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“Maestra, Mac mi ha spinto!” Mac
era un bullo. Ma non per questo era cattivo, solo per il gusto di esserlo. Lo
era solo con chi parlava alle sue spalle –il papà di Mac è un poco di buono!-
, e con chi osava pronunciare il suo nome per intero.
“Smettila, Mackenroe.” Intervenne
la maestra.
Odiava quel nome. Lo detestava. Non
capiva come i suoi genitori avessero potuto dargli un nome tanto orribile, che
dopotutto non era neanche un nome; era un cognome.
Il moccioso che aveva invocato
aiuto si rialzò, sistemandosi i vestiti.
Guardate, Mac é stato sgridato
di nuovo. Scommetto che si farà espellere un'altra volta.
Captò una manciata di maldicenze
tra il mormorio della folla.
Erano tutti contro di lui.
“Tornate
tutti in classe, forza! L'intervallo é finito!” Esclamò la maestra, ed il coro
di scolaretti si disperse, per poi raggiungere svogliatamente le proprie aule.
Anche il ragazzino che aveva
gettato a terra si diresse verso la propria aula, che, sfortunatamente, era
anche la sua.
“Sei
proprio come tuo padre-” sibilò alle sue spalle.
“Cos'hai
detto?!” Mac lo afferrò per il colletto di quella sua strafottente maglietta
verde che riportava la scritta Best in Town.
-Seh. Credici.- pensava, ogni
qualvolta gli capitava di leggerla.
“M-maestra!”
Piagnucolò l'altro.
“Ripetilo!”
Mac avvicinò il pugno della mano destra alla faccia dello sfortunato.
La maestra, che si era trattenuta
per controllare che tutti tornassero diligentemente in classe, lo afferrò per un
braccio, facendogli mollare la presa.
“Ora
basta Mac, smettila! Fila in bagno e metti la testa sotto l'acqua fredda, e se
questo non ti basta, ti spedirò direttamente nell'ufficio del preside!”
In realtà, avrebbe potuto spedirlo
dal preside per molto meno.
La maestra non era mai troppo
severa, con lui.
Lei sapeva.
L'aveva saputo da sua madre.
Lo stronzetto in maglietta verde
sbuffò, probabilmente anche lui pensava che la maestra ci fosse andata troppo
per la leggera. Mac decise però di accettare il suo consiglio, così si voltò,
strinse i pugni, ed allungò il passo verso i bagni del secondo piano.
Non ebbe bisogno di dire nulla; quando si fu allontanato di qualche metro sentì
la maestra -Dentro Chris, fila al tuo posto. E non voglio più sentirti
aprir bocca, per oggi.- e l'alunno
rientrare in classe, e la porta chiudersi con un colpo secco.
I bagni erano giusto in fondo al
corridoio.
Passò attraverso una porta a doppia
anta, che conduceva a sua volta ad altre due porte ai lati opposti della stanza,
con il simbolo di un ometto stilizzato -a destra- e della sua controparte in
gonnella -a sinistra.
Nel bagno dei maschi c'erano tre
gabinetti, e due soli lavandini.
Mac si era sempre chiesto il
perché.
Non sentiva urgentemente il
richiamo della natura, quindi si diresse subito al primo lavandino.
C'era uno specchio poco sopra il
lavabo.
Mac lo evitò abbassando la testa ed
appoggiandosi alle staffe bianche. Non gli piaceva vedere la sua immagine
riflessa.
Chiuse gli occhi, e si sciacquò il
viso con l'acqua fredda.
Gli si catapultò in mente
l'immagine di sua madre in lacrime, come all'ultimo colloquio cui era stata
convocata. Non voleva che si ripetesse quello che era successo la volta scorsa.
Decise che d'ora in poi si sarebbe
trattenuto, di quando in quando avesse avuto un attacco di rabbia.
“Dannazione!”
Senza accorgersene, si era girato verso i servizi.
Sferrò un pugno contro la porta,
che si mosse in avanti sui cardini e tornò indietro cigolando leggermente.
Quelle porte, che in passato probabilmente erano state candidamente bianche, ora
erano vecchie, ingiallite e sporche.
Abbassando lo sguardo, Mac si
accorse che dallo stipite partiva una grossa ragnatela, che si estendeva per
buona parte della feritoia sotto la porta.
Si domandò se quella non fosse la
casa di qualcuno.
Si abbassò un poco, per cercare di
scorgere il suo abitante; ed ecco che lo vide, un ragnetto di color marrone
scuro, dalle esigue dimensioni, beatamente appollaiato sul suo letto di tela,
beffardo del fatto che un essere mille volte più grande di lui lo stesse
osservando dall'alto con non delle migliori intenzioni.
