When you feel my heat, look into my eyes.

di Longriffiths
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Questione di nomi. ***
Capitolo 3: *** Ammettere/negare. ***
Capitolo 4: *** Terapeutico. ***
Capitolo 5: *** Notizie. ***
Capitolo 6: *** Panico. ***
Capitolo 7: *** Stupore/fastidio. ***
Capitolo 8: *** Prese di coscienza. ***
Capitolo 9: *** Tentativi. ***
Capitolo 10: *** Permessi. ***
Capitolo 11: *** Ritorno. ***
Capitolo 12: *** Strappi. ***
Capitolo 13: *** Ruoli. ***
Capitolo 14: *** Sensazioni. ***
Capitolo 15: *** Ammesso che sia finita. ***
Capitolo 16: *** Sorprese. ***
Capitolo 17: *** Marzo. ***
Capitolo 18: *** Primavera. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Buooonasera a tutti voi! Eccomi tornata in questo meraviglioso fandom dopo molto tempo, devo dire che mi era mancato tantissimo! Ma dopo aver espresso varie opinioni sulla mia cara Old Generation, eccovi una storiella sulla New, che spero apprezzerete. Vorrei scusarmi in anticipo per la ventina di immagini allegate qui sotto, ma chi mi conosce sa che ho una smania per le foto ai capitoli.. ed inoltre dovevo per forza illustrarvi il modo in cui vedo la nuova generazione ed i suoi protagonisti i cui caratteri verranno specificati nel corso delle varie narrazioni, e vorrei condividere i volti dei ragazzi con voi. Dal prossimo capitolo in poi si parte dal quinto anno di Scorpius e beh, godetevi questo prologo e magari, lasciatemi un’opinione, che questa storia vedrà molte vicende interessanti! Grazie a voi che siete passati a leggere♡♡ 

 

 

23.07.2012.

{Malfoy Manor, 02:45 A.M}.


Scorpius! SCORPIUS!》

《Papà, aiutami!》

Buio. La Seconda Guerra Magica era volta al termine ormai da quattordici anni, e la pace aleggiava tra i cuori e le case dei superstiti, vincitori di quel terribile supplizio che aveva visto l’oppressione di decine di guerrieri, la devastazione di intere città tra cui il prorompente e millenario Castello di Hogwarts, ospite di centinaia di migliaia di streghe e maghi nel loro cammino verso la formazione personale, per indirizzarli e prepararli a quella che sarebbe stata la vita da affrontare al di fuori dell’immensa scuola. Streghe e maghi importanti, egregi, capaci e irruenti nella loro grandezza, che nel corso degli anni avevano seguito una strada truce e violenta causa della più pericolosa cerchia Oscura di tutti i tempi: i Mangiamorte, seguaci di colui che con l’aiuto delle sue sole facoltà era riuscito nell’ingiustizia e nella discriminazione dei maghi dal sangue sporco, degli individui indegni di vivere nel loro mondo, da coloro che provenivano da un diverso mondo, da chiunque ostacolasse i suoi piani e lo contrastasse per proteggere quelle persone da sterminare a parer suo, a creare il più grosso scompiglio mai verificatosi. Un mago ambizioso ed imperterrito, spietato e malevolo, giudice di morte e di terrore. Egli, Voldemort, dopo interi decenni di abusi e costrizioni e due tentativi di conquista, di tutto ciò che di brutto e orribile i partecipanti alle guerre avevano dovuto affrontare, era infine stato sconfitto e ucciso dall’unica persona che avrebbe mai potuto vincerlo, Harry Potter, il prescelto. Valorosamente, ciò che a suo tempo era solo un ragazzo era riuscito a liberare l’intero mondo magico dalla sua minaccia più grande, portando tutte le genti alla salvezza, malgrado avesse subito delle perdite che avevano ormai segnato l’intera sua vita e che ancora oggi, lo accompagnavano nei suoi incubi più profondi. Incubi, che preso divennero realtà, poiché il Signore Oscuro aveva inesorabilmente tracciato un sentiero scolpito negli animi dei suoi alleati, che fedelmente per adesione volontaria o per paura avevano adempiuto ai compiti loro assegnati, e molti di questi riusciti a scampare agli arresti che seguirono la conclusione della battaglia finale, per vendetta e devozione vissero da latitanti costretti a nascondersi come ratti ripudiati dalla società, organizzando un nuovo progetto dedicato alla memoria del loro padrone, giurando a quella bestia senza cuore di portare a termine ciò che insieme avevano costruito, per cui si erano sacrificati ed avevano lottato, un mondo puro e privo della feccia che infangava il buon nome del suddetto, strappando alle rispettive famiglie i rampolli e gli eredi di tutti gli ex Mangiamorte pentiti e scagionati o ritirati dai loro ruoli, per crescerli e plasmarli e magari un giorno, avrebbero con il loro aiuto raggiunto quegli infimi obiettivi. 

In quella nera notte di luglio intrisa di terrore e profonda agitazione, i coniugi Malfoy osservarono inermi senza aver avuto il tempo e la prontezza di reagire a quella sottrazione avvenuta nel corso del loro sonno, un uomo incappucciato munito di una maschera in argento smaterializzarsi in un alone nero ed una fredda risata, avendo stretto tra le braccia un bambino di soli sei anni d’età, spaventato e agonizzante in quella morsa d’acciaio. Le gote rosee colme di lacrime grondanti dai suoi occhi color del piombo, ed il sorriso innocente spento da quel gesto il cui trauma segnò la sua intera adolescenza mancarono da casa per sei lunghi mesi. Scorpius era un bambino acuto, riservato e generoso. Draco e Astoria crebbero il loro unico figlio nei valori più puri della vita, custodendolo come il più prezioso dei tesori. Il potenziale magico della creatura si manifestò per la prima volta due anni addietro, quando involontariamente spennò con un gesto della mano tre dei sette pavoni bianchi appartenenti a suo nonno paterno rinchiuso ad Azkaban, dopo che uno di essi lo aveva beccato sul braccio sinistro. Esuberante ed iperattivo, il piccolo Malfoy fu sempre coccolato e viziato, ed instaurò con entrambi i genitori un aperto rapporto. Egli riempiva di un caloroso sole splendente ogni singolo giorno dei membri della sua famiglia, e fin da subito, Draco aveva promesso a se stesso di non forzare ne indurre mai le scelte e le aspettative di vita del proprio ragazzo, lasciandolo libero di scegliere e godere di ciò che più gli sarebbe piaciuto fare compreso il mestiere che avrebbe svolto, donandogli la vita che a lui era stata tolta. Consapevole che una volta cresciuto sarebbe stato visto dalla maggior parte delle persone sotto un occhio accusatorio a causa propria, l’ex Mangiamorte appoggiato nei suoi intenti dalla propria moglie e madre che da sempre abitava con loro, prematuramente aveva istruito il figlio sugli avvenimenti trascorsi in precedenza, dettando e spiegando tutto ciò che c’era da sapere, e discutendo con il bambino in termini a lui comprensibili di non badare a ciò che gli altri potevano vedere per proprio giudizio infondato, ma basarsi piuttosto a tutto quel che una meravigliosa persona come lui avrebbe avuto da offrire a chiunque avesse voluto scoprirlo e viverlo in prima persona, senza pregiudizi né dipinti già costruiti. Scorpius adorava il proprio padre. Per lui, nessuno era forte, coraggioso e benevolo quanto l’uomo che lo aveva cresciuto. La madre del piccolo gli era affezionata come alla sua stessa esistenza ed anche più, inspiegabile e privo di confini era l’amore che legava la maternità nei confronti del figlio, e reciproco era il sentimento che egli stesso provava per la donna, che in futuro, lo avrebbe purtroppo lasciato solo nell’estate dei suoi quattordici anni, per cause superiori a discapito suo, colpa di una malattia sconosciuta e logorante che non avrebbe dato modo ai Medimaghi di guarire la donna. Nei mesi in cui fu pubblicamente nota l’improvvisa sparizione di molti bambini e la denuncia che conseguì, un tremendo scompiglio colpì il Ministero della Magia, e una nuova allerta fu lanciata.

Nuovamente l’ira e la paura mosse i suoi viscidi tentacoli tra la gente, ed il nuovo Ministro della Magia, Hermione Granger Weasley d’accordo con il Primo Ministro, organizzò nell’immediato operazioni di ricerca e soccorso servendosi di squadre competenti composte da Auror e Obliviatori, operanti nel settore dei babbani. Le ricerche si ampliarono infatti anche nelle zone in cui la magia era quasi praticamente assente. Il posto più scontato in cui cercare non fu approfondito a dovere, una sede ben occulta a Nocturn Alley fu il quartier generale di quegli uomini invaghiti del potere, che vide per oltre centottanta giorni maltrattamenti e piagnistei di ben otto infanti innocenti. Harry Potter ormai a capo della squadra Auror, affiancato dal proprio migliore amico Ron Weasley e molti altri uomini arruolati in quell’ardua posizione, finalmente ritrovarono quegli esseri immondi, trascinandoli tutti tra le grinfie e le strazianti torture dei guardiani succhia-felicità della prigione di massima sicurezza, rendendo loro ciò che avevano sempre meritato. Dopo anni di lontananza e silenzio, i tre eterni rivali furono ancora una volta faccia a faccia, senza aver più bisogno di guardarsi le spalle. Draco poté riabbracciare suo figlio consegnatogli dai due, diverso ormai nell’animo e nella mente, cresciuto forse fin troppo in fretta. Due strette di mano confermarono la pace tra gli uomini, che per altri sei anni non ebbero occasione di vedersi o scambiare chiacchiere se non raramente sul lavoro, o in merito ad un casuale incontro tra le strade di Hogsmeade o Diagon Alley. Harry conservò in sé molto più criterio nei confronti del biondo rispetto a Ron, che ancora dopo tutto quel tempo non riusciva a farselo piacere, né a perdonare le sue azioni inconsuete. La famiglia Weasley/Potter allargò i suoi orizzonti, ed in pochi anni molteplici bambini turbolenti e completamente differenti l’uno dall’altro conquistarono la tranquillità della Tana, e di ogni singola persona a loro imparentata. Il legame inevitabilmente era forte e duraturo, nonostante le piccolezze ed incomprensioni talvolta mutati in accesi battibecchi tra cugini, essi avrebbero facilmente potuto sacrificare la propria vita per quella di ognuno di loro. Crebbero in allegria, maestria, divertimento, gioia e serenità, fino a quando non venne per tutti il momento di lasciare il nido, e fare rotta verso quella che per sette lunghi anni sarebbe stata la loro casa. Pian piano, tutti arrivarono a frequentare la scuola di Magia e Stregoneria più famosa tra tutte, e la nuova preside Minerva McGranitt si trovò in poco tempo dopo felici periodi di servizio, nella posizione di dover dire addio alla pace e alla tranquillità che l’avevano accompagnata. Il momento di procedere in urla, isteria e punizioni era giunto.

La storia si stava ripetendo, come era esattamente accaduto ai loro nonni e genitori. Potter, Wesley e Malfoy insieme, non erano esattamente la chiave della giusta combinazione per la sua stabilità mentale, né per quella di chiunque altro. 

 

 


 Lily Luna Potter, terzo anno, Grifondoro.


 Molly Jr. Weasley, secondo anno, Tassorosso.

 Rose Jean Weasley, quinto anno, Corvonero.

 Roxanne Moira Weasley, sesto anno, Corvonero.

 Victoire Jeanette Weasley, ex Grifondoro.

 Dominique Amèlie Weasley, settimo anno, Grifondoro.

 Alice Jr. Paciock, quinto anno, Corvonero.

 Lucy Valentine Weasley, quarto anno, Grifondoro.

  Albus Severus Potter, quinto anno, Serpeverde.

 James Sirius Potter, settimo anno, Grifondoro.

 Hugo Gemie Weasley, secondo anno, Grifondoro.

 Fred Jr. Weasley, sesto anno, Grifondoro.

 Teddy Remus Lupin, ex Tassorosso.

 Scorpius Hyperion Malfoy, quinto anno, Serpeverde.

  Louis Rèmie Weasley, quarto anno, Tassorosso.

 Frank Jr. Paciock, sesto anno, Grifondoro.

 Henrie Yhiao Dursley, sesto anno, Serpeverde.


 Lysander Scamander, sesto anno, Grifondoro.

 Lorcan Scamander, quinto anno, Corvonero.

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Capitolo 2
*** Questione di nomi. ***


Piccola nota, il mio Scorpius è nato il 26 novembre del 2006, quindi ha iniziato a frequentare Hogwarts l’anno dopo in quanto 11 anni li ha compiuti dopo il 1° settembre. Nel suo quinto anno quindi, ha sedici anni

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12.11.2021 {Ufficio della Preside, 04:00 A.M.}


《Signor Malfoy, non so più cosa fare con lei. Si rende conto di che ore sono? Lei ha bisogno di disciplina, deve ancora imparare le regole di questa scuola dopo cinque anni?》

《Professoressa, neanche conosco quelle di casa mia dopo sedici.》 

《Suo padre è stato qui nemmeno una settimana fa, e lo aveva avvertito. Quante altre volte devo convocarlo qui perché lei capisca? Non solo ignora le procedure, ma trascina con sé studenti che non hanno intenzione di seguirla nelle sue scorribande. Tutto ciò deve finire.》

《Io non costringo nessuno.》

《L’ho sentito con le mie orecchie professoressa McGranitt, Albus si era rifiutato!》

《Sei un Prefetto o una spia del Ministero? Ficca il naso in uno dei tuoi libri invece di immischiarti nelle mie faccende!》

《Come ti permetti razza di-》

 《SMETTETELA! Signorina Weasley, le sembra il modo?》

《Mi scusi, ma vede il modo in cui tratta la gente? È uno zotico!》

《Zotico a me? Non ti tratterei proprio se mi stessi alla larga, megera!》

《È quello che cerco di fare ogni giorno da quando ti conosco e che farò da ora in poi!》 

《Bene.》

《Bene!》

《E invece no. Signor Malfoy, dato che le piace scorrazzare in giro alle quattro del mattino, saltare le lezioni, combinare pasticci ed azzuffarsi con chiunque, e non posso certo disturbare suo padre ogni volta che ne fa una delle sue, da ora in poi è assegnato ad un mentore che la seguirà. Non mi guardi così, io non potrei neanche volendo. E lei signorina Weasley, da quel che ho potuto capire il suo compagno qui presente grava sulla sua professionalità, ciò è negativo, non voglio che altre lezioni vengano interrotte per i vostri litigi, ieri è stata la terza volta in un mese. Dovrete imparare ad andare d’accordo. Dato che è sempre pronta a condurlo da me il che deve essere un fastidio, si occuperà personalmente della sua condotta e del suo andamento didattico, e questo è quanto, non voglio sentire ragioni! Andate a letto voi due. Per stasera lei ha finito il turno di ronda, si riposi. L’aspetta una lunga giornata domani. Mi verrà un'emicrania..》Visibilmente irritata, Rose salutò educatamente la preside con un cenno del capo ed un freddo augurio per la notte, seguita da uno Scorpius alquanto seccato. Entrambi si diressero tra i bui e quieti corridoi del Castello, i cui unici suoni presenti a rompere quella tacita aria cheta erano i veloci e pesanti passi dei due, spediti ed impazienti di tornare nelle rispettive Sale Comuni. Il ragazzo teneva le mani dietro la nuca ed i gomiti ad angolo, in un’espressione annoiata ed infastidita. I rossi indomabili boccoli della ragazza dinanzi a lui parevano arricciarsi maggiormente ad ogni falcata, più volte il biondo si era trovato a chiedersi se quei crini avessero vita propria. Nonostante egli avesse la sua compagna momentaneamente di spalle, riusciva a percepire come se la stesse guardando in volto tutta la rabbia che in quel momento l’assaliva. Ebbe un forte impulso di bloccarle il passo per pararsi dinanzi ad ella e chiederle una volta per tutta cosa mai le avesse fatto per accrescere quell’astio, l’odio ed il rancore che serbava nei suoi confronti. Era perfettamente consapevole che in merito al ruolo assegnatole dalla preside stessa il suo compito era appunto stabilire l’ordine -e nel suo caso il lavoro risultava sempre pignolo ed impeccabile-, e che quindi ad occhi estranei le sue azioni verso il ragazzo potevano apparire giuste e motivate, eppure Scorpius nutriva in sé da qualche tempo il dubbio che la rossa ce l’avesse a discapito di tutto il resto con lui. Forse erano state le innumerevoli e barbare volte in cui si era pestato col primogenito dei Potter nonché suo cugino “preferito”, o il fatto che l’indole ribelle influenzava il comportamento del loro secondogenito suo migliore amico a renderla tanto aspra nei riguardi del ragazzo, o semplicemente gli stava antipatico. Il che avrebbe facilmente potuto essere plausibile, considerato il fatto che fin dal primo anno aveva sempre fatto di tutto pur di metterlo in cattiva luce, e mostrarlo agli altri per ‘quello che è realmente’, senza contare tutte le lezioni in cui lo aveva volontariamente sopraffatto in bravura e capacità. La risultanza che ne venne in conseguenza ai determinati comportamenti della ragazza, andarono a riversarsi sul personale del ragazzo, e da quel momento in poi per i due fu guerra. Senza rendersene conto, molte volte si erano ritrovati a dare pubblicamente spettacolo divertendo i compagni di classe o qualsivoglia persona presente ad assistere ad uno dei loro momenti di scontro. Al principio, Scorpius adottò una metodologia di studio e diligenza ferrea perfino per se stesso, ma inevitabilmente la Corvonero si era dimostrata molto più avanti in qualsiasi cosa facessero, fatta eccezione per Pozioni. Quella, era la materia in cui la Serpe eccelleva tra i ragazzi del suo corso. Dal momento in cui la malattia di Astoria evidenziò gli stadi del suo progredire, per il ragazzo tutto al di fuori della madre divenne futile ed insignificante. Per un intero anno, Scorpius si assentò per la maggior parte delle lezioni e dalla vita quotidiana della scuola restando parecchio indietro con il programma, rischiando inoltre di ripetere l’anno in quanto col permesso della preside, viaggiava continuamente da Hogwarts al Maniero e viceversa, fino a quando la fine delle sofferenze della donna ruppe definitivamente il suo interesse allo studio, trascinandolo in un oblio di continui sfoghi e scatti d’ira dettati dalla sua mancanza, causa ancora portante di ogni suo attuale atteggiamento. Malgrado il lugubre periodo costretto ad affrontare, il più delle volte il ragazzo provvide a riprendersi cercando di colmare i vuoti concentrandosi per conto proprio su qualsiasi altra cosa, ma mai aveva dato un valido motivo a qualcuno per spingere ad odiarlo. Di fatti, ogni qualvolta un individuo mostrasse riluttanza nei suoi confronti, egli cercava un raffronto ravvicinato con il diretto interessato tentando di chiarire la situazione, detestando il fatto d’essere preso di mira senza motivo. Con lei però, proprio non riusciva a parlare. Per qualche stupida e sconosciuta ragione, quasi si sentiva intimorito. Molti dei rampolli di quella famiglia per cause palesi e rilevanti avevano un grado di sopportazione minimo verso la sua persona, il restante pareva semplicemente tollerarlo quanto bastasse a non accendere il fuoco inestinguibile che consumava il rapporto tra loro. L’unica persona con cui poteva chiacchierare animatamente senza preoccuparsi di creare una barriera protettiva, era Dominique. La ragazza infatti, sin da subito aveva dimostrato apertura mentale e disposizione ed un’approfondita frequentazione, tenendo la giusta distanza, e non aveva mai accennato ad un giudizio negativo, malgrado egli fosse perfettamente consapevole di essere anche di poco il centro e l’argomentazione delle conversazioni dei cugini, ogni qualvolta essi si riunissero. Scorpius era privo di amici.

Chiunque lo conoscesse veniva per l’appunto reputato un normale conoscente da egli stesso, e parecchi individui si erano presto ritrovati a desiderare una forma di contatto longevo e fondato con lui, ammirarlo, e talvolta invidiarlo per la grandezza e popolarità. Inizialmente, le difficoltà ad integrarsi tra la gente gli costarono parte della reputazione, recuperata poi con l’ausilio della corazza che col tempo si era costruito, dandogli modo di camminare a testa alta tra la gente, costantemente in mostra. Nessuno poteva vantarsi di aver trascorso più di un’ora in sua compagnia, nessuno era al corrente degli aneddoti di vita passata del giovane narrati direttamente dalle sue stesse labbra, nessuno aveva mai ascoltato un suo pensiero se non unicamente i più superficiali, nessuno a parte Albus Potter. Egli fu l’unico che fin dal principio volle conoscerlo, insidiandosi nel suo io e conquistando la sua fiducia strappando i roghi della sua anima, arrivando a toccare il vellutato e nobile cuore protetto da trecce di spine, inaccessibili a chiunque. Albus conosceva ogni sua sfumatura. Lo aveva visto piangere, disperarsi e crollare. Lo aveva visto ridere. Cose che mai egli aveva fatto in pubblico. Reciprocamente, il secondogenito del Prescelto si era ormai completamente rivelato al suo compagno, e l’uno nell’altro avevano riscoperto il significato della vera amicizia, quella che non giudica, che non tradisce, che non abbandona. Differenti nella personalità e affini nel carattere, i due maturarono un legame strano ed inspiegabile che diede modo all’intera scuola di definirli un indivisibile duo. Alle volte, Albus comparava il proprio fratello biologico al suo amico, sentendosi rapportato per certi versi in senso fraterno maggiormente a quest’ultimo, nonostante i due fossero esageratamente simili, allo stesso modo in cui James considerasse Lysander Scamander, uno dei suoi compari più fidati. A detta di nonna Molly, James era infatti la precisa reincarnazione di suo nonno paterno, senza alcun limite, egocentrico ed idolo delle folle, l’esatto contrario del minore. Egli era infatti umile, responsabile e pacato. Ciononostante, egli si lasciava troppo spesso convincere nel prendere parte a situazioni che nella stragrande maggioranza delle volte, come esito portava un’intera settimana di pulizie in stanze remote della struttura senza uso della magia, ma nessuno di essi aveva mai osato compiere un’azione infima o sconsiderata. Spesso, i due fratelli non trovavano accordi equi in gesti ed opinioni, ed anche se entrambi sapevano di nutrire per l’altro un amore sincero e inesauribile, la positività tra loro era quasi del tutto nulla. Quando i due coetanei giunsero al bivio che separava le strade da prendere in diverse direzioni, prima che il ragazzo potesse dire pacatamente la sua, Rose prese a voltarsi d’improvviso provocando l’impatto tra i loro corpi, che egli non seppe evitare essendo stato colto alla sprovvista. Minacciosamente, la rossa avvicinò esageratamente il viso al suo, inducendo per un attimo un istante di incanto in cui Scorpius indugiò sul meraviglioso verde delle sue iridi perdendosi in esse, prima che la ragazza poté puntargli contro la bacchetta, assottigliando il taglio d’occhi.

Senti Malfoy, mettiamo in chiaro una cosa. Essere il responsabile di qualcuno significa assumersi ogni colpa e merito delle sue azioni, quindi vedi di comportarti bene o ti affatturo a vita, intesi?》

《Sei carina quando cerchi di farmi paura, lo sai?》 Con tono beffardo e il volto dipinto da sorriso intriso da un moto d’intrigo, la Serpe sfiorò con l’indice la punta del naso della ragazza come un padrone farebbe premurosamente col proprio animale domestico, e sotto il suo tocco ella arrossì violentemente ringraziando la penombra del luogo, mostrandosi perlopiù indignata dal gesto che invece aveva generato in lei un brivido elettrico andatole a percorrere ogni singola vertebra. Per aumentare di credibilità e non risultare domata dal fascino del biondo, Rose lanciò un forte Schiantesimo al petto del giovane, che lo portò a volare per decine di metri precipitando malamente al suolo. Carezzandosi la fronte per la pesante botta subita, egli fece per fronteggiare invano la ragazza intento a chiederle cosa le fosse passato per la mente, ma non ebbe il tempo di rialzarsi che la scena fu in un attimo la medesima.

《Tu credi che scherzi? Non mi rovinerò per colpa tua, sarà meglio che ti impegni e che la McGranitt dica che è fiera di te, perché se mi fai esonerare dai miei incarichi sei un biondo ossigenato morto!》

《Per prima cosa i miei capelli sono naturali.》

《Si, certo..》

《..E secondo hai sentito quello che ha detto, no? È la tua smania di mettermi nei guai che ti ha condotta qui, potevi farti gli affari tuoi e startene comodamente lontano da me ed ora saresti una studentessa felice, e invece no, se la preside ti farà qualcosa indovina un po'? La colpa sarà tua.》

《Sei velenoso quanto il tuo nome.》

《E tu pungente quanto il tuo.》Esternando un pesante sospiro all’unisono, i ragazzi esordirono un lungo e imbarazzante silenzio che portò entrambi a fissare un punto indefinito nel nulla evitando nella maniera più assoluta un contatto visivo con l’altro, persi ognuno nei propri pensieri. A braccia conserte, Scorpius alzò lo sguardo sul volto preoccupato della riccia, andando poi a posare il palmo di una mano sulla sua spalla destra, effettuando una presa ferma senza però procurarle alcuna forma di dolore o fastidio.

《Senti non ho intenzione di farti punire. Collaborerò, ma appena si vedranno i frutti di questa follia tu promettimi che andremo insieme a chiedere di farla finita con questa cosa, e che dopo mi lascerai in pace.》

《Ah-a. Io continuerò a portarti da lei se non osservi il regolamento, e se vedo che esci da dormitori che non sono il tuo in piena notte.》

《Scusami, ma che diavolo ne sai tu di dov’ero io?》

《Sei uscito dalla Sala Comune dei Tassorosso ed hai il Mantello di Albus sotto la camicia, ma sappi che non sei l’unico a cui viene prestato qualcosa di interessante.》

《..Tu hai la Mappa, non è vero?》

《Beh sono una persona affidabile e so tenere un segreto. Me la faccio prestare da Jamie ogni volta che a lui non serve e mi tocca il turno, poi la restituisco. Secondo te come riesco a beccarvi tutti?》

《Sei tremenda, altro che tenera e adorabile!》

《’Notte Scorpius, e metti la camicia nei pantaloni domani.》


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Salve a tutti!

Eh lo so, sono già con il secondo capitolo ma vi giuro ho talmente tante idee per questi due, e come avete potuto vedere abbiamo iniziato coi botti :’D

Sappiate che in ogni singolo capitolo ci sarà una definizione seppur minima del rapporto tra Albus e Scorpius. Pian piano inoltrerò sempre più nel dettaglio il modo in cui mi immagino la loro amicizia, spero abbiate apprezzato questa introduzione dei vari caratteri generici di alcuni personaggi, che vedrete in modo ravvicinato per ciascuno di loro andando avanti con la storia. Il prossimo capitolo toccherà interamente (o per la maggior parte) la signorina Weasley ed i suoi sentimenti, quindi, pronti a scoprire qualcosa in più su di lei?

Ringrazio tantissimo davvero tutti coloro che sono passati a leggere e che mi lasciano un’opinione, ma specialmente, i miei ringraziamenti vanno pubblicamente a FeniceBook per aver inserito questo mio lavoro tra le preferite, Algiel12 e Babyramone tra le seguite, AR_1803 in tutte e due e soprattutto paige95 che ha inserito premurosamente la mia storia in tutti e tre campi, siete dolcissimi♡

Ragazzi, passate su tutte le loro pagine!! 
Alla prossima!♡♡ 

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Capitolo 3
*** Ammettere/negare. ***


Vorrei iniziare questo capitolo col dirvi che la Rose che descrivo, è lo stesso personaggio presente nella storia “Un amore serbato nel cuore” di paige95, che mi ha gentilmente permesso di inserire nel passato della ragazza la trama che sta curando lei personalmente. L’unica differenza è che la sua storia è ancora in corso e quindi svilupperò grossolanamente il finale dato che sto seguendo anch’io passo passo, e tu autrice mia fonte di ispirazione sappi che adorerò qualsiasi cosa tu scriva per esito! Passate a leggerla voi amanti della Romione, e piegatevi ai feels che regala quella FF!

E buona lettura per quanto riguarda la mia :’D

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12.11.2021 {Sala Comune dei Corvonero; 07:02 A.M.}



Un fuoco scoppiettante ardeva tra i margini dell’ampio camino in pietra, colorando d’un lieve cremisi le cupe mura tinte nei toni dello stemma che contraddistingueva la Casata dell’intelletto, ove una figura minuta dalla leonesca capigliatura sedeva in rigida postura su una delle poltrone dinanzi le fiamme danzati, lasciando scorrere freneticamente una piuma di Fenice su un rotolo di pergamena nuovo. Già completamente pronta al sorgere di una nuova ed estremamente impegnativa giornata, Rose Weasley trascrisse in quella che sarebbe dovuto essere una guida dettagliata del programma dell’intera settimana, che avrebbe imposto come un perfetto maestro al suo personale protetto. La spilla in argento lustra e impeccabile appuntata sulla divisa, molte mollette a tener fermi i ciuffi ribelli che ostacolavano la visuale della ragazza, ed una borsa contenente ogni genere di cianfrusaglia che di certo, sarebbe tornata utile nell’arco del quotidiano in vista. L’idea di dover trascorrere del tempo in stretta compagnia con il Principe delle Serpi, generava in lei turbinii di sensazioni in contrasto e contrapposizione tra esse stesse. L’idea di dover avere a che fare intimamente con lui, di sfociare in conversazioni che implicassero argomentazioni di natura generica e personale nella durata dei lavori che avrebbero portato a termine insieme, la spaventava parecchio. Erano sempre risultati i pilastri forti di due gruppi in forte contrasto, i maggiori esponenti a farsi guerra per sconvolgere la calma instaurata attraverso il conflitto, e viceversa ristabilire l’ordine nel caos creato dal ragazzo ed il suo gregge di sfaccendati. Il più delle volte il tutto partiva dalla giovane, poiché i ragazzi per conto proprio e senza dar corda ad anima viva, si divertivano ad infierire -mai oltre un certo confine- contro le norme e i decreti che impedivano loro di crogiolarsi nei comodi propri. L’aria di apparente superbia e imposizione stampata sul volto del biondo dettata dal volere d’essere lasciato solo ed in pace, pareva avvolgerlo in un alone di luce, tant’era la premura che riusciva ad imprimere negli animi di tutti solo guardandoli in faccia con quegli occhi glaciali e privi d’emozione alcuna, e l’incapacità di reagire di molti studenti -malgrado il ragazzo non avesse mai minacciato o aggredito qualcuno- determinati a fingere di non vedere le sue beffe e facezie per paura di scaturire in lui un moto di vendetta, mandava letteralmente il senso di giustizia della rossa a farsi benedire. Dal momento in cui la lettera d’inizio anno portò con sé il biglietto vincente per la cessazione di quelle ingiurie, giurò a se stessa di indirizzare appelli in grado di aprire gli occhi a molte persone. Quelle stesse genti che lo adoravano nonostante egli non avesse mostrato loro alcuna forma di apprezzamento, quelle genti che lo detestavano in silenzio per svariate ragioni, quelle sfacciate arpie che lo puntavano costantemente lanciandogli occhiate degne di una sirena incantatrice, impazienti di essere venute a trovare nei sogni e nella realtà della notte beandosi di qualche ora in sua compagnia. Da un po' di tempo, si diceva,  ciò non doveva affatto rientrare nelle sue preoccupazioni frivole o rilevanti fino a quando non avesse trasformato il tutto in una bravata, eppure da un periodo a quella parte, ella non riusciva a scacciare dal suo petto quella orribile sensazione di fastidio che premeva più di ogni altra cosa nel vedere quel ragazzo circondato da gatte morte. Questo, succedeva a molti degli studenti in special modo quelli conosciuti dall’intero istituto per un motivo o l’altro: un asso nel Quidditch, un membro speciale dei più stimati club dei progetti scolastici, il figlio di un uomo coinvolto scandalosamente nel più grande conflitto mai esistito nel mondo magico, e per giunta, schifosamente ricco. A Rose Jean Weasley, però, non importava affatto di tutti gli altri, e malgrado fosse riconoscibile per la sua straordinaria attinenza all’ingegno, colei a cui bastava un solo concetto per afferrare ogni dettaglio al volo, ancora non riusciva a spiegarsi quale fosse il reale problema che attanagliava quella sua inconscia ossessione verso la persona che più la infastidiva sull’intera faccia del globo. Loro erano diversi. Terribilmente diversi. A lui piaceva il fumo, a lei i bastoncini di zucchero. Lui si calmava quando fuori incombeva la tempesta, poiché ciò che portava nel cuore veniva esternato dal frastuono dei tuoni e la violenza della pioggia, lei adorava rilassarsi al sole in compagnia del lieve movimento delle acque del Lago Nero. Lei odiava i ragni, lui li trovava affascinanti. Lei era pura dinamite sprizzante d’allegria, lui un fantasma vagante. Lei adorava la routine, lui il pericolo. Lei era ingenua, lui impuro. Lei aveva mille ragioni per amare la sua vita, lui soltanto una. Lei era una Weasley, lui un Malfoy. Una limpida voce in lontananza reclamava la sua persona con toni sempre più gravi ed allarmati, fino a quando un uragano dai lunghi capelli castani non apparve nel campo visivo della rossa, visibilmente scossa dall’affanno provocato dalla corsa appena fatta. Non appena le sue iridi si posarono sull’amica, Alice Jr. avanzò minacciosamente verso di lei indicandola con fare indignato e accusatorio.

《Tu! Tu mi hai fatto prendere un colpo! Come osi tornare dalla ronda senza svegliarmi e farmi sapere che stai bene, e non farti trovare a letto la mattina?! Sei una sprovveduta!》

《Stai svegliando tutto il dormitorio, vuoi stare zitta? E poi ci ho provato, ma quando dormi in piena notte neanche se la terra risucchiasse il tuo letto te ne accorgeresti.》

《Oh.. beh tanto devono alzarsi comunque, è quasi ora di colazione. Sveglia Rosa, sono le otto meno dieci!》

《E tu sei in pigiama..》

《E tu sei pronta da chissà quanto, l’aliena sei t-.. come non detto..》

《Buongiorno ragazze!》Un’alta ed ammaliante ragazza dalla pelle scura e il vestiario curato fece capolino in stanza in tutta tranquillità, arrotolando annoiata al dito indice una ciocca pettinata in stile Afro. Lentamente prese posto accanto alla cugina, stampandole un sonoro bacio in viso senza sporcarla con il cosmetico indelebile che adornava la sua bocca perfetta. 

Rosie tesoro, potresti darmi una mano con Astronomia questa sera? Non riesco a collocare nel modo giusto i sette pianeti della terza Galassia che esiste solo nei volumi di quella psicopatica.》

《Fatti da parte, deve aiutare me con Rune Antiche.》

《Ragazze mi rincresce, ma non credo di poter aiutare qualcuno nei prossimi mesi.》

《Per caso ti sei ritirata?》

《No, ecco.. io.. ho già degli impegni.》

《Qui gatta ci cova, ‘Xanne.. stai uscendo con qualcuno? Non dirmi che ti vedi di nuovo con Wood, perché ti ammazzo!》

《Vi basti sapere che ho già qualcuno da aiutare.》Fu un grave errore lasciarsi sfuggire dalle labbra la situazione in cui era andata a cacciarsi, dato il  fatto che aveva dovuto pregare l’amica perché andasse a vestirsi, mentre questa le aveva intimato con l’aria di chi non ammetteva repliche, di seguirla al piano superiore in quanto intimorita dall’idea che Roxanne potesse venire a conoscenza del nome prima di lei. La quindicenne era in dall’inizio legata alla rossa più di qualunque altra ragazza della famiglia. Le due presentavano uno speciale rapporto madre/figlia immedesimandosi nei ruoli a giorni alterni, unico quanto raro nel suo genere. Alice era genuina, splendidamente solare, fastidiosa sotto alcuni punti di vista, energica e a tratti autoritaria, quando le sue orecchie avevano la sfortuna di captare commenti offensivi verso suo padre, e specialmente suo fratello. La maggiore invece, risultava all’apparenza un tipetto tosto ed espansivo, ma internamente la dura Roxanne era molto più timida di quanto avesse mai voluto ammettere, nonostante l’indole al divertimento osannava il suo DNA, rendendola espansiva disponibile agli occhi di tutti. Dopo un’infinità di giuramenti e ricatti, le due consanguinee riuscirono a rendere la figlia del professor Paciock presentabile, e pronta per le lezioni. La Sala Comune era ormai piena, ed ogni studente s’accinse ad occupare la Sala Grande per la colazione. Come due Angeli custodi, le brune ai due fianchi della minore intrattennero una conversazione piacevole e breve, fino a quando le immense tavolate imbandite vennero in suo aiuto, destando le ragazze dagli opprimenti tentativi di strappare informazioni riguardo la misteriosa persona. All’ingresso in sala, dal tavolo dei Grifondoro -occupato dalla maggior parte dei Weasley/Potter compresi alcuni di questi finiti in altre Case-  si levarono diverse voci quasi all’unisono, tutte intente ad invitare le tre a sedere tra loro. Per quella famiglia, da sempre era fondamentale iniziare la giornata insieme. L’unico tra tutti rimasto in disparte nel tavolo più taciturno dell’ubicazione era Albus. Come ogni altro mattino, egli aveva rifiutato la compagnia dei propri cugini conscio del fatto che se avesse portato con sé il biondo -come aveva precedentemente sperimentato diverse volte-, i diretti interessati avrebbero replicato negativamente, ed il moro non riusciva a tollerare quei comportamenti scabri ed infantili verso l’amico. Malgrado quest’ultimo lo spingesse a consumare i propri pasti insieme a loro una volta ogni tanto, e non preoccuparsi di lui in quanto poteva fare affidamento sui figli dei fratelli della propria madre, Alexander Greengrass e Hydra Fowler, il ragazzo preferiva di gran lunga la sua presenza. ‘Alice e Lorcan siedono con voi, e se vengo io, viene anche Scorpius’. James, seppur riuscisse a mascherare come un prestigiatore la delusione che sentiva dentro ogni qualvolta Il fratello lo rifiutasse per quel ragazzo, era segretamente invidioso del legame che avrebbe dovuto appartenere a lui, motivo per il quale ogni mattina l’appetito venisse meno nel maggiore. La preside, a seguito del solito discorso d’apertura dei corsi didattici, impose ai presenti in modo gentile ed educato di ‘alzare i deretani dalle panche e raggiungere i professori nelle rispettive aule’, dando nuovo appuntamento per ora di pranzo. 



{Erbologia, 10:22 A.M.}



Non era stato il freddo di Novembre, e della candida neve attecchita al suolo che circondava e copriva lo spazio aperto in cui la lezione aveva preso atto a mozzare i fiati dei ragazzi. Neville, quel giorno stava beandosi del tombale silenzio sceso tra i Corvi e le Serpi per espletare le proprie conoscenze, quando alla richiesta di formare delle coppie per studiare e curare un Geranio Zannuto utile ai G.U.F.O. che avrebbero dovuto affrontare a fine anno, Rose e Scorpius si erano allontanati dai soliti compagni per condividere un ripiano. Sotto l’incredulo sbigottimento dei presenti abituati a frecciatine e insulti, i due collaborarono in silenzio scambiandosi poche istruzioni ed appunti di tanto in tanto. Terminata la giornata, la notizia scorse più velocemente del previsto tra le strette parentele e conoscenze, e quando finalmente alle sette passate poterono far ritorno ai loro dormitori, stanchi e trastullati dall’intero pomeriggio di studi, le accoglienze che ricevettero furono quasi le medesime, se non fosse per la contentezza di Albus e Dominique, ed il disgusto coniugato all’indignazione dei restanti. Nel corso delle due settimane conseguenti, il clima del Castello diminuì drasticamente, e per contrappunto, l’atmosfera aleggiante tra i due ragazzi parve incrementarsi. Nessuno accennava a rapportarsi strettamente con l’altro seppur i loro discorsi iniziarono a prendere una piega occasionalmente differente dagli argomenti scolastici, ed erano ormai quattro giorni che non riscontravano incomprensioni o fraintendimenti. Rose non sentiva più il bisogno di richiamare il compagno o alzare esageratamente i toni con lui, nonostante più di una dozzina di punti erano stati da lei sottratti alla sua Casa. Egli si mostrava pacato e attento alle sue spiegazioni, ed in poco tempo si era abituato alla sua metodologia riscoprendo una seppellita attinenza al sapere, dovendo ricredersi su quello stridente e noioso tono da saputella usato nei suoi monologhi. Senza rendersene conto, i due stavano dedicando la maggior parte del quotidiano all’altro rimandando al dopo ogni altra questione, trattenendosi anche quando il programma giornaliero curato dalla ragazza volgeva al termine, anticipando i compiti dei giorni successivi. Grazie al loro impegno, Scorpius si era notevolmente calmato, gli insegnanti riconoscevano in lui voglia di mettersi in gioco e superare meritevolmente gli esami in vista congratulandosi con la ragazza per le magie che stava compiendo. Inoltre, poche furono le volte in cui il malessere seguiva il giovane in ogni dove quando si trovava con lei, anche se non aveva del tutto messo da parte il sadico divertimento del dare filo da torcere al Magonò addetto alle pulizie, usufruendo delle mille diavolerie comperate ad Hogsmeade nelle sue scappatelle pomeridiane con Albus, e le visite alle cucine ove si era guadagnato negli anni i dolci e la simpatia degli Elfi.

Trascorrendo del tempo insieme, non potevano ancora ammettere di reputare l’altro un amico, ma allo stesso tempo non potevano negare che la nuova influenza nelle rispettive vite stava impiantando nei loro cuori strane radici. L’animo del giovane pareva alleviarsi e la sua mente correva sovrastando i pensieri oscuri, dandogli modo di distrarsi. Inoltre, le volte in cui Rose sentiva il bisogno di trattenere un sorriso, superarono di gran lunga quelle in cui necessitava roteare gli occhi, gesto ripetuto ogni singola volta in cui ascoltava anche solo di sfuggita i discorsi del compagno. Prese atto di quanto in realtà quel giovane fosse eternamente tormentato da se stesso. L’empatia ereditata dalla madre e l’incapacità di trasparirla da suo padre, le diedero ugualmente modo di confrontare il comportamento del ragazzo in solitudine ed in compagnia. Quando restava per conto proprio ovunque ed in qualsiasi circostanza, il suo volto era perennemente imbronciato e truce, nei momenti in cui invece il moro o chiunque altro fosse una presenza gradita lo affiancasse, egli pareva riacquistare un po' di vitalità. La giovane iniziò quindi a chiedersi se tutto quell’odio nei confronti del mondo e degli esseri viventi, ed il suo imperterrito esternarsi da esso, non fosse che a causa dei tormenti interiori che lo costringevano a fargli credere di essere destinato a patire sofferenze, a rassegnarsi ai voleri altrui, senza dargli modo di trovare la felicità che un adolescente avrebbe dovuto avere. Rose era al corrente del male che aveva assalito la sua formazione, eppure vivendolo personalmente a distanza ravvicinata, non trovò in lui alcuna forma di cattiveria intenzionale. Non era affatto il rozzo bastardo che aveva sempre creduto fosse. Molti lati del suo carattere ancora la indisponevano e non avrebbero mai smesso di farlo generando in lei il desiderio di lanciargli contro tutto il repertorio di Fatture a disposizione, troppo spesso perdeva la pazienza e reagiva istintivamente male, ma dovette presto rendersi conto della reale persona che aveva difronte.


24.11.2021 {Sala Grande; 17:51 P.M.}


《Fu in questo modo che i Goblin conquistarono le terre dell’Iralanda dell’Ovest, e si insediarono nella politic.. mi stai ascoltando?》

《Ti prego fiorellino, tregua. Non ne posso davvero più.》

《Hai tre verifiche domani, dobbiamo conoscere il supplente di Trasfigurazione perché Teddy ha chiesto un mese di congedo, e dici basta? E poi scusa, come mi hai chiamata?》

《Ehi Malfoy, partitina?》 Due impertinenti figure maschili dalle cravatte verdi-argento, spinsero il corpo della riccia a qualche metro di distanza dalla sua postazione, sistemandosi faccia a faccia con Scorpius dall’altro lato del tavolo, guadagnando un’occhiataccia infastidita dal giovane. 

Zabini, Dursley, ancora non date segni di resa?》

《Uh-u, che verso fa un incrocio tra una Serpe e un pollo, Henrie?》

《Non ne ho idea Mike, perché non lo chiedi a lui? Non te la diamo vinta così.》 

《Che cos'è quello?》

《Si chiamano Dadi Bugiardi, bambolina.》

《Meglio conosciuti come Perudo. Levati di mezzo Weasley, non è roba per te.》Con le gote in fiamme dalla rabbia scaturita in merito all’insolenza dei due, la ragazza attraversò l’intera lunghezza della tavolata per accomodarsi accanto al biondo, che aveva provveduto a sistemare il materiale su cui stavano lavorando, impegnato ora ad agitare un contenitore in plastica, fronteggiando i due con aria di sfida.

Scorpius abbiamo da fare!》

《Sta tranquilla rossa, ci metterò dieci minuti.》

《 Allora, cosa ci giochiamo, damerino?》

《Le tue mutande, e non aggiungo altro perché c’è una signora con noi.》

《Scommettere?! Si può sapere cosa state facendo?》

《Ehi, ce ne fottiamo che sei un Prefetto, stanne fuori!》

《Trattala bene, intesi? È un gioco d’azzardo babbano Rose, davvero non fa per te. Sta' tranquilla, non puntiamo su soldi o roba del genere, non andiamo contro alcuna regola.》

《Anche perché che cosa cazzo te ne faresti dei nostri soldi.》

《Appunto. Fai la tua scommessa, zucchero.》Esausta e frustrata, la giovane volle ardentemente trovarsi in ogni altro luogo che non fosse una sala invasa dallo scurrile linguaggio e le inquietanti risate degli individui che le stavano dinanzi, l’unico fattore che le impedì di avviarsi altrove, fu il gesto di protezione rivoltole dal proprio protetto. Il disagio serbato nel profondo del suo cuore, fu attutito dalla dote naturale in suo possesso capace di prestare concentrazione ad ogni singolo particolare pur di non cedere agli istinti, per cui, Rose prese ad osservare attentamente il gioco, afferrando vagamente la procedura. L’unico assioma colto dal proprio intelletto, fu che tutti i giocatori stavano imbrogliando. Gli occhi di Scorpius non lasciavano un istante i tratti facciali degli avversari, in cerca di un segno in grado di trasmettergli il probabile esito della puntata, constatando se effettivamente i due stessero mentendo su di essa. Nel momento in cui i dadi furono pronti per essere scoperti, con scatto repentino la rossa bloccò la mano del ragazzo.

《Dudo. Tre, quattro.》

《Weasley, che stai facendo? 》

《Fidati di me.》

《Ma tu non sai giocare!》

《La tua ragazza ha parlato Malfoy, alza il bicchiere.》Attento a non scomporsi pur essendo stato colto di sorpresa dall’affermazione del rivale, il Principe delle Serpi diede ascolto al proprio orgoglio pur rischiando l’umiliazione che le affamate iene a pareggiarlo attendevano ansiosamente dallo scorso anno. Con mano tremante, il ragazzo sollevò il piccolo contenitore, combattuto nell’abbassare lo sguardo o meno. Quando il coraggio di cui scarseggiava lo invase, poté serenamente realizzare di aver vinto ancora una volta. Il ghigno soddisfatto che seguì le poco ortodosse imprecazioni dei due, presto gelò sul volto del giovane, quando la lampadina accese un insolito bagliore nella sua mente. Incredulo, volse le iridi in direzione della propria compagna, divertita dalla vittoria ottenuta.

《Rose Jean Weasley, tu sai bluffare?!》

《Perché ti sorprendi tanto, uomo di poca fede?》


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Salve a tutti! 

Ragazzi, il mal di stomaco mi toglie tuuuutto il sonno e quindi.. niente, eccomi alle tre di notte, e scusate per la scena finale ma volevo aggiungere un po' di complicità tra i due! Il compleanno del nostro Scorpius si avvicina, e lo trascorrerà in un modo.. particolare. Vorrei solo dirvi di prepararvi all’arrivò dei Dissennatori che vi succhieranno ogni traccia di felicità per la valangata d’Angst che metterò nel prossimo capitolo che avrà proprio questo come tema principale, e che in merito riprenderò il passato di Rose che vi avevo accennato qui sopra, che avvicinerà tanto tanto i nostri pampini pelli. (MA QUANTI CHE HO MESSO?) Vi giuro che lo renderò straziante ma prometto (?) che ne varrà la pena.

Ringrazio tanto roby90 per aver inserito la mia storia tra le seguite, paige95 e Fenicebook per il supporto e le opinioni che mi lasciano♡

Alla prossima♡♡

 



 Michael Vitali Zabini, sesto anno, Serpeverde.

 Hydra Althea Fowler, quarto anno, Serpeverde.

  Alexander Horion Greengrass, sesto anno, Serpeverde.

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Capitolo 4
*** Terapeutico. ***


26.11.2021 {Foresta Proibita; 12:02 P.M.}


L’alone biancastro generato dal caldo fiato del ragazzo espandeva la propria statura disperdendosi nell’aria circostante, solleticandogli piacevolmente la punta del naso. Quel calore della durata di pochi istanti, bastava a donargli qualche attimo di sollievo prima di lasciare il posto al pungente freddo, che aveva già cristallizzato una leggera brina sulle arrossate gote del giovane segnate da piccoli tagli procuratosi durante la corsa per raggiungere quel luogo, a cui non doleva affatto la sgradevole sensazione di gelo. Confrontata alle stalattiti presenti attorno al muscolo nel centro del suo petto, quello era solo un fresco venticello autunnale. Le labbra violacee segnate dalle ragadi bruciavano a contatto con l’esterno, ma non per questo egli le coprì con la calda sciarpa avvolta intorno al suo collo. I raggi solari s’impigliavano nella fitta vegetazione di quel tetro luogo, che impediva ad essi di posarsi sul ruvido terreno, privo dei fiocchi presenti nei giardini del Castello. Le grandi dita del giovane persero quasi di sensibilità da qualche minuto, eppure egli non accennava a coprirsi, proteggersi, preservare la propria cagionevole salute dai malanni che avrebbe riscontrato una volta fatto ritorno all’interno della scuola, provando la sua prestanza fisica e mentale nel seguire le lezioni l’indomani. Il quel grigio mattino domenicale, quattro lettere e tre pacchetti sigillati da una variopinta carta plastificata erano adagiati sulla superficie dello scuro baule ai piedi del suo letto rivestito da lenzuola in seta, le medesime presenti nel Wiltshire, sotto pretesa della nonna paterna. Lenzuola che personalmente, detestava.  Egli aveva trovato gli incarti al suo risveglio, che allo stesso modo di due anni a quella parte, rappresentava per lui il più brutto dell’anno. Un secco tonfo, nocche ferme sul terreno. Nessun involucro era stato scartato, nessuno stemma rotto, nessun nastro snodato. Avrebbe volentieri gettato tutto in pasto alla Piovra Nera, se solo non ci fossero stati impressi i nomi delle uniche persone a cui voleva ancora bene. Imperterriti, suo padre ed il suo miglior amico (e secondariamente parenti materni) insistevano nello scomodarsi a cercare un regalo o delle parole che avrebbero alleviato almeno un po' il suo dolore, la mancanza dell’augurio più importante di tutti, quello a cui non si sarebbe mai sentito di rinunciare. Parole ch’egli non aveva mai letto, scatole che non aveva mai aperto, riposte in una casuale anta d’armadio al Malfoy Manor. Gli ingranaggi costituenti il proprio orologio vitale batterono sedici rintocchi, parte di una vita travagliata colma di progetti e speranze future senza possibilità di realizzare sentendosi dire da colei che era presente ormai solo nei ricordi, quanto fosse fiera del suo ragazzo. La prospettiva generica attraverso gli occhi di ogni singolo individuo può variare a seconda di ciò che il destino riserva loro, e la perdita di Astoria creò nel suo unico figlio un oblio diviso a metà, nel quale egli avesse possibilità di vedere le cose in maniera differente da quanto fatto nel corso della vita. Sapeva fin dall’inizio che sarebbe arrivato il momento di contare solo sulle proprie spalle lasciando il nido familiare, eppure non avrebbe mai immaginato potesse arrivare tanto precocemente. Lui, Scorpius, non era pronto. Malgrado la fermezza e la razionalità intrisa nel suo profondo, che gli dava modo di non cedere, di non lasciarsi andare, ancora non riusciva a dirle addio. La melodiosa è assai irreale voce della donna andava ancora a trovarlo nei sogni, in essa trovava forza negli attimi di sconforto. Il calore dei suoi abbracci poteva essere seppur lontanamente, replicato dalla mente nelle notti in cui il bacio dell’inverno lo portava ad avvolgersi in una spessa coperta. Il cameo penzolante dalla sottile catena d’oro raffigurante il volto della bruna, risultava sbiadito e usurato dall’incalcolabile numero di volte in cui il ragazzo ne sfregava la superficie volgendo pensieri e domande al suo spirito, e dalle volte in cui ne apriva l’ovale scomparto per osservare i tratti del suo volto sorridente in movimento, intento a guardare due figure strette l’una all’altra quasi identiche a discapito dell’evidente differenza d’età, aventi lo stesso sangue. Solo e soltanto da allora, Scorpius aveva iniziato a pregare. Pregare un’entità dalla dubbia esistenza a parer suo, supplicandola di ascoltarlo malgrado non avesse mai creduto in Lui non per se stesso, ma per l’eterna salvezza dell’anima dell’unica donna che lo abbia mai amato. Ogni dì si destava dal meraviglioso torpore del sonno, unico luogo in cui sua madre fosse ancora presente fisicamente nella sua vita, per affrontare a denti stretti e artigli parati le miriadi di supposizioni, scherni ed eclatanti ignoranze che subiva da sempre, fingendo e mentendo ventitré ore al giorno pur di non abbandonarsi ai sentimenti che tanto ostentava a tenere distanti dal suo cuore, con l’unico e inevitabile risultato del crollare a picco quando il sole spegneva la sua luce, e le tenebre della sera venivano a cercarlo come milioni di Dissennatori risucchiando dal suo pallido corpo tutta la felicità persa già da tempo. Malgrado soldi, donne, elogi e affetti non mancassero nella vita di Scorpius, egli l’avvertiva vuota per metà. Tutti i metodi di compenso utilizzati per costruire una parallela dimensione in cui sentirsi bene, finivano per riversarsi contro di lui aggiungendosi come catrame sulle ali di un gabbiano, impedendogli il volo. La sera, quando il mondo circostante chiudeva le sue porte ed egli tornava ad essere un’insignificante pedina tra le altre, la consapevolezza dell’impotenza pareva sputargli velenosamente in volto l’oscuro lato delle sue azioni, deridendolo sulla propria incapacità di dare un senso all’esistenza che stancamente lasciava proseguire, e sottolineando quanto frivole e inutili fossero le cose di cui disponeva. Non vi erano Guaritori d’Anime Spezzate a cui poter ricorrere utilizzando il denaro, e le conquiste carnali tanto ambite e raggiunte non avrebbero fatto altro che macchiare negativamente la propria immagine, allontanando per evidenza e dubitazione la ragazza di cui si sarebbe innamorato, per la prima volta in vita sua. Albus Potter ascoltava le sue grida e i suoi lamenti, l’unico al mondo in cui egli avesse risposto tutta la fiducia, portava sulle spalle una delle croci più logoranti dell’intero creato assieme al compito che al seguito ne portava: assistere all’irreparabile sofferenza di una persona amata, tentando di trasmettergli vicinanza ed empatia senza parlare, senza chiedere, senza neanche comprendere. L’espressione spaesata e confusa sul volto del moro al funerale della donna era ancora impressa nella mente del giovane, il dolore incapace di attraversargli direttamente l’animo dato il surrealismo avvertito in sé nel guardare un coetaneo strappato alla donna che lo ha messo al mondo, non gli dava ancora modo di entrare nella realtà del compagno, eppure egli c’era, c’era sempre stato. Aveva pianto, Albus, nel rientro a casa. Aveva abbracciato Ginny come mai prima d’allora stretta al suo cuore, sfogato sul suo ventre tutta l’angoscia accumulata e le lacrime trattenute nel tentativo di fungere da roccia all’amico. Non poteva cedere, quando avrebbe dovuto soltanto sostenerlo. 

Nitriti lugubri e malinconici echeggiavano tra gli arbusti dalle indefinite forme adornanti la scura Foresta situata oltre i confini ammessi alle possibilità motorie degli studenti, e gli ombrosi corpi animaleschi privi di carni di cui essi provenivano, brucavano l’umido terreno ove i sottili fili d’erba ancora erano in procinto di crescere combattendo i letali fenomeni atmosferici. Bestie scheletriche alate dalle incantevoli sfumature della notte, capaci di ammaliare anche il più disinteressato degli animi, creature magiche nascoste alla vista di tutti coloro a cui la Morte non aveva aperto le sue braccia, non aveva mostrato il suo volto da vicino. Creature visibili in assoluta trasparenza alle sue cerulee iridi arrossate da piccoli cristalli salmastri, in libera caduta sulle gote. Per nulla intimoriti dalla presenza del giovane, i Thestral circolavano liberi lasciandosi sfiorare i musi aguzzini, non avvertendo pericolo alcuno. In lontananza, mesti occhi grandi scrutarono l’uggia inverosimile scena, nella quale un’apparente indistruttibile figura, carezzava il nulla dinanzi a sé come un padre avrebbe fatto con la propria bambina, o come un infante la propria madre. A passo tomo e fiato sospeso, un’afflitta persona prese posto accanto al ragazzo accomodandosi a gambe incrociate stretta nei suoi strati di soffice lana, abbracciando il suo stesso busto coperto dall’inseparabile mantello ornato da bordi tinti di blu, e bronzo. Senza guardarsi reciprocamente in viso, i due sospirarono funerei quasi all’unisono, cullati dal limpido suono delle foglie mosse dal vento. 

