Sotto il cielo di Tokyo.

di Ela Pink
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo uno. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


 
Sotto il cielo di Tokyo.
5 Marzo 2018.
New York.
 
POV. SANA.
Signorina Sana com'è stato interpretare la parte della Lady Hannah?
 Ha provato imbarazzo durante la scena più focosa di tutte?

E bla bla bla.
Il pensiero di tutte quelle domande una volta uscita da quì mi fece salire la nausea e venire mal di testa, oramai i giornalisti sono così previdibili.
Me l'ero cercata io quella situazione, lavoravo come attrice dalla mia tenera età ma non mi pentivo di quella che ero diventata, anni pieni di sacrifici che in quel momento mi regalavano soddisfazione a pensare di essere diventata quello che volevo essere.
Negli ultimi due anni però quella condizione mi stava soffocando, avevo mala pena il tempo di stare con la mia famiglia e da dedicare a me stessa; da due settimane a questa parte di notte nei miei sogni - o meglio dire incubi - comparivano i volti dei giornalisti dove cercavano di tenermi per le braccia in modo che io rispondessi alle loro insulse domande; avevo il bisogno di ritrovare la mia libertà. Per questa ragione comunicai al mio manager che volevo prendermi una pausa di qualche mese e, nonostante abbia provato a convincermi a cambiare idea più volte, riuscì nel mio intento, anche con l'aiuto di mia mamma che appoggiava e rispettava la mia decisione dal principio.
Questo sarebbe stato il mio ultimo photoshoot prima dei quattro mesi di "vacanza".
Sfoderai il mio miglior sorriso e misi il braccio intorno alla vita del mio migliore amico, ovvero Naozumi Kamura.
Ci siamo conosciuti all'età di 12 anni durante le riprese di un film, la Villa dell'acqua, e da lì siamo diventati subito buoni amici; adesso abbiamo entrambi quasi 18 anni e stiamo posando per un book fotografico del nostro ultimo film drammatico che uscirà nelle sale fra due mesi.
- Ohh, che bello, finalmente un pò di pace! - dissi, sospirando e mandando giù il succo alla pesca.
Alla mia reazione Naozumi, che era seduto di fronte a me a bere anche lui una bibita, si lasciò scappare una risatina che causò la caduta del liquido sul suo smoking.
- Ops, scusami! - dissi, ridendo a mia volta.
- Va beh, domani avevo intenzione di farlo lavorare, tranquilla! - esclamò asciugandosi il labbro con un tovagliolo.
- Menomale! Io credo che domani mattina starò a letto più del previsto! - dissi immaginandomi immersa fra  le mie calde e soffici lenzuola.
- Uhm, Sana, sei proprio sicura della tua decisione? - chiese il mio migliore amico.
- Certo! Mai stata così sicura! - risposi lanciando un pugno all'aria.
- Beh, se è cosi, volevo consigliarti un bel posto dove potresti passare le vacanze -
- Andrò comunque a scuola, vorrei essere "normale" per un pò. Mi manca la mia mamma, la mia città! - dissi facendo le virgolette con le dita alla parola normale.
Lui sorrise e mi accarezzò un braccio. - E cosa dirai fra quattro mesi? Poi dovrai ritirarti per tornare quì a New York! - esclamò.
- Naozumi.. forse non te l'ho detto.. ma io non tornerò quì! Fra quattro mesi continuerò la mia carriera a Tokyo! - risposi, cercando di essere il più
 delicata possibile.
- Cosa? Stai dicendo che non ci vedremo più? - chiese amareggiato.
- Ma no sciocco! Tu puoi venire a trovami quando vuoi, mi casa es tu casa.  Io verrò a trovarti quì appena posso! - risposi abbracciandolo.
- D'accordo.. - ribadì, sbuffando.
Dopo essermi staccata dalle sue braccia andai verso Rei ed urlai - Fai le valigie! Stasera si parte! - facendogli sbattere la fronte nella macchinetta delle bibite, in cui ne caddero alcune tutta in una volta.
FINE POV.
 
