War and Peace

di IppaR
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I - Castle of glass ***
Capitolo 3: *** II - Choices ***
Capitolo 4: *** III - Watch ***
Capitolo 5: *** IV - Animals ***
Capitolo 6: *** V - Will there be a war? ***
Capitolo 7: *** VI - Brothers ***
Capitolo 8: *** VII - and I'll tell you who you are ***
Capitolo 9: *** VIII - Valentine's Day ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


War and Peace
Escape

 

30 luglio 1976

James Potter aveva il sonno pesante, e questo era un dato di fatto per tutti coloro che lo conoscevano. Certo, non quanto Remus nei giorni successivi alla luna piena, però, come soleva ghignargli Sirius dopo averlo spintonato giù dal letto del dormitorio quasi tutte le mattine, lui non aveva nessun problema peloso da poter utilizzare come scusa. 

Tuttavia, quando la finestra di camera sua -ultimo piano, Godric’s Hollow 3- esplose, neanche lui riuscì a evitare di svegliarsi di soprassalto, confuso e con il cuore in gola. Si inforcò gli occhiai il più velocemente possibile e balzò in piedi per controllare. I pochi raggi di luna mostravano una figura umana piegata a tre quarti, quasi barcollante, vicino alla finestra. E… possibile… una scopa? 

James toccò il mobile accanto a lui e afferrò la prima cosa che gli capitò sotto mano, fortunatamente era una massiccio portafoto d’argento che poteva anche risultare minaccioso, guardato da lontano. Una bella cosina, davvero, realizzata dai folletti. Gliel’avevano regalata i suoi genitori per il compleanno ed era stata stregata per mostrare una foto diversa dopo ogni sguardo. 

«Chi è là?» tuonò, muovendo con fare minaccioso l’oggetto tra le sue mani. 

«Merlino… Prongs, sei un ma…go. Dov’è… la… bacchetta?»

In un istante tutto si fece confuso. La camera si accese di luce magica, due signori molto avanti con l’età - e parecchio preoccupati - comparvero sulla soglia; contemporaneamente Sirius borbottò qualcosa del tipo «Flea…mont, Euphemia, scu…sate.. per… la…fine..stra» per poi cadere a terra. Euphemia sbiancò, Fleamont corse ad afferrare il ragazzo e lo adagiò sul letto di James, che era come impietrito. Il suo amico sanguinava dal fianco destro e aveva numerosi lividi sulla faccia. Il giovane Potter aveva solo voglia di urlare e di prendere a pugni qualcuno, ma chi?

«James, cosa…?»

«Non lo so…»

Sua madre non lo guardava più, ripresasi dallo shock si era avvicinata al marito e aveva iniziato a muovere la bacchetta con decisione e strategia. 

«Prima di tutto dobbiamo fermare l’emorragia. Fleamont epismendo dovrebbe bastare, sarà più forte se lo fai con me.»

James non ascoltò nient’altro. Si concentrò sul petto di Sirius che si alzava e si abbassava e provò una gioia completamente nuova quando vide il suo respiro, incantesimo dopo incantesimo, farsi sempre più regolare. Sempre più vivo! 

La mano di suo padre gli si posò sulla spalla e lo riscosse dalla trance in cui era caduto. 

«Vieni James, dobbiamo lasciarlo riposare..»

 

31 luglio 1976

«…e Regulus non faceva altro che parlare della purezza di sangue e delle arti oscure necessarie per la salvezza, sembrava mia madre James, giuro. E poi ha iniziato a delirare, a dire che appena possibile si sarebbe unito a Tu-Sai-Chi per liberare il mondo magico… avresti dovuto vedere i miei genitori, pendevano dalle sue labbra!»

Sirius parlava con disprezzo, ma James lo conosceva troppo bene per non riuscire a percepire il dolore che taceva. Con Pad però c’erano molte regole non scritte, e una di queste gli ricordava di non fargli notare le cose, soprattutto quelle che sapeva benissimo da solo. Così attese che l’amico proseguisse il racconto. 

«Bellatrix… penso ci sia già dentro. Non ha detto niente, ma rideva. E poi hanno iniziato a insultare i traditori del loro sangue… e Andromeda, sai, per Ted. Poi hanno parlato di cosa faranno ai nati babbani e a chi li difende… Prongs, non hai idea… non hai idea... e io non potevo restare lì ad ascoltare, capisci? Non potevo e basta!»

«Lo capisco Sir, avrei voluto essere con te e fargliela vedere! Cos’è successo, poi?» 

«Ho tirato fuori la bacchetta e ho detto loro quello che pensavo della purezza di sangue» 

Eccolo, il gigno di Sirius.
Non quello malandrino, quello da leone e da serpe insieme. 

«Mamma non è stata molto contenta ma non mi ha toccato, le ferite sono opera di Bella e papà. Non hanno preso molto bene la direzione che ho dato alla cena di famiglia… o le mie idee… o la mia esistenza» 

Sirius disse l’ultima frase quasi latrando, James si concesse un sorriso amaro. Poi il giovane Black guardò il suo migliore amico con molta serietà.

«Mi dispiace di essere piombato qui all’improvviso. Non sapevo dove altro andare... e avevo solo la scopa per muovermi… e continuavo a perdere sangue... e… non voglio più avere niente da spartire con quella gente, Jem, neanche il tetto. Sono dovuto andare via, e basta. Se mi presti il tuo gufo scrivo ad Andromeda, penso che non abbiano problemi a ospitare un altro reietto Black, potremmo fondare un club! Di sicuro siamo i più belli della famiglia!» 

«Sei proprio un idiota Pad, abbiamo la possibilità di vivere insieme e tu vuoi andare a rompere le scatole a una coppia di sposini? Sei mio fratello da anni, sarà bello poter vivere come tali a tutti gli effetti!» 

Sirius aprì la bocca per replicare ma venne fermato subito. «E poi sai quanto mamma e papà abbiano sempre voluto un cane, non spezzargli il cuore andandotene proprio quando pensavano di poterti tenere!» 

I due risero simultaneamente e tutte le parole che non dissero s’incontrarono così. Era fatta, erano insieme, liberi ancora una volta. 

«Però mi presti lo stesso quel gufo? Voglio scrivere a Moony quello che è successo, se gli dico che mi sono beccato una maledizione cruciatus sai quanti compiti fatti da lui posso rimediarci?!» 

«Vile cagnaccio!
… Ma non sei stato colpito veramente dalla cruciatus, vero?
È illegale, no?
Sir? Sir!
Vero?» 

 

12 agosto 1976

Caro Moony,
purtroppo la spalla mi fa ancora troppo male per riuscire a muoverla. 

 

«Sirius, ma non sei neanche stato ferito alla spalla, così si capisce troppo! Remus non è stupido!» 

«Lascia fare al maestro, Prongs. Poi ti faccio copiare i suoi compiti!» 

 

Euphemia dice che entro il primo settembre, ma non molto prima, dovrei riprendere la piena funzionalità dell’arto. Spero che Ruf capisca la situazione e non sei la prenda troppo se non riesco a scrivere il tema sulla guerra dei giganti.


«Paddy puoi dettare alla piuma… non è credibile quello che stai dicendo!» 

«Disse il mago che ha combattuto armato di cornice» 

«Stai zitto cane, ci penso io!» 

James rubò la piuma a Sirius e iniziò a scrivere, cercando di imitare la grafia dell’amico. 


Questo per il turbamento emotivo che mi hanno provocato gli eventi, ovviamente. Sono un mago e potrei scrivere anche senza un braccio… ma sono così sconvolto che neanche le appassionanti leggi che vietarono il rapporto tra gli umani e i giganti riescono a darmi conforto. 

 

«Avevi ragione Jem, così suona proprio bene!» 

«Dici che esageriamo se gli chiediamo anche i compiti della Kettleburn?» 

«Cosa dobbiamo fare?»

«Solo il saggio sulle Salamandre, mi pare»

«Bleah»

Sirius si fece restituire la penna con un cenno e butto giù altre due righe.

 

Per non parlare del compito sulle salamandre, Remus. Devi sapere che a sei anni me ne è stata regalata una da…
 

«È più credibile mia madre o zio Cygnus?»

«Emh…»

«Hai ragione, nessuno dei due l’avrebbe considerata un animale degno»

 

…zio Alphard. Non penso che mi perdonerò mai per averlo lasciato da solo in una famiglia di pazzi. Mi manca molto. 

 

Sirius guardò James soddisfatto, con l’aria di chi la sa lunga. L’amico annuì energicamente. 

«Ottima mossa! Moony non dirà mai di no dopo questa… vado a farmi una doccia, poi partita a gobbiglie?»

«Puoi scommetterci!»

Sirius sorrise con sincerità mentre James spariva dal suo campo visivo, poi il suo sguardo tornò sulla lettera e seppe che doveva aggiungerci qualcosa, che voleva aggiungerci qualcosa. 

 

E mi manchi molto anche tu, Rem.
Qui sto bene, Fleamont e Euphemia mi trattano come un figlio e James è…beh, James, lo sai. Sono felice di essermene andato e sono ancora più felice di essere a casa Potter. Però mi piacerebbe che ci fossi anche tu.

Come va con il tuo piccolo problema peloso?
Nell’ultima lettera hai ignorato l’argomento, ce ne siamo accorti. 
Ci sono e ti voglio bene.

Io e James ci siamo e ti vogliamo bene.

Ci vediamo presto,
Padfoot.

 

 

14 agosto 1976

 

Bel tentativo, Sirius!
Hai vinto un premio.
Saluta Fleamont e Euphemia da parte mia. 
Ci vediamo a Diagon Alley verso la fine del mese per le compere?

Vostro, 
Moony. 

Due cioccorane e una lettera. Per l'ennesima volta Sirius si ritrovò a maledirsi per aver sottovalutato il malandrino nascosto sotto il distintivo da prefetto-perfetto di Remus Lupin.

«Jaaaaames! Con cosa si nutrono le salamandre?»


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Ndr al volo:

1) La data in cui Sirius è scappato di casa è incerta, sappiamo solo che è successo mentre aveva sedici anni. Considerando che è nato il 3 novembre 1959, l’arco di tempo possibile va da novembre ’75 a novembre ’76. Mi è dunque sembrato plausibile fissare l’evento durante l’estate a cavallo tra i due anni. Ovviamente, però, è un’invenzione bella e buona (sia la data che la crudeltà di quel momento, che comunque immagino non essere stato all’acqua di rose): mi piaceva l’idea di farlo accadere tra il 30 e il 31 luglio, tra quelli che diventeranno i giorni di nascita di Neville e di Harry, come fosse l’apertura a qualcosa di bello, un proseguo, un regalo, una liberazione, un filo rosso del destino. D’altronde si sa che in certi giorni, così come in certi numeri e in certi atti d’amore, c’è una piccola magia. 

2) Grazie a chi ha letto fin qui. Aspetto qualsiasi condivisione/critica/pensiero/commento/momento fangirl su quanto Sirius sia un cucciolo di panda da proteggere… insomma, cose così.
Intanto.. ci aggiorniamo tra due settimane (dopo gli esami i tempi saranno più corti, promessa)! 
 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** I - Castle of glass ***


War and Peace
Capitolo I - Castle of glass

 

6 settembre 1976

Remus non l’avrebbe mai ammesso davanti agli altri malandrini, ma scendendo nei sotterranei provò un irrefrenabile desiderio di fuga. Era più forte di lui, per quanto s’impegnasse - e s’impegnava tantissimo - pozioni gli risultava ostica come nient’altro.

Non appena i Grifondoro aprirono la porta d’ingresso dell’aula, venne investito da svariati e potentissimi odori che lo confusero. Qualcosa arrivò persino a nausearlo, ma non volle indagare troppo: era la settimana prima del plenilunio e i suoi sensi erano al massimo, non avrebbe dovuto sentire ciò che sentiva e non gli andava di mostrarsi ancora più strano - o sospetto, sussurrò una vocina dentro di lui - agli occhi dei suoi compagni di casa.

«Tutto okay Moony?»

La voce preoccupata di Sirius lo chiamò alla realtà, James e Peter si voltarono verso di lui con la stessa espressione angosciata.

«Potreste smetterla di sembrare mia madre? Sto bene!» sbottò lui andando a sedersi.

«Noi non sembriamo tua madre…» iniziò Peter tentennante  «siamo tua madre!» concluse James, prendendo posto e facendo sghignazzare Padfoot.

«Eddai Rem, apprezza, il nostro è vero amore visto che ti sopportiamo anche mentre hai il ciclo!»

Remus sapeva benissimo che Sirius non si stava riferendo al mannarismo, quanto ai cambiamenti d’umore che la settimana antecedente alla  luna piena portava con sé. Solitamente diventava molto più istintivo ma anche… compromesso. Emotivamente. Il lupo entrava in allerta, giocava in difesa, e tutto si faceva più nitido e pronto a scattare: il mondo, lui, i suoi conflitti. Riusciva persino a percepire gli odori dei sentimenti e delle emozioni altrui; non aveva imparato a dare un nome a tutto quello che sentiva, a capirlo, ma lo avvertiva tra il naso e lo stomaco.

Negli anni della sua infanzia quel tempo era stato orribile, poteva fisicamente sentire i pensieri dei suoi genitori, quello che provavano. Aveva cercato di liberarsi dalle sensazioni attraverso la solitudine, ma si era ritrovato a dover affrontare sé stesso, la sua verità, la sua paura. Forse l’aspetto peggiore della settimana pre-trasformazione era proprio questa: una parte di sé lo obbligava a mettersi in contatto con l’altra, e quello che i suoi amici non riuscivano a comprendere era quanto fosse scuro quel posto dentro di lui. Niente lo spaventava in egual modo.

Hogwarts inizialmente l’aveva disorientato, c’erano tante persone, troppe. Ed era un continuo giramento di testa, cambiamento di odori, sbalzo emotivo. Si sentiva come la superficie di un lago dopo il lancio di un sasso: niente di particolare, forse, per lo sguardo altrui, ma dentro si creavano increspature infinite. Qualcuno poi gli risultava intollerabile. Incrociare Piton, per esempio, lo riduceva uno straccio. Non riusciva a comprendere i sentimenti del Serpeverde, a capirli, ma ne sentiva la complessità e la rabbia. Percepiva anche un odore simile a quello di una stanza umida lasciata chiusa per giorni, unito a qualcosa di più acre che invece riconosceva bene poiché se lo sentiva addosso ogni volta che aveva consapevolezza di sé: disgusto.

Come sempre,  la salvezza l’aveva trovata in loro; si focalizzava sui sui amici e cercava di lasciare il resto in sottofondo. Sirius spesso dopo le lezioni lo aiutava trasformandosi nel grosso cane nero dei loro vagabondaggi. Avevano imparato presto che da animaghi le emozioni erano meno complesse di quelle umane, e  molto meno faticose per Lupin, che concentrandosi su Felpato riusciva a ritrovare un po’ di pace nella testa.

«Bene ragazzi, io e Pomona abbiamo concordato di iniziare le pozioni del sesto anno insegnandovi quella sempreverde, in modo da poterla utilizzare anche a Erbologia. So che ha pronto per voi un bel progettino con i cavoli carnivori cinesi…»

La voce allegra di Lumacorno segnò l’inizio delle due ore di lezione e Remus, rassegnato, tirò fuori il suo taccuino e cerò di concentrarsi al massimo.

«La pozione sempreverde rimette in sesto le piante morte, ma in piccola quantità può servire anche per rafforzare e aiutare quelle vive. Mi seguite ragazzi?»

La classe annuì e Lumacorno riprese sorridendo. Remus vide con la coda dell’occhio Sirius e James passarsi un bigliettino. Da quando sua mamma aveva spiegato loro il gioco del tris, le lezioni non erano più le stesse per quei due.

«Prima dovete  bollire l’acqua con la foglia di rabarbaro, e soltanto successivamente va aggiunto il sangue di vampiro. Due gocce dovrebbero bastare. Il resto lo trovate scritto nel manuale, provateci!»

Sangue di vampiro, ecco spiegato l’odore nauseabondo che aveva percepito entrando in aula. Mano a mano che i suoi compagni aprivano le fiale, Remus si ritrovò a sentire soltanto un fortissimo odore di carne putrescente. Si guardò intorno ma nessun altro sembrava turbato. Lumacorno osservò la sua postazione semivuota con perplessità.

«Lupin, c’è qualche problema?»

«No, mi scusi professore»

Anche provando a ignorare l’odore di morte, la pozione gli sembrava enormemente complessa. Stava per aggiungere le lumache cornute quando Sirius lo fermò: «Moony! Devi prima sbriciolare la corteccia di pino, se no le lumache annullano le proprietà del rabarbaro»

«E tu come lo sai?» intervenne Peter, cercando al contempo di mescolare la sua pozione, che però era viola e densa anziché liquida e del verde brillante promesso dal manuale.

Sirius l’avrebbe ucciso se l’avesse detto ad alta voce, ma a parer suo manteneva alcune caratteristiche della famiglia d’origine. Certo, si dissociava da molte di esse, dalle più terribili, ma talune facevano parte di lui ineluttabilmente. L’eleganza casuale con cui si strinse nelle spalle e tornò a mescolare il calderone, in risposta a Peter, confermò ulteriormente la sua teoria.

Come qualsiasi Black, Sirius era straordinariamente bravo in pozioni. Non quanto Lily o Piton, indubbiamente, ma restava comunque sopra la media. Per di più senza impegnarsi neanche un po’. L’anno precedente lui e Minus erano riusciti a raggiungere l’Oltre ogni previsione richiesto da Lumacorno soltanto grazie a Padfoot, ed era stato sempre lui a preparare la pozione necessaria per poter iniziare il processo volto a diventare animagus.

Remus provò a imitare quello che faceva l’amico e quando Lumacorno disse «bene ragazzi, nelle provette!» la sua pozione era verde, non brillante ma quantomeno verde, e poté uscire dall’aula soddisfatto.

«Ehy Evans, era molto bella la tua pozione oggi!»

«Potter, sono di fretta»

«No, davvero, era verde di un bel verde. Quasi come i tuoi occhi…»

«Cosa di ‘sono di fretta’ non riesci ad afferrare?»

James sfoderò il suo sorriso migliore, si passo le mani tra i capelli con finta casualità e la guardò ammiccando.

«Se vieni a Hogsmade con me te lo spiego, Evans!»

Lily lo squadrò appena prima di borbottare «la risposta resta mai, Potter», poi si voltò verso di lui e gli disse: «domani sera abbiamo il primo turno di ronda Remus, ti aspetto alle nove davanti al ritratto. Va bene?»

Lupin annuì e Lily, accompagnata da una divertita Marlene McKinnon e una più composta Mary McDonald, risalì le scale e sparì dalla loro vista.

«James non inizi-»

«TRADITORE! Traditore della peggior specie!»

«Ma Prongs, non è colpa mia se siamo i due prefe-»

«Tutta la notte con Lily, PER IL SECONDO ANNO DI FILA, dovrei toglierti dall’albo degli amici!»

«È solo una ronda, non passiamo tutta la notte insieme!»

«HAI UN ALBO DEGLI AMICI? Com’è che non ne sapevo niente? Io sono nella prima pagina, vero?»

Sirius intervenne con un fare teatrale simile a quello di James, e Remus non sapeva proprio se lo stesse prendendo in giro o se fosse serio. A malincuore propendeva per la seconda ipotesi.

«Ma ragazzi, non capite, è ottimo! Così Remus può mettere una buona parola con Lily. L’anno scorso era tutto nuovo ma quest’anno ha la sua fiducia!»

Peter, nonostante il trambusto, riuscì a farsi sentire e la sua idea zittì gli altri due, che assunsero un’aria pensierosa. Remus non era per niente convinto di avere la fiducia di Lily -niente che fosse così vicino a James Potter poteva averla- ma gli occhi esaltati di Prongs lo convinsero a tacere.

«Va bene Jamie, proverò a parlare di te a Lily e sondare il terreno. Però devi promettermi che in cambio la smetterai di prendetela con me ogni volta che compio i miei doveri da prefetto»

«Parola di cervo!»

James sorrise in una maniera così autentica e piena che Remus gli avrebbe fatto altre cento promesse su Lily, se portavano a questo. Anche se era certo che l’amico stesse già immaginando il loro matrimonio, il che non era ottimo visto che lei di lui non ne voleva sapere niente. E probabilmente non ne avrebbe mai voluto sapere niente.

«Ti odia Prongs, lo sai questo no?» intervenne nuovamente Sirius. James lo prese sottobraccio portandolo su per le scale e tutto ciò che Remus riuscì a sentire fu: «l’odio è solo l’inizio dell’amore Paddy, quante cose ti devo insegnare…»

«Andiamo Wormtail, vecchio mio. Dobbiamo tenerli d’occhio, mi sembra evidente che siamo gli unici due sani di mente qua!»

 

 

 

 

7 settembre 1976

Quella sera iniziò in un clima di estrema serenità: gli studenti non sembravano avere troppa voglia di infrangere le regole già al settimo giorno di scuola, quindi in giro per il castello c’erano soltanto loro due. L’odore della Evans era buono, per quanto sfaccettati - Moony riconobbe qualcosa di simile alla menta e sicuramente altro di floreale… ma anche un’aroma dolce, come di torta alle mele - i sentimenti della ragazza erano positivi e limpidi; ciò permetteva al lupo di non impazzire nonostante la luna vicina al culmine.

Anche il silenzio non gli dispiaceva per nulla. Remus amava i malandrini, li amava davvero, ma dopo una giornata intera con loro una tale tranquillità era un regalo veramente gradito. Però aveva una missione ed era determinato a portarla a termine.

«Lily?»

«Sì?»

«Posso farti una domanda?»

«Certo!»

La Grifondoro si era fermata e lo fissava in attesa. Remus non sapeva bene come impostare il discorso: loro due non erano propriamente amici, anzi, c’era voluto il diventare prefetti e quasi un anno di silenzio perché lei iniziasse a parlargli senza la stessa freddezza che riservava agli altri malandrini. E poi non voleva metterla sulla difensiva o ricevere le solite risposte; se le avesse chiesto “perchè non dai una possibilità a James?” quasi certamente non avrebbe aiutato l’amico, quanto ricevuto una valanga di motivazioni trite e ritrite relative alla sua immaturità e arroganza. Gli serviva un piano che desse un giro differente alla conversazione.

«Perché mi tratti in modo diverso?»

Lily non si era aspettata una domanda del genere e rimase spiazzata e confusa. Nel rispondere aggrottò le sopracciglia e serrò le labbra.

«In che senso ti tratto in modo diverso?»

«Dico… rispetto a James e Sirius»

«Ah»

«Non fraintendermi, sono contento. Ma sei oggettivamente molto più gentile con me… e diversa, rispetto a come sei con loro»

«Non è che sono gentile con te, Remus. È che non lo sono con loro!»

«Perché?»

Remus sapeva di essere sul filo del rasoio, una parola sbagliata e avrebbe iniziato a sentire i soliti insulti verso i suoi amici e non avrebbe cavato un ragno dal buco. Le guance di Lily iniziarono ad arrossarsi di rabbia ed ebbe paura di avere esagerato, ma dopo qualche istante di silenziò la ragazza si calmò e lo guardò intensamente. Il Grifondoro ebbe la certezza che lo stava studiando.

«Perché loro non se lo meritano, Remus. Tu sei gentile e tratti le persone con rispetto, e questo ti torna indietro. Loro invece sono arroganti e viziati, pensano di essere migliori di tutti solo perché hanno una certa popolarità, come se nella vita vera contasse qualcosa! Per non parlare di quello che si permettono di fare… andrebbero sbattuti fuori da Hogwarts! Tanto non gli importa poi molto di esserci, se non per combinare guai e farsi ammirare!»

Mano a mano che pronunciava quelle parole Lily si scaldò nuovamente e Moony seppe che difenderli non le avrebbe fatto cambiare idea, doveva solo permettere loro di avere il beneficio del dubbio. Se lo meritavano.

«Non è così. Capisco quello che dici, Lily, anche io i primi giorni del primo anno ho pensato questo… ma non è così. Sono molto altro, molto di più!»

Lei fece per ribattere ma Remus fu più veloce.

«Come hai cambiato idea su di me, lasciandomi spazio per conoscerti e farmi conoscere, sono sicura che se lasciassi loro lo stesso spazio cambieresti egualmente idea. In superficie sembrano in un modo, lo riconosco, ma quello che sono davvero non lo immagini neanche. Lily, mi salvano la vita ogni giorno, credimi»

La ragazza colse qualcosa negli occhi di Remus che la convinse a non dire più niente. Anche lui capì di aver già parlato abbastanza per quella sera. Continuarono la ronda chiacchierando dei compiti di trasfigurazione e fu un tempo molto piacevole per entrambi; dopo una quarantina di minuti si congedarono con un sorriso e il malandrino tornò nella sua camera, dove trovò quattro paia di occhi - e il russare di Peter - ad accoglierlo.

«Allora, com’è andata? Cos’ha detto?»

«Beh Prongs, non ha accennato al fatto che ti vorrebbe morto neanche una volta, adesso siamo arrivati all'espulsione. Secondo me è un passo avanti!»

Sirius latrò una risata e James gli tirò la sua bacchetta.

«Buonanotte, bambini»

«Domani però mi racconti meglio, Moony»

«Sì, Prongs»

«Devi prometterlo bene»

«Parola di lupo!»

«Grazie»
«Ma secondo voi ci esce con me per Halloween?»

«Prongs, parola mia, se non ci lasci dormire per continuare a parlare della Evans ti spezzo la bacchetta»

«Non essere così iracondo Paddy, abbiamo un prefetto in stanza!»

«Se non la pianti il prefetto farà finta di non vedere quello che Sirius sta per fare»

«Mi chiedo a cosa serva avere dei nemici quando ho amici come voi!»

«Buonanotte, Prongs»

 

 

 

18 ottobre 1976

«Moooony»

«Sto leggendo, Prongs»

«Mooooony»

«Sto leggendo, Pad»

«Reeeeeeeemus!»

«Remus è morto, sono il suo fantasma e voglio solo essere lasciato in pace»

«REMUS JOHN LUPIN, come osi farci sprecare fiato inutilmente?»

«Ma se è una delle cose che vi riesce meglio!»

«Bene, allora io e James daremo SOLO A PETER la grande notizia»

Minus sentendosi chiamato in causa si alzò prontamente - beh, quasi prontamente - dal letto del dormitorio e si rivolse agli amici con uno sguardo carico di aspettative. Sirius lo ignorò, non contento del poco trasporto di Remus che continuava a prestare più attenzione al suo libro che a loro.  L’amico, intanto, nascose prontamente il sorriso divertito che era spuntato sulla sua faccia.

«Avanti Rem, indovina cosa abbiamo fatto!»

«Un casino?»

Sirius fece per replicare ma venne fermato da James, stranamente troppo impaziente di raccontare per assecondare le loro provocazioni.

«Molto divertente Moony, molto divertente. Ma no! Abbiamo finito la mappa! Abbiamo finto la mappa dei malandrini!»

La mappa dei malandrini era un’idea venuta a James dopo uno dei primi "giri in branco", come li chiamava scherzosamente Sirius. All’inizio dell’anno precedente erano riusciti a diventare tutti e tre animaghi, per quanto Peter necessitasse ancora della bacchetta per riuscire a trasformarsi, e avevano iniziato a passare del tempo con lui nella stamberga strillante. Il loro obiettivo era quello di non lasciarlo solo, ma erano riusciti a fare molto di più: Moony non aveva il controllo, quello no, e le prime ore erano sempre molto dure, si feriva o cercava di ferirli… ma piano piano, concentrandosi sugli amici come faceva durante il giorno, riusciva a far emergere qualcosa di umano, ad acquistare quel briciolo di consapevolezza sufficiente a fermarlo dall’uccidere. Se dentro di lui non ci fosse stato un tale mostro, Remus avrebbe potuto quasi dire che il lupo aveva voglia di giocare.

Tutte le sere di luna piena i malandrini correvano per la foresta e per i giardini di Hogwarts, e ogni volta scoprivano posti nuovi o passaggi segreti che conducevano chissà dove. Un giorno James decise che avrebbero dovuto esplorare quei passaggi anche dall’altro lato, da dentro il castello, per poi segnarli su una mappa.

«Per noi malandrini e per chi verrà dopo!»

Complici quelle notti, la loro capacità di diventare animali e il mantello dell’invisibilità di Prongs, in un anno disegnarono la mappa di Hogwarts più accurata che avessero mai visto. James, Sirius e Peter in realtà non ne avevano viste poi molte, ma andavano sulla fiducia.

Continuavano a scoprire ed aggiungere luoghi, inoltre decisero di incantare il disegno in modo tale da farlo sembrare una semplice pergamena per chiunque non lo aprisse nel modo corretto; sapevano però che avrebbero potuto farci molto di più, tutti e quattro la reputavano ancora un’opera incompleta. James e Sirius avevano persino giurato sul loro onore di malandrini che sarebbero riusciti a finirla entro l’anno, e Remus sospettava ci avessero lavorato tutta l’estate. In effetti nei giorni precedenti lo avevano accompagnato molto spesso in biblioteca per fare i compiti, avrebbe dovuto capirlo. Avrebbe anche voluto rimproverarli per lo studio che avevano perso, ma non ci riuscì, si sentiva semplicemente euforico e voleva sapere. Peter aveva lo stesso sguardo e i due parlarono simultaneamente:

«Cooooosa?»

«Coooome?»

Sirius guardò il libro che Moony aveva appena chiuso e sorrise compiaciuto.

«Non è stato facile, non ve lo neghiamo, io e James abbiamo dovuto metterci a studiare»

«Già, come dei Corvonero qualunque»

«Inoltre penso che il nostro fascino sia diminuito, delle ragazze ci hanno visto in biblioteca»

«Ma purtroppo non abbiamo mai incontrato la Evans, lei avrebbe apprezzato, non credete?»

«Forse dovresti tornarci quando c’è lei» suggerì Peter, interrompendo il teatrino dei due.

Sirius e Remus lo guardarono storto, speravano di riuscire a comunicargli “smettila di dargli idee sulla Evans, che sai come finisce” ma Wormtail lo prese come un incoraggiamento e rincarò la dose: «Moony ti potrebbe scrivere quando lei è presente, tanto ci passa la vita lì dentro!»

Fortunatamente Sirius riprese la parola e salvò Remus da qualsiasi commento stesse per fare James.

«Come stavo dicendo, è stato difficile, ma noi, definiti anche “gli studenti più belli e intelligenti di Hogwarts”, non potevamo fallire»

Lupin era così grato per l’intervento tempestivo di Padfoot che si trattenne dal replicare che nessuno li aveva mai definiti così. Anche se quasi tutte le fanciulle della scuola, in effetti, almeno la prima caratteristica gliela concedevano.

«Innanzitutto abbiamo scoperto l’incantesimo homunculus, che ci ha permesso di tracciare e seguire i movimenti di ogni persona presente nel castello, noi compresi»

«In questo modo non avremo mai più sorprese a causa dei ficcanaso come Moccius, meraviglioso eh?»

«E poi abbiamo anche aumentato la copertura! Adesso non è più una semplice pergamena che si apre esclusivamente con la frase “giuro solennemente di non avere buone intenzioni”, ma se qualcuno, come Moccius, la trovasse e volesse curiosare… ne leggerebbe delle belle!»

Peter e Remus guardarono, meravigliati, la mappa che i due appoggiarono sul letto. Era straordinaria! I nuovi incantesimi che Sirius e James stavano continuano a elencare erano avanzatissimi, molti di essi non venivano studiati neanche al settimo anno. Moony aveva dei voti più alti rispetto a Prongs e Padfoot, e anche un discreto talento, ma  sapeva bene che Sirius e James sarebbero potuti essere i migliori studenti dell’anno - e di molti anni - se solo avessero voluto. La sua rabbia, talvolta, era che a loro non interessava per nulla. Quando si mettevano in testa di fare qualcosa, però, riversavano in essa tutte le loro abilità e i risultati erano di quel tipo.

«È come l’avevo sempre sognata!» disse Peter.

«Ora sì che è completa» continuò Remus, anche se avrebbe voluto aggiungere molto altro.

«Siamo pronti per l’avventura!» ghignò Sirius, molto soddisfatto.

«Sarà un anno incredibile» concluse James.

Lupin si trovo a pensare, un po’ commosso, che con i suoi amici persino la luna portava Bellezza. Andava tutto bene, o forse no, ma certe volte non gliene fregava niente.

«Ora però andiamo a mangiare?»

«Sì Pet-»

«Aspetta Sirius! Prima dobbiamo controllare dov’è la Evans, datemi la mappa!»

«Oh Merlino, Prongs»

____________________________________________________________________________________
Note dell'autrice:
Ciao cari!
So che avevo detto che il prossimo capitolo sarebbe arrivato tra due settimane, e invece sono passati solo tre giorni, ma la non voglia di studiare mi ha fatto occupare il tempo scrivendo e non aveva senso continuare ad accumulare capitoli.  Questo è il primo a tutti gli effetti, spero vi sia piaciuto. Siamo ancora nella linea introduttiva, ma già dal prossimo inizierà a muoversi qualcosa. 

Avevo preparato moltissimo altro da dirvi, rispetto ai riferimenti e i dettagli della storia (mannarismo, professori, Minus...); ma le note si sono cancellate in un malaugurato passaggio sbagliato di html e ho deciso di prenderlo come un segno del destino. L'unica informazione che ci tengo a riprendere comunque è questa: il titolo del capitolo arriva dall'omonima canzone dei Linkin Park, mi sembra un perfetto identikit di ciò che prova Remus (lui una vita così non se la meritava, diciamocelo). Se la volete ascoltare penso proprio che ci stia bene. 

Se avete voglia di darmi un feed o commentare o qualsiasi cosa... mi fa piacere. 
Molti saluti,
a tra una settimana!
Fra

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Capitolo 3
*** II - Choices ***


War and Peace
Capitolo II - Choices

 

29 ottobre 1976

Sirius quella mattina aveva estremamente fame: la sera precedente James li aveva obbligati a una sessione straordinaria di allenamenti, e a causa di Gazza tornando non erano riusciti a sgraffignare niente dalle cucine. Così il Grifondoro non fu per nulla contento quando una copia della Gazzetta del profeta cadde sul tavolo, rovesciando la caraffa del succo di zucca sul cornish pasty che stava già pregustando. Alzando lo sguardo vide un bel gufo bruno volteggiare con grazia sopra di loro.

«JAMES, IL TUO GUFO L’HA FATTO ANCORA!»

«Sai che lo fa perché gli piaci» rispose l’amico affrettandosi a prendere il giornale,  rimasto asciutto grazie alle magie protettive poste su di esso.

«Immaginati se non gli piacessi cosa troveresti sul tavolo, Pad»

«Non farmici pensare Moony, non farmici pensare!»

Ridacchiando Remus si rivolse a James: «Allora Prongs, cosa c’è di nuovo? I tuoi ti mandano la Gazzetta solo se ci sono notizie importanti…»

Il ragazzo, che nel frattempo aveva assunto un’espressione corrucciata, appoggiò il giornale sul tavolo in modo tale che tutti e tre potessero vederla.

Il Ministro della magia Harold Minchum, che ricordiamo aver recentemente sostituito Eugenia Jenkins nel ruolo, afferma che verrano presi provvedimenti più severi verso chiunque pratichi le arti oscure. Harold Minchum è stato scelto per la sua radicalità, anche in vista delle rivolte purosangue che stanno dividendo il mondo magico. Ci chiediamo, però, se le rivolte non evidenzino la stanchezza per la segretezza che i maghi sono obbligati a vivere; è corretto che la razza superiore sia costretta a nascondersi? Ed è corretto che i Nati Babbani abbiano gli stessi diritti dei Purosangue o questo buonismo sta distruggendo la società magica?  Ne parliamo a pagina 4.
A pagina 2 l’intervista esclusiva al Ministro.


Con una smorfia disgustata Sirius girò la pagina e si trovò davanti alla foto in movimento di un uomo di mezza età, sarebbe risultato d’aspetto molto gradevole se non avesse avuto un’espressione estremamente dura e arcigna a stravolgergli i lineamenti.

«Gli Auror avranno molto più potere e una maggiore libertà di movimento. Per combattere l’oscurità è necessaria l’oscurità: abbiamo legittimato l’uso delle maledizioni senza perdono per interrogare o combattere i sospettati e aumentato il numero di dissennatori presenti ad Azkaban. Non sarà garantito nessun processo, non ne abbiamo il tempo, utilizzeremo tutti i mezzi e subito per evitare che la situazione peggiori. Chi è venuto prima di me non ha preso alcun provvedimento, pensando che le rivolte purosangue si sarebbero fermate da sole, e oggi noi tutti ne paghiamo il prezzo. Non ritengo che il mago che si fa chiamare Lord Voldemort sia un pericolo, ma la sua ascesa dimostra la nostra incompetenza. Io e il resto del ministero non tollereremo più. Inoltre abbiamo avviato un censimento di tutte le creature oscure, che dovranno essere marchiate e controllate per consentirci di seguirne gli spostamenti…»

Padfoot guardò prima James e poi Remus, tutti e tre avevano la stessa espressione incredula e sconcertata. Soltanto Wormtail, sorridente, sembrò trovare le parole.

«Ottimo no? Con il ministero alla massima potenza Voi-sapete-chi e i suoi tirapiedi finiranno ad Azkaban nel tempo impiegato da James per acchiappare un boccino!»

«Per Merlino, cosa stai dicendo Peter?!» gli ringhiò Sirius, furente, in risposta «l’oscurità si combatte con l’oscurità è la frase che direbbe un mangiamorte!»

O qualcuno della mia famiglia, pensò, ma non lo disse. Non era più sicuro che le due realtà fossero distinte.

