Come nasce un soprannome

di The_Storyteller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ametista ***
Capitolo 2: *** Sorrisone ***
Capitolo 3: *** Cavaliere ***
Capitolo 4: *** Scheggia ***



Capitolo 1
*** Ametista ***


“E ora siamo alleati coi maghi. Chi l’avrebbe mai immaginato…”
Varric stava uscendo dalla locanda dopo aver bevuto una birra, pensieroso: l’atmosfera a Haven era diventata ancora più febbrile da quando l’Araldo era ritornata da Redcliffe insieme ai maghi ribelli di Fiona; e se qualcuno aveva accolto positivamente l’alleanza coi maghi, altri rimanevano sospettosi nei loro confronti.
Il nano si incamminò oltre il portone, dove si trovavano i soldati ad allenarsi. Li osservò per qualche minuto, poi notò che il comandante sembrava distratto.
- Qualche problema per gli alloggi dei nuovi arrivati, Ricciolino?- lo salutò.
Cullen ebbe un leggero sobbalzo per la sorpresa: - Ah, Varric! Non ti avevo visto- si scusò.
- Oh tranquillo, succede spesso coi nani- scherzò di rimando Varric.
- Non intendevo… Lasciamo perdere…- rispose il comandante grugnendo appena.
Il nano ridacchiò, ma vide che Cullen sembrava quasi preoccupato.
- Cosa ti passa per la testa?- chiese.
Il comandante arrossì appena e si mise la mano sul collo, come faceva sempre quando era nervoso.
- Non vedo Lady Trevelyan da un po’ di tempo. Sai dove può essere andata?-
Varric rimase sorpreso, non tanto dalla domanda in sé, quanto dal comportamento dell’uomo. Quel nervosismo, quell’imbarazzo, come se…
- Cos’è, sei preoccupato per la nostra bella maghetta?- chiese il nano lasciandosi scappare un ghigno scherzoso.
Cullen divenne ancora più rosso, ma per sua fortuna Cassandra giunse in quel momento, rispondendo al suo posto: - È andata a cercare radice elfica intorno al lago.-
Varric ringraziò e salutò i due umani, poi si mise in cerca dell’Araldo di Andraste.
 
Saoirse Trevelyan era seduta su una roccia e osservava pensierosa la superficie ghiacciata del lago. Giocava sovrappensiero con alcuni cristalli di ghiaccio creati con la magia, provando a dare loro forme di animali o foglie.
- Non male, Ametista. Sei davvero brava!- esclamò Varric dietro di lei.
La maga sobbalzò dalla sorpresa, ma si rilassò quando vide il nano.
- Scusa Varric. Non ti avevo sentito.-
Il nano ridacchiò e si sedette a fianco della donna: - Nessun problema. Tu piuttosto, ti stai riprendendo da Redcliffe?-
Saoirse rimase in silenzio, diventando quasi malinconica: - Ci sto provando. Ciò che abbiamo visto io e Dorian in quel futuro… è orribile. Abbiamo potuto vedere davvero cosa succederà se questo Antico dovesse trionfare- disse sospirando.
- Se dovessimo fallire, se io fallissi…-
Varric la interruppe prima che terminasse la frase: - Non provare nemmeno a pensarci, Ametista. Hai fatto vedere a tutti di che pasta sei fatta: maghi, templari, la Chiesa, persino dei fottutissimi demoni! Non è ancora arrivato il momento di abbattersi.-
- “Ancora”?- chiese sarcastica la maga.
- Ci sarà un momento per abbattersi, ma non ora. Adesso ti devi riposare, così sarai bella in forma quando prenderai questo Antico a calci in culo- rispose Varric.
 
