Come te || Scorily.

di lapacechenonho
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.

 

"L'amore è il tasto di un interruttore
Una risposta che non ha parole"

Scorpius Malfoy osservava il paesaggio dal finestrino pensando al suo funerale. Sì, proprio al funerale, perché ultimamente si era scoperto a fissare un po' troppo l'innocentissima sorellina del suo migliore amico e si sa che la sorella del migliore amico è sempre off limits. "ultimamente" era un lasso di tempo che andava dall'inizio del suo settimo anno. Doveva ammettere che Lily Luna Potter stava crescendo proprio bene, le curve al punto giusto, non era volgare, anzi era leggermente goffa ed era forse proprio questo che la rendeva adorabile. E di certo Scorpius non era stato l'unico ad accorgersene, molti ragazzi, infatti, avevano iniziato a farle la corte, ma a parte qualche flirt, Lily non aveva dato loro molta speranza. E c'era un altro piccolo problema che rendevano Scorpius inquieto: lui aveva la ragazza. L'aveva conosciuta alla Coppa del Mondo di Quidditch quell'estate, era italiana ed era più grande di lui. Si chiamava Giada, aveva occhi e capelli castani e Merlino se non era bella! Aveva quel fascino mediterraneo a cui Scorpius non riusciva a resistere. Si sentiva un completo idiota. Si passò una mano sul volto stancamente sospirando, mentre l'espresso che li avrebbe condotti ad Hogwarts continuava il suo percorso.

«Tutto bene?» chiese Albus premuroso. «Ti vedo male, amico» aggiunse con un ghigno. «Che c'è la bella italiana ti sta sfiancando?». Scorpius rise di gusto. «No, tutto bene. È solo che mi fa strano tornare a scuola» 
«Beh ma fino a tre mesi fa eravamo lì» osservò l'amico. «Ma adesso siamo i tutor, siamo dall'altro lato, non dobbiamo più scendere nei sotterranei per andare in Sala Comune, o rispettare il coprifuoco o uscire solo quando ci sono le uscite ad Hogsmeade. Abbiamo delle stanze che sono interamente nostre, ti rendi conto?». Albus parve pensarci un attimo. «Peccato tu abbia la ragazza, saremmo potuti andare tutte le sere ad Hogsmeade e rimorchiare». Risero insieme, quando improvvisamente la porta del loro scompartimento si aprì. Una testa rossa con dei lunghi capelli, occhi castani e svariate lentiggini, fece il suo ingresso. «Lily non dovresti essere qui!» esclamò Albus. «Stai calma signorina, non mi ha visto nessuno» rispose sventolando il mantello dell'invisibilità del padre davanti agli occhi del fratello. Entrambi avevano giurato alla Preside di non dire a nessuno che sarebbero tornati ad Hogwarts ma nasconderlo alla propria sorella, con cui condivideva la casa, era stato impossibile per il figlio del Salvatore del Mondo Magico. Scorpius aveva impercettibilmente smesso di respirare. Ma che cosa gli stava succedendo? Lui aveva una ragazza, anche se era a chilometri di distanza, lui doveva pensare a lei, alle sue curve perfette, al suo accento italiano così buffo che lo faceva ridere di gusto. Stavano bene insieme, anche se la grande distanza era un problema oggettivo.

Perso nei suoi pensieri non si era accorto che i due Potter gli stavano rivolgendo la parola. «Scusate ero sovrappensiero».
«Ah, l'amore. Da quando sta con Ghiada non fa altro che pensare a lei!» disse Albus rivolto alla sorella. Vide per un attimo Lily indugiare, era stata solo una frazione di secondo e si convinse fosse frutto della sua immaginazione. «Si chiama Giada» lo corresse. «Non sapevo fossi fidanzato» disse accomodandosi. «Non sapevo fossi interessata alla mia vita sentimentale» rispose lui ripristinando l'ordine naturale delle cose: loro due che si punzecchiavano a vicenda fino all'esasperazione. «No, infatti. Quindi il giovane Scorpius Hyperion SonoUnFigoTutteVoglionoVenireALettoConMe Malfoy si sta accasando?» chiese inviperita. «Accasando mi sembra una parola grossa» precisò. «Mi volevi dire qualcosa, sorellina?» chiese il maggiore per evitare che i due iniziassero a battibeccare. «Sì, ehm... Ecco» iniziò. Era improvvisamente timida, Scorpius poteva giurare di non averla mai vista così impacciata, manco quando le era arrivata la strillettera di sua madre durante il quarto anno di lei, perché aveva davvero esagerato con le punizioni in quel periodo. Ne era uscita a testa alta dimostrandosi una degna erede di James Potter e Fred Weasley Senior. «Dunque» disse prendendo una boccata d'aria. «senza che tu ti innervosisca, o svenga, o faccia qualsiasi altra cosa illecita, volevo dirti che mi sto vedendo con qualcuno». 

Crack
Era il suono del suo cuore. Scorpius lo aveva sentito chiaramente. Ma perché? Era tutto così strano, non capiva, si sentiva confuso. Aveva bisogno di bere, di prendere una boccata d'aria o di scopare. Una delle tre. O tutte e tre insieme, non sapeva.

Albus impallidì seduto accanto alla sorella che le poggiò una mano sul ginocchio per rincuorarlo. «Chi è?» chiese con un filo di voce. «Lorcan Scamandro». L'ex Serpeverde tirò un sospiro di sollievo. «Almeno non è Serpeverde» commentò ricevendo lo sguardo truce di Scorpius. «Oh andiamo, ma ti immagini mia sorella con, che so, Zabini?» chiese retorico Albus guardando Scorpius che guardava Lily che si guardava le unghie che sembravano essere la cosa più interessante dello scompartimento. «Sei stata con Zabini?» chiese Scorpius tra il divertito e l’infastidito. Improvvisamente Lily avvampò. «Fa caldo qui dentro, non trovate?» disse dirigendosi verso la porta dello scompartimento. «Dove credi di andare, signorina?» disse Albus cercando di recuperare un minimo di lucidità. Scorpius nel frattempo rideva sotto i baffi. Dovendo essere onesto con sé stesso, aveva avuto qualche dubbio l'anno precedente parlando con Zabs, come adorava chiamarlo lui in onore di una sua vecchia fiamma. Aveva fatto qualche allusione a tigre, letto, notte, rossa, Grifondoro, erano queste le parole chiave che avrebbero potuto far pensare ad una qualsiasi delle Weasley rimaste ma Scorpius aveva pensato sempre a Lily. E la conferma era arrivata. Percepì un certo fastidio alla bocca dello stomaco e pensò che forse quel po' di succo di zucca che aveva bevuto a colazione gli aveva fatto acidità. «Io e Malfoy!» esclamò la piccola Potter trionfante. L'unico rampollo di Draco si girò verso la coppia di fratelli, sentendosi chiamato. «Stavamo parlando delle coppie più improbabili» spiegò Albus. «E perché io e te dovremmo essere così improbabili?» chiese piccato incrociando le braccia. «Ma come perchè Malfoy? Quando non sei ad Hogwarts sei a casa mia, sei come un fratello. Antipatico ma pur sempre fratello» rispose con una naturalezza disarmante Lily. Al cuore di Scorpius non di aggiunse un solo crack ma una decina in più. 
Nome del paziente: Scorpius Hyperion Malfoy. 
Causa del decesso: Cuore spezzato. 
E nel suo limbo emotivo si trovò a chiedersi perché non esistesse una pozione in grado di anestetizzare i sentimenti. 

Mentre si dirigeva al tavolo Grifondoro per la cena, Lily si chiese se non fosse diventata improvvisamente stupida o cosa. Davvero aveva detto a Malfoy che era come un fratello? Forse era vittima di un Confundus. Doveva anche ammettere che sapere che il deficiente, come lo chiamava lei, avesse una relazione più o meno stabile l'aveva mandata totalmente nel pallone per una frazione di secondo. Era sempre stato il donnaiolo della scuola, aveva tutta Hogwarts ai suoi piedi, la popolazione femminile, e in parte anche quella maschile, lo venerava, era un dio. Nessuno lo metteva in discussione, se lui diceva ad un compagno A, il compagno in questione faceva A. Nessuno tranne Lily, ovviamente, lei non sarebbe mai fatta mettere i piedi in testa da lui. Lo aveva giurato a sé stessa quando lo aveva visto per la prima volta a casa sua l'estate dopo il primo anno di Albus. Però doveva ammettere che era proprio carino e poi quella camicia bianca gli stava così bene che Lily al pensiero si trovò a mordersi un labbro. Ma lei aveva Lorcan e si trovava così maledettamente bene con lui che poteva passare ore solo a chiacchierare. Era dolce e premuroso, la loro relazione era nata quasi in modo spontaneo e Lily era felice quando era con lui. Il fatto che l'avesse detto a suo fratello era già un bel passo avanti ma un pensiero fece capolino nella sua testa. Lorcan era perfetto ma non era lui. Scosse la testa pensando di essere ancora sotto l'effetto di un Confundus, qualcuno le cinse i fianchi e non ci mise molto a riconoscere Lorcan con cui si scambiò un lungo bacio prima di recarsi ognuno al proprio tavolo.

Conclusa la Cerimonia dello Smistamento la preside prese la parola: «Buonasera a tutti ragazzi, bentornati ai vecchi e benvenuti ai nuovi. Quest'anno ci sono alcuni cambiamenti: ogni materia avrà un tutor che vi verrà presentato durante le varie lezioni delle varie materie. Si occuperanno dei ragazzi che hanno delle insufficienze e devono recuperare. Abbiamo una nuova insegnante di Difesa Contro le Arti Oscure lei è Giada Rossi, è italiana» Lily alzò la testa di scatto a quelle parole. Poteva essere che quella ragazza fosse proprio lei? Si girò verso il tavolo dei professori e vide Scorpius sorridere contento. Doveva essere una cosa molto seria per trascinarsela fino ad Hogwarts. Sospirò tornando alla sua ala di pollo. Ormai a scuola erano rimasto solo Hugo della sua famiglia, se fosse un bene o un male dipendeva solo dai punti di vista. Sicuramente sarebbe stata molto più libera, ma il pensiero di non avere più Rose, Lucy o Roxanne la buttava un po' giù. «Tutto bene?» le chiese Kate, la sua compagna di stanza. Annuì poco convinta tornando a mangiare.

Con Lorcan si erano dati appuntamento dopo cena fuori dalla Sala Grande. L'avrebbe accompagnata fino alla Sala Comune dei Grifondoro e poi sarebbe ritornato in quella Corvonero. A dispetto di quanto si potesse pensare, non era stralunato come la madre, era piuttosto sveglio. Si erano scritti per tutta l'estate, e quelle volte in cui le due famiglie si erano incontrate erano state una benedizione per loro. Non si stupì quando lui la condusse in un'aula vuota facendola sedere sulla cattedra cingendole i fianchi. Le mani di lei invece erano sulle guance di lui. Lily lo sapeva che non c'era un secondo fine, Lorcan era così premuroso che non avrebbe mai fatto niente che lei non avesse chiesto. 
«Mio fratello lo sa, non c'è bisogno di nascondersi» disse tra un bacio e l'altro. «Ma vuoi mettere l'eccitazione di baciarsi nascosti in un'aula con quella di potersi baciare in mezzo alla gente?». Lily si trovò d'accordo con lui, aveva un che di eccitante nascondersi e rischiare di essere scoperti. Forse per questo Lily decise di movimentare la situazione e iniziare a dare baci più famelici. Fece scendere le mani sul petto di Lorcan iniziando a percorrerlo su e giù. Nel frattempo lui aveva portato le mani sull'orlo della gonna iniziando, lentamente a sollevarlo e muovendo cautaente le mani verso le cosce. Lily sentiva il respiro farsi più veloce, il cuore batteva all'impazzata, non sapeva perché lo stava facendo ma ne aveva bisogno. Il suo ragazzo lasciò la sua bocca per iniziare a baciare il suo collo scendendo sempre più giù mentre Lily si sentiva sempre più su di giri. E fu in quel momento che la porta si aprì. Non era la porta dell'aula, era la porta dello studio del professore, o meglio della professoressa.

L'italianissima Giada uscì dal suo studio seguita dal deficiente. I due ragazzi si staccarono, Lily, imbarazzata, cercò di chiudersi l'unico bottone della camicia che Lorcan era riuscito ad aprire. «Ragazzi ma che state facendo? Dovreste essere nei vostri dormitori» disse la donna indagatoria e leggermente scioccata. «Non è come credete» si affrettò a dire Lorcan. «Certo, la mano sotto la gonna della Potter era una nuova tecnica di massaggio immagino, e la testa in mezzo alle sue tette cos'era un nuovo metodo di rilassamento?» ringhiò Scorpius. Era...infastidito? Probabilmente sì ma solo perché era la piccola Potter, in fondo erano come fratelli. «Sarò costretta a parlarne con la preside e mandare una lettera ai vostri genitori» disse la donna. «CHE COSA?» esclamarono in coro i due studenti. «Signorina Potter e signor...?» 
«Scamandro» rispose Scorpius più veloce. «Scamandro. Non credo che fornicare nell'aula di Difesa Contro le Arti Oscure mentre dovreste essere nei dormitori sia nel regolamento della scuola, no?». I due scossero la testa. «Perfetto allora dovrò informare la preside». 
Vennero scortati fino alla Sala Comune dai due, la professoressa Rossi scortò Lorcan, Scorpius scortò Lily. «Davvero piccola Potter?». 
«Davvero cosa?» chiese la rossa. «Davvero volevi farlo con Scamandro?». 
«L'idea era quella» rispose lei acida. «Senti io non voglio farti la paternale» iniziò il più grande «ma non credo sia il caso di fare certe cose alla tua età». Lily si acciglio sentendo la rabbia salire. Si fermò e incrociò le braccia sotto al seno. «Sul serio?» chiese. «Tu veramente mi stai dicendo che non posso farmi il mio ragazzo quando tu ti sei scopato mezza scuola in tutti gli angoli interni ed esterni?». Vide un'espressione delusa formarsi sul volto del ragazzo. «Sono solo preoccupato, sai, sono il tuo fratello maggiore. Ho sentito alcune ragazze dire strane cose su di te e onestamente queste cose le fanno le zoccole» disse laconico. «Vaffanculo Scorpius, me ne vado da sola ai dormitori» rispose delusa e lasciando il biondino in mezzo al corridoio. 
Quando avrebbero inventato una pozione per spegnere i sentimenti? 

Angolo autrice:
Sono torntata dopo quasi due anni su questa piattaforma e, soprattutto, dopo tantissimo tempo a nell'area "Harry Potter".
Per merito o colpa della quarantena, del re-watch Mediaset e della rilettura dei libri, mi è tornata la voglia di scrivere sulla nuova generazione. 
Sono molto entusiasta di questo ritorno, perciò spero che vi piaccia almeno un pizzico di quanto è piaciuto a me scriverla.
Ogni settimana verrà postato un capitolo.
Non ho nient'altro da dire se non augurarmi qualche parere (anche negativo).
A presto,
Chiara.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.

"L'amore è (...) l'ingenuità che provi a ingannare
Quando non sai ma provi a spiegare"

Lily era furibonda. Come si permetteva quel biondo tinto di darle della poco di buono? Poi proprio lui che poteva contare sulla punta delle dita le ragazze che non erano state con lui! Stavolta aveva davvero esagerato, avrebbe di gran lunga preferito essere schiantata che essere definita in quel modo. Quelle parole l'avevano fatta sentire sporca e sbagliata. Era così tanto arrabbiata che sentiva gli occhi pizzicarle e delle lacrime pronte a cadere. 
Nella corsa verso la Sala Comune aveva incontrato suo fratello che vedendola così sconvolta le aveva chiesto cosa avesse ma non ci aveva badato più di tanto, rispondendogli con un gesto sbrigativo della mano. Arrivata in camera aveva notato che le sue compagne di stanza dormivano, così non aveva esitato a chiudersi in bagno e abbandonarsi ad una doccia calda mentre il suo cervello continuava a fare domande senza avere risposte.

La mattina dopo, il risveglio fu traumatico. Aveva dormito pochissimo ed era certa glielo si potesse leggere sul volto. Il peggio di certo doveva ancora arrivare perché non appena scese a fare colazione, accanto ad Hugo c'era suo fratello Albus che aveva elegantemente snobbato il tavolo dei professori. I suoi lineamenti facevano presagire della rabbia. Sospirò e, come un condannato si dirige al patibolo, lei si diresse verso il tavolo Grifondoro. 
«Che cosa ti stava facendo Lorcan?» sbottò il maggiore dei Potter senza manco salutare. «Buongiorno anche a te fratellino, dormito bene stanotte?» 
«Rispondi». Lo sguardo di Hugo intanto viaggiava da un cugino all'altro con fare interessato e incuriosito. 
«Vedo che hai parlato col tuo amico» osservò. «Scusate qualcuno mi può spiegare?» chiese il rosso. 
«Ieri sera, a quanto pare, Lily e Lorcan sono stati sorpresi nell'aula di Difesa mentre lui palpeggiava lei». La ragazza sospirò indispettita. «Ah solo questo ti ha detto? Perché non ti racconta cosa è successo dopo?» 
«Cosa intendi?» chiese perplesso. Tipico di quella serpe velenosa: aveva raccontato solo ciò che gli conveniva. 
«Chiedilo al tuo amico» sibilò. «E se ci tieni così tanto a saperlo, ho iniziato io a palpeggiare lui» concluse dirigendosi da Lorcan con cui avrebbe avuto un inizio di giornata più piacevole.

La prima lezione dell'anno era proprio Difesa Contro le Arti Oscure. «Fantastico» mormorò Lily. 
Poco dopo venne raggiunta da Hugo nel corridoio che conduceva all'aula, il cugino la guardava sottecchi. «Vuoi farmi anche tu la ramanzina?» 
«No» rispose semplicemente. «Volevo chiederti perché un'aula? Non era più comoda la Stanza delle Necessità con un bel letto?». Lily rise prendendo sotto braccio il cugino. «Troppo lontano» rispose. «Io non voglio farmi i fatti tuoi o sapere cosa fai di notte e con chi. Puoi farti anche ogni ragazzo della scuola, se questo ti rende felice. Ti prego solo di essere sicura delle tue scelte e della persona con cui la fai. E...» 
«E...?» 
«E cosa è successo dopo che siete stati scoperti?» 
Lily si rabbuiò al pensiero delle parole dell'amico di suo fratello. «Malfoy mi ha detto che sono una zoccola». 
Il cugino arrestò la loro camminata per raggiungere l'aula. Non era mai stato un tipo geloso nei confronti di Lily, per questo lei si era trovata così tanto bene con lui fin dai primi momenti di vita. Però quella volta lo vide per la prima volta infuriato. Non erano diventate rosse solo le orecchie ma anche le guance. «Malfoy, lurido pezzo di...» 
«Ehi, ehi, ehi» disse bloccando Hugo prima che potesse dire qualcosa di cui si sarebbe pentito. «Le parole hanno peso ed importanza in base a chi le dice e queste parole valgono meno di zero. Lui che dà a me della zoccola, ti sembra coerente?» 
Ma la ragazza sapeva che proprio perché erano state dette da lui avevano un peso maggiore. 
Lily di nove anni giurava che non si sarebbe fatta mettere i piedi in testa da Scorpius, Lily sedicenne era pronta a contrattare aggiungendo qualche "ma". 
Che schifo l'adolescenza non vedeva l'ora di uscirne, anche se suo fratello James giurava che non sarebbe cambiato molto. 
Arrivata nella familiare aula di Difesa, si accomodò in modo tale da non farsi notare più di tanto, era pur sempre l'insegnante che la sera prima l'aveva scoperta a pomiciare nella sua classe. "E anche la fidanzata di Scorpius" aggiunse una vocina nella sua testa. 
Il suo cervello continuò con delle elucubrazioni mentali per gran parte del tempo, e avevano due pensieri fissi: Lorcan e Scorpius. Più il secondo che il primo e Lily lo sapeva che questo era sbagliato, quindi si sentiva in colpa e si lasciava assillare dai sensi di colpa che erano causati da Scorpius e allora il giro ricominciava. 
Sospirò pesantemente tornando alla sua pergamena, ciò di cui non si rese conto era che forse aveva sospirato troppo rumorosamente. 
«Signorina Potter ha qualcosa da dire?» chiese la professoressa guardandola. Lily scosse la testa e l'insegnante tornò a spiegare. Lily si soffermò sulla donna, sembrava grande ma non troppo, forse era intorno ai 25. E Scorpius ne aveva appena 18. 
Ma come poteva essere che a Scorpius piacessero le più grandi? Di questo passo non l'avrebbe mai guardata! Ma da quando le interessava essere guardata da Scorpius? In quel momento si rese conto che il suo primo giorno di scuola sarebbe stata una lunghissima giornata.

 Per appianare la colpa che sentiva verso il suo ragazzo, il pomeriggio lo aveva passato con Lorcan, era il primo giorno di scuola, quindi non avevano ancora chissà quanti compiti, e poi lei aveva l'intero pomeriggio libero perché Astronomia sarebbe iniziata a mezzanotte. Si pentiva di aver pensato a Scorpius, perché con Lorcan stava bene. Riusciva a farle spuntare il sorriso anche quando non ne aveva voglia, proprio come in quella giornata. «Che hai?» le chiese ad un certo punto. 
Erano seduti sulle sponde del Lago Nero a godersi gli ultimi raggi caldi di settembre. Lily era appoggiata al petto di lui e si beava di quella sensazione di pace che il silenzio riusciva a regalarle. «Niente, perché?». Il ragazzo sospirò. «Sei pensierosa» osservò. «Be’ sai com'è, l'inizio della scuola, non ho ancora avuto modo di parlare con Andrea perché ieri sera quando sono tornata in dormitorio lei già dormiva e credo di averne bisogno».
Andrea era forse la sua più cara amica. Si erano viste spesso durante l'estate ed era al corrente di tutto ciò che succedeva nella sua vita. Doveva ammettere che nelle ultime ventiquattro ore avevano parlato solo per i convenevoli, il buongiorno, l'orario eccetera. Non ci aveva riflettuto fino a quel momento, ma era così tanto presa dalle sue turbe mentali che era passato in secondo ma ora sapeva che se voleva fare un po' di chiarezza nel suo cuore doveva parlare con lei. In un modo o nell'altro aveva sempre la risposta giusta. Baciò a lungo Lorcan e scusandosi si diresse dalla sua amica. 

Di certo non si aspettava che la sua amica le confessasse di avere una cotta per suo fratello Albus. Dovette chiudersi la bocca manualmente perché temeva che se fosse rimasta aperta ancora un po', la sua mascella si sarebbe staccata e avrebbe iniziato a fare scherzi con Pix in giro per il castello. «Scusami e da quando?» chiese. «Credo da questa estate ma forse anche di più». 
«Perchè non me l'hai mai detto?» 
«Io ero confusa, non sapevo se mi piaceva o no!» si giustificò timidamente. «È così bello, è intelligente, gentile, ha quegli occhi così verdi che se ci guardi dentro puoi vederci un prato in primavera». 
Lily mimò un conato di vomito facendo ridere la sua amica. «Che sei scema» le disse spintonandola leggermente. «Tu lo sapevi sarebbe tornato ad Hogwarts?» chiese dopo un poco. Lily annuì. «Mi aveva chiesto di non dire niente, in teoria non avrebbe dovuto dirlo neanche a me». 
Rimasero ancora un po' ad osservare il tramonto dalla Torre di Astronomia quando poi all'improvviso a Lily si illuminò il volto. «C'è una cosa che porri potremmo fare». 
L'amica la guardò dubbiosa e Lily iniziò a spiegarle la sua idea.

Scorpius, dopo aver "accompagnato" Lily alla Sala Comune si era beccato un bel rimprovero da parte della sua ragazza. «Non era un linguaggio adeguato quello, Scorpius!» 
«Oh andiamo!» si lamentò mentre si dirigevano nelle stanze dei professori. «Hai detto "tette" davanti a degli allievi!» 
«Giada per favore conosco Lily da quando ha nove anni, è la sorella del mio migliore amico, è come una sorella per me, non si sarà scandalizzata perché ho detto "tette" davanti a lei. Ho detto anche di peggio, credimi!» 
«Scorpius qui ora non sei più uno studente, non è più la sorella del tuo migliore amico o la tua quasi sorella. Non sei più il Caposcuola che deve assicurarsi che i ragazzini siano a letto e deve spaventarli con qualche minaccia che non avrà ripercussioni. Sei un tutor! Se trovi due ragazzi a scopare in un'aula vai dalla preside e glielo dici!» disse tutto d'un fiato la ragazza. Era leggermente affannata e forse anche un po' arrabbiata. Davvero se l'era presa così tanto solo perché aveva usato la parola "tette"? Possibile fosse così pudica?

La mattina seguente, prima di colazione, aveva affrontato il problema con Albus, che dopo lo shock iniziale dovuto a Lorcan e Lily si trovó a dare ragione a Giada. «Ma tu da che parte stai?» chiese esasperato. 
Fondamentalmente sapeva che entrambi avevano ragione ma era una persona stramaledettamente orgogliosa, quindi quell'ammissione gli sarebbe costata un paio di ore di silenzio tombale con l'una e con l'altro. Vide Albus dirigersi verso il tavolo Grifondoro e sebbene la rivalità tra le due case non fosse più così forte come in passato, un pizzico di competizione rimaneva, tant'è che al vedere il suo amico, una delle Serpi più fiere della sua appartenenza, sedersi in mezzo ai Grifondoro, gli causò un brivido e non certo di piacere. 
Poco dopo arrivò Lily, aveva l'aria stanca, come se non avesse dormito o avesse dormito poco ed era nervosa. Con gli anni aveva notato che quando era innervosita tendeva a mangiarsi gli angoli della bocca, in modo quasi impercettibile. Si riprese dalle sue riflessioni quando una mano si poggiò delicatamente sulla sua spalla. Vide Giada arrivare, era indubbiamente bellissima ma, pensò, le mancava qualcosa. 
«Scusami per ieri sera» iniziò. «Forse ho esagerato un pochino, alla fine eravamo qui solo da quanto? Tre ore, al massimo? Non potevi comportarti subito da professorone». 
Scorpius annuì sorridendo e lasciandole un delicato bacio a stampo senza attirare troppo l'attenzione.

 Essendo il tutor di Astronomia, aveva praticamente tutta la giornata libera fino alla mezzanotte. Essere un tutor aveva I suoi vantaggi: intanto non dovevi seguire le lezioni, dovevi solo concordare con gli alunni in difficoltà quando vedersi, le ripetizioni sarebbero iniziate non prima del secondo trimestre, avevi tantissimo tempo libero, non dovevi studiare e non avevi compiti in classe da fare ma solo da correggere. 
Era stato divertente per la prima ora, poi era diventato una noia mortale. Mentre le sue lezioni si svolgevano dalle 20 in poi, quelle di tutti gli altri erano di giorno, di conseguenza era praticamente solo. Aveva finito di sistemare il suo angolo di studio e improvvisamente non sapeva più che fare. 
Inevitabilmente pensò ai suoi anni ad Hogwarts. Erano stati davvero belli. Non rimpiangeva una sola cosa di ciò che gli era successa, neanche tutte le volte che era stato schiantato dalla Piccola Potter o lei aveva schiantato lui. 
La loro prima drastica litigata era avvenuta davanti all'aula di pozioni. Lei era bravissima in quella materia, sembrava fosse nata per fare Pozioni e nient'altro, oltre il Quidditch. La Piccola Potter aveva appena undici anni all'epoca, non riusciva a ricordare per cosa avessero iniziato a discutere, ricordava solo che era colpa sua, forse aveva fatto una battuta sui capelli che al tempo erano stati malamente tagliati a caschetto da suo cugino Fred mentre dormiva. Lei si era così arrabbiata che improvvisamente Scorpius si era ritrovato ad essere inseguito ma una miriade di piccoli uccellini che avevano iniziato a beccare le sue mani, la sua testa, il suo collo, nonostante lui stesse correndo più veloce che poteva. 
Sorrise divertito, ora gli sembrava una scemenza, anche perché negli anni successivi avevano continuato a schiantarsi, disarmarsi, infastidirsi come meglio potevano, ma ricordava che sei anni prima gli era sembrata la cosa peggiore che gli fosse accaduta in vita sua. A poco erano servite le parole di Albus che gli ricordavano che non era niente in confronto a ciò che faceva Lily a casa con la magia involontaria.

