Jumin's Route

di Stillintoyou
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** #Day 5 (1/2) ***
Capitolo 3: *** #Day 5 (2/2) ***
Capitolo 4: *** #Day 6 (1/2) ***
Capitolo 5: *** #Day 6 (2/2) ***
Capitolo 6: *** #Day 7 (1/2) ***
Capitolo 7: *** #Day 7 (2/2) ***
Capitolo 8: *** #Day 8 (1/2) ***
Capitolo 9: *** #Day 8 (2/2) ***
Capitolo 10: *** #Day 9 (1/2) ***
Capitolo 11: *** #Day 9 (2/2) ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Lo ammetto, rimasi per un bel po' di tempo a chiedermi se andare o meno con lui. Una buona parte di me, era davvero terribilmente tentata di prendere la sua mano e andare lontano.

Quel ragazzo doveva essere un demone tentatore, per riuscire ad abbindolare in quel modo il mio cervello.

La tentazione di vivere eternamente felice, non era una cosa così negativa ai miei occhi. Anche se... forse, la mia parte razionale, riuscii a ragionare abbastanza bene e abbastanza a lungo da capire che una cosa del genere era totalmente impossibile. Vivere per sempre felice, senza provare nemmeno una sensazione negativa? Era fuori discussione.

‹‹ Lo vedo nei tuoi occhi, Anju ›› disse lui, quando ritrassi la mano che, senza nemmeno accorgermi, avevo teso nella sua direzione, pronta ad afferrare la sua ‹‹ sei come me. Hai sofferto parecchio. ›› chiusi gli occhi. No, non ero quel genere di persona così facile da abbindolare.

‹‹ Chi sei? ›› chiesi, ingenuamente oltretutto. Era ovvio che non mi avrebbe mai detto la sua identità.

Infatti, sollevò gli occhi verso il soffitto ‹‹ non posso dirtelo. Ma, se vieni con me, ti prometto che te lo dirò ››

‹‹ Io... ›› mi morsi il labbro, e diedi uno sguardo rapido in direzione della porta.

Seven... aveva detto che sarebbe arrivato a momenti, no?

Però avevo bloccato quella fottuta porta.

Guardai di nuovo l'hacker, poi raccolsi il coraggio a due mani e corsi verso la porta. Ovviamente, scattò verso di me.

Con un gesto rapido della mano, sbloccai la porta e levai il passante, nello stesso momento in cui l'hacker mi afferrò il polso, provocandomi una fitta tremenda a questo.

L'aveva storto, ma probabilmente non l'aveva fatto nemmeno volontariamente.

Pochi attimi dopo, mi spinse contro il muro accanto alla porta. Con una mano, bloccò uno dei miei polsi, mentre l'altra la porto contro il mio collo. Non strinse forte, ma aveva tutta l'aria di uno che non si sarebbe posto molti problemi a farlo ‹‹ senti, ragazzina ›› sbottò, assottigliando lo sguardo. I suoi occhi, così vicini ai miei, da quel verde smeraldo incantevole, si trasformarono in acido, pronto a sciogliermi se solo avessi provato ad opporre resistenza ‹‹ non ho voglia di giocare a rincorrere il “bianconiglio”››

‹‹ Io non verrò con te! ›› risposi, digrignando i denti.

Lui rise, e nonostante la maschera, mi sembrò la risata più sadica e rumorosa del mondo ‹‹ scusa, ma non hai altra scelta. Volevo comportarmi in modo carino, come la prima volta, ma questo punto non mi dai altra scelta che portarti via di forza. ››

‹‹ Eh?! ›› provai a spingerlo via con tutta la forza che avevo in corpo, ma lui non si mosse di un centimetro. Inoltre, il polso faceva così tanto male da non permettermi di provare più forte.

E più provavo ad opporre resistenza, più la mano del ragazzo si stringeva.

‹‹ Io ti ho portato qui. Io ti ho fatto incontrare la RFA... e quindi io ti posso portare via ››

‹‹ E allora perché diavolo mi hai portata qui?! ›› digrignai i denti, poi per un attimo l'aria sembrò mancarmi. Solo in quel momento l'hacker allentò un po' la presa.

‹‹ Non ti è dato saperlo ›› disse, semplicemente ‹‹ ora, se non ti dispiace... ›› lasciò la presa e s'inginocchiò, afferrandomi la vita.

Capii subito le sue intenzioni, e quindi, velocemente, lo spinsi via e lui barcollò, senza cadere, ed io ne approfittai per balzare di lato per allontanarmi,

Rischiai di cadere come una deficiente. Fortunatamente, per una volta, il mio equilibrio si presentò, evitandomi una facciata in piena regola.

‹‹ … Sei fottutamente insopportabile, e sto cominciando a perdere la pazienza. ›› sbottò lui ‹‹ e credimi, tu non vuoi vedermi arrabbiato ›› la sua voce sembrava il ringhio di un animale. Mi stavo cacciando in un terribile guaio, ma non gli avrei permesso di portarmi via dall'appartamento.

Corsi verso la cucina ed aprii velocemente il cassetto delle posate.

Tirai fuori il coltello più lungo che mi balzò all'occhio e mi girai nella direzione dell'hacker, che, intanto, si avvicinava con un passo lento. Come se stesse giocando alla preda ed il predatore.

Era ovvio chi fosse chi, in quella situazione.

Ero un'idiota, forse, perché non ero certamente pratica dell'uso del coltello nell'autodifesa, e con il polso dolente – il polso destro, oltretutto – non era un'ottima idea. Avrebbe potuto rigirarmi il coltello contro come se niente fosse.

‹‹ Seriamente, Anju? ›› la sua risata ironica, ora, si era mischiata ad una più nervosa. Sembrava una risata uscita direttamente dall'inferno ‹‹ avresti il coraggio di accoltellarmi? ››

‹‹ Smettila di dire il mio nome come se fossi una tua amica! ›› mossi il coltello, puntandoglielo contro. Era ancora lontano, ma onestamente, dato il suo comportamento ambiguo, aveva tutta l'aria di chi se ne stesse totalmente infischiando di quella minaccia ‹‹ e dimmi, ora, cosa vuoi da me?! Perché continuavi a mandarmi messaggi? ››

scrollò le spalle, portandosi poi una mano dietro la testa ‹‹ non ti risponderò, anche puntandomi quel coso addosso. Sembri una bambina. Guardati! ›› rise, e con pochi passi mi raggiunse. Prese la mano con la quale tenevo il coltello e se lo puntò dritto contro il petto ‹‹ tremi come una foglia. Sei spaventata, vero? ›› il tono di voce si fece basso, ed il suo sguardo si dipinse di una sfumatura quasi di pazzia. Mi stava lanciando una sfida silenziosa. Portò la mano libera sul piano da cucina alle mie spalle, così da avermi in trappola, mentre premeva la mano col coltello contro il proprio petto. Voleva uccidersi con la mia mano? Macchiarmi di un omicidio involontario?

Sgranai gli occhi, guardando i suoi come per chiedergli pietà. Sì, era piombato in casa. Sì, tutto quello che mi era successo, era per colpa sua. Quella situazione era colpa sua. Eppure... non era comunque mia intenzione ucciderlo. Quella non poteva essere nemmeno considerata autodifesa.

‹‹ Smettila... smettila! ›› cercai di ritrarre il coltello, ma la sua stretta era salda.

‹‹ Che c'è? Prima mi punti un coltello contro, e poi fai l'innocente? Hai paura, adesso? ›› ridacchiò, come se quella situazione fosse effettivamente divertente ‹‹ non vuoi più uccidermi? ››

‹‹ Non volevo ucc– ››

‹‹ Sistema di sicurezza attivato ›› la voce. La voce del sistema di sicurezza. Poi, la porta d'ingresso si spalancò, ed in quell'attimo di confusione che si creò nell'hacker, approfittai per spingerlo via e lanciare il coltello nel lavandino.

‹‹ Luciel! ›› gridai, notando la faccia preoccupata del ragazzo. Non riuscii a correre nella sua direzione, dato che l'hacker mi riafferrò per un braccio, tirandomi verso di sé.
‹‹ A-ah, no. Ricordi che cosa ti ho detto? ›› disse lui, sussurrando vicino al mio orecchio, mentre con una mano mi stringeva la vita, e con l'altra mi tappava la bocca ‹‹ riguardo le persone che ti mentono. Anju... tu, ora, verrai con me ››

‹‹ Mi dispiace interromperti, ma... ›› lo sguardo di Luciel divenne qualcosa di... vitreo. Spento. L'espressione marmorea, che cercava di camuffare con un sorriso nervoso, veniva fortemente tradita dal pallore per l'ansia. Camminò lentamente nella nostra direzione, alzando le mani in segno di resa.

‹‹ Come al solito, provi a rovinare le cose, vero? ››

‹‹ Tu devi essere l'hacker, giusto? Mi dispiace, ma Anju non andrà da nessuna parte. Ed in ogni caso... sappi che questo posto tra poc – ››

‹‹ Presenza estranea rilevata. Comincia il conto alla rovescia. 10... 9... ››

L'hacker allentò la presa, ma emise un verso piuttosto infastidito.

‹‹ Il conto alla rovescia? ›› domandai, non appena la sua mano scivolò giù dal mio viso. Ma allora... era vero... la bomba...

‹‹ 8.... 7.... ››

‹‹ Merda... non c'è tempo... merda! ›› sibilò l'hacker, spingendomi in avanti.

‹‹ Anju! ›› mi chiamò Luciel, porgendomi la mano. Mi sentivo fortemente presa in giro. C'era una bomba in quel fottuto edificio e nessuno mi aveva detto nulla... nemmeno Luciel. Uno di quelli di cui mi fidavo di più. Lo guardai in modo titubante, e per un attimo ripresi seriamente in considerazione l'idea di seguire l'hacker.

‹‹ 6... 5... ››

Ma lui cominciò a correre verso la finestra. Sembrava veramente poco convinto della cosa.

Forse, la presenza di Luciel gli aveva messo una sorta di pressione in più.

‹‹ Ti conviene andartene, se non vuoi saltare in aria! ››

‹‹ Chiudi quella cazzo di bocca, traditore. Ti assicuro che un giorno sarai tu quello a saltare in aria... Luciel, no? È così che ti fai chiamare ora? ›› rise, prima di saltare e prendere al volo la corda ‹‹ e tu... ›› rivolse lo sguardo verso di me ‹‹ ci rivedremo. Te lo giuro. ››

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Capitolo 2
*** #Day 5 (1/2) ***


‹‹ È tutto okay ora... ›› fu l'unica cosa capace di dire Luciel, quando l'hacker “fuggì” dalla finestra ed io, senza nemmeno accorgermene, mi ero abbandonata ad una crisi di pianto. Il ragazzo si avvicinò, poggiando una mano sulla mia spalla. Lo guardai, soffocando i singhiozzi, ed interdetta sul da farsi. Alla fine, optai per poggiarmi a lui, nascondendo il volto contro il suo petto e poggiandomi la mano contro il mento. Non lo abbracciai. Non me la sentivo, perché mi sentivo tradita. Terribilmente tradita. Ma, in ogni caso, in quel momento, poggiarmi a lui appariva ai miei occhi come l'unica cosa che potesse evitarmi l'affogamento in quel mare di sensazioni piuttosto negative.

Ma, onestamente, non mi era chiara una cosa: piangevo per ciò che era successo, o perché mi sentivo presa in giro da loro? Da quella che, ormai, identificavo come la mia nuova famiglia.

‹‹ Anju... ›› mormorò lui. Si era irrigidito nel momento in cui mi ero poggiata a lui. Sembrava... una statua. Non era abituato a quel genere di cose? Eppure non lo stavo nemmeno abbracciando. Ero, letteralmente, solo poggiata a lui. O meglio... mi stavo praticamente raggomitolando ‹‹ stai tremando come una foglia... ›› mormorò di nuovo, e poi sospirò, avvolgendomi in un abbraccio.

Una cosa totalmente inaspettata per me. Sgranai gli occhi, ma non mi mossi di un centimetro.

Quel suo gesto sembrava molto più naturale, e solo in quel momento mi resi conto del suo battito cardiaco accelerato.

‹‹ Non avere paura. Ora è tutto okay. Ci sono io... è okay ›› non capivo... stava cercando di convincere sé stesso o me?

 

Luciel mi aveva fatta sdraiare sul divano e mi aveva accuratamente coperta con il primo plaid trovato nell'armadio, oltre che avermi messo sulle spalle la sua felpa. Era enorme per me, ma bella calda e... aveva un buon profumo.

Lui, intanto, si era fatto una corsa giù per prendere il computer e riportarlo nell'appartamento, per poi piazzarsi sul tavolino di fronte al divano e cominciare a lavorare.

Ancora una volta. Questo, comunque, non gli impediva di parlare con me, qualora ne avessi bisogno.

In verità.... non stavamo praticamente parlando.

A parte i momenti in cui il ragazzo smetteva di lavorare al computer per chiedermi delle condizioni del polso, dato che si era gonfiato terribilmente.
Ma no... a parte il ghiaccio, non volevo altro.
Ed in ogni caso, volevo semplicemente che quella nottata passasse in fretta.

Non ero scossa, ma ancora non avevo avuto il coraggio di rivolgergli nemmeno una domanda riguardo la bomba. Più di una volta mi sentii profondamente tentata di lanciargli il telefono addosso. Ma, anche volendolo fare, non potevo.

Lo avevo dato in mano a lui senza pensarci due volte, senza nemmeno darci uno sguardo per vedere se qualcuno mi avesse mandato un messaggio, perché... beh, avevo sinceramente paura di trovarci anche solo un messaggio da parte dell'hacker. Quel ragazzo doveva rimanere nei meandri più oscuri della mia memoria. Luciel era silenzioso mentre lavorava. Non sapevo cosa stesse facendo col mio telefono, ma presumibilmente, stava facendo qualche cosa per bloccare i contatto con l'hacker.

O... magari stava mettendo una bomba anche lì.

Scossi la testa, sollevando gli occhi al soffitto. Il sarcasmo non era d'aiuto.

Forse era veramente il caso di parlarci. Considerando che mi trovavo in un appartamento con una bomba, almeno... beh... volevo una spiegazione logica.

‹‹ Luciel? ››

‹‹ Mh? ›› si girò, rischiando di far volare per terra le cuffie che teneva saldamente poggiate al collo. Non mi ero nemmeno resa conto che le stesse indossando ‹‹ che c'è? Vuoi qualcosa? Come va il polso? ››

‹‹ È okay ›› risposi, tastandolo appena. Non era okay per niente... a me, sembrava addirittura livido ‹‹ posso parlarti un attimo? ››

lui sorrise, grattandosi dietro la testa ‹‹ lo stai già facendo... ››

‹‹ Sì, beh... ›› gonfiai le guance, sistemandomi sul divano ‹‹ senti... è vero che... c'è una bomba, qui? Intendo... era una farsa o...? ››

Il volto del ragazzo si rabbuiò, poi annuì ‹‹ sì. C'è una bomba. Ma... sei al sicuro. La bomba non esploderà con te all'interno. Io, te, Haruka e V... noi siamo identificati nel sistema di sicurezza, per cui non reagisce quando entriamo. Ma... ›› cominciò a giocare col cavo delle cuffie, intrecciandoselo tra le dita. Ora faceva di tutto pur di evitare il mio sguardo ‹‹ se un intruso dovesse mettere piede qui dentro il sistema reagirebbe facendo un countdown. Alla fine questo... beh... questo edificio verrà raso al suolo ››

‹‹ Ma... l'hacker è riuscito a – ››

‹‹ Sì, ma prima di entrare qui, ho fatto partire immediatamente la procedura di ripristino ›› sollevò lo sguardo. Aveva una faccia da cucciolo carico di sensi di colpa.

La mia espressione divenne severa, ma cercai in tutti i modi di mascherarla con un velo di apatia.

Non era da me... ma in quel momento, mi sentivo piuttosto uno schifo.

Provai un forte senso di nausea.

‹‹ Da quanto c'è la bomba? ››

‹‹ Da prima che arrivassi tu... ››

‹‹ Da prima ch–.... Luciel! Mi auguro che tu stia scherzando! ››

‹‹ … No ›› girò di nuovo lo sguardo altrove, contraendo la mascella ‹‹ non sto scherzando. Io ero piuttosto contrario all'installazione di un sistema di sicurezza così drastico e pericoloso, ma Rika aveva insistito così tanto. Diceva che per tenere al sicuro le informazioni della RFA, un metodo simile era necessario ›› non aveva l'aria di chi mentiva... ma...

‹‹ Perché... perché diavolo non mi hai detto niente? ››

‹‹ Immagino che se ti avessi detto “ehi, Anju, nel tuo appartamento c'è una bomba” tu ovviamente saresti rimasta inerme ›› sarcasmo.

‹‹ Ovvio che no... ››

‹‹ Ecco, appunto ››

‹‹ Ma semplicemente perché... insomma... com'è possibile che questo sistema di sicurezza non si sia accorto prima della mia presenza? Presumo che ci abbia identificate dopo, sia a me che Haruka... no? Abbiamo rischiato grosso! ››

‹‹ Probabilmente ci ha pensato l'hacker ›› scrollò le spalle ‹‹ quando ci ho messo le mani io... era già sistemato ›› incrociò le mai sotto il mento, e finalmente riportò gli occhioni gialli su di me ‹‹ sin da principio mi sono assicurato che tu ed Haruka foste al sicuro. Non sono così “lascia passare”. Non ti ho detto della bomba anche per questo motivo. È tutto sotto controllo ››

‹‹ No che non lo è! ›› sbottai ‹‹ e se non fossi riuscito ad aprire la porta, perché, magari, non ho fatto in tempo a sbloccarla prima del tuo arrivo? Eh?! E se... il sistema, nel frattempo, si fosse riattivato e sia io che l'hacker – ››

‹‹ Avrei sfondato la porta. Avrei fatto qualsiasi cosa per riuscire ad entrare. Ti ho promesso che ti avrei protetta ›› il suo sguardo si fece serio, ed i suoi occhi lucidi.

A quel punto, le mie parole morirono in gola. Non potevo continuare ad immaginare scenari tanto pessimistici. C'erano mille altre cose che potevano andare storte, e nessuna di queste era... “carina”, per così dire.

Volevo dare la mia fiducia a Luciel. Era come se, improvvisamente, avesse urgentemente bisogno di sentirsi dire che io non avevo perso fiducia in lui. Aveva quello sguardo.

Lo capivo... ma... una parte di me non riusciva a perdonarlo per aver mantenuto quel segreto tanto puntiglioso.

‹‹ Luciel... è... io... ›› non sapevo cosa dire, ma sospirai. Dovevo forse lasciar cadere il discorso?

‹‹ Senti... ›› mormorò, e strisciò con le gambe più vicino al divano. Puntò i gomiti sul divano. Ora eravamo parecchio vicini, anche se ero praticamente spalmata contro lo schienale del divano ‹‹ se non te la senti di perdonarmi posso anche capirlo... ma non voglio che tu pensi che io ti voglia fare del male ›› inclinò la testa, corrugando la fronte ‹‹ io sono un tipo pericoloso. E questo lo riconosco, e lo ripeto da... sempre, credo ›› strinse i pugni, poggiandoli anch'essi sul divano ‹‹ so anche che... con me, ed accanto a me, non rimane mai niente di buono, ma... se dovesse accaderti qualcosa per colpa mia, o di una mia distrazione, non credo che sarei mai in grado di perdonarmi. Anzi, ne sono certo. Quindi...è ovvio che tenga sotto controllo ogni singola cosa. Non hai idea di quante volte al giorno controlli la sicurezza di questa casa, per assicurarmi che non ci sia la minima variazione o il più piccolo ed insignificante errore. Non appena ho visto il più piccolo degli errori, che poi hanno portato a quell'enorme falla che ha fatto crollare il sistema di sicurezza, come hai visto, sono corso qui. Sapevo di avere un determinato margine di tempo prima che morisse, e quindi ho dato la priorità ad correre qui, piuttosto che stare dietro la scrivania a sistemare i vari fori ›› smise di parlare, probabilmente imbarazzato da quell'improvviso vomito di parole che sembrò affacciarsi direttamente dalle profondità del suo cuore. Le sue guance si tinsero di un lieve rossore, poi insipirò ed abbassò la testa, portandosi una mano tra i capelli ‹‹ in ogni caso... ci vuole molto più di un semplice hacker per battere seven zero seven, il difensore della giustizia ›› ironizzò, con una voce goffa ed imbarazzata.

Accennai un sorriso, intenerita da quello che stava dicendo. Sapevo che Luciel lavorava parecchio... ma sentirlo dire direttamente da lui, era una questione totalmente differente. Mi sentii in colpa per averlo accusato... anche se, sì, mi sentivo ancora tradita da quel segreto.

Ma non potevo metterlo in croce... riflettendoci meglio, alla fine, era stata una scelta di Rika... lui aveva solo eseguito il suo volere.

Allungai una mano, quella col polso non dolente, verso quella che Luciel aveva portato tra i capelli.

La presi, e lui sembrò sorpreso. Anzi... era sorpreso, ma non la ritrasse.

‹‹ Ti credo... okay? E... ti perdono. Questo non toglie che mi sento un po' delusa dal non essere stata messa al corrente di questa cosa. ››

‹‹ Lo so... lo immagino ›› abbassò lo sguardo sulla mano ‹‹ V non voleva assolutamente che ti dicessi questa cosa per non mandarti nel panico. O meglio... mandarvi ››

‹‹ Dovrò dirlo anche ad Haruka... ne sei consapevole? ›› annuì, ritraendo la mano non appena sentii il suono di una notifica provenire dal computer. Si girò, staccando il mio cellulare dal cavo che lo collegava al suo computer, per poi passarmelo ‹‹ tieni. Adesso l'hacker non dovrebbe più essere in grado di contattarti ›› presi il telefono, accendendo lo schermo.

Ero inondata di messaggi da parte di Haruka e V. Qui e lì, vedevo qualche messaggio anche da parte di Jumin e Yoosung – il poveretto era preoccupato per la mia improvvisa sparizione dalla chat del gioco –.

I messaggi di V erano quelli che più mi stupivano.

‹‹ V... sapeva dell'arrivo dell'hacker? ››

‹‹ Sì ›› si strinse nelle spalle ‹‹ appena ho notato l'anomalia l'ho messo al corrente della cosa ››

‹‹ Ah... solo da allora? ›› mi grattai la fronte. Se era veramente così, allora perché comportarsi in quel modo così allarmato sin da prima?

‹‹ Perché? ›› corrugò la fronte

‹‹ Sinceramente... si comportava in modo strano da molto prima del messaggio in cui mi avverti del tuo arrivo imminente... ››

‹‹ Davvero? ›› era sinceramente stupito. Quindi... nemmeno lui sapeva di quel strano modo di comportarsi di V? Credevo che avessero un legame particolarmente stretto ‹‹ Magari V ha un sesto senso particolarmente sviluppato. È un'artista... e si sa come sono fatti gli artisti ›› provò a giustificarlo Luciel. Onestamente, non ero così sicura della serietà delle sue parole...

‹‹ O forse... ›› mormorai, ma persino nella mia testa una tale affermazione sembrò essere assurda... ma... ‹‹ forse, V ci nasconde qualcosa...? ›› Mi sentivo un mostro a dire una cosa del genere. Magari erano solo coincidenze. Ma la faccia del ragazzo era quella di chi pensava la mia stessa ed identica cosa.

