Selfish

di flatwhat
(/viewuser.php?uid=685418)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Doveva essere solo una one shot, che ho scritto in inglese proprio ieri. 
Poi mi è venuta la voglia di continuarla :P

Sarà un'impresa scriverla in inglese e in italiano allo stesso tempo!


  Ruby non aveva bisogno di guardare in faccia i propri compagni di squadra per sapere che la sua espressione sorpresa e terrorizzata si rifletteva nei loro volti.

 

Di fronte a lei, proprio dove un momento prima Oscar si era offerto ai Grimm, stava il suo ex mentore e Preside di Beacon Academy.

 

Ozpin si stava guardando le mani, sul volto un'espressione cupa che Ruby non aveva mai visto in quei lineamenti prima d'ora.

 

Ma la sorpresa che li aveva catturati per poco come un incantesimo si sciolse immediatamente.

 

"Dov'è Oscar?!" gridò Jaune.

 

Si affrettò a prendere il loro vecchio insegnante per il collo del maglione. A quanto pareva, non era un'illusione.

 

"Dove CAZZO è Oscar! Che cosa gli hai fatto?!"

 

Ruby non ebbe nemmeno bisogno di ordinare a Jaune di allontanarsi - perché, nonostante fossero tutti in preda alla preoccupazione, avevano visto Oscar portato via dai Grimm solo pochi secondi prima e Ruby dubitava che Ozpin ne fosse responsabile - poiché lo stesso Ozpin, con un gesto calmo ma una scintilla di furia nei suoi occhi, si limitò a prendere le mani di Jaune e portarle lontano dal suo colletto.

 

"Non ho fatto nulla a Oscar".

 

"Allora perché sei qui?" esclamò Yang, da qualche parte dietro di Ruby.

 

"Basta parlare di lui! Dobbiamo riprenderci Oscar!" stava gridando Nora.

 

Dovevano darsi una calmata.

 

Ruby picchiettò Crescent Rose sul terreno, proprio come aveva visto fare a Maria con il suo bastone. Immediatamente, calò il silenzio e le teste dei presenti si voltarono verso di lei.

 

"È l'esatto contrario, Jaune: Ozpin non si trova qui perché ha fatto qualcosa a Oscar. È perché Oscar è stato portato via che Ozpin si trova qui".

 

Jaune si allontanò da Ozpin e tutti presero a guardarsi le scarpe, l'aggressività che si allontanava, ma la preoccupazione ancora forte nei loro cuori. 

 

"Penso proprio che tu abbia ragione, Miss Rose" disse Ozpin, mentre si aggiustava il collo alto del maglione.

 

"Oh, vuoi farmi credere che non ne sai nulla?" Jaune stava ricominciando. Ruby sospirò.

 

"No, non ne so nulla" disse Ozpin, seccato. "Capisco che alle vostre orecchie suoni come una menzogna, ma posso solo giurarvi che non mentirei mai per quanto concerne Oscar".

 

Rivolse a Ruby uno sguardo severo.

 

"Non intendo prendere le redini del comando al posto tuo, ma credo anche che dobbiamo seguire Oscar più in fretta che possiamo. Suppongo di essere ancora legato in qualche modo a Oscar, ma al momento non riesco a captare i suoi pensieri, e-" 

 

La sua voce si inclinò per una frazione di secondo e Ruby fu probabilmente l'unica che se ne accorse, ma Ozpin si ricompose in fretta.

 

"- Non ho proprio voglia di sapere cosa Salem intenda fargli".

 

Ruby annuì. La sua bocca aveva un pericoloso sapore di bile al solo pensiero di aver perso Oscar e non poterci fare nulla, ma doveva mantenere la sua compostezza - la sua apparenza di compostezza - finché rimaneva di fronte al suo team.

 

"La mia ipotesi è che la tua presenza sia la prova che Oscar stia ancora bene, almeno per il momento" disse a Ozpin. Lui annuì a sua volta.

 

"Posso solo provare a indovinare che sia così. O sperare che sia così. Niente di simile è mai successo a nessuno dei miei compagni prima d'ora".

 

Ruby esaminò le proprie alternative.

 

Oscar era stato portato via da un Grimm volante incredibilmente veloce, ma la velocità era la specialità di Ruby Rose. Se partivano adesso, avrebbero potuto sperare di raggiungerlo prima che fosse accaduto l'impensabile.

 

Ma Atlas e Mantle dovevano essere ricostruite. Qrow era all'ospedale (e per un attimo Ruby ne fu grata: se fosse stato lì con loro, si sarebbe dato la colpa per il rapimento di Oscar), Penny stava andando in giro alla ricerca di Ironwood (pregando che fosse ancora vivo) e di gente bisognosa di aiuto, e non poteva fare tutto da sola.

 

"Seguirò Oscar insieme a Ozpin" disse Ruby ai suoi amici. "Voi rimanete qui a dare una mano".

 

Proprio come aveva previsto, i suoi amici sollevarono un immediato ruggito di obiezioni e disappunto.

 

Ruby si limitò a girarsi sui tacchi e cominciò a camminare via da loro, Ozpin al suo fianco e voci che gridavano alle sue spalle.

 

"Ruby, portami con te!" Jaune. "Oscar è il mio partner! Ti prego!"

 

"Veniamo anche noi!" Blake.

 

"Sei davvero una stupida! Lo capisci che andare da sola è un suicidio, o no?" Weiss.

 

E proprio mentre Yang stava cominciando a pregare la sua sorellina di non partire senza di lei, Ruby attivò la sua Semblance, circondò sé stessa e Ozpin in un turbinio di petali e volò via.

 



"Io non ho bisogno di mangiare o dormire" le aveva detto Ozpin. "Pare proprio che io sia fatto di Aura. Ma tu ne hai ancora bisogno, Miss Rose". 

 

E l'aveva costretta a fermarsi e a prendere rifugio in una foresta. Non sapeva dove si trovassero al moneto e sperava solo che anche i Grimm avessero necessità di riposare. Più il tempo passava, più una vocina nella sua testa le sussurrava che era tutto inutile, che aveva perso Oscar, un'altra persona amata portata via dagli artigli di Salem, e Ruby respinse quella voce nell'abisso dei suoi pensieri ancora una volta. 

 

Sarebbe crollata, prima o poi. Ma non poteva crollare ora.

 

"Solo per due ore" promise Ozpin. Ruby era tentata di non ascoltarlo, ma qualcosa dentro di lei sapeva che era tanto preoccupato quanto lo era lei - lo erano tutti - se non di più. "Poi possiamo riprendere la nostra missione".

 

Si sedette di fronte a lei, accanto al fuoco che lei aveva fatto, mentre Ruby mangiava quell'orribile carne in scatola, che si chiamava "Flood", gli dèi solo sapevano il perché, che andava tanto di moda in Atlas dopo avere aperto in maniera un po' imbranata la lattina con Crescent Rose.

 

La sua pergamena vibrava nella sua tasca. La prese, vide che aveva tipo un miliardo di messaggi, tutti nella stramaledetta chat vocale che Pietro aveva installato nelle loro pergamene, vide che erano tutti da parte dei suoi amici e alcuni di Qrow che apparentemente era stato informato, e decise di mettere la pergamena in modalità silenziosa.

 

Sapeva che li stava tradendo, ma era troppo tardi per tornare indietro. Oscar doveva essere salvato prima che... non voleva neanche pensarci.

 

"In pratica, sei solo Ozpin" disse, tentando di iniziare una conversazione mentre masticava. "O tipo, Ozma o un centinaio di persone in una sola?"

 

Ozpin giunse le mani, pensando profondamente.

 

"Se ti dicessi che non lo so" rispose, aggiustandosi gli occhiali sul naso con un dito. "Mi crederesti?"

 

Era sarcastico? Se lo era, era l'ultima cosa di cui Ruby aveva bisogno in quel momento.

 

"Ribadisco" continuò Ozpin, con più gentilezza. "Che una cosa del genere non è mai successa a me - noi - prima d'ora. Mentirei se dicessi di non trovarla alquanto spaventosa". Ridacchiò.

 

Ruby mise di lato la carne in scatola. Avrebbe provato almeno a finirla, ma non adesso. Il sapore era talmente schifoso che non riusciva a non paragonarlo alla loro situazione attuale.

 

"In questo momento, hai voci nella tua testa?" gli chiese.

 

Ozpin si limitò a sorriderle, un sorriso che valeva più di mille parole.

 

"Sto intenzionalmente rimandando il momento in cui dovrò chiudermi in riflessione e possibilmente ascoltare voci che sono rimaste a lungo inascoltate".

 

Vabbe'. Qualunque cosa avesse voluto dire.

 

Ruby pensò che continuare su questo argomento avrebbe solo prolungato il disastro che era questa conversazione, ma non aveva nient'altro su cui parlare.

 

"Come devo chiamarti? Ozpin? Ozma? Professore?"

 

Quando pronunciò quell'ultima parola, Ozpin rise così forte che le fece fare un saltello dalla sorpresa.

 

"Pensavo di aver perso il privilegio di quel titolo tanto tempo fa!" e rise come un matto al punto che dovette asciugarsi una lacrima. Ruby non aveva mai avuto una febbre tanto alta da delirare, ma la sola parola che avrebbe potuto usare per descrivere questa esperienza era proprio 'delirante'.

 

Ozpin si ricompose nuovamente.

 

"Va bene Ozpin, oppure Oz. Niente 'professore'. Sono io a prendere ordini da te ora".

 

Ruby alzò un sopracciglio a quella frase

 

"Sono serio" precisò lui. "Ho dimostrato di essere un leader alquanto incapace in passato, e ora sto abbandonando i miei studenti e il mio vecchio amico James per andare in cerca del mio successore, il quale non sono riuscito a salvare dal nemico che lo ha rapito".

 

Queste parole descrivevano perfettamente i fallimenti di Ruby in quanto leader, ma ora lei sapeva che il disprezzo che aveva sentito in quella frase e dal primo momento in cui Ozpin era apparso di fronte a loro era diretto a sé stesso, non a lei, non al suo team.

 

La sua pergamena, ancora in modalità silenziosa, sembrava essersi fatta pesante nella sua tasca, più pesante di quanto fosse mai stata Crescent Rose.

 

Ruby provò invano di scacciare i pensieri di Oscar e dei suoi amici che si stavano di nuovo affollando nella sua mente.

 

Non le piaceva la sensazione delle lacrime che si raggruppavano ai suoi occhi.

 

"Hai tentato di fermarlo?" chiese al suo vecchio professore. "Perché si è sacrificato?"

 

Ogni traccia di sorrisi e humor sparì dal volto di Ozpin.

 

"Il ragazzo è pur sempre uno di noi. Avrei dovuto aspettarmi un gesto così sciocco e inutile, e nonostante tutto così nobile, da parte sua".

 

Ruby non capiva perché aver sentito Ozpin definire Oscar uno sciocco l'aveva fatta infuriare così. Stava per rispondergli a tono, quando lui riprese il discorso.

 

"E mi vergogno di non essere riuscito a prendere il controllo del suo corpo e impedire che venisse portato via. Ricorda i nostri ricordi e sa che Salem non si fa commuovere dal sacrificio. Ci siamo-" la sua mano tremò mentre si aggiustava gli occhiali una seconda volta. "Sacrificati altre volte, in passato. Non abbiamo ottenuto nulla. Lui lo sa, ma ha ancora speranza".

 

Cadde il silenzio e Ruby non osò dire nulla di rimando, troppa la paura che le lacrime che stava trattenendo sarebbero cadute. Non poteva crollare.

 

La voce di Ozpin suonò incredibilmente triste quando riprese a parlare.

 

"Sono contento che voi teniate a lui".

 

Ruby si sorprese nel trovarsi di colpo tutta rossa in faccia.

 

Aveva detto 'voi', non lei nello specifico! Stupida faccia!!!

 

"Anch'io sono contenta che tu tenga a lui!" aveva gridato senza volerlo, ma era vero che era contenta. Aveva sempre saputo che, nonostante le sue menzogne e i suoi difetti, quella vecchia anima teneva a Oscar. A tutti loro.

 

Ozpin sorrise.

 

"Penso che gli sarebbe piaciuto se gli avessi dimostrato prima quanto tengo a lui. Forse è per questo che è riuscito a darmi una forma. Così può prendermi personalmente a pugni quando mi rivedrà".

 

Chiuse gli occhi e Ruby non seppe indovinare che emozioni celava dietro il suo tono di voce.

 

"Alla fin fine, sono ancora un bastardo bugiardo e egoista".

 

Ruby abbassò lo sguardo verso la tasca dove aveva messo la pergamena. Pensò ancora una volta ai suoi compagni di squadra e a suo zio, e a come, per qualche ragione, il solo pensiero di Oscar le aveva dato la motivazione di lasciarseli alle spalle.

 

"Già. Anch'io" sussurrò.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


   Sentiva solo urla incessanti nella sua testa.


Non aveva pensato - non aveva voluto pensare - alla possibilità che ci fossero altre voci nella sua testa.


E ora quelle voci erano in preda al panico tanto quanto lui, per quanto facesse finta di non esserlo.


Aveva avuto la sensazione che una parte di sé stesso fosse stata strappata via.


Tra tutte quelle voci, non sentiva Ozpin, per quante volte sussurrasse il suo nome e le sue scuse. Aveva condannato lui e tutti loro a soffrire qualunque destino li attendesse.


Salem lo aveva circondato con una specie di barriera magica. Oscar supponeva che la sua funzione fosse quella di non fargli sentire il bisogno di mangiare o dormire, perché la strada da Atlas era lunga e lui doveva essere trasportato da un Grimm dalle sembianze di una scimmia alata per tutto il tempo. 


Sentiva lo stesso le vertigini per essere trasportato in volo, a chilometri da terra. Ma forse si sarebbe sentito anche peggio senza la barriera magica. Grazie agli Dèi, per quanto si potesse ringraziare quei due stronzi! Avrebbe preferito che Salem lo avesse ucciso su due piedi - le voci urlavano, i ricordi che non erano suoi gli sussurravano che avrebbe reso la sua fine lenta e dolorosa e Oscar aveva paura paura PAURA! - ma da lì poteva vedere il volto di Salem. Era al suo fianco e cavalcava un Grimm cavallo volante, e Oscar non riusciva a vedere nemmeno una traccia di sadismo nei suoi lineamenti. Era più... Confusione?


La sua ipotesi venne confermata quando atterrarono per la prima volta


Lei continuò a mantenere la barriera su di lui, anche ora che era spinto sul terreno dalle scimmie, ma poi gli parlò.


"Sentiti libero di riposare, se vuoi".


Mi prendi per il culo.


Oscar le rivolse un'occhiataccia, le voci che si erano abbassate a sussurri.


"Sei stato molto coraggioso a sacrificarti in quel modo" continuò lei e il terrore si fece solo più forte in Oscar quando lui notò che il suo tono era genuinamente gentile. "Come saprai, di solito offro nessuna pietà a quel disgraziato, ma non sono così scortese da torturare un ragazzino".


Sai dove puoi infilarti la cortesia.


"In ogni caso" e cominciò a gesticolare come se stesse facendo una conversazione con un vicino, o qualcosa del genere. "Ammetto che non sarei stata altrettanto gentile, se avesse detto qualcosa, ma sembra essere del tutto assente, o mi sbaglio?".


Ah, quindi aveva notato almeno la parte dei suoi problemi che se ne stava silenziosa.


Salem si inginocchiò di fronte a lui e gli alzò il mento con una mano, gelida come quella di un cadavere. Oscar trattenne il respiro, nel tentativo di non mettersi ad urlare come le voci che adesso avevano ripreso la loro insopportabile cacofonia.


"Che sta combinando?" chiese lei, con un'espressione confusa che era talmente fuori posto in una faccia come la sua, da risultare esilarante.


"Non ne ho la più pallida idea" balbettò Oscar.


Lei rimosse la mano e si rialzò. Forse quella risposta l'aveva convinta.


Rimasero ancora sulla terra. Oscar osò rivolgerle una domanda.


"Che cosa stai aspettando?"


E lei sorrise in modo terribile. Un sorriso mostruoso che lo fece tremare da capo a piedi.


"Non vorrei dare uno svantaggio ai tuoi piccoli amici".

 

"Ti senti bene?"


Ozpin armeggiò con i suoi occhiali, Ruby barcollava al suo fianco, respirando a fatica. Lui provò di nuovo a zittire le voci nella sua testa, senza successo.


"Sto benissimo" mentì Ozpin, sapendo benissimo che lei si sarebbe accorta che stava mentendo. "E tu?"


"Benissimo" mentì Ruby, sapendo benissimo che lui si sarebbe accorto che stava mentendo. Stava zoppicando, esausta dopi aver passato un giorno e mezzo tra il volo tramite Semblance e la marcia quando non poteva più volare, e non aveano neanche raggiunto il confine.


Ozpin aveva pregato che non avessero dovuto andare tanto lontano, che fossero riusciti a raggiungere Salem e i suoi Grimm prima di allora, ma in caso avessero dovuto attraversare il mare, si era... preparato... a richiamare i suoi poteri magici ma, Ddèi santi, le urla nella sua testa erano talmente isnopportabili e non sapeva ancora se era in grado di evocare una qualsiasi sorta di magia in quella forma, dato che tutti i suoi tentativi segreti erano stati interrotti dalla fatica, l'ansia, e le grida.


Doveva ammetterlo, e sapeva che anche Ruby stava pensando la stessa cosa: erano stati proprio due Imbecilli Patentati.


"Potrebbe essere un problema se non raggiungiamo Salem prima che attraversi l'oceano".


Ruby sbuffò.


"Lo so. Per questo ti ho detto che dobbiamo rimetterci immediatamente all'inseguimento".


"Cammini a stento" disse Ozpin, pur non essendo in una forma migliore lui stesso. "Non penso che la tua Semblance da sola possa portarci al di là dell'oceano".


"Lo so" rispose Ruby, bruscamente. "Stavo pensando di usare la tua magia, se non troviamo un'altra nave da rubare".


Si guardò intorno, mentre continuava affannosamente il cammino. Ozpin riuscì con dolore a seguire il suo passo. Si erano tenuti lontani apposta da qualunque villaggio o città, ma dovevano esserci aeronavi da qualche parte... O erano tutte dirette a Mantle, per aiutare? Maledizione, non avrebbero potuto pensare a un piano peggiore di questo, sempre che si potesse definire un piano.


