'unisono, facendola ridacchiare.
 
"Scusate, era un po' troppo formale, vero?" chiese lei mentre si guardava intorno.
 
"Io non me ne preoccuperei troppo, Stellina cadente," ridacchiò Ade, indicando Loki con il pollice e ghignando con la sua bocca dentata. "Avresti dovuto esserci quando un certo Mister ‘Gravato da uno Scopo Glorioso’ ha fatto la sua introduzione.”
 
Ivan e Turbo risero subito dopo il commento, mentre Loki si limitò ad alzare gli occhi al cielo con un ringhio sommesso.
 
Il ragazzo tornò a guardare la principessa. "Ora, raccontateci di voi," la esortò.
 
"Ma, insomma, non sanno già tutto quello che c’è da sapere su di me?" obiettò Anna, incerta. "Hanno visto tutti il mio ​​film, vero?"
 
Guardandosi intorno, la fronte di Anna si corrugò per la confusione mentre i cattivi riuniti davanti a lei le diedero un’occhiata che esprimeva il contrario.
 
"Andare al cinema non è una cosa che possiamo fare tutti," spiegò ironicamente Ade, distogliendo lo sguardo da Anna. Quest’ultima guardò Ivan, lanciandogli un'espressione preoccupata, ma si rilassò leggermente quando quello si limitò ad offrirle un sorriso ed una scrollata di spalle indifesa.
 
"Ok," disse Anna, prendendo fiato prima di sorridere a tutti gli altri. "Immagino che dovrò iniziare dall'inizio, allora."
 
Mentre Anna raccontava la sua storia ai cattivi riuniti nella stanza, Ivan non poté fare a meno di sorridere alla scena che si svolgeva difronte a lui. E nonostante Loki, Ade e Turbo non si curarono di interromperla per fare osservazioni e commenti come loro solito, sembravano semplicemente felici di ascoltare la principessa mentre lei ripercorreva i principali eventi della sua vita. E questo era un bene. Rispetto all’ultimo incontro, durante il quale quei tre non avevano fatto altro che bisticciare di continuo, ora sembravano incredibilmente a proprio agio non solo l'uno con l'altro, ma anche con Anna.
 
E vedendo questo, Ivan realizzò che forse tutta questa faccenda era stata una buona idea, dopotutto.
 
Quando la principessa terminò il racconto, Ade si sporse in avanti. "Okay, adesso dimmi onestamente, Annie… come ti sei sentita quando hai finalmente potuto dare un pugno al tuo ex fidanzato?" le chiese all’improvviso. "Voglio dire, so che tu e quelle altre principesse come te state sempre a dire ‘La violenza è male,’ oppure ‘Dovremmo sistemare le cose a parole’ e blah blah blah… ma seriamente, è stato liberante, vero?"
 
Anna si mordicchiò il labbro inferiore mentre un sorriso le tirava i bordi della bocca.
 
"Sì," ammise alla fine, ridacchiando. “È stato liberante. Mi sono sentita più leggera, in effetti."
 
"Hahaha, fantastico!" rise di gusto Ade, battendo assieme le mani mentre si appoggiava allo schienale della sedia. “Questo è perfetto. Adesso potrò rinfacciare a quello sbruffone questa cosa in eterno. Oh, già mi diverto."
 
"Rinfacciare?" domandò Anna con un sorriso confuso. "Mi sembra di capire che Hans non ti piaccia."
 
"Beh, ad essere onesti, il tuo ex è un po’ troppo arrogante per i gusti di tutti," rispose Turbo.
 
"Questo è un modo molto riduttivo per descriverlo," aggiunse Ade con uno sbruffo, incrociando le braccia sul petto.
 
"Ma… io pensavo che voi cattivi andaste tutti d'accordo tra di voi," dichiarò Anna con un'espressione interrogativa sulla faccia.
 
Tutti i presenti le scoccarono un’occhiata saccente. "Beh sì, la maggior parte degli altri cattivi sono persone fantastiche, si va d’amore e d’accordo con loro," cercò di spiegare Ade, prima di fare una smorfia disgustata. "Ma alcuni di loro... bleah!"
 
"Diciamo solo che se dovessi mai incontrare un uomo di nome Claude Frollo, dovresti voltarti e tornartene a casa," dichiarò a sua volta Turbo.
 
"Anzi, dato che sei una ragazza, probabilmente dovresti scappare in quel caso," aggiunse Ade, uno sguardo completamente serio sul suo viso.
 
"Ma con Hans è diverso," disse a quel punto Loki. "Lui se la tira troppo, e guarda tutti dall’alto in basso. Noi saremo i Cattivi, ma anche tra quelli come noi un comportamento simile è piuttosto offensivo. Dopotutto, se c’è una cosa che ci accomuna, è che tutti noi siamo stati sconfitti alla fine. Fa tutto parte del nostro ruolo."
 
"Già, ma ci sono comunque modi e modi di essere sconfitti," aggiunse ancora Ade. "Quando io ho perso, ad esempio, è stato perché quel dannato Megafusto – che tra l'altro aveva una super-forza mostruosa – mi ha scaraventato in un vortice di anime nello Stige. Loki le ha sempre prese da suo fratello che è un dio del fulmine, e Turbo è stato fatto a pezzi da un vulcano. Cavolo, da quello che ho capito, persino Ivan è stato sconfitto con onore durante una battaglia epica contro un drago."
 
"In realtà sono morto dopo la battaglia per via delle ferite che ho subìto," chiarificò quello mentre scrollava le spalle. “Però sì, è stato piuttosto intenso."
 
"Ma il nostro amico Hans?" proseguì Ade. "Si è rotto la spada contro un po' di ghiaccio e poi è stato buttato in mare da una ragazza di cento libbre. Non è esattamente quella che definirei una fine esemplare."
 
Anna ridacchiò dopo quella spiegazione. "Già, suppongo di no," ammise con un cenno del capo.
 
"Beh, su questa nota positiva, credo che dovremmo concludere qui quest’incontro," disse a quel punto Ivan, battendo delicatamente le mani. "Dobbiamo sgombrare la stanza prima che Jessica apra il locale per la notte."
 
"Giusto, giusto," concordò Ade, annuendo col capo mentre si alzava dal suo posto e si stiracchiava, spingendo anche gli altri cattivi a rimettersi in piedi. "Devo dire però, Ivan, sto iniziando a pensare che questi incontri non siano poi così male."
 
"Temo di essere d'accordo con lui," affermò anche Loki con un cenno del capo. "Queste serate sono molto più... piacevoli di quanto mi sarei inizialmente aspettato."
 
"Oh, avete sentito? Loki ha detto che gli piacciamo," sogghignò Turbo, sghignazzando verso il dio norreno. "Si sta addolcendo per noi."
 
"Grazie ancora per avermi permesso di unirmi al vostro incontro," disse Anna con un sorriso.
 
"Non ringraziarci, Stella cadente," rispose Ade, prendendo alcuni degli spuntini dal tavolo mentre si dirigeva verso la porta. "Hai davvero ravvivato il posto con la tua presenza."
 
Mentre Loki e Turbo seguivano Ade fuori dalla porta, l'espressione del dio greco divenne di colpo perplessa.
 
"Dì un po’," fece Ade all’altro dio, infilandosi un biscotto in bocca. "Dov'è il tuo gatto?"
 
"Che vuoi dire? Lo Stregatto non appartiene a me," spiegò Loki. "Lui va e viene come vuole".
 
"Questo è quello che fa ogni gatto," commentò Turbo, guadagnando una risata da parte degli altri mentre lasciavano tutti e tre la stanza.
 
Sorridendo e scuotendo la testa, Ivan rivolse la sua attenzione alla sala vuota ed iniziò a rimettere a posto le sedie pieghevoli che avevano usato per l’incontro.
 
"Posso aiutarti?" si offrì a quel punto Anna, sorridendogli allegramente.
 
"Certamente, Vostra Grazia," rispose lui, annuendo, spingendo Anna a ridacchiare mentre iniziava a sistemare a sua volta le sedie.
 
“Suvvia, Ivan. Non c’è bisogno di essere così formale con me. Dammi del tu, davvero. L’ho già detto anche ad Ellie, dopotutto,” lo esortò semplicemente lei, cercando di essere cordiale.
 
Il giovane emise uno sbuffo divertito. “Come vuoi… Anna,” le concesse alla fine.
 
Quella annuì, prima di assumere un’espressione nervosa. "Tuttavia… sarò onesta con te," disse improvvisamente, mentre portava l’ultima sedia verso il punto in cui Ivan aveva accatastato le altre. "Io… potrei aver avuto un altro motivo per partecipare all'incontro."
 
"Oh?" fece Ivan con un sopracciglio inarcato, per niente sorpreso, mettendo da parte gli snack sul tavolo. "E quale sarebbe questo motivo?"
 
"Ho bisogno del tuo aiuto per una cosa," rispose lei, guardando Ivan con uno sguardo imbarazzato.
 
Il giovane ammiccò, confuso dalla dichiarazione. "E per cosa, di grazia, avresti bisogno del mio aiuto?" domandò allora.
 
"Beh, conosci Kristoff?" cominciò a dire Anna, mentre il suo viso si colorava di rosso mano a mano che parlava. "E sai di come io e lui abbiamo una... relazione?"
 
"Intendi dire se so del modo in cui vi siete baciati appassionatamente alla fine del vostro film?" enunciò sarcasticamente Ivan, facendo un sorrisetto.
 
Quella trasalì fisicamente all’udire ciò. "N-Non devi farlo sembrare così rozzo!" brontolò Anna, il suo viso ormai diventato un faro.
 
"Hai ragione, scusami," si scusò lui, ridacchiando, alzando le mani in un gesto placante. "Allora, che succede tra te e Kristoff?"
 
"Beh… lui mi piace, ovviamente," riprese a spiegare Anna, iniziando a giocare nervosamente con una delle sue trecce. "Ma non voglio corre troppo con lui, sai?"
 
"Sì, è comprensibile," confermò il ragazzo, annuendo.
 
"Quindi, vorrei organizzare qualcosa per poterlo, non lo so, conoscere meglio," continuò Anna, imbarazzata.
 
Ivan inarcò un sopracciglio. "Tipo… un appuntamento?"
 
"Si, esattamente!" confermò lei con enfasi, puntandogli un dito in maniera eccitata.
 
Ivan annuì di rimando. "Ok, ma non vedo ancora come tu possa aver bisogno del mio aiuto," ammise l’altro, ancora più confuso di prima.
 
La principessa esitò visibilmente a quel punto. "Beh… sembra che tu sappia molto del Magic Kingdom," iniziò a dire lentamente. "Quindi, sai, stavo pensando che forse… potresti venire con noi e portarci in un posto dove ci si può divertire?"
 
Udendo ciò, Ivan ammiccò confusamente, prima di esalare un lungo sospiro. "Non lo so, Anna," replicò alla fine, visibilmente a disagio mentre si grattava la nuca. "Mi piacerebbe aiutarti, ma non ho intenzione di fare la parte del terzo incomodo."
 
"Terzo incomodo?" ripeté Anna, confusa.
 
“È come se, insomma, tu e Kristoff siete lì a fare cose di coppia… e poi ci sono anch’io, con voi ma in qualche modo goffamente da solo, capisci?" tentò di spiegarle l’altro.
 
"Oh… suppongo che tu abbia ragione," ammise a quel punto Anna, toccandosi il mento con un dito ed assumendo un’aria pensierosa. Poi, di colpo, un enorme sorriso da Oscar le illuminò improvvisamente il volto. "Aspetta, ho un'idea!"
 
"… cioè?" domandò quello con uno sbuffo di divertimento.
 
"E se portassi anche Elsa?" esclamò allegramente Anna, il suo sorriso stranamente più malizioso del solito.
 
Ivan trasalì dopo quella dichiarazione. "E-Eh?" balbettò, le sue guance che diventarono inconsciamente rosse a quel solo pensiero.
 
"Si, è perfetto!" continuò a dire Anna, trepidante. "Voi due sembravate completamente in sintonia quando l'hai accompagnata a fare un giro! Sono sicura che sarà felicissima di poter passare più tempo con te!"
 
"N-Non lo so, Anna," replicò lentamente Ivan, distogliendo gli occhi da lei mentre sentiva la sua faccia diventare più calda.
 
"Ti prego, Ivan, per favore?" premette disperatamente lei. Si piazzò esattamente davanti a lui in modo da poterlo guardare in faccia, sporgendo in avanti il labbro inferiore mentre lo faceva tremolare. "Significherebbe davvero molto per me se tu lo facessi!"
 
Quello esitò, chiaramente contrario all’idea, ma fece il gravissimo errore di guardare il volto di Anna. E vedendo l’espressione da cucciolo che lei stava facendo, vedendo l’emozione intensa che le brillava negli occhi – assieme anche alle piccole lacrime false che le brillavano sulle ciglia – il giovane comprese subito di essere stato messo sotto scacco. Perciò, alla fine, Ivan non poté fare altro che sospirare pesantemente
 
"Va bene, va bene," borbottò, sconfitto, passandosi pesantemente una mano sulla faccia. "Immagino che... se voi tre volete andarci per forza, allora non ho altra scelta che accompagnarvi."
 
"Sììììììì!" esclamò a gran voce Anna, saltellando allegramente su e giù mentre la sua espressione mutava completamente. "Grazie, Ivan! Grazie, grazie, grazie!"
 
"Sì, sì, ok", sospirò lui, dismettendola con un cenno irritato della mano. "Sentiamo, quando vorreste fare quest’uscita?"
 
Quella ci pensò su un paio di secondi. "Uhm, che ne dici di dopodomani sera?" suggerì alla fine, pensierosa.
 
"Sì, certo," rispose Ivan, scrollando le spalle. "Come volete voi."
 
"Grande!" esclamò Anna, iniziando subito a farsi strada verso la porta, facendo un cenno di saluto al giovane mentre andava. "Ci vediamo tra due giorni, allora!"
 
"…ci vediamo," esalò lui, allibito, prima di sospirare e massaggiarsi la nuca con un'espressione preoccupata.
 
Perché finiva sempre per cacciarsi in queste situazioni?
 
Intanto, uscendo dal corridoio posteriore del Club, Anna entrò nella sala principale, dove vide Ade, Loki e Turbo seduti al bancone del bar. Catturando l'attenzione di Loki, Anna gli fece rapidamente un occhiolino, prima di dirigersi verso la porta ed andarsene. Sorridendo, il dio norreno le fece l'occhiolino a sua volta.
 
Vedendo quella scena, Ade ammiccò. "Che cos’era quello?" domandò confusamente.
 
"Cosa?" chiese di rimando Loki, la sua faccia seria.
 
"Hai appena fatto l'occhiolino alla principessa," spiegò Ade, osservando Anna con sospetto mentre quest’ultima se ne usciva dal locale con aria soddisfatta. “Di che si trattava?"
 
"Non ho idea di cosa tu stia parlando," mentì quello, limitandosi ad alzare un sopracciglio e scrollare le spalle.
 
Pochi istanti dopo, Ivan entrò a sua volta nella sala con un'espressione pensierosa e preoccupata, dirigendosi direttamente verso l’uscita senza perdere tempo.
 
"Ok, ormai la frittata è fatta," mormorò tra sé e sé, sconfitto. "Ma seriamente, dove posso portarli quella sera? Non conosco molti locali a parte questo…"
 
Mentre il giovane rifletteva, uno dei camerieri-pinguini del Club gli si avvicinò, portando sotto l’ala un cartello pieghevole. Fermandosi vicino alla porta, il pinguino alzò il cartello e lo attaccò all’ingresso, prima di asciugarsi la fronte e ritornare indietro nel locale. Guardando in basso verso l'insegna, Ivan vide che una serata musicale dal titolo ‘Rock and Jazz Night’ era prevista in quel locale tra due giorni.
 
Questo gli fece venire un’idea. "Ehi… se non erro, Elsa aveva espresso interesse per la musica del periodo d’Art Dèco," si ricordò allora, abbozzando un sorriso che gli si allargava sempre più mentre rifletteva. "Forse potrebbe piacerle questo spettacolo."
 
Perso nei suoi pensieri, Ivan se ne andò rapidamente, senza accorgersi di nulla quando gli occhi del pinguino si trasformarono improvvisamente in quelli di un gatto, mentre un ghigno largo e malizioso si diffuse sul suo volto animalesco.
 
 
 
 
 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:
 


Ivan Strike (????)                                                        Ellie Pendragon (????)
           
        
ANNA (Frozen)

 
KIM POSSIBLE (Kim Possible)


LOKI (Marvel Universe)

 
ADE (Hercules)

                     
TURBO (Ralph Spaccatutto)

 
STREGATTO (Alice nel Paese delle Meraviglie)


 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CUORE DI GHIACCIO



Apparire al Meglio
 
La mattina di quel nuovo giorno trovò Elsa che vagava per le sale del castello reale di Arendelle, un sorriso dolce e delicato che le contornava il viso. Svoltando un angolo, il suo sorriso crebbe quando vide Anna che passeggiava lungo il corridoio verso di lei, canticchiando felicemente tra sé e sé.
 
"Buongiorno, Elsa!" la salutò la sorella minore con voce trepidante.
 
"Buongiorno anche a te, Anna," ridacchiò Elsa. "Vedo che ti senti allegra, oggi."
 
"Molto," dichiarò lei, fermandosi davanti alla bionda e posandosi orgogliosamente le mani sui fianchi. Inclinò la testa con un sorriso a trentadue denti. "Dopotutto, stasera ho un appuntamento."
 
"Un appuntamento?" ripeté Elsa, facendo un sorrisetto mentre continuava ad avanzare in fondo al corridoio, spingendo Anna a mettersi al passo con lei. "Intendi un’uscita romantica?"
 
"Sì, ma con meno regole," confermò la rossa, sorridendo.
 
"E presumo che questo appuntamento sia con Kristoff?" premette ancora l’altra.
 
"Già!" esclamò Anna con un cenno enfatico del capo. Poi, di colpo, qualcosa sembrò passarle per la testa all’improvviso, spingendola a riflettere. "Sai una cosa? Dovresti venire anche tu!"
 
Elsa ammiccò. "Che cosa?" Lanciò a sua sorella un’espressione confusa. "Anna, non sono molto ferrata sui metodi di farsi la corte, ma non sarebbe piuttosto... invadente?"
 
"Oh, non devi preoccuparti, non sarai un terzo incomodo," la rassicurò la rossa, il suo sorriso ancora più largo.
 
"Un… cosa?" fece Elsa, confusa.
 
"È un termine per descrivere quello che hai detto," spiegò Anna. "Ma fortunatamente per te, abbiamo un quarto."
 
La regina fece inarcare un sopracciglio all’udire la dichiarazione della sorella. “Davvero?”
 
"Sì, ci mostrerà un posto davvero fantastico questa sera," continuò Anna, prima di dare a Elsa un'occhiata supplichevole. "Dai, vieni con noi. Prometto che ti divertirai!"
 
Guardando l'espressione implorante di Anna, Elsa riuscì solo a sorridere e sospirare.
 
"Molto bene, Anna," le concesse alla fine. "Mi unirò a te e Kristoff nel vostro... appuntamento."
 
"Evviva!" esultò Anna, mettendosi a ridere calorosamente mentre batteva le mani in maniera concitata. "Sono sicura che Ivan sarà felicissimo di vederti!"
 
"Che COSA?!" Elsa si fermò all'improvviso, sconvolta, facendo in modo che Anna la superasse di qualche passo prima di fermarsi a sua volta, senza voltarsi verso di lei. Un’espressione imbarazzata e colpevole le passò sui lineamenti mentre si rendeva conto di ciò che aveva detto.
 
"…oops," mormorò nervosamente lei, coprendosi la bocca con le mani.
 
"Anna," sussurrò Elsa, il suo sguardo incollato alla parte posteriore della sua testa. "Che cosa hai appena detto?"
 
"Uhm, niente?" tentò di mentire la giovane, mentre si voltava verso la sorella più grande e sorrideva forzatamente.
 
"Anna…" disse bruscamente l’altra, il suo sguardo accusatorio.
 
"Okay, d’accordo, Ivan verrà con noi," ammise Anna con un sospiro. "Mi sembrava la scelta migliore dopo tutto quello che hai detto su di lui... così gli ho chiesto di farci da guida"
 
"Oh, non fare la finta tonta con me!" disse duramente Elsa. "So esattamente cosa stai facendo!"
 
"Beh, hai detto che avresti parlato con lui," si difese Anna con un'alzata di spalle innocente.
 
"Ho detto che c’avrei pensato!" ribatté lei, le mani che si stringevano in pugni.
 
"Oh andiamo, sappiamo entrambe che non avresti mai preso quella decisione," la derise Anna, ruotando gli occhi mentre incrociava le braccia sul petto.
 
"Questo non significa che puoi cercare di forzarmi ad interagire con lui," rispose Elsa.
 
"Beh, forse no, ma sto solo cercando di farti uscire dal tuo guscio, Elsa," insistette Anna, sincera. "In fondo, sappiamo entrambe che dentro di te vuoi vederlo di nuovo. Ti sto solo offrendo questa opportunità."
 
"Sì, ma non puoi semplicemente costringermi a dichiararmi!" esclamò la bionda, nervosa.
 
"Certo che no!" rispose l’altra, alzando le mani sulla difensiva. "Sto solo cercando di darti la possibilità di trascorrere del tempo con lui. Sono sicura che se vi conosceste meglio, alla fine avrete modo di scoprire quello provate l’uno per l’altro."
 
"Anna, ne abbiamo già parlato," la incalzò Elsa, incrociando le braccia con un sospiro. "Nessuna di noi due ha idea di cosa provi Ivan per me."
 
"Oh, io non ne sarei troppo sicura," replicò quella, abbozzando un sorrisetto consapevole.
 
La regina trasalì. "Cosa vuoi dire?" domandò, la fronte corrugata per la confusione.
 
"Beh, all'inizio, Ivan non era molto interessato ad uscire con me e Kristoff," le rivelò leggiadramente Anna. "Ma poi ha accettato quando gli ho detto che saresti venuta anche tu."
 
Gli occhi di Elsa si sgranarono a dismisura dopo quell’ultima frase, e Anna notò che le guance di sua sorella iniziarono a tinteggiarsi di rosa.
 
"D-Davvero? Stai… dicendo la verità?" sussurrò sommessamente Elsa, la sua voce bassa, pacata e – notò con sorpresa Anna – timida.
 
La rossa annuì. "Non potrei mai mentirti, Elsa," le disse con un sorriso caloroso, prima di ridacchiare quando sua sorella le lanciò un'occhiata sarcastica. "Beh, non su una cosa del genere."
 
Elsa rimase in silenzio per un momento dopo quelle parole, mordendosi nervosamente il labbro inferiore mentre Anna le offriva un sorriso incoraggiante. Poi, alla fine, inspirò profondamente dal naso e si diede una calmata, ricambiando il sorriso di sua sorella con uno sguardo esitante.
 
"V-Va bene," decise con un cenno del capo, il suo tono basso, come se stesse cercando di autoconvincersi da sola. "Sì, va bene. Lo farò. Verrò con te."
 
"Sììììì!"esclamò gioiosamente Anna, stringendo le mani in pugni e scuotendole all’aria mentre saltellava su e giù. "Sì, sì! Oh, sarà così divertente! Sono eccitata quasi quanto lo ero per la tua incoronazione!"
 
"Non sono sicura che quest’appuntamento sia qualcosa per cui eccitarsi," osservò Elsa, ridacchiando nel vedere l'entusiasmo di sua sorella.
 
"Oh, secondo me sì," replicò invece quella, afferrando il braccio di Elsa e cominciando a trascinarla. "Dai, su. Dobbiamo andare a scegliere i nostri vestiti."
 
"Vestiti?" ripeté la bionda, incerta. "Cosa c'è che non va con quello che indossiamo normalmente?"
 
"Oh, suvvia, Elsa!" l’ammonì Anna con una risata mentre la trascinava in fondo al corridoio. "Stiamo andando ad un appuntamento moderno, e per questo motivo, dobbiamo vestirci come giovani donne alla moda, con abiti moderni."
 
"Ma tu e io non sappiamo nulla della moda moderna," obiettò Elsa, dubbiosa, lasciando che Anna la conducesse giù per le scale.
 
Quella le rivolse un sorrisetto accattivante. “È vero, ma le altre principesse mi hanno parlato di un posto che fa proprio al caso nostro," rivelò lei, beffarda. Detto ciò, aumentando il passo, la rossa guidò sua sorella verso la porta d'ingresso del castello. "Andiamo, non abbiamo tempo da perdere."
 

 
Situato nella periferia del Distretto Ovest, vicino alla casa di Ivan, si ergeva a sua volta l’edificio che il Sergente Calhoun e il piccolo Felix Aggiustatutto chiamavano casa. Era una casa accogliente, con le pareti coperte di carta da parati gialla e bianca mentre il pavimento era dipinto di un rosso felpato. L'appartamento aveva solo poche stanze, con la cucina, il bagno e la camera da letto che si diramavano dalla combinazione del soggiorno e della sala da pranzo. Attualmente, Tamora era seduta al centro del divano verde che si trovava nel soggiorno, intenta a lucidare una parte del suo armamento mentre il resto era smontato sul tavolino davanti a lei. Mentre lavorava, Felix uscì dalla cucina con un sandwich in mano e un sorriso sul volto.
 
"Ecco qui, Tammy," disse lui mentre posava il sandwich sul tavolo, accanto alla sua arma smontata.
 
"Ehi, grazie, tesoro," lo ringraziò lei con un sorriso, fermandosi per dare a Felix un bacio sulla guancia.
 
"Non dirlo," la rassicurò lui con un cenno della mano mentre tornava in cucina. "Riportami quel piatto quando hai finito, sto lavando il resto."
 
"Certo," rispose la donna, prima di prendere un morso dal sandwich mentre il suono del lavandino che scorreva iniziò a risuonare dalla cucina.
 
Un attimo dopo, qualcuno bussò alla porta.
 
"Arrivo," esclamò lei, masticando un boccone ed alzandosi dal divano prima di dirigersi verso la porta con il panino ancora tra le dita, la sua testa che quasi toccava il soffitto dell'appartamento. Aprendo la porta, la donna fu sorpresa di trovare dall’altra parte Ivan, il loro vicino di casa, la sua postura tesa e stranamente più contrita del solito.
 
"Buongiorno, Mr. Strike," lo salutò lei, fermandosi ad ingoiare il boccone prima di continuare. "Come va?"
 
"Uh, abbastanza bene, immagino," rispose Ivan, la sua espressione nervosa mentre guardava oltre la donna. Sembrava più teso del solito. "Felix è qui?"
 
"Certo, è in cucina," rispose lei, facendogli cenno di entrare ed indicando la cucina con la testa. "Vieni dentro."
 
"Grazie," disse il giovane, entrando nell'appartamento e chiudendo la porta alle sue spalle mentre Tamora tornava sul divano. Era talmente alto da doversi piegare col busto per non sbattere la testa al soffitto.
 
"Felix!" chiamò la donna mentre si sistemava sul divano. "Mr. Strike è qui!"
 