 

Non avevo chiuso occhio, non volendo lasciare Luciel da solo. Ma, in ogni caso, anche se il sonno mi stava schiacciando, non ero molto propensa a dormire.
Al solo pensiero di quello che era successo poche ore prima, il mio cuore riprendeva a battere all'impazzata, ed il mio cervello era sovraffollato dai pensieri.
V... cosa nascondeva? E perché mai Rika era arrivata a quel genere di sistema di sicurezza, per nascondere i file della RFA?
Qualcosa mi suggeriva di non chiedere niente, di non investigare, anche se una buona parte di me voleva fregarsene di quelle avvisaglie interiori. Quindi, per non dare ascolto a quella parte di me, fissavo Luciel lavorare.

Anche se non capivo bene cosa stesse facendo, ma sembrava essere particolarmente preso.

Afferrai il telefono, guardai l'ora. Erano le 2 di notte, e Luciel non si era ancora spostato da davanti il pc.

Mi alzai dal divano, trascinando con me il plaid, e mi sedetti dietro di lui divaricando le gambe, per poi strisciare in avanti, fino a poggiarmi alla sua schiena. Il pavimento era a dir poco freddo, ma potevo sopportarlo.
Avvolsi le braccia attorno alla sua vita, avvolgendo entrambi col plaid, le gambe contro le sue e poggiai la guancia contro la sua spalla, chiudendo gli occhi. Luciel trasalì appena, ma poi si sistemò, così da permettermi di stare comoda. Sembravo un Koala.

‹‹ Ti copro abbastanza? ›› domandai

‹‹ Sì ›› bofonchiò ‹‹ non avevo freddo, ma grazie comunque. Piuttosto... verso le otto chiamerò qualcuno per la finestra ››

‹‹ M-mh ›› mi strinsi a lui, inspirando profondamente. Non avevo idea del perché, ma era come se il contatto con Luciel fosse riuscito a mettere un freno definitivo ai miei pensieri.

‹‹ Vuoi andare a dormire? ››

‹‹ Non vado a dormire se non vieni anche tu ›› risposi di getto, per poi rendermi conto dopo di quello che avevo appena detto.

Io spalancai gli occhi, lui smise di battere le dita sulla tastiera. Silenzio per qualche attimo.

‹‹ Non... non intendevo in quel senso. Cioè, sì, ma non nello stesso letto. Non voglio dormire con te. Cioè, sì, ma – ››

‹‹ Ho capito, ho capito ›› rispose Luciel, ridacchiando in modo imbarazzato. Era una frase semplice ed un errore da niente, mi sentivo le mie guance andare a fuoco.

‹‹ Comunque, io preferisco rimanere sveglio per qualsiasi cosa. Almeno se sto vigile posso intervenire immediatamente. E poi... ci sono abituato. Non preoccuparti. Vai pure a dormire ››

‹‹ Non voglio lasciarti solo... ›› brontolai ancora, stringendo appena le braccia. Lui sospirò, poi scrollò le spalle

‹‹ Okay, ma allora sdraiati sul divano. Seduta sul pavimento prenderai freddo, Anju ››

‹‹ Ma così facendo sarai tu a prendere freddo. La finestra è rotta, ed entra l'aria fredda, e – ›› la porta d'ingresso di aprì. Tutto in maniera molto silenziosa.

Haruka si era tolta le scarpe per entrare, ovviamente, e nel vederci in quella posizione, rimase ferma per qualche attimo sulla soglia della porta.

‹‹ Ehm...? ›› inclinò la testa ‹‹ che... cosa...? EH?! ›› sussultò quando guardò oltre noi. Ossia, la finestra spaccata.

Le scarpe le caddero dalle mani, provocando più baccano di quanto probabilmente volesse fare.

Tanto, effettivamente, non c'era più motivo di fare silenzio. Io ero sveglia, e Luciel pure.

Quindi... ‹‹ che diavolo è successo?! E... Seven? Perché sei a casa?! Ma... okay, senza offesa, mi interessa di più della finestra che – Oh, Dio, come diavolo è successo?! ›› gridava fin troppo forte per i miei gusti.

Chiuse la porta alle sue spalle e cominciò a camminare in direzione della finestra, indicandola con fare accusatorio ‹‹ qui ora ci congeleremo! ››

‹‹ Haruka... per favore, ho già detto ad Anju che alle otto chiamerò qualcuno per riparare il vetro! ››

‹‹ Eh, sì, certo, e chi paga?! ››

‹‹ Io ›› rispose con nonchalance. Lui?

‹‹ Luciel... ›› mormorai

‹‹ Non sarà la riparazione di una finestra a mandarmi il conto in rosso. Non ho problemi economici, quindi... e poi, è colpa mia se l'hacker è entrato. Dati i problemi che ho causat – ››

‹‹ L'hacker cosa?! ›› l'espressione di Haruka cambiò radicalmente nel sentire quelle parole.

Okay... è giunto il momento di parlare.

 

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Capitolo 3
*** #Day 5 (2/2) ***


Haruka praticamente si congelò sul posto durante il racconto di quello che era accaduto.

Decidemmo di dire ogni singola cosa, compresa la bomba. Alla fine, era giusto che lo sapesse anche lei.

La sua faccia era impassibile, ma conoscendola, non era così dentro di lei.

Infatti, apparentemente la prese in maniera fin troppo calma, per com'era fatta lei, ma praticamente implorò Luciel di non andarsene fino all'alba, ma questo lui sembrò averlo già messo in conto.

L'unica cosa che fece, fu scendere per qualche minuto e tornare nell'appartamento con due buste piene di patatine e Dr. Pepper.
‹‹ Ne ho sempre un po' con me... sai, in caso di necessità ›› fu l'unica cosa che disse, appena vide la mia faccia incuriosita ‹‹ e, comunque... ce n'è anche per te ›› aggiunse.

Chiaramente, lasciarlo da solo era fuori discussione, per cui trascinai nel salotto delle coperte per improvvisare un letto sul divano, e una per coprire lui.
Non dormii, ma lo guardai lavorare in totale silenzio, così da lasciarlo concentrare.

Certo, indubbiamente l'idea di essere ignorata in quel modo non mi faceva impazzire, ma sapevo che stava lavorando a qualcosa di importante, e non volevo distrarlo.

Ma quella notte nessuno dormì. Haruka non aveva fatto altro che guardare video su internet, ad un volume così alto che, nonostante la porta fosse chiusa, riuscii a sentire ogni cosa.

La presenza di Luciel in casa era ottima, dava più sicurezza che averlo dietro un computer a chissà quanta lontananza dall'appartamento.

Probabilmente, il discorso sarebbe probabilmente cambiato una volta che lui sarebbe andato via.

Durante la notte, approfittai per parlare un pochino con V. Almeno, per qualche attimo...

Era troppo tardi, non potevo pretendere che rimasse sveglio per me.

La cosa che notai, e che rimproverai a me stessa, fu la mia freddezza nel parlargli. La sentivo addosso come l'inverso, ma non riuscivo a cacciarla via. Sì, certo, capivo bene la situazione... Luciel era stato cristallino al riguardo, ma... perché V sapeva certe cose?

Perché si comportava in quel modo?

Anche mentre parlavamo, sembrava... strano. E dentro di me continuavo a sentire una voce che diceva chiaramente che lui nascondeva qualcosa.

L'indomani mattina, la chat prese vita da fin troppo presto, ma nonostante sentissi la vibrazione continua causata dai messaggi, decisi di ignorare il telefono.

Preferivo guardare Luciel e quello schermo nero con le scritte verdi. Codici binari.

Lui scriveva, leggeva, cancellava... era come leggere un libro, per lui. Non riuscivo a non pensare a quanto fosse incredibile, il piccolo genio della RFA.

Poi, dopo l'ennesimo squillo del suo cellulare -uno dei due poggiati sul tavolino-, Luciel sbuffò e tirò indietro la testa, afferrandolo.

Sembrò essere particolarmente infastidito da qualcosa ed io vedevo chiaramente lo schermo del cellulare, e mi venne istintivo sporgermi un pochino nella sua direzione.

‹‹ Che succede? ››

‹‹ Haruka a quanto pare ha inondato Jumin di messaggi, ieri notte ››

‹‹ Si sta lamentando in chat comune? ›› scivolai volontariamente giù dal divano, per strisciare verso Luciel, che vedendomi arrivare mi porse il suo telefono.

Certo, potevo prendere il mio, ma avrebbe significato unirmi alla chat ed in quel momento non ne avevo voglia.

Mi sedetti accanto a lui, raggomitolandomi nelle coperte e prendendo il suo telefono

‹‹ No ›› rispose, mentre leggevo i messaggi precedenti.

Jumin non si stava lamentando dei messaggi di Haruka, ma del loro contenuto.

E no... non ce l'aveva con Haruka, ma con Luciel.

Aveva parlato con lui, durante la notte, egli aveva raccontato ogni singola cosa detta da Luciel. Dall'appartamento all'hacker, e questo lo aveva fatto alterare.

Luciel aveva accennato anche a V, mentre parlava con Haruka, ma lei non menzionò anche l'uomo... o meglio, Jumin non ne parlò quindi diedi per scontato che non venne nominato.

Luciel sospirò in modo frustrato e poggiò una mano sulla fronte, massaggiandosi le tempie.

Non avrei mai immaginato di vederlo in quel modo, e mi vennero i sensi di colpa a pensare che anche io, poche ore prima, lo avevo attaccato in quel modo.

‹‹ Luciel... ›› mormorai, prendendogli la mano. S'irrigidì un attimo, e postò l'altra dalla fronte per rivolgermi lo sguardo ‹‹ lascialo perdere, no? ››

‹‹ Il punto è che ha ragione ›› ritrasse la mano, ispirando di nuovo.

Sì, Jumin aveva ragione riguardo al fatto che stare nell'appartamento attualmente era qualcosa di inconcepibile. Perché, sì, alla fine il nocciolo del discorso fatto da Mister Han era proprio quello... ma cosa potevamo fare?

 

707

E cosa suggerisci?

 

Scrissi istintivamente... poi mi diedi una manata in piena fronte così forte da farmi male da sola e sentire persino il tonfo del colpo. Luciel mi guardò stranito dalla cosa, per poi soffocare una risata in gola.

‹‹ Ti sei fatta male? ››

‹‹ No ›› bofonchiai, massaggiandomi la fronte ‹‹ ho risposto dal tuo telefono... scusa. Sono un po' addormentata e non ci ho pensato ››

‹‹ Non fa niente ›› scrollò le spalle, girandosi di nuovo verso il pc ‹‹ chatta da lì, se vuoi. Ma specifica che sei tu. Onestamente, non ho molta voglia di sentire Jumin che mi dice cose che già so.

Ho sbagliato e sono un'idiota, ma so di esserlo, e quindi è okay ››

‹‹ Eh? ›› corrugai la fronte ‹‹ non sei un'idiota, Luciel! ›› indicai il pc ‹‹ scusa, guarda cosa diavolo stai facendo. Io non ci capisco niente di questa roba ››

‹‹ Essere bravo al pc non significa non essere idioti, piccola kitty cat ›› rimasi in silenzio di fronte a quel nomignolo. Sentirglielo dire, invece che leggero attraverso la chat, mi diede una strana sensazione.

Gonfiai le guance ed inspirai, poggiando la fronte contro la sua spalla.

‹‹ Non sei comunque un'idiota, Luciel ›› mi strinsi nelle spalle, guardando lo schermo del telefolo. Lui non si scompose e nemmeno controbatté, ma riprese a premere i tasti al pc ‹‹ tutti facciamo degli errori. In qualunque caso ›› aggiunsi, senza spostare lo sguardo dal telefono, mentre leggevo il fiume di risposte al mio messaggio. Non volevo guardarlo mettersi in croce per quel motivo.

 

Jumin Han

Un trasferimento sarebbe l'ideale.

 

Jaehee Kang

Un trasferimento, Mr. Han?

 

Jumin Han

Sì. Non ci vedo nulla di male.

 

Zen

Nulla di male?

È sempre tutto così facile per te?!

 

Jumin Han

È facile.

Anju e Haruka non hanno niente

di loro nell'appartamento di Rika.

Quindi spostarsi un'altra casa non

dovrebbe essere un problema.

 

Haruka

Beh... non fa una piega, ma...

dove andiamo? E come?

Luciel ha detto che non possiamo

mettere il naso fuori da questo

appartamento perché è rischioso...

 

Jumin Han

Non mi sembra che il “non mettere

il naso fuori dall'appartamento” abbia

fermato l'hacker da entrare in questo

da una finestra all'ultimo piano.

 

Per quanto il ragionamento di Jumin fosse corretto, un trasferimento era... strano.

Forse eccessivo. Una soluzione piuttosto drastica... ed oltretutto, non avevamo i soldi per un nuovo appartamento.

‹‹ Luciel? ››

‹‹ Uhm? ›› gli passai il telefono, così da fargli leggere i messaggi di Jumin. Sbuffò, scrollando le spalle ‹‹ è una buona soluzione. Non può mandare qui dei bodyguard o qualcosa del genere, dal momento che l'indirizzo per quest'appartamento è segreto e tale dovrà stare ››

‹‹ Ma... non è un po' eccessivo? ››

‹‹ No, è il minimo, ha ragione ›› si grattò il mento, riportando l'attenzione sullo schermo del pc, mentre con una mano si portava una patatina alla bocca ‹‹ ma in ogni caso, dovrà prima avere l'approvazione di V, che chiederà a me. Sinceramente, non mi fa impazzire l'idea di non avere le telecamere. Uhm... non fraintendere, non è per spiarvi ››

‹‹ Sì... lo so ›› in un certo senso, quell'idea dava un po' di ansia anche a me.

Inspirai di nuovo, tamburellando le dita sulla cover.

 

 

707

Io ci sto

 

Jumin Han

Se siamo tutti d'accordo, a questo

punto non ci resta che chiedere il

parere di V e Anju

 

707

. Scusate, giusto, questo è il telefono

di Luciel. Sono Anju.

 

707

Ma comunque anche lui è d'accordo...

 

Zen

?!

 

Zen

Seven è ancora lì?!

 

707

Sì! ^^ sta lavorando.

Perché? C'è qualche problema?

 

[Haruka ha abbandonato la chat]

 

Jumin Han

 

Jumin Han

Comunque, vi procurerò io un appartamento.

Non troppo distante da me, e con le guardie

necessarie a garantire una sicurezza.

 

Jumin Han

Così, oltretutto, Haruka potrà fare avanti

e indietro da una casa all'altra, in modo

da poter svolgere al meglio il suo compito.

 

Jaehee Kang

Mr. Han... e per quanto riguarda i vestiti?

 

Jumin Han

Procureremo anche quelli.

 

Zen

Comincio quasi a provare invidia.

Quasi.

 

Jumin Han

Se prenderai in considerazione la mia

proposta di essere il testimonial per la

mia marca di cibo per gatti, forse, potresti

ricevere un premio del genere.

 

Zen

TI HO DETTO CHE SONO ALLERGICO

AI GATTI.

Non è così difficile da capire!

 

Zen

Aaah, il mio naso!

Starnutisco solo al pensiero di una di quelle

palle di pelo!

 

Jaehee Kang

Mr. Han, la prego di tenere conto dell'allergia

di Zen... La sua allergia è parecchio grave.

 

Zen

Grazie, Jaehee!

 

707

Povero Zen...

 

Jumin Han

In ogni caso, ora proverò a chiamare V.

Ma sono abbastanza sicuro che non avrà

niente in contrario.

 

Jumin Han

Per cui, a mio avviso, è meglio che vi

prepariate al trasferimento.

 

Come al solito, Jumin ignorò ampiamente Zen.

Non che fosse una novità, ma effettivamente spesso sembrava ingigantire troppo la questione allergia. Insomma... starnutire solo al pensiero di un gatto?

Storsi il naso, alzando lo sguardo verso il soffitto.

La porta della camera da letto si aprì, ed Haruka avanzò lentamente.

‹‹ Sei ancora qui, a quanto vedo ›› brontolò, sedendosi sul divano ‹‹ Seven ›› disse infine.

Il ragazzo annuì, girandosi con un sorriso verso di lei ‹‹ mi hai chiesto di non andare via, e così ho fatto. Ti sei calmata? ››

‹‹ Non ero spaventata ›› mentiva

‹‹ Oh, beh, allora sei coraggiosa ›› sarcasmo palpabile, ma decisi di lasciar perdere.

‹‹ Quindi... cosa è stato deciso? ›› l'attenzione di Haruka si spostò su di me, mentre teneva il cellulare in mano. A dire il vero, poteva anche semplicemente controllare da sola... senza abbandonare la chat, no?

‹‹ Niente, ancora. Jumin ha detto che chiamerà V per chiedere il consenso per trasferirci... ed è abbastanza sicuro che dirà di sì, quindi dobbiamo prepararci ››

‹‹ Sicuramente lui non avrà da ridire ›› Luciel si allontanò dal pc, incrociando le braccia contro il petto.

‹‹ E cosa dovremmo preparare? Qui non abbiamo niente di nostro ››

‹‹ Non so. Forse... V vi concederà di prendere qualche vestito di Rika. Insomma... biancheria intima, cose così ››

‹‹ Sono sicura che Jumin ci farà trovare qualcosa in casa! ›› controbatté Haruka, alzando lo sguardo verso il soffitto. Sospirò come una fanciulla innamorata ‹‹ montagne di vestiti... circondati dal suo profumo e – ››

‹‹ e qualcosa mi dice che l'appuntamento di ieri è andato alla grande ›› la interruppi, e lei arrossì.

Brontolò qualcosa tra sé e sé, poi strinse i pugni.

‹‹ Sì ›› mormorò imbarazzata ‹‹ ed anche il tuo, no? ››

‹‹ Il mio? ›› corrugai la fronte ‹‹ io non avevo appuntamenti ››

‹‹ Beh... ›› indicò Luciel con un cenno del capo.

Ma quello non era un appuntamento. Che diavolo... al massimo, si potrebbe dire che ho avuto una sorta di appuntamento al buio con l'hacker. Se poi rischiare di essere rapita era considerabile un appuntamento...

‹‹ Noi non abbiamo bisogno di appuntamenti ›› ironizzò Luciel, girandosi verso di me ‹‹ noi dobbiamo già sposarci in una stazione spaziale. Ricordi, Kitty cat? ››

‹‹ Uh? ›› inizialmente, rimasi confusa da quell'affermazione, ma poi accennai un sorriso intimidito, contagiato da lui stesso. Sembrava essere improvvisamente di buon umore, e la cosa mi fece parecchio piacere ‹‹ sì... vero! ››

‹‹ Anche se... stai attenta, perché sono un tipo pericoloso! ››

‹‹ Sappiate che voglio essere la madrina dei vostri figli dai capelli rosso pomodoro ›› la fulminai con lo sguardo.

Luciel rise, passandosi una mano tra i capelli in maniera impacciata ‹‹ dai per scontato che prenderanno il mio colore di capelli? ››

‹‹ Eh? ›› lei sgranò gli occhi, guardandomi in maniera divertita.

Le avrò detto mille volte che non volevo toccare il discorso “colore di capelli”.

‹‹ No... non proprio ›› aggiunse, guardandomi con un'espressione da “ma quindi non l'hai detto a nessuno?”. No. Non avevo toccato con nessuno quell'argomento.

Il colore dei miei capelli... beh... non mi era mai piaciuto, per cui li ho sempre camuffati.

Non era un rosso acceso, ma un rosso particolarmente acceso, ma rubino. Sin da piccina, in un modo o nell'altro, li ho sempre nascosti: cappelli, parrucche, bombolette colorate, riflessanti naturali e, appena ho potuto, tinte. Ebbene... quel castano scuro che vedeva Luciel, altro non era che una tinta.

‹‹ E allora perch- ››

‹‹ Piuttosto, Luciel! ›› lo interruppi, indicando lo schermo del pc ‹‹ che hai fatto tutta la notte? Sembravi parecchio concentrato ››

‹‹ Uhm... niente di che. Ho fatto delle... cose, ma poi mi sono distratto e ho aggiunto delle emoji dall'applicazione ›› corrugò la fronte a quella domanda, ma non chiese altro. Capì, sicuramente, che non volevo parlare di quella cosa.

‹‹ Emoji? ›› lui annuì, sbadigliando

‹‹ Le ho disegnate un po' di tempo fa, ma le ho aggiunte solo ieri notte. Quindi... la vostra applicazione dovrebbe essersi aggiornata automaticamente, in teoria. Se andate a guardare nell'angolino in basso, ora anche voi dovreste avere il simbolo della graffetta. Premeteci sopra e... tadan! Le vostre emoji personali, proprio come noialtri ››

Beh, indubbiamente non l'avevo notato, considerando che non avevo preso il telefono in mano... ma Haruka eseguì alla lettera ciò che disse Luciel, entrando in chat solo per curiosare quella nuova funzione, ed indicò lo schermo del telefono come una bambina dentro un negozio di caramelle.

Luciel si vantava della propria arte, mentre Haruka continuava a fangirlare sulla propria emoji, ed io, invece, recuperai il mio telefono, vedendo una chiamata in arrivo. V.

Mi alzai, allontanandomi a quel trambusto, chiudendomi in camera, e risposi alla chiamata.

‹‹ Ehi, V ›› mormorai, quasi priva di voglia di parlare.

Lui esitò un attimo, prima di dire qualsiasi cosa, ma poi ‹‹ Ehi, Anju... come stai? ››

‹‹ Meglio, grazie ››

‹‹ Sono felice. Jumin mi ha parlato del trasferimento. Tu... voi, siede d'accordo? ››

‹‹ Nulla in contrario ›› ero fredda. Troppo fredda.

‹‹ Anju... senti, capisco che sei ancora arrabbiata, ma – ››

‹‹ Perché ci avete nascosto certe cose? ››

‹‹ So cosa vi ha detto Luciel ›› cominciò, poi sospirò ‹‹ era per il vostro bene. Io.. non faccio le cose per male. Forse vengo frainteso, o forse non faccio abbastanza ma... beh, questa è una mia croce eterna. Però, giuro, non avevo cattive intenzioni ››

‹‹ Tu sapevi dell'arrivo dell'hacker, non è vero? ›› non rispose. Sembrava un silenzio che durava in eterno. Silenzio che passai a giocare con le pieghe del piumone.

‹‹ No ›› disse infine ‹‹ ma avevo una brutta sensazione dalla mattina presto ››

‹‹ Capisco ›› risposi disinteressata

‹‹ In ogni caso... prendi pure qualcosa dall'armadio di Rika... vale per entrambe. Vestiti, cibo e qualsiasi altra cosa, ve la farò avere io. Promesso... è il minimo che possa fare, dopo aver fatto tutto questo casino. Promesso... ››

Non c'era bisogno di tutto quello... io, alla fine, volevo solo un po' di sincerità.

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Capitolo 4
*** #Day 6 (1/2) ***


Il “trasloco”, per così dire, non fu niente di troppo difficile. Niente agenzia di trasporti, niente di troppo eclatante. D'altronde, non ce n'era nemmeno bisogno.

La sera prima io e Haruka cercammo per ore due valige, o comunque due borsoni, per prendere qualcosa dall'armadio.

Ma decidemmo di non prendere troppe cose, affidandoci al “vi procureremo tutto io e Jumin” ribadito più di una volta da V.

Fummo costrette ad alzarci piuttosto presto per spostarci da una parte all'altra.

Fu Luciel a venirci a prendere, e, per la prima volta a distanza di sei giorni, riuscimmo a vedere com'era il “mondo esterno” dall'appartamento. Fatta ad eccezione delle finestre, ovviamente.

La parte più bella di quello spostamento, fu il viaggio in macchina con Luciel.

E chi si aspettava una macchina così tanto... costosa? Mi sentii povera solo a guardarla.

