FIN DOVE VOLANO GLI AQUILONI.

di _Selenophile_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PERSONAGGI PRESTAVOLTO. ***
Capitolo 2: *** Aestetics ***
Capitolo 3: *** Prologo. ***
Capitolo 4: *** Sognare con una chitarra. ***
Capitolo 5: *** Quelli che restano. ***
Capitolo 6: *** Il ragazzo dagli occhi scuri. ***
Capitolo 7: *** Il numero tre. ***
Capitolo 8: *** Ricominciare con il botto. ***
Capitolo 9: *** Tutti insieme appassionatamente..o forse no. ***
Capitolo 10: *** Girls Gang ***
Capitolo 11: *** La timidezza dei primi approcci. ***
Capitolo 12: *** Everybody just have a good time. ***
Capitolo 13: *** Campo di battaglia. ***
Capitolo 14: *** Campo emozionale. ***
Capitolo 15: *** Made memories we knew would never fade. ***
Capitolo 16: *** Lucciole. ***
Capitolo 17: *** Tu sei come il mare. ***
Capitolo 18: *** Impressioni di Settembre. ***
Capitolo 19: *** Fidanzati senza esserlo. ***
Capitolo 20: *** Black Leather Jackets. ***
Capitolo 21: *** Un sogno che prende forma. ***
Capitolo 22: *** Scontri che riscaldano. ***
Capitolo 23: *** Che bella cosa,la famiglia! ***
Capitolo 24: *** L'ombra pesante del passato. ***
Capitolo 25: *** No words ***
Capitolo 26: *** Tensioni interne,tensioni esterne ***
Capitolo 27: *** Giri di valzer. ***
Capitolo 28: *** Guerra d'amore. ***
Capitolo 29: *** Cabin fever. ***
Capitolo 30: *** Tesoro,noi siamo oro. ***
Capitolo 31: *** Tunnel dell'amore. ***
Capitolo 32: *** Coincidenze,sincronicità,passato..Andrea. ***
Capitolo 33: *** La strada di casa. ***
Capitolo 34: *** La fase successiva. ***
Capitolo 35: *** Heaven. ***
Capitolo 36: *** Punto di snodo. ***
Capitolo 37: *** Party with crime. ***
Capitolo 38: *** In mezzo a canti di sirene,fredde come iene. ***
Capitolo 39: *** Sotto attacco. ***
Capitolo 40: *** Qualcosa in più dell'essere fratelli. ***
Capitolo 41: *** Il passato è ciò che è stato. ***
Capitolo 42: *** Ultimi sprazzi di felicità. ***
Capitolo 43: *** Nuvoloni grossi e grigi. ***
Capitolo 44: *** The last one. ***
Capitolo 45: *** It ends tonight. ***
Capitolo 46: *** Il vaso di Pandora ***
Capitolo 47: *** Inferno ***
Capitolo 48: *** Bomba a orologeria. ***
Capitolo 49: *** La resa dei conti ***
Capitolo 50: *** Camelot knight. ***
Capitolo 51: *** Questa è davvero la fine? ***
Capitolo 52: *** Lights on. ***
Capitolo 53: *** Black Nirvana ***
Capitolo 54: *** Epilogo. ***
Capitolo 55: *** RINGRAZIAMENTI ***



Capitolo 1
*** PERSONAGGI PRESTAVOLTO. ***


  

  







 

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Capitolo 2
*** Aestetics ***



PROTAGONISTI













 
LE COINQUILINE



MIGLIORI AMICHE








 

BLVCK LEVTHER JVCKETS
















GLI ANTAGONISTI
 











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Capitolo 3
*** Prologo. ***


“..e adesso mandiamo in radio il singolo Silver dei Black Leather Jackets, che dopo cinquantasei settimane sul gradino più alto del podio, scendono al secondo posto. Peccato per  questo promettente gruppo  che..”
Spensi  la radio con un gesto di stizza, facendo tacere la voce gracchiante dello speaker radiofonico, volevo silenzio, volevo buio, volevo pace. Presi  il mio quaderno dalla copertina in cuoio e le pagine ingiallite da lacrime e ricordi e mi accomodai sul grande dondolo in giardino, Milo con un salto si accoccolò sulla mia pancia, accarezzai il suo lungo pelo maculato, molto simile a quello di un ghepardo, lui fece le fusa e si addormentò con un sospirone.
Bene, almeno uno dei due avrebbe dormito, quella notte.
La grande luna piena illuminava quella tiepida serata primaverile, da lontano sentivo i grilli cantare una melodia alienante, tutto aveva un qualcosa di surreale e trascendentale.
Presi  la mia medicina e con il batticuore aprii il quaderno,mentre i ciondoli a forma di timone e bussola tintinnavano, mentre per l’ennesima volta mi chiedevo perché mi avessero convinto a fare una stronzata del genere.
Devi scrivere per liberarti, affida tutto alla tua penna. Mi tornarono alla mente le sue parole, che mi aveva sussurrato in una notte molto simile a quella.
Non so cosa mi abbia spinto, adesso, a prendere questa decisione. Forse la sciocca pretesa di sentirlo vicino, se avessi  ascoltato il suo consiglio. Forse il fatto che una volta toccato il fondo, non si può far altro che risalire, in un modo o nell’altro. Forse il fatto che, ad un certo punto, si sente il bisogno di svuotarsi,di vomitare tutto:pensieri,parole, sensazioni,emozioni, e di affidarli a qualcuno che non ci possa giudicare.
Perché,per quanto ci sforziamo,noi tendiamo sempre a giudicare;soprattutto se la persona davanti a noi è esposta, vulnerabile. Ci ergiamo su un piedistallo e snoccioliamo consigli non richiesti e giudizi perfidi.
Perché ci si rende conto di essere vulnerabili nel momento in cui si soffre.
O,forse,semplicemente, avevo bisogno di rivedere quelle immagini, di provare nuovamente quelle emozioni, di rivederlo di nuovo. Avevo bisogno di ricordarlo,di non dimenticarlo. Di fissarlo per bene nella mia mente e di scolpirlo ulteriormente nel mio cuore.
Avevo bisogno di sentirlo,in maniera tangibile,forte,in maniera profonda, viscerale.
Sfilai la Marlboro dal pacchetto appoggiato sul tavolinetto in legno, l’accesi e mi riempii le narici e la gola di fumo,insicurezze e paranoie,chiedendomi se fossi pronta.
Tutti mi chiamano Serena,sì,diciamo che il nome non è dei migliori, anche se ultimamente io non so più chi io sia,e voglio raccontarvi una storia.
Una storia che è una storia fatta di sogni infranti;promesse non mantenute, giuramenti spezzati. Una storia d’amore da film adolescenziale, una storia di amicizie profonde.
Una storia.
Sicuramente come tante; sicuramente meno bella di altre, meno avvincente,meno profonda,meno di qualsiasi altra cosa.
Ma è la mia.
La mia e di un amore che,come tanti,cambia inevitabilmente tutto quello che di più profondo ci possa essere in una persona. Il suo essere se stessa.
Quindi mettetevi comodi,oppure no,come preferite.

__________________________________________
Buonasera a tutte!
Se siete arrivati a leggere fin quì,vuol dire che avete letto il prologo; spero che vi abbia incuriosito almeno un po'!
In pratica,questa è una storia frutto di molte notti insonne,una playlist di Moro e un uggioso pomeriggio di Novembre.
Non so dove mi porterà,ma spero che la amerete,così come la amo io.
Se volete,fatemi sapere cosa ne pensate,mi farebbe molto piacere leggere le vostre considerazioni!
Grazie a tutti,a presto!
S.

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Capitolo 4
*** Sognare con una chitarra. ***


«Ciao!».
Il mio saluto fu coperto dallo sbattere della porta blindata, tutto in casa sembrava in ordine e silenzioso.
Avanzai nel corridoio verniciato in lilla e cominciai a guardarmi intorno:non ricordavo che casa fosse così bella. Le pareti della grande sala erano verniciate di un bel cipria, mentre la parete principale con il televisore era colorata di un caldo color malva. Di fronte la tv,vi erano tre divani da due posti di diverse tonalità di lavanda con cuscini colorati. Il tavolo bianco,così come i mobili,era alle spalle,mentre il pavimento in parquet era coperto da un tappeto squadrato colorato,che riprendeva i colori dei cuscini.
«Ciao!». Ripetei,aggrottando le sopracciglia:strano che non ci fosse nessuno.
Feci un giro anche nella piccola cucina azzurra e nel bagno:non c’era traccia di qualsiasi essere umano.
Feci una smorfia,avvilita;Camilla e Diafa,le mie due coinquiline,sapevano che sarei arrivata nel primo pomeriggio, pensavo di trovarle a casa,del resto,avevamo condiviso parecchie cose insieme,ormai eravamo come sorelle, mi aspettavo un accoglienza un po’ più calorosa.
Con passo pesante mi diressi verso la mia camera;sinceramente,ci ero rimasta un po’male.
Non appena aprii la porta,fui invasa da una pioggia di coriandoli,festoni e brillantini,mentre un cartellone con la scritta BENTORNATA  campeggiava al centro del mio letto matrimoniale. La stanza era piena di palloncini ad elio.
«Pensavi che ci fossimo dimenticate,eh?!»
«Bentornata,piccola!»
Le mie coinquiline mi abbracciarono forte,mentre io ero completamente esterefatta:ok,questo sul serio non me l’aspettavo!
«Vabbè, ma almeno dì qualcosa!», Camilla mi guardava sorridendo,«Dai,capiscila. Tornare a Camerino è traumatico», le fece eco Diafa.
«No..ecco..io» tirai su con il naso «Non me l’aspettavo».
Vidi gli sguardi delle mie coinquiline addolcirsi,mentre la bocca di Diafa si apriva in un sorriso sincero.
«Beh!Cosa ci facciamo ancora qua?!» Camilla battè le mani «Hai un anno e mezzo da raccontarci! Preparo una bella tisana ai frutti rossi e cominciamo!».
«Non è cambiata per niente»risi,mentre la mia coinquilina bionda si fiondava in cucina.
«Siamo a Camerino,tesoro.», l’altra spalancò le braccia, «Cosa vuoi che cambi?» ridendo mi scortò in cucina.
Nessuno,neanche la mia bella coinquilina africana, avrebbe immaginato che da lì a qualche mese,sarebbe cambiato tutto.
«..quindi adesso sei una bartender
«Esatto. L’ European Bartender School mi ha lasciato l’attestato. Per cui io adesso sono una bartender professionista.»
Diafa sorseggiò la sua tisana,«Non pensavo ci  volesse così tanto tempo per diventare bartender».
«In realtà, il corso base dura una settimana. Io però ho voluto frequentare tutti i corsi,per essere più completa a livello professionale. Gli ultimi sei mesi li ho spesi facendo pratica nelle discoteche o nei pub. Ho approfittato anche della mia piccola vacanza in Grecia per lavorare».
«Quanto è brava la mia piccola bambina!», Camilla mi diede un bacio talmente forte, che ebbi paura che avesse risucchiato la mia guancia, «Sai che fortuna avere un’amica che fa la bartender?!» concluse con gli occhi che brillavano,e pensare che nel gruppo era quella che beveva di meno.
«Ma c’è qualcos’altro!»,feci un sorriso sghembo, negli occhi delle due ragazze leggevo trepidazione,«La vostra coinquilina è diventata anche barman acrobatico. Anche se nel  mio caso,sarebbe più corretto dire barwoman».
«Non ci posso credere.Sul serio?!»
«Barwoman acrobaico?Barwoman acrobatico?»,Diafa soppesava i due termini,come a volerli analizzare,«Dai,che figo! Potrai lavorare nelle migliori discoteche d’Italia, o d’Europa;ma che dico?! Del mondo intero!»concluse sbracciando.
«Ehi!Calma!»,agitai le mani in aria,per placarla,«Per adesso,mi basta lavorare a Camerino. Ho già parlato con Mattia, domani  inizio».
«Dai,che sfruttatore!Non ti fa nemmeno godere il rientro!», Camilla fece una smorfia,«Questa è cattiveria pura!».
«Non prendertela con quel poverino,Cami,sono stata io a proporglielo».
«Io l’ho sempre detto che tu sei matta!» concluse la bionda, spaparanzandosi sulla sedia e incrociando le braccia.
«Parlando di cose serie. Cosa hai intenzione di fare con l’università?»,Diafa era la più giudiziosa delle tre,e lo dimostrava in ogni occasione.
«Ricomincio. Non ho fatto la rinuncia agli studi per un motivo; è arrivato il tempo di riprendere in mano la mia vita».
«Questo è parlare,ragazza» la mia interlocutrice battè il pugno contro il mio.
«Yes,my nigga
Parlammo per tutto il pomeriggio, mi raccontarono di come erano andate avanti le loro vite in quell’anno e mezzo. Diafa,con due esami e la tesi, stava prendendo la sua laurea in Giurisprudenza, e nel frattempo  continuava a posare per un’ importante azienda di cosmetici. Camilla aveva vinto il dottorato in Biologia molecolare applicata e aveva cominciato una relazione con Daniele, un nostro amico in comune. A distanza di quasi un anno,tolto qualche scaramuccia, non sembravano esserci grossi problemi in arrivo. Mi raccontarono di come Camerino si era ripresa abbastanza velocemente dalla forte scossa di terremoto di qualche anno prima;non c’erano stati danni ingenti alle case e a chiese e musei. Il centro,esclusa qualche abitazione completamente distrutta, e qualche viottolo interno, sembrava non aver subito uno dei più forti terremoti degli ultimi anni.
Nessuna di loro mi chiese di lui;né mi chiesero come stessi. Non mi chiesero nemmeno se le mie ferite fossero guarite,o altre spiegazioni riguardo la mia scelta di fuggire oltreoceano. Non mi chiesero nulla che riguardasse la mia vita prima della mia fuga.
Io gliene fui grata;non mi sentivo ancora pronta a riaprire uno scrigno pieno di ricordi dolorosi.
Tolti tutti quei palloncini,la mia camera era proprio come l’avevo lasciata:le pareti bianche,eccetto per la parete del letto di un morbido antracite,erano ancora piene di foto,biglietti di concerti,stralci di canzoni e qualsiasi cosa che potesse essere appeso ad una parete. Accesi le lucine dentro i vasetti di vetro poste sulle mensole bianche sopra il letto,anch’esse piene di qualsiasi oggetto,da candele profumate a libri di letteratura;da quadri astratti a ritratti ad acquerello. Accesi anche le due lampade di sale sui comodino con dettagli antracite ai lati del letto e l’ambiente si illuminò di rosa. La scrivania e il grande armadio a ponte erano di un caldo color terra,che veniva ripreso dal copriletto e dai cuscini.
Provai una sensazione rilassante mai provata prima d’ora.
Ma la particolarità della mia camera era tutt’altro:sulla parete opposta a letto,vi erano appese quelle che io consideravo parte di me stessa; due chitarre,una  Eko Tri D honey acustica,comprata con i soldi di un lavoretto part-time; e una Ibanez EX nera elettrica svettavano dalle pareti con aria imponente e magnifica,rendendo tutto ciò che era presente nella stanza,misero arredo.
Sfiorai la cassa armonica laccata di nero,notai subito che era stata lucidata e ringraziai mentalmente chi delle mie coinquiline l’avesse fatto. Con un sorriso ricordai la storia di quella chitarra:appena finito di vedere Il Corvo,tutt’ora il mio film preferito,corsi dai miei affermando che avrei ricominciato a lavorare per comprarmi esattamente  quella chitarra;non ce ne fu bisogno,arrivò ai miei diciott’anni, tutta incartata e luccicante,a bordo di una bellissima Mercedes classe A bianca;ovviamente non feci la tradizionale festa,che io consideravo più un debutto in società,fatta di ostentazione e civetteria,in una gara a chi sfoggiava meglio un qualcosa che in realtà non si aveva.
Ma il pezzo forte arrivava dritto da Londra:la mia mitica Fender Stratocaster nera e bianca,anch’essa elettrica,comprata con i soldi da bartender, venne posizionata in mezzo alle altre due,rendendo il tutto molto suggestivo ;anche lei era stata puntata nel momento in cui l’avevo vista tra le mani di Eric Draven, doveva essere mia,non importava quanto avrei impiegato.
Ammirai quello strano trio con aria soddisfatta,prima di andare in doccia.
Dopo cena decisi di andare alla Rocca Borgesca,una grande costruzione in pietra su uno strapiombo,con all’interno un grande parco su più piani; dalle sue mura di cinta,lo sguardo vagava verso l’orizzonte,ammirando i Monti Sibillini in tutta la loro imponenza.
Imbracciai la mia Eko e mi avviai a piedi,abitavo in pieno centro,per cui potevo farlo senza rimanere imbottigliata nel traffico. Mi beai della visione di Camerino all’imbrunire:il sole era già tramontato,restava ancora poca luce, ma tanto bastava per illuminare quei viottoli di sanpietrini e le palazzine in mattoncini colorati.I negozi erano ancora aperti, ragazzi con grandi libri tra le mani o trolley pieni di sogni,speranze e vestiti si affacendavano freneticamente nel corso principale. Tutti troppo presi dal proprio esame o dal fidanzato che aspettava alla stazione, per accorgersi della bellezza di quel paesino. Un odore di fiori,misto a quello della pizza appena sfornata,arrivò dritto alle mie radici;per l’ennesima volta in quella giornata mi ritrovai a sorridere:niente e nessuno era cambiato,tutto era rimasto immobile,cristallizzato nel tempo.
Era rimasto tutto uguale. Tranne io.
La Rocca era piena di bambini che giocavano,godendosi le ultime serate di fine estate,sorvegliati a vista dai genitori;ragazzi chiacchieravano e ridevano,spensierati;le coppiette passeggiavano tenendosi per mano.
Mi accomodai sotto le fronde di un bellissimo salice piangente e tirai fuori la mia chitarra,cominciando a fare qualche scala per accordarla. Non appena cominciai a strimpellai,mi venne in mente una canzone dei Boomdabash che ultimamente ascoltavo spesso,così cominciai ad intonarla:
Ti racconterò mille storie d'amore
Con un filo di voce
E se ti rubo un bacio quando sei distratta in fondo che male c'è?
Portami con te in questo viaggio
Senza meta né destinazione
Portami con te
Portami con te
Ancora un po' più in la.
Finita la canzone sentii un movimento di fronde dietro di me, come se qualcuno avesse spostato i grandi rami del salice;mi alzai,guardandomi intorno con aria circospetta,ma non vidi nessuno.
«Sarà stato il vento»,pensai tra me e me.
Quando andai via,dopo molto tempo passato a suonare, nel parco ero rimasta solo io.
Mi accesi una sigaretta,dirigendomi verso casa,mentre la mia attenzione fu catturata da un motore di un grande suv nero,anch’egli unico superstite,che spariva tra le vie.


 

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Capitolo 5
*** Quelli che restano. ***


Il trillo della sveglia mi svegliò di soprassalto,avevo dormito come una bambina per dodici ore. Allungai la mano e a tentoni cercai di spegnere quell’aggeggio infernale.
Aprìì gli occhi,mettendo a fuoco la mia stanza, era strano essere a casa.
Mi alzai e spalancai la finestra, era una bellissima giornata di sole e anche in casa si respirava un’aria allegra e spensierata.
«Buongiorno!»,entrai in cucina accolta da un odore di caffè e di pancake,mentre Camilla canticchiava un motivetto estivo,dopo quasi sei anni di convivenza, ancora dovevo capire come faceva a essere sempre così allegra a prima mattina.
«Buongiorno,tesoro»,mi allungò una tazza di caffè e un bacio, «Dormito bene?».
«Hmm,divinamente.»,mugugnai,stiracchiandomi,io invece non ero proprio un asso di simpatia la mattina.
«Sei ancora così?!» Diafa fece capolino in cucina «Siamo in ritardo!».
«Dove andate?»,chiesi,prendendo un morso dai pancake che Camilla mi aveva messo davanti,prima di sfrecciare in camera.
«Camilla deve parlare con la professoressa per il seminario del mese prossimo. E io le do un passaggio prima di andare a lavoro.Tu oggi che fai?».
«Devo portare la macchina da Antonio per la revisione».
In quell’istante,la mia coinquilina bionda tornò infilandosi gli orecchini, «Dopo passi in facoltà? Ci sono gli altri e vorrebbero salutarti»,cominciò,esitante,«Non ti vedono da tempo».
La facoltà. Un tempo era il mio luogo preferito,adesso solo il pensiero di metterci piede mi creava ansia. Ma era un passo che dovevo fare, dovevo riprendere in mano la mia vita,no?
«Sì.»,annuì,«Ne approfitto anche per portare tutti i documenti per l’iscrizione».
Camilla mi sorrise in una maniera tale da abbagliare perfino il sole, mentre Diafa mi abbracciò con trasporto. Loro avevano capito.
«Ti muovi? Quanto sei lenta!», Diafa ruppe quel momento,rivolgendosi alla ritardataria della casa,«Sta’ a vedere come mi prendo una ramanzina,eh!».
«Un attimo! Devo mettere le scarpe!» replicò lei.
«Ancora?!»,l’altra era esasperata,«Non ce la posso fare.Povero Daniele!»,concluse, scuotendo la testa mentre alzava gli occhi al cielo.
Io risi con la bocca piena, mi erano mancate.
«Ci sono!Ci sono!»l’altra entò in cucina. E devo ammettere che era davvero bellissima:aveva indossato una gonna a pieghe bianca e una camicetta a maniche corte rosa, a cui aveva abbinato un paio di sandali alla schiava e degli orecchini con delle pietre. Aveva lasciato i capelli sciolti e il viso naturale. Adesso capivo il fidanzato. Diafa invece indossava una tuta in lino con le bretelle ricamate,che terminava con un pantalone a palazzo, tutta rossa con dei ciondoli legati in vita, bracciali e collane con piume e fili colorate. Tra i capelli neri riccissimi spiccava una bandana arancione.
Sì,le mie coinquiline erano due gnocche allucinanti.
«Allora,gli altri pancake sono in forno»,cominciò Camilla,mentre veniva spintonata fuori dall’altra mia coinquilina,che borbottava a tutto andare.
«Ciao,Serenella!Ci vediamo stasera» mi soffiò un bacio e aprì la porta,mentre Camilla continuava a parlarmi.
«..in frigo c’è anche una spremuta!», la sua voce mi arrivò ovattata da dietro la porta.
«Camilla!Giuro che ti lascio in strada come un cagnolino!»,furono le ultime parole che sentii,dopodichè solo schiamazzi indistinti,poi il portone che sbatteva e il rombo dell’Audi A3 di Diafa.
Camilla,ventott’anni lo scorso 26 Luglio,era solo tre anni più grande di me,eppure aveva un istinto di protezione quasi maniacale nei miei confronti. Diceva che le ricordavo la sorellina di dieci anni più piccola, ma non ero mai riuscita a capirne il motivo. Forse perché ancora dormivo con il pigiama di Topolino?
Scossi la testa,terminando la mia colazione,erano incorreggibili!
Scelsi un semplice vestito lungo, con scollo all’americana. Avevo ancora un po’ di abbronzatura,che faceva risaltare il bianco del tessuto estivo. Acconciai i miei capelli castani in uno chignon spettinato,lasciando qualche ciocca libera di muoversi. Misi un po’ di mascara per far risaltare i miei occhi ambra,ero certa di averli ereditati da un lontano parente,visto che mamma e papà avevano entrambi gli occhi scuri.
Quella certezza,però, crollò qualche mese dopo.
Lasciata la macchina da Antonio,con cui chiacchierai amabilmente per una buona mezz’ora,mi incamminai a piedi verso la facoltà di Geologia, che un tempo consideravo casa mia. Durante tutto il tragitto fui sopraffatta da emozioni di ogni genere: come avrebbero reagito gli altri,vedendomi lì dopo un anno e mezzo? Ero partita lasciando un misero messaggio nella chat di gruppo,senza dare nessun tipo di spiegazione,sparendo dai radar per lungo tempo. Avrei capito se avessero portato rancore.
Eppure,non mi sentivo di condannare quella scelta disperata,partorita in una delle tante notti fi lacrime,confortata dalle mie due migliori amiche Elisa e Sofia.
Chissà che fine avevano fatto quelle due, non mi avevano ancora risposto al messaggio della sera prima. Avevo puntato sull’effetto sorpresa,forse mi si era ritorto contro.
Presa dai miei pensieri, non mi accorsi di essere arrivata in dipartimento. Mi fermai accanto a un paio di macchine parcheggiate e tolsi gli occhiali, era cambiato anche lui,come me.
Le pareti,che avevo lasciato di un triste grigio topo,adesso erano verniciate di un caldo ocra, mentre il cartello arrugginito all’entrata era stato sostituito da “GEOLOGIA” scritta in blu e rosso,i colori dell’università, sull’intera fiancata.
Spostai lo sguardo all’entrata, vidi le sagome dei miei amici stagliarsi all’orizzonte,mi avviai piano verso di loro,sperando di non pentirmene.
«Buongiorno a tutti!» mormorai piano,interrompendoli.
I due ragazzi si girarono entrambi verso di me, con aria indecifrabile, e io mi sentii morire.
Victor,un bel ragazzo dai capelli biondi,mi si avvicinò,squadrandomi piano con i suoi intensi occhi azzurri;quando si fermò a pochi centimetri da me,tanto da sovrastarmi,mi diede un pizzico sul braccio.
«Ahia!Victor!»,mi massaggiai la parte dolorante.
Lui,per tutta risposta,si aprì ad un sorriso, «Cazzo,Merco! È davvero lei!» e mi abbracciò forte «Bentornata,delinquente!». Io contraccambiai quell’abbraccio,inebriandomi del suo profumo e delle sue braccia forti.
«Che non succeda.»,l’altro ragazzo dalla folta capigliatura nera mi puntò il dito contro,«Che non succeda mai più che tu parti senza dire nulla. Abbiamo un’anima,Dio Santo!» concluse con aria melodrammatica. «Scusa,Merco. È stata una decisione improvvisa» in realtà,il vero nome di Mercorelli era Giovanni,però tutti ci ostinavamo a chiamarlo per cognome, e a lui la cosa sembrava non dispiacere.
«Te la do io,l’improvvisazione,ragazzaccia!»,mi prese in braccio e mi fece girare,mentre io ridevo.
«Allora Camilla non scherzava!Sei tornata davvero!»,Daniele sopraggiunse in quel momento,con la mia coinquilina al braccio, «E io che pensavo fosse in preda ai fumi dell’alcool!»,la sua ragazza gli fece una smorfia, mentre lui si dirigeva verso di me,«Bentornata,Serena!», mi scompigliò i capelli e mi diede un buffetto.
Il mio cuore si riempii di gioia:mi avevano perdonato.
«..ma quindi sul serio Antonini va via?!»,stavamo prendendo un aperitivo al bar dell’ateneo,e mi stavano aggiornando sulle ultime notizie.
Luca Antonini era il professore di Fisica Terrestre temuto da tutti gli studenti di Geologia;bastava pronunciare il suo nome per far prendere il batticuore a qualsiasi aspirante geologo;probabilmente era più temuto del diavolo in persona;e io dovevo ancora sostenere l’esame.
«Sì,e..udite,udite!»,Daniele battè le mani sul tavolo,con enfasi,«..al suo posto arriva mio cugino!».
«Hai un cugino così vecchio?!»,Mercorelli si sistemò gli occhiali dalla montatura scura.
«No,Merco! Lui è due anni più grande di me.Però è un tipo in gamba.Non lo dico solo perché è mio cugino! Ha già un contratto a tempo indeterminato con una compagnia petrolifera. Ha due master,un dottorato e tanti,tanti,tanti articoli pubblicati e ancor di più tanti viaggi alle spalle», Daniele concluse il suo encomio con un tono fiero,capii che fosse profondamente legato al cugino.
Victor fischiò,«Però,tutti secchioni in famiglia!». Anche Daniele era un tipo intelligente e sveglio,laureatosi con il massimo dei voti ad entrambe le lauree,aveva avuto anche due encomi,adesso era un dottorando ricercato e apprezzato da ogni università. Lui rise,«No. Ha trovato semplicemente la sua valvola di sfogo per uscire da una situazione drammatica».
Non ci fu il tempo di fare domande, perché Camilla si intromise nel discorso:«Per non parlare della sua bellezza!»,poi si girò verso di me,«Sere, non puoi capire, un figo stratosferico!»,concluse,con aria trasognata e una mano sulla guancia.
«Qualcosa mi dice che anni e anni di quasi fratellanza saranno buttati al vento per una ragazza!»,la battuta di Daniele causò l’ilarità generale,mentre la mia coinquilina si stringeva al suo braccio con aria innocente.
Io, invece,non mi sentivo per niente a mio agio al pensiero che un ragazzo più grande di me di qualche anno,per giunta bellissimo,mi avrebbe insegnato una materia che di per sé era già una belva.
Dovevo darle del Lei o del Tu? Del resto era sempre un ragazzo.
«A proposito,gli altri?»,preferii concentrarmi su altro.
«Eh,gli altri sono andati via.»,Merco si strinse nelle spalle,con aria triste,«Si sono laureati e sono andati altrove,ognuno per la propria strada. Come puoi immaginare, con il tempo i contatti si sono persi».
Annuì,malinconica,a Londra avevo notato che alcuni dei nostri amici avessero lasciato la chat,non pensavo fosse successo anche nella vita reale. Il grande gruppo,nell’arco di pochi mesi,si era dimezzato,diventando un gruppetto.
Forse non era rimasto tutto così uguale come pensavo.
Lo sguardo di Victor era duro,«Beh,dalla serie “pochi ma buoni”!»,prese un sorso dal suo aperitivo e continuò,«Poi non dimentichiamoci che Joan è in vacanza dai suoi in Colombia, ma è in procinto di tornare!».
«Ah,perché l’hai sentito?!Io stavo per darlo per disperso!»,rispose Camilla.
I miei occhi brillarono a sentire il nome del mio migliore amico.
Joan De Là Cruz, bel ragazzo moro con gli occhi scuri,il viso dal fascino caraibico e un fisico statuario;trentatrè anni il 15 Dicembre e decine di cuori infranti, era per me oltre che il mio migliore amico, un fratello maggiore. Un pilastro indispensabile nella mia vita.
Daniele si sfregò le mani,impaziente«Dai che il gruppo sta per ritornare!».
«A proposito!Sofia ed Elisa ‘do stanno?»,mi chiese Victor, con una leggera esitazione sul nome della mia amica dagli occhi miele.
In una delle tante videochiamate,Elisa mi aveva raccontato che tra lei e il nostro amico biondo c’era stato qualcosa,ma che lui sembrava aver fatto un passo indietro.
Io scrollai la testa,non le avevo sentite nemmeno io, e la cosa cominciava a preoccuparmi.
Cinque telefoni diversi,con altrettante suonerie diverse,annunciarono un messaggio sulla chat di gruppo.
Chi c’è a pranzo?
«Ma Diafa non stava al lavoro?»,Camilla mi guardava interrogativa.
«Ne so quanto te,big blondie»,risposi.
«Ultimamente, gente che va,gente che viene. Chi su,chi giù,chi a destra,chi a sinistra,chi de qua’,chi de là. È ‘n periodo che non ce se capisce più cosa!» Mercorelli fece ridere tutti.

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*"Dove si trovano?"
**"Chi di qua,chi di là!"
***"Non si capisce più niente".

Sono frasi in dialetto marchigiano.

A presto,S.
 

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Capitolo 6
*** Il ragazzo dagli occhi scuri. ***


Passai con i ragazzi l’intero pomeriggio,mi raccontarono che,per tirare su qualcosa, avevano deciso di mettere su un gruppo jazz-funk chiamato I Cereali A Colazione,inutile che vi spieghi la mia reazione a sentir pronunciare quel nome, risi talmente tanto da dovermi appoggiare a Diafa,che stava svenendo dal troppo ridere.
Comunque,ultimamente avevano pensato di cambiare stile musicale,gettandosi sul pop rock,genere più vicino alle loro corde;mi augurai che insieme a questo,cambiassero anche nome.
Guardai l’orologio, dovevo sbrigarmi o sarei arrivata in ritardo il primo giorno di lavoro,«Raga,io devo andare a lavorare.Corro a prepararmi»,proruppi.
«Vuoi un passaggio?»,mi chiese Victor,gentile.
«No,grazie. Devo comprare anche le sigarette», rifiutai,abbracciandolo.
«Fumi ancora quella brutta roba puzzolente delle Merit?»,mi chiese Merco, ridendo.
«In realtà,sono passata alle Marlboro»,Victor sgranò gli occhi,«La differenza tra chi lavora e chi no!».
«Dai,devo andare.»,cominciai a raccogliere le mie cose.
«Ci vediamo domani in facoltà!»,Daniele era gentile.
«Non lo so,domani alle nove ho Fisica Terrestre e sono terrorizzata», inforcai gli occhiali da sole.
«Da Fisica Terrestre, o dal professore?».
«Penso entrambi.»,ammisi scrollando le spalle. Ed era vero, il fatto che il professore fosse così giovane,mi gettava ancora di più nel panico.
Daniele scoppiò in una risata,gettando la testa all’indietro,«Ma dai!Mio cugino è la persona più tranquilla di questo mondo».
«Vedremo.Vado!».
Arrivai al lavoro puntuale, mi ero cambiata e avevo indossato un comodo leggins nero con le righe laterali bianche,e una t-shirt bianca a maniche corte che lasciava scoperta l’intera spalla,in modo da far vedere il tatuaggio fatto a Londra;per comodità avevo legato i miei capelli in una treccia che arrivava a metà spalla.
«Ehilà,collega!»Mattia, il titolare del locale,mi salutò con una pacca sul braccio,«Come stai?».
«In forma,capo!», risposi,alzando il pollice e l’indice della mano sinistra. Avevo già lavorato in quel locale,per cui avevo una certa confidenza con lui.
Per quasi tutto il pomeriggio,non venne quasi nessuno,per cui lo passammo a chiacchierare e a fumare tranquilli;mi raccontò che aveva avuto un bambino dalla sua compagna,ma che era preoccupato per lui dato che era spesso malato. Gli proposi di andare dalla moglie e dal figlio,che aveva la febbre per l’ennesima volta,io me la sarei potuta cavare senza nessun’aiuto.
In realtà non ci fu bisogno di insistere più di tanto,dato che non aspettava altro.
Per cui mi ritrovai completamente da sola,misi una playlist casuale e cominciai a canticchiare, mentre sparecchiavo i tavoli nel grande dehor in legno,antistante il locale. Ruppi due bicchieri e un posacenere in vetro,per quanto potessi essere cambiata,la mia sbadataggine rimaneva sempre lì.
Fu mentre svuotavo il cestello della lavastoviglie,che inciampai nel laccio delle mie Adidas bianche,finendo sull’espositore degli alcolici con un fracasso di bicchieri e probabilmente un livido sulla pancia.
«Ma che diavolo!» proruppi in un’esclamazione che strideva molto con il mio aspetto infantile.
Sentii un risolino dietro le mie spalle, strinsi gli occhi e mi girai verso il bancone,cercando di riparare in qualche modo a quella bruttissima figura.
Una bellissima ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi verdi fasciata da un tubino nero con disegnato il marchio Trussardi mi sorrideva,mentre io borbottai uno «Scusatemi.» talmente flebile da risultare un suono rauco.
Ma il vero spettacolo era esattamente alla sua sinistra: un uomo,forse l’uomo più bello che io avessi mai visto prima di quel momento,mi stava squadrando. I capelli di un castano caldo dai riflessi biondi e ramati,erano raccolti in una crocchia ordinata;gli occhi intensi e profondi,simili a due buchi neri, mi stavano squadrando con un’aria indecifrabile. Le sensuali labbra,erano leggermente coperte dalla folta,ma curata barba. La maglietta nera,che non lasciava nulla all’immaginazione,era abbinata a dei bermuda color khaki. Un grande serpentes era tatuato lungo tutta la lunghezza del braccio sinistro e spariva nella maglietta. Accessori di ogni genere, facevano risaltare la pelle olivastra.
Agganciò il suo sguardo al mio e non mi lasciò,sentii un brivido caldo lungo la mia spina dorsale,che si riversò nel profondo,mentre lui con quegli occhi scuri sembrava volesse tirarmi fuori l’anima.
Un suono di vetri che si infrangeva sul pavimento mi riportò alla realtà, spostai lo sguardo e vidi i resti dell’ennesimo bicchiere che avevo rotto. Probabilmente il primo mese di stipendio l’avrei fucilato nel ricomprare i bicchieri del LifeCafè.
Ero completamente assogettata a quell’uomo stupendo.
La ragazza mi sventolò una mano davanti al viso,con aria seccata,«Possiamo ordinare?»,il suo tono mostrava tutto il fastidio verso la ragazza che stava sbavando dietro il suo,almeno così sembrava,fidanzato.
«Sì..sì», mormorai, «Cosa vi porto?», cercai di mostrare un tono neutro,anche se la mia voce tremava dall’emozione.
Contegno! Non è il primo ragazzo che vedi!
«Un Martini Sapphire,per me»,il tono irritante della ragazza mi arrivò all’improvviso,mentre io mi squadravo ancora il suo ragazzo senza ritegno.
«Possibilmente,con il Watenshi Gin»,continuò.
Per la prima volta da quando erano entrati, la guardai,alzando un sopracciglio,forse non aveva realizzato che fossimo a Camerino,e non a New York.
«Mi dispiace,ma non siamo provvisti di questa marca di Gin»,risposi.
«Capisco.Non avete nemmeno il Fisher,o il Butcher’s?»,continuò,noiosa.
Scossi la testa, mi stava irritando. Era chiaro che lo facesse apposta, avevo notato la borsa di Armani sotto il suo braccio; e il fatto che elencasse tutte le marche più costose di Gin,significava che volesse ostentare la sua ricchezza e le sue maniere sicuramente altolocate,e sbattere in faccia a una barista di un anonimo bar, in un ancor più anonimo paesino di provincia la sua opulenza mi sembrava quanto di più di basso e infido ci potesse essere.
Lei sbuffò,« E il Whitley Neill
«Melissa.»,il ragazzo distolse il suo sguardo da me e guardò la sua fidanzata con uno sguardo serio,io ne approfittai per tornare a respirare.
«Non fare la bambina». Quelle parole,dette con quel tono basso e roco, diedero il colpo di grazia al mio corpo già in fermento. Il cuore mi arrivò in gola,mentre quel poco di salivazione che mi era rimasta andò completamente a zero.
Mi trovai a sperare che se ne andasse presto, o sarei andata a finire al pronto soccorso in corsia preferenziale.
Un attimo dopo,il giovane si girò verso di me,con lo sguardo ancora serio «Per me un whiskey con ghiaccio»,giurai di averlo visto sorridere debolmente,«Va bene qualsiasi marca» concluse strizzandomi l’occhio.
Ok,sentivo già in lontananza le ambulanze che arrivavano a sirene spiegate. 
Fui contenta di quella piccola precisazione, quasi a volermi difendere da quell’arpia che si ritrovava per fidanzata.
«Va bene,amore mio»,l’arpia si attaccò al suo braccio,con aria possessiva,«Allora per me un analcolico alla frutta».
«Preparo subito il tutto.Vi accomodate fuori?»,avevo ripreso in parte le mie facoltà mentali.
Il ragazzo fece qualche passo indietro tenendo ancora lo sguardo fisso nel mio,sorridendo,prima di scostare la tendina del locale e accomodarsi,con la bionda al seguito.
Mi appoggiai al bancone,tenendomi la fronte,che cosa era appena successo?
Mentre preparavo l’ordine,mi ritrovai ad osservarli,da lontano. Lei parlava sommessamente,gesticolando con discrezione,mi sembrava dispiaciuta per qualcosa,lui l’ascoltava,mantenendo sempre uno sguardo serio mentre le parlava;un paio di volte l’avevo sorpreso a scuotere la testa,ma la ragazza non accennava a smettere di parlare.
Forse hanno avuto un litigio.
Mi ritrovai a pensare,mentre poggiai i bicchieri sul vassoio,sentivo un’aria di tensione intorno a loro.
«Scusatemi»,interruppi quella conversazione,poggiando il vassoio sul tavolo,«Gradite qualcosa da mangiare?»,chiesi,dopo aver servito la coppia.
«No,grazie.»,questa volta il tono di lei era gentile, forse lui l’aveva rimproverata per come si era comportata con me.
La tasca posteriore del mio leggins vibrò,estrassi il telefono e lessi il nome sul display.
«Sì,Daniele?»,vidi gli occhi scuri dell’Adone scattare verso di me,sicuramente lo stavo infastidendo,per cui feci un po’ di passi indietro.
«Sere,scusa se ti disturbo a lavoro. Mi passeresti Camilla?»,la voce del ragazzo sembrava tesa.
«Ma..lei non è qui!»,risposi,preouccupata,che fosse successo qualcosa?
«Ma com’è possibile?Mi aveva detto che passava a trovarti,abbiamo avuto una discussione e ha spento il telefono»,mi informò il mio amico.
Abbassai le spalle e chiusi gli occhi,capendo cosa fosse successo davvero.
«No..ma..infatti è quì»,cercai di coprirla.
«Serena,dieci secondi fa hai detto il contrario»,la voce del mio interlocutore adesso era nervosa,«C’è o no al bar?!»
Io entrai nel panico,ero una pessima bugiarda,probabilmente quando Dio donava la capacità di saper mentire io ero bloccata nel traffico. E ciò diventava ancora peggio nel momento in cui dovevo coprire qualcuno.
A tutto ciò,si aggiungeva la statua che mi stava fissando con aria divertita,mentre sorseggiava il suo whiskey,che mandava in frantumi la mia pochissima lucidità.
«No..non è qui..», pensai di dare una testata al pilastro di legno,«..però è qui!».
A questo punto,il ragazzo si mise a ridere, mostrando una dentatura perfetta,mentre la ragazza lo guardava stranita.
Che figuraccia!
«No,vabbè..»,Daniele a questo punto era completamente agitato,«C’è o no là?Per amor del cielo!».
Mi diedi uno schiaffo in fronte,facendomi anche abbastanza male,però ritrovai un minimo di sangue freddo,«Sì, è qui. Però è andata in bagno. Quindi non è quì con me fisicamente,anche se è al locale». Mi stupii di me stessa,allora non ero completamente scema!
Dall’altro capo del telefono,il silenzio era preoccupante,«Daniele?!»,lo chiamai.
«Hmmm..va bene. Puoi dirle di richiamarmi,appena arriva?»,mi sgonfiai come un palloncino,«Ma certo!Contaci!».
«Dai,scusami se ti ho disturbato»,il tono era ancora scettico,«Ci vediamo domani!».
«Sì,a domani».
Chiusi la chiamata «Appena becco Camilla,mi sente!»,esplosi.
Fu come se l’avessi chiamata:vidi un Suv Nissan Juke grigio accostare al dehor, da cui scese la mia coinquilina bionda.
«Ciao,figacciona!»,esclamò,allegra,mentre si dirigeva verso di me,i capelli biondi che ondeggiavano.
«Ti ha chiamato Daniele!»,esclamò,sgranando gli occhi,quando vide la mia espressione.
«Esattamente. Potevi almeno avvisarmi! Ho fatto la figura della scema!»,conclusi con le braccia aperte ed un’espressione afflitta.
«Cosa gli hai detto?»,la mia coinquilina sembrò non dar peso alla cosa.
«Gli ho detto che eri qua,ma che eri andata in bagno.»,risposi.
«Ah,beh, allora..»,lei scrollò le spalle,«Non c’è motivo di preoccuparsi!».
«E certo!Tanto ho rischiato io di essere linciata!»,conclusi,«Posso almeno sapere perché avete discusso?!».
«Oh,sciocchezze!»,scosse la testa,«Ha detto una cosa sulla mia famiglia che non doveva dire,e gliela sto facendo pagare».
Sbuffai forte,lo sguardo del ragazzo moro che non accennava a lasciarmi andare e la matta della mia coinquilina che mi metteva in situazioni imbarazzanti.
Ma era sempre stato così? Ormai non lo ricordavo più.
«Senti,io adesso devo andare da lui;altrimenti penso che prende la macchina e comincia a perlustrare il maceratese intero!»,mi prese le mani,«Grazie per avermi coperta,prima!».
Fece lo sguardo da cucciolo bastonato, rendendo i suoi occhi ancora più grandi. Io mi persi in quelle iridi color ghiaccio,nella parte esterna circondate da un bordo nero che ne risaltava le sfumature.
Sapeva che quello sguardo era il mio punto debole, «Va’pure,poi fammi sapere!»,la incitai,con tono rassegnato,non riuscivo mai ad arrabbiarmi seriamente con lei.
Lei mi baciò le mani e corse via,salutandomi con la mano. Inclinai la testa e la osservai mettersi in macchina e andarsene.
Camilla era molto legata alla sua famiglia, e non permetteva a nessuno di criticarla.
Era la figlia maggiore di una famiglia benestante. Suo padre era il primario del reparto di Medicina Interna dell’unico ospedale della zona,mentre la mamma era un medico chirurgo. Ci raccontò che si erano conosciuti durante un intervento complicato;lei,ragazza in erba appena uscita dalla scuola di specializzazione,lui,giovane medico con una promettente carriera.
Era stato amore a prima vista;insieme riuscirono a salvare la donna e il suo bambino,e non si lasciarono più. Dopo tre anni di matrimonio e due aborti spontanei,arrivò Camilla; dopo altri sette anni,la sorellina Marika.
Li avevo conosciuti ed ero rimasta deliziata da loro:erano persone semplici,umili e di buon cuore,qualità che la mia coinquilina aveva ereditato.
Chissà se sarebbe capitato anche a me di trovare l’amore sul lavoro.
«Scusami!»,l’arpia bionda mi ridestò dalle mie elucubrazioni mentali.
«Arrivo.»,mi avvicinai al tavolo,«Ditemi pure!».
«Altri due di questi per favore!»,annuì e feci per andarmene,quando il ragazzo parlò:«Spero che la tua amica non finisca nei guai.»,il tono era cordiale.
Mi irrigidì all’istante,il cuore che martellava,«Oh..no..lei è la mia coinquilina»,spiegai,esitante.
«Però ho notato che siete molto legate.»continuò il ragazzo.
«Sì,siamo come sorelle»,aggrottai le sopracciglia,dove voleva arrivare?
Lui,dal canto suo,se ne stava seduto comodamente al tavolino e continuava a fissarmi,notai che aveva una ferita che si stava rimarginando al collo.
Passammo qualche secondo a squadrarci,in silenzio,finchè il tossicchiare della ragazza portò entrambi alla realtà,lui distolse lo sguardo,invece io mi avviai verso il bancone,ancora con il batticuore.
Mentre preparavo i bicchieri, i nostri occhi si incrociarono spesso,e nessuno dei due faceva qualcosa per evitarlo.
Servii la coppia e andai sul retro per sistemare l’ordine che era arrivato la mattina,dovevo assolutamente allontanarmi da quel ragazzo o i miei nervi,la mia sanità mentale e,a quanto sembrava anche il mio corpo, ne avrebbero risentito.
Stavo riordinando le bottiglie di alcolici, quando una voce mi distrasse: «Certo che questo locale è proprio brutto!».
«Sì,infatti,non c’è neanche nessuno dietro il bancone,per servirci»,continuò una voce più bassa della precedente.
«Abbiamo fatto male a passare.»,la prima voce parlò di nuovo.
«Sì,infatti. La ragazza tornata da Londra ci ha consigliato male!»,terminò l’altra.
Sorrisi al settimo cielo e uscii correndo, con le braccia aperte verso l’alto,come se volessi abbracciare tutto il mondo.
E,effettivamente,il mondo intero era appena arrivato da me.

 

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Capitolo 7
*** Il numero tre. ***


Corsi incontro alle due ragazze e le abbracciai forte,beandomi di quel contatto.
Sofia ed Elisa.Le mie due migliori amiche.
Quelle che avevano condiviso con me gioie,dolori,paranoie e,soprattutto,lacrime.Quelle che mi avevano viste al mio meglio,facendomi da spalla e da complici.
Ma,soprattutto,quelle che mi avevano visto al mio peggio,ed erano rimaste accanto a me;anche se,qualche volta,sicuramente avrebbero voluto prendermi a schiaffi.
Merco per scherzare,ci chiamava La Trinità;Victor,invece,La Triade. In ogni caso,eravamo l’una il braccio dell’altro;completamente in simbiosi:quando una di noi pensava di camminare,le altre due si muovevano. Quando una delle due parlava,le altre due erano già alla fine del discorso.
Come un’estensione del proprio corpo,un prolungamento separato.
«Vergogna!»,Sofia si scrollò dall’abbraccio,«Neanche ad avvisare!Fai un minuto di vergogna sui ceci!».
«Ma..vi ho avvisato appena arrivata a Camerino!»,ribattei.
«Ah,sì!»,prese il telefono dalla tasca e aprì la chat,«I’m back,girls! Pollice e indice alzato.»,mi guardò,inarcando un sopracciglio.
«Sofi tu ti stai preoccupando del messaggio.»,Elisa si intromise,ridendo,«Non ti sei accorta che ci è corsa incontro e ci ha abbracciato!»,concluse,con aria sorpresa.
Sì,io tra le tre ero quella che non esternava i propri sentimenti. Belli o brutti che fossero.
«’Ambò!C’hai ragiò!*»,esclamò la mia amica,con quel marcato accento marchigiano.
«Volete continuare a farmi la predica per molto?!».
«Un annetto abbondante!».
«Mi siete mancate anche voi,comunque!». Ci mettemmo tutte a ridere, abbracciandoci forte, tra noi era sempre così:una battuta irriverente e un sorriso,uno sguardo torvo e un abbraccio;e qualcosa mi diceva che lo sarebbe sempre stato.
«The girls are back!».
«Oh,ma il figo seduto che ti sta squadrando?»,Sofia indicò il tavolino;io mi ero proprio dimenticata del dio dagli occhi scuri.
«Sssh!»,le diedi una botta sul braccio,«Andiamo dentro,vi preparo da bere!».
«Ohh!Voglio proprio vedere le tue abilità!».
«Per curiosità,quanti bicchieri hai rotto mentre ti esercitavi?!»,mi rimbrottò Sofia.
«Nessuno.» mentii,penso che l’European Bartender School non abbia mai fatto un ordine così ingente di bicchieri come quell’anno. «Ma posso provare adesso,sulla tua testa!»,risposi.
«Certe cose non cambieranno mai!»,Elisa rise.
Mi ritrovai a sperare che fosse così,e solo adesso, ne capisco il perchè.
Passammo tutta la sera a ridere,a chiacchierare e a rimbrottarci continuamente,mentre io e quell’Adone bruno ci scambiavamo sguardi furtivi; fummo interrotti solo da qualche ragazzo e da un paio di coppie. Loro rimasero affascinate dalle mie movenze decise,quando preparavo i cocktail.
Intercettai con la coda dell’occhio un gruppo di ragazzini che entrava nel locale, «Arrivo subito».
Notai che loro due parlottavano in maniera fitta durante tutto il tempo in cui io passai a servire il gruppo di ragazzi.
«Quando lo saprà Serena,si incazzerà come una iena!»,mentre mi avvicinavo,riuscì a sentire uno stralcio di conversazione.
«Perché dovrei incazzarmi?»,chiesi,sedendomi.
Le vidi sussultare entrambe,poi Sofia cominciò a guardare il pavimento e notai lo sguardo di Elisa farsi ansioso.
Piegai la testa verso sinistra,lo facevo sempre quando riflettevo,o non mi quadrava qualcosa.
«C’è qualcosa che dovrei sapere,ma che non mi state dicendo.»,esordii,«Parlate.»
«Sì.Però mi prometti che non ti arrabbi?»,cercò di blandirmi Sofia.
Alzai le sopracciglia,«Abbiamo cinque anni?!»,chiesi,mentre prendevo un sorso dal mio Long Island.
La mia amica prese un bel respiro:«Io e Lorenzo in questo periodo abbiamo continuato a vederci. Non era finita tra di noi.Volevo dirtelo quando saresti tornata perché so che lui non ti piace»,la mia amica disse tutto d’un fiato,«Però tra poco devo andare da lui a chiudere perché non ce la faccio più.» si affrettò ad aggiungere.
Sbattei il bicchiere sul tavolo e serrai la mascella; Lorenzo Morrovalle,figlio di Eugenio Morrovalle,amministratore delegato della DDMN Recordings,una delle tante etichette discografiche controllata dalla Sony Music,era il donnaiolo dell’università.
Sapeva di piacere al genere femminile per la sua bellezza e,soprattutto,per la sua ricchezza spropositata,e non faceva niente per nasconderlo. Io lo consideravo solo un arrogante e spocchioso figlio di papà,con una bellezza come tante e un’intelligenza al di sotto della media,da rasentare quasi la stupidità.
E la mia amica ci stava sotto,come un treno. A quanto sembrava,non erano servite a nulla le mie urla,i miei rimproveri e il fatto che prima di partire tra me e quell’ameba fossero volati stracci.
«Cosa?!»,il mio tono era basso e serio,e loro due sapevano che quando usavo questo tono non era in arrivo nulla di bello.
«Ahem..io devo andare»,Sofia provò ad andarsene,ma la bloccai con lo sguardo.
«Vediamo se ho capito: avete continuato a vedervi durante tutto questo tempo;portando avanti un rapporto di solo sesso?»,continuai,con voce pericolosamente calma.
La mia amica annuì, mesta,mentre io sfilavo dal pacchetto l’ennesima sigaretta.
«Tu lo sapevi,vero?»,la mia domanda colse Elisa inaspettata.
«Sì.Sì,lo sapevo.»,rispose con un filo di voce.
«Beh..allora io vado»,Sofia si alzò all’improvviso,«Poi vi faccio sapere!».
Istintivamente mi alzai anche io,«Aspetta!Spiegami meglio!»le afferrai un braccio,cercando di fermarla,e anche di capirci qualcosa.
«Ascoltami..»,si girò e mi afferrò le spalle,«So già che mi farai una ramanzina lunga un mese. Per questo devo andare,dato che adesso ho trovato il coraggio di chiudere».
Mi diede un bacio in fronte,«La ramanzina me la fai domani!»,concluse,avviandosi.
«Ma..»,cominciai,completamente senza parole,non stavo capendo niente di quello che stava succedendo.
«Domani vi racconto tutto!»,urlò la mia amica,ormai lontana dal locale e dalla mia portata.
Lasciai cadere le braccia lungo i fianchi,completamente confusa. Aveva sganciato una bomba come quella, ed era fuggita via come se nulla fosse,tipico di Sofia. Eppure sentivo la rabbia montarmi dentro come un tornado:odiavo non essere al corrente di qualcosa,soprattutto se questo qualcosa era dannoso per la mia amica.
Con molta calma,che in realtà non avevo,mi sedetti e appoggiai le gambe alla sedia di fronte;con altrettanta calma sfilai l’ultima sigaretta dal pacchetto e l’accesi. Mi girai verso l’altra mia amica stringendo gli occhi,le labbra serrate in una linea dura.
«Non guardarmi così!Io non c’entro niente!»,Elisa alzò le mani,difendendosi,«Lei mi ha costretto a non dirti nulla!»,il legame mentale tra noi era ancora forte.
«Ti ha costretto?!Ha minacciato di rapire Misha,per caso?!»,Misha era il lupo cecoslovacco di Elisa,tutt’oggi non ho mai visto un esemplare più bello.
«Ma che c’entra questo,scema!»,ribattè.
«E allora cosa ha fatto per non farti parlare?»sbraitai,incurante dei pochi clienti rimasti.
«Serena,calma.»,cercò di ammansirmi la mia amica,«Proprio per questo motivo non ti abbiamo detto niente. Guarda come reagisci;se l’avessi saputo quando eri a Londra,saresti stata capace di attraversare lo stretto della Manica a nuoto!».
Questo era vero,probabilmente l’avrei fatto,e sarei tornata indietro con lo scalpo di quel viscido come trofeo.
«Ovviamente! Ma voi mi avete nascosto una cosa del genere per oltre un anno!»,le puntai il dito contro,«Hai idea di come mi senta,adesso?!».
La mia amica sbuffò,afflitta.«Senti,pensi che io non le abbia detto nulla?!»,cominciò,«Ci litigavo tutte le volte che dovevano vedersi,cos’altro potevo fare?!»,allargò le braccia,«Sai quanto è testarda Sofia,quando si mette in testa qualcosa!».
«Avresti dovuto fermarla.»,il mio tono sembrava più un sibilo.
«Come ti sei fermata tu quando ti vedevi con Stefano,no?!». Quelle parole,che la mia amica aveva pronunciato a denti stretti,mi colpirono come un calcio assestato in pieno stomaco.
Abbassai lo sguardo,«Non stiamo parlando di me,adesso.»,mormorai,la mia rabbia svanita come il fumo della mia sigaretta.
Elisa inarcò un sopracciglio,«Ne sei sicura?». Quella domanda aleggiò tra noi, pesando come un macigno.
«Non capisco cosa tu voglia dire,sinceramente.»,in realtà era una bugia, avevo capito benissimo dove volesse arrivare la mia amica;però non mi andava di affrontare il discorso,non ero pronta.
«Non prendermi in giro.Sai benissimo cosa voglio dire»,ribattè lei.
Io,da parte mia,non riuscivo nemmeno a guardarla, lei aveva il potere di mettermi a nudo.
Vedendo il mio prolungato silenzio,continuò:«Ascolta,so cosa pensi. E anche io penso che lui la stia solo facendo soffrire. Però purtroppo io e te non possiamo fare niente. Come,a suo tempo,io e lei non potevamo fare niente per te.»,tornai a guardarla,il viso una maschera di ghiaccio,«So che non vuoi che faccia i tuoi stessi errori,però sono scelte sue. Devi lasciarle la libertà di scegliere.Come l’hai avuta tu!».
«La libertà di scegliere..»,scimmiottai il suo tono,«..mi ha portata ad essere aggredita fuori dall’università e a volare oltre oceano per un anno e mezzo!»,mi portai una mano al petto,«E io sono forte!Cosa potrebbe succedere ad una ragazza così fragile come Sofia?».
«Tu sei così tanto sicura di essere forte?!»,adesso il tono della mia amica era duro,non c’era ombra di scherzo o ilarità.
Per l’ennesima volta,in quella sera,non riuscì a risponderle. Ero forte? Sì,ovviamente mi consideravo una persona forte. Ma non c’è forse differenza tra ciò che vedono gli altri,e la considerazione che ognuno di noi ha di se stesso?
Del resto,è l’essere umano che tende a considerarsi inarrestabile,potente;talmente intriso di presunzione da considerarsi la migliore creatura vivente. Talmente forte,da sentirsi invincibile.
Ma io lo ero?
Finì quello che restava del mio cocktail.«Devo andare a sistemare dentro.»,dissi,alzandomi.
«Mi fa piacere constatare che ancora scappi quando sei messa alle strette.Eh,Serena Monteforti?»,la mia amica adesso era sarcastica.
Allargai le braccia,per giustificarmi.«Sto lavorando!».
«Non mi sembra che fino a due minuti fa ti ponessi il problema!».
Io la liquidai con un gesto e mi diressi al bancone,aveva una capacità di mettermi alle strette allucinante.
Quando vidi il bellissimo ragazzo moro al bancone,sgranai gli occhi:ero talmente presa ad avercela con Sofia,da averlo completamente dimenticato;probabilmente aveva sentito tutto. Già immaginavo l’idea che si era fatto di me:una ragazzina fragile,insicura e molto irascibile.
«Potrei pagarti il conto?»,il tono di voce era serio,con un’inflessione un po’ roca che mi si riverberò nel profondo.
Annuì e battei lo scontrino.«Ehm..viene 21.50€. Noi di solito,con uno scontrino con importo maggiore di 20€,diamo un amaro gratis»,mi meravigliai della mia professionalità,ero riuscita ad articolare un frase senza fare la figura della liceale.
«Oh,allora prendo uno Jägermeister con ghiaccio. »,rispose,mantendendo sempre un tono basso.
Mentre gli versavo da bere,entrò Elisa:«Senti,parlando di altro,perché prima hai detto che domani non hai intenzione di seguire Fisica Terrestre?»,mi chiese appoggiandosi al bancone,non prima di aver squadrato il ragazzo che mi stava di fronte.
«Perché è un’ipotesi da non prendere in considerazione. Antonini va in pensione..»,cominciai a spiegare,«..al suo posto viene il cugino di Daniele. In pratica,te lo puoi immaginare come un tipo con un’intelligenza superiore alla media,con mille riconoscimenti e un contratto a tempo indeterminato. In più,a detta di Camilla, è uno di quei manzi che fanno girare la testa.»
«E qual è il problema! Se è figo,vengo pure io a seguire la lezione,magari mi frutta qualche credito extra!»,Elisa si mise a ridere. Io,invece,non ci trovavo nulla di divertente.
«Voglio vederti all’esame con davanti un figo da combattimento,che insegna una materia già insormontabile per me!»,io ero esasperata.
«Secondo me,ti stai facendo tante paranoie inutili», ci girammo entrambe nella direzione del ragazzo che aveva parlato;io mi diedi uno schiaffo mentale,a volte il filtro bocca-cervello non mi funzionava.
«Scusatemi,ma non ho potuto fare a meno di ascoltare.»,si giustificò,«Io penso che tu stai lasciando perdere ancora prima di cominciare. Comunque quell’esame devi darlo a prescindere;prima rompi il ghiaccio,e meglio è per te!Stai creando ostacoli e barriere che in realtà non esistono»,concluse con tono tranquillo.
«Amore…»,la voce stridula dell’arpia bionda,visibilmente infastidita, non mi diede il tempo di rispondere,«Andiamo?».
Lui continuando a fissarmi annuì,poi parlò di nuovo:«Non essere l’ostacolo di te stessa».
Inclinai la testa da un lato,sinceramente affascinata da questo ragazzo.«..ma tu chi sei?»,mi resi conto di averlo detto ad alta voce,quando lo vidi ridere.
Lui glissò la mia domanda con un gesto della mano,come se volesse farla evaporare.
Abbracciò la ragazza e uscì,lasciandomi affascinata,perplessa e molto,molto accaldata.
«Beh..»,Elisa fece una smorfia di apprezzamento,«Se il professore fosse come lui,io andrei a lezione volentieri!Sarei la migliore del corso».

_________________________
Salve a tutti!

Allora,visto che la parte introduttiva è ufficialmente finita,parliamo un po'!

Ho preferito fare quest'enorme introduzione in modo da presentarvi per bene i vari personaggi,senza ricorrere a descrizioni frettolose e striminzite.

I protagonisti sono Serena Monteforti e Andrea Ricci;ho provato a caricare varie immagini per darvi un'idea, però purtroppo il sito fa i capricci,per cui,vi scrivo i nomi degli attori che fungono da prestavolto e,se vi va,potete dare un'occhiata.

DANIELLE CAMPBELL aka SERENA MONTEFORTI
CAN YAMAN ( versione Can Divit) aka ANDREA RICCI.

Oltre a loro due,abbiamo anche altri personaggi,che fanno un po'da contorno. Con il procedere della storia, avrete modo di conoscerli,e di conoscere la loro storia.

Spero che questa storia vi piaccia! E spero di leggere le vostre opinioni,in modo da capire come io stia procedendo.
Vi abbraccio,
S.

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Capitolo 8
*** Ricominciare con il botto. ***


https://www.youtube.com/watch?v=0dH23G6ioZo

La musica allegra proveniente dalla cucina mi giungeva lontana,come in un sogno. Mi misi supina,con un braccio a coprirmi gli occhi ancora chiusi,non avevo dormito per niente la scorsa notte. Anzi,in quei pochi minuti in cui mi assopivo,sognavo due penetranti occhi neri che arrivavano a guardarmi dentro.
Non essere l’ostacolo di te stessa.Quelle parole,che uno sconosciuto mi aveva rivolto in maniera del tutto smaliziata,continuavano a rimborbarmi in testa dalla sera prima,come un martello pneumatico.
Quel ragazzo aveva ragione,ero fuggita a Londra per dimenticare quello che era successo e il mio sentirmi sbagliata per questo mondo,non avevo tenuto conto che,una volta tornata a casa,tutte le mie fragilità,le mie insicurezze e le mie debolezze,che nel frattempo erano raddoppiate,mi sarebbero piombate addosso come una pioggia infernale. Tutto questo,sommato al fatto che ricominciava l’università,mi paralizzava.
Io stessa ero diventata per me l’ostacolo più insormontabile. Un perfetto sconosciuto,aveva ragione.
Sbuffando mi alzai e aprii la finestra,un sole forse fin troppo forte per essere metà Settembre mi abbagliò. Mi diedi una sciacquata veloce e indossai un vestitino a fiori,volevo essere presentabile,almeno il primo giorno.

Dalla cucina proveniva una musica allegra e un odore di dolce appena sfornato. «Stavolta mi è venuta uno spettacolo!»,Diafa batteva le mani soddisfatta della sua riuscita culinaria.
«Cosa hai cucinato?»,chiesi,prendendo posto di fronte a una delle postazioni apparecchiate sull’isola della cucina.
«Diafa ha fatto il Melkert*.»,Camilla  entrò mettendosi il mascara.
«..con tanta cannella come piace a te!»,la mia coinquilina africana mi strinse le spalle.
«..one for the money,two for the freak show uh uh uh..»,Diafa cominciò a cantare sopra la canzone, con Camilla che ballava per tutta la stanza. Poi si abbracciarono e cominciarono a cantare insieme, «..three gettin ready,four cuz you never know uh uh uh..». Erano stonate come due campane,ma a nessuna delle due importava.
«Il caffè!»,mi precipitai verso la moka,che borbottando,annunciava che il caffè era pronto.
Le mie coinquiline risero dei miei buffi tentativi di fermare quel liquido scuro che sporcava il fornello e presero posto,per fare colazione tutte insieme,come una volta.
«Come ti senti al pensiero di ricominciare?»,mi chiese Camilla,con sguardo dolce. Il momento goliardico era finito.
Mandai giù un sorso di caffè e scossi le spalle,l’ultima volta che ero stata in facoltà ero stata accerchiata e picchiata,mentre dicerie false su di me si diffondevano a macchia d’olio. Ero terrorizzata all’idea di metterci piede,sentivo la gola chiudersi,al punto da non riuscire a parlare.
«Noi siamo dietro di te,non dimenticarlo!»,Diafa mise la mano sulla mia,lo sguardo fiammeggiante,«Io,Cami,i ragazzi e quelle due matte di Sofia ed Elisa che ancora non si degnano di farsi vedere,e Joan,anche se non si sa che fine abbia fatto.Noi siamo proprio dietro di te!».

Diafa era nata in una torrida giornata di metà Agosto in un paesino dello Zimbabwe. Ultima di dieci figli,nati uno dopo l’altro, era continuamente vessata dalle voglie perverse e dai colpi di un padre che non vedeva nient’altro che se stesso. I suoi fratelli e le sue sorelle furono venduti:i sei maschi erano stati arruolati nell’esercito,le tre femmine nella tratta delle nere. Anche lei avrebbe fatto la stessa fine,se non si fosse intrufolata in uno delle tante tende dei medici che andavano in sudafrica per volontariato. Fu trovata da una coppia di loro e,credendola orfana,non se la sentirono di abbandonarla in quell’inferno,per cui la portarono in Italia,le donarono un’istruzione adeguata ed un’educazione eccellente. Divenne molto amica della biondissima figlia e della loro figlia più piccola,al punto da considerarsi al pari di una sorella. Quando fu abbastanza grande da trovarsi un lavoro,cominciò a mettere da parte un po’di soldi,tornò in Zimbabwe, prese con sé la sua mamma,che fino a quel momento l’aveva creduta morta,e ritornò in Italia. La coppia di medici le offrì un lavoro come domestica nella loro casa,vivendo tutti insieme come un’unica,bellissima e variopinta famiglia,mentre le tre ragazze crescevano.
Il padre?! Morente di AIDS,probabilmente contratto da una delle tante prostitute con cui si intratteneva, fu lasciato a marcire in mezzo agli avvoltoi.

Parcheggiai tra un grande suv nero e la Giulietta di Victor,ripensando ancora alla storia della mia coinquilina. Quando Diafa si intrufolò in quell’accampamento,aveva solo cinque anni, cinque anni e tantissimo coraggio.
E se una bambina aveva avuto il coraggio di fare una cosa simile a cinque anni,io a venticinque potevo benissimo superare un giorno in facoltà.
Guardai il mio riflesso nello specchietto retrovisore,cercando di darmi coraggio.«Sii almeno un decimo di quello che è stata lei».
Forte di questo nuovo obbiettivo,inforcai gli occhiali da sole,presi borsa e libri e scesi dalla macchina,ma dovetti fare i conti con la mia goffaggine:inciampai nelle frange lunghe dei miei stivaletti,finendo rovinosamentente a terra,mentre gli oggetti si spargevano ovunque.
Strinsi gli occhi,per sopportare il dolore,quando li riaprì,nella mia visuale comparve un paio di stivali neri maschili da biker,risalii con lo sguardo lungo le gambe toniche del ragazzo che mi stava di fronte coperte da un jeans scuro,il ragazzo indossava una maglietta bianca aderente e un giubbino anch’esso scuro,quando arrivai al viso,mi paralizzai:era il ragazzo moro della sera prima.
«Oh,cavolo!»,l’esclamazione poco femminile,mi uscì di bocca senza che io riuscissi a fermarla.
«Stai bene?»,mi chiese,accuciandosi alla mia altezza. Gli occhiali a goccia blu coprivano gli occhi.I capelli,schiariti dal sole,erano  raccolti nella crocchia,come la sera precedente.
Era ancora più bello di come lo ricordassi.           
Mi aiutò a rimettermi in piedi,mentre io tremavo impercettibilmente;le braccia bruciavano nei punti in cui lui teneva le mani. Lasciò la presa sulle mie braccia e cominciò a raccogliere le mie cose,mentre io lo guardavo muoversi con assoluta calma e sicurezza di sé.
«Ecco,questi dovrebbere essere tuoi.»,mi porse i libri e il cellulare,mentre io lo fissavo ancora senza proferire parola.
«Gra..grazie.»,balbettai.
Lui fece un sorriso,storcendo l’angolo della bocca.«Tu sei sempre così?»,gesticolò con le mani,«Voglio dire..sei sempre così goffa?!».
Io sbattei le palpebre un paio di volte,mi stava sul serio prendendo in giro?!
Alzai il mento,cercando di darmi un contegno,«Non penso che la cosa ti riguardi!».
Lui alzò le sopracciglia,in una smorfia divertita,«Beh..ti incontro per due volte di fila, e per due volte di fila rischi di cadere,una volta riuscendoci anche».
Ma che insolente!«Non hai nient’altro da fare che contare le volte in cui cado?!»,ero decisa a non farmi mettere i piedi in testa da lui,per quanto potesse essere bello,dovevo mantenere un certo contegno.
Comportati come si comporterebbe Diafa.Mi ripetei,anche se,conoscendo il suo rapporto con gli uomini, probabilmente l’avrebbe sbranato. Magari io non sarei a tanto.
«Ovviamente,ma mi è impossibile farlo se devo pensare a raccoglierti da terra!».
A quelle parole,portai gli occhiali da sole in testa,ma che ragazzo presuntuoso e arrogante! Certo,capisco che potrebbe avere tutte le carte in regola per farlo,ma ciò non significava che debba atteggiarsi tanto!
«Nessuno ti ha detto di precipitarti come un cavalier servente!»,alzai leggermente la voce.
«Punto uno:non alzare la voce,sono ad un metro di distanza da te.Punto due:non mi sono precipitato:mi sei caduta davanti mentre scendevo dalla macchina.Punto tre:la prossima volta ti lascio a terra.»,concluse il suo discorso portando il conto sulle dita della mano destra,notai che indossava due anelli in metallo.
Io spostai lo sguardo alle sue spalle, il suv nero era il suo, eppure quella macchina l’avevo già vista da qualche altra parte,anche se in quel momento non ricordavo dove.
Boccheggiai.«Bene!Lasciami a terra! Preferisco rimanere là,pur di essere raccolta da un ragazzo così arrogante!»,detto ciò,lo dribblai e mi diressi furente verso il mio gruppo di amici,che mi stava aspettando sulle scale dell’ingresso.
Lo sentii borbottare qualcosa,ma non ci feci caso.

«Eccola!Pensavamo avessi rinunciato sul serio!»,gli occhi di Merco erano cangianti, a seconda della luce o dell’umore. Sotto quel sole alto,avevano lo stesso colore del mare d’estate.
«Malfidati,tutti quanti!»,ribattei,ancora nervosa.
Diafa mi mise un pollice sotto al mento e mi sollevò il viso,«Che è successo?».
«Oh..niente. Ho avuto una discussione con un pallone gonfiato nel parcheggio».
«Cugino!»,il tono di voce sorpreso di Daniele distolse l’attenzione degli altri da me.
Vidi il ragazzo di prima correre incontro al mio amico e abbracciarlo forte.«Mi sei mancato tanto,cuginetto!». Lo vidi scompigliargli i capelli per scherzo,«Dove andiamo così carini?!»,continuò,stropicciandogli la polo bianca.
«Non siamo tutti raminghi come te. La gente seria si pettina e si veste decentemente!»,ribattè il mio amico,sistemandosi.
Il ragazzo si girò verso di noi senza degnarmi di uno sguardo,«Mi sta prendendo in giro!»,disse ridendo;poi strinse la spalla a Daniele,che ricambiò con una stretta altrettanto forte.
«Certo!Certo!Ridi pure!»,l’altro alzò gli occhi al cielo,«Aspetta che ti acchiappa papà,c’è mamma che è quasi morta dall’ansia!»,continuò,rimproverandolo.
«Ho sentito entrambi prima di venire. Stanno bene!»,il cugino fece una faccia beata.
«Ci credo!»,il suo interlocutore non demordeva,«Ho dovuto sorbirmi io la loro preoccupazione. Io ancora non capisco per quale motivo uno che è arrivato da due giorni,non si degna di farsi vedere,o perlomeno fare una chiamata!»,il biondo sbracciava,in maniera agitata.
«Beh..ho avuto da fare!»,solo in quel momento,lui si girò verso di me,con gli occhiali da sole ancora sugli occhi,ebbi la sensazione che nelle sue parole ci fosse nascosto qualcos’altro.
«A proposito!»,riportò lo sguardo verso suo cugino,«Quando mi presenterai la tua bella?Sono curioso,dopo averne sentito parlare ampiamente al telefono».
«Proprio adesso!»,l’altro fece un passo avanti,prendendo la mano della mia coinquilina e tirandola dalla sua parte,eccitato come un bambino.«Lei è Camilla!La più bella ragazza delle Marche!».
«Daniele!Così mi metti a disagio!»la mia coinquilina rise,imbarazzata,poi tese la mano,«Piacere di conoscerti!».
Lui la soppesò un attimo,poi sorrise,«Piacere mio!Io sono Andrea.»,poi si avvicinò con fare cospiratorio,«Ti prego,insegna a Daniele a vestirsi meglio!».
Ci fu una risata generale,mentre io osservavo il rapporto tra i due cugini,era chiaro che ci fosse altro sotto,era un rapporto profondo,come di due fratelli.
«Ancora?!»,il ragazzo della mia coinquilina sbuffò,«Hai visto in che condizione sei tu,con quella barba e quei capelli lunghi?!»,lo rimbrottò.
«Ehi..»,l’altro allargò le braccia,«..questo stile mi dona!Ancora non lo capisci?!». Dovevo ammettere che aveva ragione,era bellissimo.
«Spero che ti troverai bene qui!»,Camilla interruppe qell’assurda diatriba stilistica.
«Io spero che metta la testa a posto,dopo trentadue anni!»intervenne il fidanzato. Poi lui si girò verso di me,«A proposito,Sere, ti presento il tuo nuovo professore di Fisica Terrestre:Andrea Ricci!»,concluse,orgoglioso.

Ancora oggi, a distanza di tempo,non riesco a spiegare cosa provai nell’istante in cui lui,con una mossa fluida,si tolse gli occhiali e si appoggiò con un gomito alla balaustra in ferro,reggendosi il mento con una mano. Ancora oggi,non riesco a spiegare tutte le emozioni che in quel momento travolgevano il mio corpo:mi sentivo sicuramente in imbarazzo,in un grande imbarazzo mentre univo tutti i puntini e realizzavo che i segnali per capire c’erano stati tutti. Però c’era anche altro,altre emozioni indefinite,senza nome,emozioni che si accavallavano con i brividi che il suo sguardo,fisso su di me,mi provocava.
Forse,per rimanere in tema geologico,la metafora più giusta è quella di un grande terremoto che arriva all’improvviso,e distrugge tutto ciò che trova lungo la sua strada,inclusa me.
E lui lo è stato,un terremoto;un terremoto travolgente e distruttivo.
Lui continuava a guardarmi,il suo sguardo magnetico che mi studiava come se fossi una specie rara. Io mi sentivo come una piccola farfalla intrappolata nella tela di un ragno,un affascinante e bellissimo ragno,che mi scrutava,prima di mangiarmi viva. E,per me che ero aracnofobica,era tutto un dire.
Lui continuava a guardarmi e io notai che i suoi occhi,che inizialmente pensavo fossero neri come la notte,con la luce del sole,mi ricordavano più un campo brullo in estate. Sentivo il mio battito cardiaco nelle orecchie,il mio cuore stava impazzendo,insieme alla mia poca sanità mentale rimasta.
Forse si aspettava che io dicessi qualcosa,ma avevo perso qualsiasi facoltà mentale qualche minuto prima, il cervello completamente spento.
Allora fu lui a rompere il muro tra di noi.«Mi aspetto che tu venga a lezione.»,il tono basso con cui mi diede quell’ordine mi provocò fitte lungo tutto il corpo.
«Sì.»,non potetti fare altro che annuire,e con uno sforzo immane;completamente assoggettata a lui.
«Sì.»,ripetè,mantenendo sempre lo stesso tono. Nessuno di noi riusciva a distogliere lo sguardo.
Ma fu Sofia a interrompere il momento.«Se prendo chi ha parcheggiato in quel modo,lo denuncio!».
Solo allora il ragazzo distolse lo sguardo da me per spostarlo verso la mia amica che stava salendo i tre gradini che portavano al patìo esterno.
Ma fu solo un attimo,non ebbi il tempo di riprendere un po’di respiro,che lui ritornò con lo sguardo su di me.
Forse qualcosa lo mosse a pietà,perché si girò verso il cugino e lo informò che doveva andare dal manager didattico;poi si allontanò,entrando.

Appena uscì dalla mia portata,mi sgonfiai come un palloncino,mentre prendevo consapevolezza della figuraccia della sera prima;nella mia testa ancora rimbombavano le parole poco carine che gli avevo rivolto nel parcheggio. Abbassai le spalle,sconfortata, avevo insultato il mio professore,avevo combinato un disastro.
 «Ma cos’era quella tensione,tra di voi?»,Daniele aveva le sopracciglia aggrottate.
«Tensione sessuale, aggiungerei!»,si intromise Victor.
Con un sospiro,cominciai a raccontare,omettendo una parte della mia telefonata con Daniele,non volevo mettere nei guai Camilla.
Quando terminai il racconto,gli altri erano piegati in due dal ridere,mentre io assumevo un’ espressione sempre più contrita.
«Dio,Sere!»,Sofia si asciugò una lacrima,«Te potei da ‘na recceduta!**».
Sgranai gli occhi,«Non potevo mai sapere che sarebbe stato lui il nuovo professore!»,cercai di giustificarmi.
«Ma che è successo?»,Elisa arrivò in quel momento.
«Serena ne ha combinata un’altra delle sue!»,Merco mi scompigliò i capelli,un sorriso ancora accennato.
Mi sottrassi a quel tocco,«Non è colpa mia! Come al solito nessuno mi avverte prima!».
«Ma ti avevo detto che fosse bello!»,Camilla non riusciva a smettere di ridere.
«Eh,che fosse bello!Mica che fosse lui!»,sbracciai,«Sai quanti ragazzi belli ci sono?!».
«Ma poi,se stava al bar ieri,come hai fatto a non notarlo?!»,chiese Daniele alla sua fidanzata.
«Ahem..non ci ho fatto proprio caso! Lui era di spalle e quindi non mi sono soffermata.»,rispose la mia biondissima coinquilina,stirandosi il vestito blu con le mani.
«Qualcuno mi può spiegare?!»,lo sguardo della mia amica era corrucciato.
Ripetei il racconto,mentre Elisa sgranava gli occhi,«No vabbè!Che figura di merda!».
«Tu,eh?!Io gli ho dato dell’arrogante!»,mi misi una mano sul viso,«Sono rovinata!».
«Beh,l’hai definito anche “Figo da combattimento”.»,Merco si intromise,«In matematica,positivo e negativo si annullano!». Io lo guardai male.
«No,Merco!»,Diafa agitò la mano in aria,«Non è il momento di snocciolare nozioni di Analisi 1!». Merco era,oltre che il coinquilino di Victor, uno studente di Matematica;e la metteva ovunque.
«Non ci posso credere!»,Elisa era ancora sconvolta,«Io ho fatto la scema davanti a lui!Cioè..»,si portò una mano in testa,«..l’ho squadrato come se non avessi mai visto un uomo!Sembravo una pervertita!».
«Mi sono giocata l’esame,me lo sento!»,io ero disperata.
«Ma no!»,Daniele si mise a ridere di nuovo,«Mio cugino non è quel tipo. Conoscendolo,si sarà divertito da morire!».
Lo guardai,dubbiosa. Nella mente cominciavano a prendere vita le immagini di me che a quarant’anni ancora sostenevo l’esame di Fisica Terrestre.
«Beh,è tardi!»,Victor riportò tutti all’ordine,«Dobbiamo andare!».
Come se non fosse già abbastanza,arrivò anche il fatidico momento:dovevo affrontare il mio passato.
Mossi qualche passo,incerta, sentendomi come se il peso del mondo fosse tutto sulle mie spalle. Prima di entrare,istintivamente mi voltai, e li vidi tutti lì: il sole illuminava i miei amici,che,in piedi,erano esattamente dietro di me,schierati in una testuggine invincibile. Mi guardavano sorridendo,aspettando che io entrassi.
Diafa aveva ragione:erano esattamente dietro di me.

*Dolce tipico della cucina sudafricana,simile alla crostata.Viene realizzata con una base di frolla particolare farcita con crema di latte,burro e uova. Per aromatizzarlo,si spolvera la superficie con abbondante cannella.

**"Ti potevi dare una regolata",dialetto marchigiano.

______________________
Salve a tutti!

Finalmente,entriamo nel vivo della storia,abbiamo scoperto che il nuovo professore è proprio il ragazzo che Serena aveva servito al bar,che coincidenza,eh? :)

Nei prossimi capitoli,vedremo maggior interazione tra i due,e tra i vari personaggi in generale. Come detto precedentemente,vi lascerò qualche informazione qua e là in modo da conoscerli meglio! Nel frattempo,qua conosciamo Diafa,l'altra coinquilina,come vi sembra?

Abbiamo anche uno stralcio del passato della protagonista, che non è per niente sereno;man mano scoprirete perchè.

Fatemi sapere cosa ne pensate,sono aperta a ogni critica. A presto!

Grazie a tutti,
S.

 

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Capitolo 9
*** Tutti insieme appassionatamente..o forse no. ***


Se questo fosse stato un film,a questo punto la telecamera starebbe riprendendo un gruppo di ragazzi che, spavaldi,camminava a rallentatore lungo il corridoio dell’università. Se questo fosse stato un film, a questo punto tutti mi starebbero guardando con aria sorpresa chiedendosi cosa ci facessi io dopo un anno e mezzo, in quei luoghi.
Ma questa è la mia vita,quindi nessuno sguardo esterrefatto,nessun borbottìo e nessun rallenty in sottofondo.
Sembrava che non fosse successo niente,che il triste episodio di cui io ero stata vittima non fosse mai avvenuto. Solo in seguito realizzai che,la maggior parte della gente,ormai era andata via.
Se tante cose erano rimaste uguali,molte altre erano cambiate;un po’come le stagioni,che,pur intervallandosi sempre allo stesso ritmo e con la stessa frequenza,portavano sempre qualche cambiamento,nell’ambiente e nell’anima delle persone.
«Sere..»,Diafa era titubante,«..dobbiamo dirti una cosa che non ti piacerà».
«No!Per favore!»,alzai le mani,per placarla,«Il secondo round delle brutte notizie lo facciamo dopo lezione,se ne esco viva!».
Salutai i miei amici,lasciandoli sulla porta preoccupati, ed entrai in classe,dei miei colleghi non era rimasto nessuno,per cui mi trovai davanti tutti volti nuovi. Fu come una boccata di aria fresca.
Presi posto in una fila centrale,non volevo essere troppo esposta,dopo lo spiacevole episodio di questa mattina;anzi,fosse per me non sarei venuta affatto alla sua lezione,ma lui me l’aveva praticamente ordinato,e non  volevo compromettere ulteriormente la situazione.
Mi chiesi se fosse per quello,o perché il professore fosse un gran bel figo.
Come se l’avessi evocato,Andrea Ricci entrò in classe con passo deciso,non portava il giubbino,per cui tutti i muscoli erano ben visibili,così come il tatuaggio del serpente. Prese il pennarello e scrisse sulla lavagna nome,cognome e la sua mail, solo allora notai un altro tatuaggio:dietro l’avambraccio destro,era tatuato una bussola da marinaio dentro un calice,il piede del calice era formato da un’ancora su un fondale,circondata da un’onda. Era molto caratteristico.
Lui fece il giro della scrivania e ci si sedette sopra,con aria strafottente.«Ok.Buongiorno a tutti!Io sono il nuovo professore di Fisica Terrestre:Andrea Ricci»,il suo tono era disteso e sereno,forse l’avevo scampata,per questa volta.
«Non voglio assolutamente che mi diate del Lei,ci passiamo qualche anno,la cosa sarebbe ridicola.Ovviamente,nei limiti del rispetto,che sarà reciproco.»,giocherellava in continuazione con due sassolini,poi li posò sul tavolo e continuò:«Inoltre,sono il vostro nuovo responsabile del corso,finchè non sarà nominato un nuovo professore dal manager didattico. Per cui,se avrete qualche problema,non esitate a sottopormelo,in modo da risolverlo il prima possibile».
Io sprofondai ancora di più nella sedia,cercando di farmi il più piccola possibile,era proprio vero che le brutte notizie arrivavano sempre insieme.
«Detto questo..»,riprese in mano i sassolini e saltò giù dalla scrivania,con un balzo che a me ricordò quello di un puma,«..possiamo cominciare la lezione».
Lo squadrai durante tutte le due ore;tralasciando l’ovvietà riguardo la sua bellezza,era un uomo diverso da tutti quelli che fin’ora avevo conosciuto:il suo modo di fare era diretto,semplice, mi dava l’idea di un uomo che andava subito al punto della questione,senza fare giri inutili. Eppure,avevo il sentore che ci fosse qualcos’altro sotto quella corazza che lui si ostinava ad indossare. Avevo la sensazione che dietro quelle iride scure,si celasse qualcosa di profondo,intenso.
Il mio nuovo professore,così bello da sembrare irreale,in realtà nascondeva qualcosa,qualcosa di grande,che lo aveva sconvolto,e di cui pagava ancora le conseguenze.
Mi porsi interrogativi di ogni genere. Non riuscivo a capire perchè ieri sera al bar non si era palesato?Era ovvio stessi parlando di lui,allora perché non rivelarsi subito,evitando quel teatrino fuori dall’università?! Non mi sembrava un ragazzo così egocentrico.
E,inoltre,aveva assistito alla conversazione tra me e Daniele,e a quella successiva tra me e Camilla,perché aveva fatto finta di non conoscerla,quando invece lui era a conoscenza di tutto? Certo,in questo caso non aveva fatto niente di male;anzi,mi aveva aiutato a coprire la mia coinquilina,però non riuscivo a dare una spiegazione al suo comportamento.
Sbuffai,frustata,la mia vita era ricominciata da qualche giorno,ed era già ingarbugliata.
Mi resi conto di aver sbuffato ad alta voce,quando tutti si girarono verso di me;«Qualcosa non va?»,mi chiese Andrea,le sopracciglia alzate in una smorfia interrogativa.
«Ahem..io..»,balbettai qualcosa,«..non mi è chiaro l’ultimo passaggio.»,riuscii a mettere insieme una frase di senso compiuto;mentre lui socchiudeva gli occhi,annuendo.
Si girò e me lo rispiegò,mentre io avevo voglia di prendere a testate il banco:le brutte figure si sommavano una dopo l’altra,mi sentivo soffocare.
Finita la lezione,lui si sedette di fronte al computer,ignorando i risolini e i vergognosi tentativi delle ragazze di catturare la sua attenzione;mi facevano tenerezza,non sapevano che lui fosse già di un’altra.
«Tu fermati un attimo.»,quell’ordine,che lui mi diede senza neanche guardarmi,mi fece bloccare all’istante,mentre il cuore cominciava ad andare per conto suo. Vidi le ragazze fulminarmi con lo sguardo,mentre io alzavo le spalle,con aria dispiaciuta;onestamente,avrei fatto volentieri cambio.
Si alzò e si sedette sulla scrivania con una gamba a penzoloni,mi guardò dritto negli occhi:«Che problema hai con me?!».
Sì,avevo avuto l’impressione giusta,andava dritto al punto.
Sgranai gli occhi,schiudendo un po’la bocca:«Nessuno.Come mai mi fa questa domanda?».
«Non c’è bisogno che tu mi dia del Lei,l’ho già spiegato.»,disse,«Non ho creduto minimamente alla stronzata che hai detto;ho notato che non stavi seguendo la lezione».
L’ultima frase mi fece arrossire,mentre il cuore accelerava:«L’ha notato?»,chiesi con fin troppa enfasi.
Lo vidi alzare un sopracciglio.«Cioè,nel senso..non volevo dire quello che ho detto. Ovvero..cioè..»,presi un respiro,dannazione!
«Mi sento un po’presa in giro,poteva dirmi subito chi fosse;senza mettere su un teatrino del genere. Ovviamente mi riferisco anche a ieri sera,sapeva che probabilmente sarebbe stato il mio professore,perché non si è rivelato?!Che motivo c’era?!Io proprio non capisco!»,cominciai a blaterai qualcosa a raffica,aggredendolo di parole, ma lui mi interruppe.
«Ho detto di darmi del tu.»,il suo tono era così imperioso,da provocarmi un brivido caldo lungo la schiena,«Non preoccuparti per la scena del pacheggio,l’ho già dimenticata.Per quanto riguarda ieri al bar..»,si umettò il labbro inferiore,i miei occhi intercettarono quel movimento e sentii le guance farsi bollenti,«Che motivo avrei avuto di dirtelo,mi stavo divertendo un mondo a vederti così agitata,mentre mi definivi un “Figo da combattimento”!»,concluse,sorridendo.
Strabuzzai gli occhi,brutto egocentrico!«Quelle erano le parole della mia coinquilina».
Annuì e si fece serio,mentre si avvicinava:«E tu,concordi con lei?». Lo sguardo intenso che mi rivolse mi fece tremare le gambe,lui fece un passo avanti,e io istintivamente ne feci uno indietro,mi sentivo un animale spaurito nella trappola di un cacciatore.
Lui mi stava di fronte ad una distanza molto ravvicinata; io ancora non avevo risposto, e cosa potevo mai dire? Ovviamente pensavo fosse molto più di un semplice figo da combattimento,era la creatura più perfetta che io avessi mai visto in quel momento. Era proporzionato,affascinante,sicuro di sé.
Era un ragazzo capace di far innamorare qualsiasi donna. Lo penso ancora oggi.
«Sto aspettando.»,mi incitò,continuando a fissarmi con quello sguardo indecifrabile. Io pregai che la terra si aprisse e mi risucchiasse.
«Ah,eccoti qua!»,Sofia entrò in aula,mai come allora fui contenta di vederla,«Ti stavamo cercando.»,la mia amica gettò un’occhiata dubbiosa all’uomo che mi stava di fronte,che nel frattempo si era allontanato da me, «Andiamo?».
Io annuii,poi mi girai verso di lui,cercando di riacquistare un po’di dignità:«Arrivederci».
In corridoio,Sofia mi toccò la fronte,«Stai bene?Sei incandescente!».Le raccontai tutto mentre ci dirigevamo alle macchinette per un caffè, lei si sfiorò il mento:«Hmm..però,che tipo strano!».
Fummo raggiunti dagli altri.«Allora..questo primo giorno?»,Victor mi cinse le spalle. Io presi il mio caffè,«Lasciate stare. Io non sopravvivo fino alla fine dell’anno»;vidi Andrea scendere e dare una pacca amichevole al mio amico biondo:«Mio cugino?»,i due si misero a chiacchierare,come se fossero amici di vecchia data.
«Sere..»,Merco mi si avvicinò,scompigliandosi la folta chioma scura,chiaramente teso per qualcosa,«Dobbiamo parlarti e tu devi assolutamente ascoltare».
Gettai il bicchiere e lo guardai,mi stava allarmando.«Che cosa succede?».
«Cazzo..»,il tono di Elisa ci mise tutti in allerta;guardammo nella sua stessa direzione,eil cuore perse un battito:andatura dinoccolata,occhiali da sole a celare gli occhi arroganti,i capelli biondicci più lunghi rispetto all’ultima volta; Stefano Belforte stava facendo il suo ingresso nella sala relax. Un sorriso presuntuoso stampato in viso.
Sentii il braccio di Sofia cingermi le spalle,mentre le mie amiche si avvicinarono a me,per proteggermi. Io rimasi immobile,mentre sentivo lo stomaco accartocciarsi.
Lui ci raggiunse,togliendosi gli occhiali da sole;i suoi occhi neri,che un tempo io avevo amato, adesso li trovavo scialbi,della stessa profondità di una pozzanghera;niente a che vedere con quelli di Andrea.
«Buongiorno a tutti!»,la sua voce mi ricordava il verso di una iena.
«Che cosa vuoi?!»,Diafa l’aggredì,«Non ti basta essere stato raccomandato per il dottorato?».
Lui rise,«Calma,panterona!Stavo solo salutando i miei vecchi amici».
«Noi non siamo amici tuoi»,il tono di Victor era duro.
«Ma cosa..Cazzo!»,fu una delle pochissime volte in cui sentii Daniele imprecare in quel modo,di solito era il più garbato del gruppo.
«Quanta agitazione,questa mattina!»,il tono del mio ex era strafottente,«Volete un caffè?».
«Vogliamo che tu vada via!»,lui ignorò Camilla e si girò verso di me, sentii un conato di vomito risalire dal mio stomaco.
«Ciao,piccola!»,lui mi sorrise, prima morivo per quel sorriso,«Non mi saluti?».
Spesso in quell’ultimo periodo,mi ero chiesta cosa avrei fatto o detto,quando l’avrei rivisto;come mi sarei comportata,come avrei reagito,una volta arrivato il momento.
Avevo immaginato un’infinità di situazioni,una l’opposta dell’altra. Lo rivedo,non provo nulla. Lo rivedo,scoppio a piangere. Lo rivedo,lo prendo a schiaffi.Lo rivedo,lo abbraccio.
Eppure,in quel momento,non stava succedendo nulla di quello che avevo immaginato,il mio pensiero era solo uno:Andrea. Andrea e cosa lui avrebbe potuto pensare.
Mi girai verso di lui,lo vidi spostare gli occhi su tutti noi,cercando di capirci qualcosa.Quando il suo sguardo incontrò il mio, il suo si era incupito, adesso i suoi occhi mi ricordavano il buio di un precipizio.
Spostai lo sguardo verso il mio ex,che stava allungando una mano per scostarmi una ciocca dal viso,il mio respiro si era fatto più pesante,non volevo che mi toccasse,non volevo neanche che mi sfiorasse. L’aria si era fatta improvvisamente gelida e tesa e io mi girai istintivamente verso Andrea,pregandolo con lo sguardo di salvarmi da quel tocco,assolutamente non voluto.
Improvvisamente, una mano arpionò il polso di Stefano,lasciandolo a mezz’aria,il tintinnìo dei bracciali che adornavano il polso ricordavano il suono degli anelli di un serpente a sonagli;l’indice destro della mano del ragazzo era ornato da un anello in metallo con una grande pietra nera.
Ci girammo all’unisono verso il proprietario di quella mano,il mio cuore fece un balzo:Joan era ritornato.
Le sue labbra si tesero in un ghigno,«Non ti avevo detto di stare lontano da lei,carajo?*»,la mano ancora stretta intorno al polso.
«Io non faccio quello che mi dici tu,De la Crùz».
Il mio amico fece un passo in avanti,togliendosi con la mano libera gli occhiali da sole,era più alto di Stefano di almeno dieci centimetri, «Seguro,amigo?!».
L’altro alzò il mento,ostentando superiorità, finchè non vidi nel suo sguardo un’ombra di dolore,Joan stava stringendo il suo polso.
«Amico,basta così..non ne vale la pena.»,Daniele mise una mano su quella del mio amico moro, cercando di placarlo.
Io nel frattempo mi ero totalmente estraniata,come se stessi vivendo la scena in terza persona,incapace di fare o dire qualcosa,solo in seguito capì che quella mia immobilità non era dovuta al fatto che fossi incapace di reagire,come avevano pensato tutti;semplicemente,non mi importava più nulla di lui e di quello che gli riguardasse.
Il periodo fuori,lontana da lui,aveva cancellato tutto il mio sentimento,come un’onda anomala cancella una traccia sulla sabbia. Quello che io avevo scambiato per un grande amore,in realtà era un amore sbagliato.
«Non manca proprio nessuno,oggi!». Come se tutto quel caos non fosse stato abbastanza,arrivò anche l’ultima pennellata a completare quel quadro cupo e tenebroso.
Mi girai verso la fonte di quella voce,era rimasta uguale a come l’avevo lasciata:alta e slanciata, i capelli rossi a incorniciare il viso fine e delicato;gli occhi azzurri circondati da ciglie lunghe e appesantite da troppo mascara;lei mi stava davanti con le braccia incrociate,le labbra colorate di rosso sorridevano perfide.
Tatiana Pagliani era la causa per cui avevo lasciato tutto ed ero volata oltreoceano;ed era di fronte a me.
«Ci mancavi solo tu,adesso!»,Diafa si piazzò davanti a lei,facendomi scudo con il suo corpo.
Lei per tutta risposta la scansò,non degnandola di uno sguardo, e si rivolse a me:«Dopo l’ultima volta,hai bisogno delle guardie del corpo?».
Ingoiai un fiotto di bile,mentre l’ansia e la tensione lasciarono posto alla rabbia. Rabbia per quello che era successo,rabbia per quello che mi aveva fatto.Rabbia per me,che ero fuggita all’estero,codarda e piangente; rabbia per i miei genitori,che preoccupati si erano completamente alienati da tutto;e anche per i tutti i miei amici,per Elisa,Sofia,i ragazzi,rabbia per le mie coinquiline,rabbia per tutti loro che,nonostante tutto,avevano capito ed avevano accettato; regalandomi ancora la loro presenza ed il loro appoggio. Loro che,a prescindere,erano disposti a combattere le mie battaglie.
Questo mi diede la forza di reagire,con uno scatto mi parai di fronte a lei e l’affrontai,dall’alto del mio metro e cinquantadue:«Noto che tu invece ti accompagni ancora con la feccia della società. Del resto,simile cerca simile.»,vomitai,velenosa.
Al suo fianco c’era Lorenzo,che guardava tutto con quella tipica aria da ebete;ma avevo notato che con loro due c’era anche la ragazza di Andrea, Melissa,se non ricordo male. Le rivolsi una rapida occhiata,e notai che lei si era avvicinata furtivamente al mio professore e chiedendogli,con tono ansioso:«Andrea,che succede?».
Lui scosse la testa,senza guardarla,troppo concentrato su di me;avvertivo i suoi occhi sulla mia schiena.
Nel frattempo,lo sguardo della rossa che mi stava di fronte era mutato,adesso era ostile e cattivo,«Ridillo. Se ne hai il coraggio!»,il suo tono era rabbioso.
Ero già pronta a dirle altro,quando Merco intervenne:«Bene!»,cominciò battendo le mani,«Visto che lo scambio di convenevoli è finito. Direi di concludere qua questo felice incontro».
Nessuno gli diede retta,tutti troppo presi a guardarsi in cagnesco l’uno con l’altro per pensare a lui.
«Sì,andiamo.Qua c’è aria consumata.»,Tatiana fece un cenno a Stefano e Lorenzo,che la seguirono come due cagnolini.«Tu non vieni,Melissa?»,vidi la bionda guardare il suo ragazzo,dubbiosa,prima di avviarsi con loro.
Vedendoli allontanarsi,non potei far altro che pensare che avevano formato proprio un bel quartetto:presuntuosi,arroganti e,soprattutto,cattivi.
Joan mi strinse la spalla:«Stai bene?»,mi chiese,premuroso.
Quando mi girai verso di lui,avevo lo sguardo lucido,«Oh,Serena!»,lui mi strinse forte contro il suo petto.
No,non stavo per niente bene.Avrei voluto urlarglielo forte,ma non ci riuscii;non riuscii nemmeno a piangere,anche se ne sentivo il bisogno. Mi limitai ad annuire,mentre il mio amico mi stringeva a sé,accarezzandomi i capelli.
*insulto colombiano
__________
Salve a tutti!

Spero che questo capitolo vi piaccia!

Finalmente,abbiamo i due che cominciano a interagire. Serena è molto imbarazzata ma affascinata dal suo nuovo professore; Andrea, invece, è ancora impenetrabile,cosa ne pensate?
Abbiamo conosciuto anche gli antagonisti della storia, e c'è stata subito tensione. In particolare, Tatiana sarà una grande spina nel fianco per Serena e o suoi amici. Più avanti,vi spiegherò cosa è successo tra le due.

Grazie a tutti!
A presto!
S.

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Capitolo 10
*** Girls Gang ***


Tirai su con il naso, sciogliendomi dall’abbraccio. Il mio amico mi scompigliò i capelli: «Sere,eres una bomba;chica!»,mi prese un braccio e mi fece fare una piroetta,fischiando.
«Smettila!»,risposi ridendo,mentre lui mi abbracciava di nuovo.
«Eccone n’artro che torna e non chiama!», Sofia diede un pugno sulla spalla del mio amico, « ‘Nte vergogni?». Tutti risero,mentre si affaccendavano intorno al mio amico colombiano,salutandolo e dandogli pacche sulle spalle.
Quando lo sguardo del mio amico si posò sul Andrea,socchiuse gli occhi,mentre i due si squadravano. «Jo, ti presento mio cugino: Andrea Ricci.»,i due si strinsero la mano,continuandosi a fissarsi come due pugili l’attimo prima di iniziare il combattimento. Avvertivo un’aria tesa tra i due.
«Beh,Joan?!»,entrambi portammo lo sguardo su Victor,«Raccontaci un po’com’è andata!».
L’altro scosse le spalle:«È stata dolceamara. Ho deciso di trattenermi qualche mese per rivedere un po’tutti!».
Joan mancava dalla Colombia dall’età di vent’anni. Figlio bastardo di un padre che non lo aveva riconosciuto;aveva un rapporto conflittuale con la mamma,che non perdeva occasione di rimproverargli il semplice fatto di essere nato. Era arrivato in Italia per cercare di scappare da quell’inferno famigliare;riuscendosi  per quasi tredici anni.Fin quando, la notte di Capodanno,non gli arrivò una chiamata dall’ospedale di Santiago de Calì:la zia,unica persona che lo aveva trattato come un figlio, e che lui considerava sua madre,aveva un tumore al fegato,ormai sarebbe stata questione di tempo. Così lui lasciò i tre lavori con cui si manteneva,l’università e la sua pseudo ragazza per fiondarsi sul primo volo in partenza. Era stata questione di giorni.
La vita non era stata gentile con lui, e non lo sarebbe stata fino alla fine.
«Hai qualche foto?»,Camilla era curiosa.
Joan mi fece una carezza;poi con aria trasognata,si portò una mano al cuore e un’altra alla testa:«Sì.Quì!».
«Ma da dove la prendete tutta questo romanticismo,io non lo so proprio!»,la battuta di Diafa causò l’ilarità generale.
Fu allora che successe. In un attimo tutto diventò sfocato,le voci indistinte,nella mia visuale comparvero puntini bianchi. Qualcuno mi chiamò,ma la voce mi arrivava distante;il cuore batteva fortissimo,l’aria mancava e la confusione aumentava. Le immagini si sovrapposero e la stanza cominciò a restringersi,mentre tutte le mie emozioni mi sopraffacevano:la mia ansia per il primo giorno,la tensione di rivedere tutti,la sorpresa e il conseguente imbarazzo nello scoprire l’identità del mio professore, i suoi occhi scuri così penetranti;l’arrivo di Stefano e lo scontro con Tatiana; Joan che finalmente era ritornato.
Tutto questo mi irretiva, formando un nodo alla gola.
Mi sentivo chiamare insistentemente,ma non so da chi. Borbottai delle scuse e mi fiondai in bagno,mentre l’attacco di panico raggiungeva il culmine.
Feci appena in tempo a chiudere la porta,prima di accasciarmi sul pavimento,gli occhi fissi sulle piastrelle bianche.
Devo cercare di rimanere calma;ripetei a me stessa;concentrati su qualcosa di bello. Continuai a ripetermi.
Il sole sta tramontando, colorando il cielo di un rosso caldo,rassicurante. Qualche stella fa timidamente capolino tra le poche nuvole sparse. Dalla parte opposta, appare la luna,pallida e silenziosa; portando con sé la sera, e poi la notte,sinonimo di riposo e tranquillità.
Chiudo gli occhi e sospiro,gli ultimi raggi solari illuminano il mio viso,mentre comincio a sentire il suono delle cicale.
La luce del tramonto si riflette sul mare dipingendolo di un rosso vivo, le onde s'infrangono lentamente sulla spiaggia in un moto continuo e instancabile, bagnando la riva con la loro spuma bianca. In lontananza, fin dove si perde l'occhio, il mare e il cielo si fondono creando un unico sfondo. Il sole tinge il cielo di varie sfumature rosa, indaco, giallo e arancio così come le nuvole e tutto diventa un quadro perfetto.
All’improvviso,qualcuno afferra la mia mano e la stringe in una presa decisa ma dolce al tempo stesso,mi giro e vedo Andrea;è scalzo ed indossa un pantalone di lino bianco, la miriade di collane che gli ricadono sul petto nudo. La poca luce rimasta si riflette sul suo corpo,illuminando i suoi addominali definiti, rendendo la sua pelle ambrata.
Mi accarezza il viso,gli occhi luminosi e carichi di promesse sottaciute. E io mi lascio andare,completamente in pace.
Sentii il mio respiro farsi più cadenzato,regolare, e il cuore arrestare la sua corsa frenetica. Mi asciugai le lacrime e mi sciacquai la faccia,lo specchio mi ridava un’immagine orrenda:una ragazza pallida,con il viso provato e gli occhi spenti.
Quando era stata l’ultima volta che avevo avuto un attacco di panico? Prima della mia partenza per Londra,subito dopo essere stata picchiata da Tatiana e dalle amiche,in quel periodo,avevo attacchi di panico in continuazione,praticamente ogni volta che dovevo mettere piede in facoltà.
Sembrava essere successo in un’altra vita.
Sbattei le palpebre e mi diressi verso gli altri,ero sicura di averli spaventati.
«Eccola!»,mi corsero incontro.
«Ma che è successo?Ci hai fatto spaventare!»,Camilla era preoccupata.
«Oh,scusate.Dovevo urgentemente andare in bagno.»,mentii.
«Ma dai!Sembrava stessi svenendo!»,Sofia mi guardava corrucciata, «Puoi dircelo se hai avuto..».
«Sto bene.»,sibilai,gli occhi che emanavano lampi in direzione della mia amica.
Tra me e Sofia era sempe così:io che non volevo parlare dei miei problemi,e lei che si ostinava a tirarmeli fuori con la forza,non capendo che facendo così mi irritava ancora di più,spingendomi a chiudermi. Io mi sfogavo,ma dovevo scegliere io quando.
Calò il silenzio generale, la mia posa rigida tradiva un certo nervosismo,Sofia continuava a guardarmi in cagnesco.
«Dai,ragazzi!»,stranamente,fu Andrea a rompere il silenzio,«Non c’è motivo di accanirsi tanto. Sono bisogni fisiologici!»,concluse allargando le braccia.
Io riuscii a fargli un sorriso,grata del suo gesto. Era ovvio che avesse capito la situazione,prima di tutti gli altri.
«Tu perché non sai..»,mormorò piano la mia amica.
«Ho un’idea fantastica!»,Camilla cercò di ripristinare l’atmosfera gioiosa. «Stasera,serata tra ragazze!».
«Che?!», esclamammo io,Elisa,Sofia e Diafa all’unisono.
«Sì.Stasera,pigiama,schifezze,trattamenti di bellezza e..confidenze!»,l’ultima parola la bisbigliò,con l’aria di chi stava raccontando i più profondi segreti della CIA.
«Io lavoro,stacco alle nove.Mi dispiace!»,scossi le spalle.
«E dai!»,Elisa cercò di convincermi,«Passiamo una serata insieme come ai vecchi tempi!».
«Effettivamente,è una bella idea! È una vita che non stiamo tutte insieme!».
«Penso che una serata tranquilla possa farti bene!»Sofia mi si era avvicinata,lo sguardo mite;stava cercando di fare pace.
Guardai quegli occhi color nocciola,miele,neri e ghiacchio,tutti preoccupati per me. Mi ripetevo sempre che dovevo tornare alla vecchia vita;e per farlo,dovevo fare esattamente quello che facevo prima della mia fuga a Londra. Loro erano le mie amiche,con cui prima passavo la maggior parte del mio tempo. Sofia aveva ragione,totalmente,ma non le avrei mai dato la soddisfazione di sentirmelo dire.
«Ditemi che pizza prendete,passo a prenderle dopo lavoro.»,conclusi,sorridendo. Le mie amiche cominciarono ad urlare felici,attirando gli sguardi dei ragazzi in pausa caffè; Sofia mi abbracciò,mentre io la stringevo a me. Pace fatta.
«Io la voglio con doppia mozzarella e prosciutto cotto!»,Merco si intromise,mettendo un braccio intorno alle spalle di Diafa.
«Forse non hai capito..»,Camilla incrociò le braccia,«..solo ragazze!».
«Questa si chiama discriminazione. Io ho anche i capelli lunghi come voi!»,effettivamente,dall’ultima volta che ci eravamo visti,i capelli di Merco erano cresciuti,adesso  arrivavano appena sotto le orecchie.
«Vuoi morire,Merco?! Un’intera serata con cinque ragazze!Nemmeno nei peggiori incubi!».
«Perché non ti fai i fatti tuoi,tu?!»,Elisa apostrofò Victor,che indurì la mascella,fissandola truce. Quei due dovevano assolutamente chiarirsi.
«Ok. Va bene.»,Joan si intromise,«Mettiamo in atto il piano B:voi a fare le cose da ragazze,noi baldi giovani al torneo di beer pong al Pop Cafè».
«E tu come lo sai del torneo?!».
«Io so tutto,baby».Joan mi diede un colpetto sul naso.
«A proposito!»Daniele cacciò il suo I-phone e cominciò a smanettarci,dopo due secondi arrivò a tutti una notifica.
«Cugino,ti ho aggiunto al nostro gruppo WhatsApp!».
L’altro rilassò le spalle,piegando la testa in avanti per lo sconforto,«Lo sai che ho un pessimo rapporto con la tecnologia,Dan!»
«Infatti è arrivato il momento di cominciare a essere una persona civile!Anzi,sai cosa faccio?!»,il biondo guardò il cugino con aria di sfida,mentre faceva qualcosa al telefono.
Sentimmo il suono di una notifica.Andrea prese il telefono,«Mi hai aggiunto ad un altro gruppo?!», strinse lo sguardo,Daniele stava rischiando grosso.
«E poi,chi sono i Black Leather Jackets?!».
«È il nostro gruppo di soli maschietti.»,spiegò Daniele,mentre il cugino era sconcertato.
«Aspetta,aspetta.Un gruppo di soli maschi?!»,Elisa era curiosa.
«Certo!Abbiamo bisogno dei nostri spazi anche noi. Pensate sia facile sopportarvi?!»,Mercorelli sfoderò un sorriso angelico.
Andrea gli diede il cinque,complici.«Questo ragazzo mi piace!». Vedendoli così vicini, Andrea muscoloso e con le spalle larghe,Mercorelli magro e longilineo, erano un po’buffi,anche se il secondo era più basso del primo.
«Imbecilli. Entrambi!». Sofia era una ragazza che prendeva immediatamente confidenza, e io questa cosa la invidiavo tantissimo.
 
La musica si sentiva dal pianerottolo di casa,girai la chiave ed entrai,in casa si respirava felicità.
«Sono arrivate le pizze!».
«Guarda,Sere!»,Elisa calò sul viso il cappuccio del suo pigiama giallo intero,«Sono Pikachu!»,poi si recò in sala, facendo il verso del Pokemòn.
Diafa stava facendo i pop corn,anche lei indossava un pigiama intero,di colore bianco. «Oh,eccoti qua!»mise i pop corn in una ciotola,«Poggia le pizze sul tavolo e mettiti il pigiama. Camilla te lo ha comprato rosa!».
«Camilla ha comprato i pigiami a tutte?»,chiesi,sorpresa.
«Certo!Non puoi capire quanto è agitata.Neanche avesse organizzato il party degli Oscar!».
Ridendo,andai a cambiarmi in camera mia;sì,una serata con loro mi avrebbe fatto bene.
«Oddio,sembri una bambolina!».
Inarcai un sopracciglio al commento di Sofia,che stava tagliando le pizze,indossava un pigiama rosso che faceva risaltare i suoi capelli castani e la sua pelle olivastra,di qualche tono più chiara di quella di Diafa. In realtà,io mi sentivo un confetto.
Camilla arrivò in sala con un sorriso raggiante e il pigiama intero blu, «Mi sono dimenticata di dirti di far togliere la pancetta sulla mia pizza!».
«Tranquilla,big blondie. Ci ho pensato io». Camilla era vegetariana;doveva pur avere qualche difetto,no?
«Fermi tutti!»,misi le mani davanti,con i palmi aperti,bloccando qualsiasi movimento. Mi diressi in camera e presi un altro acquisto londinese.
«Wow!Che figata!»,le ragazze mi si erano avvicinate,ammirando la mia fotocamera polaroid.
«Ha l’autoscatto,mettetevi in posa!».
 
«Ho capito,Eli,ma dovete parlare!»,Sofia stava mettendo il semipemanente  sulle unghia di Camilla.
«Io non ho niente da dirgli. È lui che ha troncato ogni rapporto!»,la mia amica prese un pezzo della sua pizza al tartufo e l’addentò,«Io che posso farci?!».
«Lui lo ha fatto perché non voleva vivere una storia senza certezze!»,Diafa stava preparando la maschera all’argilla che avremmo fatto più tardi.
Elisa bevve un sorso di birra,«Ho lasciato Giorgio per lui;quali altre certezze vuole?!».
Giorgio era il fidanzato storico di Elisa, stavano insieme da quando lei aveva compiuto sedici anni ed erano molto affiatati;finchè non comparve Victor. Tra i due l’alchimia era palpabile,e l’attrazione palese. Lui però la tenne sempre un po’a distanza,non era proprio il tipo da infilarsi tra due innamorati;finchè,una sera,la mia amica non gli confessò,complice qualche bicchiere in più, di essere in crisi con il suo attuale ex ragazzo:le cose non erano più quelle di una volta, la relazione era stagnante e non provava più lo stesso sentimento per colui che era stato fino a quel momento,un punto di riferimente.Solo con Victor era ritornata a essere quella di una volta. Per chi,come me e Sofia,conosceva Elisa da tempo,ed aveva vissuto tutta la storia,sapeva che questa era un’ammissione che le era costata non poca sofferenza. Era una ragazza pulita; viveva cercando di non far del male a nessuno e,quando ciò accadeva,ne soffriva in prima persona. Per molti mesi,non ebbe il coraggio di lasciare Giorgio definitivamente,causando uno sfiancante tira e molla con lui,e un’esasperazione sempre crescente in Victor. Finchè un giorno,dopo l’ennesima videochiamata a tre,raccolse le sue forze e lasciò il suo ragazzo,che ovviamente non la prese bene. Questo,però,causò una chiusura nel mio amico,stanco ormai di trovarsi in mezzo a una situazione così ingarbugliata.
Sospirai.«È normale che lui adesso voglia qualche certezza in più.Ha passato mesi in totale confusione,raggio di sole!». Io davo nomignoli a tutte le persone che mi stavano a cuore,secondo me,era un modo per farle sentire importanti.
«Senti,Cami,tu che sei la più grande,esprimiti.Secondo te sbaglio?».
La mia coinquilina guardò un attimo il soffitto,arricciando le labbra.«Il problema è che c’è stato questo tira e molla. Io penso che lui adesso abbia paura dell’ennesimo ripensamento,per questo ti tiene a distanza. Una volta Daniele si è lasciato sfuggire che l’aveva visto con il morale a terra».
«Oh,davvero?»,Elisa era sorpresa.
«Ma te l’abbiamo detto tutte che Victor è pazzo di te!».
«Uff!Appena possibile ci parlo!»,concluse la mia amica,sprofondando nel divano.
«1-0 per la girls gang!». Elisa lanciò un cuscino a Diafa,che per evitarlo,si tuffò sul divano,facendomi finire con lei sul pavimento.
«A proposito,signorina!»,Camilla mi sventolò davanti un dito laccato di rosa,«Non ci devi dire niente?!».
Smisi di ridere,«Riguardo cosa?».
«Ma come?!»,continuò,«Riguardo un certo professore nuovo, figo da morire e prestante come un dio?!».
«Che vuoi che vi dica?!»,guardai fuori dalla veranda,facendo la vaga.
Il prolungato silenzio mi spinse a voltarmi, mi ritrovai quattro paia di occhi che mi fissavano,in trepidante attesa.
Sbuffando,raccontai ciò che fosse successo dopo lezione, mentre loro mi ascoltavano attentamente senza dire una parola.
Diafa emise un fischio.«Però!Ti ha chiesto di fermarti!».
«Già. Ma probabilmente perché mi ha visto disattenta.»,cercai di liquidare la questione,«Il pezzo con i funghi lo mangia qualcuno?!».
«Non ci provare!»,Sofia mi tolse di mano il pezzo di pizza,«Non provare a cambiare discorso!».
Alzai gli occhi al cielo e mi sdraiai sul divano.«Non c’è niente da dire. Mi ha riconosciuto come la cameriera del bar;quando mi ha vista disattenta a lezione,mi ha fermata per rimproverarmi. Tutto qua!».
«No, perché se vuoi rimproverare una studentessa,non vai a chiederle un parere sull’aspetto fisico.»
«Hmm,esatto,Eli. Anche come si è comportato all’entrata..»,Camilla guardò il soffitto,lo faceva sempre quando era pensierosa.
«Io ho avuto come l’impressione che lui ti conoscesse già. Non vorrei che lui al bar lo avesse fatto di proposito a non presentarsi.».
Mi fidavo delle impressioni di Sofia, lei era una ragazza molto empatica,riusciva a capire e a vedere molte cose che agli altri sfuggivano.
«..forse ha visto qualche foto con Daniele!Me sta ‘ngamà ‘sta storia!*»,Elisa si eccitava per nulla. Che si facesse bungee jumping o una semplice ciambella,per lei non c’era differenza.
«Impossibile. Abbiamo cominciato a frequentare Daniele qualche mese prima che io partissi per Londra. E non abbiamo fatto foto.»,conclusi,prendendendo un sorso di birra.
«Ci sono!»,la mia coinquilina bionda battè il pugno,«Tu gli piaci!».
Sputai la birra sul tavolo,mentre mi sporcavo il pigiama. «Che..cosa..?!»,non riuscivo a parlare,avevo parte del liquido bloccato in gola.
«La solita imbranata!»,l’altra mia coinquilina mi passò un tovagliolo,aiutandomi a pulire.
«Che hai detto,Cami?».
«Pensateci bene!»,l’altra si alzò,cominciando a passeggiare per la stanza.
«Un ragazzo e una ragazza si incontrano. Scocca subito la scintilla. Si guardano negli occhi.Passano l’intera serata a fissarsi..»
«Te voli sedè che devo finì a fatte l’ogne?!**».
«..si rivedono il giorno dopo. E capiscono che non possono stare l’uno senza l’altro.»,si sedette sul divano,facendosi spazio tra me e Diafa a forza,«Proprio come nei film.»concluse con gli occhi che brillavano.
«Appunto.Nei film,o al massimo nei romanzi!»,borbottai.
«Quindi non ti dispiacerebbe se ciò accadesse.Dillo che ti piace!»,Elisa ammiccò.
«No!»,risposi prontamente..o sì?
«No,cosa?»,mi chiese Diafa.
«Non mi dispiacerebbe!».
«Allora ti piace!»,gli occhi di Elisa brillavano di eccitazione,come se avesse scoperto un tesoro.
«Non mi piace!»,ribattei,il cuore che cominciava ad accelerare.
«..però ti dispiacerebbe!»,Sofia trascinò Camilla sul tappeto,riprendendo a limarle le unghia.
«Non..»,alla fine rinunciai. Mi stavo incartando con le mie mani.
«È diventata tutta rossa!».
Misi il broncio,come una bambina.«Possiamo cambiare discorso,per favore?!».
«Ma guarda che non c’è niente di male,se comincia a piacerti un nuovo ragazzo!»,Sofia mi diede una rapida occhiata,prima di ritornare sulle unghia della coinquilina.
«Sì. Se il ragazzo in questione è il mio nuovo professore».
«Ma allora avevo ragione. Lui ti..»,premetti un cuscino sul viso di Elisa,per cui la restante parte della frase si trasformò in mugugni indistinti.
«Comunque,a prescindere da tutto.Lui non mi convince.»,Diafa,dopo l’esperienza con il padre,aveva una pessima reputazione degli uomini;non aveva mai avuto una relazione,le sue interazioni con l’altro sesso si limitavano a qualche rapporto occasionale.
«Che ti importa?! Vi frequentate di nascosto e poi,una volta dato l’esame,uscite allo scoperto!».
«Camilla!Ma che dici?!».
«E poi con l’esame come fa?! Queste cose sono illegali..»,Diafa la rimproverò.
«Scusate.Stiamo parlando del nulla.»,intervenni nella discussione,«Io non piaccio a lui,e lui non piace a me. Questo è tutto.»,conclusi,anche se il cuore continuava a battere all’impazzata.
«Già.Certo!»,Elisa cominciò a stendermi la maschera,«E tu ti aspetti che ci crediamo?!».
«Comunque,a pensarci bene, è meglio se non fomentiamo questa cosa»,Camilla adesso era seria.
«Ma se fino a due minuti fa eri tutta arcobaleni ed unicorni!».
«Ragazze! Per favore!»,brontolai,mentre la freschezza della maschera dava sollievo al mio viso incandescente,«Non dimentichiamoci che è anche fidanzato!».
«Figurati,come se fosse qualcosa di serio con lei!»,si lasciò sfuggire Camilla.
La guardai alzando un sopracciglio,era chiaro sapesse più di quanto fosse disposta ad ammettere;e purtroppo,con quella frase aveva inevitabilmente acceso la nostra curiosità,siamo sempre ragazze. Lei ci guardò esitante,indecisa se vuotare il sacco o meno.
Dopo qualche secondo,alzò gli occhi al cielo.«Oh,andiamo!So che non ne parlerete con nessuno!»,si sedette a gambe incrociate,ritirando per l’ennesima volta la mano da quella di Sofia,che imprecò per l’ennesima volta in quella serata,e cominciò:«Sapete che Daniele ha molta stima verso il cugino,che considera un fratello».
Annuimmo.Che fossero legati,era palese.
«Beh..quando Daniele seppe che il cugino sarebbe ritornato a Camerino per prendere il posto di Antonini,immaginò che con lui sarebbe tornata anche Melissa,per il postdoc in Fisica».
Prese una manciata di pop corn e li sgranocchiò.«Per farla breve..»,mandò giù il boccone,«..i due sono stati insieme per cinque anni. Però Daniele mi ha detto che era una storia di solo sesso,da parte sua;da parte di lei,invece,c’era un vero e proprio attaccamento. Era innamorata folle di lui. Finchè qualche mese fa,lei non si è fatta coraggio e gli ha dichiarato apertamente che voleva qualcosa di più. Potete immaginare com’è andata a finire.»
«Che bastardo!»,Diafa saltò dal divano come una gazzella,lo sguardo che lanciava lampi,«L’ha usata per divertirsi e poi l’ha mollata!».
«In realtà..lui aveva messo le cose in chiaro fin da subito. È stata lei che fino a quel momento aveva sperato che lui si innamorasse di lei. Voleva stare con lui,a prescindere da tutto».
Provai un po’di pena per Melissa, sicuramente non era stato facile stare accanto a una persona che sai che non ti amerà mai. Deve essere sfiancante cercare di fargli cambiare opinione.
«Quindi con lei,tolto il sesso,non c’è stato nulla di sentimentale.Penso che lui le voglia solo un bene fraterno».
«Comunque sia la loro storia;non ha senso nemmeno parlarne». Alzai il volume della tv,canticchiando la canzone che stava mandando il canale musicale.
Elisa prese il telecomando e abbassò.«Non c’è niente di male ad ammettere che lo trovi attraente».
«Esatto.Magari con lui riusciresti a dimenticare Stefano».
Mi girai verso Sofia,irrigidendomi all’istante.«E lui adesso che c’entra?».
«Comunque ancora non ti è indifferente;si è notato chiaramente.»,Camilla le diede una botta sul braccio,mentre Elisa le lanciava delle occhiate strane,sapevano che si stava addentrando in un discorso rischioso.
«Che c’è?!Lo sa anche lei che è così!»,scrollò le spalle,«Altrimenti non sarebbe corsa in bagno,dopo averlo rivisto».
Il mio sguardo divenne vitreo,«E tu che ne sai?!Non eri con me lì!».
«No,è vero. Però ti conosco abbastanza da dire che sei corsa in bagno in pieno attacco di panico;è questo vuol dire che tu ancora non stai bene psicologicamente».
«E tu,da quando sei in psicoanalisi,sei diventata un’esperta,no?!». Quella frase,tagliò l’aria come un fendente.
È vero,prima ho detto che Sofia era una persona molto empatica;ma,purtroppo,questa sua empatia,portò con sé anche molte fragilità e insicurezze,nascoste sotto un’aria spavalda e scanzonata;e spesso e volentieri la tormentavano,risucchiandola in un vortice senza uscita. Questo le causò non pochi problemi, sia a livello fisico che,soprattutto,a livello psicologico. Per cui,da qualche anno, aveva deciso di farsi aiutare;facendo degli enormi passi avanti.
Lei non mi rispose nulla,piegò solo gli angoli delle labbra all’ingiù ,in una smorfia triste. Io ero un carattere difficile,avevo molti spigoli che ancora non ero disposta a limare. Spesso,quando mi si metteva davanti la verità,deviavo il discorso;ma,ancora più spesso,rispondevo male,usando frasi cattive e taglienti;la maggior parte delle volte non pensavo quello che dicevo,però serviva a far cessare immefiatamente il discorso.
Come in quel momento.Il clima gioioso e confidenziale era sparito,lasciando il posto a una tensione sempre crescente.
«Beh,fidanzato o no,io ‘na bottarella me la farei dare volentieri!»,come al solito fu Elisa a risollevare la situazione.
Non feci mai le mie scuse a Sofia per quella frase,e lei non le pretese. Solo adesso,trovandomi nella sua stessa situazione,capisco cosa voglia dire vivere lasciandosi trascinare da tutto ciò che ci circonda;solo adesso capisco cosa voglia dire avere una morsa sul cuore che stringe,e stringe,e stringe;solo adesso capisco cosa voglia dire svegliarsi nel cuore della notte piangendo e urlando un nome di una persona che non c’è;quelle poche volte che si riesce a dormire.
Solo adesso capisco quanto possa essere scomoda la fragilità umana.

*"Questa storia mi sta appassionando" **"Ti vuoi sedere che finisco a farti le unghie?" ____________________
Ecco a voi il capitolo numero 8,un po'lunghetto,ma denso di avvenimenti!

Dunque,questo capitolo è un po'strano,abbiamo davvero tutte le interazioni tra i vari personaggi. Abbiamo una Serena nervosa e confusa,ancora non capisce cosa stia succedendo;o meglio,ancora non ha preso piena cnsapevolezza dei sentimenti verso il suo professore. Inoltre,non ha ancora fatto i conti con il suo passato,e questo porta la ragazza a essere aggressiva con chi,in realtà,vuole solo aiutarla.

Cosa ne pensate?
Fatemi sapere,a presto!
S.

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Capitolo 11
*** La timidezza dei primi approcci. ***


«Però,devo ammettere che la sala relax è molto più carina così». La sala relax era un grande ambiente luminoso e accogliente,le pareti erano bianche,mentre i tavoli rettangolari sparsi erano in legno,le sedie erano rosse,blu e verdi donavano un tocco di colore. Bacheche piene di ogni sorta di rocce,minerali e fossili adornavano le pareti. Erano stati aggiunti dei tavoli da biliardo,ping pong e calcio balilla. I vecchi distributori di cibo e bevande erano state sostituiti con qualcosa di più moderno.
«Sì,Cellocco ha fatto un buon lavoro,una volta tanto.»,commentò Elisa,acida. Davide Cellocco era il rappresentante degli studenti,a noi non era molto simpatico;e ancora oggi,non capisco il perché.
Sentii una voce,e mi fiondai su per le scale,con un grande sorriso.«Marcellina!».
«Ambò!Chi è ritornata al nido!».
Io l’abbracciai forte,Marcella era la portinaia di Geologia, era una donnina piccola e magra,con uno stile impeccabile:tubini,tailleur e gli immancabili tacchi; lei che correva sui suoi quindici centimentri,causando un fracasso infernale, era leggenda. Ho sempre pensato che avesse più potere del rettore stesso:mancava Marcella?L’università intera si fermava,letteralmente.
Si sciolse dal mio abbraccio e mi mise due mani sulle guance,con fare materno.«I magnato,figlia?!Si scomparsa!*».
«Sì,Marcellina.Ho mangiato,e anche tanto!».
«Beh,non sembra!Ma non è colpa tua..»,continuava imperterrita,«..gli inglesi mica mangiano bene come noartri italiani! Te li si magnati li vincisgrassi?!**».
Io risi di gusto,gettando la testa all’indietro,«È stata la prima cosa che ho mangiato,appena tornata in Italia!».
«Brava,figlia!»,mi baciò le mani,«Anche se,hai sbagliato ad andare via. Io l’ho sempre detto. Una ragazza come te,ha avuto solo la sfortuna di incontrare la persona sbagliata! Ah,ma io mica gli parlo,sa!È cattivo e pure vruttu!***».
Io le sorrisi teneramente e guardai in quegli occhi verdi,contornati da una piega rossa perfetta. La mia Marcellina,per noi una mamma.
«Sei bella,Marcella».
Lei scosse la testa,fermamente.«Io?! Tu sei bella».
Solo allora mi resi conto di Andrea. Maglietta verde militare aderente,jeans chiaro e stivali color cammello,se ne stava appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate,osservando tutta la scena;i capelli raccolti nel solito chignon e una bandana arancione arrotolata  intorno al collo.
Questo ragazzo era ogni giorno più bello.
«La mia bella Marcella»,girò intorno e stampò un bacio sulla fronte della portinaia.
«Ruffiano! Voglio vedere quando metterai un po’la testa a posto! Magari con una ragazza seria!».
Lui l’abbracciò,i muscoli coperti dalla maglietta fina che si contraevano.«Lo sai che nella mia testa ci sei solo tu!».
Lei gli diede un buffetto,con fare materno.«Di cosa hai bisogno?»
«Volevo sapere se avevo lezione oggi,non mi ricordo mai».
«No.»,risposi prima di rendermene conto,«Io non ho nessuna lezione oggi. Per cui neanche Lei!».
Marcella rise,«Puoi dargli del tu,è solo qualche anno più grande di te!».
Io arrossì,non riuscivo proprio a dargli del tu,era più forte di me.
«La mia portinaia preferita è qui!»,Victor entrò nell’ufficio,con un grande sorriso, donando l’ennesimo abbraccio a Marcella,eravamo tutti affezionati a lei.
Qualche volta mi manca.
«Oh!Tutti i miei ragazzi! Gli inquilini dell’aula E!»,lei dispensava carezze a tutti noi,ci aveva confidato che eravamo i suoi preferiti.
«Per l’appunto,l’aula E mica è libera?».
Lei rise e sfogliò l’orario,«C’è lezione solo nel pomeriggio. Ve la apro?»chiese con aria complice.
«Sì,noi intanto andiamo a fumare».
«No!..»,Sofia tastò le tasche del jeans,poi cominciò a frugare nella borsa,«..qualcuno ha un accendino?».
Io scossi la testa,seguita da Elisa e Victor,eravamo perennemente senza.
«Marcè!Che c’hai n’accendino?!»,le chiese Elisa.
La donna aprì un cassetto,dove di solito si trovava di tutto,probabilmente anche qualche cadavere,prese un accendino giallo limone e ce lo porse.
«Meno male che ci sei tu,Marcellina!»,esclamai.
«Eh sì!Perchè ve faccio fumà,eh?!»,scosse la testa,«Andatevene via,va’!».

«Oggi è giovedì. Il Dada Zen ricomincia con le serate!».
«Davvero?!Allora dobbiamo andare!»,Elisa mi fece accendere,«Tu non l’hai proprio visto da quando ha riaperto,dopo il terremoto?».
Scossi la testa. Il Dada Zen era il locale più frequentato di Camerino,quanti ricordi conservava:amori che sbocciavano,amori che finivano;storie di amicizie,di ragazze e di ragazzi;storie di baci al sapore di tequila e di balli scatenati.
«Allora stasera non bisogna mancare!»,propose Victor.
Mercorelli svoltò l’angolo,stava correndo,una quantità esagerata di libri sotto il libro e la tracolla a penzoloni.«Per caso avete visto una rossa bassina?»,domandò tutto trafelato.
Andrea indicò un punto indefinito,«Se è quella che ho intravisto io,stava andando al piano di sopra!». L’altro borbottò qualcosa e corse dentro.
«Ci vediamo a pranzo!»,gli urlò dietro Sofia,senza ricevere risposta.
«Ma perché tanta fretta?».
«Da ripetizioni di Matematica a una matricola,è in ritardo»,rispose Victor,spegnendo la sigaretta.
«Vado a prendere la borsa in sala relax e arrivo!»,informai gli altri,dirigendomi verso le scale che portavano al piano inferiore.
«Noi siamo in aula».

All’improvviso,mi sentii afferrare il polso,mi ritrovai in meno di due secondi nella stanza della riunioni,tra il muro e Stefano.
«Cosa vuoi?!»,sibilai.
«Buongiorno anche a te,tesoro.»,rispose mellifluo.
«Coglione!»,risposi,cercando di scansarlo,ma lui mise anche la mano sinistra ai lati della mia testa,bloccandomi l’unica via di fuga. Ero tentata di mettermi a urlare.
«Che cosa hai in mente di fare?!»,cominciò a salirmi l’ansia,non mi piaceva sentirmi in trappola.
«Perché mi tratti così?!Pensavo di contare qualcosa per te.»,rispose,un’ombra di dispiacere che adombrava le iridi scure.
Decisi di non farmi impietosire da quello sguardo, probabilmente stava fingendo.
«E me lo chiedi?! Sei il responsabile di tutto quello che mi è successo!».
«Io non c’entro niente. È stata Tatiana ad aggredirti fuori dall’università,io non lo sapevo!»,si giustificò.
«Ah,no?!»,alzai la voce,«Hai preso in giro lei,ma,soprattutto,hai preso in giro me. Mi hai fatto credere che provassi qualcosa per me,mentre vedevi anche lei!»,il mio tono era isterico.
 «Beh,comunque non ti è dispiaciuto mentre ti baciavo!»,mi prese il mento con una mano e mi attirò verso di lui.
Lo schiaffo che gli diedi  gli fece girare il viso verso sinistra. Arretrò di qualche passo,tenendo una mano sulla guancia colpita,lo sguardo stupito. L’avevo colto di sorpresa.
Approfittai di quel momento per posargli due mani sul petto e spingerlo via,urtò una sedia e cadde.
La mia rabbia esplose.«Frequentarti è stato l’errore più grande che abbia mai fatto. Sei un verme. Un pallone gonfiato egocentrico che non riesce a realizzarsi nella vita e per questo gioca con i sentimenti delle persone. Mi fai pena! Nessuno ti tollera,sei completamente da solo,persino il tuo riflesso ti sputa dallo specchio! Sguazzi nel pantano da ventisette anni e volevi portarci anche me!».
Troneggiavo su di lui,il corpo fremente di rabbia.«Io volo alto. Non sono più disposta a farti da baby sitter,io voglio un uomo. E tu non lo sei».
Feci per andarmene,ma la mia strada era sbarrata da Andrea, aveva il viso contratto,il petto gonfio e le mani strette a pugno.Io impallidii,da quando era lì?Cosa aveva sentito?
Avanzò,superandomi,le sue spalle erano enormi.«Che cosa succede qui?».
Nessuno di noi rispose,mentre la tensione nella stanza si tagliava con un coltello. Stefano era un bel ragazzo,alto,moro e con grandi occhi scuri;un bel fisico scolpito e un carattere da stronzo egocentrico,tipi come lui facevano girare la testa ovunque andassero. Eppure,in confronto ad Andrea, non c’era storia.
Il mio professore aveva fascino,intelligenza e bellezza da vendere,e anche un bel culo. Aveva tutto ciò che un ragazzo potesse desiderare,ma moltiplicato di dieci volte.
«E tu chi saresti?»,il mio ex si rimise in piedi,pronto a fronteggiarlo,peccato che era molto più basso di lui.
«Andrea».
«Stefano,lui è..»,Andrea tese il braccio,bloccando le mie parole in gola, eravamo talmente vicini che il suo gomito sfiorava il mio seno.
Si era girato di poco,per cui non potetti vederlo in viso,«Ti ha fatto del male?».
Scossi la testa,mentre un senso di protezione si faceva strada in me,riverberandosi nel profondo.
«Lei non ha bisogno di te,per difendersi!».
«Lei non ha bisogno di nessuno»,rispose il mio professore,avanzando di un passo,mentre il mio ex non si scompose minimamente.
Tra di loro adesso c’era meno di un metro di distanza,Andrea mi dava le spalle,la posa rigida che trasudava irritazione tra tutti i pori;Stefano dal canto suo,se ne stava in piedi,le mani nelle tasche e un ghigno a mezza bocca,sfidandolo apertamente. Era la classica situazione in cui, pur avendo tra le mani un affilatissimo coltello, non si riuscirebbe a squarciare in alcun modo la cappa che ci avvolgeva in quel frangente. Dovevo intervenire,qualcosa mi diceva che Andrea non si sarebbe trattenuto per molto.
Mi intrufolai tra loro,dando io questa volta le spalle ad Andrea, «Basta così,Stefano!»,lui si limitava a spostare lo sguardo da me a lui e viceversa ,senza dire nulla.«Va’via!»,gli ordinai. Sentivo la rabbia di Andrea che mi trafiggeva,facendomi mancare il respiro.
Dopo attimi interminabili,Stefano ci lanciò uno sguardo carico di sdegno,e andò via,lasciandomi da sola con Andrea. Mi girai verso di lui,che stava seguendo il mio ex con lo sguardo.
«Stai bene?Ti ha fatto del male?».
«No,no. Sto bene!»,mentii. In realtà ero un po’scombussalata e anche imbarazzata da quella situazione.Lui mise le mani sui fianchi e mi fissò intensamente,mentre io cercavo di capire a cosa stesse pensando,senza fermarmi a contemplare quegli addominali messi in risalto dalla maglietta aderente.
Ieri avevamo perso quasi l’intera serata a commentare il suo fisico,e io adesso ne pagavo le conseguenze.
Lui strinse un po’gli occhi,era chiaro stesse riflettendo su qualcosa, poi annuì e indicò la porta.«Bene,usciamo da qua dentro».
«Ehm..io devo andare a prendere la mia borsa in sala relax».
«Ti accompagno. Ne approfitto per prendere un caffè».