Saoirse sorrise: - Grazie Varric, ne avevo proprio bisogno.-
- Sono qui per questo- contraccambiò il nano.
Per qualche minuto rimasero in silenzio, osservando il lago ghiacciato e qualche nug intraprendente che provava ad attraversarne la superficie.
- Perché mi hai chiamato Ametista, prima?- chiese ad un certo punto Saoirse.
- Non pensare che stia facendo il marpione, ma hai veramente degli occhi stupendi: di un bel lilla come l’ametista, appunto. Scommetto che avevi file di ammiratori quando eri al Circolo- rispose Varric.
La maga arrossì, ma scosse la testa: - Al contrario, facevo di tutto per non attirare l’attenzione. Se anche qualcuno fosse stato interessato a me, non ho mai provato a…- sospirò, lasciando la frase senza fine.
Varric le diede una leggera pacca sulla spalla : - Beh, secondo me o erano troppo timidi per approcciarsi o troppo stupidi per non notarti. Ma ormai sei qui, Araldo di Andraste per chiunque abbia sentito parlare di te e delle tue imprese. E credimi, qui hai un sacco di ammiratori- disse facendole l’occhiolino.
- Davvero?- chiese sorpresa la donna.
- Sapessi! Ce n’è uno in particolare, che si chiedeva dove fossi finita- replicò il nano.
Saoirse gli rivolse uno sguardo interrogativo, e Varric continuò: - Sì, un bell’uomo quasi sulla trentina, capelli perfetti, una cicatrice sexy che ha fatto svenire più di una donzella…-
- Cullen?! Ma dici davvero?- esclamò incredula la maga.
Varric annuì: - Hai fatto colpo, credimi. L’ho conosciuto in un pessimo periodo della sua vita, anni fa, e mai come ora con l’Inquisizione l’ho visto così entusiasta. E poi ho notato che ogni volta che parla con te si addolcisce un po’-
- Oh, piantala!- disse Saoirse tentando di nascondere l’imbarazzo.
- E non hai ancora sentito il bello!- aggiunse il nano.
Saoirse rimase in silenzio, con un’espressione a metà tra il terrore e la curiosità.
- Dorian ha scommesso dieci sovrane che sarai tu a fare il passo decisivo, mentre io dico che lo farà il nostro bel comandante. Dovrei sentire di quale parere sono gli altri- ridacchiò Varric, causando alla maga un rossore in volto ancora più intenso.
Trascorsero ancora una mezz’oretta in compagnia, poi il sole cominciò a tramontare e i due ritornarono verso il villaggio di Haven per una bella cena insieme agli altri.

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Capitolo 2
*** Sorrisone ***


Era proprio una bella giornata a Skyhold, con un’aria frizzantina che metteva appetito.
Varric scese le scale del castello e prese la strada per la locanda con l’idea di farsi un bel pranzetto, ma prima di entrare diede un’occhiata allo spiazzo dove soleva allenarsi Cassandra: stranamente, la Cercatrice non stava tirando fendenti ai fantocci, ma era seduta sulla panca lì vicino persa in chissà quali pensieri e, cosa ancora più strana, sorrideva felice.
Il nano preferì non interrompere quel raro momento di spensieratezza per Cassandra, anche se era curioso di conoscerne il motivo, ed entrò nella locanda.
 
Nonostante fosse quasi l’ora di pranzo c’erano pochi avventori, intenti a chiacchierare tra di loro.
Varric si guardò in giro e, tra i vari clienti, notò l’Inquisitore Lavellan seduto a uno dei tavoli. Stava per raggiungerlo quando Cabot gli fece segno di avvicinarsi, cosa che Varric fece.
- È così da un’ora e più, ormai – sbuffò l’oste indicando con un cenno della testa il dalish, mentre puliva un boccale.
- Ha ordinato una birra ed è rimasto seduto lì per tutto il tempo, con un sorriso ebete stampato in faccia. Vedi di fare qualcosa tu, a me basta già un’elfa da tenere d’occhio- grugnì facendo un altro cenno verso il piano superiore, dove si trovava la stanza di Sera.
Varric annuì, ordinò una birra e si accomodò al fianco dell’Inquisitore.
 