Un'auto sportiva, rossa e così tanto lucida da potercisi specchiare da lontano e brillare di luce propria. La guida di Luciel, poi, era tremendamente spericolata, ma almeno ci divertivamo.

Haruka era seduta nel sedile posteriore, così da avere l'intero spazio per sé (spazio che, ad essere onesti, scarseggiava un pochino), mentre io ero seduta davanti con lui.

Fece anche il giro lungo – a detta sua – prima di arrivare alla CR International.

Appena arrivati, rimasi incantata nel fissare quell'enorme edificio. Altra cosa che mi fece sentire tremendamente povera solo a fissarlo.

‹‹ Allora ›› cominciò Luciel, prendendo il telefono in mano ‹‹ Mamma Gatta sta arrivando. L'ho avvisato che siamo qui fuori. Ci deve dare le chiavi della vostra nuova casetta ››

‹‹ Conoscendo l'antifona, in verità avrà mandato Jaehee ›› disse Haruka, sporgendosi in avanti e poggiandosi al sedile di Luciel ‹‹ Mr. Han sarà sicuramente impegnato ››

‹‹ Nah, ha detto di volerle consegnare di persona ›› si girò nella mia direzione, rivolgendomi un sorriso ‹‹ sicuramente vorrà conoscerti di persona ››

‹‹ A me? ›› corrugai la fronte

‹‹ Sì. D'altronde, ha già incontrato Haruka ›› si grattò il mento, accennando un sorrisetto all'angolo delle labbra ‹‹ magari vorrà vedere chi di voi due è più carina e adatta a diventare la sua nuova segretaria! ›› quasi mi congelai sul posto, e girai rapidamente gli occhi in direzione della mia amica.

Pessima cosa da dire in sua presenza, sapendo già quanto fosse palesemente presa da Jumin.

Anche Luciel sgranò gli. Probabilmente si rese conto solo in quel momento di ciò che disse, e quindi, guardò Haruka, cercando di assumere un espressione naturale ‹‹ Ah, ma... credo che la più propensa al momento sia Haruka. Senza offesa, kitty cat ››

Non che lei avesse assunto chissà quale espressione demoralizzata o altro.... a dire il vero, era piuttosto tranquilla. Non aveva nemmeno dato importanza alle parole del ragazzo. Anzi, gli sorrise ed annuì.

‹‹ Sì, lo so. Jumin ha confermato ›› fu l'unica cosa che disse al riguardo, inclinando la testa con un sorriso particolarmente soddisfatto stampato in faccia.

Non che essere la segretaria di Jumin fosse la migliore aspirazione di questo mondo, visto la povera Jaehee continuamente sommersa di lavoro.

Non volevo essere al posto suo, né tanto meno al posto di Haruka... anche se tutto quel lavoro, almeno, era ben retribuito.

Poco dopo, lo sguardo di Haruka cadde alle mie spalle. Quasi le brillarono gli occhi.

Poi, sentii bussare al finestrino, e vidi Luciel abbassarlo. Quando mi girai, Jumin era in piedi davanti allo sportello, circondato da due uomini vestiti di nero. Addirittura i bodyguard anche solo per rimanere qualche minuto fuori dall'azienda?

‹‹ Buongiorno ›› disse, ed indietreggiò quando mi vide aprire lo sportello. Non mi sembrava corretto rimanere in macchina. Uno dei bodyguard, appena scesi dall'auto, si mise dietro di me.

‹‹ Buongiorno, Jumin ›› risposi, accennando un sorriso ‹‹ grazie per esserti preso carico dell'acquisto dell'appartamento ››

‹‹ Non c'è di che ›› rispose, porgendomi la mano ‹‹ è un piacere incontrarti dal vivo. E, comunque, è il minimo che posso fare, dato il ruolo che ricopri, Anju. Loro sono i miei bodyguard, ma sappi che ne ho assunto e delegato altri per stare fuori dal vostro appartamento, data l'ultima esperienza e – ››

‹‹ Buongiorno, Jumin! ›› gridò – sul serio – Haruka, dopo essere scesa dall'auto.

I bodyguard si girarono a guardarla più o meno come si guarda un uccello dopo aver sbattuto contro una finestra.

‹‹ Buongiorno, Haruka ›› rispose lui, con la sua solita freddezza. Ma questo non abbassò l'umore della mia amica. Ormai, probabilmente, c'era abituata... era quello il modo di fare dell'uomo, per cui ormai non ci badava nemmeno più. Alla fine, non c'era motivo di prendersela ‹‹ in ogni caso, ho concesso a Luciel il permesso di installare una telecamera nel corridoio esterno al vostro appartamento, come compromesso per questa decisione. Per cui, avrete anche occhi esterni... in modo che possiate sentirvi ancora più sicure ›› sorpresa, mi girai verso Luciel, che aveva il volto chino sullo schermo del telefono. Non aveva accennato a questa decisione.

Il suo volto era corrucciato, ed era come se cercasse in tutti i modi di distrarsi.

Improvvisamente, mi venne una sorta di sensazione strana al petto, vedendolo in quel modo. Sembrava essersi rattristato tutto d'un colpo. O forse era solo una mia sensazione...?

‹‹ Ottima decisione, Jumin ›› disse Haruka, assumendo improvvisamente una posizione comporta.

Petto in fuori, gambe perfettamente allineate e mani congiunte, lasciate molli davanti a sé.

Mai vista assumere tali posizioni, nemmeno di fronte ai professori.

‹‹ Lo so ›› rispose Jumin con noncuranza.

‹‹ In effetti... è una cosa buona. ›› mormorai, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

‹‹ Anche se forse è inutile. Bastano i bodyguard ›› scrollò le spalle, poi infilò una mano nella tasca dei suoi pantaloni

‹‹ Non la trovo una cosa inutile. Un paio di occhi in più non sono mai una cosa negativa ›› Jumin sembrò praticamente ignorare le mie parole, e tirò fuori le chiavi ‹‹ ecco. Elizabeth the 3rd sarà a casa vostra tra qualche ora, così che Haruka possa cominciare il suo turno lavorativo. Domattina, per favore, puntuale. Alle 10 pretendo che tu sia in ufficio ed indossi ciò che ti ho fatto sistemare nell'armadio.

Ah, quando siete pronte, chiamate Jaehee per farvi portare a fare delle compere dove meglio credete, così potrete acquistare abiti e cose del genere. ››

‹‹ Uhm... Jumin... ma - ››

‹‹ Pagherò io, Jaehee sa cosa fare e come fare. ›› accennò quello che sembrò essere un sorriso, facendo tintinnare le chiavi di fronte al volto di Haruka, che le prese con una delicatezza quasi eccessiva.

In quel momento, sentii lo sportello della macchina aprirsi e chiudersi molto rapidamente, e poco dopo, Luciel si mise al mio fianco, incrociando le braccia al petto.

‹‹ Pensi che sia una buona idea lasciarle girare per il centro? ››

‹‹ Sì. Affiderò loro dei bodyguard ››

‹‹ Beh, io non la trovo una buona idea. Non ora. È troppo presto, e se l'hacker è ancora sulle loro tracce – e credo proprio di sì – se le incontrerà da qualche parte, non credo che si porrà il problema dei bodyguard. Stiamo parlando di qualcuno che ha sfondato la finestra dell'ultimo piano solo per entrare nell'appartamento di Rika. ›› Jumin rimase in silenzio, guardando attentamente il ragazzo di fronte a sé. Probabilmente non aveva messo in conto quel dettaglio.

Luciel si grattò la nuca, guardandomi di sfuggita, per poi sollevare la testa al cielo ‹‹ non mi fido ››

‹‹ Hai ragione ›› sospirò Jumin ‹‹ forse è meglio se lasciamo stare ››

‹‹ Uh... no! Io voglio andare! ›› Haruka puntò un piede davanti a sé, corrucciando le labbra ‹‹ ad essere onesti e pignoli, l'hacker vuole Anju! Non me! ››

‹‹ Di questo non possiamo esserne sicuri ›› controbatté Luciel, chiudendo gli occhi ‹‹ il fatto che sia entrato nell'appartamento quando non c'eri, non implica che non abbia interesse per te ››

dovevo parlare e rischiare di farla sentire ulteriormente esclusa, o reggere la teoria di Luciel?

‹‹ Ha ragione, Haruka ›› intervenne Jumin ‹‹ non è sicuro ››

‹‹ Lo è! Credetemi... io voglio andare... ››

‹‹ Se dovesse intercettarti l'hacker, anche se tu non fossi nei suoi interessi, sicuramente ti seguirebbe e arriverebbe inevitabilmente ad Anju. Non ci pensi a questo? ››

il silenzio che piombò pochi attimi dopo, per qualche strana ragione, mi provocò i brividi.

Lo sguardo di Haruka, per qualche attimo, si spense.

Abbassò lo sguardo, poco dopo, ed annuì. Ma si rabbuiò come se qualcuno avesse improvvisamente spento una lampadina.

‹‹ Haruka...? ›› mormorai

‹‹ Scusate ›› mormorò a sua volta, e, con un passo lento, si allontanò per tornare dentro la macchina.

Non capivo... perché, ora, si comportava in quel modo strano?

 

Non appena riuscimmo a raggiungere la casa, rimasi a fissare l'immenso spazio attorno a me con un espressione di puro amore. Era estremamente spaziosa, luminosa... lussuosa.

Solo aver messo il piede lì dentro mi diede la sensazione di povertà.

Eppure... era incredibile il solo pensiero di avere la possibilità di vivere lì, solo perché Jumin ci aveva concesso un posto del genere.

Era già arredato, ed ogni singolo mobile era lucido, probabilmente appena comprato. I vetri delle finestre erano così puliti da dare la sensazione di non essere nemmeno presenti.

Era il piano superiore dell'edificio, e questo favoriva un bellissimo panorama.

Accanto alla porta di casa, c'era un enorme acquario a muro, che sulle prima mi lasciò il dubbio di “... e come si pulisce? E come li nutro?” per poi ricordarmi che aveva accennato al fatto che sarebbe venuta una donna, una volta alla settimana, a pulire e occuparsi di queste faccende.

Dovevo ancora abituarmi all'idea. Io... che generalmente ero abituata a fare ogni singola cosa da sola. Non che la cosa mi dispiacesse... insomma... vivere in quel modo, non è il sogno di tutti?

‹‹ Questo posto è incredibile ›› mormorò Haruka, tenendo il naso rivolto al soffitto.

Luciel ci aveva seguite, ma non aveva proferito parola al riguardo. Si limitava a scrutare ogni singolo dettaglio della casa, a tamburellare ogni tanto le dita su qualche mobile e a camminare quasi alla cieca.

‹‹ Già... ›› dissi, seguendo il ragazzo con lo sguardo. Intanto, la mia amica girava le stanze. Era decisamente più grande dell'appartamento di Rika, e così, anche solo dall'andito, si intuiva che le stanze fossero parecchio grandi.

Il colore ricorrente di quell'andito erano il bianco e il nero degli infissi, e dava un'aria tecnologica e moderna.

‹‹ Di notte sarà fantastico! ›› disse Haruka, alzando le braccia al soffitto ‹‹ queste luci... sono certa che sono a led! Sembrerà di essere in qualche film di Hollywood! ››

‹‹ Solo per delle luci a led? ›› rispose Luciel, incrociando le braccia al petto ‹‹ allora, se mai dovessi entrare in casa mia, ti sentiresti come in matrix ››

‹‹ Un giorno voglio andare a casa tua, Seven! ››

lui rise, gettando indietro la testa, come se le parole di Haruka fossero effettivamente divertenti.

Il problema è che probabilmente lei non stava affatto scherzando.

‹‹ Non contarci troppo ›› rispose lui. Haruka scrollò le spalle, poi si rivolse a me.

‹‹ Voglio controllare tutte le stanze. Sono curiosa! ›› si portò l'indice sulle labbra, poi cominciò a contare le porte visibili dalla posizione in cui si trovava lei – perfettamente al centro del salotto – ‹‹ apparentemente, da qui... ci sono sei stanze, se contiamo anche le porte ad arco. Le voglio controllare tutte! ››

non che ci stesse dando la possibilità di risponderle... era già partita in quarta, per cui, sicuramente, non voleva nessun genere di risposta. Semplicemente, ci stava avvisando che non sarebbe stata “reperibile” per un po'. Luciel, invece, dal canto suo era rimasto in silenzio totale.

Doveva essere l'ennesima giornata dei comportamenti strani.

‹‹ Luciel? ›› mormorai, avvicinandomi a lui.

A stento sollevò il volto.

‹‹ Sì, kitty cat? ››

‹‹ È tutto okay? ››

‹‹ Sì, ho solo sonno ›› mormorò, accennando poi un sorriso ‹‹ tranquilla. Ho molti pensieri per la testa e... non so, non credo di poterteli dire ››

‹‹ Sono... legati a ciò che è successo? ›› provai ad indovinare, e lui inclinò la testa

‹‹ Parli dell'hacker? ››

‹‹ Sì. Dell'hacker. Hai scoperto qualcosa che ti ha turbato? ››

rimase in silenzio, come se ci stesse pensando. Infine, però, scosse la testa.

‹‹ No... è solo che... ci stavo pensando, e diciamo che mi ha ricordato qualcosa. Ma, niente di importante, insomma. Non ci do molto peso. ›› si grattò il mento, poi, nervosamente, si passò una mano tra i capelli ‹‹ e poi sono un po' preoccupato per questa decisione di cambiare casa. Non mi fa impazzire, e non riesco a non pensarci. Ma almeno potrò tenervi d'occhio da qui ››

mi scappò da ridere. Detta in quel modo, sembrava veramente uno stalker, ma avevo capito il senso di quelle parole.

‹‹ Quindi... pensi che Jumin comincerà a far lavorare anche te alla CR? ››

‹‹ Uhm? No, non credo. Ha già provato a propormelo, ma non ho intenzione di cominciare a lavorare lì ›› per quanto, in effetti, uno stipendio come quello mi farebbe comodo ‹‹ per il momento, voglio solo dedicarmi interamente alla RFA ››

‹‹ A pensarci bene... non ti ho mai chiesto se hai un lavoro ››

‹‹ No ›› corrucciai le labbra ‹‹ non ho un lavoro... e non ho mai lavorato. È brutto da dirlo, ma mi hanno sempre pagato tutto i miei. Pianificavo di trovarne uno a breve, ma per ora è okay così... ››

Luciel annuì, poi sollevò lo sguardo al soffitto. Si respirava un clima strano, tensione palpabile...

Casa nuova, ma sensazioni simili. L'unica cosa che sentivo, di differente, era l'aria di cambiamento di vita radicale, ricca di comfort, ma che non garantivano comunque una situazione tranquilla.

Forse le cose sarebbero lievemente cambiate, ma sentivo, in cuor mio, che doveva ancora accadere qualcosa.

‹‹ Sei fortunata ›› disse Luciel, inspirando profondamente ‹‹ hai evidentemente dei genitori che ti amano ››

Non volevo parlare di questo, quindi... ‹‹ e tu? Hai sempre lavorato come Hacker, o hai fatto qualcos'altro prima di allora? ››

‹‹ Beh, ho studiato, prima di diventare uno “scarafaggio del web” ››

‹‹ Hai fatto una scuola per hacker? ›› corrucciò le labbra, assumendo un espressione pensierosa, poi fece tentennare la testa a destra e a sinistra ‹‹ una specie, diciamo. Però... è stato difficile. Il problema, e la parte più complicata del fare il mio lavoro... alla fine, non è lo studio, o il dover passare notti intere a lavorare dietro uno schermo ››

‹‹ E quale, allora? ››

Rimase in silenzio per qualche attimo. Ancora una volta, il suo sguardo si spense, ma il suo sorriso cercò di camuffare ogni cosa. Il giallo dei suoi occhi, però... non sembrava brillare com'era suo solito fare. Luciel... perché mentire così spudoratamente? Cosa stava cercando di nascondere così gelosamente?

‹‹ Le cose a cui devi rinunciare ›› rispose. Dovetti ingoiare in nodo che mi si formò in gola, poiché sentire quelle parole mi diede la sensazione di una pugnalata al petto.

‹‹ A cosa hai dovuto rinunciare...? ›› mi viene istintivo chiedere.

Forse non avrei dovuto. Era evidente che si trattasse di una ferita ancora aperta, per lui.

‹‹ Non credo di potertelo dire con precisione... per cui ›› inspirò, poi si girò, sollevando le braccia al cielo per stiracchiarsi. Una mossa più che altro evasiva, causata dal discorso ‹‹ sarò vago, e ti dirò “a tutto quello che avevo di più caro”. E credo di averti detto tutto senza averti detto niente. Un hacker... esiste, ma è come se non esistesse. Non so se capisci ››

Sì, capivo. Capivo anche troppo. Da come parlava, mi dava la tremenda sensazione di qualcuno che non importava quante auto tenesse all'interno del suo garage, o di quanti meme mandasse al giorno in quella dannata chat. Era qualcuno che, in un certo senso... andava salvato.

 

Appena Luciel andò via, decisi di unirmi al tour della casa. Haruka ormai aveva girato ogni singola stanza, frugato in ogni singolo cassetto, ed ora si era messa a guardare ogni singolo canale del nuovo, enorme, televisore al plasma, appeso in salotto.

Casa era stupenda, senza ombra di dubbio.

La cucina era spaziosa, ed il colore dominante, anche lì, era il bianco e il nero. Era veramente luminosa, e collegata alla sala da pranzo da una porta ad arco.

Per raggiungerla, dal salotto, bisognava dare una piccola scalinata di quattro gradini, e riuscivo ad immaginarmi ruzzolare giù da questi in piena notte, durante uno dei miei attacchi di fame notturna.

Sfortunatamente, l'essere tremendamente maldestra anche nelle cose più piccole, era la mia dote principale.

Il salotto e l'andito della casa erano una sola cosa, e qui, era presente una porta a vetro che conduceva al balconcino dell'appartamento. Una cosa buona per me... almeno potevo prendere aria da lì, ed ammirare meglio la città. Potevo sapere perfettamente dove mi trovavo, e... insomma, ero vicina anche al posto di lavoro di Jumin, e non totalmente isolata.

Poi, nel salotto, c'era anche un altro acquario a muro, oltre che quello vicino all'entrata.

Un bagno spazioso, composto da una doccia e una vasca da bagno, poi due camere da letto, ed entrambe avevano un bagno e... una enorme cabina armadio a parete, così grande da essere una stanza a sé. Oltretutto, c'era uno studio pieno zeppo di libri.

Insomma... era un signor appartamento, e non mancava proprio niente.

Quello era un vero e proprio appartamento da ricconi. Ogni singolo mobile, lì dentro, era nuovo di zecca. Jumin si era dato alla pazza gioia con le spese, evidentemente, e la cosa “buffa” era che l'aveva fatto in meno di ventiquattro ore.

A pensarci bene... probabilmente, in verità, ci aveva pensato Jaehee al posto suo.

Di punto in bianco, mi sentii terribilmente in debito con quella donna.

‹‹ Haruka, dobbiamo scegliere le stanze ›› dissi, tornando in salotto dalla mia amica, che ora si era messa a picchiettare il dito contro il vetro dell'acquario

‹‹ Io voglio quella accanto allo studio. Mi piace di più ››

‹‹ … Haruka... ››

‹‹ Sì? ››

‹‹ Sono perfettamente uguali ›› le feci notare. Lei fece le spallucce e ridacchiò, rivolgendomi lo sguardo.

‹‹ Mi piace la vicinanza con i libri! ››

‹‹ … Capisco ››

‹‹ Dovrei forse indossare gli occhiali? ››

‹‹ Uhm? Gli occhiali? ››

‹‹ Sì.... porto gli occhiali. Non ci hai mai fatto caso? ››

‹‹ No... ››

‹‹ Beh, forse perché ho sempre messo le lenti. Ora non le indosso, ma di norma dovrei. Anzi.. quasi quasi, sta sera glielo dirò! ››

… E riecco il classico comportamento strano di Haruka.

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Capitolo 5
*** #Day 6 (2/2) ***


Yoosung
Quindi, che fai, dopo ti unisci a noi?

Anju
Non lo so, ci penso.
Devo ancora capire come funziona
questo dannato computer...

Zen
Vorrei darti una mano in qualche modo,
ma questo è ambito di Seven.

Zen
I computer sono stupide scatole che si
illuminano.
Non capisco il motivo di averne uno super
accessoriato, quando alla fine bastano poche
cose per renderlo utile.

Anju
Ma no... i computer sono molto utili!

Yoosung
Dici così solo perché non sai usarli
come si deve LOL

Yoosung
Sei come un uomo delle caverne

Yoosung
Io accendere e spegnere grande scatola
luminosa!

Zen
....

Yoosung
Grande e malvagia!

Anju
Yoosung.... dai, poverino... ^^;;

Zen
So fare le cose necessarie.
In tutta onestà, non capisco il motivo
di comprarne sempre di nuovi.
Il mio ha parecchi anni, ed è ancora una bomba!

Anju
No, vi prego, non dite quella parola.
Non voglio sentir parlare di bombe per un po'...

Zen
Ops... Scusa principessa.

Zen
Che ne dici di un selfie riparatore?

Yoosung
No, ti prego.

E Zen ignorò totalmente la richiesta del povero Yoosung, ed ecco che mandò uno dei suoi soliti, stupendi selfie. Non c'era bisogno di farsi perdonare, ma una sua foto era sempre gradita.
Ero sola in casa, e quei due mi tenevano compagnia, in quell'enorme silenzio colmato solo dal suono della tv in sottofondo.
Non stavo seguendo la telenovela che stavano dando, ma mi piaceva sentire delle voci in quell'enorme casa nuova.
Avrei preferito che Haruka restasse con me, quella prima notte, ma a quanto pare preferì passare da Jumin per badare ad Elizabeth o... qualcosa del genere.
Però, trovai strano che volesse fare un turno notturno.
Così come trovai strano che Jumin stesse fuori la notte, ma non feci domande a nessuno, e mi limitai a trovare un passatempo in quella casa.
Non volevo invitare nessuno dei membri a farmi compagnia, nonostante ora fossi perfettamente conscia del luogo in cui mi trovavo.
Il computer nello studio fu la prima distrazione che trovò la mia testa, ma.... beh, una volta acceso, mi trovai di fronte ad una schermata di sistema mai vista fino ad ora.
Luciel non rispondeva al telefono, e nessuno sapeva come darmi una mano, dato che facevo parecchio schifo a spiegare le cose.

Yoosung
Sei riuscita a far partire il pc?

Anju
Non ancora T-T

Zen
Aggeggio del demonio!

Yoosung
Zen, ma tu domani non hai le
prove?

Zen
Sì, perché?

Yoosung
E allora va a studiare le battute

Anju
Yoosung, che crudele!

Yoosung
Lo dico per il suo bene!

Zen
Beh, tu hai un esame. Anche
tu dovresti studiare.

Anju
Ragazzi.... vi prego, smettetela di 
provocarvi a vicenda! T-T

Zen
Anju ha ragione.

Non c'erano molti dubbi su questo

Zen
Io, però, effettivamente devo provare.

Zen
A dopo, principessa!