"Anch'io avevo pensato a ricorrere alla magia" disse Ozpin, senza celare un ghigno. Lui, Ruby, Oscar... Avevano praticamente un solo neurone in tre. "Da quando siamo partiti ho provato, ma devo ammettere che non riesco a evocare alcun potere. Penso che Oscar sia il solo in grado di usare la nostra magia, al momento".


Ruby fece un verso di frustrazione.


"Penseremo a qualcosa!" esclamò, tirando fuori la sua pergamena dalla tasca. Avevano seguito il segnale di Oscar - Pietro aveva installato un segnale GPS in tutte le loro pergamene, per evitare un altro... incidente come quando James aveva sparato al ragazzo - e avevano notato che il piccolo puntino giallo che lo rappresentava si era fermato regolarmente.


Ozpin non ne era particolarmente contento. Sapeva cosa voleva dire: Salem stava giocando con loro.


Ma avevano anche notato altri puntini gialli alle loro calcagna, e, dopo due giorni di viaggio, la distanza tra loro non aveva fatto che accorciarsi ulteriormente.


Proprio per questo, Ruby era così seccata. Perché riusciva a sentire il rumore distante di una aeronave che si avvicinava repentinamente.


"Dovremmo aspettarli. Sarà più facile se andiamo tutti via aeronave".


Ruby continuò a camminare, non volendo gettare la spugna proprio ora.


Ozpin, che ora la seguiva alle sue spalle, scosse la testa divertito. Sapevano entrambi che questa missione di salvataggio si era rivelata un clamoroso fallimento, ma sospettava che Ruby non fosse mossa soltanto dal proprio orgoglio ferito.


Pazienza, pensò. Ci raggiungeranno a momenti, e quando lo faranno, ci sgrideranno, e poi riprenderemo la missione tutti insieme.


E infatti, qualche momento dopo, sentirono una voce, trasportata dalla sera.


"EHI, STRONZI!" urlò Jaune Arc.


Ruby continuò a zoppicare testardamente, ma Ozpin si voltò, ridendo di cuore.


I suoi studenti, Mr. Arc incluso, stavano scendendo verso terra, ciascuno con la propria strategia d'atterraggio, e Ozpin non poté non sentirsi grato che Oscar avesse trovato degli amici così leali, sempre pronti a salvare lui e tutti loro dalla loro stupidità.

 

Autrice: YO! Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto!
Già, il resto del gruppo ha raggiunto Ruby e Ozpin... Questa storia, partita come One-Shot, aveva una premessa che si poteva ritenere accettabile. Ma non avrebbe funzionato come long! XD

Sto continuando a scrivere ogni capitolo in inglese (che posto su AO3) per poi tradurlo in italiano, ma non sono sicura di riuscire ancora a reggere questo ritmo... Se riesco, continuerò così, altrimenti le mie altre possibilità sono: vedere se qualche amico ha voglia di aiutarmi in questa avventura; oppure finire la storia in inglese e tradurla dopo in italiano.

In ogni caso, non ho ancora deciso! Potrei continuare così, ma in caso contrario potete seguire la storia (con lo stesso titolo) su AO3, nel frattempo! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


     Ruby sentiva che Ozpin stava ridendo, ma non trovata questa situazione altrettanto divertente.


Continuò a camminare, ogni passo più faticoso del precedente. Non poteva realmente sperare di riuscire a seminare Jaune e gli altri, stanca com'era, ma... era una questione di principio.


"Ce l'ho anche con te!" sentì Jaune esclamare.


Dei passi si affrettarono alle sue spalle, mentre Ozpin continuava a ridere. Oh, sta' zitto.


Forse per avere l'ultima parola, invece di raggiungerla normalmente, fermarla afferrandole la mano o qualcosa del genere - dopotutto, era solo poco lontana dal resto del gruppo e molto, molto più lenta - Weiss creò un muro di ghiaccio di fronte a lei.


Ruby Rose, incapace di lasciar perdere, zoppicò fino a posare la sua faccia su di esso, e rimase lì, immobile, come se stesse per diventare una statua di ghiaccio, fusa al freddo muro contro il quale stava riposando. Se non altro, la sensazione le intorpidiva il corpo, che ora le stava gridando contro per essere stato costretto al viaggio folle degli ultimi due giorni. Se lo meritava.


"Piantala di fare la bambina" la voce di Weiss la raggiunge poco prima di Weiss stessa. Ruby staccò infine la faccia dal muro - per un momento pensò che stesse per cadere sulle chiappe, esausta, ma riuscì a rimanere in piedi - e vide che la Regina dei Ghiacci la stava guardando con disgusto, a braccia conserte.


Era comunque meno incazzata di Jaune.


"Si può sapere che cazzo di problemi avete?" fu il commento di Jaune sull'intera vicenda. Era furioso, Ruby non lo aveva visto così arrabbiato nemmeno nel suo momento peggiore ad Argus.


E lo stesso stava facendo un visibile sforzo di riprendersi e non esplodere. Forse capiva da dove era nata la pazzia di Ruby.


"Non potevate rimanere ad Atlas come vi avevo detto?" provò a controbattere lei, pur sapendo perfettamente quanto suonassero stupide le sue parole. "Vi ho detto che ci saremmo occupati noi -"


"COME?" Jaune e Weiss sbottarono contemporaneamente. Weiss si premette una mano sulla fronte. Yang e Blake apparvero dietro di lei subito dopo, e Blake le posò una mano sulla spalla per calmarla. Nora e Ren erano un po' più in là, vicino a Ozpin che aveva ancora un sorrisetto compiaciuto del cazzo stampato in faccia. Ren sembrava aver adottato il suo stato d'animo preferito: giudicare in silenzio; e Nora... Nora era sorprendentemente calma, ma era quella una traccia di divertimento nei suo occhi? Come se volesse ridere e piangere allo stesso tempo e non riuscisse a fare nessuna delle due cose. Oh bhe... Ozpin stava ridendo per lei e Ruby... Ruby aveva una gran voglia di piangere.


"Come avrebbero sperato, due idioti come voi" Jaune continuò, scandendo ogni parola con un aumento del tono di voce. Stava per perdere il controllo. "Di poter fronteggiare l'intero esercito di Salem da soli?"


Batté violentemente un piede sul terreno. Ma, proprio nel momento in cui sembrava sul punto di mettersi a urlare, sospirò. Qualche secondo dopo, riprese a parlare con rinnovata calma.


"Siamo riusciti a uccidere quella balena solo con l'aiuto dell'artiglieria di Atlas, la volta scorsa. Ed era un Grimm soltanto. Ok, uno molto grande, ma uno solo. Cosa pensavate di fare contro il resto del suo esercito?"


"Per non parlare dei suoi tirapiedi" si intromise Ren. "Sono stati visti in Atlas, l'ultima volta, ma non sappiamo se adesso stanno seguendo Salem a loro volta".


Ruby prese nuovamente la sua pergamena.


"Penny li sta tenendo d'occhio".


"Ma è da un po' che non le parli, dico bene?" intervenne Weiss. "Non sai se ci sono delle novità."


"Ero troppo impegnata a inseguire Salem!" urlò Ruby, rimettendo la pergamena in tasca con tanta foga da strappare un pezzo di tessuto. "Perché, invece, non le avete chiesto niente VOI?"


"Beh," disse Nora. "Noi eravamo troppo impegnati a inseguire voi".


Caddero tutti in silenzio, avendo finalmente compreso fino a che punto li aveva spinti la loro stupidità. Che razza di missione di soccorso…


Ozpin rise un'altra volta, coprendosi a malapena la bocca con la mano.


"Tu!" disse Jaune, puntando il dito contro di lui. "Mi sarei aspettata questo genere di stronzata da Ruby... Ok, forse neanche da lei". Ruby ringhiò e prese a guardarsi le scarpe. "Ma tu??? Il tizio immortale che dovrebbe sapere meglio di chiunque altro che è da idioti inseguire Salem e la sua armata di Grimm senza avere neanche uno straccio di idea di come attraversare il mare?".


Ozpin smise di ridere e lo fissò, sorridendo ancora.


"Sul serio" continuò Jaune. "Non sai nemmeno che cosa sei in questo momento, o sbaglio? Non sai che poteri puoi usare o se li puoi usare!"


Infine, Ozpin parlò.


"Pensavo che fosse già accertato che la mia maledizione della reincarnazione non mi ha per nulla reso più intelligente".


Oh, quindi era capace di serbare rancore, dopotutto.


"In ogni caso," disse, in un tono di voce fin troppo divertito. "Hai sempre un buon occhio, Mr. Arc. È per questo che ti ho ammesso nella mia scuola nonostante avessi forgiato i documenti".


Jaune rimase visibilmente sorpreso. Lanciò un'occhiata piena di vergogna a Nora e Ren e poi di nuovo a Ozpin.


"S-stai scherzando?".


Ma prima che potesse controbattere, Blake alzò una mano. La guardarono tutti in silenzio.


"Possiamo evitare di metterci a litigare adesso?" disse, Yang che, le braccia conserte e gli occhi fissati sul pavimento, annuiva silenziosamente alle sue parole. "Siamo tutti in ansia per Oscar e ci siamo comportati in maniera stupida, ma dobbiamo riprendercelo. A qualunque costo. Non possiamo lasciare che quella strega gli faccia del male".


Yang annuì di nuovo e decise di offrire la sua opinione in merito.


"Ruby, penso che questa tua piccola bravata mi abbia fatto invecchiare di vent'anni in soli due giorni".


Ruby la guardò, il suo cuore finalmente disposto ad aprirsi.


"Sorellona..."


"Capisco il perché tu sia disposta fino a tanto per Oscar," disse Yang, lanciando una rapida, affettuosa occhiata a Blake e sorridendo. "Capisco l'essere così idiota quando non si vuole perdere una persona importante per te, ma..."


Si voltò, gli occhi distintamente blu, verso Ozpin.


"Non dovete fare questo da soli. Non potete farcela da soli. Tutti noi vogliamo bene a Oscar, quindi smettiamola di litigare e riprendiamo l'inseguimento. Abbiamo più possibilità di successo con l'aeronave".


Il sorriso di Ozpin si fece meno sarcastico e forzato.


"Miss Xiao-Long ha ragione. Ti ringrazio per non aver presupposto il peggio da parte mia".


"Ehi, tu ancora non mi piaci" rispose lei. "Ma è ovvio che neanche tu avresti fatto qualcosa di così idiota se non per amore di Oscar".


Ozpin si mise una mano sul cuore e guardò ciascuno di loro con espressione seria.


"Vi posso promettere, per quanto sia stato immeritevole di fiducia in passato, che non rischierei mai con l'incolumità di Oscar. Mi sta immensamente a cuore la sua vita, e non perché la veda come uno strumento. Lui è il mio compagno tanto quanto è il tuo, Mr. Arc".


Qualunque traccia di rabbia che avrebbe ancora potuto provare per Ozpin sparì dai lineamenti di Jaune.


"Già," disse, grattandosi la testa. Nora e Ren gli sorrisero.


"Torniamo all'aeronave," disse Weiss, adottando a sua volta un tono più dolce. "C'è qualcosa che dobbiamo mostrarvi".


Ma Ruby, nonostante il buonsenso le dicesse diversamente, nonostante tutto... Non si mosse.


"No," disse, piedi piantati a terra.


Yang, preoccupata per la sorella, provò a prenderla per mano, ma Ruby respinse la sua mano meccanica.


"Devo farlo da sola, non posso mettervi in pericolo!" gridò. "Tornate immediatamente ad Atlas!"


"Ruby," disse Blake. "Non possiamo".


"Devo farlo da sola!" ripeté Ruby. "Ho bisogno di farlo da sola! Se non ci riesco, allora come posso-"


Si afferrò ciocche di capelli e cadde in ginocchio, in preda ai singhiozzi. 


"Come posso essere una brava leader, se non riesco a proteggervi...?"


Prima che qualcuno potesse dire qualcosa, fu Ozpin a offrirle una mano per rialzarsi.


"Miss Rose, se sono riuscito a imparare qualcosa anch'io, è che un vero leader lavora con il suo team. Ogni essere umano ha diritto a lasciarsi prendere dalla tristezza, ogni tanto. Non possiamo pretendere di essere perfetti in qualunque momento, perché la perfezione non esiste".


Ruby alzò lo sguardo verso di lui, le lacrime che le rigavano il viso. Era l'esatto opposto di ciò che le aveva detto tanto tempo fa...


"E sai chi è stato a impartirmi questa lezione?" disse lui, una luce calda nei suoi ochi gialli. "Oscar Pine".


Ruby accettò la sua mano.

 

Penny Polendina non aveva notizie di Ruby da un paio di giorni.


Dava per scontato che andasse tutto bene, poiché Ruby era più che capace di affrontare qualunque tipo di situazione in cui si fosse trovata!


Ma, a dire la verità, stava cominciando a preoccuparsi.


Il fatto era che poteva ancora scorgere che Neopolitan la stesse tenendo d'occhio.


Per la precisione, si stavano tenendo d'occhio a vicenda.


Neo doveva sapere che Penny poteva riconoscerla sotto qualunque travestimento o illusione e vederla nascondersi dietro angolo. I poteri della Fanciulla aumentavano le già tremende capacità che papà aveva donato al suo corpo e la sua mente da robot.


Si era aspettata di dover combattere contro Cinder da un momento all'altro. Non era lei che desiderava quel potere così disperatamente?


Invece, i giorni dopo la caduta di Atlas erano stati tutto sommato stranamente tranquilli. Beh, a parte la caduta vera e propria di Atlas e tutto il resto.


Penny aveva deciso di fare da esca, fare in modo che i tirapiedi di Salem pensassero che lei e ciò che rimaneva dell'esercito di Atlas stessero sorvegliando le relique in un luogo protetto.


Le relique erano state rese invisibili e portate via dalle Cacciatrici Felici, che ora stavano cercando un luogo sicuro per nasconderle finché la situazione non si fosse calmata.


Ogni giorno, le Cacciatrici Felici sostituivano i loro membri e mandavano un'altra persona a controllare le reliquie, e ogni giorno Penny e Winter dovevano far finta di essere in cattivi rapporti con loro, che a loro volta facevano finta di non sapere di dove fossero le relique e di voler conoscere il loro nascondiglio.


In verità, stavano tutti aspettando di sapere notizie del generale Ironwood. Era scomparso dopo la caduta di Atlas e, sia che lo si considerasse amico o nemico, volevano essere certi che venisse informato dei loro piani per le relique.


E ora, anche i team RWBY e JNPR (ORNJ? Penny non sapeva se avevano cambiato nome) erano scomparsi, insieme a una aeronave. Se Winter sapeva qualcosa al riguardo, non voleva dirlo.


Ma basta preoccuparsi. Penny sapeva che Ruby e i suoi amici sarebbero tornati sani e salvi.


L'unica cosa che la preoccupava sul serio era sapere che i tirapiedi di Salem non erano così stupidi da essere ingannati dal loro piano tanto a lungo, e che sarebbero venuti a combattere un giorno. Quale migliore momento di cui approfittare, che i postumi della Caduta di Atlas? Avevano perso uno di loro, Tyrian Callows, divorato da un Grimm (che ironia), ma, se Cinder Fall voleva i poteri della Fanciulla, avrebbe almeno provato a prenderseli.


Avrebbero dovuto provare ad accaparrarsi uno dei due: i poteri della Fanciulla o le reliquie.


Avrebbero dovuto sapere che Penny poteva riconoscere Neopolitan.


E se anche Neopolitan fosse un'esca? 


Papà le aveva installato una nuova, fantastica funzione, nella sua testa. Qualcosa che nemmeno i cattivi avrebbero potuto aspettarsi. Una funzione di messaggistica, che le permetteva di contattare la pergamena di Ruby in qualunque momento. Tutto ciò che doveva fare era pensare alle parole ed esse sarebbero state inviate alla pergamena di Ruby sotto forma di messaggio scritto.


"Ruby, qui Penny. Non credo che Cinder Fall sia ancora in Atlas".

 

"Cos'era, poi, quella cosa che volevate mostrarci?" Ruby chiese mentre entravano nell'areonave, atterrata poco lontano.


"Vedi..." cominciò Weiss, ma Ruby non le diede il tempo di finire la frase.


Salendo a bordo, si era già aspettata di vedere Maria sul sedile del pilota, e lo zio Qrow, sempre pronto a rischiare la pelle per lei, nonostante le ferite recenti non ancora guarite del tutto.


E infatti erano lì. Ciò che non si era aspettata era di vedere James Ironwood.

 
Autrice: Salve! Ci sono delle belle novità: ho passato il mio ultimissimo esame universitario! O almeno, credo di averlo passato, ma sto aspettando ancora il voto, per sicurezza. Non vorrei brutte sorprese!
In ogni caso, tesi e altre cose permettendo, potrei avere più tempo per scrivere da qui in poi! Sto ancora facendo la pazzia di pubblicare prima in inglese (su AO3) e poi in italiano, ma devo dire che ci sto trovando anche dei lati positivi, tra la fatica. Rileggere e tradurre ogni capitolo mi aiuta a riconsiderare la storia e sapere con più precisione come la voglio continuare.

Ci sono stati dei cambiamenti nel mio piano! Un giorno, magari, ve li descriverò! Più scrivo e più voglio aggiungere cose, lol.

Ah, sì, ho ucciso Tyrian, perché non sapevo che farci con lui.

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


 Né Ozpin né Ruby poterono propriamente reagire alla vista di James Ironwood.
 
Ozpin era troppo stanco, e immaginava che Ruby fosse in condizioni anche peggiori. In ogni caso, gli era facile pensare che lei fosse pìù felice di vedere il generale vivo di quanto lo fosse lui, semplicemente perché era un’anima buona.
 
Ozpin avrebbe voluto essere più felice.
 
"Generale Ironwood" Ruby era riuscita a dire.
 
Ozpin poté solo stare a fissarlo. Sentì che James e Qrow lo fissavano di rimando.
 
Gli altri mormoravano parole che non riusciva a seguire, al momento.
 
" È stato lui a chiederci di venire..."
 
"Lo abbiamo trovato al porto delle aeronavi..."
 
E Mrs. Calavera stava usando questo momento di pausa come un’opportunità per riposarsi, sul sedile del pilota.
 