La giornata passò e dopo aver origliato casualmente Lily e la sua amica, aver cenato, ed essere ritornato sulla Torre, era pronto per la sua prima lezione. 
La professoressa Chang gli aveva fatto sapere che la prima lezione sarebbe stata del sesto anno di Grifondoro e Serpeverde. Fantastico
Lo aveva presentato alla classe e nel cercare lo sguardo della Piccola Potter lo aveva trovato tra il vuoto e il seccato. Dopo averlo congedato, lui era rimasto a seguire a debita distanza, la docente aveva fatto un'interrogazione per capire se le lacune dei suoi studenti fossero state sanate o meno. Stupito, si rese conto che la Piccola Potter non andava così bene in Astronomia, niente di irrecuperabile, ma ciò non gli impedì di nascondere un ghigno malefico. E poi attese la fine della lezione. 
Stava giusto uscendo dallo studio per andare a dormire quando la vide appoggiata alla ringhiera ad osservare il cielo. «Piccola Potter» esordì. La vide sobbalzare e girarsi verso di lui. «Deficiente» rispose lei. Deficiente e Malfoy erano gli unici modi che aveva per chiamarlo e di solito di fronte a lui usava più il primo. 
«Non sapevo andassi maluccio in Astronomia». La ragazza tornò a fissare il cielo. Lui si avvicinò alla ringhiera e lei si spostò ancora un po' più a destra per allontanarglisi. Il fatto che lei lo stesse evitando gli causò un moto di fastidio alla bocca dello stomaco e stavolta era certo che non fosse acidità. 
«Sono già eccellente in tutto il resto delle materie, in qualcosa dovrò pur fare schifo» rispose continuando a guardare il cielo. «Senti oggi pomeriggio ho sentito che parlavi con Andrea, la tua amica». 
«Che fai? Adesso mi spii?» chiese indispettita. «È stato un caso, te lo giuro, voi eravate qui, io ero nello studio e ho sentito tutto». Lily si voltò a guardarlo, possibile che nella luce notturna fosse ancora più bella? Si sorprese a pensare che lui non aveva mai parlato con una ragazza di notte. Non l'aveva mai osservata. Non aveva mai pensato che la luna rendesse ancora più belli i riflessi dei capelli. Non lo faceva manco con Giada. Di notte si dedicava ad un altro tipo di attività che comprendeva sudare, gridare, gemere e andare via senza alcun trasporto. E per la prima volta nella sua vita si sentì una merda, e forse tutte le ragazze con cui era stato si erano davvero sentite una merda la mattina dopo quando lui aveva fatto finta che non esistessero. Quella consapevolezza era un pugno nello stomaco. 
«Quindi?» chiese lei. 
Scorpius la guardò dubbioso. «Volevo chiederti se possiamo darvi una mano». 
«Tu e chi?» 
«Giada» rispose. E per dieci secondi l'espressione di Lily passò da indifferente a rabbiosa per ricomporsi subito dopo. «Potremmo fare un'uscita a coppie, io e Giada, tu e quello, Albus e Andrea» spiegò subito dopo. «Quello ha un nome». La ragazza era tornata col naso all'insù, la voce era leggermente più stanca rispetto a qualche secondo prima. Il suo sesto senso diceva che c'era qualcosa che non andava, la sua testa diceva che era impossibile perché non aveva detto niente di male. Lily stava per prendere la borsa per tornare in Sala Comune quando Scorpius si propose di accompagnarla nel caso in cui avesse incontrato qualche Prefetto, Caposcuola o professore ma lei scosse la testa categorica. 
Era successo qualcosa, ma cosa? 

Angolo autrice: 
Eccomi qua di nuovo! Che dire? Vi ringrazio per il sostegno e la fiducia che avete dimostrato, spero di non deludere le vostre aspettative.
In questo periodo sto scrivendo un bel po' soprattutto su Lily e Scorpius, ieri ho scritto qualcosa che non so se vedrà mai la luce, forse ha bisogno di qualche appunto in pù. 
Spero che anche questo capitolo vi piaccia. 
A presto,
Chiara.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.
 
"La sensazione di averti vicino
Quando il silenzio fa troppo rumore"

 
Scorpius era confuso su diversi fronti: doveva ancora capire perché Giada fosse ad Hogwarts, non sapeva perché Lily lo stava evitando, e non aveva idea perché aveva proposto quella cosa indecente alla Piccola Potter, cosa che a suo dire era abbastanza imbarazzante. La osa che più odiava il Serpeverde era proprio non capire, non avere il controllo della situazione ed era esattamente quello che gli stava accadendo. Un bagno caldo non era servito a niente. Erano circa le tre e la sua testa non riusciva a smettere di pensare, di solito si rivolgeva ad Al in queste situazioni, ma adesso non poteva svegliarlo per una chiacchierata notturna, perché lui non era più nel baldacchino accanto al suo.
Aprì la finestra e si perse ad osservare il cielo, era sempre stato affascinato da quella distesa azzurra, amava osservare le stelle e le costellazioni. Nell'universo tutto aveva un suo perfetto equilibrio, proprio quello che cercava Scorpius e che non riusciva ad ottenere. Era vero che era stato con molte ragazze nei suoi anni a scuola, all'inizio era per eliminare la nomea del padre ex Mangiamorte, poi però era diventato come un vizio, aveva smesso quando le ragazze che si portava a letto o in qualche aula nascosta, avevano iniziato ad assumere le sembianze di una certa Potter o almeno così le immaginava nella sua testa. Per questo durante il settimo anno aveva smesso di corteggiare e aveva rifiutato qualsiasi tipo di avance, all'inizio sia Albus che Zabs lo avevano trovato strano ma dopo avergli attaccato un pippone sul fatto che non ne aveva più voglia, che ormai era grande e doveva maturare, non avevano più continuato. Era certo, però, che era maturato solo sotto quel punto di vista perché per il resto era rimasto lo stesso ragazzino di undici anni che cerca guai, solo che lo faceva in maniera più accurata e meno evidente.
Lasciare la sua reputazione da sciupafemmine non era stato difficile, principalmente perché tutte quelle tecniche di abbordaggio che aveva messo in pratica con tutte le altre ragazze avrebbe voluto usarle solo con una. Allo stesso tempo voleva che quest'ultima conoscesse solo il meglio di lui, anche se il peggio lo aveva già visto, forse. Contemporaneamente lei era la sorella del suo migliore amico. Per questo si era arreso così facilmente. All'inizio non pensava che questo suo interesse sarebbe durato tanto, e si era stupito quando si era accorto che con la fine della scuola non era passato; poi lui durante l'estate era partito e non aveva avuto modo di vederla e infine aveva incontrato Giada. Si erano scritti per due mesi e stavano insieme da uno, era la relazione più lunga che avesse mai avuto e forse anche l'unica. Si erano messi insieme quando lei era venuta in Inghilterra per valutare alcune offerte di lavoro, il ragazzo non aveva mai approfondito quali. Su due piedi non riusciva a ricordare manco perché stessero insieme. Erano entrambi molto bravi dal punto di vista fisico, ma oltre questo non vedeva altro. Lei era una professionista, lui aveva appena finito la scuola. Lei era matura, lui un ragazzino. Lei precisa, lui uno scapestrato che non vedeva l'ora di schiantare qualcuno nei corridoi. Che futuro potevano avere insieme? E soprattutto, c'era un futuro per loro? In un impeto di disperazione prese a sbattere la testa contro il muro con fare leggero, non era abituato ad avere così tanti problemi o pensieri, aveva sempre avuto la vita facile, non si era mai legato a qualcuno e ora che l'aveva fatto si trovava fidanzato ma voleva un'altra.
Circa un'ora dopo non era arrivato a molto, tranne al fatto che la Piccola Potter gli stava lentamente rubando il suo cuore.

Svegliarsi con quattro ore di sonno addosso non era il massimo. Già svegliarsi di per sé era un trauma per Scorpius, se si aggiungevano le ore piccole era meglio non parlargli fino all'ora di pranzo. «Oh ciao. Hai dormito poco stanotte, vero?» chiese Albus quando lo incrociò nei corridoi. Lui grugnì in segno di assenso sapendo che l'erede dei Potter avrebbe capito.
Si conoscevano da otto anni, ormai sapevano come comportarsi l'uno con l'altro e si comprendevano al volo. Si sedettero al tavolo dei professori, faceva uno strano effetto osservare la Sala Grande "dall'alto".
«Credo di voler lasciare Giada» mugolò addentando un pezzo di uovo. Albus strabuzzò gli occhi e Scorpius poteva leggere dalla sua espressione che si stava chiedendo se fosse impazzito o meno. «E perché?»
«Mi piace un'altra» disse tutto d'un fiato.
Sul viso dell'amico si formò un'espressione soddisfatta. «Lo sapevo!» disse battendo un pugno sul tavolo. Scorpius lo guardò stranito impallidendo. «A che ti riferisci?»
«L'anno scorso, quando ci hai attaccato quel discorsone sull'essere maturi e cazzate varie, io ho detto che secondo me ti piaceva qualcuna, Zabs continuava a ripetere che eri cresciuto» si compiacque Al.
C'erano poche cose di cui Scorpius era certo: la morte, il malcelato astio signor Potter verso suo padre, e la convinzione che Albus e Zabs avessero creduto al discorso sulla maturità. Adesso l'ultimo punto non esisteva più.
«E perché non me l'avete detto?»
«Perchè tu non volevi dirci chi è, né tantomeno me lo dirai adesso, giusto?» domandò retorico. Il biondo annuì. E la consapevolezza di voler condividere con lui una cosa così bella e non poterlo fare lo confuse ancora di più. «Va bene, vado a mandare un gufo a Zabs e poi vado a lezione» disse inconsapevole delle turbe mentali di Scorpius. «E comunque, per quel che mi riguarda, Giada sembra che abbia una scopa infilata dove non batte il sole». Scorpius sorrise osservando il suo fidato amico lasciare la Sala.
E poi la vide entrare. Era bella. Albus doveva averle fatto qualche battuta a cui aveva riso di gusto e Scorpius si ritrovò a pensare che meritava una persona che la facesse ridere giorno e notte. L'idillio venne spezzato quando notò che teneva per la mano Lorcan. La cosa ancora più grave era che li trovava carini insieme, eppure c'era qualcosa che non gli tornava.
 
«Che cosa hai detto a Lily?» il tono di Albus era tutto fuorché amichevole.
Il biondino sollevò la testa dal tema di un Tassorossso del primo anno e lo guardò accigliato, non aveva idea a cosa si riferisse. «Non capisco di cosa parli» disse sincero.
Albus si era posizionato davanti alla sua scrivania, le mani appoggiate sui bordi del tavolo e le narici così dilatate che a breve sarebbe uscito del fumo, Scorpius ne era certo. «Pensa bene a qualche giorno fa, quando hai accompagnato Lily ai dormitori» suggerì.
«Le ho detto che non era il caso di stare in determinati atteggiamenti in un'aula» rispose facendo mente locale. «Non ci trovo niente di male» commentò.
«E cosa hai detto dopo?» possibile che dovesse fargli un interrogatorio? Non poteva andare dritto al punto visto che lui non ci arrivava? Poi la lampadina si accese. «Oh...» disse solamente.
Effettivamente dire alla ragazza che ti piace che è una zoccola non era un buon modo per conquistarla. Era stata una reazione istintiva, dovuta più alla rabbia che alla razionalità. «Senti io capisco che non vi sopportiate e tutto. Ho sopportato per cinque anni le vostre fatture, Schiantesimi eccetera ma questo no. Va bene prendersi in giro scherzosamente, ma stavolta è troppo» disse Albus tremendamente serio.
Non si era mai espresso sul conflitto tra lui e la Piccola Potter, li aveva sempre tollerati, forse anche troppo, e non si era mai intromesso, se non per medicare qualcuno dopo un qualche litigio. Scorpius si abbandonò pesantemente sullo schienale della sedia, si passò entrambe le mani sul volto. «Scusami, ultimamente sto facendo un mucchio di cazzate».
«Tipo non dirmi chi è la famosa tizia o continuare a stare con Giada?» chiese Albus che adesso sembrava essersi calmato. Scorpius sorrise girando la testa verso la finestra. Era vero. Aveva deciso di lasciarla all'incirca due settimane prima ma non aveva ancora trovato il coraggio di farlo. «Dobbiamo farci una Burrobirra una di queste sere».
«Domani?»
«Andata».
 
Che Malfoy fosse deficiente era appurato. Che lo fosse così tanto no. Non si parlavano da circa due settimane, da quando avevano avuto quella pseudo conversazione sulla Torre di Astronomia.
«Hai capito cosa mi ha detto?» chiarì Lily mentre mescolava la sua pozione. L'amica le aveva chiesto una mano perché nonostante il tutoraggio iniziasse nel secondo trimestre, lei aveva bisogno di una mano fin da subito, tanto era disperata. «Oddio Lily è da due settimane che ne parli! È stato un gesto carino darti una mano».
«Ma prima mi ha dato della zoccola e non ha manco chiesto scusa!» protestò la Potter.
«Magari era il suo modo di chiedere scusa» osservò Andrea.
La rossa scosse la testa. «No, probabilmente è così idiota che non ha manco capito».
Nel frattempo Andrea aveva finito di preparare l'Amortentia. Così si avvicinò per annusarla. La vide sorridere soddisfatta, probabilmente aveva sentito l'odore di Al. Si avvicinò anche Lily. Sentiva l'odore di talco, e gel per capelli, sapeva anche di fresco e pulito. Per un attimo chiuse gli occhi e si beò di quell'odore e sorrise. Non sapeva se la felicità avesse un odore, ma si sicuro quello che stava sentendo lei era molto vicino. Poi il sorriso le si congelò sul volto: quello non era l'odore di Lorcan. Sgranò gli occhi ritornando al presente, Andrea la guardava confusa. «Che succede?» chiese.
Lily non trovava le parole per spiegarle quello che le era accaduto e le stava accadendo. Era confusa e si sentiva un verme per quello che stava facendo a Lorcan.
Fu per questa ragione che scappò fuori dall'aula alla ricerca del suo ragazzo correndo a perdifiato per tutto il Castello. «Ti piace un altro, non è vero?» le chiese il biondino dopo che Lily gli aveva detto di dover parlare con lui. Lei rimase scioccata. Era così evidente? «C-come fai a saperlo?» balbettò. L'altro alzò le spalle. «Sei sempre con la testa fra le nuvole, ci vediamo il minimo indispensabile e quando lo facciamo parliamo solamente. Siamo più amici che fidanzati».
La rossa abbassò lo sguardo colpevole e si mise ad osservare le scarpe. «Mi dispiace, Lorcan». Il ragazzo però sembrava sereno, non era arrabbiato, era quasi tranquillo, come se lo sapesse da tempo e si fosse rassegnato a quel fatto. «Lily, entrambi sapevamo che non saremmo durati per sempre. Non sono arrabbiato. Ci conosciamo da quando siamo nati, so che le tue intenzioni erano buone. Alla fine ci abbiamo provato, no? Non è andata ma rimarrà sempre un bel ricordo degli anni di scuola». Lily si gettò tra le sue braccia mentre una lacrima solitaria scendeva. Di solito non piangeva ma tutta quella tensione emotiva era troppo anche per lei. Si sentiva immensamente grata per avere un amico come Lorcan. Lui in tutta risposta le diede un bacio sulla chioma rossa e le sussurrò un "Ti voglio bene".
 
Andrea non aveva preso molto bene la separazione tra Lorcan e Lily. «Stavate così bene insieme!» ripeteva in continuazione e continuava a chiedere perché ma Lily si limitava a dare risposte vaghe. «È per l'Amortentia, non è vero?» disse un giorno mentre tornavano ai dormitori dopo aver finito le lezioni. Lily iniziò a guardarsi in giro con fare indifferente, qualche secondo e si sarebbe messa anche a fischiare.
«Mi dici che cavolo hai sentito?» aveva messo le mani sui fianchi e Lily sapeva che non era un buon segno.
Accanto a loro passarono Scorpius e la professoressa Rossi che parlavano tra loro e non si accorsero minimamente delle ragazze. Sul volto di Lily comparve un'espressione schifata che fece fatica a nascondere.
«Oh no!» esclamò la bionda.
«Cosa?» chiese confusa.
«Ti piace Malfoy!» esclamò portandosi le mani alla bocca
«No. No, no, no, no» si affrettò a dire Lily, forse con troppa decisione e ripetendo più volte quella negazione. «Non mi piace Malfoy per niente al mondo, piuttosto me la cucio! Assolutamente no!»
«Hai sentito il suo odore nell'Amortentia!».
Andrea stava finalmente mettendo tutti i pezzi di puzzle insieme. L'ultimogenita Potter continuava a negare ma l'amica non aveva intenzione di cedere. «Per questo hai lasciato Lorcan!». Continuò così fin quando non arrivarono nella Sala Comune. «Tuo fratello lo sa?»
«Non c'è niente che mio fratello debba sapere» rispose esasperata lanciando a borsa ai piedi del divano. «Non c'è niente di male, Lily. E poi, ora che ci penso stavi con Lorcan che è biondino e con gli occhi chiari come Malfoy. E lui sta con la Rossi che ha il colore degli occhi uguali al tuo e alla luce i suoi capelli sembrano rossi». Lily aprì la bocca e la richiuse. Non aveva mai fatto caso alle caratteristiche fisiche di Lorcan. Però per quanto riguardava lei poteva pure essere vero, per quanto riguardava Malfoy, be’ a lui bastava che respirassero. «È solo una casualità, Andrea, non potrei mai piacere a Malfoy, sono la sorella del suo migliore amico!» l'altra alzò gli occhi al cielo.
«Quindi ammetti che ti piace?» chiese sorniona l’amica.
«Forse un pochino» si arrese Lily.
«Magari è davvero solo una casualità» iniziò. «Ma se ci pensi, è come se foste insieme, seppur separati». Lily sorrise. «Sai, non saresti poi così male come cognata» disse mettendole un braccio dietro al collo e tornando verso i dormitori. 

Angolo Autrice:
Oltre  ringraziarvi del continuo sostegno, colgo l'occasione per chiarire che in questa storia non tiene conto degli avvenimenti di quella cosa chiamata "La maledizione dell'erede".
Spero che anche questo capitolo sia di vostro gradimento.
A presto,
Chiara.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.
 
"Come te che resti l'unica ragione per cambiare
Come te che cerchi sempre la risposta che non c'è"

 
Tra bacchette che sventolavano a lezioni di Incantesimi e distillati rimestati nelle ore di Pozioni, il tempo ad Hogwarts passava imperterrito. Non teneva conto di ciò che frullava nella testa di Lily o in quella di Scorpius. Non notava le occhiate furtive che si scambiavano ogni tanto i due senza che gli altri se ne accorgessero. Non sapeva delle domande che li stavano assillando. Così, lentamente, la folta e rigorosa chioma verde del Platano Picchiatore divenne marrone e piano piano le sue foglie iniziarono a cadere formando un tappeto scricchiolante sulle sue radici. Tempo qualche settimana, i fili d'erba la mattina erano bianchi di brina e ben presto vennero definitivamente coperti dalla neve. Le temperature si erano fatte più rigide e gli studenti facevano sempre più fatica a mantenere la concentrazione durante le lezioni, soprattutto quelle di Pozioni, Astronomia e Cura delle Creature Magiche, che si svolgevano in luoghi piuttosto freddi. Anche gli allenamenti di Quidditch erano sempre più pesanti, Lily non riusciva a ricordare l'ultima volta che era tornata al castello completamente asciutta.
Era l'ultimo giorno prima di tornare a casa per le vacanze di Natale, così Lily decise di fare un saluto ad Hagrid. Si strinse nel suo mantello invernale e si diresse alla capanna del guardiacaccia. Una volta entrata di certo non aspettava di trovarsi dentro Albus e il suo amico fidato Deficiente. Storse la bocca per salutare il biondino: ad eccezione delle lezioni di Astronomia non si erano più parlati.
«Ma cosa sono questi musi lunghi?» tuonò Hagrid. Effettivamente tutti e tre erano abbastanza stanchi e provati dall'inverno più freddo degli ultimi anni e dalla mole di lavoro che avevano. Se da un lato gli studenti avevano così tanti compiti, dall'altro gli insegnanti, o meglio i tutor, ne avevano altrettanti da correggere. «Non vedo l'ora di tornare a casa e dormire nel mio letto per tutte le vacanze» sospirò sognante Lily.
«Non ti azzardare, signorinella, devi fare tutti i compiti di recupero di Astronomia!» esclamò Scorpius puntandole il dito, con un tono di voce tremendamente simile a sua madre. Lily lo fulminò con lo sguardo.
«Ma smettetela una buona volta!» disse Albus esasperato. Hagrid offrì loro delle tazze di tè bollente che accettarono di buon grado.
«Ascoltate a me» iniziò. «Adesso andate a scuola, fate i vostri bauli e siate felici di tornare a casa per Natale dove potrete mangiare e riposarvi». I tre ragazzi convennero con lui e l'umore tornò un po' più leggero.
«Tu fra un paio di giorni fai il compleanno, no?» chiese il mezzogigante ad Al. Il ragazzo con gli occhi verdi annuì.
«Perbacco! Mi ricordo quando sei nato! È stato forse il miglior Natale della mia vita!»
Nella capanna cadde il silenzio perché nessuno sapeva effettivamente cosa dire. Harry e Ginny avevano raccontato ai figli poco di quello che era successo durante i loro anni ad Hogwarts, se non qualche aneddoto simpatico, come lo gnomo di San Valentino o la fuga degli zii Fred e George. Di certo non erano scesi nel dettaglio della ricerca degli Horcrux o degli anni della guerra, Lily pensava l'avessero fatto un po' per proteggerli, un po' per il trauma. Guardò la sua tazza di tè ormai tiepida con velo leggero di imbarazzo.
«Sai» cominciò. «quando mi arrivò il gufo di tuo padre in cui mi diceva che eri nato e che ti chiamavi Albus Severus ho quasi pianto».
Lily non fece fatica a immaginare che avesse pianto proprio grandi lacrimoni. L'uomo si girò e porse ai ragazzi una scatola di legno. Prese un pezzo di pergamena vecchio: era il messaggio della nascita di Albus. «Guarda Scorpius, qua dice che mio padre è tuo padre si sono incontrati al San Mungo, ci siamo incontrati a poche ore dalla mia nascita» esclamò eccitato l'ex Serpeverde.
Il biondino sorrise e poi si mise anche lui ad osservare la scatola. Era piena di cianfrusaglie. C'era una bacchetta rotta, una miriade di foto e pergamene dello zio Ron, della zia Hermione e di suo padre. Trovarono una foto della vecchia squadra di Quidditch del Grifondoro dove giocavano Ron, Ginny ed Harry. Ogni tanto Hagrid aggiungeva un «Non è più stato lo stesso dopo» con fare malinconico. Lily vide Scorpius sorridere amaramente e provò una morsa allo stomaco: di suo padre e sua madre non c'era manco una foto e tutti sapevano bene il perché.
«Forse è meglio se andiamo. Fuori è già buio». Ed era vero. Il tempo nella capanna di Hagrid era letteralmente volato e nessuno si era reso conto quante ore avessero passato effettivamente dentro. Una volta che Scorpius si fu allontanato, Lily prese in disparte Al. «Secondo te se l'è presa?» domandò.
Erano seduti su un gradino precedentemente pulito dalla neve. Il fratello alzò le spalle. «Non lo so, non parliamo mai della Guerra Magica». Lily appoggiò il mento alle ginocchia, poi si volto verso Albus. «Ci pensi a tutto quello che hanno fatto i nostri genitori? Al castello distrutto, allo zio Fred morto, a papà cresciuto a pane e formaggio perché i suoi genitori avevano dato la vita per lui?» inspiegabilmente le vennero gli occhi lucidi e pensò che fino a quel momento non si era mai interessata di ciò che era successo durante la Guerra o quello che avevano provato i suoi genitori. Albus le passò una mano sulla schiena e l'abbracciò. «Puoi sempre chiederglielo quando arriviamo a casa». Lily sorrise, poi entrambi andarono nelle proprie stanze.
 
Il Natale era passato velocemente così come era arrivato. Adesso si trovavano in quei giorni di limbo tra Natale e Capodanno in cui il corpo è fatto più da cibo che da sangue. Il giorno dopo sarebbe stato il compleanno di Albus ma non avrebbe fatto niente di speciale, o così credeva Lily. «Mamma, papà, posso invitare Scorpius a pranzo domani? Sapete domani...» disse lasciando la frase a metà.
I coniugi Potter si guardarono con aria grave e poi acconsentirono. «Puoi anche chiedergli se vogliono venire anche i suoi genitori» aggiunse il padre con un po' di difficoltà.
Era uscito pazzo? Albus gli aveva lanciato un Imperiua? «Cosa succede domani?» domandò Lily cercando di capire.
Suo padre la guardò con occhi penetranti. «Domani Lucius Malfoy riceverà il bacio dei Dissennatori» rispose secco.
«Oh Dio» disse portandosi una mano alla bocca.
Tutti erano conoscenza delle terribili doti del Dissennatori e il pensiero che ancora si ricorresse alla brutale pratica del Bacio fece rabbrividire la piccola di casa da capo a piedi. Possibile che stare per sempre chiusi in una cella non fosse abbastanza? Possibile che si dovesse per forza ricorrere alla morte? E soprattutto a quel tipo di morte? Colta da un senso di nausea improvviso lasciò il suo pranzo e si chiuse in camera. Era come se fino a quel momento avesse vissuto in una bolla di felicità e improvvisamente Hagrid l'avesse scoppiata con le foto, le lettere, e i cimeli conservati in una scatola.
Qualche ora dopo qualcuno bussò alla porta, era sua madre. «Tutto bene?» chiese dolcemente. Era vero che litigava spesso con lei ma non poteva negare che era una donna molto dolce e comprensiva, forse perché nella figlia rivedeva sé stessa alla sua età. «Non molto» ammise.
«Cosa succede?»
«Prima di tornare a casa siamo andati da Hagrid» cominciò. «E ci ha fatto vedere tante cose, la bacchetta spezzata dello zio Ron, le lettere di papà, le foto della squadra di Quidditch dei vostri anni e poi tutto si interrompe».
Era raggomitolata sul letto, non era riuscita a sostenere lo sguardo della madre perchè temeva una possibile reazione furiosa e tutti sanno che non c'è cosa peggiore di vedere Ginny Weasley arrabbiata. Ma la donna si era accomodata quasi alla fine del materasso e la guardava comprensiva. «La nostra vita si è interrotta. Un giorno facevo il terzo anno tranquillamente e andavo al ballo con Neville, il giorno dopo eravamo chiusi in uno stanzone a fare Difesa Contro le Arti Oscure con tuo padre perché il Ministero non accettava il ritorno di Voldemort. Tuo padre e i tuoi zii avevano creato l'Esercito di Silente che poi io, Luna e Neville abbiamo proseguito durante il mio sesto anno. Papà era andato alla ricerca degli Horcrux, quindi toccava a noi prendere le redini della situazione. Ha fatto lui il gioco sporco, noi gli abbiamo solo coperto le spalle.
«È stato difficile. L'Espresso quell'anno era sorvegliato dai Mangiamorte, la maggior parte dei nati Babbani non era tornato a scuola, eravamo così pochi che quasi potevamo contarci sulle dita della mano. Molti venivano torturati, o tenuti in catene, nessuno riusciva a godersi manco un Eccezionale. Avevano tolto il Quidditch, per voi, per noi, Hogwarts è casa, per noi in quell'anno è stato l'inferno. Non sapevamo cosa accadeva ai nostri genitori a casa, io avevo la mia migliore amica, mio fratello e il ragazzo che amavo in giro per chissà dove alla ricerca di pezzi di Voldemort» fece una pausa.
Lily si sciolse dalla posa rigida che aveva mantenuto fino a quel momento per avvicinarsi alla madre. Stava tremando. «Non devi continuare se non vuoi» disse sentendosi in colpa.
Non sapeva se quelle cose le aveva mai raccontate a qualcuno o no, sapeva solo che non aveva mai visto sua madre così. Le si strinse il cuore e in un impeto di tenerezza la abbracciò, sentì qualche lacrima scendere con la certezza che quello sarebbe stato il ricordo più intimo che avrebbe conservato di sua madre.
 
