Il vuoto oltre noi

di Miharu_phos
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Uno ***
Capitolo 3: *** Due ***
Capitolo 4: *** Tre ***
Capitolo 5: *** Quattro ***
Capitolo 6: *** Cinque ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 

 

 

-Amore sono a casa! Mi spieghi perché non rispondi al telefono?!-

 

Axel era appena tornato da lavoro, e come ogni sera si aspettava di essere accolto dall'invitante profumino della cena preparata da Austin.

 

Quella sera però furono i pianti isterici dei due bambini a dargli un benvenuto: il piccolo Bailong scalpitava disperato all'interno del box nel quale Austin lo metteva quando aveva delle faccende da sbrigare, mentre il pianto della piccola Maddie proveniva direttamente dalla camera da letto dei due sposi.

 

Le loro urla riempivano tutta la casa tanto da assordare le orecchie del biondo che strizzando gli occhi per il fastidio si era subito piegato per prendere il maschietto, per poi dirigersi verso la stanza in cui si trovava la culla della femminuccia.

 

-Shh da bravo, adesso c'è papà stai tranquillo piccolino- aveva sussurrato, baciando poi la testolina del bimbo, ed una volta raggiunta la culla si piegò per prendere anche Maddie, stringendoli così entrambi fra le braccia senza alcuna fatica.

 

Si era seduto sul letto e li aveva cullati con amore, attendendo che si calmassero.

 

Erano tutti sudati ed i loro visetti erano quasi diventati viola per il lungo pianto; sembrava come se stessero piangendo da ore, lasciati a se stessi senza alcuna cura.

 

Axel chiamò ancora una volta il nome del marito ma senza ottenere alcuna risposta.

 

Trovava improbabile che Austin fosse uscito, lasciando i piccoli completamente soli; era sempre stato un padre estremamente premuroso, e spesso aveva rimproverato Axel per la sua superficialità nel prendersi cura dei piccoli.

 

Un cattivo presentimento si stava facendo largo nella mente di Axel, ma prima di farsi prendere dall'agitazione decise di cambiare i bambini e dar loro da mangiare, per poi metterli entrambi a nanna nel letto matrimoniale.

 

Era sfinito quando riuscì a finire tutto; si stravaccò sul letto esausto e se non fosse stato per la preoccupazione per Austin avrebbe anche potuto addormentarsi in quel momento, tutto sporco di pappa per bambini e con lo stomaco vuoto.

 

Provò a chiamare il moro al cellulare e cominciò a girare per casa quando lo sentì suonare in cucina; lo prese, trovando notifiche vecchie almeno di dieci ore.

 

Il cuore cominciò a battergli nel petto in modo insopportabile e ricominciò a chiamare a gran voce il nome di Austin, senza ottenere risultati.

 

Quasi come spinto da una strana attrazione allora si incamminò verso il bagno, del quale aveva notato la porta chiusa non appena era ritornato a casa; il corpo di Austin giaceva proprio lì dentro, adagiato nella vasca vuota con due profondi tagli praticati lungo entrambe le braccia.

 

Axel si sentì mancare la forza nelle ginocchia quando riconobbe il viso esangue e pallido del marito, che con la testa appoggiata di lato teneva gli occhi chiusi, mentre un'aria serena e quasi liberatoria gli allietava il volto.

 

Axel chiamò a gran voce il nome del marito mentre già piangeva disperato per il suo gesto. Si precipitò sul suo corpo spinto da una forza sconosciuta e cominciò a scuoterlo con delicatezza, singhiozzando a gran voce il suo nome.

 

-Amore cos'hai f-fatto!- aveva gridato stringendo a se Austin, per poi premere una mano su uno dei polsi, dal quale ormai non usciva quasi più nulla.

 

Si guardò le mani sporche di sangue sentendosi estremamente responsabile per quella tragedia e mentre tremava dal terrore prese il proprio cellulare, invadendolo con il liquido rosso diventato ormai denso.

 

Chiamò l'ambulanza riuscendo a malapena a spiegare cosa fosse accaduto e restò a vegliare sul marito premendo degli asciugamani sulle ferite come gli infermieri gli avevano consigliato di fare durante la telefonata.

 

Axel nell'attesa che pareva interminabile prese in braccio il corpo ormai senza vita del moro e si appoggiò seduto per terra con la schiena contro quella vasca maledetta.

 

Con il viso colmo di lacrime e la voce singhiozzante ripeteva al marito che sarebbe andato tutto bene, lasciando che il suo sangue lo insozzasse dalla testa ai piedi, perfino sul viso che non smetteva di premere contro quello del moro per dargli dei baci caldi e disperati su tutta la faccia, ormai intiepidita dalla morte.

 

Quando l'ambulanza arrivò, gli addetti dovettero buttare giù la porta per poter entrare perché Axel non aveva la forza di alzarsi e lasciare Austin per andare ad aprire; si affrettarono a constatare le condizioni del ragazzo ancor prima di sollevarlo dal corpo del biondo, e a malincuore dovettero annunciare che ormai non ci fosse più niente da fare, perché era passato troppo tempo ed il ragazzo doveva essere morto già da diverse ore.

 

Axel glielo lasciò prendere affinché venisse avvolto nella tipica sacca grigia, per poi essere trasportato dapprima sulla barella e poi a bordo dell'ambulanza.

 

-Vuole venire con noi signore?- aveva domandato una donna appoggiando una mano sulla schiena del biondo, che ormai sconvolto guardava gli infermieri con sguardo vuoto.

 

-I-io ho dei bambini- aveva spiegato loro tremante, e gli addetti avevano annuito comprensivi, lasciando che tornasse in casa.

 

-Allora venga pure appena può- aveva detto dispiaciuta la donna, e Axel aveva annuito debolmente, dirigendosi poi lungo il corridoio di casa quasi come uno zombie, con il corpo ricoperto del sangue di Austin.

 

Crollò per terra a metà strada e si rannicchiò su se stesso ormai privo di forze, cominciando a piangere con ancora più intensità.

 

Aveva tolto la vita alla persona migliore del mondo, era stato lui. Era colpa sua.

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Capitolo 2
*** Uno ***


 

 

 

 

Erano passati ormai circa sei giorni da quando era stato celebrato il funerale di Austin, proprio al centro dello stadio comunale della città, quello in cui il ragazzo aveva giocato per anni assieme ai suoi compagni di squadra.

 

Axel da giorni non faceva che ricevere visite e telefonate, così ad un certo punto aveva deciso di spegnere il cellulare e sbarrare la porta, in modo che potessero finalmente lasciarlo completamente solo con il suo dolore.