“Buh.” Fece il ragazzo, a pochi
centimentri dalla ragnatela.
Il ragno non si mosse.
“Non hai paura? Dovresti.”
Il ragno non si mosse.
Mac lo guardava, il ragno guardava
lui.
Ma non aveva paura. Anzi, sembrava
che ridesse di lui.
O perlomeno, questo era quello che
gli suggeriva in quel momento la sua testa. E si rese conto che superava quel
sottilissimo limite che era la sua pazienza.
“Muori, stupida bestia.”
Così sollevò il piede destro, e
schiacciò l'insetto che aveva osato sfidarlo con la punta delle scarpe da
ginnastica.
Rraaaaaah!
A Mac parve di aver udito un grido
straziante di dolore, ma lungo la strada per tornare in classe si convinse che
era stata solo la sua immaginazione.
“Allora,
chi vuole rispondere a questa domanda? Cosa realmente stava cercando Cristoforo
Colombo quando scoprì le Americhe?”
Un paio di mani ondeggiavano a
mezz'aria. Ondeggiavano?
“Mac.”
Era tutto così... sfocato.
“Mac!”
“Mh,
cosa? E che ne so, forse il bagno.”
Risate di sottofondo. Si stava solo
addormentando.
Mac lanciò un'occhiata all'orologio
che gli aveva regalato suo padre, prima di sparire dalla sua vita, e da quella
di sua madre.
Le undici e mezza.
Mancavano ancora due ore alla
campanella della libertà.
Continuando di questo passo, la
maestra lo avrebbe di sicuro ripreso perché stava russando in classe.
Un altro difetto che aveva
ereditato da suo padre.
Abbassò la testa fin sotto il
banco, alla ricerca di qualcosa con cui passare il tempo.
A dir la verità, così aveva un
ottima visuale del pavimento.
La rialzò di un tantino.
No. Un momento.
C'era qualcosa che non era dello
stesso colore del pavimento ai piedi del suo banco. Era quindi da escludere che
si trattasse di pavimento.
Mac cercò di distinguere quella
macchia scura, ma grazie al sonno, e all'ombra che in quel momento copriva
proprio quell'angolo del banco, ci volle più tempo del previsto.
Era... Un ragno? Possibile?
Si stropicciò gli occhi. Quando li
riaprì, il ragno mise in moto le sue otto esili zampette per cercare di scappare
nella direzione opposta.
Questa volta lo fece senza pensare;
lo intercettò schiacciandolo sotto le sue Nike di terza mano.
Rraaaaaaaaaah!
Quella scuola aveva davvero bisogno
di una bella ripulita.
Quello che rimaneva del ragno aveva
perso la sua forma originale, rimanendo sparso qua e là per il pavimento color
crema andata a male.
Trascorse il resto della mattinata
scarabocchiando sul banco.
Quella sera, si rese conto che sua
madre era venuta a conoscenza delle sue scaramucce scolastiche, probabilmente a
mezzo di qualche pettegolezzo.
Le mamme adorano spettegolare, e
Mac lo aveva capito molto presto, facendone le spese sulla sua pelle.
“Mac... Perché continui a litigare
con i tuoi compagni? Loro non hanno colpa, l'unica persona con cui dovresti
prendertela é tuo padre.” Sospirò.
Il bicchiere pieno d'acqua che
ancora teneva in mano sbatté violentemente sul tavolo, causando la fuoriuscita
di parte del suo contenuto.
“Ma mamma! Tu non capisci,
loro...!”
“NO!” Sua madre si era alzata in
piedi sbattendo i pugni sul tavolo, facendo tremare le stoviglie che rimanevano
a testimonianza della cena appena trascorsa. “Tu non capisci! Non posso
permettermi di mandarti in un'altra scuola! Perciò vedi di comportarti come si
deve, altrimenti...”
Raramente perdeva le staffe, ma
quando lo faceva, sua madre faceva davvero paura.
“Altrimenti cosa? Mi sequestrerai i
giocattoli che non ho perché non possiamo permetterceli? Mi manderai a
raccogliere patate con nonna?”
Sua madre si morse il labbro
inferiore, non sapendo cosa rispondere.
“Va al diavolo.” Disse Mac,
mollando il bicchiere sul tavolo, che ballò un po' prima di assestarsi nella sua
posizione originale.
“Mac!” Gridò sua madre, ma ormai
era troppo lontano per ribattere.
Salì le scale traballanti di legno,
marciò verso la sua camera facendo rimbombare il rumore dei suoi passi fino al
piano di sotto, e sbatté la porta con tanta veemenza che quasi il cartello con
il teschio che lui stesso aveva disegnato non volò a tre metri di distanza.