"Allora è vero," disse James. "Ozpin-"
 
Ozpin non poté evitare di fissarlo ancora di più, con una smorfia. James fece un passo indietro. Come osava ignorare Ruby in questo modo...!
 
"Sono felice che lei sia vivo," la povera ragazza stava ancora cercando educatamente di iniziare una conversazione. Lui continuò a ignorarla.
 
"Ozpin, posso spiegarti!" disse James freneticamente. Sembrava più stanco e magro di come non era mai stato, un paio di occhiaie gli appesantivano gli occhi, ma Ozpin non riusciva proprio ad avere compassione di lui.
 
"Miss Rose sta cercando di parlare con te, James." Disse Ozpin fra i denti, il suo mal di testa che peggiorava di secondo in secondo.
 
Finalmente, James si rivolse a Ruby.
 
"Sì, perdonami. Immagino che tu voglia sapere che ci faccio qui."
 
Ruby faceva fatica a rimanere in piedi. Ora che avevano smesso di camminare, gli sforzi infernali degli ultimi due giorni stavano manifestando i loro dolori.
 
Non rispose, forse non ne aveva la forzza. James continuò.
 
"Sono qui per porre rimedio ai miei errori."
 
Ozpin sussultò. Aveva voglia di urlare.
 
"E come pensi di fare, James?" chiese nel tono più calmo possibile. Era una domanda retorica ma James, sospirando, gli rispose ugualmente.
 
"Ho permesso a Salem di prendersi gioco di me e ho finito per causare la caduta del mio regno. Nulla può cambiare ciò che ho fatto. E so che salvare un solo bambino non riporterà indietro tutti coloro che hanno perso la vita nei giorni scorsi ma-"
 
Disse altre cose ma Ozpin non riuscì a seguire il resto del discorso, tanto fumava di rabbia al punto che le unghie dei suoi pugni si erano conficcate nei palmi.
 
Era probabilmente solo qualche stronzata piena di vittimismo. Ozpin ne era un esperto.
 
Ruby perse l’equilibrio per un attimo. Weiss si affrettò a raggiungerla e afferrarla. Ruby poté riposarsi sulla spalla della sua partner e sembrò recuperare un po’ di energia.
 
"Come facciamo a sapere se possiamo fidarci di lei? Immagino che lei si sia già spiegato con i miei amici, ma voglio essere più sicura possibile."
 
"Innanzitutto," interruppe Maria Calavera. "Io e lui abbiamo fatto i turni per pilotare questo catorcio. La prossima volta che voi stupidi ragazzini avete intenzione di scappare da qualche parte, imparate a pilotare le aeronavi per conto vostro. Mi rifiuto di stare sveglia per 48 ore senza interruzione, anche se si tratta di voi!"
 
Ruby emise un verso imbarazzato.
 
"Scusa!"
 
"Mph."
 
"Già, beh..." intervenne Qrow. Ora stava espressamente evitando di guardare Ozpin. Forse anche lui era in imbarazzo, ma... Ozpin non poté non sentirsi ferito. "Falle vedere quell’altra cosa, James."
 
James annuì e si sbottonò l’uniforme.
 
Indicò uno strano congegno incastonato nel suo nuovo braccio meccanico. Che fosse...
 
"Una bomba."
 
A questa affermazione, persino Ozpin dovette preoccuparsi.
 
Ruby lanciò un’occhiata ai suoi amici, soffermandosi su ciascun viso come se sperasse che questa rivelazione fosse solo un grosso scherzo. Ma non lo era..
 
"Me la sono fatta installare nel mio braccio come ultima risorsa" disse James. "E si attiva solo aprendola e inserendo un codice. Se lo facessi, dovrei usare l’altro braccio."
 
E quindi?
 
"Il fatto che siamo tutti vivi è la prova che non voglio recarvi alcun male."
 
Che idiozia.
 
"Inoltre," disse Mr. Arc. "Ci siamo organizzati per tenerlo d’occhio a turno, specialmente quando è lui che pilota. Finora se n’è stato tranquillo."
 
Ruby fece un cenno di assenso.
 
"Capisco."
 
Già, alla fin fine, non avevano avuto scelta. O almeno, fino a ora.
 
"Anche io so pilotare questa aeronave," disse Ozpin, rivolgendosi direttamente a Maria.
 
"No, direi che ora proprio non puoi" sbuffò lei. "Hai la faccia di uno che ha attraversato l’inferno, fantasma mentale o meno."
 
"Dovreste riposare entrambi," disse Blake. "È da un po’ che non dormite."
 
Ozpin non sapeva neanche se poteva dormire. Il chiasso infernale nella sua testa gli faceva venire paura di provarci.
 
Inoltre, non riusciva a non sentirsi offeso che tutti sembrassero fidarsi di James Ironwood più di lui… anche se sapeva che lo facessero per necessità e non di più.
 
E lui approvava, sul serio. Se non altro, il suo lato razionale, che minacciava di chiudere i battenti da un momento all’altro, approvava.
 
"Ozpin."
 
Oh no, per favore, no.
 
James, l’uniforme ora di nuovo abbottonata, fece un passo verso di lui.
 
"So che le mie azioni sono imperdonabili."
 
Ozpin chiuse gli occhi.
 
Non. Dirlo.
 
"Non avrei mai dovuto fare qualcosa di così orribile. In quel momento, ti vedevo come un nemico... Ma tu sei il mio amico più caro."
 
In una frazione di secondo, il generale era caduto sul pavimento.
 
"Ehi, ehi!" si sentiva urlare.
 
"Vi prego, non fate così."
 
Svariate mani afferrarono Ozpin per le braccia, cercavano di di tirarlo indietro o confortarlo o entrambe le cose?
 
Aveva colpito James.
 
Lo fissò dall’alto in basso. James gli restituì uno sguardo pieno di rimorso. Come se sapesse perché Ozpin aveva agito così. Ma non lo sapeva!
 
"Me lo merito."
 
Qrow sembrò capire immediatamente le ragioni di Ozpin, poiché fece un immediato passo indietro, sapendo di essere colpevole a sua volta. 
 
Qrow, non potrei mai fare lo stesso a te. O forse... ne sarei capace.
 
"Tu," Ozpin quasi sputò nel pronunciare quella parola. "Non stai facendo tutto questo per Oscar."
 
James sbatté le palpebre due volte. Non si disturbò a rialzarsi.
 
"Certo che sì. Voglio aiutarti come posso-"
 
"Tu!" ripeté Ozpin, stavolta con un ringhio. "Lo stai facendo per me? Pensi che me ne importi qualcosa?"
 
"Ozpin. Mi dispiace tanto."
 
Un’altra mano si posò sul suo braccio. Ozpin riconobbe senza nemmeno guardarla che era la mano di Ruby. Fece un respiro profondo, per calmarsi.
 
"La sua vita è molto più importante di quanto tu creda, James."
 
Tutti i presenti si voltarono verso Ozpin, che provò una punta di orgoglio nel sentire dell’approvazione in quegli sguardi. Dal canto loro, gli occhi di James erano stupefatti.
 
"Non... credevo che tenessi a lui a tal punto."
 
Ozpin si lasciò andare a una risata priva di gioia.
 
"E quindi non hai tenuto a lui nemmeno tu. Mi fai orrore."
 
Girò sui suoi tacchi.
 
"Miss Rose, ti suggerisco di dormire. Io vado a riposare in coda alla nave."
 
Si voltò verso James un’ultima volta.
 
"Devi cercare perdono da Oscar, non da me."
 

 
L’aeronave era una grande nave da crociera. Ozpin si trovò un posto nell’ultima fila di sedili di quella che supponeva essere la seconda classe.
 
Dopo un po’, fu raggiunto da Jaune.
 
"Tutto a posto?"
 
Ozpin non rispose.
 
"Ruby sembra essersi addormentata. Siamo tutti in prima classe, vuoi venire? I sedili sono più comodi."
 
Ozpin lo guardò di sottecchi.
 
"Vuoi che io mi unisca a voi?"
 
"Sì."
 
"Bugiardo," disse Ozpin. "Vi metterei solo in imbarazzo."
 
Jaune si grattò la testa come faceva quando era effettivamente imbarazzato.
 
"Non più di quanto non faccia Ironwood, credimi."
 
Ozpin ridacchiò.
 
"Va’ a riposare, Mr. Arc".
 
Jaune sembrò ricordarsi il motivo per cui era venuto a rompere le scatole in primo luogo.
 
"Potrei aiutarti a stare meglio! Sei fatto di Aura, giusto?"
 
Ozpin annuì.
 
"Sì, penso di sì."
 
"Allora forse la mia Semblance può farti stare meglio. E forse farà stare meglio anche Oscar! Siete- siete ancora collegati?"
 
"Penso che lo siamo ancora, in un modo o nell’altro. Ma non riesco proprio a percepirlo."
 
Poteva solo sentire le voci.
 
"Ma possiamo provare," ammise Ozpin. La Semblance di Jaune era rinforzo dell’ Aura e la forma corporea di Ozpin era letteralmente fatta di Aura.
 
Non si era aspettato un tale dolore.
 
Ma quando Jaune attivò la sua Semblance, un improvviso lampo di luce gli balenò davanti agli occhi, e le voci- 
 
Dèi, le voci-
 
Si fecero talmente rumorose… E dolorose.
 
"Basta! Fermati!"
 
Jaune si fermò immediatamente e si piegò su di lui, preoccupato.
 
"Ti ho fatto male? Che è successo? Stai bene?"
 
Era davvero un brav’uomo.
 
Ozpin si portò via le mani dai capelli e posò i suoi occhi su di lui. Gli sorrise non appena ricominciò a poter scorgere i contorni di ciò che vedeva.
 
"Non hai fatto niente di sbagliato. Penso solo che, in questo momento... non funziono come dovrebbe normalmente funzionare l’Aura."
 
"Posso fare qualcosa per aiutarti?"
 
"Lasciamo riposare," disse Ozpin.
 
"Fa’ come dice, scricciolo," seguì la voce di Qrow.
 
Oh, so quindi oggi era la Giornata Del Causare Fastidio A Ozpin.
 
Lui e Qrow si lanciarono occhiate imbarazzate. Jaune capì che era meglio salutarli con la manoe uscire di scena.
 
"Quindi, ehm," disse Qrow. "Ti dispiace se mi siedo qui?"
 
Ozpin fece spallucce.
 
"Non posso mica impedirtelo."
 
Qrow fece spallucce a sua volta e si accomodò sul sedile vicino a quelli di Ozpin.
 
Riposarono in silenzio per un po’, Ozpin con la testa di nuovo tra le mani, aspettando che il dolore sfumasse via lentamente, e Qrow, accasciato contro lo schienale, che osservava tutto tranne Ozpin.
 
Inine, Qrow si decise a parlare, senza degnare comunque Ozpin di uno sguardo.
 
"Vederti tornare così... È stranissimo."
 
Ozpin si appoggiò allo schienale, massaggiandosi le tempie.
 
"Non me ne parlare."
 
Un altro breve momento di silenzio.
 
"Sei veramente Ozpin, o tipo..."
 
"Che intendi?" chiese Ozpin.
 
Qrow sospirò.
 
"Mi chiedevo se tu fossi l’uomo chiamato Ozpin, oppure l’anima che si reincarna all’infinito e che adesso ha il nome di Ozpin."
 
Ozpin, l’uomo che mi stringeva in quelle fredde notti, quando tutto attorno a noi era agonia e morte, fu quello che Ozpin poté udire in quelle parole.
 
Il suo cuore si fece pesante.
 
"Non lo so nemmeno io".
 
Si voltò verso Qrow e riuscì a scorgere che anche la pupilla di Qrow si era rivolta momentaneamente verso di lui, prima di guizzar via. Un altro sospiro.
 
"Qrow, io-".
 
Ma non riuscì a finire la frase. C’erano così tante cose che avrebbe voluto dire, che non sapeva nemmeno da dove iniziare.
 
Ripensò, il mal di testa che si calmava, alla loro gioventù. O almeno, alla gioventù di Ozpin. Si sentiva Ozpin al momento. Voleva disperatamente essere Ozpin e nessun altro.
 
Ripensò a loro due, il Preside più giovane della Storia e il suo studente a malapena più anziano di lui, entrambi innamorati della stessa ragazza che li ispirava a voler diventare persone migliori. All’accettazione di vederla sposare un altro uomo, anch’egli un caro amico di entrambi. Finché era felice lei, loro non avevano obiezioni.
 
Ma quando quella ragazza era morta, il loro mondo era crollato.
 
Avevano trovato conforto l’uno nell’altro. Si ricordava ancora le parole di Qrow che che gli strappavano il cuore dal petto in un modo a cui non aveva mai saputo dar voce. La fede e l’amore che aveva riposto in lui e che lui non aveva meritato...
 
Ozpin non era l’uomo che Qrow e Summer gli avevano dato credito di essere.
 
"Mi dispiace," disse allora. "Non sono mai stato altro che un impostore. In questa vita e in quella degli altri venuti prima di me".
 
Finalmente Qrow posò gli occhi su di lui, e quegli occhi erano così incredibilmente colmi di tristezza, che Ozpin sentì i propri riempirsi di lacrime.
 
"Ho smesso di bere," disse Qrow.
 
"Ne sono felice," rispose Ozpin, sentendosi in colpa per non averlo saputo aiutare con la sua dipendenza.
 
Pensò che entrambi avrebbero apprezzato un bicchierino, in questo momento.
 
"Non mi sono mai scusato per quel pugno."
 
Ozpin sentì che la furia che aveva diretto verso James stava risalendo.
 
"Non devi scusarti con me."
 
Qrow si mise a fissare intensamente il soffitto grigio dell’aeronave.
 
"Intendevo che dovrei scusarmi con tutti e due. Con Ozpin e Oscar".
 
Ozpin deglutì. Sentì un nodo formarsi nella sua gola.
 
"Lo dirai a Oscar quando lo avremo salvato."
 
"Non so se riuscirò a guardarlo in faccia."
 
Ozpin fu in qualche modo sorpreso da tanta onestà. Immaginò una vita diversa, una vita in cui avrebbe potuto vivere insieme a Oscar e Qrow e Ruby… Tutti persone diverse e niente bugie tra loro, nessuna maledizione...
 
"Siamo nella stessa barca," disse.
 
Si era creato un muro invisibile, tra loro. Due vecchi amici – o qualcosa di più – che si erano provocati a vicenda delle ferite così profonde, che le cicatrici sarebbero probabilmente rimaste per sempre.
 
"Ti chiedo scusa anch’io. Per ogni cosa."
 
Qrow non disse nulla. Forse era una scusa troppo generica.
 
Ozpin strinse i denti.
 
"Qrow..."
 
E la sua voce era meno ferma di quanto avrebbe voluto.
 
"Mi dispiace di essere fuggito. Quando mi hai detto che avevi messo la tua vita nelle mie mani perché le avevo dato valore, io-".
 
Trasalì. L’attenzione di Qrow era nuovamnete tutta su di lui, a cui stava ricominciando a girare la testa, le voci distanti che si facevano più forti, riportandolo a un passato che lo terrorizzava.
 
"Non ti ho mai detto... Che provavo le stesse cose." Tremava. "La mia vita apparteneva a te, e poiché tu credevi in me, io credevo che la mia vita era degna di essere vissuta".
 
E poi il castello di carte era crollato.
 
Tra le incomprensibili voci nella sua testa, il suo legame con Oscar così distante, impossibile da percepire, e i suoi vecchi amici e studenti che non lo volevano attorno, Ozpin non si era mai sentito tanto solo.
 
Un fantasma di Aura poteva piangere? Perché voleva farlo. Era così stanco...
 
Improvvisamente, sentì del calore coprirgli la mano.
 
Qrow aveva intrecciato le sue dita alle sue.
 
Ozpin lo guardò. Qrow aveva distolto lo sguardo da lui, ma la sua presa era stretta, accogliente. Ozpin strinse forte di rimando.
 
Con una certa timidezza, provò a poggiare la testa sulla spalla di Qrow. Qrow non si lamentò.
 
Un fantasma di Aura poteva addormentarsi?
 
Le voci continuarono a parlare, ma Ozpin smise di sentirle. Si mise a dormire.


Autrice: Finalmente ho finito di tradurre questo capitolo! Ci ho messo parecchio, per varie ragioni. Una di queste è che è il capitolo più lungo finora! E anche piuttosto denso di roba che spero vi sia piaciuta!
Già, mi sono data anche alla cloqwork adesso! uwu
Spero di riuscire a scrivere e tradurre il prossimo capitolo in tempi più brevi! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


 L’acqua si estendava ben oltre l’orizzonte.
 
Stavano attraversando l’oceano.
 
Il puntino giallo di Oscar si era fermato nel continente oltre il mare da più di un giorno, ormai. Ruby strinse forte la propria pergamena nella mano, cercando di tenere lontane le preoccupazioni.
 
Non aveva chiesto – nessuno l’aveva fatto – una conferma a Ozpin, ma era chiaro a tutti: erano diretti verso il covo di Salem.
 
Più si arrovellava, più le veniva voglia di vomitare. Il terrore che provava per Oscar e la paura di cosa Salem gli stesse facendo in questo momento erano eguagliati solo dalla voglia sfrenata che aveva di prendere a pugni la faccia immortale di Salem, di farle saltare via un dente per ogni persona che aveva perduto a causa sua.
 
Mamma.
 
Pyrrha.
 
Penny. Beh, ora era di nuovo in vita, ma comunque...
 
Ozpin. Beh, anche LUI era di nuovo in vita, ma comunque...
 
E se avesse osato portarle via anche Oscar... Ruby avrebbe personalmente infangato il volere degli Dèi e avrebbe sputato sull’immortalità di Salem. Non sapeva come, ma l’avrebbe fatto.
 
"Ti senti bene?"
 
La voce di Blake le rischiarò la mente da quella oscurità. Rimise la pergamena in tasca.
 
Rifletté sull’ipotesi di mentirle o no. Ricordò le parole di Ozpin… Sì, anche a un leader era permesso non essere forte, ogni tanto.
 
"No, non mi sento bene per niente," disse.
 
Blake lasciò il suo posticino contro il muro, vicino a Nora, per raggiungere Ruby e avvolgerla in un abbraccio confortante. Ruby si abbandonò ad esso, si strinse a lei cercando di calmare il respiro.
 
Ce la potevano fare.
 
Ce la dovevano fare.
 
Quando si separarono, Nora le osservò con empatia.
 