7 Marzo 2018.
Tokyo.
POV. AKITO.
I raggi del sole attraversavano la zanzariera fino ad arrivarmi in volto, che palle ogni volta dimentico di toglierla. Feci per girarmi dall’altra parte ma, invano, il frustate rumore della sveglia me lo impedì; decisi di mettere fine a quel frastuono dando un colpo decisivo all'aggeggio quadrato, a disturbarmi però fu, subito dopo, mia sorella con i suoi rimproveri per i soldi spesi.
- Puff! - sbuffai togliendomi le coperte dal volto, con cui poco prima cercai di coprirmi, poi mi alzai dal letto e andai in bagno a buttarmi dell’acqua fresca in faccia per farmi riprendere dalla notte in bianco.
Gli esami per passare all'anno successivo, ovvero l'ultimo, erano alle porte per questa ragione mi misi a studiare fino alle quattro di notte Inglese e Storia del Giappone nel V secolo.
Sembravo avere un nido al posto dei capelli e sembrava mi avessero dato un pugno sugli occhi  al posto delle occhiaie.
- Mh, pensavo peggio - dissi fra me e me.
Mi diedi un'occhiata veloce allo specchio sistemando la cravatta dell'uniforme scolastica, prima che mi anticipasse mia sorella con i suoi soliti discorsi da ragazzo disordinato, poi presi il telefono e scesi in cucina a fare colazione.
La mia vita non è stata tutta rosa e fiori, ci sono stati  momenti difficili da superare.  Ci sono giorni in cui ti chiudi dentro e desidereresti solo scomparire da lì ed essere libero, in un posto in cui puoi essere te stesso, dove si può cominciare da capo, prendendo in mano la propria vita,  facendone quello  che si vuole senza nessuno che ti giudichi o dica quello che debba fare. Quando finalmente sta per succedere però, c'è sempre quella spina in mezzo, come un palo nella strada con su scritto 'stop' e non ti permette di andare oltre.
Coff-coff
- Posso sedermi? - chiese una voce che un secondo prima aveva cercato di attirare la mia attenzione ma con scarsi risultati.
- E' occupato! - risposi acre senza nemmeno guardare la persona.
- Dal tuo zaino? - domandò con tono leggermente irritato.
Cominciai ad infastidirmi, per cui tolsi gli occhiali rotondi che usavo solo per leggere e il cellulare, poi alzai il volto per osservare la figura che mi stava disturbando.
Rimasi incantato qualche secondo: era una ragazza dai capelli  rossicci, lisci con le punte leggermente ondulate che le arrivavano alle spalle; occhi a mandorla color cioccolato e labbra leggermente carnose. Aveva dei lineamenti leggeri ma molto fini, ormai era raro trovare una ragazza del genere a Tokyo. Notai che indossava una semplice divisa scolastica, quindi presupposi fosse un'alunna di una qualche scuola superiore. Ho sempre preso quell'autobus per raggiungere il mio istituto ma quella era la prima volta che vidi quella ragazzina, eppure ebbi l'impressione di averla intravista da qualche parte e dalla sua espressione capì che pensava la stessa cosa.
-  Per caso ci conosciamo? - chiese confusa.
- Non credo proprio! - risposi con lo stesso tono di prima, indossando di nuovo gli occhiali e prendendo il cellulare.
- Tse, ma guarda un pò tu questo maleducato! - ribadì allontanandosi.
Risi mentalmente, deja-vù.
 
 - Ricordiamo che un sistema di equazioni non è altro che l’insieme di più equazioni con le stesse incognite. L’insieme delle soluzioni è dato dall’intersezione degli insiemi delle soluzioni delle singole equazi.. - dopo neanche cinque minuti di lezione il mio cervello fu in standby, fortunatamente dopo quell'ora ci sarebbe stata la pausa pranzo. I miei pensieri si soffermarono sulla ragazza di quella mattina, era riuscita ad infastidirmi e attrarmi allo stesso tempo; in quasi diciotto anni non era mai successo, o almeno credevo.
Improvvisamente sentì uno schiaffo sulla spalla che mi fece voltare istintivamente verso quella direzione.
- Si può sapere che ti prende? - chiesi annoiato al mio migliore amico.
 Tsuyoshi mi indicò con lo sguardo la figura del professore che mi stava fissando.
- Hayama, visto che non presta molta attezione presumo sappia già svolgere questa equazione, vuole dirci il risultato per favore? - chiese ironico l'insegnante.
Alzai gli occhi al cielo ma non risposi.