Scorpius fu ben lieto di accettare l'invito di Al.
Già dalla sera prima, a casa sua si respirava un clima tutt'altro che sereno. Suo padre aveva un aspetto ceruleo ed era rimasto per quasi la totalità del tempo nel suo studio, sua madre, invece, era piuttosto silenziosa. Era leggermente più serena del marito ma abbastanza preoccupata di come avrebbe potuto reagire. Lucius e Draco non si parlavano da anni, sua nonna Narcissa si era trasferita in una proprietà in Galles e ogni tanto veniva a pranzo da loro. Non era la classica nonna che ti riempie il cibo appena prendi il primo boccone, che ti stritola di abbracci e fa questo genere di cose, ma Scorpius le voleva bene e anche lei ne voleva a lui, perché dietro quella freddezza apparente c'era una donna che avrebbe dato la vita per proteggere la sua famiglia. I Malfoy erano così: gelidi fuori ma con il fuoco dentro. Aveva mostrato la lettera di Albus ai genitori che si erano trovati d'accordo, sarebbe stato meglio per lui svagarsi e non stare in quell'ambiente tetro, poi sua madre si era lasciata sfuggire un «Che cari i Potter a chiedere se vogliamo andare anche noi» e aveva aggiunto che avrebbero fatto sapere. I suoi genitori erano già usciti quando Scorpius si strinse nel mantello e si diresse fuori dalla porta. Aveva un peso nello stomaco e non capiva perché, in fondo lui non aveva mai conosciuto il padre di suo padre, sapeva solo quello che Draco gli aveva raccontato e in genere erano fatti, senza parole di affetto. Ma dopotutto, si disse, se suo padre l'avesse obbligato a seguire il mago più malvagio di tutti i tempi per rimediare ai suoi errori, lo avrebbe odiato anche lui. Fece ancora qualche passo e poi si smaterializzò.
Casa Potter faceva parte di un complesso di villette a schiera tutte rigorosamente a due piani, aveva un colore tra il giallo chiaro ed il bianco, un piccolo recinto intorno alla casa e un vasto giardino dietro dove Scorpius poteva giurare di aver fatto le migliori partite di Quidditch con il resto dei cugini Weasley e con i Potter, anche se spesso finiva che la squadra in cui c'era almeno un Potter vinceva sempre, dopotutto avevano quello sport nel sangue. Aprì la piccola recinzione e bussò alla porta. Attese qualche secondo prima che una lunga chioma ramata si palesasse davanti a lui. Lily indossava un maglioncino rosso e dei normalissimi jeans ma Scorpius non riuscì a non pensare che era bellissima anche così. «Deficiente!» esclamò lei. Scorpius si chiese se sapeva che giorno fosse per lui, tuttavia sorrise.
«Piccola Potter» rispose lui serafico.
Si accomodò nel salone che ormai conosceva bene mentre lei andava in cucina a dare una mano. Pochi secondi dopo arrivò Albus. «Ehi Albus! Tanti auguri, vecchio mio!» esclamò abbracciandolo.
Il ragazzo, che era la copia sputata di Harry ma senza cicatrice, sorrise e ringraziò. Si accomodarono sul divano, mentre Lily faceva avanti e indietro dalla cucina. «Lily è sempre stata così profumata?» pensò. Forse, però, non lo aveva solo pensato, lo aveva proprio detto. «Cosa?» chiese Albus.
Non ebbe il tempo di formulare una risposta che potesse giustificare la domanda che un ammasso di capelli castani, sparati in tutte le direzioni, uscì dal camino, seguito da un ragazzo sai capelli color blu. «Ciao famiglia!»
A parlare era stato il più vecchio dei Potter seguito dal figlio acquisito, Teddy. «Ciao Malfoy» disse poi rivolto a lui. Si scambiarono i soliti convenevoli, poi anche loro si sedettero tra il divano e la poltrona. «James! TEDDY!» esclamò Lily correndo incontro al figlioccio di suo padre.
Scorpius era a conoscenza del fatto che Lily stravedesse per Teddy, forse proprio per il fatto di essere un fratello ma non nel senso stretto. Ma anche lui era così per lei, perché a lui non lo adorava?
«Ma che hai fatto, un incantesimo di bellezza? Sei splendida!» aveva detto Teddy con Lily seduta in braccio. Scorpius non poté che trovarsi d'accordo con le parole di Teddy e soffiò un «Già» tra le labbra ma forse Albus lo aveva sentito, perché si era girato di scatto. «Hai parlato?» chiese.
«No, mi stavo schiarendo la gola» mentì.
«Scorpius ti posso parlare nel mio studio?» il signor Potter si era avvicinato al suo orecchio mettendogli una mano sulla spalla.
Annuì e si diressero verso lo studio. Era una delle poche stanze in cui non era mai entrato. Le pareti erano rosse fiammanti, c'erano due scrivanie ai lati opposti della camera, una era di Harry e una era di Ginny, loro si accomodarono in quella di fronte alla porta. «Come sta tuo padre?» chiese confermando le ipotesi di Scorpius.
«Non ha parlato molto nelle ultime ore, signore» ammise. Harry annuì.
«Senti, io a tuo padre l'ho già detto tanti anni fa, l'ho pure difeso al processo: voi non siete Lucius. Lui ha fatto cose terribili, Draco ne ha subito le conseguenze, e tu gli strascichi. Siete della stessa famiglia ma non siete lui».
«Perché mi dice queste cose, signore?».
«Perché tuo padre avrà bisogno di sentirsele dire prima o poi e per ragioni di orgoglio Grifondoro non posso farlo io». Nello studio cadde il silenzio. «Puoi andare» disse. E Scorpius, congedandosi, lasciò la stanza con un po' di confusione in testa.
«Tutto a posto?» chiese Al e lui gli spiegò cosa era appena successo. Albus, dal canto suo, gli disse che da sempre suo padre era stato così tanto premuroso, quindi di non preoccuparsi. 
Si accomodarono in cucina per il pranzo, la signora Potter con l'ausilio di sua figlia Lily, aveva cucinato come se ci fossero tutti i Weasley riuniti fino alla settima generazione. «E tu di cosa sei tutor, Scorpius?» chiese gentilmente.
«Astronomia».
«C'è ancora la Professoressa Chang?» chiese James e Scorpius annuì.
«Quella mi odia» sospirò Lily senza alzare la testa dal piatto.
«Cho Chang?» domandò Harry Potter con la voce un po' strozzata.
«Sì» risposero in coro.
I due coniugi si scambiarono uno sguardo eloquente. La signora Potter avrebbe ucciso il marito sul momento. Il signor Potter la stava tacitamente implorando di non esplodere. I ragazzi si scambiarono occhiate divertite perché non capivano cosa stava succedendo.
«Certo che ti odia» iniziò la donna guardando la figlia che rispose con aria interrogativa. «Ti odia perché odia me».
«Scusa?» domandò Lily sconcertata.
«Mi odia perché io sono riuscita a sposare Harry e lei no». I ragazzi la guardarono attoniti.
«Ginny smettila con questa storia, non è vero che ti odia!» pregò il Salvatore del Mondo Magico.
«Ah no? Lo sai che quando dovevamo sposarci mi ha soffiato l'abito da sposa? E lei non doveva manco sposarsi! E poi è evidente che odia Lily!».
«Guarda che potrebbe essere che Lily non sia portata per l'astronomia»
«Ehi!» esclamò la più piccola.
Scorpius era divertito da quella scenetta, era tenero vedere che dopo tanti anni Ginny fosse ancora gelosa di Harry. Poi tutti si girarono verso di lui: era chiaro che volessero una delucidazione sul rendimento scolastico di Lily in Astronomia. Era vero che non era così male, ma non era manco una cima, sicuramente però non meritava tutti quei Troll o Scadente che le rifilava la Chang. Sorseggiò il suo succo di zucca per prendere un po’ di tempo. «Non è così male» disse poi a bassa voce.
Vide la soddisfazione sul volto di Ginny e la sorpresa su quello di Lily, poi conversazione sulla Chang terminò. Effettivamente la professoressa aveva sempre dato l'idea di una persona rancorosa ma non avrebbe mai pensato che potesse punire un'alunna solo per il fatto di essere così simile alla madre. «Raccontate il vostro primo bacio? Io l’ho sentito una marea di volte ma loro no» chiese Teddy mentre i suoi capelli diventavano fucsia e cambiando così argomento per il benessere della coppia.
«Oh» disse Harry abbassando lo sguardo imbarazzato.
«Ero la cercatrice Grifondoro» iniziò la moglie. «Avevamo appena vinto la Coppa di Quidditch. Stavo correndo a dirlo a vostro padre e...» lasciò la frase a metà guardando emozionata Harry che aveva un sorriso bellissimo, forse il più bello che Scorpius avesse visto sul suo volto.
«E quando lei mi è venuta ad abbracciare io l'ho baciata. Davanti a tutti. Davanti allo zio Ron» terminò.
Lo sguardo di Scorpius finì inevitabilmente su Lily. E per la prima volta la vide senza maschere, un sorriso bellissimo le colorava il volto rendendola raggiante. Era un sorriso carico di affetto e dolcezza. Anche lui sorrise, come un riflesso involontario. Certo, la storia dei Potter era molto bella ma Lily, con quel sorriso, mentre si torturava leggermente un labbro, un po' di più. Le voci intorno a lui divennero ovattate perché pensò che ciò che era successo ai coniugi Potter era esattamente quello che stava accadendo a lui. Ormai aveva la certezza di essere innamorato di Lily che era la sorella del suo migliore amico. Rimaneva solo una piccola incognita: Lily era interessata a lui?
Dopo aver lasciato la sala da pranzo, Albus aprì i regali poi James, Teddy, Albus e Scorpius si abbandonarono sul divano troppo appesantiti dal pranzo. Scorpius gettò un'occhiata a Lily e si accorse che era con sua madre in cucina. «Cos'hanno da parlottare quelle due?» chiese James.
«Non lo so, è da ieri che parlano» disse Albus.
«Forse è innamorata» suggerì Teddy.
Scorpius si affogò con il succo di zucca che stava sorseggiando facendo girare tutti nella sua direzione. Albus gli battè un paio di colpi sulla schiena e la situazione tornò alla normalità. Era conscio del fatto che Lily stesse con Lorcan, ma addirittura innamorata era troppo per lui. Si sentì un vile perché in fondo lui ancora non aveva lasciato Giada. Per quanto tra loro ci una buona chimica sessuale, Scorpius era consapevole che non c'era futuro per loro come coppia.
«Non penso. È strana ultimamente, non litiga manco più con Scorpius» osservò il fratello.
Era vero. Dopo averla scoperta in quell'aula la prima sera, si erano cordialmente ignorati. Soprattutto perché lui non le aveva ancora chiesto scusa. «Ahia, allora è grave» analizzò Teddy.
Ridestandosi dal torpore dei suoi pensieri, tornò a prestare attenzione alla realtà. Giocarono un po' agli scacchi magici, si diedero al Quidditch e poi quando fu abbastanza buio Scorpius tornò a casa.
 
Dopo aver consumato quell'ennesimo amplesso senza alcun valore, Scorpius si fece coraggio e decise che era il momento di parlare con colei che avrebbe dovuto essere la sua metà. «Fra noi non può durare» disse sollevandosi dal letto. Giada rimase perplessa per un attimo.
«Perché?» chiese osservandolo.
«Perché sono innamorato di un’altra» rispose senza staccare gli occhi dalla porta. Alla fine aveva scelto di giocare la carta della sincerità, mentire avrebbe portato solo altri guai.
Senza dire una parola lei si alzò, si vestì e si smaterializzò evitando accuratamente di salutarlo. Scorpius rimase a fissare il tetto per una buona ora. I suoi pensieri vorticavano in continuazione nella sua testa senza un senso logico. Deciso a chiarirsi le idee, si mise un paio di jeans, una felpa e un mantello e con un pop lasciò camera sua. 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.
 
"L'amore è un passo verso di te."
 
Lily era seduta sulla sua scrivania mentre cercava di completare quella maledetta mappa planetaria. Sapeva di non essere così pessima in Astronomia ma sapeva anche di dover recuperare in qualche modo. L'orologio appeso sulla parete segnava mezzanotte e mezza, aveva ancora qualche giorno per dedicarvisi, perciò si mise il pigiama e si infilò sotto le calde lenzuola che sua madre le faceva trovare sempre riscaldate. Dal giorno prima aveva parlato un po' di più con Ginny, soprattutto dei suoi anni ad Hogwarts. Le aveva raccontato di tutto ciò che aveva fatto per farsi notare da Harry, di quando non riusciva a parlare e arrossiva sempre, del Ballo del Ceppo e di quanto si fosse divertita, ma le aveva anche raccontato cose meno piacevoli come i fratelli Carrow, la tortura, la Battaglia al Ministero e quella di Hogwarts. A Lily sembravano cose di una vita fa, sembrava impossibile che quello che la madre raccontava lo avesse vissuto veramente. Certo, per avere il dettaglio completo sarebbe dovuta andare da suo padre e non sapeva se era pronta; suo padre era tutta un'altra storia. Consapevole del fatto che non avrebbe chiuso occhio, Lily si perse ad osservare il tetto. Inevitabilmente, la storia di sua madre e suo padre l'aveva indotta a pensare a Scorpius. In fondo era la stessa cosa: la sorellina più piccola innamorata dell'amico del fratello maggiore. Un cliché. Tra Ginny ed Harry era finita bene, ma tra lei e Scorpius? In fondo lui aveva un'altra e non aveva mai dato segni di interessamento verso di lei, se non un mutismo selettivo e qualche insulto. Sbuffò, stanca dei suoi pensieri che non le davano pace. Così, seccata di stare con le mani in mano, indossò i primi vestiti che trovò, prese il suo fidato mantello pesante e senza fare rumore uscì nella neve.
La famiglia Potter viveva a Godric's Hollow, proprio dove i suoi nonni, molto tempo fa, si erano sacrificati per suo padre. Prima che se ne rendesse conto aveva superato il Monumento ai Caduti, aveva aperto il cancello e adesso si trovava nel cimitero, precisamente di fronte alla lapide di James Potter e Lily Evans. Provò un tuffo al cuore.
James Potter era uguale a suo padre da giovane, era anche molto simile ad Al, capelli sbarazzini, occhiali, il naso era diverso però.
Lily Evans, invece, aveva i capelli lunghi fino alla spalla più o meno, gli occhi leggermente a mandorla e la forma del viso più simile a quella del padre.
Entrambi sorridevano e si muovevano, ogni tanto agitavano la mano in segno di saluto e Lily, scioccamente, ricambiò. L'idea di crescere senza i genitori la terrorizzava, il solo pensiero che i suoi genitori potessero morire le provocava un leggero pizzico agli occhi. Erano così giovani, era così ingiusto, così...così... Presto Lily si accorse di non aver parole per descrivere quella situazione. Era talmente immersa nei suoi pensieri che non si era accorta che c'era un'altra persona dietro di lei, nascosta all'ombra di un muro.
«Piccola Potter che ci fai qui?» chiese con voce gelida. Lily sussultò e con lei anche il suo stomaco.
«Malfoy» disse appena. «Potrei farti la stessa domanda». Il ragazzo si avvicinò alla lapide da cui Lily non si era ancora allontanata intenta a fissare le foto come se queste potessero parlare.
«Un giro» rispose lui alzando le spalle.
«Un giro in piena notte al cimitero? Potrebbe essere equivoco».
«Potrei dirti la stessa cosa» disse facendole il verso.
Lily poté giurare di aver visto i suoi nonni scambiarsi uno sguardo da una lapide all'altra ma in quel momento non se ne curò. «La differenza» cominciò cercando di mantenere la calma «è che io sono nel mio villaggio e si dia il caso che sia venuta a trovare i miei nonni». Impiegò circa tre secondi a pentirsi di ciò che aveva detto: Scorpius aveva perso il nonno appena qualche ora prima.
«Scusami» disse abbassando lo sguardo. Lui, forse incapace di parlare, gli carezzò il braccio e Lily poté giurare che il brivido che provò non fosse causato dal freddo. «Mi dispiace per tuo nonno» aggiunse continuando od osservare la neve. «Possiamo non parlarne?» chiese con voce strozzata. Lily si affrettò ad annuire.
Rimasero in un silenzio imbarazzato, notò che non smetteva di fissare la lapide dei genitori di suo padre. «Mi porti dove è successo?» chiese all'improvviso. Lily sgranò gli occhi incredula. Perché? Perché le stava chiedendo quella cosa? Albus non gliel'aveva mai fatto vedere? «Sì, certo» rispose nonostante tutto.
Salutò i suoi nonni e poi si incamminò facendo strada all'amico di suo fratello. «E così saluti una lapide?» chiese con tono duro e canzonatorio allo stesso tempo. «È una vecchia abitudine che ci ha dato mio padre. Non è un pezzo di cemento. È un conforto. È sapere che ci sono anche quando non ci sono».
Superarono casa sua e quella di zio Ron e zia Hermione, immediatamente adiacente alla loro, Lily notò che in camera di Rose c'era ancora la luce accesa, probabilmente perché era immersa in qualche lettura notturna. Erano quasi arrivati alla fine del villaggio quando si fermò di botto facendo quasi cadere Scorpius. «Potevi avvisare» commentò acido. I resti della casa erano sempre lì, il primo piano perfettamente intatto, il secondo piano distrutto. Scorpius sfiorò il cancello e la solita targhetta in memoria dei suoi nonni apparve, seguita dai messaggi di incoraggiamento per suo padre. Una volta ne aveva trovato uno in cui veniva chiesto ad Harry di insegnare Difesa Contro le Arti Oscure e Lily aveva riso dicendo che avrebbe cambiato scuola. Anche ora, guardando quei resti tanto anonimi, quanto significativi, sorrideva. Si era alzato un leggero venticello che la costrinse a chiudersi ancora di più nel suo mantello, anche Scorpius era leggermente più imbacuccato. Continuava a passare la mano sul legno e a leggere i messaggi, poi guardava la casa e poi il tragitto del suo sguardo riprendeva sempre allo stesso modo. Lily desiderò di entrare nella sua testa per dieci minuscoli minuti perché era evidente che c'era una guerra nel suo cervello. «Scusami» disse ad un certo punto. Lily lo guardò accigliata. «Di cosa?».
«Di tutto questo» disse indicando la casa.
«Ma Malfoy non è colpa tua! Non è manco colpa di tuo padre o di tuo nonno». Era forse sotto l'effetto di qualche pozione andata male?
«Sì lo so che non è personalmente colpa loro ma hanno contribuito in qualche modo». Appoggiò le mani al bordo del cancello per reggere il peso del corpo. «Guarda mio padre, ha reso impossibile la vita a scuola al tuo!».
«Ma non è colpa tua! Tuo nonno ha contribuito e tuo padre ne è stato vittima. È come se io dicessi di aver salvato il Mondo Magico perché l'ha fatto mio padre. È assurdo». Scorpius annuì e abbassò la testa, stava tirando su col naso e un moto di disagio e compassione nacque in lei. Lily voleva abbracciarlo ma non erano così tanto intimi o così tanto amici da poterlo fare, così si limitò ad appoggiargli una mano sulla spalla. «Vieni, ti riaccompagno a casa» disse poi guardandola.
«Posso andare benissimo da sola!» ribatté lei quasi offesa.
«Non posso lasciare la Piccola Potter in giro da sola, va contro il codice morale dei migliori amici lasciare la sorella del migliore amico da sola di notte». Lily rimase di sasso. Lo sapeva che non era niente di più che la sorella del migliore amico ma averne la certezza era tutta un'altra cosa. Non era sicura se l'espressione sul suo volto fosse un sorriso o una smorfia però, si disse, almeno ci aveva provato.
Camminarono in silenzio per la strada principale del villaggio ripercorrendo il percorso di prima. Lily era tesa perché avrebbe voluto affatturarlo ma non aveva una ragione valida per farlo, almeno secondo lui, e poi era ancora minorenne. «Ti chiedo scusa anche per averti dato della zoccola» disse grattandosi la guancia con noncuranza. Lily rimase piacevolmente sorpresa anche se sapeva che c'era lo zampino di Albus.
«Strano che tu lo ricordi, era la prima sera ad Hogwarts» osservò con un sorriso amaro. Lui alzò le spalle e continuarono a camminare.
«Eccoci qua» annunciò Scorpius. Lily sorrise grata non sapendo bene cosa dire.
«Malfoy ti posso chiedere un favore?» lui la guardò incuriosito; non aveva mai chiesto una mano a Scorpius e piuttosto si sarebbe fatta torturare.
«Non dire a mio fratello che ci siamo incontrati» supplicò. Lily sapeva che in quel momento stava dando a Scorpius un motivo per ricattarla a vita ma se il fratello l'avesse scoperto e l'avesse detto ai genitori non avrebbe avuto più una vita da ricattare.
«Perché?» domandò.
«Diciamo che io sarei in punizione per quella storia di settembre e che io non possa uscire di casa durante le vacanze». Scorpius sorrise beffardo. Di certo gli era tornato il buonumore, glielo si leggeva negli occhi sebbene fossero così poco illuminati.
«Va bene Piccola Potter, penserò ad un tornaconto» e detto questo di smaterializzò. Lily sospirò e senza fare rumore, entrò in casa.
 
Il buon umore con cui si era addormentato Scorpius svanì al suo risveglio. Era sceso a fare colazione ma aveva scoperto che fiumi di maghi e gufi erano lì per le condoglianze. Era un via vai continuo. Sua nonna Narcissa si era fermata a dormire da loro, quindi il lutto per una persona che manco conosceva si sarebbe svolto nel suo spazio. Aveva meditato di andare a chiudersi in camera sua, ma sua madre gli aveva fatto capire che doveva stare nel salotto e fare almeno finta di essere interessato a ciò che accadeva, gli aveva anche detto di indossare qualcosa di elegante e nero e che la divisa di Hogwarts non andava bene. «Ma a chi importa se sono in maglione e jeans? Sono affranto dal dolore non riesco a vestirmi decentemente!»
«Piantala e vai a cambiarti!» aveva risposto risoluta.
Così Scorpius si era infilato il suo completo ed era sceso di sotto per mettere in scena quella pantomima. Mentre stringeva mani a streghe e maghi del tutto sconosciuti, colleghi di sua madre, quelli di suo padre, professori di Hogwarts, facce intraviste per caso a qualche festa dell'alta società, impiegati ministeriali, eccetera, pensava che non riusciva a togliersi di dosso quella sensazione di sentirsi colpevole e innocente nello stesso momento. Razionalmente era consapevole di non essere lui il colpevole, inconsciamente, però, faceva parte di una famiglia che aveva provocato tantissimi danni. Era frustrante vivere un contrasto così grande. Il suo cognome non era mai stato così pesante come in quel momento. Posò lo sguardo su suo padre, aveva un’espressione dura, quasi come avesse una maschera di marmo, sul volto di sua nonna ogni tanto scendeva qualche lacrima, su quello di sua madre compariva saltuariamente qualche sorriso cordiale.
Fu sollevato quando, verso mezzogiorno, spuntarono Albus e Zabs, passarono a fare le condoglianze ai suoi e poi andarono da lui. Come al solito, lo salutarono con un'amorevole pacca sulla spalla, questa volta un po' più leggera, data la circostanza. «Vieni, ti tiriamo fuori di qui» disse Zabs accompagnandolo nell'ampio giardino. Albus con la bacchetta fece comparire un fuocherello azzurro per scaldarsi.
«Tutto bene?» chiese. Scorpius annuì meccanicamente. Aveva pensato che chiedere scusa almeno ad una di quelle persone che erano state indirettamente coinvolte potesse farlo sentire meglio ma era servito a poco. Almeno, però, aveva passato un po' di tempo con Lily. Albus e Zabini si lanciavano sguardi interrogativi perché non capivano come comportarsi in queste situazioni.
«Sto bene, lo giuro» disse quasi esasperato.
«Sì ma stai pensando a qualcosa» osservò Albus. Nonostante non lo stesse guardando, sentiva i suoi occhi verdi e penetranti addosso.
«Come mai Giada non c'è?» indagò Zabini.
«Ci siamo lasciati. Stanotte».
Un silenzio più gelido del freddo invernale cadde su di loro. «Cavolo» non seppe bene chi lo disse, era troppo concentrato ad osservare il bianco accecante della neve. Poi all’improvviso le parole vennero fuori sole e il disagio che prima portava da solo adesso lo stava condividendo con gli amici di una vita e sembrava più leggero. Non rifletteva su quello che diceva, semplicemente gli raccontò quello che sentiva dentro, quel senso di inadeguatezza, del cognome troppo grande per lui, la paura di deludere i suoi, di essere associato al Signore Oscuro. Condividere i suoi dubbi li rendeva reali e morbidi allo stesso tempo.
«Scorpius i nostri nonni, genitori, antenati erano umani è normale che abbiano sbagliato» gli fece notare Zabini e Albus annuì.
«E poi» cominciò «Non è che siamo tutti totalmente buoni o tutti totalmente cattivi, siamo metà e metà. Sta a noi scegliere quale parte far prevalere se quella buona o quella cattiva. E forse la bilancia di tuo nonno pendeva più per il lato cattivo che per il buono ma quella di tuo padre era tutto il contrario. E tu sei esattamente come lui. Non è il nostro cognome o la nostra discendenza a definire chi siamo. Decidiamo chi vogliamo essere ogni giorno quando ci alziamo dal letto e decidiamo se mangiare uovo col bacon o bere il caffè».
«Se bevi solo il caffè» s'intromise Zabini «sei proprio una cattiva persona, però». Scoppiarono a ridere tutti e tre. Anche ad Hogwarts era sempre stato così e Scorpius era davvero felice che il loro rapporto si fosse mantenuto.
«Sai Albus, credo che tu stia diventando saggio quanto la persona che portava il tuo nome» disse con un sorriso. Si sentiva molto più leggero e compreso, avevano tutti e tre un cognome gravoso, nonostante ciò erano riusciti a dimostrare quanto valevano con le loro gambe. Era già un buon traguardo per i loro diciotto anni.
«Ragazzi, i genitori di Albus hanno portato il pranzo, vi fermate?» Astoria era comparsa sulla porta. I tre annuirono ed entrarono nella casa decisamente più calda del fuocherello azzurro di Al.
Era strano pensarlo in quella situazione ma, mentre mangiava l'ottimo pollo della signora Potter, era arrivato alla conclusione che era contento perché i suoi amici erano dalla sua parte, pronti a dirgli se avesse fatto una cazzata, congratularsi per il suo successo o rassicurarlo se avesse vacillato.
 
Il rientro a scuola era stato tragico non solo per gli studenti ma anche per i tutor. La fitta coltre di neve ed il vento freddo non accennavano a diminuire o diventare almeno sopportabili, perfino la McGranitt aveva chiesto di sospendere gli allenamenti di Quidditch ma i vari capitani di erano dimostrati risoluti e combattivi. I tutor avevano iniziato il vero duro lavoro dopo la fine del trimestre precedente, che aveva decretato definitivamente quali allievi avessero bisogno del loro aiuto.
Albus, che era tutor di Difesa Contro le Arti Oscure aveva una mole nettamente superiore a quella di Scorpius che arrivava ad avere una decina di studenti scarsi tra cui, appunto, Lily. Inoltre dovevano anche correggere tutte le verifiche e i compiti che gli insegnanti assegnavano ai ragazzi. «Perché ci trattano come elfi domestici?» chiese Albus disperato in una soleggiata mattina di gennaio.
«Peggio, grazie a tua zia gli elfi hanno più diritti» osservò Scorpius mentre correggeva un compito di un ragazzino del primo anno.
«Ma è legale correggere i compiti della propria sorella?» domandò. Scorpius alzò le sopracciglia perché non ci aveva mai pensato. Erano usciti dalla scuola appena qualche mese prima, conoscevano almeno la metà degli studenti in quella scuola e il pericolo di giudicare in base alla simpatia o antipatia era sempre dietro l'angolo. «Be’ non lo so, dovresti parlarne con Giada».
«A proposito di Giada...» Scorpius sapeva che sarebbe arrivato quel momento, dopo la morte di suo nonno non avevano mai più proferito parola ma era questione di giorni perché i suoi amici chiedessero. «Non credo ci sia molto da dire. Te l'avevo detto che mi piaceva un'altra, no? Dovevo solo trovare il coraggio di lasciarla...».
«E scommetto che non mi vuoi dire chi sia la ragazza, giusto?». Rispose scuotendo la testa.
«Non posso Albus, vorrei, lo giuro ma non sono ancora pronto». Avevano lasciato cadere il discorso e ognuno era tornato alle sue pergamene. «E tu, a ragazze come sei messo?». Scorpius non aveva dimenticato di dover dare una mano a Lily per cercare di far mettere insieme Andrea e Albus ma visto che parte del suo piano era saltato doveva rimediare in qualche modo. «Scusami che c'entro io?».
«Che ne so, parliamo sempre di me e Giada cambiamo un po' argomento, parliamo di te!» disse forse troppo velocemente.
«Parliamo di te perché il gufo di casa mia ha una vita sentimentale più attiva della mia» Scorpius rise.
Albus non era mai stato più di tanto interessato alle ragazze, per quanto queste gli andassero dietro. Nel tempo si era convinto che era proprio questo suo essere disinteressato a renderlo una calamita, per Scorpius era sempre stato facile, aveva la fama del puttaniere e basta. Albus era un po’ come Lily: desiderato, solo che non si rendeva cono di esserlo. Alla fine, si disse, era proprio il motivo per cui lui si era innamorato di lei. Non aveva bisogno di chissà quali scenette, preghiere e quant'altro per chiedere di uscire ad una. Albus invece aveva avuto una sola ragazza in quegli anni, Leah Smith, e ci era uscito sì e no per sei mesi, poi il loro amore non aveva superato l'estate.
«Ti va se ti presento una?» domandò continuando ad osservare il compito che adesso era di un Grifondoro del terzo anno. L'amico di fronte a lui alzò di scatto la testa, poi ridusse gli occhi a due fessure. «Scorpius Hyperion Malfoy che stai combinando?».
«Niente» disse arricciando il labbro. «Devo solo mantenere una promessa fatta ad un'amica».  

