Ciò che al Cuore Serve - Crazy Timeline

di GReina
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Quell'anno fu l'unico in cui James non fu felice di tornare ad Hogwarts. Non voleva lasciare i suoi genitori, intenti a lottare contro Voldemort. Quando era entrato a far parte dell'Ordine della Fenice – con sommo disappunto di sua madre – aveva anche accettato il fatto che ogni giorno avrebbe dovuto convivere con il tipico peso che si prova quando si ha un caro in pericolo. Eppure, in estate, quando lui e Sirius erano potuti rimanere al fianco dei genitori, aveva potuto vivere giorno dopo giorno con l'insana convinzione di poterli proteggere. Del fatto che poi fossero loro a proteggere i figli, James non aveva dubbi, ma continuando a ripeterlo a sé stesso il mago era riuscito a credere davvero che – fin quando fossero stati insieme – sarebbero tutti e quattro rimasti al sicuro.
Scesi dalle carrozze ed entrati in Sala Grande, James, Sirius e Peter furono quasi subito raggiunti da Remus e Lily, rimasti indietro rispetto al resto del gruppo per controllare che non ci fossero problemi e adempiere così al loro ruolo di Prefetti. Quando il Cappello Parlante finalmente finì con le sue noiosissime filastrocche, iniziò lo smistamento. I primini sembravano agitati; quell'anno l'aria era più pesante, tetra. I giovani maghi, infatti, erano sempre entusiasti e non vedevano l’ora di poter usare liberamente la magia, ma – quell’anno – negli undicenni non c'era la solita aria di gioia. D'altronde erano tempi duri ed Hogwarts non era più il magnifico castello dove tutti i giovani maghi potevano sentirsi a casa e al sicuro, quanto piuttosto il luogo in cui mezzosangue e natibabbani erano presi di mira dai Serpeverde, sempre più inclini ad unirsi al Signore Oscuro.
Come era loro solito fare da un anno a questa parte, mangiarono il più velocemente possibile e corsero in Sala Comune. Essendo il primo giorno avrebbero avuto il salotto tutto per loro per un bel po' tempo prima che qualcuno decidesse di salire: estrassero la Mappa che l'anno prima avevano creato e si misero a scrutarla. I nomi da tenere d'occhio erano ormai piantati nelle loro teste: Avery, Black, Piton, Carrow, Nott, Mulciber. Erano ancora tutti in Sala Grande, ma continuarono a fissare quei nomi con voracità, soprattutto Sirius, soprattutto un nome. Più volte il ragazzo aveva tentato di far ragionare Regulus. Era anche rimasto a Grimmauld Place per lui nonostante le suppliche del Potter che lo pregava di scappare via da quella casa di matti. Quando, al loro quarto anno, si era deciso a trasferirsi, i signori Potter avevano accolto Sirius come un figlio. Il suo migliore amico non ne parlava, ma erano ancora evidenti i segni di quelli che dovevano essere stati tentativi deludenti di portarlo dalla parte del male, e nonostante ciò che quei maledetti purosangue gli avevano fatto, lui continuava a puntare su Regulus.
“Sir, tutto bene?” si premurò James
“Sì.” non distolse lo sguardo dalla Mappa. Ci fu un momento di silenzio. Quando si parlava di Regulus, James non sapeva bene cosa dire. Lo odiava, lo odiava con tutto il cuore, non perché fosse geloso del vero legame di parentela che aveva con suo fratello, ma per come quel Black avesse trattato Sirius che dal canto suo provava ancora a salvarlo. Come poteva non rendersi conto che Sirius l'avrebbe aiutato, accolto, che la scelta migliore che potesse fare era accettare quella proposta che il fratello due anni prima gli aveva fatto? Perché non era scappato con lui? James aveva perfino proposto di ospitarlo in casa sua “Tuo fratello è anche il mio” gli aveva detto quando l'anno dopo aveva tentato di strapparlo ad Orion e Walburga Black, senza successo. “I Black gli hanno corrotto la mente” continuava a ripetere Sirius più a sé stesso che ad altri “non capisce cosa è giusto e cosa no perché gli hanno fatto il lavaggio del cervello, con tutti i loro bei discorsi”.
James si accorse di stare fissando il fratello solo quando questi puntò i suoi intensi occhi grigi su quelli nocciola del Potter
“Guarda chi si sta muovendo.” indicò la Mappa alzando e abbassando ripetutamente le sopracciglia. Lily Evans aveva appena lasciato la Sala, finalmente James era riuscito ad arrivare a un tacito accordo con lei: lui non l’avrebbe più invitata ad uscire, non le avrebbe neanche fatto delle avance e lei fingeva che tutti i comportamenti dei Malandrini le andassero a genio. Grazie al rapporto che si era creato con Remus – collega Prefetto – il suo affetto si era esteso in poco tempo al resto del gruppo; James adesso per lei era un “buon amico” e se quello era l'unico modo per starle accanto senza che lo guardasse male per come trattava Mocciosus o per gli scherzi innocenti che faceva ai docenti, allora gli stava bene.
“Smettila di fare così!” diede una gomitata a Sirius che non la smetteva di ghignare “Io e lei siamo solo amici.” gli ricordò con lingua amara
“Oh, non rifilarmi ancora quell'assurda storia che la cotta ti è passata, Ramoso!” sbuffò seccato
“Ma è così!” mentì deciso James
“Certo, come dici tu.” chiuse il discorso l'altro sospirando e scuotendo la testa. La rossa era quasi arrivata al ritratto della Donna Grassa, così si apprestarono a chiudere la Mappa. Si fidavano di Lily, ma era entrata a far parte del loro gruppo da poco meno di un anno e non volevano rischiare. L'anno prima il preside li aveva incaricati – quali membri onorari dell'Ordine – di indagare sulle nuove reclute di Voldemort all'interno di Hogwarts. Che non potessero per questo infrangere qualche regoluccia quale la creazione di un oggetto magico a discapito della privacy di compagni e professori non era specificato, ma se c’era una cosa di cui James poteva essere certo era che l’onesta Evans avrebbe avuto da ridire al riguardo.
“State tramando qualcosa.” disse ancor prima di entrare dal buco rivelato dal quadro
“Ma noi siamo degli angioletti, Evans, così mi ferisci.” si mise una mano sul cuore James
“Ci credo quanto-” non ebbe il tempo di finire che una tremenda scossa fece perdere a tutti l'equilibrio, facendo cadere quadri, tavolini, libri. Nelle orecchie un suono stridulo gli impediva di capire la situazione, Sirius al suo fianco muoveva le labbra, ma lui non sentiva. Suo fratello stava bene, era quello che importava. Si voltò verso Lily, anche lei stordita, ma illesa; Peter sembrava impaurito, ma non riportava ferite e anche Remus sembrava in buono stato. Riuscì ad alzarsi con l'aiuto di Felpato, il fischio alle orecchie andò diradandosi e presto recuperò l'equilibro
“State bene?” sentì chiedere. La scossa lo aveva intontito e l’udito faceva ancora un po’ cilecca, ma era abbastanza sicuro di non conoscere la voce appena sentita
Miseriaccia” ne sentì una seconda “che cosa è stato?” quando si voltò, James vide anche una terza figura, una ragazza che barcollava cercando di riprendere il controllo delle gambe. Quando ci riuscì i suoi occhi incrociarono quelli del Potter e stralunarono
“Ma cosa?-” non sembrava in grado di dire altro, continuava ad aprire e chiudere la bocca come in cerca delle parole giuste, poi – però – decise semplicemente di voltarsi verso quello che doveva aver parlato per primo. Lui, d'altro canto, sembrava ancora più traumatizzato di lei: gli occhi verde smeraldo erano spalancati, la mascella a un filo dal toccare terra e saettava lo sguardo da James a Sirius, per poi passare a Lily, Remus e Peter. Il rosso, invece, non faceva che porre domande “Dove sono finite le nostre cose?”, “Chi sono queste persone?” si voltò verso la ragazza “Hermione…?”
“Sta' zitto, Ronald!” scoppiò la ragazza tenendosi le tempie “Sto cercando di ragionare.”
“Tutto bene, amico?” era stato Sirius a parlare sebbene con i nervi all'erta e in posizione di difesa. Il ragazzo corvino e con gli occhiali era impallidito, bocca e occhi ancora spalancati
“È impossibile.” furono le uniche parole che riuscì a formulare in un sussurro
“Li conosci, Harry?” l'ennesima, confusa domanda di Pel di Carota
“Io...” non sembrava sentirsi molto bene “li ho visti in un ricordo.”
“Ma si può sapere chi siete?” tutti si voltarono verso James che nel frattempo aveva portato la mano alla bacchetta. I nuovi arrivati sembrarono stupiti dal gesto
“Dursley” rispose il ragazzo con gli occhiali dopo una prima esitazione “mi chiamo Harry Dursley. Loro sono Hermione Granger e Ron Finnigan. Natibabbani.”
“Come avete fatto a smaterializzarvi dentro Hogwarts?” anche Lily con la bacchetta pronta “Credevo ci fossero degli incantesimi che non lo permettessero.”
“È così, infatti.” le rispose l'altra ragazza “Non ho idea d-” fu un attimo: Harry Dursley fece un movimento improvviso verso la cintura e incantesimi schizzarono da tutte le parti, i tre sconosciuti non ebbero tempo di reagire, Lily pietrificò il rosso; Sirius legò la ragazza; Remus disarmò l'ultimo mentre James lo face levitare a due metri da terra per la caviglia
“Stiamo tutti calmi.” la voce di Lunastorta era tranquilla, ma il corpo tutt'altro, la bacchetta ora puntata al soffitto dalla quale pendeva il ragazzo
“I nomi non bastano per rispondere alla domanda di James.” si aggiunse Sirius
“Non vogliamo farvi del male.” detta da un ragazzo a testa in giù quella frase risultava comica
“Non ci riuscireste in ogni caso.” rise James “Non abbiamo paura, siamo solo irritati. Diteci perché siete nella nostra Sala Comune e come avete fatto ad entrare.” il colorito del Dursley stava raggiungendo la stessa tonalità dei capelli di Lily
“Mettilo giù, James.” dovette essersene accorto anche Remus “Non ci serve a nulla se sviene.”
***
Lato positivo: suo padre, sua madre, il suo padrino e Remus erano davvero potenti come gli avevano raccontato. Harry non si era accorto di essere stato attaccato se non quando ormai era troppo tardi. Lato negativo: finora non parevano esserci molti punti in favore per James Potter. Dopo che Harry ebbe visto il ricordo di Piton, Sirius gli aveva assicurato che suo padre non era il tipico bullo prepotente. Quell'interrogatorio non aiutava a credere alle parole del padrino, però.
“Vuoi che te lo ripeta?” il sangue andatogli al cervello poco prima lo intontiva ancora, la bacchetta al collo non migliorava le cose
“Cosa?” gli girava la testa
“Come siete entrati.” non suonava molto come una domanda
“Non lo so.”
“Non ti conviene far arrabbiare mio fratello, amico.” Sirius era accanto a lui “Quando a questa testa dura sfugge qualcosa si innervosisce.” ghignò
“Non ho intenzione di aspettare tutta la notte una risposta.” disse quasi in conferma l'altro. Le corde che legavano Harry alla sedia presero a stringere e in poco tempo arrivarono a far male
“Abbiamo sentito un terremoto e ci siamo ritrovati qui.” sputò. I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, dovevano aver sentito la stessa scossa
“Non è una risposta.” dietro di loro Lily teneva d'occhio Hermione, ma seguiva attenta la conversazione
“È la verità.”
“Dove vi trovavate prima di ritrovarvi qui?” Remus era sospettoso, come tutti, ma decise di dar loro una possibilità
“Diagon Alley.” inventò Hermione
“Tre ragazzi, probabilmente studenti, natibabbani giravano per Diagon Alley come se niente fosse.” 
“Cos'hai contro i natibabbani?” si alterò Harry, James rise
“Pensi che io abbia qualcosa contro i natibabbani?” gettò uno sguardo fugace a Lily “Devi avermi frainteso.” continuò con un luccichio sadico nello sguardo “Io ho qualcosa contro di voi.
“Non abbiamo fatto niente.”
“A parte entrare nella nostra Sala Comune all'interno del luogo più inviolabile del mondo.”
“Non abbiamo cattive intenzioni.” gli venne in aiuto Hermione
“Questo lo stabiliremo noi.” ancora James
“Ramoso,” lo chiamò Remus “dovremmo spostarli in dormitorio. I nostri compagni arriveranno a momenti.”
“Sì.” il ragazzo si allontanò per permettere a Sirius di far levitare Harry, che ebbe appena il tempo di vedere Remus sussurrare qualcosa a quello che un giorno sarebbe stato suo padre, prima di essere voltato contro la propria volontà verso le scale.
***
Il piano di Remus faceva schifo. Lasciare Lily con quei tre mentre i Malandrini andavano da Silente? Fuori discussione.
Mentre lui e Sirius si dirigevano verso l'ufficio del preside, James non era affatto tranquillo. Remus e Peter erano rimasti in dormitorio con Lily a sorvegliare gli intrusi, in più James non aveva dubbi che anche in due o persino solo Lily o Remus se la sarebbero cavata benissimo contro quei novellini, ma a quanto pareva non struggersi per lei almeno dieci volte al giorno gli era impossibile.
“Come hanno fatto ad entrare, secondo te?” Sirius lo distolse dai suoi pensieri
“Sicuramente non si sono smaterializzati. Ricordi tutti i nostri tentativi?”
“Non me ne parlare, mi viene da vomitare al solo pensiero. Una passaporta?”
“Anche quelle sono bloccate.”
“Un passaggio segreto!”
“Li conosciamo tutti, Felpato!”
“Proponi tu, allora.” James sbuffò
“Proprio non lo so. Forse l'incantesimo che impedisce la smaterializzazione è stato aggirato.” propose
“Be’, non sarò certo io a testarlo.” alzò le mani Sirius
“Vuoi farlo fare a me?” spalancò gli occhi l'altro
“Idea tua...” il Potter scosse la testa
“Brutto cane randagio” disse fermandosi. Si concentrò sull'ufficio del preside: i colori, l'odore, i mobili, si immaginò persino Silente che andava su e giù per la stanza come faceva spesso e fece il salto mentale. Si sentì come sulle montagne russe, quelle giostre babbane sulle quali i suoi genitori gli avevano fatto fare un giro diversi anni prima, ma – invece di durare un attimo – continuò a ruotare e ruotare senza smettere fin quando, finalmente, i suoi piedi non toccarono di nuovo terra
“Non funziona.” disse a Sirius che lo guardava barcollare divertito
“Direi che per trovare delle risposte dovremo aspettare.” continuò a ghignare mentre riprendeva a camminare “Non vomitarmi addosso.”
“Pensi che abbiano a che fare con Voldemort?”
“Ma li hai visti? Persino Mocciosus avrebbe i riflessi più pronti di loro.”
“Ora non esageriamo.” risero
“È vero, abbiamo appurato che idioti come Avery e Mulciber sono suoi scagnozzi, ma quei tre...”
“Nascondono qualcosa.” lo anticipò James “Di questi tempi non si è mai troppo prudenti. L'Ordine deve sapere che tre ragazzi sono riusciti ad infiltrarsi dentro Hogwarts. Senza contare la loro storia! Tre natibabbani, il 1° settembre, con i sostenitori di Voldemort che aumentano, che si trovano spensieratamente a Diagon Alley?” erano arrivati al gargoyle “Cioccolato alla banana.” la statua prese a girare. Quella sarebbe stata una tra le più assurde conversazioni con il preside. Il che era tutto dire.
***
Il dormitorio del sesto anno era così familiare da far credere ad Harry che quelli ad essere nella linea temporale sbagliata non fossero loro.
Legati come salami, erano stati disarmati e fatti sedere uno accanto all'altro con la schiena poggiata ai piedi del letto più vicino alla porta, mentre “i carcerieri” erano seduti guardinghi di fronte a loro. Da quando erano entrati, nessuno aveva aperto bocca: Hermione sembrava in cerca di una qualche spiegazione logica alla loro situazione, ma quando sei nel mondo magico non sempre ce n'è una; a Ron pareva stesse per scoppiare la testa, cercava di capire cosa stesse succedendo, ma – come gli altri, se non di più – brancolava nel buio più totale; Harry, invece, non poteva che fissare con astio quello che, una volta cresciuto, sarebbe stato la causa di tutta la sua infelicità. Minus se ne stava lì, a tremare come il viscido ratto che era sotto lo sguardo omicida del ragazzo e a cercare l'appoggio dell'amico seduto accanto a lui che passava lo sguardo da Codaliscia ad Harry con fare preoccupato. I tre maghi erano di nuovo stati coinvolti in qualcosa più grosso di loro: viaggiare nel tempo era pericoloso, Hermione gliel’aveva ripetuto fino alla nausea al loro terzo anno, ma perfino quell’assurda situazione non riusciva a distrarlo dal traditore che si ritrovava davanti; sapere che una frase detta a Sirius sarebbe bastata a risparmiare la vita ai futuri coniugi Potter, e sapere ancora meglio di non poter intervenire, lo uccideva dentro. “Non fidarti di Peter”. Sarebbe stato così facile… e invece continuava a fissare Minus e a risentire quell’urlo agghiacciante che i Dissenatori ebbero tanta cura di ricordargli anni prima.
Fu Lily a rompere il silenzio riportando il corvino alla realtà
“James c'è andato giù pesante,” sussurrò all'indirizzo di Remus “non credi?” accennò al leggero rossore lasciato sui polsi di Harry dalle corde
“Ne abbiamo già parlato, Lils.”
“Già, cionondimeno poteva evitare di usare la tattica prima colpisci, poi chiedi. Lui e quel maledetto incantesimo...”
“Aveva portato la mano alla bacchetta!” lo difese l’altro “Non dirmi che sei ancora arrabbiata per l'anno scorso.” fece una pausa “Ti abbiamo già spiegato che-”
“Lo so. Non sono arrabbiata.” un attimo di silenzio “O forse sì.” si corresse “Non lo so.” sbuffò “Se abbassasse un po' la cresta magari-” si bloccò quando si rese conto delle tre paia di occhi fissi su di lei, poi continuò a parlare in un sussurro, così che solo Remus potesse sentirla.
Adesso che aveva le pupille puntate sulla rossa, Harry si dimenticò di Minus potendosi finalmente concentrare sui fatti: per quanto ne sapeva era impossibile andare nel passato senza giratempo, eppure avrebbe scommesso qualsiasi cosa che quei ragazzi erano sua madre e i Malandrini. Ad eccezione del padre (che fino all’anno scorso credeva un eroe, e che adesso rischiava di essere declassato a detestabile bullo) anche i caratteri di tutti erano come si aspettava. Non poteva credere ai propri occhi, eppure eccoli là. Si era quasi istintivamente presentato come Dursley, forse perché essere Harry Potter l’aveva abituato al fatto che in certe occasioni è meglio non essere il famoso Prescelto. Una rapida occhiata ad Hermione era bastata a fargli capire che era nella strada giusta, così aveva deciso di cambiare anche il nome da purosangue di Ron in uno da natobabbano come Finnigan.
Mentre continuava a rimuginare su cosa fosse successo, non riusciva a smettere di fissare la madre con i suoi fluenti capelli rosso fuoco che le cadevano sulle spalle e gli occhi verdi così simili a quelli che vedeva ogni giorno allo specchio. Solo i sospetti movimenti di Ron poterono distoglierlo da quella visione paradisiaca: si muoveva quasi impercettibilmente, quando nessuno guardava, verso quella che sembrava una scheggia di vetro che spuntava da sotto il letto al quale erano appoggiati. Harry la riconobbe subito: era un frammento dello specchio con il quale Sirius e suo padre si tenevano in contatto quando erano lontani, ma in quel momento era solo uno strumento per tagliare le funi con le quali erano tenuti legati. Harry cercò di non fissare troppo l’amico in modo da non attirare l’attenzione, eppure aveva come l’impressione che tentare di fuggire non avrebbe aiutato i carcerieri a credere alla loro innocenza. Si stava ancora domandando se fermare o no Ron quando la porta prese ad aprirsi.
***
Spiegare dettagliatamente gli ultimi avvenimenti risulta difficile quando non si ha idea di cosa si ha appena visto.
Il preside ascoltò i ragazzi con pazienza, senza fare una piega. Se James non avesse conosciuto il carattere sempre calmo e composto dell’uomo avrebbe creduto che sapesse già tutto. Quando ebbe finito di esporre tutti i fatti, un silenzio innaturale irradiò tutto lo studio, rotto solo dalle suole dei Malandrini che non potevano evitare di spostare il peso da un piede all’altro. Silente, dal canto suo, si limitava ad allisciarsi la barba senza proferire parola. Dopo un tempo imprecisato – ore, dal punto di vista di James – il leader dell’Ordine si decise a parlare
“Sono arrivati in anticipo.” constatò solo. James non riuscì a credere alle proprie orecchie
“C’è qualcosa che lei non sa!?” disse quasi irritato Sirius. L’uomo rise
“Spero li abbiate trattati con gentilezza,” continuò divertito, forse immaginando la reazione dei Malandrini all’arrivo degli estranei “perché li affido a voi.”
“Li affida a noi.” ripeté James con voce monotona “Cosa sono venuti a fare qui? Da dove vengono?”
“Ogni cosa a suo tempo, signor Potter.” l’altro sbuffò, stanco delle solite, criptiche e non proprio risposte del preside
“Quindi dovremmo imboccarli, cambiargli il pannolino e magari farli giocare?” si alterò
“Sì,” rispose pacato il vecchio “e cosa più importante dovete addestrarli: renderli forti in battaglia, ma iniziate pure portandoli qui, domani, così che si possano ufficialmente iscrivere ai corsi.” James e Sirius continuarono a fissare il preside, sperando che aggiungesse qualcosa che li aiutasse a capire meglio la situazione, ma quello si limitò a congedarli “Ora potete andare.” fece cenno verso la porta “A domani” aggiunse poco prima che Sirius si chiudesse la porta dietro. Lasciarono la stanza non risparmiando qualche occhiataccia al pensiero che un nuovo compito gli era stato infisso sulle spalle: tenere d’occhio i tre natibabbani (se davvero lo erano); controllare ogni mossa dei Serpeverde più sospetti; capitanare la squadra di Quidditch (e farla vincere se il suo capitano non voleva un’insufficienza da parte della McGranitt); mantenere la media alta e – ovviamente – continuare a fare i malandrini come sempre per non insospettire nessuno.
Una volta in corridoio uscirono la Mappa e diedero una rapida occhiata: nei paraggi dell’ufficio del preside non c’era anima viva o morta, quindi decisero di fare a meno del mantello e rientrare con calma verso la Sala Comune mentre pensavano a cosa dire una volta arrivati al dormitorio.
***
Gli occhi di Sirius corsero subito verso Ron che si pietrificò all’istante ed Harry iniziò a pensare che quella generazione di maghi fosse in realtà un gruppo di alieni con sembianze da adolescenti. Bastò quello sguardo per far capire a tutti e tre che la fuga non era da prendere in considerazione e dal canto suo Sirius capì di averli in pugno.
Quando entrò anche James, il padrino di Harry si fece da parte per lasciare che l’altro andasse verso Hermione. Pur sapendo che sarebbe stato inutile, Harry era già pronto a scattare, convinto che suo padre stesse per iniziare un altro dei suoi inutili interrogatori e che alla sua amica sarebbe stato riservato il suo stesso trattamento. Invece, suo padre afferrò la bacchetta e con un rapido gesto sciolse le funi che la legavano; raccolse le loro e gliele consegnò. La strega non sapeva bene cosa fare, ma – esitando – si convinse a liberare i suoi compagni sotto gli sguardi attenti degli altri. Tutti – eccezion fatta per Sirius – studiavano James cercando di capire a che gioco stesse giocando, ma la sua espressione era indecifrabile
“Che significa?” decise di tentare Harry, James non rispose. Gli occhi nocciola saettavano per la stanza come se stessero leggendo dati invisibili, come cercando qualcosa da dire. Alla fine, però, il Potter sbuffò
“È inutile mentirvi.” si girò verso Sirius che gli rispose con un’alzata di spalle “Il preside vi stava aspettando. Ha detto di portavi da lui, domani, così che possiate iscrivervi all’anno accademico.”
Harry si rilassò visibilmente; predire un viaggio nel tempo era proprio da Silente.
“Quindi adesso che si fa?” intervenne Ron
“Questo.” disse Sirius per poi agitare la bacchetta e far apparire due letti in più nel dormitorio del sesto anno
“La ragazza tocca a te, Evans.” disse James prima di lasciare la stanza chiudendosi la porta del dormitorio alle spalle.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Dopo aver attraversato mezzo castello sotto il mantello dell’invisibilità, James si infilò in uno dei sette passaggi segreti che lui e il resto dei Malandrini avevano scoperto e in poco tempo si ritrovò nel cortile della scuola. Qualche minuto dopo era nascosto dai primi alberi della Foresta Proibita.
Si guardò in giro: nessuno avrebbe mai pensato di farsi due passi fuori con il freddo di quella sera, per di più così vicino alla Foresta da poterlo vedere, senza contare che era proibito uscire dal castello a quell’ora, ma la prudenza non era mai troppa. Una volta sicuro di non essere visto, poi, si trasfigurò in cervo. Fletté il collo per poi fare lo stesso con ogni zampa e – una volta pronto – partì al galoppo.
Correre era da sempre stato un modo, per James, di alleggerire la tensione, sfogare la rabbia, e in quel momento ne aveva proprio bisogno. Era un anno, ormai, che lui e il resto dei Malandrini erano ufficialmente membri dell’Ordine della Fenice, ma era da molto più tempo, in realtà, che seguivano ciecamente gli ordini di Silente, facendo per lui quello che l’uomo più controllato del mondo magico non poteva fare. Se il preside non dava spiegazioni, loro non insistevano. Sapevano dell’enorme abilità di Voldemort nella Legimanzia e, sebbene si fossero addestrati più che adeguatamente nell’Occlumanzia, capivano perfettamente perché il capo dell’Ordine non volesse rischiare. C’erano altri modi, oltre alla lettura del pensiero, per capire cosa sa un mago. Conoscendo la tempra morale, l’astuzia e la forza del loro professore, quindi, i Malandrini non si erano mai fatti problemi a lasciare che l’uomo muovesse i loro fili da esperto burattinaio quale era. Eppure, c’erano volte – come quella – in cui James sentiva il bisogno di buttare fuori tutta la frustrazione che aveva dentro; tutta l’ansia che lo schiacciava quando Silente gli impartiva un peso in più sulle spalle giovani senza neanche una spiegazione soddisfacente che lo aiutasse a reggerlo.
Con il vento che gli arruffava il pelo e il terreno morbido sotto gli zoccoli, corse fin quando non sentì la mente più libera e leggera; corse fin quando i suoi pensieri – dalla guerra, a Voldemort, agli infiniti compiti che svolgeva per l’Ordine, ai suoi genitori in pericolo – non passarono alle innumerevoli serate passate da animaghi a giocare con Lunastorta, il Lupo che avevano imparato ad amare, agli scherzi messi in atto con i suoi migliori amici, a dei capelli color rosso fuoco e un paio di occhi verde smeraldo. Corse fin quando non si ritrovò al punto di partenza, davanti al tronco cavo in cui aveva nascosto il Mantello; lo indossò e – così come era venuto – tornò alla propria Sala Comune.
***
Non appena James lasciò il dormitorio, Harry non riuscì a trattenere un sonoro sospiro di sollievo per poi buttarsi seduto sul letto più vicino attirando l’attenzione di tutti i presenti. Conosceva tutti in quella stanza, eccetto suo padre e sua madre. Erano anni che ogni mago che incontrava decantava lodi su entrambi, elogiandoli come due dei migliori maghi di tutti i tempi. Ad Harry era sempre sembrata un’esagerazione per compiacerlo, ma adesso capiva che non era così: a sedici anni suo padre era già in grado di dettare legge e incutere paura ai propri avversari.
Immobilizzato dalle corde come era fino a pochi secondi prima, Harry sapeva bene che Sirius, Remus, ed era sicuro anche sua madre non gli avrebbero mai fatto del male; sapeva anche che Peter era troppo vigliacco per prendere l’iniziativa e ferire lui, Ron o Hermione senza che uno degli altri Malandrini lo avesse fatto per primo. Ma suo padre? Fino all’anno prima era convinto di conoscerlo tanto quanto conosceva Lily. Poi, però, dopo aver visto il ricordo di Piton, iniziò a rendersi conto che praticamente tutti coloro che lo circondavano e che gli avevano parlato bene di James Potter erano stati suoi grandi amici, e quale amico parlerebbe male di un uomo morto? Il suo padrino, Harry lo sapeva, era stato come un fratello per James: quest’ultimo era ormai, per Sirius, posto su un piedistallo dorato ed eletto a titolo di dio. Avrebbe difeso la sua memoria a qualsiasi costo, soprattutto agli occhi di suo figlio. Almeno questa era l’idea che Harry si era fatto, cosicché, dopo aver visto quel ricordo, le spiegazioni che gli aveva dato per cercare di giustificare il suo migliore amico non erano servite a niente, anzi.
“Che cosa vi ha detto Silente?” chiese a un certo punto Minus riportando la concentrazione di Harry nella sala. Sirius scambiò un’occhiata fugace con Remus prima di rispondere
“Quello che ha detto James.” disse subito dopo “Silente sapeva del loro arrivo e ci ha detto di occuparci di loro: addestrarli.”
“Senza aggiungere altro, immagino” constatò Lupin
“Tipico di Silente” si lasciò sfuggire Harry sorridendo sotto i baffi e attirando su di sé gli sguardi di tutti
“Lo conosci?” gli chiese il suo futuro padrino
“Di fama.” tentò di rimediare al proprio errore “Chi non conosce Albus Silente?” sebbene incerti, i presenti sembrarono credergli e passarono ad altri argomenti. I giovani membri dell’Ordine, d’altronde, erano convinti che i nuovi tre arrivati non conoscessero Hogwarts e le sue regole, così iniziarono a spiegargliele. Avevano appena finito quando James rientrò nel dormitorio. Arrossato in volto, con i capelli arruffati e con un sottilissimo strato di sudore sulla pelle aveva tutta l’aria di aver corso per chilometri.
“Meglio?” gli chiese Sirius. L’altro si limitò ad annuire e chiudersi in bagno mentre il migliore amico sospirava passandosi distrattamente una mano tra i capelli
“Che cos’ha?” chiese a quel punto Lily
“È solo stanco.” accennò un sorriso il corvino “Lo siamo tutti…” aggiunse poi dopo una pausa “forse è meglio andare a letto.” congedò con delicatezza le ragazze.
Una volta che furono uscite, Remus procurò dei pigiami a lui e Ron e si misero sotto le coperte spegnendo la luce
“Date del tempo a mio fratello.” disse Sirius nel buio riferendosi a James ancora chiuso in bagno “Ha bisogno di tempo per aprirsi, soprattutto in questo periodo… ma quando lo farà, vedrete, sarà fantastico.” concluse per poi far immergere l’ambiente nel silenzio.
***
Quella notte, James, dormì poco e niente. Si fidava di Silente, lo aveva sempre fatto, eppure non riusciva a dormire tranquillo sapendo che due estranei maledettamente sospetti occupavano i letti accanto a quelli dei suoi migliori amici.
Quando finalmente vide albeggiare fuori dalla finestra, decise di fare un bagno fresco che gli scrollasse di dosso la stanchezza. Una volta asciutto prese la Mappa e si chiuse di nuovo in bagno, cosicché i nuovi ragazzi non potessero vederlo. Diede giusto una rapida occhiata, controllò solo i sotterranei: nessun movimento sospetto da parte dei Serpeverde che stavano tenendo d’occhio.
Uscì dal bagno e trovò Remus che iniziava a vestirsi, pronto a sostenere un altro giorno da Prefetto
“Hai dormito almeno un po’?” gli chiese. Per i suoi amici, James era come un libro aperto. Si limitò ad un’alzata di spalle, l’altro sospirò prendendo il suo posto in bagno. Quando ne uscì, James si era già cambiato “Vado in ronda.” lo avvertì “Ci vediamo a colazione.” il Potter annuì e l’amico uscì dal dormitorio. Lo sguardo nocciola rimase a fissare la porta chiusa, perso in mille pensieri. Solo un movimento alla sua destra riuscì a destarlo da quello stato: Harry Dursley si stava svegliando. James prese a fissarlo, a studiarlo: il ragazzo si sollevò sui gomiti con ancora gli occhi quasi totalmente chiusi; sbadigliò; si stiracchiò; dopodiché, senza guardare, allungò la mano sul comodino ed afferrò i propri occhiali. Non sembrava guardingo o spaesato come lo sarebbe qualcuno che si sveglia per la prima volta in un ambiente che non ha mai abitato; sembrava tranquillo, a casa. Si passò una mano tra i capelli e sbadigliò ancora, prima di accorgersi degli occhi nocciola del Potter che lo guardavano. Sotto il suo sguardo, l’altro sgranò leggermente gli occhi, si voltò a destra, poi a sinistra, passando in rassegna tutta la stanza, improvvisamente del tutto sveglio.
“Dormito bene?” gli chiese James tanto per dire qualcosa, per rompere il silenzio ed iniziare a studiarlo anche nella voce
“S-sì” rispose balbettando e continuando a guardarsi in giro, apparendo – finalmente – spaesato
“Che c’è?” lo ribeccò James con un ghigno sulle labbra a celare la sua concentrazione e con essa i suoi veri intenti “Non ti ricordi più dove ti sei addormentato?” l’altro lo guardò per qualche secondo senza parlare, poi rispose
“Credevo fosse stato un sogno…” James corrucciò la fronte, non capì appieno cosa intendesse dire, né cosa dicessero i suoi occhi: improvvisamente malinconici, spaventati. Il Potter sospirò lasciando, per il momento, che la sua mente si prendesse una pausa.
“Sarà meglio che svegli il tuo amico.” gli disse alzandosi e spostandosi verso il letto di Sirius “Dobbiamo portarvi dal preside e poi a colazione.” aggiunse mentre dava malamente una botta al braccio dell’amico. Sirius mugugnò, sbuffò e si coprì fin sopra i capelli con le coperte; James roteò gli occhi “Felpato!” chiamò colpendolo di nuovo
“Cinque minuti…” implorò, in risposta James prese il cuscino che gli reggeva la testa e glielo sbatté in faccia non riuscendo a trattenere un sorriso divertito quando Sirius aprì gli occhi e gli ringhiò contro
“Abbiamo del lavoro da fare.” tornò serio
“Come sempre.” si lamentò l’altro. James gli poggiò una mano sulla spalla, Sirius alzò gli occhi nei suoi trovando solidarietà. James era sicuro che nel suo sguardo, il fratello, avesse letto anche tutta la stanchezza e la rabbia che lo attanagliava in quel momento. Il corvino, a quel punto, si passò una mano sul viso, sbuffò ancora e si alzò “Già…” disse, forse in risposta ai pensieri di James, forse ai propri.
***
Lasciato il dormitorio, trovarono Hermione ad aspettarli in Sala Comune, lasciata lì da Lily che – come Remus – aveva iniziato la ronda mattutina.
Una volta riuniti con l’amica si diressero verso l’ufficio del preside facendo il possibile per dare l’impressione di vedere il castello – ad Harry familiare come casa propria – per la prima volta.
La vista della statua a forma di gargoyle e poi la porta di quercia svelata dalla parola d’ordine, trasmisero ad Harry un immenso senso di sicurezza; al pensiero che Silente era a un passo da loro, le spalle del ragazzo si rilassarono.
L’ufficio era del tutto identico, pregno com’era di oggetti magici, a come sarebbe stato in futuro. Il preside si trovava in piedi vicino al Pensatoio, non appena li sentì entrare si voltò verso di loro per poi rivolgergli un sorriso cordiale
“Benvenuti.” disse, facendo poi cenno alle sedie già disposte per tutti loro di fronte la scrivania, mentre lui stesso prendeva posto al lato opposto del tavolo. Dopo solo un attimo di esitazione, tutti i ragazzi presenti lo imitarono
“Dunque,” riprese con le mani congiunte sul piano di legno “Hermione Granger,” disse guardando la ragazza, “Ron Finnigan” spostò lo sguardo “ed Harry Dursley.” concluse incrociando gli occhi verdi del ragazzo e strizzandogli velocemente un occhio. Harry lanciò fugace uno sguardo ai Malandrini, prima di rivolgersi a Silente
“Professore, perché siamo qui? Com’è possibile una cosa del genere?” l’uomo si prese del tempo ed iniziò ad accarezzarsi pensieroso la barba prima di rispondere
“Come sa, signor Dursley, questi sono tempi pericolosi. Voldemort è sempre più potente, e ad eccezione dei purosangue, nessuno si può più dire totalmente al sicuro. Voi siete qui per questo motivo: Hogwarts è il luogo più sicuro al mondo, dove sarete protetti, ma soprattutto dove verrete addestrati a proteggervi.” spostò lo sguardo celeste in quello di James “Ed è per questo che li ho affidati a voi, perché so che non c’è persona più adatta di te, per svolgere questo compito.”
“Potrei suggerirle il professore di Difesa contro le Arti Oscure?” rispose sarcastico suo padre. Silente rise
“Sarà adatto, sì, durante le ore di lezione. Ma non basteranno. Serve un allenamento più intenso e sebbene voi non siate ancora all’ultimo anno, penso non ci siano studenti più dotati.” continuò guardando a turno ognuno dei Malandrini
“Ma continuo a non capire, professore.” tornò alla carica Harry “Insomma…” guardò i suoi compagni, non sapendo come continuare alla presenza di James, Sirius e Peter “se potessimo parlare soli…” si rivolse ancora la preside
“Non sarà necessario, il resto delle risposte vi saranno date quando ce ne sarà bisogno. Ora potete andare. Il vostro orario coincide con quello dei vostri compagni.” chiuse l’argomento. Harry non se ne stupì, Silente era rimasto lo stesso, ed anche suo padre, dal modo infastidito in cui sbuffò, sembrava esserci abituato “Come ultima cosa,” disse mentre i ragazzi si alzavano per congedarsi “ritengo che la professoressa McGranitt sarebbe entusiasta di vederti alle selezioni per la squadra Grifondoro di Quidditch, signor Dursley.” sorrise ancora.
***
Il resto della giornata proseguì senza intoppi: fecero colazione e seguirono le lezioni che – essendo quelle del primo giorno dell’anno – furono tutt’altro che impegnative.
Nel tardo pomeriggio, James e Sirius accompagnarono Harry e Ron dalla professoressa di Volo in modo da potersi iscrivere alle selezioni per entrare nella squadra di Quidditch: dei quattro, in quanto capitano, solo James era esonerato dalla selezione.
Rientrati in Sala Comune, si diressero subito al loro dormitorio dove – come pensavano – trovarono il resto del gruppo
“Ho stilato un programma.” partì subito Remus dopo avergli accennato un saluto con la testa. James gli si avvicinò e calò lo sguardo sulla pergamena che l’amico teneva in mano. Questo, era diviso in ore e giorni della settimana. James iniziò a leggere nello stesso istante in cui Remus iniziò ad elencare ad alta voce:
“trenta minuti di corsa ogni mattina;” James annuì compiaciuto. Sin da ragazzino aveva iniziato a correre almeno un’ora appena sveglio, e da qualche anno aveva costretto anche il resto dei Malandrini ad allenarsi, accontentandosi – dopo le infinte proteste di Sirius – di farli correre per la metà del tempo. “colazione;” proseguì “poi niente fino alla fine delle lezioni. Allenamento nel combattimento;” fece una pausa “poi voi a giorni alterni avete gli allenamenti di Quidditch. Ho lasciato quegli orari liberi, per il resto di noi. Quando invece ci sarete lavoreremo sull’Occlumanzia.” con la coda dell’occhio, a James parve di vedere Harry sussultare, ma non ci mise molto a convincersi che piuttosto era lui ad essere paranoico e a vedere in ogni più piccolo movimento dello sconosciuto qualcosa di sospetto. “Poi ci sono le ore in cui faremo i compiti e si riprende il giorno successivo.” concluse. Il primo a piagnucolare fu Peter che – seduto sul letto – si gettò all’indietro sconsolato
“Sono già stanco!” disse, il secondo fu Sirius
“Remus, tu sei una persona orribile!” e poi venne il turno di James
“La persona orribile, qui, è Silente che non smette di darci compiti!” si abbassò al livello di Remus – in quel momento seduto a terra – e fissò meglio il programma “aggiungi mezz’ora ai nostri allenamenti di Quidditch. Domani vado dalla professoressa a chiedere il permesso per il Campo. L’anno scorso abbiamo vinto per miracolo, non intendo ripetere lo stesso errore.”
“Tu quoque, Brute??”
“Scusa, Sir. Dobbiamo farlo.” da lì, James poté vedere che i fogli erano diversi. Prese le pergamene dalle mani di Remus e iniziò a scorrere le pagine con lo sguardo: l’amico aveva lasciato metà del sabato e tutta la domenica libere ed aveva aggiunto qualche variazione in base alle lezioni più o meno pesanti della giornata; aveva messo più ore di riposo nei giorni subito successivi a quelli in cui era previsto un allenamento più pesante ed esonerato da alcuni allenamenti James e Sirius. Il Potter sollevò lo sguardo su Remus che scrollò le spalle prima di rispondere
“Mi rendo conto che voi due siete sempre i più impegnati. Vi meritate un po’ di riposo. L’allenamento serve ad Harry, Ron ed Hermione, non a voi. Voi due siete i migliori, qui.” James gli mise una mano sulla spalla e sorrise riconoscente. Poi andò avanti a leggere.
La pagina successiva era molto più vuota e James capì subito il perché: erano i giorni della luna piena. James annuì “dopo un allenamento del genere è giusto fare cinque giorni meno impegnativi.” finse, “Immagino che a Sirius piacerà potersi svegliare più tardi.” guardò il migliore amico con ghigno maligno: svegliarsi presto come al solito sarebbe stato impossibile dopo aver corso per la Foresta tutta la notte insieme al Lupo, senza contare che il programma – ovviamente – non aveva messo per iscritto che a turno i Malandrini avrebbero dovuto svegliarsi prima di Harry e Ron per attuare i soliti controlli nei confronti dei più inclini alle idee di Voldemort.
***
Remus non scherzava. La mattina seguente, Harry fu svegliato malamente dalla voce di suo padre.
Sebbene lo conoscesse da solo un paio di giorni, il mago aveva iniziato a conoscere fin troppo bene i modi di James Potter e – temendo una secchiata d’acqua gelida in faccia – si sollevò in fretta dal cuscino. Ron, Sirius e Peter, non furono altrettanto rapidi di riflessi, ma – probabilmente perché il suo futuro padre si era chiuso in bagno – a nessuno venne fatta una doccia indesiderata.
James uscì dal bagno poco dopo, cercando di nascondere alla meglio la Mappa del Malandrino sotto il pigiama che reggeva tra le braccia. I due Potter incrociarono gli sguardi
“È tutto tuo.” gli disse James facendo cenno al bagno. Harry corse a chiudercisi dentro, sperando che l’altro non l’avesse colto a fissare la Mappa. Harry non era cieco e sapeva benissimo che suo padre nutriva dei sospetti su di lui. Non poteva biasimarlo: erano apparsi come funghi proprio davanti ai loro occhi, all’interno del luogo più protetto del mondo intero, magico e non; avevano detto di trovarsi a Diagon Alley, prima di arrivare ad Hogwarts, “tre ragazzi natibabbani giravano per Diagon Alley come se niente fosse?” aveva risposto suo padre. In un primo momento – forse troppo condizionato dal ricordo del suo insegnante di Pozioni – Harry aveva creduto che il tono sprezzante di James fosse perché aveva dichiarato di essere un natobabbano, solo più tardi comprese il proprio errore: con l’ascesa di Voldemort e i numerosi Mangiamorte in giro, tre natibabbani non avrebbero mai potuto trovarsi spensieratamente a Diagon Alley.
 