Alla chiamata di sua moglie, il rubinetto si chiuse e pochi istanti dopo, Felix entrò nel soggiorno, asciugandosi le mani con uno straccio.
 
"Oh, Ivan!" lo salutò allegramente l’uomo di bassa statura, gettandosi l'asciugamano umido sopra una spalla. "Cosa ti porta qui, caro vicino?"
 
"Beh, il fatto è questo, Felix…. speravo che tu potessi aiutarmi con qualcosa," ammise lui, vacillando nervosamente.
 
Il tono di voce basso del giovane fece sì che Felix e Tamora condividessero uno sguardo interrogativo, prima che il sergente scrollasse le spalle, tornando a prendere un boccone del suo panino.
 
"Stai bene, ragazzo?" chiese Felix. "Sembri un po' nervoso."
 
Quello sospirò. "Sì, immagino di esserlo," rispose mentre si grattava la nuca.
 
"Sputa il rospo, Mr. Strike," lo esortò la donna, facendogli un gesto di enfasi con il suo panino mangiato a metà. "Non abbiamo tutto il giorno."
 
"Va bene, va bene," disse quello, guardando tra la bionda e suo marito. "Felix, ricordi... quello che ti ha detto Aladdin ieri sera?"
 
"Ti riferisci al fatto che hai una cotta per la Regina delle Nevi?" azzardò sarcasticamente Tamora, prima di alzare gli occhi al cielo mentre Ivan la guardava, visibilmente scioccato. "Oh suvvia, ragazzo, è ovvio che Felix me ne abbia parlato. Siamo sposati."
 
"…immagino abbia senso," concordò quello con un sospiro. "Comunque sia, per via di circostanze impreviste… devo vedermi con lei questa sera."
 
"Tipo… un appuntamento?" chiese la donna con un sopracciglio inarcato.
 
"Non proprio?" rispose lui, sembrando insicuro. "Voglio dire… sua sorella, Anna, mi ha chiesto di portare lei ed il ragazzo che le piace a fare un giro. E ha detto che sarebbe venuta anche Elsa."
 
Felix Aggiustatutto ammiccò dopo quella spiegazione. "Beh, Ivan… non posso dirlo con certezza…" cominciò a dire, esitante. "Ma da come l’hai descritto, sembra che Anna stia cercando di organizzare una sorta di doppio appuntamento assieme a te ed Elsa."
 
Ivan ammiccò a sua volta. "Aspetta, dici sul serio?" chiese, visibilmente sorpreso. La sua reazione fece sì che Tamora si passasse delicatamente la mano libera sul viso.
 
"Onestamente, ragazzo, a volte non riesco proprio a capire come ragioni," commentò lei mentre finiva il suo sandwich. “Eppure mi sembravi abbastanza sveglio, un tempo.”
 
"Hey!" ribatté lui, scontroso.
 
"Su, su, Ivan," disse nervosamente Felix mentre faceva un gesto placido con le mani. "Tammy ti sta solo prendendo in giro, tutto qui. Ma dimmi, perché hai pensato che avrei potuto aiutarti con questa vostra... uscita a quattro?"
 
Il giovane riportò la sua attenzione sul piccolo uomo. "Beh, che si tratti o meno di un appuntamento, ho pensato che sarebbe stata una buona idea se avessi provato a, come dire, cambiare abiti," spiegò con un'espressione incerta.
 
"Sì, assolutamente," concordò Tamora con un cenno del capo e un'espressione insipida, voltandosi di nuovo verso il tavolino per assemblare un fucile smontato. "Voglio dire, l’armatura è buona e tutto il resto, ma ha la tendenza a mettere in soggezione quelli che ti vedono, vero?"
 
"Esatto," annuì Ivan con un sospiro di frustrazione. "L’idea di cambiare vestito non mi piace, ma non ho altra scelta. E ho pensato che Felix potesse essere in grado di aiutarmi. Dopotutto, ho sentito in giro che ha, come dire, una certa conoscenza nello stile? Ha comunque conquistato le attenzioni di una certa donna…"
 
A questo punto, Felix lanciò un'occhiata a sua moglie, la quale si limitò sbuffare divertita.
 
"Sì, è vero," confermò lei con un sorrisetto.
 
"Allora, hai qualche consiglio per me?" chiese Ivan, speranzoso.
 
"Suppongo di sì," rispose Felix con un cenno della testa. "Voglio dire, prima di tutto, dovrai essere pulito per il vostro appuntamento. Sai, farti una doccia… spazzolarti i capelli… raderti…"
 
Il ragazzo lo guardò torvo. "Ti ho chiesto un consiglio di stile, non un manuale d’igiene per bambini," replicò, il suo sopracciglio che si contraeva fastidiosamente.
 
"Probabilmente dovresti indossare dei vestiti nuovi," aggiunse Tamora, appoggiandosi allo schienale del divano ed indicando la corazza di Ivan. "Voglio dire, quando è stata l'ultima volta che hai messo qualcosa di elegante?"
 
"…non l’ho mai fatto," ammise lui, osservando la sua armatura e sospirando. "Sai com’è, un mercenario non dovrebbe andare ad un appuntamento, di norma. E non sono sicuro che ci sia un posto dove posso trovare dei vestiti decenti."
 
"Senti, ti capisco," disse Tamora, comprensiva, mentre osservava il fucile rimontato e si alzava in piedi. "I miei uomini hanno avuto lo stesso problema. Con una corporatura più grande e muscolosa del normale, è difficile trovare degli abiti adatti."
 
Camminando verso Ivan, la donna si strofinò il mento mentre osservava il giovane dalla testa ai piedi, studiandolo con gli occhi.
 
"Per tua fortuna, però… hai all'incirca le stesse dimensioni dei miei uomini," osservò lei, posandosi le mani sui fianchi e sorridendo. "Scommetto che avranno qualcosa da poterti dare in prestito."
 
"Lo pensi davvero?" chiese il giovane, speranzoso, prima di sorridere mentre la donna annuiva. “Grazie mille, sergente."
 
"Non c’è di che, Mr. Strike," rispose lei mentre allungava la mano e lo punzecchiava scherzosamente sulla spalla. "Ti faremo sembrare un principe in pochissimo tempo."
 
Allontanandosi da Ivan, Tamora si diresse verso la porta, facendo segno all’altro di seguirla.
 
"E se non ci riusciamo, beh… allora la tua Regina delle Nevi dovrà accontentarsi di un principe in armatura," continuò con un'alzata di spalle. "Potresti anche piacerle così. I gusti della gente sono strani."
 
"Sì, come no," borbottò Ivan, il suo sorriso che svaniva mentre iniziava a seguirla.
 
Felix, da parte sua, poté solo ridacchiare divertito e scuotere la testa, prima di gettare lo straccio in cucina e seguirli a ruota.
 

 
Nel frattempo, Anna ed Elsa si recarono verso la loro destinazione, passeggiando rapidamente per le strade del Magic Kingdom.
 
"Ne sei davvero sicura, Anna?" domandò dubbiosamente Elsa, mentre lei e sua sorella si trovavano sulla via più importante del Distretto Centrale, guardando l'edificio che si ergeva davanti a loro.
 
"Dai, non fare così. Sembra divertente, no?" replicò Anna con un ampio sorriso.
 
Davanti a loro c'era un edificio molto strano da vedere a causa delle tonalità brillanti di rosa, blu e verde in cui era stato dipinto. Tende da sole arricciate degli stessi colori erano appese sopra le grandi vetrine, le quali mostravano manichini femminili in mostra con quelli che Elsa supponeva fossero gli ultimi stili di abbigliamento femminile. Sopra la porta d’ingresso – anch’essa di un impattante colore verde – era appeso un cartello blu, che mostrava le parole ‘Bibbidi Bobbidi Boutique’ scritte in grassetto con lettere rosa scintillanti.
 
"Non lo so," ammise Elsa, guardando sua sorella con un’espressione incerta.
 
"Beh, le altre principesse dicono che questo posto è fantastico," dichiarò risolutamente Anna, prima di prendere Elsa per un braccio e trascinarla fino all’ingresso. "Dai, entriamo."
 
Un campanello suonò quando la porta si aprì e le sorelle entrarono nell’edificio. Una volta entrata, Elsa poté vedere che il negozio era stato diviso in tre sezioni. Il primo, vicino alla parte anteriore del negozio, era ricoperto da una moquette verde e conteneva vari scaffali ed espositori che mostravano altri vestiti. Poi, il tappeto finiva bruscamente e veniva sostituito da un pavimento piastrellato di blu e rosa. Sul lato destro, l'area piastrellata era occupata da scaffali e armadi che ospitavano cosmetici e profumi, con alcune sedie disposte qua e là. L'altro lato, invece, era dominato da una serie di specchi uniformi disposti lungo una parete rosa, con una sedia imbottita di fronte a ciascuno di esso. Inoltre, c'erano anche alcuni lavandini e alcune sedie con strani dispositivi che sembravano coprire la testa di chiunque sedesse al loro interno.
 
"Oh cielo, dei nuovi clienti!" risuonò una voce dall'interno del negozio. "Venite, ragazze, c'è del lavoro da fare!"
 
Un momento dopo, tre sfere di luce, rispettivamente colorate di rosso, blu e verde, apparirono alla loro vista. Arrestandosi di fronte ad Anna ed Elsa, le luci si dissiparono, rivelando un trio di donne minuscole che fluttuavano davanti a loro, tenute in volo da ali vibranti e luccicanti. Ognuna di loro aveva l’aspetto di una donna di mezza età, rispettivamente con i capelli grigi, castani e neri. Erano vestite con abiti in stile medievale, colorati di rosso, blu e verde, insieme a cappelli a punta abbinati tenuti in posizione da veli colorati avvolti attorno al mento.
 
"Buongiorno!" le salutò quella vestita di rosso. "Benvenute nella Bibbidi Bobbidi Boutique. Come possiamo aiutarvi?"
 
"Voi... siete delle fate?" chiese Anna, stupita.
 
"Certamente, cara," rispose sempre quella vestita di rosso. "Mi chiamo Flora. Queste sono le mie sorelle. Fauna è quella in verde, e Serena è quella in blu."
 
"Aspetta, io vi conosco," disse improvvisamente Serena, indicando le due sorelle. "Siete le nuove principesse, vero?"
 
"Sì, anche se in realtà mia sorella è una regina," spiegò Anna, posando una mano sulla spalla di Elsa.
 
"Oh, per favore, perdonatela," si scusò Flora, prima di sporgersi verso di loro a sussurrare in modo cospiratorio. "A volte può essere un po’ sciocca."
 
"Che cosa hai detto?" borbottò Serena mentre fissava rabbiosamente Flora, la quale si limitò ad incrociare le braccia e incontrare lo sguardo di sua sorella con aria succinta.
 
"Quindi, Vostra Altezza," disse a quel punto Fauna, inserendosi dolcemente tra Flora e Serena prima che le cose potessero intensificarsi ulteriormente. "Con cosa possiamo aiutarvi, oggi?"
 
"Beh, noi siamo nuove qui nel Magic Kingdom," spiegò loro Elsa. "E come potete immaginare, non abbiamo familiarità con le mode locali."
 
"Quindi volete aggiornare i vostri abiti ed armadi," realizzò Fauna con un cenno d'intesa. "Avrei dovuto immaginarlo. C’è sempre qualcuno di nuovo che viene da noi dopo essere giunto qui da un’epoca diversa.”
 
"Già, le altre principesse mi hanno detto che questo era il posto giusto se volevamo acquisire un look moderno," aggiunse Anna.
 
Le tre fate si scambiarono un’occhiata divertita. "Beh, mi si scalda il cuore a sentire che le Principesse ci raccomandano così calorosamente," ridacchiò Flora, toccandosi un bottone che aveva sul petto.
 
"Allora, voi due vorreste il pacchetto completo?" domandò Serena.
 
Le due sorelle ammiccarono. "Pacchetto completo?" ripeté Elsa con un sopracciglio arcuato.
 
"Fauna è la nostra esperta di abbigliamento," spiegò a quel punto Serena, indicando verso la sorella vestita di verde. "Sarà lei ad aiutarvi ad aggiornare il vostro guardaroba."
 
"Serena è la nostra parrucchiera," proseguì Fauna, indicando l'altra sorella vestita di blu. “È abilissima a creare nuove acconciature."
 
"E nel frattempo, io sono la cosmetica," concluse Flora. "Il che significa che gestisco cose come trucco e smalto."
 
"Oh wow," osservò Anna con un sorriso stupito. "Sì, penso che siamo entrambe qui per il  pacchetto completo."
 
"Eccellente," affermò Flora, battendo le mani. Le tre fate si avvicinarono alle sorelle, svolazzando intorno a loro. "Allora, direi che possiamo iniziare."
 
In meno di un battito di ciglia, Elsa si ritrovò seduta su una delle sedie nere vicino al retro del negozio, un grembiule nero che la copriva dal collo in giù e i suoi capelli biondo platino pendenti all’indietro. Serena svolazzava all'aria dietro di lei, spazzolandole i capelli che aveva appena lavato e asciugato.
 
"Allora, a che tipo di stile stavate pensando?" domandò la fata blu.
 
"Oh, non riesco nemmeno ad immaginare come potrebbero essere le acconciature in questa epoca," rispose Elsa, guardando Serena dallo specchio davanti a lei. "Cosa mi consigliate?"
 
"Beh, essendo la vostra prima volta, non credo convenga fare qualcosa di troppo drastico," pensò ad alta voce la fata, un'espressione pensierosa sul suo viso. "Hmm, forse qualcosa di semplice?"
 
"Semplice?" ripeté Elsa.
 
"Beh, una donna di alta classe come voi è abituata ad intrecciarsi i capelli in molti modi complicati, Maestà," spiegò Serena mentre continuava a sfiorare i capelli di Elsa. "Quindi, per un tocco moderno, perché non proviamo un’acconciatura più semplice? Tipo una coda di cavallo sciolta o qualcosa del genere? "
 
"Coda di cavallo?" Chiese Elsa.
 
"Oh, avrò così tanto da insegnarvi, Altezza," mormorò la fata mentre continuava a lavorare. "Ma ditemi, per quale occasione vorreste prepararvi?"
 
"Beh...io e Anna dobbiamo uscire, questa sera," spiegò la regina.
 
Serena ammiccò. "Uscire?" domandò confusamente.
 
"Anna e un suo amico vorrebbero provare ad avere... un appuntamento, credo che fosse il termine giusto," rispose Elsa. "Io lì accompagnerò, semplicemente."
 
"Vi chiedo di perdonarmi per la sfacciataggine… ma non sarebbe un po' intrusivo?" obiettò la fata, il suo sguardo concentrato sui capelli di Elsa.
 
"Immagino che lo sarebbe, di norma," ammise la bionda. "Ma non sarò sola. Ci uniremo ad un altro nostro amico."
 
La fata Serena fece una pausa nel suo lavoro all’udire ciò, alzando lo sguardo per incontrare quello di Elsa nel riflesso dello specchio.
 
"Questo amico… è forse un ragazzo?" chiese, la sua espressione strana.
 
"Uhm, sì, lo è," rispose lei, distogliendo lo sguardo dalla fata, visibilmente a disagio.
 
"Ora ho capito! Un doppio appuntamento, dunque," realizzò Serena, annuendo con piacere, mentre riprendeva il suo lavoro.
 
"C-Che cosa?" esclamò Elsa, sorpresa, riportando lo sguardo sulla fata mentre le sue guance diventavano rosse come un pomodoro.
 
"Un’uscita a quattro," ripeté Serena con nonchalance. "Due coppie, un appuntamento".
 
"C-Ci tengo a sottolineare che questo amico ed io non siamo una c-coppia," dichiarò nervosamente Elsa, lottando per controllare la sua compostezza. "Quindi... n-non è un doppio appuntamento, assolutamente."
 
"State per andare in città assieme a questo ragazzo?" chiese semplicemente Serena, apparentemente inalterata dalla reazione di Elsa.
 
"Beh, sì, ma..." cominciò a spiegare lei.
 
"E lui vi piace?" premette ancora la fata.
 
La donna arrossì pesantemente, i suoi occhi sgranati per l’imbarazzo. "N-Non vedo cosa-”
 
"Quindi è un appuntamento," la interruppe giocosamente Serena, annuendo. "Non vi preoccupate, Maestà, vi faremo apparire al meglio."
 
Non sapendo – o non volendo – rispondere a quel ragionamento, Elsa sospirò e rimase in silenzio mentre la fata continuava a sistemarle i capelli, le guance della regina che brillavano di un rosa intenso.
 
"Elsa!" la chiamò Anna in quel momento, scuotendo la sorella dai suoi pensieri. "Come sto?"
 
Guardando sua sorella nel riflesso dello specchio, Elsa rimase scioccata non appena vide il vestito che stava indossando. Si era messa un top bianco e dei pantaloncini denim neri, i quali erano così corti che le loro tasche si estendevano a malapena all’inizio dalle gambe. Ai piedi, invece, la ragazza aveva infilato un paio di scarpe sportive bianche che completavano il look. Fauna le svolazzava vicino, lanciando un'occhiata nervosa tra le due sorelle.
 
"A-Anna!" balbettò Elsa, sconvolta. "C-Che cosa ti sei messa!?"
 
"Il mio nuovo vestito!" rispose lei, eccitata, facendo una piroetta. "Pensi che a Kristoff piacerà?"
 
"Oh, sicuro… visto che sei praticamente nuda!" esclamò quella mentre si alzava dalla sedia, per poi fermarsi quando Serena le posò una mano sulla spalla. "Vai a metterti qualcosa che non sia così... audace."
 
"Oh, eddai," sospirò la rossa, incrociando le braccia e alzando gli occhi al cielo. "Ho visto moltissime donne che indossavano abiti del genere qui nel Magic Kingdom."
 
"Cambiati, Anna," disse Elsa con un tono che non ammetteva repliche. "Adesso".
 
"… va bene," grugnì lei, mentre si allontanava da sua sorella e tornava verso l'area dei vestiti.
 
"Ve l’avevo detto che la maggior parte delle persone nella vostra situazione non reagisce bene a un cambiamento così drastico," le sussurrò Fauna, seguendo a sua volta Anna. "Dovete essere graduale."
 
"Suppongo che sia vero," concordò Anna, il suo tono deluso. Poi si guardò attorno prima di sussurrare alla fata. "Pensi di poterle nascondere qualche vestito?"
 
"Oh, certo, lo faccio sempre," ridacchiò Fauna con un sorriso. "Adesso venite. Sono certa che potremo trovare qualcosa su cui voi e vostra sorella sarete d'accordo."
 
La rossa annuì. "E metti da parte tutto quello che possa piacere anche ad Elsa," aggiunse con un sorriso. "Dopo tutto, lei deve apparire al meglio stasera."
 
 
 
 
 
 
 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:


Ivan Strike (????)  

        
ELSA (Frozen)                                                          ANNA (Frozen)
           
 
FELIX AGGIUSTATUTTO (Ralph Spaccatutto)        TAMORA J. CALHOUN (Ralph Spaccatutto)
       
 
FLORA, FAUNA E SERENA (La Bella Addormentata nel Bosco)
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CUORE DI GHIACCIO



Cause…
 
Ivan era terrorizzato.
 
Anche se non voleva ammetterlo, non poteva negare la realtà dei fatti. Mentre se ne restava in attesa sul bordo di una strada del centro cittadino, il giovane spostò nervosamente il suo peso da una gamba all’altra, appoggiandosi ad un lampione. Sospirando, lanciò un'occhiata incerta al suo vestito.
 
Con l'aiuto degli uomini al servizio del Sergente Calhoun, Ivan era in qualche modo stato in grado di ricreare quello che, a detta della donna e di suo marito, fosse un look decentemente buono. Indossava una maglietta nera sotto una giacca sportiva blu, insieme a un paio di jeans sostenuti da una cintura di pelle marrone. Erano persino riusciti a trovargli delle scarpe marroni che si adattavano sorprendentemente bene al suo nuovo look temporaneo. Grattandosi nervosamente la parte posteriore del collo, il giovane fece attenzione a non toccarsi troppo i capelli appena puliti, cercando di trattenere l’ansia crescente.
 
Guardandosi di nuovo attorno, il ragazzo fece un respiro profondo per calmarsi, facendo del suo meglio per ignorare gli sguardi curiosi che le persone che passavano gli stavano lanciando mentre se ne stava con le braccia conserte sotto il lampione.
 
"Ivan!" lo chiamò improvvisamente la voce di Anna dal fondo alla strada. "Ehi, Ivan!"
 
Voltandosi verso la direzione della voce, il giovane vide Anna e Kristoff che si avviavano verso di lui. Anna era vestita con un top rosso a maniche corte che le lasciava scoperte le spalle, un paio di jeans a vita alta, e delle belle scarpe sportive rosse. Una piccola borsetta verde, della stessa tonalità dello smalto che sfoggiava sulle dita, le completava in maniera soddisfacente il look, e portava le sue ciocche rosse sciolte, ad eccezione della parte anteriore della testa, dove i capelli erano stati tirati indietro e fissati con un piccolo nodo. Kristoff, da parte sua, era invece vestito con una giacca nera sopra ad una maglietta bianca, insieme a dei pantaloni scuri e scarpe da ginnastica bianche.
 
"Hey ragazzi!" li salutò lui, sorridendo e staccandosi dal lampione mentre lo raggiungevano. "Come va?"
 
"Alla grande!" rispose Anna con un ampio sorriso, prima di sbattere scherzosamente la spalla contro quella di Kristoff. "Non stiamo più nella pelle per il nostro appuntamento di stasera."
 
"Sicuramente tu lo sembri," commentò Ivan, ridacchiando. "A proposito, complimenti per i vestiti. Sembra che abbiate già capito come funziona questa roba della moda."
 
"Grazie," ricambiò Kristoff, guardando in basso verso il suo vestito. "Anna ha insistito per farmi indossare degli abiti nuovi. Onestamente, non è stato così difficile sceglierli."
 
"Già, lo stile degli uomini non cambia mai troppo," concordò l’altro con un sorriso.
 
"A proposito, anche tu non sei per niente male," si complimentò a sua volta Anna. "Ti sei sistemato bene, devo dire."
 
"Uh, grazie," rispose lui, le sue guance che si coloravano leggermente mentre si girava per grattarsi nervosamente la testa. Fece un piccolo sospiro esausto a quel punto. "Ho pensato che… dal momento che dovevamo uscire, non sarebbe stato male provare a fare un piccolo sforzo, no?"
 
“Senza contare che Ellie mi ha praticamente costretto…” aggiunse mentalmente.
 
"Giusto!" annuì Anna con un sorrisetto consapevole, saccente. "Allora, possiamo andare?"
 
"Certo, ma… non manca qualcuno?" chiese Ivan, confuso.
 
Anna apparve confusa a sua volta. "Che vuoi dire? Chi è che manca?"
 
Il giovane inarcò un sopracciglio. "…tua sorella?" domandò, piatto.
 
Completamente perplessa, Anna distolse lo sguardo da Ivan e si voltò, solamente per sgranare gli occhi con orrore quando realizzò che Elsa non si trovava da nessuna parte. Scuotendo la testa, Anna guardò Kristoff in cerca di aiuto, ma il giovane poté solo darle una scrollata di spalle in risposta, confuso quanto lei.
 
"Uhm… torno subito!" esclamò allora freneticamente, lanciando un sorriso nervoso ed imbarazzato ad Ivan. "Non andate da nessuna parte, ok?"
 
"…ok?" rispose quello, inarcando un sopracciglio mentre Anna si allontanava ed iniziava a correre all’impazzata. Guardando verso l'uomo più basso, Ivan gli lanciò uno sguardo interrogativo, al quale Kristoff riuscì solo, ancora una volta, a rispondere con una scrollata di spalle.
 
Svoltato un angolo a poca distanza da lì, Anna si fermò di colpo quando trovò Elsa in piedi dietro un vicolo, con la schiena premuta contro il muro dell'edificio che era posto all’angolo.
 
"Elsa?" esclamò, guardando confusamente sua sorella. "Cosa stai facendo?"
 
"N-Niente" rispose lei, guardando dritto mentre parlava.
 
"Questo lo vedo," replicò Anna, un tono di esasperazione nella sua voce. "Ma perché?"
 
“È-È solo che…" borbottò nervosamente l’altra. "Non sono sicura che sia una buona idea."
 
"Beh, buona idea o meno, è un po' troppo tardi per tornare indietro, non credi?" la incalzò la rossa. "Voglio dire, siamo arrivate fin qui. Non puoi tirarti indietro adesso."
 
"Sono-Sono sicura che Ivan capirebbe," sostenne debolmente Elsa.
 
"Forse, ma scommetto che questo ferirebbe i suoi sentimenti," ribatté Anna, assottigliando gli occhi. "E tu non vuoi ferire i suoi sentimenti, vero?"
 
"C-Certo che no!" sibilò lei, seccata.
 
Sospirando, Anna allungò la mano e la posò sul braccio di sua sorella.
 
"Andrà tutto bene, Elsa," le disse dolcemente, offrendole uno sguardo serio e comprensivo mentre parlava. "Sarà divertente, fidati di me. Ti fidi di me, vero?"
 
Lentamente, Elsa rivolse lo sguardo verso Anna, esitante. Poi però abbozzò a sua volta un sorriso leggero.
 
"V-Va bene… mi fido," rispose alla fine.
 
"Grande!" esclamò Anna, un ampio sorriso che si allargava sui suoi lineamenti mentre allacciava il braccio con quello di Elsa e la tirava fuori dall'angolo. "Andiamo, allora! Non possiamo lasciare in attesa i nostri uomini!"
 
Inciampando leggermente, Elsa si raddrizzò rapidamente e si mise al passo con Anna, raccogliendo quanto più coraggio possibile mentre si facevano nuovamente strada verso Ivan e Kristoff.
 
Vedendole avvicinarsi, Ivan rivolse la sua attenzione alle sorelle e sentì il respiro morirgli in gola mentre scorgeva Elsa.
 
Era vestita con un abito azzurro che le pendeva fin sotto le ginocchia, sopra il quale indossava un cardigan bianco. Una borsa blu abbinata era appesa sopra la sua spalla, e i suoi piedi erano coperti da un paio di semplici scarpe bianche dal tacco alto. I suoi capelli biondo platino erano stati tirati indietro in una coda di cavallo sciolta, e anche le sue unghie erano state dipinte con uno smalto blu cielo.
 
"Ehi, scusateci per prima," ridacchiò nervosamente Anna mentre le due sorelle raggiungevano i ragazzi. "Elsa aveva solo bisogno di un momento per soffiarsi il naso.
 
"Oh, certo… assolutamente," replicò il giovane, scuotendo leggermente la testa mentre i suoi pensieri riprendevano subito a funzionare. "Nessun problema."
 
Rivolgendo la sua attenzione verso di lui, Elsa sentì il suo cuore accelerare il battito mentre lo vide intento a guardare dritto verso di lei, un piccolo sorriso timido che gli tirava le labbra. Anna le lasciò il braccio a quel punto, facendosi prontamente da parte.
 
"Buonasera, Ivan," lo salutò Elsa, sorridendo.
 