 

I suoi bambini erano l'unico ricordo vivo che gli rimaneva di Austin, così si era dedicato completamente a loro, essendo consapevole della dipendenza dei due piccoli dall'unico padre rimasto.

 

I genitori di entrambi i ragazzi avevano provato più volte ad offrirgli aiuto, proponendosi loro stessi per prendersi cura dei bambini così che il biondo potesse riposare e rimettersi in sesto, ma lui si era rifiutato, volendo al più presto ritornare all'intimità della sua casa e della sua famiglia, anche se di quest'ultima ormai restava ben poco.

 

Sembrava che tutto d'un tratto l'intero mondo si fosse ricordato di lui; per anni lui e Austin erano stati soli, discriminati a causa della loro unione, e magicamente soltanto quando il moro aveva compiuto quel gesto estremo tutti attorno a loro avevano cominciato ad avvicinarsi ai resti della loro famiglia, mettendo su comportamenti di pura circostanza.

 

E sentire dalle loro bocche quanto tutto ciò dispiacesse loro lo disgustava; entrambi non avevano potuto vedere i propri genitori per anni, e di certo Axel non avrebbe sentito il bisogno di vederli proprio nel momento in cui non sarebbero serviti assolutamente a niente.

 

E poi, cosa avrebbe mai potuto dir loro? Che suo marito aveva deciso di togliersi la vita perché lui lo aveva tradito?

 

Austin non si era mai lamentato di quel tradimento, no, lo aveva accettato, così come aveva accettato poi di riavere Axel al suo fianco una volta che il ragazzo aveva fatto la sua scelta.

 

E lui non era mai riuscito a farsi perdonare fino in fondo, se il moro era arrivato fino al punto di mettere fine alla propria vita in quella maniera.

 

Axel ci aveva provato davvero, aveva compreso bene il proprio errore, sapeva quanto male avesse procurato al povero ragazzo nel lasciarlo completamente solo per interminabili giorni, a prendersi cura dei bambini senza la mano di nessuno, esattamente come lui si ritrovava a dover fare da quasi una settimana.

 

Si era pentito dei propri errori e aveva donato tutto se stesso al marito, sperando di riuscire a rimediare in qualche modo alla grande ferita che aveva inferto nel suo cuore da sempre troppo grande e sensibile.

 

Il moro non aveva tirato in ballo quello che c'era stato con Mark e Axel neanche una volta; lo aveva perdonato, glielo aveva detto tante volte e Axel ci aveva creduto.

 

Austin era sempre stato onesto, ed in fondo non era mai stato arrabbiato con il biondo, perché ogni scelta dell'uomo che amava lui la imputava ad un proprio errore, ad una propria mancanza; se Axel aveva sentito il bisogno di andare da Mark, nella mente del moro non era stata una cattiveria che il marito gli aveva inflitto, ma solo una conseguenza della sua inadeguatezza a stare al suo fianco.

 

Austin si era sempre sentito inferiore, immeritevole dell'amore dell'uomo che aveva avuto la fortuna di sposare, e questa sua convinzione lo aveva portato ad accettare passivamente ogni decisione che Axel prendeva, anche se andava a proprio discapito.

 

Solo quando aveva visto il proprio marito privo di vita l'uomo aveva pienamente compreso cosa gli avesse fatto; non sarebbe mai riuscito a perdonarsi per tutto ciò, non sarebbe mai riuscito a mettere a tacere il senso di colpa dalle dimensioni impossibili da quantificare che gli gravava sulle spalle.

 

Solo allora lui aveva capito di aver annullato quel ragazzo, di averlo privato di ogni forza di vivere, perché gli aveva dimostrato, nonostante avesse sposato lui, di non amarlo davvero.

 

Axel piangeva, stringendo a se i bimbi addormentati nel suo lettone. Pensava ad Austin, agli angoscianti pensieri che la sua povera mente aveva dovuto sopportare mentre lui dormiva con Mark e professava il proprio amore a lui.

 

Era accaduto meno di un anno prima, eppure sembravano passati solo pochi giorni; mesi interi, settimane, minuti di pura e martellante angoscia avevano scavato nel cervello di Austin ricordandogli la propria inettitudine al fianco di un uomo che decisamente non credeva di meritare.

 

Axel aveva cercato ovunque in casa; gli sembrava incredibile che prima di farlo, lui non avesse pensato di lasciare almeno un biglietto.

 

Ma infondo questo era esattamente qualcosa che ci si poteva aspettare da Austin: silenzioso, educato, timoroso di disturbare persino con il respiro.

 

Non voleva che Axel si sentisse responsabile; non gli avrebbe mai lasciato un biglietto, non avrebbe mai spiegato le vere ragioni.

 

Le vere ragioni le custodiva nel suo cuore e non le diceva a nessuno, perché erano una vergogna.

 

E se mai qualcuno avesse scoperto che la sua morte era stata progettata come un gesto d'amore e liberazione nei confronti di Axel, al biondo tutto ciò avrebbe chiaramente rovinato la vita.

 

Aveva deciso di proteggerlo e restare dalla sua parte fino alla fine; non pretendeva di essere amato, ma solo di stargli affianco, ed Axel non era riuscito ad accontentarlo neanche in questa misera richiesta.

 

Due bambini nati dall'infelicità e dati in pasto ad una vita insulsa, una vita destinata ad essere condivisa con l'assassino del loro padre. 

 

Lui non meritava neanche loro, Axel lo sapeva, non meritava niente della perfezione che quelle due creature e Austin rappresentavano, eppure ancora una volta era egoista, e se li teneva stretti al petto come unico ripiego, così come un ripiego lo era stato Austin quando Jude e Mark non lo avevano voluto.

 

Era un ipocrita, ma temeva la solitudine, e così pur sapendo di minare la felicità di Maddie e Bailong lui aveva deciso di tenerseli con se, sperando così di lenire il proprio dolore ed in qualche modo rimediare al vergognoso errore commesso nei confronti del ragazzo migliore che lui avesse mai conosciuto.

 

Sapeva perfettamente che non ci sarebbe mai riuscito però.

 

 

 

Mark suonò il campanello di casa Blaze, impaziente di sapere come stesse l'amico.

 

Non rispondeva al telefono da almeno due giorni, ed il castano non era riuscito a tenere a bada la propria preoccupazione, così non ci aveva pensato due volte a precipitarsi direttamente da lui.