Ironwood, che stava pilotando l’aeronave sotto la loro sorveglianza, non disse una parola.
 
Blake diede un’altra pacca sulla spalla di Ruby e sospirò.
 
"Ti capisco, Ruby. Davvero".
 
Ruby annuì, tentando di non far cadere le lacrime che le si erano accumulate agli occhi. Vide che Nora stava stringendo a sé la propria arma con apprensione.
 
"È solo che," disse Nora. "Oscar si ritrova sempre in situazioni di questo tipo. Sin da quando si è unito a noi, è sempre stato ferito, in continuazione. Anche noi lo abbiamo ferito. E il motivo è sempre quello di farla pagare a Ozpin. Non è giusto."
 
Scivolò lentamente contro il muro fino a sedersi sul pavimento.
 
"Onestamente, non è giusto nemmeno nei confronti di Ozpin."
 
Già, pensò Ruby. Lei aveva la tendenza a favorire Oscar, anche se ammetterlo la faceva diventare rossa. Ma Ozpin era parte del team tanto quanto lo era Oscar.
 
Ma era comunque felice che gli altri si stessero rendendo conto di aver trattato ingiustamente Oscar in molte occasioni. Lei stessa aveva avuto un diverbio significativo con lui riguardo a Ironwood, e nonostante Oscar fosse solito tenersi dentro la propria delusione e fidarsi delle decisioni di Ruby, il solo sapere che quella volta non erano riusciti a comunicare per bene le faceva ancora male.
 
Se Ozpin aveva inculcato a Ruby l’idea di aspirare sempre a martirizzarsi fino al punto da risultare scema, Oscar, essendo letteralmente la sua anima gemella, aveva già quell’indole dall’inizio.
 
E, ovviamente, questo difetto apparteneva anche a Ozpin. E tale difetto aveva causato al gruppo e molte altre persone un’indescrivibile quantità di sventure, ma veniva dal suo desiderio di proteggere l’umanità.
 
Le sue azioni avevano causato tanto male, ma Ruby sapeva che non era un male che lui aveva mai voluto infliggere a nessuno.
 
Quell’atmosfera malinconica e riflessiva fu interrotta da Ozpin stesso che fece il suo ingresso nella cabina di pilotaggio.
 
"Buon giorno a tutti. Suppongo che nulla di particolare sia accaduto in queste ore."
 
"No," disse Nora. "Solo onde, e onde, e onde. E il vecchio Jimmy è noioso come la morte."
 
Ruby poté scorgere Ozpin trattenere una risatina. Si accorse di stare sorridendo a sua volta.
 
Il Generale, o ex-Generale, nel suo caso, il quale stava ancora pilotando in modo dannatamente serio, sussultò a questa accusa. Nora era riuscita a distrarlo dal silenzio e la concentrazione che aveva mantenuto per ore!
 
Forse, dopotutto, anche lui era stanco.
 
"Ha dormito bene?" chiese Blake.
 
"Si può a malapena definire dormire, ma sì," rispose Ozpin.
 
"Ma se quando ti abbiamo visto parevi morto! Se non lo puoi chiamare dormire, allora cos’è?!" si chiese Nora a voce molto, MOLTO alta, al punto che fu il turno di Ozpin di sussultare.
 
"E hai dormito sulla spalla di Qrow per ore! Eravate TALMENTE ado-"
 
Blake tappò la bocca di Nora con la mano, per evitare che mettesse ulteriormente il vecchio preside in imbarazzo.
 
"Ehi!!!" si lamentò lei, spingendo via la mano di Blake.
 
"Scusa," disse Blake. "Ho due paia di orecchie e la mancanza di sonno mi sta facendo venire il mal di testa."
 
Ruby osservò la scenetta e sentì il cuore che le si riscaldava. Le erano mancati, i suoi amici, anche se aveva fatto finta del contrario. Persino nei momenti più bui, la loro presenza riusciva a illuminare il cammino che doveva percorrere.
 
"Oh, già, scusami," disse Nora. "So che dovremmo andare a dormire noi, adesso, ma voglio rimanere sveglia ancora un po’. Siamo arrivati?"
 
Il Vecchio E Noioso Jimmy si arrese nuovamente a Nora e, infine, parlò nel tono più impassibile, praticamente da faccia da poker, che Ruby avesse mai udito.
 
"No."
 
"E ora?" Nora praticamente saltò addosso al sedile di Ironwood, aggrappandosi allo schienale. "Voglio prendere a pugni qualche Grimm!"
 
Ironwood sospirò.
 
Ruby si accorse che il linguaggio del corpo di Ozpin fosse cambiato e diventato più distante, quando si rivolse a Ironwood.
 
"Va’ a riposare, Generale. Ti sostituisco."
 
Dal modo in cui la testa di Ironwood si era voltata completamente verso Ozpin, Ruby indovinò che non gli fosse sfuggita la scelta di apostrofarlo per titolo e non per nome.
 
"Sono perfettamente sveglio, Ozpin. Non c’è bisogno che tu-"
 
Ozpin lo fissò con freddezza.
 
"Riposa. Adesso."
 
Ironwood si alzò dal sedile. Ruby, Blake e Nora gli fecero spazio per permettergli di uscire dalla cabina. Ironwood non disse niente mentre se ne andava.
 
Ruby sentì la voce di Jaune che lo salutava immediatamente. Ora era il suo turno di tenerlo d’occhio, insieme a Ren e Yang.
 
Ozpin, ora seduto al posto del Generale, prese subito a guardare davanti. Ruby fissò silenziosamente i suoi capelli d’argento. Nessuno parlò.
 
"Sai una cosa," disse Nora, nel suo modo speciale che aveva di rompere il ghiaccio. "Maria ha ragione. Dovresti proprio insegnarci come si pilotani questi cosi, qualche volta. Se non ti avessimo avuto con noi, avremmo potuto fare affidamento solo su una vecchietta e un dittatore fascista con la scopa su per il culo."
 
L’unica risposta di Ozpin fu "Mh."
 
In qualche modo, l’atmosfera attorno a loro sembrava più fredda di quanto non lo era stata durante le ore che avevano trascorso a tenere d’occhio il Generale.
 
Blake diede un’altra pacca sulla spalla a Ruby, segnalandole che stava per prendere l’iniziativa.
 
"Professore?" disse, e Ruby si aspettò che Ozpin scoppiasse in un’altra, spaventosa risata come quella che aveva udito quando aveva usato quello stesso titolo per apostrofarlo, giorni prima.
 
Ma Ozpin non emise un suono. Blake continuò.
 
"Le possiamo parlare?"
 
Questa volta, Ozpin sospirò.
 
"Che razza di domanda è, Miss Belladonna?" disse, con voce stanca. "Vi ho mai proibito di parlarmi?"
 
Ruby vide le orecchie di Blake che si piegavano, e si accigliò. Che antipatico che sei, Oz!! Blake ti ha solo fatto una domanda educata!
 
"Mi dispiace," disse Ozpin, subito dopo. "Sono teso da quando ho saputo che Oscar si trova già nel covo di Salem."
 
Già, Ruby e gli altri lo erano a loro volta.
 
"Ad ogni modo, Blake," continuò. "Una volta ti dissi che che avresti potuto parlarmi in qualunque momento, e dicevo sul serio. C’è qualche argomento in particolare di cui tu voglia discutere con me?"
 
Blake fece un profondo respiro.
 
"Sì," disse. "Volevo scusarmi con lei a nome di tutti i presenti."
 
Ruby quasi si aspettò, ancora volta, una risata da parte di Ozpin. Per la seconda volta quella mattina, nessuna risata fu udita.
 
Ozpin non disse nulla in risposta, quindi Blake proseguì.
 
"Prima stavamo parlando di come abbiamo trattato ingiustamente lei e Oscar."
 
"Sì," rispose Ozpin. "Vi ho sentiti. Scusatevi con Oscar quando lo avremo salvato, non con me."
 
"Penso che anche lei si meriti delle scuse," concluse Blake.
 
"Lo penso anch’io," disse Nora.
 
Ruby ripensò ai giorni che aveva passato in compagnia di Ozpin. Lui era sempre stato dalla sua parte, anche quando Ruby era al culmine della stupidità. Annuì, più a sé stessa che agli altri.
 
"Sono d’accordo."
 
Ozpin si voltò leggermente. I suoi occhi scrutarono le ragazze.
 
"Avete fatto la cosa giusta, con Jinn. Non scusatevi."
 
"Forse lo è stata," disse Ruby. "Forse non completamente."
 
L’attenzione di Ozpin ritornò ai cieli di fronte.
 
"Ho sbagliato a nascondervi delle informazioni talmente importanti come quelle. Sono io che dovrei scusarmi, non voi."
 
"Ma le abbiamo fatto del male," disse Blake. "Le abbiamo dato la colpa di cose di cui non era l’artefice."
 
"E io sono scappato via," disse Ozpin, la voce grondante di disgusto. "Come un codardo."
 
"La stessa cosa che feci io," disse Blake, dolcemente.
 
Ruby la prese per mano.
 
"E siete tornati da noi entrambi. È ciò che conta."
 
Blake le sorrise, ma, nell’angolo, Nora si mise a ridere.
 
"Aspetta un attimo, Ruby! Anche tu sei scappata!"
 
Ruby poté sentire le guance che le diventavano color pomodoro.
 
"Ne abbiamo già parlato, va bene?! Mi sono comportata da cretina!"
 
"Sì, sì," disse Nora. "Le persone fanno cose cretine, qualche volta. Così va la vita! Anche Ren fa il cretino, a volte! E io faccio la cretina molto spesso!"
 
"Miss Valkyrie," intervenne Ozpin. "Tu sei una delle menti più brillanti che io abbia mai avuto il piacere di incontrare".
 
"Ma va’, non dici sul serio."
 
"Sì che dico sul serio."
 
Ruby percepì che la voce di Ozpin si era addolcia ed era un’ottima cosa. Era un buon inizio.
 
"Tutti i partecipanti di questa spedizione hanno il mio massimo rispetto," continuò Ozpin, occhi puntati sulla rotta. "A parte un certo Generale, la mia opinione su di voi non è cambiata da una virgola, a prescindere dai nostri disguidi passati. Non potete immaginare quanto sia felice che Oscar abbia degli amici così leali."
 
"Già," disse Ruby. Non riuscì a non sorridere, alla memoria di quel viso lentigginoso. "Ma Oscar non è il punto della questione."
 
Gli occhi di Nora e Blake si fiondarono immediatamente su di lei, come se non si fossero aspettate di sentire certe parole da lei, e trovavano questa cosa esilarante.
 
Persino Ozpin si girò di nuovo.
 
Oh, e che cazzo! Lasciatemi in pace! Pensò Ruby, la faccia che le si arrossava sempre di più.
 
"Ma… Oscar è… come dire. È lui che è stato rapito," disse Ozpin.
 
"Sì! Ma! Non è quello che volevo dire!" esclamò.
 
Blake cercò di stemperare l’imbarazzo.
 
"Certo. Siamo tutti preoccupati per lui."
 
Ma non poté nascondere del tutto il suo sorriso a Ruby.
 
Anche Nora sorrideva a trentadue denti.
 
Ok, forse non stavano ridendo di lei, tutto sommato. Erano solo felici di vedere quanto Ruby teneva a Oscar.
 
Ruby si ricompose.
 
"Quello che intendevo è che tu, Ozpin… Chiunque tu sia. Anche tu ti meriti degli amici leali."
 
Questa volta, Ozpin rise di cuore.
 
"Lo terrò a mente, Miss Rose. Ti ringrazio," disse, prima di tornare a guardare il cielo di fronte.
 
"E sono sicura che anche gli altri lo pensano, anche se le cose tra di noi sono ancora un po’ strane," disse Blake.
 
"Seriamente," disse Ozpin. "Non c’è nessun bisogno che vi scusiate. Non voglio mettervi a disagio."
 
" È la consapevolezza di aver ferito te e Oscar che ci mette a disagio," disse Nora. "Penso che possiamo accettare questa cosa da persone adulte e superarla."
 
"Già," disse Blake. "Sono sicura che anche Yang si senta così."
 
"Oh, sicuro!" disse Ruby. "Ma penso che Yang e gli altri debbano scusarsi da soli."
 
Ozpin sventolò una mano.
 
"Quando saranno pronti."
 
"Sì, ma lo dovranno fare."
 
Opin rise di nuovo. Era davvero un suono piacevole.
 
"Per l’ultima volta," disse. "Non ce n’è bisogno. Io non porto rancore."
 
Il solito bugiardo.
 
Qualunque cosa stesse serbando nei confronti di Ironwood, era chiaramente rancore, ma Ruby sapeva che non era il caso di parlarne.
 
Non era ancora il momento adatto.
 
Ironwood aveva sparato a Oscar, aveva sparato con l’intenzione di uccidere, e non era un’azione facilmente perdonabile, nemmeno da qualcuno che pretendeva a tutti i costi di sembrare una persona che non serbava rancore come Ozpin.
 
Neanche Ruby poteva perdonare così facilmente, a dirla tutta. Se ci pensava, la furia che provava contro Salem adesso sarebbe stata diretta altrettanto facilmente contro Ironwood, se fosse riuscito nell’uccidere Oscar.
 
Dèi sapevano quanto era grata che non fosse successo il peggio, quella volta. E sperava - pregava – con tutto il cuore che il peggio non succedesse nemmeno stavolta.
 
Nora fece un verso indignato.
 
"Ascoltra, Oz, questa faccenda degli amici leali non funziona se non accetti di essere l’oggetto del nostro affetto, qualche volta, ok?"
 
"Farò del mio meglio, Miss Valkyrie," disse Ozpin. "In ogni caso, penso che voi tre dovreste andare a riposare un poco. Siamo sempre più vicini al nemico e dobbiamo essere in forma."
 
Giusto.
 
Il confronto con Salem si avvicinava sempre di più. Oscar, resisti ancora un po’!
 
"Oh, un secondo, un’ultima cosa," disse Nora. "Non hai nessuna arma con te, quindi forse dovresti rimanere sulla nave."
 
"Prenderò letteralmente a pugni i Grimm fino a ridurli in poltiglia, se devo, Miss Valkyrie. Come ben sai, sono piuttosto abile nel combattimento corpo a corpo."
 
"Beh, apprezzo l’idea di prendere a pugni qualche muso di Grimm, ma sono Grimm! Persino Yang ha bisogno di un’arma per farlo! Ti potrei prestare Maghnild-"
 
"Sono un costrutto di aura. Tieni pure la tua arma e proteggi te stessa. Anche se rimanessi ferito, sono già morto. Dubito che ferirmi avrebbe qualche conseguenza permanente."
 
Aspetta un attimo, quella era un’ipotesi da considerare.
 
"Cosa pensi che ti succederebbe se tu … ehm… morissi in questa forma?" chiese Ruby.
 
Ozpin ci pensò su per qualche secondo.
 
"Dato che si tratta quasi sicuramente di un potere di Oscar, penso che ritornerei semplicemente a lui. La volontà del Dio della Luce non può essere spezzata così facilmente da un solo ragazzino. Non che io abbia nemmeno interesse a lasciare il piano mortale e andare nell’aldilà, in questo preciso momento. Non finché Oscar è in pericolo."
 
"Va bene. Ma cosa succederebbe a Oscar se tu venissi sconfitto e ritornassi a lui?"
 
Questa volta, Ozpin fece una pausa ben più lunga.
 
"Non saprei dirlo con certezza. Non sappiamo come questo processo funzioni, al momento, e non possiamo permetterci di sperimentare con esso. Non so in che condizioni si trovi Oscar attualmente, e non credo che sarei in grado di aiutarlo, nella sua mente, meglio di quanto possa con un corpo vero e proprio."
 
Era giusto anche quello.
 
"Ok allora," disse Ruby. "Puoi combattere, se vuoi, ma non farti ammazzare."
 
Ozpin si voltò verso di lei, un’ultima volta.
 
"Ricevuto. Lo stesso vale per voi. Ora, andate a riposare."

 

Autrice: Salve! Indovinate un po'? Sto usando il NaNoWriMo come scusa per essere più motivata e veloce nello scrivere questa storia, e finora i risultati si vedono eccome!
Spero di poter fare aggiornamenti più frequenti! Non oso dire se siamo a metà della storia o no, perché cambio spesso idea e magari finisco a renderla molto più lunga XD

Btw, con l'uscita oggi del primo episodio del volume 8, penso che tra un po' dovrò aggiungere qualche tag alla storia XD Ma continuerò a seguire il piano che avevo e non farmi influenzare da quello che succede nello show! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


   "Ti ho già detto che non potrai liberarti così facilmente."
 
Oscar lasciò la presa dalle sbarre della cella. Di nuovo.
 
Non era che non sapesse che quello che stava facendo non aveva senso, solo che non sapeva cos’altro avrebbe potuto fare.
 
E le voci nella sua testa gli offrivano solo ulteriore ansia e chiasso.
 
Salem lo aveva intrappolato in una stanza nel suo castello. Le sbarre che la chiudevano erano state create con la magia, giusto per essere sicuri che Oscar non potesse distruggerle, nemmeno se avesse provato con tutte le forze che aveva.
 
A proposito di magia, Salem manteneva ancora la barriera magica su di lui, per evitare di dargli da mangiare eccetera, ma ciò non faceva sentire Oscar meglio. Certo, non doveva mangiare o dormire o andare in bagno, ma dopo un po’ il suo corpo aveva iniziato chiaramente a percepire che non stava svolgendo le sue normali funzioni e, per questo motivo, lo stava facendo sentire ancora più nauseato.
 
Senza contare i giorni di viaggio che aveva dovuto sopportare, letteralmente sospeso in aria da una cazzo di scimmia.
 
Oscar si prese la briga di lanciare un’occhiataccia a Salem, proprio alla sua maledetta faccia, prima di fare un passo indietro e continuare a zoppicare su e giù per la stanza.
 
Non era troppo piccola, ma era vuota. Nessun letto su cui riposare, ma solo il freddo pavimento. Neanche una finestra. Era davvero in trappola.
 
E lei lo sapeva le adorava rinfacciarglielo.
 
Non era presente tutto il tempo, né aveva fatto qualcosa per ferirlo, non ancora almeno, ma Oscar sapeva che Salem stava solo giocando con lui. Se si fosse annoiata, gli avrebbe potuto fare tutto ciò che voleva.
 