Non sapeva neanche che ore fossero. Il sole era del tutto sorto, eppure era ancora molto basso. L’aria era fredda e pungente e il cortile del castello deserto. Harry, si accorse, non aveva mai pensato di fare quel tipo di allenamento. Il suo obiettivo – voti di Piton ed esami permettendo – era quello di diventare un auror, per cui si applicava molto in Difesa contro le Arti Oscure, e qualsiasi altra materia potesse essergli utile. Eppure, non un solo giorno aveva creduto necessario rafforzare il proprio corpo fisico se non per poter giocare a Quidditch. Vedendo i Malandrini e Lily fare stretching con aria di chi è abituato a farlo quotidianamente, Harry non poté far altro che darsi dello stupido. Sapeva di essere Il Prescelto e che per questo avrebbe dovuto impegnarsi più degli altri. Combattere contro Voldemort certo non si sarebbe limitato a qualche scambio di incantesimi. Fuggire ai Mangiamorte e all’esercito che Voldemort stava radunando da più di un anno, ormai, avrebbe potuto richiedere una fuga alla “maniera babbana” e quindi far lavorare fiato e gambe. Entrambe cose che lui non aveva mai allenato.
“Faremo tutto il giro del castello.” lo tolse dai propri pensieri James “Andate al vostro ritmo,” si raccomandò “non preoccupatevi della velocità degli altri. Quando sarete troppo stanchi potrete passare dalla corsa lenta ad una camminata veloce, ma non rallentate troppo o non avrebbe senso. Io cercherò di starvi vicino, così da farmi un’idea e migliorare i vostri tempi seguendo il ritmo giusto per ognuno di voi.” ebbe appena il tempo di finire che Sirius partì spedito, con ampie e veloci falcate
“Un giro del castello, giusto? Se lo finisco prima di mezz’ora non voglio sentire storie!” e scomparve oltre la curva poco distante. Remus, Peter e Lily se la presero con più calma, iniziando a correre in maniera tranquilla. Anche gli altri partirono lentamente. Ben presto, Remus e Lily distanziarono Peter, Ron, Hermione ed Harry il quale, però, a differenza dei propri amici, aveva dovuto fare i conti con Dudley, da bambino. Gli vennero presto alla mente tutte le volte in cui se l’era dovuta dare a gambe per seminare il cugino e gli scagnozzi che lo seguivano ovunque, alle elementari. Aveva sempre avuto un talento naturale per sfuggire ai bulli. Certo, all’epoca la magia involontaria era dalla sua parte e dopo solo pochi scatti, il piccolo Harry poteva ritrovarsi sulla cima di un albero o sul tetto della scuola grazie a un salto poderoso che gli sarebbe risultato impossibile in qualsiasi altro caso. Fare il giro dell’intero castello era tutt’un’altra storia.
Calcolare il tempo gli riuscì impossibile: a giudicare dal sudore che iniziava a impregnargli il viso e dal fiato che iniziava a mancare, avrebbe detto che stavano correndo almeno già da una dozzina di minuti, ma la dura verità era un’altra. James passava dal correre affiancando lui, al rallentare per farsi raggiungere da Ron, Hermione ed infine Peter. Poi scattava e raggiungeva di nuovo Harry. Dava loro consigli su come aiutarsi con il moto delle braccia e come poggiare meglio il piede: tra una cosa e l’altra parlava ininterrottamente senza neanche un accenno di affanno nella voce o in viso.
All’ennesima curva, Harry scorse sua madre: la stava raggiungendo. Con la coda dell’occhio, il ragazzo poté vedere James sorridere. Voltò il capo per scrutare meglio l’espressione di suo padre e scorse gli occhi di questi illuminarsi; lo vide accelerare e raggiungere la rossa. Quando Lily percepì l’altro dietro di sé, si voltò e seguì i movimenti di James finché non arrivò al suo fianco. Continuarono a correre per qualche minuto guardandosi l’un l’altra, scambiando qualche parola con aria entusiasta. Harry, tremendamente curioso di sapere perché l’argomento di cui parlavano rendeva entrambi così felici, aumentò il ritmo; arrivò dietro i due, ma scoprì che – come con tutti gli altri – James si stava limitando a darle consigli sulla corsa. Nel frattempo, Harry riuscì ad affiancarli ed entrambi, come galvanizzati, tornarono ad essere più seri. James si schiarì la voce
“Provo a vedere se riesco a raggiungere Sirius.” disse, e corse via più veloce che poté.
***
Ci era cascato di nuovo: si era ripromesso di smettere di pensare a Lei, di non renderla più il centro del suo mondo, eppure era bastato uno sguardo per fargli dimenticare tutto il resto. Perché dare consigli a Lily Evans su come correre correttamente era tanto diverso rispetto a quando li dava a tutti gli altri?
Aveva seguito ed aiutato chi poteva per metà percorso, e non appena la presenza di Harry gli fece notare di avere un sorriso ebete stampato in faccia ed il batticuore come la più sdolcinata delle ragazzine innamorate, pensò fosse meglio mettere un po’ di distanza fra sé e la rossa e quindi rendere la corsa una sfida anche per il proprio fisico finendo di aggirare il castello a velocità elevata.
Ci vollero parecchi minuti prima che James riuscisse a scorgere il suo migliore amico. Sorrise: Sirius era arrivato più lontano di quanto si aspettasse.
Erano partiti da un punto vicino al Platano Picchiatore e – superata l’ultima curva – James poté vedere l’albero in lontananza. Accelerò ancora: i polmoni dolevano e le gambe bruciavano; poteva sentire la propria maglietta sempre più madida attaccarsi alla propria pelle bollente ed appiccicosa di sudore, ma non rallentò. Era poco distante da Sirius, ormai, e gli ci volle poco per raggiungerlo e superarlo immediatamente prima di arrivare nel raggio di sicurezza dell’albero. James sorrise soddisfatto e beffardo, guardò l’orologio che teneva al polso
“ventisei minuti. Non male, Sir!” l’amico passò dalla corsa scomposta che era diventata verso la fine del percorso, ad un passo avvilito fino a fermarsi. Si accasciò posando le mani sulle ginocchia e cercò di riprendere fiato, tossendo di tanto in tanto. Anche James, naturalmente, era stanco, eppure si sentiva tremendamente soddisfatto
“Mi spieghi…” iniziò Sirius, ma dovette interrompersi per mettere aria nei polmoni “come hai fatto… a raggiungermi…” James pensò avesse finito, ma poi aggiunse “maledetto bastardo?” l’altro rise
“Avresti dovuto sapere che partendo in quel modo avresti sputato sangue, alla fine. E vorrei ricordarti che io mi alleno molto più di tutti voi.” rispose con fiato corto iniziando a fare stretching.
Circa cinque minuti dopo furono raggiunti da Harry e Lily che avevano di poco superato Remus. Poi Ron, Hermione, ed ultimo come al solito Peter che arrivato al gruppo non perse tempo e si buttò sdraiato sul prato. James guardò di nuovo l’orologio: ci aveva messo quarantacinque minuti
“Non fare così, Peter, stai migliorando!”
“Sono una mezza sega!” si lamentò
“Ognuno di noi ha un proprio ritmo, Codaliscia.” tentò di consolarlo “Sirius è più veloce, ma fa meno progressi di te.” il nominato aprì la bocca per replicare, ma uno sguardo ben piazzato di James frenò qualsiasi protesta “Forza.” tese la mano all’amico a terra “Facciamo stretching e poi a colazione.”

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Raggiungere il dormitorio per farsi una doccia, dopo quella mezzora di corsa, parve ad Harry ben più difficile del normale. I muscoli dolevano e sebbene aspettando Minus avesse recuperato fiato, bastò qualche scalino perché gli tornasse l’affanno. In Sala Grande trangugiarono la colazione con gran gusto: il succo di zucca gli sembrò la cosa più buona al mondo, stanco e disidratato com’era, e – giusto per continuare bene la giornata – la prima lezione del giorno era la materia che odiava di più: Pozioni.
Sin dal suo primo anno Harry preferiva di gran lunga – il che era tutto dire – le lezioni di Storia della Magia del professor Rüf, piuttosto che stare una o due ore nella stessa stanza del professor Piton. Da subito l’uomo aveva preso di mira Harry; era un uomo molto severo, con lui più che con chiunque altro. L’anno precedente ne aveva scoperto il motivo: James e Piton non erano mai andati d’accordo. Vedendo il ricordo del suo insegnante, Harry non poté che paragonare i due a sé stesso e Draco Malfoy mettendo James, con il cuore a pezzi, nel ruolo del biondo. “Somigli moltissimo a tuo padre” glielo ripetevano di continuo, e adesso era convinto che fosse quello il motivo per cui Piton lo odiava così tanto.
Camminando verso l’aula, Harry non fece che pensare a quel ricordo: a come il padre avesse del tutto gratuitamente umiliato il giovane Severus Piton davanti a un discreto numero di compagni di scuola; alle risate maligne degli spettatori e al disprezzo dipinto sul volto di Lily, accorsa in aiuto del Serpeverde. Come aveva fatto subito dopo aver visto la scena, Harry prese a chiedersi perché la rossa avesse sposato suo padre; perché ogni singolo mago che incontrava decantava le lodi di James Potter dimenticando di menzionare quanto arrogante e gradasso fosse da ragazzo. Aveva speso solo pochi giorni con lui ed era più confuso che mai.
Prima di riuscire a far ordine nei propri pensieri, comunque, Harry venne richiamato da una gomitata di Ron il quale – una volta incrociato lo sguardo dell’amico – gli fece cenno col mento indicando davanti a loro: erano quasi arrivati in classe quando – diretto alla porta – un ragazzo mingherlino, con il naso aquilino, i capelli unti e il colorito pallido posò gli occhi su di loro. Anche senza aver visto il ricordo, il suo futuro professore era più che riconoscibile. Lily, pochi passi davanti ad Harry, si fermò all’istante; Piton indugiò solo un attimo lo sguardo su di lei, lanciò un’occhiata colma d’odio e di ira a James e scomparve oltre la porta. Una mano superò la spalla di Harry e si posò su quella di Lily; la rossa si voltò e James le sorrise, le spalle di sua madre si rilassarono e ricambiò il sorriso, poi si voltò e – a fianco di Remus – entrò in aula.
La stanza, in tanti anni, non era cambiata: un grande tavolo dominava il centro, preceduto e seguito da quattro file di banchi per lato. Piton aveva preso un posto in prima fila insieme ad altri due compagni di Casa; Lily, Remus e Peter erano poco dietro i Serpeverde, mentre James e Sirius si posizionarono nell’ultima fila del lato opposto; ad Harry, Ron ed Hermione non rimase che mettersi nel banco che veniva subito prima quello dei due Malandrini.
Quel giorno, Pozioni sarebbe durata due ore; Harry perse la concentrazione nei primi due minuti: come Ron, il suo sguardo curioso era perennemente attratto da Piton che potevano benissimo osservare in volto oltre i banchi e poi la cattedra del professore. Harry non ci mise molto ad accorgersi che lui e Ron non erano gli unici ad adocchiare il Serpeverde
“Con Mulciber e Nott, come al solito.” sentì sussurrare James
“Ed Avery subito dietro Lily, guarda la sua faccia. Che schifo.” gli sussurrò in risposta Sirius.
Mulciber, Nott ed Avery: Harry conosceva bene quei nomi, erano tutti mangiamorte. L’ultimo guardava sua madre come fosse un pesce andato a male e la cui puzza è ormai impossibile da sopportare. Erano già due anni che Harry era a conoscenza del fatto che il suo insegnante era stato un mangiamorte prima della caduta di Voldemort, ma solo allora parve rendersi conto di tutto quello che probabilmente doveva aver fatto: omicidi, rapimenti, torture… iniziò a chiedersi quando avesse cominciato e perché; iniziò a pensare che vedere una scena estrapolata dal contesto non condannava una persona come James e non ne assolveva un’altra come Piton. Prese a fissare con insistenza il suo futuro insegnante e quelli intorno a lui cercando il pur minimo segno che gli negasse i suoi sospetti: Voldemort era salito al potere durante gli ultimi anni di Hogwarts dei suoi genitori, e non era un mistero che la maggior parte dei suoi seguaci provenisse dalle file dei Serpeverde. Harry si chiedeva se la loro lealtà verso il Signore Oscuro fosse iniziata tra i banchi di scuola, ma non aveva niente che lo aiutasse a capire. L’unica certezza che aveva era che tutti e quattro, un giorno, si sarebbero uniti a Lui. Ma quando?
Con quei pensieri in testa, trascorsero due ore: il professore doveva aver annunciato la fine della lezione, perché tutta la classe prese ad alzarsi, e fu solo grazie a quello che Harry si accorse che per quella giornata avevano finito con Pozioni.
Per raggiungere l’aula di Trasfigurazione, decisero di tagliare passando dal cortile interno del castello. Fu lì che vennero intercettati da Avery e Nott
“E così sei ancora viva, sanguesporco.” sputò il primo in faccia a Lily “Chiamatemi pure utopista, ma ogni estate spero che per quelli come te sia l’ultima!” rise malefico. Harry non ci vide più dalla rabbia, ma suo padre fu più rapido: senza preoccuparsi di estrarre la bacchetta si scaraventò addosso al Serpeverde; caddero entrambi a terra e lì il Potter continuò ad infliggergli colpi sul viso. Fu il caos: Nott estrasse la bacchetta, ma prima che potesse puntarla contro James, Sirius, Remus e Peter avevano estratto le proprie
“È mio!” gridò il suo padrino e iniziarono a duellare
“Sirius!” lo chiamò Lily “James, smettetela! Fermi!” ma questi sembravano aver perso l’udito, allora Lily si avventò sulla spalla di suo padre e lo strattonò “Basta, smettila!” provò ancora con voce spaventata e malferma “James Potter, fermati!” ripeté per l’ennesima volta mentre copiose lacrime le riempivano gli occhi. Fu solo allora che suo padre si arrestò. La guardò con occhi sbarrati, come se stesse uscendo da uno stato di trance; guardò Avery sotto di sé, con il naso imbrattato di sangue e probabilmente rotto; sollevò lo sguardo su Sirius e Nott che continuavano a duellare; si alzò, estrasse la bacchetta e pietrificò Nott, poi guardò Lily ancora in lacrime che – senza dire una parola – gli volse le spalle e scappò via.
***
Senza pensarci due volte scattò e seguì Lily attraverso il cortile e poi sotto i portici e nel corridoio. Stava per rifugiarsi nel bagno delle ragazze quando James riuscì ad afferrarla per il braccio. Lei continuava a piangere e ad evitare il suo sguardo; si divincolava ma con poca convinzione, e nel frattempo il corridoio si svuotava.
Quando James percepì Lily calmarsi allentò la presa e fece scivolare la propria mano fino ad incontrare quella di lei. Voleva dirle di tutto, ma non disse nulla. Ad ogni suo singhiozzo, il cuore di James piangeva con lei: nessuno si meritava quelle parole, e sentirle dire alla ragazza che amava per il Potter fu troppo. Neanche si era reso conto di essere saltato addosso ad Avery, neanche si era reso conto che Lily aveva iniziato a piangere. L’unica cosa che avrebbe dovuto fare era abbracciarla, dirle di non stare a sentire certe parole; ebbe l’immane impulso di chiederle scusa: scusa per non aver ignorato le parole di Avery dando ad esse maggior importanza, scusa per non averla stretta tra le proprie braccia ed averle tappato le orecchie, scusa per le parole che aveva dovuto sentire, ma preferì tacere. Cosa avrebbe potuto dire per poterla consolare? Si sentì tremendamente inutile ed inadeguato con tutto il sanguepuro che gli scorreva nelle vene.
Passarono parecchi minuti prima che uno dei due decidesse di fare anche un solo movimento: Lily afferrò la mano di James intrecciata con la sua con quella che aveva libera; gliela fece ruotare e gli guardò le nocche sbucciate
“Ti sei fatto male.” disse con tono appena udibile
“Non è niente.” si affrettò a rincuorarla James, ma lei estrasse la bacchetta, gliela passò sopra e lo guarì “Mi dispiace per quello che hai dovuto sentire.” si decise a dire. Lily sollevò lo sguardo sul suo e sorrise debolmente
“So bene che genere di persona è Avery... non ci do peso.” ma parve accorgersi presto dello sguardo di commiserazione dipinto sul volto di James perché si asciugò velocemente una lacrima e aggiunse “Parole del genere mi fanno effetto, è ovvio. A chi piacerebbe sentirsi augurare la morte? Ma non m’importa di quello che dice Avery, davvero.” James tacque ancora, convinto che Lily non avesse finito. Questa fece una lunga pausa, cosparsa – sebbene in maniera ormai sporadica – di singhiozzi “È solo che sentire tutte quelle cose…” le si incrinò la voce “ero convinta che Severus non le avrebbe mai pensate.” James sospirò: se sin da subito aveva odiato Piton era perché era geloso del rapporto che aveva con Lily, ma non lo aveva mai totalmente disprezzato fino all’anno prima. Già dall’inizio del loro quinto anno Severus Piton era entrato nella lista rossa dei Malandrini, quella dei nomi sospettati di essere troppo vicini alle idee di Voldemort e alla Magia Nera, eppure non era stato neanche quello a far diventare il Serpeverde la persona che James meno tollerava al mondo: lui e Lily erano migliori amici, era chiaro che lei gli piacesse, mentre per Lily lui era come un fratello. James faceva fatica ad ammetterlo a sé stesso, eppure era chiaro che – eccetto la propria famiglia – per Lily Mocciosus fosse la persona più cara al mondo. Per questo sentirla chiamare in quel modo proprio da lui l’aveva inorridito tanto; oltre agli insulti, a Lily era stato sbattuto in faccia il vero volto di Severus Piton: viscido, ipocrita, meschino. Tutto d’un tratto si era ritrovata a dover pesare ogni ricordo che aveva con lui e a chiedersi quale di questi fosse davvero autentico e felice; quello che era stato il suo punto fisso in un mondo a lei del tutto sconosciuto era venuto meno, tramutandosi in qualcosa di sporco e falso.
James l’abbracciò “Mi dispiace così tanto, Lily.” disse stringendola più che poté “Sai quanto io detesti Piton, eppure darei qualsiasi cosa per tornare al nostro quarto anno.” lei ricambiò l’abbraccio aggrappandosi alla tunica di James
“Io no.” rispose, “Non vorrei mai tornare al nostro quarto anno.” rimasero minuti interi in quella posizione, fino quando la rossa non sciolse l’abbraccio; sorrise “Sarà meglio andare a lezione.” anche James accennò un sorriso e, insieme, si diressero verso l’aula di Trasfigurazione.
***
Stava per seguire i suoi genitori quando Remus lo bloccò con una mano sulla spalla. Harry guardò nella sua direzione con aria interrogativa, ma tutto ciò che ottenne fu un diniego con il capo.
La lezione era iniziata da più di mezz’ora quando finalmente James e Lily entrarono in aula. Remus aveva detto alla professoressa McGranitt che Lily si era sentita poco bene e che James non aveva voluto lasciarla sola, quindi non disse nulla riguardo al loro ritardo.
A Trasfigurazione seguirono due ore di pausa nelle quali avrebbero pranzato e riposato per poi passare alle lezioni pomeridiane: un’ora di Erbologia e due di Cura delle Creature Magiche.
Il pranzo venne consumato relativamente in maniera silenziosa: erano tutti di malumore e poco inclini alle chiacchiere. Lily era ancora visibilmente sconvolta, mentre gli altri si trattenevano a stento dall’appiccare il fuoco al tavolo Serpeverde. Di tanto in tanto, gli occhi di sua madre si inumidivano più del normale, James – seduto proprio davanti a lei – non faceva che osservarla con aria preoccupata, ma bastava che i loro sguardi si incrociassero un’istante perché sul volto di lei tornasse un debole sorriso.
Una volta finite le lezioni della giornata non persero tempo: già in Sala Comune, James disse loro di tornare in dormitorio, cambiarsi e seguirlo in un posto adatto dove potersi allenare. Stava per aggiungere qualcosa all’indirizzo di Lily, ma questa lo precedette scuotendo la testa “Mi farà bene.” e sparì su per le scale seguita da Hermione.
 
James li aveva portati in una raduna pochi metri all’interno della Foresta Proibita. Harry la conosceva bene: era dove Sirius aveva rischiato di morire; dove Harry credette di aver visto suo padre. Adesso si trovava veramente lì con lui ed Harry – sebbene fossero passati un paio di giorni, ormai – stentava ancora a crederci.
L’allenamento si fece sin da subito intenso: James volle testare con i propri occhi a che livello il trio d’oro fosse, quindi propose di fare tre duelli separati – contemporaneamente, così non si sarebbe perso tempo – ai quali lui avrebbe assistito.
Si misero in posizione: Remus ed Hermione, Lily e Ron ed infine Harry e Peter. Trovare Minus davanti alla propria bacchetta risvegliò tutto l’odio che il ragazzo provava nei confronti del ratto. In quei giorni aveva fatto di tutto per evitare di pensarci, ma continuare gli risultò impossibile. Era colpa sua se i suoi genitori erano morti; colpa sua se Sirius aveva dovuto scontare dodici anni ad Azkaban e poi scappare dagli auror fino alla sua morte; colpa sua se non aveva mai avuto una vera famiglia, che fossero i Potter o il suo padrino.
Fecero l’inchino e – al segnale di James – Harry attaccò. Gambe molli, testa gonfiata, schiantesimi: Harry rispolverò tutto il proprio repertorio. Peter Minus se la cavava meglio di quanto si aspettasse: schivò ed attaccò a sua volta, in normali circostanze – forse – sarebbe stato un duello interessante, ma l’ira di Harry gli pompava abbastanza adrenalina in corpo da rendere gli attacchi e le difese di Minus totalmente inutili. Erano passati solo tre minuti, anche se intensi, quando Harry riuscì ad immobilizzare il suo avversario usando incarceramus. Il ragazzo quasi se ne rammaricò: aveva tempestato l’altro di incantesimi, gli aveva fatto mangiare la terra più di una volta, ma non un briciolo del suo odio era sparito, anzi, la sua volontà di usarlo come sacco da boxe era solo aumentata. Le corde attorno al ragazzo stavano continuando a stringersi sotto il comando dalla bacchetta di Harry, tanto da arrivare a farlo urlare
“Adesso basta!” venne richiamato da James. L’espressione di suo padre era severa e nascondeva un cenno di preoccupazione; aveva estratto la bacchetta e fissava Harry. Solo allora questi parve rendersi conto di che espressione terrificante doveva avere in volto. Allentò le corde ed abbassò la bacchetta. Anche gli altri scontri erano finiti, ma Harry non seppe mai se per vincita o se attratti dalle urla di Peter. Ron ed Hermione lo guardarono con commiserazione e non dissero nulla, Lily e Remus aiutarono Minus, mentre Sirius e James – dopo aver fatto cenno d’avvicinarsi a Ron ed Hermione – avanzarono verso Harry
***
“Che cosa ti ha preso!?” James attaccò Harry “È solo un allenamento. Lo avevi immobilizzato, perché hai continuato a stringere?” l’altro titubò
“Mi dispiace,” disse, ma a James non parve del tutto sincero “non mi ero reso conto di averlo stretto tanto.”
“Le sue urla non ti hanno fatto sospettare nulla?” scintille parvero scattare dagli occhi verdi di Harry Dursley al pari di quelle che sfuggivano da quelli nocciola di James
“Mi dispiace.” ripeté ancora, ma con un accenno di astio. James sbuffò bassandosi una mano tra i capelli
“Stai bene, Codaliscia?” si rivolse all’amico che annuì, quindi – titubante – passò oltre e iniziò a dare consigli ai tre misteriosi ragazzi: Hermione stava troppo sulla difensiva, Ron usava sempre gli stessi tre incantesimi ed Harry lasciava la guardia troppo scoperta.
Si allenarono per due ore ruotando le coppie di duellanti. James, tuttavia, per quel giorno evitò di rimettere in coppia Harry e Peter: l’amico, ora, guardava al nuovo ragazzo con timore e il Potter temeva che questo potesse impedirgli di concentrarsi sul proprio allenamento.
Conclusero quando la luce del giorno era quasi del tutto sparita: fu Remus a fargliene rendere conto
“Abbiamo combattuto anche più del dovuto. Dobbiamo ancora fare i compiti e poi allenarci nell’occlumanzia.” James annuì e presero a dirigersi verso il castello.
Il Potter era abbastanza soddisfatto di quello che erano riusciti a fare quel giorno: Peter – che tra loro era quello con più difficoltà – migliorava a vista d’occhio; Lily pareva essersi ripresa dalle parole rivoltele da Avery e combattere con persone con le quali non aveva mai duellato prima aveva divertito James che amava mettersi alla prova.
Facendo i compiti, si resero presto conto che Hermione era molto simile a Remus: entrambi non diedero tregua al gruppo fin quando non ebbero finito tutti i compiti assegnati quel giorno.
***
Per una volta, ad Harry non dispiacque affatto che Hermione insistesse tanto per finire temi assegnati per la settimana successiva. Subito dopo aver finito i compiti, infatti, avrebbero fatto qualche sessione di occlumanzia ed Harry era del tutto terrorizzato. Studiandola con Piton, Harry era arrivato ad odiare la materia, ma a spaventarlo era piuttosto l’idea che i Malandrini scoprissero la verità. Dal canto suo, il mago era abbastanza certo di poter tenere fuori chiunque provasse a leggere la sua mente, ma i suoi amici non avevano fatto il suo stesso tipo di allenamento. Hermione riusciva ad applicarsi magnificamente in ogni nuova materia affrontasse ed i suoi ricordi riguardavano soprattutto il mondo babbano, ma Ron?
“Si è fatto tardi.” stava nel frattempo dicendo suo padre “Direi di fare giusto venti minuti di occlumanzia e poi andare a letto. Domani mattina ci sono le selezioni di Quidditch.” Harry non sapeva come uscirne: qualsiasi cosa gli venisse in mente sembrava sospetta e avrebbe convinto ancora di più i Malandrini a leggere le loro menti, per fortuna fu Remus a toglierli dai pasticci
“A Lily e Peter serve allenamento. Ricordo che avevano qualche difficoltà l’anno scorso, e qualcosa mi dice che non hanno avuto modo di tenersi in esercizio durante l’estate.” guardò con un cenno di rimprovero Minus. A quel punto Harry avrebbe voluto suggerire di affidare a Ron il compito di aiutare Peter, ma – anche in quel caso – sarebbe stato sospetto. In più, ne era certo, suo padre più degli altri sospettava di Harry tanto che non faticava a credere che il Potter non aspettasse altro che questo momento per provare a leggergli la mente
“Posso aiutare io Peter.” si affettò a dire Hermione; tutti spostarono gli occhi su di lei: il tono che aveva usato aveva messo in allerta tutti, ma Harry aveva capito
“Lasciamolo fare a Ron.” disse infatti suo padre “Sirius, tu prova a leggere la mente di Hermione, Remus di Lily e io di Harry.”
Il ragazzo non aveva la minima idea di quale fosse il livello di legilimens di suo padre, per cui – piuttosto che tentare di tenere chiusa la porta – decise di fargli visitare solo le stanze che voleva: pensò ai Dusley, al loro odio verso la magia e a qualsiasi altra cosa che convincesse James che decisamente Harry non era cresciuto in un ambiente magico. Il Potter alzò la bacchetta e Harry si preparò
Legilimens.” il primo ricordo che fece vedere a suo padre fu lui a scuola, quando – inseguito da Dudley e i suoi sgherri – Harry si ritrovò sul tetto della scuola; passò a ricordare i continui castighi ogni volta che gli capitava di fare una magia involontaria come quella; al sottoscala, le divise dipinte con la vernice e le grate alla finestra; pensò anche alla zia Marge, gonfiata dopo aver insultato sua madre. Fu allora che Harry si rese conto di starsi avvicinando troppo a nomi e cose che James non avrebbe dovuto vedere, quindi tornò a ricordi che includevano lo zio Vernon: i rimproveri e le manate che riceveva ogni volta che “usava la parola con la M” e di quando – diretti allo zoo – Harry fece il grande errore di raccontare alla famiglia il proprio sogno con le moto volanti e di come lo zio si fosse infuriato per quella piccola sciocchezza. Le moto volanti, inevitabilmente, portarono alla mente di Harry anche altri ricordi, ricordi che il mago provò a schiacciare e nascondere più a sé stesso che a James. Quest’ultimo, percependo la resistenza di Harry e sommandola agli atteggiamenti sospetti del ragazzo, insistette e forzò perché il ricordo si manifestasse. Harry tentò ancora di bloccarlo, ma il solo pensiero l’aveva reso triste e stanco così, senza che potesse impedirlo, si ritrovò nell’Ufficio Misteri a combattere contro i mangiamorte: vide Sirius combattere al suo fianco e sorridergli fiero per un bel colpo andato a segno, e poi vide quello stesso sorriso congelarsi mentre il corpo del suo padrino veniva colpito da fascio di luce verde; sentì il sé stesso di qualche mese prima urlare disperato sorretto a stento da Lupin mentre lui si agitava impazzito e prima ancora che il corpo di Sirius potesse sparire nell’arco delle voci, James aveva interrotto il contatto.
Harry, si accorse, aveva il fiato corto ed il viso coperto da una sottilissima patina di sudore; non poté impedirsi di guardare Sirius, concentrato ancora a leggere la mente di Hermione, e deglutì. James sembrava a disagio
“Scusa.” gli disse “Immagino non sia piacevole da ricordare.”
“Grazie per aver interrotto l’incantesimo.” si ritrovò a dire, l’altro annuì comprensivo per poi lasciare che il silenzio invadesse la Sala Comune fino a che gli altri non ebbero finito.
Ron smise di leggere la mente di Minus per primo, poi finì Remus con Lily ed infine Sirius con Hermione. Harry lanciò un rapido sguardo all’amica che annuì impercettibilmente. A quel punto – Harry ne era sicuro – i Malandrini si sarebbero voluti consultare a vicenda per dirsi cosa avevano visto nelle menti dei nuovi arrivati. Erano giorni che Harry avrebbe voluto parlare con Ron ed Hermione da solo, e quella era l’occasione perfetta. Iniziò a pensare ad una scusa affinché potessero separarsi, anche che fosse banale dal momento che era certo che tutti – avendo il medesimo obiettivo – sarebbero stati d’accordo.
“Bene, direi che possiamo anche andare a letto.” James fu il primo a parlare, forse fingendo uno sbadiglio
“Voi rimanete qui a far allenare Ron.” disse nello stesso momento in cui Harry diceva
“Noi rimaniamo qui ad aiutare Ron.” seguirono alcuni secondi di silenzio che ruppe Harry schiarendosi la voce “Sì, ci pensiamo noi a farlo allenare.” lui e suo padre si scambiarono il medesimo sguardo sospettoso, poi i Malandrini si alzarono diretti al dormitorio seguiti da Lily che aveva farfugliato qualcosa riguardo a un tema che non trovava e che forse aveva dimenticato nella loro stanza.
***
Non appena la porta del dormitorio si fu chiusa alle loro spalle, James chiese a Sirius cosa fosse riuscito a vedere nella mente di Hermione; nello stesso momento, nella Sala Comune, Harry chiedeva alla sua amica la medesima cosa
“Niente di che.” risposero entrambi
“Mi sono concentrata sui miei ricordi babbani. Gli unici ricordi ambientati nel mondo magico erano a Diagon Alley con voi, ma non c’è niente che mi possa collegare ad Hogwarts.”
“È decisamente una natababbana.” stava nel frattempo dicendo Sirius “Ho visto le sue magie involontarie e la confusione dei suoi genitori. Ho visto anche lei e la sua famiglia alla Gringott per scambiare monete babbane per le nostre.”
“Che ci dici di Harry, invece?” chiese Remus all’indirizzo di James
“Ha avuto un’infanzia tremenda. Non ha mai usato il termine mamma o papà, ma non mi stupisce. Ogni volta che veniva nominata la magia la sua famiglia andava fuori di testa.”
“A te invece com’è andata?” aveva chiesto Ron ad Harry
“Anch’io ho cercato di pensare solo ai Dursley…” fece una pausa “poi però ho pensato anche alla morte di Sirius.”
“L’unico ricordo in cui era con altri maghi risaliva a poco tempo fa, credo. Stava combattendo contro dei mangiamorte in un posto che non avevo mai visto prima.” continuò a raccontare James mentre Ron ed Hermione tacevano in attesa che fosse Harry a continuare
“Ovviamente è impossibile che mio padre abbia riconosciuto Sirius e in ogni caso ha subito interrotto il contatto, dopo quella scena.”
“Ho visto un uomo morire ed Harry che urlava disperato…” James fece una pausa “aveva fatto resistenza per non farmi vedere il ricordo, quindi l’ho forzato credendolo sospetto. Poi ho capito che semplicemente non voleva ricordare. A quel punto ho spezzato l’incantesimo.”
Una volta appurato che l’avevano scampata, Harry cambiò discorso “Non abbiamo molto tempo: mia madre potrebbe scendere per andare al dormitorio delle ragazze e se non saliamo tra poco si insospettiranno.” spiegò “Abbiamo due problemi.” gli altri annuirono
“Non possiamo cavarcela con così poco ogni volta.” disse Ron “Non ho mai veramente studiato occlumanzia e a differenza vostra non ho ricordi babbani.”
“Silente sembra sapere qualcosa.” disse Hermione, “Mi stupirebbe il contrario.” aggiunse, “Potremmo chiedere aiuto a lui.” gli amici annuirono concordi
“E poi c’è il problema della Mappa.” fece notare Harry
Nel dormitorio, invece, fu James a palesare i problemi dei Malandrini: guardò fugacemente in direzione di Lily: lei non sapeva di tutte le missioni che gli venivano affidate da Silente per conto dell’Ordine, ma non potevano pensare di nascondersi dal trio e dalla rossa “Dovremmo trovare un modo per continuare le nostre indagini senza che Harry, Ron ed Hermione se ne accorgano.” disse alla fine. Seguì, come era ovvio, una domanda di Lily; James guardò il resto del gruppo e – quando ebbe la certezza che tutti fossero d’accordo – le raccontò tutto quello che ancora non sapeva.
“È troppo pericoloso lasciare che tengano la Mappa.” stava continuando Harry in Sala Comune “Basterebbe che leggano i nostri nomi per rovinare tutto.”
“E come dovremmo fare a prenderla? La tengono sempre al sicuro o nascosta nel dormitorio.” intervenne Ron “Se sparisse noi saremmo i primi sospettati.” tacquero tutti e tre, poi – ancora Ron – rizzò la schiena e spalancò gli occhi “Ma certo! Harry, hai detto che Fred e George hanno trovato la Mappa nell’ufficio di Gazza, giusto?” l’amico capì dove voleva andare a parare
“Dobbiamo far sì che Gazza la sequestri.”
“Ma come?” chiese Hermione mentre, al piano di sopra, Lily riepilogava
“Quindi fatemi capire bene: Silente è il capo di un Ordine segreto di cui voi fate parte.”
“Ufficiosamente.” puntualizzò Remus
“Ma praticamente ufficialmente.” lo corresse Sirius
“E Silente vi ha detto di spiare i Serpeverde per conto dell’Ordine.” annuirono
“Be’,” iniziò James “non solo i Serpeverde. Abbiamo qualche sospetto anche all’interno delle altre Case. Studenti che praticano incantesimi strani, che lasciano i propri dormitori a notte fonda o che frequentano persone losche.” il volto di Lily si scurì
“Immagino che Severus sia nella lista…” James non rispose, ma lo fece Remus
“crea strane pozioni, Lily; si esercita in strani incantesimi oscuri e sta sempre in compagnia di Avery, Mulciber e Nott. Il loro gruppo è quello che teniamo più d’occhio.” la rossa annuì mentre nella Sala Comune Harry rompeva il silenzio che aveva seguito la domanda di Hermione
“Lupin e Sirius ci hanno sempre raccontato che a scuola si mettevano continuamente nei guai, giusto? Basterà sapere quando e dove faranno il prossimo scherzo, assicurarsi che abbiano la Mappa e denunciarli a Gazza.”
“Certo,” rispose sarcastico Ron “e se Gazza pensasse bene di accennare che siamo stati noi a tradirli sarà un gioco da ragazzi trovare una scusa.”
“Usiamo Sir Cadogan.” propose Hermione “Potremmo dire a lui l’ora e il luogo del misfatto e convincerlo che sarà ricoperto di gloria se andrà da Gazza. Sicuramente se ne prenderà tutto il merito.”
“E nel frattempo?” chiese Ron “Aspettiamo senza far nulla? Potrebbero consultare la Mappa in qualsiasi momento.” ma non ebbero il tempo di pensare anche a quel dettaglio: Lily stava scendendo le scale. Sembrava perplessa e non fece caso al loro chiacchiericcio fin quando non fu a pochi passi di distanza da loro; sorrise poco convinta
“Eccolo.” disse sollevando un pezzo di pergamena che Harry non faticava ad immaginare immacolato “Finalmente ho trovato il mio tema.”
“Be’, noi abbiamo appena finito di far esercitare Ron.” sorrise Hermione mentre si alzava
“A domani, ragazzi.” e sparirono insieme su per le scale.
“Tu come stai?” chiese il rosso al suo migliore amico mentre salivano a loro volta le scale “Non abbiamo avuto modo di chiedertelo.” Harry ci mise qualche secondo a capire
“Poter conoscere i miei genitori è fantastico! Rivedere Sirius…” fece una pausa “non avrei mai sognato di poter avere un’occasione simile.” disse “Ma stare con Minus, sapere di non poter dire nulla sul futuro…” sospirò “non riesco a pensare a niente di più difficile.”
All’interno del dormitorio avevano appena stabilito di lasciare ad Harry, Ron ed Hermione più autonomia. Era un rischio, ma non potevano fare altrimenti. In questo modo avrebbero potuto continuare i loro affari in santa pace. Inoltre – decisero – a rotazione avrebbero fatto dei turni per tenerli occupati mentre gli altri controllavano la Mappa ed usavano il Mantello dell’Invisibilità per andare ad origliare i loro sospettati. Finito di dire questo, la porta si aprì ed Harry e Ron fecero il loro ingresso.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina successiva parevano tutti più felici e spensierati: il fatto che non avessero scorto niente di sospetto nella mente di Harry ed Hermione sembrava aver calmato James. In più, probabilmente a causa dell’ultima scena che aveva visto nella sua mente, suo padre sembrava guardare con occhi nuovi al ragazzo. Ma la verità era molto più semplice: la metà di loro era sovraeccitata per le selezioni della squadra di Quidditch.
Fecero colazione più velocemente che poterono, ma nulla – purtroppo – era in grado di accorciare il tempo delle lezioni che avrebbero preceduto il Volo. Quando finalmente scesero in campo, Harry non riusciva a smettere di sorridere
“Bene, ragazzi.” James si rivolse agli aspiranti compagni di squadra “Come ho fatto l’anno scorso e quello prima, anche quest’anno metterò in gioco ognuno di voi. Per quelli che fino all’anno scorso erano in squadra, spero che non abbiate sprecato l’estate senza allenarvi, perché potreste farvi soffiare il posto da sotto il naso.” disse “In più vi dico già da ora che ho chiesto alla professoressa mezz’ora in più di permesso per usare il Campo. Ci alleneremo molto duramente, con il sole e con la pioggia, e per chi non mi conoscesse come Capitano,” continuò indugiando su Harry, Ron e qualche altro ragazzo che sicuramente partecipava alle selezioni per la prima volta “sappiate che non transigo sull’allenamento. Se uno di noi sbaglia, affronteremo tutti le conseguenze; se capisco che qualcuno non prende gli allenamenti o il gioco di squadra seriamente, lo sostituirò immediatamente con la riserva.” fece una pausa in modo da passare lo sguardo severo sui volti di tutti i presenti “Quindi se non siete pronti a questo, state sprecando il vostro tempo ed il mio.” fece cenno con la testa verso l’uscita del campo “In tal caso potete anche andare.” aspettò qualche secondo, poi – vista l’immobilità dei presenti – riprese “Bene! Inizierò ad esaminare i cacciatori ed i portieri. Ad occuparsi dei bolidi saranno i battitori titolari e di riserva dell’anno scorso, così non dovrò concentrarmi su tutti.” si mise in sella alla scopa e fece l’elenco dei primi da esaminare; in men che non si dica dodici persone più James erano in volo. Una volta finito quel gruppo, James annotò qualcosa su una pergamena e annunciò i prossimi. Ron, che giocava per il ruolo di portiere, montò in scopa ed andò a posizionarsi davanti agli anelli; dei sei cacciatori in volo, due vennero sostituiti e lo stesso avvenne con i battitori, così che Sirius atterrò vicino ad Harry che assisteva
“Adesso osserverò il resto dei cacciatori ed i battitori.” annunciò James, e fece ripartire il gioco. Per il terzo gruppo chiamò l’ultimo portiere rimasto, sostituì qualche cacciatore e richiamò un paio di battitori che avevano volato poco prima – probabilmente per osservarli meglio –, infine chiamò i cercatori.
Harry salì sulla scopa che la scuola gli aveva fornito: era dal suo primo anno che non ne usava una di quel tipo. Ripensò alla sua Firebolt con nostalgia: non la montava dalla sua ultima partita di Quidditch che – a causa della Umbridge e tutto il resto – risaliva a troppo tempo prima. Il poco allenamento, comunque, non aveva fiaccato Harry sul cui volto – non appena decollato – fiorì inarrestabile un sorriso.
La scopa che stava usando era la più lenta che Harry avesse mai montato: aveva usato le Scopalinda 5 che i gemelli possedevano al loro quarto anno e peggio ancora il manico offerto dalla scuola quando ancora non ne possedeva uno suo, ma anche quel rottame era preferibile a quelle del 1976. Si posizionò qualche metro più in alto rispetto al resto dei giocatori e da lì vide Sirius liberare il boccino: questo saettò davanti a suoi occhi, passò davanti a quelli del suo avversario e poi corse via. Qualche secondo più tardi James fischiò e la partita ebbe inizio. Harry partì spedito nella direzione che aveva visto prendere al suo obiettivo e lo stesso fece l’altro cercatore. Per parecchi minuti non vide traccia della piccola palla, ma ebbe modo di mostrare la propria capacità di volo evitando diversi bolidi o cacciatori troppo presi dal tenere d’occhio la pluffa, i compagni e gli avversari per accorgersi di essere nella stessa traiettoria di Harry. I battitori scelti per giocare nella sua squadra non dovevano essere dei migliori, o forse erano quelli degli avversari ad esserlo fin troppo, perché Harry dovette evitare un ennesimo bolide, e fu proprio allora che vide un luccichio dorato. Senza osare distogliere lo sguardo da quel punto in lontananza, Harry scattò. Nel farlo, però, pensò di non prendere una precisa direzione o il cercatore avversario avrebbe potuto notare quello che aveva notato lui. Maledicendo per l’ennesima volta la lentezza del proprio manico, Harry avanzò verso il boccino e – quando con la coda dell’occhio riuscì a vedere il proprio nemico troppo lontano per batterlo in velocità – puntò dritto alla palla che, dopo essere stata inseguita per diversi metri a zig-zag, venne acchiappata.
***
Non appena Harry afferrò il boccino, James usò il fischietto e pose fine alle selezioni. Sorrise; aveva visto benissimo cosa aveva fatto il ragazzo: accortosi del boccino, aveva deciso di avvicinarsi con cautela in modo da non far insospettire il cercatore avversario. Oltre a quello, aveva dimostrato di poter benissimo evitare bolidi e giocatori incompetenti. Per quel quarto gruppo di gioco – tra gli altri – James aveva infatti scelto persone distratte e poco talentuose che non sarebbero mai arrivate neanche a stare in panchina per capire in che modo i giocatori che voleva mettere più alla prova, invece, si sarebbero comportati, ed Harry aveva brillantemente superato la prova.
Una volta atterrato, si chiuse nello spogliatoio, fece apparire un tavolo e vi poggiò sopra la pergamena sulla quale aveva preso appunti. Ne prese un’altra immacolata e qui iniziò a scrivere: quell’anno gli aspiranti giocatori erano i più numerosi che James avesse mai dovuto selezionare nella sua carriera da Capitano. Contando anche i membri della squadra dell’anno precedente erano: otto cacciatori, sei battitori, cinque portieri e due cercatori.
Il primo nome che James inserì nell’elenco fu quello di Sirius. Era entrato in squadra il suo stesso anno e da allora vi era rimasto. Sebbene che fossero come fratelli non fosse un segreto, nessuno avrebbe mai potuto dire che il posto in squadra dell’amico non fosse meritato: nel Quidditch James e Sirius erano la coppia d’oro; il Capitano giocava del tutto sicuro che nessun bolide l’avrebbe colpito perché in Campo c’era Sirius. Poi, confermò un cacciatore dell’anno prima e ne aggiunse uno nuovo che andava a sostituire un compagno che aveva finito la scuola. Scelse il battitore rimanente, mise Ron Finnigan come portiere e confermò Harry Dursley come cercatore; passò a scegliere le riserve e – qualche minuto dopo – era di nuovo davanti ai suoi compagni di scuola ad annunciare la nuova squadra Grifondoro.
 