Più tardi si pentì di non aver
bevuto quel bicchiere d'acqua.
La gola presto cominciò a
bruciargli per la sete.
Ma sentiva alcune voci provenire
dal piano di sotto, sicuramente dal televisore. Era abitudine di sua madre
rimanere sveglia fino a tardi a guardare i programmi della sera. Spesso scendeva
per prendere qualcosa dal frigo, e trovava sua madre addormentata sul divano in
sala con il telecomando in mano.
Non aveva intenzione di rischiare
di incappare in sua madre ancora sveglia, o magari di svegliarla facendo per
errore più rumore del previsto, così decise che sarebbe andato a bere in bagno.
Le assi del pavimento erano vecchie
e consunte, ed era praticamente impossibile attraversare il corridoio senza
farsi sentire, in piena notte. Ma la televisione accesa, avrebbe di certo
coperto il rumore.
La lampadina del bagno lampeggiò ad
intermittenza un paio di volte, prima di accendersi del tutto.
Il rubinetto aveva poca pressione,
e per riempire il bicchiere ci mise quella che a suo parere era un'infinità di
tempo.
Per lo meno, l'acqua era fresca.
Era sul punto di tornarsene a
letto, quando gli venne in mente di non essersi lavato i denti.
Non ne aveva per niente voglia, ma
l'idea di andare di nuovo dal dentista e farsi togliere quattro o cinque carie
lo allettava ancor meno.
Anche sopra il lavandino del bagno
di casa sua c'era uno specchio.
Mac non poté fare a meno di
guardarci attraverso, ma per fortuna tutto ciò che vide fu il muro rosa salmone
alle sue spalle.
Non l'aveva notato prima, e nemmeno
quando era entrato in bagno, ma c'era una grossa ragnatela sul termosifone, che
si arrampicava fin dietro la tendina della vasca.
Si aspettava di vederci almeno un
ragno appollaiato a guardarlo, ma non fu così.
Non vedeva riflesso nessun puntino
scuro nello specchio, e ne fu sollevato.
A dire il vero, non era una novità
trovarne in giro per casa, dopotutto le vecchie costruzioni avevano la fama di
essere uno dei luoghi preferiti da insetti dalle otto zampe in su.
Si lavò in fretta i denti,
dopodiché ripose spazzolino e bicchiere al loro posto.
Prima spegnere la luce, lanciò
un'altra rapida occhiata alla ragnatela.
Adesso i ragni erano tre.
Ma prima non c'erano!
Si disse.
Ma non ne era così sicuro.
Probabilmente era solo stanco.
Maledetti ragni schifosi!
Afferrò una delle sue pantofole, e la lanciò contro la ragnatela.
Uno dei ragni era stato colpito, ed
era precipitato sul pavimento.
Mac si mise sulle ginocchia, e lo
guardò contorcersi in fin di vita, supino su quel corpicino sferico, scuro e
peloso.
Che schifo. Pensò, mentre
gli dava il colpo di grazia.
Gyaaaaaaaaaaah!
Strabuzzò gli occhi.
Questa era la terza volta oggi, e
pensandoci bene, nella sua vita intera, che sentiva un ragno gridare nella sua
testa.
Ne rimanevano ancora altri due.
Uno lo vedeva, era nell'angolo di
muro di fianco al calorifero; l'altro era scomparso dalla sua visuale, doveva
essersi nascosto.
Riacchiappò la ciabatta, intento a
completare la sua opera.
Fu piuttosto difficile centrare il
secondo in quel piccolo antro, ma Mac era uno che non mollava finché non
otteneva ciò che voleva.
Avrebbe portato a termine la
missione, se non fosse per qualcosa che gli mise i bastoni fra le ruote.
“Mac, che stai facendo ancora in
piedi? Fila subito a letto!”
Sua madre non solo era sveglia, ma
gli aveva aperto la porta del bagno in faccia strillando come una gallina.
Mac si rinfilò la ciabatta,
borbottando qualcosa di incomprensibile che sicuramente non era nulla di buono,
e trascinando i piedi tornò nella sua camera con l'entusiasmo di uno zombie.
Dannato tutto.
Sentiva prudere la punta del naso.
Non aveva idea di che ora fosse, ma
era sicuro di aver dormito almeno un paio d'ore.
Era buio, ed il maledetto albero
che cresceva davanti la finestra della sua camera impediva anche ai pochi raggi
di luna di filtrare per portare una parvenza di luce nella stessa.
Si alzò a sedere. Aveva una di
quelle lampadine notturne che si accendono schiaffandoci sopra il palmo della
mano, sul comodino di fianco al letto.
Gli prudeva anche il braccio
destro.
