La principessa Vichinga

di crudelia_demon
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrivo ***
Capitolo 2: *** La radura ***
Capitolo 3: *** Rivelazione ***
Capitolo 4: *** L'inizio ***



Capitolo 1
*** Arrivo ***


L'ARRIVO

Seguivo le loro tracce ormai da qualche giorno. 

Dopo aver avuto una strana premonizione in sogno mi ero affrettata a rintracciare Ragnar e Erik. Si erano allontanati entrambi improvvisamente, senza darmi spiegazioni e la cosa mi aveva alquanto insospettita, Avevo tenuto sotto controllo i loro spostamenti senza dare troppo nell’occhio.  Negli ultimi mesi mi erano arrivate voci indirette su qualcosa che sarebbe successo nel Nuovo Continente. All'apparenza Carlisle stava raccogliendo testimonianze per qualcosa.di grave successa nella sua "gioiosa" famiglia. 

Ero risentita che non avesse cercato anche me? Ovviamente. 

Ora mentre passavo agilmente da un albero all'altro non potevo capire le ragioni del suo gesto. Erano passati secoli dal nostro ultimo incontro, aveva deciso di lasciare i Volturi e di conoscere il mondo, sapevo che voleva formarsi una famiglia ma il suo animo gentile gli impediva di crearla con la forza. Ero sinceramente felice che fosse riuscito a realizzare il suo desiderio, anche se non aveva sentito il bisogno di includermi.

Non credevo che il nostro rapporto si fosse deteriorato fino a questo punto. 

Appena atterrata sul ramo più alto di uno degli alberi al limitare della radura che avevo visto in sogno mi fermai. C'era stato un tempo in cui il e lui eravamo stati inseparabili. In fin dei conti l'avevo visto nascere. 

 

"Freya! - mi chiamò Astrid mentre correva verso di me. La giovane sorella di mio padre aveva i tipici capelli biondi nel nord, era alta e slanciata e tutti gli uomini del nostro villaggio si innamoravano di lei.  

- Affrettiamoci, è arrivato il momento. Ora dovrai stare vicina alla tua mamma. Mi raccomando. - prendendomi per mano, la zia Astrid mi accompagnò lungo il grande corridoio al primo piano della nostra tenuta. - Hai solo 10 anni, ma in famiglia questa tradizione è importante. Mi prometti di fare del tuo meglio? - non capivo la sua apprensione. 
Te lo prometto zia. - dissi per tranquillizzarla . Trattenni a stento la mia emozione. 

Aspettavamo questo momento da nove mesi e non vedevo l'ora di conoscere il mio nuovo fratellino. Non appena la mamma era rimasta incinta avevo avuto un sogno premonitore, in cui avevo visto un bel bambino biondo. Perciò ero sicurissima che fosse maschio. 
Mio padre, Thor l’Impavido, Re di Svezia e ultimo discendente vivente di Ragnar Lothbrok, marciava ininterrottamente davanti alla grande porta di legno della camera che divideva con mia madre Fresya, al suo fianco, come sempre c’era il mio fratellastro Bjorn.
Era visibilmente agitato, comprensibile visto la sorte della sua prima moglie Tashya. La poveretta era morta di parto dando alla luce il suo primogenito, e il grande Thor si era ritrovato solo con un figlioletto da crescere. Tre anni dopo conobbe mia madre, una guerriera fatta e finita e la chiese in sposa.

- Forza Freya, non ti distrarre. - mi spronò zia Astrid aprendo la porta della camera in cui si trovava mia madre. Lanciai un ultimo sguardo a mio padre prima di entrare.

La scena che mi ritrovai davanti mi avrebbe segnato per tutta la vita. 
Mia madre supina, al centro del letto. Le gambe spalancate, la smorfia di dolore che le distorceva i lineamenti  e una quantità esorbitante di sangue sulle lenzuola. Mirtha, la levatrice, era al lavoro per far nascere il mio fratellino mentre le poche donne della mia famiglia erano in cerchio intorno a mia madre recitando preghiere di invocazione alla Dea Madre per agevolare il parto.