Sei un pazzo.. sei quasi vicino all’ipotermia.》

《E tu sei qui fuori con me senza alcun motivo quando potresti star dentro al caldo, la pazza qui  sei sempre stata tu.》 

《Non mi rendi le cose facili.》

《È il mio forte.》Sogghignando lievemente, la rossa estratte la propria barchetta dalla tasca interna del mantello dando un lieve tocco alla spalla del ragazzo, recitando un incantesimo sottovoce. Tra l’epidermide del giovane e lo strato d’abiti che la coprirono, andò a crearsi una patina color dell’oro, che portò un costante caldo al suo corpo infreddolito. 

Devono essere animali bellissimi.》

《Affascinanti.》

《Mi piacerebbe vederli.》

《A me no.》 

《Oh, io non intendevo..》

《Lo so. Perché sei qui, Weasley?》

《Perché Al non è con te?》

《Perché è il migliore amico che si possa avere.

Quindi vuoi restare solo. Beh se stai ad aspettare che me ne vada, sei fuori strada.》 Svuotando il petto dagli immaginari macigni aeriformi creatosi nel punto più alto del ventre della ragazza, ella posò il suo sguardo in terra accorgendosi ben presto del paesaggio presente nella sua visuale, sfocato. Tossendo più volte nel tentativo di riportare i toni vocali al loro suono originario, non dando alcun modo al suo interlocutore di accorgersi del pianto imminente. Senza riuscire a controllare istinti e rivedere necessità del gesto, iniziò a parlare. Forse, il bisogno di esternare i propri tormenti in compagnia di qualcuno che potesse cogliere il significato di un improvviso monologo, era più forte di usato avesse mai creduto. Il suo essere scontrosa ed aggressiva con chiunque, aveva una base fondata che difficilmente l’avrebbe più abbandonata. 

Ho rischiato di perderla anch’io. Ho passato degli.. anni orribili. I miei hanno divorziato, qualche anno fa, e noi abbiamo vissuto in due case, avanti e indietro ogni settimana come pacchi postali. La mamma era malata..  la stessa patologia della tua. Non disse niente a nessuno. Io ed Hugo non riuscivamo a credere che non si amassero più, insomma, loro? Tutto quello che hanno vissuto insieme? Tentammo l’impossibile, e alla fine si risposarono, dopo due anni. Eravamo così felici. Per giustificare il suo malessere, la mamma raccontò di essere incinta. Ho pianto ogni notte, mi sono chiusa in me stessa, avevo il terrore di rimanere orfana. Papà scoprì la verità, e compì un grande sacrificio.. È così forte il vero amore. Lui si è venduto per aiutarla. Stava rinunciando alla sua libertà, alla sua vita. Ed ha fatto un gesto vigliacco. Ha giocato sui sentimenti di tuo padre, per muovere la sua pietà ad aiutarlo con una magia Oscura che avrebbe potuto guarirla. Dobbiamo tutto a Draco. Tuo padre ci aveva già provato con sua moglie, ma su un cuore puro non avrebbe dovuto fare effetto quel tipo di cura. Eppure, Hermione è viva. La vita a volte è.. ingiusta.》

《Beh tuo padre mi ha salvato da quei bastardi e da un’infanzia schifosa, diciamo che siamo pari. Ma non devi sentirti in colpa, le cose a volte succedono e basta. Solo che io non lo posso accettare. Mia madre era una brava persona, sai. Ha sposato mio padre senza ribellarsi malgrado il matrimonio fosse combinato. Si è innamorata di lui, ed ha provveduto a curare la sua famiglia dando tutta se stessa.. lei viveva per noi. Mio padre non è cattivo come la gente lo crede. L’amava, ed ama me. È solo che.. è distrutto, Rose, come me. Loro hanno fatto di tutto per crescermi in modo che sappia distinguere il bene dal male, e fare sempre la scelta giusta secondo il mio cuore. Lei mi manca. Era una colonna portante e con la sua morte è morto anche il nostro rapporto. Le persone si tengono alla larga da me come fossi un lebbroso, mi fissano come se da un momento all’altro dovessi lanciare una Maledizione senza Perdono. Loro mi guardano ed hanno paura. Fingono che gli piaccia, si comportano da amici pensando di guadagnarsi la mia simpatia così che io non gli faccia niente nel caso dovessi marchiarmi il braccio. È ridicolo, non ho mai fatto del male a nessuno e.. oh no, ti prego, non farlo. Odio quando piangete a causa mia, mi fate sentire un mostro. Su, è tutto ok.》In quell’istante, tutti gli anni passati a dare ascolto alle parole di Ron sul conto dell’erede dei Malfoy, le pesarono come mille duelli falliti. Per tutto quel tempo aveva sfogato la propria frustrazione su un ragazzo straordinario, assoggettato a stupidi stereotipi i quali ella stessa aveva sempre sminuito e declassato, su un’affascinante personalità piena di sfaccettature e scomparti, ombre e luci in costante contrapposizione di essere lette, su un individuo tanto complesso quanto eccezionale che in quel momento, stava dolcemente eliminando ogni traccia umida dal volto della giovane, intenta a ridacchiare imbarazzata per nascondere lo sconforto, e la collera che l’affliggeva. Tentò di scuotere il capo dandogli segno di star bene, eppure le parole del giovane erano andare dritte a segno, senza lasciarle spazio di reagire e fare appello allo scudo interiore, lasciando andare gli occhi a quei tremendi racconti. Quel tono così rude e travolgente in grado di sbattere in faccia la cruda realtà del mondo e dei suoi abitanti, risvegliò in lei una percezione di ampi orizzonti, e solo allora si accorse di quanti fossero i sentimenti celati dietro il nome che portava. Si stava fidando di lei. Si era aperto, mostrandole il proprio lato debole. Lei, Rose Weasley, apprezzata da amici e conoscenti per l’innata dote del prestarsi alle situazioni trovando sempre la cosa giusta da dire, era appena stata disarmata dal suo più grande rivale. ‘Il mostro qui sono io..’. Essendo a corto di parole, Rose eliminò completamente la propensione alla riflessione che contraddistingueva un membro della sua Casata per dare spazio al semplice e puro trasporto, attuando qualcosa che fino ad allora non sarebbe apparso neanche nei suoi sogni più remoti. Senza pensare, allargò le braccia portandole al collo del giovane, circondandolo in un saldo abbraccio. Dopo interminabili attimi di esitazione, palesemente a disagio ed impacciato come non lo era mai stato, le mani di lui cinsero infine la schiena della ragazza, ed il mondo cessò d’esistere. Un’innata ed inspiegabile forza estranea fuoriuscente dal suolo,  parve rimettere temporaneamente in ordine i pezzi d’anime smarriti nel corso dei loro periodi bui, colorando il raggio di circonferenza della loro posizione di miliardi di scie lucenti, e i demoni parassiti insediati nelle loro paure furono scacciati altrove. 

Scorpius, perché sei in Serpeverde?》

《È il mio posto, non si sta così male. Ambizione, suppongo.》

《A cosa ambisci?》

《Una famiglia unita, tutta mia. Tra qualche anno. Quando qualcuno sarà in grado di amarmi. Profumi di sfoglia e cioccolato, giardinetto.》

《Oh, è vero!》Battendo il palmo di una mano sulla sua stessa fronte, la rossa allontanatasi lievemente dal compagno afferrò un piccolo marsupio in cuoio estraendo dal suo interno un pacchetto dalle modeste dimensioni abbellito da una piccola stella di carta, ed un semplice biglietto di auguri annesso. 

《Buon compleanno.》

《Oh.. ti ringrazio, ma non scarto più regali.》

《Questo ti piacerà.》

《Poi sembrerà scortese nei confronti degli altri.》

《Beh allora aprili tutti. Coraggio!》Fingendosi indispettito, il biondo raccolse dalle esili dita della giovane quel piccolo pensiero, scoprendolo in una lentezza estenuante. Il desiderio di sottrarsi a quella situazione crebbe forte in lui. Quella ragazza lo stava spingendo oltre i propri limiti senza neanche dargli modo di accorgersene o controbattere. Si chiese per un attimo, se a lungo andare si sarebbe rivelata per lui pericolosa. Non appena il logo del suo personale paese delle meraviglie apparve dinanzi i suoi occhi, egli si lasciò sfuggire un verso di puro stupore, e d’improvviso avvertì il proprio animo velato da un pizzico di allegria. ‘Mischief Managed’s Sweet Camouflage’.

Tu mi hai regalato uno scherzo?!?》

《Tu mi hai ascoltata queste settimane, mi hai fatto riconoscere molti meriti. Era il minimo, ma è la prima ed ultima volta. Capito?》

《Capito! Grazie, Rosie.》Con cura maniacale, il biondo riavvolse l’incarto posandolo con delicatezza nella tasca interna del mantello. Senza bisogno di aggiungere altro a quella strana ed insolita conversazione di cui nessuno avrebbe mai saputo l’esistenza, i due tornarono indietro alle rispettive sale Comuni, godendo di un tranquillo pomeriggio libero da qualsivoglia seccatura. Ora, una parte dell’uno sarebbe stata per sempre legata all’altro. Entrambi consapevoli del fatto che mai avrebbe avuto luogo un nuovo dialogo di quel genere tra di loro, tennero nascosti al centro dei loro petti quei segreti innominabili per l’intera giornata, fino a quando una luminosa luce riflessa non abbagliò di uno splendente candore le mura del Castello, custodendo nel fascio lunare due cuori feriti, i cui padroni nell’immediato avvenire avrebbero forzato la mente a distogliere la realtà, fingendo di aver vissuto quel mattino come frutto di una fervida immaginazione meccanizzata nei sogni. L’unico termine valente a ricordare loro quanto fossero state vivide le emozioni condivise, era il numero elevato di battiti accresciuti al solo pensiero di quel terapeutico contatto fisico, che mai più  avrebbero ripetuto.

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Salve a tutti!

Il quadro della questione dovrebbe essere abbastanza chiaro, spero vi piaccia il malessere che accomuna i ragazzi, che e appunto il motivo per il quale loro rappresentano il ‘So quello che provi’ dell’altro.. e niente, da adesso inizieranno a comprendere tante cose, ma il periodo d’oro della Scorose è lontano ancora! 

Ringrazio ziofra21758 per aver inserito la mia storia tra le seguite insieme a tutti gli altri, è soprattutto paige95 per il suo prezioso supporto♡

Alla prossima♡♡

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Capitolo 5
*** Notizie. ***





 

27.11.2021. {La Tana; 21:45 P.M}


Cinque anni passarono dal momento in cui i due annunciarono apertamente il loro reciproco amore, manifestando la voglia di iniziare un cammino insieme, fianco al fianco. Relazione che suscitò nell’immediato una reazione del tutto positiva da parte di tutti i membri della famiglia, compresa quella del proprio padrino che aveva ospitato il ragazzo a casa propria sino a che egli non divenne in grado di permettersi un piccolo appartamento a Godric’s Hollow, prima dell’impiego ad Hogwarts in veste di professore. Il ventiquattrenne infatti, considerato parte della famiglia da ogni punto di vista e secondo l’oggettiva opinione di ognuno degli individui che la componevano, s’impegno nel corso del tempo a non lasciare che la stima provata nei suoi confronti andasse a scemare, comportandosi con la propria fidanzata costantemente in maniera esemplare. Mai le diede modo di affrontare una lite se non per frivoli inconvenienti in cui prima o poi ogni coppia andava a trovarsi, tornava a casa ogni week-end soltanto per vederla tentando di non farle patire troppo la mancanza della sua persona, non si azzardò mai a dormire nel suo stesso letto nelle notti passate sotto lo stesso tetto -qualunque fosse stata l’abitazione familiare in cui soggiornavano-, e soprattutto, senza bisogno di andare incontro all’esibizionismo per dimostrare le sue reali intenzioni pubblicamente, aveva amato quella ragazza con tutto il proprio cuore. Lei, che aveva ammaliato i suoi sensi sin dai corridoi della scuola che insieme avevano frequentato, esageratamente contraddistinta da una bellezza rara paragonabile a nessuna di cui aveva tutti i diritti e ragioni di vantarsene, in possesso di un fermo e deciso carattere che esaltava l’astuzia e l’intelletto, in grado di farla riconoscere alle genti per quanto ella valesse, tralasciando il suo sangue Veela ereditato seppur per un quarto, vistosamente presente in lei. Ciò non andava ad influire sulla sua innata dolcezza, ma contribuiva senza ombra di dubbio alle sue spontanee movenze seduttorie dove ogni forma di malizia era assente, e l’eleganza nel parlare proiettata verso l’accento di quel che era considerata al mondo la lingua dell’amore. La stessa donna che provava per lui un forte sentimento che aveva permesso di portare avanti quella relazione basata su fiducia, rispetto e lealtà, che in quel momento, teneva stretta tra le proprie una mano del giovane accarezzandone il dorso, nel tentativo di calmare gli spasmi muscolari e l’accelerato battito cardiaco. Malgrado tentasse di infondergli quiete e serenità, anch’ella internamente era molto più che turbata. Per un’impiegata al Dipartimento delle Catastrofi e degli Incidenti magici, una missione di quella portata sarebbe dovuta risultare innocua e relativamente semplice, ma un dialogo in compagnia dell’intera famiglia Weasley in merito alla notizia tenuta in serbo dai due ormai da un mese, non avrebbe potuto rivelarsi facile per nessun uomo o donna esistenti. Su richiesta di entrambi, poco era il tempo che separava ognuno degli zii da un informale incontro che si sarebbe tenuto in casa dei nonni paterni, ove Ted e Victoire avevano pazientemente trascorso parte del pomeriggio, consumando a stento il pranzo che Molly aveva amorevolmente preparato. Il terribile nodo allo stomaco non dava loro modo di acquietarsi, ma come ogni altra ardua sfida che si era presentata nelle vite dei due, insieme l’avrebbero superata. La ventiduenne attese armoniosa scambiando ogni genere di chiacchiere con i padroni di casa, concentrandosi maggiormente sul proprio lavoro per deviare qualsiasi altro argomento, in modo da non rispondere alla domanda che entrambi sapevano essere la più ambita dai parenti -genitori compresi- in procinto di arrivare a destinazione: per quale motivo Teddy aveva richiesto congedo dalle le sue mansioni?

Finalmente, l’orologio annunciò l’ultimo rintocco segnante la fine della pace e l’inizio della tempesta, e con pochi minuti di distanza l’uno dall’altro, il campanello risuonò ripetutamente tra le mura della stramba struttura che per tutti significava casa. Il calore che animava quell’abitazione nel momento in cui questa andava a riempirsi delle decine di toni fastidiosamente alti per qualunque altro essere umano normale, questo pareva irradiarsi senza confine di distanza, tanto da poter quasi sicuramente essere avvertito nel raggio di parecchi chilometri. Loro erano l’apoteosi della felicità, e di tutto ciò che una famiglia avrebbe dovuto contenere in essa. Naturalmente, non poche pecche correvano di tanto in tanto tra i cuori delle persone in merito alle troppe lingue che alle volte, potevano fraintendersi a vicenda, ma mai ci fu tra loro screzio durato più di un paio di giorni. Era sempre un piacere ritrovarsi e trascorrere del tempo assieme anche al di fuori delle festività. Com’era naturale aspettarsi, le prime informazioni richieste al docente di Trasfigurazione, furono aggiornamenti con l’allegata raccomandazione di non tralasciare alcun dettaglio, sullo stato disciplinare e didattico dei figli di ognuno. Egli rapportò prima di ogni altra cosa, i meriti riconosciuti alla figlia dell’ultimo rampollo maschio dei nonni, grazie alla sua vicinanza in posizione di tutor, al figlio di un uomo con il quale non scorreva affatto buon sangue, notizia che creò un certo scompiglio in alcuni dei presenti, in special modo nel padre interpellato. Senza contare il moto d’agitazione iniziale, per i ragazzi tutto procedeva nel migliore dei modi, ed ora era tempo di rivelare la reale radice di quel diretto colloquio richiesto tanto urgentemente.


03.12.2021. {Azkaban; 10:09 A.M.}


Il solito lungo viaggio verso la remota isola di Heligoland fu per la gioia del ragazzo, ristretto al lasso di tempo di pochi secondi data la capacità di smaterializzazione dei due maghi adulti, che egli avrebbe imparato solo tra altri due anni. La fretta di ritornare a seguire le lezioni l’indomani aveva facilitato l’assenso alla domanda del giovane di evitare mezzi pubblici per mancanza materiale di tempo a disposizione, nel raggiungere la fredda Germania dalla loro posizione. Dopo essere stato per alcuni istanti ancorato al terreno con le palpebre calate nel tentativo di destarsi dal capogiro avvertito nel quasi implodere del suo stesso corpo, di cui era sicuro non avrebbe mai fatto l’abitudine, Scorpius intese d’essere in quel tetro luogo non dalla sensazione di leggerezza al seguito della percezione di venire liberati da quel che poteva sembrare una morsa in grado di schiacciare integramente ogni più piccolo lembo di pelle, bensì dallo sfumare di ogni particella di allegria presente nelle sue membra, sostituita dall’orribile voglia di porre fine a quel che in quell’istante, nient'altro pareva che una futile esistenza indegna di essere portata avanti. Nell’aprire gli occhi confondendo il tono piombo delle iridi al manto ceruleo del cielo, un sospiro infastidito lasciò il petto del biondo, incamminatosi verso la prigione di massima sicurezza più famosa dell’intero mondo magico nascosta impeccabilmente ad ogni babbano, della quale aveva fatto parte quasi metà della propria famiglia. Manti oscuri incombevano sulla struttura aleggiando in circolo strettamente vicini alle sbarre di ogni cella, da cui ululati e forti grida di disperazione andavano a levarsi senza sosta o possibilità di silenzio. Il dolore avvertito da chi solo era spettatore di quelle atrocità era palpabile e restrittivo da interpretare ed espletare a parole, poiché nulla sarebbe stato all’altezza di una spiegazione valida a specificare lo stato d’animo influenzato da quel posto.

Ciò che i detenuti sentivano quindi, doveva essere oltre il limite dell’umana immaginazione. Eppure, i segni sul collo e sui polsi dei prigionieri, le loro forme ossee visibili al di sotto della sottile e sbiadita pelle, il volto scavato e consumato rigato da graffi e lividi neri auto procurati o causa di zuffe nei momenti di passeggio, bastavano ad estirpare dalla mente dei visitatori ogni curiosità di conoscenza. Sette piani, sette giorni infernali. Come l’apice di una piramide, quanto più in alto si spingevano, maggiore era l’oscurità presente, mescolata all’opprimente aria viziata congiunta al putrido e nauseabondo puzzo di sangue secco, urina e carne in cancrena capace di appestare gli abiti appositamente scelti per la circostanza, al di fuori della sporcizia incrostata sulle pareti, sui pavimenti, ovunque. Due guardie accolsero dopo accurati e specifici controlli i tre Malfoy, senza più bisogno di condurli nell’esatta ubicazione per il numero delle volte in cui si erano già ritrovati lì, ma data la procedura di sicurezza e prevenzione, dovettero essere scortati da almeno un Auror, che avrebbe assistito allo scambio verbale. Nel percorrere quei corridoi, molti muscoli parte del viso, della gola, e del diaframma del ragazzo dovettero collaborare sincronicamente contraendosi per non piegarsi e rigettare tutto ciò che il suo stomaco aveva contenuto delle ultime settimane. Tra quelle mura, l’ego di Scorpius rimpiccioliva la sua misura di molte decine di stazze, correndo a rintanarsi all’interno del cuore tentando di servirsene da coperta, rannicchiato in un angolo con le ginocchia al petto e le mani sugli occhi, tremando di paura. Proprio come lui stesso, nei mesi della cattura di anni addietro. Il dover frequentare spesso quel luogo con la dovuta puntualità, contribuiva alla sua quasi abitudinaria mancanza di paura verso le bestie guardiane, poiché l’ombra celata all’interno del giovane avrebbe potuto tenerli alla larga da sé senza sforzo alcuni per la quasi totale assenza di felicità, negli istanti in cui si trovava a metter piede in carcere, la certezza di non avere plausibili motivazioni di continuare a vivere si accentuava. Eppure, egli era ancora lì, e non sarebbe andato via. Non vi era bisogno di costruire ulteriormente stanze finalizzate ad ospitare nuovi individui, dato il fatto che la maggior parte periva suicida, di inedia, fame o per condanna a morte dopo pochi mesi dall’incarcerazione. Il segreto, era semplicemente non posare lo sguardo su nessuno, ma il fattore più difficoltoso in assoluto, era tenere un apporto di distacco ignorando le suppliche dei prigionieri. I pianti ed i lamenti suscitavano nel ragazzo un angoscia paragonabile a niente di ciò che avesse provato in vita sua, e gli era quasi impossibile far finta che niente stesse accadendo. In quei momenti, egli espirava pesantemente facendo appello alla compostezza parte del proprio essere, invocando internamente il nome della madre perché gli desse forza di percorrere quel tratto senza che i suoni e le immagini impresse nella sua mente comportassero altre notti insonni. Egli non guardava in basso, per mostrarsi determinato alla sopportazione di quei supplizi impropri, anche se la verità era il fatto che stesse semplicemente evitando di agevolare la corsa delle lacrime già presenti nei condotti. Finalmente, l’area in cui era ubicata la cella in loro interesse fu raggiunta.

《Scorpius.》

《Mh? Oh.》Al richiamo paterno, il ragazzo provvide immediatamente ad armeggiare sul lato alto dell’orecchio per rimuovere il cristallo che da qualche anno portava, essendosi fatto bucare la parte interessata in una delle visite nella Londra babbana in compagnia del proprio migliore amico, riponendo l’oggetto in tasca. Non avrebbe potuto presentarsi all’uomo conciato in tal modo. Pochi minuti più tardi, il secondino mostrò loro l’entrata in una stanza, la cui barricata in vetro separava tre sedie da una posizionata di fronte alle altre, un solo foro permetteva alle voci di attraversare il muro, e ai presenti di dialogare tra loro. A caratteri maiuscoli, un’incisione la quale si sarebbe autonomamente dissolta alla fine della visita, recitava la frase ‘Azkaban Prison n. 537 – Malfoy’. Al solo posare gli occhi ogni volta su quelle lettere associate a quel cognome, l’intera spina dorsale del biondo pareva essere attraversata da centinaia di saette, e s’incrementava la sua convinzione di non andare mai incontro ad un cammino del genere, di non assomigliare minimamente a nessun membro di quella famiglia. Narcissa Black prese posto sulla prima postazione, affiancata dal figlio, che la separava dal suo unico nipote. Un sinistro stridio di una porta strisciante al suolo allertò i tre dell’imminente arrivo del Malfoy Senior, e pochi istanti più tardi, una quasi scheletrica figura apparve alle loro visuali. Egli era tenuto fermo da catene in ogni estremità degli arti, i capelli un tempo perfettamente curati ed in ordine ridotti ad un grigio groviglio di nodi, ed era possibile seguire il percorso di ogni singola vena che mappava le visibili parti nude del suo corpo, tant’era scolorita la carnagione che lo ricopriva. Le borse scure sotto gli occhi mettevano in risalto il limpido azzurro delle sue iridi, palesemente contente ogni qualvolta esse si posassero suo suoi cari, sensazione che avrebbe dovuto reprimere se una visita dei Dissennatori alla sua cella sarebbe stata poco gradita. Nessun sentimento correva nel giovane nei confronti di quell’essere tanto simile quanto differente da lui, solo una profonda pena sostituita quasi nel momento stesso da un ripensamento dettato dalla ragione e dalla giustizia, benché dopotutto, quella era una conseguenza a tutti i crimini commessi. Data la profonda conoscenza in merito alle guerre magiche avvenute, ed il fatto di non aver mai trascorso giorno in compagnia di quell’uomo al di fuori del contesto in cui ora si trovavano, Scorpius proferì le uniche parole parti del vocabolario utilizzato nei suoi riguardi, a meno che dalla sua avvizzita voce non partisse una domanda a cui avrebbe dovuto per educazione e cortesia rispondere.

《Ciao, nonno Lucius.》



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Salve a tutti! Vogliate scusarmi per questo esagerato ritardo, il fatto è che  avevo deciso di continuare questa storia -che si prospetta davvero lunga- solo al termine di un mio altro lavoro in corso, ma mi sono ricreduta. Anche se più lentamente delle altre, la continuerò non appena avrò possibilità di volta in volta, e spero di avervi incuriositi. Vorrei ringraziare tutti voi che avete inserito questo mio lavoro tra le seguite/preferite, ed un grazie speciale a paige95 per il suo supporto♡

Alla prossima!♡♡

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Capitolo 6
*** Panico. ***


 

22.12.2021 {Hogwarts Express; 19:23}

 
Le verdi colline illuminate dalla flebile luna di dicembre si pararono dinanzi gli occhi dei numerosi cugini presenti in uno degli scomparti dell’enorme treno in rotta verso King’s Cross, stretti l’un l’altro ed impegnati in una positivamente animata conversazione riguardo i piani previsti per quello speciale Natale, in cui la famiglia Scamander avrebbe partecipato, deliziando la Tana di altre quattro voci pronte ad aggiungere vivacità alle fessure delle pareti, già colme di amore e vitalità. Le emozionanti storie di Rolf e Luna riguardanti una delle loro miriadi di avventure alla ricerca di Animali Fantastici, avrebbero ancora una volta affascinato ogni giovane membro della famiglia, seppur questi -così come i genitori-, fossero abbastanza riluttanti sulla loro esistenza. Quell’anno, ogni Weasley/Potter aveva di comune accordo scelto di far rientro a casa, in vista della speciale festività corrente. Non per essa, ma per la medesima misteriosa lettera recapitata a tutti loro nella precedente settimana, nella quale l’avviso di un saliente annuncio doveroso di esser comunicato di persona, era presente. Da quel momento, il ricorrente argomento principale tra i ragazzi era uno soltanto, incentivato da decine di versioni ed opinioni sulla possibile rivelazione, ed i protagonisti di essa. A sera inoltrata, l’espresso arrestò la sua corsa stazionandosi in un prolungato fischio, ed un attimo dopo, le porte scoccarono in un tonfo metallico permettendo ai passeggeri di scendere raggiungendo i propri affetti al margine della stazione. Rose, insieme a chi come lei si era guadagnato il ruolo di Prefetto negli anni addietro, provvide ad organizzare l’uscita delle genti evitando quanto era nelle proprie possibilità il caos ed il generico disordine, riscontrando molteplici impedimenti a causa del clima di festa generale, che premeva sui cuori dei giovani accentuando la contentezza di essere finalmente a casa. Come uragani in tempesta, i ragazzi s’affrettarono a recuperare bauli e rispettivi animali da compagnia, scavalcando le porte per poi correre a riabbracciare le loro famiglie, incamminandosi nelle vie d’un’innevata e luminosa Londra. Tra suoni di baci e urla di gioia, a pochi centimetri dai coniugi Weasley-Johnson, incaricati dato loro turno di accogliere e conseguentemente scortare i ragazzi alle abitazioni corrispondenti, c’era un elegante uomo dai biondi crini setosi, sorretto da un bastone in argento la cui struttura fungeva da fodero alla bacchetta magica, che distrattamente attendeva come perso nel vuoto dei propri pensieri un ragazzo dalla spiccicata somiglianza, il quale pochi attimi più tardi, lo destò dalla finzione in cui era rifugiato, rivolgendogli uno sfuggente e sbrigativo saluto. L’esatto opposto dell’atmosfera creatasi nell’allegro gruppetto a tutti ormai conosciuto, la quale scena non restò indifferente. Alcuni storcevano il naso, altri assumevano una dispiaciuta espressione, ed altri ancora parevano non capacitarsi di tanto gelo corrente tra due persone aventi lo stesso sangue, incapaci di concepire la difficoltà e la tristezza traspiranti dai grigi sguardi di entrambi. Albus, influenzato da un principio d’irritazione nascente nell’animo, schiarì la voce munendosi del tono più leggero e persuadente possibile, proponendo una cioccolata calda prima della smaterializzazione, consapevole delle sfavorevoli proteste di massa che sarebbero arrivate in senso immediato, a causa del voltastomaco. In quel modo, essi poterono notoriamente oltrepassare il muro, riallacciando altrove la discussione interrotta. Soltanto un viso incorniciato da rosse indomabili onde, captò in quella improvvisa voglia un tentativo di divincolare l’attenzione dei presenti, calando gli occhi senza riuscire a non vedere ovunque poi li posasse, il volto palesemente a disagio di quel ragazzo che da un periodo a quella parte, stava scombussolando la sua normale routine, ed i suoi sentimenti. 


24.12.2021 {Londra Babbana; 12:40 P. M.} 


《Allora papà, io esco!》

《Fa’ attenzione Albus, e torna qui prima di cena!》

《Sta’ tranquillo.》Il quindicenne adagiò la porta dell’abitazione alle proprie spalle prima che l’uomo potesse aggiungere altro, sobbalzando all’impatto con la discordante temperatura dell’esterno in confronto al rassicurante calore di Grimmauld Palce n.12, appuntando fino all’ultimo dente la zip del proprio cappotto per garantire protezione a parte del volto, già preso di mira dal freddo pungente del primo pomeriggio. Portando le mani alle tasche assicurandosi di avere con sé il denaro babbano di cui necessitava, il moro si diresse al luogo prestabilito, impaziente d’incontrare il proprio migliore amico, unico modo per entrambi di vedersi almeno una volta prima del rientro a scuola, e trascorrere un’intera giornata all’insegna della complicità, nell’assoluta certezza che nessuno a differenza dei corridoi i quali erano soliti percorrere, avesse acquattato il tono di voce al loro passaggio, guardandoli insieme. I due giorni passati a disfare i bagagli e far visita ai parenti furono da egli graditi, al di fuori di Hogwarts, il giovane assumeva un approccio totalmente differente con i membri della propria famiglia, suo fratello maggiore compreso. Quello, era io principale motivo per il quale secondo questi ultimi, l’amicizia con l’erede Malfoy gravava alla sua vita, trasformando il ragazzo in qualcosa che in realtà, egli non era. Il moro d’altro canto amava quelle persone con ogni tratto del proprio cuore, e non aveva mai smesso di farlo malgrado in specifiche occasioni mancasse di dimostrarlo, ed il suo più grande dispiacere era per l’appunto, essere costretto a comportarsi in diversi modi dovendosi adattare alla situazione in cui si trovava, senza poter vivere né godersi il bene comune di tutti gli individui a lui fondamentali. Nel tragitto, una figura alquanto inaspettata interruppe i passi del moro, stringendolo forte al proprio corpo in uno smagliante sorriso. Interdetto e confuso in primo luogo nell’incrociare la ragazza da sola nei vicoli di Londra -troppo lontani da essere raggiunti a piedi dall’ubicazione della sua casa-, egli sbatté velocemente le palpebre venendo poi incontro alla sua coinvolgente spensieratezza, accettando in seguito alla sua manifestazione di volontà, di  onorare anche della sua presenza, la persona che a breve, avrebbero insieme raggiunto.

Al contempo, un alto ragazzo separatosi da alcuni minuti dal padre che cortesemente lo aveva accompagnato a destinazione, osservava pacato il paesaggio circostante seduto su di una vecchia panchina logora, avvolto nei suoi impeccabili abiti scuri quanto il manto notturno. I suoi cerulei fanali scrutavano la miriade di fiocchi candidi attecchiti al suolo, tanto attentamente da dar quasi l’impressione ai passanti che potesse percepirne le mille forme e sfumature in ognuno. Se c’era una dote che il giovane aveva sviluppato nella sua prolungata convivenza nella casa in cui era cresciuto, quella consisteva nell’ascoltare esclusivamente ciò che passava all’interno del suo cervello, esternandosi dal mondo intero ovattando perfino gli indiscreti suoni circostanti dando ugualmente l’idea a chiunque fosse in sua presenza, che stesse precisamente seguendo la qualsivoglia attività in corso. In quel contesto, risultò presto essere utile ed efficiente, poiché egli non era affatto abituato allo scombussolante via vai del luogo, ed in special modo, all’insistente, continuo, e assordate tono dei decibel. Leggermente, lasciò evaporare il suo stesso fiato rilassandosi nel vederlo condensarsi in una bianca nube, dissolvendosi poi nell’aria. Quando l’attesa prese a comprimere la pazienza del ragazzo, stufo di starsene in solitudine in un luogo a lui estraneo nonostante lo avesse visitato in precedenza, la sagoma -che avrebbe riconosciuto tra mille- del suo fidato compagno di scorribande -e di vita- occupò il suo campo visivo. Ciò che lasciò spiazzato il biondo nell’avvicinarsi all’amico, fu l’ombra a lui retrostante che in pochi istanti alla luce di un cartellone pubblicitario, rivelò una sorpresa dall’influsso del tutto sconcertante, che costrinse il ragazzo a strabuzzare gli occhi, in cerca delle parole più consone da proferire. Ciononostante, dovette in fondo ammettete che non era poi cosa tanto sgradita. Semplicemente, tutto si sarebbe aspettato men che meno lei.

Weasley? Che ci fai tu qui?!》

《Beh ho saputo da zia Ginny che facevate un giro in centro e non ho potuto resistere!》

《Al, potevi avvisarmi del cane da guardia anti-divertimento, mi sarei messo in malattia.》

《Sei simpatico quanto i G.U.F.O; Malfoy. Se l’unico modo per stare un po’ in pace con il mio cugino preferito è vedere la tua brutta faccia, posso sacrificarmi.》

《Guarda che il terzo incomodo qui sei tu, rossa.》

《Come ti permetti?! Ci sarai tu casomai!》

《La gente vi guarda ragazzi.. andiamo?》Con una fugace occhiata al cielo, Albus allungò le braccia per cingere le spalle dei due tenendoli ai lati del proprio corpo dettando la traiettoria da intraprendere, esattamente come sarebbero dovuti stare due angeli custodi. Si trovò a chiedersi dopo soli trenta secondi dall’incontro dei due, quanto ancora avrebbe dovuto patire i loro battibecchi per il resto delle ore a loro disposizione. A giudicare dal modo in cui si guardavano e le frasi-repliche espletate sarcasticamente sottovoce, dovette presto chiedersi anche se in verità il terzo incomodo in quell’uscita, non fosse proprio lui. Stranamente, la consapevolezza di un possibile colpo di fulmine tra i due percepita già nei mesi precedenti non fu fonte di fastidio per il giovane, che per il biondo esercitava un tipo di bene quasi morboso. Fin da piccolo, Albus così come sua sorella Lily, mostrava una propensione caratteriale  aggressiva e inguaribile simile a semplice gelosia, facilmente paragonabile però a smania di possessione, verso qualunque cosa o persona significasse un eventuale pericolo o minaccia negli altrettanti confronti di qualcosa o qualcuno, di sua proprietà. Negli anni, il rapporto con Scorpius nacque e crebbe sino a rappresentare ai tempi odierni una specie di appartenenza, sentimento del tutto ricambiato dalla controparte in questione. Né amore o intimità fisica era mai corsa tra i due -nonostante l’inusuale orientamento del moro di cui pochi erano a conoscenza-, eppure in una qualche logica -esclusivamente loro-, essi sentivano d’essere un’anima spezzata in due scatole viventi, tendendo a proteggersi, condividere ogni scelta, decisione ed opinione senza mai escludere l’altro dalla più piccola pillola d’esistenza. Necessitavano inesorabilmente l’uno della vicinanza dell’altro. Albus però, approvava ed incoraggiava quella possibile relazione, tentando privatamente con entrambi di spingerli a confessargli i propri sentimenti, e se destino avesse voluto, dare ausilio al coronare quello strambo ed improbabile amore.

In occasione delle meravigliose attrazioni in onore della festività corrente, e gli esagerati addobbi presenti in ogni angolo di strada, una visita tra le varie vetrine in cerca del regalo perfetto fatto all’ultimo minuto, venne ritenuto dalla giovane più che indispensabile, e le prime ore di quel che sarebbe dovuta essere una piacevole passeggiata, fu per i due accompagnatori una noiosa processione nel seguire uno scatenato tornado color tramonto, in veste di grand visir e lacchè agli immediati ordini falsamente mascherati da favori della ragazza -nel trasportare per ella i sacchetti di carta nei quali i suoi abiti nuovi erano riposti-, che pareva entrare apposta per creare imbarazzo nei due, in negozi alquanto femminili. Il piccolo orologio da polso del più giovane, trillò quando oramai gli stomaci dei tre avevano già fatto richiesta di carburante, e la fame generale placò momentaneamente le futili discussioni tra il gruppo, o meglio, una parte di esso. 

Al, che ne dici se ci fermassimo al Pizza’s?》

《No non è una buona idea, Rosie.》

《Oh ti prego, sento di svenire dalla fame!》

《Che ne dici di provare altrove?》

《Dai, non ti piace più la pizza?》

《..Non dire che non t’avevo avvisata..》Confusa dall’ambigua conversazione e titubante a causa del tono preoccupatamente serio e rassegnato del cugino, gli apprendisti maghi raggiunsero dopo soli pochi metri il ristorante tanto ambito, ove la rossa scoprì quasi subito essere già conosciuto da colui che delle metodologie ed usanze babbane, era più che allo scuro. A suo discapito, intuì nell’immediato la reale motivazione della riluttanza del moro nel momento in cui presero posto al tavolo, ovvero, uno Scorpius alquanto eccitato incurante degli sconvolti sguardi dei presenti, che lasciava la struttura per poi far rientro in essa, ripetutamente.

《Che.. diavolo fa?》

《Gli piace il fatto che le porte si aprano quando passa.》

《È un montato!》

《No, è un turista.》

《HEY AL, GUARDA! ALOHOMORA!》Recitò il ragazzo in lontananza, mimando un incantesimo con un gesto ed una immaginaria bacchetta.

Oh per Diana, fermalo!》

《Che cosa vuoi che faccia? L’ultima volta c’è stato venti minuti!》 insulti e i chiarimenti convennero senza ombra di cattiveria, accompagnati invece da grasse risate che in pochi minuti, accesero le gote della rossa di qualche tonalità. Consumato il delizioso pasto, dopo aver portato via il biondo dal suo giocattolo e richiesto che le ordinazioni venissero annotate nel tradizionale modo e non via Pad per cause maggiori, i due amici tentarono in tutti i modi di destare l’altro dal pagare il conto ignorando completamente l’offerta della giovane del partecipare alla quota, introducendo varie macabre minacce nel caso del solo gesto di estrarre il portafogli. Concordarono infine, che l’uno avrebbe offerto il pranzo, e l’altro, provveduto all’acquisto dei biglietti della prossima tappa: il Winter Wonderland, un immenso parco divertimenti naturalmente allestito a tema natalizio. All’ingresso, la maschera pregò gentilmente i tre di mostrare i cartoncini da controllare, e non appena egli ebbe preso tutti e tre tra le dita, attuò un gesto che sbigottì in maniera profonda il biondo: l’uomo, li aveva strappati. Sbuffando contenendosi, Scorpius tornò nuovamente in fila, ripetendo il gesto sotto gli spaesati occhi dei compagni. Al quarto strappo, il giovane si parò improvvisamente inveendo contro il malcapitato, soffiando irritatamente guardandolo in cagnesco.

《Senti un po', per quale motivo io li compro e tu li rompi? Così li rovini!》

《Oh Salazar, amico vieni via dai..》

《Niente affatto, questo idiota sta scherzando in un modo che non mi piace!》In uno sguardo colmo di disperazione, la quindicenne venne in aiuto al ragazzo.

Ma è il suo lavoro!》

《..Viene pagato per strappare biglietti? Ss, e noi che cacciamo i maghi Oscuri siamo ritenuti quelli pazzi!》

《Lo scusi signore, soffre di deficit..》

《Sono sanissimo io!》

《Cammina razza di stupido!》Strascicando via il biondo ancora imbronciato, i tre porsero in custodia in un armadietto adiacente l’entrata le buste in loro possesso, e varcata la soglia di quel magico luogo privo d’incantesimi oltre la fantasia e la gioia, lo sfavillio di milioni di luci brillò negli occhi color pervinca di Rose, che trepidante dalle pupille disumanamente dilatate, assunse le movenze ed i toni facciali di una bambina dinanzi a tanti fuochi d’artificio, come se quella fosse la prima volta in cui avesse messo piede fuori di casa, scaldando i cuori dei due amici, inteneriti dai suoi comportamenti spontanei e contagiosi. Proprio non seppero non assecondare ogni sua moina, anche nel momento in cui individui ambosessi travestiti da Elfi accolsero il pubblico regalando vistose orecchie a punta e rossi cappellini muniti di pompon, ch’ella raccolse quasi saltellando, adornando il capo dei due compagni. Dalla piccola borsetta a tracolla, Rose estrasse una semplice macchina fotografica piazzandosi nel mezzo dei due, immortalando quel fantastico momento senza bisogno di chiedere. Quando l’immagine annerita scoprì tre volti, Scorpius esaminò riluttante il risultato, grattandosi il retro del capo.

《Fiorellino, mi sa che non funziona.》

《Al contrario, è venuta benissimo!》

《..Ma non ci muoviamo! Domani te ne regalo una buona.》

《Malfoy, le foto babbane non si muovono.. hai idea delle reazioni della gente?》

《Vuoi dire che resterà così per sempre?》Superato l’ennesimo trauma della giornata, i tre si avviarono verso una struttura che attrasse non poco l’attenzione dei giovani: la casa degli orrori. Per creature che nel corso della vita avevano assistito a movimenti di schiere di fantasmi, entità magiche malevoli viventi e non ed ogni sorta di animale in grado di uccidere, niente avrebbe smosso il loro senso di pericolo.. o almeno, così credevano. Dovettero ricredersi nel momento in cui il soffitto prese a calarsi sulle loro teste minacciando di schiacciarli al suolo. Scorpius, che riponeva enorme fiducia mai come in quell’istante nei suoi due amici a conoscenza di quei giochi, affidandosi alle loro reazioni. Il panico invece, lo attraversò quando inconsapevolmente dell’effetto adrenalinico mosse a suo piacimento le reazioni del pubblico, portandolo a calarsi ed urlare. Il cuore parve tornare a battere quando una piccola porta si aprì, ed il biondo era ormai inginocchiato a causa dell’esagerata altezza. ‘Questi sono pazzi!’. Nell’attraversare un lungo corridoio in penombra ove di tanto in tanto una mano sfiorava i passanti ignari della fonte, dalle scure pareti di finta pietra e molte varietà di disegni quali vampiri, cimiteri, zombie e chiazze di sangue dal quale sinistri rumori e ambigui versi provenivano, un piccolo sipario scoprì una palla di cristallo verde, contenente la testa di una zingara intenta a prevedere presagi di morte. 

《Al, c’è una che fa divinazione qui!》

《Scorp’, per Merlino, è un pupazzo! Alzati!》Ma il ragazzo si era già seduto in terra intento a chiacchierare gioiosamente con la testa nella sfera. Le ore scorsero quasi senza che si accorgessero del calar del sole, impegnati e distratti nel giro tra montagne russe, bancarelle, navi, giostre e castelli. L’ultima tappa, prevedeva un’attività tanto facile quanto antipatica. La pista di pattinaggio era lucida e colma di persone, che allegramente disegnavano cerchi e linee discontinue sulla sua superficie. Preso dall’orgoglio e l’incapacità di confessare la propria inesistente familiarità con quei pattini, a differenza dei suoi compagni, Scorpius seguì il gruppo indossando quelle infernali calzature riscontrando già problemi nel tenersi in piedi. Arrivato al margine della pista, egli si tenne estremamente vicino al supporto perimetrico, ignorando volutamente i due cugini intenti a mettere su uno spettacolo artistico. 

Rosie, perché non lo vai a prendere?》

《Mh.. d’accordo, tu resta qui!》

《Hey fifone, dai vieni con noi!》

《Non ci penso proprio, odio stare qui.》

《Dai, ti guido io, tu fa’ come me.》Improvvisamente, ella prese entrambe le mani del compagno come se quello fosse il più naturale gesto al mondo, andando all’indietro per permettergli di imitarla. Egli d’altro canto, dovette ringraziare la sciarpa che gli avvolgeva le gote, che non si notasse il lieve rossore su di esse. Dopo pochi minuti erano inevitabilmente diventati lo spasso di tutti. Ella si muoveva con immensa leggiadria, egli invece se ne stava goffamente piegato sulle ginocchia senza quasi staccare la pianta dal pavimento. Quando ormai l’equilibrio lo aveva completamente abbandonato, cadde dolorosamente sulla schiena impegnando tutti gli abiti d’acqua. Nulla al mondo, frenò le grasse risate del migliore amico.

《Sei maldestro, te lo avevo detto..》

《Molto utile Rose.. e tu che cazzo ridi, aiutami!》Le sette di sera erano ormai giunte, ed i ragazzi controvoglia s’affrettarono a lasciare quell’incantevole posto per far rientro alle proprie abitazioni in vista della cena che di lì a poco, avrebbero dovuto consumare. Una fasciatura cingeva il braccio sinistro del ragazzo, che ancora apposta incolpava senza reale intenzione l’amica non più intenta a chiedergli ancora una volta scusa, ma al contrario, sulla difensiva, quasi offesa. Una musica orecchiabile e dolce riempì i canali uditivi dei tre, e poco dopo, Rose afferrò il telefono cellulare dalla tasca del proprio cappotto.

《Pronto? Zio Harry! Sì è qui con me.. Al, ti vuole.》

《Pronto papà? Si lo so avremmo dovuto chiamare, scusateci.. si stiamo torn—》

《È ROTTO TI DICO!》

《STAI FACENDO UN SACCO DI SCENEGGIATE!》

《SALAZAR DEVE FULMINARMI SE ESCO DI NUOVO CON VOI DUE! SILENZIO! Dicevi? Si è Scorpius, è con noi.. come? Oh.. d-d’accordo. Scorp, è per te.》

《Come si usa questo affare.. Pronto? Professor Lupin! Come sta? La sento ma non la vedo.. ah è normale?.. Le giuro che qualsiasi cosa sia non sono stato io, da quando la McGranitt mi ha assegnato il mastino da guardia sto facendo il brav.. ah, niente riguardo la scuola? ….Ho capito, a presto allora.》Pallido molto più del suo solito colorito, il biondo passò l’oggetto alla legittima proprietaria, ispirando a fondo.

Vuole che venga a casa con voi, dice che vuole.. parlarmi, e che mi riaccompagnerà lui a casa.》

 











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Salve a tutti!

 In questo periodo sono proprio… bloccata, ci ho messo tre giorni per scrivere questo capitolo! Naturalmente nel prossimo ne vedrete delle belle, io intanto spero di avervi divertiti un po’ descrivendo uno Scorpius alle prese con il mondo babbano!

Ringrazio di cuore tutti i seguaci (ma chi è, Lord Voldemort?!) della mia storia, ed un grazie speciale a paige95 per il continuo supporto! Auguro a tutti voi di passare delle stupende feste♡

Alla prossima!!♡♡

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Capitolo 7
*** Stupore/fastidio. ***


24.12.2021 {Ottery St. Catchpole; 20:35 P.M.}
Il tragitto quasi giunto al termine aveva letteralmente portato i tre a sfiorare lo sfinimento, il gelo della sera era ormai sceso da qualche minuto aggravandosi a causa dell’umida atmosfera già presente in città, inoltrandosi anche sotto i pesanti vestiti e sin dentro le ossa. I proprietari di ogni negozio avevano calato mano a mano le serrande affrettandosi a raggiungere i mezzi di trasporto –che tanto affascinavano Scorpius impaziente di mettersi alla guida dei presunti una volta che Albus avesse conseguito la patente babbana- per dirigersi alle proprie abitazioni, e trascorrere quella gaia e perlopiù religiosa ricorrenza con gli affetti più cari. Coprire il tragitto che separava la normalissima Londra dalla Tana a piedi, non era proprio il massimo, eppure tutti loro ebbero rifiutato le proposte della parte opposta del tefelono dell’essere venuti a prendere, d’accordo sul fatto di concludere la giornata così come l’avevano iniziata. Le rumorose conversazioni accompagnarono il lungo cammino rendendo l’affaticamento fisico un po’ meno persistente, ciononostante, il grosso macigno situato alla bocca del duodeno del più alto del gruppo non accennò a sparire, e ad ogni passo ch’egli muoveva verso la struttura, il suo corpo pareva ribellarsi al cervello tanto che superata una soglia mentale, questo rievocò la dettagliata spiegazione del professore di Difesa Contro le Arti Oscure, sospettando che in qualche modo, stesse inducendosi da solo la maledizione Imperius. Il solo pensiero di trovarsi in quella casa, circondato da sagome appartenenti ad una famiglia che da tre generazioni a quella parte, la metà dei membri ne erano stati perseguitati, combattuti ed uccisi dalla propria, lo angosciava al punto da desiderare di essere al proprio Maniero, in compagnia delle ultime persone che al mondo aveva voglia di incontrare e trascorrere del tempo, anche minimo, insieme. Molteplici volte era stato ospitata a Grimmauld Place dai coniugi Potter, a parer suo, completamente neutrali alla sua presenza tra quelle mura e nei riguardi della forte amicizia con il secondogenito, e la loro presenza avrebbe sicuramente infuso un senso di tranquillità ed in qualche modo, protezione nell’animo del biondo. Ma di certo, i loro sorrisi non avrebbero fermato affatto le stranite e disgustate occhiate dal resto della combriccola, nel caso dei suoi coetanei. Dagli adulti, indubbiamente si aspettava un atteggiamento educato, composto e formale, privo di qualsivoglia confidenza. L’ospitalità, certamente, non rientrava nei parametri che la sua coscienza riteneva obbligatori, per cui, di certo l’idea che potessero invitarlo a trattenersi non sfiorò neanche i meandri della sua mente. Il confine fu dunque oltrepassato, ed in lontananza si poteva tranquillamente scorgere per la sua smisurata dimensione, quella che in principio altro non era che un porcile con l’aggiunta di qualche camera, divenuto il ritrovo di una delle famiglie più felici e discusse in entrambi i fronti dell’intero mondo magico. Alla vista della sfavillante luce occupante ogni finestra del piano terra, un’improvvisa entità indefinibile composta da quello che al suo fulmineo tocco pareva semplice vento freddo, accarezzò con le sue glaciali falangi la schiena del giovane mappando i lati del suo busto sino a posizionarsi sotto le ascella, conficcando le unghie acuminate nella sua carne penetrando in profondità fino a quando non riuscì a farsi strada nel petto, e stringere il suo cuore tra i palmi artici. La sua testa, poggiata sulla sua spalla cospargendo gli agghiaccianti respiri nell’incavo del suo collo. Le sue gambe, stette attorno alla sua vita in un inflessibile abbraccio opprimente, che lo avrebbe accompagnato in quella impresa. La brillantezza nelle cerulee iridi del biondo svanì riportando un flebile pellicola opaca su di esse, facendogli serrare la mascella ed indurire i tratti somatici, riportandolo al rude aspetto che mostrava quotidianamente al resto del mondo. In un istante, adottò la sua solita attitudine asociale ed altezzosa, aveva alzato gli scudi costruendo una insormontabile recinzione ad alta corrente elettrica, pronto a proteggersi da qualcosa che in ogni caso lo avrebbe ferito. Da qualcosa che lo avrebbe attaccato. O forse, proteggendo gli altri proprio da se stesso. A quella visione inaspettata, Rosie estrasse d’istinto la macchina fotografica con cui poche ore prima aveva immortalato un prezioso momento, constatando di trovarsi attualmente dinanzi alla stessa persona che fino all’inizio dell’anno passato, odiava con tutte le sue forze. Quello sguardo, l’inquietava da morire. Inghiottì un rivolo di saliva fermatosi in gola, avanzando il passo per tenersi appena più avanti del compagno, dandogli una leggera pacca sulla schiena per annunciare la sua morale vicinanza, prima di superarlo tentando di trasmettergli la sensazione di poter essere per lui, una specie di guida.
 
Il camino accoglieva al suo interno un fuoco che ardeva da molte ore ormai, ma non era certo quella la primaria fonte di calore che avvolgeva i cuori di ogni singola persona presente in quella abitazione. Innumerevoli stoviglie erano impegnate a darsi da sole una profonda ripulita, sgrassandosi dai residui d’olio e di cibo di vario genere seccatosi o rimasto attaccato al metallo delle pentole, per poi asciugarsi e tornare ai servigi della Regina di casa, amorevolmente intenta a preparare una deliziosa cena dando atto di tutta l’arte culinaria in suo possesso, irreplicabile da chiunque. Né sua figlia, né tutte le nuore e nipoti erano mai riuscite a reiterare una sola delle sue ricette, da un semplice dolce ad un composto sformato, come quello che attualmente stava dorando nel forno. Preparava tutto con abilità e maestria, utilizzando le sue stesse mani senza un briciolo d’ausilio dalla magia, ed un particolare ingrediente che non era possibile comperare nelle botteghe, o trovare in una credenza. La Tana, era il ristorante migliore in tutto il globo terrestre.
Tutti, stavano comodamente rilassandosi in quella tranquilla –per quanto possa essere una cena dai Weasley- giornata, e godendosi le meritate ferie dal lavoro consapevoli che quando l’orologio del mattino seguente avrebbe spaccato le otto, avrebbero dovuto tutti stare ai precisi ordini di Molly, e far tutto ciò che era in dovere ed in programma per far trascorrere un piacevole pomeriggio agli ospiti venuti da lontano, apposta per porgere i loro auguri alla famiglia. Era un’occasione doppiamente speciale quella, poiché Charlie, e perfino Ron ed Harry solitamente obbligati alle loro mansioni, erano riusciti ad esserci. La felicità corrente era palpabile, riconoscibile soprattutto nelle risa e nelle urla divertite della nuova generazione di apprendisti maghi, il futuro del loro mondo. Roxanne, Dominique e Molly Jr. sedevano in terra a gambe incrociate sul tappeto di quello che era il salone, tra le poltrone e i divani occupati da Lily –distesa senza un minimo di compostezza-, Louis e Hugo. Ammazzando il tempo in attesa di placare l’appetito cresciuto già al calar del sole, giocavano una partita a Imperio o Veritaserum, cogliendo ogni possibile risposta per umiliare gli adorati cugini, o metterli alle strette con domande indisponenti per costringerli a pagare pegno. Lucy giocava con Ron agli scacchi dei maghi, mentre al piano di sopra, James e Fred Jr., appuntavano ultimi ritocchi al piccolo ed innocui scherzo che l’indomani avrebbero messo in atto. Le signore Weasley presero ad apparecchiare il tavolo magicamente allungato di qualche metro, mentre gli uomini cercavano invano di sgraffignare qualche tartina già posta sui grossi piatti bianchi nel centro, e di tanto in tanto richiamavano i loro figli dopo essersi fatti raccontare da Ted, ciò che il supplente e la preside avevano riferito riguardo il loro profitto. Stette però attento ad omettere, anche perché la commozione stringeva ancora il suo animo al pensiero, che Lily si era trovata ad affrontare un’intera notte di punizione, per aver pochi giorni prima colpito violentemente in viso un Corvonero, poiché alla fine di una delle tante lezioni, un professore aveva accennato allo studio dei Lupi Mannari dopo le vacanze natalizie, ed il ragazzo in questione aveva pesantemente offeso le suddette creature. L’albero ricoperto di luci e speciali decorazioni appese ai rami del pino ognuna ritraente un nipote, donava un magnifico tocco all’abitazione, ma la posizione in cui era stato messo, impediva agli individui nel salone di scorgere le tre figure intente a percorrere il prato della collina. Arthur stava sfornando la carne per poi aggiungerne la salsa alle carote, quando il campanello trillò richiamando l’attenzione di tutti. In un attimo, l’umore generale –in special modo quello giovanile- si sconvolse totalmente, ognuno si raddrizzò a sedere preparandosi psicologicamente ad assistere alla vista di un Malfoy fare ingresso per la prima volta nella Tana dei Weasley, ed il volume generale tese a moderarsi. Non mancarono battute di ogni genere proferite a voce bassa, ridacchi conseguenti, e mormorii fin troppo quieti. La padrona di casa, slegò il grembiule che portava alla vita intimando ai presenti di essere quantomeno sciocchi possibile, precipitandosi all’uscio per poi spalancare la porta. La ventata di calore che accolse i ragazzi fu esageratamente piacevole, tanto da colorare le loro gote in pochi istanti. Rose, si gettò nettamente tra le braccia della nonna, che non avendo ricevuto la stessa reazione dal nipote, dovette osservarlo con un sopracciglio alzato prima di comprenderne la ragione, certa che egli non volesse manifestare troppo affetto davanti all’amico.. ed invece, entrambi –malgrado la fasciatura intorno al collo ed il braccio del biondo-, erano coperti di buste e pacchetti. Ridendo di gusto, la giovane dagli indomabili ricci ne raccolse qualcuna, sfrecciando oltre l’entrata per consegnare i regali ai cugini da aprire allo scocco della mezzanotte, e porgere i dovuti saluti generali. Albus la imitò. Scorpius, non si azzardò a mettere piede in casa, prima di ricevere l’invito a farlo.
Caro, che piacere averti qui. Ti prego, entra pure. Fred, James, venite giù!
Molte grazie signora Weasley, il piacere è mio mi creda.La donna poggiò delicatamente il palmo di una mano sulla sua schiena accompagnando i passi, richiudendo poi la porta alle loro spalle, dopo aver chiamato all’appello i due giovani che invece, erano decisi a non scendere fino a quando l’intruso non sarebbe andato via. Apparentemente agli attenti occhi del ragazzo, tutto entrava nella perfetta normalità. Fu pacatamente salutato da tutti, forse in modo più coinvolgente dai coniugi Potter. Non era esattamente come se lo era immaginato, e l’ombra presente sulla sua schiena, parve affievolire la sua presa arpionata. Prima che egli potesse raggiungere il suo insegnante, colei che lo aveva accolto gli si parò dinanzi sorreggendo sotto il suo naso un vassoio di biscotti fumanti, rivolgendogli un dolce sorriso.
Prendi caro, mi sembri un po’ sciupato.
Oh no, sono a pos.. cioè, grazie, accetto volentieri.Sul punto di rifiutare quella leccornia, Albus strabuzzò gli occhi in sua direzione scuotendo energicamente il capo, in un chiaro segno che quella, non era una scelta facoltativa. Il tutto, procurò non poco divertimento nelle espressioni di chi si era trovato ad assistere.
Sono deliziosi, non ne ho mai assaggiati di così buoni.
Oh Scorpius sei un giovanotto così gentile, te li metto in una scatola così puoi portarli a casa tua! Mangiali, devi irrobustirti sei troppo esile!
Allora è vero che controlli le menti ragazzo, non permette mai a nessuno di mangiare il dolce prima di cena e tantomeno ha mai ceduto del cibo da portare via a qualcuno, se prima non lo ha invitato a cenare con noi.
George Fabian Weasley, sei un maleducato, fila a tagliare il roastbef! Via di qua! Non ascoltarlo caro.Il gemello in rosso incassò i lievi schiaffi di sua madre sul proprio braccio, sorridendo in modo genuino al ragazzo malgrado tutti fossero palesemente increduli e quasi mortificati dalla frase uscita dalle labbra dell’uomo. Ma Scorpius, abituato agli ammiccamenti del Fred situato nel quadro all’interno dell’ufficio del preside ad Hogwarts, non provò alcuna forma di rabbia, rancore o fastidi. Sotto gli occhi interdetti dei presenti, quasi arrivò a ridere. Finalmente, arrivò il momento che ormai tutti stavano aspettando da parecchie lune. Harry, salì personalmente ai piani superiori costringendo i ragazzi a scendere in vista dell’annuncio imminente, anche se questi ignorarono del tutto il loro compagno di scuola, e quando tutti furono in cerchio intorno alla tavolata, Ted e Victoire si scambiarono sguardi complici, prima di unirsi lateralmente in un abbraccio, e lasciare completamente perdere i giri di parole. Si schiarirono le gole, prendendo fiato.
Famiglia, io e Ted aspettiamo un bambino.
E durante il prossimo anniversario della vittoria della seconda guerra magica, ci sposeremo. Scorpius, ti ho fatto venire qui perché tu, zia 'Cissa e zio Draco siete invitati.Com’era prevedibile che fosse, versi d’approvazione, urla, pianti e vari salti in giro per la stanza, scoppiarono non appena l’uomo terminò la frase. I crini di Lucy avevano completamente cambiato il loro aspetto, arrivando a toccare abbondantemente il pavimento in una cascata di onde dei colori dell’arcobaleno. Dominique invece, stava inondando il viso delle sue stesse lacrime imprecando in francese contro la sorella per non averglielo detto prima, anche se la gioia superava di gran lunga quel rancore sostanzialmente inesistente. Lei, come tutte le altre ragazze, corsero senza lasciare quasi spazio ai maschi ad abbracciare i due fino quasi a stritolarli, e posare piccoli baci e carezze sul ventre ancora piatto della bionda, tra il divertimento ed il nodo alla gola dei genitori, già al corrente di tutto. Dopo varie congratulazioni e strette di mano con i restanti, passarono pochi minuti prima che l’unico che in quella situazione era estraneo, manifestasse la fretta ad andare via. Tranquillizzò l’amico respingendo la possibilità di restare che gli era stata data, lasciando quell’abitazione tra saluti e sorrisi, incrociando per l’ultima volta lo sguardo di Rosie, prima di sparire oltre la porta ed imboccare la strada per il Manor Malfoy, che avrebbe raggiunto da solo, sgranocchiando i biscotti che Molly gli aveva gentilmente donato. Sua nonna, era andata a trovare Andromeda, suo padre, era rimasto al lavoro. Ne aveva di ore bucate da trascorrere prima di andare a letto.
 
