Good Bad Times

di Gilled
(/viewuser.php?uid=1086929)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


L'orologio segnava le sette e mezzo. Carlotta si era appena svegliata e si stava prendendo cura dei propri capelli, ai quali la sera prima era accaduta qualche cosa senza che lei se ne accorgesse. Poi si vestì e scese, cercando di non far rumore per non svegliare suo fratello Kevin, che stava ancora dormendo. Mangiò qualcosa, poi guardò l'orologio che stava sul muro e si rese conto di avere una bella mezz'ora. Carlotta decise di approfittarne per navigare un po' in rete, scrivere ai propri amici, vedere le loro storie.
Era allo stesso tempo nervosa e annoiata. Nervosa perché presentiva che qualcuno potesse fermarla per strada e chiederle un autografo. Non accadeva sempre, ma a volte sì, e lei non sapeva mai cosa si sarebbe dovuta aspettare. Ma cercava sempre di mantenere la calma. Invece annoiata perché amava molto il proprio lavoro, cioè cantare e scrivere musica, ma a volte non ne aveva la possibilità. D'altro canto, quel giorno aveva le prove.
Alle nove, inizio a prepararsi per salire. Andò nella propria stanza per vedere quale abito avrebbe potuto indossare. Ma con gli abiti che prendeva, quasi a caso, dal proprio armadio, c'era sempre qualcosa che non andava, e Carlotta stette quasi per cadere nella disperazione.
Alla fine, indossò un abito blu scuro, l'unico avanzato, e prese la chitarra e tutto ciò di cui aveva bisogno. Quando si accinse a uscire, la sua amica Ana1 la chiamò per cellulare.
Carlotta rispose:
"Ana, scusa, non posso parlare ora. Ti richamerò alla stazione".
"Bene. Anch'io sto uscendo. Scusa il disturbo".
"Non fa niente, puoi stare tranquilla".
Anche Carlotta cercava di rimanere tranquilla e perciò pensò a qualcosa di piacevole e promise a se stessa di non adirarsi. D'altronde, era così giovane che non aveva ragione di adirarsi.
Chiamò Diego2, il suo fidanzato:
"Sono pronta. Quando arrivi?"
"Per favore, scusami", disse lui, "il traffico qui è orribile. Credo che ci metterò almeno un'ora per arrivare da te".
"Che pena!" pensò lei. "Pare che oggi non si faranno queste ... prove". (Voleva anche inserire un aggettivo prima di "prove" ma, avendo promesso a se stessa di mantenere la calma, rimase in silenzio per qualche secondo.) A voce invece disse:
"Ecco, ci mancava! E io ora che devo fare?"
"Non so, prova a scrivere una nuova canzone, o forse a leggerti qualcosa".
"Va bene, penserò a come passare il tempo".
"È la decisione giusta. E scusami ancora".
"Non fa niente, non scusarti".
"Ci vediamo. Non annoiarti".
"Grazie".
Poi Carlotta chiamò Ana. Quando questa rispose, Carlotta disse:
"Ana, senti, mi spiace, ma temo di non farcela oggi".
"Perché? Cos'è successo?"
"Il mio ragazzo è rimasto bloccato nel traffico, devo ancora aspettarlo".
"Non preoccuparti", disse Ana, "non preoccuparti. Se vuoi, posso convincere le ragazze a iniziare le prove più tardi".
"Te ne sarei infinitamente grata", disse Carlotta, "certo che puoi".
"Va bene, allora parlerò con loro".
Carlotta si sedette, piena di malinconia. Per non annoiarsi ancor di più, decise di suonare da sola qualche canzone mentre ne aveva tempo.

1 Ana Perrote, fondatrice, cantante e chitarrista delle Hinds insieme a Carlotta Cosials, protagonista della storia.
2 Diego Ibáñez, cantante spagnolo che ha iniziato una relazione con Carlotta nell'ottobre del 2019. Cantante del gruppo punk rock Carolina Durante.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Diego arrivò con un mazzo di fiori. Carlotta si stupì:
"Che bei fiori! Sono per me?"
"Certamente", rispose il suo fidanzato.
"Grazie!" disse Carlotta e lo bacio. "Ma non ce n'era bisogno. Non sono adirata".
"Va bene", disse lui. "È solo che ho visto questi fiori e..."
"Ti ringrazio comunque. Dove posso metterli per ora?"
"Ci penserò io", disse Diego, "non voglio che ti senta a disagio".
"Grazie, sei molto gentile". (In realtà a Carlotta non sarebbe costato nulla salire e mettere lei i fiori nel vaso, ma non aveva alcuna voglia andare in casa e poi tornare.)