 

Certo, se il biondo avesse aperto subito però, di sicuro si sarebbe preoccupato meno, ed avrebbe anche evitato di mettersi ad urlare come un forsennato dietro la porta blindata della lussuosa villa.

 

Axel si era svegliato di soprassalto, provocando il risveglio anche del piccolo Bailong che subito aveva cercato le braccia del padre per essere rassicurato.

 

Il ragazzo lo aveva preso in braccio e dato che proprio non riusciva a sopportare il fracasso oltre la porta di casa, era andato ad aprire tenendo il bimbo stretto sul petto, mentre questi aveva subito cominciato a giocare con i lunghi capelli del biondo.

 

-Mark...?-

 

-Che fine avevi fatto?! Insomma Axel mi hai fatto preoccupare, non rispondevi al telefono ed io...-

 

Axel sapeva perfettamente cosa avrebbe dovuto fare in quel momento: mandare via il castano esattamente come aveva fatto con tutte le altre persone che avevano cercato di andare a trovarlo.

 

Ma chissà perché non lo fece, ed anzi, lo lasciò persino entrare.

 

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Capitolo 3
*** Due ***


 

 

 

-Vuoi spiegarmi perché sei sparito?-

 

-Tu che dici?-

 

Axel faceva strada in casa, guidando il castano verso il salotto mente il piccolo Bailong osservava il loro ospite con aria incuriosita.

 

-Quando ho visto che non rispondevi al telefono mi sono preoccupato, non è da te-

 

-Ho appena perso mio marito, Mark. Hai presente?-

 

Il castano si era zittito ed aveva guardato il suo amico con aria dispiaciuta.

 

-Ti faccio un caffè-

 

-Ma no Axel stai tranquillo, non ce n'è bisogno-

 

-Fidati io ne ho bisogno eccome- lo aveva interrotto il biondo, armeggiando sulla cucina con l'unica mano libera.

 

Il castano gli si era avvicinato ed aveva detto -Dallo a me- prendendogli il bambino dalle braccia, che con aria meravigliata si era lasciato prendere da Mark senza fare i capricci.

 

Lo aveva guardato negli occhi sorridendogli intenerito e gli aveva baciato la testolina, per poi cominciare a cullarlo.

 

-È proprio un bravo bambino- aveva osservato, e Axel aveva sorriso istintivamente, ammirando la splendida figura di Mark che coccolava il suo bimbo.

 

-È un peccato che tu non abbia avuto dei figli-

 

-Beh sono ancora in tempo- aveva detto il castano senza pensarci, e Axel aveva immediatamente pensato a Jude.

 

-Vi sposerete?-

 

Mark aveva alzato lo sguardo in direzione di Axel e aveva aggrottato le sopracciglia.

 

-Con chi dovrei sposarmi scusa?-

 

-Jude, stavate insieme no?-

 

Mark aveva messo su un sorriso amaro ed aveva annuito lentamente.

 

-È tornato da Caleb. Lui ha voluto perdonarlo e Jude è subito ritornato a casa sua. È successo pochi mesi dopo che te ne sei andato anche tu-

 

Axel si era sentito leggermente in colpa dopo aver sentito quella frase; un tempo era stato lui a venir abbandonato dai suoi amici, e stavolta era dovuto toccare a Mark.

 

-Mi dispiace, non lo immaginavo. Certo che Jude è proprio uno stronzo-

 

-Ma no, non dire così dai...lo capisco-

 

Il profumo del caffè aveva cominciato ad invadere la cucina di casa Blaze, ed il biondo aveva servito la bevanda all'interno di un paio di tazze dalle dimensioni esagerate.

 

-Dimmi almeno che stai mangiando qualcosa di solido oltre a bere tutto questo caffè- aveva detto Mark accarezzando la schiena del suo amico.

 

-Non ho molto tempo, devo badare ai piccoli...-

 

-Vorrei che tu permettessi a qualcuno di darti una mano Axel-

 

-Ce la faccio benissimo da solo- aveva protestato lui, poi si era ripreso Bailong e lo aveva lasciato giocare con il cucchiaino mentre lui buttava giù un sorso di caffè amaro.

 

-Ti prego Axel, hai un aspetto terribile, non puoi fare tutto da solo!-

 

Il biondo non aveva risposto ed aveva stretto maggiormente a se il figlio, baciandolo ripetutamente sulla testa; Mark lo fissava con aria impensierita e gli accarezzava la schiena, fortemente impietosito dalla calma che nonostante tutto Axel si ostinava a mostrare.

 

Il pianto della piccola Maddie aveva interrotto il momento; Axel aveva dovuto alzarsi in piedi e Mark lo aveva seguito, così da prendere Bailong e lasciare le braccia del biondo libere per la bambina.

 

-Guardati, come fai con tutti e due? Serve almeno un'altra persona qui. Lascia che ti dia una mano, possiamo anche chiamare una tata oppure posso chiedere a-

 

-Cazzo Mark ti ho detto di no! Ti rendi conto che prima di tutto questo era Austin a prendersi cura di loro?! Occuparmi dei nostri figli è il minimo che io possa fare adesso!-

 

Il castano aveva notato un luccichio preoccupante negli occhi dell'amico e aveva deciso di non insistere oltre. Gli si era avvicinato e con il bimbo in braccio lo aveva guardato negli occhi, accarezzandogli premurosamente la schiena.

 

Il viso di Axel si era abbassato e presto si era morso le labbra che avevano cominciato a tremare, spezzando il cuore del castano per il dispiacere.

 

-Non posso farcela Mark- aveva ammesso in un singhiozzo -è troppo difficile, lui mi manca da morire, e so che è stata tutta colpa mia se si è ammazzato, sto malissimo- 

 

Aveva detto quelle parole a raffica una dopo l'altra, con il fiato corto e la gola seccata dal bruciore.

 

Mark avrebbe voluto poterlo contraddire, ma sapeva di non avere il diritto di mettere bocca su tutto ciò che riguardava Austin; di certo era responsabile anche lui in tutta quella storia, perché se quel giorno fosse rimasto al suo posto e non avesse insistito nel voler incontrare Axel, molto probabilmente, anzi di sicuro, Austin non si sarebbe ucciso.

 

-È giusto che tu stia male Axel, lo amavi molto. Lo ami molto anche adesso, il tuo amore per lui non è scomparso, posso sentirlo-

 

-Io l'ho tradito Mark!- aveva singhiozzato Axel addolorato.