Dovevamo percorrere solo dieci scalini,suddivisi in due rampe,ma a me sembrava di percorrere la maratona di New York. Entrambi ci guardammo di sottecchi,avvertivo un po’di imbarazzo anche da parte sua,e questo non mi aiutava per niente a essere socievole.
«Tu lo prendi?»,fu lui a rompere il silenzio tra noi due.
«Sì,grazie.Oggi non ho fatto colazione». Sorrisi ricordando le scene di quella mattina,era stata un’impresa arrivare in orario.
«Perché? Non è suonata la sveglia?»infilò la pennetta elettronica nella macchinetta e digitò il numero del caffè espresso.
«In realtà,ne sono suonate ben tre,più volte!»,la mia ansia cominciò a scemare un po’,mi veniva naturale parlare con lui,«Il problema è che Elisa e Sofia sono due ritardatarie croniche. Ho dovuto scegliere tra la colazione,o arrivare in facoltà alle dodici».
Lui rise,aveva una risata cristallina,«Quante palline di zucchero vuoi?».
«Tre.»,accompagnai il numero con le dita.
«In pratica bevi zucchero al sapore di caffè!»,commentò, schifato.
«Ehi,non è cattivo,ci sono tanti pregiudizi a riguardo!»,forse misi fin troppa enfasi nel cercare di dimostrare la mia tesi.
«Ok.Ok..»,alzò le mani in segno di resa,«Hai ragione tu!».
«Ovviamente!». Scoppiammo entrambi a ridere,totalmente a nostro agio,mentre lui mi porgeva il bicchiere.
«Andrea?!». Melissa ci guardava stralunata,gli occhi verdi sbarrati e la bocca schiusa. L’atmosfera scese in picchiata.
«Ciao,Melissa!».
Lei gli si avvicinò,senza neanche guardarmi.«Ieri ti ho provato a chiamare.Hai visto le mie chiamate?»,sbattè le ciglia in modo stucchevole.
«Ehm..sì,però non ho avuto tempo di richiamarti.Sono stata impegnato».
Solo allora lei si decise a guardarmi,nel suo sguardo si leggeva lo sdegno che l’aveva caratterizzata un paio di sere prima. Il tuo impegno era lei?! Sembrava dire.
Lui cercava di tenerla a distanza,comportandosi in maniera più educata possibile;stando a quello che ci aveva raccontato Camilla la sera prima,era per non darle false speranze.
Lei gli fece una carezza e sbattè gli occhi,intrigante, «Ti va di fare pranzo insieme?».
Io feci un passo indietro,poi con noncuranza mi avvicinai alle macchinette e feci finta di pensare a cosa prendere,non volevo assistere a quel teatrino.
«In realtà, ho già preso appuntamento con gli altri.», Daniele ieri sera aveva proposto di fare pranzo tutti insieme a casa sua,per ufficializzare il nostro ritorno a Camerino.
Si scansò da lei con molta delicatezza e si avvicinò a me,ma Melissa non demordeva;io,nel frattempo,avevo optato per un buonissimo e ipercalorico Mars,non era il cioccolato il miglior amico dell’uomo,o ricordo male?!
Melissa lo prese sottobraccio,dal loro riflesso sul vetro delle macchinette potevo benissimo vedere tutta la scena, «Allora ci vediamo nel pomeriggio per un caffè?».
Io afferrai la mia cioccolata e il resto delle mie cose,borbottai un «Ci vediamo.» e corsi in aula E,lasciandoli soli.
«Perché quella faccia scura?»,mi chiese Victor,una volta entrata in aula, evidentemente dovevo essere più espressiva di quanto pensassi.
«Niente,ho solo dormito male.»,ribattei, secca. Vidi Elisa che scuoteva la testa verso gli altri,per cui nessuno di loro mi fece altre domande. Io scartai la mia cioccolata e cominciai a mangiarla,con rabbia; avevano ragione,tutte le mie amiche avevano ragione, era ora di ammettere a me stessa che Andrea Ricci non mi era indifferente. Non lo era stato dal momento in cui entrò nel bar.

«Maledizione!»,imprecai,cancellando per l’ennesima volta la sbavatura sul foglio,«Dannata Topografia!». Erano usciti gli appelli degli esami, ne avrei avuto uno a breve e,dopo un accesissima discussione, gli altri mi avevano convinto a sostenerlo.
Mercorelli,che dopo aver finito le ripetizioni ci aveva raggiunto,alzò un sopracciglio con aria interrogativa.
«Maledetto il giorno in cui mi sono lasciata convincere! Tranquilla,è una stronzata!..»,scimmiottai il tono del mio amico, «..peccato che Joan l’esame ancora non l’abbia dato!».
Continuai,mentre l’ennesimo errore fomentava i miei pensieri negativi. Avevo sonno,avevo fame e,ciliegina sulla torta,rivedevo in loop le immagini di Melissa che si arpionava al braccio di Andrea in maniera provocante.
Lasciai cadere la matita sulla carta millimetrata,con uno scatto rabbioso;poi scivolai sulla sedia,fino a toccare con il collo lo schienale. Guardai l’orario: 12.18.
«Ma che hai?».
«Non so per quale oscuro motivo non mi corrispondono i centimetri della scala.»,risposi guardando in altro.
All’improvviso, nella mia visuale apparvero due occhi scuri e un codino;sobbalzai per lo spavento,ma nel farlo urtai con il ginocchio il tavolo,creando un trambusto degno di una mezza dozzina di bambini. Il caffè di Elisa si versò e l’alimentatore del computer di Victor si staccò,facendo spegnere il computer immediatamente.
«Ma che diavolo…?!»,il mio amico sgranò gli occhi,«Serena!Si può sapere che combini ogni volta?!»,tuonò,riaccendendolo.
«Io non riesco a capire come sia possibile che questa ragazza più cresce,e più regredisce cerebralmente!».
«Non ho parole!Combina danni anche da seduta!».
Io in tutto ciò non ascoltavo per niente i loro rimproveri,troppo presa a tenermi il ginocchio che pulsava con la mano.
«Ti sei fatta male?».
«Hmm..?!»,mugugnai ad occhi chiusi.
Li riaprii e mi ritrovai il viso di Andrea vicinissimo al mio,«Ti sei fatta male?».
«Eh..?! Andr..no!»,mi raddrizzai,cercando di darmi un contegno,«È passato!».
Lui alzò un sopracciglio,scettico,poi fece una smorfia interrogativa,non mi sembrava convinto.
«Oggi pomeriggio ti chiamo un esorcista!»,Mercorelli si tolse gli occhiali e scosse la testa,poi incrociò le braccia,«E tutto questo perché non ti viene una sezione!».
Andrea aggrottò le sopracciglia,«In che senso non ti viene una sezione?».
«Beh…ecco..»,arrossii,«Il profilo mi viene spostato di due centimetri a sinistra.»
Lui con una mano girò il foglio,mentre con l’altra era appoggiata al mio schienale,giocava ancora con quei sassolini,il loro sfregarsi era inquietante;le collane che portava mi sfioravano le spalle delicatamente. Non potetti fare a meno di studiare il suo profilo,la linea della mascella elegante,il naso dritto come una spada;sul collo teso c’era una vena in rilievo,provai la voglia matta di passarci sopra il dito.
Lui si girò,scoprendomi a spiarlo, io sgranai gli occhi,non riuscendo a fare altro; aveva il potere di tenermi legata a sè con uno sguardo. Eravamo talmente vicini,da sentire l’uno il respiro dell’altra.
Andrea passò lo sguardo dalle mie labbra al viso,«Hai sbagliato la scala.»,disse con tono basso.
«Perché?»
Mi indicò un punto sulla mappa,«La scala è 1:25,questo vuol dire che..».
«..un metro sono quattro centimetri»,terminai io la frase,anche se ero un po’stordita dal suo profumo.
«Allora perché hai considerato cinque centimetri?». Si girò nuovamente verso di me,eravamo ancora occhi negli occhi. Aveva uno sguardo così intenso da provocare i brividi,continuava a giocherellare con quei sassolini e questo ci alienava da tutti.
Si raddrizzò e poi si rivolse agli altri,mentre io non riuscivo a togliergli gli occhi di dosso,«Io parto un po’prima perché vado a prendere la carne. Ci vediamo all’Eurospin direttamente».
Quando uscì, Sofia mi fece cenno, «Vuoi ancora negare l’evidenza?»,mi sillabò.

Parcheggiamo nel parcheggio sotterraneo nell’Eurospin, scesi dalla macchina e feci finta di essere un vigile.
Daniele,con a bordo i ragazzi e la mia coinquilina,mi si avvicinò, «Scusi,per la sagra della porchetta?».
Mi appoggiai con le braccia al finestrino,«Deve andare al piano superiore».
«Ma è vero che si vince un prosciutto intero?».
«Poesse.Però lu prusciuttu guasto è!****».
Arrivò Joan strombazzando il motivetto dei mondiali,si fermò e abbassò il finestrino,per cui io adesso mi trovavo tra le due macchine,«Dai.Calete jo che jimo a fa’spesa!*****».
Una volta che ebbero parcheggiato,ci dirigemmo verso l’ascensore che portava dentro il supermecato.
«Dovremmo prendere il carrello?».
«Ma non credo serva,dobbiamo comprare solo qualcosa da stuzzicare e la pasta!».
«Volendo,possiamo metterci Serena..»,propose Mercorelli,«..adesso che è dimagrita è diventata ancora più piccola».
Gli diedi un pugno sul braccio,«Divertente,Merco!».
Prima di rendermene conto,mi sentii afferrare per le gambe e mi ritrovai issata sulla spalla di Joan.
«Joan!Mettimi giù!»,urlai,ma senza risultato,mi ritrovai in piedi dentro un carrello,con gli altri che ridevano a crepapelle.
«Fatemi scendere!»,implorai,ma senza risultato.
Allora provai con la solidarietà femminile.«Ragazze..»,tesi la mano verso le mie amiche,«Aiutatemi!»,ma loro fecero finta di niente,continuando a ridere.
«Siete delle brutte amiche!»,battei il piede a terra,imbronciata.
Andrea mi si avvicinò con cautela,«Ti aiuto io.»
Gli tesi la mano,ma lui mi prese in braccio come una sposina;in meno di due ore,avevo per la seconda volta le sue labbra a pochissima distanza dalle mie;il suo profumo mi inebriava,era un profumo diverso dagli altri,un profumo intenso e paradisiaco.
«Entriamo così all’Eurospin?»,il suo tono era talmente basso da ricordare un sussurro. Io riuscì solo a scuotere leggermente la testa. Tra le sue braccia,mi sentivo protetta,al sicuro.
Mi posò a terra,nel rialzarsi la sua mano destra mi sfiorò la pancia,lasciata scoperta dagli strappi della mia maglietta grigia, e tanto bastò per provocarmi una sensazione di calore lungo tutto il corpo,il cuore cominciò ad accelerare e istintivamente schiusi un po’le labbra,eravamo talmente vicini che la sua barba mi solleticava il labbro superiore. Incrociai il suo sguardo e vidi in quei due buchi neri le stesse mie emozioni.
«Tranquilla. Non è successo niente»,mi scostò una ciocca di capelli dal viso,con un tocco leggero e delicato.
Quando ritirò la sua mano,un suo bracciale si impigliò nella mia maglietta,scoprendomi un po’ la spalla e lasciando intravedere il pizzo della bralette nera.
Sbuffai,imbarazzata,ma perché mi cacciavo sempre in queste situazioni? Lui ruotò piano il polso,cercando di sfilare il bracciale,in evidente imbarazzo anche lui.
«Vediamo se riusciamo così.»,mormorai. Presi con le due mani l’orlo e lo ruotai piano,lui roteò piano il polso nella direzione opposta e finalmente riuscimmo a liberarlo,mentre io avevo la pelle d’oca.
«Sere,è la tua nuova tecnica per accalappiare gli uomini?!».
Sofia diede una gomitata a Mercorelli,facendolo piegare in due,«Smettila di fare il deficiente!»,lo rimproverò.

https://youtu.be/tXgDiHIZYqo

La casa di Daniele era una villetta fuori da Camerino.Ci aveva spiegato che in realtà quella casa era di Andrea,ma siccome lui era sempre in giro,aveva pensato di prestarla al cugino.
Arrivai con la musica ad alto volume,per spegnere le domande incessanti di Sofia e gli ammiccamenti di Elisa;Diafa,Andrea e Joan erano già arrivati. Prima di spegnere il motore,aprì lo sportello e cominciai a seguire il tempo con la testa,mentre arrivava anche Daniele.
Joan mi si avvicinò ballando e mi trascinò fuori dalla macchina,io spronai gli altri finchè non ci ritrovammo tutti insieme a ballare con la musica russa come sottofondo,sotto lo sguardo inebetito di Andrea che probabilmente stava pensando che gli amici del cugino fossero una banda di sciroccati,a giudicare anche da tutte le scene a cui aveva assistito.
«Comunque,in questo anno a Londra sei peggiorata riguardo i tuoi gusti m
usicali,eh!»,mi prese in giro Victor.
«..non ne parliamo della guida!»,gli fece eco Elisa.

*"Ma hai mangiato,figlia?Sei sparita!"
**"Ma gli inglesi mica mangano come noi italiani!Hai mangiato i vincisgrassi?",si tratta di una pasta al forno,molto simile alla lasagna,tipicamente marchigiana
***"Mica gli parlo,sai!Lui è cattivo e anche brutto!"
****"Può essere. Però è guasto!"
*****"Scendete. Così andiamo a fare spesa".

__________________________

Eccomi con il nuovo capitolo!
Diciamo che questo capitolo è un po'più lungo del solito,ma spero che ne valga la pena.

Chiacchierando un po', abbiamo Serena che finalmente comincia a fare chiarezza nei suoi sentimenti e,a quanto sembra,anche a lui non gli è indifferente, anche se Andrea rimane sempre imperscrutabile;infatti abbiamo anche dei primi approcci,al limite del ridicolo,tra loro.

Serena ha anche un confronto con Stefano,per niente pacifico! E scopriamo ancora qualcos'altro del suo passato.

Inoltre,finalmente abbiamo delle vere e proprie interazioni tra i ragazzi. Il gruppo di Serena è un gruppo un po'sui generis e sopra le righe.

Che ne pensate?

Spero di leggervi, a me farebbe piacere!
A presto,
S.
 

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Capitolo 12
*** Everybody just have a good time. ***


«Si sono baciati?»,Diafa mangiucchiava un pacchetto di crackers a gambe incrociate sul mio letto.
«Non ci siamo baciati..lascia perdere Camilla».
«Perché c’eravamo anche noi!»,Sofia uscì dal bagno,il rossetto ancora aperto tra le mani.
«Io sono convintissima che senza nessuno intorno,si sarebbero baciati..Sofi,fossi in te cambierei la maglia».
«Ma smettetela!»,sbuffai,«Mi ha aiutata solo a scendere dal carrello dove mi aveva messo quello stronzo di Joan!».
«Adesso ti faccio vedere come stavano.»,Camilla entrò in camera mia,cominciando a mimare la scena con Elisa davanti a una Diafa interessatissima.
«Cioè…Sere..»,Diafa mi puntò i suoi grandi occhi neri,«..quello sarebbe stato un bacio sicuro!».
Io e le ragazze avevamo l’abitudine di prepararci tutte insieme quando dovevamo fare serata.Ne approfittavamo per confrontarci su ciò che avveniva e ognuna di noi poi avrebbe detto ciò che si aspettava dalla serata. Era stata una mia proposta,e mi si era ritorta contro.
«Abbiamo visto tutte le vostre interazioni durante il pranzo!».Camilla non sbagliava,era stato tutto uno sfiorarsi e un gioco di sguardi nascosti e apparentemente casuale.
«Dobbiamo andare,Mercorelli ha già scritto sul gruppo!»,allacciai gli anfibi e mi rimisi in piedi.
«Certo,certo.Tu cerca di cambiare discorso,ma lo sai anche tu che abbiamo ragione! Tra di voi c’è qualcosa. Oserei dire che è stato quasi un colpo di fulmine!»;Elisa mi guardava con gli occhi sinceri.
«Da qualche parte ho letto che se ti innamori di una persona al primo sguardo,è perché l’hai amata nella tua vita precedente».
Scoppiai a ridere. Colpo di fulmine e vita precedente? La situazione stava trascendendo nello spirituale.
«Diafa,sicuro che non vuoi uscire? Bevi un bicchiere e ritorni!»,Sofia cercò di convincere la mia coinquilina,il giorno dopo avrebbe avuto un esame per cui quella sera l’avrebbe passata sui libri.
«No,ragazze,grazie!..»,ci baciò tutte,«..miraccomando!».
Sofia, girandosi verso Diafa,disse con aria complice:«Tranquilla!Ci pensiamo noi a farle combinare qualcosa!».

Prendemmo la macchina di Elisa,durante tutto il tragitto, pensai a quello che era successo all’Eurospin e alle parole che Diafa mi aveva detto prima di uscire:ci saremmo baciati davvero,se non ci fosse stato nessuno intorno in quel momento? Il mio istinto mi urlava di sì,avevo notato che lui non faceva niente per evitarmi,ma,al contrario,cercava in un modo o nell’altro di girarmi intorno;io,d’altro canto,facevo la stessa cosa.
Allora perché tutta questa paura? Non poteva essere legata solo a quello che fosse successo tra me e Stefano;ormai avevo metabolizzato la cosa,no? È come se qualcosa mi dicesse di andarci piano,di non lasciarmi trascinare. Oltre al fatto che lui era il mio professore,quindi eticamente era scorretto.

Adoravo il Dada Zen. Era la certezza di qualsiasi studente universitario;il nostro porto sicuro;non importava cosa succedesse fuori,ci sarebbe sempre stato qualcuno dietro il bancone a prepararti il tuo cocktail preferito. Dopo il terremoto si era ingrandito.L’enorme bancone su tre lati occpuava quasi tutto lo spazio, in bella vista,un’esposizione di alcolici pressochè degna di lode,resa ancora più accattivante dai led che correvano tra le bottiglie. Le pareti erano di un grigio talmente scuro da sembrare nero;erano decorate con murales di ogni genere, scritte bianche e mattoni a vista. Michele era riuscito a mixare uno stile undergound con la cultura pop, e il risultato era stato strabiliante.

Gli altri erano già seduti al tavolo,che era basso e bianco come tutti gli altri. Quando ci sedemmo, i ragazzi ci lanciarono un’occhiataccia,eravamo in ritardissimo.
«Prendetevela con Elisa!Non riusciva a decidere tra il vestito e la gonna!»,gli anticipò Camilla.
Victor si girò verso la mia amica e le lanciò un lungo sguardo indagatore,«Sei molta bella,comunque!»,lei arrossì e gli mormorò qualcosa di incomprensibile,catturando la sua attenzione.
Avvertii il movimento di una sedia che veniva spostata e un forte profumo maschile, Andrea si era seduto alla mia sinistra,mi chiesi se lo avesse fatto di proposito.
«Ciao!».
«Ciao!»,sentivo sbattere le farfalle contro le pareti del mio stomaco,il suo tono di voce mi faceva sempre un certo effetto.
«Daje,raga!Inauguriamo il nuovo anno accademico!».

Mi sedetti al tavolo,esausta,avevamo ballato per quasi tutta la sera,complice la musica che trascinava e qualche bicchiere d’alcool.
«Sei carica,eh,Sere!»,Daniele rise,era l’unico rimasto al tavolo con Andrea,gli altri si stavano scatenando in pista.
Io ammiccai, poi guardai verso il tavolo,notando i bicchieri vuoti,«Ordiniamo un altro giro?».
«Vado a prendere la mia ragazza,ho notato un paio di tipi strani che le ronzano intorno».
«Ti serve una mano,fratello?»,chiese Andrea,sgranchendosi le dita.
L’altro scosse la testa e si diresse in pista.
Andrea si alzò dalla sedia,«Vado ad ordinare».
Lo vidi dirigersi verso il bancone,facendo slalom tra i vari tavoli sparsi e i ragazzi ammassati,era più alto e robusto della media,per cui era impossibile non notarlo. Lui camminava con quella tipica andatura un po’dinoccolata,sicura. Vestito completamente in nero,la crocchia ordinata e gli accessori,era magnetico;Andrea era dotato di una singolare intensità e potenza che non avevo visto in nessun altro. Non mi meravigliarono gli sguardi di invidia e rancore che gli dedicarono i suoi coetanei;come non mi meravigliarono gli sguardi trasognati delle ragazze.
Lui catalizzava l’attenzione,totalmente.
«È bello,vero?!». Tatiana mi guardava con disgusto e irritazione,come se davanti a sé avesse un cane randagio.
«Cosa vuoi,Tatiana?». Ero stufa di lei e della sua malignità. Mi irritava anche solo sentire la sua voce.
«Beh..»,lei arricciò le labbra,«..devi lasciarlo perdere,lui è di Melissa.Voglio dire,non c’è paragone tra te e lei!».
Qualcosa nella mia mente scattò,presi un bicchiere e le svuotai il contenuto addosso,livida di rabbia.
«Adesso hai rotto,stronza!»,l’alcool mi rese audace,«Quanto deve essere frustante la tua vita,per pensare a quella degli altri?! Sei circondata da tirapiedi e l’unico ragazzo che sembra avere una parvenza di interesse per te,in realtà è un sociopatico patologico. Fossi in te,penserei ad aggiustare una vita miserabile,non ad immischiarmi in quella degli altri!».
Respiravo a bocconi,ingoiando aria, urlai talmente tanto che mi sentirono anche i ragazzi dei tavoli affianco,che ci guardavano con aria interrogativa.
La mia rivale si alzò,avvicinandosi al mio viso,dall’odore che emanava,dovevo averle versato il Vodka Tonic di Joan.
«Brutta..»,cominciò furente.
Una mano calda si poggiò sulla mia spalla,mentre il profumo di Andrea mi investiva,si rivolse a Tatiana,«Ti conviene andare,i tuoi amici ti aspettano».
«Potresti venire con me. Solo con me»,rispose lei,maliziosa.
Io indurii lo sguardo e feci un passo avanti,ma lui prontamente mi fermò,«Non rientri nei miei standard,mi dispiace!».
Vidi il suo sguardo cambiare,divenne gelido come l’Antartide. Vi leggevo dentro una sola parola:odio. Ed era scritta a caratteri cubitali,incisa nella pietra.
«Non puoi proteggerla sempre.»,sibilò.
«La proteggerò finchè vorrà.»,il tono del ragazzo non era da meno.
Io a quelle parole sbattei due volte le palpebre,mentre realizzavo quello che lui aveva detto.
La proteggerò finchè vorrà.
«Questa me la paghi.»,la rossa mi puntò con un dito,«Eccome se me la paghi!»,poi andò via sculettando.
Lui mi guardò sorridendo,«Certo che quando non balbetti,spari dei proiettili niente male,eh!».
Io lo guardai imbronciata,afferrai il chiodo in pelle,telefono e sigarette e corsi fuori, dovevo allontanarmi da quelle emozioni che mi travolgevano o avrei avuto un altro attacco di panico.
Mi raggiunse in due falcate,«Non sono io quello con cui litigare!»,il tono che usò mi ricordò lo scoccare di una frusta,però aveva ragione, non potevo usare lui,e in generale chiunque,come sacco da boxe.
«Scusami.»,abbassai lo sguardo,«È che lei mi fa imbestialire!».
Andrea sospirò e rilassò le spalle,scuotendo leggermente la testa. Secondo me,era sempe più convinto di avere di fronte una psicolabile svampita.
«Non ci posso credere!Quante ne devo sopportare ancora?!»,ero avvilita e sconfortata. Avevo intravisto Stefano in compagnia di Lorenzo,sembrava stessero cercando qualcuno,sperai non me.
«Hum..?!»,Andrea si girò,«..ah!»,esclamò resosi conto della situazione.
Ci fu un rapido scambio di sguardi,nel mio si leggeva tutta la mia frustazione e la rabbia,nel suo vidi solo un lampo di sfida.
Improvvisamente,mi spinse in un angolo buio e poggiò una mano al lato della mia spalla,mentre l’altra la mise su un fianco;il suo chiodo in pelle aderiva perfettamente al suo busto e ne faceva risaltare le forme. Andrea mi copriva,nessuno avrebbe potuto vedermi,sembravamo solo una coppia che si era appartata.
Il vociare allegro dei ragazzi fuori dal locale cessò impreovvisamente,mentre io focalizzavo l’attenzione solo sul suo sorriso impertinente e sul suo profumo che invadeva le mie narici. Me lo sentivo,prima o poi sarei morta.
Tatiana,Stefano,Andrea. Emozioni su emozioni, una l’opposta dell’altra,nel pendolo perenne che era la mia vita. Ma sarebbe sempre stato così?Sarei dovuta salire in eterno su questa giostra emozionale?! Non ero in grado di farlo,non potevo sopportare queste montagne russe;non adesso,non ero pronta.
«Ti imbarazzi per nulla.»,Adrea sorrise sornione.
«Beh..ecco..mi sento un po’osservata.»,risposi.
Lui alzò un sopracciglio,«Tranquilla. È impossibile. Sei nell’unico punto buio e io ti sto facendo da scudo. Al massimo vedono me.». Lui aveva ragione, io ero completamente al buio;e lui aveva un petto e delle spalle enormi,mi celava da ogni sguardo indiscreto. Mi stava proteggendo,ancora una volta.
Si girò appena,«È andato via;non c’è nessuno.».
Nessuno dei due si mosse,non volevo andarmene da lì,mi sentivo al sicuro,protetta da tutto e tutti. Protetta dai colpi che dovevo per forza schivare.
Il mio umore scese,volevo tornare a casa,mettermi sotto le coperte e piangere fino alla mattina.
Il suo telefono suonò,lui lo estrasse dalla tasca e rispose,«Cugino?!Come?!..siamo fuori. Non ti sento..Serena voleva andare a fumare e l’ho accompagnata…Tranquillo...Sì,arriviamo!»; chiuse la chiamata e mi guardò,«Gli altri si stanno preoccupando».
«Io vado a salutarli e poi vado a casa. Non mi va più di rimanere!».
Feci un passo,ma lui mi bloccò il polso,«Andiamocene».
Sgranai gli occhi,«Come?!».
«Andiamo via di qua. Sono appena le tre. Io non voglio rimanere e tu neanche. Mangiamo qualcosa e ti riaccompagno. Promesso.».
Avete mai provato a lanciarvi tra le braccia di qualcuno?All’improvviso,solo per la semplice curiosità di metterlo alla prova;l’avete mai fatto? Io lo guardai,lui sorrideva accattivante,nello sguardo uno scintillìo intenso che mi avviluppava fino a non lasciarmi andare. E io mi buttai.
 
Parcheggiò davanti la Rocca,aveva una guida elegante e aggraziata,da padrone della strada.
«Dove andiamo?».
Lui mi fece cenno ma non rispose,mi precedeva mostrandomi la strada. Arrivammo ad una rete squarciata a metà,lui si arrampicò e la scavalcò,poi allargò lo squarcio con le mani e me ne porse una,ci ritrovammo nella zona rossa di Camerino,quella distrutta dal terremoto.Mi aiutò a scavalcare macerie e ferraglia vari. L’aria odorava di detriti e desolazione.
Imboccammo una piccola salita e quando svoltammo l’angolo,rimasi meravigliata:davanti a noi si apriva un grande dirupo formato da calanchi e biancane che si intreccivanao tra loro.La grande vallata a cui facevano da cornice, era completamente coperta da arbusti,alberi e macchie. L’unica illuminazione proveniva dalla luna piena che illuminava come una grande lanterna. Era un paesaggio che poteva benissimo appartenere al romanticismo gotico.
«Bellissimo…»,sussurrai.
«Già..»,me lo sussurrò talmente vicino all’orecchio che avvertii la sua barba solleticarmi il collo, «..è il mio posto segreto.Non lo sa nessuno».
«Neanche Daniele?».
Lui scosse la testa,«Nessuno.Solo tu».
Fui invasa da una sensazione di calore. Lo aveva detto solo a me. Era un segreto solo mio e suo. Questo rendeva quel semplice paesaggio qualcosa di importante per me.
Mi fece cenno di sedermi vicino a lui su un muretto,cominciando a mangiare e a chiacchierare. Io spizzicai anche dal suo kebab e assaggiai un sorso della sua birra;era più forte di me:adoravo mangiare e poi tutto il rilascio della tensione mi aveva messo molta fame. Merco diceva che ero una mietitrebbia,e dovevo ammettere che aveva ragione.
Riuscì a mettermi a mio agio,così parlammo di tante cose. Io mi aprii come una rosa e risposi senza rendermene conto a tutte le sue domande;parlammo di ogni cosa:dell’università,mi diede qualche consiglio per affrontare al meglio i prossimi appelli. Mi chiese dei ragazzi e io mi ritrovai a raccontargli di come questo gruppo si era formato,eravamo tutti legati all’altro da relazioni interpersonali.
«Incontrai Elisa e Sofia a una lezione in comune, legammo fin da subito;quando Diafa e Camilla presero in affitto le stanze,il trio divenne un gruppo. Daniele e Victor,essendo dei dottorandi,tennero qualche lezione nella mia classe,una sera ci incrociammo al Dada e prendemmo da bere insieme. Loro conobbero Joan,il mio migliore amico,noi conoscemmo Mercorelli,il coinquilino di Victor. Il resto è venuto da sé».
Mi accorsi che era molto facile parlare con lui,era ironico,intelligente,mi faceva ridere.
Ero spensierata e allegra,e lui anche mi sembrava tranquillo e senza quel velo di tristezza che ombreggiava i suoi occhi scuri.

Lo squillare del telefono ci interruppe,«Elisa?!».
In risposta sentii dei lamenti e delle urla,i miei sensi si allertarono immediatamente.
«Elisa?!»,ripetei più forte.
«Serena?!».
Sentii dei lamenti seguiti da imprecazioni,riconobbi la voce di Sofia,chiaramente su di giri.
«Eli ma che è successo?!».
«No..niente..Sofia!»,l’altra cercò di tenere a bada la nostra amica ubriaca,«Sofia ha alzato un po’il gomito,poi ha incontrato Lorenzo e puoi immaginare come sia andata a finire la questione».
Mi morsi un angolo del labbro e spostai l’attenzione su un grande pino dietro le spalle di Andrea,stringendo lo sguardo.«Siete già a casa?».
«No..in realtà..».
«Serè…brutta rincoglionita!Ci hai lasciato fuori!»,Sofia strappò il telefono di mano ad Elisa,«Non possiamo entrare a casa!».
Sbattei due volte le palpebre,«Cosa..?!Ma Camilla..?».
«Camilla dorme da Daniele!».
«Serena..»,l’altra mia amica si riprese il telefono,«Non ti preoccupare. Noi ti aspettiamo sotto casa. Tu fai con calma!».
«Con calma n’cazzo!»,la voce di Sofia mi arrivò lontana e ciancicante,«Se deve fare tardi,almeno ci combinasse ‘che cosa co’quissu!*».
Avvampai,mentre Andrea aveva lo sguardo sempre più interrogativo,non riusciva a capire bene il discorso.
Mi passai una mano tra i capelli e sospirai,«Va bene!Adesso arrivo,aspettatemi sotto casa».
«Dobbiamo andare. Sofia ed Elisa sono rimaste fuori.»,spiegai,una volta che chusi il telefono.
«Dormono da te?».
«Sì!Ogni volta che facciamo serata insieme,dopo loro si fermano da me».
Lui sorrise.«Si vede che siete molto legate!»,commentò.
Io abbassai lo sguardo,intimidita,«Sì,molto.Beh..abbiamo alti e bassi,soprattutto io e Sofia,però ci vogliamo un gran bene!».
«Allora non facciamole aspettare!».
 
Quando parcheggiò sotto casa mia, in macchina si creò un’atmosfera strana. Era un’atmosfera pacata,serena,quasi felice.
«Sono stato bene stasera».
«Anche io.Grazie per avermi salvata!»,risposi un po’intimidita.
«È stato un piacere!»,mi rispose sorridendo,mentre mi guardava con quel suo sguardo scuro ed enigmatico.
Le urla di Sofia ci fecero ripiombare nella realtà,mentre sbracciava verso di noi. «Vado. Buonanotte.E grazie ancora!».
«Ci vediamo Sabato al campo!Buonanotte a te».
Quando le raggiunsi,Sofia mi mise un braccio sulle spalle,«Allora?Ci sei arrivata?».
«Sofia!..»,me la scrollai di dosso,cercando le chiavi,«..tu piuttosto?Che hai combinato?».
«Lorenzo l’ha vista che ballava con Joan,e hanno cominciato a discutere.»,mi spiegò Elisa.
«Che bastardo!Ma perché non mi sono accorta di nulla?».
«Perché chissà dov’eri andata a finire!»,mi rimbeccò Sofia.
Io misi la chiave nella toppa e istintivamente mi voltai,lui c’era ancora.
 
Mentre ci preparevamo per andare a letto,raccontai l’accaduto alle ragazze, inclusa Diafa che si era svegliata per prendere un bicchiere d’acqua.
«Io lo sapevo!Lo sapevo!»,Elisa era felice come una bambina,«Tu a me non ascoltarmi mai,eh!».
«Ma quindi..come siete rimasti?»,mi chiese Diafa sbadigliando.
«Ma non è successo niente di che!».
«Mi prendi in giro?!»,Sofia si stava riprendendo,«Ti ha detto frasi importanti!».
«Effettivamente,la frase “la potreggerò finchè vorrà”è abbastanza significativa da dire a qualcuno,a maggior ragione se non vi conoscete così bene!».
«Sta’a vedere che quella romanticona di Camilla,per una volta ha ragione!»,commentò l’altra mia coinquilina.
Ci sono!Tu gli piaci! Mi venne un brivido al ricordo di quello che aveva detto la mia coinquilina bionda durante il pigiama party. E se avesse ragione?Però come poteva succedere?! Non mi conosceva affatto,e,onestamente,non credevo assolutamente a un colpo di fulmine. Non siamo in un film.
La proteggerò finchè vorrà.

Mi addormentai stringendo il cuscino,quella frase ancora in testa.

*"..combinarci qualcosa con questo!"

_____________

Buonasera a tutti! Come state?

Prima di tutto,volevo farvi i miei auguri per Pasqua. Sicuramente sarà stata molto malinconica,come la mia. Spero comunque che,nonostante tutto,sia stata una bella giornata a prescindere da questa brutta situazione,come spero che sia anche la prima e ultima Pasqua che passiamo in queste condizioni.
Mi è dispiaciuto tanto non poter vedere la mia famiglia e i miei amici,ma sono fiduciosa nelle ultime notizie.

Per quanto riguarda il capitolo,non ho nulla da dire in particolare, se non che spero vi piaccia e che spero di leggere i vostri pareri.

A presto,
S.

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Capitolo 13
*** Campo di battaglia. ***


Eravamo andate in camera a cambiarci,era arrivato il giorno del campo motivazionale e Mercorelli aveva costretto tutti noi ad andarci,anche se in realtà nessuno di noi era obbligato.
Aspettavamo direttive nel grande punto di raccolta,Mercorelli ci raggiunse correndo,indossava dei bermuda grigi,un cappellino e le bretelle;mi ricordava uno scout.
«Benvenuti a tutti!»,si mise le mani sui fianchi e gongolò, «Dunque,noi siamo quì insieme alle due sedi staccate di Unicam per motivarci a cominciare questo nuovo anno accademico con grinta e serietà!»,ci fu un applauso scrosciante.
«Cosa faremo?! Ci saranno giochi e attività,di gruppo oppure individualmente. Io sono Giovanni Mercorelli,e sono il responsabile per il campo!»,altro applauso scrosciante.
«Penso di avervi detto tutto,troverete le attività a cui siete iscritti sulla bacheca all’entrata!Grazie per essere venuti!».
«Come se avessimo avuto scelta!»,borbottò Diafa;totalmente vestita di nero,sembrava una pantera.
«Ma perché siamo iscritte a pallavolo?».
Mercorelli arrivò in quel momento,sbracciando,«Vi ho iscritto io!Non fate storie..fate quello che vi dico e fatelo bene..chiaro?! Non datemi grattacapi inutili,almeno voi.Non fatemi arrabbiare..non fatemi urlare!Va bene!?»,il ragazzo alzò la voce,poi piegò la testa di lato e ci sorrise dolcemente, «Vi voglio bene,ragazzi!».
Poi ricominciò a sbracciare,«Dio..che ansia!»,concluse con una mano sul cuore.
«Dai,Merco!Non ti agitare.»,Victor abbassò la visiera del cappello al suo coinquilino.
Lui,per tutta risposta,alzò la testa,gli occhi ancora coperti.«Tu,piuttosto!Hai dimenticato la finestra aperta!»,il ragazzo gli puntò un dito contro, «Io non ce la posso fare!Io me moro.. sento che me moro!», e cominciò ad incamminarsi borbottando e sbracciando.
«Io l’ho detto che dovevo portare il modulo per il TSO!».
«Allora,ragazze…»,la mia coinquilina bionda si fermò all’improvviso, «Qui ci sono anche Tatiana e le sue tirapiedi.Siamo qua per combattere.E combatteremo!Pronte?!»,portò la mano al centro.
«Pronta!»Sofia fu la prima ad assecondarla,seguita da tutte noi che urlammo e fischiammo all’unisono,unite da un obbiettivo comune.
«Se Putin le vedesse adesso..»,Daniele si inforcò gli occhiali,«..giuro che le arruolerebbe nei KGB!».
Il mio sguardo vagò per la radura,cercando un suv nero e un codino.
«Cerchi qualcuno?»
«No,no,Vic!»,scossi la testa,«Ammiravo il posto».
Lui sorrise,sornione,poi mi passò un braccio intorno alle spalle, e si avvicinò al mio orecchio,«Ha mandato un messaggio sul gruppo.Sta arrivando!».
Victor era il classico ragazzo semplice della porta accanto. Il ragazzo che amava passare del tempo con gli amici,la ragazza o la famiglia. Aveva tutti i requisiti per avere uno stuolo di ragazze ai suoi piedi,come effettivamente accadeva,ma lui diceva sempre che ne voleva una che ne valesse mille. Era un ragazzo onesto,limpido e giocherellone,molto simile ad Elisa sotto questo punto di vista,infatti non mi meravigliò il fatto che tra i due fosse scattata la scintilla.Con Mercorelli,poi,erano molto legati e complici,e spesso davano vita a gag simpaticissime.
Non era invadente,rispettava i silenzi di ognuno e questo portava le persone a fidarsi cecamente;qualsiasi segreto,con lui sarebbe stato al sicuro. Victor non si poneva mai su un piedistallo,ma era ben felice di consigliarti su qualcosa. Era molto arguto,osservava le persone che lo circondavano e cercava di capirle.
Ad oggi,se dovessi associare il mio amico a qualcosa,penso sarebbe una quercia,forte e affidabile;con un animo sensibile.
 
Mercorelli era seduto sulla torretta dell’arbitro e fischiava in continuazione,la gente sugli spalti che incitava le squadre,a seconda dcella preferenza. Stavamo vincendo la partita, ma con Elisa in squadra era inevitabile:tra i tanti sport,aveva praticato pallavolo a livello agonistico;praticamente la partita si giocava tra lei e la squadra di quelle iene,noi arrancavamo cercando di non prendere pallonate in faccia.
«Adesso mi prende un infarto!»,mormorai,sfilando la felpa bianca, e rimanendo solo con i leggins e la maglietta,entrambi rossi.
«Continua a fumare,tu!»,mi rimproverò Camilla.
«Non c’entra,anche io fumo e non ne risento!».
«Tu perché sei una macchina da guerra!»,Diafa si complimentò con Elisa,che scrollò le spalle con noncuranza. Non amava molto i complimenti.
«Bone tutte!» Sofia attirò l’attenzione,«Le iene guardano in continuazione Serena. Stai attenta!»,l’ultima parte la disse sussurrando.
«Sembra una battaglia!»,Diafa aprì le braccia,alzando gli occhi al cielo.
«Non è una battaglia..»,mi posizionai di fronte la mia coinquilina,gli occhi fiammeggianti e il mento dritto,«..questa è una fottuta guerra!».
 
Mentre rientravamo per il secondo tempo,vidi Tatiana e Melissa fare altri cenni strani nella mia direzione,io le guardai con noncuranza,limitandomi ad aggiustare una delle due treccine.
Al fischio,Elisa battèla palla che andò dritto nell’altro campo, ma Melissa riuscì a prenderla e una ragazza con un caschetto biondo la alzò a Tatiana,che si preparò a battere mentre Camilla e Sofia si preparavano a fare il muro.
Vidi Tatiana sorridere diabolica,all’improvviso la vidi cambiare mano e schiacciare nella mia direzione;la palla superò il muro delle ragazze e io corsi a riceverla,ma calcolai male la distanza e andai a sbattere con la spalla al seggiolone su cui si trovava il mio amico,cadendo sulle ginocchia. Mi portai una mano sulla spalla colpita,da cui si irradiavano delle fitte.
«Stai bene?»,il mio amico si avvicinò,preoccupato.
«Scusa!Ti sei fatta male?»,il finto tono dispiaciuto di Tatiana mi fece rivoltare lo stomaco.
«Brutta stronza!L’hai fatto apposta!»,sbraitò Diafa,a un centimetro dalle labbra della rossa.Cominciarono a litigare,fomentate anche dalle altre,finchè Mercorelli non portò tutti all’ordine,per giunta fischiando molto vicino al mio orecchio sinistro. Quante dovevo sopportarne io?
«Aaa basta!..adesso basta!Tornate alle vostre postazioni e questo punto è annullato!».
«Ma..l’hai visto anche tu che è stato volontario!».
«Non posso fare nulla,Diafa!Lo capisci?»,non avevo mai visto il mio amico così serio,«Lo so che è stato fatto volontariamente. Ma dall’esterno è sembrato solamente un errore di calcolo di Serena!».
«Ragazzi,lasciate stare!»,mi intromisi,la spalla che ancora pulsava,«..andiamo!Abbiamo una guerra da vincere!».
«Tu e sta guerra del cavolo che porti avanti.Non ha senso!».Liquidai Elisa con un gesto della mano.
«Come parlare al vento,uguale!».
Rientrammo in campo lanciandosi sguardi di fuoco, una ragazza della squadra avversaria battè e Camilla la prese con un bagher ben piazzato, Diafa mi alzò la palla e io mi preparai,concentrai tutta la poca forza rimasta nella mano destra e schiacciai talmente forte che il palmo cominciò a sfrigolare;la palla colpì Tatiana in pieno viso,mentre il pubblico applaudiva.
Stranamente,atterrai con grazia.«Scusa.Ti sei fatta male?»,usai il suo stesso tono finto.
Lei si alzò infuriata e mi si portò davanti,«Pensi di essere divertente?».
Io alzai le mani sopra la testa,limitandomi a guardarla con indulgenza,questo la fece imbestialire ancor di più e mi spinse;Merco,prima che degenerasse la situazione fischiò per l’ennesima volta,portando tutte all’ordine.
«La partita è stata vinta da Serena e le altre!».
«Cosa..?!Ma ha imbrogliato!».
«Mi dispiace,Melissa cara,ma Serena ha semplicemente schiacciato,se la tua amica non riesce a usare le mani al di fuori della camera da letto non è colpa di nessuno».
«Che cosa hai detto?»,adesso il ragazzo aveva tutta l’attenzione della rossa.
«Senti,bella,hai stancato!»,fu Camilla a mettersi in mezzo,evitando la milionesima lite.
«Oddio…devo andare ad arbitrare i ragazzi!».
«Giocano dottorandi e professori,effettivamente!Andiamo a vederli?»,chiese Camilla.
«Certo. Tanto per stamattina noi abbiamo finito!».
«Serena non aspettava altro!».
Arrivammo al campo di calcio nello stesso momento dei ragazzi,dovevano giocare Victor,Daniele e Andrea. Il mio cuore perse un battito quando lo vidi,indossava pantaloncini e maglia nera,i capelli erano legati nel solito codino,ma un ciuffo ribelle gli cadeva sugli occhi coperti dagli occhiali da sole, donandogli un’aria selvaggia.Avevo voglia di accarezzargli quel ciuffo ribelle per sempre.
«Ehi!Siamo qua!»,Sofia sbracciava,sporgendosi oltre la transenna,cercando di richiamare l’attenzione.
Quando ci videro,Daniele corse incontro a Camilla,Victor andò da Elisa e lui venne da me.
«Ciao!».Sorrise,notai che quando lo faceva,sulle guance comparivano due fossette adorabili.
«Ciao!Tutto bene?»,il mio cuore batteva talmente forte che pensai uscisse dalla gabbia toracica. Non lo vedevo da un giorno e l’effetto chw mi faceva era ancora più devastante del solito.
«Sto bene. Siete venute a fare il tifo per noi?».
«Che cosa fate qua?!»,Mercorelli fischiò,«Veloci in campo!Non mi fate urlare!Forza!». Fino alla fine,avrebbe avuto un attacco di cuore,me lo sentivo.
«Io non lo reggo,eh!».
«Ma la colpa non è sua. La colpa è di Cellocco che non si fa mai gli affaracci suoi!»;Daniele fu spinto in campo da Victor.
Andrea si sfilò gli occhiali,«Me li tieni?», con una mossa rapida li mise tra i miei capelli,poi con totale disinvoltura si diresse dagli altri.
«Forza,ragazzi!»,li incitai. Il mio professore si firò e mi sorrise complice,mentre io mi sentivo come se mi avesse appena abbraccaito una nuvola.
«Ricordati che è sempre il tuo professore,per quanto giovane e aitante possa essere!Almeno in pubblico,contenetevi!»,mi ammonì la mia coinquilina.
 
I ragazzi stavano vincendo,grazie a Daniele che aveva messo in rete due palle e aveva fatto un assist perfetto ad Andrea per il terzo punto,per quello che riusì a seguire. Io in realtà vedevo solo lui che correva per il campo e il suo corpo tonico.
In quel momento arrivò Joan,aveva il borsone su una spalla,il viso pallido e gli occhiali da sole;ero sicuro fosse in post sbornia.
«Sempre in orario,eh!»,lo rimproverò Sofia.
«Laciatemi stare!Non è aria!»,lasciò cadere il borsone con un tonfo e scrutò il campo.
«Ehi,stai bene?».
«No,Sere!Laura è una..»,non disse l’appellativo,ma lo capimmo tutte.
«Che ha fatto,adesso?»,Diafa gli mise una mano sulla spalla, si sentiva molto vicina a lui. Secondo me era per via del triste passato che accomunava entrambi.
«Ragazze,non mi va di parlarne».
Io non insistetti oltre,sapevo che su certe cose Joan era categorico;avrei parlato con lui più tardi,con calma.
 
I miei amici vinsero,erano euforici e dispensavano abbracci a tutte noi.«L’avete visto?Avete visto l’ultimo gol che ho fatto?»,Daniele sembrava avesse vinto i Mondiali del 2006.
«Sì,ma è stato perché Victor ti ha fatto un bell’assist!».
«Guardate come se lo difende!Guardatela!»,Sofia prese in giro Elisa,che divenne paonazza e borbottò un qualcosa che nessuno capì.
«Piuttosto,ti ho visto un po’sottotono,prof.Ricci!».Joan e Andrea sembravano aver superato l’astio iniziale,e di questa cosa fui molto contenta.
«Sì,diciamo che sono un po’stanco.Sono due giorni che dormo poco».
Mi misi sull’attenti.«Perché?».Ci stavamo tutti dirigendo a pranzo,e io e lui camminavamo vicini.
«Ho un po’di pensieri che mi frullano in testa.»,si grattò la testa,scuotendo le spalle.
«Belli o brutti?»,sentivo di star camminado su un sentiero minato.
Lui si fermò e si tolse gli occhiali da sole,«Dipende.Perchè sono pensieri che hanno più di un’interpretazione!».
Socchiusi leggermente le palpebre per cercare di dare un senso alle sue parole;avevo la sensazione che ci fosse altro dietro quella frase,i suoi occhi scuri così intensi me lo confermarono.
Lui sorrise e indossò di nuovo gli occhiali da sole.«Hmm..i miei occhiali sanno di cioccolato. Adoro il cioccolato».
Mentre lo vidi raggiungere gli altri,annusai una mia treccia,profumava di cioccolato.
Se solo allora avessi capito tutti i segnali che lui mi lasciava;se avessi trovato prima un senso a tutto ciò che mi diceva,ai suoi gesti,forse adesso la situazione sarebbe stata diversa. Forse adesso sarebbe con me.
Stavamo pranzando,mentre prendevamo in giro Mercorelli per la sua ansia cronica,quando mi voltai e mi si mozzò il respiro:Andrea stava salendo le scale che portavano al terrazino dive era stato allestito il pranzo.Si era cambiato,indossando dei jeans scuri e una camicia bianca sbottonata sul petto con le maniche arrotolate ai gomiti;aveva indossato nuovamente i suoi accessori e aveva sempre il ciuffo ribelle.
Probabilmente avevo smesso di respirare,completamente in catalessi.
«Perché cammina a rallentatore?»,mormorai.
«Perché sei innamorata,Sere.Perchè sei innamorata.»,rispose Sofia.
 
Durante il pranzo,Elisa raccontò gli spiacevoli avvenimenti della nostra partita,facendo morire dal ridere tutti i commensali.
«E quindi..»,Andrea si appoggiò al tavolo,l’indice a sfiorare le labbra cesellate,mi guardava dritto negli occhi,«..hai praticamente schiacciato addosso a Tatiana». L’aria cominciava a farsi elettrica,mentre la tensione tra noi cresceva.
«Io non c’entro niente!Mi ha provocato!»,risposi.
«Hai cominciato a difenderti,eh piccola tigre?»,aveva un sorriso a mezza bocca,l’aria maliziosa.Con l’indice continuava a sfiorarsi il labbro inferiore ed ebbi la fortissima voglia di morderglielo talmente forte da farlo mugolare.
Durante il pranzo,ci dedicammo attenzioni particolari e certi sguardi carichi di intensità che portarono sul mio viso un colorito perenne,tutto sotto lo sguardo dispiaciuto e frustrato di Melissa;che mi guardava come se volessi mangiarmi viva.
Il calcio di Diafa mi fece sussultare. Contegno,mi urlavano i suoi occhi neri.
«Tutto bene?»,mi chiese.
«Sì,sì.Per sbaglio ho sbattuto contro il piede del tavolo.»,risposi.
«La solita imbranata!»,Diafa parlò con voce angelica e sbattè le ciglia in modo innocente.
Sorrisi e scossi la testa,per niente arrabbiata con lei. Adesso capite perché adoravo i miei amici?


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Buonasera a tutte!

Come state? Come procede la quarantena? Ho appena finito di vedere la diretta,io sono fiduciosa!

Allora,parlando del capitolo, abbiamo pochissimi momenti tra Serena e Andrea;al contrario,le interazioni tra i ragazzi sono molteplici. Ho voluto farlo di proposito, per farvi capire bene gli amici dei due ragazzi, e anche perchè penso che non ci siano solo i solisti,ma anche le orchestra. Nel caso della mia,è un'orchestra un po'sconclusionata e bizzarra,ma io l'adoro!

Inoltre,abbiamo conosciuto anche Victor, e abbiamo degli accenni su Mercorelli e ulteriori informazioni su Elisa. 

Come vi sembrano?

Inoltre,ho aggiunto il capitolo in cui ho realizzato delle copertine per i vari personaggi,così magari li avete ben presenti in mente!

Aspetto i vostri pareri!

A presto,S.

πανσέληνος
"Christian Grey, giovane imprenditore americano con un impero da dirigere, un passato da dimenticare e una figlia da tenere a bada.
Maria Radicati, giovane neolaureata italiana che sa quello che vuole dalla vita e da se stessa, con un master a Seattle.
Jane Grey, figlia capricciosa ed impertinente di Christian.
Chi l'ha detto che Cupido è uomo?
Non servono castelli e unicorni per una storia d'amore;molte volte servono solo un paio di pagine da firmare...o una grande luna piena.
Del resto, non è la luna che, quando si avvicina troppo alla Terra, fa impazzire tutti?"

The way we get by.
""Le grandi città hanno sempre offerto l'anonimato e la varietà".
Istanbul è la cerniera tra Oriente e Occidente;capitale di tre imperi,incrocio di culture,religioni,miti.Città dai mille volti e dalle mille sfumature,che incanta e affascina chiunque si trovi a viverla,anche solo per poco tempo.
E proprio in questa città in cui si intrecciano un passato fatto di splendore e un futuro che ha portato una crescita e una modernizzazione straordinaria,che le vite di due ragazzi si intrecciano tra loro,in una storia fatta di passioni,segreti, maschere che cadono e rapporti conflittuali;una storia d'amore travolgente e intensa.
Deren e Bulut.
Diversi per vissuto e crescita familiare;diversi per carattere e stili di vita,sapranno guardare attraverso le loro divergenze e le loro differenze?"

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Capitolo 14
*** Campo emozionale. ***




«Fammi capire..»,Sofia era dubbiosa,«Hai iscritto ad un gioco di equilibrio,l’unica persona che equilibrio non ne ha?!».
«Esatto. Ma perché ho pensato che essendo bassa,aveva un baricentro basso e quindi tutte le linee sarebbero confluite lì e avremmo vinto!»,Mercorelli si picchiettò una tempia con l’indice,«Sono tutta testa!».
«No.Tu sei tutto scemo,Mercorè,è diverso!».
«Potreste smetterla di parlare come se io non fossi presente?»,incrociai le braccia. Io ero fiera del mio metro e cinquantadue,ero compatta;poi ero magra e slanciata,quindi quando mettevo i tacchi sembravo più alta,quando li mettevo,però.
«Dai,Serena non è bassa. Lei è mignonne!»,Daniele cercò di mettere le toppe,ma non ci riuscì.
«Volevi farle un complimento?!Perchè ti è uscito un po’male,amore mio!».
Lanciai sguardi di fuoco.«Grazie mille a tutti!Poi quando volete pulire i termosifoni non venite da me,eh!».
«Ti fanno pulire i termosifoni?»,Andrea aveva uno sguardo divertito.
«Sì. Perché secondo loro,le mie mani così piccole sono le più adatte per fare un lavoro del genere!».
«Sai che questa frase potrebbe essere benissimo fraintesa?».
Il tono malizioso con cui mi parlò mi fece accartocciare lo stomaco,mentre sentivo le mie guance imporporarsi e la mia temperatura corporea salire.
«Aaah basta!Mi state facendo perdere tempo!»,Mercorelli interruppe il momento,come al solito si era agitato, «Tu sali su quella dannata tavola e vedi di non cadere!»,il suo tono era perentorio.
«Ma siamo sicuri che studi Matematica quel tipo?!Sembra un po’matto!»,una bella ragazza con i capelli rossi e con gli occhi color cioccolato era perplessa.
«Sì,fidati. Non sembrerebbe,ma è anche bravo!»,risposi,cordiale.
Lei ci pensò su,grattandosi il mento,«Effettivamente..tutti i matematici sono un po’matti!».
Io anuii sorridendo,mentre Mercorelli cominciava a fischiare.
«Ho saputo che saremo avversarie.Io sono Diletta!»,mi tese la mano sorridendo. Aveva i due denti davanti sporgenti,mi ricordava un tenero coniglietto.
«Io mi chiamo Serena!»,gliela strinsi,mi stava simpatica.
Il fischio di Mercorelli fin troppo vicino a noi ci fece sussultare.
«Toglietegli dalle mani quel dannato fischietto,pòr Dios!»,sbottò Joan.
 
Il gioco consisteva nello stare in equilibrio su una tavola, posta ad una certa distanza da terra. Io vi salii sopra e mi misi in posizione di squot,tenendo le mani ai bordi della tavola.
«Ok.Tutti i maschietti dall’altra parte!».Diafa riteneva che io avessi un bel fisico, con le curve al posto giusto e un bel sedere a mandolino.
«Deve per forza stare in quella posizione?»,sentii il mio professore borbottare.
Non appena fui sicura,lasciai il bordo e allargai le braccia,come se stessi facendo surf. Un paio di volte rischiai di perdere l’equilibrio e di finire a terra,ma per fortuna riuscii a ritrovarlo quasi immediatamente.
Diletta,invece,era molto in difficoltà e la vedevo molto instabile. Avevo trovato una ragazza con meno equilibrio di me;alla fine non riuscì e cadde dalla tavola dopo brevissimo tempo.
Tutti i miei amici urlarono e cominciarono ad applaudire,mentre io mi girai verso di loro e feci il gesto della vittoria. Non mi resi conto,però,della mia instabilità e caddi a terra atterrando sulla spalla dolorante dalla partita di pallavolo. Mi rialzai a fatica,mentre sentivo un dolore lancinante nel fianco,come se ci fosse entrato qualcosa.
«Sembrava strano che fosse andato tutto liscio!».
«Come stai?Ti sei fatta male?»,mi ritrovai il mio professore molto vicino a me,dannatamente troppo!
«No…io..»,avevo il respiro corto,non riuscivo a respirare per il dolore al fianco.
Mi portai una mano alla parte dolorante,e toccai qualcosa di denso e caldo:stavo sanguinando.
«Ma che..»,Camilla mi alzò la maglietta,delicatamente,«Stai sanguinando?».
«Sta sanguinando?!»,Mercorelli sgranò gli occhi e cominciò a impallidire,mentre sentiva le energie venire meno,«Oddio!Com’è possibile?!Oddio..».
«Mercorè,per favore non ti ci mettere pure tu!».
«Sei caduta su dei pezzi di vetro,probabilmente uno ti è entrato nel fianco.»,mi spiegò Daniele,una mano tra i capelli e un’altra su un fianco.
«Dobbiamo andare in infermeria».
«Che?!Scordatevelo!»,mi opposi a quella proposta. Odiavo qualsiasi cosa fosse appuntito e profumasse di alcool.
Andrea sbuffò forte,poi mi prese in braccio all’improvviso,emisi un urlo spaventato,ma non servì a nulla perché a grandi passi mi portò a curarmi.

Quando entrammo, trovammo un dottore basso e in evidente sovrappeso,aveva la testa rasata e sudaticcia e gli occhi piccoli e incavati. Quando ci vide,lasciò la ciambella che stava mangiando e ci venne incontro,sfregandosi le mani.
«Finalmente qualcosa di bello.Che cosa è successo?»,ci chiese,guardandomi fisso. Sentì un moto di disgusto partire dal mio stomaco e diradarsi in tutte le parti del mio corpo. Anche il mio professore si irrigidì.
«La ragazza è caduta su dei cocci di vetro,probabilmente uno è entrato nel fianco. Sanguina.».
«Interessante.Prego,appoggi pure la signorina sul lettino».
Io mi girai verso Andrea,pregando di non farlo;ma lui mi sorrise rassicurante e poi delicatamente mi poggiò sopra quell’affare infernale.
L’uomo ispezionò la ferita e la disinfettò.«Per fortuna la scheggia di vetro è uscita,per cui bisogna solo mettere qualche punto.».
«Mettere qualche..qualche..pu..punto?!»,balbettai,sentivo già le forze venire meno e il panico salire.Non volevo,non volevo assolutamente. Sarei morta dissanguata,piuttosto.
«Non tanti. Solo tre.»,continuò il dottore,mellifluo.
Sgranai gli occhi,adesso ero completamente impanicata.
«No!No!Non voglio!»,cominciai a dimenarmi,il dolore alla spalla che si acuiva e il sangue che ricominciava a scorrere.
Andrea mi bloccò le braccia,parandosi alle mie spalle.«Calmati.Calmati. Ci sono io,non ti lascio sola.Ci sono io!».
Mi sussurrava e mi coccolava come se stesse calmando una bambina dopo un incubo;ed effettivamente,con lui mi sentivo una bambina,piccola e indifesa.
Sospirai forte e annuì,calmata da quella voce profonda e gutturale che in un attimo mi aveva fatto dimenticare tutto.
«Ottimo!»,l’uomo sembrava molto euforico per una semplice sutura,«Allora signorina tolga la maglietta così cominciamo».
Lo sguardo di Andrea saettò nella direzione dell’uomo,«Perché deve togliersi la maglietta?Basta solo sollevarla».
«Senza l’intralcio della maglietta sarebbe meglio per me»,rispose il medico,uno scintillìo strano nello sguardo.
«Sta scherzando,vero?Si tratta solo di tre punti,non di un intervento a cuore aperto.»,il suo tono era affilato e tagliente.
«Vuole impedirmi di fare il mio lavoro?!».
Il ragazzo si parò di fronte a quell’uomo viscido e indurì i pugni,io temetti seriamente che stesse per picchiarlo,ma lui con un gesto deciso afferrò un’asciugamano e me la porse.
«Mettila!»,mi ordinò,mentre il medico tirava fuori tutto l’attrezzatura.
Io l’afferrai e cercando di essere il più discreta possibile,mi sfilai la maglietta rossa;lui quasi simultaneamente mi poggiò l’asciugamano sopra le spalle,per coprirmi il seno.
«Oh,non faccia quell’espressione,dottore. L’asciugamano copre solo il seno della ragazza, quindi riesce a svolgere il suo lavoro in maniera eccellente!»,calcò volutamente la parola,continuando a fissarlo negli occhi.
Prese uno sgabello e si sedette sopra,poi prese una mia mano e mi sorrise rassicurante. Io non sapevo se provare ribrezzo per quel medico subdolo,o timore per quel
tipo così mutevole. Si era trasformato da ragazzo amorevole a un uomo rabbioso in un battito di ciglia.

Durante tutta la medicazione,per niente indolore, pensai se fosse il caso di fare un passo indietro;se forse lo avevo idealizzato al punto da perdere il contatto con la realtà.
Io guardavo lui,lui guardava il dottore,pronto a scattare in qualsiasi momento. Soltanto tempo dopo capii che con quel suo atteggiamento mi stava proteggendo.
«Ecco qua.Vogliamo dare un’occhiata alla spalla?».
«Ti fa male la spalla?»,il tono di Andrea era gentile,ma qualcosa nel suo sguardo mi intimorì al punto da scuotere la testa.
«Ne è sicura,signorina?»,il tono dell’altro era stucchevole,«Se si sente a disagio,posso far uscire il signore».
«No!»,risposi e istintivamente strinsi la sua mano, era calda,grande e forte.
Lui si inorgoglì.«Allora se non c’è altro..».
 
Mentre uscivamo dall’infermeria, Andrea mi chiese se davvero non avessi dolore alla spalla;io glielo confermai,non volevo che si sentisse in colpa.
«Posso chiederti la causa dell’astio tra te e Tatiana?».
A quella domanda,mi sentii come se fossi stata attraversata da una scarica di corrente. «Io non c’entro niente con quella storia! Non sapevo che Stefano frequentasse anche lei!»,riversai tutta la tensione in quello scatto rabbioso.
Lui si accorse dei miei occhi lucidi e del mio leggero tremore e cercò di rabbonirmi,«Io questo non l’ho minimamente pensato.Non ti arrabbiare».
Io tirai su con il naso,non accennando a calmarmi,ero stanca di quella storia,non c’era giorno senza che venisse fuori.Lui all’improvviso si girò,cacciò un coltellino a serramanico dalla tasca e tagliò un bocciolo di rosa dal roseto lì vicino.
«Pace?»,era dispiaciuto per come la situazione era precipitata,lo notavo dai suoi occhi caldi.
Io l’afferrai e stirai le labbra in un sorriso,aveva la capacità di calmarmi con un solo sguardo,o un gesto.
La mandria di bufali che erano i nostri amici si affaccendarono intorno a noi,informandosi sulla mia situazione;a nessuno di loro,però, sfuggì il bocciolo.
«Questa,Mercorè,è tutta colpa tua!»,lo rimproverò Camilla.
«Io..?!Che c’entro io?! È la tua amica che non si regge in piedi!».
«Effettivamente…Serena non è una campionessa di Snackline..»,Diafa si grattò il mento,«..ma tu te ne sei uscito con il baricentro e quelle stronzate sulla gravità e questo è il risultato!».
«Ma è semplice geometria!»,si discolpò il mio amico,urlando.
«Scusate..»,cercai di intervenire.
«Zitta tu!»,dissero in coro,senza neanche guardarmi. Perché erano sempre tutti così esagerati?
«Ascolta zio Daniele,aperitivo?».Lasciammo i nostri amici lì,a discutere inutilmente,mentre io fui scortata dai ragazzi al bar.
Ancora conservo quel bocciolo,in una scatola con tutti i suoi ricordi. Si è talmente seccato da perdere tutti i petali,che si sono ridotti in polvere. Come la nostra storia.
 
Era calata la sera,avevamo cenato e adesso ci stavamo rilassando. Avevano acceso un grande falò;era enorme e da solo poteva riscaldare ed illuminare tutta la radura, intorno un gruppo di ragazzi aveva cominciato a ballare in cerchio, seguendo una musica frenetica prodotta da chitarre, tamburelli e mandolini. Il cielo, rosso acceso, permetteva di vedere le stelle che, alla luce del fuoco, sembravano ancora più grandi e più belle, veniva quasi voglia di prenderle, quelle stelle, che immobili stavano a guardare tutto ciò che succedeva quaggiù.
Mi accesi una sigaretta ed alzai una mano per cercare di catturarle, ma niente, più io mi avvicinavo, più loro si allontanavano. Era da tempo che non vedevo stelle così belle, così luminose, così vive.
Andrea era sparito,l’avevo intravisto a cena e poi si era allontanato con Melissa,mentre Tatiana mi guardava con un sorriso vittorioso. Ero stata tentata di seguirli,ma non mi allettava per niente l’idea di vederlo avvinghiato ad un’altra donna.Mi sfiorai il bocciolo che Camilla mi aveva sapientemente intrecciato tra i capelli,avevo indossato un vestitino color terra a balze con una fantasia floreale e le maniche lunghe a sbuffo;avevo indossato gli anfibi,il cinturone e il mio chiodo.
Quando raccontai alle ragazze quello che era successo, commentarono dicendo che da lì a poco avrebbe ceduto, che avevo preso nella mia rete un pirata niente male e che era arrivato il momento di darsi da fare.
Romantiche e sognatrici. Avevo catturato un’orca assassina,altro che pirata.
 
«Non preoccuparti,tornerà presto.»,Joan mi porse una birra.
Ormai non aveva senso nemmeno cercare di camuffare i miei sentimenti, i miei amici mi conoscevano bene;o ero io ad essere limpida.
«Io non penso che stiano facendo sesso,onestamente.»,continuò il mio amico.
Io risi,«Sì,certo.Tu ti allontani con la tua ex per chiederle com’è stata la cena».
Gli risposi senza guardarlo,triste e frustata per essere stata così ingenua. Erano bastati due sorrisi,un paio di moine,un tono di voce sensuale per ripiombare nella stessa spirale di Stefano.
È proprio vero che l’essere umano è recidivo.
«So quel che dico,fidati di me».
«E tu me lo dici dall’alto delle tue relazioni stabili!»,fui ironica, fui cattiva. E come al solito,stavo attaccando una persona che non c’entrava niente.
«Ed eccola qui,Serena Monteforti,la ragazza che riversa la propria rabbai sui suoi affetti più cari!».
Sentì la gola stringersi in una morsa e le lacrime minacciare di scendere;l’avevo fatto di nuovo,contrariamente a quello che mi ero ripromessa,avevo usato un mio amico come punchball.
«Che è successo con Laura?»,chiesi cercando di cambiare discorso.

«Ti vuoi fermare per piacere?!», il tono di Daniele ci portò a guardare nella sua direzione:stava rincorrendo Camilla,che era infuriata per qualcosa.
La raggiunsi e i suoi occhi ghiaccio emanavano una rabbia tale che anche io mi sentii in colpa per qualcosa.
«Che è successo?»,anche gli altri si avvicinarono.
«Dai,avanti!Diglielo,diglielo!»,mai vista la mia coinquilina così arrabbiata con Daniele.
Il ragazzo dopo un attimo di tentennamento,cominciò a spiegare.«A Melissa si è allagata casa,non sa dove andare finchè non aggiustano il tutto,dato che è un problema della fognatura».
«Può prendere una stanza in hotel.»,propose Victor;l’altro si morse le labbra,come se fosse in difficoltà e non sapesse come uscirne.
«Non è quel che penso,vero?!»
«Sì.Sì,Eli…»,Camilla ondeggiò i lunghi capelli biondi,«Ha chiesto a Daniele e ad Andrea di ospitarla. E indovinate che hanno risposto..?».

Avete mai provato a fare dei palloni con un chewingum? Io non so perché non riuscivo mai a farli,i miei erano dei palloncini piccoli e deformi;però qualche volta capitava che il pallone cominciava a gonfiarsi,per poi scoppiare subito dopo,lasciandomi solo con l’illusione di quello che sarebbe potuto essere. In quel momento,mi sentivo esattamente così.
Ascoltavo i miei amici discutere ed intervenni anche io,ma non ricordo cosa dissi,ero in un mondo tutto mio e tutto mi arrivava distante.
Potevo essere stata così sciocca da aver avuto delle pretese su di lui?Sì. Potevo sentirmi così legata a una persona,così in poco tempo? Non lo so. Era giusto sentirmi in questo stato?No.
«Basta!Io torno in camera!»la mia coinquilina se ne andò,seguita dal fidanzato.
Fu allora che mi svegliai dal torpore,salutai tutti e mi avviai anche io,il mattino seguente avrei dovuto lavorare,per cui il mio campo motivazionale finiva lì.

Dopo le rassicurazioni delle ragazze,mi diressi alla macchina,ma una voce che conoscevo bene ruppe il silenzio della notte chiamando il mio nome ripetutamente.Accelerai il passo senza guardare indietro,o altrimenti sarei crollata.
«Devo continuare a chiamarti ancora per molto?!»,Andrea mi bloccò per il polso.
Presi una grande quantità d’aria e mi voltai verso di lui,pronta a fronteggiarlo;non era il momento di essere la bambina a cui avevano rubato le bambole.
«Devo andare.Domani lavoro.»,il tono della mia voce arrivò distante anche alle mie orecchie.
«Potevi salutarmi,almeno!»,dal suo tono traspariva un velo di tristezza,e mi diede sui nervi.
«Eri impegnato.Non volevo disturbarti».
«Che..?!»,strinse un attimo le palpebre,perplesso;poi quando capì a cosa mi stessi riferendo,un sorriso impertinente uscì sulle sue labbra,«Mi hai visto con Melissa». Intelligente il ragazzo!
«So che vivrà da te..da voi!»,mi corressi subito,ma fu troppo tardi.
Portò le mani sulle gambe,piegandosi alla mia altezza, era talmente vicino che sentivo il suo respiro sul viso,non avevo un solo lembo di pelle senza brividi,«Sì.Me l’ha proposto e ho accettato!». Quel suo tono irriverente mi fece venire voglia di prenderlo a sberle.
«Bene.Divertitevi!»,feci per andarmene,ma lui mi prese e mi costrinse delicatamente ad appoggiarmi con la mia schiena all’albero,la mano che indugiava sulla mia vita. Quella cintura cominciava a essere troppo stretta.
«Sei gelosa di Melissa».
«E adesso questo che c’entra?!»,non avrei mai ammesso la verità.
«Questo?!»,lui sgranò gli occhi,«Quindi c’è anche altro?».
«Ovviamente non c’è nient’altro. Perché dovrebbe esserci altro,oltre questo,che comunque non c’è niente riguardo questo e quello?!». Ma che avevo detto?
Lessi la stessa domanda nella sua espressione interrogativa.«Ti sei resa conto del pensiero che hai appena formulato?!».
«Ovviamente!È così lineare!».
Lui rimase un attimo interdetto e poi allargò le braccia,«Tu ..tu sei la ragazza più strana che io abbia mai incontrato!E fidati che ne ho viste parecchie!».
Quella frase fu come spegnere il fuoco con la stoppa,«Non mi interessa sapere le sue avventure,per favore,prof.Ricci!».
«Prof.Ricci?!Siamo ritornati al Lei,adesso?!».
«Certo!Forse è meglio che ritorniamo al pronome personale per mantenere le distanze.»,riuscì ad avere un tono serio in una conversazione al limite del ridicolo.
Lui aggrottò le sopracciglia e socchiuse un po’la bocca.«Stai dicendo un sacco di stupidaggini.Ma tante..».
Parlava e parlava e parlava;io avevo completamente smesso di ascoltarlo.Ad ogni parola si avvicinava maggiormente,finchè non mi ritrovai di nuovo il suo respiro sul mio viso e la sua pelle a sfiorare la mia.Vedevo quelle labbra perfette muoversi e mi ritrovai a desiderare di essere baciata da lui,di sentire la sua bocca sulla mia, volevo avvolgerlo con le mie braccia e sentire il calore del suo corpo muscoloso sul mio.
Più si avvicinava,più sentivo la voglia di lui che invadeva ogni mio singolo muscolo e che mi annebbiava la mente e il cuore. Consideravo Stefano attraente,ma Andrea lo era all’ennesima potenza,aveva una carica erotica capace di smuovere il mondo.
Si appoggiò con entrambe le mani ai lati della mia testa,scrutandomi con quegli occhi scuri impenetrabili ma penetranti,terminando il suo monologo.La voce che si abbassava di qualche tono,divenendo più bassa e gutturale,estremamente eccitante.«..che cosa ti passa per la testa?!».
In quel momento avrei voluto dar voce a tutti i miei pensieri,a tutte le mie emozioni,ma non ne ebbi la forza e,forse,il coraggio.«Devo andare a casa».
Lui emise un qualcosa che a me ricordò un ringhio animalesco, si allontanò da me all’improvviso.«Perché devi il discorso?!»,disse esacerbato.
«Perché devo andare a casa!Mi lasci andare. Penso che Melissa la stia cercando».
Per un attimo lui scrutò nei miei occhi,esaminandomi come se avesse davanti a sé un esperimento non riuscito,cercando di capirci qualcosa. «Bene.Come vuoi..»alzò le mani,mettendo ancora più distanza tra noi,«..sta’attenta per strada».
Se ne andò senza voltarsi.

Avrei dovuto capire già da quel momento che se lui volta le spalle,lo fa senza ripensamenti.

____________________________

Eccomi!

Nuovo capitolo fresco fresco di stesura! Ci tenevo particolarmente ad aggiornare il prima possibile,in quanto questo è una continuazione del capitolo precedente. Sì,diciamo che ultimamente ho la tendenza a sdoppiare i capitoli,non so cosa mi stia prendendo!

Vorrei soffermarmi su alcune cose.

Prima di tutto,Serena e Andrea.
Qualcosa comincia a smuoversi tra i due,ho voluto aggiungere un po'di sensualità al capitolo,perchè rileggendo un po'random, la storia sembrava una storia di quindicenni e non mi sembrava il caso!
Abbiamo Andrea che finalmente comincia a scoprire le carte a una Serena molto instabile e confusa. Soffermandomi proprio su Serena,non ha un passato sentimentale roseo:come avete ben capito,si è innamorata una sola volta ed è stata presa in giro da Stefano. Questo le ha causato una ferita emotiva che ancora deve rimarginarsi del tutto e per questo si comporta in maniera così strana. In più,è una ragazza fragile e molto sensibile,e ovviamente risente di tutto ciò che le accade.

Mercorelli.
Lui in questi due capitoli passa un po'da scemo,lo so! :)
Diciamo che è l'amico un po'matto e simpatico che è presente in ogni comitiva. Ha le sue fobie,le sue paranoie e i suoi attacchi d'ansia. Possiamo definirlo un personaggio sopra le righe,uno di quelli imprevedibili.
So che in questi ultimi due capitoli non fa altro che essere rimproverato da tutti,ma in realtà loro lo stimano profondamente gli vogliono un gran bene. È tenuto parecchio in considerazione dai auoi amici,ed è rispettato forse più di qualsiasi altra persona.
Ad un certo punto,sarà fondamentale per Serena,quanto per tutti loro,perchè è proprio da lui che arriverà una proposta che darà una svolta alle loro vite.
Ha questa personalità un po'eccentrica perchè ha un passato familiare non proprio dei migliori,che vi spiegherò nel prossimo capitolo.

Infine,il dottore.
Non so se si sia capito o meno,avendo scritto il capitolo in giornata non ho avuto modo did rileggerlo.Comunque,lui è quel tipo di medico che fa questa professione per guardare le ragazze seminude e in posizioni strane davanti a lui. E Andrea lo nota immediatamente,per questo ha avuto una reazione del genere.

Ho aggiunto anche una copertina,provvederò a farlo con ogni capitolo.

Bene,penso di avervi detto tutto!Praticamente ho fatto la nota dell'autricce più lunga del capitolo stesso,spero che possiate perdonarmi!

Spero di leggervi!

A presto,
S.

The way we get by.
""Le grandi città hanno sempre offerto l'anonimato e la varietà".
Istanbul è la cerniera tra Oriente e Occidente;capitale di tre imperi,incrocio di culture,religioni,miti.Città dai mille volti e dalle mille sfumature,che incanta e affascina chiunque si trovi a viverla,anche solo per poco tempo.
E proprio in questa città in cui si intrecciano un passato fatto di splendore e un futuro che ha portato una crescita e una modernizzazione straordinaria,che le vite di due ragazzi si intrecciano tra loro,in una storia fatta di passioni,segreti, maschere che cadono e rapporti conflittuali;una storia d'amore travolgente e intensa.
Deren e Bulut.
Diversi per vissuto e crescita familiare;diversi per carattere e stili di vita,sapranno guardare attraverso le loro divergenze e le loro differenze?"

πανσέληνος
"Christian Grey, giovane imprenditore americano con un impero da dirigere, un passato da dimenticare e una figlia da tenere a bada.
Maria Radicati, giovane neolaureata italiana che sa quello che vuole dalla vita e da se stessa, con un master a Seattle.
Jane Grey, figlia capricciosa ed impertinente di Christian.
Chi l'ha detto che Cupido è uomo?
Non servono castelli e unicorni per una storia d'amore;molte volte servono solo un paio di pagine da firmare...o una grande luna piena.
Del resto, non è la luna che, quando si avvicina troppo alla Terra, fa impazzire tutti?"



 

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Capitolo 15
*** Made memories we knew would never fade. ***


                                            

Per essere un giorno di Settembre,quel pomeriggio faceva eccessivamente caldo.Era il giorno dell’inaugurazione del nuovo anno accademico;Cellocco per quell’anno aveva voluto fare le cose in grande organizzando niente meno che un cocktail party pomeridiano su una terrazza di un hotel a cinque stelle.
Joan era passato a prenderci.«Ti sbrighi a raccontarci cosa è successo con Laura?!»,spronai il mio amico.
«Infatti!Ci stai facendo penare!». Diafa accavallò le gambe fasciate da un largo pantalone elegante lilla,a cui aveva abbinato un bustino steccato color malva,con gioielli e cintura appariscenti. Aveva lisciato i suoi capelli neri riccissimi,portandoli indietro. Sembrava un angelo di Victoria’s Secret.
«Facendola breve:ogni volta che andavo a trovarla,non voleva mai che l’accompagnassi sotto casa. L’ultima volta che ci siamo visti l’ho messa alle strette;in sostanza,non voleva che i suoi mi vedessero perché io sono straniero».
«Aspetta..seriamente?!»,ero scioccata.
Lui annuì,sistemandosi la camicia bianca.
«Più conosco il genere umano.Più io vorrei andare a vivere sulle montagne russe!»,si infervorò la mia coinquilina.
«Ma a me non importa. Io ne trovo altre anche meglio di lei. È il principio che mi infastidisce. Io sono cittadino del mondo:italiano,colombiano,americano..io sono cittadino del mondo».
«Purtroppo c’è gente ignorante e gretta al mondo!».

Arrivammo all’hotel, Joan consegnò le chiavi della macchina al parcheggiatore e ci prese sottobraccio. Il vestito color borgogna gli cadeva a pennello,i capelli neri dal taglio raffinato erano in ordini e i suoi grandi occhi marroni erano coperti dagli occhiali da sole;il sorriso malandrino era solo il fiore all’occhiello di quella mise semplice ma elegante. Joan avrebbe dovuto scegliere tra più di una ragazza a tenergli compagnìa quella notte.

https://www.youtube.com/watch?v=jpv2tMJJuz0

L’hotel era costruito in un castello medioevale in pietra e mattoni,immerso nei boschi;passammo senza difficoltà i controlli dei bodyguards all’entrata,dato che eravamo sulla lista degli invitati. Un gentilissimo maître ci scortò attraverso il grande giardino curato ornato da fontane che rappresentavano ninfe e satiri, fino a delle scale coperte da una pesante tenda rossa,la scostò e con galanteria ci augurò un buon divertimento.
Salendo meno di trenta gradini,fummo catapultati ad un party di Vogue: le scale portavano a una grande terrazza in mattoni attraversata da muretti color salmone,che avevano anche il compito di fare da aiuole. L’illuminazione era data da lampade ad olio posizionate nei punti strategici. Attraverso due piccole scalinate,si accedeva a un secondo terrazino più basso,dominata da una grande piscina centrale.
In un angolo,era stato allestito un grande piano bar e sparsi vi erano poltroncine nere e tavolini neri;i grandi ombrelloni aperti ondeggiavano donando una piacevole ombra.La terrazza affacciava proprio sopra il lago di Fiastra,un lago naturale incastonato tra i lussureggianti monti di Camerino.
In un angolo,un gruppo lounge allietava l’evento con una musica rilassante e ritmata.
Ci dirigemmo verso gli altri,che erano appoggiati a uno dei tanti tavoli alti da cocktail,il mio sguardo cercava una sola persona:Andrea.
Non l’avevo più visto né sentito dalla nostra discussione al campo ed ero un po’intimorita dalla sua reazione,se c’era una cosa che avevo capito di Andrea Ricci, è quanto lui fosse imprevedibile.

                                                      

Lo intercettai immediatamentestava arrivando dall’ingresso opposto al nostro,quando mi vide,schiuse un po’le labbra,in un’espressione tra lo stupìto e l’impressionato.
Un’espressione che rifletteva la mia:indossava un pantalone antracite elegante abbinata a una maglia bianca,la giacca era color verde oliva ed era adornata con medaglie e stelle sul taschino sinistro,mentre una fila di bottoni dorati adornava il lato destro. Era arrotolata sui gomiti,mostrando il tessuto lucido dell’interno. Indossava sempre i suoi accessori.

«Che trio che è appena arrivato,signori!»,Camilla ci accolse con un sorriso, indossava un tubino color ghiaccio con una complicata decorazione di strass tono su tono.Era abbracciata a Daniele,che indossava un completo blu notte con la camicia dello stesso colore in cui risaltava un fermacolletto argento.
«È qui la festa?!»,Joan fece qualche passo di ballo ridendo beato,«Ecco perché siete tutte più alte!Avete i tacchi!».
«Ma vattela a pija ‘nder culo!*»,l’espressione molto colorita di Sofia strideva alquanto con il suo abbigliamento: degli stretti pantaloni color cobalto che arrivavano alla caviglia erano abbinati a una bluse bianca con delle sottili righe argento,dello stesso colore della giacca stile anni ottanta tempestata di pailletes;aveva raccolto i capelli color caramello in un’acconciatura.

Andrea si avvicinò,salutando gli altri,poi tolse gli occhiali e incrociò le braccia sul tavolino,talmente vicino che le nostre spalle si sfioravano. Averlo così vicino dopo una settimana senza vederlo né sentirlo mi faceva girare la testa.
«Pensavo non saresti venuta».
«Ho avuto difficoltà a scegliere il vestito.»,ammisi.
Avevo cominciato a pensare al mio outfit dal giorno precedente;alla fine,su consiglio di Elisa,la mia scelta cadde su un tubino bianco con disegnati dei fiori dentro dei rettangoli neri,ricordava molto un fumetto. Le maniche corte erano color bronzo.Metà dei miei capelli scendeva mossa,mentre l’altra metà erano stati raccolti in uno chignon tenuto insieme da fermagli formati da perle,che richiamavano quelle che portavo al collo.
Lui mi squadrò da capo a piedi,io mi sentivo morire sotto quel carico.«Complimenti per la scelta.»,commentò.
«È merito anche di Elisa».
«Dopo ringrazio anche lei,allora!»,rispose sorridendo.
Io spostai lo sguardo,intimidita da lui e dalla sua vicinanza;dopo così tanto tempo,le mie emozioni correvano,si fermavano e si intrecciavano simultaneamente.
«Sei ancora arrabbiata con me?»,mi chiese.
«Dovrei?»,risposi. Ero intenzionata a non farmi vedere debole da lui.
«Quindi lo eri?»,rilanciò.
«Avrei dovuto?». Quello strano scambio di domande mi rese euforica,stavo tenendo testa ad un tipo come lui,e lo stavo facendo con una naturalezza così spontanea che io faticavo a riconoscere come mia.
Lui sorrise,poi chinò la testa e si morse il labbro inferiore,probabilmente stava cercando di uccidermi.Quando rialzò lo  sguardo,il suo sguardo era cupo.
«Vuoi continuare ancora?Non sai contro chi stai giocando».

«Ecco il nostro party planner!». Andrea lanciò uno sguardo torvo a Sofia.
Mercorelli era arrivato,indossava pantaloni e giacca di un grigio molto chiaro,spezzato da una camicia rosa su cui spiccava una catenella dorata con un grande medaglione,regalo della nonna che adorava.
«Lasciateme perde!Non potete capì quanto sto agitato!».
«Tanto per cambiare,Mercorè.Perché?»,gli chiese Elisa.
«Cellocco mi ha appena detto che il Rettore alla fine ha cambiato idea e ha deciso di partecipare!»,si passò una mano tra i capelli neri.
«E qual è il problema?!»,domandò Andrea.
«Come qual è il problema?!»,il mio amico strabuzzò gli occhi,«La festa è uno schifo!Sapevo che avrei dovuto organizzarla da solo».
«Beh,se proprio dobbiamo dirla tutta..»,puntualizzò Elisa,«..è stato Cellocco a chiederti aiuto».
«Mannaggia a me!Mannaggia!»,si rimproverò l’altro.
Joan gli mise una mano sulla spalla,l’anello con la pietra nera che brillava,«La giornata è perfetta,la location è da favola,la musica è bella,il cibo non manca,l’alcool nemmeno e abbiamo belle donne a volontà. Tranquilo,amigo!».
«Tu hai le belle donne!Mercorelli a momenti avrà un infarto!».Victor anche gli mise una mano sulla spalla. Tra noi,dopo Andrea era quello che catturava maggiormente l’attenzione:il suo corpo tonico e muscoloso era fasciato da un semplice completo nero lucido,che metteva in risalto i suoi occhi di un blu molto simile a quello dell’oceano e i suoi capelli biondi post coito. La camicia nera aveva dei bottoni in madre perla.
Mi avvicinai ad Elisa.«Alla fine hai vinto tu sui capelli».
«Ma te pare che gli avrei permesso di farsi i capelli tirati indietro con il gel?!A costo di venire da sola!».
Anche lei era molto bella:indossava un vestito monospalla color albicocca con delle sfumature dorate tra le pieghe;il vestito scendeva morbido fino ai piedi,tenuto in vita da un cinturino intrecciato. Elisa non amava molti orpelli,era una ragazza semplice in tutto,indossava solamente dei bracciali sottili;i capelli scuri ricadevano morbidi sulle spalle,i loro riflessi rossicci mettevano in risalto i suoi occhi miele dal taglio orientale.
«Che ha detto Victor di quello?»,indicai lo spacco laterale del suo vestito.
«Ha detto che per la prima volta in trent’anni farà a botte con qualcuno».

«Ehi tu!»,Camilla tirò per un braccio un ragazzo con i dread e una Canon in mano,«Ci fai una foto?».
«Da quando aspettavi questo momento,big blondie?».
Lei mi snobbò e ci raggruppò tutti,quando fummo pronti,il fotografo scattò.
«Però!Sembrate usciti da Cosmopolitan!»,commentò.
 
La festa era andata alla grande finchè il gruppo lounge non aveva lasciato il posto al dj:remixava trap e house in maniera tremenda,rendendo l’atmosfera noiosa e ripetitiva,per cui nessuno ballava. Intravidi Tatiana e il suo reame ma per fortuna non venne a infastidirmi,si limitò solamente a lanciarmi uno sguardo al vetriolo,a cui io risposi alzando il bicchiere,in un brindisi silenzioso.
«Vuoi proprio farla arrabbiare,eh?»,Andrea era appoggiato al tavolino.
Scossi le spalle,«La sua rabbia può ficcarsela su per il..».
«Serena!»mi rimproverò Daniele.
Voltai gli occhi al cielo e finii quello che restava del mio cocktail in un sorso.
«Quanto hai bevuto?»,mi chiese Andrea.
«Non bastano due Daiquiri per farmi perdere la testa».
Basti semplicemente tu.
Sgranai gli occhi quando mi resi conto di quello che avevo pensato,sperai con tutta me stessa di non aver detto quel pensiero ad alta voce o non sapevo dove andare a nascondermi.
«Perché hai sgranato gli occhi?!»,mi chiese guardandosi intorno.
«Ho..ho..mi era rimastata bloccata in gola una granella di zucchero di canna».
«Com’era questo cocktail?».Diafa,da quando le avevo raccontato del corso che avevo frequentato,mi chiedeva sempre un parere.
«Molto buono. Peccato per la mancanza del Maraschino che avrebbe dato quel retrogusto fruttato che non stona, e avrebbe dissetato».
«Eccola la nostra bartender!».
«Sei una bartender?»,mi chiese il mio professore.
Annuii.«In realtà,sono una barwoman acrobatica!».
Lui fischiò,sinceramente stupìto.
«Guarda che Sere è una tosta!»,Joan mi abbracciò.
Lui pronunciò tre parole,che si riverberavano nel profondo e mi trapassarono il cuore: «Sì,lo so».

«Andrea,sei qui?».Melissa indossava un bellissimo vestito bianco,con la gonna formata da piume e strass,i capelli biondi erano raccolti in una coda alta e gli occhi verdi splendevano sotto tutta quella luce naturale. Il vestito arrivava a metà coscia,lasciando scoperte le gambe:erano lunghe,toniche e magre. Melissa era davvero uno spettacolo da guardare.
Deglutii e la realtà mi trapassò come mille spade affilate:Andrea aveva avuto tra le mani un gioiello del genere;non avrebbe mai potuto guardare una ragazza così sgraziata e buffa come me. Probabilmente aveva capito l’attrazione che provavo verso di lui e adesso ci stava marciando sopra,ennesimo mattoncino andato a costruire quella torre di orgoglio maschile.
«È da quando siamo scesi dalla macchina che mi stai evitando».
Quell’ultima frase annientò completamente il mio divertimento. Erano venuti insieme,nella stessa macchina,alla stessa festa. Abitavano nella stessa casa.
Ero stata completamente assorbita dal cercare di venire a capo dei miei sentimenti,che non avevo tenuto conto dei suoi:Andrea era oggettivamente bello e intelligente,era ovvio che al suo fianco volesse una ragazza altrettanto bella e intelligente. E Melissa aveva vinto il post doc in Fisica,ed era uno spettacolo da guardare. Io non potevo competere con lei.
Quella presa di coscienza mi si attaccò addosso come una ventosa,risucchiando l’unico briciolo di autostima che avevo.
Camilla aveva detto che si erano lasciati perché lui non voleva niente di serio,non perché lei non gli piacesse più.C’era differenza,una differenza che io avevo fantasticamente evitato di vedere.
Ricorda:donde hubo fuego,cenizas quedan. Dove c’è stato il fuoco,rimane la cenere.
La frase che Joan disse ad Elisa,una volta venuto a sapere che aveva lasciato Giorgio per l’ennesima volta,mi trafisse il cuore.
Lui il fuoco l’aveva in casa,che andava zompettando in costosa lingerie.

«Raga sono nel panico!Non potete capire!».
«N’artra orta,Mercorè?Che è successo a sta botta?!**»,Sofia era esasperata.
«Il dj. Il dj fa completamente pena!».
«Sì. Effettivamente non ho sentito dei commenti positivi.»,confermò Camilla.
«Sono fottuto!Sono completamente fottuto!»,il mio amico camminava avanti e indietro mentre rimuginava,«In più,quel dannato imbecille ha voluto anche la mia attrezzura!» ,tolse la giacca e si slacciò un paio di bottoni,poi si sedette sulla poltroncina e si prese la testa tra le mani,«Devo trovare assolutamente un modo per sbloccare la situazione».
Andrea si allontanò da Melissa e si avvicinò al mio amico,posandogli una mano sulla spalla,«Suona tu!».
Mercorelli alzò piano la testa e la voltò nella sua direzione,la bocca aperta in una muta espressione di stupore,«I..Io?!..No!Non se ne parla!».
«Ma perché?!L’attrezzatura è anche la tua!»,lo spronò Elisa.
«E poi,hai suonato altre volte,amigo!»,le diede manforte Joan.
«Certo.Ma non c’è paragone tra i ragazzi che possono esserci a un compleanno o alle serate,con un pubblico del genere!».
«Mercorè,non sei a San Siro!»,Diafa gli si avvicinò,gli tirò fuori dai pantaloni la camicia e gli scompigliò i capelli,«Vai e conquistali come hai conquistato noi!».
«Ma voi siete matti!»,il mio amico si alzò e ricominciò a camminare avanti e indietro,«Voi siete completamente usciti di senno!E mi hai rovinato l’outfit!».
«Piantala,Giovanni!»,ci girammo tutti verso Victor.
«Come mi hai chiamato?!».
«Hai sentito benissimo, ti ho chiamato Giovanni.Perchè con questo atteggiamento stai confermando quello che pensano i tuoi genitori!».
L’altro rimase in silenzio,gli occhi bassi e le mani strette in due pugni.
Merco ci aveva raccontato la sua storia in un’uggiosa serata di Novembre:era il figlio di due lobbisti. Figlio di due genitori che non si amavano,ma che tenevano molto alle apparenze.Avevano entrambi un’amante,eppure non perdevano tempo per far sembrare la loro una famiglia perfetta.
«Giovanni,hai preso otto,dovevi prendere dieci..Giovanni,non devi urlare,non è buon costume..Giovanni,non avere ansia in pubblico,fai brutta figura…Giovanni,non perdere il controllo….Giovanni,non vestirti in maniera così eccentrica…Giovanni..»,era un rimproverare continuo un bambino sensibile e molto capace.
Ma soprattutto,il rimprovero che a lui faceva più male,era:«Giovanni,non fare musica.Devi diventare avvocato,non musicista.Mica provieni da una famiglia di drogati!».
Così, il piccolo Giovanni correva dalla nonna,sua complice, e si chiudeva in camera con sintetizzatori e computer,sfogando la sua rabbia e la sua frustazione.
Quando la nonna morì,lasciò al piccolo Giovanni tutta la sua eredità,con la promessa che  un giorno,sarebbe diventato un dj riconosciuto a livello nazionale e internazionale.
«Ma lui non è in grado di fare una cosa del genere!»,la signora Mercorelli commentò con queste parole cariche di sdegno quella promessa.
Ma bastarono per spronare il figlio:chiusi i ponti con quella famiglia pesante e ipocrita,Mercorelli uccise Giovanni, diventando il ragazzo che tutti conosciamo e amiamo.
Il ragazzo che urla,sbraccia,si fa prendere dal panico perdendo il controllo;il ragazzo che si veste in maniera eccentrica,ma con buon gusto. Ma,soprattutto,il ragazzo che suona qualsiasi cosa:da posate a tastiere,da bicchieri e piatti a batteria,qualsiasi cosa potesse emettere un suono.
Mi avvicinai a lui,«Forza,dj Merco!Noi siamo sotto il palco!».
Lui ci guardò tutti,cercando ancora una volta l’ennesima conferma,Victor gli fece l’occhiolino e un sorriso sincero.
Il mio amico strinse il ciondolo,«Ho intenzione di farvi ballare tutti!».
 
Mercorelli stava suonando da una buona mezz’ora e trascinava tutti con la sua musica.All’inizio nessuno si accorse di quel cambio improvviso di dj;ma dopo i primi minuti,vedemmo l’ampio spazio adibito a pista cominciarsi a riempire di gente sempre più incuriosita da quel dj in pantaloni eleganti e aria sbarazzina.
Il sole cominciava a tramontare e noi ragazzi  eravamo davvero sotto il palco;c’era riuscito:Mercorelli era riuscito a farci ballare tutti.
Dopo l’ultimo remix,smisedi suonare.Tra noi calò in silenzio,eravamo in trepidante attesa, sospesi tra la curiosità di conoscere il suo remix successivo,e la voglia di
continuare a dimenarci in pista.

Improvvisamente,Wake me up di Avicii squarciò l’aria come una sciabola e cominciò un applauso spontaneo;lui suonò uno dopo l’altro i successi del dj svedese:The
nights
,Without You,Hey brother, e tutti gli altri, uno dopo l’altro si susseguirono sovrapponendosi tra loro in maniera frenetica e ben calibrata.

https://www.youtube.com/watch?v=5l7unG7xGD8

Quando il ritornello di Levels riecheggiò nell’aria,tutti noi cominciammo a urlare,mentre qualcuno fischiava e applaudiva;la voce lasciò spazio alla musica e un grande boato si alzò verso il cielo,urlammo il nome di Avicii talmente forte che ebbi davvero la sensazione che lui potesse sentirci.
Con le luci ben posizionate alle spalle,le macchine del fumo che a intervalli regolari ci sommergevano di quella nube profumata, e le cuffie sulle orecchie, Mercorelli sembrava essere nato per fare esattamente quello:accarezzava tastiere e sintetizzatori come un amante appassionato accarezza la propria donna,in un suo personale tributo a quel dj morto suicida troppo presto per una patologia così latente ma sorprendentemente caotica:la depressione.
Un violino,proveniente dal sintetizzatore,calcò qualche nota di quel brano,per poi sfumare nell’esatto momento in cui il sole si apprestava a tuffarsi nell’acqua,la musica travolgente ritornò e contemporaneamente tutte le luminarie e i led si accesero in un’atmosfera onirica. Dopo qualche minuto,la musica sfumò ancora lasciando il posto ad un’intera orchestra di violini,violoncelli e altri strumenti a corde e a fiato.
Anche le nostre urla cessarono,lasciando il posto al suono di quell’orchestra sintetizzata,mentre il sole ci donava gli ultimi suoi pallidi raggi di luce,colorando il cielo e il mare di un rosso sangue.
La musica finì nel momento in cui il sole sparì oltre le acque del lago,lasciandoci tutti immersi in un silenzio assordante e commosso.
Di quella festa,di quel mashup e di quel dj,si parlò per molti giorni.
 
Mi ero avvicinata al bar per dissetarmi un po’,tutto quel ballare mi aveva messo sete,in più avere Andrea a pochi centimetri da me dopo una settimana,scuoteva ulteriormente la mia psiche,e il mio corpo.
Percepii Tatiana ancora prima che lei cominciasse a parlare con la sua voce arcigna:«Ti diverti proprio a stare addosso al professor Ricci,vero?».
Quel nome,uscito dalle sue labbra,mi fece irrigidire,soprattutto dal momento che stavo spudoratamente cercando di evitarlo.
Mi voltai e la squadrai:indossava un pomposo vestito in taffetà rosa,con una grande cintura nera in vita,i capelli rossi erano mossi,e il viso era truccato minimamente.
Una battuta mi venne spontanea:«Stai tornando dalla tua prima comunione?».
Si accomodò su uno degli sgabelli al piano bar,«In realtà,la mise sotto è tutt’altro che da comunione.Ho in mente di passare una gran bella notte».
Scossi le spalle con indifferenza,ma dentro di me mi stavo chiedendo cosa stesse cercando in realtà. Lei proseguì con tono malizioso,«Solo..sono indecisa su chi scegliere:hai tanti amici molto carini».
Una risata mi salì attraverso la gola ed esplose senza che riuscì a fermarla.Mentre continuavo a ridere,diedi un’occhiata ai miei amici:Elisa era seduta su uno sgabello con le gambe accavallate,stava parlando con Victor che l’ascoltava attentamente,con le mani appoggiate ai lati delle sue gambe;il mio amico si chinò e le diede un dolce bacio sulla fronte, facendola arrossire. Daniele e Camilla stavano ballando sulla playlist che stava suonando Mercorelli,che aveva fatto salire accanto a lui una bionda che stava cercando palesemente di catturare la sua attenzione con movimenti sensuali ma non volgari,Camilla e Daniele si scambiavano baci, abbracci e sorrisi a volontà;Joan,invece,stava intrattenendo due ragazze dai lineamenti fini ed aggraziati.
«I miei amici hanno troppo buon gusto per mettersi con una come te!»,ripresi a ridere,«Comunque,prego. Sono sicura che Elisa o qualcuna di loro sarà contentissima di usarti come sacco da boxe!».
«Oppure potrei essere io a usare loro come sacco da boxe».
Scattai immediatamente,non permettevo a nessuno di toccare i miei affetti.«Smettila o ti giuro che diamo spettacolo!».
«Dai.Non aspetto altro.»,lei mi sfidava apertamente con lo sguardo.
Una mano calda e forte afferrò la mia,mi girai e vidi Andrea farmi segno di andare,poi cominciò con ampie falcate a dirigersi verso il grande ingresso da dove eravamo arrivati.
Lei ci venne dietro,imperterrita,«Melissa ti cerca!».
Lui si fermò all’improvviso,così io mi trovai in mezzo tra quella iena e quel muro umano, tra il mio passato e il mio futuro,in un eterno dondolare. Avevo i suoi addominali a due centimetri dal volto e ciò mi causava brividi ovunque.
«Ho altro da fare.Si rassegnasse e mi lasciasse in pace.»,e mi portò con sé,mentre io per l’ennesima volta,mi lasciavo trascinare da quel fiume in piena.

*"Vai a quel paese!"
**"Un'altra volta,Mercorè?Che è successo adesso?".

_________________

Buonasera a tutti! Come state?

A voi il nuovo capitolo! Anche questo è molto lungo e molto descrittivo,fatemi sapere se è pesante e avrei dovuto sdoppiarlo,è che non mi andava di farlo perchè avrebbe perso coesione.

Allora,devo dirvi alcune cose,prima di salutarvi!

Prima di tutto,so che oltre alla copertina,ho messo anche la foto dell'attore che presta il volto ad Andrea.Scusatemi, non ce la facevo proprio a non condivedere con voi questa bellezza!Io,personalmente,sono innamorata persa di lui. :)

Giovanni Mercorelli.
Nel capitolo precedente,vi avevo promesso che vi avrei spiegato un po'il pregresso di questo personaggio che,francamente,io adoro! E adoro anche il fatto che essendo sopra le righe,io posso davvero fargli fare di tutto ,e posso muoverlo come meglio io creda! Adesso vi è chiaro perchè nel capitolo tre vi dico che a lui non dispiaceva essere chiamato per cognome?;) 
Inoltre,spero di essere riuscita a spiegare il suo complicato passato e a farvi capire quanto lo stimino e lo amino Serena e gli altri. Come spero di essere riuscita a mostrare il grande affetto che lo lega a Victor,affetto ricambiato.

Avicii.
Il tributo ad Avicii mi sono sentita di farlo perchè qualche giorno fa è stato il suo secondo anniversario di morte. L'ho fatto sia perchè è uno dei miei artisti preferiti;ma soprattutto perchè penso che non si dovrebbe morire a 29 anni,e,soprattutto,penso che non si dovrebbe morire nemmeno di depressione.Non è giusto. Avicii ha lasciato un grande vuoto,ed è bello vedere che ci sono ancora persone che lo ricordano. In rete è pieno di tributi per lui. Vuol dire che era una bella anima.
Anche il titolo del capitolo è una frase di una sua canzone.

Spero di avervi emozionato almeno un po'. Comunque,non volevo intristirvi,ma solo spiegare alcuni punti chiave!

Il prossimo capitolo sarà interamente su Serena e Andrea,non vedo l'ora!

A presto,
S.
 

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Capitolo 16
*** Lucciole. ***


                                            

Il mio bellissimo cavaliere aveva una falcata sciolta,elegante e ampia,per cui io mi ritrovai quasi a correre per stargli dietro;ancora non so come sia riuscita a non spezzarmi una caviglia,mentre arrancavo su quindici centimetri di tacco.
Lui diede il numero della targa ad un addetto al parcheggio,poi si tolse la giacca e me la mise sulle spalle,il suo profumo mi arrivò alle narici e mi abbracciò.
«Ma che cosa è successo?»,gli chiesi.
«Ti ho evitato di far parlare di te per giorni!».
«Avrei potuto benissimo occuparmi da sola di lei!»,risposi stizzita.
«Non ho dubbi.Ma il problema è che si stavano avvicinando le amiche!».
Feci un passo indietro,sorpresa,mentre tutto prendeva forma nella mia testa:Tatiana non era sola alla festa,era con le amiche;lei mi aveva provocato,cercando i miei punti deboli,e io avevo abboccato come un pesce. Era stato un agguato.
Rabbrividii e mi strinsi nella giacca cercando protezione e fui grata ad Andrea per essere stato così provvidenziale.
Arrivò il suo suv nero e lui mi aiutò ad entrare nell’abitacolo,poi fece il giro e salì anche lui. Da una delle siepi vedemmo Melissa correre verso la macchina,chiamandolo a gran voce,ma lui mise in moto e si allontanò,finchè lei non divenne un punto lontano.
«Qualcuno non fa altro che seguirti.»,commentai.
Lui mi lanciò un’occhiata,«Qualcuno non fa altro che seguire,qualcuno non fa altro che scappare. La matematica della vita.».
Inspiegabilmente,il mio cuore cominciò a galoppare.«Come?».
«Non far finta di non capire».
Non risposi,la testa e il cuore completamente in subbuglio,impegnati in un’ansiogena partita a scacchi. Il cuore urlava che lui in realtà stava facendo tutto quello per me,e che mi stesse lanciando segni inequivocabili;il cervello,d’altro canto,affermava che io mi stavo facendo dei viaggi mentali inutili,e che lui non avrebbe mai potuto provare qualcosa per me,quando aveva tra le mani una ragazza come Melissa.
Appoggiai la testa al sedile,chiusi gli occhi e feci dei profondi respiri,cercando di calmarmi;i miei nervi sempre più tesi e il cuore che si stringeva sempre più.
Sentii un ronzìo e mi girai verso di lui,stava aprendo i finestrini.«Meglio se prendi un po’di aria fresca».
 
«Serena.»,una voce maschile mi arrivò lontana,«Serena».
Una carezza mi sfiorò delicatamente i capelli,mi svegliai di soprassalto,sbattendo le palpebre per riprendere il contatto con la realtà.«Che succede?».
«Siamo arrivati.»,lui mi sorrise.
«Oh..mi sono addormentata!»,mormorai continuando a sbattere le ciglia per svegliarmi. Ma ci pensò il mio stomaco:cominciò a brontolare come se dentro ci fossero due draghi sputafuoco.Arrossii fin sopra la punta dei capelli,ma che vergogna!
«Scusami.Il mio stomaco ogni volta che sono tesa si apre in una voragine».
Contrariamente a quello che mi aspettassi,lui scoppiò a ridere,una risata piena  e squillante che contagiò anche me.«Chissà come mai,questa cosa non mi sorprende!».
Smise di ridere,ma una traccia rimase nei suoi occhi,«Vai a riempire la voragine. Io anche vado a riempire la mia!».
«Ti va di salire?». Io non credetti alle mie parole,il mio cervello aveva abbandonato il tavolo da gioco ed era andato in ferie,non c’era altra motivazione.
Ma tanto rifiuterà sicuramente.C’è Melissa ad aspettarlo.
«Accetto volentieri.Grazie!».
Io strabuzzai gli occhi e la mascella finì a terra,«Davvero?!».
«Speravi che non accettassi?!»,scosse leggermente la testa, «Posso anche andare a casa!».
«No!»,forse urlai un po’troppo,«No.Mi fa piacere!».
Lui spense l’auto e scese,aiutandomi a fare lo stesso,poi ci dirigemmo verso il mio condominio. Dovremmo prendere le scale perché l’ascensore era rotto,lui mi seguiva guardandosi intorno e per un attimo sentii una scarica di adrenalina attraversarmi le ossa. Andrea stava per entrare in casa mia. Nella mia vita. 
Ma io ero pronta a farlo entrare nel luogo così intimo e personale,e dalla porta principale,per giunta?
La partita a scacchi adesso non era tra il mio cuore e la mia testa,ma tra quello che desiderassi e quello che ero disposta a fare.
La serratura della porta affianco alla nostra scattò,e la signora Rita,una donnina sugli ottant’anni uscì tenendo in mano dei tupperware colorati.
«Serena,vi ho visto scendere dalla macchina!».
«Signora Rita!»,mi avvicinai a lei e le diedi un bacio,«Come sta?».
«Bene,figlia!Quanto sei bella!», il suo sguardo cadde su Andrea,«Ma che bel ragazzo.»,Andrea fece un passo avanti sorridendo e si presentò.
«Quando ho incontrato Diafa,mi aveva solo detto del tuo ritorno,non di questa bella notizia!»,i suoi occhi grigi,resi pesanti dall’età,brillavano di commozione.
«Signora Rita ha frainteso. Io..».
«Oh,tesoro mio,non c’è bisogno che mi spieghiate!Anche io e il mio Alfredo quando avevamo la vostra età..»,si perse nei ricordi di una gioventù ormai andata,«..adesso non raccapezza cosa,eh!Però quando era giovane..»,concluse sospirando,con l’aria trasognata di una ragazzina.
Io stavo morendo di imbarazzo,non sapevo dove puntare lo sguardo,per cui lo spostavo da una parte all’altra del pianerottolo.
«Comunque,so che ti piacciono le fettine fritte,per fortuna ne ho fatte un po’di più!»,porse un tapperware con il tappo nero ad Andrea,«Tieni,ragazzo!Queste per i muscoli sono l’ideale!».
«Grazie,signora!»,rispose cortese.
«E quì..»,allungò un altro tupperware di colore grigio,«..c’è la torta di compleanno del mio piccolo Alessio!».
«Non doveva disturbarsi così tanto,signora Rita!».
«Oh,sciocchezze!Adesso vado prima che quel vecchio rimbambito combini dei guai!»,prima di entrare si girò verso di noi,«Comunque,siete proprio belli insieme!».
 
In casa ci accolse un profumo di pulito,accesi la luce e posai le chiavi sul portaoggetti all’entrata,poi mi sfilai le decollete e lui sorrise quando sentì il mio gemito di liberazione.
Lo scortai fino in camera mia,da dove provenivano dei bagliori aranciati dovuti alle lucine e alle lampade di sale. Com’era prevedibile,la sua attenzione fu catturata dalle tre chitarre appese alla parete.
«Tu suoni?»,mi chiese senza girarsi. Io mi strinsi nella sua giacca annuendo,cominciavo ad abituarmi al suo profumo.
«E canti anche?»,sfiorò il piccolo bocciolo che avevo incastrato alle corde della mia Fender.
«In realtà..io compongo le musiche e i testi!»,rimasi sconcertata nel vedere con quanta facilità io mi aprissi con lui,«Spero,un giorno,di poter incidere un disco!».
E a lui, a lui soltanto,confidai quel segreto che nessuno sapeva,neanche Elisa e Sofia.  Lo resi il custode della parte più segreta di me stessa,in una serata di fine Settembre.
Lui si girò verso di me,«Sono sicuro che ci riuscirai.Io il tuo album lo comprerò volentieri!».
Gli sorrisi e passammo qualche secondo ad osservarci.Fece un passo,portandosi vicinissimo a me,continuando a fissarmi con quegli occhi che ogni volta mi spogliavano.
Ma quel passo a me servì per ritornare alla realtà.
«Ehm..se vuoi metterti comodo..»,aprii un cassetto e tirai fuori una canotta e un pantalone nero di Stefano,non avrei mai pensato che prima o poi mi sarebbero tornati utili,«Prego!».
Glieli porsi,lui nel prenderli mi sfiorò le dita con le sue;sembrava quasi che l’avesse fatto di proposito.
Afferrai le prime cose che mi capitarono a tiro,apprestandomi a lasciare la stanza,«Usa pure il mio bagno,io mi cambio in camera di Diafa».
Chiusi la porta senza dargli il tempo di dire qualcosa,piantandolo in asso e cercando di allontanarmi il più possibile da lui.
Camera di Diafa rispecchiava appieno il suo stile:non esistevano tende e tappeti,ma solo veli dai colori sgargianti che si rincorrevano nella stanza:rosso,blu,turchese,giallo. Un grande letto a baldacchino anch’esso fatto da tende e mobili in legno.
Camilla diceva che per entrare nella sua camera bisognava essere strafatti di crack,invece a me donava serenità.
Mi sedetti sul suo letto e abbracciai un cuscino ricamato con perline decorate. Andrea mi travolgeva,letteralmente, era come l’alta marea che io non riuscivo a fermare;lui mi confondeva mente e cuore, e forse neanche con Stefano mi ero mai sentita così.
Quando tempo era passato,quindici giorni al massimo da quando era entrato nel bar?Eppure sembrava che lui mi conoscesse da una vita,con il suo sguardo sembrava scavare dietro di me come un caterpillar e cercare la mia parte più profonda. Nessuno,neanche Elisa e Sofia,sapevano della mia aspirazione,nessuno tranne lui. Perché ho confidato a un ragazzo quasi sconosciuto,quello che non ho detto neanche alle mie più care amiche?Era davvero così forte l’attrazione che provavo verso di lui?
 
Quando uscii,Andrea stava ammirando le fotografie appese alla parete dell’ingresso,pensieroso. Lui ammirava le foto,io ammiravo lui. Il mio ex era più basso e meno scolpito di lui,per cui la canotta aderiva perfettamente ai suoi addominali,lasciandomi intravedere persino i suoi capezzoli. Chiusi un attimo gli occhi per cercare di darmi un contegno,scuotendo un po’la testa.
«Serena?Serena..»,aprii gli occhi e mi agitò una mano davanti al viso,«Stai bene?».
«No..cioè,sì!Deve essere lo sbalzo termico che mi crea questi giramenti di testa».
Lui cercò di trattenere un sorriso,senza riuscirci.«In realtà non penso sia lo sbalzo termico,però te la do per buona».
«Eh..?!».
«Ho detto che ti do una mano in cucina».
Mi diressi in cucina e cominciai a scartare i tupperware della signora Rita, emanavano un profumino davvero niente male. Lui mi aiutava,seguendomi in quella cucina che mai come in quel momento mi sembrava piccola,un paio di volte mi ritrovai di nuovo i suoi addominali a pochi centimetri del viso e ogni volta il cuore usciva dal petto;mentre lui sorrideva in maniera bonaria. Soltanto dopo mi resi conto che ricordavamo una coppia di fidanzati.
 
«..e quindi,Mercorelli ha chiuso con la sua famiglia. E,onestamente,devo ammettere che è stata la scelta migliore!».Stavamo commentando la performance del mio amico alla festa mentre apparecchiavamo la tavola,avevamo deciso di cenare nella veranda,dato che la serata era abbastanza mite.
«Comunque stiano le cose,quel ragazzo è una sorpresa continua.»,commentò sfiorandosi la barba.
«Sì. È la persona più sorprendente che conosca!».
«Io ne conosco un’altra,invece..»,mi lanciò un’occhiata eloquente.
«Io..?!»,mi puntai il dito contro,«Io sono una ragazza come le altre. Che fa quello che fanno tutte le altre».
«Non direi..»,vedendomi in difficoltà,mi mise una mano sul fianco,si allungò per prendere il piatto e la canotta si alzò,mostrando l’orlo dei suoi boxer neri e i muscoli scolpiti della schiena,«..secondo me tu..». Si bloccò non appena i nostri sguardi si incrociarono,i nostri nasi erano talmente vicini da sfiorarsi. Schiusi le labbra,in un gesto naturale,mentre sentivo lontano il rumore del piatto che veniva posato da qualche parte.
Vidi i suoi occhi diventare due pozze scure mentre stringeva leggermente la presa sul mio fianco,io ressi il suo sguardo per quello che a me sembrò un eternità mentre sentivo il suo respiro spezzarsi,avendo la conferma che anche a lui non ero indifferente. Ma fino a che punto?
La bretella del mio top scivolò sulla spalla e lui seguì il movimento con i suoi occhi,deglutendo un po’di saliva,quando li rialzò,le nostre labbra quasi si sfioravano. Sentivo un bisogno impellente attraversare il mio corpo:volevo le sue labbra sulle mie,in un bisogno quasi doloroso e primitivo. Lui avvicinò le labbra alle mie,potevo sentire la sua barba che mi solleticava le labbra e il viso.
Se in quel momento lui mi avesse baciata,io non avrei opposto resistenza,in quel momento capii che desideravo quel bacio fin dal primo momento.
Chiusi gli occhi per assaporare quelle emozioni,ma l’immagine di Melissa e delle sue gambe si affacciò prepotentemente nella mia testa,facendomi prendere per l’ennesima volta consapevolezza del fatto che per lui io fossi solo un gioco.
«La carne è pronta.»,poggiai le mani sulle sue spalle e mi allontanai da lui,il cuore scosso da quelle emozioni così intense e convulse.
«Certo.La carne..».
 
Stavamo chiacchierando da ore,raccontandoci aneddoti e curiosità,con la voglia di conoscerci l’un l’altra,la tensione sembrava essere sparita,mi stava raccontando alcune storie dei suoi viaggi,mi disse che era stato un po’ovunque:Malesia,Australia,Galapagos. Io l’ascoltavo ammaliata e affascinata da quel mondo lontano che lui mi raccontava,ma penso che sarei rimasta affascinata anche dalla lista della spesa,se letta da quella voce sensuale e roca.
«..e poi,per fortuna,siamo riusciti a salvare il bambino dal boa che lo stritolava,ma è stata dura!»,prese un sorso di vino.
Io mi strinsi nelle spalle,terrorizzata.Poi il suo tatuaggio catturò la mia attenzione,la canotta lasciava scoperti i pettorali,per cui potetti vedere le fauci spalancate del rettile puntarmi;mi metteva un po’di ansia.
«Cosa significa il serpente?».
«È un Black Mamba. Il serpente…».
«..il serpente dai sette passi.».
Inclinò la testa di lato e socchiuse le palpebre,un gesto che somigliava molto al mio,«Non pensavo lo conoscessi». Sorrisi,prendendo l’ennesimo sorso di vino,non sapeva tante cose di me. Anche se la mia era un’illusione,a lui bastava uno sguardo per conoscermi.
«Comunque,il Black Mamba è un serpente che si trova soprattutto in Sudafrica.Èuno dei serpenti più letali. Generalmente,è molto solitario, tende evitare il confronto con l'uomo,allontanandosi non appena avverte la presenza umana; tuttavia, se calpestato, o minacciato, o senza via di uscita, può diventare aggressivo, soffiando e mordendo ripetutamente.»,spostò lo sguardo verso un punto lontano,come se si stesse perdendo nei ricordi,«Nonostante questo, sono stati riportati solo rari casi di esemplari con senso di territorialità così spiccato da spingerli ad attaccare e, addirittura, inseguire gli esseri umani».
«Stai descrivendo il serpente,o te stesso,Andrea Ricci?»,l’avevo capito subito dopo la prima frase, lui trovava una somiglianza tra lui e un rettile.
«Sei sveglia.»,lui mi fissava con uno sguardo così caldo da farmi sciogliere.
 
Sentimmo le mie coinquiline rientrare.«Tu ti preoccupi troppo,Cami!».
«Invece non è mai abbastanza. L’ha portata via dalla festa così improvvisamente. E poi cosa vuol dire il messaggio “Siamo andati via” sul gruppo?!».
Si paralizzarono sulla soglia,«Allora siete qua!».
«Già,Camilla!»,lui si alzò,«Come vedi non l’ho rapita!». La mia coinquilina sorrise,imbarazzata per quell’insinuazione.
«Ma che ore sono?»,chiesi,alzandomi anche io.
«Sono le due passate!»,rispose Diafa,togliendosi i tacchi.
«Le due?!»,eravamo stati la bellezza di cinque ore a chiacchierare ininterrottamente;eppure sembrava appena mezz’ora.
«È meglio che vada,allora. Daniele è a casa?». La mia coinquilina bionda annuì,ancora a disagio per la frase di prima.
Mentre lui si cambiava,loro cercarono di farmi qualche domanda,a cui cercai di rispondere senza farmi ascoltarmi da lui,o davvero sarebbe stato imbarazzante.
 
Mi ero offerta di accompagnarlo fino al portone;trovai la scusa della buona educazione,in realtà non volevo separarmi da lui.
Un puntino luminoso svolazzò davanti al mio viso,seguito subito da un altro e poi da un altro ancora.«E queste lucciole da dove sbucano?!».
«L’orto della signora Rita!Vieni!»,lo presi sottobraccio e lo condussi verso l’orticello accanto al mio palazzo,le lucciole creavano dei bagliori gialli soffusi e intermittenti.

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«Da togliere il fiato!»,mormorai,completamente persa a contemplare quello spettacolo della natura.
«Sì. È davvero bello!»,sentivo gli occhi di Andrea addosso ma non ebbi il coraggio di voltarmi,avevo troppa paura di quello che potevo leggerci.
«Hai una lucciola tra i capelli.»,mise una mano sulla mia nuca e armeggiò con qualche ciocca, quando aprì il palmo,l’animale stava immobile,continuando a lampeggiare.
«Wow!Che bello!»sfiorai il suo grande palmo con entrambe le mani,«Ho letto su una rivista scientifica che stanno scomparendo a causa dei pesticidi. È un peccato perché..». Trasalii quando,voltandomi nella sua direzione,lo sorpresi a fissarmi,gli occhi brillavano come due stelle. Non mi parlava.Non mi toccava.Non mi sfiorava neanche,immobile come una statua di cera.
D’un tratto,alzò la mano e mi sciolse lo chignon,mentre i miei capelli cadevano in ciocche disordinate intorno al mio viso.
Dopo qualche attimo,parlò:«Mi guardi con quei tuoi occhioni profondi,e mi sembra di saperti leggere;l’attimo dopo,invece,mi respingi.Quello dopo,arrossisci anche solo se ti sfioro,poi però fuggi da me..»,sospirò,«..sto cercando di capirti,ma non ci riesco».
La lucciola volò,lasciandoci soli in quel momento.Io sgranai gli occhi,rivedendo nelle sue parole,le mie emozioni.Lui si sentiva come me,questi bastò a darmi coraggio.
«Sono io a non capire te. Non so che cosa tu voglia da me».
Lui alzò le sopracciglia,sgranando i suoi occhi scuri,«Stai scherzando?!Davvero ancora non l’hai capito?!».
Scossi la testa,il cuore che cominciava a martellare mentre cercavo di non correre con la fantasia. L’avevo capito,il problema era se mi sbagliassi o meno.
«Serena,non sono mai stato un ragazzo paziente. Non mettermi alla prova!».
Il tono irritato mi diede sui nervi,«Io ti metterei alla prova?!»,mi avvicinai di un passo,«Tu piuttosto!Io non capisco cosa ci sia nella tua testa! Al campo sei moine e boccioli di rosa per me,poi passi tutta la sera con Melissa!».
«Sono stato mezz’ora con Melissa!».
Sgranai gli occhi,«Solo mezz’ora?!»,a me era sembrata una vita.
«Sì. Il tempo di farmi dire che cosa fosse successo, e ribadire che tra me e lei era finita una volta per tutte».
«Però poi lei si comporta come se avesse qualche pretesa su di te,e io…».
La sua risata mi bloccò,si stava prendendo gioco di me? «E tu no..?!Lo vedi che discorsi fai?»,ritornò serio,«Ascolta,non è uno scherzo.Non giocare con me».
«Sei tu quello che sta giocando con me. L’attimo prima mi sorridi,l’attimo dopo arriva lei e..».
Lui scattò in avanti,ghermendomi per la vita,istintivamente tirai il viso indietro,un po’impaurita.«Melissa non c’entra niente,capito?Niente.È vero,le ho offerto un posto a casa mia,ma lei non mi interessa.Per quanto mi riguarda,potrebbe girare nuda per casa,non mi interessa.Non credi che se,avessi voluto qualcosa da lei,avrei portato la relazione ad un livello successivo senza aspettare il guasto di una fognatura?»,cominciò ad accarezzarmi i capelli,in un tocco delicato e gentile.
Io continuavo a sbattere le palpebre,non riuscivo a capire,davvero era stata solo la mia insicurezza a farmi vedere quello che in realtà non esisteva?
«Io..».
«Non pensare.»,continuava ad accarezzarmi i capelli,i suoi occhi fissi nei miei,«Non pensare a niente che non siano i tuoi sentimenti e a quello che ti dice il tuo cuore.»,mi puntò un indice al petto,io ormai avevo perso completamente la cognizione delle cose e della realtà,persa nella sua voce e nel suo sguardo.
«Smettila di comportarti come una ragazzina paranoica e insicura,perché questa cosa è irritante.E poi non lo sei.Frena la tua fervida mente e soprattutto,comincia a parlarmi».
Aprii la bocca per rispondere,ma lui mi mise due dita sulle labbra per zittirmi,«Per i miei gusti,ti ho dato anche troppe spiegazioni,vista la situazione in cui siamo. Adesso tocca a te avere l’intraprendenza di affrontare le tue paure».
 
Era andato via.Per la seconda volta,mi aveva lasciata lì,sommersa di lucciole,ed era andato via.Quella notte la passai a fissare un suo bracciale che avevo trovato nel bagno,era un bracciale formato da cuoio e caucciù intrecciati,semplice ma d’impatto. Aveva il suo profumo,quel profumo buono ed esotico,che ricordava gli ambienti esotici che lui aveva visitato. La luce blu dei lampioni lo illuminava e con lui,illuminava tutti i miei dubbi.
Quando ero salita a casa,avevo raccontato tutta la serata alle mie due coinquiline,il verdetto era stato univoco:dovevo avere la forza di ammettere i sentimenti verso quel ragazzo che mi aveva stregata fin dal primo sguardo;ma soprattutto,dovevo chiudere una volta per tutte con Stefano e con il mio passato e andare avanti;perché quello che era successo, purtroppo mi condizionava ancora.E a farne le spese era il mio cuore.
Per usare la similitudine di Diafa,dovevo lasciare la crisalide e diventare una bellissima farfalla pronta a viversi il suo amore.
Una lucciola entrò dalla finestra aperta e volò intorno al bracciale,strappandomi un sorriso.

Voi credete al destino? Perché io,per un breve attimo,ci ho creduto.

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Salve a tutti! Come state?

Eccomi con il nuovo capitolo,spero vi piaccia!

Penso che questo sia il primo capitolo in cui i due finalmente passano del tempo soli e hanno modo di conoscersi meglio.Proprio per questo,ho voluto darvi qualche accenno sulla personalità di Andrea e ulteriori informazioni su Serena,in modo da cominciare a entrare nel vivo della vicenda.

Ho voluto,inoltre,mostrarvi la differenza tra i due:Andrea è un ragazzo adulto,sa quello che vuole,ma soprattutto,va dritto al punto senza girarci intorno. Serena invece è confusa e,come tutte le ragazze della sua età,si lascia prendere dalla gelosia provocando situazioni ingarbugliate e confuse. Lei ha solo 25 anni,Andrea ne ha 32;è normale che ci sia questa diversità negli atteggiamenti. 

Comunque,ci stiamo avvicinando al punto cruciale. Perchè è un amore giovane,di due ragazzi giovani,un amore che è divampato con una grande fiamma e che ha travolto come un treno la ragazza. Andrea,invece,nasconde più di quel che dice! ;)

Spero di leggervi. A presto,
S.

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Capitolo 17
*** Tu sei come il mare. ***



Stavo camminando nel bosco,aveva perso le altre e questa cosa mi infastidiva e intimidiva contemporaneamente. Il sole cominciava a tramontare e presto sarebbe stato buio,dovevo sbrigarmi a ritrovarle o sarei stata la cena dei lupi.
Inciampai su una radice esposta e caddi a terra,sul manto di foglie che l’autunno aveva cominciato a far cadere.Sentii uno strano frusciare,accompagnato da un sibilo inquietante,mi voltai e mi ritrovai un grande serpente nero che mi fissava,sibilando,gli occhi rossi ricordavano l’inferno.
Gridai e mi rimisi in piedi,cominciando a correre per allontanarmi da quel grande rettile il prima possibile,ma qualcosa mi afferrò i piedi,facendomi ripiombare a terra. Il grande serpente,che nel frattempo aveva raggiungo delle dimensioni enormi,continuava ad avvilupparmi e a stringermi,facendomi mancare il respiro. Sentivo i polmoni comprimersi e la gola serrarsi,finchè non divenne tutto buio.
 
Mi svegliai e mi portai davanti la porta della mia camera,accendendo la luce. Ero in camera mia,al sicuro,eppure non riuscivo a calmare il battito irrefrenabile del mio cuore ed il mio respiro affannoso. Questo incubo ricorrente mi perseguitava da due notti,da quando avevo trovato il bracciale.
Guardai la radiosveglia sul comodino:6.50 am. Giovedì 30 Settembre. Il giorno del mio compleanno.
Quel giorno compivo 25 anni. Mi era sempre piaciuto festeggiare il mio compleanno. La festa con i miei amici,la grande torta,i sorrisi,gli abbracci.
Rimettendomi a letto pensai che lo scorso compleanno ero a Londra. In videochat con gli altri, e una ciambella fritta con una candelina. Adesso gli altri li avevo nella stessa città,però purtroppo la festa era stata rimandata perché i professori avevano avuto l’idea di organizzare un’escursione per la giornata di ambientamento delle matricole,esattamente quel giorno lì. Sempre perchè io e la fortuna siamo migliori amiche.
Era stato Andrea a chiederci di partecipare, e tutti avevamo accettato di buon grado. Era chiaro che ormai,la forza trainante di quel gruppo fosse lui.
«Ssshh!Così la svegli!»,sentii Camilla bisbigliare da dietro la porta.
«Ma guarda che sei tu quella che sta facendo casino,eh!».
Sorridendo chiusi gli occhi,facendo finta di dormire.La porta si aprì cigolando e due corpi si buttarono su di me urlando, «Auguri!!!».
Feci finta di essere insonnolita,«Grazie,ragazze mie!».
«Aspetta!Aspetta!Arriviamo subito!»,loro corsero in cucina e le sentii armeggiare con qualcosa,tornarono portandomi su un piccolo vassoio una ciambella fritta con una candelina.
Scoppiai a ridere,«Una ciambella fritta!».
«Per farti capire che,anche se in realtà sembra essere rimasto tutto uguale,tutto è cambiato». Ho sempre amato gli occhi di Diafa, neri,profondi,sinceri. Caldi come la terra da cui proveniva.
Camilla allungò il vassoio,«Dai,spegni la candelina!E non dimenticare il desiderio!».
 
Arrivammo al bar dove lavoravo,avremmo fatto colazione tutti insieme e poi da lì saremmo andati nel luogo prestabilito. Gli altri erano arrivati tutti, tranne Andrea.
«Quante volte devo tirarti le orecchie?»,Joan mi si avvicinò.
«Neanche una,scordatelo!».Fui stritolata dai miei amici,alla fine Joan le orecchie me le aveva tirate davvero,ma senza farmi male.
Vidi un suv in lontananza e il mio cuore cominciò ad accelerare:lui era arrivato.
Scese e si diresse verso di noi,le braccia alzate a salutarci. «Ah ah,prima la festeggiata!»,scostò Daniele e si avvicinò a me,arrivando talmente vicino da sovrastarmi in altezza,io mi morsi il labbro,per cercare di frenare quelle mie emozioni impazzite.
Mi abbracciò forte,uno di quegli abbracci che tolgono il respiro ed aggiustano l’anima,essere così a contatto con i suoi muscoli e il suo profumo mi faceva impazzire.«Buon compleanno»,me lo sussurrò dritto nell’orecchio.
Mi strinsi maggiormente a lui,le mani sotto la sua giacca cargo che tastavano la sua schiena perfetta,«Grazie».
Si sciolse dall’abbraccio e si portò le mani sui fianchi,«Ti hanno già tirato le orecchie?».
«Sì..»,istintivamente le coprii con le mie mani,«.e per adesso non ho nessuna intenzione di ripetere l’esperienza!».

Ridendo entrammo nel bar,erano le nove del mattino,per cui trovai il fratello minore di Mattia,Giulio.
«Bella,piccolo capo!»,feci il giro del bancone,mentre gli altri presero posto davanti.
«Ambò!La bartender più figa!»,mi abbracciò forte,la sigaretta in bocca e il sorriso sincero,«Buon compleanno!».
«Non so voi,ma io avrei un po’di fame!»,Elisa puntò la vetrina dei cornetti.
«Eccallà!Te parìa che non avesse fame!»,Sofia alzò gli occhi al cielo.
«Dai su!»,mi sfregai le mani,«Oggi vi servo io!». Ero particolarmente su di giri.
Giulio si sedette al bancone,«Vuoi prima la notizia,o il mio regalo di compleanno?».
Misi a fare i due caffè di Mercorelli e Camilla,«Non c’era bisogno ,lo sai!».
Lui mi incalzò con la mano,«Devi scegliere!».
«Prima il mio regalo di compleanno!Sono curiosa!».
Lui mi allungò un biglietto ripiegato,lo aprii e trovai un numero di telefono,«È il numero di qualche psicoterapeuta?».
Giulio rise,«No. È il numero di Grasselli!».
«Grasselli!?»,urlarono le mie amiche all’unisono.
«Calma ragazze!». Gabriele Grasselli era il ragazzo più gettonato di Camerino. Personal trainer,una vita dedicata alla dieta e fisico da urlo,non c’era ragazza che resistesse ai suoi ricci biondi e ai suoi occhi verdi. Era considerato il ragazzo più bello di Unicam.
Mi girai verso Andrea, che ascoltava gli elogi delle mie amiche con un sopracciglio inarcato e un’espressione basita.Non c’era paragone tra i due.
«Ma sicuro che fosse per me?Magari era per Diandra!».
«Sicuro. Ha detto testuali parole: “Dallo alla bellissima barista con il bocciolo di rosa tra i capelli”».
Mi paralizzai, ricordando: la sera in cui ero fuggita dal campo motivazionale,avevo avuto la brillante idea di fermarmi al bar per un bicchiere;c’era gente e Giulio mi incastrò a lavorare. Grasselli era arrivato con la sua combriccola di amici egocentrici,ricordo qualche sguardo e qualche tentativo non andato a buon fine di quegli scimmioni. Qualche anno fa,sarei stata lusingata di certe attenzioni,ma adesso,avevo un ragazzo dal profumo esotico e dalla pelle ambrata a torturarmi la mente.
Avvertii un’aura scura dietro le mie spalle,cresceva e cresceva fino ad inglobarmi e a farmi mancare il respiro,come nel mio sogno. Non avevo bisogno di vedere a chi appartenesse,sentivo il suo sguardo e il suo nervosismo come se fosse il mio.
«Beh,vogliamo fare colazione o no?!»,propose Elisa.
«Che culo,però,Sere!».
«Ma se è solo un pallone gonfiato da amminoacidi e proteine.Probabilmente per quanto è pompato non riesce nemmeno a pulirsi il culo!».
«Diafa!»,la rimproverò Camilla,certe volte non si rendeva conto.
«Io invece, concordo con lei!»,la difese Andrea.
«Ma se tu non l’hai mai visto!»,lo redarguì Victor.
«Mi fido di Diafa a prescindere.»,borbottò in risposta.
Terminai di fare i caffè,l’aura scura che non mi abbandonava.
 