- Sono a casa! - comunicai una volta rientrato a casa, poi tolsi le scarpe e raggiunsi il soggiorno dove trovai Natsumi alla televisione.
- Ma tu non studi mai per gli esami dell'università? - le chiesi spaparanzandomi sul divano.
- Ma tu non ti fai mai gli affari tuoi? - rispose, o meglio chiese, a sua volta
- Mamma mia, che permalosa! -
- Piuttosto sai fino a che ora lavora papà? -
- Ti sembro il suo assistente per caso? -
- Allora la permalosità è una cosa di famiglia! - ribadì ridacchiando.
- Mmpf -
- Tornando al discorso di prima... beh, ecco... ho notato che papà sta via un pò più del dovuto. Qualche giorno fa ad esempio, papà ha chiamato nel pomeriggio dicendo che avrebbe cenato fuori con dei colleghi di lavoro e sarebbe rientrato tardi. Quella stessa sera ha telefonato il suo assistente chiedendo se potessi passarli papà sapendo che era a casa - disse preoccupata.
- Stai cercando di dire che papà ha detto una bugia? -
- Ah, ah! -
- Uhm, Nat, io penso che papà sia abbastanza grande e vaccinato da sapere cosa fare. Non preoccuparti troppo! - le risposi, poi salì in camera mia.

 
 
Passata tutta la settimana arrivarono i giorni degli esami; l'unica cosa che mi dispiacque però fu che non vidi più neanche l'ombra di quella ragazza nell'autobus.
 FINE POV.


Hi, sono tornata con una nuova nuova FF, ma tranquilli continuerò a scrivere anche "L'amore ha l'immagine di una borsa"!
Spero che anche questa fan fiction possa piacervi, ormai lo sapete che il vostro parere è importante.
Un bacione, Ela.

 

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Capitolo 2
*** Capitolo uno. ***


Sotto il cielo di Tokyo.
 
POV. SANA.
Avete presente quando aspettate con enfasi un determinato giorno oppure un evento specifico? Che sia un appuntamento, un viaggio oppure una riunione; però, quando arriva quel momento, poi tutta l’emozione che avete provato fino al giorno prima muta in ansia e comincia a bruciarvi lo stomaco?
Ecco, mi sentivo esattamente così ed ero nervosa.
Perché un attimo prima era la cosa che aspettavo più al mondo e un secondo dopo è l’ultima cosa che vorrei fare?
Ero elettrizzata all’idea della libertà per un po’, lontano dai pettegolezzi e dai giornalisti; ero ancora più emozionata al pensiero che, dopo anni, avrei rivisto la mia città natale, il luogo di origine; o almeno era così che mi sentivo fino al giorno precedente.
Avevo lasciato la mia città all’età di 11 anni, ero una bambina, e stavo tornando nel pieno della mia adolescenza; la situazione mi spaventava.
- Siamo arrivati? - chiesi agitata al mio manager.
- La risposta sarà uguale a quella di cinque minuti fa, cioè No - rispose lui aggiustandosi gli occhiali da sole.
- Eppure con l’aereo privato saremmo dovuti arrivare prima! Che noia! - sbuffai incrociando le braccia sotto il seno.
Passarono altri dieci minuti in silenzio fin quando Rei non mi incitò a guardare dal finestrino, mostrando il panorama mozzafiato di Tokyo dall’alto.
Sorrisi istintivamente, - È proprio come la ricordavo! -
FINE POV.