"Uh, salve, Vostra Altezza,” ricambiò lui, inchinandosi. Poi però sgranò gli occhi ed ammiccò con imbarazzo non appena vide l’espressione delusa sul volto della donna. “V-Volevo dire… Elsa," si corresse rapidamente, imbarazzato. “Chiedo scusa, è difficile abituarsi subito…”
 
La donna ritrovò subito il sorriso all’udire ciò. "È... È bello rivederti," commentò lei, distogliendo lo sguardo da Ivan e giocando con la cinghia della borsa.
 
"G-Già, anche per me," concordò lui con una risatina nervosa. "Devo dire, stasera sei persino più bella di quanto lo sei di solito."
 
All’udire quel commento sincero, gli occhi di Elsa si sgranarono e le sue guance arrossirono pesantemente.
 
"G-Grazie," replicò la donna, sorridendo mentre posava di nuovo lo sguardo verso di lui. "Anche tu stai davvero bene."
 
"Oh, beh… grazie," si limitò a dire lui, distogliendo gli occhi da lei.
 
In piedi accanto a loro due, Kristoff osservò la loro interazione con un'espressione sempre più confusa. Alla fine, si portò una mano alla bocca e si schiarì educatamente la gola.
 
"Uh… Ivan?" disse a quel punto, mentre Elsa e il giovane lo guardavano. "Non pensi che dovremmo andare?"
 
Quello annuì. "Giusto," rispose, un'espressione imbarazzata sul suo viso. Poi fece segno agli altri di seguirlo, iniziando a fare strada.
 
Mentre Elsa si portava a passo con Ivan, Kristoff avvolse il suo braccio attorno a quello di Anna e la tirò delicatamente a sé in modo che camminassero dietro agli altri due.
 
"Che succede?" fece la rossa, guardandolo confusamente.
 
Il biondo la guardò attentamente. "Cosa sta succedendo qui?" domandò a sua volta, indicando Ivan ed Elsa.
 
Anna esitò nervosamente. "Stiamo andando ad un appuntamento, ovviamente," rispose con una risatina forzata.
 
"Ah-Ah, guarda che non ci casco," l’ammonì Kristoff, socchiudendo gli occhi su di lei e sorridendo sarcasticamente. "Stai cercando di accoppiare Ivan con tua sorella, vero?"
 
Mordendosi il labbro inferiore, Anna si guardò nervosamente attrono prima di sospirare, sconfitta.
 
"Okay, sì, potrei aver avuto un ulteriore motivo per uscire con loro due stasera," ammise alla fine. "Ma, suvvia, tutti possiamo vedere che starebbero benissimo insieme. Hanno solo bisogno di una piccola spinta da parte nostra, ecco."
 
Quello annuì. "Beh, sembrano andare d’accordo..." meditò Kristoff, serio, prima che uno sguardo di realizzazione apparisse sui suoi lineamenti. "Aspetta, da parte nostra? Chi altro hai coinvolto in questa storia?"
 
Uno sguardo di panico balenò sui lineamenti di Anna, prima che lei lo dismettesse con sorriso forzato ed una risata nervosa.
 

 
In quel momento, all’insaputa di tutti, Ellie se ne stava seduta sul bordo di un tetto dall'altra parte della strada, intenta ad osservare con un binocolo il gruppo che si faceva strada lungo il marciapiede.
 
"Allora, come sta procedendo il nostro piano finora?" chiese Loki, apparendo improvvisamente accanto a lei in un lampo di luce verde. Ellie emise uno squittio di sorpresa, facendo quasi cadere il binocolo per lo spavento.
 
"Per la misera! Devi per forza farlo ogni volta!?" lo rimproverò lei, guardandolo torvo mentre riprendeva fiato.
 
"Assolutamente," rispose l’uomo con un sorriso malizioso.
 
"Beh, se proprio vuoi saperlo, sta andando alla grande!" dichiarò la bambina, trionfante, prima di rimettersi il binocolo sugli occhi ed osservare nuovamente il gruppo. "Si sono incontrati, e sia Ivan che Elsa continuano a guardarsi l'un l'altro come due innamorati."
 
Loki grugnì. "Beh, è bello vedere che la principessina non ha rovinato tutto," commentò, posando le mani sui fianchi mentre Ellie abbassava il binocolo e gli lanciava un’altra occhiataccia che il super-cattivo ignorò allegramente. " Si passa al prossimo stadio, allora. "
 
Lei annuì. "Qual è la prossima tappa?" domandò mentre si alzava.
 
"Il Club Inchiostro e Tempera, ovviamente," rispose il dio con una rotazione degli occhi. "Se ci sbrighiamo, dovremmo riuscire a raggiungerlo prima di..."
 
Venne improvvisamente ininterrotto quando Ellie gli si avvicinò di colpo, afferrando l'orlo del suo cappotto ed attivando il suo potere. Subito dopo, la bambina lo trascinò in una rapida serie di salti e scatti invisibili, saltando sui tetti in una scia di magia ed energia continua. Pochi istanti dopo, i due riapparvero nel vicolo che portava all'ingresso del Club in questione.
 
Non appena si fermarono, Loki, chiaramente scosso e col viso pallido e gli occhi sgranati, si chinò di colpo e appoggiò le mani sulle ginocchia, fissando il terreno.
 
"Tutto bene?" lo interrogò la bambina con un sorrisetto compiaciuto, le mani infilate nelle tasche del suo vestito, riponendo il binocolo.
 
"…sto bene," rispose il dio, facendo un respiro profondo mentre si raddrizzava e si ricomponeva a poco a poco. "Devo dire che è stata un’esperienza...inaspettata."
 
"Me lo dicono in molti," sorrise Ellie. "Allora, entriamo o no?"
 
"Io entro," la corresse Loki, sistemandosi il cappotto. "Tu stai qui fuori."
 
"Che cosa!?" esclamò la bambina, oltraggiata, mentre Loki si voltava con la testa. "Come sarebbe? Non potrò vedere niente da qui!"
 
"Dovrebbe interessarmi?" chiese di rimando lui, guardandola ed inarcando un sopracciglio con incuranza.
 
Ellie gli rispose fissandolo torvo.
 
"Senti, bambina," disse a quel punto lui con un sospiro, voltandosi completamente verso di lei. "Questo è un locale per adulti. Uno di quelli in cui si riunisce gente... poco affidabile. Io mi confonderò bene tra quei ranghi, ma tu… beh, la tua presenza sarebbe vista solamente con sospetto."
 
"…suppongo che tu abbia ragione," dovette ammettere Ellie con un'espressione abbattuta, abbassando lo sguardo e dando un calcio ad un ciottolo lì vicino per la delusione.
 
Vedendola reagire così, Loki sospirò di nuovo.
 
"Tuttavia… forse possiamo trovare un modo per farti entrare," meditò ad alta voce. "Ma per farlo dobbiamo mascherarti."
 
La bambina s’illuminò visibilmente. "Questa è una grande idea!" esclamò felicemente. "E come?"
 
L'unica risposta che ottenne fu un sorriso malizioso.
 

 
"Uh, sei sicuro che questo sia il posto giusto, Ivan?" domandò Kristoff, mentre lui, Anna ed Elsa seguivano il giovane lungo il vicolo.
 
"Tranquillo, va tutto bene," lo rassicurò Anna, allegra. "Sono stata qui una volta, e ho visto com’è dentro. È un locale piuttosto eccitante. Buona idea, Ivan!"
 
"Grazie," rispose quello, ridacchiando mentre si fermava davanti alla porta del Club Inchiostro e Tempera, bussandovi subito dopo.
 
"Parola d’ordine?" esclamò la voce profonda di Kronk dall'altro lato, mentre una finestra nella porta si apriva all’improvviso.
 
Ivan ammiccò. "Parola d'ordine?" ripeté, confuso. "Da quand’è che c'è una parola d’ordine?"
 
"Senti Ivan, tu mi piaci, ma il Club ha un'immagine da mantenere, ed io devo tenere fuori la gentaglia comune,” spiegò Kronk, incurante. "Quindi, niente parola d’ordine, niente ingresso."
 
Stringendo i denti, il giovane lanciò un'occhiataccia a Kronk per un momento, prima che un'idea gli balenasse per la testa.
 
"La parola d’ordine è forse... sformatino di spinaci?" disse alla fine, seccato.
 
Gli occhi di Kronk si sgranarono per la sorpresa. Poi l’omone muscoloso sospirò.
 
"Entra," esalò con un tono di sconfitta, aprendo lentamente la porta.
 
Tornando a voltarsi verso gli altri, Ivan fece un sorrisetto prima di fare loro cenno di entrare. Ridacchiando, Anna guidò Kristoff all'interno, mentre il giovane finì accanto ad Elsa mentre la seguiva.
 
"Sformatino di spinaci?" chiese lei, lanciando un'occhiata a Kronk mentre lo superavano.
 
"Gli piace cucinare," rispose Ivan con un'alzata di spalle. "E guarda caso sapevo che gli sformatini di spinaci sono la sua specialità."
 
Elsa ridacchiò mentre entravano nell'area principale del Club. Una volta dentro, la donna si fermò all'ingresso, spingendo Ivan a fermarsi e a voltarsi verso di lei dopo aver fatto qualche passo. Guardandola, il giovane non poté fare a meno di sorridere quando la vide osservare il Club con occhi meravigliati e luminosi.
 
"Santo cielo," disse Elsa, guardando la struttura della sala con stupore. "È come una gigantesca opera d'arte."
 
L’altro annuì. "Mi sono ricordato che ti piaceva l'Art Déco," ammise lentamente mentre si guardava a sua volta attorno. "Quindi… non c’era posto migliore di questo."
 
Udendo ciò, Elsa riportò la sua attenzione su Ivan e gli rivolse un sorriso dolcissimo.
 
"Hey, Hey, Hey!" esclamò improvvisamente una voce familiare, il suo artefice che si avvicinava ad Ivan con due drink in mano. "Guarda un po' chi si vede dopo l’orario di lavoro!"
 
"Oh, ehi, Ade," lo salutò a sua volta il giovane, voltandosi verso il dio.
 
Il signore degli Inferi gli sorrise calorosamente. "Allora, cosa ti porta..." cominciò a dire, ma si interruppe di colpo quando vide Elsa che si avvicinava al ragazzo. "Oh… la regina Elsie, giusto?"
 
"Elsa," lo corresse lei. "È un piacere rivederti, Lord Ade."
 
"Sono sicuro che lo sia," replicò distrattamente lui, il suo sguardo che guizzava lentamente tra Elsa e Ivan. "Allora… voi due siete qui... insieme?"
 
"Uhm, beh, vedi..." iniziò a dire il giovane, grattandosi la nuca, il suo viso arrossato per l'imbarazzo.
 
"Siamo qui con mia sorella e un nostro amico," spiegò Elsa, le sue guance colorate di rosso mentre indicava il punto dove Anna e Kristoff si stavano guardando attorno.
 
"…oooook…" fece Ade, assottigliando gli occhi con sospetto.
 
In quello stesso momento, una seconda persona si fece largo tra di loro. "Tesoro, perché ci metti così tanto?" chiese Persefone, avvicinandosi ad Ade e guardandolo confusamente. Poi, il suo sguardo sembrò illuminarsi mentre scorgeva Ivan assieme a lui. "Ehi, Ivan! Non mi aspettavo di vederti qui stasera! Che piacevole sorpresa!"
 
Poi, vedendo Elsa in piedi accanto al giovane, Persefone emise un piccolo sussulto di sorpresa.
 
"Oh, regina Elsa," disse la dea, prima di fare una piccola riverenza. "Non abbiamo avuto il piacere di incontrarci. Mi chiamo Persefone."
 
Quella ammiccò. "Ah, immagino che tu sia la moglie di Lord Ade," osservò dopo un secondo, ricambiando l’inchino. "È un piacere fare la tua conoscenza, Lady Persefone."
 
"Oh, il piacere è tutto mio, Vostra Altezza," rispose quella con un cenno della mano e una risata soave. "Allora, cosa vi porta qui stasera?"
 
"Sono qui con degli amici…" rispose Ade, il suo tono dubbioso.
 
Guardandosi intorno, Persefone vide Anna e Kristoff a breve distanza, ed uno sguardo di comprensione le illuminò il volto mentre metteva i tasselli al loro posto.
 
"Bene, allora faremmo meglio non trattenervi," disse improvvisamente la dea, avvolgendo le braccia attorno a quello del marito e cominciando a portarlo via. "A dopo, Ivan! Buona serata, Altezza."
 
Ivan annuì. "Ci vediamo," rispose, salutandoli con un cenno del capo.
 
Guardando la dea intenta praticamente a trascinare via Ade, Elsa non poté fare a meno di ridacchiare.
 
"Di certo è... una persona solare," commentò con un sorriso.
 
"Beh, sono abbastanza sicuro che sia una dea della primavera o qualcosa del genere…. quindi ha senso," confermò l’altro, prima di indicare una parte diversa del Club. "Comunque sia, penso che tua sorella abbia trovato un tavolo."
 
"Beh, non dovremmo farla aspettare, allora" disse lei, seguendo il giovane mentre la conduceva dagli altri.
 

 
Nel frattempo, raggiungendo il tavolo con il loro solito gruppo di amici, sia Ade che sua moglie si sedettero a loro volta, continuando tuttavia a lanciare degli sguardi nella direzione di Ivan ed Elsa. Ade indossava un’espressione confusa, mentre Persefone sfoggiava un sorriso divertito. Osservandoli agire in quel modo, un'espressione di confusione si formò sul viso di Regina.
 
"Cosa state guardando, voi due?" chiese la donna, inarcando un sopracciglio.
 
Seguendo lo sguardo di Ade e Persefone, Uncino sorrise ironicamente mentre individuava Ivan e gli altri nel mezzo della sala.
 
"Ehi, quello non è il tuo nuovo amico, Ade?" esclamò il pirata, riportando la sua attenzione verso il dio greco. "Ivan Strike, giusto?"
 
"Il tipo che gestisce quel piccolo Club d’incontri a cui stai andando?" fece Crudelia De Mon. "Cosa ci fa qui?"
 
"Penso che abbia un appuntamento!" rispose Persefone, la sua voce sommessa ed eccitata.
 
I cattivi attorno a lei ammiccarono. Poi, udendo ciò, si voltarono improvvisamente tutti a guardare dove erano seduti il giovane e gli altri, facendo emettere alla dea un sospiro esasperato.
 
"Suvvia ragazzi, è abbastanza ovvio," si lamentò lei.
 
"Con chi è?" chiese Ursula, allungando il collo per vedere meglio l'altro tavolo.
 
"La donzella delle nevi," rispose Ade, un'espressione chiaramente confusa sul suo viso. "Lisa."
 
Sua moglie gli diede una gomitata sul braccio. “Elsa!” lo corresse, seccata.
 
"È qui con la Regina delle Nevi?" chiese Jafar, sorpreso.
 
Il dottor Facilier formò un sorriso malizioso sulle labbra. "Bene, bene, bene," ridacchiò a quel punto. "Ed io che non avrei mai pensato che una tipa del genere potesse mai voler avere a che fare con uno come lui…"
 
"Ehi, suvvia," ribatté Ade, pacato. "Non dire così. Ivan è un tipo in gamba."
 
"Oh, mi dispiace," si scusò Facilier con tono beffardo. "Dimenticavo che voi due siete diventati abbastanza vicini, ultimamente."
 
"Ah! Questo è quello che succede quando si passa tutto il tempo da solo in una stanza con un tipo del genere, parlando dei propri sentimenti," sogghignò Regina.
 
"Oh andiamo, non è così!" esclamò Ade, sulla difensiva, incrociando le braccia sul petto. "E poi, non sono l'unico ad esserci andato."
 
"Ah no?" domandò Ursula con un sopracciglio alzato. "E chi altro è venuto?"
 
"Buonasera a tutti," li salutò improvvisamente una nuova voce. I Cattivi si voltarono a quel punto, restando piuttosto stupiti quando videro Loki che si avvicinava al tavolo con un sorriso beffardo in faccia. "Vi dispiace se mi unisco a voi?"
 
Ade sospirò. "Beh, quest’idiota è uno di quelli," dichiarò il dio greco, annuendo verso Loki. "Come stai, compare? Cosa ti porta qui?"
 
"Ho visto un annuncio pubblicitario per lo spettacolo di questa sera," spiegò il dio norreno. "Mi ha incuriosito, così ho pensato di venire a vederlo. Non mi aspettavo di trovare anche te qui."
 
"Bene, allora prendi una sedia ed unisciti a noi. Lo spettacolo sta per iniziare," lo esortò Ade, prima di guardare sarcasticamente gli altri al tavolo e ghignare con la sua bocca dentata. "Per voi non è un problema, vero, ragazzi?"
 
Gli altri al tavolo condivisero uno sguardo titubante, prima che Regina emettesse un sospiro.
 
"Va bene," disse la donna a nome di tutti, indicando Loki con una mano. "Prenditi una sedia."
 
"Vi ringrazio," rispose lui, prima di indicare una sedia vuota su un tavolo vicino e fare un movimento di trazione con la mano. Immediatamente, la sedia cominciò a librarsi da terra, galleggiando verso Loki, che vi si sedette sopra mentre essa si riabbassava a terra.
 
"Oh, magia…" commentò Jafar, la sua voce grondante di sarcasmo. "Molto impressionante."
 
"Calmati," lo ammonì Persefone. "C’è comunque posto per tutti. Lo spettacolo sta per iniziare."
 
"Bene, allora farò meglio a rinfrescarmi mentre c'è ancora tempo," dichiarò Loki, prima di guardarsi attorno e sorridere mentre notava qualcosa. "Cameriere, oh cameriere!"
 
A pochi metri di distanza, uno dei camerieri-pinguini si fermò e si voltò verso di lui. Camminando, il pinguino guardò Loki con due occhi color sabbia uguali a quelli di Ellie, la sua espressione visibilmente irritata.
 
"Posso avere un bicchiere del vostro miglior vino rosso?" domandò il dio, sorridendo ironicamente. "E fai presto, per favore."
 
Il pinguino si limitò a guardarlo male, prima di sospirare ed andarsene.
 

 
Nel frattempo, Ivan rimase in piedi dietro la sua sedia mentre Elsa, Kristoff e Anna si sistemavano attorno al tavolo.
 
"Già che ci siamo, volete qualcosa da bere?" suggerì il giovane. "In questo locale si fa prima ad andare direttamente al bar invece che aspettare uno dei camerieri."
 
"Hanno dell'idromele?" domandò Kristoff.
 
"Sono abbastanza sicuro che abbiano di tutto," rispose Ivan, scrollando le spalle. "Controllerò."
 
"Ne puoi prendere uno anche per me?" chiese anche Anna. "Ho sempre voluto provarlo."
 
"Certo, due idro-" cominciò a dire il giovane, prima che un'espressione pensierosa gli attraversasse il viso. "Aspetta… Anna, sei abbastanza grande per poter bere?"
 
"Abbastanza grande?" ripeté lei, confusa. "Che significa? Quanti anni devo avere per poter bere?"
 
A questa domanda, Ivan guardò la principessa medievale, seduta in un bar degli anni Quaranta, in quella che doveva essere l’età moderna… e la sua mente si fece vuota.
 
"… sai cosa? Lascia perdere," sospirò alla fine, scuotendo la testa. "Te lo prendo lo stesso."
 
"Beh, già che ci sei, mi piacerebbe avere un bicchiere di vino rosso," disse a sua volta Elsa.
 
Quello annuì. "Capito," disse con un sorriso, prima di voltarsi e dirigersi lentamente verso il bar.
 
Vedendo che c'era un certo numero di baristi che lavoravano al bancone quella sera, Ivan si affrettò a trovarne uno che riconobbe.
 
"Ehi, Dolores," disse il ragazzo, avvicinandosi ad una donna di mezza età.
 
"Oh? Ehi, Ivan!" lo salutò Dolores, appoggiandosi al bancone verso di lui. "Cosa ti preparo questa sera?"
 
"Uh… per caso avete dell'idromele?" chiese di rimando lui.
 
"Tesoro, sotto questo bancone ho di tutto e di più," rispose lei con un sorriso saccente. "Allora, un bicchiere di idromele?"
 
"Due, in realtà," la corresse Ivan. "Assieme ad un calice di vino rosso e una birra alla spina, se non ti dispiace."
 
"Arrivano subito!" dichiarò Dolores, prima di allontanarsi da lui ed iniziare a preparare le bevande.
 
"Ehi… so che sei grande e grosso, Ivan, ma non ti sembrano un po' troppi drink per una persona sola?" scherzò una voce alla sinistra del giovane. Spostando lo sguardo, Ivan sorrise quando vide Emma seduta su uno sgabello davanti al bancone, intenta a sorridergli con un drink in mano.
 
"Buonasera, sceriffo," la salutò con un sorrisetto ironico. "E non preoccuparti, non sono tutti per me."
 
"Beh, questo è un sollievo. Odierei doverti arrestare per un'accusa di ebrezza e disordine," scherzò Emma. Poi inarcò un sopracciglio verso di lui. "Con chi sei?"
 
"Solo con degli amici," rispose quello, la sua espressione istantaneamente più tesa di prima.
 
Sollevando la fronte, Emma si guardò attorno nel locale prima di vedere Anna, Kristoff ed Elsa seduti lì vicino. Voltandosi di nuovo verso il giovane, non ci mise molto a capire come stavano le cose. Gli sorrise di nuovo.
 
"E quelli laggiù sarebbero i tuoi amici?" dedusse, facendo un cenno col capo verso il tavolo.
 
"…sì," confermò lui, lanciando una rapida occhiata alla sua destra.
 
Il sorriso dello sceriffo si allargò maliziosamente. "Quindi, stai ancora andando in giro con Elsa?" domandò, guardandolo con divertimento.
 
"E con tutti gli altri," aggiunse Ivan, rapido e difensivo.
 
"Certo, certo," confermò Emma con un cenno del capo. La sua espressione si riempì di gioia. "Immagino di aver avuto ragione, prima."
 
"Riguardo a cosa?" chiese il giovane, confuso.
 
"Tu e lei sareste davvero una bella coppia," rispose la donna, prima di prendere un altro sorso del suo drink.
 
A questo punto, l'intera faccia di Ivan divenne inconsciamente rossa. Il ragazzo tentò di dare una risposta, ma fu interrotto quando Dolores tornò da lui con le bevande.
 
"Ecco a te, Ivan," disse lei, spingendo i quattro bicchieri verso il mercenario. "Adesso sbrigati. Non vorrai far aspettare i tuoi amici."
 
"Uh, sì, giusto… grazie, Dolores," rispose lui, imbarazzato, mentre lanciava un'occhiata a Emma ​​che continuava a sorridergli mentre lo guardava prendere con cautela i drink tra le sue mani. "Buna serata, sceriffo."
 
"Anche a te, Ivan," rispose lei con un cenno del capo, sorridendo mentre lo osservava tornare al suo tavolo.
 
Dolores ed Emma continuarono ad osservarlo per diversi secondi. "Quindi… le voci sono vere?" chiese Dolores, sporgendosi sul bancone ​​con gli occhi fissi sul tavolo del ragazzo. "Tra Ivan ed Elsa sta nascendo qualcosa?"
 
"Così sembra," confermò Emma, guardando da lontano Ivan che dava i drink ad Anna e Kristoff.
 
“Comunque sono d'accordo con te, quei due sembrano adorabili insieme," affermò ancora Dolores, prima di fare un gesto verso il tavolo. "Voglio dire, guardali!"
 
Mentre le due donne guardavano, Ivan porse a Elsa il suo drink, con la giovane regina che gli sorrideva timidamente mentre lo prendeva.
 
"Penso che potrei guardarli per tutto il giorno," disse Dolores, sostenendosi la testa con un braccio.
 
"Beh', allora faresti meglio ad allacciarti le cinture, Dolores," dichiarò Emma, ridacchiando mentre vedeva ​​il giovane arrossire nel frattempo che Elsa gli parlava. "Perché lo spettacolo è appena iniziato."
 
 
 


 
 
 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:
 


Ivan Strike (????)                                                      Ellie Pendragon (????)
         
        
ELSA (Frozen)                                                           ANNA (Frozen)                                                      KRISTOFF (Frozen)
                     
 
EMMA SWAN (Once Upon a Time)
 
 
LOKI (Marvel Universe)
 
 
KRONK (Le Follie dell'Imperatore)


ADE (Hercules)                                                                        PERSEFONE (Hercules)
        
 
CAPITAN UNCINO (Peter Pan)

 
DOTTOR FACILIER (La Principessa e il Ranocchio)

 
JAFAR (Aladdin)
 
 
URSULA (La Sirenetta)
 
 
REGINA (Biancaneve e i Sette Nani)
 
 
CRUDELIA DE MON (La Carica dei 101)
 
 
DOLORES (Chi ha Incastrato Roger Rabbit?)
 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CUORE DI GHIACCIO



…e Conseguenze
 
Mentre la serata nel Club Inchiostro e Tempera continuava a svolgersi tranquillamente, ad un certo punto le luci si affievolirono improvvisamente, attirando l'attenzione di tutti sul palco ancora illuminato. Allo stesso tempo, la band, un quartetto chiamato Jim and Crows, iniziò a suonare una melodia jazz. Un momento dopo, Jessica Rabbit salì sul palco, vestita con un abito rosso attillato e scollato con paillettes che scintillava sotto le luci del palcoscenico, tenendo un microfono in mano.
 
Anna rimase a bocca aperta appena vide quella donna. "…e tu dicevi che il mio primo vestito era osé?" mormorò, sporgendosi verso Elsa, la quale era intenta a guardare la showgirl con gli occhi sgranati.
 
"Buonasera a tutti," disse Jessica al microfono, posandosi una mano guantata sul fianco mentre parlava. "E benvenuti ad un'altra serata di musica nel nostro modesto Club!"
 
Le sue parole suscitarono un applauso clamoroso tra la folla, facendo sorridere la donna.
 
"Ora, come sapete, si tratta di un evento musicale aperto, ed il palco è disponibile a chiunque voglia salire qui ed esibirsi per noi," spiegò ancora Jessica, guardando attentamente la folla. "Ma per iniziare a riscaldarci, prima ascolteremo l'esibizione di uno dei nostri clienti abituali. Quindi, signore e signori, fatemi sentire un applauso per Dodger!"
 
Detto questo, Jessica si fece da parte mentre gesticolava verso il centro del palco. Un momento dopo, le tende si separarono di colpo e – con sommo stupore di Anna ed Elsa – un cane trotterellò sul palco. A prima vista sembrava essere un normalissimo Fox Terrier, con una pelliccia bianca a macchie marroni ed orecchie flosce. Una bandana rossa era legata attorno al suo collo, e un paio di occhiali da sole neri gli coprivano gli occhi.
 
" …un cane?" esclamò Kristoff, confuso, mentre il resto del locale scoppiava in un applauso fragoroso. Vedendo la reazione dei presenti, il cane, Dodger, sorrise e fece un cenno verso la folla in segno di apprezzamento, prima di iniziare – incredibilmente – a parlare.
 
"Come va, gente?" esclamò a gran voce mentre raggiungeva il centro del palco, guadagnandosi un altro giro di applausi.
 