Ero andata a prendere la torta di mele per Andrea,quando intercettai la sua conversazione con Daniele. «Ma Melissa doveva venire con te!».
«Questo lo so!»,il tono del mio professore era scocciato.
«E hai fatto la cazzata di lasciarla a piedi?».
«Non ho fatto nessuna cazzata. Non era pronta e l’ho lasciata a casa. In più,questa escursione era solo per quelli di Geologia,non capisco perché sia voluta venire!».
«Lo sai benissimo il perché!»,non potevo vederlo,ma ero sicura che Daniele avesse alzato le sopracciglia.
«Beh,non mi importa!Anzi,sai che ti dico?!Diamole una settimana per trovare un alloggio e poi la mandiamo via!». Mi portai una mano sulla bocca,Andrea voleva cacciare la sua ex. Perché?
«Tu sei completamente impazzito!Non possiamo mandarla via da casa!»,rispose il biondo.
«Certo che possiamo!E lo farai tu!Sai benissimo che se vive a casa nostra, è perché mi hai sciorinato tutte quelle stronzate sul fatto che siamo stati insieme,che è stata una persona importante per me e bla bla bla..».
Chiusi gli occhi,completamente fuori di me,allora Andrea non voleva,era stato Daniele ad insistere,mi ero fatta tutti quei film mentali per niente.
«Ma non ho capito tutta questa fretta,adesso!».
«Perché non la tollero più!Ne ho abbastanza di lei che gira per casa mezza nuda e trova scuse per avvinghiarsi!». Sentivo le lacrime pungermi gli occhi,ci avevo visto giusto,lui era messo costantemente alla prova.
«Temi che tu possa cedere?», chiusi gli occhi e trattenni il fiato,mi sentivo come davanti a una giuria,in attesa di una sentenza.
E quella arrivò,e non avrei mai creduto di sentire quelle parole,«Certo che no! Quante volte devo dirtelo?!Il suo corpo non mi fa nessun effetto.Ho messo le cose in chiaro fin da subito:non volevo niente di serio,e lei ha accettato. Ci siamo divertiti tantissimo insieme,certe scopate sono state veramente degne di nota. Ci siamo anche supportati e aiutati,qualche volta. Ma adesso basta».
«Cugino,ricordati che siete stati una coppia per quattro anni!».
«Proprio per questo le voglio bene,e ci sarò sempre se avrà bisogno di me. Ma adesso voglio qualcos’altro».
«Ecco,a proposito di questo qualcos’altro..». Entrai e Daniele si ammutolì immediatamente,io feci finta di niente,quello che avevo sentito,per adesso mi era bastato.
 
Guardai di sottecchi il mio autista:gomito sinistro appoggiato allo sportello,con molta disinvoltura la mano destra muoveva il volante e il ginocchio sinistro flesso e appoggiato allo sportello,sguardo fisso sulla strada e mascella contratta,Andrea mi ricordava un toro.
Per non arrivare con migliaia di macchine,ci eravamo smistati,io non avevo avuto molta scelta,dato che mi era arrivato un «Tu vieni con me.» secco e deciso. Era nervoso per qualcosa,e potevo intuire cosa.
«Ecco perché avevi così tanta fretta di lasciare il campo motivazionale!»,sbottò all’improvviso.
«Come?!»,chiesi sbattendo due volte le palpebre.
«Ah,sbattere le ciglia con aria innocente non ti salverà,sappilo!».
Cominciai a scaldarmi,io quando sbattevo le ciglia non lo facevo con malizia;semplicemente,su certe cose arrivavo in ritardo. «Che cosa hai detto?!».
«E neanche fare finta di niente di aiuterà,sappi anche questo!».
«Si può sapere di che parli?!».
Mi lanciò un’occhiata nervosa,«Del tuo regalo di compleanno».
«Questo l’avevo intuito. A cosa ti riferisci in particolare?».
«Che fine ha fatto il biglietto?»,mi chiese a bruciapelo.
«Perché ti interessa?».
«Non dovrebbe interessarmi?».
«Perché rispondi con un’altra domanda?»,gli chiesi scocciata.
«Rode quando la risposta alla tua domanda,è un'altra domanda,eh?». Il tono era affilato e cattivo,probabilmente si stava riferendo al nostro scambio di battute alla festa di inaugurazione del nuovo anno accademico.
Davanti a me non avevo il mio professore affascinante, e nemmeno il ragazzo appassionato con cui avevo guardato le lucciole. Mi chiesi quanti Andrea ci fossero dentro una sola persona.
Ebbi il forte impulso di mentirgli e dirgli che il numero l’avevo salvato,giusto per provocarlo un po’,per vedere fin dove poteva spingersi Andrea Ricci,ma avevo la sensazione che sarebbe stato meglio non stuzzicarlo.
«L’ho buttato.Grasselli non mi interessa.»,ammisi sospirando.
Lo vidi rilassarsi impercettibilmente,anche se continuava a stringere il volante,«Bene.Meglio così».
Mi girai verso di lui assottigliando gli occhi,sfidandolo apertamente,«Altrimenti?!».
Si girò verso di me,lo sguardo fisso,«Serena,non parlarmi con questo tono».
Quello sguardo mi mise i brividi, eppure non riuscii a non sfidarlo,«E perchè?!Mi lasci a piedi?».
Diede una rapida occhiata allo specchietto retrovisore e sterzò improvvisamente,me lo ritrovai a pochi centimetri dal viso,una mano appoggiata al cruscotto e l’altra al mio sedile,mi sentivo piccola come un topolino tra quelle braccia muscolose.
«Serena,ti ho detto già una volta di non sfidarmi. Non voglio ripetermi». Avevo il suo viso a poco spazio dal mio e questo bastò per farmi intrecciare le parole in gola.Lo sapevo che con lui sarebbe stata una battaglia persa in partenza.
Lui mi guardò un attimo le labbra e poi mi scompigliò i capelli,«Anche perché dopo un po’non riesci più a tenermi testa.Non ha senso cominciare una guerra che non puoi vincere.»,concluse con un sorriso vittorioso.
Il ragazzo che mi piaceva aveva usato le mie stesse armi per spuntarla, e stava bellamente ridendo di me;eppure,in quel momento,sentii una sensazione adrenalinica prendere possesso del mio corpo. Lui mi accendeva,in tutti i sensi.
 
Il resto della giornata lo passammo separati,avevamo diviso le matricole in più gruppi e ognuno di noi era impegnato con un gruppo,escluso Diafa,Camilla e Mercorelli;loro,non avendo studiato Geologia, avevano preso quella giornata come una giornata relax.
«Sì,ho capito. Però cercate un attimo di chiarire i vostri sentimenti o qui non se ne esce!». Stavamo parlando con Elisa mentre pranzavamo,ci aveva raccontato che il giorno dell’inaugurazione era andato tutto bene finchè Giorgio,il suo ex,le aveva nuovamente scritto;per questo motivo,Victor aveva fatto ancora una volta un passo indietro,i due si parlavano a malapena.
«Ma parli tu?»,Elisa si rivolse a me,«Non si sa cosa stai combinando con quell’altro!».
«Ma che c’entra!La situazione è diversa!».
«Invece è peggio della mia,se vogliamo dirla tutta!».
«Effettivamente. Dovete decidervi a dare una svolta alla situazione,una volta per tutte.Non potete andare avanti così per sempre.»,avevo raccontato alle altre l’episodio della macchina,secondo loro sarebbe stato questione di tempo prima che sarebbe successo qualcosa che avrebbe portato il nostro rapporto a un livello successivo.
Il mio telefono vibrò. Prendi il sentiero alla tua sinistra e seguilo.Ti aspetto.
«Ragazze..»,il cuore mi batteva forte,Andrea mi aveva appena dato un appuntamento.
«Oh mio Dio.Ti ha scritto un messaggio!»,Elisa era entusiasta del nostro incontro segreto.
«Io non ci vado.»,ero categorica,avevo troppo timore che ci scoprissero,era sempre il mio professore.
«Serena,non essere stupida!»,mi rimproverò Diafa.
Il telefono annunciò l’arrivo di un altro messaggio. Non farti passare nemmeno per l’anticamera del cervello di non venire.
Mi guardai intorno,ma non lo vidi,quel ragazzo leggeva nella mente?!
«Ancora qua stai?!»,Sofia mi spronò,«Daje‘mbò!».
«Ma io..»,provai un blando tentativo di opposizione,ma le mie amiche sembravano indemoniate e,soprattutto,determinate a farmi incontrare clandestinamente il mio professore;speravo solo di non pentirmi.
 
Titubante, mi incamminai verso il sentiero che mi aveva indicato,era costeggiato da fronde ombrose e fiori di campo colorati,una libellula mi volò vicino facendomi sussultare.Scostata l’ennesima fronda,mi ritrovai su uno spazio di terra che terminava con uno strapiombo sul mare,increspato da una leggera brezza,il sole era alto nel cielo e illuminava tutto. Ma soprattutto,illuminava lui,mi presi qualche attimo per ammirarlo:aveva le mani sui fianchi e fissava l’orizzonte,era maestoso mentre fissava il paesaggio davanti a lui,sembrava appartenere da sempre a quel posto.
«Anche questo posto conosco solo io?»,domandai guardandomi intorno,ero ansiosa che qualcuno potesse scoprirci.
Si girò sorridendo,«In realtà,lo conoscete tu e tutto il team con cui l’ho campionato!».
«Hai campionato tutta questa zona?».
«Esatto! Abbiamo campionato un’area di trenta chilometri!».Feci una smorfia meravigliata, avevo sempre più la conferma che il mio professore fosse un tipo un gamba.
«Comunque..»,cominciò a spostare il peso da una gamba all’altra,«Ti ho fatto venire qua per un motivo!».
Cominciai ad allarmi,io e lui da soli. Il professore e la studentessa. E trenta matricole più dieci professori che girovagavano nella zona.
«In questo periodo in cui ti ho conosciuta,ho notato che non parli solo con me,ma in generale non sei una ragazza che si sfoga con le amiche,perché tendi a tenerti molto dentro. Per cui ho pensato che,se proprio non vuoi parlare con me,o con le ragazze..»,si chinò e prese un pacchetto ai suoi piedi,«..ho pensato che potessi farlo con lui».
Mi porse il pacchetto,era finemente incartato con della carta marrone e uno spago,in cui era incastrata una margherita. «Ma è bellissimo!»,alzai lo sguardo lucido su di lui,«Grazie!Lo adoro!».
Lo abbracciai,premendomi su di lui,era molto più alto di me per cui dovetti alzarmi sulle punte,lui non esitò a ricambiare il mio abbraccio ridendo,«Non l’hai neanche aperto!».
Mi scostai un po’,rimanendo comunque abbracciata a lui, scambiandoci sguardi luminosi e intensi. Mi portò un ciuffo dietro l’orecchio,«Non lo apri?».
«Sì.Mi aiuti?».
Nella carta era avvolto un quaderno che si chiudeva arrotolando un filo,a cui erano incastrati due ciondoli: uno a forma di bussola, e un altro a forma di timone.
«C’è un significato. Prima di tutto,ho scelto due simboli che si riferiscono al mare perché tu sei come il mare:sei molto bella in superficie,ma la tua vera bellezza è nella profondità del tuo cuore. il simbolo che determina l’unione tra timone e bussola, sta a significare la volontà di voler cambiare la propria vita e di perseverare per il raggiungimento dei propri obiettivi, ma anche la ricerca di un equilibrio e di un ordine interiore che ognuno di noi dovrebbe perseguire e cercare di raggiungere per il proprio benessere.»,sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi,«E io ti auguro di raggiungere quel benessere che a te adesso manca.»,concluse con un filo di voce.
Sentii una forte emozione invadermi tutto il corpo,lui aveva capito tante cose di me in questi pochi giorni,era un regalo così meditato,così pensato,che non poteva essere stato solo per gioco. Quanto mi aveva osservato in questo periodo,per riuscire a leggermi così?
Due lacrime scesero,e lui si affrettò ad asciugarmele,«Non piangere. Per favore,non piangere».
«Grazie.Non so cosa dire.»,le mie lacrime aumentarono quando mi ritornò in mente il mio comportamento indisponente di quella mattina,probabilmente lui aveva già comprato quel bellissimo pensiero ed io mi ero comportata in maniera infantile e irritante,senza esserlo.
Le sue mani indugiavano sul mio viso,mentre io stringevo al cuore il suo regalo. Si volatilizzò tutto:il frusciare del vento,il canto degli uccellini e il rumore del mare.Si volatilizzò tutto,tranne noi.

___________________

Ciao a tutte! Eccomi qua con il nuovo capitolo,appena sfornato!

Avete riconosciuto il quaderno?Sì,è proprio quello del prologo! Prima o poi tutti i pezzi tornano al loro posto.

Non ho niente di rilevante da dire, se non che spero nel vostro supporto,come sempre!

Il prossimo capitolo credo che sarà più corto del solito;questo perchè sarà un capitolo in cui non succederà niente di particolare,ma qualcosa di importante! ;)

Spero di avervi incuriosito un po'!

Grazie mille per tutto!

A presto!
S.

The way we get by.
"Le grandi città hanno sempre offerto l'anonimato e la varietà".
Istanbul è la cerniera tra Oriente e Occidente;capitale di tre imperi,incrocio di culture,religioni,miti.Città dai mille volti e dalle mille sfumature,che incanta e affascina chiunque si trovi a viverla,anche solo per poco tempo.
E proprio in questa città in cui si intrecciano un passato fatto di splendore e un futuro che ha portato una crescita e una modernizzazione straordinaria,che le vite di due ragazzi si intrecciano tra loro,in una storia fatta di passioni,segreti, maschere che cadono e rapporti conflittuali;una storia d'amore travolgente e intensa.
Deren e Bulut.
Diversi per vissuto e crescita familiare;diversi per carattere e stili di vita,sapranno guardare attraverso le loro divergenze e le loro differenze?

πανσέληνος
Christian Grey, giovane imprenditore americano con un impero da dirigere, un passato da dimenticare e una figlia da tenere a bada.
Maria Radicati, giovane neolaureata italiana che sa quello che vuole dalla vita e da se stessa, con un master a Seattle.
Jane Grey, figlia capricciosa ed impertinente di Christian.
Chi l'ha detto che Cupido è uomo?
Non servono castelli e unicorni per una storia d'amore;molte volte servono solo un paio di pagine da firmare...o una grande luna piena.
Del resto, non è la luna che, quando si avvicina troppo alla Terra, fa impazzire tutti?

 

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Capitolo 18
*** Impressioni di Settembre. ***



 
Ci stavamo fissando da quelle che a me sembravano ore,il cuore mi batteva forte mentre lui spostava le mani dal mio viso alle mie spalle. Stringendo ancora il suo quaderno,chiusi gli occhi;lui si avvicinava con una lentezza esasperante,mentre io impazzivo per la sua vicinanza.Con un braccio mi circondò la vita mentre con l’altro le spalle,in una morsa tanto dolce quanto spietatamente lenta. L’aria cominciò a vibrare,come sempre ogni volta che eravamo così vicini.
Schiusi le labbra,pronta ad accoglierlo,non ci sarebbero stati né Melissa né dubbi vari a fermarci quella volta. Erano caduti tutti i muri,sgretolandosi sotto il peso di quel sentimento che ormai nessuno dei due era disposto più a nascondere.
Lui si umettò le labbra,pronto a regalarmi quello che entrambi desideravamo da giorni,mentre io mi inebriavo del suo profumo e del suo calore.
Qualcosa vibrò,più volte,rompendo l’ennesimo nostro momento;per l’ennesima volta,dovevamo baciarci in silenzio.
Estrasse il telefono dalla tasca e lesse il messaggio,«Andiamo.»,mi prese la mano e mi portò con lui,mentre io cercavo di trattenere con me quelle emozioni ancora per un po’.
 
«Sorpresa!!!»,fui invasa da coriandoli colorati e da festoni di ogni forma,mentre io cercavo di capirci qualcosa:l’attimo prima ero in piena crisi ormonale,e l’attimo dopo avevo matricole che non conoscevo che mi abbracciavano,augurandomi un buon compleanno.
«Serena è sempre stata una ragazza sveglia.»,mi prese in giro Victor.
«No..io..non capisco.».
Tra i rami si rincorrevano lucine di ogni forma e colore,donando alla radura in cui eravamo un aspetto fiabesco. Erano stati allestiti un tavolo con un grande buffet e un altro tavolo con qualsiasi tipo di alcolico. Al centro,campeggiava la grande console di Mercorelli.
«Beh,Sere..»,Daniele batteva le mani ritmicamente,come a volermi svegliare da una trance,«..è la tua festa di compleanno,qualora non l’avessi capito!».
 
Stavamo ballando intorno a Mercorelli,che era completamente su di giri,come noi tutti del resto, complice anche i molti gin tonic che avevamo fatto fuori. Eravamo riusciti a far ballare anche Andrea.Ci aveva confidato che non ballava mai, eppure aveva un movimento molto sensuale, la testa e le mani che andavano a ritmo di quella musica travolgente,le labbra premute sul labbro inferiore,gli occhi chiusi. Quel leggero movimento e quell’espressione apparentemente serena,insieme alla mia mancanza di freni inibitori dovuti all’alcool, lo avevano reso ai miei occhi ancora più bello e desiderabile.
Joan mi fece fare un giro e mi ritrovai avvinghiata a lui,completamente ubriaco.
«Grazie per la festa!».
«Devi ringraziare Andrea!»,urlò contro il mio orecchio.
Per la sorpresa mi fermai,mentre gli altri continuavano a ballare.«Davvero?».
Il mio amico annuì,mi fece fare un’altra piroetta e mi abbracciò,«Ti voglio bene. Per me sei come una sorellina.E spero che tu sia felice come stasera!». Io mi limitai a stringerlo forte,il magone che mi serrava la gola.
«Ma adesso..»,si allontanò da me,il sorriso malandrino che lo caratterizzava era ritornato,«..vai dal motivo della tua felicità».
Mi fece girare nuovamente e mi ritrovai tra le braccia di Andrea,non potetti vedere il suo sguardo perché eravamo in penombra,sommersi dal fumo che sapeva di talco. Nessuno di noi era lucido,e nessuno si sarebbe interessato a me e al mio professore,per cui mi lasciai trasportare dalle sue braccia e dal suo ondeggiare.
«Mi ha detto Joan che è merito tuo per la festa!».
Lui intrecciò le sue mani alle mie,continuando a farmi ballare,sentivo una strana eccitazione che cominciava a montare,«Io ho solo avuto l’idea. Il braccio armato è stato quel gruppo di pazzi che ti ritrovi come amici!».
«Beh,grazie!».
Lui mi lanciò un lungo sguardo e poi mi strizzò l’occhio,«È stato un piacere!». L’alcool mi annebbiava il cervello e i pensieri,sentivo una voglia matta di avvinghiarmi a lui come un koala e riempirlo di baci;avevo voglia sentirlo mio.
 
Entrò la grande torta di compleanno,era al cioccolato e con tante candele colorate come piaceva a me.
«Il desiderio!Il desiderio!»,Camilla urlava e sbracciava,mentre gli altri mi cantavano la canzoncina in coro.
Risi spensierata,avevo avuto la festa di compleanno più bella.In quel momento,ero circondata d’affetto,d’amore.Tra le persone a cui volevo più bene,mi sentivo la ragazza più fortunata del mondo. E,in un certo senso,lo ero. Avrei dovuto ricordarlo più spesso.
Spensi le candeline,esprimendo il desiderio;purtroppo,però,non si è avverato.
 
Era notte fonda, tra qualche ora avrebbe albeggiato e non aveva senso andare a dormire in una delle tende che avevano portato i ragazzi. La festa era finita, le coppiette erano sparite e gli ubriachi si erano addormentati,o stavano vomitando da qualche parte. Qua e là si vedeva qualche ragazzo che spizzicava qualcosa o qualcun’ altro che finiva le ultime bottiglie di alcolici.
Diafa e Sofia dormivano scompostamente nella tenda di Andrea.Elisa e Victor e Daniele e Camilla erano spariti,immaginavo cosa stessero facendo,sperai non fossero insieme o la mia festa di compleanno si sarebbe trasformata in un set di un film porno.
Chiesi a Mercorelli se volesse una mano a smontare la console,ma mi rispose che si sarebbe fatto uccidere,piuttosto che lasciare la sua bambina nelle mie mani maldestre. Comunque,lo aiutò Andrea,così io ne approfittai per strimpellare un po’con la chitarra che ero riuscita a infilare in macchina del mio professore,prima che lui mi
costringesse a salire sul suo suv.

Andai dove Andrea mi aveva consegnato il mio regalo di compleanno,il mare era una tavola piatta e luminosa,che rifletteva la pallida luce lunare;il cielo stava schiarendo a causa dell’imminente alba. Qualche stella ostinata continuava a brillare.
Un nuovo mese stava entrando.Una nuova stagione stava arrivando.Un nuovo giorno stava nascendo.Tutto ciò mi mise una sorta di malinconia dovuta al fatto di non sapere cosa sarebbe successo da lì in poi. Si dice che Settembre sia un mese di transito,non è più estate,ma neanche inverno. È il mese dei rimpianti e delle aspettative. È un mese ambiguo,contraddittorio;un mese in stato di immobile metamorfosi. Ed era appena finito.
Cominciai a strimpellare,suonando una delle mie canzoni preferite. Quel senso di mestizia ancora presente.
Quante gocce di rugiada intorno a me,
cerco il sole ma non c'è...
Dorme ancora la campagna, forse no,
è sveglia, mi guarda, non so.
Già l'odore della terra odor di grano,
sale adagio verso me.
e la vita nel mio petto batte piano,
respira la nebbia, penso a te.
Continuai a suonare e a cantare,finchè non vidi Andrea accucciarsi alla mia altezza,i gomiti sulle ginocchia e un sorriso sul volto,«Sapevo di trovarti quì».
Io sorrisi e feci spallucce;l’effetto dell’alcool era sparito e il classico imbarazzo cominciò a farsi strada.
Lui piegò la testa,continuando a sorridermi,«Posso farti compagnia?».
Sgranai gli occhi,stupita da quella richiesta;poi annuii piano,sempre più in imbarazzo.
Lui si sedette al mio fianco,«Ti giuro che non disturbo il tuo estro poetico!Lo giuro!».
Io risi,sempre più a disagio,«In realtà stavo cantando Impressioni di Settembre».
«Gran bel pezzo!»,commentò.
«Sì, è vero.Mi piace tanto!». Cominciammo a parlare della canzone,confrontandoci sul testo e sulle emozioni che il brano ci trasmetteva,scoprimmo che ci trasmetteva le stesse emozioni.
«La canteresti per me?».
Quella richiesta mi sorprese,mi morsi le labbra,indecisa su cosa fare. Avevo cantato molte volte davanti ai miei amici, ma mai davanti al ragazzo che mi interessava. Morivo dalla voglia di condividere quel momento con lui,ma contemporaneamente mi vergognavo da morire.
Lui mi irretiva e simultaneamente mi accendeva,in un dualismo strano e complicato.
Vedendomi indecisa,lui si stese al mio fianco,le mani incrociate sotto la testa a fargli da cuscino.«Lo sai..»,cominciò,«..ascoltare la tua voce mi da pace».
Quella confessione mi si riverberò nel profondo,regalandomi un’emozione fortissima e intensa.
«Perché ti mette pace?»,gli chiesi con un filo di voce.
«Perché fa tacere i miei demoni del passato.»,mi rispose ad occhi chiusi,senza guardarmi.
Fa tacere i miei demoni del passato.Avevo appena avuto la conferma di quello che pensavo da quando ci eravamo visti il primo giorno:Andrea era una personalità complessa,con un carattere particolare e con un’ombra ingombrante che lo seguiva dovunque andasse.
Eppure non riuscivo a capire,cosa poteva mai essere successo di così grave nel suo passato, al punto tale da perseguitarlo ancora adesso?
Lui aprì i suoi occhi,mostrando una desolazione tale da stringermi il cuore,«Per favore,canteresti per me?».

https://www.youtube.com/watch?v=ArTxnjbahIA

Quel suo sguardo mi causò un’inquietudine e una pena tale,che non potetti far altro che annuire e intonare la canzone,cominciando a suonare.Lui chiuse gli occhi e non disse più una parola,ascoltandomi in un silenzio quasi mistico.
Quando l’alba arrivò,ci trovò lì,davanti al mare, in un momento in cui convivevano il senso tragico del vivere e una malinconia di un cambiamento di cui si intuisce l’esistenza,ma di cui si ignora il volto e la forma;incarnati in Andrea e in me.
 
Quella notte è rimasta impressa nella mia mente,ricordo ancora oggi nitidamente ogni più piccolo colore,ogni minima sfumatura. A ripensarci adesso,posso definirla come la notte in cui ho preso davvero coscienza dei miei sentimenti verso questo ragazzo così enigmatico,misterioso e profondo.
Penso che sia stata la notte in cui ho preso coscienza del mio amore verso di lui.
Ma cos’è l’amore?Da quando se n’è andato,me lo sono chiesta spesso. Ad oggi sono convinta che quello che provassi per Stefano non lo fosse.La verità,è che la mia fervida mente,come l’aveva definita il mio bel professore, aveva cominciato a lavorare in maniera anomale, accavallando realtà e fantasia in un'unica e tetra immagine. A  me non piaceva lui,a me piaceva il personaggio che lui si era costruito,e che io avevo contribuito a mantenere in vita. Un personaggio costruito sull’ipocrisia,la cattiveria gratuita nei confronti degli altri e una buona dose di invidia. Tutto questo,come mi avevano confermato anche gli altri,mi avevano incattivita e avevano portato al massimo le mie fragilità.
Ma Andrea? Era amore quello che provavo verso di lui?Era amore il fatto che,quando non era con me,il tempo si dilatava,mentre quando eravamo insieme,il tempo si accorciava?E il fatto che ogni volta che ci incontravamo notavo una sfumatura diversa nei suoi occhi,era amore? Sulla guancia destra aveva tre piccolissimi nei,coperti dalla barba,era amore il fatto che li avessi notati? E che tenessi alla sua opinione più di chiunque altro? E il fatto che ho intrecciato il suo bracciale a una ciocca dei miei capelli,è amore?
Non lo so. Ma qualunque cosa fosse,ne porto i segni,ancora adesso.

________________
Salve a tutti!Come state?

Ecco a voi il capitolo!Spero vi piaccia!

Allora,come vi avevo accennato,è un capitolo leggermente più corto dei precedenti. Il "qualcosa di importante" altro non era che Andrea,che lascia entrare un po' Serena nel suo passato,che è abitato da demoni. Con il procedere della storia,vi racconterò il suo passato. Questo,ovviamente,porta il loro rapporto a un livello successivo e pone le basi per quello che verrà dopo. 

Ho scelto "Impressioni di Settembre",la cover fatta dai Marlene Kuntz della famosa canzone della PFM,per sottolineare i sentimenti e le emozioni che si trovano a vivere i nostri protagonisti;e per indicare proprio il salto che hanno appena fatto. Inoltre,il testo della canzone esprime esattamente come si sentano in quel preciso istante i due ragazzi.

Non ho nient'altro da dire,preferisco leggervi!

Grazie mille a tutti!

A presto,
S.
 

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Capitolo 19
*** Fidanzati senza esserlo. ***



 
Era passata mezz’ora da quando l’esame era cominciato,il professore esaminava in ordine di prenotazione,per cui io sarei stata l’ultima. Marcella mi stava fissando da sopra i suoi occhiali,un sopracciglio inarcato e il sorriso bonario di chi ha visto davanti a sé migliaia di volte le stesse scene.
«Stai facendo un solco sul pavimento,te ne rendi conto?».
Camminavo avanti e indietro,percorrendo sempre i soliti venti metri. Avanti e indietro.Indietro e avanti.Sbuffai e spostai i capelli da un lato all’altro delle spalle.
«Serena,ti consiglio di calmarti o ti prende un infarto!».
Io non parlavo,stavo sudando ed ero scossa da brividi di freddo. Era il primo esame che sostenevo dopo quasi due anni,il primo esame della mia nuova vita. Diciamo che avrei preferito inaugurare il nuovo inizio in maniera diversa.
«Marcellina aspetto un pacco,è arrivato?», Andrea sbucò dal nulla,ed era bellissimo:indossava un pantalone grigio sportivo,a cui aveva abbinato una camicia di jeans abilmente lasciata aperta, e una canotta bianca;portava il solito chignon e i suoi soliti accessori,tra cui spiccavano delle collane etniche a cui erano incastrati gli occhiali da sole. Sentii improvvisamente caldo,anche se da dopo il mio compleanno lo osservavo sotto un’altra luce.
Che Andrea fosse perfetto fisicamente ormai era una verità oggettiva, ma il suo essere era qualcosa di sopraffino. La vera bellezza di Andrea era celata nella sua parte più profonda,come un diamante incastonato nella parte più buia di una grotta.
E il fatto che mi avesse permesso di vedere anche solo un bagliore di quel diamante, mi faceva tremare di felicità.Ero sicura di essere stata l’unica, e questo spostava l’asse in un’altra direzione.
«Ma tu non hai l’esame?». Ero così presa dai miei pensieri,che non sentii la conversazione tra lui e la portinaia.
«Sì.Ma sta pensando di non sostenerlo.»,gli rispose Marcella. Certe volte,confidare tutto alla portinaia che ci faceva un po’da mamma, era controproducente.
Lui guardò la donna come se avesse affermato che la Terra fosse piatta,poi mi lanciò un lungo sguardo inquisitorio.«E perché?».
Io continuavo a non rispondere,chiusa nel mio mutismo autoimposto;e che cosa potevo mai dirgli?! Avevo paura. Avevo paura di affrontare l’ennesimo scoglio della mia vita. Ammettere questo,davanti a lui che era così intelligente e coraggioso,significava perdere di credibilità.
Davanti al mio silenzio,lui appoggiò le mani sui fianchi, strinse gli occhi e spostò il peso su una sola gamba,poi sospirò e mi trascinò fuori dalla portineria,mantenendo una discreta distanza, eravamo sempre in università.
«Perché non vuoi dare l’esame?»,sospirò,«E non dirmi che hai paura perché non lo accetto!».
Proprio come immaginavo,era troppo sveglio per cercare di nascondergli qualcosa.
«Puoi,almeno adesso,evitare di pensare ad altro e rispondermi?». Io ero sconcertata, o leggeva nella mente o davvero quel ragazzo era capace di leggermi come nessun altro.
«Come l’hai capito?».
Lui sbuffò e ritornò di nuovo alla stessa posizione che aveva assunto in portineria;con il tempo,capii che era la posizione di quando cercava di comprendere i miei pensieri.
«Ascoltami..»,cominciò,«..il rettore vuole una relazione sull’escursione di giovedì tra mezz’ora,non ho tempo da perdere.Ma tu..»,mi puntò il dito,«..adesso torni in aula e dai quel fottuto esame».
«Che cosa?!».
Non mi rispose,si girò e prese le scale per andare al piano superiore,fece due gradini e tornò indietro.«Ah..che non ti venga in mente di bluffare. Ricorda che sono il tuo responsabile del corso,sono a conoscenza di ogni movimento di ogni professore di ogni esame,chiaro?».
Lo guardai allucinata,«Questo è mobbing
Lui sorrise,«Sei tu che mi costringi a usare la line dura.Ricordalo sempre!».
 
Mi diressi nella sala relax con un’espressione contrita e il libretto in mano,sapevo che gli altri mi stavano aspettando.
«Serena!»,mi chiamò Andrea.
Tutti videro la mia espressione,e tutti capirono immediatamente.
«Vabbè dai,non è la fine del mondo!»,cercò di consolarmi Victor.
«Sì,infatti!Tanto il prossimo appello è fissato tra due settimane!»,continuò Joan.
Aprii il libretto e lo feci vedere agli altri,aprendomi in un sorriso abbagliante.
«Ma tu guarda ‘sta stronza!»,esclamò Sofia,prima di abbracciarmi forte. Da quel momento in poi i miei amici si scatenarono,abbracciandomi e complimentandosi per il mio trenta.
«Complimenti!»,Andrea mi abbracciò,cominciavo ad abituarmi a stare tra le sue braccia,«Lo vedi che è servito minacciarti?».
«L’hai minacciata?!»,gli chiese Elisa.
«Sì.Non voleva sostenere l’esame.»,mi aggiustò un ciuffo sorridendo.
«Tipico di Serena!Non cambierà mai!».
«Perché non ti ha dato la lode?»,chiese Mercorelli.
«Ho sbagliato la scala.»,risposi rivolta ad Andrea,che alzò le sopracciglia scuotendo la testa. Non erano servite a nulla le sue correzioni.
«Ehm..prof Ricci,potrei parlarle un attimo?»,una bassina con un neo su uno zigomo ci interruppe.
«Certo.Ma dammi pure del tu!».
L’altra sorrise e si mosse a disagio.Lui capì subito il suo imbarazzo,«Vieni.Andiamo nel mio ufficio».
 
Era passata un’ora da quando Andrea era andato via,noi eravamo rimasti in sala relax,io non avevo in mente di combinare nulla,gustandomi il risultato dell’esame, e gli altri trovavano una scusa per oziare.
Scesero Michela e Giulia,due ragazze che conoscevo. Caschetto con frangia mora e occhi verdi l’una,ricci biondi e occhi azzurri l’altra.
«Ehi!Chi si rivede!».
«Ma sono Serena,Elisa e Sofia!»,loro si avvicinarono,cominciando a chiacchierare.
«In che aula siete?»,chiesi.
«In realtà,eravamo nel laboratorio di rilevamento per la tesi,quando abbiamo sentito un fracasso fortissimo,e urla!»,cominciò Michela.
«Urla?!».
«Sì!»,rispose Giulia,«In pratica,abbiamo sentito il professor Ricci che sbraitava con il professor Mazzocchi!Però non siamo riusciti a capire di cosa si trattasse!».
Il cuore precipitò,«Andr..il professor Ricci urlava?».
«E tanto,anche!Sembrava indemoniato!»,continuò Giulia.
«Poi è venuta la Paris e ci ha detto di scendere giù,chiudendo la porta che dava nell’atrio al secondo piano!».
Sofia ed Elisa si scambiarono un’occhiata,poi guardarono me,«Siete riuscite a sentire qualcosa?».
«Poco e niente.»,Michela scosse la testa,«Cose del tipo: “Ti trascino in tribunale!” o “Non ti metto le mani addosso perché altrimenti vado in galera!”».
«Ma urlava fortissimo.Faceva accapponare la pelle!»,terminò Giulia.
Qualcosa si ruppe dentro di me, informai le altre che andavo in bagno e mi fiondai lungo le scale che portavano al secondo piano.

L’odore di guerriglia si sentiva già dall’atrio,che sembrava sommerso da una pesante nube di rabbia ed era circondato dal silenzio totale,metteva i brividi.
Bussai timidamente,e in risposta ebbi un «Avanti» che somigliava ad un latrato.
Feci capolino nella stanza e lui mi piantò i suoi occhi scuri mentre mi ordinava di chiudere la porta.
Me lo ritrovai addosso,furioso,«Mazzocchi ti ha messo le mani addosso?Ci ha provato con te?».
«Che..?»,ero schiacciata tra lui e la porta. Ammetto che sono stata sempre un po’svampita,ma avere la sua presenza a meno di mezzo metro da me non aiutava affatto a ritrovare un minimo di lucidità.
«Serena,non giocare!»,lo sguardo si fece se possibile ancora più rabbioso,«Mazzocchi ti ha toccata?».
Scossi la testa,«No!Non mi ha fatto niente!».
Sbattè la mano alla porta,facendomi trasalire e istintivamente chiusi gli occhi,«Non mentirmi!È importante!».
«Te lo giuro!Non ha fatto nulla di sgradevole!»,risposi un po’stranita, la sua insinuazione era stata fuori luogo.
Lui continuava a fissarmi con certi occhi scuri che avrebbero impaurito anche un esercito;mi fissava in completo silenzio. Quasi che lo preferivo mentre urlava.
«Mi stai spaventando.»,mormorai.
Lui si staccò e mi diede le spalle,solo allora mi soffermai a guardare il suo ufficio:era molto minimal e ordinato. Qua e là erano sparsi minerali e rocce di ogni forma e colore;sulla parete,invece,una grande mappa geologica del mondo. La scrivania era piena di libri,cartelline e penne;le due pietre che portava sempre con sé,erano esattamente al centro.
«Che cosa è successo?».
Sospirò forte,si passò una mano sul viso e poi si voltò verso di me,«Mazzocchi ha tentato di violentare la ragazza bassina delle macchinette».
Gli occhi mi uscirono fuori dalle orbite,mi avvicinai a lui,mi sentivo come se un fulmine mi fosse passato attraverso.
«Già!»,cominciò a giocare con una mia ciocca di capelli,«È successo il giorno del tuo compleanno».
Ebbi un brivido,«Ma sei sicuro che lei dica la verità..?».
Andrea inarcò un sopracciglio«Viva la solidarietà femminile!».
Feci una smorfia,«Non è questo!»,lo spinsi ma lui non si mosse di un millimetro,«È che magari potrebbe essere solo una ripicca per non aver passato il suo esame».
«No!L’esame ancora non l’ha dato. Poi lei tremava e piangeva;mi si è fermato il cuore».
Sorrisi intenerita,i suoi occhi erano così limpidi da potercisi specchiare.«Come pensi di muoverti?».
Smise di torturare i miei capelli e si sedette sulla scrivania,«Prima di tutto devo parlarne con il Rettore..»
«Povero Pettinari!».
Lui annuì,«..poi,prima di agire in qualsiasi modo,voglio parlare con le altre ragazze del corso.Magari l’ha fatto altre volte,quel bastardo!».
«Bella pensata!Però sarebbe la parola di un professore contro quella di una manciata di studenti»,mi sedetti su una sedia,di fronte a lui,«Inoltre,devi considerare che Mazzocchi insegna in tre corsi di laurea.Ti ci vorrà una vita».
«Lo so. Avevo in mente di aprire uno sportello proprio per questo,senza setacciare al tappeto.»,gettò la testa indietro,«Il problema è che io sono un maschio,e sono un professore. Pessima combinazione!».
«Sì!Effettivamente io mi sentirei morire al pensiero di parlare con te di certe cose!»,confermai mentre arrossivo.
«Quando arrossisci,sembri una bambina.»,lui mi sorrise,mentre io diventavo sempre più vermiglia.
Scossi la testa,«Mi è venuta un’idea!»,mi alzai in piedi e mi parai di fronte a lui,che mi ascoltava attentamente.
«Non è necessario che ci stia tu allo sportello. Mettiamoci un paio di studentesse!».
Si torturò la barba,«Hmm..però qualcuno di fidato. E,soprattutto,che abbiano un minimo di sensibilità».
«Ho un paio di nomi in testa.»,c’erano solo due persone che conoscevo così empatiche e che ispiravano fiducia.Avrebbe funzionato,«Ci parlo e poi ti faccio sapere».
«Va bene!Ovviamente,chiedi anche alle ragazze se Mazzocchi è stato sgradevole con loro. Per quanto riguarda Diafa e Camilla mi sembra un po’improbabile,però meglio non trascurare nulla.Magari con te parlano».
«Agli ordini,prof Ricci!Anche se penso che mi avrebbero già informata!».
Annuì,«Grazie!».
«È un piacere!Piuttosto..»,abbassai il tono di voce,«..stai meglio?Eri così arrabbiato.»,ero un po’timorosa della sua reazione.
«Adesso sto molto meglio.Ti ho spaventata?».Gli lanciai uno sguardo molto eloquente.
«Scusami.Non volevo.È che certe cose non le sopporto…»,si avvicinò alla finestra.
«Non dipende da te,lo sai!».
«Ma tu come hai saputo di quello che era successo?!».
Gli feci un riassunto della mia conversazione con Giulia e Michela,lui rise quando gli raccontai che le ragazze erano spaventate.«Hai terrorizzato mezzo dipartimento,lo sai?!»
Continuammo a ridere complici;quando rideva,i suoi occhi si chiudevano quasi del tutto,mentre le fossette si accentuavano. Non esisteva qualcuno più bello di lui.
«Ma quindi,raccontami un po’del tuo esame!». Lui mi ascoltava,ma avevo la sensazione che stesse pensando ad altro.
«Peccato per la scala!»,mi rimproverò,«Te l’avevo anche spiegata!». È vero,qualche giorno prima l’avevamo rivista insieme,anche se io non lo ascoltavo,troppo presa ad ammirarlo.
«Questo perché quando qualcuno ti parla,ti perdi nei tuoi pensieri!».
Gli feci il verso,lui mi mise l’indice sulla fronte e mi spinse,mentre io agitavo le mani in aria per scansarlo. Passare del tempo con lui mi faceva bene.
«Devo andare a casa!».
«Non fai pranzo con noi?».
Scossi la testa,«Avevo in mente di prendere un tramezzino al volo e dormire un po’.Ho due ore di sonno!».
«Ansia?!».
«Già!»,annuii,«Ma tu sei sicuro di stare meglio?».
«Certo!Va’ a riposarti!».
Rimasi lì a fissarlo,cercando di capire se fosse sincero o meno,finchè lui non portò gli occhi al cielo,«Devo usare di nuovo la tecnica del mobbing?».
«Vado!Vado!»,mi avviai verso la porta,prima di aprirla mi girai a salutarlo con la mano,lui ricambiò.
 
In corridoio incrociai Daniele.«Vieni dal suo ufficio,vero?Come sta?».
«Penso bene. Si è calmato.Però va’a dare un’occhiata anche tu.Sei sempre il cugino,Dan!».
«Era tanto arrabbiato,no?».
Io annuii,«Abbastanza!Mi ha spaventata!».
«Sai,Andrea ha una morale molto forte,e ha i suoi principi. E quando questi vengono intaccati,perde completamente la testa.»,mi lanciò un’occhiata,«Tu comunque hai fatto un buon lavoro nel limare i suoi spigoli!».
Lo guardai dubbiosa,l’avevo solo ascoltato,cosa c’era di strano?
«Andrea ha un carattere difficile,è imprevedibile e non permette a nessuno di avvicinarsi a lui.Quindi se lo ha permesso a te è perché di te si fida e si sente sicuro!Penso che dopo di me,tu sia l’unica.»,mi fece una carezza,«Tu comunque vacci con i piedi di piombo. È sempre di mio cugino che stiamo parlando».
Andò dal cugino,lasciandomi in mezzo al corridoio,con quella frase sibillina,interrogandomi su che cosa avesse voluto dire.
 
«Sempre detto io che Mazzocchi fosse un viscido!».
«Che verme!Allora la diceria che circolava era fondata,una volta tanto!».
Stavo parlando con Sofia ed Elisa di quello che era successo,loro mi ascoltavano e commentavano usando non proprio dei bellissimi termini.
«Sì!Quindi vi va di stare allo sportello?». Loro erano le sole due persone che potessero svolgere un compito del genere. Erano empatiche,le uniche in grado di percepire e sentire le emozioni altrui e di percepirne gli stati d’animo. Questa cosa avrebbe funzionato solo con loro.
«Io ci sto. Diamo una lezione a quel porco!».
«Io ci starei pure..»,Elisa era dubbiosa,«..ma come mi devo comportare?».
Un sorriso mi venne spontaneo,«Dovete comportarvi esattamente come vi comportate con me!».
«Che Dio ce la mandi buona,allora!».
Scoppiai a ridere,avevano ragione da vendere.
«Comunque..»,Elisa ammiccava,«..ti sei comportata proprio come un’adorabile fidanzatina!».
«Ma perché?».
«Ti fiondi in ufficio appena sai che lui possa essere nervoso,lo ascolti e trovi una soluzione,ridete e scherzate,contatto fisico..».
«Daje Eli che a breve si fidanzano!».
Aprii lo sportello e inforcai gli occhiali da sole specchiati,«La smettete di volare con la fantasia come al solito?».
«Noi voleremo anche con la fantasia,ma voi vi piacete,a un livello stratosferico!».
Cominciai a spingerle per mandarle via, ridendo e scherzando;giocammo qualche minuto a prenderci in giro e poi mi abbracciarono e mi lasciarono andare. Prima di entrare in macchina alzai lo sguardo verso la finestra del suo ufficio,lui mi stava guardando con un sorriso.
 
Avevamo deciso di uscire a festeggiare il mio esame,un locale organizzava il karaoke e Camilla aveva insistito per andare. Il problema era che ci eravamo letteralmente appropriati del microfono da quando eravamo arrivati,causando l’astio generale.

https://www.youtube.com/watch?v=7xvTT4QGeKQ

«No raga,questa dobbiamo cantarla per forza!», trascinai i ragazzi nuovamente sul palco,mentre le prime note di Ti volevo dedicare dei Boomdabash risuonavano nel locale­.
Giuro l'altra notte è stato bello
Non esci più dal mio cervello
Non basterebbe un solo anello
Tu vali più di ogni gioiello
Io e i ragazzi cantammo talmente forte da sentir pizzicare le corde vocali,eravamo un gruppo ben assortito e per niente intonato,ma a nessuno di noi importava.
E chissà se
Quando parti poi ritorni qui da me
Dimmi se
Questo sentimento vale anche per te
Balla finché
Rimanendo ad occhi chiusi
Mi dai un bacio e poi ti scusi
Resta qui solo un secondo in più perché
In un momento di lucidità,pensai che quelle parole,sembravano essere state scritte per Andrea. Rispecchiavano perfettamente il turbinìo di emozioni che provavo dal momento in cui lui avesse messo piede nella mia vita.
Lo guardai,aveva rivolto lo sguardo a Mercorelli e Victor che cantavano abbracciati,improvvisandosi tenori. Mi chiesi a cosa si riferisse l’avvertimento di Daniele;perché dovevo essere cauta? Ed era possibile che un ragazzo così riservato come Andrea,avesse permesso a me di avvicinarsi?E perché proprio io?
La tua voce fa tacere i miei demoni del passato.Che sia questa la risposta alle mie domande?

Ti volevo dedicare mille canzoni scritte
Una chitarra da accordare in quelle notti
Fino a quando sale, sale il sole
E perdi il conto delle ore
Ti volevo dedicare quello che provo e non so cos'è.
Continuai a cantare a squarciagola le parole che sentivo mie,ma che mie non lo erano per niente.
È proprio vero che a volte,emeriti sconosciuti,riescono a leggerci meglio di noi stessi.

______________________

Buonasera! Come state?Com'è andato questo nuovo inizio?

Allora,ecco il capitolo. Quì abbiamo una grande interazione tra i nostri due protagonisti? Vi sta piacendo un po'il loro rapporto?

Stiamo conoscendo anche un po'di più Andrea,che ne pensate di lui? Non è un ragazzo come tutti gli altri,sia fisicamente e caratterialmente. Ad avercelo un professore così! xD

Come sempre,grazie a chiunque vorrà lasciarmi un parere!
A presto,
S.
 

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Capitolo 20
*** Black Leather Jackets. ***



Ottobre era esploso e con lui era arrivato il pieno autunno.La natura si stava preparando al lungo sonno invernale,per poi risvegliarsi in primavera.  Il cielo era plumbeo,con grossi nuvoloni che minacciavano pioggia. L’aria era frizzantina e cominciava a sentirsi un odore di mosto e uva.
Unica nota colorata era data dal manto di foglie che costeggiava la strada:rosse,giallognole,aranciate con sfumature verdi. La natura si sbizzarriva con i colori.
Spensi la sigaretta e aspettai Mercorelli. Mi aveva chiamato in piena crisi isterica ordinandomi di vederci per parlare,e,siccome lavoravo,aveva proposto come luogo d’incontro il bar.
Entrarono Andrea e Daniele;accessori di ogni genere e ciuffo ribelle il primo, in soprabito e maglioncino il secondo. Mi chiesi come fosse possibile che due ragazzi così diversi provenissero dalla stessa famiglia.
«Buongiorno,ragazzi!»,li accolsi con un sorriso.
«Buongiorno a te. Faresti due caffè,per favore?».
Avviai la macchinetta e posizionai i piattini sul bancone,«Cosa ci fate da queste parti?».
«Ci ha chiamato Mercorelli,ordinandoci di vederci al bar!».
«Anche a voi?»,posizionai le tazzine sui piattini,«Merco ha chiamato anche me!».
«In realtà..»,cominciò Andrea,«Ha chiamato anche Joan. Mercorelli sta arrivando con Victor».
«Ma io che c’entro con questo incontro,allora?».
«Aspetta e lo saprai!»,lui mi fece l’occhiolino.
«Un attimo..»,Daniele cercava di capirci qualcosa,«Tu sai il motivo?». Lui sorrise,mentre la mia curiosità raggiungeva livelli iperbolici.
«Buenas dias,amigos!».Joan arrivò con il suo solito sorriso.Non ho mai visto una persona più solare di lui.
Quasi simultaneamente,vedemmo la Clio bianca di Mercorelli parcheggiare,i miei amici scesero e si diressero al bar.
«’ngiorno.»,il saluto di Victor sembrava più un mugugno,non amava essere svegliato di prima mattina,soprattutto il fine settimana.
«Quindi?!»,Daniele incalzò Mercorelli,che aveva un’espressione eccitata,i grandi occhi che riflettevano il grigio del tempo.
Senza dire una parola,ci fece segno di seguirlo nel dehor,mentre prendeva posto su uno dei tavolini;io mi sedetti alla destra di Andrea,che appoggiò il braccio sullo schienale della mia sedia, «Allora?!Vuoi tenerci sulle spine per molto?»,chiesi.
Il mio amico battè le mani,completamente su di giri.«Vi ho chiamati qui per farvi leggere questo!».
Tirò fuori dalla tasca dei jeans un volantino rosso ripiegato,lo mise al centro del tavolo e lo stirò con le mani.
Daniele lo prese e lo scorse velocemente,«È un volantino di un concorso musicale!».
«Esatto!Un concorso per nuovi talenti!»,Mercorelli si accese una sigaretta,lui fumava solo quando era molto eccitato per qualcosa,Joan aveva ragione quando affermava che quel ragazzo funzionasse al contrario.
«In premio ci sono cinquecento mila euro,un contratto discografico con la Warner Bros e la possibilità di comporre una colonna sonora per una nuova serie tv prodotta dalla Rai!»,Victor lesse velocemente il volantino,«Sticazzi!».
«Merco,falla breve,che cosa ci stai proponendo?».
Il mio amico sbuffò,«Di partecipare,ovvio!Come band!».
Si scatenò il marasma:gesti e parole che si accavallavano l’uno sull’altro in disordine,ognuno dei ragazzi voleva dire la propria,che fondamentalmente era qualche insulto bonario contro le idee di Mercorelli;Victor,già di pessimo umore,gli rimproverò il fatto che il teorema di Cauchy su cui stava lavorando gli avesse fritto ancora di più il cervello.
Mi girai verso Andrea,«Tu come facevi a saperlo?».
«Perché ha trovato il volantino mentre ci allenavamo insieme!»,si voltò verso i miei amici,«Ragazzi,calmatevi!». Non ci fu nemmeno bisogno di alzare la voce,«Dategli almeno l’opportunità di spiegarsi!».
Il mio amico gli scoccò un’occhiata complice,«Allora..»,cominciò,«Se ci pensate bene,noi già siamo una band. Siamo i Cereali a Colazione…».
«Un nome migliore potevate trovarlo,però!»,risi.
Andrea mi guardò torvo,così come i ragazzi,«..scusate..»,mormorai.
«Comunque..»,riprese il mio amico moro,«..si tratta solo di partecipare e basta. Se siamo dentro,grande. Se siamo fuori,va bene lo stesso.Però non possiamo lasciarci scappare quest’opportunità!».
«..magari cambiate nome,però!»,borbottai sommessamente. Andrea tamburellò con le dita sulla mia schiena e mi ammonì con lo sguardo. La stava prendendo seriamente anche lui.
«Ma da dove cominciamo?Mica suoniamo a quei livelli!»,Daniele era perplesso.
«Pensateci bene:nel precedente gruppo io stavo alle tastiere.Victor al basso e Joan alla batteria. Tu..»,indicò Daniele,«..tu stavi alla chitarra elettrica.»,si alzò in piedi,«Il gruppo esiste già,si tratta solo di passare al livello successivo».
«Scusate..»,alzai l’indice,«..ma io in tutto ciò che c’entro?».
«Tu canti.»,fu Andrea a rispondermi.
Io rimasi inebetita davanti alla sua affermazione,«Stai scherzando,vero?».
«Ho la faccia di un ragazzo che scherza?!».
«Non posso farcela!»,squitii,il panico che cominciava a salire.
«Ce la fai..ce la fai..»,nel rispondermi mi diede dei leggeri pizzicotti sul naso,sul mento e sulle guance,io cercai di afferrare la sua mano con le mie ma non ci riuscii.
«Sì,Sere!Hai una voce che fa spavento!»,continuò Mercorelli.
«Io penso che a voi il troppo allenamento abbia fatto perdere la testa!».
«Su,raga!»,Mercorelli cominciò ad agitarsi tutto,«Non abbiamo nulla da perdere.Se non riusciamo ad arrivare in finale,la prendiamo come un‘esperienza da raccontare. Un’esperienza che porteremo sempre con noi,a prescindere dal tempo. Nel bene o nel male,sarà un qualcosa che rafforzerà il nostro legame e che ci unirà ancora di più.»,il suo sguardo si fece lucido,«..voi siete la mia famiglia. Non posso pensare di fare questa cosa con altre persone che non siate voi.»,allargò le braccia,«..alle serate che abbiamo fatto insieme,scatenavamo il mondo,eravamo molto richiesti!».
«Hai ragione.»,confermò Victor.
«Appunto!»,l’altro appariva sempre più deciso,«Tutti noi vogliamo fare il grande salto di qualità. È arrivato il momento!».
Joan prese nuovamente il volantino in mano e lo rilesse,«Io ci sto. Non mi è rimasto nulla da perdere».
Disse di sì Victor:avrebbe appoggiato quello che lui considerava un fratello a prescindere da tutto.
Disse di sì anche Daniele:alla fine,come diceva sempre lui,fa curriculum.
Quando toccò a me,un senso di abbandono mi riempì la testa,il cuore e l’anima:non ero pronta. Le brutte esperienze degli ultimi periodi avevano contribuito a gettarmi in un limbo emozionale senza uscita. Volevo che la mia vita cambiasse,ma,al tempo stesso,non volevo muovermi. Volevo la sferzata di adrenalina e di energia,ma contemporaneamente rifuggevo da qualsiasi cambiamento.
Avevo paura di quello che il prossimo passo avrebbe comportato.Avevo paura di muovermi.
Con il tempo,capii che avevo paura di vivere.
Sbattei le ciglia,per trovare il coraggio di smontare il sogno del mio amico,«Mi dispiace. Io me ne tiro fuori».
La faccia di Mercorelli era un misto tra stupore e costernazione,«No,Sere..»,aveva gli occhi lucidi,«adesso che avevo convinto gli altri!».
Scossi la testa,«No,mi dispiace.Non mi sento in grado di affrontare una cosa del genere».
«Serena..»,fu Joan a parlare,«..non capisco perché stai gettando la spugna senza neanche tentare! Di cosa hai paura?».
«È inutile che insistete!»,ci girammo tutti verso Andrea,«Se non vuole far parte di questo progetto,che non ne faccia parte e amen!».
Schiusi le labbra, non era da lui parlarmi in questo modo,«Ma..».
Lui si stravaccò ancora di più sulla sedia e spostò gli occhi su di me,lo sguardo pesante come piombo,«Nessuno ti obbliga. Evidentemente,non hai abbastanza fegato per metterti in gioco,può capitare».
«Andrea..»,cercò di ammonirlo Daniele,mentre l’aria si faceva grave.
«Va tutto bene..»,lo blandì il cugino,«..sto dicendo quello che pensate anche voi!».
A quel punto,tutti noi non sapevamo come comportarci,i ragazzi evitavano il mio sguardo,in un’ammissione silenziosa,io ero tramortita da quelle parole pesanti e quello sguardo duro.
«Bene..»,Andrea si passò le mani sulle gambe e poi si alzò,«..allora vado in macchina a prendere il pc e cominciamo a scrivere un annuncio per cercare la cantante.»,il silenzio continuava a regnare sovrano.
Mi alzai strisciando la sedia e gli corsi dietro,per quanto potesse irretirmi,non potevo permettergli di parlarmi in questo modo.
«Andrea..»,lo chiamai,«Andrea..»,lui continuava a camminare;«Andrea!»,gli afferrai il braccio e lo costrinsi a voltarsi,lui guardava ovunque tranne nella mia direzione.
«Perché mi hai parlato in quel modo?».
Lui strinse leggermente gli occhi,trafiggendomi con il suo sguardo,«Ho detto quello che penso».
Alzai fieramente il mento,cercando di trattenere le lacrime,«Come ti permetti di dare giudizi?!Da quando mi conosci,un mese?!»,tirai su con il naso,«Tu non sai niente di me!».
Strinse ancora di più le palpebre,mentre il mio cuore batteva talmente forte che non riuscivo più a contarne i battiti. «È vero!Io non conosco niente di te. O meglio..»,si avvicinò,«..conosco solo quello che posso capire osservandoti.E io vedo solo una ragazza insicura,che sguazza nell’autocommiserazione e rifugge da ogni cosa bella che la vita le mette davanti.Questo vedo io».
«Tu non sai quello che..».
«Adesso non attaccare il solito pippone. Sai bene quanto me che ho ragione.Le ragazze hanno dovuto quasi costringerti a partecipare alla festa d’inaugurazione dell’anno accademico. Non volevi dare l’esame.Adesso non hai accettato la proposta di Mercorelli..»,aprì le braccia,«..tu mi hai confidato spontaneamente che ti piacerebbe incidere un disco. E,adesso che c’è una remota possibilità,tu..»,agitò una mano in aria,«..scappi».
Quelle parole mi toccarono profondamente,lui aveva ragione,io avevo una costante paura di mettermi in gioco.«Che cosa posso farci se purtroppo quello che ho passato mi condiziona a tal punto da bloccarmi?!».
«Serena,tutti noi abbiamo vissuto qualcosa di cui portiamo i segni!»,il suo tono era rabbioso,«Sofia vive tutti i giorni la crisi matrimoniale dei suoi genitori.Victor ha visto il padre fuggire con l’amante.Diafa è dovuta scappare a cinque anni dallo Zimbabwe.Io..».
Lo guardai,in fremente attesa di quello che stesse per dire,cosa gli era successo?
«Non sono io l’argomento,adesso!»,glissò la questione,«Piuttosto,dimmi:di tutti quelli che ti ho nominato,chi è che è rimasto completamente immobile?».
Andrea stava dicendo la verità,tutti loro avevano un passato non proprio dei migliori,ma nessuno di loro si autocompativa;anzi,ognuno di loro aveva lottato con tutte le proprie forze,cercando di riscattarsi,con coraggio e dedizione,giorno dopo giorno.Tutti tranne io.
Quel pensiero mi fece salire le lacrime agli occhi,non riuscivo a guardarlo senza vederlo come lo specchio della mia coscienza.
«Sono stato io a proporre il tuo nome a Mercorelli.»,mi voltai verso di lui,«Lui non era convinto,non avendoti mai sentito cantare seriamente. Ha cambiata idea ieri al karaoke».
Quella frase mi rese ancora più triste.Andrea aveva creduto in me,prima di me stessa.
Una lacrima solitaria mi sfuggì dalle ciglia,mentre lo fissavo. Lentamente,mi sembrò che il suo sguardo alla vista di quella lacrima si fosse addolcito,ma non ne ero così sicura,era molto difficile per me decifrare quegli occhi scuri.
Lui aprì lo sportello e prese il computer,poi lo richiuse e mi si avvicinò.«Tutti ti trattano come se fossi di cristallo.Ed è vero,sei molto fragile.»,il suo tono di voce era serio ma duro,«Ma meno di un mese fa hai compiuto venticinque anni. Comincia a comportarti da adulta».
Per la terza volta da quando lo conoscevo,mi piantò lì,l’aria fredda che mi penetrava nelle ossa e una voglia di piangere fino a terminare tutte le lacrime.
 
Stavo osservando i miei amici da dietro il bancone,erano eccitati  da questo nuovo progetto,anche se all’inizio erano stati dubbiosi,adesso sembrava non avessero altro in mente. Era Mercorelli a fare da traino,spalleggiato da Andrea;lui si sarebbe occupato della parte burocratica e di tutte le varie scartoffie. Era stato nominato manager a gran voce. Il ricordo di quella scena mi causò un sorriso,stavano tutti cercando di svoltare,anche se le possibilità erano molto poche. Al contrario,loro si aggrappavano a qualcosa che nessuno di loro aveva previsto,lontano anni luce dai loro piani.
Nessuno di loro,a parte Mercorelli,voleva fare musica,eppure eccoli a cercare di dar vita a qualcosa molto più grande di loro.
Il discorso di Andrea continuava a martellarmi nella testa.Parlare con lui,era stato come parlare allo specchio.
Senza rendermene conto,misi un piede davanti all’altro e mi diressi verso i ragazzi,arrivai nel momento in cui Mercorelli stava bocciando l’ennesima proposta.
«Fermate le ricerche.Sono dentro!».
Andrea sorrise,poi lo vidi chinare la testa,quando la rialzò,il sorriso era sparito. I ragazzi mi abbracciarono forte,mentre Mercorelli mi faceva girare.
«Diventeremo i nuovi Within Temptation!»,si lasciò cadere sulla sedia,euforico,«Ma no!Forse saremo i nuovi Evanescence!..o i Lacuna Coil!».
«Merco datti una calmata!»,lo rimproverai,ridendo. Quel ragazzo era impossibile.
«Bene,allora signorina Serena..»,Andrea si alzò e mi scortò al posto libero affianco a lui,«..benvenuta alla riunione!».
 
Passammo tutta la mattinata a ciarlare e a confrontarci sulle canzoni e il nome della band. Decidemmo per i Black Leather Jackets,era il nome della chat di gruppo dei ragazzi. Secondo Andrea era bello avere qualcosa che ci ricordasse le nostre origini e anche l’abbreviazione del nome suonava bene. Per le canzoni,servivano tre tracce con musica e testi originali,alla fine mi feci avanti io,dopo che il mio professore mi aveva fatto cenni con la testa e mi aveva rivolto più sguardi perentori. Cominciavo a pentirmi di essermi confidata con lui.
 
Arrivarono Sofia ed Elisa.«Che ci fate voi qua?».
«Dobbiamo cominciare a discutere con Andrea riguardo lo sportello antiviolenza».
«Io avevo proposto di vederci in facoltà lunedì.Ma loro hanno rifiutato dicendo che volevano salutarti!». Sorrisi.Le mie amiche belle.
«Ragazze,salutate i BLJ!».
«I che..?!»,chiese Elisa.
«I Black Leather Jackets!»,rispose Victor.
«Ma che sarebbero?!»,domandò Sofia.
«Fattelo spiegare da questi due!»indicai Andrea e Mercorelli,«Il cambio di stagione a loro ha fatto molto,molto male!».
«Avete organizzato una festa senza di noi?!»,arrivarono anche le mie coinquiline,adesso eravamo davvero tutti.
«Vabbè dai..»,sorrisi,«A questo punto,preparo un aperitivo?».
«Sì!Dobbiamo festeggiare!»,proruppe Mercorelli.
Camilla baciò il fidanzato,«Festeggiare cosa?!»
Intervenni io,«Fattelo spiegare da questi due!..».
«..il cambio di stagione a loro ha fatto molto,molto male!»,concluse Andrea. Gli lanciai un fazzolettino appallotolato,ma non arrivò nemmeno a sfiorarlo. Lui seguì la traiettoria e poi mi guardò con un sopracciglio inarcato.
«Qualcuno ci spiega?!»,insistette Diafa.
Mercorelli cominciò a raccontare,mentre io mi diressi al bancone.Guardai i miei amici,e poi guardai Andrea:il mio futuro,che parlava di un futuro con il mio passato,nel mio presente.

Ottobre era esploso e con lui era arrivato il pieno autunno.La natura si stava preparando al lungo sonno invernale,per poi risvegliarsi in primavera.  Il cielo era plumbeo,con grossi nuvoloni che minacciavano pioggia. L’aria era frizzantina e cominciava a sentirsi un odore di mosto e uva.

E io ero felice.

________________

Salve a tutti!

Spero che questo lungo capitolo vi piaccia e non vi annoi!

Ebbene sì,i famosi Black Leather Jackets del prologo,altro non sono che Serena e i suoi amici che decidono di partecipare a questo concorso musicale. 
Non so se vi ricordate,quando vi ho raccontato della storia di Mercorelli,ho detto che da lui sarebbe arrivata una proposta che avrebbe cambiato le carte in tavola. Era proprio questa.

Nel frattempo,Andrea e Serena hanno avuto un momento tutt'altro che piacevole,soprattutto per lei. Da questo momento in poi, Andrea sarà determinante per lei.

Come sempre,preferisco sapere cosa ne pensate,che tediarvi con le mie note.

Un grazie di cuore a chi mi mostra il suo supporto!

Un abbraccio.
S.
 

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Capitolo 21
*** Un sogno che prende forma. ***



Sentivo un fracasso assordante provenire dalla cucina,voci maschili che si intrecciavano a voci acute femminili e a improperi vari.Quel Sabato mattina,casa mia sembrava un girone infernale. Sprofondai ancora di più nelle coperte,avevo intenzione di dormire almeno fino all’ora di pranzo:il giorno prima Mattia aveva organizzato una serata e avevo dovuto lavorare fino a tardi.
I miei propositi furono mandati all’aria quando sentii un peso morto buttarsi sul letto,mentre qualcuno mi toglieva le coperte.
«Ma che cosa..?»,biascicai insonnolita.
«Sorgi e splendi,piccolo sole dell’Oriente!». Victor era sdraiato sul mio letto con le mani sotto la testa,mentre Joan aveva ancora le coperte in mano.
«Ma si può sapere che volete?!»,avevo ancora gli occhi chiusi.
«Che ti muovi e vieni a fare colazione con noi,prima che venga Mercorelli a prenderti di peso!»
Mi girai dall’altra parte,riprendendo le coperte da Joan,in una chiara risposta negativa.
Mercorelli entrò come una furia in camera e aprì la finestra,«Sei ancora così?!Veloce,in piedi!».
Emisi un verso e premetti il cuscino sulla nuca,«Io vi odio!».
 
Alla fine,riuscirono a trascinarmi in cucina,dove c’erano gli altri che stavano apparecchiando la tavola. Anche Diafa era infastidita da quell’irruzione,«Io i tuoi amici non li sopporto,eh!»
«Guarda che siamo anche i tuoi amichetti dolci!»,Victor abbracciò la mia coinquilina sudafricana.
«Mai detta una cosa del genere,io!».
Ma che pigiama hai indossato?!»,Mercorelli mi fissava inorridito.
«Beh?!Che c’è che non va?»,chiesi ancora con un occhio mezzo chiuso.
«Quanti anni hai,tredici?!».
Mi guardai allo specchio del corridoio:pigiamone in pile fucsia con le pecorelle,aria insonnolita e capelli arruffati,la personificazione della sensualità.
«Ma lasciatela perdere!»,intervenne Camilla,«A che ora sei tornata ieri?»
Feci il numero quattro con la mano destra e mi accasciai sbadigliando sulla sedia,mi resi conto in quel momento che davanti a me avevo Andrea,il panico cominciò a serpeggiare dentro di me.«Ehm..io vado a cambiarmi prima di fare colazione!».
«Ma ‘ndo vai?!Fa’la bona!»,mi bloccò Joan. Un colombiano che parlava marchigiano era un misto tra lo strano e il fantastico.
Mi sedetti di nuovo di fronte a lui,che mi sorrise accondiscendente,«Buongiorno!».
Io mi limitai a sorridergli,mentre volevo sprofondare dalla vergogna per quelle mie condizioni tutt’altro che presentabili.
 
Durante la colazione,scoprimmo che Mercorelli ci aveva riuniti tutti a casa perché dovevamo buttare giù qualche idea per il demo da mandare per il concorso. Aveva scelto casa mia perché Daniele aveva dormito con Camilla.
«E dobbiamo farlo proprio alle sette di mattina di Sabato?»sbuffai, prendendo la terza fetta del pane tostato,a cui aggiunsi una generosa quantità di burro e marmellata.
«Però..»commentò Andrea,meravigliato,«..ci dai dentro con il cibo,eh?».
«Perché?»,continuai a masticare.
«Perché non si direbbe,sei così piccola!». Quell’aggettivo,uscito dalla sua bocca,con quella voce bassa e roca,mi fece contorcere lo stomaco e mi causò brividi ovunque. Sentivo una sensazione mai provata fino ad allora concentrarsi nel mio inguine e diramarsi in tutto il mio corpo.
«Stiamo poltrendo!»,ringraziai Mercorelli e la sua ansia patologica,«..entro il quattro Novembre dobbiamo mandare il demo!Siamo al diciassette Ottobre e non abbiamo concluso nulla!»,si alzò di scatto,«Dobbiamo cominciare immediatamente!Oddio..che ansia!Oddio!».
«Sì,Mercorè..»,Daniele lo rimise a sedere,«Finiamo colazione e cominciamo!».
«Io ho un’idea!»,ci girammo verso Daniele,«Noi abbiamo una casa sul lago di Caccamo. Possiamo passare il fine settimana là. Voi lavorate al demo,noi studiamo e in più,festeggiamo Sofia,visto che domani è il suo compleanno e non abbiamo organizzato nulla!».
Accogliemmo la sua proposta con gioia,effettivamente era una bella idea.
«Quanto è intelligente il mio amore!», Camilla baciò il suo ragazzo.
«Non so se sia peggio svegliarsi con le urla di Mercorelli;o con quei due che alzano il valore della glicemia!»,borbottò Diafa,prima di precipitarsi ad informare Elisa e Sofia dell’idea di Daniele.
 
Gli altri erano partiti,mentre io avevo deciso di darmi una sciacquata,mi sentivo appiccicosa e avevo un odore strano dovuto al miscuglio di fritto,alcool e fumo. Avevo insistito per andare alla casa al lago autonomamente,ma le ragazze avevano paura di un colpo di sonno lungo la  strada,visto che avevo dormito solo tre ore.
«Andiamo?»,Andrea era seduto al bancone della cucina,si era proposto di accompagnarmi lui.
Nell’ascensore,mi guardava sorridendo,mentre io mi pettinavo i capelli con le mani,erano più mossi del solito perché avevo dato una passata veloce con il phon, e mi davano tremendamente fastidio. «Perché sorridi?».
«Perché solo tu puoi indossare gli occhiali da sole in una giornata uggiosa!».
Ero in tenuta sportiva:leggins neri e scarpette,il mio fidato chiodo in pelle a cui avevo abbinato uno sciarpone e un cappello che Joan definirebbe “a preservativo”.«Ho le occhiaie. Ho dormito tre ore. Ringrazia i tuoi amici per questo!».
«Io invece penso che i tuoi occhioni ambrati siano profondi come al solito». Mi fece quel complimento con una totale spontaneità,che non potetti fare a meno di sorridergli.
Lui stava diventando importante per me.Al punto da cambiarmi le giornate anche solo con uno sguardo.
«Prendiamo la mia macchina?Devo comprare le sigarette».
«No.Prendiamo la mia e andiamo a comprare il tuo veleno per i polmoni.»,rispose.
Alzai gli occhi al cielo,scocciata;lui mi aprì lo sportello e si appoggiò con le braccia su di esso,«Dai,ho una sorpresa per te».
 
Durante tutto il tragitto,cercai di farmi dire dove mi stava portando,ma non ci fu verso di farlo parlare. Accostò davanti un edificio  in mattoni rossi,sembrava disabitato.
«Andiamo!»,mi prese la mano e mi trascinò all’interno del palazzo,era tutto buio e si sentiva odore di vecchio. Gli occhiali mi impedivano di vedere nitidamente e inciampai, mi ritrovai tra le sue braccia senza neanche accorgermene.
Lui mi tolse gli occhiali,«Questi li tengo io!».
Mi tenne abbracciata a lui mentre percorravamo la rampa di scale che portava a un piano sotterraneo,aprì un grande portone marrone e mi scortò dentro. C’erano una sala più grande,separata da una sala più piccola da un vetro. In quest’ultima erano presenti macchinari digitali e analogici di ogni tipo. Nella sala più grande,invece,campeggiavano un grande microfono,una chitarra,le tastiere,un basso elettrico e una batteria.
Mi girai verso di lui,che era appoggiato alla parete e mi guardava sorridendo.«È quello che penso?».
Lui annuì,«Ovviamente va un po’aggiustato,però non è male. Sono riuscito a convincere il proprietario a farci un prezzo di favore,dato che comunque saranno almeno dieci anni che non viene utilizzato».
Mi fiondai tra le sue braccia,lasciandolo senza parole,stava realizzando il mio sogno,un sogno che non sembrava così irraggiungibile.
«Ah,siete già qui!»,Daniele entrò,seguito da tutti gli altri.
Corsi dai ragazzi emozionata,«Avete visto?!Il nostro studio di registrazione!C’è tutto quello di cui abbiamo bisogno!Possiamo..»,scoppiarono tutti a ridere,mentre io li guardavo stralunata.
«Sere,noi lo sapevamo già!»,mi informò Victor.
«Come facevate a saperlo,se io stessa l’ho saputo adesso?!».
«Andrea ci ha portato qua qualche giorno fa,e abbiamo portato gli strumenti.»,mi spiegò Mercorelli,«Ci ha detto di non dirti nulla per farti una sorpresa!».
Mi girai verso di lui,che mi mimò uno «Scusa» con una faccia un po’intimorita. Gonfiai le guance,in un finto broncio fanciullesco,«Gentilissimi tutti quanti!»,esclamai,facendoli ridere.
«Perché non fate una prova,visto che vi trovate quì?»,propose Sofia.
«Che?!Non abbiamo canzoni pronte!E questo mi ricorda il fatto che..»,cominciò Mercorelli.
«Dai,Merco!»,lo fermò Diafa,«Fate una cover!».
«Ma sì,dai!Ne abbiamo provato una Mercoledì!»,insistetti.
«Possiamo fare quella!»,propose Victor.
«Una volta che anche Serena è in buona!».Joan come risposta ebbe il mio dito medio alzato.
«Così vi rendete conto anche voi!»,propose Andrea.
«E va bene!Ma solo una!».
I ragazzi accordarono gli strumenti mentre io mi toglievo il chiodo,la sciarpa e il cappello,rimanendo solo con la maglia a rete che lasciava scoperta la spalla destra.
Le ragazze e Andrea si fecero da parte per lasciarci spazio,mi sentivo davvero come se stessi facendo un live e avanti avessi un pubblico in fermento.
«Jo,dai tu il tempo!»,ordinò Mercorelli.
 
Quelle emozioni,le porto ancora nel cuore.Appena cominciai a cantare,mi sentii invadere da un vortice di adrenalina talmente potente da farmi tremare le ginocchia;non avevamo mai provato seriamente,ma fu come se quella non fosse stata la nostra prima prova insieme.Con loro al mio fianco mi sentivo invincibile,come se potessi prendere a calci il mondo ed uscirne vincitrice.
Il lento incedere della batteria e la durezza del basso e  della chitarra,magistralmente mixate da Mercorelli,ci trasportarono in un universo parallelo. A vederci in quel momento,nessuno avrebbe mai pensato che quei cinque ragazzi non avessero mai suonato prima di quella volta,nessuno avrebbe pensato che avessero fatto tutt’altro,prima di quel giorno. Eravamo come uniti da  un filo,un filo che era rimasto  nascosto fino a quel momento ma che adesso ci univa tutti inevitabilmente.
Senza aver mai provato,ci incastrammo perfettamente come dei pezzi di un puzzle;nessuno di noi sbagliava i tempi tecnici o il ritmo,nessuno di noi andava fuori nota;come se in quella stanza ci fosse l’essenza stessa di noi ragazzi.
Quel giorno,ci esibimmo in quell’unica canzone;ci esibimmo come se da quel momento dipendesse la nostra vita,ci esibimmo come se non avessimo mai fatto altro. Nessuno di noi sapeva a cosa andava incontro,ma tutti noi,da quel giorno in poi,capimmo che quel gruppo,era stata la cosa migliore che ci potesse capitare.
Mercorelli,il più faceto di tutti,aveva avuto ragione.
 
Arrivammo alla casa al lago con io che ero senza voce,in macchina avevo cantato a squarciagola qualsiasi cosa la radio passasse:dalle canzoni latine ai grandi cantautori italiani,sotto lo sguardo interessato di Andrea che si limitava a guidare,lasciandomi fare.
Il grande sentiero brecciato portava a una costruzione in stile inglese con un tetto verde e un grande porticato in legno bianco,poco lontana dal lago,raggiungibile attraverso una passerella.
«Wow!»,esclamò Joan.
«Aspetta di vedere dentro!»,Camilla gli passò affianco portando la sua valigia.
L’interno era completamente in legno e ferro battuto,un grande camino in pietra campeggiava al centro dell’open space con le travi a vista.
«Ma è bellissima!»,mormorò Sofia.
«Merito di Andrea!Ci ha dedicato il tempo lui!»,ci spiegò Daniele.
«Davvero?».
«Sì!Spariva per giorni interi,soltanto dopo scoprimmo il perché!».
«Come mai tanta dedizione?»,chiesi interessata,volevo sapere il più possibile.
«Perché era la casa dei miei genitori.»,la voce seria di Andrea ci arrivò distante.Stava aprendo le veneziane per far arieggiare casa,ma la sua postura tradiva un certo nervosismo.
Daniele si irrigidì,e lo vidi gettare un’occhiata allarmata verso il cugino,con gli occhi verdi sgranati. C’era qualcosa che non quadrava,discorsi non fatti,frasi non dette.
«Sere!»,Camilla era raggiante,«Ci prepari un aperitivo?».La guardai negli occhi,piegando la testa da un lato,lei sapeva;ma qualcosa nel suo sguardo mi spinse a non fare domande.
 
«Quindi tu e Victor siete stati insieme?!»,Diafa stava tagliando l’arancio per lo Spritz.
«Sì!Il giorno del compleanno di Serena!»,Elisa mangiucchiava una patatina.
«Il giorno del mio compleanno è successo il mondo!»,commentai.
La guardammo tutte in attesa,«Ma non ci pensate minimamente che io vi racconti i dettagli!».
«Ma perché?».
«Perché no!Sapete quanto mi imbarazza!»,arrossì vistosamente.Lei era stata sempre molto timida su certe cose.
«Eddai!»,insistette la mia coinquilina,«Non ha senso dirci le cose,se poi non condividi con noi i dettagli scabrosi!»,terminò con un occhiolino.
La mia amica prese la ciotola con le patatine e la mise davanti a lei,come se potesse proteggerla dalla nostra curiosità.«Dai!Dai!Dai!»,insistetti anche io.
«Lui è andato sia con le mani che con la bocca.Io non gli ho fatto niente.Siamo arrivati fino in fondo!»,a quel punto tra il viso di Elisa e lo Spritz non c’era nessuna differenza.
«E…?»,chiese sempre più interessata Camilla.
«No,però!Questo no!»,protestò.
«Elisa,ormai hai detto tutto!!».
«Uff!Sono venuta più volte,e anche lui.». Ci furono urletti di gioia e ammiccamenti vari,mentre la mia amica ci definiva le peggiori migliori amiche del mondo.
«Sofi,perché sei così silenziosa?»le chiese,smaniosa di distogliere la nostra attenzione dal suo rapporto con Victor.
L’interpellata si mosse un po’a disagio,«Ecco…»,cominciò titubante,«..in realtà..è successo qualcosa».
«Qualcosa di grave?».
«No!Cioè…»,si sfregò le mani,«..io e Joan siamo andati a letto insieme!».
Ci bloccammo tutte di fare qualsiasi cosa stessimo facendo;la ciotola in vetro che tremava pericolosamente tra le mani della mia coinquilina.«Che cosa?!».
«Per favore,dimmi che non è stato il giorno del mio compleanno…»,squitii,«..perchè tra il tentato stupro della ragazza e il giro sulla giostra di Victor da parte di Elisa,ho fatto il pieno!».
«Ma che dici,Sere!»,mi rimproverò Elisa.
Entrò Andrea e ci zittimmo subito,cominciando a fare le vaghe;lui ci squadrò con sguardo dubbioso e poi affermò:«Prendo un po’d’acqua e vado.Rilassatevi».
Quando uscì,Sofia parlò:«È successo alla serata karaoke!».
«Pure!»,borbottai nuovamente,«Serataccia quella,eh!».
«Ma eravate ubriachi?»,chiese la mia coinquilina bionda.
«No!È questo il punto!»,alzò lo sguardo color cioccolato verso di noi,«Eravamo totalmente sobri. È stata una cosa spontanea».
«Ma io ho visto che vi parlate tranquillamente!».
«Sì.Sapete com’è il vostro amico!»,cominciò a gesticolare,«Si comporta come se non fosse successo nulla!»
«E questo ti dispiace?»,le chiesi.
«Ma il nostro aperitivo?»,chiese Victor dall’altra stanza,senza ottenere risposta.
«Non lo so se mi dispiaccia o meno!»,la mia amica si passò una mano tra i capelli,«Mi è stato molto vicino quando ho affrontato la rottura con Lorenzo!»,sospirò,«E poi,ve l’ho sempre detto che lo consideravo il più carino tra i ragazzi!».
«Ma è anche vero che sappiamo tutti come sia fatto Joan!»,constatò Diafa,«Non vorrei che passassi da un donnaiolo a un altro».
«L’aperitivo è pronto?»,questa volta fu Daniele a chiedere,ma anche lui non ricevette risposta.
«Per questo motivo sei così giù di morale?»,chiese Elisa.L’altra annuì,una smorfia triste sul viso.
«Io penso che tu,Sofi,devi fare prima chiarezza nei tuoi sentimenti;non vorrei che essere andati a letto insieme crei una complicanza nel vostro rapporto.»,le consigliai.
«Lo penso anche io!»,confermò Camilla,«Devi capire se ti intriga il suo fascino latino,o cominci a provare qualcosa di serio per lui!».
«E come faccio a capirlo?»,Sofia si rivolse alla coinquilina come se parlasse con una sorella maggiore.E,in effetti,Camilla ci diceva sempre che noi eravamo le sue sorelline,da proteggere,consigliare e coccolare.
La mia coinquilina le fece una carezza,«Con il tempo,tesoro,e scavando nel tuo cuore.Quello lo conosci solo tu!».
«Ma l’aperitivo..».
«E zitti ‘mbò!»,sbraitammo tutte noi all’unisono,con un tono alterato.
«Amici,fidatevi di me.»,Andrea stava palleggiando,«Quando quelle cinque sono insieme,meglio non accostarsi. Ne va della vostra vita!».

_____________
Carissimi!Come state?

Ci siamo con il nuovo capitolo! Allora,in questo capitolo comincia a prendere forma il sogno dei ragazzi,Andrea è riuscito a trovare lo studio dove loro registreranno il demo e tutti,inclusa Serena,sono eccitati e felici di imbarcarsi in questa nuova avventura.

Che cosa pensate degli altri personaggi? Ho voluto dedicare questo capitolo alle varie interazioni tra i ragazzi e le ragazze per farvi capire meglio i loro caratteri e il loro rapporto!
Nel prossimo capitolo,avremo parecchi momenti in cui saranno solo i nostri due protagonisti!

Spero che la storia continui a piacervi. Aspetto con ansia il vostro parere.
A presto!
S.
 

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Capitolo 22
*** Scontri che riscaldano. ***


Giocherellavo con la penna,cercando di scrivere qualche strofa,ma il mio cervello sembrava non collaborare. Era tarda notte,la festa di compleanno era finita.Sofia aveva spento le candeline e si era commossa quando ci aveva sentito cantare la canzoncina. Andrea si era occupato della grigliata e la serata era stata fantastica.
Sussultai quando qualcosa di morbido si appoggiò sulle mie spalle, alzai il viso e ritrovai quello del professore vicinissimo al mio.
Mi tolsi le cuffie,«Non riesco a scrivere nulla!Sono ore che ascolto il reef registrato dai ragazzi!»,mi venne spontaneo sfogarmi,«Mercorelli mi ammazzerà!».
«Non farti prendere dal panico come tuo solito.»,mi rimproverò.
«Io scrivo in base a quello che sento.Ma sembra che abbia un laccio che mi chiuda le emozioni!».
Lui guardò un attimo il foglio bianco.«Lo sai,quando non riuscivo a concentrarmi,uscivo a prendere un po’d’aria.Di solito,funzionava sempre!».
«E dove la prendo io un po’d’aria?!».
Mi guardò stranito,«Hai un intero bosco a disposizione».
«Ma è buio!»,risposi.
«Ti accompagno io.Tanto non riesco ad addormentarmi.»
 
Stavamo camminando vicini,io seguivo la mia guida ascoltandola parlare;mi aveva raccontato che durante la sua adolescenza,quando voleva stare da solo,trascorreva in questo posto giornate intere,battendolo e setacciandolo al tappeto.Non c'era sentiero che lui non conoscesse.
«Perché volevi stare da solo?».
Prese un legnetto e cominciò a giocherellarci,«Perché pensavo che da solo era l’unico modo in cui io potessi stare».
Mi si strinse il cuore.«Come puoi pensare una cosa del genere?!».
Lui sorrise amaramente,«Perché,non è vero?!».
«Ma ovviamente non è vero!»,risposi,«Ti rispettano tutti!Ovunque tu vada,vedo persone che ti stimano!».
Fendette l’aria con il bastoncino.«Mi rispettano,è vero.»,ci fu un qualcosa di sotteso nelle sue parole.
«Ti senti solo?»,mormorai.
Andrea si girò con gli occhi sgranati,la mia deduzione era stata esatta. Si limitava a fissarmi,le mani strette a pugno e lo sguardo diffidente,senza rispondermi.
«C’entra con i demoni del tuo passato?O con la tua insonnia?O con l’ombra che vedo sempre nei tuoi occhi?»,lo incalzai.
Mi avvicinai e gli sfiorai la mano stretta a pugno,lui l’aprì e intrecciò le sue dita alle mie,quel semplice contatto mi diede la forza di continuare.«Perché hai una reputazione così bassa di te stesso?».
Lui deglutì,«Tu non sai niente di me».
Colsi la palla al balzo.«È vero,io non so niente di te.O meglio..»,ghignai,«..conosco solo quello che posso capire osservandoti!»,tornai seria,«E io vedo un ragazzo con una grande capacità di farsi voler bene ovunque vada. Vedo un ragazzo con qualità superiori alla media. Eppure questo ragazzo ha un peso sul cuore di cui non riesce a liberarsi».
Sorrise,«Stai usando le mie parole contro di me».
«Se può servire a farti parlare,le uso volentieri!».
«Se io ti parlassi di quello che mi attanaglia,resteresti sconvolta e non voglio».
«Questo lascialo decidere a me,no?!»,la mia voce era più alta di quanto immaginassi.
Non mi rispose,aveva messo un muro tra noi,un muro alto e spesso che non sarei mai stato in grado di svalicare. Questo suo comportamento,oltre ad infastidirmi,mi feriva. Pensavo che in quel periodo il rapporto si fosse evoluto,e che alla base di tutto,ci fosse un rapporto di amicizia e fiducia reciproca.Ero stata arrogante e presuntuosa nel credere che lui mi avesse permesso di entrare nel suo mondo.
Mi sentii profondamente delusa.«Perché non ti fidi di me?!»,cominciai,«Perché mi spingi ad affontare le mie paure,quando tu sei il primo che scappi dalle tue?Perchè ti sei confidato con me,il giorno del mio compleanno?!Perchè ti comporti in questo modo se poi mi tagli fuori?!»,ormai stavo urlando.
«Potrei fare la stessa domanda,lo sai?»,si avvicinò di più a me,«Perché ti affidi totalmente a me?!Perchè sei corsa da me quando hai saputo di Mazzocchi?!O perché mi cerchi sempre con lo sguardo?!Perchè?!».
Arrossii di botto.«Non è questo il punto!».
«Invece è proprio questo il punto!»,il suo tono di voce era alterato,«Lo sai benissimo il perché.Come lo so io. Devi solo ammetterlo a te stessa!»
«Non stiamo parlando di me,adesso!»,urlai,«Lo stai facendo di nuovo!Appena cominciamo a parlare di Andrea Ricci,tu sposti l’argomento su altro!».
«Ammettilo,Serena,rendi le cose più facili ad entrambi».
Mi limitai a fissarlo,ancora una volta,era riuscito a deviare su altro.«Lascia stare.»,scossi la testa,«Sono stata una stupida io».
Per la prima volta,fui io a dargli le spalle,volevo allontanarmi da lui. Mi sentii chiamare ma non mi voltai,e cominciai a correre per non farmi raggiungere;sapevo che con un solo sguardo sarei crollata.
Presi sentieri alla cieca,non rendendomi conto di dove stessi andando,in preda a un tormento che sembrava non avere fine.
Fermai la mia corsa in uno spiazzo coperto da foglie e arbusti,la luce di una luna spenta filtrava tra la coltre di nubi,donando un minimo di luminosità a una zona altrimenti buia. Mi guardai intorno,alla ricerca di qualche via che potesse portarmi a casa,ma dovetti concludere che mi ero persa.
Un rumore di foglie che veniva calpestato mi portò a girarmi,un grosso lupo,illuminato per metà,mi stava fissando.
Il cuore mi precipitò,ma cercai di non farmi prendere dal panico,limitandomi a guardarlo fisso negli occhi per cercare di intimorirlo;lui per tutta risposta si fece più avanti,portandosi esattamente nel cono di luce.
Era magnifico:le lunghe e sottili zampe sorreggevano il busto massiccio,ricoperto da una folta pelliccia grigiastra,che doveva essere molto morbida. Una macchia bianca si estendeva dal muso al collo. Gli occhi,di un colore molto simile ai miei,mi fissavano. Era maestoso,il lupo più grande che io avessi mai visto.
L’animale piegò il muso verso sinistra,soppesandomi.Non mi sembrava pericoloso,per cui provai ad avvicinarmi,alzando una mano per accarezzarlo.
«Non muoverti da lì.»,Andrea mi arrivò dietro.Fece qualche passo e mi spostò delicatamente dietro le sue spalle,con lui davanti,non riuscivo a vedere nulla.
Lo vidi ingrossarsi,mentre apriva leggermente le braccia per sembrare più grande;adesso era davvero una montagna. La tensione cominciava a salire,mentre lui e l’animale continuavano a fissarsi. All’improvviso,battè mani e piedi contemporaneamente,mentre emetteva un verso strano,sussultai anche io. Il lupo con un balzo si portò indietro e corse via.
Una volta capito che non sarebbe tornato,Andrea si girò verso di me,in quel momento pensai che sarebbe stato meglio avere di fronte l’animale.
«Tu sei un’incosciente!»,sbraitò,«Sei totalmente senza regole.Non hai per niente cura della tua incolumità! Sei testarda,dannatamente orgogliosa, e completamente senza un briciolo di razionalità!»,urlava talmente forte che avrebbe spaventato tutto l’eventuale branco.
«Non mi sgridare.»,sussurrai,le labbra tremule.Avevo paura quando sbraitava in quel modo.
«Io ti sgrido,eccome!»,gli occhi gli uscirono dalle orbite,«Ti rendi conto del pericolo che hai corso?! E tutto questo per scappare da me!E perché,poi?!»,si pizzicò il naso,«Poi,non contenta,cosa fai?!Ti avvicini anche per accarezzarlo!Ma sì,accarezziamo un lupo,tanto al massimo può sbranarti!»,mi fissò,iracondo,«E se io non fossi arrivato in tempo?!».
Quell’ultima frase,si sommò a tutte le emozioni che avevo provato fino a quel momento,facendo rompere la diga;cominciai a piangere silenziosamente,le lacrime che mi colavano su per le guance mi impedivano di guardarlo.
Lui si accorse del mio pianto e sospirò forte,poi mi mise una mano su una nuca e mi attirò sul suo petto.«Vuoi farmi morire prima dei cinquan’anni!?Perchè ci stai riuscendo!»,il suo tono adesso era dolce,e questo contribuì a farmi piangere ancora più forte.
Lo abbracciai come se volessi inglobarmi con lui,le mani strette convulsamente alla sua maglietta nera.Era molto più alto,per cui dovette abbassarsi per farmi stare più comoda.
Ricambiò il mio abbraccio,stringendosi a me,mentre mi accarezzava i capelli.«Ci sono io.Dai,non piangere.»,mi allontanò da lui e cominciò ad accarezzarmi i capelli,scostandoli dalla mia faccia, mi lasciò un bacio sulla fronte,«È passato,calmati».
Tirai su con il naso,«Sì.Ma…ma…non mi sgridare..in quel modo!»,riuscii a singhiozzare tra le lacrime.
Andrea sorrise,«Te lo sei meritato.Orgogliosa e testarda che non sei altro!».
Mi diede un bacio sulla guancia e mi abbracciò di nuovo,mentre io continuavo a piangere.
«Torniamo indietro.»,mi scostò i capelli,mentre io sbattevo gli occhi per cercare di frenare le ultime lacrime,«Potrebbe esserci il branco».
Annuii,continuando a tirare su con il naso,lui mi tenne abbracciata e mi portò via.
Mi girai nella direzione in cui il lupo era sparito,notando nel buio,un riflesso ambrato.

Eravamo arrivati a casa e lui stava cercando di riscaldarmi,visto che il fuoco era spento.Mi abbracciò e mi diede un bacio sulla tempia,«Stai tremando!».
«Non sono abituata a certe emozioni forti».
«Sì.Capisco che trovarsi davanti un lupo sia un’emozione intensa!»,continuava a strofinarmi la spalla.
Nascosi il viso sul suo petto,«In realtà,mi riferivo a qualcosa di più generale»,confessai con il cuore che batteva forte. La mano che mi accarezzava si fermò di colpo,lui stette qualche secondo immobile e poi mi abbracciò ancora più stretta,mentre sentivo un sorriso affacciarsi sulle sue labbra.
«Andiamo a letto?»,mi domandò sciogliendosi.
«Come dici?!»,ero arrossita.Andrea mi aveva appena fatto una proposta indecente.
«Non intendevo in quel senso!»,arrossì leggermente anche lui.
«Oh..»,sentivo quasi una punta di dispiacere,«..io in realtà avevo in mente di scrivere un po’».
«Hmm..capisco.»,si guardò intorno,«..allora ti faccio il fuoco e poi vado a leggere un po’ in camera mia».
«Resta.»,si girò a guardarmi,sorpreso dalla mia richiesta,«..nel senso..sempre che tu abbia voglia..»,conclusi imbarazzata.
«Certo!Una volta che sei così espansiva,ne approfitto!». Lo fulminai con lo sguardo e mi andai a sedere sul grande dondolo vicino al camino;lui fece il fuoco,scelse un libro e mi raggiunse,prendendo una coperta e coprendo entrambi.
Fissai il suo profilo,messo in risalto dallo chignon che aveva fatto dopo la doccia;la mia opinione non cambiava:era il ragazzo più bello che avessi mai visto.
Pensai a tutte le emozioni forti che vivevo costantemente con lui:passione,timore,trepidazione,paura. Non c’era niente che non avessi provato. Lui mi dava quella sferzata di vita che a me ormai mancava.
Fu allora che capii,il mio laccio emozionale,altro non era che il ragazzo che mi stava seduto accanto. Lui mi sorprese a guardarlo,io gli sorrisi e cominciai a scrivere.
 
La luce che filtrava dalle finestre mi aggredì le palpebre,mentre un battito ritmato arrivava alle mie orecchie e un odore di biancheria pulita solleticava le mie narici.Sentii una mano accarezzarmi i capelli,li pettinava e li arricciava,accarezzandoli a mano aperta.
Aprii gli occhi e la prima cosa che vidi furono gli addominali di Andrea che si intravedevano dalla maglietta.Alzai il viso e mi scontrai con i suoi occhi luminosi,«Buongiorno.»,mi sussurrò piano,la bocca che sorrideva e le fossette che si intravedevano attraverso la barba.
Mi strinsi a lui,ancora in dormiveglia,«Buongiorno.»,mormorai. Affondai il viso nel suo collo,aspirando il suo profumo mascolino.
All’improvviso capii:mi ero addormentata tra le braccia di Andrea.
Mi sciolsi dalle sue braccia,lo sguardo basso e intimidito,«Come..»,mi schiarii la voce,«..come è possibile che..».
«Non ti ricordi nulla?»,mi chiese.Scossi la testa.
Sospirò,«Ieri notte ti sei addormentata sul divano. Ti ho preso in braccio per portarti a letto ma ti sei avvinghiata a me come una pianta rampicante.Non ho potuto far altro che assecondarti».
«Davvero?!».
«Già.»,annuì,«Più mi muovevo,più ti avvinghiavi.»,mi spiegò.
«Oh..»,fu l’unica cosa che riuscii a mormorare. Freud aveva ragione ad affermare che nel sonno riemergono i pensieri reconditi.
«Dormivi come una bambina. Eri molto tenera».
Le mie guance si imporporarono,«Io mi ricordo che stavo scrivendo la canzone e poi..»,mi si accese la lampadina,«..la canzone!».
Ancora stando seduta sulle sue gambe,mi allungai verso i fogli sparsi sul divano. E vidi la magia:nero su bianco,le parole si rincorrevano,creando strofe e ritornelli che io non ricordavo neanche di aver scritto.
«Ho scritto la canzone!»,lo abbracciai con impeto,«La canzone!».
Mi ritrassi di colpo,lo scavalcai e mi diressi dagli altri,sventolando i fogli come se fossero una bandiera. Spalancai la porta della camera di Mercorelli,svegliando i ragazzi,« Abbiamo la prima canzone dei Black Leather Jackets!».
 
«No!No!No!»,urlai,«Ti ho detto che la nota più alta sta meglio di quella bassa!».
«La frase è “Come un lupo solitario”.»urlò Mercorelli di rimando,«La nota bassa sta meglio invece!».
«Piccola,Mercorelli ha ragione!»,gli diede manforte Joan,«La canzone è malinconica!».
Stavamo discutendo da una buona mezz’ora su un accordo.
«Non capite,così si perde il senso!».
«Invece secondo me si perde con il tuo arrangiamento,dato che ci sono la chitarra di Daniele e il mio basso a fare da contraltare!»,si intromise Victor.
«Ma è la mia canzone!».
«È il tuo testo,è diverso!»,puntualizzò Mercorelli.
«Da quando a ognuno di noi spetta una parte?!»,brontolai,«Pensavo fossimo un gruppo!».
«Facciamo una cosa!»,Daniele,essendo il più grande tra noi,cercava di raggiungere un accordo,«Visto che da soli non ne usciamo,chiediamo un parere esterno!».
«Grande,Dan!»,mi diressi a passo di marcia in sala,dove erano rimaste gli altri.
«Ci serve un vostro parere!»,ci guardarono tutti con sguardo interrogativo.
«Qual è il problema?»,chiese Sofia.
 
Alla fine,il verdetto aveva dato ragione a Mercorelli,per cui l’arrangiamento fu fatto con le note basse.Io ero rimasta ferma sulla mie idee,ma non potetti fare altro che assecondare il volere comune.
Mi stavo dirigendo verso Andrea,mi aveva chiesto di raggiungerlo alla passerella che dava sul lago.
«Dunque,è qui che anneghi le cantanti che non riescono a comporre le musiche?!»,mi strinsi nel cardigan.
«Punto uno..»,mi prese le mani e mi fece appoggiare con la schiena alla staccionata che ci separava dal lago,«..non hai idea di quello che mi stia passando per la testa,in questo momento.Punto due,comporre musiche è diverso dallo scrivere i testi.Punto tre..»mi diede un colpetto sul naso,«..quando metti su il broncio arricci il naso».
«E quindi siamo qui perché..?».
Si appoggiò con le mani alla staccionata e portò il peso indietro,«Ho notato che sei ancora infastidita per quello che è successo stamattina».
«Sì che sono infastidita!»,sbottai,lui aveva la capacità di farmi parlare anche solo con un gesto,«Quel testo l’ho scritto io!Quindi sono io che capisco quale arrangiamento sia adatto!».
«Ascolta,non sempre quello che pensiamo noi,in realtà è giusto».
«Risparmiami la filosofia spicciola!»,mi accesi una sigaretta,lui fu infastidito dal fumo ma non si scostò.
«Non si tratta di filosofia spicciola.Sto solo cercando di farti capire che,molte volte,non sempre chi scrive il testo,riesce a comporre le musiche».
«Perché non ne è in grado?!».
«Perché è coinvolto.»,mi parlò come se davanti a sè avesse una  bambina,«Ma ciò non svilisce il testo».
Ci pensai su un attimo,«Hmmm..forse hai ragione!».
Lui alzò il sopracciglio,«Forse?!»,poi rise,«Il testo rimane tuo,anche se le musiche le compongono altri. Ma le emozioni dentro le parole restano le tue.Quelle non te le toglie nessuno».
Arricciai le labbra,«Ha senso,effettivamente».
«Ricorda che io ho sempre ragione!».
Io lo spinsi,ma lui fu più veloce  e mi afferrò le mani,portandole dietro la mia schiena,mi trovai spalmata sul suo petto marmoreo,con il cuore che batteva forte.
«Adesso come ti liberi?!»,mi provocò.
«E se io non volessi liberarmi?!»,lo sfidai.Avere a che fare con lui era sempre eccitante.
Eravamo così vicini che i nostri nasi si sfioravano e i nostri respiri si infrangevano l’uno sul viso dell’altra.
«E se io non voglio che tu ti liberi?».
Sbuffai di nuovo,«Perché parliamo sempre attraverso domande?».
«Perché uno di noi due non parla chiaramente.»,mi spiegò pragmatico.
Non risposi,le mie facoltà mentali si erano atrofizzate nel momento in cui il mio sguardo si era posato sulle sue labbra.Lui mi guardò e sorrise di sbieco,sbattendomi in faccia la sua vittoria nella nostra piccola lotta.
Mi avvicinò ancora di più a lui,stringendomi la vita,si umettò il labbro inferiore con la lingua,prima di avvicinare il viso alle mie labbra.Si fermò a pochi millimetri e mi guardò,io chiusi gli occhi e schiusi le labbra,concedendogli quel permesso che lui mi stava chiedendo.
«Ragazzi,è pronto il pranzo!».
 
____________________ 
 Buona Domenica a tutti!

Dunque,vi avevo promesso un capitolo pieno di momenti tra Andrea e Serena,et voilà!Tutto per voi!
Spero vi piaccia!

Io,personalmente,mi sono divertita tanto a scriverlo,è stato molto stimolante per me e spero di non aver combinato un casino.

Non ho nulla di particolare da dire. Spero che il capitolo sia di vostro gradimento!
A  presto!
S.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 23
*** Che bella cosa,la famiglia! ***


Il demo era stato inciso.Andrea era andato a spedirlo. Da quel momento in poi,nessuno di  noi poteva più tornare indietro. Eravamo dentro,con tutte le scarpe.
Avevamo deciso di festeggiare a casa di Andrea e Daniele.Stavamo aspettando le pizze e i ragazzi ne avevano approfittato per giocare a Magic!.
Tornando dal bagno,notai una foto sul pavimento. Fino a qualche ora prima c’era stato un vento fortissimo che aveva aperto tutte le finestre,causando parecchio trambusto e facendo volare per casa qualsiasi cosa fosse dotato di un peso minimo.
Raccolsi la foto,che ritraeva una famiglia. Il bambino biondo dall’espressione sveglia era seduto sulle gambe di quello che doveva essere il padre,che aveva dei folti baffi e il volto duro;anche se lo sguardo lasciava trasparire una certa bontà d’animo. Al suo fianco,una donna bellissima:il viso delicato era incorniciato da una piega perfetta,il sorriso vermiglio appena accennato contrastava con dei candidi occhi verdi.
«Zia Federica e zio Rodolfo..»,mi girai verso Andrea,che stava appoggiato allo stipite della porta.Si avvicinò a me e fissò la foto,«..con un piccolo Daniele».
«Daniele?!»,avvicinai la foto al viso,«..ma ha gli occhi scuri!».
«Questo perché a lui si sono schiariti nella piena adolescenza,all’improvviso».
Esaminai meglio la foto.«Effettivamente,i colori sono quelli di tua zia».
«Anche la bellezza lo è.»,prese dalle mie mani la foto,analizzandola,«Papà diceva sempre che i suoi genitori  si erano impegnati molto nel concepire la sorella minore». Sorrisi,improvvisamente curiosa di conoscere suo padre.
«Invece,secondo me anche papà era bello.»,continuò,regalandomi stralci di sè.
«Me lo immagino come te».Bello,intelligente e forte.
«Infatti lo era.Però i colori sono di mamma.»,confermò.
Io raccoglievo quelle informazioni come un assettato di fronte a una fontana raccoglieva acqua. Volendone sempre di più.
«Come si chiamano?».
«Alessandro e Rossella»,notai una strana luce nel suo sguardo.
«Alessandro Ricci.È imponente come nome!»,constatai.
«Imponente!?Perchè?».
«Beh..Alessandro Ricci.Sa di qualcosa di altisonante.Tipo…»,piegai la testa a sinistra,arricciando le labbra,«…tipo un produttore cinematografico!».
La sua risata cristallina mi colse di sorpresa,«..produttore cinematografico..»continuò a ridere.
Io incrociai le braccia,imbronciata,«Mi trovi così divertente?».
«Non sai quanto!»,smise di ridere,anche se una traccia rimase nei suoi occhi,«No.Papà dirigeva un’azienda  siderurgica».
«E tua mamma?».
«Lei era architetto,invece!». Mi chiesi perché usasse i verbi al passato.Non erano con lui?
«Ma perchè…».
Posò la fotografia e mi mise due mani sulle spalle,spingendomi in cucina,«Andiamo.Le pizze saranno qua a momenti».Io mi lasciai trasportare con mille domande in testa.
 
Suonarono a al campanello,«Vado io!Saranno le pizze!».
Aprii la porta sorridendo,un sorriso che lasciò spazio all’imbarazzo:erano i genitori di Daniele.
La zia lanciò uno sguardo al marito,dietro di lei,che aveva increspato le sopracciglia.Entrambi avevano un’espressione interrogativa.
«Mamma?».
«Zio?».
Vedendo che indugiavo,i due cugini mi rassiunsero,l’espressione che rifletteva quella dei parenti.
La donna si aprì in un sorriso dolce e si fiondò dai suoi ragazzi,«I miei gioielli!».Aveva una voce melodiosa,mentre abbracciava e baciava più volte entrambi.
L’uomo mi guardò,«Con permesso.»,disse prima di entrare in casa. La sua reazione fu meno agitata,limitandosi a dare delle pacche affettuose,borbottando un «In gamba,ragazzi!».
I due si presentarono,scambiarono qualche convenevole con Camilla,che già conoscevano, e furono scortati in salotto dai ragazzi.Camminavo dietro i suoi zii e ne approfittai per studiarli meglio:lui era vestito con un elegante completo scuro,era poco più alto di Andrea.Gli occhi scuri mettevano in soggezione. Lei aveva un tubino color ciliegia che aderiva perfettamente alle sue forme di donna ormai matura;era di una bellezza disarmante. Poteva benissimo tenere testa a una delle tante attrici hollywoodiane.
La donna sedendosi gettò uno sguardo alle carte e alle bottiglie sparse sul tavolo,«Ci dispiace tanto aver interrotto la festa.»,lanciò uno sguardo al marito,poi guardò di nuovo noi,«Avevo proposto di chiamare.Ma Rodolfo è un testone!».Il marito sbuffò forte.
Suonarono di nuovo alla porta,«Vado io!»,scattai  in piedi come una molla. Mentre pagavo il ragazzo sentii gli altri chiacchierare.
Quando mi vide con i cartoni delle pizze,Andrea mi venne incontro.«Ma perché non mi hai chiesto aiuto?»,mi rimproverò sorridendo.
«Perché potevo farcela!».Lui mi sfilò i cartoni dalle mani e li poggiò sul tavolo.Notai che gli zii ci guardavano.
«..e quindi stavamo festeggiando il fatto che ci siamo imbarcati in questo progetto!»,terminò Daniele.
I suoi genitori cambiarono  espressione.«Ecco..a proposito del demo,tesoro mio..».
«Dovete immediatamente lasciar perdere.»,il tono del padre del biondo non ammetteva repliche. La moglie gli lanciò uno sguardo di rimprovero.
Il sangue defluì dal viso di Mercorelli,che rischiava di sentirsi male sul serio,per una volta.
«Cosa..?»,mormorai.
Rodolfo si girò a guardarmi,nel suo sguardo riconobbi la stessa intensità di quello di Andrea,«Avete capito bene».
L’aria cominciò a tendersi in una cappa di astio che ci inglobava tutti.«Quello che mio marito vuole dirvi è..».
«Quello che mio zio vuole dirci è che dobbiamo lasciar perdere qualcosa su cui ognuno di noi ha scommesso!».Andrea,che nel frattempo aveva dato le spalle a tutti noi,si girò verso gli zii.
«Più o meno. Sono  solo dei capricci adolescenziali.Si sa che tipi bazzicano nella musica».
«Caro..»,cercò di ammansirlo la moglie.
«Ma non è vero!»,urlò Mercorelli,con la poca forza che gli era rimasta.Forza che andò via non appena Andrea e lo zio posarono lo sguardo su di lui.
La postura del mio professore era rigida,le spalle messe in risalto dal maglioncino nero.Era nervoso come quando aveva saputo del tentato stupro della ragazza. E avevo paura.
Mi avvicinai a lui,sfiorandogli il pugno chiuso,ma lui in quel momento non era con me,non era neanche in quella stanza. Era tornato alla sua adolescenza. Ma era con noi la zia,che sgranò gli occhi quando vide quel contatto.
Nessuno parlava.Rodolfo e il nipote continuavano a squadrarsi come due gladiatori prima dell’inizio della battaglia.
«Ehm…»,Daniele si intromise,con un tono di voce esitante,«..ragazzi,potreste lasciarci soli un attimo?». Gli altri annuirono e cominciarono ad avviarsi nella stanza del  padrone di casa,Camilla diede al fidanzato un bacio sulla tempia.Io però indugiai:non volevo lasciarlo solo.
Lui si girò,lo sguardo carico di emozioni,e mi fece segno di andare,«Va’con loro.»,mi ordinò. Io esitai,consapevole delle occhiate che gli zii si rivolgevano.
«Ho detto vai.»,il tono di voce era talmente basso da essere appena udibile. Io lo fissai,cercando di trasmettergli la mia preoccupazione,non volevo che perdesse il controllo.
«Serena.Per una volta,fa’come ti dico.»,non stava urlando,eppure quel tono mi intimoriva al punto da farmi sgranare gli occhi.
Mi girai verso Daniele,che aveva anche lui le mani sui fianchi e uno sguardo di pietra.Annuì,dandomi la risposta che cercavo:ci avrebbe pensato lui.
Gli posai una mano sul braccio e mi diressi in camera di Andrea,dove erano gli altri. Lui non si girò a guardarmi neanche una volta.
 
La camera di Andrea era come il suo ufficio,minimal ed essenziale. Gli arredi erano in legno,le pareti bianche e i dettagli neri. Il letto,con le lenzuola cobalto, occupava buona parte dell’ambiente.La libreria era piena di libri geologici o naturalistici,insieme a molti cd di gruppi rock o metal.
«Niente,era destino.Questo gruppo non era proprio da fare!»,piagnucolò Mercorelli.
«Non essere catastrofico,amigo,magari riescono a convincerlo!».
«Però io non capisco una cosa:ormai sono grandi,perché non possono decidere da soli cosa fare?»,Victor fece una giusta osservazione.
«State zitti!Non sento niente!»,gli rimproverò Diafa,che cercava di origliare.
Elisa si avvicinò,«A che pensi?».
«’Li mortacci!Non sento!»,anche Sofia cercava di origliare qualcosa.
Sbuffai e mi sedetti sul bordo del letto,«Sono preoccupata per Andrea.Non mi piaceva lo sguardo che aveva».
«Sì.L’ho visto anche io.»,confermò lei.
Camilla si venne a sedere di fronte a me,«Uff…»,sfregava ripetutamente le mani sulle cosce,«..sono preoccupata!»,sbottò,mangiucchiandosi un’unghia.
«Dai ragazze,state calme!»,ci tranquilizzò Elisa.
Sentimmo urlare,erano Rodolfo,Andrea e Daniele.
«Non abbiamo dieci anni!Non puoi dirci cosa fare e cosa non fare!».
«Lascialo stare,cugino!»,il tono di Andrea era ironico,«Lo sai che ama controllare le persone.Lo fa da una vita!».
«Ragazzi,per favore!»,la mamma di Daniele cercò di tranquillizzare gli animi.
«Andrea,non farmi perdere la pazienza.Lo sai che non ti ho mai toccato.»,l’uomo era esacerbato.
«E fallo adesso,no!»,adesso il tono del ragazzo era duro,«Sappiamo tutti che vuoi farlo da sedici anni!».
Un tonfo,seguito da un rumore di cocci che si infrangevano sul pavimento,ci spinse ad accorrere in salotto. Le mani dello zio ghermivano le spalle di Andrea,che lo fissava con una rabbia tale da far rabbrividere persino il diavolo.
«Rodolfo,fermo!»,gli urlò la moglie.
Daniele staccò lo zio dal cugino,mentre io mi dirigevo da lui,stavo tremando.
«Ma..cosa..stai bene?»blaterai qualcosa affannata,lo spavento che ancora mi serrava la gola. Lui annuì e mi fece una carezza veloce,ma era stato un gesto meccanico,lui in quel momento non pensava a me.
Lo zio si liberò dalla presa di Daniele e si aggiustò i capelli e la giacca,lanciandoci uno sguardo di fuoco.
«Cosa?!Adesso vuoi prendertela anche con loro?!»,il nipote tornò alla carica.
Cercai di fermarlo,«Andrea, per favore…».
Con uno scatto rabbioso si liberò dalle mie mani,«Stanne. Fuori.»,mi sillabò.
Quell’ordine mi spense totalmente.Mi aveva respinta,escludendomi per l’ennesima volta dalla sua vita e dal suo passato;voleva combattere da solo.Come aveva combattuto tutte le sue battaglie.Guerriero moderno con una spada di carta,in mezzo a un vortice troppo violento anche per lui. Così forte,ma così debole. In quel momento capii:non si sentiva solo,lui voleva stare da solo. Infatti nessuno di noi,forse neanche Daniele,sapeva chi fosse il vero Andrea.Noi conoscevamo di lui quello che lui aveva deciso di mostrare. Anche io,che mi ero illusa di essere un gradino superiore agli altri,in realtà conoscevo il lato che aveva voluto mostrarmi:il lato buono.Il bianco.Lo Ying.
Ma lui aveva anche un lato tenebroso.Un lato nero.Lo Yang. 
Ed erano separati da una linea.
C’era un confine netto tra Andrea e il vero Andrea, e nessuno di noi lo aveva oltrepassato. Neanche io.
Mi sentii avvilita,sopraffatta da un’emozione più forte di me.Tremavo come se da un momento all’altro dovessi avere un attacco epilettico.Sentivo le voci ovattate,lontane,non distinguevo neanche quello che succedeva,cosa dicevano. Sentivo solo tanto freddo.
Vidi lo zio dirigersi a passo di marcia verso la porta,mentre la moglie incrociava le braccia sul seno prosperoso,«Io non mi muovo di qua finchè non chiedi scusa ai ragazzi!»,si impuntò.
«Federica,non ti ci mettere pure tu!».
L’interpellata si impettì e alzò il mento,«I ragazzi hanno il diritto di lottare per realizzare il loro sogno!».
«È solamente un capriccio!».
Vidi Mercorelli accasciarsi sul divano,tutto ciò per cui aveva lottato da quando era bambino,mettendosi contro la sua stessa famiglia,si stava infrangendo come un’onda sullo scoglio. Per lui non era un capriccio. Dovevo fare qualcosa. Non era il tempo di essere debole.
«Scusatemi!»,mi intromisi,«Ho un’idea,signor Giudici!».
Scattarono tutti a fissarmi.Mi schiarii la voce e cominciai,«Ormai è chiaro che con le urla non ne veniamo a capo.»,cominciai,in una chiara frecciatina ad Andrea,«Ci ascolti suonare,allora!».
L’uomo si mise a ridere,come se avessi raccontato la barzelletta più divertente del mondo,«Stai scherzando?».
«Assolutamente.Una sola canzone.Non chiedo altro».
«Anche perché ne abbiamo incisa solo una!».
«E se non mi convincete?»,mi domandò l’uomo.
«Allora sciogliamo il gruppo!».
Si scatenò di nuovo l’inferno,Mercorelli si stese direttamente sul divano.
«Silenzio!»,ci zittì l’uomo. Strinse gli occhi fino a ridurle in due fessure,ricordava molto il serpente di Andrea.
«Hai paura che la ragazza ti metta con le spalle al muro?»,lo provocò la moglie.
Lui la fulminò con lo sguardo e mi tese la mano,«Andata!».
Andrea mi afferrò un braccio,«Sai quello che hai fatto!?».
Mi avvicinai così tanto a lui da far sfiorare le nostre labbra,ero infuriata,«Stanne.Fuori.»,gli parlai in modo speculare a come aveva fatto lui.Mi liberai il braccio con uno strattone e mi diressi dagli altri.
 
Tutti noi cominciammo a prepararci per dirigersi allo studio,mentre gli altri mi rimproveravano. Chiusi gli occhi,adesso era abbastanza. Non potevo vivere sempre emozioni forti. Se continuavo così,non sarei sopravvissuta,avevo bisogno di pace.
«Adesso basta!Mi avete rotto,avete capito?!»,sbraitai,«Mi avete scartavetrato i coglioni per ‘sto cazzo di sogno! E il sogno di qua,e il sogno di là…e quando si presenta davvero l’occasione di far capire che ci crediamo,tutti a correre con la coda tra le gambe!Basta!Avete sentito?!»,due lacrime cominciarono a scivolarmi sulle guance,loro mi guardavano esterrefatti,«Infilatevi quella dannata lingua nel culo e concentratevi a suonare bene!»,me le asciugai con un gesto rabbioso,«La verità è che,paradossalmente,voi non ci credete abbastanza».
«Serena..»,cercò di blandirmi Joan.
«Serena un cazzo!»,continuai,«Sì,è vero.Ci rischiamo tutto. Ma era l’unico modo!Io almeno ci provo!E voi?! Cosa fate a parte piangervi addosso e frignare?!».
 
Riversai tutta la rabbia e la frustrazione su di loro,come sempre del resto,ma questa volta funzionò. Il mio discorso motivazionale un po’particolare,aveva dato la giusta motivazione ai ragazzi,che suonarono come se fosse l’ultima volta che l’avrebbero fatto. Gettai tutte le mie emozioni in quell’unico brano,che avevo scritto la notte al capanno,una delle notti più belle della mia vita.
Con la mia voce cristallina,il ritmo graffiante del basso di Victor e della chitarra di Daniele,la batteria potente di Joan e la bravura di Mercorelli,uniti alla canzone che avevo scritto su quel lupo solitario che altro non era che Andrea,tutti insieme,riuscimmo a rompere il muro del suono,volando in alto.
Alla fine della canzone, ci sorridemmo tutti deliziati. Ma la nostra gioia durò poco,lo zio di Andrea ci aveva voltato le spalle e camminava per la stanza.
Passarono interminabili minuti di un assordante silenzio,poi si girò,«Questa canzone è vostra?!»,ci chiese.
«Sì.»,confermai,«Il testo l’ho scritto io,ma l’arrangiamento è dei ragazzi. Deve vedere com’è bravo Daniele con i reef e a..».
Lui agitò la mano per fermarmi,«Non c’è bisogno dell’adulazione.»,sospirò,«Voi ci credete così tanto?».
«Con tutta la nostra forza.»,fu Mercorelli a rispondere.
«Allora,prima di comunicarvi la mia decisione,però,devo dirvi una cosa..»,lo guardammo frementi,«..dovete spaccare su quel palco!».
Cominciammo a urlare,Mercorelli nell’impeto abbracciò il papà di Daniele. Il mio cuore sprofondò nello stomaco con un tonfo e poi riprese a battere velocissimo,ce l’avevamo fatta.
Mi emozionai,mentre Joan e Victor mi abbracciarono forte.«Ce l’hai fatta,piccola!».
«Ce l’abbiamo fatta,è diverso!».
Mi trovai di fronte lo zio di Andrea,adesso dovevo ammettere che ero un po’a disagio.«Tu mi piaci!»,mi tese la mano,«Chi l’avrebbe detto,così piccola e così cazzuta!».
Quella parola prettamente giovanile,pronunciata da un signore adulto,mi fece sorridere,«La ringrazio,signor Giudici.»,strinsi la sua mano.
La moglie si avvicinò,dando una pacca al suo uomo,sembrava non molto più grande di me,«Io l’ho detto che mio marito è un testone!».
«Federica..»,la rimproverò bonariamente.
La moglie continuava a fare la scema,Rodolfo le passò un braccio intorno alle spalle e la strinse,«Per fortuna che ti ho!»,mormorò sulla nuca della donna,lasciandole un bacio.
«Prendetevi una stanza!»,urlò Andrea,facendo scoppiare tutti a ridere.
Zio e nipote si squadrarono,finchè lo zio lo attirò a sé e lo strinse,«Certe volte ti ucciderei a mani nude per quanto tu mi faccia incazzare,dannato ragazzo!».Ero tentata di dirgli che eravamo in due,magari potevamo prendere accordi.Lui esitò un attimo,poi contraccambiò l’abbraccio dello zio.
Daniele si avvicinò sorridendo,«Tutto è bene quel che finisce bene!».
Il padre abbracciò anche lui,«Il mio leone.»,sembrava commosso.
Si staccò da Daniele e passò lo sguardo tra il figlio e il nipote,«I miei figli!»,concluse orgoglioso,mettendo una mano su una spalla di ognuno.
«È questo quello che amo di lui.»,la moglie lo guardava con lo sguardo innamorato,«È una grande testa di cazzo,ma è bono come lu pa’!*».

*"..è buono come il pane!".

________________________
Salve a tutti!Come state?

Questo aggiornamento è un po'inusuale,vista l'ora,ma tanto il capitolo era pronto,quindi non aveva senso tenerlo sul pc! Spero che vi piaccia!

Quì conosciamo i genitori di Daniele,nonchè gli zii di Andrea;l'incontro non è proprio dei migliori,anzi! Però spero di essere riuscita a farvi capire che lo zio non è cattivo,è solo un po'rude e burbero,ma vuole un gran bene alla moglie,al figlio e al nipote. Approfondirò meglio la loro storia nel prossimo capitolo.

Per quanto riguarda Andrea,abbiamo qualche frammento del suo passato. Volevo spiegarvi il suo comportamento:nel capitolo precedente lui alle insistenti domande di Serena,si chiude a riccio e non risponde;quì,invece,parla volontariamente della sua famiglia. Il ragazzo è una personalità complessa,ha un passato buio e con cui lotta tutti i giorni; e ha le sue ragioni per cui non ne voglia parlare,ragioni che vi dirò più in là. Con Serena riesce ad aprirsi spontaneamente perchè lei riesce a dargli pace,e con lei si sente al sicuro.

Bene,spero di aver chiarito eventuali dubbi,se così non fosse,non esitate a dirmelo!
Un bacio,
S!

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Capitolo 24
*** L'ombra pesante del passato. ***



I genitori di Daniele erano andati via.Il signore si era scusato per le brutte scene a cui avevamo assistito,e ci aveva chiesto di metterci nei panni di un padre preoccupato per il futuro dei propri figli. La signora,invece, aveva riempito di baci i suoi gioielli,come chiamava i due, e ci aveva invitato da loro il prima possibile per dimenticare quell’increscioso episodio. Già l’adoravo.
«Hai più culo che anima,Victor!»,i ragazzi avevano ripreso in mano la partita che avevano lasciato in sospeso con l’arrivo dei due signori. Diafa e Sofia stavano giocando contro Joan e Victor.Si erano giocati dieci shots,e le ragazze stavano perdendo. Andrea stava chiacchierando con Mercorelli ed Elisa riguardo un’ipotetica ammissione alla fase successiva del concorso.Gli animi sembravano essersi rasserenati.
Come aveva affermato Daniele,tutto è bene quel che finisce bene.

Camilla era andata in camera a parlare con la sorellina,così ne approfittai e raggiunsi il fidanzato nel grande giardino di casa. Quella villa era enorme.
«Ehi!»,gli porsi un bicchiere di birra,«Non ci pensare».
Lui sorrise,«Camilla  è preoccupata per me. Quanto è apprensiva!».
«Beh,è stata una serata un po’movimentata».
«Da dove hai cacciato tutta quella grinta?!»,mi chiese riferendosi alle mie parole furibonde di qualche ora prima.
«Dai miei nervi tesi e fragili!».
«E con questi nervi tesi e fragili c’entra Andrea?». Io non risposi,limitandomi a sorseggiare il mio bicchiere.
Daniele mi guardò per qualche momento,«Tutti i ragazzi della città facevano la corte a mia madre…»,cominciò,«…era bella,dolcissima,colta e di buona famiglia,Federica Ricci era il partito ideale per qualsiasi essere di sesso maschile. Aveva un fratello maggiore,Alessandro;i due erano molto legati.Per lei,lui era un punto di riferimento;per lui,lei era tutta la sua vita.»,riprese fiato,«I miei genitori si conobbero a lavoro.Lui era l’avvocato dell’azienda siderurgica della famiglia Ricci,lei si occupava della contabilità.Papà rimase folgorato dalla sua bellezza,mamma,invece,rimase piacevolmente colpita dalla sua intelligenza.Ma Rodolfo Giudici era un uomo rude,burbero,a tratti aggressivo;puoi immaginare la reazione di mio zio e di mio nonno quando annunciarono il loro fidanzamento…». Ascoltavo quella storia cercando di capire il perché lui me la stesse raccontando.«..comunque tra alti,bassi e impedimenti vari,riuscirono a sposarsi;ma l’idillio durò poco. Mamma si rese conto che il fratello e il padre avevano ragione:erano troppo diversi. Liti,sfuriate,discussioni si susseguirono come il giorno e la notte,finchè decisero di divorziare.Il giorno in cui dovevano firmare le carte,però,mamma svenne. Dalle analisi fatte in ospedale,risultò che mamma fosse alla sesta settimana di gestazione..»,mi guardò sorridendo,«..aspettava me!».
«Proprio come nei film!»,commentai.
«Già!Tra le tante discussioni,su una cosa erano d’accordo..»,prese un sorso di birra,«..il bambino doveva crescere con una mamma e un papà.Così,stracciarono le carte del divorzio e,a costo di non parlarsi se non davanti al figlio,rimasero insieme. Nessuno dei dei due si rese conto che,per me,cominciarono a dare nuova linfa al loro rapporto».
«Beh..penso che ci siano riusciti»,constatai.
Daniele annuì.«Papà  le regalò quella dolcezza che lei aveva sempre voluto,mamma imparò a decifrare i suoi musi lunghi e i suoi silenzi,e adesso non possono fare a meno l’una dell’altra.Però con il passare del tempo,mi sentii sempre più solo.Essendo figlio unico non avevo nessuno.»,mi guardò,«..in quel momento,arrivò Andrea».
Aggrottai le sopracciglia,«Andrea?!Ma non vi passate solo tre anni?»,c’era qualcosa che non tornava.
«Esatto.Venne a vivere da noi quando aveva sedici anni,mamma e papà lo hanno cresciuto come se davvero fosse mio fratello maggiore».
«Perché venne a vivere da voi?»,chiesi.
Lui non mi rispose,«Io quando ero adolescente non ero come adesso.Ero profondamente insicuro, molto timido e,ammettiamolo pure,un po’bruttarello..»,ci scappò un sorriso a entrambi,«..così,mio fratello maggiore,mi prese sotto la sua ala,proteggendomi,lui che ne aveva passate tante».
«..però continuo a non capire perché mi stai raccontando la vostra storia!».
«Cominciai ad allenarmi con lui,a curare il mio aspetto fisico,a trovare in me stesso la forza e ad abbattere le mie insicurezze. Lo devo ad Andrea se adesso sono quello che sono!».
Chi l’avrebbe mai detto,Daniele era così perché aveva avuto l’influenza positiva del cugino. A pensarci bene,però,tutti noi avevamo appreso da lui qualcosa di buono. Io per prima:non ero più così insicura e fragile,ma mi battevo per quello in cui credevo. Avevo meno ansie e con minor frequenza attacchi di panico.
Lui gettava la sua luce su chiunque,persino Mercorelli,a suo modo,aveva acquisito una certa sicurezza nelle sue capacità.
E allora perché aveva una così bassa reputazione di se stesso?
«Se penso che per un periodo io sia stato geloso di lui,mi sale il voltastomaco.»,continuò il ragazzo,«E poi penso che per un periodo,sicuramente lui sia stato geloso di me.»,sospirò,«Era una cosa normale,dopo tutto quello che aveva passato.».
«Che cosa ha passato Andrea di così brutto?»,mi azzardai a chiedergli.
Il mio interlocutore gettò uno sguardo alle mie spalle,«Sei intelligente. Sta’ a te decidere cosa farne di questa storia».Increspai le sopracciglia,perchè ultimamente nessuno era chiaro?!
Andrea ci raggiunse con un piatto in una mano,e un bicchiere nell’altra.«Non hai mangiato..»,me lo porse,in una chiara richiesta.
«Io torno dentro.»,il cugino diede una pacca all’altro e poi alzò le sopracciglia nella mia direzione, con aria complice.
Io lo guardai sparire e poi mi rivolse a lui,«Vado dentro anche io.Ho freddo». L’episodio tra me e lui durante la lite con suo zio bruciava ancora.
«Ti sento lontana da me.»,mi disse all’improvviso.
Quella frase fu come sale su una ferita aperta,«Non sono lontana.Sei tu che mi tieni lontana,è diverso.»,mormorai.
Mi guardò spaesato,«Come?!Perchè?».
«Mi tagli fuori non appena il tuo passato..».
«Eccoci..»,rise in maniera isterica,«..eccoci che ritorniamo a quel punto!».
«Sì.Perchè è quello che ci blocca,non vedi?!Ti chiudi in te stesso e mi tagli fuori da qualunque cosa!».
Lui mi si avvicinò al punto da sovrastarmi,«Lo capisci che non posso dirtelo?!»,aveva gli occhi iniettati di sangue e la voce ridotta ad un sibilo.
«Perché?!..»,lo implorai,«..dimmi perché?».
Lui mi fissava con sguardo impenetrabile,ma non rispondeva.Stava combattendo una guerra interna che lo stava dilaniando.
Forte di quel silenzio,gli poggiai due mani sulle guance,«Di cosa hai paura?».
Mi guardava fisso,«Non posso…»,si scansò.Ma dal suo sguardo capii che era costato più a lui che a me.
Emisi un rantolo,ormai ero arrivata al limite.«Perché combatti le battaglie di tutti,mentre le tue le releghi in un angolo?!».Lui aggrottò le sopracciglia,non capendo.
«Quelle di Daniele,le mie..»,cominciai a spiegare,«..hai puntato su i Black Leather Jackets praticamente senza conoscerci..»
«Daniele ti ha raccontato il nostro passato.»,mi interruppe.
«Il suo e dei suoi genitori,mi ha raccontato di come l’hai aiutato. Non ti preoccupare,del tuo non ha fatto menzione.»,fui più ironica di quanto volessi.
«Bene,perché non ti interessa». Mi sentii come se mi avesse schiaffeggiato,poi lo guardai meglio:si era irrigidito e aveva lo sguardo spento:stava bluffando.
Mi misi a ridere talmente forte che dovetti appoggiarmi con le mani sulle ginocchia.«A questo siamo arrivati?»,ricominciai a ridere,«A  te che mi tratti male per farmi demordere?!»,feci un applauso ironico,poi ricominciai a ridere,«Complimenti,professor Ricci.Bell’esempio di maturità!».
Lo vidi stringere i pugni,ma continuava a non parlare.Io d’altro canto non facevo che ridere,mi sedetti con un gesto plateale a una dei tanti sofà da giardino,continuando a sghignazzare senza ritegno.
«Smettila.»,io però non accennavo a ritornare seria,«Per favore.Smettila.»,ripetè con la voce ridotta ad un lieve mormorìo.
Spesso rivedo quella scena in terza persona,e rimango sorpresa ogni volta. Vedo un ragazzo imponente,con due spalle enormi,che in quel momento aveva la fragilità di  una foglia appesa a un ramo in autunno,pronta a staccarsi al primo alito di vento;e vedo una ragazza,ritenuta fragile da tutti,alzarsi con sguardo duro e fronteggiarlo con strafottenza.
«Con quella frase,hai mandato a puttane tutto il cammino compiuto in questi due mesi.»,la ragazza fece per andarsene,ma poi ritornò indietro,«Ah..ricorda una cosa,professor Ricci,mentre tu lottavi da solo con il tuo passato,sono io che ho salvato il culo all’intera Banda della Magliana,ricordatelo».
La ragazza gli voltò le spalle,non vedendo che la foglia si era appena staccata dall’albero.
 
Ero diretta in cucina a prendere un bicchiere d’acqua,dormivamo tutti a casa dei cugini e le ragazze avevano insistito affinchè io dormissi in camera con lui. Secondo loro,sarebbe servito ad affrontare le divergenze e a ripartire da zero,sigillando tutto con un bacio da togliere il fiato. Secondo me,invece,dovevano solamente smettere di guardare serie tv romantiche e cominciare a chiamare ambulanza e polizia,dato che quella notte,probabilmente uno dei due sarebbe morto.
«..davvero ci ha definito la Banda della Magliana?!»,Daniele rideva.
«Non c’è niente da ridere..»,sbuffò Andrea,«..per un attimo,ho pensato che volesse uccidermi con lo sguardo!». Non potetti fare altro che nascondermi e origliare.
«Avrebbe fatto bene!Ma perché le hai detto quella frase infelice?».
«Non posso raccontarle il mio passato. La allontanerebbe da me. E io non sono disposto a perderla».Il cuore si fermò di battere per la gioia,forse c’era ancora speranza.
«Ma perché dici che la allontanerebbe?!Serena è molto matura,capirà!». Ci fu qualche secondo di silenzio,eppure il dialogo tra i due era talmente intenso che ero sicura che loro stessero parlando con gli occhi.
«Sul serio?!»,il tono del biondo era incredulo,«Ancora a colpevolizzarti!?».
«Lo sai che se..».
Nel corridoio c’era uno specchio che rifletteva il grande open space, proprio dove erano i due ragazzi.Vidi Daniele alzarsi e cominciare a sbracciare.«No!Io l’unica cosa che so…è che continui a colpevolizzarti da sedici anni per qualcosa di cui tu non hai niente a che fare!».
Il cugino non rispondeva,così lui continuò:«Ti stai prendendo troppe responsabilità,te l’ho sempre detto. Quello sarebbe potuto succedere in qualsiasi momento!». Che cosa era successo sedici anni fa?
Vidi il mio professore sfregarsi il viso con entrambe le mani,«Serena mi ha idealizzato. Immagina se scoprisse che..».
«Ancora!?»,il cugino si sedette,«Sicuro che non sei davvero mio fratello maggiore?Sei testardo come papà!»,poi continuò,«Ascolta, io so ciò che pensi di te stesso.E non è per niente vero ».
L’altro fissava il bicchiere vuoto come se dentro ci fosse la risposta a tutte le sue domande,«Hai mai fatto caso agli occhi di Serena?».Daniele scosse la testa.
«Sono due gemme di ambra. Quando riflettono il sole,compare un cerchio nero esterno che ne risalta le sfumature dorate. Quando me li punta addosso,o quando mi guarda con quello sguardo sognante,io rinasco ogni volta».Arrossii come se le avesse dette direttamente a me quelle parole.«Quando mi lascia giocare con i suoi capelli così morbidi al profumo di cioccolato,tutto il mondo ritorna al suo posto. O quando canta…quando canta il passato si addormenta».
«Sei innamorato di lei?». Alla domanda di Daniele trattenni il respiro:eravamo alla resa dei conti.
«Non essere sciocco.Ovviamente non sono innamorato di lei.»,si alzò e cominciò a gesticolare,«Però sono sulla buona strada. Lei è così imprevedibile,così intrigante.Non so mai come potrebbe reagire,cosa potrebbe dire o fare,e questo mi piace.Mi piace tanto. Certe volte la vedo così piccola,altre volte così sorprendentemente donna;e tutto questo mi destabilizza piacevolmente.»,sospirò,«Per la prima volta,io ho difficoltà con una ragazza.Di solito bastava che io schioccassi le dita per averle ai miei piedi.».Quel commento mi infastidì parecchio.
«Non la starai prendendo come una sfida?»,Daniele sembrava riflettere i miei interrogativi.
«Ma certo che no!»,disse,«Per chi mi hai preso?!».Il mio cuore perse un battito,«Lei è sbarazzina,così intelligente e sveglia.Possiede un’innocenza e una bontà che non ho visto in nessuna.»,si versò un bicchiere per lui e un altro per il cugino,«Spesso ho la voglia di rapirla e andare lontano.Solo io e lei».
Daniele accettò il bicchiere che Andrea gli porgeva,«Sembri un ragazzino.»,commentò.
«Mi ci sento,infatti!Probabilmente se mi specchiassi,mi ritroverei senza barba e con i capelli molto più corti!».
I due risero insieme come fratelli.Ora capivo perfettamente il loro legame, era viscerale.
«Lo capisci adesso,perché non sono disposta a perderla?».
«Ma così la stai perdendo ugualmente.Lei non sa queste cose;immagina tutti i film mentali che si sta facendo quella povera ragazza!».
Andrea assottigliò le labbra in una smorfia.«Tu cosa proponi,allora?!».
«Dichiarati a lei,no?!»,propose il biondo.
Lui bevve quello che rimase del liquido ambrato,«Non posso!Sia perché non so cosa provi per me,e sia per il mio passato».
Daniele si pizzicò l’attaccatura del naso alle sopracciglia,«Oh,Signore,per carità dammi la forza!»,poi si sedette di fronte al cugino,«Ascolta,devi smetterla con questa storia del passato,quante volte devo dirti che tu non c’entri niente con l’incidente!?»,lui provò a ribattere qualcosa,ma l’altro lo interruppe,«Io sono sicuro che se Serena sapesse,ti direbbe le stesse cose che ti dico io da sedici anni..»,ammiccò,«..oltre a una grande dose di baci!».
«Magari!». Il mio stomaco si contrasse e il cuore mi salì in gola.
«Per quanto riguarda i suoi sentimenti,non essere ridicolo!Avrai capito tu,come ha capito lei!».
«È questo il problema!»,l’altro sprofondò nel divano,«La sua imprevedibilità mi rende instabile. L’attimo prima mi abbraccia e l’attimo dopo quasi mi dice di andare al diavolo!».
«Questo è una conseguenza dei tuoi comportamenti.»,asserì Daniele,«Voi avete bisogno di coraggio. Vi amate e serve che sia chiaro a voi stessi. Perchè a noi è già chiaro, cristallino come acqua fresca di sorgente».
Andrea si alzò e cominciò a dare pacche al cugino,finchè i due non si trovarono abbracciati,«Quanto sei diventato saggio,cuginetto!»,continuarono a darsi pugni a vicenda,ridendo.
«..e fermo che mi scompigli i capelli!».
«Ma poi,quando ne abbiamo parlato l’ultima volta,non eri tu che dicevi che non eravamo fatti l’uno per l’altra?».
«Io ho detto che tu tendi a seguire troppo l’istinto;e,quando qualcosa non va,molli tutto e parti!»,chiarì l’interpellato.
«Ma non è vero!».
«Sì,invece!L’ultima volta sei andato addirittura in Nuova Guinea quando le cose si sono messe male!»,vidi Daniele alzare le sopracciglia,con aria saccente.
«Con lei non sarà così,cugino!»,rispose l’altro.
«Lo spero.Perchè Serena sta raccogliendo ancora i frammenti del suo cuore distrutto da Stefano.Non so quanto potrebbe sopportare ancora!».Fui commossa dalla preoccupazione di Daniele. Avevo ragione nel definirlo il nostro fratello maggiore.
Lo sguardo di Andrea lanciava lampi,«Prima o poi metterò le mani addosso a quella merda!».
«Eccallà!Sembrava strano che ancora non avessi messo in mezzo la forza bruta!». I due ricominciarono a lottare scherzosamente,ridendo e battibeccando.
«A me è venuta di nuovo fame!Ti va un pezzo di pizza che è avanzata?».
«Sì!Ce la facciamo una partita come ai vecchi tempi?!»,propose Daniele.
«Vado a scaldare le pizze,accendi la play!».
Per andare in cucina Andrea doveva passare dal corridoio,non doveva vedermi assolutamente,quindi mi fiondai in camera.
 