 
Il volo durò 10h, poi direttamente all’aeroporto Haneda, in Giappone.
Un taxi portò entrambi davanti casa della famiglia Kurata, Rei aprì la porta di casa e trovarono ad aspettarle la davanti la mamma e la signora Shimura.
Sana, che in quel momento aveva un mix di emozioni, lasciò cadere la borsa - che era un pochino ingombrante - e corse fra le braccia della sua mamma.
- Piccola mia, mi sei mancata così tanto! -
- Anche tu, mamma! - disse fra i singhiozzi.
Dopo un paio di minuti si staccò dalle sue braccia per abbracciare la sua - da sempre - badante.
- Devi raccontarci tutto, ogni dettaglio! Come sei messa a ragazzi figliola? -chiese curiosa la madre sventolando il suo ventaglio.
Sana scoppiò in una rumorosa risata, la prima di quel giorno.
- Sei sempre la solita! Non cambierai mai mamma! -
Rei, che aveva visto tutta la scena anche lui con le lacrime agli occhi, - commosso dalla situazione - entrò e posò le valigie all’entrata, poi salutò anche lui le altre due donne di casa.
La signora Shimura aveva portato qualche dolce fatto da lei appositamente per il ritorno dei due ragazzi.
Non appena Sana vide i taiyaki, le si illuminarono gli occhi e cominciò a buffarsi, facendo ridere gli altri seduti a tavola.
- Uhm, gli desideravo da tanto tempo! - disse Sana mentre si leccava le dita ripiene di cioccolato.
Misako non perse l’occasione e le diede un colpo di piko in testa, facendo urlare la figlia.
- Era da tanto che volevo farlo e vederti fare quella cosa è stata l’occasione giusta! -
- Cavolo, devo riabituarmi adesso - disse fra sé e sé la rossa.
- Diciamo che in America le cose erano un po’ diverse - intervenì Rei, grattandosi la testa mortificato.
- Allora Sana, per quanto tempo resterai? - chiese Chiyo, che fino a quel momento stava ridendo per tutta la scena.
L'Idol guardò il suo manager qualche secondo, che ricambiò lo sguardo, poi rispose - Per sempre! -
Sana decise di riprendere gli studi, ovvero di continuare la scuola media superiore - liceo -, ma avendo ormai quasi 18 anni sarebbe dovuta andare all’ultimo anno e per farlo avrebbe dovuto passare gli esami di ammissione. Si iscrisse alla Juku - scuola privata che fornisce una preparazione agli alunni in tutte le materie per affrontare gli esami ad una scuola pubblica oppure università - e cercò di impegnarsi il più possibile per entrare alla Chojiro High Schio*.


POV. SANA.
- Sicura che non vuoi un passaggio come i vecchi tempi? - mi chiese Rei.
- Ma si, certo! Sta tranquillo, prenderò l'autobus - risposi, indossando le scarpe all'ingresso.
Non attesi la sua risposta che mi incamminai verso la stazione, sperando di trovare posto sopra il bus.
- Come non detto! - dissi fra me e me, notando che l'unico posto libero era accanto ad un ragazzo biondo al cellulare.
Coff-coff.
Cercai di attirare la sua attenzione ma non riuscì nel mio intento.
- Posso sedermi? - gli chiesi.
- E' occupato! - risposi freddo senza degnarmi di uno sguardo.
Che maleducato!
- Dal tuo zaino? - gli chiesi irritata.
Dopo aver sentito la mia risposta, tolse gli occhiali e il cellulare e alzò il volto per guardarmi.
Rimasi sorpresa nel vedere che il suo volto mi era famigliare, ma non riuscì ad identificare la persona.
Caspita... però è proprio bello!
Aveva i capelli biondi con un pò di frangetta in avanti, labbra carnose e occhi color ambra; non avevo mai visto un ragazzo con occhi del genere... forse s'intromise la mia coscienza.
Non avevo mai incontrato un ragazzo così bello in America.
- Per caso ci conosciamo? - gli chiesi confusa.
- Non credo proprio! - rispose con lo stesso tono di prima, indossando di nuovo gli occhiali e prendendo il cellulare.
- Tse, ma guarda un pò tu questo maleducato! - ribadì allontanandomi.