"Oh, è uno di quegli animali che parlano!" realizzò Anna, stupita. "Ne avevo visti un paio in giro, ma non mi ci sono ancora abituata."
 
"Ivan, c'è forse un motivo per cui in UNANIMUS alcuni animali possono parlare ed altri no?" domandò Elsa a quel punto, sporgendosi verso il giovane senza notare quanto gli fosse vicina.
 
"Uh, io..." mormorò quello, guardandola nervosamente mentre si avvicinava a lui e percependo l’aria fresca che sembrava circolare attorno alla bionda. "E-Ecco, in realtà non lo so, davvero. Penso che dipenda dal film da cui provengono."
 
"È un peccato," commentò Anna, reggendosi il mento con una mano mentre guardava Kristoff. "Sarebbe davvero bello poter sentire quello che Sven ha da dire. Scommetto che la sua voce non suona come quella che usi tu."
 
"La mia imitazione di Sven è perfetta, grazie mille," replicò Kristoff, incrociando scherzosamente le braccia e sorridendo alla principessa. Anna si limitò ad alzare gli occhi al cielo.
 
"Ok gente, penso di avere la canzone perfetta per iniziare questa serata," continuò a dire Dodger sul palco.
 
"Piano Man!" gridò qualcuno dalla folla, guadagnandosi un giro di applausi di sostegno.
 
Il cane-cantante scoppiò a ridere. "Quella la teniamo per la fine," rispose Dodger, ghignando. "Ciò di cui abbiamo bisogno è qualcosa per farci iniziare."
 
Voltandosi verso la band, Dodger guardò con i suoi occhiali da sole verso i musicisti ed annuì.
 
"Dacci dentro, Jim!" esclamò il cane, spingendo la band ad iniziare a suonare una melodia piacevole.
 
"Come out Virginia, don't let 'em wait," cominciò allora a cantare, facendo restare a bocca aperta Ivan, sorpreso dalla qualità della voce del cane. "You Catholic girls start much too late."
 
"Aw, but sooner or later it comes down to faith," continuò Dodger, iniziando a ballare sul palco. "Oh, I might as well be the one!"
 
La folla iniziò ad applaudire con enfasi. "Well, they showed you a statue, told you to pray," cantò quello, trotterellando lungo il tratto centrale del palco. "They built you a temple and locked you away!"
 
" Aw, but they never told you the price that you pay," Dodger raggiunse la fine del palco, mettendosi in posa davanti a tutti con stile. "For things that you might have done!"
 
"Only the good die young!" l’animale parlante gettò all’indietro la testa, guadagnandosi un applauso dalla folla. "That's what I said! Only the good die young! Only the good die young!"
 
"Wow… è bravissimo!" esclamò Anna, la sua faccia spaccata da un sorriso luminoso.
 
You might have heard I run with a dangerous crowd.
 
"Ivan, che genere di musica è questa?" chiese Elsa, alzando la voce in modo da farsi sentire anche mentre Dodger cantava. "È molto... allegra."
 
We ain't too pretty we ain't too proud.
 
"Si chiama Rock and Roll," spiegò lui. "In effetti, conosco questa canzone. È strano, ma sono certo che quel cane abbia esattamente la stessa voce di..."
 
We might be laughing a bit too loud,
 
"Billy Joel?" suggerì una voce sensuale alle sue spalle. Guardando verso la voce, il gruppo scoprì che Jessica si stava avvicinando al loro tavolo. "Come va, Ivan?"
 
Aw but that never hurt no one,
 
"Ehi Jessica," rispose quello con un sorrisetto, prima di fare un cenno con le mani verso tutti gli altri. "Jessica, questi sono i miei amici Kristoff, Anna ed Elsa. Ragazzi, lei è Jessica Rabbit, la proprietaria e direttrice del Club Inchiostro e Tempera."
 
So come on, Virginia, show me a sign,
 
"È un piacere fare la vostra conoscenza," disse Jessica, inchinandosi verso le due sorelle, per quanto il suo vestito attillato le permetteva. Un’azione che, com’era prevedibile, mise in bella mostra alcune delle sue… doti, costringendo sia Ivan che Kristoff a distogliere lo sguardo con imbarazzo.
 
Send up a signal and I'll throw you the line.
 
"P-Piacere..." rispose Elsa, arrossendo profondamente mentre guardava le qualità di quella donna. Poi, quasi istintivamente, la regina afferrò le estremità del suo cardigan e se le avvolse intorno a sé. "…madam?"
 
The stained-glass curtain you're hiding behind,
 
"Madam va più che bene," confermò Jessica con un sorrisetto, inarcando un sopracciglio verso Elsa mentre parlava. "Devo dire, Maestà, sono onorata dal fatto che voi abbiate deciso di visitare il mio umile locale."
 
 Never let's in the sun.
 
"Beh, avevo chiesto ad Ivan di mostrarci qualche posto carino," disse a sua volta Anna, prendendo parola. "Pensava che questo fosse il locale migliore dove venire."
 
Darlin' only the good die young!
 
"Oh, ho recentemente scoperto che Ivan è davvero un amico speciale, nonché un cliente fedele," sussurrò Jessica, posando una mano sulla spalla del suddetto giovane mentre scrutava Anna e Kristoff con il suo occhio non nascosto dai capelli. "Quindi capisco perfettamente il perché si sia preso del tempo per mostrare ad una coppia carina come voi questo posto."
 
Woah, I tell ya! Only the good die young!
 
Udendo quelle parole, Anna abbassò la testa e arrossì, mentre Kristoff distolse lo sguardo, grattandosi la parte posteriore del collo con imbarazzo. Elsa, tuttavia, rimase concentrata con lo sguardo sulla mano che Jessica aveva appoggiato sulla spalla di Ivan, una strana sensazione aliena che le si formava nel petto a quella vista.
 
Only the good die young!
 
"…q-quindi… cosa stavi dicendo sulla voce del cantante?" chiese Elsa, improvvisa, mentre si schiariva rumorosamente la gola.
 
You got a nice white dress and a party on your confirmation!
 
Jessica sorrise. "Dodger ha la voce di Billy Joel," spiegò nuovamente, guardando verso il palco dove il cane stava attualmente impennando teatralmente in cima al piano della band. "È un cantante piuttosto famoso, e ha fornito la voce a Dodger nel suo film."
 
You got a brand new soul, hmm, and a cross of gold!
 
"Cosa intendi con ‘fornito la voce’?" chiese Anna, confusa.
 
But Virginia, they didn't give you quite enough information!
 
"Voglio dire che nel mondo esterno, quando realizzano un film, hanno bisogno di qualcuno che interpreti i personaggi," elaborò Jessica. "Degli attori, in pratica. A volte, alcuni di essi sono piuttosto famosi.
 
You didn't count on me when you were counting on your rosary!Ooh woah woah!
 
"Quindi, è per questo che quel cane sa cantare così bene?" chiese Kristoff, indicando il palco in cui Dodger si stava esibendo. "Perché un cantante lo ha interpretato?"
 
They say there's a heaven for those who will wait,
 
"Più o meno," confermò Jessica con un cenno del capo. "Non penso che abbia nemmeno bisogno di esercitarsi. Penso che nella maggior parte dei casi, i personaggi con le voci come la sua sembrano ricordare tutte le canzoni che i loro attori hanno cantato."
 
Some say it's better but I say it ain't,
 
"Ricordare?" ripeté Anna, la sua fronte corrugata.
 
I'd rather laugh with the sinners than cry with the saints,
 
"Non so come altro spiegarlo,” rispose Jessica, scrollando le spalle.
 
The sinners are much more fun.
 
Distogliendo lo sguardo da Anna, Jessica non poté fare a meno di notare che Elsa stava fissando la mano che teneva ancora appoggiata sulla spalla di Ivan. Vedendo ciò, un minuscolo sogghigno le tirò l'angolo delle labbra.
 
You know that only the good die young!
 
"Mi sono dimenticata di chiedervelo prima… ma cosa vi porta qui stasera, Altezza?" domandò a quel punto Jessica, iniziando a massaggiare lentamente la spalla di Ivan. "So che Ivan voleva mostrare il locale a vostra sorella e al suo..."
 
I tell ya! Only the good die young!
 
"…fidanzato?" tentò, incerta, inarcando un sopracciglio rosso rubino verso Anna e Kristoff.
 
Only the good die young!
 
Quell’azione fece esplodere una lunga serie di borbottii e balbettii da parte di entrambi, i quali cercarono invano di spiegare la natura della loro relazione. Quella scena fece roteare gli occhi a Jessica, interrompendoli con un gesto placante della sua mano.
 
Well your mother told you all that I could give you was a reputation!
 
"Cielo, sono felice di non essere mai stata così giovane," sospirò la donna, prima di riportare la sua attenzione su Elsa. "Quello che sto dicendo è che so perché Ivan, vostra sorella e il suo ragazzo sono usciti stasera, ma non voi. Quindi… cosa vi porta qui, Altezza? "
 
Oh she never cared for me, but did she ever say a prayer for me? Oh woah woah!
 
Lanciando uno sguardo tra la mano di Jessica e il sorriso quasi beffardo che la donna sembrava darle, Elsa raddrizzò le spalle, prima di posare a sua volta una mano su quella di Ivan, facendo sgranare gli occhi del giovane.
 
Come out, come out, come out Virginia, don't let 'em wait!
 
"Sono qui per trascorrere del tempo con mia sorella e i nostri amici," rispose Elsa, il suo sguardo concentrato su Jessica, ignorando l'espressione sorpresa sul volto di Ivan. "Se per te questo va bene?"
 
You Catholic girls start much too late!
 
"…certamente," esalò Jessica, scrollando le spalle mentre faceva scivolare via la mano dalla spalla del ragazzo, il suo ghigno sempre presente. "A me e mio marito piace sempre vedere le persone con i loro... amici."
 
Oh, sooner or later it comes down to faith!
 
"...marito?" ripeté Elsa, la sua espressione che divenne sorpresa all’udire quella parola.
 
Oh I might as well be the one!
 
“È vero, avevo sentito dire da qualcuno che tu sei sposata con Roger Rabbit, quel piccolo coniglio che lavora qui," realizzò Anna, facendo sì che gli occhi di Elsa si spalancassero.
 
You know that only the good die young!
 
"Proprio lui," confermò Jessica, il suo sguardo ancora concentrato su Elsa. "Il mio unico e solo amore."
 
I’m telling you, baby…
 
Sentendosi come se fosse stata in qualche modo fregata, Elsa rivolse lentamente lo sguardo verso il punto in cui teneva ancora la mano appoggiata su quella di Ivan. Arrossendo pesantemente, la donna alzò immediatamente gli occhi per guardare in faccia il giovane. Ivan la guardò per un momento, la sua espressione illeggibile, prima che un sorriso si diffondesse lentamente sul suo viso. Vedendo questo, Elsa sorrise timidamente, fissandolo a sua volta.
 
You know that only the good die young!
 
A questo punto, Dodger terminò la sua canzone, e il pubblico scoppiò in un applauso fragoroso, facendo sbattere le palpebre sia ad Elsa che Ivan mentre venivano riportati alla realtà dal rumore. I due separarono rapidamente gli sguardi, guardando nervosamente attorno, osservando mentre il cane parlante s’inchinava davanti alla folla.
 
"Bene, ora sarebbe un buon momento per introdurre l'altro motivo per cui volevo parlarvi," disse allora Jessica mentre gli applausi scemavano.
 
Elsa ammiccò. "Quale sarebbe?" chiese, guardando la donna più grande con perplessità.
 
"Come ho detto prima, questa è una serata in cui apriamo il palco a chiunque voglia esibirsi," spiegò lei. "Ora, penso che Dodger sia uno dei migliori cantanti che abbiamo nel locale… ma sono altresì convinta che voi potreste essere in grado di fargli un’ottima concorrenza, Altezza. "
 
"Perché dici questo?" domandò Elsa, senza ancora capire.
 
"Perché anche voi, Maestà, condividete la voce con una cantante famosa," dichiarò semplicemente Jessica. "Idina Menzel, una leggenda del teatro musicale".
 
Anna sgranò comicamente gli occhi all’udire ciò. "Wow, è fantastico!” esclamò, estasiata. "Non credo di aver più sentito cantare Elsa da quando eravamo bambine!"
 
"Beh, potreste sentirla stasera," affermò Jessica, sorridendo, mentre gli occhi di Elsa si spalancavano all’udire le sue parole. “Questo, ovviamente, se voi ve la sentite, Altezza."
 
"V-Vorresti farmi cantare?" chiese la bionda a bassa voce. "Difronte a t-tutte queste persone?"
 
"Ti senti a disagio a cantare davanti ad altre persone?" domandò Ivan, sorpreso. "Non per essere scortese, ma non capisco. Sei una regina, no? Non dovresti essere abituata ad interagire con le folle?"
 
"Governare una nazione è diverso dal mostrarsi difronte ad altre persone e cercare di intrattenerle," sussurrò Elsa, terrorizzata, la sua testa che quasi tremava mentre parlava. "I-Io... non riuscirei a mettermi davanti a queste persone e cantare. Potrei... Potrei..."
 
Fu allora che Ivan notò una cosa. Il punto della sua mano dove Elsa lo stava toccando stava diventando freddo. Molto, molto freddo.
 
"Con tutto il dovuto rispetto, Maestà, l'avete già fatto davanti ad una folla molto più grande," commentò ancora Jessica, scrollando le spalle.
 
"…che cosa?" esalò Elsa, la sua faccia sconvolta.
 
"Beh, mi riferisco a quella canzone sulla montagna," elaborò Jessica.
 
"M-Ma… ero da sola quando l'ho fatto," sostenne lei, i suoi occhi che guizzavano avanti e indietro in preda al panico.
 
"Non dal punto di vista del film," ribatté Jessica. "Milioni di persone vi hanno vista cantare. E da quello che ho sentito in giro, quella canzone è diventata molto popolare. La trasmettono anche alla radio, adesso. È stato un vero successo mediatico."
 
A questo punto, il viso di Elsa divenne più pallido del normale, e i suoi occhi sembrarono sgranarsi come dischi rotondi. Vedendo quella scena, Ivan ebbe il sospetto che Elsa non avesse compreso appieno ciò che Jessica le aveva appena detto, ma che avesse capito comunque abbastanza da iniziare ad essere spaventata dalle implicazioni che sarebbero potute nascere da quel momento in poi.
 
"Milioni di persone ti hanno sentita cantare!?" esclamò Anna, attirando l'attenzione dei tavoli vicini. "Okay, no, ora DEVO sentirti cantare questa canzone!"
 
A questo punto, il respiro di Elsa divenne frenetico. I suoi occhi guizzarono in tutte le direzioni, in preda al panico, prima che si posassero su Ivan. Incrociando lo sguardo con il giovane, Elsa praticamente lo pregò di aiutarla senza dire una parola, un sottile strato di ghiaccio che si formava sulla mano di Ivan. E mentre la sua mente si agitava furiosamente, il ragazzo cercò di pensare a qualcosa da dire prima che la situazione degenerasse.
 
E così, colto dalla fretta del momento, disse la prima cosa che gli passò per la testa
 
"Canterò io," dichiarò Ivan, alzandosi in piedi, spingendo lentamente indietro la sua sedia.
 
Jessica si voltò verso di lui. "...come?" sussurrò, con un sorriso confuso.
 
"Canterò io" ripeté quello, scrollandosi con disinvoltura il ghiaccio che gli si era formato sulla mano. "Voglio dire, Elsa non se la sente, e tu hai bisogno di qualcuno che si esibisca. Questa è una serata aperta a tutti, no? Quindi posso cantare anch’io."
 
"Certo che puoi," concordò la donna, incrociando le braccia, il suo sorriso che mostrava qualcosa che Ivan pensò fosse orgoglio. “…molto bene, Ivan, vediamo cosa sai fare."
 
Annuendo, il giovane allungò la mano e rimise a posto la sedia. Mentre lo faceva, vide con la coda dell’occhio che Elsa lo stava guardando, e lui le offrì un sorriso rassicurante. In cambio, la donna lo guardò praticamente con adorazione, facendogli riempire il petto con una sensazione calda e prepotente. Quando finì di sistemare la sedia, Ivan si raddrizzò con la schiena, inspirando profondamente, e si diresse a passo spedito verso il palco.
 
“Che diavolo mi è saltato in mente?” pensò una vocina nella sua testa. Ma, oramai, era troppo tardi per potersi tirare indietro. Doveva buttarsi in mare e nuotare.
 
E quindi, lo fece.
 
Era ora di entrare in scena.
 

 
Intanto, al tavolo dei Cattivi riuniti, un paio di occhi sottili si resero a loro volta conto dell’improvvisa svolta degli eventi.
 
"Bene, bene, bene," dichiarò Facilier, osservando Ivan che si allontanava dal tavolo per salire sul palco. "Che cosa abbiamo qui?"
 
"Ah! Sembra che il tuo amico abbia intenzione di offrirci uno spettacolo, Ade," commentò Uncino, senza degnarsi di trattenere una risata roca.
 
"Whoa, Whoa, Whoa! Che!?" esclamò quello, sorpreso, prima di agitare le mani in aria. "Ivan! Ehi, Ivan!"
 
Udendo la voce di Ade, il giovane in questione si voltò verso di lui, facendogli di rimando un cenno amichevole con la testa mentre raggiungeva le scale che portavano al palco.
 
"Cosa stai facendo!?" esclamò Ade, trattenendo a malapena una risata.
 
"Cosa ti sembra che stia facendo?" chiese di rimando lui, la sua faccia un miscuglio di emozioni in conflitto mentre avanzava.
 
Loki inarcò un sopracciglio alla scena. "…beh," commentò, sporgendosi dalla sedia. “Questo sarà interessante.”
 
In piedi accanto a lui, sotto mentite spoglie, Ellie osservò a sua volta il suo amico con gli occhi sgranati e confusi.
 
“Che diavolo sta facendo?”
 

 
"Molto bene, signore e signori!" declamò Jessica sul suo microfono mentre Ivan si dirigeva verso il centro del palco. "Diamo un caloroso benvenuto al nostro secondo ospite della serata: Ivan Strike!"
 
L'annuncio improvviso suscitò un pizzico di applausi da parte della folla. Il giovane si mise al centro del palco, gli occhi chiusi e la sua postura rigida.
 
"Cosa vuoi cantare, amico?" chiese una voce alle sue spalle. Voltandosi, Ivan trovò i membri della band che lo fissavano attentamente, in attesa di ordini.
 
"Huh?" fece lui, confuso.
 
"Quale canzone vuoi cantare?" ripeté il trombettista, guardando il ragazzo come se fosse stupido. "Non possiamo suonare se non sappiamo cosa stai cantando."
 
"Oh, giusto," realizzò quello, mentre un'espressione tesa gli passava sui lineamenti. "Cosa potete suonare?"
 
"Amico, possiamo suonare qualunque cosa," rispose il batterista con un sorrisetto. "Dacci solo una canzone, e noi ti seguiremo."
 
"…ok", esalò Ivan, prima che i suoi occhi iniziassero a sgranarsi non appena si rese conto di non aver pensato ad una canzone da cantare. Aver visto Elsa in una situazione spiacevole lo aveva fatto saltare –stupidamente – in mezzo ai lupi, senza pensare. Oh, quanto erano strane le emozioni. Ma non aveva il tempo di pensare a questo, adesso. Dopotutto, nonostante il giovane non avesse paura di esibirsi davanti alla gente, sapeva che sarebbe stato incredibilmente imbarazzante se fosse salito sul palco solamente per non fare nulla.
 
"Dai, amico, ci deve essere una canzone che conosci," insistette nervosamente il trombettista. "Sai cantare, no? Allora dacci dentro. It’s Time to Rock!!!!"
 
"S-Sì, posso-" cominciò a dire nervosamente lui, prima che qualcosa gli scattasse improvvisamente nella testa. "Aspetta… cosa hai detto?"
 
"Ti ho chiesto se hai una canzone da cantare,” rispose il trombettista con un sopracciglio aggrottato.
 
"No, non quello," disse Ivan, scuotendo rapidamente la testa. "Quali sono state le parole che hai usato?"
 
Quello ammiccò, più confuso di prima. "…le parole?" ripeté, perso.
 
"Sì," ripeté il giovane, irritato. "Le ultime parole che hai detto."
 
Il trombettista guardò la band in cerca di aiuto, ma ricevette solo impotenti scrollate di spalle dai suoi compagni.
 
"…it’s Time to Rock?" tentò alla fine, nervoso.
 
It’s Time…
 
Udendo di nuovo quelle parole, Ivan provò una strana sensazione nella sua testa, accompagnata da quella che sembrava essere una canzone suonata cento volte più velocemente del normale. Poi, improvvisa com'era arrivata, la sensazione cessò, e Ivan si ritrovò con una canzone in testa che conosceva a memoria.
 
Il giovane sorrise misteriosamente. "Ok, ho una canzone," disse, sfoggiando un sorriso fiducioso.
 

 
Mentre Ivan parlava con la band, Elsa lo guardava da lontano con un'espressione sempre più ansiosa.
 
"Ehi…qualcuno di voi sa se Ivan sa cantare?" chiese la donna, sporgendosi nervosamente verso Anna e Kristoff.
 
I due si scambiarono un’occhiata perplessa e persa quanto la sua. "Non lo so," ammise Anna, mentre Kristoff si strinse nelle spalle. "Ma da quanto ho sentito, non c'è nessuna canzone nel suo film."
 
Elsa sgranò gli occhi all’udire la conferma dei suoi timori. "Oh no… è come pensavo," sussurrò devastatamente, riportando la sua attenzione sul palco. "Spero che non finisca per imbarazzarsi per colpa mia."
 
"Sono sicura che andrà tutto bene," replicò nervosamente Anna, prima di voltarsi per guardare Kristoff e fare una faccia preoccupata. Poi, mentre erano tutti e tre immersi nel loro timore, la band iniziò improvvisamente ad agire, cominciando a suonare le prime note di un brano strano, mentre le luci si concentravano sul palco.
 
La batteria iniziò a suonare, forte, continua, decisa. Poi, il suono di mani che battevano ritmicamente iniziò a risuonare dalle casse. La chitarra seguì a ruota, formando una melodia strana, ritmica, e continua. L’aria si condensò, la folla si fermò, ed il tempo parve arrestarsi improvvisamente. E ancora, infine, una figura si portò sotto le luci dei riflettori.
 
Ivan Strike iniziò a cantare.
 
"So this is what you meant when you said that you were spent," iniziò a dire, il suo corpo fermo, solenne, immobile, con gli occhi chiusi e le labbra avvicinate al microfono mentre cantava rapidamente. "And now it's time to build from the bottom of the pit, right to the top.”

“Don't hold back… packing my bags and giving the Academy a rain check…"
 
La folla sgranò gli occhi.
 
"I don't ever want to let you down," continuò, la sua voce che si trasformava improvvisamente in un tono soave e travolgente mentre continuava a cantare, senza aprire gli occhi. "I don't ever want to leave this town.”
 
“…’cause after all…”
 
A quel punto, la musica e la band si fermarono per solo, singolo momento drammatico… prima che un sorriso predatorio si formasse sul viso dell’ex mercenario.
 
“This city never sleeps at night!”
 
"It's time to begin, isn't it? I get a little bit bigger but then I'll admit, I'm just the same as I was,” cantò lui, guadagnandosi delle espressioni basite e scioccate da parte della folla mentre la musica riprendeva con più forza e ritmo di prima. “Now dont’you understand…”
 
“…That I'm never changing who I am!”
 
"S-Sta andando alla grande!" sussurrò Anna, estasiata, lanciando un’occhiata ad Elsa, il cui sguardo era concentrato sul giovane mentre un sorriso immenso le si formava sulle labbra.
 
"So this is where you fell, and I am left to sell," continuò Ivan, imperterrito, senza ancora aprire gli occhi ma iniziando a battere leggermente un piede a terra a ritmo della musica. "The path to heaven runs through miles of clouded hell right to the top."
 
“Don't look back… turning to rags and giving the commodities a rain check,”
 
La folla iniziò a sua volta ad applaudire e battere le mani a ritmo della canzone.
 
"I don't ever want to let you down," il ragazzo si posò una mano sul petto. "I don't ever want to leave this town."
 
"…’cause after all…" cantò emotivamente, allungando l’altra mano in avanti. "This city never sleeps at night!”
 
“It's time to begin, isn't it? I get a little bit bigger but then I'll admit, I'm just the same as I was!” riprese a cantare Ivan, afferrando le estremità del microfono ed avvicinandoselo al volto con foga."Now don't you understand…"
 
“…That I'm never changing who I am!” cantò.
 
E a quel punto, incredibilmente, anche la folla e la band dietro di lui iniziarono a cantare assieme a lui.
 
“It's time to begin, isn't it? I get a little bit bigger but then I'll admit, I'm just the same as I was!”
 
"Now don't you understand…I'm never changing who I am!”
 
"This road never looked so lonely," riprese Ivan, da solo, mentre s’infilava una mano in tasca e cominciava a trascinarsi a ritmo della canzone. "This house doesn't burn down slowly."
 
“To ashes… To ashes…”
 
Ci fu un solo secondo di pausa.
 
Ivan inspirò profondamente.
 
"It's time to begin, isn't it? I get a little bit bigger but then I'll admit," cantò ancora, di nuovo, ripetendo il ritornello assieme alla folla e alla band, mentre la musica si faceva sempre più forte, più epica, più coinvolgente. "I'm just the same as I was!"
 
“Now don't you understand…”
 
La gente prese ad alzarsi in piedi e a cantare ancora con più enfasi.
 
“…That I'm never changing who I am!”
 

 
"It's time to begin, isn't it? I get a little bit bigger but then I'll admit…I'm just the same as I was!"
 
“È-È bravissimo!" esclamò Persefone, battendo freneticamente le mani mentre guardava Ade con un’espressione sorpresa e trepidante. “Sta facendo un figurone!”
 
"…per l’Olimpo!" fu tutto ciò che riuscì a dire quello, stravolto. Poi, di colpo, il dio greco ghignò con le labbra, sollevando le mani attorno alla bocca e gridando a pieni polmoni. "Vai così, ragazzo!"
 
"Now don't you understand…That I'm never changing who I am!”
 

 
"It's time to begin, isn't it? I get a little bit bigger but then I'll admit," cantò Ivan, imperterrito, ignorando le mani che battevano, le grida di incitamento, i fischi di gioia… Ignorò tutto, estraniandosi dal mondo, i suoi occhi perennemente chiusi, impedendogli di vedere la commozione e l’entusiasmo della massa davanti a lui.
 
Perché lì, in mezzo alla folla, stava anche Elsa… che ora, a sua insaputa, lo stava seguendo con lo sguardo, i suoi occhi incollati su di lui, le sue labbra aperte in un sorriso raggiante come il sole.
 
Ma lui, come sempre, non se ne curò. "I'm just the same as I was!"
 
"Now don’t you understand…" continuò ancora, muovendosi all’improvviso col corpo, mentre avanzava lentamente verso il bordo del palco, i suoi occhi sempre chiusi anche mentre camminava. "…That I’m never changing who I am!”
 