«E poi, vi rendete conto? Siamo nel 1976 e ancora si parla di razze superiori e si richiedono censimenti…»

James parò con lo stesso nervosismo di Sirius, poi i due amici sembrarono rendersi conto di qualcosa e guardarono Remus con un’espressione allarmata.

«Dobbiamo andare a lezione, ragazzi» rispose lui.

Padfoot pensò che raramente aveva sentito la voce di Moony così stanca, forse era paragonabile soltanto a quando loro avevano scoperto del suo piccolo problema peloso e pensava che non sarebbero più stati amici. La sua rabbia aumentò esponenzialmente. Peter invece aveva l’aria persa, non era riuscito a capire a pieno quello scambio silenzioso e guardò James per trovare conforto, ma anche lui era livido di rabbia. Decise di assecondare l’unica frase che aveva realmente afferrato e rispose a Lupin.

«Sì, oggi abbiamo difesa contro le arti oscure!»

Mentre i quattro raggiunsero il primo piano l’atmosfera di tensione sembrava essere semplicemente aumentata; i pochi ragazzi che ricevevano la Gazzetta del profeta dovevano aver condiviso le informazioni con i compagni e, nel giro di qualche minuto, in tutta la scuola si parlava solo delle nuove misure del ministero. Qualcuno - con orrore dei Malandrini - discuteva anche della superiorità dei maghi. Nel tragitto James e Sirius avevano fatto levitare molte persone perché ritrattassero le loro affermazioni, Remus aveva inutilmente tentato di fermarli e così erano giunti davanti all’aula  con un notevole ritardo. Ad accoglierli, però, non c’era chi si sarebbero aspettati.

«Signori, sono lieto che abbiate deciso di unirvi a noi. Stavo giusto dicendo alla classe che oggi sarò io a farvi lezione. Volete prendere posto?»

«Sì, signore. Ci scusi per il ritardo, signore»

A Sirius per un istante sembrò che i penetranti occhi azzurri del preside ebbero un guizzo divertito nel notare l'inusuale formalità di James. Non sapeva bene come mai, ma sia lui che il suo migliore amico non avrebbero disobbedito a Silente per nulla al mondo. Lo rispettavano, lo ammiravano e ispirava loro una fiducia totale. Se a lui trasmetteva anche calma, James invece tendeva ad agitarsi come un bambino colto con le mani nel sacchetto di api frizzole.

«Andate pure a sedervi. Molto bene ragazzi, oggi vorrei provare insieme a voi un incantesimo, ma prima c’è qualcosa che vorrei dirvi»

Il preside non aveva bisogno di chiedere silenzio, lo otteneva naturalmente. Tutta la classe era come sospesa, in attesa delle sue parole.

«La magia non è né buona né cattiva, semplicemente è. Sono le nostre intenzioni e i nostri sentimenti a determinarla. Se si vuole causare dolore, qualsiasi incantesimo pronunciato sarà vicino alle arti oscure. Se vogliamo causare dolore noi siamo vicini alle arti oscure»

Sirius non era certo di aver capito. Silente stava dicendo che il ministero non avrebbe dovuto voler infliggere dolore o che a fin di bene quelle maledizioni erano scusabili? Cercò lo sguardo di Moony che di certo aveva capito, lui capiva sempre, ma lo vide così concentrato che non volle disturbarlo.

«Venendo a noi, l’incantesimo che vorrei insegnarvi oggi non è previsto dal programma di Hogwarts. Nel tempo è stato insegnato a qualche studente del settimo anno particolarmente dotato, ma che io sappia non è mai stato affrontato in aula. Dunque non dovete preoccuparvi, non sarà nel programma dei M.A.G.O. e vi assicuro altresì che richiederà un vostro allenamento personale perché riesca: è tra i più difficili che esistano. Oggi vedremo esclusivamente i fondamentali»

Il giovane Black era sicuro che se ci fosse stato un qualsiasi altro professore la classe sarebbe esplosa. Un incantesimo avanzato e non nel programma, perché poi?

Come se gli avesse letto nella mente Silente aggiunse: «ragazzi miei, viviamo in tempi incerti, è mio dovere fornirvi gli strumenti per allontanare le tenebre. Anche se spero con tutto il mio cuore che non vi tocchino mai. E che non vi tentino mai»

Il preside pronunciò le ultime parole quasi perdendole dentro una profondità antica che sapeva di rammarico e tristezza. O almeno, così parve a Sirius. In seguito pensò di esserselo immaginato, poiché quando provò a guardare meglio negli occhi di Silente vide la consueta espressione gioviale e nulla più. Padfoot poté percepire fisicamente l'impazienza di James che gli fremeva accanto. Anche lui si sentiva irrequieto: avrebbe voluto chiedere molto altro ma sapeva che il mago non avrebbe aggiunto niente. E poi quello bravo con le parole era Moony, lui era più un tipo da incantesimi.  Ghignó al pensiero che gli si prospettasse pane per i suoi denti, finalmente.

«La formula è expecto patronum. Le lettere vanno scandite bene e la bacchetta deve muoversi fluidamente creando prima un triangolo e poi la punta di una freccia. Soprattutto, però, dovrete concentrarvi su un ricordo felice. Intensamente e profondamente. Se lo fate, quello che accadrà sarà questo»

Silente pronunciò la formula scandendola chiaramente e poi mosse la bacchetta con eleganza. Dalla punta di quest'ultima uscì un flusso di vapore argenteo che quasi istantaneamente assunse i contorni di una maestosa fenice. Dalla classe si levò un coro ammirato che imbarazzò il preside. 

«Suvvia, suvvia. Quello che vedete è un patronus. Ognuno ha il suo, personalissimo. Si tratta di un guardiano, è l'essenza della felicità che l'ha creato e può scacciare le tenebre. Per esempio è estremamente utile contro i dissennatori»

Dal tono usato Sirius capì che al loro preside le guardie di Azkaban non dovevano piacere poi molto, e non poté biasimarlo. Quando era più piccolo Wilburga minacciava sempre di spedirlo dai dissennatori se non avesse onorato la famiglia, per lui erano stati un incubo ricorrente durante l’infanzia. Li immaginava come può immaginarli un bambino che non ne ha mai visto uno, sognava occhi rossi e lingue da serpente pronte a rubargli l’anima. Con il passare degli anni arrivarono mostri più concreti e più vicini, che non aveva bisogno di immaginare, e i dissennatori diventarono echi lontani di orribili ricordi.

«Bene, ho parlato per troppo tempo. Ora tocca a voi, in piedi signori!»

Con un fluido movimento della bacchetta Silente spostò le sedie e i banchi, che andarono a impilarsi con ordine vicino alle pareti. La sua sedia gli fece un mezzo inchino. James espresse perfettamente i pensieri di tutti i presenti urlando un sonoro «per la barba di Merlino!»

L'ora successiva però fu molto meno entusiasmante, per quanto si sforzassero nessuno di loro riuscì a far uscire nulla dalla bacchetta.

Sirius si ritrovò a pensare alle partite di Quidditch con Prongs a casa Potter, a quando Fleamont e Euphemia gli avevano detto che per loro era un figlio, alle notti di luna piena in cui scorrazzava con i suoi amici, all'euforia provata insieme a James dopo aver finito la mappa del malandrino, alla sensazione di libertà che essere Padfoot gli regalava, a quella volta in cui lui e Moony fecero indigestione di cioccolata, a come l'amico lo aveva abbracciato appena si erano rivisti quell'estate... Remus non lo aveva mai stretto così forte, e Sirius si era sentito tenuto.

James era il suo porto sicuro, il suo compagno di viaggio, il suo migliore amico, suo fratello, il sangue e la famiglia che aveva e che avrebbe sempre scelto. Non credeva di poter esistere, senza James. Come si esiste senza pelle, senza mani, senza occhi?

Prongs era il dannato perno che teneva insieme la sua vita, e la illuminava di quell'allegria solo sua.

James sapeva abbracciarlo.

Moony invece era più il riflesso che ti rimanda lo specchio. Non quello che vuoi ma quello che sei. Era quel libro che avresti letto tutta notte, o forse, addirittura, la storia che avresti voluto scrivere. E se senza James non c'era vita, senza Remus non c'era comprensione. Sirius pensò che la sua stessa fottuta anima dovesse avere la forma di Lupin.

Remus sapeva tenerlo.

E tutto il resto scivolò via. Persino la sua famiglia scivolò via. Riuscì solo a pensare alla fortuna sfacciata che aveva nell'essere amato così profondamente dalle anime più pure che avesse mai conosciuto. E si sentì così pieno che qualcosa traboccò da lui. Vide la bacchetta sprigionare del vapore argenteo, che però duro solo qualche secondo prima di spegnersi. Alzando gli occhi notò Silente sorridere. L'incantesimo era andato male, non era neanche venuto, ma ebbe voglia di replicare a quel sorriso. E lo fece.

La campanella suonò, Silente congedò la classe e James gli si accostò felice.

«Grande Padfoot! A nessun altro è venuto niente, come diamine hai fatto?»

«Prongs, è il talento innato che scorre nelle mie vene»

Remus e Minus li raggiunsero sulla soglia della porta appena in tempo per sentire.

«Fondamentalmente bisogna avere il cervello vuoto per riuscirci, adesso capisco»

«Moony sei solo invidioso! Dillo che vuoi levitare anche tu, eh?»

La voce di Silente arrivò prontamente.

«Signor Lupin, mi permetta due parole»

L’espressione allegra di Remus si gelò, poi il ragazzo spari dentro l'aula chiudendosi la porta alle spalle. Sirius guardò James e Peter, annuirono entrambi. Senza dirsi niente accostarono tutti e tre l'orecchio e cercarono di sentire la conversazione.

«Possono seguirla anche i suoi amici, mi sembrano molto interessati. Su ragazzi miei, entrate»

I malandrini, due dei quali stranamente rossi in viso, raggiunsero un sollevato Remus. Erano fatti così loro quattro, preferivano affrontare l'ignoto - e anche il noto - insieme. Silente non sembrava per nulla arrabbiato o infastidito, anzi aveva in viso un'espressione amichevole che rasserenò tutti.

«Avete letto la Gazzetta del  profeta di oggi?»

«Sì, signore»

Moony rispose e Silente annuì. Diventò improvvisamente più serio.

«Cosa ne pensate?»

Dopo qualche istante di silenzio e di sorpresa James prese la parola.

«Non mi piace, non ci piace. Cosa significano tutte quelle parole sulla purezza di sangue? Per Merlino, nel Medioevo cercavano di mettere al rogo le streghe e oggi noi vogliamo fare lo stesso, seppur metaforicamente, con i babbani? La mamma di Remus è babbana e ogni volta inventa cose che ci sorprendono! Tipo il tetris o il pelegrono. Con il pelegrono comunicano molto più velocemente di quanto non si faccia con i gufi! Senza usare la magia i babbani hanno inventato un mondo intero. È davvero un dono fortunoso che ci può classificare come migliori?»

Prongs si fermò un istante per riprendere fiato. Stava pensando a quello che avrebbe voluto dire, a come dirlo.

«E poi... la migliore studentessa del nostro anno è nata babbana...» James arrossì, poi spostò lo sguardo su Lupin «e il miglior studente è babbano per metà, mi sembra che la figura degli stupidi la stiamo facendo soltanto noi maghi, con le nostre idee ridicole che nascondono la paura del diverso»

Sirius sentì il cane dentro di lui ruggire d'orgoglio per le parole dell'amico. Vide Remus con gli occhi lucidi e Silente sorridere ampiamente. Il preside però rimase in silenzio, come in attesa di qualcosa. Non aveva idea di come ma sapeva di essere lui quel qualcosa. Aveva bisogno di esprimere quello che pensava, di avere un confronto, di capire il discorso fatto a lezione e di urlare addosso a qualcuno la rabbia che da quella mattina lo teneva incastrato.

«Cosa intendeva prima, professore?»

I tre amici lo guardarono con aria interrogativa, Silente no. Cercò di spiegarsi meglio.

«Sa, con la storia delle intenzioni e della magia che è»

«Sono le nostre scelte a dimostrare chi siamo veramente, ragazzo mio, solo quelle. Non ciò dietro cui le nascondiamo, quello che diciamo o la potenza magica che abbiamo. O per meglio citare il signor Potter: i doni fortunosi. Sono solo le nostre scelte. Ma voi quattro ne sapete qualcosa, mi pare»

Gli occhi di Silente sembravano leggergli l'anima. Sirius per un attimo si sentì quasi sopraffatto, non era abituato a un contatto così intimo al di fuori della sua cerchia di amici. Alla fine decise che gli piaceva non dover usare troppe parole per ricevere comprensione. Un po' come con Remus.

«Non mi piace la direzione che sta prendendo il ministero. Parlano come la mia famiglia, signore. Non sono diversi da quelli che stanno combattendo. O da chi odia i babbani»

«La penso come te, Sirius. E questo ci fa arrivare al motivo per cui vi ho sottratto tutto questo tempo»

Silente si rivolse a Remus e assunse dei lineamenti grevi.

«Alla tua famiglia e a Hogwarts è arrivata la lettera di convocazione da parte del ministero per sottoporti al marchio»

Eccola, di nuovo, la rabbia.

«Lo immaginavo, professore»

«Non ci andrai»

Sirius si girò verso James che scosse la testa e lanciò un’occhiata interrogativa a Peter, che a sua volta guardò Remus sperando che almeno lui ci avesse capito qualcosa. A Padfoot venne da ridere nel constatare come tutti e quattro avessero la stessa espressione confusa che Prongs aveva avuto la prima volta che Hope Lupin gli aveva messo in mano quel “pelegrono" - era sicuro non si chiamasse così - di cui aveva parlato.

«Scusi, signore, non credo di aver capito bene. Può ripetere?»

«Non ci andrai, Remus. Il ministero non ha autorità sulla scuola, e finché ci sarò io nessuno studente di Hogwarts subirà violazioni ingiustificate!»

Silente si alzò in piedi ed emanò autorità, maestosità e potenza. Aveva l'aria decisa di chi con un colpo di bacchetta avrebbe potuto radere al suolo mezza città. Sirius capì perché al ministero non volevano inimicarselo.

«Purtroppo temo che sarebbe meglio se restassi al castello durante le vacanze natalizie, ma provvederò a invitare i tuoi genitori per il banchetto»

«Signore, ma io sono un lupo mannaro. Sono oscurità. Sono un pericolo. Forse dovrei presentarmi al censimento»

Certe volte Remus gli faceva venire voglia di prenderlo a pugni.

«Scelte, ragazzo mio. Sono le nostre scelte. Anche Sirius è un Black, eppure non mi sembra che stia sposando la causa di famiglia»

Silente gli fece l'occhiolino e Padfoot ebbe voglia di abbracciarlo. Lo fece James al posto suo, sorprendendo il preside e facendo ridere tutti loro.

«Ora, ragazzi miei, permettete che questo povero vecchio vi rubi soltanto un altro minuto»

I malandrini annuirono, in attesa.

«Toglierò cinque punti a ognuno di voi -dieci per lei, signor Lupin, è un prefetto! - per aver fatto levitare le persone nei corridoi. Spero che la chiacchierata di oggi vi ricordi che ci sono modi e modi per essere e per fare. Una buona causa non avvalora certi metodi. E io tollero in maniera limitata. Sono stato chiaro?»

«Sì, signore»

«Bene, bene. Liberi di andare! Ci vediamo a pranzo»

James li stordì per tutto il tragitto verso il dormitorio ripetendo in cento modi diversi quanto Silente fosse un mito. Remus e Peter ridevano e lui, nonostante i venticinque punti persi, non si era mai sentito così leggero.

 

 

 

 

3 novembre 1976

«BUON COMPLEANNO PADDY»

Sirius pensava di essere preparato a tutto, ma sentire le voci dei suoi amici amplificate dall’incanto sonorus, alle sette di mattina, non rientrava nella lista di cose per cui era pronto.

«Mattina. Troppo mattina» bofonchiò.

«Pad, sembri Prongs» gli rispose Peter con una risata.

«Perchè stai usando il mio nome come insulto, Wormtail?»

Remus si avvicino al letto del festeggiato e gli parlò piano, nell’orecchio, fingendo di stare svegliandolo.

«James ha organizzato una festa per questa sera. Fingiti incredulo e sappi che mi aspetto della cioccolata come ringraziamento»

Gli fece l’occhiolino e tornò vicino agli altri. Sirius fu molto sollevato, amava fare delle sorprese ma odiava riceverle. Non è che lo imbarazzassero, niente probabilmente poteva imbarazzarlo, semplicemente non gli piaceva non avere il pieno controllo. Tutto ciò che gli sfuggiva lo faceva sentire vulnerabile e lui, molto tempo prima, si era detto che non lo sarebbe stato mai più. Scattò in piedi con eleganza e andò a farsi la doccia. Era certo che i suoi amici avessero iniziato a confabulare non appena lo avevano visto chiudere la porta.

A colazione Prongs utilizzò nuovamente l’incanto sonorus per avvisare tutta la sala grande che era il compleanno di Sirius. La McGranitt lo fermò prontamente, furiosa, ma non abbastanza da evitare che qualsiasi essere all’interno di Hogwarts lo sentisse. Il risultato fu che una moltitudine di ragazze utilizzarono la scusa degli auguri per parlare con Sirius nel tentativo di farsi invitare fuori.

«Come sei crudele Paddy, non ne porti in giro neanche una?»

«Se vuoi invito la Evans, Jamie»

«Non dirlo neanche per scherzo, cagnaccio che non sei altro!»

Non è che Sirius non apprezzasse le ragazze. Anzi, si era divertito molto tra il quarto e il quinto anno - Moony gli rinfacciava ancora che per metà del tempo non erano potuti entrare nel loro dormitorio - ma dopo un po’ aveva capito che non erano la sua priorità, non aveva voglia di impegnarsi e di stare dietro alle regole di qualcuna. Men che meno di togliere del tempo al suo stare con i malandrini. Ci sarebbe stato spazio per fare il serio, un altro tempo, dopo, ma a diciassette anni preferiva la libertà e godersi i suoi migliori amici.

«La Evans vorrebbe dirvi che vi sente e che non c’è problema, tanto non uscirà mai con nessuno dei due!»

La voce di Lily li raggiunse da dietro le loro spalle. Pensavano avesse già finito di fare colazione,  di solito era molto mattiniera, invece evidentemente quel giorno aveva tardato. Padfoot notò che non sembrava eccessivamente irritata, se non avesse mantenuto quell’aria fredda avrebbe potuto giurare che una parte di lei era divertita. Quasi.

«Evans, non puoi spezzarmi il cuore in un giorno così speciale. Oggi Sirius compie diciassette anni, dobbiamo festeggiare!»

«Oh, auguri Black»

«Grazie Evans»

Lily fece per sedersi al tavolo, vicino a Mary e Marlene, quando James s’illuminò.

«Evans, un attimo. Posso chiederti un cosa? In privato»

La Grifondoro roteò gli occhi ma lo seguì poco lontano dal tavolo.

«Emh, facciamo una festa per Sirius questa sera»

«Potter, ti ricordo che sono un prefetto!»

«Sì, no, cioè, lo so. Non faremo casino in sala comune, c’è un altro posto. Al settimo piano»

«Non ti salva dai guai il fatto di festeggiare fuori dalla sala comune. Non capisco come Remus possa permettervelo!»

«Merlino Evans, ti prego, non partire così prevenuta! Non abbiamo intenzione di combinare guai, sarà un ritrovo veramente in piccolo solo con i Grifondoro del nostro anno. Sirius ne ha passate tante» James fece finta di non notare la smorfia di Lily a quell’affermazione «e questo traguardo segna la libertà per lui. Vogliamo solo esserci, celebrarlo. Il mondo sta andando a rotoli, Evans, è bene tuffarsi a pieno nelle occasioni di gioia!»

Prongs era molto soddisfatto del suo discorso, pensava che avrebbe fatto effetto, ma l’espressione della ragazza rimase inequivocabile.

«Ci si può tuffare nelle occasioni di gioia anche senza infrangere tutte le regole della scuola per ubriacarsi tristemente in una stanza al settimo piano, Potter»

L’espressione di James si fece estremamente triste e ferita.

«No… noi non…io…solo… volevo semplicemente invitarti, ecco. Se vuoi passare, ci farebbe piacere. Possono venire anche Mary e Marlene, ovviamente, cioè, penso verranno, l'ho già detto alla squadra...»

Lily annuì freddamente e tornò al tavolo. James venne raggiunto dagli altri malandrini. Sirius e Remus gli misero una mano sulla spalla e Peter gli offrì uno zuccotto di zucca: non serviva dirsi niente. Dopo qualche istante e un grosso respiro Prongs fece un gran sorriso e chiese a Sirius di seguirlo.

«Ci vediamo a lezione»

Moony e Wormtail annuirono e Padfoot lo seguì fino in sala comune, un po’ confuso. James gli chiese di aspettarlo lì e fece un salto nel dormitorio, tornò velocemente con un pacchetto di medie dimensioni, avvolto in una carta bianca. Sirius lo scartò e si trovò davanti a un piccolo specchio quadrato, che però non gli rimandò indietro il suo volto. Non voleva ferire l’altro, così fece finta di niente.

«Emh, grazie Prongs, molto bello! Sai quanto io ami specchiarmi…»

James rise fragorosamente.

«Sei il bugiardo peggiore della storia Pad! Ti faccio vedere come funziona. Aspetta qui»

Il suo migliore amico tornò nel dormitorio. Ad un tratto sentì la voce di James chiamarlo, ma non proveniva da sopra quanto… dallo specchio? Sirius lo sollevò e vide il volto di Prongs ammiccare.

«Sono specchi gemelli, basterà che io ti chiami o che tu mi chiami e verremo messi in contatto. Non importa quanto distanti saremo, quella distanza verrà sempre annullata»

«È il tuo modo per dirmi che non puoi vivere senza di me?»  ironizzò Sirius, per scacciare la commozione che lo aveva pervaso.

«È il mio modo per dirti che ci sarò sempre, Pad»


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Note dell’autrice:

Ciao bbbbbelli!
Aggiorno oggi anziché sabato poiché per due giorni sarò senza internet.
In realtà c’è poco da dire su questo capitolo, se non che è uno di quelli che ho preferito scrivere, quindi spero vi sia piaciuto leggerlo almeno la metà di quanto è piaciuto a me batterlo a pc. :)
Ho un po’ l’angoscia di non aver reso Silente - personaggio che io AMO alla follia, anche se so essere molto controverso nel fandom - proprio per com’è: ha parlato molto più di quanto non avrebbe fatto un Silente pienamente nel personaggio, ma sarebbe stato troppo macchinoso fare altrimenti. Inoltre si sta avvicinando l’ascesa totale di Voldemort e Albus è intelligente, lo sa, vuole preparare i suoi ragazzi. Più che prepararli, forse, renderli più consapevoli. In grado di scegliere.

 

Non giudicate troppo Lily, invece. Mi rendo conto che possa sembrare un po’ antipatica ma la sua reazione è perfettamente normale: considera 2\4 dei malandrini degli spacconi, per giunta è un prefetto e James da buon genio le butta lì così che infrangeranno le regole, ci sta che non la prenda bene. E poi per conoscersi serve tempo.

E niente, capitolo cruciale e molto brotp (James è proprio l'amico che tutti vorrebbero!), nel prossimo si riparte dal compleanno e vedremo il regalo di Lupin.

Come sempre sono felice se mi date dei feed.

Buon week end!
Fra

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Capitolo 4
*** III - Watch ***


War and Peace
Capitolo III - Watch

 

3 novembre 1976

Quella sera la stanza delle necessità aveva superato sé stessa: ai muri vi erano stendardi rosso-dorati e sporadiche lampadine pendevano dal soffitto quel tanto che bastava per illuminare i propri passi, creando così un’atmosfera soffusa e piacevole. Nella sala erano sparsi qua e là divanetti blu scuro e tavolini di vetro; per la gioia degli invitati alcuni di essi erano comparsi già pieni di giochi magici. Sirius riconobbe anche le freccette, un gioco babbano che avevano provato da Remus quell’estate. Attaccato alla parete vi era un lungo tavolo pieno di cibi e bevande: Peter, con un’espressione alquanto scocciata, gli stava comunicando che non erano riusciti a far spuntare nulla di alcolico.

«Ci ha fregati Paddy» gli andò dietro James «abbiamo pensato molto intensamente a quanto necessitassimo dello Whisky incendiario, ma penso che la stanza sappia se chi la usa è maggiorenne o meno e abbiamo ottenuto solo succo di zucca, burrobirra e delle strane bevande dai nomi improponibili tipo… Cola-Cola»

«Coca-Cola» lo corresse Wormtail, leggendo l’etichetta della bottiglia indicata da Prongs.

«E cosa diamine sarebbe la Coca-Cola?»

Minus scosse la testa e fece spallucce, lo sguardo di James puntò su di lui.

«Prongs ma che cazzo ne so di cos’è la Coca-Cola, proviamola!»

Peter, che nel frattempo aveva notato i rospi alla menta e aveva iniziato ad abbuffarsi, accolse la proposta con entusiasmo.

«Oh no Wormtail, fossi in te non lo farei!»

La voce divertita di Remus fece sobbalzare il malandrino.

«Perchè?»

«Magia babbana Peter»

Moony prese la bottiglia di Coca-Cola dalle mani leste di Minus e si allontanò da loro, l’appoggiò per terra e, raggiungendoli nuovamente, vi lanciò dentro un rospo alla menta. La bottiglia esplose come fosse la gola di un ungaro spinato.

«E LA STANZA HA DETTO DI NO AL WHISKY PER DIRE DI SÌ A QUELLA ROBA?!»

Remus rise fragorosamente e ripulì la zona con un colpo di bacchetta.

«Non è male Jamie, solo… non va presa insieme alla menta!»

James lanciò un’occhiata sospettosa al tavolo del cibo e si disse che se ne sarebbe tenuto a debita distanza - chissà quali altre insidie avrebbe potuto contenere! Di contro Padfoot, dopo aver chiesto a Moony ulteriori delucidazioni, decise che la Coca-Cola sarebbe diventata la sua nuova bevanda della vita e iniziò a inseguire Prongs con la bottiglia in mano, per il mero gusto di vederne lo sguardo terrorizzato.

Quella sera, oltre alla maggior parte dei suoi compagni di classe, era presente tutta la squadra di Quiddich di Grifondoro. L’agitazione per la partita contro Serpreverde che avrebbero avuto da lì a un paio di settimane, esplose in una serie di dialoghi non sempre sportivi su quanto e come li avrebbero stracciati. Sirius considerò il momento “odiamo i Serpeverde” come la ciliegina sulla torta, almeno fino a quando non partì la musica e si fecero trascinare dal ritmo della festa.

Dopo un lasso di tempo che non avrebbe saputo quantificare, il Grifondoro venne riscosso da una voce estremamente familiare.

«Ora è il mio turno per rubare il festeggiato?»

Il fiato di Remus così vicino al suo orecchio lo fece rabbrividire.

«Moony, sai che puoi rubarmi quando vuoi!»

Si voltò e fece l’occhiolino all’amico, che di rimando gli sorrise e indicò un angolo un po’ più appartato.

Il mannaro non poté evitare di soffermarsi sulla bellezza dell’altro.

Non che di solito fosse diverso, anzi. Sirius era un ragazzo proporzionato, dotato di un’innata eleganza: persino la sua lunga e ribelle chioma nera riusciva, non si sa come, a cadere sempre con grazia sul suo viso. Vestiva dei lineamenti marcati ma mai duri o spigolosi, era quasi come se anche i suoi tratti invitassero alla sfida. La sua faccia era di una bellezza arrogante, ecco. Un’affascinante arroganza. L’aspetto più caratteristico di Sirius, però, erano gli occhi. Remus non riusciva a concepire come Padfoot potesse descriverli solamente con il termine “grigi” e fermarsi lì, quando andavano dall’argento liquido al grigio cenere. Se li avesse dovuti descrivere lui avrebbe detto - suscitando indubbiamente lo sdegno dell’altro - che aveva degli occhi capaci di riflettere l’anima. Ogni tanto, tra le infinite varietà di quel colore, a Moony sembrava di riuscire a cogliere persino il cielo in tempesta. E dopo sei anni, ancora, tutte le volte come la prima, ci trovava dentro qualcosa di nuovo.

Ma in quel momento Padfoot era felice, e un Sirius felice era tutt’altra visione!
La sua famiglia gli aveva inculcato una compostezza che solitamente cercava in ogni modo di cancellare, tentando in qualsiasi istante il gesto più scomposto e disordinato possibile e rimanendo così sempre un po’ concentrato su come dovesse essere, cosa dovesse fare, per distanziarsi al massimo dai Black. Era nei momenti in cui se ne dimenticava che usciva il vero Sirius Black, né composto né teatrale, solo spontaneo, semplicemente e totalmente lui. E poi emanava vitalità, i suoi occhi s’illuminavano e i ghigni si trasformavano in autentici sorrisi: era lo stesso Pad euforico e libero delle notti malandrine in giro per i boschi - il suo Pad. Fondamentalmente il Sirius felice risplendeva, e anche la sua bellezza ne beveva di riflesso.

Lupin si riscosse dai suoi strani pensieri giusto in tempo per notare lo sguardo interrogativo dell’amico.

«Vorrei darti il mio regalo»

«Non dovevi farmi un regalo!»

Sirius s’incupì un po’. Non ne parlavano mai un granché ma sapeva che la famiglia di Remus non navigava nei galeoni: fin da quando Moony era stato morso i suoi genitori avevano dovuto traslocare ogni pochi mesi, per evitare che i vicini s’insospettissero a proposito del figlio, e Lyall aveva lasciato il lavoro al ministero accettando quello che trovava in giro. Da quando Remus viveva stabilmente a Hogwarts per la maggior parte dell’anno, la situazione era migliorata ed era arrivata un po’ di serenità per la famiglia Lupin, ma tutti gli anni di sacrifici li avevano provati.

«Oh, taci!»

Remus gli porse un pacchettino avvolto in un’elegante carta grigio scuro, con una mappa celeste a decorarla. Moony aveva cerchiato in rosso una stella della costellazione del Cane maggiore, la stella di Sirio, e di fianco aveva scarabocchiato “tu sei qui”. Sirius rise e decise che era già il suo regalo preferito. Quando lo scartò qualcosa gli seccò la gola e si trovò senza parole per la seconda volta quel giorno.

Davanti a lui c’era un orologio antico di colore ramato e dalle lancette d’oro bianco. Sul quadrante vi erano intricati motivi astronomici - per lui incomprensibili -  mentre dietro vi era disegnato un lupo, il simbolo della famiglia Lupin. Qualcosa che risaliva ai tempi di Romolo e Remo, aveva spiegato loro Lyall tempo prima. Remus non mancava mai di far notare quanto fosse tristemente ironico, ma a Sirius piaceva.

«Remus, non poss-»

«È tradizione!»

Aveva capito bene quello che stava facendo Moony, quello che gli stava dicendo. I maghi a diciassette anni ricevevano un’orologio magico dalla loro famiglia. Remus stava ricordandogli che, nonostante tutto, una famiglia ce l’aveva. Un po’ come aveva fatto James qualche ora prima. Sentì un colpo ad altezza petto e desiderò potersi trasformare in quell’istante, per potergli saltargli addosso come Padfoot e dimostrargli quanto lo avesse reso felice. Era tutto dannatamente più facile da cane.

Lupin, però, dovette fraintendere la sua faccia poiché si affrettò ad aggiungere: «mi dispiace di non avertene potuto comprare uno nuovo. So che magari non è il regalo più entusiasmante del mondo, avevo pensato a un kit per la scopa… ma con tutto quello che è successo tra te e la tua famiglia non ero sicuro che ne avresti ricevuto uno… e, sai, sono diciassette quest’anno… è tradizione!»

A Padfoot venne da ridere per il modo in cui Remus pronunciò nuovamente le parole finali. Come se la tradizione potesse spiegare - e quindi sminuire - il meraviglioso gesto che aveva appena fatto.  Come se lui non l’avesse capito. Sirius si dannò per la sua incapacità di trovare le parole, così, semplicemente, lo abbracciò. E in quell’abbraccio cercò di trasmettergli tutto quello che stava provando. Si ritrovarono a tremare, entrambi, l’uno nell’altro. E tutto il resto sfumò.

 

 

 


 

19 novembre 1976

«Ed ecco una bella F per i Serpeverde! F di fallimento epico da parte di Wilkes, il cui tiro è stato prontamente parato da Baston. Baston passa a McKinnon, che scarta il bolide scagliato da Mucilber e si dirige spedita verso gli anelli»

Lo stadio fremeva. Remus vide James e Regulus più in alto degli altri, intenti a scrutare il campo alla ricerca del boccino.

Istintivamente guardò Sirius e intuì il suo nervosismo. Poche persone avrebbero potuto notarlo, ma Moony lo conosceva come le sue tasche: la mascella serrata e le labbra strette non erano dovute alla partita. Per quanto l’amico non ne parlasse mai, Remus poteva quasi percepire i sentimenti contrastanti provati da Pad nel trovarsi davanti, come avversario, quel fratello che era diventato avversario anche nella vita. Un fratello con cui non parlava veramente da tempo immemore e che non vedeva dall’estate, salvo le mattine in sala grande e qualche volta di passaggio nei corridoi.

Non si erano mai rivolti la parola, neanche un: “come stai Sirius? Sai, dopo che la nostra famiglia ti ha torturato, sei scappato e io non ho fatto niente se non dire che mi sarei unito a Voldemort?”.

Lupin si riteneva una persona capace di pazienza ed era assolutamente contrario alla violenza, ma avrebbe tanto voluto prendere a pugni Regulus fino a farlo svegliare. Come poteva qualcuno così simile a Sirius essere tanto diverso?

«In molti hanno criticato la scelta di James Potter di affidare la carica di cacciatrici a due donne, ma per le mutande di Merlino se oggi non stanno dimostrando di che pasta sono fatte! Anche se c’è chi si chiede come mai il bel capitano abbia preso in squadra proprio due amiche della Evans…»

«Gudgeon!»

«Scusi professoressa, riportavo solo le voci, per amore del sapere e della democrazia! Sappiamo tutti che Potter ha un debole per la Evans ed è normale chiedersi-»

«La partita, Gudgeon!»

«Sì, ecco, McKinnon ha passato a Vance, che donna maestosa Emmeline! Mi perdoni professoressa, ma lo è davvero, la McKinnon è sexy ma guardi con che grazia la Vance vola e…FICCA LA PALLA DENTRO L’ANELLO. Vance, diccelo che vuoi farci morire tutti!»

«Dovrebbero cambiare commentatore!»

La voce di Lily risuonò vicina e Remus vide la prefetta sedersi accanto a lui.

«Nah, Davey è… non vuole essere cattivo. È semplicemente fatto così, non sa bene controllarsi! Ma quando s’impegna è piuttosto bravo a commentare. E poi» Moony rivolse alla ragazza uno dei suoi rari sorrisi scintillanti e maliziosi, da malandrino «distrae gli avversari. Noi siamo abituati, Prongs potrebbe persino anticipare le sue battute se glielo chiedessi, ma gli avversari no!»

La ragazza sembrò convinta dalla sua risposta, poi assunse un’espressione più incerta.

«Remus, posso farti una domanda?»

«Certo!»

«Perchè chiamate Potter “Prongs”? Avete iniziato a usare dei nomi un po’ assurdi l’anno scorso!»

La Grifondoro cercò di mascherare la curiosità con un tono disinvolto, Lupin le sorrise nuovamente, divertito.

«Oh, no Lily. Mi dispiace ma non posso rispondere, è un segreto tra di noi!»

«Come siete noiosi!»

«Pad ti risponderebbe che siamo molto fighi!»

«Pad?»

«Padfoot. È il soprannome di Sirius!»

«Allora puoi dire a Black che più che fighi mi sembrate infantili e arroganti!»

Lily gli fece una linguaccia a cui Remus replicò ridendo di gusto, poi la voce di Gudgeon li distrasse da quell’ironico battibecco.

«COSA STA FACENDO BLACK? Un altro bolide spedito nel vuoto. Ma dove ha la testa oggi il bel Grifondoro? Sarà innamorato? Fanciulle di Hogwarts, potete sempre consolarvi con me, non ho il fascino da bel tenebroso ma una cicatrice indica che anche io ho coraggio da vendere!»

«È quella che si è procurato per quella faccenda del Platano Picchiatore, vero?» gli chiese Lily, indicando la posizione del commentatore.

La faccia di Lupin - già resasi scura, poiché aveva ben capito che Padfoot non stava affatto mandando bolidi a vuoto - si rabbuiò ancora di più.

«Sì, ha scommesso con un Serpeverde che sarebbe riuscito a toccarne il tronco ed è andata a finire così. Stava per rimetterci l’occhio! Fortunatamente adesso è vietato a tutti avvicinarsi al Platano Picchiatore. Bisogna stare attenti, forse una pianta del genere non sarebbe mai dovuta essere piantata a Hogwarts…»

«Io invece la trovo incredibilmente affascinante! Sai che è un esemplare unico in tutta la Gran Bretagna? La Sprite mi ha raccontato che è originario della Cina, ma pare essere incredibilmente raro anche lì poiché cresce in zone nascoste e produce spore simili al polline soltanto una volta nella vita»

Remus lo sapeva già. Aveva letto tutto il leggibile rispetto al Platano picchiatore durante il suo primo anno, quando era diventato parte della sua seconda casa. Quella per l’altro sé. Sapeva anche che fino al momento in cui Silente non era rientrato a Hogwarts portandoselo dietro, sei anni prima, nella comunità magica inglese la sua esistenza era considerata una leggenda senza alcuna base di verità. Una cosa andava riconosciuta al loro preside: era bravo con le cause perse. Ma se il suo essere lì, e di conseguenza la piantagione dell’albero, fosse costata la vita a qualcuno? Quel tipo di domande lo tenevano sveglio le notti. Ne aveva una lista intera.