- Allora, Sorrisone! Si può sapere cosa hai fatto di così strano da farmi preoccupare l’oste?-
Taliesin si girò verso il nano e i suoi occhi si illuminarono ancora di più.
- Ha funzionato, Varric! Io e Cassandra stiamo insieme!- esclamò entusiasta il dalish.
Varric ricordò solo in quel momento che il dalish era stato impegnato quasi due settimane a preparare la sua dichiarazione d’amore alla Cercatrice, e che l’Inquisitore gli aveva chiesto dei consigli per quello che il nano aveva soprannominato “piano di conquista”.
- Ma dai? Te l’avevo detto che avrebbe funzionato!- rispose allegro.
- Dai, raccontami com’è andata- aggiunse il nano.
Dopo che Cabot ebbe portato la birra, Taliesin si sistemò e cominciò a raccontare: - Beh, le candele e i fiori sono stati la parte più facile, li ho trovati entrambi a Val Royeaux. Il libro di poesie è stato un po’ più difficile da recuperare, visto che il carro del mercante a cui ho chiesto era stato assaltato da alcuni banditi. E ovviamente, quando li ho trovati, si stavano azzuffando con uno dei soliti orsi delle Terre Centrali-
- E fin qui ci siamo, poi io ti avevo consigliato una “certa poesia”, mi pare- lo interruppe Varric furbetto.
Taliesin annuì: - Già, anche se devo dire che all’inizio non ne ero del tutto convinto… Ma comunque, andiamo avanti. Appena ho dato l’appuntamento a Cassandra sono corso nel boschetto a sistemare tutto e ho aspettato. Oh Numi, Varric, non mi ero mai sentito così elettrizzato in vita mia! E dire che…- si interruppe l’elfo.
Varric lo guardò incuriosito: - Che hai?-
Taliesin si lasciò scappare un sospiro: - Avevo anche il terrore che non sarebbe venuta…-
Il nano gli scrollò amichevolmente la spalla: - Ma mi pare di capire che sia andata bene, no?-
Il dalish si riprese e, di nuovo sorridente, proseguì il racconto: - Quando ho iniziato a recitare i primi versi, lei era così sorpresa ed emozionata… E dopo, quando mi ha baciato…- sospirò beato, ripensando all’abbraccio della donna e alla sensazione delle sue labbra sulle proprie.
- Frena, frena, frena! Cassandra ti ha baciato?!- chiese stupito Varric.
Taliesin annuì soddisfatto: - Che ti devo dire? Merito del mio fascino elfico- scherzò.
- E poi? Che è successo?- lo incalzò il nano, sempre più incuriosito.
Ma Taliesin non continuò: - Su Varric, un gentiluomo non parla di certe cose della sua signora- replicò furbetto.
Il nano alzò le braccia in segno di resa: - D’accordo, Sorrisone. Tieniti il tuo segreto amoroso- ribatté ironico.
L’elfo rise e si congedò: - A tal proposito, credo proprio che andrò a salutare la mia vhenan. Ci vediamo Varric!- esclamò sorridendo, per poi dirigersi verso l’uscita.
Varric ricambiò il saluto. “Mai soprannome fu più adatto per lui” pensò fra sé e sé.

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Capitolo 3
*** Cavaliere ***


“Guarda che coda! Nemmeno fosse la prostituta più richiesta della Rosa Fiorita a Kirkwall…”
Dal suo tavolo vicino al camino, Varric osservava la fila di nobili in attesa di essere ricevuti dall’Inquisitore. Gli incontri stavano durando da ore, eppure Aaron Trevelyan era sempre pronto ad ascoltare l’interlocutore di turno, dal barone più vanesio al civile più bisognoso, sempre con educazione e pazienza.
Erano qualità che il nano apprezzava, e che tuttavia non impedivano all’Inquisitore di scendere in prima linea per affrontare qualsiasi nemico, durante le loro missioni tra l’Orlais e il Ferelden.
 
Ormai a sera inoltrata, Aaron aveva appena finito di parlare con un duca orlesiano e si stava massaggiando le tempie doloranti.
- Vuoi che chieda al medico di preparati un infuso?- domandò Varric avvicinandosi a lui.
Aaron sorrise e scosse la testa: – Grazie Varric, ma ho solo bisogno di un po’ di calma. E di non sentire più il Marchese De Miliet per almeno tre mesi. Mai incontrato un uomo così pedante…- rispose sospirando esausto.
Varric rise e invitò l’uomo a sedersi al suo tavolo.
- Sai Inquisitore? A volte mi chiedo come fai- disse il nano.
- Cosa?- chiese Aaron incuriosito.
- Ad essere sempre così garbato, anche se ti si legge in faccia che vorresti prendere a schiaffi chi ti sta davanti-
L’Inquisitore ridacchiò: - Niente di speciale. Forse dipende da tutte quelle lezioni di bon ton che mia madre mi costringeva a frequentare fin da quando ero bambino-
Varric fece un’espressione sorpresa, e Aaron continuò: - Sia io che i miei fratelli, sin da piccoli siamo stati educati da nostra madre alla buona educazione e queste robe simili; forse anche per “equilibrare” gli insegnamenti di nostro padre sul combattimento e la veemenza tipica dei Trevelyan.-
- I tuoi fratelli?- chiese il nano.
Aaron annuì: - Bertram è il maggiore. Ottimo gestore di finanze, sposato con figli, è l’erede designato. Poi c’è Ludmilla, l’unica femmina, anche lei maritata e tutto. E poi c’è Horace, l’unico che ha intrapreso la carriera ecclesiastica.-
- E tu, invece? Sei il Cavaliere coraggioso votato ad aiutare il prossimo?-
- Cavaliere? È perché ho scelto di diventare uno chevalier?- chiese Aaron.
- Anche per quello, lo ammetto. Ma anche per il tuo carattere. Voglio dire, sei sopravvissuto a demoni, agguati di nemici vari, e a ore di colloquio con la nobiltà orlesiana senza mai incavolarti o cose simili. Sembri uno di quei cavalieri delle fiabe senza macchia e senza paura- spiegò il nano.
Aaron sospirò: - Magari fossi senza paura…-
- Ehi, solo gli idioti non hanno paura. O demoni e prole oscura, ma per fortuna tu non appartieni né alla prima categoria né alla seconda. E poi…-
- Non è solo per quello. Se in passato avessi avuto coraggio, o forse adesso la chiamerei incoscienza… chissà, forse non sarei neanche qui- disse l’uomo malinconico.
 