Anju
A dopo, Zen ^^

[Zen ha abbandonato la chat]

E quindi, rimanemmo solo io e Yoosung.
Ma ben presto, il nostro chiacchiericcio prese una piega molto differente, dato che cominciò a parlare di Lolol. Dato che il pc non partiva, decisi di uscire nel balcone, così da prendere un po' d'aria.
Il panorama notturno era pazzesco, e stranamente, persino la C&R era mozzafiato. Illuminata dall'inizio alla fine, e non stonava per niente col paesaggio circostante.
I vari uffici dell'edificio erano accesi e nella mia testa, provavo ad immaginare a cosa appartenesse ognuno di questi.
Considerata l'ora, però.... doveva essere faticoso stare lì fino a così tardi. A che ora andranno a dormire i dipendenti? E Jaehee? Ora che era Haruka la "baby sitter" di Elizabeth, come avrà organizzato il suo piano lavorativo?
‹‹ E quindi... ›› mormorai, inspirando profondamente ‹‹ è così che vivrò ora, mh? ›› mi poggiai al bordo del balcone, osservando pigramente la strada sottostante.
Le luci dei lampioni donavano un non-so-che di cinematografico, così come, d'altronde, era tutto il resto. Non riuscivo ancora a crederci. Sarà stato, forse, per l'enorme distacco tra la "vita precedente" e quell'attuale... non saprei spiegarlo, ma, alla fine, non era una sensazione negativa.

Yoosung
Anju... posso chiederti una cosa?

Anju
Se riguarda LOLOL, dipende...
lo sai che non so niente

Yoosung
No, no... non riguarda LOLOL,
tranquilla

Yoosung
Riguarda Rika

Tanto meno sapevo qualcosa riguardo Rika, dato che non la conoscevo nemmeno.

Anju
Beh... sai che non l'ho conosciuta.
Ma cercherò di esserti utile, in qualche
modo

Yoosung
^^

Yoosung
Secondo me... tu, in qualche modo,
sei stata mandata da lei.
A distanza di giorni, continui a ricordarmela...
in un certo senso. D'aspetto siete differenti,
ma caratterialmente siete molto simili...

Yoosung
Secondo te... è una cosa possibile?
Mi piace pensare che esista qualcosa, oltre
la morte...
Non riesco ad accettare che una persona come
Rika possa essere morta e basta.
Deve esserci qualcosa oltre la morte! Rika...
merita qualcosa

Anju
Secondo me... sì.

Non potevo rispondere a qualcosa del genere... non era una di quelle domande dalla risposta certa, no? Era una domanda troppo delicata, per uno come Yoosung, e temevo di poterlo spezzare facilmente. Tuttavia, sembrò accontentarsi, ed immediatamente cambiò discorso.
O, forse, fece finta di accontentarsi... il che, onestamente, era molto più probabile.
Gli ultimi messaggi mandati dal ragazzo furono molto brevi, e non appena la chat si chiuse, con un tempismo magistrale, Jumin chiamò al mio telefono.
‹‹ Ehi, ciao Jumin... che succede? ››
l'uomo mantenne un silenzio particolare, inspirando profondamente. Questo durò qualche minuto, con mia grande sorpresa, perché in genere Jumin parlava praticamente subito.
‹‹ Jumin...? ›› corrugai la fronte, allontanando il telefono dall'orecchio per vedere se, per caso, fosse caduta la linea. Ma no, la chiamata era ancora attiva.
‹‹ Scusa... ›› disse lui, e quindi riportai il telefono all'orecchio ‹‹ scusa, non volevo nemmeno disturbarti ›› 
‹‹ Non mi stai disturbando. Anzi, mi stai facendo compagnia... quindi. Che succede? Credevo stessi lavorando ››
‹‹ Non stavo lavorando ›› inspirò ‹‹ avrei di gran lunga preferito lavorare, piuttosto che stare lì con loro ››
‹‹ Uhm? ›› corrugai la fronte ‹‹ eri... ad una riunione? ››
‹‹ Una specie ›› il suo tono di voce.... era tremendamente spento. Non era il solito tono relativamente piatto, ed anzi.. era strano.
Non era il solito Jumin, e qualcosa non andava. Non volevo certamente vederlo – sentirlo – in quello stato. Puntai i gomiti contro il parapetto, fissando l'edificio di fronte ai miei occhi.
‹‹ Vuoi parlarmene? ››
‹‹ In verità... credimi, non so nemmeno perché ho chiamato proprio te ›› per un attimo, sembrò quasi imbarazzato. Più sorpreso, che imbarazzato.
Accennai un sorriso tra me e me, stringendomi nelle spalle poco dopo ‹‹ magari perché ti fidi... non lo so, però mi fa piacere ›› 
‹‹ Può essere ›› prese una piccola pausa, poi riprese a parlare ‹‹ ero fuori a cena con mio padre e la sua nuova fidanzata. Hanno cominciato a parlare di matrimonio, come se questo fosse persino il primo di mio padre. Mi stava venendo la voglia di vomitare e lo schifo più totale. Poi hanno alluso, di nuovo, a questa sorta di matrimonio combinato con una donna di cui ho a stento capito il nome. Savannah Choi, forse... o Sarah. Non m'interessa, ma in ogni caso, il matrimonio combinato non mi fa impazzire ››
Matrimonio combinato... la notizia che, probabilmente, ha sconvolto Haruka qualche tempo prima.
‹‹ Capisco... ›› mormorai. Beh, che mi stava prendendo all'improvviso?
Mi poggiai una mano sul petto. Lo sentivo... caldo.
‹‹ Lo so che capisci, so che non sei stupida ›› sentii il rumore di una porta chiudersi, al telefono ‹‹ se no non mi fiderei di te ›› accennai di nuovo un sorriso, poi alzai lo sguardo al cielo ‹‹ scusa, probabilmente ora sentirai un po' di rumore. Sono appena entrato in ufficio, così mi distraggo con un po' di documentazione da firmare, poi vado a dormire ››
‹‹ Tranquillo... aspetta, in quale ufficio? ››
‹‹ Alla C&R, ovviamente. Se mi affaccio alla finestra, vedo il tuo appartamento ››
‹‹ Davvero? ››
‹‹ Sì. Vai in balcone ››
‹‹ Sono già lì ››
‹‹ Okay, allora... fissa la struttura. Tra poco vedrai una finestra accendersi ››
Facile a dirsi, difficile a farsi. Fissai attentamente tutte le stanze, poi, di colpo, una delle ultime all'ultimo piano si illuminò.
Poco dopo, la figura di Jumin – o meglio, la sua sagoma – comparve.
‹‹ Oh... credevo che tutte le finestre avessero il vetro a specchio! ››
‹‹ Dobbiamo sostituire i vetri dell'ultimo piano la settimana prossima. Ora non è importante ››
‹‹ E comunque, tornando al discorso di prima... Vedrai che andrà tutto bene... non puoi opporti al matrimonio? ››
‹‹ Mio padre è abbastanza irremovibile per queste cose. Mi pare di avertene già parlato: per lui è inconcepibile che alla mia età non sia ancora sposato ››
‹‹ Già... beh, ma sei un uomo di successo, non capisco questa fretta di sposarsi ››
‹‹ Ha paura della solitudine ›› si poggiò con la spalla al vetro, poi sollevò lo sguardo – presumibilmente – verso l'alto.... o forse, proprio verso di me ‹‹ e, forse... ››
‹‹ Forse? ››
‹‹ Niente, lascia stare ››
rimase in silenzio, poi, fece un gesto che non mi fu subito chiaro. Poggiò la mano sul vetro, e quasi il mio cuore cadde a terra. Jumin... cosa stavi cercando di dire?
‹‹ Andrà tutto bene... te lo prometto ›› fu l'unica cosa che riuscì a dire... e non era certamente la frase giusta. Nessuno vuole sentire una frase fatta come risposta.



 

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Capitolo 6
*** #Day 7 (1/2) ***


Sarà stata notte fonda quando il mio telefono cominciò a squillare in maniera continua, facendomi prendere un colpo.

Ora ero in camera da sola, in una casa totalmente nuova, e quella certamente non era la sveglia migliore che potessero inventare, considerando anche gli avvenimenti precedenti.

Slanciai la mano sul comodino ed afferrai il telefono, rispondendo senza nemmeno guardare il nome sullo schermo.

‹‹ Sì? ›› mugugnai, mezza addormentata

‹‹ Ehi, scusa, ti ho disturbata principessa? ››

‹‹ … Zen ›› brontolai, sfregandomi una mano contro gli occhi. Guardai l'ora, e mi trattenni dallo sbuffare ‹‹ sono le tre del mattino... ››

‹‹ Sì, sì, lo so, scusa ›› era palesemente mortificato, e mi sentii quasi in colpa. Quasi.

‹‹ Tranquillo, non fa niente ›› inspirai, girandomi nelle coperte. Volevo tornare a dormire, ma per qualche strana ragione, sentii un grosso peso sul mio petto ‹‹ che succede? ››

‹‹ Hai letto in chat? ››

‹‹ No, dormivo fino a poco fa ››

‹‹ Ti ho per caso svegliata? ››

‹‹ A dire il vero sì, ma non fa niente. Presumo che mi hai chiamata per un motivo importante, no? ››

‹‹ Ah, sì. Ti spiego brevemente, allora... io, a volte, faccio sogni particolari e... capita molto spesso che questi si realizzino ››

… seriamente.

Mi aveva chiamata alle tre del mattino solo per dirmi una cosa del genere?

Mantenni un silenzio particolare, mentre il ragazzo mi raccontava delle sue varie premunizioni.

Quindi, ora, voleva parlare dei sogni premonitori?

Io volevo bene a Zen. Un bene pazzesco, ma... seriamente, erano le tre del mattino, e l'unico sogno a cui volevo pensare in quel momento, era quello bellissimo che il signorino aveva interrotto con una dannatissima chiamata in piena notte.

Per cui, inspirai profondamente, trattenendomi dal chiudergli il telefono in faccia e tornare a dormire.

Mantenni la pazienza in silenzio. E poi, c'era da dire anche il fatto che, in ogni caso, la voce di Zen era particolarmente rilassante e favoriva il sonno. Quindi era ancora più difficile riuscire a tenere la concentrazione mentre parlava.

E quel letto... così comodo e caldo, grazie a quello scalda-sonno fantastico e alle meravigliose coperte in seta, che mantenevano perfettamente la temperatura stabile...

‹‹ Anju? ››

Sobbalzai sul materasso, e quasi il telefono cadde sul pavimento.

Okay, mi ero addormentata.

Mi sentii in colpa, e mi affrettai a recuperare il telefono. No, non era caduto sul pavimento, ma in compenso era caduto sul materasso. Diedi un finto colpo di tosse, e mi affrettai a riportare il telefono all'orecchio.

‹‹ Scusa! Scusa. Mi sono addormentata... ›› okay, era imbarazzante.

Ma lui rise, e questo mi fece sentire meno imbarazzata... più o meno.

Almeno non avevo russato... forse. Mi schiaffai la mano in faccia, facendola strisciare lentamente verso il basso. Non ero d'aiuto immaginandomi russare come un trombone al telefono.

‹‹ Non fa niente... tranquilla. Vuoi che tagli corto e ti racconti del sogno? ››

Non avevo idea di che sogno stesse parlando, ma non volevo che si sentisse ignorato.

Quindi...

‹‹ Sì, ma ti prego... fai in fretta, sto seriamente crollando dal sonno ››

‹‹ Tranquilla, non è così lungo... allora... ››

E cominciò a raccontare.

Si trovava chissà dove, immerso comunque nel verde e di fronte a quello che aveva tutta l'aria di essere un castello.

Non aveva idea di come fosse arrivato in un posto simile, però, in questo sogno, era presente anche Elizabeth the 3rd. E non aveva idea di come ci fosse finita anche lei, considerando che la gatta era sempre sotto la stretta sorveglianza del suo padrone. Ma c'era qualcosa di strano nella gatta, perché era triste... o qualcosa del genere.

‹‹ Sì, insomma.... tutto qui. Non è la prima volta che faccio previsioni o cose simili... ››

‹‹ Magari era solo un sogno, Zen... perché sei così agitato? ››

‹‹ Perché so che in cuor mio non è un sogno ›› il suo tono di voce era particolarmente serio. Fin troppo serio, oltre che preoccupato. E non era da Zen proccuparsi per Elizabeth... anzi, tutt'altro.

Sospirai, e mi poggiai la mano sulla fronte.

Non riuscivo a non credergli, perché sentivo che in fondo c'era qualcosa di vero. C'erano tante cose che l'uomo non era in grado di spiegare, per cui non me la sentivo di accusare Zen di pazzia.

‹‹ Okay, ti credo ›› dissi, sbadigliando ‹‹ ne hai parlato in chat? ››

‹‹ Sì, per quello ti ho chiesto se eri entrata in chat ››

‹‹ Ah, già, scusa... beh... allora, non ci resta che aspettare il parere di Jumin ››

‹‹ Spero che non fraintenda o cose del genere ››

‹‹ Ma no, vedrai. Sono certa che capirà. Non hai fatto nulla di male, d'altronde ››

‹‹ Sì, ma quello lì pensa sempre male ››

‹‹ Vedrai, andrà tutto bene. Se penserà male proverò a farlo ragionare. Te lo prometto ››

Sì, ma in quel momento quello era proprio l'ultimo dei miei pensieri. Volevo solo dormire, egoisticamente parlando.

‹‹ Grazie, Anju ››

‹‹ Di nulla. Buonanotte, piccolo angelo premonitore ››

‹‹ Buonanotte, principessa ››

E finalmente chiuse la chiamata. Guardando il tempo che era trascorso, rimasi stupita del fatto che fosse quasi mezz'ora di chiamata, ed io invece ero rimasta sveglia solo per... quanto, cinque minuti? Okay, mi sentii effettivamente in colpa e cominciai a valutare l'idea di affondare maledettamente contro il materasso. Idiota io ed idiota la mia scarsa attenzione.

Fui tentata di entrare in chat a leggere, ma ero consapevole che ormai, essendo già al corrente del sogno, sicuramente era qualcosa di inutile.

E conoscendo la mia sfortuna, una volta entrata in chat avrei trovato sicuramente qualcuno online.

Non che mi dispiacesse parlare con loro, ma il mio sonno era già stato dimezzato.

In tutto questo, però, nel mio cervello ora ricorreva il pensiero di Elizabeth... e se il sogno di Zen fosse effettivamente un sogno premonitore?

Tamburellai le dita contro lo schermo del telefono, cercando di immaginare in quale circostanza Elizabeth sarebbe in grado di fuggire. Conoscendo Jumin, impazzirebbe alla sola idea di perdere il suo amato gatto. Mi girai di lato, afferrando il cuscino e stringendolo contro il petto.

Ora, il senso di angoscia cominciò a crescere.

Fissai lo schermo del telefono come se, improvvisamente, su questo ci fosse scritta la risposta.

Ma a mala pena riuscivo a vedere la mia faccia, in quel buio totale, figuriamoci qualche scritta mistica su questo.

‹‹ Spero che Zen non abbia ragione ›› mormorai, poggiando nuovamente il telefono sul comodino.

 

Jumin Han

Bugie. Sono tutte bugie.

 

Zen

Beh, credi a ciò che vuoi.

 

Jumin Han

Indubbiamente. Andiamo,

seriamente, secondo quale logica

scientifica i sogni sono in grado

di prevedere il futuro? E tu, seriamente,

ti aspetti che io creda ad una cosa del genere?

 

Anju

Jumin, per favore... Zen ha solo

cercato di metterti in guardia. Apprezza il

buon gesto!

 

Jumin Han

Posso anche apprezzare il buon gesto, se

questo non riguarda Elizabeth the 3rd.

 

Jumin Han

Anzi, sono anche un po' geloso. Cosa ci

faceva Elizabeth the 3rd nel tuo sogno?

Mica stai cominciando a provare qualche

strana forma d'affetto nei suoi confronti?

 

Zen

Per un gatto?

 

Jumin Han

Beh, Elizabeth the 3rd è una bellissima

gatta, d'altronde

 

Anju

Zen è allergico ai gatti... non corre quel

rischio

 

Jumin Han

Sarà meglio.

 

Zen

Va beh, senti, in ogni caso, io me ne

lavo le mani.

Ti ho detto ciò che dovevo dirti, ed ora

spetta a te muoverti di conseguenza.

Io il mio dovere l'ho fatto.

 

La mia mattinata era cominciata in questo modo. Almeno, sta volta, non ero chiusa in una cucina minuscola mentre, come al solito, Jumin e Zen discutevano tra loro.

Per una volta, dopo una settimana, finalmente potevo fare colazione fuori, anche se si trattava comunque del balcone della casa. Alla fine l'importante era prendere una boccata d'aria fresca la mattina.

L'uomo d'affari, comunque, era palesemente scosso dal sogno di Zen, anche se cercava di mascherarlo.

O, per meglio dire, non era scosso, ma era riuscivo a fargli suonare l'allarme nel cervello.

Subito dopo la chat, che in realtà durò più del previsto, mi aveva cercata in privato.

Era da ieri che ci sentivamo ininterrottamente, a parte quando lavorava e quindi non poteva stare molto al telefono, però... era piacevole.

Jumin non era solo l'uomo “freddo” che si dimostrava essere in chat... c'era molto di più, ma questo era abbastanza scontato. Anche se non lo diceva apertamente, aveva bisogno di qualcuno che rimasse ad ascoltarlo, senza vedere solo la copertina di ciò che era.

Era molto evidente quanto fosse abituato alle persone che badavano solo alla sua apparenza da uomo d'affari. Ma alla fine... aveva solo bisogno di essere ascoltato e capito, anche se a modo suo, perché non era una persona abituata a parlare molto. Ma ieri era particolarmente riconoscente nei miei confronti, per essere rimasto ad ascoltarlo. Capivo la sua situazione.
E anche oggi me l'aveva ripetuto più di una volta, mentre si sfogava per il sogno di Zen.

 

Tornai dentro casa, nella quiete di quelle pareti domestiche, mentre camminavo a piedi nudi verso la cucina per poggiare la tazzina del caffè ormai vuota. Anche quel giorno capii che sarei rimasta probabilmente da sola. Haruka non c'era. Era uscita fuori casa, di nuovo, per raggiungere immediatamente la casa di Jumin.

Non che non fossi felice della sua nuova occupazione visto che almeno teneva la testa impegnata in qualcosa che non fosse un “oddio, come conquisto l'uomo d'affari della RFA?” o “perché la RFA preferisce te a me?”.

Però, in un certo senso, adesso ero io a provare una sorta d'invidia nei riguardi di Haruka.

Perché lei poteva uscire ed io? D'altronde, comunque, anche io potevo fare qualcosa fuori casa.

Lavorare, ad esempio... o qualsiasi cosa, purché potessi fare quattro passi là fuori.
Non mi faceva impazzire l'idea di stare sempre chiusa in casa a rispondere agli invitati del party... anche se, a dire la verità, anche quello occupava parecchio il tempo.

Ma al di fuori dello schermo del telefono, anche i membri della RFA facevano sempre qualcosa, ed io mi sentivo l'unica scema a vivere chiusa in quattro mura. Avevo bisogno comunque di uscire, prendere dell'aria fresca, ed ero certa che da lì a breve mi sarei stufata anche di stare fuori da quel balcone, per quanto la vista fosse mozzafiato.

Gonfiai le guance, guardando in direzione della porta come se mi aspettassi di vedere qualcuno varcarne la soglia da lì a breve. Poi, in maniera quasi offesa, mi alzai e camminai a grandi falcate in direzione di questa e aprì la porta, mettendomi dritta nella direzione della telecamera di sicurezza che, a detta di Jumin, Luciel usava per tenere sott'occhio il nostro appartamento.

Fissai dritta in direzione dell'obbiettivo, poi mossi una mano per salutare Luciel, sperando che questo stesse guardando.

Non c'erano reazioni da parte della telecamera, quindi dopo circa due minuti cominciai a sentirmi un'idiota. Ma poi il mio telefono squillò.

Sempre guardando l'obbiettivo, e senza abbassare lo sguardo per vedere il nome del mittente, risposi, certa che fosse lui.

‹‹ Anju, che ci fai nel corridoio? ›› rispose il ragazzo, con un tono di voce particolarmente piatto.

‹‹ Ehi, micio rosso, che succede? ››

‹‹ Niente di che, madama Vanderwood ha deciso che devo lavorare ininterrottamente ›› sbuffò, poi sentii lo scricchiolino della sua sedia ‹‹ noiosa ››

‹‹ Ti fai comandare dalla tua cameriera? ››

‹‹ Uhm ›› non era una vera risposta, ma intuii che non potesse rispondere ‹‹ che succede, comunque? ›› cambiò immediatamente discorso, e sentii il rumore della tastiera in sottofondo.

‹‹ quindi ti ho disturbato? ››

‹‹ No, tranquilla mia Kitty cat. Posso fare due cose contemporaneamente, e un minimo di tempo per te posso comunque trovarlo. Sopratutto perché madama non è qui. Immagino che ti starai annoiando lì da sola, visto che la tua amichetta del cuore è fuori con la mia amatissima Elly. A proposito, come sta? Ho visto che è stata la protagonista di un sogno di Zen ›› ridacchiò ‹‹ finirà col conquistare anche il cuore del nostro principe dalla chioma bianca e fluente! ››

‹‹ Non fare lo scemo, lo sai che Zen è allergico ai gatti! ›› risi, immaginando comunque la scena di un ipotetico Zen amante dei gatti. Ero certa, in cuor mio, che Zen non avrebbe odiato così tanto i gatti se non fosse colpa della sua allergia... o forse sì?

Perché –

‹‹ Secondo me li odia perché li vede come concorrenti per il suo ego. Insomma, tutti amano i gatti! E magari lui non può sopportare l'idea che qualcuno possa rubargli la scena! ››

Sì, era proprio quello che stavo pensando anche io.

‹‹ Probabile... lo stavo pensando anche io! ››

‹‹ Visto? Io e te pensiamo le stesse cose. Deve essere il filo rosso del destino! ››

accennai un sorriso, arricciando il naso ‹‹ il mio filo rosso del destino conduce a te, quindi? ››

‹‹ Certo, avevi dubbi? ››

‹‹ No, no, figurati! ›› sperai di non essere arrossita, o robe del genere. Sarebbe stato parecchio imbarazzate. Era più semplice parlare di queste cose, senza vederlo in faccia.
‹‹ Comunque ›› ripresi, stringendomi nelle spalle ‹‹ sì, un po' mi annoio. Questa casa è bellissima, okay, non dico di no... ma... sono sola. Non mi piace stare sola ›› mi girai una ciocca di capelli dietro l'orecchio, stringendomi ancora nelle spalle ‹‹ e in realtà, ti ho chiamato per sapere un'altra cosa... posso uscire di casa? Intendo, insomma... Haruka esce, voi siete tutti fuori casa, ed io, invece... chiusa qui. A momenti mi sento veramente in trappola... non mi piace la cosa. Voglio uscire, prendere aria e – ››

‹‹ Perché lo chiedi a me? È Jumin che gestisce la situazione ›› perché il suo tono di voce, improvvisamente, è cambiato? Da scherzoso, è diventato cupo e quasi triste. Cambiato radicalmente, come se avessi voltato la pagina di un libro ‹‹ devi chiederlo a lui. Fosse per me, verrei a prenderti anche adesso, ma... devo lavorare, e Jumin comunque non me lo lascerebbe fare ››

‹‹ Perché non vieni qui? ››

‹‹ Te l'ho detto, devo lavorare ›› non so, sembrava una scusa campata in aria ‹‹ chiedi a Jumin ››

‹‹ Non so, magari lo disturbo... cioè, per me, alla fine, sei... praticamente il mio migliore amico nella RFA ›› che cosa imbarazzante da dire a voce alta.