 

Il castano aveva abbracciato il suo amico, premendo la testa sulla sua spalla mentre faceva attenzione a non fare troppa pressione sui piccoli in mezzo a loro.

 

-L'ho tradito- aveva ripetuto -l'ho ferito, l'ho distrutto. Io non l'ho mai meritato, lui era troppo puro per me, troppo buono, ed io l'ho annientato-

 

-Axel ti prego- lo aveva supplicato Mark ormai anch'egli con il cuore in gola -è stata colpa mia, soltanto colpa mia, avevate una vita perfetta ed io sono venuto a distruggerla per soddisfare uno stupito capriccio! Quindi se vuoi prendetela con qualcuno dai la colpa a me, ma smettila di incolparti perché so per certo che tu non avresti mai fatto intenzionalmente del male a quel povero ragazzo!-

 

Axel aveva guardato sorpreso il suo amico, mentre quest'ultimo tremava per le lacrime e lo guardava afflitto dalla colpa.

 

-Non biasimarti Mark per favore, sono stato io a sbagliare-

 

-No Axel ho sbagliato io. Ti prego smetti di prenderti la colpa, tu lo amavi così tanto che sei voluto tornare da lui, io lo so bene quanto ci tenessi, sia a lui che alla vostra famiglia!-

 

Axel aveva sorriso fra le lacrime, intenerito dalle parole di quel ragazzo che nonostante tutto si mostrava sempre eccezionale ed estremamente buono.

 

-Ti va di restare un po' con me a badare ai bambini?- gli aveva domandato tirando su col naso, e Mark si era morso il labbro inferiore con fare insicuro.

 

-Non so se sia il caso Axel, io e te...-

 

-Hai detto tu che volevi darmi una mano no? Solo come amici.-

 

Mark aveva deglutito asciugandosi le lacrime ed aveva annuito in accordo, poi aveva sorriso al suo amico e gli aveva risposto soltanto "okay".

 

Insieme avevano raggiunto la cucina e fianco a fianco avevano cominciato a preparare la pappa per i bambini ed un pranzo per loro; Axel non voleva che Mark si sentisse responsabile e lo stesso si poteva dire del castano nei suoi confronti.

 

Mark guardava il biondo, ammirando la sua dimestichezza in quella cucina perfetta e lussuosa, esattamente come il resto della casa.

 

Axel aveva sempre offerto il meglio a suo marito, ed anche se gli anni che avevano condiviso insieme erano stati pochissimi, Mark era certo che il biondo avesse sempre trattato Austin come un principe.

 

In quel momento promise dentro di se che, nonostante tutto l'amore che provava ancora intensamente nei confronti del biondo, come segno di rispetto verso la memoria di Austin, lui Axel non lo avrebbe mai più sfiorato.

 

 

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Capitolo 4
*** Tre ***


 

 

-Smettila di dire che sono bello, odio quando lo fai...-

 

-Ma perché? Dico solo la verità amore mio, sei incantevole-

 

Austin aveva ridacchiato fissando il marito nello specchio, mentre si stendeva sul viso la sua crema da notte.

 

-E poi appena uscito dalla doccia sei ancora più appetibile, ti mangerei...senti come profumi- aveva mormorato il biondo premendo le proprie mani sui fianchi esili del moro, lasciando invece che il suo viso esplorasse il collo e le clavicole del più giovane.

 

-Dai Axel mi fai il solletico- aveva ridacchiato, provando a scacciarlo via da se inutilmente.

 

-Devi smetterla di dire che sei brutto, mi fai stare male scemotto-

 

-Ma è vero, sei troppo bello per stare con me e lo sai...sono un mostro-

 

Axel aveva fatto voltare il marito con delicatezza e gli aveva slacciato la vestaglia allacciata in vita.

 

-Come ti permetti di parlare in questo modo dell'uomo che amo?-

 

-Non mi ami...-

 

-Non ti amo dici?- gli aveva detto il biondo andando poi a sfregare il naso e le labbra sul petto del più basso.

 

-Non ti amo?- gli aveva chiesto ancora, lasciando che il rigonfiamento nei suoi pantaloni sfiorasse i fianchi del moro.

 

Austin era scoppiato a ridere e Axel lo aveva attratto a se con maggior forza, mordendogli il collo in modo famelico.

 

-Dai smettila!- aveva protestato debolmente e Axel aveva sorriso.

 

-Solo a immaginarti sotto la doccia guarda cosa mi fai-

 

-Sei proprio uno stupido-

 

-E tu invece sei perfetto, e voglio possederti qui e ora-

 

-Qui e ora?- aveva domandato con voce scherzosa il moro, e Axel aveva annuito, afferrandogli poi le gambe per farlo sedere sul lavandino del loro lussuoso bagno in camera.

 

Axel aveva cominciato a succhiare deliziato i capezzoli di suo marito e aveva lasciato che lui gli sbottonasse i pantaloni, ansimando per il piacere di avere il biondo tutto per se.

 

 

 

-Axel, mi stai facendo male! Axel?!-

 

La voce di Mark aveva interrotto il bellissimo sogno del ragazzo addormentato, avvinghiato al suo corpo quasi in modo disperato.

 

-Austin...- aveva biascicato nel sonno il biondo, così che Mark si era intenerito e aveva smesso di respingere il suo amico, cominciando invece ad accarezzargli i capelli.

 

-Non sono Austin...sono Mark- gli aveva detto dispiaciuto.

 

Quando Axel aveva aperto gli occhi si era reso conto che fuori era diventato ormai buio, e che invece di abbracciare il suo Austin stesse abbracciando Mark, steso accanto a lui sul letto con -fortunatamente- tutti i vestiti indosso.

 

-Scusa...- aveva biascicato toccandosi la testa dolorante.

 

Riaprire gli occhi e realizzare la dura realtà era sempre qualcosa di profondamente doloroso per il biondo, e di solito i primi minuti dopo il risveglio si rivelavano in genere molto angoscianti, ma Mark era proprio lì affianco a lui e si prodigò subito per provare a distrarlo.

 

-Ho messo i bambini a letto, ovviamente prima li ho cambiati tutti e due puoi stare tranquillo. Oh, verso le cinque è arrivato il postino, ha lasciato una lettera per te, l'ho appoggiata di là. E ho anche preparato la cena ma siccome dormivi ho mangiato da solo, però ti ho lasciato del-

 

-Oh Dio ti prego Mark sta zitto! Non lo vedi che ho mal di testa?!-

 

Il castano aveva taciuto per diversi minuti, poi aveva ripreso a parlare timidamente.