Ero a letto,pensando e ripensando a quello che avevo sentito,potevo sentire nitidamente il battito del mio cuore che pulsava nelle mie orecchie,lo stomaco che si stringeva e la sensazione di essere in una bolla. Praticamente era stata un’ammissione,il ragazzo per cui provavo qualcosa,ricambiava i miei sentimenti forse con un’intensità maggiore della mia. Pensai a tutte le favole che mi avevano raccontato,non riuscendo a trovare una favola più bella della nostra.Stavo vivendo una favola tutta mia,una favola moderna,una favola d’amore. Strinsi il cuscino e lo premetti sulla bocca,per cercare di soffocare un grido. Avevo una forte tentazione di correre in camera delle ragazze e parlarne con loro,ma avrebbe creato troppo trambusto.
Andrea provava qualcosa per me,e io provavo qualcosa per lui.
Adesso tutto mi era chiaro,i suoi gesti,le sue parole,i suoi sguardi. Adesso era tutto così sfolgorante davanti a me,che mi abbagliava e mi donava un calore e un’energia mai visti prima.
Io ero una cantautrice,scrivevo nero su bianco tutte le mie emozioni.Ma era possibile scrivere di questo sentimento così grande?
Avvertii dei passi dirigersi nella camera,Andrea stava entrando nella sua stanza.Regolarizzai il respiro e feci finta di dormire,anche se il primo impulso fu quello di abbracciarlo forte.
Lo sentii avvicinarsi a me,coprendomi con il lenzuolo ai piedi del letto,ringraziai Camilla per avermi costretto a indossare il mio pigiama cipria a pois bianchi,mi sentivo desiderabile sotto il suo sguardo.
Contrariamente a quanto mi aspettassi,si sedette per terra e cominciò ad accarezzarmi i capelli,quello sguardo scuro che non mi abbandonava. Ebbi l’impulso di aprire gli occhi,buttarmi tra le sue braccia e riempirlo di baci all’infinito,ma mi resi conto che avevo origliato un segreto che molto probabilmente doveva rimanere tale,almeno per il momento.
Per cui mi addormentai  gustandomi le sue carezze e il suo sguardo su di me,mentre sognavo un principe bello e forte,e una principessa dagli occhi ambra che volavano su un tappeto magico,parlando con un salice donna e cantando insieme a un granchio dall’accento giamaicano.
 
Era tutto grigio la mattina successiva.Grigio il cielo.Grigie le nuvole.Grigia l’aria. Persino Andrea era vestito in grigio,con il cardigan che seguiva il ritmo del vento e i capelli legati in una mezza coda che ondeggiavano.
Era una giornata grigia,ma diversa da qualsiasi altra giornata grigia.Il cielo aveva altre sfumature,le nuvole avevano un’altra forma,Andrea aveva un’altra espressione mentre mi dava le spalle.
O forse ero semplicemente io che vedevo tutto sotto un’altra ottica,con altri occhi e un altro cuore.
«Serena..»,Andrea si girò verso di me,era bello come un dio in mezzo a quel vento,«..hai ascoltato la mia conversazione di ieri notte con Daniele,vero?».

____________________
Salve a tutti!

SBAM!Ecco il colpo di scena,vi avevo avvisato che sarebbe arrivato a breve,per cui eccolo tutto per voi!

Ebbene sì,scopriamo un po'il passato dei due cugini attraverso le parole di Daniele. Andrea è stato cresciuto dagli zii dall'età di sedici anni,spero che così molti dubbi sorti nei capitoli precedenti si siano un po'diradati.

Parlando di Daniele e Andrea,spero di essere riuscita a farvi capire il loro rapporto,che è un rapporto fraterno,dovuto anche al fatto che i due si sono fatti reciprocamente del bene:Andrea ha aiutato Daniele a essere più sicuro di se stesso;Daniele è un po'il grillo parlante di Andrea.

A proposito,cosa ne pensate di lui e del rapporto con il cugino più grande? Finalmente sappiamo anche cosa prova il ragazzo per la nostra protagonista:Serena è importante per lui perchè è il suo talismano contro il passato.Inoltre,ha qualità che lui non ha trovato in nessun'altra ragazza;proprio per questo motivo,ha paura di perderla,e proprio per questo motivo,non riesce a raccontarle il suo passato.

Spero di avervi detto tutto,e spero che adesso le cose siano più chiare! Se così non fosse,fatemelo sapere!

Un'ultima cosa:grazie mille per le letture e per i vostri pareri. Ho notato che i numeri stanno aumentando,come le persone che mettono la storia tra le preferite o le seguite,proprio per questo,mi piacerebbe leggere qualche parere dei molti lettori silenziosi,in modo da rendermi conto se effettivamente io stia facendo un buon lavoro o meno. Comunque,grazie mille ancora!

A presto!
S.

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Capitolo 25
*** No words ***



Il mio divano color malva non mi era mai sembrato così morbido come in quel momento,pregavo qualsiasi entità soprannaturale affinchè mi risucchiasse tra le sue fibre e non mi facesse più uscire.
Fuori si era alzato un vento talmente forte da far tremare le imposte,ululava e fischiava.I  rami degli alberi si torcevano e sbattevano contro le finestre,in una tempesta esterna che rifletteva la mia tempesta interna.
Camilla mi porse la sua tisana ai frutti di bosco,«Allora?!Che è successo?».
 
«..hai ascoltato la mia conversazione di ieri notte con Daniele,vero?».
Gli occhi mi divennero grandi  come due biglie,mentre un rossore che mostrava tutta la mia colpevolezza colorava le mie guance. Mi aveva scoperto.Non  ero stata abbastanza attenta.
Lui si umettò le labbra,poi portò le mani sui fianchi,«Sì.Hai ascoltato.»,assentì.
«L’ho fatto involontariamente!Stavo andando in cucina..».
«Lascia stare.»,mi interruppe,«Non importa».
Calò un silenzio tombale.I sanpietrini di Camerino non mi erano mai sembrati così belli.
Andrea si avvicinò,cercando il mio sguardo,«Non dici niente?».
Cominciai a torturare il bordo del mio Woolrich,non riuscendo a guardarlo.«Non so cosa dire».Ed era vero.Non sapevo davvero cosa dire. Passata l’eccitazione e la felicità della sera prima,il castello di carte mi era crollato addosso come un carico di piombo.
Lui fece un passo indietro come se fosse stato punto da una vipera.«Lo sai..ho immaginato tante volte questo momento.Ho immaginato tante volte a cosa tu avresti potuto rispondere.»,deglutì,«Ero pronto a sentire di tutto,addirittura “ho finto per tutto questo tempo”,ma non avrei mai pensato a una risposta così banale.».
Alzai gli occhi verso di lui,leggendo solo delusione,«Banale?!».
«Non sai cosa dire,o non vuoi dirlo,come tuo solito?».
«Andrea,ascoltami..».
«No!Adesso mi ascolti tu!»,il tono era imperioso mentre mi parlava,«Davanti a te non hai un bambino.Comincia a parlarmi chiaro!».
Io cominciai mille volte il discorso,ma altrettante volte non ebbi il coraggio di parlare.Non sapevo cosa dire,cosa pensare,mi sentivo intrappolata in una rete che mi bloccava l’anima. Avevo il cuore che mi esplodeva dall’emozione di avere lui di fronte che provava qualcosa per me ,ma la testa mi urlava ad alta voce di lasciar perdere. Di andare via senza guardarmi indietro.
Era tutto ciò che avevo sempre desiderato,che un ragazzo così si innamorasse di una ragazza così buffa e impacciata come me;eppure,adesso che era successo,mi sentivo bloccata,immobile. Volevo disperatamente fare un passo verso di lui,fare un passo verso la vita che da tanto tempo agogniavo e sognavo,una vita nuova che lui incarnava alla perfezione.Ma qualcosa mi teneva ferma al pavimento,una forza più grande di me bloccava i miei piedi al suolo,cosicchè io non potessi correre verso quella vita.
E avevo la vaga sensazione che si trattasse del mio passato,che ancora non avevo avuto il coraggio di affrontare.Perchè, se c’era qualcosa di certo in questa storia,è che adesso non era il suo passato il problema,ma il mio.
L’altra faccia della medaglia si era rivelata in tutta la sua ambiguità.
Tutte queste emozioni mi sopraffecero.Cominciai a piangere,grossi lacrimoni mi scesero dagli occhi senza che io potessi fare qualcosa per impedirlo.
Mi guardò dubbioso,«Serena,perché piangi adesso?».
Io non parlavo.E cosa potevo mai dirgli?!Che avevo paura di imbarcarmi in una nuova storia?Che purtroppo non ero abbastanza coraggiosa da prendere il mio cuore e offriglielo su un piato d’argento?Io non lo sapevo.Non sapevo niente.
Come avrei potuto dirgli qualcosa di cui io stessa non ero pienamente a conoscenza?
Lui mi prese il viso tra le mani ma io mi irrigidii,per la prima volta.«Ti faccio la stessa domanda che tu hai fatto a me:di cosa hai paura?».Io non rispondevo,continuando a piangere in silenzio,mentre vedevo la sua immagine sfocata.«Cosa ti dice il tuo cuore?».
Quella domanda fu la stoccata finale. Lui così bello e potente,che cercava di assecondare me,così debole.
Lui si allontanò ,«Io non ti capisco!»,esclamò con lo sguardo lucido e le braccia aperte,«Davvero non ti capisco!»,mi si avvicinò nuovamente,«Ascoltami:questo non è più uno scherzo.Devi essere seria.Te lo chiedo per l’ennesima volta:cosa sta succedendo?».
Io ormai non distinguevo più le forme,le lacrime avevano completamente offuscato la mia vista.
Mi guardò,«È perché sono il tuo professore? Quello posso risolverlo…».
La sua tenerezza mi fece sciogliere,«Non è quello..»,riuscii a parlare tra le lacrime.
«È perché non ti racconto del mio passato?Io non voglio che tu…».
«Fermo,Andrea.Fermo…»,ricacciai indietro il magone e cercai di spiegarmi,«..adesso so perché non vuoi parlarmi del tuo passato. E lo accetto!».
Lui sospirò impercettibilmente,«Almeno di una cosa siamo venuti a capo.»,mormorò nella classica posizione di quando cercava di comprendermi.
«Scusa se ti ho fatto pressione.».
«Adesso non è questo l’argomento.»,mi stava di fronte con lo sguardo lucido.Io continuavo a torturare il mio cappotto e a guardare per terra.
«Quindi?»,strinse gli occhi,«Non ti piaccio?Accetto che io possa essermi sbagliato su quello che potessi provare per me,la vedo improbabile,ma lo accetto.Può capitare.».
A quella sua supposizione così fuori strada,mi sentii come se degli artigli mi ghermissero il cuore. «No..»,sussurrai,«Tu mi piaci.»,non potetti fare a meno di arrossire.
«..e allora cosa succede?!»,mise le mani sulle mie spalle e mi diede uno scossone,«..parla,Serena!».
«Io non lo so!»,riuscì ad ammettere.
«Non lo sai?!»,sputò quelle parole come se fossero qualcosa di aspro.
Sentii la sua rabbia che cominciava a montare,«Non ci credo!Sul serio,io non ci credo!»,portò le sue mani sulla nuca,«Pensavo che tu…che noi..»,fece una pausa,«..mi hai preso in giro?».
«No!»,mi animai nel rispondere,«No,non ti ho preso in giro!».
«Ok.Penso che impazzirò.Penso davvero che arrivato a questo punto,impazzirò sul serio».
Continuammo così per molto tempo,lui che cercava di venirne a capo,e io che continuavo a piangere;bloccata in qualcosa che non riuscivo a gestire.
«Sei solo una ragazzina.Sono stato un coglione ad aver visto in te qualcosa che in realtà non esiste. Tu sei come tutte le altre».
 
«Ci è andato giù pesante il ragazzo!»commentò Diafa.
«Io non capisco.»,proruppe Camilla,«Perché quella reazione?».
Ricominciai a piangere,ancora oggi non so da dove provenissero tutte quelle lacrime,«Non lo so. Io..non lo so.».
«Vieni..»,Diafa mi abbracciò,accarezzandomi i capelli,mentre io cercavo conforto in quel profumo così dolce.«Hai paura di lui?»,mi chiese,«È comprensibile,visto i suoi atteggiamenti un po’iracondi.».
«No.»,mi sciolsi dal suo abbraccio,«È come se qualcosa mi bloccasse.Io ci provo,ve lo giuro!Io provo con tutte le mie forze,ma non riesco a muovermi.Come se fossi..».
«..bloccata nelle sabbie mobili.»,mi interruppe Diafa,pensierosa.
Annuii,era proprio quello che mi stava succedendo:più mi muovevo,più scendevo giù.
«Continuo a non capire.Tu ieri non sei stata contenta di aver sentito quella confessione?».
«Sì!Mi è sembrato di volare..»,mi abbracciai le ginocchia,«..ma stamattina,quando ho realizzato,mi è salita un’inquietudine pesante,e penso c’entri il mio passato.».
«Che il tuo passato c’entrasse qualcosa,questo è assodato!»,esclamò la mia coinquilina sudafricana,«..il problema è quale parte del tuo passato?»,prese anche lei un sorso di tisana,«Stefano?L’aggressione di Tatiana?Hai paura di soffrire?». Io seppellii il viso tra le mani,continuando a singhiozzare.
«Va bene,ma sarà dovuto a uno dei motivi che ti ha elencato Diafa!»,Camilla si era seduta sul tavolino basso del soggiorno,i gomiti sulle gambe divaricate e le mani incrociati;nella stessa posa di Daniele la sera che aveva fatto da confidente ad Andrea.Quei due erano davvero in simbiosi.«Guarda nel profondo di te stessa.Che cosa vedi?».
«Una matassa aggrovigliata.»,tirai su con il naso.
«Sì ma in questa matassa c’è sempre una spira intorno alla quale è avvolta.».
Ci girammo entrambe verso Diafa,«Che intendi dire?».
La mia coinquilina mi guardò,«È giunto il momento di fare i conti con te stessa.Come non fai più da un anno e mezzo.».

https://www.youtube.com/watch?v=FGFVAiSBDYY Quella notte,la passai da sola con me stessa, aspettando l’alba sul davanzale della mia finestra,la mia chitarra in mano,una penna che non cessava di scrivere,e un pacchetto di sigarette che si svuotava.

La luce del sole si insinua nelle fessure della porta
Esco quando il mondo dorme
A testa bassa, fuori controllo
Le parole feriscono di più quando non hanno significato

E i lupi là fuori, vengono alla mia porta
Freddi come la neve mentre mi respirano addosso
E le menzogne che scrivono mi hanno fatto iniziare a crollare
Mi tengo così stretto ma le mie mani mollano


Per mille e uno volte,affidai tutto a quello strumento e alla mia Eko ,scrivendo di questo amore confuso. Affidai a quei due custodi la sciarada emozionale della mia vita. La tristezza fu sostituita dalla rabbia.La rabbia dalla frustazione.Frustazione per quella situazione che altri avrebbero trovato appetibile.

Niente parole, silenzio, lascio che sia la musica a parlare
Congelato, tranquillo, fatto a pezzi da questo grande meccanismo
È come se avessi perso la fiducia in me
Quando tutti i tuoi proiettili iniziano a sanguinare
Niente parole, silenzio, lascio che sia la musica a parlare

La sabbia sotto i piedi, per quel che ne so
Sembra tutto così desolante perché i venti sussurrano ancora
Ma perché non riesci a vedere linee così profonde?
Mi ha dato la chiave per l’oscurità sottostante


Io urlavo,urlavo e urlavo con tutta la forza che mi era rimasta,ma nessuno mi sentiva. Urlavo per cercare di venirne a capo.
Sbattevo i pugni contro una barriera invisibile che mi separava dal resto del mondo. Il mio urlo,che a me sembrava così forte,in realtà altro non era che un rumore afono,sordo.
Andrea non lo sentiva quell’urlo.Andrea era al di là della barriera ma non mi sentiva;mi fissava con uno sguardo vacuo. Ma chi aveva eretto quella barriera?Io o la mia mente?Io o miei sentimenti?Io o le mie paure?

E i lupi là fuori, vengono alla mia porta
Freddi come la neve mentre mi respirano addosso
E le menzogne che scrivono mi hanno fatto iniziare a crollare
Mi tengo così stretto ma le mie mani mollano


A prescindere da ciò,lui era diventato importante per me.Lo volevo nella mia vita a qualsiasi costo,ne sentivo il bisogno. Eppure era tutto congelato,tutto cristallizzato.Freddo e immobile.Lasciavo parlare la musica,la mia mano,che muoveva quella penna sul quaderno che lui mi aveva regalato,parlava di me e di questo mio sentimento.
Il silenzio che quella sera sommergeva Camerino era irreale,ma dentro di me c’era il caos di una guerra.  Camminavo,avanzavo su quel terreno martoriato,a testa bassa e con il corpo ricoperto di ferite,senza sapere dove andare,cosa fare.

Niente parole, silenzio, lascio che sia la musica a parlare
Congelato, tranquillo, fatto a pezzi da questo grande meccanismo
È come se avessi perso la fiducia in me
Quando tutti i tuoi proiettili iniziano a sanguinare
Niente parole, silenzio, lascio che sia la musica a parlare


Completamente sola,in balìa dei miei demoni e del mio passato che mi dilaniava.Perchè,alla fine della fiera,quando tutto tace,si è soli. Quando la porta si chiude,non c’è nessuno,se non i propri mostri. E,purtroppo,mostri del genere non si nascondono sotto il letto,questi scheletri non sono nell’armadio,ma si trovano esattamente di fronte a ognuno di noi,guardandoci dritto negli occhi e snocciolandoci tutto ciò che sotterriamo nella parte più profonda di noi stessi.
Per mostri di questo tipo,il lenzuolo bianco non serve.
Fumavo,piangevo e componevo. In un connubio metafisico ma di cui avevo bisogno.
Ero completamente senza parole,in un silenzio assordante.Con domande che mi rimbombavano in testa come tamburi nel preludio di una guerra.

Ooh-ooh-ooh
Lascio che sia la musica a parlare
Ooh-ooh-ooh

 
Non avrei mai potuto sapere,che a poca distanza da me,un ragazzo provava le mie stesse emozioni. Un ragazzo ribolliva di rabbia,mentre un dolore lancinante cominciava a farsi strada nel petto. Non avrei mai potuto sapere che aveva distrutto qualsiasi cosa avesse trovato al suo passaggio,prima di essere prontamente bloccato dal cugino;che gli si era seduto affianco,ascoltandolo e cercando di trovare insieme,come avevano sempre fatto,una spiegazione logica a tutta quella situazione.Il ragazzo adesso correva,macinando chilometri,per cercare di placare quella furia cieca al pensiero di essere stato così stupido da credere,per la prima volta,in un sentimento così ingannevole quale possa essere l’amore.
 
Il principe forte e bello,e la principessa dagli occhi ambra,adesso non c’erano più. Si erano separati forse per sempre;lei era stata chiusa nella torre delle sue psicosi,lui era caduto tra le braccia della matrigna cattiva. Il tappeto volante era pieno di polvere ed era stato messo via,ormai nessuno aveva bisogno di lui;la donna salice era stata pietrificata, e il granchio dall’accento giamaicano aveva perso la voce.

Tutto taceva in quella serata di Camerino,tutto tranne i miei disordini mentali;e il cuore di Andrea che urlava mentre accarezzava e baciava un corpo che non desiderava.Il suo cuore urlava mentre donava quel piacere che lui non riusciva a provare.Il suo cuore urlava mentre guardava un paio di occhi verdi farsi liquidi di passione, e dei capelli biondi profumati di gelsomino sparsi sul cuscino.Il suo cuore urlava,nella testa aveva degli occhi ambra e dei capelli castani al profumo di cioccolato.
Il suo cuore urlava,sentendosi,ancora una volta,fuori luogo e colpevole.
Perché,se è vero che la notte porta consiglio,è anche vero che la notte porta con sé errori,coperti dal buio.

________________
Salve a tutti e buona Domenica!
Come state?

Dunque,questo capitolo è un po'particolare;perchè abbiamo esclusivamente Serena e i suoi pensieri;che sono tutt'altro che di facile interpretazione. Spero di essere riuscita a farvi capere il suo stato d'animo,lei sta male perchè vuole con tutte le sue forze vivere questa storia d'amore con Andrea,ma si sente ancorata al passato e non riesce a uscirne. Il suo è una instabilità psicologica,purtroppo quello che è successo,inclusa la sua storia d'amore con Stefano,l'ha sconvolta nel profondo;e,purtroppo,lei e anche Andrea ne stanno pagando il prezzo.Spero di essere stata chiara nel snocciolare i suoi pensieri.

Per quanto riguarda il titolo del capitolo,è il titolo della canzone che avete trovato all'interno,vi ho messo anche il testo tradotto. Penso che descriva appieno il momento catartico.Serena non ha parole,non riesce a parlare;ha solo la sua musica.

Un'ultima cosa:non so se ricordate la descrizione fisica di Melissa;comunque,è lei la ragazza con cui Andrea passa la notte.

Grazie mille a chi recensisce. E a chi vorrà darmi un parere!

A presto!
S.

The way we get by.
"Le grandi città hanno sempre offerto l'anonimato e la varietà".
Istanbul è la cerniera tra Oriente e Occidente;capitale di tre imperi,incrocio di culture,religioni,miti.Città dai mille volti e dalle mille sfumature,che incanta e affascina chiunque si trovi a viverla,anche solo per poco tempo.
E proprio in questa città in cui si intrecciano un passato fatto di splendore e un futuro che ha portato una crescita e una modernizzazione straordinaria,che le vite di due ragazzi si intrecciano tra loro,in una storia fatta di passioni,segreti, maschere che cadono e rapporti conflittuali;una storia d'amore travolgente e intensa.
Deren e Bulut.
Diversi per vissuto e crescita familiare;diversi per carattere e stili di vita,sapranno guardare attraverso le loro divergenze e le loro differenze?

πανσέληνος
Christian Grey, giovane imprenditore americano con un impero da dirigere, un passato da dimenticare e una figlia da tenere a bada.
Maria Radicati, giovane neolaureata italiana che sa quello che vuole dalla vita e da se stessa, con un master a Seattle.
Jane Grey, figlia capricciosa ed impertinente di Christian.
Chi l'ha detto che Cupido è uomo?
Non servono castelli e unicorni per una storia d'amore;molte volte servono solo un paio di pagine da firmare...o una grande luna piena.
Del resto, non è la luna che, quando si avvicina troppo alla Terra, fa impazzire tutti?

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Capitolo 26
*** Tensioni interne,tensioni esterne ***



Spensi la sigaretta. Erano le nove e mezza di mattina ed ero già a quota sette.
Sette sigarette e due caffè.E un antidolorifico per il mal di testa.Se il buongiorno si vede dal mattino,sarebbe stata una gran bella giornata del cazzo.
Era il giorno di Halloween,giorno perfetto per il mio umore.
A Camerino era arrivata la stagione delle grandi piogge.Elisa si tolse la sciarpa e me l’avvolse attorno alle mie spalle che tremavano.«Sei completamente matta ad uscire senza un giubbotto.».
Io mi limitai ad annuire,ormai non avevo neanche la forza di ribattere.Mi sentivo svuotata.
«Quindi ti ha piantato in asso così ed è andato via?»,chiese conferma la mia amica. Stavo raccontando alle ragazze lo scontro di ieri con il mio professore. Più ricordavo il suo sguardo ferito,più il cuore si sgretolava.
«Senza guardarsi indietro.».
«E non l’hai sentito più?».
«No.Non ci sentivamo nei tempi rosei..»,mi accesi una sigaretta,«..figurati adesso.».Effettivamente,noi non c’eravamo mai scritti,le nostre interazioni al telefono si limitavano alla chat di gruppo e alla visualizzazione reciproca delle storie Instagram.
Quanto poteva essere irritante il fatto che le relazioni passassero attraverso un qualcosa di inanimato?
Sofia mi strappò la sigaretta con un gesto nervoso e la spense,«Vuoi avere un infarto alle dieci meno venti di mattina?».
Ci misi qualche secondo per realizzare,«Ma…era la mia sigaretta!».
«Serena,non fare storie!»,Elisa inarcò un sopracciglio.
«Tu spalleggiala sempre,eh!»,risposi irritata.In quel momento,avevo bisogno della nicotina più che dell’ossigeno.
Loro si rivolsero uno sguardo nervoso.«Non deviare il discorso!».
«Io non devio nessun discorso.Voglio solo la mia sigaretta!»,ero consapevole di sembrare una bambina viziata,ma non mi importava.
«Comunque..»,le altre non badarono ai miei capricci,«..adesso che intendi fare?».
«Non lo so…»,allargai le braccia con la voce che si incrinava,«..ultimamente non so niente!».
«Sì che lo sai,secondo me!»,cominciò Elisa,«Però hai troppa paura di muoverti.Come se fossi….nelle sabbie mobili,ecco!».
Scoppiai a ridere,una risata isterica e nevrotica,«Diafa mi ha detto le stesse cose!».
«Lo vedi!Allora vuol dire che qualcosa di giusto c’è!»,si inorgoglì Elisa.
«Anche volendo fare qualcosa,lui si comporta come se non ci fossi!».Quella mattina, come al solito,eravamo arrivati tutti insieme in facoltà,intrattenendoci a chiacchierare.Lui non mi aveva guardata nemmeno una volta.
«E tu fa’in modo che faccia il contrario,no?»,Elisa parlò come se mi spiegasse una cosa ovvia.
«Io la penso diversamente,invece!»,Sofia si aggiustò i capelli color caramello.
«E cioè?».
«Tu hai paura di metterti in gioco,come al solito. E quindi trovi scuse:non mi parla..non so cosa fare…e sono nelle sabbie mobili…»,si accese una sigaretta,«..il problema principale è che tu sei ancorata a quello che è stato come una cozza allo scoglio..».
«D’accordo,ma questa paura è dovuta alla sua precedente relazione con quel bastardo.»,la interruppe Elisa.
«Nessuno lo mette in dubbio,questo.»,la mia amica alzò le mani,«Ma quello che rimane è che tu ti stai lasciando scappare tra le mani l’ennesima opportunità per essere felice.».Girai il viso dall’altra parte,accendendomi la sigaretta,mentre sentivo le lacrime salire;le parole di Sofia erano dure e andavano dritte al punto.
«Sofia..»,mormorò Elisa.
«Eli,qualcuna deve pur dirle come stanno le cose!»,continuò l’altra,«È da quando sei tornata che stai sguazzando nell’autocommiserazione!È vero,lui è stato duro con te!Ma anche io lo sarei stata,onestamente!».
«Sofia..»,continuò Elisa,l’ansia che le ombreggiava lo sguardo.
«Prima era il fatto che fosse il tuo professore,poi Melissa,adesso la paura di vivere una nuova relazione…la verità è che tu non stai facendo niente per cercare di superare il confine!Ma non ti rendi conto che si sta allontanando?!».
«Sofia!».La mia amica stava praticamente urlando.
«…Andrea ha fatto di tutto in questi mesi.Che altro doveva fare?!»,terminò l’altra.
«Sofia, per l’amor di Dio, stai zitta!»,trasecolò Elisa.
«Eli,non capisco perché..Gesù!».
Mi voltai verso le mie amiche,nell’esatto momento in cui tuonò:Andrea aveva ascoltato tutto.
Sgranai gli occhi,mentre la sigaretta mi scivolò dalle labbra e due lacrime mi scesero lungo le guance.
Lui passava lo sguardo tra noi tre,l’espressione di ghiaccio e la mascella contratta.
«Ecco..cioè..io..»,Sofia cercò di balbettare qualcosa,ma spostava lo sguardo da un punto a un altro.
Io lo guardavo in silenzio,continuando a piangere. Con tutte le lacrime che versavo avrei potuto innaffiare l’intera Foresta Amazzonica.
Lui chiuse gli occhi e sospirò forte.«Non ci sono a pranzo.»,la sua voce era ferma mentre lo diceva.
Nell’andare via,mi passò affianco,talmente vicino che il suo soprabito in pelle mi sfiorò,ma non mi guardò.Così vicino,ma così distante.
Lo vidi camminare con quella sua andatura sicura,incurante della pioggia,lo vidi allontanarsi da me.
Mi lasciai cadere tra le braccia delle mie amiche.Sofia aveva ragione,lui stava andando via.
Lo stavo perdendo,senza neanche averlo avuto.
 
«Sere,toglimi una curiosità..»,Mercorelli stava esaminando le canzoni che avevo scritto la sera prima,«..ma eri in procinto di suicidarti?».
Aggrottai le sopracciglia,«Perché?».
«Sono tristi!».
«Vemos,amigo..»*,Joan prese i fogli dalle mani del mio amico,«Effettivamente!Azzarderei quasi strazianti!».
«Eeeh addirittura!Che esagerati!»,Elisa allargò le braccia,facendo una smorfia.
«Oh,ma insomma!»,cominciai,«Non scrivo canzoni,ed è un problema.Le scrivo,ed è un altro problema!»,la voce si incrinò e il labbro inferiore cominciò a tremare pericolosamente,«Io non scrivo più!»,incrociai le braccia,imbronciata.
«Ehi,calma,Sere..»,mi rabbonì Mercorelli,«..non ho detto che non vanno bene.Ho detto solo che sono tristi!».
«Ho capito,però…»,la voce mi si spezzò.
Il mio amico colombiano mi abbracciò,sospirando.«Povera piccola!Quello che è successo con Andrea ti ha sconvolta.».
«E voi come lo sapete?»,tirai su con il naso.
«Quando abbiamo visto quel muro tra di voi,abbiamo chiesto spiegazioni a Daniele.»,mi spiegò il mio amico.
«Perché non ad Andrea direttamente?»,chiese Sofia.
«Lui non si sfoga.Si circonda della sua corazza e non si racconta.».
Andrea non si sfogava;si chiudeva in se stesso e non parlava.Non raccontava nulla di lui. Non si apriva mai con nessuno,escluso il cugino. E me.
Ripensai a tutte le volte che mi aveva raccontato di sè:la notte del mio compleanno,nella sua casa al lago, davanti alla foto dei suoi zii. Un ragazzo imperscrutabile si era mostrato davanti a me con tutte le sue fragilità;e io l’avevo ricambiato con un sentimento confuso.Forte,ma confuso.
Elisa lanciò uno sguardo al cellulare,«Sere!»,cominciò,«Vai a prendere un po’di cioccolata alle macchinette!».
«Ma perché?».
«Eh perché?Sono le quattro!»,chiese Joan.
Sofia gli allungò un calcio da sotto il tavolo.«Non ti intromettere,tu!».
«Ma non mi va di mangiare la cioccolata adesso!».
«Serena!»,Elisa mi parlò tra i denti,«Va’a prendere la cioccolata!». Io continuavo a non capire,l’ho detto che su certe cose arrivavo in ritardo.«La voglio io la cioccolata!»,mi informò la mia amica.
«Ma poli magnà la cioccolata alle quattro!?»,rispose Mercorelli.
«Mercorelli!Mercorelli!Mercorelli!»,Victor arrivava dalle macchinette,si avvicinò al coinquilino e le mise due mani sulle spalle,simulando un massaggio,«Se Elisa vuole la cioccolata,falle andare a prendere la cioccolata!».Vidi Mercorelli cominciare a piegarsi su un lato,come se fosse sotto pressione.
Continuando a non capire,presi il portamonete che la mia amica mi porgeva e mi diressi al piano inferiore.
 
Una volta arrivata lì,seppi il motivo di tutte quelle moine:Andrea stava  prendendo il caffè.
Cominciai ad andare nel panico,torturando il mio cardigan in ciniglia,lo aprivo e chiudevo come se non avessi mai fatto altro. Il mio professore non si era accorto della mia presenza,oppure faceva finta.
Presi dentro di me tutto il coraggio che mi era rimasto,«Ciao.».
Lui si girò e poi riportò l’attenzione alle macchinette,«Ciao.»,il suo tono era basso e sottile.
Ricacciai indietro le lacrime,non doveva vedermi debole. Dovevo fare in modo che si accorgesse di me.
«Hai..sai..»,mi schiarì la voce,«Sai qualcosa dalla giuria del concorso?».
«No.Quando saprò qualcosa,ve lo dirò».Era stato lapidario,come se parlasse con la più efferata criminale. Il suo tono,mi ferì più della sua indifferenza.
Prese il caffè e fece per andarsene,quando lo bloccai,«Quindi,adesso tra noi sarà così?»,la mia voce era un sussurro.
Si girò piano,il viso tirato e gli occhi spenti,stava male anche lui;lo sentivo.«Vuoi dirmi qualcosa,hm?».
«Non mi parli. Non mi guardi.Fai finta che io non ci sia.»,ingoiai un magone,«Non voglio che sia così tra noi.».
Andrea si avvicinò piano,gli occhi socchiusi,«Vuoi dirmi altro?».
Avrei voluto dirgli tante altre cose.Avrei voluto dirgli che anche se era passato solo un giorno,mi mancava sentire le sue mani tra i miei capelli;mi mancava il suo sguardo penetrante che mi seguiva e le sue fossette. E volevo chiedergli anche come facesse a non avere freddo a maniche corte,e che era bellissimo con quel ciuffo ribelle.Ma la mia attenzione fu attirata dallo sfregarsi delle sue due pietre,non gliele avevo più viste in mano,fino a quel giorno.
«Già.Appunto.»,lui annuì piano e se ne andò.
Quasi contemporaneamente,vidi scendere Tatiana e Stefano,le ultime due persone che avevo voglia di vedere.
La mia brutta giornata,era diventata bruttissima.
Diedi le spalle a i due,roteando la testa,sentivo tutto il peso del mondo addosso.
«Guarda un po’chi c’è!».Non risposi al suo tono provocatorio perché fui attirata da uno dei tanti espositori di rocce.In particolare,notai tra le rocce sedimentarie,un bellissimo nodulo di selce;era tondo,delle dimensioni più o meno di una palla da baseball,rossastro con delle venature verdi.
Il tono di Tatiana si faceva sempre più ostile,mentre mi provocava. All’improvviso,sentii un tintinnìo,come se una spina si staccasse e poi il buio.
 
Focalizzai la mia attenzione sull’impronta che aveva lasciato il nodulo di selce sul muro prima di cadere a terra;gli occhi sgranati di Tatiana mi confermarono che le avevo lanciato quella roccia addosso,mancandola di pochissimo. Eppure io non ricordavo assolutamente nulla.
La rossa mi puntò,ma Stefano fu più veloce e riuscì a bloccarla.Cominciammo a urlare,cercando l’una di arrivare all’altra con il mio ex che cercava di bloccare entrambe,finchè non mi sentii prendere di peso e portare fuori,mentre tra me e lei continuavano a volare stracci.
Scivolai lungo il corpo di Joan,fino a toccare terra.Lo guardai,«Adesso vede quella stronza!».
Mi fermò mentre io cominciavo a tempestagli di pugni il petto e le spalle,urlando di lasciarmi andare.
«Hai finito?»,mi chiese un po’affannato.
Cercai di andarmene,ma mi bloccò di nuovo,solo allora mi resi conto che c’erano anche gli altri.
«Fortuna che sono tutti a lezione!»,commentò Mercorelli.
«Che volete?!Lasciatemi andare!».
«Ascoltami..»,il mio amico colombiano mi mise le mani a coppa intorno al viso,«Sei in piena crisi isterica,stanotte non hai dormito e hai preso troppi caffè.»,mi guardò,«Vai a casa a riposare.».
«No!»,mi rifutai.
«Non fare storie!È controproducente per te restare in questo posto,adesso!».
Mi sembrava un flashback,le mie amiche avevano usato le stesse parole per convincermi a partire per Londra,un anno e mezzo fa. Non avrei rifatto lo stesso errore.
«Stavolta non scappo,mi dispiace!».
«Non stai scappando.»,mi blandì Victor,«Stai andando a riposarti per la serata di stasera!».
«Che serata?».
«Il Merlin Blue organizza la serata di Halloween,andiamo tutti lì.»,mi spiegò Joan,«Viene anche Andrea.Se vuoi parlarci,devi essere il più lucida possibile.».
«Non puoi comportarti in questo modo,così lo allontani e basta.»,terminò Victor.
«Ascoltaci, pequeña flor.».Piccolo fiore.Joan mi chiamava in questo modo quando era contento per me,o preoccupato.
Lanciai uno sguardo alla finestra dell’ufficio di Andrea,stava camminando avanti e indietro,giocherellando con le pietre e un’aria assorta sul viso.Ebbi un fremito al pensiero che in un’altra situazione,sarei corsa da lui.
Avevano fatto scacco matto,senza che io avessi neanche cominciato a giocare.
 
Il Merlin Bleu era un locale poco lontano da Camerino ed era l’unico locale che non era decorato a tema,e di questa cosa ero molto contenta.Il soffitto era formato da archi a tutto sesto completamente in vetro;le pareti bianche erano ricoperti da cd vergini che riflettevano la luce colorata delle molle al neon che scendevano dal soffitto,che si attorcigliavano tra loro creando un arcobaleno di colori.Il bancone circolare e la pista erano illuminati di blu,mentre i tavoli erano ricoperti da neon bianchi. Un paese delle meraviglie un po’psichedelico.
Per fortuna avevamo prenotato il tavolo a bordo pista o in mezzo a tutta quella gente non ne saremmo usciti.
«Daje!Tutti a smaltire il tortino al cioccolato della cena!»,Mercorelli spingeva tutti in pista ballando e ridendo.
«Non vogliamo che questo fiorellino resti in un angolo,eh?»,urlò Joan mentre mi trascinava in pista con gli altri.

Ripensai alla tristezza che avevo provato nel vedere Andrea scendere dalla macchina con Melissa,fasciata in un pantalone di pelle e con i tacchi alti.Non mi meravigliai quando molte bocche si aprirono al suo passaggio.Lei era perfetta.Daniele mi aveva spiegato,con lo sguardo mortificato, che si era attaccata a loro senza che potessero ribattere qualcosa; ormai la mia occasione era andata.
Comunque,durante la cena nessuno di noi la calcolò più di tanto,incluso Andrea che cercava di starle il più lontano possibile.Al contrario,i miei amici fecero di tutto per farci rimanere da soli;Sofia,in un tentativo neanche troppo velato,mi offrì il posto alla destra del ragazzo,seduto a capo tavola.Così dovetti assistere alle moine di Melissa che cercava di sedurre Andrea,che le rispondeva in modo educato ma a mugugni,finchè lui non si avvicinò al suo orecchio e le ordinò di smetterla o l’avrebbe riportata a casa.
Ciononostante,lei continuava a guardarmi con uno strano scintillìo negli occhi,come se avesse vinto una sfida che io non sapevo di aver raccolto.

«Alla nostra!»,facemmo scontrare i bicchieri.
«Melissa,tu non sei inclusa,sappilo!»le soffiò Camilla con aria velenosa;facendo scoppiare a ridere tutti. Solo Joan le dava un po’più di confidenza,per la grande gioia di Sofia,ma ormai era risaputo che per il mio amico colombiano bastava che respirassero.
«Comunque,Sere..»,la mia coinquilina africana sorseggiò il suo cocktail,«Se mi piacessero le donne,ti giuro che ci proverei con te!».
«La penso anche io così!»,Victor mi abbracciò,«Se non fossi  preso dalla tua amica ostinata,anche io non ti toglierei gli occhi di dosso!».Gli occhi di Andrea scattarono nella nostra direzione.
«Sei altamente scopabile,stasera!»,rincarò la dose Mercorelli.
«Ragazzi!Per favore!»,cercai di placarli,imbarazzata. Avevo indossato un tubino in velluto blu notte a maniche lunghe,a cui avevo abbinato le mie Dr Martens nere e i gli accessori.Avevo legato i capelli in uno chignon alto spettinato,occhi nude e labbra rosse.
«Guarda un po’chi c’è!»,Elisa mi girò:Grasselli era seduto al bancone,bellissimo da togliere il fiato e con un esercito di ragazze intorno. Mi voltai verso Andrea,e lo sorpresi a fissare il ragazzo con così tanta intensità che mi aspettai da un momento all’altro di vederlo carbonizzato.
«Sta ancora aspettando la tua chiamata,lo sai?»,Joan era molto amico di Grasselli,ma Grasselli non sapeva che Joan era anche il mio di amico.
Spostai lo sguardo su Andrea,adesso avevo tutta la sua attenzione. Rabbia,gelosia verso Melissa e alcool si mescolarono,portandomi a rispondere:«Non facciamolo aspettare più,allora!».

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Il dj era passato a un ritmo più lento e sensuale,molte coppie ballavano abbracciate,altre si guardavano pregustando quello che sarebbe successo dopo quel ballo. Il resto dei miei amici era in pista,mentre Daniele e Camilla prendevano da bere al bancone;al tavolo eravamo rimasti io,Diafa,Melissa e Andrea.
Io e lui ci eravamo ritrovati vicini senza neanche accorgercene,ci attiravamo anche con la mente;eravamo a meno di un braccio di distanza l’uno dall’altra,scambiandoci sguardi furtivi e occhiate sfuggenti,in evidente imbarazzo.Io non riuscivo a sostenere il suo sguardo,mi sentivo sporca e colpevole per quella mia provocazione scellerata,che aveva aggiunto un mattoncino in più al muro che lui aveva eretto tra noi. Il suo sguardo scuro mi trasmetteva tutta la confusione che provava;cercava di mantenere la sua freddezza,ma io riuscivo a percepire la voglia che aveva di abbracciarmi.
Lui mancava a me,e io mancavo a lui.
Eravamo ai due lati opposti di una corda e tiravamo,ma nessuno dei due si muoveva di un passo,la corda che rimaneva tesa.
 Vidi Daniele avvicinarsi,prese la mano del cugino e la intrecciò alla mia,poi ci indicò la pista con la testa,in un chiaro segnale.
Contrariamente a quello che mi aspettassi,Andrea mi fece fare una piroetta e mi ritrovai a centro pista,abbracciata a lui.
Continuava a guardarmi serio,ma percorreva la mia schiena nuda lasciata nuda dal vestito con le sue mani,e io impazzivo a ogni carezza.Ero avvinghiata al bavero del suo soprabito grigio come un marinaio che tocca terra dopo un naufragio.Mi accarezzò le braccia e le portò dietro il suo collo.Più la voce delicata della ragazza cantava,più io e lui ci ritrovavamo vicino.
E non voglio più scappare via;diceva la canzone. Ci avvicinavamo di un passo,ci allontanavamo di cento.
Io lo guardavo e pensavo che non c’era creatura più bella di lui.Lo guardavo e vedevo un mare in tempesta, vedevo l’aurora boreale.Lo guardavo e vedevo i fiori di ciliegio in Giappone,il tramonto che abbracciava il Cristo di Rio.Vedevo nei suoi occhi puri come un paesaggio innevato,le mie stesse emozioni.Nessuno di noi due abbassava lo sguardo.
Sto sul serio cercando di farti vedere tutto ció che sei e tutto ció di cui ho bisogno;cantava la ragazza.
Il muro cominciava a sgretolarsi.
Lui mi strinse e appoggiò la tempia sulla mia,completamente perso;eravamo in un altro mondo,lontani anni luce da quel marasma di gente.Io e lui.Tra di noi c’era chimica,c’era attrazione,c’era passione e c’erano orgoglio e insicurezze.
Nessuno avrebbe mai pensato che quei due ragazzi che ballavano in maniera così affiatata,in realtà stessero combattendo una guerra interiore che li stava distruggendo.
Noi ci baciavamo di sguardi,ci accarezzavamo con gli occhi,ci abbracciavamo le anime reciprocamente.Così vicini che le nostre labbra si sfioravano.
Andrea nascose il viso tra l’incavo della mia spalla e il mio collo,sospirando;anche con i tacchi,ero molto più bassa di lui,per cui dovette piegarsi.Ancora una volta,mi aveva permesso di vedere la sua fragilità.
Io mi strinsi a lui,premendo il mio corpo sul suo.Feci scivolare le mani nel suo cappotto,accarezzandogli la schiena ampia,tenendolo stretto al cuore. A dispetto della mia mise aggressiva e seducente,davanti a lui mi sentivo debole e piccola.
Era così difficile per entrambi controllare le nostre emozioni quando eravamo insieme.

Un tonfo,seguito da un grande trambusto, ruppe il nostro momento catartico:Melissa era svenuta.Il suo sguardo ritornò freddo e serio come lo era stato tutto quel giorno,lo vidi correre verso di lei,lasciandomi sola in mezzo alla pista,e una sensazione di vuoto tra le mani.
«Melissa sta facendo finta.»,Daniele mi fece una carezza,«Continua così.Non è tutto perso.».
Strinsi il pugno con rabbia,questa non era una sfida. Questa era diventata una guerra. Una guerra tra me e lui.Una guerra tra me e Melissa.Una guerra tra i me e i miei sentimenti.Una guerra tra lui e i suoi.

*"Vediamo,amico".

_____________________
Salve a tutti!Come state?

Eccomi con il nuovo capitolo,spero vi piaccia!

Questo è un po'intenso,lo so;abbiamo una Serena sempre più instabile emotivamente. Volevo parlarvi proprio di questo:vi ho detto più volte che la nostra cara ragazza è fragile dal punto di vista emotivo;nei capitoli precedenti,aveva raggiunto una certa stabilità mentale dovuta ad Andrea;per cui,quando lui si allontana,automaticamente perde quello che aveva raggiunto,a scapito di una salute mentale precaria,che comunque di base rimane,ma viene soppressa dalla sicurezza che le da il suo professore.

Inoltre,Serena sa i suoi sentimenti verso il ragazzo quali sono e la loro intensità,deve solo ammetterlo a se stessa e agli altri,che hanno già capito.

La scena in cui Daniele spinge i due a ballare, è un riferimento a Erkenci Kus,la serie da cui la mia storia è tratta. Sparsi lungo i capitoli troverete altri riferimenti,per chi dovesse cominciare a seguirla da Mercoledì 10. Infine,quando gli amici fanno apprezzamenti su di lei,lo fanno per istigare Andrea ad avere una reazione,visto che per tutto il giorno si era comportato come se lei non esistesse.

Penso di avervi detto tutto riguardo i punti che potrebbero creare dei dubbi;se così non fosse,vi prego di farmelo sapere!

Grazie mille a chi recensisce,a chi aggiunge la storia alle preferite/seguite. E anche ai lettori silenziosi.

A presto!
S.
 

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Capitolo 27
*** Giri di valzer. ***


Cercai di riprendere fiato,non riuscivo a respirare,i polmoni bruciavano mentre cercavo di ingoiare aria.
«Che cazzo mi ridete?!»,Elisa era terrorrizzata mentre portava la sua piccola Lancia Ypsilon oltre i 100 km orari.
In giro non era rimasta anima viva,la serata era finita.
Io,Mercorelli,Elisa,Andrea e Melissa ci stavamo dirigendo al parcheggio per ritornare ognuno alle rispettive case;Victor doveva ritornare al suo paese di residenza per sistemare delle carte,sarebbe tornato il pomeriggio successivo.Diafa,invece,doveva essere a Roma per uno shooting.Camilla avrebbe dormito da Daniele.Per cui,la mia amica avrebbe accompagnato me e Mercorelli a casa;me la sarei fatta a piedi piuttosto che andare in macchina con i due colombini.
Davanti a noi,un ragazzo vestito da monaco camminava a rallentatore;improvvisamente,si fermò e si girò piano,mostrando una maschera demoniaca effettivamente molto inquietante.
Elisa entrò nel panico,sgranò gli occhi e si fermò:«Oddio ma che è?!»,chiese allarmata.
«Eli,è una maschera di Halloween,che altro deve essere?»,rispose Mercorelli.
Il ragazzo cominciò a muovere piano la testa,facendo dei versi strani,nel palese tentativo di spaventarci. E ci riuscì:Elisa cominciò a saltellare sul posto,le mani sulla bocca,completamente nel panico,«Aiuto!Aiuto!Oddio!»,cominciò a urlare.
Il ragazzo,nel frattempo,continuava a fare gesti e a muoversi a rallentatore,mentre la mia amica diventava sempre più livida.
«Elisa,calma!Sta palesemente giocando!»,cercò di calmarla anche Andrea.
La sua bionda cominciò a sghignazzare malefica,«Ma dai! Davvero hai paura?!»,malignò in direzione della mia amica.
Andrea  la fulminò con lo sguardo,«Ti sei ripresa subito dal tuo calo di pressione,eh?».
«Uff!E adesso come faccio?!Io ho paura!».
«Dai,raggio di sole. È solo un coglione un po’ubriaco!».
A niente servirono i nostri tentativi di tranquillizzarla,Elisa si mise a correre come se fosse inseguita da un toro e non potemmo far altro che correrle dietro,continuando a ridere.
Arrivammo alla sua macchina,lei continuò a guardarsi intorno,come se quel ragazzo potesse comparire da un momento all’altro.
«Non serve correre,siamo arrivati!»,biascicò Mercorelli affannato.
Lei in risposta aprì la portiera,che sbattè contro una Fiat Punto parcheggiata lasciando una bella ammaccatura, e tirò avanti i sedili,«Monta su,Mercorè!Monta su!».
In pieno panico,ci spinse tutti dentro,incluso Andrea che si ritrovò schiacciato nella piccola macchina di Elisa.
 
«Non ci posso credere!»,Francesco,un dottorando di Mineralogia con degli occhiali spessi e la barba,si teneva la pancia per il troppo ridere.
«Vi immaginate se la Fiat Punto fosse stata del ragazzo stesso?!»,Leone invece studiava Biologia.Era un ragazzo alto molto più della media,capelli ricci e occhi di un colore indefinito tra verde e marrone.La mia prima cotta a Camerino.
«Meglio!Almeno la prossima volta impara a fare l’imbecille!»,Elisa si sforzava di rimanere seria,ma  anche lei si sciolse in una risata al racconto di Mercorelli.
«Mai come in quel momento,avrei voluto esserci!»,continuò Leone.
«Vi giuro,stavo collassando dal ridere!».
«Dovevate fare un video!»,continuò Francesco.
Andrea e Daniele ci raggiunsero.«Come mai tutta questa allegria?»,chiese il mio professore.
«Merco stava raccontando a Leone e a Francesco quello che ha combinato Elisa ieri!»,gli spiegai.
Lui annuì seriamente,guardandomi a stento.Mi sentii come se mi fosse caduto addosso un secchio d’acqua gelata.
 
Elisa inchiodò sotto casa mia. Aveva impiegato dieci minuti,infischiandosene dei molti autovelox lungo la strada,probabilmente l’indomani avrebbe trovato un paio di multe sul tavolo della cucina.
«Calete jo!Calete jo e muovetevi!»*,ci esortò.
«Eli,ma non c’è nessuno!».
«Zitto e cala!»,apostrofò Mercorelli,«Devo andarmene il prima possibile!»,cominciò a guardarsi intorno,era seriamente terrorizzata.
Noi continuavamo a ridere fino alle lacrime,non avevo mai visto Andrea ridere così di gusto,aveva reclinato la testa all’indietro,mostrando la sua dentatura perfetta.
«Ancora qua state?!Veloci ho detto!». Cominciò a cacciarci fuori dall’abitacolo,spingendoci.
Andai a finire tra le braccia di Andrea,stavamo entrambi ridendo di gusto e nessuno di noi fece caso al momento.
«È completamente impazzita!»,mi teneva stretta tra le sue braccia e continuava a ridere.Sentivo gli addominali contrarsi e il divertimento si mescolò a qualcosa di più profondo e viscerale.Avvertivo uno strano calore e una strana eccitazione che dal basso ventre si estendeva ovunque,causandomi la pelle d’oca. Sperai che il ciclo mi arrivasse presto o sarei morta a causa dei miei feromoni.
«Ci vediamo!».Partì a razzo,senza rendersi conto della portiera aperta,finchè non la sentimmo imprecare,fermarsi e chiuderla mentre noi continuavamo  a sganasciarsi dalle risate.
«E adesso chi glielo dice che per tornare a casa deve percorrere la stessa strada?!».
«Hai ragione Merco!Come facciamo?».Le nostre risate si affievolirono pian piano,ma non riuscivamo a contenerle del tutto.
«Inoltre,penso che gli altri si stiano chiedendo che fine abbiamo fatto.»,continuò Melissa;aveva detto la prima frase intelligente della serata. Dieci punti a Grifondoro!
«Già..»,il mio amico cacciò il telefono dalla tasca,trasalendo,«Hanno chiamato e mandato messaggi a raffica!».
«Ascolta,fratello..»,Andrea mi accarezzava la schiena coperta dal mio soprabito rosa,«..manda un audio sul gruppo in cui spieghi la situazione,io intanto chiamo Elisa e la faccio ritornare indietro.».Cercò il numero e la chiamò.
Io istintivamente mi avvicinai al telefono,lui  se ne accorse e lo portò  alla mia altezza,mettendo il vivavoce.«Beh,signorina Monteforti,da quando ti conosco,la mia vita è molto movimentata!»,commentò.
«È una cosa brutta?»,chiesi ansiosa,le braccia allacciate al suo busto.
Cominciò ad accarezzarmi i capelli,«No,non lo è.».
«Che c’è?!Non ho tempo di parlare!»,il tono terrorizzato e iracondo di Elisa ci fece scoppiare nuovamente a ridere,nascosi il viso nel suo petto e lui mi strinse.
«Elisa,torna indietro.Per ritornare a casa devi percorrere la stessa strada che abbiamo fatto per arrivare a Camerino.».
«Mi state dicendo che ho sbagliato strada?!».
«Beh..»,Andrea mi guardò,divertito e spaventato contemporaneamente dalla reazione di lei,«..sì.». Al telefono ci fu un silenzio tombale.
«Elisa?»,azzardai a chiamarla.
«Ma porca di quella…e adesso come faccio?!»,sospirò frustata,«Sto arrivando! Ma porco…».
Andrea scosse la testa e sorrise,«Non conoscevo questo lato della tua amica!».
«Neanche io!»,ridemmo complici come non facevamo da una vita,continuava ad accarezzarmi i capelli e mi sentii volare.
«I ragazzi sono stati avvisati!»,Mercorelli arrivò in quel momento,«Si stanno sganasciando dalle risate anche loro!».
Due fari a tutta velocità ci abbagliarono,Elisa fece stridere le gomme sul terreno;probabilmente,oltre a pagare le multe,avrebbe dovuto fare anche un giro dal gommista.
Scese dalla macchina guardandosi intorno e lasciando i fari accesi,che furono spenti prontamente da Mercorelli.
«Elisa,ti vuoi calmare?!»,la rimproverai. Lei per tutta risposta,cominciò a mangiucchiarsi le unghia e a saltellare sul posto,imprecando come un camionista.
Il mio professore sospirò,«Facciamo così..»,propose,«…accompagniamo Mercorelli e Melissa a casa.Poi,siccome la mia macchina è ancora nel parcheggio del Merlin Bleu,andiamo a prenderla e ti scorto io!».
«Ma..»,protestò Melissa,che fu spenta prontamente da un cenno di Mercorelli.
«Lo faresti davvero?!»,il volto della mia amica si illuminò.
«Sì.Non voglio che tu abbia un infarto.E,conoscendo la tua amica..»,mi indicò con un cenno della testa,«Starebbe in pensiero per tutto il tempo.»,gli sorrisi per quel pensiero così dolce,«Se vediamo il tipo,ci penso io»,rispose sorridendo.
Sbloccai il suo telefono e lessi l’ora.«Va bene.Ma io vengo con te!È tardi e sta scendendo la nebbia,non voglio che tu torni solo.».
«No.La macchina di Elisa è omologata per quattro.Se non ha già preso un paio di  multe per eccesso di velocità,rischia di prenderla per questo.».
«Prendo la mia macchina e..».
«Non voglio che guidi a quest’ora.»,mi fece una carezza,«Quindi va’a casa.».
«Ci muoviamo!?»,Elisa era entrata di nuovo nel panico.
Lui mi diede un bacio sulla tempia,«A casa!»,mi ordinò,prima di avviarsi verso la macchina.
Abbassai le spalle,«Ok. Ma tu sta’attento!». Lui si girò e mi strizzò l’occhio.
«Ti chiamo dopo!»,gli urlai.
«Va bene,piccola!».Sentii di nuovo quella sensazione di calore invadermi dalla testa ai piedi.
Lo scintillìo che aveva caratterizzato gli occhi di Melissa per tutta la sera,si era spento.
 
L’avevo chiamato davvero. Era stata una conversazione breve e strana:era durata meno di una sigaretta,lui mi aveva informato che Elisa in quel momento era  sotto le coperte e che del ragazzo vestito da monaco non avevano nessuna traccia.
Il suo tono di voce era stato freddo e cortese,in netta contrapposizione con i suoi atteggiamenti.
Smisi di suonare,avevamo finito le prove e gli altri erano andati via,io avevo deciso di fare compagnia a Mercorelli,che voleva riascoltare gli ultimi arrangiamenti.
Che buffo:io,che in questo progetto ero stata quella che ci aveva creduto di meno,adesso ero diventata quella che viveva per una cosa del genere.
La vita con me ha sempre avuto un fine senso dell’umorismo.
Il mio amico dj era andato via e io ne avevo approfittato per immergermi nella mia musica.
 
Rimisi la mia Ibanez Ex al suo posto e cercai di trovare una spiegazione logica al comportamento di quel maledetto ragazzo.
Le pensavo tutte,dal bipolarismo alla vendetta personale.Avevo pensato addirittura al disturbo dissociativo di identità,ma non volevo credere che fosse il caso del ragazzo verso il quale provavo un sentimento così totalizzante. Tesi avvalorata dal fatto che lui non soffriva neanche di amnesia o altri sintomi tipici di questo disturbo.Insomma,sembrava un ragazzo come tutti gli altri.
Anche se,a pensarci bene,non credo che Jack lo Squartatore andasse in giro con una mannaia.
Mi sedetti su un amplificatore,«Tu e la tua testaccia!Cosa andate a pensare!».
Eppure,c’era qualcosa che mi sfuggiva,un tassello mancante del puzzle.

Decisi di andare a fumare una sigaretta,magari in mezzo a quel fumo avrei chiarito i miei dubbi.
Mi avvolsi nella sciarpa e percorsi le scalette che davano sulla strada,notai la Giulietta di Victor e dedussi che lui ci fosse ancora,anche perché sentivo la sua voce,quindi almenochè non fossi uscita completamente fuori di senno,il che non era da escludere,il mio amico biondo doveva essere nei paraggi.
Seguii la voce e dopo qualche passo lo intravidi che sbracciava,avvicinandomi notai un’altra sagoma:Andrea.
Il primo impulso fu quello di infilarmi nella mia macchina e nascondermi,ma facevo parte del gruppo anche io,che al mio professore piacesse o meno.Voleva evitarmi?!Lo avrebbe fatto guardandomi negli occhi.
«..quindi abbiamo discusso,come al solito!».
«Ma tu le hai chiesto spiegazioni ?!»,gli chiese Andrea.
«Certo!Ha detto che si sentiva di fare così,dato che comunque era stata una persona a cui voleva bene.E a cui vuole bene tutt’ora».
Capii immediatamente il soggetto:Elisa.
La mamma del suo ex aveva avuto un’ischemia ed era piantonata in ospedale,lei gli aveva scritto per sapere come stesse. Io e le ragazze le avevamo fortemente sconsigliato di farlo,ma lei non ci aveva ascoltato.
Capivo la rabbia di Victor,come capivo anche la motivazione di Elisa. Brutta cosa essere amica comune di una coppia!
«Se posso dirti la mia..»,il tono di Andrea ricordava quello di un fratello maggiore,«..io penso che lei non l’abbia fatto con malizia. Per quello che conosco di lei,mi sembra una ragazza che cerca di comportarsi sempre in maniera giusta,senza ferire nessuno.È una ragazza di cuore.Con l’ex sono stati insieme quasi dieci anni,praticamente tutta la sua vita;è normale che abbia reagito in questo modo.»,gli mise due mani sulle spalle,«Ma io penso che il suo sentimento verso di te sia sincero.».
«Non lo metto in dubbio.»,il mio amico si accese una sigaretta,«Ma è una questone di principio.È sempre l’ex,diamine!».
L’altro si sfregò la barba,«Ti capisco.Se fosse successo a me con Serena,avrei avuto una reazione molto meno  pacata della tua.».
Il mio nome,pronunciato da quella voce bassa e profonda,mi causò la pelle d’oca.
«A proposito..con lei ci sono novità?».
A lui sfuggì un risolino isterico e si sedette sul cofano della sua auto,mostrando ancora una volta un’agilità pazzesca,visto che la macchina era alta.«Come sempre!».
«Ma…il ballo al Merlin Bleu è stato un ballo intenso!Mancava poco al bacio!».
«Lo so!»,si stropicciò il viso,«Il problema, è riesce ad abbattere la barriera che ho messo tra me e lei,anche solo guardandomi.».
Scena già vista.Frasi già dette. Mi sembrava un sogno che rivivevo in loop.Mi chiesi se non fosse il caso di andare via,visto come era andata a finire l’ultima volta,ma,come sempre,non riuscii a muovermi.
«Ne abbiamo parlato anche ieri con gli altri. Se si tratta di Melissa…»,cominciò il mio amico,mettendogli una mano sulla spalla.
Il mio cuore accelerò mentre la mia mente cominciava a lavorare,era successo qualcosa tra loro,sperai non quello che stavo pensando.
Lui si portò le mani al viso,sospirando,poi si lasciò cadere all’indietro,«Non è solo quello,con Melissa si è trattato di un errore.Non voglio fare di nuovo la figura dell’idiota.».Con Melissa si è trattato di un errore. Il mio cuore si infranse come un vaso di cristallo sul pavimento.
«Ma no,amico!Hai semplicemente ammesso i tuoi sentimenti, e di questo…»,il suo sguardo blu incontrò il mio,e lui trasalì.
«Hmm?!Che succede?»,l’altro si rialzò e seguì la stessa direzione dello sguardo del suo interlocuore,quando mi vide,abbassò le spalle e stirò le labbra.
L’aria tra noi tre si fece elettrica,nessuno apriva bocca.Io fissavo Andrea,Andrea fissava me, e Victor  fissava entrambi.
«Ehm..ecco..vi lascio soli!»,diede una pacca ad Andrea e se ne andò.

Noi continuavamo a fissarci in cagnesco. «Tu e la tua brutta abitudine di origliare.».
«Sei andato a letto con lei,vero?».
Andrea fece un passo,ma io arretrai, lasciò cadere il braccio lungo il fianco e dopo un tempo infinito parlò:«Sì.»,il tono era pacato mentre mi rispondeva.
Chiusi gli occhi,io mi struggevo per lui,lui andava a letto con Melissa.
«Quando?»,il mio tono invece era flebile.
«Quando ti ho parlato dei miei sentimenti.È successo la sera stessa.».Un pugno ben assestato avrebbe fatto meno male.
Adesso tutto aveva un senso:lei che scendeva dalla macchina con lui,lei che non perdeva occasione per provocarlo,la luce malefica nel suo sguardo verde e,soprattutto,l’espressione vittoriosa  che Melissa aveva tenuto su per tutta la sera. Avevo trovato il pezzo mancante del puzzle.
Ricacciai indietro le lacrime,basta piangere.Ero stanca.
«Anche adesso non hai niente da dire?».
Sbattei le ciglia,«Spero che vi siate divertiti.»,gli voltai le spalle,pronta ad andarmene.
Mi afferrò,provai a liberarmi ma lui mi prese le mani e le portò dietro la mia schiena,immobilizzandomi. Mi impettii ma il sangue cominciò a scorrere più veloce,eravamo dannatamente troppo vicini!
«Non provare a liberarti:sono molto più grande e grosso di te.Non hai speranza.».
«Lasciami andare.Non ci voglio stare qua con te!»,gli urlai.
«Però sulla pista da ballo,avvinghiata a me,ci stai!Eccome!»,mi rispose velenoso.
Tremai di rabbia,«Brutto stronzo egocentrico!»,esclamai,ricominciando a dimenarmi.
«Oh,finalmente abbiamo la reazione,signori!»,era ironico e cattivo.
Alzai il mento,«Ti diverti a giocare con me?».
Il suo sguardo si rabbuiò in un attimo,«Per niente!»,mi strinse ancora di più,adesso tra noi non c’era praticamente spazio.
Deglutii,avevo la bocca un po’secca.Lui spostò lo sguardo sulle mie labbra,sorridendo malefico,«Vuoi baciarmi?»,mi chiese quasi sussurando,il fiato caldo che si infrangeva sul mio viso,«Sì,che lo vuoi.È palese.».
Mi spinse contro un’auto parcheggiata,potevo sentire il freddo del  finestrino che mi penetrava la schiena,fissai il lampione alle sue spalle,chiudendomi in un mutismo ermetico.
«Non dici niente,eh?»,mi fissava,«Allora parlo io.».
Mi pettinò i capelli indietro e si appoggiò al mio orecchio,causandomi brividi ovunque.«Sì,sono andato a letto con Melissa  il giorno stesso in cui abbiamo parlato.E sai perché?!Perchè ero talmente ferito dalla tua indecisione che ho esagerato con qualche bicchiere e le ho ceduto.Mi salta addosso da quando è venuta a vivere da noi,e l’ho sempre respinta.»,lo guardai,furente,sembrava sincero.
«L’ho respinta perché non volevo lei.Io volevo te.Ti ho voluta dal primo momento in cui ho messo piede al bar.E ti voglio ancora»,mi alzò il viso con una mano,«Ho pensato a te durante tutto il tempo:prima,dopo e durante il sesso.».Arrossii dall’imbarazzo,questo gli strappò un sorriso. «Mi sto giustificando con te,anche se non dovrei.Io e te non stiamo insieme.Non ci stiamo neanche frequentando,guarda un po’!».
Ricominciai a dimenarmi,rimanendo in silenzio.Lui non si scompose minimamente,ma, al contrario il suo ghigno aumentava sempre di più.Capivo perfettamente il suo tatuaggio sul petto,mi sembrava un rettile per davvero.
Mi fece girare e mi ritrovai con la schiena sul suo petto,le mani strette nella sua morsa,si appoggiò con il mento alla mia spalla,il mio cuore correva impazzito,«Tu mi vuoi.Tu mi vuoi talmente tanto da stare male.L’ho capito.Io come gli altri. Mi vuoi fisicamente,lo capisco dal tuo sguardo e dal tuo leggero tremore.Mi vuoi sentimentalmente,lo vedo da come mi cerchi con lo sguardo e ti preoccupi per me.Eppure..»,sospirò,«..non vuoi intraprendere una relazione con me a causa delle tue fragilità e delle tue paranoie. Sei in un limbo emozionale.»,intrecciò le mani alle mie,erano calde, nonostante il freddo pungente di quella sera,«E, la cosa che mi fa più rabbia,carissima Monteforti,è che non provi nemmeno a vedere come potrebbe essere la relazione tra di noi!»,vidi il nostro riflesso nel vetro della macchina parcheggiata,«E,non contenta, ti comporti come una fidanzatina gelosa.».
Mi girò nuovamente e mi ritrovai di fronte a lui,questo ragazzo mi rivoltava come un calzino.Mi fissò dritto negli occhi:«Quindi la mia domanda è:chi è che sta giocando,Serena Monteforti?».
Adesso il suo tono era triste,mi lasciò e con delicatezza mi aggiustò la sciarpa sulle spalle,quella premura strideva con il tono usato fino a quel momento e questo mi causò un dolore al cuore.
Andrea aveva ragione,aveva ragione su tutto. Non potevo avere pretese su di lui,non eravamo fidanzati,non ci stavamo neanche frequentando,eppure mi comportavo come se tra me e lui ci fosse una vera e propria relazione. Questo non era giusto,per lui non era giusto. Eppure non riuscivo a non provare rabbia all’immagine di lui e Melissa.
«Sei andato a letto con lei.»,mormorai.Il mio cervello si era aggrappato a quel pensiero e non lo lasciava andare
Il suo volto era afflitto,«Per mettermi le catene,Serena,devi almeno essere la mia ragazza.Altrimenti..»,mi guardò,la voce ridotta ad un sussurro,«…altrimenti sei tu che devi lasciarmi andare. Io mi sento legato a te, anche se non stiamo insieme.Fatti due domande.».
Si allontanò da me,e io mi sentii vuota e sola.
 
Dopo qualche minuto,arrivò Victor;si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla,«Stai bene?»,mi chiese premuroso.
In un altro momento,mi sarei limitata ad annuire,o a tacere;ma,onestamente,in quel momento non ci riuscii.
Scossi la testa,«No,Victor,non sto bene,per niente!»,risposi mentre lui mi abbracciava. Quell’abbraccio quasi fraterno ruppe la diga.Cominciai a piangere,lacrime amare,lacrime di rabbia,lacrime di disillusione,lacrime di inappagamento.
Si era allontanato da me. Io lo avevo allontanato da me.

*"Scendete!"

_______________
Buona Domenica a tutte!Come state?

Cominciamo subito a parlare del capitolo,ho tante cose da dire.

Questo capitolo si può dividere in due parti:una un po'più comica, dove abbiamo la nostra cara Elisa completamente nel panico per uno stupido scherzo;e una parte più seria,in cui abbiamo i nostri protagonisti.
Per quanto riguarda la prima,spero di avervi strappato un sorriso. Questa parte serve più che altro a farvi capire che,in realtà,Andrea non vuole stare lontano da Serena.Non ci riesce proprio,infatti quando lascia cadere le difese,come nei momenti in cui pensa ad altro,gli viene spontaneo abbracciarla e coccolarla. Poi,ritornando lucido, si lascia nuovamente sopraffare dall'orgoglio.
Nella seconda parte,invece,Serena scopre di lui e Melissa e la reazione è un po'inaspettata:non urla,non piange,è pronta ad andarsene e basta.E lo avrebbe fatto se lui non l'avesse fermata. Questo perchè in cuor suo conosceva i motivi che avevano spinto il ragazzo a quel gesto. Andrea,per l'ennesima volta,le dice quello che pensa,forse in maniera un po'rude;ma sappiamo com'è impaziente e conosciamo la sua tendenza ad innervosirsi facilmente.

Spero di essere riuscita a farvi capire un po'della personalità della ragazza:come il suo gruppo di amici,non è una ragazza comune. A volte fa dei ragionamenti al limite del ridicolo,ha dei comportamenti strani,è molto ironica.

Inoltre,potreste aver riconosciuto dalla descrizione di Elisa attraverso le parole di Andrea,frasi simili a quelle usate da Serena in un altro capitolo. Questo è voluto,loro sono molto simili su certi aspetti;e anche non rendendosene conto, a volte pensano ed agiscono allo stesso modo.

"Giri di valzer" si riferisce alle tante piroette che lui le fa fare nel parcheggio,volevo mostrarvi tutta la forza di Andrea,che è molto più alto e possente di Serena,che invece è piccolina e bassina.

Scusate la lunga nota!

Grazie mille a chi mi supporta!

A presto,
S.

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Capitolo 28
*** Guerra d'amore. ***


L’ennesima fitta al basso ventre mi fece mancare il respiro:dannate ovaie!
«Speriamo almeno che ti arrivi questo ciclo!»,Camilla mi allungò un bicchiere d’acqua e una compressa,«Di quanto è in ritardo?».
«Cinque mesi.».
«Cinque mesi?!»,la mia coinquilina sgranò i suoi occhi ghiaccio,poi scosse la testa.
Diafa fece capolino,«Sicuro che Andrea…»,cominciò a fare gesti eloquenti,ammiccando con la testa.
«Ma cosa vai a pensare,Diafa!»,purtroppo non riuscii a non arrossire,mi faceva sempre un certo effetto pensare a lui e al sesso contemporaneamente.«Mica ci conosciamo da così tanto!».
«Beh..pensavo che con uno dei suoi tanti sguardi incendiari..».
«Ci stiamo allontanando dal discorso!»,la voce di Elisa arrivava lontana a causa del vivavoce.
«Quale discorso?Non sto capendo niente…avevo la precedenza io,coglione!»,Sofia era sempre molto calma.
«Ma ,per forza adesso dobbiamo parlarne?!Non potevamo farlo una volta arrivate in facoltà?Ci voleva troppo?».
«Chiedilo alla tua coinquilina!»,borbottò Diafa nella mia direzione,«È da ieri sera che salta e gironzola per casa come una cavalletta!».
«..ed è stato in uno dei suoi salti che ha partorito questa idea assolutamente irragionevole?!».
Diedi un’ultima passata di mascara,io non mi truccavo mai.«Cosa c’è di tanto irragionevole?».
«Ti faccio un breve riassunto..»,cominciò Camilla,«Ieri tu e Andrea avete avuto l’ennesimo scontro,lui ti ha detto davvero quello che pensa e,tra tutto,ti ha fatto capire che vuole intraprendere un percorso sentimentale con te.»,si portò i capelli sciolti dietro le spalle,«E tu,anziché sederti a tavolino e rimettere in ordine i pensieri, vuoi farlo ingelosire!».
«Esatto,big blondie.».
«E tu questa idea la definisci ragionevole?!»,la voce roca di Sofia arrivò all’improvviso.
«Io in tutto ciò non ho capito ancora il motivo!»,il tono di voce di Elisa era perplesso.
«Devo fargliela pagare per essere andato a letto con Melissa.».
Diafa alzò le sopracciglia,«Time out!»,mimò il gesto con le mani,«Davvero vuoi vendicarti per qualcosa che non ti riguarda?!».
Annuii mentre spruzzavo il profumo che avevo comprato in Grecia,le mie coinquiline tossirono.
«Tesoro..»,Camilla si sedette, e intrecciò le mani alle mie,«Non puoi vendicarti per una cosa del genere.È da bambini,e tu non lo sei.Non state insieme.»,mi parlò come se si rivolgesse a Marika.
Non state insieme. Le stesse parole di Andrea. Io lo sapevo in cuor mio che stavo sbagliando,eppure la mia mente era focalizzata al pensiero di quei due che si lasciavano travolgere dalla passione. Perché mi sentivo così ferita,se tra me e lui non c’era stato ancora niente?Ero davvero così egoista?
«È vero.Ma adesso mi sento di comportarmi così.Vi rifaccio la proposta:mi aiutate?».
«No!No!No!E…»,Sofia stava urlando,«..no!Mi dispiace,ma questo è un comportamento di una persona sprovveduta e sciocca, e io non ho nessuna intenzione di appoggiarti in una missione suicida!Perchè,fidati..»,sospirò,«..questa è una missione suicida!E adesso,se non vi dispiace,riattacco;prima che mi ammazzo per strada!»,la mia amica interruppe la telefonata senza salutare.
«Ma perché è così nervosa?»,chiese Diafa.
«Ieri ci siamo viste per un caffè,c’entra Joan!»,cominciò Elisa,«Ragazze,parliamo meglio di tutto in facoltà,magari con più calma;ok?».Annuimmo e la mia amica chiuse.
«Sofia ha ragione,Sere.»,mi disse Camilla,«È di Andrea che stiamo parlando.Lo sai contro chi stai giocando.».
«Che vuoi dire?».
La mia coinquilina bionda sospirò,avevamo tutte un gran mal di testa e un’aria stanca,ed erano appena le otto di mattina.«Daniele mi dice sempre che Andrea ha mille pregi,ma altrettanti difetti. Tra questi, uno è che molto vendicativo;e,quando si vendica,ci va giù pesante. Non ha per niente senso provocarlo.».
Diafa si accucciò alla mia altezza,«Sarebbe l’ennesimo errore che faresti.Ascoltami!».
Provai a ribattere qualcosa,ma mi bloccarono.«Il problema non è lui,il problema sei tu.Devi giocare con te stessa,non con quel povero ragazzo.».
«Le ripicche lasciale fare ai bambini.Sii matura!».
 
Alla fine,venimmo a sapere che Sofia era così arrabbiata con Joan perché lui le aveva dato buca ad un appuntamento.La mia amica voleva una persona accanto,e aveva trovato in Joan la persona che meglio si adattava a lei;il mio amico,invece,dopo anni di ragazze da una notte,aveva deciso di dare una stabilità alla sua vita,attraverso la fedeltà ad una sola ragazza;lui non sapeva se Sofia gli piacesse o meno in veste di fidanzata,non la conosceva sotto quell’aspetto;ma la conosceva come persona,e inoltre era una gran bella ragazza,quindi partiva un passo avanti alle altre.
Per cui,dopo un periodo di fuoco,avevano deciso di dare vita a un rapporto che io definirei  “amicizia con benefici”,dove i benefici superavano di gran lunga l’amicizia. Ma vabbè,contenti loro,contenti tutti,no?
Anche perché la loro relazione,seppur molto contorta,sembrava funzionare;quindi le mie perplessità adesso riguardavano la capacità di tutti noi di impelagarci in situazioni complicate ai limiti dell’assurdo.
Solo Camilla e Daniele avevano trovato una loro stabilità;e,visti i precedenti,la cosa non era per niente scontata.
«Tu sei ancora decisa a portare avanti la tua missione suicida?».
Sofia mi riportò sulla Terra.«Hmm?».
«Certo che lo è!Ed è decisa fino in fondo!»,rispose Diafa al posto mio.
«Non capisco perché non mi appoggiate!».Era la prima volta che le mie amiche mi remavano contro,e mi infastidiva.
«Perché non vogliamo far parte di questo gioco stupido!»,mi rispose Elisa.
«Ma non è stupido!».
«No,infatti!»,Diafa portò gli occhi al cielo,«È solo un gioco da bambini.È diverso!».
«Ma voi non eravate quelle che mi spalleggiavano a prescindere?».
«E lo faremo sempre. Ma delle brave amiche sono anche quelle che dicono ciò che pensano riguardo la stronzata che stai per commettere.»,spiegò Camilla.
Andrea parcheggiò in quel momento e si diresse nella nostra direzione,piegai la testa da un lato per ammirarlo:completamente in nero,dagli anfibi al cardigan;con una mezza coda e accessori vari.
Sarebbe stata dura non cedere al suo fascino.
«Buongiorno,ragazze.».
Ripensai al mio abbigliamento:avevo indossato una gonnellina chiara a pieghe,a cui avevo abbinato un maglioncino che scendeva morbido sulle spalle,lasciando intravedere la bralette nera. Mi ero truccata un po’e avevo dato un ordine ai miei capelli indisciplinati.
Non era la mia tipica mise da università.Lo sapevo io.Lo sapevano le mie amiche.Lo sapeva lui.
Forse per questo motivo lui non degnò di uno sguardo mentre ci informava che andava a cercare Daniele.
Perchè,tra le tante cose che mi ha insegnato la nostra storia, è che anche la provocazione esige arte. E lui,era un ottimo pittore.
 
Bussai alla sua porta con il batticuore,oggi Elisa e Sofia dovevano mettere nero su bianco con Andrea ciò che era uscito fuori dalle dichiarazioni delle ragazze allo sportello anti violenza. Questo finchè non si erano messi in mezzo il mio infantilismo e la mia immaturità.
Fu sorpreso di vedermi.«Ti serve qualcosa?».
«Dobbiamo scrivere la relazione dello sportello anti violenza.».
«Sofia?»,mi chiese.
«La Scocco l’ha incastrata a un seminario.».
«Elisa?».
«Sta parlando con il professore per la tesi.».
Il suo sguardo percorse tutto il mio corpo,«..ma dai!»,affermò in tono ironico.
Scrollai le spalle,«Hai paura che ti strangoli con una delle tue numerose collane?».
«Con tutto il rispetto,prima dovresti arrivarci.».
Sgranai leggermente gli occhi ma cercai di mantenere la calma,«..dovrai pur sederti prima o poi.».
Indurì lo sguardo e sospirò a bocca chiusa,«Siediti.Cominciamo!».
Presi posto su una delle due sedie libere del suo ufficio e accavallai le gambe;la gonna si sollevò,lasciando intravedere un lembo di pelle coperto dalle calze velate.Sorrisi internamente quando lo sentì sgranchirsi la voce e con la coda dell’occhio lo vidi spostare lo sguardo.
«Allora,con quella della scorsa settimana,siamo arrivati a una cinquantina..».Cominciai a civettare:giocherellai con una penna che avevo trovato per caso,mi spostavo i capelli da una spalla all’altra,toccandogli ripetutamente il braccio.Mi mordicchiavo le labbra e sbattevo le ciglia appesantite dal mascara nero.Lui era piacevolmente colpito,lo avevo notato.
Stavo vincendo. Stavo vincendo una guerra che a breve mi si sarebbe ritorta contro.
 
«Questo segnalo su un post-it perché è importante.».
Mi allungai sulla sua scrivania,notai che schiudeva le labbra,mentre con lo sguardo percorreva tutta la lunghezza della mia schiena,non andando oltre.Mi dimostrò anche in quel momento un grande rispetto.
Si tolse il cardigan,rimanendo con la maglia nera talmente stretta che disegnava perfettamente i suoi addominali.I miei ormoni cominciarono a ballare e la mia temperatura corporea salì.
Non contento,cominciò a sfiorarsi il labbro con l’indice,con aria totalmente innocente e facendo finta di pensare,mentre io cominciavo a sentire molto,molto caldo.
«Dovremmo aggiungere anche le altre dichiarazioni che ho già trascritto.»,la voce era più roca del solito.
«E quando aspettavi a…»,le mie parole morirono in gola,quando mi ritrovai a dieci centimetri dalle sue labbra,eravamo troppo vicini per formulare un pensiero di senso compiuto.
Il cuore cominciò a battermi forte nel petto,sentivo la bolla che cominciava a crescere, inglobandoci.
Non mi resi conto di star mordendo il mio labbro,finchè lui non me lo liberò dai denti,«Il battito del tuo cuore ricorda il battito d’ali di un colibrì.».
Io provai a rispondere ma mi si mozzò il respiro quando lui si avvicinò al mio orecchio,una forza più grande di me mi spinse a poggiargli le mani sulle spalle,«Piccolo consiglio:non cominciare guerre che sai già di non vincere.».
 
Bussarono alla porta ed al suo invito ad entrare comparve una ragazza con al posto delle gambe due autostrade,il caschetto nero incorniciava lo sguardo azzurro vispo e intelligente.
«Buongiorno!»,trillò allegra. Indossava un vestito pitonato rosso e gli stivali alti al ginocchio lasciavano intravedere le calze a rete. Era molto chitch e volgare.
«Non ci credo!»,lui si alzò e la chiuse in un grande abbraccio,«Laura!Che piacere!».
Piacere?Le mie antenne si drizzarono.
La ragazza esaminò il corpo del mio professore con aria lasciva,«Sei in splendida forma!».
«Grazie,anche tu non sei male!Sempre merito del Crossfit?».
Perfetto!Ci mancava solo l’avvenente donna sportiva.Dovevo fare qualcosa.
Mi infilai tra loro,prendendo la sua mano e stringendola forte,«Piacere!Io sono Serena!».
Il sorriso le sparì dal volto,«Piacere mio.»,il suo tono lasciava trasparire tutta la poca allegria che aveva nel parlare con me.
«Quindi?»,Andrea stava sorridendo sotto i baffi,«Cosa ti porta qui?».
Lo sguardo della sua interlocutrice si animò nuovamente,«Posso accomodarmi?».
«Ma certo!»,presi la sedia davanti la scrivania di Andrea e la costrinsi a sedersi,mentre Laura mi guardava con uno sguardo affilato. Io presi posto accanto a lui,che si stava sedendo senza riuscire a trattenere un sorrisino soddisfatto.
Stava vincendo la guerra che io avevo intrapreso,senza neanche sforzarsi.
L’ altra si toccò i capelli con aria scocciata,«Sono tornata da New York  la settimana scorsa, appena ho saputo che eri in pianta stabile a Camerino ho pensato di venirti a salutare,per ricordare un po’i vecchi tempi!»,concluse strizzandogli un occhio.
«Vecchi tempi?».
«Lo sai..»,fu Andrea a parlare,«..io e Laura abbiamo frequentato il Liceo insieme.Era la ragazza più corteggiata dell’istituto.Ma nessuno riusciva a conquistarla!»,concluse ammiccando verso di lei.
Stirai le labbra in un sorriso,sicuramente risultò solo una smorfia bieca,«Immagino.»,commentai,«E ci sei riuscito tu,vero?».
L’altra agitò le mani in aria con finta modestia,«Ovviamente!Io per me voglio solo il meglio!»,concluse con aria maligna,guardandomi negli occhi. Piantai le unghia nella carne,lanciandole uno sguardo truce.
Lui cercò di stemperare gli animi,«Allora,raccontami un po’del nuovo shuttle che state mettendo a punto!».
Bella,sportiva e anche intelligente;fu come se la scritta PERICOLO le si fosse accesa sulla sua testa.
«Non vorrei annoiare la tua assistente,magari può andarci a prendere un caffè!»,propose con aria superiore.
«Io sono una sua tesista.»,cominciai con voce dura e calma,«E no..»,mi misi comoda,«Mi interessa tanto lo shuttle!».
Parlò di cose noiose per tutto il tempo,cercando di  avere un contatto fisico con Andrea,prontamente bloccato da me.Non ammettevo nessun contatto da persone che non fossero me o le ragazze.Alla fine ricevette una chiamata che la costrinse ad andare via.
«Comunque,il mio numero è ancora quello.Se ti va,possiamo  prenderci un aperitivo stasera!».
«Stasera non può!»,intervenni io.
Lui si girò a guardarmi stranito,e assunse la posa di quando cercava di capirmi,«E perché?».
«Abbiamo da fare con il demo!».
Alzò le sopracciglia,«Il demo?!».
«Esatto!Mercorelli ha scritto sul gruppo cinque minuti fa!».
«Peccato!»,si intromise Laura,«Io mi fermo per un mese più o meno,magari possiamo organizzare qualcosa!».
Risposi nuovamente io:«Vedremo!Noi siamo sempre così impegnati!».La ragazza mi guardò torva,qualcosa mi diceva che non le stavo tanto simpatica.
 
Una volta chiusa la porta del suo ufficio, mi girai verso Andrea e il mio cervello si reinserì nuovamente.Cosa avevo fatto?Mi ero resa ridicola davanti a lui e a quella ragazza,comportandomi in maniera sciocca e,soprattutto,comportandomi come se io potessi avere qualche pretesa su di lui. Avevo totalmente perso il controllo dei miei pensieri e delle mie azioni,facendomi sfuggire la situazione dalle mani. Ero stata ridicola ed ipocrita.
Le ragazze avevano avuto ragione,totalmente. Stavo commettendo un errore dietro l’altro.
L’ansia e il panico si impossessarono del mio cuore,mentre lui mi fissava senza fare un cenno.
Cominciai a raccattare freneticamente il computer e tutte le varie scartoffie,borbottando qualcosa sulle ragazze che mi aspettavano per andare a comprare il pranzo;senza riuscire a guardarlo in faccia.
Una penna mi scivolò dalle mani e mi chinai per raccoglierla;nel rialzarmi,la mia goffaggine ritornò:sbattei con la spalla allo spigolo,facendomi tantissimo male e imprecando come un ragazzo.La botta fu talmente forte che alcuni oggetti si sollevarono dalla superficie.
Borbottai delle scuse e mi fiondai fuori da quell’ambiente che mai come in quel momento mi sembrava  piccolo;lasciandomi alle spalle Andrea che sorrideva con un misto di frustrazione e genuina consapevolezza.
 
«Io te l’avevo detto!»,chiosò Diafa.
Avevamo finito di pranzare e stavo raccontando alle altre il mio tentativo di fare ingelosire il ragazzo;mi presi insulti da tutte.
«Ok,hai ragione.»,alzai le mani,«Ma ad un certo punto l’ho visto interessato!».
«Beh,ci credo!»,Sofia cercava di aprire il suo tupperware,«Chiunque avrebbe posto l’attenzione su una ragazza che si piega sulla propria scrivania!».
«Quindi lo fa con tutte!»,esclamai.
«Ma che dici,scema!»,la mia amica alzò gli occhi al cielo,«Non penso che tutte le ragazze che vadano nel suo ufficio,si pieghino sulla sua scrivania.».
Su questo punto avrei avuto da ridire:vedevo gli sguardi delle ragazze al suo passaggio,o alle sue lezioni;e,ancor di più,sentivo i loro commenti sul suo fisico e su quanto potesse far volare alto a letto.
Quindi non mi avrebbe sorpreso se fossi venuta a sapere che qualcuna gli si fosse sdraiata sulla scrivania. Ma mi avrebbe infastidito,parecchio. Anzi,mi avrebbe fatto proprio incazzare.
«Ma poi,a te che importa?!»,il tono di Elisa era provocatorio,«Non sei la sua ragazza!».
«Per tua scelta,aggiungerei!»,Camilla scosse la testa e sorseggiò il suo caffè.
Sbuffando,presi una mela e la lanciai in aria,la presi al volo e le diedi un morso;un po’di succo mi colò sul labbro e fui costretta a raccoglierlo con un dito e lavarlo con la bocca.
Alzai lo sguardo e incrociai quello di Andrea,che stava arrivando in quel momento con Mercorelli.
Il boccone mi andò di traverso e tossii,imbarcando aria.
«’Sta ragazza è senza speranza!».
«Serena,nel mio ufficio.Dobbiamo cominciare a stilare la relazione dello sportello anti violenza.».Sapevo che quella fosse una scusa per mantenere una certa apparenza con i ragazzi che si affaccendavano in sala relax.
Il suo tono non ammetteva repliche,per cui lo seguii,un po’preoccupata da quello che potevo aspettarmi.
 
Chiuse la porta con un gesto rabbioso,poi mi costrinse a sedermi.«Che cazzo stai combinando?!»,mi chiese iracondo.
«Niente!»,io ero un po’stralunata e intimorita dai suoi modi.E dal suo sguardo infuriato.
«Ah!Tu questo lo definisci niente?!»,sbattè la mano sulla scrivania e si piegò alla mia altezza,«Non prendermi in giro!».
Cominciai a balbettare,«Andrea…ascoltami..».
«Dai,ti ascolto.Forse questa è la volta buona che parli!»,incrociò le braccia e mi fissò truce.Impallidii sotto il suo sguardo e tutto il mio coraggio,ammesso che ci sia mai stato,svanì.
Aprii la bocca più volte per cominciare il discorso,ma come al solito non trovai le parole. La frustrazione mi fece salire le lacrime agli occhi,mentre le mie labbra cominciarono a tremare.
Lui mi guardò e il suo sguardo divenne più duro,«Non provare a piangere,adesso!»,tuonò.
Sciolse le braccia e contrasse la mascella,«Ti guardo una volta, e sei sfuggente;ti guardo un’altra volta,e cerchi di provocarmi.Prima vai a destra,poi a sinistra come una scheggia impazzita.E per che cosa!?».
«Non so cosa mi sia preso.»,riuscii ad ammettere senza riuscire a guardarlo.
«Non lo sai?!Adesso te lo dico io!Per l’ennesima volta ti spiego io cosa ti sta succedendo.»,mi afferrò per le braccia e mi alzò dalla sedia,io l’avevo a due centimetri dal viso ed ero terrorizzata più che mai.
«Non vuoi stare con me per dei motivi che ancora nessuno ha capito,ma contemporaneamente vuoi stare con me. Sei gelosa di ogni ragazza che mi si avvicini,per questo hai messo su una pantomima con Laura.»,sentivo la sua rabbia vibrare,«Invece di riflettere su quello che ho detto e suoi tuoi sentimenti,me la stai facendo pagare per essere andato a letto con Melissa!».
Chiusi gli occhi per non guardarlo,ma lui mi costrinse scuotendomi,«Ma sai qual è la verità?!»,mi urlò,«La verità è che sei una bambina immatura ed egocentrica e anche un po’egoista.».
Due lacrime cominciarono a corrermi lungo le guance,«Andrea…».
«No,basta!»,continuava a stringermi,«Ho perso tutta la mia pazienza!Adesso sono stanco.».Mi lasciò con un impeto tale che ricaddi sulla sedia.
«Sono entrato al LifeCafè e ho messo gli occhi su una ragazza innocente,pura e bella.»,il suo tono di voce mostrava tutta l’amarezza che provava,«Perché,qualora ancora non l’avessi capito,è questa la tua più grande arma di seduzione!».Le sue parole furono come mille lame infuocate nella schiena.
«Davanti alla tua innocenza,qualsiasi uomo,anche il più duro,crolla.»,deglutì,«Ma tu stai giocando con me e con i miei nervi.».
«No!»,mi alzai di scattò,allungando la mano,ma lui si scostò.«Per favore,lasciami spiegare!».
«Non c’è niente da spiegare.Hai avuto occasioni intere per farlo.»,mi guardò come un qualcosa di ripugnante,«Davanti  a me ho la brutta copia di Melissa.».
A quelle parole,presi coscienza del disastro che avevo combinato:mi ero comportata in maniera ambigua senza rendermi conto che mi stavo trasformando in una persona che in realtà non ero. Come avevo potuto fraintendere tutto?
Alzò l’indice in aria,«Una cosa,una sola cosa dovevi fare,ed era quella di fare chiarezza nel tuo cuore.»,il suo sguardo era fuoco,«E invece, hai preferito fare giochetti di cattivo gusto e cominciare una guerra inutile perché io sono già tuo!».
«Andrea..»,riuscii a blaterare,«Capisco la rabbia,ma adesso stai esagerando!».
«Invece è la verità.»,strinse i pugni,«Tra te e Melissa non c’è nessuna differenza.».
La mia mano fu rapida:né io e né lui prendemmo coscienza di ciò,finchè non sentimmo lo schiocco di uno schiaffo che colpì la sua guancia.
Con molta calma si girò,con lo sguardo affilato e la bocca ridotta a una fessura,«Qualsiasi cosa ci sia mai stata tra noi,adesso è finita.».
Mi sentii come se fino a quel momento fossi stata sull’orlo di un precipizio,in bilico su una parete rocciosa,che franò nel momento in cui lui terminò la frase;facendomi cadere in una tempesta che avevo creato io.

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Salve a tutti!Come state?

Avete aspettate qualche giorno in più per l'aggiornamento,però alla fine ecco il capitolo!

Dunque,vi spiego il comportamento di Serena. 
Lei ha totalmente travisato le parole di Andrea,concentrandosi solo sulla sua vendetta e non pensando ad altro se non a fargli pagare quel suo momento di debolezza,senza rendersi conto di star commettendo un errore dopo l'altro. Lo fa perchè si sente ferita;ma soprattutto,lo fa perchè non ha il coraggio di scendere a patti con il suo cuore.
Sarà Andrea,per l'ennesima volta,a rimetterla in carreggiata, e lo fa a modo suo.

So che lei possa sembrare infantile e un po'immatura;e,in un certo senso,lo è. Sia perchè è un po'piccola rispetto al ragazzo, anagraficamente parlando;sia perchè Andrea è la sua prima storia importante,per cui non sa ancora come gestire determinate situazioni.

Comunque,pian piano capirete tutto;probabilmente già dal prossimo capitolo.
E,con il procedere della storia,lei dimostrerà una maturità senza pari.

Vorrei farvi notare anche la differenza negli atteggiamenti tra Serena e Andrea. La prima è molto buffa e limpida nel cercare di farlo ingelosire;mentre il secondo è più subdolo e infido. Questo perchè la ragazza si trova a vivere situazioni che prima di quel momento non aveva mai vissuto,e di conseguenza, spesso e volentieri tende a perdere il controllo di queste situazioni. E,inoltre,Andrea capisce al primo sguardo cosa stia cercando di fare Serena,per questo si comporta in quel modo. Vi ringrazio già da adesso per il vostro supporto.

A presto!
S.


 

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Capitolo 29
*** Cabin fever. ***



Andrea rappresentava  l’esempio più sfolgorante della libertà.Libertà nell’agire e nello scegliere,senza costrizioni inutili e in pieno possesso del proprio libero arbitrio.
Era questo che pensavo mentre lo spiavo  scrutare l’orizzonte.
A giudicare dal suo abbigliamento sportivo,era andato sicuramente a correre e si era fermato a pensare nel posto che mi aveva mostrato.
Il suo posto,che adesso era diventato un po’anche il mio.
Avevamo avuto la stessa idea,ero andata lì per cercare di pensare un po’ e rimettere in ordine il mio cuore,come mi aveva ordinato lui.
Quando l’avevo visto,i gomiti appoggiati alla panchina e la bocca semiaperta per riprendere fiato,non ebbi l’intraprendenza di avvicinarmi.
Erano passati dieci giorni da quando mi aveva parlato in quel modo duro nel suo ufficio.Dieci giorni in cui avevo provato ad avvicinarmi o a parlargli,ad avere un minimo di contatto.
Ma sembrava che per lui fossi un’estranea.Mi evitava come si evitava un’appestata:quando ci incontravamo nei corridoi,mi superava svelto;a lezione,non volgeva lo sguardo nella mia direzione neanche per sbaglio.
Ma tutto diventava eclatante alle prove:non si rivolgeva a me neanche una volta,il che rendeva tutto più imbarazzante e d’impaccio anche per i ragazzi, che non sapevano come comportarsi con entrambi.
Ne avevamo persino discusso una volta dopo le prove:avevano cercato in tutti i modi di farlo ragionare,ma nessuno di loro aveva portato a casa un risultato positivo. Daniele mi aveva confidato che erano arrivati quasi alle mani.
Era successo solo un’altra volta,quando avevano affrontato la questione spinosa del suo passato. Mi raccontò,senza entrare nei dettagli, che Andrea quella volta era arrivato quasi ad appenderlo al muro;fortunatamente, si trovò a passare la madre.Da quel momento in poi,il biondo si era ripromesso di non toccare più l’argomento,almeno che non l’avesse fatto il diretto interessato.
Se tutto questo mi portava a pensare che lui stesse male almeno quanto me per questa situazione tra noi, i suoi atteggiamenti mi dimostravano il contrario.
Forse Melissa aveva ragione,quando Andrea prende una decisione,questa decisione è categorica.
 
Ero corsa in bagno ad asciugarmi le lacrime, la mano con cui l’avevo schiaffeggiato mi formicolava e bruciava contemporaneamente,ma mai quanto il suo sguardo deluso e tassativo che aveva accompagnato le sue parole.
Mi sentivo morire al pensiero di quello che era successo. E me lo meritavo. Avevo dato vita ad una situazione ingarbugliata e pesante.Senza senso e di cattivo gusto. Lui aveva avuto ragione,le mie amiche avevano avuto ragione.Tutti loro avevano avuto ragione.
La mia mancanza di coraggio e la mia codardìa mi avevano portato a trasformarmi in una persona che non ero. E lui questo l’aveva capito fin dal primo sguardo.
La guerra che io avevo intrapreso contro di lui, era per non affrontare la guerra che mi stava devastando internamente.
Mi chinai nel water e vomitai copiosamente tutto quello che avevo ingerito,il mio corpo era scosso da spasmi violenti che riflettevano quelli del mio cuore.
Mi diedi una sistemata e uscii dal bagno,Melissa era appoggiata a uno dei due lavandini ad aspettarmi,le braccia incrociate e un’aria spavalda in viso.
«L’idillio con il tuo professore è già finito?».
«Melissa,va’via..»,ribattei stancamente mentre mi avvicinavo al lavandino per darmi una sciacquata.
«Ti capisco,sai?»,continuò imperterrita,«Anche io sono stata così male quando mi ha lasciata.».
Guardai il suo riflesso attraverso lo specchio,ne ero certa;era una stronza con la puzza sotto il naso,ma si vedeva lontano un miglio che provava qualcosa di forte per lui.
Chiusi gli occhi e ingoiai l’ennesimo magone,«Che vuoi da me?».
«Dirti che mi dispiace!»,sciolse le braccia e mi guardò,«Purtroppo Andrea è per tutti,ma non è di tutti!».
Capii immediatamente dove volesse andare a parare con quel suo discorso,«E invece è per te,vero?».
Lei sorrise serafica,«Sai,sono la sua storia più lunga;so cose di lui che non sa neanche Daniele.»,quell’affermazione mi ferì,«In questi quattro anni  ci siamo supportati  e aiutati a vicenda.»,mi mise una mano sulla spalla,«Certo,ha vissuto un momento di sbandamento a causa tua,ma siamo legati da un filo.»,si avvicinò allo specchio e si sistemò i suoi capelli biondi,«Quindi è da me che ritornerà,e non sarebbe neanche la prima volta.».
Io rimasi immobile,senza neanche respirare,a fissarla e a vedere in lei quello che io avevo cercato di essere per tutta la giornata,e provando disgusto per me stessa.
Ritornò di fronte a me,«Fossi in te..,»,cominciò,«..lo lascerei perdere. Quando lui prende una decisione, è categorico.».
 
«Per quanto hai intenzione di spiarmi?».
La voce di Andrea mi riportò alla realtà;mi dava le spalle,eppure si era accorto di me.
Deglutii e mi avvicinai a lui come un condannato al patibolo.«Non volevo spiarti. Stavo facendo un giro e non so come mi sono ritrovata qui.».Lui annuì ma continuava a non guardarmi.
«Posso sedermi?».
Si alzò,«Certo.Io stavo andando via.».
Un impeto mi portò a sbarrargli la strada,lui mise le mani sui fianchi e puntò lo sguardo altrove,era scocciato.
Quel suo atteggiamento mi diede sui nervi.Avevo sbagliato,avevo totalmente travisato tutto ciò che mi aveva detto. Avevo avuto un atteggiamento infantile ed egocentrico,ma non avevo ucciso nessuno,esclusa la mia dignità,ovvio.
«Perché non mi guardi!?»,chiesi incredula.
Sospirò e spostò lo sguardo di me,fu come se avessi avuto una scarica di elettroshock all’improvviso:erano dieci giorni che non vedevo quegli splendidi occhi castani,dieci giorni in cui lui rifuggiva da ogni mio tentativo di avvicinarmi.
«Perché ti sei allontanato da me?!»,chiesi con gli occhi gonfi per le lacrime trattenute.
«Posso passare?»,il suo tono era un mormorìo.
Sbuffai abbattuta.«Perché mi rispondi con un’altra domanda?».
«Perché cambiare un’abitudine?»,il suo sguardo era gelido come l’aria circostante.
«Andrea,per favore..».
«Basta,Serena.»,era afflitto,«La situazione sta diventando sfibrante. Continuiamo a comportarci come in questi dieci giorni.»,scosse le spalle,«Tu prima o poi smetterai di piangere, e io smetterò di darmi del coglione per aver visto in te qualcosa che non esiste.».
Spalancai la bocca,mentre lui mi assestava l’ennesimo colpo.«Perché mi punisci in un modo così cattivo!?»,la mia voce era tremolante a causa delle lacrime trattenute.
«Non ti sto punendo.Ma tu devi crescere,e devi prenderti le conseguenze delle tue azioni.».
 
San Martino era arrivato e tutta Camerino si preparava a festeggiare la festa di ringraziamento per il raccolto avvenuto.La nebbia cominciava a scendere su quella cittadina bagnandola di minuscole goccioline.
Si cominciava a sentire l’aspro aroma fruttato del vino cotto,mentre un invitante odore di caldarroste si diffondeva tra le vie.
Diafa per l’ennesima volta mi scoprì,«La vuoi smettere?!È da ieri sera che sei sotto quelle coperte!».
Mi coprii nuovamente,«Sì.E ci starò a vita!».
Il campanello suonò e Camilla andò ad aprire,riconobbi la voce di Sofia che borbottava qualcosa sui parcheggi che erano stati chiusi per la castagnata,seguita da quella di Daniele che salutava la sua fidanzata.
«Allora?!Che è successo?»,entrarono tutti in camera,attendendo spiegazioni.
Mugugnai qualcosa e portai piumone e lenzuola fin sopra la testa,seppellendomi al loro interno.
Elisa le scostò dolcemente e mi soppesò con il suo sguardo miele,sbattendo un paio di volte le ciglia,poi mi coprì nuovamente e si rivolse agli altri.«C’entra Andrea,sicuramente!».
«Ma davvero?!»,Diafa le rispose in maniera ironica,«Il problema è che non riusciamo a capire cosa sia potuto succedere.».
Al sentire quel nome,un brivido mi corse lungo il corpo,mi raggomitolai e tirai su con il naso:«L’ho perso!Adesso l’ho perso davvero!».
Qualcuno mi tolse le coperte con forza e mi sollevò, mi trovai appoggiata al grande petto di Joan.
«E voi cosa ci fate qui?!»,mi pulii con la manica del pigiama,«Non avete la castagnata?».
Mercorelli si sedette sul letto,«Sì. Ma preferiremmo andarci sapendoti tranquilla!».
«Quindi?»,mi incalzò Daniele,«Che è successo con quel rude di mio cugino?»
Raccontai l’episodio della sera precedente,tirando su con il naso;gli altri mi ascoltarono senza emettere un suono.
«Non sta un po’esagerando?»,commentò Sofia alla fine del mio racconto.
«Lo penso anche io!»,la spalleggiò Victor,«Alla fine,Serena non gli ha fatto chissà cosa.».
«Poi si è messo in mezzo anche Melissa…»,ricominciai a piangere.
«Che ha detto quella bocchinara!?»,Camilla lanciò uno sguardo torvo all’altra mia coinquilina.
«Ha detto..ha detto che lui quando prende una decisione è categorico..è che…è che ritornerà da lei,come sempre!»,ormai piangevo come una bambina.
«Ma che cosa dice?!»,Daniele si sedette sul letto,«Melissa non abita più con noi!».
Sgranai gli occhi,«Come?!».
«Ascoltami..»,mi strinse il ginocchio,«..la sera che avete discusso nel parcheggio,lui tornò a casa infuriato e le ha dato quindici giorni per trovare un altro appartamento.Non la voleva in casa sua.Anzi,non la voleva proprio.».
Le spalle mi caddero in avanti e il cuore perse un battito,Andrea aveva mandato via la sua ex.«Ma allora,perché lei mi ha detto quelle cose?».
«Perché voleva allontanarti da lui.Com’è successo,del resto!»,mi rispose Victor.
Il cuore finì di frantumarsi,mentre il peso dei miei errori pendeva sulla mia testa come la lama di una ghigliottina.
«Ma la domanda adesso è questa:tu cosa provi per lui?»,mi chiese Elisa.
«Serena,devi essere sincera,adesso!»,mi disse Joan,«Devi aprire il tuo cuore.».
«Fai finta che è la fine del mondo,e l’unica cosa che puoi fare per salvarti è dire la verità!». Scoppiammo tutti a ridere.
«Oh,con me funziona sempre!»,si difese Mercorelli.
Chiusi gli occhi e feci un respiro profondo,scavando a fondo,«Lo voglio con me,mi manca non averlo vicino. Mi mancano le sue mani tra i miei capelli,la sua ironia,la sua intelligenza. Voglio stare con lui,condividere quello che mi succede.Lui per me è aria.»,aprii gli occhi,«Mi ha risvegliato dal torpore in cui io ero caduta.Mi sento viva anche solo con un suo sguardo.».
«Cosa ti blocca,allora?».
Sospirai,avevo pensato e ripensato in quei dieci giorni,ma non ero riuscita a sbrogliare la matassa.«Se io mi guardo indietro,e poi guardo avanti,ho paura.».
«Paura di cosa?».
«Non lo so.Vorrei cominciare a camminare in avanti,ma è come se qualcosa mi bloccasse.».
«Tu hai paura del cambiamento,secondo me.»,la voce di Elisa mi colpì profondamente. Aggrottai le sopracciglia,era una cosa a cui non avevo pensato.
«Sembra strano a dirlo,ma tu,paradossalmente,ormai ti sei adattata a questa situazione statica perché non ti da emozioni.Hai un passato intenso.Andrea  stesso, è un ragazzo intenso,lo hai detto tu che ti ha risvegliato dal torpore!».
Mercorelli si grattò il mento,«Hmm..sono un po’confuso!».
«Ma certo!Come ho fatto a non pensarci prima?!Che testa de cazzo!»,Sofia si  sedette sul mio letto,«Stai vivendo la Sindrome del Prigioniero o Sindrome della Capanna!».
«Che starei vivendo io..?!»,ero perplessa. Sofia ne sparava di stronzate,ma questa era troppo anche per lei.
«Per farla breve,è una condizione particolare collegata ad un lungo periodo di isolamento ed implica la voglia di continuare a rimanere al sicuro nel proprio rifugio.».
«Quindi,se ho capito bene,il rifugio sarebbe la mia situazione attuale?».
«Esatto!Tipo una comfort zone da cui hai paura di uscire!».
«Ma mica si è isolata,lei!»,si intromise Victor.
«Invece sì!»,Sofia annuì convinta,«È andata a Londra per cercare di superare tutta quella situazione con Tatiana e Stefano,è come se si fosse isolata dal problema!».
«Beh..messa in questi termini..»,Daniele era titubante.
«Sofi,ma tu come fai a sapere tutte queste cose?»,le chiese Diafa.
«Beh..»,la mia amica fece spallucce,«..dopo anni di psicoanalisi,qualcosa impari.».La sua voce bassa e il suo viso afflitto mi spinsero ad abbracciarla,mi ripromettevo sempre di essere più dolce con lei,ma poche volte ci riuscivo.
«Quindi devo andare dallo psicologo?!»,chiesi sciogliendo l’abbraccio.
«Beh!In generale,una chiacchierata non ti farebbe male!»,scherzò Victor prima che Elisa gli lanciasse un peluche.
Sofia rise,«Mica è un disturbo psicologico,ma una situazione emotiva da cui tu puoi uscirne!».
«E come?!»,le chiesi.
«Lo sai benissimo!»,si intromise Joan.
 «Boh,cioè..»,ero ancora dubbiosa,«..mi sembra tutto strano. Addirittura soffrire di questa  Sindrome della Capanna..».
 «Perché tu la vedi come se fosse qualcosa da curare,ma in realtà non è questo!»,Camilla mi sorrise.
 Calò il silenzio,io rimuginavo sulle ultime informazioni che mi aveva dato Sofia. Sembrava un po’improbabile,però non era da sottovalutare.
 Una cosa era certa:Andrea era la mia via d’uscita dalla mia comfort zone, dalla rete o dalla Sindrome del Prigioniero.Ormai non sapevo neanche come definirla.
 «Basta!»,mi spronò Joan,«La soluzione a tutti i tuoi problemi ha un codino e gli occhi scuri!».
 «E probabilmente…»,intervenne Victor,«..a furia di correre è arrivato in Trentino!».
 Scoppiammo a ridere,mentre io mi commossi.«Io non merito degli amici come voi!».
 «Ma sì,invece!»,Elisa mi abbracciò.
 «Tu hai fatto tanto per noi,è arrivato il momento di ricambiare il favore!»,Daniele mi fece l’occhiolino.
 «Tra tutto,ci hai fatto accoppiare!»,mi sorrise Victor.
 «Parlate per voi,materialisti che non siete altro!»,Diafa mi abbracciò.
 «Noi le vogliamo bene a prescindere!»,la fiancheggiò Camilla.
 «Dannato cameratismo femminile!»,borbottò Mercorelli.
 «Anche se andassi da lui..»,smisi di ridere,«..non mi vuole ascoltare. Ha messo un muro in cemento armato tra noi!».
 «I muri sono fatti per essere abbattuti,no?!»,Elisa mi sorrise complice,«Metti un bel paio di scarponi e sfondalo!».
 «..o puoi sempre arrampicartici,se per te è più facile!».Abbracciai Mercorelli;sì,io non meritavo amici del genere.
 Però c’era un’altra cosa che mi bloccava:«Tutto molto bello,ma io non sono in grado di gestirlo se lui comincia ad urlare e ad avere atteggiamenti rabbiosi!»,ammisi con un sospiro.
«Immaginavo..»,commentò Daniele,«Ti confido un segreto..»,mi si avvicinò con aria complice,«..mio cugino mi ha confidato che tu sei l’unica in grado di placare la sua ira.Perciò,se vedi che alza la voce,semplicemente,abbraccialo.Vedrai come cambia immediatamente!».
 «Quindi dovrei  cercare un contatto fisico?»,chiesi a disagio,ricevendo un cenno affermativo dal biondo.
 «In quel caso usate precauzioni!»,ironizzò Joan,che ebbe anche lui  in risposta un peluche sul viso.
 «La smettete di disseminare i miei peluche in giro?».
 «E comunque..»,Daniele ammiccò,«..fidati che tu lo gestisci meglio di tutti noi messi insieme,forse meglio di me,anche senza contatto fisico!».
 «Daje,raga!»,ci spronò Mercorelli,«Ho un vino cotto da assaggiare.Quanto a te..»,mi tolse le coperte,«..togliti questo schifosissimo pigiama con le pecorelle,fatti una doccia e vai a sfondare il muro!».
 
La sua macchina non c’era,le luci erano spente e in casa sembrava regnare il silenzio.
 Ovviamente il mondo mi remava contro nell’unico momento in cui doveva appoggiarmi,la mia solita fortuna.
 Fui tentata di andarmene ma cambiai idea, dovevo avere il coraggio di uscire da quella dannata capanna e prendermi la felicità che meritavo.
 Non sarei mai arrivata a pensare a una cosa del genere,ma in questa situazione,dovevo dare merito a Sofia e alla sua grande attitudine a risentire tutti gli effetti di una determinata situazione;dovevo ringraziare l’elevato senso critico di Elisa e la sua tendenza a vedere al di là del velo,e dovevo ringraziare anche tutti quei matti che avevano contribuito a risollevarmi da terra e a spalancarmi gli occhi.
 Ognuno a proprio modo,avevano instillato in me quella determinazione e quella risolutezza nel prendermi quello che volevo.
 Mi sedetti sui due gradini del porticato esterno.Per tutto il tempo,pensai alle loro parole e mi resi conto che,in realtà,io già ero a conoscenza dei miei sentimenti,dovevo solo ammetterlo al mio cuore,e dovevo cominciare a parlare con i miei demoni come mai fatto prima di quel momento.
 Non c’entravano niente Stefano,Tatiana,il nostro passato e tutto il resto,quelle erano scuse che io mi ostinavo a frapporre tra me e lui. Il problema ero io e il mio navigare in questo mio limbo emozionale,come lo aveva definito Andrea,in cui io mi trovavo a mio agio,perché non provavo nulla;e,automaticamente,non soffrivo.
 Senza capire che in realtà,la sofferenza maggiore per me era proprio quella di non averlo nella mia vita.
 Mi sentivo una pianta,una pianta grassa;posata lì e dimenticata.
 Ma non ero un vegetale.Ero un essere senziente e,se lui non fosse arrivato nei prossimi dieci minuti,probabilmente,dopo due ore ad aspettarlo, sarei stata un essere senziente morto,dato che avevo lasciato il mio cappotto in macchina e non avevo il coraggio di andare a prenderlo per paura di perdermi il suo arrivo.

Sentii una strana elettricità scaturirsi all’improvviso,seguita da una sensazione di caldo e un piacevole intorpidimento.
 Questo mi accadeva solo in un’occasione:mi girai e Andrea mi stava fissando,il peso portato su una sola gamba e la testa piegata.
 Mi alzai con il batticuore,sbattendo le palpebre per cercare di sostenere il suo sguardo stupito.
 «Ok.Ci siamo..»,blaterai a bassa voce,mentre il cuore sembrava volersi staccare dal petto.
 «C’è un motivo particolare per cui ti trovo seduta sul mio porticato?».
 Annuii,«Sì,c’è.Mi ascolterai?».
 «Una volta che ti decidi a parlare,come potrei non ascoltarti?».Me la meritavo quella battuta,ne ero consapevole,ma mi ferì ugualmente,«Vieni.Entriamo in casa.».
 «No!Mi sento più a mio agio fuori.».Lui senza rispondermi si appoggiò al muro e incrociò le braccia,invitandomi a parlare.
 Fai finta che è la fine del mondo,e l’unica cosa che puoi fare per salvarti è dire la verità.

 https://www.youtube.com/watch?v=MwpMEbgC7DA

Impugnai la frase di Mercorelli come una spada e aprii le porte del mio cuore:«Voglio stare con te.»,sorrise debolmente e guardò un punto lontano,tuttavia aveva ancora un’espressione  accigliata,«Penso che ho voluto stare con te dal primo amaro che mi hai chiesto al bar. Voglio poterti sentire mio,sapere di avere una persona con cui condividere tutto quello che succede. Voglio poter sentire di nuovo le tue mani sui miei capelli,la tua voce che ha la capacità di calmarmi.Voglio avere di nuovo il tuo sguardo su di me.Io…»,le parole mi morirono in gola,talmente forte era l’intensità che provavo,«..ho sbagliato,lo so. Non avevo il coraggio di affrontare le mie fragilità.».
 Feci un passo avanti,lui continuava a non rispondermi e la cosa mi creava ansia,«Scusami se ho creato situazioni al limite del ridicolo.»,sospirai,«Non voglio perderti.Tu mi hai dato quella vita che a me mancava da tempo.»,ingoiai le lacrime e attesi.
 Vedendo il suo prolungato silenzio,mi avvicinai di un altro passo e proseguii,«Abbiamo tante cose da risolvere,e tanti trascorsi che dobbiamo affrontare,tanti dubbi e incertezze.Abbiamo entrambi dei mostri da combattere.»,la voce cominciò a tremare,«Ma voglio farlo con te,non senza di te.».
 L’aria cominciò a tendersi e a scoppiettare,mi si avvicinò ma continuava nel suo silenzio,giocai la mia ultima carta:gli misi una mano sulla guancia e puntai il mio sguardo nel suo,il cuore che batteva fortissimo nel petto.
 Devi aprire il tuo cuore.
 «Non sono come Melissa. La ragazza del bar c’è ancora. Dammi la possibilità di dimostrartelo.».
 Andrea chiuse gli occhi,appoggiando la guancia alla mia mano;quando li riaprì,erano caldi e penetranti,«Perché queste cose me le stai dicendo adesso e non la prima volta che ho chiesto spiegazioni?».
 Deglutii aria,«Perché i tuoi amici mi hanno psicoanalizzata in gruppo,e mi hanno fatto capire quali fossero i miei sentimenti,sentimenti che già erano forti,ma che dovevo ammettere ad alta voce sia a me stessa che a te.Perchè Melissa ha fatto la stronza.Perchè..».
 «Zitta,piccola..».
 Mi circondò con le braccia,mi spinse sul suo corpo,premendo le sue mani sui miei fianchi, e posò la sua bocca sulla mia,lambendo le mie labbra. Il bacio delicato come velluto si trasformò lentamente in qualcosa di più passionale.
 Dopo qualche secondo di stordimento,ricambiai come se da quel bacio dipendesse la mia vita. Il corpo mi si riempì di brividi e una sensazione di calore si fece strada nella mia parte più profonda.Sentivo tutti i miei organi che cominciavano a prendere vita e il battito nelle orecchie.
 Le sue labbra erano calde e morbide;e tutto ciò che di più bello aveva il mondo,era concentrato lì.
 Il bacio continuava a farsi più appassionato e persi completamente la cognizione del tempo,mentre sentivo in lontananza dei fuochi d’artificio,completamente in balìa della sua lingua e della sua bocca e stordita dal suo odore.In quel momento tutte le nostre emozioni di quei mesi, confluirono in quel bacio.
 L’attrazione reciproca,la tristezza per quei giorni lontani,tutta la frustrazione di quell’ultimo periodo si riversarono lì;come un fiume in piena si riversa in mare.
 Si staccò e appoggiò la fronte alla mia,eravamo entrambi senza fiato,con i rispettivi cuori che galoppavano insieme,per la prima volta. «Questo,Serena,è il punto di partenza,non il punto di arrivo.»,mi disse affannato.
 Annuii e lui mi baciò di nuovo,in una maniera ancora più appassionata della precedente.
 «Sento i fuochi d’artificio.»,mormorai cercando di respirare.
 «Perché ci sono sul serio.»,scoppiammo a ridere,ma nessuno dei due si girò a guardare lo spettacolo pirotecnico,troppo presi ad ammirare l’un l’altra.Era questo per noi il vero spettacolo.
 Mi diede un altro lungo bacio e mi abbracciò,chiudendomi nel suo giaccone.Lo sentivo respirare tra i miei capelli,le mani che mi accarezzavano la schiena mi trasmettevano tutto ciò che aveva provato lontano da me.
 Affondai tra le sue braccia,beandomi di quel contatto,sentendo nitidamente il battito furioso del suo cuore.«Mi sei mancato tanto.».
 Andrea non mi rispose,ma i suoi baci e la sua stretta mi fecero capire che provava le mie stesse emozioni.
 
Voi riuscireste a catturare la libertà?Perchè io,in quel momento,avevo avuto la presunzione di farlo

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Rullo di tamburi,squillo di trombe, applausi e fischi,finalmente questi due poverini,dopo aver tanto tribolato,sono arrivati a quello che entrambi volevano e desideravano.
Non so se ve lo aspettavate o meno,ma ho deciso di piantarla con quel tira e molla per due motivi:il primo è che avevo paura che diventasse noioso, il secondo è che era arrivata l'ora di dare una svolta alla loro situazione,anche perchè ancora ne dovranno succedere di cose!

Due parole sul bacio:come avrete sicuramente notato,i due nei capitoli precedenti,sono stati più volte sul punto di baciarsi,però ho preferito farlo succedere in quel momento perchè mi sembrava la collocazione più giusta per il loro primo bacio. Senza poi dare vita ai soliti clichè dove a causa di un bacio si creano fraintendimenti vari che portano a incasinare ancora di più la situazione. Spero che vi abbia emozionato,come ha emozionato me!

Penso che dedicherò solo qualche capitolo a Serena e Andrea;ho deciso di lasciare i due un po'tranquilli,dato che stanno per succedere cose abbastanza forti,e stanno per vivere situazioni un po'difficili.

Comunque sia,in questi capitoli molti nodi verranno al pettine.

"Cabin Fever" è il termine inglese per indicare la Sindrome della Capanna o Sindrome del prigioniero.
Spero che la storia continui a piacervi,i personaggi a emozionarvi; e spero nel vostro supporto.

A presto!
S.
 
 

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Capitolo 30
*** Tesoro,noi siamo oro. ***


Stavamo cucinando insieme.Mi aveva proposto di fermarmi da lui;e,alle mie deboli remore riguardo il fatto che non avessi né pigiama né cambio, aveva risposto che lui aveva maglioncini e cambi a volontà.
Mi ero lavata per mandare via l’umidità che mi era entrata nelle ossa e avevo indossato un paio dei suoi boxer e un maglioncino color crema che mi cadeva sulle spalle.Mi aveva asciugato i capelli,mentre ero seduta tra le sue gambe,godendomi le sue carezze.
Si era cambiato anche lui,indossando un jeans scuro e una maglietta a maniche corte grigia che doveva stargli stretta,a giudicare dal tessuto tirato che lasciava intravedere la pelle;i piedi scalzi e i capelli umidi raccolti in un morbido codino che lasciava libero il mio adorato ciuffo ribelle. Madre natura si era impegnata molto con lui.

Gli stavo raccontando di come gli altri mi avessero convinta ad andare a casa sua.Andrea mi abbracciò da dietro e posò il mento sulla mia testa,«..e pensare che prima avrei voluto comprare un biglietto aereo di sola andata per Sofia!».
Mi girai e gli scostai il ciuffo,aggrottando le sopracciglia,«Perché?».
«Aveva il brutto vizio di interromperci sempre sul più bello!»,scoppiai a ridere,«Certo!Tu ridi,ma ero io quello frustrato!».
«Addirittura?!».
«Già.Da Settembre in poi penso di aver provato più frustazione che fame!».Provai un moto di tenerezza per quel ragazzo così imponente.
Lo abbracciai e gli diedi un bacio sul petto,non senza difficoltà visto che scalza ero più bassa del solito.
Rise sommessamente,«Sei così piccola!».
Ebbi un fremito al suono di quell’aggettivo,«Io sono fiera del mio metro e cinquantadue!».
Mi afferrò per la vita e mi sollevò con un solo braccio,mi sentivo una bambina.
«Sei più facile da coccolare!»,me lo sussurrò sulle labbra,prima di darmi l’ennesimo bacio della serata. Pensai che non mi sarei  mai abituata alle sue labbra e alla sua lingua.
Mi rimise a terra,«A proposito,perché Melissa ha fatto la stronza?Che ti ha detto?».
Il mio umore precipitò al ricordo di quell’incontro,ma non volevo dirglielo.«Niente di che..»,feci la vaga,«..solite cose tra rivali in amore.».
Aggiunsi il brodo al risotto e cominciai a girarlo con attenzione,ma non riuscii a convincerlo.
Mi si avvicinò,spense i fornelli,mi girò e intrecciò le mie mani alle sue,«Dimmelo.».
«Ma non è niente di importante.Perchè lo vuoi sapere?»,chiesi titubante.
«Perché si tratta di te,e automaticamente diventa importante.».
Mi sciolsi totalmente e lo abbracciai,baciandolo sulle guance,sul naso,sfiorandogli il collo e i capelli.
Dopo qualche attimo,si scansò da me.«Non mi compri con queste moine.Forza,bimba,parla.».
Pensai di morire,«Bimba?!».
Lui sbuffò,«Serena..».
«Ok.Va bene…»,alzai le mani,«..ha detto che tu quando prendi una decisione sei categorico.Che non sei di tutti. »,la mia voce tentennò,«..è che saresti ritornato da lei.Come…»,mi schiarii la voce,«..come hai fatto già.».
Lo guardai con lo sguardo lucido,lui contrasse la mascella e mi rispose,«Serena,quello che è successo tra me e Melissa quella volta..».
Lo bloccai,«Lo so!Lo so,Andrea. Non c’è bisogno di spiegarmi.»,gli accarezzai le sue braccia muscolose,«Ho capito perché sei andato a letto con lei.Ho capito tutto.».
Mentre lo aspettavo,quella sera, avevo riavvolto il nastro di tutti i nostri momenti,capendo tutto quello che era successo e trovando una risposta a tutti i suoi gesti,i suoi sguardi.Capendo tutte le sue azioni.
Gli accarezzai la barba,era sorprendentemente morbida,«Adesso sei davanti a me ed è questo quello che conta.».
Continuava a fissarmi con i suoi meravigliosi occhi scuri,«È stato un errore.»,mi confermò nuovamente.
Mi mordicchiai le labbra,«Ha detto anche che lei sa cose di cui neanche Daniele è a conoscenza.».
Gli occhi gli uscirono fuori dalle orbite,«Ma non è vero!»,alzò la voce,«Sono stronzate che si è inventata per allontanarti da me!».Io continuavo a guardare un punto fisso sul pavimento,senza sapere cosa dire.
Mi alzò il viso,«Serena…»,sospirò forte,«Non le credere,per favore. Con Melissa era solo sesso.Non mi sono mai aperto con lei.»,mi strinse forte,«Te lo giuro .».
Ricambiai come se volessi fondermi con lui,sentivo la sua pena e la sua tensione,fisica e mentale. Era impossibile che lui mentisse. Andrea era limpido quando era con me.

Sorrise contro i miei capelli,«Non pensavo sarebbe arrivato così presto il momento di vendicarmi.».
«Eh..?».
«Reggimi il gioco,piccola.».
Successe tutto troppo velocemente perchè io potessi rendermene conto:mi sollevò con una mano,facendo aderire la mia schiena al frigorifero,l’altra mano andò a posizionarsi sotto la mia nuca,facendomi da cuscino;istintivamente portai le gambe attorno alla sua vita,artigliandogli i bicipiti. Mi infilò letteralmente la lingua in gola e mi baciò in maniera così appassionata da farmi dimenticare anche il mio nome.
Mi baciava con passione,ma non con frenesia;era un bacio intenso e voluttuoso,che mi causò un certo languore in tutto il mio corpo. La sua lingua giocava e si intrecciava alla mia spedendomi direttamente su un altro pianeta. Non potetti far altro che assecondarlo.
Ci sapeva proprio fare,non esistevano storie.
«Andrea?!»,la voce di Melissa era appena udibile.
Lui si staccò da me e si girò con una finta aria sorpresa verso la sua interlocutrice,«Ah,ciao!Non ti abbiamo sentito.».
Persi completamente il filo del discorso perché lui risalì a mano aperta sulla mia schiena,in una carezza morbida e sensuale;sentivo il metallo freddo dei suoi anelli lungo la mia pelle.
Diventai se possibile ancora più rossa e strinsi ancora di più le gambe al suo bacino,inarcandomi leggermente.Sentivo la stoffa dei suoi jeans sulla pelle nuda e questo generò una strana sensazione che dal mio basso ventre si ramificava in tutto il mio corpo,causandomi pelle d’oca ovunque e toccando le corde più profonde del mio corpo.
 
Quando Melissa se ne andò,con aria afflitta,lui si girò verso di me e mi guardò trionfante.«Sei stata bravissima!».
Mi rimise a terra,ma ero ancora scossa dall’eccitazione e mi aggrappai alle sue spalle.
«Tu stai fuori!»,biascicai con il fiatone,«Tu sei completamente pazzo!». Portai una mano sul cuore e un’altra in fronte,esterrefatta. Non ero abituata a certe emozioni.
Alzò un sopracciglio,«Stai bene?».
«No!Per niente!»,non cercai neanche di camuffare,«Volevi  farmi morire per eccesso di estrogeni,per caso?!».
Lui si avvicinò,sfoderando un sorriso a mezza bocca,«Anche tu baci bene,bimba!».Quel sostantivo mi diede il colpo di grazia.
Scossi leggermente la testa per tornare sul pianeta terra e mi sedetti su uno dei  sgabelli al bancone.«E se lo dice in giro?».
Lui con molta calma riaccese i fornelli,«Tutti sanno che l’ho lasciata. Verrebbe preso solo come un tentativo per screditare me e l’acerrima nemica di Tatiana.»,girò il riso e abbassò il fuoco,«Sarebbero solo voci.».
 
L’uroburo è l’immagine di un serpente che si morde la coda e la inghiotte;rappresenta il circolo,la metafora espressiva di una riproduzione ciclica. Nella simbologia alchemica l’uroburo è l’immagine allegorica di un processo, in sé concluso, che si svolge ripetutamente.
Come la mia vita.
Pensavo di aver accantonato il passato, che ormai era,appunto,passato.Pensavo che ormai tutta quella storia fosse archiviata. E invece,eccolo costantemente e ciclicamente nel mio presente, appiccicato come una sanguisuga a succhiarmi quegli sprazzi di felicità che vivevo.
Conoscevo perfettamente la potenza delle voci. Sapevo quali e quanti danni potessero causare le maldicenze;correvano di bocca in bocca, ingigantendosi e moltiplicandosi come dei parassiti.E quelle del mio passato erano voci che urlavano a squarciagola errori, cose che non avevo fatto.
E prima o poi,queste voci sarebbero arrivate a lui. E l’avrei perso definitivamente.
 
Il mio silenzio prolungato dovette preoccuparlo,si girò e alzò le sopracciglia,avvicinandosi:«Che succede,adesso?».
Strinsi le labbra,cominciando a giocherellare con gli anelli che portavo,«Ascolta…»,non riuscivo a guardarlo,«…ci sono cose,cose del mio passato che dovrei dirti.».
«Bene.Allora dopo ne parliamo. Ti ascolto molto volentieri.»,mi cinse la vita e mi strinse,«Voglio che tu mi dica tutto quello che vuoi.».
Io chiusi gli occhi e ingoiai il peso della mia sofferenza,«Non hai capito…»,lo guardai,«Quando ti racconterò tutto,tu vorrai stare lontano da me..».
Non mi fece terminare la frase perché mi abbracciò stretta,«Ma dai..non c’è niente che potrebbe tenermi lontano da te.Non lo dire più.»
«Andrea..».
Intrecciò le mie mani e poi le mise tra le sue,«Quello che è stato,è stato. Non mi importa quello che è successo prima che io e te ci conoscessimo.A me interessa quello che succederà da adesso in poi.».
Mi guardava con quegli occhi scuri e intensi,quegli occhi che nascondevano tanto dolore.
«I tuoi occhioni si sono riempiti di lacrime.Non voglio rovinare la nostra serata.Per favore.»,mi baciò le mani,«Per favore.».

Avevo bisogno d’aria.Mi sciolsi da lui e mi diressi nel porticato interno,dove campeggiava un grande dondolo;mi ci sedetti sopra,stringendomi le braccia attorno al corpo per cercare un po’di calore.
Mi raggiunse immediatamente,si accucciò alla mia altezza con una mano a sorreggersi il mento e il gomito appoggiato al ginocchio,scrutandomi come se volesse entrare nella mia mente.
Io,d’altro canto,vagavo con lo sguardo in cerca della forza che non avevo. Parlargli voleva dire perderlo,non parlargli voleva dire perderlo ugualmente perché in un modo o in un altro lui l’avrebbe saputo.
Andrea si umettò le labbra,«Io ti ascolterò tutte le volte che vorrai,quando ti sentirai pronta.»,mi fece alzare,«A me non importa del tuo passato.».
Puntai lo sguardo su uno dei tanti pilastri del porticato,avvolto dall’edera rampicante. La pianta era aggrovigliata quasi interamente a lui,come a volerlo piegare.
Tanti trascorsi che dobbiamo affrontare.
Queste erano le parole che gli avevo rivolto qualche attimo primo su quello stesso porticato. E,adesso che era arrivata l’occasione di farlo,non potevo tirarmi indietro.
Sarebbe stato l’ennesimo tentativo di nascondere la polvere sotto il tappeto.Tentativo che non andava a buon fine,dato che quella polvere ritornava continuamente su di me.
Guardai Andrea,i suoi occhi erano due stelle.In quel momento capii che lui era stato sempre sincero con me,fin dall’inizio. Ero stata io quella dei giochetti e delle tergiversazioni. Si meritava la stessa sincerità.
«Vedo i meccanismi della tua bellissima testa che si muovono in maniera frenetica.E questa cosa mi sta spaventando.»,cercò di farmi sorridere,ma non ci riuscì.
Lo trascinai con me sul dondolo e sospirai,cercando coraggio. Era arrivato il momento di impedire al serpente di mordersi la coda per l’ennesima volta.
«Papà è giudice..»,cominciai.
«Ti ho già detto che..»,mi interruppe.
«Voglio farlo io…»,gli posai due dita sulle labbra,«..è una cosa che sento di fare io.».
Si grattò la nuca con espressione dubbiosa,poi sospirò e mi prese di peso,facendomi sedere su di lui. Poggiò il mento sulla mia spalla e parlò:«Ti ascolto.Sono qui.».
Cercai di sopprimere le emozioni che quel contatto sulla mia pelle nuda mi procurava, e cominciai di nuovo:«Il papà di Tatiana era un imprenditore edile;uno dei maggiori del maceratese intero.»,il cuore cominciò a martellare nel petto,«In una delle tante operazioni  della finanza volte a stanare gli evasori fiscali,si scoprì che lui e altri imprenditori erano coinvolti in un giro di contrabbando e scommesse clandestine..»,sentii il magone cominciare a salire,«..e ovviamente evasione fiscale,riciclaggio di denaro sporco e frode.».
«Proprio una bella persona.»,commentò.
«Il giudice del processo è stato papà.»,qualcosa cominciò ad artigliarmi la gola,«Condannò tutti gli imputati alla reclusione,e al pagamento di multe.Anche se non ricordo i mesi e la somma precisa.».
«Ha fatto solo il suo lavoro,piccola.».
Non risposi,ero bloccata nella rete del passato come un passerotto,«Com’era prevedibile,la moglie lo lasciò.Prese con sè la figlia e chiese il divorzio,mentre la vita sfavillante che conducevano si spegneva.»,la morsa diventava sempre più stretta,impedendomi quasi di respirare.
Feci un altro respiro profondo,«Così mi piovve addosso l’ira di Tatiana..per un periodo di tempo,si limitava solo..»,non riuscivo a respirare,«…si limitava solo a…».
Mi costrinse a girarmi,«Ehi,basta!»,mi prese il viso,«Basta continuare a farti male.Non ha senso.Il discorso è chiuso.»,mi guardava con l’ansia e la preoccupazione a incupirgli il viso,«Va bene così.».Scossi la testa con forza,ormai non aveva senso fare un passo indietro.
«Serena,ho detto basta.».
Scattai,«È il mio passato.Decido io quando finire.».Strinse lo sguardo ma non mi rispose,guardandomi in cagnesco.
Si appoggiò con la schiena al dondolo e mi fece cenno di continuare,«Dannata testarda!».
Mi appoggiai al suo petto e chiusi gli occhi,l’odore del suo bagnoschiuma penetrante mi diede la forza di continuare,«..all’inizio si limitava solo a qualche sguardo carico di astio. Finchè non si mise in mezzo Stefano..»,sentii il suo petto indurirsi e la rabbia cominciare a salire,lo percepivo attraverso i vestiti.
«Tatiana era interessata a lui,lui era interessato a me.»,lo abbracciai,«Ma era un interesse falso. Voleva solo portarmi a letto.Ero sempre la figlia del giudice Monteforti.». Lo sentii contrarre la mascella,mentre il petto si gonfiava sempre di più.
«Quando rifiutai di andarci a letto,lui,che nel frattempo teneva il piede in due scarpe,disse a Tatiana che gli ero saltata addosso e l’avevo convinto a stare insieme.».
Sibilò qualcosa ma non riuscii a capire,«La sua reazione fu immediata. Mi tese un agguato con le sue tirapiedi e mi picchiarono selvaggiamente.Erano cinque contro una,non ebbi neanche il tempo materiale di capire cosa stesse succedendo.»,le lacrime cominciarono a scendere,cadendo sui nostri vestiti.
Andrea mi abbracciò forte,accarezzandomi i capelli,«È finita,piccola.È tutto finito.».
«Invece no!»,dissi tra le lacrime,stringendogli la maglietta,«Cominciò a circolare la voce che io e lui eravamo stati insieme. È che io ero stata con altri ragazzi nonché con diversi professori, e questo spiegava la mia media alta.»,ormai piangevo a singhiozzi,«Le voci divennero così insistenti al punto da non poter più mettere piede in facoltà senza che mi guardassero come una ninfomane arrivista.E quindi…»,mi coprii il viso con le mani e piansi,non riuscendo a terminare.
Andrea con una dolcezza che non avrei mai pensato possedesse mi prese le mani e le allacciò attorno al suo collo,poi mi strinse forte,mormorando parole dolci e abbracciandomi.
Mi lasciai cullare da quell’abbraccio,piangendo tutte le lacrime che mi erano rimaste,mentre un libro grande e pesante si chiudeva definitivamente.