25.12.2021 {La Tana; 13:01 P.M.}
La domanda, quando i due migliori amici piantarono sfiniti gli occhi gli uni negli altri, sorse spontanea senza bisogno di espletarla a voce alta: come mai Molly, non si era mai arruolata negli Auror anche dopo aver fatto parte dell’Ordine della Fenice. Oltre alla bravura nel combattimento già precedentemente dimostrata in più occasioni, ella possedeva una capacità di dirigere gruppi e circostanze, che quasi faceva invidia a Harry stesso pur essendo a capo dell’esercito. I due infatti, da ore sottostavano ad ogni capriccio dell’adulta signora nel rendere impeccabile gli interni della struttura in cui la sera prima i nipoti avevano dormito, e di conseguenza sporcato, mentre ella s’accingeva a rifinire e dare ultimi ritocchi ai quattro maglioni fabbricati a mano, le cui iniziali dei nomi dei componenti della famiglia presto in loro compagnia, erano riportate in maiuscolo sul petto. Le donne del nucleo familiare, avevano trascorso l’intera mattinata nell’ascolto di una messa religiosa, accompagnate dalla maggior parte dei ragazzi. I restanti, avevano dormito sino a tarda mattinata a causa della notte passata in bianco tra loro, e quella volta finalmente erano stati davvero tutti insieme, in maniera mista senza essere costretti a riunirsi in gruppi di un solo genere, in una delle Sale Comuni, quando nessuno poteva notare presenze estranee. Solo ora che tutti avevano fatto ritorno erano scesi in cucina, ad aiutare i nonni con gli ultimi preparativi, ed incartare i regali destinati agli Scamander. Questi ultimi, puntuali come un orologio svizzero, si erano materializzati dinanzi l’entrata della dimora, battendo sul duro legno. Immediatamente vennero ospitati col più travolgente degli entusiasmi, come solo i veri amici di quella fantastica gente potevano ricevere. Luna, ormai cresciuta anche se ben poco in lei era mutato, ora collaborava nella gestione del Cavillo, in circolazione anche al Castello, i cui articoli principalmente consistevano nel narrare gli avventurosi viaggi dei coniugi legati dalla medesima passione, e di tutte le creature e gli animali incontrati nei vai luoghi terrestri la cui esistenza prima della loro scoperta, era ancora ignara, con annesse foto ed interviste. Lysander, che aveva ereditato la padronanza della scrittura e della costruzione giornalistica allo stesso modo del nonno paterno, faceva da qualche anno parte di un’attività presente tra le mura di Hogwarts riservata agli studenti stessi, i cui soggetti iscritti ad essa avevano ottenuto l’approvazione dal Ministero, di dedicare un’intera pagina della Gazzetta del Profeta riportando su questa i fatti e le novità correnti a scuola. Il pranzo fu servito in pochi minuti, perciò, come tradizione voleva, il capofamiglia doveva impegnarsi a recitare una preghiera iniziale. Peccato che, dovettero attendere un’altra ora e mezza circa per iniziare il banchetto, dato il fatto che dopo aver lasciato tintinnare i contenitori in vetro traslucido tra loro ed aver gustato la fresca bevanda appositamente fatta fermentare due settimane per ricavarla artigianalmente ingerendone il liquido in essi, non appena qualcuno osava schiudere la mandibola, dalle labbra fuoriuscivano bolle di sapone fino a quando queste non venivano nuovamente unite. Gli unici, a non dover attendere che l’effetto svanisse, che erano anche coloro che si erano offerti di riempire i bicchieri furono tre persone, che avevano bevuto una porzione salvata solo la sera prima della miscelazione, tra cui James e Fred Jr., semplicemente piegati dal riso nell’ascoltare le ramanzine dei parenti ovattate dal suono di piccole sfere brillanti in fase di esplosione. Loro, avevano ormai preso di mira ogni persona a loro affezionata.. a parte la terza, i quali mai si erano azzardati a burlarsi di essa: nonna Molly, a metà tra l’indignazione ed il sarcasmo. I due forestieri, intrattennero come previsto coloro che cordialmente gli avevano permesso di prendere parte a quell’occasione per trascorrere finalmente del tempo insieme dopo molti periodi di assenza e lontananza, ammaliando con i loro discorsi pressoché sincronici le fantasie dei più giovani, quando d’un tratto, il rumore di un becco non distraete tutti, portando Hugo –più vicino di tutti alla finestra- ad alzarsi e lasciare entrare in casa la maestosa creatura nera come fuliggine dagli occhi gialli. Questa, planò sul tavolo fronteggiando Rose, che sconcertata non accennò a muovere un dito verso di lui. Questo emise qualche piccolo bubolo non appena Albus si sporse a raccoglierlo per carezzare il morbido piumaggio. Alle zampe, due pacchi erano legati. Il moro provvide a sciogliere i nodi raccogliendo qualche noce dal tavolo per porgerla al volatile, che accettò mordendogli piano un dito prima di raccogliere il suo premio.
E’ il gufo di Scorpius. Nonna, nonno, questo dovrebbe essere per voi.Il giovane rispose ai taciti dubbi dei presenti sorpresi avendo letto i messaggi allegati, porgendo poi una scatola ai diretti interessati, che ad alta voce recitarono le righe riportate sul pezzo di pergamena.Cari signori Weasley, mi rincresce essermi presentato in casa vostra a mani vuote, specie dopo aver mangiato quella autentica specialità che mi avete offerto. Spero possiate gradire, nonna ‘Cissa l’ha fatta per voi, anche se non credo sia buona come quei biscotti, ma mia madre la faceva così. Buon Natale, Scorpius M.Emozionata, la donna scoprì il pacco tirando fuori una gradevole alla vista e all’olfatto, torta alle mandorle e cioccolato. Ma ciò che sbigottì tutti, era il secondo recapito. Il gufo era andato a cercare la rossa, giacché era indirizzato a lei.
Questo invece è tuo, cuginetta.Essendosi accertato che la posta fosse stata correttamente consegnata quando Albus allungò la scatola al destinatario, il gufo salutò levando il proprio grido per poi tornare sulla propria strada. Rose, teneva tra le mani quell’oggetto senza respirare, e dopo qualche secondo di titubanza, il grido di Roxanne spezzò quell’imbarazzante silenzio. L’unico a sorridere soddisfatto, era proprio Albus.
《CHE STAI ASPETTANDO?! LEGGI!》
《Sì e ad alta voce, prego!》
Quando anche Lily si unì alla bruna, con un assurdo timore la ragazza scartò il nastro che teneva la pergamena, recitando le parole. Fiorellino, ti avevo detto che non si dovrebbero usare cose che non funzionano, e lo confermo. Spero ti piaccia, non andartene più in giro con quell’affare. Fa’ come se fosse una specie di riconoscenza per l’aiuto che mi hai dato, i miei voti stanno salendo alle stelle. Buon Natale, S. H. Malfoy. P.s: questa mattina sono stato al San Mungo. Il braccio è rotto.La reazione delle ragazze bastò ad esprimere tutto ciò che pensavano, eppure, quando la carta dorata rivelò una macchina fotografica non ancora distribuita nei negozi del mondo magico, non poterono mancare piccoli urletti, domande piuttosto inquisitorie dai ragazzi e zii, e occhiatacce che niente di buono promettevano, da parte di un infastidito Ron, e un furibondo Lysander.

 
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Salve a tutti!
Un buon anno a tutti voi, anche se in esagerato ritardo nei tempi reali e assolutamente arretrato rispetto al capitolo :’D
Volevo chiarire un po’ di cose.. non vogliatemi male, ma questa è una cosa che io immagino da parecchio, pareeecchio tempo. Audrey, moglie di Percy, è una mezzosangue. Padre babbano, madre strega. Sua nonna materna, era una Metamorphomagus, come Tonks, ed ha passato le sue caratteristiche alla nipote, che a sua volta ha passato a Lucy, Molly Jr. invece, è ‘normale’. Magari quel che ho pensato riguardo a come lo ha scoperto, posso descriverlo in uno spinn-off perché è una storia molto complessa. Comuuunque, spero vi sia piaciuto! Ringrazio tantissimo GinnyChase04 per aver inserito la storia tra le seguite, e
Traceracer25_7180_recar_  per averla inserita tra le preferite. Un grazie speciale a paige95 per il costante supporto!
Alla prossima! <3


 Audrey Weasley (neé Smith) -ex Tassorosso.-
 Charlie Weasley.
 Rolf Scamander. -ex Tassorosso.-

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Capitolo 8
*** Prese di coscienza. ***


02.02.2022; {Londra Magica; Casa Weasley-Granger, 20:09 P.M.}

Lentamente, Hermione sfilò la toga scura dalle proprie spalle posandola sull’appendiabiti nel disimpegno del corridoio, mantenendo una solida capacità di autocontrollo malgrado il suo volere, fosse solo quello di abbandonarsi pesantemente sull’isoletta del divano ad angolo che costituiva parte del mobilio del salone, ed assopirsi. La tensione però vinceva la stanchezza: al Ministero era giunta voce che finalmente, dopo tre settimane di lontananza ed una quasi totale assenza di colloquio –che solitamente non presagiva alcun fatto positivo-, Ron avrebbe fatto ritorno a casa, vittorioso dalla missione la quale era stato assegnato. Non poteva certo dormire in un momento simile, ansiosa di riabbracciare suo marito. Si limitò quindi a fissare il vuoto soprappensiero, prima di recarsi ai fornelli ed accoglierlo nel migliore dei modi. Sapeva che di li a poco avrebbe scaricato tutta la tensione accumulata in quei giorni, ma non poteva controllarlo. Insieme loro due, ne avevano passate talmente tanche che ormai malgrado la consapevolezza che alla fine si sarebbero sempre ritrovati, non poteva evitare di lasciarsi invadere dai ricordi delle esperienze passate, e dalla costante paura di non vederlo mai più, come aveva rischiato di fare in passato. Perché ogni volta che per una qualsiasi ragione venivano allontanati, qualcosa di terribile accadeva. Quella specifica premura però pareva averla soltanto la metà della coppia, poiché all’uomo non era evidentemente bastata la battaglia che aveva segnato le esistenze di tutti separandolo anche da un pezzo importante del suo cuore, aveva infatti scelto il seguente settembre così come il ragazzo sopravvissuto di non tornare a frequentare l’ultimo anno scolastico a differenza della fidanzata, optando per la scelta di arruolarsi. Più volte aveva sostenuto dalla fine di quell’incubo di sentire dentro di sé il potenziale, di non avere più motivo di sentirsi all’ombra del proprio migliore amico, di valere a lui in egual misura e forse anche più, anche se questo piccolo particolare era sempre rimasto un segreto tra di loro, mai confessato. Il suo movente era la sete di giustizia, il voler indirettamente vendicare le ingiuste vite spezzate quel giorno e ristabilire la pace in quel mondo che ormai, andava solo e soltanto curato. Ed anche se aveva ricevuto dal primo momento l’assoluto sostegno della strega più brillante della sua età, quest’ultima non poteva fare a meno di sentire un’angoscia persistente attanagliarle l’animo, ed il dovere di silenzio contribuiva a massacrare la sanità che la sua mente custodiva, poiché ogni qualvolta provasse ad intimare al coniuge la pericolosità e le possibili conseguenze al suo prossimo gesto eroico, zizzania trovava terreno fertile per nascere e scatenare una lite avente per oggetto la mancata fiducia, la scarsità di valore, e la possibile ipotesi di ‘non essere bravo abbastanza’. Da anni ormai, la donna si limitava nel trasmettergli raccomandazioni pignole, e godersi il più possibile il tempo che separava Ron dalla partenza. Non si celavano malizia o cattiveria nelle sue gesta, semplicemente un casto e profondo amore tormentato dalla paura. Adesso però, avvertiva una piacevole ondata di calore, quella familiare sensazione paragonabile al momento in cui si torna a casa in una sera d’inverno da una lunga e spossante giornata al freddo, e ad attendere il rientro c’è il conforto del camino ardente, e l’odore di biscotti. Quel che provava lei poi ogni volta che lo incontrava, anche se solitamente, era lui a ricevere materialmente tutto ciò. L’accoglienza che ricevette quella sera però fu tutt’altra.
L’uomo avrebbe potuto smaterializzarsi apparendo direttamente nella doccia della casa che aveva fatto costruire appositamente per la sua sposa, rassomigliante ad un residence dall’aspetto rustico, interamente in legno e situato nel mezzo di una distesa verde circondata da diverse varietà di fiori,  proprio come se lo immaginava lei prima di congiungersi a lui per la vita. Invece, preferì collocarsi al di fuori dell’abitazione, e picchiare un paio di volte alla porta. Affranto, non reagì come sapeva ella si sarebbe aspettata, ma nonostante il dispiacere per non coprire seduta stante la mancanza accusata in entrambi, egli varcò la soglia senza degnarla di uno sguardo gettandosi a peso morto dove poco prima era adagiata la moglie, incurante degli abiti sporchi di terriccio e qualche altra sostanza colma di batteri che portava indosso. Lo sguardo di Hermione vagò sul suo corpo ferito in più punti cercando poi un contatto visivo, e quando i fanali blu del rosso s’incastonarono nei suoi occhi, capì che qualcosa era andato storto. Ron ebbe infatti con l’aiuto di una squadra da egli stesso seguita durante gli addestramenti, scovato alcuni dei maghi oscuri marchiati dal simbolo del male ormai sconfitto anni addietro e non, complici del rinomato rapimento che un decennio addietro venne commesso, del quale molti giovani ancora forse stavano ristabilizzando un ordine morale e psicologico, nel tentativo di liberarsi di immagini e torti brutali subiti. Ma purtroppo, niente e nessuno aveva potuto evitare l’omicidio di un suo caro collega, coetaneo del proprio nipote acquisito, a cui era stata concessa la partecipazione a quella missione vista la sua eclatante bravura fin troppo elevata rispetto agli apprendisti della sua età. Una piccola distrazione finita in tragedia, tormento del quale non riusciva proprio a farsene una ragione. Quando l’artefice dell’omicidio puramente voluto era stato catturato e legato di modo che non potesse fare movimenti, forte era stata la tentazione di mettere fine alla sua inutile esistenza, considerando il fatto che esclusivamente per gli Auror l’utilizzo delle Maledizioni senza Perdono poteva essere in alcuni casi giustificabile, si era trattenuto, consegnandolo a coloro che lo avevano condotto ad Azkaban. Tra pochi giorni infatti, colei che in quel momento era in ginocchio davanti alla sua sagoma spenta, avrebbe tenuto un processo in merito. Ed era questo che ora, doveva evitare cercando di espletare al migliore dei modi le sue motivazioni.
Ronald?
Avevi ragione tu, Hermione. Non avrei mai dovuto accettare questo lavoro, o almeno avrei dovuto tenere un rapporto più professionale con tutti gli altri. Sono un buono a nulla..Stancamente, l’uomo passava una mano nei suoi crini rossi leggermente bruciacchiati, in maniera piuttosto esasperata. Ora però, aveva seriamente messo all’erta la sua interlocutrice.
Che cosa significa? Certo che non lo sei.Stranamente, i tentativi di lei di infondergli ristoro e conforto lo irritarono, mai come quella volta aveva odiato il suo essere in contrasto con lui. Doveva in qualche modo farle capire le ragioni delle sue affermazioni, ma farne parola avrebbe contribuito a rendere tutto reale.
Ne abbiamo perso uno ed era sotto la mia custodia, te ne rendi conto?! Domattina devo andare io a bussare alla porta della sua famiglia. Aveva una fidanzata Hermione, aveva un futuro!
Non vuol dire che sia stata colpa tua! Sapete tutti, avete sempre saputo quanto tutto quel che fate sia incerto, perché ti colpevolizzi in questo modo?
TU NON HAI IDEA DI COME MI SENTA! NON SAI COSA VUOL DIRE VEDER MORIRE UN TUO COMPAGNO DAVANTI AGLI OCCHI SENZA POTER FARE NIENTE!Malgrado la notizia avesse scosso anche lei, quel che più le premeva in quel momento era destare il marito da ogni senso di colpa. Non si aspettava di certo, che lui si alzasse di scatto fumante di una rabbia mai vistagli in viso prima d’allora, sputandole contro il suo tono più velenoso piuttosto animatamente. Senza interrompere lo scambio di sguardi, ella si alzò fronteggiandolo –grazie all’ausilio delle scarpe alte che ancora aveva ai piedi- assottigliando poi gli occhi a due fessure.
Invece lo so benissimo.Fin troppo calma, diede poi le spalle al ragazzo incamminandosi al piano superiore senza voltarsi. D’istinto, Ron fece per bloccarle un polso, ma fu troppo lento rispetto ai suoi movimenti. Dapprima cadde su ste stesso, per poi raggiungere la cucina dalla quale un invitante profumo stava salendo. Senza pensarci su sollevò il coperchio di una pentola in acciaio mescolandone il contenuto con un cucchiaio di legno lì vicino, prima che la moglie ne sequestrasse l’utensile strappandoglielo quasi di mano. Stranito, la osservò in modo interrogatorio prima che lei spostasse una sedia dal margine del tavolo, facendogli segno di accomodarsi, notando quasi subito il vasetto bianco tra le sue mani. Non se lo fece certo ripetere due volte.
Vuoi mangiare zuppa e terra? Giù le mani dalla mia cucina, Weasley.Un innocente sorriso comparve sul volto stanco del rosso, beato tra le coccole che la donna ora gli stava lasciando sulla pelle, spalmandogli dolcemente una crema curativa all’essenza di Dittamo sulle ferite fresche visibili, che di norma teneva nell’armadietto dei medicinali nel bagno principale. Avrebbe sicuramente preferito che gli dicesse una qualsiasi cosa, ma sapeva che non gli avrebbe rivolto parola per tutta la sera se prima non si fosse scusato. Allungò una mano a carezzare i boccoli ribelli, portandone qualcuno dietro l’orecchio. La bellezza di sua moglie, non sfioriva mai.
Mi dispiace tanto tesoro, sono completamente distrutto. Ho bisogno di dormire, anche se non ho alcuna voglia di altri incubi.
Non ne avrai almeno stasera, ti addormenterai così profondamente da non sognare nulla.
Lo spero tanto, perché se c’è qualcosa di peggio di quello che ho passato, è quel che devo affrontare. Hermione, ho un orribile presentimento.
Orribile e fondato?
Durante l’interrogatorio, io.. lui, Arcibel, ha detto qualcosa che mi ha messo i brividi. Senza alcuna ombra di risentimento o ironia, ha ghignato in modo agghiacciante mentre mi guardava, e ha detto.. che potevamo sbatterli dove ci pareva e piaceva, perché tanto quel che avevano preso alle loro vittime non avremmo più potuto restituirglielo.. E lui non ha solo ucciso McNeal, ha partecipato alla cattura di tutti quei bambini.. Devo dirlo a Harry, secondo te?In quel preciso istante, tutto ciò che era tra le affusolate dita della strega s’infranse in terra. Spaventata a morte, si era portata una mano al cuore, e l’altra alla bocca spalancata. Le borse sotto gli occhi del marito erano violacee, l’espressione assente ed il tono tremante. Uno dei motivi per il quale aveva probabilmente scelto il mestiere sbagliato, era la sua impossibilità di indurire il proprio cuore ed affrontare determinate faccende senza rimuginare più del dovuto, e sfumare nel tempo i dispiaceri che i criminali gli infondevano.
Devi correre da lui subito! Devo convocare immediatamente il Wizegamot, bisogna interrogarli tutti davanti all’intera corte senza che la cosa sia resa pubblica fino a conti fatti!
Non lo so Hermione, non corriamo così.. ma santa Morgana, i ragazzi se lo sarebbero ricordati, no?
 
07.02.2022; {Hogsmeade; Da Madama Piediburro.}

Insomma, perché tutto questo scompiglio? Ha soltanto avuto il gentile pensiero di ringraziarmi in qualche modo, non è niente di grave!
Per me zio Ron fa bene a darti una strigliata, stai troppo appiccicata a Malfoy, così ti rovini la reputazione con tutto quello che si dice di lui al Castello e rovini anche la nostra per tutto il resto. Va bene che ora lo stai aiutando con lo studio perché la McGranitt te lo ha imposto, ma direi che inizia ad essere un po’ troppo. Non vorrai che s’innamori di te, eh cugina?Fortunatamente, i crini sciolti ad incorniciarle il volto scendevano morbidi sulle sue orecchie, altrimenti quasi tutto il locale avrebbe potuto schernirsi del rosso presente dalle sue spalle in su. Le gote della quindicenne assunsero la medesima tonalità dei mattoni che costituivano l’esterno del negozio di suo zio George, e quasi non le andò di traverso l’Acquaviola che stava sorseggiando. James sapeva perfettamente in quali punti premere per metterla alle strette, e forse l’indignazione era la maggiore causa di quella reazione improvvisa. Odiava il fatto che a causa propria si creasse confusione tra i suoi cari, di certo non avrebbe mai voluto fare in modo che le voci di corridoio potessero disturbare in qualche modo la quiete ed il nome della sua famiglia, anche se alle volte, trovava stretto il modo in cui avevano impostato certi pensieri. Fino a poco tempo fa erano i maghi Purosangue a infangare il nome di coloro che appartenevano ad una classe sociale differente dalla loro, ed ora era lei a non poter essere amica di uno di questi? Eppure, la sua stessa migliore amica lo era. I suoi cugini lo erano. Inutile nascondere il fatto che era proprio quel ragazzo il vero problema. Mai aveva dato modo a qualcuno di pensare che guardasse Scorpius sotto una luce differente, come se poi, ci fosse qualcosa di male. Insomma, avevano tutti accettato l’amicizia corrente tra lui ed Albus. Non voleva certo credere che fosse semplicemente giustificato dai membri della famiglia alla sua casa di appartenenza. Non potevano essere tanto ignobili, non i paladini del mondo magico. Suo padre però, l’aveva sempre raccomandata di distinguersi da lui, di non fidarsi. Eppure lei ci aveva visto del buono, qualcosa che gli stereotipi sul suo cognome non avevano affatto. Era stato come tutti si sarebbero aspettati scritto un volume ancora presente nelle librerie, ove narrati c’erano gli eventi che quello che tutti appellavano come ‘Trio’ aveva trascorso, l’andamento della guerra magica riportata dalle interviste e nozioni fornite da coloro che l’avevano vissuta in prima persona, e c’erano naturalmente riportati i nomi ed i cognomi di tutti, le parti che avevano ricoperto, le imprese buone o malevole commesse. Leggendo e rileggendo quelle pagine, si era per tanti anni convinta di ciò che un libro diceva, lei che sempre si affidava a quei manoscritti in cui c’era riportata la Storia che mai sarebbe morta a differenza dei suoi protagonisti. Aveva ascoltato molto, molto di più di quello che aveva letto direttamente dalle bocche dei genitori e degli zii, aveva creduto di far parte della famiglia più nobile mai esistita e lo credeva ancora fermamente, ma nessuna di quelle fonti a lei tanto care erano mai state più nel torto. Perché davano per scontato che Scorpius fosse tale e quale ai suoi parenti, che scegliesse la cattiva strada a prescindere, che non volesse invece liberarsi da quello che per lui costituiva un peso, l’essere accusato per crimini che fondamentalmente non aveva mai commesso. Perché se mai avessero deciso in un ipotetico ed irreale futuro di stare insieme, sarebbero stati additati, rinnegati? I tempi sarebbero dovuti cambiare e con loro le persone, ed invece, un po’ sentiva che avrebbe avuto sempre torto per gli altri, che non avrebbe mai fatto cambiare idea a nessuno sul suo conto. E in fin dei conti, perché mai avrebbe dovuto curarsi di farlo? Lui stava solo assorbendo il suo sapere e nulla più, non avrebbe mai osato interessarsi a lei. Se quei pensieri poi aleggiavano a detta sua nella mente di una Weasley, poteva soltanto immaginare cosa significasse sentirli per un Malfoy. Ciò che Rose non sapeva, però, era che questa rappresentava l’ultima sua preoccupazione. A lui del suo nome, importava poco e niente. Sapeva bene come sarebbe finita: dopo i G.U.F.O. le loro strade sarebbero tornate a dividersi, e ciò che avrebbero condiviso di lì in poi sarebbero solo stati altri due anni scolastici nella stessa struttura. Mentre quell’assurda conversazione volgeva al termine incentrandosi altrove, due figure fecero capolino dalla porta del ritrovo per le coppie felici, e dopo due minuti d’attesa al bancone, un mago indicò loro una postazione da occupare. Parevano affiatati, tra loro correva una particolare intesa. Sfogliando i menù, la ragazza sorrideva in pace, andando ad intrecciare le dita di una mano con quelle del ragazzo che dava le spalle al tavolo in cui Rose e James sedevano, qualche metro più distanti. Quest’ultimo, strinse talmente forte una mano sul bicchiere che sorreggeva all’altezza del suo naso, da sbiancare le nocche. Fortunatamente, si accorse del suo gesto non intenzionale ascoltando lo scricchiolare di una crepa andatasi a formare sul vetro prima che la riccia potesse accorgersi dello stato d’agitazione che lo stava invadendo. Schiarendosi la gola mentre la rossa si complimentava con lui per i progressi della squadra di Quidditch di cui lui era a capo, posò il piccolo recipiente sulla superficie i legno senza preoccuparsi troppo delle gocce che erano saltate fuori, spostando lo sguardo dalla ragazza di fronte a lui, alla cugina.
Rosie, scusami, chi è quello in compagnia di Alice?Nel sentire quel nome, la giovane si voltò notando che effettivamente, l’amica era nel bel mezzo di quello che aveva tutta l’aria di essere un appuntamento. Sorrise radiosa, constatando che presa com’era non si era accorta della loro presenza. La gioia di Rose però, servì solo ad aumentare a dismisura la rabbia che stava prendendo possesso del moro, anche se com’era giusto che fosse, il suo volto era una maschera greca.
Oh, è uno del Tassorosso, fa il sesto anno. Si stanno frequentando da poco, non sembrava niente di importante a dire il vero.
Quindi non sono ancora stati insieme?
Che vuoi che ne sappia io?!
Beh voi ragazze di solito vi raccontate certe cose, no?
Veramente siete voi che non fate altro che sbandierare le vostre conquiste e ne dovresti sapere qualcosa, Jamie. E poi, perché me lo chiedi?
Perché non si è ancora sentito nulla sul suo conto.
Forse non sono tutti uguali..La risposta che il primogenito dei Potter esordì, non fu altro che un tentativo di nascondere la sincera curiosità più paragonabile alla necessità di sapere. Da un po’ ormai sentiva dentro di se diverse e sconosciute sensazioni quando si trovava a distanza ravvicinata con la figlia del loro professore, e la accusatoria frase della cugina di cui egli stesso era al centro e colpevole, era una delle ragioni per la quale forse la ragazza non accennava perspicacia difronte ai suoi tentativi di approfondire la loro amicizia. Questa volta però le sue intenzioni non erano basate su un’attrazione fisica e basta, ma purtroppo, sentiva perfettamente di non infondere fiducia anche se insieme si trovavano ambedue le parti a proprio agio.
Ora devo andare, Fred mi aspetta ai Tiri Vispi.
Bene, vengo anch’io! Coraggio, fermiamoci a salutare Alice prima di uscire.
No, non vorrei che si domandasse cosa ci facciamo io e te qui.
Oh, ma andiamo!Senza assecondare i voleri della ragazza, James fece il giro lungo passando sul retro dei tavoli impegnandosi a pagare il conto direttamente alla cassa, varcando la soglia di quel luogo che era improvvisamente diventato invadente.

 
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Salve a tutti!
Niente mi sento assurdamente troppo Potterhead in questo periodo e voglio rifarmi con questa storia per la quale ho tantissime cose in serbo, spero non vi abbia turbati troppo, ma potete stare tranquilli anche se nel prossimo capitolo ci sarà bisogno di sfoderare le bacchette!
Ringrazio cioccorana96 per aver inserito la mia storia tra le ricordate, e Pape11 per averla inserita tra le preferite. Ungrazie speciale a paige95 per il suo continuo e meraviglioso supporto! <3
Alla prossima!! <3 <3

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Capitolo 9
*** Tentativi. ***


-Scorta al Malfoy Manor.-
-Scorta scolastica.-



11.02.2022; {Hogwarts; Sotterranei, Aula Pozioni, 04:09 A.M}



Pronta da aggiungere alla propria personale collezioni di Pozioni riuscite alla perfezione, c’era una piccola boccetta ricolma di un rilucente liquido roseo, estremamente acceso. Era la prima volta che tentava di cimentarsi nella preparazione di quel potente fluido, eppure come sempre gli era bastato seguire con totale concentrazione i passaggi riportati sul testo scolastico, preso in prestito da un suo compagno di Casa di un anno più grande. Aveva scoperto sin dal primo anno quell’insolita passione, tanto da aver precocemente realizzato di possedere uno speciale talento in materia, avendo preparato in quella stessa ubicazione in soli quattro mesi all’età di dodici anni, tutti i  compiti che avrebbe studiato poi nel corso dell’intero programma. Tutti i suoi lavori ultimati sino ad allora al di fuori delle nuove fiale giacevano in uno speciale armadietto situato al Manor Malfoy. Quella che ora invece teneva stretta tra le dita, sarebbe stato presto riposto in uno scomparto del proprio baule. Naturalmente, nessuno a parte Albus era al corrente di quella sua personale scorta, che mai aveva utilizzato. Semplicemente, mescolare il liquido all’interno del calderone –in special modo se questo era sufficientemente denso da costringere il ragazzo ad immettere una leggera forza- lo rilassava al punto da ipnotizzarlo, quando osservava il movimento dell’acqua ed i cerchi che andavano a formarsi sul suo specchio nel momento in cui un qualsiasi ingrediente veniva adagiato nella miscela, che fungeva quasi da acchiappasogni ai suoi pensieri negativi che occupavano la sua mente per circa venti ore al giorno.  Inoltre, il giovane amava inalare le fragranze che i vapori del preparato rilasciavano, delicati o forti che fossero. Finalmente poi, era riuscito a mettere le mani su tutti i componenti necessari alla creazione dell’Amortentia, più che altro, ciò che solleticava il suo intento di generare quella pozione, era la curiosità di venire a conoscenza dei suoi odori preferiti. Certo come ogni altra persona avrebbe dovuto saperlo senza bisogno di arrivare a tanto, ma che gusto c’era nell’essere un mago a detta sua, se neanche si poteva avvantaggiarsi delle tante comodità? Aveva respirato a fondo ammirando il luccichio simile a mille schegge di diamanti nuotare in libertà, e ciò che aveva riempito il suo petto passando dalle narici, lo aveva di gran lunga sorpreso. Era stato sicuro fin dall’inizio di sentire l’odore avvilente dell’infiammabile liquido babbano che le persone utilizzavano per far funzionare le loro automobili, che per sbaglio aveva scoperto passeggiando nelle vie di Londra. Era sicuro di sentire l’odore del ferro bagnato dalla pioggia, e del mare. Ma quello che non si sarebbe mai e poi mai aspettato, era la mutazione improvvisa del profumo che stava riempiendo l’aria: rose. Dapprima un profondo senso di disagio lo aveva avvolto, aveva sorvolato solo realizzando che probabilmente non si era mai accorto di quanto i fiori piantati nel suo giardino gli andassero così a genio. Sospirò serrando la piccola ampolla con un tappo di sughero, quando un improvviso rumore d’istinto lo guidò nello svuotare immediatamente il calderone con un tocco di bacchetta, e nascondere quel suo piccolo peccato di interesse nella tasca dei jeans. Sapeva chi fosse stato ad aprire la porta, o almeno era quello che sperava, ma avrebbe facilmente potuto essere qualche studente in vena di placare i bollenti spiriti venutosi ad infrattare lì con qualcuno com’era più usuale di quel che si pensasse, o un professore. Nel dubbio, non avrebbe certo voluto essere accusato da qualcuno di qualcosa che in realtà non aveva intenzione di fare. Fortunatamente, le sue iniziali supposizioni si rivelarono esatte, e dalla penombra della fredda stanza, una chioma infuocata avanzò verso di lui mormorando una frase che ormai, gli era fin troppo familiare. Al seguito, il fruscio di un foglio nell’atto di piegarsi sovrastò il silenzio, e presto Rose Weasley gli fu accanto accomodandosi su uno degli sgabelli.
Non succede niente di interessante stanotte?
Non me ne parlare. Perché sento odore di panna montata e caramelle?
Probabilmente avrai fame.
Credo di aver fatto bene a venire qui. Coraggio Scorpius, vuota il sacco.
Non trascinarmi dalla preside, è tutto in buona fede!
Non ne ho affatto intenzione.. anzi, mi domandavo se ti andava di.. insegnarmi.
…Io, insegnare a te?La confusione sul volto del giovane nel pronunciare quella frase in tono piuttosto acuto aumentò esponenzialmente il buonumore della riccia, che dovette molto alla quasi oscurità circostante per aver almeno in parte mascherato il suo disagio e la leggera colorazione sulle gote nel fare una richiesta di quel genere. Non era affatto brava a combinare insieme più elementi e star attenta che non stonassero. La maggior parte del successo dei suoi lavori abbracciava l’ambito intellettuale. Il manuale.. non era affatto adatto a lei, molto più teorica che pratica. L’occasione le era sembrata perfetta, in quella notte di sicuro non avrebbe trovato occhi indiscreti o costanti sensazioni inadeguate dalla paura di qualche presenza che le avrebbe fatto l’ennesima ramanzina, che iniziava seriamente starle stretta. Aveva sempre osservato il ragazzo in quelle specifiche lezioni, anche nei periodi in cui una sola occhiata tra loro bastava a scatenare un’accesa lite, ma la sua forte testardaggine invasa da un pizzico d’orgoglio non le avevano mai permesso di avvicinarsi anche solo in senso professionale a lui, avrebbe preferito una D piuttosto che chiedere il suo aiuto. Un po’ indecisa sull’ignorare i propri doveri da temporanea sorvegliante per concedersi una scappatina di quel genere, Rose controllò quasi ogni mezz’ora che il nome del ragazzo sulla mappa corrispondesse al luogo in cui era quando si era accorta della sua veglia, fin quando non trasse un profondo respiro attraversando i corridoi per raggiungerlo. Il Castello non avrebbe certo preso fuoco se per quella notte avrebbe pensato a se stessa. Con quel pensiero, l’angelo del buon senso apparve sulla sua spalla destra rimproverandola del suo comportamento sconsiderato ed intimandole minacciosamente che di quel passo avrebbe presto iniziato a saltare le lezioni a causa del sonno o della pigrizia, e avrebbe posticipato le ricerche per i compiti in classe. Fortunatamente, con uno sbuffo cacciò via quelle assurdità da teppista, scrutando le abili mosse del biondo intento ad appiccare un nuovo fuoco sotto il recipiente in ottone. Lui d’altro canto, conscio del suo turno di ronda, si era appositamente appostato lì nella speranza che la ragazza per il quale uno strano tormento lo stava invadendo nell’anima facesse il suo ingresso trascorrendo un po’ di tempo in sua compagnia, in tranquillità, liberi di essere loro stessi senza costrizioni o barriere. Senza motivo, o almeno senza saperselo spiegare, sentiva che l’intesa tra loro si era incrementata, e che l’intimità tra i due stava crescendo. Lui che era stato a letto con un vergognoso numero di ragazze, aveva imparato bene che ci si può spogliare degli abiti senza alcun pudore restando chiusi nelle gabbie che il cuore aveva costruito, e che quello stadio si raggiungeva solo nel momento in cui due anime e due menti erano in confidenza. E mai si era ritrovato veramente nudo di fronte ad una donna, come quando da poco tempo a quella parte, Rose fissava i suoi occhi in quel modo tanto intenso da fargli quasi paura. Sembrava volesse leggergli dentro. Il suo talento da Strega era risaputo e confermato dall’interna scuola e non solo, ma soltanto Scorpius aveva conosciuto il suo straordinario potere di farlo sentire piccolo, soltanto sorridendogli, come un tredicenne dinanzi ad una ingestibile situazione. E questo non gli piaceva affatto. Avvertiva l’impossibilità di starle lontano, come se una sua parola in qualsiasi momento della giornata fungesse come ad un ammalato ad una dose giornaliera di medicina, ed allo stesso tempo, sapeva di dover interrompere quella nuova amicizia, poiché presto uno dei due a causa dell’altro si sarebbe scottato. Ed una percentuale fin troppo alta gli suggeriva che a farsi male sarebbe stato lui. Vigliaccamente, attendeva il momento in cui la McGranitt revocasse il compito assegnato alla ragazza, perché di sicuro al termine di quella forzata vicinanza probabilmente ognuno avrebbe ripreso la sua vita, lasciando solo l’amaro ricordo di quel periodo a cui non sapeva esattamente dare un titolo. E forse, era meglio così. Rose era fin troppo pura per lui. Aveva iniziato a trascorrere maggiormente il suo tempo libero al di fuori dei doveri con il migliore amico di suo cugino solo perché aveva ormai capito quando in realtà non fosse gelido ed asociale come si mostrava, o almeno il desiderio di potersi esprimere a suo agio con tutti gli individui che popolavano il pianeta, che conoscevano il suo nome. Il suo animo buono e la sua empatia provavano pena per l’infernale stato d’impedimento autoimposto che viveva ogni giorno, lei tentava solo di alleviare i suoi timori e nulla più. Leggermente provato dalla sensazione di impiccio che aveva stritolato il suo inconscio, aspettò con sincero interesse che la rossa terminasse il lavoro che lui stesso le aveva assegnato, talvolta dandole una mano nel calcolo dei tempi e sulla correzione dei più piccoli gesti strettamente necessari al raggiungimento del fine. Scorpius scelse due Pozioni di medio livello, e con grande stupore di entrambi, entrambe riuscirono senza intoppi. Rose, era a dir poco incantevole quando imparava. Di sicuro, quel mattino sarebbe tornata al suo dormitorio con un bagaglio più ricco, più preparata sull’arte del dosaggio e dell’attesa. Malgrado la piega ilare che aveva preso il loro discorso come ormai accadeva quasi sempre quando erano soli, l’espressione del ragazzo divenne spaventosamente seria, una situazione che stonava fin troppo con la pacifica atmosfera creatasi. Senza alcun preavviso mentre la riccia aveva preso a ringraziarlo adeguatamente per l’innocuo regalo ricevuto il giorno di Natale, dopo aver pulito e messo in ordine il tutto per non rischiare un’investigazione l’indomani dal professor Lumacorno, il biondo si voltò verso la sua compagna, in piedi dinanzi a lui appoggiato invece al tavolo in cui avevano operato. Lentamente, le portò le mani al viso lasciando che le lunghe dita arrivassero a cingerle fin dietro la nuca, passando i pollici sulle meravigliose lentiggini dei suoi zigomi. Lei, stava visibilmente trattenendo il fiato incapace di chiedere qualsiasi cosa, ne reagire mentre il ragazzo annullava le distante tra loro, posando un casto bacio sulla sua fronte quasi all’attaccatura dei suoi boccoli di fuoco. Quando si staccò, lo fissava semplicemente persa.
Io so cosa stai cercando di fare, e ti ringrazio. Nessuno mai si era curato di me e della mia serenità in modo così indiretto. Apprezzo tutto quello che hai fatto e non vorrei mai che dovesse finire, ma devo chiederti di stare lontana da me. Non sono la persona adatta alla tua felicità.Le prime luci dell’alba accompagnarono il cammino di Scorpius sino alla sua Sala Comune, e nel frattempo, Rose era piegata sul tavolo tenendosi una mano saldamente ferma sul petto quasi a voler impedire al proprio cuore di sfondarle la carne, ed una arpionata alla radice dei suoi capelli per tentare di alleviare la nausea ed i giramenti di testa da cui era stata assalita e che ancora la stordivano.
 
Grifondoro e Serpeverde quel mattino condividevano la lezione di Storia della Magia, e con due case che di collaborare o interagire non ne volevano proprio sapere, approfittare del noiosissimo sproloquio di un professore che neanche badava all’attenzione della classe purché terminasse il suo lavoro era una passeggiata. Ognuno chiacchierava senza problemi con il compagno di banco, e per un’ora e quarantacinque chiunque ebbe l’assoluta libertà di dedicarsi alle attività che più preferiva limitandosi a qualcosa di attendibile per l’ambiente in cui erano. Nessuno quel mattino, si sarebbe aspettato il caos che di lì a poco sarebbe scoppiato. Improvvisamente, le porte dell’aula si spalancarono, ed a fare irruzione tra le quattro mura fu la preside in persona, seguita da tre studenti. Tutti Serpeverde, tutti aventi l’aria di essere a dir poco sconvolti, perfino lei.
Professore, chiedo il permesso di scortare via il signor Malfoy, ho bisogno che mi segua con i suoi compagni nel mio ufficio e no signor Potter, lei resta qui!.Ancora una volta Scorpius ebbe gli occhi dell’intera classe posati addosso, e solo l’incoraggiamento del ragazzo occhialuto che aveva immediatamente iniziato a mettere via penne e pergamene prima di essere interrotto, fece si che si trattenesse dallo sbattere pesantemente una mano sul legno del banco e far si che la smettessero di bruciarlo con i loro odiosi occhi curiosi. Senza dire niente, Scorpius camminò verso la donna che gli fece segno di avviarsi al fianco dei tre ragazzi oltre la soglia della porta, richiudendola alle sue spalle. Immediatamente, l’ansia s’impossessò del moro che adesso, non poteva far altro che sperare che quel quarto d’ora finisse in fretta.
 

Nell’ufficio della McGranitt, tutti i quadri compresi i ritratti del professor Silente e del professor Piton, colloquiavano attentamente tra loro scambiandosi vaghe opinioni, talvolta richiedendo qualche spiegazione più dettagliata ai due Auror che impazientemente attendevano che la Strega portasse loro i giovani. Nel momento in cui la statua di pietra volteggiò su se stessa rivelando le scale a chiocciola, Harry e Ron assunsero nuovamente una posizione attenta e tesa, accogliendo i ragazzi giustificatamente spaesati ed interrogativi. Quando fu gentilmente ordinato loro di accomodarsi, i due presero posto al fianco della preside, iniziando ad esporre qualcosa che riaffiorò alle loro menti ricordi che duramente da un’intera vita stavano cercando di archiviare.

Perdonate il mancato avviso del nostro arrivo qui questa mattina. Mi presento per chi non lo sapesse, sono Ronald Weasley, vicecapo del Dipartimento Auror. Sono accorso qui con il mio capo Harry Potter per informarvi di una questione molto delicata, per la quale vi chiedo di essere forti e soprattutto sinceri.
Per qualche giorno lascerete il Castello, le vostre famiglie sono state già messe al corrente poiché essendo voi minorenni, abbiamo bisogno del loro consenso per quel che dovremmo affrontare, ed in questo momento ci aspettano alla base nella quale operiamo. Abbiamo bisogno di sottoporvi ad uno speciale interrogatorio in vista di fatti che potrebbero rivelarsi davvero incresciosi che con calma vi spiegheremo arrivati a destinazione, e come diceva il mio collega, la vostra disponibilità è per noi fondamentale. Ron ha da poco acciuffato uno degli ultimi uomini che tempo fa vi hanno causato delle giornatacce. Mi dispiacere dovervi dire che potrete incontrarli ancora una volta.
Signor Potter, signor Weasley, grazie della vostra visita, gli studenti provvederanno ora fare i bagagli e seguirvi quanto prima alle carrozze.
 

Cinque figure correvano a perdifiato tra i corridoi della struttura, tentando di raggiungere quel luogo il prima possibile. Hugo, Roxanne, Albus, James e Lily, ebbero appena il tempo di avvicinarsi al rispettivo zio o genitore e chiedere una spiegazione della loro presenza, prima che i due intimassero loro di precipitarsi alle lezioni invece di bighellonare. Ma le voci squillanti e sovrapposte dei cugini coprirono gli avvisi dei due uomini, l’allerta e la necessità di sapere cosa stia effettivamente accadendo una volta che la notizia di quell’improvviso reclutamento si era estesa a macchia d’olio tra gli studenti, così come quella della presenza dei due. Ma in quel caso, era stata colpa del Fred del ritratto, accorso personalmente passando da un quadro all’altro in cerca dei suoi nipoti a cui comunicare la notizia. Obbligati a tenere silenzio, quasi cacciarono via i loro stessi figli e nipoti, stando sempre attenti a tenere un tono calmo e rilasciare raccomandazioni riguardo condotta e profitto, e la richiesta di mantenere l’assoluta calma. Affrettandosi, gli Auror salutarono i ragazzi sparendo oltre le porte di quel luogo che conoscevano ormai come le proprie tasche. Immediatamente, la preside provvide a richiamare Caposcuola e Prefetti affinché mantenessero ordine tra gli studenti delle case d’appartenenza, immettendo una certa fatica nel far si che tutti non superassero i giardini. A spingere la marmaglia di sagome ammassate nei confini del Castello fu il constatare la situazione, ed alcuni prendevano a saltellare per riuscire a vedere oltre le teste dei compagni. I Prefetti impegnati in ronda la notte, solitamente, il mattino dopo erano esonerati dalle lezioni prima del pranzo in Sala Grande, per recuperare le ore di sonno e far si che seguissero nel modo giusto le lezioni. Per quel motivo, quando Rose abbandonò la propria Sala Comune per dirigersi al banchetto, fu sorpresa nel trovarsi dinanzi ad una Hogwarts deserta. Sconcertata ed ancora incredula per gli eventi trascorsi delle ore antecedenti a quel momento, s’incamminò tentando di far luce su quello strano fenomeno, finché un numero incalcolabile di voci non prese a ronzare nel suo udito, e seguendone la scia per arrivare alla fonte svoltando un angolo di un corridoio, notò tutte le finestre di quel piano occupate da ragazzi che quasi cadevano al di sotto per sporgersi. Allarmata, si affacciò per quanto riuscisse osservando nel giardino sottostante, quattro ragazzi tra cui uno dalla capigliatura inconfondibile trascinare bauli sul terreno seguendo due uomini al quale bastò mezzo secondo a riconoscere. Stavano lasciando la scuola, e la preside stava chiudendo i cancelli. Tentò disperatamente di ottenere risposte da chiunque le capitasse, ma tutti parevano non avere la più pallida idea di cosa dirle. Solo quando ebbe percorso l’intero edificio incontrando 'grazie a Rowena’ suo fratello, poté riprendere a sperare, ottenendo però il medesimo pugno di mosche. Ora, poteva pensare di tutto, e sentirsi male.




 -Scorpius, lasciando Hogwarts.-  
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Salve a tutti!
Scusate per la qualità scadente, ma ci ho messo quattro ore in tutto a buttar giù il capitolo, sono sommersa dagli impegni in questo periodo e vorrei tentare di mettere insieme scrittura e lettura, ce la posso fare :’D
Inizia a spianarsi una certa strada, dico bene? Dovete ancora vedere cosa ho in serbo per quei due! Grazie a tutti voi che leggete questa storia, che l’avete inserita nei tre campi principali, e che mi sostenete sempre, ed a tal proposito un grazie speciale a paige95 e la sua santa pazienza! <3
Alla prossima!! <3 <3

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Capitolo 10
*** Permessi. ***


 

{Ministero della Magia-Secondo livello; Quartier Generale degli Auror; 01:35 P.M}.


Draco sedeva tomo e pacato all'apparenza in corrispondenza di una poltrona in velluto nera, avvolto nei suoi abiti lucidi e non più tanto aderenti rispetto ad un decennio addietro. Il bastone nel quale era foderata la sua bacchetta stava stretto nella  mano destra chiusa a pugno, ed una irrefrenabile voglia di portare nuovamente l'altra estremità dell’arto opposto a toccarsi la bionda chioma legata da un nastro opaco solleticava la sua capacità di resistenza alle tentazioni in modo fastidiosamente insistente. La mascella dai tratti ora severi era serrata, allo stesso modo di pochi minuti antecedenti a quel preciso momento, nel quale aveva rivisto suo figlio, ed aveva letto in lui timore e agitazione. Una rabbia incontrollabile si era impadronita di lui, dai confronti e le confessioni che di li a poco sarebbero avvenute, probabilmente si sarebbe anche decretato il suo destino. Se solo fosse venuto a galla ciò che stava spingendo la sua fronte imperlata ad accogliere decine di gocce gelide, probabilmente sarebbe finito a condividere la cella con suo padre. Ma doveva trattenersi e tentare di essere forte come in passato non lo era stato, non voleva abbandonare suo figlio, non di nuovo. S’accusava giorno dopo giorno tormentato dai mostri a lui amici già da tempo, parassiti abili a nutrirsi del disgusto che provava verso la sua persona, riportandogli ogni secondo della giornata le colpe di cui si era macchiato nelle scelte che aveva fatto. Si erano salutati discretamente quasi non rivolgendosi uno sguardo di troppo, attenti a non invadere il personale spazio morale dell'altro. A dire il vero, da quando la donna che aveva salvato e dato la vita ai due era venuta a mancare, pochi erano stati gli attimi di confidenza che avevano visto entrambi in veste di coprotagonisti, e l'uomo era consapevole che infondo la maggior parte delle colpe di quell'apatia parte del suo carattere una volta spensierato e tenace erano da attribuire unicamente a se stesso. Tutto il suo mondo -o quasi tutto- era completamente stato disgregato nel nulla, svanito in un soffio di vento, in uno spiro accolto tra le sue stesse braccia che aveva significato la fine dell'esistenza di quella che era l’amore della sua vita. Alle volte percepiva ancora come se stesse accadendo in quell'istate il fiato caldo della moglie posarsi sul suo viso storpiato da una smorfia di dolore, e lasciare per sempre il suo corpo sofferente. Poteva sentire le grida strozzate del bambino ormai cresciuto fin sopra il limite del normale per un ragazzo della sua età, che era adesso chiuso in una stanza assieme ai giovani che insieme a lui, non riuscivano più a vivere serenamente. Era stata colpa sua se adesso Scorpius non contava più sul suo aiuto ne cercava in lui consiglio e conforto prediligendo la strada della solitudine, poiché solo era il frangente morale in cui lo aveva lasciato per lunghi mesi conseguenti a quel lutto ancora irrealizzato, mesi nel quale egli aveva maturato le radici dell'infanzia chiudendosi nello scudo che perennemente indossava. Non lo aveva cercato, non lo aveva abbracciato, non lo aveva disturbato malgrado sapesse quanto in quel momento egli necessitasse della presenza paterna, preferendo egoisticamente riuscire dapprima a rimettere insieme i cocci del proprio animo onde evitare che il bambino portasse sul cuore oltre il peso dell'essere divenuto un orfano, anche la consapevolezza di un padre che fin dalla sua infanzia era sempre stato il più grande eroe che avesse mai elogiato, vigliacco e debole in realtà. Soltanto dopo avrebbe potuto occuparsi ancora decentemente di lui. La verità era che se solo Draco avesse incrociato gli innocenti e vissuti occhi cristallini del ragazzo, avrebbe ceduto involontariamente alle lacrime e alla disperazione, per la paura ancora costante nei suoi pensieri di essere odiato per non essere riuscito a salvarla, ma soprattutto, nel rivedere sul suo viso i dettagli materni di cui era innamorato come solo un genitore può esserlo. Si era volutamente allontanato da lui per cercare di proteggere entrambi, e per questo ancora non riusciva a perdonarsi. Scegliere di tutelare se stessi invece di colmare il vuoto abissale con il doppio dell'amore che al sangue del suo sangue serviva per andare in modo opportuno avanti, era qualcosa di punibile legalmente. Non aveva perciò fiatato quando rovistando nel suo baule lo scorso settembre in procinto della sua partenza ci aveva trovato quei bastoncini bianchi dal nauseabondo odore di natura babbana. Non aveva polemizzato quando una sera d’estate, il suo erede era tornato a casa con l'orecchio bucato. Lo aveva trovato del tutto naturale, il fatto che fosse ricorso a tutto ciò che poteva risultare uno svago pur di distrarsi dalla vessazione che lo teneva prigioniero. Ma si era pentito, quando lo scorso anno al seguito di una punizione dalle motivazioni piuttosto gravi che lo avevano completamente mandato in escandescenza nell'ufficio della preside della scuola in cui studiava, lo aveva percosso in volto. ‘Saresti dovuto morire tu al suo posto’ gli aveva detto. L’autorità su di lui allora aveva preso il sopravvento ferendolo nell'orgoglio. Solo dopo riflettendo, l'uomo si era ritrovato a constatare che probabilmente sarebbe stato meglio per tutti. Sicuramente suo figlio avrebbe continuato a sorridere col suo coinvolgente carisma mai scemato, si sarebbe presto ripreso quantomeno al dovuto, perché Astoria lo avrebbe coccolato. Gli avrebbe raccontato aneddoti della loro vita insieme, della loro adolescenza, per farlo sentire ancora vicino a loro. Avrebbe suonato ogni giorno le note della canzone che accomunava quella famiglia, senza interrompere la melodia del lavoro di quel pianoforte ormai impolverato. Gli avrebbe mandato il proprio Patronus di notte a vegliare sul suo perduto sonno, gli avrebbe scritto più spesso. Ne aveva commessi di errori con il suo bambino, ma inesorabilmente i segnali che dal nulla -più o meno- gli arrivavano ogni volta che intimava una domanda al cielo erano chiari. Presto avrebbe fatto in modo di riprendere quel rapporto affievolito. Scorpius era l’unica cosa bella che gli restava, era tutta la sua famiglia e non lo avrebbe perso.