Nelle due linee di sangue della mia famiglia i primogeniti, nel mio caso eravamo io e Bjorn, avevano la capacità di entrare in contatto con la natura, di modificarla e di plasmarla a proprio piacimento. Io avevo da poco iniziato a sviluppare le mie capacità e stavo seguendo l’addestramento delle sacerdotesse della Dea, come aveva fatto anche Bjorn al compimento dei suoi dieci anni.

Mia zia mi distolse nuovamente dalle mie riflessioni, riportando la mia concentrazione su l'importante compito da svolgere. Mi diede uno dei cristalli rituali e stringendolo tra le mani mi inserii tra le donne della mia famiglia intonando la preghiera che mi era stata insegnata.

Chiusi gli occhi per concentrarmi meglio e visualizzai con l’occhio della mente il viso del fanciullo che mi era apparso in sogno. I setosi capelli biondi, gli occhi azzurri come il cielo, e le guanciotte rosee.

Tra le urla della mamma la cantilena delle nostre preghiere si  alzò, fino a sovrastarla. Quando le urla cessarono, la stanza fu riempita dal pianto incessante del neonato.

- Maschio! Un bel maschio. - annuncio la vecchia Mirtha.

- Sia ringraziata la Dea. - sussurrò mia madre, poco prima di svenire.

- Madre! - urlai lasciando la presa sul cristallo che si frantumò a terra, senza rendermi conto che era troppo tardi…”

 

Un rumore di passi mi riscosse da quel ricordo gioioso e doloroso allo stesso tempo. Abbassai lo sguardo sulla radura innevata, un gruppo non molto numeroso si stava avvicinando al centro.

Riconobbi immediatamente la scena che si stava svolgendo come quella del mio sogno. Ma ancora non ne afferravo il senso. Carlisle si trovava al centro del gruppo, con quella che supposi essere la sua compagna. Non conoscevo nessun membro della sua nuovo famiglia. Ma riuscii a riconoscere Tanya e Kate, figlie di una nostra cugina.

All’improvviso l’attenzione del gruppo fu attirata da un movimento alla mia sinistra. Un gruppo molto più consistente di vampiri stava entrando nella radura, tenendosi a debita distanza. Fu allora che riconobbi di chi si trattava. 

Erano arrivati i Volturi con il loro seguito.  

 

 

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Capitolo 2
*** La radura ***


LA RADURA 

Mi appoggiai lentamente al grosso tronco dell’albero su cui mi trovavo.

Non potevo credere ai miei occhi. Ma finalmente la situazione stava iniziando a essermi più chiara. in quel preciso istante un branco di lupi di unì alle fila di vampiri riuniti da Carlisle, prendendo posto tra quelli che dovrebbero essere loro nemici naturali. Evidentemente molte cose erano cambiate con il corso degli anni. In tutti i miei anni sulla terra non avevo mai visto lupi e vampiri schierati dalla stessa parte. 

Prestai attenzione alla scena mantenendo la mia posizione sottovento, non volevo che nessuno si accorgesse della mia presenza prima che lo volessi io stessa. 
A quanto pareva Carlisle e la sua famiglia erano finiti nei guai con il clan italiano per via di una bambina, partorita dalla neonata castana quando era ancora umana. Ora capivo molte cose. Quello che non capivo era perchè non avesse cercato anche me. In fin dei conti sapeva che la mia famiglia era stata nella stessa situazione alla nascita di Odin, e alla conseguente morte di MaryElen. Non eravamo preparati a quella situazione a noi sconosciuta.
Mi accovacciai sul ramo dell'albero, puntando lo sguardo sulla scena davanti ai miei occhi. La bambina, sua madre e colui che supposi essere il suo compagno si avvicinarono ai tre Volturi anziani scortati da un altro giovane vampiro mastodontico. Osservai il loro scambio di battute, ma in poco tempo mi feci distrarre e iniziai a far vagare lo sguardo tra le fila di Volturi, finché i miei occhi non si posarono su chi, totalmente inconsciamente, stavo cercando. 