Dopo una vita,mi accarezzò i capelli,lasciandomi un bacio sulla guancia.«Stai meglio?».
Avevo finito di piangere,ma continuavo a tirare su con il naso,«Più o meno..».
Adesso arrivava la parte più difficile,dovevo prepararmi a vederlo andare via.
Raccolsi tutto il mio coraggio,«Ti capirei se non volessi vedermi più.».
Mi guardò come se mi fossero spuntate tre teste.«Che?!».
Spostai lo sguardo sui miei anelli,«Sì..insomma…ti capirei se quello che è successo ti portasse a fare un passo indietro..»,le lacrime mi salirono agli occhi,«..non è il massimo stare con una ragazza che è stata accusata di essere andata a letto con mezza facoltà.».
Lui percorse con una mano la mia coscia lasciata scoperta dal maglioncino,risalendo lungo il mio corpo,arrivando alla testa,il respiro mi si mozzò e cominciai a sentire il battito del mio cuore nelle orecchie,come sempre quando lui era vicino;la pelle mi si riempì di brividi e le guance si accesero.
«Sei totalmente fuori strada..»,abbassò il tono di voce,rendendolo ancora più roco,«..sei totalmente fuori strada se pensi che io ti lasci andare per questa stronzata..non rinuncio ai tuoi capelli..»,mi scostò una ciocca,accarezzandomi con il pollice l’orecchio,scese con la mano a toccarmi la guancia,«..io non rinuncio alla tua bocca…»,quando mi sfiorò le labbra con le nocche,chiusi gli occhi,assecondando le sue carezze.
«..non rinuncio ai tuoi occhi…al tuo sorriso..alla tua splendida voce..»,mi sussurrava quelle parole all’orecchio,con la barba che solleticava la mia pelle.
Ormai avevo perso completamente il contatto con la realtà,non sapevo neanche come le mie mani erano arrivate a ghermire le sue spalle,strisciò il naso dalla mia scapola,lungo il mio collo,mi lasciai sfuggire un gemito e lo sentii sorridere.
Sfiorò il mio naso con il suo,mentre con la mano percorreva il profilo del mio viso,«Non rinuncio a te che sgambetti per casa con i miei vestiti..».
Scese lungo il canale tra i seni,fino alla pancia;poi mi cinse la vita e mi sistemò meglio su di lui.«Apri gli occhi..»,mi ordinò.
Eseguire quell’ordine mi costò tanta fatica. Schiusi le palpebre,trovandomi il suo viso vicinissimo al mio.Sentivo l’eccitazione che cominciava a crescere,mentre la gola era arida e la salivazione a zero.
Aprii le mie labbra,aspettando un bacio che non arrivò perché continuò a parlare,«Non avrei dato peso al tuo passato a prescindere;quindi figurati se do peso a delle dicerie messe in giro da una stupida e un mezzo uomo.»,si avvicinò finchè le nostre labbra si sfiorarono,«A me interessa da adesso in poi,bimba.».
Mi sentii come se mi avessero svegliato di soprassalto,«Davvero?!»,chiesi emozionata.
Sfiorò nuovamente il mio naso con il suo,le labbra che toccavano le mie,«Io sto con te.Non con il tuo passato.».
Lo baciai con trasporto,mentre piangevo di gioia,per la prima volta dopo tanto. 
 
«Quindi eri andato a comprare le castagne?».Avevamo cenato e riordinato la cucina.
Andrea aveva intrecciato le nostre mani in aria,cominciando a ondeggiare su una musica inesistente.
«Già.Avevo in mente di passare una serata in compagnia del vino,delle castagne e dei miei pensieri.».
«E poi..?»,feci la faccia più innocente che mi riuscì.
«..e poi i miei pensieri si sono materializzati sul mio porticato.».Lo baciai di nuovo,resa audace dai bicchieri di vino;qualcosa mi diceva che le sue labbra sarebbero state una droga per me.
Lui mi fece un sorriso sghembo,«Ci stai prendendo gusto,eh,bimba?». Ogni volta che mi chiamava così,il mio stomaco si contraeva.
Gli diedi un pugno ma non lo smossi,«Attenta,potresti farti male.».
Gli feci una linguaccia,smorfiando il suo tono.
Poi,all’improvviso,mi venne un’idea:«Insegnami.»,gli chiesi.
Alzò un sopracciglio,«Insegnarti cosa?».
Gli occhi mi si accesero,«Difesa personale.»,mi misi nella posizione del pugile,«Dai.».
«Perché dovresti aver bisogno di difenderti,quando ci sono io?».
Abbassai le spalle,«Tu non ci sei sempre!»,misi il broncio,«Insegnami.Dai!».
«Scordatelo.Rischi di farti male.».Si voltò per dirigersi in cucina.
Arricciai le labbra,imbronciata,poi pensai di prenderlo alle spalle.
Mi mossi,cercando di colpirlo,ma lui fu più veloce e si spostò di lato,per cui io mi trovai spalmata contro il muro.
«Ti avevo detto che rischiavi di farti male!».
Emisi un rantolo e mi si accese un lampo di sfida negli occhi,cercai di colpirlo,ma lui schivava tutti i miei colpi,così mi trovai a fendere l’aria,mentre lui rideva e mi spronava a tirare più forte.
Dopo cinque minuti buoni,dove io colpivo convulsamente il nulla,afferrò il mio pugno e mi fece scontrare contro il suo petto con la schiena,chiudendomi.
«Sei stata brava..»,mi strinse e appoggiò la bocca sul mio orecchio,«..ma hai perso.»
La contrazione dei suoi muscoli e il contatto ravvicinato con il suo corpo accese immediatamente le mie sinapsi.Come sempre,l’eccitazione cominciò a scorrere al posto del mio sangue.
«Ne sei sicuro?!»,mi girai e gli morsi il braccio lasciato libero dalla maglietta.
Grugnì e mi liberò dalle sue braccia,corsi dietro il tavolo immaginando la sua reazione.
Era sbigottito,l’avevo colto di sorpresa,«Mi hai morso…»,si guardò il segno che avevano lasciato i denti,«Mi hai morso!»,ripetè.
«Oh,andiamo..»,lasciai la mia fortezza e lo derisi,«..sei fatto d’acciaio.Ti ha fatto male un piccolo morso di una ragazza?!»,conclusi con un sorrisino.
Sorrisino che sparì quando vidi la sua espressione cambiare:lo sguardo divenne più intenso,mentre il suo bel viso si aprì in un ghigno che non aveva niente di rassicurante.
«Tu certe cose non le conosci proprio,eh?».
«Quali cose?»,chiesi senza fiato per la tensione che stava scaldando in aria.
«Non bisogna mai mordere un ragazzo.Innesca delle reazioni ..».
«Reazioni?Quali…quali..reazioni..?!»,balbettai,mentre lui assumeva lo sguardo di un predatore.
Mi sentivo come una lepre inseguita da una volpe;anche se la mia volpe era molto più pericolosa.
Scattò in avanti,ma riuscii a evitarlo;gli lanciai un cuscino urlando e mi fiondai in camera sua,chiudendomi a chiave.
Avevo il cuore che scoppiava dall’agitazione;sentivo l’adrenalina che scorreva a fiotti mentre tendevo l’orecchio per ascoltare,ascoltare nulla perché c’era silenzio nella casa;nessun passo,nessuna sedia mossa.Silenzio più assoluto.Non si muoveva una foglia.

Qualcuno mi afferrò per la vita e mi buttò sul letto,mentre io urlavo per la sorpresa. Cercai di muovermi ma Andrea mi immobilizzò con le gambe e le braccia,«Altro consiglio..»,ghignò di nuovo,«..prima di cominciare una guerra,devi conoscere il territorio nemico.».
Cominciò a farmi il solletico,mentre io annaspavo in cerca d’aria,chiedendo di lasciarmi andare.
«E questo?!»,stava guardando il mio piercing all’ombelico,lasciato scoperto dal maglioncino che si era alzato, seduto sulle mie gambe.
«L’ho fatto a Londra.»,gli spiegai,«Insieme al tatuaggio.».
Emise un gemito di apprezzamento e gettò un’occhiata alla sveglia.«È tardi.Mi cambio e ci mettiamo a letto.».
 
Mentre si cambiava,pensavo emozionata che sarebbe stata la nostra prima notte insieme.Prima notte insieme da fidanzati.
Sbucò dal bagno indossando dei pantaloni schiariti,portava la canotta tra le mani.
Serena,ferma gli ormoni.Per favore,Serena.Blaterai a me stessa,mentre vedevo quel dio seminudo che camminava verso di me.
Era la prima volta che lo vedevo senza maglia,e rimasi sconvolta:spesso avevo immaginato il suo fisico,avevo immaginato fosse molto muscoloso e scolpito,ma non pensavo fosse così perfetto e armonioso.
La luce delle abat-jour illuminava con pennellate aranciate addominali resi perfetti da ore di allenamento,pancia piatta e scolpita e una tartaruga da far invidia a un giocatore di rugby;aveva pettorali tesi e compatti.I muscoli delle braccia erano arrotondati e robusti.Qualche cicatrice sparsa sul suo petto ampio e sul fianco destro,non deturpavano il suo fascino selvaggio.Le fauci del serpente mi puntavano,ma non mi facevano più paura.
Era la quintessenza della potenza maschile.
Lanciò la maglietta sul letto e mise le mani ai lati del mio corpo,poggiando la fronte sulla mia,«Questo sguardo mi uccide.».
Avevo le sue collane che mi sfioravano le ginocchia,la sua sensualità che mi serrava la gola,«Sei bellissimo.».Avvampai di botto quando mi resi conto di aver espresso quel pensiero ad alta voce.
Lui sorrise di sincera contentezza,«Anche questa tua innocenza che viene fuori mi uccide.».

____________________

Salve a tutti! Come va?

Eccovi il nuovo,e lungo,capitolo. Perdonate la lunghezza,ma non ho voluto sdoppiarlo perchè avrebbe perso di senso e coesione, e mi dispiaceva.

Abbiamo la loro prima serata insieme come coppia.Cosa ne pensate? Ve la immaginavate così?

Finalmente,Serena riesce a liberarsi del suo passato e a raccontarlo al suo uomo,che si dimostra molto comprensivo e le fa capire,sempre attraverso i suoi modi,che non gli importa di quello che è stato. E anche noi veniamo a conoscenza dei suoi demoni,e dei motivi che l'hanno portata a fuggire a Londra.

In compenso al capitolo,la mia nota autrice è minuscola,così prendete fiato ahahah

Spero di leggere il vostro parere. Vi ringrazio già da ora per il supporto!

A presto,
S.

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Capitolo 31
*** Tunnel dell'amore. ***


Le fitte alle ovaie mi svegliarono,continuavano imperterrite da almeno venti giorni,ma ultimamente il dolore si era fatto più intenso. Qualcosa mi diceva che il ciclo era imminente,avevo questa sfortunata sensazione. Sempre perché nella vita ci vuole culo.
Sapevo dove mi trovassi:nella stanza di Andrea,nel suo letto,tra le sue braccia.
Aprii gli occhi;l’unica volta che avevamo dormito insieme,avevo trovato la sua parte del letto vuota,al contrario di quella mattina, in cui avrei potuto guardarlo dormire placidamente.Respirava tranquillo,un braccio sotto il nostro cuscino e l’altro a cingermi il fianco.
Avrei potuto ammirarlo per tutta la vita.
Non resistetti e gli scostai piano il ciuffo che gli era caduto sul volto,lo accarezzai delicatamente pensando a ieri notte e ai baci infuocati che mi aveva dato prima di addormentarci;erano baci che non sarei mai riuscita a descrivere.
Lui si mosse,abbracciandomi a occhi chiusi.Adesso avevo la sua bocca alla mia portata e il suo respiro mi solleticava le labbra.«Bimba…»,mormorò senza aprire gli occhi.
Se di solito quell’appellativo detto dalla sua voce roca mi causava brividi,adesso quello stesso appellativo detto da quella stessa voce resa bassa e sensuale dal torpore,mi causò tanti infarti ravvicinati.
Quel ragazzo mi accendeva solo parlando.
Gli sfiorai il braccio e gli passai la mano sotto lo stesso,avvicinandomi a lui,che aprì gli occhi ancora annebbiati dal sonno e fece sfiorare i nostri nasi,accorciando la distanza.
«Buongiorno.»,mormorai.
Andrea mi strinse,mentre il sonno scemava del tutto,«Buongiorno.»,avvicinò ulteriormente le sue labbra,in un chiaro invito.
La radiosveglia suonò,facendomi sussultare;lui si girò e la spense,poi ritornò tra le mie braccia.
«Alle undici abbiamo lezione,prof.Ricci,che ore sono?».
Sorrise e si accocolò sulla sommità del mio seno,lasciato scoperto dal maglioncino,«Abbastanza presto da rimanere ancora un po’qui.».
 
Mi specchiai nell’ascensore del condominio,avevo le labbra gonfie a il viso irritato.O morivo a causa degli scompensi ormonali,o morivo mangiata dai suoi baci.
Aprii piano la porta,le mie coinquiline stavano sicuramente dormendo alle otto di mattina.Andai in camera e urlai di paura:Camilla e Diafa erano sedute sul mio letto,gambe e braccia incrociate,sguardo affilato e una ruga di preoccupazione sulla fronte.
«Finalmente sei tornata a casa,brutta svergognata!»,cominciò Camilla.
Risi per la loro espressione,«C’è una motivazione,però!».
«Ti prego,dilla!»,Diafa era esasperata,«Hai idea di quello che ci ha fatto passare la tua coinquilina a me e a Daniele stanotte?!».
«Ehi! Né lei e né Andrea rispondevano!»,si difese Camilla,«Con quello che si sente in giro!».
L’altra alzò gli occhi al cielo,«Siamo a Camerino,Cami.Non a Cuba!».
«Ok,basta così!»,mi intromisi ridendo,«Volete spiegazioni o no?!».
«Certo!Metto su la tisana ai frutti di bosco!».
La mia coinquilina si massaggiò le tempie,«Io quella dannata tisana gliela butto, prima o poi!».
 
«..quindi adesso state insieme?».
«Sì!»,ebbi una vampata di calore al pensiero,«Ma c’è di più..»,le mie coinquiline mi guardarono,«..gli ho raccontato del mio passato.».
«E..?».
«Ha detto che non gli sarebbe importato a prescindere,vero o finto che fosse stato.Lui sta con me,non con i miei trascorsi.E ha detto anche che dobbiamo concentrarci su quello che succederà da adesso in poi!»,terminai felice.
Da quel momento le mie coinquiline furono tutte urletti e abbracci,sinceramente contente per me.Mi chiesi se anche lui stesse vivendo le mie emozioni;senza sapere che,in una casa un po’fuori da Camerino,due cugini così legati da sembrare fratelli,si stavano abbracciando con lo stesso trasporto.
«A parte tutto..»,Diafa si sciolse dall’abbraccio,«..la prossima volta avvisa,signorina!Ci hai fatto stare in pensiero!».
 
La giornata era illuminata da un sole abbagliante,anche il cielo partecipava alla mia gioia.
«Feel like I'm having a meltdown..it feels like I'm losing control..»,canticchiavo la canzone che usciva dalle casse,mentre in intimo pensavo a cosa indossare quel giorno.
Tirai fuori tutto.L’armadio aperto,i cassetti in disordine,i vestiti sparsi sul letto. Mi sembrava tutto troppo o troppo poco.
Mi fiondai in camera di Diafa,aveva una bellissima camicetta a fiori,da poter abbinare al pantalone a zampa di Camilla. Quando mi specchiai,bocciai l’idea:sembrava stessi per laurearmi.
Entrai in crisi.Vestitino e calze?Troppo provocante per la facoltà.Tutone grigio?Troppo sportivo. Giacca e maglioncino?Troppo seriosa.Però il maglioncino non era male,magari abbinato con la gonna chiara a pieghe.
Cambiai repentinamente idea quando mi resi conto di essermi vestita come il giorno in cui si era allontanato da me.
Lanciai uno sguardo sui vestiti gettati a caso sul letto:il mio pantalone scozzese sui toni del bianco e nero e il mio maglioncino bianco corto con le maniche a sbuffo erano uno sopra l’altro,in un abbinamento involontario ma perfetto. L’avevo trovato!
Mi vestii e poi mi sedetti sul letto,infilando i miei stivaletti neri in camoscio.Mi pettinai acconciando i miei capelli mossi in uno chignon alto che ormai era il mio elemento distintivo,alcune ciocche caddero davanti al viso dandomi un’aria sbarazzina.Indossai i miei classici accessori d’argento e passai al viso.
La musica impazzava a tutto volume.Il dolore alle ovaie era magicamente sparito.
Misi un velo di fondotinta per coprire i segni della sua barba e una passata di mascara per cercare di rendere belli i miei occhi. Il burrocacao donava giovamento alle mie labbra irritate. Non ebbi bisogno del blush perché le mie guance erano colorate già di rosa naturalmente.
Mi avvolsi nel mio cappotto nero e nello sciarpone dello stesso colore e mi avviai verso la macchina.
Mentre guidavo,fui sommersa da mille domande.Cosa ne penserà Andrea? Sarà di nuovo troppo il mio abbigliamento?Noterà il cerchietto argentato al lobo sinistro?Gli piacerà l’odore del mio nuovo bagnoschiuma?
Il mio cuore cominciò a battere impazzito,preoccupato dalla sua reazione.
 
Salutai Marcella e mi avviai al piano di sopra,sicura di trovare gli altri,infatti non mi sbagliavo:erano tutti intorno al grande tavolo che si trovava nell’atrio.
«Buongiorno truppa!»,trillai allegra togliendomi gli occhiali da sole.
«Eccola!Come siamo allegri e luminosi questa mattina!»,mi prese in giro Mercorelli.
«Ho dormito bene!»,esclamai.
«..o non hai dormito affatto!»,Joan aveva un’aria maliziosa.
«Siete sempre i soliti romantici!».La voce di Andrea mi arrivò alle spalle.
Sobbalzai e arrossii nel momento esatto in cui lo vidi staccarsi dalla parete e dirigersi verso di me.Mi cinse la vita e mi diede un bacio sfuggente sulla mia tempia,staccandosi immediatamente.
«No!Abbiamo perso la scommessa!»,Mercorelli si portò le mani ai capelli e girò con la sedia.
«Quale scommessa?»,chiese Andrea percorrendo con lo sguardo il mio profilo.
«La scommessa riguardava Serena..»,spiegò  a bassa voce Victor,«In pratica,se lei avesse avuto il coraggio di confessarti i suoi sentimenti,noi avremmo pagato la cena alle ragazze,e viceversa.».
«Grazie per la fiducia,eh!»,commentai piccata mentre toglievo cappotto e sciarpa.
«Tu e tu!»,Sofia arrivava dal bagno,«Non azzardatevi più a non rispondere ai telefoni!Vi uccido!»,prese l’accendino,«Tu vieni a fumare!Elisa è già arrivata e devi raccontarci tutto!».
«Ma prego!»,Andrea era ironico,«Fate pure come se io non ci fossi!».
«Zitto tu!»,lo zittì la mia amica,prima di dirigersi al piano di sotto.
Ci girammo tutti verso Joan,«Ehi!Io non c’entro a ‘sta botta!»,cercò di discolparsi.
Lui mi fece una carezza e poi mise le mani sui fianchi,dondolando sulle gambe,sorridendomi.Il leggero tossicchiare di Daniele ci riportò alla realtà.
«Bene..»,lui battè le mani,«Per quanto mi piaccia stare in vostra compagnia,il lavoro chiama!».Mi sfiorò la pancia con la mano e mi sussurrò un «A dopo,bimba.»,che mi fece sciogliere.
«Ah..»,fece un mezzo giro e tornò indietro,«Io e Serena non ci siamo a pranzo!».
«Perché?Dove andate?»,chiese Daniele.
«Infatti,dove andiamo?»,chiesi anche io.
Lui non rispose a nessuno e si diresse verso il suo ufficio.
«Quindi?Dove andate?»,chiese nuovamente Mercorelli.
«Ma fatevi un po’gli affaracci vostri,voi!»,si intromise Diafa,«Zitelle pettegole!».
Il mio telefono suonò,era un messaggio da parte di Andrea,lo aprii e persi un battito: “Il bianco ti sta molto bene,bimba!”con un bacio finale.
Il mio cuore aveva appena avuto tutte le risposte.
 
Eravamo entrambi a lezione.Lui spiegava l’argomento del giorno gesticolando;io,invece,lo ammiravo.
Era avvenente,mentre passeggiava avanti e indietro per l’aula,con la camicia blu navy come il jeans.Era aggraziato,mentre portava indietro il ciuffo ribelle con la mano.Era seducente,con la maglietta verde militare che si vedeva dalla camicia lasciata aperta. La maglietta aveva un grande scollo che lasciava intravedere il serpente e i suoi addominali.
Era figo,era bello,era attraente,era tutti gli aggettivi sul vocabolario,e molto altro ancora.
Un ragazzo fece una domanda,così lui si fermò e si appoggiò alla scrivania,portando le braccia indietro. La maglietta aderì ai suoi addominali e io me ne andai in iperventilazione.
Mi voleva uccidere,Andrea mi voleva uccidere,non avevo altre spiegazioni.
Il mio professore mi lanciò uno sguardo rapido e lo vidi cercare di reprimere un sorriso.
«Avete visto com’è bello Andrea,oggi?»,bisbigliò una bionda con un’enorme quantità di rossetto rosso sulle labbra.
«Già..»,rispose una ragazza dagli occhi nocciola e un’aria sveglia,«..quel ciuffo ribelle gli sta proprio bene.»,concluse con aria trasognata.
«Ma sapete se è fidanzato?»,chiese un’altra bionda.
«..è omosessuale!»,intervenni io,senza sopprimere un moto di gelosia per quei commenti sul mio ragazzo.
«Ma dai!Non ci credo!»,esclamò la prima bionda,«..uno stallone come quello è tutto tranne che omosessuale!».
«È un cavallo,per caso?!»,risposi acida.Adesso cominciavo a infastidirmi sul serio al sentir parlare in questo modo di lui.
«Ma non stava con quella ragazza… Melissa Bontemponi?»,ci interruppe un’altra con due trecce ai lati della testa.
«Si sono lasciati..»,intervenne un ragazzo con una grande cresta,«…lui l’ha lasciata da qualche tempo,però non si sanno i motivi!»,ammiccò,«Buon per noi maschietti!».Il mio nervosismo aumentò a dismisura a quell’accenno su Melissa.
«Ottimo!»,la ragazza dalle labbra vermiglie appoggiò il mento alla mano,«Allora ho il via libera!».
La fulminai con lo sguardo,«Sei sicura che tu sia il suo tipo?»,ribattei acida.
La ragazza con le trecce si intromise di nuovo,«Perché ti alteri?Mica è tuo!».
Il mio istinto fu quello di urlare a gran voce il contrario,ma dovetti trattenermi per la reputazioni di entrambi.
Ritornai a guardarlo e pensai che invece,al contrario di quello che affermavano quelle arpie, lui era mio.E lo era stato dal nostro primo incontro.
Era stato mio mentre ieri sera mi abbracciava e baciava,era stato mio mentre quella mattina non mi lasciava tornare a casa,era stato mio mentre ascoltava il mio passato e mi confortava, era stato mio mentre per pranzo mi dava appuntamento a casa sua.
Quella presa di coscienza mi fece toccare il cielo con un dito,«Lui è mio…»,bisbigliai,«..è mio…è mio…»,senza rendermene conto alzai il tono di voce.
«..è mio!!»,urlai talmente forte da sobbalzare io stessa.
Il peso della mia figuraccia mi colpì in pieno:mi stavano guardando tutti,incluso Andrea che cercava di camuffare un sorriso.
«Ehm..ecco…»,avevo una mezza idea di lanciarmi dalla finestra,«..è mio..è mio desiderio andare in bagno!Posso?».Scoppiarono a ridere,mentre io incassavo la testa nelle spalle mortificata.
«Certo,Serena.Non c’è bisogno di chiedere.».
Mi fiondai verso la porta,ma nel farlo urtai la borsa della strega bionda dalle labbra vermiglia e causai un fracasso tale che anche lui aprì le braccia basito.
 
Ingoiai l’ultimo boccone della mia Pita Gyros,la sera precedente a cena mi era sfuggito di bocca che era da un po’che non la mangiavo.«Grazie per avermela comprata!»,gli feci una carezza.
Si pulì la bocca e bevve un sorso di birra,«Di niente!».
Mi afferrò e mi trascinò sulle sue gambe,le mie ovaie strepitarono,facendomi storcere il viso.«Scusa,ti ho fatto male?».
Scossi la testa,«In realtà,è da venti giorni che ho questo dolore al basso ventre.Presumo sia perché stia per arrivarmi il ciclo.»,gli spiegai.
Lui arrossì,«Oh..non prendi nulla?»,mi chiese un po’a disagio. Per quanto perfetto,rimaneva sempre un uomo.
«Dopo magari ti rubo un antidolorifico!».
Vidi il suo viso aprirsi in un sorriso malizioso,«Pensavo mi avresti chiesto il permesso!».
Sgranai gli occhi e mi dimenai dalla sua stretta,ma mi bloccò,«Non prendermi in giro!»,lo rimproverai imbronciata.
Lui mi ghermì il viso,«Devi essere sincera e ammettere che la scena è stata comica.».
Lo fulminai con lo sguardo e incrociai le braccia,«Mi sono vergognata da morire!».
«Ho visto!»,mi baciò il naso,«Perché poi quella reazione?».
Mi aprii come una rosa e gli raccontai dei commenti poco carini di quelle tre,lui rideva talmente forte da aver rovesciato la testa indietro.
 
«Non ridere!Ha detto che sei uno stallone,hai capito?!Manco fossi a una gara equestre!»,io ormai ero completamente preda della mia gelosia.Lui rise ancora più forte.
«Andrea!»,lo rimproverai.
«Ma piccola..»,i suoi addominali tremavano per le risate trattenute,«..sei troppo buffa.».
«Non è colpa mia se devo difenderti da quelle cacciatrici di uomini!Hai idea di quanto sia sfiancante?!».
«Sicuramente!»,era ironico.
Mi strinse e mi diede un bacio sulla clavicola,«E comunque,mia bella fidanzata agguerrita..»,indirizzò i suoi occhi scuri nei miei,«..preferisco di gran lunga come mi hai definito tu.».
Presi un sorso di birra per connettere nuovamente il cervello,che a “mia bella fidanzata” aveva cominciato ad annacquarsi,«E cioè!?».
Il suo sguardo si velò di malizia,«..figo da combattimento!».
Mi dimenai,cercando di scappare da lui,«Dio ti punirà per questo,sappilo!»,esclamai mentre il mio viso assumeva tutte la varie sfumature di rosso sotto il suo sguardo divertito.
«E per quale motivo,scusa?!Mi piace sul serio!»,lui mi bloccava solo con la forza delle sue braccia.
«Egocentrico!»,bofonchiai imbronciata.
«Su questo hai ragione,bimba!»,mi guardò,«Adesso,la smetti di dimenarti sulle mie gambe?Sono un uomo,non dimenticarlo!».
Gli occhi mi uscirono fuori dalle orbite e sprofondai dall’imbarazzo,causandogli un altro sorriso.Mi mise una mano sulla nuca e mi spinse verso di lui,donandomi un bacio lungo e morbido.
 
«Comunque..»,si staccò da me dopo un po’di tempo,«..adesso che ci penso,non mi hai ancora risposto alla domanda che ti ho fatto il primo giorno di lezione.».Aggrottai le sopracciglia,non capendo.
Lui alzò gli occhi al cielo,«Sono un figo da combattimento?».
Il cuore perse un battito,«Lo vedi che sei egocentrico?!».
«E tu come al solito tergiversi!»,mi rispose.Il suo sguardo si era indurito e il tono di voce era serio,si aspettava una risposta.
Sbuffai e sentii le guance tingersi,«Se proprio lo vuoi sapere,ti trovo meglio dei muffin al doppio cioccolato con gocce di cacao dell’Eurospin..»,abbassai lo sguardo,«..e sappiamo tutti quanto io ami quei muffin!».
Cercavo di comprarli ogni volta che andavamo a fare spesa, ma tutti loro me lo impedivano perché l’ultima volta ero finita in pronto soccorso per una lavanda gastrica.
Mi diede un bacio talmente passionale da farmi accartocciare lo stomaco.
 
«Ma perché non ho potuto fare io il caffè?!».
Accese la moka.Sia io che lui preferivamo quel caffè a quello della macchinetta,«Perché il tuo caffè fa veramente schifo,piccola!».
Mi impettii.Anche gli altri avevano sempre da ridire sul mio caffè,ma per me non era male, era un po’corto.
«Il mio caffè è buono,invece!Forse solo un po’ristretto.».
«Ristretto?!»,sgranò i bellissimi occhi scuri,«È un concentrato,bimba!».
Gli feci una linguaccia,«Non capisci niente!».
«Sicuro che vuoi il caffè?Ti vedo un po’agitata!»,sghignazzò,«Preferisci una tisana?».
Cercai di dargli uno schiaffo sul braccio,ma lui mi tirò facendomi aderire al suo petto;mi spostò i ciuffi lasciati liberi dallo chignon e mi lasciò un bacio in fronte:«Nel mobile in alto a destra c’è una sorpresa per te!».
Mi staccai da lui e aprii il mobile,fremente,adoravo le sorprese.Il cuore cominciò a svolazzare alla vista della scatola argentata. Gli occhi si inumidirono e mi buttai tra le sue braccia,che accolsero la mia irruenza.
«Però non li mangi tutti,eh!Non voglio portarti al pronto soccorso!».
 
Bussai alla sua porta,le fitte erano insopportabili anche se avevo preso l’antidolorifico;sentivo una bruttissima sensazione di bagnato e cominciavo a pensare al peggio,dovevo andare a casa.
«Avanti!».Entrai e lo trovai in compagnia della professoressa di Mineralogia.
Esitai un attimo,«Ehm..professor Ricci,dovevo parlare ma vedo che è impegnato.Passo più tardi!».Il suo sguardo si incupì.
«Oh,non ti preoccupare..»,la professoressa mi sorrise accondiscendente,«..io stavo andando via!».
Si alzò e mi toccò il braccio,«Come procede con lo sportello?».
«Molto bene.Abbiamo raccolto molte dichiarazioni.»,risposi,«Ero appunto venuta ad aggiornare il professore.».
Andrea si alzò,«Non pensavamo che avrebbe avuto un riscontro così positivo!»,mi strinse una spalla,«Le ragazze stanno facendo un ottimo lavoro!».
La professoressa sorrise ammiccante.«Sì,ma l’idea è stata tua,caro Andrea!».
Anna Paris era la controparte femminile di Luca Antonini;nessuno di noi sapeva come fosse fatto il suo sorriso,e tutti noi ci chiedevamo come una donna così rigida fosse sposata da quarant’anni;eppure davanti ad Andrea si scioglieva come neve al sole.
Quando chiuse la porta,il mio professore si appoggiò alla scrivania e mi tirò verso di lui,baciandomi.«Sai,bimba,devi davvero imparare a controllare le tue espressioni facciali!».
Lanciai uno sguardo alla direzione da dove lei era uscita.«Un’altra da aggiungere alla lista..»,lo guardai,«..lo vedi che è sfiancante?!».
Scosse la testa sorridendo e mi prese il viso tra le mani.«Tutto bene?!Sei un po’pallida.».
«Ero venuta proprio per questo..»,strinsi le sue mani tra le mie,«..vado a casa. Il dolore al basso ventre è aumentato!».
Mi soppesò con quello sguardo indagatore,«Ti accompagno io.».
Sorrisi per quella premura.«No.Ce la faccio a guidare,e tu hai da fare con la commissione paritetica!».
«La commissione paritetica può aspettare dieci minuti.».
«Andrea,ho detto no.»,insistetti.
«Ma perché?!»,mi guardava in cagnesco.
«Perché riesco a guidare;non sto morendo.».
Una fitta un po’più forte mi mozzò il respiro,mi accasciai tra le sue braccia,mentre il suo viso esprimeva tutta la sua preoccupazione.
«Ti accompagno io,è deciso!».
«Per favore,non ho le forze di discutere!»,cercai di controbattere.
«E allora non farlo,no?».
«Andrea,metti la tua testardaggine da parte!»,lo pregai.
«Senti chi parla!».Io sbuffai rumorosamente,mentre continuava a guardarmi accigliato.
Mi sporsi e gli baciai la guancia destra,poi la sinistra,poi il mento e la fronte;quando la sua bocca si allargò in un sorriso,capii di aver vinto.«Ruffiana!».
Sorrisi sulle sue labbra e lo baciai.«Ciao.».
«Almeno avvisami quando arrivi!».
 
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Salve a tutti!

Ecco un altro capitolo interamente sulla nostra nuova coppia,vi avevo avvisato che avevo in mente di lasciargli un po'tranquilli ahahah

Allora,abbiamo una Serena in piena adolescenza e un'Andrea che si diverte molto a punzecchiarla. Forse avrete notato un atteggiamento diverso del ragazzo,meno burbero e più dolce;questo perchè la situazione è più rilassata rispetto ai capitoli precedenti,anche se comunque il suo lato più rude e iroso rimane comunque sotto la superficie.

Questo è un capitolo un po'leggero,dove non succede niente di particolare,e anche un po'più comico,dove abbiamo di nuovo la goffaggine di Serena:questo perchè volevo lasciarvi prendere un po'di fiato dopo le emozioni dei capitoli precedenti,anche perchè stanno per succedere cose abbastanza pesanti!

Grazie mille per il vostro supporto!

A presto,
S.

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Capitolo 32
*** Coincidenze,sincronicità,passato..Andrea. ***



Le mie paure si erano rivelate fondate e,dopo cinque mesi e un tempismo da fare schifo,il ciclo si era presentato alla mia porta,o alle mie ovaie,come preferite.
Entrai in camera e urlai:Andrea se ne stava appoggiato comodamente alla mia scrivania,gambe e braccia incrociate e un sorrisino sul volto.
Quando mi vide,con l’asciugamano a coprirmi a malapena dopo la doccia e il mio adorato chignon spettinato,sbarrò gli occhi e schiuse le labbra,deglutendo.Percorse lentamente il profilo del mio corpo con lo sguardo,sbattendo un paio di volte le palpebre.
Continuava a scrutarmi con quello sguardo incisivo causandomi la pelle d’oca,sentivo il mio cuore che tuonava impazzito e qualcosa di profondo che si smuoveva.
L’aria cominciava a strepitare e a tendersi,mentre potevo benissimamente sentirla scoppiettare intorno a noi;chiudendoci nella nostra dimensione emozionale.
Si staccò dalla scrivania e mi si avvicinò con una lentezza insopportabile,tenendo lo sguardo fisso sul mio.Sentivo l’emozione che mi aveva investito il giorno del nostro primo incontro in facoltà iniziare a farsi strada.Cercavo di deglutire ma mi sentivo il sale in gola.
Mi appoggiò una mano sulla vita e mi diede un bacio sulla tempia,mentre io senza rendermene conto stringevo l’asciugamano al petto.Tracciò una serie di baci che da lì arrivavano alla mia bocca e con l’altra mano mi accarezzava la spalla. Sentivo le gambe molli e un’ondata di brividi e calore non dovuti sicuramente al ciclo.
Mi aspettai che approfondisse il bacio,ma lui si staccò.«Vestiti..»,era quasi una preghiera,«..vestiti,per l’amor del cielo,o non riuscirò a fermarmi..»,la sua voce era più roca e profonda del solito e il marrone dei suoi occhi era molto più lucido.
Quando uscì,mi appoggiai al muro,tremante,gli occhi spalancati e il mio battito cardiaco nelle orecchie. Allora anche io avevo un certo effetto su di lui.
 
Indossai il mio pigiama cipria a pois,riacquistai un briciolo di dignità e mi diressi in sala,dove mi stava aspettando.In un primo momento avevo intenzione di indossare il pigiamone rosa che mi aveva regalato Camilla,ma non mi sembrava il caso visto che dovevo passare del tempo con il mio ragazzo.
Lo trovai nuovamente che esaminava le foto della parete in sala,dovevano piacergli davvero tanto.
Quando mi vide,mi venne incontro sorridendo,mi prese le mani e le baciò.«Come stai?».
«Un po’scombussolata!»,ammisi,«Ma tu che ci fai qui?!Chi ti ha fatto entrare?Perchè sei..».
Mi strinse la vita e mi attirò a lui,«Tu sì che sai come far sentire a proprio agio il tuo ragazzo,Serena Monteforti!».
Sghignazzai.«Scusa. Non ci siamo sentiti per un po’e quindi non ti aspettavo.».
Sorrise intenerito.«Sì,lo so.La commissione paritetica mi ha preso più tempo del previsto.»,aveva cominciato di nuovo a ondeggiare,fortuna che lui non ballava mai.
«Avete discusso su Mazzocchi?».
«Esattamente!Ti spiego a cena.Hai mangiato?»,mi chiese baciandomi le mani.Scossi la testa sorridendo,non mi sarei mai abituata a lui.
«Immaginavo.Ho ordinato le pizze.»,mi fece girare e fece aderire la schiena al suo petto.
«Camilla e Diafa?»,chiesi senza fiato,per lui il mio corpo era un parco divertimenti.
«Diafa sta facendo occupazione a casa di Victor e Mercorelli;Camilla è uscita con Daniele!»,mi fece ritornare di fronte a lui,«Due tentativi antisgamo per lasciarci casa libera!».Scoppiai a ridere mentre lui intrecciava le nostre mani e mi baciava la guancia.
«Penso di essere in debito con tutti loro.»,mormorai.
Un debito che,ancora oggi,non è stato saldato.
 
Ero andata a prendere le sigarette,lui mi stava aspettando nella veranda.
Quando lo vidi,qualcosa mi serrò la gola:lui mi dava le spalle,era appoggiato alla ringhiera con i gomiti.
Era una serata gelida,ma il cielo era libero dalle nuvole e lasciava intravedere il manto stellato.Casa mia era all’ultimo piano di una palazzina di quattro piani,e in queste serate le stelle sembravano così vicine da avere l’illusione di poterle toccare.
La schiena era rigida e aveva il viso rivolto verso l’alto,come a cercare qualcosa di importante. Sentivo distintamente i suoi pensieri che si scontravano e sbattevano contro la sua testa per venire fuori.
Lo abbracciai da dietro,cercando di confortarlo per qualcosa di cui non ero a conoscenza.Lui si irrigidì ancora di più ma non si mosse.«Ti stai nuovamente chiudendo in te stesso.».
Dopo qualche attimo mi rispose:«Quando ero in piattaforma,passavo serate come queste,serate intere a fissare le stelle..»,notai un’inflessione strana nella sua voce,«..mi sentivo più vicino ai miei genitori.».Provai un senso di tenerezza a quell’ammissione.È inutile,la famiglia è sempre la famiglia.
Lo girai verso di me,«Beh..puoi sempre andare a trovarli,no?Voglio dire…»,cominciai ingenuamente,«..non sei più in piattaforma,puoi andare da loro quando vuoi e…».
Mi bloccai quando incrociai il suo sguardo,era lucido e ombrato.Quel castano caldo era reso nero dall’ennesima guerra interna che lui stava combattendo da solo,lasciandomi fuori.
Deglutii il groppo che si era formato alla base della mia gola,«Andrea..»,lo chiamai preoccupata. Quello sguardo mi inquietava più della presenza di Tatiana in facoltà.
Gli misi le mani sulle guance e lo chiamai ripetutamente,cercando di riportarlo da me.
Lui nascose il viso nel mio collo e si accasciò,non riuscii a sopportare il peso di quel metro e ottantaquattro di muscoli compatti e definiti e mi ritrovai a camminare all’indietro finchè non mi scontrai con il muro. Scivolammo entrambi sul pavimento.
Andrea era tra le mie gambe e potevo sentire chiaramente il suo respiro convulso sul mio collo.La mia inquietudine aumentò a dismisura.«Andrea..»,lo chiamai,«Andrea..mi stai spaventando..».
«Serena,i miei genitori sono morti sedici anni fa.».

https://www.youtube.com/watch?v=LH1AzY4tHWA

Tutto si cristallizzò.Il leggero vento gelido che smuoveva leggermente le fronde degli alberi,le macchine che sfrecciavano sotto casa mia,la coppia che si baciava su una panchina nel parcheggio.Persino lo scintillìo delle stelle rimase immobile. Tutto l’ambiente si fissò,partecipando a quella confessione.
Anche il mio cuore si fermò un attimo,ricominciando a battere in modo caotico e concitato. Lo abbracciai stretto,stringendolo,«Mi dispiace..»,riuscì a mormoragli,mentre pagavo il conto salato della mia stupidità.
Era ovvio che Andrea non volesse parlarmi del suo passato,chiunque avrebbe avuto delle remore. Io stessa ad un minimo accenno del mio,scattavo come un felino e zittivo con battute acide il malcapitato che si fosse solo permesso di nominarlo.
E tra il mio e il suo di passato c’era una differenza abissale.
Ripensai alla mia famiglia,alla mia infanzia,alla mia adolescenza,alla mia vita in generale.
Ripensai a mia madre,e al suo sorriso che non mi lasciava mai;ripensai a tutte le volte che mi aveva fatto da confidente,da complice,a tutte le volte che mi sgridava come se avessi ancora cinque anni.
Ripensai al mio papà,a quel papà che mi incitava a seguire i miei sogni e a credere in qualcosa;anche se questo qualcosa era più grande di me.
Ripensai a tutte le volte che loro mi avevano accolto,supportandomi persino in quella decisione ottusa di volare oltreoceano. Avevano accettato quella mia decisione ingoiando bocconi amari fatti di ansia e preoccupazioni per quell’unica figlia sbattuta in una nazione sconosciuta,senza nessuno intorno,eccezione fatta per la chitarra,le sigarette e le lacrime.
Cominciai a piangere sommessamente,stringendolo talmente forte da farmi mancare l’aria.
Lui queste cose non le aveva avute.
Probabilmente,se la sera precedente non avesse accennato alle cosiddette voci,io non gliene avrei mai parlato.
Ero stata un’egoista a tartassarlo.Completamente cieca e sorda al suo dolore che, lampante,mi stava davanti.
Sarebbe bastato soffermarmi qualche attimo su quelle iridi scure,per capirlo. Sarebbe bastato uno sguardo più attento a lui e alla sua persona per capire quanto stesse soffrendo. Sarebbe bastato andare oltre la sua bellezza fisica per accorgermi dei suoi demoni,molto più macabri dei miei, che lo accompagnavano ovunque andasse.
Non era vero che non voleva dirmelo,lui non poteva farlo.
Tutto adesso era più chiaro,la nube nera era stata spazzata via da quella confessione, ogni cosa si collocò esattamente al suo posto.
Ha trovato semplicemente la sua valvola di sfogo per uscire da una situazione drammatica.
Lo capisci che non posso dirtelo?!
Ascolta,devi smetterla con questa storia del passato,quante volte devo dirti che tu non c’entri niente con l’incidente!?
Le porte si spalancarono e la luce abbagliante della verità mi aggredì:Andrea si sentiva in colpa per la morte dei suoi genitori,da sedici anni.
La tua voce fa tacere i miei demoni del passato.
La sera precedente avevo detto ad Andrea che era fatto d’acciaio,in realtà,la lega di ferro e carbonio che era il suo corpo e che si estendeva alla sua parte più profonda,era solo la maglia che racchiudeva la sua anima oscura e tormentata.
La maglia che lui più volte aveva tolto davanti a me,senza che io me ne accorgessi.
Serena mi ha idealizzato.
Quella frase,che lui disse a suo fratello adottivo in una notte molto simile a quella,si abbattè sul mio cervello come la lama di una ghigliottina sul collo di un condannato a morte.
Non era vero.Era lui ad avermi idealizzato,vedendo in me un’innocenza e una bellezza d’animo che in realtà non avevo.
Ero una stupida egoista che si limitava a guardare solamente l’involucro esterno.
 
Si riscosse dal torpore in cui sembrava essere caduto,mi guardò con gli occhi lucidi e un sorriso sfinito gli affiorò sulle labbra,mi asciugò le lacrime,mentre il suo stato di abbattimento fisico e psicologico continuava.«Per questo motivo non volevo dirtelo,perché non volevo che stessi male.».
Riversai tutte le mie emozioni su di lui,«Sono una persona orribile!»,urlai tra le lacrime,«Tutte le volte che ho insistito per farmelo raccontare..tutte le volte che non ho capito..che non ti ho capito!».
Lo sguardo di Andrea era talmente intenso da ricordare un’onda che si schianta e poi si ritira.«Non è vero.Tu non c’entri niente..sono stato io che non ho voluto raccontartelo per paura di tante cose..».
Piansi ancora più forte,alla fine di tutto,era ancora lui che consolava me.
«Sì,invece!Dovevo fare un passo indietro e lasciarti il tuo tempo..»,mi asciugai con un gesto rabbioso,«..avevo la vista talmente offuscata dalla tua prestanza fisica,da non rendermi conto che in realtà tu ti portavi dietro un peso che…».
«Basta così!»,non urlò,ma bastò il suo sguardo a zittirmi,«Non starò qui fermo,mentre tu ti prenderai colpe che non hai.».
«Ma..».
«Non farmi rimpiangere il fatto di avertelo accennato.».Quindi c’era anche altro?
«Andrea..»,provai a insistere,continuando a piangere.
«Fissa bene in testa quello che ti dirò,perché non lo ripeterò una seconda volta.».

Si sedette a terra e mi prese tra le braccia,come aveva fatto la sera prima,mi coprì con un plaid lasciato sulla sedia e intrecciò le nostre mani.«Sei nei miei pensieri da tempo.».
Aggrottai le sopracciglia,non capendo.«Come..?»,tirai su con il naso.
«Daniele un giorno mi mandò dal suo pc dei file che mi servivano.»,continuò,«Tra i file,c’era una cartella che sicuramente lui aveva mandato per sbaglio.Preso dalla curiosità la aprii:c’erano le foto e dei video di una cena. La cena risaliva al 3 Marzo».
«Il compleanno di Elisa.»,mormorai.
«Non lo so.So solo che vidi quel video e rimasi scottato per tutti i giorni successivi:c’eri tu che cantavi.».
Sgranai gli occhi e ingoiai un nodo che mi si stava formando in gola.«C’eravate tutti:tu,Victor,Daniele,Diafa…eppure,la mia attenzione era solo su di te che intonavi quelle poche note.».
Ricominciai a piangere.«Perché?»,bisbigliai.
«Te l’ho detto al tuo compleanno:quando tu canti,i miei demoni si zittiscono. Da quel momento in poi,ogni volta che sentivo la morsa del passato avvilupparmi,riascoltavo quel video e tutto si acquietava.».
Io ormai non riuscivo più a distinguerlo tanta era la quantità delle mie lacrime,«Come una sorte di panacea?».
Sorrise,«Più una sirena incantatrice.»,rispose asciugandomi le lacrime,«Comunque,dovevo sapere assolutamente il nome di quella ragazza dagli occhi ambrati e dalla voce così bella;ne sentivo il bisogno,capisci?».
No,non stavo capendo niente.Lui mi parlava,e a me sembrava tutto magico.
«Andai sul profilo Instagram di Daniele e spulciai ogni singolo contatto.Finchè non ti trovai.»,si accoccolò tra l’incavo della mia spalla e il collo,«Nella foto eri al mare,con i piedi nell’acqua,in una posa giocosa e con un sorriso che mi fece perdere un battito.Eri così innocente,così bella.»,mi strinse,«Pensai che non c’era posto migliore del mare,bello e profondo, per la ragazza che mi donava quella serenità che a me mancava.Anche il tuo nome lo diceva.»,tornò a guardarmi,«Serena..»,pronunciò il mio nome quasi con riverenza.

Io non riuscivo a respirare,«È tutto surreale.».
«Puoi dirlo forte. Quando lessi il tuo nome,io,che non credevo a niente se non a quello che per me era logico,cominciai a credere nelle coincidenze.E,più in là,nel destino.».
«Che intendi dire?».
«Sono stato io io,quella sera alla Rocca,a spostare i rami del salice piangente.Ti ho ascoltato cantare.».
Smisi di respirare,letteralmente,mentre il cervello cercava di elaborare quell’informazione,«Mi sento male.»,mi sciolsi da lui e mi avvicinai alla ringhiera,accendendomi una sigaretta.«Perché non ti sei fatto avanti?».

Lui si alzò e mi venne vicino,stringendosi nelle spalle,«Avevo paura di spaventarti.Percepivo la tua tensione e il tuo timore.».Ero inebetita,adesso mi spiegavo molte cose,«Comunque, mi sedetti poco lontano da te e ti ascoltai;ero in penombra,sarebbe stato impossibile per te vedermi.».
Mi si avvicinò timoroso e mi abbracciò,esitante,io allontanai la sigaretta.«Scusami.»,il suo sguardo era dispiaciuto,«Se te la senti,finisco di raccontarti.».
«C’è altro?!»,soffiai stupita.Lui annuì grattandosi la nuca.
Lo feci sedere sulla sedia e io mi sedetti sulle sue gambe,invitandolo a continuare.
«Il giorno dopo sono andato in facoltà per sistemare i documenti.Mi ero appena messo in macchina per andarmene e stavo cercando gli occhiali da sole nel cruscotto,quando alzai lo sguardo e ti vidi:eri esattamente di fronte la mia macchina e stavi guardando il dipartimento.Eri apparsa dal nulla,vestita di bianco,i capelli che ondeggiavano e il sole alle spalle,ho pensato che potessero spuntarti delle ali bianche piumate da un momento all’altro.».
«Aspetta,aspetta..»,congiunsi le mani davanti al viso,a questo punto era possibile di tutto,«Anche quando la sera sei venuto al bar..».
«È stato volontario anche quello.»,mi spiegò,«Per puro caso chiamai Daniele e avvertii nella sua voce preoccupazione.Lo feci sfogare e con un sotterfugio mi feci dire da mio cugino dove lavorassi.».
Mi misi una mano in fronte,scioccata.«E Melissa in tutto ciò dove si colloca?».
«Melissa si colloca qualche giorno prima che ti vedessi nel video.L’avevo già lasciata perché mi aveva detto che voleva qualcosa di più serio,una relazione.»,mi guardò,«La sera che sono venuto al bar ne discutemmo per l’ennesima volta.».
«Adesso si spiega tutto.»,blaterai,«Perché mi sembravate tesi..gli sguardi..il tuo suv che riconoscevo ma che non conoscevo..si spiega tutto..il tuo interesse per me in così poco tempo…»,arrossii,«..pensai fosse stato un colpo di fulmine!».
«In un certo senso,lo è stato.».
Rimasi in silenzio,le sue parole che mi frullavano in testa. Possibile che erano state tutte coincidenze?
Sul vocabolario,la definizione di coincidenza  è “sono eventi casuali che presentano una concorrenza di fatti che accadono o si ripetono apparentemente senza una ragione”.
Eppure la ragione c’era:il passato del mio ragazzo,che aveva innescato una serie di,appunto,coincidenze.
Le sincronicità,invece,sempre secondo il vocabolario, sono “tutte quelle coincidenze, collegamenti tra due o più persone, eventi, situazioni, oggetti che per logica non hanno attinenza tra loro ma hanno invece un significato ed un senso per la persona che li osserva o li vive”.
E se fossero proprio queste ultime la causa di tutto? Tipo una chiaroveggenza interiore del mio ragazzo.
Lui mi prese il viso tra le mani,«Tu mi hai reso una persona migliore».
«Ma ciò non toglie il fatto che ti ho messo sotto pressione su un argomento così delicato.».
«Era una cosa normale.Ma credimi quando ti dico che mi ha fatto più male non poterti stare vicino in quei giorni in cui non ci parlavamo.».
«Davvero?»,il cuore,che fino a quel momento sembrava morto,cominciò a battere di nuovo.
Annuì.«Non poterti parlare,abbracciare,stare con te..era uno strazio.»,deglutì,«..soprattutto perché sapevo di essere io la causa di tutto.».
I sentimenti di quei giorni riaffiorarono,facendomi piangere di nuovo.«Pensavo di morire.»,singhiozzai.
«Lo so,piccola,lo so.»,mi abbracciò,«Il tuo dolore era lo specchio del mio.».
Mi lasciai cullare,mentre tutto il fardello delle sue dichiarazioni ci pioveva addosso come una pioggia corrosiva.

Avremmo dovuto tirare le somme di tutto.Avremmo dovuto davvero sederci a tavolino e giocare con i nostri assilli e le nostre emozioni,avremmo dovuto cominciare a snocciolare punto per punto tutte le varie situazioni. Dovevamo cominciare a illuminare le nostre zone d’ombra.
C’erano molte cose ancora che non mi erano chiare,c’era molto ancora di cui parlare.
Ma non quella sera.
Quella sera c’eravamo io,lui,e i suoi demoni che,per la prima volta,non avevano avuto il coraggio di presentarsi,rimanendo sull’uscio,impauriti dall’intensità di quel sentimento reciproco.
Io e lui non ci siamo mai detti le paroline magiche,adesso capisco che noi non ne avevamo bisogno:ognuno di noi sapeva che erano incise nel cuore dell’altro,con solchi profondi e impossibili da cancellare.
Perché io,ancora oggi,quando la mia mente è stordita dai farmaci e la mia anima è intrappolata nel vuoto di un abisso profondo,ne sono sicura. Sono sicura che lui,ovunque sia,mi ami ancora.

_______________________

Et voilà! A voi un nuovo capitolo fresco fresco di stesura. E che capitolo!

Veniamo a conoscenza di una parte del passato del nostro Andrea,vi avevo già lasciato degli indizi nei capitoli precedenti,ma adesso è chiaro:lui si sente in colpa per la morte della sua mamma e del suo papà.
Inoltre,e questa è una bomba,veniamo a sapere che in realtà,lui già conosceva la nostra amata ragazza da tempo,e che tutte quelle che per Serena erano coincidenze,in realtà non erano altro che occasioni di cui si approfittava Andrea per starle vicino e conoscerla meglio.

Ovviamente,la storia continua,ho ancora molte cartucce da sparare ahahah

Comunque,spero che il capitolo vi sia piaciuto.Io devo ammettere che ho avuto il labbruccio tremulo mentre lo scrivevo!

Grazie mille chi mi supporta!E,come sempre,se qualcosa non è chiaro,non esitate a dirmelo!

A presto,
S.

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Capitolo 33
*** La strada di casa. ***



Mi svegliai nel cuore della notte maledicendo quel dannato ciclo mestruale;ma mi accorsi immediatamente che non era il ciclo a causarmi quella sensazione di caldo e fastidio,ma ottanta chili distribuiti in un metro e ottantaquattro di muscoli solidi che mi stavano dormendo addosso.
Cercai di spostare la mano di Andrea dalla mia pancia il più delicatamente possibile,ma lui si mosse e si mise supino,le braccia portate sopra la testa,i pugni serrati e i muscoli delle braccia contratti.Era virile anche quando dormiva profondamente.
La sera precedente eravamo rimasti per ore in veranda a regalarci baci e sorrisi instancabili come due adolescenti;poi avevamo deciso di vedere un film e a quanto sembrava ci eravamo addormentati con la televisione accesa.
Ne approfittai per guardarlo,in una delle mie tantissime passeggiate in quei venti giorni di fuoco,avevo visto addosso ad un manichino in un negozio del centro una tuta formata da pantalone e felpa nera,abbinati ad una canotta bianca.
Glieli avevo comprati senza pensarci,forse nel mio inconscio già sapevo che prima o poi gli avrebbe indossati.
Lo osservavo illuminato dai bagliori della televisione,ripensando alle sue dichiarazioni di quella sera. Non riuscivo a credere che un ragazzo come lui mi avesse notata da mesi e in tutto quel periodo avesse pensato a me,che non sapevo neanche della sua esistenza.
A me che nel frattempo mi struggevo per un altro uomo. Avevo capito perfettamente la foto a cui si riferiva lui:era stata scattata da Stefano il giorno dopo che aveva provato a portarmi a letto.
Quel giorno era stato l’inizio della fine.O,a questo punto,l’inizio di un nuovo inizio.
Si trattava di un’altra coincidenza il fatto che il mio attuale ragazzo fosse rimasto colpito proprio dalla foto che aveva scattato il ragazzo a cui mi legava un sentimento falso e sbagliato?O si trattava di qualcosa di subcosciente fuori da ogni controllo della ragione?
Se Freud fosse stato vivo,avrebbe avuto di che divertirsi.
Lo osservai,le lenzuola erano ai piedi del letto e indossava solo i pantaloni neri e la canotta,lasciandomi la visione di buona parte del suo corpo.Se i Bronzi di Riace fossero state persone in carne e ossa,probabilmente avrebbero fatto ciao con la mano e sarebbero andati a nascondersi.
Rimanevo sempre più estasiata dalla bellezza di quel dio bruno.Passai in rassegna il suo corpo perfetto come se avessi voluto contarne le vene singolarmente e mi soffermai sul dolce rigonfiamento dell’inguine,chiedendomi come fosse essere amati da un ragazzo così bello e passionale.
In quel momento mi resi conto di voler sentire la sua bocca e le sue mani su di me.Lo volevo da quando si era appoggiato con le braccia ai lati della mia testa al campo motivazionale. E questo era un problema visto e considerato che,a differenza sua, io non l’avessi mai fatto in vita mia.
Prima o poi dovevo affrontare anche quel discorso.
 
Sentii qualcosa nello stomaco e un liquido nauseante salirmi in gola,corsi in bagno e feci appena in tempo a chiudere la porta e a chinarmi sul water prima di tirare fuori tutto quello che avevo mangiato.
All’improvviso qualcuno mi tirò i capelli indietro,mentre con la coda dell’occhio vedevo le collane di Andrea che dondolavano.
Ovviamente solo a me poteva capitare di vomitare davanti al mio ragazzo la sera stessa in cui lui mi avesse fatto delle confessioni così profonde. Logico,no?
Lui mi strinse i capelli con una mano per evitare che mi cadessero in avanti,mentre con l’altra prendeva un asciugamano lì vicino,per giunta di Diafa.
Scusa,nigga,giuro che te lo lavo!
Cercai di spingerlo via,non volevo che mi vedesse in quello stato,mentre vomitavo tutto quello che avevo mangiato negli ultimi due mesi,ma senza risultato dato  che mi bloccò.
Quando finii,mi accasciai contro il suo petto,ancora tremante e con le guance umide per le lacrime involontarie che gli sforzi avevano causato.
Andrea mi pulì con l’asciugamano e mi sciacquò il viso.«Come..e che cazzo!»,non fece in tempo a finire la frase perché dovetti piegarmi nel water per vomitare di nuovo.
Una volta finito l’ennesimo fiotto,cercai di mettermi in piedi ma le gambe tremolanti non riuscirono a sostenere il peso,il mio ragazzo mi afferrò e mi strinse al petto.
Mi pulì di nuovo,scaricò e poi mi prese in braccio come una bambina,mentre io mi accoccolavo contro di lui.
«Devo lavarmi i denti.»,ciancicai mentre ancora tremante mi metteva sulle coperte.
«Non essere ridicola!Adesso i denti sono l’ultima cosa!»,mi tastò la fronte,il collo e i polsi,«Hai la febbre?Hai freddo?Hai caldo?Forse è meglio andare in ospedale per una flebo..»
Risi debolmente alla sua preoccupazione.Tutti uguali i ragazzi,grandi uomini valenti su ogni fronte,ma terrorizzati davanti a qualche macchia rossa e un po’di nausea.
«Perché ridi,adesso?La situazione è seria!».
«Andrea è solo ciclo.È tutto sotto controllo.»,gli porsi la mano,«Vieni qui?».
«Sì ma hai vomitato.»,mi guardò in apprensione,«Magari ti tengono stanotte in osservazione..».
«Andrea!»,lo interruppi,«Non c’è niente di cui preoccuparsi,sul serio!»,gli porsi nuovamente la mano,«Vieni?».
Dopo qualche attimo di indecisione,mi raggiunse sotto le coperte,mi prese tra le braccia e mi baciò la fronte.«Al primo conato ti porto in ospedale,ti avviso!».
 
Mi svegliai abbracciata al cuscino di Andrea,di traverso nel letto e con la bocca impastata a causa di un saporaccio;mi misi in posizione eretta e lo vidi alla mia scrivania,stava scrivendo qualcosa al computer e mi sembrava concentrato.
Avevamo fatto entrambi le ore piccole stanotte,io nel bagno a vomitare anche i miei organi interni,lui a farmi da infermiere.Provavo un grandissimo imbarazzo in quel momento al pensiero che lui mi avesse visa in quel modo.Anche se io che cercavo di bloccarlo dal prendermi di peso e trascinarmi in ospedale aveva reso il tutto tragicomico.
Si girò e mi sorrise.«Buongiorno,bimba!».
Chiuse lo schermo del computer e venne sul letto vicino a me,provò a baciarmi ma mi scostai.
«Non mi sono lavata i denti e ho un aspetto orribile!».
Lui sorrise e mi mise una mano dietro il collo con fermezza,facendomi girare.«Sei bella soprattutto così.Con gli occhi gonfi,insonnolita e con i capelli arruffati.»,mi diede un bacio profondo e mi spinse sotto di lui.
«Non devi..andare in.. facoltà..?»,mormorai tra un bacio e l’altro.
«No!Oggi lo passiamo insieme,non ti lascio in questo stato.».Urlai di gioia e mi rituffai tra le sue braccia.
 
La doccia calda ebbe l’effetto di purificarmi,mi sentii subito meglio e anche il dolore alle ovaie sembrava essere passato. Indossai un vestitino grigio che di solito non avrei mai messo in quel periodo dell’anno;ma in casa c’erano i termosifoni accesi, e con Andrea nei paraggi la mia temperatura corporea rimaneva costantemente sui quarantacinque gradi.Legai nuovamente i capelli e a piedi scalzi e gambe nude andai dal mio ragazzo che stava parlando al telefono con la zia.
Lo raggiunsi e quello che sentii mi sconvolse:«Non sono a casa,zia..a casa di Serena..sì,stiamo insieme.»,allontanò l’apparecchio dall’orecchio per sopportare gli urletti di gioia della signora,poi sbuffò,«Zia,basta…Va bene!...sì..Ciao,zia!»,chiuse e scosse la testa.
Vide il mio riflesso nello specchio asimmetrico azzurro e si girò sorridendo,espressione che cambiò nel momento in cui incrociò la mia.«Che è successo?».
«Hai detto a tua zia che stiamo insieme.»,cominciai a gesticolare,«In che senso stiamo insieme?».
Mi guardò intontito,«Non l’hai chiesto sul serio,vero?».
Non riuscivo a guardarlo in viso,ero troppo imbarazzata;strofinai i piedi l’uno sull’altro e cominciai a torturare l’orlo del mio vestitino.Perchè non si limitava a rispondere invece di guardarmi con quello sguardo!?
«Stiamo insieme come una coppia di ragazzi che sono legati l’uno all’altra da un sentimento..»,mi alzò il viso con l’indice e il pollice,«..con tutto quello che ne consegue.».
Deglutii prima di sganciare la bomba,«Quindi..quindi abbiamo una relazione?»,calcai il termine con voce esitante.
Lui sorrise debolmente,«Ecco dove volevi arrivare!». Lo guardai,aspettando una risposta con il batticuore.
«Riesco a sentire il tuo battito cardiaco.»,mormorò lui.
«Lascia stare il mio battito cardiaco e rispondi!»,gli intimai.La mia risposta fu lui che alzava leggermente il mento accennando un sorriso.
Continuavo a guardarlo turbata,mentre lui imperterrito mi osservava con quel sorrisino accennato e lo sguardo da furfante.«Quindi..?!».
«Abbiamo una relazione da quando ti ho vista in quel video.».
Quella frase invece di rallegrarmi,mi gettò ancora di più nell’insicurezza.Mi aveva detto chiaramente che non amava impegnarsi,con Melissa non l’aveva fatto.Cosa poteva mai avergli fatto cambiare idea?
«Sai..mi aspettavo una reazione diversa.».
Mi mordicchiai le labbra,«È che..»,esitai,«Tu non hai mai voluto una relazione seria…stesso quella con Melissa non lo era..».
«Pensi che ti stia prendendo in giro?»,mi fissava imperiosamente.
«No!No!»,agitai le mani in aria,lo sguardo timido,«..non dopo ieri sera,almeno!Però..però non riesco a capire come possa un ragazzo che per tanto tempo ha condotto un determinato stile di vita,volere altro all’improvviso.».
«Ci terrei a chiarire una cosa.»,puntualizzò,«Non sono mai stato un ragazzo che voleva sfogare i suoi istinti;anche se di ragazze ne avevo a manciate.»,mi irritai a sentire quell’ultima frase,«Non volevo ragazze da una notte.Ho sempre cercato altro.»,deglutì,«È vero,tutte le mie relazioni erano basate principalmente sul sesso,ma perché io non volevo conoscere a fondo le ragazze,nè loro volevano conoscere fino in fondo me.Loro sì che si fermavano al mero aspetto fisico.».
«Melissa si era innamorata di te.».
«Io con Melissa avevo messo le cose in chiaro fin da subito. Abbiamo avuto momenti in cui ci siamo supportati a vicenda,anche se ero più io che aiutavo lei e non viceversa.Mi diceva sempre che prima o poi avrei ricambiato il suo sentimento.Ma io non..»,guardò in aria,«..non provavo per  quella ragazza neanche una minima parte di quello che provo per te.»,tornò a guardarmi,«Ma era a conoscenza dei miei sentimenti verso di lei.».Lo guardavo perplessa,avevo mille dubbi in testa.
«Tu non sei come le altre.Ti ho detto già che sono legato a te da qualcosa di più profondo.».
«Questo è vero..»,la mia voce produsse un suono talmente lieve da essere appena udibile.
«Serena..»,il suo tono mi fece capire che era al limite della sopportazione,«A nessuno,nessuno,escluso Daniele,ho raccontato anche un terzo di quello che ho detto a te.Pensaci,ti rincorro da Settembre,e sono stato colpito da te mesi prima..»,trasudava irritazione da tutti i pori,«..non pensi che mi sarei mosso in un’altra maniera,se avessi voluto solo sesso da te!?».
Continuai a non rispondere,così lui sospirò.«Pensi che se non avessi voluto qualcosa di serio, avrei perso tutto questo tempo?Dio..»,alzò leggermente il tono di voce,«Ti ho detto dei miei,ti ho raccontato tutto ciò che mi ha spinto a cercarti.Secondo te l’ho fatto solo per vivere una storia alla leggera?!».
Si stava arrabbiando,proprio ciò che non volevo,non sarei stata in grado di gestirlo.«Non pensi che avrei ripiegato su una delle tante ragazze che mi gironzolano intorno?!».
Drizzai le antenne.«Quali ragazze?!».
Lui si risentì.«Dopo tutto quello che ti ho detto,è questo quello di cui vuoi parlare?!».
Lo spinsi,ma come al solito non si mosse.«Non ti arrabbiare.»,feci una smorfia a metà tra il triste e l’amareggiato,«È tutto così strano per me.».
Sul suo viso comparve una smorfia interrogativa,«Cosa è strano?».
«Beh,sai…tutta la storia che mi hai raccontato ieri. Di te che mi vedi nel video e mi cerchi,tutte quelle coincidenze che alla fine coincidenze non erano..»,mi strinsi nelle spalle,«..devo ancora metabolizzare.».
«Lo so.Però non mettere in discussione i miei sentimenti per te.»,mi baciò nuovamente le mani,«Per tanto tempo ho cercato qualcosa che mi emozionasse;qualcosa che mi facesse sentire vivo.Sono stato nei posti più pericolosi,ho fatto attività che solo nominarle farebbe accapponare la pelle a chiunque.E riuscii nel mio obbiettivo.»,deglutì,«Ma tutto questo impallidisce al confronto delle emozioni che mi regali tu anche solo standomi vicino.».Quella era una dichiarazione d’amore vera e propria.
«Tu vuoi stare con me?»,mi chiese a bruciapelo.
Sgranai gli occhi,«Più di ogni altra cosa.»,la risposta mi venne dal cuore.
Il suo viso si illuminò a giorno,mi ghermì il viso e mi diede un bacio lungo e morbido.«E io voglio stare con te,come un ragazzo vuole stare con la sua ragazza.Il resto non è importante.»,annuii stringendomi a lui,«Va bene?».
«Va bene.»,eravamo occhi negli occhi,le labbra che si sfioravano e le mani intrecciate,così come i nostri cuori.
«Serena,hai un elastico?».Dopo pranzo si era fatto una doccia,anche lui cominciava a sentirsi sporco,aveva indossato nuovamente i vestiti che gli avevo comprato,gli stavano davvero bene.
«Sì,nella scatolina rosa sulla mensola sopra la scrivania.»,ero seduta sul mio letto,mentre leggevo i messaggi delle coinquiline in cui mi chiedevano se avessero potuto tornare a casa senza rimanere sconvolte nel trovarci avvinghiati in atteggiamenti  compromettenti.
Un lampo mi colpì,non doveva aprire per nessun motivo la scatolina.Mi fiondai su di lui,ma fu troppo tardi:Andrea stava esaminando il suo bracciale,rigirandoselo tra le mani.
Si girò verso di me:«E questo?»,aveva un’espressione seria.Non riuscivo a capire cosa pensasse.
«Ecco..»,cominciai esitante,«..l’ho trovato nel mio bagno la sera dell’inaugurazione dell’anno accademico,quella in cui abbiamo visto le lucciole.Avevo pensato di ridartelo ma qualcosa mi ha spinto a non farlo.».
«Credevo d’averlo perso da qualche parte…»,commentò,«Perché non me l’hai restituito?».
Distolsi lo sguardo,imbarazzata.«Beh..adesso penso sia stato perché inconsciamente volevo tenerti  vicino a me.E quello era la cosa che più mi ricordasse te che avessi..».
«Mi hai sempre avuto vicino.».
Annuii mestamente,avvicinandomi a lui.«Adesso lo so.»,gli occhi mi divennero lucidi,«Scusa se ti ha infastidito questa cosa.Non volevo.».
«Perché avrebbe dovuto infastidirmi?».
«Beh,hai un’espressione dura.».
Si sedette sulla soglia della finestra,quella dove io tante volte mi ero seduta pensando a lui,mi prese il polso e lo accarezzò con il pollice,poi ci legò il suo bracciale;strideva un po’con gli altri che portavo,ma risaltava come una rosa bianca in mezzo a un campo di rose rosse.
Ero in piedi tra le sue gambe,la schiena appoggiata al suo petto.«Sono solo sorpreso. Ti avevo detto che pensavo di averlo perso.»,mi diede un bacio sulla guancia,«Mi prometti che non lo togli mai?».
Sembrava un adolescente innamorato.E forse,sotto quell’aspetto da uomo,era intrappolato un adolescente che si portava dietro un grande vuoto.«Te lo giuro.».
Andrea mi circondò con un braccio,mentre mi baciava dietro l’orecchio,riusciva a tenermi ferma solo con una mano.Il suo braccio riusciva quasi a fare due giri,ero talmente piccola in confronto a lui che avrebbe potuto spezzarmi con molta facilità.
È una promessa che mantengo tuttora.
 
Eravamo nel mio letto,lui appoggiato alla testiera e io a cavalcioni,al buio e in un silenzio interrotto solo dalle nostre risate e dalle nostre chiacchiere.Le ragazze erano rientrate e Camilla aveva costretto tutti e quattro a bere la sua tisana ai frutti rossi,elogiandone le proprietà e i benefici.
Tornati in camera,gli avevo chiesto di raccontarmi alcuni aneddoti dei suoi viaggi,e mi aveva accontentata. La sua voce era qualcosa di incredibile,come la luce che si intravedeva nei suoi occhi nel raccontarmi quelle avventure.
«E poi?»,chiesi con gli occhi sbarrati.
«..e poi sono riusciti a salvarmi dalla cascata in cui ero caduto.Ma me la sono vista brutta.».
D’impulso lo abbracciai e poggiai la guancia sulla sua spalla destra.Solo allora mi ricordai del suo secondo tatuaggio nautico,quello sull’avambraccio destro.
Era un tatuaggio meno incisivo del serpente,più nascosto e forse meno appariscente,proprio per questo, sicuramente molto più importante.
Glielo sfiorai con le dita.«Perché questo tatuaggio?».
Sospirò.«È legato al mio passato.».
Mi irrigidii e cercai di cambiare discorso,avevo giurato che non avrei fatto lo stesso errore delle altre volte:«Facciamo la cioccolata calda?In cioccolateria ho preso un nuovo tipo che..».
«Non c’è bisogno.Sto bene.».Mi mordicchiai le labbra,non volevo si sentisse obbligato a raccontarmi ricordi che tentava di sopprimere.
«Come sicuramente avrai capito,io amo il mare.Così pericoloso ma affascinante.Così grande e potente da spazzare via qualsiasi cosa incontri lungo il suo cammino.».
«Mi ricorda un po’te.»,bisbigliai.
Lui sorrise e mi morse delicatamente il mignolo.«E a me ricorda te.»,poi continuò,«Ma vuoi sapere o no il significato del tatuaggio?».
«Solo se vuoi raccontarmelo.».
«L’ancora è un riferimento a quello che mi diceva papà.»,sentii lo stomaco contrarsi,«Mi diceva sempre di rimanere ancorati a terra,qualsiasi cosa succedesse.»,si schiarì la voce,«L’onda,invece,è un elemento che rappresenta tante cose.In particolare,l’acqua è essenziale per la vita,ma è anche capace di distruggere.Esprime la forza e la potenza devastante;ma anche la capacità di rigenerarsi.»,sospirò di nuovo,«La bussola,infine,guida i marinai nei loro viaggi per mare. È un amuleto.Chi ha passato un momento difficile di solito decide di tatuarsela per ricordare ciò che ha vissuto e come sia riuscito a trovare la strada per ritornare a casa.»,mi guardò intensamente,«E a essere in pace con se stessi.».
Fui invasa da uno stato di dolore misto a una cupa malinconia per quell’uomo così provato.Quel tatuaggio lo rappresentava in tutto e per tutto,lo rappresentava più del serpente.
Mi strinsi a lui,sopprimendo le lacrime,e gli infilai le mani sotto la canotta bianca,sentendo i suoi muscoli tesi rilassarsi sotto le mie carezze delicate.«Tu non sei in pace con te stesso.»,glielo bisbigliai sul cuore,come se questo bastasse a cancellare sedici anni di dolore e rabbia.
Lui ricambiò il mio abbraccio,sprofondando nei capelli che mi aveva sciolto,come faceva sempre quando si sentiva vulnerabile,«Hai ragione.»,mi sussurrò,«Ma adesso ho trovato la strada di casa.».

_________________
Rieccomi nuovamente!

Sì,in questo periodo sto pubblicando spesso. Questo sia perchè sono ispirata,e anche perchè sto cercando di portarmi avanti con il lavoro,dato che dalla settimana prossima avrò un po' da fare per qualche giorno.

Parlando un po'del capitolo,gli strascichi ormonali e adolescenziali di Serena continuano,così come il suo ciclo ahahah 
Ho scelto proprio il ciclo perchè è insolita come cosa,di solito c'è sempre un raffreddore o un influenza in giro!

Per quanto riguarda Andrea,ormai è palese che sia totalmente in balìa del sentimento che prova per la sua ragazza. So che siete abituate ad un altro Andrea,più duro e iroso,e quello non è scomparso;però adesso è tutto arcobaleni ed unicorni con Serena.Quindi è normale che mostri quel lato dolce che ha sempre avuto con lei,in fin dei conti.

Per quanto riguarda il bracciale,è lo stesso che la protagonista dice di aver intrecciato ai suoi capelli,nel capitolo "Impressioni di Settembre";non so se sia spoiler o meno,io deduco che se abbiate letto questo capitolo,è perchè abbiate letto anche i precedenti.

Penso di avervi detto tutto,spero di leggere i vostri pareri.

A presto!
S.

 

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Capitolo 34
*** La fase successiva. ***


Era arrivato anche Dicembre e le sue temperature proibitive non tardarono a farsi sentire.Io,personalmente,odiavo l’inverno.Odiavo l’aria pungente che tagliava la faccia,il gelo che causava morte ovunque andasse e il perenne freddo che sentivo nelle ossa.
Penso che odiassi così tanto l’inverno perché non avevo nessuno che mi riscaldasse. Invece adesso avevo la persona che mi faceva camminare su una nuvola da quasi un mese.
Voltai lo sguardo verso la finestra perennemente aperta del mio professore,lui era seduto sulla scrivania con un documento tra le mani e una penna in bocca,concentrato.
«See ciaone!»,il fiato di Diafa si trasformò in uno sbuffo nell’aria invernale.Riportai l’attenzione verso le mie amiche.
«Macchè!Quella già era rincoglionita senza Andrea,figuratevi adesso!»,continuò Sofia.
«Eddai!Lasciatemi stare!»,cercai di darmi un tono,«Cosa dicevate?».
«Appunto!»,Elisa diede un tiro alla sigaretta e poi riprese,«Dicevamo che glielo devi dire!».
Sapevo perfettamente a cosa si riferisse:da qualche giorno a questa parte,la mia condizione di non aver mai avuto un rapporto sessuale stava diventando invalidante per me. Lui d’altro canto non provava ad andare più in là,che non mi trovasse abbastanza attraente? uest
Questa situazione mi gettava in uno stato di costante tensione;e lui si era accorto di tutto,dato che mi faceva continuamente domande.
Io avevo paura di dirglielo,lui era così esperto.Ma soprattutto,avevo paura che facesse un passo indietro,e non ero disposta a perderlo.Ero entrata in un loop infinito.
«Io non capisco, perché tu non vuoi dirglielo?»,mi chiese Sofia.
«Perché..perchè..non lo so perché!»,ammisi,«Ho paura di tante cose!».
«Tu e ‘ste cazzo di paure!»,sbraitò Mercorelli,«Ma poi di che cosa?».
Noi ragazze non ci sfogavamo mai con i ragazzi sulle nostre vicende sessuali e romantiche,né loro lo facevano con noi. Parlavamo di tutto e ci supportavamo in ogni cosa,tranne in questo.
Secondo me,lo facevamo perché erano problemi interni.Dal momento che eravamo quasi tutti accoppiati,si sarebbero creati situazioni imbarazzanti e ciò avrebbe portato disagio generale.Come già era accaduto,del resto.
Questo inspiegabilmente non valeva per Mercorelli:lui sapeva tutto di tutti ed era il confidente prediletto di noi ragazze,e un’ottima spalla per i ragazzi,al punto da venir considerato un po’come l’amico gay presente in ogni gruppo.
Conosceva perfettamente la mente maschile e sapeva sbrogliare quella femminile,infatti tutti noi ci chiedevamo il motivo per cui fosse ancora single.
Era un ragazzo particolare,e noi l’adoravamo.
«E se magari l’avesse già capito?!»,azzardò Elisa.
«Ma no!È impossibile!».
«Facciamo come l’altra volta?!»,urlò Camilla,«Ma che dici,Cami!Mi ha visto al bar…il corpo di fulmine non esiste…sei troppo romantica…»,scimmiottò il mio tono,«Prendetemi sempre per matta a me,miraccomando!»,incrociò le braccia,imbronciata.
Da quando avevo raccontato alle mie amiche che in realtà Andrea fosse già mio da tempo,Camilla non perdeva occasione per ricordarmi il fatto di aver preso improperi da tutte noi per il suo essere stata così romantica.Nessuna di noi aveva avuto ancora il coraggio di dirle che avevamo cambiato idea quasi subito.
«Secondo me è come dice Eli!L’ha capito!»,concluse la mia coinquilina bionda.
«Capito o no.»,Diafa mi poggiò una mano sulla spalla,«Tu glielo devi dire.Andrea non è stupido.».
«Ci hai raccontato tu stessa che lui ti chiede continuamente cosa ci sia che non vada.».
«E se mi lascia?!».
«Ma come ce pensi!»,Mercorelli mi diede una spinta tale da farmi perdere l’equilibrio,«Ascolta,la mente maschile è molto semplice.L’argomento “prima volta”..»,lo virgolettò con le mani,«..è un argomento che non tutti riescono ad affrontare,perché bisogna vedere la persona che hai davanti.».
«Hmm…»,rimuginai.
«Dipende molto dall'intelligenza del ragazzo in questione. Se è una persona intelligente non potrà che fargli piacere sapere che la ragazza con cui sta ha sempre ragionato con la sua testa e non si è mai fatta influenzare da nessuno! E si sentirebbe anche orgoglioso di te!Cosa c'è di più bello di farlo con una ragazza che non si è mai data a nessuno? Per un ragazzo è stupendo!»,ammiccò,«Fidati del buon e vecchio Merco!».
«Ok.Ma Andrea..»,tentai di ribattere.
«Andrea è un ragazzo con un quoziente intellettivo superiore alla media. Figurati se da peso a queste cose!».
«Tu comunque ci devi parlare.»,ribadì nuovamente Diafa,«Perché la situazione rischia di diventare pesante e lui davvero potrebbe stufarsi.».
Il mio telefono vibrò,aprii il messaggio e lessi:Scala antincendio a destra della porta antipanico.
Ebbi un brivido di gioia.«Beh..chi vivrà vedrà!»,mi alzai in piedi e salutai tutti con un bacio.
«Ma dove va,adesso?».
«Secondo te dove può andare con quel sorriso?!».
 
Lo vidi appoggiato alla balaustra in ferro e mi diressi correndo da lui.
«Come gli adolescenti!»,risi e mi buttai tra le sue braccia.A distanza di quasi un mese,mi emozionava ancora sentirle sul mio corpo.
«Andrea,da quando sto con te mi sembra di camminare su una nuvola!»,trillai in preda alla gioia.
Lui sorrise e si picchiettò la guancia destra,in una chiara richiesta che fu subito accolta,poi si picchiettò la guancia sinistra e lo baciai per una seconda volta,infine avvicinò la bocca e lo baciai con tutto il trasporto che avevo.
«Hmm..siamo allegri stamattina!»,mormorò sulle mie labbra.Lo abbracciai di nuovo,ridendo.
«Allora…»,mi issò sulla balaustra e mi imprigionò tra le sue braccia,«..visto che sei così allegra,mi diresti cosa ti tormenta in questi giorni?».
Sgranai gli occhi e deglutii.«Ma niente…perché?».
«Serena,ho visto il vostro brainstorming sulle panchine dell’atrio.Non sono scemo!».
Il panico cominciò a farsi strada.«Hai sentito quello che dicevamo?».
«No!»,alzò il sopracciglio,«Mi è bastato vedere Mercorelli che sbracciava per capire che qualcosa non andava.». Mannaggia a Mercorelli!
«Vabbè ma..ma lo sai com’è..quel ragazzo!»,balbettai cercando di essere il più naturale possibile.
Lui non mi rispose.Percorse con le mani la lunghezza delle mie braccia,arrivando alle mie spalle e cominciando a massaggiarmi.Chiusi immediatamente gli occhi sotto l’effetto rilassante delle sue carezze.
«Pensavo d’aver superato la fase in cui si glissava riguardo i nostri problemi. »,si staccò da me e rimise le mani ai lati del mio corpo.Aprii gli occhi e mi sentii come se mi fossi svegliata all’improvviso.
«Ma infatti l’abbiamo superata!».
«E allora perché non mi parli?!»,il suo corpo mostrava tutta la sua tensione.
Pensai che magari potevo rivelargli tutto poco alla volta,tipo un mutuo da pagare a rate.O magari potevo dirglielo a tradimento,come un medico che durante i prelievi di sangue infila all’improvviso la siringa nella vena.
Andrea assunse la posizione tipica di quando cercava di capirmi,poi stese un braccio e roteò la mano davanti al mio viso.«Si può sapere che cosa c’è in questa bellissima testa?».
«Tu mi trovi attraente?»,quella domanda a bruciapelo  gli fece sgranare gli occhi,sorpreso.
«Certo!Ma pensavo fosse scontato!»,sembrava un po’confuso,«Perchè questa domanda?».
«Volevi sapere cosa mi passasse per la testa!».
«Pensi che non ti trovi attraente?».
«Sì!Cioè..»,cercai di balbettare qualcosa,«..no!Era solo una curiosità!».
Sul suo viso comparve un ghigno.Mi si avvicinò e si fece spazio tra le mie gambe.Deglutii ad averlo così vicino,tremendamente vicino,e fui sicura che non era stato il gelo a far ricoprire il mio corpo di brividi.
Mi pettinò i capelli indietro e si appoggiò al mio orecchio.«Ti trovo più che attraente!»,mi lasciò un bacio che mi fece rabbrividere e gli ghermii il collo,«Ti trovo bellissima,ti trovo sensuale..»,mi guardò profondamente,«.. e non riesco a stare senza toccarti,senza baciarti,senza vederti.»,mi diede un bacio carezzevole come velluto,«..e se potessi passerei tutto il mio tempo chiuso in una stanza con te a dimostrarti la veridicità delle mie parole.».
La saliva mi andò di traverso e cominciai a tossicchiare,rovinando quel momento sensuale. Mi diede una pacca sulla spalla.«Stai bene?».
«Sì!»,uscì un suono strozzato.Mi schiarii la voce e proseguii,«Devo andare..»,scesi dalla balaustra,«..ci vediamo dopo.».
Lui mi afferrò e mi fece voltare verso di lui.Mi trovai imprigionata in quella morsa.«Non penserai di cavartela così,eh?!»,socchiuse gli occhi,«Dimmi il vero motivo che ti tormenta!».
«Vero motivo?»,ansimai in risposta con le guance scarlatte,«Quale vero motivo?».
«Lo sai benissimo.Mi sto preoccupando!».La sua espressione era molto buffa e mi strappò un sorriso.Mi avvinghiai a lui e gli schioccai un bacio sulla guancia.
«Quindi è così,hm?»,mise il broncio,«Va bene,va bene.Corri,corri pure!Io non mi arrendo,eh!».
Gli soffiai un altro bacio volante ed entrai,lasciandolo sulla scala a blaterare qualcosa.
 
«Chi la apre?».
Eravamo tutti intorno al grande tavolo rettangolare del soggiorno di casa di Andrea. Guardavamo quella busta gialla come se fosse una bomba pronta ad esplodere da un momento all’altro.
Io ero appoggiata con le spalle al suo grande petto,le mie unghia mangiucchiate erano piantate nella carne del braccio con cui mi cingeva le spalle.
«Chiunque sia,lo faccia presto prima che la mia ragazza mi amputi un braccio!».Scoppiammo tutti a ridere a quella battuta,incluso Mercorelli che,pallido come un cencio,stava usando Diafa come bastone della vecchiaia per non cadere a terra dall’ansia.
«Oh,Andrè!Ti senti un po’più sgonfio?»,scherzò Victor.
Da quando avevano saputo che Camilla lo aveva costretto a bere la tisana ai frutti rossi,tutti loro scherzavano su questo,e Andrea stava sempre al gioco.
«Mi sento già meglio!»,lui si slacciò da me e si mise di profilo,accarezzandosi la pancia,«Non trovate?».
«Siete degli stronzi!»,gli rimbrottò Camilla,cominciando a dare dei piccoli schiaffetti al petto del mio ragazzo,che la guardava con un sorriso indulgente senza scomporsi.Per lui quei colpi non erano nemmeno da definire schiaffi.
«Ma perché picchi solo me?!Ha cominciato Victor!».
«Altro deficiente pure lui!»,tuonò Elisa in braccio al ragazzo.
Lui la strinse e le diede un piccolo morso.«Sempre così dolce la mia fidanzata!».
«Ma annatevela a pija nder culo e sbrigheteve co‘ssa cazzo de busta!*».
«Ma com’è che siete tutte nervose?!»,chiese Joan.
«Oggi andava in onda il finale di stagione di Rosy Abate,e me lo state facendo perdere!».
«Infatti!»,l’appoggiò Sofia,«Il concorso è il vostro,cosa c’entriamo noi?!».
«Siamo un gruppo.Ci siamo tutti dentro!»,spiegò Joan.
«La volete aprire o no ‘sta busta,prima che a Mercorelli venga un infarto?!»,ci ordinò Diafa.
«Ho capito,va’!»,afferrai quel quadrato di carta,tra gli incitamenti vari.
Quando l’aprii e lessi il contenuto,il cuore mi esplose nel petto e le orecchie cominciarono a fischiare.Mi girai verso Andrea,con gli occhi lucidi e la bocca spalancata.
«Serena..?!»,chiese Daniele.
«Serena,Gesù!»,sbraitò Mercorelli,«Che è successo?Che dicono?..ci hanno fatto fuori,vero?!Non siamo passati,eh!?..dimmelo!Dimmelo!»,ormai Mercorelli era in preda  all’agitazione.
«In realtà..abbiamo accesso alla seconda fase!».
Mai come quella sera,la casa di Andrea e Daniele fu invasa da urla di giubilo e gioia. Ci stringemmo con i ragazzi,abbracciandoci e complimentandoci a vicenda.
Saltai in braccio ad Andrea,che mi prese al volo e mi strinse.«Non avevo dubbi,bimba!».
Le lacrime cominciarono a scorrere,mentre lo stringevo con tutta la forza che avessi.
Era merito suo. Era merito di Andrea se la mia vita stava cambiando,perché aveva creduto in me.
A distanza di tempo,però, mi rendo conto che il suo non è stato un merito,è stata una colpa.
 
«Andiamo e prendiamoci la vittoria!».
Victor sorreggeva un barcollante Mercorelli,che aveva intonato We are the champions a voce alta usando il braccio del mio amico biondo come microfono.
«Sssh!È tardi!»,lo rimproverò Joan, senza ottenere risposta.
Avevamo festeggiato l’accesso alla seconda fase del concorso con tanto alcool;in realtà dovevamo cominciare anche a pensare alla cover e ad un breve video di presentazione del gruppo che ci era stato richiesto per la fase successiva,ma nessuno di noi era abbastanza lucido da farlo.
Andrea aveva accompagnato alla porta gli altri.Le mie amiche mi avevano incitato con gesti abbastanza eloquenti a chiudere l’affaire verginità e prime volte.
«Raga,ci credete?Abbiamo avuto l’ottantotto percento sull’indice di gradimento?!»,ero incredula.
Il mio ragazzo tornò e si versò da bere per lui e il cugino.
«Siamo stati molto,molto bravi!»,Daniele fece scontrare i bicchieri,«Lo dico con molta modestia!».
«E noi?»,chiese Camilla.
«Ma tu non hai la tisana ai frutti rossi?»le chiese Andrea.
Gli diedi una pacca sul braccio.«E smettila!»,lo rimproverai ridendo.Poi presi il suo bicchiere,bevvi e lo passai alla mia coinquilina,che ammiccò vincente in direzione del mio uomo.
«Ah ah,ti voglio vigile e cosciente stasera!»,le ordinò Daniele.
«Daniele!»,squittii io.Anche lui era su di giri.
I due colombini cominciarono a lanciarsi sguardi di fuoco,mentre io arrossivo per loro,guardai di sottecchi Andrea e lo vidi sorridere contento.
«Beh,è ora..»,Daniele si alzò,«..andiamo,amore mio!».
La sua ragazza mi abbracciò e mi sussurrò:«Ricorda quello che ti ho detto tempo fa!».
 
Stavo riordinando gli appunti della lezione di quel giorno,quando bussarono.Diedi il permesso di entrare e comparve il sorriso dolce di Camilla.
«Vuoi un po’ di tisana ai frutti rossi?».
Scoppiai a ridere,«Devo ammettere che i ragazzi hanno ragione a dire che sei fanatica!».
«Eddai!»,gonfiò le guance,«Ha benefici sul serio!»,mi porse la mano,gli occhi ghiaccio velati da speranza,«Vieni?».
 
La mia coinquilina appoggiò la tazza sul tavolo e mi guardò con apprensione.«Non abbiamo avuto modo di parlare,come stai?».Aggrottai le sopracciglia.
«Andrea ha parlato con Daniele..»,cominciò esitante,«..ti ha raccontato tutto.».
«Non penso sia tutto.»,risposi,«Ma comunque è una buona parte.».
«E che cosa pensi?».
Mi abbracciai le ginocchia.«Penso che ho sbagliato. Dovevo lasciargli il suo spazio e non pressarlo con la mia stupida curiosità,a maggior ragione dopo quello che mi ha detto.Non riesco a capacitarmi del perché io non sia stata in grado di capire prima il suo dolore.»,avevo raccontato alle altre le sue rivelazioni di quella famosa sera.Loro avevano cercato di rincuorarmi,ma continuavo a sentirmi in difetto verso di lui.
«Secondo me,invece,la risposta è limpida.».
«Non capisco dove vuoi andare a parare,big blondie.».
La mia coinquilina portò i capelli indietro.«Penso che tu non l’abbia capito prima perché la situazione era ingarbugliata,in quanto tu non parli chiaro,sono sincera.Con lui tu non sei mai stata chiara.».Il tono della mia coinquilina non era spocchioso,e nemmeno arrogante o di rimprovero. Era semplicemente il tono di un’amica e sorella maggiore che spalleggia un’altra amica.
«Lo so,Cami,lo so..»,mormorai, bevendo un sorso di tisana.
«Perciò,da questo momento in poi,devi essere il più sincera possibile;in modo che non si vengano a creare situazioni del genere.».
Annuii.«Credo che tu abbia ragione.».
Lei mise la mano sulla mia.«Tu e Daniele conoscete sicuramente Andrea meglio di tutti noi.Però..»,mi spinse a guardarla,«..da quello che ho potuto capire,lui ama la sincerità e rifugge da qualsiasi tranello o bugia.»,mi cinse con un braccio,«Anche perché,impara,la sincerità è il primo mattoncino che viene posato per costruire un rapporto.».
 
I due sparirono,incitati da Andrea a fare il meno rumore possibile quella notte.
Mentre li osservavo,lui mi abbracciò,regalandomi un bacio sulla spalla.«Quindi adesso sto con una star?».
Risi e mi appoggiai al suo petto,giocherellando con i suoi anelli.«La vedo dura,onestamente.».
Mi girò e mi guardò serio.«L’importante è che non perdiate la concentrazione.E che vi impegniate il doppio da adesso in poi,il resto viene da sé.».Dimenticavo che ufficialmente era colui che si occupava di tutto ciò che stava intorno al nostro gruppo musicale.
Appoggiai le mie braccia alle sue e lo baciai.«Grazie per avermi spronato quel giorno.L’hai fatto come sempre a modo tuo,però è servito.».
Rise e mi lasciò dei baci su ogni dito della mia mano destra.«Come ti dico sempre?»,mi strizzò l’occhio,«Sei tu che mi costringi a usare la linea dura.».
«A pensarci bene..»,gli accarezzai la barba,«Io con chi sto?Con il professore di  Fisica terrestre;o con Andrea Ricci,colui che si occupa dei Black Leather Jackets?».
Mi bloccò.«Tu stai con Andrea,il tuo ragazzo e basta.».
Restammo abbracciati in mezzo al suo salone per un tempo indefinito.
 
«Devo dirti una cosa.»,avevo deciso che dovevo dirgli la verità.La mia coinquilina aveva ragione,senza sincerità il nostro rapporto sarebbe collassato in breve tempo.
Lui scostò la coperta.«Lo sai che puoi dirmi tutto quello che vuoi.».
«Vedi..»,cominciai a torturare l’orlo del lenzuolo,«Quello che mi assilla in questi giorni..è che..ecco…»,strinsi le palpebre e presi fiato,«Non l’ho mai fatto in vita mia.»,probabilmente ero diventata viola.
Quando ebbi il coraggio di aprire le palpebre,Andrea aveva gli occhi sgranati.Io sapevo sarebbe andata a finire così.
«Mai?»,la sua voce era un sussurro.Scossi la testa,senza avere il coraggio di proferire parola.
«Oh..»,mormorò,«..cioè..avevo immaginato fossi abbastanza inesperta.Certo non pensavo proprio a questo punto,però!».
Quella frase fu una cortellata,cominciai a piangere come una scema.«Lo sapevo!Adesso non mi vuoi più!Mi lascerai!».
Il suo viso mostrava tutto il suo sconcerto,mi tolse le mani dal viso.«Mica ho detto questo!».
Gli occhi mi si riempirono di lacrime.«Ah,no?!»,tirai su con il naso,«Però guarda la faccia che hai!».
«Beh,ma è normale!Voglio dire..sei una ragazza che attira,molto bella e seducente!Sono rimasto solo sorpreso,tutto qui!»,si strinse nelle spalle,«Ma non ti lascio per questo motivo!».
Il cuore mi si riempì di gioia.«Davvero?!».
«Ma per chi mi hai preso,scusa?!».
Mi buttai tra le sue braccia.Poi un pensiero mi colse all’improvviso.«Ma non è importante il sesso in un rapporto!?».
«Certo che lo è!Però dipende da tante cose!».
Improvvisamente mi feci attenta.«Quali cose?!».
«Vedi..»,usava un tono serio e maturo,«Il sesso in un rapporto è importante.Ma non deve essere invalidante.Poi ognuno di noi da al rapporto sessuale un peso diverso.».
«Tu?»,tirai di nuovo su con il naso.
«Ma non lo so…»,riflettè,«..con la crescita si cambia,si hanno altre priorità.Dipende..».
«Quindi tu non vuoi farlo con me?!Non ti piaccio?!»,le lacrime tornarono di nuovo.
«Non ho detto questo!»,cominciò a gesticolare in preda al panico,poi mi fece una carezza,«Voglio farlo con te dal primo momento che ti ho vista dietro quel bancone con quel leggins aderenti neri, ma deve venire naturale.».
Le mie guance divennero rosso fuoco,stare con lui era un’emozione dopo l’altra.
«Però perché non hai provato ad andare oltre,in questo periodo?».
«Beh..»,si strinse nelle spalle,«..perchè avevo capito che poteva crearti disagio.».Questo ragazzo era un dono mandato dal cielo.
Gattonai verso di lui e mi accucciai tra le sue braccia.«Smetterai mai di proteggermi?».
Sorrise contro i miei capelli.«Non penso!».
Cominciammo a giocare,finchè non mi ritrovai sopra di lui.«Davvero non è un problema per te?».
Capovolse le posizioni e mi baciò.«In una coppia ci si viene incontro,bimba.».
«Quindi lo vuoi fare.».
Sbuffò,il suo fiato che si infranse sul viso.«Oddio,basta. Stai rendendo pesante una situazione che non lo è.».
Mi imbronciai.«Ma io..».
«Lo sai,quasi che ti preferivo quando non potevo avvicinarmi a te senza che balbettassi!».
I miei occhi presero fuoco.«Stronzo!».
Alzò l’indice per ammonirmi.«Non insultare il tuo professore!»,disse ricominciando a lottare.
«Dov’è finito Andrea,adesso?!»,gli chiesi alzando un sopracciglio.Come risposta ebbi la sua risata fragorosa che amavo tanto,e un morso su una guancia.
«Ridi!Ridi!Quanto ti sei divertito il primo giorno,eh?!»,ribattei immusonita.
«Non puoi capire!»,la sua risata si allargò,«Eri tutta rossori e occhi spalancati..anche se devo dire che quando eravamo fuori ho pensato che ti stesse per venire un infarto.».
Lo abbracciai,nascondendomi dal suo sguardo.«Tu però ci hai marciato sopra,ammettilo!».
Mi circondò come se volesse inglobarmi.«Lo ammetto.Ho giocato un po’,ma è stato troppo divertente!».Cercai di colpirlo,ma lui prese le mie mani e le portò dietro la mia schiena,lasciandomi una scia di baci  morbidi dall’angolo delle labbra al collo.
Rabbrividii e strinsi le sue mani,lui ricambiò con una stretta forte quanto la mia,continuando a baciarmi.
Forse a causa del discorso che avevamo fatto,sentii una sensazione mai provata prima.Il cuore mi arrivò in gola e sentii le gambe farsi molli,inarcai il collo per permettergli di continuare a baciarlo,chiudendo gli occhi per godermi la sua bocca sulla mia pelle.
Mugolai qualcosa e lui sorrise,poi smise e mi abbracciò,mentre io continuavo a sentire quella strana sensazione che continuava a crescere.Sensazione che non avevo provato con nessuno,neanche con Stefano.
Capii esattamente cosa fosse.Era stata una serata abbastanza intensa,in cui mi ero trovata a vivere emozioni contrastanti e potenti tutte insieme.
Questo,insieme al discorso fatto precedentemente e al suo corpo,mischiato all’alcool che avevo ingerito,contribuì a far abbassare i miei freni inibitori e a porgli quella domanda:«Non mi toccherai?».
Spostò lo sguardo sul mio e mi soppesò.«Vuoi che lo faccia?».
Lui mi attirava come una falena attirata dalla luce.Nessuno prima di lui mi aveva attirata in un modo così primitivo.Lui era eccitante in tutti i sensi.Con tutta quella carica erotica poteva spegnere il sole.
Mi nascosi nel suo petto,per cercare di sfuggire a quello sguardo diventato più scuro e sensuale.«Sì..»,il mio sembrò un miagolìo.
«Guardami,Serena.»,il tono della sua voce era roco graffiante.Alzai la testa con molta difficoltà e lo guardai,provando uno stato di disagio dovuto a quel pudore infantile che purtroppo faceva parte di me.
Una mano si posò al centro della mia schiena,mentre l’altra andò a torturare il piercing lasciato scoperto dal suo maglioncino.«Vuoi che ti tocchi?».
La sua mano che giocherellava con quella pallina di metallo fu come avvicinare una tanica di benzina al fuoco,mi accesi immediatamente.Cominciai ad avere la pelle ricoperta da brividi,«Sì..».
Il suo sguardo era completamente scuro.«Lo penso anche io.».
Scivolò con la mano sopra la mia intimità e cominciò a roteare le dita da sopra le mutandine,mentre il mio respiro si mozzò e vampate di calore mi fecero andare a fuoco. Mentre cominciava il suo assalto lento e delicato.
Cercai di nascondermi nel suo collo ma lui me lo impedì baciandomi con trasporto per un tempo infinito.
Si staccò da me,continuando a muovere le dita.«Guardami..»,la sua voce era più sexy e accattivante del solito.Alzai lo sguardo,completamente in balìa delle grandi emozioni che lui mi stava regalando.
«Lo sai che puoi fermarmi in ogni momento,vero?».
«Sì..»,ero senza fiato e tremante.
Strinse le palpebre,come a voler valutare la veridicità delle mie parole.«Non distogliere lo sguardo da me,bimba.».
Scostò l’elastico delle mutandine e si immerse,mentre io gli artigliavo i bicipiti e schiusi le labbra,cercando di deglutire saliva.
Mi baciò appassionatamente,mentre con una mano mi stringeva e con l’altra mi donava quel piacere che non avevo mai provato fino ad allora.
Fu una nottata intensa,una nottata che portò anche il nostro rapporto,alla fase successiva.

_________________

Ciao a tutti!

Allora,in questo capitolo succedono un po'di cose,anche se il filo conduttore è Serena e le sue solite paturnie nei confronti del suo rapporto con Andrea. Alla fine,per fortuna,capisce che i suoi erano dubbi senza senso e tutto va per il meglio. Che ne pensate del comportamento di Andrea?Ve lo aspettavate?

Aspetto le vostre opinioni in merito a quello che succede in questo capitolo leggermente più lungo.

A presto!
S.

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Capitolo 35
*** Heaven. ***



Io e i ragazzi ci eravamo riuniti a casa dei cugini per buttare giù qualche idea;Joan per scherzare l’aveva definita il nostro quartier generale.
«E se facessimo la cover di Certe Notti?!»,propose Daniele,«È un classico!».
«Appunto!Ci vuole qualcosa di alternativo,ma non fuori luogo..»,Victor si mise le mani nei capelli,«..che faccia pensare ai giudici:sono loro!».
Io ero seduta sulle gambe del mio ragazzo,ma non prestavo attenzione alla discussione,ancora pensierosa per le parole di Melissa.

Stavo tornando dall’ufficio di Andrea e come al solito quasi molleggiavo dalla felicità,una felicità che sparì quando incontrai la sua ex e Tatiana nel corridoio.Decisi di superarle senza dar loro modo di parlarmi,non mi andava di rovinarmi la giornata.
Loro però non la pensavano così.
«Siamo felici ultimamente,eh?».Cercai di superarle ma la rossa mi sbarrò la strada.
Sospirai e la guardai:«E a te che importa?».
«La tua felicità è seccante!»,ribattè lei malignamente.
«Beh,ovvio..»,alzai le braccia,«..per una persona viscida e subdola come te,è normale che la felicità degli altri sia seccante!».
La rossa mi si avvicinò minacciosa,ma Melissa la bloccò.«Lasciala stare. Tanto sappiamo tutti che il motivo di tutta questa felicità ha un nome.».
La guardai sorridendo angelica.«Quanto ti rode da uno ad Andrea,hm?».
Per tutta risposta ghignò.«Neanche un po’!Pensi che questa cosa durerà?!». Quella frase spense tutta la mia voglia di ribattere.
Lei si accorse di aver centrato il punto e si avvicinò,come una iena si avvicina ad una carcassa.«Sai,piccola..»,mi mise una mano sulla spalla,«..tu sei una creatura troppo pura per Andrea. Lui è fuoco,tu sei acqua santa.»,provò a farmi una carezza ma mi scostai,«Non siete fatti per stare insieme.Ha bisogno di una che gli tenga
testa,passionale..tu sei troppo fragile per uno come lui.».


«Serena..?!»,mi chiamò Daniele.
Mi ridestai dalla mia indolenza.«Sì?!».
«Si può sapere a che pensi?!»,mi rimproverò Mercorelli.Abbassai lo sguardo,mortificata,senza riuscire a rispondere.
Andrea si alzò,costringendomi ad alzarmi con lui,si scusò con gli altri e mi trascinò in camera sua.«Che hai,bimba?»,si fermò in attesa.
Il mio primo istinto fu quello di mentirgli.«Niente,perché?».
Sospirò e mi prese le mani.«Non hai un bambino davanti a te.È da prima di pranzo che sei strana..»,mi baciò,«..dimmelo o rischio di impazzire.».
Deglutii più volte e mi bagnai le labbra.«Melissa è venuta da me e..».
A quel nome si fece di pietra e lo sguardo divenne infernale.«Melissa?!»,scattò improvvisamente,«Ancora lei?!»,il suo urlo improvviso mi fece trasalire.Sentii tutti i muscoli irrigidirsi.
«Ti ha parlato?!Quando ti ha parlato?!».
Mi stava spaventando.«Andrea..»,cercai di blandirlo,«..per favore,fammi parlare.».
«A che serve?!Tanto so già cosa ti ha detto!»,sbraitò,«Ti ha detto che non sei adatta a me,vero?!».
Sbarrai gli occhi,ammettendo la verità.«Come hai fatto!?».
«Non ci vuole un genio per capire.».
Calò il silenzio,si strofinò una mano sul viso e mi diede le spalle,guardando la finestra.«Maledetta strega..».
Provai ad avvicinarmi,tremando leggermente.«Io..».
«Tu cosa?!»,scattò di nuovo.Sussultai e il cuore cominciò a galoppare forte,i suoi scatti rabbiosi mi terrorizzavano.
«Pensavo che dopo tutto questo tempo,la situazione fosse risolta!Pensavo che stessimo costruendo qualcosa di bello e forte,basato su un sentimento reciproco!».
Quella frase si infilò sottopelle,toccando le profondità del mio essere.«Stai dicendo che non provo nulla per te?!».
«No!»,mi guardava con lo sguardo duro,«Sto dicendo che viaggiamo su due binari separati.».
«Ma non è vero!»,trasalii ,«Il mio sentimento è forte quanto il tuo!».
«Invece no!»,sbraitò di nuovo,«Perché se è bastata una frase detta da un’arpia del genere per ridurti in questo stato,vuol dire che tu non credi nel tuo amore,e nemmeno nel mio!».
Sentii un cappio che mi strinse la gola,mentre gli occhi diventavano lucidi.«Perché mi parli così,adesso?!».
Scattò e mi agguantò le braccia.«Perché mi sono stancato!Lo capisci?!Mi sono stancato di vedere tutti i miei sforzi andare a puttane!»,la sua voce era un fischio,«Ti rincorro da Settembre,ma non è bastato!Ti ho detto che non mi importa che tu non abbia mai avuto un rapporto,e non è bastato!».
«Andrea..»,cercai di dimenarmi ma lui mi stringeva forte;mi sentivo un uccellino in trappola.
«..ti ho detto i motivi che mi legano a te,ma neanche quello è bastato!».
«Andrea,mi stai stringendo…»,ormai ero entrata in uno stato emotivo che mi portava a vederlo come un pericolo.
«Che cosa devo fare,eh?!», stava urlando senza freni,«..devo strapparmi il cuore dal petto?!»,mi scuotette,«Dimmelo!».
«Andrea,mi stai terrorizzando!»,le lacrime esplosero soffocando la mia voce.
Mi lasciò immediatamente,barcollando all’indietro come se l’avessi colpito,le labbra socchiuse e gli occhi enormi;io caddi sul letto,le mani sul cuore per cercare di arrestare la sua corsa impazzita,respiravo a malapena.
«Cosa..?!»,non stava urlando,ma il suo sussurro arrivò forte alle mie orecchie,«Hai paura di me?!».Io non riuscivo a rispondere,troppo grande era  il blocco che mi serrava la gola.
«Io..non..»,si grattò il collo,«Ho bisogno d’aria.».
Alzai lo sguardo mentre si infilava il cappotto.«Non seguirmi.Non vado nella zona rossa,sprecheresti solo tempo.».
«Andrea,aspetta un attimo..».
Si fermò sulla soglia,continuando a darmi le spalle,«Mi sembra che in questa coppia l’amore sia a senso unico.».
Se ne andò senza guardarmi.
 
I ragazzi erano andati via. Avevano sentito tutto quel baccano ed erano corsi in camera,cercando di tranquillizzarmi.
Poi avevamo provato a cercare una probabile cover ma senza risultato;tutte cose già fatte,già sentite.Noi volevamo altro.
Ero seduta sul dondolo ad aspettarlo,gli altri avevano pensato di farmi compagnia ma ero riuscita a dissuaderli,anche perché avevo Daniele con me,che esausto si era appisolato.
Io anche ero sfinita mentalmente,ma non potevo e non volevo abbassare la guardia prima del suo arrivo. C’era stato un black out ed ero terrorizzata che potesse essergli successo qualcosa.
Non avevo provato a chiamarlo,sapevo che non avrebbe risposto.
Mi accucciai sul dondolo e annusai la sua maglia che avevo indossato,accendendomi l’ennesima sigaretta,ma un rumore metallico mi distrasse,seguito dal cancello che sbatteva:Andrea era ritornato.
Gli corsi incontro,incurante di essere scalza e mezza nuda e mi avvinghiai a lui.Barcollò leggermente a causa del mio impeto inaspettato.«Sei qua!Ho avuto paura..è tardi..il black out..».
Mi circondò con le braccia ma non mi strinse,mentre io respiravo affannata.«Dove sei stato?».
Mi scostò e passò lo sguardo lungo il mio corpo.«Sei svestita e scalza,ti verrà un accidente in questo stato.».Si sfilò il giaccone e me lo appoggiò sulle spalle,poi mi sollevò per portarmi dentro.Mi sentivo piccolissima tra quelle braccia muscolose.
Daniele si svegliò.«Oh eccoti!Eravamo in pensiero!Serena ha rischiato una crisi nervosa.».
Lui aprì la porta senza guardarmi.«Mi dispiace!Non volevo spaventarvi.».
Salutammo Daniele e lui mi portò in camera,adagiandomi sul letto.Mi tolse il giaccone e mi coprì con il lenzuolo,continuando a non guardarmi né a parlare.
«Andrea..?!».
«Vado a farmi una doccia.Dormi,è tardi.». Si fiondò in bagno come se quella stanza fosse troppo piccola per lui,lasciandomi sola e con una sensazione di gelo che si impadroniva del mio corpo:l’aveva fatto ancora. Aveva messo un muro tra me e lui.
 
Ero stesa supina a fissare il soffitto,lui mi stava accanto,addormentato;non mi aveva preso tra le braccia,non mi aveva accarezzato i capelli e non mi aveva neanche baciata.
Avevo permesso a Melissa di minare la mia felicità e il nostro rapporto;le avevo permesso di entrare in quella fessura che era la mia insicurezza,e per giunta,senza neanche faticare.
Avrei voluto svegliarlo e parlargli,fargli capire che il mio sentimento era un qualcosa di totalizzante e che mi coinvolgeva al punto da affidargli il mio cuore.Perchè era lui il custode di quell’organo,glielo avevo messo in mano nel momento in cui gli avevo raccontato il mio passato.
Nel corso di quella notte pensai,pensai e ripensai.Con lui mi sentivo completa,mi sentivo al sicuro e protetta. Mi sentivo forte.Da quando aveva messo piede al bar,la mia vita era cambiata,anche se apparentemente sembrava essere sempre la stessa;eppure per me aveva acquisito un altro significato,un valore molto più profondo,perché lui era con me.
Un tuono squarciò il cielo,nel momento esatto in cui un’epifania squarciò la mia mente. Gli avrei dimostrato quanto tenevo a lui;e per farlo avrei utilizzato la mia arma più potente:la mia voce.
Inviai un messaggio.Forse ho trovato la canzone,dormi?
La risposta di Mercorelli fu immediata:chiamami.
 
«Non so che dirvi,raga…»,Victor era titubante,«..Heaven di Bryan Adams è un pezzo con i contro coglioni!».
«Non dobbiamo copiarlo..»,ero seduta sull’amplificatore,«..dobbiamo solo riproporlo in maniera più rock,come il nostro stile.».
«Ma come facciamo?»,anche Joan non era convinto,«Rischiamo di stravolgerlo completamente!».
«Ascoltate..»,Mercorelli manteneva stranamente la calma,mi aveva appoggiato immediatamente in quell’idea.«..quello che vuole dire Serena, è che gli accordi e la musica di base rimangono quelli,dobbiamo inserire solo qualcosa di più…graffiante!».
«Stai dicendo di inserire i muri di chitarra,vero?»fu Daniele a rispondere.
«Esatto!»,gli diedi una pacca,«Percussioni e corde per tutta la canzone,muri di chitarra all’inizio e alla fine e piano e voce nell’inciso strumentale.».
«Okay.Ma questo ti porterebbe a cantare con una frequenza più alta.Pensi di farcela?»,Victor mi guardava ansioso.
Annuii decisa.Quella cover era la trasfigurazione di Andrea,ce l’avrei fatta anche a costo di strapparmi le corde vocali.
Daniele portò le mani sui fianchi.«È comunque un’idea;e adesso non ne abbiamo altre. Secondo me vale la pena provare.».
Passammo tutta la giornata in quel buco di studio di registrazione,scambiandoci opinioni e unendo le nostre forze per cercare di creare la mia dichiarazione d’amore per il mio ragazzo.
 
Era sera tardi,ero seduta sul solito dondolo a risentire il pezzo che avevamo inciso,aveva qualcosa che non mi convinceva.
Avevamo pensato di prenderci una pausa e andare a casa,in modo da riordinare le idee,ma sia io che Daniele non avevamo seguito il nostro proponimento.
«Non lo so,Dan!»,mi accesi la sigaretta,«C’è qualcosa che non va!».
«Io te l’ho detto.»,il biondo prese uno spartito,«Secondo me il pianoforte di Mercorelli deve comparire all’inizio,accompagnando la tua voce; e dall’inciso strumentale in poi.».
Andrea stava lavorando al pc,quella giornata era stato distante.Mi sentivo vuota.E non riuscivo a capire perché mi avesse portata da lui,se poi aveva in mente di parlarmi a stento.
Il telefono squillò,risposi e misi il vivavoce,era Victor.
«Ehi,amico,ti ascolto!C’è anche Daniele.».
Il mio amico biondo rise.«Fatemi indovinare..»,stava fumando,«State lavorando alla cover!?».
«Esatto,fratello!Anche voi?».
«Yes!Joan è venuto a casa nostra per cercare di rivedere il pezzo.».
Il mio amico colombiano si intromise.«C’è qualcosa che non quadra nelle prime note,amigos!».
Mercorelli prese il telefono.«In studio tra un quarto d’ora?».
Sorrisi dopo due giorni;avevamo avuto tutti la stessa idea,noi funzionavamo solo insieme.
 
Qualcosa di morbido si posò sulle mie spalle,prima di sentirmi sollevare dall’amplificatore su cui stavo sonnecchiando. Riconobbi il profumo del mio ragazzo e mi strinsi a lui.
«Andrea..»,mormorai stringendolo ad occhi chiusi,«..non pos..».
«Ssh..»,sentii che mi sistemava in macchina,«..domani riprendete.Anche gli altri stanno andando via.».
«Quando sei arrivato..?»,borbottai prima di riaddormentarmi.
Arrivammo a casa,mi portò in camera sua e mi adagiò sul letto.Fece per andarsene,ma io gli afferrai la mano,aprendo gli occhi.«Resta.Per favore..»,la mia era una preghiera.
Accennò un sorriso.«Stavo andando dalla mia parte del letto.».
«Se tu vai dalla tua parte non mi abbracci..»,cercai di ingoiare il grumo di lacrime che mi era salito in gola,«..invece mi mancano tanto le tue braccia.Per favore..».La mia sincerità ruppe il suo muro di carta.
 
Stavamo aspettando le ragazze e Andrea per far ascoltare loro il pezzo e avere un’opinione il più spassionata possibile. Ero agitata come se davvero stessi per esibirmi davanti a dei giudici.
Arrivarono portando caffè e cornetti,che io non toccai per niente.
«Sei tranquilla?»,mi bisbigliò Elisa.
Scossi la testa in una risposta negativa.«È l’unico modo che ho per fargli capire che i miei sentimenti sono sinceri e forti.».
«Ancora non vi parlate?».
«Ieri abbiamo dormito insieme.Ma lo sento ancora distante,Eli.».
«Sere,ci sei?»,ci interruppe Victor.
Annuii e presi un respiro profondo,mentre ci posizionavamo agli strumenti e Joan dava il tempo.
 
Cominciai a cantare con Mercorelli che intonava la melodia.Vidi Andrea sgranare gli occhi quasi subito,non si aspettava una canzone del genere.
Joan fece vibrare i piatti della sua batteria,mentre Daniele e Victor cominciarono a suonare e il pezzo che davvero avevamo ideato tutti insieme,cominciò a prendere vita.
Il piano sfumò e ritornò la mia voce,con la potenza della batteria del mio amico colombiano e il ritmo graffiante del basso e della chitarra.
Non lo guardai neanche una volta,mentre cantavo.Non lo guardavo perché sapevo che se l’avessi fatto,avrei mandato a monte tutto il lavoro di tre giorni.
Gli strumenti e i miei acuti si intrecciarono magistralmente tra loro,finchè non arrivò l’intermezzo in cui era presente solo il piano di Mercorelli.
Ebbi il coraggio di guardare Andrea e lo trovai con lo sguardo lucido e completamente esterrefatto.Ero riuscita a sorprenderlo.
Accompagnata dal piano gli cantai quella strofa guardandolo dritto negli occhi.

Tesoro sei tutto quello che voglio quando sei qui tra le mie braccia
Sto trovando difficile credere
Che siamo in Paradiso.

Tutti gli strumenti rientrarono prepotentemente,mentre il mio amico tastierista inseriva il coro che avevo già registrato in modo da permettermi di salire ancora più in alto con la voce.
Quando la canzone finì con i reef di Victor e Daniele e la batteria di Joan,le mie amiche ci abbracciarono.
«Ma è bellissima!»,esclamò Camilla.
«È un gioiello,sul serio!Mortacci!»,Sofia e la sua delicatezza.
«Raga,con questa sbancate!»,Elisa era più euforica di noi.
Diafa ci porse il braccio.«Ho la pelle d’oca!»,sorrise,«So che non si vede,però lavorate di fantasia!».
Guardai Andrea,che stava ridendo per la battuta della mia coinquilina,e un senso di desolazione cominciò a mangiarmi da dentro.Non mi aveva rivolto parola.
Mi sedetti sconfortata sull’amplificatore,ma qualcuno mi alzò e mi trovai seduta sulle gambe del mio ragazzo.
«La canzone ero io,vero?I reef,la batteria..»,deglutì,«..mi hai trasformato nella cover di una canzone?».
Ce l’avevo talmente vicino da sentire il suo respiro sul mio viso.«Sì..»,mormorai,«Era l’unico modo per farti capire i miei sentimenti.».
«Non hai dormito per niente nei giorni scorsi.Il motivo era questa canzone?».Annuii piano.
Guardò un punto fisso,senza dire una parola.Avrei pagato oro per sapere cosa pensasse.
Deglutii cercando di calmarmi.«Andrea..io..».
«Mi dispiace!»,mi interruppe,«Mi dispiace averti detto quelle cose cattive.»,mi guardò con la devastazione nello sguardo,«È che vedere come ti sei lasciata sopraffare dalle tue paure inesistenti,come è bastata una provocazione di Melissa per farti crollare,dopo tutto quello che ti ho raccontato e che abbiamo vissuto..mi ha mandato in bestia.».
Gli misi due mani sulle guance.«Lo so,dispiace anche a me.Però tu devi lasciarmi il tempo di crescere.»,lo accarezzai,«Sei la mia prima relazione importante.Certe cose non so neanche come affrontarle..».
«Io invece penso che tutto questo sia dovuto anche e soprattutto alle tue insicurezze.».
«..ovviamente!Però tu devi  essere paziente e lasciarmi capire e maturare.»,gli spiegai.
«Ma tu hai paura di me.»,la sua voce era bassa e con un’inflessione triste.
Mi mossi a disagio su di lui.«Non ho paura di te.Ma tutti quegli scatti rabbiosi,quegli sguardi infuocati,io..»,cercai di trovare le parole adatte,«..mi attecchiscono al punto da non riuscire a muovermi o a parlare.».
«Quindi è vero,hai paura che io possa farti del male.».
«No!».Ma che cosa andava mai a pensare.Lo abbracciai,cercando di riversare tutta l’adorazione che provavo per lui nel nostro abbraccio.«Per favore,credimi.Io non ho paura di te!So che non mi toccheresti mai in quel modo!».
Seppellì il viso nei miei capelli,quanto mi era mancato!
«Insegnami..»,intrecciò le nostre mani,quel contatto si riversò nel cuore,«..insegnami a essere meno rabbioso.».Gli occhi erano così limpidi da poterci vedere quasi il mare.
«E tu insegnami a essere meno insicura.»,una lacrima mi scivolò lungo la guancia.
Lui la raccolse con l’indice.«Amore mio..».
Era la prima volta che mi chiamava così,fu come se una grande bomba fosse esplosa all’interno di quella stanza.
Lo abbracciai e mi accucciai contro di lui,mentre mi sussurrava quelle parole ancora e ancora una volta.
Lui aveva capito,aveva capito cosa provassi per lui.
 
«Finalmente le due tortorelle hanno fatto pace!»,Diafa ci riportò in quella stanza.
Joan fece finta di soppesare l’aria.«En efecto,l’aria elettrica è sparita!».
Andrea mi sistemò meglio sulle sue gambe.«Addirittura?!».
«Chi pensi l’abbia causato quel black out,due giorni fa,amigo?!»,continuò. Doveva fare il comico quel ragazzo.
«Sì,ma in tutto ciò..»,Mercorelli si rivolse ad Andrea,«..com’è la canzone?».
«È un capolavoro!»,mi intromisi io,urlando e ridendo,«Come il mio fidanzato!».
Lo abbracciai con slancio ma lui perse l’equilibrio e finimmo a terra,ridendo.Per fortuna cademmo sul tappetino di plastica dove erano appoggiate le chitarre e il suo corpo attutì la caduta.
«A questo punto,il problema non è arrivare alla fase finale..»,cominciò Victor,«..ma arrivare vivi e basta.».
 
___________________

Buongiorno a tutti! Come state?

Ammetto che non è l'orario solito in cui aggiorno,però ormai era tutto pronto,non aveva senso tenere il capitolo sul pc!

Parlandone un po',è un capitolo abbastanza pieno,dove gli avvenimenti si susseguono uno dopo l'altro. Spero di essere riuscita a raccontarvi in maniera abbastanza lineare quei tre giorni;se così non fosse stato,non esitate a dirmelo e mi scuso già da adesso.

Non so se vi ricordiate,nel capitolo in cui i ragazzi formano il gruppo,vi dicevo che Andrea sarebbe stato determinante per Serena.Mi riferivo proprio a questo:lui è la molla che la spinge a mettersi in gioco e a portare avanti il suo sogno. In realtà,il suo ragazzo è importante per il gruppo più di quanto sembri,perchè è il punto cardine su cui Serena basa la sua musica e le sue composizioni,siano appunto cover o canzoni originali.

Devo essere sincera,non era previsto questo capitolo, però ho preferito inserirlo per farvi vedere quanto i due ragazzi in realtà siano interdipendenti tra loro.

Anche perchè con il prossimo si avrà un salto temporale e i momenti teneri finiranno.

Bene,penso di avervi detto tutto!

Spero di poter leggere i vostri pareri.

A presto!
S.



 

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Capitolo 36
*** Punto di snodo. ***



Era arrivato Natale.Era passato Natale.
Stava nevicando.Era la prima nevicata di quell’inverno meno gelido dei precedenti.
Il primo fiocco era comparso all’improvviso,e giocando e volteggiando con l’aria,si era posato a terra.Subito dopo ne era seguito un altro, e un altro ancora;finchè il fiocco solitario non era diventata una pioggia innocente e delicata,ricoprendo tutto con un manto bianco di gelida bellezza.
«Non pensare di scampartela!».
Mi girai verso le ragazze;avevamo pensato di fare nuovamente un pigiama party per raccontarci le vacanze e i rispettivi Capodanno.
Siccome eravamo tutti accoppiati,i ragazzi avevano avuto in mente di regalare alle proprie fidanzate un viaggio per salutare il vecchio anno e accogliere il nuovo.
Avevamo fatto il patto di non scrivere nulla sul gruppo,per goderci al massimo quei giorni.
Fu un Capodanno memorabile per tutti.
Elisa e Victor nella capitale, a mangiare carbonara e a giocare al gladiatore e all’ancella;immaginandosi con gli abiti e le armature di una Roma imperiale.
Camilla e Daniele,nella romantica Parigi,a scambiarsi amore e anelli di fidanzamento,promettendo di sposarsi quanto prima.
Joan e Sofia,nella spumeggiante Isla Bonita tra un Caipiroska e una samba,a fare l’amore tra le onde e a rafforzare il loro rapporto.
Mercorelli e Diafa,gli eterni amici,sulle Dolomiti a sfidare le cime innevate alternando snowboarding a bombardini. Troppo amici per sfiorarsi in un modo diverso.
E io e Andrea nella suggestiva Vienna.A ballare il Valzer e ad ammirare i fuochi d’artificio nella piazza principale,mangiando Sacher  fino a stare male.Il viaggio più bello della mia vita.
 
«Oddio!»,Andrea urtò una scarpa lasciata sul pavimento. Io risi,ubriaca e felice,stringendomi ancora di più a lui,che aveva la forza di tenermi sollevata con una mano.Il nuovo anno era arrivato,dalla strada si sentivano  le musiche tradizionali e le urla di gioia di chi non voleva ancora rientrare,benchè l’ora tarda.
«Eccoci!»,mi mise su uno sgabello della cucina e si tolse la giacca,« Ma quanto hai bevuto!?».
Mi sventolai con una mano.«Ho bevuto quanto te!»,ciancicai.
Mi tolse cappotto,sciarpa e cappello e mi diede un bacio sulla fronte.«Piccola,sono il triplo rispetto a te!».
A quell’aggettivo,persi completamente contatto con il cervello,era da un po’di tempo che volevo fare l’amore con lui ma non avevo mai avuto il coraggio di prendere in mano la situazione.
Mi gettai tra le sue braccia,la voglia di lui mista all’alcool che mi aveva reso così audace. Lo baciai spingendolo verso il letto nella stanza accanto.Si staccò ma era a disagio,si vedeva lontano un miglio,era a disagio ed eccitato.
«Serena..»,si schiarì la voce che gli si era abbassata,«Serena..?». Il respiro gli si mozzò quando gli baciai il petto e lo spinsi all’indietro.Lui cadde sul letto con un tonfo.
Ne approfittai per mettermi a cavalcioni su di lui,che sgranò gli occhi e spalancò la bocca,sorpreso dalla mia intraprendenza.
«Si vede proprio che sei ubriaca.»,mi guardava con una punta di malizia e curiosità nello sguardo scuro.
Lo baciai un’altra volta,infilandogli le mani sotto la maglietta,sentendolo rabbrividire al contatto con i miei palmi freddi.
Si lasciò sfilare la maglia e piegò la testa,assecondando i miei baci e la mia bocca.Mi passò le mani sulle cosce coperte dal leggins termico,fermandosi sulla mia vita e posizionandomi meglio su di lui.
«Stai cercando di provocarmi..?»,chiese affannato mentre passavo a baciargli gli addominali.
Gli presi il viso tra le mani.«Io voglio…»,il cuore cominciò la sua corsa forsennata,«..voglio che tu sia mio.».
Gli occhi scuri gli si accesero.«Sono già tuo.».
«Fino in fondo..».Chiusi gli occhi,respirando sul suo viso.
Da quando avevo cominciato il mio assalto,fu lui a baciarmi per primo,stringendomi un braccio sulla vita e affondando la mano nei miei capelli.Ricambiai il bacio con passione,stringendomi a lui e sentendo il cuore esplodere.
Scesi con le mani sul suo petto e sulla sua pancia che sentii ritrarsi,andando a posizionarsi sulla cintura dei suoi jeans,slacciandola.Quel tintinnìo sembrò riportarlo alla realtà.
Mi bloccò le mani con le sue e si staccò.«No..»,la sua voce era roca,lo sguardo eccitato e il respiro affannoso.
«No che..?!»,sbattevo le ciglia confusa.
«Non ti avrò in questo modo.Da ubriaca.Domani potresti pentirtene.»,faceva fatica a parlare.
«Ma io ti voglio.»,mormorai tremante ed eccitata.
«Lo so.E io voglio te.Ma devi essere lucida.»,mi guardava come se fossi la cosa più bella che avesse tra le mani.
«Ma io voglio sentire la tua bocca e le tue mani sul mio corpo!»,piagnucolai ormai senza freni.
Lo vidi sorridere contento,poi poggiò la fronte sulla mia e mi sfiorò il naso con il suo.«Viva la sincerità.»,mi strinse e capovolse le posizioni.
 
In sala era calato il silenzio.
«E poi..?»,chiese Diafa interessata.
«E poi…poi..»,arrossii,«..e poi a voi che importa?».
«Eh no,cara!»,mi minacciò Elisa,«A me avete costretto a raccontarvi i particolari!Adesso è il tuo turno!».
«Uffa!Ma lo sapete che mi imbarazza!».
«E a me no?!»,ribattè la mia amica.
«Serena!Veloce,parla!»,si intromise Sofia.
Emisi un gemito:«Abbiamo fatto tutti i preliminari!».
«Anche tu?»,mi chiese Camilla con gli occhi spalancati.
Annuii mesta,cercando di scacciare il ricordo della sua immagine con la testa reclinata all’indietro e le mani che stringevano il lenzuolo spasmodicamente.
«..e com’è stato?».
Le mie giance si imporporarono.«Beh..insomma..meglio di come pensassi!Credo che ci siano molti pregiudizi a riguardo!».
«Ma la cosa fondamentale è questa..»,cominciò Diafa,«..dove è venuto?!».
«Diafa!»,esclamammo in coro tutte.La solita esagerata.
«Vi spiego..»,la mia coinquilina incrociò le gambe,«…in base a dove viene,mostra il rispetto che ha di te.».
«Ma perché finiamo a parlare sempre di sesso?!»,chiese Camilla.
«Infatti,perché?»chiesi anche io.
«Parla,Serena..o lo chiedo direttamente a lui!».
«Non lo faresti..»,cominciai.Ma quando vidi la sua espressione mi bloccai:Diafa non aveva peli sulla lingua,e non si faceva neanche molti scrupoli.L’avrebbe fatto,eccome se l’avrebbe fatto.
«Io vi odio…»,borbottai,«Comunque,non so dove sia venuto;mi ha scostato all’improvviso.».
La mia coinquilina applaudì.«Bravo,Andrea!Bravo ragazzo!».
«Questo vuol dire che lui ha rispetto di lei?»,chiese Sofia con un sopracciglio inarcato.
«Esatto!».
Camilla alzò gli occhi al cielo.«Ma questo si era capito da almeno un mese!».
«A proposito…»,cercai di portare l’attenzione su altro,«..ma questa futura sposina?».
Alla mia coinquilina si riempirono gli occhi di lacrime,mentre allungava la mano per mostrarci l’anello.
Era un semplice diamantino rotondo,incastonato in un intreccio di oro bianco.Semplice e di classe come il fidanzato che glielo aveva regalato.
Il diamante catturava la luce dei neon in sala e brillava,ma non come gli occhi della mia coinquilina nel raccontarci la sua proposta.
«…quindi siamo in cima alla Torre Eiffel,mentre impazzano i fuochi d’artificio e il profumo degli oleandri. Lui ad un certo punto si inginocchia ed esclama: “Amore mio,vita mia,mio cuore. Tu mi hai salvato dalla spirale di invidia e meschinità in cui la mia ex mi aveva condotto. Da qualche parte ho letto un aforisma di un poeta  secondo il quale ognuno di noi nasce con una sola ala,perché l’altra è in possesso della propria metà. Vuoi essere la mia seconda ala per sempre?».
«Oddio..»,Elisa e Sofia erano una appoggiata all’altra,l’aria sognante e gli occhi lucidi.
«Che bello..»,anche io ero emozionata.
Camilla aveva le guance rigate di lacrime.«Sì,amiche.È stata un’emozione.».
«E adesso quando avete intenzione di spiccare il volo?».
Lanciai un cuscino a Diafa,era sempre la meno romantica del gruppo,però aveva gli occhi lucidi,anche se cercava di nascondersi.
L’altra mia coinquilina si asciugò le lacrime.«Non lo so.Dobbiamo sistemare molte cose.Speriamo tra non più di tre anni..»,ci guardò,«..sarete le mie damigelle,vero?».
«Ma certo!».Ci buttammo tutte sopra di lei,emozionate.
«Sì,però a Serena la mettiamo nell’ultima fila..»,cominciò Sofia,«..a quanto è maldestra,potrebbe calpestarti il vestito e farti rimanere in giarrettiera e bustino!».
«Non mi siete mancate per niente!»,borbottai.
 
Elisa ronfava nel mio letto,mentre io giocherellavo con il telefono aspettando il suo messaggio. I ragazzi avevano deciso di andare al bowling e ancora non erano tornati.
L’intensità della nevicata era aumentata e io cominciavo a stare in pensiero.
Sentii la porta blindata aprirsi e poi chiudersi cercando di fare il minor rumore possibile:Daniele era arrivato e avrebbe dormito con Camilla.
Il telefono lampeggiò:sono sotto casa tua.
Cercando di non fare rumore,afferrai sigarette e chiavi e scesi.
Picchiettai ritmicamente le mani sul cofano della sua macchina e aprii il suo sportello.
«Aspetta,aspetta..»,mi bloccò Andrea.Spinse il sedile indietro e mi tese le mani,aiutandomi ad arrampicarmi su quella bestia di suv.
«Ciao!»,lo baciai.
Lui mi passò le mani sulle braccia coperte dal pigiamone rosa.«Tu e la tua brutta abitudine di uscire senza giubbotto!».
Ridacchiai.«Volevo vederti e non ho perso tempo!».
Si sfilò il suo soprabito scuro e lo appoggiò sulle mie spalle,poi accese il quadro e l’aria condizionata.«Però le sigarette le hai prese!»,mi ammonì,«Guarda che non fumi nella mia macchina,eh!».
Misi il broncio e lo guardai torva,lui mi sorrise e mi passò le mani sulle cosce.«Con questo pigiamone e le ciabatte a forma di unicorno,dimostri tredici anni!».
«Non ti aspettavo,altrimenti avrei messo altro.».
Lui alzò il sopracciglio.«Hai intenzione di sedurmi?!».
Feci la faccia più innocente che mi riuscì.«E chi lo sa…forse!».
«Sto creando un mostro!».
Ridemmo complici,dalla notte di Capodanno il nostro rapporto aveva assunto un’impennata positiva,io mi imbarazzavo di meno riguardo certe cose,lui si lasciava andare un po’di più su certi argomenti.
«Com’è andato il vostro pigiama party?».
«Bene!»,cominciai a raccontargli la serata,mentre lui mi regalava tante carezze.
«..però mi ha detto Camilla che lo sanno solo i più stretti!Dobbiamo mantenere il segreto!».Andrea sorrise ma non rispose.
«Non ci credo!»,mi scostai da lui,«Tu lo sapevi!»,esclamai dandogli una botta,«Tu lo sapevi!».
«Io lo so dalla sera del vostro primo live al Dada!»,mi cinse la vita con le braccia,«Secondo te chi l’ha accompagnato a comprare l’anello?».
«Cosa?!»,esclamai,«Ma il live è stato quasi due mesi fa!».
«Esattamente!»,prese la mia mano e la baciò,«..sono sempre il cugino.».
Cominciò a baciarmi ogni dito,«E comunque..»,mi disse tra un bacio e l’altro,«..l’ha detto.. anche agli altri..stasera..».
«..sei un delinquente…»,risposi baciandolo.
 