 

-Scusa. Volevo solo assicurarmi che tu stessi bene-

 

-Quanto bene potrei stare in questo momento Mark?! Ma ti ascolti quando parli?!-

 

-Scusa, oddio sono un disastro io...mi dispiace...forse adesso è meglio che io vada-

 

Mark si era messo in piedi ed aveva cercato le sue scarpe affianco al letto, pronto ad andarsene, ma Axel si era subito pentito della sua reazione e si era affrettato a scusarsi.

 

-Mark aspetta mi dispiace, scusami. Non meriti di essere trattato così, tu mi stai aiutando- aveva ammesso, e Mark gli aveva sorriso amichevolmente.

 

-Non ti preoccupare, hai tutte le ragioni di essere arrabbiato. Spesso sono insistente e fastidioso e non riesco a rendermene conto, avrei dovuto lasciarti riposare...-

 

-Ma no, non sei tu il problema Mark cosa dici. È che quando sogno lui...quando sogno lui tutto al mio risveglio sembra almeno mille volte più terribile e spaventoso e davvero non riesco ad immaginare come potrebbe essere più terribile di così- aveva spiegato, mentre stava cominciando a formarsi nella sua gola un nodo doloroso.

 

-Ma certo, lo capisco Axel è normalissimo ed è giusto che tu stia così. Hai il diritto di star male, non devi farti problemi, soprattutto con me-

 

Il biondo aveva sorriso al suo amico con riconoscenza ed aveva sospirato pesantemente.

 

-È che lui mi manca così tanto Mark, ed è stata tutta colpa mia, non ho nemmeno il diritto di essere triste perché sono stato io ad ucciderlo- aveva detto abbattuto, facendo stringere il cuore del castano che gli si era avvicinato sul letto per accoglierlo in un abbraccio caldo.

 

-Ti prego non dire mai più una cosa del genere. Tu lo amavi intensamente, e lui lo sapeva, noi tutti lo sapevamo. Hai scelto lui alla fine, lui e i vostri bellissimi bambini. Non è stata colpa tua Axel...-

 

Il biondo aveva tirato su col naso e, nonostante non credesse ad una singola parola di quelle pronunciate dal castano, si era lasciato stringere, desiderando ed immaginando che al posto di Mark ci fosse il suo adorato Austin.

 

-Sei sempre stato troppo buono con me Mark- aveva mormorato debolmente.

 

Mark gli aveva baciato la fronte, poi gli aveva accarezzato le guance e per una frazione di secondo aveva immaginato di baciarlo; era arrossito, sapeva che si trattava soltanto della forza dell'abitudine, eppure stare così vicino al ragazzo che aveva amato profondamente per diversi anni stava risvegliando in lui sensazioni difficili da contenere.

 

Axel si era staccato dalla sua presa; aveva percepito perfettamente il disagio di Mark e aveva ritenuto più saggio scostarsi da lui, per poi mettersi in piedi e invitarlo a raggiungere insieme la cucina.

 

Mentre attraversava il salotto però, il suo occhio cadde sulla curiosa lettera che Mark aveva ritirato per lui dal postino; l'aveva presa, rigirandosela fra le mani per capire chi fosse il mittente, ma c'era solo l'indirizzo del destinatario sul retro; per il resto era bianca.

 

-Allora, cos'è?-

 

-Saranno le condoglianze di qualcuno- aveva supposto Axel, aprendo distrattamente la lettera senza alcuna cura. Quando però aveva posato gli occhi sulla riconoscibile scrittura del marito si era sentito mancare le forze; era una lettera di Austin, e doveva averla imbucata prima della sua morte, sapendo che sarebbe arrivata ad Axel solo diversi giorni dopo.

 

-Che succede? Di chi è?- aveva domandato Mark incuriosito.

 

-È- aveva provato a dire tremante -è di Austin- lasciando Mark incredulo a pochi centimetri da sé.

 

Magari finalmente avrebbe avuto delle risposte, delle motivazioni valide per il gesto che aveva compiuto, magari Axel si era sbagliato ed aveva altri tipi di problemi o magari no, magari era proprio come pensava lui, si era ucciso perché si sentiva poco amato da suo marito per via del suo tradimento.

 

Axel non riusciva a leggere a causa degli occhi colmi di lacrime che gli inondavano la vista, e a causa delle mani che non smettevano di tremare.

 

Mark aveva preso la lettera preoccupato ed aveva guardato il suo amico negli occhi angustiati dalla colpa.

 

-Lascia che la legga prima io, okay?- aveva domandato gentilmente.

 

 

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Capitolo 5
*** Quattro ***


 

 

 

Sei appena uscito di casa. Io odio stare solo, non te l'ho mai detto amore perché non vorrei mai forzarti a starmi vicino, ho sempre amato ricevere le tue attenzioni spontanee e sincere, senza mai chiederti nulla.

 

Eppure mi sento nonostante tutto inadeguato a te, immeritevole del tuo amore, della tua presenza nella mia vita.

 

Sei appena uscito di casa e mi hai detto che mi ami mentre mi baciavi sulla guancia, poi hai baciato la bimba fra le mie braccia e hai accarezzato la testa del piccolo, da bravo padre premuroso quale sei.

 

Odio stare solo. E anche se ci sono loro due, il vuoto che mi è rimasto dentro dalla prima volta in cui te ne sei andato non sono mai riuscito a colmarlo.

 

Siamo stati solo io e i bambini per giorni infiniti, temevo di averti perso; ho sempre saputo di non essere alla tua altezza amore.

 

Non ti ho mai fatto una colpa di quello che è successo con Mark e ci tengo che tu non ti faccia mai una colpa di quello che farò dopo aver spedito questa lettera.

 

La riceverai fra circa una settimana, giorno più giorno meno; ho disposto che venisse fatto così, voglio darti il tempo di prendere un attimo di respiro prima di conoscere le mie ragioni. 

 

Potresti non comprenderle, questo lo so bene. Sei così buono con me che anche tu ti sei convinto di amarmi, anche se non era vero.

 

Non ti sto incolpando amore, credimi, non vorrei mai e poi mai farti del male con le mie parole, ma solo portarti sollievo.

 

Non è stata colpa tua ma mia, sono io a non averti mai detto come mi sentissi, sono io a non aver mai chiesto aiuto.

 

Non ne avevo il coraggio, perdonami. Per me questa è la soluzione più semplice.

 

Voglio che tu sia felice amore mio e affianco a me non potrai mai esserlo. Hai rinunciato all'uomo che ami davvero per tornare da me, da me che non valgo proprio niente accanto a te.