Due Auror a lui sconosciuti erano seduti dietro una scrivania nella stessa stanza che ospitava i restanti genitori dei diretti interessati, impegnati nel mettere ordine tra le scartoffie ripescate dalle inchieste e dai processi passati. Il tempo parve non scorrere più, come se quel periodo d'attesa intriso d’angoscia avesse dovuto prolungarsi in eterno, ma poi fortunatamente, qualcosa accadde. In occasione della circostanza, una riunione era stata posta al quale molti degli impiegati in quel ruolo avevano partecipato. In maniera ordinata per quanto fosse stato possibile avevano infine optato per l'utilizzo di una camera speciale, aperta a terzi solo in casi di assoluta occorrenza. Un gruppo di genitori adirati ed irruenti fin sopra le punte dei capelli che avevano manifestato come previsto la volontà incontradicibile di assistere agli incontri dei propri figli era uno di quei casi.. eccezionali. E così, alle spalle della scrivania in legno di noce, una buona parte della parete scomparve divenendo in realtà un sottile strato di vetro insonorizzato nel quale era possibile vedere tre uomini ammanettati sedere al lato di un tavolo, ed una ragazza dai lunghi crini ondulati all'altro, segnata da lacrime amare in preda ai ricordi. In quel modo, durante gli interrogatori alcuni collaboratori selezionati a seconda del caso potevano tenere sotto controllo la situazione senza essere scoperti, ed intervenire o avvertire rinforzi in caso di aggressione o complicanze. Abituati a scene viste fin troppe volte ormai, in campo professionale e con un rilevante numero di anni di esperienza alle spalle veniva forse più semplice e spontaneo concentrarsi in modo apparentemente freddo e logico su fatti e parole piuttosto che dare esagerata corda alle espressioni e le emozioni che trasparivano da coloro che erano dall'altro lato della stanza, ma per qualcuno a cui ogni parola sommessa e sopraffatta dal tono spezzato derivata dai loro affetti più cari scottavano sotto la pelle, era quasi del tutto inattuabile la persistenza della calma. Ascoltavano i racconti dei giovani avanzati uno per uno, sorpresi da quanto i figli visti in una maniera del tutto esterna ed a loro insaputa, risultassero così adulti e provati tanto da faticare ad attribuire il loro modo di pareggiarsi ad un uomo fatto. Draco avrebbe sfidato chiunque ad ascoltare bendato e quindi a correlare dialoghi freddi e razionali di quel genere ad un fanciullo, anziché un trentenne. I loro tratti somatici e i toni vocali non del tutto sviluppati ancora acerbi stonavano in modo impressionante con le frasi che stavano pronunciando. Con l'approvazione scritta e firmata del Ministro della Magia e dei tutori dei minori presenti, entrambe le controparti avevano assunto una minima dose di Veritaserum, rispondendo a turno alle stesse domande che il Vicecapo Auror porgeva loro. Se da un lato avrebbe costretto i detenuti a non omettere niente, dall’altro avrebbe aiutato i ragazzi a superare vergogne, imbarazzi e paure nel riferire a degli estranei qualcosa che non avrebbero mai voluto si scoprisse, specie se in presenza di chi aveva messo loro addosso puro terrore. Ottennero però scarsi risultati, nessuno dei giovani sembrava aver niente di nuovo da dichiarare. Scorpius Malfoy durante il proprio turno si era posizionato sulla sedia in ferro battuto ove il padre del proprio migliore amico gli aveva indicato, assumendo un'aria composta e aristocratica, come gli era stato insegnato sin da piccolo al cospetto di gente sua pari, sua superiore o inferiore che fosse. Respirava a stento contraendo lentamente il diaframma, senza staccare le iridi cerulee dai suoi rapitori. Fu proprio il suo sguardo a infondere loro una ventata di familiarità, che portò uno dei malfattori a ghignare, e chinarsi verso la superficie piana del tavolo. Con voce gracchiante ed esageratamente bassa a causa delle condizioni precarie in cui per anni era stato, avanzò per primo e senza permesso un dialogo con il biondo.

《M..al..foy. Come sei c..resciuto.》

 《Flech nessuno ti ha autorizzato a parlare, fallo ancora e ti sbatto dentro seduta stante.》

《Ti vedo b..ene, dimmi, pisc…i ancora il le..tto?》Prima che Ron potesse aggiungere qualcosa palesemente infastidito, la sedia sul quale era posato il ragazzo strisciò sul pavimento stridendo talmente forte da lasciare un graffio bianco al marmo scuro, il contegno abbandonò completamente il corpo del giovane che si era sollevato sulle gambe portando il busto in avanti per grattare la propria gola con le vibrazioni che generava, e sputare una notevole quantità di muchi e saliva sulla guancia sinistra del suo interlocutore. 

《ME LO CHIAMI LETTO QUELL'AMMASSO DI PAGLIA E STRACCI SU CUI CI TENEVATE?!》Le guardie allora per niente scomposte dalla reazione tennero ben salde le bacchette puntate alla gola dei tre per impedir loro di controbattere, ed Harry si precipitò a raccogliere le spalle del ragazzo nelle proprie mani per rimetterlo al suo posto, senza utilizzare alcuna forma di prepotenza. 

《Scorpius, te lo chiediamo per favore, devi controllare le tue emozioni.》La voce del signor Weasley ed il suo sguardo incoraggiante contribuirono a dargli la fermezza mentale necessaria a sfregarsi i palmi delle mani sulla faccia ed acquisire nuovamente autocontrollo portando avanti l'interrogatorio, con un sospiro ed una richiesta di scuse agli Auror, nonostante un luccichio balenasse ora nel piombo fuso dei suoi fanali, guidato dalla soddisfazione di aver umiliato quelle persone ed essersi preso la piccola vendetta che di diritto gli spettava. Fu fonte di profondo orgoglio per i genitori il modo in cui i giovani affrontarono quella spinosa circostanza, essi infatti appurarono un promemoria mentale da non lasciarsi sfuggire: farglielo sapere il prima possibile appena tutto sarebbe finito. Poteva ritenersi un bene ed un sollievo il verdetto ricavato dalle testimonianze che combaciavano dai rilasci verbali di tutti, ma quegli uomini erano pur sempre stati prestatori di Arti Oscure, criminali crudeli e senza scrupoli, e la magia nera disponeva di fin troppi mezzi ignobili per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, per cui, il Capo del Dipartimento scelse di ricorrere ad un metodo più rude, certo, ma dal quale si sarebbe potuto venire a capo di tutto ricevendo una conferma con maggiore sicurezza. I Maghi più potenti avevano la capacità di estrarre ricordi dalle menti delle persone o addirittura dalla loro, e se avessero scavato nelle reminiscenze dei trascorsi trovandoci così un vuoto o un salto temporale fin troppo ampio, allora avrebbero ottenuto ciò per cui il Ministero era stato nuovamente sconvolto. Harry, al termine di ogni serie di domande invitò cortesemente gli adolescenti a tornare nell'aula nel quale erano stati riuniti inizialmente, recandosi poi presso l'ubicazione adiacente allo spazio in cui si trovavano pochi secondi prima, esponendo dettagliatamente e senza velature il proprio piano. Nel frattempo, le guardie tenevano sotto controllo i Mangiamorte. Fu complicato per tutti attenersi alle istruzioni del Salvatore del mondo magico, ma quest'ultimo titolo e non solo diedero la spinta necessaria ad essi di parteggiare, con un enorme magone ed una rassegnazione agrodolce causata dalla spiacevole sensazione d'impotenza, per la Legilimanzia. Quando i due maggiori esponenti del corpo spiegarono il programma ai ragazzi, essi scelsero di comune accordo di procedere immediatamente, nel desiderio di non tornare in quel luogo mai più, se non per lavoro da lì a qualche anno di distanza.  Nuovamente uno alla volta si attennero alle procedure, uscendo da quell'esperienza piuttosto stremati e sfiniti. 
《Scorpius, sei pronto?》

《Vada, signor Potter.》

《Molto bene. Apri la tua mente e concedimi di entrare e muovermi con libertà. Legilimens!》La cupa stanza in cui ora erano chiusi era al sicuro da occhi indiscreti ed orecchie intruse. Sole tre sagome erano nell'ufficio dell'uomo la cui cicatrice era da anni leggenda, ed il biondo era l'ultimo rimasto da esaminare, e fino ad allora, tutto era andato nel verso giusto. Tutto ciò che i Mangiamorte avevano detto era ancora da ritenersi soltanto di ordine simbolico. Come un ago incandescente il dolore pervase il cranio del ragazzo, che avvertì chiara la spiacevole sensazione di essere violato. Per tutto ciò che Harry stava guardando, l'unica cosa positiva era che almeno non lo stesse vedendo il padre della ragazza che lo aveva stregato, anche perché lei fu suo malgrado la prima cosa che egli incontrò nei suoi ricordi. L’innocente mezzo bacio di quella notte. Quattro delle tante ragazze con cui aveva consumato. Il fumo, e l’alcol ingeriti in una gita ad Hogsmeade quando sarebbe dovuto essere a dormire nel sotterraneo. La lite con James, i pugni che ne derivarono. Le sue lacrime dinanzi ad uno specchio. La confessione di Albus sulla sua sessualità, ed il giuramento del segreto di essa. La morte di Astoria. La vacanza in Spagna. La prima volta che una Pozione di medio livello gli riuscì alla perfezione. Dopo interi secondi di trascorsi al rovescio, Harry arrivò ove doveva dirigersi, e lì scoprì qualcosa di nuovo e piacevolmente sorprendente.

Avevano dichiarato in precedenza durante il loro arresto di aver provato più volte ad incidere il Marchio Nero sugli avambracci dei bambini, ma non il modo un cui usufruirono di una tattica a parer loro infallibile. Avevano bisogno di cavie prima di imprimere a fuoco il segno a tutti i pargoli, ed avevano provato a chiedere nell'intento di adescarli e indurli a cadere in trappola, chi di loro sentisse la mancanza della propria madre, e volesse tornare a casa. Avrebbero usato coloro che si sarebbe fatto avanti. Purtroppo per loro, fu proprio Scorpius a scoprire il loro complotto ascoltando la conversazione trovando in una notte di insonnia e curiosità la stanza in cui si riunivano per parlare. Naturalmente egli corse ad avvertire i compagni, e nessuno l'indomani si fece avanti. Dovettero perciò prelevarne uno a caso con le cattive. Da solo però non avrebbe evitato per sempre tutto ciò che nel tempo pensavano di eseguire, ma dovette presto arrendersi comunque all'idea dello spavento che i piccoli portavano dentro di essi quando un loro amichetto fu riportato nel loro dormitorio, adornato da una rossa cicatrice al braccio. Quasi tutti loro ne avevano una da qualche parte, procurate specialmente nelle manovre di fuga che avevano tentato. Il pensiero di essere scoperti faceva loro tremare le viscere, ma lui, non poteva darsi per vinto. Per intere notti s'avventurò in quella struttura alla ricerca di un nascondiglio, un cunicolo, qualcosa che potesse essere utile. Nelle perlustrazioni degli Auror, i Mangiamorte chiudevano a chiave i fanciulli in una stanza minacciandoli di morte e torture nel caso in cui avessero fiatato.  Scorpius imparò con il passar dei mesi la frequenza delle loro visite dal vociare che riempiva l'area, e fu in una botola che si nascose prima che i criminali potessero radunare i bambini per tenerli zitti, e fu lui a gridare a pieni polmoni la presenza dei seguaci dell'Oscuro annunciandosi anonimamente non appena sentì i passi dei suoi salvatori oltre la parete della stanza in cui si era rifugiato, ed in quel modo poterono dunque smascherare i banditi. 

Il contatto tra l’Auror ed il ragazzo venne interrotto, e subito quest'ultimo portò le mani a stringere le tempie svuotando il petto dall'aria che aveva trattenuto, affannando. Si sentì libero ed al sicuro, senza nessun elemento che invadesse i suoi lati più occulti e intimi. Dopo un attimo alzò gli occhi su colui che da qualche anno lo accoglieva senza problemi in casa propria, cercando in lui un sostegno, trovando immediatamente un’espressione rassicurante seppur intenerita, e lievemente imbarazzata. Intese il messaggio che il moro gli stava lanciando, ovvero molto probabilmente: ‘Capisco, non riferirò a nessuno'. Un angolo della bocca del ragazzo s'incurvò all'insù, e senza perdere altro tempo egli si distaccò dal ripiano in cui era posato camminando a piccoli passi fino a raggiungere i due, e stringere loro la mano.

 《Grazie. Per il tuo impegno di adesso come quello di allora. Sei stato molto coraggioso. Abbiamo il permesso di fare il tuo nome ora che i chiarimenti verranno resi pubblici?》

《Non fa alcuna differenza.》

《Torna pure da tuo padre, è preoccupato, sai?》 Con il consenso dei due poté educatamente congedarsi e varcare la soglia di quell'uscio, per poi richiudere la porta alle proprie spalle.

 《Amico, di che miseriaccia stavi parlando?》

《Ron, mi servono il direttore della Gazzetta del Profeta ed un reporter entro questo pomeriggio.》


 

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Salve a tutti!

Allora, non mi intendo molto di processi e cose varie però devo dire che penso di essermela cavata abbastanza con la terminologia, in caso contrario scusatemi tanto. Naturalmente ora verrà riaperta una parentesi nel mondo dei nostri amici, e sarà la ragione principale di un determinato litigio che purtroppo porterà due persone a noi care al quasi punto di partenza. Avrete modo anche di conoscere l’approccio che hanno avuto Scorpius e i ragazzi, spero di non deludervi!! Un grazie gigante a tutti voi che avete inserito la mia storia nelle seguite, ed un ringraziamento particolare va alla mia adorata paige95!♡

Alla prossima!!♡♡

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Capitolo 11
*** Ritorno. ***


Senza alcuna titubanza né pudore, le braccia dell'uomo dai folti capelli color del platino avevano stretto con fare protettivo un corpo fin troppo simile al proprio in questione di fisionomia, differenziato invece da una non tanto rilevante quantità di centimetri. Il leggero volume della barba che suo figlio ancora non possedeva pungeva fastidiosamente la sua fronte e lo spazio tra la palpebra ed il sopracciglio destro, ma non per questo, egli si sottrasse dalla presa.

《Padre per favore, mi stai bloccando il respiro.》

《Perdonami Scorpius. Vieni, andiamo.》 A quel richiamo fatto senza ombra di fretta o impazienza, Draco lasciò quasi a malincuore il contatto con il ragazzo posandogli un braccio intorno alle spalle strette, iniziando a piccoli passi a recarsi fuori dall’edificio. Non aveva alcuna voglia di prepararlo già alla partenza per la scuola, quella giornata l'avrebbero trascorsa assieme e, nel caso, ad Hogwarts sarebbe sbarcato l'indomani nel tardo pomeriggio. Ad ogni passo batteva la fine del porta-bacchetta in terra non tanto per grazia ed estetica come usava fare suo padre, quanto per il dovere di agevolare una gamba che aveva perso parte della sensibilità qualche anno addietro. Il sedicenne rivolse uno sguardo perplesso al suo accompagnatore quando non gli sfuggì il fatto che egli aveva omesso di trasfigurare i loro corpi in un evanescente macchia nera in procinto di scomparire, intraprendendo invece il tragitto a piedi come una qualsiasi persona nonostante la sua piccola infermità, senza mai togliere l’arto dalla sua schiena. Non aveva più detto una parola, né si aspettava che fosse il suo erede a proferire qualcosa, ma semplicemente quella piccola passeggiata in sua presenza lo aiutava a distendere i nervi e riappacificare il proprio animo genitoriale turbato, e se proprio doveva ammetterlo a se stesso, anche il ragazzo stava beandosi dei benefici che quell'innocuo gesto quasi dimenticato e sottovalutato da parecchia gente, gli portava. Si era fermato con lui in un pub babbano, uno di quelli che ti fanno venir voglia di non alzarti più dalla sedia per consumare costantemente quei cibi.. altro che spazzatura per il palato. Inoltre, trovava che a suo figlio non avesse guastato un po' di carne in più su quelle ossa troppo sporgenti sulla mandibola e sui polsi. Quelle erano infatti le uniche parti che tendeva a vedere, non lo osservava nella sua intera figura nuda da un paio d'anni, quando lo aveva per l'ultima volta portato al mare assieme alla sua compagna. Prima che ella si ammalasse in realtà, i due coniugi stavano da un po' meccanizzando il pensiero di dare al loro primogenito una compagnia su cui contare in futuro, qualcuno che condividesse ben più dell'amicizia con lui, ma purtroppo non fu possibile in breve tempo per la donna avere la forza di reggere un'altra gravidanza, ed alle volte come in quel momento, mentre osservava i grigi occhi di suo figlio guardare le cose attorno a lui senza realmente vederle, si domandava se per caso gli facesse peso la solitudine, che anche per colpa sua e della sua impossibilità di stargli fisicamente vicino aveva patito. Sapeva quanto fosse difficile per lui camminare nei corridoi di quella scuola senza essere additato, il suo cognome era presente in ogni maledetto volume degli anni del ritorno dell’Oscuro fino all'ultima battaglia che i ragazzi della sua generazione portavano come una Bibbia, e perfino il biondo ne aveva una copia che gelosamente custodiva. Si domandava inoltre quanti amici avesse, se tutti i richiami che la Preside gli inviava a casa non fossero dovuti ad un modo che aveva di approcciarsi alle persone, seppur sbagliato. Si domandava se in realtà non lo odiasse, o non provasse schifo o vergogna di appartenere alla famiglia forse più infima del mondo magico. Era un grande problema quel ragazzo, per parecchie persone, eppure, era proprio l'ultima cosa che egli desiderava essere per il prossimo. Purtroppo era marchiato da qualcosa che non avrebbe mai lavato via da se stesso, una condanna per la maggior parte del tempo che gli era stata assegnata ancor prima che nascesse. Qualcosa che si sarebbe portato per tutta la vita. Era per questo motivo che Draco non gli impediva di viaggiare per il mondo babbano, di fare e di concedersi nei limiti quel che desiderava. Sarebbe stato lui artefice della sua vita e della sua immagine, sapeva quanto sarebbe stata dura per lui scalfire i pregiudizi e presentarsi agli altri, fare in modo di essere riconosciuto come Scorpius, prima di Malfoy. Ma sapeva anche quanto dura paragonabile al marmo nero fosse la sua testa, e che presto o tardi ce l'avrebbe fatta. Otteneva quel che voleva sempre e comunque.

Quella notte dopo tanto tempo, Scorpius riposò tranquillo nel suo letto a sette piazze coperto dalle lucide lenzuola di seta, fatto fare appositamente su sua richiesta quando aveva imparato a dormire da solo senza incubi. Era infatti un inferno per lui dormire in uno spazio così piccolo nel dormitorio, circondato poi dai suoi compagni che nelle notti di profondo assopimento rassomigliavano a un motore ingolfato. E poi, in quella casa c’era ancora lo spirito di sua madre, ne era certo, poiché la sentiva stranamente vicina quando si trovava tra quelle storiche mura. Iniziava a credere che forse davvero le anime lasciavano definitivamente quel posto solo quando tutte le persone da loro amate in vita glielo avrebbero permesso, ed il ragazzo riconosceva  suo malgrado di non essere ancora in grado di separarsi da lei. Conscio e dispiaciuto del suo egoismo, sperava quantomeno che non soffrisse

Il giorno seguente un sonno senza sogni, impeccabile come un nobiluomo il biondo si accinse a scendere nel salone principale che dava all'ingresso del Maniero ove sua nonna e suo padre lo attendevano, per scortarlo al treno. King's Cross risultava sempre un assoluto spettacolo per lui anche se poteva comunque sembrare una semplice stazione ferroviaria, ma era sicuro che scaturisse le stesse emozioni in chiunque si presentasse in quel luogo anche per la decima volta in una settimana. Era lì dopotutto che era iniziata la magia per tutte le persone che avevano varcato quel muro. Si sentì stranamente in dovere di porgere qualcosa a suo padre prima di afferrare la gabbietta con il suo gufo color della pece, per cui temporeggiò ad entrare all'interno del vagone lasciando che egli sistemasse la sua cravatta lucida, prima di esprimergli verbalmente la sua sincera gratitudine.

《Ti raccomando padre, fai il bravo.》 Gli aveva inoltre detto precedendo la frase che si sentiva sempre dire in procinto della partenza, con un sorriso divertito alludendo al suo rientro al Ministero, che venne colto però solo quando il treno aveva già fischiato in lontananza. Draco non era abituato ad un simile comportamento da parte di suo figlio, ma in quel momento sperò veramente tanto che fosse la volta buona in cui avrebbero finalmente iniziato a rimettere insieme i cocci. Sì, gli avrebbe scritto appena tornato a casa di modo che la lettera gli arrivasse giusto in tempo per il suo arrivo.


13.02.2022; {Hogwarts; Aula di Trasfigurazione; 10:00 A.M.}


La notizia aveva già fatto il giro del Castello, eppure la Gazzetta del Profeta era stata consegnata a chi vi era abbonato solo due ore prima. Tutti i professori ad ogni singola lezione avevano dovuto richiamare gli studenti non sotto le cinque volte perché la smettessero di distrarsi e di discutere su quanto fosse giusto o immorale il comportamento degli Auror, riguardo i mezzi utilizzati per estorcere informazioni agli studenti. Avrebbero potuto optare per la Soluzione Corroborante invece che al Veritaserum, sottolineavano, ed i Serpeverde richiamati all'appello un paio di giorni prima non accennavano mica a smettere di parlare della loro esperienza, né a sottrarsi alle domande e dalla curiosità dei compagni di scuola. ‘Professore, è giusto che sappiano i dettagli!’ – ‘Ti hanno fatto del male con la Legilimanzia?’ – ‘Davvero quella Pozione non sa di niente?’ – ‘Ma quindi avevate i detenuti proprio vicino vicino senza protezioni?’

《Ragazzi, adesso basta! Avete degli esami quest'anno, prestate attenzione!》 Ted aveva ripreso il suo posto, avendo terminato il mese di congedo richiesto precedentemente, e per lui risultava ancora più difficile tenere una lezione, poiché in special modo le sue studentesse azzardavano domande non poco implicite riguardo il suo matrimonio, il nome ed il sesso del suo bambino, la località, sua moglie, e perfino il colore predominante del ricevimento. Era sull'orlo di una crisi di nervi, quando un rumore di nocche battute sul legno non interruppe il vociare fin troppo alto per quello che la McGranitt tollerava in una lezione a meno che non fosse previsto l'uso pratico della magia. Il silenzio scese tra i ragazzi timorosi di star per ricevere un ammonimento, ma il sollievo dell'insegnante che al contrario loro crebbe di essere stato graziato da Tosca in persona, ricadde come un albero abbattuto quando la figura di Scorpius varcò la soglia. I Grifondoro forse più dei Serpeverde iniziarono ad agitarsi, tanto che, quando il secondogenito dei Potter scattò in piedi per raggiungere il suo amico come avrebbe fatto il fratello di un Auror tornato da una missione in Albania, il professor Lupin dovette davvero assentarsi temporaneamente per andare a chiedere un prezioso aiuto, dichiarando la lezione nulla per il seguente paio d'ore. Il ragazzo strabuzzò gli occhi nel trovarsi accerchiato, e in balia dello svolazzare sotto il suo naso di una miriade di fogli con immagini in movimento. Allungò una mano per raccoglierne uno, e leggere il contenuto che il giornale dei maghi riportava in prima pagina.


“Dopo dieci anni circa dal verificarsi di uno dei casi più inquietanti della comunità magica degli ultimi tempi che vide già da parecchio tempo la caduta del mago più Oscuro di tutti i tempi, importanti rivelazioni sono state riportate alla luce, quando dopo un decennio di ricerche e operazioni militari indotte e affrontare dal Capo e dal Vicecapo Auror ancora oggi in carica, che essi stessi con l'aiuto della perseveranza, determinazione e tenacia degli uomini che compongono la loro personale squadra, hanno potuto riportare a noi tutti quest'oggi. Una settimana fa sono stati infatti arrestati e scortati in Germania nella Prigione di massima sicurezza di Azkaban, gli ultimi latitanti protagonisti e detentori del sequestro di otto infanti, figli e/o nipoti di ex-Mangiamorte attualmente reclusi o scagionati, accusati inoltre di omicidio verso uno degli Auror caduti in missione. Dopo un interrogatorio utile a poter se possibile diminuire la loro pena o condanna, i criminali avevano lasciato intendere di essere ormai indifferenti alla loro cattura, convinti di aver sottratto alle vittime ormai l’innocenza che più nessuno avrebbe potuto rendere loro. Al seguito di queste agghiaccianti parole, il Ministro della Magia ha accordato uno speciale permesso ai maggiori esponenti delle forze dell'ordine di procedere ad un ulteriore interrogatorio, che avrebbe visto in prima persona le figure dei ragazzi attualmente tutti in fase di studio presso le scuole di magia e stregoneria di Hogwarts, Ilvermony, E Castelobruxo. A questi, quasi tutti minorenni, sarebbero state applicate col consenso dei loro tutori delle minime dosi di Veritaserum ed una leggera seduta di Legilimanzia praticate dallo stesso Capo Auror, che avrebbe permesso di scoprire una scomoda verità che si presumeva mai confessata dai giovani. Evidentemente però, la loro parola era puramente stata diffusa solo al sadico scopo di incrementare nuovamente la paura, ed evidenziare il fatto che fino a che una singola persona ancora lotterà per un uomo ormai palesemente sconfitto, il suo operato non cesserà mai. Tutto ciò che è stato quindi detto, era soltanto da ritenersi di livello simbolico, anche se palesemente non ci libereremo mai dei giudizi e dei pensieri che hanno permesso a queste persone di avvelenare la comunità nel quale viviamo. Ciò che nessuno ancora sapeva, era l'esatto mezzo degli Auror con il quale erano riusciti a scovare la sede a Nocturn Alley nel quale i bambini erano stato reclusi. Pare che allora, l'attuale sedicenne studente presso Hogwarts, Scorpius Hyperion Malfoy, unico erede di una delle casate più antiche e fedeli al Mago Oscuro per eccellenza, abbia trovato il modo di sottrarsi al suo “turno” di seduta nel quale i rapitori tentavano di marchiare le giovani braccia, di cui molti ne hanno ancora indosso le conseguenze, rifugiandosi in un buco di quella squallida struttura e rischiando la morte sua e dei suoi compagni, nell’attirare l’attenzione della squadra di perlustrazione e dare modo loro di irrompere, portando così in salvo i piccoli. Una dose di coraggio fin troppo superiore a qualcuno affidato alla casa di Serpeverde, che sia stato qualcos'altro ad accendere in lui la scintilla? Torneremo a parlare di questo agghiacciante caso, o è davvero finita? Queste, Sono state le domande porte ad Harry James Potter, che, rendendo in primo luogo il fatto di aver avuto personalmente avuto a che fare in più occasioni con il ragazzo, ci ha brillantemente illuminati in questo modo:“《Trovo che i bambini siano la cosa più preziosa di qualsiasi mondo, e che in ogni caso vadano protetti e tutelati. I bambini sanno essere molto più svegli ed emancipati di noi adulti, ed inoltre posseggono un'empatia che noi abbiamo perso. Nessuno nasce buono o cattivo, per cui, trovo che quando ti venga strappata via l'adolescenza, e che se ti ritrovi costretto a passare dall'infanzia alla maturità da un giorno all’altro, è il tuo istinto a suggerirti come muoverti, e cosa fare. A sei anni come a quaranta, quando il momento giusto ti appare sai che devi coglierlo, o non avrai più altre possibilità di salvezza. E quel bambino come i suoi compagni, non desiderava altro che salvarsi da quello stato di degrado e cattiveria. La sua casa d’appartenenza, non ha alcuna rilevanza. Per il resto, spero come voi di non dover riaprire le pagine di questi fascicoli mai più.》”.


 Stremato già al principio, sbuffò rendendo quel pezzo di carta al suo proprietario, sapendo di essere comunque in dovere di spiegare loro quanto accaduto, il prima possibile per seppellire di nuovo quella storia. I giornalisti esageravano davvero troppo per i suoi gusti. Anche se in quel frangente, avendo il pugnale dalla parte del manico, si sentiva molto più leggero e soddisfatto, capace di sostenere gli sguardi dei compagni da cui per una volta traspariva solo ammirazione e preoccupazione. Non mancavano certo gli scettici e gli indifferenti alla questione, con l'unica differenza che ora sapeva perfettamente come muoversi tra le loro taglienti lingue. Poi, tutto cessò non appena un cappello a punta ed un paio di occhiali irruppero nella stanza, facendo estinguere ogni singolo suono non inerente alla lezione. Quel pomeriggio, parecchi gruppi di persone in special modo dalle fattezze femminili o dalla taglia che subito poteva essere collocata a chi studiava al primo anno, gli si avvicinarono per congratularsi o anche solo per fargli sapere quanto fossero colpiti dal coraggio e dalla furbizia che un bambino della sua età di allora aveva saputo mostrare. Perfino i suoi compagni di prigionia lo avevano ringraziato, per averli salvati tutti. O gli amici di questi ultimi, i loro parenti in fase di formazione come lo erano loro. Parte degli insegnanti, e addirittura qualche quadro in giro per i corridoi. Ma egli si stava comunque prendendo i meriti di qualcosa che in realtà aveva quasi completamente rimosso. Tenne quell'innocente particolare per sé. Albus poi, non rendeva il tutto tanto sottile. Passeggiava con un braccio attorno al suo collo come se stesse al fianco della Regina d'Inghilterra, rispondendo quasi al posto suo alle domande dei più curiosi mantenendo un velo di mistero e fascino. Questo divertiva e alleggeriva l'umore del compagno, che per davvero poco non rideva in faccia agli studenti per le movenze e l'atteggiamento del moro. Non gli dispiaceva in realtà quei dialoghi positivi associati al suo nome, per cui, decise che non gli sembrava affatto male l'idea di crogiolarsi in essi senza arrivare tra le nuvole. Quando furono soli, egli si avvicinò all'orecchio del giovane per stare attento che nessuno potesse ascoltare.《Ho una sorpresa per te. Papà mi ha mandato un gufo dicendomi di tutto quello che era successo prima che fosse reso pubblico, e mi ha chiesto di starti vicino, perché potevi essere scosso. Così il migliore amico che ti poteva capitare ieri si è procurato dalle cucine una delle scorte di Incendiario al gusto di Menta Piperita delle scorte del professor Vitious, ed ha pensato, ti va se stasera dopo il coprifuoco ce ne andiamo ad Hogsmeade?》 

《Al, così mi uccidi!》

《Sapevo che avresti apprezzato! In realtà mi ha anche chiesto di vederci un weekend di questi, ma non so davvero cosa voglia..》

《Amico, a proposito..》

《 ..Beh non voglio pensarci ora, forza andiamo a scegliere i vestiti.》 Il cuore del biondo ebbe un tuffo talmente forte che chiunque avrebbe potuto vedere se prestava la dovuta attenzione, la sua maglietta all'altezza del petto sollevarsi dalla pelle a scatti regolari. Più tardi avrebbe meditato sul fatto di prepararlo o meno, ma non poteva essere sicuro sulle ragioni che avevano spinto suo padre a chiedergli un incontro. Avrebbe dovuto rifletterci, ma non era quello il momento. Sulla strada verso il sotterraneo in cui il ragazzo lo aveva praticamente trascinato, qualcosa di assolutamente inaspettato lo attese, e l'espressione emozionata e intrisa di eccitazione dell'amico non lasciarono dubbi sul fatto che fosse stato tutto premeditato. L'intera combriccola Weasley-Potter attendeva seduta sulle scale di pietra, e fu a quella vista che il biondo intese che la sorpresa non era in realtà la gita clandestina di quella notte. Come aveva fatto a non pensarci, loro ci andavano praticamente sempre lì! Si sentì tutt’a un tratti fuori luogo anche se quella parte del Castello era la sua dimora, il covo delle Serpi, eppure sembrava proprio lui ad essere l'intruso malgrado nessuno di loro si accostasse lì se non a causa delle lezioni di Pozioni, o la Sala Comune dei Tassi. Dopo l'impatto iniziale causa di un profondo disagio, riprese il controllo di se stesso ringraziando quelle figure che, sapeva, erano li specialmente sotto richiesta di Albus che da anni ormai tentava di fare in modo che venisse visto di buon occhio dai suoi familiari, ed i loro sguardi sembravano addirittura molto più sinceri di quello che forse avrebbero voluto apparire. Strinse la mano agli uomini che gliela postero e accolse gli abbracci di Lily, Dominique e Molly Jr; che non serbavano poi così tanto rancore per lui, in special modo da quando avevano compreso l'effetto che la sua vicinanza aveva sortito in Rose. Lei non ne era a conoscenza, ma le ragazze la trovavano più radiosa, più calma, e avevano notato la preoccupazione che in quei giorni di lontananza la riccia aveva mostrato. Ad esempio, in un quarto d'ora aveva sfogliato solo cinque volte le pagine del libro che stava leggendo in Sala Grande, e aveva battuto le palpebre in continuazione, segno che stava pensando su qualcosa che le appannava la vista. Aveva versato l'inchiostro in biblioteca, e aveva disegnato le Rune che dovevano consegnare alla professoressa più volte in maniera non lineare alle loro assi. Rose, dopo l'esperienza di separazione dei suoi genitori e il rischio che aveva corso di perdere anch'essa sua madre, era diventata ombrosa col resto del mondo, aperta ai sentimenti solo quando questi erano sinceri, e loro sapevano quanto logica e razionale fosse la rossa. Se Scorpius l'aveva resa quel che stava diventando, più rilassata e aperta al dialogo e al divertimento, forse non era tanto male come avevano sempre pensato. Rose non si lasciava influenzare da chiunque. Inoltre, dal momento in cui le iridi dell'eroe del momento incrociarono la figura della rossa, egli parve sciogliere ogni singolo muscolo del suo corpo, e ciò non fece che rafforzare le intuizioni delle cugine, non poco spaventate all'idea. E fosse nato qualcosa di molto lontano a una semplice amicizia discreta tra loro come la sera di Natale avevano liberamente optato prendendola in giro per tutto il resto della serata canticchiando in coro uno dei più celebri testi babbani di un musical tratto dalla tragedia di ‘Romeo e Giulietta', quei due avrebbero pur dovuto avere degli alleati che supportassero la guerra che in casa avrebbero affrontato, no? Quel gruppo era stato l'unico a non porgere domande, ma al contrario, raccontare loro qualcosa in più al ragazzo. Ma adesso, Scorpius non stava più ascoltando. Curioso come proprio quando stava partecipando come ospite accolto per una forse unica volta dalla comune concordanza di tutti a quelle tanto invidiate dalla scuola intera, piccola riunione di famiglia, senza viverla veramente. Annuiva soltanto, o al massimo emetteva qualche verso di accordo dando di tanto in tanto ragione a qualcuno lasciandosi sfuggire piccole risate quando comprendeva di dover rispondere ad una spiritosa battuta che non aveva nemmeno tentato di ascoltare. Non aveva dimenticato il saluto che aveva rivolto a quella brillante ragazza quella sera, e solo ora, mentre cercava di resistere al continuo impulso di guardarla stava realizzando di volersi trovare da solo con lei. Tutto il resto era offuscato, gli parve perfino di sentire solo ed esclusivamente il rumore dei suoi respiri. Le sue narici furono inebriante dall'ultimo odore avvertito nella preparazione dell'ultima pozione che in quello stesso luogo aveva preparato, senza neanche rendersene conto fu assalito da un senso di positività, era maledettamente felice di vederla, si sentiva spinto verso di lei da una forza gli tornò in mente il suo sorriso, la sua vicinanza, il contatto con la sua pelle.. voleva, no, doveva baciarla, subito, senza perdere tempo. Prima di compiere un gesto inconsulto, si obbligò letteralmente ad appoggiarsi al muro, e lì riconobbe un fastidioso formicolio alla schiena e alla testa, simile ad una vertigine, che lo spinse a battersi una mano sulla fronte coprendosi entrambi gli occhi. Quell’azione, quasi allarmò le persone attorno a lui, ed immediatamente Fred Jr. sollevò le mani in segno di resa.

《Ehi amico, sto scherzando! Certo che tuo padre non subirà alcuna condizione da quell'articolo!》

《No, no figurati. È che si asfissia qui sotto. È un problema per voi se ci spostiamo ai giardini?》 Arrivò a tutti la sincera giustificazione del giovane, era chiaro come il sole che non cercasse di fare pena o di collegarsi a qualche trauma rivissuto al Ministero. Era davvero impallidito pericolosamente, il che era assurdo dato il colore esageratamente perlaceo della sua carnagione. Si ripromise, mentre percorreva i corridoi del Castello, che non avrebbe mai più formulato un pensiero simile riguardante quella ragazza, anche se per la prima volta in vita sua non era nato su una base a sfondo malizioso. E fu proprio quel dettaglio, a renderlo fin troppo nervoso.


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Salve a tutti! Imperdonabili ritardi lo so, non me ne vogliate, non sono mai stata tanto incasinata in vita mia.. rimpiango il mio dolce far niente che mi permetteva di scrivere anche tre capitoli al giorno e specialmente leggere i vostri! Ma mi rimetterò in pari questi giorni di.. leggerezza, ecco 😂😂Non credete che le cose tra tutti loro si siano aggiustate così, in una sola notte! Ne vedrete ancora tante in questa storia😉Dedicato come sempre alla mia cara paige95 e un abbraccio a tutti voi che seguite e recensite♡♡












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Capitolo 12
*** Strappi. ***



{Hogwarts, 20.02.2022}

La pioggia batteva incessantemente ormai da qualche giorno, il cielo incantato al di là delle candele in Sala Grande mostrava fedelmente il fulmineo e grigio spettacolo all'infuori delle mura, goccioloni dal notevole diametro e quantità non di minore importanza influivano sullo stato d'animo generale, scombussolando l'umore degli studenti al punto che le risate cominciarono a diminuire se non per fondato motivo per il quale sforzare le corde vocali, e prestare attenzione anche alla più semplice lezione risultava difficoltoso. Lo stress degli alunni prossimi agli esami di maggiore importanza rispetto ai normali test di fine anno si era esponenzialmente incrementato, per quelli i cui nervi delineavano troppa sensibilità. Per altri, era solo un leggero inconveniente, ed anzi, studiare cullati dal dolce suono del ticchettio sui vetri della finestra poteva essere un ottimo aiuto nella concentrazione, come, ad esempio, per gli studenti risiedenti nell'umido sotterraneo, abituati a scorgere raramente i raggi del sole data l'ubicazione sommersa della Sala Comune per buona parte dalle acque del Lago Nero. Lì infatti, uno studente, forse meno lungimirante del proprio tutore provvisorio che in vista del Torneo si era premurata di portarsi avanti con la teoria di Cura delle Creature Magiche -dato il fatto che molte lezioni all'aperto aventi per oggetto animali di media/grossa taglia non potevano essere recuperate all'interno degli spazi al chiuso-, si era rintanato da ormai tre ore cercando di stampare nella propria mente come in uno scatto fotografico i paragrafi di quel mattone nero. Amaramente dovette rendersi conto di aver bisogno d'aiuto, maledisse se stesso per aver dato sfogo al divertimento trascorrendo qualche giorno lontano da ogni dovere e preoccupazione in compagnia di Albus anziché raggiungere regolarmente la propria compagna in biblioteca. Il pensiero corse a lei, e soltanto allora trovò abbastanza buona l'idea di andare a chiedere una mano, almeno al minimo, anche se sapeva decisamente di doversi aspettare un rifiuto secco, a discapito del suo 'essere così sprovveduto ed immaturo' che tanto le piaceva sottolineare in momenti come questo, quando a causa sua gli veniva affibbiata una qualche punizione. Istintivamente raccolse la boccetta d'inchiostro, la piuma che stava utilizzando, e chiuse il foglio di pergamena all'interno del volume caricando tutto in spalla nella borsa in cuoio e dopo aver consultato il suo orologio da taschino scavalcò i gradini due per volta, oltrepassando la porta nella parete in pietra volgendo un cenno di ringraziamento all'uomo dipinto su di essa, prima di percorrere i lunghi corridoio per tentare di tornare sui passi della rossa, passi che tutto il Castello conosceva. Tre erano i luoghi in cui trovarla a quell'ora: La serra d'Erbologia, la biblioteca, o la Sala Grande. Poteva nasconderlo e negarlo quanto le pareva e le piaceva, ma il segno distintivo che contraddistingueva la famiglia dal quale proveniva oltre al colorito dei crini mossi, era la quantità di cibo che riusciva a ingurgitare tutta sola, preceduta da un sonoro brontolio. Che solitamente, iniziava a quell'ora. Più volte glielo aveva fatto notare in maniera alquanto divertita, i primi tempi sembrava offendersi tanto da non rivolgergli parola per minuti interi, poi l'abitudine alla sua presenza l'aveva portata a liquidarlo con un semplice gesto della mano. Ciò che forse non le era mai stato chiaro, era che lui aveva imparato ad adorare in silenzio e discrezione quelle piccole cose che la rendevano.. Rose. Con sua grande sorpresa la ragazza non si trovava in nessuno di quei posti. Interdetto, portò una mano dietro la nuca per lasciare la cartillagine delle unghie strofinare la cute. Non poteva davvero torvarsi ancora lì fuori, oppure, si? Sbuffando, tornò in dormitorio a recuperare il mantello stregato che ella stessa gli aveva regalato, lasciando il caldo e la sicurezza dell'asciutto per addentrarsi nel banco di foschia e percorrere il giardino sino a destinazione, tenendo eretta a mo' di manico la bacchetta dal quale un trasparente velo si ergeva sul suo capo proteggendo il corpo dai getti d'acqua piovana.
Questi, davano tregua agli scolari che desideravano trascorrere qualche ora di aria fresca all'infuori delle mura del Castello solo ad intervalli irregolari e imprevedibili, malgrado avesse ormai smesso di nevicare. Ciò non impedì ai giocatori di Quidditch però di rassegnarsi all'idea di mantenere l'allenamento tenuto nei mesi antecedenti al freddo febbraio, ed a convincersi di non poter proseguire imperterriti senza sembrare dei completi pazzi portandoli a restare fuori in balia delle nuvole che in un nonnulla ricoprivano il limpido cielo della Scozia, senza dar loro il tempo di avvertire il sudore colare giù dai pori della fronte e della schiena durante il movimento poiché questo non aveva neanche tempo di nascere sotto le secchiate che venivano giù ad inzuppare ogni centimetro dei loro corpi per niente permeati, loro erano capaci di far penetrare l'acqua fin dentro le ossa pur di non perdersi una simulazione della partita che a breve si sarebbe tenuta. Grifondoro contro Corvonero. Come immaginava, sugli spalti nessuno spettatore si era preso la briga di assistere, neanche qualche 'spia' amica della squadra avversaria nell'osservare la strategia e la tecnica di gioco per riportarla al capitano del team per il quale simpatizzava. Fu quando si arrampicò fino all'ultima panca della torretta foderata di stendardi verdi, che la vide sfrecciare come un bolide avanti e indietro per il campo nell'intento di prendere in possesso la Pluffa e gettarla negli anelli avversari. Quello era il suo lato oscuro, quello secondo cui il Vicecapo Auror poteva essere felice di aver tramandato alla sua piccola genietta propensa alle manie di controllo e all'allenamento del cervello, tanto da tenere appesa sul frigo di casa una foto in movimento della figlia in divisa che stringeva assieme ai compagni la Coppa vinta lo scorso anno, quando da poco era entrata per sostituire il ragazzo con cui quell'anno aveva tentato di instaurare un rapporto sociale di livello superiore, con scarsi fini. Era il suo modo di rilasciare la rabbia ed il malessere accumulato negli anni di separazione a turno dai genitori, anni in cui aveva dovuto non solo tentare di capire come poter riavvicinare i coniugi convinta che dietro il loro divorzio non vi era la mancanza d'amore, ma anni in cui la condizione autistica di Hugo era nettamente peggiorata dato il diverso modo che la sua mente aveva di meccanizzare i pensieri, rendendolo scontroso, chiuso, aggressivo e costantemente ansiolitico. Un bambino a cui lei aveva dovuto provvedere, perlopiù. Senza contare l'immagine positiva e costante delle sue capacità di strega che doveva dare al resto del mondo, in qualità del misto di geni che componeva il suo DNA. Fortunatamente erano andati avanti tutti e due, avevano perdonato e archiviato quei momenti nel buio dei ricordi da dimenticare al più presto, se mai ne avessero avuto la forza.
Scorpius non disse nulla, attese pazientemente che la partita finisse, ma senza guardare. Aveva invece riaperto il libro, e si convinse di aver fatto la scelta giusta poiché pochi minuti dopo, l'arbitro incaricato da Madama Bumb in occasioni del genere fischiò due soffi decisi. Allora, i giocatori si dispersero, fuorché la rossa e la migliore amica, ancora in bilico sui manici a mezz'aria a discutere sul da farsi, finché la mora scese agli spogliatoi, e l'amica volò dritta verso l'intruso.
《Pensavo non ti piacesse il Quidditch.》
《Ed io credevo di essere colui che dovresti portare sulla retta via e stare bagnata fradicia in mezzo al campo a mezz'ora dal Coprifuoco non è molto d'esempio.》
L'espressione fintamente annoiata della giovane fece nascere l'ombra di un sorriso nel suo interlocutore, che rizzò la schiena aspettando una mossa.
《E quindi sei qui per farmi la ramanzina cosicché il senso di colpa mi spinga a spiegarti tre capitoli non è vero?》
《Ma insomma se vengo bocciato è colpa tua lo sai o no?》
《Si beh il risentimento mi morderà il buonsenso per due o tre giorni. E poi, ormai è tardi, tra un'ora dobbiamo essere nei dormitori e non credo di riuscire a fare in tempo.》
《Allora dovresti proprio asciugarti. Porto un po' di roba in biblioteca, ti aspetto lì.》
《Non puoi introdurre del cibo lì dentro!》
《Ah, no?
》Sospirando, la ragazza volse la scopa in direzione del Castello dopo essersi tolta dal viso l'espressione indignata, convinta che trovarsi già lì le avrebbe fatto guadagnare tempo. 
《Sali, ti accompagno, non troverai la torta salata se vai a piedi.》
《Ahm-- no, la trovo, sta' tranquilla.》
《Malfoy dalla mia bocca non esce una parola se prima non ci entra quella torta.》
《Ah, una minaccia.. bene, proprio quando penso di averci capito qualcosa di te..》
Lo sguardo che le rifilò bastò da sè a completare la frase. I loro patti, seppur bizzarri e molte volte fin troppo fuori luogo in un certo senso funzionavano. Così, si ritrovò costretto ancora una volta in troppo poco tempo a dover nascondere qualcosa di sè per far piacere a quella ragazza, come in questo caso, il suo odio verso il vuoto sotto i piedi. Montò il sella dietro la Corvonero curandosi di metterle sulle spalle il mantello che si era portato dietro e di espandere le dimensioni dell'ombrello di modo da coprire entrambi, e strinse i denti obbligandosi a non chiederle di andare piano, o le avrebbe assicurato qualcosa di pericoloso da usare contro di lui. Quando quel tormento finì e potè finalmente assaporare il brivido del muoversi con le gambe, si allontanò dalla compagna andando a riscuotere la merce di scambio per quel contratto verbale.

Puntuale, dopo soli quindici minuti la fonte di risorse maggiormente ricca in quella scuola lo raggiunse, ed insieme poterono gustare una cena informale in cui Rose si sentì libera di ridere quando ne sentiva il bisogno senza curarsi di aver ingoiato del tutto. Il ragazzo invece, non aveva neanche finito la carne che ripose le posate, aspettando educatamente che la rossa si fosse saziata. La trovò presto a fissarlo in modo sospetto con un sopracciglio alto, prima di fare una richiesta che assolutamente, non si sarebbe mai aspettato neanche se fosse stato un Centauro esperto nella lettura delle stelle.
《Dammi il braccio per favore.》Seguirono molti attimi di esitazione nel quale egli non seppe se il sonno o la follia per il troppo studio tutto in una volta lo avessero portato ad avere le allucinazioni, ma ella confermò la sua richiesta utilizzando un segno della mano che solitamente i combattenti dei cartoni giapponesi utilizzavano per intimare all'avversario di farsi avanti. Senza essere in grado di formulare un'espressione normale, Scorpius portò il braccio sinistro in avanti verso di lei. Rose racchiuse la mano tra le sue abbassando la manica quanto bastava per scoprire il polso, e richiuse a cerchio pollice ed indice proprio in quel punto, osservando con attenzione il risultato. Era talmente esile che l'ughia del pollice era perfettamente sovrapposta a quella dell'indice. Con decisione, lo lasciò andare mettendogli davanti il resto del proprio pasto compresa la delizia che gli aveva raccomandato di non dimenticarsi. Gli suggerì di finire tutto mentre ella avrebbe parlato, mascherandola come una scusa di facilitazione all'apprendimento, in realtà in quel momento decise che quella era una nuova regola per mantenere una solida amicizia: nutrirsi in modo da avere un colorito roseo da persona normale e non un perlaceo vampiresco tipico del sottopeso. L'orologio suonò dieci rintocchi. Avrebbero dovuto essere nei propri letti esattamente in quell'istante, e non era affatto male l'idea dato che aveva ottenuto il permesso di saltare la ronda notturna per riposare adeguatamente in vista della partita, eppure Morfeo non dava segni di accettare quel suo autoinvito nel suo mondo. Era agitata, come in ogni match importante come quello che avrebbe segnato il passaggio della squadra alla finale, ed aveva fretta di tornare nel proprio dormitorio a indurre il suo sonno con qualche metodo babbano. Ciò che la tradì miseramente fu il vuoto nello stomaco che riprese a farsi sentire dopo un'ora e mezza dalla cena incompleta, che urlò tutto il suo disappunto per quella decisione proprio mentre il ragazzo si era offerto con l'aria di chi non ammetteva repliche di accompagnarla alla fine della scala a chiocciola. Divertito dal rossore sulle sue gote, il biondo le mise un braccio attorno alle spalle invitandola a cambiare direzione. Le mostrò dopo pochi minuti di cammino uno dei segreti e dei luoghi più belli che avesse mai visto, da non credere il numero di volte che era passata dinanzi a quel ritratto.. non avrebbe mai pensato che solleticando la pera avrebbe avuto accesso alle cucine. Si congratulò ancora una volta con i Fondatori, gustandosi una squisita fetta di torta alla menta piperita. Notò che il ragazzo aveva una certa confidenza con gli elfi e non le sfuggì il gentile modo con il quale li trattava, ed un pensiero volò a sua madre, facendola sorridere.
Aveva ignorantemente pensato che uno spuntino avrebbe avuto lo stesso effetto che la poppata dava ai neonati: stomaco pieno uguale sonno immediato. Ed invece probabilmente gli zuccheri aveva contrbuito ad attivare la mente e si sentiva più arzilla che stanca. Sbuffò contrariata sulla strada del rifugio dei Corvi, finché Scorpius non decise che era ora di ricambiare quel.. inaspettato ma piacevole gesto rivoltogli a cena, tentando di indurla a confessargli le sue ansie. Constatato che l'unico problema era l'insonnia da agitazione per un importate evento, decise di proporle quello che era l'ennesimo ma che, parola sua, sarebbe stato l'ultimo strappo alle regole della serata, proponendole di attingere alle scorte nell'aula di Pozioni dove avrebbero trovato ciò che le serviva. La persuasione, o meglio a suo dire, la manipolazione del ragazzo era davvero efficace, ma s'impose di credere che fosse una decisione ponderata sull'influenza che avrebbe avuto alla giornata di domani, per cui, lo seguì senza smettere di lamentarsi per le sconsiderate azioni che a causa sua stava commettendo. L'idea di Scorpius si rivelò anche troppo intelligente. 
Con tutta calma, la quindicenne poggiò le labbra sulla fiala che prudentemente il biondo aveva recuperato dall'armadio delle Pozioni meglio riuscite in ogni lezione, e ne bevve in un sorso tutto il contenuto. Ma, il ragazzo attento a tenere i decibel bassi a causa della probabilità di essere scoperti, le aveva detto di bere un solo sorso tutto d'un fiato. Dopo solo qualche secondo dall'ormai compiuta azione, Rose cadde in avanti profondamente addormentata sorretta per tempo dal giovane, che tentò in tutti i modi di risvegliarla. La chiamò a voce alta, la scosse, le diede leggeri schiaffi sul viso, le gettò dell'acqua in volto. Lasciare un altro spazio vuoto negli scomparti dell'armadio non avrebbe portato a niente di buono, così, dovette prendere la più drastica delle scelte pregando Merlino affinché facesse ragionare la ragazza l'indomani, e la raccolse tra le braccia a mo' di sposa trasportandola con sè su per le scale della Sala Comune delle Serpi, tenendo salda la presa fino ad arrivare alla porta del dormitorio che condivideva esclusivamente col migliore amico, una fortuna a loro toccata per questione di posti occupati a sufficienza per il loro anno. Non potendo bussare, a quell'ora della notte nè aprire la porta da solo, chiamò Albus un paio di volte sperando che non fosse nel dormitorio di qualcun altro, o che non fosse addormentato. Con sua grande gioia, ottenne risposta, ma l'immagine che gli si presentò dinanzi, gli fece cadere in terra direttamente dalla bocca lo spazzolino che stava usando intriso di dentifricio.
《'A cc'e cazzo--?》
《Preferisci che dorma nel mio o nel tuo letto?》
《'Coppiuss che sussede?》
《Ma insomma va a sputare, che schifo! E chiudi la porta vuoi svegliare tutti?》
Il moro si affrettò a seguire le istruzioni dell'amico mentre questi adagiava la cugina sul proprio letto ancora in ordine, ed insieme, tentarono di liberarla almeno dai vestiti superflui lasciandola in modo che nessun lembo equivoco di pelle fosse più visibile del dovuto, tenendola sotto le coperte subito dopo, nonostante il forte imbarazzo di quello che era un estraneo. Dovette bere anch'egli per sciogliere il nodo alla gola prima di poter raccontare il motivo di quella visita così inusuale. Quando anche il biondo si chiuse in bagno per sistemarsi e indossare il pigiama, si avvicinò al proprio letto dove giaceva beata la ragione dei suoi tormenti, tormenti che dopo averla denudata quanto bastava ed averla tenuta così stretta a sè per poi vederla nel suo letto, gli sarebbero venuti per forza. Prima di chiudere le tende attorno al letto indugiò sui tratti del suo viso, destandosi da solo e volgendo lo sguardo al ragazzo che aveva appena posato gli occhiali sul comodino.
《Beh cosa aspetti a metterti a letto?》
《Sei impazzito?! Se si svegliasse nella notte potrebbe uccidermi!》
《Guarda che intendevo nel mio, amico.》
《Ah. Beh, dormi tu con lei?》
《Sinceramente sono più a mio agio con te.》
《E' inutile, tanto non te lo do.》

Ghignando e assestando un energico scappellotto all'amico dato che questi, nel pronunciare quella frase gli aveva fatto un occhiolino degno di nota, si stese accanto a lui. Quando entrambi ebbero preso posto schiena contro schiena, Albus prese a ridacchiare.
《Scorpius, non le hai chiuso le tende.》
《E questo ti fa ridere?》
《No, ridevo perché è la prima volta che una donna dorme nel tuo letto. E non ci ha neanche fatto sesso.》
《Potresti andare a chiuderle tu?》
Senza rispondergli, Albus rivolse le ultime attenzioni alla cugina mentre toccava a Scorpius faticare a dormire dopo l'ultima frase.

Il giorno arrivò più in fretta del previsto. La sveglia era stata rigorosamente impostata alle nove e mezzo, quella domenica. Albus doveva prepararsi prima di tutti gli altri, però. L'insegnante di volo nonché arbitro ufficiale delle partite di campionato, aveva indotto un nuovo compito per i suoi studenti di modo da indirizzare non solo dei futuri giocatori, ma, anche dei giudici di gara. Per questo motivo ogni studente iscritto a quello sport consegnava il proprio nome su un pezzetto di pergamena che poi veniva estratto dalla professoressa, ed il nome sorteggiato controllava l'andamento del match. Era toccato proprio al secondogenito dei Potter, e da buon amico, Scorpius si era alzato presto anch'egli per dargli sostegno morale e accompagnarlo al campo prima degli altri, anche perché non avrebbe mai voluto essere lì quando Rose avrebbe preso contatto con la sveglia. 
La lasciarono quindi a riposare in pace, e lei d'altro canto non sembrava detestare il profumo che l'avvolgeva, fino a quando non fu chiamata dal ticchettio metallico e infernale sul comodino.. pochi secondi bastarono a farle scendere il cuore direttamente nello stomaco. Quella non era la sua sveglia, non c'era la luce tipica di chi risiede in alto nel Castello, e il suo letto non era ricoperto di verde. Sussultando aprì le tende e subito si sentì morire, poiché riconobbe da pochi e semplici oggetti gli inquilini di quella camera. Tentò di ricordare gli avvenimenti della sera prima, e il fatto di essere come svenuta dopo aver bevuto il liquido offertole dal ragazzo non contribuì a farla calmare. Quel che fu peggio, era essersi ricordata che giorno era. Ora, Roseline Jean Granger-Weasley poteva dirsi presa dal panico.