Si erano cambiati e adesso – con il sole già basso – stavano tornando al castello. Per tutto il tragitto non fecero altro che parlare di Quidditch: dalla scopa preferita, alla squadra del cuore, fino alle formazioni di gioco che ritenevano migliori. Vennero interrotti solo due volte: la prima quando – non appena messo piede nel castello – incontrarono la McGranitt
“Ah, signor Potter!” richiamò la loro attenzione “Di ritorno dalle selezioni? Com’è andata?” James ricambiò il sorriso della professoressa
“Magnificamente!” mise una mano sulla spalla di Harry “Le presento il nostro nuovo cercatore e il nostro nuovo portiere.” fece cenno con la testa verso Ron al quale non arrivava con il braccio “Ho grandi aspettative per quest’anno.”
“Non è l’unico!” rivelò la donna senza perdere il sorriso “Mi aspetto grandi cose da lei.” fece una pausa “E dal resto della squadra, naturalmente.” aggiunse poco prima di andare via.
Non appena fu sparita, Sirius si mise a ridere; James, che aveva capito benissimo i pensieri dell’amico, gli diede una gomitata
“E dai, smettila!” gli disse, ma questi, senza smettere di ridere, spiegò ad Harry e Ron
“La McGranitt ha un debole per James. Migliore in Trasfigurazione e migliore nel Quidditch. Fosse per lei, James sarebbe già Capo Scuola!” ripresero a camminare continuando a parlare del Quidditch e di quanto la professoressa McGranitt ne fosse tifosa quando vennero interrotti la seconda volta:
“Professor Silente, buongiorno!” fu Harry ad accorgersi di lui; il preside, che stava parlando con un quadro, voltò il capo e li vide ricambiando il saluto
“Speravo di incontrarvi.” rivelò “Come procede l’allenamento?” Harry non perse tempo e gli spiegò il programma che aveva stilato Remus. Una volta finito, il preside prese ad allisciarsi la barba
“Non male, non male davvero.” disse “Ma,” aggiunse “preferirei che vi concentriate sul combattimento, più che sull’occlumanzia.” James aggrottò le sopracciglia: l’occlumanzia era fondamentale nella guerra contro Voldemort che si divertiva ad entrare nella testa dei suoi nemici per il puro gusto di farli impazzire. Aprì la bocca per ribattere, ma Silente frenò ogni sua protesta con un solo gesto della mano
“Mi creda, signor Potter.” gli disse “So quello che faccio. Niente occlumanzia.” e senza aggiungere una sola parola di più si allontanò. Per qualche metro James perse la spensieratezza che aveva avuto per tutta la giornata: il fatto che si sarebbero esercitati in occlumanzia ogni sera gli dava la garanzia che se mai ci fosse stato qualcosa di losco da scoprire, l’avrebbero fatto in quelle sedute. Poi, Sirius gli mise una mano sulla spalla
“Beh, lavoro in meno per noi.” gli fece notare
“Potremmo usare la sera per continuare a parlare di Quidditch.” aggiunse poi Harry ridendo; James contraccambiò il sorriso pensando che forse stava rimuginando troppo su quelle tre persone e che non gli avrebbe fatto male un po’ di riposo.
***
Stavano ancora discutendo di Quidditch quando arrivarono alla torre dei Grifondoro. Harry ringraziò silenziosamente mille volte Hermione per avergli regalato “Il Quidditch attraverso i secoli”. Anche Ron l’aveva letto ed era anche grazie a quello se poterono sostenere una conversazione sul Quidditch deviando il discorso su quanto scritto nel libro più che parlare delle squadre che ritenevano migliori nel 1976. Qualche dettaglio sulle squadre di quel tempo, comunque, lo conoscevano: solo qualche tempo prima, infatti, Harry, Ron, i gemelli e Ginny avevano avuto un’interessante discussione su quale fosse la squadra migliore degli ultimi cento anni, analizzando il contesto, le scope da corsa di cui disponevano e tutto il resto.
Ancora ridendo e scherzando, superarono il buco rivelato dal ritratto della Donna Grassa ed entrarono in Sala Comune: i loro amici erano tutti davanti al camino, anch’essi felici e spensierati
“La cosa che mi manca di più è la doccia!” stava dicendo Lily ad Hermione
“E la penna a sfera, allora?” rispose quella; risero ancora. Non appena li notarono, dissero loro di aver approfittato del tempo libero per conoscersi un po’ meglio, poi gli chiesero come fosse andata. Harry annunciò il loro ingresso nella squadra e di come Silente li avesse esonerati dall’occlumanzia. Il mago poté vedere la sua amica rilassarsi e a stento trattenere un sorriso. Nel corridoio, Harry aveva colto l’occasione al volo: non appena notato il preside aveva pensato bene, infatti, di dirgli del loro programma serale sperando di apparire il più disinvolto possibile; se il professore non avesse fatto nulla avrebbe provato ad insistere e se neanche quello fosse bastato, avrebbe trovato un modo per poter parlare da solo con l’uomo ed essere più chiaro. Ma non era servito: come il trio sospettava, Silente sapeva ben più di quanto dicesse – non che avesse rivelato qualcosa – e, non appena saputo dell’occlumanzia, era subito intervenuto.
I quattro giocatori, a quel punto, salirono in dormitorio per darsi una rapida sciacquata; quando riscesero le scale, il resto del gruppo aveva posizionato sul tavolo della Sala Comune libri, pergamene, penne e inchiostro per poter studiare. Non mancarono, ovviamente, le proteste di Sirius e gli sbuffi di Ron, ma la promessa di una serata completamente libera – una volta che avessero terminato i compiti – ci mise poco a tentarli e a fargli raggiungere gli altri intorno al tavolo.
Studiarono in silenzio e senza intoppi per una buona mezz’ora, fin quando Ron – colpendo accidentalmente il calamaio – non imbrattò di inchiostro il suo tema e buona parte di quello di Hermione. Lily fu rapida: estrasse la bacchetta e fece sparire tutto l’inchiostro rovesciato, poi prese il proprio astuccio e lo passò a Ron
“Tieni,” gli disse “prendi pure una delle mie biro.” Ron afferrò l’astuccio con aria confusa e fu allora che Harry percepì il pericolo: la biro era la più famosa marca di penna a sfera del mondo babbano: sarebbe stato impossibile non sapere cosa fosse per un natobabbano. Anche Hermione aveva raddrizzato la schiena e ora guardava Ron con aria preoccupata; la mente di Harry iniziò a correre disperata alla ricerca di un modo per levare l’amico dai guai, ma prima che potesse riuscirci, Ron aveva infilato la mano nell’astuccio e – tra le penne a sfera e quelle d’oca – estrasse una boccetta di inchiostro
“Bella questa biro.” disse con voce poco sicura ed imbarazzata. Gli occhi di Harry, come quelli di Hermione, saettarono su quelli verdi di Lily i quali si assottigliarono in due fessure sospettose; anche Remus stava assistendo alla scena con aria seria, mentre gli altri diedero poca importanza alla cosa e tornarono alle proprie pergamene.
***
Avevano da poco finito tutti i compiti e si stavano dirigendo in Sala Grande per la cena quando Lily gli afferrò il braccio per rallentarlo fino a fermarsi. Il cuore di James iniziò a battere come impazzito: arrossì, non seppe neanche lui se per la vicinanza della ragazza o se in imbarazzato per sé stesso, dal momento che era bastato un semplice suo tocco perché il suo cuore iniziasse a pompare come se avesse appena finito di correre una maratona.
L’unico ad accorgersi che i due si erano distaccati dal gruppo fu Sirius il quale si voltò, vide l’espressione di James, rise e continuò a camminare.
Il Potter era da tempo venuto a patti con l’idea che la rossa non avrebbe mai accettato di uscire con lui, eppure – da quando l’aveva consolata dopo gli insulti di Avery – qualcosa era cambiato: i loro sguardi si incrociavano spesso e se prima allo sguardo nocciola del Potter quelli verdi dell’altra rispondevano con astio, adesso la rossa gli regalava splendidi sorrisi.
“Devo dirti una cosa.” gli disse con aria seria, James corrucciò la fronte, adesso curioso “Mentre studiavamo” prese a spiegare l’altra “ho detto a Ron di prendere una delle mie biro.” James ricordava quella conversazione ed il fatto che si fosse stranito a sentire quella parola sconosciuta “La biro è una penna babbana.” gli venne spiegato “Ma Ron ha preso la boccetta di inchiostro.” James sbarrò gli occhi
“Tutti i babbani conoscono questo tipo di penna?” si informò, la rossa annuì
“Sarebbe come se uno studente di Hogwarts e non conoscesse il marchio di Zonko.” James assottigliò lo sguardo mentre Lily continuava “Avevo in mente di metterli tutti e tre alla prova già da ieri sera e parlando con Hermione ho avuto l’idea della penna.” disse, poi abbozzò un sorriso che non riuscì a trattenere “Mi piace chiamarlo l’inganno della biro.” concluse malandrina. Vedendo l’espressione divertita della rossa, anche a James sfuggì una risata, ma tornò serio immediatamente dopo
“Il divieto di usare l’occlumanzia da parte di Silente capita nel momento sbagliato.” ragionò ad alta voce, Lily concordò
“Hermione è molto intelligente. Credo che abbia usato la psicologia inversa, ieri sera, quando si è proposta di aiutare Peter.” stavolta fu il turno di James di annuire concorde
“Ci sono altri oggetti che Ron non potrebbe conoscere?” Lily ci pensò su, ma poi fece segno di no
“Non mi viene in mente nulla che non si tratti in Babbanologia, ma possiamo comunque tentare con alcune cose.”
N/A:
è stato più forte di me e l’ho messo!
Da leggere con le voci di Aldo, Giovanni e Giacomo:
Lily: “Questo qua mi convince proprio poco, poco, poco.”
Remus: “Anche a me anche a me.”
Lily: “Facciamoci l'inganno della biro!”
Remus: “Brava Lily!”
Lily: “Va a prendere la biro te e intanto io...”
Remus: “Sei scaltra come una faina.”
***
Solo arrivati in Sala Grande Harry si accorse che i suoi genitori erano rimasti indietro; il mago guardò in direzione di Hermione che ricambiò con lo stesso sguardo preoccupato. Si sedettero a tavola e – come Harry aveva sospettato – non appena furono raggiunti da James e Lily, quest’ultima tornò alla carica:
“Mi mancano gli sport babbani.” disse dopo un po’ “Oltre al Quidditch qual è il tuo sport preferito, Ron?” chiese in maniera casuale. Il rosso guardò spaventato in direzione degli amici ma poi, probabilmente rispolverando tutto ciò che aveva studiato in Babbanologia, rispose
“Sicuramente il calcio!” Lily sorrise e stette al gioco
“Davvero? Per me è lo stesso! Io e mio padre non perdevamo mai una partita.” Harry, il quale avrebbe dovuto continuare ad essere preoccupato e che avrebbe dovuto tentare di riportare il discorso sul mondo magico, non poté fare a meno di essere felice nello scoprire qualcosa in più sul conto di sua madre. Sua zia non transigeva su quell’argomento: non si parlava di quella strega di sua sorella in casa Dursley, e purtroppo Harry non aveva conosciuto nessuno dei suoi nonni.
“Guardi le partite con tuo padre?” ripeté Harry sorridendo, sperando che la ragazza aggiungesse qualche dettaglio. Poco importava che sembrasse che Harry volesse spostare l’attenzione da Ron. Sul viso di Lily passò un’ombra
“Non più, ormai. È morto qualche anno fa.” Harry si diede dello stupido: sapeva che suo nonno era morto prima della sua nascita e, dal momento che all’evento mancavano solo quattro anni, quante probabilità c’erano che fosse ancora in vita?
“Mi dispiace molto…” le disse, lei si limitò a scrollare le spalle
“Qual è la tua squadra preferita, Lily?” le chiese a quel punto Remus, forse per farla distrarre, forse per riportare in carreggiata l’interrogatorio, forse entrambi: cosa che riuscì a fare; Lily tornò allegra e disse
“Non lo seguo più come una volta, ma i QPR non sono male! Certo, la mia squadra del cuore rimangono comunque i Leeds.”
“I Leeds!?” ripeté indignato Remus “Gli Arsenal sono molto meglio!” poi si rivolse a Ron “Tu che ne pensi?”
“Ecco, io…” iniziò “seguo solo i tornei più importanti… quindi non saprei dire.”
“Già,” gli venne in aiuto Harry “solo i mondiali, come me. Ci limitiamo a tifare Inghilterra e poi torniamo al Quidditch.” sorrise.
Dopodiché spostarono l’argomento sulle selezioni avvenute quel pomeriggio, di come – a differenza del portiere che era stato preso come riserva – Ron avesse accusato un goal, ma James gli spiegò che il cacciatore che era riuscito ad infliggerglielo era ben più forte di quelli che aveva dovuto affrontare il suo avversario e che era sicuro della sua scelta: la squadra aveva appena acquistato un ottimo portiere. Per un po’, quindi, il trio poté rilassarsi. Erano arrivati al dolce quando sua madre tornò all’attacco: chiese a Ron in che scuola elementare fosse andato, quali materie erano state le sue preferite e quelle che detestava di più, domande alle quali l’amico rispose con aria titubante e preoccupata, ma il colpo di grazia arrivò quando Lily gli parlò di come lei e sua sorella, una volta, si fossero perse in metropolitana: “Per fortuna poi abbiamo trovato la lavatrice che ci ha mostrato dove fossero i nostri genitori.” disse alla fine, Harry diede una potentissima gomitata a Ron nello stesso istante in cui lui annuiva e rispondeva
“Menomale.” a quel punto, nello stesso momento in cui Ron lanciava un’occhiataccia dolorante ad Harry, la rossa sbatté forte la mano sul tavolo: fiera di essere riuscita ad avere la prova che Ron non fosse mai vissuto nel mondo babbano
“La lavatrice è un elettro-domestico per lavare i vestiti.” spiegò a Ron come a James e Sirius “Cosa pensavi che fosse, esattamente? Una mappa? O magari un mestiere?” adesso il rosso stava sudando freddo, aprì e richiuse la bocca più volte alla ricerca di una risposta da dare, senza tuttavia trovarla, poi Lily parlò ancora “Vuoi dirci chi sei veramente o devo chiederti che cos’è un frigorifero?” seguirono attimi infiniti di silenzio, poi Hermione sospirò
“Avanti Ron, non hai altra scelta. Dì il tuo vero cognome, non è una tragedia.” entrambi gli amici la guardarono come se fosse impazzita: i Weasley erano una famiglia famosa – anche per il semplice fatto di essere una delle poche purosangue dell’Inghilterra – ed Arthur e Molly avevano fatto parte del Primo Ordine; e anche ammettendo che i Malandrini non conoscessero nessuno dei membri della famiglia di Ron di quel tempo, comunque, non avrebbero potuto spiegare perché avessero mentito. “Vergognarsi del cognome è stupido, te l’ho già detto.” aggiunse la ragazza subito dopo “Guarda Sirius,” indicò l’interpellato “anche i Black sono da secoli Serpeverde e – senza offesa – vicini alla Magia Oscura. Questo non vuol dire che Sirius sia un mangiamorte o che faccia strani incantesimi.” fu allora che Harry capì dove l’amica voleva andare a parare e lo stesso – a quanto pare – fece Ron, perché iniziò freneticamente a scuotere il capo
“Hermione, no, non ci provare! Mi rifiuto.” ma anche se capiva perfettamente l’amarezza dell’amico, Harry era d’accordo con l’altra: quella era l’unica soluzione; diede una forte pacca sulla schiena al rosso
“Tiralo fuori, amico. Ti farà bene.” tratteneva a stento le risate mentre Ron ringhiava sotto i baffi
“Che sia chiaro:” iniziò serio il suo migliore amico agitando il dito indice davanti alla faccia per sottolineare il concetto “non sono imparentato direttamente con quel merdoso di Lucius.” gli altri assottigliarono lo sguardo, ma anche se avevano capito a che Lucius Ron si riferisse, non lo dissero, aspettando che fosse il suo amico a rivelare il cognome. Il purosangue sospirò e si passò una mano tra i capelli con fare disperato “Va bene, sì, il mio nome è Ron Malfoy.” Harry non riuscì più a trattenere le risate: si chiese come avrebbe preso quelle parole Arthur Weasley, acerrimo nemico di Lucius Malfoy. Poi, per riparare al danno disse
“Scusate, ma adoro ogni volta che è costretto ad ammettere il cognome di suo padre. Dovresti usarlo più spesso, Ron, Arthur ne andrebbe così fiero.” rise ancora, poi Hermione si affrettò ad inventare una storia che reggesse mentre il rosso era impegnato ad insultare Harry e tutti gli elettro-domestici (“Lo è anche il frigorifero, vero?” gli chiese a un certo punto)
“Il ramo della famiglia di Ron si è allontano da tutto il resto dei Malfoy per questioni ideologiche. Non hanno praticamente più rapporti.”
“Dubito anche che gli ultimi Malfoy conoscano il nome di mio padre o mio nonno.” aggiunse Ron “Sono sicuro che il fratello di mio nonno ci abbia rimosso dall’albero genealogico almeno una generazione fa.”
“Allora da dove viene il cognome Finnigan?” chiese James, ma sembrava già meno sospettoso
“È un nostro compagno di scuola mezzosangue.” spiegò Harry, poi, prima che potessero chiederglielo loro, continuò “Quando Silente è venuto a dire alla mia famiglia e a quella di Hermione che siamo dei maghi, sei anni fa, ci ha anche spiegato la situazione dell’Inghilterra in questo periodo: Voldemort e tutto il resto. Quindi le nostre famiglie hanno preferito mandarci a studiare in America. È lì che ci siamo conosciuti. La famiglia di Ron è considerata una traditrice del proprio sangue, per questo ad Ilvermorny c’era anche lui. Sono molti i maghi inglesi ad aver deciso di non frequentare Hogwarts, di questi tempi.” tutti i presenti annuirono comprensivi
“E adesso perché siete qui? Se sei anni fa la situazione era pericolosa, adesso lo è di più.” chiese a quel punto Remus. Harry scrollò le spalle
“Ne sappiamo tanto quanto voi: eravamo in America quando tutto a un tratto ci siamo smaterializzati senza volerlo e ci siamo ritrovati in Sala Comune. Non credevo neanche possibile percorre una tale distanza con la Smaterializzazione. Non so che dire.” parvero crederci, perché a quel punto tutti si rilassarono e finirono il dolce in tranquillità.
N/A:
non sono pratica di calcio, figurarsi di squadre inglesi risalenti agli anni ’70!

Ho fatto qualche ricerca e ho trovato queste. Spero di non aver detto scemenze.
xxx
***
Una volta chiarito perché Ron non conoscesse il mondo babbano e da dove il trio provenisse, James – come il resto dei suoi compagni – divenne molto più tranquillo. Se al loro arrivo il suo sesto senso gli aveva urlato di non credere alle loro parole, adesso sembrava dirgli il contrario, spingendolo a fidarsi.
Stavano risalendo le scale verso la propria Torre quando James chiamò Harry, il quale rallentò insieme a lui per poter parlare in privato
“Per ieri sera,” cominciò imbarazzato passandosi una mano tra i capelli “mi dispiace aver sbirciato nella tua testa.” Harry sorrise
“Non c’è problema. Capisco perché tu l’abbia fatto. Neanche io mi sarei fidato, al posto tuo.” sorrise ancora ‘Quindi aveva capito che esercitarsi in occlumanzia era anche un espediente per leggergli la mente.’ pensò.
“In ogni caso,” riprese James “sai che lo stesso vale per te, giusto? Quello che tu ed Hermione avete detto a Ron.” continuò con lo stesso livello di imbarazzo di poco prima “Insomma…” aggiunse vista l’aria confusa dell’altro “Lo sgabuzzino che usavi come stanza, le grate alla finestra e tutto il resto. I tuoi genitori non mi sembrano tanto a posto.” a quelle parole Harry sussultò, quindi James si affrettò ad aggiungere “Va bene così! Insomma, Sirius è come un fratello per me, lo rispetto più di chiunque altro, eppure i suoi genitori sono mangiamorte.” fece ancora una pausa “Quello che sto cercando di dire è che il sangue non rende una persona quello che è. Quindi se anche i tuoi genitori sono così-
“No!” venne bruscamente interrotto da Harry, il quale – accortosi del tono troppo alto che aveva usato – si affrettò ad abbassarlo “Voglio dire, le persone che hai visto nei miei ricordi, i Dursley, loro sono solo le persone con la quale ho avuto la sfortuna di crescere. Non ho mai conosciuto i miei, ma mi piace pensare-” si interruppe “anzi, sono sicuro che i miei genitori siano state delle buone persone. Le migliori.” sorrise triste “Non è giusto che siano morti.” concluse mestamente. James, di nuovo, si passò una mano tra i capelli
“Mi dispiace, per loro.” Harry si limitò ad annuire con gli occhi lucidi e riprese a camminare verso la Sala Comune.
N/A:
spero che le note autrice in mezzo al capitolo non abbiano dato fastidio...
se così fosse fatemelo sapere che modifico e dalla prossima se dovvessi
averne le metto alla fine! xxx

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Da quel giorno le cose migliorarono: i Malandrini si fidavano di loro e l’aria intorno al gruppo era perennemente allegra, tanto che neanche le corse all’alba o le sfinenti ore di allenamento nella Foresta riuscivano a fiaccarli.
Gli allenamenti di Quidditch procedevano senza sosta e – mentalmente – Harry prendeva appunti osservando suo padre e come questi guidava la propria squadra. Oltre ad avergli fatto conoscere i propri genitori e ad averlo migliorato nel duello, la situazione in cui si trovava, era certo, lo stava anche facendo crescere come Capitano.
Nel corso del mese di ottobre, suo padre organizzò persino una partita amichevole con i Tassorosso, cosa che né Baston né Angelina avevano mai fatto da Capitani, limitandosi a giocare contro altre squadre solo nelle partite ufficiali o durante le lezioni di Volo.
Se solo due mesi prima gli avessero detto che avrebbe potuto giocare una partita a Quidditch con suo padre e Sirius come compagni di squadra, Harry avrebbe riso tristemente e affermato che neanche lo Specchio delle Brame avrebbe mai potuto mostrare una scena così bella. Eppure eccolo lì, in sella ad una scopa da cosa del 1976 a guardare la propria squadra di Quidditch dall’alto schierata contro quella Tassorosso: il suo migliore amico alle spalle a difendere gli anelli, suo padre pronto a guidarli verso la vittoria, Sirius – colui che aveva davvero avuto la possibilità di fargli da padre, almeno per un po’ – pronto a difenderlo dai bolidi e sua madre tra gli spalti a guardali giocare con occhi fieri.
Quella che disputarono fu la partita più bella a cui Harry avesse mai partecipato “Sarebbe stata perfetta se ci fosse stata anche Ginny.” si ritrovò a pensare, arrossì violentemente e cacciò via quel pensiero prima ancora che potesse chiedersi perché gli fosse passata per la mente una cosa simile.
 