Luciel rimase in silenzio per un attimo. Fissai l'obbiettivo della telecamera, fingendo di calciare un sassolino invisibile di fronte a me ‹‹ volevo solo sapere la tua opinione... ››

‹‹ Per me va bene ›› si affrettò a rispondere, e sembrò aver assunto un tono di voce più naturale rispetto a prima ‹‹ anche se credo che ti dirà di no. Più che altro, perché non siamo ancora sicuri di che intenzioni abbia l'hacker. Ipotizza che esci fuori da sola e lui ti intercetti. Considera che Haruka non va in giro per dei locali o per i centri commerciali: si limita ad andare da Jumin per badare ad Elly ››

‹‹ Ma è comunque fuori casa, capisci? Io no... passo le mie giornate dalla sedia, al divano, al letto e così via ›› alzai gli occhi al soffitto, sbuffando ‹‹ mi annoio e mi sento sola. Rischio di prendere in considerazione l'idea di creare una sorta di corda con le coperte e calarmi giù dal balcone. Non vedo l'ora che sia il giorno del party ››

‹‹ Come un po' tutti noi ›› inspirò ‹‹ chi più, chi meno e per un motivo o per un altro ››

‹‹ Già... quindi... pensi che valga la pena chiederglielo? ››

‹‹ Secondo me.... non so, diciamo che tentar non nuoce, ma aspettati la grossa probabilità che ti dica un no secco ››

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Capitolo 7
*** #Day 7 (2/2) ***


‹‹ No. ›› Fu la risposta secca di Jumin, di fronte alla richiesta di poter uscire dalla casa.

Luciel aveva ragione.

Non ebbi niente da ridire, però... a detta sua, aveva avuto una brutta giornata. La situazione col padre e questa “Sarah” lo stava distruggendo. Il sogno di Zen, lo stava mandando in esaurimento nervoso, e le sue parole riguardo al fatto che non vedesse l'ora di tornare a casa, erano chiare come poche.

Ero raggomitolata contro lo schienale della poltrona, mentre stringevo contro il petto un cuscino viola, così morbido da portare la sonnolenza solo poggiandoci sopra il mento.

‹‹ Okay... scusa, non volevo farti arrabbiare ››

‹‹ Non... ›› schioccò la lingua, inspirando in maniera abbastanza frustrata ‹‹ non sono arrabbiato con te, Anju. ›› cercò di recuperare la sua solita freddezza, tipica dell'uomo d'affari ‹‹ voglio solo tornare a casa e sdraiarmi sul divano con Elizabeth the 3rd››

‹‹ Sì... capisco ››

‹‹ E, tra parentesi, non riesco ancora ad accettare che la mia bellissima Elizabeth the 3rd si trovasse nel sogno di quella faccia albina di Zen.

Insomma... perché? Dannazione. Ora sono persino preoccupato possa essere apparsa anche tu in uno dei suoi ogni. ››

‹‹ Io? ›› corrugai la fronte. Non avevo mai considerato l'ipotesi di apparire nel sogno di uno dei membri della RFA

‹‹ Sì, tu... uhm, è gelosia? ››

improvvisamente, sentii le mie guance andare a fuoco ‹‹ Oh... ehm... s-sì, for-se...? ››

‹‹ Perché balbetti? ››

‹‹ Beh, ehm... ››

‹‹ Preferisco che tu sia nei miei sogni piuttosto che nei suoi ›› affondai contro il divano, incerta su come sentirmi per una frase del genere ‹‹ Jaehee, comunque, non crede a questo genere di sogni... e nemmeno io ››

‹‹ Però è stato carino da parte di Zen avvisarti ››

‹‹ Concesso... comunque, Sarah è venuta in ufficio, quest'oggi, e si è presentata come “la mia fidanzata” ›› sentii un nodo alla gola, e qualcosa ribollirmi nel petto.

Strinsi istintivamente il cuscino con le mani, certa che di quel passo avrei strappato la stoffa.

‹‹ E perché? ›› domandai, cercando tuttavia di mantenere un tono di voce calmo e naturale.

‹‹ Non m'interessa sapere il motivo di quel gesto ›› tagliò corto ‹‹ probabilmente l'ha detto, ma ero troppo impegnato ad ignorarla per prestarle attenzione. Non la voglio tra i piedi, tanto meno quando sono a lavoro ›› era palesemente scocciato, e questo mi rasserenava in un certo senso ‹‹ a differenza di mio padre, io riesco a riconoscere le mie priorità lavorative ››

Quella Sara... doveva essere una bella seccatura, e bisognava trovare un modo per risolvere al più presto la situazione ‹‹ non sopporto questa decisione di mio padre. Credo che appena arriverò a casa proverò a dormirci su ››

‹‹ Sì, magari una bella dormita ti aiuterà ››

‹‹ E tu stai dormendo bene? ››

‹‹ Sì, tranquillo... ›› no. Non sapevo la situazione.

‹‹ Bene. Altrimenti ero pronto ad accompagnarti per comprare un nuovo materasso ››

a quell'affermazione, corrugai la fronte. Non voleva farmi uscire di casa, ma mi avrebbe accompagnata a comprare un materasso?

‹‹ Davvero? ››

‹‹ Sì, perché no? ›› sentii un fruscio di fogli ‹‹ sono particolarmente impegnato, ma... una pausa potrei anche prendermela, per accompagnarti da qualche parte. Credo. Jaehee se la caverebbe benissimo ››

‹‹ Ma hai detto che non posso uscire... ››

Prese una piccola pausa, che occupò a fare chissà cosa. Il fruscio di fogli sembrava essere continuo, poi dei passi, ed infine il rumore di una porta chiudersi.

‹‹ Non da sola, magari ›› disse infine ‹‹ e grazie per aver aspettato in linea, anche senza averlo chiesto ››

‹‹ Capisco che sei impegnato, tranquillo ››

altri passi, qualche altro attimo di silenzio ‹‹ grazie ›› disse infine, con un tono di voce differente dal solito. Stava tornando a casa, comunque, era abbastanza scontato quel rumore.

‹‹ Ti posso richiamare tra poco? Non voglio farti attendere ulteriormente. Il tempo di tornare a casa e ti richiamo ››

‹‹ Non è necessario, Jumin... se sei stanco, posso aspettare a domani. Riposati... d'altronde hai avuto una giornataccia ››

‹‹ A dire il vero, stare al telefono con te, in qualche modo, è riuscito a dare pace al mio cervello ›› mentre invece, il mio, ebbe un blackout con quella frase.

Strinsi ancora il cuscino tra le mani. Forse il sonno gli stava già dando alla testa.

 

Passò qualcosa come un'ora, da quando Jumin aveva chiuso la chiamata.

Forse aveva preso seriamente in considerazione il mio consiglio di andare direttamente a dormire, ed era un bene così.

Io mi spaparanzai sul divano, con la testa a penzoloni giù dal bracciolo mentre fissavo quell'acquario che, per i miei canoni, era comunque troppo costoso.

La bella vita, sì, ma... mi apparteneva sul serio?

Stava accadendo tutto così velocemente. L'appartamento, la RFA, la bomba.... l'hacker.

Già.. mi ero quasi dimenticata di quel ragazzo. Non mi piaceva per niente soffermarmi sul ricordo di quel ragazzo che sie era intrufolato nell'appartamento, per portarmi nel “paradiso”, ma in un certo senso gli ero quasi debitrice.

In fondo, se ora ero in quella casa, e la mia vita monotona aveva preso una piega un po' “meno monotona”, il merito era suo. E questo glielo dovevo. Indubbiamente non lo volevo ringraziare per il trauma recato.

Ma almeno ora qualcosa era cambiato.... più o meno. E, a quanto pare, anche nella RFA il nostro arrivo aveva portato un'aria di novità.

Quindi, a questo punto... una domanda mi sorgeva abbastanza spontanea. A questo punto, perché portarci lì? Voleva fare una specie di favore a loro? Ma da come parlava, non tutti gli stavano esattamente simpatici. Qual era il mio scopo in quel posto?

Sospirai. Trovare risposte a quelle domande, da sola, era qualcosa di impossibile. O forse nemmeno volevo impegnarmi nel trovarle sul serio. Cercare una risposta reale avrebbe significato mettermi di nuovo in contatto con l'hacker.... e non era il caso.

Oltretutto, anche volendo tentare di mettermi in contatto con lui, come avrei potuto fare? Luciel aveva bloccato ogni comunicazione, ed ora probabilmente stavo effettivamente vivendo sotto una campana di vetro.

La porta d'ingresso sbatté con una violenza quasi anormale, scollegando i miei pensieri. Istintivamente, mi misi seduta in maniera “normale” e la guardai. Sembrava una ragazza appena fuggita di casa, tanto che era in condizioni quasi improponibili. Non era da sé. I suoi capelli erano sfatti, arruffati, i vestiti completamente sgualciti ed il trucco sceso. Sembrava essere passata sotto un acquazzone, ma avevo la sensazione che l'unico temporale presente fosse all'interno della sua testa.

Aveva le lacrime agli occhi, e due enormi linee umide che le solcavano le guance.

Chiuse la porta alle sue spalle e fece qualche passo in avanti, ma niente di più.

‹‹ Che è succ– ››

Gridò, con tutta l'aria che aveva nei polmoni, poi afferrò uno dei vasi di fiori poggiati vicino alla porta e lo lanciò a terra.

Sgranai gli occhi di fronte a quella crisi, e mi venne abbastanza spontaneo preoccuparmi ed irrigidirmi.

Ma non parlai, non mi alzai per avvicinarmi.

Dopo aver spaccato il vaso, rimase immobile a fissare quei cocci di ceramica sparsi di fronte a sé, poi si abbandonò sulle ginocchia e si raggomitolò su sé stessa.

Si abbandonò a quello che doveva essere un pianto silenzioso, ed allora, solo allora, decisi di alzarmi per affiancarmi a lei.

Quando ero certa che lei non mi avrebbe sbraitato addosso.

Conoscevo l'Haruka nervosa.

Le circondai le spalle con un braccio, in un tentativo di abbracciarla, ma lei non si scompose. Si limitò a farsi un pochino più in avanti, così da poggiare la fronte sulla mia spalla, ed il suo pianto si fece più rumoroso.

‹‹ Perché... ›› mormorò, ma non aggiunse altro.

Si sfogò con quel pianto per qualcosa come cinque minuti o poco più, finché poi, forse, non cominciarono a farle male le gambe a furia di stare in quella posizione.

Allora si alzò, un po' tremante, un po' sfatta, ma con gli occhi che ringraziavano silenziosamente la mia pazienza.

Prese qualche respiro profondo, per calmare la sua voce e per calmarsi lei, si sedette sulla poltrona e cominciò a giocare con i bordi della gonna, mentre io aspettavo pazientemente che si decidesse a raccontarmi l'accaduto.

Non era da sé essere così affranta, o essere comunque ridotta in quelle condizioni.

‹‹ Sono stata licenziata ›› sintesi breve e coincisa. Quasi mi cadde il mondo addosso.

‹‹ Eh? Perché? Che hai fatto? ››

‹‹ Niente ›› cominciò a giocare con le proprie dita. Il labbro inferiore le tremava come se avesse innescato chissà quale meccanismo ‹‹ non ho fatto niente. È tornato a casa con un'aria distrutta, mi ha guardata, ha detto che ero licenziata e mi ha gentilmente sbattuta fuori casa sua ››

Non avevo idea di come qualcuno potesse sbattere fuori qualcuno in maniera cortese, ma....

‹‹ Hai fatto qualcosa ad Elizabeth the 3rd? ››

sgranò gli occhi, scuotendo rapidamente la testa ‹‹ Non farei mai niente ad Elizabeth the 3rd! ››

‹‹ Capito... ›› non sapevo che risposta darle.

Poggiai l'indice contro le labbra, mentre osservavo i suoi occhioni sgranati. Era come se le avessero fatto l'elettroshock, o come se qualcuno le stesse facendo rivedere in loop l'immagine di Jumin che entrava in casa e le diceva di essere licenziata.

‹‹ Non capisco dove ho sbagliato... ›› mormorò ‹‹ eppure sono stata così attenta... quanto sono durata? Pochissimo tempo. Sono una fallita... sono stupida... son – ››

‹‹ Smettila! Non hai fatto niente di male... ne sono sicura. Vedevo com'eri felice e presa da questo lavoro.

Ora.. uhm, Jumin mi deve chiamare tra poco ›› i suoi occhi quasi presero fuoco, e quindi mi affrettai a finire la frase ‹‹ quindi proverò a fargli cambiare idea ››

‹‹ Perché ti deve chiamare? Uhm? ››

Scrollai le spalle, cercando di mantenere la calma ‹‹ per quanto riguarda un invitato. Si tratta di un banchiere, e non so come gestirlo. Sai che non sono molto brava per quanto riguarda le questioni economiche, e ci tengo ad organizzare un party degno di quelli di Rika, quindi mi darà qualche dritta al riguardo, in modo che possa convincerlo a partecipare ››

non aveva un'aria molto convinta, ma probabilmente, optò per lasciar cadere il discorso.

Il problema, ora, sarebbe stato riuscire a parlare con Jumin di tutt'altra cosa.

 

Passarono le ore.

Nessuna chiamata.

 

Jumin Han

Scusa, sono troppo stanco per

chiamare.

Sappi che se ti ho offesa al

telefono, mi dispiace.

Ma... magari, domani, possiamo

parlarne meglio.

Più penso alla situazione con mio

padre, più sento che il rapporto

che abbiamo costruito si sta sgretolando...

Ho sempre pensato che fosse una persona

rispettosa di me, e sincero... cose così.

Ma poi guarda cos'è successo.

 

Anju

Non sono offesa, Jumin.

Me la sarei presa anche io... ti

capisco, e sono d'accordo con te.

Questa storia del matrimonio combinato,

o come lo vuole chiamare lui, è inconcepibile.

Le persone dovrebbero stare assieme solo

se ci sono le basi per una relazione...

 

Jumin Han

Vorrei che mio padre la pensasse esattamente

come te, così non sarebbe successo tutto questo.

Ora dovrei riprendermi... dal momento che ci sei

tu.

 

Anju

Dal momento che ci sono io?

Io sono sempre qui

 

Jumin Han

Sì, lo so. Intendo...

Sei qui, e non voglio che tu prenda carico dei miei

problemi. Non sei la mia psicologa, insomma.

 

Anju

Mi fa piacere quando ti sfoghi con me, Jumin

 

Jumin Han

Voglio che tu... rimanga sempre come sei ora...

Non cambiare come ha fatto lui...

 

Anju

Non corri quel rischio... ora riposa, Jumin,

hai avuto una giornataccia.

 

Questi furono gli unici messaggi che ci scambiammo.

Non avrei mai pensato che questi sarebbero stati gli ultimi messaggi, prima della “catastrofe”.

Sì, è vero, Jumin non mi chiamò... ma, a quanto pare, non si fece proprio sentire nelle ore successive.

Jaehee entrò in chat in piena notte, lamentandosi del gatto che Jumin non rispondesse nemmeno alle chiamate, e che fosse totalmente irreperibile con tutti. Con tutti, proprio.

Entrai in chat per puro caso, a quell'ora di notte, e leggendo quei messaggi mi venne automatico pensare al peggio.

Quando parlavamo, insomma, con me era tranquillo. Ma il pensare che ore prima si fosse comportato in maniera strana anche con Haruka.... beh, non mi aiutava di certo a stare tranquilla....

Aveva persino fatto cancellare la riunione dell'indomani mattina, e tutte le altre cose delle ore successive, dicendo “ho ricordato di avere delle cose urgenti da fare”, ma a Jaehee non tornava niente del genere. E Jaehee era la sua agenda personale.

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Capitolo 8
*** #Day 8 (1/2) ***


Stranamente avevo dormito fino a tardi. Stranamente, la mia sveglia non aveva suonato.

Stranamente in casa c'era silenzio, e non c'era il solito odore di caffè appena fatto.

La prima cosa che feci non fu nemmeno guardare il telefono, ma andare in salotto per assicurarmi della presenza della mia amica.

Ma no: la casa era vuota. Nemmeno un post it, o qualcosa per dirmi dove si fosse cacciata. Niente che potesse balzare all'occhio. Aprii anche la porta di camera sua, ma non c'era.

‹‹ Ma che strano... ›› mormorai tra me e me. Che fosse andata da Jumin per chiedergli di riassumerla? Non escludevo tale possibilità, nonostante fossi conscia che un tale gesto non era esattamente da Haruka. Guardai l'ora, e storsi ancora il labbro.

L'una del pomeriggio. Solo all'ora andai a guardare il telefono, stupendomi di tutte quelle chiamate perse da parte di Jaehee. Non era da lei.

La richiamai, quindi, e per qualche squillo sembrò essere un telefono inesistente.

‹‹ Finalmente! ›› fu la prima cosa che disse, quasi gioendo ‹‹ dormivi? Beata. Dio. Ah, sono così contenta che tu abbia finalmente richiamato! ››

‹‹ Jaehee... ? ››

‹‹ Scusa, scusa, troppa gioia, ma... ti prego, dimmi che hai sentito Jumin o che ti ha scritto. O qualsiasi cosa, mi va bene qualsiasi cosa! ››

‹‹ Che succede? ›› sembrava quasi ansimare, come se qualcuno la stesse inseguendo.

‹‹ Non si fa sentire da ieri. Non risponde alle chiamate. Non c'è traccia di lui! ››

come Haruka. Che fossero collegate? ‹‹ non vorrei che fosse successo qualcosa ad Elizabeth ››

‹‹ O... magari è troppo impegnato al momento e non vuole pensare ad altro? ›› ipotizzai ‹‹ e poi se fosse successo qualcosa ad Elizabeth the 3rd ne saremmo stati sicuramente a conoscenza ››

‹‹ Ricordi che cos'è successo ieri notte? ››

‹‹ Per quanto riguarda gli appuntamenti cancellati? ››

‹‹ Sì... ››

In effetti, questo mi diede da pensare.

Parecchio da pensare. Mentre Jaehee si sfogava, la mia attenzione venne automaticamente attirava da un foglio ripiegato sul tavolo.

Come aveva fatto a sfuggire alla mia vista? Ecco il dannato avviso da parte di Haruka.

Cominciai ad aprirlo.

Era piegato in quattro, reso piccolissimo e meticolosamente piegato. Dettaglio che mi fece parecchio storcere il naso. Lei non era il genere di persona da essere così perfettina.

Poggiai il telefono col viva-voce attivo, così da non perdere lo sfogo di Jaehee su quanto fosse urgente la presenza del “grande capo” ed lisciai la carta.

Sgranai gli occhi. Non c'era scritto quasi niente. L'intera pagina era occupata dal disegno di un occhio molto elaborato e dal color menta. Sotto, appunto, c'era scritto “Mint Eye”.

Trattenni il respiro per un attimo. Che diavolo di problemi ha Haruka?

‹‹ Senti.... pensavo ad una cosa. Se questa situazione continua, che ne diresti di raggiungere Jumin a casa e cercare di tranquillizzarlo? ›› chiese l'assistente, con un tono più che speranzoso.

Io, a casa di Jumin?

‹‹ Beh... ››

‹‹ Sei l'unica persona con la quale si comporta in maniera quasi umana ›› cominciò ‹‹ ti tratta con i guanti... basta vedere che chiama subito te quando ha qualcosa che non va. Ci tiene e si vede... o non avrebbe mosso mezzo mondo per quell'appartamento nella quale ti trovi ora ››

mi sentii improvvisamente in colpa.

‹‹ Per me va bene ›› mormorai, imbarazzata ‹‹ anche se non so se riuscirò a convincerlo... è una persona un po' testarda, per così dire ››

‹‹ Senza il “per così dire”. È testardo, lo so ›› sospirò ‹‹ ma confido in te come ultima speranza ››

o ultima ruota. Dipende dai punti di vista.

‹‹ Okay ››

poi mi persi di nuovo il resto del suo discorso, mentre fissavo quel disegno. A pensarci bene, Haruka non era nemmeno così tanto brava nel disegno. E quello era palesemente fatto a mano.

Poi, notai la scritta in basso. “Vieni con me nel paradiso”.

Quelle parole...

Alzai lentamente lo sguardo, come se mi aspettassi di rivedere l'hacker di fronte a me, con un macabro sorriso dipinto nel volto, mente reggeva un coltello.

Ero terrorizzata, ma allo stesso tempo quasi affascinata dall'idea di trovarmi di nuovo in balia di quell'hacker. Forse ero malata, o forse semplicemente ero stufa della vita da segregata.

‹‹ Ora provo a richiamarlo ›› disse infine la donna, seguita da un sospiro.

Mi sentii in colpa per aver perso l'intero discorso su chi sa che, ma... ‹‹ Okay, fammi sapere ›› ma in quel momento, mi premeva scoprire l'origine di quel disegno.

Inutile dire che subito dopo feci una foto e la mandai a Luciel... e niente. La cosa finì lì.

Il ragazzo non rispose. Nessuno rispose, e la casa rimase silenziosa.

La paranoia per l'hacker passò alla svelta, ed il vuoto di quella situazione si fece alla svelta strada nel mio cervello.

V era assente, non si sentiva da giorni, ed ancora non aveva espresso nemmeno il suo parere per quanto riguardava la storia del matrimonio di Jumin.

Quella Sarah... quella Sarah era solo capace di comparire per creare problemi.

Jumin e la sua sparizione.

Haruka che era uscita senza dire niente, e chissà quando sarebbe tornata.

Ed ora quel messaggio.

Come c'era finito quel messaggio lì? E se fosse davvero opera di Haruka... perché?

‹‹ Non mi piace. Questo silenzio non mi piace ›› mi stava dando troppo da pensare. Stava permettendo al mio cervello di slittare da una parte all'altra per pensare a cose a cui forse nemmeno dovevo pensare.

Ero consapevole che non dovevo farlo. Consapevole che non dovevo mettere il naso fuori casa. Consapevole dei rischi.

Eppure.... lo feci.

In quel momento vedevo quel paradiso di casa come una prigione troppo lussuosa per me, e poi... Haruka. Ero preoccupata per lei. Ero preoccupata per Jumin... ero preoccupata per me.

Mi cambiai alla svelta e, rapidamente, infilai un giubbotto per uscire di casa. Misi il cellulare con la vibrazione e, a passi svegli, uscii da quel posto. Le guardie non dissero nulla, forse empatiche del mio essere rinchiusa lì, o forse m'ignorarono o chissà che...

In ogni caso, camminai per quelle vie respirando a pieni polmoni l'aria, che improvvisamente profumava di libertà. Non importava quanto quei rumori di macchine che sfrecciavano mi stessero trapassando i timpani, in quel momento persino quello era un suono degno di rientrare nella scaletta di qualche opera lirica. Era tutto quasi perfetto, eccetto per i due grandi problemi che sentivo comunque comprimermi il petto, e mi fecero tornare con i piedi per terra.

Afferrai il telefono per controllare chi fosse ad averlo fatto squillare di continuo, sperando di leggere qualche notifica da parte della mia amica o di Jumin.... ma no. Era solo Luciel.

Lo ignorai, e mi sentii quasi in colpa.

Camminavo con la testa bassa, fissando la chat.

Ora era entrato qualcuno, ma i messaggi non m'interessavano. O meglio, non fui attiva.

Leggevo per vedere se c'erano novità su Jumin.

Era solo Zen che parlava con Jaehee. Lei si lamentava, proprio come prima, e Zen insultava Jumin.

Era meglio, forse, se non rispondevo.

Come poteva essere così dannatamente senza cuore? Non capiva la sua situazione? Jumin non era fatto di pietra. Era una persona... proprio come lo era lui.

A furia di camminare, giunsi all'entrata di un parco.

andai a sbattere contro qualcuno. Non caddi, ma traballai. Chiunque fosse, mi prese al volo.