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ECCOMI QUI CON LA MIA AMATA SHIP!
Spero tanto che vi piaccia questo piccolo esperimento! Nel prossimo capitolo ci saranno sviluppi su un'altra coppietta.. Sono mancata a lungo ma ora eccomi, godetevi questa.. non so bene come definirla x'D
Grazie a tutti voi che mi seguite malgrado i ritardi e un grazie speciale al mio angelo paige95
Alla prossima!

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Capitolo 13
*** Ruoli. ***


 -Alice e Rose, verso gli spogliatoi-
-Dominique e Lily, Foresta Proibita-


{Hogwarts, Sotterraneo; 21.02.2022} 09:30 A.M. 


Il torpore del sonno era talmente invitante che se avesse potuto sarebbe rimasta lì a godersi il materasso che quel mattino pareva più comodo del solito, respirando volentieri la fragranza all'Argan che riempiva le sue narici trasportandola col pensiero in uno di quei magnifici posti esotici che presto avrebbe visitato alla ricerca di nuove Creature Magiche assieme alla famiglia Scamander, per tutta l'estate. Non ricordava d'aver mai riposato così bene, riuscendo per una volta a spegnere la propria mente che carburava anche quando si concedeva un riposino di solo un'ora, e non sognare assolutamente niente. Era completamente libera da ogni pensiero superfluo e la pozione che aveva ingerito la sera prima le aveva anche fatto sparire momentaneamente parecchie ansie, se non fosse che lei dal momento del risveglio impiegava due secondi netti a prendere controllo di se stessa e recuperare ogni genere di informazione conservata nella scatola cranica. Scese dal letto come una Furia dei boschi portandosi a passo svelto verso il bagno, nel tentativo di darsi una sistemata. Appoggiò una mano sulla tasca della felpa rendendosi conto di non avere idea di dove fosse la propria bacchetta, così s'affretto a perquisire ogni possibile posto all'interno dei vestiti nel quale avrebbe potuto riporla tastando velocemente in maniera superflua, ma evidentemente le era stata sottratta come buona parte degli abiti per evitare che si spezzasse durante un movimento inconsulto nel sonno. Allora fu costretta a tornare in quella camera dal quale desiderava morbosamente sparire talmente ordinata da non sembrare appartenere a due maschi adolescenti -per lo stato nel qule aveva visto i suoi cugini lasciare le camere della Tana durante una delle loro rimpatriate-, e per sua fortuna trovò il canale della propria magia sulla superficie piana che dava all'altro lato del letto, come una specie di mensola in marmo sopra il quale era posto un vetro decorato da filamenti argentei impossibile da aprire. Prese atto del tempo perso solo in quell'istante, ed in più a quell'ora dovevano essere tutti ancora nei loro letti o peggio, in Sala Comune, sarebbe stato avventato e terribilmente umiliante scendere per tornare a vestirsi nella propria stanza. Prese un profondo respiro, ispezionò per bene il bagno alla ricerca di quelli erano gli oggetti che le servivano scegliendo accuratamente ogni arnese da dover passare sul proprio corpo, e più i minuti scorrevano, più erano le fatture che andavano a solleticare la sua memoria. Incollò la porta d'entrata servendosi dell'incantesimo Colloportus, guardandosi costantemente intorno facendo leva sulla forza della mente per scacciae la senzasione di essere osservata prima di denudarsi del tutto, e lasciar scorrere l'acqua calda sulle sue membra tese come corde di violino.  Quando il suo aspetto tornò presentabile ed ebbe trovato il ristoro necessario a garantirle una prestazione energica e brillante, lasciò il covo delle Serpi nascondendo al meglio la chioma rossa sotto il mantello, e corse verso il campo di gioco alle dieci e mezzo del mattino pronta ad indossare la propria divisa blu. 

Apollo quel mattino sforzò il convoglio del proprio carro al meglio che potè, il sole infatti mostrava i suoi raggi dal mansueto calore ergendosi alto e brillante sopra di loro, in un cielo azzurro coperto soltanto qua e là da timide nuvole sbiadite, impazienti anch'esse di assistere alla partita. Inaspettatamente arrivò prima ancora che gli spalti avessero visto metà della scolaresca, avanzavano ancora preziosi minuti a disposizione che di norma i due gruppi avrebbero impiegato a ripassare le tecniche orientative e di difesa, ed invece, la numero dodici della squadra optò per altro. Decisa, oltrepassò la propria torretta cercando con lo sguardo il ragazzo che nella sua mente assomigliava ora più ad un agnello da sbranare, e senza indugiare oltre raggiunse la panchina additata dagli spettatori pronti a scommettere come loro solito, ma egli preso a seguire la conversazione tra l'insegnante ed il proprio amico situati nel prato a qualche metro, non si accorse della sua presenza fin quando non sentì una forte stretta attorno alla sua spalla. Ringraziando Diana d'essere di spalle, alzò gli occhi al cielo preparandosi alla nevroticità che avrebbe sfogato su di lui, quasi divertito al pensiero. Con cautela, si voltò sfoggiando la più tranquilla tra le fattezze, salutandola con assoluta nonchalance conscio del fatto che se i suoi occhi avessero potuto lanciare qualche anatema, lo avrebbero fatto senza neanche attendere un comando. 
《Weasley, cosa ci fai qui, la partita sta iniziando!》
《Tu, vieni con me.》
《Non credo proprio. C'è qualcosa che non va?》
《Qualcosa? Ci sono parecchie cose che non vanno!》
《Beh, dimmi, ti ascolto.》
La ragazza aveva finemente intuito il tipo di gioco del biondo, ma non volle farsi agitare. Avendo lei alzato la voce più del dovuto in un luogo pubblico durante un litigio, ora lui non era disposto a lasciare la postazione inducendola a continuare quella discussione dinanzi ad altra gente. Sapeva che avrebbe contribuito ad incrementare la sua rabbia crescente, ma non poteva proprio evitare di provocarla, in una situazione tanto ghiotta. Tenne da parte la virtù della calma ed estrasse la bacchetta puntandogliela contro, dalla quale punta fuoriuscivano pericolosi raggi rossi pronti ad essere scagliati e quindi, a farlo volare per circa venti metri di sotto. Con fare di scherno, la seguì nello scheletro della struttura di modo da essere appartati e non uditi da nessuno. Quando furono l'uno difronte all'altra, Rose inizio ad alzarsi ripetutamente sulle punte in una chiara crisi di nervi, che le rendeva impossibile star ferma. Egli alzò un sopracciglio come aspettandosi qualcosa.
《Che cosa ci facevo nel tuo letto stanotte.》
《Non è una domanda alquanto contraddittoria?》
《Malfoy non sto scherzando.》
《Nemmeno io, non è evidente?》
《Ti prego non dirmelo..》
《Ma non me l'hai appena chiesto?》
《Ed hai avuto il barbaro coraggio di lasciarmi da sola? Albus dov'era?!》

《Guarda che io non sono il suo tutore, cosa vuoi che ne sappia in quale dormitorio era andato a dormire?》
《Perché parli così con calma hai idea di quello che hai fatto?》
《Fatto io? Tesoro dopo che sei svenuta e ti ho portata nella mia stanza perché non potevo andare nella tua mi ci è voluta un'ora per farti riprendere ed ho dovuto darti qualcosa di forte per impedire una ricaduta, il resto, lo hai fatto da sola. Devo riconoscerlo, sei parecchio interessante senza freni inibitori.》
Al solo pensiero, un brivido elettrico scese giù per la sua schiena, e percorse ogni singolo centimetro dei suoi tessuti muscolari. Si sentì mancare la terra sotto i piedi, le parve di riconoscere lo stesso capogiro venutole nell'aula di Pozioni. Adesso era lei a sentirsi una preda, qualcosa da sgranocchiare deliziosamente. Era caduta anche lei nel suo vizioso circolo, e non ricordava assolutamente nulla. Quasi, pianse. Quasi perché prima che la disperazione prendesse pieno possesso di tutta la sua essenza, Scorpius rise senza prendere fiato battendo un paio di volte i palmi delle mani, gustandosi il suo sbigottimento. Dopo poco, quando ormai era lui ad essere in lacrime, le prese il viso tra le mani pizzicandolo come uno zio farebbe al suo nipotino, rispondendo alle sue implicite domande. Adorava la sua disarmante ingenuità.
《Guarda fiorellino che stavo scherzando, eri nel mio letto perché hai bevuto troppo tranquillante, ed Albus è sempre stato presente da quando ti ho portata lì. Cioè davvero pensavi che avessi approfittato di te ma che razza di idea hai di me esattamente?》Lei, in tutta risposta, arricciò il naso assestandogli un destro esattamente al centro dello stomaco, ed aspettandosi una reazione fuori dagli schemi dopo la confessione di quella piccola bravata, lui ebbe la prontezza di afferrarlo prima che potesse incassare. Non si diede affatto per vinta, poiché continuò a provarci fino a quando non ebbe scaricato tutta la folle paura che aveva in corpo.
《I miei complimenti rossa, picchi forte!》
《Ma che ti dice il cervello? Mi hai fatto venire un infarto!》
《Davvero era così terribile per te l'idea?》
《E' naturale! Avrebbe implicato che avessi regalato.. come dire, l'innocenza da ubriaca, io!》
《E, dimmi, ti ha fatto disperare l'idea di averlo fatto o l'idea che non te ne ricordassi?》
Visibilmente adirata non più dalla burla che si era appena preso di lei, per quella chissà tra qualche giorno avrebbe potuto riderci su, bensì per la sensazione di trovarsi dinanzi al ragazzo che fino a prima di dedicarsi maggiore tempo aveva profondamente disprezzato, quello maschilista, e viscido, cercatore di nuove avventure, in balia di un tentativo di corteggiamento con un solo e possibile fine, superficiale e appagante solo per qualche ora. Improvvisamente, senza più aggiungere altro, diede lui le spalle facendo per allontanarsi, sino a quando egli non catturò una sua mano con la propria, tirando letteralmente l'intero suo peso verso il proprio corpo, in modo da ritrovarsela a pochi centimetri dal volto, questa volta, adottando uno sguardo serio e premurandosi di raccogliere con le dita l'altra estermità dell'arto opposto. 
《Sappi che non l'avrei mai fatto per due motivi. Primo, non ho assolutamente intenzione di commettere in vita mia qualcosa che arrecherebbe sofferenza a qualcuno a cui tengo. Secondo, se mai fossi stato nella situazione di mettermi a letto con te avrei voluto che fossi stata consenziente e lucida.》

 Non era semplice credere alle immagini che il cristallino mise a fuoco specialmente se il cervello non era predisposto a trovare una logica in esse. Immobilizzata sul posto per pochi attimi, il tempo di metabolizzare le espressioni sui volti dei due ragazzi usciti dallo spazio tra due stendardi in una delle torrette. Lui per primo, era impassibile e pacato, lei forse meno brava a occultare gli stati d'animo, maggiormente nel caso in cui questi risultavano troppo forti per essere trattenuti, sembrava quasi felice. Naturalmente, il tempo che impiegò a raggiungere di corsa la ragazza poteva essere incluso nel libro dei primati mondiali, babbani e non. Quello, non era né luogo né momento per un simile discorso, ma avendo lei lasciato il dormitorio dopo la doccia post-allenamento e non essendo più entrata nel suo campo visivo fino a quel peciso istante, sapendo che la compagnia della sera prima era la medesima di allora, il match sarebbe potuto iniziare quindici minuti dopo senza problemi. Quando però Rose vide corrersi incontro quella che poteva da sola rappresentare l'intero corpo inquisitori del Wizengamot e mettere ugualmente in difficoltà gli accusati. Eppure, non le dispiacque, mai come in quel momento era lieta di poter avere un appoggio morale in quella circostanza bizzarra e del tutto nuova senza sentirsi pazza per i sentimenti contrastanti che stava provando, e scelse di non darle neanche spunto di parola, enunciando di sua spontanea volontà tutti gli avvenimenti dal loro breve dialogo serale. Alice, forse unica persona al mondo ad avere avuto il privilegio di conoscere Rose in ogni suo aspetto e momento di vita, era anche l'unica in grado di riconoscere specifici segnali che invece ad altri occhi diretto interessato incluso, anche appartenenti alle persone che più amava, potevano sembrare soltanto tentativi di ristabilire una quiete, la stessa quiete in un animo agitato quanto il suo che ella non riusciva più a raggiungere. Lei invece dietro il velo in quello sguardo che si sposava egregiamente con il tono di voce utilizzato nelle descrizioni dettagliate, ci aveva visto più che mai da quel mattino d'ottobre una creatura nata per essere associata al colore delle sue iridi: speranza. Nessuno più di lei sapeva quanto l'amica fosse combattuta tra l'essere una figlia modello e l'essere una comune strega, scegliere una strada diversa da quella a lei approntata. Veniva spesso paragonata a sua madre, e malgrado non potesse essere più gioconda che qualcuno vedesse in lei in suo riflesso, in realtà era lontana anni luce da quelle considerazioni. Rose non sapeva tutto né tantomeno le importava avere la risposta a ogni domanda della vita, non apriva libri scolastici se questi non servivano o agevolavano il suo operato solo per il gusto del sapere, a lei piaceva semplicemente imparare. Ciò che invece divorava ogni momento della giornata all'infinito senza mai stancarsi, erano i romanzi. Di ogni genere. A lei, che era una sognatrice, piaceva vivere le storie scritte nelle menti delle persone, nella loro fantasia, nei loro desideri. L'intelligenza, suo segno distintivo e personale dono, era solo e semplicemente una parte di sé e della sua natura. Molti guardando quei ragazzi immaginavano come potesse essere sentirsi figli dei salvatori del loro mondo, ma pochi possedevano l'empatia appropriata nel coprendere quanto fosse complicato e cosa significasse realamente con tutti i pro, ed i contro. Uno di questi, era l'odio che i rampolli di quella famiglia avevano in generale nel chiamarsi come defunti, mentre invece sarebbero dovuti essere fieri di portare quei nomi. In questo aspetto, soltanto Freddie sembrava essere d'accordo con la decisione del padre. Un altro di questi aspetti, era non potersi permettere di amare la persona sbagliata, gettando via i sacrifici e le perdite subite da chi aveva trascorso anni terribili per assicurare loro una vita degna di essere vissuta libera dalle persone che avevano permesso l'ascesa al potere di un mostro. Un po', la piccola Paciock si colpevolizzava, sia per come era cambiato il modo in cui l'amica parlava dell'erede di una di quelle persone, sia per il fatto che riusciva solo ad essere dispiaciuta del nuovo tono, altresì era sicura di scorgere in lei un po' di serenità dopo tutti i suoi momenti bui. Se avesse fatto come il resto della famiglia e della comitiva, ovvero chiedendole solo se stesse andando tutto bene o se avesse riscontrato qualche problema invece che spingerla a parlare dettagliatamente di lui ogni volta che s'incontravano, forse non le avrebbe dato da pensare a fondo a ciò che stava vivendo ed in lei non si sarebbe innescato quel qualcosa che l'aveva palesemente spinta a farsi piacere quello che voleva tenere a distanza. Per quella ragione, si era appena promessa di appoggiare qualsiasi cosa avrebbe fatto se c'entrava quel ragazzo. 
I giocatori preparavano a voce le ultime raccomandazioni, e, dopo soli cinque minuti dalla comparsa delle Cacciatrici nello spogliatoio, forzate ad indossare la divisa sui vestiti per non rischiare di tardare ulteriormente, la partita ebbe inizio. Albus fischiò adocchiando ogni movimento imparziale e responsabilmente come coscienziosamente aveva promesso, dovendo segnalare a malincuore alcune infrazioni ed irregolarità nel gioco del fratello e dei propri amici. Lui come ogni altra Serpe, tifava per la casa gemella, ed infatti molti degli studenti appartenenti a quelle case, avevano preparato molteplici striscioni con i colori del Corvonero, che recitavano la scritta 'I don't give a Gryffindork', ed ogni volta che i Corvi segnavano punti, le lettere ballavano per qualche secondo. Anche dalla distanza che passava tra le sagome in volo e gli spettatori era possibile per quest'ultimi cogliere i giochi di sguardo e le perfette intese tra compagni, e naturalmente il tutto non poteva che essere accompagnato da ovazioni e cori che principalmente fungevano a distrarre o cercare di innervosire i membri delle squadre, ma quel che distrasse maggiormente il capitano dei Grifondoro, fu tutt'altro che dei semplici giochetti ormai obsoleti. Quando Alice risuciva a far passare la pluffa in uno degli anelli, il suo nuovo ragazzo puntava la bacchetta alla gola incantandosi con un Sonorus per sovrastare le centinaia di voci e farle sapere quanto fosse brava, e lei in tutta risposta congiungeva le dita delle mani affinché formassero un cuore, oppure volava sulla sua testa baciandosi il palmo della mano per poi soffiarci sopra, come a volerglielo spedire. Odiava quelle stupide manifestazioni d'affetto, da quel vomitevole e mieloso Tassorosso. Scelse però di non lasciarsi sopraffare, essendo nel bel mezzo di una partita importante, ed aveva giurato dal primo giorno del suo ultimo anno che avrebbe lasciato nell'Ufficio della preside la Coppa del campionato prima degli esami, e ne aveva tutte le intenzioni. Finalmente, un luccichio dorato sfrecciò dinanzi ai suoi occhi azzurri, e potè finalmente avere qualcosa a cui aggrapparsi per togliersi dalla mente delle immagini alquanto scomode, partendo così all'inseguimento. In quello sport, entrambi i genitori avevano trasmesso talento ad ogni figlio, Lily infatti aspettava solo l'età più consona per iscriversi alle selezioni. Il Cercatore avversario affiancò il mago ormai privo della Traccia, e per quasi venti minuti nessuno dei due perse di vista il Boccino d'Oro, eppure sembrava assolutamente non intenzionato a smettere di svolazzare solo per essere rischiuso nella scatola delle palle da gioco, ma sotto ogni occhio ormai perso d'interesse verso quel che succedeva all'interno del campo, James Potter acchiappò quella brillante sfera dando conclusione alla partita e candidando Grifondoro alla finale, per un punteggio superiore agli avversari di soli dieci punti. Le grida riempirono lo stadio, ma nessuno ebbe il tempo di esultare più del dovuto poiché proprio allora il cielo decise di manifestare tutta la propria contrarietà, evidentemente parteggiante per i vinti, piangendo sul Castello. Decisero così di spostare i festeggiamenti all'interno di esso, fatta eccezione per i giocatori in ritirata negli spogliatoi per riporre le divise e lavarsi del sudore perso. Gli unici rumori che si sentivano erano il vociare allegro dei Grifi e l'acqua che scorreva dalle doccette di tutti. Rose, cercava invano di guardare il lato positivo della sconfitta, anche se non avrebbero più giocato fino al prossimo anno era per loro possibile impiegare il tempo per dedicarsi allo studio e la preparazione ai test, anche se tutto quello che otteneva erano occhiatacce e antipatica ironia.
Alice passò tranquillamente un asciugamano sui crini castani bagnati sfregandoli con il tessuto spugnoso, dirigendosi nello spazio in comune, appoggiandosi ad una delle pareti per ammazzare il tempo nell'asciugare i capelli con l'ausilio della magia, osservando la pioggia. Una seconda figura, il cui odore per lei distinguibile tra mille che non abbandonava mai la sua pelle neanche dopo essersi abbondantemente lavato le si affiancò, sedendosi tra lo spazio in pietra di due finestre senza vetri.
《Partita avvincente eh?》La strega si limitò ad annuire passando la bacchetta sulla testa molto lentamente per evitare di bruciare qualche ciocca, beandosi della visione dell'orizzonte. Data la sua apparente riluttanza nel conversare, James proseguì senza dare impressione di aver compreso la volontà della compagna, schiarendosi la gola.
 《Sei delusa dalla sconfitta? Il prossimo anno non ci sarò e potrete vincere il campionato, forse.》Stavolta l'accenno di un sorriso sincero si fece spazio sul suo viso privo da ogni imperfezione epidermica, neanche una ruga d'espressione apparve sulla pelle liscia e fin troppo perfetta quasi fosse sintetica. Gli occhi nocciola andarono finalmente a posarsi sulla persona al suo fianco, con aria di chi la sapeva lunga. Eppure ancora una volta il ragazzo non ebbe piacere di udire la sua voce cristallina. Imperterrito, spinse il corpo a disanza ravvicinata, ma non troppo da invadere il suo personale spazio.
《Diamo una festa per celebrare la vittoria, io e Al. Sai lui è neutrale. Porteremo dai sedici anni in sù i ragazzi della mia casa nella stanza Và-e-Vieni, ma li porteremo a gruppi e li faremo entrare e uscire bendati con un incantesimo, resta sempre un segreto di famiglia, no? Ti andrebbe di venire?》
《Che cosa c'entrerei io là in mezzo?》
《Beh c'è tuo fratello e poi noi tutti siamo sempre amici, che male c'è?》
《Lo sai che quando qualcuno invita qualcun altro ad una festa poi deve restare con quella persona tutto il resto della serata vero?》
《Mi sembra logico, sì.》
《Allora mi permetto di invitare Rich, dato che tu come sempre sparirai con qualche ragazza verso il terzo bicchiere di Idromele alcolico, ed io resterò seduta su uno dei divanetti a parlare del vestito da da damigella d'onore con Dominique, e annoiarmi a morte.》
《Inviteremo anche Rose.》
《Ma lei non ha sedici anni.》
《Ma lei è mia cugina.》
《Albus e Rose alla stessa festa e Malfoy a girarsi i pollici davvero, credi che uno di loro non passerà la serata con lui?》
《Potranno fare a meno di quel coso per una sera, non muore mica!》
《Già e tu perché ci tieni ad averli entrambi se ti rintanerai in qualche armadio delle scope?》
《Perché stai facendo tutte queste domande, ti sto invintando ad una festa non dovrebbe essere così difficile rispondere!》
《Mi pare che anche tu stai evitando di farlo.》
《Ma tu hai un fidanzato e non dovrebbero interessarti queste cose.》
《Oh vedo che ci sei arrivato, ce l'ho e passerò la serata con lui, se posso invitarlo così da avere qualcosa da fare accetto volentieri, altrimenti passo. E dato che non si possono portare cose babbane a Hogwarts e quindi il lattice non ti salverà dalle malattie veneree tienilo a mente quando ti farai l'incantesimo anticoncezionale due o tre volte stasera.》
Non badò volontariamente all'espressione contrariata e offesa del primogenito dei Potter, e non fece caso davvero al tenue odore di bruciato che aveva riempito le proprie narici, e senza aggiungere altro né dare la possibilità di replicare, abbandonò quel luogo dirigendosi al Castello, senza asciugare le lacrime che solcavano le sue guance, perché probabilmente si diceva, non era altro che pioggia.

{Margine della Foresta Proibita} 17:00 P.M.

Hagrid teneva la maggior parte delle bestiole per la lezione di Cura delle Creature Magiche in bellissime recinzioni Poco distanti dalla sua capanna, ma abbastanza lontane dai confini che la scuola ammetteva per uno studente a meno che non fosse accompagnato da un'insegnante. I Centauri non erano creature molto socievoli con gli esseri umani e a meno che uno studente non avesse un'età ed una bravura notevole sviluppata minimo in tre anni di pratica al Club dei Duellanti, le probabilità di uscire indenni da un combattimento con loro erano quasi nulle. Ma ciò non fermava l'amore per la natura che Roxanne aveva in sè, e non era raro trovarla distesa sul tronco di qualche albero o sotto le fronde di una pianta ad osservare gli animali da vicino, restando in quella posizione per non sembrare una minaccia ed essere aggredita. Anche la creatura più piccola aveva una vita da rispettare ed essendo lei intrusa nel loro habitat adottava tutte le precauzioni necessarie. Le piaceva anche riportare su un taccuino i disegni di foglie, fiori o bacche da osservare poi prima di addormentarsi la sera. Respirare l'odore della terra umida le donava la pace interiore che stabilizzava l'equilibrio tra i suoi chakra, ed in più era un momento di assoluto silenzio e meditazione che impiegava per rivolgere qualche parola all'unico zio che non aveva ma al quale voleva più bene di tutti. Era il suo amico immaginario, il suo confidente migliore ed il suo amico più intimo, quello che le indicava la strada e che ascoltava ogni sua storia o capriccio senza controbattere o giudicare mai. Quel giorno però fu interrotta e strappata dalla pace da qualcosa che in quel luogo era assolutamente impossibile riscontrare: odore di fumo, e non un incendio, tabacco. Si alzò con cautela intenta a prendere a calci i responsabili dell'inquinamento di quel posto meraviglioso seguendo la scia dove man mano aumentava di intensità, ma le grida le morirono in gola quando sul suo campo visivo, si trovò due delle sue cugine. 
Dominique e Lily sedute su una pietra grande abbastanza da ospitarle entrambe, la prima intenta a ridere dell'ira della più piccola. Le lentiggini sul suo viso sembravano avere vita propria e spostarsi continuamente da quanto la giovane strega contraeva la faccia esternando tutto il proprio disappunto. La carta attorno ai bastoncini si consumava in piccole parti ad ogni tiro, e la cenere volava via spinta dal soffio azzurro mescolato al vento, che Lily stessa indirizzava verso il basso, segno di timidezza e insicurezza, ma era chiaro che quella non fosse la prima volta che lo faceva, respirava quel denso fumo senza tossire neanche una volta. Come se avesse visto un drago a tre teste, Roxanne si inginocchiò dinanzi la cugina togliendole la sigaretta dalla mano affusolata, spegnendola sulla fredda pietra e facendo poi evanescere il mozzicone. Lanciò una fugace occhiata alla maggiore che in tutta risposta, alzò le spalle per niente preoccupata della situazione corrente.
《Lily per Merlino, che cosa stai facendo?》
《Distendo i nervi. James e Albus mi hanno categoricamente proibito di partecipare alla festa di stasera, ed hanno anche detto che avrebbero avvisato mamma nel caso in cui mi fossi imbucata.》
《Lasciali sbattere i tuoi fratelli sono dei cretini.》
《Dom devono smettere di trattarmi come una bambina!》
《Ma tesorino tu sei una bambina, hai solo tredici anni quel tipo di festa non è adatta a te, ci sono solo persone grandi che fanno cose.. che tu non fai.》
《Per esempio?》
《Ehm.. ecco, loro si sbaciucchiano.》
Dominique, alla domanda della piccola verso la Corvonero, aveva spento anch'ella la propria sigaretta solo per mettersi comoda ad assistere alla scappatoia che avrebbe adottato la maggiore per dare una risposta logica e sensata a convincere l'ultima dei Potter che sarebbe stato meglio per lei lasciar perderequella festa. Si era messa a gambe incrociate e teneva i gomiti sulle ginocchia, e la faccia appoggiata sui palmi delle mani. Ciò che faceva innervosire di più la riccia, era il sorrisetto malizioso sul viso della figlia di una mezza Veela. Però l'espressione improvvisamente disgustata di Lily la fece sospirare di sollievo interiormente, e diede modo alla rossa di continuare la lista.
《Già e lo fanno con la lingua come quelli nei film!》
《Che schifo!》
《E poi, dicono moltissime parolacce.》
《E ricordi quella bevanda che avevi scambiato per Acquaviola al diciassettesimo compleanno di Victoire ed hai vomitato per tre ore? Beh si beve solo quello non hanno acqua o burrobirra.》
《E poi giocano a Imperio o Veritaserum e visto che tu sei più piccola si possono approfittare e se cadi nelle trappole sei costretta a fare cose imbarazzanti o peggio, ti fanno fare i loro compiti per almeno un mese.》
《Va bene, va bene, ho capito! Quelli della vostra età sono tutti stronzi.》
《Lily!》
《Ma comunque non ho voglia di stare sempre in mezzo ai piccoli con Louis, Hugo e Molly.》
《Che ne dite se a voi stasera si aggiunge anche 'Xanne che è già grande dato che io devo andare alla festa così io tengo d'occhio i vostri fratelli e voi guardate il mio?》
《Credo si possa fare.》
《Ottimo, io vado a scegliere il vestito allora. Divertitevi voi!》
Mentre Dominique lasciava la Foresta Proibita ricambiando il saluto con la mano della più piccola, la maggiore la ringraziava mentalmente per averla sottoposta al ruolo di babysitter sorridendole con sarcasmo. 


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Salve a tutti!
Si lo so ho altre storie da continuare ma sono davvero ispirata per questa parte e infatti non sto facendo salti temporali giganti tra un capitolo e l'altro perché ci sono piccole cose che per trama bisogna includere, quindi spero che vi piaccia!
Nel prossimo capitolo andrò avanti con la festa, e non so se potrà piacervi o meno quel che accadrà :'D 
Per il resto io vi ringrazio da morire per continuare a seguirmi, alla prossima!! 

N.D: 
Piccola nota per chi non lo sapesse, la parola Griffindork vuol dire letteralmente 'Grifondiota', ed Alice in questo caso si pronuncia 'Elis'.

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Capitolo 14
*** Sensazioni. ***


  -Brindisi al Capitano-
 -E tu sì, invece?-

-Se non mi avresti respinta-



{Hogwarts; Sala Comune di Corvonero; 21.02.2022} 18.00 P.M

《Ragazze per l'amor di Rowena, fate piano!》
Le esasperate imprecazioni della rossa non suscitarono alcun effetto in Alice e Roxanne, fermamente convinte del loro operato corrente. Era per loro un piacere poter dare carta bianca alla vena modaiola per la quale erano naturalmente portate, specie se la persona da 'apparecchiare' -com'erano solite dire quando la loro bambola di prova era pervasa dallo stesso entusiasmo di una tavola- era una per il quale bisognava impegnarsi a fondo perché il risultato fosse soddisfacente. Le sfide di ogni tipo erano all'ordine del giorno per chi come loro era incline ad una natura libera ed avventuriera. Quella in questione era rendere i crini della ragazza quanto più associabili all'aggettivo 'normale' possibile. Si erano procurate un bel po' di Pozione Lisciaricci non appena James venne a cercare la cugina, trovandola in compagnia della ragazza che lo aveva fatto seriamente dubitare di se stesso e di colei il quale aveva il migliore dei rapporti tra tutte le altre cugine, invitando la prima a quel piccolo momento di baldoria non previsto in alcun regolamento scolastico che avrebbe avuto inizio alle otto di quella sera, organizzato clandestinamente. Scontata fu la risposta che ella diede dapprima, per un Prefetto, presentarsi ad una festa all'oscuro di qualunque insegnante che tra l'altro vedevano in quel ruolo suo zio ed il padre della migliore amica, invece che impedire lo svolgimento di essa era qualcosa di inammissibile, specie dal momento in cui aveva appurato che Prefetti e Caposcuola del Grifondoro, non erano stati messi apposta e a malincuore al corrente di quella piccola infrazione. Era comunque una responsabilità molto rilevante, specialmente perché sapeva benissimo il genere di conclusione di quei momenti, per babbani o maghi in quello specifico caso non c'era alcuna differenza. L'alcol poteva inibire i sensi al punto da scatenare una rissa, qualcuno poteva farsi male, qualcuno sarebbe potuto sparire. Inizialmente date le suppliche del giovane, aveva azzardato l'ipotesi di presentarsi a patto che non fosse sollevata dagli incarichi che la scuola le aveva affidato, ma sembrava tutto inutile perfino a lei, che ugualmente sarebbe stata punita se avesse cantato i danni causati alla Preside, per aver partecipato senza fermare i festeggiamenti. Semplicemente, rifiutò l'invito proponendosi come compagnia a Roxanne nella sua permanenza in giardino con il resto della famiglia entro il coprifuoco. Ad Alice, parve non piacere affatto quella decisione. Era palese il fatto che desiderasse prendere parte al divertimento, anche perché aveva tenuto in piedi una scenata considerevole con il primogenito dei Potter, ed ora non poteva permettersi di mancare. E naturalmente, senza di lei non si sarebbe neanche azzardata a mettere piede lì. Ma, l'attitudine della riccia ad evitare da sempre i luoghi nel quale dominavano musica alta e sovraffollamento, fungeva da perfetto diversivo all'amica per anteporre il suo bisogno di rilassarsi e divertirsi ogni tanto liberandosi dal peso dei polverosi volumi ed affogare di tanto in tanto la logica in un bel bicchiere di Burrobirra, per cui, trascinò la giovane Weasley per un braccio verso il loro ritrovo, confermando dapprincipio la loro presenza, e lasciarono nel mezzo del corridoio un interdetto James in profonda pena per le sorti di Rosie nelle mani di quelle che ora sembravano nient'altro che boia, a giudicare dalle risatine civettuole che rimbombavano anche a distanza nelle sue tempie.
L'una teneva in mano un pettine rafforzato con una fodera di magia, l'altra parte delle ciocche già domate tentando di dar loro un contegno. 
《Secondo te resteranno così tutto il tempo?》
《Beh potrebbero gonfiarsi con l'umidità Ally, quindi cerca di non sudare cuginetta.》
《Non capisco perché debba prestarmi a questa cosa solo per farti contenta, Alice.》
《Oh ma io voglio soltanto aiutarti.》
《Illuminami, non comprendo di grazia.》
《Credo che voglia dire che esigiate entrambe di chiarimenti e quindi avete entrambe qualcuno da far ingelosire.》
A quell'affermazione, dal grande specchio nel quale la rossa poteva osservare la propria immagine andò a cercare lo sguardo dell'amica trovandolo immediatamente pronto ad accogliere le sue iridi sbalordite, ed un velo di paonazzo poteva notarsi sulle gote di ambedue le coetanee. Roxanne dal canto suo, molto più perspicace di quel che sembrasse e non per niente possieditrice della lucida cravatta blu e bronzo, portava un'aria assai soddisfatta in volto.
《No, n-non è vero. Volevo dire che forse le farebbe bene conoscere un po' di gente.》
《Si e magari qualcuno che domani, dopodomani, fra due giorni e così via la salutasse troppo spesso o la incontrerebbe casualmente un po' ovunque in modo che qualcun'altro, magari uno con una tinta insolita arrivi a chiedere 'chi è quello?'》
Alla indiretta descrizione del soggetto in causa, Rose portò le mani a coprire l'intero volto chiedendo a voce quale impercettibile di porre fine a quel discorso inensato, non curandosi del dolore che la brusca mossa del capo le aveva procurato strappando dalla radice i capelli infilati nel pettine, e le due non poterono fare a meno di sghignazzare. Eppure gli attimi di spasso che la figlia del Re degli Scherzi concesse alla mora durarono davvero poco, poiché esordì presto anche contro di lei.
《E tu, se pensi di attrarre James verso di te in questo modo sei fuori dai binari.》Le due Weasley completamente conscie dei trascorsi tra i due ragazzi, giacché entrambe erano fonte di sfogo e soprattutto confidenti di una delle due parti della 'coppia', annuirono in sembiosi in direzione di Alice, leggermente scocciata a prima vista, in procinto di brontolare e ribellarsi, siccome la situazione era diventata per lei stretta.
《Scusami tanto, com'è che hai abbandonato subito l'eventualità che tra Rose e Malfoy ci sia qualcosa e ti stai concentrando su di me?》
《Papà mi ha raccontato che qualche ora dopo i funerali di zio Fred era tornato indietro per restare un po' da solo con lui e sulla lapide ci ha trovato Draco Malfoy in lacrime. Per me la questione tra loro è chiusa da allora, se poi lei vuole stare con uno che è passato a mezza Hogwarts sono affari suoi.》
《D'accordo non c'è assolutamente niente tra me e Malfoy, chiaro?》
《Chiaro!》
Attaccarono all'unisono le streghe, alzando le spalle con estrema nonchalance malgrado il tono della più piccola era andato a indispettirsi. Chiaramente, qualcosa di oltremodo invasivo e sensoriale portò nessuna delle amiche a prendere in considerazione una sola parola dell'ultima frase udita, tuttavia per comune beneplacito scelsero sapiantemente di tacere.
Più tardi, nel dormitorio che condividevano con altre tre allieve per buona sorte vacante in merito al tempo libero domenicale che impiegavano gli studenti in svariate attività prima di cena, le compagne di vita apportavano gli ultimi accorgimenti all'abbigliamento. Alice aveva richiesto espressamente di indossare due cambi uguali come quasi ogni sorella gemella usava fare con l'altra, ed ancora una volta la rossa acconsentì a soddisfare i capricci più infantili con una punta di divertimento interiore. Adorava lo spirito gioioso e festaiolo di Alice, anche se in molteplici aspetti della loro vita -quello compreso- erano assai difformi, e lo si poteva comprendere in special modo dall'espressione della giovane Weasley dinanzi il capo d'abbigliamento che la mora raccolse dopo aver scavato bene a fondo nel baule ai piedi del suo letto. Ciononostante, lei lo aveva sventolato sotto il naso di Rose con orgoglio, ed una spontaneità tale che alla fine quest'ultima si lasciò convincere a replicare da uno dei suoi vestiti, foderandosi in qualcosa che risultava essere davvero troppo inadatto a lei. L'orlo della gonna rossa non arrivava neanche a sfiorare il ginocchio e la canotta abbellita da filamenti color oro annessa era a giromaniche, come se non bastasse. Decisamente troppo appariscente considerando anche i tessuti, eppure addosso all'amica sembravano dipinti appositamente. Non risultava volgare neanche un minimo. Rosie invece, decisamente più robusta rispetto alla sua corporatura minuta e dotata di forme le cui curve erano esattamente l'opposto di quelle materne col quale si trovava perfettamente a proprio agio se messe nel giusto modo, non perse tempo a sfilare quelle stoffe dal corpo, cercando una via di mezzo che le garantisse di non avere troppi occhi in sua direzione, e che zittisse le proteste della ragazza. Allungò i centimetri della gonna per coprire meglio le gambe in leggero sovrappeso rendendola elastica di modo da fasciarle la vita prorompente, e rese la canotta una comoda camicetta a maniche lunghe che in qualche modo nascondesse il seno prosperoso. L'alterazione del modello base piacque forse più dello stesso, e dopo aver indossato le calzature adatte, si avviarono dove Rich Mulligan attendeva pazientemente l'arrivo delle due come prestabilito qualche ora addietro.

La Sala egregiamente allestita dai fratelli Potter sgattaiolati fuori dalle mura e dai confini della scuola grazie all'utilizzo delle loro armi segrete per acquistare tutto l'occorrente necessario a quella leggera trasgressione, che avrebbe favorito alla tensione degli esami finali di tutti gli invitati, fu messa a punto per intero alle sette e trenta. Festoni e stendardi erano appesi alle pareti ed al soffitto, ed i candelabri in ottone posti al medesimo posto tra una raffigurazione della casa in rosso incantati di modo che le fiamme utili a garantire un'atmosfera intima per l'aperitivo iniziale non bruciassero i drappeggi. La luce che emanavano le candele, si sarebbero intensificate di un po' man mano che l'orologio avrebbe segnato i rintocchi, cossiché alle dieci, la sfera specchiata al centro del soffitto avrebbe raccolto la quantità di luce necessaria a garantire il movimento rotatoio che avrebbe coperto di mille tonalità di colori ogni angolo della stanza, dando il via ad una tipologia di musica differente da quella che avrebbero inserito in primo luogo, quella da discoteca. Allora, la serata avrebbe avuto inizio. Rustici, snack magici di ogni genere, dolci, salati e della natura più stravagante erano stati posti in vassoi o in ciotole sulla superficie di quattro tavoli rotondi ubicati agli angoli delle mura, e tra questi lungo le pareti giacevano poltroncine e divanetti pronti ad ospitare le membra stanche dal troppo movimento e le chiacchiere più intime degli invitati. Solo al momento in cui James, l'artefice dell'apparizione di quella stanza, avrebbe richiesto la scorta di alcolici tra cui Idromele alcolico, Whisky Incendiario, Acquaviola ed un tipo di Burrobirra che Madama Rosmerta non serviva agli studenti in gita, questa si sarebbe materializzata assieme a dei calici su una lunga tavolata al centro del pavimento. Era tutto perfetto, bisognava solo attendere i primi ospiti, che avrebbero aiutato i due ragazzi a compiere l'importante magia dell'occultare il percorso agli studenti, e per quello servivano persone fidate e competenti. Le due Corvonero si annunciarono dopo essere passate tre volte dinanzi al muro apparentemente vuoto al settimo piano, difronte all'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll. Furono quasi subito accolte dai due che con aria euforica, alla chiusura della porta si sistemarono nel mezzo di quel piccolo abitacolo a tema, a braccia incrociate aspettando i complimenti. Rich venne privato della benda magica posta inizialmente sui suoi occhi nocciola, ed immediatamente prese a complimentarsi per l'ottimo lavoro svolto, al contrario delle amiche che con aria sarcastica, non mancarono di far notare che se fosse stato tutto dipinto di blu sarebbe stato sicuramente migliore. 
《Beh signorine, perdonatemi se non ho aggiunto qualche dettaglio in onore della vostra presenza solo per farvi fare bella figura.. Ora, se volete scusarmi ho dei ragazzi impazienti di farci comagnia da recuperare!》Non poterono fare a meno di ridere dinanzi quella considerazione, neanche dopo che James ebbe abbandonato l'area, per dirigersi al secondo piano in cerca del primo gruppo, e desistere dal rivolgere un complimento alla mora che gli avrebbe fatto guadagnare una lite forse troppo in anticipo. 
L'affluenza divenne presto chiassosa, ed un'ora e mezza più tardi una cinquantina di persone stavano tranquillamente disobbedendo ad almeno mezza dozzina di regole riguardanti l'abbigliamento, gli orari e le organizzazioni studentesche. Ogni tanto, da qualche punto indefinito, era possibile udire un alquanto realistico verso di animale, per colpa di alcune delle caramelle comperate a Mielandia, e qualche stella filante o frisbee sparafuoco volava al di sopra delle teste di tutti. Albus, privo dei suoi occhiali tondi nel tentativo di rendersi più carino e mostrare l'intero volto sempre seminascosto sotto quegli enormi vetri, mostrò galanteria nei confronti della propria cugina prediletta invitandola a ballare, facendole notare come prima persona dall'inizio della serata quanto quei capelli le donassero, e presto i due si unirono alla piccola paranza che James, Fred Jr; Dominique, Rich ed i fratelli Paciock avevano formato sul piedistallo innalzato per Fred, il loro personale Dj per l'occasione. Questi ultimi, nella fattispecie componenti della casa del Grifondoro, improvvisamente andarono a cingere le cosce del capitano di squadra che aveva garantito loro il posto in finale, sollevandolo dal suolo un paio di volte mentre cori in onore al suo ruolo ed urla d'approvazione echeggiavano nell'aria, ed egli non perse certo occasione di godersi quelle attenzioni da lui tanto bramate e in cui, anche se ammetterlo poteva accrescere ad occhi altrui in malomodo il proprio ego, si crogiolava volentieri. Approfittando del caos generale, una figura bionda e mediamente alta rispetto ai ragazzi della sua età richiamò l'attenzione di Rose, battendo leggermente una mano sulla sua spalla. Un enorme sorriso apparve sul suo volto, notando la figura che sorprendentemente si era presentata malgrado gli impegni che aveva professato di avere per il quale non sarebbe venuto ad omaggiare il migliore amico, quella sera. Lysander rispose al suo cenno spensierato, offrendole un bicchiere di succo di zucca fresco, che ella accettò con piacere. 
《Possiamo parlare un attimo?》
《Certamente.》
La ragazza lo seguì facendosi strada in mezzo ad i corpi sino a raggiungere un lato abbastanza appartato nel quale colloquiare senza dover urlare per potersi capire.  
《Partiremo il giorno dopo gli ultimi esami, la nostra prima destinazione è la Norvegia. Volevo solo sapere se per te va bene ugualmente, sai una vacanza con i miei genitori non è esattamente una quieta gita al mare.》
《Oh ma figurati sono sicura che qualsiasi posto sarà bellissimo da visitare, non importa se c'è la neve.》
《Ottimo, grande! Beh.. ti andrebbe di ballare?》
Rose porse la sua mano all'amico, ed insieme si lasciarono trascinare dalle note e dalle melodie ritmiche. Il tempo scorse senza che alcuno si accorgesse delle lancette indisturbate nel loro cammino, ed in men che non si dica il tempo di evolvere la serata su un altro piano era giunto. Senza deludere le aspettative dei suoi compagni e venire meno alle promesse fatte, un fiume di alcolici fu messo a disposizione dei ragazzi, ed annesso a ciò, Rosie espresse la volontà di tornare nella propria camera, e tornare ad indossare la propria divisa per adempiere ai propri doveri, e controllare che le acque restassero calme fino a che ogni singolo studente fosse al sicuro nella propria Sala Comune. Salutò con affetto i propri cari, abbandonando la stanza Và-e-Vieni. 
Tornò a sgambettare nei corridoi del castello solo dieci minuti più tardi, munita del proprio distintivo e stavolta, con la bacchetta in bella mostra in una mano pronta ad essere utilizzata alla più piccola urgenza. Inaspettatamente, si trovò a sospirare esasperata avvicinandosi alla sagoma nera data la luce a contrasto con il suo campo visivo che dava la luna splendente per la sua intera figura, cacciando con un gesto della mano il fumo che aleggiava attorno al giovane Serpeverde, mettendo le mani sui fianchi con aria adirata.
《Scorpius ma che cavolo ci fai fuori dal sotterraneo a quest'ora, pensavo avessimo superato quella fase!》
《Guarda guarda, la bella di notte è in ronda! Pensavo fossi a quella festicciola stasera.》
《Lo sono stata ma stava diventando troppo movimentata e non mi piace questa fase.》
《Mh, io sto solo aspettando che Albus esca, non vorrei che fosse troppo andato da dimenticare la strada del Sotterraneo.》
《Uhm.. va bene, ma appena arriva a letto entrambi okay?》
Il biondo sorrise, volgendo solo allora gli occhi alla ragazza, gli stessi occhi che strabuzzò alla visione a lui dinanzi. I crini della ragazza erano arrivati a sfiorare i fianchi fasciati dalla gonna molto più appariscente di quella che indossava normalmente a lezione, che ora si intravedeva sotto il nero mantello assieme a buona porzione delle gambe scoperte. Era la prima volta che vedeva delle parti di pelle oltre a quella del viso che non fossero mani e braccia, e dovette passare una mano a sfregarsi le palpebre chiuse prima di essere in grado di dirle qualcosa di sensato, sforzandosi di non sembrare troppo affascinato dalla sua immagine.
《Ma che hai fatto ai tuoi capelli?》
《Oh, Pozione Lisciaricci..》
《Ah, volevamo fare conquiste! Non sapevo ti sapessi vestire da femmina.》
《Ah-a, mi scompiscio dalle risate!》
《Dai, ti sto solo prendendo in giro. Ti dona molto tutto. Ma a dirla tutta, ti preferisco riccia.》
Lo stupore dipinto sulla faccia della giovane strega portò il coetaneo a chiederle se per caso avesse detto qualcosa di sbagliato, ma ella provvide a scuotere il capo di modo che potesse tranquillizzarsi, e sorrise raggiante. Per la prima volta in vita sua, aveva ricevuto un autentico complimento da quel ragazzo, se che avesse speso alcuna attenzione per fare in modo che la cosa avvenisse, e per un attimo si chiese se era davvero genuino come la spontaneità con cui aveva affermato quell'ultima constatazione, si chiese inoltre se facesse così anche con tutte le altre prima di arrivare ai suoi scopi, e specialmente, si chiese quante di queste si sentissero come lei in quel momento, tremolante e svampita solo sotto il potere del suo sorriso, segnata da un irruento batticuore come una ragazzina di dodici anni dinanzi alla prima cotta solitamente verso il più popolare del settimo anno. Si chiese per un attimo, se solo sentirgli dire qualcosa di così puro a debita distanza senza essere neanche sfiorata da alcuna parte del suo corpo provocava una detestabile altalena di emozioni, come mai avrebbe regito e quali sensazioni avrebbe scaturito in lei, avere il suo fiato sul collo dettato da una frase sussurratale con una intonazione languida e bassa, e le sue mani ovunque. Avvampò distogliendo per un attimo lo sguardo ringraziando la penombra della notte quasi inoltrata per nascondere il colorito paonazzo delle sue gote, schiarendosi la gola prima di rendergli la buonanotte, e prendere un'altra via. Il pretendente di cui soltanto lei sembrava non aver captato le reali intenzioni ogni qualvolta le chiedeva di passare del tempo insieme con una qualsiasi scusa, osservava da dietro una colonna ove si era nascosto attendendo il momento giusto per fare la propria mossa, in modo sinistro il ragazzo a diversi metri di distanza prendere le ultime boccate di fumo dalla sigaretta. Lysander, non crebbe aver mai odiato tanto qualcuno in vita propria, come stava facendo in quel momento verso Scorpius Malfoy. Quest'ultimo prese a ridacchiare sonoramente non appena la giovane fu abbastanza lontana da non udirlo, e spense il piccolo filtro giallo contro la pietra del muretto sul quale era adagiato con una gamba a penzoloni e l'altra a formare un angolo col ginocchio, facendolo sparire nel nulla probabilmente in una dimensione differente. Prese fiato quasi come a depurare i polmoni dal corpo tossico estraneo ancora in essi, e con una fluida mossa arrivò a toccare con entrambe le scarpe il freddo pavimento incrociando le braccia al petto.
《Vieni fuori Scamander, si sentono i tuoi pesanti grugniti da qui, non vorrai restare lì a lasciarti schiattare il fegato da solo.》
《Tu, razza di lurido bastardo.》
《A che cosa devo il pedinamento?》
《Non eri certo tu il mio interesse.》
《Beh, Rose è andata da quella parte. Buona fortuna, e buona notte.》
Il Grifondoro prese ad avanzare lentamente nell'ombra lasciando riecheggiare il suono dei tacchi delle lucide scarpe in pelle di drago spezzando l'assordante silenzio, posizionandosi in tutta la sua lunghezza difronte al rivale riuscendo a fronteggiarlo perfettamente, poiché l'altro era appoggiato al muro con il busto e di conseguenza inclinato all'indietro. Ora, aveva portato le mani ad affondare nelle tasche dei pantaloni scuri. Entrambi mantenevano il contatto visivo senza battere ciglio, come fosse una questione di vita o di morte. 
《Tu credi di avere qualche speranza con lei non è vero?》
《E che cosa ti fa pensare che la Weasley sia una conquista per me?》
《Tu sei subdolo, le stai sempre appiccicato, è palese ciò che vuoi. Ma conoscono tutti la tua reputazione e lei non è certo stupida come quelle che piacciono a te.》
《E' buffo quanto il senso di inferiorità giochi sul subconscio di quelli come voi, se il tuo grande amore preferisce passare tempo con me piuttosto che con te dovresti domandare a lei, invece di insinuare certe cose e rompermi le palle.》
《Attento Malfoy. Non la avrai mai.》
《E tu si, invece?》
Lysander era scattato in avanti nel tentativo di afferrare il proprio nemico per il colletto della camicia, ma questi si erse per tempo raddrizzando la schiena e sovrastandolo quindi di dieci centimetri, cosa che come di natura tra gli animali, serviva ad incutere timore. Solo per quello, prese saggiamente la via della razionalità. Senza aggiungere altro, diede le spalle a quello che secondo molti era il ragazzo più scontroso ed apatico della scuola non riuscendo più a sorreggere quella glaciale occhiataccia, tornando indietro da dov'era venuto, colmo di sdegno.