Felix era in piedi al fianco di Caius, in tutti i suoi due metri di altezza manteneva il portamento del fiero guerriero vichingo che era stato un tempo. Dalla mia angolazione non riuscivo a guardarlo negli occhi, ma anche senza vederli sapevo che avrei visto due pozze senza sentimenti.
Erano passati tanti anni dall’ultima volta che lo avevo visto, quando ero stata inaspettatamente convocata alla corte italiana, e non avrei mai dimenticato la sua espressione vuota. Non morivo dalla voglia di rivederlo onestamente. Nonostante il tempo quella ferita era ancora fresca, e non accennava a rimarginarsi.
Per abitudine fiutai l’aria della radura, la direzione del vento era cambiata e un odore che non sentivo da molti secoli arrivò alle mie narici. Di colpo spalancai gli occhi. Ciò che stavo sentendo non aveva alcun senso.

Solo in quel momento mi concentrai meglio sui soggetti da cui era composto il piccolo gruppo messo insieme da Carlisle. 
Oltre ai nostri parenti potevo vedere chiaramente visi conosciuti come, Senna e Zafrina, con cui avevo vissuto per un brevissimo periodo in amazzonia.
Riconobbi Garrett, con il suo strano ghigno che mi aveva sempre dato sui nervi. Stava tranquillamente al fianco di Kate come se fosse il suo compagno, roteai gli occhi al cielo. Con gli anni non era cambiato, però mi importava così poco da non dedicargli più di un secondo. Avevo avuto dei trascorsi turbolenti con lui durante la guerra civile, ma la cosa al momento mi lasciava indifferente. Anzi mi annoiava.
Più importanza avevano Amun e il suo clan egizio, con cui avevo passato degli anni importanti durante il XVIII secolo, quando decisi di svolgere degli scavi nella Valle dei Re. 
Continuai il mio esame confusa da quell’odore finchè i miei occhi non si posarono sui visi di Vladimir e Stefan. Rivedere quei mostri mi lasciò interdetta. Una rabbia sorda iniziò a ribollirmi nelle vene. Non riuscivo a capire come Carlisle aveva convocato loro e non me. sangue del suo sangue.
Non potevo permettermi di abbassare la guardia ed essere scoperta, ma era difficile non dare sfogo a tutto il rancore covato per così tanti secoli. Riportai l’attenzione su ciò che stava succedendo giusto in tempo per assistere all’esecuzione di Irina. La rabbia delle sue sorelle fu trattenuta a stento dal resto del gruppo. 
Non sapevo che cosa avesse fatto irina di preciso, delle tre era quella che mi piaceva meno, ma recitai comunque una preghiera per lei in modo che la Dea potesse guidarla alla pace.

Mentre Aro chiariva al resto dei Volturi di quanto si fossero sbagliati su quella bambina arrivarono una coppia di vampiri a me sconosciuti. La femmina era minuta e si muoveva come se fosse una fata e il vampiro al suo fianco era rigido e dal portamento fiero.
Si avvicinarono ad Aro e il vampiro anziano prese la mano della vampira nella sua. Da quello che riuscii a captare la piccola vampira aveva il dono di avere visioni sul futuro e stava mostrando ad Aro ciò che aveva visto del suo futuro.
Mi inserii nella mente della vampira per vedere cosa gli stesse mostrando. Quando la visione arrivò al termine non riuscii a trattenere un sorrisetto divertito. Dalla sua espressione Aro sembrava terrorizzato da ciò che aveva appena visto.
Continuava a guardare il gruppo formato da Carlisle come se ne fosse realmente spaventato. Non sentii cosa si dissero ma dal lato della radura entrarono in scena altri vampiri. 

I primi due mi erano sconosciuti, erano un ragazzo e una ragazza, dalla pelle color alabastro, con occhi e capelli scuri. Da come erano vestiti avevo la netta sensazione che fossero nativi americani.
Alle loro spalle comparvero Ragnar e Erik, la loro altezza e il loro capelli biondi non potevano dar adito ad equivoci sulle loro origini. Al centro dei due c’era Odin, con i suoi capelli castani acconciati con la tradizionale treccia vichinga. Nel vederlo il mio animo si addolcì. Nella sua espressione aveva sempre qualcosa che lo faceva assomigliare terribilmente a sua nonno.
Non appena il gruppetto si fermò notai immediatamente lo stupore sul viso di Aro alla vista di Ragnar e Erik. A quanto pareva il più potente degli anziani non sapeva dell’esistenza di altri vampiri partoriti da umane.