A circa dieci giorni da Halloween, i Malandrini iniziarono a pensare ad uno scherzo in grande stile; Harry sorrise: soprattutto James e Sirius gli ricordavano incredibilmente Fred e George anche se – vista la giusta linea temporale – sarebbe stato più giusto dire il contrario.
Erano arrivati a concordare solo che avrebbero rubato delle fiale al professore di Pozioni per far esplodere la tavolata Serpeverde durante il banchetto del 31 ottobre quando Remus iniziò ad accusare i primi sintomi di malessere a causa della luna piena. Harry non stette neanche a sentire le scuse che gli vennero rivolte per giustificare lo stato dell’amico, riusciva solo a pensare che a breve lui, Ron ed Hermione avrebbero avuto la perfetta occasione per rimanere soli.
Una notte di quelle, quindi, mentre gli animaghi erano a correre nella Foresta insieme al Lupo, Hermione li raggiunse nel dormitorio deserto e lì ripresero a parlare del loro problema principale: la Mappa del Malandrino.
“Sfrutteremo lo scherzo di Halloween.” disse Hermione “Domani ho artimanzia.”
“Solo tu sei tanto pazza da sceglierla come corso.” venne interrotta da Ron; Hermione lo guardò di traverso
“Io e Lupin.” specificò “Ma lui sarà troppo stanco per venire. Una volta finito il corso cercherò Sir Cadogan e gli farò capire che dovrà tenere d’occhio le scorte del professore. Fidatevi di me, ho già in mente cosa dirgli.” gli altri annuirono
“Dovremo assicurarci che non guardino la Mappa, così non vedranno arrivare Gazza.” disse Ron
“Questa è la parte più difficile:” ragionò Harry “dobbiamo far sì che se la portino dietro ma che non la usino.” aveva qualche idea in mente, sperava solo che avrebbe funzionato.
***
Una volta passata la luna piena si misero in azione:
“Andremo stanotte a prendere gli ingredienti.” dichiarò James
“Che incantesimo avete deciso di fare?” chiese curiosa Lily, il Potter rise maligno
“Una bomba puzzolente, ma con qualche correzione. Vedrai.”
“Come faremo ad essere sicuri che non ci vedano? So che Gazza pattuglia i corridoi anche la notte, ogni tanto. Senza contare i fantasmi.” fece notare Harry; quattro ghigni fiorirono contemporaneamente sulle labbra dei Malandrini
“Non preoccuparti di questo.” gli dissero. Poi, passarono a stilare la lista delle cose che gli sarebbero servite e a decidere come muoversi: James aveva intenzione di andare solo con Sirius, Remus e Peter, ma Harry insistette di volerli accompagnare. Disse loro che non aveva mai fatto una cosa del genere e che era da quando Avery aveva detto quelle cose su di Lily che non aspettava altro che fargliela pagare. Non avrebbe accettato di essere escluso. James poteva capirlo, quindi – anche se la sua presenza gli rendeva le cose più complicate – decise di accettare.
***
Era notte fonda quando Sirius lo svegliò. Eccitato di poter infrangere le regole insieme a suo padre e al suo padrino, Harry si rizzò subito a sedere ed inforcò gli occhiali; si cambiò e raggiunse gli altri Malandrini in Sala Comune
“Bene,” disse suo padre mettendosi in tasca una pergamena. Harry era sicuro che avesse appena finito di controllare che la via fosse libera “mi raccomando, ricordate: muoviamoci in silenzio e con il lumos messo al minimo, così neanche i quadri si sveglieranno. Andrò avanti io e voi seguirete in fila indiana. Harry,” si rivolse direttamente a lui “te la senti di chiudere la fila?” il ragazzo capì subito che era un modo per poter usare la Mappa in caso di necessità senza che lui la vedesse, quindi annuì augurandosi che sarebbe stato troppo buio e suo padre troppo impegnato a guardare il corridoio dietro l’angolo per leggere anche il suo nome.
Arrivati ai sotterranei, Harry iniziò a guardare attentamente i quadri in cerca del cavaliere.
“Okay,” lo distolse dalla sua ricerca Sirius “io, Ramoso e Codaliscia entriamo. Voi rimanete qui a fare da palo.” James passò a Remus la Mappa ed entrò nel deposito di Pozioni.
Dopo qualche minuto, Harry vide Sir Cadogan ma – si accorse con sgomento – stava dormendo. Allora iniziò a fingere alcuni errori, come far cadere la bacchetta, picchiare il piede sul muro dietro di sé o inciampare sull’armatura che aveva accanto. Niente di tutto quello sembrava funzionare e l’unica cosa che ottenne fu far irritare Remus. Poi, dal fondo del corridoio iniziò a salire un gran rumore; Lunastorta diede un rapidissimo sguardo alla Mappa che tentava di tenere il più nascosta possibile ad Harry, ma non ci volle molto perché anche lui capisse di chi si trattasse: Pix il poltergeist stava avanzando verso di loro facendo cadere quanti più oggetti possibili
“Persone in corridoio! Persone in corridoio fanno guai!” iniziò a urlare non appena li vide; Remus gli corse incontro
“Pix, smettila, siamo noi!” con sommo stupore di Harry, il poltergeist si zittì mettendosi entrambe le mani davanti la bocca
“I Malandrini fanno un altro scherzo!” rise
“Lo stiamo preparando,” gli confermò Remus “ma ci serve il tuo aiuto.” Pix scattò sull’attenti “Va’ in Sala Grande e combina guai.” gli sorrise malandrino “Così se Gazza è sveglio verrà da te e lascerà in pace noi.”
“Signorsì!!” disse Pix a voce fin troppo alta e facendo il saluto militare; stava per andarsene quando Remus lo fermò
“Non sveglialo apposta, Pix!” gli raccomandò “Va’ solo a fare rumore in Sala Grande.” il poltergeist annuì e sparì oltre il soffitto. Lunastorta sospirò, ed Harry tornò a guardare la cornice nella quale aveva visto Sir Cadogan: il cavaliere non c’era più; sorrise. Non gli rimaneva che impedire a Remus di leggere la Mappa
“Scusa per poco fa, non ho mai infranto le regole della scuola e sono parecchio nervoso.” a Harry venne da ridere al pensiero di quante regole aveva infranto in realtà: non faticava a credere di aver superato i Malandrini, in quello.
“Nessun problema, ma sta più attento”. Fece parlare Remus per parecchi minuti prima che Gazza facesse il suo ingresso
“Trasgressori!” urlò puntando il dito contro di loro. Remus spalancò gli occhi, forse maledicendosi per non essere stato più attento
“Fatto il misfatto.” sussurrò colpendo la Mappa, poi evocò il suo patronus e lo mandò dentro il deposito.
“C’è il coprifuoco!” stava nel frattempo sbraitando Gazza avvicinandosi “Stavolta vi incastro tutti e quattro!”
***
Mancava solo un ingrediente della lista quando il patronus di Remus li avvertì che erano stati visti da Gazza. James si affrettò ad uscire il Mantello dell’Invisibilità da sotto la tunica che indossava
“Forza, sotto, ragazzi!” per far sì che ci entrassero tutti e tre, Peter si trasformò in topo. James aveva appena coperto tutti quando Gazza spalancò la porta seguito da Harry e Remus
“Dove sono!” chiese “Dove sono gli altri!?”
“Te l’ho detto, ci siamo solo noi.”
“E dammi qua!” il magonò strappò dalla mano dell’amico la Mappa del Malandrino, a James si strinse il cuore
“Non è necessario, Gazza. È solo una pergamena vuota. La porto con me in caso dovessi scrivere qualche nota di biasimo a studenti in giro di notte. Sono un Prefetto.”
“È un oggetto sospetto!” sbraitò ancora l’uomo, poi si calmò di colpo “Se è solo una pergamena vuota non ti dispiacerà separartene.” ghignò malefico “E adesso fuori!” tornò ad urlare “Tornate ai vostri dormitori, subito!” ed uscirono da dove erano entrati.
Alcuni minuti dopo, on appena lui, Sirius e Peter superarono la Donna Grassa, videro Harry e Remus che li aspettavano in Sala Comune. Quest’ultimo aveva l’aria afflitta
“Mi dispiace, ragazzi! È colpa mia, dovevo stare più attento, non ho guardato la Mappa.”
“Non è colpa tua,” lo consolò Sirius “siamo tornati sotto il Mantello e per tutto il tragitto c’era il ritratto di un cavaliere che andava di quadro in quadro ad urlare che grazie a lui giustizia era stata fatta. Dev’essere stato lui a chiamare Gazza. Anche se avessi letto il suo nome sapeva esattamente dove trovarci e non saremmo riusciti ad entrare tutti sotto il Mantello di James.”
Remus sospirò sconsolato “Credevo fosse stata colpa di Pix.”
“Siete riusciti comunque a prendere tutto?” chiese a quel punto Harry che non aveva idea di quale fantastico oggetto avessero appena perso. James annuì
“Abbiamo tutto. Possiamo passare a preparare la bomba.”
***
I Malandrini sembravano piuttosto abbattuti, quella domenica, Harry lo sapeva bene: la colpa era della Mappa. Era certo che suo padre e i suoi amici la utilizzassero più per tenere d'occhio i Serpeverde che per gli scherzi, senza contare che gli era molto utile ad ogni luna piena. Tuttavia, James e Sirius avevano certamente messo da parte le preoccupazioni durante l'appena concluso allenamento di Quidditch. L'allenamento era una cosa su cui suo padre non transigeva mai, lo aveva imparato bene in quei due mesi, e con la partita alle porte non c'era tempo da perdere, nemmeno la domenica. Si erano allenati per ore e dopo essersi rinfrescati e cambiati, l'atmosfera risultava infine un po' più rilassata. Nessun addestramento al combattimento previsto, niente compiti programmati, almeno la domenica sera ognuno avrebbe ripassato un po' quello che riteneva più opportuno mentre se ne stavano davanti al camino della Sala Comune.
"Non capirò mai Babbanologia!" sbuffò Peter.
"Questo è perché non puoi fare a meno di seguire gli stessi corsi che seguiamo noi, Codaliscia." rispose Sirius "Ti avevo detto che Erbologia sarebbe stata più adatta a te." Peter emise un lamento "Forza," continuò il suo padrino "chiedi al campione." disse indicando sé stesso.
"Oppure," si intromise Remus senza nemmeno sollevare gli occhi dal proprio libro "hai qualcosa come tre natibabbani ed un mezzosangue a cui chiedere."
"Va bene." face Peter "Sentite questa domanda: qual è l'esatto utilizzo di una paperella di gomma?"
"Be’..." iniziò Harry,
"Ecco..." fece Lily
"A questo posso rispondere io!" s’intromise sicuro Ron zittendo tutti "La Babbanologia è ancora divisa sull'argomento, si concorda sul fatto che la paperella di gomma venga fatta galleggiare sull'acqua della vasca da bagno, ma il motivo ancora non è chiaro." Peter annuiva prendendo velocemente appunti
"Hey!" lo interruppe James sorridendo "Sei parecchio preparato, complimenti."
"Mio padre è un babbanologo." spiegò lui "Mi ucciderebbe se sapesse che sono caduto nell'inganno della biro." tutti scoppiarono a ridere
"Merito di Lily!" esclamò felice James "È scaltra come una faina." annuirono tutti concordi.
"Grande carriera, quella del babbanologo." commentò Sirius "Se non volessi fare l'auror sarebbe il mio lavoro dei sogni"
"Felpato!" disse indignato James "E che dici del nostro piano B? Una volta finita la guerra dovevamo entrare nella squadra nazionale di Quidditch!"
"Lo so, James! Ma i babbanologi hanno a che fare con le moto!" James scosse la testa disgustato
"Lo sai, vero? Che anche le moto da corsa non raggiungerebbero mai una Nimbus 1000." Harry intanto annuiva costretto a concordare con suo padre. Remus gettò gli occhi al cielo come sapendo di stare ascoltando una discussione destinata a non finire
"Quindi tuo padre è un babbanologo, Ron" disse sviando il discorso "E i tuoi, Hermione?"
"Mio padre è un dentista." rispose lei
"Un che?" chiese sconvolto Peter. Tra le risate di James e Sirius e la discussione di Hermione e Peter, Harry si ritrovò a fissare il fuoco, pensando un po' ad una Firebolt in gara con una Ducati, un po' ai trapani dello zio Vernon.
Fu Sirius a riportarlo alla realtà "E i tuoi genitori, Harry?" il ragazzo sussultò "Che lavoro fanno i tuoi?"
"Ecco..." senza che li controllasse, i suoi occhi iniziarono a pizzicare; accanto a lui Hermione aprì la bocca per dire qualcosa, ma stranamente fu la voce di James quella che sentì
"Non provare a cambiare argomento, sacco di pulci!" il tono era scherzoso ma Harry sapeva che l'intenzione di suo padre era quella di toglierlo dai guai: sapeva che era orfano e non voleva infierire, ma ormai era tardi.
"Tutto bene?" aveva chiesto Sirius "Anche la mia famiglia fa schifo..."  Harry era deciso, fissò negli occhi il padrino, sperando che la voce non risultasse incrinata
"Non è questo.” disse “I miei sono morti prima che io ricordi, i Dursley mi hanno solo cresciuto.” spiegò “Ho avuto comunque un’ottima figura paterna, ma lui” un groppo in gola lo costrinse a fermarsi “è morto quest'estate, e mi manca." ammise "Mi mancano tutti tantissimo". Dirlo fissando Sirius negli occhi fu troppo per lui, non aveva mai neanche sperato di poterlo fare, gli occhi si riempirono di nuovo di lacrime.
"Harry," senza che se ne fosse accorto Lily gli aveva afferrato una mano "so cosa vuol dire, ho perso mio padre di recente." gli disse "Ma quelli che amiamo non vanno mai veramente via. Loro sono qui con te, in questo momento." affermò, Harry sollevò gli occhi su tutti loro ed una risata amara gli sfuggì dalle labbra
“Ha ragione Lily.” si intromise James “Sono sicuro che non ti abbiano mai lasciato.”
"Credo che sia troppo per lui, adesso." li fermò Ron. Harry tirò un sospiro di sollievo eppure sospettava che le sue fossero lacrime di commozione più che di tristezza.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


n/a.
eh sì, sto correndo pubblicando un capirolo al giorno,
ma se ce li ho pronti perché attendere? xxx

 
Finalmente il grande giorno era arrivato. Halloween capitò di domenica, quindi si alzarono con comodo, fecero colazione e soltanto verso mezzogiorno iniziarono ad assemblare i vari pezzi della bomba che avevano già preparato ed incantato.
Nel tardo pomeriggio, quando ormai l’inizio del Banchetto era alle porte, tutto il gruppo si infiltrò nelle cucine di Hogwarts. Era la prima volta che ci portavano qualcuno da quando avevano scoperto come entrarci; gli Elfi Domestici – che a stento si erano abituati a loro quattro – non ne furono per nulla contenti, ma non mancarono di offrirgli quanto più cibo possibile come facevano ogni volta. Lily ne rimase affascinata: non era la prima volta che vedeva un Elfo Domestico, ma sicuramente non le era mai capitato di vederne tanti nella stessa stanza. Vista la sua espressione di meraviglia, il cuore di James si sciolse e non poté impedirsi di fare il cascamorto giusto per qualche secondo: la rossa stava ancora vagando con lo guardo per tutta la cucina quando James notò i suoi dolci preferiti; ne mise uno sotto la manica, e non appena Lily incrociò il suo sguardo, lui sorrise e le fece apparire il biscotto al limone sotto il naso
“Voilà!” disse “Ecco a te”.
Si divertirono un po’ vagando tra le pietanze pronte per il Banchetto facendo una lista mentale di tutto quello che avrebbero mangiato qualche ora più tardi, prima di avvicinarsi – con molta nonchalance – al gruppo di cibo destinato ad apparire al tavolo Serpeverde. Mentre Sirius, Ron, Hermione e Peter distraevano gli Elfi vicini, a quel punto, gli altri nascosero la bomba nel pudding al cioccolato: il dolce marrone avrebbe dato quel tocco in più che serviva all’oggetto puzzolente per rendere la scena davvero disgustosamente epica. Non appena ebbero finito di nascondere la bomba, James si voltò verso gli amici e assistette ad una scena surreale: Sirius continuava ad assaggiare il cibo, continuando a complimentarsi con i cuochi e tutti gli Elfi che avevano collaborato a rendere il Banchetto così bello; le Creature, dal canto loro, insistevano che “il signore non doveva ringraziarli, loro facevano solo il proprio lavoro”, ma Ron e Peter insistevano, dicendo che avrebbero dovuto sedersi a tavola con loro e mangiare insieme. Quelle parole scatenarono il caos: gli Elfi presero a picchiare le teste sulla prima superficie disponibile o a strizzarsi le orecchie da pipistrello con le dita striminzite continuando a piagnucolare quanto non ne fossero degni, al che Hermione, indignata, prese a spiegare che anche loro avrebbero dovuto avere dei diritti, ai quali tuttavia non sarebbero mai arrivati se avessero continuato a trattarsi in quel modo; le sue parole peggiorarono solo il loro autolesionismo, quindi Sirius prese ad insultarli
“Okay, okay, come dite voi, avete ragione: siete solo dei vermi, tornate a lavorare, stupidi mostriciattoli, è quello il vostro posto!” lo disse tra il divertito, l’imbarazzato e il preoccupato, ma Hermione non lo accettò comunque
“È una faccenda seria!” stava dicendo “Il mondo dei maghi non può continuare a trattarli così!!”
“Be’,” non rimase che dire a James rivolto agli amici che – come lui – stavano assistendo alla scena “almeno possiamo essere sicuri che non ci abbiano visto manomettere il pudding.”
***
Il Banchetto – come ogni anno ad Hogwarts – fu impeccabile. Ancora rimpiangeva quello che era stato costretto a saltare al suo secondo anno per andare alla festa di complemorte di Nick-quasi-senza-testa.
Durante la cena, Harry ebbe modo di conoscere ancora più nel dettaglio i suoi genitori, come per esempio le reazioni dei genitori di Lily al fatto che fosse una strega e alla gelosia di sua sorella. Harry aveva più volte sospettato che l’odio di zia Petunia fosse in realtà gran parte invidia, ma non poteva biasimarla. James parlò loro dei suoi genitori e di come – nonostante fossero dei noti e brillanti pozionisti – avessero messo le fiale da parte per combattere in guerra. Harry non faticava ad immaginarsi i signori Potter come membri dell’Ordine. Poi Sirius parlò loro di come avesse iniziato ad approfondire Babbanologia solo per far indispettire i suoi fieramente purosangue genitori e di come si fosse appassionato alle motociclette e a band babbane come i Led Zeppelin e gli AC/DC.
“Cosa avete intenzione di fare, dopo la scuola?” aprì un altro discorso Sirius; Harry rispose convinto
“Vorrei diventare un auror.” disse “Ma ad Ilvernmorny mi è richiesto un alto voto in Pozioni per poter accedere ai corsi Avanzati e quindi poter poi fare gli esami per diventare auror, ed il mio professore è tremendo.”
“Odia Harry alla follia!” rise Ron “Certo, non che odi molto meno me…” aggiunse tornando serio
“Questo è perché voi non studiate come si deve!” li riprese Hermione solo per attirare due paia d’occhi sconvolti su di sé
“Davvero credi che il nostro caro professore ce l’abbia con Harry solo perché è una frana in Pozioni?”, l’altra lanciò uno sguardo rapido al tavolo Serpeverde dove, guarda caso, un giovane Severus Piton guardava nella loro direzione con astio, quindi non le rimase che arrendersi all’evidenza e sbuffare. A quel punto, Harry tornò a guardare Sirius davanti a sé: aveva paura di chiedere, ma sapeva che non gli sarebbe mai più capitata un’occasione del genere
“E tu?” fece “Vorresti diventare un babbanologo?” il suo padrino scrollò le spalle
“Non ho deciso nulla, in realtà. L’unica cosa che so è che non appena sarò uscito da scuola andrò in accademia e prenderò il brevetto da auror. Poi, magari, non appena la guerra sarà finita passerò ad altro. Chi lo sa? Qui è James quello che ha già programmato tutto!” disse ridendo indicando accanto a sé con il pollice. Harry spostò il proprio sguardo su quello del padre
“Anch’io all’inizio, per la guerra, diventerò un auror.” disse “Ma non è mai stato quello il mio sogno. Mi allenerò e proverò ad entrare nella Squadra Nazionale di Quidditch. Poi, quando mi sarò fatto troppo vecchio per stare al passo con gli altri Cacciatori mi ritirerò pieno di gloria e chiederò a Silente – perché si sa, sarà lui il preside fino alla fine dei tempi – di poter insegnare qui nella classe di Trasfigurazione.” disse sicuro “Certo, questo non include la McGranitt, ma lei è umana e prima o poi andrà in pensione.” gli altri risero, poi anche Remus ammise che aveva sempre desiderato diventare professore
“Peccato che non accadrà mai.” concluse sconsolato, ma James e Sirius risero
“Davvero credi che Silente non ti assumerebbe come professore?” qualsiasi cosa Remus avesse voluto rispondere, se la tenne per sé dopo aver lanciato uno sguardo fugace vero Harry ed i suoi amici e, prima che il mago occhialuto potesse scoprire che lavoro avrebbe voluto fare sua madre, le seconde portate sparirono per lasciar spazio ai dolci.
“Ci siamo!” esclamò eccitata Lily “Quando succederà?” chiese a James, ma lui era troppo concentrato a guardare le lancette del proprio orologio
“Cinque… quattro… tre… due… uno…” disse mentre tutto il gruppo si girava verso i Serpeverde in trepida attesa.
Un enorme esplosione partì dall’esatto centro del tavolo e si propagò per tutta la sua lunghezza: schizzi di pudding arrivarono in tutta la Sala Grande e una gran nuvola di puzza eruppe dal dolce marrone ormai in mille pezzi; prima che la nuvola potesse espandersi e prendere forma, una barriera sottile e semitrasparente andò ad isolare i Serpeverde dal resto degli studenti, così che solo loro ebbero la sfortuna di sentire l’odore preparato minuziosamente dai Malandrini con gli ingredienti più strani e puzzolenti che fossero riusciti a trovare nel deposito dell’aula di Pozioni. Poi, piano piano, il fumo si andò a condensare in una specifica posizione assumendo anche diverse sfumature di colore: era il Marchio Nero truccato come fosse un pagliaccio. Tra i pochi preoccupati di mostrarsi anche solo leggermente divertiti da tale visione, la maggior parte dei presenti proruppe in risa e applausi; Harry spiò anche il tavolo dei professori dove Silente e la McGranitt mantenevano a stento la professionalità. James, seguito da Sirius, Remus e Peter, saltarono sopra la panca sulla quale erano seduti fino a poco prima ed iniziarono ad esibirsi in profondi e calorosi inchini di ringraziamento facendo aumentare gli applausi e le risate.
***
Dopo lo scherzo di Halloween, i Serpeverde persero un po’ di quell’aria intimidatoria di cui andavano tanto fieri. Era ormai da due anni, infatti, che i più giovani studenti non facevano che essere nervosi ed impauriti; adesso, sebbene la maggior parte di loro continuassero a tenere lo sguardo basso e ad evitare il più possibile la Casa Verde, percepire che le cose erano cambiate non era affatto difficile.
Ovunque andassero, i Malandrini erano accolti come fossero degli eroi, attirando sorrisi, risate, complimenti e pacche sulle spalle. I Serpeverde, da parte loro, dopo una settimana puzzavano ancora di pesce e uova andati a male. James provava pietà per quelli di loro che non erano attratti dalla Magia Oscura ma – si sa – se sbaglia uno, paga tutta la squadra.
Avevano appena finito di pranzare quando il gruppo si divise: Hermione e Remus andarono a seguire Rune Antiche, Sirius e Peter Divinazione, mentre quelli di loro rimasti avevano un’ora buca.
Stavano passando per il cortile interno quando Lily propose di fermarsi
“Che ne dite se aspettiamo qui la prossima lezione?” disse “Tra poco farà troppo freddo per stare all’aperto.” continuò guardando il pallido sole sopra di loro; James sorrise ed accettò e lo stesso fecero Harry e Ron. Quasi meccanicamente, allora, James puntò dritto verso l’albero all’ombra del quale lui e i suoi amici erano soliti oziare sin dal primo anno, gli altri lo seguirono. Si stese sull’erba, percependola leggermente fredda oltre gli spessi stati di vestiti che indossava, e dalla tasca estrasse il Boccino d’Oro che aveva preso già da anni dal deposito sportivo
“Perché giochi sempre con quel Boccino?” gli chiese Lily curiosa, James prese a guardarla: ormai si rigirava quella piccola palla tra le mani senza neanche farci caso, era semplicemente un modo per ammazzare la noia e tenere la propria iperattività sotto controllo “Fino all’anno scorso credevo che lo facessi per fare il gradasso.” rise la stessa “Ma adesso non ne sono più tanto sicura.” continuò mordendosi il labbro. Lo sguardo di James venne catturato da quel gesto, ma lo costrinse a sollevarsi nuovamente sugli occhi di lei
“Non ne sei più tanto sicura?” ripeté con finta aria offesa “Vuoi dire che qualche dubbio lo hai ancora?” mise il broncio; la rossa rise
“Qualcuno.” anche James rise prima di rispondere
“Okay, lo ammetto. Quando ho iniziato a farlo era per fare colpo su di te. Immagino che non abbia funzionato.” continuò a sorridere sebbene ora leggermente in imbarazzo
“Direi di no.” lo schernì lei, James si passò una mano tra i capelli mentre arrossiva, poi ricordò che anche quel gesto era stato visto dalla ragazza come un modo per pavoneggiarsi, quindi bloccò il movimento a metà
“È vero!” disse più a sé stesso che all’altra “Ricordo che anche questo ti infastidiva.” ripeté il movimento “Quali sono state le tue parole?” si mise un dito sul mento con aria pensierosa “Sempre a spettinarti i capelli perché ti sembra di essere affascinante avere l’aria di uno che è appena sceso dalla scopa.” riportò gli occhi su di lei, ma si accorse che aveva perso un po’ del suo buon umore, quindi cercò di rimediare “Be’, sappi che questi capelli sembrano come se fossi appena sceso dalla scopa anche dopo ore a pettinarli!” fece indicando la propria testa “Sei libera di provare a sistemarli, Evans.” riuscì a farle tornare il sorriso
“Ho come la sensazione che siano un caso perso. Dovresti raderti a zero.” James arretrò mettendo su un’espressione di puro terrore, come se avesse appena visto un mostro
“Come puoi dire una cosa del genere, rossa!” si mise le mani sui capelli come a ripararli mentre l’altra rideva. Fu a quel punto che Harry si schiarì la gola
“Ecco io…” disse “vado in bagno. E Ron viene con me.” afferrò il braccio dell’amico ed andarono via prima che James potesse dire qualcosa; entrambi gli erano sembrati imbarazzati e leggermente rossi in volto.
“In ogni caso…” Lily richiamò la sua attenzione: stava ancora guardando nella direzione in cui gli altri due erano spariti, poi si voltò a guardarlo “volevo chiederti scusa.” James non capì, quindi si limitò ad aggrottare le sopracciglia mentre l’altra arrossiva
“Per cosa dovresti scusarti? Ero io l’idiota che non ti dava mai pace!” risero
“Il giorno in cui ti ho urlato contro, quando ti ho detto quella cosa sui capelli.” arrossì ancora di più
“Eri arrabbiata, avevo fatto il gradasso, non devi scusarti.”
“Ma ti ho paragonato a Piton!” disse “Ti ho detto che eravate uguali, ma non è così. Non potrebbero esserci persone più diverse.” James sorrise e fu come liberarsi di un macigno: da quando – all’inizio dello scorso anno – Lily gli aveva rivolto quelle parole, un enorme peso sembrava gravargli sul cuore. Il fatto che lei pensasse che James potesse essere viscido ed ipocrita come Mocciosus gli aveva fatto effetto come poche altre cose nella vita
“Grazie a quelle parole sono cresciuto, Lily. Mi sono reso conto che mi sentivo troppo al di sopra degli altri e ho deciso di scendere dal piedistallo.” spiegò “Non ti mentirò…” decise di essere sincero “quelle parole mi hanno fatto male. Mocc-” si interruppe “Piton” continuò correggendosi “non faceva altro che frequentare puristi, provare incantesimi di Magia Oscura… e poi stava con te come se nulla fosse. Non facevo altro che chiedermi come si sarebbe comportato se uno dei suoi amici ti avesse attaccata; mi chiedevo se ti avrebbe difesa o se si sarebbe salvato la faccia agli occhi dei presenti rinnegandoti, e poi ho avuto la mia risposta.” gli occhi della rossa si inumidirono, ma non c’era verso che James si fermasse in quel momento “Il solo pensiero di rivolgerti parole del genere mi disgusta. Non ci riuscirei neanche sotto tortura. E sapere del legame d’amicizia che avevi con lui lo rende se possibile ancora più imperdonabile.” concluse. Seguirono alcuni secondi di silenzio, poi James aggiunse “Accetto le tue scuse, Evans.” sorrise e lo stesso fece lei.
***
Stava assistendo al forse ancora inconsapevole flirt dei suoi genitori da pochi minuti quando decise che per lui e Ron si era fatto troppo imbarazzante rimanere lì a fissarli senza dir nulla, quindi afferrò il braccio del proprio amico e scappò via. Si spostarono nel loro dormitorio e lì Harry approfittò del fatto che fossero soli per esporre a Ron la sua idea
“Credo che dovremmo dirgli che sappiamo dell’Ordine.”
“Sei impazzito?” gli venne risposto “Finalmente si fidano di noi e tu vuoi dirgli di conoscere” abbassò la voce a un sussurro “il più Segreto Ordine che esista?”
“Non credo che sia il più segreto dato che noi lo conosciamo.” rispose imitando lo stesso tono, ma poi tornò serio “Senti, ho bisogno di credere che tutto questo stia accadendo per una ragione. I maghi e le streghe non viaggiano nel tempo come se niente fosse. Cerco di non pensarci perché poter conoscere i miei genitori e poter rivedere Sirius è la cosa più bella che mi potesse capitare, ma sento che potrei impazzire se non capissi perché sta succedendo tutto questo. Così ho iniziato a pensare: abbiamo avuto la prova che mio padre e gli altri se la cavano piuttosto bene nel combattimento.” Ron rise
“Già, direi davvero piuttosto bene.”
“E Silente li ha incaricati ufficialmente di addestrarci. Quindi potrebbe essere questa la ragione: prepararci per combattere contro Voldemort.” fece una pausa “Non dire ad Hermione che l’ho detto,” continuò “ma io credo nella Profezia, Ron. Quella secondo la quale solo io posso sconfiggerlo. Ma credo anche che prima mi sarebbe stato impossibile. Non solo perché non mi addestravo nel duello come sto facendo adesso, ma anche per tutto il resto…” lasciò l’argomento sul vago, sperando che Ron capisse che si riferiva al suo stato d’animo e quanto la morte di Sirius lo avesse destabilizzato per non farlo più riprendere. “Hai visto com’erano abbattuti dopo aver perso la Mappa?” chiese riferendosi ai Malandrini
“Mi stupirebbe il contrario!” rispose Ron “Era un oggetto fantastico, sai bene quanto ci sia stato utile.”
“Credo che loro la usassero per tenere d’occhio le persone di cui non si fidano.” espose “E noi sappiamo bene che ci hanno preso, giusto? Conosciamo i nomi dei mangiamorte.”
“D’accordo, e allora? Non è che adesso puoi andare lì e dirgli di sapere per certo che quei bastardi diventeranno mangiamorte.”
“Lo so,” rispose “ma se gli dicessimo dell’Ordine inizierebbero ad includerci nei loro piani, a rivelarci i loro sospetti, ci spiegherebbero cosa fare e come comportarci. Vorrei ricordarti che ogni volta che abbiamo sospettato di qualcuno, alla fine si è rivelato tutto l’opposto.” e poi prese a contare con le dita della mano “Il professor Piton, quando in realtà era Raptor; Draco e poi Hagrid quando era Ginny; Igor Karkaroff invece di Barty Crouch junior.”
“Okay, ho capito.” si imbronciò il rosso
“Sirius e tutti gli altri sembrano vederci giusto, invece.” riprese “Ho bisogno di loro, Ron.” lo supplicò “Ho bisogno della guida di mio padre e di quella di Sirius, fintanto che posso averla.” l’amico sospirò
“Sapevi già che non ti avrei fermato quando hai iniziato questa discussione, quindi perché mi guardi così?” Harry sorrise
“Ma sei d’accordo, vero?”
“Sinceramente non lo so, amico. Tra noi tre io sono il meno esperto nei viaggi nel tempo.” incrociò le braccia e mise il broncio, ancora offeso per essere stato lasciato indietro durante l’evasione di Sirius “Ma se sei così sicuro, okay.” disse “Sia chiaro, però, non ci muoviamo se prima non ne abbiamo parlato con Hermione.” Harry annuì.
***
Quello stesso giorno, non appena finita la sessione d’allenamento, i Malandrini furono costretti a separarsi e – invece di andare a cena e poi a letto – si diressero ognuno alla propria punizione. Gli inchini che avevano seguito lo scherzo di Halloween, infatti, valevano come un’ammissione di colpevolezza ed i professori non si sarebbero potuti esimere – anche se James sospettava che lo avrebbero voluto – dal punirli.
A lui toccò pulire tutti i pavimenti dei sotterranei ad esclusione – per fortuna o purtroppo – della Sala Comune Serpeverde. Il tutto, ovviamente, senza magia: la McGranitt se n’era assicurata sequestrandogli la bacchetta, e mentre passava lo straccio sui pavimenti sudici o la pezza sui banchi imbrattati di strani liquidi appiccicosi nell’aula di Pozioni, non faceva altro che ripetersi “Ne è valsa la pena, ne è valsa la pena.”
Arrivato a un certo punto perse la cognizione del tempo; si era ritrovato a pensare a diverse cose: il Campionato di Quidditch, la guerra contro Voldemort, l’Ordine ed i suoi genitori, l’arrivo di Harry, Ron ed Hermione, ed ovviamente a Lily; lui pensava sempre a Lily: ai suoi occhi, i capelli, il modo in cui con lei riusciva a rilassarsi e divertirsi; fare i compiti di Pozioni non era così male, se ad aiutarlo c’era lei. Ripensò a quel pomeriggio e alla loro conversazione e prese a chiedersi se Harry e Ron fossero andati via per lasciarli soli, ma sapeva solo che ne era stato estremamente grato in quel momento.
Finalmente, passò lo straccio nell’ultimo angolo sporco del corridoio e poté riporre l’attrezzo nello sgabuzzino. Stava lasciando i sotterranei quando la puzza lo raggiunse prima della voce di Regulus
“Finito con le pulizie, Elfo?” rise da solo per quella che doveva essere una battuta, James si voltò curvando le labbra in un ghigno sperando che con quello riuscisse a nascondere il fastidio che il Serpeverde gli procurava
“Ti ringrazio, Black.” disse “Mi hai appena ricordato perché finire in punizione ne valesse tanto la pena.” anche Regulus rise, di una risata bassa e gutturale che non aveva nulla di divertito
“Come sta il mio caro fratellone?” cercò di provocarlo, ma James non glielo permise
“Sirius non è mai stato meglio. Tu, invece…” passò a commiserarlo “immagino che non vedi l’ora che inizino le vacanze per ricevere gli amorevoli abbracci della mamma.”
“Tipico di un Grifondoro pensare che gli abbracci materni siano tutto. Dimmi: fate tutti così? O sono solo i Potter a raccattare cani randagi per strada?” James rise divertito, Regulus non aveva idea di quanto quelle parole fossero azzeccate
“Solo i cani più belli.” gli rispose. Poi si voltò e riprese a camminare “Continua pure ad insultare me o Sirius, ti farà solo rendere conto ti quello che hai perso.”
“Lui resterà per sempre un Black!” gli urlò l’altro alle spalle “Non sarà mai un Potter. Non sarà mai tuo fratello.” James si voltò a guardarlo senza neanche provare a mascherare il proprio disprezzo
“Tu non hai il diritto di chiamarlo in quel modo, e non mi interessa quello che dici o che cognome abbia Sirius. Non sono queste le cose importanti.”
***
Il giorno stesso in cui lo disse a Ron, Harry dichiarò ad Hermione la sua intenzione di parlare ai Malandrini dell’Ordine; l’amica si dimostrò d’accordo, perciò, la mattina seguente, Harry si svegliò deciso a parlare con tutti loro. Appena alzati dal letto, tuttavia, fu subito palese quanto James fosse di malumore, quindi la volontà di Harry iniziò a vacillare.
Si svegliarono come sempre all’alba, ma dal momento che due giorni dopo avrebbero avuto la prima partita del Campionato, invece di andare a correre si diressero verso il Campo da Quidditch con il resto della squadra. Il loro Capitano li sfinì in ogni maniera possibile ed inimmaginabile, tanto che a un certo punto Harry cercò l’aiuto di Sirius
“Fa sempre così?” chiese con il fiato corto ed il sudore che gli imperlava il viso “O è solo perché ha la luna storta?”
“Allora te ne sei accorto.” sospirò il padrino “James fa sempre così poco prima di una gara, rassegnati.” gli disse “Ma anche io ho notato che oggi è strano.”
“Ieri pomeriggio io e Ron l’abbiamo lasciato da solo con Lily.” sorrise Harry “Pensavo che questo l’avrebbe mantenuto allegro almeno per i prossimi due anni.” Sirius rise a gran voce
“È così tanto ovvio!” disse, ma poi tornò serio “Dev’essere successo qualcosa mentre era in Punizione.” ma prima che potessero anche solo ipotizzare cosa fosse successo, James gli si avvicinò arrabbiato
“Forza, ragazzi! Non siamo venuti qui per battere la fiacca! A lavoro!”
 