 

Non merito di essere tuo marito, non merito i tuoi ti amo, i tuoi abbracci la notte.

 

Mi sento un impostore, un ladro, io ti sto rovinando la vita per puro egoismo e tu non fai che sforzarti per una persona che non ti merita.

 

Non devi mentire a te stesso amore, tu ami lui. Non sono arrabbiato con te, non sono deluso da quello che è successo, non lo sono mai stato.

 

Sapevo che un giorno sarebbe successo, anche se lo avevo dimenticato e per questi tre anni ho vissuto assorbendo ingordamente il tuo affetto come se mi spettasse davvero.

 

Quando quel giorno sei stato sincero con me e mi hai detto quello che provavi, il mondo mi è caduto addosso; avevo dimenticato di non essere degno di te, avevo sguazzato in questo paradiso che non è il mio, essere tuo marito.

 

Tu non appartieni a me amore, l'ho sempre saputo ma per qualche strana ragione lo avevo rimosso: forse era l'immenso amore che ci mettevi nel prenderti cura di me e dei nostri bambini ad ingannarmi.

 

Eppure io lo sapevo, sapevo che era tutta soltanto una prova, era il nostro accordo ricordi? E abbiamo finito per sposarci, mettere al mondo due figli e dimenticare che il tutto fosse soltanto un esperimento.

 

Questa verità mi ha colpito forte sulla testa e sul cuore soltanto quando mi hai parlato di come ti sentivi, quella notte.

 

Avevo finto che questa famiglia fosse la mia, che tu fossi mio. Ma non mi meritavo niente di tutto quello che mi hai dato, perché io non posso darti altrettanto purtroppo.

 

Non ho mai giudicato le tue azioni, questo lo sai bene amore mio. Sei stato un esempio per me fin da bambino e ti ho sempre seguito fedelmente come una guida perché sapevo che avresti fatto sempre la cosa giusta alla fine. 

 

Una cosa però l'hai sbagliata, hai rinunciato alla tua felicità in favore della mia. Come avrebbe mai potuto questo rendermi felice?

 

All'inizio ero così contento, avevi scelto me, volevi sacrificarti per me e per i bambini.

Non potevo essere più onorato di così, amore.

 

Eppure la mia coscienza mi tormentava e mi tormenta ancora. Ho pensato spesso di parlartene, di lasciarti in pace.

 

Ho cambiato idea così tante volte su quale fosse la soluzione giusta.

 

Volevo andar via durante la notte, ma ti avrei fatto soffrire, avresti pensato che ti avessi abbandonato; ho pensato di dirti tutta la verità allora e di lasciarti alla luce del sole.

 

Ma ti conosco troppo bene Axel, tu non mi avresti mai lasciato andare via, perché ti sei convinto così tanto di amare me, che ormai ci credi persino tu, anche se non è vero.

 

Come ti ho già detto non te ne faccio una colpa amore mio, sei sempre stato così buono con me, lo sei stato fin troppo, sei stato un marito a dir poco perfetto.

 

Vorrei poter dire di averlo fatto per te, di essermi ammazzato per amore tuo, così da lasciarti libero di stare con chi volevi. Ma mentirei alla grande.

 

E sono già troppi anni che mentiamo l'uno all'altro, facendo le cose più in fretta e più in grande possibile così da sopprimere la consapevolezza che sia tutta una grandissima farsa.

 

No, amore mio, non lo faccio per te. Non sarà per te che mi ammazzerò dolce amore mio ma soltanto per me.

 

Perché senza di te, senza il tuo amore, io non posso proprio vivere.

 

Sono arrivato alla conclusione che questa sia la scelta più giusta, la meno dolorosa per tutti, ed egoisticamente la meno dolorosa per me.

 

Sono molti mesi ormai che hai fatto ritorno a casa, sei stato via relativamente poco infondo. Ma quei giorni senza di te sono stati per me peggio di un abisso in cui non avevo più alcun motivo per andare avanti.

 

La mia unica forza sono stati i bambini, ma adesso, per quanto mi faccia male dirlo, neanche loro mi bastano più.

 

Il mondo che io sogno non esiste, ed è ingiusto per me restare al tuo fianco, usurpando un posto che non mi appartiene.

 

Voglio che tu sia libero di amare chi vuoi amore mio, ed io stai pur certo che continuerò ad amarti per sempre, ovunque andrò a finire.

 

Voglio vederti felice mentre cresci i nostri bambini insieme all'uomo che ami.

 

Io ho bisogno di questo, devo sparire per smettere di star male e purtroppo non c'è altro posto se non la tomba in cui io possa stare senza soffrire per quello che non potrò mai avere.

 

Ti amo tantissimo amore, non avere mai dubbi su questo e so che anche tu, a modo tuo, mi hai amato tanto. Nessuno si sarebbe sacrificato così tanto per me, ma solo tu. Ed io te ne sarò grato per sempre.

 

Prenditi cura dei bambini, sarai, anzi sarete due padri fantastici.

 

Per sempre soltanto tuo, Austin

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

•••

 

 

 

 

 

-Ti prego Mark, ho bisogno di capire- mormorava Axel tremante, aggrappato al braccio del castano con uno sguardo devastato nelle iridi scure e lucide.

 

Mark aveva paura, il solo fatto che Austin avesse previsto tutto lo faceva stare malissimo.

 

Avrebbe dovuto allontanarsi da Axel per rispettare la memoria di quel povero ragazzo, ma non aveva la forza di lasciarlo a se stesso con due bambini da tirare su, non se lo sarebbe mai perdonato.

 

Eppure in quella lettera c'era troppo, troppo dolore.

 

Axel ne sarebbe uscito distrutto, perché le sue paure, seppur messe per iscritto con altre parole, si erano rivelate in un certo senso fondate, seppur molto lontanamente.

 

Ma le accurate spiegazioni di Austin non sarebbero di certo bastate a placare il senso di colpa di Axel; era convinto di averlo distrutto con le proprie mani e quella lettera, per quanto sostenitrice del contrario, gliene avrebbe dato soltanto la conferma.

 

E infondo persino Mark trovava difficile credere all'innocenza di Axel, ma soprattutto alla propria in tutta quella storia.

 

Era stata colpa sua, soltanto colpa sua fin dall'inizio.

 

Non avrebbe mai dovuto cercarlo, non avrebbe mai dovuto chiedere a Jude di lui. Come aveva potuto? Sapeva perfettamente che Axel avesse un marito ed una famiglia, ma questo non lo aveva fermato.