Albus si diede un'occhiata intorno, assodando la certezza che non ci sarebbe stato alcun bisogno di ricoprire i bulbi oculari altrui con nessuna magia, perché tanto l'idomani nessuna anima viva presente in quella struttura avrebbe mai ricordato la strada fatta al ritorno. Non vi era uno solo in condizioni migliori che brillo, le risate iniziarono ad abbondare senza reali motivi tanto che quasi, neanche si rendevano conto delle cose che stavano accadendo attorno ad essi. Molti avevano iniziato a lottare alla greca attenti però a non farsi del male, altri gareggiavano sul minor tempo possibile impiegato a finire un'intera bottiglia di qualcosa, altri avevano cercato il retro di qualche tendaggio per eclissarsi dal resto del gruppo e consumare in totale libertà, ed altri ancora avevano optato per la possibilità migliore, quella di abbandonare lo stabile e concludere la pomiciata altrove. Tutto nella norma, solo divertimento come ogni adolescente bramava vivere ogni tanto senza che nessuno abusasse di qualcosa, in consenziente assenso, conscio dei rischi e dei pericoli che il giorno seguente avrebbe riscontrato. Nessuna rissa, nessuno scandalo, nessuna rovina. La mezzanotte mancava di due quarti d'ora, e l'umore generale sembrrava essersi scaldato appena. Certo, per qualcuno pareva aver già raggiunto l'ebollizione assieme agli ormoni, e fu tutto fuorché quel che James avrebbe desiderato vedere. Frank Jr. aveva già raggiunto il voltastomaco dovendo tornare a riprendersi lontano da tutto quel fracasso, per cui, sua sorella girava indisturbata compotandosi come più riteneva consono in quella notte senza leggi né regole. Il bacio che stava davando al giovane Tassorosso, era molto più che qualcosa di casto. Stavano letteralmente erodendosi le lingue, ma affatto volgarmente. Era un bacio lento, passionale e lascivo, uno di quei baci il quale esito andava in una sola direzione. Uno dei baci che metteva fin dentro le viscere il desiderio di denudarsi e fondersi con la persona adiacente. Ed era una cosa che, con tutta la volontà di cui era munito il primogenito dei Potter, non poteva sopportare oltre. Le iridi azzurre avvamparono del fuoco Ardemonio, le sopracciglia aggrottate e le rughe d'espressione ad anticipare una tempesta a dir poco burrascosa. La sensibilità fraterna andava ben oltre i battibecchi quotidiani e le continue incomprensioni, le parole di sfida ed i dispetti comportamentali, ed infatti, per Albus fu immediato e semplice puntare la bacchetta al collo, ampliare il tono vocale ed annunciare la fine della baldoria. Richiamò all'appello le stesse persone che avevano condotto in quel luogo i ragazzi, per cui Alice dovette staccarsi da Rich, ed intimargli di attenderla ai giardini. Lui di rimando, le posò un ennesimo bacio sulle labbra rosee, tornando sui suoi passi come gran parte degli studenti. Quando la sala fu vuota, e grazie ad un solo pensiero tutte le rimasuglie degli oggetti sarebbero scomparse, i cugini Weasley si ritirarono sotto stretto comando del Serpeverde senza ricevere alcuna spiegazione in merito, cossicché James potè frapporsi tra Alice e la porta d'uscita, viola in volto sotto il suo sguardo confuso. Non era affatto stonata dagli alcolici, cosa che rese il ragazzo ancor più furibondo.
《Avresti potuto avere la decenza di non farlo davanti a me.》
《Non fare cosa?》
《Ti stai comportando da stronza, Alice, perché vuoi farmela pagare così!》
《Da che pulpito! Quello è il mio fidanzato James, e non ne avrei uno che non sia tu adesso se tu non mi avessi detto espressamente di dimenticare di essere mai usciti insieme!》
《E questo giustificherebbe dover guardare una ragazza con la quale sono uscito strusciarsi in quel modo su un altro?》
《Io non ti devo alcuna forma di rispetto! Non è niente paragonabile a quello che hai fatto tu e non una volta e non con una sola!》
《Ma a differenza delle altre io a te ci tenevo.》
Sibilò a denti stretti il ragazzo, sull'orlo di una crisi di lacrime trattenute unicamente per orgoglio a differenza della ragazza che ormai, era già invasa da scie salmastre a furia di urlare.
《Se ci avessi tenuto non mi avresti respinta!》
《Volevo vedere dove sarebbe arrivata quella relazione quanto te, ma riesci a capire le complicazioni? I nostri genitori sono amici sin da bambini, tuo padre è il mio professore!》
《Ma lo senti quello che dici? Tu hai paura che i nostri genitori che hanno un bellissimo rapporto non approverebbero che stessimo insieme? Perfino Malfoy che ha una situazione familiare ben diversa con tuo zio non ha paura di provarci con Rose!》
Soltanto in quel preciso momento, Alice portò entrambe le mani a premere forte sulle labbra resasi conto del madornale errore commesso. Albus, da dietro la porta avendo prudentemente atteso per assicurarsi di non dover intervenire essendoa conoscenza del fuoco che una conversazione del genere poteva appiccare, spalancòla mandibola quasi a toccare terra, letteralmente terrorizzato dalla reazione che il fratello avrebbe potuto avere. Si era lasciata sfuggire solo per difendersi e per ferire nel profondo un ragazzo che le aveva fatto del male il principio di tenerezza neanche certa che stava nascendo tra la figlia di Ron Weasley e la persona che al mondo il ragazzo più desiderava non fosse mai esistito. Lo aveva fatto in maniera vile, vigliacca, ed aveva appena condannato l'amicizia che finalmente dopo cinque lunghi anni si era creata tra loro. Inaspettatamente, James non articolò una sola sillaba. Per quelli che parvero interminabili secondi, un inquietante mutismo si era impossessato del ragazzo, e l'effetto di quella notizia si era rivelato agli occhi dei due molto più preoccupante. Forse, avrebbero preferito la sua solita carica irruenta dinanzi a notizie come quella.
Finalmente, il Grifondoro si decise a parlare, avvicinando il volto a quello della ragazza, con la loro questione ormai temporaneamente e completamente rimossa dal campo prioritario. Parlò con tono basso, e spaventosamente minaccioso, tanto da far rabbrividire Alice come un getto d'acqua ghiacciata.
《Cos'è che fa Malfoy?》
《J-James aspetta.. non volevo dire questo, per favore dimentica tutto io cercavo solo di farti capire quello che penso, mi dispiace tanto!》
《Vattene Alice, c'è un letto che ti aspetta.》
Scostò quasi malamente l'esile figura della strega, attraversando l'arcata dell'uscita in fretta e furia. A nulla valsero i tentativi del fratello minore di farlo ragionare, poiché con uno strattone riuscì a togliersi di dosso anche quest'ultimo ed accelerare il passo tanto che neanche correndo, i due riuscirono a coprire la distanza. Il Serpeverde aveva ingenuamente ed ignaro di quel che sarebbe accaduto, che l'amico si era offerto di aspettarlo al quinto piano, ed era esattamente in quel punto che il moro si stava dirigendo. Ron gli aveva assegnato un preciso compito da quando la piccola e geniale ragazza era salita sull'Hogwarts Express: vegliare su di lei, in quanto unico tra i suoi nipoti ad aver compreso le reali ragioni del ripudio e della mancanza di possibilità di perdono per quella famiglia. Era colpa di quella famiglia se zia Hermione portava ancora oggi una cicatrice che di tanto in tanto sanguinava come fosse stata fatta da poche ore, e lo zio Ron era ricoperto da segni indelebili sul petto e sulle braccia. Era colpa di quella famiglia se l'unica vera figura genitoriale di suo padre era morta. Era colpa di quella famiglia se suo padre aveva vissuto nell'eterno tormento e nell'insicurezza per anni, ed era stato portato difronte al Signore Oscuro. Era colpa di quella famiglia se i suoi cari avevano rischiato più volte di morire, colpa di Draco Malfoy se l'invasione dei Mangiamorte che aveva causato la perdita di Fred, di Tonks, e di tutti gli altri aveva potuto avere atto. Suo padre portava l'inconfondibile segno della malvagità indosso, e quell'infame ragazzo era frutto della sua cattiveria e di tutti i geni dei pazzi che prima di lui avevano abitato quel Maniero dov'era cresciuto. E tutto questo dolore riportato nei testi di storia e negli occhi delle persone che avevano vissuto quelle battaglie, non compensava il fatto che era stato anche grazie ad un membro di quella famiglia, se Harry Potter aveva potuto continuare a vivere. Aveva promesso che mai e poi mai avrebbe lasciato che quel cognome portasse altri problemi nelle loro case e avrebbe mantenuto la parola, quella sera stessa.
《James ti prego fermati!》
《Ally penso io a lui, tu và a chiamare Rose, sbrigati!》
La ragazza annuì correndo veloce come a cavallo di una scopa in cerca dell'amica, senza curarsi di essere sentita da qualcuno mentre urlava il suo nome a squarciagola con apprensione. Nel frattempo, James purtroppo era arrivato a svoltare l'angolo nel quale avrebbe trovato il biondo ad aspettare suo fratello, e poté godere nel guardare ogni tratto del suo viso mutare da tranquillo ad atttonito, nel vedersi avvicinare il Potter sbagliato più che evidentemente intenzionato ad arrecargli quanto più dolore possibile. Accadde tutto troppo in fretta perché egli potesse reagire. Quando tutti i nervi si tesero allarmati dalla sensazione di pericolo,Scorpius venne brutalmente sbattuto in terra, e picchiò la testa avvertendo un fastidioso capogiro, e prima che potesse lamentarsi del dolore accusato, fu preso per la stoffa che gli fasciava il petto e stretto tra la parete ed il corpo del moro. Albus tirò fuori la bacchetta in contemporanea al consanguineo, e prima che arrivasse a separarli questo lo privò del bastoncino in legno con un Expelliarmus degno del nome che portava. Il biondo ebbe appena il tempo di guardare la scena, che la vista gli fu sottratta da un pugno all'occhio talmente forte, da permettere all'osso del cranio di tagliargli una parte del sopracciglio sinistro. Stordito, tentò di ribellarsi come meglio riuscì, mail sangue era già sceso ad invadere le sue palpebre per cui doveva contare solo sulla visuale dell'occhio sano, ed anche in quello il suo aggressore era avvantaggiato, difatti quasi immediatamente il ragazzo ricevette un identico colpo proprio sul setto nasale.
《Hai finito di fare come se puoi far sempre quel cazzo che ti pare e piace!》
《Sei impazzito?! Levami subito le mani di dosso Potter!》
《Altrimenti che cosa mi fai? Già tollero a malapena che tu sia amico di mio fratello, ma ti giuro Malfoy che non metterai le mani su nessun altro dei miei familiari, non stregherai nessun altro coi tuoi loschi ereditari poteri da Mangiamorte, non metterai le tue sporche mani su mia cugina!》
Immediatamente, Scorpius collegò quelle parole alla piccola conversazione messa in piedi poco prima con il più caro confidente del ragazzo, ed una smorfia di rabbia contribuì ad accendere la sua ira.
《Dovevo immaginarlo che sarebbe corso a spifferare di tutto.》
《Non ne vogliamo di quelli come te tra noi!》
《Che cosa ne sai tu di come sono io?!》
《Vuoi pulirti la faccia guadagnandoti qualcosa da noi non è vero? Sappi che nessuno ti crederà mai nessuno potrà mai credere che tu sia diverso!  Sei dello stesso patetico e vergognoso stampo di tuo padre, sarai solo anche tu alla fine e farai la stessa vita di tutti quelli prima di te, mi basta sapere la differenza che passa tra me e te, tra la mia gente e la tua!》
TUO PADRE ERA IL PRESCELTO, TU NON SEI NESSUNO OLTRE CHE UN PALLONE GONFIATO, TI ASSICURO CHE NON SEI MEGLIO DI ME E NON TI PERMETTO DI PARLARMI IN QUESTO MODO!》
Ora, il male fisico era sparito ed i due avevano preso a darsi ogni genere di percossa, rotolando in terra in cerca di ottenere supremazia e l'angolazione migliore dal quale infondere maggiore sofferenza all'altro, ed Albus non poteva che osservare inerme, paralizzato da quanto veleno erano in grado di sputarsi in faccia a sangue freddo, utilizzando una crudeltà fuori dalle righe. I rombi delle botte erano un tormento per lui, diviso tra due schieramenti. Disperato, decise di buttarsi in quella mischia di violenza rischiando di farsi colpire pur di dar loro una ragione per smetterla. Solo in quel momento, col fiatone e i capelli spettinati dalla fulminea corsa, Rose e Alice fecero la loro entrata trovandosi dinanzi una scena cruda e animalesca. 
《Basta! Basta, smettetela!》I richiami della rossa pallida come un lenzuolo, e le iridi velate da una patina di paura lasciarono che le cose si appiattissero, e finalmente Albus riuscì a rimettere in piedi i due, ancora sudati e sanguinanti. Tutta la parte destra del volto di Scorpius era coperta da ematomi, mentre James aveva rimediato solo una ferita allo zigomo. Poterono respirare separati dalle sagome dei tre estranei alla zuffa, ancora guardandosi in cagnesco per niente soddisfatti di quella interruzione.
《Che cosa vi prende siete forse usciti di testa?》
《E' colpa mia Rosie, ho combinato un casino!》
《Come? Sei stata tu a dirglielo?》
《Dire cosa, Alice?》
《Ha detto a Potter che ci provo con te!》
《Che cosa? Perché mai glielo avresti detto?》
《Io non lo so Rose, scusatemi tutti e due!》
《Hai poco da scusarti Alice, hai fatto benissimo ad avvertirmi. E ringrazia che non mandi un gufo a tuo padre cugina, ti sei fatta abbindolare, ma sono pronto a farlo in futuro. Giuro che se ti vedo ancora vicino a lei non sarai tanto intero quando saranno i Dissennatori ad Azkaban ad occuparsi di te.》
Quello, era l'esatta battuta al quale avrebbe dovuto susseguire un rimprovero da parte della ragazza, eppure, questo non arrivò. Soltanto i restanti due invitarono più che animatamente il moro a tacere ed andare a gettarsi sotto la doccia. La rossa si limitò a sospirare, scuotendo il capo.
《Apprezzate il fatto che non vi faccio espellere. Tra due minuti non voglio più avervi davanti agli occhi. Tutti via!》In quel momento, una familiare sensazione a cui Scorpius era intollerante tornò a bussare alla sua porta. Di nuovo si sentiva tradito. Di nuovo si sentiva solo. Qualcuno al quale pensava potesse tenere a lui in ogni senso di quel prezioso termine aveva appena permesso a qualcun altro di offenderlo liberamente senza spendere una sola parola di difesa nei suoi confronti. Capì solo in quell'istante di essersi solo illuso, ma sapeva esattamente quale fosse la prima cosa da fare l'indomani mattina, mentre si avviava stancamente nel proprio dormitorio in attesa che la notte finisse.



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Scusatemi tanto ç_ç lo so anche io mi ero affezionata già talmente tanto a loro!
Scusate per la lunghezza, mi sono dilungata più del solito ma dividere in due capitoli non avrebbe reso! Vi anticipo che ora dovrò concentrare la trama su altri fronti, la loro questione resterà in prima persona sospesa per un po' a parte il prossimo capitolo, ma non vi deluderò promesso! So che sembrava che Alice stesse facendo apposta la smorfiosa col suo ragazzo ma invece proprio quando si era lasciata andare James l'ha notata xD sfortuna o destino.. Grazie a tutti per il supporto e grazie di tutto alla mia speciale paige95!
Alla prossima!!
N.D: La bella di notte è un fiore che si chiama così perché al contrario dei fiori normali apre i suoi petali con il buio e non con la luce, Scorpius chiama Rose in questo modo riferendosi sia ai vari nomignoli di piante che le affibbia a causa del suo nome, sia perché passa le notti alzata a fare da guardia alla scuola.

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Capitolo 15
*** Ammesso che sia finita. ***





{Dormitorio Serpeverde; 22.02.2022} 01:00 A.M.


《Stai fermo..》
Albus fece pressione con due dita per la decima volta su un batuffolo di cotone pregno di un liquame violaceo, e più il pollice e l'indice si avvicinavano tra loro, maggiore era il numero di goccioline che andavano a disperdersi nella ciotola di legno posta sulle sue ginocchia giunte, e maggiore era la velocità con cui esse cadevano nella loro pozione madre. Un sospiro di tanto in tanto colmava il plumbeo silenzio di quella stanza, il giovane Potter prestava attenzione persino a non alitare o quantomeno, farlo il meno possibile essendo alla minima distanza dal volto del ragazzo assicurandosi di esaminare nel dettaglio ogni singola abrasione, per non procurargli più fastidio di quanto non stesse già provando a causa di esse, ogni qualvolta passava delicatamente il cotone idrofilo sui tratti danneggiati. Incupito e nell'esatto contrario dal demordere nel far si che le tonalità rosse e bluastre stonassero tanto visibilmente sul suo candore facciale, Albus raccolse la propria fonte di magia dal materasso su cui era adagiato l'amico e si sistemò meglio sulla sedia dinanzi a lui, arrivando ad intonare un permesso quasi supplichevole.
《Per favore Scorpius lascia che ti curi con un incantesimo.》
《Al, stai già facendo troppo, ti prego và a dormire domani abbiamo delle simulazioni per i G.U.F.O.》
《E voglio proprio sapere come farai a leggere le pergamene se un occhio nemmeno ti si apre. Capisco che andare in infermeria a quest'ora così conciato significa McGranitt in preda ad una crisi e ore ed ore di domande, ma domani ti vedrà lo stesso.》

Il biondo non replicò le parole del migliore amico. Si limitava a tenere lo sguardo fisso sui suoi piedi nudi, attendendo che le amorevoli premure da parte del moro volgessero finalmente al termine, anche se ormai, stava tamponando le ferite facciali con la Pozione Cura-Ferite da quindici minuti senza arrendersi al fatto che non sorbisse alcun effetto sui gonfiori, ma solo sui tagli. Non sarebbe stata certo la prima volta in cui avrebbe attraversato i corridoi del castello presentando gli evidenti segni di una zuffa, madama Chips si era rifiutata lo scorso anno dopo l'ennesimo episodio di continuare a medicarlo esteticamente nel tentativo di impartirgli una sorta di lezione che si era prolungata poi con tutti gli individui dalla testa calda nella sua medesima condizione, provvedendo solo a somministrargli qualcosa di antidolorifico per evitargli almeno il tormento nel corso della giornata, essendo uno studente necessitante come tutti i tali di concentrazione e tranquillità. Non gli bruciava lo sguardo della gente addosso, e neanche la reale causa di quello che dovrebbe essere il suo dolore quanto l'umiliazione subita. Non aveva potuto far altro che raccogliere la propria dignità e dirigersi nella propria camerata, facendosi pregare più volte da chi voleva soltanto aiutarlo perché accettasse di alleviare le conseguenze delle percosse ricevute. Aveva alla fine ceduto soltanto perché non gli sembrava affatto corretto gettare la propria rabbia ed il risentimento nei comportamenti verso chi di fatto aveva fatto il possibile per evitarlo e soccorrerlo, per cui, muto come un bravo paziente o come chi semplicemente sapeva di nascondere una colpa seppur minima si era prestato a quella piccola seduta, assecondando i voleri di un ipocondriaco come Albus. 
《Ho finito.》
《Grazie davvero, ci penso io a mettere tutto a posto, vai a letto, che sei anche mezzo brillo!》
《Ma che dici, se ho bevuto a stento un bicchiere!》
《Ah, allora lo vedi che bevi senza di me traditore che non sei altro! Non me ne hai neanche portato un po', anche quella pozione mi avrebbe fatto sentire meno male.》

Scuotendo il capo con un mezzo sorriso sul volto, il giovane Potter sfilò gli occhiali tondi dal naso e spense i lumi che tenevano la stanza illuminata, voltandosi contro la parete sperando che quelle ore avrebbero giovato al suo stato mentale. Suo fratello non aveva neanche idea, di quello che si era preparato da solo, e che naturalmente lui avrebbe espresso l'indomani nella forma più nera.

La Sala Grande non mancava poi di tanti studenti. I beati sedicenni presenti alla festa della sera prima impegnati con l'unico anno dopo il quarto nel quale non dovevano assillarsi ogni mattina per costringersi ad andare a lezione, erano gli unici ad essersi presi la libertà di non mostrarsi, e godere ancora qualche ora della comodità del loro letto. Per tutti gli altri invece, il mattino odierno non era proprio la più grande gioia della giornata, ma non risultava neanche un peso troppo grosso da patire, niente che un fresco succo di zucca non potesse correggere. 
Albus al di là della propria panca e di tutte le leccornie presenti sul lungo tavolo, osservava pacato seppur in procinto di esplodere il tavolo dei Grifondoro, sfogando la propria frustrazione sulla terza mela divorata in non più di quattro morsi. Scorpius, tentava di trattenersi dal ridergli in faccia, ma la versione da angelico a maniaco nel quale aveva mutato l'atteggiamento e la personalità gli trasmetteva una certa ilarità. 
《Amico, ci vediamo in classe. Devo fare una cosa prima.》
《Si anch'io, ci vediamo lì.》

I due si separarono abbandonando la loro colazione, per pendere due direzioni opposte. Albus aveva approfittato del congedo del ragazzo per uscire dalla Sala Grande e percorrere i passi di suo fratello nell'intento di fermarlo e cantargliene quattro come solo suo padre avrebbe saputo fare meglio, mentre Scorpius lasciò andare ai meandri del vuoto la sua flemma, assumendo un piglio ed una mimica rude e irremovibile, facendosi spazio tra i Corvonero alla ricerca della ragazza a cui era rivolto il suo pensiero.
《Weasley, mi metto sulla porta ad aspettarti. Quando hai finito gentilmente raggiungimi, perché devi venire a fare una cosa con me.》
Senza curarsi degli sguardi sbigottiti altrui né dell'aria negativamente colpita della giovane in questione negandole possibilità di replica, si avviò dove le aveva preannunciato, senza dover attendere a lungo poiché la riccia era letteralmente saltata dal suo posto per seguirlo, incapace ugualmente di tenere il suo passo. Non odiava essere alta solo un metro e sessantacinque a confronto a tutti i suoi cugini come quando un solo passo di una persona equivaleva a tre dei suoi. Accelerò la velocità riuscendo finalmente a raggiungelo, e riprese per un attimo fiato sistemandosi la tracolla che le era scivolata dalla spalla, per cui aveva provveduto a portarsela dietro direttamente in braccio. Sbuffò, prima di trovare il coraggio di alzare le iridi rassomiglianti ad un cristallo di ghiaccio a causa del tempo sulla sua figura, e sui quello che suo cugino gli aveva procurato, che, naturalmente, le aveva fatto ribollire talmente tanto il sangue affluito al cervello da guadagnarsi una sonora strigliata mentre non erano in compagnia di nessuno.
《Scorpius, perché non ti sei guarito? Vieni, lascia che ti aiuti.》
《No, lascia pure le cose come stanno e seguimi.》
Sorpresa dalla sua reazione, ripose la bacchetta che aveva afferrato dalla manica del suo mantello pronta a venirgli incontro avendo anche avuto la delicatezza di non passare i polpastrelli sulle parti lese come le era venuto d'istinto fare, poteva comprendere il suo comportamento ed infatti, non osò lamentarsi convinta che lui la stesse conducendo proprio da James, per un confronto ad armi pari. Non seppe se metterlo o meno al corrente del fatto che in realtà ci aveva già pensato a farlgi presente quanto sia stato indelicato ed inopportuno, ma nel rifletterci ci perse del tempo prezioso che le aveva datomodo troppo tardi di rendersi conto che erano ormai a qualche metro dalla statua in pietra sulla porta della presidenza. 
《Fai in modo che si apra, tu conosci la parola d'ordine.》
《Che ci facciamo dalla McGranitt?》
《Ti ricordi, a novembre scorso quando la preside ti ha assegnato a me perché io migliorassi?》
《Si certo che me lo ricordo.》
《Tu mi hai schiantato dopo avermi detto che non ti saresti rovinata a causa mia, ed io ti ho detto che appena questa cosa avesse dato i suoi frutti l'avremmo fatta finita, e che poi ci saremmo lasciati in pace come era prima. Bene sono più che in grado di studiare in autonomia.》
《Stai dicendo sul serio?》

《E' chiaro che avermi intorno ti porta ancora un certo astio, non voglio che si verifichino certe cose e se la mia vicinanza porta soltanto casini, anche quando io faccio di tutto per starne fuori e tenere le mani al mio posto con te e con chiunque altro. Voglio che smetti di starmi intorno.》
《La tua vicinanza non mi crea problemi!》
《E allora perché non hai preso le mie difese?》

《Ma certo che l'ho fatto! Ti sembra che ti abbia fatto la ramanzina? No! Sarei venuta a cercarti di primo mattino se avessi incolpato te, io me la sono presa con James!》
《Rose, una volta ho sentito uno chiamarti mezzosangue e credimi non ha più potuto dire niente per tutta la giornata e non mi è passato di mente di prenderlo dopo da parte perché c'era qualcuno, è stato in quel momento che ti ha offesa. Tu sei diventata tollerante nei miei confronti perché sei stata costretta a starmi vicino, io invece pensavo di aver trovato un tesoro ma tu, tu non andresti mai contro la tua famiglia per me.》

《Perché mi parli come se non fossi importante per me, quando abbiamo semplicemente due caratteri diversi!》
《Io sarei importante per te?》
《Ma certo che lo sei idiota!》
《Allora ti manca la capacità di dimostrare le cose. Perché detto con sincerità, non mi sento affatto importante, io non credo che tu sia pronta ad avermi nella tua vita.》

Una scossa continua fece tremare il pavimento nell'esatto punto in cui i giovani si trovavano, e dopo quache secondo, la statua girò su se stessa un paio di volte prima di rivelare l'altezzosa ed elegante figura di una strega molto avanti con l'età, munita del solito cappello a punta d'un verde bosco in velluto e mantello annesso, il cipriglio severo ed attento e le labbre strette tra loro accentuate dal mento volto in alto. 
《Che cosa è questo baccano a dieci minuti dall'inizio delle vostre prove? Signor Malfoy, cosa le è capitato?》
《Professoressa McGranitt, volevo gentilmente chiederle di revocare la carica di Weasley nei miei confronti, penso di essere migliorato abbastanza da andare avanti da solo.》
《Oh, dice sul serio? E lei signorina Weasley, è d'accordo?》
《Non credo gli sia davvero servito il mio aiuto, lui è intelligente.》
《Molto bene, allora siete liberi dai vincoli. Adesso andate, su forza! 》
A Scorpius non era sfuggito l'amaro nel tono di Rose, che riecheggiava ancora nelle sue orecchie dopo che la giovane apprendista aveva battuto la ritirata in quella inutile conversazione, dirigendosi verso l'aula nel quale ogni casa per conto proprio avrebbe sostenuto la sua prova. I capelli le nascondevano il rossore sulle gote, e le braccia incrociate al petto le donavano un'aria affranta che poco le si addiceva. Probabilmente, anche lei come lui portava l'amaro nel petto, oltre che nel discorso. Fortunatamente per il loro calo netto di umore e la nuvola nera che ormai aveva preso possesso di ogni loro emozione sfociando in quello che era un turbinio di delusione e senso di vuoto assoluto, confine di quello che a discapito del pensiero generale stava divenendo la più bella talché improbabile delle amicizie, le piume avrebbero parlato al posto loro quella mattina, e che nessun altro avesse potuto interessarsi alla loro voce spezzata dal dispiacere, e dal pentimento che entrambe le parti provavano seppur per diversa tematica. 

14.32 p.m.

I rimproveri di Albus non erano mai stati tanto spinosi come quel giorno. Chiunque ne aveva avuto un po', nessuno si era salvato ai suoi nervi a fior di pelle, anche solo picchiettare insistentemente in un palese gesto di nervosismo ansioso le unghie sulla superficie del legno lo aveva irritato e spinto a invitare il colpevole al silenzio in maniera non troppo gentile come mai niente aveva fatto in vita sua. Aveva urlato contro James, contro Rose, contro Alice, e si era infine ritrovato ad urlare anche contro l'unica persona con il quale non aveva mai avuto bisogno di alzare i decibel per puntualizzare tutto il proprio disappunto, facendogli caldamente notare quanto la decisione presa quel mattino fosse stata una tremenda stronzata da dover assultamente evitare, adesso che aveva avuto la possibilità di scavarsi lentamente un tunnel verso quello che era il superamento dell'ostacolo quale muro del pregiudizio, che lui da troppo tempo stava cercando di abbattere senza troppi risultati. 
Ci rimuginava il giovane Malfoy, seduto in disparte nella Biblioteca del castello, rigirandosi tra le mani una boccetta chiusa d'inchiostro. La sfumatura che coglieva roteando e ribaltando quell'ampolla di vetro lasciando scorrere il liquido indelebile sulle sue pareti interne con una calma estenuante, poteva a dir suo, essere facilmente paragonabile per colore e densità alla sostanza che avrebbe ottenuto se avesse tagliato il proprio cuore a metà. Non comprendeva perché fosse tanto difficile per la gente, capire che voleva essere circondato solo da persone le quali grazie a nessuno scopo iniziale e nessun obiettivo intenzionale desiderava sentirsi affine alla sua personalità, ed ora, non c'entrava soltanto il nome col quale era stato battezzato. Era una questione di anime complementari, qualcosa che c'è per base tra due persone anche se bisognava poi svilupparlo, e due sole circostante gli si erano presentate a questo proposito. La pura nonchalance, l'indifferenza totale, che al solo sguardo posato sulla figura con la quale aveva a che fare gli suggeriva di non provare neanche a sprecare del tempo, o l'affinità completa e naturale, che aveva trovato appunto, soltanto in Albus. Quella con Rose era una situazione del tutto nuova, da cui neanche lui sapeva in che modo ne era entrato e se il modo in cui ne era uscito, contando che fosse davvero tutto finito, fosse stato effettivamente il modo giusto. Era più una lotta seppur leggera e senza sforzi alla ricerca della stessa lunghezza d'onda, il volersi ed il sentire di doversi sfozare per approfondire un contatto qualunque esso fosse stato, qualcosa di delineato solo da un'anorme incognita che può equivalere alla salvezza o all'eterna dannazione, una posizione che anche prima di voler interrompere ogni contatto e rapporto gli stava stretta, probabilmente, stava stretta ad entrambi. Due caratteri forti e veementi come i loro non avrebbero mai accettato di trovarsi bene nel buio incapaci di controllare quell'aspetto della loro vita rischiando che l'altro avesse capito prima di loro come manovrare le redini, eppure da un secondo punto di vista, quello che correva nei loro approcci abituali e privi di conflitto e malizia, non interessava affatto se l'altro magari, si fosse accorto di dover fare una mossa diversa per primo. Quello che sapevano e che sentivano, era la consapevolezza di non poter restare fermi a quel livello. Anche se la loro relazione era strana e piena di insidie, non erano stati affatto male in quei pochi mesi, non si erano vergognati ne fatti problemi a stare insieme, ma il fatto che la tranquillità di cui avevano bisogno per conoscersi e portare a termine i loro doveri, ha voluto che il caso li portasse a vedersi quando quasi nessuno poteva osservarli, come se fossero dovuti stare nascosti. E loro, nessuno dei due aveva mai fatto nulla per cambiare quel dettaglio. Ad entrambi era sempre andato bene così, restare inerti ad attendere che le cose si sarebbero evolute da un momento all'altro non calcolando che stavano letteralmente concentrandosi su tutti gli aspetti della loro amicizia tranne quello che avrebbero dovuto coltivare e lasciar fiorire prima di tutti gli altri, l'audacia tale da permettere a tutti e due di ritenersi amici e lasciarsi riconoscere tali. Probabilmente, il problema stava lì. Loro in fin dei conti, non avevano mai definito con un aggettivo quella strana frequentazione, non avevano mai tenuto conto del loro ruolo e della loro posizione rispetto all'altro. Era stato forse più facile, proporre ed accettare quella condizione senza pensarci due volte e senza fare nulla per impedirlo. D'altronde, loro due non sarebbero mai potuti essere amici. Non veramente.
Quello che poteva essere facilmente scambiato per il passo di un Troll attirò l'attenzione dell'intera Biblioteca, Scorpius riconobbe il suono di una suola velata dal tacchetto di una calzatura femminile, portata sguaiatamente come se la ragazza in questione stesse maneggiando degli stivali da minatore e avesse le gambe pesanti come ferro. Si stupì più di ogni cosa, di ritrovarsi una giovane donna dinanzi al volto, a pochi centimentri dalla sua postazione al lato opposto del tavolino su cui stava prendendo appunti di Erbologia.
《Come sono andate le prove?》
《Paciock?》
《Ma non te lo ricordi mai il mio nome?》
La castana addentò una mela con tutto lo sdegno di cui una persona poteva esserne capace, masticando incurante del suono che quel frutto produceva sotto i denti. 
《Si può essere rumorosi anche solo respirando? Smettila, ci guardano tutti!》
《E allora? Tu cammini con un occhio blu da ieri sera.》
《Che cosa vuoi, Alice?》
《No, tu che cosa vuoi.》
Il sopracciglio del giovane schizzò in alto, allibito dalla scioltezza con il quale la ragazza conversava ad alta voce come in un normale salotto, indeciso se provare prima confusione o fastidio per quel suo comportamento discutibile.
《Io volevo studiare.》
《Tu volevi fare lo splendido. Malfoy questi giochetti sono obsoleti.》
《Non devo dare spiegazioni a te per le mie decisioni.》
《Non voglio che mi spieghi le tue decisioni, voglio che ti rendi conto di quello che hai fatto. Dai cosa credi, che lei venga a cercarti per chiederti scusa?》
《Immagino che questo è quello che crede lei.》

《Ma ti sei accorto che vi hanno dovuto accoppiare in un progetto per farvi rivolgere la parola? Malfoy lei è divisa tra due fuochi. Nessuno si aspettava che diventaste amici, ma lo siete diventati! Questa è una cosa difficile da accettare tu lo sai bene lo devi capire.》
《Lo so, lo accetto e lo capisco ma non accetto di essere scaricato come se non valessi niente anche quando ho ragione e meritavo un po' di considerazione.》

《Senti, per caso tu e lei vi sposerete e avrete dei figli? Stavate progettando una cosa del genere?》Gi occhi del biondo furono in men che non si dica due enormi cerchi strabuzzati al massimo della potenzialità dei muscoli umani.
《Come? Beh.. beh no.》
《E allora come può scaricare loro per tenersi te se non c'è un fidanzamento nei piani e vi conoscete, ammettiamolo, da poco più che tre mesi? Sai utlimamente sono parecchio confusa, non ne faccio una giusta e sento di aver bisogno di distrarmi. Ti và se, senza impegno e senza testimoni, io e te ogni tanto combinassimo qualche casino?》


23.19 p.m.
La conversazione con la figlia del proprio professore fu di quanto più strano avesse provato negli ultimi tempi. La loro era una combinazione a dir poco inverosimile e mai, neanche in possesso di qualcosa che avrebbe saputo dettagli il futuro avrebbe mai pensato si potesse verificare questo frangente. Più il suo pensiero ricadeva sugli avvenimenti del pomeriggio, e più le risate solleticavano la sua ugola chiedendogli ostinatamente di liberarsi, e lui aveva ascoltato i suoi istinti. 
La punizione non era mai risultata più leggera. 
Naturalmente, la preside aveva provveduto a controllare ogni classe della scuola di magia intenta allo svolgimento delle prove d'esame anche pomeridiani, sia per i G.U.F.O. che per i M.A.G.O; e forse per istinto, per esperienza o perché semplicemente Potter e Malfoy portavano in faccia la firma dell'altro rispettivamente avendo lei imparato per tuttele volte che li aveva incontrati dopo un litigio, dove si colpivano più frequentemente. Si era raccomandata di prenderli entrambi da parte ed assegnare loro qualcosa, dopo aver fatto evanescere i residui delle lesioni dalla loro pelle, che gli ricordasse che anche se le acque si erano calmate non valeva a dire potersi prendere la libertà di fare un passo indietro ogni tanto, per cui, adesso stava pulendo a mano esattamente come faceva Gazza ogni santo giorno, l'intera aula di Pozioni. 
Strofinava ogni calderone con uno straccio e detergenti adatti pregni d'acqua, aveva spostato tutti gli ingredienti dagli scaffali per togliere la polvere e le incrostazioni dei liquidi e rimesso a posto tutto dopo aver pulito anche ogni singolo oggetto, ed ora stava lucidando il pavimento. Che era in pietra, ma chissà come mai andava ripulito ugualmente. Quando tutto parve lustro e lindo, s'affrettò a raccogliere il materiale utilizzato e riportare il tutto nei rispettivi ripostigli. La maniglia della porta però si abbassò prima che lui potesse toccarla, ed una sagoma dai lunghi capelli mori fece capolino da dietro il legno dell'entrata, richiudendola alle sue spalle. 
《Menomale che ti hanno rimesso a nuovo, quel viso era davvero deturpato e tu sei troppo carino per essere rovinato.》
《Michelle, a cosa devo questa visita?》

《Sai ho ascoltato la conversazione con la preside. James era appena un piano di sopra.. ma al grifone preferisco il serpente, perché lo sai dall'inizio che ti vuole mangiare.》Scorpius roteò gli occhi verso destra, scoprendo i denti in un sorriso sarcastico. Si chiese, prima che connettesse i neuroni nel modo corretto le ragazze come lei gli risultassero attraenti, e soprattutto, come mai.
《Non dovresti infangare la tua casa, non è corretto.》
《Qualche tempo fa non avresti sprecato tempo con le chiacchiere, cosa c'è, non ti ricordi più di me?》
《Mi ricordo di più quello che portavi sotto la divisa.》
《L'ho messo apposta, che dici, ci divertiamo?
》Il Serpeverde tolse la cravatta allentando il nodo, poi si denudò anche della camicia immacolata, e raccolse funesto le labbra della diciassettenne imprigionandola nella sua stretta a lei già familiare, nel quale si beò sospirando e tracciando ogni centimetro del suo busto nudo. Lui invece, non sentì assolutamente niente. 
Si staccò da lei dopo averle morso il labbro tanto forte da lasciarne a entrambi i lati il solco, e si allontanò da lei avvicinandosi alla porta.
《I Grifoni però si fanno cavalcare più di una volta, come potrebbero i serpenti mangiare due volte la stessa vittima? Ah, quelle te le puoi tenere.》 Senza un minimo di decenza, abbandonò l'aula da solo, e mezzo nudo.


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Vi giuro che fa parte di qualcosa di studiato xD
Ragazzi insomma sappiamo chi sono questi due dai non possono davvero accorgersi subito di amarsi ed iniziare una storia infinita.. un poco di angst non ha mai uccis-- ehm, non guasta, mettiamola così!
Mi scuso epr averci messo tanto e per fare essere tanto logorroici i miei personaggi xD
Alla prossima!
❤❤❤

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Capitolo 16
*** Sorprese. ***


{Hogwarts - Sponde del Lago Nero; 28.02.2022; 12:35 A.M.}
Gli insegnanti, di recente non facevano altro che tartassare tutti gli studenti, in special modo quelli che come loro, avevano degli esami importanti da affrontare a breve. Urgeva proprio una pausa a tutti, specie dopo che un altro lunedì stava per mettere radici. Ed era proprio per quello, che i due si trovavano lì, appena tornati dal margine della Foresta Proibita ove l'insegnante aveva preparato in un recinto, gli animali che per la prova esame, avrebbero di lì a poco studiato. Tra circa sette ore infatti la sveglia sarebbe suonata e lui avrebbe dovuto affrontare un altro inizio settimana e per giunta, senza il suo migliore amico.
Albus era partito il sabato precedente con James e Lily per Londra, su richiesta del capo Auror. La McGranitt non aveva opposto restrizioni o resistenza, malgrado entrambi i figli maschi avrebbero affrontato G.U.F.O e M.A.G.O di lì a tre mesi circa. 
Draco d'altro canto, malgrado egli non fosse più tornato a casa dal ritrovo di famiglia ad Azkaban, si faceva sentire ogni singolo giorno, non concludeva mai la giornata senza scrivere a suo figlio il resoconto giornaliero delle sue azioni quotidiane, inviandogli allegato qualche oggetto e pezzo di pergamena annesso con la storia, e la descrizione di esso ogni qualvolta per lavoro si spostava in qualche parte del mondo. Il loro rapporto stava prendendo una piega più rosea e vivace. L'uomo un tempo appartenuto alla cerchia dei Mangiamorte stava ritornando ad abitare il suo corpo come una persona viva, e non come un involucro vuoto che si trascinava un'anima spenta e stanca in combutta col mondo ed in cerca di pace, esattamente come il sangue del suo sangue, nel tentativo di scavare un varco in mezzo alla porta ormai sigillata dalla morte, che lo separava dalla defunta moglie. Un amore come lo era stato il loro, vero pur nel bel mezzo di un matrimonio combinato non si poteva cancellare a tre anni dalla scomparsa di una delle parti, ma ormai era inutile rincorrere qualcosa che era arrivato alla fine. Così come aveva promesso all'altare. Solo dopo aver constatato una volta per tutte che suo figlio stava bene, e aveva ancora bisogno di sentirsi coperto, seguito e amato da una figura genitoriale e non solo e unicamente dai nonni, che decise di smettere di chiudersi in se stesso, e ricominciare a vivere. Scorpius non aveva ancora raggiunto questo grado di maturità mentale, ma non era comunque orfano di entrambi i genitori. Doveva quindi mantenere il suo ruolo fino a che la vecchia amica di ogni creatura vivente sarebbe venuta a prendere anche lui. E se quello sarebbe accaduto tra altri quarant'anni, allora fino a che suo figlio non ne avesse compiuti sessanta lui sarebbe stato suo padre in tutto e per tutto. Non mancava mai, quindi, di ricordargli alla fine di ogni lettera di impegnarsi e di ottenere dei voti che gli avrebbero permesso di studiare Medimagia come il giovane aveva sempre detto di voler fare dopo Hogwarts, senza l'aiuto dei suoi soldi o del suo nome, ma solo del talento. 
Scorpius non aveva intenzione di deluderlo, né di dare altri dolori o delusioni alla famiglia, per cui, trascorreva la metà del suo tempo con la testa sui libri, come non faceva da un po'. Avrebbe trascorso molto più tempo a studiare, se avesse avuto ancora al suo fianco la sua tutor temporanea. Avrebbe anche trascorso tutto il giorno a scavare cavoli a mano dal terreno sotto il sole rovente, in sua compagnia. Ma quella era una cosa ormai passata, era stato un breve e bellissimo tempo trascorso in serenità del cuore e dell'anima, iniziato e finito per colpa sua. Rose e Scorpius si salutavano, quando si beccavano tra i corridoi, in classe, o in qualsiasi altra attività scolastica. Scambiavano qualche parola, ma non con il calore e la confidenza che li aveva uniti qualche settimana addietro. Alle volte gli sembrava di avere l'assurdo limite di un paio di amici per volta, quando ne includeva anche solo uno in più nel suo bagaglio emotivo, uno dei due scompariva, ed uno dei due non era mai Albus. Lui era molto più che un amico. Era la metà della sua anima. 
Delle volte Scorpius aveva provato la voglia di innamorarsi di qualcuno, ma si stufava a priori e quasi subito della gente che lo circondava, e quanto di più vicino aveva avuto in vita sua ad una persona con cui desiderare di condividere la vita diversamente da come desiderava con Albus, ora era un lontano e bellissimo ricordo che difficilmente, secondo lui, sarebbe tornato realtà corrente. Dopo i cazzotti scambiati con il Potter maggiore, lui e Rose erano al centro dell'attenzione di tutti quand'erano nella stessa stanza. Normalmente, in tranquillità gli ci era voluto quasi un mese per aprirsi ed instaurare una pacifica convivenza, figurarsi riprenderla dopo l'exploit avvenuto tra lui e suo cugino sotto gli occhi e i bisbigli dell'intera scuola.. salvo per i primini e i dodicenni, forse. E con James stesso ancora tra i piedi. Nessuna delle voci che gli avevano urlato contro di essere un pazzo e di non osare più comportarsi in quel modo con lui o con chiunque altro lo avevano convinto ad obbedire agli ordini, e se tra il biondo e la rossa c'era uno sguardo amaro di nostalgia e rassegnazione, tra i due primogeniti di quelle famiglie c'era ancora un granché di cagnesco, probabilmente raddoppiato dal momento in cui si era sparsa la voce, per una serie di fraintendimenti, che a Scorpius piaceva non una, ma quella mezzosangue. Fortunatamente, i pettegolezzi non erano ancora usciti dal Castello. Probabilmente tutti avevano qualcosa di meglio a cui pensare. Fortunatamente.
Se con Rose l'amicizia era sbiadita, con qualcun altro era appena sbocciata. E sorprendentemente da tutto ciò che aveva sempre potuto credere la serpe, si era rivelata una delle amicizie migliori della storia. Della sua storia. 
Alice Jr. era, per definizione, Albus reincarnato in un corpo e in un cervello femminile. Una compagna di follie adolescenziali perfetta. Era sicuro che liberi dalle regole dell'Istituto avrebbero superato i loro limiti insieme.
Lei si era avvicinata a lui solo perché sperava che con un sostegno in più quel rapporto fin troppo sopra le righe per le menti del mondo magico potesse convertirsi in qualcosa di più. Ed invece, dopo neanche sette giorni quei due sembravano conoscersi e volersi bene da una vita intera. Non si erano mai trovati in due fazioni di pensiero e atteggiamento opposte riguardo alle cose di cui parlavano, di cui pensavano, o le cose che facevano. Tutto ciò lo aveva sperimentato con Rose, ma con quest'ultima, c'era sempre stato un velo di pudore, perché si parlavano e si guardavano in modo totalmente differente. I sorrisi che si facevano a vicenda non avevano niente a che vedere con quelli degli altri.
A ogni modo, con Alice Jr. non avevano litigato, né discusso neanche una volta. 
Provavano le stesse emozioni e sentivano il bisogno di esprimerle, ma lui era selettivo e attento ai particolari. Spinoso quando era necessario, e ricoperto da una patina d'odio e repressione.
Lei era gentile e solare, esplosiva, estroversa, un po' suonata secondo l'opinione del biondo, ma come lui, era spudoratamente sincera. Solo un piccolo particolare li distingueva. Lei diceva letteralmente qualunque cosa le passasse per la mente anche se poteva sembrare una cattiveria detta nel modo in cui la sua mente partoriva le frasi, perché evitava o per pigrizia o per strafottenza, di trovare il modo di dirlo in altro modo. Se era felice, urlava e saltava sul posto, se era arrabbiata sputava addosso a chiunque avesse dinanzi, preside compresa. Suo fratello intimava a lei e al loro padre, professore di Erbologia, in modo magistralmente accurato sia seriamente che scherzosamente, di non dire mai in giro di essere imparentato con una 'zingara' come lei. Questo perché comunicava urlando, mangiava quasi senza usare le posate se non quando lo richiedeva un cibo a piccoli pezzi, si sporcava di terra ed erba ad ogni lezione all'aperto ed anche stando sulla scopa a Quidditch, e non si faceva mai vedere se non in particolari occasioni coperta da qualche filo di trucco. Era il secondo amico, non-maschio, che gli serviva per assicurarsi le risate e la stabilità emotiva, ma sopratutto, una vicinanza pura.
《Malfoy, se vuoi essere mio amico,》Gli aveva detto la sera dopo la scazzottata,《allora devo sapere che non fingi di fare il damerino come fai con tutto il resto della gente. Io lo so che dietro la cravatta, il portamento elegante da Purosangue, la faccia pulita e i capelli bianchi ossigenati da Cherubino c'è il cattivo ragazzo che dicono tutti che sei. Avanti, dimmi una parolaccia.》Scorpius aveva aggrottato le sopracciglia, e scosso il capo.《Guarda che sei stata tu a venire da me a scocciarmi per combinare casini insieme, non ho mai detto di voler essere tuo amico., e i miei capelli sono naturali ho detto!》Aveva risposto il giovane, indignato. 《Che cosa ho fatto?》
《Mi hai scocciato.》
《Che t'ho fatto?》
《Paciock smettila di import--》
《CHE COSA HO FATTO?》
《HAI ROTTO IL CAZZO, POCA MORGANA, VA BENE?!》Nel corso della conversazione, Alice Jr. aveva pizzicato il braccio del biondo, strappatogli il libro dalle mani, e scompigliatogli i capelli, fino a farlo letteralmente esplodere in Biblioteca, tra le risate di entrambi gli interlocutori, e lo sgomento di Madama Pince. Mentre lasciavano la stanza, essendo stati chiaramente sbattuti fuori dalla donna, Alice Jr. si aggrappò alla spalla della serpe scoccando un sonoro bacio sulla sua guancia.
《Lo sapevo che potevamo essere amici!》
《Si, ma non ti montare la testa eh.》
《Allora, che cosa combiniamo per primo?》
   °°
《Dicen que hay peligro cuando salgo.. que no le temo a lo malo..》
《Che accidenti stai cantando?》
《No soy ni Mala ni Santa, traeme alcol pa que se moje la garganta!》
《Non ho portato alcolici con me, e me ne pento dal momento che mi aiuterebbero a sopportarti, ma se vuoi ti affogo nel Lago, di sicuro te la bagni la gola e stai anche un po' zitta.》
《Malfoy che palla che sei! Divertiti un po'!》
《Guarda che io mi diverto molto, è solo che solitamente ci sono dei maschi con me e si canta e si balla quando c'è musica, non in piena notte in mezzo al giardino della scuola!》
《Ah, ma tu mi puoi considerare un maschio, lo sai! Dì le parolacce, scorreggia, grattati il culo, fa' quello che ti pare. E, non ci credo che non ti sei mai imboscato nella foresta o dietro un masso con una femmina.》
《Non certo a tirare i sassi nell'acqua o a cercare creature da sguinzagliare nel Castello. A proposito, rientriamo?》
《Aspetta, si sta così bene.》La bruna si fermò un attimo ad osservare il ragazzo. Obiettivamente, era un bel ragazzo. Non si stupiva del fatto che avesse l'attenzione di così tante coetanee e non, e le sembrava anche così ovvio che non si sprecasse neanche ad un giro, quando gli si parava l'occasione. Eppure era così tranquillo, malgrado si intuisse quanto la sua mente fosse scombussolata. Così, steso sull'erba, con le braccia dietro la testa e una sigaretta tra le labbra, pareva la persona più quieta e pacifica dell'intero pianeta. Avanzò qualche passo interrompendo l'incantesimo che teneva i Knarl e i ricci comuni dormienti in una cassetta a levitare, posandoli sul terreno, e stendendosi accanto a lui. 
《Mi fai fumare?》
《No, cazzo!》
《Oh, eddai!》Sbuffando una nuvola di fumo argenteo, Scorpius passò il bastoncino bianco all'amica, che lo portò a sua volta alle labbra aspirando una boccata senza respirare, e tirando fuori il contenuto. Malgrado sapessero entrambi che si trattasse solo di uno sfizio, Scorpius la lasciò fare senza farle notare che non stava fumando un bel niente. Aspettò con calma che la cenere si consumasse facendo poi evanescere il filtro, in quel silenzio che era tutt'altro che imbarazzante in una notte fresca e ristoratrice.
《Andiamo?》
《Diamoci dentro ragazza.》
Neanche mezz'ora più tardi, la Sala Grande era per incantesimo Orchideous, pieno di composizioni floreali ed il pavimento zeppo di steli d'erba. Le bestiole erano state disposte alla rinfusa nella stanza, ed insieme i due evitando i turni di ronda avevano prelevato del cibo dalle cucine, e lo avevano offerto agli animali, che provocati, avevano distrutto praticamente tutto nella stanza. Questo gli avrebbe fatto saltare l'indomani come minimo le prime due ore di lezione. Soddisfatti della loro opera, si erano salutati tra le risate soffocate ed un forte abbraccio, dandosi la buonanotte in un ghigno di complicità.
《Naturalmente, non diremo a nessuno che siamo stati noi, vero Malfoy?》
《Naturalmente!》
        ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° °
{Londra Magica - Ministero della Magia; 28.02.2022; 12.30 P.M.}
《Ginny, dobbiamo parlare.》
Con quel temperamento inquieto e quella frase sin troppo strana da ascoltare tra le mura di Grimmauld Place, Harry aveva iniziato quel discorso con sua moglie il giorno in cui era tornato a casa dopo  aver scavato nella mente di Scorpius Malfoy. La donna, dai tratti ormai adulti ed i capelli quasi perennemente raccolti in una crocchia alta ripose la Gazzetta del Profeta sul tavolino dinanzi a lei, stringendo tra le mani quelle del marito, accorso in sua presenza. 
Gli occhi incredibilmente chiari seppur di toni differenti di entrambi si persero gli uni nelle iridi degli altri, ed a quel dolce tocco, fin troppo dolce per una donna carismatica quanto il rosso dei suoi crini come era Ginevra Weasley, quello che un tempo era stato il prescelto si tranquillizzò.
《Hai scoperto quel che c'era da sapere?》
《Sì, ma non è questo di cui voglio parlarti. Non subito in verità.》
《Ti avverto, non andrai in missione in qualche parte remota del mondo che ti toglierebbe mesi interi ora che tuo figlio sta per diplomarsi!》Harry Potter rise di gusto, lasciandosi trasportare dalla sensazione che la 'diplomazia' di sua moglie ancora gli suscitava. Neanche colui che aveva sconfitto la minaccia più grande del Mondo Magico poteva permettersi di obiettare un divieto o un comando della donna, per cui, si affrettò a smentire quell'osservazione accarezzandole una guancia. 
《No tesoro, non vado da nessuna parte. Ascoltami..》
《Harry mi stai spaventando.》
《Ascolta io sono entrato nella testa di Scorpius, ed ho visto.. delle cose.》
《Beh, fin qui ci ero arrivata.》
《Tu sei d'accordo sul fatto che quel ragazzo è a posto, no?》
《Non lo avrei accolto in casa nostra se pensassi che sia qualcuno da cui mio figlio debba stare alla larga.》
《Io credo che siano molto più vicini di quanto pensiamo. Forse più vicini di quanto Al è con noi.》Ginny allora, inarcò la schiena alzando un sopracciglio. Harry osservò ogni singola movenza meravigliandosi dell'effetto che ancora gli suscitava, una bellezza come la sua che pareva non sfiorire mai. Anche accigliata com'era. La rossa si sporse verso di lui, facendosi seria in volto.
《Albus e Scorpius..?》 
《Cos- no! No, no, o almeno credo di no, perché il ragazzo l'ho visto con Rosie e non-》
《Con chi?!》
《Fermati non è questo che dovevi sapere!》
《Oh Godric, mio fratello darà di matto!》
《Bene, ti volevo chiedere consiglio riguardo a prepararlo o meno ma mi rendo conto che questo sia un no, comunque, ne parliamo dopo. Senti, ho visto Albus, confessare a Scorpius quello che credo che tu abbia capito. Era un ricordo, però sia chiaro che vago, è che non so cosa pensare, nel senso che.. se nostro figlio si tiene questa cosa dentro da così tanto tempo, perché non ce la dice, perché la confessa ad un estraneo? Non guardarmi così lo so che non è un estraneo, ma hai capito cosa intendo. Che abbia paura di noi? Non so, ho sbagliato in qualcosa? Crede che reagirei male? Gli manca qualcosa, secondo te?》
《Okay, tesoro, adesso calmati. Tu sei un padre meraviglioso, come io credo di essere una buona madre, però.. ci sono cose che un adolescente, ora non so se influenzato dal nome che porta, se parte di questa famiglia, ma che comunque forse teme. E' una cosa delicata e.. figurati io non avrei niente in contrario, però ammetto di sentirmi spaesata. Figurati come sta lui.》
Ed ora era lì, con tutti e tre i loro figli, trascorrendo una giornata tanto inusuale in un momento in cui dovrebbero essere stati a scuola, tra i corridoi del Ministero in visita a quel che era l'operato del padre e dei loro zii. Avevano trascorso un weekend in famiglia, in un meraviglioso picnic, tra il verde, sotto quello che era un bellissimo sole che il mese di febbraio aveva regalato loro. I coniugi si erano premurati di trasmettere quanto più amore e sicurezza era nei loro parametri, rendendosi conto che forse la lontananza stava giocando brutti scherzi al loro rapporto. E non solo tra genitori e figli, ma anche tra i figli stessi. Si erano accorti, che i tre non avevano affatto il comportamento che esternavano nei momenti in cui tutta la famiglia era insieme. L'interazione tra loro era quasi assente, per le diverse amicizie, per l'età che incideva sul cambio di ormoni e la crescita interiore, ma sopratutto, di pensiero. Lily si era chiusa in se stessa, James era più irruento ed aggressivo, ed Albus, probabilmente, si sentiva quasi esterno al nucleo familiare. Perché era l'unico ad essere più diverso degli altri. Avevano quindi cercato di replicare le giornate passate con loro quando erano poco più che fanciulli, adattandole certo ai loro interessi correnti. Per riacquistare fiducia, valore. Per sentirsi ancora la famiglia che erano sempre stati. E il lunedì mattina, dopo che la domenica si erano messi in gioco sulle scope sotto le direttive della madre -che intimava a James insieme a Lily di non farsi battere dalla squadra di Albus per quell'anno-, erano al lavoro con Harry. Avevano assistito ad un processo del Ministro della Magia, ad una riunione tra Auror, ed avevano trascorso la pausa pranzo nell'androne principale tra il via-vai di gente che, conoscendoli, rivolgeva loro i migliori saluti. 
Tre giorni parvero giovare alla loro salute interiore, poiché dalla domenica pomeriggio, tutti e tre i ragazzi non fecero altro che sorridere, ed aggiornare in anticipo la foto annuale da appendere alla parete dove, precedentemente, c'era la madre di Sirius. Adesso era tappezzata di foto in movimento della famiglia Potter. 
L'ora di prepararsi al ritorno a scuola arrivò troppo presto, così il capo Auror caricò la sua prole in macchina, e li riaccompagnò a casa. Ginny li accolse con i bauli già pronti, la merenda sul tavolo, e la cena che avrebbero consumato in treno già pronta, si sarebbe mantenuta calda fino a che non l'avrebbero mangiata. 
Prima di partire, i padroni di casa invitarono il primo e l'ultimo figlio a consumare la merenda, mentre chiesero invece al secondogenito di seguirli in salotto. Convinto di doversi sorbire un ennesimo discroso nel quale lui avrebbe dovuto fare la parte del paladino della giustizia tra suo fratello e il suo migliore amico, e l'impegno degli esami, li seguì senza fiatare. Si accomodò sul divano tra le due poltrone, ed i genitori sedettero su queste. 
《Al, tesoro, dovremmo dirti una cosa.》
《Si ma'.》
《Che cosa c'è che non va?》
《Che significa? Non c'è niente, è tutto ok.》
《Non è vero. Quando abbiamo a che fare con i tuoi fratelli ci guardi in modo strano, sei nostalgico, come se guardassi un film, come se non stessi vivendo le emozioni che provi. Come se ti mancassero questi tempi di cui tu sei partecipe. Ti sento molto lontano, vorrei capire, per favore, da che cosa deriva questo astio.》I due facevano di tutto pur di spingere il ragazzo a prendere coscienza del fatto che non c'era luogo come la propria casa, e non c'era nessuno come la propria famiglia, nel quale porre preoccupazioni e dolori e lasciare che il luogo e le persone più sicure del mondo potessero custodirli ed aiutare ad annullarli. Non pretendevano certo di strappargli quella nozione con le pinze, volevano semplicemente infondergli fiducia, ed aspettare che fosse lui ad annunciarsi quando si sarebbe sentito pronto. 
Albus dal canto suo tenne gli occhi bassi per tutto il tempo, guardandosi le dita delle mani.  Lo sentiva, stava per cedere ai sentimenti. I suoi occhi smeraldo si stavano lasciando. Ebbe il coraggio di guardare a turno in faccia i genitori, e schiarirsi la voce prima di azzardare parole, già colme di lacrime scivolate nella gola. 
《Non siete voi e non sono loro. Sono io.》L'ultima frase lo strozzò. Come un bambino preso dalla collera, il suo labbro inferiore sporse all'infuori, e sentì dopo poco il viso avvampare e le lenti degli occhiali appannarsi di poco, e senza neanche volerlo, iniziò a parlare. Più parlava più la voce gli tremava, si sentiva in un orribile limbo. Raccontò del suo stato emotivo precario, della pressione che sentiva addosso, del rapporto con i suoi coetanei, della paura provata per il suo migliore amico, la tristezza che gli infondeva l'aver perso la fratellanza con James per le sue amicizie non accettate. La mancanza di un'identità di genere, conforme a quella che era la natura umana. 
《James è il ragazzo più conteso della scuola. Non ha problemi. E' spavaldo e non gli importa degli altri, sta bene con qualsiasi persona lo accosti. Io ho quasi sedici anni, e non mi avete mai visto con qualcuno.》
《Albus, tu e tuo fratello siete diversi ma questo non vuol dire che è migliore o peggiore di te. Tu sei un ragazzo dolcissimo, non ti manca assolutamente nulla. Sei intelligente, carino, responsabile, e sei amato da ogni fronte, e per ogni cosa ci sono dei tempi per tutti. La natura farà il suo corso, non è che poiché sei un maschio, devi comportarti da Alpha, fare a pugni o creare dominanza. Le persone ti amano per quello che sei, Perché stai così male? 》
《Io non lo so papà.》
《Senti, in quali momenti tu senti questo peso?》
《Sempre mamma, ogni giorno.》
《Ma sono gli altri a farti sentire così?》
《No, non lo so, nessuno sa, è una cosa mia.》
《E' qualcosa che non ti fa stare bene con te stesso? Riguarda la tua personalità? Il fatto che non riesci ad aprirti, non ti piace quello che sei?》Allora, Albus aveva inspirato. Le voci frapposte di entrambi i genitori avevano scatenato le sue inquietudini più profonde. E come una persona imbragata in procinto di decidere se saltare o meno con una corda, in balia delle vertigini, ma sapendo di avere già pagato l'importo dell'attrazione, strinse i denti e si lanciò nel vuoto senza sapere se la corda avrebbe retto, o si fosse spezzata.
《Io sono gay.》
Un silenzio calò nella sala, silenzio che venne spezzato solo dal pianto rotto e irruento del moro. 
《Albus per l'amor del cielo, va tutto bene non piangere!》
《N-on ci r-r-riesco.》
I singhiozzi divennero più forti e più scoordinati, ed in pochissimi secondi le braccia dei coniugi lo strinsero come non avevano mai fatto, neanche quand'aveva pochi anni. In quell'esatto momento, mentre i due davano modo al loro figlio di sfogare tutta la frustrazione accumulata in quegli anni, e la miriade di sentimenti che lo stavano pestando dall'interno. 
I suoni attirarono i due fratelli, che spinti da curiosità nell'ultima e preoccupazione nel primo, entrarono senza chiedere il permesso nel salotto della casa, trovandosi dinanzi uno spettacolo che tramortì i loro cuori. Albus che piangeva in quel modo, era la cosa più brutta che avessero mai visto. Entrambi si fiondarono per terra, alle sue ginocchia, cercando di tranquillizzarlo senza fare domande. Sapevano che bombardandolo di frasi avrebbero ottenuto meno di ciò che volevano sapere.
Dopo una decina di minuti, quando il viso di Albus sembrò andare a fuoco, Lily versò un bicchiere d'acqua al suo fratellone, appena destatosi dalle scosse corporee. Finalmente abbozzò un sorriso, ed accarezzò i capelli della piccola. 
《Al, che succede?》
《Niente Lily, è solo turbato per gli esami.》
《No papà, va bene, tanto lo avrebbero scoperto comunque, e non voglio riaprire questo discorso un'altra volta in futuro. Lily, James.. a me piacciono i maschi. Scusatemi..》
《Per essere un Serpestronzo ti scuso, per questo non ne ho motivo, idiota.》
《Davvero?》
《Ma sei impazzito Al? Scusa per che cosa?》
《In che senso ti piacciono i maschi?》
《Che lui e Scorpius stanno sempre attaccati perché sono fidanzati.》
《Ma che cazzo dici brutto idiota, non è vero!》
《Ah, beh, in realtà non sapevo se era peggio con te o con Rosie, comunque, adesso che ci siamo.. ti prego tutti ma non lui non portarmelo a casa!》James si era inginocchiato con le mani giunte in preghiera, ed il tono lamentoso. Tra i rimproveri dei genitori, che cercavano allo stesso tempo di spiegare alla loro figlia che, evidentemente non aveva mai affrontato la sessualità neanche in un dialogo aperto, il fatto che Albus non sarebbe mai stato fidanzato con una ragazza e perché, i due fratelli maschi si prendevano gioiosamente a schiaffi sul pavimento di Grimmauld Place.
Niente di quel pomeriggio sarebbe mai uscito dalle mura di quella casa dalla bocca di nessuno.
Soltanto nel momento più opportuno, e quando solo e soltanto Albus avrebbe deciso di essere pronto ad allargare quel discorso, e con chi. 
Adesso, era ora di partire.
Senza paure, senza lacrime, con l'anima leggera.