Diego prese i fiori, li mise al loro posto e poi tornò da Carlotta, andò a prendere la macchina e invitò la propria findanzata a salire.
Durante il viaggio, si raccontavano storie recentemente sperimentate. A un certo punto a Carlotta venne sete e lei domandò:
"Scusa, hai forse dell'acqua?"
"No, amore, mi spiace, ma non ne è rimasta".
"Non ti preoccupare".
"Te la posso prendere se trovo un negozio".
"Grazie, sei molto gentile".
Ma dopo venti minuti le passò la sete.
"Scusami", disse.
"Non ti preoccupare".
Alla fine, arrivarono alla stazione. Lui la fece scendere dall'auto e insieme andarono ad aspettare il treno.
"Arriverà tra venti minuti", disse Carlotta, dopo aver letto gli orari.
"Abbiamo tempo. Vuoi mangiare qualcosa?"
"No, grazie. Ma un caffè lo berrò volenteri".
"Allora andiamo".
Entrarono nel bar e Diego ordinò un caffè per sé e un caffè per la fidanzata. Prese anche un pasticcino e pagò.
Quando si erano già seduti, Carlotta osservò:
"Che buona atmosfera, non trovi?"
"Sì, è un luogo molto tranquillo".
Nel sottofondo si poteva sentire la canzone British Mind. Carlotta disse, sforzandosi di non piangere:
"Come vorrei poter ritornare qui".
"Anch'io", disse Diego.
E continuarono a parlarsi. Quando finirono, Carlotta guardò l'orologio da polso e disse:
"Bene, devo andare. Sta arrivando il mio treno".
"Credo che anch'io me ne andrò. Ci vediamo un'altra volta. Stammi bene".
"Grazie, anche tu".
Si congedarono e Carlotta salì sul treno.
Sembra che nessuno si accorse di lei, o semplicemente nessuno voleva disturbarla.v A un certo punto arrivò un uomo abbastanza alto, probabilmente di mezza età, e cominciò a chiedere i biglietti ai passeggeri. Lo chiese anche a Carlotta. Lei gli diede il biglietto e lui, assicuratosi che era in regola, la guardò e domandò:
"Carlotta Cosials? Ma come?"
"Proprio io", sorrise, sistemandosi i capelli. "Sto andando a fare le prove".
"Molto interessante!" disse l'uomo. "Lo sa che al mio figlio più grande piace molto la sua musica?"
"Bene! Sono molto contenta".
"È solo che per me è la prima volta".
"Va bene, continui, non oso trattenerLa".
"Grazie".
In quel momento le suonò il telefono. Era Anna.
"Carlotta, ti chiamo per dirti che siamo già pronte, stiamo solo aspettando te. Quando arrivi?"
"Non lo so, sto sul treno. Scusami per non averti chiamato come avevo promesso".
"Non fa niente, ormai non fa niente. Ci vediamo dunque".
Alla fine Carlotta scese dal treno e si diresse alla volta della sala prove, dove le altre tre ragazze la stavano già aspettando. A un certo, un uomo con un maglione ricamato, che stava probabilmente andando altrove, non si accorse di qualcosa e scivolò proprio su Carlotta.
Lei gridò:
"Signore, per favore, stia attento a quel che fa! Mi ha rovinato il vestito".
"Mi dispiace, mi dispiace", disse lui.
"Non sono arrabbiata, ma vorrei stesse più attento la prossima volta".
"Mi spiace", ripeté lui.
Lei si calmò e disse ridendo:
"Sa, penso di aver avuto fortuna".
"Lo penso anch'io. Mi scusi, è che sono arrivato in Spagna solo oggi".
"Non fa niente", disse la ragazza e, dopo qualche secondo di silenzio, aggiunse: "Allora non è di queste parti? Da dove viene?"
"Dall'Ucraina", disse l'uomo.
"Interessante!" rispose Carlotta, stupida. "È in vacanza qua?"
"Sì, in vacanza".
"Bene! A proposito, non Le ho ancora detto il mio nome. Carlotta".
"Yuri", rispose l'uomo, stringendole la mano.
"Piacere di conoscerLa".
"Piacere mio".
"Bene, non oso trattenerLa. È appena arrivato, immagino voglia il mio Paese, farsi una passeggiata".
"Sì, lo vorrei molto. Ma spero che ci rivedremo", disse Yuri. La ragazza stava iniziando a piacergli.
"Lo spero anch'io", disse questa ridendo.
Lui aprì il portafogli, estrasse qualche banconota e la diede a Carlotta.