Si grattò con la mano sinistra, e
sentì qualcosa scivolargli giù dal braccio.
Pensò si trattasse di qualche
briciola di merendina che era rimasta nel letto, che con il sudore gli si era
appiccicata. Non ricordava quante volte sua madre gli avesse detto di non
mangiare a letto, ma era una di quelle cose che gli entravano da un orecchio e
gli uscivano dall'altro.
Schiacciò un pugno sulla lampada,
che si accese illuminando le lenzuola di una luce bluastra.
Ricordava di avere delle lenzuola
bianche.
Dunque quel telo nero che gli
arrivava alle ginocchia, era...
Si sentì prudere di nuovo il
braccio, poi la spalla, poi il collo.
Erano ragni.
Voleva aprire la bocca per urlare,
ma si rese conto che non sarebbe stata una buona idea.
Si dimenò, e qualche ragno cadde,
ma quelli che risalivano la sua pelle facendogli il solletico erano molti di
più.
Pestò i piedi, mollò qualche pugno
al copriletto.
Qualcuno doveva averne ucciso.
Centinaia e centinaia di zampe si
muovevano all'unisono intorno a lui, rendendogli difficili i movimenti.
I ragni gli entravano nel naso,
nelle orecchie, nella bocca, in ogni orifizio del suo corpo.
L'ultima cosa che vide fu un ragno
sulla punta del suo naso, e benché non potesse esserne sicuro, era certo che
fosse il ragno che aveva schiacciato nel bagno della scuola.
Questa volta, nessun grido.
Note!
Ma non
sembra anche a voi che ogni capitolo sia più lungo del precedente? E' una
maledizione!
Eh sì,
sono ancora viva! Perdonate il ritardo nell'aggiornamento, ma il lavoro
ultimamente mi sta uccidendo. Le mie colleghe se ne vanno in ferie, e a me tocca coprire i loro turni... Voglio una vacanza ;_; Ma mi sa che mi
toccherà aspettare Capodanno... Vabeh, bando alle ciance!
Rispondo alle recensioni degli ultimi due capitoli, visto che nel precedente mi
sono dimenticata di aggiornare. *tossisce*
@Domino:
Aw, grazie pupa! Sono felice che sia una lettura di tuo gradimento! Anche se
scrivo horror, mi sa che la mia vena del comico insaidz si fa sempre sentire. Eh
sì, concordo, la natura stessa cela più pericoli di quanti ne possiamo
immaginare. Aspetto aggiornamenti anche da parte tua, eh ♥.
@ShalalaMJ:
Grazie! Sicuramente continuerò a scriverne, e sarei davvero onorata se
continuassi a seguirmi!
@Husky:
I personaggi tenerelli zuccherosi e ciccicucù sono quelli che nascondono più
magagne di tutti. Argh, non credo di essere così brava da poter pubblicare
un libro, ma ti ringrazio!;A; Per quanto riguarda il capitolo quattro, il cambio
di stile era voluto, così come il cambio del punto di vista dal quale veniva
raccontata la vicenda. Il fatto che Rebecca dicesse "ora vi racconto cosa mi é
successo blablabla" già di per sè avrebbe potuto giustificarlo, ma sempre meglio
chiarire, non si sa mai. Le tue recensioni sono una manna per la mia autostima
di lumaca ♥.
@sognatrice94:
Grazie di cuore, sono contenta che ti siano piaciuti! Forse non sarà il
prossimo, ma di sicuro ci sarà un capitolo sulle bambole, l'avevo già messo in
conto!
@Lucia:
Beh, magari invece la paura ti avrebbe fatto tirar fuori le unghie, provare per
credere. Beh, forse meglio di no. Accipicchia, davvero sono riuscita a farti
immedesimare nella protagonista? Che fissa!:D *alla Fry* Ti ringrazio, sempre
gentilissima nelle recensioni ♥.
@lagadema:
Ti ringrazio! E' dispiaciuto anche a me, la protagonista di quel capitolo rimane
tuttora la mia preferita ;_;.
@Sotorei:
OMG, Antonio!XDD Ma sai che non mi ricordavo avesse anche lui l'uncino? In
realtà l'ispirazione (per l'intera raccolta, a dir la verità) mi é venuta da un
test su facebook il cui risultato diceva che la storiella per bambini che aveva
turbato di più la mia infanzia era Babbo Natale. Ah, come ti capisco... I
miei poring sono addirittura quadrati.
Un
grazie speciale a BloodyRose00, FrozenOceanSoul, lagadema, Tredici, e nuovamente
a Lucia_Elric e nikoletta89 che hanno aggiunto questa storia tra i preferiti ♥ ♥
♥.
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