 

Ed aveva distrutto tutto quanto. Aveva reciso una vita, aveva smembrato una famiglia ed a farne le spese di tutto ciò sarebbe stato proprio il povero Axel, al quale lui stesso aveva scombussolato l'anima fin da ragazzino.

 

Lo aveva ferito con il proprio matrimonio, lo aveva poi strappato a suo marito e ai suoi bambini. Per finire poi, lo aveva reso vedovo. Era soltanto colpa sua, lo era stata fin dall'inizio.

 

Ma poteva ancora rimediare, poteva ancora risparmiare del dolore al suo migliore amico, all'uomo che nonostante tutto non aveva mai smesso di amare.

 

-Permettimi di tenerla soltanto per un po', okay?-

 

-Ma che stai dicendo!- aveva protestato Axel con le lacrime agli occhi -è mia, lui l'ha lasciata a me è tutto quello che mi rimane di lui!-

 

-Ti prego Axel, è ancora troppo presto, potrebbe farti male e...-

 

-Non importa- aveva detto il biondo tirando su col naso -io voglio leggerla, è il minimo che io possa fare per comprendere i miei errori-

 

-Questa lettera non parla dei tuoi errori Axel ma dei suoi. Lo so, ti sembra assurdo, non ne ha mai commessi, eppure era convinto di avere tutta la colpa. Ti prego, se tieni alla memoria di tuo marito devi impedirgli di continuare a biasimarsi in questo modo, devi conservare gelosamente il ricordo perfetto e senza macchia che hai di lui. Devi farlo per Austin, sai quanto lui stesso si disprezzasse, non lasciarglielo fare fino alla fine. Per favore Axel-

 

Il biondo aveva singhiozzato di dolore, così Mark si era affrettato a sostenerlo, lasciando che si sfogasse sulla propria spalla.

 

-Perché si odiava così tanto?! Che cosa gli ho fatto per distruggerlo in questa maniera?!- aveva detto sconvolto, senza smettere di piangere.

 

Mark gli aveva premuto la mano sul capo e aveva respirato profondamente fra i suoi capelli.

 

-Ti giuro che starai meglio- gli aveva sussurrato, ma Axel aveva protestato subito.

 

-Io non voglio stare meglio, non me lo merito! Voglio pagare per il mio errore, voglio rimediare ma non so come- aveva singhiozzato disperato -non so come-

 

Anche Mark aveva ceduto alle lacrime. Stare ad ascoltare la persona più importante della sua vita mentre si struggeva in quel modo era straziante, ma almeno lui non doveva arrendersi, lui doveva essere forte per entrambi e far restare in piedi il suo amico, anche se ciò avesse impiegato degli anni.

 

Lui era pronto a fare del suo meglio per rimediare e lo avrebbe fatto stando accanto all'uomo che amava senza mai sfiorarlo, ma donandogli ugualmente tutto il proprio amore e supporto.

 

-Rimedieremo insieme Axel, te lo prometto- gli aveva detto con un filo di voce quasi impercettibile.

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Capitolo 6
*** Cinque ***


 

 

 

Axel e Mark camminavano fianco a fianco, spingendo le carrozzine con i bambini all'interno.

 

Come ogni domenica erano andati a trovare la tomba di Austin, Axel ci teneva moltissimo e Mark ovviamente non voleva lasciarlo solo neanche in quella occasione.

 

Videro da lontano una figura con una folta capigliatura castana, stare piegata sull'erba davanti alla lapide del moro.

 

Accarezzava la sua fotografia e davanti alle sue ginocchia c'era un voluminoso mazzo di margherite.

 

Da lontano i due ragazzi riconobbero poi la figura di Jude; aveva un bambino appena nato fra le braccia e fissava Axel e Mark quasi intimorito.

 

-Amore dai, adesso andiamo- aveva detto al marito, il quale si era rivelato essere Caleb; il castano si era voltato brevemente verso gli altri due ragazzi che si erano mantenuti a distanza e li aveva guardati con disprezzo, poi si era messo in piedi ed aveva preso il figlio dalle braccia di Jude.

 

Caleb aveva continuato a voltarsi verso loro due, guardando con particolare astio proprio Axel; Jude gli aveva raccontato tutto riguardo agli eventi accaduti al loro matrimonio, ed il biondo immaginava che Caleb dovesse avercela a morte proprio con lui.

 

Ad Axel cominciarono a tremare le labbra per l'angoscia, si fermò ed abbassò il capo, lasciandosi sfuggire un sospiro di dolore.

 

-Axel dai, stai tranquillo. Ora se ne sono andati- lo aveva tranquillizzato Mark, accarezzandogli la schiena.

 

Axel aveva tirato su col naso, sforzandosi di resistere alle lacrime che minacciavano di uscire da un momento all'altro dai suoi brillanti occhi scuri, ma una volta giunto davanti alla lapide del marito non riuscì più a trattenersi e cominciò a singhiozzare in silenzio.

 

Per Mark vedere il suo amico stare così male era un dolore atroce, ma doveva farsi forza così da continuare a sostenerlo per tutto il tempo necessario, così prese il piccolo Bailong dalla carrozzina e lo fece camminare incerto verso il papà, il quale subito lo aiutò prendendolo per una manina.

 

Axel indicò la foto di Austin al bambino, dicendogli dolci parole sottovoce, e Mark osservò la scena intenerito, sospirando di sollievo nel vedere quanto i suoi bambini riuscissero ad infondere serenità nel biondo.

 

Ormai erano passati tre mesi da quel terribile giorno e Mark si era trasferito definitivamente a casa di Axel; dormivano separati ma a vederli esternamente si sarebbe detto che fossero a tutti gli effetti una vera e propria famiglia.

 

Axel era da poco tornato a lavoro ed insieme avevano deciso di fare dei turni affinché uno dei due potesse sempre restare a casa con i piccoli.

 

Inizialmente Mark aveva proposto il nido, ma Axel si era rifiutato categoricamente, perché trovava crudele separare per così tante ore i bambini dall'unico luogo familiare che rimaneva loro.

 

Mark era estremamente paziente con lui, sopportava ogni sua ricaduta, ogni suo pianto; Axel lo ringraziava ogni giorno, eppure sentiva quasi come se Mark stesse facendo tutto ciò più per senso del dovere che per un proprio reale desiderio.

 

Quando più tardi la piccola famiglia ritornò a casa, Mark riconobbe chiaramente la figura di Caleb osservare l'abitazione.