Arrivarono a lezione più sfiniti che mai: si erano allenati per ore e James non sembrava neanche accennare a recuperare il suo solito buonumore. Harry seguì le spiegazioni dei professori come meglio poteva, ma la testa l’aveva altrove, pensando al modo migliore per dire a suo padre tutto ciò che doveva.
Durante la pausa pranzo, tutti loro provarono a capire cosa avesse il Potter: Remus raccontò di come aveva dovuto inventariare ogni singolo materiale del professor Lumacorno, Peter di tutte le erbacce che aveva dovuto sradicare nei pressi della Serra numero tre e infine Sirius di come – nonostante avesse usato tutto l’olio di gomito che poteva – la tavolata Serpeverde continuasse a puzzare
“A te come è andata, Ramoso?” gli chiese il migliore amico, James sollevò per la prima volta gli occhi che teneva corrucciati verso il proprio piatto per guardare quelli grigi del compagno, ma si limitò ad un’alzata di spalle.
***
James ci stava davvero provando a farsi passare il malumore, quel giorno, ma la sensazione di fastidio che gli si era appiccicata addosso dall’incontro con Regulus proprio non riusciva ad andare via. Si sfogò sul Quidditch, cercando di ricordarsi che sfiancare troppo la propria squadra a due giorni dalla partita non sarebbe stato l’ideale, e poi provò a concentrarsi sulle lezioni per non pensare ad altro, ma nulla di tutto ciò riusciva a farlo rilassare. Solitamente, quando si ritrovava di malumore, il perfetto rimedio era una corsa frenata nella Foresta e una bella chiacchierata con Sirius. Quella volta, però, il tempo per la corsa non l’aveva avuto e soprattutto parlare con Sirius non era possibile. Quindi continuò a fare quel che doveva in maniera meccanica, come seguire le lezioni ed allenare i suoi amici nel duello, in attesa che potesse sgattaiolare nella Foresta e finalmente correre.
L’occasione gli si presentò dopo circa un’ora di addestramento “Continuate voi,” disse “stamattina non abbiamo corso e vorrei farlo ora.” Sirius, che sapeva bene che quello era il suo modo per sfogarsi, gli sorrise ed annuì.
Si addentrò tra gli alberi di solo pochi passi prima di iniziare a correre: fece qualche metro a velocità moderata e poi accelerò; aumentò la falcata e lasciò che la testa si liberasse: lasciò fluire tutta la rabbia e l’amarezza che provava, tutta l’ansia ed il disprezzo che aveva in corpo. Corse più che poté, aumentando sempre di più, ritrovandosi a compiere balzi enormi per evitare questa o quella radice. Stava correndo ormai al massimo della sua velocità, ma non aveva intenzione di fermarsi, quindi cercò di superare sé stesso e il limite delle proprie gambe quando queste divennero zampe. James non si era mai trasformato in movimento, ma la cosa non lo preoccupò: percepì i vestiti strapparsi, le ossa modellarsi e le corna e la pelliccia venir fuori. Ai piedi si sostituirono gli zoccoli ed i suoi occhi iniziarono a percepire la Foresta in maniera diversa. Prese un’ampia boccata d’aria ed aumentò ancora lanciando al massimo i propri muscoli. Galoppò e galoppò ancora fino allo sfinimento, fino a quando non sentì la testa più libera ed il cuore più leggero.
***
Da quando suo padre era andato via erano passate due ore. Guardando il cielo sempre più scuro, Sirius suggerì di ritirarsi affermando che si erano allenati più che abbastanza, quel giorno.
“E James?” chiese Harry “Non lo aspettiamo?” il suo padrino guardò in direzione della quale era sparito l’amico prima di rispondere
“Conoscendolo starà ancora correndo. Ci raggiungerà.” avevano compiuto solo qualche passo quando Harry si fermò
“Andate voi,” disse “io vorrei esercitarmi con Artis Tempurus ed è meglio che non ci sia nessuno in giro, in caso non riesca a controllarlo.” gli altri esitarono, ma poi ripresero a camminare
“Sta attento.” si raccomandò Hermione. Poco dopo era rimasto solo.
Si stava esercitando da circa una dozzina di minuti quando percepì un fruscio tra gli alberi. Interruppe l’incantesimo e guardò meglio: era un cervo. I suoi occhi si spalancarono e ci mise qualche istante per capire che un normale cervo non si sarebbe mai avvicinato al fuoco, quindi doveva per forza essere suo padre. Aveva sperato che tornasse prima della fine del proprio allenamento, forse per chiedergli consigli, forse per vedere se il suo umore era cambiato e in caso provare a parlargli. Certo non si aspettava di vederlo sotto quella forma.
Prima che potesse chiedersi se fosse la mossa più giusta da fare, se avrebbe funzionato o se sarebbe semplicemente apparso come un idiota, Harry si accosciò e fece apparire una bacinella d’acqua
“Ciao, bello.” fece a suo padre come fosse un normalissimo animale selvatico “Sembri assetato.” quello era vero, il torace di Ramoso si abbassava ed alzava ad una velocità elevata e tutto il suo corpo era cosparso di sudore. Il cervo prese ad avvicinarsi; gli occhi intelligenti fecero capire ad Harry che era circospetto. Il mago era sicuro che anche suo padre stesse sfruttando l’occasione per osservare una persona di cui ormai si fidava, ma verso la quale nutriva ancora qualche sospetto.
Stava bevendo da qualche secondo quando Harry provò a sollevare una mano verso il suo muso; James prese a osservarlo, ma lo lasciò fare. Non appena la sua mano toccò la pelliccia nocciola, il mago emise un sospiro. Ripensando al malumore di James, gli venne in mente la prima volta che aveva accarezzato Fierobecco: era consapevole di starsi approcciando con un essere intelligente che avrebbe potuto staccargli la mano se solo gli fosse passato per la testa.
“Dev’essere bello poter correre libero per la Foresta.” gli disse “Vorrei poterlo fare.” continuò sincero. Accarezzò il manto dell’animago per un po’ prima di riprendere a parlare “C’è una cosa che vorrei dire ai miei amici… be’, ad alcuni ragazzi che ho conosciuto da poco, ma che mi piace chiamare amici.” lo sguardo del cervo si fece più intenso “Ma ho paura che ricominceranno a sospettare di me, Ron ed Hermione.” sospirò “Il fatto è che siamo molto più coinvolti nella guerra in corso di quanto loro credano…” disse, e gli occhi di Ramoso gli rivelarono che suo padre stava alzando sempre più la guardia “ho detto loro che non ho idea di come io sia finito qui ad Hogwarts, ed è la verità,” continuò per cercare di farlo rilassare almeno un po’ “ma anche se ignoro il come, mi sono fatto un’idea ben precisa del perché io sia arrivato qui.” sospirò, ancora indeciso se rivelargli anche della Profezia, oltre che dell’Ordine “Immagino che parlarne con un cervo sia strano…” e nel frattempo pensò che se poi quello si fosse davvero rivelato essere un cervo sarebbe stato da pazzi “il fatto è che c’è una Profezia.” decise alla fine “Una Profezia su me e Voldemort.” non c’era verso che a quel punto, se anche Harry avesse fatto un gesto brusco, James fingesse di scappare via come fosse un normalissimo animale, quindi da che era in ginocchio, si buttò seduto all’indietro poggiando i palmi per terra “Solo quest’estate il mio padrino è morto per proteggerla.” gli vennero le lacrime agli occhi, ma le ricacciò via “A quanto pare sarò io a dover dare il colpo di grazia a Voldemort.” rivelò “Ma come posso?” chiese all’animago con ancora gli occhi bagnati “Non ne sono capace, come posso reggere un simile peso? James… Sirius, Remus, Lily. Loro sì che sono forti, e credo che sia questa la ragione; il motivo per cui Silente ci ha affidati a loro: per prepararci…” si interruppe “per prepararmi a quello che dovrò fare.” James, davanti a lui, aveva ancora il muso vicino alla ciotola d’acqua, ma lo osservava con sguardo serio. Era bloccato in una strana posizione, come se non volesse muoversi per paura che Harry smettesse di raccontare “E poi,” riprese Harry “c’è il fatto che conosco l’Ordine. Un ordine Segreto con la S maiuscola. Se gliene parlassi potrebbero credere che stia cercando di estorcergli informazioni.” si arruffò i capelli già naturalmente di loro spettinati “Non lo so,” ammise “non so che fare. Come faccio a dirgli che il mio padrino era un membro dell’Ordine senza che pensino che stia mentendo? Vorrei potermi confidare ma… ho paura.” ammise alla fine senza – ovviamente – aspettarsi una risposta. In qualche modo però la ottenne: lo sguardo di Ramoso si addolcì, sollevò la testa e fece qualche passo cauto verso di lui; avvicinò il muso al suo viso e lo strusciò sulla sua guancia. Harry era del tutto impreparato a quella mossa, ma ne fu immensamente grato. Sollevò le mani e abbracciò il collo dell’animale
“Allora mi hai ascoltato…” sussurrò rilassandosi. Poi, il cervo si sollevò, ruotò su sé stesso e sparì dentro la Foresta.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Harry era come lui. James non fece che pensare a questo mentre si addentrava una seconda volta nella foresta, tornava in forma umana, faceva apparire dei vestiti e poi tornava verso il Castello. Harry Dursley era un ragazzo sulle cui spalle era poggiato un peso troppo grande per la propria giovane età. Si fingeva forte, ma in realtà aveva paura.
Quella sera a cena e poi per tutto il giorno successivo prese ad osservarlo. Era dai primi giorni di scuola che non lo studiava così attentamente, gli diede più di un’occasione per confidarsi, ma lui non la colse mai.
Non erano previsti allenamenti di Quidditch, quel giorno. L’indomani avrebbero avuto la loro prima partita ufficiale e James non voleva affaticare la squadra, ed anche l’allenamento nella Foresta – per la stessa ragione – quel pomeriggio fu piuttosto leggero. Tra le risate e gli incantesimi, James continuava a scrutare Harry: il mago si impegnava assiduamente, migliorandosi giorno dopo giorno. Sapendo cosa gli passava per la testa era chiaro che lavorasse più che poteva per migliorare quanto possibile gli incantesimi sui quali si esercitavano. Guardandolo, James ricordò l’esatto momento in cui, il giorno prima, l’animago aveva finalmente dato una spiegazione a tutti gli atteggiamenti sospetti di Harry e tutto a un tratto fu come guardarsi allo specchio, e non solo per la strabiliante somiglianza: Harry era sospettoso come lo era James, faceva fatica a fidarsi ed era in collera con il mondo, terribilmente arrabbiato per le circostanze senza che potesse fare nulla per cambiarle.
Gli aveva detto di essere il protagonista di una Profezia che riguardava anche Voldemort, sicuramente quello era un argomento che James avrebbe approfondito, ma per il momento decise di concentrarsi sulla parte in cui il ragazzo gli aveva rivelato di non essere pronto; che uno qualsiasi di loro sarebbe stato più adatto di lui. Harry sapeva bene che prima o poi avrebbe dovuto fare la differenza, ma al livello attuale era convinto che avrebbe fallito peggiorando solo le cose.
Da quel giorno, decise, James si sarebbe impegnato di più con lui, rendendolo imbattibile e sicuro di sé. Che poi la Profezia fosse vera o no poco importava: Harry Dursley era un nemico di Voldemort ed un membro dell’Ordine e adesso aveva bisogno di lui.
***
La mattina della partita Harry si svegliò con facilità estrema. Era sempre carico di adrenalina prima di un incontro, ovviamente se al primo anno l'ansia lo divorava, questa ormai era del tutto svanita. In realtà la colazione che precedeva la partita lo metteva sempre di buon umore.
Si sedettero al tavolo dei Grifondoro e, come al solito, l'unica differenza era rappresentata dal fatto che Harry, Ron, James e Sirius stessero indossando le divise da Quidditch invece della classica tunica. Come sempre Ron riempì il proprio piatto di uova e salsicce, mentre Harry si limitò al succo di zucca e pane tostato: voleva tenersi leggero prima della partita. James doveva aver pensato la stessa cosa, bevve il succo tutto d'un sorso e addentò in fretta il pane.
"Va bene!" esclamò suo padre ad appena due o tre minuti da quando si erano seduti "Io e Susie andiamo a prepararci" Ron aggrottò le sopracciglia
"Chi è Su-"
"Non glielo chiedere!" tentò troppo tardi di interromperlo Remus
"Vedi," rispose affranto Sirius "il nostro James ha un grave disturbo mentale" disse dando una pacca sulla spalla dell'amico "che lo ha portato a dare un nome al suo manico di scopa." James spalancò la bocca indignato
"Susie non è solo un manico di scopa!" affermò risentito "Lei è la mia signora, la mia partner! Siamo fatti l'uno per l'altra ed è per questo che lei non permette a nessuno tranne me di toccarla!"
"Lei?" rise Sirius
"Adesso vogliate scusarmi ma Susie ha bisogno di una lucidatina." si avviò verso l'uscita incrociandosi con un confuso Corvonero che aveva sentito l'ultima parte di conversazione.
"Di chi stava parlando?" chiese il ragazzo a Sirius
"Della sua ragazza." rispose tranquillo lui.
Poco dopo l'intera squadra Grifondoro si ritrovava negli spogliatoi, erano tutti già pronti, riuniti a cerchio attorno al loro Capitano. James reggeva in mano la sua Nimbus 1500, o meglio ‘la sua Susie’, ed effettivamente il manico splendeva per quanto era stato lucidato. Fortunatamente la McGranitt era riuscita a rimediare dei manici anche ad Harry e Ron, erano buone scope anche se non alla pari della Firebolt.
"Molto bene, ragazzi." iniziò a dire James "Il momento è arrivato, la prima partita della stagione." disse solenne "So benissimo quanto impegno ci avete messo. Ognuno di voi ha volato con me in tutte le condizioni, ogni volta che ve l'ho chiesto." Harry annuì commosso, per un Capitano parlare alla squadra prima della partita era un classico, ma James sembrava nato per quello: i suoi occhi bruciavano di passione mentre parlava, quasi più di quando volava o di quando combatteva. "Vi siete impegnati ed avete superato voi stessi! Comunque vada là fuori, siate consapevoli che avete fatto tutto ciò che era possibile fare. Quando entreremo in campo voglio che ognuno di voi abbia la piena consapevolezza di poter prendersi la vittoria." era molto incoraggiante, iniziava a capire da dove provenisse il desiderio di fare il professore "Non voglio vedervi divorati dall'ansia perché conosco le vostre capacità," continuò James "e adesso voglio solo che le dimostriate a tutti." sorrise e aggiunse "Andiamo ad insegnare a Corvonero chi comanda".
Harry stava per seguire il resto della squadra che si posizionava appena fuori dagli spogliatoi in attesa che l’arbitro li annunciasse, quando James lo richiamò
“Mi dispiace averci messo tanto, ma i miei genitori sono riusciti a mandarmela solo adesso.” da dentro un armadietto estrasse una Nimbus 1000 “Ti presento Teresa.” disse divertito “Era il manico che usavo fino a tre anni fa. Non sarà una Nimbus 1500, ma è veloce.” Harry sorrise raggiante mentre afferrava la scopa
“Grazie!” disse a suo padre, lui gli diede una pacca sulla spalla
“Non dirlo nemmeno. E ora andiamo!”.
I Grifondoro marciarono in campo estremamente carichi. Anche Ron – che aveva sospirato fino all'arrivo in spogliatoio – camminò spavaldo e a testa alta. Inforcarono le scope e si schierarono in cerchio attorno all'arbitrio. Harry si portò come previsto qualche metro sopra il resto della squadra mentre Ron dietro di lui prendeva posto agli anelli. Mentre l'arbitro faceva le solite raccomandazioni, Harry portò lo sguardo sul cercatore avversario ed il ragazzino, poco più giovane di lui, dai capelli biondi e ondulati gli parve familiare. Non appena il Corvonero gli sorrise ammiccante Harry soppresse una risata, lo aveva riconosciuto, era il giovane Allock.
Il fischio d'inizio seguì subito dopo, la Pluffa fu lanciata in aria e i bolidi liberati. James agguantò la Pluffa con una velocità inaudita, simile più a quella di un cercatore che di un cacciatore. Come suo solito, Harry se la prese comoda: osservò la partita mentre teneva d'occhio i lampi di luce dorata che gli indicavano la presenza del Boccino che già saettava per il campo.
In pochi secondi James, con il possesso palla, si era portato in quota, oltre gli anelli, aveva compiuto un veloce semicerchio verso la metà campo avversaria senza mai smettere di tenere d'occhio i compagni di squadra. Aveva creduto che suo padre volesse segnare, invece, aveva attratto l'attenzione su di sé mentre un altro cacciatore si avvicinava agli anelli dalla parte opposta. Almeno una ventina di metri separavano i due Grifondoro, ma James riuscì nel passaggio imprimendo maggiore potenza alla Pluffa con una capriola in sella alla scopa effettuata tra l'altro con entrambe le mani sulla palla. Grifondoro ebbe il tempo di segnare tre volte prima che Corvonero prendesse anche solo il possesso palla. Uno dei goal era stato segnato da James, preso di mira da un bolide poco prima di tirare. Il Potter non aveva nemmeno dovuto curarsene perché Sirius gli era sfrecciato accanto respingendo il Bolide con un colpo di mazza.
Harry trattenne il fiato mentre un giocatore avversario saettava tra i Grifondoro diretto agli anelli. Il Corvonero eseguì un tiro ad effetto, per nulla facile da parare. Harry si trovò a fissare Ron negli occhi trovandolo pronto, il suo migliore amico si lanciò verso uno degli anelli laterali, per intercettare la Pluffa si lasciò cadere dalla scopa restando ancorato ad essa con l'incavo del ginocchio.
"Bravissimo, Ron!" gridò James volandogli accanto.
Harry aveva intercettato il Boccino già due o tre volte, non si era lanciato all'inseguimento solo per dare ai Grifondoro l'opportunità di giocare la partita. Allock sembrò accorgersi in quel momento della presenza della palla dorata perché prese a volare dietro di essa, era comunque troppo distante perché rappresentasse una minaccia, cosicché Harry poté osservare un'ultima azione dei due Malandrini prima di intervenire: mentre James avanzava con la Pluffa salda in mano, uno dei battitori avversari gli sparò contro un bolide a distanza ravvicinata. Sirius era pronto con la mazza, ma James gli rivolse un'occhiata veloce; puntò i piedi sulla scopa e spiccò un salto. Il bolide passò indisturbato sotto il corpo di James e fu intercettato da Sirius proprio mentre James atterrava sulla sua scopa e si capovolgeva per consentire al Bolide di raggiungere lo stesso battitore Corvonero. Senza girarsi, James saettò tra i giocatori avversari fino a mettere la Pluffa in anello con un colpo di coda della scopa mentre tornava a volare in posizione normale.
Con questo goal erano cinque a zero; Harry intercettò nuovamente il Boccino mentre cambiava direzione confondendo Allock. Tenendolo a vista con la coda dell'occhio, sfrecciò quindi verso Gilderoy: era il modo migliore per accorciare la distanza con il Boccino senza che Allock lo intercettasse. Harry, poi, cambiò direzione rapidissimo mentre il Boccino decise di farsi inseguire in picchiata. Non era una novità per Harry che lo strinse tra le mani ad un metro da terra.
Grifondoro esplose in un ennesimo applauso, più fragoroso del solito. La cattura del Boccino avveniva in contemporanea al settimo goal Grifondoro, Corvonero aveva tentato diversi tiri, ma tutti erano stati parati da Ron. La partita si concludeva 220 a 0, gli stessi Corvonero – appena atterrati – non potettero che complimentarsi sinceramente con James, ma il Capitano era sopraffatto dall'abbraccio di tutti i compagni di squadra. Non appena riuscì a divincolarsi, James si levò in piedi sulla scopa passando in rassegna la tribuna e auto acclamandosi re del Quidditch tra le ovazioni di gioia.
***
James era in preda alla totale euforia mentre il suo sguardo festante intercettava quello di Lily. Trasalì, non potendo fare a meno di pensare di esserle sembrato arrogante con quell'esultanza e imbarazzato si passò una meno tra i capelli ridacchiando mentre atterrava come tutti. La rossa, però, gli sorrise e, con sommo piacere di James, gli andò incontro mentre lui scendeva dalla scopa.
"E va bene!" esclamò lei "Sarai anche il re del Quidditch, Capitano." disse con un finto inchino "Ma scommetto che ti batterei in qualsiasi sport babbano."
"È una vera scommessa, Evans?" la provocò lui "Molto bene." disse tendendole la mano "In onore della nostra vecchia rivalità e della mia rinomata arroganza, se vinco io tu uscirai con me."
"D'accordo, Potter." fece lei "Ma se vinco io, be’..." disse accarezzandosi il mento come per pensare "direi che tu dovrai farmi cavalcare la tua scopa." i due si guardarono negli occhi mentre Lily diventava rossa in volto come di capelli per il doppio senso che James finse di non cogliere.
"Ci sto!" disse stringendole la mano
"Domani a mezzogiorno." dichiarò lei solenne, poi sorrise "E ora fammi abbracciare il campione!" James non poté fare a meno di esplodere in un enorme sorriso, ma Lily lo superò ed andò ad abbracciare Sirius mentre tutti scoppiavano a ridere.
 
Dalla fine della partita fino al giorno dopo, James non smise per un solo secondo di sorridere. L’allenamento aveva dato i suoi frutti mandando Grifondoro in cima alla classifica cui seguivano Tassorosso, Serpeverde e Corvonero. Tutti i membri della squadra si erano dimostrati veloci e coordinati come negli allenamenti e per i propri avversari non c’era stata speranza. Vedere tutte le parate di Ron ed il modo in cui Harry aveva afferrato il Boccino lo convinse ancora di più di aver fatto la scelta giusta prendendoli in squadra, rendendolo orgoglioso di tutti loro, titolari e non. Prima in Sala Grande e poi in Sala Comune, i festeggiamenti erano durati a lungo, ma – sebbene James fosse tirato in continuazione a dritta e a manca dai suoi compagni di Casa – per tutto il tempo il Capitano aveva in testa una sola cosa: la scommessa con Lily. Quella, sommata alla strabiliante vittoria appena ottenuta, faceva sentire James felice come non mai. Non gli importava neanche di vincere, si ritrovò a pensare, gli bastava poter passare un pomeriggio a giocare con lei.
A mezzogiorno, quindi, puntuale come non mai, James si fece trovare al campo da Quidditch, dove Lily gli aveva detto che avrebbero giocato
“Hai fatto male a lasciare che fossi io a scegliere lo sport con cui gareggiare, Re del Quidditch.” palesò in quel modo la sua presenza, Lily; James rise
“Ho voluto darti un vantaggio!” le rispose mentre veniva raggiunto al centro del campo. Lily ghignò mentre gli lanciava un oggetto in legno plastificato
“Le regole del tennis sono molto semplici.” gli disse mentre al centro del campo faceva apparire una rete e disegnava delle linee sul prato. James ascoltò la sua spiegazione molto attentamente e la osservò mentre gli spiegava come muoversi per il dritto e per il rovescio, poi si mise in posizione ed attese che Lily facesse partire il gioco. Ci volle qualche passaggio per far capire a James la tecnica migliore per prendere la palla con la racchetta e rispedirla alla rossa, ma solo quando iniziò ad ingranare e a prendere più colpi di quanti ne mancasse, capì che fino ad allora Lily si era solo scaldata. James aveva appena segnato il suo primo punto, subito seguito da una danza d’esultanza, quando, ridendo, la rossa disse
“D’accordo, te lo concedo: stai iniziando a capire come si gioca. Che ne diresti se iniziassimo a fare sul serio?” si scambiarono uno sguardo carico di sfida “Si arriva a undici punti.”
“Che vinca il migliore.”
Giocarono all’incirca per un’ora: complimentandosi a vicenda per le battute prese bene, ma soprattutto insultandosi per i colpi andati male.
“Scusate tanto, Vostra Maestà,” lo schernì per l’ennesima volta Lily dopo aver rispedito una palla troppo veloce per permettere a James di prenderla “volete riposarvi, per caso? Sembrate stanco.”
“Ti sto solo lasciando un po’ di vantaggio!” la fece ridere. A James, quello sport, non piaceva particolarmente: probabilmente perché – sebbene non fosse escluso farlo – si correva troppo poco, eppure stava amando quella partita.
Non appena Lily segnò l’ultimo punto, James si beò della visione di lei che saltava eccitata per la vittoria. Si sciolse i capelli e prese ad avvicinarsi a James continuando a decantare le proprie gesta in una sua non troppo celata imitazione.
Quando lo raggiunse, il Potter si buttò di schiena sull’erba
“Mi hai distrutto.” piagnucolò, Lily prese a guardarlo negli occhi dall’alto al basso “Ora dovrei iniziare a chiamarti Regina del Tennis?” l’altra rise
“Non è una cattiva idea…” si mise un dito sul mento pensierosa per poi – riprendendo a fare l’imitazione di James – dire: “d’altronde… sono la migliore! Nessuno può battermi!!” mise anche i muscoli delle braccia in mostra come aveva fatto lui il giorno prima. James si alzò ridendo
“Va bene, va bene, bella imitazione.” le disse “Ma prova a farlo in piedi su una scopa volante e poi ne riparliamo!” Lily rise maligna
“Oh, tranquillo, ne avrò l’occasione quando salirò su Susie.” James diventò di colpo serio facendo esplodere la risata dell’altra
“D’accordo, ti ho dato la mia parola e la rispetterò.” disse solenne chiudendo gli occhi e mettendosi una mano sul cuore “Ma sia chiaro:” la guardò fisso ed in modo serio “la monti solo con me accanto.”
“Non mi aspettavo niente di diverso, Potter.”
***
Il giorno prima della partita, Harry non se l’era sentita di parlare dell’Ordine ai Malandrini: temeva di distrarre Ron, Sirius e James – sebbene a quest’ultimo lo avesse già detto – dall’incontro del giorno dopo, ma soprattutto aveva paura di distrarre sé stesso. Ad ogni occasione datagli da suo padre, quindi, Harry aveva cambiato discorso.
La partita, poi, era andata benissimo, forse – tra l’ilarità di trovarsi Allock come avversario e l’avere James, Sirius e Ron come compagni di squadra – fu la migliore mai giocata da Harry.
Quel giorno, essendo sabato, le lezioni si erano concluse prima di pranzo. Si trovavano in Sala Grande quando il gruppo fu raggiunto da James e Lily di ritorno dalla scommessa. Harry sospirò: era arrivato il momento.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


“Com’è andata?” chiese Sirius divertito non appena lui e Lily entrarono in Sala Comune, Lily rise
“Stracciato.” rispose orgogliosa.
Il gruppo si trovava davanti al camino, ma ben presto il chiasso dei loro compagni di Casa li spinse a trasferirsi nel dormitorio dei ragazzi per poter studiare con più tranquillità. Una volta usciti i libri, si sedettero per terra disponendosi in cerchio. Stavano scrivendo ognuno per conto proprio da un po’ quando, per l’ennesima volta, Harry si schiarì la gola. James sollevò lo sguardo nocciola su quello verde dell’amico e – di nuovo – lo trovò agitato. Inizialmente aveva imputato il suo stato alla pila di compiti assegnatogli loro dal professor Vitious, ma adesso iniziava a credere che il suo nervosismo fosse dovuto al fatto che voleva rivelare a tutti ciò che aveva detto a lui nella Foresta. Ovviamente, Harry non era consapevole di aver già spiegato tutto a James, ma questo volle comunque sorridergli incoraggiante, sperando che questo piccolo gesto lo tranquillizzasse. Il mago sospirò sonoramente e richiamò l’attenzione su di sé.
Le parole che usò non furono molto diverse da quelle che aveva rivolto a Ramoso: “Ricordate quando vi ho raccontato della morte del mio padrino?” iniziò, e continuò spiegando loro che faceva parte dell’Ordine della Fenice e della Profezia. Disse di sapere che anche loro facevano parte dell’Ordine e che credeva che fosse quello il motivo per cui Silente li aveva incaricati di addestrarli.
Le domande che gli furono rivolte non appena finito di parlare, ovviamente, furono infinite; Harry rispose come meglio poté, ma si accorsero ben presto che – come loro – anche Harry aveva molte domande senza una risposta
“Conoscete Silente, no?” disse mesto “È un grand’uomo e mi fido di lui, ma per molte cose è…” sembrò non trovare le parole
“Criptico.” lo aiutò Hermione “Sappiamo dell’Ordine solo da un anno,” continuò la stessa “ma a quanto pare siamo troppo giovani per sapere ogni cosa.” Ron sbuffò
“Già, non ci dicono mai niente! Dicono che ‘siamo ancora dei ragazzi’, mentre il nostro amico, qua,” indicò Harry “dovrebbe pure sconfiggere Voldemort.”
“Spiegami meglio questa cosa della Profezia.” parlò James per la prima volta, Harry inspirò prima di rispondere
“Esiste da quando sono nato. Solo l’anno scorso ho scoperto che i miei genitori sono stati uccisi da Voldemort in persona a causa di questa.” James lo scrutò attentamente
“Quindi non sei un natobabbano.” Harry si limitò a scuotere il capo, senza aggiungere altro. Fu Hermione a farlo per lui
“Quando si parla della nascita di Harry dobbiamo essere prudenti.” disse “Voldemort sa che Harry è ancora vivo e cerca ancora di ucciderlo.”
“Non abbiamo mentito su nient’altro.” si affrettò a chiarire Harry “A parte il sangue mio e di Ron.”
“Dursley è davvero il tuo cognome?” chiese Remus; Harry parve pensare a cosa dire, tacque per molto tempo prima di scuotere la testa
“È il cognome dei babbani che mi hanno cresciuto.”
“Harry!” lo redarguì Hermione, ma lui la tranquillizzò con un solo sguardo
“Vi ho detto la verità perché mi fido di voi.” disse “Ora vi prego, fidatevi voi di me e non chiedetemi il mio vero nome.” puntò lo sguardo deciso su James, il quale annuì.
***
Erano passati alcuni giorni da quando Harry aveva fatto quella rivelazione. Gli sguardi del gruppo erano stati per un po’ ancora scrutatori, ma in generale sembravo fidarsi; in particolare James sembrava tranquillo e gli altri lo seguivano “Che cosa avremmo fatto al posto loro?” aveva chiesto un giorno, e da allora non ebbero più problemi.
Le lezioni, gli allenamenti del Quidditch e i duelli nella Foresta, nel frattempo, continuavano e ben presto all’erba secca si sostituì la neve.
“È dall’anno scorso che teniamo d’occhio qualche studente sospetto.” venne rivelato un giorno al trio “Soprattutto Avery, Nott, Mulciber e Piton sono da non perdere di vista. È dall’anno scorso che hanno l’abitudine di lasciare i dormitori, la notte, per incontrarsi nella loro Sala Comune. Sono anni che proviamo ad infiltrarci lì, ma se le altre Case tengono al sicuro le proprie Parole d’Ordine, i Serpeverde sono peggio.” spiegò Remus
“E poi ci sono anche i fratelli Carrow e mio fratello Regulus.” aggiunse Sirius “I loro movimenti sono meno sospetti, ma stanno sempre insieme e una volta li abbiamo beccati ad esercitarsi nella Magia Oscura.”
“Più volte abbiamo notato che tutti quanti loro osservavano Silente e prendevano appunti. Come gli orari e gli spostamenti che compie di solito. Purtroppo, non abbiamo nulla di concreto, e non crediamo nemmeno che abbiano un contatto diretto con Voldemort, ma – ad eccezione di quella di Piton – le loro famiglie potrebbero.” si aggiunse James
“Sui Black posso garantire io.” intervenne di nuovo Sirius “Se ne vantavano in continuazione quando ancora abitavo a Grimmauld Place, ma il Ministero e l’Ordine non hanno in mano niente per poter fare un’ispezione.”
“Quindi come dovremmo muoverci?” chiese a quel punto Harry
“Riteniamo che il loro compito possa essere quello di reclutare altri studenti per la loro causa.” disse James “Senza la Mappa ci verrà molto più difficile…” aggiunse pensieroso ed Harry non poté fare a meno di sentirsi tremendamente in colpa per quello “quindi l’unica cosa che possiamo fare è tenere d’occhio chi vi abbiamo detto e vedere chi frequentano. Non sono stupidi e si assicureranno di essere in Sala Comune per parlare di certe cose con i loro compagni di Casa, ma non dobbiamo escludere che convincano anche membri di Tassorosso e Corvonero.”
“…e Grifondoro, James.” questi guardò gli occhi grigi del fratello “So che non ti piace pensare che un compagno possa tradirci, ma sarebbe da ingenui non guardarci introno anche in casa nostra.” Harry assistette alla scena con il cuore in pezzi: James aveva una fiducia spropositata della sua squadra, i Grifondoro, ed era chiaro dai suoi occhi che anche solo considerare quanto appena detto da Sirius gli costava caro. Harry spostò lo sguardo su Peter Minus: un traditore era seduto tra di loro, in quel momento; uno degli amici più stretti e fidati di suo padre li avrebbe traditi per mero opportunismo e nessuno avrebbe sospettato di lui se non quando Sirius fosse evaso.
“D’accordo.” disse a quel punto Harry, troppo debole per proseguire quella discussione “Allora stiamo attenti ai Serpeverde e a chi parla con loro.”
“Odio dover agire basandomi su dei pregiudizi,” fece Remus “ma non abbiamo altra scelta: chiunque parli con Piton, Nott, Avery, Mulciber, Carrow o Black è un potenziale nemico.”
***
Di nuovo, James avrebbe dovuto pensare ad altro: al Quidditch, a come allenarsi al meglio nel duello, agli incarichi di spionaggio affidatogli dall’Ordine, persino alla luna piena imminente. Eppure, i suoi pensieri erano rivolti solo ad una cosa: l’appuntamento che aveva con Lily perché lei potesse volare sulla sua scopa.
Avevano deciso che l’avrebbero fatto dopo gli allenamenti di Quidditch di James. Erano quasi alla fine quando Sirius gli si avvicinò in volo
“Ramoso,” lo chiamò, poi gli fece segno verso Remus e Peter in arrivo dagli spogliatoi. James aggrottò la fronte senza capire, ma Sirius aggiunse “dobbiamo parlare. Solo noi.” l’altro annuì, diede disposizioni alla squadra perché continuassero ad allenarsi senza di lui ed atterrò con Sirius vicino agli amici.
Una volta al sicuro tra le panche e gli armadietti degli spogliatoi, James non diede loro neanche il tempo di iniziare
“So già di cosa volete parlare, e c’è una cosa che devo dirvi. Non ho potuto farlo perché non siamo mai riusciti ad essere solo noi quattro.” spiegò, e poi iniziò a raccontare di quando Harry gli aveva parlato sotto forma di cervo. “Non aveva alcun motivo di mentire, non sapeva che ero io.” disse, gli altri sembrarono riflettere sulle sue parole per un po’ prima di annuire “E poi,” aggiunse James “chi potrebbe mai essere in grado di guardare negli adorabili occhioni di un cerbiatto e mentire?” iniziò a sbattere velocemente le palpebre con aria drammatica, gli amici risero e lo spintonarono
“D’accordo.” disse infine Remus “Devo dire che mi sento più tranquillo.” ammise, poi cambiarono drasticamente argomento:
“Nervoso per il tuo appuntamento con Lily, Ramoso?” lo spintonò ancora Sirius
“Non è un appuntamento.” si mise sulla difensiva “E se sono nervoso è solo perché ho paura per Susie.” Afferrò il suo manico ed iniziò ad accarezzarlo preoccupato, Sirius sbuffò mentre Remus e Peter alzavano gli occhi al cielo
“Senti un po’, continui a dire cazzate del genere per convincere noi o per convincere te stesso?” rise “Perché credimi, non stai riuscendo a fare nessuna delle due cose.” James aprì la bocca per rispondere, non sapeva neanche lui cosa, ma fu salvato dall’ingresso nella stanza della squadra da una parte e da Lily ed Hermione dall’altra
“Pronto, Potter?” James si ritrovò ad arrossire, soprattutto quando si rese conto di essere ancora abbracciato alla sua Nimbus 1500, l’altra rise “Sembrerebbe di no. Ti aspetto fuori.” concluse sorridente saltellando verso l’ingresso del Campo.
 