I vetri erano appannati dai nostri baci e dai nostri sospiri,mi allungai e spensi l’aria condizionata o sarei morta di caldo.«Mi distrai sempre..com’è andata la vostra serata al bowling?».
«Classica serata tra ragazzi.»,mi guardò divertito,«Mercorelli ha fatto colpo!».
Spalancai la bocca.«Davvero?!Raccontami!».
Cominciò a giocherellare con le mie dita:«In sostanza…eravamo a prendere qualcosa da bere e una biondina ha cercato di attaccare bottone.».
«E..?».
«Non è successo niente.Mercorelli non era interessato alla ragazza..»,ridacchiò,«..però lei lo placcava;quindi,per farla breve,ha dovuto fingersi gay.».
«Che cosa?!»,scoppiai a ridere.
Rise anche lui.«Sì.Ha trovato appoggio in Victor.Immagina quei due che facevano finta di amarsi..»,continuava a ridere senza ritegno.
«Povero Mercorelli..»,anche io ormai ridevo senza freni,«…mai una gioia!Poveraccio!».
«Ma io gliel’ho detto che poteva provarci.»,scosse le spalle,«Era niente male.».
Alzai un sopracciglio.«Niente male?!».
«Beh sì..»,fece un sorriso da sfinge,«..i capelli biondo rossicci,grandi occhi verdi,una spruzzata di lentiggini e forme al punto giusto. Bel tipetto..».
Sentii la morsa della gelosia avvilupparmi.«Stai cercando di provocarmi,vero?».
«..e a giudicare da come tu ti sia irrigidita,ci sono riuscito.».
«Tu sei proprio..»,provai a colpirlo,ma lui mi bloccò e agitò le gambe,andai a finire spalmata sul suo petto.
Mi cinse in un abbraccio e mi spostò i capelli indietro.«Come devo fare con te?Ci cadi ogni volta!»
«Quindi non era bella?»,mormorai sul suo collo.
Lo sentii rabbrividire.«Era molto bella.Ma io ho occhi solo per te.».
Mi dimenai dalla sua stretta e percorsi con le mani le sue braccia,posizionandole dietro il suo collo.Lo guardai adorante.
Più volte in quel lasso di tempo,mi aveva dimostrato il suo sentimento e l’attrazione che provava per me.Dopo la lite a causa di Melissa,avevo imparato a tenere a freno la mia gelosia e a rimangiarmi le mie insicurezze,quando queste cercavano di uscire prepotentemente,maturando insieme al mio amore verso di lui. A prescindere da tutto,lui era con me.
Per quanto potesse giudicare attraenti e belle le altre ragazze;alla fine passava con me ore intere al telefono a chiacchierare. Era me che baciava,stringeva e coccolava.Lui mi aveva fatto crescere.
«Lo so.»,mormorai sulle sue labbra.
Andrea tirò un po’giù la cerniera del pigiama,per avere un accesso più facile al mio collo.Lo lasciai fare,beandomi delle emozioni del contrasto che la sua barba e i suoi baci delicati mi davano.
«Ti sei arresa completamente..»,bisbigliò sul mio collo.
I brividi mi portarono a stringermi a lui.«Lo sai che effetto mi fanno i tuoi baci..».
Sorrise e si staccò.«Bene..adesso che sei così estatica,posso dirtelo..».
Mi feci immediatamente attenta.«Dirmi cosa?!».
«Una ragazza ci ha provato con me.».
Tirai la testa indietro e lo guardai sbattendo le palpebre.«Che ha fatto?!».
«Avevano messo la musica e i ragazzi stavano ballando,erano belli andati,ero solo al tavolo.. »,mi soppesò con lo sguardo.
«..continua..»,glielo ordinai ringhiando.
Sospirò e poi continuò il racconto:«..all’improvviso,una ragazza in maniera provocante si sedette vicino a me e mi invitò in pista;ma io ho rifiutato dicendo che avevo una fidanzata che mi stava aspettando a casa,e quindi non potevo darle quello che voleva. ».
Quella sua risposta mi spiazzò.«Sul serio?».Fece un cenno affermativo,senza rispondermi.
Piegai la testa di lato,cercando di tenere a freno le emozioni. Ci avevano provato con Andrea,lui aveva rifiutato e me l’aveva detto.
«..poi?»,chiesi senza fiato mentre il cuore batteva forte.
Deglutì un po’di saliva.«..lei continuava a provarci;più passavano i minuti,più si avvicinava a me.».Mi venne la pelle d’oca.Andrea stava parlando quasi sussurrando;ero sicura che ci fosse altro.
Qualcosa nella mia espressione dovette cambiare,perché si mosse a disagio sotto di me,senza parlare.
Cercai il suo sguardo con il mio.«Quindi..?!».
«..ci ha provato..»,aveva lo sguardo sconsolato e il tono colpevole.
Il sangue defluì dal viso.Ero sconvolta e senza fiato;il cuore stretto in una morsa.
«Vi siete..»,la voce si piegò sotto le lacrime che minacciavano di scendere,«..vi siete baciati?».
«No!»,sbuffò,«..appena mi sono reso conto di quello che aveva in mente di fare,l’ho scansata e sono andato via.».
In un primo momento fui tentata di urlare e scendere dalla sua macchina,ma poi lo guardai meglio:indossava un jeans blu con una maglia e una giacca nera,adornata con medaglie e catene. Aveva il suo solito codino e i suoi accessori. Me lo immaginai con il soprabito scuro che aveva poggiato sulle mie spalle,mentre entrava al  bowling con la sua solita andatura:era stato uno spettacolo da guardare.
Purtroppo era il prezzo da pagare per avere al mio fianco un uomo del genere,dovevo scendere a patti con questa cosa.
Era bellissimo,ma era mio.Poteva anche non dirmi nulla della ragazza e stare al gioco,tanto gli altri in pista non avrebbero visto nulla.Eppure aveva scelto di rispettarmi e,cosa più importante,di raccontarmelo.
Questi mesi con lui avevano portato i miei ragionamenti ad un altro livello.
«Devo spaventarmi?».
Gli misi due mani sulle guance e lo baciai sulla fronte.«Grazie per avermelo raccontato.».
«Questa mi è nuova!»,era sorpreso,«..pensavo ti saresti arrabbiata con me.».
«Non è colpa tua.Tu non c’entri nulla..»,gli diedi dei baci rapidi sulle labbra,«…io posso toccarti..baciarti..posso parlare con te..»,lo guardai,«..lei può solo sognare.».
Mi accarezzò le braccia e le mise sulle sue spalle.«Ma tutta questa maturità?!».
«Non tentare la sorte!Non sono arrabbiata con te,mica non sono arrabbiata!».
Lui flettè le ginocchia e mi ritrovai di nuovo sul suo petto ampio.
Dopo un’eternità passata a baciarci,mi staccai da lui,continuando a sorridere.«Devo andare.È tardino.».
Mi diede un bacio sul cuore.«Domani vieni da me?Facciamo colazione insieme e ti fermi tutto il giorno.».
«Sì!».Lo abbracciai con impeto,stringendolo forte.
 
«Buongiorno, amore mio!»,mi accolse con un sorriso e un abbraccio,scortandomi in sala.
«Buongiorno a te!»,ci baciammo e poi si diresse in camera,mentre mi sfilai il cappotto.
«Wow!Sei una clessidra,bimba!»,simulò la forma con le mani.
Io lo guardai interrogativa.Avevo indossato un completo formato da jeans e giacchino in velluto rosa,spezzato da un body bianco.
Mi si avvicinò e mi diede un bacio a stampo.«Devi indossare più spesso questi colori.Fanno risaltare i tuoi capelli e i tuoi occhi.».
«Eddai!Lo sai che mi imbarazzo!»,mi nascosi contro il suo collo.
Andrea mi diede un bacio sui capelli e poi si accomodò sul bracciolo del divano,facendomi spazio tra le sue gambe.«A pranzo arrivano anche gli altri.Così ne approfittiamo per rivederci tutti.È da Dicembre che non ci vediamo.».Mi aveva confidato che anche lui si era affezionato a loro.
 
Gli altri arrivarono mentre Andrea mi stava spiegando il campo magnetico terrestre.
Ci salutammo tutti abbracciandoci l’un l’altro e prendemmo in giro Mercorelli per la sua conquista.
«Comunque,l’accoppiata scemo più scemo non sbaglia mai!»,commentò Diafa.
«Dillo che sei gelosa,eh!?»,Mercorelli ammiccò.
«Ma neanche per sogno!Poraccia a chi ti piglia!».
«Ha parlato lo zuccherino!»,si intromise Victor.
«Vedi?!»,Joan mise un braccio intorno alle spalle di Elisa,«Già cominciano a spalleggiarsi.Sicuro che tu non sia solo una copertura?!».
«Calma,ragazzi,calma!»,Andrea tornò in sala con una busta gialla aperta.La riconoscemmo immediatamente.
«Non ci credo!È quella?!»,Mercorelli cominciò a farsi prendere dal panico.
«Sì,Merco. È proprio lei!»,mi alzò di peso,si sedette al mio posto e poi mi fece sedere tra le sue gambe.
«Per Andrea,Serena è una bambolina.»,commentò Elisa.
«Basta così!Forza! Siamo in finale?!Non siamo in finale?!Andiamo,Andrea!»,lo spronò Mercorelli agitando le mani.
«I nomi dei finalisti sono sul sito del concorso.Dentro questa busta c’è altro.»,disse accendendo il Mac.
Notai che la busta era aperta.«Ma tu già sai il contenuto?».
«Io so l’esito,piccola. È diverso!».
«E da quando?!»,non riuscivo a capire.
«Da stamattina.Ho trovato la busta nella cassetta.».
«Che?!»esclamai,«Mi hai tenuto all’oscuro apposta?!».
«Proprio così!»,mi rispose senza guardarmi,mentre accedeva al server,«È giusto che tu lo sappia con gli altri.Niente preferenze!».
«Quindi..».
«Sssh!Ecco il video di presentazione dei finalisti.».
Cominciai a tremare,mentre scorrevano i video della band finaliste,chiedendoci se mai fosse arrivato il nostro.
Avevamo scoperto che Andrea aveva la passione della fotografia e del montaggio video,per cui lui si era occupato del servizio fotografico,delle riprese e del montaggio,aiutato per le riprese dall’alto dai droni che Victor e Daniele avevano rubato in facoltà.
Più passavano i minuti,più mi sentivo il cuore esplodere dall’ansia,lui mi teneva abbracciata e aveva appoggiato le labbra sulla mia tempia,per cercare di farmi calmare.
Ultimo gruppo ad aver accesso alla finale di SingLouder,i Black Leather Jackets! A voi la loro presentazione.
Il salone di Andrea esplose,mentre partiva il video che avevamo mandato.
Nessuno di noi capì più niente.Ci furono urla, abbracci,Mercorelli dovette sorreggersi a Daniele per non cadere a terra dall’emozione.
Cominciai a piangere,mentre il mio ragazzo mi abbracciava.«Complimenti,amore mio!».Era felice anche lui,come me,anche se non riuscivo a crederci.
«Cioè..sul serio..?!»,piansi tra le sue braccia,che mi coccolava e mi rassicurava sul fatto che non fosse un sogno.
«Ma tu…tu lo sapevi?!»,gli chiesi piangendo.
Annuì e mi baciò.«Sì.Non volevo rovinarti l’emozione di condividere questo traguardo con gli altri.».
Non riuscì ad abbracciarlo,perché Joan mi prese e mi fece girare,ridendo e cantando.
«Ce l’abbiamo fatta!»,poi ci stringemmo tutti in un grande abbraccio,di quelli grandi e potenti.
 
«Ai Black Leather Jackets!»,facemmo scontrare i bicchieri carichi di spumante.
«Dai!Qualcuno faccia un discorso!»,propose Camilla.
«Serena,fallo tu che sei brava con le parole!»ropose Sofia.
«No!..»,ero seduta sul tavolo,«..non sono abbastanza ubriaca!»,mi girai verso Andrea,«..e poi,dovrebbe farlo il nostro manager,no?!».
«Il vostro manager è in ferie!»,rispose Andrea,accarezzandomi una coscia con sguardo fiammeggiante.
«Ehm..abbiamo dei minori qui!»,scherzò Victor.
«Dai…»,Mercorelli si alzò traballante,«..lo faccio io!».
«Sicuro che te la senti?»,chiese Elisa.
Il mio amico assentì e si riempì il bicchiere.«Questo è un grande traguardo..»,biascicò,«..un traguardo che abbiamo raggiunto tutti insieme.Perchè i BLJ non sono solo la voce di Serena,il basso di Victor,la chitarra di Daniele e il mio sintetizzatore..»,la voce gli si incrinò,«..ma sono anche il sorriso di Camilla nello spronarci,l’appoggio incondizionato di Diafa,l’emozione di Elisa nel sentirci cantare,i pareri sempre sviscerati di Sofia sui brani..»,eravamo tutti commossi,«..ma soprattutto,prima di ogni altra cosa..».
«Sta’a vedere la botta,eh!»commentò Sofia tra le lacrime.
«..prima di ogni altra cosa,i Black Leather Jackets sono Andrea e la sua caparbietà nell’aver creduto in noi,prima di noi stessi!».
Ci fu un applauso scrosciante,mentre il mio professore arrossiva e sgranava gli occhi.
«..i BLJ siamo noi,tutti insieme!»,concluse il mio amico.
Abbracciai Andrea.«Non me l’aspettavo proprio..»,farfugliò tra i miei capelli,emozionato,«..sul serio.».
«Getti luce su ognuno di noi,amore mio..»,gli dissi tra le lacrime stringendolo forte.
 
Avete mai giocato a Jenga? Cinquantaquattro blocchi su più piani formano una torre di diciotto piani,con tre blocchi ciascuno. I giocatori a turno sottraggono un blocco di legno a loro scelta,con una mano o due,e lo posizionano sulla sommità della stessa.
Durante il gioco,la torre diventa sempre più instabile,così quando uno dei giocatori sottrae il pezzo che la fa crollare,quel giocatore ha perso.
Non avevo ancora capito quanto fossero simili la torre tremolante di Jenga e la mia vita.
Che gioco stupido.
 
_______________

Salve a tutti!

Ecco il capitolo,un po'più lungo dei precedenti ma,come dice il titolo,è un punto di snodo in quanto ho cercato di farvi vedere come sono evolute le varie vicende durante questo lasso di tempo.

Elisa e Victor e Joan e Sofia stanno portando avanti le loro storie d'amore;Camilla e Daniele hanno in mente di sposarsi;Diafa e Mercorelli,invece,continuano la loro amicizia,senza volere altro.

Anche Serena e Andrea sono al settimo cielo,anche se comunque ancora le insicurezze e la gelosia di lei minano la loro stabilità. Però la serata di Capodanno è un po'un trampolino di lancio per permettere ai due ragazzi di vivere il loro rapporto anche in maniera più erotica,e questo è evidente nella scena in cui Andrea le tira giù la cerniera del pigiama,senza che lei lo fermi;o anche quando lei scherza sopra la sua mise non seducente.

Spero di essere riuscita a farvi capire bene l'evoluzione di tutte le vicende;soprattutto di quella principale. E spero di essere riuscita anche a farvi capire la crescita di Serena,che Andrea ha fatto maturare molto in questo lasso di tempo.

Vi lascio con il sorrisone di Serena.Io,personalmente,sono innamorata di questa attrice!

Spero nel vostro supporto!

A presto.
S.

 

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Capitolo 37
*** Party with crime. ***


Alla fine,nella busta gialla c’erano gli inviti per una festa in onore dei finalisti che si sarebbe tenuta il fine settimana successivo fuori Roma.Avremmo alloggiato in un hotel a spese della Warner Music,Universal e della Sony. Questo progetto cominciava a piacermi.
Mi accesi la sigaretta e passai l’accendino a Elisa.«Ma perché è tanto incarognito il tuo ragazzo?».
Eravamo fermi nell’area di servizio per fare colazione.«Ha saputo che alla festa domani ci saranno Melissa e Tatiana,accompagnate rispettivamente da Lorenzo e Stefano.».
«Minchia!Sempre in mezzo ai coglioni quei quattro!»,sbuffò Sofia.
«Signora contessa,la carrozza la sta aspettando sul retro!»,scherzò Mercorelli;poi si girò verso di me,«Che vengono a fare?».
«ll papà di Lorenzo è l’amministratore delegato della DDMN Recordings,etichetta controllata dalla Sony.»,spiegò Daniele,«Il concorso è organizzato dalla collaborazione delle tre più grandi major dell’industria musicale.»,prese fiato,«Quindi sono presenti anche tutti gli amministratori delegati di ogni etichetta controllata da queste tre;impresari,manager…».
«Ci sarà una marea di gente!»,trasecolò Mercorelli.
«Esatto!»,Andrea si intromise nel discorso,«Dovrò avere abbastanza pazienza,o combinerò un macello se quel bastardo sfiora Serena anche solo con il respiro!»,continuò avviandosi alla macchina.
Camilla fece una smorfia.«Che Dio ce la mandi buona!».
 
Stavo tornando dalla sala dove gli organizzatori avevano messo a disposizione un team di parrucchieri e truccatori per noi ragazze,mentre chiacchieravo con i ragazzi conosciuti la sera precedente. La mia tenuta sportiva strideva molto con le mie onde morbide e il mio trucco.
Noi finalisti e rispettivi accompagnatori alloggiavamo tutti nello stesso hotel.In finale eravamo arrivati in dieci tra gruppi e solisti,con altrettanti generi diversi;quindi,almeno per adesso,la competizione non esisteva.
«Vieni a fare aperitivo con noi?», mi propose Tiziano, il chitarrista di un gruppo indie pop.
«Ma figurati se viene a fare aperitivo con noi!»,Massi,il cui vero nome era Massimiliano,era invece il cantante di un gruppo metal.A me metteva un po’d’ansia con quella cresta e i dilatatori su entrambe le orecchie.
«E perché?!Che male c’è,scusa?»,i due provenivano dallo stesso paese dell’entroterra lombardo,per questo avevano una certa confidenza.
«Ma lei ha il fidanzato che l’aspetta in camera..»,ammiccò nella mia direzione,«..deve riscaldarsi!».
«Massi!»,lo rimproverai.La sera prima mi avevano messo totalmente a mio agio,per cui sembrava che avessi a che fare con loro da sempre.
Tiziano scosse la testa e si aggiustò il ciuffo nero.«Eh,beata gioventù!».
«Puoi dirlo forte,amico!».
Risi e salutai i due.«Miraccomando lo smoking!»,ricordai ai due ragazzi.
«Macchè!Io semplice jeans e camicia nera.Non ci tengo a sembrare un maggiordomo!»,mi rimbrottò Massi.
Tiziano lo spinse via,ridendo e dandoci appuntamento per quella sera.
 
Entrai in camera.«Andrea?!».
«Sono qui!».Lo trovai davanti allo specchio ad aggiustarsi i polsini della camicia.
Mi avvicinai e lo aiutai,sentivo il suo sguardo indagatore su di me ma non avevo il coraggio di alzare il viso.
Quindi ci pensò lui.«Sei agitata per l’esibizione,o per altro?».
Da quando Andrea mi aveva detto che avremmo dovuto esibirci con una canzone,ero tesa come una corda di violino.
«Un po’per tutto..»,ammisi piano,«..ma quello che mi preoccupa maggiormente sei tu.».
«Non capisco cosa tu voglia dire.»,mi soppesò con lo sguardo.
Gli lanciai uno sguardo e lui comprese:«Pensi che possa picchiare Stefano davanti a tutti?».
«Io non penso niente.Però conosco benissimo i tuoi scatti rabbiosi..»,lo guardai contrita,«..ultimamente ti sei fissato con il fatto che mi gira intorno.».
«Fissato?!»,alzò le sopracciglia,puntandosi il pollice al petto,«Io mi sarei fissato?!Quindi per te la mia è solo un’idea senza fondamento?!».
«Sì,Andrea. È un’idea senza fondamento,soprattutto alla luce di quello che abbiamo vissuto e di quello che abbiamo costruito.».
«Serena,non cercare di farmi cambiare idea.Io non parlo senza essere sicuro di qualcosa.».
«Il mio ex è una persona subdola..»,gli spiegai come se parlassi a un bambino,«..e si è capito che io sono il tuo punto debole.»,arrossii involontariamente,«Lui cercherà di provocarti,in modo più o meno evidente.».
Mi guardò sbigottito.«Quindi,oltre a essere paranoico,sarei anche senza controllo?!»,il suo tono era pericolosamente calmo.
Sbuffai dal naso e feci un respiro profondo.«Ti sto chiedendo solo di goderci questa serata serenamente.Sarà una serata importante per tutti noi..»,lo implorai con lo sguardo,«..mantieni la calma e non rispondere alle sue eventuali provocazioni.Non ti chiedo altro.».
Lui mi lanciò un lungo sguardo sincero,se solo avessi potuto leggere nella sua mente.«Per quanto riguarda l’esibizione..»,cominciò,«..sarò sotto il palco a fare il tifo per te,non ti lascerò sola.Per Stefano..»,mi passò le mani sulle braccia,«..ti prometto che non lascerò che la rabbia prenda il sopravvento.»,mi diede un bacio in fronte,rassicurandomi.
 
«Oddio!Come siete belle!».Camilla saltava e strillava per tutto il corridoio.Aveva indossato un bellissimo abito blu cobalto monospalla,con la scollatura a cuore e un vertiginoso spacco che metteva in evidenza  le gambe lunghe.
«Camilla,per favore!Il parrucchiere ha passato mezz’ora a farti quell’acconciatura!».L’abito lungo di Diafa era color corallo,con una scollatura da capogiro e anch’esso con uno spacco laterale. I capelli lisci lasciavano scoperto il viso,illuminato dagli orecchini lunghi di brillanti.
«Sofia!Ti vuoi sbrigare?!».Elisa bussava ripetutamente alla porta dell’interpellata;era fasciata in un abito oro che scendeva lungo fino ai piedi;il tessuto morbido e raccolto lasciava scoperta la schiena ambrata,messa in risalto dai capelli raccolti;gli accessori sul bronzo e le labbra lucide la facevano brillare.
«Eccomi!Eccomi!»,la mia amica spalancò la porta,«Ammazza che fighe!». Anche Sofia stava molto bene con un vestito cipria plissettato con la scollatura a barca e le maniche lunghe. Lo chignon ordinato e lo smockey eyes le davano un aspetto elegante e sofisticato.
«Dai!Dai!Facciamoci un selfie.».
«Ma quale selfie?!Siamo in ritardo!»,rimproverai Camilla,ma senza successo.
 
Raggiungemmo i ragazzi al bar dell’hotel,dove stavano facendo aperitivo.Al nostro arrivo si girarono tutti i presenti ed ebbi la sensazione di essere al mercato della carne.
Andrea si staccò dal bancone e mi venne incontro,fino a sovrastarmi.Percorse tutta la mia figura e mi sentii avvampare sotto il suo sguardo penetrante:il mio lungo vestito nero era un modello morbido a cattedrale,con una discreta gonna in tulle e con un corpetto impreziosito da perline;la fascia in raso nera mi stringeva la vita e faceva risaltare il seno messo in evidenza dalla scollatura.
«Sono senza parole.»,si complimentò.
Le mie guance si imporporarono e lo guardai imbarazzata.«Grazie..»,mi schiarii la voce,«..anche tu stai bene!».Lo smocking a lui calzava benissimo;la giacca era adornata con tre stelle rosse e uno stemma.Portava i suoi adorati accessori e un cravattino in pelle annodato.I capelli erano raccolti nel solito chignon curato.
Era bello con qualsiasi cosa si mettesse.

 
Il locale era estremamente lussuoso,adesso si spiegava il dress code che prevedeva l’abito lungo per le donne,e lo smocking per gli uomini.Delle scale illuminate portavano ad una sala immensa,con arredi in legno massello e marmo di carrara.I tavoli da aperitivo erano posizionati su delle pedane in marmo e circondati da poltroncine. I lampadari di cristallo riflettevano la luce rosa dei neon.
«Questo locale vale più di me!»,esclamò Sofia.
«Beh,non ci vuole tanto!»,rispose Victor scherzando,fasciato nel suo smoking nero senza papillon,ma con delle piccole catene che dal taschino si ricollegavano al bavero della giacca.La risposta della mia amica fu un gestaccio poco femminile.
«Ragazzi..»,Camilla ammonì i due,«..comportatevi bene!».
«Sembra di portare in gita dei bambini!»,Daniele alzò gli occhi al cielo,sistemandosi la cravatta lucida,come il panciotto dello smoking blu notte.
«Qualcosa mi dice che si ricorderanno di noi per le numerose figure di merda.».
 
La serata stava procedendo,non c’erano stati intoppi particolari.Anche Andrea era riuscito a trattenersi di fronte ai prevedibili atteggiamenti irritanti del mio ex,limitandosi a guardarlo torvo e a sbuffare.
Avevamo appena finito di esibirci;era bastato un solo sguardo da parte del mio uomo per rasserenarmi.
«Bravissimi!»,si complimentò Diafa mentre allacciava il papillon di Mercorelli. Stranamente,per quella serata il mio amico aveva preferito tenersi sul classico,indossando un semplice smoking color petrolio.
«Davvero?!Avevo seriamente paura che il sudore mi facesse scivolare le bacchette di mano!».
«..con la speranza che avrebbero colpito la ragazza con gli occhiali che ti sta mangiando con gli occhi!»,borbottò Sofia.
«Ma guardalo!»,rise Elisa,«Me pari un gangster!».
Anche Joan aveva puntato per il classico smoking nero lucido,ma il ciuffo gellato e l’anello nero gli donavano effettivamente un’ammaliante aria pericolosa.
Andrea mi abbracciò da dietro e mi donò un bacio sulla tempia.«Sei stata brava come sempre,bimba!».
Mi girai e gli poggiai le mani sul bavero,lasciando perdere gli altri che battibeccavano.«Tremavo come una foglia!».
«Ah sì?!Non sembrava!».
Intrecciammo i nostri sguardi in un discorso silenzioso e intenso,mentre ci regalavamo sorrisi timidi,finchè Camilla ci interruppe:«Andiamo al tavolo?».
Mentre camminavo abbracciata ad Andrea,Stefano attirò la mia attenzione:«Serena!Serena!».Mi fermai,costringendo il mio cavaliere a fare lo stesso.
Il ragazzo si avvicinò a noi,lanciando uno sguardo astioso in direzione del mio ragazzo.«Sei libera?Vorrei presentarti una persona!».Andrea si irrigidì immediatamente,mentre potevo chiaramente avvertire la sua rabbia che cominciava a salire.
«La nostra bellissima ugola d’oro!».
Mi girai in direzione della voce:un uomo non tanto alto e magro,con un accenno di barba e una spruzzata di grigio nei capelli, mi stava di fronte,sorridendo accattivante,era accompagnato da Lorenzo.
«Serena..»,Stefano mi sfiorò il braccio,«..lui è Eugenio Morrovalle,l’amministratore delegato della DDMN Recordings..».
«Ti prego,ragazzo..»,l’uomo fece un cenno in aria,«…per voi sono il padre di Lorenzo.».
«Oh..»,gli tesi la mano,«..piacere,io sono Serena Monteforti.»,lui me la strinse e poi si girò verso Andrea.
Strinse anche la sua mano.«Andrea Ricci,il suo ragazzo.».
«È anche il manager del gruppo!»,mi affrettai ad aggiungere.Andrea strinse la presa sul mio fianco,mentre mi fissava con gli occhi più bui di un precipizio.
Passammo parecchi minuti a chiacchierare,con l’amministratore delegato che elogiava le mie qualità canore e io che cercavo di porre l’attenzione sul fatto che facessi parte di un gruppo musicale e non fossi una cantante solista.
 
Finita quella conversazione molto imbarazzante,in cui Andrea si era limitato a stringere gli occhi e la presa sul mio fianco,ci dirigemmo al tavolo dagli altri.
«Che voleva da voi quel tipo?»,ci chiese Joan.
«È il papà di Lorenzo,voleva farci i complimenti.»,risposi bevendo un po’di champagne.
«A te ha fatto i complimenti.»,puntualizzò Andrea.
Mi girai verso di lui,sbattendo le palpebre.«Che cosa vorresti dire?!».
«Ti sei chiesta il motivo per il quale non si sia recato al tavolo?!»,strinse gli occhi.
«Non lo so,avrà avuto i suoi motivi…»,risposi ingenuamente.
«Ma tu guarda…».
Un lampo mi guizzò nella testa.«Cosa stai insinuando?Parla chiaro!».
Andrea sospirò rumorosamente.«È tutta la sera che lo sguardo di Stefano ti è addosso.Non fa altro che guardarti,e provocarmi.».
«Quello è il padre di Lorenzo,non di Stefano..».Gli altri nel frattempo si erano educatamente allontanati,lasciandoci con molta discrezione un momento di intimità,«..cosa c’entra il fatto che mi guardi?».
Vidi affiorare sulle sue labbra un sorriso irritato.«E caso strano il padre del migliore amico del tuo ex,ha voluto complimentarsi con te,no?».
Mi sentii come se mi avesse colpito.«..stai dicendo che non meritavo i suoi complimenti?»,sussurrai.
Mi si avvicinò.«Non essere stupida..»,cercò di allargare il colletto della camicia bianca,«..sto solo dicendo che c’è altro sotto.».
Mi gelai immediatamente.«..non pensavo fossi un complottista!»,quelle parole gliele sputai addosso.
I suoi occhi si accesero,mentre i nostri nervi tesi cominciarono a crescere,inglobandoci.«Non sono un complottista,sei tu che sei un’ingenua.».
Il ragazzo che mi stava davanti non era il mio fidanzato,ma un surrogato cattivo e maldisposto verso i sentimenti altrui.«Non ti riconosco più..»,bisbigliai.
«Quando mai mi hai conosciuto?».
Mi alzai dal tavolo,tremante di rabbia e con gli occhi lucidi.«Va bene,Andrea.».
 
Sorseggiavo il mio Margarita cercando di non piangere.In sala si moriva dal caldo,eppure sentivo un gelo che mi trapassava da parte a parte,facendomi tremare.
Quando mai mi hai conosciuto?
Volevo andarmene.Volevo andare a casa mia,sprofondare nella mia chitarra e suonare per sempre. Oppure prendermi una di quelle sbornie colossali al punto da strisciare per terra.
Pensavo all’ultimo periodo,mi era sembrato di vivere alienata da tutti.Pensavo di vivere in un castello,un grande castello di vetro. Attraverso cui io potevo vedere ciò che succedeva al di fuori,ma nessuno poteva intaccare la mia felicità.
«Non ti stai divertendo?»,Stefano mi guardava ammiccante dietro il suo calice di champagne.
«Per favore..non aggiungere altra benzina sul fuoco..»,gli risposi senza neanche guardarlo.
Lui si sedette nello sgabello accanto al mio.«Posso sedermi?».
«No.Non puoi..»,la voce di Andrea arrivò alle spalle,«..e comunque,l’hai già fatto.».
Era talmente teso che ebbi paura potesse spezzarsi da un momento all’altro,le mani strette a pugno lungo i fianchi.
Il mio ex mostrò un cipiglio strafottente:«E tu chi sei per parlarmi in questo modo?».
«Stefano,non..».
«Adesso te lo mostro..»,Andrea lo afferrò per un braccio,«..vieni,vieni nell’atrio..»,lo tirò,portandolo fuori dalla sala.
Mi precipitai fuori con loro,più preoccupata per quello che avrebbe potuto fare il mio ragazzo che per altro.
«Che cosa vuoi da lei,eh?»,la voce era bassa ma il tono infuriato.
Stefano non si scompose minimamente.«Stavamo solo chiacchierando come due amici,qual è il tuo problema?».
«Sei un bugiardo!Di’la verità una volta per tutte!»,il mio ragazzo alzò la voce.
«Scusami?!»,il tono di Stefano ricordava un sibilo,«Come ti permetti di dire certe cose su di me?!».
«Devi lasciarla in pace.Non devi neanche avvicinarti!Non ti basta il male che tu le abbia già fatto?!».
«Andrea!»,cercai di placarlo ma senza riuscirci.
«Stai prendendo in giro Serena.Vuoi riavvicinarti  a lei per giocare di nuovo con i suoi sentimenti!».
Un guizzo comparve negli occhi scuri del ragazzo,si avvicinò a meno di un braccio di distanza.«Non hai nessun diritto per parlarmi così.»,gli alitò sul viso.
«Oh,invece sì..»,lo sguardo di Andrea era lava,«..dal momento che Serena è la mia ragazza.».
Il mio ex si girò verso di me.«Te lo sei scelto un po’geloso,eh?».
Andrea lo immobilizzò al muro con l’avambraccio,faceva talmente forza che sul viso dell’altro comparve una smorfia di dolore.
«Per favore..»,mi aggrappai alle sue braccia,cercando di calmarlo,«..Andrea lascialo,per favore!»,ero intimorita e spaventata,ma non potevo farmi da parte.
«Che sta succedendo?»,l’arrivo di Elisa e Victor fu provvidenziale.
Il mio amico riuscì a staccarlo,avevano la stessa altezza e lo stesso fisico scolpito,quindi per lui fu molto più facile.
Il mio ragazzo si avventò sull’altro,ma Victor lo placcò.«Calma,amico.»,Andrea cercò di scansarlo ma lui fu più veloce e gli portò il braccio dietro le spalle,immobilizzandolo.Era una furia,completamente ingestibile.
Io mi feci piccola piccola,non emisi un fiato,il cuore che batteva impazzito.
«Amico,calmati..»,Victor continuava a tenergli il braccio piegato dietro la spalla,«..non ha senso fare così..calmati.».
Arrivarono gli altri,insospettiti dalla nostra sparizione;videro Andrea immobilizzato da Victor,io con le spalle tremanti e Stefano che si aggiustava la cravatta con noncuranza:ci misero due secondi a capire la situazione.
«Tu!»,Daniele si rivolse al mio ex,«..vattene.».
Lui indugiava,continuando a sorridere,fu Joan a trascinarlo via malamente.
Victor lasciò andare Andrea,i corpi di entrambi tesi e pronti a scattare in qualsiasi momento.«Calma,fratello..».
«Ragazze…»,il mio amico continuò a dare direttive,«..tranquillizzate Serena,noi portiamo Andrea in giardino.».Vidi i miei amici scortarlo fuori,circondandolo come un carcerato pronto a fuggire.
«Serena..»,Elisa mi accarezzò la spalla,«..stai bene?!».
Guardai in quello sguardo miele così nitido e crollai.Scivolai sul pavimento,accasciandomi sulle ginocchia.I singhiozzi che prepotentemente mi scuotevano.
Nel castello di vetro,si era appena formata una crepa.
 
______________

Salve a tutti!

Ebbene sì!I problemi sono ufficialmente cominciati,come se fino ad ora avessero avuto un attimo di tranquillità ahahah

Vorrei dire solo una cosa sul capitolo:tenete bene a mente l'incontro con il signor Morrovalle,perchè sarà importante e Serena avrà a che fare con lui in un momento molto delicato;però non vi dico più nulla perchè altrimenti vi spoilero tutto e non mi sembra il caso ahah

Vi ho messo anche la foto dell'attore che presta il volto ad Andrea!Che devo fare,raga,a me fa morire ahahah

Spero di leggere il vostro parere,anche quello di qualche lettrice silenziosa.

A presto!
S.

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Capitolo 38
*** In mezzo a canti di sirene,fredde come iene. ***


Ho sempre pensato che un rapporto non si smettesse mai di costruire,ho sempre pensato che i mattoncini da posizionare siano infiniti.
In un rapporto non c’è mai la fine,ma sempre un punto da cui partire e ripartire.
Come il più classico dei clichè,ho sempre pensato che in un rapporto quando si sbaglia,si sbaglia in due.
Ma io dove avevo sbagliato?Era questa la domanda che mi martellava in testa sulla strada del ritorno in hotel.
Non avevo idea che quella domanda sarebbe stata una presenza costante nella mia vita da quel momento in poi.
 
In macchina regnava il silenzio;nessuno di noi aveva anche solo il coraggio di sospirare un po’più forte,eravamo tutti consapevoli che quella bolla molto fragile,sarebbe scoppiata appena qualcuno di noi avrebbe emesso un ansito un po’più forte.
Stringevo convulsamente il fazzoletto di Elisa tra le mani,il cuore scosso da mille emozioni e tormentati pensieri. Il freddo si era intrufolato fin dentro di me,nel profondo,rendendo tutto immobile e facendomi morire assiderata.
 
Il viaggio in ascensore fu uguale,avevo il trucco completamente sbavato e gli occhi lucidi,ero un disastro.Andrea,d’altro canto, non se la passava meglio,stringeva la giacca in una mano,aveva tirato fuori la camicia dai pantaloni e aveva sbottonato i primi due bottoni,lasciando intravedere la peluria del petto. Aveva sciolto lo chignon,facendo una mezza coda.
In un’altra situazione lo avrei trovato molto appetibile,ma in quel momento provavo solo rabbia per quell’uomo tenebroso.
Mi fiondai in bagno e mi diedi una sistemata,struccandomi e lavandomi.Indossai il pigiama e mi diressi nella stanza,lui si era versato un bicchiere di whiskey,guardava fuori appoggiato con una spalla alla parete,sicuramente anche lui tormentato da infiniti pensieri.
Lo superai ed uscii nel piccolo balconcino a fumare una sigaretta,l’aria invernale che mi colpì fu un colpo in pieno viso.
Conoscendolo,non avrebbe sopportato ancora a lungo quel silenzio,sarebbe stata questione di minuti prima che avrebbe parlato.
Avvertii un movimento.«Serena..»,il mio nome fu quasi una preghiera.
Mi voltai,fissandolo,il fumo che si dissolveva nel cielo cobalto di quella notte.
Lo trovai affascinante persino in quel momento,a piedi scalzi,il bicchiere in una mano e la camicia sbottonata,sotto la luce della luna.
Mi guardava dritto negli occhi mentre parlava.«Mi dispiace.»,mormorò.Io continuai a non rispondere,stringendo le labbra,completamente persa nei suoi occhi lucidi e dispiaciuti.
Spensi la sigaretta nel posacenere e incrociai le braccia.«Per che cosa ti dispiace..?»,cominciai astiosa,«Per aver aggredito il mio ex?Per aver detto che io,la tua ragazza,non ti conosca abbastanza?Per aver rovinato la serata a tutti?»,feci un sospiro,«Per cosa ti dispiace?».
Andrea chiuse gli occhi e si passò una mano nei capelli,cercando le parole.«Non volevo che la serata andasse a finire così.».
«Non lo volevi…»,annuii piano,«..ma è successo!E lo sai perché..?!»,mi avvicinai a lui,«..perchè non sei stato in grado di controllarti!».
Alzò la testa di scatto.«Sai bene quanto me che quel bastardo si comportava volutamente in quel modo.».
«Sì,perché ha capito che a te basta poco per farti incazzare!»,urlai.
Ero arrabbiata per il suo comportamento.Ero frustrata per quella situazione ed ero delusa per le sue parole.
«Ma tanto io non ti conosco,no?»,la mia voce tremò,ma mi ripromisi di non crollare.
Erano finiti i tempi della ragazzina fragile e insicura.
Si avvicinò a me come se si stesse avvicinando a una bestia feroce.«Sai benissimo che quella è stata una frase dettata dalla tensione.».
«Ormai io non so più niente che ti riguardi,onestamente…»,gli diedi le spalle,«..pensavo di conoscerti un minimo.Pensavo nella mia presunzione di essere un gradino superiore a tutto il resto.»,sbattei le ciglia per ricacciare le lacrime,«Invece sono io come tutti gli altri.».
Lui mi girò.«Ma cosa stai dicendo,non è vero!».
Nessuno di noi stava urlando,e questo era preoccupante.Le guerre peggiori si combattono in silenzio.
«Ti avevo chiesto una cosa,solo una..»,alzai l’indice,«..e per giunta per il bene di tutti,e tu non l’hai fatta..».
Lui poggiò le mani ai lati della ringhiera,chiudendomi.«Lui era..».
Lo spinsi via con uno scatto rabbioso.«Non è lui il problema!»,ringhiai,«Sei tu!».
Andrea spalancò gli occhi,sconcertato.Deglutiva aria e aveva il respiro accelerato,non lo avevo mai respinto prima di quel momento. Il mio urlo che squarciò la notte e il mio gesto lo avevano stupìto al punto da non riuscire a crederlo,erano stati qualcosa di inatteso.
Io non lo avevo mai respinto,mai.
Il cuore si frantumò a vederlo in quel modo,ma non potevo essere magnanima,doveva capire che aveva sbagliato e,soprattutto,che mi aveva ferita.
Era stranamente calmo,non scattava,non urlava;sembrava un’altra persona. Che Daniele avesse ragione?Forse davvero io ero l’unica in grado di placarlo.
Forse il fatto che io lo stavo affrontando e non stessi piangendo e tremando,lo aveva destabilizzato.
Magari la mia rabbia placava la sua. Ma in questo caso,c’era qualcosa di orribilmente sbagliato di fondo.
Ma se fosse stato davvero così,perché nell’atrio non mi aveva ascoltata?
«Se Victor non fosse arrivato in tempo,eh?»,continuavo imperterrita,«Ti rendi conto del mare di imbarazzo in cui avresti  gettato non solo me,ma tutto il gruppo?!».
«Tu non capisci!Tu proprio non vuoi capire come mi sia sentito io,quando hai messo in dubbio le mie parole!»,aveva alzato anche lui il tono di voce.
«Invece sei tu che hai messo in dubbio me!»,i miei occhi fiammeggiavano.
«Io di te mi fido in maniera assoluta!»,mi ribadì quello che più volte mi aveva detto.
«Beh,non sembrerebbe…»,continuavo a fissarlo,«..la tua ex ha abitato per mesi a casa tua;per tua stessa ammissione,non perdeva occasione di saltarti addosso.In facoltà ti stava sempre attaccata come un barracuda..»,al ricordo di quei giorni chiusi gli occhi,«…non mi sembra di essermi mai scagliata su di lei,o su di te.».
«..ricordi male,invece!»,aveva tirato di nuovo fuori il tono aggressivo e strafottente,«..perchè mi sembra che quando hai saputo che fossi andato a letto con lei hai messo su uno spettacolino abbastanza fuori luogo!»,adesso era il suo sguardo a essere fiammeggiante.
«Beh,sfido chiunque a comportarsi in maniera diversa!»,cominciai a urlare,«..io stavo male per te,tu scopavi l’altra.».
Contrasse la mascella talmente forte che riuscii a sentire lo scatto.«Non parlarmi così!»,cominciò avvicinandosi,sembrava quasi stesse abbaiando.«Ti ho spiegato già i motivi che mi hanno portato ad andare a letto con lei!».
«Quindi fammi capire…»,cominciai ironica,«..io non posso mettere bocca sul fatto che sei andato a letto con la tua ex.Però tu puoi avventarti addosso al mio di ex,cadendo così nella sua trappola,senza che io batta ciglio?»,lo fulminai,«..perchè è palese che quella fosse una trappola!».
«Io non ho detto questo!»,alzò le spalle esasperato,continuando ad urlare,«Qual è il motivo della discussione adesso?!».
«I problemi,Andrea!»,urlai inviperita,«I problemi che abbiamo accantonato e non abbiamo più toccato!».
Con tutte quelle urla avremmo svegliato l’intero hotel.
In quel momento mi resi conto che tra noi c’erano troppe cose non dette,troppi problemi da affrontare. C’eravamo chiusi in noi stessi e nella nostra bolla per troppo tempo,lasciando il mondo fuori.
Ci ripromettevamo sempre di affrontare i nostri mostri,ma in realtà non lo facevamo mai.
Del resto,il nostro rapporto era cominciato proprio con la mancanza di comunicazione.
Ma non potevamo fuggire ancora per molto.
Come direbbe una canzone di un gruppo molto più famoso dei Black Leather Jackets, noi eravamo un castello di vetro.Me lo aveva ripetuto anche lui prima di tornare da Vienna.
Ma la nostra fortezza non era abbastanza sicura per proteggerci dai sempre onnipresenti demoni,che in quella crepa su quel castello non avevano perso tempo ad entrare furiosamente.
«Hai idea di quanto le tue azioni mi sconvolgano?!»,riuscii a mormorare.Lui mi guardò triste,ma non parlò,«È come se andassimo avanti e indietro.»,strinsi le spalle,«Ogni volta che penso di aver risolto un problema,un altro che dovrebbe essere già chiarito arriva a sconvolgerci.».
«Per colpa mia.»,la sua voce era bassa e profonda.
«Tu certe volte non ragioni.È come se staccassi il cervello e non connettessi più.»,la mia voce si incrinò,«Ha avuto difficoltà Victor a fermarti.Victor,capisci?!E io..».
«Pensi che non sei importante per me?Lo pensi ancora?!».
Non risposi.Sì,alla fine era quello che pensavo.Era quello che con i suoi atteggiamenti mi dimostrava.
«Perché non mi rispondi,adesso!?».
«È facile essere importanti per qualcuno,quando la situazione è calma e serena.».
Quella frase ebbe lo stesso effetto di  una bomba accesa e fatta esplodere direttamente nello stomaco del ragazzo che mi stava di fronte,che si ammutolì del tutto;la sua rabbia che svaniva come la scia di una cometa.
Il nostro silenzio rimbombava per tutta Roma.Sentivo la potente città eterna sbriciolarsi al di sotto del nostro carico;sgretolarsi sotto la potenza delle nostre parole che non venivano espresse.
Andrea era completamente affranto, aveva le spalle piegate sotto il peso di un macigno che lo stava schiacciando.
Per quanto potessi avercela con lui,quella vista mi strappò il cuore;gli diedi le spalle per non soffermarmi sul suo dolore,o altrimenti saremmo ritornati allo stesso punto.
Roma era un manto di luci che sfavillavano accattivanti sotto di noi.Le mie orecchie captarono il rombo di una moto che sfrecciava lontano. Mi chiesi stupidamente dove andasse.
Immaginai due ragazzi abbracciati,che sfrecciavano verso la loro felicità. Lei bellissima e dolce,con gli occhi buoni e intensi,abbracciata a quel ragazzo che era riuscita a conquistare. Quel ragazzo così forte e solido,che lasciava cadere l’armatura solo con lei.
Immaginai specchietti volutamente ripiegati all’indietro per riflettere i loro sguardi carichi di passione e di amore reciproco.Specchietti ripiegati all’indietro per riflettere  i loro sorrisi entusiasti.
 
Chiusi la valigia,avremmo avuto il volo per l’Italia a breve. La nostra vacanza era ufficialmente finita.
Abbracciai Andrea.«Restiamo qua?Non voglio tornare.».
Avevamo passato tre giorni stupendi,giorni in cui il nostro rapporto si era evoluto e si era stretto ancora di più.
«Anche io non voglio tornare.Anzi,se potessi ti rapirei e farei il giro del mondo con te.Solo noi due.»,anche il suo sguardo era triste.
Mi aprii in un sorriso.«E dove mi porteresti?».
«Io sono stato in molti posti,ma tu no..»,mi picchiettò il naso,«..farei scegliere a te ogni destinazione.»,intrecciò le nostre mani in aria,«Da dove cominceresti?».
Lo abbracciai stretto.«Mi basta che siamo insieme.».
Mi strinse,sentii i muscoli contrarsi in quel movimento.«Anche a me.».
«Quando stiamo insieme,è come se stessimo in una bolla.Non ci tange nulla e tutto il mondo è fermo all’esterno.Come se fossimo..».
«..in un castello di vetro.»,concluse lui al posto mio.
Aggrottai le sopracciglia.«Non pensavo conoscessi i Linkin Park..».
«Chi non conosce i Linkin Park,bimba?!E comunque,sono il mio gruppo preferito.»
 
Due mani comparvero sulla ringhiera,imprigionandomi.
Andrea appoggiò la bocca sulla mia spalla.«Scusami,per favore.Scusami.»,potevo sentire il suo respiro affettato nei miei capelli.
Mi girai e vidi i suoi occhi scintillare di dispiacere.«Perché hai avuto quella reazione?».
«Perché vedo rosso solo al pensiero che lui possa sfiorarti.»,cominciò con la voce roca,«Soprattutto sapendo quello che ti ha fatto passare..»,mi chiuse le mani a coppa intorno al viso,«..e se potessi io ti eviterei tutto il male del mondo,facendoti scudo con il mio corpo.».
Il labbro inferiore cominciò a tremare,mentre due lacrimoni mi scesero.
Me le asciugò con l’indice.«Poi tu che non mi credevi e mi davi del paranoico complottista,beh..non ci ho visto più.».
«Quindi..»,la voce era arrocchita dalle lacrime,«..quindi pensi ancora che ci sia altro?».
«Ne sono certo,piccola,non lo penso.».Tirai su con il naso ma non risposi,girando il viso.
Lui me lo spostò con due dita.«Non sfuggire al mio sguardo.».
«Perché pensi che ci sia altro?».
Si strofinò il viso con la mano.«Sono più grande di te. E sono un ragazzo. So come funzionano certe dinamiche..»,si strinse nelle spalle,«…il mio istinto mi dice che c’è qualcosa sotto,qualcosa che prima o poi scoprirò.».
Mi spostai i capelli su un lato.«Questo non cambia il fatto che tu abbia totalmente perso la testa nel momento in cui non dovevi!».
«Hai ragione.A mia discolpa,posso dire che sopprimevo la mia rabbia da tutta la sera.»,cominciò,«Ho combinato un casino,lo so.Però sono sicuro sulle sue cattive intenzioni.».
Effettivamente,in quel periodo il mio ex non faceva altro che starmi attorno,ma allora la mia ingenuità e l’innocenza che lui tanto amava,mi coprivano gli occhi,non mostrandomelo come un pericolo.
Quanto mi sbagliavo.
«Dopo essere andato a letto con Melissa mi sono sentito malissimo.»,continuava a fissarmi,«Non riuscivo neanche a guardarti perché mi sentivo talmente sporco da farmi ribrezzo.»,mi accarezzò con le nocche di una mano,«Te l’ho già spiegato.Per me quella sera c’eri tu con me.Tuttavia non riuscivo a sentirmi pulito,perché pensavo di aver intaccato una creatura così bella come te.».
Non riuscii a non arrossire e notai un lieve sorriso affiorargli sulle labbra.
«Sono mortificato per stasera.Però credimi quando ti dico che sei la persona più importante per me.Sei l’unica che riesce a farmi crollare e a rimettermi in piedi anche solo con uno sguardo.».
La luna continuava a illuminarlo,sembrava un dio sceso dal cielo tra i comuni mortali.
Allungai le mani e gliele appoggiai al petto,sentendo i suoi muscoli guizzare istantaneamente. Gli feci scivolare la camicia dalle braccia,che andò a raccogliersi ai suoi piedi.
Lui mi guardava in maniera interrogativa ma mi lasciò fare.
Continuava a essere illuminato da quell'pallido occhio di bue lunare;era a petto nudo e scalzo,con addosso solo i pantaloni neri dello smoking e le collane a lambirgli gli addominali.
Sembrava davvero una creatura fantastica,quasi mitologica. Perfetta e imperfetta contemporaneamente.

Appoggiai l’orecchio sul suo cuore,ascoltandolo battere furiosamente.«Ti batte il cuore.»,mormorai.
Una risatina gli venne spontanea.«Beh,grazie a Dio,aggiungerei.».
Sorrisi anche io.«Intendevo dire che ti batte forte.».
Appoggiò la fronte sulla mia testa.«Batte sempre così forte quando mi sei vicino.»,bisbigliò tra i miei capelli.
Mi diedi uno slancio e lo baciai,lui mi afferrò per le gambe e mi alzò da terra,con l’altra mano mi tirò i capelli indietro,riversando nel bacio tutta la frustrazione,la rabbia e la disperazione di entrambi.
Mi adagiò sulla ringhiera,sotto di me il vuoto dato da trenta metri di altezza,eppure non avevo neanche un minimo di paura:lui mi stringeva  talmente forte che non sarei mai potuta cadere.
Posi fine al bacio.«Non pensare che siano bastate due parole dolci e un paio di baci appassionati per farti perdonare.Sono ancora arrabbiata con te.».
Andrea nascose il viso tra i miei capelli.«Lo so.».
«..e devi chiedere scusa anche agli altri.».
«Già fatto,questo!»,alzai le sopracciglia,«Sì.In giardino.».
Feci un cenno affermativo con la testa.«Bravo!».
Lui continuava a stringermi,mentre continuavo a sentire il vuoto d’aria sotto di me.«Non pensavo che Victor avesse così tanta forza.».
«Io sì.Dimentichi che spesso ci alleniamo insieme.»,scosse le spalle,«È l’unico che riesce a sostenere i miei ritmi.».
«Già.L’avevo dimenticato.»,assentii.
«Spero che non usi la stessa forza che ha usato stasera con la povera Elisa o altrimenti…».
Strabuzzai gli occhi,avvampando io al posto della mia amica.«Andrea!Fatti i fatti tuoi..!»,mi mossi ma lui mi bloccò immediatamente,ammonendomi con lo sguardo.
«Mi dispiace davvero tanto per stasera.Perdonami.»,mi strinse forte,premendomi una mano sulla schiena e l’altra sulla nuca.«Non mi allontanare più,per favore..»,il suo tono esprimeva tutto il suo dolore,«..mi hai ucciso quando mi hai respinto prima.».
Passai le unghie sulle sue spalle ampie e calde,i suoi muscoli si tesero e lo sentii sospirare forte.
«Promettimi che non scapperai più da me.»,mi implorò con un sussurro.
Appoggiai la guancia sulla sua spalla.«Te lo prometto..».
 
Sotto di me avevo Roma che brillava,da quella altezza la frenesia e i suoi suoni furiosi sembravano essersi bloccati nella sua bellezza estatica. Roma era sotto di me che pulsava come un grande cuore che era,eppure da quell’altezza si aveva l’impressione che stesse immobile.
Sopra di me,un cielo scuro da far paura,buio,tenebroso e tormentato.
Tormentato come il dio impotente che mi stava tra le braccia e mi implorava di non fuggirgli,di non respingerlo e di non scappare da lui e dal suo amore,che era forte e dirompente come un tuono. Lui che mi donava carezze,baci e sospiri frenetici dettati da un inconsolabile sconforto.
Un dio schiacciato dal rimorso e dalla paura di perdere quella che aveva definito la sua sirena incantatrice,il suo porto sicuro e la sua strada di casa.
Un dio debole e fragile.
Sentii di nuovo il rombo di quella moto.

..vorresti essere tu,stanotte,il figlio preferito!

_____________________
Salve a tutti!

Questo aggiornamento arriva subito dopo il precedente perchè essendo la seconda parte del capitolo,era già scritto,ho dovuto solo sistemarlo un attimo.

Devo ammettere che ho qualche timore su questo capitolo,è molto intenso e non so se sia riuscita ad emozionarvi come avrei voluto;o a descrivervi quello che provano i nostri due protagonisti.Però purtroppo più di così non potevo fare!

L'ultima frase,così come la frase che da il titolo al capitolo,è presa dalla canzone "7 vizi capitale" di Piotta ft Il Muro del Suono.

Aspetto il vostro parere!

Grazie mille a chi mi supporta,lo apprezzo davvero.

Vi abbraccio,
S.

 

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Capitolo 39
*** Sotto attacco. ***



Eravamo ritornati a Camerino da una settimana e la situazione sembrava essersi rasserenata.Quella notte a Roma l’avevo passata sul balconcino con Andrea che mi mostrava tutta l’adorazione e il suo sentimento nei miei confronti,incuranti dell’altezza e del freddo pungente.
Mi stavo recando nel suo ufficio a portargli il caffè,volevo fare pausa con lui.
«..Melissa,per favore,basta.»,la sua voce arrivò chiaramente alle mie orecchie,pietrificandomi sul posto.
Maledetta strega bionda!
«Io non capisco!Quello che abbiamo vissuto noi per tanto tempo non era importante per te?».Mi nascosi in modo da avere una visuale dei due.Andrea aveva cominciato a spostare il peso da una gamba all’altra,si stava innervosendo.
«Naturalmente!»,annuì,«Ma ormai è una cosa passata.».
«Io adesso sono scioccata..»,Melissa gli si avvicinò di un passo,«Pensi che una persona del genere si adatti a te?!»,lui non rispose,«Non capisci che questa ragazzina va bene per una relazione effimera e senza impegno?È solo,appunto, una ragazzina.Un capriccio.».
«Melissa non farlo!Non permetterti più di usare termini come ragazzina e capriccio quando parli di lei,chiaro?»,il suo tono era un sibilo basso.
«Ma è quello che è,tesoro!»,il tono dell’altra era esasperato.
Il mio ragazzo si pizzicò l’attaccatura del naso alle sopracciglia.«Non è così,invece!Sono sicuro di quello che provo verso di lei.».
Vidi Melissa sbuffare e alzare gli occhi al cielo.«Ascolta..»,cominciò,«..ti chiedo solo di parlarne insieme un’ultima volta,con calma.».Andrea taceva, e questo evidentemente le fece prendere coraggio.
Si avvicinò ulteriormente e gli mise due mani sulle guance,non ebbi il tempo di scattare perché Andrea gliele tolse malamente dal suo viso e si allontanò da lei.
«Adesso parlo io..»,fece il giro e si appoggiò con le mani sulla superficie della scrivania,portando indietro il peso,«..ne vogliamo parlare ancora una volta?Bene,parliamone!Parliamone anche fino alla fine del mondo,non mi importa;ma ti ribadisco che è tutto finito.».
«Andrea…».
La bloccò con una mano.«Serena è stata una ventata di aria fresca nella mia vita.Ed è l’unica persona che voglio,per motivi che tu sicuramente non capiresti.»,la guardava dritto negli occhi,«Se non riesci ad accettarlo,io non posso farci niente.».
«Così mi ferisci.»,gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime.
«Lo so.Non volevo dirti queste cose,ma non mi hai dato scelta.»,scosse le spalle,«Ti ripeto:se per te è troppo,va’via.Sei stata la mia compagna per quattro anni,e ti vorrò sempre bene,ma adesso è tutto finito.»,si sedette sulla sedia,«Vattene o smettila di insidiare me o di mortificare lei.».
Lei si insinuò nell’incrinatura che lui stesso con quella frase aveva creato.«Io non mortifico proprio nessuno!È talmente insicura di se stessa,talmente infantile ed innocente che non ha fiducia in se stessa.E,a quanto vedo,neanche nel vostro rapporto.».
Il bicchiere di caffè cominciò a tremare,mentre sentivo il pavimento sgretolarsi,stava centrando tutti i nostri punti deboli.
«..le farai solo del male!Meriti una donna!».
Il mio ragazzo sbattè la mano sul tavolo,facendo trasalire entrambe.«Adesso hai stancato! Ringrazia che sei una donna,o a quest’ora saresti  a terra con il naso sanguinante..»,il tono era pieno d’ira a stento trattenuta,«…una persona così algida,fredda e arida come te non capirebbe il nostro rapporto e tantomeno i sentimenti che ci legano.»,le puntò un dito contro,«..non permetto a nessuno di sminuirla,e neanche di sputare sentenze sul nostro rapporto…finiscila!».
Dovevo intervenire il prima possibile,la sua rabbia era talmente potente da essersi condensata,riuscivo a sentirla;non avrebbe retto a lungo prima di esplodere.
E poi,inconsapevolmente,Andrea mi stava dando tutte le certezze di cui io avessi bisogno.
Mi mossi dalla mia posizione ed entrai nel suo ufficio.«Amore!»,calcai volutamente il sostantivo,«Ti ho portato il caffè!».
Andrea si alzò e mi abbracciò.«Grazie,bimba!»,mi teneva una mano sulla vita mentre lo sorseggiava.
Sbirciai oltre la sua spalla e vidi la bionda che aveva serrato le mani in due pugni.
«Ciao,Melissa.Non ti avevo vista!»,lanciai uno sguardo al mio ragazzo,che sorrise e mi diede un bacio sulla tempia.
L’altra non rispondeva,era diventata cianotica dalla rabbia e dalla gelosia che a malapena riusciva a nascondere.
«Hai da fare?Ero venuta per raccontarti di ieri sera,alla fine Victor ha perso la scommessa.».
Lui sapeva che la scommessa a cui mi riferivo non esisteva,ma mi resse il gioco ugualmente.«Davvero?!»,mi prese la mano e mi fece sedere sulla scrivania,infilandosi tra le mie gambe,«Sono curioso di sapere la penitenza che ha dovuto pagare quel poverino!».
Aveva fatto e detto tutto ciò incurante dello sguardo di Melissa.
«Melissa,puoi chiudere la porta quando esci,per favore?»,le chiesi senza distogliere lo sguardo da lui,che ricambiava con lo stesso ardore.
La bionda si avviò verso la porta traballando,chiudendola con un tonfo secco.
Gli misi una mano sulla guancia.«Sei stato il mio complice!».
Lui mi baciò il palmo e prese un sorso di caffè.«In un rapporto ci si spalleggia a vicenda.»,prese un ulteriore sorso di caffè,«.. dove hai lasciato l’armatura e la spada?».
Gli rubai il bicchiere e bevvi un po’di caffè,facendo una smorfia schifata a causa del fatto che fosse amaro.«Quale armatura?».
«Sei entrata come se dovessi combattere un drago!».
Percorsi le sue braccia con le mani e gliele allacciai dietro il collo.«Un drago no.Ma un cobra sicuramente!».
 
«Quindi?»,Mercorelli mi soppesava da dietro la montatura scura. Stavamo pranzando tutti a casa di Andrea.
«Quindi che..?»,facevo finta di non capire,ma sapevo benissimo cosa mi stesse chiedendo.
«Serena,non far finta di nulla..»,alzò le sopracciglia,«..a che punto sono le canzoni?».
Deglutii e spostai lo sguardo altrove.«Beh..ecco…»,balbettai qualcosa,«..diciamo che,ultimamente,ho il..come definirlo..blocco della cantante..?!».
«Che hai tu?!»,il tono di Mercorelli era basso,il sopracciglio destro si muoveva in maniera intermittente,quasi che mi preoccupava più in quel momento di quando aveva un attacco di panico.
«Beh,sì..»,feci una smorfia,«…in questo periodo non ho scritto nulla perché ho avuto da fare.».
«Ma com’è possibile?!»,scattò in piedi il mio amico,«..a cosa hai pensato in tutto questo tempo!?»,cominciò a sbraitare e a sbracciare nevroticamente.
«Merco,calma!»,cercò di blandirlo Andrea,«Non è successo niente di così grave!».
«Cosa?!»,l’altro cominciò a camminare intorno al tavolo,«..la finale è il 5 Aprile..dobbiamo portare le nuove canzoni…non abbiamo canzoni..oddio le canzoni!»,si accasciò su una sedia,completamente in preda al panico.
«Mercorè non stiamo nemmeno a fine Gennaio!Aivoja a scrive’canzoni!»..
«Non ne sarei così sicuro,vista la situazione!».
Victor gli mise una mano sulla spalla.«Calma!Non è scritto da nessuna parte che dobbiamo portare canzoni diverse da quelle che abbiamo registrato nel demo!».
«Questo è vero!»,il mio amico trangugiò ciò che rimaneva del suo vino,«Ma se portiamo canzoni diverse,facciamo capire ai giudici che abbiamo un grande repertorio!».
«Allora lo vedi che è per la tua manìa di perfezionismo?!»,lo rimproverai.
«..ma non avevate detto che la giuria della finale sarà diversa da quella che ha giudicato il demo?!»,ci interruppe Elisa,che non fu ascoltata da nessuno.
Mercorelli mi puntò un dito contro.«Devi scrivere le nuove canzoni!».
L’insalata mi andò di traverso.«Che?!».
«Serve almeno una canzone nuova per il cinque.».
«Per curiosità,l’hai presa per un juke box?»,scherzò Joan.
Sorrisi a quella battuta.«Seriamente…»,cercai di far ragionare il mio amico ansioso,«..non ho un pulsante da schiacciare per far comparire canzoni!».
«Ma non sei una cantautrice!?».
«Certo!Ma proprio per questo,scrivo  in base a quello che sento e provo!».
«Perfetto!»,il mio amico moro si rivolse ad Andrea,«Allora,lasciala per un po’,così è triste e scrive!».
«Ma vattela a pija nder culo!»,la mia frase poco femminile fu accompagnata da un gesto altrettanto poco femminile.
 
Raggiunsi Andrea in cucina,era appollaiato sullo sgabello al bancone mentre aspettava il caffè.
Mi posò un bacio sulla fronte e mi tenne abbracciata tra le sue gambe.«Stai tranquilla.».
Feci un gesto stizzito.«Ma lo vedi?!»,la discussione con Mercorelli mi aveva lasciato l’amaro in bocca. Avevamo discusso per una buona mezz’ora praticamente del nulla,dato che non riusciva a capire che purtroppo ancora non ero in grado di scrivere a comando.
Lui mi passò le mani sulle braccia per riscaldarmi,era così bello con la mezza coda e la felpa oversize.«L’hai detto tu,Mercorelli è un perfezionista!».
«E questo va bene,però non posso fare io le spese delle sue ansie!»,cominciai a sbracciare,«..anche il fatto che più volte ti abbia proposto di lasciarmi..che diavolo!».
Sorrise alla mia imprecazione.«Ma tu pensi che io possa mai lasciarti su comando di Mercorelli?!».
«No,mai.Però è fastidioso!».
Mi fece appoggiare alle sue gambe,come se fossi una bambina.«Io non credo che tu non provi niente.Semplicemente non ti soffermi sulle tue emozioni..»,mi fece una carezza,«..quindi,ti do un consiglio,pronta?».
Annuii in fermento,i suoi consigli erano sempre giusti.
«Cerca di mantenere la calma…»,feci un cenno affermativo,«..non farti prendere dall’ansia di Mercorelli..»,mi spostò una ciocca di capelli,«..apri il tuo cuore e vedrai che il risultato sarà fantastico!».Mi aprii in un sorriso e lo abbracciai,stringendomi a lui.
«Tu invece come stai?Stanotte hai dormito poco.».
«Ma non è un problema per me.Vedrai che quando la questione INGV sarà chiusa,starò meglio!».
L’Università di Camerino a breve sarebbe diventata una nuova sede dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.
Gli lasciai tante carezze sulle braccia e sul viso.«Ti stai occupando di tutto tu!».
«È il mio ruolo che me lo impone!».
Era stato eletto responsabile del progetto all’unanimità.Se da un lato quella nomina mi riempiva il cuore di orgoglio e soddisfazione per lui;dall’altro,la stessa nomina mi turbava non poco,soprattutto conoscendo il suo lato iroso che rimaneva sempre appena sotto la superficie.
«Sono preoccupata per te!»,ammisi.
Aggrottò le sopracciglia.«Perché?».
«Ti vedo teso,inquieto. Dormi poco o niente..ho paura che tutta questa tensione possa sfociare prima o poi in qualcosa di brutto..».
Sorrise appena prima di stringermi.«Non preoccuparti per me,sul serio. È solo un po’di stress.».
«..e su questo non ci sono dubbi.Ma io penso che…».
Si alzò in piedi,sovrastandomi.«Amore..»,mi interruppe,«..fidati di me!È solo un po’di tensione. Sto bene,davvero!».
Lo guardai in silenzio,cercando di captare quanto ci fosse di vero nella sua affermazione,finchè lui non sbuffò alzando gli occhi al cielo.«Sto bene..sono sopravvissuto a carichi di stress maggiori!».
«Sicuro?».Lui in risposta mi lasciò una serie di baci dalla tempia alle labbra.
Stazionò sulla mia bocca e mi guardò negli occhi.«Se non ti togli quello sguardo preoccupato immediatamente..»,mi baciò,«..ti interrogo sul concetto di stress in Geofisica.».
Gonfiai le guance e mi scansai.«Detesto quando mi fai mobbing psicologico!».
 
Il telefono mi distrasse dagli appunti della lezione del giorno,non mi ero resa conto che fosse già l’ora di cena.
«Dimmi,Cami!».
«Serena..»,la mia coinquilina era preoccupata,«..Andrea è lì con te?».
Tutte le mie sinapsi si attivarono immediatamente.«No,perché?».
La mia interlocutrice emise un gemito.«Non riusciamo a trovarlo..hanno litigato con Daniele e lui è uscito..».
«Aspetta,aspetta…»,saltai dal letto come se mi avesse punto un’ape,«…cosa stai dicendo?».
«Sì..non riusciamo a trovarlo…ha spento il telefono..».
«Maledizione!»,cercai di mantenere la calma,«Continuate a cercarlo,magari vedete anche nella casa al lago. Adesso lo cerco anche io…forse so dove trovarlo..».
«Va bene!Il primo che sa qualcosa,chiama.».
Avvisai Diafa mentre infilavo il mio Woolrich nero,sperando di trovarlo in zona rossa.
La mia coinquilina sudafricana aprì le braccia e poi le lasciò cadere lungo il corpo.«Sembrava strano che ancora non fosse successo niente di catastrofico!».
Io non le davo retta,il cuore mi stava scoppiando dall’ansia e non avevo tempo da perdere.
«Vengo con te.Aspettami!».
«No,meglio di no!Resta a casa..»,mi infilai le scarpe,«..potrebbe venire a cercarmi qua.».
Dopo diversi tentativi,riuscii a far desistere la mia coinquilina dal venirmi dietro,Andrea si sarebbe sfogato con me solo se fossi stata sola.
 
Per fortuna la mia intuizione si rivelò esatta,era nella zona rossa,stava guardando lontanto seduto sullo schienale della panchina.
Mandai un messaggio veloce a Camilla e mi avvicinai.«Speravo di trovarti qui!».
Mi abbracciò stretta,sprofondando nel mio collo,ma non parlava.
Gli allacciai le mani tra i capelli.«Che è successo?».
Dopo qualche attimo,inspirò e si slacciò da me,potevo vedere la pena che albergava in quei bellissimi occhi scuri.«Ho litigato con Daniele.».
«Lo so,Camilla mi ha chiamata..»,giocherellai con le sue collane,«..perchè avete litigato?».
Mi abbracciò di nuovo,ispirando il mio profumo,mise le mani dentro il mio Woolrich lasciato aperto e premette le mani sulla mia schiena,stringendomi al suo corpo.
Io lo cullai come un bambino per qualche istante,poi parlai.«Andrea,perché hai litigato con Daniele?».
«Perché sono egoista.»,mi bisbigliò sul collo.
Mi sciolsi da lui e gli misi due mani sulle guance.«Non dire così.Che è successo?».
«Melissa e Tatiana sono venute a casa..»,al suono di quei nomi mi irrigidii,«..la prima per prendere le ultime cose rimaste,la seconda per accompagnarla.».
«Che hanno fatto?».
«La cosa peggiore che chiunque potesse fare..»,fece una smorfia triste,«..hanno messo contro me e Daniele.».
Lo abbracciai stretto e lui mi si fuse addosso.«È impossibile mettervi contro.Voi siete fratelli!».
«È possibilissimo,invece,quando tiri fuori il sentimento più vecchio del mondo stesso…»,mi guardò,«..la gelosia!».
Un soffio di vento spinse a terra una bottiglia di birra vuota,che si infranse in mille schegge di vetro.
«Comunque,le loro insinuazioni si sono attaccate all’interno di entrambi,così abbiamo cominciato a discutere,discutere animatamente..»,spostò lo sguardo su un punto oltre la mia spalla,«..finchè io non gli ho detto una cosa che non penso minimamente..».
Il fiato mi si spezzò.«Che cosa gli hai detto?»,gli chiesi con la voce arrocchita dalla tensione.
«Che…»,abbassò lo sguardo,«..che non ha mai digerito il fatto che sia andato a vivere con loro.».
Le spalle mi caddero dallo sconforto.«Andrea…»,mormorai.
«Lui sa quanto me che non lo penso sul serio!»,sospirò di nuovo,«..ma la cosa di cui mi pento è un’altra…».
Gli alzai il viso.«E cioè..?».
Nei suoi occhi c’era solo tanto dolore.«Siamo arrivati alle mani.».
Senza rendermene conto portai le mani alla bocca e sgranai gli occhi.
«Non ci siamo picchiati..»,mi spiegò,«..io ho schivato il suo pugno e sono riuscito a fermarmi in tempo.».
Il panico cominciò ad irretirmi.«…fermarti in tempo dal fare cosa..?!».
Andrea deglutì e si appoggiò con la fronte alla mia pancia.«..dal picchiarlo.Non l’ho toccato.».
Non mi resi conto di star trattenendo il respiro,finchè non lo ricacciai fuori,sollevata dall’apprendere che il mio ragazzo non si era fatto sopraffare dalla rabbia.
Mi chinai su di lui e gli accarezzai le guance coperte dalla folta barba.C’era solo una cosa da fare:«Daniele ti aspetta a casa.».
Il suo viso diventò una smorfia triste.«Gli ho detto cose terribili,e lui non lo meritava.».
«Andrea,come ti ho già detto,voi siete fratelli.Non bastano le insinuazioni di due frustrate a rompere il vostro legame.»,lo tirai per farlo alzare,«Va’da lui a chiedergli scusa.».
Lui mi tirò indietro e si appoggiò con la tempia alla mia pancia.«Dopo…»,mi strinse,«..dopo.».
Appoggiai la fronte sulla sua testa e inspirai il suo shampoo forte e inebriante,coccolandolo e cullandolo come il bambino che in realtà lui era rimasto.
 
Dopo parecchi minuti,si staccò da me,guardandomi fisso.Mi piegai e lo baciai,accarezzandogli la barba.
«Mi sento come se fossi arrivato in cima a una montagna ripida e pericolosa.»,mi bisbigliò alzandosi.
Gli diedi un altro bacio e gli afferrai la mano.«Andiamo da Daniele?».
Il telefono squillò:era Diafa.Risposi gaia annunciando di aver trovato quella testa dura del mio ragazzo e la informai sul fatto che fossimo diretti a casa sua.
Quando la mia coinquilina parlò,mi si gelò l’anima,mentre una frase di una serie tv che avevo da poco finito di vedere si affacciò violentemente nella mia testa,rivelandosi barbaramente profetica.
Quanno sei arrivato in cima,poi solo scenne.
E la nostra discesa,fu un viaggio verso la casa del diavolo.

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Buonasera a tutte!

Scusate l'aggiornamento tardivo,ma purtroppo la sessione estiva si è fatta sentire,quindi non ho avuto tanto tempo per aggiornare.Spero che il capitolo valga la pena.

Parlandone un po',l'ultima frase del capitolo precedente,si riferiva allo scontro che sarebbe avvenuto in questo capitolo tra i due cugini;era un piccolo spoiler.

Inoltre,spero di essere riuscita a farvi capire un altro po'del carattere di Andrea,ma più in generale,il rapporto che lo lega a Serena:i due spesso sono complici e si spalleggiano sempre.E riescono a tranquillizzarsi a vicenda.

Infine,la frase in corsivo è tratta dalla serie tv "Romanzo Criminale-La serie". Io oltre la serie,ho visto il film e letto il libro,e fidatevi che merita!

Spero di avere il vostro supporto, e che il capitolo vi sia piaciuto.

A presto,
S.
 

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Capitolo 40
*** Qualcosa in più dell'essere fratelli. ***



Avevo visto pochissime foto dei due cugini;nessuno dei due ci teneva ad ostentare il grande legame che li univa.
Eppure,in ogni foto,i due erano costantemente uno affianco all’altro:o la mano di Daniele sulla spalla di Andrea,o Andrea aggrappato alle spalle di Daniele;mentre si davano il pugno,mentre si porgevano il braccio.Ma erano uno affianco all’altro.Sempre.
Daniele ha avuto un incidente.È in coma.
Poche e semplici parole erano bastate a farci scendere dalla montagna in cui il mio ragazzo mi aveva confidato di trovarsi.Diafa aveva pronunciato meno di dieci parole,ma erano state sufficienti per innescare un effetto domino infernale che da lì a qualche tempo avrebbe inevitabilmente avuto ripercussioni su tutti noi.
Io ero,e lo sono tuttora,atea. Non ho mai creduto alla teoria della creazione,Adamo,Eva,Paradiso,Inferno,per me erano tutti concetti evanescenti ed astratti;senza nessun fondamento logico.
Eppure,in quel momento,mentre guidavo fendendo l’aria,con un Andrea troppo sconvolto per poterlo fare,mi ritrovai a pregare qualsiasi Dio o entità o cosa esistente affinchè il filo rosso che univa lui e quello che era suo fratello,non venisse tagliato.
O questa volta,non sarebbe sopravvisuto.
 
Eravamo tutti in sala d’aspetto,quando il papà di Camilla uscì dalla stanza del mio amico.Ci fiondammo tutti da lui,inclusa la mamma di Daniele che si era aggrappata al nipote dal momento in cui era arrivata.
«Allora,dottore?Novità su mio figlio?»,il tono del papà di Daniele era intriso di preoccupazione.
L’altro si tolse gli occhiali e si stropicciò gli occhi ghiaccio uguali a quelli della figlia.«Mi dispiace,signori,ma purtroppo la risonanza magnetica ha confermato i miei sospetti..»,appoggiò la mano sulla spalla dell’uomo,«..Daniele ha un ematoma subdurale causato dal trauma cranico dovuto all’incidente.».
Il gemito della signora Federica arrivò strozzato e acuto.Camilla entrò nel panico:«Papà..papà ti prego!Papà  salvalo…papà!»,invocava il padre in un modo straziante,aggrappandosi al suo camice come a un qualcosa di sacro.
«Bambina mia…»,l’uomo cercava di calmarla,«..Daniele ha bisogno di un intervento chirurgico d’urgenza.Stiamo già preparando la sala operatoria..».
Fummo tutti,per quanto possibile,rasserenati:avrebbero agito subito,quindi c’era ancora speranza. Strinsi la mano di Andrea,che aveva lo sguardo vitreo,non aveva emesso un fiato da quando aveva saputo dell’incidente e questo non era un buon segno.
«..eccomi!Scusate ma in pronto soccorso c’era il delirio.».
«Mamma?!»,il tono di Elisa era sorpreso.
«L’ho chiamata io!»,continuò l’uomo,«..per l’intervento abbiamo bisogno di infermieri,e conosco come lavora Lucia!».
«Quindi l’intervento verrà eseguito stanotte?»,chiese Victor.
«Immediatamente.»,il papà di Camilla fece una carezza alla figlia,«A operarlo sarà mia moglie,sta arrivando.».
 
Il distributore del caffè forse non aveva mai lavorato così tanto come in quella notte,eravamo tutti tesi e in ansia per l’intervento.Andrea continuava nel suo mutismo e adesso la cosa mi terrorizzava,sapevo quanto dolore stava inglobando dentro di sé,un dolore che rischiava di ucciderlo. A niente erano serviti i miei tentativi di smuoverlo.
Victor e Mercorelli lo guardavano preoccupati,continuando a tenergli le mani sulle spalle per confortarlo.
«Ci stanno mettendo troppo..»,la mia coinquilina bionda dondolava avanti e indietro,stretta nel giubbino di Joan,«..ci stanno mettendo troppo..»,continuava a mormorare.
«Cami,tómalo con calma.Sono dentro solo da mezz’ora,penso sia un intervento delicato.»,Joan cominciò a cullarla come se fosse un cucciolo indifeso,«..ha avuto un brutto incidente.».
Camilla alzò lo sguardo di ghiaccio verso il mio ragazzo:«..è colpa tua….»,mormorò sottovoce,«..è tutta colpa tua!È solamente colpa tua!».
Si lanciò verso di lui come una furia,cominciando a colpirlo al petto e alle spalle,urlando e continuando a dargli la colpa di quell’incidente. Lui si limitava a parare quelle botte convulse,diventando il punchball umano di quella furia bionda che gli vomitava addosso parole orribili cariche di risentimento e rabbia.Eravamo rimasti spiazzati da quello scatto irato,così lontano dal modo di essere della mia coinquilina.
Per fortuna riuscimmo a staccarla da lui prima che c’entrasse il viso di Andrea con la mano.Lei si dimenava come un’anguilla tra le braccia di Joan.«Sei un egoista!Hai capito?!»,aveva gli occhi rossi,le narici dilatate e il viso stravolto dal pianto,«Se lui muore,è colpa tua!».
Quell’ultima e tremenda freccia infernale passò attraverso tutti noi,conficcandosi nel cuore di Andrea già sanguinante.
«Camilla!»,il rimprovero mi venne spontaneo.
Lei dirottò la sua ira verso di me.«Tu non difendere l’indifendibile!».
«Ok.Penso che dobbiamo calmarci tutti un attimo!»,Victor si mise in mezzo,«Camilla,hai bisogno di un po’d’aria.».
«No!Voglio stare con lui!».Mercorelli e Joan si fecero un cenno,prima di trascinarla via con la forza,mentre lei continuava ad urlare.
Feci cenno agli altri di seguirla,non dovevano lasciarla sola.«Andate con lei.Ha bisogno di voi.».
«E tu ed Andrea?!»,Victor lanciò uno sguardo dubbioso alle mie spalle.
«Camilla ha bisogno di voi.Andrea ha bisogno di me.»,mormorai,«Fate calmare la mia coinquilina.A lui ci penso io.».
Elisa annuì.«Tu sai com’è il vostro rapporto..»,mi abbracciò,«..per qualsiasi cosa,siamo al piano di sotto!».
 
Andrea era uscito nel balconcino adiacente all’atrio,l’aria gelida invernale mi pizzicò il naso e mi tagliò il viso.Lo vidi appoggiato alla ringhiera in metallo,aveva incastrato la fronte sulle braccia incrociate.
Era completamente alla mercè dei suoi sentimenti.
Sapevo che quella situazione in realtà lo stava lacerando internamente;e potevo capire il perché:il passato ed il presente si erano sovrapposti ingabbiandolo.
Lo costrinsi a girarsi,era straziante vederlo in quel modo.«Andrea..»,gli voltai il viso,«..non colpevolizzarti.».
Continuavo a guardarlo negli occhi,cercando la scintilla che fin dal primo momento mi aveva ammaliata,ma vedevo solo tormento e afflizione. Ma ciò che mi preoccupava di più era il suo mutismo,sapevo che in realtà dentro di sé lui stava urlando a gran voce.
Gli poggiai due mani sulle guance,sfiorandogli la barba con le dita.«Parla con me..»,lo implorai.
Dopo ore di silenzio,lui parlò:«Camilla ha ragione…è colpa mia..è in fin di vita per colpa mia.»,la voce gli si incrinò mentre balbettava,e lui non balbettava mai.
«Non è vero…»,gli baciai le guance,«…erano parole dettate dalla situazione..».
«Se io non fossi andato via in quel modo..e..e non..avessi spento il telefono..»,vedevo il suo pomo d’Adamo che faceva su e giù in maniera forsennata,«..se io…»,la voce gli si strozzò.
Lo abbracciai forte,avvinghiandomi a lui come un serpente intorno ad un bastone,il suo respiro irrefrenabile  mi smuoveva i capelli sciolti come un mantello.
Avrei voluto attaccarmi al suo cuore come una ventosa e risucchiargli tutta l’angoscia che provava in quel momento.
«Amore mio,per favore, non darti più colpe di quante tu ne abbia.».
«Quindi anche tu concordi con me sul fatto che sia colpa mia.»,tirò su con il naso.
«No…»,lo baciai,«..io credo in quello che ti ho detto più volte:hai dei lati del tuo carattere molto duri che devi limare..»,sospirai e lo guardai,«..come del resto tu stai già facendo.».Lui mi circondò,comprimendomi addosso al suo corpo.
«Non un’altra volta..»,quel bisbiglio appena accennato fece lo stesso rumore di un boato,«..non un’altra volta..».
Sapevo a cosa si riferisse.Lo avevo capito appena dopo aver chiuso la chiamata con Diafa.
Repressi un singhiozzo,mentre cominciavano a salirmi le lacrime.Dovevo rimanere lucida,sentivo tutta l’importanza che Andrea mi stava dando in quel momento:se io fossi crollata,lui sarebbe crollato con me.
Visto dall’esterno,lui poteva sembrare un armadio:aveva un fisico possente,le spalle larghe e il petto ampio. Chiunque avrebbe pensato a quel ragazzo come a una torre imponente e maestosa.
Mi chiesi se il mio ragazzo puntasse volontariamente ad avere un fisico così vigoroso,in modo da intrappolare la sua fragilità all’interno.
Fragilità derivante da un passato mai diventato tale.
 
Ormai il freddo mi aveva atrofizzato il corpo,neanche la vicinanza di Andrea riusciva a riscaldarmi.Lui,che emanava così tanto calore da poter riscaldare il mondo intero,in quel momento era freddo come il marmo.
Dovevamo entrare immediatamente o altrimenti avremmo beccato qualche malanno.
Mi staccai controvoglia da lui.«Hai parlato con i tuoi zii?».
Tirò su con il naso,scuotendo la testa.«Non saprei cosa dirgli..»,allargò le braccia,«..sono in preda al dolore..».
«Amore mio..»,lo guardai,«..è la tua famiglia.A loro basta che tu gli stia vicino.».
«Come posso avvicinarmi..?!»,cominciò a gesticolare e a dondolare sul posto,«..come posso guardare mia zia e mio zio in faccia e dire loro che andrà tutto bene?!».Si sedette su una sedia,prendendosi la testa tra le mani.
Mi avvicinai a lui e mi accucciai tra le sue gambe.«Ascoltami..»,gli scostai le mani,«..so quello che pensi:ti senti in colpa per quello che è successo..»,guardai in quei due occhi tristi e smarriti,«..e la mente ti ha riportato a quel giorno di sedici anni fa.Lo capisco,ma adesso loro hanno bisogno di te.».
Il viso era contratto dalla sofferenza e dall’angoscia per quella situazione,ma non poteva permettersi di essere debole:se lui aveva bisogno di me,i suoi zii avevano bisogno di lui.
«Tu non c’entri niente con questo incidente..e neanche con l’incidente di sedici anni fa;anche se la tua mente continua a sovrapporre uno all’altro.».
«Ma io..».
«Non indugiare più..»,lo interruppi,«…va’da loro.Hanno bisogno di te.Non fare lo stesso errore che hai fatto con Daniele.».
 
Accompagnai Andrea dai suoi zii;la signora Federica aveva la testa appoggiata alla spalla del marito,ad occhi chiusi e il viso trasformato in una maschera di afflizione. Il signor Rodolfo le cingeva le spalle con un braccio e le accarezzava i capelli,anche lui completamente a terra.
Mi veniva difficile credere che l’uomo accasciato sulla sedia dell’ospedale fosse lo stesso uomo che qualche mese prima aveva sbraitato con tanto fervore nel soggiorno del mio ragazzo.
Era sconcertante il fatto che in realtà,zio e nipote erano più simili di quanto entrambi credessero.
«Lo vedi cosa ho causato?».
«Per l’ennesima volta,non è colpa tua..»,gli strinsi il braccio e gli diedi un bacio,«..ancora non sappiamo la dinamica dell’incidente»,lo baciai di nuovo,«..vai.È la tua famiglia quella!».
Quando la zia lo vide avvicinarsi,chiamò il suo nome in un gemito e gli si buttò tra le braccia,stringendosi a lui;anche lo zio lo abbracciò forte,aggrappandosi alle spalle del nipote come se davvero si stesse aggrappando a una torre.
Andrea mi guardò e io gli sorrisi,lasciando i tre da soli. Era un momento famigliare intimo,e come tale doveva essere rispettato.
 
Andai in bagno a darmi una sciacquata,lo specchio mi mostrava una ragazza pallida,con il viso preoccupato e gli occhi ambra troppo grandi e lucidi.
Nel pacato silenzio di quel bagno anche abbastanza pulito, la diga si ruppe e scoppiai in un pianto liberatorio,singhiozzando e inghiottendo le lacrime che scendevano inarrestabili sul mio viso.
Tutto questo non era giusto.Non era giusto che per colpa di due arpie dovevano soffrire così tante persone. Non era giusto che il destino,o Dio,o Buddha,o qualsiasi altro essere sovrannaturale,qualora esistesse,si accanisse così tanto contro quel ragazzo che mi aveva donato nuova luce.Quel ragazzo così bello sia fisicamente che,soprattutto,caratterialmente.
Mentre piangevo,provai tanta sofferenza per lui.
Lui che era così vero e spontaneo. Così intelligente e curioso,allegro ed entusiasta,così onesto e diretto.Lui che era così bello perché non gli importava di piacere alle persone.
Lui che era bello perché quando posava lo sguardo su qualcuno,lo faceva con attenzione maniacale;era bello perché i suoi abbracci,le sue carezze,valevano più di tutti i discorsi filosofici e motivazionali.
Piangevo per lui,che era così bello quando alzava gli occhi al cielo sbuffando,o quando scoppiava a ridere di gusto.
Piangevo per quel ragazzo che mi prendeva in giro e poi mi abbracciava;per quel ragazzo che non aveva paura di contraddirmi;per lui che senza scavalcarmi,riusciva a farmi capire i miei sbagli.
Lui che era caparbio,presente e attento.
Lui che non regalava la sua fiducia a chiunque.Lui che a prima vista poteva sembrare freddo e arrogante,ma che in realtà era solo perché non regalava il suo bene a chiunque;perché se Andrea vuole bene,vuole bene sul serio. E ciò era ben visibile nel grande affetto che tutti i ragazzi provassero per lui.
Per quel ragazzo incontrato una sera di fine estate,che mi dava costantemente forza,coraggio,che mi spronava a dare sempre il massimo,ma che adesso aveva il cuore lacerato.
E poi piangevo per Camilla,che stava perdendo l’amore della sua vita. Piangevo per la scena atroce di lei che si aggrappava al camice del padre, che continuava a ritornarmi in testa.Piangevo per lei che stava soffrendo una pena inimmaginabile.
Piangevo per Daniele,per lui che era sempre presente per tutti,per lui che stava lottando tra la vita e la morte in un letto d’ospedale;piangevo per lui che aveva tanti sogni e molta gioia di vivere.Per lui che ci faceva da confidente,amico,fratello.
Piangevo per i suoi genitori,completamente devastati dal dolore.
Piangevo per tutti noi,che non avevamo mai un attimo di pace,ma solo sprazzi di una felicità appena accennata.Per noi che,per quanto ci provassimo,non riusciamo mai a essere sereni.
Mi accasciai sul pavimento,mentre interrogavo qualsiasi entità soprannaturale,sul motivo di tanto accanimento.
 
Gli altri erano rientrati,e con loro Camilla,che era seduta su una sedia e teneva una tazza di caffè fumante tra le mani.Mi sedetti vicino alla mia coinquilina e le misi una mano sul ginocchio.«Vedrai che i tuoi genitori salveranno Daniele!»,cercai di consolarla.
«..salvarlo da un qualcosa che non sarebbe dovuto succedere.»,guardava il muro mentre parlava.
Aggrottai le sopracciglia.«Cosa?!».
Lei mi guardò e potei vedere tutto il suo rancore.«È stato colpa di quell’egoista impenitente se adesso il mio ragazzo è in quelle condizioni.».
Chiusi gli occhi,cercando di mantenere la calma.«Camilla,sono sicura che la preoccupazione e tutta la tensione ti portino a dire cose che non pensi..».
Si alzò e mi fronteggiò.«Invece lo penso,eccome! Ho forse torto?»,mi guardava con quegli occhi che io non riconoscevo più,«..hanno litigato,si sono quasi picchiati,il tuo ragazzo è scomparso dai radar spegnendo il telefono…»,troneggiava su di me,«…ovviamente Daniele sarebbe andato a cercarlo!».
Mi alzai in piedi anche io.«Hanno litigato a causa di Melissa e Tatiana,lo sai?!Andrea non c’entra proprio niente!».
«Invece c’entra più di tutti!Perchè con il suo comportamento ha messo in una situazione di pericolo quello che considerava suo fratello!Daniele era sconvolto!»,la mia interlocutrice alzò il tono di voce.
A quel punto non potei trattenermi oltre,Andrea non lo meritava. Anche io pensavo che lui avesse sbagliato ad andarsene via in quel modo,lui stesso ne era a conoscenza,ma non poteva pagare più di quello che stava già facendo.
Per quanto mi dispiacesse dal profondo del cuore per lei,non avrei mai permesso che il mio ragazzo diventasse carne da macello.
«..ma tu sai quanto fosse sconvolto Andrea,quando l’ho trovato?! Lo sai le pene dell’inferno che sta attraversando in questo preciso momento?!»,ormai stavo urlando,«Lo sai che questa situazione per lui è un deja vù spaventoso?!Lo sai?!».
«Il mio ragazzo sta subendo un intervento rischioso!»,urlò lei avvicinandosi.
«..e il mio si sente come se due cani gli stessero sbranando il cuore!»,urlai di rimando.
«Ragazze..»,Mercorelli ci mise una mano sulla spalla di ognuna di noi,«..non è il momento di cercare vittime e carnefici.».
«Infatti!»,gli diede manforte Sofia,«..dobbiamo convogliare la nostra rabbia verso quelle due streghe.».
Diedi le spalle a tutti presenti,mentre un’ondata di collera mi attraversava da parte a parte serrandomi la gola.
I medici e gli infermieri uscirono in quel momento dalla sala operatoria,impedendomi di prendere la macchina e andare a strappare una folta chioma bionda e,subito dopo,andare a cavare un bel paio di occhi azzurri.
Si avvicinarono a noi,contemporaneamente arrivarono Andrea e gli zii,che si illuminarono di speranza.
«Allora..»,la mamma di Camilla si sfilò i guanti e la cuffia azzurra,lasciando cadere i fluenti capelli biondi,«..non ci sono state complicazioni..»,aveva l’aria esausta,«..siamo riusciti a rimuovere completamente l’ematoma. I parametri sono stabili.».
La sala di attesa si riempì di urla di giubilo e gioia,mentre tutti abbracciavano tutti.
La mamma della mia coinquilina ci guardò contrariata.«Non fatevi prendere dall’euforia,stiamo ancora monitorando la situazione.»,quando ci vide ritornare tristi,cambiò immediatamente espressione,«Però siamo fiduciosi riguardo la completa guarigione di Daniele.».
Ricominciammo ad urlare,svegliando qualche signora appisolata sulle poltroncine rosse in cuoio.
Camilla abbracciò i suoi genitori,in lacrime.Io abbracciai Andrea,che seppellì il viso nei miei capelli,anche lui commosso dalla bella notizia.Poi passò ad abbracciare gli zii,visibilmente sollevati.
«Figlia mia,hai mangiato?Sei così pallida.»,la signora Pierini aveva appeso il camice al chiodo ed era ritornata ad essere una mamma.
«Sì,Anna,abbiamo mangiato dei tramezzini al bar..»,rispose Diafa facendo un occhiolino alla mia coinquilina bionda,ovviamente nessuno di noi aveva mangiato,tutti noi avevamo lo stomaco chiuso.
«Mamma,sei stanca.Perchè non vai a dormire?». Anche il volto di Lucia,la mamma di Elisa,era velato di stanchezza. Gli occhi uguali a quelli della figlia,dimostravano tutto l’affaticamento che aveva provocato quell’intervento delicato.
«Vado,ma prima devo assolutamente fumare una sigaretta o me moro!».Quella frase strappò un sorriso a tutti noi,per la prima volta speranzosi dopo tanto tempo.
 
Il mattino ci trovò tutti insieme in sala d’aspetto,nessuno di noi era andato a casa,volevamo che Daniele sentisse la nostra presenza.
Porsi il caffè ad Andrea e gli scoccai un bacio,aveva il viso tirato ma lo sguardo fiducioso. Anche io mi sentivo piena di speranza,le parole della mamma di Camilla avevano rassicurato tutti,anche i genitori di Daniele.
«Buongiorno!»,i folti baffi bianchi del padre della mia coinquilina coprivano parzialmente il suo sorriso,«Ho buone notizie per voi..»,circondò le spalle della figlia con un braccio,«..Daniele ha passato tranquillamente la notte,tutti i valori sono stabili. Lo abbiamo portato in radiologia per una TAC al cervello che ha dato un risultato positivo:lo stiamo svegliando dal coma indotto.».
Da quel momento in poi,la sala d’aspetto dell’ospedale di Camerino sembrava la sua piazza principale nel giorno del Santo patrono.
Victor nell’impeto urtò la signora Lucia.«Calma!Calma,giovane!».
Quando il mio amico si rese conto di aver acciaccato la madre della sua ragazza,arrossì vistosamente e si grattò la nuca,scusandosi imbarazzato.
«Non è neanche entrato in famiglia e già vuole uccidermi!».
«Mamma!».
Scoppiammo tutti a ridere,mentre la coppia non sapeva dove nascondersi.
Vedendole così vicine,non potetti non notare l’impressionante somiglianza tra le due:lo stesso colore degli occhi,lo stesso taglio,lo stesso sorriso. Forse è vero che crescendo,le figlie tendono ad assomigliare alle madri.
«Comunque..»,la signora Lucia ricominciò a parlare,«..i genitori di Daniele stanno arrivando con caffè e cornetti.Sicuramente non mangiate niente da due giorni,brutti incoscienti!».
 
Ci permisero di vedere Daniele,così entrammo tutti insieme.In realtà i suoi genitori,Camilla ed Andrea erano stati nella sua stanza già la sera precedente.
Il mio amico aveva un bel colorito roseo e l’aria distesa,i capelli erano una matassa informe sul cuscino bianco,un monitor mostrava il suo battito cardiaco ritmato e regolare.Sembrava si fosse appena addormentato dopo una delle nostre nottate tutti insieme,se non fosse stato per il grande cerotto sulla tempia sinistra.
«Amore mio..»,Camilla gli fece una rapida carezza e gli lasciò un bacio tra i capelli.
Andrea si inginocchiò al suo fianco.«Siamo qui,cuginetto..».Gli poggiai una mano sulla spalla.
«Amigo mio..».
«Forza,Dan!Dobbiamo fare le prove per il concorso!».
«Ma puoi pensare al concorso in un momento del genere?!»,Diafa rimproverò Mercorelli.
«Questo ragazzo è senza speranza!»,Elisa era abbracciata a Victor.
«Aaah!Smettetela!Io già sono agitato ed ansioso per tutto questo bordello!Non vi ci mettete pure voi!».
«La pianti di urlare nella stanza di terapia intensiva?!»,lo rimproverò Sofia.
«Ordinare a Mercorelli di non urlare sarebbe come dire alla pioggia di non cadere!»,scherzò Victor.
«Siete voi che mi fate urlare!».
«Possibile che non si riesca a stare in pace neanche in ospedale?!»,una voce rauca interruppe la diatriba.
«Daniele!».
 
 
_____________________

Salve a tutti!Come state?

Allora,il capitolo precedente si è chiuso con Diafa che chiamava Serena per metterla al corrente di qualcosa di brutto:era proprio l'incidente di Daniele. Lo avevate immaginato?

Non ho niente di particolare da dire,a proposito del capitolo,se non che spero vi piaccia e vi abbia emozionato un po'.

Da adesso in poi,ci terrei in particolar modo a leggere i vostri pareri:i capitoli che seguiranno saranno abbastanza carichi e mi piacerebbe sapere se io stia facendo un buon lavoro o meno nel narrare le varie situazione e descrivere i vari stati d'animo.

Spero che la storia ancora continui a intrigarvi.

Ho aggiunto anche gli aestetics dei vari personaggi,se tante volte vi va di farvi un giro per conoscerli meglio! Vi ringrazio comunque per il vostro appoggio.Alla prossima!

S.
 

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Capitolo 41
*** Il passato è ciò che è stato. ***



Finalmente dopo un mese di fisioterapia,logopedia e terapie occupazionali,Daniele era stato dimesso dall’ospedale ed era ritornato nel dolce nido,anche se il dottore raccomandava riposo.
In casa regnava il silenzio della notte,eppure io avevo gli occhi spalancati come se fosse pieno pomeriggio.
Tra turni improponibili all’ospedale,timori di improvvise complicazioni e la voglia  di rivedere il nostro amico nel caldo grembo casalingo,era stato un mese spossante per tutti.
Sbuffai e voltai il viso verso Andrea,che dormiva al mio fianco,anche se persino nel sonno aveva un’espressione accigliata.
Era indubbiamente lui che mi preoccupava più di tutti.Quest’ultimo mese per il mio ragazzo era stato deleterio:il senso di colpa per quello che era successo lo stava divorando da dentro,anche se con il cugino si erano chiariti più volte.
La tensione per l’inaugurazione  della sede camerte dell’INGV era stata surclassata dalla situazione di Daniele. Era teso,nervoso,dormiva una manciata di ore a notte e,quando riusciva ad assopirsi,era tormentato da brutti sogni che lo svegliavano facendolo urlare.
Lui mi tranquillizzava dicendo che era solo la tensione che si riproponeva sottoforma di incubi,ma io avevo capito che la tensione non c’entrava niente:Andrea aveva un conto aperto con il passato.
Almeno ci eravamo chiariti con Camilla,e questo era qualcosa di positivo.
 
Ero in camera di Diafa,quando un rumore di pentole e gas che si accendeva mi distrasse.Guardai l’ora ed erano le cinque e mezza di pomeriggio:Camilla  stava facendo la sua tisana ai frutti rossi.
In quel lasso di tempo ci eravamo parlate il minimo indispensabile,e comunque erano frasi canoniche e di circostanza,senza la spontaneità e l’allegria che ci aveva sempre caratterizzato.
Io sapevo che lei soffrisse quanto me per tutto quello che fosse successo.
Diafa mi fece cenno di andare da lei.«Forza!sai quello che devi fare!»
La guardai titubante.«Ma…e che le dico?!»
«Quello che ti dice il cuore!»
 
Indugiai sulla soglia della cucina,mordicchiandomi le labbra e giocherellando con l’orlo della felpa,non avrei mai pensato che un giorno quella tisana tanto odiata sarebbe stata utile sul serio.Camilla si allungò sulla credenza per prendere l’infuso e quando mi vide si pietrificò,sgranando i suoi occhioni ghiaccio.
L’aria cominciò a farsi pesante,mentre il mio battito cardiaco arrivava distintamente alle mie orecchie e la salivazione a zero.
«Vuoi un po’di tisana?»
«Posso avere un po’di tisana?»
Avevamo parlato all’unisono,scostando lo sguardo e sorridendo imbarazzate.Le guance di Camilla divennero rosse come quelle di una bambina e cominciò a torturarsi i polpastrelli,tipico gesto di quando era imbarazzata.
Ci lanciammo una nelle braccia dell’altra.«Mi dispiace tanto,Cami!»
«Anche a me dispiace tanto,Sere!» si slacciò da me «..è che vedere Daniele in quelle condizioni mi ha letteralmente fatto impazzire..»gli occhi erano rossi per le lacrime «..ma non penso minimamente quello che ti ho detto,te lo giuro!»
«Lo so,Cami,lo so!»anche io stavo piangendo «..scusami se non ti ho capita.È che avevo l’angoscia di Andrea,la tua pena..» la voce mi si strozzò.
La mia coinquilina mi asciugò le lacrime,da brava sorella maggiore.«Mi dispiace tanto!»
Ricambiai l’abbraccio.«Anche a me dispiace,Cami!»
Rimanemmo abbracciate in mezzo alla cucina,finchè non arrivò Diafa:«Finalmente!» la nostra coinquilina abbracciò entrambe «Pace fatta!»
«In realtà..» mi slacciai da loro «..c’è qualcun altro con cui dovresti chiarirti!»
La bionda sorrise.«È in camera tua?»
 
Il gemito di Andrea mi riportò alla realtà,stava avendo un altro incubo.
Increspò le sopracciglia e strinse i pugni.«No..» quelle sillabe uscirono in un rantolo strozzato.
Cominciò a scalciare,fremendo e spostando la testa da una parte all’altra.«No…» ripetè stringendo le lenzuola.
«Andrea!» lo scossi un po’,cercando di svegliarlo «Andrea..sono io..»
«No!» l’urlo squarciò il silenzio della stanza.
«Andrea,per favore!» urlai con il cuore che correva frenetico.
Riemerse dalle profondità dell’incubo,sbattè gli occhi un paio di volte per prendere contatto con la realtà.«Serena…» il mio nome sembrò una liberazione.
«Sono qui..» lo abbracciai,avvolgendolo tra le mie braccia,«Amore mio,sono qui..»
Lui si strinse a me con le braccia e con le gambe.«Ho fatto un incubo.»
Gli passai le mani sulla schiena,per cercare di calmare il battito furioso del suo cuore e infondergli un po’di calore.«Lo so.Sono qui,amore mio..»
Lo cullai,come ormai facevo da un mese,da quando aveva incubi sempre più spaventosi.
Si slacciò da me.«Vado a prendere un bicchiere d’acqua.»
Strinsi il suo cuscino al mio corpo,sentii qualcosa opprimermi il cuore ed uno strano senso di allarme crearmi inquietudine,questa situazione doveva finire.
Mi diressi in cucina da lui,era appoggiato al bancone con entrambe le braccia.
«Andrea..» lui sussultò al sentire il suo nome.
Mi avvicinai come se davanti a me avessi un leone pronto all’attacco.«Stai meglio?»
Tirò fuori l’aria dal naso e prese un altro sorso d’acqua.«Scusa se ti ho svegliata.»
«Non stavo dormendo.Piuttosto..» esitai un attimo «..ti va di dirmi dei tuoi incubi?».
Lo sguardo si fece di ghiaccio.«No.» la risposta fu secca e tagliente.Così veloce da non riuscire quasi a realizzarla.
«Perché..?!» la mia voce sembrò un mugolìo.
«Perché non c’è bisogno che tu ti faccia carico anche di questa cosa angosciante.»
Cercò di superarmi ma lo bloccai,mentre qualcosa cominciò a montarmi dal profondo.«Non farlo,Andrea..» cominciai «..non tirarmi fuori dalla tua vita,non adesso.» ingoiai le lacrime.
Vidi il suo sguardo addolcirsi,mi sfiorò la guancia con le nocche.«Possibile che non capisci che ti sto proteggendo?!»
Avevo gli occhi sbarrati e lucidi,il volto scavato e l’aria stanca.«Così non mi proteggi,così tu mi escludi e basta.»,gli misi due mani sulle guance,«Mi fa più male vederti in questo stato e non poter far nulla.»
Lui spostò lo sguardo sulle mie gambe nude e i miei piedi scalzi.«Le tue abitudini sono pessime.»
Mi prese in braccio,con mia grande sorpresa,e mi portò in camera sua.Mi lanciò delicatamente sul letto,atterrai esattamente al centro con un rimbalzo.
«Con te è come parlare al vento!» mi imbronciai.Andrea sorridendo si stese,trascinandomi con lui.
Coprì entrambi con la coperta e poggiò il braccio sulla fronte,mentre con l’altra mano giocherellava con i miei capelli.«Nell’incubo c’è mamma che indossa uno dei suoi vestitini gipsy mentre cucina..» Appoggiai il mento sul suo cuore,deglutendo saliva.
«..ad un certo punto arriva papà,la abbraccia da dietro e le stampa un bacio sulla tempia. Sul divano,un bambino sta guardando un cartone alla televisione..» sentii le lacrime risalirmi agli occhi «..ma non sono io quel bambino…io sono fuori dalla porta,che non riesco a entrare..» mi guardò con la desolazione nello sguardo «…il bambino all’improvviso si gira e mi vede,il volto demoniaco e il sorriso soddisfatto nel vedermi cercare di entrare in tutti i modi..»
Una lacrima comparve all’angolo del mio occhio sinistro,mentre prendevo ancora più consapevolezza del fatto che Andrea aveva urgentemente bisogno di affrontare il suo passato.
Mi misi a cavalcioni e appoggiai l’orecchio sul suo cuore.«Cosa posso fare per farti stare meglio?» mormorai.
Lui mi posizionò meglio sul suo bacino e mi avvolse in un abbraccio.«Canta.»
 
«Non è il momento di sventolare bandiera bianca,ragazze!» Diafa era agguerrita «Dobbiamo fargliela pagare a quelle due stronze una volta per tutte!»
Mandai giù l’ultimo boccone del mio panino con il salmone.«Hai ragione.È arrivato il momento della vendetta!»
Eravamo tutte nell’ufficio di Camilla.Avevamo programmato di fare pranzo insieme,visto che avevamo avuto pochissimo tempo per vederci.
«Invece non faremo proprio niente!» la mia coinquilina si lasciò cadere sulla sedia «Adesso non ha senso!»
«Daje,Cami!Non è possibile lasciarle impunite!» protestai.
La bionda portò le braccia sulla scrivania e incrociò le mani.«E cosa mai potresti fare?!»
«Beh..» pensai «..qualcosa ci inventeremo!»
Elisa si allungò,rubando un marshmallow dal pacchetto bianco sulla scrivania.«Camilla ha ragione..» lo morse e si gustò il sapere di quella spirale bianca,azzurra e rosa «Alla fine loro materialmente non hanno fatto niente.»
«Hanno solamente messo i due cugini uno contro l’altro..» si intromise Sofia «..e Daniele ci stava lasciando la pelle!» Camilla trasalì a quella dichiarazione.
«Appoggio Sofia in pieno!» Diafa le diede un pugno.
La mia coinquilina bionda si pettinò i capelli indietro,sbuffando.«Ma voi credete che io non voglia fargliela pagare?» gli occhi ghiaccio erano stanchi e arrossati,contornati da vistose borse scure.
«Ottimo!Allora organizziamo una spedizione punitiva e via!»in un impeto trasgressivo,presi anch’io un cilindro zuccheroso.Elisa li adorava,li mangiava in continuazione,io preferivo di gran lunga la cioccolata.
«Non se ne parla!» Camilla era irremovibile «Non siamo bestie che agiscono senza pensare.»
Diafa sbuffò.«Detesto questo tuo lato così ponderato..» anche lei prese un soffice dolcetto lilla «..l’ho sempre detestato!»
«Basta ragazze..»in tutto ciò,Elisa era arrivata già al quinto marshmallow «…aspettiamo e vediamo come comportarci in un secondo momento!»
Diafa strisciò la sedia,incrociando i piedi coperti dagli anfibi neri sulla scrivania della coinquilina,Sofia incrociò le braccia e io mi svaccai sulla sedia,dimostrando tutto il nostro disappunto.
«Niente bronci..» la mia coinquilina bionda ammonì l’altra mia coinquilina con lo sguardo,poi si rivolse a me:«..piuttosto…con Andrea come va?»
«Male!» mi tirai i capelli indietro «Continua ad avere incubi,lui dice che è dovuto alla presione psicologica di questo periodo,ma sono sicura che in realtà c’entri il suo passato..»
«..cioè?»
Appoggiai gli avambracci alla scrivania.«..lui non lo ha mai affrontato..io sono sicura che l’incidente di Daniele abbia portato a galla tutti i suoi fantasmi..»
«E non puoi aiutarlo ad affrontarli?»
«Non so come fare..lui si chiude a riccio quando si accenna l’argomento.»
«Mi ricorda qualcuno!» scherzò Sofia.
Camilla si premette due dita sulle tempie,massaggiandole.«Avremo mai un attimo di pace?»
«Ne dubito.» ribattè Diafa seria.
«Sofi,piuttosto con Joan com’è andata a finire?» domandò Elisa alla mia amica con i capelli color caramello.
«In pratica,mi ha detto che questa tizia è stata una delle tante ragazze da una notte e via.Il problema,è che ha cominciato a stalkerizzarlo perché pensava che tra loro ci fosse una storia.»
«Ma come?!Ormai è risaputo che Joan abbia messo la testa a posto!» commentò Elisa.
«Non chiedetemi spiegazioni,certe volte fatico a capire il comportamento della gente,seriamente!» prese il portafogli dalla borsa «A chi va un caffè?»
Da qualche tempo,il mio amico colombiano era perseguitato da una delle sue conquiste,la tipa aveva scambiato quella focosa notte di sesso come l’inizio di una storia d’amore,non sapendo che Joan all’epoca fosse allergico a qualsiasi cosa includesse due persone che si frequentassero per più di una notte.
«Quindi la questione come si è risolta?»
Sofia cacciò il tabacco dalla borsa.«Alla fine sono intervenuta io per placare la signorina.» lisciò una cartina con le mani e poi cominciò a girarsi una sigaretta «Davanti al fatto compiuto,non si può far altro che arrendersi.»
Un lampo mi trapassò il cervello.«..davanti al fatto compiuto..» soppesai le parole.
Sofia aggrottò le sopracciglia mentre Camilla stringeva gli occhi.
«..davanti al fatto compiuto..»
Diafa allungò il collo.«Eh..?!»
«..davanti al fatto compiuto..» ripetei,mentre le mie amiche mi guardavano confuse.
«E sono tre..ah no!» Elisa mi ammonì «..l’ultima volta che hai fatto quello sguardo da pazza,hai chiuso me e Victor in macchina senza poter accendere l’aria calda!»
«Ho trovato!»,mi alzai e sbattei le mani sulla scrivania. Nel fervore alcuni oggetti si sollevarono dalla scrivania,il portapenne si rovesciò e le ragazze sussultarono.
Cominciai a raccogliere le mie cose.«Devo andare!» scoccai un bacio volante alle altre «..davanti il fatto compiuto!» mi diressi verso la porta agitando le braccia in aria,non prima di aver urtato il portaombrelli colorato davanti all’espositore di una miniatura del DNA.
«Ma cosa..?!»
Mi girai verso di loro.«..davanti al fatto compiuto!» corsi lungo tutto il corridoio,ripetendo queste parole.
Diafa congiunse le mani in aria,come se stesse pregando.«Ma uno normale,per sbaglio,in questo gruppo c’è?!»
 
La scritta CIMITERO era mantenuta da due cherubini in marmo,esattamente sopra il grande cancello in ferro battuto. Il cielo era grigio come il muro di pietra che circondava lapide e loculi di ogni forma e colore,tesorieri di qualcuno che ormai non era altro che polvere.
«Cosa ci facciamo qui?» Andrea si guardava intorno dubbioso,la curiosità che aveva  provato quando ero andata a sequestrarlo aveva lasciato il posto alla confusione.
Mi parai di fronte a lui e gli allacciai le braccia al collo.«Siamo al cimitero.»
«Su questo c’ero arrivato.» il suo sguardo si indurì e potevo avvertire la tensione che faceva contrarre i suoi muscoli.
Mi slacciai da lui e mi umettai le labbra;sapevo che si sarebbe infuriato,e potevo solamente immaginare la potenza della rabbia che mi avrebbe investita,ma dovevo almeno tentare.
«Ecco..» cominciai esitante «..mi hai confidato che non vieni a trovare i tuoi genitori dalla..dalla loro morte..»
Lui fece un passo indietro come se fosse stato punto da un’aspide.«Ti diverti a vedermi soffrire?»
Mi sentii come se una lancia si fosse conficcata tra le mie costole.«Cosa?!No!» soffiai stupita «Ma cosa vai mai a pensare?!»
«Allora perché siamo in questo posto?!» cominciava ad alterarsi,ormai era questione di minuti. Improvvisamente,non ero più sicura della mia idea.
«Ascoltami..» mi avvicinai a lui «..l’incidente di Daniele ha fatto riaffiorare emozioni e ricordi che tu cerchi di sopprimere da sedici anni..» gli misi una mano sul braccio ma lui si ritrasse «..devi affrontare la tua guerra con il passato.»
«Come tu hai affrontato la tua?!» scattò improvvisamente.
Il suo tono fu inaspettato,avrei scommesso tutto che avrebbe cominciato a urlare,invece il suo tono di voce era basso,freddo e..cattivo.
Cercai di soprassedere sulla vena bieca che aveva assunto la sua voce,anche io lo avevo fatto con le altre,sapevo cosa stesse provando in quel momento.«Sì.Da quando ne ho parlato con te sto molto meglio.»
«Permettimi…» sorrise debolmente «..i due passati sono leggermente diversi.»
Continuava a parlarmi in quel modo,e io non riuscivo a sopportarlo.Non poteva permettersi di fare così,io lo facevo per lui.
Chiusi gli occhi e sospirai.«Andrea,ascoltami..» cercai di placarlo «..capisco il tuo stato d’animo.Ma non puoi continuare a parlarmi in questo modo.»
Mi guardò come se avessi bestemmiato.«Invece tu non sai neanche minimamente a conoscenza del mio stato emotivo adesso!» i suoi occhi lanciavano lampi «Perché se mi porti sulla tomba dei miei genitori e mi costringi a rivangare continuamente il passato,non sai niente!Proprio niente!»
«Possibile che ancora non hai capito che è questo il problema?!» spalancai le braccia «Se tu sei in queste condizioni,è perché non affronti quello che è successo sedici anni fa..»
Cominciò a passeggiare avanti e indietro,gesticolando e mordendosi le labbra.
Cercai di afferrargli un braccio ma lui si ritrasse,la sensazione che provai fu devastante come un tornado.«Perché..»
Non mi fece terminare la frase perché scattò urlando:«Serena,basta!Non voglio più parlare di questo argomento che mi sta logorando da un mese.»
«Appunto!Ti sta logorando perché non lo affronti!»
Contrariamente alle altre volte,non mi afferrò rabbiosamente per le braccia,furioso:stava ingoiando i suoi impulsi per me,anche se la sua rabbia rimaneva sottopelle,io la sentivo.Si sedette sul muretto,le mani sulle ginocchia rigide e lo sguardo lontano,perso nei ricordi.
Mi avvicinai piano e mi inginocchiai per essere alla sua altezza.«Il tuo passato ti condiziona in tutto ciò che fai,che tu voglia ammetterlo o no.Per questo devi accettarlo e andare avanti.»
«Tu vuoi che io dimentichi.» sibilò con gli occhi socchiusi.
Scossi la testa.«Tu il passato non lo dimenticherai mai,Andrea..» cercai di essere il più chiara possibile «..lo porterai dentro di te sempre..» piegai il viso per guardarlo meglio «..sta’a te decidere se continuare a farti schiacciare,o a conviverci il più serenamente possibile.»
Calò il silenzio.Andrea continuava a fissarmi con gli occhi socchiusi,il viso duro e la postura rigida.Passarono secondi interminabili,durante i quali cercai di fargli capire il mio amore anche solo guardandolo.
Si alzò,dirigendosi alla macchina.«Accompagnami in facoltà.»
Gli corsi dietro.«Andrea,per favore..» Si voltò all’improvviso,per cui rischiai di sbattere sul suo petto marmoreo.
«Non farlo mai più.» mi puntò il dito contro,gli occhi che erano fuoco «Non permetterti mai più di fare una cosa del genere.»
Quella frase,accompagnata da quel gesto e dal suo tono rabbioso,mi gelò.
 
Il cielo grigio aveva lasciato spazio ad un cielo incandescente a causa dei boati dei lampi e dai fulmini che squarciavano in due Camerino.La pioggia picchiettava sui vetri della mia finestra;le gocce erano rese colorate dai riflessi dei lampioni esterni.
Camilla dormiva da Daniele e Diafa era a Roma per l’ennesimo shooting;ero completamente sola ed ero preoccupata per il mio ragazzo.
L’avevo chiamato con una scusa nel primo pomeriggio e per fortuna non aveva spento il telefono,la conversazione era stata un po’tesa,ma almeno aveva risposto.
Il campanello suonò e andai ad aprire,sobbalzando di colpo alla visione di Andrea sulla soglia.Aveva gli occhi fuori dalle orbite,era bagnato fradicio,arruffato e disperato.
Lo tirai dentro,spaventata.«Andrea,che è successo?»
Si diresse in camera mia e cominciò a camminare avanti e indietro,arruffandosi ancora di più i capelli,lasciando vistose gocce d’acqua ovunque passasse.
Lo bloccai con entrambe le braccia,era talmente alto che dovetti piegare quasi tutto il collo all’indietro per fissarlo nei suoi bellissimi occhi che erano scuri come l’abisso.
«Dove sei stato?Sei fradicio!»
Si lasciò cadere con un tonfo sulla sedia,sfregandosi il viso con una mano.«Quando sono tornato a casa,ero abbastanza incazzato e sconvolto per la discussione che avevo avuto con te.» sospirò «Ne ho parlato con Daniele..e ti ha dato ragione.» Mi avvicinai a lui,posandogli due mani sulle spalle,era infreddolito e umido.
«..così ho deciso di andare al cimitero..»
Spalancai le palpebre.«Ma sei impazzito?!»
Mi guardò stranito.«Non era quello che volevi che facessi?!»
«Certo!» scossi le spalle «Ma non da solo.»
«Purtroppo dovevo farlo per forza da solo.» il suo viso era la rappresentazione  di una sofferenza dirompente che io potevo solamente immaginare.
Lo abbracciai stretto,tremava leggermente ma lo sentì rilassarsi non appena le mie braccia circondarono le sue spalle.
 
Alla fine lo avevo convinto a farsi una doccia o altrimenti si sarebbe ammalato.Entrai in camera e lo trovai seduto sul mio letto,pallido,con i gomiti sulle cosce e lo sguardo perso:stava pensando ancora al passato.
Mi avvicinai e lo abbracciai,lasciandogli un bacio sui capellli umidi,lui allacciò le braccia alla mia vita e mi strinse.Povero amore mio,alle prese con i suoi demoni.
Mi sedetti al suo fianco.«Cosa ti tormenta?»
Andrea mi costrinse a sdraiarmi sotto di lui,che poggiò la testa sul mio petto,chiudendo gli occhi e deglutendo.La sua inquietudine allertò ogni mio singolo muscolo.
Cominciò con la voce ridotta ad un sussurro:«Fin dall’infanzia,sono stato irrequieto,iperattivo,perennemente impegnato in qualche attività..» deglutì ancora ad occhi chiusi «..avevo sedici anni;a sedici anni pensi che tutto ti sia dovuto,sei strafottente della vita e,soprattutto,delle ripercussioni che potrebbero avere le tue azioni sulla gente intorno…»
Cominciò a mancarmi l’aria,Andrea aveva intenzione di mettersi a nudo con me.
«..al liceo mi vedevo con un gruppo di ragazzi,ragazzi che non piacevano ai miei,ma con cui io mi trovavo bene..» strofinò delicatamente la guancia sul mio petto «..in quel periodo ricordo le liti con mamma e papà,le mie sfuriate..adesso ricordo quei giorni con molta malinconia..» la sua voce si incrinò pericolosamente,così lo strinsi con le braccia e le gambe,mentre cominciavano a salirmi le lacrime.
Si slacciò dal mio abbraccio e mi diede le spalle.«..era una piovosa  serata invernale,questi ragazzi avevano organizzato una festa a cui volevo andare,ma non avevo avuto il permesso dei miei..» mi tirai su e mi avvicinai a lui,il suo sguardo aveva uno scintillìo tetro «..dopo l’ennesima litigata,aprii la porta e scappai fuori,correndo verso qualcosa che ancora adesso non riesco a comprendere..»
Chiusi gli occhi e deglutii,cominciavo a capire cosa potesse essere successo.
«..i miei si misero in macchina per cercarmi,ma la pioggia trascinata dal vento sferzava le strade,una precedenza non rispettata,una frenata in ritardo di un secondo,e…»
Due lacrime cominciarono a colarmi lungo le guance,non riuscivo a parlare,immobile come una statua.
Andrea deglutì,mentre serrava le palpebre,volendo non ricordare.«Mamma morì sul colpo con la mia sorellina tanto voluta.Papà fu ricoverato d’urgenza in ospedale..»,tirò su con il naso,poi proseguì con voce tremante:«..non ce l’ha fatta.»
Le mie lacrime continuavano a scendere copiosamente,non sapevo cosa dire a una confessione del genere.
Ma lui andò fino in fondo:«..prima di morire,chiese al cognato a stento tollerato di prendersi cura di me.»
La voce era grave e tesa,si stava spezzando sotto il dolore che provava,cercava di mostrarsi forte ma io sapevo che in realtà era preda della sua debolezza e del suo tormento.«..non ho mai pianto,neanche al funerale.»
Immaginai un adolescente,bello come il sole,con due fossette adorabili e un martirio ineguagliabile nel cuore.Immaginai questo adolescente e mi sentii stringere il cuore.
«Con la sua morte,il mondo cominciò a girare in verso opposto. Zia Federica aveva perso il suo punto di riferimento,e con lui tutte le sue certezze.» lo vidi stringere i pugni fino a far sbiancare le nocche «Il medico le prescrisse degli antidepressivi,abbinate a delle sedute dallo psicoanalista..» si ostinava a non piangere «..mio zio si trovò a far fronte a due ragazzi in piena adolescenza,di cui uno con un grande senso di colpa,e ad una moglie fragile come una scultura di cristallo…il resto lo sai.» concluse senza neanche guardarmi.
L’ultimo ingranaggio di una macchina diabolica tornò al suo posto,adesso la lite con lo zio di qualche mese fa aveva un senso.
Continuavo a guardarlo,sconvolta.Ero sconvolta sia dal racconto di quella storia,sia dallo strazio che si era impadronito del mio uomo,che rimpicciolì sotto il carico di quella sofferenza.
Piangevo per lui,e per il dolore che ero sicura lo stesse consumando.«Mi dispiace tanto..» riuscii a sussurrare,prima di avvolgerlo tra le mie braccia,cercando di confortarlo.
Dopo qualche attimo di smarrimento mi abbracciò forte,finchè non sentii qualcosa di umido scivolarmi lungo il collo:erano le lacrime che avrebbero dovuto essere versate sedici anni fa.
«Lasciale uscire,amore mio,lasciale uscire..» mormorai poggiando il mento sulla sua testa,mescolando le mie emozioni alle sue.
 
Andrea pianse sommessamente per ore,cullato dal mio abbraccio e dalle mie parole.Pianse fino ad addormentarsi esausto.
Continuai ad accarezzarlo anche una volta che il suo respiro si era fatto regolare. Il temporale continuava ad impazzare e l’unica luce nella stanza proveniva dai bagliori violacei dei lampi.
Sei fatto d’acciaio.
Le parole che gli dissi la sera in cui eravamo diventati una coppia,tornarono a rimbombarmi in testa. Non era vero che fosse fatto d’acciaio,lui era creta.Ero stata io,per l’ennesima volta,ad avergli affibbiato un’etichetta che non gli calzava per niente.
C’era qualcosa di sottilmente ironico nel fatto che la persona più forte che io conoscessi,che una persona dalla fisicità così imponente,in realtà fosse fragile come un arcobaleno.
È paradossale che ciò che appare così solido,in realtà sia ciò che più facilmente possa essere distrutto. C’era una retorica alquanto bizzarra nel notare che spesso i più disinvolti sono anche i più tormentati.
E Andrea era tormentato quanto più era disinvolto.
Qualcosa si slacciò nella mia testa,che cominciò a essere sommersa da parole,frasi e musica.
Presi il quaderno che mi aveva regalato e cominciai a scrivere forsennatamente.
Così,in una notte piovosa e malinconica,nacque la canzone più famosa dei Black Leather Jackets.
Nacque la canzone che rimase al primo posto della classifica FIMI Album per cinquantasei settimane di fila.Vincitrice di un doppio disco di platino.
Nacqua la canzone che esplose in radio,e con un milione di visualizzazioni in un solo giorno.
Nacque la canzone che conquistò il primo posto della MTV Hitlist Italia,ed il quarto posto nella Top 20 Best MTV,la canzone che rimase nella Billboard 200 per quattro settimane.
Nacque Silver.La sua canzone.
 
Mi svegliai in piena notte,la stanza completamente immersa nel buio.Quando i miei occhi si abituarono alle tenebre,vidi Andrea seduto al centro del letto,mi fissava con gli occhi lucidi e pallido come un lenzuolo.
«Che è successo?» domandai tirandomi su a sedere,lasciando cadere dei fogli sul pavimento.
«Ho fatto di nuovo quell’incubo.» spostò lo sguardo sul piumone a righe colorate.
«E..?!» lo guardai circospetta.
I suoi occhi si posarono di nuovo su di me,erano enormi e brillavano di lacrime.«Sono riuscito ad entrare a casa.»
Lo abbracciai di nuovo,accarezzandogli le guance e lasciandogli baci sul viso,mentre le lacrime reciproche si univano.

____________________

Salve a tutti!Come state?

Eccoci con il nuovo capitolo! Come avete sicuramente notato,è un capitolo un po'più lungo del solito,ma in cui tutto il passato di Andrea viene raccontato,per questo motivo ho preferito non dividerlo.
Non ha un passato dei migliori,anzi,è pieno di dolore e sensi di colpa,ma grazie alla sua ragazza ha trovato la forza di affrontarlo e cominciare a conviverci.

Quando vi ho detto che Serena ad un certo punto mostrerà una maturità non indifferente,mi riferivo proprio a questo capitolo.

Inoltre,la canzone Silver,è la stessa del prologo,e Serena la scrive pensando al suo ragazzo,in quanto è lui la vera ispirazione della ragazza;e non è un caso che sia la loro canzone più famosa. Vi avviso che il prossimo capitolo si aprirà ancora con degli strascichi del suo passato,ma che ci sarà anche la loro prima volta insieme,e facciamoli divertire un po' sti giovani! ;)

A parte tutto,spero che il capitolo vi sia piaciuto e spero che vorrete lasciarmi un parere,bello o brutto che sia;a me farebbe molto piacere e mi aiuterebbe a capire come io stia procedendo.

Per adesso,vi abbraccio!
S.

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Capitolo 42
*** Ultimi sprazzi di felicità. ***



Spesso Andrea mi ripeteva che prima o poi mi avrebbe rapita per stare insieme da soli. E lo aveva fatto.Letteralmente.
Sembrava che lui stesse cominciando a stare meglio,avevamo ripreso di nuovo l’argomento e avevo cercato di alleviare un po’le sue pene.Insieme avevamo provato a dare significato a quel suo incubo:alla fine pensavamo che più che in incubo,era da interpretare come una sorte di percezione psichica positiva che dimostrava il fatto che doveva smettere di darsi colpe inutili.
Adesso,però,quella tesa ero io.
Avevo cominciato a studiare per il suo esame,non ci sarebbe stato lui perché,per usare le sue parole: “è contro la mia morale”,dovevo far fronte all’ansia patologica di Mercorelli che mi perseguitava e dovevo evitare che il mio ragazzo spaccasse il naso al mio ex che,mai come in quei giorni,mi ronzava intorno,spalleggiato dalle due streghe.
Tutta questa tensione si riversava oltre che sui miei amici e,soprattutto su di lui,attraverso risposte taglienti e sguardi torvi,anche nel mio lavoro;ormai avevo perso il conto di quanti bicchieri e tazze avessi rotto.  Ero talmente in tensione da aver sbagliato più volte ordinazioni,al punto da essere stata minacciata con un ipotetico licenziamento da Mattia,che di solito era sempre così cordiale con me.
Così, alla fine di quella bruttissima giornata di lavoro,mi aveva caricata in macchina come un sacco di patate,mi aveva sequestrato il telefono e mi aveva portato alla casa al lago.
Per cui adesso ero in ginocchio tra le sue gambe,di cui una flessa e l’altra stesa sul tappeto. Avevamo fatto entrambi la doccia e ci godevamo l’una le carezze dell’altro.
Si appoggiò meglio con la schiena al divano e mi fissò con i suoi occhi castani così caldi;gli scostai il suo ciuffo ribelle e gli diedi un bacio.
Eravamo immersi nella nostra personale bolla e niente e nessuno avrebbe potuto scalfirci.
«Mi stai fissando in modo strano,sai?» potevo resistere a qualsiasi cosa,ma non a lui che sussurrava.
«Ti sto guardando,è diverso.» gli risposi sorridendo.
«Hmm.E cosa staresti guardando?» mi avvicinò con una mano al suo petto coperto da una maglia verde militare.La maglia aveva uno scollo largo che gli lasciava scoperte le spalle,e lasciava intravedere l’inizio dei suoi addominali e la leggera peluria,le maniche arrivavano a coprirgli le nocche:era una meraviglia.
«L’ombra scura nei tuoi occhi è quasi sparita.»
Cominciò a giocare con i miei capelli.«Avevi ragione tu..» spostò lo sguardo sul camino che scoppiettava allegro «..andare sulla tomba dei miei genitori e poi parlarne con te,ha alleviato un po’il mio senso di colpa..»
Sorrisi trionfale.«Prego!È stato un piacere.» Mi tirò piano i capelli,sorridendo «Vedrai che con il tempo andrà meglio.»
Strofinò una ciocca tra il pollice e l’indice.«E se non migliorasse mai?»
Gli poggiai due mani sulle guance e gli sfiorai la barba con i pollici.«Ma certo che andrà meglio,quando comincerai a perdonarti.»
«È colpa mia se loro..» lasciò cadere la testa all’indietro sul divano e coprì gli occhi con un braccio.
Guardai affascinata il suo pomo d’Adamo che si muoveva su e giù e mi diedi uno schiaffo mentale,non era il momento di sguinzagliare gli ormoni.
Gli scostai il braccio.«Andrea,basta punirti.» mi guardò sbattendo le palpebre «Ti sei imposto la solitudine per anni,indurendo ancora di più il tuo carattere difficile.Sei diventato un uomo a tratti rabbioso,un po’brutale,rude..io penso che ai tuoi genitori dispiacerebbe vederti così.» sospirò ma non parlò «Basta colpevolizzarti per qualcosa di cui tu non hai colpa..» gli afferrai il viso con più decisione «..perchè non hai colpa dell’incidente.»
Si accigliò.«Non è così facile.»
«Lo so…però devi almeno provarci..» era sempre un colpo al cuore vederlo così fragile «..e comunque qualche passo avanti l’hai fatto!»
Mi accarezzò una guancia sorridendo.«Mi hai aiutato tu in questo..»
Stirai le labbra in un sorriso.«Promettimi che continuerai così..» lo guardai implorante «..giura!»
Mi attirò tra le sue braccia e mi diede un lungo bacio appassionato.
 
Non seppi come finii sotto di lui,né quando le mie mani erano finite tra i suoi capelli.Ci stavamo baciando da quelle che sembravano ore e nessuno di noi accennava a voler smettere,respirando con il naso pur di non staccarci.
Qualcosa cominciò a crescere dal profondo del mio corpo,inglobandoci in qualcosa più grande di noi e dalla quale nessuno voleva fuggire.
«Lo senti anche tu..?»,mormorò sulle mie labbra.
«..sì..» risposi senza fiato.
Mi avvinghiai a lui e continuai a baciarlo con maggior passione,esplorando la sua bocca così famigliare eppure sempre nuova.
Lui mi stava divorando,mangiandomi d’amore le labbra e percorrendo freneticamente il mio corpo con le sue mani così grandi e sensuali.
«Serena..» mi bisbigliò in un orecchio «Fermami tu..» continuava affannato «..perchè io non ci riuscirò stavolta..»
Il sangue cominciò a scorrere più veloce e il cuore era in procinto di scoppiare per l’emozione.«Non farlo,allora..»
Mi guardò un attimo,gli occhi velati dal desiderio bruciante,poi si alzò di scatto,tirandomi con lui.Mi afferrò per le gambe e mi sollevò dal pavimento,portandomi in camera mentre continuava a baciarmi.
Mi lasciò andare contro il suo corpo,i miei capelli erano un qualcosa di ingarbugliato,le labbra mi bruciavano per il contatto con le sue e la sua barba mi aveva irritato il viso,ma non mi importava.
Era talmente vicino che i nostri nasi si sfioravano.
Gli sfilai la maglia e lui alzò le braccia per aiutarmi,chinando leggermente la testa. Ebbi difficoltà anche con quella premura.
Mi lasciai sfuggire un rantolo imbronciato.«Uff!Sei troppo alto per me!»
Andrea rise e si liberò di quell’ostacolo,lasciandomi la visuale dei suoi addominali scolpiti;il cuore schizzò in gola emozionato da quella visuale.Gli lambii gli addominali e il petto con le labbra,avvertendo il calore della sua pelle e i suoi muscoli guizzare sotto il mio tocco. Gli baciai il collo,inclusa la vena in rilievo che avevo notato mesi prima.
Mi circondò con le braccia e mi sollevò il viso, riprendendo a baciarmi con maggiore passione. Le sue mani scesero lungo la mia schiena,mi sfiorarono le natiche e mi sfilarono il vestitino cipria che avevo indossato dopo la doccia.
Avvertii un moto d’imbarazzo farsi strada in mezzo a tutta quella passione e cercai di coprirmi,ma lui me lo impedì.«Non coprirti..» la sua voce sembrava metallo fuso «..sei così bella.»
Passò a baciarmi la pelle che aveva scoperto,prima di dedicarsi ai miei seni con le labbra e con la lingua,mentre io mi aggrappavo alle sue spalle non potendo far altro che lasciarmi trasportare da quei sentimenti del tutto nuovi per me.
Mi sollevò con una mano,mentre con l’altra scostò il copriletto,adagiandomi sulle lenzuola bianche a fiori,fortemente volute da Camilla,le sue labbra e le sue mani non mi lasciavano tregua,accarezzandomi ovunque.
Si staccò e si puntellò con i gomiti per non pesarmi ma io gli scostai il ciuffo e lo tirai verso di me,allacciando le mie gambe al suo bacino,sentivo chiaramente la sua erezione che premeva contro la mia pelle coperta solo dalle mutandine nere.Non riuscivo a staccarmi dalle sue labbra e dalla sua pelle.
Andrea mi lasciò dei baci lungo il collo,per poi passarci sopra la lingua,mentre si strusciava contro di me con dei movimenti leggeri e delicati,finchè non lasciai sfuggire un gemito.
Fece perno con una mano,mentre con gli occhi seguì il percorso dell’altra lungo tutto il mio corpo,arrivando all’unico lembo di tessuto che mi copriva.Mi fissò,aspettando una concessione che non aveva bisogno di chiedere,dal momento che era troppo grande la voglia che avevo di lui.
Aprii le gambe e mi spinsi contro la sua mano,che con una mossa fluida mi liberò da quell’impedimento.Lasciò andare un gemito mentre con la sua mano toccava quella parte del mio corpo che fremeva anche solo a causa della sua voce.
Avevamo fatto i preliminari più volte,eppure con lui era come se ci fosse sempre un qualcosa di nuovo e di inesplorato. Arrossii d’imbarazzo e gli arpionai i bicipiti con le unghie,conficcandoglieli nella carne;era l’unica cosa che potei fare sotto le sue carezze incessanti.
«Come fai..» il suo sguardo era carico di desiderio «..come fai a essere così innocente e sensuale allo stesso tempo..»
Le sue dita diventavano sempre più insistenti,sentivo una sensazione di benessere che cominciava a farsi strada,artigliandomi la gola e facendomi mancare il respiro.«Andrea..»
«Sono qui..»
Quelle parole mi diedero il colpo di grazia e io esplosi,nascondendomi contro di lui.
Lui arrestò il movimento della sua mano, ma fu solo un attimo;ritornò a coprirmi con il suo corpo,mentre mi baciava il viso arrossato,il collo,indugiò sui seni e continuò la sua discesa verso il basso,baciandomi la pancia e giocherellando con le labbra e la lingua con il piercing all’ombelico.
Mi inarcai e sospirai più forte,mentre un’oltra ondata cominciava a salire,continuava la sua discesa con una lentezza che andava oltre ogni sopportazione.
Poggiò la bocca su quella parte già in fiamme e l’ultimo briciolo di razionalità che mi era rimasta svanì del tutto.
Non riuscii ad emettere nient’altro che sospiri profondi,mentre la stanza prendeva fuoco e io con lei. Ormai tutte le mie inibizioni erano cadute e mi abbandonai completamente alla sua bocca e alla sua lingua,inarcandomi contro di lui e stringendo le lenzuola,volendo sempre di più.
Il mio corpo ricominciò a tremare mentre lui non mi dava tregua,stimolandomi con una mano e con la bocca contemporaneamente,l’altra stava giocando con il mio seno. Avrei tanto voluto trattenermi dall’urlare ma non ci riuscii,soprattutto nel momento in cui il mio corpo si infiammò regalandomi una nuova ondata di piacere che mi spinse a inarcarmi maggiormente.
Quando riemersi,notai che lui troneggiava su di me,potevo notare le vene delle braccia in rilievo e i suoi addominali contratti per lo sforzo di non schiacciarmi.
Lo baciai di nuovo,avvertendo la sua barba umida e un lieve sapore salato,stringendogli le gambe intorno al bacino.Gli accarezzai con le mani la schiena e gli baciai gli addominali contratti,mentre con una mano scesi a slacciarli l’elastico dei pantaloni della tuta neri,lui mi aiutò a liberarsi anche dei boxer,continuando a baciarmi.
Rimase meravigliosamente nudo davanti a me e tremai di emozione. Potevo ammirare ogni parte di quel corpo scolpito e questo mi provocò dei brividi lungo tutto il mio corpo già scosso e fremente.
Lo volevo come non avevo mai voluto nessuno.Lo volevo con una forza e un’intensità tale da bruciarmi il cuore.
Lo sguardo che mi lanciò in quel momento mi fece tremare le gambe, e la poca salivazione che mi era rimasta andò completamente a zero nel vedere la visuale più bella di tutte:il petto si alzava e si abbassava affannato,la pelle bronzea riluceva a causa di un sottile strato di sudore dovuto allo sforzo di non gravarmi addosso,gli occhi erano completamente annebbiati dalla passione,respirava con la bocca socchiusa,imbarcando aria.
Si stese di nuovo su di me e ricominciò a baciarmi,mentre io allargavo le gambe spontaneamente,permettendogli di infilarsi in mezzo.
Mi afferrò le mani e le strinse alle sue ai lati della mia testa.« Ti voglio così tanto da farmi male.» la sua voce mi arrivò come un suono roco,i suoi occhi completamente scuri da trapassarmi.
«Anche io.» ero sicura di essere arrossita.
«Allora non ti irrigidire..fammi entrare..»
Non riuscii a rispondere perché sentii un dolore lancinante che si sprigionava dal mio basso ventre,così forte che mi costrinse a urlare,mentre mi inarcavo contro di lui e stringevo le gambe al bacino.
Andrea non si mosse,stazionava dentro di me respirando affannato,mi regalava baci delicati e veloci come il battito d’ali di una farfalla,lasciandomi abituare a quella presenza e stringendo le mie mani.
Quando il mio respiro si regolarizzò cominciò a muoversi e avvertii le sue labbra stirarsi in un sorriso al mio gemito strozzato. Continuava a muoversi con un ritmo lento e cadenzato,finchè la stanza non si riempì dei nostri gemiti e dei nostri respiri.
Sentivo un piacere che non avevo mai provato prima di quel momento,lui si faceva strada in me come si era fatto strada nella mia vita:lentamente ed inesorabilmente,lasciandomi senza difese e senza un filo di ragione.
Mi ero completamente arresa a lui e ai suoi occhi intensi,buoni;mi ero arresa a lui e al suo buon cuore. Mi ero arresa a quell’uomo che mi aveva sconvolto da quando era entrato al bar.
 