«E poi penso che la colpa sia esclusivamente di Gudgeon che si è comportato come un’idiota, non di quel povero albero! »

Il viso di Remus si rasserenò lievemente, ma il suo sollievo durò soltanto fino al successivo commento di Davey.

«E Serpeverde segna! BLACK, MA COSA CAZZO TIRI UN BOLIDE ADDOSSO A TUO FRATELLO MENTRE I SERPEVERDE HANNO LA PLUFFA?»

«GUDGEON, il linguaggio! A me il microfono, prego»

«No, mi scusi professoressa. Farò il bravo, è che non si può essere così pieni di sé da- IL BOCCINO! DI GIÀ?!»

Dagli spalti si levò un coro di “ohh”. Moony non riusciva a vedere il boccino ma James e Regulus stavano schizzando a a tutta velocità verso il suolo. Regulus era bravo, gliene andava dato atto, ma James sembrava essere nato per fare esattamente quello.

Prongs era in netto vantaggio, l’amico vide la sua mano allungarsi e poi… ci fu un boato e un bolide impazzito sembrò dirigersi verso la folla, costringendo tutti a lanciarsi sul pavimento degli spalti. Madame Bumb fischiò e, mentre la professoressa McGranitt richiamò a sé il bolide con un incantesimo, si diresse furente verso Avery. Le due squadre erano scese a terra e si stavano urlando contro, Remus non capì niente di quello che si dicevano. Lily invece sembrava aver capito perfettamente, diventò rossa di rabbia e iniziò a gridare verso il campo.

«Emh, Lily, mi aiuti a comprendere quello che sta succedendo?»

«Avery!» borbottò lei a denti stretti.

«Si, quello l’ho intuito. Cos’ha fatto?»

«Bumphing.  Poteva fare male a qualcuno quel… quel…»

«Bumphing?»

«Dio Remus, non sai proprio niente del Quiddich?»

Moony si sentì ferito nell’orgoglio. La sua ignoranza rispetto al Quiddich era qualcosa che gli rinfacciavano sempre tutti i malandrini. Non è che non gli piacesse, ma la sua vita quotidiana era già abbastanza avventurosa e scegliendo avrebbe preferito un buon libro a quattordici persone su una scopa. Le regole base le sapeva, ovviamente - insomma, viveva con Sirius, James e Peter! -  ma andando nello specifico delle squadre, dei campionati o dei dettagli, iniziava a perdersi. Di solito durante le partite si appoggiava a Wormtail, ma quel giorno l’amico era in punizione da Gazza - sarebbero dovuti esserci anche James e Sirius, tra l’altro gli ideatori della combo “gabinetti e fuochi d’artificio”, ma la McGranitt aveva permesso loro di spostarla sul sabato.

«‘cusa»

La ragazza gli sorrise dolcemente.

«Si tratta di un’effrazione rispetto al regolamento. Avviene quando un giocatore colpisce il bolide indirizzandolo verso la folla. Quell’… Avery l’ha usato per distrarre i cercatori quando ha visto che Regulus era in svantaggio, anche perchè un bolide sulla folla richiede inevitabilmente la sospensione del gioco»

«Che stronzo!»

«Già! Non che Black sia stato molto più leale a continuare a indirizzare bolidi contro Regulus…»

«Quella è una cosa diversa»

La voce di Remus uscì ferma e stanca, quasi minacciosa, così Lily un po’ interdetta si limitò a un laconico «sarà».

Nel frattempo la partita riprese, con tanto di rigore per Grifondoro, ma il clima di tensione restava papabile.

«Bulstrode para, ma nessuno se ne accorge poiché la sua cascata di capelli uniti  ha coperto l’atto e potrebbe coprire l’intero stadio. A quel punto potremmo pensare che nevichi, però. La cura dei capelli è importante Bulstrode, capisco che voi a Serpev-»

«Oh andiamo Gudgeon, ancora una e prendo davvero io il microfono! Non ci stai neanche provando!»

«Ha ragione professoressa, sarò più attento ad essere rispettoso e degno del ruolo che ho!»

Giuro solennemente di non avere buone intenzioni, pensò Remus. E gli venne quasi voglia d’inforcare la scopa solo per raggiungere i suoi migliori amici.

«Ed ecco di nuovo McKinnon-Vance e poooiii di nuovo McKinnon CHEEEEE SEGNA! E con che classe!»

La partita proseguì con altre tre reti dei Grifondoro e una sola dei Serpeverde. Sirius - per quanto avesse smesso di cercare di colpire Regulus - continuava a scagliare i bolidi con troppa forza per essere veramente d’aiuto, ma la differenza sostanziale di qualità che c’era tra i cacciatori fece la differenza.

«Bulstrode fallisce ancora nel parare, ma nessuno di noi ne è veramente sorpreso. Con questa rete della Vance arriviamo a 50 a 20. Vorrei spendere qualche secondo per dire a tutti coloro che mi hanno chiesto se Emmeline fosse single o meno, che non siete abbastanza per lei, mi dispiace!»

La McGranitt non commentò: aveva appena visto James e Regulus volare verso il boccino. Dopo qualche istante se ne accorse anche il commentatore.

«Potter sta raggiungendo il boccino! Lo sta raggiungendo! Ma è una gara spietata, Regulus stacca entrambi le mani dalla scopa, è a un soffio…POTTER PRENDE IL BOCCINO! SI È QUASI LANCIATO DALLA SCOPA SIGNORI, 10’000 PUNTI PER GRIFONDORO!»

Lo stadio esplose in un boato che coprì pienamente i fischi dei Serpeverde.

«150 punti, signor Gudgeon, 150. Grifondoro vince 200 a 20»

«Ben fatto Grifondoro! Serpeverde, penso che l’abbiate presa in quel posto così forte che domani non riuscirete ad alzarvi dal le-»

«Basta così!»

La McGranitt strappò il microfono dalle mani del commentatore, ma la voce non suonò affatto severa quanto ci si sarebbe aspettati.

«La professoressa sembra più felice di noi, Lily!»

La ragazza, euforica almeno quanto la McGranitt, rise e gli disse: «è il quiddich, bellezza!»


La festa in sala grande durò tutta la sera e i Grifondoro - nessuno escluso - festeggiarono come se avessero già vinto la coppa. Quando il sonno prese il sopravvento e anche gli ultimi studenti lasciarono la sala comune, le lancette dell'orologio segnavano l'una.

Alle due e mezza qualcuno si sedette nuovamente davanti al fuoco. Alle tre un rumore di passi lo destò dai suoi pensieri.

«Evans»

«Black»

«Che cosa ci fai sveglia?»

«Potrei chiederti lo stesso!»

«Non riuscivo a dormire»

«Neanche io»

«Perché?»

«Non sono affari tuoi!»

«Neanche i miei motivi sono affari tuoi!»

«Non ti ho chiesto nulla, Black»

«Chiarivo solo, Evans»

Lo scoppiettare del fuoco fu l'unico rumore per molti minuti, dopo un tempo interminabile Lily si girò verso Sirius.

«Perché oggi hai cercato di colpire tuo fratello?»

«Mio fratello è il ragazzo che ha preso il boccino, l'altro è semplicemente sangue del mio sangue»

«Eppure sono le tre passate e sei qui a fissare il fuoco»

Sirius fece per ribattere, poi la guardò sorpreso e scrollò le spalle.

«Mi piace il fuoco. È potente, è bello, è coerente: sai esattamente come agirà. Mi calma»

«Non ti facevo così profondo, Black»

«Non lo sono, Evans»

«Non hai risposto alla domanda, comunque!»

«Devo?»

«Solo se vuoi»

«Non voglio»

«Va bene»

Lily non sapeva spiegarsi come mai, ma aveva voglia di parlare con Sirius Black. Per la prima volta da quell’uno settembre, o forse addirittura dal litigio con Severus, percepì la possibilità di una comprensione. Non che Mary o Marlene non l’ascoltassero o non la capissero, tutt’altro, ma nessuna delle due aveva un certo tipo di problemi familiari. E di certo nessuna delle due era una NataBabbana.

«Ho una sorella, sai?»

«Sì?»

«È babbana e odia la magia. Pensa che io sia un mostro, uno scherzo della natura! Mi ha chiesto di non tornare a casa per Natale, vuole presentare il suo fidanzato alla famiglia e ci ha tenuto a specificare che io non rientro nel termine. Mi preferirebbe morta piuttosto che così. Ed è assurdo, perché dall'altra parte anche il mondo magico mi preferirebbe morta piuttosto che.. così!»

Un velo di tristezza le appannò la vista, come accadeva sempre quando pensava a Petunia. Ma un conto era parlare con Black, un conto piangere davanti a Black: non se lo poteva permettere! Ricacciò dentro le lacrime e cercò d’impostare la sua espressione più decisa.

Sirius le rimandò uno sguardo strano che la fece sentire studiata, poi assunse un’espressione sprezzante ma al contempo incredibilmente… dolce. Si prese tempo, la stanza vibrò d’attesa.

«Non il mondo magico, solo alcuni idioti dentro il mondo magico» disse infine.

La dolcezza sparì per lasciare il posto a qualcosa che la ragazza non riuscì a decifrare.

«Se ti consola anche la mia famiglia mi preferirebbe morto piuttosto che così»

Lily ripensò alle parole che poco tempo prima le aveva detto James.
“Sirius ne ha passate tante”.
Che fosse più vero di quanto non avesse immaginato?

«Non mi consola, non è giusto!»

«No, non lo è. Ma non è giusto neanche che oggi ti abbiano chiamata sanguemarcio tre volte, Evans»

Al suo sguardo sorpreso Padfoot arrossì - oh mio Dio, Sirius Black che arrossiva?

«Le ha contate James. Poi ci ha tenuto a fare una chiacchierata con loro. Io avrei voluto usare l'unica lingua che quelli così conoscono, sistemarli per bene, ma Prongs per la gioia di Moony è diventato fan delle lezioni di Silente e ora fa il pacifista della situazione!»

Il Grifondoro fece una smorfia lievemente contrariata. Era molto buffo, a Lily per un istante venne da ridere. Poi si rese conto che non aveva capito la metà della risposta e lo guardò confusa. Dopoché replicò soltanto alla parte che le era sembrata chiara e che l’aveva irritata e ferita nell’orgoglio.

«Non ho bisogno che voi preziosi cavalieri mi difendiate, so farlo da sola!»

L’espressione di Sirius s’indurì e la sua voce risuonò di freddezza.

«Evans, non sono Prongs. Non ti permettere di trattarmi così!»

«Oh, scusa, dimenticavo che sto parlando con il grande Sirius Black!»

«Per Merlino Evans, togliti quel bastone dal culo! Non riguarda te, non riguarda solo te!»

Lily aprì la bocca per ribattere ma Sirius non le lasciò il tempo di dire nulla. Fece un grande respiro, la guardò intensamente e poi usò un tono meno arrogante e più dubbioso.

«Senti... aspetta, fammi finire! Quello che intendevo dirti è che la vita non è sempre giusta, siamo noi che scegliamo da che parte stare, per cosa combattere, cosa è giusto per noi»

La Grifondoro si vide fare un passo indietro e notare un puzzle ben più grande e complesso. Il disegno da scorgere le parve estremamente faticoso.

«E voi cosa avete scelto?»

«Io ho scelto l’opposto di quanto scelto dalla mia famiglia, con tutte le mie forze» rispose lui. Poi guardò oltre la ragazza, verso il piano superiore, e aggiunse: «e ho scelto loro»

Lily seppe che si stava riferendo a James, Peter e Remus. Qualcosa iniziò a sbiadire davanti ai suoi occhi, le sue certezze su quei quattro erano messe a dura prova dallo sguardo carico di bene con cui Sirius si era rivolto al dormitorio. E dalle parole che si stavano scambiando.

«Ed è stato facile?»

«Cosa?»

«Scegliere di lasciare la tua famiglia indietro? Sapere perchè, sceglierlo, l'ha reso più facile?»

Sirius pensò di mentirle, poi, per un qualche motivo, non lo fece.

«No. C’è un… pezzo… che mi pesa aver lasciato indietro»

“Quella è una cosa diversa”, le aveva detto Remus quel pomeriggio.
Non serviva chiedere, e sentiva che Black non l’avrebbe affatto voluto.
La Evans in quel momento capì. Qualcosa, almeno.

«Black?»

«Sì?»

«Posso farti un’altra domanda?»

Sirius le sorrise - oh mio Dio, un sorriso sincero da Sirius Black. Cosa stava succedendo al mondo?

«Questa è già una domanda, Evans!»

«Un’altra ancora, allora!»

«Sì, ma non ti aspettare che risponda. Sono stanco di rispondere»

Lily annuì.

«Perchè non cambi cognome? So che per voi maghi è qualcosa di molto importante. Almeno non apparterresti più a quella famiglia che tanto…»

Avrebbe voluto dire “odi”, ma era il termine giusto?
Era l’unico?
Poteva permettersi di usarlo durante il primo vero dialogo con Black in sei anni?

Sirius sembrò capire anche senza la conclusione della frase. La tolse dall’imbarazzo di cercarne la fine e parlò. 

«Mi hanno torturato, mi hanno disonorato e hanno bruciato il mio ritratto dall'albero genealogico della famiglia. Chissà cos'avranno fatto alla mia stanza e alle mie cose - beh, quelle che possono toccare. Stanno facendo di tutto per nascondere che io sia loro figlio, capisci Evans? Il fatto che io sia un Black é tutto ciò che non vogliono ed è la migliore arma che ho per farli incazzare!»

La ragazza trattenne il fiato, non sapeva nulla, si diede della stupida per aver paragonato l’odio di Petunia a quello. Le venne quasi da vomitare. Poi l’altro  riprese a parlare, ma così a bassa voce che Lily si chiese se voleva veramente che lo sentisse.

«Ma non solo per farli incazzare, anche per dimostrare ad altri che è possibile, che possiamo scegliere da che parte stare, anche quando contro abbiamo tutto il nostro sangue!»

Lily rimase ulteriormente senza parole, poi, senza premeditarlo - senza deciderlo - sorrise.

Il ragazzo ricambiò, per un attimo. 

«Adesso vado a letto, Evans. Se Prongs mi trova qui con te perdo anche l’unica famiglia buona che ho»

«Oh, smettila!»

«Dico davvero Evans, dovresti dargli una possibilità. È il migliore tra noi»

La guardò attento, come per soppesare gli effetti di ciò che aveva detto. Come per imprimere attraverso gli occhi qualcosa che rendesse quelle parole più vive per lui e più vicine per lei. Poi ghignò e tornò il solito Black.

«e noi siamo già i migliori tra tutti!»

Le risate di Sirius mentre s’incamminava verso le scale del dormitorio furono l’ultimo rumore che sentì quella notte. Una volta a letto i pensieri presero ad affollarsi nella sua mente in maniera sparsa, confusa e prepotente. Si era davvero sbagliata sui malandrini? Ma come poteva essersi sbagliata? Avevano preso di mira così tante persone per puro e semplice divertimento… e facevano gli sbruffoni ogni tre per due!

“Non può essere che siano cresciuti?”, le disse una voce dentro la sua testa, molto simile a quella di Remus. Un’altra, pericolosamente simile a quella di James, proseguì: “è un mese che non mi vedi alzare la bacchetta contro nessuno, anche quando vengo provocato, non significa niente per te?”

Sì, si trovo a pensare. Un mese è poco, non significa niente. Così come non significa niente una chiacchierata drammatica con Black alle tre di notte.
Un mese non poteva cancellare più di sei anni.

L’istante successivo Lily Evans si rese conto che non solo aveva voci dentro la sua testa, ma stava anche rispondendo loro.  Era ufficialmente pazza! Ed era decisamente ora di addormentarsi.

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Note dell'autrice:
Ciao car*!
Che dire? 
Siamo in un altro capitolo un po' di passaggio, ancora lontani da un vero slash tra Remus e Sirius, ma spero che si inizi a cogliere la differenza tra il rapporto che lega Padfoot a Prongs e quello che lo lega a Moony. Il prossimo sarà assolutamente wolfstarcentrico. Ci tenevo anche a dare un po' di spazio a Lily, permetterle di muovere i primi passi verso una comprensione dei malandrini - e viceversa. Inoltre il dialogo con Sirius si rivelerà abbastanza fondamentale per capire alcune "cose" che accadranno tra qualche capitolo. 

Ora qualche nota più "tecnica":

  1. Davey Gudgeon andava a scuola al tempo dei malandrini, è il nome del ragazzo che si è fatto quasi cavare un occhio dal platano picchiatore per una scommessa.  Ho immaginato che un tipo del genere dovesse essere per forza un Grifondoro… e mi serviva qualcuno di potenzialmente divertente - alla Lee - per fare il commentatore. La scelta è ricaduta su di lui anche perchè la Rowling ha confermato che Sirius giocava (ma non ci ha detto che ruolo - io ce lo vedo bene come battitore, sarà anche l’influenza dei gemelli Weasley) e né Remus né Peter mi sembrano i tipi di persona che commenterebbero il quiddich. Remus, come ci dimostrano i commenti di Moony sulla mappa nel terzo libro della saga, ne avrebbe l’acutezza e la malandrinità… ma penso che fosse un modo di essere che riservava solo agli amici. Baston invece è un’idea completamente inventata: sono una famiglia purosangue e mi è sembrato credibile che un parente di quel Baston fosse stato portiere per i Grifondoro. Magari uno zio, che poi ha trasmesso la passione al nostro amato Oliver. Stesso discorso per Bulstrode. 
  2. Per quanto riguarda i Serpeverde: Sirius nel quarto libro afferma che Piton frequentava i futuri mangiamorte, destinati a morire nella prima guerra. E si parla di Evan Rosier e di un certo Wilkes. Che quindi ipotizzo essere stati sui compagni di classe. Avery e Mucilber invece erano più grandi, visto che stavano nel gruppetto di Lucius che aveva preso Severus sotto la sua ala. Però indubbiamente non grandi quanto Lucius, uno o due anni in più. Per comodità della storia fingeremo che ne abbiano solo uno in più, nella mia testa sono i Tiger e Goyle della situazione (per questo li ho posti come battitori). Sappiamo che a scuola in quegli anni c'era anche Barty Crouch jr, che però doveva avere un paio di anni in meno dei malandrini. In realtà dubito che tutti loro fossero giocatori di quiddich - tranne Regulus che è stato confermato - ma piuttosto che inventare nomi preferisco stare nel campo del reale.
  3. Già che ci sono faccio un discorso anche sugli altri allievi, per spiegare alcune delle scelte prese - adesso e in futuro - rispetto ai personaggi. La Rowling non ci ha dato quasi nessuna informazione sulle persone che frequentavano Hogwarts ai tempi dei Malandrini, ci ha confermato solo Mary McDonald. Anche Marlene McKinnon e Emmeline Vance potrebbero essere state delle Grifondoro dell’età di Lily, ma qui entriamo già nel campo delle ipotesi (ai fini della storia fingeremo di sì, ma non sono convinta che entrambe siano state dell’età di Lily - dubito che l’Ordine fosse stato costituito solo dagli allievi del settimo anno di Hogwarts).  In ogni caso dentro la storia la Vance l'ho immaginata di un anno in più rispetto ai protagonisti, giusto per sentirmi più credibile e meno "traditrice di me stessa", ahha. Dorcas Medowes invece era la strega più potente della sua generazione, tanto che Voldemort è andato a ucciderla di persona, difficile avesse 20 anni all’epoca. Lo stesso vale per i Paciok, già auror affermati nel 1981 (e poi Neville ha l’età di Harry, ma penso che pochi maghi facciano figli presto quanto i Potter). Narcissa e Lucius sono più grandi, erano rispettivamente al sesto e settimo anno quando i malandrini iniziarono Hogwarts. Lo stesso vale per Bellatrix, più grande di 8\9 anni (più vicina agli Weasley come età, forse si passano solo un paio d’anni).

    E niente, forse il prossimo capitolo uscirà prima di giovedì prossimo poichè è molto denso - ma non molto lungo - e vorrei dividerlo in due per ragioni emotive. Ci sono scene che stanno bene da sole, lì, così, a macerare. Però non ho ancora deciso!
    Come al solito aspetto tutti i vostri feed e niente, buon we!
    Fra

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Capitolo 5
*** IV - Animals ***


War and Peace
Capitolo IV - Animals

 

22 novembre 1976

«Qualcuno sa dirmi qual è la funzione dell’incantesimo Avis?»

La mano di Lily Evans scattò in aria rapidamente, come di consueto. James gemette ammirato e guardò Sirius.

«Hai visto che roba?! Sono quasi diciassette anni che vivo nel mondo magico ma saprò forse un decimo di quello che sa lei!»

«Prongs, ti prego!»

«E poi sai tante cose anche tu, solo… diverse» intervenne Peter, sorridendo dolcemente come a rincuorare l’amico.

Sirius annuì distrattamente a conferma della tesi di Wormtail; in realtà vedere in aria il braccio della Evans gli faceva sentire ancor di più l’assenza dell’altra mano solitamente pronta ad alzarsi dopo ogni domanda. La notte prima era stata difficile: Remus si era ferito molto dopo la trasformazione e non importava quante lune avessero già trascorso insieme, o quante ancora ne avrebbero trascorse, l’inizio restava sempre orribile per lui. E per loro. Vedere Moony diventare lupo non era qualcosa di rapido e indolore: perdeva molta della cognizione di sé prima ancora di trasformarsi completamente, ma non abbastanza da non rendersi conto del dolore. C’era qualcosa di profondamente umano - profondamente Moony -  nelle sue urla di sofferenza mentre il corpo gli si allungava e si contorceva fino ad assumere le sembianze del lupo. E poi arrivava la parte peggiore, la sete di sangue che, impossibilitato a soddisfare, il licantropo rivolgeva a sé stesso mordendosi e ferendosi. Da quando erano diventati animaghi e trascorrevano le notti di luna piena con lui, spesso riuscivano a calmarlo prima che si facesse particolarmente male, ma non sempre erano così fortunati.

«Prego signorina Evans»

La voce squillante del professor Vitious sostituì all’immagine del lupo quella di Remus. Padfoot si riconcentrò: voleva prendere bene gli appunti per l’amico. La settimana post-luna era odiosa per lui e per James - un po’ meno per Peter, che non istigato da loro se ne stava abbastanza tranquillo - perchè oltre a non avere con loro Moony dovevano anche diventare studenti modello; ma già a Lupin pesava molto passare una settimana al mese lontano dalle aule e dentro l’infermeria a causa del suo piccolo problema peloso, almeno avrebbe avuto degli appunti così perfetti da credere di non essersi perso nulla. L’avevano deciso al secondo anno, scoperta la verità: non potevano fare molto altro, ma quel poco l’avrebbero fatto bene!

«Fa apparire uno stormo di uccelli dalla bacchetta, professore. Poi essi attaccano l’avversario»

«Esatto signorina Evans, cinque punti a Grifondoro. Avis confonde il nemico e gli infligge ferite molto leggere. Potrebbe sembrarvi un incanto semplice e inutile, ragazzi, ma non lo è! Può essere fondamentale per creare diversivi e fuggire da situazioni pericolose. Non sono soltanto le maledizioni a decidere la vita o la morte, Avis potrebbe salvarvi la pelle!»

Il docente di incantesimi parlò con estremo vigore e Sirius percepì che dietro vi era molto di più che una semplice formula.

«Il movimento della bacchetta è elementare ma richiede precisione, dovete disegnare tre semicerchi in fila. Il ritmo della bacchetta deve assomigliare a un valzer: un, due, tre. Avanti, provate!»

Il resto della lezione fu piuttosto avvincente e divertente, soprattutto quando Marlene McKinnon fece finire “distrattamente” e ripetutamente lo stormo di uccelli addosso a Gudgeon. Sirius era certo fosse una vendetta per i commenti dell’altro durante la partita, dovette pensarla così anche Vitious poiché tolse dieci punti alla casa - ma diamine se ne era valsa la pena! Uscendo dall’aula andò a batterle un cinque, la ragazza rispose con un sorriso che sarebbe potuto entrare di diritto tra quelli che accompagnavano le loro malefatte.

Forse proprio per la bellezza dell’ora precedente, le due successive sembrarono durare un anno. Sirius odiava pozioni, non tanto per la disciplina in sé quanto per il fatto che dovessero frequentarla con i Serpeverde. Anche James s’irrigidiva spesso, in particolar modo tutte le volte che incrociava lo sguardo di Moccious. O quando Moccious veniva elogiato da Lumacorno. O quando Moccious respirando gli ricordava della sua esistenza.

Fu quindi con grande sorpresa di tutti che Prongs rimase impassibile quando Piton gli si avvicinò, insieme a Wilkes e Rosier, alla fine della lezione.

«Potter, ho incrociato Lupin in infermeria. Belle le sue nuove cicatrici, sono opera tua? Adesso che anche gli altri sanno usare la magia hai paura e te la prendi con i tuoi amichetti?»

I due Serpeverde accanto a Moccious ridacchiarono, qualcuno di entrambe le classi si fermò ad assistere. Sirius sentì la rabbia farsi strada in tutto il suo corpo ma si costrinse a stare calmo. Questa la sapevano, erano preparati: non era una questione loro ma di Moony e certamente non andava ingigantita. Con la coda dell’occhio vide James sorridere, poi l’amico parlò con il suo miglior tono malandrino.

«Quali cicatrici?»

«Non abbiamo idea di cosa tu stia parlando!» gli fece eco Peter, con fare teatrale.

Piton era livido, l’espressione sdegnosa che indossava faceva sembrare la sua pelle giallastra ancora più malaticcia del solito.

«Quelle di Remus Lupin, Potter. Cosa nascondete?»

«Per Merlino, e chi sarebbe Remus Lupin?»  continuò James, allargando il sorriso.

Moccious, se possibile, divenne ancora più furibondo. Non quel tipo di rabbia che scoppia, quella che procede sotterranea e indisturbata. Sirius sapeva individuarla, la conosceva bene.

«Lo scoprirò!» soffiò il Serpeverde a denti stretti.

«Ma sai, potrebbero essere tante cose. Forse ha fatto pratica a Quiddich!» intervenne lui.

«Ha combattuto con cento Inferi!» sogghignò Wormtail.

«Ha salvato un gruppo di ragazzini del primo anno dai bulli» continuò Padfoot.

«Dovresti vedere l’altro, infatti!» gli andò dietro James.

«O forse ha ucciso Voldemort!»

Sirius pronunciò le ultime parole in tono di sfida, sia per segnare la fine della discussione che per provocarli: voleva vedere le loro facce, studiarle, capire. I tre Serpeverde sussultarono a sentire quel nome, poi sbiancarono e fecero un passo indietro, quasi come se il Grifondoro li avesse colpiti con un oggetto o un incantesimo.

«Non osare p-»

Piton interruppe Rosier con fermezza.

«Andiamocene!»

In poco tempo i sotterranei si svuotarono, rimasero soltanto loro tre e Lily, Mary e Marlene. Le ragazze si avvicinarono ai Malandrini e la Evans, scura in volto,  allungò dei fogli a James. Sul viso di Prongs si manifestò pura sorpresa.

«Ho preso gli appunti per Remus»

«Oh! Grazie Evans!»

«Li abbiamo già!» intervenne Sirius, ancora nervoso per il diverbio di prima.

«Andiamo Black, siamo in classe insieme da sei anni. So come seguite, dalli a Lupin, okay?»

«Invece alle volte seguiamo. Non sai sempre tutto, Eva-»

«Glieli porteremo, grazie tante ragazze, ne sarà felice!» tagliò corto James, guardandolo male.

Lily annuì.

«Pensi che ci sarà domani alla ronda?»

«Non lo so, sai, ha una brutta influenza!»

Sirius vide gli occhi di Marlene scintillare divertiti, poi schioccando le labbra si rivolse a lui.

«Maccome, Black, non aveva sconfitto Voldemort?»

Peter e Mary rabbrividirono di getto.

«Non potremmo chiamarlo Tu-sai-chi?» mugugnò il malandrino.

«Perchè dovremmo?» chiese Prongs, dolcemente.

«I nomi hanno potere, James»  intervenne Mary.

«Mi permetto di dissentire. Ne hanno solo quanto noi permettiamo ne abbiano»

Prongs rispose con estrema educazione e gentilezza. Padfoot da buon - o da non buon - Black, sapeva che non era così semplice… ma in linea di massima si ritrovò nelle parole dell’amico.

«Già, è assurdo aver paura di un nome!»

Lily sembrò ponderare a lungo un pensiero, forse più che incerta rispetto alla sua riflessione era dubbiosa rispetto alle persone a cui la stava per proporre, alla fine lasciò cadere una domanda.

«Ve ne siete accorti?»

Nessuno sembrò capire, tranne James.

«Sì!»

Peter diede voce ai pensieri di tutti.

«Emh, di cosa ci dovremmo essere accorti?»

Prongs si fece incredibilmente serio.

«A scuola… prima Silente con il patronus, l’altro giorno la McGranitt con Illuficium e oggi Vitious e il suo Avis… è come se…»

«Ci stessero preparando» concluse Lily per lui.

I due si guardarono intensamente.

«Intendete… per una guerra?» chiese una sgomentata Mary.

Prongs cercò di trovare le parole giuste.

«Credo… per scappare, stare al sicuro, non lo so. Ci stanno insegnando incantesimi per comunicare di nascosto e proteggerci, principalmente!»

Sirius se lo aspettava, ma fu comunque un pugno nello stomaco. Qualcosa dentro di lui si agitò.

«Sì, penso che sia solo questione di tempo. Avreste dovuto sentire la mia famiglia quest’estate… inizierà davvero!»

Marlene era rimasta molto lucida, li guardò con attenzione uno per uno. Poi parò con decisione.

«Dobbiamo fare qualcosa!»

«Il ministero fermerà tutto prima che scoppi una guerra, avete visto i recenti cambiamenti!» replicò Minus, che sembrava sull’orlo di uno svenimento.

Tutti aprono la bocca per ribattere ma Lily chiuse la discussione.

«Speriamo!»

Era un tempo troppo pieno di dubbi e incertezze, non era il momento giusto per le ipotesi, per la paura. Forse per la speranza sì, però. Tutti e sei tornarono nella sala comune con il cuore pesante, ma in aggiunta quantomeno c’era la consapevolezza di non essere soli.

Poco dopo i malandrini passarono in infermeria a vedere come stava Moony, anche perchè volevano raccontargli tutto, ma lo trovarono profondamente addormentato.
Sirius andò in cucina e si fece dare del cioccolato dagli elfi, poi glielo lasciò sul comodino insieme agli appunti e un bigliettino.
 

Ehi, bell’addormentato!
Abbiamo tanto su cui aggiornarti, quindi vedi di rimetterti presto!
Se ti dovessero chiedere qualcosa rispetto alle cicatrici rispondi che hai tentato di accarezzare la McGranitt sotto forma di gatto; il resto delle scuse divertenti le abbiamo già usate noi oggi con Moccious. Ti ho lasciato anche gli appunti della giornata: quelli bellissimi e ordinati sono i miei, gli altri robaccia della prefetta di Grifondoro. James è un po’ geloso, penso potrebbe fingere di stare male solo per ricevere anche lui degli appunti da lei.
Comunque… a incantesimi Marlene ha usato Avis su Gudgeon, è stato uno spasso!
Lei è un tipa in gamba, non capisco proprio cosa ci faccia sempre con la Evans. Ma d’altronde Prongs ci testimonia che…
Ora andiamo a cena, passiamo più tardi!
Sii sveglio… e muoviti a uscire da questo letto.
Con affetto malandrino,
Padfoot

 

 

 



1 dicembre 1976

«Sei ridicolo Paddy, un Thestral vincerebbe sicuramente!»

«Mi prendi in giro? Gli Ippogrifi sono più grandi e forti dei Thestral. Sono tutti pelle e ossa quelli, finirebbero spezzati in due al primo colpo!»

«Dovresti essere capace di vederli per poterli colpire!»

«Gli Ippogrifi sono animali, Prongs, certo che potrebbero vederli! Uccidono per mangiare!»

«Ma cosa ne sai tu di come funziona la visibilità di un Thestral!»

«Mooony, per favore puoi dirgli che ho ragione e vincerebbe l’Ippogrifo?»

«Remus Lupin, non farti traviare dal cagnaccio! Vincerebbe il Thestral in una lotta, no?»

Il citato Remus Lupin lanciò un’occhiata a Peter in cerca di conforto: quella discussione insensata si era protratta ininterrottamente per tutta la durata della colazione e non sembrava trovare una fine. L’amico però era realmente concentrato nel tentativo di trovare una quadra allo scontro tra i Thestral e gli Ippogrifi e non lo degnò di uno sguardo. Rassegnato il mannaro optò per una riposta diplomatica.

«Non credo che lotterebbero, non sono nemici naturali!»

James lo guardò oltraggiato per non aver ricevuto la ragione che pensava di meritare, Sirius invece s’indignò per la risposta inutile dell’altro.

«Moony, per ipotesi!»

«Per ipotesi dico che sarebbero i maghi a rimetterci le penne!»

«Sapete cosa?» intervenne Wormtail, guardando Remus  «tra tutti vincerebbe un lupo mannaro!»

«Indubbiamente vincerei, sono fortissimo!» affermò Remus, sorridendo e cercando di impostare un tono divertito. Ci riuscì solo relativamente.

Sirius guardò Peter cercando di trasmettergli qualcosa del tipo “ma che cazzo ti dice il cervello?” , James sdrammatizzò.

«Uh, sì. Quanto siamo fortunati ad avere la nostra mamma lupa a proteggerci! Non so neanche perchè stiamo entrando a lezione di difesa contro le arti oscure, a che ci servono le orribili lezioni del professor Brocklehurst?!»

«Magari ci fosse ancora Silente!» tentò Peter, un po’ perchè lo pensava e un po’ per correggere il tiro della sua uscita infelice.

«Già, era stata una lezione enormemente interessante!» concordò Remus educatamente, tornato alla sua solita giovialità.

«E almeno impareremmo qualcosa, anziché le lezioni da primo anno a cui ci obbliga Brocklehurst!» sbuffò Sirius.

Era vero: il nuovo insegnante era stato scelto dal Ministero - Silente non l’aveva mai detto apertamente, ma in casa Potter le voci giravano abbastanza e Prongs aveva sentito i suoi parlarne; erano certi che il Ministro volesse tenere sotto controllo Hogwarts, visto il periodo - e si limitava a pipponi teorici degni delle peggiori lezioni di Ruf.

James si accodò a Sirius.

«Già. Chissà di che creatura pericolosa parleremo oggi. Avvicini? Pixe?»

«Io so solo che quel patronus è un incantesimo impossibile, due ore e non mi è venuto niente!» brontolò Peter.

«Dovremmo esercitarci!» suggerì Moony.

Gli altri tre annuirono con convinzione ed entrarono nella stanza dove si sarebbe dovuta svolgere la lezione. A Remus piaceva molto quell’aula, tra lo scheletro di drago e il grande lampadario di ferro appeso al soffitto dava proprio l’idea di essere il luogo giusto per imparare a cavarsela in ogni situazione. Si vide a insegnare lì, tra quelle pareti adornate da grandi finestre, fogli sparsi ovunque, creature in giro per la classe e - soprattutto - in mezzo agli studenti. Sognava di poter fare la differenza e costruire un futuro diverso, essere per qualcuno quello che Silente era stato per lui. Padfoot gli diceva sempre che aveva già l’occhiata perfetta per mettere a tacere tutti - “se ci riesci con noi, Rem!”- e che quella segnava lo scarto tra un professore mediocre e uno bravo.

Non che fosse così semplice, e poi per uno come lui - lo sapeva - era un desiderio impossibile, ma quando era con i suoi amici gli sembrava tutto più semplice, tutto realizzabile. Immaginavano spesso le loro quattro case vicine e tutta la vita che avrebbero passato insieme. James pensava di giocare a Quiddich in maniera professionistica dopo Hogwarts, Sirius avrebbe voluto fare lo spezzaincantesimi e Peter era ancora un po’ indeciso. Si vedeva bene ad aprire un negozietto magico, meno impegno e bei galeoni. La costante erano le immagini di loro quattro, con le loro famiglie - beh, le famiglie dei tre, Moony era consapevole di non poterne avere una - a bere burrobirra a casa di uno e chiacchierare fino a tardi. Una voce sgradevole interruppe il filo dei suoi pensieri.

«Il vostro preside mi ha chiesto di valutarvi anche nella pratica, lo accontenteremo. Oggi niente libri, avremo a che fare con i mollicci!»

Brocklehurst indicò con il dito un vecchio scrittoio posto sulla parete in fondo all’aula. La mano di Lily scattò in aria.

«Sì signorina…?»

Come se non fossero più di tre mesi che insegnava alla classe.

«Evans. Volevo dirle, professore, che abbiamo già affrontato i mollicci al terzo anno!»

Brocklehurst assunse un’aria di falsa cordialità, Remus intuì subito che in realtà era estremamente infastidito. Ripensò agli ultimi racconti dei malandrini e in pochi secondi nella sua testa affiorò una teoria. Mentre il professore rispondeva alla prefetta, toccò dentro gli altri tre e bisbigliò i suoi ragionamenti.

«Penso sia un modo per controllarci, usa il molliccio per avere accesso alle nostre paure più profonde. Sono informazioni! Quello per cui è qui»

Peter lo guardò sorpreso, James si agitò sulla sedia, Sirius ringhiò sotto voce.

«Maledetto bastardo!»

James stava per parlare quando la voce melliflua di Brocklehurst lo anticipò.