Quindici minuti dopo, James la raggiunse al centro del campo
“Era ora!” lo rimproverò, poi – quando James si fu avvicinato abbastanza – Lily poté notare i suoi capelli umidi “Mi hai fatto aspettare qui fuori con la neve per fare il bagno?” mise il broncio, ma James rise
“Credimi,” le disse “mi ringrazieresti se sapessi quanto ho sudato all’allenamento.” mentre si cambiava, il tempo era mutato: le basse nuvole che James aveva avvistato da lontano erano arrivate proprio sopra di loro e piccoli fiocchi di neve avevano iniziato a scendere leggeri da esse
“Credi che dovremmo preoccuparci per il tempo?” gli chiese Lily guardando in alto preoccupata
“No, tranquilla. Le nuvole sono bianche, scommetto che smetterà di nevicare da un momento all’altro, non c’è nulla da temere.” l’altra parve subito convincersi, quindi, James mise il manico di scopa parallelo al terreno e lì lo lasciò fluttuare “Bene, Evans, ti presento Susie.” sorrise “Ma sappi che ricordo bene le lezioni di Volo,” Lily arrossì facendo divertire James “quindi ho chiesto ad Harry la sua scopa.” sollevò la seconda che reggeva “Era quella che usavo prima che uscisse la nuova Nimbus.” spiegò “Si chiama Teresa.” la rossa scoppiò a ridere
“Vuoi dire che ogni scopa che hai avuto ha un nome?” fece fatica a chiedere tra una risata e l’altra
“Ma certo che sì!” rispose James come fosse ovvio “Ci sono state Amy, Briana, Jenny, Katy,” contò con le dita della mano “e la prossima si chiamerà Lea.” pronunciò l’ultimo nome con voce provocante, Lily continuò a ridere
“Mi fai quasi paura.”
“Se graffi la mia scopa, allora sì che dovrai avere paura.” rise, prima di lasciare anche la Nimbus 1000 a fluttuare a poco più di un metro da terra.
Avvicinandosi a Lily, James le porse la mano: un aiuto del tutto innecessario, ma che Lily accettò. Si mise a cavallo della scopa e lo stesso fece James con il modello più vecchio
“Mi raccomando,” disse “ricorda che questa è una scopa da corsa, non uno di quei rottami che fanno usare a lezione di Volo.” Lily annuì, per la prima volta con un cenno di preoccupazione in volto “Basterà che tu spinga davvero piano per sollevarti e andrà tutto bene.” la rassicurò “Anche qualora tu lo faccia troppo forte, io sarò in grado di raggiungerti e fermarti, non devi preoccuparti.” le sorrise facendola visibilmente rilassare. Lily prese un grande respiro e – con una delicatezza che James non pensava possibile – si sollevò da terra. “Bene!” la imitò “Per guidarla vale lo stesso principio: non c’è bisogno che tu ti spinga tanto in avanti come fai con le vecchie BlueBottle della scuola.” continuò a spiegarle, ma una volta terminato Lily rimase immobile “Su,” la incitò allora James “prova.” la rossa lo guardò un’istante prima di sbilanciarsi leggermente in avanti e partire. Fecero qualche metro in maniera molto lenta, poi Lily aumentò e James con lei. Arrivati a una modesta velocità, la rossa iniziò a sorridere contagiando subito l’altro “Bello, vero?” le chiese, lei si voltò a guardarlo
“Capisco perché ami tanto volare!” gli rispose “Non ha nulla a che vedere con le scope che ho usato finora!” il suo sorriso si allargò ancora di più “È molto più comoda, oltre ad essere veloce!”
“Sarebbe difficile concentrarsi sul gioco con il sedere dolorante.” James poté bearsi ancora una volta del suono della sua risata cristallina
“Sempre di classe, Vostra Maestà.” nel frattempo, avevano già fatto diversi giri di campo ed ora si stavano pian piano sollevando. Si godettero la brezza fresca per un po’ prima che Lily iniziasse a perdere il sorriso
“Non ero mai stata a questa altezza.” James ne scoprì il motivo subito dopo
“Va tutto bene,” le disse “primo, perché sei con me.” si pavoneggiò “E secondo, perché se cadendo dovessi graffiare Susie, un metro o venti non cambierebbero, dato che ti ucciderei in ogni caso.” scherzò divertito, ma a Lily, quelle parole, non sortirono lo stesso effetto: abbozzò un sorriso, ma i suoi occhi apparivano nervosi e le nocche le divennero bianche tanto stava stringendo il manico. Quindi James – per un attimo – tornò serio “Tranquilla, rallenta.” le disse, lei eseguì “Per quanto scarsa tu sia, non sei mai caduta. Non succederà oggi, credimi.” esaminò la postura della ragazza prima di dirle: “Sistema meglio i piedi, guarda” la superò di qualche centimetro così che potesse vedere bene come fare “così.” sistemò l’avampiede sulla staffa
“Dovrei sistemare la mia postura da qua sopra??” domandò con aria decisamente allarmata
“Non è nulla di così difficile.” rise James “Fidati di me.” mise una mano sulla sua spingendola ad arrestare del tutto la scopa “Adesso fai forza sulle braccia, sistema prima un piede e poi l’altro.” in maniera estremamente titubante, Lily eseguì ed un’espressione sorpresa fiorì sul suo volto
“Meglio, vero? Ti senti più stabile.” finalmente le sue labbra ripresero a sorridere
“Sì, è vero!”
“Ti va di salire un altro po’?” Lily lo guardò preoccupata
“Fidati!” le disse lui “Non te ne pentirai.”
“S-se…” iniziò balbettando, si schiarì la gola e riprovò “se cado, tu mi prendi, giusto?” a quel punto, James avrebbe tanto voluto fare una battuta del tipo: ‘se cadi avrò solo il tempo di salvare Susie!’, ma vedendo l’espressione dell’altra non ci riuscì. Sorrise
“Parola di Grifondoro:” disegnò una croce all’altezza del cuore “sarò il cavaliere che soccorre la bella principessa in pericolo. Ti prendo io, Evans. Ma non cadrai, te lo assicuro.” James non aveva dubbi che – in normali circostanze – Lily gli avrebbe risposto a tono per il solo fatto di averla chiamata principessa, ma in quell’occasione non lo fece, probabilmente troppo impegnata a stingere il manico con tutte le sue forze. Di nuovo, James mise la sua mano su una di quelle di lei, rassicurandola. Sollevandosi molto lentamente, il Potter portò entrambi appena sotto le nuvole basse che li sovrastavano
“Ci bagneremmo un po’,” iniziò James “ma se me lo permetti vorrei portarti oltre le nuvole.” gli occhi di Lily si illuminarono
“Vuoi volare tra le nuvole?” chiese, come se non potesse credere alle proprie orecchie. James annuì
“È uno spettacolo là su.” Lily ci pensò giusto un secondo, poi annuì decisa e seguì James. Il sole era molto basso e man mano che il tempo passava, le sfumature del cielo e delle nuvole si modificavano. Adesso, la luce che colpiva le nuvole era arancione in alcuni punti e rosa in altri. James non aveva il minimo dubbio che quella visione avrebbe catturato per sempre la ragazza.
Non appena iniziarono a sbucare sopra le nuvole, James fece un piccolo scatto, giusto quel tanto per potersi girare e godersi appieno l’espressione della rossa. Intorno a loro, vi era un immenso mare di vapore soffice tinto di rosa e d’arancio, colore che illuminava anche il viso e gli occhi di Lily Evans, la creatura più bella che James avesse mai avuto la fortuna di incontrare. Ogni segno di timore era scomparso, lasciando al suo posto un sorriso bello e genuino che si riflesse subito sul viso di James
“È spettacolare!” disse una volta recuperata la voce “La cosa più bella che io abbia mai visto!” continuò “Non credi anche tu?” per la prima volta da quando erano lassù Lily guardò James, il quale arrossì violentemente. Non poteva dire a Lily che quel panorama non reggeva il confronto con la sua bellezza, quindi sperò che il suo rossore potesse essere confuso con il riflesso del tramonto e rispose
“Già, è davvero bellissimo.” rimasero a volare oltre le nuvole per diversi minuti, fino a che il freddo non si fece troppo denso facendoli rabbrividire. Piano, quindi, cominciarono la discesa. Atterrarono sul prato disseminato di neve con poca difficoltà
“Ti è piaciuto?” si premurò James
“Vuoi scherzare?” fece l’altra “Volevo volare sul tuo manico solo per stuzzicarti, ma è stato fantastico! Mi sono divertita un sacco e il tramonto…” disse “è stato il più bello che io abbia mai visto in vita mia.” James, a quel punto, non poté fare a meno di lanciarsi una sfida personale: fare in modo che la rossa ne vedesse uno ancora più meraviglioso.”
“Be’, possiamo rifarlo quando vuoi, Evans, ma la prossima volta sarai tu a montare Teresa, ed io la mia piccola Susie.” Lily rise
“Non vedo l’ora.” aggiunse alla fine arrossendo.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Tra le lezioni e gli allenamenti di Quidditch, incombevano sempre di più le vacanze di Natale. Harry, Ron ed Hermione si erano preparati da tempo all'evenienza: nessuno di loro avrebbe avuto un posto per passare le vacanze nel 1976 per cui sarebbero rimasti tutti e tre ad Hogwarts.
"Volete passare le vacanze qui a scuola?" esclamò James, ovviamente non erano preparati alle domande che avrebbero fatto loro i Malandrini, fino a due mesi prima i rapporti erano ancora distaccati tra loro e, sebbene sospettosi, James e gli altri avrebbero capito le esigenze di tre ‘natibabbani’ desiderosi di tenere al sicuro le rispettive famiglie. Ora però, con il legame istaurato, una spiegazione così vaga non sarebbe bastata. La cosa fece sorridere Harry di pura gioia
"Passo quasi sempre le vacanze da Ron." spiegò, suo padre annuì, dopotutto sapeva bene che razza di persone fossero i Dursley.
"Quest'anno però i miei sono in Romania." affermò Ron ispirandosi al loro primo anno
"E sapendo che questi due avrebbero passato le vacanze a scuola ho deciso di dire ai miei di organizzarsi senza di me." concluse Hermione "Andranno in Italia a sciare." James parve confuso
"A sci...?"
"Quello te lo insegno un'altra volta," disse Lily dandogli una pacca sulla spalla "ti piacerà!" aggiunse ammiccante
"Cosa vuol dire sciare?" chiese disperato James a Sirius mentre si alzavano tutti ed otto ridenti dal tavolo di Grifondoro per dirigersi a lezione; Sirius scrollò le spalle "Bell'esperto di Babbanologia!" si lamentò James.
L'argomento iniziato a colazione sembrò essere dimenticato, ma riprese nel pomeriggio, finite le lezioni, mentre procedevano a cambiarsi in dormitorio per la classica sessione di allenamento.
"No, seriamente." riprese James mentre salivano le scale "Insomma vi capisco, ma non è bello lasciarvi qui a Natale."
"Dove vuoi arrivare?" gli chiese Harry che in realtà aveva già intuito
"Vi ospito a casa mia."
"Vi piacerà!" sottolineò Sirius lanciandosi in una descrizione su quanto fossero assurde le vacanze a casa di James.
"Sembra bellissimo," osservò Harry "ma non dovresti chiedere ai tuoi?"
"Chi? I signori Potter?" esclamò ancora Sirius "Adottare cagnolini maltrattati è la loro passione!" Harry trattenne a stento una risata, mentre stranamente James rimase serio, limitandosi a gettare un'occhiata bonaria a Sirius.
“E poi,” aggiunse sua madre “se rimanete qui Hermione sarà costretta ad andare alla festa di Natale del LumaClub! E, credimi,” si rivolse all’altra ragazza “non vuoi farlo.”
Il momento era evidentemente finito perché James affrettò il passo spingendo anche gli altri a fare lo stesso, si cambiarono velocemente ed uscirono dal castello diretti alla solita radura.
***
Il giorno dopo, James aveva mandato un gufo ai genitori dove gli spiegava la situazione e – come aveva immaginato – Fleamont ed Euphemia Potter dimostrarono solo entusiasmo all’idea di conoscere i nuovi amici del figlio.
Mancavano solo una dozzina di giorni alle vacanze quando la scuola organizzò una visita ad Hogsmade per il sesto anno. Grazie a uno dei sette passaggi segreti che avevano scoperto, le visite ad Hogsmade, per loro, non erano poi cosa così rara, ma poterlo fare insieme a Lily, Harry, Ron ed Hermione e soprattutto senza doversi nascondere per la maggior parte del tempo sotto il Mantello, era tutta un’altra storia.
Dall’annuncio della gita, James riusciva a pensare solo che avrebbe tanto voluto proporre a Lily di andarci insieme, come coppia, ma ovviamente continuava a tacere, consapevole del fatto che la rossa avrebbe visto quella proposta come il ritorno del ‘vecchio James’; il loro rapporto era più magnifico che mai, ed il Potter non aveva intenzione di rovinare tutto. Questo era ciò che il mago si ripeteva ogni volta che lui e la ragazza rimanevano in disparte, come quel giorno, quando – a lezione di Pozioni – Lumacorno disse loro di creare una lozione ad uso orale per far crescere i capelli. Dopo che il professore ebbe dato disposizioni a tutta la classe ed aver annunciato in quale pagina del libro trovare la ricetta, James, come sempre, si diresse verso un banco da lavoro insieme a Sirius
“No, no, no.” li fermò Lumacorno “Signor Potter, signor Black, siete troppo esplosivi insieme!” era letteralmente vero, dato che lui e Sirius facevano saltare in aria il proprio calderone quasi ogni lezione “Se non per errore a volte apposta, a mio parere.” aggiunse il professore non a torto. James e Sirius si scambiarono un sorriso complice “Signor Black con la signorina Granger e signor Potter con la signorina Evans.” sentenziò, lo stomaco di James compì una capriola, ma si impose di trascorrere quelle due ore senza chiederle di uscire.
Erano già una ventina di minuti che James combinava guai buttando alla rinfusa ingredienti nel calderone misurandoli ad occhio e non con la bilancia d’ottone
“Eh dai, Evans! Dammi una mano!” l’altra rise
“Te l’ho detto, ti darò solo dei consigli. Devi farlo tu, o non imparerai mai.” James sbuffò e passò al prossimo punto da seguire della ricetta “Questo, per esempio:” Lily gli si accostò, tanto che il ragazzo poté sentire la propria pelle diventare d’oca sotto il soffio di lei “invece di tagliare il nocciolo, prova a spremerlo.”
“Ma la ricetta dice di tagliarlo.” le rispose confuso “È così che prendi sempre il massimo dei voti? Cambiando le ricette?” sorrise ammirato, Lily scrollò le spalle
“Ci vuole giusto un po’ di intuito. Non so dirti bene come io faccia a capire cosa è meglio cambiare e cosa no.” sorrise a sua volta.
James seguì i suoi consigli per tutta l’ora successiva, ma neanche quelli riuscirono a compensare le poche doti pozionistiche del ragazzo
“I miei si vergognerebbero di me.” mormorò afflitto guardando l’intruglio verdognolo, pieno di bolle e decisamente poco invitante che aveva appena versato in un bicchiere “Di che colore dovrebbe essere?” si voltò verso Lily, lei rise
“Viola. E decisamente senza bolle!” continuò a ridere ma – studente modello quale era – cercò di farlo il più silenziosamente possibile
“Credevo che fossi portato in tutte le materie, Potter!” James ghignò
“Davvero?” le chiese ammiccante, lei rispose dandogli un leggero pugno sul braccio; il ragazzo rise e riprese “Ed io che credevo che le costanti esplosioni del mio calderone mi avessero fatto saltare la copertura di studente geniale!” le risate di Lily aumentarono
“Non prendermi in giro!” disse “Credevo che tu e Sirius lo faceste apposta. Invece è proprio vero che fai pena! Nessuno potrebbe mai bere questa… cosa.” indicò il lavoro di James storcendo schifata il naso
“Scommettiamo?” la rossa lo guardò con occhi sbarrati
“Hai intenzione di berla?”
“Per le mutande di Merlino, certo che no! La faccio bere a Sirius!” Lily scoppiò a ridere attirando gli sguardi di tutti su di loro, James ebbe giusto il tempo di registrare l’espressione ammiccante di Sirius, quella adorante di Harry e quella agghiacciante di Piton, prima di riportare l’attenzione su Lily “Allora? Stessa scommessa dell’altra volta?” il cuore di James prese a battere all’impazzata: se la ragazza avesse accettato e perso, lui avrebbe veramente potuto chiederle di uscire! Lily ci pensò qualche secondo, poi rispose
“No.” James ci rimase molto male e sperò con tutto sé stesso di non averlo dato a vedere “Facciamo così,” riprese lei “se vinci tu io sarò costretta ad uscire con te.” annunciò con aria drammatica “Ma, se vinco io allora sarai tu quello costretto ad uscire con me.” le guance di Lily divennero rosse mentre aspettava la risposta di James; anche lui arrossì e gli sembrò di perdere anche l’uso della voce per qualche secondo all’idea di cosa quello poteva voler dire: Lily voleva davvero uscire con lui? James si impedì di crederci, troppo timoroso di rimanerne deluso in caso contrario. Non riuscendo a parlare, annuì, si schiarì la gola e sorrise
“Bene, allora!” le strinse la mano, poi si alzò e prese ad avvicinarsi a Sirius, situato qualche fila più avanti “Hey, Sir!” l’amico si voltò “Bevi questo.” gli disse semplicemente porgendogli il bicchiere; l’altro guardò l’intruglio verde marcio con sospetto, lo annusò e tornò a guardare James il quale, però, rimase con un’espressione neutra. Sirius scrollò le spalle
“Okay.” disse, e lo bevve. Vittorioso, James si voltò a guardare Lily che – nel frattempo – li aveva raggiunti: aveva gli occhi spalancati ed un’espressione di pura incredulità in viso
“Ma come…?” iniziò “Davvero?” chiese a nessuno in particolare, James ridacchiò
“Conosco i miei polli, rossa.” lei sospirò, sconfitta, ed aprì la bocca per aggiungere qualcosa, ma Sirius la precedette
“Oh-oh” disse solo. James tornò a guardare l’amico che si teneva la pancia che gorgogliava. Il suo volto cambiò colore prendendo pericolosamente la tonalità della pozione di James. Lumacorno gli si avvicinò
“Che succede, qui?” ma si rispose da solo quando i capelli di Sirius iniziarono a crescere
“Oh, bene!” esclamò James sorpreso “Funziona!” ma poi l’espressione dell’amico lo fece dubitare “Tutto bene, Felpato?”
“Non credo che stiano crescendo solo i capelli…” rispose poco prima che barba, baffi, peli delle braccia – e di tutto il resto del corpo, sospettava James – iniziassero ad allungarsi. Tutta la classe prese a ridere sotto i baffi, ma tutte le risate vennero coperte da quelle fragorose di Remus
“Sembri un lupo mannaro!” anche James iniziò a ridere rumorosamente mentre Lumacorno correva al proprio tavolo per creare qualcosa che quantomeno arrestasse la crescita di peli. Tra le lacrime, James diede forti pacche sulle spalle pelose della sua cavia
“Grazie, amico.” gli sussurrò “Ne è valsa la pena.” non era sicuro che Sirius l’avesse sentito con tutti i peli che gli spuntavano dalle orecchie, quindi gli sorrise grato, anche se estremamente divertito.
***
Sirius rimase in infermeria cinque giorni interi: la crescita di peli era stata prontamente arrestata dal professor Lumacorno, ma ogni volta che provavano a tagliarli, questi ricrescevano. Tutto il gruppo andava a trovarlo ogni volta che poteva, ma non c’era verso che potessero rimanere seri
“Almeno ti sto facendo saltare le lezioni!” sorrideva colpevole suo padre ogni volta che Sirius si imbronciava per le loro battute o per i racconti degli allenamenti a cui avrebbe voluto partecipare
“Ma i compiti me li assegnano lo stesso, Ramoso!” lo attaccava di rimando l’amico.
Vedere suo padre e il suo padrino ribeccarsi in quel modo faceva sentire Harry tremendamente felice, ed il pensiero che James – a quanto Sirius gli aveva raccontato – chiamava il suo stato da animagus ‘il suo piccolo problema peloso’, vista la situazione, non fece altro che accrescere il divertimento del ragazzo.
Sirius, comunque, uscì dall’infermeria giusto in tempo per la visita ad Hogsmeade. Come prima tappa, ovviamente, andarono da Zonko che li lasciò con le mani piene di buste e le tasche quasi del tutto vuote. Poi, passeggiando verso la piazza, superarono diverse vetrine:
“Hey, Sirius!” lo richiamò ad un certo punto Remus “Vuoi fare una sosta?” indicò ‘Le magiche acconciature’, la parruccherìa di Hogsmeade, il suo padrino parve ringhiare e proseguì. Più avanti ci fu il turno di Lily che, passando davanti al negozio di calderoni ‘Ceridwen’ rise, diede una gomitata a James che camminava accanto a lei e gli disse
“Guarda, Potter! Vuoi approfittarne per fare qualche scorta?” ed infine Hermione che, vendendo ‘Tutti i tipi di penne d’oca’, chiamò Ron
“Magari qui trovi una biro”. Fu in questo modo che raggiunsero la piazza e fu solo a quel punto che si resero conto di aver perso James e Lily. Sul viso di Harry fiorì un sorriso, lo stesso impresso sulle labbra di Sirius, Peter e Remus
“Be’,” disse quest’ultimo “chissà dove saranno, ormai.” Sirius annuì
“Sarebbe del tutto inutile cercarli. Poverini, staranno soffrendo molto senza di noi.”
***
James stava per lo più seguendo il gruppo senza badare bene a dove stessero andando; Lily stava camminando accanto a lui, alla coda del gruppo, e tutto ciò che il ragazzo riusciva a fare era sbirciare nella sua direzione e chiedersi se fosse opportuno riscuotere la propria vincita quel giorno. La giornata era perfetta: con l’aria gelida di dicembre che rendeva il loro fiato piccole nuvole di vapore, ma con il sole alto che scaldava i visi scoperti.
Stavano camminando da diversi minuti quando James rallentò davanti alla vetrina del negozio di sport: il posto d’onore era riservato ad una scopa da corsa, la Comet 180.
“Già pensi di rimpiazzare Susie con Lea?” James si voltò verso Lily che – come lui – si era fermata davanti alla vetrina e adesso gli sorrideva, anche il volto di James si aprì in un sorriso
“No, la Nimbus 1500 è più veloce di questa. Non c’è scopa sul mercato migliore di Susie!” Lily rise
“Hai l’ultimo modello? Sei proprio un signorino viziato.” lo schernì, James mise il broncio
“Ne approfitto solo per il Quidditch.” si difese senza negare, poi sospirò “Sai, è vero che i miei mi viziano, ma non è poi così bello come può sembrare.” Lily tacque, in attesa che James continuasse “Quando mia madre rimase incinta fu una sorpresa per tutti. Desideravano tanto avere un figlio, ma ormai avevano perso le speranze. La mia infanzia è stata piena di restrizioni e coprifuoco.” spiegò “Si preoccupavano costantemente che mi facessi male. Forse è per questo che ho iniziato ad allenarmi così tanto, con la corsa ogni mattina e tutto il resto, per dimostrare loro che ero più forte di quello che credevano; che potevo cavarmela da solo.” concluse. Per un po’ rimase a fissare la vetrina del negozio senza vedere veramente gli oggetti esposti; pensò alla sua infanzia e a quanto le cose fossero cambiate da allora: un tempo sua madre non gli permetteva neanche di andare al parco senza supervisione, troppo spaventata che potesse succedergli qualcosa, mentre adesso James faceva parte dell’Ordine della Fenice ed era pronto a combattere in ogni momento. “Scusami,” disse rivolto a Lily “probabilmente non ti interessa.” lei scosse il capo
“Al contrario. Non so niente di te.” disse “O degli altri.” aggiunse subito dopo con le guance che si arrossavano “Mi fa piacere conoscerti meglio.” sorrise facendo rilassare James: tutt’a un tratto l’idea di proporle un appuntamento non gli sembrò tanto male. Guardò la strada davanti a loro: Sirius e gli altri li avevano seminati, diretti chissà dove
“Stavo pensando,” iniziò arrossendo mentre si passava una mano tra i capelli “che ne dici di farmi riscuotere la vincita della scommessa?” non appena capì cosa stesse intendendo, la rossa trattenne a stento la sorpresa. Il cuore di James prese a correre impazzito e mancò un battito quando l’altra annuì
“Mi sembra giusto.” sorrise felice.
Si incamminarono verso I Tre Manici di Scopa, ma gli fu chiaro sin da subito che non si sarebbero seduti tanto velocemente: la fila di studenti in attesa di un tavolo arrivava sin fuori la porta del pub
“Ci sarebbe un altro posto, qui ad Hogsmeade, che serve Burrobirra.” disse allora James “Il problema è che è… come dire?” cercò un modo carino per dirlo “Una catapecchia.” si arrese, Lily rise
“La Burrobirra è buona?” James annuì “E ci sputano dentro?” chiese ancora la rossa
“Direi di no.” rispose divertito l’altro. A quel punto, Lily gli prese il braccio
“Fammi vedere, allora.” gli disse e – braccio sottobraccio – iniziarono a risalire la strada.
La Testa di Porco era un pub situato in un vicoletto buio e poco accessibile. Per questa ragione era molto spesso vuoto o frequentato da gente poco raccomandabile. Di positivo, c’era che avrebbero avuto più intimità.
“Dopo di lei, Regina del Tennis.” James aprì la porta del locale e – accennando un inchino – lasciò passare Lily che, ridendo, andò ad occupare un tavolo per due. Quasi subito dopo essersi seduti, il proprietario del posto – un uomo sospettosamente simile a Silente – li raggiunse per prendere i loro ordini ed i galeoni (niente vitto senza prima aver uscito soldi, alla Testa di Porco).
“Quindi,” disse James quando furono lasciati soli “cosa mi dici di te?” Lily parve confusa, quindi aggiunse: “Anche a me piacerebbe conoscerti meglio. So di tuo padre…” Lily annuì
“È morto di cancro circa un anno fa.” spiegò “È una malattia babbana. Dopo la sua morte, mamma voleva lasciare l’Irlanda per tornare in Inghilterra, ma le ho consigliato di non farlo. Non è proprio il periodo adatto perché la famiglia di una natababbana si trovi sulla stessa isola di Tu-Sai-Chi.” James annuì concorde e non si stupì che Lily non avesse pronunciato il suo nome: farlo in pubblico sarebbe stato da ingenui e – sebbene parevano essere al sicuro da orecchie indiscrete – non si era mai troppo prudenti. “Mia sorella Petunia non vedeva l’ora di tornare a vivere in Inghilterra.” continuò la rossa mentre la sua espressione diventava sempre più malinconica “Non credevo potesse odiarmi più di quanto non facesse già.” furono interrotti dall’arrivo delle Burrobirre, poi James provò a farle tornare il buon’umore
“Parlami di tuo padre.” quelle parole ebbero effetto immediato: Lily sorrise e i suoi occhi riflessero tutto l’amore che ancora provava per il signor Evans
“Ha conosciuto mia madre durante un viaggio di lavoro, andando in Inghilterra. Non poteva innamorarsi di persona più diversa!” disse divertita “Mamma è la tipica donna inglese, pulita, raffinata e che pensa sempre a bere il thè in tazze di porcellana. Mentre papà era rozzo e avventuriero, non stava fermo un secondo. Seguiva un’infinità di sport e ne praticava il doppio!” James rise
“Ora capisco da chi hai ereditato la corona.”
“Il nostro giardino era pieno di buche nel terreno per quanto ci giocavamo!” disse come in risposta “La mamma ne usciva pazza, diceva che i giardini erano fatti per farci crescere i fiori e non per essere distrutti da due trogloditi.” rise di gusto “E che tutt’al più se proprio doveva praticare dello sport avrebbe dovuto farlo da solo, dal momento che non aveva nessun figlio maschio.” sospirò avvilita “Mi avrà ripetuto mille volte che ‘le signorine non si comportano in questo modo’, ma a papà non è mai importato che io avessi la gonna, pensava solo a cosa piaceva a me.” continuò, poi rise “Per ripicca, ricordo che mi sporcavo più del necessario, entravo in salotto e imbrattavo di fango tutto il pavimento. E più mia madre mi diceva che le signorine dovevano essere raffinate, più io mi comportavo come mio padre.”
“Ed io che credevo di essere il ribelle, tra noi due!” risero
“Non ci credo che hai sempre rispettato i coprifuoco che ti imponevano!”
“È vero, ogni tanto sono rientrato più tardi,” confessò “ma mia madre andava fuori di testa ogni volta, quindi tendenzialmente rispettavo gli orari. Le cose sono cambiate quando Sirius si è trasferito da noi.” James ricordò quei giorni con gioia: nonostante le circostanze non fossero delle migliori, non poteva negare che l’arrivo del fratello in casa Potter avesse migliorato la sua vita. “Credo che abbiano allentato la corda più per far finalmente respirare Sirius, che per altro.” il solo pensiero di cosa la famiglia Black avesse fatto passare a suo fratello gli fece ribollire il sangue, tanto che si accorse di aver stretto i pugni fino allo spasmo solo quando Lily gliene afferrò uno; James sollevò lo sguardo su di lei, sorpreso, e si rilassò
“Ha funzionato?” gli chiese, James sorrise
“Decisamente sì! Io abito in un quartiere misto, con maghi e babbani. Sirius non era mai stato in un posto del genere, si divertiva ad ogni oggetto babbano che incontravamo.” Lily rise
“Non fatico ad immaginarlo!”
La ragazza aveva questo potere: riusciva a far rilassare James in un batter d’occhio, facendolo passare dalla rabbia alla felicità con una velocità disarmante. Tutt’a un tratto, si ritrovò a fissare le labbra di lei: erano aperte in un sorriso, morbide ed invitanti. James percepì a stento la propria bocca dischiudersi ed il proprio corpo avvicinarsi a quello di Lily. Nella sua testa, mille pensieri iniziarono ad accavallarsi l’uno sull’altro, il suo cervello urlava e suonava ogni campanello d’allarme affinché il suo corpo si fermasse, ma quando vide Lily avvicinarsi a sua volta, James mise tutte le sue voci interiori a tacere. Stava succedendo! Erano a un paio di centimetri di distanza l’uno dall’altra quando una voce sprezzante li fermò:
Come puoi stare con lui!?” entrambi si allontanarono per poi voltarsi verso Severus Piton “Solo l’anno scorso non facevi altro che insultarlo!” James si alzò dalla sedia, pronto a rispondergli a tono, ma bastò uno sguardo di Lily per fermarlo; si alzò a sua volta
“Solo l’anno scorso ero amica tua. È chiaro che non capivo niente!” James vide Piton accusare il colpo e lanciò uno sguardo furente al Potter prima di rivolgersi di nuovo alla rossa, stavolta disperato
“Lily, ti ho già detto che-” la ragazza lo interruppe con un semplice gesto della mano
“Ti dispiace.” concluse lei al suo posto “Di cosa, ti dispiace? Esserti lasciato sfuggire ciò che pensi davvero? Credi che io non sappia cosa vai a dire in giro con i tuoi amici sui natibabbani? Perché io dovrei essere diversa?”
“Tu sei diversa!” continuò disperato, ma quelle parole fecero solo arrabbiare Lily di più “Sei diversa da chiunque altro, ma non perché sei natababbana.” poi, fece il grave errore di guardarsi indietro, adocchiò il proprio gruppo e riprese con tono più basso “Ti prego, perdonami.” Lily rise amara
“Hai paura che possano sentirti?” senza aspettare una risposta, afferrò la mano di James e con lui si diresse fuori dal pub.
Camminarono in silenzio per un po’, James seguiva Lily che camminava a passo svelto e con il viso imbronciato. Solo quando uscirono dal villaggio si fermarono
“Riesce ancora a rovinarmi le giornate!” ruppe il silenzio Lily, James le afferrò le mani
“Sei stata grande, lì dentro. Sei molto più forte di lui, lascialo perdere.” le sorrise incoraggiante, lei sbuffò
“Ogni volta che provo a levarmelo dalla testa, ecco che torna.” si lamentò
“Questo perché non riesce ad andare avanti.” disse l’altro “Come potrebbe? Ha commesso il più grande errore della sua vita, scommetto che non c’è giorno in cui non si maledice.”
“Gli sta bene!”
“Concordo.” si sorrisero “Non lasciamo che ci rovini la giornata.” continuò James “Cosa ti va di fare?” Lily parve pensarci guardandosi intorno. Si trovavano tra Hogsmeade e Hogwarts, alla destra di James – al di là di una radura scoscesa coperta di neve – si poteva vedere la Stamberga Strillante. Lily guardò in quella direzione e sorrise alzando la bacchetta
“È ora di sciare, Potter!”

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Una settimana più tardi, erano tutti e otto in una cabina dell’Hogwarts Express diretti a Londra.
La gita ad Hogsmeade si era conclusa con tanto di ciliegia quando – tornando verso il castello – Harry vide i propri genitori rotolarsi sulla neve con un paio di sci ai piedi. Lily, spiegarono loro, aveva battuto in fretta una pista di fortuna e adesso stava insegnando a James come si scia, o almeno ci provava. In quel tangente, Harry aveva ripensato al suo scorso anno e di quanto fosse stato ingenuo a pensare che sua madre odiasse James. Ogni volta che li vedeva ridere e scherzare insieme, il ragazzo si ritrovava a fissarli sognante, immaginando come sarebbe stato vederli in questo modo da adulti.
Arrivati alla stazione, la prima a lasciare il gruppo fu Lily che – intravista la madre – salutò tutti e corse via. Harry allungò il collo seguendola con lo sguardo, nella speranza di intravedere sua nonna o una molto giovane zia Petunia. Di questa seconda, come ci si poteva benissimo aspettare, non c’era traccia, eppure furono gli stessi capelli biondi e lo stesso naso puntuto della zia che gli fecero riconoscere senza ombra di dubbio loro madre prima ancora che Lily la raggiungesse festante e l’abbracciasse. Sua nonna ricambiò il sorriso e l’abbraccio della figlia ed Harry ebbe l’improvviso impulso di correre verso di loro, presentarsi alla donna e dirle quanto fosse dispiaciuto di non averla potuta conoscere.
Negli anni, il mago aveva potuto farsi solo una vaga idea di chi fossero i suoi nonni materni: sua zia non parlava mai della propria famiglia, schifata dalla sorella ed in collera con i genitori per quanto ne andassero fieri. Eppure, nei quindici anni in cui aveva abitato casa Dursley, Harry era riuscito a raccogliere qualche briciola arrivando a capire che i signori Evans erano agli opposti, ma incredibilmente innamorati; che loro madre era la più severa, ma che alla fine – tendenzialmente – lasciava loro fare ciò che più le emozionava.
Harry stava ancora fissando sua madre quando la sua attenzione venne catturata da un uomo che pareva salutare lui: era alto e un po’ avanti con l’età; i capelli erano ormai quasi del tutto grigi ad eccezione di qualche sfumatura nera sopravvissuta sulle tempie. Nonostante tutto, però, sembrava avere un fisico prestante ed allenato. Dietro di lui, una donna che gli doveva essere coetanea ma che portava peggio gli anni, sorrideva nella loro direzione. Anche lei con i capelli sale e pepe, era di statura molto più bassa e con gli occhi resi piccoli dalla grande montatura degli occhiali che possedeva. James fece qualche passo verso di loro e sollevò la mano, raggiante, confermando quanto pensato da Harry: davanti a lui c’erano i suoi nonni paterni.
Una volta che si furono avvicinati, il mago poté notare l’aria gioviale e le zampe di gallina che entrambi possedevano ai lati degli occhi: se c’era un modo in cui Harry se li era immaginati, era proprio con quell’aria festosa e amorevole che mancava alla famiglia babbana che conosceva.
Non appena furono a portata di braccio, i signori Potter acciuffarono James e Sirius che – in un batter d’occhio – si trovarono stretti in due identiche morse affettuose, per poi essere liberati solo per scambiarsi di posto. Dalle espressioni dei due ragazzi, non fu difficile per Harry immaginarsi la stessa scena ogni volta che si rivedevano.
Mentre finivano di salutare i figli, il cuore di Harry prese ad accelerare: davanti a lui c’era la sua famiglia! Si sentiva disorientato, tremendamente felice e tuttavia anche tremendamente arrabbiato e triste al pensiero di non averli potuti conoscere. Era così preso da quei sentimenti contrastanti che si stupì quando James lo presentò ai propri genitori; Harry strinse la mano a Fleamont e venne abbracciato da Euphemia, lo stesso fecero Ron ed Hermione. Poco dopo, stavano salutando Remus, Peter e i rispettivi genitori per dirigersi verso i camini più vicini ed in tal modo usare la MetroPolvere.
Una volta in soggiorno, i signori Potter chiesero come stesse proseguendo l’anno scolastico; James e Sirius, quindi, si lanciarono nel racconto: parlarono delle selezioni di Quidditch e delle partite, del nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure e dei compiti in generale, infine dell’allenamento quotidiano nella radura della Foresta e della gita ad Hogsmeade
“Jamie è stato tutto il giorno solo con Lily.” disse a quel punto Sirius con aria accattivante, alzando ed abbassando velocemente le sopracciglia. Harry non lo aveva mai sentito chiamare suo padre con quel nomignolo, ma presto scoprì che era così che i suoi nonni usavano riferirsi a lui
“Smettila di chiamarmi in quel modo!” si lamentò James, ma non disse nulla sulla parte che riguardava sua madre
“Lily?” chiese Euphemia “La stessa Lily che non facevi altro che decantare fino a qualche anno fa?” Harry rise: riusciva benissimo ad immaginarsi suo padre parlare in continuazione della rossa mentre Sirius roteava gli occhi
“Quando hai smesso di nominarla in continuazione ho creduto che la cotta ti fosse passata.” si aggiunse Fleamont, a quel punto Sirius rise
“Che la cotta gli fosse passata!” ripeté “Come no! Quando Mocciosus non avrà più i capelli unti!” James gli diede una gomitata, arrossendo, e poi spiegò
“Semplicemente ho capito che le davo più fastidio che altro, quindi mi sono rassegnato all’idea che lei fosse troppo, per me.”
“Ma sentitelo!” quasi urlò il suo padrino per poi scompigliare i capelli già in disordine di James “È praticamente tutto l’anno che flirtano.” James arrossì ancora di più
“Non è vero.” disse, poi – a seguito di una pausa – aggiunse “Davvero?” l’unica risposta che ottenne furono altre risate.
Trascorsero così l’intera serata: Harry non riusciva a smettere di sorridere, incredibilmente felice di vedere quanto i suoi nonni fossero legati agli altri due: più che con dei genitori sembrava stessero parlando con degli amici. I signori Potter vollero conoscere per bene anche gli ospiti, ovviamente, ma James – sapendo che Harry non era felice di parlare dei Dursley e Ron dei Malfoy – deviò presto l’argomento sui loro hobby ed interessi, piuttosto che sulle loro famiglie.
Quando ebbero finito di cenare, Harry se ne rammaricò: era forse da tutta la vita che aspettava un’atmosfera di quel genere e adesso aveva paura che finisse, ma – si ripeté una volta a letto – aveva tutte le vacanze per godersi la propria famiglia.
n/a. 
trovo stupido che non esistano dei camini al Binario 9 ¾ visti i modi

di viaggiare dei maghi, quindi sì, ho dato per scontato che ci fossero.
 
Una volta sveglio, Harry volle vedere tutto di quel posto, provò a svegliare Ron – con cui divideva la stanza –, spronandolo a vestirsi per fare colazione, ma quello si infilò ancor più in profondità nelle coperte
“Harry, siamo in vacanza!” brontolò con voce attutita “Chi vuoi che sia sveglio, a quest’ora?” ma Harry era troppo eccitato per rimanere a letto, quindi si cambiò e lasciò la stanza che Sirius aveva ceduto a loro.
Scese le scale e subito venne catturato da un invitante odore di pancake, quindi lo seguì fino alla cucina. Lì, dietro i fornelli, Euphemia rideva a seguito di qualcosa detta da James. Quest’ultimo gli sorrise
“Hey,” lo salutò “già in piedi? Ed io che pensavo di regalarvi giusto un giorno senza allenamento.” sua madre rise ancora
“Non tutti sono così felici di allenarsi come te, figliolo.”
“Ed è per questo che gli allenamenti li gestisco io!” solo allora Harry notò che James era in tenuta da corsa
“Stai uscendo?” gli chiese, ma lui scosse il capo
“Sono appena rientrato. Mi mancava correre nel mio bosco.” Euphemia portò due piatti carichi di pancake a tavola mentre Harry si sedeva
“È tuo davvero, quel bosco!” disse, poi spiegò ad Harry “Subito dopo il nostro cortile c’è un piccolo boschetto. È talmente fitto e scosceso che nessuno osa andare lì a giocare o fare pic-nic, figurarsi a correre!”
“Ne conosco ogni radice.” continuò suo padre “È davvero fantastico correre lì in mezzo.”
“Davvero faticoso, vorrai dire.” Fleamont apparve dalla porta della cucina
“È fantastico proprio per questo.” gli sorrise il figlio.
Consumarono la colazione insieme relativamente in fretta, perché il padre di James doveva uscire. Durante il pasto, Harry scoprì di più sui propri nonni: erano entrambi affermati pozionisti, così come lo erano stati i genitori di Fleamont e i suoi nonni prima di loro. Era in questo modo che i Potter avevano raccolto la piccola fortuna che Harry conosceva bene e che conservava nella sua Camera Blindata alla Gringott.
“Mi sa tanto che il nostro Jamie romperà la tradizione.” sorrise suo nonno
“James.” lo corresse il figlio “E sì, direi proprio di sì.” confermò. Harry rise ripensando alle lezioni di Pozioni che avevano avuto insieme. Poco dopo, il signor Potter si alzò e salutò i ragazzi, Euphemia lo accompagnò alla porta
“Sta andando ad una riunione dell’Ordine.” gli disse James, a un tratto imbronciato “Fino a quest’estate dovevamo supplicare per poter assistere ogni tanto.” sbuffò “Spero che con il vostro arrivo le cose cambieranno. Magari Silente ci manderà a chiamare.” Harry guardò suo padre mentre questi parlava ancora fissando la porta della cucina che Fleamont si era chiuso alle spalle, poi lo vide sospirare e rilassare le spalle “Be’,” disse voltandosi verso Harry “non c’è niente per ora che possiamo fare. Vuoi visitare un po’ i dintorni?” l’altro sorrise, entusiasta di poter vedere il quartiere in cui suo padre era cresciuto, ed annuì.
***
La prima settimana di vacanza trascorse con inconcepibile lentezza. Silente non si era fatto sentire, suo padre non gli permetteva di seguirlo alle riunioni dell’Ordine e persino parlare della guerra in casa era proibito. James aveva mostrato ad Harry – visto il grande entusiasmo di questi – ogni singolo anfratto del proprio quartiere, così non gli era rimasto altro che allenarsi con i propri amici, lavorando sul cardio e sul rafforzamento dei muscoli. Fleamont li aveva aiutati un paio di volte, insegnandogli nuovi incantesimi che però avevano potuto provare solo uno alla volta, per non far capire al Ministero che dei minorenni stessero usando la magia.
Era la mattina della Vigilia quando un gufo portò loro un “invito per il thè” da parte di Orville Phillips
“È Silente.” spiegò loro Fleamont leggendo il biglietto “L’invito è per tutti, anche per voi.” disse, James non riuscì a trattenersi
“Era ora!” si fece porgere la lettera: vi era scritto dove incontrarsi ma, come il resto del messaggio, era in codice “È per le cinque del pomeriggio?” chiese, suo padre rispose annuendo rendendo James frenetico ed impaziente fino all’orario prefissato.
n/a.
oggi capitolo un po’ corto, ma in qualche modo devo riuscire
a staccare i capitoli, dato che nel mio file Word è tutto di seguito t.t

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


 
Dopo giorni di silenzio totale, finalmente, Silente li aveva mandati a chiamare. Alle cinque del pomeriggio, puntali, arrivarono al luogo stabilito per la riunione. Per giungere a destinazione avevano preso quante più strade possibili, allontanandosi per poi tornare indietro diverse volte, e – nel farlo – cambiando diversi mezzi di trasporto: spostandosi con le scope, un autobus babbano e poi ancora con la MetroPolvere e il taxi.
Quando finalmente Fleamont disse loro di essere arrivati, si trovavano ancora in un quartiere misto, la riunione si sarebbe tenuta all’interno di un locale che – visto da fuori – aveva tutta l’aria di essere una sala da thè, eppure, nonostante la strada fosse trafficata, nessuno – tra maghi e babbani – la degnava di uno sguardo. Arrivati alla porta Fleamont mosse la bacchetta disegnando complicate spirali in aria fin quando la serratura non scattò. Una volta superata la soglia, ciò che si ritrovarono davanti era tutto fuorché una sala da thè: un grande e massiccio tavolo di legno a forma di ferro di cavallo regnava al centro dell’unica, immensa stanza che pareva esserci; la luce era fioca, ma ben distribuita, in modo tale che non ci fosse neanche un angolo buio.
Silente era già seduto al centro del tavolo, li salutò con un cenno e li invitò ad accomodarsi mentre aspettavano gli altri. Ogni membro dell’Ordine, fu spiegato loro da Fleamont, aveva ricevuto un orario diverso, cosicché non sarebbero stati visti entrare nell’edificio tutti insieme. In molti arrivarono disillusi, altri ancora tramutati grazie alla pozione polisucco e solo tre quarti d’ora più tardi poterono iniziare la riunione.
Una volta che tutti si furono accomodati, Silente prese la parola: presentò i membri più giovani ai pochi presenti che non li conoscevano, spiegando loro che James e Sirius – insieme ai non presenti Remus e Peter – agivano già da un paio di anni per suo conto, e quindi per conto dell’Ordine, all’interno di Hogwarts. Poi, passò ad illustrare la situazione attuale. Sebbene fosse chiaro che in molti si stessero chiedendo chi fossero Harry, Ron ed Hermione, nessuno chiese nulla, affidandosi completamente al proprio Capo.
Grazie alle parole del preside, Harry scoprì che Voldemort era ancora in fase di assestamento: a parte le costanti sparizioni – soprattutto tra natibabbani e traditori del proprio sangue – non c’era ancora mai stato uno scontro vero e proprio, ragione per cui l’Ordine se ne aspettava uno da un momento all’altro. I dissennatori, venne detto loro, avevano da poco ufficialmente disertato, contraddicendo agli ordini del sempre più debole Ministero della Magia per unirsi a Voldemort, il che aveva inevitabilmente portato a diverse evasioni. La stampa, tuttavia, era stata tenuta sotto controllo in modo da non scatenare il panico
“È solo questione di tempo, però,” intervenne quello che Harry riconobbe come Alastor Moody ancora provvisto di entrambi gli occhi “prima che i familiari dei detenuti inizino a fare domande.” disse. Poi Silente continuò: i giganti erano divisi in due fazioni, una con e una contro Voldemort. Il preside aveva garantito a quest’ultimi ottimi privilegi e – vista la natura prevalentemente aggressiva delle creature – riteneva una vittoria personale essersi aggiudicato la lealtà di così tanti di loro. Elencò ancora tutte le creature che sapevano per certo essersi unite a Lui e le razze che invece gli si erano opposte, confermando all’Ordine quanto il numero delle schiere nemiche stesse diventando minaccioso.
“Più complicato è capire invece la lealtà dei maghi.” disse a un certo punto “Ai purosangue sono stati promessi immensi privilegi, senza contare che molte tra le Casate più antiche condividono le stesse ideologie di Voldemort. Tuttavia, abbiamo testimonianze, ma non prove contro le Famiglie di cui sospettiamo. Ed è qui che entrano in gioco il signor Potter e il signor Black con i loro amici.” indicò i nominati “Ho modo di ritenere, infatti, che i purosangue stiano coinvolgendo i propri figli per avere qualcuno che agisca dall’interno della scuola.” a quel punto tacque guardando verso James e Sirius, forse aspettando che uno dei due prendesse la parola. Suo padre si schiarì la gola
“Mi dispiace, signor preside, ma neanche noi abbiamo prove concrete.” disse “Sappiamo solo che alcuni tra i Serpeverde compiono movimenti sospetti, all’interno del Castello.”
“Di che tipo?” chiese un mago che Harry non conosceva
“Si radunano nella propria Sala Comune a notte fonda, seguono gli spostamenti del professor Silente prendendo appunti e si esercitano nella Magia Nera quando credono di non essere visti.” nessuno chiese a James come facesse ad avere quelle informazioni, probabilmente pensando che fosse meglio per tutti sapere il meno possibile sulle indagini degli altri.
“I nomi?” chiese Moody con la sua solita aria austera
“Piton, Avery, Mulciber, Nott, Carrow,” gli rispose James “e Black.” aggiunse dopo appena un attimo di pausa, guardando fugacemente verso Sirius. L’auror annuì
“Le stesse famiglie di cui sospettiamo. Eccetto, Piton? Non credo di aver mai sentito il suo nome.”
“È un mezzosangue.” spiegò suo padre “Sua madre è una strega, suo padre un babbano. Ha sempre avuto un particolare interesse per le Arti Oscure, da quello che ho potuto vedere. Se fa davvero parte delle schiere di Voldemort, non credo che sia stata la sua famiglia a spingerlo ad unirsi a Lui.” a quel punto, Silente prese a spiegare come si sarebbero mossi: James e gli altri avrebbero continuato a tenere d’occhio gli studenti di Hogwarts, cercando di individuare i più inclini alle idee dei nemici e quelli maggiormente in pericolo a causa del proprio sangue o dei propri ideali; Malocchio – il cui soprannome non gli era ancora stato affibbiato – avrebbe guidato una squadra di auror all’interno del territorio dei giganti, in modo tale da controllare i loro spostamenti; i membri che lavoravano al Ministero si sarebbero occupati della faccenda di Azkaban; Dedalus Lux, che Harry ricordava dalla sua prima volta al Paiolo Magico, si sarebbe occupato del reclutamento per conto del “Ministero” – sebbene in realtà fosse per conto dell’Ordine; Fleamont Potter avrebbe addestrato le reclute; mentre Marlene McKinnon si sarebbe avvicinata alle famiglie più sospette per cercare di estrapolare qualche informazione dall’interno.
“A questo punto, vi sarete chiesti tutti chi sono i nostri nuovi amici.” Silente indicò Harry, Ron ed Hermione e tutti – sebbene fossero già estremamente attenti alle parole del preside – parvero galvanizzarsi
“È meglio che nessuno di voi sappia i loro nomi.” disse, per Harry fu strano rendersi conto che nessuno conosceva la propria storia o la propria cicatrice “E nemmeno il motivo per cui si uniscono a noi.” continuò, “Tutto ciò che posso dirvi e che i nostri amici sono stati finora tenuti lontani dall’Ordine,” lanciò ad Harry uno sguardo eloquente ed il ragazzo – ancora una volta – si chiese cosa sapesse di loro il preside “ma che adesso non è più possibile tenerli a distanza. Vedete, è essenziale che sappiano i movimenti di Voldemort, che si allenino il più possibile a combattere e che imparino come agisce l’Ordine, quindi vi chiedo di non esitare a parlare davanti a loro e di fidarvi completamente.” lo stato avvilito dei presenti, delusi dal non aver ottenuto delle risposte concrete, era palpabile, ma nessuno si lamentò “James si sta occupando del loro addestramento.” continuò, ma subito venne interrotto da un mago di nome Edgar Bones
“Se sono così importanti non è meglio che sia un auror o un vero membro dell’Ordine, ad addestrarli?” Silente sorrise con aria divertita “Mi creda, signor Bones, non avrebbe dubbi sulle capacità del signor Potter se lo avesse visto combattere.” rispose “Per quanto riguarda il fatto che non è un membro ufficiale dell’Ordine,” guardò verso Fleamont ed Euphemia che annuirono, poi riprese “da oggi il signor Potter e il signor Black, così come il signor Lupin e il signor Minus, sono membri ufficiali dell’Ordine.” Harry vide suo padre spalancare gli occhi e girarsi di scatto verso i propri genitori: Euphemia aveva l’aria afflitta e sconsolata, eppure lo sguardo fiero, Fleamont gli sorrideva “Prenderanno parte a tutte le riunioni e quando ciò non potrà accadere, saranno comunque informati su tutte le novità.”
***
Alla fine della riunione, Silente annunciò che – salvo importanti novità – l’Ordine non si sarebbe più riunito durante quelle vacanze; a James e Sirius vennero date tutte le parole d’ordine e i cifrari di cui avevano bisogno per ricevere e mandare informazioni urgenti agli altri membri e ben presto si ritrovarono nel salotto di casa.
Non parlarono più dell’Ordine e della guerra per tutte le vacanze, neanche quando gli giunse notizia via posta – grazie al nuovo codice che adesso sapevano tradurre – che anche Remus e Peter erano stati resi partecipi delle novità quando Silente aveva indetto una riunione dei membri più vicini alle loro abitazioni.
Il giorno dopo, a Natale, James non stava più nella pelle: sapeva bene cosa i genitori avessero regalato a Sirius per celebrare non solo la festa cristiana, ma anche la maggiore età del fratello raggiunta ormai quasi due mesi prima, ed era trepidante all’idea di vedere la sua reazione.
L’attesa fu smorzata – poco dopo l’ora di pranzo – dall’arrivo di tre diversi gufi che portavano loro gli auguri di Peter, Remus e Lily. Eccitato, James aprì la busta che la rossa gli aveva indirizzato: gli aveva scritto delle proprie vacanze, della sorella scontrosa come al solito, ma soprattutto di sua madre. Il giorno prima, questa l’aveva sorpresa regalandole una mazza e un guantone da baseball appartenuti a suo padre. James ricordava solo di sfuggita quella parola, sentita durante una lezione di Babbanologia, ma era certo si trattasse di uno sport. Sorrise. Sua madre l’appoggiava nei suoi interessi poco raffinati, dopotutto. Alla lettera era allegata una fotografia immobile, sicuramente perché non incantata: Lily indossava un berretto con visiera, i capelli rossi erano raccolti in una coda, in una mano impugnava la mazza e nell’altra indossava un guantone con il quale reggeva una piccola palla bianca. Il suo sorriso era radioso e gli occhi più belli e brillanti del solito, James avrebbe custodito quella foto come un tesoro prezioso.
Si rese conto di non sapere da quanto tempo stesse fissando il volto felice della ragazza solo quando Sirius si schiarì la gola
“Dice qualcosa di interessante, la Evans?” chiese guardandolo ammiccante, James arrossì e gli farfugliò in breve il contenuto della lettera per poi correre in camera propria per scriverle una risposta. Le disse che con quella mazza, adesso, avrebbe potuto insegnarle anche a giocare da battitrice in sella ad una scopa, sottolineando che quest’ultima non sarebbe mai e in nessun caso stata la sua piccola Susie. Poi, continuò raccontandole di quella settimana – segrete assemblee di guerra a parte – e di come stesse continuando a sfiancare con gli allenamenti quelli di loro tanto sfortunati da averlo come compagno di “vacanza” che mise tra virgolette. “Il baseball è un altro sport in cui mi potresti battere?” scrisse alla fine per poi concludere: “Con affetto, James.” si torse le mani per diversi minuti, a causa di quella chiusura, ma poi – immaginando che ci stesse semplicemente pensando troppo – chiuse la busta e l’affidò allo stesso gufo che gli aveva recapitato quella di Lily.
 