Varric fece un cenno per spronarlo a continuare.
- Qui tutti sanno delle mie “preferenze”, no? Ecco, i miei genitori non prenderebbero bene il mio rapporto con Dorian…-
Varric si lasciò scappare un sospiro: - Non dirmelo, è perché è un uomo?-
- Oltre che essere un altus del Tevinter, ma il punto è quello che hai detto tu…-
- Spero che almeno non abbiano provato un rituale del sangue anche con te- disse Varric serio.
Aaron rimase in silenzio qualche secondo prima di rispondere: - No, per fortuna no. Voglio bene ai miei genitori, sono delle brave persone. È solo che…-
L’uomo venne interrotto da un oggetto caduto a pochi metri da loro.
Aaron si alzò e raccolse un biglietto piegato, lo lesse e sorrise guardando verso la balconata.
Il nano lo raggiunse e vide Dorian che salutava l’Inquisitore sorridendo sotto i baffi e poi andarsene lanciando un ultimo sguardo ammiccante all’uomo.
- Guarda un po’, Cavaliere, a quanto pare la tua “damigella” desidera la tua presenza- scherzò Varric.
- Ti ho sentito! Non osare chiamarmi così mai più!- gridò Dorian da oltre la porta.
I due risero divertiti, poi Varric si congedò: - Su, raggiungi il tuo mago preferito. Ci vediamo domani.-
Aaron salutò il nano, poi attraversò la rotonda e salì le scale per raggiungere l’uomo che amava, e godersi la notte insieme.

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Capitolo 4
*** Scheggia ***


Sgualdrina, stracciona, sudicia. Ma soprattutto, senza casta.
Vesna Cadash era abituata ad ogni tipo di nomignolo dispregiativo, e se a volte aveva ricambiato con un cazzotto ben assestato, altre volte aveva subito in silenzio, covando pensieri rancorosi verso l’offensore.
“Viviamo in un mondo cattivo, Vesna. Ma ricordati che anche nella vita più buia c’è sempre una luce di speranza” le dicevano i suoi genitori, e spesso la nana si chiedeva come potevano essere così positivi e amorevoli con lei pur dipendendo dai crimini del Karta per sopravvivere.
Ormai era libera dal Karta, libera dalle sue violenze e crudeltà. Ma non sarebbe mai stata libera dal suo marchio d’infamia, quel maledetto tatuaggio a forma di S sulla sua guancia destra: il marchio dei senza casta. Aveva provato più di una volta, nelle sue visite clandestine a Orzammar, a cercare il motivo per cui la sua famiglia era stata bandita dal regno nanico, ma senza successo. Si era promessa che ci avrebbe provato fino alla fine dei suoi giorni, pur di dare a sé stessa e ai suoi genitori un minimo di dignità e rispetto almeno tra gli altri nani.
 