Sollevai il volto per guardare la persona colpita, nonché il mio salvatore o salvatrice.

‹‹ Dovresti fare attenzione, sai? ›› disse. Una voce familiare, ma il volto non mi ricordava nessuno.

La pelle pallida rendeva il ragazzo vagamente simile ad uno di quei vampiri dei telefilm, ed il taglio degli occhi era qualcosa di spettacolare. Sentii un improvvisa “cotta istantanea” farsi spazio nella mia testa.

‹‹ Oh... ehm... sì, scusa ›› arrossii. Pregai ogni singola dea conoscente perché lui non si fosse accorto di questo. Ma sorrise in una maniera così carina da farmi dimenticare persino le mie preghiere. Aveva gli occhi dorati, e mi ricordavano vagamente quelli di Luciel, ma questi non erano così tanto circondati da occhiaie. No, anzi: sembrava essere un ragazzo che ci teneva particolarmente al suo aspetto, ed era truccato. Aveva della matita negli occhi, e gli dava una particolare aria da “Darkettone”, con quei suoi capelli nero corvino.

‹‹ Ti sei fatta male? ››

‹‹ No ›› mormorai, ancora in soggezione.

Lui scrollò le spalle, e sorrise ancora ‹‹ meglio così. Comunque a pensarci meglio, forse non è del tutto colpa tua. Avevo la testa tra le nuvole anche io ›› inspirò ‹‹ sto cercando una mia amica. Era con me sta mattina, ma ora è sparita ››

‹‹ Deve essere giornata, allora... ›› mi grattai la testa

‹‹ Magari l'hai incrociata. Uhm... è più bassa di me, magrolina, occhiali... capelli castani... ›› inclinò la testa, come se si aspettasse chissà quale reazione da parte mia ‹‹ aspetta... ma tu sei Anju? ››

corrugai la fronte. Come faceva a sapere il mio nome?

‹‹ Sì... perch – ››

‹‹ Haruka mi ha parlato parecchio di te! ›› si indicò ‹‹ lavoro per la C&R! Sono una delle guardie addette alla sicurezza! È lei che sto cercando! ›› sorrise ancora, poi si chinò ‹‹ mi sapresti dare qualche informazione in più, così da poterla trovare subito? Sai, sono preoccupato per lei... non risponde nemmeno al telefono ››

‹‹ Sì... certo! ›› Il suo sguardo era... strano. Era come guardare un serpente, o un predatore particolare. Mi sentivo terribilmente in balia di questo ad ogni sua singola parola, ed il mio stomaco era in subbuglio.

Ci sedemmo in una panchina, così da parlare indisturbati.

Si prendeva una certa libertà nel potersi avvicinare, nel parlare... la sua vicinanza era terribile. Aveva un ottimo profumo. Guardandolo meglio, aveva un'aria dannatamente familiare.

Poi, l'atmosfera era strana. A tratti mi sentivo vittima del suo sguardo, a tratti, invece, volevo che mi guardasse in eterno.

I suoi occhi erano sempre e comunque puntati su di me, ed osservava meticolosamente ogni mio singolo movimento, anche quando ci alzammo dalla panchina per camminare. Il soggetto dei discorsi cambiò. Era come se Haruka non fosse più un problema. Si mise a parlare del più e del meno. Gesticolava per dare più enfasi alle sue parole, ed io ero imbambolata.

‹‹ Certo che per essere una guardia sei parecchio strano ›› dissi, sollevando lo sguardo al cielo, poi arricciai il naso ‹‹ non fraintendere. Intendo, sei magrolino. Immaginavo che le guardie di Jumin fossero tutti armadi! ››

‹‹ Non giudicare un libro dalla copertina, Anju ›› fece l'occhiolino ‹‹ anche io sono abbastanza muscoloso. Sono tenuto a tenermi in forma proprio come gli altri, ma... il mio lavoro consiste nello stare dietro lo schermo di un computer per la maggior parte del tempo ›› si indicò gli occhi ‹‹ il motivo per la quale mi trucco è camuffare le mie occhiaie. In genere non mi trucco, ma... diciamo che oggi ho il giorno libero ››

‹‹ E hai deciso di passarlo in compagnia di Haruka per quello che le è successo? ››

Scrollò le spalle ‹‹ Sì. Ma la giornata ha preso una piega più interessante facendomi incontrare te ››

ed ecco i sensi di colpa. Non volevo “rubarlo” ad Haruka.

‹‹ E tu, invece, cosa fai nella vita? ››

‹‹ Per ora... mi occupo di organizzare feste ››

‹‹ nell'organizzazione di Jumin? ›› annuì, dando per scontato che stesse parlando della RFA ‹‹ e come si comportano con te, quei membri? ››

‹‹ Bene. Sono tutti gentili con me ››

‹‹ E con Haruka? ››

‹‹ Beh... Haruka ha un po' più di difficoltà a legare ›› sollevai il volto verso la chioma degli alberi. Chissà quanto tempo era passato, mentre camminavamo ‹‹ non so perché, ma... Haruka sembra quasi essere messa da parte dagli altri ››

‹‹ Magari si sente oppressa dalla tua presenza ›› si poggiò l'indice sulle labbra

‹‹ Cielo, spero di no ›› poggiai le mani sul petto ‹‹ non voglio che si senta così per causa mia. E pensare che non ci siamo finite volontariamente in questa situazione... ››

‹‹ Uh, sì, Haruka me l'ha detto. Vi ha portate lì una persona, giusto? ››

‹‹ Sì... non so dirti i dettagli. Una volta l'ho visto, ma... ›› non volevo né pensarci né raccontarlo.

‹‹ Hai avuto paura? ››

‹‹ Un po'... scusa, non voglio parlare di questo ››

‹‹ Capisco. Senti, è vero che nella RFA c'è anche il famoso artista V? Com'è di persona? Qualcuno che lo conosce mi ha detto che è una persona stron– ››

‹‹ Non so dirti molto di V ›› tagliai corto. Non volevo parlare nemmeno di lui ‹‹ non si fa mai presente. Mi fa incazzare. Intendo, gli voglio bene, ma questa cosa che sparisce di continuo è una cosa che non tollero per niente. ››

lo vidi quasi sorridere sotto i baffi ‹‹ e sta sempre con Luciel, vero? ››

‹‹ Conosci Luciel? ›› poi realizzai.

‹‹ Sì, lo conosco ›› non poteva sapere della RFA.

‹‹ Come? Eri un suo collega di studi? ›› la RFA non era famosa. I suoi membri erano segreti.

‹‹ Un collega e basta ›› e Luciel... Luciel non era conosciuto.

‹‹ Quindi... lavori anche per l'FBI? ››

sorrise e si passò una mano tra i capelli, stiracchiandosi. La maglietta si alzò un pochino, scoprendogli un po' la pancia ‹‹ forse so' perché la RFA preferisce te. Sei carina, sei socievole e di bella presenza. Lei, beh... ››

‹‹ Ehi, lo è anche lei ›› lo guardai con la coda dell'occhio

‹‹ Siete due bellezze differenti ›› si frugò nella tasca della che stava indossando ‹‹ ed io, comunque, ho preferito te dal principio ›› inclinò appena la testa nella mia direzione, e tirò fuori un pacchetto di sigarette. Il suo sguardo mutò. Divenne freddo, distaccato ‹‹ è te che voglio come assistente, non lei. Non è un caso che ti abbia osservata sin dall'inizio ››

Mi cadde quasi il mondo addosso.

‹‹ Che cosa intendi? ››

‹‹ Ti ostini a non voler capire, vero? ›› sorrise in maniera totalmente differente da prima. Ora se un sorriso da chi sapeva di avere in mano il gioco. Ed aveva ragione. Non volevo capire.

Sapevo, ma non volevo capire. Mi rifiutavo.

Ero in trappola. Jumin aveva ragione, uscire da sola era una pessima idea.

L'hacker mi avrebbe trovata.

L'hacker mi aveva trovata.

‹‹ Come facevi a sapere che ero qui? ››

‹‹ Questa non è una cosa che deve interessarti ›› persino il suo tono di voce era differente ‹‹ in ogni caso, il tuo principe Luciel qui non c'è ››

‹‹ Ed io ho visto il tuo volto, Unknown ›› strinsi i pugni. Avrei potuto fuggire, gridare aiuto, ma i miei piedi si limitarono a fermarsi e fare le radici ‹‹ potrei denunciarti alla polizia in un batter d'occhio! ››

si fermò anche lui ed incrociò le braccia al petto. Non avevo paura. Non provavo nessun sentimento, in quel momento. Mi sentivo una cretina a pensare a quanto fossero belli i suoi occhi.

‹‹ Ma davvero? ›› scoppiò poi a ridere, e di colpo, con uno scatto rapidissimo, le sue mani si poggiarono ai lati del mio viso. Il suo viso fu così dannatamente vicino da permettere ai miei occhi di perdermi nei suoi, dorati come il sole, freddi come il ghiaccio ‹‹ davvero, Anju? E chi credi che identificherebbero? Il mio faccino non è così noto. Non risulto nei loro database. Non mi troverebbero mai. Non credi, piccola, che da bravo Hacker abbia eliminato ogni traccia della mia esistenza? ›› il suo tocco era così leggero da somigliare ad una carezza, più che una particolare minaccia. Era tutto parte del suo piano, forse, per non destare sospetti ‹‹ oppure... nel peggiore dei casi, metteresti in croce il tuo amato principe Luciel ›› e rise ancora ‹‹ ma in questo dettaglio ci somigliamo, io e quello scarafaggio. Entrambi siamo molto bravi nel cancellare le tracce del nostro passaggio ››

‹‹ Perché mai dovrei mettere in croce Luciel? ››

‹‹ Non spetta a me parlartene ›› lasciò la presa ‹‹ e comunque, credi davvero che sia così cretino da venire qui da te con il mio vero aspetto? ›› poi realizzai.

Quel volto... era terribilmente simile a quello di Luciel. Trucco cinematografico? Era così abile e furbo?

‹‹ Vedo che hai capito ›› scrollò le spalle ‹‹ e comunque... ringrazia che ci sono qui i gorilla del tuo fidanzato ›› fece un cenno con la testa alle mie spalle.

‹‹ Uhm? ››

‹‹ Non ti sei accorta di essere pedinata dai bodyguard? ›› corrugò la fronte. No. Non mi ero resa conto di una cosa così, ma tirai un sospiro di sollievo. In caso contrario, probabilmente mi avrebbe presa. Si infilò le mani in tasca, ed accennò di nuovo un sorriso ‹‹ la prossima volta, sappi che non sarò così clemente dal limitarmi ad una semplice chiacchierata tra amici ›› poggiò una mano sotto il mio mento, sollevandomi il volto ‹‹ la prossima volta, ti ricorderò a chi appartieni ››

‹‹ Non a te ›› sibilai

‹‹ è merito mio se ti trovi lì ›› assottigliai lo sguardo, e lui rise ancora ‹‹ non guardarmi con quell'odio, lo so che ti piaccio ›› No. Non era così. ‹‹ facevi la civetta innamorata ››

‹‹ Non mi piaci ›› tolsi la sua mano con un gesto secco ‹‹ non sei tu a piacermi ››

‹‹ Ah, giusto ›› sollevò lo sguardo al cielo, fingendosi sorpreso ‹‹ a te piace l'uomo d'affari. Gusti raffinati ›› scosse la mano, facendomi capire che quelle erano piccolezze ‹‹ vedrò di riferirlo ad Haruka, appena ci vedremo ›› Eh? ‹‹ divertiti finché ne avrai la possibilità ››

‹‹ Haruka? ››

‹‹ Oh, non lo sai? La tua amica è con noi, ora ›› si girò, cominciando a camminare e scuotendo la mano ‹‹ non ha più bisogno di te. Ma noi... noi ci rivedremo presto. ››

le mie gambe. Quelle cedettero.

Lui disse qualcosa come “non seguirmi, o la ucciderò” mentre camminava, e non mossi un singolo muscolo per provare a rialzarmi. Non potevo farlo. Non volevo che la mia amica morisse. Come potevo aiutarla, ora, se nemmeno sapevo da dove cominciare?

Forse... Luciel poteva rintracciare il telefono?

Feci per sollevare il cellulare, pronta a contattarlo. Chiamate perse da parte sua, messaggi da Jaehee... chat perse. Avrei potuto recuperare dopo, ma vedendo che Jumin era in chat, mi fu istintivo leggerla. Avevo bisogno di calmarmi. L'unica cosa che fece, fu litigare con Zen ed ignorare Jaehee.

Accennò al fatto che non voleva tornare a lavoro finché il sogno di Zen, ormai, non fosse cosa vecchia.

Poi, nemmeno il tempo di finire di leggere, che arrivò una – l'ennesima – chiamata di Jaehee.

Si lamento del fatto che anche io, come Jumin, la stessi ignorando.

Non potevo parlarle dell'accaduto, o sarebbe andata nel panico.

Mi sentivo al sicuro perché le guardie erano lì, ed improvvisamente rimpiansi quelle mura della casa.

‹‹ Ti prego, fallo ›› disse di colpo.

‹‹ Cosa? ››

‹‹ Va da Jumin. Calmalo, convincilo a tornare a lavoro. Ti prego... fallo ragionare ››

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Capitolo 9
*** #Day 8 (2/2) ***


Cercai di apparire il meno scossa possibile, di fronte a quei gorilla che mi scortarono fino a casa di Jumin.

Casa... per modo di dire. Era come un castello – moderno – in miniatura. Jumin era tranquillamente seduto sul divano, sorseggiando un bicchiere di vino rosso.

La sua espressione era corrucciata, ed aveva tutta l'aria di chi aveva la testa letteralmente altrove.

‹‹ Mister Han... come preannunciato, ecco la visita per lei ›› disse uno di loro, rimanendo sulla soglia della porta. Jumin non si era ancora girato a guardare, ma sospirò.

‹‹ Avete detto che non è Sarah, giusto? ››

‹‹ Esatto, Mister Han ›› confermò l'uomo. Gli altri “gorilla” andarono via, e rimanemmo solo io, l'uomo accanto e a me e Jumin.

L'uomo d'affari, lentamente, poggiò il bicchiere sul tavolino di fronte a sé, inspirando ancora una volta. Giornata pensante? Eppure non era nemmeno ancora andato a lavoro.

Eppure, quella che aveva appena avuto un faccia a faccia con l'hacker, ero io.

‹‹ Jumin... ›› lo chiamai io. Avevo la voce tremante e non me n'ero nemmeno resa conto. Abbassai lo sguardo, istintivamente, per poi risollevarlo al suono dei passi dell'uomo.

‹‹ Anju...? oh. Non mi aspettavo una tua visita. Che succede? ›› all'uomo che mi aveva accompagnata, fece cenno con la mano di andare via.

Scrollai le spalle, poggiando una mano contro il mio braccio. Il mio sguardo, intanto, vagò per quella stanza in cui mi trovavo. Somigliava vagamente all'appartamento nella quale mi trovavo, ma... era mille volte meglio, e più grande. Più spazioso. Più luminoso.... più tutto.

Ancora una volta, venni catturata da un immenso senso di povertà.

Ma passò immediatamente quando Jumin poggiò una mano sulla mia spalla, lasciando spazio ad un improvviso senso di protezione.

‹‹ Sei pallidissima ›› disse lui, riuscendo a ricatturare la mia attenzione ‹‹ è successo qualcosa di grave, immagino. Se ti trovi qui, poi... ››

Mi morsi il labbro inferiore, poi feci le spallucce ‹‹ prima di tutto, avevo voglia di uscire di casa, ma questo già lo sai ››

‹‹ Immaginavo ››

‹‹ Seconda cosa... perché non vuoi tornare a lavoro, Jumin? Lo sai che hanno bisogno di te! ›› a quel punto, l'uomo sollevò lo sguardo al soffitto e sospirò

‹‹ L'ho già spiegato in chat ›› e cominciò a camminare, facendomi cenno con la testa di seguirlo. Aveva la solita freddezza in corpo, ma sembrava anche nervoso, in un certo senso. Non sapevo il motivo di tale comportamento, se fosse a causa mia o a causa del sogno... e poi, trovarsi così, da soli, nella stessa casa... era tutto diverso.

‹‹ Dov'è Elizabeth the 3rd? ›› notai dopo l'assenza del gatto.

‹‹ È questo il punto ›› cominciò l'uomo ‹‹ non mi fido. Non è mio solito credere in certe cose come sogni premonitori o simili, ma... beh, qualsiasi cosa possa mettere in pericolo la mia amata Elizabeth the 3rd.… ›› ci fermammo in cucina, dove vidi una gabbia.... con Elizabeth dentro ‹‹ va presa in considerazione e prevenuta ›› concluse.

Elizabeth, quindi, ora era chiusa in quattro piccole mura.

Guardai lo sguardo dell'uomo, rattristato alla vista della piccola creatura dietro le sbarre.

‹‹ Una gabbia...? ››

‹‹ Se questo le permetterà di rimanere al sicuro, ebbene... che sia ›› inspirò ‹‹ non permetterò mai a nessuno di torcere uno solo dei suoi meravigliosi peli ››

‹‹ Jumin... forse una gabbia è eccessiva... insomma, questa casa è controllatissima. Chi vuoi che entri...? ››

‹‹ Qualcuno come quella belva di satana chiamata Sarah ›› si portò una mano tra i capelli, guardando verso l'alto ‹‹ con mio padre alle costole, si sta prendendo fin troppe libertà. È andata anche a casa dell'assistente Kang, per chiedere di me e di chi sa cosa. Non mi fido di quella donna. Non mi stupirei di trovarla seduta sul divano, mentre sorseggia il mio vino ››

‹‹ Ma... una gabbia... ›› mi avvicinai lentamente verso la grata. Elizabeth the 3rd si avvicinò praticamente immediatamente, protendendo il musetto verso le sbarre. Avvicinai la mano, sfiorandola delicatamente, e quasi subito cominciò a fare le fusa. Era palese che volesse dannatamente uscire da lì, per stare tra di noi.

E poi... quella era casa sua. Era normale che una gabbia, per una gatta come lei, fosse semplicemente troppo. Chiunque impazzirebbe. E poi... potevo capire lo stress di rimanere rinchiusa tra quattro mura.

‹‹ Sembra triste... ›› mormorai, provando a smuovere anche un minimo di emozione nell'uomo.

‹‹ Vero? ›› cominciò, ed il suo tono di voce di fece cupo ‹‹ l'ho visto anche io. Lo capisco da come mi guarda, ma... so che col tempo capirà che è solo per il suo bene. Impazzirei se le dovesse succedere qualcosa. ››

Ma, allo stesso tempo, pensavo a Jumin. Ero certa che nemmeno lui stesse bene nel vedere il suo gatto lì dentro, eppure, alla fine, lo stava facendo per il suo bene.

Così come, in fondo, faceva con me. Ed io gli avevo disobbedito.... e avevo fatto male, dato il mio incontro. E poi... Haruka...

La sua immagine si fece strada nel mio cervello, ricordandomi improvvisamente le parole dell'hacker.

Non dovevo farmi prendere dal panico in quel momento.

Ritirai la mano, toccando, però, le sbarre.

Forse Luciel poteva aiutarmi... ma anche le risorse di Jumin non erano da sottovalutare.

Ed ero certa che Jumin si sarebbe mosso per Haruka.... giusto? Anche se sembrava un uomo di ghiaccio, non significava necessariamente che lo fosse sul serio.

E questo, sicuramente, le avrebbe fatto anche piacere, no? Vedere il suo “principe” correre a salvarla.

Mi alzai, e andai verso l'uomo, che aveva uno sguardo perso, ma fisso su di me.

La cosa mi metteva un po' imbarazzo, ma... allo stesso tempo, era abbastanza piacevole.

‹‹ Devo chiederti una cosa ››

‹‹ Dimmi ››

‹‹ Se... se qualcuno dovesse scomparire, tu che faresti? ››

Sollevò il volto al soffitto, assumendo un espressione pensierosa. Portò una mano sul labbro inferiore, tamburellando l'indice.

‹‹ Se è qualcuno che conosco, farei tutto ciò che è in mio potere per trovarlo ›› corrugò la fronte ‹‹ perché, è successo qualcosa ad Haruka? ›› ci prese subito... non che fosse così poco ovvio.

‹‹ Promettimi che non ti arrabbierai ›› cominciai. Perché tanto era ovvio che si sarebbe infuriato, e già dall'espressione che assunse, riuscivo a leggere la risposta.

Alla fine era anche da compatire: non era rabbia, ma preoccupazione.

‹‹ Sono uscita di casa ››

‹‹ Lo so, va avanti ››

‹‹ Sono andata al parco, e lì ho incontrato un ragazzo. Abbiamo chiacchierato del più e del meno, e... beh, era l'hacker. ›› assottigliò lo sguardo, e lo vidi contrarre la mascella ‹‹ ma non ha fatto niente... c'erano i bodyguard ››

‹‹ E meno male, direi ››

‹‹ Lo so... lo so, scusa ›› mormorai ‹‹ ma, comunque... ha detto che Haruka è con loro ››

‹‹ L'hai visto in faccia, presumo. Sai fare un identikit? ››

‹‹ Non era il suo vero aspetto... così ha detto. Sicuramente era mascherato o cose così ››

e andammo avanti a parlare di questa cosa per molto tempo. Discutevamo, com'era normale che fosse. Sembravamo vagamente una vecchia coppia in preda ad una crisi temporanea.

Non era severo con me, non gridava, ma la freddezza nel suo tono di voce dava parecchio i brividi.

Era comunque comprensivo, nonostante la preoccupazione. Forse la prigionia di Elizabeth gli aveva fatto capire quanto fosse brutto rimanere chiusa tra quattro mura, e quindi non me ne fece una colpa l'essere uscita, quanto l'essere stata imprudente.

Era preoccupato, ma non arrabbiato. Ed ogni tanto, rivolgeva lo sguardo alla piccola Elizabeth, che intanto ci guardava fare avanti e indietro da un punto all'altro della casa.

Non potevamo fare molto per Haruka, ma mi promise di avvisare le autorità, e di dire loro di dare la massima importanza a quella ricerca. Inoltre, avvisammo anche Luciel.

‹‹ Inoltre... so che sembra una richiesta assurda, ma... ›› camminammo fino a giungere ad una delle enormi finestre presenti nel salone. Il mio sguardo cominciò a vagare per le strade della città. Quel punto permetteva una visione completa, differente da quella alla quale ero già abituata ormai. E poi... quel posto era stupendo ‹‹ vorrei che rimanessi qui, sta notte ››

‹‹ Uhm? ›› corrugai la fronte ‹‹ perché? ››

‹‹ L'hacker potrebbe approfittarne per venirti a cercare a casa. Non sappiamo in quali circostante Haruka sia stata rapita, cosa sappia di te e cosa no. Nel peggiore dei casi, Haruka potrebbe essere sotto interrogatorio nel peggiore dei modi ›› non era d'aiuto un immagine nel genere. Potrebbe essere sotto tortura, o cose del genere... ed in un certo senso, mi sentivo piuttosto responsabile della cosa, nonostante, in realtà, non avessi fatto niente di male.

Ma io, ora, ero al sicuro... lei no.