E i suoi amici stavano venendo a salvarlo. Se Oscar non fosse riuscito a liberarsi a breve, sarebbe andato tutto a puttane.
 
"Ho l’impressione che tu non ti stia divertendo," lo provocò, un maledetto ghigno stampato nella sua faccia da demone. "Mi dispiace di essere un’ospite talmente cattiva. Avrei dovuto mettere su un po’ di musica. Gli è sempre piaciuta, la musica."
 
Ma fottiti.
 
Oscar la fulminò con lo sguardo una seconda volta, con tutto l’odio che riusciva a raccogliere nello sguardo. Lei sembrò trovarlo solo più divertente.
 
La odiava così tanto.
 
Che cosa aveva pensato di ottenere, quando si era sacrificato? Era chiaro come il sole che niente sarebbe cambiato per il meglio, probabilmente lo aveva saputo anche in quel momento. Lo aveva sempre saputo.
 
E lo stesso, aveva fatto una cosa così incredibilmente inutile e stupida, anche mentre Ozpin letteralmente lo supplicava nella sua testa, ancora e ancora, di non farlo, e ora lui e i suoi amici sarebbero morti tutti per colpa sua.
 
Grandioso. Davvero... grandioso.
 
Si asciugò velocemente le lacrime mentre continuava a fare su e giù. Sapeva che lei si era accorta di quel gesto e ne stava gioendo tra sé e sé, ma non voleva darle più soddisfazione del necessario.
 
Aveva pensato... Aveva voluto essere utile, per una volta.
 
Aveva desiderato che la guerra e le morti si fermassero.
 
Una piccola e insignificante parte di lui aveva, forse, anche desiderato essere fico. Aveva voluto che Ruby e gli altri pensassero a lui come a un eroe. Forse.
 
Ma tutto questo? Era semplicemente stupido.
 
Si era comportato come uno stupido moccioso. Uno stupido moccioso egoista. Un moccioso che aveva sopravvalutato fin troppo la sua importanza in questo mondo marcio.
 
Sì, era la reincarnazione di un eroe leggendario. Ma Jinn gli aveva già mostrato - Dèi, quanto tempo era passato? – che ciò non volesse dire niente. Lui... Tutti loro erano ingranaggi rotti in un orologio che non funzionava. Incapaci di fare qualsiasi cosa che fosse buona e utile.
 
Ma che cazzo, quella non era l’ora adatta per l’autocommiserazione, vero?
 
I suoi amici stavano venendo per lui. Ruby stava venendo per lui. Poteva forse rimanere stare seduto sulle chiappe a guardare i suoi amici che morivano per lui?
 
"Oh, e adesso che cosa staresti facendo?" gli giunse alle orecchie la voce di Salem, mentre Oscar si sedeva sul pavimento e poi si ci sdraiava. "Lo saprai già, ma non sei in grado di dormire, ora come ora. Devi perdonarmi, ma non ho voglia di sprecare le mie risorse per te."
 
Oscar non la degnò di risposta.
 
Guardò Salem per un attimo. Lei tirò fuori la pergamena che apparteneva a lui da qualunque dimensione tascabile in cui la stava conservando e si premurò di essere sicura che Oscar vedesse il suo stronzissimo sogghigno mentre lo faceva.
 
"I tuoi amichetti sono quasi arrivati. Ti dispiacerebbe fare il bravo bambino e startene buono e tranquillo finché non arrivano?"
 
Oscar sospirò e chiuse gli occhi.
 
Se voleva sperare di rompere quelle sbarre magiche, allora doveva farlo con la magia.
 
Ma per farlo, avrebbe dovuto avere un po’ di pace, dentro la sua testa. E per farlo, avrebbe avuto bisogno di...
 
Salve?
 
Le voci proseguirono nei loro sproloqui incomprensibili.
 
Ciao? Sono io, Oscar.
 
Le voci sembrarono placarsi un pochino.
 
Potreste parlarmi chiaramente? Vi potrei ascoltare.
 
Le voci caddero in silenzio.
 
Siete coloro che sono venuti prima di me, non è vero?
 
Le voci ritornarono ad agitarsi.
 
Scusate, scusate, non volevo turbarvi. Voglio parlare. Possiamo parlare?
 
Le voci si fermarono di nuovo.
 
Potreste dirmi i vostri nomi?
 


Un’aeronave era passata in lontananza, diretta al castello che era il loro prossimo obbiettivo.
 
"Deve essere Cinder," Ruby disse ad alta voce, ai suoi compagni. Penny l’aveva avvertita che i sottoposti di Salem erano diretti proprio verso quel luogo.
 
"Sembra che dobbiamo aspettarci un vero combattimento," disse Yang.
 
"Forse Salem aveva pianificato tutto," disse Jaune. "Intende scontrarsi con tutti noi in casa sua e con tutti i suoi servi Grimm al suo fianco."
 
Ozpin strinse i pugni.
 
"Sì, è abbastanza meschina da fare una cosa del genere. Mi chiedo se voglia davvero ucciderci tutti o no, ma, in ogni caso, vi suggerisco d rimanere all’erta."
 
Qrow annuì. Erano riusciti a convincerlo che la sua presenza non li avrebbe maledetti con la cattiva sorte, ma il suo sguardo appariva lo stesso guardingo.
 
Anche Ironwood, al suo fianco, sembrava nervoso.
 
Stavano continuando a tenerlo d’occhio attentamente, ma avevano concordato che lasciarlo indietro sulla nave con Maria era l’opzione più pericolosa.
 
"Spero che non abbiano visto la nostra nave," disse Weiss. "Ma anche se non l’hanno vista, forse ci aspettano comunque."
 
"Già," concordò Ruby. "Forse ci aspettano. Ma forse non avevano tempo di dar fastidio a Maria."
 
Maria li aveva fatti scendere una volta che avevano localizzato il castello dalla nave. Quel covo di oscurità era visibile dalla loro posizione corrente, ma magari abbastanza lontano da non farli scorgere dal nemico.
 
C’era quella che appariva come una lunga scalinata che avrebbero dovuto scalare per raggiungere l’entrata, ma l’intera strada e la salita su quelle scale non sembravano niente che non potessero fare in un paio d’ore.
 
"Controlliamo un’ultima volta: vi funzionano gli auricolari?" chiese Ruby.
 
I suoi amici controllarono i propri strumenti e annuirono.
 
"Maria?" chiese Ruby, direttamente al micfrofono.
 
"Sì, sì. Sono cieca, non sorda."
 
"Ok! Scusami!"
 
Ora potevano solo sperare di non incontrare alcun ostacolo durante il percorso. Ma, finora, nessuno Grimm li aveva avvicinati. E anche se lo avessero fatti, Ruby e i suoi avevano sempre il loro asso nella manica.
 
"Ragazzi," chiamò Jaune. "Prendiamoci per mano e speriamo che funzioni."
 
Si presero tutti per mano. Per qualcuno che non sapeva quale fosse il loro piano, sarebbero apparsi come dei bambini a una gita scolastica.
 
"Sono pronto," disse Ren, e, con Jaune alla sua destra e la sua sinistra che lo collegava al resto del gruppo, attivò la sua Semblance.
 
Se fosse accaduto il peggio e fossero stati attaccati dai Grimm proprio nel breve tempo che occorreva a Jaune per recuperare l’aura e, a sua volta, quella di Ren, Ruby era sempre pronta a usare il proprio potere speciale.
 
Il pensiero di Oscar era tutto ciò di cui aveva bisogno per usare i suoi occhi argentati.

 

Autrice: Già, direi che il nanowrimo mi sta decisamente aiutando! Ben due capitoli in tempi relativamente brevi, sono fiera di me stessa!

Come ho già detto la volta scorsa, gli eventi che scriverò non saranno in alcun modo influenzati dallo show, quindi se ci dovesse essere una somiglianza, sarà completamente casuale!

Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


   Cinder non avrebbe potuto crederci neanche a pagarla.
 
Avevano il nuovo pupazzo di carne di Ozpin tra le mani, e Ruby stava venendo dritta nella loro trappola, ma non dovevano ucciderli?!
 
Certo, Salem aveva i suoi piani. Ne aveva, come sempre. Piani che Cinder non poteva sperare di comprendere. L’aveva dovuto ricordare a sé stessa molte, troppe volte.
 
Doveva solo tapparsi la bocca e fare come le veniva chiesto.
 
Parte di lei le stava discendo proprio questo: ascoltala. Non alzare la voce. Non deluderla come fai sempre. Sai cosa succede quando la deludi, vero?
 
Ma tutti loro, nonostante Salem pretendesse il contrario, avevano perso a Atlas. Avevano perso nonostante fossero in vantaggio. Tyrian era morto. Watts aveva perso un braccio. Erano tutti stanchi e sconfitti, e Cinder non era riuscita a uccidere quel dannato burattino che giocava a fare la Fanciulla d’Inverno.
 
Il braccio oscuro le formicolava da matti.
 
E ora se ne dovevano stare buoni ad aspettare… quella mocciosa che aveva ferito Cinder, le aveva portato via tutto.
 
Aveva creduto che lei e Salem fossero finalmente della stessa opinione, per una volta. I Guerrieri dagli Occhi d’Argento avevano il potere di ferire persino la sua regina, giusto?
 
E invece dovevano parlare con lei? E dopo, cosa? Invitarla a prendere un tè?
 
E la marionetta di Ozpin? La sua presenza bastava a ricordare a Cinder il suo fallimento precedente nell’uccidere quell’uomo – era ancora tormentata dagli incubi... L’aveva salvata, sacrificando la sua vita, dalle macerie cadenti di Beacon. Cinder era sempre stata debole – e sapeva perfettamente che Hazel fremeva dalla voglia di ferirlo, nonostante i sensi di colpa.
 
Era stato proprio lui a confidarsi con lei: "Voglio uccidere quel bambino. So che non dovrei, ma lo voglio."
 
E lei gli aveva detto di accettarlo. Il senso di colpa era una costante per loro tutti – forse persino Tyrian, a suo modo, lo aveva dovuto sopportare – ma Salem non aveva di che farsene. La regina aveva naso per fiutare il senso di colpa e non le piaceva.
 
Lo stesso Hazel lo sapeva benissimo. Lo sapevano benissimo tutti, Cinder più di ogni altro.
 
Zitta, zitta, zitta.
 
Urlò nella sua testa, a nessuno in particolare.
 
O forse a quella ragazza che ancora le domandava "Tu credi nel destino?" ogni attimo della sua vita.
 
Hazel camminava su e giù, nervoso, per la sala riunioni, ora rinnovata.
 
Emerald e Mercury se ne stavano in un angolino, a marcire di ansia. Già, persino Mercury, l’idiota schifoso che faceva sempre finta di non conoscere il significato della paura.
 
Watts era seduto nel suo solito posto alla tavola, e stava osservando il suo braccio destro metallico con interesse.
 
E Salem, seduta a capotavola, sembrava tranquilla e quasi pacifica. Forse il tè lo avrebbe anche preso. Ma che cazzo.
 
La sedia di Tyrian era stata messa via. Forse era il modo che Salem aveva per rispettare il suo sacrificio.
 
Cinder, la testa continuava a sussurrarle, non puoi capirla, perché è superiore a te in ogni aspetto. Accettalo e bastat.
 
Ma sono stata ferita, si disse, e ora lei vuole parlare con la stessa persona che mi ha fatto del male e mi ha umiliato? Pensavo che mi volesse bene.
 
Sciocca Cenerentola, nessuno ti ha mai voluto bene.
 
Pensavo... Anche solo un po’…
 
Piantala di piagnucolare. Il tuo rendimento è la sola cosa che conta.
 
Ruby sarebbe arrivata da un momento all’altro, e loro non dovevano saltarle addosso e trucidarla insieme ai suoi stupidi amici. Ok.
 
E il ragazzino nella cella? Chissà. Probabilmente, Salem aveva un piano anche per lui. Dovevano accettarlo, anche se non riuscivano a farselo piacere.
 
Una madre sa sempre cosa fare, dopotutto.
 

 
Oscar diede un’occhiata dentro l’oscurità.
 
Le voci lo invitavano a inoltrarsi nell’abisso, guidandolo verso ciò che stava cercando.
 
Un legame. A ciò che gli apparteneva.
 
Scese sempre più a fondo, nella sua stessa mente, e sentì come se la sua stessa anima trascendesse il suo corpo. Per quell’attimo, esisteva in tutto.
 
Si guardò intorno.
 
Eccolo lì. Long Memory.
 
Salem gliel’aveva sottratto insieme alla sua pergamena. Anch’essa doveva trovarsi in quello stesso spazio, da qualche parte.
 
Non sarebbe stato facile localizzarla. Long Memory era collegato a lui. Infuso dalla magia di tutte le loro anime.
 
La sua pergamena, ovviamente... Non lo era.
 
Ma, pensò, con buona probabilità, Salem non si era preoccupata di mettere i due oggetti in due dimensioni diverse. Stava già sprecando una quantità considerevole di magia per tenerlo vivo e rinchiuso in quella cella, e conservare qualcosa in un piano diverso di esistenza doveva essere uno sforzo ancora maggiore.
 
Oscar sapeva che gli sarebbe stato richiesto un enorme sforzo a sua volta, per riprendersi le sue cose. Ma aveva tutto da perdere.
 
Per Salem, Oscar era solo un prigioniero, aveva visto quanto era stato confuso e malaticcio per tutta la durata del loro viaggio e della prigionia. E probabilmente aveva indovinato che Ozpin era inaccessibile al momento.
 
Non sarebbe stata in grado di prevedere gli altri, ma dopotutto, neanche Oscar l’avrebbe potuto immaginare.
 
Quindi, per lei Oscar non era mai stato un pericolo, solo una fonte di divertimento e un espediente per mandare avanti i suoi piani.
 
Ma lui le avrebbe dimostrato che si sbagliava. Oh, quanto si sbagliava.
 
Un’anima più piccola è la chiave per la vittoria, no?
 
Sentì una cacofonia di voci.
 
Non erano frenetiche, non lo mandavano più in confusione. Erano in sintonia con la sua anima e la sua coscienza.
 
Per un breve attimo che sembrò un’eternità, agirono come una sola cosa.
 
Ozpin, riesci a percepirlo anche tu, ovunque tu sia?
 
Si immaginò nell’atto di estendere la mano. Afferrò l’impugnatura di Long Memory.
 
E poi usò quella luce, che aveva preso vita nel momento in cui la sua mano si era connessa alla sua arma, per cercare la pergamena.
 
Era proprio come lì vicino, come aveva immaginato. La afferrò con l’altra mano.
 
Quando riaprì gli occhi, tornato nel proprio corpo e nel mondo reale, fu assalito dalla stanchezza. Si sentiva molto più esausto di quanto non lo era stato già prima.
 
Ancora supino sul pavimento, ansimava a fatica, le voci che diventavano nuovamente più difficili da comprendere. Ma riuscì a capire comunque qualche parola.
 
"Respira."
 
Si concentrò nel rallentare il suo respiro. All’inizio, gli fu difficile, ma col tempo la vista gli divenne più chiara e il dolore che gli aveva circondato tutto il corpo si calmò.
 
Alzò entrambe le braccia.
 
Sorrise.
 
Nella sua mano sinistra, la pergamena.
 
Nella sua mano destra, Long Memory.
 


 "Oscar."
 
Ruby interruppe la scalata e si voltò. Tutti si erano girati verso Ozpin. Stava fissando ardentemente il proprio piede, già poggiato sul gradino successivo.
 
"Che succede?" chiese Ruby.
 
"Ha," rispose Ozpin. Ruby provò a studiare la sua espressione, ma non riuscì a distinguere se fosse emozionato per la felicità o nervoso dal terrore. Il suo stesso cuore le batteva forte nelle orecchie, mentre attendeva il resto della frase. "Ha appena fatto qualcosa."
 
"Per caso è in pericolo?" Jaune chiese prima che Ruby potesse farlo.
 
Ozpin alzò la testa, e gli sguardi dei presenti si incrociarono con il bianco dei suoi occhi. Sembrava folgorato, per così dire. Un tremito di terrore sempre più forte stava facendo venire a Ruby la pelle d’oca.
 
"Non lo so," disse Ozpin, quasi sussurrando. Il suo sguardo sembrava osservare qualcosa di molto lontano, che nessun altro poteva avvertire. Cosa stava vedendo, in quel momento? Cosa stava sentendo?
 
Improvvisamente, si riprese con uno scatto, lasciandosi la sua espressione mistica e qualunque cosa avesse intravisto prima alle spalle. In un certo senso. Anche se stava sicuramente pretendendo di essere tornato quello di sempre, era chiaro a Ruby, che riusciva a vedere quel tremito così piccolo e quasi impercettibile che lo scuoteva, che era ancora turbato.
 
"Ma lo sarà, se non ci sbrighiamo."
 
Ruby e i suoi compagni si scambiarono un brevissimo cenno di intesa. Ruby poté anche scorgere l’espressione di Ironwood, tra Nora e Yang, farsi ancora più severa.
 
Riprese a salire, concentrandosi sul velocizzare il passo.
 
Ci siamo quasi! Aspettaci, Oscar!

 

Autrice: Salve! Siamo più o meno a metà della storia, o un po' più della metà. Non sono del tutto sicura! Ma sono contentissima di me stessa!
Era da parecchio che non mi cimentavo in un progetto del genere, e sono orgogliosa di averlo portato fin qua! Ora devo solo stringere i denti e finirlo.

PS: sto anche finendo la tesi di laurea, yeeeee!!!

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


    Tutti i mobili della stanza furono scaraventati contro il soffitto, per poi crollare violentemente, tanto che per poco Cinder e gli altri non ne rimasero sepolti.
 
Per un paio di secondi, Salem si è infuriata.
 
Cinder non aveva potuto fare a meno di tremare di riflesso alla luce infernale nei suoi occhi. Ma, prima che potesse chiedersi cosa fosse appena successo per far arrabbiare così la sua regina, Salem si era ripresa, mostrando un ghigno subdolo a tutte le teste che si erano girate nella sua direzione.
 
"Capisco", disse. Si leccò le labbra. "Il ragazzo è più intelligente di quanto credessi. Mi divertirò a farlo a pezzettini".
 
Spolverò i suoi vestiti dalla polvere delle macerie che si erano sollevate con la sua furia e poi guardò ognuno di loro come se fosse sorpresa che nessuno le avesse risposto.
 