Le espressioni del terzetto di vichinghi cambiò nel momento in cui passarono a rassegna le file dei Volturi e i loro sguardi si fermarono su Felix. Lo avevano indubbiamente riconosciuto, anche se lui come sempre non dava segno di sapere chi fossero.
La discussione procedette e sia genitori della piccola vampira che i Volturi anziani si vollero informare con i nuovi arrivati sulla natura di questi mezzi vampiri immortali.

Fui un tantino delusa che la questione si risolse senza spargimenti di sangue, ma almeno Carlisle era ancora vivo.
Velocemente come erano arrivati i Volturi se ne andarono da dove erano venuti e vidi chiaramente il gruppo di vampiri e lupi rilassarsi. Vidi il gruppo di Carlisle rimanere qualche tempo nella radura per scambiare due chiacchiere con i nuovi arrivati. Dopo qualche minuto si apprestarono a fare ritorno a loro volta a casa.
In quel momento il vento cambiò nuovamente direzione e Carlisle si fermò per poi girarsi allo stesso tempo con Ragnar e Erik. Tutti e tre fiutarono l’aria della radura.

Avevano sentito il mio odore portato dal vento.

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Capitolo 3
*** Rivelazione ***


RIVELAZIONE
 

Mi volatilizzai non appena iniziarono a cercarmi con lo sguardo. 

Sapevo perfettamente che avevano percepito la mia presenza, quindi era inutile continuare a nascondersi tra i rami degli alberi. 

Prima che potessi scendere vidi Ragnar avvicinarsi a Carlisle per dirgli qualcosa. Sicuramente si stavano consultando sul fatto di avermi sentito entrambi. Annuirono contemporaneamente e spronarono il resto del gruppo ad affrettarsi. 

Li lasciai andare tranquillamente. Non avevo nessun interesse ad entrare in scena in quel momento. Potevo tranquillamente aspettare.

Mi alzai dal mio ramo e li osservai andarsene tutti insieme. Odin rimase indietro rispetto al resto del gruppo. Immaginai che avesse già individuato perfettamente la mia posizione, infatti non mi stupii quando incrociò il mio sguardo e mi fece un cenno di saluto facendo un sorrisetto.

 

Sorrisi a mia volta per l’orgoglio e gli feci un cenno di saluto prima di andarmene dalla parte opposta in cui si dirigeva il loro gruppo.

Mi spostai nuovamente saltando da un albero all’altro, fino a raggiungere la cima della montagna più vicina. 

Trovai una piccola rientranza scavata nella roccia in cui mi sistemai. L’atmosfera isolata della montagna era ideale per l’incantesimo che avevo intenzione di fare. 

Mi sedetti a gambe incrociate e dalla borsa che portavo a tracolla tirai fuori candele e cristalli che disposi abilmente intorno a me, per formare un cerchio da cui trarre energia dalla terra.

Accesi le candele con la forza del pensiero e una volta giunte le mani davanti a me chiusi gli occhi e concentrai tutte le mie energie proiettando il mio IO fuori dal mio corpo. 

Attraversai la radura in cui si era svolta la scena poco prima, sulle scie lasciate da Ragnar ed Erik arrivai fino ad una grande casa moderna. Si sviluppava su vari piani e aveva una quantità spropositata di finestre. 

Ciò che cercavo era al piano di sopra, in un grande soggiorno in cui erano tranquillamente accomodati tutti i vampiri che avevo visto precedentemente nella radura.

Approfittai di uno scoiattolo che stava passando per caso sul terrazzo su cui era aperta una delle finestre del soggiorno e tramite i suoi occhi e le sue orecchie assistetti alla scena.

Grazie alla poi osservare meglio i volti dei vampiri riuniti, e proprio come poco prima tutto mi rimase piuttosto indifferente. Notai però la mancanza di Carlisle e della sua compagna. 