E lì, di colpo, tutto cessò.
 
La folla si fermò, la musica scomparve, ed il mondo sembrò arrestarsi per diversi secondi.
 
"Now don’t you understaaaaaaaaaaand!" gridò un’ultima volta il giovane, piegandosi col busto, serrando con più forza gli occhi e ruotando la testa all'indietro mentre reggeva la nota finale, inviando una scossa elettrica tra la folla, facendola rabbrividire.
 
"Whoa!" esclamò Anna, rabbrividendo per l’emozione, mentre Kristoff sgranava gli occhi a dismisura ed Elsa si copriva la bocca con le mani, stupita. Al tavolo dei Cattivi, Ade emise un fischio acuto, mentre Ellie lasciò cadere il vassoio che stava reggendo in uno stato di shock. Perfino Loki sorrise in segno di apprezzamento.
 
E tuttavia, quando il vassoio si schiantò sul pavimento, il suono sembrò riportare Ivan alla realtà, facendogli aprire gli occhi di colpo. E allora, guardandosi intorno, il giovane notò finalmente che tutta l'attenzione della folla era su di lui.
 
E, com’era prevedibile… si sentì improvvisamente in imbarazzo.
 
"…I’m never changing who I am…" concluse alla fine con un tono un po’ più sommesso, mentre la band suonava le ultime note della musica, dissolvendo la melodia e terminando, finalmente, la canzone.
 
Poi, il silenzio lo accolse.
 
Mentre gli echi degli strumenti svanivano, un momento di silenzio calò sul locale, con il pubblico tutto intento a guardare il palco, meravigliato e confuso.
 
Il giovane deglutì nervosamente. "S-Spero di non avervi rubato troppo tempo," borbottò timidamente, grattandosi la nuca e distogliendo lo sguardo dal pubblico.
 
A questo punto, Elsa, sorridendo con così tanta forza da sentirsi tirare le labbra, balzò di scatto in piedi, rovesciando la sedia con prepotenza e cominciando ad applaudire esuberantemente. Quel gesto sembrò spezzare qualunque incantesimo fosse stato lanciato sulla folla, e mano a mano, più passavano i secondi, sempre più persone seguirono il suo esempio, alzandosi in piedi ed applaudendo rumorosamente verso di lui.
 
Fino a quando, con un ruggito fragoroso, tutta la sala si mise ad esultare con gioia.
 
"Signore e signori!" urlò la voce di Jessica sopra il clamore della folla, sorridendo ampiamente mentre indicava Ivan con una mano. "Questo era Ivan Strike!"
 
Gli applausi e le urla d’incitamento aumentarono a dismisura.
 
"Ben fatto, amico mio!" esclamò freneticamente il trombettista, battendo un pugno con quello del giovane mentre quest’ultimo ammiccava confusamente per lo stupore, incredulo di star ricevendo così tanta enfasi da parte della folla. "Sei stato clamoroso!"
 
“G-Grazie…” fu tutto ciò che riuscì a dire, imbarazzato, prima di voltarsi e cominciare a scendere dal palco.
 
"Ragazzo!" lo chiamò immediatamente Ade, catturando l'attenzione del giovane mentre se ne tornava al suo tavolo, la folla che continuava ancora ad applaudire per la sua performance di prima. "Che diavolo era quello?!"
 
"N-Non lo so!" rispose Ivan con una scrollata di spalle e un sorriso nervoso, guadagnandosi una risata da parte del dio.
 
Ma il giovane non ebbe modo di dirgli altro. Subito dopo, infatti, una voce piena d’emozione lo chiamò alla sua destra, facendolo trasalire.
 
"Ivan!" esclamò Elsa, correndo rapidamente da lui ed afferrandogli una delle mani con le sue, la sua pelle delicata e piacevolmente fredda al tocco. La donna lo guardò, il viso illuminato da un sorriso enorme, i suoi occhi che brillavano letteralmente di emozione. "È stato fantastico! Non mi avevi mai detto che sapevi cantare così!"
 
Quello ridacchiò nervosamente. "N-Non sapevo di poterlo fare," ammise con un sorriso, confuso, riconducendola lentamente al loro tavolo.
 
E mentre la folla iniziava a riprendere posto, Uncino diede un'altra occhiata ad Ivan prima di scuotere la testa, osservandolo mentre era intento a parlare con Elsa nel frattempo che si sedevano ai loro posti, ancora visibilmente paonazzo per l’emozione.
 
"Beh…" commentò alla fine con una risatina. "Suppongo che sia un buon modo per impressionare una donna."
 
"…devo ammetterlo, anch’io l'ho trovato impressionante," ammise a sua volta Facilier.
 
"Mi sono quasi chiesta se non stesse per abbattere letteralmente questa sala con quella performance di prima," esclamò subito dopo Ursala, scuotendo la testa in maniera impressionata.
 
"Ne sarebbe certamente stato capace," scherzò Loki.
 
"Visto? Che vi avevo detto?" dichiarò a quel punto Ade, ridendo. "Ivan è un tipo in gamba, quando vuole."
 
"…suppongo che non sia così male," concordò Regina, prima di guardare Ade con un'espressione pensierosa. "Dì un po’, quando sarà il vostro prossimo incontro?"
 
Quello sgranò gli occhi all’udire ciò. "Sei seria?" domandò, sorpreso.
 
"Perché no?" replicò Regina con un'alzata di spalle. "È comunque qualcosa per passare il tempo. E penso che il tuo amico abbia appena dimostrato di non essere così male."
 
Guardandosi attorno al tavolo, Persefone non poté fare a meno di sorridere eccitata mentre notava gli altri cattivi che annuivano a loro volta dopo quelle parole.
 
Ma all'insaputa di tutti, però, vicino al soffitto, appollaiato sul bordo di una delle colonne che sostenevano il tetto, un grande corvo nero sedeva in silenzio, osservando tutta la scena. E distogliendo la sua attenzione dal tavolo dei cattivi, il corvo focalizzò lo sguardo su Ivan e sui suoi amici, con i suoi occhi neri che si restringevano minacciosamente alla vista del giovane mercenario.
 






 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:
 

Ivan Strike (????)                                                      Ellie Pendragon (????)
         
        
ELSA (Frozen)                                                           ANNA (Frozen)                                                      KRISTOFF (Frozen)
                     
 
JESSICA RABBIT (Chi ha Incastrato Roger Rabbit?)
 
 
LOKI (Marvel Universe)
 
 
DODGER (Oliver & Company)


ADE (Hercules)                                                                        PERSEFONE (Hercules)
        
 
CAPITAN UNCINO (Peter Pan)

 
DOTTOR FACILIER (La Principessa e il Ranocchio)

 
 
URSULA (La Sirenetta)
 
 
REGINA (Biancaneve e i Sette Nani)
 
 
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CUORE DI GHIACCIO



Buonanotte
 
"Sing us a song, you're the piano man," cantò Anna, la sua voce brilla, mentre lei e Kristoff camminavano lungo la strada, con la rossa che faceva una piccola piroetta, la sua faccia tutta arrossata. "Sing us a song tonight. 'Cause we're all in the mood for a melody, and you've got us feeling alright!"
 
"…sei sicura che starà bene?" domandò Ivan, sussurrando ad Elsa mentre seguivano l’altra coppia, guadagnandosi una risatina soffocata da parte della regina.
 
"Penso che l'idromele si sia rivelato più forte di quanto Anna si aspettasse," osservò Elsa.
 
"Ivan, canta tu la parte successiva!" esclamò Anna, girandosi sui tacchi ed indicando il giovane. Quell'azione la fece quasi cadere, finché Kristoff non le afferrò le spalle e la stabilizzò.
 
"Scusa, ma penso di aver cantato abbastanza per oggi," rispose Ivan, scuotendo la testa.
 
"Aw, andiamo!" si lamentò la rossa, prima che un sorriso malizioso si diffondesse sul suo viso. "Sono sicura che Elsa ha pensato che tu fossi il miglior cantante di tutti."
 
"Anna!" sibilò bruscamente la bionda, le sue guance che arrossivano pesantemente mentre il giovane si grattava il collo e concentrava lo sguardo sul terreno difronte a lui.
 
"Che c’è? È vero," replicò quella con un'alzata di spalle. Poi si voltò e proseguì lungo il marciapiede, avvolgendo le braccia attorno a quello di Kristoff mentre avanzavano insieme.
 
“…perdonala," esalò Elsa, sospirando, le sue guance ancora rosse mentre guardava verso il ragazzo. "Anna è… diciamo che a volte può essere…"
 
"Non c’è problema," finì per lei il giovane, sorridendo tranquillamente. "Voglio dire, è tua sorella. Io non ho fratelli, ma da quello che ho sentito, è una specie di pratica comune prendersi in giro tra familiari."
 
"Suppongo che lo sia," ammise Elsa con un sorriso, scuotendo la testa. "A volte penso che Anna stia cercando di recuperare il tempo perduto."
 
Mentre Ivan ridacchiava, l'espressione di Elsa divenne di nuovo timida.
 
"…p-però, penso davvero che tu sia un cantante molto bravo," ammise la donna.
 
"Grazie," rispose quello con un sorrisetto. "Ma, se dobbiamo essere onesti, non sono per niente bravo quanto te."
 
All’udire quel complimento, gli occhi di Elsa si sgranarono ed il suo viso impallidì, facendo immediatamente realizzare ad Ivan l’errore che aveva commesso nel ricordarle quel particolare.
 
"…è vero? Jessica… stava dicendo la verità?" domandò a quel punto Elsa, piano, la sua espressione nervosa. "M-Milioni di persone… mi hanno davvero vista cantare?"
 
Il giovane esitò, guardando di lato con un’espressione contrita. "...g-già, probabilmente sì," ammise alla fine, facendo una smorfia.
 
"Oh cielo, non voglio pensarci!" gemette Elsa una volta ricevuta la conferma alle sue paure, mettendosi il viso tra le mani e nascondendolo alla sua vista. Mentre camminava, alla fine emise un sospiro frustrato, facendo crollare in basso le braccia con un’espressione abbattuta.  "Non credo che imbarazzo sia una parola abbastanza forte per descrivere quello che sto provando!"
 
"Già, sono sicuro che fosse una specie di un momento privato per te," concordò nervosamente Ivan, strofinandosi la nuca con aria imbarazzata. "Mi dispiace di avertelo fatto ricordare."
 
Elsa sospirò. “Non importa,” disse, mentre si stringeva il cardigan attorno al corpo ed incrociava le braccia sul petto. “È solo che... vorrei aver avuto una scelta in merito."
 
"Oh, ti capisco," replicò Ivan, ridacchiando e scuotendo la testa. "So di avertelo già detto prima, ma è così che funziona anche per noi cattivi. Non abbiamo davvero scelta sulle nostre azioni. È la triste storia della nostra vita."
 
Elsa sorrise leggermente udendo ciò, prima di iniziare a mordersi il labbro inferiore.
 
"E... anche l'altra parte è vera?" domandò lei, esitante. "Alla gente... piace davvero il mio canto?"
 
Guardando di sbieco la donna, Ivan non poté fare a meno di sorridere all'espressione preoccupata ma piena di speranza sul volto della regina.
 
"Assolutamente," rispose con un sorriso sincero. "Hai riscosso un successo incredibile. E ti dirò, ho beccato anche Ellie a canticchiare quella canzone, un paio di volte."
 
La donna abbassò timidamente gli occhi. "…e tu cosa ne pensi?" chiese allora lei, un sorriso caldo che si stava diffondendo sul suo viso.
 
"Io?" ripeté il giovane, mentre le lanciava il suo miglior sorriso sincero. "Penso che sia la miglior canzone che abbia mai sentito".
 
"Oh, per favore," ribatté Elsa, chiudendo gli occhi e sollevando il mento mentre sorrideva ed arrossiva al complimento. "Ora stai solo cercando di lusingarmi. Non sono così ingenua."
 
"Forse," rispose lui con un'alzata di spalle divertita. "Ma il fatto è che… penso di essere nella stessa barca di tutti gli altri. Mi piacerebbe davvero sentirti cantare di nuovo."
 
"Beh, non credo proprio di poter riuscire a cantare per una grande folla di persone," disse Elsa, guardando Ivan con gli occhi socchiusi ed un sorriso strano. "Ma solo per te? Chissà, potresti essere in grado di convincermi."
 
A questo punto, Ivan ammiccò confusamente con le palpebre, sorpreso, e rallentò i suoi passi mentre Elsa distolse lo sguardo da lui e proseguì. Notando questa sua reazione, la regina guardò il giovane di sbieco e gli fece un sorriso che quello poté definire solo con un termine: malizioso. Ridacchiando tra sé e sé, Ivan scosse la testa e accelerò il passo per raggiungerla di nuovo, trattenendo a sua volta un sorriso.
 
Non poteva esserne certo, ma era abbastanza sicuro che la Regina di Arendelle avesse appena flirtato con lui.
 

 
Le strade di Arendelle erano in gran parte vuote a quell'ora della notte, ma le poche persone che vagavano ancora per le vie fissarono e sussurrarono tra di loro mentre le sorelle reali e i loro uomini passavano a loro volta.
 
"Non c’era bisogno di riaccompagnarci fino al castello, sai," disse Elsa, alzando lo sguardo su Ivan.
 
"Non è un grosso problema," la rassicurò quello con una scrollata di spalle. “E poi, camminare mi aiuta a digerire l’alcol”
 
"Personalmente, sono felice che tu sia tornato con noi," dichiarò invece Anna, girandosi per guardare Ivan mentre raggiungevano il ponte levatoio che conduceva al castello. "In questo modo posso ringraziarti per averci fatto passare una serata così bella."
 
"Sciocchezze, non c’è bisogno di ringrazia-" cominciò a dire lui, ma fu bruscamente interrotto quando Anna si fece avanti e lo abbracciò di colpo con forza, sbattendo nel frattempo la fronte contro il suo petto. Il giovane emise un piccolo grugnito, colto alla sprovvista dalla stretta repentina.
 
"Sai, sei piuttosto morbido nonostante i muscoli," disse Anna con voce soffocata, il suo viso sepolto nella maglietta del giovane. "Penso che Elsa lo apprezzerà davvero ta-"
 
"Va bene, dolcezza," esclamò prontamente Kristoff, afferrandola per le spalle e tirandola via da Ivan prima di portarla verso l’ingresso. "Penso che siano abbastanza ringraziamenti per una notte."
 
"Hai ragione," concordò Anna, dando al suo fidanzato uno sguardo suggestivo. "Dobbiamo concedere loro un po’ di tempo da soli."
 
"Wow, devo davvero reintrodurti al concetto di ‘pensieri interiori’," commentò Kristoff, affrettandosi ad allontanarsi mentre sollevava di peso Anna e se la caricava in spalla. "Buonanotte, Ivan! Grazie per tutto!"
 
"Sì, buonanotte Ivan!" gridò a sua volta Anna, mentre cercava inutilmente di liberarsi dalla presa di Kristoff, costringendo quest’ultimo ad accelerare il passo per portarla via da lì prima che potesse dire qualcosa di troppo. "Assicurati di dire a Elsa che è carina! È stranamente insicura su questa cosa, per qualche motivo!"
 
"…o-okay, Anna," rispose quello, divertito, salutando con un cenno del capo la principessa mentre Elsa seppelliva il viso tra le mani per l'imbarazzo. "Mi… assicurerò di dirglielo."
 
Mentre Anna e Kristoff sparivano nel castello, Ivan sospirò e si passò una mano tra i capelli, cercando di calmarsi e di dare una sistemata ai suoi pensieri prima di guardare Elsa.
 
"Mi dispiace per mia sorella," si scusò quest’ultima, abbassando le mani e guardandolo con imbarazzo.
 
"Tranquilla," la rassicurò lui con una scrollata di spalle, il suo viso che si riscaldava sempre più. "E poi, ha ragione, sai."
 
"Uh?" fece lei, aggrottando la fronte.
 
"Tu sei carina," specificò Ivan, sorridendo anche mentre le sue guance diventavano leggermente rosse. “Quindi non pensare mai il contrario.”
 
A questo punto, l'intera faccia di Elsa arrossì pesantemente, forzandola a distogliere gli occhi da lui.
 
"P-Però… questo è stato piuttosto... diretto, da parte tua," commentò la regina, giocando nervosamente con l'orlo del suo cardigan.
 
…è vero, chiedo scusa," ridacchiò subito dopo lui, il suo sorriso che vacillava mentre distoglieva a sua volta lo sguardo da Elsa. "Mi dicono spesso che sono un tipo... abbastanza schietto."
 
"L’ho notato," sorrise lei, deliziata. "Grazie. Per il complimento, intendo."
 
Ammiccando le palpebre per la sorpresa, Ivan si voltò di nuovo verso Elsa e trovò la regina che lo guardava direttamente, con un caldo sorriso sul suo viso. Vedendo ciò, il giovane non poté fare a meno di sorridere a sua volta, prima di raddrizzare le spalle e voltarsi completamente verso di lei.
 
"Allora… ti auguro una buona notte," cominciò a dire lui.
 
"Oh," esalò Elsa, ammiccando gli occhi con sorpresa mentre un'espressione d’ansia passava sui suoi lineamenti. "A-Aspetta, Ivan. C’è… una cosa che voglio dirti prima di salutarci…"
 
Quello ammiccò confusamente. "…sì?" la esortò, sorpreso.
 
"E-Ecco, i-il fatto è che…" cominciò a dire rapidamente la donna. “I-Io credo che…”
 
Ivan continuò a guardarla attentamente mentre balbettava, il suo sguardo perso.
 
"V-Volevo ringraziarti!" esclamò alla fine lei con una risata nervosa. "Mi sono divertita moltissimo stasera!"
 
"...oh, ok?" fece quello, confuso dall’imbarazzo che l’altra stava mostrando nel dire un semplice grazie.
 
"E… E poi, volevo dirti anche che…" riprese a dire Elsa con un sorriso tremante. "I-Io credo di… insomma, ho la sensazione di essere..."
 
Ci fu una pausa imbarazzante mentre Elsa continuava a balbettare ansiosamente, mentre Ivan la fissava con uno sguardo confuso e perso più che mai.
 
Finché, vedendo il suo imbarazzo, il giovane si decise a tranquillizzarla. "Non preoccuparti, Elsa. Ho capito, davvero," la rassicurò lui, sorridendo innocentemente. “Se vorrai farla di nuovo basta che me lo dici.”
 
Quella ammiccò, trasalendo, prima di guardare il giovane con uno sguardo confuso dopo le sue parole. “Uh?”
 
"L’uscita, intendo," spiegò Ivan, la sua espressione sinceramente convinta. “È questo quello che cercavi di dire, vero?"
 
"O-Oh, l’uscita," balbettò Elsa, sentendosi leggermente delusa dalla risposta dell’altro. Dopotutto, non era affatto questo ciò che aveva cercato di dire. "S-Sì, ecco... mi riferivo a quello, sì."
 
Un silenzio imbarazzante cadde di nuovo tra i due a quel punto, rendendo Elsa sempre più a disagio.
 
"Beh, allora… buona notte," disse allora lei con un mezzo sorriso, mentre salutava Ivan con un cenno della mano e cominciava a tornare verso il castello.
 
"Notte," la salutò lui, un'espressione confusa sul suo volto mentre vedeva il disappunto visibile negli occhi della donna, realizzando con sempre più certezza di aver, per qualche motivo, commesso un errore.
 
Ma ormai era troppo tardi per rimediare.
 
Sospirando, Ivan si allontanò dal castello e cominciò a tornare a casa, infilandosi le mani in tasca mentre camminava.
 
"Mi stai prendendo in giro!?" sibilò improvvisamente Ellie, alzandosi dal cespuglio dentro cui si era nascosta e gettando le mani all’aria con un’espressione esasperata.
 
Udendo quelle parole, Ivan ammiccò con le palpebre per lo stupore, rivolgendo la sua attenzione al cespuglio da cui aveva sentito provenire il rumore. Tuttavia, non fece in tempo a girarsi abbastanza velocemente, mancando così di vedere Loki che balzava fuori dal suo nascondiglio ed avvolgeva le mani attorno alla bocca della bambina, trascinandola di nuovo nell'arbusto. Con la fronte corrugata per il sospetto, il giovane si diresse verso il cespuglio e vi guardò dentro.
 
E tra i rami della pianta, invece di Ellie e Loki, il ragazzo trovò solo un paio di anatre. E a causa del buio che avvolgeva quella notte, Ivan non si accorse che gli occhi di una delle anatre avevano una strana colorazione sabbiosa, né notò il fatto che l’altro pennuto li avesse color smeraldo. Scuotendo la testa e lasciando perdere le anatre, il giovane si voltò di nuovo verso la strada.
 
"…idiota," sembrò quasi sussurrare una voce nella direzione dei volatili.
 
Brontolando tra sé e sé, Ivan scosse di nuovo la testa con stanchezza, prima di allontanarsi dalla boscaglia e dirigersi come prima verso casa. E mentre se ne andava, Loki, nella sua forma di anatra, si voltò verso Ellie e la guardò. Lei, tuttavia, non gli prestò attenzione, guardando sempre e solo il suo amico che se ne andava con un'espressione triste.
 

 
All'interno del castello, Kristoff posò Anna non lontano dalla porta principale.
 
"Uh, scusami per averti trascinata via," si scusò il giovane, distogliendo lo sguardo da Anna mentre lei si stabilizzava sulle gambe. “È stato un po' esagerato da parte mia."
 
"Va tutto bene, tranquillo," rispose lei, ridacchiando. "So che tendo spesso ad esagerare, a volte."
 
Uno sguardo suggestivo le attraversò il viso a quel punto. Anna si fece avanti e posò le mani sul petto di Kristoff.
 
"Inoltre, non è la prima volta che mi sollevi in quel modo, vero?" chiese ironicamente, abbassando la voce mentre si avvicinava all’altro con uno sguardo suggestivo. "Penso che sia un pochettino audace come cosa… non trovi?"
 
"Uh, s-sì, credo di sì," confermò Kristoff, le sue guance rosse mentre guardava Anna con gli occhi spalancati.
 
"E ti ricordi cosa è successo l'ultima volta che mi hai sollevata, vero?" continuò Anna con un sorriso.
 
Quello ammiccò nervosamente. "N-Non..." cominciò a dire, ma fu interrotto quando la ragazza si alzò in punta di piedi e lo baciò di colpo, avvolgendogli le braccia attorno al collo.
 
I due rimasero così per un momento, mentre la sorpresa lasciava il viso di Kristoff e dava spazio all’amore, mentre chiudeva gli occhi e posava le mani sui fianchi di Anna. Alla fine, il bacio finì e i due si separarono, guardandosi l'un l'altro con le guance paonazze.
 
"…wow," sussurrò Kristoff con un sorriso.
 
"…sì, wow," concordò Anna con una risatina. "Immagino che siamo pari, adesso."
 
"Suppongo di sì," ammise l’altro. "Mi sono divertito moltissimo stasera."
 
"Anch'io," annuì lei, prima che la sua espressione diventasse colpevole. "Mi dispiace di aver portato Ivan ed Elsa senza dirtelo."
 
"Non preoccuparti," replicò Kristoff con un'alzata di spalle. "Sono d'accordo con te. Penso che starebbero piuttosto bene insieme. E poi, sembra che le cose abbiano funzionato abbastanza bene per tutti, stasera."
 
In quel momento, le porte d'ingresso del castello si aprirono all’improvviso, attirando l'attenzione di Anna e Kristoph mentre Elsa si affrettava a entrare.
 
"Buonanotte," disse rapidamente la regina mentre li superava, la sua espressione sconvolta e le sue braccia avvolte in modo protettivo attorno a sé, salendo le scale fino al secondo piano.
 
Anna e Kristoff la guardarono, confusi, fino a quando non la videro scomparire dietro un angolo e sbattere una porta. "…oppure no," sospirò lui, abbassando le spalle.
 
Anche Anna guardò sua sorella allontanarsi, mordendosi per un attimo il labbro inferiore, prima di voltarsi a guardare il suo ragazzo con un'espressione colpevole.
 
"Dovrei andare a controllare come sta," disse, delusa. "Scusami."
 
"No, non fa niente, davvero," la rassicurò lui, lanciandole un sorriso rassicurante. "Ci vediamo domani?"
 
"Certo," rispose Anna con un sorriso, allungando una mano ed afferrando quella di Kristoff, dandole una stretta veloce. Poi si allontanò da lui e cominciò a salire le scale alla massima velocità. Kristoff la guardò allontanarsi per un momento, prima di sorridere e camminare verso un'altra parte del castello.
 
Quando Anna raggiunse la stanza di Elsa, sua sorella era già scomparsa dietro la porta. Ignorando le vecchie ansie e ricordi che le assalirono il petto a quella visione, Anna si avvicinò con esitazione alla porta della camera da letto e rimase in piedi per un momento, appoggiando la mano contro il legno. Quindi, raddrizzando le spalle, fece un respiro profondo e bussò alla porta.
 
"Elsa?" chiamò, facendo del suo meglio per non sembrare intrusiva. "Posso entrare?"
 
Ci fu una lunga pausa assoluta, abbastanza duratura da farla preoccupare, mentre l’ombra amara del dubbio iniziò ad insinuarsi nella mente di Anna. Era stato tutto un errore? Qualcosa era andato storto? Che il forzare questa situazione su Elsa rischiasse adesso di portarle via sua sorella?
 
"Entra, Anna," arrivò infine la risposta di Elsa, strappando bruscamente la principessa dai suoi pensieri.
 
Sbattendo le palpebre, sorpresa, un sorriso felice si diffuse sul viso di Anna. Tuttavia, mentre la sua mente ancora leggermente brilla elaborava ciò che Elsa aveva detto, Anna notò il tono cupo nella voce di sua sorella. Fu quindi con un'espressione preoccupata che Anna aprì la porta ed entrò nella camera da letto di Elsa.
 
Guardandosi intorno, Anna trovò rapidamente Elsa seduta sul suo letto, appoggiata con una spalla allo schienale del letto a baldacchino, intenta ad osservarsi tristemente le mani che le riposavano in grembo.
 
"Ehi," la salutò Anna, esitante, chiudendo delicatamente la porta dietro di sé.
 
"…ehi," replicò Elsa, piano, senza alzare lo sguardo per guardarla.
 
La rossa iniziò visibilmente a trovarsi in disagio. "Allora… è stata una nottata divertente, eh?" chiese alla fine, incerta, incrociando le braccia dietro la schiena mentre camminava lentamente verso Elsa.
 
"Sì," concordò lei con un piccolo sorriso. Ma poi, altrettanto rapidamente, il suo sorriso scomparve e l'espressione della regina tornò ad essere neutra. "Per la maggior parte."
 
"Elsa, va tutto bene?" domandò Anna, inarcando un sopracciglio mentre si avvicinava a sua sorella.
 
A questo punto, Elsa alzò finalmente lo sguardo per guardare Anna. Per un momento, la bionda non disse nulla, cercando chiaramente di pensare a qualcosa da dire, prima che le sue spalle crollassero verso il basso, emettendo un sospiro.
 