 
Una volta terminato il primo giorno di studi, ero indecisa se chiamare Rei oppure riprendere l'autobus; avevo il timore di incontrare di nuovo quell'arrogante, ma la cosa peggiore era che volevo incontrarlo, era riuscito ad infastidirmi e attrarmi allo stesso tempo.
- E tu che fai quì? - chiesi al mio manager una volta uscita da scuola, trovandolo ad attendermi con la macchina.
- Pensavo fossi s-stanca e a-avessi preferito la m-macchina - rispose balbettando, grattandosi il capo.
- Ti avrei chiamato, non pensi? - continuai a chiedere agitata, salendo in macchina.
Perché deve sempre fare di testa sua?
- Sono anche venuto per dirti che stasera la mamma non ci sarà, dice che ha un incontro di scrittura -
- La mamma in un incontro di scrittura? E da quando è diventata una maestra? E poi perché non me l'ha comunicato lei stessa? - cominciai a chiedere a raffica, il mio manager come risposta scrollò le spalle.
FINE POV.


 
Dopo quel giorno Sana non prese più l'autobus bensì ad accompagnarla fu sempre Rei, cosi come a riprenderla, nel frattempo Misako informò alla figli, in modo che Sana non potesse preoccuparsi della sua assenza, che tre volte a settimana intorno alle sette di sera aveva un incontro serale di scrittura, insegnava in una scuola pubblica.
Sana invece studiò per un mese intero, fin quando non arrivò il giorno degli esami e riuscì a superarli  - non con poca ansia e confusione ma alla fine riuscì in qualche modo -.
 
10 Aprile 2018.
POV. SANA.
Allungai il braccio verso il maialino che continuava a suonare e spensi la sveglia che segnava le 7:20 - stranamente ero riuscita a sentire la prima sveglia - poi mi alzai dal letto e andai in bagno a buttarmi dell’acqua fresca in faccia per farmi riprendere dalla notte in bianco - ansia da primo giorno di scuola -.
Passai la piastra ai capelli e misi l'elyner per far risaltare i miei occhi a mandorla, poi scesi in sala da pranzo dove trovai la signora Shimura che stava sistemando il tavolo per la colazione.
- Buongiorno! - esclamai dandole un bacio in guancia e facendola sobbalzare per lo spavento.
- Buongiorno Sana, mi ha fatto prendere un colpo! Come mia già sveglia alle otto meno un quarto? -
- Volevo essere informa per il mio primo giorno di scuola - mentì, nel frattempo mi sedetti a tavola e divorai - letteralmente - le fette biscottate con la marmellata, gesto che fece scoppiare a ridere la donna davanti a me.
- Sarai pure cresciuta fisicamente ma rimani sempre la piccola Sana. A proposito, ti sta benissimo l'uniforme! -
- Grazie Chiyo! - la ringraziai sorridendo.
Non appena terminai la colazione, andai all'ingresso e indossai le scarpe.
- Non aspetti mamma e Rei? - chiese la mia badante aiutandomi a mettere la cartella.
- Dì a loro che ho preferito andare prima a piedi perché volevo smaltire la colazione. - risposi e lei annuì poco convinta.
Arrivai a scuola intorno alle 8:10 - venti minuti in anticipo -, posai le scarpe nel mio armadietto e indossai le pantofole, poi corsi in classe - 3 - C - dove trovai la porta già chiusa.
Appoggiai la mano nella maniglia e feci un respiro profondo.
Andrà tutto bene!
- I compagni di classe non ti mangiano, sai? - chiese ironica una voce dietro le mie spalle.
Mi voltai di scatto e vidi una ragazza della mia altezza e dai capelli color pece.
Aveva un accento strano, non era sicuramente di Tokyo.
Venne verso di me allungandomi la mano.
- Io sono Fuka, tu sei la ragazza nuova? - domandò sorridendomi, io ricambiai la stretta e il sorriso.
- Si, sono Sana, piacere! -
Improvvisamente la porta si aprì, mostrando una figura molto più al - Tu?! - urlammo all'unisono io e il ragazzo che incontrai qualche settimana fa sull'autobus.
FINE POV.

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