Vesna aveva appena finito di controllare il suo cavallo, quando venne raggiunta da Varric.
- Tu mi devi spiegare una cosa- proruppe lui.
L’Inquisitrice rimase in silenzio, non capendo cosa intendesse il nano.
- Prima me lo ha detto Josephine, e non ci volevo credere. Poi ho chiesto a Cullen, ed è diventato più rosso di un pomodoro solo a parlarne. Infine me lo ha confermato Cassandra, e allora sono venuto direttamente da te: tu e il Toro di Ferro?! Davvero?- disse Varric divertito.
- Ti prego Varric, mi sono già bastati due nobili orlesiani scandalizzati. Se davvero la mia relazione col Toro è così oltraggiosa…- sospirò lei, quasi esasperata.
- Ma no, Scheggia! Che dici? Sono molto contento per voi due. Mi chiedevo soltanto se non ci fossero, come dire… difficoltà tecniche, ecco- replicò il nano.
- Scheggia?- chiese incuriosita Vesna.
- Oh, spero che non ti offenda- spiegò Varric – ma mi piace un sacco dare soprannomi alla gente, come avrai potuto notare. Tu sei svelta e scattante, sia con le tue frecce che con la tua lingua, quando vuoi. E in più, volevo dare un altro senso al tuo tatuaggio.-
Vesna sorrise appena: - Scusami per prima, Varric. Già mi bastano quelli che ancora strabuzzano gli occhi quando scoprono che sono una nana... Grazie per il soprannome.-
Il nano fece un cenno di approvazione: - Di nulla, Scheggia. Ma ritorniamo all’argomento principale.-
 
I due nani stavano attraversando il piazzale che portava dalla parte bassa della fortezza allo spiazzo principale, dirigendosi verso la locanda.
- Allora, che cosa ti ha affascinato del nostro rude qunari?- chiese Varric.
Vesna rimase per un istante sovrappensiero, a cercare una risposta: - La sua schiettezza. E che sotto quei muscoli c’è un bel cervello.-
Varric fece un’espressione sorpresa: - Ah però! Pensavo fosse anche… Com’è che avevano detto quelle due inservienti? Ah sì, il suo “maglio dirompente”.-
La nana rimase stranita, ma poi si mise a ridere: - Per la Pietra! Mi piace la loro metafora!– disse con le lacrime agli occhi per la risata.
Passato il momento, Vesna ritornò seria e abbassò la voce fino a che divenne un sussurro: - C’è anche un’altra cosa che mi ha conquistata. Prometti che non lo dirai a nessuno, Varric?-
Il nano annuì, incuriosito dal tono che aveva assunto l’Inquisitrice.
Vesna si torse le dita, come se fosse imbarazzata da ciò che stava per dire: - Quello che mi piace di più di lui è il modo in cui mi tratta. Quando ero nel Karta, ero solo un’anonima ricettatrice con “un bel faccino”, come diceva sempre il mio capo. Con Toro, invece, mi sento una persona; con lui posso essere vulnerabile, perché con lui mi sento al sicuro.-
 
Entrando nella locanda, i due nani salutarono Krem, seduto al suo solito posto nel suo angolino; seduto per modo di dire, visto che si trovava in piedi sulla sedia, com’era solito fare per chissà quale motivo.
E quando Vesna fu abbastanza vicina, ecco che il Toro di Ferro si alzò e raggiunse la nana; Varric notò come il suo unico occhio si fosse illuminato di una strana luce al vedere l’Inquisitrice.
- Ehi, kadan! Com’è andato il primo giro all’Accesso Occidentale?- chiese il qunari.
Vesna gli diede prima un bacio, costringendo il Toro letteralmente a piegarsi in due, poi rispose con finta nonchalance: - Oh, un caldo pazzesco! Quasi quasi preferivo i non morti della Sacra Pianura. E poi le solite bestie feroci, i soliti predoni sanguinari, il solito drago svolazzante…- disse tentando di nascondere un sorrisetto.
Il Toro sobbalzò dall’entusiasmo: - Giura che appena sai dove si trova andiamo insieme a combatterlo!- esclamò eccitato.
Vesna rise: - Certo, dopo che avremo scoperto cosa stanno facendo i Custodi Grigi. Nel frattempo – cambiò discorso, e il suo tono si fece più suadente – potresti aiutarmi a “distendere” i miei poveri muscoli…-
Il sorriso del qunari si allargò ancora di più, e senza tante cerimonie si caricò la nana sulle spalle e salì le scale per raggiungere la propria stanza: - Tutto quello che ti serve, kadan…- rispose con voce roca.
E mentre Vesna già pregustava i massaggi del suo qunari, Varric e Krem rimasero dov’erano, attoniti.
- Per fortuna la camera del capo è piuttosto isolata. Peccato che, trovandosi in mezzo ai bastioni, i soldati non potranno passare di lì per un po’- commentò Krem.
- Beh, meglio fare qualche passo in più che disturbare un qunari in amore…- replicò Varric, che aveva sorriso così tanto che le guance cominciavano a dolergli.

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