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.
 
"L'amore è (…) una carezza ispirata dall'alba
Mentre nel freddo il tuo sangue si scalda"

 
Lily osservava le lingue di fuoco dentro il camino che danzavano, si inseguivano l'una con l'altra con l'unico scopo di riscaldare chi stava intorno. Stava riflettendo e per una volta non pensava a Scorpius. Pensava, più che altro, al piano fallito per far uscire insieme Andrea ed Albus. Hogsmeade era fuori discussione, in quanto non avrebbero più potuto fare un'uscita a sei. Se solo Lorcan avesse accettato di dargli una mano per un'ultima volta...
«Lily? Ehi! Ci sei?» la mano del cugino si muoveva su e giù davanti ai suoi occhi. «Scusa ero sovrappensiero, hai detto qualcosa?» chiese tornando alla realtà.
«Mi chiedevo come mai questo compito di Trasfigurazione facesse così schifo». Lily aveva affidato ad Hugo il compito di correggere i suoi compiti; era fermamente convinta che lui fosse molto più portato di lei nello studio. Il mix tra il cervello di zia Hermione e la furbizia di zio Ron avevano creato uno degli studenti più bravi della scuola. Lily invece aveva la convinzione di aver ereditato solo la parte peggiore di entrambi i genitori, tra cui - soprattutto - l'indole ad innamorarsi degli amici dei fratelli e quella di far parte del Lumaclub solo perché si chiamava Potter. Vita grama, la sua.
«Non lo so, Hugo, ho dato il compito a te per correggerlo, non ho idea di cosa posso aver sbagliato» disse tra lo scocciato e l'esausto.
«Hai mischiato Trasfigurazione e Astronomia». Lily lo guardò allibita.
«Non dire cretinate» sibilò. Ma quando suo cugino le passò il tema rimase a bocca aperta. Il tema recitava
"Per concludere, la buona riuscita di un Incantesimo Evanescente è dato da un fluido movimento della costellazione dello Scorpione, situata tra quella della Bilancia e del Sagittario. È una delle più luminose della volta celeste, questo la rende una delle più facili da individuare."
Lily ammutolì sentendosi avvampare, non più certa di sentirsi a suo agio di fronte al camino e soprattutto di fronte a suo cugino. Era stupita di sé stessa, quando era arrivata al punto di pensarlo senza manco accorgersene? «Avrò confuso le pergamene» disse debolmente. Ma suo cugino, degno erede del cervello Granger, la stava guardando con uno sguardo sagace.
«Di' un po'» cominciò. «Non è che per caso ti piace qualcuno con il nome di questa costellazione?» poi come un déjà-vu, disse: «No! No, no, no, no, no. No!» il cugino però rideva sotto i baffi.
«Oh io credo di sì, cara Lily. Nel caso in cui non te ne fossi accorta, non stiamo facendo la costellazione dello Scorpione». La ragazza aprì la bocca e poi la richiuse per una serie di volte. Hugo aveva ragione: stavano facendo la costellazione del Leone.  Per il bene comune, la conversazione terminò lì, nonostante il ghigno divertito che Hugo si portava dietro da quando aveva scoperto del tema. «Lo sai che sono una frana in Astronomia, avrò aperto per caso il libro e copiato le prime cose che ho trovato» disse stancamente poco dopo.
Nei giorni successivi Hugo aveva ancora un sorriso sornione mentre addentava il suo pezzo di carne. «Però dai Malfoy dopo che ti ha detto quelle cose?»
«Ha trovato il modo di farsi perdonare» rispose subito Andrea. Hugo alzò il sopracciglio curioso. Poi si arrese notando che nessuna delle due aveva intenzione di aggiornarlo. «Secondo me tu soffri della Sindrome di Colma» sentenziò fiero dopo un paio di minuti.
«Sindrome di che?» chiese stupita Lily. Andrea al suo fianco aveva cominciato a ridere convulsamente.
«Hugo» annaspò «volevi dire Sindrome di Stoccolma». Hugo aveva le orecchie scarlatte, la testa dentro il piatto e mangiava convulsamente il purè senza manco respirare.
Lily invece sorrise anche se non aveva idea di cosa fosse quella Sindrome. Sospettava fossero cose da Babbani visto che Andrea veniva da una famiglia di Babbani e Hugo aveva i nonni Babbani. Andrea si stava ancora asciugando le lacrime causate dalle troppe risate quando sentirono dei passi dietro di loro. «Piccola Potter». Maledizione, perché la chiamava ancora in quel modo? Era irritante ma allo stesso tempo eccitante. La sua amica smise di ridere all'istante, Hugo alzò la testa dal piatto così velocemente che a Lily sembrò di aver sentito il collo del cugino scricchiolare.
«Malfoy» rispose pacatamente, girandosi verso di lui. Gli occhi grigi guardavano una pila di piccole pergamene che aveva in mano alla ricerca di una in particolare. «Lily Luna Potter, ecco qui, ci vediamo mercoledì alle 20 alla Torre di Astronomia». Lily prese la pergamena e sbuffò annuendo. Doveva aspettarselo. «Vedrai, faremo cambiare idea alla professoressa Chang» disse con un sorriso. Il cuore di Lily nel frattempo non aveva fatto solo una capriola, stava ballando direttamente la Macarena.
 
Lily non vedeva l'ora che arrivasse il mercoledì e non perché non vedeva l'ora di vedere Scorpius, non del tutto almeno, ma perché la sua amica e suo cugino non facevano altro che lanciarle sguardi divertiti ogni qualvolta lui entrasse in Sala Grande o avevano Astronomia, o semplicemente le facevano battute del tipo «Scusa Lily mi spiegheresti il movimento dello Scorpione?». Erano terribili ma Lily sapeva che lo facevano perché le volevano infinitamente bene e cercavano di farla pensare il meno possibile. Conoscendola, sapevano che se non ci avesse riso su lei si sarebbe abbandonata a scenari catastrofici in cui lui la rifiutava, oppure i suoi genitori impedivano loro di stare insieme scatenando la Terza Guerra Magica o semplicemente Albus ammazzava Scorpius o lei veniva diseredata e finiva per invecchiare in una casa puzzolente, circondata dai gatti e di coperte fatte all'uncinetto. Mercoledì mattina si svegliò nervosa. Aveva lo stomaco in subbuglio quasi come quando aveva una partita importante. Quasi, però, non era come il Quidditch, le piaceva Scorpius, è vero, ma il Quidditch rimaneva ancora sopra ogni cosa.
Il freddo di gennaio era ancora pungente e, anche se le nevicate tendevano a diminuire, un vento gelido tagliava la faccia e spaccava le mani, fare lezione nei sotterranei era una piccola tortura quasi giornaliera a cui erano sottoposti tutti gli studenti più o meno ogni giorno. «Ma non potrebbero spostare quest'aula in un posto più caldo?» domandò Hugo piagnucolante al pensiero di avere Pozioni per le prime due ore. «Be’ se scoppia un incendio nei sotterranei è meno evidente» osservò Andrea facendo ridere Lily. «Pensa a me: Pozioni oggi, recupero di Astronomia stasera e allenamenti di Quidditch domani. Mi verrà una polmonite!» disse sconsolata la rossa. Non le sfuggirono però le occhiate degli amici. «Fatti inviare della lingerie francese da Victoire o Dominique che non si sa mai». Per tutta risposta, Lily iniziò a picchiare violentemente il cugino con il manuale di Aritmanzia.
«Lily così lo uccidi!» la redarguì l'amica ridendo.
«L'intenzione era quella» sibilò.
Il resto della giornata, tuttavia, trascorse normalmente, così quando furono le otto meno un quarto si strinse nel mantello della divisa e salì verso la torre di Astronomia. Era in anticipo così si perse ad ammirare il cielo limpido, pieno di stelle e qualche nuvola sparsa qua e là, se non fosse stato inverno sarebbe stato piacevole stare ad osservare il blu nel silenzio più totale ma una folata di vento gelida la costrinse a tornare indietro e sedersi in uno dei cuscinetti. Nel frattempo prese il telescopio e il resto dell'occorrente e aspettò. «Scusami, la professoressa Chang non mi mollava un attimo». Malfoy arrivò trafelato dalle scale a chiocciola, aveva la cravatta leggermente allentata e i capelli scompigliati. Sì, la Chang, pensò Lily con una smorfia.
«Non c'è un modo di studiare Astronomia e stare al caldo?» domandò Lily.
«Temo di no, purtroppo». Però nel frattempo aveva fatto comparire una fiammella azzurra accanto a lei, gesto che apprezzò perché non si sentiva più gli arti. Scorpius cominciò a spiegarle le Costellazioni dello Zodiaco quali fossero le più importanti e quali avrebbero approfondito, avevano osservato la prima dal telescopio e poi avevano terminato.
Scorpius era appoggiato alla cattedra, le mani ancorate ai bordi del tavolo, Lily invece era di spalle che sistemava la borsa e il telescopio. «Lily Luna» disse pensieroso. Lily si girò esterrefatta. Non aveva mai sentito pronunciare il suo nome, a parte qualche giorno prima in Sala Comune quando le aveva dato la pergamena. «Terra e cielo». Lily non capiva. «Scusami?» domandò.
«È dall'altro giorno che ci penso, il tuo nome racchiude terra e cielo». Era uno scherzo? Era ubriaco? Confuso? Sotto la Maledizione Imperius? Prese una bella boccata d'aria.
«Scusa ma sei ubriaco?» Lily lo sapeva che non era una domanda opportuna ma era stata istintiva e non era riuscita a trattenersi. Però lui la stupì ridendo di gusto.
«Sì effettivamente potrebbero sembrare le riflessioni di un pazzo» ammise. «Mi piacciono tanto i nomi, quelli con un significato, collegati a qualcosa». Nella Torre, ora illuminata dalle torce attaccate alle pareti, regnava il silenzio. Lily non sapeva cosa dire, era il momento più intimo che condividevano dopo Godric's Hollow. Era immobile vicino alla balaustra con la borsa sulla spalla destra e guarda Scorpius cercando di capire dove volesse andare a parare con quel discorso sui nomi.
«I nomi della tua famiglia hanno tutti a che fare col cielo, giusto?» glielo aveva detto un giorno Andromeda, la nonna di Teddy. Scorpius annuì. «E Hyperion?» domandò lei. «Anche quella è una costellazione?».
«No» disse. «Dalla parte di mia madre hanno nomi che riguardano la mitologia greca. Hyperion era il titano della luce». Lily annuì. Adesso era veramente a corto di argomenti.
«Vieni ti faccio vedere una cosa» disse lui spegnendo le torce. Prese un telescopio, sistemò i cuscini a terra e iniziò ad osservare il cielo dallo strumento.
«Pensavo avessimo finito». Non sapeva più che ore fossero, sentiva solo una stanchezza crescente e moltissimi dubbi.
«Sì, questo non c'entra col programma». Non seppe perché ma Scorpius le fece vedere un mucchio di stelle, costellazioni e pianeti, e glieli spiegò con così tanta passione che trasporto che a Lily sembrò strano capire davvero qualche cosa del cielo. Una  delle risposte che le diede Scorpius la lasciò stupita: «Lily Luna, sei terra e cielo. Finora hai guardato a terra ma forse potresti guardare al cielo».
 
Scorpius venne svegliato da un filo di vento che gli colpì la faccia. Si stiracchiò dolorante, senza rendersi conto di dove si trovasse, appena aprì gli occhi venne colpito dalla luce pallida del cielo all'alba.
Era nella Torre di Astronomia. Si era addormentato? Socchiuse gli occhi, aveva qualcosa di pesante appoggiato al braccio, lì per lì pensò che fosse addormentato, ma quando si girò e vide una testa rossa appoggiata al suo braccio destro per poco non urlò.
Era con la Piccola Potter che dormiva avvinghiata a lui sulla Torre di Astronomia.
Praticamente tutte le carte in regola per essere cruciato da tre Potter su cinque più qualche cugino e zio Weasley che adesso non ricordava. Eppure, anche nel panico più totale, non riuscì a non guardarla: era bella. Aveva i capelli leggermente arruffati e sparsi qua e là, la bocca semichiusa, il petto che faceva su e giù seguendo il pesante movimento del respiro e un'espressione tutt'altro che angelica sul volto. Ad osservarla meglio, i capelli sparsi in quel modo ricordavano i capelli di Medusa. Scorpius rise perché se riusciva a trovarla così bella in quel modo significava che lei era irrimediabilmente bella e lui era irrimediabilmente innamorato. Si passò la mano libera sugli occhi addormentati ricordandosi cosa le aveva detto la sera prima. «Lily Luna, sei terra e cielo. Finora hai guardato a terra ma forse potresti guardare al cielo». Le aveva chiesto di guardarlo, di considerarlo, di farlo entrare nel suo universo, nel suo mondo fatto di lentiggini, capelli rossi dubbi e paure. Chissà se lei aveva capito, chissà cosa aveva pensato. Aveva ignorato quella frase ed erano tornati a parlare del cielo fin quando non si erano addormentati entrambi, prima lei e poi lui. L'aveva osservata anche la sera prima, con la flebile luce del quarto di luna.
«Potter» iniziò. La dolce ragazza mugugnò qualcosa di incomprensibile, si giro e sgranò gli occhi, forse sorpresa dal gelo inusuale. Due iridi castane comparvero davanti gli occhi grigi di Scorpius.
Assunsero una sfumatura che andava dalla confusione più totale al terrore puro. Si alzò di scatto. «Porco Salazar!» esclamò raccogliendo in tutta fretta le sue cose.
«Di solito le ragazze non reagiscono proprio così dopo aver passato la notte con me» osservò divertito Scorpius. Ma il suo scherno non doveva essere arrivato alla rossa che sul punto di scendere sussurrò un ben udibile «Vaffanculo Malfoy». Forse aveva bisogno di lezioni di romanticismo.
 
«Allora come sono andate le ripetizioni con Lily?» domandò Albus mentre sorseggiavano una Burrobirra ai Tre Manici di Scopa con Zabs. Scorpius aveva un fastidioso mal di schiena e si trovò a pensare che forse le assi di legno della Torre più alta del castello non fossero poi così comode. Tuttavia la domanda dell'amico, o meglio sentire il nome della ragazza, lo fece sussultare. «Bene, perché? Ti... Ti ha detto qualcosa?» chiese con troppa foga. Albus lo guardò perplesso mentre Scorpius sentiva gli occhi di Zabini puntati addosso. «No, non mi ha detto assolutamente niente, avrebbe dovuto?»
«No, no, figurati».
«Anzi è stata particolarmente evasiva» aggiunse. «E credo anche che abbia passato la notte con qualcuno. Jason del settimo anno mi ha detto che ha sentito Andrea dire ad Hugo che non è tornata al dormitorio dopo Astronomia».
Il biondino dovette trattenersi dallo sputare. Maledetti Grifondoro. Zabini sorrise sornione. «Hai capito la Potter» commentò. Scorpius provò un moto di rabbia misto a gelosia che non poteva mostrare a nessuno. Non doveva permettersi di parlare così di Lily e poi non gli aveva ancora perdonato di essere andato a letto con lei, anche se Zabini non lo sapeva. «Stai parlando della mia sorellina» disse Albus piccato.
«Oh Albus, non è più -ina da un bel po' di tempo ormai».
«Solo perché tu ci sei andato a letto non puoi permetterti di-»
«Ok, basta!» disse Scorpius alzando la voce. Una lite tra i due era l’ultima cosa d cui aveva bisogno. «Albus vai a prendere dell'altra Burrobirra» ordinò. Poi, una volta che l'amico se ne fu andato, si girò da Zabini.
«Che diavolo stai facendo?» gli chiese. «Parlare così della Piccola Potter davanti ad Albus? Lo sai quanto è geloso!»
«E tu cosa stai combinando?» indagò ignorando le domande dell'altro. «È stata con te dopo le lezioni di Astronomia, vero? Credo abbiate visto ben altre stelle» disse malizioso. Scorpius però si ritrovò per la prima volta senza difese. Il muro era stato abbattuto e lui era spiazzato. Mentire non avrebbe avuto senso, non a lui, almeno. «Non è come credi». Zabini lo guardò interessato. «Abbiamo davvero visto le stelle. Intendo col telescopio».
«Scusami ma lo sai che questa frase potrebbe essere ambigua?» Scorpius gli scoccò uno sguardo di rimprovero e lui si bloccò.
«Abbiamo parlato. Tutta la notte. E poi ci siamo addormentati e quando ci siamo svegliati lei è andata via e io le ho detto qualcosa tipo che le altre ragazze di solito non reagivano così e lei mi ha mandato a fanculo. E adesso è un casino perché lei mi piace davvero. Ti ricordi che Al ti aveva scritto che era dall'anno scorso che mi piaceva una, no?» Zabini annuì. «Era lei. Ma io non posso dire ad Al 'ehi ciao mi piace tua sorella' e tra l'altro lei crede che io sia uno stronzo senza cuore e per giunta fidanzato». Scorpius lanciò un'occhiata ad Albus che era ancora in fila per chiedere un'altra caraffa della bevanda. Avevano deciso di andare alla piccola tavola calda di venerdì pensando di non trovare confusione ma era tutto il contrario. Zabini si passó una mano sulla barba incolta che gli dava qualche anno in più e l'aria più da uomo che da ragazzo. «È un bel pasticcio» convenne. «Intanto dille che tu e Ghiada, Giada, insomma quella, non state più insieme». 
«Ma lei un ragazzo ce l'ha e io non so se le piaccio, mi ha detto che siamo fratelli» lo interruppe Scorpius.
Era incerto se dirgli quello che aveva non tanto tacitamente chiesto alla rossa. Poi pensò che quella sarebbe stata l'unica occasione per parlarsi decentemente e si arrese. «Tu lo sai quanto io sia fissato con i nomi» disse di punto in bianco. L'amico annui. «Le ho detto che i suoi nomi sono cielo e terra e che fino adesso ha guardato a terra ma adesso deve guardare in cielo».
«Sul serio Scorpius, fossi una donna e avessi cielo e terra nel nome te l'avrei lanciata con la fionda» disse Albus posando il boccale. Se solo sapesse, pensò Scorpius mentre Zabini tratteneva una risata. «Non ha ancora detto chi è la ragazza, vero?» chiese rivolto a Zabs, lui scosse la testa e Scorpius si ritrovò a ringraziarlo con lo sguardo. 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.
 
"L’amore è (…) la risposta che dai ogni volta
che cadi davanti ad un grande avversario..."
 
Lily non era più andata alle ripetizioni di Astronomia, di conseguenza Scorpius si divertiva a fermarla in mezzo ai corridoi per chiederle quando gli avrebbe dato l'onore di recuperare una “D” nella sua materia ma Lily si limitava a mandarlo a diavolo mentalmente, non potendolo più fare pubblicamente. La verità era che dopo quella prima lezione era più confusa che mai. Ne aveva parlato con Andrea e lei si era letteralmente sciolta («Ma Lily, sembrate Meredith Grey e Derek Shepherd nella scena 'scegli me, prendi me, ama me'. Solo che lui starebbe impersonando Meredith così») però in seguito ai suoi riferimenti Babbani Lily aveva capito poco e niente, tranne che Scorpius era una donna.
Non capiva perché lui le dicesse quelle cose se era fidanzato e poi avevano sempre passato il tempo ad insultarsi perché adesso parlavano delle costellazioni. Cos'era cambiato?
«Lily» Hugo si era girato verso di lei mentre seguivano una noiosissima lezione di Incantesimi. «non è che per caso state crescendo?». Lo aveva detto col terrore nella voce e il disgusto sul volto.
«Potrò avere anche 50 anni, Hugo, ma quando vuoi trasformeremo l'ufficio dei nostri padri in una palude» lo rassicurò lei ridendo.
Almeno, pensò Lily, Albus non sapeva niente. Era stata piuttosto evasiva con lui, dicendogli che era stata una lezione normale, niente di che e lui, convinto della cosa, non aveva insistito oltre.
La lezione venne interrotta da qualcuno che bussava alla porta dell'aula. «Avanti» disse l'anziano professor Vitious. Il professor Paciock, nonché grande amico dei suoi genitori, direttore della Casa di Grifondoro e professore di Erbologia fece il suo ingresso. Aveva la faccia contrita, come se avesse ricevuto una notizia spiacevole. «Devo parlare urgentemente con la signorina Potter» l’insegnante annuì e lei seguì il professor Paciock fuori dall'aula. Osservandolo più da vicino vide che era decisamente tanto preoccupato. «Seguimi» disse lapidario e Lily lo fece senza ribattere mentre un'ansia crescente le attanagliava le viscere. La condusse nell'ufficio della Preside senza dire una parola, procedendo a passo spedito. Non lo aveva mai visto così. Una volta entrati nell'ufficio pieno di strani aggeggi, libri, ritratti e cianfrusaglie in perfetto ordine, Lily notò che c'era anche suo fratello. «Al?» domandò senza capire. Anche Albus però sembrava confuso. La Preside non c'era, si respirava un’aria strana, a Lily parve che anche i quadri di Albus Silente e Severus Piton fossero sbiaditi e stessero guardando i due giovani con ansia. «Albus, i tuoi omonimi ci guardano male» mormorò all'orecchio del fratello che rise sommessamente.
Neville Paciock si era avvicinato alla finestra e osservava il cielo distratto. Un fragoroso rumore proveniente dal camino lo ridestò dal suo stato di trance e la figura di Minerva McGranitt fece il suo ingresso nell'ufficio. «Oh signori Potter, bene, forse è il caso che vi sediate». I due obbedirono senza proteste. Neville si avvicinò a loro mettendo una mano sulla spalla ad entrambi. Lo sguardo di Lily corse dalla mano del professore al volto della Preside. Sicuramente non stavano per ricevere una medaglia per i servigi resi alla scuola. «Questa mattina è successa una cosa molto grave» disse guardando i due giovani che non risposero facendola proseguire. «Vostra madre è stata avvelenata. La situazione è complessa, non si sa ancora molto, né come sia successo». Lily impallidì di colpo. Istintivamente cercò suo fratello ma le sedie erano così distanti che non riusciva a raggiungerlo, la stretta di Neville era più forte sulla spalla ma era inutile perché lei si sentiva in una bolla dove tutto le arrivava ovattato.
Non riusciva a respirare, improvvisamente il nodo della cravatta era troppo stretto. Cercò di allentarlo e far arrivare un po' d'aria nei polmoni bisognosi di ossigeno. Riacquistò un minimo di lucidità solo per spostarsi con la Metropolvere e dirigersi al San Mungo poi divenne tutto di nuovo confuso.
La corsa verso la stanza di sua madre le era sembrata fosse avvenuta a rallentatore, evitava gente e Guaritori che le chiedevano di non correre perché erano in un ospedale. Non ci badò e sapeva che neanche Albus poco dietro di lei lo stava facendo. Quando arrivarono Lily credette di essere in un incubo.
Sua madre era lì sdraiata immobile nel letto, rigida. La pelle era diafana, quasi si confondeva con il colore del muro, in netto contrasto con il rosso sempre acceso dei suoi capelli. Sembrava sotto l'effetto del Pietrificus Totalus.
Sembrava addormentata. Sembrava morta.
Al dietro di lei si era avvicinato alla madre e le aveva preso una mano. «È gelida» soffiò. Una Guaritrice dalla voce familiare disse che era l'effetto del veleno. Lily non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, era sicuramente un incubo, era finita in un mondo parallelo. Queste cose succedevano agli altri non a lei, non a loro.
Loro erano buoni, suo padre e i suoi zii avevano salvato il Mondo Magico come poteva essere che succedesse proprio alla sua famiglia? Alzò lo sguardo verso la donna che aveva parlato prima: era la mamma di Scorpius. «Morirà?» chiese. «Lily non dirlo neanche per scherzo» a parlare era stato James. Era arrivato dopo di lei? C'era già da prima? Lily non sapeva dirlo. La donna le rivolse uno sguardo gentile: «Non lo so. È un veleno sconosciuto, non abbiamo un antidoto»
«Non si può usare un bezoar?» domandò speranzosa. «Il bezoar funziona per avvelenamento da Pozioni, nel caso di tua madre non si tratta di Pozioni». Aveva mantenuto lo sguardo fisso su Astoria perché se avesse guardato ancora per un attimo sua madre sarebbe scoppiata a piangere e non voleva. «Com'è successo?»
«Non si sa» rispose la donna.
«Papà dov'è?»
«Lily» sospirò James. Lily girò meccanicamente la testa verso il fratello. «Papà è in ufficio, lo devono interrogare»
«Interrogare? Non è stato lui! Cosa vanno a pensare!»
«Lily» disse con una calma che non apparteneva a suo fratello «Lo sappiamo tutti che non è stato papà, lo sanno anche loro, ma quando è successo era l'unico in casa». Lily annuì.
Non sapendo cos'altro fare si accomodò ai piedi del letto appoggiando una mano sulle caviglie della madre. Sembrava di toccare il marmo delle mura di Hogwarts in un giorno particolarmente freddo. Al si era preso una sedia e le teneva la mano come a volerle trasmettere il suo calore, James invece le carezzava i capelli appoggiato alla testiera del letto. Astoria, nel frattempo, aveva continuato a scrivere cose sulla cartella lanciando delle occhiate di tanto in tanto ai ragazzi, come se si aspettasse che esplodessero.
Nessuno dei tre seppe quantificare quante ore rimasero seduti su quel letto a guardare la madre che a malapena respirava. «Ragazzi» disse la voce del padre. I tre Potter si girarono senza mollare Ginny. «Papà» disse Albus «che è successo?». Il padre aveva il volto stanco e sembrava invecchiato di almeno dieci anni da quando l'aveva visto a Natale, era pallido, si potevano intravedere gli occhi lucidi ed era evidente che avesse bisogno di riposare. La madre di Scorpius nel frattempo aveva lasciato la stanza. Sospirò e fece comparire dal nulla una sedia identica a quella di Al. «Stamattina è arrivata la posta come al solito, è andata vostra madre perché io ero in bagno a lavarmi i denti. Quando sono tornato lei era a terra, svenuta, bianca come la neve. Per un secondo mi è sembrato di essere tornato nella Camera dei Segreti.
«Ad ogni modo l'ho presa di peso e l'ho portata fuori per smaterializzarci qui. Hanno detto che non sanno che veleno sia, né da dove venga. Non sanno se si sveglierà o se...» lasciò la frase a metà fissando il pavimento, incapace di concludere. Harry aveva lo sguardo basso mentre Lily per la prima volta si staccava dalla madre per abbracciare il padre che tirò su col naso. Sentì gli occhi pizzicare ma non era il momento di crollare adesso era il momento di essere forte. Per suo padre e sua madre. «Una squadra di Auror sta perquisendo casa nostra, con loro c'è zio Ron» disse poco dopo. Vegliarono sul corpo inerme di Ginny per il resto della mattinata fin quando non entrò Astoria. «Abbiamo una piccola novità» disse. «Il veleno è da mesi nel suo corpo. Da quello che risulta è come se ne avesse assunto una piccola dose ogni giorno». I quattro Potter si scambiarono occhiate sconvolte. «Potrebbe essere stato su un libro, un braccialetto, collana, un vestito, di tutto. Vi viene in mente qualcosa che usava così assiduamente?» chiese più ad Harry che ai ragazzi. «La bacchetta, la fede, la collana con le iniziali dei ragazzi...» mormorò. «Ma non credo siano stati avvelenati».
«Senti, ti lascio pergamena e piuma, scrivi tutto quello che ti viene in mente a mano a mano. Ti chiedo solo una cosa, per quanto capisco possa essere difficile: cerca di essere il più preciso possibile» disse Astoria. «Avete mangiato?» chiese dopo.
«No» sospirò Albus. Ma nessuno aveva fame. Erano chiusi in quella bolla da quella mattina ed erano certi che sarebbe scoppiata non appena sua madre si fosse svegliata. Astoria poco più tardi fece portare un po' di cibo ma nessuno lo toccò fin quando non arrivarono le prime visite, dove per toccare si intende fatto evanescere da James.
A malincuore i tre fratelli si staccarono dalla madre per lasciare spazio prima ai nonni, poi a zio Percy, zia Audrey, Molly e Lucy, qualche collega di Ginny, poi gli zii Bill e Fleur con Louis, Dominique arrivò qualche ora più tardi. In concomitanza con la fine dell'orario d'ufficio arrivarono gli zii Ron ed Hermione con Teddy, Victoire e Rose. E gli ultimi furono gli zii George ed Angelina che dissero che l'indomani sarebbero venuti anche i ragazzi con loro. «Da quante ore siete qua?» domandò Teddy a cui Lily si era avvinghiata prima di crollare definitivamente.
«Che ore erano?» domandò Lily rivolta ai fratelli.
«Le nove, forse» rispose Al con assenso di James.
«Merlino, venite di sopra e prendete qualcosa da mangiare siete distrutti» disse Victoire.
«Effettivamente Vic, mi stavo giusto chiedendo perché questa sauna rilassante non stesse avendo l'effetto sperato» rispose ironico James facendo ridere i cugini.
Salirono all'ultimo piano dove c'era un'area ristoro, erano accomodati ad un tavolo che era stato allungato per l'occasione. Lily era seduta accanto a Vic e quando un luccichio fece distrarre Lily per poco non si mise ad urlare. «Vic cos'è quello?» le chiese indicando l'anulare sinistro dove c'era un piccolo anello in oro bianco con una piccola pietra blu incastonata.
«Per Merlino mi sono dimenticata di posarlo!» esclamò lei sfilandoselo alla velocità della luce.
«È quello che penso io?» domandò la rossa emozionata portandosi le mani alla bocca. La cugina annuì e Lily l'abbracciò così forte che quasi non la soffocò.
«Che succede?» chiese Rose. Ma Victoire liquidò la faccenda con un gesto della mano.
«Volevamo dirlo ai nostri questo weekend ma data la situazione...»
«Ditelo. Mia madre vorrebbe così» affermò convinta.
Quando scesero sotto c'erano anche Andrea, Hugo, Scorpius e Zabini. Lily non fece in tempo a farsi domande che venne accolta da un abbraccio stritolatore di Andrea. «Quando il professor Paciock ci ha detto cos'era successo non ci volevo credere» disse mentre passeggiavano per i corridoi. «Io ho insistito per venire subito visto che be’ si trattava di mia zia ma Neville mi ha detto che sarei andato una volta finite le lezioni, solo che a me non stava bene e mi ha tolto 20 punti» disse Hugo.
«Poi mi sono intromessa io dicendo che aveva ragione e che se andava lui dovevo venire anche io per vedere come stavi e il professor Paciock mi ha tolto altri 30 punti» aggiunse Andrea. «Dieci in più perché non sono una parente» specificò.
«Fatemi capire, vi siete fatti togliere 50 punti dal direttore della Casa?» chiese divertita. I due amici annuirono. «Alla fine abbiamo patteggiato con la McGranitt che io posso venire tutti i giorni dopo le lezioni e lei solo oggi in via del tutto eccezionale, al massimo nei weekend se ottiene l'autorizzazione dei genitori» concluse Hugo. Lily però appurò che il tempo della confusione durò troppo poco e ben presto si ritrovarono loro tre con suo padre, zio Ron, zia Hermione e Astoria. Harry era riuscito ad ottenere una settimana di assenza per Lily ad Hogwarts nonostante la McGranitt fosse restia a concederla. «Dobbiamo andare a casa?» chiese James. Harry annuì.
«Non andrete a Godric's Hollow finché non avranno esaminato ogni centimetro della casa. Andrete a Grimmauld Place, vi accompagna zio Ron, zia Hermione andrà a prendervi qualche cambio e ho chiesto a Kreacher di darvi una mano per i pasti».
«Papà e tu?» chiese Albus.
«Io rimango qua» disse guardando Astoria che annuì. Salutarono il padre, diedero un bacio alla madre e poi uscirono da quel posto che era diventato così tristemente familiare dopo solo un paio d'ore.
Harry rimase nella stanza, teneva la mano gelida di sua moglie, proprio come aveva fatto Albus durante tutta la giornata. Adesso poteva lasciare la veste di padre ed Auror ed essere semplicemente Harry spaventato per la donna che amava, per la donna per la quale aveva lottato, per la madre dei loro figli. Era bella anche in bilico tra la vita e la morte, di nuovo.
Anni prima Molly gli aveva detto che aveva salvato più volte la sua famiglia, ed era vero, ma era anche vero che se lui non fosse entrato nelle loro vite, a Ginny, Arthur, Ron, Bill, Fred non sarebbe successo niente. Sarebbero sani ed in salute, con tutte le parti del corpo attaccare e soprattutto vivi.
Soffocò un singhiozzo al pensiero dell'ipotesi peggiore. Qualcuno bussò alla porta ed entrò Astoria. Era stanca anche lei, non aveva fatto una pausa da quando Harry era arrivato con Ginny quella mattina. Adesso non aveva più il camice da Guaritrice, aveva un completo elegante in perfetto stile Malfoy, come lo definiva Ginny. «Grazie» disse soltanto, tornando a guardare la donna sdraiata a letto. «Figurati Harry, so che avreste fatto lo stesso se fosse stato il contrario». Harry annuì. «C'è una cosa che ti devo chiedere ed è una cosa delicata, per questo ho aspettato che se ne andassero tutti» cominciò la donna. Harry la invitò ad andare avanti mentre lei si accomodava sulla sedia dall'altro lato del letto. «Lei era...» s'interruppe guardando gli angoli della stanza. Poi ispirò profondamente e riprese. «Lei era incinta, Harry».
Era quasi sicuro che il suo cuore avesse smesso di battere. Respirava affannosamente, istintivamente si portò una mano nei capelli cercando di tirarseli. Quello era troppo anche per lui. «Deduco che tu non lo sapessi» concluse Astoria osservando Harry. Lui scosse la testa. «L'ha perso, vero?». Astoria annuì mesta e lui tornò a guardare la moglie accarezzandole il volto freddo. Harry avrebbe solo voluto svegliarla e baciarla, fare l'amore, parlarle, rassicurarla, chiederle perché non gli avesse detto della gravidanza, forse perché aveva paura, forse perché a quarantaquattro anni non era più la ragazzina di trenta che riusciva magistralmente a tenere tre pesti tutte insieme, forse perché aveva paura di come l'avrebbe presa lui e come l'avrebbero presa i suoi figli. Voleva chiederle cosa l'avesse avvelenata per così tanto tempo da ridurla in questo stato e porgerle le sue scuse per non essersi accorto di niente, né della gravidanza, né del veleno.
Più tardi venne raggiunto da Harry ed Hermione. Essendo Capo Auror, e be’, Harry Potter, era riuscito ad ottenere un permesso per ricevere visite praticamente a qualsiasi ora, per sicurezza, però, erano stati posti due Auror davanti alla porta. «I ragazzi?» chiese a Ron.
«A Grimmauld Place. Credo che entro stasera Lily si ritroverà la lingua arrotolata da James, non fa altro che parlare e fare domande e James le impreca dietro chiedendole di stare zitta» disse Ron sogghignando.
«È il suo modo di gestire l'ansia» cominciò. Aveva ereditato questa sfumatura di carattere da Ginny. «Albus invece?»
«Piuttosto taciturno credo che i suoi amici non lo vogliano lasciare solo nemmeno un istante e lui non sopporta questa cosa».
«Proprio come te» aggiunse Hermione. Anche i due amici si erano seduti intorno al letto. Hermione si era fatta un po' di spazio e adesso era semi-sdraiata e accarezzava la testa della sua migliore amica. «Come sta?» chiese. Allora, come ai vecchi tempi, Harry iniziò a raccontare loro della conversazione con Astoria e della gravidanza, dei suoi dubbi sul perché non glielo avesse detto e sul veleno. «Io lo sapevo» lo interruppe Hermione. «Me ne aveva parlato qualche giorno fa, all'inizio pensava fosse la menopausa ma poi aveva più sintomi in comune con la gravidanza che con la menopausa ma non era sicura. Non credo avesse fatto il test» concluse abbassando la testa. «Miseriaccia Harry, hai gli spermatozoi veloci come un Cercatore» disse Ron facendo ridere Harry ed Hermione e facendo salire di poco l'umore di Harry. «Glielo dovrei dire? Quando si sveglierà le devo dire della gravidanza e del bambino?» domandò escludendo l'ipotesi peggiore. «Vedremo come andrà» suggerì Ron.
Poco più tardi i coniugi Weasley lasciarono l'ospedale, Harry lasciò un bacio sulle labbra delicate della moglie e una lacrima scivolò sul suo viso. «Non morire, Ginny, ti prego». 
 