«Potter, Black, Lupin, Minus. Una filastrocca antipatica più che dei nomi. Dieci punti in meno a Grifondoro, direi. Avete intenzione di iniziare a seguire o volete tè e pasticcini?»

Moony lanciò un’occhiata a Prongs e afferrò il braccio di Padfoot, già pronto a scattare, per intimargli il silenzio: non avevano alcuna prova rispetto alle loro teorie e non era il caso di destare sospetti inutili o di beccarsi altre punizioni.

«Ora che anche lorsignori ci hanno rivolto la loro preziosa attenzione, possiamo iniziare. Già sapete, dunque non servono particolari spiegazioni. In fila indiana, vediamo come la gestite!»

Remus vide qualche faccia irritata, ma la classe obbedì.
Si mise dietro Sirius, davanti a James e Peter: c’erano pochi studenti prima di loro, volevano togliersi quella scocciatura il prima possibile.
Con Coote il molliccio si trasformò in un serpente, il Grifondorò prontamente gli annodò la lingua. 
King invece vide un’esercito di cimici, mosse la bacchetta ed esse si capovolsero al contrario.
Mary si ritrovò davanti un Inferius, la classe ebbe un sussulto ma la Grifondoro rimase lucida e pronunciò l’incantesimo corretto, facendo gonfiare il cadavere fino a farlo assomigliare a una palla.

«Eri troppo magro!» scherzò lei un po’ pallida, cedendo il posto a Lily.

Di fronte alla ragazza comparve un’altra ragazza, più o meno della sua età. Alta, magra, dal profilo cavallino. Squadrò la Evans con un’espressione orribile, poi tra le sue mani spuntò un coltello e si avvicinò alla ragazza.

«P-p-etunia no» sussurrò Lily.

Remus pensò d’intervenire, ma la Evans si riscosse e rispose bene, quando parlò lo fece con una voce decisa e distante.

«Non sei tu e non è nemmeno il tuo odio. Riddikulus!»

Il coltello si trasformò in un mazzo di fiori da cui uscirono molte api che iniziarono a pungere la ragazza-molliccio.
Lily si spostò, Sirius fece un passo avanti.
Come tre anni prima Orion e Walburga Black si sostituirono alle paure della Evans.
Svogliatamente e con noncuranza Sirius agitò la bacchetta, sul volto della donna comparvero moltissime rughe, fino a coprirle la faccia e renderla irriconoscibile. Più simile a una mummia che a una donna. L’uomo invece prese fuoco. Sirius latrò una risata amare e scartò di lato, tutto il resto accadde velocemente.

Il molliccio si trasformò in un lupo mannaro e come di riflesso le paure di sempre, quelle che tentava di nascondere ogni giorno, assunsero forma concreta. Di fianco al lupo apparve il cadavere di suo padre. Il lupo aveva ancora i denti affondati in quella carne, erano una cosa sola: la sua paura di uccidere chi amava. Gli si seccò la gola. Non ebbe il tempo di pensare a nulla poiché di colpo il cadavere divenne quello di sua madre. Il suo cuore perse un battito. Poi divenne Peter. Poi James. Poi Sirius. Ogni volta qualcosa gli pugnalò il petto. Remus sapeva tutta la teoria ma il suo cervello si era svuotato. Com’era possibile trasformare quello in qualcosa di divertente? Com’era anche solo pensabile riuscire a pensare a qualcosa di allegro quando davanti agli occhi aveva i suoi migliori amici morti, per giunta uccisi da lui?

Il lupo tornò solo lupo e si diresse verso di lui. In un istante fu tutto vero: li aveva uccisi, era un mostro. Ecco cos’aveva fatto a chi lo aveva accettato e accolto! Remus cadde a terra, lasciò andare la bacchetta e chinò la testa: avrebbe ricevuto ciò che meritava.

«Oh andiamo professore! Riddikulus!»

Il lupo si accucciò come un cane e tirò fuori la lingua, in attesa. La classe rise. Aveva un collare con tanto di targhetta e non faceva più paura, non sembrava più neanche un mannaro.

«Potter, le ho per caso chiesto d’intervenire?»

«No signore, ma-»

«Altri dieci punti in meno a Grifondoro! Continuiamo!»

Due braccia forti lo strinsero e lo fecero alzare. Gli occhi grigio chiaro, platino, che si trovò davanti lo osservavano con preoccupazione. Dopo qualche istante, senza lasciarlo - e menomale, perchè a Remus sembrava che il corpo dell’altro fosse l’unica cosa che gli permetteva di rimanere in piedi - Sirius gli parlò nell’orecchio con estrema dolcezza.

«Ehi, va tutto bene Rem, stiamo bene, era un fottutissimo molliccio. Va tutto bene. Sono qui!»

Moony si appoggiò ancora di più all’altro. Gli venne da pensare che Padfoot aveva proprio un buon profumo, come quello dell’aria dopo la pioggia, un po’ terra e un po’ cielo. Stava per dirglielo, poi l’immagine di Sirius morto ricomparve nella sua testa e dovette concentrare tutta la sua energia nel tentativo di non vomitare. Probabilmente tremò, perchè Sirius lo strinse più forte.

 

 

 

 

10 dicembre 1976

«Ehi Wormtail! Hai visto Moony?»

Peter staccò gli occhi dalla partita di SparaSchiocco che stava vincendo e guardò dubbioso i due amici appena entrati in sala comune. 

«No, pensavo fosse venuto a seguire i vostri allenamenti. Avete provato a cercarlo in biblioteca?»

Sirius fece una smorfia. 

«Sì! Niente. Però abbiamo fatto un giro veloce, sai che Madame Pince impazzisce quando mi vede lì!»

«Come darle torto Pads»  intervenne James «l’ultima volta hai quasi dato fuoco ai libri!»

Il Grifondoro scrollò le spalle con la sua consueta e indifferente eleganza e sorrise furbamente scoprendo i denti.

«È stato un incidente!»

«Sappiamo bene entrambi che non è vero!»

«Mi annoiavo!»

«Lo so-»

«E poi mi dà fastidio quando qualcuno mi zittisce!»

«Lo so!»

Prongs rise insieme a Peter. Poi gli venne in mente qualcosa. 

«Tra l'altro sapete che penso che a Madame Pince abbia una storia sentimentale con Gazza?»

Le voci di Padfoot e Wormtail si unirono in un identico coro. 

«DAAAAVVERO?»

«Sì! Li ho visti un sacco di volte insieme sulla mappa del malandrino, basta fare 2+2!»

«Ecco cosa succede a chi sta troppo tempo sui libri, poi finisce con Gazza!»

James rise nuovamente. 

«Esatto, dovremmo dirlo a Moony!»

«A proposito, la mappa! Ottima idea! Passamela cervo, così vediamo dov'è quel lupastro!»

Prongs aprì il suo zaino e passò il prezioso oggetto all'amico. 

«Non c'è!»

«Hai cercato bene? Magari è semplicemente dentro una folla di puntini!» suggerì Peter.

«No. Però penso di aver capito dove potrebbe essere. Controllo al volo, ci vediamo a cena!»

Padfoot più che aver capito era proprio certo della sua teoria. Avrebbe addirittura potuto affermare di saperlo già fin dal mattino, quando in sala grande era stato chiesto di dare i nomi di chi si sarebbe fermato a Natale. 

Non aveva idea di come fosse accaduto, o quando, ma Remus di colpo era diventata la persona a cui pensava più spesso. Quando accadeva qualcosa aveva subito voglia di dirglielo, se vedeva degli oggetti particolari o buffi immaginava le sue reazioni, prima di prendere una decisione sentiva il bisogno viscerale di parlarne con lui - e poi fare di testa sua comunque, ma solo dopo.

Era diverso dal rapporto con James.
Prongs era la sua spalla in tutto.
Condividevano qualcosa di fraterno e di simbiotico.
Certo che aveva voglia di parlare anche con James, forse addirittura prima che con chiunque altro, ma con la tranquillità di essere a casa.

La sola idea di parlare con Remus invece gli faceva torcere le budella.
Si chiedeva cosa avrebbe detto l'altro, in che maniera lo avrebbe guardato, con che tono avrebbe risposto.
Moony era una sorpresa continua.

Il maggiore dei Black si era detto ripetutamente che era tutto dovuto a quello. C'era l'irresistibilità dell'enigma, della sfida. E poi l'intelligenza estrema dell'amico lo stimolava a certi pensieri, era normale.

Erano due animali, alla fine.
Cane e lupo.
Condividevano qualcosa di ancestrale e simile anche nelle loro trasformazioni.
Così come nella vita.
Forse era per quello che si capivano tanto bene.
Entrambi avevano sempre pensato che il contatto fosse dolore.

Il lupo si sentiva un mostro, toccare significava rischiare di ferire l'altro. Farsi toccare, invece, significava ferire sé stesso ad ogni addio.
Il cane si sentiva solo, toccare significava non stringere nulla. Farsi toccare, invece, lasciava lo stesso vuoto. In quella stramaledetta casa, tanto grande quanto fredda, nessuna chiave riusciva ad aprire quello che aveva dentro.

Poi era arrivato Prongs e come il sole li aveva illuminati.
La solitudine non c'era più!
Eppure, qualche zona di buio esisteva ancora per tutti e due. E forse sarebbe esista per sempre.
Solo insieme, passandosi l’oscurità reciproca, l’orrore riusciva a fare meno paura.

E allora no, era perfettamente normale che avesse voglia di abbracciare Remus, stringere Remus, muovere i capelli di Remus, sdraiarsi addosso a Remus - fino a sentire il suo calore, il suo respiro.
Era il suo animale a farlo, il suo buio a volerlo.

Si diresse spedito al settimo piano e arrivò davanti all’arazzo di Barnaba “il Babbeo” bastonato dai Troll. Camminò lungo il corridoio per tre volte pensando intensamente alla necessità di incontrare Moony, immaginando che l’amico non avesse richiesto misure protettive alla stanza. Come previsto la porta comparve e lui entrò. Subito l’accolse una meravigliosa melodia: il malandrino stava suonando il pianoforte. 

Sirius fece un piccolo passo avanti e si chiuse la porta alle spalle cercando di fare il minor rumore possibile, poi appoggiò la schiena al muro e guardò l’altro. Lupin non si era accorto di nulla, aveva gli occhi chiusi e un’espressione serena sul volto. Le lunghe dita bianche sembravano volare sulla tastiera, apparentemente senza sforzo alcuno. Talvolta si appoggiavano ad essa con delicatezza, talvolta con un’energia quasi frenetica. Sempre con sapienza, però. A guardarlo sembrava fosse qualcosa che avrebbe potuto fare chiunque. 

Moony qualche anno prima gli aveva raccontato che i suoi genitori avevano fatto il possibile per non permettere che la sua condizione gli rubasse tutta la vita, tutto l’amore per il mondo. Per questo lo avevano sempre incoraggiato a sviluppare passioni e imparare nuove cose. Lyall aveva passato tutta l’infanzia del figlio a raccontargli le storie dei suoi viaggi, aiutandosi con la bacchetta per creare l’atmosfera delle creature di cui parlava. E mentre il padre lo aveva educato alla magia, Hope gli aveva insegnato la Bellezza. L’amore per la musica, l’arte, la letteratura. Pochi sapevano - o sapevano fare - tante cose quante Remus e nessuno, almeno a parere di Sirius, riusciva a renderle così affascinanti.

Affascinante era il termine più giusto anche per descrivere Moony in quel momento. Si chiese - solo per un attimo, poi accantonò il pensiero nell'angolo della mente destinato a tutto ciò che preferiva chiudere a chiave e far riempire di polvere - se fosse proprio normale aver bisogno di deglutire dopo aver visto l'amico. Ma era così bello così perso. Aveva le maniche della camicia arrotolate all’indietro in maniera scomposta e i capelli scompigliati da tutto quel muovere la testa a tempo, eppure nel complesso non aveva perso un briciolo della sua eleganza. Anzi, era aumentata. Era più intima, più sua. Dopotutto poche persone al mondo avevano il privilegio di vedere quel Remus Lupin.  Scompigliato, indifeso, immerso. 

Sirius non aveva idea di che musica fosse, ma ne riusciva a percepire l’armonia. All’iniziò gli sembrò che le note si rincorressero l’una con l’altra, quasi con sospetto, poi pensò che si stessero spegnendo - aveva finito? - e invece ecco che si rincorrevano ancora, in tono allegro. Prima veloce, poi lento e veloce e lento e veloce e infine, a sorpresa, ancora più veloce. C’era dolcezza nelle note veloci. Sirius si sentì accarezzato e accolto. Poi la musica si fermò e ripartì qualcosa di diverso, più lento, più sottile, più… doloroso. Attrattivo quanto il canto di una Sirena, bello e terribile come le lacrime di un innamorato. Sul finale i due ritmi si unirono in uno solo, nuovo di zecca, che gli sembrò parlare di speranza. Era tante cose. L’ultima nota sarebbe stata degna del lamento di una fenice, della meraviglia di certe albe, di una rinascita. Una lacrima inattesa e inspiegabile percorse il volto del maggiore di Black.

Remus riaprì gli occhi e si stiracchiò sulla sedia. Non si era ancora accorto di lui. Sirius si prese qualche secondo poi trovò il coraggio di rompere l’incanto. 

«Sapevo che ti avrei trovato qui, suoni sempre quando hai bisogno di pensare!»

Moony trasalì e si girò.

«Cos’era?» continuò Padfoot. 

«Beethoven, grosse fuge, opera 133»

Remus non ebbe bisogno di dilungarsi in spiegazioni: nel corso degli anni aveva raccontato a Sirius molto del mondo babbano. All’inizio l’amico voleva spunti per fare arrabbiare i genitori, poi era rimasto realmente catturato, soprattutto dalla musica e dalle moto. 

«È nuova!»

Sirius avrebbe voluto dire tutt’altro: è straziante, è bellissima, mi parla, sei così bravo, perché sei venuto qui anziché parlare con me?, come stai?, smettila di pensare! 

Remus annuì.

«Non la suono mai davanti a qualcuno, è troppo difficile e sbaglio sempre qualcosa... ma è una delle mie preferite. Venne considerata un indecifrabile e incomprensibile orrore quando uscì, oggi non c’è artista che non la conosca! S’ispira a un concetto filosofico babbano e per questo motivo ci sono tre temi: una tesi, un’antitesi e una sintesi. La sintesi fa emergere una nuova melodia che tiene insieme  e trasforma la vita dei primi due»

Sirius non ebbe bisogno di chiedergli che vite stesse cercando di tenere insieme e trasformare.

«Resto a Hogwarts con te per Natale, Rem»

«No Pad, grazie»

«Ho deciso!»

«Sirius!»

«Remus»

«A me sta bene così, davvero. Ne approfitterò per portarmi avanti con lo studio, sai quanti compiti ci danno di solito!»

«A te non sta bene così, Moony!»

«Ti dico di sì!»

«Almeno fammi restare con te!»

«C’è una famiglia che ti aspetta Paddy, sai che è giusto tu sia con i Potter»

Sirius lo sapeva. 

«Vieni con noi, allora!»

«Conosci quello che potrebbe accadere! Solo stando ad Hogwarts sono fuori dalla pura giurisdizione ministeriale. Serve il consenso di Silente per fare qualsiasi cosa nel castello»

«Non permetterò che il Ministero ti marchi!»

«Non è una scelta su cui hai del potere, Sirius»

Dalla lezione di Difesa contro le Arti Oscure era scattato qualcosa di diverso in Remus,  se ne erano accorti tutti e tre. Sirius improvvisamente capì. Si sentì stanco, gli sembrò di uscire da sé. A parlare fu la sua voce, ma era anche quella di un estraneo.

«Non stai male perché dovrai trascorrere il Natale qui»

Affermazione.

«Non ho mai detto di stare male»

Sotterfugio.

«Moony, il tuo cervello bacato si sta chiedendo se restare a Hogwarts sia la cosa giusta o qualche puttanata simile, vero?! Per questo non hai ancora dato il tuo nome! E io che pensavo fossi triste all’idea di non tornare a casa, e invece ti sei rintanato qui a chiederti se non dovresti consegnarti al ministero e farti marchiare per il semplice fatto che esisti!»

I lineamenti di Remus si distorsero per la rabbia. 

«Per il semplice fatto che sono un lupo mannaro!»

Per la rabbia toccò a Sirius.

«Sai cosa sei Moony? Un fottuto idiota! Se non fossi così preso ad autocommiserarti tutto il tempo forse, e dico forse, potresti iniziare a vivere davvero la tua cazzo di vita!»

Padfoot non diede all'altro neanche il tempo di rispondere, riprese fiato e tornò un fiume in piena.

«E sai cos'altro? Sei anche un egoista! Non te ne fotte niente di quante persone siano pronte a giocarsi tutto per te, perché vedono oltre, no, tu ti odi così tanto che non conta! Sono loro stupide  a non capire che sei un mostro brutto e cattivo! Silente è un pazzo a lottare per te, giusto? Noi dovremmo smetterla di volerti bene, vero? Stiamo tutti lontani dal cazzo di fottutissimo lupo mannaro!»

Remus lo guardò furibondo.

«Altro?»

L'espressione di Sirius si addolcì lievemente.

«Per Merlino, Moony, vorrei solo che decidessi di volerti bene! Capisco che il mondo non ti faciliti le cose ora come ora, ma  a volte mi sembra che neanche se si sommasse tutto l'odio di chi detesta i lupi mannari si arriverebbe a quello che provi tu per te stesso! Non siamo degli sconsiderati a volerti bene e non sei un fottutto mostro solo perché una volta al mese diventi un po' irascibile. Sei un mostro quando fai così, quando pensi che il nostro sguardo non abbia un cazzo di valore, che tu non abbia un cazzo di valore!»

Remus era impallidito. Ci fu qualche secondo di silenzio prima che proferisse parola.

«Tu non puoi capire, Sirius!»

Fu la goccia che riempi nuovamente il vaso di Padfoot.

«Già. Nessuno ti vede, Remus! Nessuno ti capisce! Cosa cazzo vuoi? Farti marchiare e monitorare? Vai a farlo! Quale sarà il passo successivo? Ti chiederanno di vivere in un campo per soli lupi mannari? Ti schiavizzeranno? Ti uccideranno perché potresti essere un pericolo? Dimmi, Moony, fino a dove possono spingersi gli altri solo perché ti detesti? Posso prenderti a pugni quando sono incazzato? Ti piace il dolore e non ce l'hai mai detto?»

Lupin era livido.

«Sei uno stronzo, Padfoot!»

«E tu? Tu cosa sei?»

I due si studiarono, provati, per qualche secondo.

«Vaffanculo!»

«Vacci tu, Remus! Magari ti aiuta a riprenderti. Ma prima dai quel cazzo di nome alla scuola!»

Il mannaro lo guardò in silenzio. Sirius sostenne lo sguardo poi, sempre senza dire nulla, uscì dalla porta chiudendosela dietro con forza. Remus ebbe voglia di urlare.

_________________________________________________________________________________________________________________________________

Note dell’autrice:

Eccoci qui (di mercoledì anziché di giovedì per questioni di logistica, sorry). 
Con questo capitolo inizia a esserci un po’ di carne al fuoco e le fila si cominciano a intravedere: i malandrini (più il gruppo di Lily) hanno percepito che la guerra è in arrivo e questo sposta qualche equilibrio, come lo vedremo man mano. Poi abbiamo tutto il conflitto interiore portato dalla licantropia di Remus - lo so che torna sempre, ma torna perchè è centrale per la prima parte della storia, vi ricordo che siamo al sesto anno e ci sono delle “cose risapute” che accadranno proprio quell’anno \ e poi, insomma, è un dato di fatto. E, finalmente, abbiamo un avvicinamento, quantomeno a livello di pensieri, tra Paddy e Moony. Tutte queste cose si uniranno, tra un po’, abbiate fede! :D

Ora, come sempre, qualche considerazione più “tecnica”:

  1. Non avendo il nome dell’insegnate di Difesa contro le Arti Oscure ho cercato di crearne uno che avesse un senso (anche se durerà solo per quest’anno e poi sparirà). Brocklehurst era il nome dell'orribile insegnante scolastica in Jane Eyre e, inoltre, la Rowling scelse quel nome per una ragazza che smistò in Corvonero il 1° settembre 1991. Quindi famiglia magica e insegnante orribile, il “nostro” Brocklehurst arriva da qui.
  2. Molliccio di Remus: non è una mia idea e non so a chi vada riconosciuta, ma in giro per l’internet si trova questa MERAVIGLIOSA teoria che dice che il molliccio di Remus, fino alla morte di James e Lily, era la morte dei suoi amici causata dal sé lupo. Dopo la fine dei Potter, che nella sua vita aveva significato anche la morte di Minus e il tradimento di Sirius, diventa semplicemente la luna poiché tanto tutte le persone a cui teneva erano morte (beh, Sirius no, ma capite cosa intendo). E gli arriva dritto in faccia il fatto che si sarebbe trovato ad avere a che fare da solo con le sue trasformazioni, con la luna piena. Per questo la luna diventa, appunto, il suo molliccio post morte di Lily&James. So che è solo una teoria ma la trovo da pelle d’oca. Grazie internet per queste lacrime sempre!
  3. Non è mia neanche l’idea del dialogo IppogrifovsThestral, cioè le battute dopo le prime quattro sono mie… ma l’idea arriva sempre dal benedetto internet!
  4. Remus che suona il piano… dai, è praticamente cosa sicura! Tant’è che nel terzo film abbiamo lo scheletro di un pianoforte nella stamberga strillante… manca solo la conferma di zia Row! Ma non ce lo vedete? Io sì! 
  5. Non so se si sia capito chiaramente ma il molliccio di Sirius sono effettivamente i suoi genitori, mentre il molliccio di Lily non è Petunia in quanto tale ma l’odio di Petunia, l’abbandono, l’idea che lei non la vorrà mai più\che non le vorrà mai più bene.

Bon, basta, mi sembra di avervi detto tutto.

Grazie a tutte le persone che stanno leggendo la storia.

Come sempre son felice se mi fate sapere cosa ne pensate!

Ci vediamo giovedì prossimo con un capitolo piuttosto importante (ma importante-importante)!

Molto affetto,
Fra.

 

 

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Capitolo 6
*** V - Will there be a war? ***


War and Peace
Capitolo V -  Will there be a war?

 

10 dicembre 1976

Moony una volta gli aveva raccontato che nel mondo babbano i cani, andando in auto, solevano mettere la testa fuori dal finestrino; Padfoot lo capiva perfettamente. Amava la sensazione del vento addosso e, ancora di più, amava andare veloce. L’aria gelida gli risvegliava tutti i sensi,  si sentiva in lotta contro la natura: se fosse stato disarcionato avrebbe vinto lei, altrimenti lui. La battaglia lo faceva sentire vivo, libero e lo obbligava a togliere dalla testa tutto ciò che non era essenziale. Inoltre in volo poteva urlare con la voce e con il corpo, senza paura che qualcuno lo sentisse.

Dopo la discussione con Remus aveva saltato la cena e passato almeno un paio d’ore nel campo di Quiddich a prendere a mazzate bolidi per sfogarsi, quando toccò terra pronto per dirigersi negli spogliatoi la voce che lo aveva tanto tormentato nei suoi pensieri risuonò vicina. 

«Sapevo che ti avrei trovato qui, voli sempre quando hai bisogno di pensare!»

Si voltò, il sorriso incerto di Remus gli brillava accanto. Nel sentire le sue stesse parole uscire dalla bocca dell’altro sorrise anche lui. Moony gli allungò una bottiglia di Whisky Incendiario. Padfoot guardò l’etichetta: era quello di Ogden - eccezionale, raro e dannatamente pesante - chissà dove l’aveva recuperato!

«Buon compleanno!» fece l’amico. 

Sirius, di rimando, scosse la mano sinistra per mostrare l’orologio della famiglia Lupin. Non l’aveva più tolto dal 3 novembre, lo faceva sentire al sicuro e amato,  era diventato come un amuleto per lui.

«Mi hai già fatto un regalo di compleanno»

 La voce gli uscì più fredda di quanto non avesse voluto. Remus deglutì.  

«Lo so, ma non hai mai avuto il tuo Whisky!»

«Il nostro prefetto-perfetto che porta del Whisky Incendiario nella scuola! Sei sicuro di non essere uno dei miei genitori sotto pozione polisucco? Mi vuoi avvelenare?»

Moony scrollò le spalle in un modo così da Sirius. Poi rivolse all’altro un ghigno malandrino. 

«Adesso sei maggiorenne e tecnicamente siamo fuori dal castello, puoi berlo!»

«Oh, ma tu non sei maggiorenne, piccolo Moony»

«Infatti è per te!»

Padfoot si mosse fino ad arrivare dietro a Remus, poi gli parlò nell’orecchio. Il corpo del mannaro venne percorso da una scossa elettrica.

«Non mi fido ancora, potresti essere un Serpeverde che sta cercando di uccidermi, devi bere questa bevanda dubbia con me!»

Rassegnato e quasi ipnotizzato Lupin non si curò di nessun possibile rischio, come gli capitava spesso quando era con i malandrini. Guardò l’altro e annuì. Si andarono a sedere sugli spalti, Sirius mosse elegantemente la bacchetta e fece apparire due piccoli bicchieri di cristallo. Ne consegnò uno a Remus, li riempì entrambi fino all’orlo del liquido ambrato e poi lanciò un’occhiata all’amico. Il Grifondoro era in forma umana ma l’espressione che aveva permise a Moony di figurarsi il grosso cane nero che sapeva diventare con le orecchie dritte tese in avanti e la testa inclinata di lato: Sirius era in attesa. 

«Sono andato a dare il nome alla scuola, sai, per rimanere a Natale…»

«Bene!»

Padfoot però sembrava ancora in attesa. Remus sospirò, era giusto così. 

«Scusa»

«Come?»

«Mi dispiace, Paddy. Sono stato… un’idiota! Questo è… vorrebbe essere il mio modo di chiederti perdono, spero che basti!»

«Oh no Moony, non iniziare! Non ci servono pipponi smielati dove io ti dico una cosa del tipo “ho avuto un modo di merda, sono un insensibile, perdonami” e tu replichi “io invece sono un irritante masochista del cazzo, scusa” e poi lacrime e abbracci. Siamo a posto, no? Sempre. Adesso vuoi farmi il favore di bere questo dannato Whisky?»

Qualcosa che aveva più o meno il peso di un gigante adulto si sollevò dal petto di Remus.

«Sei davvero paranoico! Pensi ancora che sia un Serpeverde?» disse all’amico ridendo.  

Sirius scoprì i denti nel suo ghino usuale. I suoi occhi d’argento, complice la lieve luce magica che illuminava la zona, sembrarono scintillare.

«Forse, o forse no. Magari voglio solo far ubriacare il prefetto!»

Il mannaro rise nuovamente. 

«Stai attento, il prefetto potrebbe toglierti punti!»

Padfoot ampliò il ghigno.

«Oh che paura, il prefetto dovrebbe sapere che ho una gran mamma lupa pronta a proteggermi!»

Remus alzò il bicchiere.

«Il prefetto più che altro si ricorda che siamo nella stessa casa. Ai punti che non faremo perdere ai Grifondoro!»

«Sia!»

I due mandarono giù tutto in un sorso. Le loro gole bruciavano, ma era piacevole. Chiacchierando bevvero anche un secondo e un terzo bicchiere. Al quarto Remus ormai aveva perso ogni filtro e tirò nuovamente fuori la questione Ippogrifo vs Thestral, dando ragione a Prongs - con sommo orrore di Sirius. 

«Ma certo che vincerebbe un Thestral, Paddy!»

«Non è possibile Moony, ragiona! Gli Ippogrifi hanno la testa di un’aquila, il loro becco è affilatissimo! E il corpo è quello di un cavallo, sai che calci potenti?!»

«Guardacaso gli Ippogrifi hanno tre X nella classificazione ministeriale delle creature mentre i Thestral quattro!»

«Ma per le mutande di Merlino, questo non c’entra niente! Vuol dire solo che sono più pericolosi per gli umani!!»

«Non sono sicuro che funzioni esattamente così!»

«Invece sì!»

 «Sirius, il pelo delle code di Thestral è così potente che è al pari di quello di fenice in quanto a rarità e prestigio per le bacchette!»

«Anticaglie e pelucchi da vecchi collezionisti ammuffiti, a chi vuoi che importi? Sono striminziti e basta! Mentre gli Ippogrifi sono forti e robusti, tant’è che possono  portare sulla groppa uno o due umani!»

«I Thestral trascinano le carrozze piene di studenti…»

«Sì, ma sono in gruppo! Anche gli Ippogrifi potrebbero farlo!»

«Pad, i Thestral sono così incredibili che per vederli bisogna ragionare su un altro piano concettuale e spirituale, non per niente li può vedere solo chi ha assistito alla morte e ne ha compreso qualcosa!»

Sirius iniziò a pensare che Moony potesse avere un po’ di ragione, ma non voleva dargliela vinta per nulla al mondo.

«Ho capito, l’alcool ha intaccato la tua intelligenza. Ne riparleremo quando sarai lucido!»

 Remus fece un’espressione offesa poi s’illuminò di colpo. 

«Oh, quindi pensi che io sia intelligente?»

Sirius gli lanciò un’occhiataccia, poi versò un quinto bicchiere. Ormai la bottiglia era a un terzo.

«Però Moon, è scomodo bere una sostanza così pregiata sugli spalti!»

«Già che qui abbiamo un nobile, mi scusi signor Black! Mi porti al suo maniero!»

Sirius indirizzò un gestaccio all’amico, poi trasfigurò una pietra presente nei dintorni in un divano.  Remus fischiò ammirato: era un incantesimo piuttosto complesso. Padfoot fece un mezzo inchino, poi imitò la McGranitt e i due si trovarono a ridere di gusto per l’ennesima volta. 

Il divano che il Grifondoro aveva fatto apparire era spazioso, almeno da tre posti. Bordeaux, elegante, di velluto. Con due cuscini dello stesso colore al centro, decorati con motivi dorati. Remus, automaticamente, spostò un cuscino dal divano per creare due spazi vicini. Sirius si sedette, poi il cervello del prefetto si attivò in maniera contorta e Moony si mise dall'altra parte del cuscino rimanente. Sirius aggrottò le sopracciglia e gli fece cenno di porsi accanto a lui.

«Cosa l'hai spostato a fare, allora?» chiese indicando il cuscino «Te l’avevo detto che sei stato fottuto dall’alcool! Siediti qui. Ho intenzione di bere, non di mangiarti!»

L’immagine del ragazzo che aveva di fronte, intento a cibarsi di lui, gli fece muovere qualcosa dentro. 

«S-sì!»

Merlino, era Sirius. Sirius. Il suo amico. Perché diamine all’improvviso era così nervoso?
Forse Paddy aveva ragione, l’alcool gli stava davvero facendo uno scherzo strano. 

Il Grifondoro si era messo a parlare di qualcosa, ma Remus non riuscì a distinguere neanche una parola poiché intanto gli stava anche sfiorando il collo con le dita, distrattamente e delicatamente, provocandogli dei brividi che non avevano niente di umano. Cercò di ricomporsi: Padfoot era così, sempre un po' inopportuno e assolutamente noncurante dei limiti, non significava niente! Doveva smettere di fare l'idiota e godersi il tempo con il suo amico. 

«Moony, sono piuttosto bravo in molte cose, ma non so leggere la mente!»

«Come?»

«Ti ho chiesto cosa ne pensi della mia decisione di comprare una moto e truccarla perchè voli. È un’idea che mi è venuta prima insieme  James, immagina quanti gadget potrei metterci!» 

«Ah! Paddy penso che sia illegale, sai?»

Sirius alzò le spalle con noncuranza, come a dire che non gli importava molto della legalità o meno della cosa. 

«Ma poi a cosa ti serve una moto volante se puoi volare con la scopa?»

«Le scope non fanno BRUM, Rem. Voglio una moto volante che faccia BRUM!»

Il prefetto alzò gli occhi al cielo, Sirius versò il sesto bicchiere e si avvicinò a lui. Non li separava più neanche un centimetro. Erano gambe contro gambe. 

Al settimo bicchiere Moony si sistemò per stare più comodo. Si mosse in diagonale e metà del suo corpo finì addosso all'amico. Con la testa si appoggiò tra il petto di Padfoot e la sua spalla sinistra. Non seguì quasi niente del resto della discussione sulla moto, troppo distratto dal battito del cuore dell’altro, dal suo respiro cadenzato. Chiuse gli occhi e si lasciò cullare. 

Si riscosse quando calò il silenzio, la notte gli ispirava certi pensieri tetri. Si mise dritto, mezzo alzato, per osservare qualcosa dell’oscurità: potevano esserci mille figure dentro il buio, pronte ad attaccarli, ma non vedeva niente. Spostò lo sguardo verso la luce che illuminava loro due e poco intorno.

«Pensi davvero che ci sarà una guerra, Pad?»

Sirius lo guardò intensamente, come per cercare di carpirgli i pensieri. Fece per dire qualcosa, poi esitò. Dopo molti secondi, quando ormai Remus iniziava a non sperarci più, parlò. 

«Non lo so con certezza, ma penso di sì. Molte persone stanno prendendo una posizione, scegliendo delle parti, quando succede questo… lo scontro è inevitabile»

Padfoot avrebbe voluto dire di più, confortare Moony, mentire, dirgli che sicuramente sarebbe andato tutto bene… ma non aggiunse niente. Non avrebbe detto una bugia al suo migliore amico, loro non lo facevano. Remus fece un grosso respiro e chiuse gli occhi prima di rispondere. 

«Hai ragione!»

Il prefetto non provò neanche a tornare seduto in maniera composta, preferiva stare addosso a Sirius e sentirne il calore. L'altro mosse le sue mani e iniziò ad accarezzarlo. Le dita lunghe di Sirius percorrevano il suo braccio, fino ad arrivare alla spalla e poi tornare indietro. 

«Anche io spero di no Moony, spero tanto di no»

Remus osservò l’altro con uno sguardo nuovo e il giovane Black pensò che quegli occhi fossero più luminosi di tutto il resto, di tutte le paure possibili. 

«Vinceremo Paddy, dovesse esserci davvero una maledetta guerra… vinceremo!»

«Lo so!»

C’era dell’altro, entrambi lo sapevano, lo sentivano, ma non riuscivano a metterlo in parole.

Remus notò la determinazione di Sirius, era nel tono, nello sguardo. La luce gli cadeva addosso un po’ spettrale eppure gli sembrò bellissimo. E invincibile. 

Senza dire niente bevvero l’ottavo bicchiere di Whisky. Alzarono i bicchieri e si sorrisero a vicenda, come bambini che si sono trovati d'accordo su qualcosa di proibito e importantissimo. 

Moony si accucciò ancora addosso a Padfoot che tornò ad accarezzarlo. Con le carezze tornarono i brividi. Poi Sirius allungò la mano dalla spalla alla testa e passò le dita tra i capelli del mannaro. Lentamente, come se intanto stesse pensando a qualcos’altro, e con tenerezza. La calma che invase Remus quando chiuse gli occhi e lasciò che le dita dell’altro gli passassero tra i capelli era qualcosa che non aveva mai provato. 

«Ah! Abbiamo finito la bottiglia piccolo lupo, ultimo pegno da pagare!»

«Io sto una favola cagnaccio, sei tu che stai reggendo male!»

Dopo il nono bicchiere Sirius fece una battuta che Remus si dimenticò l'istante successivo poiché si ritrovò addosso a Padfoot.
Cos'era successo?
Aveva provato a spingerlo con la spalla ed era stato ribaltato dall’altro, qualcosa del genere?

Sirius lo teneva bloccato con le mani.
Per Merlino, gli era sopra. Poteva percepire tutto il calore emanato dall’amico.
Si sentiva vulnerabile e, in quella circostanza, gli piaceva.
Gli piaceva troppo. 

«Lasciami!»

«Liberati!»

«Stronzo! Dai, lasciami!»

Sirius annullò la presa. 

«Non ti tengo più, se vuoi puoi spostarti»

Black intanto aveva iniziato ad accarezzarlo ancora, partendo dalle caviglie fino ad arrivare alla sua schiena. Questa volta non c’era niente di innocente in quelle carezze. Moony desiderò fortemente trasformare ogni singolo tocco, baciare Paddy, leccarlo, farlo gemere. Non riusciva a capire da dove arrivassero quei pensieri. Non ebbe neanche il coraggio di girarsi e guardare l’amico negli occhi: se poi avesse letto quella lussuria e si fosse spaventato? Se lui stava fraintendendo tutto?
Ma poi cosa stava fraintendendo? Cosa stava provando?

«Sirius... liberami…»

La voce di Lupin uscì più flebile di quanto non avrebbe dovuto. E voluto.
Sentiva la gola asciutta e i suoi pensieri avevano perso lucidità. Non sapeva se per l'alcool o per Sirius.  
Ricomponiti, Remus.

«Te l'ho detto. Sei libero. A te la scelta!»

Moony si sentiva in trappola. Una trappola in cui sarebbe entrato spontaneamente e dalla quale di certo non voleva uscire. Il suo cuore iniziò ad accelerare il ritmo e dovette trattenersi per non mugulare di piacere. Lo stava solo accarezzando, solo accarezzando cazzo. Com'era possibile gli facesse tutto quell'effetto?

Aveva dannatamente caldo. Anche Sirius dovette provare lo stesso perchè si tolse il maglione. Nel farlo gli si alzò anche la camicia e Remus si trovò a dover ingoiare la saliva e cercare aria. Vivevano insieme, aveva visto l’amico seminudo un miliardo di volte, eppure in quel momento gli sembrò tutto diverso. Più intimo. Provava desiderio per ogni singolo centimetro di pelle che vedeva.
S’immagino passare la mani sull'altro.
Avvicinarsi, innanzitutto.
E forse l’avrebbe anche fatto se un rumore simile a un miagolio non li avesse interrotti. 