"Cosa state aspettando? Dobbiamo andare".
 
Hazel, da dietro Cinder, si avvicinò.
 
"Il bambino ha combinato qualcosa?
 
La facciata di tranquillità di Salem sbiadì brevemente mentre lo guardava con uno sguardo così crudele e spregevole che quasi penseresti in grado di uccidere un Grimm all'istante.
 
"Non farlo". Sibilò con tale forza che Cinder riuscì a vedere le gocce di saliva scaraventate fuori dalla bocca, non che glielo avrebbe mai fatto notare. "Non farlo". QUALSIASI COSA TU ABBIA IN MENTE. Non torcere un capello a quel bambino. A meno che non te lo dica io. Sono stata chiara?"
 
Hazel ritornò sui suoi passi in fretta e furia.
 
"Sì. Sì, certo."
 
"Mia regina", aggiunse Cinder sottovoce.
 
"Mia regina", aggiunse Salem.
 
"Mia regina", concluse Hazel, lanciando uno sguardo ai suoi piedi, alla ricerca indubbiamente di braccia ombrose che lo avrebbero potuto fare a pezzi in un attimo se avesse osato rivolgersi a Sua Maestà in modo improprio.
 
Watts, che era caduto sulle chiappe, si rialzò maldestramente e seguì Salem e Hazel fuori dalla sala riunioni.
 
"Mercury. Emerald", chiamò Cinder.
 
I due si affrettarono a seguirla. Cinder avvertì che Emerald stesse tentando di avvicinarsi e prontamente si allontanò. Poteva sentire l'odore della loro paura da lì, ma, per fortuna, Mercury non aveva mai cercato di aggrapparsi a lei come un moccioso impaurito. Era grata che lui la odiasse tanto quanto lei odiasse lui.
 
Scesero nel ventre del castello.
 
Furono presto accolti dalla vista di un ragazzo emaciato che era riuscito in qualche modo a staccarsi dalla sua cella e che ora teneva in mano la sua arma, pronto a colpire.
 
Cinder ghignò. Fece un passo avanti, ma Salem la tirò subito indietro.
 
"Ricorda quello che ti ho detto", la sua voce era grondante di veleno. "Dovremmo essere gentili con il nostro piccolo ospite".
 
Poi gli parlò, con una gentilezza così finta che Cinder quasi si dispiacque per il ragazzo. Quasi.
 
"Cosa c'è, tesoro? La tua stanza non era di tuo gradimento? Me ne scuso, è passato così tempo da quando ho dovuto occuparmi di un bambino, che credo di aver dimenticato come si fa".
 
E l'accusa implicita in quella frase fu chiara a tutti. E lo stesso... stava mentendo. Si era dovuta prendere cura di Cinder, anni prima, ma molto dopo la morte dei suoi figli. Eppure, allora, Cinder l'aveva ritenuta capace di amare. Ma se provava a ripensare a quei giorni... Non riusciva a ricordare se la sua stanza fosse stata diversa dalla sterile cella che era stata l'abitazione forzata di quel burattino di carne.
 
Il burattino di carne in questione ebbe le palle di sputare sul pavimento.
 
Ogni singolo scagnozzo di Salem cercò ancora una volta di avvicinarsi, per correggere subito questa grave offesa. Nessuno poteva permettersi di sputare in faccia alla regina e sopravvivere. E dopo che colui che aveva sputato era stato ucciso come meritava, sarebbe stato il turno dei sudditi della regina di ricevere una punizione, qualora non fossero intervenuti.
 
Ma questa volta Salem era di un'altra idea.
 
"BASTA!"
 
Gridò, facendo tremare il castello.
 
Tutti si fermarono, impauriti. Solo il ragazzo osò sfidarla guardandola dritto negli occhi e senza lasciare la sua posa di battaglia.
 
"Questa è l'ultima volta che mi ripeto", disse Salem. Era un avvertimento a cui avrebbero fatto meglio ad obbedire, come testimoniavano le piccole ombre Grimm, striscianti sulle pareti. "Statevene buoni e non interferite".
 
Salem offrì una mano al ragazzo.
 
"Ora, piccolo mio, ricominciamo da capo. Va bene? Sei riuscito a recuperare le tue cose. Ammetto che mi hai sorpreso. Ne parleremo più tardi, quando ci saremo occupati dei tuoi amici. Spero che possiate parlarne in modo amichevole più tardi, quando avrete accettato la mia offerta".
 
Il ragazzo rafforzò la presa sul bastone.
 
"Se pensi che i miei amici ti ascolteranno, ti stai illudendo. E io non intendo rimanere qui un minuto di più".
 
Salem, quasi imperturbata, continuò.
 
"Perdonami, caro, ma ora devi andare in camera tua".
 
Il ragazzo non si mosse.
 
La mano che Salem aveva offerto si chiuse in un pugno.
 
"Se non lo fai di tua volontà, dovrò costringerti".
 
E ciò che sorprese Cinder in quell'istante, fu che il ragazzo sorrise.
 
"Sai una cosa? Sei una padrona di casa veramente tremenda."
 
E in quel momento, Salem non fermò nessuno dei suoi scagnozzi dall'assumere la loro posizione di battaglia.
 
"Non dovete ucciderlo", disse. "Ho solo bisogno che non si metta tra i piedi."
 
Per Cinder, tutto sommato, era abbastanza. Il suo braccio oscuro fremeva disperatamente per un po' di azione. Le sarebbe piaciuto cancellare quel sorriso dal volto del caro amico di Ruby.
 
Il ragazzo, per qualche motivo, si tolse la pergamena dalla tasca.
 
"Comunque, i miei amici arriveranno presto. È finita, per voi", disse, ancora sorridente.
 
La testa di Cinder si voltò brevemente verso Salem. La vide sorridere di rimando.
 
"Non vedo l'ora!"
 

 
Ruby aveva usato la sua Semblance per trasportare l'intero gruppo.
 
Era stata un'esperienza molto faticosa, la più dura ed estenuante che avesse mai vissuto. Nemmeno i giorni in cui l'aveva usata a intermittenza per seguire Salem a piedi erano stati così estenuanti.
 
Ma la Semblance di Jaune, con il suo supporto, aveva aiutato notevolmente.
 
E in ogni caso, a questo punto, non le importava di stancarsi.
 
Non proprio ora che Oscar aveva inviato a tutti loro un messaggio sulle pergamene dopo giorni di silenzio e dubbio.
 
"Ho recuperato la mia arma. Sono scappato dalla cella. A presto."
 
Questo era tutto quello che aveva scritto.
 
Così Ruby, e forse anche tutti gli altri - non poteva parlare a nome di Ironwood, ma immaginava che i suoi amici, Qrow e Ozpin, provassero i suoi stessi sentimenti – erano stati travolti da due emozioni diverse.
 
Una: la gioia che Oscar sembrasse stare bene, almeno per il momento, e che fosse riuscito a raggirare Salem.
 
Due: la paura che Oscar fosse da solo nel castello di Salem dopo che l'aveva appena raggirata, e, se c'era qualcosa che sapevano su Salem e che anche Ozpin aveva sottinteso su di lei, era che non sapeva perdere. Oltre al fatto che non aveva alcun riguardo per la vita umana.
 
Così Ruby era riuscita a trasportare tutti i suoi compagni usando la sua Semblance, accelerando attraverso l'ultima serie di scale, che li avrebbe altrimenti impegnati per un'altra mezzora e oltrepassando il posto dove era stata parcheggiata la nave usata dagli scagnozzi di Salem, e non le importava.
 
Non le importò nemmeno quando quando interruppe la Semblance proprio al varcare del castello, e portò maldestramente fuori Crescent Rose per l'imminente combattimento. Non le importò che il suo corpo le facesse male dappertutto. Si sarebbe ripresa a forza con la sua Aura, vertigini incluse. Non aveva tempo da perdere.
 
Yang fece saltare in aria i cancelli del castello.
 
Contro ogni regola del buon senso, corsero dentro.
 
"OSCAR!" gridò Nora. "Oscar, siamo qui!"
 
"Tieni duro, amico!" fece eco Jaune.
 
Ozpin correva al fianco di Ruby, in testa al gruppo. Lei decise di seguirlo. Sembrava sapere come orientarsi all'interno del covo nemico.
 
Presero un corridoio a destra della sala principale, seguendo i rumori. Sembrava che da qualche parte ci fosse già una battaglia in corso.
 
Ma il corridoio continuava in avanti, anche se il rumore sembrava provenire proprio dal centro di esso. Nora andò avanti in esplorazione, guardò a sinistra e a destra, e tornò indietro.
 
"Dove andiamo ora? Ci sono solo più corridoi, e il rumore diventa solo più confuso".
 
Ozpin si posò il pugno sulla fronte, proprio sopra gli occhi chiusi.
 
"Fammi pensare".
 
C'era già abbondante chiasso, e sembrava che Ozpin cercasse di mettere a tacere un altro tipo di rumore nella sua testa. Ruby lo aveva osservato, durante il loro viaggio, e sapeva che il Preside non era stato bene mentalmente, anche se era fatto di Aura. Era diventato più lucido dopo essersi riposato, proprio come lei, ma ora il tempo era tiranno, Oscar stava combattendo da qualche parte e l'intero gruppo aveva i nervi a fior di pelle.
 
"Dimmi dove devo disse, Ozpin", chiese Ironwood, con calma e quasi con severità, rispetto a tutti gli altri. Preparò le sue armi. "Dammi solo un ordine".
 
A Ruby non piacque il modo in cui gli occhi del Generale si erano adombrati, ma non ebbe molto tempo per preoccuparsene, perché Ozpin lo zittì a voce alta.
 
"Ho detto, fammi pensare!"
 
Seguirono altri rumori. Un forte schianto.
 
E poi.
 
Un urlo.
 
Era la voce di Oscar.
 
Yang esclamò, in preda all'agitazione.
 
"Ozpin, TI PREGO".
 
Gli occhi di Ozpin si spalancarono.
 
"Ci sono! Mi ricordo!"
 
Si voltò verso la parete sinistra del corridoio e vi appoggiò la mano destra.
 
"Oscar, ti prego, prestami la tua magia", sussurrò.
 
I rumori sembrarono cessare a quella richiesta.
 
Tutti osservarono con meraviglia mentre il muro cominciava a brillare sotto il palmo di Ozpin.
 
Poi, un passaggio apparve sotto i loro occhi, come se fosse sempre stato lì.
 
Era una scala che portava verso basso.
 
"Le sue segrete? Chiese Ruby.
 
"Qualcosa del genere", rispose Ozpin.
 
"Andiamo!" li chiamò allora. "Questa scalinata è breve, siamo quasi arrivati. Ma fate attenzione a non cadere".
 
Scesero in fretta, nella quiete, ora che il rumore che prima li aveva guidati si era fermato.
 
E quando finalmente raggiunsero l'enorme stanza al piano inferiore, trovarono quello che cercavano.
 
Ma non potevano essere esattamente sollevati.
 
Oscar era a terra, schiacciato sotto il peso delle gambe di metallo di Mercury.
 
Salem e il resto dei suoi erano vicini a loro, tutti rivolti a guardare Ruby e i suoi amici.
 
Li stavano aspettando.
 
Oscar, anche se chiaramente sofferente, riuscì ad alzare la testa abbastanza perché i suoi occhi incontrassero quelli di Ruby. Il cuore di Ruby le balzò in petto.
 
Avrebbero pagato per quello che gli avevano fatto, ma non questa volta. Adesso la priorità era riprendersi Oscar e fuggire dal territorio di Salem. Ogni momento che passavano lì era pericoloso: le piccole ombre a forma di mani che strisciavano, come fossero vive, su tutto il pavimento sotto e intorno ai piedi della strega non lasciavano alcun dubbio.
 
Weiss puntò il fioretto in direzione di Mercury.
 
"Togligli le tue sudicie scarpe di dosso. Nessuno calpesta così un mio compagno e vive per raccontarlo", ringhiò.
 
Il ghigno sulle labbra di Mercury si fece solo più grande.
 
"Oh, ma davvero, Regina dei Ghiacci? Ti dai fin troppe arie di grandiosità, per qualcuno nella tua posizione".
 
"Noi siamo quelli in vantaggio", gli fece eco Emerald. "Non pensate di poterci dare ordini così facilmente".
 
Salem alzò le mani.
 
"Basta, bambini. Lasciate parlare gli adulti."
 
Rivolse a Ozpin uno sguardo minaccioso.
 
"Mi aspettavo che alla fine saresti venuto. Avevo immaginato che non fossi più dentro il tuo piccolo burattino", disse, dopodiché si inginocchiò vicino a Oscar gli serrò il mento con le sue brutte dita.
 
Ruby rafforzò la sua presa su Crescent Rose. Come osava? La furia che riusciva a percepire da Ozpin corrispondeva alla sua.
 
"Ridatecelo", disse Ozpin tra i denti stretti.
 
"Ma c'è una cosa che non riesco a capire", disse la strega, senza nemmeno tentare di togliere la mano dal mento di Oscar. "Perché quella faccia?"
 
"Ho detto. Ridatecelo."
 
"Seriamente, Ozpin", l'enfasi mise nel pronunciare il suo nome era una chiara presa in giro. "Stai diventando sempre più patetico, secolo dopo secolo. Quel burattino ormai è morto. Mostrami il tuo vero volto."
 
Tutti meno Ironwood si voltarono verso Ozpin con preoccupazione. Lo sguardo di Qrow era particolarmente ne era particolarmente colmo.
 
"Questo è il mio volto" ringhiò Ozpin. "Non sono un burattino e non lo è nemmeno Oscar."
 
Salem alzò gli occhi al cielo, cosa che fece infuriare l'intero gruppo.
 
"Certo, puoi giocare a far finta come hai sempre fatto. Rubi le vite di queste anime innocenti e ora le privi persino del loro volto".
 
Ozpin urlò a squarciagola.
 
"QUESTO È IL MIO VOLTO."
 
E poi si si fece avanti, seguito subito dopo da Ruby e Qrow, poi dal resto del gruppo.
 
Salem sembrava godere abbastanza di questa reazione. Ridacchiava tra sé e sé, mentre i suoi scagnozzi la guardavano divertiti. Oscar cercò di liberarsi dalla sua presa, tra lamenti di dolore che gli sfuggevano dalle labbra. Per tutta risposta, lei strinse più forte, affondando le unghie nella sua pelle.
 
"Ti ucciderò per questo", disse Ozpin, rubando le parole di bocca a Ruby.
 
"Che creatura patetica che sei", fu l'unica risposta della strega. Alla fine lasciò andare Oscar e si alzò di nuovo in piedi.
 
"Non vedete?", chiese. Ruby sentì un brivido lungo la schiena: Salem la guardava direttamente. Poi, lentamente, girò la testa, fissando lo sguardo su ogni persona dal suo lato della stanza.
 
"La lealtà che dimostrate a coloro che chiamate amici è lodevole, ma fatevi una domanda: la persona alla quale rimanete fedeli con insistenza farebbe lo stesso per voi?"
 
Fece un passo avanti. Ruby si dovette sforzare di non fare un passo indietro di riflesso. La tensione nell'aria si poteva tagliare con un coltello.
 
"Questo parassita che ruba i volti altrui", un altro passo avanti. "E si nutre delle vite non solo di coloro che sono abbastanza sfortunati da diventare suoi burattini, ma di ogni altra persona che entra nella sua vita...".
 
Un terzo passo avanti. Ora era pericolosamente vicina a loro. I suoi scagnozzi, alle spalle di Salem, osservavano con espressioni contrastanti sui loro volti. Forse si chiedevano cosa diavolo stesse cercando di fare.
 
Anche Ruby, le nocche bianche mentre teneva disperatamente Crescent Rose, ogni muscolo del suo corpo che la implorava di fuggire, si chiedeva la stessa cosa.
 
"... vi lascerebbe mai illesi mentre insiste nella sua opera? Continuerete a credere alle sue bugie?"
 
Si fermò, grazie agli Dèi. Ancora un paio di passi e si sarebbe fermata proprio davanti a Ruby.
 
Ruby udì lo schiamazzo di Blake.
 
"Che diavolo... stai dicendo?"
 
"Cara ragazza", disse Salem, un'espressione terribilmente gentile sul suo viso. "Tu, tra tutti, dovresti capire quanto male ha fatto questo disgraziato."
 
Allungò le mani come se li stesse invitando a saltare tra le sue braccia.
 
"Sto offrendo a tutti voi l'opportunità di riprendere in mano la vostra esistenza. Unitevi a me e sarete liberi. Non c'è alcun bisogno di continuare con questa farsa".
 
L'unico suono che si sentì in risposta era la voce furibonda di Cinder.
 
"Cosa?!"
 
La palpebra di Salem si contrasse mentre Cinder veniva, improvvisamente e violentemente, afferrata da quelle braccia di ombra e spinta a terra, gli altri sgherri che si agitarono in un moto di sorpresa e orrore.
 
Salem girò la testa leggermente; ora era concentrata completamente su Ruby.
 
"Questa offerta vale soprattutto per te, ragazza dagli Occhi d'Argento, ma è aperta anche ai tuoi amici".
 
Fece un piccolo cenno in direzione di Oscar, prima di tornare a fissare Ruby.
 
"E al tuo piccolo amico. Ora che è libero da quel parassita, non ho alcun male da augurargli. Unisciti a me e realizzerai il tuo vero potenziale. Potrai vivere in pace nel mio regno. Non dovrai più crucciarti di guerra, o di Dèi… Mai più".
 
Nessuno parlò per un po'. Ruby e i suoi amici erano praticamente congelati per il terrore, tanto quanto i cattivi. Cinder lottava contro le appendici oscure che la tenevano a terra. Ozpin era particolarmente ansioso.
 
"No."
 
Quella parola fu pronunciata per la prima volta da James Ironwood.
 
Salem sembrò trattenere una risata. Il Generale le puntò lentamente le armi contro.
 
"Sono qui per ottenere vendetta per Atlas e per me stesso."
 
"Che buffo che sei, Generale", disse Salem. "Non lo capisci? È lui la ragione per cui Atlas è caduta. Non io."
 
"Io sono il causa della caduta di Atlas", rispose Ironwood, sua voce tremante. "Ma anche tu hai avuto una parte. Non posso ucciderti permanentemente, ma sono disposto a uccidere me stesso, se questo significa ostacolare i tuoi piani!"
 