{Hogwarts - Sponde del Lago Nero; 28.02.2022; 24:35 A.M.}

Gli insegnanti, di recente non facevano altro che tartassare tutti gli studenti, in special modo quelli che come loro, avevano degli esami importanti da affrontare a breve. Urgeva proprio una pausa a tutti, specie dopo che un altro lunedì stava per mettere radici. Ed era proprio per quello, che i due si trovavano lì, appena tornati dal margine della Foresta Proibita ove l'insegnante aveva preparato in un recinto, gli animali che per la prova esame, avrebbero di lì a poco studiato. Tra circa sette ore infatti la sveglia sarebbe suonata e lui avrebbe dovuto affrontare un altro inizio settimana e per giunta, senza il suo migliore amico.Albus era partito il sabato precedente con James e Lily per Londra, su richiesta del capo Auror. La McGranitt non aveva opposto restrizioni o resistenza, malgrado entrambi i figli maschi avrebbero affrontato G.U.F.O e M.A.G.O di lì a tre mesi circa. Draco d'altro canto, malgrado egli non fosse più tornato a casa dal ritrovo di famiglia ad Azkaban, si faceva sentire ogni singolo giorno, non concludeva mai la giornata senza scrivere a suo figlio il resoconto giornaliero delle sue azioni quotidiane, inviandogli allegato qualche oggetto e pezzo di pergamena annesso con la storia, e la descrizione di esso ogni qualvolta per lavoro si spostava in qualche parte del mondo. Il loro rapporto stava prendendo una piega più rosea e vivace. L'uomo un tempo appartenuto alla cerchia dei Mangiamorte stava ritornando ad abitare il suo corpo come una persona viva, e non come un involucro vuoto che si trascinava un'anima spenta e stanca in combutta col mondo ed in cerca di pace, esattamente come il sangue del suo sangue, nel tentativo di scavare un varco in mezzo alla porta ormai sigillata dalla morte, che lo separava dalla defunta moglie. Un amore come lo era stato il loro, vero pur nel bel mezzo di un matrimonio combinato non si poteva cancellare a tre anni dalla scomparsa di una delle parti, ma ormai era inutile rincorrere qualcosa che era arrivato alla fine. Così come aveva promesso all'altare. Solo dopo aver constatato una volta per tutte che suo figlio stava bene, e aveva ancora bisogno di sentirsi coperto, seguito e amato da una figura genitoriale e non solo e unicamente dai nonni, che decise di smettere di chiudersi in se stesso, e ricominciare a vivere. Scorpius non aveva ancora raggiunto questo grado di maturità mentale, ma non era comunque orfano di entrambi i genitori. Doveva quindi mantenere il suo ruolo fino a che la vecchia amica di ogni creatura vivente sarebbe venuta a prendere anche lui. E se quello sarebbe accaduto tra altri quarant'anni, allora fino a che suo figlio non ne avesse compiuti sessanta lui sarebbe stato suo padre in tutto e per tutto. Non mancava mai, quindi, di ricordargli alla fine di ogni lettera di impegnarsi e di ottenere dei voti che gli avrebbero permesso di studiare Medimagia come il giovane aveva sempre detto di voler fare dopo Hogwarts, senza l'aiuto dei suoi soldi o del suo nome, ma solo del talento. Scorpius non aveva intenzione di deluderlo, né di dare altri dolori o delusioni alla famiglia, per cui, trascorreva la metà del suo tempo con la testa sui libri, come non faceva da un po'. Avrebbe trascorso molto più tempo a studiare, se avesse avuto ancora al suo fianco la sua tutor temporanea. Avrebbe anche trascorso tutto il giorno a scavare cavoli a mano dal terreno sotto il sole rovente, in sua compagnia. Ma quella era una cosa ormai passata, era stato un breve e bellissimo tempo trascorso in serenità del cuore e dell'anima, iniziato e finito per colpa sua. Rose e Scorpius si salutavano, quando si beccavano tra i corridoi, in classe, o in qualsiasi altra attività scolastica. Scambiavano qualche parola, ma non con il calore e la confidenza che li aveva uniti qualche settimana addietro. Alle volte gli sembrava di avere l'assurdo limite di un paio di amici per volta, quando ne includeva anche solo uno in più nel suo bagaglio emotivo, uno dei due scompariva, ed uno dei due non era mai Albus.
Lui era molto più che un amico. Era la metà della sua anima. 
Delle volte Scorpius aveva provato la voglia di innamorarsi di qualcuno, ma si stufava a priori e quasi subito della gente che lo circondava, e quanto di più vicino aveva avuto in vita sua ad una persona con cui desiderare di condividere la vita diversamente da come desiderava con Albus, ora era un lontano e bellissimo ricordo che difficilmente, secondo lui, sarebbe tornato realtà corrente. Dopo i cazzotti scambiati con il Potter maggiore, lui e Rose erano al centro dell'attenzione di tutti quand'erano nella stessa stanza. Normalmente, in tranquillità gli ci era voluto quasi un mese per aprirsi ed instaurare una pacifica convivenza, figurarsi riprenderla dopo l'exploit avvenuto tra lui e suo cugino sotto gli occhi e i bisbigli dell'intera scuola.. salvo per i primini e i dodicenni, forse.
E con James stesso ancora tra i piedi. Nessuna delle voci che gli avevano urlato contro di essere un pazzo e di non osare più comportarsi in quel modo con lui o con chiunque altro lo avevano convinto ad obbedire agli ordini, e se tra il biondo e la rossa c'era uno sguardo amaro di nostalgia e rassegnazione, tra i due primogeniti di quelle famiglie c'era ancora un granché di cagnesco, probabilmente raddoppiato dal momento in cui si era sparsa la voce, per una serie di fraintendimenti, che a Scorpius piaceva non una, ma quella mezzosangue. Fortunatamente, i pettegolezzi non erano ancora usciti dal Castello. Probabilmente tutti avevano qualcosa di meglio a cui pensare. Fortunatamente.Se con Rose l'amicizia era sbiadita, con qualcun altro era appena sbocciata. E sorprendentemente da tutto ciò che aveva sempre potuto credere la serpe, si era rivelata una delle amicizie migliori della storia. Della sua storia. Alice Jr. era, per definizione, Albus reincarnato in un corpo e in un cervello femminile. Una compagna di follie adolescenziali perfetta. Era sicuro che liberi dalle regole dell'Istituto avrebbero superato i loro limiti insieme.
Lei si era avvicinata a lui solo perché sperava che con un sostegno in più quel rapporto fin troppo sopra le righe per le menti del mondo magico potesse convertirsi in qualcosa di più. Ed invece, dopo neanche sette giorni quei due sembravano conoscersi e volersi bene da una vita intera. Non si erano mai trovati in due fazioni di pensiero e atteggiamento opposte riguardo alle cose di cui parlavano, di cui pensavano, o le cose che facevano. Tutto ciò lo aveva sperimentato con Rose, ma con quest'ultima, c'era sempre stato un velo di pudore, perché si parlavano e si guardavano in modo totalmente differente. I sorrisi che si facevano a vicenda non avevano niente a che vedere con quelli degli altri.A ogni modo, con Alice Jr. non avevano litigato, né discusso neanche una volta. Provavano le stesse emozioni e sentivano il bisogno di esprimerle, ma lui era selettivo e attento ai particolari. Spinoso quando era necessario, e ricoperto da una patina d'odio e repressione.Lei era gentile e solare, esplosiva, estroversa, un po' suonata secondo l'opinione del biondo, ma come lui, era spudoratamente sincera. Solo un piccolo particolare li distingueva. Lei diceva letteralmente qualunque cosa le passasse per la mente anche se poteva sembrare una cattiveria detta nel modo in cui la sua mente partoriva le frasi, perché evitava o per pigrizia o per strafottenza, di trovare il modo di dirlo in altro modo. Se era felice, urlava e saltava sul posto, se era arrabbiata sputava addosso a chiunque avesse dinanzi, preside compresa. Suo fratello intimava a lei e al loro padre, professore di Erbologia, in modo magistralmente accurato sia seriamente che scherzosamente, di non dire mai in giro di essere imparentato con una 'zingara' come lei. Questo perché comunicava urlando, mangiava quasi senza usare le posate se non quando lo richiedeva un cibo a piccoli pezzi, si sporcava di terra ed erba ad ogni lezione all'aperto ed anche stando sulla scopa a Quidditch, e non si faceva mai vedere se non in particolari occasioni coperta da qualche filo di trucco. Era il secondo amico, non-maschio, che gli serviva per assicurarsi le risate e la stabilità emotiva, ma sopratutto, una vicinanza pura.
《Malfoy, se vuoi essere mio amico,》Gli aveva detto la sera dopo la scazzottata,《allora devo sapere che non fingi di fare il damerino come fai con tutto il resto della gente. Io lo so che dietro la cravatta, il portamento elegante da Purosangue, la faccia pulita e i capelli bianchi ossigenati da Cherubino c'è il cattivo ragazzo che dicono tutti che sei. Avanti, dimmi una parolaccia.》Scorpius aveva aggrottato le sopracciglia, e scosso il capo.
《Guarda che sei stata tu a venire da me a scocciarmi per combinare casini insieme, non ho mai detto di voler essere tuo amico., e i miei capelli sono naturali ho detto!》Aveva risposto il giovane, indignato.
《Che cosa ho fatto?》
《Mi hai scocciato.》
《Che t'ho fatto?》
《Paciock smettila di import--》
《CHE COSA HO FATTO?》
《HAI ROTTO IL CAZZO, POCA MORGANA, VA BENE?!》
Nel corso della conversazione, Alice Jr. aveva pizzicato il braccio del biondo, strappatogli il libro dalle mani, e scompigliatogli i capelli, fino a farlo letteralmente esplodere in Biblioteca, tra le risate di entrambi gli interlocutori, e lo sgomento di Madama Pince. Mentre lasciavano la stanza, essendo stati chiaramente sbattuti fuori dalla donna, Alice Jr. si aggrappò alla spalla della serpe scoccando un sonoro bacio sulla sua guancia.
《Lo sapevo che potevamo essere amici!》
《Si, ma non ti montare la testa eh.》
《Allora, che cosa combiniamo per primo?》

  °°

《Dicen que hay peligro cuando salgo.. que no le temo a lo malo..》
《Che accidenti stai cantando?》
《No soy ni Mala ni Santa, traeme alcol pa que se moje la garganta!》
《Non ho portato alcolici con me, e me ne pento dal momento che mi aiuterebbero a sopportarti, ma se vuoi ti affogo nel Lago, di sicuro te la bagni la gola e stai anche un po' zitta.》
《Malfoy che palla che sei! Divertiti un po'!》
《Guarda che io mi diverto molto, è solo che solitamente ci sono dei maschi con me e si canta e si balla quando c'è musica, non in piena notte in mezzo al giardino della scuola!》
《Ah, ma tu mi puoi considerare un maschio, lo sai! Dì le parolacce, scorreggia, grattati il culo, fa' quello che ti pare. E, non ci credo che non ti sei mai imboscato nella foresta o dietro un masso con una femmina.》
《Non certo a tirare i sassi nell'acqua o a cercare creature da sguinzagliare nel Castello. A proposito, rientriamo?》《Aspetta, si sta così bene.》
La bruna si fermò un attimo ad osservare il ragazzo. Obiettivamente, era un bel ragazzo. Non si stupiva del fatto che avesse l'attenzione di così tante coetanee e non, e le sembrava anche così ovvio che non si sprecasse neanche ad un giro, quando gli si parava l'occasione. Eppure era così tranquillo, malgrado si intuisse quanto la sua mente fosse scombussolata. Così, steso sull'erba, con le braccia dietro la testa e una sigaretta tra le labbra, pareva la persona più quieta e pacifica dell'intero pianeta. Avanzò qualche passo interrompendo l'incantesimo che teneva i Knarl e i ricci comuni dormienti in una cassetta a levitare, posandoli sul terreno, e stendendosi accanto a lui. 
《Mi fai fumare?》
《No, cazzo!》
《Oh, eddai!》
Sbuffando una nuvola di fumo argenteo, Scorpius passò il bastoncino bianco all'amica, che lo portò a sua volta alle labbra aspirando una boccata senza respirare, e tirando fuori il contenuto. Malgrado sapessero entrambi che si trattasse solo di uno sfizio, Scorpius la lasciò fare senza farle notare che non stava fumando un bel niente. Aspettò con calma che la cenere si consumasse facendo poi evanescere il filtro, in quel silenzio che era tutt'altro che imbarazzante in una notte fresca e ristoratrice.
《Andiamo?》
《Diamoci dentro ragazza.》
Neanche mezz'ora più tardi, la Sala Grande era per incantesimo Orchideous, pieno di composizioni floreali ed il pavimento zeppo di steli d'erba. Le bestiole erano state disposte alla rinfusa nella stanza, ed insieme i due evitando i turni di ronda avevano prelevato del cibo dalle cucine, e lo avevano offerto agli animali, che provocati, avevano distrutto praticamente tutto nella stanza. Questo gli avrebbe fatto saltare l'indomani come minimo le prime due ore di lezione. Soddisfatti della loro opera, si erano salutati tra le risate soffocate ed un forte abbraccio, dandosi la buonanotte in un ghigno di complicità.
《Naturalmente, non diremo a nessuno che siamo stati noi, vero Malfoy?》
《Naturalmente!》

                                                 ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° °

{Londra Magica - Ministero della Magia; 28.02.2022; 12.30 P.M.}

《Ginny, dobbiamo parlare.》
Con quel temperamento inquieto e quella frase sin troppo strana da ascoltare tra le mura di Grimmauld Place, Harry aveva iniziato quel discorso con sua moglie il giorno in cui era tornato a casa dopo  aver scavato nella mente di Scorpius Malfoy. La donna, dai tratti ormai adulti ed i capelli quasi perennemente raccolti in una crocchia alta ripose la Gazzetta del Profeta sul tavolino dinanzi a lei, stringendo tra le mani quelle del marito, accorso in sua presenza. Gli occhi incredibilmente chiari seppur di toni differenti di entrambi si persero gli uni nelle iridi degli altri, ed a quel dolce tocco, fin troppo dolce per una donna carismatica quanto il rosso dei suoi crini come era Ginevra Weasley, quello che un tempo era stato il prescelto si tranquillizzò.
《Hai scoperto quel che c'era da sapere?》
《Sì, ma non è questo di cui voglio parlarti. Non subito in verità.》
《Ti avverto, non andrai in missione in qualche parte remota del mondo che ti toglierebbe mesi interi ora che tuo figlio sta per diplomarsi!》
Harry Potter rise di gusto, lasciandosi trasportare dalla sensazione che la 'diplomazia' di sua moglie ancora gli suscitava. Neanche colui che aveva sconfitto la minaccia più grande del Mondo Magico poteva permettersi di obiettare un divieto o un comando della donna, per cui, si affrettò a smentire quell'osservazione accarezzandole una guancia. 
《No tesoro, non vado da nessuna parte. Ascoltami..》
《Harry mi stai spaventando.》
《Ascolta io sono entrato nella testa di Scorpius, ed ho visto.. delle cose.》
《Beh, fin qui ci ero arrivata.》
《Tu sei d'accordo sul fatto che quel ragazzo è a posto, no?》
《Non lo avrei accolto in casa nostra se pensassi che sia qualcuno da cui mio figlio debba stare alla larga.》
《Io credo che siano molto più vicini di quanto pensiamo. Forse più vicini di quanto Al è con noi.》
Ginny allora, inarcò la schiena alzando un sopracciglio. Harry osservò ogni singola movenza meravigliandosi dell'effetto che ancora gli suscitava, una bellezza come la sua che pareva non sfiorire mai. Anche accigliata com'era. La rossa si sporse verso di lui, facendosi seria in volto.
《Albus e Scorpius..?》 
《Cos- no! No, no, o almeno credo di no, perché il ragazzo l'ho visto con Rosie e non-》
《Con chi?!》
《Fermati non è questo che dovevi sapere!》
《Oh Godric, mio fratello darà di matto!》
《Bene, ti volevo chiedere consiglio riguardo a prepararlo o meno ma mi rendo conto che questo sia un no, comunque, ne parliamo dopo. Senti, ho visto Albus, confessare a Scorpius quello che credo che tu abbia capito. Era un ricordo, però sia chiaro che vago, è che non so cosa pensare, nel senso che.. se nostro figlio si tiene questa cosa dentro da così tanto tempo, perché non ce la dice, perché la confessa ad un estraneo? Non guardarmi così lo so che non è un estraneo, ma hai capito cosa intendo. Che abbia paura di noi? Non so, ho sbagliato in qualcosa? Crede che reagirei male? Gli manca qualcosa, secondo te?》

《Okay, tesoro, adesso calmati. Tu sei un padre meraviglioso, come io credo di essere una buona madre, però.. ci sono cose che un adolescente, ora non so se influenzato dal nome che porta, se parte di questa famiglia, ma che comunque forse teme. E' una cosa delicata e.. figurati io non avrei niente in contrario, però ammetto di sentirmi spaesata. Figurati come sta lui.》
Ed ora erano lì, tutti e tre i loro figli, trascorrendo una giornata tanto inusuale in un momento in cui dovrebbero essere stati a scuola, tra i corridoi del Ministero in visita a quel che era l'operato del padre e dei loro zii. Avevano trascorso un weekend in famiglia, in un meraviglioso picnic, tra il verde, sotto quello che era un bellissimo sole che il mese di febbraio aveva regalato loro. I coniugi si erano premurati di trasmettere quanto più amore e sicurezza era nei loro parametri, rendendosi conto che forse la lontananza stava giocando brutti scherzi al loro rapporto. E non solo tra genitori e figli, ma anche tra i figli stessi. Si erano accorti, che i tre non avevano affatto il comportamento che esternavano nei momenti in cui tutta la famiglia era insieme.
L'interazione tra loro era quasi assente, per le diverse amicizie, per l'età che incideva sul cambio di ormoni e la crescita interiore, ma sopratutto, di pensiero. Lily si era chiusa in se stessa, James era più irruento ed aggressivo, ed Albus, probabilmente, si sentiva quasi esterno al nucleo familiare. Perché era l'unico ad essere più diverso degli altri. Avevano quindi cercato di replicare le giornate passate con loro quando erano poco più che fanciulli, adattandole certo ai loro interessi correnti. Per riacquistare fiducia, valore. Per sentirsi ancora la famiglia che erano sempre stati. E il lunedì mattina, dopo che la domenica si erano messi in gioco sulle scope sotto le direttive della madre -che intimava a James insieme a Lily di non farsi battere dalla squadra di Albus per quell'anno-, erano al lavoro con Harry. Avevano assistito ad un processo del Ministro della Magia, ad una riunione tra Auror, ed avevano trascorso la pausa pranzo nell'androne principale tra il via-vai di gente che, conoscendoli, rivolgeva loro i migliori saluti. Tre giorni parvero giovare alla loro salute interiore, poiché dalla domenica pomeriggio, tutti e tre i ragazzi non fecero altro che sorridere, ed aggiornare in anticipo la foto annuale da appendere alla parete dove, precedentemente, c'era la madre di Sirius. Adesso era tappezzata di foto in movimento della famiglia Potter. 
L'ora di prepararsi al ritorno a scuola arrivò troppo presto, così il capo Auror caricò la sua prole in macchina, e li riaccompagnò a casa. Ginny li accolse con i bauli già pronti, la merenda sul tavolo, e la cena che avrebbero consumato in treno già pronta, si sarebbe mantenuta calda fino a che non l'avrebbero mangiata. Prima di partire, i padroni di casa invitarono il primo e l'ultimo figlio a consumare la merenda, mentre chiesero invece al secondogenito di seguirli in salotto. Convinto di doversi sorbire un ennesimo discroso nel quale lui avrebbe dovuto fare la parte del paladino della giustizia tra suo fratello e il suo migliore amico, e l'impegno degli esami, li seguì senza fiatare. Si accomodò sul divano tra le due poltrone, ed i genitori sedettero su queste. 
《Al, tesoro, dovremmo dirti una cosa.》
《Si ma'.》
《Che cosa c'è che non va?》
《Che significa? Non c'è niente, è tutto ok.》
《Non è vero. Quando abbiamo a che fare con i tuoi fratelli ci guardi in modo strano, sei nostalgico, come se guardassi un film, come se non stessi vivendo le emozioni che provi. Come se ti mancassero questi tempi di cui tu sei partecipe. Ti sento molto lontano, vorrei capire, per favore, da che cosa deriva questo astio.》

I due facevano di tutto pur di spingere il ragazzo a prendere coscienza del fatto che non c'era luogo come la propria casa, e non c'era nessuno come la propria famiglia, nel quale porre preoccupazioni e dolori e lasciare che il luogo e le persone più sicure del mondo potessero custodirli ed aiutare ad annullarli. Non pretendevano certo di strappargli quella nozione con le pinze, volevano semplicemente infondergli fiducia, ed aspettare che fosse lui ad annunciarsi quando si sarebbe sentito pronto. Albus dal canto suo tenne gli occhi bassi per tutto il tempo, guardandosi le dita delle mani.  Lo sentiva, stava per cedere ai sentimenti. I suoi occhi smeraldo si stavano lasciando. Ebbe il coraggio di guardare a turno in faccia i genitori, e schiarirsi la voce prima di azzardare parole, già colme di lacrime scivolate nella gola. 
《Non siete voi e non sono loro. Sono io.》L'ultima frase lo strozzò.
Come un bambino preso dalla collera, il suo labbro inferiore sporse all'infuori, e sentì dopo poco il viso avvampare e le lenti degli occhiali appannarsi di poco, e senza neanche volerlo, iniziò a parlare. Più parlava più la voce gli tremava, si sentiva in un orribile limbo. Raccontò del suo stato emotivo precario, della pressione che sentiva addosso, del rapporto con i suoi coetanei, della paura provata per il suo migliore amico, la tristezza che gli infondeva l'aver perso la fratellanza con James per le sue amicizie non accettate. La mancanza di un'identità di genere, conforme a quella che era la natura umana. 
《James è il ragazzo più conteso della scuola. Non ha problemi. E' spavaldo e non gli importa degli altri, sta bene con qualsiasi persona lo accosti. Io ho quasi sedici anni, e non mi avete mai visto con qualcuno.》
《Albus, tu e tuo fratello siete diversi ma questo non vuol dire che è migliore o peggiore di te. Tu sei un ragazzo dolcissimo, non ti manca assolutamente nulla. Sei intelligente, carino, responsabile, e sei amato da ogni fronte, e per ogni cosa ci sono dei tempi per tutti. La natura farà il suo corso, non è che poiché sei un maschio, devi comportarti da Alpha, fare a pugni o creare dominanza. Le persone ti amano per quello che sei, Perché stai così male? 》
《Io non lo so papà.》
《Senti, in quali momenti tu senti questo peso?》
《Sempre mamma, ogni giorno.》
《Ma sono gli altri a farti sentire così?》
《No, non lo so, nessuno sa, è una cosa mia.》
《E' qualcosa che non ti fa stare bene con te stesso? Riguarda la tua personalità? Il fatto che non riesci ad aprirti, non ti piace quello che sei?》
Allora, Albus aveva inspirato. Le voci frapposte di entrambi i genitori avevano scatenato le sue inquietudini più profonde. E come una persona imbragata in procinto di decidere se saltare o meno con una corda, in balia delle vertigini, ma sapendo di avere già pagato l'importo dell'attrazione, strinse i denti e si lanciò nel vuoto senza sapere se la corda avrebbe retto, o si fosse spezzata.
《Io sono gay.》
Un silenzio calò nella sala, silenzio che venne spezzato solo dal pianto rotto e irruento del moro. 
《Albus per l'amor del cielo, va tutto bene non piangere!》
《N-on ci r-r-riesco.》
I singhiozzi divennero più forti e più scoordinati, ed in pochissimi secondi le braccia dei coniugi lo strinsero come non avevano mai fatto, neanche quand'aveva pochi anni. In quell'esatto momento, mentre i due davano modo al loro figlio di sfogare tutta la frustrazione accumulata in quegli anni, e la miriade di sentimenti che lo stavano pestando dall'interno. I suoni attirarono i due fratelli, che spinti da curiosità nell'ultima e preoccupazione nel primo, entrarono senza chiedere il permesso nel salotto della casa, trovandosi dinanzi uno spettacolo che tramortì i loro cuori. Albus che piangeva in quel modo, era la cosa più brutta che avessero mai visto. Entrambi si fiondarono per terra, alle sue ginocchia, cercando di tranquillizzarlo senza fare domande. Sapevano che bombardandolo di frasi avrebbero ottenuto meno di ciò che volevano sapere.Dopo una decina di minuti, quando il viso di Albus sembrò andare a fuoco, Lily versò un bicchiere d'acqua al suo fratellone, appena destatosi dalle scosse corporee. Finalmente abbozzò un sorriso, ed accarezzò i capelli della piccola. 
《Al, che succede?》
《Niente Lily, è solo turbato per gli esami.》
《No papà, va bene, tanto lo avrebbero scoperto comunque, e non voglio riaprire questo discorso un'altra volta in futuro. Lily, James.. a me piacciono i maschi. Scusatemi..》
《Per essere un Serpestronzo ti scuso, per questo non ne ho motivo, idiota.》
《Davvero?》
《Ma sei impazzito Al? Scusa per che cosa?》
《In che senso ti piacciono i maschi?》
《Che lui e Scorpius stanno sempre attaccati perché sono fidanzati.》
《Ma che cazzo dici brutto idiota, non è vero!》
《Ah, beh, in realtà non sapevo se era peggio con te o con Rosie, comunque, adesso che ci siamo.. ti prego tutti ma non lui non portarmelo a casa!》
James si era inginocchiato con le mani giunte in preghiera, ed il tono lamentoso. Tra i rimproveri dei genitori, che cercavano allo stesso tempo di spiegare alla loro figlia che, evidentemente non aveva mai affrontato la sessualità neanche in un dialogo aperto, il fatto che Albus non sarebbe mai stato fidanzato con una ragazza e perché, i due fratelli maschi si prendevano gioiosamente a schiaffi sul pavimento di Grimmauld Place.
Niente di quel pomeriggio sarebbe mai uscito dalle mura di quella casa dalla bocca di nessuno.
Soltanto nel momento più opportuno, e quando solo e soltanto Albus avrebbe deciso di essere pronto ad allargare quel discorso, e con chi. Adesso, era ora di partire.
Senza paure, senza lacrime, con l'anima leggera.



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Salve ragazzi!
Volevo dirvi cheeee HO RIAGGIUNTO TUTTE LE FOTOOOO CORRETE NEL PROLOGO A VEDERE I PRESTAVOLTI DEI PG! Come promesso, questo è un capitolo di passaggio, ma segna comunque una parte importante.
A prestissimo!

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Capitolo 17
*** Marzo. ***


{Hogwarts; Partenza per Hogsmeade. 17.03.2022.}

《Te la posso fare una domanda?》Alice Jr; assunse fattezze funeree in volto, che sollecitarono l'attenzione del biondo molto più di quanto fecero le sillabe pronunciate. Scorpius eresse il tergo assumendo una posa rigida e predisposta alla concentrazione, ed un'espressione che non traspariva null'altro che profonda attenzione. 
Era apparentemente nel mirino della mora, e aveva collocato da parte qualsiasi altro pensiero per dedicarsi alle delucidazioni che la sua nuova amica avrebbe richiesto, concernente una questione che, dal modo in cui ella si torturava le unghie delle mani, sembrava  turbarla parecchio. 
Non sostenne subito il suo sguardo, era anzi vaga, evasiva, e distratta molto più di quel che il ragazzo aveva avuto modo di apprendere nei suoi comportamenti quotidiani. Senza aspettarsi una reale risposta, gli fece presente il suo interrogativo, ringraziando il cielo di poter avere qualcuno con cui covare il suo dispiacere. Una persona che non fosse una fiduciaria compagnia femminile, Alice Jr; necessitava dell'opinione di un cervello maschile, di quella del suo amico, un amico vero forse molto più appropriato di quelli che erano i fratelli Scamander, o qualsiasi altro membro della famiglia Weasley-Potter, uniche persone al mondo nelle sue decine di amici con cui si apriva sentimentalmente. Il giovane Malfoy era più adatto a quella conversazione per il semplice motivo che non avendo legami di alcun genere con l'oggetto dei suoi tormenti interiori sarebbe stato molto più imparziale, e sopratutto, non correva pericolo che quel discorso fosse riportato al diretto interessato da nessuna delle due bocche.
《Secondo te James non si fa avanti perché sono troppo immatura?》
《Io credo che sia lui a non essere pronto per una relazione.》
《Ti sbagli di grosso. Guarda là. Esce con quella da qualche giorno.》
Scorpius poté osservare, girandosi, dal finestrino della carrozza in cui era seduto con la compagna in direzione da lei indicatogli, una fanciulla dall'aria spensierata, dai lunghi capelli scuri. Rideva di gusto con un gruppo di amiche qualche metro più indietro dalla loro posizione, al collo portava una sciarpa dai toni rossi e gialli. Si sentì afferrare la mandibola e girare velocemente il collo a fronteggiare la mora, che lo guardava ora con occhi spalancati e cipiglio accusatorio, intenta a chiudere le tendine del veicolo trainato a breve dai Thestral fuori dalle mura del Castello. 
《Ma che fai?!》
《Tu mi hai detto di guardarla!》
《Ho capito, ma guarda senza guardare no? Così lo capisce!》
《Se non apri queste tende si capisce qualcos'altro, non voglio duellare col tuo ragazzo.》
Si affrettò a puntualizzare la serpe, chiedendosi ancora come fosse possibile guardare qualcosa o qualcuno 'senza guardare', mentre ridava modo al sole di riscaldare i loro corpi senza che la stoffa bloccasse i suoi raggi. Alice Jr; sospirò come appesantita da un grosso macigno, passandosi una mano tra i capelli.
《Comunque, dovresti essere contenta che esca con lei e non con te. Potter è conosciuto per i tira e molla, il che è anche passabile visto che ha diciassette anni. E sa che tuo padre, il nostro professore, e tuo fratello, suo amico e compagno di casa non sono sordi alle voci di corridoio. Avrei un po' di riluttanza anche io.》
《Che intendi con 'è passabile visto che ha diciassette anni'?》
《Uhm.. che è giovane e non è detto che debba volerne per forza una sola da adesso? Non mi guardare così non lo dico perché è un maschio, è un discorso generale.
》La giovane aggrottò la fronte, riflettendo sul discorso del proprio amico. Certo non faceva una piega, ma c'era qualche incongruenza col filo logico, se paragonato alla reale situazione che avevano vissuto. Certo, erano usciti insieme solo due settimane, e lei era nettamente più infantile, ma d'altronde la cotta per James Sirius Potter le iniziata all'inizio del suo secondo anno, quando lo aveva visto con addosso la divisa di Quidditch a volteggiare sulla sua scopa. Le era scattato qualcosa che, probabilmente, era rimasto dormiente in lei per un lungo periodo di tempo. Lei e James, indirettamente, avevano sempre flirtato almeno un po'. Abbassò gli occhi provando per un attimo a pensare al suo fidanzato, e ai sentimenti che le suscitava. Con lui aveva la possibilità di trascorrere del tempo insieme in svariate circostanze, impiegarsi in attività di effusione, ma niente di tutto ciò era paragonabile al modo in cui si sentiva quando, a metà tra la quiete e la tempesta inferiore, James le stava accanto qualunque fosse il motivo, in qualsiasi situazione emotiva si trovava nei suoi riguardi, sia che provasse rabbia o delusione, sia che scoppiasse d'amore.
Si chiese allora e finalmente, se non fosse il caso di trovare il modo giusto per lasciarlo, senza ferire i suoi sentimenti né citare il reale motivo per il quale quella relazione fosse, da ogni suo punto di vista, completamente sbagliata. L'interesse per il tasso così come l'infatuazione che l'intesa tra loro aveva portato, era svanita allo stesso modo in cui si era presentata.
Semplicemente, non le andava di prenderlo in giro.

Il circolo dei suoi pensieri andò a posarsi dalla sua situazione a quella della persona che le stava di fronte, che appoggiava ed ascoltava ogni suo capriccio, ed ogni suo lamento, senza chiederle niente in cambio malgrado la reale motivazione per il quale aveva perso l'opportunità di uscire dal suo guscio di ghiaccio, era stata proprio lei. L'aveva strappato alle giuste mani, che a poco a poco lo stavano sciogliendo. Probabilmente anche lui aveva qualche demone d'amore arpionato al cuore 
Aveva letteralmente rovinato quello che poteva essere l'inizio della relazione più assurda e magica del loro mondo, impraticabile per fattezze tanto simili quanto opposte, delineate dall'impedimento più assurdo eppure fin troppo ripetitivo tra i racconti amorosi, comuni e celebri, specie nella loro tenera età; la diatriba tra famiglie. Alice Jr; era sempre stata convinta, che i loro dibattiti e scontri sin dal primo anno fossero basati solo da caratteri opposti, da modi diversi di vedere le cose, e da parte della sua amica, da un po' di astio nei confronti di quello che aveva maturato tramite le storie che aveva ascoltato, più che sui libri di storia pubblicati dopo la guerra, dai racconti intrisi di dolore dei suoi familiari, che ancora dopo anni, trattenevano a stento la voce rotta e le lacrime. 
Questi erano i problemi più grossi, e l'impresa del districare dalle radici l'odio che per generazioni intere correva tra i loro nomi era facilmente paragonabile a scavare nella roccia con un cucchiaio di legno. Ma la complicità che aleggiava tra loro, suonava ben diversa da quella che si avverte con un compagno il cui bene non aveva limite ma nemmeno linee da superare, per passare ad una fase che preludeva uno stadio d'affetto alternativo. In altre parole, si vedeva bene che stessero iniziando a volersi di più, ma questo non lo avrebbero mai dato a vedere in maniera evidente a nessuno, neanche ai loro affetti più cari su cui contare apertamente, poiché, ne era convinta, ci fossero momenti che conoscevano solo e soltanto loro, e le cose che facevano, che si dicevano, che vivevano in quei momenti non sarebbero mai uscite al di fuori di loro.
Nessuno era al corrente, di che cosa mai potesse realmente correre tra quei due. Se era tutto un equivoco, se erano supposizioni fondate.
Soltanto Rose e Scorpius sapevano. Non sarebbe mai venuto fuori, se prima non si affrontavano a viso aperto. 
Alice Jr; sapeva che l'unico modo per confessare qualcosa a un'altra persona, era dirla prima a se stessi.
《Scorpius, con quante ragazze sei stato?》
《E io che c'entro?》
《A te piace la mia amica, e ne puoi parlare solo con me, anche se Albus è il tuo migliore amico ci sono cose che non si possono dire ai parenti di quella che ti piace.
》I problemi minori invece, erano i suddetti legami di sangue secondari. Albus e James nel dettaglio, concentravano tutti i loro sforzi nella tutela di Rose, avendo compreso forse dalla prima volta che Lily Luna, la loro unica sorella femmina aveva imparato a parlare, che lei non aveva bisogno di essere protetta. Il dramma sorgeva nel momento in cui uno cercava di tirare Rose da un lato, ed uno dall'altro, con l'inevitabile conseguenza che tirata da due forze in due sensi opposti, si sarebbe presto spezzata. Ci voleva una terza influenza, che come le prime due, aveva compreso che c'era qualcosa di diverso in lei, e che ne conosceva la fonte della causale.
《Questo non è vero. Lei non mi piace.》
《Allora prendila come una curiosità legata al modo in cui ragioni per James, mi posso preparare per quando scoprirò con quante è stato lui. O hai paura che lo vado a spifferare a Rose e lei ti veda con un brutto occhio?》

《Diciamo che sono abbastanza.》
《Fuori il numero. Quante, quattro?》
《No.》
《Di meno? DI PIU'?! Allora cinque? Sei?》
《Nove.》
Alice Jr; si fermò per un attimo a metabolizzare la cifra. Batté le palpebre un numero indefinito di volte ad intermittenza, e dopo attimi in cui il panico assalì -senza che lo desse a vedere- la coscienza del biondo al fronte del viso inespressivo della giovane, ella arricciò il naso piantando un sonoro ceffone sulla guancia dell'amico.
《AHI, perché?!》
《Pensa quando lo dirai a Rose come ci starà, ma non avrà il coraggio di farlo lei!》
《Ti ho detto che non c'è niente tra di noi.》

《Bugiardo!》Un altro schiaffo andò a colorare di un leggero rossastro l'altra gota della serpe, esasperato ormai del suo nuovo ruolo di valvola di sfogo.
《E smettila!》Tuonò il ragazzo, massaggiandosi i tratti del viso scottanti. Sospirarono entrambi per una frazione di secondo in cui si guardarono, lasciando andare le lievi risate inerenti alla comicità che emanava quella situazione.
《Sai lui sembrava preso quando siamo usciti insieme.》
《Perché anche tu gli piaci. Però è complicato.》
《E che cosa mi consigli allora, di guardarlo mentre si fa una vita altrove sapendo anche che per i prossimi due anni lo vedrò si e no quattro mesi l'anno?》
《Perché non gli chiedi tu di uscire?  E' poco elegante per lui, ma se ti preme così tanto allora provaci tu. Perché sei nella carrozza con me e non con lui?》
《Sta studiando per gli esami. Come Dominique.》
《E muoviti, la strada della Biblioteca la conosci. Guarda che siamo già a metà marzo e il tempo scorre.》
Alice Jr; sorrise radiosa. Si sporse in avanti per catturare il corpo del ragazzo contro il suo, in un abbraccio di quelli che fanno desiderare ti trovare la forza di non cadere. Saltò giù dalla carrozza ancora ferma come tutte le altre, correndo a grandi falcate verso il Castello, e prima che la sua sagoma si dileguasse in quelle degli altri studenti, altre tre spuntarono nel suo campo visivo, affacciandosi dall'entrata del mezzo di trasporto.
《C'è posto per noi?》
《Speravo che ti togliessi dalla vita per un po' ma è chiedere troppo, giusto?》
Canzonando il moro con fare sarcastico, Scorpius tese la mano in segno di saluto informale ad Albus aiutandolo ad entrare nel veicolo, ed entrambi ripeterono il gesto con le signore ancora sotto la luce diretta del sole. Rose e Roxanne Weasley presero posto accanto ai due proprio quando la McGranitt stava annunciando che entro cinque minuti si sarebbero messi in marcia, e prima che venissero condotti al villaggio, anche la più piccola dei Potter autorizzata finalmente per la prima volta a prendere parte alla gita, si fece spazio tra il fratello e il ragazzo asociale che non stava simpatico a nessuno.


                                   ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° °

High Street era il luogo più visitato dagli studenti in quel paesino di soli maghi, dimora dei tanti pub e negozi di qualunque genere possa catturare e includere il divertimento di grandi e piccoli, e in special modo, gli adolescenti della scuola di magia di Hogwarts.
I commercianti conoscevano dal primo all'ultimo tutti i ragazzi, avendoli talvolta incontrati anche fuori periodo d'istruzione, anche se la meta prediletta di quasi tutti i maghi con la possibilità di scelta, restava tutt'ora Diagon Alley, per la qualità e la quantità della mercanzia, dei locali, e per il fatto che la gente andasse senza problemi a spendere poiché c'era la possibilità di spendere le cifre che il proprio budget metteva a disposizione. Essendo Hogsmeade meta di turismo incrementato specialmente nell'ultimo decennio, risultava specie dopo la fine della guerra un po' più cara. Le uniche note migliori delle visite in quel paese, era la mancanza di sovraffollamento che invece era esponenzialmente superiore a Diagon Alley, e quindi la possibilità di godersi un giro in maniera tranquilla, in intimità.
《Voglio vedere la Stamberga Strillante.》
《Lily, che noia, ci sono tanti negozi bellissimi da vedere, andiamo da Zonko no? Quella è una catapecchia marcia e poi c'è raffigurata nei libri.》
《Vacci tu, che vuoi che me ne faccia di Zonko, sono praticamente sempre al negozio di zio Georgie. Io voglio vedere tutti i luoghi che sono stati di impatto per papà. Se non vuoi accompagnarmi tu Al, vado a cercare Lucy e Louis.》
《Piccola rompiscatole..》
《Al non ti preoccupare, ci veniamo dopo qui. Volevo solo controllare che non avessero gli stessi prodotti di papà o delle imitazioni.》
《Si non ti preoccupare il mio orologio può aspettare.》
《No no, Rosie fagli compagnia, giuro che non le faremo perdere tempo, ci trovate a Mielandia quando avete finito. Andiamo 'Xanne o devo solo strozzarla, James mi affetterà l'anima se si fa scappare che non le ho fatto visitare quello che voleva.》
Sospirò infastidito Albus, prendendo la cugina sottobraccio per avviarsi con lei in direzione della rossa che si era già allontanata da loro di alcuni metri, sotto gli sguardi divertiti dei suoi amici.
Mondomago era un negozio seppur caro, di estrema utilità, si occupava della vendita e sopratutto della riparazione di qualsiasi oggetto magico danneggiato o rotto, il suo proprietario era parecchio competente in materia e come lui, tutti i suoi commessi.
Rose si voltò spingendo delicatamente la porta d'ingresso per permettere a Scorpius di seguirla all'interno di quella immensa sala, piena di vetrine colme di manufatti di ogni genere, segnati da un bigliettino che denominava il proprietario e l'ora del ritiro, e della merce di proprietà dei loro fornitori. 
Non ci misero molto ad esaminare l'orologio da taschino del giovane, il tempo della riparazione era fissato a due giorni lavorativi, per cui, dopo aver pagato la commissione egli fornì le direttive per il gufo che avrebbero spedito al Castello nel momento opportuno. 
《Che ne dici se andassimo a ispezionare Zonko per Roxanne?》
《Mi sembra una buona idea. E' davvero simpatica sai? Non me lo aspettavo, sembra quasi più fredda di me.》
《'Xannie è stupenda dentro e fuori.》
Scorpius non potè che concordare con un cenno del capo. Oltre ad essere arguta, precisa, fine e perspicace, emanava anche un temperamento da leader. Si stupì per il fatto che non fosse stata nominata prefetto, questo era però facilmente associabile alla sua natura ribelle e permissiva. Era pur sempre figlia di suo padre. 
Era come la madre invece, forte e pronta ad affrontare qualsiasi situazione, basandosi però molto di più su ciò che le suggeriva la mente piuttosto che l'istinto o il cuore, ed il problema stava proprio nel fatto che come suo fratello, era il suo stesso cervello a dirle cosa fare anche quando c'erano di sicuro di mezzo delle punizioni o delle marachelle. Mai suoi voti erano eccellenti, e pur essendo selettiva, accettava l'amicizia di tutti. Il suo motto era che tutte le persone al mondo fossero delle teste di cazzo fino a prova contraria, quindi era inutile partire dal presupposto che si dovessero giudicare male solo dopo averle conosciuto. Al contrario, le cambiava opinione giudicandole bene, nel caso in cui le dimostrassero qualcosa di positivo. 
Non era il tipo da disperarsi, anzi, semmai  era lei a far disperare gli altri. Nell'amicizia come in amore.

Zonko era inondato di ragazzini alle prese con un nuovo scherzo, o più che altro, c'era un uomo incaricato proprio nello spiegare come questo funzionasse dando una dimostrazione pratica, che il più delle volte implicava uno degli scolari tra il pubblico a dover andare a cambiarsi, o appunto da Mondomago per riparare ciò che era stato rovinato.
I due ragazzi ispezionarono gli scaffali fino a che l'attenzione di Rose non venne attirata da una mensoletta mai vista prima.
《E queste cosa sono?》
《Oh, sembrano delle Mistery Box.》
Scorpius girò tra le mani un pacchetto che la coetanea aveva tirato giù dal ripiano accanto a un mucchio di calamai di diversa forma e dimensione, rendendoglielo un attimo dopo aver collegato cosa mai potesse esserci in buste di carta di un colore omogeneo, sigillate e senza indicazioni. Le aveva viste una volta in un negozio di articoli da cancelleria in Spagna magica.
《Cosa contengono?》
《Weasley, hai lasciato l'emblema della tua casa assieme allo stemma sul comodino del dormitorio? Si chiama Mistery perché non si sa che cosa c'è dentro!》
《Beh scusa pensavo fosse un prodotto standard, siamo in un negozio di scherzi!》
《No, vedi, se per esempio i negozianti non hanno venduto tutti i prodotti natalizi per la fine di dicembre, o avanza qualcosa di più brutto o rovinato, loro li mettono a caso in queste buste.》
《Ma se nessuno sa che cosa contengono, e questo negozio ha articoli di varia natura, manifattura e materiale, e alcuni potrebbero essere rovinati, perché costano tutte allo stesso modo?》

Il volto di Scorpius quasi si sciolse dinanzi alla genuinità della sua compagna. Dovette respirare a fondo prima di trovare il coraggio di esprimere a voce alta il concetto che aveva formulato mentalmente perché non risultasse ambiguo. Aveva ancora un certo timore ad affrontare argomenti di un certo peso, spaventato dal fatto che avrebbe potuto offendere o rendere troppo vaga la propria opinione.
《I tuoi nonni e i tuoi zii hanno affrontato la guerra, ben due volte, senza navigare mai nell'oro. Tu vieni da una famiglia che ti ha insegnato a vivere. Quel che c'è qui dentro, sotto la carta per te può essere un tesoro, ma prendi uno della mia classe sociale, che per esempio, lo scarta perché la plastica che lo avvolge è bucata, perché hanno stampato male una scritta. I soldi danno alla testa il più delle volte. Dai, scegline uno.》Scorpius si mosse verso il bancone saldando il conto dell'articolo indicando al commesso l'oggetto nelle mani della rossa, volgendo gli occhi a lei che sospirò sonoramente, con uno sguardo che esprimeva tutto il suo disappunto per le dure parole che quel ragazzo si dipingeva addosso da solo anche se indirettamente. Rose chinò il capo sul prodotto, e lo liberò dalla carta rivelandone il mistero. Una manciata di pallini multicolore, simili a delle capsule, con lo scheletro biodegradabile e l'interno colmo a metà di polvere variopinta. La ricollegò immediatamente a qualcosa che aveva sicuramente a che fare con il carnevale, o a qualche festicciola dove comunque c'era da dare spettacolo. 
Scorpius sorrise apertamente, attendendo la reazione della rossa.
《L'etichetta dice che sono verdi.》
《E per la gente è impensabile usare più di un colore nelle feste a tema.》
《E' così snob la gente?》
《Fai un po' tu, mi evitano come il vaiolo di drago perché sulla fronte porto scritto Malfoy.》
《Se ti scartassero prima non ti eviterebbero.》
Ella pronunciò quel pensiero natole nell'immediato momento in cui l'ultima infelice nota di quella frase le arrivò ai canali uditivi senza guardarlo però in faccia, convinta di averlo soltanto pensato. Le piaceva moltissimo l'idea dello smettere di sprecare, e appuntò mentalmente di scrivere una lettera allo zio George, e suggerirgli di utilizzare la stessa procedura per i Tiri Vispi, contando sempre il fatto che restasse qualcosa in quel negozio amato follemente da praticamente chiunque. Restava semplicemente ferma ad osservare il pacchetto, e cercare di leggere sulle note riportate della confezione a che cosa servissero mai dei pallini colorati. Scorpius raccolse il piccolo malloppo dalle sue mani, riponendolo nella tasca del suo soprabito.
《Ehi! Insomma, che modi sono questi?》
《Non è uno scherzo, io so cos'è e so che ora lo vuoi sapere anche tu, e quindi ti aspetto stasera, attorno alle undici nel cortile.》
《Non possiamo stare nel cortile a quell'ora, in che lingua te lo devo dire?》
《E tu fa' come faccio io davanti a questa consapevolezza. Ignorala. Se non ci vuoi venire per sapere a cosa serve questo, vieni per mettermi in punizione.》
Le sventolò nuovamente la bustina davanti al naso, e riprese il suo cammino verso Mielandia, ove li attendevano i loro amici. 

                                    ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° °

《Quindi quante lingue parli?》
《Tre inclusa la nostra, poi il francese e lo spagnolo.》
《E vedi se mi ha mai dato lezioni questo stronzo, 'Xanne..》
《Ma se tu hai le tue cugine che lo parlano!》
Gli sketch dei due migliori amici era qualcosa di comico al limite della follia. Per quanto riguardava il linguaggio, sembravano utilizzare una specie di codice per non dar modo agli altri di comprendere cosa si stessero dicendo quando invece era semplicemente dato il fatto che gli bastassero due parole di una frase di dieci per comprendersi, e per quanto riguardava le offese gratuite, il modo che avevano di rapportarsi, e di fare e dire le cose più assurde senza un motivo pertinente, era il massimo dell'ilarità. E la cosa sorprendente era che visti tra i corridoi della scuola o in mezzo ad un gruppo di altra gente, sembravano essere sempre da soli, estranei a ogni altro individuo seppur in assembramento, come se vivessero in una campana accessibile solo a loro due. La magia interiore che girava tra loro era palpabile, così come l'immenso bene che dimostravano di volersi. E quando iniziavano a litigare, era meglio per chi assisteva che avesse svuotato da poco la vescica, o avrebbe fatto meglio a procurarsi dei pannolini.
Il loro legame si era se possibile rafforzato, dal momento in cui Albus era tornato al Castello gettandosi di peso tra le sue braccia, nel loro dormitorio, ed esultando insieme a lui non appena era riuscito a dirgli che aveva finalmente confessato il suo orientamento ai suoi genitori, e che era andato tutto a meraviglia.
'E tu che ti facevi tutti quei problemi, te lo avevo detto che non sarebbe successo niente!' gli aveva detto il biondo, quasi più contento di lui. Contento perché, adesso che i suoi genitori sapevano e non avevano problemi, lui era finalmente libero di esprimersi e di stare alla luce del giorno se avesse trovato l'amore. Cosa che Scorpius, si augurava con tutto se stesso.

I dadi stavano rotolando sul tabellone in legno, mentre aspettavano le ordinazioni, i cinque ragazzi stavano intrattenendosi con un gioco comprato in un negozio pochi minuti addietro. Lily lo aveva adorato dal primo istante in cui ci aveva appoggiato gli occhi zaffiro.
Il proprietario di Mielandia aveva avuto la brillante idea di non vendere dolciumi solo di asporto, ma aveva aggiunto dei tavoli rendendo il locale una Bakery, servendo anche torte, dolci vari, e bevande calde o fredde. L'aria di marzo era ancora incerta e precipitosa, per cui, optarono per tre fette di torta al melone, un mini rollo alla fragola e un piatto di biscotti glassati, di puro zucchero. 
Una cameriera gentile servì loro le ordinazioni, seguite da succo di zucca caldo.

《Vediamo se la tua lingua riesce a parlare il francese dopo questa, ti sfido a bere con me tutto d'un fiato le tazze di succo di zucca. Chi lo finisce per ultimo paga pegno.》Albus mostrò una tesserina del gioco che lo aveva obbligato a pescare, e scelse tra tutte le direttive avendo carta bianca dai suggerimenti di quel che vie era scritto, di dare come al solito rogne al ragazzo. Metterlo in imbarazzo davanti alle cugine e a sua sorella lo divertiva da morire. 
Scorpius dal canto suo non si diede per vinto, ed afferrò il manico ovale della tazzina portandola alle labbra insieme al moro.
《Ragazzi non mi sembra una cosa intelligente da far-》Prima che Rose potesse finire la frase, i maghi stavano già bevendo, evidentemente ustionandosi per il modo in cui si stavano rovesciando il liquido addosso.
Una volta terminato, si guardarono sputandosi addosso i residui di succo per il troppo riso, con le labbra gonfie e rosse come ciliegie, mentre le ragazze assistevano come se stessero guardando uno show babbano demenziale, piangendo per gli spasmi delle risate.
《Co'aggio poliglotto, dillo adessho.》
《Lesh vevs à soje shont desh p'emmesh.》
《'On ho ccapito?》
《Vaffanculo shtronzo non ti shoppotto più voglio divorziare.》

Quella gita, con grande delusione per tutti, finì troppo presto.





{Hogwarts; Cortile Lastricato. 17.03.2022.}

Scorpius attendeva paziente la guardiana dei corridoi.
Era in piedi osservando i magici pallini acquistati quel pomeriggio inaspettatamente piacevole. Si era sentito come non accadeva da qualche tempo, in compagnia di qualcuno. L'accettazione, era una sensazione che gli dava leggerezza e calore interno, e nel corso di quei giorni poi andavano via via accadendo cose sempre più gaie. Alzò gli occhi al cielo cercando la sua costellazione preferita, quella che sua madre amava spiegargli non tralasciando alcuna stella e nessuna leggenda ad essa connessa, prima che il piccolo di soli otto o nove anni si addormentasse. Il fatto che potessecostantemente parlare con il suo spirito lo allietava parecchio, poteva chiedere un segno così da sapere se le scelte che aveva intenzione di fare sarebbero state positive, se stava sbagliando qualcosa, poteva confessarle come se scrivesse una lettera tutti i suoi pensieri, e riporre il lei le preoccupazioni lasciando che se le portasse via in un soffio di vento. Parlava con Astoria costantemente. 
Sua madre era l'unica persona ancora, anche dopo la dipartita terrena, che lo capisse davvero.

Rose non si era fatta pregare.
Puntuale era uscita dalle mura del Castello avviandosi nel cortile, dove il suo compagno era andato ad aspettarla, nel posto più buio e nascosto dalle finestre dei dormitori sulle torri. 
《Allora, a cosa servono quei cosi?》Il biondo sollevò l'angolo destro delle labbra in un ghigno compiaciuto, sistemandosi la sciarpa intorno al collo.
《Non penserai che te lo mostri qui. Vieni con me Rosie.》
Confusa, ma assolutamente decisa a non iniziare alcuna forma di litigio nel bel mezzo del cortile ove se baccata avrebbe potuto essere punita ed il suo ruolo revisionato, lo seguì senza fiatare, anche perché ormai il ragazzo aveva già iniziato a camminare lontano. Non formulò nemmeno il pensiero che nessuna anima viva avrebbe potuto vederli o ascoltarli, essendo soli di notte in un posto isolato e non predisposto alla eco vocale.
Riconobbe il percorso pur avendolo fatto una sola volta e per giunta al ritroso, non tornava su quelle scale dal primo giorno del suo primo anno in quella scuola.
Scorpius l'aveva condotta alla rimessa delle barche nella darsena sotterranea, ove tutte le barche che trasportavano gli studenti del primo anno venivano legate al ponte del porto, e lasciate lì a marcire in acqua fino ad ogni sera di ogni primo settembre.
《Come mai siamo alla rimessa?》
《Vengo spesso qui. Il professor Piton è morto proprio in quel punto, o almeno è quello che raccontano l'autobiografia di tuo zio ed i volumi della seconda guerra magica. Non ho mai avuto il coraggio di chiederlo al suo quadro nello studio della McGranitt. Ci vengo spesso qui quando voglio riflettere senza essere disturbato nemmeno da me stesso. Devo farti vedere che cosa abbiamo preso al negozio, no?》
Il ragazzo allungò una mano aperta verso la rossa, in segno di invito. Rose spostò lo sguardo dalla mano ai suoi occhi ancor più grigi con l'acqua che si rifletteva all'interno di essi, e senza esitare congiunse la mano alla sua. A quel contatto immediato entrambe si strinsero graduando la forza per qualche secondo fino a che lenocche sbiancarono. Con l'altra mano, Scorpius tenne ben salda la bacchetta sciogliendo con un incantesimo verbale le corde che tenevano ferma la barca, e attento a non scivolare per l'umidità dell'aria sul legno, entrò nella barchetta che per due studenti del quinto anno era sufficientemente spaziosa, come cinque del primo.
Rose esternò un po' di titubanza nel compiere quell'azione senza aver paura di cadere nelle acque, e Scorpius le si avvicinò di più afferrandole la schiena. Teneva un piede sul fondo della barca, e uno sulla pedana del porto, e la ragazza sicura di poter raggiungerlo con tranquillità, abbandonò la banchina, finendo per scivolare malamente sul corpo del biondo. Non caddero perché lui ebbe la prontezza di afferrarla in tempo e la capacità di serrare bene i piedi in terra, altrimenti si sarebbero lussati qualche osso entrambi.