Angolo autrice:
Per questo capitolo vi devo un po’ di spiegazioni.
La prima, che poi è quella che sta alla base di tutto, è che non riesco a non parlare di Harry e Ginny. Sono stata la mia coppia del cuore per tutto il tempo della saga quindi ho voluto rendere loro omaggio inserendoli in una sottotrama che si svilupperà più avanti.
A voi magari non piacerà, ma sono molto orgogliosa di come ho scritto la parte di Harry che, paradossalmente, è il personaggio su cui mi viene più difficile scrivere. Ammetto che mi è dispiaciuto far soffrire Ginny perché è il mio personaggio preferito ma ogni tanto bisogna sacrificare qualcuno ahahah.
La gravidanza: sono stata a lungo indecisa se inserire o no questo dettaglio, un po’ perche avevo paura risultasse un po’ troppo per il lettore, un po’ perché mi sembrava trash ma l’idea mi stuzzicava, quindi alla fine l’ho inserita. Vi chiederei, a questo proposito, di dirmi cosa ne pensate.
L’ultimo punto è il POV di Scorpius che in questo capitolo non è inserito per ovvie ragioni. Credo che lasciare un attimo in stand-by la storia d’amore sia necessario per fare anche in modo che il sentimento cresca ancora più forte e impellente in entrambi i personaggi.
Scusate la lunghezza di queste note ma mi sembravano doverose.
Grazie a chi legge e recensisce, alle persone che l’hanno inserita tra le ricordate, preferite e seguite.
A presto,
Chiara.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.
"… il tuo sorriso che segna il confine
 di tutto quello che è necessario."
 
Se qualche giorno prima avessero detto a Scorpius che si sarebbe trovato fuori dalla stanza d'ospedale di Ginny Weasley in Potter, seduto in una di quelle scomodissime sedie, con i tre eredi Potter, i rispettivi amici e Zabini non ci avrebbe creduto. Gli sembrava di essere finito in un universo parallelo.
Sua madre era la Guaritrice alla quale era stato affidato il “caso Weasley-Potter” come era stato battezzato, Astoria giurava che fosse stata una cosa fortuita, Scorpius credeva che lo avesse chiesto lei di proposito. Il giorno prima non aveva staccato gli occhi dalla famiglia Potter nemmeno per un momento, o almeno finché non era arrivato Harry dal Ministero. Sua madre era sempre stata piuttosto ottimista, ma quella situazione aveva messo alla prova anche lei, Scorpius le aveva chiesto sinceramente cosa sarebbe successo alla signora Potter ma non si era sbilanciata perché era un caso del tutto nuovo anche per lei; brancolavano nel buio. Le stavano iniettando Pozioni per darle tutti i nutrienti necessari ma non avevano un antidoto, erano solo palliativi. Astoria aveva contattato altri medici europei il giorno precedente ma sembrava essere tutto inutile, nessuno aveva mai sentito di un veleno che ti riduceva in uno stato di morte apparente, solo un medico della Spagna le aveva dato qualche debole speranza a cui appigliarsi.
Anche suo padre era rimasto sconvolto, aveva giurato che i tempi in cui si cercavano di avvelenare le persone vicino a Potter fossero finiti ma a quanto pare non era così. Pure lui era lì, era dentro la stanza con Harry e Ron a parlare di "cose da Auror"; Draco infatti aveva sostituito Harry come Capo Auror, visto che Ron sarebbe risultato troppo coinvolto nel caso. Avevano setacciato quella casa che Scorpius conosceva da cima a fondo alla ricerca di qualcosa, che fosse un indizio o l'arma ma a circa trenta ore dal fatto manco lui aveva chissà quante risposte.
Scorpius, dal canto suo, aveva osservato tutte e tre le reazioni dei Potter, che avevano reagito nei seguenti modi: James aveva iniziato a fare battute senza senso e a raccontare barzellette di dubbio gusto, Albus si era chiuso nel suo personale mutismo interrotto solo per salutare la gente o se capitava qualche discorso di suo interesse, Lily, al contrario, parlava da circa trenta ore di fila, faceva domande e si infuriava perché non aveva risposte e allora brontolava, in più, gli aveva riferito James, aveva pulito ogni angolo della cucina di Grimmauld Place perché non riusciva a stare ferma. Anche adesso erano tutti seduti tranne lei che faceva avanti e indietro con Hugo e Andrea semi nascosta per non farsi vedere (Scorpius era certo avesse infranto il patto fatto con la McGranitt) che le imploravano di stare ferma almeno due minuti, anche solo per riposare le gambe. «Potter consumerai il pavimento» le disse senza troppo garbo.
«Credo che il pavimento sia abbastanza resistente da reggere il mio cammino» aveva risposto lei gelida. Era stata l'unica conversazione che avevano avuto in quei due giorni. In cambio aveva ricevuto occhiatacce sia da Albus che da Zabini.
Qualche metro più in là c'erano il professor Paciock con la moglie, un dottore di colore che Scorpius riconobbe come il dottor Thomas, un uomo più basso rispetto agli altri due, era Seamus Finnigan, il direttore della Gazzetta del Profeta per cui lavorava Ginny, e una donna che aveva un volto conosciuto ma non aveva idea di chi fosse. Parlavano in modo concitato, così senza farsi notare si avvicinò al campanello di persone con la scusa di andare a prendere aria.
«Non esiste qualche erba che possa aiutarla?» aveva chiesto il dottor Thomas.
«Non penso, purtroppo. E se esiste non si conosce» osservò il professor Paciock.
«Certo che è strano» s'intromise la donna sconosciuta.
«Cosa?» domandò la moglie di Paciock.
«Chi può volere così male a Ginny?»
«Non lo so, Dem» cominciò Neville. «Parenti di Mangiamorte messi in carcere da Harry».
«Mangiamorte processati da Harry» continuò il dottor Thomas.
«Qualcuno che la considera traditrice del suo sangue».
«Qualcuno che vuole male ad Arthur».
«O qualcuno che vuole male ai figli» osservò Seamus Finnigan. «A te risulta?» chiese rivolgendosi probabilmente al professor Paciock, ma questo rispose con un'alzata di spalle.
All'improvviso gli venne in mente qualcosa. A passo svelto, ma senza correre, si diresse verso la stanza della mamma di Albus, bussò e dopo aver ottenuto il permesso entrò. «Papà mi è venuta in mente una cosa» disse agitato. Il padre lo invitò a proseguire, Scorpius ignorò gli sguardi stupiti degli altri due uomini. «Controllate la posta, l'ufficio, la Gazzetta. Si può fare, no? Insomma è la moglie di Harry Potter ed è stata avvelenata...»
«Sì, si può fare, Malfoy Junior» lo interruppe Ron Weasley. «La domanda è perché dovremmo farlo».
Scorpius aveva lo sguardo fisso su suo padre che lo guardava con tanto d'occhi, Ron era confuso, e Harry be' aveva un'espressione molto simile a quella di Lily quando riusciva in qualcosa su cui non avrebbe scommesso, tra l'ammirato e il soddisfatto. «Fuori stavano parlando di chi potesse aver fatto qualcosa alla signora Potter e hanno iniziato a dire che poteva trattarsi di persone che ce l'hanno col signor Potter o con la famiglia, con i figli eccetera. Ma se fosse qualcuno che ce l'ha con lei? O qualche persona che lei considera amica ma non lo è? O qualche ammiratore perfino!»
«Ti riferisci in qualcuno in particolare?» chiese suo padre. Scorpius scosse la testa. Ora che suo padre l'aveva preso in considerazione sentiva una strana energia dentro di sé.
«Non so le conoscenze della signora Potter. Albus mi ha detto che lei riceve tanti gufi, soprattutto in redazione, giusto?» chiese rivolto ad Harry che adesso aveva un mezzo sorriso. «Corretto».
«E mamma ha detto che il veleno è entrato dentro di lei piano piano, lo ha assunto per mesi prima di arrivare a questo punto, no?»
«Corretto anche questo» affermò Harry Potter che adesso stava sorridendo. Aveva uno strano luccichio negli occhi, come se avesse trovato un pezzo di puzzle mancante.
«Considerando che Natale è troppo vicino, dovreste analizzare tutte le corrispondenze da Halloween fino all'estate scorsa».
«Non escluderei anche il 5 novembre» ipotizzò Ron.
«Potter c'è qualche regalo particolare che tua moglie ha portato a casa nell'ultimo periodo?» domandò Draco rivolto ad Harry.
«Non lo so, dovrei fare un salto a casa e vedere» disse. Ci fu un attimo di silenzio nella stanza in cui ognuno era perso dentro le sue riflessioni. «Sapete Draco e Ron» cominciò ad un certo punto Harry. «Credo che Scorpius potrebbe diventare un Auror migliore di noi» concluse con un sorriso. Scorpius abbassò la testa imbarazzato mentre sentiva lo sguardo fiero di suo padre su di lui.
«L'ho sempre saputo» disse con una punta di orgoglio nella voce. Scorpius lo guardò grato e poi lasciò i tre uomini a discutere sulla sua teoria.
«Ehi Scorpius, perché eri lì dentro?» chiese Al seduto accanto a Zabini. La folla fuori era notevolmente diminuita, Hugo ed Andrea erano andati via, lo stesso i coniugi Paciock e quella certa Dem, Dean Thomas e Seamus Finnigan erano ancora lì appoggiati alla finestra che parlavano. Con suo grande stupore anche Lily era seduta, ovviamente in braccio a Teddy. Maledetto Ted Lupin, pensò mentre qualcosa gli attorcigliava lo stomaco. «Stavo discutendo con i nostri padri di una cosa».
«Hai chiesto la mano di Albus?» chiese Lily divertita mentre Ted le tirava un leggero pizzicotto sulla gamba al quale lei aveva reagito con un "ahia". Maledetto Ted Lupin. E pensare che erano pure parenti!
«No, quella di James» rimbeccò lui altrettanto ironico.
«Oh Jamie! Mi dispiace per te, non so cosa tu abbia fatto di male nella tua vita per meritarti questo!» disse con fare melodrammatico appoggiando una mano sulla spalla del fratello.
«Ok, noi andiamo al piano di sopra così evitate di uccidervi» disse Al alzandosi e facendo alzare Zabini. Salirono all'ultimo piano dove c'era un piccolo bar in cui si accomodarono e Scorpius poté spiegare quello che aveva pensato ai suoi due amici. Albus era sorpreso quanto il padre, Zabini, invece sembrava contrariato. «Mi sembra molto forzato» disse. «Perché qualche suo fan dovrebbe tentare di avvelenarla? Non gioca manco più, non avrebbe il pretesto di eliminarla per favorire la squadra avversaria».
«E se invece fosse qualche ammiratrice di mio padre?» ipotizzò il secondogenito dei Potter.
«Potrebbe essere. Ma chi è così pazzo da ammazzare la moglie di uno e pretendere che questo si fidanzi con lei?» Albus alzò le sopracciglia grattando via l'etichetta della sua Burrobirra.
«A prescindere dalla ragione, è un pazzo». Zabini e Scorpius annuirono e dopo poco si separarono.
 
Scorpius scese a salutare la madre prima di lasciare l'ospedale, nel suo ufficio trovò anche suo padre. «Papà mi ha raccontato della tua idea, sei un genio!» disse Astoria prendendogli il viso tra le mani.
«Grazie mamma» rispose debolmente. Sua madre era molto dolce, era vero, ma aveva quella strana abitudine di definire "genio" Scorpius ogni qualvolta avesse un'idea particolarmente buona o ne facesse una giusta. Tranne quando si affatturava con Lily Potter per i corridoi, lì era "irresponsabile ma con delle buone ragioni".
«Sai Scorpius, Harry Potter ha ragione, dovresti prendere in considerazione la carriera di Auror. È stata un'idea piuttosto arguta» disse suo padre alzando le sopracciglia. Stava davvero dando ragione ad Harry Potter? Forse era veramente finito in un universo parallelo.
«Ci penserò» ammise sincero. «Senti papà, che tu sappia Teddy Lupin e Victoire Weasley stanno ancora insieme?» il padre lo guardò stupito. «Perché questa domanda?» 
«Non si risponde ad una domanda con un'altra domanda».
«Il ragazzo è sagace» disse Draco rivolto alla moglie che si stava levando il camice per mettere il mantello. «Credo di sì, comunque».
«Sei sicuro? Al 100%?»
«Non lo so, Scorpius, ti ho detto che credo di sì, tutto può essere!» rispose il padre spazientito. «Ma perché ti interessa così tanto saperlo?»
«Niente torno ad Hogwarts» e dopo aver lanciato la polvere nel camino e aver scandito bene la sua destinazione sparì nelle fiamme verdi prima che i suoi genitori potessero fare altre domande.

Per la seconda notte di fila Lily era sdraiata a letto che si rigirava tra le lenzuola pulite. Non riusciva a dormire e se lo faceva, riposava al massimo per due ore prima di svegliarsi di nuovo e non addormentarsi più. Avevano deciso di fare i turni per lavare sua madre al mattino e poi per la notte, Lily aveva proposto le turnazioni anche durante il giorno in modo tale che non stessero tutti in ospedale nello stesso momento. Così per la mattina si dividevano nonna Molly, che aveva tanto insistito per assistere la figlia, e lei, almeno per quella prima settimana. Il pomeriggio e la notte erano divisi tra suo padre, James ed Albus. La turnazione sarebbe iniziata la mattina dopo. Nonna Molly le aveva fatto vedere come muoverla e aveva chiesto ad Astoria di aiutare Lily il giorno seguente.
A Lily però sembrava strano dover lavare la madre, doversene prendere cura come se fosse una bambina. Ma lei è semi-morta, le disse una vocina nella sua testa. Il pensiero le fece salire le lacrime agli occhi. Tornò a fissare la luce del lampione che filtrava dalla finestra. Le sembrava irreale. Irreale e tremendamente sbagliato. Se la prima domanda era stata perché, adesso si chiedeva chi potesse farle mai questo, chi avrebbe voluto vedere sua madre morta? Il colpevole era già stato a trovarla in questi due giorni? Cos'era che la stava avvelenando giorno per giorno senza che se ne rendesse conto? Chi poteva mettere in pratica una cosa così crudele e meschina? Teddy aveva ipotizzato qualche Mangiamorte, o parente, processato da Harry ma a Lily sembrava troppo scontato. C'era altro che non riusciva ad afferrare. 
Erano quasi le quattro, sospirò e chiuse gli occhi nella speranza che quelle due ore potessero aiutarla a chiarire le idee.

Mentre si dirigeva verso la camera della madre pensava che no, le due ore di sonno non le avevano chiarito le idee e non l'avevano manco aiutata a riposare visto che aveva sognato tutti gli scenari possibili in cui era al funerale della madre e suo padre veniva arrestato ingiustamente da Draco Malfoy che si vendicava di aver condannato a morte Lucius. Nell'entrare vide suo padre che teneva la mano di sua madre ed era addormentato con la testa appoggiata ad un angolo del materasso. Faceva ridere ma Lily provò una morsa allo stomaco perché nella stretta di mano di suo padre riusciva a scorgerne tutta la sofferenza; era come se quel gesto lo aiutasse a fomentare la speranza. «Papà» disse dolcemente. L'uomo rimase immobile. «Papà» ripeté scuotendolo. Quello mugugnò qualcosa senza senso ma continuò a dormire. «Papà» lo chiamò per la terza volta con voce più alta e smuovendolo con più violenza. Finalmente il Salvatore del Mondo Magico alzò la testa in direzione della figlia. «Lily! Ch…che ore sono?» domandò confuso.
«Le 7:30» rispose.
«Ti avevo detto di venire alle 9. Perché sei già qui?»
«Non riuscivo a dormire» ammise.
Il padre sospirò e lasciando la mano della moglie, accarezzò la guancia di Lily. La ragazza chiuse gli occhi per trattenere le lacrime. Non puoi piangere, si ripeté, devi essere forte per mamma e per papà. «Vuoi qualcosa per colazione? Faccio una corsa al bar così tu passi un po' di tempo in più con la mamma». Harry annuì grato e lei lascio la stanza per dirigersi all'ultimo piano.
A quell'ora il bar era piuttosto vuoto ad eccezione di qualche Guaritore che aveva bisogno di un'ultima carica per affrontare le ultime ore del turno di notte. «Sei la figlia di Ginny Weasley?» domandò una voce alle sue spalle mentre attendeva il suo ordine. Lily si girò spaventata. Nessuno chiamava più sua madre col nome da nubile da anni. A porle la domanda era stato un medico di colore, alto e con i capelli scuri. «Scusami ti avrò spaventato. Sono il dottor Dean Thomas, ero compagno di scuola dei tuoi genitori» disse. Lily strinse timidamente la mano che l'uomo le stava porgendo. «Sei identica a lei alla sua età, lo sai?»
«Me lo dicono in molti» disse confusa. Non capiva cosa volesse quell'uomo. Non sapeva perché le ricordava qualcuno che la rendeva inquieta.
«Ci sono novità stamattina? Anche se penso sia presto, il giro di visite è alle 9 di solito». Lily annuì.
«Sì sono venuta un po' in anticipo» disse sorridendo debolmente. La commessa le passò i due caffè, Lily le porse il denaro necessario e poi si girò verso il Guaritore. «Io vado, è stato un piacere, dottor Thomas».
Una volta portato il caffè al padre non esitò a raccontargli quanto accaduto al piano di sopra. «Dean Thomas è a posto, non ha avvelenato lui tua madre se è questo che ti stai chiedendo» rispose come se avesse letto nella sua testa.
«Ma ammetti che è stato inquietante».
«Sì, quello sì. Ma era solo il suo modo di starci accanto. È solo gentile, non è pazzo» concluse suo padre. «Prima di mettersi con me, tua madre stava con lui. Credo di essere stato io il motivo per cui si sono lasciati» disse Harry osservando il bicchiere di carta pieno di caffè. Aveva il tono leggermente divertito. Lily increspò le labbra in un sorriso genuino. «Ero sotto il mantello dell'invisibilità ho urtato Ginny per sbaglio e lei ha creduto che fosse Dean. Le cose andavano male tra di loro già da tempo, lei lo trovava troppo appiccicoso e allora gli ha detto non trattarla come una principessa in cerca di aiuto. Ignoro cosa sia successo dopo». Se conosceva abbastanza bene suo padre era certa che non lo avesse mai detto a Ginny e quel sorriso malandrino che aveva sul volto fu per Lily una conferma. «Dovrebbe avere un figlio dell'età di Al più o meno, forse Grifondoro anche lui». 
«Ah sì? Come si chiama?»
«Se non sbaglio Jackson Thomas». Le si gelò il sangue nelle vene. I ricordi di qualche anno prima le ritornarono in mente e le bloccarono il respiro per una frazione di secondo. Perché con tanti ragazzi proprio lui? Ecco perché lo trovava inquietante, perché era così simile a lui e forse il suo cervello era così malato da impedirle di fare certi collegamenti nell’immediato per autodifesa. «Lily tutto bene?» chiese il padre preoccupato. La ragazza annuì e la conversazione si concluse. 
Attesero insieme l'arrivo di Astoria che arrivò in anticipo di una decina di minuti. «Sei sicura che te la senti? Se vuoi posso rimanere» chiese un'ultima volta.
«Sì papà, sono sicura» confermò. Le diede un bacio sulla fronte, salutò Astoria e poi se ne andò.
Lavare la madre si dimostrò più difficile e doloroso del previsto: muovere il corpo inerme di sua madre era una delle sensazioni più toste che aveva vissuto nella sua breve vita. Le cambiarono il pigiama e l'intimo con estrema delicatezza, le lavarono il viso e le braccia, poi Lily le spazzolò i capelli, si tolse la mollettina che le teneva alcune ciocche all'indietro e la mise alla madre, appuntandole qualche filo ramato di lato. «È bellissima» disse Astoria. Fu probabilmente la prima cosa che pronunciò in quella giornata e anche la più fatale: la stanchezza, il terrore di poter perdere sua madre e la tristezza per un tiro mancino della sua memoria, la portarono all'esasperazione al punto tale che delle lacrime iniziarono a scendere. «Posso stare un attimo da sola con lei?» supplicò. La Guaritrice annuì e lasciò la stanza. E fu nel momento in cui la porta si chiuse che Lily si concesse di essere sé stessa e di dar sfogo a tutte le lacrime che tratteneva da chissà quanto tempo.
A volte la vita ti chiede di essere forte la cosa buffa, però, è che per farlo devi inevitabilmente essere debole. Per essere forte, alcune volte, è necessario abbassare quelle mura di protezione intorno al cuore e lasciare che questo venga preso a cazzotti così che possa andare fiero dal cervello a vantarsi dei suoi lividi e dirgli che almeno lui ha vissuto.
E mentre guardava la madre immobile da tre giorni, sempre più fredda al tatto, come se la vita la stesse lentamente abbandonando e la implorava silenziosamente di tornare a gridare per casa, a darle punizioni, ad essere gelosa di suo padre, ad essere di nuovo tra loro, Lily imparò che sì, a volte è necessario essere forti, ma altrettante volte è necessario poter finalmente piangere e liberarsi. E se nei giorni precedenti si era costretta a tenere duro per sua mamma e suo padre, adesso tra le braccia di qualcuno che la stava abbracciando stretta con una mano tra i suoi capelli, era solo Lily, aveva solo sedici anni e aveva paura per la sua famiglia. E andava bene così.
Si calmò dopo parecchi minuti o forse ore, aveva gli occhi rossi e gonfi, tirò su col naso e guardò chi non si era mai mosso di un centimetro per tutto quel tempo. Pensava fosse James o Al o Teddy, o qualche cugino o zio. «Malfoy» mormorò arrossendo.
«Scusami credevo ci fosse Al, ho confuso i turni» disse facendo un passo indietro. Lily invece si girò verso sua madre che, ovviamente, era sempre lì immobile.
«Scusami, non avresti dovuto vedermi così» pronunciò Lily con la testa bassa asciugandosi una piccola lacrima solitaria.
«Non ti devi scusare, è normale in questa situazione. Non riesco minimamente ad immaginare cosa significhi».
Scorpius nel frattempo aveva fatto il giro del letto per poterla guardare e non fissare le sue spalle. Lily annuì non sapendo cosa rispondere. Sollevò per una frazione di secondo la testa per vedere l'espressione del ragazzo di fronte a lei: il suo volto non era contrito per la pietà, non aveva manco il ghigno beffardo che aveva di solito quando la prendeva in giro. Era comprensivo. Forse Scorpius era meglio di ciò che lei credeva. «Immagino che non debba dire niente a nessuno». E anche più intelligente di quanto pensasse. Annuì di nuovo. «Ok però questa volta facciamo un patto» il tono allegro che utilizzò, la aiutò a tornare a guardarlo in faccia e a parlare. «Io mantengo i tuoi due segreti e tu vieni alle ripetizioni di Astronomia».
«Ad una condizione» rispose la rossa ritrovando un po' della sua determinazione, anche se aveva la voce ancora un po’ tremante. «Non devi dire cose strane. Lezione e basta. Le altre cose sono inopportune». Stavolta fu Scorpius a fare un cenno affermativo con la testa.
«Sì, ti chiedo scusa anche per quelle cose che ho detto, ti sarò sembrato uno stupido». Il tono della voce era leggermente imbarazzato e questa cosa fece sorridere Lily.
«Un Serpeverde che mi chiede scusa per ben tre volte? Se lo sapessero Al e Zabini ti chiederebbero di dire in giro di essere un ex-Tassorosso» affermò con un sorriso di scherno.
«Sai, preferisco il tuo sorriso agli occhi gonfi e tristi di prima, anche se per vederlo devo essere preso in giro».
Il cuore di Lily batteva così velocemente che non si sarebbe stupita se le si fosse rotta la cassa toracica. Sentiva la bocca asciutta e la gola secca. Il cervello era totalmente liquefatto, incapace di mandare anche solo impulsi nervosi se non quello di sorridere imbarazzata e fissare un mazzo di fiori accanto alla madre. «È meglio che vada» disse uscendo. E Lily, osservandolo furtivamente, notò che lui sorrideva.
In fondo, pensò Lily, anche il sorriso di Scorpius non era poi così male.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9. 
"L'amore è la coscienza nascosta da un vetro"