Con uno scatto stranamente agile,ribaltai le posizioni ma la mia inesperienza fece perdere il contatto tra di noi,ma lui mi rivolse un sorriso così candido che non provai soggezione per la mia poca dimestichezza.
Cominciai a baciarlo con ardore,sul viso,sul petto,tracciai con la lingua il contorno del serpente fino al braccio,contenta di sentirlo gemere e trattenere il fiato.
Mi abbracciò così forte che pensai di spezzarmi,ma lui si tirò su a sedere sul letto trascinandomi con lui. «Aggrappati alle mie spalle.» obbedii a quell’ordine con gli occhi sgranati e la bocca socchiusa,la sua voce che sussurrava era qualcosa di carnale.
Mi cinse il bacino,sollevandomi piano e posizionandomi su di lui;mi penetrò di nuovo e questa volta non provai il dolore terribile della prima volta,ma solo un leggero fastidio dovuta alla sue dimensioni.
Cominciò a muoversi,guidandomi nei movimenti.Lo baciai e gli sfiorai gli addominali,le braccia e le spalle,lo sentii fremere mentre aumentava leggermente il ritmo.
Mi penetrò di nuovo,con più decisione,mentre con una mano mi spinse a inarcare leggermente la schiena,chiusi gli occhi e mi abbandonai totalmente.
«Voglio stare tra le tue gambe..» il tono con cui mi parlò mi causò delle scariche elettriche al cuore,«..ma voglio stare anche nel tuo cuore..soprattutto nel tuo cuore..» ansimò «..e nella tua mente..» una stoccata più forte delle altre mi fece rabbrividire «..ma voglio che tu senta il vuoto quando io non ci sono,quando non mi senti..voglio che tu mi cerchi con lo sguardo,anche quando sono al tuo fianco..»
Le emozioni che la sua voce e le sue spinte mi davano mi fecero tremare.«Andrea..»
Lui capì immediatamente e ribaltò le posizioni,mi mise una mano sotto la nuca,stringendomi a lui e un’altra sul fianco,per causare maggior attrito.
«..voglio costantemente i tuoi occhioni e le tue mani su delicate su di me..» la voce gli si spezzò mentre mi parlava all’orecchio «..e voglio ancora che in ogni cosa tu cerchi il mio sapore;l’odore della mia pelle,voglio che cerchi le mie labbra..il mio respiro..»
«Andrea, io..» ero scossa da fremiti sempre più violenti.
«..voglio questo perché io ogni giorno ti cerco..ti cerco nei miei sogni, tra i battiti del mio cuore,nel calore del sole..nel rumore della pioggia…nel soffio del vento…tutto mi riporta a te..»
Il mio corpo tremò violentemente per l’ultima volta ed esplose,risucchiandomi via quasi tutta l’energia.
Mi sfuggì un urlo strozzato,piantandogli le unghia nella pelle e graffiandolo,mentre lui emise un suono roco ed emozionato.
Respiravamo l’una tra le braccia dell’altro,entrambi senza fiato,appagati e tremanti.
Andrea uscì da me e questo mi provocò un sussulto,coprì entrambi con il lenzuolo e mi prese tra le braccia con una delicatezza straordinaria. Il mio cuore batteva impazzito al ricordo di quello che avevamo fatto e dalle emozioni così travolgenti che provavo per quel ragazzo.
Mi accoccolai tra le sue braccia,ancora piena di brividi,con lui che mi accarezzava la schiena e il volto in fiamme.
 
L’abbaiare lontano di un cane mi ridestò dal torpore,sospirai e rimanendo ad occhi chiusi mi girai su un fianco,abbracciandomi al cuscino,aveva il profumo della sua pelle.
Sentii il materasso che si piegava sotto il peso di qualcosa e la barba di Andrea solleticarmi la guancia,mentre mi lasciava un bacio sul naso.
Strinsi il cuscino e piegai le labbra in un sorriso.«..sto dormendo…» mormorai.
«..e non sarebbe ora di svegliarsi,dormigliona?»
Aprii gli occhi e mi trovai davanti una margherita,lui me la incastrò tra i capelli e si appoggiò alla testiera del letto,prendendomi in grembo.
Strofinai il naso sulla peluria del suo petto nudo.«Hai fatto la doccia.» assentii mentre l’odore del suo bagnoschiuma mi stordiva le narici.
«Mi sono allenato,ho fatto la doccia,ho dovuto tranquillizzare le tue guardie del corpo..»
«Oddio!Le ragazze!»,scattai immediatamente portandomi le mani in testa «Mi uccideranno!»
Andrea mi afferrò per le spalle e mi riportò su di lui.«Ci ho parlato io,sta’tranquilla!»
Alzai il viso verso di lui,aveva acconciato i capelli nella mia amata mezza coda.«Ti hanno chiamato?»
«A turno.» rispose scocciato «Hai delle amiche inquietanti,sappilo!»
Scoppiai a ridere per la sua espressione imbronciata,poi mi misi a cavalcioni su di lui,allacciandogli le braccia al collo.«Si preoccupano per me.»
«Questa non è preoccupazione.Questa è la Sacra Inquisizione!» lo trovai più bello del solito.
«Dai..»,lo baciai sulle labbra,«..è che mettiti nei loro panni,siamo spariti da tre giorni,mi hai sequestrato il telefono..mi vedono piccola e indifesa.»
Mi cinse con le braccia.«Anche io ti vedo piccola e indifesa.. » mi accarezzò i fianchi «..ma non faccio terrorismo psicologico su chiunque ti si avvicini!»
«Certo!» gli accarezzai le braccia «perché tu fulmini direttamente con lo sguardo!»
Si aprii in un sorriso gioioso,abbracciandomi e stringendomi.
Lo baciai con una passione mai vista prima,mi strofinò le mani sulle cosce e mi resi conto di essere vestita.«Mi hai rivestito tu?»
Fece un cenno affermativo e le guance mi divennero rosse come due chicchi di melograno,causandogli un sorriso.«Dopo quello che abbiamo fatto ieri,ancora ti imbarazzi?» sussurrò con aria complice.
Divenni ancora più rossa e spostai lo sguardo sulla margherita che dai capelli mi era scivolata in grembo. Era la seconda volta che mi regalava quel fiore.
Mi sollevò il viso con l’indice e il pollice.«Sei di una bellezza particolare oggi.»,mi incastrò nuovamente il fiore tra i capelli,«Sei più donna.» si tuffò sulle mie labbra e quell’onda anomala di emozioni comparve di nuovo mentre mi sfilava il vestitino color cipria.

_____________________

Salve,mie care lettrici! Come va?

Allora,vi evevo promesso un capitolo in cui narravo la prima volta di Serena ed Andrea,spero di essere riuscita a spiegare l'atmosfera di passione e dolcezza che circonda i due.Cosa ne pensate?

Volevo inserire da tempo il loro momento,ma non potevo farlo finchè non fosse arrivato questo momento.E,in più,ne ho approfittato per farvi prendere un po'fiato! ;) Spero vi piaccia!

Non ho nient'altro da dire,preferisco leggervi!

Un bacio,
S.

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Capitolo 43
*** Nuvoloni grossi e grigi. ***



Ho sempre pensato che il gioco degli scacchi fosse il gioco più contradditorio che esista:è la donna,o la Regina,il pezzo più potente di tutti;eppure il gioco finisce nel momento in cui avviene il cosiddetto scacco matto al Re.
Fondamentalmente,il gioco degli scacchi è un gioco che procede per tattiche,strategie che cambiano di volta in volta in base alla mossa dell’avversario;e c’è qualcosa di banalmente singolare in questo:non bisogna solo  giocare mosse e contromosse,ma bisogna farlo nel momento esatto,quando il Re è vulnerabile.
O,nel mio caso,quando la Regina è senza protezione. Il Clemy’s era un’area di servizio sulla superstrada che univa Camerino ai paesi della costa. E,come,tale,era sporco,polveroso e pieno di camionisti che si concedevano una pausa caffè o un piatto di spaghetti caldi.

Ci vediamo alle quattro da Clemy’s.Sii puntuale.T

Una sensazione tremenda si era appollaiata sulla spalla da quando avevo letto quel messaggio:cosa poteva mai volere da me Tatiana?
Ero stata tentata di non andare a quell’assurdo appuntamento,del resto io e lei non avevamo nient’altro da dirci,ammesso che avessimo mai parlato.
Avevo pensato anche di parlarne con Andrea,ma era a Torino per sistemare le ultime pratiche per l’apertura della benedetta sede dell’INGV e non mi era sembrato il caso di scomodarlo per una cosa così sciocca.Errore madornale il mio.
In più,la mia ingenuità aveva fatto capolino in mezzo a quella coltre di nuvole e mi aveva spinto a presentarmi a quell’appuntamento.
Magari vuole chiarire le cose una volta per tutte.Pensai.
Magari vuole fare qualcosa tipo un patto di non belligeranza almeno fino alla laurea.
 
La mia ingenuità sparì nel momento in cui vidi delle sagome comparire al di là della porta girevole:Tatiana capeggiava il trio,la solita aria da psicopatica sotto il baschetto nero;dietro di lei camminava Melissa. Ma fu l’ultima persona che entrò a causarmi agitazione:Eugenio Morrovalle,il papà di Lorenzo,si faceva strada tra i pochi tavoli dell’aria di servizio con un sorriso estatico sul volto e le mani nell’impermeabile color fango.
Provai uno strano senso di disgusto e qualcosa mi diceva che non era dovuta alla tisana al miele che stavo sorseggiando.Cominciai a deglutire,ma nonostante avessi appena preso un sorso di quel liquido,avevo la gola riarsa.
«Sei stata puntuale.» commentò la rossa sedendosi.
«Lasciamo da parte i convenevoli e ditemi cosa volete da me.» prima avremmo cominciato,prima questa farsa sarebbe finita.
«Non essere maleducata.» il tono affettato di Melissa mi diede sui nervi «Ti ricordi del signor Morrovalle,vero?»
Mi alzai in piedi.«Sì.Salve!» gli tesi la mano,una strana sensazione di buio che cominciava a farsi strada.
L’uomo sorrise,mostrando due file di denti piccoli e dritti.«È un piacere rivederla,signorina Monteforti.»
Mi sedetti nuovamente sulla sedia e incrociai le braccia«Posso sapere il motivo di questo nostro incontro?»
L’uomo incrociò le braccia e le gambe,era esattamente in mezzo alle due donne e io mi sentivo come di fronte al plotone di esecuzione.
E l’esecuzione ci sarebbe stata da lì a breve.
«Verrò subito al sodo..» cominciò «..voglio che Lei firmi un contratto con la mia etichetta discografica.»
Spalancai gli occhi,eccitata dalla proposta.Non riuscivo a credere alle mie orecchie!
«Signor Morrovalle..» cominciai allegra «Sarebbe un onore lavorare con un’etichetta discografica controllata dalla Sony.Inoltre anche per il resto della band.. »
Melissa e Tatiana scoppiarono a ridere,sguaiate e stupide;mentre il padre di Lorenzo sollevava un angolo della bocca e spostò per un attimo lo sguardo sul suo caffè nero.« Forse non ha capito…» strinse gli occhi neri a fessura «..voglio solo lei,non il resto della band..»
Qualcosa mi si accartocciò all’interno nel momento esatto in cui lui parlò. Sbattei le palpebre più volte per cercare di mettere a fuoco ciò che lui mi aveva detto.
La rossa mi sventolò una mano davanti al viso.«Oh,si è incantata!» malignò con un sorrisino impertinente.
Mi ridestai dallo stato catatonico in cui ero caduta.«Mi dispiace,signor Morrovalle,ma io faccio parte di una band,non sono una solista.»
L’uomo fece finta di togliersi un pelucco dalla manica della giacca grigio polvere.«Beh,vede..il fatto è che i suoi amici sono mediocri,non hanno particolari doti.Ma lei..lei ha una voce fantastica!»
Questo non era vero.I ragazzi erano magnifici con i loro strumenti,insieme eravamo in grado di sopraffare qualsiasi altro avversario.Eravamo un gruppo ben assortito e unito.Non potevo,ma soprattutto non volevo,tradirli in quel modo.
Volevo avere successo,ma volevo farlo con loro.Ed era il desiderio comune di tutti.
«Mi dispiace,ma non posso accettare la sua proposta.» guardai in quegli occhi piccoli « Se vuole firmare un contratto con me,dovrà farlo con l’intera band.»
Melissa seguiva la nostra discussione sorridendo compiaciuta.Passava ripetutamente l’indice laccato di rosso sul bordo della tazza circolare,attendendo come una leonessa nascosta nell’erba attende il suo pasto.
E l’agguato arrivò,all’improvviso e dritto alla giugulare.
«Leggi questi fogli.»  mi porse una cartellina rossa «Leggili attentamente..»
Aprii la cartellina e diedi un’occhiata a quelli che sembravano esami medici. Alzai la testa di scatto,non appena capii il contenuto dei quei fogli:Melissa era stata violentata.
La guardai scioccata.«Come…?!»
Lei piegò la testa da un lato.«Puoi immaginare chi sia stato.»Trasalii involontariamente,non era possibile.Non poteva essere.
Guardai negli occhi della bionda e notai una scintilla di vittoria.«Già..» continuò «..una sera tornò a casa ubriaco,per la prima volta mi opposi…» si morse il labbro inferiore «..sappiamo tutti il suo temperamento irascibile.»
Mille aculei di piombo si infilarono nella mia pelle.Non respiravo,il profumo dolce di Melissa mi arrivava più forte del solito facendomi attorcigliare lo stomaco.
Era uno scherzo.Era sicuramente uno scherzo di cattivo gusto. Mi rifiutavo di credere che Andrea avesse violentato la sua fidanzata.
«Melissa,l’hai lasciata senza parole..» mormorò la rossa lanciando alla sua amica uno sguardo di puro godimento.
Continuavo a non parlare,mi sentivo la gola avvelenata da quelle frasi che mi avevano spezzata in due. La mente era ancora ferma  alla nostra prima notte insieme,alle sue mani delicate e ai suoi occhi annebbiati dall’emozione.
Andrea con me era cristallino come l’acqua del Gange,non mi aveva mai nascosto nulla,e,se lo aveva fatto,lo aveva fatto per non angosciarmi.Era successo così anche con il suo passato.
Ma lo stupro della propria fidanzata,nella scala degli atti orribili,era da collocarsi su un gradino superiore,no?E fin quando poteva essere considerato stupro?
Più volte,in preda all’alcool,gli ero saltata letteralmente addosso,cominciando a spogliarlo e a provocarlo;tutte le volte aveva rifiutato. Anche quando era lui a essere alticcio,nelle nostri notti brave,non mi aveva mai sfiorato in maniera diversa dal solito,imponendosi un autocontrollo invidiabile.
La chimera della sfiducia mi artigliò per le gambe e cercò di tirarmi nell’abisso con lei,ma contemporaneamente una folgorazione accecante mi fece capire cosa stavano cercando di fare.
Sbattei le palpebre e sorrisi.«Quanto deve essere squallida la tua vita,per architettare un piano del genere?!»
Il sorriso di Tatiana svanì mentre Melissa portò la testa indietro,come se fosse stata colpita.Il padre di Lorenzo prese un sorso di caffè.
«Non ci credi?» mi chiese la bionda.
Incrociai le braccia e scossi la testa.«Mi fido ciecamente di Andrea.Già una volta con le tue parole,hai minato la stabilità del nostro rapporto,non ti permetterò di farlo ancora.»
«Beh..» si spostò i capelli «..le carte parlano di uno stupro,che tu ci creda o no.»
«Mi dispiace davvero tanto per te,sul serio.» ero sincera «Ma il fatto che tu usi questo tuo trauma per far lasciare me e Andrea,è indice di una grettezza umana allucinante.Mi auguro solo che prima o poi,capirai quanto il tuo modo di fare sia sbagliato..» mi appoggiai allo schienale della sedia «..usi la carta dello stupro,magari falso a questo punto,per tentare di riportarlo da te,e questo mi fa capire quanto tu,oltre a essere bifida, sia anche perfida e malvagia.» affermai convinta «Adesso domandarmi su come abbia fatto un ragazzo così buono e puro a stare con un mostro del genere,mi viene spontaneo.»
Le mie parole fecero cadere il gelo.Nessuno di loro rispondeva alla mia orazione.Socchiusi gli occhi,gustandomi la vittoria.Una vittoria dal retrogusto amaro perché,come ho detto prima,gli scacchi si basano su contromosse da sferrare al momento opportuno.
«Mi sono scocciata di stare in questo posto squallido!»,la rossa si guardò intorno con aria schifata.
«Allora cosa volete da me?» ero impaziente.Volevo uscire da lì,chiamare il mio amore e ascoltare la sua voce di cuoio e velluto al telefono.
«Signorina Monteforti..»  fu il padre di Lorenzo a parlare «..sarò franco:voglio collaborare con lei.A qualsiasi costo,perché lei è la mia carta vincente.Ma voglio solo lei..»
«..e se io non volessi collaborare con lei,invece?»
«Allora vorrà dire che queste analisi mediche finiranno dritte dritte in tribunale!» rispose serafica Tatiana.
Il mio cuore crollò in mille pezzi.Mille frammenti di amore,rabbia,dolore.«Non lo fareste mai..» bisbigliai portandomi una mano alla gola.
Mi veniva difficile muovermi,mi veniva difficile persino respirare.Ero una pallida statua di marmo.
«La condanna per stupro è dai sei ai dodici anni..» cominciò Melissa «..senza contare che la sua abilitazione alla professione di Geologo professionista verrà revocata istantaneamente;come verrà strappato il suo contratto a tempo indeterminato con la compagnia petrolifera..» portò lo sguardo in alto «..inoltre non potrà più lavorare nel settore pubblico..»
Improvvisamente,davanti a me comparve il demoniaco Cerbero.Le tre teste latravano con un suono che ricordava un tuono.Il demone tricefalo per me rappresentava passato,presente e futuro.
Un passato condito d’amore e di gioia che aveva creato un presente che mi aveva posto di fronte a una scelta che a sua volte avrebbe portato a un futuro completamente buio e in solitudine.
Perché firmare quella collaborazione,avrebbe firmato la fine della mia amicizia con i ragazzi,che si sarebbero sentiti traditi;ma,soprattutto,avrebbe sancito la fine della mia relazione con Andrea.
Non firmarla,invece,avrebbe chiuso la persona che mi aveva riportato alla vita,e che più di ogni altro amava la libertà, in una gabbia.
Il mio futuro si prospettava solitario in entrambi i casi.
Come per Dante,anche per me Cerbero era il guardiano del mio personale inferno,in cui  cadevo perennemente.
Lacrime di cocente immobilità e di frustrazione si fecero largo sul mio viso.
Il signor Morrovalle portò una mano dietro la sua schiena,il mio dannato candore mi portò a pensare che mi allungasse un fazzoletto,ma quello che mi mise davanti fu un contratto,a cui mancava solo la mia firma.
«Ovviamente,la nostra collaborazione partirà dopo la finale del concorso,a prescindere dal risultato.»
Continuavo a rimanere immobile,fissando la Mont Blanck che mi attirava verso di lei. La mia condanna a morte almeno avveniva con eleganza.
«Puoi pensarci,ma non prendertela comoda.» mi propose Tatiana.
Solo a quel punto mi ridestai.«Perché tutto questo..?»chiesi con un filo di voce.
«Perché io amo Andrea.E sono sicura che lui mi ami ancora,è solo andato fuori dai ranghi per colpa tua.» gli occhi verdi si velarono di disgusto «Ma sono io la donna adatta a lui.»
«..e poi..» continuò Tatiana «..non mi sarei mai persa il taglio di un fiore così bello e delicato dal suo grande giardino colorato.»
 
Arrivai a casa con il volto distorto dal pianto e i fogli accartocciati nella borsa,per fortuna le mie coinquiline erano in camera per cui,almeno per quel momento,non avrei dovuto giustificare il mio aspetto disastroso.
Il viso di Diafa fece capolino nella stanza,richiamando la mia attenzione dagli appunti,ovviamente era tutta una scena:mi serviva una scusa da usare per giustificare la mia clausura.Non volevo parlare con nessuno.
Andrea mi aveva mandato un paio di audio chiedendomi se potesse chiamarmi e anche con lui ero stata costretta a usare la scusa della marea di roba da studiare.La sua risposta con due emoticons con un sopracciglio alzato e un’espressione dubbiosa mi fecero capire che il mio tono di voce non era stato abbastanza convincente.Era dannatamente troppo sveglio quel ragazzo.
«Non ceni?»Diafa mi ridestò dal torpore.
Scossi la testa.«No.Io…sto studiando!» alzai il libro «Voglio prima finire il capitolo!» cercai di essere il più convincente possibile.
La mia coinquilina alzò un sopracciglio,anche con lei non ero stata abbastanza convincente. Ero sempre stata una pessima bugiarda.
Si avvicinò a me lentamente,come la pantera che era,soppesandomi con quegli occhioni talmente scuri da non riuscire a riconoscere la pupilla dall’iride.Ho sempre pensato che Diafa con quegli occhi potesse dominare l’intero universo.
«Stai bene?Mi sembri provata..»
Cercai di sorridere.«Certo!Sono solo un po’stanca!»
Continuava a fissarmi,mentre io mi sentivo svenire.«Se qualcosa ti turbasse,tu ce lo diresti,vero?»
Annuii vigorosamente,pregando affinchè lei uscisse il prima possibile da quella stanza.
Mi lanciò un ultimo e invadente sguardo indagatore e mi lasciò sola. Crollai a piangere,avevo appena varcato i cancelli del mio inferno.
 
Ero in veranda a fumare,avevo trovato scuse su scuse per non incrociare le ragazze.Sentivo il cuore di piombo a causa di quella situazione. Andrea era a cena con il presidente e il team dell’INGV e quindi potevo approfittarne almeno per pensare un po’.
C’erano momenti in cui mi chiedevo che gusto ci provasse l’essere umano a fare così tanto male ad un altro essere umano. Alcune persone provavano del vero e proprio godimento nel vedere un altro individuo soffrire,soprattutto a causa loro.
Adesso mi rendevo conto che sapevo molto poco della relazione tra Andrea e Melissa.A me non interessava,e lui non ne parlava mai,era un argomento chiuso.
Eppure conoscevo il mio Silver e sapevo che non avrebbe mai fatto una cosa così ignobile.
Un ragazzo così puro,buono e dolce come lui non avrebbe mai potuto violentare la sua fidanzata. Bastava vedere la dolcezza e la delicatezza con cui toccava e sfiorava me.
Però dovevo agire,non potevo tollerare di vederlo rinchiuso in una gabbia ingiustamente;ma l’unico modo per impedirlo era firmare quel contratto perverso causando delusioni e rotture.
Se firmavo,perdevo i ragazzi e Andrea,che si sarebbero sentiti traditi;non firmandolo,avrei perso l’amore della mia vita.
 
Diafa si sedette su una delle due sedie rimaste libere,incrociò le braccia e cominciò a fissarmi. Era completamente immobile.
Se non fosse stato per il suo seno coperto dalla felpa grigia che si abbassava e alzava regolarmente,avrei giurato che fosse una statua.
Cercai di sfuggire al suo sguardo indagatore,cercai di far finta di non capire cosa mi stessero chiedendo i suoi occhi,cercai di alzarmi da quella sedia e andarmene,ma non ci riuscii.
Sospirai.«Devo fare una scelta.Una scelta molto importante.»  la mia amica schiuse le labbra ma non disse nulla,rimanendo in attesa «..e non so cosa fare.» Diafa aggrottò le sopracciglia,cercando di carpire qualche informazione in più,senza successo.
Dopo qualche istante,parlò:«Cioccolato fondente al settanta per cento.»
«Eh..?!»,le chiesi frastornata. Dove stava cercando di arrivare?
«Io fossi in te sceglierei il cioccolato fondente al settanta per cento. È buono e non calorico.E,inoltre,Andrea ne va pazzo!»
Una risata mi salì spontaneamente,mentre sentivo le lacrime pungere gli occhi.«Oh,amica mia,magari fosse così semplice.»
Lei mi abbracciò,avvolgendomi con il suo profumo di terre lontane,folklore e miti,antilopi e leoni,sole e diamanti.«Lo so.Ma da quando stai con Andrea sei maturata tanto,adesso affronti tutte le difficoltà nel modo migliore;con la testa,ma soprattutto con il cuore.» mi sciolsi dal suo abbraccio tirando su con il naso «Di qualsiasi cosa si tratti, sono sicura che farai la scelta più giusta.Per te..e per Andrea.»
«Come hai fatto a capire che c’entra Andrea?»
Diafa sorrise ma dribblò la domanda.«Ti ripeto il detto africano che ascoltai la sera prima di infiltrarmi in quella tenda:che il sole di metà giorno illumini la tua mente.»
«Non mi chiedi di che decisione si tratti?»
«No.» scosse dolcemente la testa «Ti conosco abbastanza da aver capito che se ne avessi voluto parlarne,l’avresti già fatto.»
Una lacrima mi sfuggì dalle ciglia e lei prontamente me l’asciugò con il pollice,stava rendendo tutto più difficile.«Mi dispiace..»
«Ricordati che qualsiasi decisione tu prenderai,noi saremo dietro di te,come sempre.»
Il citofono interruppe il momento catartico.«Vado io!» sentimmo Camilla trillare dal corridoio «Sere è per te!»
«Chi potrebbe essere!?»
Quando aprii il portone,mi trovai davanti un grandemazzo di margherite infiocchettate con un bellissimo nastro metallizzato.«Ma..sono per me?»
Il ragazzo sorrise per il mio imbarazzo e mi passò un tablet a cui era legato un pennino.«Sì,signorina.Ma le dispiacerebbe firmare?!Sa,pesano un po’..»
«Oh,certo!Scusami..» gli risposi sorridendo da un orecchio all’altro.
 
Quando andò via,mi appoggiai con le spalle al muro,fissando l’innocenza che trasmettevano quelle stupende margherite ed annusandone il profumo inebriante.Il mazzo non era accompagnato da nessun biglietto,eppure il mio cuore sapeva da parte di chi fosse quel mazzo.
E,soprattutto,sapevo il motivo per cui fosse arrivato:Andrea aveva notato il mio malessere al telefono,e aveva cercato a distanza di farmi stare meglio.
Io e lui eravamo connessi.Una connessione che legava i nostri cuori e che non riuscivamo a tenere nascosta a nessuno.
Andrea era una persona genuina,pulita;era lontano anni luce dai suoi coetanei,nel modo di pensare,di ragionare,di atteggiarsi o anche solo di porsi.
Era una perla rara. E come tale,andava protetta.
 
La mattina dopo il cielo era coperto da nuvole grandi e gonfie di pioggia,pronte a scoppiare sopra Camerino.
Trovai le tre serpi in trepidante attesa nel parcheggio del Clemy’s,non si erano scomodati neanche ad entrare.Parcheggiai ed uscii dalla macchina con molta calma,reggendo in mano quei fogli come se scottassero.
Non persi tempo in convenevoli,li gettai in faccia ai tre con un gesto di stizza,prima di fissare Melissa con sguardo imperioso.«Io lo amo.Tu sei solo da ricovero.Tutti voi..» gli fissai uno ad uno «..tutti voi siete da ricovero.»
Diedi le spalle ai tre e mi diressi verso la mia macchina,mentre Camerino stava per essere dilaniata da un temporale devastante.
 
________________________

Salve a tutte!Come state?

Vi chiedo immensamente scusa per essere sparita per tutta l'estate. Ma,a mia discolpa,posso dire che ho lavorato,non ci crederete mai,in un bar. E,purtroppo,è stato un lavoro che mi ha assorbita tantissimo,attraverso turni e orari assurdi;sono sicura che non vi sfugga l'ironia della cosa :)
Però,al contrario di Serena,non ho incontrato nessun Andrea super figo che mi chiedeva un amaro.Non che mi dispiaccia,però,un po'come tutti coloro che scrivono, tendo un po'ad immedesimarmi nei miei personaggi,quindi ogni tanto buttavo uno sguardo in più all'ingresso del bar.

Spero,comunque,che abbiate passato una bellissima e serena estate.

Allora,parlando del capitolo,è incentrato interamente su Serena,che si trova a dover fare una scelta che le costerà caro.Avete capito adesso,il perchè dell'interesse di Eugenio Morrovalle? Era tutto un piano architettato da Tatiana e le altre per metterla in difficoltà.

Non è un caso che abbiano deciso di agire proprio adesso:è passato un mese dalla festa in onore dei finalisti,in cui Morrovalle aveva fatto capire l'interesse per Serena,ed è l'unico momento in cui Andrea è lontano da lei.Spero di essere riuscita a farvi capire quanto lei sia vulnerabile senza di lui,che riesce a farla ragionare e a farle prendere decisioni giuste.

E non è neanche un caso che Diafa sia stata l'unica ad accorgersi del malessere della coinquilina: la sua storia personale l'ha portata a sviluppare un'empatia fuori dal comune.Lei è l'unica che sarebbe stata in grado di capirla.

Perdonatemi la nota infinita. Ovviamente,per qualsiasi cosa,non esitate a chiedere!

Spero di non avervi perso.

Un abbraccio,
S.

 

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Capitolo 44
*** The last one. ***


Nonno aveva combattuto nella Seconda Guerra Mondiale . Durante il suo ritorno,alla fine della guerra,fu imprigionato in Albania per due anni;lì una ricca signora di nome Mimoza si innamorò di lui e gli offrì un matrimonio conveniente e una posizione agiata. Lui rifiutò di netto:c’era la sua Anna che lo aspettava da tempo.
Perché lui ne era sicuro:mia nonna stava aspettando il fidanzato con trepidazione,passando ore e ore a una finestra,una candela accesa e lo scialle blu cobalto che lui le aveva regalato prima di partire per il fronte,sperando di vederlo tornare.
Lui ci raccontò questa storia in una tiepida serata primaverile,mentre, paralizzato dall’ictus,fissava con gli occhi azzurri il vuoto.
«Nonno!Ti sei mai pentito di questa tua decisione?» era stata una me poco più che adolescente a porre quella domanda.
«Piccola mia…» mi accarezzò i capelli con molta difficoltà «…una volta che prendi una decisione,non puoi pentirtene..» lasciò cadere la mano sul bracciolo della sua poltrona «..ma convivere con essa.»
Nonno morì una settimana dopo.La sua ultime parole? Un solo nome di quattro lettere: Anna.
 
«Quanti caffè?!» urlai dalla cucina mentre preparavo la moka.
«Lo prendiamo tutti!» Victor mi raggiunse con una pila di piatti tra le mani.
«Da quando siamo diventati tutti caffeinomani?»
Il mio amico lasciò i piatti nel lavandino.«Da quando incombe la sessione invernale!»
Risi e avvitai la moka.Victor aveva ragione:la sessione era cominciata e il mio primo esame sarebbe stato Fisica Terrestre.Perché la vita con me ha sempre avuto un fine senso dell’umorismo.
«Stai bene?» il mio amico puntò le sue iridi color oceano su di me,l’espressione corrucciata.
Sorrisi debolmente.«Elisa ti ha mandato in avanscoperta?»
Le mie amiche avevano provato a scandagliare i miei pensieri ma senza successo,ero ritornata a essere la Serena che si chiudeva a riccio e non parlava con nessuno,anche se ero consapevole che prima o poi avrei dovuto scoperchiare il vaso di Pandora e raccontare a tutti la verità.
«In realtà,se proprio devo essere sincero,è stato Mercorelli..» mi voltai verso di lui «..tutti noi abbiamo capito che c’è qualcosa che non va.» si appoggiò al tavolo e incrociò braccia e gambe «Per cui ti ripeto:tutto bene?»
«Certo!» annuii e presi le tazzine,non sarebbe stato quello il giorno in cui avrei visto la mia vita sgretolarsi.
Avvertii una strana elettricità prima di sentirmi afferrare per la vita da qualcuno;urlai di sorpresa mentre le braccia di Andrea mi stringevano e mi facevano girare in tondo,l’odore del suo profumo che mi avvolgeva.
Mi rimise giù.«Andrea…» ero senza fiato per la sorpresa e un po’intontita per i numerosi giri «..sei qui..non dovevi tornare domenica?»
«Grande,fratello!» Victor si avvicinò a lui e i due si scambiarono delle pacche affettuose,poi il mio amico si defilò per lasciarci un attimo da soli.
Il mio ragazzo si girò verso di me e mi strinse.«Ciao,bimba.»
Il nomignolo che mi aveva dato in quel momento fu un pugno nello stomaco,presi coscienza che il giorno del giudizio era più vicino di quanto pensassi.
Lui mi guardava,mi guardava come se davanti avesse la creatura più bella del mondo e non credesse ai propri occhi.Attorcigliava i miei capelli e ci giocava,cercava le mie mani,mi baciava,mi abbracciava e mi stringeva mormorandomi quanto gli fossi mancata e che non ricordava fossi così bella.
Io ero immobile,prendevo quelle carezze e accoglievo quelle labbra pensando al coltello che gli avevo piantato nella schiena e a quanto male gli avrebbe fatto.
«Ho fatto bene ad anticipare il mio ritorno.» mormorò Andrea continuando a fissarmi.
«Perché..?»
«C’è qualcosa che non va in te.Hai gli occhi tristi.»
Ingoiai il magone e cercai di essere il più convincente possibile.«Ma no..cosa dici! Sono solo stanca per via del tuo esame,mi sta risucchiando tutte le energie.»
Lui sorrise,incastrandomi tra le sue braccia e l’isola della cucina.«È risaputo che io ti risucchi tutte le energie.»
Aveva abbassato la voce,rendendola più roca e sensuale,e lui sapeva che effetto mi faceva. Le gambe cominciarono a tremare e brividi mi percorrevano la spalla,infrangendosi nei suoi occhi.«Sì,ma…se tu usi questo tono io…»
«Finalmente sei tornato!» Sofia irruppe in cucina con Mercorelli al seguito «Volevi prendertela comoda,eh?»
Mercorelli si aggrappò alle sue spalle.«Pomiciate dopo. Dobbiamo aggiornarti sulle ultime novità.»
Mi fece una carezza.«Dopo parliamo..» mi ammonì «..non ti lascio scappare.» affermò prima di seguire i miei amici con aria scocciata.
Mi avvicinai alle grandi vetrate che davano sul giardino: Andrea stava ascoltando Mercorelli che parlava sicuramente dell’ultimo pezzo che avevamo inciso. Victor stava palleggiando con Daniele,Diafa si infilò tra i due,passò la palla ad Elisa che segnò nella porta,Camilla baciò il tenero broncio del fidanzato. Sofia fece una battuta delle sue mentre Joan si accendeva una sigaretta,i piedi incrociati sul tavolo e un sorriso appena abbozzato.
Mi sarebbero mancati.
 
«Posso aprire?»
«No,ancora no.» Andrea teneva le mani sulle mie,a coprirmi gli occhi.
«E adesso?» fremevo di curiosità.
Sentii che si allontanava da me.«Un attimo di pazienza…adesso puoi aprire!»
Tolsi le mani e vidi un grandissimo orso a grandezza naturale con un bellissimo papillon bianco.
«Oddio,Andrea…» ero completamente senza fiato,estasiata da quella sorpresa.
Lui mi osservava gongolando con le mani sui fianchi,il ciuffo ribelle a coprirgli una parte del viso.«Apri la cerniera che ha sulla schiena.» mi ordinò sorridendo.
Feci come mi aveva detto e fui sommersa da cioccolatini di tutte le forme incartati singolarmente.«Amore…ma sei matto?!»
Mi abbracciò da dietro e mi lasciò un bacio sulla spalla,prima di sprofondare tra i miei capelli,causandomi brividi ovunque.
 
«..quindi il presidente si è detto entusiasta di lavorare con te?» ingoiai il mio cioccolatino al caramello.
«Poteva essere altrimenti?» mi fece l’occhiolino «La prossima volta,però,vieni anche tu.»
Prese un libro e vidi scivolare qualcosa ripiegato, mi alzai dalle braccia dell’orso e presi in mano quella che sembrava essere una sua fotografia molto recente,a giudicare dai suoi capelli lunghi.
«Ma…questa..» osservavo la foto ammaliata.
«È di quasi un anno fa. Un’azienda di giubbotti cercava un modello giovane,e Melissa mi convinse a fare il provino.»
Non mi meravigliai del fatto che fosse stato scelto, era magnifico: le mani erano tra i lucenti capelli castani. Gli addominali si intravedevano dalla camicia azzurra lasciata aperta,abbinata ad un giubbino in pelle che gli avevo già visto uno dei primi giorni di lezione.
«Sei bellissimo..» mormorai continuando a guardare la foto.

 
Ero completamente affascinata da quello scatto;ma, soprattuto, ero affascinata dal suo sguardo intenso e sensuale. Uno sguardo che mi aveva incatenata fin dal primo giorno.
«Bah..io la trovo una mera mercificazione del mio corpo.» mi abbracciò «Ancora non capisco come Melissa abbia potuto convincermi.»
Quel nome mi fece ribollire il sangue e lui se n’è accorse. Mi girò e mi diede un bacio sulla fronte.«Non essere gelosa.È una storia chiusa ormai..»
«Non sono gelosa..»
Ed era vero:io non ero gelosa. Il mio era un vero e proprio senso di colpa per quello che sarebbe successo una volta che lui avrebbe saputo quello che avevo fatto.
Sentivo chiaramente la spada di Damocle fatta di disgusto e nausea verso me stessa che mi pendeva sulla testa.
Avevo consegnato la cosa che più di ogni altra mi legava al mio amore nelle mani sudicie di una persona indegna e senza scrupoli. Avevo mandato in frantumi un sogno che Mercorelli coltivava da anni. Avrei costretto le mie amiche a fare una scelta orribile.
Serena Monteforti.
Con quelle due parole che designavano chi fossi avrei messo tutti loro in una situazione irrimediabile;ma non avrei fatto marcia indietro.Se salvarlo avrebbe costretto me alla solitudine e al disprezzo delle persone a me più care,l’avrei salvato altre mille volte.
«Perché ti sei intristita?» il suo sguardo era ombrato dalla preoccupazione.
Avrei dovuto dirglielo,ma adesso volevo solo stare tra le sue braccia e godermi il suo amore. Per quella che sarebbe stata l’ultima volta.
Lo baciai,cogliendolo di sorpresa,mentre le mie mani si intrufolavano sotto il suo maglioncino grigio.
 
Era completamente su di me,che gli accarezzavo la schiena nuda;avevamo fatto l’amore ed era stato più passionale del solito.
«Devo partire più spesso,se poi al mio ritorno sei così passionale.» mormorò sui miei seni.Arrossii violentemente e gli diedi un bacio sulla tempia.
Lui mi strinse forte e mi baciò,indugiando con le labbra sulle mie.«Mi hanno chiamato dalla piattaforma.»
Mi allontanai da lui.«Cosa ti hanno detto?»
«Mi hanno chiesto se avessi in mente di tornare a lavorare con loro.»
«E…?» sentivo una strana inquietudine farsi strada dentro il mio corpo.
«In realtà non avevo pensato a questa prospettiva,alla fine l’università ha difficoltà a trovare un professore,quindi è probabile che mi facciano rimanere.»
«Ma tu hai sempre detto di amare il lavoro in piattaforma..»
Mi strinse e mi diede due baci.«Lo amo ancora..» mi rivolse uno sguardo carico d’intensità «..ma adesso ci sei tu con me.»
Quelle parole,che un tempo mi avrebbero fatto volare oltre il cielo,in quel momento ebbero l’effetto di farmi sprofondare in un buco nero come la notte.«Io..?»
«Hmm hmm..» annuì«..prima non ci avrei pensato due volte ad accettare la proposta della compagnìa;a me Camerino è sempre stato stretto. Troppi ricordi.Sono successe troppe cose che non volevo rivivere..» mi strinse «..però adesso ci sei tu. E tu sei più importante di qualsiasi cosa.»
Ogni parola,ogni sillaba pronunciata dalla sua voce così seducente furono come mille lingue infuocate. Io ero l’unica ragione del suo rimanere a Camerino,una realtà che,per sua stessa ammissione,non sopportava.
Un motivo del tutto errato e ingiustificabile.
Lui mi amava,mi amava così intensamente da buttare all’aria tutto il lavoro di una vita.
E io?! Io lo amavo così intensamente da pugnalarlo alle spalle.
«Andrea..» ingoiai il magone «..penso che dovresti pensarci prima di prendere decisioni affrettate.»
Mi guardò corrucciato.«Che vorresti dire?»
«Beh..» mi sporsi e mi misi una sua maglietta «..io ancora devo laurearmi.Non so se poi resterò qui a Camerino..non so che farò..» mi strinsi nelle spalle,mentendogli spudoratamente «..poi c’è anche il concorso.»
«L’ultima volta che ne abbiamo parlato eri di tutt’altro avviso.»
Effettivamente qualche volta avevamo discusso di un futuro insieme. Avevamo cominciato a fare progetti di un’ipotetica convivenza,avevamo scelto come nostro nido la sua casa al lago. Io,lui e il nostro grande amore.
Progetti che sarebbero rimasti tali.
«Lo so. Ma ancora adesso lo sono..» mentirgli mi costava fatica «..sto solo dicendo di andare un po’più piano.»
Lo sguardo di Andrea divenne di pietra;smise di accarezzarmi la spalla,si vestì e andò in giardino,lasciandomi sola nel suo grande letto.
Lo raggiunsi e gli misi una mano sulla spalla.«Andrea,non fare così..»
La schiene era rigida e le mani chiuse in due pugni,per l’ennesima volta,stava trattenendo la sua rabbia per me.
«Ancora una volta,penso che siamo su due livelli differenti.» il tono di voce con cui mi parlò mi ferì.
Non avevo il diritto di esserlo,ma mi ci sentivo.
«Cosa..?!No!» la mia istintiva veemenza non lo convinse.
«No?!Io ti parlo di futuro,tu mi parli di presente. Io dico che sono disposto ad accontentarmi pur di starti vicino,tu no..» teneva il conto sulle dita di una mano «..io ti chiedo cosa ti passi per la testa,tu ti chiudi a riccio.» aprì le braccia «Sembra essere  ritornati al periodo prima di fidanzarci.»
«Ma dai..» gli diedi un bacio «..non è vero.»
Lui si scostò.«Lo stai facendo anche adesso. Mi stai mentendo spudoratamente guardandomi negli occhi!»
Quelle parole mi stesero,sentii le lacrime pungermi gli occhi nel rendermi conto che non potessi nascondergli nulla.«Sono tornato in anticipo di due giorni proprio per questo motivo…» si avvicinò a me,questa volta con molta calma «..ma tu non mi dici cosa sta succedendo.»
Spesso mi dico che avrei preferito un altro fidanzato.Magari il classico fidanzato egocentrico e menefreghista,il fidanzato che antepone il proprio interesse a quello della fidanzata. Un ragazzo meno attento,meno presente.
Un ragazzo come la maggior parte.
Se così fosse stato,adesso mi sarei sentita molto meno in colpa nello sferrare l’ennesima bugia a quei meravigliosi occhi scuri preoccupati e a quel fidanzato dalla pelle così ambrata da ricordare l’Oriente.
«Io..» una lacrima sfuggì dalle mie ciglia,seguita da un’altra e da un’altra ancora,finchè mi ritrovai in lacrime davanti a lui.
«Ma perché piangi adesso?!» mi mise due mani sulle spalle tremanti «..eh?!»
Io continuavo a piangere e a singhiozzare,senza riuscire ad articolare una sillaba;sentivo il cuore sbriciolarsi sotto il peso di quel segreto che mi stava distuggendo,e che sicuramente avrebbe distrutto anche lui.
Ero una persona spregevole.
«Facciamo così..» mi baciò la fronte «..rimandiamo il discorso.È ovvio che sia successo qualcosa…» mi abbracciò forte «..me lo dirai quando sarai pronta. Ma non piangere,per favore..» mi accarezzò la schiena «..mi distrugge vederti piangere..»
Si può essere amati così intensamente?Io non lo so.
Non ero mai stata amata in quel modo così totalizzante. Non ero mai stata amata al punto da essere posta sopra qualsiasi cosa.
Per me l’amore era tutto basato su giochi di sguardi,sfioramenti di labbra,tocchi delicati e sussurri appena accennati.
L’amore era itrovare quella spensieratezza e quell’infantilismo tipici dei bambini.Erano le farfalle nello stomaco in sua presenza che si trasformavano in vuoto appena lui si allontanava.
L’amore era abbracciare il cuscino sorridendo e con il corpo ricoperto da brividi pensando al momento in cui l’avrei rivisto.
Io ero innamorata di lui.
Ero innamorata di lui che per primo era andato al di là delle apparenze.Di lui che prima di ogni altro aveva creduto in me;di lui che era il sole intorno a cui tutto ruotava.
Ero innamorata di lui,così fragile e così bello,che rendeva forte e bella anche me.
Ero innamorata di lui che odiava sopra ogni altra cosa le bugie,e a cui continuavo a mentire imperterrita.
Mi aggrappai alle sue braccia per l’ultima volta,consapevole che se c’era qualcosa di sbagliato in questa storia,era proprio il mio amore verso di lui.
 
Ero stanca. Stanca fisicamente,ma soprattutto ero stanca mentalmente.
Avevo passato tutta la notte a piangere e quando riuscivo ad addormentarmi,incubi su incubi mi tormentavano la testa,facendomi urlare e singhiozzare.
Vedevo la pena sul viso di Andrea;ma,più di tutto,riuscivo a percepire la sua frustrazione e il suo senso di impotenza per quella situazione.
Sapevo che l’unica cosa da fare era dirgli la verità,con la speranza che lui mi comprendesse e ci mettesse una pietra sopra,ma ero consapevole che mentire ad un uomo che ama la verità più di ogni altra cosa era la cosa più sbagliata da fare.
«Serena basta..» Diafa mi tolse il frullatore di mano «Gli albumi sono diventati di marmo!»
Riportai il cervello alla realtà:ero nella mia cucina,con le coinquiline,a cercare di cucinare un dolce.
«Ma perché non ci dici cosa ti tormenta da giorni?!» Camilla indossava un grembiule da cucina rosso e il berretto da chef,era molto buffa.
Abbassai lo sguardo,forse parlarne con loro avrebbe giovato.
«Serena,ascolta..» la mia coinquilina bionda lasciò perdere la bilancia e mi si sedette di fronte «..non so cosa ci sia che ti turbi a tal punto,ma se non vuoi parlarne con noi,almeno fallo con Andrea!»
«È..è proprio questo il problema..» cominciai titubante «..ho fatto qualcosa..qualcosa che a lui sicuramente non piacerà..»il cuore mi si strinse «…e a causa della quale mi lascerà..»
«Ma non penso proprio!» Diafa corrucciò il viso «Neanche se lo tradissi potrebbe lasciarti.Ti ama tanto!»
Non risposi,interrogandomi se dire o meno alle mie coinquiline quella mia scelta snaturata.Ma il mio silenzio causò un grande fraintendimento.
«L’hai tradito?!» esclamarono le ragazze sotto schock.
«Che..?!No!» esclamai schifata. Non avrei mai inzozzato quello che rimaneva della purezza del mio amore con un tradimento.
«Ah beh..» la mia coinquilina bionda lasciò andare fuori l’aria.
«Grazie a Dio!» l’appoggiò Diafa.
«Ascolta, noi non sappiamo la ragione di questo tuo stato d’animo, e va bene così..» Camilla interruppe il mio tentativo di entrare nel discorso «..ma,almeno ad Andrea,devi dirglielo.»
«Non capite,lo distruggerà sapere quello che ho fatto.»
«Ma almeno sarà distrutto a causa della verità.» trillò Diafa sicura «Andrea ama la verità. Se tu gli dici quello che ti turba,magari potrete risolverlo insieme..»
«E poi,meglio se viene a sapere tutto da te, qualsiasi cosa sia..»
Questa frase di Camilla pose tutto sotto un’altra prospettiva:avrei potuto parlargli con il cuore in mano,spiegargli i motivi che mi avevano spinto a compiere quella scelta e magari lui avrebbe capito.
Sarei stata sincera.
«Sapete che vi dico?!» cominciai con rinnovata gioia «Avete ragione!Ne parlerò con lui e sono sicura che capirà!»
Avrei parlato con lui,e l’avrei fatto nel pomeriggio.
«Oh,finalmente!» Camilla prese la panna «Adesso possiamo aggiungerla agli albumi,prima che si smontino?»
«Ma se Serena è stata mezz’ora con le fruste in mano.» si intromise Diafa «Non si smonteranno neanche se vengono sbattuti al muro!»
 
Chiamavo da minuti ma Andrea aveva spento il telefono.
Cominciavo a preoccuparmi seriamente,flash ininterrotti dell’ultima volta in cui lui non rispondeva si susseguivano nella mia testa.
Camminavo per la stanza cercando di non farmi prendere dal panico e trovando delle motivazioni al suo silenzio.
Il campanello trillò e corsi in corridoio, aprii e mi ritrovai il mio ragazzo che mi lanciò uno sguardo di pietra prima di fiondarsi in camera mia.
Lo seguii tremante,non mi piaceva quello sguardo.
«Andrea,stai bene?» chiesi titubante.
«Tu non mi mentiresti mai,vero?» quella domanda a bruciapelo mi fece irrigidire.
«Non capisco il perché di questa domanda.» cercai di prendere tempo.
Lui si parò davanti a me,tirando fuori dalla tasca del giubbino dei fogli.«Ne sei sicura?»
Un leggero tremore si impossessò del mio corpo,mentre le lacrime che salirono ai miei occhi mi confermarono che la resa dei conti era ormai arrivata.

https://www.youtube.com/watch?v=idqdUopJazc
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Buonasera a tutte e buona Domenica! Come state?

Questo aggiornamento arriva un po'più tardi dei precedenti, ma prima rispetto all'ultimo capitolo.Per farmi perdonare,vi ho lasciato un piccolo regalo,ovvero la foto del nostro Andrea super figo.

Dunque,parlando del capitolo,sicuramente noterete che la situazione è regredita ai primi capitoli,quando Serena non riusciva a parlare con Andrea riguardo i suoi problemi;il ragazzo,dal suo punto di vista,ha capito che qualcosa attanaglia la sua fidanzata ma non riesce a capire cosa.

Penso che ormai abbiate capito che Serena,stupidamente,ha firmato il contratto.Lo avevate immaginato?

Inoltre,penso sia arrivato il momento di farvi ascoltare ufficialmente la voce che ha stregato Andrea. So che la canzone è turca,però concentratevi sulla voce e sulla melodia e vedrete che l'adorerete come me!

Ringrazio chi mi recensisce e chi mi ha aspettato per tutto questo tempo.Sono contenta di avervi ritrovato.

Un abbraccio,
S.

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Capitolo 45
*** It ends tonight. ***



Tutti noi associamo la paura a qualcosa,un suono,un profumo,un’immagine,una voce.
Per qualcuno la paura è nelle bottiglie di alcolici;per altri,invece, in una cinta di cuoio.Per altri ancora,la paura è nelle urla di una donna picchiata,o nei gemiti di un uomo a terra.
Per me la paura era negli occhi di Andrea,quegli occhi così caldi,così intensi, che in quel momento mi stavano urlando la loro delusione pregandomi di sbagliarsi.
 
«Serena,ne ho abbastanza di domande senza risposta.Quindi te lo chiederò un’ultima volta..» sospirò forte «..cosa significano questi fogli?»
Le labbra cominciarono a tremare.«Andrea,per favore..»
«Eravamo felici,no?!Cioè..» cominciò a gesticolare «..lo eravamo!Non penso di essermi sbagliato.»
«Sì..» la mia voce era tremula.
«Anche tu stavi bene con me,vero?!» annuii ancora una volta «Dal tuo sguardo,dal..dal tuo tocco sembrava andasse tutto bene.»
«Andava bene..» le lacrime salirono ai miei occhi.
«Allora io devo essere davvero stupido..» cominciò ad avanzare verso di me «..perchè non riesco a capire..»  alzò la voce «..cosa cazzo sia successo!» mi afferrò per le spalle,mentre la sua rabbia esplodeva all’improvviso.
Gemetti e cominciai a piangere;grandi lacrimoni mi scendevano lungo le guance,infrangendosi sulle mie mani che istintivamente avevo portato a coprire il volto.
In quegli ultimi mesi mi ero illusa che il ragazzo iracondo fosse sparito,senza sapere che in realtà era rimasto appena sotto la superficie.
«Che sta succedendo qua?!» Diafa e Camilla entrarono in camera,allertate dalle urla.
Andrea si girò,pronto a fronteggiarle. «È una cosa tra me e Serena.»
Camilla corse ad abbracciarmi,mentre l’altra mia coinquilina assottigliava lo sguardo.«Non permetto a nessuno di gridare in quel modo in casa mia.»
«Ti ripeto:non ti riguarda.»
«La nostra coinquilina è in lacrime e tremante,certo che ci riguarda!» intervenne Camilla con le mani appoggiate sulle mie spalle.
Lo sguardo di Andrea faceva spavento,strinse le mani a pugno nell’evidente tentativo di trattenersi,la vena sul collo che si gonfiava a dismisura;respirava con il naso e la mascella era contratta:una belva.
Se fossero state due uomini,probabilmente sarebbe stata rissa.
«Ragazze..»ingoiai le lacrime e intervenni «..va tutto bene.Non preoccupatevi.»
«Ma..»
«Per  favore..» interruppi Camilla «..abbiamo bisogno di parlare.»
Diafa guardava fisso Andrea,in attesa di una mossa sbagliata.«Siamo in cucina.» parlò dopo un’eternità «..basta che chiami.»
Lanciò uno sguardo rapido a me e uno carico di astio ad Andrea,prima di dirigersi in cucina,con una Camilla titubante nel volermi lasciare sola con lui.
Quando se ne andarono,mise le mani sui fianchi e mi guardò furioso,attendendo risposte.
Tirai su con il naso cercando di farmi forza.«Ti ho mentito. Ti ho detto delle bugie..» la voce si piegò sotto il peso delle lacrime «..sono una bugiarda.»
Lui fece un passo indietro,continuando a guardarmi in silenzio,sapevo perfettamente come si sentisse:deluso,amareggiato,preso in giro.
Mentire ad un ragazzo che odia le bugie più di qualunque altra cosa,è come chiudere un claustrofobico in ascensore.
«Andrea..» mi avvicinai cercando di afferrargli le mani,quelle mani così sensuali che il giorno prima mi avevano toccato con tanta dolcezza,ma lui si scostò bruscamente.
«Un attimo..un attimo..» continuava a gesticolare e a sfuggire al mio sguardo «..sul contratto c’è scritto che inciderai un disco da solista con la DDMN Records dopo il concorso..» strinse gli occhi come se cercasse di ricordare «..questo significherebbe senza i ragazzi,no?»
«Per favore..»
«No,no..aspetta,aspetta..devo capire..» mi interruppe di nuovo «..e c’è la firma di Morrovalle..quindi si presuppone che lui sarà il tuo agente…»
«Andrea…» provai ad avvicinarmi ma lui si scostò di nuovo,era una bastonata ogni volta che lo faceva.
«Non toccarmi…io faccio le domande e tu rispondi,ok?Con calma..» sospirò «..facciamo tutto con calma..»
Era sempre così,in ogni litigio;io che cercavo di spiegarmi e lui che non me lo permetteva.
«Il contratto ha la data di una settimana fa…quindi quando abbiamo parlato nel letto tu già avevi firmato,no?!» annuii continuando a piangere «..il fatto che mi sembrassi triste,pensierosa…quel discorso sull’incertezza del futuro..» continuava a gesticolare «..era per questo motivo?»
«Sì..»
«E poi..quel tuo pianto sconclusionato..mi hai..mi hai preso in giro..hai continuato a mentire guardandomi negli occhi,pur sapendo che mi fossi precipitato da Torino perché ero preoccupato a morte…»
«Mi dispiace tanto..» provai di nuovo a toccarlo ma si scansò per l’ennesima volta.
«..come hai potuto mentirmi in questo modo?!» sbottò di nuovo alzando la voce «Fatico a riconoscerti..»
«Andrea,se mi lasciassi spiegare..»
«Un attimo..un attimo..devo prima capire..» roteò la mano in aria «..ricominciamo dall’inizio..sì..dall’inizio..» era completamente nel pallone anche lui,faticava a crederci «..mi hai mentito anche a Ottobre,eh?! Mi stai mentendo da allora..?!»
«No!Non è così!» le lacrime mi offuscavano gli occhi.
«E allora com’è?! Eh?!» mi si avvicinò di nuovo «Parla!»
Mi strinsi di nuovo nelle spalle,quando usava quel tono mi raggelavo,ma dovevo cercare di spiegargli la situazione,dovevo liberarmi di quel peso.
«Sono stata costretta a firmare..» cominciai.
Alzò le sopracciglia,sorpreso.«Costretta?!E da chi..?!»
Tirai su con il naso e mi asciugai le lacrime.«Quando eri a Torino,ho incontrato il signor Morrovalle e con lui c’erano Tatiana e Melissa..»
«..e adesso loro che c’entrano?!» urlò di nuovo.
Tremai di paura ma dovevo continuare.« Morrovalle voleva collaborare con me come solista..»
«Dovevi rifiutare!»
La rabbia fece capolino tra tutte quelle emozioni.«Pensi che non l’abbia fatto,eh?!» mi rialzai «Mi hanno ricattata!»
Fece un passo indietro,come se fosse stato colpito da un calcio in pieno stomaco.«Ricattata?!»
«Sì..» mi avvicinai di nuovo «..al mio rifiuto di lavorare con loro senza i ragazzi,Melissa mi fece vedere delle analisi..analisi mediche..» ricominciai a piangere «..e Tatiana mi disse che se non avessi accettato sarebbero finite direttamente in tribunale..»
«Stai mettendo a dura prova la mia stabilità mentale..seriamente..» cominciò a passeggiare per la stanza «..impazzisco sul serio stavolta!» ritornò davanti a me «..cosa dicevano queste analisi?»
Esitai,lo sguardo fisso sul pavimento mentre nella mia testa cercavo le parole più adatte.
«Serena..cosa dicevano queste analisi..hm?»
Guardai in quegli occhi sgranati.«..parlavano di uno..di uno stupro..» la voce si ridusse ad un sussurro «...Melissa mi ha detto che una volta l’hai stuprata da ubriaco.»
Andrea si paralizzò sul posto,completamente senza parole,se non fosse stato per la sua pelle ambrata ed il suo respiro affettato,avrei pensato che fosse una statua.
«Sento che sto per vomitare..» si risvegliò dallo stato catatonico in cui sembrava essere caduto «..quindi se non avessi firmato,queste presunte analisi sarebbero finite in tribunale.È così,Serena?»
«Sì.Volevo dirtelo ma non sapevo come fare…»
«..e tu anziché venirne a parlare con me,hai preferito credere a una bugia ed accettare un ricatto fatto da persone infami che godono nel fare del male,eh?!» aveva ricominciato a urlare «..tu hai creduto davvero che io potessi mai aver stuprato Melissa?!»
«No!Ti giuro che non le ho mai creduto!» gli afferrai di nuovo le mani,questa volta non si scostò «..te lo giuro!» continuava a fissarmi in silenzio «..mai una volta ho dubitato di te!»
Si scansò da me e si pizzicò l’attaccatura del naso alle sopracciglia.«Tutti gli altri lo sapevano?! I ragazzi..le tue coinquiline…» continuava a sbracciare «..mi avete nascosto tutti la verità?!»
«No,nessuno di loro sa quello che è successo..»
«Quindi stai prendendo tutti bellamente per il culo?!» sorrise amaramente «Brava!Molto brava!Complimentoni…» il sorriso gli sparì dal volto «..ma che razza di persona sei tu,eh?!»
Chinai la testa completamente devastata da quelle parole.«Ho dovuto farlo,per proteggere te.»
«Io non ho bisogno della tua protezione!» mi scuotette di nuovo per le spalle,continuando a urlare.
Il tremore ritornò,facendomi mancare il respiro,continuavo a tenere gli occhi chiusi per non guardare il suo bellissimo viso trasfigurato dalla rabbia.
«Andrea..ti prego…» tremavo e piangevo,mentre sentivo le sue mani che stringevano le mie spalle.
Lui mi lasciò all’improvviso,quel vuoto istantaneo mi portò ad aprire gli occhi. Lo trovai a fissarmi,lo sguardo reso lucido dalle lacrime trattenute.
«Non ti riconosco più. È come se davanti avessi un’altra persona..» mi sussurrò prima di fiondarsi verso la porta,veloce come il vento.
 
«Sei una stupida!Una grandissima stupida!» Sofia camminava davanti e indietro per il nostro soggiorno.
Avevo provato a correre dietro al mio ragazzo ma ero stata bloccata dalle coinquiline,che nel frattempo avevano chiamato anche le mie amiche,che mi avevano costretto a dire la tutta la verità.
Ormai il vaso di Pandora era stato scoperchiato.
Io piangevo a singhiozzi,mentre Camilla mi accarezzava i capelli con fare materno. Diafa era seduta in poltrona,le mani giunte davanti al viso e gli occhi sgranati.
«Ragazze,possiamo calmarci?!» Elisa era in piedi davanti a Sofia,cercando di farla ragionare.
«Calmarci?!» la mia amica era una furia «Hai idea del casino che ha combinato!?»
Tirai su con il naso.«Che cosa avrei dovuto fare?!» la mia voce era distorta dalle lacrime «Dovevo salvare Andrea!»
«Avresti potuto dircelo!» sbraitò l’altra «Avresti potuto andare dalla polizia a denunciare tutto!Avresti potuto fare qualsiasi altra cosa ma non firmare!»
Mi feci piccola piccola,ero completamente incapace di reagire.
«Sofia,per favore..» la interruppe Diafa «..non c’è bisogno di sbraitare in questo modo.»
«Ah certo..»il tono della mia amica era affilato «Per te è facile parlare,non sei fidanzata con nessuno dei ragazzi coinvolti.»
«Come cazzo ti permetti?!» Diafa scattò in piedi «Come cazzo ti permetti di dire una cosa del genere,eh?! Pensi che per il fatto che non stia con nessuno di loro sia meno autorizzata a starci male?!» si battè il petto «Per te loro sono i tuoi amici,per me invece sono la mia famiglia..» deglutì «..tutti loro sono la mia famiglia!L’unico legame stretto che ho qui tolta mia madre!»
A quelle parole nascosi il viso tra le mani,piangendo ancora più forte.«Che cosa ho combinato!»
«Ragazze..» la mia amica dagli occhi miele si intromise tra loro «..per favore,non litigate anche voi.»
«Sono costretta a scegliere tra voi e Joan!»
«Mi meraviglio di come una persona con la tua sensibilità possa fare un discorso del genere,Sofia!» anche la mia coinquilina bionda le diede contro «Siamo tutti nella stessa situazione.»
«Camilla…» singhiozzai.
Sofia scosse la testa.«Una gran bella situazione di merda!» esordì prima di andarsene sbattendo la porta.
«È un incubo!Un dannato incubo!» mormorò Elisa,gli occhi sgranati,mentre per l’ennesima volta rifiutava la chiamata a Victor.
In realtà Sofia aveva detto qualcosa di giusto:tutte loro avrebbero dovuto scegliere tra me o i rispettivi fidanzati e amici,nel caso di Diafa.
Per salvare il mio ragazzo,avevo distrutto il nostro gruppo, e non potevo costringere le altre a mantenere quel segreto per tutelarmi.
E,comunque,Andrea perseguiva la verità con tutte le sue forze,quindi sarebbe stata questione di tempo prima che informasse gli altri. E sarebbe stato anche peggio.
«Devo parlare con Andrea,assolutamente…» sussurrai.
Il campanello suonò ed Elisa andrò ad aprire,Daniele entrò in casa tutto trafelato facendo sbiancare le altre istantaneamente.
«Ah,Serena…» il tono era preoccupato «..ma che cosa è successo?!»
Non avevo il coraggio di guardarlo.«Lo sai..»
«In realtà no…» il mio amico mise le mani sui fianchi «..non so niente..»
«Sul serio?!» gli chiese Elisa.
«Sì,è così!» annuì il biondo «..Andrea poco fa è tornato a casa e ha cominciato a sfasciare tutto..» si strinse nelle spalle «..e l’ultima volta che l’ha fatto è stato prima di mettervi insieme,quando non riusciva a capire il tuo comportamento..»
Andrea aveva mantenuto il segreto,mi aveva protetto per l’ennesima volta. Forse potevamo risolvere la situazione insieme.
«Devo andare da lui,subito!»
 
Casa sua era immersa nel silenzio.Notai immediatamente i cocci dei vasi sul pavimento e le sedie capovolte,sembrava essersi abbattuto un tornado.
Lo trovai seduto sul letto in camera sua,i gomiti appoggiati alle ginocchia e lo sguardo basso.
«Andrea…» deglutii quando puntò i suoi occhi nei miei «..Andrea,mi dispiace..»
Mi gettai ai suoi piedi,aggrappandomi alle sue gambe come un mendicante e ricominciai a piangere.
«Sai perché ti regalavo sempre margherite?» cominciò piano « Perché sono il fiore delicato della purezza e dell'innocenza, della semplicità e dell’amore fedele…» deglutì chiudendo gli occhi «..quelle che vedevo in te.»
«Io non ti ho mai tradito.»
Aprì gli occhi e vi trovai il fuoco.Mi ghermì il viso e mi costrinse ad alzarmi.«L’hai fatto nel momento in cui hai consegnato la tua voce nelle sporche mani di quel depravato!» mi sbraitava a due centimetri dal viso «Quello era il nostro legame!»
Cercai di articolare qualcosa ma non riuscivo a parlare;la mia voce,che lui tanto amava,non usciva.
«Io mi sono innamorato della tua voce,prima che di te!»
Cominciai a sudare freddo,con il corpo scosso da brividi di caldo,il cuore galoppava in preda ad una tachicardia mai avuta prima d’ora.Mi sentivo soffocare,il petto mi doleva come se una spada si fosse conficcata all’interno,avevo le vertigini.
Mi lasciò il viso e mi diede le spalle.«Vai via,o ti sconvolgerò ancor più di quanto non abbia già fatto.» continuava a non guardarmi «È finita.»
Ritornai in me per cercare di salvare la nostra relazione.«Andrea,ho bisogno di te..»
Si girò con lo sguardo gelido,un ghigno malefico a inorridirgli il viso.«Smettila di renderti ridicola e vattene.»

https://www.youtube.com/watch?v=ctYJtfB7C0Y&list=RDctYJtfB7C0Y&index=1
 
L’ultimo frammento di cuore cadde dal petto a quelle parole.
L’unica cosa che riuscii a fare in quel momento fu dirigermi verso la macchina dove le ragazze mi aspettavano,mentre una sensazione simile alla morte mi schiacciava sul pavimento.

Non percorrerò più la tua stessa strada
Ci sono trappole sulla strada che cammina con te

Come da copione,lui non mi aveva ascoltata,non mi aveva nemmeno dato modo di parlare. Mi aveva vomitato addosso quelle parole orribili e mi aveva lasciata. Si era trincerato nelle sue opinioni senza darmi modo di spiegare il perché della mia scelta.

Non toccherò mai più la tua pelle

Io lo capivo.Capivo lui e il suo dolore. Lo avevo intravisto nello sguardo apparentemente duro e nel ghigno che era comparso all’improvviso.Stava soffrendo come un leone ferito per quella mia firma. Un leone che per difendersi,aveva attaccato per primo.
In salone incontrai Daniele ma lo superai senza guardarlo.

Hai muri davanti alla tua pelle
Ho colpito quei muri, ho i calli
Ho pianto muschio piangendo e piangendo

Come potevo pretendere che lui mi perdonasse,quando io stessa non riuscivo a farlo?!Eppure scioccamente pensavo che il nostro forte sentimento sarebbe bastato a spazzare via tutto il male che avevo causato.
Io lo amavo così tanto,lo amavo al punto da gettare tutto all’aria per lui,per la sua felicità.Ero stata disposta a tradire le persone che più amavo in questa vita pur di vederlo libero,lui che era nato con la libertà nelle vene.
Perché questo non bastava?
Dov’era finito il nostro amore adesso?
«Serena..» la voce di Victor mi arrivava lontana e distorta,ormai ero in un’altra dimensione.
Camminavo a rallentatore verso qualcosa di sconosciuto.
Stavo forse morendo?Doveva essere senz’altro così,il mio corpo stava lasciando andare la vita.

Stiamo affondando come se prendessimo un respiro profondo, il nostro fardello è pesante

Lo sguardo grigio di Mercorelli comparve all’improvviso nella mia visuale.Superai anche lui senza parlare.
La mente riviveva quegli occhi scuri delusi e amareggiati,le mani che afferravano le mie spalle tremanti e la sua voce dura. Queste scene facevano più male dell’abbandono in sé.
Avvertivo ancora l’istinto di tornare indietro e pregarlo di perdonarmi,o anche solo di ascoltare le mie motivazioni,volevo raccontargli come fossero andate le cose davvero.
Volevo spiegargli quanto fossi fragile ed esposta senza di lui;e volevo fargli capire come quelle persone orribili si erano approfittate di me e della mia vulnerabilità,portandomi ad una scelta che mai e poi avrei voluto fare,ma che avrei rifatto mille e mille volte.

Devi morire per dire una nuova parola?

Non mi avrebbe più guardato con amore,non mi avrebbe più accarezzato i capelli con delicatezza.Non mi avrebbe più baciata,non mi sarei mai più persa nel suo grande petto e nelle sue spalle ampie,godendomi la contrazione dei suoi muscoli nell’abbracciarmi.
Non avrei più rivisto il suo sorriso che mi riempiva di luce l’anima.La stessa anima che adesso era distrutta,umiliata e dolorante;squarciata da un dolore così acuto da uccidermi.
Le ragazze scesero dalla macchina quando mi videro in quello stato.
Non avrei più riavuto il mio Silver.
Il nostro legame si era rotto.

Dai, metti la mano sotto la pietra
Per dispetto, fai urlare l'amore

Mi accasciai a terra,nello stesso momento in cui Joan mi avvolgeva in uno dei suoi abbracci.
Era finita.Adesso era davvero finita.

______________________________
Buonasera a tutte!

Inizio con il dire che questo capitolo è stato scritto tutto oggi pomeriggio,quindi chiedo venia già da adesso per qualche errore che potrebbe essermi sfuggito al controllo;anzi,non esitate a dirmelo!

A proposito del capitolo,due parole:CHE BORDELLO!
Eh sì,diciamo che Andrea scopre quello che Serena ha fatto e non la prende benissimo. Proprio per questo,ho inserito nei dialoghi i puntini di sospensione per farvi capire quanto lui sia confuso,arrabbiato e amareggiato. Infatti balbetta,ripete le parole,non è più il superfigo a cui siamo abituati,questo perchè è crollata la sua unica certezza.
Serena invece cerca di spiegarsi con tutte le sue forze ma è intimorita dalla furia del suo ragazzo al punto da avere quasi un attacco di panico.
Non so se avete notato il modo cattivo in cui lui le parla,mai usato prima d'ora,non è lui a parlare,ma la rabbia che prova.

Adesso una curiosità:dei personaggi secondari,ne avete uno che vi piaccia particolarmente?! Ovviamente avendogli creati io,non ho un preferito;ma se dovessi scegliere,delle ragazze mi piace tanto Camilla,anche se come carattere sono più vicina a Diafa.
Dei ragazzi,invece,mi piace Victor,e adoro muovere Mercorelli.
Vi faccio questa domanda adesso perchè penso che a questo punto,vi sarete fatti un'idea generale.

Per quanto riguarda la canzone all'interno,le parti in corsivo sono le parti tradotte. Poichè è turca,ho preferito inserire la traduzione all'interno in modo da rendere la lettura più scorrevole.

Due parole su questa nuova situazione e poi giuro che vi lascio andare:NON MOLLATE MAI E NON PERDETE MAI LA SPERANZA.ANDIAMO AVANTI E ASPETTIAMO IL GIORNO IN CUI POTREMMO PARLARE DI TUTTO QUESTO AL PASSATO.FORZA!
PER QUANTO POSSA SEMBRARE DIFFICILE,CE LA FAREMO,IO NE SONO SICURA!
E,OVVIAMENTE,FATE ATTENZIONE E SEGUITE LE REGOLE BASI.

Bene,vi ho detto ptoprio tutto,credo!

Spero di leggervi.
Vi abbraccio forte forte forte.
S.

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Capitolo 46
*** Il vaso di Pandora ***



Tra la ragione e il giusto c’è un confine abbastanza netto e riconoscibile.
Io avevo ragione.Lui aveva ragione.Le mie amiche e i ragazzi avevano ragione.
Ma chi di noi era nel giusto?
Ognuno con le nostre logiche,ognuno con le nostre motivazioni,ognuno con i nostri motivi per aver fatto quello che abbiamo fatto.
Ognuno di noi.
Forse tutti,forse nessuno.
Sapete,se c’è qualcosa che tutta quella situazione mi ha insegnato,è che si possono avere tutte le ragioni dalla propria parte,ma comportarsi in maniera totalmente sbagliata.
Oppure si può essere nel torto più marcio ma  avere un atteggiamento talmente giusto da essere affrancato da ogni cosa.
E allora,in una notte perfetta per innamorarsi,mi viene da pensare che il confine tra giusto e ragione non sia poi così netto.
 
Mi specchiai nel bagno dell’università,una ragazza pallida,con il viso scavato dal tormento e gli occhi ambra spenti mi stava guardando afflitta.
Erano passati quindici giorni da quel giorno;avevo provato più volte a parlargli ma lui non mi aveva ascoltata.
Se precedentemente mi aveva trattata come un’estranea,adesso si comportava come se non esistessi.
Le ragazze mi avevano convinta a non andare più in facoltà ma a presentarmi direttamente il giorno del suo esame per dimostrargli che non stavo buttando tutto all’aria;anche perché ormai ci eravamo lasciati,quindi ci sarebbe stato sicuramente lui.
In tutto questo,le mie amiche stavano ancora mantenendo il mio segreto per cercare di proteggermi.Sofia pur di non prendere una decisione aveva accettato di partecipare ad un corso di apicultrice in Umbria.
I ragazzi avevano capito che qualcosa non andava,ma le loro innumerevoli domande non ebbero risposta.
Eravamo in bilico su un grande tronco che dondolava e presto ci saremmo ritrovati tutti a terra.
 
Entrai in classe stringendomi ancora di più l’elastico della tuta,ero dimagrita visibilmente,ormai cominciava ad andarmi tutto largo.
Alzai lo sguardo e fui sorpresa nel vedere un uomo pelato ed il naso adunco seduto alla scrivania,l’uomo giocherellava con una penna nera e fissava lo schermo del pc.
«Buongiorno..» mormorai sedendomi.
L’uomo alzò lo sguardo.«Buongiorno,signorina..?!»
«Serena Monteforti.»
«Ah..» il professore prese un foglio e mise una spunta «Aspettiamo gli altri due iscritti e possiamo cominciare l’esame.»
Ero interdetta.«Come..!?»
«Il professor Ricci ha avuto da fare;per cui lo sostituisco io.Sono il professor Pambianchi.»
Il cuore sprofondò nel petto.Quando eravamo una coppia Andrea mi aveva detto che all’esame non ci sarebbe stato lui perché intaccava i suoi principi e la sua morale,ma pensavo che avesse cambiato idea,dal momento che mi aveva lasciata.
Non meritavo neanche questo?
«Signorina Monteforti,si sente bene?» lo sguardo del professore era preoccupato.
«No.Cioè…» cercai di regolarizzare il respiro «..potrei uscire a prendere un po’d’aria?»
«Certo!Rientri quando si sentirà meglio.»
 
Fuori mi accesi una sigaretta,inebriandomi di quel veleno che riempiva i miei polmoni.
Era proprio vero che i gesti a volte feriscono più delle parole. E lui mi aveva ferita in tutti i modi possibili.
Era passato poco tempo da quando aveva scoperto di Morrovalle,anche se a me sembrava un anno in cui vivevo nella costante delusione verso me stessa.
Avevo sperato con tutte le mie forze che lui alla fine avesse riflettuto a mente lucida e avesse capito le mie ragioni,l’avevo lasciato in pace proprio per questo;invece avevo ricevuto solo sguardi freddi e accusatori.
Ogni volta che ci incontravamo anche per caso,il suo corpo e il suo atteggiamento dimostravano tutto il suo distacco nel tentativo di dominare i propri nervi e le proprie azioni,tentativo mal riuscito dal momento che la sua anima mi prendeva e mi sbatteva al muro tutte le volte.
Io lo sentivo.
Ma allora perché non aveva raccontato niente ai ragazzi?! Perché,lui che amava così tanto la verità e la chiarezza,mentiva sulle ragioni della nostra rottura?
Strinsi la mano in un pugno così stretto e che le unghie si conficcarono nella carne,doveva rispondere del suo comportamento come stavo facendo io.
Mi fiondai in direzione delle scale,cercando l’ennesimo confronto che mi avrebbe lacerato.
 
Bussai ed entrai senza aspettare il permesso.Lo trovai seduto alla sua scrivania,davanti al computer e con le pietre che sfregavano tra di loro.
Piantai i palmi delle mani sul tavolo.«Non merito neanche di stare nella stessa tua aula?!» cominciai aggredendolo di parole.
Lui aveva lo sguardo fisso sul computer,il silenzio rotto solo dal click ritmico di quel piccolo topo.
Continuai imperterrita.«Perché non sei venuto tu all’esame?» continuava a sfregare le pietre tra loro «Me lo dici?»
Lui mi diede le spalle,si diede una spinta con la sedia e afferrò una cartellina azzurra dalla biblioteca al muro,cominciando a sfogliarla.
Misi le mani sui fianchi.«Almeno mi guardi?»
Continuava nel suo mutismo ostinato,finchè in preda a uno scatto di rabbia con entrambe le mani presi un tomo che non era per niente leggero e lo lanciai contro il muro alle sue spalle.«Ho detto guardami!»
Alzò gli occhi dalla cartellina e li puntò sul mio viso. Fu come se la vita che mi aveva abbandonato fino a quel momento tornò di nuovo nel mio corpo.
«Finalmente ho la tua attenzione.»
Si svaccò sulla sedia,allargando le gambe e appoggiando i gomiti sui braccioli,deglutì ma continuava a non parlare.
Il mio sguardo si trovò involontariamente a percorrere il suo corpo tonico,i muscoli compatti sotto il maglioncino nero strappato strategicamente lungo il petto ampio,le collane dondolavano a ritmo del suo respiro. I capelli tirati indietro nella sua mezza coda e la barba in ordine.
Sentii il cuore pompare più velocemente e le gambe farsi molli per il desiderio improvviso che si era impadronito del mio corpo,mentre pensavo all’ultima volta che lo avevamo fatto sulla sua scrivania.
«Non..» mi schiarii la voce «..perchè non mi parli?!Non puoi fare finta che io non esista.»
Avevo sempre odiato i suoi silenzi. Ogni volta che qualcosa non andava,la prima cosa che faceva era mettere un muro invalicabile tra di noi. Inizialmente avevo pensato che fosse perché non gli importasse di discutere;era stato lui poi a confidarmi che in realtà lo faceva per tenere a freno il suo impeto.
Si barricava dietro questo muro per evitare di farmi del male verbale. Forse era così anche in questo momento.
Raccolsi tutta la forza della mia disperazione e gli parlai apertamente per l’ennesima volta.«Ascoltami..» la voce si incrinò «..io…lo so che ho sbagliato a firmare quel contratto,ma è stata una scelta sconsiderata dovuta alla paura che avevo di perderti per sempre..» sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi «..e lo sai anche tu!»
Sorrise debolmente e spostò lo sguardo verso un punto alle mie spalle.
Quel debole sorriso mi diede coraggio.«Il sentimento che ti lega a me è ancora molto forte,lo dimostra il fatto che non riesci a guardarmi,non riesci a parlarmi..non hai detto nulla neanche ai ragazzi..mi stai proteggendo come al solito.»
Riportò lo sguardo su di me e si alzò dalla sedia,camminando lentamente verso la mia direzione.Istintivamente arretrai e mi trovai con le spalle al muro.
Era così vicino che il suo respiro si infrangeva sul mio viso.«Cosa..cosa stai facendo?» non ero più abituata ad averlo a quella distanza.Aveva ancora in mano le sue pietre il cui sfregamento mi attraversava tutto il corpo.
Il respiro accelerò senza che io potessi fare nulla per fermarlo. Lui continuava a fissarmi con quello sguardo così intenso che mi spogliava e accarezzava ovunque,come tante volte avevano fatto le sue bellissime mani.
Cominciai a sudare,le guance si tinsero di rosso e schiusi le labbra,desiderando quel bacio e quell’uomo sopra ogni altra cosa.
«Non ti guardo perché in te ormai vedo solo una ragazza come tutte le altre.Tu per me sei una ragazza qualsiasi di una provincia qualsiasi.» quelle parole mi si strinsero in gola «Ho preferito non esserci io all’esame perché ti avrei fatto domande talmente difficili che ti avrebbero portato a una bocciatura sicura. E non puoi permettertelo dal momento che sei indietro con il tuo piano di studi..»
Tutto il desiderio passò istantaneamente.«Come..?!»
«Per quanto riguarda i ragazzi,invece,non ho detto nulla perché sto aspettando che lo faccia tu,prendendoti la respondabilità della tua scelta..» il suo sguardo era diventato nero «..e,comunque,fossi in te non tirerei troppo la corda.»
Mi aveva parlato con occhi di ghiaccio,usando parole di ghiaccio che mi avevano lasciato ancora di più di ghiaccio.
Non una volta la sua voce si era incrinata,non una volta il suo sguardo si era abbassato. Mi sentivo come se una frusta di cuoio e chiodi mi avesse colpito il cuore.
«Non…» una lacrima sfuggì al mio controllo «..non puoi parlare sul serio. Fino a qualche giorno fa mi decantavi amore…»
Andrea seguì con gli occhi il percorso della mia lacrima lungo la guancia,aspettando che si schiantasse al suolo.«Non provo più niente per te.È finito tutto.Le tue bugie hanno cancellato tutto.»
«Sei un bugiardo!» lo accusai.
Scosse le spalle con noncuranza.«Pensala come vuoi,ormai non mi interessa più..»
Non era giusto.Io non meritavo questo trattamento.
La mia mano si alzò,pronta a colpirlo,ma lui fu più veloce e la bloccò.«Ah ah..» mi stringeva così forte da farmi male «..mi hai già colpito una volta..» mi lasciò «..fallo di nuovo e ti denuncio per oltraggio a pubblico ufficiale. Perché io..» calcò il pronome «..da adesso in poi sarò solo il tuo professore.»
Era diventato un mostro.Mi rifiutavo di credere che la persona che avessi davanti fosse stato il mio ragazzo fino a qualche giorno prima.
Le lacrime cominciarono a scorrere.«Io ti odio!»  mi diressi come una furia fuori dal suo ufficio,e fuori dalla sua vita.
 
«Bene…» Diafa chiuse il manuale di Diritto Privato II «..aperitivo?!»
«Hmmm,ci sto…però al volo perché dopo ho kick boxing
«Alla fine cominci oggi Eli?» le chiese Camilla.Aveva finito prima in laboratorio e ci aveva raggiunto.
«Bevete anche da parte mia.» mi intromisi nella conversazione «Io preferisco andare a casa,farmi una doccia e mettermi a letto.»
«Oh,tesoro…» Camilla mi prese le mani «..non puoi continuare così.»
Sospirai e appoggiai la fronte sulle braccia incrociate sul tavolo.Non avevo dato l’esame,ero troppo sconvolta per cercare anche solo di articolare una frase.
«Serena devi reagire.» Elisa mi si accucciò accanto «Più hai questo comportamento,più lo perdi.»
«L’ho già perso,Eli..» la mia voce si incrinò «..l’ho perso nel momento in cui ho accettato quel dannato incrontro al Clemy’s
La mia amica dagli occhi miele mi accarezzava la spalla.«Dagli un altro po’di tempo,lui ti ama tanto. Vedrai che tornerà sui suoi passi.»
«Tu non c’eri nel suo ufficio,mi ha detto cose terribili!»
«Era dovuto alla rabbia momentanea.Fidati di me..»
Ebbi l’istinto di dirle che lei era l’ultima persona che poteva capirci qualcosa,come dimostrava il suo triangolo dell’anno precedente,e la Serena pre Andrea l’avrebbe sicuramente fatto;ma la Serena post Andrea aveva capito che non sarebbe servito a niente sputare veleno su una persona che non c’entrava niente.
Elisa cercava solo di aiutarmi.
«Dai,forza!» ci spronò Diafa «Spritz al volo e poi tutte a casa..» mi puntò l’indice «..non accetto risposte negative.»
 
Le ragazze erano andate a prendere la macchina mentre io sistemavo i libri.Una penna scivolò sul pavimento e mi chinai per raccoglierla,ma un giramento di testa improvviso mi fece perdere l’equilibrio.
Chiusi gli occhi e mi preparai a toccare il pavimento freddo,ma qualcuno mi afferrò,impedendomi di cadere.
Un forte profumo maschile mi stordì le narici,mentre mi aggrappavo al cardigan del mio salvatore.
Aprii gli occhi e mi scontrai con quelli neri di Stefano.«Tutto bene?»
«Sì..io…» cercai di rimettermi in piedi, ma lui mi stringeva la vita «..grazie!»
Lui lanciò uno sguardo oltre la mia spalla.«Oh,non mi devi ringraziare,trovavi sempre scuse per stare tra le mie braccia.» spostò lo sguardo su di me «Puoi ammetterlo che anche adesso è così!»
«Che cosa stai dicendo?!» farfugliai un po’sorpresa.
Sentivo un dolore lancinante alla schiena,come se qualcuno avesse sfondato la gabbia toracica con un pugno e mi avesse stretto il cuore.
Mi girai appena in tempo nel  vedere il cappotto di Andrea volatilizzarsi su per le scale.Aveva visto tutto.
«Sei un bastardo!»
Spinsi via il ragazzo e mi diressi all’inseguimento del mio ormai ex fidanzato per spiegargli come davvero fossero andate le cose,ma vidi solamente il grande suv nero sfrecciare imbestialito.
La mia schizofrenia esplose:mi gettai sul mio ex,che nel frattempo mi aveva seguito fuori,aggredendolo alla cieca e sfogando tutta la mia rabbia. Riuscii a colpirlo con numerosi schiaffi sulle guance,lui tentava di parare i colpi ma avevo trovato un’agilità non indifferente in tutto quel dolore.
Elisa mi prese per le spalle,trattenendomi a stento. «Ma che sta succedendo?!»
Io continuavo a insultare Stefano e a sbracciare,finchè la morsa della mia amica non si fece più forte. «Serena,basta!»
«Che cosa è successo?!» Camilla aveva gli occhioni ghiaccio sgranati.
«Lui..lui ha creato un fraintendimento..Andrea..» piangevo a dirotto cercando di farmi capire «..Andrea mi odia..»
Il mio ex si rialzò da terra,tenendosi la guancia con una mano.«Tu sei pazza.»scosse la testa «Sei completamente pazza.» mi accusò allontanandosi.
 
Quella giornata infernale sembrava non avere fine.Avevo ricevuto un messaggio lapidario di Joan in cui mi diceva di vederci da Daniele.
Il messaggio conteneva poche e dirette parole,non un’emoticon,non una parola d’affetto. Mi sentivo oppressa da un senso di afflizione da quando avevo aperto il testo:non era da lui parlarmi in quel modo.
Il mio istinto mi diceva che era appena cominciato l’ultimo atto di tutta quella mia grande menzogna.
La porta era già aperta e quindi entrai.«Ciao?!»
«Siamo in soggiorno,Serena.» la voce di Daniele era fredda.
Attraversai il corridoio impregnato da un’aria cupa ed entrai nel grande salone;c’erano tutti i ragazzi,incluso Andrea.
Lui era appoggiato al muro con le braccia incrociate e mi fissava serio.Victor mi dava le spalle mentre si versava da bere,potevo vedere la sua mascella contratta. Daniele era seduto sul divano,i gomiti appoggiati alle cosce e le mani incrociate davanti al viso;Joan,seduto sul bracciolo della stessa poltrona, mi guardava con lo sguardo accusatorio.
Capii tutto nel momento in cui il mio sguardo si fissò su Mercorelli che a sua volta fissava dei fogli sul tavolino basso con le mani tra i capelli e lo sguardo vitreo.
Incontrai lo sguardo indifferente di Andrea:lui aveva parlato ai ragazzi.
«Bene…» si staccò dal muro e si diresse verso l’uscita «..ho fatto quello che dovevo. Da adesso in poi è un problema vostro.»
Quando mi passò accanto,non ebbi la forza di guardarlo.
«Ragazzi,posso spiegarvi..» cominciai titubante.
«Lascia perdere.» mi interruppe Joan«Andrea ci ha detto tutto.»
Cominciai a torturarmi le mani con aria sempre più colpevole.
«Giusto una domanda…» Victor mi puntò addosso i suoi occhi azzurri «..perchè?»  aprii la bocca per dire qualcosa,ma lui mi interruppe «A prescindere da Andrea;intendo,perché non ci hai detto nulla?»
Quella domanda l’avevo posta a me stessa molte volte.«Io..» scossi le spalle «..ero completamente in crisi.Non sapevo cosa fare.»
Mercorelli alzò lo sguardo trasparente.«Tu eri in crisi..» la voce era afona «..e non hai minimamente pensato di avvisarci,eh!» con quell’ultima frase andò in escandescenza «Cosa cazzo credevi?!» continuava a urlare «Non ti avremmo aiutato,al contrario delle altre volte!?»
Incassai la testa nelle spalle;il mio amico era sempre allegro,lui era una di quelle persone perennemente positive,solari e con un modo di fare tale da ricordare una simpatica macchietta dei cartoni animati.
Lui non vedeva mai il bicchiere mezzo vuoto,non vedeva mai il cielo grigio e le brutture della vita. Era molto ansioso,è vero,e spesso i suoi attacchi d’ansia erano difficili da gestire,ma era dotato di una personalità così bella che alla fine ci si passava sopra.
Era stato lui che più di ogni altro aveva creduto nei BLJ come qualcosa con cui riscattarsi, e io avevo distrutto quel sogno.
«Ragazzi,possiamo  trovare una soluzione insieme…»
Dopo quello scatto, il mio amico si risedette di nuovo sul tappetto,le mani tra i capelli e lo sguardo completamente perso tra i frammenti della sua ambizione.
«Adesso vuoi trovare una soluzione,eh Serena?» Daniele manteneva il tono di voce calmo,ma era deluso dal mio atteggiamento.
«Dovevi pensarci prima di firmare.»lo spalleggiò Victor.
Dopo la sfuriata di Mercorelli,nessuno di noi adesso stava urlando,nessuno di noi lanciava improperi e maledizioni;ognuno di noi parlava in maniera pacata e senza scomporsi minimamente;eppure le nostre parole urlavano a gran voce tutta la nostra amarezza.
«Mi dispiace.» riuscii a mormorare.
«Lo sai quello che ci fa più rabbia?!» fu Joan a parlare «Ogni volta,ogni santissima volta in cui tu avevi qualche problema,noi eravamo lì a proteggerti e a tutelarti.» gli occhi neri del mio amico divennero lucidi «Siamo stati sempre dietro di te per risolvere tutti i tuoi guai, e credimi che ultimamente ne hai avuti un bel po’.»
«Joan,per favore non dire così.» cominciai a piangere.
Lui alzò la mano.«Fammi finire,chica..» deglutì «..ti avremmo aiutato anche in questo caso,come sempre.»
«Ma tu hai preferito voltarci le spalle e andartene..» fu Victor a terminare la frase.
Ero in piedi in mezzo alla sala di quella che ormai consideravo casa mia,mentre il soffitto si abbassava lentamente.
Ormai non aveva neanche senso parlarne,loro non capivano,e non lo avrebbero mai fatto.
Volevo solo sistemare le cose con tutti gli altri e lasciarmi tutta questa situazione alle spalle. «Cosa posso fare per rimediare?»
«Tanto a cosa serve?!» cominciò Mercorelli «Comunque ormai hai firmato.A prescindere da come andrà il concorso, non sarai dei nostri.»
«Posso trovare una soluzione a tutto.»
«La soluzione c’è ed è solo una:rinunciare.»
Guardammo tutti Mercorelli con gli occhi sgranati,era impossibile che proprio lui avesse detto quella frase.
«Come..?!»
«Avete altre soluzioni!?Avanti!Sono curioso di ascoltarle.» si alzò e incrociò le braccia in attesa.
Il quel momento Mercorelli,il nostro amato Mercorelli,quello dagli atteggiamenti comici e il sorriso buffo,quello dalla personalità frizzantina era sparito,risucchiato negli abissi del suo alter ego.
Lui annuì piano al nostro silenzio.«Già.Non abbiamo alternativa.» prese i fogli e me li lanciò addosso «Non ne abbiamo!» mi urlò contro.
Potevo sopportare la rabbia di Andrea,potevo farmi carico di quel fardello tutte le volte che sarebbe stato necessario,ma non potevo sopportare anche l’ira del mio amico,era troppo.
Mi si avvicinò a una spanna dal viso.«Sei una stronza egoista!Hai sempre e solo pensato a te già da quando ci hai lasciato in tronco e sei partita per Londra!»
«Calma,Merco!» Victor,il suo fratellone,cercò di blandirlo posandogli una mano sulla spalla.
«Sono stanco di stare calmo!» lui continuò a sbraitare «Sono stanco di essere sempre quello che non deve mai lamentarsi!Sono stanco di essere quello che deve sempre essere allegro e gioioso!Sono stanco di vedere ogni fottutissima cosa in cui credo sbriciolarsi!Sono stanco!» due lacrime scesero sui suoi zigomi alti «Per me questo non era un capriccio..» si battè il petto «..era un sogno!»
Piansi anche io con lui,ormai non potevo fare altro.
«Vaffanculo,Serena!» continuò a urlarmi addosso «Vaffanculo!»
Nel dirigersi all’esterno mi urtò con la spalla,ma non ci fece caso o non volle farci caso.
Portai due mani al viso,cercando di reprimere i singhiozzi che ormai mi sopraffacevano.
«Complimenti.» alzai gli occhi verso Victor «Spero che adesso sarai contenta.»
Mi lanciò un ultimo sguardo che mi trapassò il corpo e anche lui seguì il suo amico fuori.
«Daniele…Joan..» ormai riponevo la mia ultima speranza in loro.
«Cosa,Serena?!» Daniele scrollò le spalle «Cosa mai dovremmo fare,adesso?!»
«Beh..non lo so..possiamo pensare a qualcosa..»
Il mio amico biondo si avvicinò.«Ormai è non c’è più niente da fare. Che ti serva da lezione.» mostrò in quel momento tutto la maturità dei suoi trent’anni:benchè fosse deluso e triste,si limitò a darmi un consiglio quasi paterno e andò via anche lui.
«Joan..» mi diressi verso il mio amico chiamandolo con voce strozzata «Per favore,non lasciarmi anche tu.»
L’altro si limitò ad alzare le mani sopra la testa.«Mi dispiace,ma adesso non riesco nemmeno a guardarti in faccia..» deglutii un fiotto di saliva con la desolazione nello sguardo «..magari con il tempo,sì.»
«Per favore…» lo implorai «…non sono disposta a perdere anche te.»
Se per Mercorelli la mia firma aveva significato distruggere la sua unica via per dimostrare di aver fatto qualcosa di buono;per Joan invece significava una vera e propria mancanza di rispetto e fiducia nel nostro rapporto.
Ci eravamo aiutati più e più volte in ogni situazione,spalleggiandoci a vicenda e facendoci del bene reciproco.Io ero un po’la sua sorellina da proteggere.Per me, invece, lui era oltre che il mio migliore amico,la mia spalla,il mio complice,mio fratello.
Neanche l’arrivo di Andrea lo aveva spodestato dal suo ruolo,benchè tra i due non ci fosse paragone che reggesse:il mio ormai ex fidanzato era una spanna sopra tutto e tutti.
Si avvicinò e mi diede un bacio sulla fronte.«Cerca di stare bene.»
Mi diede un buffetto sulla guancia e si diresse anche lui all’uscita,lasciandomi completamente da sola in quell’immenso salone a piangere in silenzio la sfilza di errori che da mesi commettevo senza sosta.


________________

Buonasera,mie care lettrici,come state?

Allora,è un capitolo abbastanza pieno,ma era prevedibile che Andrea prima o poi avrebbe vuotato il sacco,anche se qui è palese che l'abbia fatto per ripicca.
Vorrei un attimo spiegarvi il comportamento,molto insolito,di Mercorelli:non so se ricordate,ma in un capitolo avevo spiegato la sua storia famigliare e avevo detto che reprimeva la sua parte razionale,Giovanni,per distaccarsi dalla sua famiglia;reagisce in quel modo perchè lui era quello che ci credeva più di tutti in quel sogno,ed è normale che una volta che crolla l'unica possibilità di riscatto che avesse,perde un attimo la brocca e si lascia sopraffare dalla sua parte cattiva.

Potete immaginarlo come un moderno Dottor Jekyll e Mr Hyde.

In copertina,infatti,abbiamo Bradley James e Colin Morgan,rispettivamente i prestavolto di Victor e Mercorelli.Ho deciso di mettere loro perchè questo è il capitolo in cui anche i BLJ  scoprono la verità;e,almeno per me,dire Black Leather Jackets equivale a dire Giovanni Mercorelli;e dove c'è Mercorelli,automaticamente c'è colui che considera un fratello,Victor,che lo spalleggia e lo difende.

Il prossimo capitolo sarà devastante per Serena,ma per una volta non c'entrano nè Andrea,nè Melissa,nè Tatiana e Stefano.
Vi lascio una foto che troverete tra poco:

 

Cosa succederà?!E perchè lei è vestita in questo modo?

Sbizzarritevi con la vostra fantasia!

Grazie mille per il vostro affetto e il vostro calore,non sapete quanto questo mi scaldi il cuore!
Un abbraccio,
S.
 

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Capitolo 47
*** Inferno ***



Ho sempre pensato che le circostanze familiari avessero molto impatto sulla vita e la crescita di una persona. Attraverso l’ambiente di provenienza,si poteva capire molto sul comportamento e sul modo di fare di un individuo.
La famiglia era ciò che più di chiunque altro potesse formare un uomo.
Eppure io,ogni volta che si parlava della mia,avvertivo una sorte di vuoto,una mancanza incolmabile.
Mamma e papà erano i migliori genitori del mondo:attenti,presenti,pronti all’ascolto e in caso pronti alla risoluzione di ogni problema.Però dacchè ho memoria,mi sono sempre sentita distante da loro.
Come una stella lontana dalla sua costellazione di origine.Un pezzo di asteroide staccato dal corpo parentale.
Un albero senza radici.
 
Presi l’ultimo boccone di ciambellone e sprofondai sul divano,ero così vicino al camino da sentire il calore bruciante delle fiamme sul viso.
«E se optassimo per il country chic?!»
«Per me non fa differenza,mamma.» scrollai le spalle continuando a fissare il fuoco.
La donna dai lunghi capelli mori mi fissò da sopra le lenti dalla montatura a forma di gatto.«Però potresti consigliarmi almeno il colore delle pareti.»
Papà stava andando in pensione,e i miei genitori avevano pensato di dare una ventata d’aria nuova a casa,cominciando a ristrutturare il salotto.
«Ti sta bene il maglioncino che ti ho comprato.Sono contenta che ti sia piaciuto.»
Spostai lo sguardo sul maglioncino di lana che portavo in quel momento.Era di un tenue color cielo;era morbido,caldo e profumava di casa.
«Già.» la mia voce uscì monocorde.
Mia mamma sospirò.«Amore mio..» lasciò il catalogo Pantone che stava sfogliando e mi si sedette accanto «…si può sapere che è successo a Camerino?»
Sospirai ma continuai a non rispondere. Ho sempre avuto difficoltà ad aprirmi con loro. Vedevo i miei coetanei fare compere con le proprie madri,andare a vedere le partite con i propri padri;io non facevo nulla di tutto ciò.
Passavo dei bei momenti con loro,ma non avevo quel legame viscerale che una figlia dovrebbe avere con i propri genitori. Ero forse sbagliata?
«Perché non mi parli?!» gli occhi scuri di mamma si velarono di preoccupazione «Sei venuta due giorni fa senza preavviso…»
«Da quando devo avvisare prima di tornare a casa?!» sbottai velenosa.
«Cosa..?!No!» il suo tono era ferito «…dico solo che io e tuo padre siamo preoccupati:sei arrivata due giorni fa così inaspettatamente;sei dimagrita troppo,hai gli occhi tristi e…» tentennò «…quando ho rifatto il tuo letto ho notato il cuscino umido.»
«Vuoi sapere che succede,mamma?!»
«Sì.Magari possiamo risolverlo insieme…»
Non riuscii più a trattenermi.«No,mamma,no!» scattai «Nessuno di voi può fare niente!Ho combinato un casino che non posso risolvere!» mi alzai in piedi urlando «Dovete solo lasciarmi in pace!»
Mi fiondai su per le scale,rincorsa da mia mamma che supplicava di fermarmi.
Chiusi la porta a chiave e mi accasciai a terra,continuando a piangere con il viso tra le mani.
«Serena,apri!Possiamo trovare una soluzione.» la sentivo cercare di forzare la maniglia di camera mia.
Incassai ancora di più la testa nelle spalle.
Mi sono innamorata del mio professore,un uomo che odia le bugie. Ho ceduto al ricatto di persone ignobili distruggendo la mia amicizia con i ragazzi e il mio rapporto con lui.
No,mamma,non possiamo risolvere questa situazione.
 
Quando mi svegliai doveva essere pomeriggio inoltrato,a giudicare dal buio in cui era sommersa camera mia.Mi alzai stiracchiandomi,mi ero addormentata sfibrata sul pavimento e adesso ne pagavo le conseguenze.
Dalla cucina sentivo le voci di mamma e papà che discutevano di qualcosa; mi fermai sulle scale ed origliai.
«Sono molto preoccupata per lei,caro..»
«Non si è sfogata almeno con te?» la voce di papà era tesa. Stavo facendo morire i miei genitori di ansia.
La mia attenzione fu catturata da una cornice;lasciai i miei genitori a discutere e mi avvicinai al camino,prendendo in mano quella foto elegantemente icorniciata,perdendomi dentro pezzi di ricordi.

Mi fermai sulle scale ad ammirare Andrea,aveva spostato il tavolinetto basso di vetro ed era seduto esattamente al centro del grande tappeto.Aveva in mano una mia chitarra e cercava di strimpellare qualcosa,mettendo in pratica i miei insegnamenti.Il suo fischiettare era interrotto dai suoi buffi tentativi di portare indietro il ciuffo.
Papà avrebbe passato il fine settimana a Napoli per un’udienza,e mamma aveva deciso di accompagnarlo. Avremmo avuto casa solo nostra per tre giorni di fila.
Dopo pranzo avevamo fatto la crostata insieme ed eravamo finiti a buttarci la farina addosso,ridendo come due ragazzini.
Era bellissimo averlo nella mia quotidianità.
Cercai di sorprenderlo alle spalle ma lui fu più veloce ed in un battito di ciglia mi ritrovai tra le sue gambe,la chitarra abbandonata lì vicino.
«Uffa!Volevo coglierti di sorpresa!» misi il broncio «Ma non ci riesco mai.»
Mi chiuse in un abbraccio.«Pensi che sia così facile sorprendermi?!»
 
Tra le sue braccia,mentre lui mi coccolava e mi lasciava tanti piccoli baci sui capelli,vagavo con lo sguardo nell’ambiente circostante.La casa era immersa nella penombra,esclusione fatta per le fiamme del camino e le lucine intermittenti del grande albero di Natale in un angolo.
Lucine e vischio si rincorrevano lungo il soggiorno,tra i divani in pelle bianca,sul corrimano delle scale.Le ghirlande scendevano armoniose dai lampadari mentre le candele sul camino,sui mobili bianchi e sul tavolinetto basso erano accese e creavano una piacevole atmosfera.
Dalla cucina proveniva un invitante odore di crostata con la marmellata,il dolce preferito del mio ragazzo.
Mi strinsi maggiormente a lui,appoggiando la testa sul suo petto.«A che cosa pensi?»
«Stavo guardando la foto.» mormorò sulla mia tempia.
 

Voltai lo sguardo verso la foto che mi ritraeva bambina. Stavo guardando oltre l’obbiettivo,i capelli mossi erano sciolti sulle spalle.Gli occhi,che con la crescita avrebbero preso la loro caratteristica colorazione ambra,erano spalancati;così come la bocca che già da piccola era carnosa e colorata di un tenue rosa.
«È stata scattata da papà per inaugurare la Nikon nuova.»
«Quanti bambini hai steso con quegli occhioni e quella boccuccia?»
Mi girai verso di lui,il suo sguardo era malizioso.«Abbastanza!Ero molto gettonata alle elementari!»
Alzò un sopracciglio.«Continua a provocare.»
«E perché dovrei,scusa?!» lo strinsi con le braccia e le gambe «Del resto eri tu quello circondato da cheerleaders che sgambettavano per attirare l’attenzione!»
Sbuffò e abbassò le spalle.«Ti rendi conto che mi stai  rimproverando per qualcosa di cui non ho colpa?!» mi rimbeccò fingendosi offeso.
Il giorno precedente mi aveva raccontato che prima della tesi magistrale era stato sei mesi a Tallahassee,alla  Florida State University per un Erasmus.Era entrato nella squadra di basket come playmaker,diventando immediatamente popolare anche grazie alla sua intelligenza,secondo lui.
Ma buona parte era dovuta anche alla sua prorompente bellezza,secondo me.
Sbattei le ciglia,civettuola e innocente.«Sto dicendo solo le cose come stanno!»
«Demonio!» mi avvolse con il suo corpo e mi baciò.
 «Non hai fame?!» mi chiese dopo svariati minuti passati a baciarci.
«In realtà ho più caldo che fame!» ammisi con il respiro affannato.
Non avevo acceso i termosifoni,eppure il mio corpo andava a fuoco.
«Dai,andiamo a fare merenda.» si alzò e mi caricò sulle spalle come una bambina.
 
«Non pensi che dovremmo dirle di essere stata adottata?!»
Quella frase di mio padre mi riportò bruscamente nel presente.
La cornice mi scivolò dalle mani,infrangendosi sul pavimento. Il rumore di vetri rotti aveva catturato l’attenzione dei miei genitori,che adesso mi stavano guardando con l’aria di due bambini che erano stati sorpresi a fare qualche marachella.
Peccato che la situazione non era quella di due pesti beccati a cercare le caramelle nella borsa della nonna.
Gli occhi di mamma si velarono di lacrime,mentre papà cominciava ad allentarsi la cravatta,palesemente in difficoltà.
«Mamma…papà..» mi avvicinai a loro tremando «..ho sentito bene?»
Un pesante silenzio aleggiava intorno a noi,un silenzio che urlava verità.
«Ecco,Serena…»  mio padre,che aveva sempre a disposizione un vocabolario intero,adesso faticava a trovare le parole adatte.
«Amore mio..» mamma provò ad allungare una mano verso di me ma mi scansai.
«Ditemi cosa sta succedendo..»
I miei si lanciarono uno sguardo timido,cercando di darsi coraggio a vicenda.Era insopportabile.
«Volete parlare,cazzo?!» latrai ansimante.
Mamma e papà si scambiarono un ultimo sguardo e si sedettero.«Principessa..» papà mi chiamava sempre così «..forse è meglio che ti sieda un attimo!»
«Non voglio sedermi!Voglio che mi diciate la verità!»
L’uomo dagli occhi neri ed il sorriso gentile mi guardò,passandosi una mano tra i folti capelli brizzolati.«Vedi…» sospirò «..quando tua madre..» si corresse «..aveva più o meno la tua età,le fu diagnosticato un tumore all’utero in metastasi..» mamma a quelle parole cominciò a piangere «..purtroppo l’unico modo per salvarla fu asportare tutto l’apparato genitale..»
Tumore all’utero…asportare tutto l’apparato genitale.Il mio cervello ripeteva quelle parole cercando di capirle ma non ci riusciva,o non voleva riuscirci.
«Ma questo..» sbattei due volte le palpebre «..questo vuol dire che…»
«Sì.Io non posso avere figli..»la voce di quella che consideravo mia madre sembrava un gemito.
«No..no..un attimo…» cercavo di mantenere la lucidità che quel momento richiedeva,ma sentivo che la mia psiche stava per essere completamente annientata «..io..cioè..» blateravo parole sconnesse «…insomma..sappiamo tutti come nascono i bambini..»
Papà e mamma si lanciarono un altro sguardo.
«Eravamo in vacanza sul Conero,era il 30 Settembre..stavamo facendo una passeggiata quando notammo dei mezzi dei vigili del fuoco vicino ad una villetta padronale…» il volto di papà si fece scuro «..c’era stata una fuga di gas…della famiglia di quattro persone,era sopravvissuta solo una creaturina di meno di un anno..» papà mi guardò «..eri tu quella creaturina..»
Mi appoggiai con la mano allo schienale della sedia,respirando con la bocca e cercando di non perdere il contatto con la realtà.Il peso di quella confessione mi piegava in due,nel senso denotativo e connotativo del termine.Le lacrime cominciarono a scendere,mentre un lamento mi fece tremare.
«Amore mio..» schiaffeggiai collerica la mano tesa di papà. Il mio papà,che non era mai stato mio.
«Perché non  mi avete detto niente?» avevo lo sguardo fisso sul grande centrotavola di porcellana.
«Perché per noi sei nostra figlia.» fu la donna che fino a qualche minuto prima consideravo mia madre a parlare «È vero,non ti abbiamo concepita;ma per noi rimani sempre la nostra bambina…»
Mi sedetti sulla sedia,portandomi due mani al viso e dondolando avanti e indietro,mentre battevo ritmicamente il piede sul pavimento.
«Non è possibile…» mugolai tra i singhiozzi che mi scuotevano «..è uno scherzo..non è possibile..»
Non era vero.Non doveva essere vero. Non poteva crollare anche quell’unica certezza rimasta.
«Principessa..»
«Dovevate dirmelo!» mi alzai in piedi «Meritavo di sapere!» le lacrime bruciavano al contatto con le mie guance.
«Pensavamo non fosse importante..»
«Importante,mamma?!» quel sostantivo,che di solito infondeva dolcezza e riparo a chiunque solo al nominarlo,mi ripugnò al punto di non  riuscire a guardare la bellissima donna che avevo di fronte.
«Ci dispiace tanto…»
«Vi dispiace?!» il magone mi serrava la gola «Per avermi adottata..?!O per non avermi detto la verità..?!»
Gli occhi scuri di quello che ormai non consideravo più mio padre si incupirono.«Adesso stai un po’esagerando..» si avvicinò a sua moglie in lacrime e le cinse le spalle con un braccio «..sei nostra figlia. E quindi…»
«Io non sono vostra figlia!» urlai talmente forte da sentire il rimbombo del mio urlo tra le pareti «E dovevate dirmelo!»
Afferrai sciarpa e cappotto dall’appendiabiti in corridoio,lanciai un ultimo sguardo a quella coppia estranea e mi fiondai fuori.
Fuori da quella casa con ormai senza niente di famigliare dentro.Fuori da quelle pareti che un tempo avevano racchiuso sorrisi allegri,abbracci spensierati e urla gioiose.
Corsi fuori da quella casa che profumava di caramelle e zucchero filato,di fantasia e amore. Corsi via da quella casa che ormai non era più mia.
 
Guidavo alla cieca,guidavo verso un qualcosa a cui ancora oggi non saprei dare una definizione. Entravo ed uscivo da quelle curve con l’acceleratore quasi completamente in orizzontale. Avevo gli occhi fissi sulla strada,ma la mente era da tutt’altra parte.

«..tanti auguri a Serena,tanti auguri a te!»
L’applauso scrosciante della mia famiglia mi accompagnava mentre soffiavo le mie dieci candeline rosa sulla torta ricoperta di deliziosa pasta di zucchero e panna.
C’erano tutti:mamma,papà,i nonni, i miei zii e i miei cugini,persino lo zio che stava in Svizzera,per una fortuita coincidenza,quell’anno era riuscito a partecipare alla festa.

Continuavo a pigiare l’acceleratore,mentre imboccavo un’altra curva stretta.

«Il bagnino non ti toglie gli occhi di dosso.» mia mamma allungò la mano curata verso la sua granita al limone,guardandomi da sopra gli occhiali da sole scuri.
«Mamma,per favore!» brontolai mentre leccavo via l’ultima pallina del mio gelato al pistacchio e nocciola.
Approfittando delle temperature piacevoli di inizio Giugno,io e mamma avevamo deciso di passare un pomeriggio rilassante in piscina.
«Impara,tesoro..» agitò la bibita «..una mamma su certe cose non sbaglia mai!» si portò sul naso gli occhiali «..e comunque,quel costume ti sta davvero bene!»
Per quel pomeriggio avevo indossato un semplice bikini con una fantasia tribale sulla mutandina e il reggiseno fatto con la tecnica dell’uncinetto.Per me non era niente di speciale.
«Potrebbe guardare te,no?!» scherzai.
«Me?!» alzò le sopracciglia,come se ci riflettesse,«..ma non dire stupidaggini!Ormai è passato il mio tempo..»
Invece la mia mamma era molto bella,sembrava una diva con il suo costume intero a pois bianchi e lo chignon raccolto.

Il clacson di una moto che proveniva in direzione opposta mi distolse da quel ricordo. Sterzai bruscamente e per un attimo la macchina sbandò,ma fortunatamente riuscii a riprenderne il controllo.
Scossi la testa e continuai a guidare,la mente martoriata da un altro ricordo.

Stretta nel pigiamino intero color pastello,con Mr Bear tra le mani,corsi nello studio di papà piangendo e urlando.
Lui mi prese in braccio e mi mise sulle sue ginocchia.«Bambina mia,cosa c’è?!»
«Papà..» tirai su con il naso e indicai con il piccolo indice la porta del corridoio «C’è lui…» continuavo a piangere come una disperata,con i capelli attaccati al viso e le guance rosse come due pomodori.
Mio padre lanciò uno sguardo alla porta.«Lui chi?!»
Piantai i miei occhioni sul suo viso così gentile.«Il mostro nero..c’è il mostro nero..» mi avvinghiai al suo collo con le mie manine e mi strinsi al suo corpo con tutta la forza dei miei cinque anni «..papà ho paura!Ho tanta paura!»
L’uomo sorrise e mi cullò,facendomi dondolare sulle sue gambe.«Piccola,non c’è nessun mostro nero.» mi accarezzava i capelli rassicurandomi «Hai avuto un incubo,principessa.»
Tirai su con il naso.«Invece c’è!Io l’ho visto!» grossi lacrimoni continuavano a scendere sul mio viso paffuto«C’è!»
L’uomo sospirò e scosse la testa.«Facciamo un patto..» il pianto cessò immediatamente «..adesso stai un po’in braccio a papà.Poi,quando lui ha finito di lavorare,vai a dormire senza protestare perché domani devi andare all’asilo,va bene?»
Annuii sorridendo,i capelli che uscivano scompigliati dalla cipolla ondeggiarono a quel movimento.«Promesso!»
Papà allungò il mignolo sorridendo,io lo strinsi e poi l’abbracciai.«Sei il papà migliore del mondo!»
Lui mi scompigliò i capelli.«E tu sei la bambina più dolce del mondo.»

Una macchina sbucò dal nulla,sterzai per cercare di evitarla ma persi il controllo della mia che invase la corsia affianco. Cercai di frenare ma senza risultato.Sentii un clacson che mi arrivava lontano mentre venivo sballottata da una parte all’altra dell’abitacolo.
Mossi lo sterzo che sembrava d’acciaio ma non ruotava né a destra né a sinistra.
La macchina uscì di strada.Uno stridìo di freni,il rombo del motore che sfidava la notte,le gomme fiammeggianti sull’asfalto mentre tentavo in tutti i modi di non cadere nella grande scarpata sotto la strada.Il sistema airbag si attivò sbalzandomi fuori dall’auto.
Mi ritrovai riversa sul brecciato,in mezzo alla melma che la pioggia torrenziale aveva creato,dall’asfalto proveniva un forte odore di bruciato.
Con molta difficoltà sulle mie gambe malferme mi rimisi in piedi,appoggiandomi alla mia auto. Mi guardai intorno confusa:avevo rischiato di morire.
Scrollai le spalle con noncuranza e mi avvicinai al limite della scarpata.Un forte vento si alzò in quel momento mischiandosi alla pioggia.
Il vento cominciò a ululare,rendendo la pioggia un tornado tempestoso. Le gocce,rese pesanti dalla velocità della massa d’aria,mi sferzavano il viso ed il corpo,graffiandomi la pelle e l’anima.
La corrente d’aria era così forte da slacciarmi la sciarpa dal collo e farla svolazzare lontano.Aprii le braccia,il cappotto si aprii e l’aria si portò via anche quello.
A braccia aperte,alzai il viso,desiderando che quella pioggia violenta diventasse acido solforico in modo tale da ustionarmi fino ad uccidermi.
Immaginavo il mio corpo corrodersi all’impatto con quelle gocce fino a liquefarsi,penetrare nel terreno e rinascere come betulla,a significare la rinascita.
Cosa fai,bimba?
Due scintillanti occhi scuri penetrarono quello strato di angoscioso tormento,mentre la voce roca di Andrea mi toccava nel profondo.
Che cosa stai facendo lì?!
Ritornai in me e un dolore acuto alla testa mi informava di tutte i vari colpi che avevo preso;sentivo chiaramente un rigagnolo di sangue che dal cuoio capelluto mi attraversava la testa e infine il collo.
Sbattei le ciglia per riprendere il contatto con la realtà. Avevo rischiato di morire sul serio.
Riacquistai un minimo di lucidità e mi guardai intorno,mi schermai il viso con la mano per proteggermi dalla pioggia e dal vento che continuavano a battermi e vidi in lontananza le due torri del Duomo con il grande orologio luminoso:Camerino era vicina.
La macchina ormai era fuori uso;avrei dovuto trovare un altro modo per arrivare a casa mia.
Continuando a girovagare con lo sguardo,vidi un sentiero sulla destra che spariva tra gli alberi,cercai di seguirlo con gli occhi e mi resi conto che sembrava terminare esattamente sotto la chiesa.
Lanciai un ultimo sguardo rammaricato alla mia Mercedes e mi avviai verso la strada che mi avrebbe condotta direttamente agli inferi.
 
Fissavo quella scena da quanto tempo?Minuti?Ore?Giorni?
Mi ero precipitata verso l’unica fonte di salvezza:la casa di Andrea. Non mi importava se lui non mi avesse parlato,non mi avesse neanche guardato;avevo bisogno di lui.Vederlo per me era diventato un bisogno quasi vitale.
Peccato che quello che vidi fu tutto tranne che vitale:nel suo soggiorno,che tante volte era stato palcoscenico di noi due abbracciarci,scherzare e ridere, c’era Melissa che cercava di insidiare per l’ennesima volta quello che consideravo ancora il mio uomo.
Andrea era in piedi,le mani rigide appoggiate al tavolo,completamente immobile;la schiena dritta e il collo teso nel tentativo palese di evitarla. Melissa gli stava a due centimetri dal viso e sussurrava qualcosa sensuale,le braccia incrociate dietro la sua testa ed il corpo compresso contro quello del ragazzo.Lui la guardava gelido,si capiva chiaramente che non volesse averla vicino.
Poi successe l’inevitabile:il perenne ciuffo ribelle di Andrea andò a coprirgli la parte sinistra del viso,lei con una carezza delicata lo portò indietro,sporgendosi per baciarlo.
Il mio guaito portò entrambi a girarsi.Quando mi vide,il mio professore scostò Melissa con poca grazia e si precipitò,preoccupato.«Serena,stai bene?»
Feci un passo indietro,per scansarlo,non volevo che mi toccasse.
«Serena,che è successo?Sei sconvolta.» il ragazzo di fronte a me tentò di nuovo di avvicinarsi ma lo spinsi via.
Ero consapevole di essere un disastro:terriccio mescolato a fango e acqua mi si era impastato addosso,tra i capelli e sul viso.Dai graffi,dovuti ai tentativi di arrampicarmi sugli alberi attraverso il sentiero,il sangue scorreva lento ed inesorabile. I capelli erano completamente bagnati e gocciolavano creando una pozza d’acqua per terra.
Andrea cercava di parlarmi,ma io ormai non ero più in quella stanza,mi ero alienata da tutto.
Ma la vita è beffarda ed ingrata:quel suo dannato ciuffo ribelle scivolò nuovamente davanti al suo viso e la mia isterìa esplose:afferrai urlando un vaso all’ingresso e lo lanciai verso una parte indefinita,prima di catapultarmi fuori per l’ennesima volta.

https://www.youtube.com/watch?v=nuLMDvoshrk 

Correvo da svariati minuti,sferzata da quella tempesta di vento e pioggia che rendeva la visuale poco nitida.
Ero esausta e straziata.Perché dovevo soffrire così tanto?Cosa avevo fatto di così cattivo per meritarmi una punizione del genere?
Con le lacrime che si mescolavano alle gocce di pioggia pesanti come ferro,chiedevo questo alla notte buia come l’oblìo.Supplicavo solo di trovare un po’di pace.
Stefano,Tatiana,Morrovalle,Melissa,Andrea,i miei amici,di nuovo Andrea,mamma e papà,Andrea.
Era troppo. Avevo venticinque anni,un’intera vita davanti,ero una bambina,non potevo e non dovevo soffrire in quel modo. Non era giusto.
Nella mia folle corsa il mio maglioncino azzurro si impigliò tra i rami di un albero,cercai con tutta la mia forza di sganciarlo e quando riuscii a liberarmi,il maglione si strappò e i rami di un albero vicino si conficcarono nel mio fianco,lacerandomi la pelle.
Ma niente era paragonabile al dolore che mi lacerava il cuore.
Continuai a correre,piangendo ed urlando,mi sentivo la gola attraversata da mille fiamme incandescenti,i piedi bruciavano e il cuore pompava impazzito il sangue.
Mi sentivo come se fossi caduta in un roseto formato da fiori di tanti splendidi colori;stavo immobile,dagli occhi sgranati scendevano lacrime silenziose,mentre ogni singola spina mi trafiggeva l’anima.
I fari delle macchine mi accecavano,abbagliandomi come un gatto,i clacson impazzavano e con loro anche gli improperi degli automobilisti che si trovavano a schivare me che correvo come un proiettile impazzito.
L’ennesima macchina evitata,l’ennesimo strombazzare del clacson,un piede messo male,la scarpata resa scivolosa dalla pioggia,un urlo terrificante e poi il buio.

_____________________________

Salve a tutte,carissime!

Visto che è un capitolo un po'lunghetto,vi lascio solo due note,promesso!

Prima di tutto,vi aspettavate che sarebbe stata questa la notizia che avrebbe sconvolto Serena?!

Passando ad analizzare la sua reazione:io,grazie al cielo,non so cosa si provi a sapere di essere stata adottata,e non mi sono mai messa in macchina in quello stato. In questo capitolo ho cercato di mettermi nei panni di questa ragazza fragile psicologicamente che in pochissimi giorni perde tutto quello che per lei significava stabilità:amore,amici,famiglia.

Spero che la sua reazione sia credibile e sia riuscita ad emozionarvi almeno un po' di quanto mi sia emozionata io a scriverla.

Questo capitolo è molto triste e doloroso;forse troppo doloroso per una singola persona,ma la mia storia già dal prologo faceva sottintendere questo dolore velato.

Grazie sempre per il sostegno che mi date.

Un abbraccio,
S.



 

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Capitolo 48
*** Bomba a orologeria. ***



Mi sono sempre detta che quando fossi morta sarei andata all’inferno.
Voglio dire,sono atea,a volte miscredente.Non metto piede in una chiesa da anni e non nego che mi è capitato, qualche volta, di aver nominato Dio in maniera non proprio religiosa;ho fatto l’amore prima del matrimonio e penso che la Chiesa sia un branco di ladri ipocriti.
Cosa ci farebbe un tipo come me tra San Pietro e Madre Teresa di Calcutta in mezzo a nuvole bianche e cori angelici?
E poi,parliamoci chiaro, all’Inferno ci sono i peccatori,i trasgressori della legge divina,coloro che non sono degni della beatitudine eterna,è molto più divertente!
Però mi aspettavo un ambiente più rumoroso e caldo,invece ero circondata solo dal gelo..e dal buio.
 
Andrea aveva la voce suadente mentre mi leggeva Via col vento,la mano destra,intrecciata alla mia,stazionava sulla mia pancia. Ero sdraiata con la testa sulle sue gambe e mi godevo la storia di Rossella O’Hara.
Dopo la centesima volta che avevo alzato la mano per scostargli il ciuffo,smise di leggere e mi guardò.«Ti piace proprio giocare con questo ciuffo.Eh,bimba?»
Stirai le labbra in un sorriso.«Sono morbidi!» continuai a giocherellare con quella ciocca di capelli «e poi sei tu che porti spesso i capelli in questo modo.»
Buttò il libro per terra e mi tirò,facendomi sedere sulle sue gambe.«Ti dirò un segreto,però deve essere una cosa solo nostra,va bene?»
Aggrottai le sopracciglia,curiosa di sapere questo grande segreto,anche se avevo la sensazione che mi stesse prendendo in giro.
«A me non piace avere questo ciuffo davanti agli occhi;però mi piace quando tu ci giochi e quindi lo lascio libero.»
 
«Ma quindi è in coma?» era la voce di Victor.
«No,ragazzi…» una voce sconosciuta rispose alla domanda del mio amico «..è solo svenuta.»
Svenuta?
«È stata due giorni sotto il gelo di Marzo e la pioggia battente. È fortemente disidrata e debilitata.» continuò la voce.
Io ero stata due giorni sotto la pioggia.Ma com’era stato possibile?Cosa era successo? Cercai di muovermi ma il mio corpo non rispondeva.
«Ma si riprenderà,dottore?» questo era  Mercorelli. Ma dov’ero finita?
«Ma certo!Dovete solo darle tempo!»
«Grazie a Dio!» la voce di Camilla era angosciata.
La foschia che mi annebbiava il cervello ritornò,volevo tanto reagire ma non ci riuscivo.Non avevo le forze.
 
Rumori indistinti,borbottii,suoni che non riuscivo a capire mi aggredirono,finchè non mi concentrai per cercare di capirci qualcosa.
Sentivo una mano grande e calda che racchiudeva la mia delicatamente,avvertivo il freddo dei suoi anelli.«Bimba..»era stato un sussurro appena udibile,eppure era arrivato nitidamente alle mie orecchie…Andrea!
«Per favore,non cominciamo a darci colpe a vicenda.» Daniele stava rimproverando qualcuno.
«Beh,facile adesso dire così..» Sofia sembrava arrabbiata «..l’avete aggredita senza darle la possibilità di spiegarsi!»
«Non è che tu abbia fatto diversamente,eh!»la botolò Diafa.
I ricordi degli ultimi giorni riaffiorarono alla mente,riavvolgendo il nastro.Era successo davvero un casino.
Cercai di parlare,ma le labbra rimanevano serrate,gli occhi chiusi. Tentai di sollevare una mano ma anche quella rimaneva ferma ed immobile.
 
Riemersi di nuovo,ascoltando altre voci.
«..quindi è stata adottata?!» non potevo vedere Elisa,ma ero sicura che fosse sconcertata.
«Sì..» la voce della signora che mi aveva fatto da mamma per  anni era straziata «..quando ha preso la macchina era sconvolta..»
Percepivo la tensione nella stanza,tensione che mi trascinò di nuovo giù.
 
«..non ho fatto in tempo a fermarla..»  Andrea era di nuovo qui.
«Che cazzo vuol dire “non ho fatto in tempo a fermarla”,eh?!Por Dios!» le mie orecchie captarono il rumore di qualcosa di massiccio scontrarsi contro qualcosa di metallico.Ma che stava succedendo?
«Vi volete calmare?!»
«Calmare un cazzo!Sei una cazzo di bestia umana,e non sei riuscito a fermare uno scricciolo del genere?!» era ancora Joan a parlare.
«Oh,adesso basta!» sembrava strano che Mercorelli non avesse ancora urlato «Tutti noi abbiamo colpe.Chi più,chi meno.Ma tutti noi siamo colpevoli!»
Il silenzio ritornò di nuovo.
 
«..quindi l’hai lasciata in tronco senza chiederle spiegazioni?» era la signora Federica,il tono era di rimprovero.
«Più o meno..non ho ascoltato le sue motivazioni..» Andrea sembrava distrutto .«Mi sono comportato da bastardo egoista…è colpa mia se è in questa situazione..» la voce si piegò.
«Beh,di certo la ripicca dei documenti potevi evitarla!»
«Lo so,zia. Ma ero così arrabbiato…la sua voce era il nostro legame,capisci?Un legame così bello,forte e puro!» un rantolo bloccò quelle parole «Poi vederla tra le braccia di quel verme…oh,zia! Che cosa ho fatto?!»
«Bambino mio,purtroppo hai un carattere molto duro,e quando intaccano determinati capisaldi,perdi la testa..»
«..nessuno mi ha mai dato quello che mi ha dato lei..»
«Lo so,piccolo.Lei ti ha dato serenità.Il vostro legame è profondo,l’ho avvertito la prima volta che vi ho visti insieme,mesi fa..e fidati se ti dico che non è dovuto solo alla voce..»
«..le ho fatto così tanto male..»
«Sì,è vero.Però  Serena ti ama,sono sicura che supererete questa cosa.»
«Posso abbracciarti?»
Un singhiozzo sconnesso.«Aspetto questo momento da sedici anni,amore mio..»
Persi nuovamente il controllo con la realtà.
 
«Non hai proprio mangiato?» riconobbi la voce del signor Rodolfo.Se c’era anche lui,la situazione doveva essere peggio di quanto pensassi.
«No.Non mangerò e non mi muoverò da qui finchè non vedrò i suoi occhioni aprirsi.»
«Sei cocciuto,eh!»
«Non mi importa,non lascerò Serena sola.» la mano di Andrea strinse di nuovo la mia.
«Tua zia mi ha raccontato un po’..» una sedia venne spostata «..che caos!»
«Se solo potessi tornare indietro..»
«Purtroppo non si può,figlio.Ma quello che puoi fare è mettere da parte l’orgoglio e scusarti con lei.»
Cercai per l’ennesima volta di aprire gli occhi,ma rimangono ostinatamente chiusi;provai a muovere le gambe,ma rimanevano incollate al letto,le braccia sembravano bloccate da qualcosa. Maledizione!
«Sai bene che non è facile.»
«No,per niente..» un sospiro rumoroso «..ma se tua zia ha perdonato me,che sono l’incarnazione della testardaggine e del brutto carattere,sicuramente Serena perdonerà te.»
«Sono contento che tu sia qui,zio.»
 
Aprii gli occhi e mi guardai intorno.Mentre la nebbia si diradava un po’,mi resi conto di essere in un’asettica stanza bianca di ospedale,l’odore di disinfettante era quasi soffocante.
Un sospirò portò a girarmi verso la mia destra,notando la sagoma di Andrea;era appoggiato allo stipite della finestra  con una spalla,le braccia incrociate e l’aria di chi stesse portando sulle spalle il mondo intero.
Mi presi qualche istante per ammirarlo:era scarmigliato e sconvolto,ma era bellissimo.
Improvvisamente si girò e si illuminò a giorno.«Serena!» si precipitò verso di me,accarezzandomi il viso e i capelli «Grazie a Dio!Come stai?»
«Boh..» ero un po’confusa da tutta la situazione e dalla sua vicinanza.
«Aspetta,chiamo un medico…» mi accarezzò i capelli e si precipitò fuori.
Delle urla di giubilo,misti ad espressioni di vittoria,anticiparono l’arrivo di un giovane e attraente ragazzo in camice bianco.«Salve,signorina Monteforti.Sono il dottor Luca Menghi.»
Cominciò a visitarmi accuratamente.Prima mi puntò una piccola torcia negli occhi,poi studiò i miei riflessi,mi auscultò la spalla.Aveva delle maniere dolci e rassicuranti.Arrivò un’infermiera che misurò la mia pressione.
Premette le dita tra le mie costole ed avvertii un leggero dolore. Andrea non distoglieva lo sguardo da me.
«Hmm..» il medico alzò lo sguardo su di me «Come si sente?»
«Sono un po’intontita,e mi sento la testa pesante.»
«Immaginavo.» asserì pragmatico «Va tutto bene,signorina. Non ha più la febbre e i polmoni sono completamente liberi.È solo un po’stanca,per questo le consiglierei di dormire. Se continua così,potremmo anche decidere di dimetterla a breve!»
Andrea alzò il pugno in aria,in un simbolo di vittoria,facendomi ridacchiare.
«È sveglia?!»la testa scapigliata di Joan sbucò oltre la spalla dell’infermiera «È sveglia,ragazzi!»
I miei amici invasero la stanza e il mio spazio vitale,sotto gli sguardi inebetiti del dottore e della donna.
«Scusate…» il medico provò a tenere a bada quella banda,senza riuscirci.
I miei amici si affaccendarono intorno a me,sospirando e urlando di gioia.Da quando erano così affettuosi?!
«Non farci più uno scherzo simile,brutta stronza!»
«Ci hai fatto prendere un infarto,disgraziata!» Elisa,incurante della flebo attaccata,mi strinse talmente forte da farmi mugolare di dolore.
«Signora,mi scusi…» l’infermiera era contrariata «…stia attenta…non..»
«Un attimo!» la cicchettò Camilla «Ce la faccia almeno salutare!»
«Signorina,si è appena svegliata!È ancora debole!»
«L’infermiera ha ragione!» il medico ci guardava serio,cercando di trattenere un sorriso indulgente.
«Che diamine!Abbiamo diritto a farle almeno un saluto,no?!» Mercorelli sbracciando urtò l’asticella dov’era attaccata la flebo,l’ago si spostò all’interno della mia vena,causandomi un gemito sommesso.
«Attenzione!» dagli occhi dell’infermiera uscivano lampi.
«Lo vedi che combini ogni volta?!»Diafa diede una sberla sulla nuca del mio amico.
Si sollevò un grande vociare intorno all’assurdo battibecco tra Diafa e Mercorelli;nessuno dei miei amici forse si era reso conto chre fossimo in ospedale.
«Una curiosità..» il giovane medico si trovava tra Andrea e Daniele «..ma voi siete sempre così?!»
«Di solito siamo anche peggio,dottore…» il mio amico ci guardava tutti con lo sguardo di un maestro che porta la sua scolaresca in gita «..anche peggio..»
 