«Oh cazzo Rem, penso sia Mrs. Purr. Merda, merda, merda, filiamocela!»

Sirius lanciò la bottiglia vuota nel suo zaino, in un attimo ri-trasfigurarono tutto e scapparono veloci. Una volta nel dormitorio li accolsero James e Peter, sconvolti. 

«Ma dove cazzo eravate finiti?! Vi abbiamo cercati ovunque! Poi quell’idiota» l’amico, arrabbiato, indicò Pafoot «si è portato con sé la mappa!» 

«Prongs» iniziò Moony assolutamente serio «devi sapere che Sirius è andato a giocare a Quiddich!»

«Alle dieci di sera?» intervenne Peter. 

«Prendo molto sul serio la partita contro i Tassorosso, a differenza del nostro capitano!»

James fece un verso oltraggiato. 

«Sirius è tra due mesi!» 

«Non è mai abbastanza presto per iniziare ad allenarsi, signor cercatore!»

«Merlino, dici?»

Padfoot annuì, Remus iniziò a ridere così forte che Prongs dovette lanciare un incantesimo imperturbabile alla stanza per evitare sgradevoli punizioni. Non riuscivano a farlo smettere!

«Cos’ha?» chiese Wormtail, molto preoccupato. 

«Ah, è colpa del Whisky Incendiario. Poverino, il nostro lupacchiotto non regge per niente!»

Dopo aver parlato Sirius si tolse le scarpe e, ancora vestito, si lanciò sul letto.

«Non è vero, reggo benissimo! Sei tu che hai corso a zig zag per arrivare qui!»

Mentre Peter si sincerava delle condizioni dei due, James era sempre più indignato. 

«AVETE BEVUTO DELLO WHISKY INCENDIARIO SENZA DI NOI?»

Dal cuscino di Sirius arrivò un borbottio. 

«Dovevamo prendere una decisione importante Jamie!»

«Ovvero?»

Il maggiore dei Black si alzò di colpo. Sarebbe sembrato ridicolo così sfatto, ma gli occhi tradivano una decisione che richiamò l’attenzione degli altri. 

«Abbiamo deciso che vinceremo la guerra!»

 

 

 

 

11 dicembre 1976

«Questo piano fa acqua da tutte le parti Prongs!»  

«Stai dicendo che non vedi l’ora di metterlo in atto Paddy?»

«Puoi scommetterci!»

I quattro avevano passato gran parte della nottata precedente e tutta la mattinata a pensare a come prepararsi per i possibili avvenimenti futuri. Non erano riusciti a concludere molto, finché James non aveva proposto di iniziare ad allenarsi insieme per imparare nuovi incantesimi e migliorare in quelli conosciuti. 

«Quindi come ci organizziamo?» domandò Peter, più che altro per far sentire ai tre che era dalla loro parte. 

In realtà non riusciva a capacitarsi del fatto che i suoi amici sembrassero così euforici, forse non avevano ancora capito che si parlava di una guerra.
Una guerra, per Merlino! 

«Perchè sia efficace direi che dovremmo dedicarci all’allenamento almeno una volta a settimana, dopo cena naturalmente. Potremmo usare la Stanza delle Necessità!» rispose pragmaticamente Moony. 

«Guarda guarda il prefetto, come siamo trasgressivi oggi!»   

Remus rivolse il suo sorriso malandrino a Sirius. 

«Non essere sciocco, ho letto tutte le regole prima d’infrangerle!»

«Bello spreco di tempo Rem!»  replicò Prongs, divertito. 

«Se continui a leggere così tanto finirai anche tu a farti Gazza!»  proseguì Padfoot gesticolando teatralmente e impostando un tono lugubre. 

Nonostante le battute a Moony, i Malandrini passarono effettivamente tutto il pomeriggio in  biblioteca a cercare magie potenzialmente utili. Madame Pince rimase con gli occhi puntati sul loro tavolo per tutto il tempo, Sirius ogni tanto le lanciava un bacio con le mani soltanto per imbarazzarla e infastidirla. La prima ora ressero bene, l’euforia funzionava meglio di una pacchetto di Bon Bon esplosivi, poi - complici anche le poche informazioni realmente utili trovate - la concentrazione di 3\4 dei malandrini andò sfumando. 

«Moony non c’è un cazzo di niente tra questi libri polverosi!»

«Pad, sono passati solo dieci minuti dall’ultima volta in cui l’hai detto!»

«Se continua a non esserci niente non è colpa mia!»

Il prefetto evitò di rispondere e tornò a leggere la pagina sui sortilegi scudo. Riuscì a capire due frasi prima di venire interrotto nuovamente.

«Sirius ha ragione Rem, stiamo perdendo tempo!»

«Grazie dell’appoggio, Wormtail!»

Per tre meravigliosi secondi il mannaro credette che l’occhiataccia che aveva appena lanciato a  Peter avesse funzionato, poi ci si mise anche James. 

«Ma è vero quello che dicono! È che facendo la mappa abbiamo già visto la metà interessante di questi libri, restano solo quelli noiosi e inutili!»

La bibliotecaria tossì infastidita per il continuo bisbiglio del tavolo. 

«Ottimo, se avete idee migliori sono tutt’orecchi. Altrimenti forse dovremmo provare a stare in silenzio e non farci cacciare prima di trovare qualcosa di utile!»

Al richiamo dell’amico i tre abbassarono la testa e tornarono sui libri, ma ovviamente non durò molto e per Remus il tempo a seguire fu una sofferenza unica, seconda solo alla luna piena. Ad attimi di grande concentrazione si alternarono chiari momenti in cui il prefetto si vedeva già buttato fuori dalla biblioteca, magari anche espulso a vita - menomale che Madame Pince lo adorava, si appuntò mentalmente di mandarle del cioccolato. Nel tardo pomeriggio Lily entrò nella stanza insieme a Mary. Peter, che era accanto a Prongs, notò come l’amico rimase sulla stessa pagina per tutta l’ora successiva - e probabilmente non avrebbe neanche saputo dire di cosa parlasse. Il danno accadde quando Sirius alzò gli occhi dal testo che stava sfogliando e lo vide scrivere “Lily Potter” e “James Evans” sulla pergamena. 

«PRONGS, NON DIRMI CHE STAI PROVANDO DAVVERO I VOSTRI COGNOMI!»

«Shhh!»  

Remus indirizzò l’ennesimo gesto di scuse a Madame Pince, James invece sostenne lo sguardo di Padfoot con fierezza. 

«Ma certo! Voglio farmi trovare pronto per quando dovremo sceglierlo, è antico che sia sempre quello dell’uomo… non trovi? Anche abbastanza maschilista! Cosa siamo, nel 1400? Sceglieremo il più bello! Anche se penso che Potter sia me-»  

«MA TI SEMBRA IL MOMEN-»

«Shhhhhhhh!»

Madame Pince si avvicinò al loro tavolo, Moony si scusò nuovamente e promise solennemente di controllare meglio i suoi compagni. Nonostante le suppliche del suo studente preferito la bibliotecaria fu irremovibile e i quattro vennero cacciati malamente.

«Ottimo lavoro ragazzi!» sentenziò Prongs soddisfatto, come se non fosse accaduto nulla. 

Tra le mani avevano mezza pergamena a testa, non molto ma un inizio. Sirius e James erano pieni di voglia di cominciare, così cenarono velocemente e in silenzio, destando la preoccupazione di diverse persone al tavolo dei Grifondoro. Remus invece si trattenne in una cordiale conversazione con King rispetto all’effettiva efficacia della Radigorda contro i vampiri. Secondo James si trattenne un po’ troppo. 

«Ti sei comportato come un bambino Moony!» lo rimproverò uscendo dalla sala grande «Hai voluto punirci per la biblioteca! Ma non è stata colpa nostra, Madame Pince è una mezza arpia!»

Sirius e Minus gli annuivano accanto, fragorosamente - per quanto possa essere fragoroso un movimento della testa. Lupin dovette dissimulare una risata.

«Non capisco proprio cosa intendi Prongs, ho solo istruito un nostro compagno!»

Il cercatore mise il broncio, ma durò soltanto fino all’arrivo in sala comune. Poi tutti e quattro si rinchiusero nella loro stanza per finire di confrontare gli appunti e ne uscirono soltanto dopo le undici. Wormtail aveva assunto le sembianze del topo e stava comodamente nella tasca di James, il quale era sotto il mantello dell’invisibilità insieme a Sirius. Remus aveva progettato tutto con attenzione: quando si applicava era la vera mente del gruppo. Arrivò davanti al ritratto della Signora Grassa e la salutò educatamente. 

«Madame, buonasera»

La signora grassa guardò il disturbatore con fare accigliato ma non appena riconobbe Lupin sorrise. 

«Buonasera caro!»

Remus, candidamente, replicò al sorriso. La Signora Grassa arrossì. 

«Mi perdoni per il disturbo a quest’orario improponibile, ma, sa, doveri da prefetto!»

«Ma certo caro, figurati!»

Il ritratto si mosse e lasciò passare il Grifondoro, inconsapevolmente permise anche ai suoi tre amici di uscire dalla sala comune. Moony, una volta fuori, rivolse uno sguardo compiaciuto all’aria dietro di sé. Lungo il breve tratto che li separava dalla Stanza delle Necessità incontrarono Thaddeus Francourt e Imma Wildsmith, i due prefetti Corvonero che avevano il turno di ronda i sabati. 

A Remus Thaddeus piaceva molto, certo era un tipo strano: indossava buffi cappelli a punta, collezionava collane di piume rare e parlargli era sempre come essere nel mezzo di un G.U.F.O, ma era anche una persona estremamente gentile e uno degli studenti più brillanti della scuola. Nonché il miglior cacciatore di Hogwarts, nonostante Prongs difendesse l’onore di Marlene a spada tratta.

«Ragazzi!»

«Remus! Che ci fai fuori dal dormitorio?» chiese Francourt con fare amichevole. 

Quella sera portava un copricapo blu decorato da particolari scritte bianche. Indubbiamente, si ritrovò a pensare Lupin non riconoscendole, non era un linguaggio che aveva a che fare con le antiche rune. Scrollò le spalle e allargò le mani sorridendo. 

«Gazza giura di aver visto Gudgeon e Coote in giro con una caccabomba stamani, la McGranitt mi ha chiesto di pattugliare il corridoio del nostro piano nel caso volessero usarla questa notte»

Moony aveva una scusa pronta anche nel caso si fosse trovato davanti un insegnante: nessuno avrebbe dubitato di lui se avesse detto che non si sentiva bene, era uno dei pochi vantaggi dell’essere un licantropo. La Wildsmith scosse la testa e fece un verso di disprezzo. 

«Non capisco proprio come tu possa convivere con quegli scalmanati della tua casa, non hanno mai rispetto di nulla!»

«Suvvia Im, non essere così dura!» le fece eco bonariamente Tad. 

Moony rise. 

«Lo so, è uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare!» 

«Oh, non lo so, a volte può anche essere divertente!» replicò il Corvonero scoprendo i denti bianchissimi. 

Nel muoversi la sua collana attirò la luce della luna e gli occhi del Grifondoro finirono automaticamente al ciondolo sul petto di Francourt: più che una piuma vi era un ciuffo di peli argentei lunghi e sottili.  

«Ma è-» 

«Pelo di Demiguise, forse il più raro oggetto che abbia!» rispose lui, infilandosi il ciondolo sotto la camicia. 

Lupin fischiò. 

«Ci credo! La loro capacità di leggere il futuro rende i Demiguise praticamente impossibili da catturare!»

«Come se non bastasse possono anche diventare invisibili!» intervenne Imma sorpresa quanto Remus.

Thaddeus parlò guardando il corridoio dietro il Grifondoro, i suoi occhi neri brillavano di una curiosa intelligenza.

«Infatti è con il loro pelo che si realizzano i mantelli dell’invisibilità, lo sapevi Remus?» 

Un brivido di freddo percorse la schiena del prefetto: aveva capito? Poteva vedere il mantello?
Gli occhi del Corvonero si spostarono su di lui, ma se vi lesse qualcosa non fece alcun commento.

«Noi maghi siamo enormemente sciocchi mio caro amico, focalizziamo la nostra energia nelle bacchette quando tutte le altre creature veicolano la magia tramite il loro stesso corpo; ci dev’essere un modo anche per noi, non trovi?»

Imma gli annuiva accanto, affascinata dall’idea. Anche il mannaro lo sarebbe stato se non si fosse sentito così nervoso per la paura di essere stato scoperto. 

«Questa è una teoria interessante!» affermò semplicemente.  

Francourt annuì soddisfatto, poi riportò gli occhi al corridoio e quando parlò lo fece con un quasi impercettibile accenno di divertimento nella voce. Talmente quasi impercettibile che il prefetto si convinse di esserselo immaginato. 

«Bene Remus, allora se tu pattugli questa zona noi ci spostiamo a Ovest»

«Perfetto!» 

Taddheus si congedò con un cenno educato, la prefetta gli fece l’occhiolino. 

«E ricordati che sei sempre in tempo per cambiare casa!»

«Ci penserò Imma!»

In pochi istanti i due sparirono inghiottiti dal buio.

«Bleah, la Wildsmith è proprio insopportabile!» borbottò Prongs togliendosi il mantello. 

«Non è vero» replicò il prefetto «semplicemente non le piace chi non rispetta le regole!» 

«Allora dovresti uscirci Moony!» scherzò James. 

«Già, dovresti!» disse freddamente Sirius. 

Remus sentì il bisogno di boccheggiare, ma preferì ignorare il tutto. 

«Credo che le piaccia Francourt» continuò Peter dubbioso. 

«Ma certo che le piace Francourt! A chi non piacerebbe quel pazzo magizoologo!? Remus, per Natale potresti regalargli un ciuffo di pelo di lupo mannaro da aggiungere alla collezione, sarebbe contento! Magari, chi lo sa, per allora i Corvonero saranno la tua nuova casa» 

Di nuovo, le viscere di Remus si contorsero. Di nuovo preferì far finta di niente. 

«Paddy hai messo un palo nello stesso posto in cui lo ha la Wildsmith?»  

«No, Prongs, ma vorrei che la smettessimo con i pettegolezzi del cazzo e facessimo quello per cui siamo venuti!» 

«Come vuole signor Black!» rispose l’amico, impegnandosi in un inchino esagerato. 

Lupin fece cenno agli altri di aspettarlo lì e camminò per tre volte lungo il corridoio, la porta spuntò come sempre. Fecero per entrare quando una voce femminile, conosciuta e inaspettata, li interruppe.

«E quindi questi sarebbero i doveri del prefetto di Grifondoro?» 

I quattro si girarono increduli.

«Lily, possiamo spiegar-» iniziò Remus.

«Sì, penso che dobbiate!» 

«Tu cosa ci fai qui?» 

«Ottimo inizio Potter, ora sì che sono convinta. Comunque, per tua informazione, siete stati più evidenti di un Troll!» 

«Quindi ci spii, Evans?» 

«Ti piacerebbe!» 

«Lily» li interruppe Remus «ti diremo la verità, okay?» 

La ragazza annuì. 

«Ci vogliamo allenare per essere preparati all’ipotetica guerra che potrebbe esserci!» intervenne James con improvvisa serietà, rivolgendo a Lily uno sguardo di sfida. 

Il sopracciglio della Evans scattò in avanti, Remus comprese la sua obiezione e parlò prima di lei. 

«Non abbiamo chiesto autorizzazioni per creare un gruppo poiché non vogliamo che si sappia, la sorpresa è un vantaggio quando non si sa bene chi siano i nemici. La segretezza anche. Ci abbiamo pensato molto, sai che non li asseconderei se fosse solo un capriccio!»

Non era vero, li avrebbe assecondati comunque, ma sperò che Lily non obiettasse.
La Grifondoro sembrò soppesare le parole del suo compagno di casa. 

«Ottimo, ci sto!»

«Come?»

«Siete degli idioti irresponsabili e arroganti, ma anche dei maghi piuttosto capaci. La guerra è qualcosa che coinvolge tutti, soprattutto i NatiBabbani come me. Voglio prepararmi! E penso di poter parlare anche per altre persone!»

James si ritrovò a guardare il profilo di Lily illuminato dalla luce bianca che filtrava dalle finestre. La sua decisione, il modo in cui le brillavano gli occhi, il rosso acceso delle labbra… se in quel momento qualcuno gli avesse raccontato che la luna era nata solo per rendere i suoi capelli più arancioni e farle brillare la punta delle ciglia, lui ci avrebbe creduto come niente. 

«Andiamo Evans, coinvolgere altre persone… tanto vale mettere una pubblicità in Sala Grande!»

«Queste sono le mie condizioni, Black. Altrimenti sono pronta per dirigermi dalla McGranitt in questo preciso istante!»

McGranitt fu la parola magica, lo era sempre con i Malandrini. Non perchè la temessero - certo, nessuno di loro si sentiva pieno del coraggio tipico dei Grifondoro di fronte alla loro insegnante di trasfigurazione arrabbiata - ma perchè la rispettavano come poche altre persone al mondo. Nonostante le numerose punizioni che si erano beccati da lei, la donna aveva fatto tanto per loro quattro. Soprattutto per Sirius. 

«Bene» ringhiò il malandrino a denti stretti «vieni!»

Il maggiore dei Black aprì la porta ed entrò, subito seguito dagli altri quattro.
La stanza, come sempre, era perfetta per lo scopo: attaccata alla parete laterale vi erano delle brandine e una grossa scatola con il simbolo dei kit medici, insieme a una lunga mensola piena di fialette colorate. Il resto della sala invece era spoglio, a parte per alcuni manichini di ferro e di paglia sparsi qua e là, ma ben illuminato da alcuni lampadari. I Malandrini iniziarono a esplorare in giro. 

«Cos’è questo posto?» chiese Lily, ancora sulla porta.

«Oh, il paradiso!»  rispose Wormtail sognante, suscitando le risate degli altri. 

James si avvicinò alla ragazza, le poteva contare le lentiggini sul volto. Si abbassò leggermente e le sussurrò nell’orecchio. 

«Sai tenere un segreto, Evans?»

Lei annuì, lui si allontanò e le sorrise. 

«Questa stanza è la più magica di tutta Hogwarts, diventa esattamente quello di cui si ha bisogno. Beh, se sai come chiederglielo!» 

«Non è sempre così?»

«No. Per il compleanno di Pad, per esempio, era piena di divanetti, giochi e luci strane!» le rispose Prongs entusiasta. 

«Com’è possibile che nessuno la conosca?»

«Non nessuno, noi la conosciamo!»

«E ne siamo anche abbastanza gelosi!» intervenne Sirius, che nel frattempo si era avvicinato ai due. «Per la mia festa hanno fatto entrare tutti bendandoli e con la stanza già aperta, nessuno sa cos’è, nessuno saprebbe ritrovarla!» 

Lily capì il senso dietro l’affermazione del ragazzo. 

«Non lo dirò in giro, Black. Mantengo le promesse!»

Il Grifondoro la scrutò, poi annuì senza convinzione. Lily si rivolse nuovamente a James. 

«E quindi compare qualsiasi cosa si desideri?»

«Beh, non proprio tutto. Per riuscire a far apparire del cibo dobbiamo prima accordarci con gli elfi, loro lo preparano e poi viene semplicemente trasportato qui dalla cucina!»

«Ma certo, rispetta le cinque Principali Eccezioni alla Legge di Gamp!»

«Emh, sì, è quello che ha detto anche Remus!»

«Cibo, denaro, amore, vita e informazioni!» elencò sorridente Moony, avvicinandosi ai tre insieme a Peter. 

«E il resto?»

«Tutto, Lily!»

«Incredibile!»

La ragazza sorrise luminosamente, senza smettere di guardarsi intorno. 

«Vuoi farci vedere cosa sai fare, Evans?»

«Certo Black, ma prima dovete mantenere la vostra parte di patto. Potter, seguimi!»

«Eh?»

«Vorrei invitare qui Mary e Marlene, che in questo momento mi aspettano nel dormitorio: se non torno penseranno che mi abbiate stregata. E non saprei ritrovare la strada senza uno di voi!»

«Oh»

La ragazza sembrò rendersi conto di qualcosa. 

«Non mi fido di te e Black insieme, potreste chiudermi fuori. Preferisco che Remus rimanga qui e che tu venga con me, nessuno di loro proverebbe a tagliarti dalla festa!»

Sarebbe una malandrina perfetta, si disse James soffermandosi sul suo sorriso furbo. Anche se qualcosa dentro di lui s’intristì al pensiero che non l’avesse scelto per altro se non per quello. Poi pensò che comunque avrebbe avuto del tempo da solo con lei, senza alcun ascia di guerra all’orizzonte, e tornò di ottimo umore. 

«Andiamo milady, si accomodi sotto il mantello» disse galante alla ragazza, prendendo in mano il suo prezioso tesoro. 

«Potter, cosa stai dicendo?»

Ti fidi di me? 
No, non era tempo per una domanda del genere. E lui non era pronto a sentire la risposta. 

«Puoi mantenere un secondo segreto?»

Gli occhi della ragazza brillarono curiosi mentre rispose affermativamente, James si mise il mantello addosso e sparì in un attimo. 

«Un mantello dell’invisibilità! Ho letto che sono rarissimi!»

Prongs scoprì la testa che, fluttuante, parlò. 

«Questo è nella mia famiglia da generazioni, papà me l’ha dato qualche anno fa!»

Lily avrebbe voluto urlare “che figata!”, ma si trattenne - era pur sempre in una stanza con Potter e Black. 

«Ora, Evans, se non vuoi farti beccare in giro per Hogwarts, di notte, senza giustificazion-»

«In realtà la Signora Grassa pensa che sia insieme a Remus per quella questione da prefetti!»

Lily non sapeva perchè glielo stesse dicendo, aveva molto più senso mettere addosso il mantello. Forse voleva semplicemente fargli capire che non aveva bisogno di lui, che sapeva cavarsela. 

«Per Merlino, gli insegnanti no. Puoi venire qui sotto e basta Evans? Non voglio che ci scoprano!»

«Okay Potter, fai strada!»

Il mantello li copriva bene, ma erano entrambi abbastanza alti e la Evans non aveva esperienza in fatto d’invisibilità: sarebbe stato il caso di stare attenti a non lasciare scoperti pezzi di loro, pensò Prongs uscendo dalla stanza. Il ragazzo rimase piacevolmente sorpreso nel constatare come, invece, fosse naturale procedere accanto a lei in uno spazio così ristretto. Andavano in sincrono, come se camminassero l’uno accanto all’altro da sempre, e non fu necessario prestare attenzione al mantello.

Per evitare di essere scoperti dovettero stare in silenzio lungo il tragitto, ma a James non dispiacque: se avesse parlato avrebbe sicuramente rovinato tutto, invece così poteva bearsi del calore della Evans e respirarne il profumo. Lo aveva già notato e ne ebbe la conferma: a discapito del suo nome Lily non profumava di gigli ma di gelsomino. No, di più, sapeva proprio di primavera. 

La prefetta uscì da sotto il mantello quando videro in lontananza il quadro della Signora Grassa. La svegliò con delicatezza, dispiaciuta, poi pronunciò la parola d’ordine. 

«Frullobulbo»

«Corretto!»

«Dovrò ri-uscire, mi perdoni! Ma, sa, la situazione è delicata!»

«Che succede cara?»

«Emh» a Lily non venne in mente nessuna scusa «è una questione top secret!»

Fu la mossa sbagliata, la donna del quadrò si contrariò e fece passare la studentessa - con James, nascosto dal mantello - senza dire più nulla. La Evans entrò nel dormitorio e il ragazzo aspettò davanti alla porta per qualche minuto, poi la vide uscire insieme a Mary. 

«Marlene è andata a chiamare anche Emmeline, arriva subito!»

Pochi minuti dopo arrivarono anche la Vance e la McKinnon. Prongs non aveva idea di come portare fuori dalla sala comune così tante persone, fortunatamente la Vance sapeva fare un mediocre incantesimo di disillusione: durava poco e un occhio attento lo avrebbe riconosciuto molto facilmente, ma se lo fecero bastare. James fece due giri per portare con sé sia Mary che Marlene, oltre a Lily. Fu più facile del previsto poiché la Signora Grassa era troppo offesa con la Grifondoro per accorgersi del fatto che qualcuno di invisibile fosse uscito ed entrato più volte attraverso di lei. 

Le ragazze furono affascinate quanto Lily dalla Stanza, forse anche di più. Mentre Remus rispondeva cordialmente a tutte le loro domande Sirius, spalle alla parete, lo guardava contrariato: non gli piaceva l’idea che così tante persone fossero venute a conoscenza di quel segreto. Un grosso sbadiglio di Peter li convinse ad iniziare. 

«Dobbiamo partire capendo il nostro livello, che ne dite di voi quattro contro di noi?»

«Hai solo voglia di usare la bacchetta, Black!» fece la Vance, senza alcuna emozione nella voce. 

«Oh sì» ghignò lui «e penso che i seguaci di Voldemort potrebbero dire lo stesso!»

Marlene fece un passo avanti, poi parò con sicurezza e decisione. 

«Io sono pronta!»

«Allora sarà un duello per bene, ordinato, due alla volta!»

«Oh andiamo Moony, quelli rispetteranno il due alla volta ordinato?»

Nessuno obiettò. Padfoot aveva i suoi modi, ma aveva anche ragione. Si posizionarono uno di fronte all’altro e poi Remus - dopo aver elencato qualche breve regola per la sicurezza di tutti - iniziò il conto alla rovescia. 

Tre.

Lily davanti a sé aveva James. Entrambi pensarono fosse giusto così. 

Due.

Sirius guardò la ragazza opposta a lui e si inumidì le labbra sorridendo, euforico per l’inizio della lotta. Marlene rispose con un sorriso altrettanto carico. 

Uno. 

Peter strinse la bacchetta con forza: Mary era un’ottima strega, ma lui avrebbe dimostrato di meritarsi il titolo di Malandrino. 

Via. 

Emmeline fu veloce, ma Remus era pronto. L’incantesimo della ragazza s’infranse contro il suo sortilegio scudo.

«Locomotor!»

Lupin puntò la bacchetta sul fantoccio di paglia e lo scagliò contro la Vance, lei si abbassò di getto. Mentre si rialzava non sembrò minimamente affaticata: anni e anni di Quiddich dovevano aver amplificato i suoi riflessi.

«Diminuendo!» replicò con tranquillità. 

Remus riuscì a scartare di lato per un soffio. Si sentì sollevato, non ci teneva affatto essere rimpicciolito! Poi senza parlare mosse la bacchetta verso la Vance e un  piccolo esercito di esserini spettrali attaccarono la cacciatrice. Lei, con la stessa serenità mostrata in precedenza, fermò l’incantesimo. 

«Everte statim!»

La ragazza questa volta non fu abbastanza rapida e venne scagliata via, seppur con minore potenza di quella preventivata dall’incantesimo - in parte doveva essere riuscita a fermarlo. Nonostante questo Moony si preoccupò di aver esagerato quando la sentì cadere a terra con un tonfo. Emmeline contraddisse subito i suoi pensieri poiché per la seconda volta si rialzò prontamente, scosse la sua veste dalla polvere e guardò l’avversario con una curiosità nuova.

Marlene e Sirius, nel frattempo, si stavano studiando allo stesso modo. Padfoot non aveva ancora abbassato il ghigno, la ragazza neppure. Quando attaccarono lo fecero insieme e i due fasci di luce si scontrarono annullandosi. I sorrisi di entrambi si allargarono, poi Marlene puntò nuovamente la bacchetta contro il Grifondoro.

«Oh no, fossi in te non ci proverei!» le urlò Sirius, muovendo la bacchetta. 

«Pietrifi-»

Levicorpus, pensò il ragazzo. 

Marlene si ritrovò a testa in giù, Sirius rise fragorosamente. 

«Te l’avevo detto!» fece lui, senza però approfittare del vantaggio. 

La posizione non fermò Marlene, che riuscì comunque a produrre il controincantesimo e a ricadere sul pavimento. Non fu graziosa, probabilmente si dovette procurare anche qualche livido, ma fu efficace. Il Grifondoro apprezzò il sangue freddo della sua compagna, anche perchè padroneggiare  così bene gli incantesimi non verbali, per giunta quelli complessi e in situazioni poco confortevoli, non era cosa da tutti al sesto anno. 

«Ti piace giocare Black? Questo è un brutto vizio! Aguamenti!»

Un getto d’acqua volò verso Sirius. 

«Ascendo» rispose celermente lui. 

L’incantesimo permise al ragazzo di compiere un balzo enorme e prolungato, che lo fece rimanere sospeso a mezz’aria tutto il tempo necessario per evitare di essere colpito. Quando tornò a terra lo fece con eleganza. 

Eleganza era anche la parola a cui pensava James guardando Lily combattere, il Malandrino la trovava ancora più bella del solito mentre gli scagliava addosso fatture su fatture. 

«Tarantallegra!»

Prongs dovette lanciarsi a terra per evitare di essere colpito, poi si concentrò e produsse un incantesimo con la mente.  

Piertotum Locomotor. 

Due manichini di ferro presero vita e gli si posizionarono accanto. 

«Stupeficium!»

I fantocci si misero davanti a lui e si presero il getto addosso, lo schiantesimo li mosse ma non li scalfì. Prongs notò lo sguardo ammirato della Evans e qualcosa ruggì dentro di lui all’idea di poter averla sorpresa: era una delle magie più difficili tra tutte quelle che conosceva, lui e Sirius avevano trovato l’incantesimo l’anno prima, mentre creavano la mappa, e ci avevano messo quattro mesi interi - comprensivi di molto aiuto da parte della McGranitt - per padroneggiarlo a sufficienza. Lo sguardo di Lily quasi orgogliosa di lui gli fece dire che, anche se quell’incantesimo avesse richiesto dieci anni, ne sarebbe valsa la pena.

Il Grifondoro si perse un secondo di troppo nei suoi pensieri e non collegò il cervello in tempo per capire il piano della ragazza, che rivolse l’incantesimo successivo direttamente ai due oggetti animati e non a lui. 

«Immobilus!» 

I manichini s’immobilizzarono nel gelo. 

«Bel colpo Evans!»

«Non ti distrarre Potter!» gli disse lei, però sorrideva. 

«Come vuoi!» replicò lui rispondendo al sorriso. 

Peter non si stava di certo vivendo la lotta allo stesso modo: era troppo concentrato per sorridere. Mary era incredibilmente veloce e scaltra, non era riuscito a colpirla con nessun incantesimo e si era ritrovato a dover usare sortilegi scudi su sortilegi scudi. 

«Gambemolli!» urlò alla ragazza, che schivò la sua fattura per l’ennesima volta. 

«Languelingua!» tentò ancora, ma lei si protesse efficacemente. 

«Dai Peter, basta con questi incantesimi amichevoli, gioca sul serio!» lo sgridò la sua compagna di duello. 

Colpito nell’orgoglio il Malandrino non se lo fece dire due volte. Puntò la bacchetta sulle provette dietro di lui e parlò velocemente. 

«Wingardium Leviosa»

«Andiamo Pet-»

Wormtail sorrise astutamente. 

«Waddiwasi!»

Le decine di provette che aveva fatto lievitare, come proiettili, si lanciarono simultaneamente addosso alla McDonald. Il tutto avvenne così inaspettatamente che l’unica idea che la ragazza ebbe fu quella di lanciarsi a terra; le provette andarono a scagliarsi contro il muro provocando fumi strani. Peter, spaventato dai possibili pericoli causati dalle pozioni mescolate, perse la concentrazione. 

«Ehi Pet, se ti distrai in guerra muori!»

Se ti distrai in guerra, muori.
Muori. 
Al ragazzo si seccò la bocca. 

«Ehm, sì, hai ragione!» riuscì infine a balbettare. 

Poi il malandrino riprese la posizione e guardò la sua avversaria: avrebbe finito lo scontro.  

«Stup-»

«Expelliarmus!»

La bacchetta di Peter volò lontana. 
Aveva perso. 

«Cazzo Wormtail!» gli urlò Sirius, troppo immerso nel duello per riuscire ad aiutarlo. 

Mary sorrise con dolcezza allo sconfitto, poi appellò la sua bacchetta e gliela restituì. 

«Sei stato grande, che forza quel Waddiwasi, non lo conoscevo!»

Peter non riusciva a smettere di pensare che in guerra sarebbe morto, ma tentò di replicare al sorriso per rispondere alla gentilezza della ragazza. 

«L’abbiamo inventato noi l’anno scorso!»

Avrebbe voluto provare orgoglio, ma i morti non provano orgoglio e i vivi non se ne fanno niente di Waddiwasi se non basta a tenerli tali. Andò a sedersi sulla brandina mentre Mary tornò alla battaglia, guardando le sue amiche la più in difficoltà le sembrò Marlene - Sirius giocava molto pesante - così si diresse accanto a lei. Black scoprì i denti. 

«Più divertimento per me!»

«Vediamo se lo dirai ancora appena sarai a terra!» lo provocò Mary. 

«Draconifors!» replicò Padfoot sogghignando. 

Tre manichini si trasformarono in piccoli draghetti dal colore verde. Subito iniziarono a sputare fuoco e si lanciarono contro le ragazze, obbligandole a scappare. 

«Fera Verto!» urlò dopo un paio di minuti Marlene, proteggendosi dietro un altro manichino di ferro.

I tre draghi, uno a uno, si trasformarono in calici d’acqua e caddero a terra. La ragazza scoccò le labbra. 

«Tutto qui Black?» 

Sirius non riuscì a replicare come avrebbe voluto, poiché fu troppo preso a proteggersi ed evitare gli schiantesimi che le due Grifondoro cominciarono a scagliargli. 

Anche Emmeline e Remus avevano ingaggiato una battaglia di schiantesimi, ma non stava giungendo a nessun punto: erano veloci in maniera simile. Remus capì che avrebbe dovuto giocare d’astuzia. Rivolse la sua bacchetta a uno dei lampadari della stanza, stando ben attento a sceglierne uno la cui caduta non sarebbe stata pericolosa per la ragazza.

«Descendo!»

Il lampadario crollo, la Vance lo respinse lontano e Remus ebbe tutto il margine che gli serviva. 

«Incarcerarmus!»

Funi e corde iniziarono a legare Emmeline, più lei cercava di liberarsi più si stringevano.

«Ho vinto?» chiese educatamente. 

La ragazza annuì, Lupin sciolse l’incantesimo. 

«Sei stata molto forte!»

Finalmente la bocca della Vance si piegò all’insù. 

«Anche tu!»

Remus ricambiò il sorriso poi si voltò a osservare la battaglia: Lily e James sembravano ballare, Sirius invece stava affrontando ben due delle ragazze. Non ci penso neanche un secondo e lo raggiunse, giusto in tempo per deviare uno schiantesimo. 

«Non pensi di essere un po’ esoso Pad?»

«Moony!»

Sirius l’avrebbe negato per tutti i mesi a venire, ma il prefetto era sicuro che fosse sollevato.
Ci fu poca battaglia per le due ragazze, Marlene era brava quanto loro ma Mary non era all’altezza, così le misero al tappeto velocemente. 

Nel frattempo anche Lily decise di giocare d’astuzia, non credeva che avrebbe vinto in fatto di abilità magica contro James - era davvero bravo! - ma sicuramente poteva batterlo in quanto a conoscenze. Finse di puntargli contro la bacchetta per lanciare un altro schiantesimo, invece pensò a un incantesimo non verbale poco conosciuto: calvorio. I capelli di Prongs caddero dalla sua testa, il Grifondoro urlò d’orrore e li osservò sconvolto, poi si gettò a terra e non si accorse neanche del Pietrificus Totalus che gli venne lanciato addosso. 

«Molto bene Evans, hai creato una tragedia che ora dovremo subirci noi!»

Black e Remus le si avvicinarono, guardandosi intorno Lily capì di essere rimasta da sola. Preparò la bacchetta: sapeva che avrebbe perso ma lo avrebbe fatto con dignità e onore. Da dietro le ragazze fecero il tifo per lei. 

«Insieme?» chiese Padfoot, come di consueto. 

«Direi di sì!» gli rispose Moony rispettando la tradizione. 

Il prefetto sorrise all’amico poi guardò la loro avversaria un po’ titubante. 

«Scusa Lily, di solito siamo dei galantuomini ma questa è una simulazione di guerra… quindi…»

Lily lo rassicurò con un cenno del capo, poi scagliò un incantesimo che venne prontamente parato da Remus. Sirius le lanciò uno schiantesimo, la ragazza si protesse e scarto anche il quasi contemporaneo expelliarmus di Lupin.

«Mimblewimble» urlò rivolta a Sirius, che non se lo aspettava.  Lo colpì con la fattura ma Remus sciolse immediatamente l’incantesimo. 

«Non sei male come sembri, Evans!» le urlò il maggiore dei Black.

«Non lo sembri neanche Lily, lascialo perdere» proseguì Remus «ma mi duole informarti che abbiamo vinto!» 

Qualcosa scintillò negli occhi dei due malandrini e la bacchetta di Lily volò lontano. 

 

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Note dell’autrice:

Ciao a tutti!
Come sempre grazie per essere arrivati fin qui.
Voglio parecchio bene a questo capitolo, per molti motivi. Soprattuto perchè ci sono tanti inizi.
Spero che sia piaciuto anche a voi! 

Diciamo che le due parti andrebbero considerate quasi come due capitoli separati (è che mi spiaceva pubblicarne uno molto corto).