 

Mentre formulavo quel pensiero sentii dei passi provenire in lontananza e da un angolino nascosto comparve Carlisle, che con mio grandissimo sconcerto non era seguito dalla sua compagna come immaginavo, ma bensì da Felix.

Il grande vampiro entrò suscitando esclamazioni generali di stupore. Evidentemente non ero l’unica a non aspettarsi il suo arrivo. Gli mi andarono automaticamente a Ragnar e Erik. 

L’unica volta in cui lo avevano visto era stato secoli prima, alla nostra convocazione da parte di Aro. All’epoca avevo tentato di tener nascosta la vera identità di Felix, ma avevano notato che qualcosa non quadrava perciò non mi diedero scelta se non confessare.

Non presero per niente bene la notizia. Fu molto peggio di quando li ritrovai nelle segrete del castello in cui eravamo stati imprigionati per anni.

Dalle loro espressioni potevo capire che ciò che provavano non era per niente cambiato. E anche Carlisle lo sapeva.

Si avvicinò al centro della stanza così da essere visto e sentito bene da tutti i presenti. 

- Oggi siamo stati fortunati, ora le nostre famiglie sono al sicuro, e per questo devo 

ringraziare ognuno di voi. - così dicendo giunse le mani e fece un profondo inchino. Quando si tirò su proseguì con il suo discorso. - Il nostro ospite è Felix, e come molti di voi sanno era faceva parte della guardia dei Volturi. - fece una pausa per dare il tempo a tutti di assimilare la cosa. - Questa sera ci ha chiesto asilo, e noi lo abbiamo concesso. Sente il bisogno di cambiare vita e noi abbiamo deciso di aiutarlo. 
Ma lui è uno di loro. - disse il ragazzo alto al fianco della vampira neonata e della bambina dai lunghi capelli castani. 

- Lo era. Ma lo conoscevo prima che ne facesse parte, e se mi dice che vuole diventare come noi io gli credo.

 

Il mio sguardo non riusciva a distogliersi da Felix, che ancora non aveva detto una parola. Inaspettatamente si fece avanti per dire la sua. 

- Capisco che non vi fidiate. Ma non voglio guai posso assicurarvelo. 

- Edward tutti noi abbiamo avuto dei periodi sanguinosi, non credo che abbiamo diritto di giudicarlo solo perchè faceva parte dei Volturi. - Carlisle cercava come sempre di appianare le divergenze. Tipico di lui.

 

- Tenerlo qui potrebbe essere pericoloso, lo sai. - Ragnar prese la parola avvicinandosi a Carlisle. Odin rimase al fianco di Erik, suo padre, solo in quel momento notai che con loro c’era anche Lilya. Evidentemente prima Ragnar l’aveva fatta rimanere indietro nel caso le cose si fossero messe male.

 

- È già pericoloso tenere in casa quei due mostri. - aggiunse accennando a Vladimir e Stefan. - Sai perfettamente che lei è qui per loro. 

- A chi hai dato dei mostri piccolo insulso vichingo? Noi eravamo la stirpe più potente 

al mondo prima che quei sudici italiani bruciassero i nostri castelli.  - Vladimir si alzò dal divano su cui era comodamente seduto e si avvicinò a Ragnar con l’intenzione di sfidarlo. Ragnar saggiamente lo ignorò e riporto la sua attenzione a Carlisle.

- Lo so. Ma lui ha chiesto il nostro aiuto e io non ho intenzione di negarglielo. - precisò.

- Fa come vuoi. Ma lei è qui e non prenderà bene questa cosa. - aggiunse Ragnar tornando al fianco di suo fratello. Erano perfettamente identici, ma io ormai li sapevo distinguere piuttosto bene.

- Si può sapere di chi state parlando? - chiese il ragazzone mastodontico che avevo notato nella radura.

- Stanno parlando della leggenda della principessa vichinga. - si intromise Amun.

- La principessa vichinga? - chiese il giovane ragazzo al suo fianco. Aveva la tipica carnagione color caramello degli egiziani, perciò dedussi che facesse parte del nuovo clan di Amun.