Il leggero bussare mi distrasse dalla stupida telenovela che davano in tv. I miei amici erano andati via con la promessa di venirmi a trovare la sera,anche se il dottor.Menghi e l’infermiera avevano faticato non poco per mandarli a casa.
«Ciao!» il viso di Andrea era dolce mentre mi salutava «Come stai?»
«Tranquilla..» mormorai imbarazzata.Non ero più abituata ad averlo così vicino nella stessa stanza.
Lui rise,una di quelle risate di gusto che riuscivo a causargli solo io.
«Ascolta..» si sedette sul letto e mi prese una mano tra le sue «..Camilla e Diafa ti hanno mandato un paio di cambi.Andiamo a fare una passeggita,una volta tanto che c’è il sole.»
«Non penso che possa uscire,Andrea..»
Mi strizzò l’occhio.«Ho corrotto il medico,ti concede mezz’ora.»
Andrea uscì dalla stanza,con molta cautela scesi dal letto e mi avvicinai alla poltroncina dove il mio professore aveva poggiato un piccolo trolley,lo aprii ed esaminai il contenuto:qualche cambio,biancheria intima pulita,i miei detergenti viso,spazzolino e dentifricio,asciugamani puliti,addirittura un paio di assorbenti;praticamente tutta casa mia stava in quel trolley.
Dopo essermi lavata e cambiata,mi sentivo rinata e mi diressi alla ricerca di Andrea.
Stava parlando con il medico,era di profilo con il peso portato su una sola gamba.Ascoltava annuendo,anche se il viso continuava a essere tirato.
Buttai fuori l’aria,cercando di darmi un contegno,non mi sarei mai abituata alla sua bellezza.
I due si salutarono con una pacca sulla spalla e lui si diresse verso di me.
«Sembri una bambina!»
Avevo indossato un pantalone della tuta grigio,con una maglia bianca e un cardigan corto dello stesso colore. Non avendo fatto lo shampoo,avevo legato i  capelli in una pony tail spettinata.
«Sei dimagrita tantissimo ultimamente..» constatò con lo sguardo d’acciaio.
Strinsi le spalle senza rispondere.Non avevo mangiato granchè nelle ultime settimane,un brutto vizio che mi portavo dall’adolescenza.
«Dai,camminiamo un po’.» sembrava quasi un ordine.
Cominciammo a camminare in totale silenzio ed imbarazzo. Lo spiai con la coda dell’occhio e lo vidi tamburellare le mani sulle cosce mentre impacciato si mordeva il labbro. Un comportamento davvero molto strano.
Continuai a sbirciarlo,il jeans scuro attillato,la maglia di un bianco sporco quasi trasparente,la crocchia ordinata e gli occhiali che molleggiavano appesi alle collane,gli donavano una sensualità ed uno charme che mi faceva male.
Mi feci coraggio e ruppi quell’imbarazzo.«Quanto tempo sono stata svenuta?»
«Tre giorni.Più due giorniin cui sei stata sotto la pioggia ed il vento..» mi indicò una panchina «..sei fortunata che non ti sia venuta una polmonite.»
Deglutii saliva,pensando a quei momenti così dolorosi.
«Serena..» sospirò e unì le mani,sedendosi vicino «..dobbiamo parlare..»
Torturai le maniche del cardigan,ormai era inevitabile.
«Perché eri a casa mia in quello stato?Cosa è successo?»
Spostai lo sguardo su un aiuola di lavanda davanti a noi,non volevo rispondergli.
Portò gli occhi al cielo e mi si accucciò di fronte,coprendo la mia visuale.«Guarda che sappiamo che sei stata adottata.»
Lo guardai seria.«E allora perché chiedi?!E poi…» aggrottai le sopracciglia «..come fai a saperlo?»
«I tuoi gen..» si bloccò quando vide i miei occhi «..la coppia che ti ha adottata è venuta in ospedale,ci ha raccontato..» cominciavo a ricordare dei frammenti.
«Perché sei scappata da casa mia?!»
Sul mio viso si dipinse una smorfia interrogativa,certe volte avevo la sensazione che non fosse così intelligente come pensavo.«Secondo te perché?!»
Sbattè un attimo le palpebre e si accigliò.«Per avermi visto con Melissa.»
«Cento punti!Hai vinto il pesciolino!» borbottai visibilmente irritata «Che cosa vuoi Andrea?!Vuoi continuare a farmi domande stupide ad oltranza?!»
Sgranò i suoi bellissimi occhi alla mia reazione.«Dovevi parlarmi,non andartene in quel modo.E,soprattutto,non dovevi metterti in macchina in quelle condizioni!»
Ero incredula.Mi aveva lasciata,umiliata,mi aveva messo contro i miei amici,stava per baciare Melissa e adesso si permetteva anche di rimproverarmi come se fossi una bambina.
«Sei un grandissimo imbecille!» sbottai alzandomi «Ti sei reso conto di quello che dici?!»
«Serena,cambia tono..» nel suo sguardo comparve una fiamma irosa «Sono incazzato a morte con te per il tuo gesto completamente folle!Ti sei comportata da incosciente.»
Mi aprii in una risata isterica,mentre portavo le mani sui fianchi.«Tu sei folle!» urlai «Vuoi parlare?!Bene!Parliamo della reazione che hai avuto tu al mio malinteso con Stefano..»
«Non è quello il discorso!»
«Oh,sì,invece!» ero spiritata «Stefano l’ha fatto apposta a farti credere che mi fossi buttata tra le sue braccia;ma la verità è che stavo avendo un mancamento dovuto alla tensione e alla tristezza per il tuo comportamento di merda da stupido stronzo egocentrico.» ero completamente senza freni«Ma tu come al solito mica mi hai concesso l’opportunità di spiegarti,preferendo vendicarti mettendomi contro tutti gli altri.»
«Io non ti ho messo contro proprio nessuno!» si avvicinò di un passo «Avevano diritto di sapere.»
«Certo!Ma tu l’hai fatto volontariamente per vendicarti!» non mi rispose «Abbi le palle di dirmelo!»
Sentivo la sua e la mia rabbia scontrarsi ed emettere un campo magnetico talmente potente da rendere l’aria elettrica.
«Ti calmi?!Non ti fa bene agitarti.»
«Adesso ti importa?!» una coppia di anziani che passava lì vicino ci lanciò uno sguardo.
«Mi è sempre importato di te,lo sai..»
«Mi hai aggredita,mi hai umiliata senza darmi l’opportunità neanche di provare a farti capire il perché del mio gesto!E,non contento,hai continuato volontariamente a farmi stare male.E tu questo lo sapevi!»
«Lo so,mi dispiace per questo.Ma…»
«“Ma..” cosa,eh?!» non gli davo neanche l’opportunità di spiegarsi «Ti ho detto più volte quanto questi tuoi atteggiamenti mi sconvolgano,ma tu continui e continui..» le lacrime mi pizzicarono gli occhi «..ogni volta siamo al punto di partenza..» cercai di ingoiare il magone «..e ogni volta corri da lei..»
«Io?!» si puntò entrambe le mani al petto «È lei che mi ronza intorno.»
«Perché tu glielo permetti!»
Adesso basta.Qualcuno doveva pur dire la verità;tanto ormai non avevo niente da perdere.
La mia ultima frase si cristallizzò in aria,incombendo su di noi come una grande stalattite pronta a staccarsi e a trafiggerci.
Nessuno dei due parlava,continuavamo a squadrarci come due cani pronti a sbranarci da un momento all’altro. Voleva la verità?Avrebbe avuto la verità.
«Ogni volta,ogni volta che faccio qualcosa che attacca i tuoi capisaldi,o quello in cui credi,me la fai pagare in maniera orribile..» cominciai a piangere «..questo non è amore.Questo è martirio.»
Il ragazzo di fronte a me non si muoveva,mi guardava con il viso che mostrava tutto il suo cruccio,lo sguardo lucido di chi è stato messo al tappeto dalla persona che amava.Sentivo chiaramente il suo dolore come se fosse il mio.
Stavo malissimo a vederlo in quello stato,lo amavo immensamente,ma era arrivato il momento di essere chiari.
Mi asciugai una lacrima e lo guardai prima di ammettere qualcosa che avrebbe distrutto entrambi.
«Melissa quella volta ha avuto ragione..» le mie labbra tremarono «Non siamo fatti per stare insieme.»
 
«No,lì no!»Sofia era vicina al divano «La poltrona è più comoda.»
Tra le braccia di Joan,che mi teneva come una principessa,scossi la testa,esasperata.
«Allora..» Daniele arrivò in sala tenendo in mano due vasetti cilindrici «..in quello con il tappo rosa ci sono gli analgesici,invece in quello con il tappo giallo le aspirine..»
«E le pillole anticoncezionali?!» Victor fu colpito da un cuscino che gli fu lanciato da Elisa.
«Questo dove lo metto?!» Andrea entrò portando il mio trolley.
«Dove sta la tisana ai frutti rossi?!» la voce di Camilla proveniva dalla cucina.
«Aquì..» il mio amico colombiano mi coprì le gambe con un plaid.
Un rumore di qualcosa di pesante che sbatteva più volte prima di infrangersi sul pavimento ci distrasse.
«Mercorè ma che diavolo!» Elisa rimproverò il mio amico,chissà che aveva combinato.
«Ah,sono io,adesso?!Ma se voi giocate a tetris con le stoviglie!»
«Io domani vado a chiedere il porto d’armi.» la mia coinquilina sudafricana aveva le mani sui fianchi «Sparo a chiunque si avvicini a meno di due chilometri al nostro condominio!»
«Non capisco perché non ci voglia qui!» Joan arricciò le labbra.
«Io vi voglio qui…» gli rispose la mia coinquilina arrotolandosi le maniche della felpa «..il problema è che il dottore ha raccomandato a Serena riposo e calma..» indicò i ragazzi «..e voi sembrate una mandria di bisonti!»
Non potetti fare a meno di sorridere.
«Chi vuole la tisana?»
Victor e Daniele andavano avanti e indietro per il corridoio.«Qualcuno ha visto le analisi?!»
«Sicuro che non ci siamo dimenticati niente?!»
Urla,schiamazzi e via vai di persone riempivano il silenzio di casa mia. Finalmente mi avevano dimessa, e i miei amici mi avevano accompagnata.Stavano diventando invadenti.
«Ma che casino che fate!» borbottò Andrea.
Elisa lanciò uno sguardo al trolley.«Che ci fa questo in mezzo al corridoio?!»
«Ragà la tisana è pront..» Mercorelli inciampò nel trolley e cadde addosso a Daniele,che perse l’equilibrio finendo rovinosamente sul tappeto,con la spalla urtò la lampada da soggiorno che tremò pericolosamente.
«Ma che..ah!»Sofia scivolò sul liquido che si era versato sul pavimento,venendo presa al volo da Andrea.
Diafa chiuse gli occhi.«È deciso:domani vado.» sospirò forte «Mi apposto sul tetto e col cazzo che faccio passare chiduno
 
Riordinata casa e sistemati i vari disastri,sorseggiavamo la tisana in soggiorno. Avvertivo un’aria tesa,i ragazzi si scambiavano delle occhiate silenziose e qualche gomitata,sembravano in difficoltà.
«C’è qualcosa che dovete dirmi?»
Victor diede un’altra gomitata a Mercorelli,che si passò una mano tra i capelli prima di parlare.«Ecco,Serena..» tirò fuori una scatola «..questo è per te,con le nostre scuse.»
Posai la mia tazza e aprii la confezione,al suo interno c’era un microfono elegantemente incartato.
«Che vuol dire?!»
«Beh,ecco…»  Daniele si strinse nelle spalle «..abbiamo un po’esagerato con te. Volevamo chiederti se ti facesse piacere tornare con noi.»
E in quel salotto,su quel divano,in un luogo così famigliare,attorniata dai miei amici, l’imponenza degli ultimi avvenimenti si aprì sopra di me investendomi.
«Serena..»
Cominciai a piangere,ripensando a tutto quello che era successo dal mio incontro con Morrovalle.
Smettila di renderti ridicola e vattene.
La frustrazione,la paura di perdere Andrea,le sue parole cattive,il suo sguardo accusatorio.
Non ti guardo perché in te ormai vedo solo una ragazza come tutte le altre.Tu per me sei una ragazza qualsiasi di una provincia qualsiasi.
Ricordo la mia tristezza desolante,quella sensazione di abbandono,di essere senza nessuno.
Vaffanculo,Serena!
E l’ira di Mercorelli,il processo all’intenzione che tutti i miei amici mi avevano fatto.
Non pensi che dovremmo dirle di essere stata adottata?!
E ricordai io che guido sconvolta,correndo verso l’ignoto, e l’immagine di Andrea e Melissa ritornò nella mia mente.
Camilla mi fece una carezza.«Calmati.Sei a casa,adesso.»
Mi asciugai le lacrime e portai i capelli indietro.«Una domanda, a cui dovete rispondere o no…»
«Certo,ti ascoltiamo..» rispose Joan.
«Se non avessi avuto quell’incidente,mi avreste proposto di tornare?!»
Non risposero,trasformando quel no nella risposta più affermativa che ci sia mai stata.
Passai lo sguardo tra i miei amici,nessuno di loro mi guardava,nessuno di loro aveva mai alzato lo sguardo.Continuavano a scambiarsi occhiate preoccupate tra loro,ma nessuno aveva avuto il coraggio di guardare me
Puntai lo sguardo su Andrea, era appoggiato al muro e mi guardava afflitto.
Fu come avvicinare una tanica di benzina al fuoco.«Prendete i  vostri sensi di colpa e ficcateveli su per il culo.» mi alzai furibonda «E già che ci siete,andatevene al diavolo!»
«Per favore,ascoltaci,Serena..» uggiolò Mercorelli. Erano completamente spiazzati dal mio scoppio d’ira.
«Voi mi avete ascoltata prima di aggredirmi?!Mi avete lasciato la possibilità di spiegare?!»
Ancora silenzio.Ancora nessuna risposta.
«Fuori da casa mia.» era la prima volta che cacciavo i miei amici di casa.
«Serena..» mi richiamò Diafa.
«Fuori!O me ne vado io!» a quella minaccia,tutti andarono via,disperdendosi come formiche.
 
Camilla mi guardò disorientata.«Non pensi di aver esagerato un po’?»
Non risposi e mi avvicinai alla finestra.
Sofia provò a toccarmi ma mi scostai.«Ascolta,lo so che sei arrabbiata con noi..» lasciò cadere la mano «..ti capisco, e ti chiedo ancora scusa a nome di tutti,ma così la situazione non ha mai fine.»
«Se non fossi finita in ospedale,la situazione,come la definisci tu, sarebbe rimasta identica,o sarebbe peggiorata…» mi asciugai una lacrima con il dorso della mano «..si sentono in colpa ed ora vogliono recuperare.»
«Invece non è così.» Elisa mi si avvicinò «Sono stati giorni infernali per tutti.Ognuno di noi era arrabbiato con te,ma anche con noi stessi perché non abbiamo potuto fare nulla.»
Mi morsi le labbra,mentre guardavo la luce dei lampioni illuminare il grande parcheggio e il dondolo mio e di Andrea.
«I ragazzi erano sconvolti.» continuò la mia amica «Mercorelli è stato malissimo per averti detto quelle cose.»
«Tutti loro sono stati male.Sanno bene quanto te di essere stati ingiusti.»
«Ma,soprattutto..» terminò Camilla «..sanno che hanno fatto una grandissima stronzata a cacciarti dal gruppo.»
Non risposi a nessuna,cercando di analizzare ogni sillaba di quelle parole.Nessuno metteva in dubbio che fossero stati male per quello che era successo,a me faceva male il loro tentativo di pulirsi la coscienza.
«Non è come pensi.» Elisa parve leggermi nel pensiero «Hanno capito quasi subito che senza di te non sarebbero andati avanti.»
«Certo..» la mia voce uscì tremolante «..nessuno scriveva più canzoni.»
«Guarda che di parolieri ne esistono a migliaia..» mi rimproverò Camilla «…è a livello di cuore che si ha difficoltà a trovare qualcuno.»
«L’hai detto tu,voi funzionate insieme..» la spalleggiò Sofia.
«..e ricorda che nulla può dividere ciò che nasce unito.»

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Buonasera a tutte,carissime!

Eheheh Serena is on fire! :) Diciamo che non sempre svalvola,ma quando lo fa non risparmia nessuno,incluso Andrea!

Questo capitolo è un capitolo un po'di transizione,serviva un po'a me,ma anche a voi,per riprendere fiato da tutta quella tragedia;infatti ho inserito qualche parte simpatica per strapparvi un sorriso. Mi scuso per la lunghezza forse eccessiva,ma prima di pubblicare il prologo mi sono posta dei limiti con i capitoli,per non rendere la storia pesante. Quindi,qualche volta devo fare dei capitoli un po'più lunghi del solito per rientrarci.

Purtroppo ci stiamo avvicinando alle battute finali,ma stavo pensando di fare un probabile sequel. Anche se questa è solo un'idea,per adesso;poichè ho altre storie da completare.

Spero di sapere il vostro parere sul capitolo.

Vi ringrazio sempre immensamente per il grandissimo affetto che mi dimostrate.Siete meravigliose!

Un bacio,
S.

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Capitolo 49
*** La resa dei conti ***



La mia storia con Andrea poteva essere paragonata ad una favola moderna. C’era il principe,che era senza macchia ma con tante,troppe paure;e c’era la principessa,bellissima e fragile,che non voleva essere salvata da nessuno. E,infine,c’erano i personaggi che coadiuvavano i protagonisti,e devo dire che i nostri erano molto,molto particolari ed eccentrici.
A differenza delle favole classiche,però,non era il principe a battersi per il cuore della principessa,ma esattamente il contrario. Era la principessa che difendeva il suo amato dai draghi e dai mostri.
Era lei che lottava per il suo lieto fine.Un lieto fine che non sarebbe mai arrivato.
 
La DDMN Recordings si stagliava imponente verso il cielo di Ancona.Per essere un’etichetta minore della Sony,il palazzo della sua sede era molto grande.
Varcai le porte scorrevoli e mi diressi verso la reception.«Buongiorno!Dovrei vedere il signor Morrovalle.»
La signorina con due codini alla Harley Quinn mi studiò da sotto le ciglia scure.«Lei è..?!»
«Serena Monteforti.Il signor Morrovalle è il mio manager.»
Ormai dovevo abituarmi all’idea,forse.
«Hmm..» la ragazza alzò la cornetta del telefono e chiamò qualcuno.
Ne approfittai per guardarmi intorno. File di corridoi si diradavano di fronte a me,con uffici interamente di vetro.Non c’era un brandello di anima in quell’edificio.
L’unica nota di colore,era data dalla capigliatura azzurra di una ragazza vestita con pantaloni in pelle di un rosa elettrico e un top giallo fluo. La ragazza incrociò il mio sguardo e mi fece un occhiolino,mentre formava un grande pallone con un chewingum.
Quella ragazza,che sarebbe diventata una vera e propria star con il nome d’arte di Juda, più avanti sarebbe morta di overdose,dopo aver scalato le classifiche internazionali con il suo album di debutto.
«Può andare,signorina..» Harley Quinn mi sorrise «..deve prendere le scale.»
 
Bussai alla porta di Morrovalle ed entrai.
Il suo ufficio era piccolo,con una scrivania in legno scuro e le poltroncine nere. Era ornata con qualche pianta sparsa,anch’essa senz’anima.
«Si accomodi!» mi indicò una delle poltrone «A cosa devo il piacere?»
Mi sedetti e aspettai che lui facesse altrettanto.«Voglio che mi dica perché sono stata coinvolta in questa storia.»
Il mio interlocutore si aprì in un sorriso,gettando la testa indietro.«Quale storia?»
«Sa benissimo quale storia!» strinsi gli occhi «Perché mi ha obbligato a firmare un contratto sotto minaccia?!»
«Minaccia?!» alzò le sopracciglia «Io non l’ho mai minacciata!»
«Dunque costringermi a firmare un contratto con la sua casa discografica,con il ricatto di portare in tribunale delle analisi false,non è da considerarsi una minaccia?!»
L’uomo mi guardò in silenzio,le mani davanti alla bocca e gli occhi socchiusi.Dopo qualche attimo,parlò.«Vede,signorina Monteforti…» arricciò le labbra arrogantemente «..a lei piace giocare con le parole.Quello che lei definisce minaccia,io lo definirei più scambio di favori
Sul mio viso comparve una smorfia interrogativa.«Non capisco cosa voglia dire,onestamente..»
Morrovalle sospirando si alzò e si diresse al tavolino degli alcolici.«Vede,è un periodo di magra,ultimamente. Non c’è più nessun talento interessante da scoprire..» si versò qualcosa che sembrava molto alcolico «..ma i miei superiori questo non lo capiscono, e mi hanno dato un tempo massimo di sei mesi per trovare un nuovo fenomeno,o sarei stato licenziato.»
 
A ripensarci adesso,a distanza di più di un anno da quel giorno,e con Milo che sonnecchia sulla mia pancia, e ripensando a Juda,che non avevo più rivisto,ma che avevo ascoltato più e più volte avendo comprato l’album,mi rendo conto che Morrovalle non si era  neanche minimamente disturbato a cercare qualche nuovo talento.
 
«Quindi sono solo un mezzo per pararsi il culo?!»
L’uomo scoppiò a ridere.«Ha una reputazione così bassa di se stessa?Lei ha una voce bellissima,una perla in questo mondo di carbone.» sorseggiò un po’di liquido «Io la rendo famosa,lei mi evita il licenziamento.Ci facciamo un favore a vicenda.»
Mi alzai e mi portai al suo fianco.«Comunque sono sempre stata minacciata.»
Morrovalle poggiò il bicchiere e sospirò esasperato.«Senta..» si strinse nelle spalle «..se vuole considerarla minaccia,faccia pure.Io voglio solo tenermi il lavoro e non importa cosa dovrò fare per riuscirci.»
Alzai il mento,fiera.«Vada all’inferno!»
 
Mi appoggiai al corrimano delle scale esterne e gettai fuoi l’aria.Mi sentivo come se avessi perso dieci chili.
«Serena?!Come stai?»
Incrociai gli occhi preoccupati di Diafa.«Bene.Sto molto bene.»
Lei indicò con il mento la mano dentro il mio giubbotto di pelle.«Ci sei riuscita?»
Mi aprii in un sorriso luminoso.La mia coinquilina mi abbracciò forte,partecipando alla mia gioia.
«Notizie da Camilla?» chiesi slacciandomi dalle sue braccia.
«È riuscita ad avere gli orari.Abbiamo tempo fino alle sei di pomeriggio.»
«Perfetto.Elisa e Sofia?»
«Mi hanno mandato la registrazione.Povero Daniele!»
Immaginavo già lo sguardo verde del mio amico alla notizia di essere stato usato,ma era per una buona causa.Sentii l’adrenalina scorrermi nelle vene,stava andando tutto secondo i piani.
Indicai il bar all’altro lato della strada.«Aperitivo,Falco 3?»
La mia coinquilina mi diede il cinque.«Alla nostra,Aquila 1!»
Ridendo come bambine entrammo nel bar e ordinammo due Spritz,brindando gaie alla nostra vittoria.
Io sicuramente non avrei avuto il mio lieto fine,ma le persone che mi avevano portato a quella situazione sarebbero state distrutte.
 
«Avanti!»
Entrai nell’ufficio di Melissa e chiusi la porta. Lei fu sorpresa di vedermi,non se l’aspettava.
«Serena?!Cosa ci fai qui?»
Mi sedetti di fronte a lei e presi un sospiro profondo.«Ascolta,Melissa,penso che ormai dobbiamo mettere fine a questa situazione.»
Lei si appoggiò con la schiena alla poltrona di cuoio del suo ufficio ma non rispose.
«Ho avuto un incidente quasi mortale.Onestamente,sono stanca di tutto questa situazione..» il labbro inferiore tremò «Ricatti,bugie…basta.Voglio solo un po’di pace.»
La bionda sorrise leggermente.«E questo con me cosa c’entra?»
Tirai fuori il telefono dalla tasca e avviai la registrazione.
Non siamo fatti per stare insieme.Io sono troppo orgoglioso e lei è troppo fragile. La opprimo e la spavento,che tipo di amore potrebbe mai essere?!
Le parole di Andrea mi causarono un dolore al cuore inimmaginabile. È vero,anche io gli avevo rivolto parole simili nel cortile dell’ospedale,ma un conto è dire qualcosa in preda alla rabbia,un altro,molto diverso,è dirlo a mente lucida.
Io sapevo che lui avesse ragione,pienamente ragione,ma io stavo bene solo con lui,con nessun altro.
Sapevo che fosse lui l’altra mia metà della mela,e il fatto che probabilmente non saremmo tornati insieme,mi creava un vuoto incolmabile.
Melissa sorrise debolmente.«Questo cosa significa?»
«È Andrea. In quel momento si stava sfogando con Daniele,Camilla passava di lì per puro caso e ha registrato tutto..» sospirai,rimettendo il telefono al suo posto «..te lo lascio!È tutto tuo. Come hai sentito,noi non avremmo mai avuto futuro.»
La gioia della ragazza fu incontenibile,e anche fuori luogo.
«Lo sapevo.Sapevo che prima o poi sarebbe finito tutto. Eri solo la novità,e si sa che le novità incuriosiscano sempre..»
La guardai con gli occhi lucidi.«Non tirare troppo la corda,Melissa.»
L’altra si bloccò immediatamente.Mi lanciò uno sguardo e poi cominciò a mordicchiarsi le labbra colorate di rosso.«Senti..» si lisciò il vestito bianco con le mani «Lo so che lo ami.Andrea è una persona che si fa amare,è impossibile non farlo..» si strinse nelle spalle «..però te l’ho già detto,non è per tutti.»mi lanciò uno sguardo di commiserazione «Sono sicura che troverai qualcuno alla tua altezza.»
Ingoiai il groviglio di sentimenti che mi provocarono quelle parole sprezzanti e la guardai.«Tuttavia,prima di lasciarmi alle spalle questa storia,voglio che tu mi dica la verità.»
«Quale verità?»
«Quella sulle analisi.»
Strabuzzò gli occhi verdi.«Scordatelo.Non mi metto in pericolo.»
«Pericolo di cosa?!A chi mai potrei dirlo?!Andrea non mi ha creduto quando gli ho detto che avevo firmato per salvarlo dal carcere,figurati se crede a un falso stupro.Perchè lo stupro è falso,vero?!»
La fissai per svariati attimi,ostentando una sicurezza che non avevo. Il mio sguardo non si mosse da lei e dal suo viso da bambola,al contrario del suo che si muoveva in tutte le direzioni.
«Ok.Va bene.» sbottò dopo poco «Non sono mai stata stuprata. Ho pagato un ginecologo per  falsificare tutto.»
Tremai di rabbia a quell’ammissione,strinsi le mani in due pugni e la guardai imperiosa.«Vaffanculo!»
Mi fiondai da Camilla e Diafa,in lacrime e sconvolta.
«Io ti avevo detto che questo ti avrebbe fatto stare più male.» il dolce profumo di Camilla mi accolse.
«Ce l’ho..prendete il mio telefono..» ripetei tra i singhiozzi.
«Lascia perdere il telefono..» Diafa mi asciugò le lacrime «Vieni qua.»
Mi aggrappai alle sue spalle,piangendo lacrime che pensavo di non avere più,mentre Camilla mi accarezzava le spalle per infondermi un po’di calore.
Le principesse hanno mai sofferto così tanto?!
 
Percorrevo il corridoio della caserma dei carabinieri ammirando i vari stemmi e le foto dei vari superiori in alta uniforme. Ero un po’impaurita da quegli uomini in divisa che prendevano il caffè,chiacchieravano tra loro o fumavano una sigaretta.
Sbirciai un ufficio in cui una giovane coppia musulmana,a giudicare dallo hijab colorato di lei e la tunica nera di lui,stava parlando animatamente con un carabiniere che annuiva scrivendo qualcosa su un foglio.
Sperai non fosse successo nulla di male.
«Aspetti qui.» l’unica carabiniere donna di quella caserma mi indicò un paio di sedie azzurre. Bussò alla porta di quello che doveva essere il suo principale ed entrò,uscendone qualche secondo dopo.
«Prego.Può accomodarsi.»
Entrai nel piccolo ufficio e due occhi grigi mi soppesarono.«Sono il sottotenente Franco Sagratini.» si alzò e
mi tese la mano «In cosa posso esserle utile?»
«Io sono Serena Monteforti..» gli strinsi la mano «..e vorrei sporgere denuncia.»
 
Stavamo consumando il parquet del mio soggiorno a furia di camminare.
«Oh!E se non chiama?!» Camilla sbottò preoccupata.
«Se non chiama abbiamo fatto tutto questo casino per nulla.» Sofia fissava il mio telefono come se stesse per evocare qualcuno.
«Però comunque Morrovalle e Melissa sono fuori gioco.» concluse Elisa «Almeno quella perfida minaccia non esiste più.»
«Ma perché ci mette tanto?!»
Un telefono squillò facendoci sobbalzare, ma era Joan che telefonava a Diafa.«Tra tanti momenti,giusto ora doveva chiamare!»
«Ma la domanda è..» Sofia era perplessa «…perché il mio ragazzo chiama te?»
«Devo aiutarlo con Diritto Pubblico…»
«Già non riesce a concludere nulla con Geologia..» Elisa scosse la testa «…come può pretendere di studiare Giurisprudenza?!»
«È Joan..» commentai «..certi comportamenti non avranno mai una spiegazione logica.»
Il mio telefono si illuminò,annunciando l’arrivo di un messaggio da parte dell’unica persona che volevo sentire in quel momento.
Lo aprii e lo lessi tutto d’un fiato.«Ci siamo.» guardai le mie amiche «Ha abboccato.»
 
Il sole primaverile illuminava i giardini della Rocca,la grande fontana zampillava vivace e grandi pesci colorati nuotavano contenti,godendosi anche loro quel tiepido calore.
Seduti alle panchine o appoggiati alle balaustre in ferro che proteggevano dallo strapiombo,gruppi di adolescenti vestiti con chiodi di pelle e occhiali da sole chiacchieravano animatamente organizzando il Sabato sera.
«Andiamo a mangiare il sushi!» una ragazza bassina con le Converse bianche e nere arricciò le labbra «Non ci andiamo mai!»
«Bleah!»le fece eco un suo amico dalla pelle color cioccolato e i folti capelli ricci.
«Ma che ne capisci tu,che mangi cavallette!» borbottò al suo fianco un ragazzo palleggiando con una palla da basket.
Un gridolino portò il gruppo a girarsi,la ragazza con le Converse saltò dal muretto su cui era seduta e corse incontro al ragazzo che stava arrivando in quel momento. Lui l’abbracciò e la baciò con passione,mentre lei avvinghiava le gambe al suo bacino,incitata dagli amici.
Anche io ed Andrea facevamo così,riusciva a tenermi solo con una mano.
Il picchiettare ritmico di una mano al finestrino evitò a due lacrime di scendere. Mi girai e lo sguardo azzurro di Tatiana mi trapassò.
Feci cenno di togliersi e senza farmi notare avviai la videocamera del telefono e lo posizionai sul cruscotto.
Sospirai vistosamente e scesi dalla macchina.Chiusi con la chiave magnetica e la misi nella tasca posteriore dei jeans,posizionandomi esattamente di fronte al mio telefono.
Tatiana era molto bella con il suo maglioncino leggero ricamato sul petto e i capelli rossi che brillavano con la luce solare.Ma era anche molto perfida.
Incrociò le braccia e mi guardò astiosa.«Che vuol dire il messaggio?»
Feci appello a tutta la mia forza per cercare di sembrare tranquilla.«Quello che c’è scritto.Ho denunciato Melissa e Morrovalle alla polizia.»
Qualcosa passò nei suo occhi,ma poi la sua bocca sottile si aprì in un sorriso maligno.«Stai bluffando.» la voce era un sibilo «Non l’avresti mai fatto.»
Finsi noncuranza.«Libera di pensare quello che vuoi.Ma domani la notizia sarà su tutti i giornali.» continuai arrogante «Il reato di minaccia è punibile con una multa di oltre mille euro.In più..» ringraziai mentalmente chiunque avesse messo Diafa sulla mia strada «..il vostro reato è aggravato dal fatto che mi avete minacciata in gruppo.Oltre a questo…» snocciolavo tutte le nozioni che la mia coinquilina mi aveva esposto «… anche solo la probabilità che una minaccia possa compiersi in futuro è sufficiente per provocarmi tensione fisica e stress mentale..»
«Smettila..»
«…quindi..» non l’ascoltai «..verrete puniti per aver annientato la mia libertà personale,facendomi vivere giorni di inferno,facendomi perdere il mio unico amore e tutti i miei amici. E portandomi sull’orlo della morte.» alzai il mento,gelida «Rischiate,oltre alla multa, la reclusione,con tutto quello che ne consegue..»
«È la tua parola contro la nostra,non ci sono prove che tu sia stata costretta a firmare.»
«Oh,sì,invece…» mi sentivo euforica,l’adrenalina mi scorreva a fiotti nel corpo «…il Clemy’s è pieno di telecamere.E ci sono le ammissioni registrate di Morrovalle e Melissa.» mi sentivo potente «Bastano come prove,secondo te?!»
La rossa si avventò su di me,urlando di rabbia,mi strattonò il braccio e mi colpii una guancia con uno schiaffo. Il gruppo di ragazzi si voltò nella nostra direzione,richiamato dalle sue urla.
«Sei una stronza!» mi colpì con un calcio in piena pancia,portai il peso indietro ma non reagii «Tu mi hai rovinato la vita!» mi spinse a terra e caddi in ginocchio davanti a lei.
Lanciai uno sguardo al gruppo di ragazzi che stava correndo nella nostra direzione. Stavo facendo la figura dell’idiota.Lanciai uno sguardo anche al mio telefono sul cruscotto,ormai era chiaro chi avesse cominciato ad alzare le mani.
Mi aggrappai al suo maglioncino e la tirai a terra,finendo entrambe sul pavimento.La rossa sbattè contro una pietra,trasalendo dal dolore.
Qualcosa si ruppe dentro di me e l’odio per tutto quello che mi aveva fatto in quegli anni mi travolse come l’alta marea travolge un pesciolino. Veloce ed inarrestabile.
Le assestai un calcio in pieno stomaco,lei cacciò un fiotto di saliva ma non si rialzò,non ne ebbe tempo perché cominciai a colpirla come una forsennata con pugni,calci,schiaffi. Arrotolai la sua folta chioma rossa e la trascinai urlando.
Lei provò per l’ennesima volta ad alzarsi ma io presi un pezzo di legno in preda alla furia più cieca e la colpii alla spalla,causandole un rantolo di dolore.
I ragazzi cercarono di placcarmi ma nella foga non vedevo più nulla,calciando alla cieca,finchè due mani forti mi presero per le spalle e mi sollevarono dal corpo della ragazza che stava sotto di me.
Mi ritrovai a colpire il vuoto,mentre Andrea mi issava sulla spalla e mi portava via,lasciando Tatiana piangere e lamentarsi dal dolore.L’avevo conciata abbastanza male.
«Lasciami andare!Andrea,lasciami andare!» cominciai a tempestargli di pugni la schiena,mentre lui cercava di tenere ferme le mie gambe.
Mi lasciò andare e provai a colpirlo,ma lui mi bloccò in una morsa d’acciaio. Era alle mie spalle e mi stringeva al punto da non permettermi nessun movimento.«Calma,bimba,calma.»
«Lasciami.» sibilai a denti stretti. Non faticava neanche un po’a tenermi ferma,lui ci riusciva come se nulla fosse.
«Io ti lascio,però tu mi prometti  che non scappi.» la sua voce così vicino al mio orecchio mi causò brividi in tutto il corpo già in preda all’eccitazione dovuta allo scontro «Prometti.»
«Te lo prometto.» mugolai.
Lentamente si slacciò da me,provai a passarli sotto un braccio per sfuggirgli ma mi afferrò per la collottola come se fossi un gatto.Mi fece sedere su un muretto che costituiva le mura di cinta del grande parco.
«Ti odio!» rantolai spingendolo.Ovviamente non si mosse di un passo.
«Ma dai!Picchiamo il mondo intero!» bloccò le mie mani che nelle sue sembravano così minute «Guarda che con me devi faticare parecchio,bimba.»
Bimba.Quando eravamo fidanzati mi chiamava sempre così.
Sgranai gli occhi e gli argini del cuore esplosero.Cominciai a piangere,lacrime convulse si mescolarono ai miei singhiozzi sconnessi.Lui mi fissò,non sapendo come comportarsi,poi mi abbracciò e mi tenne stretta.
«Calmati.Dai,calmati.»
Mi aggrappai alla sua maglietta nera,bagnandola con le mie lacrime.
 
Dopo un’eternità mi staccai.Lui mi prese il viso tra le mani e mi asciugò le ultime lacrime.«Che è successo?!»
Tirai su con il naso e cominciai a raccontargli il mio piano di vendetta. Lui mi ascoltava con gli occhi spalancati e la bocca semiaperta.Era scioccato,per usare un eufemismo.
Al termine del mio racconto,si passò una mano sul viso.«Io lo sapevo..» cominciò «..lo vedi che ho ragione quando dico che sei incosciente?!»
Le lacrime ritornarono di nuovo.«Non mi sgridare..» mugolai.
«Pure!» si strofinò la mano sulla fronte «Si può sapere perché ti infili sempre in queste situazioni complicate?!»
«Quali situazioni,scusa?!»
«E se qualcosa fosse andato storto?!» poggiò le mani ai lati delle mie gambe « Ti rendi conto di quello che fai?!Ti sei comportata da stupida!»
Deviai lo sguardo dal suo.Avere le sue labbra a un millimetro dalle mie era sconvolgente,molto destabilizzante.
«Serena!»
«Hai finito di rimproverarmi?!»
«Perché non mi hai detto niente?!» cercò il mio sguardo con il suo «Mi guardi,almeno?!»
Incrociai i suoi occhi.«Perché non ti riguarda!»
«E invece sì che mi riguarda!»
Saltai dal muretto.«E invece no.Mi hai lasciata,ricordi?!»
Lui provò a dire qualcosa ma più volte aprì e chiuse la bocca.«Non è questo..» farfugliò poco convinto «..e poi quelle stupide delle tue amiche che ti hanno addirittura appoggiata.» scosse la testa «Incoscienti e stupide pure loro!»
«Ehi!» cercai di fare la voce grave per rimproverarlo,ma uscì un guaito strano «Vacci piano con le parole quando parli di loro!»
Portò le mani sui fianchi ed alzò un sopracciglio,cambiando umore.«Altrimenti che fai?!» strinse gli occhi in due mezzelune,mentre un sorriso sghembo affiorava sulle sue labbra cesellate «Picchi pure me?!»
Gonfiai le guance, indispettita.«Certo!Non mi sfidare.Sono forte,io!»
Lui rise e mi afferrò per il gomito,chiudendomi in un abbraccio,dandomi un bacio sulla testa.«L’hai massacrata,poverina!»
Mi strinsi a lui,sprofondando tra le sue braccia.«Poverina un corno!Mi ha fatto passare due anni di inferno!»
«Calma!Calma!» mi strinse ancora di più «Non ti arrabbiare.»
Accarezzai la sua schiena definita,avvertendo i muscoli ben allenati.Fu come rientrare nella propria abitazione dopo una giornata pesante a lavoro.Fu come stendersi in un caldo e morbido letto di piume dopo aver corso per chilometri.Fu come tornare a casa.
«Ma tu come ti sei trovato lì?!» mormorai guardandolo.
Continuava a tenermi tra le sue braccia.«Ero in zona rossa.Ho sentito delle urla e sono corso..» mi pizzicò il naso «..e ho trovato questa furia umana.»
Lo spinsi di nuovo ma rimase fermo al suo posto. «Prima o poi riuscirò a spostarti.»
Mi baciò la fronte ridendo.«Prima andiamo a cena,però!»
Sgranai gli occhi.«A cena?!»
«Sì,è ora di cena.Andiamo a mangiare un boccone.»
Solo in quel momento mi resi conto che ormai il sole fosse tramontato.
Dopo tanto tempo sarei andata a cena con Andrea.Avremmo passato di nuovo del tempo insieme.
Fremetti come una bambina tra le sue braccia.«Mi compri anche le crepês?»
«Basta che non mi picchi!»
«E smettila!» gli diedi un pugno,e finalmente riuscii a smuoverlo.
 
 _____________________________

Eccoci quì!

Finalmente il cerchio si chiude. Se`rena ha avuto la sua vendetta e ha messo al suo posto Tatiana,che finalmente ha avuto una bella lezione.

Ha incontrato Andrea,e tra i due sembra essere ritornato il sereno. So che magari il comportamento tra i due possa sembrare strano;ma in realtà non lo è e vi spiego il motivo:il loro sentimento è troppo forte,loro si amano ancora, lo dimostra anche il fatto che Andrea balbetti quando lei le dice che è stata lasciata.Ma loro provano un grande amore reciproco.Il problema è che Andrea è molto orgoglioso,e l'orgoglio in una relazione è una brutta bestia nera.

So che ultimamente vi sto mettendo la foto dell'attore che presta il volto ad Andrea;che devo fare,raga,mi fa morire!

Vi anticipo già che nel prossimo capitolo i nostri beniamini andranno ad una festa!Secondo voi cosa potrà mai succedere?! ;)

Spero che il capitolo vi piaccia!

E,come sempre,grazie per il vostro affetto!
S.



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 50
*** Camelot knight. ***



Quei giorni,a prescindere da tutto,adesso li ricordo con molta malinconia. Potevamo litigare come matti,ma alla fine noi eravamo sempre tutti insieme,inseparabili.
Stavo vivendo la vita che tutti desideravano,avevo gli amici che tutti desideravano;e avevo anche la storia d’amore che tutti desideravano,con un ragazzo che tutti desideravano.
È vero,il nostro rapporto era molto traballante in quelle settimane. Anche se ufficialmente non eravamo una coppia, sia io che lui ci consideravamo come tale. Era un qualcosa di inspiegabile,più profondo del classico filo rosso.
Io ero felice,senza sapere di esserlo.
 
«Quindi voi due..» Daniele indicò Sofia ed Elisa «..quando siete venute a casa nostra per parlare,era solo per seguire un piano?»
«Esatto.» annuì Sofia «Anche se Melissa sa che è stata Camilla a mandare l’audio.Sai..» si strinse nelle spalle «..per essere più credibile.»
Lo sguardo verde di Daniele era attonito, come quello degli altri.
«Siete delle arpie.» commentò Victor stringendo le labbra.
«È colpa mia.Le ho coinvolte io..» mi giustificai «..loro non c’entrano!»
«C’entrano eccome!» mi fece eco il mio amico biondo «Perché ultimamente vi fa tanto schifo parlarci di qualcosa?!»
Nessuna di noi osò rispondere alla sua frecciatina,sapevamo che avesse ragione.
«Ma almeno adesso è tutto risolto?» la voce di Mercorelli ruppe quel silenzio carico di sottintesi.
«Sì.» Andrea posò un giornale sul tavolino «Morrovalle è stato arrestato;penso che Tatiana e Melissa se la caveranno con una multa.» si appoggiò sul bracciolo della poltrona su cui ero seduta «Comunque la loro fedina penale ormai è andata.»
«Ma faranno un processo,no?» domandò Camilla.
«Probabile,a questo punto..» rispose Daniele.
«Comunque,dovevate dircelo!» ci rimproverò Joan.
«Aje che palle!» brontolai «Ormai non ha senso neanche parlarne più!Abbiamo avuto giustizia!»
«Ma sentitela..» Joan mi spinse «..la giustiziera della notte!»
Ricominciammo a battibeccare con i ragazzi. Ognuno di noi rimproverava l’altro per qualcosa,in una caciara sconclusionata. «La vogliamo smettere di fare i bambini?» Andrea riportò tutti all’ordine «Non serve a niente fare così.»
«Effettivamente…» lo spalleggiò Diafa. Questo era molto strano dal momento che da quando era successo tutto quel putiferio,mal sopportava la presenza del ragazzo.
«Sapete cosa ci serve?!» Mercorelli prese il telefono e lo girò verso di noi «Questo!»
Allungammo il collo per leggere lo schermo. Camelot Knight . Così recitava la locandina psichedelica dell’evento.
«Sarebbe..?!»
Diafa prese il telefono dalle mani del ragazzo e lesse l’evento.«Inauguriamo un nuovo format per la tanto amata Camerino.Una sola notte, una one shot per staccare la spina da esami insormontabili,pause caffè sempre troppo corte e lezioni pesanti. Regalatevi una sola notte per vivere.»
«Dobbiamo andare?» ci domandò Camilla,non era molto convinta.
Stava per arrivare la fine dell’anno accademico,e con lei le date delle scadenze e la tanto temuta sessione estiva.
«Certo che dobbiamo!» Mercorelli era il più festaiolo della combriccola «Solo una notte!Dai!Andiamo,ci divertiamo e torniamo!»
«..io avrei un articolo da pubblicare entro il mese prossimo..» cerco di placarlo Daniele.
«Fino al prossimo mese nominano un altro papa!» lo interruppe l’altro «Raga,davvero vogliamo chiuderci ad ammuffire in casa?!»
«Penso che Merco abbia ragione!» il ragazzo fu appoggiato da Joan «Ce la meritiamo una serata di svago dopo tutto quello che ci è successo!»
«A pensarci bene,ultimamente non abbiamo fatto altro che soffrire…» annuì Elisa.
«Voi comunque andate..» si intromise Andrea «..io preferisco rilassarmi a casa.»
Mi girai a guardarlo con una fitta di delusione a stringermi lo stomaco,non sarebbe stato lo stesso senza di lui.
«Scordatelo!» Victor gli cinse le spalle «Vieni anche tu!»
«Ma non mi va!Che ci faccio io in mezzo a quei scalmanati che ballano?!»
«Fai girare la testa a tutte con quel culo!»
Occhi verdi,blu e scuri si girarono verso Mercorelli,fulminandolo per quella frase.
«Oh..» lui si passò una mano tra i capelli neri imbarazzato «Scusa,Serena.»
Io incassai la testa nelle spalle,arrossendo.«No figurati..ormai io e lui..cioè..» ciancicai con le parole,senza terminare la frase.
Andrea strinse gli occhi.«Sapete cosa?!» mi trapassò con lo sguardo «Mi avete convinto!»
«Vai così!» Elisa gli diede una pacca sulla spalla «Quasi quasi mi ubriaco proprio.»
 
«Mamma che puzza!» Mercorelli mi raggiunse in balcone tossendo e sbuffando.
«Ma fammi capire..» gli lanciai un’occhiata «..sei partito dal soggiorno per venire a rompermi?!»
«No.In realtà..» si appoggiò con il fondoschiena alla ringhiera «..sono venuto a chiederti scusa.»
«Di nuovo?!» sgranai gli occhi «Sono due giorni che mi chiedi scusa. Direi anche basta,no?!»
«No,non è quello.Cioè..» il mio amico si passò una mano tra i capelli,scompigliandoli.Lo faceva sempre quando era agitato.
«Mercorè,che succede?»
L’altro sbuffò.«Non vorrei che tu non voglia tornare con noi perché non riesci a perdonarci.»
Un moto di tenerezza mi investì.Ormai il mio scoppio d’ira il giorno delle mie dimissioni era stato archiviato.I ragazzi mi avevano corteggiata nei giorni successivi affinchè tornassi nel gruppo.Si profusero in scuse e chiarimenti,senza sapere che erano già stati perdonati.
Era Mercorelli che più di ogni altro stava male per quella situazione:secondo il mio amico,era lui la causa del mio rifiuto.Tenero e dolce Mercorelli.
«Merco,ascolta…» gli misi una mano sulla spalla «Non c’è bisogno di ulteriori scuse e discussioni varie,vi ho perdonato da giorni,ormai..»
«Ma allora perché non ritorni?!» sgranò gli occhi cangianti che erano di un bellissimo acquamarina sotto la luce del primo pomeriggio  «Tra una settimana abbiamo la finale e con Carolina non ci siamo proprio!»
Abbassai le spalle sconfortata e risposi.«Te lo dico una volta per tutte..» mi sentivo come se stessi spiegando le operazioni  algebriche ad un bambino «Io vi ho perdonato.Tutto quello che voglio adesso,è lasciarmi questa situazione alle spalle,va bene?»
«Ti capisco,ma…»
«Non insistere,Merco. Purtroppo il vostro non lasciarmi neanche spiegare ed aggredirmi in quel modo mi ha aperto una ferita,che,purtroppo,ancora non riesco a chiudere.»
Lo sguardo azzurro del mio amico tremò.«Ma io ti vedevo,eri così entusiasta di questo progetto..»
«Lo so.» ammisi «Ma è passato troppo poco tempo,è ancora tutto troppo fresco.» lui abbassò lo sguardo ma non rispose,così gli misi due mani sulle guance,invitandolo a guardarmi «Il fatto che io non sia più nel gruppo,non vuol dire che non saremo più amici.»
«Ci mancherebbe.»
«Appunto.Smettila di torturarmi e di torturarti con questa storia.Per favore.» lo implorai «Per favore!»
Lui mi guardò e sciolse le mie mani dalle sue guance.«Scordatelo.» cominciò «Ho visto come ti muovi su un palco.Tu lo domini e lo incendi contemporaneamente.E ho visto come siamo noi con te al microfono..» strinse le mani a pugno «..noi siamo noi solo tutti insieme,non ti permetterò di buttarti,e buttarci via così..»
«Ma che dici?!» soffiai confusa.
«Non ti permetterò di fare lo stesso errore che stavamo per commettere noi cacciandoti dal gruppo.»
 
Distolsi la mente da quel ricordo e mi guardai di nuovo allo specchio.Ma chi diavolo era quella?!
Le ragazze volevano giocare a fare Cupido con me ed Andrea,e avevano passato tutto il pomeriggio ad impellettarmi.
Il risultato era a dir poco stupefacente.I capelli cadevano selvaggi sulle spalle,incorniciando il mio smokey eyes scuro che rendeva i miei occhi ambra più profondi;le labbra lucide profumavano di zucchero a velo.Il vestito bianco con disegnato un dobermann con una bandana al collo mi avvolgeva morbidamente le forme,le calze a rete sparivano nei tronchetti alla caviglia che mi rendevano più alta di almeno quindici centimetri.
«Come procede lì?!..cazzo,Sere!» Camilla lasciò la sua proverbiale educazione quando mi vide.
Lei era come sempre bellissima. La gonna corta era interamente tempestata di pailettes dorate,a cui aveva abbinato un semplice top nero,come le decollete nere. I capelli avevano un accattivante effetto bagnato,mentre gli  occhioni ghiaccio bordati di eyeliner nero e la bocca pastello le donavano un’aria ammaliante.Le orecchie erano ornate da un paio di grandi orecchini a bottone con il bordo dorato e l’interno in madreperla;all’indice sinistro splendeva l’anello di fidanzamento. Era uno schianto.
«Ma siete sicure di quello che fate?!» chiesi incerta,guardandomi di nuovo allo specchio.Era molto corto quel vestito.
«Non fare storie!» anche Diafa entrò in camera mia «Tu verrai così alla festa,e non accetto repliche!»
Nella prossima vita,sarei voluta rinascere lei. Indossava un top con la semplice scritta I’m a bitch,I’m a boss in bianco.Il pantaloncino era inguinale e le segnava chiaramente il fondoschiena. La nota di colore era data dal vestito di un viola metallico completamente trasparente che indossava sopra quel completo nero e le lasciava scoperta dalla coscia in giù.Gli stivali al ginocchio la rendevano slanciata come una pantera. Lei non aveva bisogno di truccarsi,il suo viso perfetto era stato lasciato acqua e sapone,circondato da una nuvola riccissimi di capelli neri.
«Wow..» sentii qualcosa di indefinito allo stomaco nel vedere la bellezza delle mie coinquiline insieme «Siete fantastiche.» quasi che mi sentissi attratta da loro.
Diafa agitò una mano piena di anelli.«Lascia stare noi adesso..» mi puntò un indice rosso «Devi sedurre Andrea stasera,ricordalo!»
«Voi proprio non capite..» mi sedetti sul letto «..Andrea è mosso dall’orgoglio,dal rispetto dei suoi princìpi e dei suoi valori morali molto alti.Cose che io ho intaccato con il mio comportamento.E in più..» sospirai «..gli ho mentito spudoratamente,e lo detesta.Non c’è niente da fare.»
La mia coinquilina bionda scosse la testa.«Lui ancora ti ama.Ti ama tanto. E facendo così sta andando solo contro il suo cuore,e non si può andare contro il cuore..» mi fece una carezza «..anche se lo si vuole più di ogni altra cosa.» sospirò «Ha messo su un muro di testardaggine e orgoglio che tu dovrai sfondare.»
«Esatto..» l’affiancò Diafa «..quindi togliti quello sguardo da gattina indifesa e metti tanti anelli e bracciali!»
 
Il luogo della festa era la Contram,ovvero il grande magazzino dove stazionavano i pullman. Dall’esterno della struttura di ferro e metallo si intravedevano i bagliori blu,violacei e rossastri delle luci stroboscopiche;la musica era talmente alta da sentirsi nitidamente dalla fila e le voci dei dj incitavano la folla a scatenarsi sul grande pavimento in cotto. A giudicare dalle urla e dal vociare,il livello di ubriachezza doveva essere già molto alto.
«Raga,sul serio..» biascicai mentre aspettavamo il nostro turno per entrare«..mi lasciate andare a cambiare?»
«Che vole?!» Sofia mi soppesò con lo sguardo pieno di mascara e fasciata in un pantalone di pelle nera.Sotto il soprabito rosso,un bustino con la scollatura a triangolo lasciava intravedere le numerose collane che dal collo si disperdevano sul seno e sul petto,fino ad allacciarsi alle lunghe catene legate alla cinta. Gli zigomi erano accentuati dal contouring ma il resto del viso,fatta eccezione per le labbra borgogna, era lasciato naturale,seguendo la nuova tendenza del less is more.Era molto provocante con la pony tail liscia e i tacchi scuri. Ho sempre pensato che si vestisse in maniera così prorompente per celare la sua grandissima fragilità.
«Ma mi vergogno!» cercai di protestare,ma senza successo.
«E fattela finita!» mi sgridò la mia amica.
Il buttafuori ci timbrò e ci lasciò passare.Mentre aspettavamo che entrassero anche le altre,Elisa mi redarguì.«Ricordati che non facendo nulla non risolvi nulla.»
I neon facevano risaltare il suo blazer argento stretto in vita da un cinturone,i capelli erano lisci e luminosi,come gli occhi miele truccati di nero e grigio,in contrasto con le labbra rosse.La bralette nera che sbucava dal blazer lasciava intravedere la forma del seno. Lei era l’unica senza tacchi,avendo preferito un paio di stivali bianchi a metà coscia con un accenno di plateu a quelle trappole infernali. Portava i suoi classici accessori argentati,su cui spiccava la fascetta Cartier che le aveva regalato Victor per il suo compleanno. Aveva il superpotere di essere perfetta con poco.
«Sei molto bella!»
Lei mi sorrise e mi cinse le spalle.«Forza!»

https://www.youtube.com/watch?v=ele2DMU49Jk

Attraversammo la porta che dava sul grande spazio adibito a pista. Alla nostra destra, un grande bancone era illuminato a festa,mentre due barman entrambi in papillon e bretelle mischiavano liquidi di ogni genere negli shacker.
Le luci vorticavano abbagliandoci,i bassi stordivano e il pavimento vibrava a furia di essere calpestato.
Camminavo accerchiata dalle mie amiche,la musica ritmata mi era  entrata nel profondo facendomi sentire leggera,le mie amiche, che si aprivano a ventaglio, mi facevano sentire potente e sicura di me stessa.
La pista era pienissima,ma quella mandria scalmanata si apriva ai nostri lati,lasciandoci lo spazio adeguato,non disdegnando di lanciarci qualche occhiata ammirata o semplicemente incuriosita.
Splendenti,giovani e bellissime,ci muovevamo in perfetta sincronìa,scambiandoci sorrisi sinceri e occhiate complici,lasciando il fuoco al nostro passaggio.
 
«Cioè,un’attimo…» Mercorelli sgranò gli occhi quando arrivammo al tavolo «..ma allora eravate voi quelle sventole?!»
«Ah ah ah..divertente!Cambiati quella camicia,piuttosto!» lo rimproverò Diafa.
Mercorelli portava un semplice jeans nero a cui era abbinata una camicia dello stesso colore con disegnati dei pellicani.Al collo spiccava l’immancabile medaglione dorato della nonna.
«Glielo stiamo dicendo anche noi da quando è arrivato,mala chica.» Joan si appoggiò a Diafa con il gomito. Indossava un pantalone con una fantasia floreale tono su tono,il pastrano in ecopelle lasciava intravedere la canottiera bianca e l’onnipresente anello con la pietra nera.
Victor,che fino a quel momento aveva mangiato di baci la fidanzata, prese parte al discorso. «Tutto molto bello,ma è palese chi abbia più stile qua in mezzo!»
Aprì le braccia e girò su stesso,per pavoneggiarsi:era vestito con un jeans skinny e strappato su un ginocchio,la semplice t-shirt era stretta e segnava i suoi addominali,la giacca blue navy dal taglio classico era dello stesso colore della maglietta e aveva una doppia fila di bottoni dorati.
Ero in procinto di rispondergli dicendo che effettivamente fosse il migliore lì in mezzo,ma la lingua si bloccò non appena il mio sguardo incrociò quello di Andrea.

Era seduto su una delle poltroncine nere e mi guardava fisso,senza muoversi.Da quanto mi stava fissando?
Continuò a guardarmi mentre si alzava e mi veniva incontro. Ne approfittai per osservarlo meglio:il jeans nero era aderente,così come la maglietta dello stesso colore,lo scollo profondo lasciava intravedere l’inizio della tartaruga e un ciuffo di peli. Le collane dondolavano mentre lui si avvicinava implacabile,la giacca color tortora sembrava essere molto morbida ed ondeggiava con la sua andatura,le maniche erano arrotolate,in modo da far vedere tutti i suoi bracciali e i suoi anelli sulla sua pelle ambrata.
Rimpicciolii sotto il suo sguardo così cupo,maledicendo le mie amiche e la loro testa dura per avermi costretta a conciare in quella maniera.
Mi avvolse con un braccio e si avvicinò al mio orecchio. Istintivamente mi aggrappai ai suoi bicipiti e chiusi gli occhi.
«Sappiamo entrambi la mia scarsa capacità di controllo..» la voce era roca «..non mettermi alla prova,bimba.» calcò volontariamente il nomignolo.
«Quindi ti piace?» soffiai accaldata.
Strisciò con il naso sul mio collo,provocandomi scariche elettriche in tutto il corpo. La sua vicinanza così inaspettata accese vecchie emozioni mai del tutto sopite;era una vita che non eravamo così vicini,ed essere praticamente spalmata sul suo corpo non aiutava per niente. Avrei piantato molto volentieri gli altri per andarmene con lui e passare la notte insieme,e il giorno. O notte e giorno insieme. Probabilmente stavo impazzendo.
Ebbi la conferma che il mio sentimento per lui fosse ancora forte. Lui che era figo da svenire e sexy oltre ogni limite.
Mi lasciò all’improvviso,ancora con il respiro accelerato e la confusione nello sguardo.«Vado a ordinare da bere.» mi diede un leggero bacio sulla guancia e si diresse al bancone.
Mi aggrappai al primo sostegno solido che trovai,ovvero il braccio di Daniele.«Stai bene?»
«Eh?!» farfugliai «..più o meno..»
Lui lanciò uno sguardo a me,poi ad Andrea e collegò i pezzi.«Vieni qui!» mi abbracciò come un fratello.
«E comunque..» mi lasciò sorridendo «Senza che fai lo splendido tu!» urlò in direzione del mio amico biondo «Lo stile migliore è il mio!» si lisciò il jeans bianco e si aggiustò il colletto della camicia nera lasciata aperta fino allo sterno. Per la prima volta in vita sua,aveva indossato il famoso chiodo da biker che Andrea gli aveva regalato per “renderlo più figo” come diceva sempre lui .Non aveva pettinato i capelli con il gel,lasciandoli disordinati e ribelli.Aveva trafugato anche una collana del cugino «Vero,Sere?»
Io mi accasciai sulla prima poltroncina che trovai.Che serata mi aspettava!

https://www.youtube.com/watch?v=ALZHF5UqnU4

Stavamo ballando in pista,scatenandoci sulle note di Marshmello,tutti abbastanza brilli da aver lasciato le nostre interdizioni al tavolo. Il trucco si era sciolto,i capelli erano in disordine, le giacche erano state buttate da qualche parte.
Non facevamo altro che abbracciarci e saltare,portando le mani al cielo urlando. I ragazzi avevano avuto ragione,ci serviva una serata di svago,senza pensare alle cose orribili che da un mese a questa parte non facevano che capitarci.
Ci sentivamo potenti,immortali,padroni del nostro destino.
Victor ed Elisa continuavano a ballare stretti,baciandosi ed abbracciandosi.Sofia e Diafa ancheggiavano sensuali spalla contro spalla.Joan prese Camilla per le mani e la fece girare talmente veloce che i capelli biondi di lei ruotavano vorticosamente come un mantello.
E lì,su una canzone scritta per sentirsi meno soli,per unire persone lontane attraverso il potere salvifico della musica,capii quello che in fin dei conti avevo sempre saputo.
Andrea saltava tra Daniele e Mercorelli,una mano al cielo e l’altra stretta intorno al mio amico,completamente senza inibizioni.Erano riusciti a trascinare anche lui.
Io non ero sola,non lo ero mai stata.
Al ritornello fummo immersi in una pioggia di coriandoli colorati,mentre le macchine del fumo ci facevano scomparire in mezzo al profumo di talco.Guardai in alto,verso quei piccoli rettangoli che svolazzavano,mentre sentii le lacrime pungermi gli occhi.
Victor si tuffò su Mercorelli, Andrea fece volteggiare Elisa.
Li osservavo uno ad uno divertirsi e godersi la rtirovata felicità.
Joan ballava con Sofia,mentre Camilla e Diafa si abbracciavano urlando.
È vero,avevano sbagliato alla grande con me,ma alla fine cosa importava?Anche io avevo la valigia piena di errori,a partire dalla mia fuga a Londra.
Daniele ballava ad occhi chiusi,la testa che seguiva il ritmo e le braccia alzate.
Lanciai uno sguardo a tutti loro,nel bene e nel male,loro erano stati sempre con me. Eravamo ancora una volta sempre noi.Non importava cosa passassimo;ognuno con i propri problemi,ognuno con i propri trascorsi felici o catastrofici,ma eravamo sempre l’uno al fianco dell’altro.Magari con qualche cicatrice in più,o con qualche ferita ancora aperta,ma avremmo messo la vita nelle nostre mani vicendevolmente.
Persino Andrea,dall’alto del suo proverbiale orgoglio,non perdeva occasione per starmi accanto e supportarmi sempre,mettendo da parte almeno momentaneamente la sua testardaggine.E notai come fosse diventato in poco tempo un grande punto di riferimento per tutti noi.
Nessuno può dividere ciò che nasce unito.
Non avevo una famiglia di sangue,ma avevo quella  costruita sul rispetto e l’affetto reciproco.Una famiglia che mi aveva sempre dimostrato di volermi bene,anche un po’a modo loro,e a cui io ero profondamente legata.
Mi avvicinai a Mercorelli,poggiandogli una mano sulla spalla.«A che ora provate domani?»
Lui aprì gli occhi,erano un po’annebbiati.«Alle quattro.Perchè?»
Gli sorrisi complice continuando a ballare,ma senza rispondere.
Quando capì sgranò gli occhioni «Ritorni?!» si fermò improvvisamente in mezzo alla pista,prendendosi una gomitata nelle costole da un tipo in tuta «Ritorni!» mi afferrò e mi fece volteggiare.
«Serena ritorna nel gruppo,ragazzi!» urlò Daniele per farsi sentire.I miei amici mi furono addosso,lanciandomi in aria,tra gli incitamenti di tutti gli altri studenti che avevano preso parte a quel gioco.Era imbarazzante.
 
All’improvviso mi ritrovai a terra,tra due braccia forti e muscolose,riconobbi immediatamente le braccia del mio professore. Si era tolto la giacca,mostrando i muscoli tonici sotto la canottiera aderente.
Per una strana coincidenza,le luci si abbassarono mentre le canzoni si susseguivano con ritmo martellante.

https://www.youtube.com/watch?v=f3XlIQ5pmdQ

«Prego,eh!»  lui ondeggiava,trascinandomi con lui.Si sapeva decisamente muovere.
Le luci,l’alcool e i suoi feromoni erano un cocktail letale.Risalii con le mani lungo le sue braccia senza dire una parola,continuando a ondeggiare vicino a lui,con i bacini che si sfioravano. Lui mi lasciava fare,mentre il suo sguardo diventava sempre più cupo.
Ci eravamo chiusi nella nostra forza gravitazionale,esistevamo solo noi e nessun’altro.
Ballare insieme dopo tanto tempo era un’esperienza quasi mistica.Andrea non amava particolarmente farlo;alle serate in discoteca,preferiva di gran lunga chilometriche passeggiate nella natura. E nonostante ciò,con me ballava per minuti interi,spesso cominciando spontaneamente a muoversi,portandomi con lui.
L’attrazione ormai era evidente a tutti,avvertivo chiaramente il desiderio ogni volta che mi accarezzava con le sue mani perfette.
Mi fece girare,facendo scontrare la mia schiena con il suo petto ampio,continuando a ondeggiare. Camilla,abbracciata a Daniele,mi fece il segno della vittoria.Diafa portò le braccia al cielo,accompagnata da Sofia.Elisa,tra le braccia del fidanzato, mi strizzò l’occhio.
Ritornai di fronte a lui.Negli occhi scuri leggevo solo tanto amore e una grande passione.Il suo amor proprio,la sua fierezza e il suo senso dell’onore così elevato erano relegati da qualche parte.
Mi strinse ancora di più a sé e mi diede un bacio sulla fronte.Le sue braccia mi avvolsero la vita stringendomi se possibile ancora di più,le vene si gonfiarono mentre si pressava su di me. Eravamo vicinissimi,al punto da sentire i nostri respiri mescolarsi.
Le luci si spensero completamente e una forza invincibile ci spinse l’uno verso l’altra,causando l’inevitabile:le nostre labbra si toccarono,facendo crollare tutte le nostre difese.
Il cervello per una volta tacque facendo urlare il cuore.
La pioggia di coriandoli ed il fumo ritornarono,garantendoci l’anonimato più assoluto.
Lui approfondì il bacio,che da un leggero toccarsi di labbra,divenne sempre più profondo.Mi avvinghiai al suo collo,contraccambiando la sua lingua.
Andrea portò una mano sulla mia coscia,mentre con l’altra mi spingeva contro di lui.Il suo tocco sulla mia pelle nuda fu devastante.
Ci stavamo divorando con un bisogno quasi animalesco,fermi in mezzo a quell’orda barbarica ubriaca,mentre la musica continuava a martellare.
Lui tracciò una scia di baci che dalle mie labbra percorsero la mascella fino al mio collo,dove indugiava con la sua bocca;la sua mano risalì lungo il mio corpo,fermandosi tra i miei capelli.Io chiusi gli occhi e mi arresi tra le sue braccia.
Da quanto tempo eravamo attaccati in quel modo?Probabilmente da sempre.
Probabilmente lo eravamo da quella serata di fine estate quando lui entrò nel bar.
 
_________________________ 
 
 Bentrovate,care mie!

Sì,la foto di Serena che vi ho messo qualche capitolo fa,altro non era che l'outfit della nostra protagonista per questa festa.

Vi confesso che questo capitolo è,se non il mio preferito in assoluto,uno di quelli che mi piacciono di più.Mi sono divertita tanto a scriverlo.

Spero che piaccia tanto anche a voi!

Onestamente non ho niente di rilevante da dire.Preferisco leggere le vostre opinioni.

Vi abbraccio forte!
S.
                                                                                                                                                                                                                           
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 51
*** Questa è davvero la fine? ***



Il tatuaggio fatto a Londra è tratto da una canzone di Bebe Rexha in un featuring con G-Eazy.

Siamo solo io,me stesso e me.Viaggio in solitaria fino alla morte,perché dentro di me scorre la vita.
Non ho bisogno di nessuna mano da stringere,perché quando la notte è fredda,ho il fuoco della mia anima a riscaldarmi.
Non ho bisogno di niente per far passare la notte,perché ho il ritmo che è nel mio cuore a tenermi viva.

Così recita la traduzione del ritornello.
Feci quel tatuaggio proprio per ricordarmi che bastava la mia voce ed il mio amore per la musica a non farmi sentire sola.Lo feci per ricordarmi che non avevo bisogno di nessuno che mi riscaldasse nelle fredde notti invernali.
Non avevo considerato,però,che la notte senza nessuno da stringere,è davvero tanto fredda.
 
Avevo un grandissimo cerchio alla testa e non riuscivo a tenere gli occhi aperti.Lo stomaco si contorceva ed avevo la sensazione di essere stata schiacciata da un tram.Sentivo tutto l’alcool ingerito la sera precedente essere lì lì per ritornare.
Camilla entrò barcollando,reggendo due bicchieri d’acqua fresca.Quando era arrivata?
«A voi!» si accasciò sul mio letto «Mamma che giramento di testa!»
«Hmm…» Diafa borbottò qualcosa,girandosi supina «..ma che ore sono?»
«È quasi mezzogiorno..» rispose la mia coinquilina abbracciando un cuscino.
Il citofono suonò più volte prima che qualcuna di noi si decidesse ad andare ad aprire.
Sofia ed Elisa entrarono in camera nello stesso stato di Camilla,con gli occhiali da sole a coprire gli occhi gonfi e la faccia sfatta di chi non aveva dormito per niente la notte prima.
Era stata una sbornia epica per tutti.
«Me sento tutta rotta!» la mia amica si  tolse le scarpe e si infilò sotto le coperte «Joan non mi ha dato tregua stanotte!»
Elisa borbottò qualcosa di incomprensibile e si sedette alla mia scrivania,le braccia incrociate sul tavolo a farle da cuscino.
«No,dai!» la mia coinquilina bionda ebbe un moto esplosivo «..non ci addormentiamo!Corriamo il rischio di sfasare il nostro ciclo biologico!»
«Camilla..» l’altra mia coinquilina si mise seduta sul letto,gli occhi socchiusi e la bocca impastata dal troppo rum «..sai con chi hai a che fare,no?!» si tuffò di nuovo tra le coperte «…a noi è una vita che è sfasato il ciclo biologico!»
 
Dopo circa un’ora,più o meno in posizione eretta, riuscimmo a trascinarci fuori dal letto e ci ritrovammo intorno al grande tavolo della sala a fare colazione in totale silenzio.Preparare la macchinetta del caffè e scartare la busta dei cornetti che avevano portato le ragazze fu il massimo che eravamo riusciti a fare.
Elisa si annusò le ascelle.«Mamma che puzza!Mi posso fare una doccia prima di andare a casa?!»
«Hm.» fu l’unica risposta di Diafa mentre girava il suo caffè.
«Ma che..» Sofia infilò una mano tra i capelli della mia amica e ne cacciò fuori una foglia secca «..ma che cos’è sta roba?!...Elisa!»
L’altra avvampò di botto senza rispondere.
«Ieri Victor stava carico,eh?!» scherzò Diafa.
«Io l’avevo detto..» intervenne Camilla «..gli stivali bianchi!Gli stivali bianchi fanno sangue!»
Io in tutto ciò mi chiedevo perchè bastasse anche solo accennare al sesso per diventare pimpanti e attive.
«Se proprio dobbiamo dirla tutta,Elisa fa sangue a Victor anche con un sacco di iuta addosso!» mormorai finendo il cornetto.
«Insomma..» la mia coinquilina mi strinse un braccio «..mi fa piacere sapere che io e lei siamo le uniche due sfigate a non aver avuto una notte da ricordare.»
Si girarono tutte verso di me.
«In che senso?» chiese Elisa.
«Ma tu ed Andrea,ieri…»
Incassai la testa nelle spalle mentre accendevo una sigaretta.
«Ieri è stato un disastro.»
 
Continuavamo a ballare vicini,senza parlare ma sorridendoci a vicenda,completamente persi nei nostri sguardi.Lui si fece più vicino,mentre io continuavo a ballare.
Andrea mi attirò a sé,mettendomi le mani intorno al viso e dandomi un bacio sulla fronte.
«Andiamo.» mi afferrò la mano e mi portò via da quell’orda scatenata,facendomi scudo con il suo corpo imponente.
 
Mi ritrovai tra lui ed un muro,le gambe attorno alla sua vita e le nostre bocche incollate,completamente al buio. Le mie mani,sotto la sua maglietta, tastavano i suoi addominali ed i suoi muscoli definiti.Le sue mani mi accarezzavano ripetutamente la schiena,indugiando sull’attaccatura del reggiseno.
Ormai eravamo completamente ed irrimediabilmente senza freni inibitori,persi l’una dell’altro.
Ma improvvisamente qualcosa ruppe la magia.Risate fanciullesche,una bottiglia di vetro buttata a terra,urla adolescenziali e chiacchiere giovanili ci riportarono bruscamente alla realtà.
Eravamo sempre il professore e la studentessa. Anche se alticci ed innamorati.
Andrea si slacciò da me e mi spinse ad aderire al muro,le mani ai lati della mia testa e il suo corpo premuto sul mio.Il cuore balzò in gola ed il panico si impossessò del mio corpo,tutto era amplificato dal suo profumo che mi stordiva. Anche se ero ben consapevole che nessuno avrebbe mai potuto vedermi sotto quella barriera umana.
«Sshh.Calma..» la sua voce era più roca del solito.
Il gruppo di ragazzi ci superò senza notarci.Eravamo stati ad un passo dal dare vita ad uno scandalo.
L’incantesimo ormai si era completamente spezzato.«Per un pelo...» si allontanò da me «..non mi sono fermato in tempo..»
Lo guardai confusa.«In tempo dal fare cosa?!»
Indicò la distanza tra noi.«Dal fare questo.Mi  ero ripromesso di starti lontano..» mise le mani sui fianchi «..ma non ci riesco..»
Il cuore svolazzò nel petto al sentire quelle parole.Mi avvicinai e gli appoggiai una mano sulla guancia,sporgendomi per baciarlo.
Ma lui si scostò.«No..»
Un fulmine mi trapassò da parte a parte.«Cosa “No”..?!»
«Serena..» si sgranchì la voce «…Non posso farlo..»
Sgranai gli occhi,incredula.«Perché?!» domandai in un sussurro.
«Io ti voglio,capisci?!Ma non posso farlo..»
«No,in realtà non capisco.Tu prima..o quando siamo andati a cena..»
«Lo so.» prese un sospiro e mi guardò con la tristezza nello sguardo «Mi dispiace moltissimo per averti fatto stare così male.Non riesco a perdonarmelo.Ma..» scosse le spalle «..io non mi fido più di te.»
Stentavo a credere alle sue parole.«Perché ti sei riavvicinato,allora?! Perché ti sei comportato in quel modo?!»
«Te l’ho detto:tu per me sei importante e non riesco a starti lontano.Ma non mi fido più,non adesso almeno..»
«Che cosa vuoi,allora?!»
«Voglio che tu faccia parte della mia vita.Ma voglio che siamo amici…possiamo ricominciare tutto dall’inizio come amici..»
L’alcool accese una rabbia latente.«Stai scherzando,vero?!Mi prendi per il culo?!» incrociai le braccia «Ti rendi conto della cazzata colossale che hai appena detto?!»
«Stai reagendo in maniera sbagliata.»
«Sei tu che stai ragionando in maniera sbagliata,invece!» le lacrime cominciarono a scorrere «Quello che abbiamo avuto noi è qualcosa che raramente esiste, e lo sai anche tu. E sei completamente pazzo se pensi che io svilisca un sentimento del genere..»
«Non ti sto dicendo di svilirlo..» cercò di ribattere.
«Sì,invece!» lo aggredii «Sei un coglione testardo ed orgoglioso, e ti sbagli di grosso se pensi che io farò le spese del tuo carattere di merda..» diedi la stoccata finale a quell’uomo così fragile «..se devo averti come amico,preferisco non averti per niente nella mia vita..»
 
«Gli hai detto così?!» Elisa mi fissava con gli occhioni sgranati.
«..ovviamente non lo pensavo.Era l’alcool a parlare..»
«Ma andasse a fanculo!» sbottò Sofia «Mamma che molletta su li cojoni st’omo!»
«Purtroppo quando qualcuno è orgoglioso non c’è nulla da fare..» commentò Diafa «..però che cazzo!»
«Ma quindi adesso come siete rimasti?!» mi chiese Camilla.
Portai le ginocchia al petto.«Boh,credo che non torneremo mai più insieme.»  mi circondai le ginocchia con le braccia «Prima mi abituo all’idea di non averlo più,meglio sarà per la mia sanità mentale..»
 
«Dove diavolo è finito Daniele?!» latrò Mercorelli. Lui era l’unico che dopo la precedente notte brava era riposato  e fresco.
«Mercorè tu non capisci..» Victor era appoggiato a una delle tastiere con ancora addosso gli occhiali da sole «..già è tanto se siamo in piedi,vista la serata di ieri.»
L’altro spalancò gli occhi grigi.«Siete proprio vecchi se basta una serata del genere a mettervi  fuori gioco!»
«No,amigo..» Joan sbadigliò «..è che noi, a differenza tua,la notte non dormiamo!» concluse scambiandosi uno sguardo complice con il mio amico biondo.
La porta si aprì e comparve Daniele.
«Era ora!Sei in ritardo!» lo rimproverò prontamente Mercorelli.
L’altro non lo calcolò proprio,portando l’attenzione su di me.«Sere,puoi venire un attimo fuori con me?»
Aggrottai le sopracciglia.«Che è successo?!»
Mercorelli impallidì.«Ragazzi,non dobbiamo perdere neanche un minuto!La finale è alle porte!»
«Mercorè per favore!» il tono di Daniele non ammetteva repliche.
Era successo qualcosa,ormai ne ero certa.
«Due minuti..» pregai Mercorelli «..il tempo di una sigaretta.Giuro!»
 
«Allora?!Dimmi…»
«Andrea ha deciso di partire.» disse Daniele senza mezzi termini.
La sigaretta mi scivolò dalla labbra.«Cosa..?!»
«Sì.Sono stato fin’ora con lui per cercare di fargli cambiare idea.Ovviamente non ci sono riuscito.»
Deglutii aria.«Ma perché vuole partire così improvvisamente?!»
«Lui dice che non ha nulla che lo trattiene quì.» cominciò il mio amico «Ormai le lezioni sono finite.Ha deciso di accettare l’offerta della compagnia petrolifera.»
Prima non ci avrei pensato due volte ad accettare la proposta della compagnìa;a me Camerino è sempre stato stretto. Troppi ricordi.Sono successe troppe cose che non volevo rivivere.. però adesso ci sei tu. E tu sei più importante di qualsiasi cosa.
Alla fine lo aveva fatto, aveva accettato la proposta.
«..io lo trattenevo quì.» diedi voce ai miei pensieri.
«Sì.Per questo…» Daniele mi prese le mani «..volevo chiederti se potresti convincerlo a non partire.»
Lo guardai sbigottita.«Io..?!» mi puntai un indice contro «..perchè proprio io?!»
L‘altro mi guardò come se avessi detto che il sole fosse blu.«C’è davvero bisogno che te lo spieghi?!»
«No.Effettivamente no..»
Calò un pesante silenzio,ognuno di noi era perso nei propri pensieri. Era davvero arrivata la fine?
«Senti,Serena..» il mio amico mi guardò «..Andrea mi ha detto ciò che è successo ieri;e vi capisco,vi capisco entrambi..»sospirò «..però è un peccato che finisca tutto in una bolla di sapone.Voi vi fate reciprocamente del bene.»
«Se ti ha detto tutto,ti avrà anche detto che vuole essermi amico.»
«Andrea è cocciuto..» rispose Daniele «..lo fa sempre:quando qualcosa non va si scherma dietro il suo brutto carattere e fugge..»
«Appunto!Per quanto tempo dobbiamo rincorrerci?!» allargai le braccia «Non si fida,Daniele!E io di certo non voglio averlo come amico..non dopo quello che abbiamo vissuto insieme..»
«Per questo ti sto dicendo che sei l’unica che può convincerlo a non partire..» mi posò le mani sulle spalle «Il fatto che non si fidi,non vuol dire che non ti ami..»
Ero certa che lui mi amasse.Era chiaro a me e a tutto il mondo. Ma forse non mi amava al punto da mettere da parte l’orgoglio.E non può esistere l’amore senza una fiducia di base.
O magari può,ma bisogna coltivarlo insieme. E la vedevo una cosa un po’improbabile se lui era in mezzo al mare.
«Andrea non fugge da te,Andrea fugge dai suoi sentimenti per te..» Daniele sorrise «..non ha capito che è impossibile scappare dal cuore.»
Guardai negli occhi verdi del mio amico che brillavano di lacrime.«Perché fai tutto questo?!Mi sembra di capire che le altre volte tu lo abbia lasciato partire senza problemi..»
«Faccio tutto questo perché ho visto il suo cambiamento in tutti questi mesi che ha passato con noi…ma, soprattutto,che ha passato con te.È ritornato l’adolescente spensierato che era prima della morte dei suoi genitori.E venderei anche l’anima al diavolo pur di non perderlo.»
 
Mi passai le mani nei capelli per la milionesima volta.Alla fine le prove erano andate a monte a causa della nostra totale mancanza di impegno.
Mercorelli aveva rischiato un infarto,ma Victor e Joan erano stati in grado di placarlo proponendogli un hamburger ed una birra al pub.Quel ragazzo si faceva comprare con poco.
Sfiorai con la mano il dondolo su cui ero seduta,cercando calore nel sole di inizio Aprile.
Quanti ricordi.
Quante risate,quanti abbracci e quanti baci aveva visto scambiarci tra me ed Andrea. Ci aveva visto perdutamente innamorati,ci aveva visto scherzare come bambini e litigare come cani.
Anche secondo le altre io ero l’unica che in qualche modo avrei potuto farlo desistere dal partire.
Provai ad immaginarmi una vita senza di lui e la paura cominciò ad intorpidirmi dall’interno.
Prima di lui tutti noi eravamo allo sbando.Soprattutto io ero allo sbando.Lui mi aveva fatto crescere,mi aveva insegnato ad avere fiducia in me stessa,ad essere forte, a contare prima su me stessa che sugli altri.
Non aveva capito che io ero forte se lui era con me.Io contavo su me stessa sapendo che lui poteva contare su di me,in una specie di effetto domino al contrario.
Lui mi aveva incoraggiato a seguire quel sogno che coltivavo da bambina,ma era lui la linfa vitale di quel sogno.
Io scrivevo testi di canzoni che parlavano di lui.Scrivevo testi di canzoni per lui.Senza Andrea,niente e nessuno sarebbe stato lo stesso.
Dovevo fare qualcosa,ed alla svelta.
Corsi verso la porta ma ci trovai Diafa e Camilla appoggiate con la schiena.
Aggrottai le sopracciglia.«Che state facendo?!» chiesi senza ottenere risposta «Ragazze,non ho tempo da perdere!»
Le due sorrisero.«Certo che ci hai fatto aspettare un bel po’!» esclamò Camilla.
La mia coinquilina sudafricana mi porse le chiavi della sua macchina.«Va’ a riprenderti il tuo amore.»
 
Quando arrivai la porta era socchiusa.Quei due dovevano davvero imparare ad usare una chiave.
Lo trovai in camera sua,con le spalle alla porta.Probabilmente si era accorto della mia presenza,tuttavia non si girò.
Notai immediatamente le grandi valigie in un angolo.Il cuore cessò di battere per minuti interi.
«Quindi è vero.Torni in piattaforma.»
Lui annuì.«Sì,è vero.»
Le lacrime salirono in gola.«Quando?»
«Non lo so..» anche la sua voce uscì tremolante «..un paio di giorni al massimo.»
Cercai di non piangere,almeno non in quel momento.«Perché parti?»
Lui non mi rispose,si limitò a tirare un grande sospiro.
Mi avvicinai di un passo.«Non partire,per favore.» mi asciugai una lacrima solitaria «Lo so che ti ho ferito firmando quel contratto,ma l’ho fatto solo per non vederti chiuso dietro le sbarre..» la voce si piegò al ricordo di quei giorni «..non sapevo come altro fare.»
«Ormai non è più quello il problema..»
«E allora qual è?» mi parai di fronte a lui «Il mio sentimento per te non si è mai spento. Anche dopo tutte le cose cattive che mi hai detto.Dopo tutto quello che è successo io non ho smesso un attimo di amarti..» spostò lo sguardo dal pavimento al mio viso «..per favore,Andrea,per favore non andartene…»
Si alzò e si avvicinò alla finestra.«Non rendere la situazione ancora più difficile..»
«Io non sto facendo niente..» mi avvicinai alle sue spalle «..la situazione è già difficile perché tu sei il primo a non voler andarsene.»
Si girò e mi guardò.Eravamo così tanto vicini da sfiorarci.
Così vicini fisicamente,ma così lontani mentalmente.
«Perché non riesci a capire che mi fa male vederti da lontano e non poter essere tuo?!»
«Tu sei mio da quella sera di fine estate,perché non mi ascolti?!» la mia voce era così bassa da sembrare un miagolìo.
Si allontanò nuovamente da me.«È più complicato di così.»
«E allora com’è?!Spiegamelo…» le lacrime cominciarono a scorrere «..perchè non sei chiaro?!»
«Tu sei la persona più importante della mia vita.E probabilmente lo sarai sempre…quello che mi lega a te è il sentimento più forte che io abbia mai provato nella mia vita..» esitò un attimo «..ma tu mi hai mentito.Mi hai mentito guardandomi negli occhi,mentre io ti imploravo di dirmi quale fosse il problema..questo ha fatto sparire tutta la fiducia che avevo riposto in te.» si girò e mi fissò intensamente «..immaginaci come un grande vaso di cristallo.Bello,con mille colori ed armonioso…ma talmente fragile da rompersi anche solo con un soffio.» si avvicinò di un passo ma non mi toccò «..noi siamo questo.»
Quella situazione era ridicola.«Ti chiudi dietro metafore per non dirmi la verità.»
Non era giusto,non era per niente giusto quello che stava succedendo. In amore è normale combattere per il benessere della persona che si ama,perché non riusciva a capirlo?
Cosa non gli era chiaro del fatto che avevo fatto tutto solo ed esclusivamente per lui?
«E quale sarebbe questa verità?»
Gli arrivai ad un paio di millimetri dal viso.«Tu non sai amare. Sei solo un ragazzino nel corpo di un adulto. Mi punisci e punisci te stesso per qualcosa che di per sé non ha senso…» continuai a guardarlo attraverso le lacrime «…ti ostini a non voler comprendere le motivazioni del mio gesto.Poni davanti a tutto ciò il tuo orgoglio smisurato e la tua testardaggine assolutamente fuori luogo..»
«Sapevi che fossi testardo ed orgoglioso ancora prima di conoscermi.»
«Già..» mi allontanai da lui «..ma per un attimo avevo pensato che io e te insieme potessimo superare tutto.»
«Sei stata tu che mi hai tirato fuori.» mi rimproverò.
«Sì.E lo vuoi sapere?!» mi asciugai le lacrime «..lo rifarei altre mille volte.Perchè è questo l’amore:l’amore è mettere il bisogno dell’altro davanti al proprio.L’amore è lottare per la felicità della persona che si ama,anche se questo comporti perderla per sempre.E se vederti libero avrebbe significato perderti,beh..» scossi le spalle «..allora avrei firmato tutte le volte che sarebbe stato necessario.»
Lui non rispose al mio monologo.
«Io ero disposta a lottare per noi due.Tu no.» continuai «È questa la grande differenza tra noi.Io resto,tu scappi..» deglutii «..del resto stai scappando da quando hai sedici anni,Andrea Ricci..»
Sgranò gli splendidi occhi scuri.«Non credo che…»
Lo zittii con una mano,rigettando parole che venivano dal cuore.«..sappi che se continuerai con questo atteggiamento ti troverai sempre male.Sei un egoista.Stai scappando da tutto perché a te fa comodo vivere situazioni di stasi senza che niente e nessuno possano sfiorarti.Non tolleri che nessuno ti si avvicini perché hai paura che possano ferirti.Ma sappi che questa non è vivere.Questa è solo una pallida illusione di una vita vuota.»
Sicuramente le mie parole lo avevano ferito.«È la mia decisione.E tu non hai nessun diritto di discuterla.» mi rispose gelido.
«Perché io non sono nessuno,eh?!» rantolai «È già finito il grande amore?!Allora deduco che non sia stato così tanto grande, se è bastata una bugia a fin di bene per farlo spegnere..» vidi i suoi occhi tremare «..allora mi chiedo:chi è che sta mentendo,adesso?!»
Scese di nuovo il silenzio tra noi.Andrea mi diede le spalle,incrociando le braccia. Era stato colpito dal mio discorso,ne ero certa.Tuttavia, non riusciva ancora a mettere da parte tutto il suo risentimento;e su questo, purtroppo, io non potevo fare nulla.
Gli diedi le spalle,pronta ad uscire una volta per tutte dalla sua vita,ma avevo un’ultima cosa da dire.«Quando sarai in piattaforma,pensa al ragazzino che sei rimasto.Perchè tu,sotto quell’aspetto da gigante,non sei altro che un ragazzino immaturo e imperfetto.E poi pensa al nostro amore,e a quello che ti ha dato in questo breve tempo.» diedi un ultimo sguardo all’amore della mia vita e alle sue spalle grandi «In bocca al lupo per la vita,ne avrai bisogno.»
 
______________________________

Buon pomeriggio a tutte voi!Come state?

Vi dico subito che questo capitolo è stato scritto in tre ore al massimo,quindi vi chiedo scusa se doveste trovare errori di battitura,sintassi,ortografia. Ho ricontrollato il tutto più volte,però qualche cosa riesce sempre a sfuggirmi. Ovviamente voi non esitate a farmelo presente.

Detto ciò,vi aspettavate un capitolo del genere? 
Andrea è davvero cocciuto ed irremovibile.Anche se ama con tutto se stesso Serena,non riesce a mettere da parte la sua fierezza, e questo si ripercuote nel suo rapporto con la ragazza.
Anche se con il cuore straziato, decide di andarsene pur di non starle vicino.Lui è consapevole di star sbagliando, però si è illuso che così starà meglio.
Decide di ascoltare la ragione e non il cuore.

Mancano due capitoli alla fine.Siamo in dirittura di arrivo.Già piango!

Spero di leggere i vostri pareri.

Un abbraccio!
S.

 

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Capitolo 52
*** Lights on. ***


Ricordo che il giorno della finale in casa si respirava un’atmosfera strana.
Passai l’alba di quella mattina fumando in balcone,provando una sensazione psichica inspiegabile che mi si era insinuata sottopelle, rimanendoci fino alla fine della giornata.
Era la sensazione di chi inconsciamente sa che da lì a qualche ora avrebbe visto il suo mondo ribaltarsi.
 
«Abbiamo spaccato,raga!» Mercorelli era un fascio di nervi ed ansia mentre scendevamo dal palco.
Eravamo arrivati a Roma in tarda mattinata ed avevamo finito il turno per il sound-check.Dopo pranzo avremmo dovuto prepararci per la serata live.
«Sì. Anche quando abbiamo provato la canzone finale..» gli fece eco Victor «..non male per averla provata due giorni fa.»
«Infatti.» Mercorelli mi guardò con uno sguardo carico di rimprovero «Potevi pensarci prima a farci vedere il testo!»
Scossi le spalle senza rispondere mentre prendevo in mano il telefono. Nessuno mi aveva cercato.
«Niente,eh?!» Daniele si portò al mio fianco.
«No.Tu?»
«Neanche.» il mio amico scosse la testa «Spero davvero che non abbia fatto quello che penso.»
Andrea era sparito da giorni.Erano sparite anche le valigie.Non era rimasto niente.
L’ipotesi più accreditata era che fosse tornato in piattaforma.Se così fosse stato,mi sarei sentita doppiamente delusa.
Non avevo avuto la presunzione di trattenerlo con il mio discorso,anche se la speranza era molto forte;però pensavo di meritare almeno un ultimo sguardo.
Io,lui e gli altri ne avevamo passate tante,avevamo condiviso in breve tempo avvenimenti che altre persone condividevano in anni di vita,almeno un addio poteva concedercelo. Poteva concedermelo.
«Allora,guaglioni…» Francesca,la costumista napoletana, ci placcò quasi all’ingresso del nostro camerino «..ricordatevi che alle cinque dovete andare in sala tre per farvi truccare e pettinare.Miraccomando!»
«Ma come?!» Joan le lanciò uno sguardo ammiccante «Io sono già carino.Non ho bisogno del trucco.»
La ragazza si portò indietro i lunghi capelli mori,esasperata.Da quando eravamo arrivati,Joan non faceva altro che scherzarci.Victor diede un a sberla sulla nuca del mio amico.
«Uh marò..!» esclamò la ragazza ridendo.
«Ahi..» si lamentò Joan.
«Se ci fosse stata Sofia..» cominciò il mio amico biondo.
«..se ci fosse stata Sofia avrebbe preso le sue palle e le avrebbe usate come battiporta!» concluse Mercorelli.
«Oddio..»Francesca sgranò gli occhi neri «…siete splatter,eh?!..mi state facendo perdere tempo..devo andare.Il pranzo lo trovate sul tavolo.»
 
«Quindi il punteggio finale sarà dato per il cinquanta percento dal televoto e per il cinquanta percento dalla giuria presente in sala?»
Dal bagno del camerino sentivo i miei amici chiacchierare riguardo la serata.
«Sembra di stare a Sanremo!» commentò Victor.
«A proposito,le ragazze sono ancora in hotel. I cancelli saranno aperti alle sette.» ci informò Daniele.
Lasciai perdere i ragazzi e mi specchiai:per quella serata avevo scelto un vestito nero con trasparenze e più strati di tulle.I polsini,il colletto e la cintura erano in velluto;mentre dal petto alla coscia sinistra si dipartivano grandi fiori viola.
Le truccatrici avevano optato per un trucco che mettesse in evidenza lo sguardo e dei capelli dalle onde selvagge.Mi sentivo davvero bella.
Quando uscii,gli altri si ammutolirono all’istante.Guardai tutti con aria interrogativa,fortuna che mi sentivo bella!

«Beh?!» chiesi cercando di infilarmi gli anfibi.
«No..è che..» Victor sembrava in difficoltà «…cazzo che figa,Sere!»
Mi strinsi nelle spalle,imbarazzata.Non mi piaceva ricevere complimenti.
«Penso che Andrea se ti vedesse si pentirebbe immediatamente di averti lasciata!» si complimentò Daniele.
L’accenno al mio ex fece cadere una pesante nube di tristezza e risentimento.Mancava a tutti.
Ma a me mancava come l’aria.
«Vabbè,sticazzi!» trillò Joan gaio «Lui sta là in mezzo ai piranha.Noi ce la spassiamo qui a Roma.»
«Punto uno:i piranha non si trovano in Medio Oriente.» puntualizzò Daniele «Punto due:stiamo facendo  tutto tranne che spassarcela.Punto tre..»
«Aaaaaaaaah!» lo interruppe Mercorelli «…mancano poche ore alla finale!Basta cazzeggiare!Gesù, che ansia!»
 
Mancavano due gruppi alla nostra esibizione e la tensione cominciava a crescere. Nessuno di noi parlava,ognuno perso nei propri meandri.
Per la prima volta anche io stavo pensando a qualcos’altro che non fosse Andrea.
Eravamo alle battute finali.A prescindere da come sarebbe andata,nessuno di noi sarebbe stato lo stesso dopo quell’esperienza.
«Avete sentito,ragazzi,la giuria è composta dai CEO delle tre major che hanno organizzato il concorso e da Skin..»
Marisa,una solista di origine abruzzese,approfittava dell’atmosfera per fare un po’di gossip.
«Sì.» le fece eco Mercorelli « Skin canterà la sigla della serie tv che verrà composta dal vincitore.»
Si passò una mano tra i capelli corvini.Era molto carino con gli anfibi neri ed il jeans strappato.La maglia bianca gli scendeva sulla spalla,e andava a coprire le nocche della mano sinistra.
Contrariamente alle altre volte,aveva indossato accessori di ogni genere con borchie e catene.
«Posso chiederti una cosa?» la ragazza mi si avvicinò con aria complice.
«Dimmi..»
«Per caso il biondino è fidanzato?»
«Ma chi,Victor?»
L’altra annuì con i capelli color grano che svolazzavano.
Mi voltai verso il mio amico.Effettivamente attirava l’attenzione con la chioma bionda scompigliata e gli anelli in metallo.Aveva optato per un look total black,con anfibi e pantaloni in pelle, e il gilet anch’esso in pelle lasciato aperto sul petto nudo.
Sorrisi immaginando la reazione di Elisa.«Sì. Ed è anche molto innamorato della sua fidanzata!»
«Ma che peccato!» protestò l’altra.
Il gruppo scese dal palco interrompendo i nostri pettegolezzi.Un’altra esibizione e sarebbe toccato a noi.
«Giuro che mi sto sentendo male!»Mercorelli si accasciò sulla sedia.
«Per carità,amigo! Rimanda il malore a dopo l’esibizione,por Dios
«Ma posso decidere quando sentirmi male?!» sbraitò l’altro.
«Ovvio che no!» rispose il mio amico colombiano.
Joan indossava una canottiera bianca smanicata sopra la t-shirt grigia come il jeans. I capelli erano spettinati ed aveva preso da Andrea la tendenza ad indossare bandane attorno alla caviglia ed al collo.
Avevo sempre più la conferma che lui avesse segnato tutti noi.
Scossi la testa.Dovevo rimanere lucida,almeno in quel momento.
Mi avvicinai a Daniele,che mi fece un sorriso tirato. «Agitata,eh?»
Annuii abbracciandolo. Lui si era mantenuto sul classico,indossando un pantalone nero ed una camicia borgogna a cui aveva arrotolato le maniche.
La mia attenzione fu catturata da una collana che spesso avevo visto al collo di Andrea. Era in acciaio con un ciondolo a forma di timone,un timone da marinaio.
Il mio amico lo notò.«Tu cerchi di convincerlo a tornare usando la tua voce.Io non ho questo dono,quindi mi adatto di conseguenza.»
«Che vuoi dire?!» gli chiesi aggrottando le sopracciglia.
«Hai proposto a tutti di portare Silver due giorni prima della finale. Anche se non te l’abbiamo detto,abbiamo capito tutti il perché;come abbiamo capito a chi è riferito..»
Il cuore perse un battito.Mi strinsi nelle spalle;ormai non aveva senso neanche tentare di nascondere le mie intenzioni.
«Spero solo che serva a qualcosa..» mormorai.
«Anche io,Sere.» l’altro sospirò «Anche io.»
L’applauso scrosciante ci informò che il gruppo aveva finito e che sarebbe stato il nostro turno.
«Cazzo..» fu l’unica cosa che riuscimmo a dire mentre un operatore ci faceva segno di prepararci.
 
«E ora..» la presentatrice ci annunciò «..una piacevole scoperta di questi ultimi mesi,pensate che nessuno di loro ha un passato musicale alle spalle.Un gruppo formatosi tra una lezione universitaria ed un aperitivo.Signori..» la donna prese un sospiro «..accogliamo i Black Leather Jackets
Salimmo sul palco cercando di sorridere,ma mi sentivo pallida sotto quelle luci abbaglianti. Mi aggrappai al microfono come se il pavimento potesse aprirsi da un momento all’altro.
Ci scambiammo una rapida occhiata di incoraggiamento e la chitarra di Daniele cominciò a suonare le prime note.
Avvenne la magia nel momento in cui cominciai a cantare.
Ancora una volta ci inserimmo l’un l’altro in quella struttura che era la nostra band musicale,ma prima ancora,il nostro rapporto di amicizia.
Durante l’esibizione, ognuno di noi si concatenò all’altro formando una corda talmente stretta da sembrare la corda di un marinaio.Ognuno di noi trovò il giusto posto reciprocamente,dimostrando di essere nati esattamente per quello:suonare insieme,stare insieme,vivere insieme.
Il secondo brano terminò e ci preparammo all’ultimo,il più importante:ci preparammo a suonare Silver.
Ci fu un attimo di silenzio.Sentivo chiaramente la nostra tensione scavare a forza nei meandri più duri della nostra psiche e dei nostri sentimenti.
Le prime noti del basso di Victor cominciarono a sentirsi,mentre le luci si abbassarrono all’avanzare della batteria di Joan. Mercorelli mosse le dita sulle tastiere unendo anche la chitarra di Daniele.
La melodia ricordava quella di una battaglia.
La mia voce intonò le parole che io avevo scritto per lui.Raccontai in una canzone la nostra storia.
Raccontai la storia di una ragazza dagli occhi ambra e di un ragazzo così forte da sembrare argento. Ma,proprio quest’ultimo,così duttile e malleabrile,capace di modificarsi anche solo con un battito d’ali di farfalla.
Raccontai di questo muro umano,un muro umano fatto di creta,così imponente ma così delicato da essere buttato giù dal tocco di una margherita.
Raccontai di questo gigante che era stato cambiato da quella margherita.
Raccontai di me,di lui e del nostro amore.
All’improvviso,le tastiere di Mercorelli e la mia voce si bloccarono.La batteria di Joan passò in sordina,continuando comunque a essere percepita,mentre il basso e la chitarra continuarono a rincorrersi e ad intrecciarsi tra loro in una melodia sempre più incalzante e rapida. Le luci si spensero e due occhi di bue puntarono sui miei due amici che erano concentratissimi a non sbagliare neanche una nota.
Il suono dei piatti di Joan si fece più nitido,mentre ricominciarono a sentirsi le tastiere di Mercorelli.
Tutti gli strumenti si unirono in un climax ascendente finchè il tamburo della batteria non si sentì chiaramente nell’esatto momento in cui riesplosero le luci.
Il basso di Victor e la chitarra di Daniele sfumarono e la mia voce ritornò più forte e potente di prima,cantando completamente senza accompagnamento musicale l’ultima strofa di quella canzone che per tutti noi rappresentava più di un componimento in strofe.
L’applauso del pubblico fu scrosciante ed inaspettato.
Era finita.Ce l’avevamo fatta.
 
«Raga,ho l’adrenalina a palla!»
«Ancora?!» chiese Joan.
Da quando avevamo smesso di suonare,Mercorelli non riusciva a stare fermo.Suonava qualsiasi cosa avesse a tiro,ballava,saltava e sbraitava nel camerino.
«Merco,calma!» lo rimproverai ridendo.
«È un’ora che sta facendo così.Poi quando si tratta di pulire casa non riesce a tirarsi su dal letto!» lo botolò Victor.
«A proposito..» Daniele guardò l’orologio «..dovremmo quasi esserci!»
Bussarono alla porta ed un operatore ci invitò ad uscire dal camerino.
 
Sul palco,ascoltammo il discorso dei vari CEO delle tre etichette discografiche. Dopo fu la volta di Skin che si congratulò con tutti gli artisti in gara e si disse onorata di aver giudicato una gara così piena di talento.
Si disse anche onorata di collaborare con chiunque tra noi avrebbe vinto il concorso.
Fu un’emozione fortissima averla a due metri di distanza. Dal vivo era bellissima e provocante. Nell’intermezzo si era esibita dimostrando la grinta che la contraddistingueva. Mi sarebbe bastata essere anche solo un’unghia di quella donna.
 
La busta che decretava il vincitore fu accompagnata da un rullo di tamburi.La presentatrice la aprì e lesse il nome all’interno.
«Dunque…» cominciò «Con un punteggio medio di 8.6 e un’indice di gradimento della giuria popolare dell’ottantasei percento,i vincitori di SingLouder sono…»
L’ansia cominciò ad impossessarsi di noi.Sentivo i rulli di tamburi che non facevano altro che aumentare la nostra agitazione e la nostra emotività.
«…i Black Leather Jackets!»
Il nome della mia band non mi era mai sembrato così bello e melodioso come in quel momento.
Coriandoli dorati e la musica dei Queen impazzarono per tutto l’Auditorium.Circondati dall’applauso del pubblico,ci abbracciammo commossi ed emozionati.
Non dicemmo una parola,sommersi da lacrime ed emozioni di ogni tipo. Non dicemmo una parola perché tutti noi sapevamo che da quel momento in poi,le parole non sarebbero servite a nulla.
Tutto quello che provavamo in quell’istante era tutto scritto nei nostri sguardi e nei nostri abbracci. Era scritto in ognuno di noi e gridava a gran voce una verità sconcertante:da quel momento in poi,tutto ciò a cui eravamo abituati sarebbe cambiato.
 
La festa in onore dei vincitori si teneva su una delle terrazze più esclusive al centro di Roma. Dalle eleganti ringhiere bianche si poteva vedere la Basilica di San Pietro in tutta la sua maestosità. La terrazza era adornata con palme,fiori bianchi e neri. L’illuminazione era data esclusivamente dalle candele e dal cielo romano piene di stelle.
Noi eravamo arrivati in limousine,mentre le ragazze erano state portate in taxi.Eravamo riusciti a far avere loro i pass per entrare.
Al nostro arrivo la moltitudine di flash ci abbagliò,costringendoci a schermarci il viso. Qualcosa mi diceva che sembravamo cinque scemi con i vestiti eleganti,gli occhi lucidi ed i sorrisi imbarazzati.
Nel percorrere il tappeto rosso,Mercorelli quasi inciampò,venendo sorretto da Victor che,nel fermarsi per far evitare al mio amico una rovinosa caduta,fu urtato da Joan.
Sì,eravamo dei personaggi famosi un po’scemi. Ma,del resto,eravamo noi.
 
In piedi nel privè,i giornalisti ci stavano torchiando con le loro curiosità. Le mie amiche erano già alla terza bottiglia di champagne ed io le invidiavo da morire.
«Quindi..» un ragazzo mi riportò alla realtà «..musica e testi sono autobiografici.»
«Esatto.» rispose Mercorelli. Era stato nominato con un accordo silenzioso portavoce del gruppo.
Anche perché,contrariamente a come ci aspettavamo,era stato l’unico capace di reggere quella situazione completamente inaspettata.
«Quindi si tratta di un lavoro di squadra?» chiese ancora lo stesso giornalista.
«Possiamo definirla così.Anche se i testi non vengono quasi toccati..» rispose Daniele riemergendo dalla trance «..è Serena che scrive le nostre canzoni. Noi componiamo solo la musica.»
L’attenzione fu portata su di me.Proprio quello che non volevo.
«Bene,Serena..» una giornalista dagli occhiali spessi avviò il registratore «..parliamo del brano che ha spopolato,cioè Silver..»
Un brivido mi percorse il corpo,mentre il magone che avevo tenuto a bada tutto il giorno arrivò in gola.
«Deduco che il ragazzo di cui parli nella canzone esista sul serio,no?!»
Tentennai un attimo. Non volevo dare in pasto ai giornalisti la mia storia d’amore. E né volevo che loro sapessero di Andrea. Era una cosa nostra che doveva diventare tale. Non volevo nutrire gossip e cronache rosa.
Avrebbe appassito un sentimento così grande.
Non feci in tempo a dribblare la domanda,perchè due occhi scuri comparvero al di sopra della spalla della giornalista.
Scossi un attimo la testa. Il rilascio dello stress mi stava giocando brutti scherzi.
Riaprii gli occhi e quello sguardo scuro era ancora sopra la spalla della giornalista.
Non poteva essere.Andrea era in Medio Oriente.Non poteva essere lì.
Diedi uno sguardo ai ragazzi e vidi i loro visi attoniti.Avevano la stessa espressione di chi vede la propria ex all’improvviso nel bar in cui prende il caffè con la nuova fidanzata.
Riportai lo sguardo sul mio professore e lui mi fece cenno con la testa di seguirlo.
Lo feci senza indugio,piantando i ragazzi in balìa della curiosità reciproca.
 
Lo trovai appoggiato ad una balaustra esterna.Le mani nelle tasche ed una gamba piegata. Era vestito completamente in grigio e la sua bellezza era abbagliante.
Con il cuore che galoppava frenetico,mi avvicinai a lui.
«Sei  tornato.» assentii tremante.
«Non sono partito.» mi rispose.
Aggrottai le sopracciglia con aria interrogativa.Allora dove era stato tutto questo tempo?
«Sono andato alla casa al lago per schiarirmi le idee.» rispose alla mia tacita domanda.
«Ah,la casa al lago..»
Spostai lo sguardo sul manto di luci di Roma.L’ultima volta che eravamo stati,un paio di mesi prima, in quella città avevamo litigato come matti e poi avevamo passato tutta la notte e baciarci in balcone dopo aver fatto pace.
Come cambiano velocemente le cose, è proprio il caso di dirlo.
«C’era un incidente sull’autostrada,altrimenti sarei arrivato in tempo per vederti vincere.»
Scossi le spalle,cominciando a torturami gli anelli.«Non importa.»
Mi prese  delicatamente le mani.Quel contatto mi generò scariche elettriche che dallo stomaco arrivavano al cuore.
«Non voglio lasciarti.» cominciò «Hai ragione su tutto.Stavo scappando da te perché avvertivo dentro di me la potenza della nostra storia.»
Continuai a guardarlo senza capire.«Evidentemente non era così importante per te. Se hai la forza di scappare al primo problema.»
«Sì che lo è,invece!Credimi!» continuò con enfasi «Tu mi hai fatto capire cosa voglia dire amare una persona. Anche se dal carattere pessimo come il mio.»
Gli occhi mi divennero lucidi.«Sì,ma non ha senso..hai in mente di partire!»
«Non parto.Non ce la faccio senza di te..» interruppe le mie parole.
Il cuore sprofondò dalla gioia.«Davvero?!» chiesi emozionata.
«Ti ho detto già una volta che tu sei il mio porto sicuro. Sei tu casa mia.Nessun posto potrebbe farmi dimenticare di te.Tu sei il mio faro nella tempesta.La tua voce è l’unica cosa che possa rasserenarmi,il tuo bellissimo sorriso è l’unica cosa che mi faccia sentire vivo.» portò le mie braccia ad intrecciargli il collo «Con te posso crescere emotivamente.» gli occhi gli divennero lucidi «Senza saperl,ho messo il mio cuore ai tuoi piedi nel momento esatto in cui ti ho vista nel video.»
«Ma..io…» non riuscivo a connettere proprio del tutto.
«Io con te posso crescere emotivamente,lo so.» una lacrima gli scese dall’occhi sinistro.
Mi alzai sulle punte per mandarla via con un bacio,avvertendone il gusto salato,poi mi buttai su di lui baciandolo come non avevo mai fatto prima d’ora.
Ai miei piedi avevo i bagliori della capitale.Ad incorniciare quel momento avevo invece il cielo romano che scintillava come un manto diamantato.
Le luci della ribalta ormai si erano accese.
Ma la luce più bella,più grande e più luminosa, era rappresentata dall’uomo  favolisticamente bello e perfetto nella sua fragilità che mi stringeva tra le sue braccia. E che io avevo legato al cuore.
 
 
________________

Salve a tutte!

Parto subito con il dire che questo non è l'ultimo capitolo,perchè volevo fare cinquanta capitoli più l'epilogo.So che Efp porta un altro conteggio,ma i primi tre non contano.

Vi annuncio che nell'ultimo capitolo e nell'epilogo non scriverò le mie note. Questo perchè voglio farvi godere gli ultimi momenti prima di salutare i nostri cari amici,almeno momentaneamente...perchè ho deciso di fare il sequel della storia. Questo,però,dopo aver terminato le altre due,che approffitto per invitarvi a leggere.

Quindi,noi ci risentiremo direttamente ai ringraziamenti,dove vi dirò alcune cose.

Per i costumi dei BLJ,mi sono ispirata ai Blast,la band dell'anime Nana. Vi consiglio di vederlo perchè è davvero bello.

Non ho nient'altro da dire,anche perchè sento già le lacrime!

Vi abbraccio fortissimo!
S.
 

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Capitolo 53
*** Black Nirvana ***



In casa c’era il silenzio più assoluto. Non so se Camilla e Diafa ci fossero o meno;né se facessero il meno rumore possibile per non svegliarmi.
Povere e dolci coinquiline mie,se solo avessero saputo che quella era stata l’ennesima notte insonne.
Era tutto buio in camera mia.
Il disco di debutto dei Black Leater Jackets era uscito.Il tour era finito. I fan urlanti e scatenati non c’erano più. Il palco era vuoto.Le luci della ribalta si erano spente.
La bolla di successo ed illusione era scoppiata in molteplici cristalli appuntiti.
La mia bolla di successo ed illusione era scoppiata in molteplici cristalli appuntiti.
Mi misi supina,sprofondando nel letto. Faceva troppo caldo per quel pomeriggio di Ottobre.
Le lenzuola mi si erano appiccicate addosso in un bozzolo asfissiante.Le lacrime che ormai versavo da un mese facevano da colla.
Mi chiesi come si fosse arrivato a quel punto.Cosa potesse essere mai successo per aver portato l’amore della mia vita lontano da me.
Chiusi gli occhi e cercai per l’ennesima volta di sbrogliare quel periodo annodato su se stesso.
Avevamo vinto il concorso.I giornali parlavano di noi come la band rivelazione degli ultimi dieci anni.Ci descrivevano come i nuovi Evanescence  con tinte meno dark.
Avevamo letteralmente fatto il boom di vendite e di ascolti. Silver era schizzato in vetta alle classifiche di tutto il mondo,confermandosi come rivelazione assoluta. Dalla messa in vendita dei biglietti di ogni concerto al momento in cui la data veniva dichiarata sold out correvano poche ore.
Avevamo avuto il corteggiamento serrato di molte radio e produttori musicali. Le trattative per comporre la sigla cantata da Skin per la nuova serie tv prodotta dalla Rai era cominciata.
Il mio amore con Andrea era sulla cresta dell’onda e potevo benissimamente affermare di aver raggiunto il Nirvana.

Poi non so cosa sia successo.
Quel periodo,che era così splendente ai miei occhi,in realtà portava con sè una macchia nera annidata sotto quella luce così sfavillante.Una macchia nera di cui nessuno era a conoscenza e di cui tutti noi ci saremmo accorti quando ormai era troppo tardi.
Era la macchia nera che fin dall’inizio minava l’essenza stessa del mio rapporto con Andrea.  Una macchia formata dalla mia insicurezza e dal suo essere così impulsivo.
Ricordo la mia ansia da prestazione bestiale che ogni volta mi assaliva prima di un live. Ricordo le sue braccia e le sue labbra che mi rassicuravano.Ricordo lui che credeva in me.
Ma ricordo anche la mia fragilità che automaticamente si proiettava su di lui. Una fragilità che rendeva un ragazzo fragile,ancora più fragile.
E ricordo anche la sua gelosia,esacerbata dai molti ragazzi che cominciavano a gironzolarmi intorno come api attirate dal polline. Anche se fosse palese che fosse più un modo per aver visibilità che per altro.
Gli articoli con false notizie di falsi flirt si susseguivano uno dietro l’altro,andando a colpire il mio rapporto come mille dardi.
Ovviamente,solo io ero stata vittima di ciò. Interessava maggiormente la notizia della cantante di uno dei gruppi più promettenti degli ultimi anni che cambiava ragazzo con la stessa facilità con cui si cambia taglio di capelli,invece di un qualsiasi musicista di genere maschile che se la spassava con una ragazza qualsiasi.
Ovviamente,nessuno dei miei amici si era lasciato tentare dal successo e dall’avvenenza delle fans che facevano carte false pur di passare anche solo una notte con loro. Tutti,incluso Joan, che tra noi era sempre stato il più discolo,erano stati più che fedeli alle loro fidanzate.
E non perdevano occasione per ricordare a loro prima, ed al mondo intero dopo,il forte sentimento a cui tutti loro ormai si erano abbandonati.
Io,invece, avevo cercato di tenere sempre nascosta la mia relazione. Dribblavo qualsiasi domanda personale.Ci tenevo particolarmente alla mia intimità.
Non volevo gettarla in pasto a cani randagi che sapevo l’avrebbero sbrindellata pezzo per pezzo.
Forse è stato questo il mio sbaglio?!
Cercando di proteggere il mio rapporto,avevo tranciato di netto le poche e già tremolanti basi su cui quest’ultimo si poggiava.
Lui odiava essere al centro dell’attenzione.Detestava i riflettori e tutto l’entourage che circondava il successo.
Andrea in quel periodo era irriconoscibile. La sua aggressività e la sua irascibilità avevano raggiunto livelli iperbolici.Sembrava essere diventato un leone incatenato che non veniva nutrito da giorni.
Un leone pronto a scattare al primo passo falso.
E lo fece. Lo fece nella maniera più feroce.
 
Credo che quella sera non la scorderò mai.
La sera del mio compleanno.La sera del concerto che chiudeva il tour.
I fans che urlavano,completamente in visibìlio. Le luci che erano più luminose del solito.Lo stadio che tremava con la mia voce ed i strumenti dei ragazzi.
Ricordo l’adrenalina che ci scorreva al posto del sangue prima e dopo l’esibizione.
Avevamo deciso che la prima e l’ultima data del tour doveva essere a Camerino. Era un nostro modo personale di omaggiare quella città che ci aveva donato tanto.
Ma nessuno di noi aveva considerato un dettaglio così piccolo,ma al tempo stesso così infimo.
Nessuno di noi aveva considerato quel piccolo dettaglio di nome Stefano che continuava a perseguitarmi.
 
Successe tutto troppo in fretta perché io potessi anche solo realizzare.
Io che fumavo una sigaretta dopo il live.Andrea che era andato a prendere la macchina per poi andare a festeggiare la fine del tour in un locale prenotato da Mercorelli.
Stefano che sbuca dal nulla.Un dialogo serrato condito da recriminazioni mie ed approcci per niente velati suoi.
Lui che si avvicina,troppo vicino e troppo lentamente,io che cerco di sfuggirgli ma senza successo,lui che mi mette una mano al lato della nuca per bloccarmi.Io che cerco di passargli sotto il braccio,lui che mi ferma.
Io che prego Andrea di arrivare immediatamente,lui che continua a spalmarmi al muro,rendendo chiare le sue intenzioni.
Io che prego Andrea di non palesarsi,o sarebbe successo un disastro. Lui che mi alza il mento.
Io che tento di divincolarmi,lui che stringe la presa.
Ricordo il mio senso di impotenza che mi schiaccia al punto da non respirare,mentre la sua bocca mi si fa sempre più vicina. Il disgusto per quello che stava per accadere ed il terrore per la reazione di Andrea .
 
«Perché mi stai facendo questo?!» chiesi tra le lacrime.
«Perché sei un’anima pura. Non riuscirai a tenerti questo peso per tanto tempo.» un ghigno gli smorfiò il viso «E Andrea è un uomo troppo virile per lasciar cadere un affronto del genere.»
 
Stefano non ebbe neanche il tempo di appoggiare la sua bocca sulla mia,perché il mio ragazzo sbucò dal nulla e lo spinse sul selciato.
Lo caricò e gli si mise addosso,cominciando a riempirli di pugni e calci. Era diventato una bestia. Completamente senza catene.
Io urlavo;urlavo con tutta la forza che avessi in corpo,cercando di bloccarlo,ma senza riuscirci.
Finchè successe quello che nessuno di noi voleva che non accadesse mai:un ultimo pugno,e Stefano non si mosse più.
Ho ricordi ancora più confusi da quel momento in poi.
Ma ricordo chiaramente l’ambulanza e la corsa in ospedale.Ricordo la barella di Stefano che spariva nella sala rianimazione.E ricordo l’ansia,l’ansia di tutti noi nella sala d’attesa dell’ospedale.
Alla notizia dello scampato pericolo di Stefano,non riuscii a provare gioia o anche un briciolo di distensione per la piega che aveva preso la situazione.
Al contrario, avvertivo un tornado di rabbia ed inappagamento che montava e girava,avviluppandomi dall’interno.
Quella situazione non avrebbe mai dovuto esserci. Non mi piaceva più quel lato così aggressivo.Era stato troppo anche per lui.
Non poteva reagire in quel modo. Non era un animale.
Aveva lasciato un ragazzo a terra in fin di vita. Fin dove si sarebbe spinto?!
Quanto mancava prima che toccasse il fondo? Quanto mancava prima che toccasse me?
 
La lite che seguì quella sera fu furibonda. Le nostre urla si intrecciarono a parole cariche d’astio ed espressioni vomitevoli.
Le sue scuse non le sentii,o forse non volli sentirle. Preferii chiudermi in me stessa con il mio risentimento a farmi da corazza.
Neanche le sue giustificazioni volli sentire,tacciandolo di poca umiltà e di una ferocia inaudibile.
Successe tutto in un climax ascendente finchè non provò a sfiorarmi il braccio. Il mio rifiuto fu netto.
 
«Non toccarmi.» mi scansai malamente da quel tocco «Non farlo mai più.»
Gli occhi di Andrea si intorbidirono.«Pensi che potrei mai picchiarti?!»
Cominciai a tremare con le lacrime agli occhi. «Quello che penso non importa. Sei un violento.»
Le sue labbra tremarono.«Mi stai guardando come se davanti a te avessi un mostro.»
«Non riesco a vederti in nessun’altra maniera.»
 
Le sue lacrime,non le scorderò mai.La sua faccia distrutta,neanche.
Avvertii il momento esatto in cui il suo cuore si spezzò. Lo percepii chiaramente perché con il suo si spezzò anche il mio.E con questo,si spezzò anche la nostra storia.
Io sapevo,ero consapevole che non fosse colpa sua quel gesto insano. Ero consapevole che non avesse picchiato in maniera così brutale Stefano di proposito,ma che fosse stato spinto da una frustrazione e da una rabbia cieca.
Ma in quel momento,non ero più disposta a giustificare nessuno.
E da quel giorno silenzio e pianti.
Andrea era andato via.Aveva fatto quello che forse tutti noi prevedevamo da tempo,ma che era stato solo rimandato.
Aveva fatto qualcosa che nessuno di noi osava nominare ad alta voce,come se ciò non la rendesse meno tangibile e vivida.
Andrea mi aveva abbandonata.
 
Ricominciai a piangere,ormai non facevo altro,mentre mordevo il cuscino per sopprimere i gemiti.Non volevo che qualcuno mi sentisse.Non volevo parlare con nessuno.
Volevo rimanere sola con il mio dolore mentre tutto ciò che avevamo passato continuava a tartassarmi il cervello.
Rivissi tutti i nostri momenti insieme.
Quella volta che Mercorelli era riuscito ad avere un ingaggio importante per una serata. Gli organizzatori cercavano un dj e quattro ragazze che ballassero sul palco. Ricordai le espressioni interdette dei ragazzi alla notizia.
Sorrisi in mezzo alle lacrime.
Fu una bella serata,alla fine,anche se i nostri fidanzati ci portarono il broncio per tre giorni. A noi ed al povero Mercorelli,che per giorni interi evitava di incontrare gli altri per paura di ripercussioni.
Oppure il 18 Aprile.Il giorno del suo compleanno.
La festa a sorpresa che gli avevo organizzato con tutti loro. La bellissima giornata al luna park che avevamo trascorso insieme.Il nostro bacio al tramonto sulla ruota panoramica.
La torta al cioccolato e panna che era finita spalmata sulle nostre facce.

«Non amo festeggiare i compleanni.»
Lo guardai.«Perché?!»
«I compleanni sono belli quando si è piccoli..» mi diede un bacio sul naso «..quando si cresce sono solo un modo per prendere coscienza del tempo che passa.»
Gonfiai le guance.«Non è vero!I compleanni sono belli ed è buon augurio festeggiarli!»

Chissà se ha portato con sé l’acchiappasogni che avevo confezionato con le mie mani.Avevo impiegato una settimana intera per farlo.Alla fine,però,il risultato era stato niente male.

«Un acchiappasogni,bimba?»
Andrea agitò l’oggetto con una mano,facendo tintinnare le campanelline e le conchiglie.
«Sì,amore.» ero contenta del mio regalo «Lascialo appeso al lampadario. La rete all’interno catturerà tutti i tuoi brutti sogni e le campanelline allontaneranno gli spiriti maligni.»
Il suo sorriso fu dolcissimo.«Sei tu il mio acchiappasogni!»

Arrivò un’altra coltellata al mio cuore già sanguinante.
Oppure il nostro fine settimana sulla neve.I ragazzi sfrecciavano sulle piste da sci,mentre noi ragazze spettegolavamo al camino dei tanti chalet di montagna,gustando punch al mandarino e cioccolate calde.
Era così bello mentre sfrecciava sullo snowboard,i capelli sciolti ed i muscoli tonici.
Aveva cercato di insegnarmi  almeno a stare in equilibrio sugli sci,ma aveva rinunciato dopo un’ora di tentativi falliti.

Chissà dove sarà adesso.Chissà cosa farà.Come si sentirà.
Se solo mi rispondesse alle chiamate.Se solo ascoltasse i mille messaggi in segreteria.
 
In quel periodo,pensavo ancora che fosse una sfuriata momentanea. Ero convinta che sarebbe tornato poco tempo dopo con il borsone e le sue scuse.
Ma così non fu.
Lui non tornò da me. Lui non tornò da noi.
Ancora non avevo chiara la gravità della situazione.Ancora non avevo realizzato quanto la mia vita mi stava miseramente crollando addosso.
Per me quella situazione era l’ennesimo cerotto sul cuore.
Non avevo considerato,però,che in quel momento nessun cerotto avrebbe mai potuto fermare un emorragia esterna formata di ricordi,baci,abbracci e sorrisi.Un’emorragia che mi avrebbe fatto morire dissanguata tra le braccia delle persone che,impotenti,assistevano alla mia discesa verso l’oblìo.
 
____________________________

Ciao a tutte!

Questo aggiornamento è un po'insolito.Ma,del resto,questo giorno è un po'insolito.

Vi auguro un sereno Natale a voi e a tutti coloro che amate,con la speranza che sia il primo ed ultimo che passiamo in queste condizioni.

Ci sentiamo tra qualche giorno con l'epilogo ed i ringraziamenti.

Un abbraccio fortissimo.
S.

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Capitolo 54
*** Epilogo. ***


Il sole sta sorgendo,portando con sé un nuovo giorno.Milo si sveglia dal suo lungo sonno,sbadiglia e salta giù dalla mia pancia,trotterellando in casa sicuramente in cerca delle sue crocchette.Gatto mangione.
Ormai è l’alba.Io,personalmente,l’ho sempre preferita ai tramonti.
L’ho sempre preferita ai tramonti per il carico di aspettative che inevitabilmente porta con sé. Di solito,il primo chiarore del mattino è carico sempre di speranza.
In questo caso,porta una speranza spezzata.
 
Tra poco Elisa uscirà in giardino.Io farò finta di essermi appena svegliata e lei farà finta di crederci.
Insieme ci dirigeremo in cucina e faremo colazione tutti insieme,anche se la mia colazione consisterà in farmaci antidepressivi,ansiolitici e caffè. I ragazzi cercheranno di farmi mangiare qualcosa di più sostanzioso,e io gli accontenterò mangiando una mela.
Vorrei tanto rassicurargli che tutto andrà bene. E ci provo,ci provo davvero.
Ma loro lo sanno che non è così,non sono stupidi.
Tutti loro sanno perfettamente che ormai da tempo niente va bene.
Lui è andato via,io sono rimasta.E con me,è rimasto il nulla.
Avrei preferito che anche i ragazzi avessero fatto come lui.Se così fosse stato,a quest’ora avrei dovuto fronteggiare solo il dolore dell’abbandono,non anche la consapevolezza di loro che hanno mandato a puttane la loro vita per cercare di tirarmi su dal baratro profondo delle mie fragilità.
Ma ormai è tutto inutile. Ormai è finita.
E questa consapevolezza fa male. Un dolore acuto e continuo.
Vorrei tanto tornare indietro nel tempo,riannodare il filo e ricominciare tutto dall’inizio,senza sbagliare.
Invece mi ritrovo,ancora una volta,qui su un dondolo che inconsciamente mi fa sentire più vicino a lui,in preda ad ipotesi,congetture e supposizioni senza fondamento.
 
Mi asciugo le ultime lacrime,alzandomi da quel dondolo e dal suo ricordo e gettando uno sguardo alle mie spalle.
 Il sole ormai è alto,è il primo mattino.
È tempo di cominciare a ricominciare.
O perlomeno provarci.
Per la miliardesima volta mi ripropongo di farcela.Per la miliardesima volta mi rendo conto che non sarà così.
 
Stava arrivando l’estate.
I primi ombrelloni cominciavano ad aprirsi.I capelli cominciavano ad allungarsi,la salsedine dei primi bagni li arricciava ma erano più belli così.
Il sole cominciava ad essere più caldo.L’acqua più limpida. I sentimenti più forti.
Due ragazzi erano in spiaggia,godendosi quei momenti di relax.
Lei,con i lunghi capelli cioccolato ed un prendisole dorato,cercava di far volare un aquilone.
Lui,seduto sulla sabbia con i gomiti appoggiati sulle ginocchia,rideva dei suoi scoordinati tentativi.
«Invece di ridere,potresti aiutarmi,no?!» lo rimproverò la fidanzata.
«Ma, bimba..» il ragazzo cercò di sopprimere una risata «..non c’è vento.Non volerà mai.»
«Invece,secondo me sì!» continuò lei testarda.
Il ragazzo si alzò scuotendo la testa,posizionandosi alle spalle della ragazza. Notò ancora una volta quanto piccola e gracile fosse in confronto a lui.
Con il suo aiuto,riuscirono a far decollare quel rombo colorato,ma il suo volo si arrestò dopo qualche secondo.
La fanciulla si girò verso il suo uomo.«Ok,ammetto che effettivamente non c’è vento..» cominciò «..però ci abbiamo provato!»
Lui la ammaliò con un bacio.
 
Adesso i due erano seduti sulla sabbia.
Lei ,accoccolata tra le sue gambe,si divertiva posargli la sabbia sulle sue gambe muscolose,guardando i piccoli granelli perdersi su quella pelle dorata.
Lui la lasciava fare,ammirando i riflessi dei suoi capelli selvaggi.Ammirando le lunghe ciglia che proteggevano quegli occhioni ambrati dalla luce solare del tardo pomeriggio.Sembrava una ninfa.
La ragazza si rabbuiò di colpo.«E se il tour va male?»
L’uomo l’abbracciò,stringendola al suo petto ampio.«Finchè canterai tu,non andrà male,bimba.»
«È quello il problema!» lei alzò il viso preoccupato verso di lui «Se non riesco a gestire l’ansia e combino un casino sul palco?!»
«Non combinerai nessun casino.Sei riuscita a gestie l’ansia in diretta nazionale.Io so che puoi farcela.»
La sua voce bastò a darle la motivazione necessaria. Tuttavia,era ancora tormentata da una cosa.
«Tu ci sarai,vero?»
«Ma certo!Ti ho detto più volte che non ti lascio. Sarò sotto il palco a fare il tifo per te!»
Lei si tuffò tra le sue braccia forti,baciandolo con trasporto.
 
Dopo attimi,il ragazzo si alzò all’improvviso,stringendo la fidanzata tra le braccia e dirigendosi verso il mare.
Lei circondò il suo bacino,spaventata.«Cosa vuoi…»
Non riuscì a terminare la frase,perché si ritrovò sommersa. Riemerse tossendo e sputacchiando acqua.«Stronzo!»
Si guardò intorno,ma del suo fidanzato neanche l’ombra.
All’improvviso,uno scroscio d’acqua la fece girare nel momento esatto in cui il ragazzo stava uscendo.
Camminava verso di lei infrangendo la tavola piatta del mare della Sardegna. Camminava con andatura sicura e potente.
La ragazza lo guardava; ammaliata da quella potenza sensuale. La pelle scura faceva da strada a gocce d’acqua cristallina che si incastravano tra i suoi addominali.I capelli erano sciolti e schiariti dalla luce del sole.
Gli occhi estremamente scuri,facevano da contraltare alla luce irradiata dal sole del tramonto,che lo illuminava come un dio del mare.
Le arrivò vicinissimo al viso e lei si sentì esplodere il cuore dall’emozione.
Si avvinghiò a quell’uomo meraviglioso e sensuale che la trapassava con lo sguardo scurissimo .Se il Dio del mare fosse esistito sul serio,sarebbe impallidito dalla vergogna.
Il bacio che seguì fu un bacio meraviglioso come l’Oriente.
«E comunque..» lei si staccò «..non mi hai risposto alla domanda di ieri sera.»
«Quale domanda?» il ragazzo corrucciò lo sguardo.
«Dove andremo una volta finito il tour!»
Lui alzò gli occhi al cielo.«Ma manca  più un mese! Lo sai che io vivo giorno per giorno.»
«Certo che lo so.Ma adesso mi hai incuriosita!»
L’uomo non rispose,continuando a fissarla. Lei sgranò gli occhioni ambra,sapeva che non riusciva a resistere a quello sguardo.
Lui si perse in quelle gemme cristalline,avvertendo distintamente il battito del suo cuore accelerare nel momento esatto in cui quelle pietre divennero più grandi.Si crogiolava in quel benessere che la sua ragazza con il suo tocco e il suo sguardo riusciva a infondergli.
Si beava di quella pace che trovava solo accanto a lei.
Gettò uno sguardo languido all’acquilone abbandonato sulla sabbia.
«Vuoi sapere dove andremo?»
La fanciulla annuì,senza riuscire a contenere l’agitazione e la curiosità.
Il ragazzo la fece aderire al suo corpo umido,le pettinò i capelli indietro e appoggiò le labbra vicino al suo orecchio.
«Andremo..fin dove volano gli acquiloni.»
 

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Capitolo 55
*** RINGRAZIAMENTI ***


Come vi ho già accennato,ho scritto il prologo di questa storia in un’uggiosa serata di Novembre,mentre le note di Amianto di Moro risuonavano dal computer.
Ambientarla a Camerino fu inevitabile.Metterci in mezzo la realtà pre terremoto,un dovere.
Nella storia c’è più me stessa di quanto pensiate.
La Camelot Knight,Marcella,il Dada Zen..sono tutte serate,luoghi,persone che io ho vissuto e che ho sentito di mettere nella storia per imprimergli un qualcosa di tangibile e non fatuo.
La stessa personalità di alcuni personaggi è tratta da persone con cui io realmente mi sono rapportata ogni giorno.Alcune situazioni che io ho narrato,sono situazioni che io ho vissuto.
Sofia ed Elisa,le migliori amiche di Serena,sono le mie migliori amiche,conosciute proprio a Camerino.E,senza i loro sproni,non avrei pubblicato nulla.
 
Perché ho messo tutto questo nella mia creatura?
Per ringraziare Camerino di tutto quello che mi ha dato e che continua a darmi.Per avermi fatta crescere.Per avermi fatto capire tante cose.
Ed anche per avermi fatto conoscere persone che tuttora fanno parte della mia vita,con cui ho trascorso momenti che custodisco come il più prezioso dei tesori.Ebbene,avevo bisogno di rendere tangibili tutti questi momenti.
E sapere di essere riuscita a trasmettervi tutto questo,mi riempie il cuore di gioia e mi rende felice oltre l’indicibile.
 
Io vi ringrazio,vi ringrazio davvero dal profondo per il vostro appoggio ed il vostro affetto,per avermi sempre spronata e,soprattutto, appoggiata. Tutte le vostre recensioni, mi davano nuova linfa per scrivere capitoli all’altezza delle vostre aspettative.Spero di non avervi deluso.
Ringrazio i mille lettori silenziosi,che hanno apprezzato il mio lavoro comunque. E ringrazio anche chi ha messo la storia tra le seguite/ricordate/preferite.
Per me è un grande traguardo.

Ma,tornando un attimo alla storia,vi dico subito che il sequel ci sarà,ma solo una volta aver finito le mie due storie. Mi sembra giusto portare avanti anche quei due lavori a cui sono affezionata per motivi diversi. Ed è giusto dare una fine ed una certa coesione a tutto.
Vi anticipo che nel sequel entreranno nuovi personaggi,ci saranno nuovi amori e,forse questo non ve l’aspettavate,uno dei nostri personaggi uscirà definitavemente di scena.
Inoltre,avevo in mente di dare un po’più spazio anche a Federica e Rodolfo,gli zii di Andrea.
Fatemi sapere cosa ne pensate,cosa vi aspettate dal sequel,cosa possa mai succedere.Sono curiosa.
 
Bene,spero di leggervi nelle altre due storie di cui metterò l’anteprima sotto.E mi auguro che queste due nuove avventure,così diverse tra loro e da questa,vi conquistino in ugual modo.
Vi auguro,anche se in ritardo, un buon anno,con la speranza che sia migliore del precedente.
Io sto piangendo come una fontana.
 
Grazie ancora per il vostro effetto.
Vi abbraccio dal profondo del mio cuore. Spero di leggervi presto.
Marianglona.
                                                                                                          

πανσέληνος
Christian Grey, giovane imprenditore americano con un impero da dirigere, un passato da dimenticare e una figlia da tenere a bada.
Maria Radicati, giovane neolaureata italiana che sa quello che vuole dalla vita e da se stessa, con un master a Seattle.
Jane Grey, figlia capricciosa ed impertinente di Christian.
Chi l'ha detto che Cupido è uomo?
Non servono castelli e unicorni per una storia d'amore;molte volte servono solo un paio di pagine da firmare...o una grande luna piena.
Del resto, non è la luna che, quando si avvicina troppo alla Terra, fa impazzire tutti?

The way we get by.
"Le grandi città hanno sempre offerto l'anonimato e la varietà".
Istanbul è la cerniera tra Oriente e Occidente;capitale di tre imperi,incrocio di culture,religioni,miti.Città dai mille volti e dalle mille sfumature,che incanta e affascina chiunque si trovi a viverla,anche solo per poco tempo.
E proprio in questa città in cui si intrecciano un passato fatto di splendore e un futuro che ha portato una crescita e una modernizzazione straordinaria,che le vite di due ragazzi si intrecciano tra loro,in una storia fatta di passioni,segreti, maschere che cadono e rapporti conflittuali;una storia d'amore travolgente e intensa.
Deren e Bulut.
Diversi per vissuto e crescita familiare;diversi per carattere e stili di vita,sapranno guardare attraverso le loro divergenze e le loro differenze?
 

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