"No," rispose alla fine con un'espressione abbattuta, distogliendo di nuovo lo sguardo da Anna.
 
"È successo qualcosa?" chiese quest’ultima mentre si fermava accanto al letto di Elsa. "Quando vi ho lasciati insieme, sembravate andare d’accordo..."
 
Un pensiero improvviso balenò nella sua mente in quel momento. Anna fece una pausa.
 
"Per caso… ti Ivan ha fatto qualcosa?" domandò allora la rossa.
 
"Cosa intendi dire?" chiese lei di rimando, la sua fronte corrugata mentre guardava sua sorella.
 
"Tipo, ti ha detto o fatto qualcosa di... spiacevole?" premette ancora lei, incrociando le braccia sul petto.
 
A questo punto, Elsa ammiccò, visibilmente sorpresa, prima che un'espressione scandalizzata attraversasse i suoi lineamenti.
 
"C-Certo che no!" scattò animatamente la donna, le sue mani che si stringevano in pugni. "Anna, come puoi pensare una cosa del genere? Ivan non potrebbe mai ..."
 
"Ok, ok!" la interruppe Anna, tendendo le mani davanti a sé nel tentativo di scacciare la rabbia di Elsa. "Ero solo preoccupata che avesse... non lo so..."
 
La rabbia di Elsa sembrò scomparire dopo qualche istante, e la regina rilassò le braccia e distolse lo sguardo da sua sorella. Sospirando, Anna si sistemò sul letto accanto a lei, appoggiandosi allo schienale e posando il peso sulle sue mani.
 
"Okay, Elsa," cominciò Anna, la sua voce gentile e comprensiva. "Che cosa è successo?"
 
Alla domanda, Elsa sospirò tristemente.
 
"Stasera è stato tutto bellissimo," iniziò la donna, fissando il vuoto mentre parlava. "È stato così divertente. E Ivan... Ivan..."
 
"Ivan, cosa?" la sollecitò Anna con un piccolo sorriso.
 
“È stato gentile e affascinante," rispose Elsa, le sue labbra che s’incurvavano a loro volta in un sorriso. "Si è vestito per noi e ci ha portato in un posto che pensava sarebbe potuto piacermi..."
 
"E ha anche cantato per te," aggiunse l’altra.
 
Elsa arrossì. "…sì, lo ha fatto," concordò, le sue guance paonazze mentre giocava con la sua coda di cavallo. Poi però emise un altro sospiro triste. "E poi… io ho rovinato tutto."
 
Anna ammiccò con confusione. "In che senso hai rovinato tutto?" domandò, preoccupata.
 
"Dopo che te ne sei andata, abbiamo parlato un po’," spiegò Elsa. "Stavamo… ehm... credo che il termine giusto sia… ‘flirtando’, giusto?"
 
La sorella minore sorrise ampiamente all’udire ciò. "Oh?" esclamò, divertita. "Ivan ha flirtato con te?"
 
"P-Potrei essere stata io a cominciare a farlo," rispose Elsa, il suo viso rosso e contornato da un piccolo sorriso imbarazzato.
 
"Oh, ma guardati!" rise giocosamente Anna, spingendo leggermente sua sorella sulla spalla. "E poi? Cosa è successo dopo?"
 
"B-Beh… I-Io ho iniziato a parlare," spiegò lei, il suo sorriso che svaniva di nuovo. "Ero presa dal momento, e così… ho provato a… confessargli ciò che provo per lui."
 
"Veramente!?" esclamò Anna, sconvolta, prima di sporgersi verso Elsa con un’espressione eccitata e trepidante. “E ci sei riuscita!?"
 
"No! Sono andata nel panico!" gemette sommessamente Elsa, nascondendosi il viso tra le mani e crollando sul letto.
 
La rossa appassì. "Sei andata nel panico?" ripeté, confusa.
 
"Non sapevo cosa fare!" rispose Elsa, la sua voce attutita dalle mani ancora premute sul viso. "N-Non sapevo come gestire la situazione, quindi gli ho solamente detto che mi sono divertita, prima di augurargli una buona notte e scappare via come una codarda!"
 
"Quindi fammi capire: stavi per rivelargli i tuoi sentimenti e invece sei scappata senza motivo?"  domandò Anna, facendo una smorfia.
 
"S-Sì. Ivan ha pensato che volessi chiedergli di uscire insieme un’altra volta," spiegò Elsa, abbassando le mani mentre parlava. "Mi ha interrotta prima che potessi spiegarmi."
 
"Ma sei sicura che non l’abbia fatto con malizia?" domandò ancora Anna.
 
"Abbastanza sicura," confermò lei, annuendo.
 
"Oh Elsa," sospirò allora Anna, abbassandosi a sua volta sul letto e mettendosi sdraiata su un fianco davanti a lei, con la testa appoggiata sulla mano. “C’eri quasi riuscita… e per un niente hai esagerato. Perché non sei stata chiara con lui?”
 
"L-Lo so," gemette lei, rotolando su un fianco in modo da poter guardare l’altra, usando le sue mani come cuscino. "Sono davvero senza speranza in amore, vero? Non ho idea di cosa sto facendo."
 
"Credo che nessuno sappia davvero cosa sta facendo quando si è innamorati, Elsa," la rassicurò Anna.
 
"Non tu," sostenne Elsa. "Tu e Kristoff non avete problemi a parlare tra di voi di come vi sentite."
 
"Ok, va bene," cedette quella con una rotazione degli occhi. "Ma io non posso sparare ghiaccio dalle mie mani, quindi siamo pari."
 
Elsa ridacchiò, sorridendo alla battuta di Anna.
 
La rossa sorrise, prima di tornare nuovamente perplessa.  "Cosa farai adesso?" chiese a quel punto.
 
La regina esitò. "Non lo so," ammise, la sua espressione desolata.
 
"Beh, non puoi semplicemente lasciare che le cose rimangano così," la spinse Anna. "Ivan ti piace, sì o no?"
 
Quella domanda diretta e improvvisa rievocò un rossore sulle guance di Elsa, e lei si girò sulla schiena, fissando il baldacchino del letto con un’espressione combattuta.
 
Passarono diversi secondi di silenzio assoluto.
 
"...sì," ammise alla fine Elsa, la sua voce lieve. "Dopo questa sera, come posso negarlo? Ma dopo quello che ho appena fatto… Ivan potrebbe pensare che lo vedo solo come un amico. Potrebbe pensare che sono solo una specie di... di..."
 
"Flirt?" le suggerì Anna, girandosi e sdraiandosi di schiena, mettendosi spalla a spalla con sua sorella.
 
"Pensavo fosse un verbo?" dichiarò Elsa, sollevando la testa per guardare confusamente la rossa.
 
"È anche un sostantivo," la informò lei.  "Fondamentalmente indica una persona che gioca ad essere interessata romanticamente alle persone, ma che in realtà non si impegna mai."
 
La bionda esitò. "…sì," sospirò alla fine, posando la testa sul letto. "Probabilmente è esattamente quello che Ivan pensa di me, adesso. Una flirt."
 
"Dubito che lo pensi davvero," replicò Anna in tono incurante. "Ma se vuoi rimediare, sai cosa devi fare, vero?"
 
Quella annuì. "Devo dirgli come mi sento, no?" rispose con un gemito.
 
"Lui ha accettato di uscire con noi e ti ha dato un'opportunità, ma sei rimasta zitta," affermò Anna con una scrollata di spalle, prima di voltare la testa verso Elsa e ghignare ampiamente. "Quindi, adesso devi essere tu a rompere il ghiaccio."
 
A questo punto, Elsa guardò di nuovo Anna e assottigliò gli occhi con irritazione, facendo vacillare il sorriso della principessa.
 
"Beh, ho pensato che fosse divertente," borbottò lei.
 
"Quindi, ora dovrò capire come affrontare al meglio Ivan," dichiarò Elsa, spostando nuovamente lo sguardo verso il baldacchino. "Ma non ho la più pallida idea di come fare."
 
"Beh, se tu non hai idee…. penso che io potrei averne una," disse invece Anna, guardando verso l'alto mentre un sorriso malizioso le si formava sul viso.
 
 
 



 
 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:


Ivan Strike (????)                                                      Ellie Pendragon (????)
         
        
ELSA (Frozen)                                                           ANNA (Frozen)                                                      KRISTOFF (Frozen)
                     
 
LOKI (Marvel Universe)
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


CUORE DI GHIACCIO



Confessione
 
Pochi giorni dopo, Ivan, vestito finalmente con la sua solita armatura di sempre, sedeva da solo nella stanza sul retro del Club Inchiostro e Tempera, con il tavolo e le sedie disposti nella loro solita formazione. Fissandosi le mani, il giovane sospirò quando la porta si aprì e Loki entrò dentro. Per un lungo momento, il dio norreno non fece altro che studiarlo con lo sguardo, mentre il ragazzo sollevava la testa per guardarlo a sua volta.
 
"Buongiorno, Ivan," lo salutò Loki, offrendogli un sorrisetto e sedendosi sulla sedia difronte a lui. "Come va la vita?"
 
"Piuttosto bene," rispose quello, scrollando le spalle. "Tu?"
 
"Non posso lamentarmi," rispose Loki, prima che un ghigno malizioso si diffondesse sul suo volto. "Però, sai, sono passato qui dal locale lo scorso fine settimana, e non ho potuto fare a meno di notare un nuovo volto tra gli attori del palco."
 
Ivan sospirò rassegnatamente. "…l'hai visto, eh?" chiese con imbarazzo.
 
"È stato difficile da non notare," rispose l’altro. "Hai dato un bello spettacolo."
 
“È stato ok," ribatté il giovane con una scrollata di spalle.
 
"L'umiltà non ti si addice, Ivan," commentò Loki con uno sbuffo. "E poi, ancora, non ho potuto fare a meno di notare anche che eri lì con una certa Regina delle Nevi."
 
A questo punto, tutte le tracce di un sorriso svanirono dai lineamenti di Ivan.
 
"Sì, lei era lì,", rispose, il suo tono neutrale.
 
"Eravate ad un appuntamento?" domandò Loki.
 
"Non lo so. Non so cosa fosse quella serata," rispose Ivan, il suo tono si irritato mentre fissava Loki. "Perché t’importa, comunque?"
 
"Sto solo cercando di fare conversazione, Ivan," rispose quello, esitante.
 
"Sì, beh, che ne dici di salvare questa loquacità per l’incontro, eh?" disse lui di rimando, prima di distogliere lo sguardo da Loki. In quel modo, il giovane non ebbe modo di notare l'espressione turbata che balenava sulle caratteristiche del cattivo.
 
Per fortuna, i due furono salvati dal dover rimanere in un silenzio spiacevole dal suono della voce forte e chiassosa di Ade che proveniva dal corridoio. Un attimo dopo, le porte si spalancarono mentre Ade e Turbo entrarono dentro, a loro volta seguiti, con stupore di Ivan, da un branco di altri Cattivi.
 
"Ed eccoci qui!" dichiarò Ade, indicando la stanza. "Caffè e snack sono sul tavolo, quindi mangiate qualcosa e prendete posto."
 
Mentre Ade finiva di parlare, si avvicinò al tavolo e prese un biscotto, prima di portarsi accanto ad Ivan che si stava alzando in piedi con un'espressione scioccata in faccia.
 
"Uh, Ade?" chiese lui, i suoi occhi che guizzavano tra il dio e gli altri cattivi, i quali erano in procinto di esaminare il tavolo degli spuntini, prendere posto sulle sedie o girovagare per la stanza. "Cosa sta succedendo?"
 
"Ehi, ragazzo!" lo salutò il dio con una risata, infilandosi un biscotto in bocca prima di avvolgere un braccio attorno alle spalle giovane. "Diciamo che sono iniziate a girare voci sui nostri piccoli incontri, e un paio di miei amici si sono incuriositi. Per te va bene, no? Voglio dire, più siamo e meglio è."
 
"Uh, sì, immagino di sì," replicò il ragazzo, ridacchiando mentre si guardava intorno stupito. "Grazie, Ade."
 
"Ehi, non ringraziarmi," disse quello con un sorriso. "Sei stato tu a catturare l'attenzione della gente. Soprattutto dopo quel piccolo spettacolo che hai messo su alla serata col palco aperto."
 
Alla menzione dell'evento, il sorriso di Ivan scivolò via dal suo viso.
 
"Dimmi, com'è andato il tuo appuntamento con la piccola donzella delle Nevi?" domandò a quel punto Ade, ignorando il cambio di espressione del giovane.
 
"Non voglio parlarne," replicò lui, scivolando via dal braccio di Ade.
 
"Ooh, è finita male, eh?" realizzò Ade, comprensivo, prima di scrollare le spalle. "Eh, le donne. Non abbatterti. Chi ne ha bisogno, in fondo?"
 
"Tu non sei sposato, scusa?" chiese di rimando lui, confuso, mentre si calava sulla sedia.
 
"Senti, ragazzo, sto cercando di compatirti qui," elaborò Ade, sedendosi accanto al giovane con un sospiro frustrato. "Non fartela pesare. Dimenticati di Miss Capelli di Ghiaccio. Ci sono molti pesci nel mare, e prima che tu lo sappia, una nuova persona aprirà la porta ed entrerà nella tua vita. "
 
In quel momento, la porta si aprì ed Elsa entrò nella stanza, catturando l'attenzione di Ivan e Ade mentre la donna si guardava intorno nervosamente.
 
"…oppure, beh, quella stessa persona," commentò Ade con una scrollata di spalle.
 
I suoi occhi si sgranarono per lo shock. Ivan guardò Elsa mentre lei si guardava attorno prima che il suo sguardo cadesse su di lui, facendola arrossire. Era vestita con una camicetta bianca e una gonna blu, con delle scarpette azzurre ai piedi. Mentre guardava Ivan, la donna iniziò a giocare con i suoi capelli, che erano ancora legati nella stessa coda di cavallo sciolta che aveva avuto l'ultima volta che l'aveva vista. Dopo un momento passato a fissarla, un istinto si agitò nella parte posteriore del cervello del giovane, e Ivan si alzò in piedi, facendo cadere la sedia dietro di sé e catturando l'attenzione di tutti gli altri nella stanza. Guardandosi intorno, Ade si chinò piano e raddrizzò la sedia prima di guardar svolgersi la scena insieme a tutti gli altri.
 
"…Elsa?" riuscì a soffocare Ivan.
 
"Ciao, Ivan," rispose lei mentre gli sorrideva, imbarazzata. "Spero di non avervi interrotto."
 
"N-No," esclamò lui, prima di tossire e coprirsi la bocca mentre arrossiva per l'imbarazzo. "Voglio dire, no, non abbiamo ancora iniziato."
 
"Oh, bene," disse Elsa, distogliendo lo sguardo e continuando a giocare nervosamente con la fine della sua coda di cavallo. "In realtà, uhm, speravo di unirmi a voi. S-Sempre se non ti dispiace, certo."
 
Fu a questo punto che Ivan notò che tutti gli sguardi dei cattivi erano su di lui, intenti a far guizzare gli occhi avanti e indietro tra di lui ed Elsa durante l'intera conversazione, come se stessero guardando una partita invisibile di tennis. Facendo un respiro calmante, il giovane rivolse nuovamente la sua attenzione verso la donna che stava aspettando con ansia una sua risposta.
 
"Per me sarebbe solo un piacere," disse, con un ghigno che gli tirava un lato delle labbra mentre vedeva Elsa sorridere alla sua risposta.
 
"Aspetta un attimo," disse a quel punto Regina, sussultando leggermente mentre gli sguardi di tutti si posavano su di lei. "Questo non è un incontro per Cattivi?"
 
"Bah, abbiamo avuto questa discussione anche l’ultima volta quando si è presentata sua sorella," rispose Turbo, sospirando mentre si sedeva. "Penso andrà bene lo stesso."
 
"Inoltre, la Regina delle Nevi non era il cattivo della storia, in origine?" aggiunse Loki, sfoggiando un sorrisetto.
 
"Ok, ok," esalò Regina, alzando le mani in segno di resa mentre si sedeva e guardava Ivan. "Se per il moccioso va bene, allora va bene anche per me."
 
L’occhiataccia che Ivan lanciò a Regina fu interrotta quando notò che Elsa gli si stava avvicinando.
 
"Questo posto è occupato?" chiese lei, indicando il posto proprio accanto a lui.
 
Quello ammiccò. "Uh, no, non lo è," mormorò nervosamente.
 
"Ottimo," rispose allora lei, sorridendo, mentre si sedeva accanto a lui con le guance rosee.
 
Abbassandosi sul suo posto, Ivan si guardò attorno per osservare i cattivi presenti, individuando rapidamente Regina, Ursula, Jafar, Capitan Uncino e Facilier tra le nuove facce che Ade aveva portato. Una volta che tutti si furono sistemati ai loro posti, il giovane si schiarì la gola per attirare la loro attenzione.
 
"Ebbene, sembra che abbiamo molte facce nuove oggi," iniziò a dire, osservando i Cattivi riuniti. "Quindi, permettetemi di darvi il benvenuto al vostro primo incontro per Cattivi Anonimi."
 
Ivan si fermò per un momento per far affondare le sue parole, prima di alzarsi in piedi.
 
"Solitamente, la prima cosa che facciamo in queste circostanze è iniziare con l'affermazione del Cattivo," spiegò subito dopo. "Perché non vi alzate tutti e vi tenete per mano con quelli accanto a voi?"
 
"Sul serio?" lo interrogò Ursula con uno sbuffo di disprezzo.
 
"Suvvia, mia cara", disse Loki, facendole un sorriso affascinante mentre si alzava in piedi e le offriva la mano. "Prometto di non mordere."
 
Ursula alzò gli occhi al cielo, ma si mise comunque in piedi e prese la mano offerta da Loki, spingendo gli altri cattivi a fare lo stesso. Ivan sorrise a quella vista, prima di sentire una mano fredda scivolare nella sua. Guardando in basso, trovò Elsa che lo guardava, con un piccolo sorriso nervoso sul suo viso. E, per un momento, il ragazzo non poté fare altro che fissarla con un’espressione sorpresa.
 
"Ehi, Ivan?" borbottò Ade dall'altro fianco del giovane. "Facciamo quest'affermazione o no?"
 
Ammiccando con le palpebre, sorpreso, Ivan rivolse la sua attenzione agli altri cattivi che lo guardavano tutti in attesa.
 
"Giusto, suppongo che dovrei iniziare io," disse rapidamente, mentre il suo viso era arrossato per l'imbarazzo. Abbassando la testa, il ragazzo iniziò a pronunciare il loro solito motto, spingendo Ade, Turbo e Loki ad unirsi dopo di lui. Una volta terminato, tutti ripresero i loro posti.
 
"Va bene, è stato... curioso, suppongo," disse Facilier, mentre guardava Ivan in attesa. "E adesso?"
 
"Ora arriviamo alla parte in cui condividiamo i nostri sentimenti," rispose Ade con un ampio sorriso.
 
"Pardon?" lo interrogò Jafar con uno sguardo disgustato.
 
"Ciò che Ade sta cercando dire è che questa è la parte in cui parliamo di noi," spiegò subito Ivan. "Ci raccontiamo le nostre storie. Di come essere dei cattivi ha influenzato la nostra vita. Questo genere di cose."
 
"E se questa è la vostra prima volta qui, allora dovete parlare per primi," disse Ade, puntando un dito accusatorio verso ai suoi amici. "Sono le regole."
 
Mentre gli altri gemevano alla realizzazione, Uncino li sorprese tutti alzandosi in piedi, con un ampio ghigno dentato in faccia.
 
"Beh, suppongo che inizierò io, dunque," dichiarò allora il pirata mentre s’inchinava drammaticamente. "Sono il Capitano James Hook, detto Uncino, e sono un Cattivo."
 
Dopo essersi presentato, Uncino iniziò a raccontare la sua storia. Disse di provenire da una nobile famiglia inglese e di aver frequentato l'Eton Balliol College prima di entrare nella Marina Militare. Facendosi strada tra i ranghi, prestò dapprima servizio nei Caraibi durante il regno della Regina Anna, partecipando ad una battaglia dove finì per incrociare le lame con il leggendario pirata Barbanera.
 
"C'era qualcosa nel vecchio Edward Teach che attirò la mia attenzione,” spiegò Uncino con un sorriso quasi malinconico. "Aveva un carisma attorno a lui che era... magico, quasi."
 
"È per questo che sei diventato un pirata?" chiese Turbo, incuriosito.
 
"Suppongo sia ovvio," rispose quello con un sorrisetto. "Anche se non è stato così semplice. Non è che gli ho parlato e sono subito diventato un pirata. È stata una scelta graduale."
 
"Allora, cosa ti ha cambiato?" chiese Elsa.
 
"Mentre stavamo combattendo, Barbanera menzionò una cosa che aveva trovato durante i suoi viaggi," raccontò il pirata. "Lo ha definito come il più grande tesoro del mondo."
 
"E a cosa si riferiva?" domandò Ivan.
 
Il Capitano sorrise. "La vita eterna," rispose, solenne. "Disse che aveva trovato il Fiddler's Green."
 
"Fiddler's Green?" ripeté Jafar, inarcando un sopracciglio.
 
"È essenzialmente l'aldilà per i marinai," spiegò Uncino. "Barbanera affermò di aver trovato un modo per arrivarci senza dover morire. E se sei già nella terra dei morti da vivo, allora… una volta giunto lì non puoi più morire."
 
"Aspetta, aspetta, aspetta, penso di sapere dove stai andando a parare," disse Ade con un sorriso. "Questo aldilà a cui ti riferisci… è l'Isola che non c'è, vero?"
 
Quello annuì solennemente. "Molto astuto da parte tua, Ade," confermò mentre puntava un dito verso il dio greco.
 
"L'isola che non c'è?" ripeté Elsa, confusa.
 
"Vero, dimenticavo che voi siete nuova," osservò il Capitano mentre sorrideva verso Elsa. "Non conoscete ancora tutti i dettagli. Ebbene, per rispondere alla vostra domanda, l’Isola che non c’è è un'isola magica, ma allo stesso tempo, è come un altro mondo. Un mondo in cui il tempo si ferma, dove nessuno invecchia mai. Una terra di magia e fate."
 
Uncino fece una pausa prima di ridacchiare.
 
"Un po' come qui, in realtà," ammise con una scrollata di spalle, guadagnandosi una risata ironica dagli altri cattivi.
 
"Alfheim," rifletté Elsa con gli occhi spalancati. "Stai parlando di Alfheim. O almeno, è così che la mia gente la chiamerebbe."
 
"Suppongo di sì," concordò Uncino, annuendo.
 
"Allora, tutto qui?" fece Regina, divertita. "Barbanera dice di aver trovato l’aldilà e tu hai subito fatto: ‘Oh wow, dove devo iscrivermi?’"
 
"Certo che no," rispose il pirata con sospiro, facendo ruotare gli occhi. "Quando l'ho sentito per la prima volta non c’ho creduto affatto. Ho pensato che il grande Barbanera fosse semplicemente impazzito."
 
"E cosa ti ha fatto cambiare idea?" chiese Ivan.
 
"Ero lì quando Barbanera ci lasciò le penne," rispose quello. "Sono stato uno dei pochi uomini fortunati che hanno avuto l’onore di prendere d'assalto la fregata della Regina Anna. E quello che trovai lì… fu la miccia che fece scattare tutto."
 
Elsa ammiccò. "Cosa hai trovato?" domandò.
 
"Fate," rispose Uncino, con un tono nostalgico nella sua voce. "Bottiglie piene di fate. Fu allora che mi resi conto che Barbanera stava dicendo la verità. Aveva davvero trovato il Fiddler's Green."
 
"Cosa hai fatto, quindi?" chiese Facilier.
 
"Beh, non fui l'unico a vedere le fate in quell’occasione, e per questo le voci iniziarono a diffondersi tra l'equipaggio,” spiegò il Capitano. "E siccome divenne subito chiaro che io ero l’unico che si era fatto un'idea di ciò che Barbanera aveva fatto per raggiungere quella terra leggendaria, sempre più pirati iniziarono a venire da me in cerca di una guida. Fu allora che decisi di lasciare la Marina. Pensavo che forse avrei potuto ottenere qualcosa di più dalla vita se avessi assecondato quell’idea."
 
"Allora... ammutinamento?" Ade si azzardò a sorridere.
 
"Esattamente," rispose Uncino con un sorriso tutto suo. "I miei uomini ed io rubammo una delle navi della Marina, insieme alle fate e agli effetti di Barbanera, la ribattezzammo col nome di Jolly Roger e salpammo verso il Fiddler's Green."
 
"E quest’isola… era tutto ciò che speravi che fosse?" domandò a quel punto Regina.
 
"Beh, era la terra che la vecchiaia non poteva toccare," rispose il Capitano con un cenno del capo, prima che la sua espressione diventasse infastidita. "Ma era anche piena di sirene assassine, coccodrilli giganti e mocciosi guidati da quella pulce di Pan."
 
Uncino sospirò mentre un piccolo sorriso gli attraversava il viso.
 
"E il resto, come dicono, è storia," terminò il pirata, alzando il suo uncino e scuotendolo per dare enfasi, guadagnandosi un giro di risate da parte del resto dei cattivi.
 
"Grazie per aver condiviso con noi la tua storia, Capitano," disse Ivan, annuendo.
 
"C’è una cosa che non capisco, però," disse Elsa all’improvviso, riportando l'attenzione di Uncino su di lei. "Come hai perso la tua mano? Se non ti dispiace che lo chieda, ovvio…"
 
"Nessun problema, Vostra Maestà," rispose quello con un gentile cenno del capo. "Dopotutto, la maggior parte dei presenti conosce già la storia. Non è un segreto. Vedete, un ragazzo di nome Peter Pan mi ha mozzato la mano e l’ha data in pasto ad un coccodrillo."
 
Elsa trasalì all’udire ciò. "È... È orribile!" esclamò, un'espressione scioccata sul suo viso.
 
“Beh… in sua difesa, io stavo cercando di catturare tutte le fate dell’Isola,” ammise Uncino con un'alzata di spalle. "Ero convinto dell’idea di Barbanera, ovvero che fossero le fate a renderci immortali, mentre in realtà era la stessa Isola a farlo. Quando mi sono reso conto dell’errore, però, ero troppo accecato dal desiderio di vendetta per riuscire a fermarmi."
 
"Eh, ti capisco! Dopotutto, a mio parere, quel Pan Pan è davvero irritante," osservò Ade con un sorriso.
 
Da lì, il resto del gruppo andò avanti a raccontare le proprie storie. Regina raccontò di essere cresciuta in un piccolo villaggio dove aveva appreso la magia da una strega locale, e che questa cosa l'aveva aiutata a catturare le attenzioni di un Re. Jafar spiegò di come si era fatto strada dall’essere uno straccione nei vicoli di Agrabah fino a diventare il visir del sultano. Ursula raccontò di come crebbe venendo sempre giudicata dalla gente di Atlantica per il suo aspetto, fino a quando la sua rabbia la mise in conflitto con suo fratello, il re Tritone, portandola all’espulsione dal regno sottomarino. Il Dottor Facilier, infine, parlò di come era stato abbandonato dai suoi genitori e di come la sua codardia e il suo desiderio di fare successo lo avessero portato ad ingannare un principe arrogante ed ingenuo, cosa che alla fine gli costò molto cara.
 