- Secoli fa circolava una leggenda tra i vampiri. Di una fiera principessa vichinga in cerca di vendetta. Era bellissima e potente Era stata trasformata in vampira molto giovane subito dopo il parto dei suoi primi figli. Venne separata dal suo amato e torturata per anni e anni. - Amun si interruppe alzandosi e iniziando a camminare per la stanza. 

- Quando finalmente riuscì a liberarsi, dopo cinquant'anni di torture, tutto ciò che aveva in mente era vendicarsi dei suoi aguzzini. E dell’amato che l’aveva abbandonata. - Carlisle terminò il racconto.

 

Effettivamente nel corso dei secoli mi era capitato di imbattermi spesso in questo racconto. Veniva raccontata come ai vampiri neonati, per riuscire a tenere sotto controllo la loro fame di sangue. 

- Ma è solo una leggenda giusto? - chiese la compagna di Carlisle alzandosi dal divano su cui di era accomodata, e avvicinandosi a lui.

 

Carlisle la guardò negli occhi e allontanandosi si avvicinò alla finestra situata della parte opposta a quella in cui mi trovavo. Si girò mestamente verso i vampiri riuniti in casa sua e prese un profondo respiro prima di parlare.

- Non è una leggenda. - fece una pausa. - È mia sorella.

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Capitolo 4
*** L'inizio ***


CAPITOLO 4


Dalla mia posizione alla finestra osservai la reazione dei presenti a quella rivelazione. Non mi stupiva affatto che non avesse mai parlato alla sua famiglia di me. In fin dei conti era trascorso più di un secolo dall’ultima volta che ci eravamo visti.

 

- Non ci hai mai parlato di una sorella Carlisle. - la sua compagna era quella con l’espressione più scioccata sul volto. 

- Si, lo ammetto, vi ho tenuto questo segreto. - ammise lui mestamente. - Ma Freya è fin troppo imprevedibile. Il dolore che ha patito durante la prigionia l’ha cambiata rispetto alla sorella che mi cantava le storie da bambino.

- Perciò siamo di nuovo in pericolo? - chiese Amun esasperato. Era chiaro dalla sua espressione che non aveva fatto i salti di gioia andando in aiuto del suo amico di vecchia data.

- Voi no. Ma quei due animali che si fingono aristocratici si. E onestamente non mi dispiacerebbe troppo se lei li prendesse e li riducesse in piccoli pezzi. Non saremo noi a fermarla. - vidi Erik incrociare le braccia con aria risoluta davanti all’ampio petto.

- Come osi! - Stefan si alzò di scatto e si lanciò contro Erik, ma la zuffa venne sedata immediatamente da Carlisle. Odin era rimasto in disparte, sapevo perfettamente quanto preferisse non immischiarsi in questioni che non lo riguardavano direttamente. Notai che come sempre era talmente perspicace da aver individuato il mio nascondiglio e in quel momento mi aveva lanciato uno sguardo eloquente.

- Qualcuno si degna di spiegare questa storia per filo e per segno, per piacere. Non ci stiamo capendo un accidente. - la vampira bionda al fianco del ragazzone moro si intromise nel discorso con aria palesemente infastidita. Accidenti che insolente.

- Quando ero bambino, all’età di otto anni circa, il mio villaggio è stato attaccato dai vampiri. - Carlisle iniziò a raccontare la nostra storia con tono pacato. - Nella mia famiglia eravamo rimasti in tre: io, mio padre e mia sorella maggiore. Nostro fratello Bjorn era morto in estate quando la flotta di nostro padre si spostava in Francia e Inghilterra per la conquista.

Solitamente anche Freya prendeva parte a quelle escursioni, ma l’inverno prima si era sposata con uno dei guerrieri di nostro padre, ed era rimasta incinta.  

Interruppe il suo racconto e guardò intensamente Ragnar e Erik. 