Comunque, consuete considerazioni:

  1. Ho immaginato che Sirius abbia comprato la motocicletta e fatto le sue modifiche con la fortuna ereditata da zio Alphard, non prima - causa famiglia: un conto è attaccare qualche poster babbano, un conto comprare e modificare una moto - e non dopo (anche perchè fino all’eredità non aveva soldi, e non penso che li avrebbe chiesti ai Potter per qualcosa di simile). Sappiamo dalla Rowling che con i soldi di Alphard ha innanzitutto comprato una casa per sé, direi che insieme è arrivata anche la sua amata moto. I primi atti d’indipendenza Black! 
  2. Wolfstar time. Li amiamo? Amiamoli. 
  3. Remus  è l’idolo di tutte le over40 di Hogwarts, sorry not sorry. 
  4. I nomi dei due prefetti Corvonero arrivano da Perpetua Fancourt, la Corvonero che ha inventato il lunascopio, e dalla Wildsmith, un’altra famiglia Corvonero famosa per l’invenzione della polvere volante. Avi di livello quelli dei nostri Tad e Imma! Comunque l’animale di cui  Tad parla esiste davvero e si trova nel libro Animali Fantastici. Diciamo che è tipico dell’Estremo Oriente e ha un sacco di poteri fighi (e realmente la sua pelle si usa per i mantelli dell’invisibilità, poverini!). 
  5. Malandrini\McGranitt è un binomio che qui si inizia ad accennare ma che verrà molto più approfondito.
  6. Insieme? Direi di sì.” sono le frasi che Sirius e Remus si scambiano nel terzo libro, davanti a Minus, rispetto all’ucciderlo. Mi piace pensare che sia una frase malandrina, qualcosa che tra di loro si dicevano spesso. Anche se rende tutto più tragico, mannaggia!
  7. Rispetto ai duelli ci sarebbe molto da dire ma lascerò che ognuno li legga come vuole.Io ho cercato di inserire un po’ la personalità dei ragazzi veicolandola al loro modo di duellare (spero che questo sia riuscito, se no è un mega flop ahaha). L’idea è che Sirius sia euforico quando combatte, potente ma avventato. Gli piace “giocare con le prede”, che poi è quello che ha segnato la sua fine - in parte.  Questa euforia è qualcosa che condivide con Marlene, più che con James. Prongs mentre duella è potente quanto Pad ma molto meno avventato dell’amico; il suo problema è che è un po’ distratto (parliamo di uno che ha affrontato Voldy senza bacchetta - ma lo amiamo PER questo). Remus e Lily invece sono ingegnosi, non che non siano potenti ma Sirius e James sono quel tipo di persone che a 12 anni hanno scelto di diventare animaghi e a 15 ci son riusciti, son proprio forti, probabilmente a livello di potenza magica lo sono più di Lily e Lupin, ma la lieve differenza che intercorre tra loro è spesso livellata dall’enorme conoscenza e  dall’ingegno che i due prefetti posseggono. Poi arriviamo a Peter, che qui inizia a prendere confidenza - anzi, a non prendere confidenza - con l’arrivo della guerra e tutto ciò che porta con sé. Decisamente non è all’altezza degli altri, decisamente, ma non è neanche terribile nel combattere quanto spesso viene fatto apparire. È anche sveglio, mica a caso ha fatto credere per anni di esser morto: sostanzialmente era uno molto astuto (dai geniale tagliarsi il dito e scappare con i topi, per giunta pensando al piano mentre era in una situazione di stress). Più che altro, a differenza dei suoi amici, la sua bussola morale inizia a vacillare quando si trova davanti alla paura della guerra, della morte, delle sofferenze.
    Bon, basta, ho gia detto troppo.

Forse in questo capitolo, ancora più che negli altri, vorrei un feed.
Fatemi sapere cosa ne pensate! :)

Tante belle cose,
a giovedì (molto probabilmente a tra due giovedì, in realtà - gli esami chiamano!)

 

 

 

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Capitolo 7
*** VI - Brothers ***


War and Peace
Capitolo VI -  Brothers

21 dicembre

Sirius amava il Quiddich, davvero. E Sirius amava anche Prongs, davvero. Ma sicuramente non amava il regime di allenamenti straordinari a cui il loro capitano li aveva obbligati prima delle vacanze.

«Non voglio che vi dimentichiate gli schemi!» aveva spiegato James alla squadra, qualche giorno prima.

Si comportava come se fosse realmente convinto che un paio di settimane avrebbero potuto cancellare dalle menti dei suoi compagni quattro mesi di allenamenti e anni e anni di gioco; ma a parere di Sirius non era del tutto colpa sua. Cioè, sì, era colpa sua, ma anche di quel dannato Fancourt. I Corvonero avevano battuto i Tassorosso in maniera schiacciante, quattrocentocinquanta a dieci, e questo creava due problemi: Tassorosso vogliosi di rivalsa - ed erano i loro prossimi avversari - e una partenza tutta a vantaggio dei Corvonero.

Prongs non l’avrebbe mai ammesso a nessuno, neanche a lui, ma per la prima volta in sei anni non era più tanto convinto che avrebbero potuto vincere la coppa del Quiddich. Inoltre, con l’inizio dell’anno, James aveva dovuto rifare mezza squadra, dato che molte delle persone con cui avevano iniziato a giocare si erano diplomate, quindi sentiva tutta la pressione di dover dimostrare di essere un buon capitano e non uno a cui era andata bene grazie a un team già forte e compatto. Al contrario la nomina di Fancourt era fresca: Thaddeus si era già dimostrato un cacciatore eccellente, ma con lui al timone anche il resto della squadra degli intelligentoni sembrava rinata; erano i veri avversari da battere, adesso.

Capire Prongs, però, non significava affatto dargli ragione. Il piano allenamenti da lui proposto era semplicemente assurdo: quattro giorni a settimana comprensivi dell’ultima serata ad Hogwarts prima delle vacanze! Neanche la luna piena prevista per la nottata o i borsoni che aspettavano di essere riempiti - direzione casa Potter, Natale in famiglia - lo avevano convinto ad annullarlo. Tra la follia del suo migliore amico e gli esercizi nella Stanza delle Necessità, Padfoot non aveva più tempo libero. Neanche un paio d’ore per poter lanciare qualche Favoloso Fuoco d'Artificio Freddo del dottor Filibuster contro Gazza. O, ancora meglio, addosso ai Serpeverde.

Anche se, si ritrovò a pensare Sirius uscendo dall’infermeria, a dire il vero il colpevole della sua non libertà era da individuare proprio in Remus John Lupin. Quel lupastro cocciuto si era messo in testa che se non avessero dedicato la domenica allo studio - la domenica, per Merlino, il giorno in cui anche Godric Grifondoro stesso aveva smesso di plasmare le infinite qualità dei membri della sua casa e si era riposato - sarebbero rimasti indietro. Così, nella sua unica sera libera di tutta la settimana, li aveva costretti a fare i compiti. I compiti, capito?! Loro, i Malandrini, dovevano sprecare veramente del tempo così!

Praticamente l’unico che non attentava alla sua felicità era Peter. Padfoot si disse solennemente che l’anno successivo gli avrebbe fatto un regalo di Natale migliore della confezione da venticinque rospi alla menta di Mielandia che gli aveva consegnato quella mattina (anche se non dubitava che sarebbe stata apprezzata).

«Black!»

«Fancourt. Qual buon vento! Vedi, a pensare al diavolo…»

Il prefetto di Corvonero aggrottò le sopracciglia, confuso. Poi dovette decidere che non era così importante poiché sorrise al Grifondoro.

«Spero di non essere io il diavolo!»

I raggi del sole creavano riflessi di bronzo sul suo cranio e una collana di pietre bianche e rosse gli spuntava da sotto il colletto della camicia. Sirius ghignò.

«Dipende, lo sei?»

«Non sono un nemico, Black» replicò lui con tranquillità.

Padfoot lo guardò negli occhi e per un momento vi credette. Poi non più.
Quando cresci nella famiglia di Orion Black impari che la fiducia non si può elargire con facilità.

«Dimmi, allora! Che vuoi?»

Thaddeus deglutì, poi indicò la porta che il maggiore dei Black si era appena chiuso alle spalle.

«Come sta Remus?»

Ma cosa importava a lui di Remus? Sirius fu quasi tentato di rispondergli con la verità, soltanto per vederlo sbiancare e perdere quella fastidiosa compostezza.

Sta per essere scortato da Madama Chips verso la Stamberga Strillante, questa notte diventerà un lupo mannaro e noi ci trasformeremo in un cane, un cervo e un topo per stare con lui. A meno che non arrivi in ritardo all’allenamento di Quiddich, in tal caso Prongs mi ucciderebbe e con Moony questa sera ci sarebbe solo Wormtail. Tutto nella norma.

«Oh, sai, influenza»

«Ah»

Padfoot aspettò che il Corvonero aggiungesse qualcosa, ma non lo fece.

«È tutto? James mi sta aspettando!»

Thaddeus sospirò e abbassò di poco lo sguardo.

«No. In realtà si tratta di tuo… fratello. Regulus»

Come se anziché un nome Thaddeus avesse appena pronunciato un incantesimo, Sirius si sentì paralizzare. Persino il suo cuore si era fermato, in attesa. Aprì la bocca e respirò solo per accertarsi di essere perfettamente vivo.

«Non è mio fratello» rispose infine, simulando indifferenza.

Un'ombra di fastidio passò sul viso dell’altro, veloce com’era arrivata sparì.

«Allora»  disse semplicemente,  poi si girò e si mosse nella direzione opposta.


Un passo.
Regulus non era suo fratello.
Regulus era solo parte della famiglia biologica che l’aveva cancellato e che lui aveva cancellato.

 

Due passi.
L’aveva guardato venire torturato e umiliato e aveva scelto le idee di Orion e Walburga.
Aveva messo il sangue sopra a tutto, persino sopra a lui.

 

Tre passi.
Non gli doveva niente. Non gli importava niente.
Suo fratello era James. Solo James.
 

Quattro passi.
Regulus aveva un anno e mezzo e Sirius era l’unico che riusciva a farlo addormentare. Orion non voleva, diceva che così coccolato non sarebbe mai diventato un vero uomo, ma lui sgattaiolava dal fratello nel cuore della notte e lo teneva in braccio come gli aveva insegnato Andromeda, cullandolo e canticchiandogli di tutto quello che c’era nel mondo.

«Lo vedlai plesto, littloblo»

 

Cinque passi.
Regulus aveva sette anni ed era sulla soglia di camera sua. Non piangeva, non piangeva mai, ma aveva gli occhi tristi.

«Che c’è littlebro

«Bella ha detto… ha detto che mi hai mentito. E che non esiste nessun mago che porta i regali!»

«Ah sì, ha detto così?»

Regulus annuì e strinse i pugni.

«E ha anche detto che festeggiare il Natale è da…» si guardò intorno come per controllare che non ci fosse nessuno nei paraggi «sporchi babbani!»

«Beh, ovviamente ha detto questo. Lei è grande! Te l’avevo detto che la magia di mago Natale si dimentica quando si diventa grandi! Per questo è un segreto che i fratelli maggiori trasmettono solo ai fratelli più piccoli»

Gli fece un occhiolino, il minore dei Black s’illuminò.

«Allora verrà?»

«Sì!»

«E mi porterà una bacchetta?»

Rise senza rispondere e aprì le braccia.
Regulus vi si tuffò.

 

Sei passi.
Regulus aveva quasi dieci anni, era di fianco a lui nel salone dei Black e stava assistendo all’ennesima lite familiare.

«È per il tuo bene, Sirius. Devi capire cosa significa deludere la famiglia!»

«Deludere la famiglia, madre? Perchè sono un Grifondoro? O perchè penso che siate un gruppo di vecchi pazzi con idee malate e tristi? Siete talmente miseri che l’unica cosa che vi rimane è parlare del san-»

Il getto rosso lo avrebbe colpito se suo fratello non si fosse lanciato tra lui e la bacchetta di Walburga.

 

Sette passi.
Regulus aveva dieci anni compiuti ed era seduto sul divano degli zii.

«’cusa»

«Eh?»

«Ho perso, ti ho deluso…»

Il suo sguardo si spostò dalle pareti agli occhi grigi del fratello, che abbassò la testa.

«Guardami!»

Regulus obbedì all’ordine. Lui gli sorrise, sperando di riuscire a riempire quel sorriso di tutto ciò che sicuramente sarebbe mancato usando soltanto le parole. 

«Sono dannatamente fiero di te Reg, hai dieci anni e sei già uno dei cercatori migliori che conosca. Vedrai non appena sarai a Hogwarts, sei forte almeno quanto James, magari gli ruberai il posto!»

Regulus sbarrò gli occhi e scosse la testa.

«Non sono forte quanto lui! Sono anche caduto!»

«Senti littlebro, tutti perdiamo, ogni tanto, quello che conta è come perdiamo. E tu hai perso con onore!»

Suo fratello si rabbuiò.

«Papà dice che ci si divide solo tra perdenti e vincitori, e che lo stile è la scusa dei perdenti… e…»

E un Black dovrebbe stare dalla parte dei vincitori, se non vuole essere una delusione e ricoprire di vergogna tutta la famiglia.

Un sorriso.

«Beh, e tu ti fidi più di me o di papà?»

Due sorrisi.

 

Otto passi.
Regulus aveva undici anni e sulla sua testa vi era il cappello parlante. Sirius non aveva alcun dubbio: presto lo avrebbe raggiunto tra i Grifondoro. Aveva anche già avvisato la McGranitt che però, nonostante l’insistenza di tutti i Malandrini, non aveva voluto aggiungere un letto nel loro dormitorio.

«Grifondoro!»

Silenzio. Sorpresa. Boato.
Una folla rosso-dorata che abbracciava suo fratello.
Regulus che si sedeva tra lui e James.
Le partite a Quiddich insieme.
E insieme, perchè no, avrebbero anche potuto ribaltare tutte le convinzioni dei loro genitori.
Oppure, più semplicemente, andarsene e iniziare una vita nuova di zecca e autodeterminata, come quando da Serpenti erano diventati Grifoni.

«Serpeverde!»

Ci fu il silenzio e ci fu il boato, ma la sorpresa fu esclusivamente sua. Regulus lo guardò per una frazione di secondo prima di andare al tavolo delle Serpi. Sarebbe dovuto essere un inizio, ma Sirius sentì ad altezza petto tutto il peso di una fine.

 

Nove passi.
Suo fratello che gli chiedeva di insegnargli qualche magia, loro che giocavano a nascondino per Grimmauld Place, la volta in cui avevano  rubato la bacchetta di Bellatrix.
 

Dieci passi.
Quando a dieci anni aveva visto Reg piangere per la prima volta, mentre gli faceva promettere di scrivergli lettere tutti i giorni.

Arrivato a Hogwarts l’aveva fatto per un po’, poi aveva smesso.
Se avesse continuato, forse…

 

Undici passi
Babbani.
Purezza.
Oppressione.
Giustizia.
Traditori del loro sangue.

E a parlare un fratello di ghiaccio, così lontano, così diverso, così distante.
E così perso.
 

Al dodicesimo passo di Thaddeus qualsiasi tipo di arroganza dentro Sirius andò in frantumi e il maggiore dei Black quasi urlò.

«Fermati!»

Fancourt si voltò con tutta la calma del mondo, in pochi istanti Padfoot lo raggiunse.

«Cosa succede a Regulus?»

«Quello che succede a tutte le persone che si abbandonano»

Come. Si. Permetteva.
Thaddeus superava Sirius in altezza ma la rabbia che avvolse il Grifondoro lo fece sentire infinitamente più grande.

«Non l’ho abbandonato!» sputò con disprezzo a pochi millimetri dal volto del Corvonero.

Fancourt non si ritrasse, lo guardò intensamente e quando parlò lo fece con la stessa calma di prima.

«Ci credi davvero?»

No.

«Regulus ha fatto le sue scelte!»

«E sai cos’ha scelto, Black? Lo sai?»

No.

«Sì!»

Thaddeus sospirò. Fece un passo indietro e alzò nuovamente lo sguardo sull’altro. Questa volta negli occhi del prefetto Sirius lesse esitazione e… paura. Di fronte ad essa il Grifondoro si dovette obbligare a non indietreggiare a sua volta.

«Sirius, sai cos’è il Marchio Nero?»

No.

«No»

Padfoot ascoltò il torrente di parole che seguirono, ma non afferrò nulla se non che quella cosa era sul braccio di suo fratello, con tutto ciò che significava. Thaddeus stava ancora parlando quando il maggiore dei Black iniziò a correre. E corse, corse a perdifiato fino ai sotterranei, dove raggiunse la parete che nascondeva l’entrata alla sala comune dei Serpeverde.

Che diamine di parola d’ordine avrebbero potuto usare le Serpi?

«Salazar!»

Niente. Troppo facile, forse.

«Basilisco!»

Ancora niente.

«Purosangue!»

Il muro continuò a rimanere immobile, la pazienza di Padfooot invece si stava esaurendo. Provò un ultimo, disperato, tentativo. Poi avrebbe abbattuto quella parete a suon di bacchetta.

«Veritaserum!»

Click. Un’elegante porta di granito nero apparve dove prima vi era solo pietra. Sirius l’aprì ed entrò. 

Tutto quello che sapeva della sala comune dei Serpeverde gli era stato raccontato da altri, dopo il primo anno a Hogwarts suo fratello non la finiva più di dire quanto fosse incredibilmente bella, lui invece la trovò soffocante: le larghe finestre della sala si affacciavano sulle profondità del lago dandogli l’idea di essere in pericolo, una luce smeraldina penetrava sia da quelle stesse finestre che dalle grosse lampade  sospese; il soffitto basso amplificava quel colore irreale e sinistro. L'unica fonte di calore era un colossale camino di marmo, abbellito da statuette, teschi e l'effige di un serpente. Anche il fuoco al suo interno gli risultò freddo e sbagliato.

Sirius si ritrovò addosso molte paia di occhi arrabbiati e increduli. A parlare fu un Serpeverde del settimo anno che conosceva solo di vista.

«Black, cosa ci fai qui? Spero tu abbia un buon motivo!»

«Cerco mio fratello. Dov’è?»

«Gli diremo che sei passato, se vorrà parlare con te lo farà»

Il Serpeverde sguainò la bacchetta e iniziò a giocarci con le dita, ma se credeva di riuscire a intimorirlo si sbagliava di grosso. 
A sua volta Sirius sfoderò la bacchetta e inchiodò i suoi occhi color tempesta a quelli marroni dell’altro.

«Mi auguro che nessuno di voi decida di mettersi in mezzo. E spero anche che siate abbastanza intelligenti da capire di non potermi battermi a duello. Datemi una sola scusa per sfogare la mia rabbia e finirà male; ma non per me»

Il tono determinato e minaccioso del Grifondoro fece vacillare i Serpeverde, poi Sirius udì un battito di mani provenire da uno dei corridoi laterali e Severus Piton uscì dall’ombra.

«Bello spettacolino Black, vedo che non smetti mai di fare i tuoi show. Chissà se sei così stupido da credere davvero alle cose che dici, siamo venti contro uno, non sottovalutarci! Anche perchè» continuò mellifluo «basterei io»

Sirius latrò la sua consueta risata e alzò la bacchetta.

«Provalo, Moccious!»

Piton sorrise freddamente, ma non riuscì ad aggiungere altro poiché venne sorpreso dal pancione di Horace Lumacorno che entrò in sala comune. Tutti, alla svelta, infilarono le bacchette nella veste. Il CapoCasa iniziò una frase che non terminò perchè il suo sguardo cadde su Sirius.

«Ragazzo, che combini?»

Sirius sorrise cercando di impostare un’espressione il più possibile da Moony.

«Emh, salve professore. Volevo dare al mio fratellino il regalo di Natale che gli ho preso. Sa, adesso che non vivo più con i miei Regulus mi manca molto… e speravo di fargli una sorpresa…»

Lo sguardo di Lumacorno si addolcì.

«Oh certo, certo. Brutta faccenda quella. Bene, sai che non dovresti entrare in una casa che non è la tua… ma per questa volta… » il professore mosse la mano come per scacciare l’aria e gli sorrise «Miraccomando però signor. Black, disciplina!»

Sirius annuì.

«Per quanto riguarda il caro Regulus… è nell’aula di pozioni, mi sta facendo un favore riordinando alcuni ingredienti… ha così tanto talento. Vai, vai, sono sicuro che apprezzerà!»

«Grazie professore!»

Sirius uscì dalla sala comune imponendo a sé stesso di non correre, poi si fiondò nell’aula di pozioni. La porta del ripostiglio degli ingredienti era aperta e Padfoot poté scorgere la figura magra del fratello.

«Regulus Arcturus Black. Discendente della nobile e antica casata dei Black, figlio perfetto e prediletto di Orion e Walburga, sostenitore delle arti oscure…»

Sirius sperava di provocarlo o quantomeno coglierlo di sorpresa, gli serviva un vantaggio, un accenno, invece Regulus si voltò con eleganza e, impassibile, come se lui non ci fosse, si fece scivolare in tasca qualcosa preso dal ripostiglio.

«Sirius» disse lui.

Poi gli passò accanto per uscire dalla porta.
La sua distanza aumentò la rabbia di Padfoot.

«Fermati, dobbiamo parlare!»

Regulus fece un verso di scherno.

«Pensavo avessimo smesso»

«Io so»

«Non mi sorprende, sai sempre tutto: “Sirius Black, l’uomo con la verità in tasca”»

«Smettila. So del marchio nero!»

Regulus sbarrò gli occhi e guardò il fratello, spaventato, poi indietreggiò di qualche passo.

«Sei ancora in tempo Regulus, ferma questa follia! Avrei dovuto portarti via con me, molto molto prima… adesso è tardi, ma non lo è troppo… tu non sei così!»

Il minore dei Black recuperò la sua maschera di freddezza e si massaggio il braccio sinistro, pensieroso.

«Così come?»

Sirius si sentiva aggrappato a una parete di vetro e si rese conto che stava irrimediabilmente scivolando.

«Lo sai come. Quando ti deciderai a crescere e a fare ciò che è giusto?»

«Beh, io e te abbiamo sempre avuto una diversa opinione rispetto a ciò che è giusto!»

«Non sempre. Dov’è finito mio fratello, Reg? Ti guardo e sei un estraneo, figlio di un odio che non è tuo!»

«Chiami odio quello che non sai comprendere. È una rivoluzione, Sirius. Voglio, vogliamo, un modo migliore… solo che tu sei troppo ottuso per capirlo!»

«Quello di Voldemort sarebbe un mondo migliore?»

Regulus deglutì e lanciò al fratello un’occhiata di avvertimento.

«Non chiamarlo così. Lo sarà, comunque. Il Signore Oscuro ha ragione, ha ragione su tutto! Il mondo deve essere ripulito perchè possa ricomincia-»

«STAI ZITTO!» lo interruppe Sirius, urlando «Lascia perdere questa fottuta recita, ti prego. Io ti conosco, non hai mai creduto a quello che credevano loro.. non sei così. Non sei così!»

«Di nuovo, Sirius? È tutto quello che sai dire, che mi conosci? Quand’è l’ultima volta che hai parlato con me? Anche prima che te ne andassi era tutto un tacermi e muoverti oltre. Sei sempre stato troppo impegnato con i tuoi drammi da figlio ingrato per capire davvero gli altri!»

La parete di vetro era terminata, ma anziché il suolo Sirius seppe che ad attenderlo c'era un burrone scuro e senza fine.

«Reg, cazzo, non si tratta dei nostri genitori o di quanto io sia un fratello pessimo. Si tratta di te che sei diventato un cazzo di mangiamorte!»

Gli occhi di Regulus si accesero di esaltazione e malizia.

«Vedo che qualcuno ha fatto i compiti, non sono in molti a sapere, per ora. Ma presto…»

«Sei solo un ragazzo, ti prego… vieni con me dai Potter per Natale, sono sicuro che stando un po’ di tempo lontano da casa… »

Regulus latrò una risata simile a quella del fratello, ma infinitamente meno calda, e lo guardò con rancore.

«Sei un debole, Sirius. Non sei mio fratello e non lo sarai mai più, i mangiamorte lo sono. Passerò il Natale da Bella, com’è giusto che sia, a prepararci per il nuovo mondo!»

Sirius percepì la forza di gravità farsi pesante e le parole di Regulus lo colpirono come pugni; aveva solo voglia di lasciarsi cadere.

«Non per il nuovo mondo. Per la guerra, no?»

Regulus mosse la tesa in orizzontale e si prese qualche istante per studiare il Grifondoro, poi serrò le labbra.

«La guerra è qualcosa che volete voi, non che vogliamo noi. E la nostra rivoluzione sarà anche per quelli come te; quando sarai liberato capirai, Sirius. Ti aspetterò lì, faremo la stessa pace che avrà avuto il mondo»

La consapevolezza che in quel momento non ci fosse più nulla da fare uccise dolorosamente una parte di Sirius, ma lo liberò dalla paura di rompere l’equilibrio fragile e delicato che i due Black avevano cercato di mantenere negli ultimi anni.

«Se esci da questa porta sarà finita, lo capisci? Diventerai esattamente come gli altri e io vi combatterò tutti. E, puoi scommetterci, vincerò!»

Regulus sorrise, dentro la sua espressione non vi era più solo freddezza. I suoi occhi lo guardavano come quando si dice addio.

«Staremo a vedere, no?» replicò infine, sulla porta.

Sirius desiderò dirgli delle cose ma non sapeva come, non sapeva neanche cosa. 

«Littlebro»

Il minore dei Black rimase impietrito al suono di una parola che non sentiva da anni.

«Sappi che non è mai troppo tardi per scegliere di fare la cosa giusta. E sappi anche che non smetterò mai di credere che, prima o poi, la farai!»

«La speranza è per i perdenti, Sirius» rispose l’altro, poi continuò a camminare.

No, la speranza è per i fratelli, Reg.

 

Sirius si lasciò cadere sul pavimento dell’aula di pozioni e chiuse gli occhi: non voleva essere nessuno, per un po’. Non voleva provare niente. Sperò che la fredda parete di pietra potesse sostenere anche i suoi pesi.

Dopo un tempo che non seppe quantificare gli arrivò il vociare dei Serpeverde diretti a cena, poi il ritorno di quegli stessi serpeverde e, pochi minuti dopo, la porta dell’aula di pozioni cigolò. Sirius aprì gli occhi per salutare James e Peter, ma anziché la sagoma dei suoi amici, sulla soglia, vi era un trionfante Severus Piton.

«Avevo ragione, sei ancora qui. Certo che Regulus ti ha proprio sistemato,  Black!»

«Non è un buon momento, Moccious. Vattene!»

Piton allungò le labbra all’insù, in un sorriso distorto.

«Non avete mai avuto questa cortesia con me, Black, non l’avrò con te! Avanti, stavamo parlando di un duello, prima che ci interrompessero»

«Non adesso»

«Hai paura? Ti stai tirando indietro? Tipico, Black, senza i tuoi amichetti-»

Sirius si alzò in piedi cercando di non mostrare la fatica che gli costava combattere contro la gravità.

«Ho detto non adesso, Moccious» sibilò al Serpeverde, poi procedette verso la porta.

«Dove sta andando il tuo amico Lupin? Parla!»

Il Grifondoro si girò.

«Eh?»

«Credete che sia stupido?! Ho visto Madama Chips accompagnarlo verso la foresta proibita, e non è la prima volta… quelle cicatrici, il saltare le lezioni… avanti, parla!»

Sirius rise. 
Davvero Moccious poteva pensare che avrebbe tradito Remus?

«Devi smetterla di ficcare il naso in ciò che non ti riguarda, Serpe. Te l’abbiamo già detto: salva bambini dai bulli, combatte contro Voldemort, sai, quelle cose lì…»

Piton indietreggiò sentendo il nome di Voldemort. Poi si toccò il braccio sinistro, come aveva fatto Regulus poco tempo prima. Sirius capì e venne investito da un’ondata di rabbia.

«Oh scusa, non ti piace che nomini il tuo padrone, vero? Certo, ora è chiaro, perdi tempo con noi perchè la tua vita è così priva di significato che ti sei ridotto a servire Voldemort»

Piton era livido.

«Hai detto questo a tuo fratello, Black?»

«Non osare-»

«Cosa?»

«Mio fratello non è come te!»

«È esattamente come me!»

«No, no Piton. Ti piacerebbe! Ma tu sei un insignificante squilibrato, come Voldemort. E finirete dove meritate!»

Moccious si guardò intorno spaventato, come se i muri avessero le orecchie e potessero parlare con il Signore Oscuro, riferirgli che qualcuno lo aveva definito squilibrato davanti a lui. Se non fosse stato così arrabbiato, e se non si fosse trattato di Piton, Sirius avrebbe quasi potuto provare pena per lui.

«Come ti permetti, Black?»

«Mi permetto di dire quello che voglio, se non ti piace chiama i tuoi amichetti mangiamorte, venite ad affrontarmi, vi aspetto! O vi piacciono solo quando sono dei ragazzini e potete fargli il lavaggio del cervello?»

Sirius si aspettava che Piton tirasse fuori la bacchetta, anzi lo sperava: aveva voglia di fargli male, tanta. Ma l’altro, semplicemente, rise.

«Oh Black, come vorrei vivere anche io in un mondo tutto mio e crederlo vero. Lavaggio del cervello? Tuo fratello ha chiesto di unirsi alla causa, non è stato obbligato da nessuno! Ed è tra le poche eccezioni, il Signore Oscuro non vuole dei ragazzi. Ma noi siamo meritevoli, prediletti, diventeremo potenti e inarrestabili. Avremo tutto ciò che il nostro cuore anela, nel nuovo mondo. Saremo liberi dagli sporchi babbani che ci obbligano a nasconderci e soffrire…comprenderete, alla fine...»

Moccious parlava come un folle, come suo fratello. Sirius lo odiava.
E sentì ribollirgli dentro anche l’odio che non aveva potuto provare per colui che era sangue del suo sangue, anima della sua anima.

Voleva dargli una lezione: come aveva potuto permettere che Regulus si unisse ai mangiamorte? Si dichiarava suo amico, avrebbe dovuto proteggerlo, impedirglielo. O forse questo sarebbe dovuto essere un suo compito? 
Aveva ragione Thaddeus, aveva abbandonato Regulus? Aveva fallito anche come fratello?

Sirius sentì di dover fare qualcosa: non poteva permettere che tutti questi piccoli omuncoli eccentrici e miserabili che per sentirsi più grandi si dilettavano con le arti oscure la facessero franca... e continuassero a minacciare chiunque non fosse di sangue puro. Dentro Hogwarts, per giunta.
Oh no, l’avrebbe rimesso al suo posto. L’avrebbe spaventato così profondamente da fargli capire che non si scherza con il fuoco, se non ci si vuole bruciare.

Il Grifondoro estrasse la bacchetta, proprio in quel momento, però, arrivò Pix, che urlacchiò e iniziò a cantare «Blackuccio  e Pitonino, nell’aula di poziooooooni fan casino!» per tutto il corridoio. Piton fece per andarsene e Sirius capì che aveva appena perso la possibilità di fargliela pagare. A meno che…

«Ehi Moccious, vuoi ancora sapere cosa fa Lupin?»

Il Serpeverde lo guardò sorpreso.

«C’è una stanza che si raggiunge tramite un tunnel protetto dal Platano Picchiatore, puoi entrarci premendo un nodo che blocca i rami dell’albero. Alla fine del tunnel troverai Remus. Ma sappi che è pericoloso, ti conviene andare a letto e fingere io non ti abbia detto niente!»

Piton assunse un'espressione di puro sospetto.

«Cos’è, mi stai prendendo in giro, Black?»

«Non potrei essere più onesto di così, Moccious! Ora, se vuoi scusarmi, non vorrei mai che mi beccassero qui, non ne posso più di punizioni…»

Sirius, seguito dallo sguardo di un esterrefatto Piton, s’incamminò velocemente verso la sala comune dove trovò Peter e James immersi in una partita di scacchi magici.

«Per Merlino Sirius, eccoti finalmente!» fece Wormtail allegro.

Prongs, invece, lo guardò storto e imbronciato.

«Capisco che Remus si annoi da solo in infermeria, ma dovevi proprio saltare sia gli allenamenti che la cena? Poi senza di te mi annoio io, e sai che Madama Chips non fa entrare più di un visitatore alla volta con Remus, avremmo potuto fare un po’ per uno, mica Moony è solo tu-»

«Ti abbiamo tenuto del cibo!» lo interruppe Peter, indicando a Sirius un fagotto gonfio. 

James alzò gli occhi al cielo poi lo porse all’amico sorridendo, come gesto di pace.

«Non ero da Moony» 

«Come?»

Sirius raccontò velocemente agli amici quello che aveva scoperto da Thaddeus, la sua entrata nella Sala Comune dei Serpeverde e la conversazione con Regulus. Finito il racconto Peter era bianco per la paura mentre James era livido di rabbia. Gli mise una mano sulla spalla e fece per dire qualcosa, ma Sirius lo interruppe subito.

«Non ho finito. Poi ho incontrato Moccious! E sapessi Jamie, gli ho dato una lezione anche a nome di quell’idiota di mio fratello… prenderà uno spavento questa sera…»

Ridacchiando Padfoot raccontò anche della conversazione con Piton, quando James seppe che era un mangiamorte strinse così forte la mano sulla spalla di Sirius da fargli male. Poi Padfoot raccontò anche del quasi duello e di averlo mandato da Remus; finito di parlare guardò Prongs ma la faccia dell’amico era scura. 

«TU HAI FATTO COSA?»

«Ho dato una lezione a Moccious, così la smetterà di ficcare il naso negli affari che non lo riguardano!»

«Godric Padfoot, ma ti rendi conto?! Piton finirà dritto tra le zampe di un lupo mannaro adulto, potrebbe morire!»

Sirius non riuscì a capire l’improvviso buonismo di James.

«E allora? Un mago oscuro in meno!»

Prongs scosse la testa, arrabbiato. 

«Noi non facciamo così Pad, non siamo come loro. Ti ricordi quello che ci ha detto Silente? E poi, ci pensi a Remus? Come se non si odiasse già abbastanza! Come credi che vivrebbe sapendo di aver ucciso qualcuno?!»

Le parole urlate da Prongs iniziarono a prendere forma nella testa del maggiore dei Black e arrivò il panico.

«Io non… Merlino Prongs… io non… ho fatto una cazzata... volevo... »

Padfoot sentì Prongs borbottare qualcosa del tipo «Sei un idiota ma non ho tempo per questo!», poi lo vide correre fuori dalla sala comune. Voleva seguirlo, rimediare al suo errore, ma, per la seconda volta quel giorno, Sirius si sentì cadere sotto il peso delle sue colpe.

L’ultima cosa che vide prima di svenire furono gli occhi lacrimosi di Peter.

___________________________________________________________________________________ Note dell’autrice:

Ciao bell*!
Come sempre grazie per essere arrivati fin qui e scusate per l'attesa di quasi tre settimane. 
Mi dispiace veramente, sono imperdonabile, ma a mia discolpa gli esami hanno risucchiato - e stanno risucchiando - tutte le mie forze. 
Proverò, per la prossima settimana, ad aggiornare puntuale. Così mi faccio perdonare! :) 
Anche perchè il prossimo capitolo vedrà della Jily, e so che la Jily è amatissima.
Niente, su questo capitolo non c'è tanto da dire... abbiamo Regulus e il rapporto con Sirius (in realtà su questo ci sarebbe qualcosa da dire... ma sono curiosa di sapere cosa ne pensate voi). Più, finalmente, semo arrivati alla grossa cazzata che il nostro malandrino preferito (lo dico di 3\4 di loro) ha combinato.
Spero vi sia piaciuto... è un capitolo un po' diverso dal solito... ma non riuscivo a pensarlo differente. 
Fatemi sapere!

Ancora scusatemi e buona fortuna a tutti coloro che, come me, sono pieni di esami! 
Un salutone,
​Fra

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Capitolo 8
*** VII - and I'll tell you who you are ***


War and Peace
Capitolo VII -  and I'll tell you who you are

22 dicembre 1976

«Sirius Black ha fatto... cosa?»

Per la seconda volta in due giorni, Minerva McGranitt si ritrovò a pronunciare la stessa frase con identica incredulità, quasi. Madama Chips scosse la testa, agitata, e fornì all’amica una versione più dettagliata di quanto le aveva appena riportato.

«Come ti dicevo è accaduto tutto perché non gli ho permesso di vedere il Signor.Lupin… sai, si sta ancora riposando dalla luna piena e gli servono silenzio e calma, non di certo un’accoppiata che di solito porta Black…» l’infermiera fece una smorfia di disappunto, si tolse un fazzoletto dalla veste e si asciugò la fronte «e poi mi aveva chiesto di non far entrare nessuno dei suoi amici… povero ragazzo, avresti dovuto vedere com’era sconvolto quando Potter stamani gli ha raccontato l’accaduto…»

Minerva insegnava da molti anni, e conosceva quei particolari ragazzi altrettanto bene, dunque non le fu difficile immaginare con chiarezza  i sentimenti che poteva star provando Remus. Nel farlo, come la notte precedente, sentì un peso opprimerle il cuore.

«…ho usato testuali parole con Sirius: “a meno che tu non sia ferito, non ti è permesso stare qui” e lui di rimando sai che ha fatto Minerva?!…Si è lanciato contro il muro! Due volte! Poi mi ha guardato e ha detto: “adesso sono ferito”, ed è entrato in infermeria! Così, come se nulla fosse… sanguinando dal labbro!»

La McGranitt sospirò.

«Certamente bisogna ammirarne la dedizione… e l’originalità…»

Madama si fece ancora più seria e iniziò ad arrotolarsi il fazzoletto tra le dita.

«Ma questa volta, Minerva…»

«Lo so-»

«Per non parlare dello spavento che si è preso Severus! Pensa che non ha neanche voluto passare la notte in infermeria, talmente lo terrorizzava l’idea di stare vicino a Remus!»