Mentre Facilier riprendeva il suo posto, Ivan si schiarì la voce e sorrise all’intero gruppo.
 
"Grazie per averlo condiviso, Facilier," disse, annuendo verso tutti i Cattivi. "Davvero, devo veramente ringraziare tutti voi per essere venuti e per aver condiviso le vostre storie. Devo ammettere che, quando ho creato questo gruppo, non avrei mai pensato di finire ad avere così tanti di voi qui."
 
"Credimi, ragazzo," disse Regina con un sorrisetto. "Sono sorpresa quanto te."
 
"Tuttavia, è stato piuttosto interessante,” commentò Ade a quel punto. "Non credo di aver mai sentito la metà di queste storie."
 
"Davvero?" chiese Elsa, sorpresa. "Non siete tutti amici?"
 
"Sì, ma ciò non significa che parliamo di questo tipo di cose," rispose Ursula con uno sbuffo sprezzante.
 
"A proposito," disse Loki, sfoggiando un sorriso mentre indicava Elsa. "Non tocca forse a voi adesso, Maestà?"
 
"Oh, giusto," rispose lei, mentre la sua espressione diventava ansiosa. "Io... suppongo di poterlo fare."
 
Silenziosamente, Elsa si alzò in piedi e si guardò attorno mentre si sfregava nervosamente le mani, finché il suo sguardo non si posò su Ivan. Il giovane vide l’espressione supplichevole della donna, facendolo esitare per un momento, prima che un piccolo sorriso incoraggiante si diffondesse sul suo viso.
 
"Va tutto bene," la esortò lui, sincero. "Non avere paura. Nessuno ti giudicherà male, fidati."
 
Pensando a ciò che le aveva detto, Elsa annuì e gli fece un piccolo sorriso. Poi fece un respiro calmante e riportò la sua attenzione verso i cattivi raccolti attorno a lei.
 
"Sono la regina Elsa di Arendelle," disse, lenta e pacata. "E suppongo che, sotto diversi aspetti… sono un Cattivo anch'io."
 
Da lì, Elsa raccontò la storia della sua infanzia e gli eventi che portarono alla sua incoronazione e alla ricaduta di tutto ciò che accadde in seguito. Quando ebbe finito, Elsa si guardò attorno per osservare gli altri, e fu sorpresa di scoprire che aveva la loro massima attenzione.
 
"Aspetta, aspetta," disse Turbo, con un'espressione confusa in faccia. "Ho sentito questa storia due volte e mi sento come se ne avessimo saltato una parte."
 
"Perché?" chiese Elsa, corrugando la fronte.
 
"Perché non ci hai detto come, esattamente, hai ottenuto i tuoi poteri," spiegò Turbo.
 
"Oh, capisco," rispose lei con un sorriso imbarazzato. "La verità è che non lo so. Per quanto ne so, ho sempre avuto i miei poteri. Penso di esserci semplicemente nata."
 
"Quindi, hai sempre avuto questi poteri?" domandò Jafar. "E i tuoi genitori ti hanno costretta a reprimerli?"
 
"I miei poteri erano pericolosi,” rispose Elsa, chiaramente sorpresa dalla domanda. "Dovevo proteggere le persone, e specialmente mia sorella, da essi."
 
"I tuoi poteri erano pericolosi solo perché non sapevi come controllarli," replicò Regina. "E forzandoti a non usarli, i tuoi genitori ti hanno solamente indotta a congelare il tuo paese in una nuova era glaciale."
 
"Se le persone avessero saputo del mio potere, avrebbero avuto paura di me," sostenne ancora la bionda, visibilmente scossa dalla reazione che gli altri stavano avendo.
 
"Intendi le stesse persone che ti hanno abbracciata quando hai finalmente capito come tenere sotto controllo i tuoi poteri?" osservò sarcasticamente Loki con un sorrisetto.
 
"I-Io... Non capisco cosa state cercando di dire," disse Elsa, la sua espressione persa. "I miei genitori mi volevano bene."
 
"Oh, tesoro, no,” sospirò Ursula, scuotendo tristemente la testa ed offrendole uno sguardo consapevole. "I tuoi genitori amavano solo una parte di te. Il resto, la parte dei tuoi poteri, li spaventava e basta. Fidati di me, lo so. Ci sono passata anch’io."
 
Quell'affermazione sembrò colpire Elsa come un colpo fisico, e la donna si lasciò cadere sui talloni prima di affondare lentamente sulla sedia.
 
"Va bene, penso che per oggi sia abbastanza," disse immediatamente Ivan, guardando ad Elsa con chiara preoccupazione mentre alzava una mano per fermare gli altri.
 
"Ivan ha ragione," concordò Ade mentre si alzava in piedi a sua volta, un'espressione di dispiacere sulla sua faccia. "Penso che dovremmo finirla qui, altrimenti la nuova ragazza rischierà di rompersi."
 
Detto questo, anche gli altri cattivi si alzarono in piedi ed iniziarono a uscire dalla stanza, alcuni di loro che guardavano Elsa con preoccupazione mentre lei restava seduta con un'espressione persa sul viso. In particolare, Loki indugiò un attimo sulla porta, lanciando un'occhiata tra Ivan ed Elsa, prima di andarsene. Ed una volta che i cattivi se ne furono andati, il giovane si voltò a guardare Elsa con un'espressione preoccupata.
 
"Stai bene?" le chiese, esitante.
 
"Io…" iniziò a rispondere Elsa, prima di fermarsi a sbattere le palpebre un paio di volte. "Credo di sì. Mi è appena stato dato molto su cui riflettere."
 
"Mi dispiace," sospirò lui, grattandosi la nuca. "Non pensavo che avrebbero detto quelle cose."
 
"Non hanno fatto nulla di male, Ivan," lo rassicurò Elsa con un piccolo sorriso. "Erano onesti nelle loro opinioni. Non posso criticarli per quello."
 
Il ragazzo annuì, sospirando. "Tuttavia, sono sicuro che non era quello che ti aspettavi quando sei venuta qui oggi," commentò allora con una piccola risatina, cercando di rallegrala.
 
"No," concordò lei, mentre la sua espressione si innervosiva nel frattempo che metteva da parte le altre preoccupazioni e cominciava a mordersi il labbro inferiore. "Sono venuta qui per una ragione completamente diversa, in tutta onestà."
 
"Ah sì?" fece quello con un sopracciglio inarcato. “E quale sarebbe?”
 
"Ti devo delle scuse, Ivan," disse Elsa a quel punto, alzandosi in piedi.
 
Il giovane ammiccò. "Scuse? Per cosa?" chiese lui, confuso.
 
"Per come ci siamo salutati l'altra sera," spiegò Elsa, distogliendo lo sguardo da Ivan mentre si avvolgeva le braccia attorno a sé. "Non... Non sono stata onesta con te."
 
"…che vuoi dire?" domandò Ivan, con una sensazione di ansia che gli cresceva nel petto.
 
"Quando noi..." iniziò a dire lei, prima che la sua voce svanisse e un'espressione di frustrazione si formasse sui suoi lineamenti. "Q-Quello che voglio dire è..."
 
Arrossendo furiosamente, Elsa gemette, incapace di trattenere l’imbarazzo, e si seppellì il viso tra le mani.
 
"Ehi, Elsa," disse Ivan, preoccupato, facendo un passo verso la regina. "Va tutto bene."
 
"No, invece," ribatté lei con una risata amara, abbassando lentamente le mani. "Sono una donna adulta e una regina, per di più. Dovrei essere in grado di parlare dei miei sentimenti difronte alle persone senza finire per trasformarmi in una scolaretta terrorizzata."
 
"Beh, ricordati solo che non sei difronte ad altre persone," disse allora lui, indicando la stanza vuota. "Ci sono solo io qui."
 
"Ma è proprio questo il problema," esalò Elsa, prima di sospirare. "E, allo stesso tempo, non lo è."
 
Il giovane era completamente perso. "Cosa intendi dire?"
 
"Nel poco tempo che ho trascorso assieme a te, mi sono sentita... n-non so, me stessa," spiegò alla fine Elsa, posandosi una mano sulla guancia e guardando in basso. "Non come la Regina delle Nevi, o la sovrana di Arendelle. Solo… me stessa. Elsa. E questa è una cosa che mi accade solo con mia sorella."
 
Ivan rimase spiazzato da quella dichiarazione. "…wow," esalò, sbattendo le palpebre. "I-Io… non so cosa dire…"
 
"Allora lasciami parlare prima che perda il coraggio," disse lei, abbozzando un sorriso amichevole. "Perché anche se ho agito diversamente, quella sera, prima di salutarti, avrei voluto dirti una cosa molto importante."
 
"Cosa..." cominciò a dire il ragazzo, una strana sensazione di terrore che gli stava iniziando a stringergli il cuore.
 
"Volevo dirti che tu mi piaci," dichiarò Elsa, interrompendolo di colpo. "Romanticamente."
 
Passarono due secondi di silenzio.
 
Ivan rimase immobile, sconvolto, i suoi occhi che si sgranavano all’infinito mentre Elsa abbassava le mani e le stringeva a coppa dietro la schiena.
 
"T-T-T-Tu…" sbottò il giovane, il suo viso rosso come un peperone. "S-Stai dice-"
 
"Tu mi piaci," lo interruppe nuovamente Elsa, le sue guance rosse ma il suo sguardo attaccato a quello di Ivan, un'espressione seria sul suo viso. "Come uomo, e come persona."
 
Ivan sembrò avere diversi problemi ad elaborare ciò che Elsa gli aveva appena detto, riuscendo solo ad ammiccare stupidamente le palpebre e restare a bocca aperta.
 
"D-Davvero? Io… ti piaccio?"  esalò alla fine lui, senza voce, la sua mente ancora agitata nel tentativo di elaborare tutto.
 
"Sì," rispose lei, girando timidamente lo sguardo verso i suoi piedi. "Penso che tu sia divertente, gentile, e più coraggioso di quanto io possa mai sperare di essere."
 
Alzando lo sguardo, il viso di Elsa divenne quasi completamente rosso mentre gli sorrideva.
 
"S-Senza contare, ovviamente, che sei anche attraente," continuò.
 
Questa affermazione sembrò stupirlo come non mai, inducendolo a fissarla a bocca aperta per alcuni istanti.
 
"Ma ti capisco se non riesci a ricambiare i miei sentimenti," continuò Elsa, la sua espressione che si faceva triste mentre abbassava di nuovo lo sguardo. "Dopotutto, visto come mi sono comportata, sono certa-"
 
"S-Sono quasi assolutamente sicuro che mi piaci anche tu," la interruppe bruscamente Ivan, di colpo.
 
Ora fu il turno di Elsa di fissarlo a bocca aperta, sorpresa.
 
"…r-romanticamente," aggiunse quello, abbassando lo sguardo, il suo viso paonazzo.
 
"…oh," esalò Elsa, sconvolta, incapace di dire altro dopo quella dichiarazione inaspettata. Allungò una mano ed iniziò a giocare con la sua coda di cavallo. "…ok. Q-Questo è... bene."
 
Passò un altro momento di silenzio mentre i due si fissavano. Poi, all'improvviso, Ivan emise uno sbuffo che si trasformò rapidamente in una risata, che a sua volta spinse Elsa ad emettere una risatina che cercò di sopprimere con la mano, mentre tutta la tensione precedente lasciava i loro corpi allo stesso tempo.
 
"…è strano, vero?" chiese allora Ivan una volta riuscito a riprendere fiato. "Quello che proviamo adesso. Dopo esserci liberati così, intendo."
 
"Sì, è… è strano," concordò a sua volta Elsa, cercando di riguadagnare la sua compostezza. "Ho passato così tanto tempo a preoccuparmi di questa cosa, che far uscire tutto e liberarmene è… piacevole."
 
Lui annuì. Poi si fece di colpo esitante. "Quindi… cosa facciamo ora?" chiese a quel punto, grattandosi la nuca.
 
La donna sorrise. "Beh, suppongo che dovremmo provare a passare più tempo insieme," rispose, scrollando le spalle e prendendo coraggio. "Ti andrebbe di pranzare con me, più tardi?"
 
"A-Assolutamente," rispose lui con un largo sorriso, prima di guardarsi intorno e fare una smorfia. "Però devo prima sistemare questa stanza."
 
"Ti aiuto io," si offrì subito lei, avvicinandosi al tavolo degli snack. "In questo modo finiremo in tempo record.”
 
“O-Ok…” fece lui, incapace di dire altro.
 
E così, accennando con la testa in segno di approvazione, Ivan si mosse per raccogliere le sedie pieghevoli mentre Elsa iniziava a liberare il tavolo dagli snack. E mentre il giovane accatastava le sedie in una pila nell'angolo, lanciò inconsciamente un'occhiata sorpresa alle sue spalle verso Elsa; la quale, allo stesso tempo, stava facendo la stessa cosa con lui mentre lo osservava di soppiatto, ancora incredula per ciò che era appena successo.
 
I loro sguardi si incontrarono.
 
E tutti e due sorrisero.
 
 






 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:
 

Ivan Strike (????) 
  
        
ELSA (Frozen)
  
 
LOKI (Marvel Universe)
 
 
ADE (Hercules)
     
 
TURBO (Ralph Spaccatutto)
 
 
CAPITAN UNCINO (Peter Pan)
 
 
JAFAR (Aladdin)
 
 
DOTTOR FACILIER (La Principessa e il Ranocchio)
 
 
URSULA (La Sirenetta)

 
REGINA (Biancaneve e i Sette Nani)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


CUORE DI GHIACCIO



Imprevisto
 
Dicembre era arrivato nel Magic Kingdom, anche se a causa del clima soleggiato e temperato, l'unico modo per capirlo era dovuto alle decorazioni natalizie allestite in tutto il centro. In una delle strade che attraversano il Distretto, Elsa e Anna camminavano fianco a fianco, vestite coi loro soliti abiti originali e intente a discutere allegramente tra di loro.
 
"Sai, mi è sempre piaciuto il Natale," disse Anna con un sorriso. "Ma ho la sensazione che il modo in cui lo celebravamo non comportava abbastanza acquisti."
 
"Penso di essere d'accordo," concordò Elsa, ridacchiando, prima di guardarsi alle spalle. "Anche se non sono sicura che Ivan e Kristoff lo apprezzino tanto quanto noi."
 
Guardando indietro, Anna vide quei due in questione che le seguivano a distanza, entrambi caricati con una quantità immensa di pacchi e borse. E vide anche che Kristoff stava chiaramente lottando più faticosamente con il suo carico rispetto ad Ivan.
 
"Oh, stanno bene," rispose Anna con un cenno divertito della sua mano, prima di dare a Elsa un sorriso eccitato. "Piuttosto, dove dovremmo andare adesso?"
 
"Beh, stasera Ivan e io abbiamo un incontro al Club per Cattivi Anonimi per cui dobbiamo prepararci," rispose Elsa con un'espressione apologetica. "Quindi non credo che abbiamo tempo di andare in un altro negozio."
 
"Va bene," disse l’altra con un cenno della testa mentre si fermava, facendo arrestare di colpo anche gli altri. Kristoff, per poco, quasi le finì addosso a causa di ciò. "Probabilmente abbiamo fatto abbastanza shopping, comunque. Dovremmo andare a posare tutta questa roba al castello."
 
"Non sono sicura che avremo tempo per questo," rispose Elsa con un'espressione pensierosa. Poi, improvvisamente, un pensiero le balenò in mente, facendola voltare verso Ivan. "Ivan, se non erro, tu non abito qui vicino?"
 
Il giovane ammiccò. "Uh, sì, perché?" chiese, mentre la sua fronte si corrugava.
 
"Ti dispiace se lascio queste cose a casa tua e poi andiamo al Club da lì?" gli domandò Elsa, speranzosa.
 
"Uhm..." esalò quello, un'espressione nervosa sul viso mentre volgeva lo sguardo verso Kristoff, il quale era ovviamente in grado di dire cosa stesse pensando. Il biondo scosse energicamente la testa, lottando per reggere la massa di pacchi che stava trasportando.
 
Ivan sospirò amaramente. "Sì, certo," concesse alla fine, riportando la sua attenzione su Elsa.
 
"Eccellente," rispose la regina con un sorriso caloroso. "Questo dovrebbe rendere tutto più facile. Andiamo?"
 
"Sì," concordò il ragazzo, annuendo, prima di voltarsi e cominciare ad allontanarsi. "Allora ti faccio strada."
 
Elsa annuì in risposta e si voltò a guardare Anna un’ultima volta. "Ci vediamo al castello?"
 
"Certo," rispose quella, annuendo, prima di lanciarle uno sguardo interrogativo. "Aspetta, questa è la prima volta che vai a casa sua, giusto? Non hai saltato qualcosa, prima?"
 
"Saltato qualcosa?" ripeté Elsa con un’inclinazione del capo. "Perché me lo chiedi?"
 
La rossa esitò visibilmente. "Mi stavo chiedendo se avevi intenzione di... insomma…" iniziò a dire con uno sguardo suggestivo.
 
"Di… cosa?"  premette lei, inarcando un sopracciglio.
 
"Dargli un bacio?" dichiarò Anna, sussurrandole nell’orecchio.
 
Elsa arrossì immediatamente. "N-Non sono affari che ti riguardano!" sibilò, le sue guance che diventavano sempre più rosse.
 
"Oh andiamo, Elsa," esclamò Anna con un sospiro. "Dovrai farlo alla fine. Non c’è niente di male. È il tuo fidanzato, no?"
 
"Oh, odio quel termine," brontolò Elsa. "È così ... grezzo."
 
"Sì, ma è molto meno faticoso da dire rispetto a: ‘l'uomo che mi fa la corte’," replicò Anna, facendo roteare gli occhi.
 
"Comunque sia,” ribadì la bionda mentre incrociava le braccia sul petto ed assottigliava gli occhi verso la sorella. "Non sono affari tuoi."
 
"Ormai voi due vi frequentate da tre giorni," insistette Anna, imperterrita. "Devi averci almeno pensato."
 
"Forse l'ho fatto," ammise lei, distogliendo lo sguardo da sua sorella. "Ma stiamo prendendo le cose col nostro ritmo. E così, lo bacerò quando sarò pronta."
 
"Ehi, Elsa?" la chiamò Ivan a quel punto, spingendo la regina a guardarlo e scoprire che si era fermato ad una buona distanza, osservandola con confusione. "Vieni?"
 
"Sì, eccomi!" fece la donna, dandogli un rapido cenno col capo. "Arrivo!"
 
"Comunque sia, voglio i dettagli," le sussurrò Anna, prima di salutarla con un sorrisetto. "Divertiti!"
 
Detto questo, la rossa si girò e si diresse dall'altra parte con Kristoff al seguito, il quale continuava a lottare con i pacchi mentre la seguiva. Elsa scosse la testa con un sospiro dopo quella scena, girandosi per raggiungere rapidamente l’altro giovane.
 
"Di che stavate parlando?" le chiese Ivan mentre lei lo raggiungeva, curioso.
 
"Oh, niente," rispose Elsa con una scrollata di spalle e una risatina nervosa, le sue guance che diventavano sempre più rosa. "Era solo Anna che diceva cosa da Anna."
 
"Nessuna sorpresa fin qui," ridacchiò Ivan, prima che la sua espressione si innervosisse un po’. "Quindi vuoi passare da casa mia?"
 
"Certo," concordò Elsa con un cenno della testa. Guardò il suo ragazzo e gli offrì un sorriso dolce. "Fammi strada."
 
Annuendo in risposta, il giovane si girò e cominciò a camminare per una strada secondaria, con Elsa che lo seguiva a ruota. Pochi minuti dopo, la coppia arrivò ad una stazione chiamata ‘Merry Ride’, ed Ivan guidò Elsa al suo interno.
 
"Allora," disse Elsa mentre si guardava intorno, confusa, mentre osservava i binari e le innumerevoli tipologie di treni che vi passavano prima. "Dove abiti esattamente?"
 
"Lì," spiegò Ivan, indicando con la mano libera una galleria che sbucava in fondo alla stazione.
 
"E dovremo camminare molto?" chiese lei, aggrottando le sopracciglia.
 
"No, ma da qui conviene prendere un mezzo," rispose lui con una risatina, prima di fare segno ad Elsa di seguirlo verso uno dei binari.
 
Insieme, la coppia si fece strada nel retro della stazione, il quale era in gran parte vuoto, tranne per un grosso pezzo di attrezzatura dall'aspetto moderno piazzato difronte alla galleria, con cavi spessi che conducevano dalla macchina alle varie gallerie nel muro. La macchina aveva una base alta e cilindrica su cui poggiava un lungo tubo metallico con numerose punte che spuntano da esso. Mentre Elsa fissava confusamente la macchina, Ivan vi si avvicinò e premette un pulsante sul lato, facendo sì che il dispositivo iniziasse a ronzare mentre si accendeva.
 
"Ivan," disse lei, stranita, mentre il giovane si avvicinava al punto in cui si trovava la macchina. "Cos'è questo mezzo?"
 
"Questo è un mini-metrò," rispose lui, girandosi per indicare lo strano treno cilindrico. Poi posò delicatamente una mano sulla schiena della regina e le fece cenno di entrarvi dentro.
 
"…che cosa fa?" chiese la donna, entrando leggermente nella cabina del mini-metrò che stava iniziando a ronzare sempre più forte.
 
"Beh, è un mezzo di trasporto," le spiegò Ivan, divertito dalla sua reazione. Poi assunse un'espressione imbarazzata. "Sarò onesto, non sono del tutto sicuro di come funzioni, ma è un mezzo rapido per entrare e uscire dai Distretti centrali tramite digitalizzazione. Con questo, arriveremo a casa mia in due minuti."
 
La regina esitò, prima di annuire nervosamente. "Va bene, se è l'unico modo...”
 
"Solo un avvertimento," aggiunse l’altro, sorridendole mentre il ronzio sembrava raggiungere un crescendo. "Dato che questa è la tua prima volta, potrebbe sembrarti un po’ strano. Ma non avere paura e tieniti forte."
 
"Che cosa vuoi di-" cominciò a dire Elsa, ma fu interrotta quando un raggio di luce blu elettrica schizzò fuori dalla parte anteriore del treno e colpì sia lei che Ivan, congelandoli in posizione con un'aura di energia blu, prima che si dissolvessero in pixel che vennero prontamente assorbiti nella macchina.
 
Un momento dopo, Elsa ed Ivan si riformarono in una grande stanza che assomigliava ad una stazione ferroviaria di colore bianco sporco. Mentre riapparivano, Elsa emise un piccolo guaito di sorpresa e perse l'equilibrio, cadendo contro il giovane mentre lui l’afferrava rapidamente con la sua mano libera.
 
"Whoa!" esclamò Ivan, sollevandola e reggendola in piedi. "Stai bene?"
 
"S-Sì," rispose Elsa in fretta, chiaramente agitata. "Era solo...è-è stato… strano."
 
A questo punto, la coppia scoppiò a ridere, divertita, mentre Elsa continuava ad appoggiarsi alle braccia di Ivan. Dopo un momento, la donna si rese conto che il ragazzo la stava ancora reggendo a sé, e un rossore le colorò immediatamente le guance.
 
"Um, Ivan?" disse lei, goffamente.
 
Quello la guardò. "Si?” rispose con un sorriso.
 
"Puoi... Puoi lasciarmi andare ora," sussurrò Elsa, distogliendo lo sguardo.
 
"Oh, giusto," replicò il giovane, la sua espressione che si fece imbarazzata mentre la rimetteva di nuovo in piedi. “P-Perdonami."
 
"Va tutto bene," lo rassicurò lei, mordendosi il labbro inferiore mentre un sorriso si allargava sempre più sul suo viso. "Siamo quasi a casa tua, adesso?"
 
"Uh, sì," confermò Ivan, annuendo, prima di farle cenno di seguirlo oltre la nuova stazione. "Da questa parte."
 
Poco dopo, il giovane ed Elsa emersero dal tunnel che conduceva ad un viale, camminando sul marciapiede della strada. Sorridendo, Elsa si guardò intorno, osservando con curiosità il quartiere residenziale e tutte le villette che vi erano costruite attorno. Tra di esse, un edificio alto e ben illuminato si ergeva in mezzo alle altre case, interamente fatto di cemento e mattoni rossi. Era immenso, e decisamente più elegante rispetto a tutte le altre ville lì vicino.
 
"È lì che abiti?" chiese Elsa, indicando il condominio con uno sguardo stupito.
 
"Eh, no," rispose Ivan, sfoggiando un sorrisetto. "Voglio dire, sono un Cattivo. Quel posto sarebbe un po' troppo esagerato per me. Io vivo laggiù."
 
Guardando nella direzione indicata dal giovane, Elsa notò una piccola casa di mattoni situata nelle vicinanze, costruita accanto ad un’altra dall’aspetto quasi completamente uguale.
 
"Oh!" esclamò Elsa mentre il suo viso si illuminava. "È-È…"
 
"Piccola?" suggerì Ivan, sorridendo, dirigendosi verso di essa.
 
"Stavo per dire accogliente," lo incalzò lei con una risatina. I suoi occhi osservarono la casetta con meraviglia e stupore. "Mi piace."
 
Il giovane ammiccò. "Davvero?" le chiese, sorpreso, mentre varcava la soglia.
 
"Ho vissuto in un castello per tutta la mia vita," spiegò lei, seguendolo all’interno. "Forse è un po’ ingenuo da parte mia, ma mi sono sempre chiesta come sarebbe vivere in un posto più semplice."
 
"Bene, questo è molto semplice," ammise lui con un sorrisetto, mentre posava le buste sul suo tavolo di legno. "Ho una cucina, un soggiorno, una camera da letto e un bagno. Solo lo stretto necessario per vivere. È stata una gentile concessione di Felix Aggiustatutto. È stato lui a costruire questa casa e quella di Ellie qui affianco, quando siamo arrivati."
 
Mentre il ragazzo parlava, Elsa si aggirò nel soggiorno e si guardò attorno. Gli occhi le caddero sulla grande poltrona di pelle arancione che si trovava al centro della piccola stanza. Vedendola, Elsa inclinò la testa di lato, curiosa, studiando quello strano sedile per la prima volta. Avvicinandosi alla poltrona, vi si sedette sopra con esitazione, prima di emettere uno squittio di sorpresa mentre essa s’inclinava indietro.
 
"Stai bene?" le chiese Ivan, girandosi e guardandola con un’espressione confusa.
 
"Sì, sto bene," rispose lei, guardandosi attorno con aria sorpresa e cercando di capire come riportare la poltrona alla sua configurazione precedente. "M-Mi sembra un po' bloccata..."
 
Ridacchiando, Ivan si avvicinò e tirò la maniglia sul lato della poltrona, riportandola alla sua posizione normale e permettendo a Elsa di rialzarsi in piedi.
 
"M-Mi dispiace," si scusò lei, facendo del suo meglio per ricomporsi. "Sto ancora cercando di abituarmi ai mobili moderni."
 