"Grazie, ma non ce n'era bisogno", disse Carlotta, eppure le prese.
"Sono per il vestito. Non volevo fare questo".
"Non fa niente. Io capisco".
"Allora ci vediamo".
Yuri andò per conto proprio, mentre Carlotta si diresse verso la sala prove, dove la stavano aspettando le tre ragazze con la A come iniziale del loro nome.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Carlotta andò a visitare Yuri nella sua stanza d'albergo. Gli domandò:
"Ti piace il mio Paese?"
"Sì, è molto... molto interessante".
"Se ti do fastidio, chiedo scusa".
"Non ti preoccupare, non fa niente".
"Sono io che mi sento a disagio".
"Perché?"
"Perché sono una ragazza, e tu sei un turista, uno straniero... non puoi invitarmi da nessuna parte..."
"Perché? Se vuoi cenare in un ristorante, penso che ci sia uno da queste parti".
"No, non volevo dire questo, volevo dire che..." Carlotta si perse. Non trovava le parole. "Va bene, non importa. La verita è... che ho paura".
"Di cosa?"
"Che qualcuno possa vederci".
"E allora?"
Carlotta capiva ciò che Yuri intendeva e iniziava a rendersi conto che anche lui aveva ragione. Tuttavia, lo conosceva da pochi giorni e sapeva poco o niente di lui, pertanto preferì non affrettarsi.
"Vado a farmi la doccia", disse Yuri. "Tu puoi rimanere qui, se vuoi".
"Grazie", sorrise Carlotta.
Si poteva sentire l'acqua che scorreva nella doccia. A un certo punto squillò il telefono. Carlotta si accorse che non era il suo ma quello di Yuri e perciò non rispose, lasciando invece che continuasse a squillare ancora per un po'.
Dopo quaranta minuti (a Carlotta sembrò così), Yuri uscì dalla doccia, coperto da un accappatoio. Aveva l'aspetto stanco, molto più di quel che sarebbe stato se si fosse ubriacato.
"Cos'hai?" gli domandò Carlotta.
"Niente, non ci fare caso. Mi succede spesso".
"A proposito", disse lei, "ti ha chiamato qualcuno?"
"Chi?"
"Non lo so, non ho risposto".
"Perché?"
"Siamo persone estranee", rispose Carlotta, "tu non conosci i miei amici, io non conosco i tuoi".
"Certo, ma conosci me, vero?"
"Certo", lei fu d'accordo, "ma non voglio rischiare".
"Fai come vuoi, io non ti rimprovero".
"Puoi vedere chi è che ti ha chiamato".
"Ah, grazie".
Prese il telefono, vide la chiamata persa e toccò per richiamare. Per non disturbare Carlotta, uscì fuori.
La conversazione durò quindici minuti, uno di più, uno di meno. Nel frattempo, Carlotta si era quasi familiarizzata con la stanza.
"Peccato che a casa mia non c'è tutto questo!" pensò.
Dopo aver finito di parlare, Yuri tornò e andò alla stanza da bagno, dove aveva lasciato gli indumenti, per metterseli. Carlotta gli domandò:
"Sei sicuro che non ti do fastidio?"
"Certo, più sicuro di così".
"Ma questa è la tua stanza, non la mia".
"No, tu mi allieti".
"Grazie mille", disse Carlotta. "Con te non mi annoierò".
"Puoi esserne sicura".
Carlotta aspettò qualche secondo e poi gli domandò:
"Come ti vanno le cose?"
Lui non sapeva cosa rispondere. Alla fine disse:
"Credo che a te vadano meglio".
"Se lo dici tu..."
"Sei molto bella, a proposito", disse lui e tacque. Ebbe paura che le parole "a proposito" potessero offendere Carlotta. Eppure lei sorrise:
"Grazie mille".
"Peccato che tra due settimane devo ritornare. Per te rimarrei a vivere qua".
"Ma queste due settimane devono ancora passare... e poi possiamo tenerci in contatto".
"Hai ragione, possiamo sempre scriverci".
Detto questo, Carlotta diede il proprio numero a Yuri e lui le diede il proprio.
"Bella stanza, pero".
"Ti piace?"
"Sì, molto!"
"Ma perché ti stupisci così tanto? Tu non sei una straniera".
"Certo, ma guardando questa stanza, mi pare di esserlo... non ho tutto questo nella mia camera".
"Vorresti averlo?"
"Vorrei..."
Le emozioni iniziavano a dominare Carlotta. Quella notte rimase con Yuri. Sapeva che nuovi giorni, nuove avventure, la aspettavano. E anche lui.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3902685