 

Aveva una tuta e le mani nascoste fra le tasche, quasi come se si fosse trovato lì per caso mentre faceva jogging; Axel guardò Mark con fare interrogativo ma poi gli ordinò di fermare l'auto.

 

Caleb riprese la sua corsa non appena comprese che Axel volesse andare a parlare proprio con lui ma egli lo chiamò a gran voce, supplicandolo di fermarsi per concedergli solamente un minuto.

 

Caleb si bloccò di malavoglia, voltandosi con il disprezzo sul viso in direzione del biondo.

 

-Che cosa vuoi?-

 

-Ti ho visto...da Austin, stamattina...-

 

-Ebbene? Non posso neanche andare a trovare la tomba di un mio vecchio compagno di squadra?-

 

-Non è questo, tu puoi fare quello che vuoi Caleb, è che io...-

 

-Ah no. Te lo puoi scordare, Axel. Non potrai mai rimediare a quello che mi hai fatto, se è questa la tua intenzione. Non azzardarti a chiedermi scusa, non ti permettere neanche a pensare alla lontana possibilità di un mio perdono. Tu mi hai rovinato la vita e a quanto pare c'è addirittura qualcuno a cui è andata peggio di me. Non ti aiuterò a liberarti la coscienza, perché star male per il resto della tua vita è esattamente quello che meriti, lo meriti tu e lo merita Mark. Non credere che io abbia perdonato Jude, lo disprezzo ancora profondamente, ma tu sei decisamente quello che disprezzo più di tutti. Avevi una famiglia, una famiglia vera. Mi fai veramente schifo Axel- gli aveva detto acidamente, con gli occhi palesemente lucidi e colmi del più profondo e puro odio.

 

Axel aveva sospirato lentamente, ormai le lacrime non riusciva più a bloccarle, non dopo quelle parole terribili ma estremamente vere.

 

-Austin era un mio amico- gli aveva rinfacciato Caleb, indicandosi il petto mentre pronunciava quelle parole con la voce rotta.

 

Axel aveva chiuso gli occhi, non riusciva a guardarlo, non riusciva a sostenere più la sua voce e quelle parole sempre più taglienti.

 

-Lui era un mio amico. E tu l'hai ucciso. Era un ragazzo fantastico, lui si che meritava di essere felice. Ti auguro ogni male, maledetto Axel, maledetto Mark! Vi detesto, io vi disprezzo con ogni cellula del mio corpo! Fai un favore a tutti quanti, dai in adozione quei poveri bambini e rinchiuditi in un-

 

-Caleb, ora basta! Ma come ti salta in mente di dire queste cose ad un uomo ha appena perso il suo coniuge, sei una persona orribile!- lo aveva rimproverato Mark, andando ad accarezzare la schiena del biondo che ormai stava quasi per perdere le forze di restare in piedi.

 

Caleb aveva visto la loro vicinanza ed aveva mostrato una smorfia di orrore, assottigliando lo sguardo.

 

-Non ha avuto altra scelta quel poveretto. Siete la feccia-

 

-Adesso basta mi hai veramente stancato!- aveva gridato Mark fuori di sé, colpendo dritto sulla bocca il castano con un forte pugno.

 

Caleb aveva barcollato all'indietro, coprendosi le labbra ormai sanguinanti; aveva sputato del sangue per terra ed aveva guardato indignato i due ragazzi di fronte a lui.

 

-Questo non servirà a ripulirti la coscienza. È stata solo colpa vostra, mi fate uno schifo incredibile-

 

-Cazzo la devi smettere o giuro che te la rompo quella faccia Caleb!- era scattato di nuovo Mark, ma Axel lo aveva fermato, scongiurandolo in lacrime di non colpirlo più.

 

-Per favore Mark- aveva soffiato, impietosendo così tanto il castano, che lui decise di dargli ascolto e lasciar perdere Caleb.

 

-Vieni Axel, portiamo i bambini a casa- aveva detto, avvolgendo un fianco del biondo per guidarlo verso la macchina.

 

Caleb era rimasto a fissarli finché non erano rientrati con i bambini, poi Mark aveva spiato fuori dalla finestra finché non lo aveva visto andar via.

 

-Se n'è andato?- aveva domandato Axel cullando Maddie, mentre la nutriva con un biberon caldo e pieno di latte.

 

-Si, è andato via finalmente. Non ci devi dare peso alle cazzate che ha detto okay? Era solo invidioso perché il marito gli ha fatto le corna- aveva sputato acidamente Mark.

 

Axel di fronte a quella frase si era intristito, lui aveva fatto esattamente lo stesso con Austin. Era simile a quello di Caleb l'odio che Austin provava per lui?

 

-Ehi...scusami, non avrei dovuto dirlo. Vieni, dalla a me- aveva detto Mark prendendo la bambina e Axel gliel'aveva lasciata.

 

Dopo averla messa a letto aveva cucinato la cena e quando era andato a chiamare Axel per farlo venire a tavola, lo aveva trovato steso sul letto insieme a Bailong, con lo sguardo perso nel vuoto e le lacrime seccate sulle guance.

 

Si era steso dietro di lui e lo aveva abbracciato, inspirando il suo profumo a pieni polmoni.

 

-Non ci devi pensare Axel...-

 

-Facciamo davvero così schifo, Mark? Fa davvero così schifo il fatto che io e te siamo qua insieme?-

 

-Non stiamo facendo niente di male, io sono qui per darti una mano amico mio. È lui che ha subito pensato male di noi-

 

-Ma perché vuoi farlo? Sai che è colpa nostra infondo, è vero? Colpa mia, soprattutto...- aveva ammesso il biondo.

 

Mark si era alzato di poco per prendere il viso del suo amico, l'amico che amava più di se stesso.

 

Lo aveva guardato profondamente negli occhi, poi gli aveva accarezzato le guance con i pollici.

 

-Non. È. Colpa. Tua.- aveva detto, scandendo ogni singola parola con enfasi.

 

Axel, per niente convinto, aveva sospirato ma poi lo aveva abbracciato e si era lasciato consolare a lungo da lui, premendo la testa sul suo petto come aveva sempre fatto con il suo amato Austin.

 

-Mark devi dirmi la verità. Tu mi ami?- gli aveva chiesto dopo un po', provocando un fortissimo batticuore nel castano che si morse il labbro per il nervosismo.

 

-Questo lo sai già Axel. Ti prego, non chiedermelo più- gli aveva chiesto sotto voce.

 

 

 

 

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