‹‹ Ipotizziamo questa situazione ›› riprese ‹‹ niente e nessuno ci assicura che Haruka non dica

niente. E abbiamo già accurato che l'hacker potrebbe entrare come meglio crede ››

‹‹ Ma questo potrebbe capitare anche qui, no? ››

‹‹ Questa casa è decisamente più sicura dell'appartamento nella quale ti trovi ›› incrociò le braccia, rivolgendo, un'altra volta, lo sguardo ad Elizabeth the 3rd ‹‹ ti prego di capirmi. Sinceramente, non voglio perdere anche te. Mi dispiace per Haruka, ovviamente... ma da oggi darò la massima importanza a te ed Elizabeth the 3rd . ››

lo diceva quasi come se la perdita di Haruka fosse stato un passo necessario per capire quello.

‹‹ Va bene... se questo ti aiuterà a stare più tranquillo, allora rimarrò qui ›› dissi, infine ‹‹ ma a patto che tu, domani mattina, andrai a lavoro. Rimarrò io qui con Elizabeth the 3rd. Va bene? ›› non assunse un espressione molto felice di quella proposta ‹‹ non ti fidi di me? ››

‹‹ Certo che mi fido di te ›› brontolò ‹‹ va bene. Domani mattina andrò a lavoro. Se sono questi i patti, allora che sia. Potrai dormire sul mio letto, tanto io penso che non dormirò ››

‹‹ Oh, no, non pensarci nemmeno! ›› lo indicai in modo accusatore ‹‹ al massimo, dormirai vicino a me. Tanto... non occupo spazio e non mi disturbi ››

Ma che razza di idea mi era barcollata per la testa?

‹‹ Non preoccuparti per me, starò bene ››

‹‹ Se devi andare a lavoro domani mattina, hai bisogno di essere riposato! Non voglio che ti addormenti sulla scrivania, e non voglio che domani mattina utilizzi la scusa del “ho dormito poco” per non andare in ufficio ››

sembravo una mammina che sgrida il figlio perché salta la scuola. Forse, questo paragone venne in mente anche a lui, perché si disegnò un sorriso sul suo volto, freddo fino a quel momento, data l'ansia che era impregnata anche nei muri della casa.

‹‹ E va bene... ››

 

Non avevo un pigiama... sinceramente, non avevo niente, e nonostante sulle prime proposi di usare una delle sue camicie come pigiama, lui fu parecchio contrario e, beh.... chiamò seriamente una sarta per farmi fare un pigiama su misura, ed in poche ore – Dio solo sa come – ecco che arrivò un pigiama nuovo di zecca, fatto su misura. Semplicemente rimasi parecchio di stucco.

Parlare con lui era più facile del previsto, in poche ore si era aperto in una maniera che non mi sarei mai aspettata. Si era lasciato andare, e mi parlava dei problemi col padre, si sfogava dello stress a lavoro, facendomi capire che, comunque, essere a capo di una così grossa compagnia non era tutto rose e fiori, e non era solo Jaehee quella che sgobbava come una matta.

Ma anche lui.

Mi raccontò di Elizabeth the 3rd, che era un regalo da parte di Rika e V... e provai un forte sentimento di gelosia nei confronti di quella donna. Capii, quindi, che la sua esistenza in qualche modo era fin troppo vincolante per me.

Provai quella sorta di sensazione di inferiorità nei suoi confronti, ed in quel momento riuscii a capire a pieno ciò che provava Haruka per colpa mia.
Ma l'uomo, tuttavia, parlandone era distratto. Aveva preso una ciocca dei miei capelli, e mentre parlava se la rigirava tra le dita come se fosse una sorta di antistress.

Poi, propose di leggermi qualcosa, avendo probabilmente notato il mio sguardo lievemente spento nel parlare della ragazza deceduta. Un libro che, anch'esso, era stato regalato da lei.

Eppure quella non m'interessava. Mi piaceva sentire il suono della sua voce.

Quel letto, poi, era così spazioso che nonostante fossimo in due su questo, c'era ancora parecchio spazio. Forse perché tutto sommato ero letteralmente attaccata a lui, e non riuscivo nemmeno a capacitarmi di come e quando avessi preso così tanta confidenza con lui.

 

Durante la notte, chissà perché, mi svegliai di scatto.

Forse il cambio del letto per un attimo era riuscito a scombussolarmi.

Avevo le braccia strette attorno al braccio di Jumin, e la mia testa era poggiata alla sua spalla. Arrossii notando com'eravamo vicini, ed arrossii ancora di più nel vedere l'uomo addormentato con un espressione così rilassata. E pensare che era persino contrario a dormire insieme.

Ma come biasimarlo, tutto sommato? Non avevamo così tanta confidenza... eppure, nonostante fossimo insieme da qualche ora, sembravano essere passati anni.

La luce soffusa della stanza aiutava parecchio a recuperare in fretta il sonno, ma a me venne abbastanza spontaneo afferrare il telefono per controllare almeno l'ora.

Ma avevo notifiche su notifiche, ed erano per lo più da parte di Zen.

Eccetto qualche messaggio da Luciel, dove mi informava che stava cercando di rintracciare Haruka.

Già... Haruka.

Inspirai. Era giusto stare in casa di Jumin, e provare quella strana sensazione che stavo provando nel petto, vedendolo disteso accanto a me, quando la mia amica era dispersa chissà dove?

No... forse no. Ma forse il destino voleva questo. Forse, semplicemente, doveva andare così.

Cominciai a scorrere rapidamente le notifiche di Zen, senza nemmeno soffermarmi troppo.

Semplicemente, in sintesi, mi chiedeva se stavo bene e di informarlo se Jumin provava a fare qualcosa di strano.

Ma Jumin non si era nemmeno azzardato a torcermi un capello, e le uniche cose che si azzardava a fare, era qualche carezza ai capelli... e il fatto di star dormendo assieme. Non stava facendo niente di male.

Prima che potessi mettere via il telefono, mi venne sottratto dalle mani. Non avevo notato il materasso piegarsi o simili, ma Jumin si era girato su un fianco e mi aveva privato del telefono. Mi girai appena, incrociando il suo sguardo addormentato.

‹‹ Ti ho svegliato? ››

‹‹ Sentivo l'odore di Zen attraverso i messaggi ›› ironizzò, poi allungò il braccio verso il comodino, poggiando il telefono lì su, con lo schermo verso il basso ‹‹ quanto parla quell'uomo ›› sbuffò, per poi risistemarsi, poggiandosi un braccio sugli occhi.

‹‹ Dormi, Jumin... è tardissimo, e mi hai promesso di andare a lavoro domani ›› tornai al mio posto, e Jumin allargò appena un braccio per permettermi di afferrarlo.

Okay, ora sembravamo ufficialmente una coppia che conosce persino le abitudini l'uno dell'altro.

Perché il mio core, ora, aveva cominciato a battere come un matto, alla vista di quel sorriso mezzo addormentato?

‹‹ Dovresti dormire anche tu, no? a proposito di lavoro, non hai ancora preso in considerazione l'idea di essere la mia assistente, vero? ››

‹‹ No... sopratutto ora che Haruka è scomparsa. Io domani resterò a casa con Elizabeth the 3rd, mentre tu andrai a lavoro come promesso. E ci rimarrai finché dovrai ››

‹‹ Non mi fa impazzire l'idea di lasciarvi tutto il giorno da sole. Faccio orari terribili, te l'ho detto ››

‹‹ Non m'interessa, non mi succederà niente ›› annuii con convinzione, poggiando, poco dopo, la testa sulla sua spalla ‹‹ se dovessi annoiarmi, uhm... ti chiamerò, okay? ››

‹‹ Ho una brutta sensazione ›› ammise, quasi sussurrando ‹‹ e non credo in queste cose ››

‹‹ Credo sia solo la stanchezza che si sta facendo sentire... ›› no, ce l'avevo anche io. Osservai il suo volto in quella luce soffusa, perdendomi nei piccoli dettagli appena visibili, ma così perfetti e netti nella mia mente che avrei potuto disegnarli ad occhi chiusi. E mi chiesi, tra me e me, come avevo fatto a non notarli prima? Come avevo potuto, fino a quel momento, non dare così tanto peso a quella sensazione che mi scaldava il petto? ‹‹ ti prometto che domani andrà tutto per il meglio... e, in caso contrario, io rimarrò comunque qui al tuo fianco ›› dissi d'istinto.

Lui girò giusto lo sguardo nella mia direzione, come se fosse intimidito, e non fosse per niente abituato a sentire quel genere di parole. Troppo abituato ad essere una sorta di lupo solitario.

Poi annuì. E solo allora si azzardò a prendermi la mano, come se cercasse una sorta di promessa silenziosa.

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Capitolo 10
*** #Day 9 (1/2) ***


‹‹ Ripeto che non mi fa impazzire l'idea di lasciarvi sole a casa. Se vuoi, manterrò la mia promessa e tornerò a lavoro doman – ››

‹‹ No, Jumin... staremo bene. Promesso ›› incrociai le braccia al petto. Era da tutta la mattina che non faceva altro che cercare di svignarsela dall'andare a lavoro.

Certo... indubbiamente avrei sentito la sua mancanza in quell'enorme casa, ma il mio compito, al momento, era badare ad Elizabeth the 3rd. Mi avrebbe certamente tenuto compagnia lei... e, comunque, dovevo tenere la testa occupata dall'idea di Haruka dispersa.

A tal proposito, Seven continuava le sue ricerche e cercava di tenermi aggiornata su ogni singola cosa, ma... in realtà, non c'erano state novità.

Le parole dell'hacker continuavano ad essere impresse nel mio cervello come una sorta di sveglia, così da tenermi saldamente poggiata con i piedi per terra, ma...

‹‹ Ti vedo pensierosa ›› Jumin interruppe il mio vomito di pensieri, per fortuna, mentre sistemava le maniche della giacca ‹‹ è per la questione Haruka? ››

era estremamente attento...

Annuii.

Non potevo fare a meno di pensarci, e lui lo sapeva.

D'altronde avevo fatto una marea di ricerche durante tutta la mattina su questa famosa “mint eye” nominata dall'hacker. Ma nessun risultato.

‹‹ Non so dove sbattere la testa... sento come se fosse tutta colpa mia ››

‹‹ Tu non hai fatto niente di male ›› inspirò ‹‹ non puoi aver fatto niente di male. L'hacker ha fatto tutto da solo. Al massimo è colpa mia per aver messo chiaramente degli incompetenti a guardia della casa ››

‹‹ Jumin... no, hai sentito anche tu cos'hanno detto ›› li aveva fatti interrogare.

Loro non hanno visto nessuno introdursi nell'edificio, e Seven nemmeno.

Era come se fosse, semplicemente, sparita nel nulla da un momento all'altro.

Nessuno era in grado di spiegarsi come fosse possibile una cosa del genere, e questo non faceva che mettere ancora più paranoie nella testa di tutti.

‹‹ In ogni caso ›› cambiò discorso, sistemandosi la cravatta. Vedendo la tremarella alle sue mani, dovuta quasi certamente all'ansia di doverci lasciare sole, decisi di aiutarlo a sistemarla ‹‹ penso che mio padre vorrà pranzare con me, ma... visto che vorrei seriamente tornare a casa il prima possibile, vedrò di farlo spostare ad un momento migliore. Il pranzo può aspettare ››

‹‹ Preferirei di no ›› dopo aver sistemato la cravatta, sollevai il viso sui suoi occhi, accennando un sorriso per rassicurarlo ‹‹ staremo bene. Ti chiamerò ogni ora, okay? Ti terrò aggiornato in tutto, ma tu svolgi il tuo lavoro con calma. Vedrai. Sai anche tu che questo posto è sicur – ›› qualcuno bussò alla porta, e dalla voce capii che fosse semplicemente una delle guardie.

Jumin si spostò, quindi, e andò ad aprire, lasciando entrare l'uomo grande quando un armadio.

Come se nemmeno fosse interessato alle sue parole, che semplicemente annunciavano la voglia del padre di parlare con il figlio, si chinò ad aprire la gabbietta nella quale Elizabeth the 3rd era stata rinchiusa.

‹‹ Bene, gli dica allora che questo santissimo pranzo sarà fatto ›› disse semplicemente, tagliando corto, poi riportò l'attenzione su di me ‹‹ allora, in cucina ho lasciato una lista stilata a mano delle cose che piacciono e non piacciono ad Elizabeth the 3rd. Haruka ne aveva una scritta da Jaehee, ma per una volta ho preferito fare io queste cose ›› un miracolo, insomma ‹‹ so che farai un ottimo lavoro, ma... fai attenzione. Per qualsiasi cosa non esitare a metterti in contatto o con me o con l'assistente Kang. Preferirei, però, che contattassi prima me ››

‹‹ Va bene, Jumin. Ma sono certa ch – ›› sentii qualcosa passare tra le mie caviglie velocemente. Sulle prime, non posso negarlo, mi venne da sobbalzare pensando a qualche insetto, ma vedendo correre fuori Elizabeth il mio corpo s'irrigidì.

Non mi ero resa conto che la porta del corridoio era rimasta aperta, e la guardia sbiancò.

L'espressione di Jumin divenne freddissima.

La guardia cominciò a chiedere scusa in maniera maniacale, ma Jumin non sembrava essere in sé.

Anche lui, come me, si era reso conto della fuga ormai troppo tardi.

In quel momento, per me, era come se il mondo si fosse silenziato.

Jumin aveva cominciato a prendere a urla la guardia ed io, dal canto mio, mi slanciai verso la porta e cominciai una corsa nel tentativo di raggiungere la gatta.

Ma era rapida, palesemente spaventata anche dal rumore prodotto dalla mia corsa, e si era già lanciata nella corsa giù dalle scale.

Sperai con tutta me stessa che non fosse uscita dal palazzo, ma.... ovviamente, quando Jumin ed io scendemmo al piano di sotto per accertarcene, il portone era ancora aperto.

 

Inutile dire che Jumin non mise piede a lavoro.

Inutile dire che spendemmo quasi un intera giornata in cerca della gatta.

Non avevo il permesso di scendere dall'auto per aiutarli nella ricerca... e a dire il vero, era già tanto se Jumin mi avesse permesso di uscire di casa insieme a lui.

Girammo ogni singolo parco, percorremmo le strade lentamente, anche se in macchina... niente.

Elizabeth era sparita come Haruka.

L'ansia si Jumin era percepibile anche semplicemente restandogli accanto. I suoi occhi grigi sembravano essere vitrei, un velo di shock occupava la maggior parte di questi.

Mi sentivo inutile, non potevo fare nulla per aiutare se non tenere gli occhi puntati contro la strada mentre la macchina si muoveva verso casa.

Nella chat erano tutti stati avvisati della scomparsa di Elizabeth, e Zen non aveva fatto altro che darsi la colpa.

Anche Jumin, in realtà, aveva cominciato a dargli la colpa.

I miei tentativi di dirgli che il povero Zen non ne aveva colpa sembravano entrare in un orecchio ed uscire dall'altro.

 

In casa, poi, il clima si era fatto piuttosto strano. La chat era particolarmente viva, ma Jumin non partecipava.

Mi aveva lasciata a casa chiedendomi quasi in ginocchio di non uscire, che sarebbe tornato presto, ma che non si sentiva al sicuro a lasciarmi in auto... il che era un controsenso, visto che poco prima mi aveva fatta uscire con lui perché “non si sentiva al sicuro lasciandomi a casa da sola”.

Non sapeva nemmeno lui cosa voleva e tanto meno dove sbattere la testa.

Seven aveva cominciato delle ricerche lungo il web.

Non bastava già la sparizione di Haruka a preoccuparci, insomma...

‹‹ Mi sento abbastanza inutile a dire il vero... ›› disse Yoosung, sospirando poco dopo ‹‹ non posso enormi ricerche come Seven, per esempio ››

‹‹ Beh, potresti appendere dei manifesti a scuola, per esempio, e spargere la voce con i tuoi amici di Lolol! ››

‹‹ Non è una cattiva idea... ›› ma non era per niente convinto della cosa.

Ciò che tormentava il cervello di Yoosung, oltre che il suo senso di nullità di fronte a quella enorme questione – che potevo perfettamente comprendere – era, quindi, la possibilità che Zen possedesse effettivamente delle capacità psichiche.

Quindi, in quel momento, il suo pensiero volò a Rika.

In un modo o nell'altro, la questione tornava sempre lì.

‹‹ Senti, Anju, sai fino a che ora rimarrai sola oggi? ››

‹‹ No.... penso poco, Jumin ha detto che sarebbe rientrato a breve. Il mio problema non è quello, quanto il fatto che spero di poter tornare al mio appartamento il prima possibile per completare la gestione del party nella maniera più completa... insomma... da qui non riesco a controllare bene tutti gli invitati, sono piuttosto distratta... ma allo stesso tempo non me la sento di abbandonare Jumin proprio ora ›› no, in effetti... non ci riuscivo.

Non era in sé.

‹‹ Capisco... deve essere difficile per te ›› il tono di voce di Yoosung era particolarmente distratto. Sentii chiaramente le sue dita tamburellare su qualche superficie, poi sospirò ‹‹ se vuoi, comunque, se rimani sola fino a tardi, puoi sempre unirti alla partita di Lolol! Ne abbiamo una in sospeso, ricordi? ››

‹‹ Oh ›› no... non era quello il momento per pensare a queste cose ‹‹ va bene ›› dissi, comunque. Capivo bene che Yoosung stesse solo cercando un modo come un altro per mandare avanti la giornata e tenermi distratta dalla situazione... ma Jumin non stava bene. Io non stavo bene.

Era tutto così strano, e i sensi di colpa comunque pervadevano il mio corpo

Nonostante non fossi stata io ad aprire quella dannata gabbia, sentivo come se fossi io la causa principale.

D'altronde, Jumin prestava attenzione sopratutto a me... no?

 

Alla fine optai per approfittare di uno dei pc che Jumin aveva lasciato a mia disposizione... tecnicamente dovevano essere usati solo a scopo del party, ma... non si sarebbe certamente arrabbiato per il suo utilizzo ludico, no?

Non riuscivo a capire bene i comandi, quindi Yoosung si rendeva sempre ben disponibile a spiegarmi ogni singola cosa.

Intanto, Jumin si faceva sentire a distanza di ogni 10 minuti con messaggi randomici, giusto per farmi sapere che era presente.

Tenevo gli occhi puntati sulla chat aperta, uno sullo schermo e ogni tanto sulla chat vocale dove Yoosung mi teneva aggiornata sull'avanzamento della missione.

 

Zen

Incredibile... questa cosa sta facendo preoccupare

anche me. Per quella sottospecie di palla di pelo.

 

707

Mi dispiace... sto facendo il possibile, non riesco

a trovare niente. Ora stanno comparendo anche

persone che dicono di averla trovata.

 

707

Tutto questo solo certamente per la ricompensa.

 

707

Ma la mia Elly non somiglia minimamente

a quelle brutte copie!

 

Dietro a quel sarcasmo, ovviamente, certamente si nascondeva sempre il solito Seven che, in realtà, era estremamente preoccupato.

 

Anju

Ovvio, Elizabeth the 3rd è insostituinile!

 

Zen

L'unica insostituibile qui sei tu ;)

 

707

C R I N G E

 

E mandò un meme di un gatto sdraiato a terra.

Sorrisi.

Cercava di essere positivo, nonostante la ricerca di Elizabeth the 3rd stesse andando piuttosto male...per non parlare di Haruka.

Inspirai.

Dalla barra delle notifiche vidi l'anteprima del messaggio di Jumin, dove semplicemente mi avvisava del suo imminente ritorno a casa.

Avrei fatto meglio a farmi una doccia e almeno rendermi un po' più presentabile.

Chiusi la chat, informai Yoosung del fatto che stessi abbandonando la partita e mi affrettai a cacciarmi in doccia.

 

L'acqua calda che scorreva giù dalla mia pelle erano come mille carezze da parte di una persona che mi pregava di lasciar scorrere via ogni singolo problema.

Una richiesta che, silenziosamente, stavo facendo da sola a me stessa.

Troppe cose in poco tempo.

Sentivo la mia testa vorticare velocemente tra una cosa e l'altra, quasi da darmi il capogiro.

Una volta fuori dalla doccia mi affrettai ad asciugarmi, mettere un deodorante ed un profumo per il corpo. Optai per indossare un vestito bianco che “casualmente” (così voleva farmi credere Jumin) si trovava in una busta sul letto.

Forse avrebbe preferito che lo indossassi durante una cena... ma era così bello che non riuscivo a trattenermi dall'indossarlo.

Mi guardai nell'enorme specchio a parete, facendo una piccola giravolta. La gonna era larga, quindi si distendeva bene.

Era bellissimo, ma... non lo sentivo mio.

Sentivo come se anche solo sorridere in quel momento fosse una cosa sbagliata, e guardando il mio riflesso allo specchio sentii un senso di disgusto pervadermi il corpo.

Deglutii, toccandomi il viso.

Ero davvero felice di trovarmi in quella situazione? Era giusto sentirsi bene, nonostante tutto?

‹‹ … Vado a cambiarmi ›› mormorai, aprendo poi la porta del bagno.

Jumin, che stava passando per dirigersi in camera, si fermò. Il suo viso sembrava quasi sciupato, ed i suoi occhi lievemente infossati.

Accennò un sorriso all'angolo delle labbra, inclinando appena la testa ‹‹ hai messo il vestito, vedo... mi dispiace aver saltato il pranzo... ti sta bene, però, Anju ››

‹‹ Tu dici? ›› mormorai, imbarazzata.

Lui annuì, slacciandosi la cravatta che aveva legato al al collo ‹‹ mettilo sta sera a cena, se vuoi. Ne sarei molto felice. Avrei certamente preferito portarti fuori da questa casa, ma... forse è meglio di no, date le circostanze ››

‹‹ Non preoccuparti, va bene così ›› mi chiusi la porta del bagno alle spalle. Ora che mi aveva vista cambiarmi mi sembrava una cosa estremamente negativa ‹‹ tu, piuttosto... come stai? ››

‹‹ Ho parlato con mio padre. Trova assurda la situazione di Elizabeth the 3rd ›› cominciò a camminare verso la sua stanza e, dato che mi fece cenno con la testa di seguirlo, lo seguii ‹‹ pensa che dovrei concentrarmi sul matrimonio, piuttosto e sull'idea di farmi una famiglia.

Sono giovane, ma il ticchettio del tempo è veloce ›› si privò della giacca, adagiandola sul letto, poi inspirò ‹‹ i miei sentimenti non gli interessano minimamente ››

‹‹ E a te interessano? ››

‹‹ Normalmente ti avrei risposto di no ›› si tolse la cravatta, piegandola per poi metterla dentro il cassettone davanti allo specchio ‹‹ ma averti qui mi fa ricredere sulla mia idea che tutte le donne siano delle vipere succhia sangue. Inoltre, diciamo che gli ultimi avvenimenti mi fanno ricredere anche sull'idea che i sentimenti siano cose a cui non bisogna badare ›› fece qualche passo nella mia direzione, poi, poggiando una mano sul mio viso e facendomelo sollevare.

Il mio cuore cominciò a battere.

Così.

Di colpo.

Inaspettato. Non sembrava avere secondi fini, eppure... eppure era così strano. Sentii le mie mani congelarsi ed il petto scaldarsi.

Quegli occhi così grigi sembravano volermi intrappolare. Il suo sguardo... era come se volesse chiudermi dentro una gabbia dorata.

‹‹ Oggi sei particolarmente carina, così ›› disse, infine, con un improvvisa dolcezza

‹‹ Grazie ›› dissi. Fu più un mormorio.

‹‹ Resta qui ›› rispose, ma fu così rapido nel farlo che quasi sovrastò il mio grazie ‹‹ resta qui con me. Non tornare all'appartamento ››

‹‹ Restare... qui? ››

Lui annuì, camminando verso di me fino a portarmi ad indietreggiare e poggiarmi al muro alle mie spalle. Non mi teneva nessuna parte del corpo, se non il viso sollevato verso il suo, mentre col pollice mi sfiorava le labbra, schiuse per la sorpresa di quel gesto.