Diverse ore più tardi, subito dopo cena, Fleamont attirò Sirius sul retro della casa dove già lo aspettavano il resto di loro, e lì, in mezzo allo spiazzo, regnava una moto Triumph Boneville T140V nera del 1973 con tanto di sidecar. Sirius rimase a fissarla con tanto d’occhi, ammutolito, come se non potesse credere di averla davanti. Dopo averne studiato ogni più piccolo dettaglio, spostò lo sguardo sui genitori, facendolo saettare dall’uno all’altra mentre si avvicinava alla moto. Mise una mano sul manubrio e l’altra sul sellino e prese ad accarezzarla
“È…” iniziò “è veramente mia? Davvero?” chiese, ne aveva sempre desiderata una e non era un segreto. Quando ancora viveva a Grimmauld Place avrebbe tanto voluto comprarla, giusto per sbatterla in faccia a Orion e Walburga Black, ma sapeva bene che la moto avrebbe fatto una brutta fine, in quel modo, e una volta arrivato dai Potter non aveva osato chiederla: gli avevano già dato un tetto e una famiglia, non aveva bisogno di nient’altro da loro.
“Ovviamente dovrai prendere lezioni, per poterla guidare.” gli disse Euphemia “Ed esigo che tu metta sempre il casco!” continuò severa, ma poi sorrise “A parte questo, sì, è davvero tua.” gli si avvicinò e l’abbracciò forte “Auguri di buon compleanno in ritardo, e buon Natale, figliolo.” James adorava quando i suoi genitori lo definivano loro figlio: era con loro da appena tre anni, eppure Sirius era amato come se ci fosse sempre stato. Fleamont imitò la moglie prima di iniziare a rientrare in casa insieme agli altri mentre Sirius e James rimanevano fuori ad ammirare l’oggetto babbano
“È chiaro,” disse loro la madre poco prima di varcare l’ingresso di casa “che non vi è permesso incantarla.” li fissò severa, James e Sirius la guardarono in silenzio per dei buoni secondi prima che il Potter si ridestasse e dicesse
“Certo! Ovvio! È illegale, che pensavi?” la donna assottigliò gli occhi sospettosa e sparì oltre la porta. “La incantiamo quando non c’è, nessun problema.” aggiunse allora James sussurrando un attimo dopo, scatenando le risate di Sirius.
 
Nei giorni successivi, lui e Lily continuarono a scambiarsi lettere. Era come se entrambi stessero aspettando un pretesto per iniziare a farlo e non smettere più. La risposta della rossa era giunta al ragazzo due giorni dopo, e questi le rispose – usando un altro gufo, giusto per dare tregua al loro precedente messaggero – immediatamente dopo.
Lily aveva commentato qualche punto scritto da James, commiserando Sirius e gli altri che ogni mattina erano costretti ad andare a correre seguendo lui che di fatica non poteva capire nulla, dal momento che non sudava mai. Nella riga successiva, tuttavia, iniziava a lamentarsi dei comportamenti di Petunia e di come questa cercasse in tutti i modi di rovinarle le feste "Tanto che preferirei correre all'alba con voi ogni giorno, piuttosto che starla a sentire." a James faceva piacere che Lily sentisse di potersi confidare con lui, quindi ricambiò scrivendole dell'incontro che aveva avuto con Regulus nei sotterranei "a volte i fratelli davvero non si rendono conto di quello che hanno". La lettera di Lily, infine, si chiudeva con un post-scriptum "Dimmi dove e quando, Potter. Posso batterti in qualsiasi sport babbano." leggendolo, James rise: aveva fatto le sue ricerche ed era abbastanza sicuro che sarebbe riuscito a batterla almeno nel basket, dal momento che bisognava correre in continuazione e far passare la palla dentro un anello "Tieniti pronta per un incontro di Basket, ad Hogwarts!" concluse la sua lettera.
***
Da Natale in poi Harry notò con piacere che James era spesso impegnato a scrivere a sua madre. Sirius faceva spesso lo spaccone e gli piaceva mettere in difficoltà l'amico, ma non gli chiese mai di leggere ciò che si scrivevano, limitandosi a sorridere contento e a ridere sotto i baffi davanti all'imbarazzo del Potter quando il gufo arrivava mentre erano tutti insieme.
Sebbene James, il primo giorno trascorso a casa Potter, gli avesse fatto vedere ogni più piccolo vicolo del quartiere, Harry non ne era mai sazio. James e Sirius lo capirono presto, quest’ultimo, in particolare, gli disse che lo capiva: “Anche a me dopo Grimmauld Place il giardino dei Potter sembrava il paradiso!” quindi capitava spesso che gli mostrassero il parco, il bosco, o altri posti in cui i due usavano trascorrere il proprio tempo. Legò molto con Sirius, in quei giorni. Negli ultimi mesi aveva provato a non avvicinarglisi, non più del necessario, comunque, conscio del fatto che – se era difficile stare accanto ai genitori che non aveva mai conosciuto e dir loro niente – era impossibile scherzare e ridere con il padrino che aveva amato per poi tornare al proprio tempo abbandonando l’altro al suo destino.
La maggior parte del tempo – Harry, James e Sirius – la trascorsero in garage con la moto-non-ancora-volante del suo padrino; Ron ed Hermione non parevano tanto scontenti di essere lasciati soli, quindi Harry si godette appieno quei momenti di pura felicità. Ogni tanto, Euphemia spuntava dalla porta per controllare che non stessero manomettendo l’oggetto babbano, ma Harry non aveva dubbi: James e Sirius avrebbero incantato la moto alla prima occasione possibile, tanto che se stavano così tanto tempo ad ammirarla era per studiare quali parti modificare e con quale incantesimo.
“Quanto vorrei poterle far fare un giro!” stava dicendo Sirius seduto a cavallo della moto dal motore spento
“Libero di farlo.” gli rispose James “Se vuoi cadere e graffiarla.” l’altro fece una smorfia
“Meglio che riapra la scuola-guida, prima.” anche Harry era seduto sulla moto, all’interno del sidecar, e lì – comodo – assisteva all’insoddisfazione di Sirius, costretto a tenere in garage il suo nuovo mezzo.
“Ti capisco, sai?” gli disse “I Dursley tengono sottochiave il mio manico di scopa. È frustrante avere un bolide e doverlo tenere fermo.” gli altri annuirono e la conversazione si spostò dapprima sulle scope da corsa e poi sulle velocità di queste in confronto alle moto babbane. Harry, dal canto suo, prese a fissare la moto del padrino: era sua, adesso, nel suo tempo, ma non aveva ancora avuto il coraggio di usarla. In realtà non aveva avuto il coraggio neanche di guardarla, e vedere il modo in cui Sirius l’aveva ricevuta, come l’accudiva e quanto fosse importante per lui, e ancora come suo padre vi avesse interagito, rese solo il tutto più doloroso e ad un tratto iniziò a chiedersi quanto ancora avrebbe retto prima di dire loro tutta la verità. “Non ti crederebbero mai.” continuava a ripetere a sé stesso, ma in fondo sapeva che c’erano diversi modi per poterli convincere e – d’altronde – il suo aspetto fisico avrebbe costituito una buona prova a suo favore.
***
I saluti furono duri, alla fine delle vacanze. Soprattutto per Sirius e la sua moto:
“Non provare mai più a prendermi in giro per come tratto Susie.” disse James a suo fratello dopo aver passato cinque minuti buoni sulla soglia del garage ad aspettare che questi finisse di salutare l’oggetto babbano.
Arrivati al Binario 9 ¾, non passò molto tempo prima che individuassero Remus e Peter. Salutarono i genitori facendogli mille e più raccomandazioni
“Questa scena dovrebbe essere al contrario.” disse dopo un po’ Euphemia con finta aria imbronciata, poi sorrise “Staremo attenti. Voi, piuttosto…”
“Cosa potrebbe accaderci? Siamo ad Hogwarts e con noi c’è Silente.” nessuno seppe come contrastare.
James si buttò tra le braccia dei genitori diverse volte, pregando dentro di sé che restassero lontani dalla guerra
“Ci vediamo alla fine dell’anno.” gli disse suo padre quando sciolsero l’ennesimo abbraccio; Ron ed Hermione salutarono i due adulti con una stretta di mano, mentre Harry imitò James e Sirius abbracciandoli. James riuscì solo a sentire un flebile “Grazie.” prima che il fischio del treno li avvertì di doversi sbrigare.
Con Remus e Peter, iniziarono a percorrere lo stretto corridoio dell’Espresso alla ricerca di un cubicolo libero, ma si fermarono quando incontrarono Lily: era in compagnia di una loro compagna di Casa, quindi non avrebbero potuto parlare liberamente della guerra, non che James volesse farlo adesso che la rivedeva dopo tutti quei giorni passati a scriversi; le sorrise
“Possiamo?” Lily ricambiò il sorriso e fece loro segno di sedersi
“Siamo in troppi, ragazzi.” fece notare a quel punto Hermione “Restate pure voi, io, Harry e Ron ci troviamo un altro scompartimento.” e con gli amici scomparve lungo il corridoio.
***
Dovettero arrivare quasi fino alla fine del vagone per trovare un posto totalmente libero. Rimasti soli, finalmente, poterono tirare un sospiro di sollievo. Non poter parlare liberamente era sfiancante e faceva rendere conto a Harry di quanto fosse dipendente dai propri amici e dal loro parere
“Allora,” disse Ron non appena si fu seduto “come va, amico?” lo guardavano entrambi in ansia, Harry sorrise incerto
“Bene.” rispose “Alla grande!” si corresse subito dopo “Ho appena passato il Natale e il Capodanno con mio padre, Sirius e i miei nonni. Come altro dovrebbe andare?” ma conosceva bene la risposta e – dallo sguardo di commiserazione degli amici – la conoscevano anche loro. Hermione, in particolare, lo fissava con evidente preoccupazione “So che non possiamo dirgli nulla.” le disse senza che lei aprisse bocca “Immischiarsi nelle faccende del tempo è pericoloso, me l’hai ripetuto centinaia di volte. Io… voglio solo godermi questi momenti.” non disse loro di tutte le volte in cui era stato a un passo dall’urlare ai suoi genitori di non fidarsi di Minus, non avrebbero capito ed Hermione si sarebbe arrabbiata
“A proposito di viaggi nel tempo.” disse questa “Non riuscivo a capire come fosse possibile tutta questa situazione, e ogni volta che ho potuto sono andata-”
“in biblioteca.” la anticiparono gli altri due all’unisono
“Ho letto ogni possibile libro sull’argomento, ma le giratempo – e quindi tutti i viaggi nel tempo noti – sono gestite e controllate dal Ministero della Magia. Quelli del Ministero non permetterebbero mai che un libro fornisca un modo per aggirare il loro controllo. Non ho scoperto niente di più di quanto già non sapessi al terzo anno. Non è possibile viaggiare nel tempo senza una giratempo.”
“Hermione.” la chiamò Harry allargando le braccia come a indicare tutto ciò che avevano intorno “È chiaro che sia possibile. Ti sta sfuggendo qualcosa.” la ragazza mise su un’espressione indignata
“Forse riuscirei a capirci qualcosa di più se voi mi aiutaste con le ricerche!”
“E come? Sto sempre insieme a mio padre e gli altri! Se tu sei riuscita ad andare da sola in Biblioteca è perché ci vai dopo Rune Antiche mentre Lupin fa la ronda come Prefetto.”
“Scommetto che James e Sirius non ti seguirebbero se tu dicessi di volere andare in Biblioteca. La verità è che tu non vuoi andartene!” seguirono un paio di secondi di silenzio, poi Hermione parve rendersi conto di cosa aveva detto “Harry… scusa, io-”
“Cercheremo di aiutarti di più in Biblioteca, d’ora in poi.” tagliò corto senza poterle dare torto.
Dopo quello scambio l’aria si era fatta pesante e carica di tensione, tanto da lasciarli in silenzio per molto tempo. Solo dopo l’arrivo del carrello dei dolci ripresero a parlare
“È meglio che facciamo il punto della situazione.” disse Hermione, ma era palese che fosse preoccupata per la possibile reazione di Harry; questo annuì e lei si rilassò
“È da capire come siamo riusciti ad arrivare in questa linea temporale.” iniziò “Possiamo solo suppore che Silente c’entri qualcosa. Se conosce la verità-”
“Sono sicuro che sia così.” la interruppe Harry
“Se la conosce vuol dire che forse oltre che come, lui sappia anche il perché.”
“L’unica cosa che mi viene in mente è l’addestramento, come ci ha detto davanti a tutti.” poi fece una pausa: sapeva quanto Hermione fosse scettica in campo di Profezie, quindi sperò di riuscire a spiegarle bene ciò che pensava “Io credo…” iniziò, ma poi si corresse e ricominciò “Sento di averne bisogno. Di tutto questo.” disse “Se davvero dovrò essere io a sconfiggere Voldemort…” ignorò gli occhi al cielo di Hermione “è come se sapessi che prima non ci sarei mai riuscito. Capite? Ma ora è diverso, mi sento più…” non c’era verso che potesse spiegare agli amici cosa volesse dire, quindi provò a ricominciare da capo
“So che i miei genitori sono morti, nel nostro tempo, e che in questo non sanno chi io sia.” sospirò “Eppure è come se percepissi la loro forza su di me. È complicato da spiegare, impossibile in effetti.” alternò lo sguardo su quelli degli amici che però risultavano più confusi che mai “Silente mi ha spiegato che è stato l’amore di mia madre a proteggermi, quella notte. Dopodiché ovviamente non l’ho più potuto ricevere, il suo amore. Tranne che adesso. Anche se lei ignora chi io sia, e anche mio padre… percepisco qualcosa, da loro. Come se mi rendessero più forte contro Voldemort. Mi spiego?” Ron iniziò ad annuire tremendamente incerto e lo stesso, dopo un attimo, fece Hermione
“Credo di sì.” disse questa “Certamente per te è un bene poter stare con loro.” accennò un sorriso
“Quindi ora che si fa?” chiese Ron
“Io continuerò a fare le mie ricerche in Biblioteca.” rispose Hermione buttando uno sguardo fugace su Harry “Nel frattempo alleniamoci e cerchiamo di capire il più possibile su come agisce Voldemort. Nel nostro tempo il Ministero ha appena scoperto che è tornato; l’Ordine si sta radunando ed organizzando e lo stesso stanno facendo le truppe di Voldemort. La situazione, ora come ora, è uguale sia qui che lì. Non mi stupirei se riuscissimo a scoprire qualche dettaglio che ci sarà utile quando torneremo indietro… o meglio avanti.”
Se torneremo.” Harry ed Hermione si girarono verso Ron “Okay, stai facendo le ricerche,” continuò questo “ma hai detto tu stessa che finora non hai trovato nulla. Come fai ad essere così sicura che riusciremo a tornare? Le nostre famiglie almeno si sono accorte che siamo scomparsi o per il momento sono come congelati nel tempo?”
“Questo immagino che dipenderà a seconda di quando torneremo.”
Se torneremo.” la corresse ancora il rosso, sempre più paranoico. Solo allora Harry si rese pienamente conto della situazione in cui si trovavano e come i suoi amici dovessero sentirsi al riguardo: rimanere bloccati lì avrebbe voluto dire vivere con la sua famiglia, ma anche che Ron ed Hermione avrebbero perso le loro.
“Dimentichi una cosa, Ron.” l’amico gli rivolse il proprio sguardo preoccupato “Silente.” disse “Avrà sicuramente un modo per farci tornare a casa, una volta che avremo finito.”
“Finito di fare cosa?” Harry scrollò le spalle. Alla fine dei conti tutti i loro interrogativi convergevano in un unico nodo: Silente.
“Dobbiamo fidarci di lui.” concluse “Lui ha sempre un piano.”
n/a.
eh sì, le vacanze in casa Potter sono durate solo un capitolo (e mezzo).
Devo ammettere che quando l'ho scritto mi sembrava di più, ma d'altronde
ci tenevo a far passare a Harry le vacanze in famiglia, ma non volevo neanche
allungare troppo, magari annoiando i lettori. Mentre di Jily non ce n'è mai abbastanza!
Spero vi sia piaciuto! A domani,
xxx

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Una volta scesi dal treno, non incontrarono Harry, Ron ed Hermione se non in Sala Grande, quando – adocchiata la testa rossa di Ron – li raggiunsero. Come avevano raccontato a James e Sirius durante il viaggio, Remus, Lily e Peter parlarono al trio di come avevano passato le feste, poi, una volta finito di cenare, non persero tempo e salirono in dormitorio: Lily, in particolare, aveva messo agli altri una certa fretta. Arrivati in camera, la rossa chiuse la porta e si voltò verso gli amici con un sorriso raggiante
“Cercavate un modo per poter ascoltare cosa dicono i Serpeverde in Sala Comune, giusto?” James si fece subito attento
“Hai trovato una soluzione?” disse, speranzoso e colpito; Lily annuì
“L’inizio di una soluzione, in realtà.” andò a sedersi su uno dei letti, accanto a James, poi tirò fuori dallo zaino uno strano arnese: James si era chiesto come mai la ragazza non avesse lasciato la borsa insieme agli altri bagagli, ma aveva presto lasciato quel dettaglio in secondo piano. L’oggetto babbano che ne venne fuori era grande poco più di due palmi, nero e a forma rettangolare. Se James avesse dovuto indovinare cosa fosse, avrebbe detto una radio
“Ho portato diverse cose che potrebbero esserci utili, ma per ciò che dobbiamo fare credo che questo sia il più adatto.”
“Cos’è?” le chiese James mentre Sirius prendeva in mano l’oggetto e lo studiava
“È un registratore.” spiegò Hermione, Lily annuì
“Si preme questo pulsante” la rossa ne indicò uno “e le parole che vengono dette rimangono impresse nel nastro. Una volta finito di registrare, si riavvolge, si preme quest’altro e si può riascoltare tutto.”
“È geniale!” sorrise Sirius “Adoro i babbani.” Lily rise
“Il problema è che il nastro è in grado di registrare solo per mezz’ora, e ovviamente il registratore deve trovarsi nella Sala Comune, per poter sentire cosa dicono.” continuò a spiegare la ragazza; James si fece passare l’oggetto
“L’idea è perfetta.” disse “Ci serve solo che sia più piccolo e che duri più a lungo.” a quel punto, Remus si alzò da terra e si avvicinò a James; prese il registratore e – premendolo in un punto – fece scattare una serratura dalla quale uscì un altro piccolo oggetto
“Questa è la cassetta.” spiegò ai purosangue “È dove le voci rimarranno impresse. Incantarla per estendere la portata del nastro non sarà difficile.” Lily annuì
“Credo di essere in grado anche di ridurre le dimensioni dell’apparecchio, ma non sarà facile.”
“Posso aiutarti io.” si offrì James, ma Hermione scosse la testa
“Per modificarlo è meglio conoscere bene il meccanismo, meglio che l’aiuti io.”
“Ora bisogna capire come farlo arrivare nella Sala Comune Serpeverde.” seguì qualche secondo di silenzio interrotto da Ron
“Che ne dite della Pozione Polisucco?” James vide Harry sorridere e concordare
“Scommetto che con quella riusciremo ad entrare nella Sala Comune.”
“Sì.” disse Sirius, James si voltò verso di lui e lo trovò adombrato. Ne scoprì il motivo subito dopo: “Parlerò con mio fratello Regulus e in qualche modo gli prenderò dei capelli.” James strinse i pugni
“Vengo con te.” disse, ma il fratello scosse il capo
“Non accetterà mai di parlarmi se ti vede.”
“Non mi vedrà, allora.” tenne il punto l’altro “Scusa Felpato, ma non ti lascio solo con lui.” continuò risoluto “Starò sotto il Mantello dell’Invisibilità ed uscirò solo se ce ne sarà bisogno. Mentre tu lo distrai io gli taglio una ciocca di capelli.” Sirius parve soppesare le sue parole per un po’, infine annuì.
***
Viste le poche doti pozionistiche del gruppo, alla fine fu deciso che sarebbe stata Lily ad occuparsi della Pozione Polisucco. Hermione, Remus ed Harry si sarebbero occupati del registratore ed infine James e Sirius di recuperare i capelli che gli servivano. Il tempo per gli allenamenti, inevitabilmente, diminuì, quindi James pensò bene di intensificarli.
Quel martedì Harry, Ron, James e Sirius ebbero una lunga sessione d’allenamento di Quidditch: qualche giorno prima il Capitano aveva mandato un membro della squadra ad assistere agli allenamenti dei Tassorosso e quello che aveva visto era preoccupante. Finito di fare esercizio, Harry corse da Remus ed Hermione che avevano già iniziato a modificare l’oggetto babbano. Stettero a lavorare sul registratore per ore e alla fine della giornata Harry era distrutto e senza che avesse scritto una sola riga del tema assegnato per l’indomani. Erano pronti per coricarsi quando James gli consegnò una pergamena
“Il tuo tema di Trasfigurazione.” disse “L’ho incantato in modo tale che sembri la tua scrittura.” Harry afferrò il compito, stupito
“Cavolo, grazie!”
“Nessun problema.” gli sorrise suo padre.
Quel ritmo serrato continuò per tutto il mese successivo: lezioni, compiti, duri allenamenti di Quidditch, ancora più duri duelli nella Foresta, ricerche in biblioteca ed infine lavori per l’Ordine. Lily aveva quasi finito di preparare la pozione quando Sirius dichiarò che era arrivato il momento di parlare con Regulus.
***
Ogni volta che potevano, finito di cenare, James e Sirius si aggiravano dalle parti dei sotterranei nella speranza di incontrare Regulus. Ad ogni rumore, James scattava sotto il mantello, ma per le prime tre sere non ebbero fortuna. La quarta, finalmente, incontrarono Regulus in compagnia dei fratelli Carrow. Il Black notò subito Sirius, ma – a parte la smorfia di sufficienza che gli rivolse – non parve interessarsi a lui
“Regulus, dobbiamo parlare.” i tre Serpeverde si fermarono
“Non ho niente da dirti.”
“Allora ascolterai.” seguì un attimo di pausa “Ti prego.” aggiunse poi Sirius, Regulus rise sprezzante e le budella di James si accartocciarono
“Ti si addice, supplicarmi.” disse beffardo “Che cosa vuoi?”
“Da soli.” rispose l’altro, Regulus fece un cenno della testa e i Carrow andarono via
“Qualche ripensamento sul tuo stile di vita?” chiese allora il Serpeverde “Vuoi che faccia da tramite con mamma e papà?” Sirius rise e la sua espressione divenne il riflesso di quella del fratello
“Volevo chiederti la stessa cosa.” James iniziò ad avvicinarsi a Regulus
“Non credo che tu possa fare da tramite tra me e mamma e papà.” lo prese in giro, ma Sirius aveva smesso di scherzare
“Regulus, pensa a quello che fai.” l’altro roteò gli occhi
“È sempre la stessa storia con te, eh Sirius? Quando imparerai che nessuno mi ha fatto il lavaggio del cervello? Io sono esattamente dove voglio essere.”
“Allora è così.” mentre i due continuavano a parlare, James si appostò alle spalle del più piccolo “Ti rendi conto di quello che vogliono fare Orion e Walburga? Di quello che vuole Voldemort?” a quel nome, Regulus sussultò
“Come osi pronunciare il suo nome!”
“Non cambi il tuo nome in Voldemort se non vuoi che gli altri lo pronuncino.” Sirius rise mentre le vene del collo di Regulus iniziavano a pulsare “Vuoi davvero seguire una persona del genere? Uccidere tutti i natibabbani, sottomettere chiunque non sappia usare la magia. Non puoi volere veramente una cosa simile.”
“Tu non sai cosa voglio!” si alterò, fu allora che James liberò la mano con la quale reggeva la bacchetta dal Mantello e gli tagliò una piccola ciocca di capelli “Tu hai disonorato la tua Famiglia e il tuo Sangue, io non lo farò. Se c’è qualcuno, qui, a cui hanno fatto il lavaggio del cervello, quello sei tu. Quel Traditore del suo Sangue che chiami fratello,” continuò sprezzante “ti ha deviato, ti ha fatto dimenticare cosa voglia dire essere purosangue, il compito che abbiamo nel portare avanti stirpi pure di streghe e maghi.” Sirius rise sonoramente
“Ci credi davvero?” disse “Fino ad oggi credevo di poterti salvare…” continuò “ma mi sbagliavo. Credo che James lo sapesse già,” Sirius guardò oltre la spalla di Regulus, nello stesso punto in cui aveva visto apparire la mano dell’amico “ma mi ha sempre sostenuto: quando parlavo di come farti tornare in te, quando pensavo a dove avremmo potuto abitare insieme.” rise ancora, per nulla divertito “E pensare che ti aveva anche offerto casa sua. Casa Potter, casa mia. Che stupido che sono stato, avrei offerto il tetto dei miei genitori ed una serpe.” disse schifato “Ho chiuso.” concluse, e fece per andarsene
“Quindi finisce così?” lo fermò Regulus
“Ti sto accontentando, fratellino. Mi hai convinto: sei esattamente dove vuoi essere, immagino che ci vedremo sul campo di battaglia, quanto la guerra scoppierà.” adesso James si trovava a metà strada tra i due Black, ed ebbe come la sensazione di vedere qualcosa, nello sguardo del più piccolo “Sai di volere qualcosa quando lo perdi.” pensò; arrivò vicino a Sirius, gli diede un colpo sulla spalla e, insieme, si diressero verso la Torre di Grifondoro.
***
“Presi!” James e Sirius entrarono vittoriosi in dormitorio, quella sera. Harry distolse lo sguardo dal registratore quasi pronto per vedere Sirius reggere esultante un’ampolla con dentro dei capelli neri. Anche James pareva parecchio soddisfatto, eppure Harry ebbe come l’impressione che provasse a non darlo a vedere. Lily andò verso di loro complimentandosi, afferrò l’ampolla e vi guardò dentro per poi annuire
“Basteranno almeno per due, forse tre volte.”
“Non potevo prenderne di più, o qualcuno avrebbe potuto notarlo.” gli altri annuirono concordi
“Tu a che punto sei con la Pozione, Lily?” le chiese Sirius
“Ci vuole ancora una settimana.”
“È ancora al sicuro?” la rossa annuì
“L’idea di Hermione si è rivelata perfetta. Nessuno va nel bagno di Mirtilla Malcontenta, ed il calderone è perennemente disilluso.”
“Il registratore e il resto?” chiese a quel punto suo padre avvicinandosi agli oggetti in questione
“Tutto quasi pronto.” gli rispose Harry. Del registratore che aveva portato Lily dalle vacanze, ormai, non era sopravvissuto nulla se non il colore: le dimensioni si erano ridotte a quelle necessarie per contenere la cassetta e la forma non era più rettangolare bensì sferica con un piedistallo che la manteneva in piedi. I pulsanti erano nascosti nella base, mentre il microfono – presente nella parte curva dell’oggetto – sarebbe stato incantato in modo tale da far sembrare la sua superfice ruvida e piena di fori, invece liscia e semiriflettente. Il piedistallo era argentato e le piccole gambe su cui la sfera poggiava era a forma di serpente in modo tale da sembrare un normale oggetto da poter trovare nella Sala Comune Serpeverde. Il tutto, infine, era stato copiato con geminio con due sole differenze: la seconda sfera aveva le casse invece che il microfono ed il piedistallo con dei leoni dorati piuttosto che con dei serpenti argentati. I due oggetti erano collegati tra loro in modo tale che il gruppo avrebbe potuto sentire cosa captava la sfera argentata attraverso quella dorata.
“È perfetto!” si complimentò James rigirandosi tra le mani l’oggetto che avrebbero dovuto nascondere nella Sala Comune nemica
“Be’, suppongo che adesso almeno per una settimana potremmo tornare ai nostri cari e vecchi allenamenti: lunghi, ma meno sfiancanti!” propose a quel punto Sirius, James rise
“Accordato. Dalla settimana prossima si riprende con lo spionaggio.”

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


n.a.
A grande richiesta (be’, su richiesta di mio fratello
e giusto perché sa cosa succede in questo capitolo
ed è la sua parte preferita…) oggi doppio appuntamento!
xxx
Avevano stabilito tutto nei minimi dettagli: sebbene James avesse inizialmente pensato a Peter per entrare nella Sala Comune Serpeverde, Sirius gli fece notare che qualora qualche compagno di Casa di Regulus avesse provato ad interagire con il ragazzo polisuccato, Peter – non conoscendo affatto il Black – si sarebbe potuto trovare in difficoltà.
“Devo farlo io.” aveva detto Sirius alcune settimane prima quando avevano iniziato ad ideare il piano d’attacco “Conosco Regulus e ho la voce simile.” James continuava a pensare che – se le cose fossero andate storte – almeno Peter avrebbe potuto trasfigurarsi in topo e fuggire, mentre Sirius si sarebbe ritrovato circondato da persone ostili e senza che i rinforzi potessero raggiungerlo. “Siamo in guerra.” aveva aggiunto suo fratello vista l’espressione poco convinta del Potter “Non possiamo sperare di andare avanti senza rischiare almeno un po’.” e l’altro, controvoglia, si ritrovò costretto a concordare.
Erano per l’ennesima volta chini su una mappa di Hogwarts improvvisata per studiare al meglio tutti gli spostamenti che avrebbero dovuto compiere per l’operazione quando, a un giorno dal colpo, Lily fece il suo ingresso in dormitorio
“Ho il permesso di Lumacorno!” sventolò la pergamena firmata dal professore davanti a tutti con aria trionfante. Nel frattempo, Peter era rimasto per diverse ore appostato vicino alla Sala Comune Serpeverde e, grazie a questo, aveva potuto sentire la Parola d’Ordine.
“A questo punto manca solo la mia parte.” disse Remus
“E avvertire Pix.” gli ricordò Sirius “A questo ci penso io domani mattina.” aggiunse mentre frugava tra la sua roba; lanciò lo specchio gemello che aveva con James a Remus “È l’ora della ronda, Prefetto.” sogghignò.
 
L’indomani pomeriggio erano ufficialmente pronti. Controllarono minuziosamente di avere tutto e lasciarono il dormitorio per prendere posizione: Peter sotto forma di topo subito fuori la Sala Comune Serpeverde; Remus nei pressi dei sotterranei, vicino l’ufficio di Gazza; Lily poco più avanti e lo stesso Pix; James, Harry e Ron subito dopo ed Hermione e Sirius nel bagno di Mirtilla Malcontenta con la Pozione.
Più di una volta, James, si assicurò che Harry e Ron fossero disillusi al meglio, e ancora più spesso controllò di aver nascosto per bene il walkie-talkie ed il cavo degli auricolari sotto la propria toga. Quegli oggetti – leggermente modificati nelle dimensioni –, pensò James, sarebbero stati il loro vantaggio contro le schiere di Voldemort che neanche sotto tortura avrebbero mai pensato di usare manufatti babbani.
Dovettero aspettare parecchi minuti prima che nelle orecchie di tutti coloro muniti di walkie-talkie risuonasse la voce di Remus “Regulus è uscito.” era stato Codaliscia ad informarlo: nascosto vicino allo specchio magico che il loro personale Prefetto aveva posizionato dietro una statua la sera prima, aveva aspettato che il Serpeverde uscisse dalla Sala Comune per squittire a Remus – che possedeva l’altro frammento di specchio – che l’operazione poteva avere inizio. A quel punto, James si immaginò Remus fare la sua mossa: munito di Mantello dell’Invisibilità, aveva già sicuramente iniziato a far esplodere botti vicino la porta dell’ufficio di Gazza; si immaginò questi uscire e vedere apparire proprio in quel momento Regulus. Dopo pochi secondi, James udì di nuovo la voce dell’amico all’orecchio
“Regulus è con i Carrow.” annunciò “Non appena hanno visto Gazza infuriato hanno fatto dietrofront.” esattamente come stabilito. A quel punto Regulus avrebbe proseguito usando il corridoio parallelo, dove, tuttavia, Pix era stato incaricato da Sirius di attaccare come più poteva ogni Serpeverde che vedeva. Il poltergeist, come immaginavano, si era subito mostrato entusiasta di aiutare i Malandrini. Visto il passaggio bloccato, quindi, i Serpeverde sarebbero avanzati verso Lily, che li avrebbe fermati dicendo loro che il corridoio era chiuso a causa dei preparativi per la festa di San Valentino del LumaClub, pronta a far valere il proprio status da Prefetta e a mostrare la pergamena firmata dal professore di pozioni, se necessario.
“Tra poco tocca a noi.” disse James ad Harry e Ron sebbene li vedesse a malapena. I due andarono a nascondersi tra le armature disposte in fila nel corridoio mentre James rimaneva dietro l’angolo.
“Stanno venendo verso di te, Potter.” annunciò Lily al suo orecchio, poi rise “Non sembravano tanto contenti di ricevere ordini da una natababbana.” James ghignò: rimaneva solo di dargli il colpo di grazia. Dal punto in cui era, il ragazzo poté sbirciare cosa succedeva nel corridoio: Harry e Ron si erano esercitati per un mese a lanciare gli incantesimi pietrificus totalus e levicorpus non verbalmente, e fu quello che fecero: i Carrow si immobilizzarono e poi sparirono sopra la testa dell’ignaro Regulus. Il Serpeverde stava per arrivare a James quando il corpo che stava facendo fluttuare Harry iniziò a cedere; per fortuna c’era il piano B: la nimbus 1000 che James aveva affidato al compagno di squadra lasciò con uno scatto il loro dormitorio passando dalla finestra lasciata aperta, eliminò in pochi secondi la distanza che la separava tra lei e la bacchetta che l’aveva chiamata non verbalmente, rimorchiò Harry e questi afferrò Alecto Carrow al volo. James sorrise: Harry faceva progressi a vista d’occhio; solo il mese prima non sarebbe mai riuscito a lanciare tre incantesimi non-verbali, e sperò che questo aiutasse il ragazzo con la propria sicurezza.
A quel punto il Potter fece un passo indietro, si tolse l’auricolare ed aspettò.
Bloccato da Gazza che gli urlava dietro, da Pix che gli lanciava di tutto contro, da una natababbana che gli impediva di proseguire, l’umore di Regulus era stato strategicamente portato al limite; voltò l’angolo e sbatté contro James
“Sta’ attento!” gli disse questi. Il Potter era certo che – dopo l’ultimo incontro che il Serpeverde aveva avuto con Sirius – Regulus lo odiasse più che mai. D’altronde adesso James aveva qualcosa che lui non avrebbe mai più potuto recuperare: un fratello. Bastò poco per convincerlo a combattere: il suo compito era quello di stordirlo come già Harry e Ron avevano fatto con gli altri due, ma non si illudevano: Regulus Black non era tipo da essere preso alla sprovvista come i suoi amici. Stupeficium, aqua eructo, diffindo, dissendio, reducto… il Serpeverde ci andò giù pesante pronunciando anche incantesimi che James non conosceva, ma il Grifondoro non se ne stupì: sapeva bene che il Black praticava la Magia Nera. Dal canto suo, James, usò un repertorio più malandrino come exulcero, gambe molli, ebulio, e ovviamente il caro e vecchio impedimenta. Harry e Ron erano dietro l’angolo; a James sarebbe bastato lanciare un periculum per chiamarli: non gli piaceva l’idea di dover combattere tre contro uno, ma ciò che c’era in gioco era ben più importante della cavalleria dei Grifondoro.
Rimasero parecchi minuti a duellare. Non avrebbero mai potuto farlo così indisturbati in corridoio se i suoi amici non avessero fatto da pali. Tanta era la rabbia del suo avversario, che pareva non essersi neanche accorto della scomparsa dei Carrow o – se l’aveva fatto – non gli importava: il suo unico obiettivo era quello di ferire James. Ci riuscì poco dopo: una frusta invisibile squarciò la divisa e la pelle del braccio destro del Potter, ma per Regulus quel taglio fu anche una condanna: questi perse un attimo di troppo a crogiolarsi per quella piccola vittoria e James poté finalmente stordirlo.
Tirò fuori il walkie-talkie “È fatta.” disse con il fiatone “Ci vediamo in bagno.”
Con i corpi disillusi dei tre Serpeverde che fluttuavano davanti alle bacchette di James, Harry e Ron, i tre entrarono nel bagno delle ragazze: Remus e Lily erano già lì
“Da quanto è partito Sirius?” chiese ad Hermione che era rimasta con lui fino a poco prima
“Cinque minuti.” disse. James si fece passare lo specchio da Remus: entrare in Sala Comune con le sembianze di Regulus Black ed un oggetto chiaramente babbano in tasca sarebbe stato troppo rischioso, quindi Sirius avrebbe raccolto il frammento di specchio usato poco prima da Peter.
“Adesso tocca a te, Hermione.” sentì dire a Ron. La ragazza prese un gran sospiro
“Ricorda,” le disse James “a Regulus devi solo modificare il ricordo dei Carrow che spariscono. Fagli credere che li abbiamo colpiti noi mentre duellavamo.” l’altra annuì
“Mentre i Carrow sono rimasti coscienti per tutto il tempo, sebbene immobili. A loro dovrai togliere più ricordi.” Hermione annuì di nuovo, poi li obliviò tutti e tre stordendo infine i Carrow una volta per tutte
“Adesso non ci rimane che aspettare Sirius”.
***
Il piano era riuscito perfettamente. Poco meno di un mese prima, quando idearono il tutto, Harry aveva temuto di non farcela. Se la cavava bene in Difesa Contro le Arti Oscure ed imparava generalmente in fretta nuovi incantesimi, ma apprendere come lanciarne due non-verbalmente in meno di un mese lo terrorizzava. “E se non ci riuscissi?” pensava continuamente durante gli allenamenti “Tutto il piano andrebbe in malora a causa mia.” si convinceva. Suo padre sembrava capire il suo stato d’animo: lasciò che Remus e Sirius si occupassero dell’addestramento di Ron, mentre lui allenava personalmente il figlio.
Chiuso nel bagno di Mirtilla Malcontenta insieme agli altri, adesso, Harry non riusciva a smettere di sorridere. Tutti loro erano soddisfatti come non mai: erano riusciti a coordinarsi in maniera esemplare, come se fossero anni che lavoravano insieme. James, invece, era meno contento: fissava assiduamente lo specchio, lo teneva vicino al volto e cercava di captare ogni pur minimo suono da esso. Harry, ovviamente, sapeva che a Sirius non sarebbe successo niente, ma immaginava bene lo stato di suo padre
“Andrà bene.” provò a rassicurarlo “Sirius è una delle persone più forti della scuola, no?”
“È da solo in mezzo a chissà quanti Serpeverde.” Harry sospirò, non poteva credere di stare per dire una cosa del genere
“Peter è ancora subito fuori la porta. Se dovesse sentire rumori di duello entrerebbe e lo aiuterebbe. E nel frattempo anche noi lo capiremmo attraverso lo specchio. I sotterranei non sono poi così lontani da qui.” James sollevò lo sguardo nocciola su quello verde di Harry e gli sorrise debolmente. Il ragazzo non era del tutto certo di aver consolato il padre, ma sicuramente questi aveva capito l’intento di Harry. Poi furono distratti da Lily
“Sei ferito!” solo allora Harry si rese conto dello squarcio che James aveva sulla toga. Questi rise
“È solo un graffio.”
“Fa’ vedere.” insistette l’altra. Harry vide James addolcire lo sguardo alla preoccupazione di Lily e tirò su la manica: il taglio era profondo, ma fortunatamente pulito. Lily vi passò sopra la bacchetta e questo smise di sanguinare “Mi dispiace,” disse “ma non so rimarginare una ferita del genere.” disse sconsolata, James scrollò le spalle
“In dormitorio abbiamo del dittamo, non c’è problema.” la rossa sospirò, poi fece apparire delle garze sterilizzate e gli fasciò il braccio.
 