- Perciò l’estate in cui nostro fratello morì lei era a casa a dare alla luce due splendidi gemelli. Passò un anno ad accudirli e amarli, l’estate successiva passò rapidamente e l’arrivo dell’inverno segnò il nostro villaggio con l’arrivo di creature che non avevamo mai visto, che lo rasero al suolo completamente. 
Sentirlo raccontare la storia di quella notte terribile mi fece ritornare con la mente indietro nel tempo di secoli e secoli…

 

“Seduta davanti al camino ancora spento della mia camera, nella casa di mio padre, riuscii a percepire il cambiamento della temperatura. L’inverno era ormai arrivato. Presi con una mano la pelliccia di orso da terra, e me la misi in grembo in modo da coprire anche il bambino tra le mie braccia. 

Dopo il matrimonio mio padre ci aveva permesso di rimanere nella sua casa. Capivo perfettamente il suo stato d'animo. Era combattuto tra la felicità per le mie nozze e la paura di lasciarmi andare. In seguito alla morte di mia madre era diventato molto protettivo nei miei confronti, e faceva difficoltà a separarsi da me. 

- Elga! - sussurai chiamai la vecchia serva che era al servizio della mia famiglia da che ne avevo memoria. Si era sempre presa cura di me, sia prima che dopo la morte della mia mamma. - Ti prego, accendi il fuoco altrimenti i bambini moriranno di freddo.

- Subito signora. - la vecchia Elga era sempre pronta a dare il suo aiuto per qualsiasi cosa, con il tempo avevo iniziato a vederla più come parte della famiglia, che come serva.

Con le gambe mi diedi la spinta per dondolare la sedia avanti e indietro. Nel mezzo della notte ero stata svegliata dal pianto del piccolo Ragnar, mentre suo fratello continuava a dormire beatamente nella sua culla. 
Qualcosa aveva turbato il sonno del mio piccolino, che non riusciva ad addormentarsi di nuovo. Anche io come lui avevo avuto un sonno travagliato. Avevo sognato il villaggio che andava a fuoco, e la paura che fosse una della mie premonizioni mi angosciava.

Quella sera il loro papà sarebbe tornato e rivederlo sano e salvo mi avrebbe fatto sicuramente tirare un sospiro di sollievo. Era stato via insieme a mio padre per tutta l’estate e ora non vedevo l’ora di abbracciarlo e stringerlo forte.

Improvvisamente sentii bussare piano alla porta. Mi girai in tempo per vederla aprirsi lentamente. Dall’uscio socchiuso comparve una testolina bionda, candida come la neve.

- Sta male? - bisbigliò Carlisle per non disturbare troppo. Evidentemente Ragnar non aveva svegliato solo me. 

- No. Credo che abbia solo avuto un brutto incubo. - gli sussurrai di rimando per tranquillizzarlo, e in un certo senso per tranquillizare anche me stessa. 

Carlisle era un bambino così buono e sensibile. Dopo la sua nascita eravamo rimasti orfani di madre e dal momento che nostro padre aveva deciso che non si sarebbe più risposato, gli avevo fatto io da madre, insieme ad Elga.

- Entra. Ti va di farmi compagnia mentre dormono? - finalmente Ragnar si era addormentato di nuovo, ma ero restia a posarlo nuovamente nella sua culla. Amavo sentire i loro corpicini caldi contro il mio petto.

 

Carlisle entrò e si sedette a terra, di fianco alla mia sedia a dondolo. Allungò il collo per controllare Erik dentro la sua culla. Quando tirò su la testa per incontrare il mio sguardo vidi che stava sorridendo felice. Voleva molto bene ai miei bambini e la cosa mi rendeva piena di gioia. Alla loro nascita avevo avuto il timore che lui si sarebbe allontanato per gelosia, invece era felice di aiutarmi e quando poteva se ne prendeva cura personalmente.

- Sorella, dovresti riposare un po’. Posso tenere io Ragnar mentre dormi. 

Sorrisi alla sua premura da zio affettuoso. Mi alzai e gli passai delicatamente il bambino. Ragnar non diede segno di aver sentito il cambiamento di braccia e continuò a dormire. Mi distesi sul grande letto mentre Carlisle si sedette sulla sedia a dondolo dove ero io poco prima.Ero talmente stanca che nel giro di pochi secondi mi addormentai.