«O lo disgustava, Poppy» replicò la CapoCasa con una profonda nota di tristezza nella voce «Sai quanto il mondo magico sia terribilmente…indietro, sulle questioni importanti. E come questo influenzi i nostri ragazzi… soprattutto adesso!»

Gli occhi azzurri della professoressa incontrano quelli altrettanto azzurri dell’infermiera. La Chips notò la preoccupazione della donna e se ne sorprese: Minerva sembrava sempre così sicura di sé, così invincibile, che a volte ci si dimenticava di quanto fosse vulnerabile in realtà. Avrebbe dato la sua vita per uno qualsiasi dei ragazzi della scuola, e la sua anima per evitare che l’oscurità e l’odio li raggiungessero. L'infermiera ebbe voglia di abbracciarla ma sapeva che una tale invasione di spazio non sarebbe stata apprezzata, così decise di chiederle quello che la tormentava da tutta la notte.

«Pensi che si verrà a sapere, di Remus?»

Sul volto dell’insegnante di trasfigurazioni comparve un sorriso stanco.

«No. Silente ha parlato con Severus… il Preside sa essere convincente, quando deve. Lo sai bene quanto me, dopotutto stavi per rifiutare il posto…»

«Oh beh, è bastato poco… non vi avrei mai lasciati in balia di qualche guaritore da strapazzo!» rispose Madama, arrossendo sotto l'occhiata dell'altra «Piuttosto, che ne sarà di Black?»

«Secondo Albus ha già la peggiore delle punizioni da scontare»

«Tutto qui?»

Minerva annuì con compostezza, serrando le labbra.

«E secondo te?»

«Anche»


 

6 gennaio   1977

Le vacanze erano state gelide e piene di neve. Ma quel mattino, come per accompagnare gli studenti nel loro rientro a Hogwarts, era uscito il sole e il ghiaccio si era sciolto in acqua sporca. Con l’avanzare del pomeriggio la timida palla di fuoco aveva ceduto al cielo di gennaio e si era nascosta dietro le nuvole, lasciando al suo posto una luce scura e grigiastra. I ragazzi passavano frusciando nella poltiglia e Gazza si affannava a urlare imprecazioni affinché tutti si pulissero le scarpe prima di entrare nel castello. Quando Padfoot apparve sulla soglia della loro camera, Remus vi era dentro e stava piegando e riponendo con cura  alcuni vestiti nel baule. Sirius, nonostante la porta fosse ben aperta, bussò. Lupin continuò a ordinare le sue cose senza degnarlo di uno sguardo.

«Moony per favore, dimmi qualcosa! Ho sbagliato, sono stato un idiota, davvero, ne sono consapevole… ma non so più cosa fare per farmi perdonare…» iniziò.

Remus non rispose. Chiuse il baule e lo fece levitare con un colpo di bacchetta, poi si mise il mantello e si guardò intorno.

«Ti avrò mandato un centinaio di lettere a cui non hai risposto… possiamo, cazzo… possiamo parlare? Ti prego!»

L’espressione del prefetto rimase immutabile mentre continuava a perlustrare la stanza con gli occhi. Passò accanto al Grifondoro per uscire dalla porta ma questi, vedendo che portava con sé il baule, gli afferrò un lembo della manica e lo strattonò.

«Dove stai andando Rem? Che cosa credi di fare?»

L’espressione di Lupin si accese di rabbia: guardò prima la mano che gli tirava la stoffa, poi il suo proprietario. Padfoot lasciò immediatamente la presa.

«Mi sono fatto spostare di camera per esigenze personali. Ora, se non ti dispiace, vorrei evitare di arrivare in ritardo al discorso di Silente. Dopotutto, sono ancora il prefetto di questa casa!»

Per Sirius fu come prendere un pugno in faccia. Si scostò e Remus sorrise.

A parere di Pad, Moony aveva diversi tipi di sorrisi: il sorriso per quando uno di loro era triste e voleva tirarlo su, quello ironico e autoritario da prefetto-poco-perfetto, quello genuino di quando rideva davvero e stava passando un buon tempo, quello pacato e sincero, che accompagnava la gentilezza. E poi, il suo preferito, il sorriso di quando provava a non ridere ma proprio non ce la faceva - generalmente poiché stava tentando di mantenere un'impostazione arrabbiata per una qualche marachella di uno dei Malandrini. La linea delle labbra rimaneva dritta e sottile, ma gli angoli della bocca si piegavano all’insù formando una strana e adorabile smorfia. Sirius, anche se a conti fatti doveva dividerlo parecchio anche con Prongs, lo considerava un po’ suo, quel sorriso. Poi c’era quello stanco, che usava per non farli preoccupare, quello imbarazzato - un altro dei suoi preferiti - e il ghigno malandrino che gli illuminava persino gli occhi. Raro e sorprendente, proprio come Remus. Ma quella specie di alzarsi di labbra che gli rivolse Moony in quell’istante, non l'aveva mai visto: era freddo, finto, gli ricordava Regulus. Un brivido di sudore gli percorse la schiena.

«Tu… io… non…»

Il maggiore dei Black aprì la bocca per aggiungere altro, infilare delle parole di senso compiuto, fermare Remus… ma riuscì a emettere solo un rumore spezzato. Moony lo squadrò. Lo squadrò come se per un attimo non riuscisse a metterlo a fuoco, come se non fosse quello che era.

«Mi è morto qualcosa dentro» disse infine il prefetto, a bassa voce e senza guardare l’altro negli occhi «C’è voluto molto, ma adesso è morto. E l’hai ammazzato tu, come se l’avessi preso a colpi d’ascia»

Adesso è tutto uno schifo, avrebbe voluto aggiungere, ma non lo fece.

Una parte di Sirius desiderò raggomitolarsi e urlare, un’altra, invece, voleva soltanto prendersi a pugni fino a togliere quell’espressione dal volto di Remus.

«Rem, dimmi cosa posso fare per sistemare le cose…»

«Non puoi. Non importa» rispose il ragazzo, scegliendo con cura le parole. Poi si guardò intorno ancora una volta, respirò a fondo e uscì dalla stanza.

Alla fine era proprio strano, il dolore: Padfoot pensava di aver raggiunto il limite, di non potersi sentire peggio di così, poi Moony aveva parlato e lui aveva scoperto un ulteriore livello di agonia. E un altro ancora.

Quando James e Peter, che avevano voluto lasciare un po’ di spazio chiarificatore ai due, entrarono  nel loro dormitorio aspettandosi di trovarli riconciliati, videro soltanto Sirius. Se ne stava lì, in mezzo alla stanza, impalato, senza fare niente: era il ragazzo più triste che avessero mai visto.

«Se n’è andato» disse soltanto, indicando il letto vuoto e ordinato che negli ultimi sei anni era appartenuto a Remus Lupin.

Pensò altre parole - Mi odia. Dovreste odiarmi anche voi - ma non le disse; sentiva di non meritarsi l’affetto che certamente Prongs e Wormtail gli avrebbero mostrato, non dopo quello che aveva fatto a Remus.

«Da Hogwarts?»  chiese Peter sgranando gli occhi.

Sirius scosse la testa. Da me.

«Dal dormitorio»

Wormtail emise un verso disperato e si lasciò cadere sul suo letto a faccia in giù, James invece si avvicinò al suo migliore amico. Non tentò di consolarlo, né gli fece domande: non era suo il perdono di cui l’altro aveva bisogno, lo sapeva. Lo abbracciò e basta, come si fa tra fratelli.

«Andiamo al discorso adesso, va bene Pad? Proverò a parlarci io poi!» disse dopo un po’.

Sirius lo guardò con una tale speranza che Prongs si chiese se i maghi potessero bruciare gli altri con la sola forza dello sguardo. Sperò di no. Peter si tirò su dal letto, rincuorato, e li prese entrambi sottobraccio iniziando a snocciolare suggerimenti a James su quello che avrebbe dovuto dire per convincere Remus a perdonarli - Padfoot apprezzò molto l’uso del plurale. Wormtail andò avanti per tutta la cena, si interruppe solo durante il discorso del preside, e anche mentre risalivano le scale per tornare al dormitorio.

«…. E poi… devi dirgli che da ora in poi lo accompagneremo sempre in biblioteca!»

«Non sono sicuro che ci vorrebbe con lui in biblioteca…» azzardò il Capitano in risposta, pensando a com'era finita l'ultima volta.

«Chiaramente dovrai promettergli che faremo i bravi!» sottolineò Sirius, abbozzando un sorriso tirato.

Era rimasto in silenzio per tutta la cena, guardando fisso in direzione di Remus. Immobile, come un cane in attesa. Non aveva commentato neanche l'arrivo di Brocklehurst, nemmeno una battuta sul suo grosso naso o sul farlo inciampare con un incantesimo! Per questo, guardando il sorriso spento dell'amico, Prongs si disse che era comunque meglio di niente. A piccoli passi.

«E anche che smetteremo di fare scherzi e non finiremo mai più in punizione!»

James gemette, ma vedendo Padfoot annuire si trattenne dal commentare.

«E che non copieremo mai più i suoi compiti!»

Okay, ci aveva provato.

«No Wormtail, questo non glielo chiederò mai! Stiamo cercando di riconquistare Moony, non di guadagnarci la dannazione eterna!»

Minus soppesò le parole dell’altro e decise che, tutto considerato, aveva ragione. Poi vide una zazzera di capelli castani scomparire dietro l’angolo e squittì dando di gomito ai suoi amici.

«Oh, eccolo Jamie! Vai, è il tuo momento!»

Prongs si scompigliò i capelli e sorrise sistemandosi gli occhiali. Cercò di sembrare sicuro.

«Andate, è meglio che non… che sia solo, ecco. Ci vediamo in sala comune. Lo convincerò a tornare nella camera dei Malandrini…  e a perdonarci. Costi quel che costi!»

Sirius gli mise una mano sulla spalla e sospirò lungamente, poi annuì con decisone e si mosse, insieme a Peter, nella direzione opposta. James camminò velocemente verso l’angolo dove avevano scorto Remus, ma non lo vide. Proseguì un altro po’ lungo i corridoi e le stanze del piano terra, maledicendosi per aver lasciato la mappa nel baule. Comunque dubitava che Moony fosse lì, sarebbe stato più probabile trovarlo in… biblioteca. Ma certo, ecco che giro aveva fatto! Proprio mentre James stava per incamminarsi verso le scale che portavano al terzo piano, una mano gli strattono la spalla.

«Fermati, Potter»

 

 



«Non osare parlare di lei come-»

Lily lo sapeva: non avrebbe dovuto sentirli, non sarebbe neanche dovuta essere lì.

Mary e Marlene l’avevano presa un po’ in giro, andare in biblioteca la prima sera post-vacanze non era proprio qualcosa di usuale, ma la Grifondoro voleva assolutamente confermare un dettaglio che aveva scritto nel tema di Pozioni, a proposito delle proprietà del dragoncello. Nessun Natale poteva giustificare errori in un saggetto di poche pagine per cui aveva avuto ben due settimane, e poi non era colpa sua: la biblioteca di Cokeworth non aveva libri sul dragoncello, ecco. O almeno: vi erano, ma esclusivamente di ricette culinarie; e lei che se ne faceva? Fortunatamente dalla sala grande arrivare in biblioteca era estremamente semplice: bastava salire la rampa di scale giuste e, in una ventina di gradini, si arrivava direttamente davanti al presidio di Madama Pince. 

In realtà fino a poche settimane prima neanche sapeva dell’esistenza di quel corridoio, ma poi, nell’ultimo allenamento prima delle vacanze, aveva battuto di nuovo Potter a duello e lui, di contro, aveva dovuto pagare pegno e indicarle altre zone segrete di Hogwarts. Nessuna di quelle che gli aveva mostrato era particolare quanto la Stanza delle Necessità - anche se, magari, a furia di vincere scommesse sarebbe riuscita a estorcergli qualche altro posto incredibile; o almeno scoprire che libro aveva permesso a quei quattro di farsi un’idea così dettagliata del castello (erano molto criptici sulla faccenda, forse c’entrava il reparto proibito) - ma alcuni passaggi erano davvero comodi. Come quello, ad esempio.

Ed era successo che mentre saliva le scale aveva sentito la voce di James provenire da dietro l’angolo e, come spinta da una forza invisibile, era tornata sui suoi passi e si era nascosta dietro il muro. Non sapeva neanche bene perchè avesse agito in quel modo, ma la voce di Potter era così arrabbiata che la curiosità aveva preso il sopravvento. E poi era pur sempre una prefetta, aveva il compito di mantenere l’ordine!

«Oh, che c’è Potter? Non dirmi che ti fa paura un po’ di competizione!»

La Grifondoro riconobbe la seconda voce con la stessa chiarezza, e la stessa sorpresa, con cui aveva riconosciuto la prima: Severus.

«Non illuderti, Moccious. Non ti considero neanche lontanamente compe-»

«E invece dovresti!»

La prefetta non poteva sporgersi troppo, l’avrebbero vista, ma sentì qualcuno muoversi e immaginò che Potter avesse fatto un passo avanti.

«In quale mondo, Piton?»

Lily udì la risata di James e sentì dolore da qualche parte, dentro. Ormai a lui associava quella calda, avvolgente, contagiosa e spontanea a cui, senza accorgersene, si era abituata durante le ore  insieme nella stanza delle Necessità. James portava il sole ovunque fosse, di solito. Ma quella che sentì non aveva niente di caldo o di avvolgente; e non era neanche la risata finta che odiava, quella arrogante con cui Potter si faceva grande agli occhi degli altri, quella del ragazzo beffardo e vuoto che aveva detestato per anni. Era, più che altro, un verso di profondo disprezzo.

«Hai perso la tua possibilità!» continuò «L’hai persa quando dalle tue labbra è uscita la parola mezzosangue… non puoi più pensare di essere qualcosa per lei. Lily merita di meglio!»

La ragazza non ebbe neanche il tempo di capire i suoi sentimenti rispetto a quanto aveva appena sentito, che udì uno dei due incamminarsi nella sua direzione. Con lo sguardo cercò un riparo ma non trovò nulla, poi Severus urlò.

«Non la meriti neanche tu Potter, e lo sai!»

I passi di James si fermarono: era proprio dietro l’angolo dove si trovava Lily, che cercò di prendere aria facendo meno rumore possibile. Sentì invece un profondo respiro provenire dal Grifondoro; poté figurarselo mentre si scuoteva i capelli con la mano, come faceva sempre quando era agitato o pensieroso. James tornò indietro.

«Hai ragione, non la merito»

Parlò con una voce bassa e rotta che le spezzò il cuore. Lily desiderò rivelarsi solo per correre ad abbracciarlo. E poi tirare un pugno a entrambi.

«Non sei abbastanza» continuò Piton.

Lily riconobbe il desiderio di fare all’altro lo stesso male che aveva fatto a lui. E il suo cuore si spezzò ancora un po’. Severus…

«Giusto di nuovo, Moccious»

Questa volta Lily non sentì sconfitta nella voce del Grifondoro ma… pietà.
Per.. Piton?

«Ma voglio esserlo!» proseguì James più sicuro «Voglio essere migliore, e non solo per lei…devo… ci sono cose… ah, non puoi capire. Ma voglio essere migliore e renderla felice… e lo farò! Qualsiasi sia il ruolo che avrò nella sua vita, questo è tutto quello che chiedo. Ed è più di quanto tu possa dire!»

Lily provò qualcosa di simile alle vertigini ed ebbe bisogno di appoggiarsi al freddo muro di pietra. Si sentiva male per Severus, e al contempo era arrabbiata con lui, e un po’ con James… ma non poté impedirsi di sorridere. Seguirono molti istanti di silenzio, Lily si chiese che sguardi si stessero lanciando i due.

«Lasciami dire un’ultima cosa, Piton. E sappi che lo faccio per lei, non per te: se continui a dilettarti con le arti oscure perderai molto altro, oltre a Lily. Sei ancora in tempo per scegliere la parte giusta!»

Severus rise con la stessa freddezza che gli aveva riservato James poco prima.

«E la gente che frequenti tu sarebbe quella giusta, Potter? Un ragazzo che ha quasi commesso un assassinio e si è salvato solo per la pateticità di Silente, la tua paura e il nome che porta… o l’altro, la feccia della società magica? Lily sa che pericolo corre vicino a voi?»

«Non azzardarti, Moccious! Non sai niente di loro, niente. E non potrai mai capire!» ringhiò James, con rinnovata rabbia.

«Lei non è così stupida, Potter. Sa bene chi sei. E quando saprà che razze frequenti… lo capirà ancora meglio!»

James emise un altro ringhio animalesco, Lily ebbe paura che i due sfoderassero le bacchette e ponderò d'intervenire... ma, invece, ci fu soltanto altro silenzio. Poi la ragazza sentì dei passi e qualcuno farsi sempre più lontano: Severus se ne era andato. Velocemente fece lo stesso.

 

 


 

11 gennaio

Non è che Lily avesse propriamente notato che Black e Lupin non si erano parlati durante gli ultimi giorni, ma le era capitato per caso, durante la lezione di trasfigurazione, di incrociare la faccia abbattuta di Potter. Di nuovo: non che l’avesse guardato o che avesse cercato di attribuire del senso a quell’insolita espressione, ma il volto di James così giù di morale era dissonante e rendeva diversa tutta la stanza. Non si poteva non farci caso, si disse. Era come un bel quadro con al centro un elemento completamente sbagliato: Potter non era MAI abbattuto, e quando lo era rimaneva tale per pochissimo tempo! La ragazza, dunque, fu molto contenta di poter avere la ronda con Remus per capire il problema - lo faceva per il Quiddich, ovviamente, per i Grifondoro, non che volesse mettersi a risolvere i casini dei quattro o cancellare il dispiacere dalla faccia arrogante di Potter.

sicuramente non c'entrava la discussione che aveva origliato.
No, quella se l'era dimenticata. Assolutamente.Era ininfluente nella sua vita.
Potter e Piton avrebbero detto di tutto pur di darsi fastidio, non significava nulla.
non ci aveva pensato tutto il tempo negli ultimi giorni, affatto!

Lupin spuntò dal ritratto e la salutò cordiale ma non aggiunse altro, era chiaramente distratto e poco incline alle chiacchiere. Lily non demorse e pensò a una scusa utilizzabile per direzionare la conversazione.

«Quando riprendiamo con gli allenamenti? Marlene sostiene che dovremmo sviluppare il nostro protego; padroneggiamo solo la forma base… ma effettivamente non fermerà mai la magia oscura, forse sarebbe ora di sviluppare l'horribilis... so che è avanzato però-»

La Grifondoro s'interruppe. Con la coda dell'occhio aveva visto Remus annuire, ma si chiese se la stesse realmente ascoltando: il suo sguardo era perso nel vuoto, lontano. Sembrava un automa.

«...e dovremmo imparare anche le maledizioni senza perdono!» continuò per testare l'attenzione dell'altro.

«Mmmh. Ottima idea!»

«Per uccidere…»

«Già!»

«E di certo cruceremo la McGranitt...»

Quando Lupin annuì nuovamente la ragazza si fermò in mezzo al corridoio. Ci volle qualche secondo prima che lo facesse anche lui.

«Che?-»

«Non mi stai ascoltando!»

Remus incurvò le spalle e sospirò, poi i suoi grandi occhi nocciola la guardarono dispiaciuti.

«Scusa Lily. Ho molti pensieri per la testa…» un altro sospiro «ripetimi tutto, prometto di ascoltarti!»

Lily non era brava a carpire informazioni, Marlene ci avrebbe messo tre secondi ma lei, semplicemente, non era fatta in quel modo. E poi aveva voglia di essere una buona amica per l’altro, glielo doveva, così opto per la verità.

«Remus?»

«Sì?»

«Cos’è successo?»

«Come?»

«Tra te e Black, Potter sembra disperato! È questo che ti turba, giusto?»

Il malandrino s’irrigidì visibilmente ma quando parlò mantenne il suo garbo.

«Oh sì, Prongs è una drama queen quasi insuperabile. Solo Sirius riesce a eguagliarlo!»

La prefetta sorrise spontaneamente pensando a tutte le volte in cui Potter e Black erano stati  teatrali, spesso anche in maniera geniale. Non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma a volte - quando non si comportavano come dei bulli arroganti - la facevano ridere.

«Sì, è qualcosa che mi è parso di intuire nel corso degli anni!»

«Oh, non hai idea! Io e Peter un giorno verremo proposti per l’Ordine di Merlino solo per averli sopportati!»

«Voterò a favore!»

«Grazie!»

Il Grifondoro le rivolse un mezzo sorriso. Lily notò le sue occhiaie pronunciate.

«Quindi Remus, cosa succede? Non credo di avervi mai visto tenere il broncio l’uno con l’altro per più di… mezza giornata?…»

La Evans si aspettava di vederlo irrigidirsi di nuovo, magari arrabbiarsi con lei, invece Lupin assunse una posa… sconfitta. Sì, sconfitta, non avrebbe saputo descriverla in altro modo. Si fece più piccolo e guardò in basso. Provò a parlare tre o quattro volte senza riuscire a farlo. Apriva la bocca e la richiudeva, poi l’apriva di nuovo, ma non usciva nessun suono.

«Sirius… lui…» disse infine, flebilmente «mi considera un mostro»

«Per Merlino Remus, come sareb-»

«La cosa peggiore è che ha ragione, Lily. Lo sono! Ma pensavo che lui… immaginavo… mi avevano dato speranza, capisci? E io ci ho creduto, come un idiota. E adesso mi ritrovo con il cuore spezzato» Remus si tocco il petto e vi batte due volte «ecco, un pezzo di pietra»

Lily si sentì contesa tra la voglia di abbracciarlo e quella di prenderlo e scuoterlo. Alla fine optò per una via di mezzo: gli mise le mani sulle spalle e strinse con delicatezza.

«Rem… devi smetterla di non capire quanto vali!»

Moony continuò a non guardare la ragazza. La dolcezza di Lily lo nauseava: non se la meritava, se solo lei avesse saputo…

«Ma non valgo niente, è questo il peggio, che non valgo niente» sussurrò lui con rassegnazione, poi guardò la perfetta e si allontanò di qualche passo. «Uno può vivere tutta la vita rispettando le regole e poi a un certo punto non conta più un accidente, capisci cosa voglio dire? Alla fine siamo quello che siamo… e io…»

Remus non finì la frase, fece un sorriso di circostanza e continuò a camminare dritto avanti a sé.

Avrebbe finito la ronda e poi se ne sarebbe andato, non poteva fare questo a Lily, non poteva esporla al pericolo e alla bugia di stargli accanto. E non aveva la forza di  essere sincero e perdere qualcun altro, vederne gli occhi spaventati e disgustati. I legami erano impossibili per quelli come lui, pura sofferenza, e Sirius glielo aveva ricordato bene. Andarsene era più facile, soprattuto per lui. Alla fine… lo faceva da tutta la vita.

«Avanti Lily, abbiamo una ronda da terminare»

«Remus!»

«Propongo di dividerci per fare prima, io prendo l’ala Est, ci vediamo qui tra un’ora»

Lily rimase spaesata e incredula per qualche istante, poi provò a inseguirlo, ci provò davvero, ma scoprì che Lupin era incredibilmente veloce. E capace di sparire, praticamente. Così fece l’unica cosa che le sembrava sensata, vista la situazione: ritornò in sala comune e arrivò davanti alla porta del dormitorio di Potter, Black e Minus. Bussò con forza, poi chiuse gli occhi ed entro senza aspettare.

«Se siete nudi… vestitevi!»

La Evans si rese conto immediatamente dell’errore, e aspettò… poi… niente. Nessuna risata, nessuna battutaccia maliziosa. Prima Remus e poi questo: ma cosa diamine succedeva a quei quattro?

Lily aprì gli occhi e constatò che erano tutti vestiti: Potter e Minus la guardavano sorpresi, Black invece non si era neanche voltato nella sua direzione. Era sdraiato sul letto e lanciava la sua bacchetta in aria, per poi riprenderla.

«Tu!» gli disse a voce alta, avvicinandosi e puntandolo col dito «sono qui per parlare proprio con te, anzi» guardò anche James e Peter cercando d’impostare la sua espressione più intimidatoria  «con tutti e tre, ma soprattutto con te Black!»

Sirius finalmente mosse la testa nella sua direzione e si mise a sedere. Lily si rese conto che anche lui aveva occhiaie profonde e scure, come se gli mancassero svariate notti di sonno.

«Cosa posso fare per te, Evans?»

Il tono di Black non era infastidito, neanche arrabbiato, ironico o arrogante, solo… stanco.
Lily ne rimase un po’ intimorita e comprese che, qualsiasi cosa fosse accaduta, Sirius e Remus erano nello stesso stato.
Di colpo la rabbia che la ragazza non sapeva neanche di provare, si volatilizzò. 

«Remus»

«Sì»

Quella di Sirius non era una domanda, eppure non aggiunse nulla. Lily non sapeva bene come proseguire ma fortunatamente Potter la tolse dall’impiccio.

«Vieni Evans, andiamo a prendere un tè»

Lily non controbatté, capì subito dalla voce di James che voleva parlarle e non fare lo stupido. Anche se un tè a mezzanotte era qualcosa d’improbabile, che fosse una parola in codice? Avrebbe dovuto saperla? Si stava perdendo un passaggio?

Il ragazzo lanciò un’occhiata a Sirius, ma se i due si dissero qualcosa con gli occhi - cosa molto probabile, visto che in seguito entrambi abbassarono un po’ le spalle, come rasserenati -  la Grifondoro non seppe decifrare neanche una sillaba della conversazione. Quanto dovevano conoscersi bene due persone per poter dialogare così?

Usciti dalla porta il Capitano le rivolse un sorriso luminoso.

«Allora Evans, hai già incontrato Bars?»

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Note dell'autrice:

Ciao car*! Altro capitolo un po’ corto, perdonatemi, ma per pubblicarlo in tempo - ci tenevo - ho dovuto tagliare a metà la parte finale, poiché non avevo finito di scriverla. Ma non temete, il tè dei nostri Jily + il confronto Lily-Remus continueranno e si concluderanno nel prossimo. Spero comunque che sia stato un capitolo di quelli “brevi ma intensi”, perchè di carne al fuoco in realtà ce n’è. L’alone un po’ sofferente di tutto il testo è uno strazio, ma raga, hanno litigato pesantemente, non si poteva fare altrimenti. Il prossimo sarà un po’ più leggero, parola di lupetta (se non ho fatto la scout vale lo stesso?). Andando con ordine sul resto: 

 

1. Questione “personaggi verosimili”: so che Piton è amatissimo, ma credo fosse esattamente così. Certo: è un ottimo mago e ha passato molti anni della sua vita a cercare di rimediare al suo errore; ma non perchè lo abbia riconosciuto come tale, quanto per Lily (se la nostra rossa preferita non fosse stata il bersaglio di Voldemort, io non penso che Severus sarebbe cambiato). Tutto quello che ha fatto lo ha fatto solo per espiare il suo senso di colpa verso di lei, per quell’amore\ossessione. Ma Piton, per quanto sia un personaggio affascinante, non è per niente una bella persona. Ha chiamato Lily mezzosangue e poi ha cercato di giustificarsi in una maniera becera, si è avvicinato senza problemi alla magia oscura e a Voldemort, ha rotto un ramo addosso a Petunia, ha preso in giro Hermione per il suo aspetto, ha bullizzato e umiliato i suoi studenti approfittando del ruolo che aveva (vedesi Neville, per citare uno a caso), nel PdA ha detto a tutti che Moony era un lupo mannaro poiché è rimasto deluso dal suo fallimento ed era accecato dal suo odio (e non ha la scusante di essere un ragazzino o di aver passato tot. anni in prigione fino, quasi, a impazzire… è stata una ripicca, sostanzialmente), ha preso in giro Tonks dopo la morte di Sirius e per il patronus cambiato a causa di Remus… e così via. Sicuramente è un personaggio incredibile, scritto da Dio, ma non si può dire che fosse una persona buona, ecco. Quindi l’ho rappresentato così. Com’è. Come penso e sono sicura che fosse. Anche perchè stavano iniziando i suoi anni più buii e aveva perso Lily, quindi, insomma, bussola morale 0. 

1b. Si potrebbe dire, al contrario, che James nella storia è troppo… troppo. Ma anche qui penso che Prongs fosse esattamene così. Consideriamo i fatti: Lily se lo sarebbe mai sposato se non si fosse rivelato un grande uomo? E sarebbe stato il padre che vediamo nei - brevi scorci, sigh, - libri? Di fatto io non credo - al contrario di Piton - che sia cambiato per Lily, o meglio, non solo per lei: è cresciuto, innanzitutto… e poi c’è stato l’arrivo di Sirius a casa sua, sbattuto fuori dalla famiglia. Per me quella è stata la vera molla. E insieme a quello… tutto l’odio che s’iniziava a respirare nella comunità magica. James sì, è stato un arrogantello per i primi anni… ma era giovane, ed era stato parecchio viziato dalla famiglia essendo un figlio inaspettato e unico, e non c’era niente d’importante in gioco… quando le cose hanno iniziato a essere chiare, quando ha dovuto scegliere, quando ha visto chi amava soffrire e il mondo cambiare… il suo migliore amico a pezzi… eh, allora si è “scantato" fuori per davvero. Comunque l’animo buono era evidente: ha accettato Remus (non scontato per l’epoca), sono diventati animaghi per lui, ha accolto Sirius e l’ha reso a tutti gli effetti un fratello, ecc…

2. Il titolo arriva da un famoso modo di dire "dimmi come... e ti dirò chi sei". Tra questo e il prossimo capitolo ci saranno molti parrallelismi tra alcuni personaggi e altri, piuttosto che tra lo stesso personaggio in diversi momenti. Non sono e non saranno parallelismi espliciti, ma penso che coglierli possa aiutare a capire meglio. Comunque non è qualcosa di fondamentale! 


E niente, basta.
Ci aggiorniamo giovedì prossimo e prometto un capitolo lungo il doppio.
Salutoni, statemi bene!
P.s: Bars non è un mago, chi indovina dove andranno Lily e James vince... 100 punti per la sua casa!

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Capitolo 9
*** VIII - Valentine's Day ***


War and Peace
Capitolo VIII -  Valentine's Day

 

«Allora Evans, hai già incontrato Bars?»

 

Allo sguardo confuso di Lily, James scoppiò a ridere.

«Oh Evans, ma negli ultimi sei anni di Hogwarts hai visto soltanto la biblioteca?» le fece l’occhiolino e sorrise «Menomale che adesso ci sono io!»

La Grifondoro tentò di rispondergli male, ma non le venne in mente nulla. Nel mentre lui coprì entrambi con il mantello dell’invisibilità e fece strada afferrandola per il polso. Lily, per l’ennesima volta, rimase sorpresa dall’enorme conoscenza della scuola che James dimostrò: furono di fronte alla Sala Grande in pochi minuti e da lì scesero nei sotterranei, verso la sala comune dei Tassorosso.

«Potter dove st-»

«Shh» bisbigliò il Grifondoro di rimando «fidati di me, okay? Siamo quasi arrivati!»

Qualche istante dopo James le lasciò il braccio, si guardò in giro e, accertatosi dell’assenza di professori, si tolse il mantello. Anche Lily si guardò intorno: erano nel mezzo del nulla, non c’era niente attorno a loro se non il grosso quadro di una natura morta e freddi corridoi di pietra.

James si avvicinò al quadro, allungò il braccio fino a toccarlo, poi fece il solletico a una delle pere dipinte. La prefetta si sentì inorridire e si diede della stupida per avergli dato retta.

«Potter ma sei impazzito? Io me ne vado. Che ca-»

La pera si trasformò in una maniglia e James, sorridendole sornione, l’abbassò.
Prima ancora di riuscire a entrare, Lily sentì una voce squillante rivolgersi al ragazzo.

«James Potter, signore. Che bello vederla!»

«Prenda una fetta di torta, signore»

A intervenire fu una seconda voce, altrettanto squillante ma leggermente più stridula. La Evans fece un passo avanti e si chiuse la porta alle spalle. Quando si girò trovò di fronte a sé decine di strani esseri umanoidi, molto bassi, dalle orecchie appuntite, le gambe affusolate e la testa gigante, molto spropositata rispetto al corpo. I grandi tavoli di legno, il calore della stanza e il pentolame di rame fecero capire a Lily, con certezza, di essere nelle cucine di Hogwarts. Dunque le creature di fronte a lei dovevano essere gli elfi domestici!

La Grifondoro si sentì arrossire: non avevano studiato molto sugli elfi, e le poche volte in cui erano citati in qualche libro non c’erano fotografie o disegni ad accompagnare, quindi se li era figurati come nell’immaginario del mondo babbano… nella sua testa erano umanoidi molto belli, dal viso gentile, le orecchie a punta, i capelli lunghi - ed un grande amore per la cucina, evidentemente. Ma, ovviamente, aveva preso un granchio. Si schiarì la gola e sorrise.

«Buonasera signori elfi»

Gli elfi smisero di proporre cibo a James e la guardarono, poi fecero un inchino.

«Buonasera signorina…» iniziò l’elfo più vicino a James.

Poi sgranò gli enormi occhi marroni, disperato. Lily si chiese cosa lo avesse turbato così tanto e all’improvviso.

«Lily Evans» disse James.

«Buonasera signorina Lily Evans»

L’elfo che aveva parlato fece un nuovo inchino, toccando quasi terra con la testa. Poi si sollevo di scatto e andò verso i fornelli.

«Bars fermo!» urlò James, bloccando l’elfo e gettando Lily ancor di più nella confusione.

«Bars si deve punire per non aver saputo il nome della signorina Lily Evans, signore» fece lui.

Ma come punirsi?
Ma poi come poteva sapere il suo nome se non si erano mai incontrati?

«No Bars, emh, davvero, va bene così! Con Lily vale la stessa regola che ti abbiamo dato noi: niente punizioni, va bene? Non punirti per ciò che ci riguarda e saremo molto felici!»

L’elfo annuì e tirò su col naso, ricacciando indietro le lacrime corse ad appannargli gli occhi.

«Ci chiedevamo Bars, se potreste darci due tazze di tè?»

«Se non è di disturbo» aggiunse Lily con dolcezza.

L’elfo la guardò con un’espressione offesa, come se fosse appena stato insultato.

«Non c’è mai disturbo signorina, Bars l’elfo domestico è qui per servirvi!»

«Grazie Bars!» intervenne velocemente il Grifondoro, per poi indicare uno dei grandi tavoli in legno «E emh, senti, siccome non potremmo andare in giro a quest’ora… ma io e Lily avremmo proprio bisogno di parlare… possiamo metterci su uno di questi tavoli?»

«Oh» gli occhi di Bars scintillarono, poi si fece incredibilmente serio e annuì «Bars ha capito signore!»

Bars iniziò a impartire ordini agli altri elfi e, in un attimo, metà del tavolo più lontano dai fornelli venne addobbato con una tovaglia color oro, un vaso di rose rosse e numerosi piatti di dolci.

«Ecco signore» disse poi portando due tazze di tè e una brocca di succo di zucca «adesso gli elfi vi lasciano della privacy, signore e sigorina»

L’elfo schiocco le dita e attorno al tavolo apparve una tovaglia che rimase sospesa, a fare da separè. James rise e urlò ringraziamenti agli elfi.

«Se avete bisogno di qualcosa chiamate, signore e signorina» disse loro l’elfo, sorridendo, poi sparì con un altro schiocco.

«James ma…?» Lily non sapeva bene neanche cosa chiedere: cos’era quello? Perchè gli elfi si comportavano così? Cosa era successo tra loro e Lupin?

«Perchè ha fatto questo?»

«Questo perchè crede che sia un appuntamento!» rispose il ragazzo indicando il separè «Questo invece» proseguì spostando il dito verso il tavolo imbandito e scrollando le spalle «beh, perchè gli elfi domestici sono fatti così!»

«Si voleva punire prima!»

«Sì, emh… non avevi mai visto degli elfi?»

La Grifondoro scosse la testa.

«È difficile da spiegare. Diciamo che gli elfi amano servire…»

Lily inorridì e lasciò cadere la fetta di torta di mele che stava per addentare.

«Mi stai dicendo che sono degli schiavi?»

James si mosse i capelli, in difficoltà.

«No, no.. cioè, sì ma no. Loro vogliono servire! Po-»

«Chi vorrebbe mai servire, Potter?»

Il Capitano sospirò.

«Te l’avevo detto che era una cosa complessa… gli elfi sono creature che provano gioia nel mettersi al servizio degli altri, è proprio la loro… vocazione, ecco»

James si sentì molto soddisfatto per la sua spiegazione, ma la faccia della Evans rimase contrariata.

«Poi ovviamente ci sono brutte famiglie che trattano male i loro elfi domestici… ma anche famiglie con cui vivono una bella vita. Non da schiavi. Come qui a Hogwarts! Guarda: Baaars!»

L’elfo apparì in un attimo.

«Sì signorino Potter e signorina Evans, cosa può fare Bars per voi?»

«Sei felice ad Hogwarts Bars?»

L’elfo gonfiò il petto.

«Hogwarts è il miglior posto per gli elfi domestici, signore. Per Bars è un onore servire Hogwarts, signore!»

«Ma non vorresti essere libero?» intervenne Lily.

L’elfo indietreggiò e spalancò la bocca.

«L-l-l-ibero? Bars ha fatto qualcosa di male signorina? Bars non voleva portare solo il succo di zucca signorina, ma Bars non può servire bevande alcoliche agli studenti!»

Guardò James e iniziò a piangere.

«Perchè vuole liberare Bars, signore? Bars non ha sempre servito bene il signor Potter e i suoi amici?»

«Certo Bars, nessuno vuole liberarti! Era solo una domanda!»