 
Lily era tornata a scuola da una settimana, era stata discreta e si comportava bene, le ripetizioni di Astronomia erano andate meglio, si erano limitati a parlare solo di Costellazioni dello Zodiaco, senza strani accenni ai significati dei nomi o altre cose simili.
Sua madre giaceva ancora su un letto d'ospedale e, se suo padre diceva di vederla sempre un po' più colorita, dolorosamente Lily si stava arrendendo all'idea che sua madre la stava piano piano abbandonando. A volte si chiedeva come sarebbe stata la vita senza di lei e l'unica risposta che trovava era che sarebbe stata maledettamente vuota. Perché sì, sua madre era una rompipalle che urlava spesso, che continuava a ripetere di non fidarsi di libri antichi, soprattutto se avevano le pagine bianche, e che costringeva i figli a disinfestare il giardino dagli gnomi, però era anche un vulcano. Era forte, e lo era nelle piccole cose, tipo gestire un figlio come James insieme a Lily o organizzare dei grandi pranzi estivi in giardino con i figli e i rispettivi amici, o prendersi cura di Teddy quando aveva a malapena diciassette anni ed era appena uscita da scuola.
Un sabato mattina di febbraio (Lily sarebbe dovuta andare in ospedale solo nel tardo pomeriggio perché quella mattina c'erano suo padre e James) lei ed Andrea sfruttarono l'uscita ad Hogsmeade per lasciarsi alle spalle il peso di quelle due settimane infernali. Fecero un giro da Mielandia, poi Zonko e infine la tappa fissa: i Tre Manici di Scopa. Stranamente era un po' meno affollata del solito. «È per san Valentino» le fece notare Andrea. «È infrasettimanale e molta gente è uscita oggi, visto che quella dopo è molto tardi».
Lily intravide suo fratello, Malfoy e Zabini seduti ad un tavolo così si girò dall'amica e la guardò con un sorriso furbo: «Visto che il piano che aveva proposto Malfoy è saltato perché io mi sono lasciata con Lorcan e poi ne sono successe di ogni, che ne dici se ci sediamo con loro?» anche gli occhi di Andrea si illuminarono.
«Sì! Così tu sei con Scorpius e io con Albus e… Ma c'è Zabini» osservò delusa.
«Ascoltami, so che deve andare a comprarsi delle nuove piume, non dovevi comprarle anche tu?» l'amica annuì. «È perfetto! Malfoy sa già tutto, basterà solo avvisare Zabini. Forse se lo convinco a seguirmi in bagno con allusioni sessuali ce la facciamo!» esclamò soddisfatta.
«Vuoi portarti in bagno Zabini davanti a Malfoy? Non mi sembra una buona idea...»
«Manco a me piace molto ma Malfoy ha la ragazza, non mi guarderebbe manco se ballassi nuda davanti a lui e io ti ho distrutto il piano e devo rimediare. Hai altre idee?» domandò retorica ma con un briciolo si speranza che Andrea avesse una soluzione diversa, ma quest’ultima scosse la testa. «Bene, andiamo!» disse assumendo un'aria da gatta morta.
«Ciao ragazzi!» disse civettuola raggiungendo il tavolo. Era a disagio, non era capace di stare in quella parte, totalmente fuori luogo e per di più davanti a Scorpius che l'avrebbe scambiata per una poco di buono, di nuovo. I ragazzi le guardarono con tanto d'occhi probabilmente pensando che Lily fosse diventata matta tutta d'un botto. «Possiamo sederci? Non ci va di stare da sole oggi» aggiunse facendo l'occhiolino a Zabini che strabuzzò gli occhi confuso. Anche Albus sembrava sconvolto. Scorpius aveva un'espressione imperturbabile.
«Lily tutto bene?» domandò Al.
«Certo tutto benissimo, c'è qualcosa che dovrebbe andare male?» calò il silenzio per qualche istante. «Allora possiamo sederci o no?» chiese spazientita. Il fratello maggiore annuì: Lily si accomodò accanto a Zabini, Andrea accanto ad Albus. Qualche minuto dopo Lily era spalmata su Zabini con la bocca paurosamente vicina al suo orecchio. «Seguimi in bagno senza farti notare» soffiò autoritaria. Staccò la mano che stava lascivamente accarezzando il braccio di lui e si alzò: «Vado un attimo ad incipriarmi il naso».
«Incipriarti il naso?» si stupì Albus che non aveva visto la sorella mettere manco il burro cacao.
«Assecondala» sentì in lontananza Andrea rispondere e, sentendosi leggermente in colpa con Scorpius, si diresse verso il bagno delle donne. Fu questione di qualche minuto e Zabini la raggiunse. «Le buone vecchie abitudini non muoiono mai» disse sorniona Lily.
«Si può sapere cos'hai in mente?» quasi urlò innervosito.
«Calmati e abbassa la voce» iniziò. «Non metterti in testa strane cose, una volta basta e avanza». Zabini parve offeso da quella affermazione ma Lily lo ignorò. «Alla mia amica Andrea piace Albus, quindi quando lui dirà di dover andare da Scrivenshaft e lei lo seguirà tu non andrai, Malfoy lo sa già quindi capirà. Intesi?»
«Come fa a saperlo Scorpius?» chiese guardingo.
«Storia lunga» tagliò corto Lily.
«Dovevi per forza farmi fare la figura del depravato davanti a tuo fratello? Non potevi scriverlo su un fazzoletto o chiedermi di accompagnarti a prendere altra Burrobirra?» domandò alterato.
«Non ci ho pensato» ammise.
Prima lei e poi lui tornarono a sedersi ai rispettivi posti, Albus, Scorpius ed Andrea sembravano essere totalmente immersi in una discussione che Lily non seguì persa com'era nei suoi pensieri.
Quello che Zabini le aveva detto in bagno era vero: poteva trovare altri mille modi più innocenti per comunicare con Zabini, e invece aveva scelto quello più equivoco e meschino mettendo in cattiva luce sia lui che sé stessa. Forse le si stava davvero fondendo il cervello. Effettivamente per quanto la sua vita avesse acquisito almeno una parvenza di normalità, faceva ancora fatica ad addormentarsi o a fare sogni tranquilli. «Lorcan Scamandro non sarà troppo contento di essere cornuto». Quando la voce gelida di Malfoy giunse alle sue orecchie, Lily sussultò.
«Cosa c'entra Lorcan?» chiese indispettita.
«Be’ è il tuo ragazzo...» osservò.
«Ci siamo lasciati mesi fa e anche se lo fosse non sarebbero affari tuoi, ma grazie per avermi dato velatamente della facile di nuovo» rispose furiosa.
La conversazione si era svolta a voce bassissima, nonostante la tensione tra i due. Nessuno si era accorto degli sguardi di fuoco che si erano lanciati, né avevano sentito quello scambio di battute. Con la scusa di avere molti arretrati da recuperare, e rassicurando Andrea di godersi la giornata e non preoccuparsi per lei, prese la borsa, il mantello e abbandonò il torpore della locanda. Ma non si diresse al castello, bensì alla Stamberga Strillante. Per lei, che sapeva non essere la casa più infestata d'Inghilterra, non aveva quel fascino che aveva agli occhi degli altri ma era un posto solitario perciò si accomodò su un tronco particolarmente comodo e la guardò.
Negli ultimi giorni oltre a sognare bare, cimiteri, funerali, celle di Azkaban, e quant'altro, aveva sognato anche un'altra persona che Lily aveva dimenticato fino ad una settimana prima: Jackson Thomas. C'era una cosa che Lily non aveva mai detto a nessuno, né ai suoi fratelli, né ai suoi genitori, né ad Andrea o Hugo, un segreto che si sarebbe portata nella tomba se fosse stato necessario, un po' perché si vergognava, un po' perché ricordare quelle cose la faceva sentire ferita nell'orgoglio.
Aveva iniziato ad uscire con Jackson a metà del terzo anno di Lily, lui aveva già sedici anni ed il fatto che un ragazzo così grande guardasse proprio lei la faceva sentire emozionata. Era carino, pelle olivastra, capelli e occhi scuri e sebbene non praticasse sport aveva un fisico asciutto ed era molto abile con la scopa. I primi tempi erano stati bellissimi, a ripensarci le spuntava un sorriso: le faceva un sacco di complimenti e tante piccole sorprese. Una sera di maggio, il giorno del suo compleanno, avevano fatto un giro in scopa al chiaro di luna e Lily poteva giurare che in quel momento, a 14 anni appena compiuti, era la persona più felice sulla faccia della terra.
Essendo una relazione super segreta per via dei suoi fratelli, durante l'estate si erano visti poco, lui nel frattempo aveva compiuto diciassette anni, quindi poteva smaterializzarsi e ogni tanto si prendevano un gelato insieme al tramonto per le strade di Grodric's Hollow. Ed era in quelle stesse strade che le cose avevano iniziato ad andare male. Lui pretendeva qualcos'altro oltre i baci ma Lily non si sentiva ancora pronta, aveva solo quattordici anni! In un primo momento gliene aveva parlato e lui aveva accettato la cosa ma una volta ad Hogwarts fu come se tutto quello che gli aveva confidato non esistesse più. Diverse volte, infatti, aveva tentato un approccio più approfondito e Lily lo aveva rifiutato. Una sera, però, era deciso ad ottenere ciò che voleva. All’inizio lei aveva cercato di respingerlo, poi, con il cuore pesante e le lacrime, gli permise di entrare in lei. Di quel momento ricordava solo gli occhi chiusi e il desiderio che quella tortura finisse il prima possibile. La mattina dopo lei lo aveva lasciato.
I mesi a seguire erano stati mesi molto difficili, Andrea era l'unica a conoscenza della relazione e non capiva come un giorno stessero così bene e l'altro lei lo avesse lasciato. Dapprima non aveva creduto ai semplici "non funzionava più" e "non andava già da tempo" poi si era arresa vedendo che lentamente l'amica si stava riprendendo e solo verso marzo dell'anno precedente era tornata l'energica Lily di sempre. Ad aprile dell’anno dopo era successo il fattaccio, come lo chiamava lei, con Zabini e a distanza di undici mesi non ricordava manco il perché.
Fissò ancora il paesaggio circostante rimasto immutato e poi improvvisamente la lampadina si accese.
Era andata con Zabini fondamentalmente per due ragioni: la prima era che voleva riscattarsi. Jackson l'aveva presa con la forza ma lei sapeva concedersi a chi voleva e soprattutto quando voleva; la seconda era perché quel pomeriggio Scorpius le aveva detto che era solo una bambinetta e che non avrebbe scommesso un galeone su di lei. Allora lei per ripicca era stata con il suo compagno di stanza nella speranza che quest'ultimo glielo riferisse. E si trovò a pensare che alla fine era sempre lui. Lei girava intorno a Scorpius prima ancora di rendersi conto di provare qualcosa di più profondo per lui. Sogghignò pensando che forse il Cappello Parlante avrebbe fatto bene a smistarla in Serpeverde.
«Eccoti finalmente!» una voce maschile la costrinse a smettere di pensare e la fece voltare. Zabini arrivava dal sentiero principale ed era esasperato.
«Mi cercavi?» chiese.
«Andrea mi ha detto di venire direttamente qui ma io sono testardo e sono andato prima al Castello solo che aveva ragione Andrea e quindi sono tornato indietro» rispose secco rimanendo in piedi.
«Ti ha chiesto lei di venire a cercarmi?»
Lily sapeva quando fosse apprensiva e attenta la sua amica e di certo non si era fatta sfuggire il cipiglio furente quando aveva lasciato il pub. Il ragazzo annuì. «E poi volevo scusarmi per Scorpius».
«E perché non lo fa lui?» domandò mentre sentiva la rabbia ribollire.
«Lui fa così quando è...» si fermò come a cercare le parole. «Fa niente lascia stare» concluse facendo un gesto della mano.
«Quando è cosa?» si intestardì lei.
«Lui è tagliente, antipatico e punge velenoso proprio come uno scorpione ma non è una cattiva persona o Al non sarebbe suo amico». Lily rifletté sulle parole che Zabini le aveva appena detto e soprattutto sul perché le avesse dette proprio a lei.
Poi sorrise e alzò la testa per guardarlo «Zabini lo sai che credo di non conoscere il tuo nome?» il ragazzo sorrise. «Credo che anche tuo fratello e Scorpius lo abbiano dimenticato. Mi chiamo Jacob».
 
Scorpius era furente. La Potter metteva in discussione tutte le sue certezze e lo faceva innervosire. Un attimo prima era un cucciolo che ha bisogno di essere consolato e quello dopo fa la gatta morta che cerca di portarsi in bagno il suo migliore amico. Davanti a suo fratello! Davanti a lui! Lo faceva a posta per condurlo sulla strada della pazzia, ne era certo. Se non contava il fatto che lei non era a conoscenza dei suoi sentimenti e che era ancora convinta stesse con Giada.
L'unica nota positiva in quella situazione era che aveva lasciato Lorcan addirittura mesi fa. E perché lui non sapeva niente? Non lo sapeva manco Al? Perché tutti avevano taciuto questa informazione? Forse perché con chi esce la Potter non è affar tuo, gli disse una vocina molto simile a quella di Zabini nella sua testa. Zabini.
Era già così difficile essere gelosi di Ted Lupin, Lorcan Scamandro e più da metà della scuola (perché sì, Lily era ben vista dalla popolazione maschile anche se lei non lo notava o faceva finta di non notarlo), se ci si metteva in mezzo anche Zabini era alla frutta!
Scorpius si meravigliò di sé stesso: era la prima volta che ammetteva di essere geloso e non sapeva se fosse una cosa buona o semplicemente l'inizio della fine, forse molto dipendeva da Lily. E, nel caso in cui Lily fosse stata d'accordo, da Albus, che lo avrebbe condotto molto volentieri alla fine.
Continuò a fissare le piastrelle del bagno mentre si crogiolava nell’acqua calda della vasca semplicemente per il gusto di perdere tempo non avendo molto da fare, o almeno lo fece finché qualcuno non bussò alla porta. Si legò un asciugamano in vita e si diresse verso l’uscio. Zabini stava di fronte a lui con un'aria seccata. «Posso?» chiese indicando l'interno della stanza con un dito, Scorpius si spostò e lo fece accomodare. Zabini si guardò un po' intorno ammirato dalla grandezza dell'ambiente.
«Ho parlato con la Potter» disse andando al sodo e catturando l'attenzione di Scorpius. «Le ho chiesto scusa da parte tua, perché è evidente che tu abbia fatto una cazzata, ed è finita là».
«Cos'avete fatto quando ve ne siete andati tutti e due mentre io, Albus ed Andrea siamo rimasti al tavolo?» indagò certo di sapere già la risposta.
«Siamo andati in bagno. Mi doveva dire di lasciare Andrea ed Albus da soli».
«Solo questo?» domandò scettico. «Non poteva scriverti un biglietto o che so chiederti di accompagnarla a prendere della Burrobirra?»
«Ci credi che le ho detto la stessa cosa?» sorrise lui. Scorpius non faceva alcuna fatica a crederlo; spesso in quegli anni si erano trovati sulla stessa linea di pensiero. «Lo sai come sono i Grifondoro, devono salvare gli altri in maniera plateale, ti pare che potesse scrivere un biglietto solamente?» aggiunse ridendo. «Scusa se ho pensato che avessi fatto cose con Lily» l'altro annuì segno che non se l'era manco presa più di tanto. «Mi dici che le hai detto?» si incuriosì Zabs.
«Le ho detto che Lorcan non sarebbe stato contento di essere cornificato e poi...» s'interruppe per aprirsi in un sorriso carico di aspettative. «Poi mi ha detto che si sono lasciati». Zabini si aprì in un sorriso compiaciuto.
«Hai la strada spianata, amico!»
«Lei mi odia e se dovesse succedere qualcosa Albus mi ammazzerebbe, come minimo» gli ricordò Scorpius riportandolo con i piedi per terra.
«Se tieni davvero a lei non ti dovrebbe importare di Albus e poi lui capirà, è geloso ma non cattivo» osservò dirigendosi verso la porta. «Solo una cosa» disse prima di lasciare definitivamente la stanza. «Non mi mettete mai più in mezzo ai vostri litigi da innamorati» concluse con un'espressione leggermente schifata. 
 
Scorpius stava correndo per i corridoi di Hogwarts a perdifiato, aveva un recupero di Astronomia con una Tassorosso del quinto anno, Geraldine Cook, ed era in ritardo. Si allentò il nodo della cravatta per fare in modo di ricevere più aria chiedendosi perché faceva sempre tardi. «Chiedo scusa, non ho calcolato bene i tempi» disse entrando. Iniziarono la lezione, erano le 20, alle 21 sarebbe dovuta arrivare Lily per la prima ripetizione settimanale. 
Stavano giusto per concludere quando, con uno scatto repentino da far invidia ad una lepre, la ragazza lo baciò. Scorpius, dopo un attimo di smarrimento, le poggiò con poca grazia le mani sui fianchi per allontanarla ma non ce ne fu bisogno perché in quello stesso momento una voce arrivò ai suoi timpani facendoli staccare di colpo: «Scusatemi non volevo». Come era arrivata, la voce di Lily se n'era andata.
Ricomponendosi, Scorpius guardò male la Cook che ora aveva la testa bassa e fissava le assi di legno, senza la spavalderia di poco prima. «100 punti in meno a Tassorosso. E domani vado a parlare con la Preside» disse lapidario. «E quando esci dici alla Potter di salire immediatamente».
La ragazza fece quanto richiesto e pochi minuti dopo comparve Lily Potter con l'espressione di chi avrebbe preso volentieri a pugni qualcuno - Scorpius avrebbe scommesso qualsiasi cifra che fosse lui quel qualcuno - sbattendo la borsa sul tavolo, incurante delle boccette di inchiostro che si sarebbero potute rompere. «Giada non sarebbe tanto contenta di essere cornuta» sputò velenosa facendogli il verso.
«Veramente ci siamo lasciati» se fosse stata una situazione diversa, Scorpius avrebbe riso perché quella faccenda aveva una qualcosa di ridicolo.
«Mi dispiace» il tono era duro e Lily non aveva per niente l'aria di una persona dispiaciuta. «Quindi adesso è qui che ti porti le ragazze? È più romantico? Le conquisti con qualche cazzata sul nome o sul cielo?» la rabbia che si percepiva dalla sua voce colpì Scorpius come il vento che soffiava all'esterno negli ultimi giorni.
Non l'aveva mai sentita parlare così. Sembrava come se le importasse di lui, come se fosse interessata. «Guarda che non erano cazzate» disse punto nell'orgoglio.
«Certo come no. Dimmi solo cosa vuoi. Vuoi portarmi a letto? Vuoi che mi spogli e cada ai tuoi piedi? Va bene mi spoglio».
Impiegò una manciata di secondi a capire che la Potter si stava togliendo il maglione e stava per aprire i bottoni della camicia della divisa.
«Lily che stai facendo? Smettila!» urlò avvicinandosi a lei e bloccandola per impedirle di andare oltre.
Aveva il respiro irregolare e la rabbia ancora non era sfumata. «È sempre così. Trovate una che vi piace, fate quello che dovete fare e poi chi s'è visto, s'è visto». Era immobile, le braccia ancora bloccate da Scorpius che la vide sgonfiarsi come un palloncino tra le sue mani; la vide lasciare la rabbia per fare spazio alla delusione.
«Che stai dicendo? Non è sempre così, perché dici queste cose?» la scosse come per farla riprendere da quello stato. «Mi stai dicendo che tu non hai mai fatto una cosa simile? Non sei mai andato con qualcuna per il gusto di farlo?» aveva un sorriso triste e Scorpius, come scottato dalle parole della ragazza, la lasciò.
Poi, colto dalla rabbia verso sé stesso che per la Potter che giungeva a conclusioni affrettate, disse: «Ma anche voi ci state! Ti sei fatta Zabini, Potter! Zabini che non si sa quale santo ha pregato per non avere figli sparsi per Hogwarts o non per non aver preso malattie veneree!»
«Già, sono stata con Zabini» affermò tristemente girando la testa di lato.
Nessuno sapeva più cosa dire, avevano sbollito la rabbia e si erano urlati contro, Lily prese lentamente il suo maglioncino e se lo infilò. Aveva l'espressione triste e gli occhi lucidi ma non piangeva. A pensarci bene, ad eccezione di quella volta in ospedale e qualche volta quando era più piccola, Scorpius non l'aveva mai vista piangere. Era come se negli ultimi anni si fosse chiusa in una bolla precludendo a l'entrata a tutti, sporadicamente consentiva l'accesso ad Andrea o Hugo, forse Ted, ma nessun altro. «Chi ti ha ridotto così?» chiese prima che potesse decidere se porle o meno la domanda. Lei aveva già preso la borsa e stava per andare via. Si girò sentendo la sua voce.
«Così come?»
«Sei schiva, non lasci spazio alle emozioni. Hai la scuola ai tuoi piedi, c'è davvero la fila di maschi dietro la tua porta ma sembra non importartene. Non parli sinceramente con tuo fratello da quanto, uno, due anni? Stai sempre lì con quell'aria da strafottente, rispondendo ironica e facendo battutine degne di un Serpeverde ma sei Grifondoro, Lily. Alza la testa e ruggisci. Sei meglio di quello che vuoi far sembrare». A Scorpius sembrò di non essere mai stato così sincero in vita sua. Non sapeva da dove provenissero quelle parole, non sapeva perché le aveva dette. Non sapeva manco perché per ben due volte l'aveva chiamata Lily ma erano stati i due momenti in cui era stato più sfiltrato.  
La prima volta dalla paura che lei potesse fare una sciocchezza, la seconda volta dall'amore che provava per quella ragazza. Perché sì, c'era qualcosa che Lily non diceva e che aveva tenuta nascosta piuttosto bene e se le serviva tempo per riprendersi lui l'avrebbe aspettata.
Lily intanto si era pericolosamente avvicinata a lui, erano separati solo da un paio di centimetri. Lo sguardo di Scorpius passava dagli occhi alle labbra che bramava come le api anelano al polline. Non sentiva più il cuore, tanto batteva velocemente. Si piegò leggermente in avanti senza realmente capire cosa stesse succedendo. Lo sguardo di Lily era fisso nel suo, una mano gli accarezzava una guancia e senza che nessuno dei due lo premeditasse, le loro labbra si unirono. Non c'era urgenza, non c'era foga.
C'era amore e tristezza, c’era la voglia di aggrapparsi l'una all'altro e tirarsi fuori dal baratro emotivo in cui erano. Era un bacio che sapeva di delusione e pesantezza. Non era come quei baci da romanzo d’amore. Non era come Scorpius l’aveva immaginato per lei. Come rinsavito, Scorpius allontanò Lily da sé. Lei lo guardò consapevole. «Sono il tuo insegnante» disse solamente con ancora il sapore delle labbra di lei.
«Buonanotte, professore» disse uscendo definitivamente dall'aula e lasciandovi uno Scorpius decisamente confuso.
 
Quello che fece la mattina dopo fu forse una delle azioni più coraggiose fino a quel momento: falsificò il compito di Lily dandole la sufficienza, quindi non avrebbe più dovuto frequentare il tutoraggio. La Chang si era dimostrata titubante ma dopo averle fatto notare che non era mai stata un'alunna da Desolante o da Troll, come l'aveva classificata lei per anni, aveva ceduto.
Doveva chiudere con Lily Potter e avrebbe iniziato da quel momento. 

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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10.
 