A un palmo di mano l'uno dal viso dell'altra, un forte rossore colorò le gote della strega, che spezzò quell'attimo di tensione che Scorpius invece si stava godendo come un prezioso attimo fuori dall'essenza del tempo e dello spazio corrente, tossendo nel fondo della gola. Il biondo la fece accomodare di fronte a lui, prendendo i remi per iniziare a rompere l'acqua con essi ed allontanarsi dal porto, nel bel mezzo del lago nero.
《Stai attenta a non sporgerti, se le sirene ti trascinano giù o peggio, la piovra, probabilmente moriremo entrambi.》La ragazza sorrise sbuffando, ed attendendo che il compagno arrivasse a destinazione senza sapere dove e quando. Le aveva sempre fatto uno strano effetto trovarsi sullo specchio dell'acqua in mezzo al nulla di sera. Il fatto che il cielo e il mare diventassero una cosa sola la turbava parecchio, il non rendersi conto di quante e quali sfumature ci fossero nel paesaggio, la sensazione di essere persa nel vuoto materialmente. Per Scorpius invece, quella era una perfetta assonanza tra ciò che vedeva e ciò che sentiva. Si accorse dello stato di disagio della giovane, per cui arrestò la camminata assistita e si posizionò accanto a lei, sui sedili in legno a prua. Utilizzò un remo soltanto per cambiare direzione, lei aveva dato le spalle alla struttura che abitavano per tutto il tempo concentrata solo dai movimenti del ragazzo e dalla visione del nero assoluto, e quando Scorpius le diede modo di guardare quello spettacolo, Rose si rilassò visibilmente. 
Hogwarts da lontano era magnifica, anche quando non era illuminata. Tutte le stelle e qualche nuvola che baciavano le torri erano un paesaggio meraviglioso, e allora, tirò fuori le perline multicolore. Ne diede una manciata alla ragazza, e ne tenne un po' per sé.
《A contatto con una fiamma esplodono in aria come fuochi d'artificio.》
《E con l'acqua?》
《Scopriamolo.》
Insieme, gettarono lontano le piccole sfere. Sulla superficie del lago si formarono delle bolle, che divennero sempre più frenetiche e sempre più grosse fino a coprire tutti i cerchi che aveva delineato l'impatto delle perline con il pelo d'acqua, Rose si affacciò dalla barca incuriosita come una bambina, fino a quando non si levarono nell'aria, ciuffi di fumo colorato di tutte le tinte esistenti e conosciute, che andavano a creare giochi di scie unendosi e danzando tra loro, mescolandosi e poi allontanandosi, come fossero la reincarnazione dell'opposto di mille Dissennatori insieme. Per un attimo quasi si dispiacqua che gli inquilini del Castello fossero in un sonno profondo per non poter assistere anche se da lontano a quel gioco di luce, di colori e di profumi che i fumi emanavano. Si voltò verso Scorpius, e lo trovo con il più dolce dei sorrisi che gli avesse mai visto fare, per niente attento a quello che stava accadendo nel raggio di cinquanta metri da solo, intento a fissare invece quali fossero le sue reazioni. Il respiro stupito, il modo in cui aveva battuto tra loro le mani, le urla strozzate dalla meraviglia di qualcosa di tanto semplice e al contempo strabiliante.
《E' bello, non è vero fiorellino?》 
《Non ho mai visto nulla di simile. Ma.. non avremo mica inquinato il lago?》
Il biondo si lasciò sfuggire una risata, scuotendo il capo incitandola a stare tranquilla. Di rimando, lei prese nuovamente posto accanto a lui, possiando entrambe le mani ai lati del suo corpo sulla panchina che li ospitava, poggiando la sinistra sulla sua. Si allungò il giusto per posare un candido bacio sulla guancia del suo accompagnatore.
《Grazie.》Quest'ultimo si sentì mozzare il fiato, e morire dentro in un modo tanto piacevole da desiderare che la sua esistenza terminasse lì con lei, perché non avrebbe saputo immaginare un momento più giusto di quello. Un momento che decisero di gustarsi ancora un po' prima di fare ritorno.


 



 
{Ottery St Catchpole; Devon - Inghilterra. - 18.03.2022.}

《Grazie di essere venuta, 'Meda cara.》
《E' un immenso piacere, Molly.》

Una donna dai lineamenti piuttosto provati accolse l'invito ad entrare nella struttura forse più strana e allo stesso tempo magnifica di tutto il mondo magico in termini internazionali. Certo, il Ministero della magia per esempio, lasciava a bocca aperta anche un mago abituato a certe vedute, per la bellezza con cui si presentava specie la prima volta alla visione di chiunque. 
Ma la Tana, era tutt'altro discorso.
Ed era anche il luogo in cui erano cresciute metà delle persone che avevano reso la loro odierna ubicazione temporale storica, e la comunità in cui vivevano, un posto migliore, felice. Tranquillo. 
Ciocche grigiastre tingevano i crini un tempo soffici e uniformemente bruni come legno di noce, segno della vecchiaia incombente così come le pieghe ai lati delle labbra e sulla fronte, stonavano incredibilmente con il paio di iridi acquamarina che, se osservate per qualche secondo più del necessario, sapevano catturarti e trasmetterti da quel semplice e astratto contatto un'ondata d'emozioni, anche quando il suo volto non ne esprimeva neanche una. Facevano del cuore di chi si perdeva in quel colore non riportabile su tela anche dal miglior pittore, una incessante centrifuga che attanagliava anche la bocca dello stomaco.
Negli occhi di Andromeda Tonks, Black nel suo oscuro e lontano passato, era possibile leggere tutte le esperienze di vita, la sofferenza patita, ed infine la pace che finalmente aveva trovato all'alba dei settant'anni, malgrado non potesse e non riuscisse ancora a lasciarsi alle spalle il risentimento nei confronti del fato che le era stato assegnato, e il dolore che non l'avrebbe mai abbandonata, sino alla morte, quello della perdita delle persone a lei più care. Una sorella, ed una figlia.
Fortunatamente, la vita l'aveva premiata per la sua purezza d'animo dimostrata più e più volte, dandole la possibilità di vedere negli occhi e nei capelli del suo adorato nipote, l'ombra di Ninfadora. 
In quelli di Narcissa però, non vi era quella di sua sorella. Lei viveva ormai solo in fondo al cuore, e nei meandri dei suoi nostalgici ricordi. 
Molly Weasley aveva accettato con gioia e comprensione le volontà del suo nipotino acquisito, ormai ventiquattrenne come la sua prima nipote biologica più giovane di lui soltanto di un anno, di lasciare che la signora Tonks prendesse parte a quella felice avventura, in sua compagnia, al posto della nonna materna di Victoire, impegnata in Francia. Non che se ella ci fosse stata, Andromeda fosse stata trascurata. Ted la adorava alla follia, e l'aveva sempre tenuta partecipe di tutta la sua vita. Dopotutto, erano stati lei e Ted Sr; a prendersi cura di lui, una volta divenuto orfano. Ma per lei era ancora stupidamente sorprendente essere invitata e accettata come se nulla fosse a quelle riunioni di famiglia tanto calde e sincere, sapendo che metà dei Black aveva nociuto gravemente e irreversibilmente parte dei Weasley. 
《Posso offrirti un thé, dei muffin , mentre aspettiamo i ragazzi?》
《Un thé va più che bene, in realtà sono io ad aver portato a te un pensiero. Ecco, li ho sfornati un'oretta fa.》
Andromeda dovette alzare il tono vocale poiché la rossa era già sparita oltre la cucina armeggiando con il bollitore in acciaio. Il classico rumore del metallo che poggiava sul piano cottura e lo scorrere dell'acqua corrente la rilassarono talmente tanto, che sorridere era divenuto un meccanismo involontario. Quando la donna, non facendosi attendere vista l'ultima frase della sua ospite, ritornò nella sala da pranzo, la bruna porse a Molly un vassoio foderato da una pellicola traspirante all'interno di una scatola da trasporto per alimenti, che aveva estratto dalla borsa a tracolla. La signora Weasley l'adagiò pacatamente sul tavolo, assumendo un'aria dispiaciuta e onorata allo stesso tempo.
《Cara, non avresti dovuto! Athur, tesoro, guarda che bell'aspetto e che buon odore hanno questi Shortbread.》
《Sono quasi più buoni dei tuoi amore.》
Esordì il capofamiglia, strizzando un occhio alla donna. Ella trattenne a stento il riso, posando il dito indice dinanzi alla bocca per mascherare il divertimento, al contrario di Molly che non si preoccupò di apparire irritata, schiaffeggiando la spalla dell'unico uomo presente nella casa. Andromeda non seppe dire se l'occhiata infastidita era una conseguenza d'offesa nei confronti della sua cucina, o perché il marito aveva detto, davanti a un ospite che aveva appositamente cucinato per loro, che il suo piatto non raggiungeva il livello di bontà della moglie. Ad ogni modo, fu sollevata di star vivendo quel piccolo dolce momento. Il bollitore fischiò dopo pochi minuti, ed in fretta la padrona di casa raccolse i viveri servendo per tutti e tre un thé alle more. Mentre sorseggiava quella calda bevanda, Andromeda si perse nei discorsi dei coniugi distaccandosi dalle loro parole, attirata invece dall'arredamento dell'abitazione. Con sua grande gioia, non adocchiò nessun albero genealogico dipinto sulle pareti. E nessuna faccia bruciata sopra. 
Scambiò qualche convenevole fin quando il fumo cessò di levarsi in aria dallo stesso bollitore, ed in quel momento la porta suonò. 
Arthur fece gli onori accogliendo Ted e Victoire a braccia aperte, stringendoli praticamente entrambi allo stesso tempo dimostrando però una certa premura nello schiacciare a sé la nipotina. Quando si rese conto che le escrescenze del petto della nipote arrivarono a toccare il suo busto prima della sua pancia, si staccò buttando sul ventre un'occhiata più interessata, accigliandosi.
《Ma tu sei sicura che c'è un bambino di quattro mesi qua dentro?》
《Nonno ti prego, già avevo paura che non stesse bene quando ho chiesto alla mamma perché non mi crescesse la pancia, e lei mi ha risposto che solo dal sesto mese le levitò come un impasto per pizze. E ora ho paura che dovrete farmi rotolare fino all'altare.》
Teddy roteò gli occhi al cielo iniziando a sentire il peso dello stress mentale di una discendente Veela in versione infuriate, in balia degli ormoni di una gravidanza, dei cambi di umore e delle controindicazioni che stavano prendendo possesso di quella che era sempre stata una pacata, affettuosa, docile fidanzata. Ma non si trovò neanche per un attimo ad avvertire noia, riluttanza né pentimenti verso quel lato della bionda. La amava, se possibile, ancora di più.
《Ma che cosa dici, sarai la sposa più bella mai vista!》Molly andò a catturare la schiena della ragazza in un abbraccio più pronunciato mentre Andromeda ripeteva la stessa azione con il suo nipotino, e poi, si scambiarono. In quell'istante, Arthur si avvicinò all'orecchio della ragazza ammiccando in direzione di sua moglie con fare elusivo, prendendosi gioco di lei. Due quindicenni ancora perdutamente innamorati nei corpi maturati dal tempo e da due guerre, erano i coniugi Weasley.
《Goditi le premure perché quando toccherà alla prossima nipote sarà lei la sposa più bella mai vista.》
《Guarda che ti ho sentito, mascalzone! Tutte le mie nipoti saranno meravigliose quel giorno, ma mai come la prima di tutte.》
《Mercì grand-mère.》
Molly aveva posato dolcemente una mano sulla guancia di Victoire, l'unica nipote autorizzata da lei in prima persona ed esplicitamente a partecipare alla preparazione dei pranzi di famiglia. Avevano un legame speciale, poiché il suo figlio maggiore, non solo per primo le aveva dato la gioia di diventare madre, ma anche l'emozione di stringere tra le braccia, dopo vent'anni dall'ultima volta, di nuovo, un pargolo ch'era solo una fonte infinita di gaiezza.
Lei allacciò dolcemente la mano della matura strega tra le sue senza interrompere quel contatto, e poco ci mancava, che scoppiassero a piangere entrambe.
《Oh andiamo, se fate così adesso dovrò portarmi gli stivali da pioggia al matrimonio.》
《Piangerai di sicuro anche tu mister non-ho-emozioni. E anche tu Ted, e anche William.》


{Londra Babbana; Grande magazzino abbandonato Purge & Dowse Ltd.}

Il luogo della loro destinazione non era poi così lontano, per cui non fu di peso per Arthur guidare l'automobile con cinque persone all'interno lui compreso. Avrebbero potuto smaterializzarsi, ma Victoire non reggeva le vertigini e se non volevano trascorrere un indefinito lasso di tempo cercando di fermare le nausee o peggio, di fermarle i conati di vomito che l'avrebbero scossa, avevano optato per il mezzo più semplice e veloce. Arthur poi, coglieva ogni pretesto per mettersi alla guida, anche se Ted e Harry avevano dovuto perdere ore e sommandole, giorni, per spiegare al signor Weasley perché ci fossero tre pedali se avevano due sole gambe, e a cosa servisse il terzo. Tutto sommato era diventato bravo, e guidare ora era un piacere.
L'uomo parcheggiò trovando esilarante infilare una banconota e due monete nella macchinetta e guardarla sputare fuori il ticket.

Per accedere all’atrio dell’ospedale, attenti a non farsi vedere dai babbani, dovettero attraversare una delle finestre del Purge e Dowse Ltd, situata all'angolo della strada tra un vicolo e un altro palazzo abitato.
All’esterno l’edificio si presentava costituito di mattoni rossi, sporchi e trasandati. 
Una volta attraversato quella specie di portale, il San Mungo, appariva ordinato e conforme ad un qualsiasi ospedale. Avrebbero anche potuto recarsi in un normale ambulatorio babbano, ma il rischio che Ted si facesse pervadere dalla troppa gioia trasfigurando qualche parte del corpo era davvero troppo alto. Quando la fidanzata infatti, dubbia sulla data del suo ciclo mestruale aveva comprato un normale test in una farmacia babbana e lo aveva consultato assieme al futuro sposo, questo aveva esultato eccitandosi talmente tanto da farsi spuntare una coda da gatto per qualche secondo. 
La donna nell'atrio segnalò i visitatori dopo avere chiesto il motivo della visita, e li fece accomodare in sala d'attesa fin quando non sarebbe arrivato il loro turno.
Un Medimago dopo circa un'ora d'attesa li fece accomodare nel suo studio, e preparò una quindicina di fiale colme per metà tutte di ingredienti e preparati diversi, e consegnò alla bionda una pozione in una provetta di vetro da ingurgitare non appena questa si sarebbe iniziata a scaldare tra le sue mani. 
Victoire dopo qualche secondo aveva sentito del caldo a contatto col vetro, e allora, aveva bevuto tutto d'un fiato il liquido lillà, avvertendo il persistente bisogno di andare al bagno subito dopo. Mentre ella, in bagno da sola, riempì il contenitore appena svuotato della sua urina, un calderone bolliva su un ripiano dello studio, e nel silenzio generale, fugaci sguardi correvano tra gli accompagnatori della donna in dolce attesa. 
La bionda consegnò la sostanza al Medimago, e si accomodò con i suoi parenti, mentre il medico versava il tutto nel calderone, e con l'aiuto di un contagocce trasferiva il preparato in ogni provetta. Quelle, gli avrebbero rivelato lo stato di salute del bambino, e la cosa positiva era che le risposte al contrario delle analisi babbane, erano immediate. Il medico capiva, dal colore e dalla consistenza che il contenuto di ogni provetta assumeva, tutto riguardo il nascituro, e segnava a mano poi i responsi su una pergamena. Quando annunciò loro che il bambino godeva di un'ottima salute, e stava crescendo e formandosi alla perfezione, l'ansia corrente sparì lasciando spazio solo alla liberatoria sensazione di sollievo e gaudio profondo. Stavano per ringraziarlo e lasciare lo studio per pagare il conto della visita, quando il mago emise un verso di piacevole stupore, tirando fuori un'ultima provetta.
《Signorina Weasley, signor Lupin, volete sapere il sesso?》
《E' già possibile?》
《A quanto pare si. Verso?》


                                    ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° ° °

《Non sai quanto sono felice.》
《Non dirlo a me, sto ancora tremando Teddy. Che nome ti piacerebbe dare alla nostra creatura?》
《Non saprei proprio, però ho avuto un'idea su come annunciare il genere alla famiglia. I nonni manterranno il segreto, ti piacerebbe se lo annunciassimo durante il brindisi al matrimonio? Trasfiguro i capelli di blu per il maschio, e di rosa per la femmina. Tipo sorpresone finale.》
《Je l'adore! Mi dispiace solo che ma maman et papa non c'erano.. gli abbiamo detto che era solo una visita ed era inutile prendersi un giorno di festa dalla Gringott..》
《Beh ma non lo sapevamo mica che era già possibile sapere così tante cose!》

Il giovane si sporse in avanti per baciare castamente la sua amata, e poggiarle una mano sul ventre ancora troppo piatto. 
Era in febbrile eccitazione al pensiero che, nell'ormai vicino due maggio, sarebbero convolati a nozze avendo la grande gioia di vedere partecipi del loro amore tutti gli amici ed i parenti, colleghi del corpo docenti di Hogwarts, in quanto dal 1999 ormai, per tre giorni ovvero, la vigilia della battaglia e i due giorni seguenti, il Castello era senza eccezioni, chiuso per onore alla vittoria e alla liberazione da un grande, grandissimo male. 
Nel calore del letto nella casa che Ted stava finendo di acquistare e che presto sarebbe stata abitata da entrambi, i promessi sposi si assopirono cullati da quella nuova e splendida aspettativa di vita.


 


 
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I miei personaggi hanno TUTTI una cosa in comune con me: sono logorroici xD
Spero che i capitoli di passaggio vi piacciano come quelli principali, comunque, alla prossima!

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Capitolo 18
*** Primavera. ***


{Hogwarts - Dormitorio Maschile dei Serpeverde; la notte tra il 17 ed il 18.03.2022.}

Fu una delle serate più belle che il biondo visse mai in vita sua.
Era in compagnia di una persona, parte di una categoria con cui lui di solito non andava per niente d’accordo. Normalmente odiava gli esseri umani, la loro ipocrisia, la loro cattiveria, ognuno nascondeva un lato oscuro pur facendo di tutto per restare fedele alle inclinazioni buone della coscienza, lui compreso, il primo tra tutti che odiava.
Eppure era stato bene, perché l’unico lato oscuro di lei era proprio lui, e nient’altro.

Era in compagnia di una donna, il suo genere opposto, con cui lui non aveva avuto mai un vero approccio, uno di quelli che in qualche modo ti segnano la crescita e l’esperienza allontanando l’idea che lasciarsi andare in quel modo significhi debolezza e dolore. Uno di quelli che ti fanno venir voglia di raccontare a tutti quanto fosse bello ciò che ispirasse, che ti fanno venir voglia di scrivere pagine e pagine di libri solo parlando della forma dei suoi capelli, di quante lentiggini ci fossero sul viso e sul corpo, dei vari colori che componevano le sue fattezze.
Eppure, in quel momento lui ne aveva voglia.

E così rientrato dalla loro piccola infrazione in cui se l’era cavata con cinque punti in meno, giusto perché lei era pur sempre testarda e non gli avrebbe mai dato la soddisfazione di farlo vincere di proposito, si mise alla scrivania del dormitorio e intinse la penna nel calamaio. Scrisse, fino alle due di notte tre rotoli di pergamena. Non era una lettera, non era un romanzo, era il flusso dei suoi pensieri inconfessabili, incomprensibili, che non potevano rimanere nella sua anima e nel suo cervello, dovevano uscire e prendere forma, fargli rendere conto di quello che gli stava succedendo. Parole che poi avrebbe riletto, di cui si sarebbe imbarazzato, indignato, rifiutato, e infine avrebbe accettato prendendo posizione in merito, poiché era dell’idea che niente iniziava con uno sguardo da entrambe le parti. Solo una di loro si innamorava dal nulla e se ne rendeva conto. L’altra aveva bisogno di capirlo.
Per loro era stato strano, indefinibile. Neanche loro sapevano cosa provassero, e non cercavano di capire se l’altro gli fosse affine nel sentimento, non si sforzavano di scorgere lo stesso pudore, la stessa cautela. In primo luogo, lui non sapeva che faccia avesse l’amore che non fosse quello materno, paterno, anche se su quest’ultimo c’era stato un grande lavoro da fare specie negli ultimi periodi per poter dire che esistesse sul serio malgrado non si fosse mai spento, e l’amore per un amico. Uno solo.
Lei aveva avuto un fidanzatino, lui parecchi svaghi, ma nessuno li aveva fatti sentire come erano stati su quella barca quella sera.

Quindi, non erano affatto sicuri che quello che provavano fosse amore.
Forse stavano scivolando nella pazzia, ma per quanto lo respingessero gli tornava indietro come un elastico che alla fine gli scoccava sulle mani che lo avevano lanciato via, ed ogni ritorno era più violento e i segni ci mettevano sempre più tempo a scomparire.

Fatto stava che quella sensazione dopo poco li asfissiava.
Scorpius aveva affannato ad un certo punto, e Rose avvertiva capogiri. Stare vicini e respirarsi a vicenda era un richiamo, come se quando i loro sensi avvertivano l’altro a meno di un metro, smettessero di volere e di avere bisogno di ossigeno per respirare, e l’unica via di sopravvivenza era succhiare l’essenza che sentivano dall’altro, avvicinarsi per averla più vicina, fino a rendersi conto che potevano respirare solo attraverso l’unione delle loro bocche.
E allora, andavano ognuno per la sua strada, incapaci di accettarlo.

Era la creatura più bella che avesse mai visto. Bella dentro e fuori.
Era completamente vestita da strati di lana per il pungente freddo che ancora davano le notti della Scozia, eppure a lui era sembrata nuda in senso figurato, e priva anche di un corpo, qualcosa di ultraterreno che non era destinato agli umani, ma solo a lui.
Rose sembrava uno spirito, fatto dell’essenza presa dalle cose più belle del mondo. Aveva in sé un po’ di tutto, la delicatezza dei fiori, la forza dei disastri naturali, tutte cose che gli uomini, maghi compresi non avrebbero mai eguagliato perché solo parte della natura, come la sua naturale bellezza, e replicarli con materiali fisici o con l’uso della magia sarebbe risultata sempre una brutta copia, niente di autentico, niente di veramente significativo.

Rose  era uno spirito, uno di quelli nati e mandati ad affiancare anche se per breve tempo che lui sperava di prolungasse nel suo eterno, i casini enormi come lui.

Rose gli stava dando una seconda possibilità che si sarebbe giocato nel modo giusto. Gli stava finalmente permettendo di entrare nel suo mondo, di guardare le cose attraverso la profondità dei suoi meravigliosi occhi blu. Un tono in tinta con lo stesso mare della vita di cui avrebbe voluto sentirsi padrone del timone dell’imbarcazione che navigava in esso, e lasciarsi guidare da lei come un vento sempre fresco e rigenerante, tra le onde di ogni lato di sé stessa. Scoprirla, attraversare i suoi oceani, calmare le tempeste, o di più, scatenarle, quelle stesse tempeste che gli accendeva la sua risata, il suo profumo.
Non aveva più voglia di spiare senza farle accorgere della curiosità che le metteva addosso. Voleva esplicitamente chiederle di parlargli di lei, come non aveva mai fatto, come nessuno aveva mai fatto prima di lui, aveva voglia di conoscere i suoi sogni e i suoi incubi, cioè che le dava piacere e gioia e ciò che le causava fastidio e terrore, ma soprattutto, aveva voglia di raccontarle di lui.
Voleva essere ascoltato. Voleva che lei ascoltasse le parole che non sapeva dirle, che non riusciva a dire a nessuno, neanche nelle preghiere alla dolce anima di sua madre. Voleva che lei sapesse, che oltre a un interesse esteriore, che innegabilmente provava per lei, per la massa informe di ricci rossi, per il naso piccolo e leggermente ingobbito alla base, per la bocca enorme, per i rotolini che le si formavano ai lati del torace e sull’alto addome visibili sotto il tessuto della maglia solo da chi la osservava con sincero interesse.

Arrivare a farle capire materialmente, senza gesti e parole ma solo con le stesse sensazioni, quel che era in grado di fargli, di costruirgli, di scomporgli dentro. Per un attimo si erano ritrovati così vicini, che lei aveva sicuramente ascoltato i battiti del suo cuore appoggiata sul suo petto com’era stata nell’ammirare lo spettacolo di luci.
Era sicuro che lei avesse sentito un martello pneumatico sotto al torace, e solo al pensiero di che cosa avesse potuto pensare di lui si vergognava, stupidamente non si vedeva in quella condizione.

La voglia di essere parte di un’altra vita, e di lasciare che qualcuno entrasse nella propria, e non nel modo in cui fino a quel momento aveva fatto entrare soltanto Albus, ma in modo più intimo, più intenso.
Era qualcosa che gli dava la sensazione di volare, e la cosa non gli faceva male malgrado lui avesse seriamente paura di staccarsi dal terreno. Ed era qualcosa che lo spaventava a morte come quando sapeva che una pozione di grado avanzato che nessuno gli aveva ancora spiegato, fatta solo leggendo le istruzioni avrebbe potuto causargli danni, eppure lui continuava imperterrito a tagliare e aggiungere ingredienti senza nemmeno calcolare il fatto che sbagliando dose o procedimento sarebbe potuto esplodere tutto e ferirlo, o peggio.

Non sapeva proprio dire chi tra lei e suo cugino riuscisse a farlo sentire più di buon umore, l’unica cosa di cui era assolutamente certo, era che se avesse potuto scegliere, quei due sarebbero stati le persone che avrebbe chiesto alla vita di non portargli via mai, anche se era più che conscio che quello dipendesse soltanto da lui.

Passato l’orario in cui le sue sinapsi funzionavano correttamente, Scorpius arrotolò quelle pergamene, sospirò pesantemente, e diede un colpo di bacchetta su di essere riducendole in cenere. Si dispiacque nel farlo, ma era qualcosa di cui aveva bisogno. Il fumo regalato al vento sarebbe salito a qualcuno che poteva custodire quelle sensazioni, e la cenere rimasta in terra era prova che l’esame di coscienza che si era fatto era vero, malgrado le parole non ci fossero più.
La porta si aprì di scatto e si richiuse talmente forte che probabilmente qualcuno al piano di sotto si era svegliato, e la targa della loro casa con i nomi degli inquilini di quella stanza era caduta in terra. Un secondo dopo, dallo stesso piano di sotto, il biondo sentì un’altra porta aprirsi e richiudersi nello stesso identico modo.
Scorpius si girò di scatto, corrucciato da quel baccano e in preda alla confusione che gli diede l’aria nera che emanava il suo migliore amico.
Il rampollo dei Malfoy alzò gli occhi al cielo sospirando.
《Che è successo?》
《E’ uno stronzo. Non lo voglio più vedere.》
Il maggiore avanzò a passo lento verso il letto del secondogenito dei Potter, e si accomodò vicino a lui posandogli una mano sul ginocchio. A quel contatto, Albus appoggiò il palmo della mano sul dorso di quella del migliore amico, e la strinse incrociando le dita con le sue anche da quella posizione.
《E’ difficile visto che studiate nella stessa scuola e siete nella stessa casa. Che cosa ha fatto?》
《Non è per me.》
《Sembravate in sintonia.》
《Sì, finché non ha detto che in qualità di fidanzato dovrei trascorrere più tempo con lui e metterlo come priorità. E fino a qui d’accordo, gli do ragione, ma poi ha aggiunto che per i suoi gusti sto troppo attaccato a te quasi più di quanto faccio con lui, e che sarebbe arrivato il momento di scegliere. E allora l’ho mandato a farsi fottere da qualcun’altro. Forse gli ho anche mollato uno schiaffo.. non te lo so dire, mi si è spenta la testa.》
Scorpius ascoltò quello sfogo soffrendo quasi più del moro, che lo aveva guardato in faccia solo per pochi attimi tra una frase e l’altra.
La sua voce era graffiata e aveva evidenti segni di un pianto sulle guance e le vene degli occhi rossi a stonare con gli smeraldi al loro centro. Restarono in silenzio stringendosi la mano, finché il più grande raccolse le spalle del minore con un braccio avvicinando la testa alla sua. Posò un bacio su una gota cercando di dargli quanto più conforto potesse, e con sua sorpresa e gioia, Albus non pianse di nuovo. Si asciugò semplicemente il naso rivolgendogli un sorriso pieno di gratitudine e di sincera devozione alle sue premure, facendogli cenno col capo di stare bene, di non preoccuparsi troppo.

Ma la parte dell’anima che condividevano, quella rinchiusa nel suo corpo, si era presa tutto il bruciore e il pizzicore che aveva fatto star male Albus fino a poco fa, e fu Scorpius ora a trasformarla in rabbia e determinazione anziché tristezza e delusione, quindi si alzò e si avviò verso la porta.
Il moro si accigliò pronto ad alzarsi e seguirlo fuori.
《Dove vai?》
《A parlare con lui, mi sembra ovvio.》
《Perché?》
《Non esiste che smettiate di uscire insieme perché si è fatto un’idea sbagliatissima, alcune delle ragazze con cui sono stato uscivano con altri ragazzi e loro non sono mai venuti da me a lamentarsi, e lo deve fare questo stronzo con te che non c’entri niente?》
《Lo vedi? E’ uno stronzo, non ne vale la pena.》
《Forse non accetta più di vederti di nascosto, forse nemmeno pensa veramente ciò che ha detto.》
《Quando siamo usciti insieme un paio di mesi fa io glielo avevo detto che non ero pronto a dichiararmi alla gente, ho bisogno di tempo, perché accettare se poi deve fare così?! E visto che lui lo sa che tu sai, ti dovrebbe vedere come un appoggio, un amico che ci può aiutare, non come una minaccia, se avesse un minimo di cervello!》
Scorpius fece segno di riflettere.

Dopo alcuni minuti, tolse la mano dalla maniglia e si sedette nuovamente, non potendo altro che dargli ragione.
《Effettivamente, è stupido. E si è anche perso la persona migliore che poteva avere. Uscirà con molti altri ma tu gli mancherai sempre. Tornerà, vedrai, mi sbaglio poche volte io.》
《Lui non mancherà a me. Uscirò con tanti altri, ma che se lo mettano scritto in fronte che io preferirò sempre te a tutti loro, Scorp. Sei il mio migliore amico. Il mio fidanzato deve amare te almeno la metà di quanto faccio io, non essere geloso di quello che siamo.》
《Purtroppo gli altri non capirebbero. Quello che siamo io e te è difficile da spiegare, si deve vivere.》
《Perciò Rose non farà una piega, quando uscirai con me e non con lei.》
《Che?!》
《Sei ancora con la divisa addosso e sono quasi le tre, sei tornato anche tu da poco, e lei è in ronda. Sono un ingenuo, mica uno scemo.》
Scorpius sgranò gli occhi, boccheggiando in cerca di parole. Anche la verità avrebbe avuto un suono ambiguo, ma tentò ugualmente.
《Guarda che ti sbagli, sono rimasto alzato a fare delle cose.》
《In un dormitorio fino a quest’ora che cosa avevi da fare?》
《Io ho- scritto, ecco.》
《Scritto.》
《Sì.》
《Scritto cosa?》
《Una lettera?》
Albus si affacciò con aria indagatrice per sbirciare oltre le spalle dell’amico, sulla scrivania e in qualsiasi altro ripiano della camera.
《E dov’è?!》
《Spedita. Mio padre. Lo sai che la rifaccio una decina di volte prima di convincermi che sia giusta quando parlo a mio padre. Avevo voglia di scrivergli, tutto qua.》
Albus arricciò il mento spingendo gli angoli delle labbra all’ingiù mentre aggrottava le sopracciglia, facendosi bastare quelle parole ma non del tutto convinto che fossero vere.

Lui ci aveva messo un anno per dirgli che il suo orientamento sessuale fosse diverso, forse anche a lui serviva un po’ prima di confessargli il suo amore per la cugina, di cui lui si era accorto molto prima. Proprio come Scorpius seppe, prima di sentirselo dire, che Albus provava interesse per lo stesso sesso. E non ne aveva mai fatto una piega.

Entrambi fecero per raccogliere i pigiami sotto ai rispettivi cuscini e cambiarsi, quando in quel momento sentirono delle nocche battere un paio di volte sulla loro porta. Non ricevendo risposta, una voce adolescenziale dal tono maschile parlò da dietro il legno.
《Albus? Sei sveglio?》
Il diretto interessato si mise sull'attenti incerto sul da farsi, e cercò consiglio del biondo che intanto aveva spalancato la bocca e al contempo, sorrideva. La mano batté di nuovo sul legno.
《Però, ci ha messo poco a tornare.》
《Shh, fai silenzio così ci sente!》Scorpius in realtà aveva sussurrato, ma l’allarmismo di Albus gli ampliava i sensi recependo la sua voce come altissima. Scorpius si avviò alla porta.
《Posso aprire io?》Proprio quando il ragazzo oltre la porta si era arreso dopo due o tre minuti dall’ultima volta che aveva bussato muovendo un passo indietro per tornare nella sua camera, il dormitorio che Albus e Scorpius si aprì.
Si ritrovò faccia a faccia con Scorpius Malfoy, in tutta la sua fierezza ed eleganza, a braccia conserte al petto e un sopracciglio in alto fin quasi all’attaccatura dei suoi capelli d'un biondo argenteo, quasi bianco.
Il ragazzo estraneo si sentì improvvisamente intimorito, piccolo sotto lo sguardo di quel giovane la quale fama lo precedeva. Ma non aveva paura del suo nome, della sua famiglia, aveva paura del fatto di poter essere preso a ceffoni anche da lui, rendendosi improvvisamente conto di essersi comportato come un vero idiota. Quando Scorpius tuonò una sola parola con voce grave davanti al suo disagio, tanto per incitarlo a parlare gentilmente, egli sobbalzò con sdegno.
《Allora?!》
Il ragazzo mediamente alto e dagli occhi nerissimi così come i capelli, che poco prima era stato in compagnia del secondogenito dei Potter, prese un respiro profondo sbattendo gli occhi come fosse una manovra difensiva che gli infondeva coraggio.
《Posso.. potrei entrare a parlare con te?》
《Io e te soli, o io tu e Al? Guarda che se sei venuto qui per farlo piangere di nuovo, adesso o in futuro, io ti apro la testa in due e non mi serve la magia per farlo.》Il ragazzo non rispose, spostando continuamente lo sguardo da lui al dentro della camera, cercando di vedere la figura del suo fidanzato all’interno. Il biondo roteò la testa incontrando il suo migliore amico rintanato nell’angolo in attesa, e contro il suo stesso volere scoppiò in una fragorosa risata scuotendo il capo.
《Entra, vediamo di mettere a posto le cose.》Quando il terzo Serpeverde varcò la soglia con titubanza, tutta la tensione scomparve, e si rilassò sentendosi improvvisamente a casa. Gli parve di non aver mai davvero conosciuto nessuno dei due ragazzi che lo avevano accolto nonostante il suo infimo comportamento. Albus ebbe la fermezza di affrontare a viso aperto quel contesto e quella sera solo perché il biondo gli era vicino, e gli dava la forza di farlo.

{Hogwarts - Dormitorio maschile dei Grifondoro; 19.03.2022.}

Il coraggio che Scorpius le trasmise prima della partenza ad Hogsmeade era svanito via via che si avvicinava al castello, lasciandosi indietro tutto e tutti. Il biondo le aveva dato la spinta necessaria a ponderare le sue decisioni fino a quel momento seppellite nei meandri della sua mente come una vaga idea irrealizzabile, ma più si incamminava in quel sentiero, più si rendeva conto di avere bisogno di supporto costante.
Così come si era allontanata era ritornata sui suoi passi, ma le carrozze erano sparite, e Scorpius non poteva più aiutarla. Nonostante facesse a botte col mondo per dimostrarsi molto più matura e capace di quanto la sua età non dettasse in confronto a ciò che avvertiva interiormente, alle volte, seppur raramente come in quell’esatto istante, si sentiva ancora dannatamente piccola e in cerca di una spalla che la guidasse nelle difficoltà a cui non sapeva fa fronte. Era strano per lei riporre tanta fiducia in quel ragazzo, o in qualsiasi ragazzo che non fosse suo fratello a cui naturalmente non poteva accostare certe argomentazioni, l’unica che le era sempre e comunque stata accanto fino a quel momento era stata Rose. Anch’essa diretta al villaggio. Nonostante la bruna fosse piena di amici, tra cui tutti i componenti del clan Weasley/Potter, nessuno escluso, le questioni di cuore che riflettevano un profilo più morbido della versione che aveva presentato al mondo non erano mai state esternate. L’amore era il suo punto debole. I tre quarti del castello forse erano suoi amici, e le volevano bene. Grandi e piccoli, coetanei, chiunque, eppure non poté fare a meno di sentirsi sola, pur sapendo di poter andare da chiunque a riscuotere un favore, per quante volte si era messa a disposizione con gli altri senza chiedere nulla. Dominique era la prima su cui poteva fare affidamento. Ma non andò a cercarla, così come non andò da nessuno, sentiva di doversela sbrigare da sola.

Alice Jr; restò ferma sui gradini del cortile che davano all’interno sospirando pesantemente, afflitta dal senso di colpa.
Presentarsi dal suo fidanzato e lasciarlo senza sapere se quel che avrebbe trovato dopo fosse stato positivo o meno era una mossa azzardata, ma malgrado desiderasse che James la volesse quanto lei, non era quello il solo motivo per il quale sapeva, doveva interrompere la relazione col Tassorosso.
Era fondamentalmente sbagliato stare insieme a qualcuno e volerne un altro, immaginare di essere toccata da altre mani, di guardare altre iridi e perdercisi, e anche se e soprattutto dato il fatto che gli volesse bene davvero, gli stava facendo un torto spregevole. Aveva un secondo ragazzo al quale affidare i suoi sentimenti e i suoi pensieri di notte prima di dormire. Se lo avesse amato davvero, l’interesse per James Sirius sarebbe scomparso del tutto al momento del bacio che aveva sancito la loro unione, o quantomeno sarebbe scemato di volta in volta nel corso di tutti gli altri anziché aumentare. Era una fanciulla impulsiva, e talvolta strafottente, ma non era una sfruttatrice né una cattiva ragazza, e liberarsi di un amore sbagliato non poteva che giovare ad entrambe le parti, anche se ciò avesse significato sofferenza. Stava tutto lì il problema, lei non era abituata ad essere la causa del male di qualcuno.
Ma non poteva essere causa di un disagio che faceva male a se stessa piuttosto che a qualcun’altro solo per mantenersi a posto con la coscienza. Se c’era una cosa che Rose e Scorpius le avevano insegnato in due modi completamente diversi reduci dalle loro storie familiari, era che faceva molto più male tacere e tenersi tutto dentro affogando in un dolore irrisolto e infinito, che liberarsi e vivere una vita degna di nota anche se valeva a dire infliggere un duro colpo a chi ci teneva a te. E arrivava inesorabilmente nella vita di tutti il momento di pensare a se stessi, che la cosa fosse voluta o meno.

Si decise finalmente ad avviarsi fuori la Sala Comune dei Tassorosso quel pomeriggio del giorno prima, e attendere che Rich rientrasse. Doveva essersi sorpreso molto quando non l’aveva trovata al villaggio esattamente dove si erano dati appuntamento, per cui era lieta che almeno non avrebbe dovuto inventarsi molte scuse, sapendo bene a che cosa stesse per andare incontro.
Quando la scuola, intorno alle sette di sera di era ripopolata e l’afflusso di giovani aveva ripreso il normale scorrere nei corridoi, la ragazza aveva chiesto a quel gentile e premuroso ragazzo dai capelli color del miele di seguirla. Non si aspettò di piangere molto prima che iniziasse a farlo lui, quando lo lasciò senza indugi, senza nemmeno cercare di addolcire una pillola amarissima irreversibilmente. Lo abbracciò con sincero trasporto, ingoiò le sue stesse lacrime e corse via nella sua Sala Comune, in cerca del conforto di Rose e Roxanne, sentendosi male per aver rovinato anche il loro umore dopo che le due avevano trascorso una giornata fantastica. Si era accoccolata tra loro su un divanetto della sala, ricevendo tutto il conforto che le ristabilì di almeno un po’ l’umore, consolata a dovere da due persone fantastiche che le avevano dato il supporto e l’approvazione necessaria per dormire sonni tranquilli. Si sentì grata per averlo fatto quel giorno, in cui le due erano ancora presenti. L’indomani infatti, di sera dopo le lezioni, tutte le cugine erano partite per Londra con l’Espresso scolastico per recarsi in atelier il sabato mattina dopo l’arrivo in Inghilterra, e provare gli abiti da damigella.

Proprio quel mattino, Alice Jr; si sentì pronta per il passo successivo. Era trascorso un giorno e mezzo dalla rottura, ma parecchio più tempo in cui stava aspettando, e nessuna data né nessun periodo aveva importanza, se pensava a quanto le pesasse la brama di risposte. La squadra di Quidditch aveva fissato per quel mattino un allenamento, ma di malavoglia qualcuno dovette farsi sostituire, perché troppo impegnato nello studio di Trasfigurazione, materia più che importante per i M.A.G.O. che avrebbe sostenuto entro qualche mese.
Passeggiò indisturbata per i corridoi priva di qualsiasi cosa la collegasse alla vista altrui alla casa Corvonero.

Lei e Frank Jr; infischiandosene altamente delle regole, si erano scambiati la parola d’ordine per l’accesso alle sale opposte nel caso in cui uno dei due avesse avuto urgente bisogno dell’altro per qualcosa che il loro padre, professore in quella scuola, non avrebbe dovuto sapere. Quella parole d’ordine non l’avevano confidata ad anima viva, tenendola sempre per loro, così come lo stesso fatto di conoscerla.
Fu semplice quindi entrare nella sala adibita agli studenti dai colori rosso ed oro, e salire le scale del dormitorio maschile non trovando James al piano terra, né in Biblioteca, né in giardino. Il ragazzo, nonostante fosse attratto dal baccano e dalla miriade di studenti tutti ammassati in un solo luogo, era uno di quelli che per concentrarsi aveva bisogno che neanche la più piccola ala di un insetto sbattesse. Malgrado fosse il casinista capopopolo della situazione in quasi ogni occasione in cui era partecipe totalmente diverso da quel che era suo padre a suo tempo, ci teneva che la sua istruzione fosse buona, e siccome lui aveva la fortuna di avere genitori che badassero a lui e che lo seguissero in prima persona, si sentiva in diritto e in dovere di renderli fieri di lui. Almeno in qualcosa di importante.
Alice Jr; avanzò leggendo sulle porte i nomi di quelli che erano gli ospiti delle camere, e non appena trovò ciò per cui aveva mandato letteralmente al diavolo tempo e dignità, si avvicinò per poggiare sopra la porta l’orecchio ed ascoltare a lungo per assicurarsi che ci fosse il suo qualcuno, e che fosse solo. Sentiva pagine che venivano sfogliate, il rumore di tomi battere su qualche superficie, e quando finalmente la voce dell’oggetto dei suoi tormenti le invase l’udito bussò tre volte.
L’imprecazione che aveva buttato giù non era la cosa più idillica del mondo, ma a lei parve di star attraversando i binari di un treno in corsa ugualmente al solo sentirlo parlare, sapere che c’era, che stava per fare la cosa che più aveva voluto per un tempo lunghissimo.

Il corvino si palesò affacciandosi al corridoio, convinto di dover tirare in testa a Fred Jr; qualcosa intimandogli con più decisione di lasciarlo in pace. Suo cugino non era affatto d’accordo a saperlo come un topo da biblioteca anziché all’aperto come gli spiriti liberi che erano, a combinarne una delle loro. Il pensiero che avrebbe passato il prossimo anno scolastico da solo lo rattristava, per cui nel corso di quei nove mesi di scuola ogni scusa era e sarebbe stata buona per lasciare impresso il loro ricordo, un po’ come avevano fatto lo zio Fred e lo zio George con la palude al corridoio del quinto piano durante il loro quinto anno. Una parte era rimasta intatta, nessun professore, consenso del vecchio preside e della nuova preside compresi, aveva obiettato quando dopo la battaglia che aveva reso libero il loro mondo, era stato proposto di tenerla lì dov’era.

Invece, si ritrovò la ragazza che lo stava facendo ammattire.
Quella per cui la cotta non era mai passata, e la riluttanza nel rendere la loro attrazione fisica ed emotiva qualcosa di vero e duraturo era più forte del trasporto che provavano. James non aveva solo timore della reazione del professor Paciock, ma anche di perdere se stesso.
Non aveva raggiunto quel certo grado di maturità che gli desse la possibilità di associarsi all’immagine di una relazione vera, se non fosse che per lei. Ma ne avevano già parlato, e la cosa sembrava prolungarsi per quanto cocciuta fosse la persona di cui si era innamorato. Malgrado fosse esploso di gelosia quando li aveva visto insieme la prima volta, l’aveva lasciata andare, e lei l’aveva presa come una dimostrazione di totale disinteresse portando avanti quella storiella che non le scaldava l’anima quanto avrebbe dovuto fare. Il loro era un flirt continuo, uno stuzzicarsi e rincorrersi che ormai, non li faceva più ridere. Sembravano essersi definitivamente persi se non per le splendide rimpatriate di gruppo, ed invece la bruna era lì, con i suoi occhi grandi e azzurri puntati su di lui, in piedi dietro la porta di camera sua. James si dipinse in volto un’espressione incredula, non sapendo esattamente come reagire.
《Alice?!》
Senza rispondergli, la bruna gli gettò le braccia al collo annullando le distanze tra i loro volti. Lo spinse all’indietro con tanta enfasi che si ritrovarono tutti e due all’interno dell’abitacolo, e in men che non si dica, con un colpo di scarpa, la giovane richiuse la porta dietro di loro estraendo la bacchetta solo per far scattare la serratura. Dopo un attimo di iniziale sbigottimento in cui si era sentito più che spaesato e incerto se rispondere a tono a quel contatto che altro non era che una voglia comune, o scrollarsela di dosso credendola impazzita, James Sirius le poggiò semplicemente le mani sulle spalle allontanandola dal suo corpo in maniera molto cauta, senza quasi respirare. Lei parve tutt’altro che offesa, anzi, sembrava quasi soddisfatta della sua reazione, ma il suo viso le trasmetteva dell’altro.
Era come impaziente ora, attendeva qualcos’altro, attendeva un’altra reazione. Il giovane diplomando si sentì un pesce fuor d’acqua, sovrastato dal mistero che sapeva essere quella ragazza. Era come parlare ad un muro, ad una statua di pietra incantata, che aveva il potere di attaccarti ma senza dirti come o quando, che lo costringeva a stare sempre all’erta, a guardarsi le spalle, attonito dalla paura di sbagliare qualcosa che le avrebbe scatenato l’ira più funesta. Fu lei stessa invece a rompere quel silenzio, aggiungendo altri sospiri sommessi venuti da un bacio ancor più approfondito, che quella volta, James non rifiutò.




Sapeva per certo che se Alice Jr; pensasse di essere considerata una delle tante, non si sarebbe fiondata su di lui in quel modo interrompendo i suoi studi, intrufolandosi in territorio estraneo solo per togliersi la camicia esattamente come stava facendo.
Più lui si ritraeva avvertendo molta più pelle che stoffa a contatto con le sue mani, più lei gli si avvinghiava bloccandolo in una morsa da cui non si voleva sottrarre in realtà, come se non volesse sentirsi dire alcun no, come se non intendesse lasciarsi andare ciò che si era venuta a prendere, ed era molto di più di quel che appariva.
Sapeva che lui ci tenesse. Sapeva che se avesse superato il confine, dopo di lei non ce ne sarebbero state altre. Quello era anche una sorta di egoismo, una costrizione al relazionarsi, uno sfregio alla coscienza, incastrarlo in quel modo mettendogli a disposizione quello che voleva sapendo che se lo avesse preso avrebbe avuto l’obbligo morale di non lasciarla più, di vincere le paure, di smettere di giocare a quello stupido gioco che avevano portato avanti troppo a lungo per i suoi gusti.
James la odiava, mentre si lasciava denudare. Avrebbe tanto voluto chiederle perché gli stesse facendo tutto ciò, perché lo stesse portando così lontano. Ma la amava tantissimo, mentre le assaggiava la pelle del collo respirando l’aroma rinchiuso nei suoi crini castani, e sentiva le sue mani muoversi ora sul suo petto, ora sulle braccia muscolose da anni di duro allenamento. Era seduto sulla sedia da cui si era alzato per andare ad aprirle, e lei gli era sopra cavalcioni mezza svestita, con la scia di indumenti che avevano lasciato nel percorso fatto fin lì. Nessuno aveva osato dire una sola parola, limitandosi a baciarsi più intensamente di quanto avessero mai fatto, esplorandosi a vicenda con i palmi delle mani ogni parte del corpo, ancora divisi da una sorta di barriera invisibile.
James portò le sue mani ai lati del torace carezzandola da lì in giù seguendo la linea delle fossette di Venere sino ad arrivare alle natiche, stringendole con quanta forza avesse, e strusciando a comando della sua smania il basso ventre della giovane sul proprio. Si lasciarono andare a versi di pura estasi di quel che è proibito e sacro al contempo, senza smettere mai di torturarsi le labbra. Soltanto il calore ormai insopportabile li portò ad allontanarsi l’attimo necessario a sentire la frescura dei gradi parecchio inferiori alla loro temperatura corporea addosso, e prendersi i rispettivi volti per tornare in posizione iniziale.
《E Rich?》
James non era tipo da lasciarsi stordire. Non cedeva agli istinti in maniera tanto bassa, senza prima assicurarsi della lucidità mentale di chi aveva dinanzi. Di lei, poi, la cura era maniacale. La voce era un sussurro, un respiro strozzato, stava morendo sotto quel corpo.
《Non è ne un tuo, né un mio problema.》Lo sguardo azzurro del moro si inchiodò in quello della sua compagna. La quasi sedicenne comprese la sua domanda tacita, ed annuì fermamente senza lasciarsi andare a nessuna forma di insicurezza.

James si alzò in piedi ancorandole le gambe dietro il suo bacino per portarla sul suo letto di schiena. Certo, ce ne erano cinque intorno a loro e forse quello più vicino sarebbe andato bene come un altro, mentre invece per volontà inespressa di entrambi, vollero che fosse proprio quello a testimonianza della loro unione fisica e corporale.
Lasciarono aderire i loro complessi in maniera perfetta, privandosi delle uniche ostacolazioni che impedivano loro di avere libero accesso ai lombi dell’altro. L’atmosfera non s’infiammò a poco a poco, ma dal momento in cui si erano messi comodi e liberi di esprimersi senza articolare vocabolo era stato come sentire scoppiare una fragorosa ondata di trasporto, come essere investita da un’onda anomala di appetito carnale alla base delle fantasie che serbavano nei confronti dell'altro, finora represse. Ciò che c’era che tanto richiamava la fame, era l’alone di amore che sentivano premere per uscire e dare un nome completo e sensato a tutto ciò che stavano vivendo.
L’urlo improvviso, così diverso dai gemiti di poco prima quando ancora il ragazzo stava assicurandosi con l’aiuto di due dita che la ragazza fosse sufficientemente pronta ad accoglierlo, che squarciò l’aria nel momento in cui James raccolse il fiore di Alice Jr; riecheggiò tra quelle pareti il tempo necessario affinché lui la calmasse. L’abbracciò,le raccolse una lacrima traditrice tra le labbra, l’accarezzò in zone neutre,  le baciò la fronte e la punta del naso, finché lei non sorrise quasi ridacchiando. Le lenzuola si sporcarono sotto di loro dell’ultima goccia di sangue innocente della ragazza, mentre i loro movimenti scrivevano una personale melodia che sarebbe rimasta impressa in ogni parte di loro stessi, e che avrebbero cantato e perfezionato ancora e ancora per tutto il pomeriggio, amandosi e giurandosi che non finisse mai.

{Hogwarts - Sala Grande; 19.03.2020.}

Alice Jr; quel mattino aprì gli occhi raggiante come non lo era da un tempo che neanche ricordava.
Si sentiva in una coltre di nuvole, leggera e senza pensieri. Aveva trascorso le ore più belle in compagnia del suo amato di quanto avessero mai avuto occasione di passare insieme, ed ora che il suo cuore era a posto e batteva con più ardore e più voglia di vivere, qualcosa si era risvegliato in lei.
Doveva uscire, andare fuori a correre, volare sulla sua scopa, incantare tutto fino a prosciugarsi da sola la magia, doveva sfogare l’adrenalina.
Passò il mattino incapace di star ferma, di provò tre diversi completi, lavò i capelli, cantava a voce alta senza curarsi delle compagne addormentate, ma soprattutto, sentiva di avere una gran fame.
Ma il tutto non bastava, il suo entusiasmo era quasi impossibile da contenere nel suo corpo, nel suo cervello, nella sua anima. Era un vero talento con i repentini cambi di umore, tanto che un umorometro sarebbe esploso con lei dopo soli cinque minuti.

Lo sguardo le si illuminò, essendo arrivata col pensiero a ciò che le serviva sul serio per riappacificare il senso di positiva agitazione, prima di rivedersi con il suo nuovo fidanzato. Parlare.


Erano soli, seduti allo stesso tavolo, l’uno di fronte all’altro. Solo alcuni studenti erano nelle vicinanze, ma sicuramente nessuno li stava ascoltando, troppo presi dalle loro faccende. La curiosità della persona con cui stava parlando durante la colazione era palpabile.
《Gli hai chiesto di uscire?》
《Abbiamo fatto l’amore.》
I bulbi oculari del biondo sembravano voler uscire dalle orbite, tanto che entrambi i due interlocutori ebbero paura per un attimo l’uno di sentirli e l’altra di vederli rotolare sul tavolo, staccati dalla sua faccia. Il succo di zucca che intanto aveva involontariamente mandato giù per la gola lo stesso gli risalì all’istante, portandolo a sputacchiare tossendo del liquido arancio un po’ ovunque, tanto che alcuni studenti si spostarono da lì vicino per non essere presi da qualche goccia vagante. Alice Jr; si era arrampicata sul tavolo evitando i vari cibi appoggiati su di esso e aveva preso a battere una mano aperta sulla schiena dell’amico, aiutandolo a riprendersi. Quando fu scampato alla morte, rosso in volto e annaspando per cercare aria correttamente, gli si sedette accanto sorridendo a trentadue denti.
Gli aveva confessato quel segreto intimo e delicato con una tale naturalezza che fece sentire Scorpius disarmato emotivamente, come se tra loro non ci fossero più scudi di alcun tipo. Quando il respiro si fu ristabilizzato, anche lui sorrise mantenendo un’espressione sorpresa.
《Che hai fatto? Sul serio?》
《Sì.》
《Davvero?》
《Sì!》
《Quindi adesso..》
《Oggi passiamo tutta la giornata insieme, credo che la cosa sia ufficiale, finalmente direi.》
《Mi fa un sacco piacere!》
《Anche a me, e porca Morgana capisco perché quando non si è più vergini state sempre a pensare al sesso, è stato magnifico!》
Scorpius non ebbe il tempo di mostrarsi incredulo dinanzi a quell’affermazione, perché la bruna aveva iniziato anche a confessargli dei dettagli piuttosto particolari, come se si stesse confidando alla migliore amica. Molte volte nel corso del racconto Scorpius le aveva chiesto di tacere, aveva fatto gesto di andarsene, si era tappato le orecchie e mostrato una faccia disgustata sotto le risa di chi aveva provato un’esperienza magnifica e doveva raccontarla per forza. Il movente di tutte quelle moine era il ragazzo in questione, ma era davvero una gran contentezza vedere Alice Jr; smagliante di felicità. Al termine del racconto, Scorpius assunse una posa filosofica che stonava parecchio con le parole.
《Cazzo. Te lo potevi tenere per te, almeno le dimensioni avrei voluto non conoscerle, ma una volta che lo so, cioè sul serio lo avete fatto al contrario nonostante non lo avevi mai fatto prima?》
《Giuro!》
《Quanto inchiostro ti è servito per scrivere tutto ciò e spedirlo a Rose?》
《Io.. non l'avevo ancora detto a nessuno in realtà, e non penso che oltre a lei, quando torna questa sera, lo sapranno altri. 》
《Sul serio lo hai detto a me per primo? Oh, Alice!》Fu quello, per assurdo ed ironia, il momento in cui la ragazza si sentì in imbarazzo di fronte a quelle iridi cerulee, che sorridevano forse più delle labbra. Lo sguardo di Scorpius trasudava dolcezza e ammirazione per la tenacia e il meraviglioso stato d’animo della sua amica, ma soprattutto, non aveva parole per spiegarle quanto fosse lusingato, quanto fosse felice, di risultare per lei un tale appoggio morale e di piena fiducia.
Si rese conto di volerle bene.

Si rese conto che non era così brutta l’idea di essere se stesso, se c’erano persone come lei ad affiancarlo.

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Il 19 marzo 2022 sarà veramente sabato xD ho calcolato tutto, così come la data del matrimonio di Ted e Vic che vedremo molto presto. Devi dire che ho due matrimoni in programma in questo fandom, uno bello, l’altro un poco meno xD completamente il giorno e la notte.

La situazione familiare di Rose, che avete già trovato precedentemente, è quella riportata in questa meravigliosa FF, già citata, ma ve la rimetto perché dovete leggerla, una Romione alternativa che veramente se amate questa coppia vi farà sognare, ridere e piangere. E poi qualsiasi cosa scriva la sua autrice è meraviglioso. 

https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3704394

Aaaaaa proposito, non giudicate male Scorpius, erano le ragazze che si sarebbero dovute preoccupare dei loro fidanzati in fin dei conti.
Grazie mille per la vostra pazienza e dedizione.
A presto!

 

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