Fui svegliata da un rumore proveniente dall’esterno. Quando mi tirai su mi accorsi che Carlisle era disteso insieme a me sul letto, e che Ragnar dormiva sereno nella culla, vicino a suo fratello Erik. Dovevo aver dormito per qualche ora. La notte stave lentamente cedendo il passo al giorno e una debore aurora si inizava ad intravedere alle finestre.

Una serie spaventosa di urla provennero da fuori, talmente forti che anche Carlisle si svegliò di soprassalto tirandosi su allarmato. Ci guardammo confusi non riuscendo a capire il perchè di tutto quel trambusto. Eravamo stati attaccati da qualche usurpatore della corona di mio padre?
Mi alzai e mi diressi alla finestra che dava sulla piazza, l’aprii e mi affacciai. Ciò che vidi mi raggelò il sangue. Il villaggio era in fiamme esattamente come nel sogno che avevo fatto quella notte. 
Corsi dai bambini e li presi entrambi in braccio stringendoli al petto. Carlisle si avvicinò preoccupato.

- Mia signora dobbiamo scappare! - Elga irruppe in camera come un uragano visibilmente allarmata.

- Cosa sta succedendo Elga? - non sapere cosa fosse successo mi stava facendo impazzire.

- Dobbiamo andarcene attraverso il bosco il prima possibile. Sono delle creature spaventose mia signora, con lunghe zanne. Stanno facendo una strage. Dobbiamo andare! - prese in braccio Erik cercando di agevolarmi, mentre passavo Ragnar al mio fratellino. 

Mi avvicinai alla toletta in cui di solito mi acconciavo i capelli e frugai tra i cassetti intagliati. Non avrei mai lasciato il medaglione che il mio amato mi aveva regalato al nostro primo incontro. 

- Mi signora presto! Non abbiamo molto tempo. - Elga mi spronò facendo cenno a Carlisle di seguirla. Presi al volo la mia spada prima di uscire dalla mia camera. Uscimmo rapidamente da una porta sul retro così da non dare nell’occhio. Giungemmo incolumi a metà strada tra il villaggio e la foresta, e di colpo mi fermai. 
Non potevo permettere che mio padre perdesse tutto, in sua assenza mi aveva lasciata al comando. Dovevo cercare di difendere il villaggio.

- Elga, porta Carlisle e i bambini al sicuro. Conto su di te. - le dissi dando un bacio in fronte ai miei piccoli tesori che dormivano ancora.

- No signora! Che avete intenzione di fare? Non potete fare niente ormai. Dobbiamo scappare! 

- Tornerò indietro, andrò al molo. Le navi di mio padre potrebbero essere rientrate, è mio dovere avvisarli del pericolo e cercare di salvare il salvabile. Era mia responsabilità proteggere il villaggio, non posso lasciare tutto così.

Sorella non lo fare. Ti prego vieni con noi. - Il piccolo Carlisle, aveva solo otto anni e si aggrappò al mio braccio. Potevo leggere nel suo sguardo la paura di perdermi. Gli occhi gli si riempirono di lacrime, che trattenne fermamente. Cercava sempre di essere forte nonostante la tenera età. 
Inevitabilmente anche i miei divennero lucidi.

- Devi proteggere Ragnar e Erik con tutte le tue forze, mi hai capita bene? Mi raccomando devi prenderti cura di loro. Capito? Ti prometto che questa non sarà l’ultima volta che ci vedremo. - gli presi la testa e avvicinai la mia fronte alla sua per suggellare la promessa. Poi proprio come avevo fatto con i miei bambini, gli diedi un grosso bacio sulla fronte. In fin dei conti avevo cresciuto il mio fratellino, era un pò come se fosse il mio bambino anche lui. 

Ora andate! - li spronai ad andarsene. 

Li guardai girarsi e scappare attraverso la foresta. Con nel cuore l'ultimo sguardo dato a ciò che di più caro avevo al mondo mi voltai per rientrare al villaggio che lentamente ma inesorabilmente andava a fuoco…” 

 

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