"Come te che sembri persa dentro un mondo da rifare,
con i tuoi conflitti interni mentre provi a costruire"
«È finita con Malfoy» dichiarò Lily sbattendo il volume di Erbologia sul tavolo.
«Perché era iniziata?» commentò Andrea mentre accudivano una strana pianta di cui Lily aveva già scordato il nome. «No. Ma è definitivamente finita. Chiuso. Non voglio avere più niente a che fare con lui. L'ho baciato, mi ha rifiutato, peggio per lui, me ne farò una ragione» disse dura senza staccare gli occhi da quell'essere vivente.
«Lily, mi dispiace» la consolò Hugo e per una volta sembrava veramente dispiaciuto.
C'era un motivo per cui Lily lo aveva baciato: le parole che aveva utilizzato Scorpius l'avevano fatta sentire compresa davvero per la prima volta. Era stato l'unico a captare che qualcosa non andasse in lei, ed era anche la persona che aveva respinto per la maggior parte del tempo. L'aveva capita e lei non gli aveva manco mai detto una parola sul suo conto, non sapeva manco quale fosse il suo colore preferito o cosa mangiasse a colazione la mattina, eppure era lì a dirle di far uscire la Grifondoro assopita che era in lei ricordandole quello che le ripetevano sempre i suoi genitori: «Il Cappello Parlante non sbaglia mai». Così aveva agito d'impulso e lo aveva baciato.
Un'ulteriore batosta per Lily arrivò alla lezione di Astronomia qualche giorno più tardi: la professoressa Chang le aveva consegnato un compito, corretto da Scorpius, che aveva superato con un voto abbastanza buono da recuperare l'insufficienza, ma lei non aveva fatto nessun compito. «Vedete» mormorò ai suoi amici fidati. «Manco lui vuole più vedermi». Andrea le aveva battuto una mano sulla spalla per consolarla non sapendo bene cosa fare o dire. Lei era al settimo cielo perché dopo essere uscita con Albus, le cose stavano iniziando ad andare bene tra i due e Lily ne era assolutamente contenta perché era la sua amica, lo meritava e soprattutto, formavano una bella coppia.
«Hugo, dobbiamo trovarti una fidanzata» esordì Lily. Il ragazzo la guardò con tanto d'occhi.
«Ma io non voglio una ragazza!» ribatté quasi offeso.
«Dai, prendila come una terapia per la tua povera cugina con la madre in ospedale, senza alcuna possibilità in campo sentimentale» piagnucolò.
Udirono dei passi poco più dietro e Lily non fece fatica a riconoscere l'andatura sicura e spavalda di Malfoy. Si ammutolì cercando di non attirare l'attenzione. «Guarda che tua madre è mia zia» le fece notare Hugo.
«Weasley completa la mappa in silenzio. 5 punti in meno a Grifondoro» disse perentorio Scorpius. Lily dovette resistere al forte impulso di affatturarlo davanti a quelli che ora erano a tutti gli effetti i suoi studenti.
Quando si fu allontanato, Lily rispose: «Non mettetevi nei guai con lui, ora come ora ci caccerebbe punti anche solo per il fatto di esistere».
«E comunque» bisbigliò Andrea a voce così bassa da far credere ad entrambi di averlo immaginato. «Visto tutto questo accanimento, forse se tu ballassi nuda davanti a lui ti noterebbe eccome, Lily». La rossa le lanciò uno sguardo omicida e poi tornò al suo compito.
«Ho finito» disse non capendo bene se parlasse dell'esercizio o di Scorpius.
 
Il tempo ad Hogwarts passava velocissimo e se a febbraio il parco era ancora coperto di neve, a marzo si poteva intravedere qualche fogliolina verde spuntare sui rami del Platano Picchiatore o qualche fiore abbellire l'erba. Lily non giocava a Quidditch da un pezzo, preferendo trascorrere la domenica al San Mungo anziché a scuola, anche se era a conoscenza del fatto che sua madre avrebbe voluto l'opposto. Era durante uno di quei dolci tramonti primaverili che il professor Paciock le aveva detto che sua madre si era svegliata e Lily non era riuscita a contenere un gridolino di gioia cominciando a correre verso l'ufficio della McGranitt.
Proprio come un mese e mezzo prima, la corsa verso la stanza era avvenuta a rallentatore, senza sentire quello che le diceva la gente, sentiva solo il suo cuore battere e il sangue scorrerle di nuovo nelle vene, come se in quel periodo il sistema circolatorio avesse dimenticato le sue funzioni. Entrando nella camera, la situazione era totalmente opposta rispetto a quella di gennaio: i volti erano più rilassati, sorridenti, c'era più confusione, c'era suo padre che in quel periodo non si era staccato da lei e non lo avrebbe fatto manco durante la convalescenza, i suoi fratelli, gli zii Ron ed Hermione e, suo malgrado, Scorpius. Ma soprattutto c'era sua madre.
Sua madre che fino al giorno prima era sdraiata immobile adesso era seduta, si muoveva, respirava, mangiava da sé, poteva alzarsi, correre, camminare, volare. Era lì ed era viva. Lily non sapeva se i miracoli fossero reali ma quello si avvicinava ad esserlo. «Mamma!» esclamò per poi lanciarsi letteralmente tra le sue braccia come faceva quando era piccola e litigava con Al o James le aveva fatto qualche brutto scherzo. La madre la strinse così forte che dubitava avesse passato veramente l'ultimo mese e mezzo in un letto, immobile. Le lasciava dolci baci sui capelli facendo sciogliere il nodo alla gola che l'aveva attanagliata da quando Neville l'aveva cercata. Per un attimo aveva temuto il peggio. «Lily, la mamma deve riposare» disse dolcemente zia Hermione. «Va tutto bene, Hermione, lasciala». Lily rimase ancora qualche minuto appiccicata alla madre per poi staccarsi e osservarla. Era pallida e debole ma viva.
Ginny le accarezzò il volto umido e le sorrise, a Lily erano mancate terribilmente quelle piccole attenzioni. Si sedette sul lato del letto scoprendo la visuale della madre; erano arrivati anche Ted, Victoire, Astoria e Draco. «Signori, la paziente deve riposare» disse la signora Malfoy con un sorriso. Sapeva che non l’avrebbero lasciata.
Ted e Victoire si avvicinarono alla zia e le lasciarono un fugace abbraccio. «Ora che la zia Ginny si è svegliata dobbiamo dirvi una cosa» disse Victoire. Lily sorrideva emozionata: sarebbe stato il primo matrimonio a cui avrebbe assistito, se non si contava quello di Seamus Finnigan in cui aveva circa quattro anni.
La famiglia Malfoy fece per uscire ma Teddy li bloccò: «Potete restare, in fondo sono più imparentato con voi che con loro» disse timidamente. Lily osservò le tre persone: Draco era esterrefatto, Astoria aveva un sorriso dolce e Scorpius aveva la mascella contratta come se fosse infastidito dalla parentela.
Ted e Victoire si guardarono per qualche secondo, poi fu Victoire a parlare: «Ci sposiamo!»
Esclamazioni di gioia, congratulazioni e auguri vari riempirono la stanza: se qualcuno fosse passato in quel momento avrebbe fatto fatica a pensare che 24 ore prima c'era solo silenzio e scongiuri per far risvegliare Ginny. «Lily come mai non dici niente? Sei gelosa che Vic ti ha portato via Teddy?» la canzonò James.
Lily assunse il solito sorriso di quando la sapeva lunga: «Io lo so da mesi».
«E perché non ci hai detto niente?» chiese Albus sconcertato.
«Meglio così. Grazie Lily» le disse Ted che aveva la mano intrecciata a quella della fidanzata.
«Dove andrete a vivere?» domandò Ron mentre addentava una Cioccorana e mostrava a tutti la figurina con scritto 'Ron Weasley'.
«Pensavamo Hogsmeade però anche Ottery St. Catchpole non è male, vediamo cosa troviamo».
«E quando sarà la cerimonia?» chiese Harry felice come una Pasqua.
«Pensavamo a luglio, ma vediamo come sta la zia Ginny» affermò Vic.
«Dovrebbe stare bene» s'intromise Astoria. «Dovrà rimanere in ospedale ancora per un po' per vedere se ci sono effetti collaterali ma non dovrebbero esserci problemi per l'estate. Sono davvero tanto contenta per voi, ragazzi».
«A proposito» disse Ginny. «Ho saputo che devo ringraziare Scorpius, ha dato una grande idea allo zuccone di mio marito». Lily si girò verso Scorpius che aveva l'aria leggermente imbarazzata e si grattava una guancia fissando il tetto mentre suo padre gli dava una pacca sulla spalla.
«Sì, non è stata una grande idea…Però, ecco prego» disse piano. Ginny fece un sorriso luminoso che parve dare una luce nuova alla stanza. 
La folla pian piano si disperse: Astoria tornò dagli altri pazienti, Draco tornò in ufficio, Albus e Scorpius uscirono per fare una passeggiata per tornare ad Hogwarts poco più tardi, James aveva un impegno per la serata quindi, suo malgrado, salutò la madre e andò via. 
Rimasero Harry, Ginny e Lily.
«Harry, tesoro, mi andresti a prendere qualcosa di gustoso al bar? Avrei voglia di biscotti» chiese gentile la donna. Harry le diede un lungo bacio e lasciò la stanza.
La madre guardò la figlia. «Allora Lily, come va?» le chiese. Lily la guardò torva.
«Ti sei appena svegliata dopo un mese e mezzo e chiedi a me come va?»
«Sono una madre, sono biologicamente programmata per non preoccuparmi di me stessa» le fece notare. Lily sorrise debolmente incerta su cosa dirle. Era successo di tutto in quel periodo. «Ho notato che c'è qualcosa che non va, come ho notato il succhiotto tra il collo e la spalla di James anche se lui non lo sa che l'ho visto» aggiunse poco dopo facendo ridere di gusto la figlia. Sua madre aveva sempre avuto un occhio particolare per cogliere tutti i dettagli, a maggior ragione se questi dettagli riguardavano la prole.
Poi Lily si ricordò di due parole che le erano state dette qualche tempo prima; "ruggisci, Lily" e si convinse che sì era coraggioso affrontare le cose da sola, ma lo era di più chiedere aiuto. «Non sei troppo stanca per un lungo, lungo, racconto, vero?»
«Ho dormito per un mese e mezzo, secondo te sono stanca?» chiese retorica la madre con un sorriso.
Allora Lily iniziò a raccontarle tutto di Jackson Thomas, dell'inquietudine quando aveva incontrato suo padre, di Lorcan e, infine, di un certo ragazzo di cui evitò accuratamente il nome chiamandolo con un nome di fantasia ovvero Jake. Nella prima parte del racconto non aveva trattenuto qualche lacrima: un conto era riviverla nel suo cervello, un conto era raccontarlo. Anche sua madre era inorridita e si era chiesta da chi avesse preso quel ragazzo perché Dean non era così, anzi era tutto il contrario.
«Mi dispiace non essermene accorta» disse debolmente. «Non potevi mamma, io non ne ho parlato con nessuno ed ero ad Hogwarts. Quando sono tornata a casa per l'estate avevo superato in parte la cosa. Non è colpa tua» la tranquillizzò pentendosi in quell'istante di essersi confidata con la madre.  Si distese sul letto accanto a lei e si fece coccolare dall'abbraccio materno come quando lei aveva tre anni e fuori c'era un temporale che faceva tremare i vetri delle finestre, si sentiva più leggera e protetta.
Nella sua vita probabilmente avrebbe incontrato diversi ragazzi, avrebbe vissuto situazioni spiacevoli e chissà quante delusioni ma non ci sarebbe stato niente che un abbraccio della madre non avrebbe risolto.
Sorrise e, cullata dal respiro della madre, si addormentò.
Quando Scorpius, Harry ed Albus entrarono nella stanza si sentirono quasi in colpa. Ginny e Lily erano addormentate, tutte e due con un bel sorriso sul viso e l'aria rilassata.  I tre uomini sorrisero, nessuno aveva voglia di svegliarle, erano così dolci, così umane, sdraiate in quel letto che ridestarle sarebbe stato un peccato mortale. Scorpius si soffermò sulla figura di Lily, era vero che aveva chiuso con lei ma non poteva certo negare la sua bellezza. E anche se non era leggiadra come una principessa, a volte russava quando dormiva e aveva i capelli perennemente in disordine, lui aveva la certezza che non avrebbe desiderato nessun'altra se non lei accanto a sé. Ma era un casino e non sapeva come comportarsi. Guardò di sfuggita Harry che fissava le due donne della sua vita, probabilmente facendo le sue stesse considerazioni con la tranquillità, però, di aver già ottenuto l'amore di entrambe.
Harry svegliò Lily dolcemente, facendo in modo di far riposare Ginny. Scorpius la osservò, e vide che sorrideva. Sorrideva davvero, era veramente serena e d'istinto sorrise anche lui. «Che hai da sorridere?» gli chiese Albus mentre si dirigevano al camino per tornare a scuola, Lily li precedeva di qualche passo e sicuramente aveva le orecchie vigili per ascoltare la conversazione.
«Niente, un'amica ha mantenuto una promessa» rispose facendo spallucce.
«È la stessa amica che mi doveva presentare una ragazza, che a proposito non voglio incontrare?». Scorpius sorrise.
«Più o meno. Più che amica è quasi come una sorella» sentì Lily ridacchiare mentre Albus era confuso. «Quindi va tutto bene con Andrea?» chiese cambiando argomento. L'altro annuì felice e percepì il sorriso di Lily allargarsi sul suo volto. «Sono contento, state bene insieme» rispose sincero.
«Anche io sono contenta. Anche se Andrea non fa altro che parlare di te facendomi venire la carie ai denti» aggiunse Lily.
«Veramente parla di me? Cosa dice? È felice?»
«Stai calmo, io non ti dirò nulla» lo ammonì lei tornando seria per un attimo ma con un accenno di gioia sul volto.
Se avessero chiesto a Scorpius quale fosse stato il momento più bello della sua vita, avrebbe risposto sicuramente quello. Lily era felice, lui era felice e Ted Lupin non aveva lasciato Victoire bensì la stava per sposare. Se lui non fosse stata una sua studentessa e la sorella del suo migliore amico l'avrebbe sicuramente baciata e abbracciata.
Ma è finita, si ripeté, rabbuiandosi.
 
Quel pomeriggio Albus, Scorpius e Zabini, decisero di andarsi a fare un giro ad Hogsmeade, l'aria era più calda perciò decisero di passeggiare per il villaggio. «A Scorpius piace una tizia misteriosa, io sto con Andrea e tu Zabini?» chiese Albus sulla strada per uscire dal castello.
«Cosa sei una pettegola di paese?» lo rimbeccò Zabini.
«E tu stai ufficialmente con Andrea? Non è illegale? È una studentessa» gli fece notare Scorpius nella speranza che questo gli desse una risposta anche al suo di problema.
«Tecnicamente lei non è una mia studentessa. Non fa tutoraggio con me. Ne ho parlato con Giada ed è d'accordo» rispose alzando le spalle.
Scorpius si soffermò a pensare: non aveva mai più parlato con lei dopo che l’aveva lasciata, se non per qualche saluto cortese. Non avevano niente da dirsi, anche se Scorpius forse le doveva delle spiegazioni.
«Ha detto che a fine anno lascia il posto» disse Albus.
«Davvero?». Al annuì.
«Vuole andare a fare ricerca in America, mi sembra».
Continuarono a camminare sotto il timido sole di marzo per un po', Scorpius era ancora depresso perché non aveva avuto una risposta da Al né da nessun altro w non sapeva a chi chiedere. Teoricamente manco Lily era più una sua studentessa ma aveva l'aggravante di essere la sorella del suo migliore amico e in più lo credeva un depravato che baciava le studentesse nelle aule.
«Si può sapere cos'hai?» sbottò Al ad un certo punto.
«Non ho niente, perché?»
«Non è vero. Sei lì tutto pensieroso, non sei manco intervenuto quando Zabini ha detto che giocare a Quidditch fa schifo!»
«N-non vi stavo ascoltando, scusate» ammise con un sospiro.
«Se ci dici cos'hai ti perdoniamo» dichiarò deciso.
Scorpius guardò Albus e poi Zabini che gli stava cercando di infondere coraggio con uno sguardo. Raccolse quanta più aria possibile e poi disse: «Tua sorella pensa che io sia un pervertito». Non era esattamente quello che aveva pensato di dire. Zabini allargò le braccia per poi sbatterle pesantemente sulle cosce producendo un rumore sordo, Albus strabuzzava gli occhi.
«Perché non l'ha sempre pensato?» chiese con fare ovvio.
«Non lo so, dovresti dirmelo tu».
«E poi che ti interessa di cosa pensa Lily?» domandò scettico. Scorpius si grattò una guancia e guardò il cielo velato da qualche nuvola, come faceva sempre quando era a disagio. «A te non interessa cosa pensa mia sorella, vero?». Aveva la voce più alta di un'ottava e cercava di controllarla. «A lui non interessa cosa pensa mia sorella, vero?» ripeté rivolto a Zabini che aveva lo sguardo fisso su Scorpius. Il biondino era immobile non sapendo che cosa dire. «Terra e cielo...Lily...Luna» mormorò mettendo insieme i pezzi.
«Be’ sì ecco, diciamo che ciò che pensa non mi è indifferente» abbozzò Scorpius. Albus sembrava in trance. «Ma ti giuro che non le ho torto un capello, anzi è stata lei a baciarmi, o io, non lo so». Solo dopo si rese conto di quello che aveva detto.
«VOI COSA?» strillò facendo girare dei passanti. Zabini intanto aveva placcato Albus mentre tentava di lanciarsi su Scorpius che aveva fatto un passo indietro.
«Albus calmati!» ordinò perentorio Zabini. «Conosci Scorpius, lo sai com'è, lo sai che non le farebbe mai del male. Non volontariamente, almeno. Ma è questa la fregatura, no? A volte ci facciamo male anche senza volerlo, spesso sono cose piccole, altre volte un poco più grandi, dobbiamo solo ricordarci di mettere da parte l'orgoglio e chiedere scusa». Quest'ultima frase Scorpius pensò fosse rivolta a lui, anzi no, ne era certo.
«E conosci anche tua sorella, non permetterebbe a nessuno di farla stare così male. Non si farebbe mettere i piedi in testa da nessuno. E se l'ha baciato significa che qualche cosa per lui la prova!»
Scorpius strabuzzò gli occhi. Non si era mai reso conto di quella verità.
Era stata lei che si era avvicinata. Lei ad accarezzargli la guancia. Lei a mettergli una mano sulla nuca. 
Albus sembrava essersi rassegnato alla tremenda realtà e dopo aver sussurrato uno “Scusa, amico”, Scorpius corse verso il Castello.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11.
"L'amore è (...) la tua mano nella mia,
 dopo un giorno di lotta interiore."
 
Harry guardava sua moglie sistemare i suoi effetti personali dentro una borsa con la bacchetta, aveva insistito per farlo lui, visto che lei era ancora debole ma Ginny non si era fatta intimidire dal suo stato non proprio ottimale. «Ginny, dovrebbe riposare» disse dolcemente Astoria entrando nella stanza.
«Vedi? Che ti avevo detto?» saltò su Harry.
«Devo solo muovere la bacchetta non è niente di che» si giustificò lei.
«La magia stanca, non è da sottovalutare».  
La porta si aprì di nuovo ed entrò Draco che salutò la coppia cordialmente. «Allora, lei può andare ufficialmente a casa. Il veleno sembra essere del tutto eliminato dall'organismo» disse Astoria.
«Gli Auror del Ministero hanno trovato l'oggetto che ti ha avvelenata e lo ha passato al San Mungo» continuò Draco.
«Qui al San Mungo si è scoperto che si trattava di veleno di cuore di Thestral».
«Veleno di cuore di Thestral?» ripeté Ginny sconcertata.
«Il cuore dei Thestral è velenoso?» domandò Harry basito.
«A quanto pare...» sospirò Astoria.
«E c'è qualcuno che uccide i Thestral per avvelenare la gente?» continuò schifata Ginny.
«Dopo una soffiata al Ministero, sembrerebbe che a Notturn Alley giri questa roba. Ti tocca un bel po' di lavoretto con il Dipartimento di Regolamentazione e Controllo delle Creature Magiche, Capo» disse Draco sardonico rivolto ad Harry. «Cosa mi ha avvelenata?» chiese Ginny riportando il discorso alla realtà.
«Un braccialetto di stoffa» rispose Astoria.
«Oh...» mormorò la rossa. «Mi è stato mandato per posta da una bambina di otto anni». Draco annuì.
«Esatto. Abbiamo interrogato i genitori e sotto Veritaserum hanno affermato di non sapere che il braccialetto fosse avvelenato e di averlo comprato in una bancarella a Diagon Alley mentre facevano le compere per il figlio maggiore che avrebbe iniziato la scuola a settembre; volevano farti un regalo di compleanno».
«È vero, ce l'ho da quel giorno». Harry le poggiò una mano sulla spalla per confortarla e soprattutto farla accomodare, dato che secondo lui era da troppo tempo in piedi.
«E della bancarella si sa niente?» chiese Harry.
«No. È passato molto tempo, non ricordavano chi fosse». Harry annuì.
«Mi sembra sia tutto» disse Astoria. «Stia bene, signora Potter».
«Astoria, può darmi del tu, davvero. Anche perché credo che a breve diventeremo consuoceri» disse Ginny innocentemente.
«Ma che sta dicendo la Weasley, ha avuto qualche danno al cervello?» chiese Draco a sua moglie, ed Harry sembrava essere d'accordo con lui.
«Anche tu lo credi?» disse Astoria rivolta a Ginny.
«Ne sono certa, mi sono giunte voci che si sono addirittura baciati ma sono due testoni orgogliosi quindi chissà quanto vi vorrà finché si metteranno insieme!»
«Scusatemi, non sto capendo» disse Harry. Ai suoi occhi le due donne di erano dimenticate dei rispettivi mariti e si erano abbandonate ad una discussione a loro incomprensibile.
«A Lily piace Scorpius» rispose Ginny senza troppi giri di parole.
«E a Scorpius piace Lily» continuò Astoria.
Lo sguardo delle due andava da Harry a Draco senza fermarsi.
«E come lo sapete?» chiese Draco stizzito.
«Tesoro, ti ricordi quando ci ha fatto tutte quelle domande su Ted Lupin?» domandò Astoria.
«Certo».
«E non hai notato niente?»
«Che cosa dovevo notare, scusa?» Draco era sempre più infastidito dalle domande della moglie che apparentemente lo aveva preso per scemo.
«Era geloso. E non di certo del rapporto che Al ha con Ted» rispose lei calma.
«E tu invece come lo sai?» chiese Harry alla moglie.
«Ti ricordi quando l'altra sera ci avete lasciate da sole? Ecco, lei si è fatta sfuggire che le piace un certo Jake, peccato che questo Jake sia il tutor di Astronomia che in realtà è Scorpius». Nel silenzio che si era creato si potevano sentire i due Auror masticare pensieri rumorosamente.
«Noi andiamo a casa» disse Astoria dopo circa cinque minuti. «Riposati e cerca di non stressarti. Potrai tornare al lavoro tra un mese circa, anche prima se ti comporti bene a casa» concluse.
Quando i Malfoy lasciarono la stanza, Ginny si girò verso il marito che sembrava ancora turbato. «Harry, ti posso dire una cosa che ti potrebbe causare un secondo shock?» chiese.
«Lo so del bambino» rispose stupendola. «Me l'ha detto Astoria la prima sera». La rossa abbassò la testa.
«Mi dispiace non avertelo detto. Ero spaventata, un figlio a quarantaquattro anni dopo averne avuti già tre...»
«Immaginavo fosse questa la ragione» confermò Harry con un sorriso tenero. «Ce l'avremmo fatta, lo sai, sì?»
«Probabilmente sì» acconsentì sorridendo.
Lasciò finire ad Harry la borsa mentre lei si fissava il ciondolo con le iniziali dei suoi ragazzi. «Come l'avremmo chiamato?» domandò guardando il marito.
«Be’ io ho finito i nomi» scherzò lui.
«Se fosse stato un maschio Arthur come primo nome, il secondo nome...» si portò pollice e indice sul mento per pensare. «Fred» disse deciso Harry. «Arthur Fred». La donna si aprì in un sorriso gioioso.
«Se fosse stata una femmina mi sarebbe piaciuto Anastasia».
«Anastasia Ginevra» puntualizzò il marito.
«Non sarà un po' troppo pomposo?» domandò scettica.
«Ne abbiamo chiamato uno Albus Severus...» osservò Harry facendo ridere Ginny.
«È tutto pronto. Andiamo?» chiese poco dopo tenendole la mano. Ginny si alzò e prese la mano del marito.
«Ti amo» sussurrò sulle sue labbra. E con le mani intrecciate lasciarono la stanza e quell'ennesima avventura alle spalle.
 
Lily stava volando sopra il campo da Quidditch, sua madre sarebbe tornata a casa quella sera quindi aveva detto al capitano, Max Keys, che sarebbe tornata in squadra. Così aveva deciso di rimontare in sella per un giro in solitaria prima dell'allenamento del giorno dopo.
Rimontare su una scopa, sentire di nuovo il vento tra i capelli, l'aria che le entrava nei polmoni, partire a tutta velocità per arrestarsi e poi ripartire di scatto, scendere in picchiata, mettersi a testa in giù (lei lo adorava, sua madre se l'avesse vista avrebbe urlato fino al giorno successivo), la fecero sentire finalmente sé stessa. La sensazione di leggerezza che si portava dietro da qualche giorno era anche dovuta al fatto che finalmente aveva parlato con qualcuno e Lily pensò che in quindici anni aveva sempre insistito per fare tutto da sola, ma quanto è bello trovare qualcuno disposto a portare con te il tuo baule, per quanto pesante esso sia? La Lily che aveva varcato la soglia a settembre era forte e finta, la Lily di marzo era un po' meno forte e forse un po' più fragile ma vera.
Stava volando sul pelo dell'acqua del Lago Nero incurante del fatto che si stava bagnando le scarpe, le sembrava che tutti i problemi fossero svaniti, dimenticati, come se gli ultimi due anni fossero solo un brutto ricordo della vita di qualcun altro. «Potter!» una voce - quella voce - la riportò alla realtà.
Ok, forse quasi tutti i problemi erano spariti.
«Malfoy» disse atterrando elegantemente sul prato.
Erano circa le sei di pomeriggio ed il sole stava lentamente calando lasciando lo spazio alla Luna. Lui la guardava e sorrideva compiaciuto. Ma compiaciuto di che? Lily era sul punto di tirargli un ceffone.
«Non dirla più quella cosa che siamo quasi fratelli» disse. Lily lo squadrò.
«Mi hai fatto scendere dalla scopa per dirmi questo? Ma sei scemo?». Un forte sospiro uscì dalla bocca del ragazzo.
«Sai, sei una ragazza...»
«Ah ecco perché ho due tette e ogni mese mi viene il ciclo! Grazie Malfoy! Non ci sarei mai arrivata senza di te, ti devo la vita!» lo interruppe. A questo punto, di solito, succedeva che lui rispondeva con un'altra battuta tagliente e continuavano finché non venivano separati.
Ma, inaspettatamente, lui rise. «Sei stata tu ad avvicinarti. Sei stata tu a baciarmi» disse piano. La risposta la destabilizzò al punto tale che sentì la terra mancarle sotto i piedi.
Scorpius 1-Lily 0.
«Beh tu mi hai raggirata!» esclamò.
«Raggirata?» chiese alzando un sopracciglio.
«Mi hai detto tutte quelle cose era chiaro che volessi essere baciato». Scorpius rise di nuovo. Cosa aveva da ridere lo sapeva solo lui.
«Io baciato? Lily cerca di essere onesta con te stessa!». Si stava avvicinando piano piano ma Lily non si spostò, l'avrebbe fronteggiato.
«Quest'anno mi hai dato della zoccola due volte» iniziò. Scorpius abbassò la testa.
«Lo so e mi dispiace. Non sai quanto mi dispiace».
«Mi prendi in giro da quando ho nove anni. Ti sei passato mezza scuola e ti ho sentito commentare in modo osceno ciascuna di loro. Ti ho visto baciare una dopo che mi avevi palesemente detto che tu eri lì per me, mi hai chiesto di accorgermi di te e qualche settimana dopo baciavi un'altra» concluse mente sentiva gli occhi pizzicare.
«È stata lei a baciarmi io non avevo idea di cosa avesse in testa, è una pazza. Ho cacciato 100 punti a Tassorosso e l'ho detto alla McGranitt. Non c'è paragone col tuo bacio». Lily non poté fare a meno di sentirsi lusingata dalle parole di Scorpius. Ma tentò di reprimere un sorriso soddisfatto.
«Come posso fidarmi di te?» chiese. «Come so che se ci mettessimo insieme non andresti con altre alla prima occasione?»
«Mi sono accorto che non eri più la sorellina rompipalle del mio migliore amico l'anno scorso. Solo che be’ tu eri così impegnata ad odiarmi che all'inizio non ci ho fatto caso. Ma poi ho iniziato ad immaginare che tutte le ragazze che mi portavo a letto fossero te e ho smesso. Quando ho iniziato a sospettare che fossi stata con Zabini mi sono arreso all'evidenza che tu non mi avresti mai notato, nel frattempo ho finito la scuola, sono partito per la Coppa del Mondo e ho conosciuto Giada.
«Pensavo che mi avrebbe aiutato a dimenticarti ma non è stato così. Quando la prima sera ti ho visto con Lorcan ti giuro che avrei voluto prenderlo a pugni perché volevo esserci io al suo posto. Volevo essere io a baciarti di nascosto in un'aula per non farci beccare da tuo fratello. Ma non potevo. Così ho sbollito la rabbia facendo quello in cui sono bravo: ti ho insultata e tu ti sei allontanata.
«Poi è successo tutto il casino con mio nonno e se non ti avessi incontrata a Godric's Hollow sarei impazzito. Sarei uscito letteralmente fuori di testa, schiacciato dai sensi di colpa. Quella stessa sera ho mollato Giada e quando sono tornato a scuola mi sentivo libero ma allo stesso tempo in trappola perché non sapevo che ti eri lasciata e in più sei la sorella di Albus. Allora ho iniziato a fantasticare su di noi, su come sarebbe stata la nostra vita insieme. Sul tuo nome. Ci ho riflettuto un bel po', non erano cazzate come dici tu, non volevo dirtele, sono uscite dalla mia bocca per caso, come se non rispondessi più del mio cervello.
«E poi, ciliegina sulla torta, l'avvelenamento di tua madre. Quando ti ho sentita piangere è stato bruttissimo, non voglio vederti mai più in quello stato. Non sapevo cosa fare, non sono bravo coi sentimenti. Allora ho cercato di farti ridere, o sorridere almeno, e quando hai sorriso davvero ho pensato di toccare il cielo con un dito.
«Arriviamo alla sera del bacio, che come ti ho spiegato prima, è stato un inganno a mio svantaggio. Il giorno dopo sono andato dalla Chang e ho falsificato il compito perché avevo capito che non riuscivo a starti lontano, perché quel bacio è stato maledettamente bello e solo Merlino sa cosa farei per-». Ma Lily aveva già smesso di ascoltarlo.
Gettò la scopa sul prato e si lanciò verso Scorpius, aggrappandosi a lui e finalmente, dopo tanto tempo, lo baciò.
Non era come il bacio alla Torre di Astronomia, quello era triste, carico di delusioni, aspettative tradite, tristezza.
Il bacio che si stavano dando adesso, invece, era amore allo stato puro, sapeva di attesa finita e di speranze condivise. Sapeva di scuse non dette per tutto quello che lei aveva fatto a lui, inconsapevole del dolore che gli aveva causato.
Lily sentiva il cuore pronto ad uscire da petto per vivere una vita propria.
Nessun posto sarebbe stato perfetto in quel momento come quel parco. 
Scorpius la teneva per i fianchi mentre lei aveva una mano appoggiata sulla sua nuca, la luce rossa del tramonto come unica testimone dello spettacolo.
Si staccarono quando furono entrambi a corto di ossigeno, si sorridevano, Lily si appoggiò al petto di Scorpius e lui la abbracciò teneramente. «Riaverlo. Solo Merlino sa cosa farei per riaverlo» concluse sorridendo.
 