Bars si buttò tra le braccia del ragazzo, piangendo ancora più forte.

«Grazie signore, grazie!»

«Su, su» continuò James battendogli sulla spalla. Poi lanciò un’occhiata a Lily della serie: “vedi?”. La ragazza sospirò e alzò le sopracciglia. Quando Bars se ne fu andato, dopo aver strappato a James un’ulteriore conferma del fatto che non l’avrebbero mai liberato, Lily  decise che era il momento di parlare. Guardò l’orologio: aveva poco più di un quarto d’ora prima di dover raggiungere Remus per finire la ronda - una ronda che non aveva neanche fatto, visto che era a bere tè con James Potter nelle cucine di Hogwarts; anche se gliel’avessero detto non ci avrebbe mai creduto.

«Avanti Potter, che è successo tra Sirius e Remus?» chiese.

Ritenne giusto far iniziare James, d’altronde era stato lui ad aver proposto quel tè.

«Prima tu» fece lui «non posso dirti niente se non so cosa sai!»

L’espressione del Grifondoro era così seria e decisa che la ragazza non provò neanche a dibattere: persino un Avery qualsiasi avrebbe capito che si trattava di qualcosa di importante. Raccontò velocemente della discussione avuta con Remus e vide l’espressione di James farsi sempre più triste.

«Capisco» disse infine, in un filo di voce. Poi si scompiglio i capelli per un minuto buono, prima  di proseguire.

«Senti Evans, non posso dirti come stanno le cose, perchè quello spetta soltanto a Remus. Gli ho promesso che avrei custodito il suo segreto e per nulla al mondo lo tradirò! Posso però assicurarti che Moony si sbaglia quando pensa che lo riteniamo un mostro o che lo consideriamo un nulla: oltre che essere una persona degna di stima assoluta e un grande mago… è il nostro più caro amico, un quarto di un intero. Siamo spezzati dentro senza di lui»

James la guardò e nei suoi occhi la Grifondoro vi lesse tutta la verità che stava tirando fuori. E anche la fatica che gli richiedeva.

«Quindi perchè Sirius ha fatto… qualsiasi cosa abbia fatto? Tu avresti dovuto vedere Remus… era… come se…»

Potter abbassò la testa.

«Lo so. Ma anche Sirius è a pezzi, te lo assicuro. Lo hai visto, no? Ha sbagliato, ha commesso un errore… imperdonabile… e non ci sono attenuanti per ciò che ha fatto… ma vorrei che provassi a capirlo per non giudicarlo da una singola azione…»

«Okay  James, ti credo. Allora spiegamelo! Fammi capire…»

Il Grifondro sussultò sentendosi chiamato per nome da Lily. Dentro di lui qualcosa ruggì. Annuì.

«Non è facile per Pad discernere il bene dal male. È cresciuto dentro una famiglia convinta che il dolore, oltre che essere un metodo educativo, fosse divertente. La soluzione a tutto! Quando Sirius non era come doveva essere, secondo loro almeno, lo colpivano con incantesimi, gli facevano male… »

James serrò la mascella per la rabbia.

«Ha una percezione distorta delle cose. Alla prima punizione che abbiamo preso insieme ha chiesto alla McGranitt di colpirlo ovunque ma non sulla faccia, perchè era troppo bello. All’inizio ho riso, pensavo fosse una battuta… invece lui credeva davvero che l’avrebbero picchiato o cruciato o schiantato o boh, non lo so, altro del genere…»

Potter sospirò e si passò nuovamente la mano destra tra i capelli.

«Sirius è sempre stato impulsivo e avventato, ma da quando è scappato di casa ed è arrivata tutta questa magia oscura nelle nostre vite… gli ideali del sangue, la possibilità della guerra… è diventato ancora più irrequieto e intollerante. Ha un senso di giustizia enorme, davvero, superiore a tutti noi… e lo dimostrano le scelte che ha preso, come abbia abbandonato la sua famiglia pur di non dover sposare i loro credo… ma questo senso di giustizia si è mescolato all’odio e al disprezzo che nutre per chi asseconda queste ideologie, anche per motivi… personali… e ciò l’ha reso smanioso, eccessivo, irresponsabile… ed è arrivato a fare una cazzata. Una cazzata enorme. Davvero Evans, io non voglio giustificarlo… credimi… ma l’ha capito!»

James sorrise.

«E noi ci perdoniamo anche cose imperdonabili, siamo fatti così. Siamo una famiglia. Faranno pace, serve solo tempo!»

Il legame di cui il Grifondoro parlava era ben più di un’amicizia, quei quattro condividevano qualcosa di straordinario. Più che invidiosa, Lily era veramente affascinata dalla forza del bene che sentiva scorrere nelle parole dell’altro.

«Okay Potter, non posso dirti di aver capito di più… ma va bene così. Posso prometterti che mi prenderò cura di Remus nel frattempo!»

Il sorriso di James gli si spense sulle labbra.

«Non te lo permetterà. Lo conosco, ormai è entrato nella fase “mi odio, sono un pericolo per il mondo, merito di stare solo” …»

Per sorridere, fu il turno di Lily.

«Oh Potter, che ingenuo che sei. Come se Remus potesse anche solo pensare di potermi allontanare. So essere molto insistente quando mi ci metto! Una volta ho persino convinto Madame Pince a tenere la biblioteca aperta oltre l’orario ufficiale!»

James la guardò con uno scintillio negli occhi.

«Ah Evans, si direbbe quasi che tu sia una maga!»

Lily rise di gusto. Continuarono a prendersi in giro per qualche minuto, finché la prefetta non si rese conto che Remus, probabilmente, la stava aspettando da oltre mezz’ora. Lanciò uno strillo, prese James per mano e, correndo, salutò gli elfi domestici. Si misero in fretta il  mantello dell’invisibilità e il Grifondoro la riportò nel corridoio in cui si era data appuntamento con Lupin: secondo Lily era già andato a letto, ma Potter le aveva detto che invece, sicuramente, la stava aspettando.

In effetti lo trovò appoggiato a un’armatura d’argento, dormiva beatamente usandola come cuscino. La mano sinistra, il cui braccio cadeva morbido e scomposto lungo il fianco, sfiorava un libro aperto a terra. Lily non avrebbe mai voluto svegliarlo, sembrava aver proprio bisogno di dormire, ma non poteva di certo lasciarlo lì.

«Ehi Remus!»

Lupin aprì gli occhi. Ci mise qualche istante per realizzare dove fosse e perchè, poi si tirò su e assunse una posa distinta.

«Oh, scusa Lily, devo essermi addormentato. Che ore sono?»

«Quasi le due!»

«Per Merlino, beh, direi che per questa sera abbiamo dato. Tutto bene da te?»

Lily, senza volerlo, ripensò alla risata di James.

«Molto!»

Remus sorrise mestamente. Poi s’incamminò verso il dormitorio.

«Ottimo, allora direi che è tempo di andare a letto!»

«Aspetta Remus, aspetta!»

Lupin sospirò come se avesse atteso quel momento e si voltò.

«Sì?»

«Mi va bene se non mi vuoi dire cosa è successo con Black, non è importante che io lo sappia, ma è importante che tu sappia che ci sono… e che non ho intenzione di permetterti di autocommiserarti e startene da solo a pensare di non meritarti nessuno e di non valere niente!»

«E perchè mai lo faresti, Lily Evans?»

Remus era arrabbiato, Lily poteva vederlo fremere sotto la sua maschera educata e cordiale.

«Perchè sei mio amico!»

«Nessuno vuole essere mio amico»

«Io sì!»

Il prefetto scosse la testa.

«No, vuoi essere amica del Remus Lupin che conosci, ma se sapessi chi sono davvero non vorresti, credimi. Lo so bene!»

«Mettimi alla prova!»

«No, non riguarda te. Ho finito di mettere me alla prova, Lily, non potrei sopportarlo ancora»

«Remus… non mi importa niente di tutto ciò che riguarda la tua vita che non so: voglio essere tua amica e basta. Anche perchè tutte le cose davvero importanti di te, le so. So che sei buono, intelligente, leale e coraggioso. Non mi serve altro!»

A Remus venne da ridere. Buono, intelligente, leale, coraggioso e… lupo mannaro. Le mancava giusto un dettaglio minuscolo. Per un attimo pensò che sarebbe stata una storia divertente da raccontare a Sirius, poi la realtà gli ripiombò addosso pesante quanto un Gargoyle di pietra.

«Basta, lasciami in pace. Ho detto che non mi interessa la tua amicizia, accettalo e andiamo a dormire!»

Senza aspettare risposta, il prefetto s’incamminò verso la sua camera.

 





20 gennaio

«Non so che dirvi, non vuole!»

Sirius si sentì invadere dalla rabbia.

«Ma è pazzo? Può odiarmi quanto gli pare ma non esiste che non ci voglia con lui nella Stamberga! Si farà male!»

James spostò il peso da un piede all’altro.

«Lo so… gli ho anche proposto, emh, di esserci soltanto io e te» disse facendo un cenno a Peter, poi guardò Pad come per scusarsi «ma non ha voluto. Non mi ha neanche fatto entrare in infermeria, ho dovuto comunicare con lui tramite bigliettini!»

Wormtail sospirò.

«Quando ci si mette Moony sa essere veramente testardo e cocciuto!»

«Sapete cosa?» intervenne Padfoot quasi ringhiando «Andiamo lo stesso!»

«Sì, l’ho pensato anch’io» concordò Prongs.

«Si arrabbierà molto…» obiettò Peter scuotendo la testa.

«Arrabbiato ma intero, per me va bene!» replicò il maggiore dei Black.

James guardò Sirius e annuì con decisione, poi si ricordò della breve conversazione avuta avuta con Lily dopo pranzo.

«La Evans oggi mi ha chiesto quando riprendiamo con gli allenamenti!»

«Aspettiamo che torni Remus!»

«Sirius, potrebbe…»

«Aspettiamo Remus, Wormtail. Non intendo discuterne! Non andremo avanti senza di lui!»

L’occhiataccia che Padfoot rivolse a Minus fece optare a quest’ultimo per la via dell’assenso. Prongs ci pensò su qualche secondo: non avrebbe voluto fare neanche una partita a scacchi senza Moony, ma la guerra non avrebbe atteso e loro dovevano prepararsi.
Pensò agli occhi determinati di Lily e si disse che, inoltre, non riguardava più solo loro quattro. Anzi: non aveva mai riguardato solo loro quattro.

«Adesso abbiamo gli allenamenti di Quiddich, la partita contro i Tassorosso è tra un mese e… dobbiamo vincere. Teniamo quella come data limite, dopo la partita riprenderemo! Va bene?»

Peter e Sirius annuirono, poi i tre si diressero in sala comune: mancavano ancora alcune ore prima della luna piena.

Quando arrivò, fu brutale. Giunsero alla Stamberga più tardi del solito, Moony era già mannaro ed era anche particolarmente agitato: il lupo si era nutrito della rabbia e dell’odio di Remus, aveva approfittato della fragilità della sua volontà, ed era più forte e terribile che mai. Ululava tutto il dolore del suo essere umano mischiandolo alla furia per la sua prigionia e l’insoddisfatta sete di sangue che ne conseguiva. Doveva aver cercato di buttare giù la porta, poiché vi erano nuovi graffi su di essa e il muso del lupo era sporco di segatura e cruore. Riuscirono a calmarlo a fatica, tentò di azzannare anche Padfoot e Prongs; il che accadeva di rado, di solito, per quanta rabbia e frustrazione provasse, il mannaro feriva solo sé stesso.

Poco prima dell’alba il lupo ululò di dolore, lasciando spazio al corpo e alle urla del mago che, pochi istanti dopo, svenne sul pavimento. Prongs fu il primo a ritrasformarsi, seguito immediatamente da Peter, sicuro del senso del pericolo di James. Padfoot rimase accanto a Remus, leccandogli via il sangue dalla faccia e accucciandoglisi vicino in un goffo abbraccio uomo-cane.

«Ehi Paddy, dobbiamo andare, Madama Chips sarà qui tra poco!» fece James all’amico, accarezzando delicatamente la testa del cane nero. Pad guaì e si trasformò.

«Dammi solo un minuto, okay? Voglio spostarlo e coprirlo! Voi andate, tanto un cane che gironzola da solo non dà nell’occhio… a differenza del genio che si è trasformato in un cervo!»

«Ma che dici? Se sono l’animale più regale di tutta Hogwarts, brutto sacco di pulci!»

«Brutto sacco di pulci a me? Il più bel-»

«Emh, ragazzi, dobbiamo muoverci! Il sole sta albeggiandissimo! Se la Chips ci trova sono guai!» li interruppe Peter con frenesia.

Poi lanciò un’occhiata a Moony: non vedeva l’ora di riaverlo con loro, che quello stupido battibecco finisse. Un po’ perché lo aveva lasciato a fare da balia a quei due, ed era troppo lavoro per un uomo solo, un po’ perchè non era la stessa cosa senza di lui. Affatto.

Inoltre i litigi non gli piacevano per niente, non gli erano mai piaciuti… lo facevano sentire come nel mezzo di un conflitto, obbligato a prendere una posizione… ma gira e rigira  “prendere una posizione” era solo il modo carino che la gente usava per dire che bisognava scegliere cosa perdere, o chi, e lui non era fatto per quel tipo di decisioni. E sicuramente non avrebbe mai voluto scegliere tra Prongs, Padfoot e Moony.

«Va bene Pad» disse James guardando Sirius con dolcezza «fai quello che devi, noi andiamo a farci una doccia e ci vediamo in sala grande per la colazione. Ma stai attento, okay?»

«Sempre!» rispose Sirius sorridendo, mentre i suoi amici uscivano dalla stanza.

Poi trasfigurò un pezzo di legno rotto in un materasso, sperando che la Chips avrebbe pensato fosse stato Moony la sera prima, sollevò Remus e lo adagiò su quel letto improvvisato. Vedendo le ferite del Grifondoro sentì il forte impulso di curargliele, per quanto poteva, di alleviargli il dolore, ma sarebbe stato troppo rischioso. Ed era un rischio inutile, visto che da lì a poco sarebbe arrivata l’infermiera.

Per un istante desiderò fare a cambio con Wormtail: se fosse stato un topo sarebbe potuto rimanere senza dare nell’occhio, fare compagnia a Moony o almeno assicurarsi che non congelasse. Immerso in quei pensieri gli accarezzò la testa e, preso da un’improvvisa e tempestosa tenerezza, gli baciò la fronte.

«Pa’fot» biasciò Remus in dormiveglia.

Sirius gli si sedette accanto e lo coprì con la sua mantella.

«Pa’fot» disse ancora Remus, guardandolo con i suoi occhi color nocciola, mezzi aperti.

«Shh Moony, non volevo svegliarti. Riposati, sono qui!»

Ricevette un mugugno in risposta, poi sentì il ritmo dell’alzarsi e abbassarsi del petto di Remus regolarizzarsi fino a che l’amico sprofondò nel sonno. Non se la sentì di togliergli la mantella, così la trasfigurò in un vecchio straccio che non sarebbe sembrato improbabile trovare nella Stamberga. Accarezzò nuovamente il volto di Moony, spostandogli i capelli dalla fronte, poi tornò un cane e zampettò fino all’uscita. Avrebbe dovuto chiedere a Bars di consegnare in infermeria una razione doppia di cioccolata, quella settimana.






 

13 febbraio

«Ma perchè gli hai detto di no se poi volevi andare con lui?»

«Perchè non lo volevo affatto!»

«Ma se lo stiamo praticamente seguendo!»

«È tutto nella tua testa Mary, non posso semplicemente voler andare a prendere una burrobirra? Non è mica colpa mia se anche quelli» Lily indicò tre figure poco più avanti «hanno avuto la stessa idea!»

«Guarda che puoi ammetterlo: James ti piace!» s’intromise Marlene sorridendo maliziosamente.

Lily divenne rossa e scosse la testa con forza.

«Questa è pura follia! Quel… quel… pallone gonfiato. Come potrebbe mai piacermi uno così?! Dovreste andare da Madama Chips, entrambe…»

Mary guardò Marlene alzando le mani, la ragazza le fece un occhiolino allargando il sorriso.

«Ti vedo McKinnon! Smettetela di tramare contro di me!» continuò la prefetta, arrossendo ancora di più.

«Oh no Lily, non tramo contro di te. Anzi, sono molto contenta del fatto che non provi nulla per Potter, altrimenti immagino che ti avrebbe dato fastidio vedere che Islay Dubois li sta raggiungendo…» rispose l’altra.

La Grifondoro sbarrò gli occhi.

«Credete che potrebbe piacergli una ragazza… del genere?»

«Ah, non lo so: bella come una Veela , intelligente, divertente…hai ragione, non è di certo il tipo di persona che colpisce!»

Lily si sentì come presa in pieno da una secchiata di acqua fredda: non aveva mai pensato a James con una ragazza.

«Ma…e a lei potrebbe piacere lui?»

Mary ridacchiò e fece da spalla a Marlene.

«Perchè non dovrebbe piacere? Potter è un bel vedere, di buona famiglia… ed è una star del Quiddich!»

Lily fissò lo sguardo sul gruppo che si era formato e si sentì incredibilmente nervosa quando vide James ridere per qualcosa che doveva aver detto la Tassorosso. 

«Per non parlare di quanto sia simpatico! Se solo foste negli spogliatoi di Quiddich… quante ne sentiamo io e Emmeline…» aggiunse Marlene.

E poi è brillante, sensibile e generoso pensò Lily, sorprendendosi da sola.
Mary e Marlene non avevano ragione, di certo, ma doveva ammettere che ormai neanche lei riusciva a pensare a James soltanto come un buffone arrogante. Non dopo gli ultimi tempi almeno: aveva visto un lato di lui completamente diverso, responsabile, pieno di valori, capace di impegno e di un’estrema bontà. Le venne in mente una frase scambiata con Black alcuni mesi prima: “lui è il migliore tra noi”, aveva detto. Iniziava a vedere della verità dentro le parole di Sirius, e a credere che non si riferisse soltanto a loro quattro. Però… per sei anni James aveva dimostrato alcune cose, altre cose, non poteva dimenticarlo.

«Ehy bell’addormentata, stanno andando e non sembrano diretti ai Tre Manici di Scopa, che vuoi fare?»

Lily con sollievo vide che  Islay Dubois non si stava muovendo con loro ma… non stavano andando ai tre manici di scopa?! Li aveva sentiti parlare di un pub, e non erano di certo la classica clientela di Madama Piediburro…

«Allora?» insisté Mary.

«Seguiamoli!» decise Marlene, sapendo che Lily non l’avrebbe mai detto ma intuendo che lo desiderava «Sicuramente sono tre che conoscono posti esclusivi!»

Il posto esclusivo in realtà si rivelò un piccolo pub con una consunta insegna di legno che pendeva da una staffa arrugginita sopra la porta; raffigurava la testa mozzata di un cinghiale il cui sangue gocciolava su un panno bianco.

«Emh, siamo sicure?» fece Mary deglutendo alla vista del bancone sporco e dei pochi clienti che si intravedevano dalla soglia.

In quel preciso istante, però, James le scorse e le salutò con la mano invitandole a sedersi. Con loro c’era un omone alto più di tre metri, dalla barba nera e folti capelli crespi. Lo riconobbero come Rubeus Hagrid, il guardiacaccia della scuola.

«Ciao ragazze, non vi facevo tipe da Testa di Porco» le salutò Wormtail sorridente.

«Testa di che?» rispose Mary.

Peter aggrottò le sopracciglia.

«È il nome del pub» intervenne Sirius svogliatamente.

«Ah, non lo conoscevamo. Passavamo di qui, vi abbiamo visti entrare e ci siamo incuriosite!»

«Oh, ma questo è tutto merito di Hagrid» ghignò Padfoot indicando il guardacaccia «Lasciate che vi presenti il Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts in tutto il suo splendore!»

Peter batté le mani e James fece un mezzo inchino da seduto. L’omone divenne paonazzo in viso.

«Ciao ragazze!»

«Salve signore!» rispose educatamente Mary, prendendo posto.

Sentendosi dare del lei, il guardiacaccia arrossì ancora di più.

«Solo… Hagrid!» disse, poi bevve un considerevole sorso dall’enorme bicchiere di fronte a lui.

Anche Lily e Marlene si sedettero, James fece un cenno all’uomo dietro il bancone, che stava asciugando alcuni bicchieri con uno straccio grigio e consunto. Lily dubitò che il grigio fosse il colore naturale dello straccio, ma preferì non pensarci. Quando il barista arrivò al loro tavolo la Grifondoro si chiese dove l’avesse già visto, gli dava proprio la sensazione di un volto familiare, ma non le venne in mente alcuna situazione comune.

«Cosa prendete ragazze?»

«Acquaviola per me»

«Sì, anche io» la seguì Mary

«Whisky incendiario caro barista!» squillò Marlene ammiccando.

L’uomo le squadrò tutte e tre.

«Hai diciassette anni?» chiese alla McKinnon, che rispose affermativamente facendo annuire l’uomo. Questi poi rivolse la sua attenzione alle altre due ragazze «Io però non ho l’acquaviola»

«Rum di ribes rosso?» tentò Mary

Il barista scosse la testa.

«Questo è un bar vero» intervenne Hagrid con orgoglio «non una di quelle trappole elegantone! Ci si possono trovare bicchieri di sangue fresco, acqua allegra, sfrangicervello… oh,  lo sfrangicervello dovreste proprio provarlo!»

Hagrid si rese conto di qualcosa, perchè guardò il tavolo con circospezione e aggiunse «ma solo i maggiorenni, ben inteso!»

Né Lily né Mary si sentirono particolarmente impazienti di provare lo sfrangicervello, così la prefetta chiese una burrobirra mentre Mary provò l’acqua allegra.
Quando arrivarono i bicchieri di tutti, Padfoot, subito seguito dagli altri, alzò il suo e disse in tono cerimonioso: «ad Hagrid, il mio miglior Valentino!»

«Al più eccellente custode delle chiavi e dei luoghi di Hogwarts… di tutti i tempi!» continuò Peter sorridendo.

«E a un caro amico» concluse James, facendo commuovere l’omone.

Brindarono e bevvero tutti. Poi Mary iniziò a ridere fino a cadere dalla sedia.

«Cosa le succede?» chiese Peter, spaventato.

«È l’acqua allegra» rispose Sirius «ad alcuni maghi provoca questa reazione. Pensate che una volta uno è morto soffocato dalle sue stesse risa!»

«Così non aiuti Black!» borbottò Marlene cercando di soccorrere l’amica, inutilmente.

Hagrid chiamò il barista, che fece bere alla ragazza un sorso di Whisky, e la situazione tornò alla normalità. Più o meno: ogni tanto Mary iniziava a ridere da sola, fino alle lacrime, ma per pochi secondi e con un distacco temporale via via maggiore.

«Sarà un ottimo aneddoto!» scherzò Prongs.

James era di ottimo umore: certo, Lily aveva rifiutato l’invito a uscire, ma comunque era lì con loro. E anche se non era l’appuntamento romantico che sognava, beh, era un passo.

«Allora Hagrid» intervenne Marlene «esattamente qual è il compito del Custode delle Chiavi e dei Luoghi di Hogwarts?»

«Mi occupo della scuola. In particolare delle zone esterne, come la foresta e il giardino, quelli che Gazza non ci può prestare attenzione. Mi assicuro che nessuno faccia male alle creature…»

«E viceversa, vero?» squittì Peter, che non riusciva a capacitarsi che il problema per Hagrid fosse che i maghi potessero far male alle creature della foresta e non il contrario.

«Sì» proseguì Hagrid poco convinto, facendo ridere James «Ci sono dei rapporti diplomatici che Silente ha stretto con le creature magiche, vanno rispettati, è importante. Io mi accerto anche di questo, e poi faccio altre cose per Silente…»

«Tipo?» chiese Marlene curiosa.

Hagrid tornò rosso e bevve un altro sorso. Poi continuò come se niente fosse.

«E al primo anno, non so se vi ricordate, vi ci ho portate io al castello!»

«Certo che ce lo ricordiamo!» rispose Mary «Il primo giorno ad Hogwarts non è qualcosa che si dimentica!»

Lily annuì con convinzione. Si ricordava tutto di quel primo settembre:  gli occhi orgogliosi dei suoi genitori quando l’avevano accompagnata a King’s Cross, Petunia che non l’aveva voluta salutare, il viaggio in treno in cui Severus aveva continuato a raccontarle le meraviglie del mondo magico scacciando via la tristezza, l’attesa, l’emozione e, soprattutto, quel viaggio in barca. Hagrid le era sembrato proprio adatto per proteggere la scuola, come i giganti buoni delle favole. Il lago nero invece trasudava potere e bellezza ma, per quanto l’avesse affascinata, l’aveva anche intimorita. Poi le barche si erano mosse senza alcun traghettatore e centinaia di candele magiche le avevano seguite rendendo il buio molto meno spaventoso, e così le era piombata addosso la consapevolezza che non c’era nulla da temere: quello era il suo posto; stava scoprendo l’altro mondo a cui apparteneva, quello dove, finalmente, avrebbe potuto essere sé stessa.

«Io avevo paura che il cappello mi dicesse che non ero abbastanza magico per studiare a Hogwarts!»

«Pensa a me Wormtail, immaginati che tragedia se fossi finito con i Serpeverde come tutto il resto della mia nobilissima famiglia. Come avrei fatto poi? Mi sarei dovuto fare gli scherzi da solo?!»

Lily guardò fuori dalla vetrina. Nonostante fossero ormai tre anni che durante i week-end si recava a Hogsmade, continuava a trovare il villaggio bello da mozzare il fiato. Hig Street durante le feste s’illuminava delle stesse candele magiche che l’avevano accompagnata lungo la traversata del lago nero, e lei provava un’identica sensazione di serenità e appartenenza.

«Li avresti fatti a noi, credo!»

Forse per molti delle candele sospese per aria potevano essere un dettaglio privo di significato, una piccolezza, ma per la Grifondoro erano il segno inequivocabile di un villaggio dove i maghi potevano essere liberi. Hogsmade le piaceva perchè era un villaggio in cui i suoi abitanti potevano essere sé stessi.

«Prongs, stai dicendo che se fossi stato smistato con i Serpeverde non saremmo stati amici?»

Allora era quello il disagio che provavano i maghi ogni giorno? Costretti a nascondersi e a vivere camuffati? Era quello che spingeva ragazzi come Severus a imboccare vie oscure? Forse lei essendo una NataBabbana non poteva capire, ma se ci fosse stato del vero in quello che dicevano?

«In nessun univ-»

«Pensate che ci sia un minimo di ragionevolezza nell’odiare i babbani?»

Sei paia di occhi e altrettante teste si voltarono in direzione di Lily.

«Intendo… è bello essere liberi di essere sé stessi. Hogsmade me lo ricorda sempre: qui i maghi possono essere maghi, mentre in moltissime altre città devono nascondersi. Pensate che il mondo sarebbe migliore se non esistesse lo Statuto di Segretezza?»

«Il mondo sarebbe un gran casino se non esistesse lo statuto di segretezza» replicò Marlene decisa.

«E odiare i babbani è stupido e basta!» puntualizzò Sirius girando il liquido nel suo bicchiere.

James sorrise alla ragazza e, come di consueto, si scompigliò i capelli.

«Io vivo a Godric's Hollow, dove la comunità magica è molto forte nonostante ci siano alcuni babbani… ma ci sono modi per stare attenti, non è così dura! Poi i babbani crederebbero a tutto pur di non credere alla magia, in pratica fanno metà del lavoro!»

«Questo è vero!» constatò Mary «Mia mamma mi ha raccontato di aver dovuto fare un sacco di magie prima che papà le credesse! Si è persino messa a volare su una scopa e lui per due ore ha cercato il trucco!»

«Tipico, la mamma di Moony ha-» James s’interruppe a metà frase e guardò Sirius, che riprese a mescolare la sua bevanda con noncuranza. Il Grifondoro sospirò e si girò verso la perfetta «Comunque… il punto è che non credo esistano giustificazioni per odiare i babbani, non è colpa loro se non siamo in un tempo in cui si può vivere insieme… noi maghi non riusciamo neanche a vivere bene con le altre creature magiche! Forse solo quando smetteremo di discriminare chi è diverso saremo in grado di vivere con i babbani, e loro con noi…»

Lily lo guardò e gli sorrise. Quando c’era James avvertiva la stessa sensazione che aveva provato mentre le candele avevano illuminato la superficie del lago nero scacciando il buio: era bello averlo al suo fianco, bello come non credeva fosse possibile. E la faceva sentire più sicura, migliore.

«Bravo ragazzo!» disse Hagrid tirando una pacca sulla spalla di Prongs «Proprio così! E quel giorno arriverà se impareremo a volerci bene a tutti, non con le guerre e la paura! Come dice sempre quel grande uomo di Silente, conta anche come si fanno le cose, non-»

«Anche tu credi che ci sarà una guerra?» lo interruppe Peter.

Hagrid si grattò la barba.

«Accidenti, non ho detto questo-»

«Avanti Hagrid, aiutaci a capire!» replicò James.

«Sentite, dovete fidarvi di Silente. Quegli stupidi del ministero non ci capiscono come… ma lui si sta muovendo! Conosce Voldemort-»

«Lo conosce?»

«Sì. Era uno studente di Hogwarts, Silente ci insegnava trasfigurazione…»

Lily non rimase sconvolta, lo sospettava. Dove altro poteva aver studiato? Anche se l’idea che Silente lo conoscesse le metteva i brividi… era come dire che sarebbe potuto essere chiunque, che i maghi oscuri non vanno in giro con un cartello che li presenta come tali e che anche i più grandi stregoni al mondo li incontrano e non se ne accorgono. Uno dei suoi compagni sarebbe potuto arrivare a tanto? Severus, per esempio, sarebbe mai potuto arrivare a tanto?

«Lo immaginavamo Hag, sappiamo anche dei Mangiamorte e di tutto il resto… sono ad Hogwarts. Ha spie anche tra gli studenti! Silente ne è a conoscenza?» intervenne Sirius.

Hagrid si alzò in piedi di colpo, e così facendo si mostrò in tutta la sua imponente stazza. Tra questa e l’espressione enormemente seria che gli si era stampata sul volto, nascosto in gran parte dalla folta barba, i ragazzi seduti al tavolo ebbero voglia d’indietreggiare. Gli occhi neri del guardiacaccia scintillavano emanando energia pura.

«Non arriverà il giorno in cui Voldemort sarà più intelligente di Albus Silente. Certo che lo sa! Ma non ha intenzione di prendersela con dei ragazzini, e così io. Lasciate che ce ne occupiamo noi e non  fate stupidate, siamo d’accordo?»

La perfetta si aspettava che i tre protestassero, invece annuirono simultaneamente. Hagrid sorrise ampiamente e poi borbottò qualcosa su un’infestazione di gnomi tra le zucche e se ne andò. Ma non prima di aver salutato con giovialità ed essersi preso una bottiglia di vino elfico da portare via.

«E così la guerra è praticamente certa…» disse Peter in tono lugubre, dopo qualche istante di silenzio.

«Ne dubitavi davvero Pete?» gli rispose Sirius.

Wormtail non replicò. Pensava solo al fatto che ormai erano dentro qualcosa, qualcosa di estremamente difficile, e non sapeva neanche come ci erano entrati. Quando. Ebbe paura come non mai. Guardando fuori dalla vetrina pensò alla sua estate, a quando i suoi l’avevano portato a Londra dai cugini. Aveva visto una bellissima macchina fermarsi davanti all’abbazia di Westminster e una donna con un cappotto lungo salirvi. Non sapeva come mai quella scena l’avesse colpito così tanto, ma era un ricordo che aveva conservato. In quel momento immaginò di essere quella donna, finse di allontanarsi da lì in macchina e andare altrove.

«Quindi cosa facciamo?» chiese Lily.

«Avete davvero intenzione di ascoltare Hagrid e lasciare che ci pensi Silente?» aggiunse Marlene.

Padfoot guardò Prongs, poi rise. James scosse la testa sorridendo a sua volta. Poi si bagno il labbro con la lingua.

«Vogliamo bene ad Hagrid e ci fidiamo di Silente, ma non staremo con le mani in mano! Primo: terremo d’occhio i mangiamorte conclamati-»

«Hai detto il vero prima, sono nella scuola?» chiese Mary.

Sirius le aggiornò velocemente rispetto ai suoi dialoghi con Thaddeus, Regulus e Piton, evitando di entrare in qualsiasi dettaglio personale. Lily cacciò indietro le lacrime ma non fece nulla per fermare la rabbia: non era mai stata così arrabbiata con Severus, e delusa, nemmeno quando l’aveva chiamata mezzosangue. James le sfiorò la mano da sotto il tavolo, nella sua espressione la Evans lesse un sincero dispiacere. Gli abbozzò un sorriso forzato, sperando che capisse, che bastasse.

«E come intendete farlo? E se poi ce ne fossero altri?»  domandò Marlene.

James si frugò in tasca e tirò fuori un pacchettino che porse a Lily.

«La risposta a questa domanda è il nostro regalo per la Evans, questo invece è il mio. Buon compleanno!»

Lily aveva compiuto diciassette anni il 30 gennaio, ma non l’aveva detto a nessuno, non voleva affatto festeggiare: non le piaceva essere al centro dell’attenzione… e poi da quando era ad Hogwarts il suo compleanno equivaleva al ricevere una deludente, obbligata e rancorosa lettera di Petunia - quest’anno le aveva regalato dei chiodi - che la deprimeva, e tutti i ricordi di quando invece non era così. Non lo sapevano neanche Mary e Marlene, dunque come diavolo aveva fatto Potter?

«Ho un buon intuito Evans!» proseguì lui allegro, come se le avesse letto nel pensiero.

Sirius scoppiò a ridere.

«Invece il regalo da parte dei Malandrini, beh ragazze… esige una promessa di segretezza assoluta!»

«Io avevo proposto il voto infrangibile» intervenne Sirius con serietà «ma i miei amici qui l’hanno bocciato!»

«Dovrete comportarvi come se lo fosse, intese?» continuò Prongs.

Le ragazze si guardarono e annuirono simultaneamente. Lily si sentiva emozionata. James aprì lo zaino e tirò fuori una vecchia e consunta pergamena dal colore giallastro.

«Ma… è vuota!» commentò Marlene delusa.

La perfetta invece sentì il suo cuore pompare più velocemente: aveva imparato che le bizzarrie di quei quattro, tre in quel momento, potevano sembrare insensate e stupide ma in realtà nascondevano di più. Molto di più. E questo, a discapito di quanto facesse pensare il suo distintivo, le piaceva un sacco.

«Oh Marlene, Marlene. Sono molto deluso. Non ti facevo così sciocca!» fece Sirius ghignando. Poi prese la sua bacchetta e aggiunse «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni!»

In una frazione di secondo la pergamena si colorò d’inchiostro nero-ramato e andò a rappresentare una perfetta mappa di Hogwarts.

«Per Merlino!»

«È bellissima!»

«Posso?» chiese la Evans, aspettando l’assenso di uno dei tre per prendere la mappa. Guardandola meglio vide qualche decina di puntini che corrispondevano ad alcuni studenti di Hogwarts. I puntini si muovevano in tempo reale, come le cimici dei film d’azione.

«Per tutti i fondatori, questa è magia avanzata… è incredibile!» commentò infine, sbalordita, dopo averla studiata per bene.

Peter sorrise compiaciuto, dimenticandosi per un’istante della guerra. Sirius ammiccò a Marlene e James sorrise largamente.

«Ci abbiamo lavorato un po’!» disse poi, scrollando le spalle.

«Comunque» intervenne Sirius, divertito dalle espressioni incredule che continuavano ad avere le ragazze «useremo la mappa per monitorare Piton e Regulus… così capiremo anche chi frequentano e, di conseguenza, chi altri potrebbe essere un mangiamorte!»

«Ottimo!» rispose Mary entusiasta.

«E dopo la partita contro i Tassorosso del prossimo fine settimana, come avevamo deciso, riprenderemo con gli allenamenti!» concluse James.

«A proposito... mi sono informata, ho stilato una lista di incantesimi che avrebbe senso imparare, ve la faccio avere in settimana!» replicò Lily «Ma voi vedete di vincere!»

«Sìssignora!» rispose James ridendo e mimando un saluto militare.

«Stanne certa Lils!» disse Marlene, poi guardò l’orologio «Abbiamo finito? Non vorrei far aspettare il mio cavaliere!»

Padfoot latrò la sua risata usale.

«Uh Marlene, hai un appuntamento. Con chi hai provato a sostituire il sottoscritto?»

La Grifondoro si alzò, si spazzolo i capelli con la mano e guardò Sirius con un’espressione sfacciata e maliziosa.

«Penso tu lo conosca, è Remus!»

Poi uscì dalla porta lasciando Sirius con lo spettro della sua risata, ormai spenta, sul volto.

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Note dell'autrice:
Eccoci qui!
Mi sono divertita da matti a buttar giù questo capitolo, perchè ho sempre avuto voglia di scrivere sia degli elfi che di Hagrid (con tutte le scorribande in giro per il castello dubito che i Malandrini non l'abbiano mai incontrato - e conoscendo i Malandrini, e conoscendo Hagrid, sono convinta siano diventati amici). 
Non c'è molto altro da dire: tutte le bevande citate sono appartenenti effettivamente al mondo di Harry Potter, nulla di inventato, e vi prometto che il prossimo capitolo avrà molto Remus (manca anche a me). 
Per il resto spero che il capitolo vi sia piaciuto, che la Jily vi stia convincendo e che James abbia reso  il comportamento di Sirius molto più chiaro a tutti. 
Ci aggiorniamo giovedì! 
Tante belle cose, 
Fra

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