"Non c’è problema. Anzi, dovresti vedere quelle poltrone che vibrano," la rassicurò lui con una risatina. Poi però si fece serio, prima di indicare la porta con un cenno della testa. "Ma per quanto mi piacerebbe farti fare il tour della casa, dovremmo probabilmente andare se vogliamo preparare tutto prima che gli altri arrivino. "
 
"Giusto, hai ragione," concordò Elsa, annuendo, seguendo Ivan fuori dalla porta e lanciando una sola occhiata all'interno della casa prima di chiudere la porta dietro di sé.
 

 
La sala del retro del Club Inchiostro e Tempera brulicava di attività mentre i nuovi ospiti del Club per Cattivi Anonimi parlavano tra di loro prima dell'inizio dell'evento. Guardando Ivan dall'altra parte della stanza, Elsa non poté fare a meno di sorridere mentre lo osservava ridere e scherzare assieme ad Ade per le battute che faceva.
 
"Elsa," la chiamò a quel punto Regina, con un tono di fastidio nella sua voce mentre si rendeva conto che la giovane donna non la stava ascoltando.
 
La donna ammiccò, scuotendo rapidamente la testa. "Mi dispiace, Regina," si scusò Elsa, imbarazzata. "Che cosa stavi dicendo?"
 
"Stavo dicendo che avresti davvero bisogno che io ti dia delle lezioni di magia," ripeté Regina, seccata.
 
"Lezioni di magia?" ripeté lei, confusa.
 
"Sì, sono utili per fare magie," sussurrò sarcasticamente Regina.
 
"Non intendo offenderti, Regina, ma so già usare la magia," elaborò la bionda con un sorriso confuso.
 
"No, tu sai solo come controllare i tuoi poteri magici," la incalzò la donna, severa. "È diverso. Io ed Ursula potremmo insegnarti un po' di vera magia, se lo desideri."
 
"Lo prenderò in considerazione," rispose allora Elsa, il suo tono a disagio. "Grazie per l'offerta, Regina."
 
"Ok, va bene," li richiamò a quel punto Ivan mentre batteva le mani per attirare l'attenzione di tutti. "Diamo inizio a questa seconda riunione settimanale!"
 
Quando una sensazione di sollievo le passò addosso, Elsa fece un cenno a Regina e si portò nuovamente affianco al suo ragazzo. Poi, dopo essersi presi per mano e aver recitato o l'affermazione dei Cattivi, ognuno si sedette al proprio posto e la riunione iniziò ufficialmente.
 
"Bene ragazzi, c'è un motivo per cui vi ho voluto chiamare qui questa settimana," iniziò allora a dire il giovane, guardandosi attorno per osservare tutti i presenti.
 
Quella dichiarazione suscitò l’interesse di molti. "E quale sarebbe?" chiese Turbo con un sopracciglio inarcato.
 
"Beh, come tutti sapete, Natale sta arrivando,” spiegò Ivan, il suo tono basso e nervoso. "Il che significa che presto ci sarà anche la grande festa di Natale."
 
"Sì, e allora?" fece anche Ade, corrugando la fronte in confusione.
 
"Ebbene, stavo pensando che forse... non so, potremmo… andarci,” disse a quel punto il giovane, incerto. "Insieme. Come gruppo, intendo."
 
Ci fu un attimo di silenzio sbalordito dopo quelle parole, mentre i Cattivi riuniti guardavano Ivan con stupore ed incredulità. Poi, il momento passò, e tutti quanti iniziarono a gridare furiosamente verso il giovane, oltraggiati dalla sua proposta.
 
"Di tutte le idee stupide…!"
 
"Ma sei pazzo?!"
 
"Non ho iniziato a venire a questi incontri ridicoli per poi finire a-"
 
"ASPETTATE!" gridò a gran voce Ivan, seccato, alzandosi in piedi e alzando le mani nel tentativo di calmare i cattivi. "Se vi date tutti una calmata possiamo parlarne!"
 
"Senti, Ivan, questi piccoli incontri sono divertenti," sospirò Ade mentre il resto dei cattivi si calmava. "Ma quello che ci stai chiedendo adesso… è una follia, ragazzo. Credi a me, è impossibile."
 
Le parole del dio greco suscitarono sussurri fragorosi e diversi cenni del capo da parte di tutti. Elsa osservò la scena con evidente stupore.
 
"Perché sarebbe una follia?" chiese lei, confusa.
 
I Cattivi si voltarono verso di lei a guardarla come se fosse stupida. Persino Ivan sembrò esitare verso di lei. "Sei nuova qui, quindi te lo dirò direttamente senza girarci attorno," disse allora Ursula, schietta e incurante come sempre. "Sulla carta, in UNANIMUS tutti dovrebbero lasciarsi il passato alle spalle e vivere in armonia. Ma non è così che funziona davvero. Noi Cattivi, insomma, siamo sempre malvisti alle feste e agli spettacoli pubblici. Non siamo ben accetti."
 
"La gente nutre rancore," aggiunse Crudelia con un'alzata di spalle. "È comprensibile, suppongo, ma significa che quelle feste che in teoria sono per ‘tutti’ in realtà non sono per noi."
 
"Quindi, non vi è permesso entrare?" domandò Elsa all’udire ciò, un'espressione turbata sul suo viso.
 
"Non esattamente," spiegò Jafar. "Ma una volta dentro… beh, alla fine qualcuno verrà da noi, ci dirà che la nostra presenza sembra disturbare gli altri ospiti, e ci suggerirà che forse sarebbe meglio per tutti se ce ne andassimo."
 
Uncino annuì. “Sempre la solita manfrina. E va avanti così sin dall’inizio dei tempi,” aggiunse.
 
“… capisco..." esalò Elsa, la sua espressione che divenne comprensiva e triste. "Però… sembra terribilmente ingiusto."
 
"Ingiusto o no, le cose stanno così," replicò Facilier. "E non ho intenzione di venire ridicolizzato di nuovo in questo modo solo perché Ivan ha avuto un'idea sciocca nella sua testa."
 
Il giovane sospirò. "Sentite, penso che potrebbe funzionare se ci presentiamo lì tutti insieme," disse lui, la sua voce che assumeva un tono incoraggiante. "Soprattutto se io ed Elsa saremo lì con voi."
 
"…non ha tutti i torti," commentò Loki.
 
A quel punto, ci fu una pausa di assoluto silenzio mentre il resto dei cattivi si girava a guardare Loki, confusi ed increduli dopo quelle sue parole.
 
"Non ha tutti i torti," insistette il dio, scrollando le spalle mentre si guardava attorno agli altri cattivi. "Ivan ed Elsa hanno entrambi un legame con l’essere cattivi – beh, Ivan, soprattutto – e anche se non sono stati classificati come cattivi dal resto del Magic Kingdom, non potrebbero comunque essere respinti dalla festa. Questa cosa aggiungerebbe un senso di legittimità al procedimento. Se ci presentassimo con loro, in massa, non ci sarebbero molte cose che quegli allocchi potrebbero fare per fermarci."
 
“Esatto!” concordò Ivan, prendendo subito parola dopo di lui. “Non capite? Se veniste tutti quanti assieme a noi, Topolino e gli altri Buoni che lo circondano non potrebbero cacciarvi via! Non senza un motivo valido! Ed io ed Elsa saremo sempre al vostro fianco per sostenervi e placare qualsiasi eventuale discordia!”
 
“Sì, è vero,” annuì anche Elsa, decisa. “Potrebbe funzionare.”
 
I Cattivi si scambiarono una lunga occhiata nervosa. "Forse il topo potrebbe non obiettare," disse allora Ade, visibilmente stanco. "Ma lui non è l'unico di cui dobbiamo preoccuparci.”
 
"E di chi altri dovreste preoccuparvi?" chiese Elsa, confusa.
 
In quel momento, la porta della stanza si spalancò all'improvviso, permettendo a una nuvola di fumo verde di fluttuare dentro. A questo punto tutti si alzarono in piedi, sconvolti, i loro occhi concentrati sulla nuvola di fumo. Un attimo dopo, un grande corvo nero entrò in volo nella stanza, gracchiando rumorosamente mentre volteggiava in cerchio attorno a tutti.
 
E poi, all'improvviso, il suono di passi che si avvicinavano riportò l'attenzione di tutti sulla porta. Emergendo dalla nuvola, una donna imponente e alta sbucò fuori di colpo, con una forma sottile e una pelle così pallida da essere praticamente simile al colore delle ossa. I suoi lineamenti erano spigolosi, con gli zigomi così acuti da sembrare che le avrebbero trafitto la carne, e aveva degli occhi verdi profondi e incisivi che sembravano abbagliare tutti nella stanza. Era vestita con abiti neri foderati di porpora reale, con un collo alto e punteggiato e maniche così voluminose da pendere sul pavimento. Uno strato squamoso nero le avvolgeva gran parte della testa, da cui un paio di corna contorte e ornamentali si estendevano oltre le tempie. Infine, un bastone d'oro sormontato da una sfera verde splendente era stretto nella sua mano sinistra.
 
E appena gli occhi di tutti si posarono su quella figura, i Cattivi iniziarono a sudare copiosamente per il terrore.
 
"Bene, bene," disse la donna, la sua voce bassa e il suo tono seccato mentre il corvo si posava sulla sua spalla. “Che cosa abbiamo qui?”
 
Elsa si portò affianco ad Ivan, visibilmente scossa da quella visione. "Chi è quella?" sussurrò nervosamente, notando gli sguardi di paura che tutti gli altri cattivi stavano sfoggiando, tranne Loki, che aveva un'espressione sorpresa che lei non riusciva a identificare.
 
"…Malefica," rispose lui a bassa voce, teso, senza mai distogliere lo sguardo dalla donna. "È una specie di leader di tutti i Cattivi, qui intorno."
 
"Quindi… questo è un male?" realizzò la bionda, mentre il panico iniziava a palesarsi sui suoi lineamenti.
 
"Da quel che ho capito, quando si arrabbia si trasforma in un drago," rispose Ivan con un cenno del capo. "Quindi… sì, siamo nei guai."
 
Il silenzio che cadde sulla stanza in quel momento era assoluto. "Sembra che tutti voi abbiate organizzato una piccola festa qui," osservò alla fine Malefica, scrutando solennemente il gruppo con occhi glaciali. Gli altri cattivi evitarono visivamente il contatto visivo con lei, tremolando per il terrore. "Ma nessuno mi ha invitata… e tutti voi dovreste sapere come mi sento nel non essere invitata alle feste."
 
"S-Suvvia, Malefica, a-aspetta un attimo," disse allora Ade. "Noi non pensavamo... non pensavamo..."
 
"Non pensavate cosa, Ade?" chiese la donna, imperiosa, sferzando il dio con lo sguardo ed inducendolo a indietreggiare di riflesso.
 
"N-Non pensavamo che fossi interessata a nulla di tutto questo," concluse nervosamente Ade.
 
Quella rimase in silenzio per un secondo. "…e ditemi, dunque," disse allora lei, avvicinandosi a loro con un'espressione di finto interesse mentre osservava lentamente la stanza. "Cos'è, esattamente, tutto questo?"
 
Ivan si fece coraggio, raddrizzando le spalle ed avanzando di un passo. "Il Club per Cattivi Anonimi." rispose, solenne.
 
Inarcando un sopracciglio, Malefica rivolse la sua attenzione sul giovane. Il ragazzo deglutì nervosamente mentre quello sguardo color smeraldo cadeva su di lui, intimorito dalla gelida furia e dall’odio che ardevano in quelle orbite verdi.
 
"Mi ricordo di te," meditò Malefica, camminando verso Ivan e puntandogli un dito contro, la sua espressione gelida e fredda come sempre. "Ivan Strike, giusto?"
 
"Sì," replicò quello, risoluto. "Ci siamo già incontrati una volta, poco dopo che sono arrivato qui."
 
"Lo ricordo," lo incalzò lei, facendo un cenno del capo. "E credo anche che tu abbia menzionato di recente un rinnovato interesse a fare qualcosa per migliorare la situazione delle persone come noi. Questo club… dovrebbe essere questo qualcosa?"
 
Il giovane s’impettì. "Sì," rispose. "Lo scopo è proprio questo. Offrire alle persone come noi la possibilità di esprimere i loro problemi e disagi in maniera sana e sicura, e di stringere legami più forti con i loro amici. Voglio cercare di rendere le cose migliori per i Cattivi come noi. Abbiamo il diritto di essere felici anche noi!"
 
Ci fu una pausa assoluta di silenzio dopo quelle parole. Malefica guardò Ivan come se fosse un idiota, prima che un sorriso senza allegria si diffondesse sul suo viso.
 
"Che scopo ingenuamente irriverente," commentò la donna, sprezzante. "Beh, io, da parte mia, non tollererò questa farsa ancora un momento di più."
 
Voltandosi dal giovane, Malefica guardò gli altri Cattivi con uno sguardo seccato.
 
"Uscite," ordinò, il suo tono solenne e gelido che non ammetteva repliche.
 
Esitando, tutti i cattivi tranne Loki si guardarono l'un l'altro per diversi secondi, prima di tremolare per il terrore ed iniziare a dirigersi verso la porta.
 
"Cosa? Aspettate!"  esclamò Ivan, gli occhi sgranati mentre si muoveva per impedire agli altri di andarsene.
 
"Fai un passo indietro," sibilò Malefica, voltandosi di nuovo verso di lui e minacciandolo con lo sguardo. Il giovane sussultò, teso, e fece un passo indietro. Poi, però, si riprese rapidamente e ne fece due in avanti, portandosi una mano dietro la schiena.
 
"Non puoi semplicemente venire qui e scacciarli in quel modo!" scattò rabbiosamente lui, oltraggiato.
 
"E chi me lo impedirà?" chiese lei di rimando, incurante e minacciosa, iniziando a marciare verso di lui.
 
Ivan portò la mano sull’elsa del suo spadone. Ma prima che Malefica riuscisse a colmare completamente la distanza tra di loro, Elsa si mise in mezzo tra lei e il suo ragazzo, le sue mani strette in pugni che erano già coperti da un sottile strato di ghiaccio. Malefica si fermò, inarcando un sopracciglio, ed abbassò lo sguardo verso Elsa con un sorriso confuso che le tirava le labbra.
 
"Bene, bene," disse Malefica. "La piccola Regina delle Nevi. Ora, cosa ci farà mai una come te in questo-"
 
Malefica s’interruppe di colpo, guardando verso Ivan, con uno sguardo di comprensione che si allargava sul suo viso.
 
"Ah, capisco," affermò alla fine con un sorriso velenoso. "Che scena adorabile. Dimmi, ragazzo, lasci sempre che sia la tua donna a combattere le tue battaglie per te?"
 
Quello non cascò nella provocazione, ma si portò comunque accanto ad Elsa con uno sguardo solenne e minaccioso. "Elsa ha i poteri magici dalla sua parte, quindi se vuole unirsi alla festa, non la fermerò," rispose di rimando lui, scrollando le spalle, rifiutando di cascare nell'esca di Malefica.
 
"Non so chi ti pensi di essere," disse Elsa a sua volta, la sua voce ferma e gli occhi socchiusi in maniera minacciosa. "Ma non puoi semplicemente venire qui e costringere queste persone a fare quello che vuoi. Devi andartene."
 
"E se non lo facessi?" la interrogò l’altra, guardando di nuovo la bionda. "Perché te lo assicuro, piccola Regina delle Nevi… non sono una persona con cui vuoi scambiare colpi d’incantesimo."
 
"Mettimi alla prova," replicò lei con fermezza, anche se riusciva a vedere Regina dietro a Malefica che le segnalava silenziosamente ma freneticamente di fermarsi.
 
"Signore, signore," disse all'improvviso Loki, interponendosi tra Elsa e Malefica proprio mentre la tensione stava raggiungendo il suo punto di ebollizione. Mise persino una mano sulla spalla di Malefica per enfasi, attirando subito l’attenzione delle due. "Suvvia ora, non c’è bisogno di lottare. Voglio dire, sono sicuro che i proprietari del locale vi guarderebbero male se finiste per far saltare in aria lo stabilimento."
 
"Toglimi la mano di dosso," ringhiò Malefica, fissandolo torvo.
 
"Le mie scuse," replicò lui, alzando le mani in un gesto placante. "Non intendevo offendere. Per favore, permettimi di presentarmi. Sono ..."
 
"Lo so chi sei, Loki Laufeyson," lo interruppe bruscamente la donna. "Sono sempre stata a conoscenza del fatto che da un po' di tempo stavi ficcanasando qui nel Magic Kingdom."
 
"…bene, allora devo scusarmi di nuovo per aver sottovalutato la tua mente acuta," enunciò Loki con un sorriso affascinante. "Ma ora, devo chiederti, cosa c'è nei nostri piccoli incontri che ti turba così tanto? Sicuramente un piccolo Club sociale come questo non potrà mai disturbare qualcuno di magnifico come te?"
 
Quella assottigliò pericolosamente gli occhi. "Questo cosiddetto club sociale, in cui tutti vi riunite e parlate dei vostri dolori e piccoli problemi?" ribatté Malefica, il suo sguardo fisso su Loki ma la sua voce abbastanza forte affinché tutti i cattivi dietro di lei potessero sentirla. "È una debolezza. Ed io non sopporto la debolezza."
 
"Perché?" s’intromise Ivan, deciso. "Per chi devi mantenere questo aspetto forte? Per Topolino, il topo più innocuo dell'universo?"
 
"Sai bene quanto me quanto siano false queste speranze, Ivan Strike," affermò Malefica con uno sguardo velenoso. "Un giorno, tutto quello in cui credi crollerà."
 
Il giovane ebbe l’audacia di ridere alle sue parole. "Wow, qui nel mondo moderno la chiamiamo paranoia!" commentò, fissandola dritta negli occhi. "Voglio dire, non puoi davvero credere che quel topo e tutti gli altri Buoni come lui si accaniranno per sempre contro di te e quelli come noi. Sì, forse a volte possono essere stupidi e insensibili, ma ciò non significa che ti ucciderebbero nel sonno. E anche se lo volessero fare, che problema c’è? Non vorresti comunque delle persone come me ed Elsa dalla tua parte? Persone con cui essere libera di fare e dire quello che vuoi?"
 
“Bada a come ti rivolgi a me, moccioso,” sibilò ferocemente la donna, la sua espressione sempre più minacciosa. “Stai scherzando col fuoco qui.”
 
Ivan non demorse. “Non m’interessano le tue scuse, Malefica,” ribatté solennemente, sguainando lo spadone da dietro la sua schiena e puntandolo contro di lei con un braccio solo. “Se sai veramente chi sono, allora conoscerai la mia storia. E saprai di certo molto bene che non ho affatto paura di affrontare nuovamente un drago…”
 
Malefica non disse nulla dopo quella scena, limitandosi a fissare torvo il giovane.
 
Ivan sorrise maliziosamente. "Anzi, ho un’idea… perché non vieni anche tu ad uno di questi incontri?" insistette ancora, sfacciato. "Così da vedere tu stessa come si svolgono?"
 
Malefica fece contrarre un sopracciglio all’udire ciò. Vedendola reagire così, un ghigno malizioso si formò sul viso di Ivan.
 
"Oppure Malefica, la grande e terribile Signora del Male, è troppo spaventata per riuscire a condividere i suoi sentimenti?" la sfidò ancora lui, schietto.
 
A quel punto, la stanza divenne così silenziosa che Ivan avrebbe potuto sentire uno spillo cadere mentre Elsa e gli altri cattivi, persino Loki, lo fissavano a bocca aperta, apertamente scioccati. Ivan, tuttavia, non interruppe mai il contatto visivo con Malefica, sfidandola con gli occhi senza timore.
 
"…hai del coraggio, Ivan Strike," sibilò infine la donna, e per il più breve dei momenti, il giovane si preoccupò di aver commesso un errore. Poi però, con sommo stupore di tutti, un sorriso divertito si diffuse sulle labbra di Malefica.
 
"Ed io ammiro il coraggio," continuò lei, solenne. Poi, voltandosi di lato, la donna oscura emise un sospiro. "Molto bene, moccioso. Prenderò in considerazione la tua proposta e potrei degnarmi di partecipare ad una di queste tue riunioni."
 
Poi però, Malefica si fermò ed il suo sguardo divenne gelido e crudele come non mai.
 
"Ma non farete un altro di questi incontri fino a quando non lo deciderò io," dichiarò lei con fermezza. "Sono stata chiara?"
 
Ivan abbassò il suo spadone. "Così sia," replicò alla fine con riluttanza. "Abbiamo un accordo."
 
"Bene," disse allora lei mentre si voltava per andarsene. "Allora abbiamo concluso, per oggi."
 
E mentre Malefica si voltava, i suoi occhi trovarono gli altri cattivi in ​​piedi dietro di lei, tutti intenti a fissarla a bocca aperta. Vedendo ciò, la sua espressione si arrabbiò immensamente.
 
"Cosa ci fate ancora voi sciocchi qui?!" ruggì prepotentemente, agitando le braccia verso i cattivi riuniti. "Vi ho detto di andarvene! ORA!"
 
Udendo ciò, i cattivi si voltarono rapidamente e fuggirono dalla stanza a gambe levate, anche se Ivan notò che Ade gli stava lanciando un sorriso e un pollice in alto mentre se ne andava. Malefica osservò per un momento i cattivi che fuggivano, prima di emettere un suono disgustato e precipitarsi dietro di loro, sbattendo la porta alle sue spalle con un semplice guizzo della mano.
 
Ivan ammiccò, sospirando pesantemente. "Beh," commentò dopo che tutti se ne furono andati. "Non mi aspettavo che l'incontro di oggi sarebbe finito così."
 
"Ti dirò," concordò Loki con una risatina divertita mentre ruotava gli occhi su di lui. "Per un momento ho sinceramente pensato che ti avrebbe fatto a pezzi."
 
"Sì, l’ho pensato anch'io," disse lui con un cenno del capo. Poi però iniziò a guardare Loki con perplessità. "A proposito, che diavolo era quello?"
 
"Quello… cosa?" chiese di rimando lui.
 
"Lo sai a cosa mi riferisco," ribatté il giovane, seccato.
 
Loki scosse la testa. "Ti assicuro che non ne ho idea," affermò ancora.
 
Ivan lo guardò con un sopracciglio alzato. "Stavi flirtando con Malefica" dichiarò apertamente.
 
Il dio sgranò gli occhi, oltraggiato. "Assurdo!" esclamò, forse un po' troppo aggressivamente. "Non stavo facendo niente del genere!"
 
"Sei stato un po' troppo...  affascinante, rispetto al solito," concordò Elsa con un sorriso divertito.
 
"Non ho fatto altro che comportarmi come sempre," dichiarò ancora Loki, imperterrito. "Un sacco di persone mi trovano affascinante così come sono."
 
"Io non ti trovo affatto affascinante," disse di rimando Ivan, scuotendo la testa. "La maggior parte del tempo penso che tu sia solo un idiota arrogante."
 
"Ivan," lo ammonì Elsa, anche se nemmeno lei riuscì a nascondere un sorriso divertito.
 
"Beh, posso dirti una cosa," disse Loki, seccato, puntandogli un dito contro. "Ho cose molto più importanti da fare che essere insultato da uno come te, Ivan Strike. Buona giornata!"
 
Quello sogghignò. "Ti farò sapere quando sarà il prossimo incontro," lo salutò mentre quello si precipitava verso la porta.
 
"Ho detto buona giornata!" ribatté il dio, sbattendo la porta alle sue spalle e lasciandoli da soli.
 
"Sì, è innamorato di lei," osservò, ridacchiando mentre guardava Elsa. "Riesci a immaginare quanto sarebbero spaventosi quei due come coppia?"
 
"Sei terribile," commentò Elsa con una risata, prima che la sua faccia si adombrasse leggermente. "Anche se immagino che questo metterà inevitabilmente un freno ai tuoi piani per la festa."
 
Il giovane sospirò. "Sì, non penso che Malefica vorrà tornare qui molto presto," ammise, scuotendo la testa. "Sembra che dovrò scartare quel piano. Proprio ora che stavo riuscendo a convincerli…"
 
"Sono sicura che ci saranno altre feste, Ivan," lo rassicurò Elsa, posandogli una mano sul braccio. "Almeno per adesso, goditi questo successo."
 
"Sì, suppongo che tu abbia ragione," concordò lui, annuendo. Poi si voltò verso Elsa, offrendole un sorriso sincero e grato. "Però, dovrò comunque trovare qualcuno con cui andarci. È davvero brutto presentarsi a queste feste da solo."
 
Elsa sorrise di rimando, avvinghiandosi giocosamente al suo braccio. "Beh, per tua fortuna, conosco una persona che sarebbe molto interessata a parteciparvi con te," disse con un sorriso tutto suo.
 
 
 


 
 


INFO SULLA STORIA
 
UNANIMUS è essenzialmente un mondo digitale dove finiscono tutti i personaggi dei film, delle serie tv, dei cartoni, dei libri, e dei videogiochi del mondo reale. È diviso in quattro parti, tutte in continua espansione e senza limite di crescita. Queste quattro parti sono separate tra di loro, ma comunque collegate per permettere scambi e viaggi da una parte all’altra.
 
Magic Kingdom – luogo immenso e in continua espansione dove vivono i personaggi delle opere Disney, inclusi anche quelli delle opere acquistate dalla Disney come Marvel e Star Wars. È diviso in tre distretti: il Distretto Ovest, quello Centrale, e quello Est.
 
Merry Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi delle opere Warner Bros e dei film di tutte le altre case di produzione. La maggior parte dei protagonisti dei film non Disney vivono lì. È diviso in due distretti: il Distretto Nord, e quello Sud.
 
Gaming Kingdom – il luogo dove vivono i personaggi dei videogiochi. È un’immensa citta in continua crescita che ospita tutti i protagonisti dei videogiochi, di qualsiasi generazione e console. Non è divisa in distretti, ma la città è più isolata rispetto agli altri tre regni di UNANIMUS. Difficilmente gli abitanti degli altri regni riescono ad entrare in questo posto.
 
Internet – il mondo digitale più grande di UNANIMUS. È il luogo dove vivono essenzialmente i personaggi di Anime, fumetti, e libri; ma spesso anche personaggi di film e cartoni vi si trasferiscono. Funge da collegamento tra i due regni principali (Magic Kingdom e Merry Kingdom) con quello dei videogiochi (Gaming Kingdom).
 
 
Personaggi apparsi in questo capitolo:

Ivan Strike (????)           
         
        
ELSA (Frozen)                                                           ANNA (Frozen)                                                      KRISTOFF (Frozen)
                     
 
TURBO (Ralph Spaccatutto)
 
 
LOKI (Marvel Universe)
 
 
ADE (Hercules)                             
        
 
CAPITAN UNCINO (Peter Pan)

 
DOTTOR FACILIER (La Principessa e il Ranocchio)

 
JAFAR (Aladdin)
 
 
URSULA (La Sirenetta)
 
 
REGINA (Biancaneve e i Sette Nani)
 
 
CRUDELIA DE MON (La Carica dei 101)
 
 
MALEFICA (La Bella Addormentata nel Bosco)


 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3918054