A Scorpius sembrava impossibile essere al tramonto, sulle sponde del Lago Nero con Lily Potter tra le braccia dopo averla baciata veramente. Probabilmente era uno dei tanti sogni in cui fantasticava sulla loro vita felice. «Mi tiri un pizzicotto? Non vorrei fosse un sogno» disse ironico. Lei non rinunciò all'occasione di ferirlo e gli pizzicò un braccio sorridendo soddisfatta. Era sempre Lily Potter, si disse.
«C'è una cosa che devo dirti» disse alzando la testa e guardandolo dritto negli occhi. Si staccò del tutto e si accomodò sull'erba verde facendogli segno di sedersi accanto a lei. Il cinguettio degli uccellini, il sole che tramontava all'orizzonte ed il venticello fresco primaverile rendevano tutto ancora più romantico.
Lily però aveva assunto un'espressione seria e stava giocherellando nervosamente con un filo d'erba. «Cosa c'è?» chiese tranquillamente.
«Tu mi hai chiesto chi mi ha ridotto così, ricordi?» annuì.
«Ecco, è stato un tipo Grifondoro. Non mi chiedere il nome perché potresti volerlo uccidere alla fine della storia e non mi va di perderti una volta che ti ho trovato» disse. Scorpius sentì un fremito a quelle parole, certo che non fosse la brezza leggera che soffiava. «Ho iniziato ad uscire con lui al terzo anno, era meraviglioso, mi coccolava, mi ha riempito di sorprese in quel periodo. Sembra strano pensando a come sia finita. Durante l'estate ci siamo visti poco, sapeva quanto fossero gelosi i miei fratelli, siamo andati giusto qualche volta e prenderci un gelato a Godric's Hollow. Lui ha iniziato a pretendere qualcosa in più ma io non volevo, avevo appena quattordici anni, ero ancora piccola e lì per lì gli è andata bene.
«Tutto è cambiato quando siamo tornati a scuola, era stanco di aspettare così una sera mi ha portato in un'aula insonorizzata e si è preso quello che voleva. Ho cercato di oppormi ma avevo stupidamente lasciato la bacchetta in camera, perciò alla fine gli ho permesso di prendersi quello che voleva. Ho pregato per tutto il tempo che mi facesse meno male possibile. Che idiota che sono. Lily Luna Potter, la figlia del Salvatore del Mondo Magico, va un giro senza bacchetta». Scorpius aveva inconsciamente stretto i pugni ascoltando il discorso di Lily. Se n’era accorto che c’era qualcosa che nascondeva, ma non aveva mai pensato potesse essere qualcosa di così grave.
«Chi è?» chiese con rabbia.
«Non importa Scorpius, davvero. È passato. L'ho lasciato il giorno dopo, e lui ha sparso la voce qua e là che fossi un po’ troia, è per questo che hai sentito dire strane cose su di me ed è per questo che ho tanti ragazzi che fanno la fila fuori dalla porta, perché sono convinti che io sia una da una botta e via. Ma non sono così». Aveva appoggiato una mano sui suoi pugni e Scorpius aveva sentito la rabbia sfumare.
«E Zabini?» domandò.
«Zabini mi è servito da “terapia”. Avevo ripreso a vivere normalmente solo in quel periodo, avevo bisogno di sapere che potevo anche scegliere con chi condividere la mia intimità e soprattutto quando volevo io. Avevo appena capito che potevo dire di no e pretendere che questo venisse rispettato, potevo dire di sì e spassarmela.
«E poi quel pomeriggio mi avevi detto che ero una bambina e che non valevo niente, quindi volevo farti vedere che non lo ero affatto. Avevo capito abbastanza bene Zabini da sapere che non l'avrebbe detto ad Albus. Io volevo che lo dicesse a te, volevo che ti accorgessi che non ero più una ragazzina che non sa stare al mondo» spiegò.
Scorpius abbassò la testa colpevole. Non si era reso conto quanto male le avesse provocato fino a quella sera.
Si erano fatti male a vicenda fino a farsi sanguinare e a coprirsi di lividi ma adesso che era insieme a lei, sentiva che si sarebbero potuti guarire l’uno con l’altra. «Perché mi hai detto queste cose?» domandò a bruciapelo. Lily sospirò appoggiandosi alla sua spalla e Scorpius le cinse le spalle con un braccio.
«Perché mi hai detto di ruggire e ho capito che ruggire non è gridare di essere forti senza mostrare debolezze, è essere sinceri. E se essere sinceri costerà qualche lacrima non fa niente perché siamo umani. E va bene così» disse guardando il cielo. «E poi qualcuno mi ha detto che sono cielo e terra, e anche il cielo ogni tanto piange e la terra ha bisogno di acqua» concluse spintonandolo scherzosamente.
«Che scema che sei!» rispose lui ridendo. Congiunsero di nuovo le loro labbra e Scorpius si sentì di nuovo sopra una nuvola.
Nella sua testa c'erano solo fuochi d'artificio con i neuroni che ballavano a ritmo di una canzone reggae. Si staccarono e Scorpius appoggiò la fronte alla sua. «Lo sai che sei bellissima, anche se quando dormi fai ridere?» chiese Scorpius accarezzandole una guancia col pollice.
«Devo abituarmi a questi tuoi complimenti e malcelati insulti» rispose ridendo.
Si sollevò spazzando via la terra dal retro dei jeans e buttando uno sguardo al cielo ormai violetto. «Dentro nessuno dovrà saperlo, men che meno la tua amica o Hugo, ne sei a conoscenza, vero? Sei ancora una mia studentessa».
«Ma professore, io ho fatto il test, ho recuperato!» protestò con un labbro in fuori.
«A parte che non hai fatto alcun test ma la Chang ti odia e se dovesse scoprire di noi due capirebbe e passeremmo dei guai entrambi».
Lily sbuffò contrariata borbottando qualcosa contro la professoressa. Poi gli porse la mano per farlo alzare dal prato: «Si sta facendo buio, andiamo?»
Scorpius si alzò e intrecciò la mano di Lily.
Era così bello poter stare insieme a lei, stringerle la mano, baciarla, accarezzarle i capelli, rassicurarla che tutto sarebbe andato bene. Ti amo, pensò, ma lo tenne per sé reputando che fosse ancora presto.
E così, mano nella mano, si diressero al Castello lasciando alle spalle un tramonto, finalmente pronti a percorrere un pezzo di strada insieme anche se Scorpius, in cuor suo, si augurava che quel pezzo di strada durasse per tutta la vita.
 
Angolo autrice:
Che dire. Siamo giunti (quasi) alla fine, c’è ancora un epilogo ma io vi avviso che mi sento già male. In realtà mi sento male da quando ho notato che iniziavano a mancare tipo tre o quattro capitoli, quindi fate un po’ voi.
Volevo farvi porre l’attenzione su una piccola cosa: sia la scena di Harry e Ginny, che di Lily e Scorpius, terminano con “Andiamo” e l’altro/a risponde o pensa “ti amo”. Questa cosa nasce dalla canzone di Brunori, “Per due che come noi” i cui ultimi due versi sono “Ti amo/Andiamo” e che io personalmente adoro. Probabilmente è un’associazione della mia mente contorta che la gente normale non coglie ma io ci sono uscita pazza, non tanto per la particolarità (perché non è particolare) ma per la canzone che mi rende debole, così come le coppie Harry/Ginny-Lily/Scorpius.
Ultimissima cosa e poi giuro che vado: ho già un’altra Lily-Scorpius pronta, piuttosto diversa da questa. Non verrà pubblicata immediatamente dopo questa perché ha ancora bisogno di qualche revisione, e soprattutto, prima voglio pubblicare una one-shot che potrebbe essere una sorta di prequel di Come te. Stay tuned se siete interessati ahahah.
Ci vediamo sabato prossimo con l’epilogo, lì vi ringrazierò a dovere.
Chiara.

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Capitolo 12
*** Epilogo. ***


Epilogo.
"L'amore è
Il grande salto di tutta la vita"

In quella afosa mattinata di agosto il sole era alto nel cielo. Il caldo era asfissiante e gli ospiti della casa cercavano riparo all'ombra di un albero o di un gazebo, sperando di ottenere un po' della tanto agognata frescura. I proprietari si occupavano di intrattenere gli amici con qualche bevanda fresca per alleggerire il peso dell'attesa.
Era stata un'estate arida già da fine maggio e di certo non avrebbe smesso di esserlo in quel momento. Il giardino brulicava di persone che parlottavano tra loro di dimensioni di calderoni, dell'erba secca, dell'estate insolitamente calda, della scuola che sarebbe iniziata qualche giorno dopo, del nuovo articolo della Gazzetta del Profeta, o delle decorazioni che erano state applicate.
Qualche piano più sopra una ragazza, ormai donna, si guardava allo specchio torturandosi le mani. L'abito bianco le fasciava il corpo slanciando la sua figura. Era un abito semplice: il corpetto aveva uno scollo a V in cui erano stati applicati dei ricami floreali e la gonna liscia di organza in seta scendeva morbida sul suo corpo. I capelli infuocati erano raccolti in un elegantissimo chignon che lasciava sciolte due ciocche laterali.
Il trucco, opera di Dominique, era leggerissimo, quasi invisibile, a prova di acqua, lacrime e sudore, come aveva ripetuto più volte la cugina mentre la truccava.
Era lì, si guardava e si sentiva bellissima.
Era lì a coronare il suo sogno e sentiva lo stomaco in subbuglio.
Qualcuno bussò alla porta distraendola. «Avanti» disse con non troppa convinzione. Suo fratello entrò bloccandosi sull'uscio.
«Wow» disse solamente. «Sei bellissima». Lei sorrise grata, non riuscendo a parlare. «Malfoy ha fatto un affarone» continuò. 
«James sono terrorizzata» ammise sull’orlo della disperazione.
James si indicò l'anulare della mano sinistra fasciato da un anello d'oro. Si era sposato circa un anno e mezzo prima con Tracy, una ragazza della sua stessa età, avevano fatto Hogwarts insieme ignorandosi a vicenda, finché la vita non aveva incrociato di nuovo le loro strade. «Ti ricordi il giorno del mio matrimonio?» chiese. Lily annuì, sorridendo, aveva quasi tentato di scappare dalla finestra della casa della sposa.
«Hai quasi tentato la fuga» ricordò. Anche James sorrise.
«Vedi? Anche io avevo paura. È normale. Il matrimonio è un grande passo, sarebbe strano non averne. Ma è stata la cosa migliore che potessi fare, forse l'unica che rifarei! E te lo dice l'ex-scapolo d'oro della famiglia». Lily rise.  «Per quanto mi costi dirlo, Scorpius è un bravo ragazzo. Anche se quando l'ho scoperto ho cercato di evirarlo, ma questa è un'altra storia» concluse lui ridendo. Poi si avvicinò alla sorella e l'abbraccio teneramente. «Sarai una moglie e zia fantastica» le sussurrò lasciandole un bacio sulla fronte.
«Zia?» chiese alzando un sopracciglio.
«Be’ sì, per essere madre dovresti fare certe cose che non voglio neanche immaginare e poi io e Tracy aspettiamo un bambino, quindi fra circa sette mesi diventerai zia»
«Oh James!» esclamò Lily abbracciandolo.
«Però non dirlo a nessuno, l'ho detto a te perché lo sai che non so tenerti un segreto». James aveva paura a toccarla terrorizzato di poterle rovinare l'acconciatura o sgualcirle il vestito.
Vennero interrotti dai loro genitori, seguiti da Al e Teddy col piccolo Remus in braccio. «Papà mettimi giù! Sono grande ormai!» brontolò il bambino di ormai quattro anni. Lily rise di gusto. Poi si voltò a guardare gli adulti.
Ginny Weasley era sull'orlo delle lacrime sia per l'emozione di vedere sua figlia con l'abito bianco, sia perché dopo averla vista soffrire sapeva che era quella era la felicità che meritava, accanto ad un uomo che la amava, che la rispettava e che la faceva stare bene. Un uomo che la aveva accompagnata nel passaggio da ragazzina a donna e che, si augurava, le sarebbe rimasto accanto per tutta la vita.
Harry Potter aveva sconfitto Voldemort più volte nella sua vita, aveva riportato la pace nel Mondo Magico ma vedere la propria bambina in abito da sposa fu probabilmente la cosa più bella e dolorosa che avesse mai vissuto. Quel giorno smetteva definitivamente di essere sua per diventare di Scorpius. E sebbene all'inizio provasse fastidio all'idea, col senno di poi sapeva che sua figlia non avrebbe potuto fare una scelta migliore e viceversa.
Albus Potter guardava orgoglioso ed emozionato la sorella. Si sentiva un po' il padrino nella coppia, in fondo, se lui non avesse portato Scorpius tutte le estati a casa, loro non avrebbero iniziato a stuzzicarsi per poi innamorarsi. Anche se all'inizio gli era costato molto accettare la cosa, soprattutto conoscendo Scorpius, adesso mentre lei si torturava le mani e sorrideva felice si sentiva un veggente migliore della Cooman.
Ted Lupin, col figlioletto per mano, guardava Lily. L'aveva vista nascere, nel senso che quando a Ginny si erano rotte le acque lui era lì con sua nonna e all'inizio credeva che si fosse fatta la pipì addosso. Ripensare a quella scena a trentaquattro anni lo faceva ridere. Ora invece, davanti a lui era la sposa più bella che avesse mai visto, dopo Victoire, ovviamente. Lui e Lily avevano sempre avuto un rapporto speciale, addirittura Scorpius ne era ancora geloso, a volte. Vederla con un sorriso da orecchio a orecchio, leggermente teso per l'emozione gli fece scoppiare il cuore di gioia e desiderare solo il meglio per lei.
Lily notò che sorridevano tutti emozionati, ognuno perso nei suoi pensieri, solo ad un certo punto si avvicinò Ginny e le porse il velo. «È quello del mio abito, come volevi tu, è qualcosa di vecchio». Si unì Andrea, anche lei raggiante.
Con Albus non era andata tanto bene, si erano lasciati dopo un anno, adesso lui stava con Alice Paciock e lei con Patrick Gideon, un Guaritore del San Mungo, avevano programmato di sposarsi quell'inverno. Le porse quello che per Lily era il braccialetto più bello che avesse Andrea. Era semplice, e sembrava volesse catturare tutti i raggi di luce possibile. Glielo allacciò al polso. «Qualcosa di prestato» mormorò per poi abbracciarla.
Gli uomini, compreso il piccolo Remus, erano usciti bofonchiando che erano "cose da donne". Dalla porta entrò poi Astoria che rimase letteralmente a bocca aperta. «Mio figlio ha buon gusto!» disse gioviale. Per poi porgerle una scatola rettangolare. Lily la apri e vi scorse una collana in perfetta tinta con il braccialetto di Andrea.
Era vero che le avevano espressamente detto di non preoccuparsi dei gioielli ma Lily non si aspettava quel trattamento, né pensava di meritarlo. «Se mi permetti di fartelo indossare, è il tuo qualcosa di nuovo» disse sorridente.
Lily le diede le spalle e spostando il velo, Astoria agganciò il collier. Quando sentì il freddo della collana a contatto con la pelle accaldata, tornò a guardare sua madre, sua suocera e la sua testimone.
«Manca qualcosa di blu» osservò.
Ma questa non tardò ad arrivare: Victoire con il suo pancione da settimo mese fece il suo ingresso a mani apparentemente vuote. «Qualcosa di troppo vistoso avrebbe stonato, così ho pensato a qualcosa di più discreto».
Le mostrò una forcina azzurra in cui erano intagliate le sue iniziali e facendo attenzione a non rovinare l'acconciatura ed il velo, glielo sistemò tra i capelli. «Qualcosa di blu» disse soddisfatta.
«Sembra ci sia tutto» osservò Ginny.
«Signore, le madri degli sposi sono attese di sotto!» esclamò Harry.
Le due donne uscirono e anche Andrea scese consapevole che quello sarebbe stato il classico momento padre-figlia. «Te l'avranno già detto gli altri ma sei bellissima» Lily annuì sorridendo.
«Grazie papà. Di tutto. Di questi anni passati in casa, di aver accettato la relazione con Scorpius, di essere stato comprensivo. Di tutto, davvero»
«Dovrei essere io a far piangere te, non il contrario!» esclamò indignato ma divertito il padre. Lei abbozzò una risata nervosa.
«Sei un portento, sei caduta e ti sei rialzata con le tue braccia quando avevi solo quattordici anni e io non potrei essere più fiero e felice di così. Scorpius è un uomo fortunato» le disse.
«Sono stata fortunata io ad incontrare lui» lo corresse Lily.
«Siete stati fortunati a trovarvi a vicenda» concesse infine Harry.
Lily prese il braccio che il padre le porgeva e, proprio come quella volta sulle sponde del Lago Nero al tramonto, il cuore sembrava voler correre fuori dal petto per prendere vita propria.
Scese le scale con la consapevolezza concreta che entro fine giornata darebbe stata la signora Malfoy.
 
Scorpius era lì, davanti ad un ufficiale del Ministero, che faceva avanti e indietro per l'altare, rischiando di inciampare più volte nel tappeto rosso. Non riusciva a credere di essere riuscito davvero a portarla all'altare. Proprio lui.
Proprio Scorpius Hyperion Malfoy. Una Potter che sposa un Malfoy. Roba da fantascienza.
«Scorpius, ti prego, fermati» gli disse Zabini, suo testimone.
Zabini aveva continuato ad avere partner differenti per diverso tempo dopo Hogwarts, finché, circa due anni prima non aveva conosciuto Rachel che gli aveva fatto battere il cuore per la prima vera volta nella vita, per il momento non avevano ancora deciso di sposarsi ma vivevano insieme da diversi mesi e le cose sembravano andare bene tra di loro. Quando Scorpius gli aveva chiesto di fargli da testimone lui aveva risposto che prima o poi avrebbe dovuto ricambiargli il favore, segno che faceva sul serio con Rachel.
«Come faccio a fermarmi, sto per sposarmi, per Merlino!»
«Appunto, sposarti, non fare la mezza maratona!» lo rimproverò. In lontananza vide avvicinarsi suo padre e Al che parlottavano di qualcosa che probabilmente non c'entrava niente con la cerimonia.
«Sistemati la cravatta figliolo» gli disse il padre con fare bonario. Dopotutto anche lui c'era passato ormai troppi anni prima.
«Sono appena stato da Lily» cominciò Al ottenendo la sua totale attenzione. «La cattiva notizia e che se la sta facendo sotto dalla paura».
«Oh merda, lo sapevo che era un errore!» si lamentò Scorpius passandosi una mano sul volto.
«Scorpius il linguaggio!» lo ammonì Draco, ricevendo un’occhiata torva dal figlio.
«La buona notizia è che non vuole scappare, quindi per ora il matrimonio si farà» concluse sorridente il secondo dei tre Potter.
«Scorpius, lo sai che non sono un sentimentale, ma ho sempre visto qualche cosa in più nella piccola Pot- Lily, già da quando invitavamo la sua famiglia ai tuoi compleanni e lei era l'unica a tenerti testa» fece una pausa guardando gli invitati, poi riprese: «In tre momenti sono stato contento della mia vita e delle mie scelte: quando ho sposato tua madre, quando sei nato e adesso, mentre fai su e giù davanti ad un altare, so che hai scelto la persona migliore con cui condividere il resto della vita. Il nervosismo è solo un effetto collaterale».
Scorpius non era mai stato un tipo da abbracci con suo padre, ma in quel momento si slanciò verso di lui e lo strinse forte ringraziandolo più e più volte.
«Però chi l'avrebbe mai detto che il primo a sposarsi sarebbe stato Scorpius» rifletté Zabini dopo il momento padre-figlio.
«Io avrei scommesso su Al» ammise Scorpius, era contento che il clima si fosse alleggerito.
«E invece adesso diventiamo ufficialmente cognati» lo canzonò Albus facendolo ridere.
«Però potrei essere il secondo» aggiunse facendo finta di nulla, come se avesse commentato le alte temperature di quei giorni.
«Davvero?» chiese Zabini strabuzzando gli occhi. Albus annuì, ricevendo pacche su entrambe le spalle dagli amici entusiasti.
«Mi raccomando: acqua in bocca, non gliel'ho ancora chiesto» si assicurò. Ebbero ancora qualche momento di serenità poi videro Ginny, Astoria e Andrea percorrere la navata centrale, seguite da Victoire poco più dietro.
«Ci siamo» commentò Zabini dandogli una pacca di incoraggiamento.
«Abbi cura di lei» gli disse Al per dirigersi poi al suo posto.
Astoria gli si avvicinò e gli sistemò ora i capelli, ora la cravatta o il vestito da pieghe invisibili. «Tu sei un testone» affermò. «Mamma è il mio matrimonio» gli fece notare piagnucolando, pensando avesse da ridire su qualche addobbo o sul vestito o qualcos'altro.
«Fammi finire!» protestò.
Scorpius si ammutolì e la fece parlare. «Sei un testone, a volte arrogante, e vuoi sentirti sempre dire che hai ragione. E sei il mio unico figlio e stai per lasciare casa nostra per sempre. Stanotte non ho chiuso occhio, puoi domandare a papà. Sei pieno di difetti, ma c'è una cosa che sai fare: sai amare e sai essere amato. Lily ti ha reso una persona migliore in tutti i modi in cui potesse farlo. E da madre sono contenta di poterti affidare a lei con la consapevolezza che non ti lascerà mai solo. Sono certa che se ti capiterà di cadere lei sarà lì a sorreggerti o a cadere insieme a te per poi rialzarvi insieme. Sono contenta che vi siate scelti».
Scorpius fece appena in tempo ad annuire quando le prime note della marcia nuziale iniziarono a riempire l'aria. Il piccolo Remus Lupin camminava col petto in fuori annunciando la sposa e suo padre. Non appena la scorse nel suo vestito bianco sentì il cuore fermarsi e l'aria mancare.
Era la donna più bella che avesse mai visto in vita sua. Contavano poco sua zia e sua cugina Dominique, sangue Veela entrambe, perché se anche loro avessero fatto un balletto davanti ai suoi occhi, lui avrebbe scelto ancora una volta Lily.
Lily, per Scorpius, era stata la persona che gli aveva fatto scoprire cosa significasse sentire il cuore battere per una persona.
Scorpius, per Lily, era stata la persona che le aveva fatto capire che lei poteva essere amata. 
Lily, per Scorpius, era il fuoco vivo che arde nel petto che ti fa alzare dal letto la mattina. 
Scorpius, per Lily, era la brezza primaverile che ti fa scoprire quanto è bello rinascere, l'aria pura dopo essere stato sott'acqua più del dovuto. 
Lily, per Scorpius, era il dolce prendersi in giro come se avessero rispettivamente ancora nove ed undici anni e scoprirsi desiderosi l'uno dell'altra. 
Scorpius, per Lily, era la persona che le aveva dimostrato che bisogna prendersi cura delle proprie debolezze perché non si può essere forti per sempre. 
Quando Lily arrivò all'altare le baciò delicatamente la fronte. «Sei un uomo fortunato. Trattala bene» gli sussurrò Harry Potter. E Scorpius sapeva che non si trattava di una minaccia ma di un padre che affida la sua stessa vita in mano a qualcun altro. 
La cerimonia iniziò ma, entrambi troppo emozionati, negli anni a venire avrebbero ricordato solo qualche stralcio, come il momento del "sì", Hugo Weasley ubriaco che tenta di approcciare una cugina Scorpius e Remus Lupin Junior che pretendeva un ballo con la sposa. 
Ricordarono l'amore che respirarono quel giorno e che accompagnò la loro vita e tutti i "ti amo" sussurrati nel tempo. 
Ricordarono che una volta che la Tana fu svuotata, diedero le spalle al luogo che aveva segnato l'inizio della loro vita insieme, mentre una sorridente Lily gli porgeva la mano sinistra dove adesso luccicava la fede nuziale nuova di zecca. E come tanti anni prima, sulle sponde del Lago Nero, gli chiese: «Andiamo?»
«Ti amo» rispose lui, consapevole che quello era il luogo ed il tempo giusto.
Mano nella mano si diressero oltre il cancello pronti ad iniziare quella nuova, magica avventura.
 
"L'amore è
il grande senso di tutta la vita
un po' come te."
 
Angolo autrice:
Io non so come dirvelo ma ho gli occhi lucidi e questa cosa mi imbarazza un po’. Spuntare la casella “completa” non dico che è stato traumatico ma quasi.
È vero che di solito non piango praticamente mai, però questa storia è stata una ripartenza. Avevo abbandonato la scrittura, EFP e il fandom di Harry Potter da anni e poi all’improvviso, mentre ascoltavo questa canzone sotto la doccia, l’ispirazione. All’inizio non volevo manco pubblicarla perché non mi sembrava all’altezza delle storie che ci sono su questa piattaforma, scegliere se pubblicarla, concluderla, farla leggere a qualcuno è stato un processo lungo.
Quando ho scritto l’epilogo non mi piaceva per niente, rileggendolo oggi mi sono commossa, non so se è dovuto al viaggio che ha fatto questa storia che mi mancherà parecchio. Per quanto io abbia già altre storie pronte, so già che nessuna occuperà il posto di “Come te”.
Ringrazio ogni persona che ha inserito questa storia tra le seguite, le preferite, le ricordate. Ringrazio pubblicamene Alessya, danyazzurra e Miss Wendy le tre persone che hanno recensito fedelmente ogni capitolo della storia e ovviamente ringrazio anche chi l’ha seguita silenziosamente (se volete farmi sapere il vostro parere, anche tramite messaggio non preoccupatevi, a me farebbe solo piacere).
Grazie, grazie, grazie, senza di voi questa storia non sarebbe qui.
Vorrei avere più parole per esprimere la mia gratitudine ma sfortunatamente non esistono.
Ci vediamo prestissimo, lo prometto!
Chiara.

Ps. Conto di pubblicare quella sorta di “prequel” lunedì, se qualcuno è interessato.
Pps: questa è la canzone per chi la volesse ascoltare. 

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