‹‹ Jumin... lo sai che devo tornare all'appartamento... ››

‹‹ Non farlo... non lasciarmi anche tu. Ora che ti ho trovata... lascia stare l'idea di andartene. Potrei impazzire se decidessi di andartene ››

‹‹ Jumin... te l'ho detto... non posso... ››

Accennò un sorriso, di nuovo ‹‹ ti prego... ›› mi stava davvero, disperatamente, supplicando.

Inspirai, poi mi mossi appena, giusto il tanto per sistemarmi meglio con la schiena.

Rapidamente la sua mano sbatté contro il muro, a pochi centimetri dalla mia testa, sbarrandomi la strada.

Sbarrai gli occhi e sussultati.

Ora il suo viso si fece doppiamente vicino al mio.

I suoi occhi erano sgranati.

Sembrava un gatto terrorizzato.

‹‹ Dove stai andando? ››

‹‹ Io – ››

‹‹ Vuoi sparire, seriamente, come ha fatto Elizabeth the 3rd? Voglio solo proteggerti. Qui è il posto più sicuro che c'è. Se tu andassi via ora, spariresti come ha fatto lei? ››

‹‹ Jumin, non stavo scappando. Non stavo andando da nessuna parte. Ti prego, calmati ›› istintivamente, allungai una mano sulla sua guancia, sperando che in qualche modo questo potesse calmarlo.

 

[SCELTA]

 

  • Scappa durante la notte (Bad end 1)

  • Rimani con Jumin

  • Convinci Jumin a lasciarti andare ( Bad end 2)

LE BAD END LE TROVATE DELLA STORIA BAD ENDS - JUMIN'S ROUTE, CON I TITOLI CHE VEDETE TRA PARENTESI ACCANTO ALLE SCELTE. Link alle storie: https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3920087&i=1

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Capitolo 11
*** #Day 9 (2/2) ***


‹‹ prendiamoci un po' di tempo per pensarci, okay? ›› aggiunsi ‹‹ starò qui fino a quando non ti sentirai meglio... te lo prometto, ma devo tornare a casa ››

Sembrava poco convinto, ma il suo viso si rilassò ‹‹ grazie... Anju ››

‹‹ Non devi ringraziarmi, sono qui per te ››

‹‹ Voglio solo proteggerti, ho paura che deciderai di sparire come ha fatto Elizabeth. Ho paura che se dovessi decidere di oltrepassare quella porta, poi... ››

‹‹ Non scapperò da te. Se anche dovessi decidere di uscire da casa per qualche minuti, anche solo per andare a casa, tornerei. Non oggi, magari, ma tornerei da te ›› spostai una ciocca dei suoi capelli, per poterlo guardare meglio negli occhi ‹‹ vorrò sempre tornare da te, okay? ›› non era ancora abbastanza convinto.

‹‹ Cosa c'è che ancora non ti convince? ›› domandai. Non ero esasperata, ma non sapevo più cosa dirgli per fargli capire che volevo solo disperatamente stargli accanto.

‹‹ Niente, Anju... solo che queste parole mi fanno pensare a tutto questo.. noi. Un noi continuo. È come se il mio cervello avesse improvvisamente questo chiodo fisso ››

accennai un sorriso imbarazzato

‹‹ Pensi a noi come una coppia? ››

‹‹ Se dobbiamo definirci in qualche modo... sì, mi piace pensare a noi come una coppia. Non riesco ad immaginare la mia vita senza di te. Riesco a malapena a trattenermi dal diventare ansioso e ossessionato da te. Vorrei marchiarti col mio nome su tutto il corpo, proteggerti da tutto... ma la cosa più importante, per me... è che vorrei lasciarti dei marchi per far sapere a tutti che tu sei mia ›› dovevo essere arrossita a livelli mai conosciuti.

Mi sarei aspettata una dichiarazione meno dettagliata.

Non avevo mai ancora pensato a noi come una coppia, eppure il sentirlo dire quelle cose... mi facevano disperatamente sperare che fosse tutto vero. Mi facevano sognare... volevo essere sua.

Ma allo stesso tempo, pensavo ad Haruka... ed ora ero io ad avere un espressione strana.

‹‹ Ti ho imbarazzata? ››

‹‹ Un po', ma... non è questo il punto ›› mormorai, inspirando ‹‹ mi sento in colpa ››

‹‹ Per Haruka, immagino. Capisco ›› scosse la testa ‹‹ se dovesse tornare all– ››

‹‹ Lei deve farlo.. ››

‹‹ Okay, allora mi correggo: quando tornerà, allora glielo diremo con calma... sempre se tu senti le mie stesse cose. Altrimenti, ti prego di non pensarci troppo ››

Esitai un attimo a rispondere.

‹‹ Ti prenderai cura di me, vero? ›› domandai, nemmeno fossi una bambina.

Lui annuì dolcemente ‹‹ sempre. Voglio essere il miglior uomo che tu possa desiderare. Farò del mio meglio per non essere – eccessivamente – possessivo. Sono consapevole che tutto questo è accaduto di botto e abbiamo bisogno dei nostri tempi. Farò in modo che piano piano il tuo corpo ed il tuo cuore siano completamente miei, e viceversa ››

Poi, una paranoia apparve nel mio cuore.

Una cosa stupida, forse dettata dallo stress... ma era fondata. E se Jumin stesse parlando in questo modo solo perché... beh... tutte le sparizioni?

‹‹ Io non... sono un rimpiazzo per Elizabeth, vero? ››

‹‹ Cosa? ››

‹‹ Non voglio essere il rimpiazzo di Elizabeth... ››

‹‹ Mi fa stare male sentire una cosa del genere. So benissimo che non sei e mai sarai Elizabeth the 3rd ››

‹‹ Scusa... scusami, è stata solo una paranoia del momento, data dalla stanchezza e da tutta questa stupida situazione ››

‹‹ Forse anche i miei modi di fare. Scusa... ho solo paura che tu fugga come ha fatto Elizabeth ››

‹‹ Non corri questo rischio, ma Jumin... ››

‹‹ Prendiamoci del tempo per noi. Se c'è qualcosa che ti fa sentire strana, farò in modo di fartela andare bene. Sistemerò tutto quello che posso pur di farti stare a tuo agio... ››

‹‹ Jumin... ››

‹‹ Essendo tu la persona più importante per me, non voglio che qualcosa rovini tutto... ››

‹‹ Ecco.. vedi, la tua vicinanza mi mette un tantino a disagio... nel senso... ›› nel senso che mi sentivo terribilmente euforica nell'averlo così vicino.

‹‹ Oh... scusa ›› si tirò indietro con aria tranquilla, passandosi una mano tra i capelli ‹‹ non volevo bloccare la strada di una ragazza... colpa mia, troppa agitazione e frenesia ››

‹‹ non fa niente ››

Poi rimanemmo in silenzio per qualche attimo.

Dovevo digerire le parole dolci di Jumin...

Una relazione...

Non mi sentivo così strana da un sacco di tempo. Non avevo una relazione da... troppo?

Eppure, in quel casino, eccomi qua...

e dovevo tutto ad un Hacker completamente fuori di testa.

‹‹ Senti... se vuoi anche se non dovremmo, ti porto fuori a cena per farmi perdonare di questo inconveniente. Non dovremmo, però... almeno prendi un po' di aria e stiamo insieme. Preferirei stare tra le mura domestiche, ma – ››

‹‹ Jumin, non è necessario... se stare qui ti fa sentire tranquillo, allora resterò qui... finché rimani qui con me va bene ›› annuii tra me e me.

Mi stavo auto convincendo, ma... tutto sommato, andava bene ‹‹ però, promettimi che appena possibile mi lascerai tornare nell'appartamento per poter gestire il party... mancano due giorni, Jumin... sai bene cosa significa ››

Il suo sguardo si spense, ma poi annuì. Forse aveva riflettuto abbastanza ed aveva capito le mie buone intenzioni. Fece per parlare, ma qualcuno bussò alla porta.

Sbuffò e, a grandi falcate, raggiunse l'ingresso, seguito da una me curiosa di sapere chi ci fosse alla porta.

Sentii la voce di una delle guardie.

Sentii un nome.

Sarah Choi.

Jumin si girò a guardarmi, come per chiedermi il permesso, ed io feci le spallucce.

‹‹ Puoi aspettare un secondo? ›› chiese Jumin, poi chiuse la porta.

Mi avvinai lentamente. Il tempo di sentire il rumore dei tacchi fuori dalla porta.

‹‹ È Sarah Choi, la donna che mio padre vuole che sposi ››

‹‹ Che vuole, scusa? ›› chiesi, fin troppo inacidita

‹‹ Dice di aver trovato Elizabeth the 3rd e di avere le prove ››

‹‹ Ma... è impossibile! ››

‹‹ Lo so, spero vivamente che si comporti da villain qual è ed abbia lei Elizabeth. Non sono stupido, so bene che vuole solo i miei soldi ››

‹‹ Beh... magari ha davvero Elizabeth... in ogni caso non lo sapremo fino a quando non entrerà da quella porta, quindi... ››

Jumin sbuffò. Non era per niente felice all'idea di far entrare Sarah in casa... ed in verità, data la situazione, nemmeno io. Un po', però, ero curiosa di vedere che aspetto avesse. Quanta competizione dovevo sopportare... insomma, le aspettative del padre di Jumin.

‹‹ Qualsiasi cosa, rimani dietro di me ››

‹‹ Hai paura che possa rapirmi? ›› ironizzai, ma mi pentii immediatamente delle mie parole.

Okay, era decisamente fuori luogo dato gli ultimi avvenimenti.

‹‹ Sì. O che comunque possa farti del male. Non sarei stupito se avesse dei coltelli o una pistola con sé, data la vipera qual è. Quella pazza si era presentata a casa di Jaehee e nel mio ufficio... insomma, lasciamo stare, tu sta solo dietro di me ››

corrugai la fronte ed annuii, seguendolo mentre tornava verso la porta. Fece un cenno col capo verso la guardia e, pochi secondi dopo, la porta si spalancò come se qualcuno le avesse dato un calcio.

‹‹ Jumin, caro! Ho una notizia fantastica! ›› disse la ragazza, lanciandosi verso Jumin con le braccia aperte. Lui, fin troppo gentilmente, arretrò e poggiò le mani sulle sue spalle ancor prima che lei potesse abbracciarlo.

‹‹ Ho sentito ›› rispose lui, col suo classico tono freddo ‹‹ dov'è? L'hai tu? ››

‹‹ No, in realtà... no. Dopo aver saputo della perdita mi sono messa subito all'opera! Sai, sono influente a modo mio ›› accennò un sorriso. Capelli magenta, occhi da cerbiatta... carina. Fin troppo carina ‹‹ e ho scoperto che un mio conoscente ha trovato una gattina e... sì, è decisamente la nostra amata Elizabeth! ››

‹‹ “Nostra”? ››

‹‹ Beh, ovvio, nostra! Siamo fidanzati noi due, non ricordi? Aaah, come faresti senza di me! Tu hai perso la tua gattina ed io l'ho subito ritrovata! ››

‹‹ Fidanzati ›› ripeté lui, poggiandosi una mano sulla bocca e sollevando gli occhi al soffitto ‹‹ hai una prova, per quanto riguarda Elizabeth? ›› sorvolò completamente la questione fidanzati.

Lei sbuffò. Poi – finalmente, oserei dire – si rese conto della mia presenza.

‹‹ E lei chi è? ››

Jumin le porse la mano ‹‹ ho chiesto se hai una prova ››

‹‹ Ho chiesto chi è lei! ›› ribatté lei, provando a fare un passo, ma la sua strada venne di nuovo intralciata da Jumin

‹‹ niente che ti riguardi ››

Il suo sguardo balzò da lui a me per un paio di volte ‹‹ hai un'amante segreta? ››

corrugai la fronte, poi scossi le mani.

Non era il momento di farle avere qualche sorta di crisi isterica, già che Jumin era ad un passo dal chiamare le guardie per farla sbattere fuori da casa.

Se aveva anche solo una piccola prova del ritrovamento di Elizabeth the 3rd... beh....

‹‹ Non c'è niente del genere tra noi ›› dissi, arretrando ancora di qualche passo per stare un po' più distante da Jumin ‹‹ però, ti prego, facci vedere la foto ››

‹‹ Devo farla vedere a Jumin, non a te ›› quasi ringhiò ‹‹ e poi, con quale faccia tosta mi menti così spudoratamente?! Che cosa ci fai a casa del mio fidanzato? ››

‹‹ Di chi saresti la fidanzata? ›› Jumin incrociò la braccia, spostando il proprio peso su una gamba.

‹‹ Jumin, caro, non c'è bisogno di essere così timidi! Comunque, non c'è bisogno che ti preoccupi, non sono il tipo di fidanzata che si ingelosisce così facilmente! Anzi... ho capito tutto! ›› sollevò l'indice verso l'alto, assumendo un espressione piuttosto convinta ‹‹ forse ho frainteso tutto. Lei è solo una delle tante donne che devi frequentare per motivi di lavoro. Certo, non ha per niente l'aria di una donna intelligente d'affari, quindi magari è solo una segretaria ›› poi, prese una piccola pausa e portò la mano contro il petto ‹‹ ehi, non guardarmi così! ››

‹‹ La foto. ››

‹‹ Okay, eccola... è lei, giusto? ›› frugò dentro la borsetta a tracolla e, poco dopo, tirò fuori una foto. Jumin si girò, facendomi un cenno col capo per avvicinarmi e così, titubante, mi avvicinai a lui.

La foto era sì, di una gatta bianca... ma non somigliava minimamente ad Elizabeth.

Aveva un pelo più corto, uno sguardo completamente diverso da quello angelico di Elizabeth ed era molto più piccola anche di stazza.

‹‹ È Elizabeth! ›› continuò lei, come se volesse convincere Jumin.

Con la coda dell'occhio, osservai l'espressione dell'uomo accanto a me. Il suo sguardo era completamente spento.

‹‹ Sfortunatamente, no ››

‹‹ Cosa?! Guarda meglio! Pelo bianco e occhi azzurri, come fai a dire che non è lei?! ››

‹‹ Riconosco Elizabeth the 3rd ››

‹‹ Forse nella foto non è venuta bene ››

‹‹ Elizabeth the 3rd viene sempre bene in foto ››

‹‹ Se tu venissi come me a vederla capiresti subito che è la tua Elizabeth! ››

‹‹ No, mi dispiace, non verrò ››

‹‹ Non hai un minimo di tatto? Non hai minimamente idea di quanto sia stato difficile trovare un gatto che le somigliasse tanto! Devi essere per forza così crudele? ››

‹‹ Un gatto simile a lei non è lei. Ora, ti prego di lasciare la casa. Ti farò scortare fino a casa tua ››

‹‹ Potresti quantomeno offrire una tazza di te alla tua fidanzata! ›› rimarcava la parola fidanzata in una maniera quasi fastidiosa.

Ma feci in modo di non farci caso. O, almeno, di non renderlo troppo palese.

‹‹ Non succederà. E spero, sinceramente, di non dovere mai più rivederti. Dirò a mio padre ciò che è successo oggi, e spero con tutto il cuore che questo gli farà capire che razza di persona sei ››

‹‹ Mi stai lasciando? ››

‹‹ Lasciare? Non siamo nemmeno mai stati assieme. Oltre ciò, la foto che mi hai mostrato è presa da internet, quindi non hai minimamente mosso un dito. Mossa stupida, ci sono foto di gatti ben migliori di quello e molto più somiglianti ››

‹‹ Sarò stata sicuramente presa in giro, allora! ››

‹‹ Beh, avresti quanto meno dovuto fare una ricerca per assicurarti di non essere presa in giro, prima di venire qui ›› Jumin chiuse gli occhi, facendo un gesto con la mano per indicare la porta ‹‹ ora, cortesemente, potresti andartene? Non voglio più perdere tempo con te e con i tuoi stupidi giochetti. Ho della roba da sbrigare, come, per esempio, trovare una persona ed il mio gatto. Dirò a mio padre del tuo tentativo fallito di comprare il mio affetto tramite il ritrovamento del mio gatto, e sono sicuro che, se ha ancora un minimo di buon senso, smetterà di parlare di matrimonio ››

‹‹ È per colpa di questa donna, vero? Siete amanti, ci avevo visto giusto! La tua dannata assistente non mi ha voluto dire una sola parola al riguardo ››

Corrugai la fronte.

Okay, mi sentivo a disagio.

Feci per parlare, ma ancora prima che potessi aprire bocca per cercare di dirle che si stesse facendo un'idea sbagliata, lei cominciò ad urlare come una pazza.

‹‹ Pensi di poter rimediare una borsetta di Prada da lui?! Qualcosa del genere? Cose da ricchi, insomma! Beh, spera per te che non ti incontri mai dentro un qualche negozio di lusso o te la vedrai direttamente con me! Noi ricchi abbiamo una reputazione da mantenere ››

Deglutii, poi sorrisi in modo piuttosto imbarazzato.

Non sapevo se prenderla seriamente o meno.

‹‹ Sarah, siamo solo amici, non c'è bisogno che fai scenate simili... ››

‹‹ Amici? Ed io dovrei crederti mentre siete a casa da soli a fare chissà che cosa? Che stronza! Sicuramente avete pure dormito assieme, se non fatto sesso! ››

Ora sì che ero arrossita.

‹‹ Sto rivalutando l'idea di andare in un ristorante ›› disse Jumin, poggiando una mano sul mio volto per farmelo sollevare ‹‹ direi che dopo quest'incontro è il minimo ››

‹‹ Fai finta che non sia qui? Come puoi farmi una cosa simile! Dopo che tuo padre ha scelto me! ›› ed ecco delle lacrime uscirle dagli occhi arrossati.

La fronte imperlata di sudore dallo sforzo del gridare, le guance arrossate...

Sarah era veramente una bella ragazza, ma una pessima bugiarda.

‹‹ Mi stai assordando ››

‹‹ Ti sto assordando?! Senti, ascoltam – ››

‹‹ Voglio chiuderla in fretta. Stai seriamente rovinando la quiete di questa casa, che è già in bilico per problemi ben più grandi dei tuoi capricci. Mi sembra di vivere dentro una dannata telenovela. Smettila con queste lacrime finte, mi dai solo sui nervi ››

Era veramente crudele e freddo con lei. Ma capivo il suo stato d'animo.

‹‹ Sei solo arrabbiato con me ora, vero? ››

‹‹ No, non lo sono ancora. Non mi arrabbio così facilmente. In compenso mi stai annoiando. So benissimo che le persone meschine come te fanno tutto ciò che è in loro potere per ottenere ciò che vogliono. Mi fai pena ››

‹‹ Cosa...? ››

‹‹ Cosa vuoi? Soldi? Dimmelo, ti darò la cifra che vuoi, basta che te ne vai ››

‹‹ Jumin... tutto bene? ›› sembrava scosso, nonostante cercasse di rimanere col suo solito modo di fare pacato.

‹‹ Sto bene, Anju ››

‹‹ Anju, quindi è questo il nome di questa qui ››

‹‹ Quindi, quanto vuoi? ›› la ignorò. Di nuovo. Voleva solo liberarsi di lei.

‹‹ 3 milioni. Allora dirò di no al matrimonio. Parlerò io con Mr. Han. Sarà molto meglio, una vittoria a pari merito ››

‹‹ Scusa se mi intrometto... ma penso che sarebbe meglio se fosse Jumin a parlare con suo padre, piuttosto che te ››

‹‹ Non hai diritto di parola su questa questione, è tutta colpa tua! ››

‹‹ Andata ›› rispose Jumin ‹‹ e sia ›› e sorrise.

‹‹ Perché sorridi? ›› poi i suoi occhi si ingrandirono. Schiuse le labbra. Realizzò ‹‹ la questione dei soldi era una farsa..?

‹‹ Sì ›› incrociò le braccia al petto ‹‹ sei venuta qui facendo finta di aver trovato il mio gatto ed hai insultato Anju. Il mio scherzetto era più che lecito, non pensi? ››

‹‹ Non l'ho insultata! E la foto del gatto è stata una presa in giro anche nei miei confronti. In ogni caso è veramente scortese far entrare un'altra donna in casa mentre si è fidanzati. Una ragazza come tante, poi! ››

‹‹ Non starò qui a spiegarti il perché la tua affermazione sia completamente sbagliata. Se non hai altre argomentazioni, sei pregata di andartene ››

‹‹ Non me ne andrò via così! Non è giusto! Sono io la vittima qui! ››

‹‹ Allora mi comporterò come se tu non ci fossi ›› la mano di Jumin mi fece sollevare il volto, di nuovo, e pochi istanti dopo le sue labbra furono sulle mie.

Calde, morbide e lievemente titubanti, ma che piano piano prendevano più confidenza mentre le schiudeva dolcemente.

Il suo respiro pizzicava la mia pelle, ed il mio corpo fremeva da quel gesto improvviso. Strinsi le mie mani contro il mio petto. La sua mano libera, invece, cinse la mia vita, avvicinandomi di più a lui.

Sentivo la voce di Sarah in lontananza, ma i miei sensi erano completamente sprofondati nel bacio.

Quando si staccò, mi sentivo ancora completamente intontita.

‹‹ Hai le labbra morbide ›› commentò lui.

Sobbalzai nel sentire la porta sbattere rumorosamente, e questo mi portò a tornare con i piedi per terra.

‹‹ Dio, finalmente se n'è andata. Scusami per il gesto improvviso... l'avrei fatto comunque, ma senza avere questa fretta ››

‹‹ Era solo una scusa per farla andare via...? ›› domandai. Mi faceva male, in realtà, pensare una cosa simile.

Lui si passò una mano tra i capelli, scuotendo la testa ‹‹ No, l'avrei fatto comunque, te l'ho detto. In realtà... volevo farlo già dalla prima volta che ti ho vista qui ››

‹‹ Mi sento quasi in colpa... ››

‹‹ Non pensare ora ad Haruka ed Elizabeth, se è questo ciò che intendi. Ne abbiamo parlato anche prima, Anju... non possiamo vivere in funzione degli altri. A differenza di Elizabeth, per esempio... tu sei speciale, riesci a capirmi meglio di chiunque altro. Posso baciarti, toccarti.. posso confidarmi con te e lasciarmi andare. Insomma... vada per Haruka, ma se anche dovessi ritrovare Elizabeth... lei è solo un gatto... voglio te nella mia vita ››

‹‹ Cosa stai cercando di dire? ››

‹‹ Non so cosa fare, se mai dovessimo ritrovarla ››

‹‹ Jumin ›› mi misi in punta di piedi, poggiando le mani sulle sue guance. Ero ancora frastornata, in realtà, e appena lui poggiò le mani sui miei fianchi per reggermi, una scossa percorse il mio corpo.

Scossi la testa, concentrandomi ‹‹ Elizabeth ha bisogno di stare qui... ti prego di non prendere nemmeno in considerazione l'idea di darla via, se mai dovessimo ritrovarla. È la tua gatta, ha bisogno del suo padrone e tu di lei ››

‹‹ Io ho bisogno di te, non di lei ››

Scossi la testa ‹‹ no, anche di lei ›› inspirai ‹‹ ora pensiamo a trovarla, okay? Se.. se questo è veramente ciò che vuoi... allora a tempo debito ci penseremo. Pensiamo a trovare Elizabeth... ›› non volevo rinunciasse a lei. Sapevo quanto fosse importante per lui. Elizabeth, comunque, era il suo gatto... e meritava di tornare a casa.

 

 

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