Qrow mise una mano sulla spalla di James. Egli la spinse via.
 
"Nessuno morirà, oggi", disse Qrow. "Farò in modo che la mia sfortuna si abbatta solo su di loro."
 
L'espressione divertita di Salem stava gradualmente scemando.
 
"Ma davvero, uccellino? Dopo che questo disgraziato ti ha tradito?"
 
Harbinger fu impostata in modalità falce.
 
"Rimarrò al suo fianco."
 
"Davvero", la risata di Salem era priva di allegria. "Com'è commovente."
 
"E rimarremo al suo fianco anche noi," disse Yang.
 
"Oscar è nostro amico e compagno." intervenne Jaune. "Ma lo è anche Ozpin."
 
Ozpin abbassò la guardia solo a guardarli tutti, un doloroso sguardo di incredulità negli occhi.
 
"Voi..."
 
E Ruby, in quel momento, guardò Oscar, e Oscar la guardò a sua volta. I loro sguardi si incrociarono e lei capì che lui stava pensando la stessa cosa a cui stava pensando lei.
 
"Siete tutti patetici, proprio come lui," sospirò Salem. "E io che speravo che avremmo raggiunto un accordo." Ha liberato Cinder dalle braccia oscure. Ruby la guardò inciampare sui suoi piedi, con gli occhi inghiottiti dalle fiamme.
 
"Non vi azzardate a uccidere la ragazza dagli Occhi d'Argento", disse Salem. "Posso ancora usarla."
 
Ruby strinse i denti.
 
"Salem", disse, la furia che iniziava a bollire dentro di lei. "Non sono un pezzo degli scacchi che puoi usare o mangiare a tuo piacimento".
 
"Cara ragazza", disse Salem. "Puoi ancora unirti a me di tua volontà. O, se preferisci, posso costringerti a farlo, come tua madre".
 
Ma prima ancora che quella frase finisse, Ruby usò la sua Semblance, balzando in avanti, nella direzione di Oscar.
 
Nello stesso istante, Oscar balzò in avanti a sua volta, con qualcosa che la mente di Ruby, nella foga del momento riusciva a malapena a registrare come magia, Mercury gettato via dalla potenza che scaturiva da lui.
 
Le loro due forze si incontrarono al centro.
 
Prima che si scatenasse l'inferno, prima che i due schierament cominciassero a combattere, il cuore di Ruby si colmò di affetto, mentre teneva fra le braccia il ragazzo esausto, e cadevano entrambi a terra.
 
Sussurrò una promessa a lui, e a sé stessa.
 
"Ti riporteremo a casa".

 

 

Autrice: Salve, gente! Buon anno!
Ci ho messo parecchio a far uscire questo capitolo, non è vero? Beh, è stato lungo da scrivere in inglese, e poi tra tutti i festeggiamenti di Dicembre, c'è voluto un po' anche per tradurlo.

Mi impegnerò a far uscire il prossimo in tempi più brevi! Alla prossima!

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


  Scoppiò il caos.

 
Ruby tenne stretto Oscar mentre si rialzava in piedi. Si guardò intorno, cercando di capire cosa stesse succedendo nel mezzo della battaglia e dei colpi che volavano da entrambe le parti.

 
"Dobbiamo andarcene", gridò. "Ripiegate! Alle scale!"

 
E strinse Oscar più forte, temendo quasi che lasciarlo andare avrebbe significato perderlo di nuovo.

 
"Ruby", lo sentì sussurrare contro il suo orecchio. Sembrava così stanco, ma in cambio la sua mano strinse forte il mantello di lei.
 

Potevano farcela.

 
Improvvisamente, Cinder fu su di loro, ma prima che potesse fare qualcosa, Ruby si ritrovò protetta da Jaune.

 
"Non questa volta", disse lui con calma, respingendola con la barriera del suo scudo.

 
Anche Ozpin fu al suo fianco in un attimo.

 
"Io posso trattenerli, ma tu devi andartene! Ora!"

 
Cosa stava pensando? La solita storia del "sono fatto di Aura, quindi non mi importa di essere colpito"? Ma come poteva pensare di trattenere da solo una Fanciulla e una strega immortale?

 
"La tua magia non è infinita, Oz", gli ricordò Jaune. "Lascia che ti aiutiamo. Ruby! VAI!"

 
Così lei attivò brevemente la sua Semblance e raggiunse le scale.

 
Cadde, senza fiato, sul primo gradino. Imprecò. Non era il momento di stancarsi!

 
"Ragazzi! Andiamo", chiamò.

 
Dovevano lasciare quella prigione, quel castello, il più presto possibile. Più a lungo rimanevano nel territorio di Salem, più la situazione sarebbe diventata pericolosa per loro.

 
Gridò al suo auricolare.

 
"Maria? Ci sei?"

 
La vecchia voce confortante gridò di rimando.

 
"Arrivo! Non c'è bisogno di fare chiasso, ti sento!"

 
Mise il piede sul primo gradino, ma tutto il mondo divenne improvvisamente troppo pesante. La sua vista si offuscò e si ritrovò a cadere.

 
Si riprese in tempo, mise una mano a proteggere Oscar e cadde con il ginocchio sul secondo gradino. Forse le fece male, ma il suo cervello non riuscì a registrarlo.

 
"Ruby", sentì Oscar sussurrare, debolmente.

 
"Sto bene", rispose lei nel tentativo di convincere entrambi. "Ti porteremo fuori di qui".

 
"Forza, ragazzi!" gridò. "Presto!"

 
Dal caos generale della battaglia, poteva vedere i suoi amici che cominciavano a ritirarsi, con i nemici alle calcagna.

 
Dobbiamo andarcene da qui! Pensò. Ma come?

 
La salita e poi l'orientarsi tra corridoi sarebbe stata difficile, con così tanti nemici alle calcagna. Ma era determinata a uscire con tutti.

 
"Oscar", mormorò. "Pensi che possiamo... portare qui l'esterno, invece di uscire noi stessi?"

 
Sentì le mani di Oscar che le stringevano la schiena con tenerezza e disperazione. Nonostante tutto, si sentiva... calma.

 
Sentì Ozpin gridare.

 
"RUBY!"

 
Lei e Oscar si voltarono entrambi verso Salem, che li aveva raggiunti. Un sorriso di delirante furia le sfigurava il volto.

 
"Questa è l'ultima volta che voi e il vostro Dio protettore mi sfidate".

 
La strega si erse in tutta la sua altezza, contemplando le sue prossime vittime come se fosse davanti a un pasto delizioso di cui avrebbe gustato ogni boccone.

 
Ruby sapeva che i suoi amici la stavano chiamando e stavano accorrendo più veloce che potevano, ma non l'avrebbero raggiunta in tempo.

 
"Ozma incompleto", ringhiò Salem a Oscar. Poi fissò Ruby. "E tu, figlia della Rosa appassita. Preparatevi a morire".

 
Ruby e Oscar la guardarono, in segno di sfida, tenendosi per mano.

 
Un attimo dopo, gli occhi di Ruby bruciarono.

 



Ozpin non poté fare a meno di sorridere all'espressione di autocompiacimento di Salem.

 
Oh, come cozzava con la pietra che imprigionava tutto il suo corpo.

 
Poteva avvertire gli sguardi del suo gruppo, rivolti verso la statua la statua come se fosse un miracolo. E gli sguardi del gruppo di Salem, beh, la guardavano come se fosse la fine.

 
Erano stati tutti trasportati nella sala principale, insieme alla statua di Salem.

 
Ruby e Oscar dovevano aver usato la loro magia per realizzare entrambi i miracoli. Ma ora non era il momento di restare a bocca aperta per lo stupore.

 
Qrow  si era già avvicinato ai due bambini, inermi a terra.

 
"Ruby! Oscar! Mi sentite?"

 
Ozpin lo raggiunse.

 
"Stanno bene," disse, anche se riusciva a sentire la stanchezza sempre più profonda di Oscar per l'uso ripetuto della magia, riversatasi anche su di lui. "Dobbiamo andare."

 
Qrow prese Ruby tra le braccia e Ozpin prese Oscar tra le sue. Avrebbe voluto prendersi un momento per godersi  il sollievo che il ragazzo fosse al sicuro e respirasse tra le sue braccia, ma erano ancora in territorio nemico.

 
"Forza! Andiamo" Chiamò. E nessuno se lo fece ripetere due volte.

 
Nessuno tranne James Ironwood, che stava fissando Watts, a cui aveva strappato il braccio di metallo con il suo, sconfitto a terra.

 
"James!" Chiamò di nuovo Ozpin. "ANDIAMO!"

 
James sembrò finalmente sentire le sue parole e corse con tutti gli altri.

 
Dietro di loro, i sudditi di Salem erano rimasti scossi dalla perdita del loro capo. La maggior parte di loro non se la sentiva di continuare la lotta senza di lei, e per quanto riguardava Watts, beh, al momento era privo di sensi.

 
Va sempre a finire così, pensò Ozpin. Salem ottiene la sua lealtà dalla paura e dal potere di controllare la gente a piacimento. Non potranno non essere sollevati anche loro, dalla sua sconfitta.

 
Ma, mentre correva per ultimo verso l'esterno, non si era reso conto di aver sottovalutato qualcuno fino a quando non ebbe sentito il

 
"NOOOOOOOO!"

 
Gridato da Cinder Fall, che si lanciava contro di lui con la sua magia infuocata.

 
Ebbe solo un momento per girarsi e vederla. Non riuscì a reagire in tempo, ma...

 
James Ironwood la intercettò.

 
"Togliti di mezzo, Uomo di Latta! Devo prendere la ragazza!" esclamò lei, cercando di districarsi dalla morsa di ferro della mano di Ironwoodaw. La sua terribile magia che sfavillava come fiamme dalle sue mani stava cominciando a sciogliere quella di lui.

 
A pochi metri di distanza, vicino alla nave dei nemici, Calavera stava volando con la sua, con la scala tirata fuori.

 
"Cazzo, sbrigatevi!" Imprecò.

 
I suoi studenti e Qrow erano già a bordo e assistevano, preoccupati.

 
"Oz, muoviti!" Esclamò James, i piedi che sprofondavano sempre più nel terreno dal peso di una Fanciulla infuriata mentre continuava a trattenerla. Potevano vedere che, all'interno del castello, Hazel e la ragazza chiamata Emerald erano uscite dal loro torpore e stavano venendo ad assistere Cinder.

 
"James, dobbiamo..."

 
"È troppo tardi, Ozpin!" Disse il Generale. "Ho attivato la bomba. Porta Oscar alla nave. È l'unico modo".

 
Ozpin sentì lo stomaco rivoltarsi o almeno l'equivalente manifestazione magica che provava in quanto costrutto dell'Aura.

 
Oscar mormorò, la testa premuta contro la sua spalla.

 
"Oz... No...."

 
Ozpin capì allora cosa bisognava fare.

 
"Prestami solo un po' di più del tuo potere, Oscar," gli sussurrò.

 
Poi regolò la sua presa su Oscar in modo da poterlo tenere con un solo braccio e usò l'altro braccio per spingere via Ironwood.

 
Mentre Cinder gli si abbatteva addosso, lui la rimandò indietro con un breve attacco di magia. Guardò Ironwood.

 
"Tu prendi Oscar".

 
"Ma Oz..."

 
E prima di spingere il ragazzo tra le braccia del Generale, la luce si manifestò dalla sua mano libera. Afferrò il braccio di James all'altezza in cui sapeva che si trovava la bomba e la sua mano si fuse con il tessuto del mantello e l'acciaio della protesi.

 
Quando la mano si separò, stringeva la bomba.

 
"Che cosa..." Balbettò James.

 
Ozpin ora poté spingere Oscar tra le sue braccia. Ironwood lo prese senza protestare.

 
Ozpin guardò Cinder, che si stava rialzando, aiutata da Hazel e Emerald, ed era sicuramente quasi pronta a lanciarsi di nuovo contro di loro.

 
Guardò di nuovo Ironwood.

 
"Vivi, James. E affronta le conseguenze delle tue azioni".

 
James non rispose. Corse verso la nave.

 
"Non aspettatemi!" Gridò Ozpin.

 
"Oz!" Protestò Qrow. "Cosa stai facendo?"

 
"Finché Oscar è con voi, tornerò." Sorrise. "Llo prometto."

 
Vide Jaune, un'espressione di dolore sul suo volto, dare l'ordine di partire. La nave cominciò a volare via.

 
Ora, per assicurarsi che non li seguissero…

 
Quando aveva tolto la bomba dal braccio di James, aveva fermato il tempo per essa, e nient'altro al di fuori di essa. Mancavano pochi istanti all'esplosione e l'influenza della magia di Oscar avrebbe cominciato a svanire più si allontanava.

 
Così, Ozpin corse verso l'altra nave.

 
Cinder Fall lo raggiunse nel momento in cui aveva messo piede a bordo, facendolo cadere a terra, ma stringeva ancora la bomba in mano.

 
Nemmeno lei poteva attraversare l'intera distanza verso l'ormai caduto Regno di Atlas solo usando la sua magia, giusto?

 
Ozpin ci contava.

 
Prima che lei potesse parlare, la attaccò con la magia una seconda volta. Un attacco molto più debole questa volta, e lei non fu nemmeno ferita, ma fu solo spazzata via a una certa distanza dalla nave.

 
"Ti consiglio di non avvicinarti", disse Ozpin, e il tempo riprese a scorrere per la bomba.

 



Oscar e Ruby erano sdraiati su due sedili reclinati, privi di sensi.
 

Jaune stava usando il suo Aura Boost su di loro, mentre i suoi compagni di squadra camminavano ansiosamente dietro di lui.
 

"Coraggio, ragazzi. Restate con me."


 

Autrice: Salve! Vi ho davvero fatto aspettare, eh? Questo capitolo era già stato pubblicato in inglese da un po', ma per via degli impegni delle ultime settimane, non sono riuscita a finire la traduzione fino a oggi. Vi chiedo perdono! Spero di riuscire a scrivere presto un nuovo capitolo!
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


  Oscar aprì gli occhi.

 
Il soffitto di legno che gli era tanto familiare lo fissava di nuovo.

 
Si mise a sedere sul letto, nelle narici il solito profumo di polvere e libri, e si stiracchiò.

 
Si alzò e iniziò a vestirsi. La colazione sarebbe stata pronta tra un'ora e fino ad allora doveva occuparsi del raccolto.

 
Mentre armeggiava, assonnato, con i lacci degli stivali, la sensazione che qualcosa non andasse cominciò ad fare capolino nella sua testa.

 
Non aveva forse lasciato la fattoria, tanto tempo fa?

 
Scosse la testa e quel pensiero con essa. Perché mai avrebbe dovuto andarsene? Non c'era niente per lui oltre i confini di quella vita noiosa e sicura con sua zia.

 
"Deve essere stato un sogno."

 
Sognava spesso di partire per qualche folle avventura. Ridacchiò tra sé e sé. Non si sarebbe mai aspettato, e tanto meno sarebbe stato capace, di partire alla ventura da solo.

 
Non avrebbe avuto senso.

 
Indossò i suoi fidati guanti, vecchi e rovinati dal lavoro quotidiano, che avvolsero le sue mani bendate con la solita comodità a cui era abituato.

 
Allungò le dita, sentendo il sangue affluire in esse. Per qualche motivo, questa mattina tendevano a volersi raggomitolare, come se stessero tenessero qualcosa, anche se non aveva ancora iniziato a lavorare con nessun attrezzo.

 
La sensazione di avere in mano una specie di bastone non lo abbandonava.

 
Tra questo e il sogno, era sempre più perplesso.

 
Con un po' d'ansia, cercò nuovamente di riderci e raggiunse la pesante porta del suo capanno, pronto ad aprirla e a trovarsi ancora una volta davanti ai primi raggi di sole che cominciavano a dipingere il cielo di arancione.

 
Ma prima di poterlo fare, si ammutolì del tutto.

 
Delle voci venivano da fuori.

 
"Continuo a dirtelo: lavorare in una fattoria è molto più divertente che combattere i Grimm".

 
"Sì, sì. Continua a ripetertelo."

 
Quelle voci... Gli suonavano familiari.

 
Trattenne il respiro. Chi poteva aspettare fuori a quell'ora, in quel campo solitario? Questi due uomini - perché era così sicuro che fossero uomini? - Stavano aspettando lui?

 
"Sarà davvero qui?" Chiese la prima voce.

 
"Secondo te, per quale altro motivo questa fattoria si trova qui? Aspettiamo ancora un po', amico mio." Rispose la seconda voce.

 
Oscar sentiva il battito del suo cuore rimbombargli nelle orecchie. Lo stavano aspettando, dopo tutto.

 
Erano amici o nemici? Confuso com'era, non riusciva a esserne del tutto sicuro, ma si fece forza.

 
Aprì la pesante porta del capannone.

 
Le due voci tacquero. Oscar posò lo sguardo sui loro proprietari.

 
I due uomini erano proprio fuori dal suo capanno. Due giovani, uno con i capelli scuri e uno con i capelli biondi chiari. Entrambi vestiti come i personaggi di una vecchia fiaba di maghi e cavalieri.

 
Erano due estranei, eppure Oscar li conosceva entrambi.

 
Loro lo fissarono, Oscar li fissò a sua volta.

 
Improvvisamente, un enorme sorriso irruppe sui loro volti.

 
"Oscar!" Gridarono, e gli piombarono addosso.

 
 

Quando Ozpin aprì gli occhi, si ritrovò in uno spazio abbastanza familiare.
 

Il suo vecchio studio all'Accademia Beacon.
 

Si ritrovò seduto sulla sua vecchia sedia, a fissare la sua scrivania. Accarezzò la fredda superficie, mentre cercava con le dita la sua tazza di cioccolata.

 
Quando la trovò, se la portò alle labbra e ne assaggiò il liquido.

 
"Mh."

 
Non sapeva molto di cioccolata. O di qualsiasi altra cosa.

 
Rimettendo giù la tazza, si guardò intorno.

 
"Allora, cosa ci faccio qui esattamente?"

 
Era stato Oscar a portarlo lì, ovviamente. Che fosse una decisione consapevole o meno, Ozpin non lo sapeva ancora. Chiaramente, il ragazzo era ancora in stato di incoscienza, quindi la seconda ipotesi era più probabile.

 
Osservò l'ambiente circostante. Era una replica abbastanza fedele del suo ufficio, tranne...

 
Tranne tutta quell'intera stanza che prima non c'era.

 
Era come se l'ufficio fosse diviso in due sezioni: una era la stanza normale che Ozpin conosceva e l'altra era qualcosa che portava alla mente ricordi diversi.

 
Esattamente nel mezzo della stanza, il pavimento cambiava colore e le pareti prendevano una forma completamente diversa. Ma la cosa più curiosa era il trono dorato e verde rivolto verso l'ascensore, parallelo alla sedia di Ozpin.

 
Un uomo sedeva su quel trono, e aveva un'aria pensierosa che senza dubbio rifletteva l'umore di Ozpin. Ma poi anche l'uomo si voltò nella sua direzione e il suo sopracciglio si sollevò con sorpresa e curiosità.

 
"Aster?"

 
Ah. Sì.

 
L'unica persona che lo avesse mai chiamato con il suo nome. Nemmeno Qrow lo aveva mai saputo.

 
"Re Ozymandias", disse Ozpin, alzandosi in piedi un po' goffamente, Dèi solo sapevano da quanto tempo non parlava con quell'uomo. Si inchinò per scherzo, ricordando che il senso dell'umorismo del Re di Vale non l'avrebbe interpretato come un insulto.

 
"Zoroaster Ozpin," disse lui di rimando con voce allegra. "Che diavolo ci fai nella mia sala del trono?"

 
"Credo che siate voi a essere nel mio ufficio, Maestà."

 
I due uomini si incontrarono nel mezzo della stanza, proprio nel punto in cui il pavimento cambiava in due colori diversi, e si abbracciarono come amici di lunga data.

 
"Non mi sarei mai aspettato di incontrarti di nuovo così!" Esclamò il Re.

 
"Nemmeno io." Disse Ozpin, cercando, ma senza riuscirci, di nascondere l'emozione che aveva in gola. "Ma è bello sentire di nuovo la tua voce."

 
Ozymandias rise.

 
"Davvero? Per anni ho pensato che la trovassi fastidiosa."

 
"Oh, è fastidiosa. Una tortura per le mie orecchie. Eppure, ha un che di nostalgico."

 
I due si separarono.

 
"Allora," disse Ozymandias. "Dove pensi che potremmo trovare il nostro piccolo contadino?"

 
"Non lo sapremo mai se non cominciamo a cercarlo, non credi?" Rispose Ozpin.

 



Jaune era rimasto giorno e notte al capezzale di Oscar.
 

Il ragazzino dormiva ormai da quattro giorni. Pietro aveva curato tutte le sue ferite e aveva concluso che era stabile.
 

Solo che non si svegliava.
 

Anche la Semblance di Jaune non sembrava fare nulla.

 
"Come sta?"

 
La voce di Ruby lo fece sobbalzare dai suoi pensieri.

 
"Sempre uguale," si voltò verso la sua amica. "Il suo corpo è come... In stasi. Mi chiedo cosa stia succedendo nella sua testa".

 
Anche Ruby era rimasta a letto per un paio di giorni, dopo che lo sforzo di usare i suoi poteri l'aveva messa fuori combattimento. Ora stava apparentemente meglio e ancora una volta fingeva un sorriso per nascondere le sue preoccupazioni.

 
 "Vuoi fare cambio di posto?" Chiese Jaune.

 
"Mh." Ruby si sedette su una sedia accanto a lui. Improvvisamente lo guardò. "Scusa, cosa hai detto? Non stavo prestando attenzione".

 
"So che sei preoccupata," disse Jaune, mettendo una mano sulla sua. "Tanto quanto me, se non di più. Puoi restare qui e possiamo occuparci di lui insieme."

 
"In realtà," interruppe Ruby. "Non voglio suonare come se ti stessi cacciando, ma... Il dottor Polendina mi ha detto di dirti che dovresti dormire un po'. E anche Nora e Ren sono molto preoccupati per te e Oscar, quindi potresti fare una pausa e dire loro che è tutto sotto controllo!

 
Jaune ci pensò su.

 
Non faceva i salti di gioia al pensiero di lasciare Oscar in quel modo. Sapeva che nessuno di loro poteva fare niente per lui al momento, e che era in condizioni stabili, ma comunque... Il solo fatto di chiudere gli occhi per un momento gli mandava visioni di brillanti capelli rossi che si dissolvevano in cenere bruciata.

 
Non poteva perdere di nuovo il suo partner.

 
"Mi dispiace," la voce di Ruby era delicata e timida. "Non volevo..."

 
"No, va tutto bene". Jaune si alzò in piedi e si stirò i muscoli. "Preoccuparsi troppo non aiuta nessuno. Vado a fare una pausa. Certo, solo se Nora me lo permette."

 
Ruby ridacchiò, facendolo sorridere a sua volta.

 
"Ti farà un cazziatone."

 
"Per non aver fatto una pausa, per Oscar o in generale?"

 
"Boh. Sta a te scoprirlo."

 
Jaune annuì e mise una mano sulla spalla di Ruby.

 
"Prenditi cura di lui, va bene? Ti prego."

 
Ruby gli strinse la mano con la sua.

 
"Se si sveglia, sarai il primo a saperlo".

 
"Quando si sveglia".

 
"Sì," Ruby chiuse gli occhi. "Quando."
 

Jaune lasciò la minuscola stanza dell'ospedale improvvisato che Pietro aveva sistemato per l'occasione.
 

"Ti sveglierai, vero?" Chiese Ruby al ragazzo privo di sensi. "Ozpin non ti lascerà morire, vero?"
 

Sapeva che si sarebbe svegliato. Sapeva che tutto sarebbe finito bene.
 

Eppure, proprio come Jaune, non poteva fare a meno di essere preoccupata.
 

Allungò la mano, che cercò e trovò la sua sotto le coperte.
 

"Ti sveglierai," disse, cercando di rendere le sue parole il più reali possibile. "Ti sveglierai e rideremo tutti su quanto è successo e continueremo le nostre avventure".

 
Sorrise. Proprio come Jaune, anche lei non riusciva a liberarsi dai ricordi delle persone care che aveva perduto. Un cappuccio bianco, un sorriso gentile, caldi occhi d'argento...
 

Si asciugò una lacrima.
 

"E quando ti sveglierai, giuro che finalmente ti dirò cosa provo. Quindi, svegliati, ok?"



Autrice: Salve, gente! 
Ebbene, ecco finalmente un altro capitolo di questa long che mi segue da quasi due anni, ormai.
Questo 2021 è stato una sfida sotto molti aspetti. I primi mesi sono stati molto brutti per la mia salute mentale, il resto è stato un impegnatissimo cambio di vita.
Tra una cosa e l'altra, non sono riuscita a scrivere quanto volessi, ma! Non mi sono dimenticata di questa storia e non mi sono dimenticata di voi!
Intendo finirla, non importa quanto ancora ci metterò. Non so dire con precisione quanti capitoli mancano ancora, ma siamo nella fase finale, quindi terrò duro e farò l'ultimo sprint.
Risponderò presto a tutte le recensioni a cui ancora non ho risposto. Vi ringrazio per la pazienza a il supporto.
A presto!

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


   Il Preside e il Re stavano guardando il paesaggio da un balcone.
 
Un balcone che era dalla metà di stanza di Ozymandias.
 
E stavano osservando che tipo di mondo dovevano aspettarsi, una volta usciti da quella fusione tra Beacon e il vecchio castello del Re.
 
Ozpin bevve un sorso della sua cioccolata, avendo scoperto che, dopo tutto, poteva farle assumere effettivamente il sapore di cioccolata, se si concentrava abbastanza.
 
"Questo è certamente uno spettacolo."
 
Il mondo davanti e sotto di loro era in continuo cambiamento. Case, paesaggi, foreste, tutto ciò che l'occhio poteva raggiungere cambiava di momento in momento.
 
"Hai mai fatto un sogno nel quale un dettaglio cambia in un batter d'occhio?" Chiese Ozymandias.
 
"Sì." Rispose Ozpin. "Dobbiamo essere in un sogno."
 
Ozymandias ridacchiò.
 
"Andiamo a cercare il nostro bimbo, così possiamo svegliarlo."
 
Ozpin lasciò andare la tazza. Invece di cadere e frantumarsi sul pavimento, si dissolse nell'aria come la materia di cui sono fatti i sogni.
 
"Suppongo che tu abbia un piano? Come potremmo altrimenti trovare Oscar in un mondo che cambia in continuazione?"
 
Il Re lo guardò con affetto e risate, come un padre che dà una lezione al suo bambino.
 
"Caro ragazzo, se il mondo cambia continuamente, allora dobbiamo prima trovare una certa stabilità."
 
Ozpin era un po' imbarazzato dal gentile rimprovero di Ozymandias, ma supponeva che discutere con lui avrebbe solo finito per farlo sembrare ancora più infantile.
 
"Molto bene, andiamo allora."
 
Lasciarono il balcone, dirigendosi verso quello che, se il mondo stava plasmando almeno quella parte di Beacon come Beacon, sarebbe stato l'ascensore.
 
Le porte si aprirono, ma ecco che non c'era alcun ascensore. Non c'era altro che una nebbia bianca e fitta.
 
"Bene." Disse il Re. "Ti lascio scegliere se vuoi l'ascensore o il cortile del mio vecchio castello."
 
Stabilità, eh? Beh, era come la sua tazza di cioccolata.
 
"Prenderò l'ascensore. Mi fa sentire a casa." Disse Ozpin.
 
E poi, l'ascensore fu davanti a loro.
 
"Bene, ben fatto!" Il Re esultò. "Ottimo lavoro, mio caro. Ora andiamo."
 
Mentre seguiva il Re nell'ascensore, Ozpin non poté fare a meno di chiedergli ad alta voce.
 
"Sono fastidioso come te, quando parlo con Oscar?"
 


Ruby sobbalzò sulla sedia quando Ren entrò nella stanza.
 
"Scusa, non volevo svegliarti."
 
"N'n preoccupart'." Biascicò lei, con la bocca asciutta.
 
Ren posò un piccolo vassoio sul comodino vicino al letto di Oscar. Prima di iniziare a preparare il tè, si prese un momento per rimirare il volto del ragazzo addormentato. Sospirò.
 
"Ancora non si sveglia, eh?"
 
"Si sveglierà." Disse Ruby, con un tono un po' duro. Ren le sorrise e iniziò a versarle una tazza.
 
"Certo che si sveglierà. Non ho dubbi al riguardo."
 
Ruby accettò la tazza dalle sue mani e nascose le guance arrossate bevendo un sorso.
 
"Vorrei solo che potessimo fare di più per lui." Ren continuò. Non aveva parlato molto negli ultimi giorni, ma era sempre stato chiaro che era stato concentrato sulla missione di salvataggio e preoccupato per Oscar quanto lo erano stati gli altri.
 
"Come stanno gli altri?" Chiese Ruby, prendendosi una pausa dalla sua tazza bollente.
 
"Abbastanza bene. Siamo tutti preoccupati, ma stiamo sull'attenti in caso Cinder e i suoi dovessero spuntare fuori. Penny dice che non riesce più a trovare Neopolitan."
 
Non sembrava nulla di buono.
 
Ruby sospirò. "E come sta il Generale?"
 
"Beh, non è più un Generale. Questo è tutto quello che so al momento."
 
"E Qrow?"
 
"Con buona probabilità, vuole stare il più lontano possibile da voi due. Nora dice che lo convincerà a venire a trovarvi."
 
A Ruby sembrò quasi come se stesse tornando alla sua vecchia routine, in un certo senso, ma anche allo stesso tempo, a una vita completamente diversa.
 
Proprio come quando Beacon era caduta.
 
Immersa nei suoi pensieri, Ruby non si accorse subito della mano di Ren sulla sua spalla. Sobbalzò di nuovo, e lo guardò con preoccupazione. Fu contenta di vedere la sua espressione rassicurante.
 
"La tua squadra tornerà presto dall'incontro con le Cacciatrici Felici. Hanno detto che si alterneranno con il nostro team per tenere d'occhio Oscar."
 
Ruby si mise improvvisamente sulla difensiva.
 
"Non ho bisogno di fare una pausa! Non c'è bisogno che facciate i turni con me."
 
Ren le diede un'altra pacca sulla spalla.
 
"Se vuoi restare qui finché non si sveglia, puoi farlo. Ma noi ti faremo compagnia."
 
Lanciò un'occhiata a Oscar, che stava ancora dormendo con un'espressione serena.
 
"Faremo compagnia a entrambi. Credo che questi ultimi giorni abbiano insegnato qualcosa a tutti noi."
 
Ruby diede una pacca a sua volta sulla mano di Ren, in segno di apprezzamento per la sua amicizia.
 
"Già." Disse.
 
Insistere nel fare le cose da soli, quando hai degli amici che sono pronti a stare al tuo fianco fino alla fine del mondo? È una cosa idiota. Ed egoista.
 

 
Oscar stava lavorando nel suo piccolo campo, proprio come faceva ogni giorno.
 
Oggi, però, aveva compagnia.
 
Sua zia non si trovava da nessuna parte alla fattoria, e Oscar imparò ben presto il motivo.
 
Oh sì, questo è un sogno. Avrei dovuto immaginarlo che stavo sognando.
 
E il suo sogno coinvolgeva direttamente solo le persone che potevano condividere il sogno stesso. Per quanto riguarda gli esseri viventi con un'anima, c'erano solo echi, pensieri e ricordi di piante e animali, non gli esseri reali che rappresentavano, e gli umani erano completamente assenti, a parte...
 
... I suoi altri sé.
 
(Per fortuna, gli esseri senza anima... i Grimm, erano anch'essi completamente assenti. Non sembrava trattarsi un incubo).
 
Ozma, l'uomo che aveva dato inizio a tutto, lo stava aiutando nel lavoro, nonostante chiaramente non gli piacesse. Era partito per l'avventura, tutti quei millenni fa, perché voleva allontanarsi da una vita noiosa come quella. Era un'anima dolce e gentile, ma desiderosa di avventure e storie.
 
Oscar poteva certamente capirlo.
 
Anche Ostin, che era stato il compagno di Ozma e anche qualcosa di più durante la sua prima reincarnazione – il loro matrimonio con Salem era stato un matrimonio a tre, in realtà! Consensuale da tutte le parti coinvolte, almeno prima di... tutte le brutture e le tragedie che ne erano seguite – poteva capirlo. Ma lui e Oscar potevano almeno godere di essere momentaneamente di nuovo nei campi, anche solo per fare una pausa in un sogno.
 
"Non possiamo lasciare la fattoria, Oz." Disse Ostin, mentre portava un secchio d'acqua. "Va bene così, lasciamo fare agli altri per una volta."
 
Ozma si sedette a terra, accigliandosi come un bambino, un'espressione che lo faceva assomigliare a Oscar ancora di più di quanto già non sembrassero due gocce d'acqua.
 
"Mi dispiace, non posso fare a meno di sentirmi inquieto. Perché siamo noi a dover essere trovati?"
 
Oscar stava ancora arando il campo, senza badare a loro.
 
"Perché siamo alla fattoria, siamo all'inizio di Oscar. Ed è giusto che restiamo qui a fargli compagnia, perché anche noi siamo l'inizio di Oscar."
 
Ozma sospirò pesantemente.
 
"Va bene, ma perché pensi che Oscar non possa lasciare la fattoria?"
 
E in effetti, intorno alla fattoria c'era un'infinita nebbia bianca che Oscar aveva cercato di attraversare, senza successo.
 
Ozma e Ostin si erano svegliati in una foresta non lontano da lì, ed erano riusciti a raggiungere la fattoria semplicemente vagando. Erano riusciti a camminare attraverso la nebbia.
 
"Suppongo che," disse Ostin. "Il ragazzo ha solo bisogno di riposo."
 
"Mi sembra giusto." Ozma si alzò in piedi. "È il tipo di ragazzo che ha bisogno delle sue comodità lontano dalla battaglia, di tanto in tanto. Ho capito. Sono solo un po' preoccupato di non poter fare molto per lui."
 
"Stai già facendo molto, amore. Anche solo stando qui con lui." Ostin mise una mano affettuosa sulla spalla di Ozma, i cuoi occhi sembrarono liberarsi dalle pesanti nuvole che li avevano adombrati.
 
Fece l'occhiolino a Ostin con un sorriso, poi portò l'altra mano di lui alle labbra e la baciò dolcemente.
 
"Smetterò di piagnucolare. Siamo qui per fargli compagnia."
 
Chiamò Oscar.
 
"Oscar! Facciamo una pausa, piccolo!"
 
Oscar interruppe il suo lavoro e guardò i suoi ospiti. Si asciugò il sudore dalla fronte, posando l'attrezzo sul campo.
 
"Sì, ok. Ma temo di non avere molto altro per farvi divertire, qui".
 
Ostin versò un po' d'acqua in una tazza e gliela offrì.
 
"Grazie." Oscar disse, e la bevve felicemente. Ozma gli arruffò i capelli. Se li avessi guardati in quel momento, avresti potuto pensare che fossero fratelli.
 
"Hai dei libri, vero, Oscar?"
 
"Oh sì. Sono ancora tutti lì in fattoria."
 
"Molto bene, allora!" Ozma girò sui tacchi, facendo cenno a Ostin e Oscar di seguirlo. "Leggerò qualcosa ad entrambi! Andiamo."

 

Autrice: Un altro capitolo, così vicino al primo? Che magia è mai questa?
Decidete voi se Ren abbia avuto lo stesso upgrade di Semblance anche in questo 'verse, che si è rivelato una sorta di... Finale alternativo felice del volume 8, lol.
In ogni caso, rileggendo la fic per fare il punto della situazione, avevo notato che Ren parla veramente poco, se non addirittura PER NULLA! XD Quindi, ho voluto dargli questa scena insieme a Ruby. La loro amicizia è molto sottovalutata, ma sono adorabili.

E poi ho deciso di far mettere Ozma e Ostin - come l'ho chiamato qui - insieme. Spero non lo troviate troppo strano! Si tratta di un headcanon che ho da un po': sono gli unici a non avere un rapporto platonico di padre/figlio, poiché... altrimenti il matrimonio con Salem avrebbe delle implicazioni bruttissime e preferirei di no, lol. Mi piacerebbe esplorare di più questo rapporto, nei prossimi capitoli.

Comunque, spero che anche questo vi sia piaciuto! Alla prossima!
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3922414