Sirius fece il suo ingresso insieme a Peter quindici estenuanti minuti dopo. James gli andò subito incontro afferrandolo per le spalle per squadrarlo meglio
“Stai bene?” gli chiese, la voce dell’amico gli rispose di sì, poi gli occhi grigi ancora di Regulus si corrucciarono; Sirius afferrò il braccio di James “Sto bene.” disse il Potter prima che il fratello potesse aprire bocca, ma lo si vedeva dalla sua espressione che non era affatto contento.
“Sei riuscito a piazzarlo?” si avvicinò Remus; Sirius annuì
“Tutto liscio.” disse “Non mi hanno neanche visto lasciare il registratore.” spiegò “Sono intelligenti, però,” ghignò “non ci conviene sottovalutarli. Non appena sono entrato mi hanno chiesto cosa c’è nell’angolo di camera mia vicino alla finestra. Quell’idiota di Regulus ha un avversaspecchio da quando ha tredici anni. Ho risposto e mi hanno lasciato in pace. Poco prima di uscire Mocciosus mi ha fermato affermando di volermi parlare. L’ho liquidato in fretta dicendogli che non avevo tempo per lui. Immagino che scopriremo presto che cosa ha tanta fretta di dire al mio caro fratellino.” Sirius si voltò verso il corpo inerme di Regulus “Per quanto ancora durerà la Pozione Polisucco?” chiese continuando a fissare il suo riflesso svenuto
“Parecchi minuti, temo…” rispose Hermione; Sirius sbuffò
“Be’ non c’è nulla da fare. Aspetterò qui, ma tu:” si avvicinò minaccioso a James “fila immediatamente in dormitorio a curarti quel braccio.” suo padre aprì la bocca per rispondere ma il fratello lo bloccò “Non fai altro che preoccuparti per me. Dì solo una parola del tipo ‘non è niente’ o ‘è solo un graffietto’” imitò in falsetto “E ti giuro che ti picchio, Ramoso.” a quel punto James rise
“D’accordo, capo!” fece per andarsene
“E tu lo accompagni!” Sirius indicò Lily; sia lei che James arrossirono
“Eh dai, Sir.” iniziò il Potter ma, di nuovo, Sirius non volle sentire ragioni
“Volete dirmi che vi dispiace?” chiese loro alla fine; nessuno dei due rispose “Bene.” continuò allora il moro “Filate.”
“Aspetta!” insistette James “Almeno prima dimmi com’è fatta la loro Sala Comune! Sono anni che cerchiamo di infilarci lì dentro.”
“Te lo racconto più tardi!” gli disse fingendo rabbia “Ora va’!” disse “Subito!” finse di scattare verso l’altro spingendo questi a correre via ridendo. Lily lo seguì divertita subito dopo.
***
Per le prime due settimane non captarono nulla di sospetto, e per il resto occuparono quel tempo con le loro solite attività. A un certo punto, poi, Silente li mandò a chiamare attraverso la McGranitt la quale, entrata in Sala Comune Grifondoro, disse loro di raggiungere il preside nel suo ufficio. Quest’ultimo comunicò ai ragazzi i punti che si erano svolti nell’ultima riunione dell’Ordine, mentre dal canto loro sapevano bene che l’uomo voleva sapere il meno possibile su come i Malandrini si occupassero dei compiti di spionaggio ai danni dei Serpeverde, quindi gli dissero semplicemente che – se tutto fosse andato bene – avrebbero avuto delle novità a giorni. Sembrava strano parlare di tutte quelle cose senza Lily: era l’unica del gruppo che mancava, al momento, quindi James si sentì in dovere di avvertire il preside
“Lily Evans ci ha aiutato.” disse, sebbene fosse sicuro del fatto che Silente lo sapesse già. L’uomo si limitò a fissarlo, quindi James continuò “Non sa niente delle faccende dell’Ordine, ma sa che stiamo tenendo d’occhio certe persone e ci dà una mano.” Silente continuò a tacere “Mi fido di lei.” aggiunse ancora il Potter
“Ritiene che sia meglio dirle dell’Ordine?” chiese calmo l’uomo, James avrebbe tanto voluto farlo, anche semplicemente per non doverle mentire
“Non credo che sia necessario ai fini delle nostre indagini.” rispose invece “Ma sono sicuro che manterrebbe il segreto, qualora in futuro fossimo costretti a dirglielo.” ‘Si merita la verità’ pensò ancora, ma non lo disse: conscio del fatto che meno persone sapevano di cosa si occupava l’Ordine, meglio era. Silente annuì concorde e passarono ad altri argomenti.
 
Arrivati alla fine della settimana, come ogni sera, ormai, erano chini sulla sfera, la quale, però, non faceva altro che riportare inutili chiacchiere. Per coprire gli archi di tempo in cui tutti e otto erano fuori dalla Sala Comune – sotto suggerimento di Peter – avevano incantato una penna affinché scrivesse ciò che sentiva, ma neanche in quel caso avevano avuto fortuna, e tutto ciò che lessero si rivelò inutile. Il morale era palpabilmente basso, ma ben presto venne rallegrato da Lily:
“Domani è San Valentino.” disse a un certo punto “È una festa babbana, ma per colpa vostra a cui serviva un diversivo, adesso io ed Hermione dovremo sorbirci una festa del Lumaclub!” disse col broncio; gli altri risero con aria colpevole
“Sono davvero così male, quelle feste?” Lily ed Hermione sbuffarono all’unisono facendo ridere gli altri “Lo prendo come un sì.” rispose James
“Be’, da quanto c’è Hermione è meglio.” spiegò la rossa “Almeno ho qualcuno con cui parlare… ma Lumacorno! Non fa altro che il lecchino con quelli che crede diventeranno persone importanti! Senza contare le teste vuote che sono nel club solo per i loro parenti!”
“Questa festa potrebbe rivelarsi parecchio divertente, invece.” disse a quel punto Hermione guardando Lily con aria ammiccante; questa arrossì “Senza contare il fatto che è una festa babbana, e Lumacorno il coordinatore Serpeverde. Tutti loro saranno costretti a venire. Non vedo l’ora di vedere le loro facce!” continuò divertita senza dar modo a tutti gli altri di capire cosa intendesse poco prima.
Finito di parlare, le ragazze stavano uscendo dalla stanza per raggiungere i propri letti quando Lily si fermò
“James, posso parlarti un secondo di sotto?” il Potter provò ad ignorare il fischio di Sirius e seguì le altre. Hermione, poi, proseguì verso le scale
“Va tutto bene?” chiese a Lily visto il suo silenzio: aveva lo sguardo basso e le guance di un rosso vivo
“Sai cosa si festeggia a San Valentino?” James rise imbarazzato
“Assolutamente no.” la rossa sembrava molto a disagio
“Be’, ti risparmio tutta la storia del perché si chiami San Valentino.” disse “Il fatto è…” esitò e prese a giocare con una ciocca di capelli. A James sembrò tanto il movimento che faceva lui ogni volta che si trovava in imbarazzo "insomma, è la festa degli innamorati e si dovrebbe festeggiare in coppia.” seguì un attimo di silenzio, forse perché il cervello di James aveva bisogno di un po’ di tempo per processare l’informazione “Per partecipare alla festa Lumacorno ha imposto che i Membri portino qualcuno ed io non posso non presentarmi, dato che ho proposto di organizzare il tutto! Quindi, ecco, pensavo di invitare te.” il cuore di James iniziò a battere talmente forte che il Potter temette la rossa potesse sentirlo
“Sì!” rispose forse con troppo impeto quando il suo corpo si risvegliò dal torpore di poco prima “Certo, insomma. Mi piacerebbe molto venire alla festa con te.” Lily sorrise e si rilassò
“Bene, allora d’accordo!” sembravano entrambi al settimo cielo “Ci vediamo domani.” lo salutò la ragazza iniziando a salire verso il dormitorio femminile
“A domani.” ricambiò James prima di tornare verso la propria stanza; il sorriso che non accennava a svanire.
***
Quando suo padre rientrò in dormitorio, la sua espressione faceva quasi paura! Sorrideva da orecchio a orecchio e non sembrava riuscire a camminare normalmente: piuttosto saltellava.
James notò che era fissato con aria divertita da tutti quanti solo quando si rigirò dopo aver chiuso la porta; sospirò, ancora con aria tremendamente felice e sognante
“Ah, be’ inutile provare a nasconderlo.” disse, quindi iniziò a saltare sul posto muovendo le braccia in evidenti gesti di giubilo. Harry rise sotto i baffi e sbirciò in direzione di Sirius, anche lui che tratteneva a stento le risate
“Qualcosa che ha a che fare con la Evans?” gli chiese proprio quello cercando di mantenere la voce più ferma possibile. James sospirò ancora mentre si spostava verso il suo letto
“Andrò alla festa di San Valentino con lei!” Harry e Remus rizzarono la schiena: voleva dire che stavano ufficialmente insieme? Harry glielo chiese nello stesso istante in cui James afferrava la propria bacchetta prima abbandonata sopra il letto per metterla sul comodino; da essa, l’umore di James fece scattare involontariamente dei piccoli fuochi d’artificio che fecero spaventare Sirius
“Non lo so. Insomma…” iniziò James mentre si metteva il pigiama “mi ha spiegato che è la festa degli innamorati, ma non è che abbia specificato cosa siamo noi.” spiegò “Mi ha solo detto che devono andarci in coppia e che ha pensato di chiederlo a me.” si infilò sotto le coperte
“Siete cotti.” rise Sirius, James arrossì
“Dici che lo è anche lei?” il moro rise a gran voce
“Ramoso, è palese!” disse per poi aggiungere “Non c’era il mio nome, in tutte le lettere che sono arrivate durante le vacanze.” prese ad alzare ed abbassare ripetutamente le sopracciglia “E tu, Lunastorta?” chiese “Lily ti ha scritto durante le feste?” l’interpellato corrucciò la fronte
“Solo per gli auguri di Natale…” fece una pausa “loro hanno continuato a scriversi!?” chiese felicemente stupito
“Ebbene sì!” continuò il Black “Pensa che dovevano usare due gufi per non far morire di fatica quello di Lily.”
“Okay, può bastare.” li fermò James, ma nell’espressione non aveva nulla di infastidito
“E poi ci sono tutte le loro scommesse sportive!” continuò allora Harry al settimo cielo “James ci ha costretto a giocare a basket quasi ogni giorno per esercitarsi.” raccontò ancora a Remus che rise
“Non mi è sembrato che tu ci abbia perso, quando sei stato sconfitto a tennis.” disse questi, e James sospirò sognante ancora una volta
“La più bella cavalcata sulla scopa che abbia mai fatto.” Sirius gli lanciò un cuscino
“Sono io il tuo compagno di volo!” gli disse “Non provare a tradirmi!!” ad Harry tutta quella scena sembrava surreale, era come se stesse facendo il più bel sogno di tutta la sua vita: stava assistendo all’amore nascente dei suoi genitori e, sebbene una piccolissima parte di lui ne fosse imbarazzata, dal momento che si parlava della vita amorosa dei suoi genitori, l’altra non riusciva a smettere di sorridere.
n.a.
non ho resistito e ho messo che Sirius si spaventa

dei fuochi d’artificio improvvisi.
D’altronde sappiamo bene cosa succede a Capodanno ai cani, no? x”

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Sebbene fossero ancora impazienti di ricevere rilevanti novità dalla Sala Comune Serpeverde, dopo più di un mese di puro stress quel lunedì fu come un sospiro di sollievo per tutti. Solo quattro di loro sarebbero andati alla festa del Lumaclub, eppure tutto il gruppo sembrava al settimo cielo.
James non seppe mai come Hermione avesse proposto a Ron di accompagnarla, sapeva solo che era tremendamente felice per loro. Era da mesi, ormai, che aveva notato quanto il loro rapporto fosse diverso da quello che avevano con Harry, trattato da entrambi come un fratello. Durante le vacanze, poi, non si erano mai separati, e durante gli allenamenti la loro chimica era spettacolare.
Passarono l’intera giornata a parlare di cosa ci sarebbe stato alla festa, come avrebbero dovuto vestirsi, e soprattutto a scommettere con chi si sarebbero presentati gli altri membri. Fu solo quando dovettero salire in dormitorio a cambiarsi che James iniziò a percepire agitazione. Non si era mai preoccupato del proprio aspetto fisico, eppure mai come in quel momento voleva fare buona impressione. Sua madre aveva fatto i salti mortali per fargli arrivare una tunica elegante in giornata, e lo stesso aveva fatto per Ron.
“Per fortuna esiste Euphemia Potter.” disse quest’ultimo una volta pronto “Non avrei sopportato un altro degli abiti tradizionali che piacciono tanto a mia madre.” Harry rise, poi li precedette dirigendosi in Sala Comune.
Quando James e Ron raggiunsero gli altri, gli occhi di entrambi furono catturati dalle ragazze: James notò a malapena il vestito blu notte di Hermione, con la scollatura a V non troppo ampia e la gonna lunga fino alle caviglie ricoperta da una stoffa leggera e semitrasparente che rendeva la fantasia del vestito molto simile a un cielo stellato. Fu Lily ad attrarre tutte le sue attenzioni: indossava un vestito verde che le risaltava gli occhi della stessa identica tonalità; era lungo, con la scollatura a cuore e le maniche ornate col merletto. Di per sé era un vestito molto semplice, eppure esaltava in modo spettacolare la figura della ragazza.
James le si avvicinò ancora con la bocca semiaperta e senza parole; si schiarì la gola
“Evans, sei… sei…” cercò le parole giuste “semplicemente bellissima.” lei arrossì leggermente e si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Poi estrasse la bacchetta e colpì il bavero della toga di James trasformandolo da nero a verde smeraldo
“Così siamo abbinati.” si limitò a dire facendo sorridere l’altro, poi buttò fuori una risata
“Il fatto che io accetti di vestirmi di verde dovrebbe farti capire quanto tu mi piaccia.” disse divertito e roco. Lily arrossì violentemente, poi furono richiamati da Sirius
“D’accordo, piccioncini.” i due si voltarono verso l’amico “Primo appuntamento ufficiale di Potter ed Evans. Immortaliamo il momento!” sollevò la macchina fotografica “Guardate l’uccellino!” disse infine prima di scattare, poi fece lo stesso con Ron ed Hermione.
n.a.
sono stata ore a scervellarmi su che colore fare il vestito di Lily.
Occhi verdi e capelli rossi? Un abito verde è perfetto!
Ma è anche il colore dei Serpeverde!
Ringrazio la mia carissima @Atzuki97
per avermi dato l’idea per la risposta di James.
xxx
A giudicare dagli sguardi dei presenti alla festa, tutti erano sorpresi di vedere Lily Evans sottobraccio a James Potter. In attesa che tutti gli invitati arrivassero, i quattro Grifondoro chiacchierarono con alcuni coetanei del più e del meno, ma James teneva d’occhio i Serpeverde da troppo tempo, ormai, per poter riuscire a controllare la sua mania di origliare ciò che questi si dicevano tra loro. Tutto ciò che captò, in ogni caso, furono lamenti su quanto inutile e insulsa fosse la festa babbana a cui erano stati costretti a partecipare.
L’ultimo ad arrivare – decisamente controvoglia – fu Severus Piton insieme ad una ragazza che, visto l’umore, James non dubitava essere stata costretta come lui da Lumacorno a partecipare alla festa.
Lily ed Hermione non mentivano: le cene al Lumaclub potevano essere davvero noiose. Il professore passò tutto il tempo a lavorarsi i suoi studenti preferiti, che questi fossero per merito o per legami familiari. La conversazione era talmente poco stimolante che James prese a guardarsi intorno giusto per fare qualcosa: anche il salotto di Lumacorno era noioso, abbellito, tuttavia, da diverse decorazioni rosse e rosa. Infine, la concentrazione del moro si focalizzò su una clessidra posta su una mensola: la sabbia scorreva velocissima.
“E cosa dice la sua famiglia, signor Black?” chiese a un certo punto Lumacorno; James passò in fretta dal guardare la clessidra a Regulus il quale storse la bocca, probabilmente infastidito dalla domanda del professore
“A mio padre è stata negata la promozione che gli era dovuta al Ministero della Magia.” disse alterato “Ha amicizie troppo sospette, dicono.” cercò di controllare la rabbia nella voce con scarso successo, quindi Lumacorno passò ad interrogare qualcun altro. Gli occhi di James rimasero incollati al Serpeverde per diversi secondi e, quando questi lo notò, il Potter non riuscì a trattenere un leggero ghigno arrogante: dopo anni di maltrattamenti e ingiustizie, Sirius si era lasciato i Black alle spalle e James non poteva nascondere il proprio compiacimento.
Arrivati al dolce, il ragazzo riuscì a vedere la luce alla fine del tunnel: Lumacorno aveva finito gli argomenti e tutti – adesso – stavano chiacchierando con chi più preferivano. Lui e Lily passavano da un argomento all’altro con scioltezza e finalmente James poté godersi quella serata con lei.
Trascorsero ancora diversi minuti prima che il professore di pozioni proponesse di spostarsi in salotto per chiacchierare meglio: molti colsero l’occasione per scappare via dalla festa, altri – come James e Lily – pensarono bene di rimanere in piedi e il più lontano possibile da Lumacorno. Si erano appena messi da parte quando Lily rise
“Che c’è?” chiese l’altro divertito, Lily guardò in alto spingendo anche James a sollevare gli occhi: sopra le loro teste era sospeso un ramo di vischio
“Ho spiegato velocemente a Lumacorno cosa generalmente si fa a San Valentino,” disse “è stato piuttosto imbarazzante, in realtà.” aggiunse ridendo “E a quanto pare ha capito che come a Natale una delle decorazioni è il vischio.” James rise ancora
“Non è così?”
“Direi di no!” rispose l’altra continuando a guardare il ramo sopra di loro. James la fissò adorante e prese ad avvicinarsi a lei; le mise una mano sul fianco spingendola ad abbassare lo sguardo sul suo; sollevò una mano e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio
“Visto che ci siamo, però…” sussurrò avvicinandosi, entrambi chiusero gli occhi, incuranti del fatto che almeno una dozzina di persone potessero vederli
“Potter.” fu richiamato giusto l’attimo prima di toccare le labbra di Lily. James imprecò mentalmente con un’irritante sensazione di déjà-vu, ma la voce che l’aveva chiamato era quella della professoressa McGranitt, quindi si costrinse ad allontanarsi da Lily per guardare la donna: l’espressione con la quale la trovò lo mise subito in allerta
“Che succede?” chiese schietto
“Deve venire con me.” disse solo, poi si voltò ed uscì dalla stanza. Tutti i presenti, si accorse James, avevano assistito curiosi alla scena; Lily gli afferrò la mano e lo guardò confusa e leggermente preoccupata. Se la McGranitt era arrivata a chiamarlo nel bel mezzo di una festa del LumaClub la situazione doveva essere grave: non c’era verso che James lasciasse la mano di Lily quindi, insieme a lei, seguì la McGranitt.
 
Arrivarono nell’ufficio del preside camminando in fretta e lì trovarono Sirius
“Che cosa sta succedendo?” chiese di nuovo James non appena superata la porta “Dove sono gli altri?”, ma Silente non rispose, troppo impegnato ad andare su e giù per l’ufficio per dare ordini ai ritratti messaggeri, quindi James guardò il fratello, ma nei suoi occhi trovò esattamente la stessa agitazione e le stesse domande che scuotevano lui.
Quando, finalmente, Silente si accorse di loro, il suo sguardo indugiò appena un secondo su Lily; poi si rivolse ai ragazzi
“L’Ordine è stato attaccato.” il cuore di James prese a correre impazzito ‘Perché ha mandato a chiamare solo me e Sirius?’, ‘Perché rischiare di attirare l’attenzione chiamandomi nel bel mezzo di una festa con molte persone sospette tra gli invitati?’ iniziò a chiedersi
“Che ne è dei nostri genitori!?” chiese sgomento sentendosi svenire al solo pensiero
“Sono riusciti a fuggire,” disse “ma…” aggiunse subito dopo
“Cosa!?” sbottò Sirius impaziente “Cos’è successo?”
“Euphemia ha raggiunto una delle case sicure.” continuò il preside “Di Fleamont non si hanno ancora notizie.” aggiunse dopo appena un attimo di pausa. James strinse convulsamente la mano di Lily
“C-che…” iniziò con voce malferma “che vuol dire? L’hanno visto andar via o-” non riuscì a finire la frase: sapevano bene che fine facessero le persone che venivano rapite. Silente scosse il capo
“Nella confusione nessuno sa che fine abbia fatto.”
“Potrebbe essere andato via da solo.” intervenne per la prima volta la McGranitt “Fleamont Potter è in gamba, vedrete che si starà nascondendo da qualche parte.” abbozzò un sorriso, forse con l’intento di farli rilassare almeno un po’, ma nella mente di James regnava solo il caos: non riusciva ad elaborare le informazioni, come se la sua testa si rifiutasse anche solo di pensare all’eventualità di non rivedere mai più suo padre. Né Sirius né lui riuscirono a parlare per diversi secondi, poi il primo disse
“Come è successo? Credevo che l’Ordine prendesse tutte le precauzioni necessarie!” Silente sospirò
“È la seconda volta che i membri vengono attaccati durante una riunione.” James e Sirius divennero subito furibondi e, alle loro espressioni, il preside sollevò una mano, come a chiedergli di lasciare che si spiegasse, prima di essere attaccato. Si sedette dietro la scrivania e ad un tratto sembrò stanco “Avrei voluto dirvelo, ma i vostri genitori hanno insistito di no. Mi hanno convinto che vi sareste inutilmente preoccupati; che era stato un caso fortuito e che non sarebbe più successo; che dicendovelo vi avremmo solo distratti dal vostro compito.” disse. James avrebbe voluto arrabbiarsi, lasciare la mano di Lily e radere al suolo l’ufficio del preside, ma sentiva di non averne le forze, quindi si limitò a sedersi sulla sedia più vicina
“Che cosa ci ha traditi?” chiese, e per la seconda volta Silente scosse il capo
“Non ne abbiamo la certezza, ma crediamo che sia a causa di un Tabù. Da oggi in poi il nome del nostro nemico non dovrà essere nominato.”
“E cosa facciamo con Fleamont?” chiese Sirius con ancora panico nella voce “Dobbiamo cercarlo, qual era il luogo della riunione?”
“Ho già mobilitato tutto l’Ordine. Stiamo facendo il possibile.” fu allora che James ritrovò un minimo di forza combattiva: lasciò Lily e si avvicinò al preside
“Non vorrà escluderci dalla ricerche!” lo attaccò “Non può impedirci di cercare nostro padre!!” Silente rimase calmo, non fece una piega, e questo fece scattare ancora di più James “DICA QUALCOSA! COME PU
Ò RESTARE COSÌ IMPASSIBILE!?” e poi ancora “CI DICA L'ULTIMO POSTO IN CUI NOSTRO PADRE È STATO VISTO! DOBBIAMO ANDARE LÀ!!” una mano si poggiò sulla sua spalla, ma James si voltò arrabbiato e con un gesto brusco la scansò: era della McGranitt
“Potter, stiamo facendo il possibile.” cercò di calmarlo “Possiamo dirvi dove si è tenuta la riunione, ma non servirebbe a nulla. Abbiamo setacciato i dintorni più che scrupolosamente, Fleamont si è sicuramente allontanato il più possibile da lì.”
“Non potete chiederci di rimanere qui con le mani in mano!” continuò il ragazzo imperterrito, la McGranitt sospirò
“Lo capisco. Capisco tutti e due voi.” disse alternando lo sguardo dall’uno all’altro “Ma devo chiedervi di ragionare. Siete ancora dei ragazzi, ma so bene di che stoffa siete fatti, e so bene che se ci pensaste anche solo un momento a mente lucida, capireste la nostra posizione.” continuò, e dalla sua espressione sembrava che pronunciare quelle parole le costasse caro “Siete molto più in gamba di molti membri adulti dell’Ordine, quindi vi prego, cercate di capire: siamo in guerra, cose simili possono capitare, ed è per questo che ognuno di noi ha un ruolo ben preciso. Se dovessimo cedere al caos sarebbe la fine.” fece una pausa “Tutti coloro che possono, e sono tanti, stanno già cercando i dispersi. Il resto di noi deve continuare a combattere, o il nemico vincerà e tutte le nostre vittime saranno morte invano.” la parola ‘vittima’ aleggiò come uno spettro nella mente di James ed ebbe il potere di congelare tutta la sua furia. “Non avremo pace” continuò la professoressa “fin quando non ritroveremo vostro padre.” disse sicura, poi mise ancora la sua mano sulla spalla del ragazzo che stavolta non la scansò “Abbi fiducia, Potter.”
***
La McGranitt era entrata in Sala Comune per chiamare Sirius e – non trovando James – si era poi diretta al Lumaclub. La sua espressione aveva subito fatto preoccupare Harry che non fece altro che torcersi le mani fin quando i suoi genitori e Sirius non rientrarono in dormitorio. Anche Ron ed Hermione erano tornati presto dalla festa e adesso stavano tutti guardando ansiosi i tre appena entrati dalla porta. James e Sirius avevano i volti stanchi e lo sguardo vuoto; raggiunsero entrambi i propri letti e vi caddero seduti sopra. Nessuno osava parlare: loro non spiegavano e gli altri non chiedevano. Solo qualche minuto più tardi l’immobilità della stanza venne rotta: James sospirò e si passò una mano tra i capelli
“Ho bisogno di correre.” disse mentre si alzava; Sirius lo imitò
“Sarò pazzo, ma credo che stavolta serva anche a me.” James guardò il fratello ed annuì, forse sollevato di avere compagnia. Non appena furono usciti tutti gli sguardi si posarono su Lily
“Il signor Potter è scomparso.” disse dopo qualche secondo, e fu come far esplodere una bomba d’orrore che si riflesse sulle espressioni di tutti i presenti. Harry sapeva che Fleamont Potter era morto poco prima della sua nascita, ma ignorava tutto il resto della vita di suo nonno: per quanto ne sapeva poteva essere deceduto quell’anno o essere stato rapito e torturato fino alla pazzia per poi morire pochi anni più tardi. Ad un tratto, violente, le immagini della madre di Neville invasero la mente di Harry ed un brivido gli attraversò il corpo: un destino peggiore della morte.
“Spiegati meglio.” Remus fu il primo a ritrovare le parole, ma Lily indugiò: guardò prima il collega Prefetto e poi tutti gli altri con una chiara domanda inespressa stampata in viso
“Silente ha parlato di un Ordine.” disse cauta e Remus annuì
“L’Ordine della Fenicie. Puoi parlare liberamente.” rispose capendo il suo dilemma, la rossa annuì e continuò
“Ha detto che l’Ordine è stato attaccato. Che la signora Potter ha raggiunto una delle case sicure ma che del signor Potter non hanno notizie. Nessuno sa se sia riuscito a fuggire e si stia nascondendo o…” lasciò la frase in sospeso. Ognuno di loro – immaginò Harry – prese a domandarsi come fosse stato possibile un attacco all’Ordine: se Silente avesse voluto ingaggiare battaglia li avrebbe informati, quindi doveva essere stato un attacco a sorpresa.
“Silente ha detto qualcosa in più su quest’attacco?” chiese ancora Remus che sembrava l’unico in grado di formulare domande
“Ha accennato qualcosa riguardo a un Tabù.” spiegò ancora la rossa in apparente difficoltà
“E di Fleamont?” ritrovò la voce anche Harry “Del signor Potter non si sa proprio nulla?” Lily scosse il capo
“Lo stanno cercando. La McGranitt ha convinto James e Sirius a lasciar fare a loro e di rimanere nel Castello.” Harry annuì e così fecero gli altri. Poteva solo immaginare cosa stessero passando suo padre e Sirius: aveva sentito parlare di come le persone sparissero durante la Prima Guerra contro Voldemort, ma il pensiero che anche i suoi genitori, o chi loro caro, potesse aver passato una cosa simile non l’aveva neanche sfiorato. L’aria si era fatta tremendamente tetra e pesante; nessuno era in grado di parlare o di cambiare discorso, ma solo di pensare a tutti gli scenari peggiori, e neanche quando si fece tardi e tutti andarono nei propri letti furono in grado di dormire: nel silenzio e nel buio della notte, Harry era in grado di sentire i respiri di tutti i presenti, svegli e preoccupati. Rimase sveglio fin quando James e Sirius non tornarono ed anche oltre, fino al mattino, quando – alla luce dell’alba – tutti poterono vedere occhiaie gemelle alle proprie sui volti degli amici, scavate ancora più a fondo sotto gli occhi di James e Sirius a causa delle lacrime.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


importante n.a.
dal “gestisci le tue storie” mi spunta che
circa una sessantina di lettori hanno
saltato il capitolo 12 e sono andati direttamente
al tredicesimo. Ieri infatti ho messo due capitoli
invece che uno. Il capitolo 12 è piuttosto importante
per capire cosa stanno facendo, quindi ho voluto
farlo notare anche qui. Buona lettura!
 
James non si illudeva che in quel frangente la corsa l’avrebbe potuto aiutare, ma stare aspettare con le mani in mano era inaccettabile: doveva muoversi. Lui e Sirius corsero per ore tra i familiari alberi della Foresta Proibita; ogni volta che James correva per sfogarsi lo faceva fin quando il proprio corpo non cedeva, la testa si svuotava ed il ragazzo sentiva di poter almeno provare a dormire. Quella notte, però, non funzionò e ad un tratto, bruscamente, si rese conto di quanto le cose fossero cambiate in pochissime ore: aveva passato la giornata intera a sorridere al pensiero di quella sera, la sera di San Valentino, il suo primo appuntamento ufficiale con Lily Evans, la ragazza che sognava e di cui era innamorato da tempo immemore. Stava per baciarla, era tutto perfetto. Poi: un pugno nello stomaco; il sogno si era infranto riportandoli alla realtà della guerra: paura, dolore, ansia, rabbia. Per quanto tentasse non riusciva a provare altro, quindi urlò; conosceva bene il verso che produceva da cervo, il resto dei Malandrini l’aveva spesso perso in giro per quanto poco minaccioso sembrasse, ma non gli importava: urlò con quanto fiato aveva in corpo e continuò a correre. Subito dietro di lui o forse a molti metri di distanza il latrato di un grande cane gli fece eco: arrabbiati e disperati gridarono alla luna e alle stelle, alla vegetazione e alle creature che l’abitavano; un urlo d’aiuto gettato via con sdegno nella piena consapevolezza che nessuno avrebbe potuto aiutarli più di quanto l’Ordine non stesse facendo già.
Quando il fiato e le zampe tremanti costrinsero Ramoso a fermarsi, nessuno dei suoi brutti pensieri lo aveva abbandonato. Riprese fiato con calma prima di guardarsi intorno: Felpato non era con lui, ma ci mise poco a ritrovarlo. Lentamente, quindi, presero insieme la via del ritorno; con le teste basse, i fiati corti, le gole secche e gli occhi vuoti raggiunsero la Sala Comune. Lo sguardo di James si sollevò solo quando fu attirato da un movimento vicino al camino: Lily era appollaiata sulla poltrona e fissava il fuoco in attesa che tornassero; lì guardò entrambi, accennò un sorriso triste e stanco, ma in qualche modo anche sollevato nel vederli tornati, poi si alzò e – senza dire una parola – salì verso il proprio dormitorio. James sospirò e la sua mente registrò a malapena il fatto che la ragazza fosse rimasta ore intere seduta lì solo per poterli vedere rientrare, poi chiuse la porta della Sala Comune e si diresse verso il proprio letto dove rimase teso e sveglio sebbene tremendamente fiacco e stanco fino a quando non fu l’ora di alzarsi.
***
All’alba, Harry vide suo padre alzarsi dal letto e strisciare i piedi fino al bagno. Non dubitava che non avesse chiuso occhio: persino lui non c’era riuscito.
Remus fu il primo ad essere pronto e presto prese a dirigersi verso la porta per poter iniziare la ronda mattutina come Prefetto. Arrivato alla soglia, però, si fermò e guardò indietro verso gli amici con fare preoccupato: James e Sirius avevano lo sguardo vacuo e basso, sembravano incapaci di proferire parola, quindi Remus guardò Harry che annuì deciso: si sarebbe preso cura di loro.
Finirono di cambiarsi con calma, la colazione sarebbe iniziata solo un’ora più tardi e certamente nessuno di loro era in vena di andare a correre come ogni mattina. Dopo aver mangiato seguirono le lezioni ed Harry si accorse di come James e Sirius compivano ogni atto meccanicamente: sembrava come se non stessero pensando a niente quando in realtà – lo sapeva bene – avevano mille pensieri per la testa.
Avevano appena finito di pranzare quando James, lasciata la Sala Grande, prese a dirigersi verso l’uscita del Castello piuttosto che su per le scale: in casi normali a quell’ora, infatti, si sarebbero diretti verso la Foresta Proibita; Remus lo raggiunse
“James.” disse mettendogli una mano sulla spalla “Non dobbiamo allenarci, oggi.” continuò. Suo padre sollevò lo sguardo su quello dell’amico, poi voltò il capo guardando verso l’esterno
“Giusto.” rispose tornando a guardare Remus mentre si passava una mano tra i capelli, di nuovo, pensò Harry, il suo corpo si era mosso meccanicamente.
Trascorsero le ore, poi i giorni ed infine le settimane. Era fine febbraio quando in James iniziarono ad apparire segni di miglioramento. Era ancora distrutto, faticava a dormire, non seguiva le lezioni e si impegnava ben poco per i compiti assegnati (non che i professori in quelle circostanze gli chiedessero di più), tuttavia riprese ad allenarsi: iniziò la settimana successiva la scomparsa di Fleamont; si alzò all’alba ed annunciò agli amici che stava andando a correre, tre giorni più tardi costrinse anche il resto del gruppo a tornare in pista. Nello stesso periodo ripresero anche i duelli nella Foresta “mio padre non vorrebbe che smettessimo di allenarci.” aveva detto un giorno. Era chiaro che stesse cercando di tenersi occupato e di pensare positivo “voglio farmi trovare in piena forma da mio padre, quando tornerà.” sussurrava ogni tanto, ma per Sirius era diverso: si alzava controvoglia ogni mattina nonostante non avesse quasi mai totalmente chiuso occhio, come se non avesse ragioni per lasciare il letto; mangiava poco; si assentava spesso da lezione e non faceva i compiti. Sembrava che corresse ogni mattina solo per far contento James ed i suoi allenamenti nella Foresta erano diventati sciatti e deboli.
Era già un’ora che si allenavano nel bosco quanto iniziarono a provare l’incanto patronus. Ron fece apparire il suo cane ed Hermione la sua lontra, mentre Harry stava ben attento a non rendere il proprio patronus corporeo; Peter evocò il suo a forma di topo e poi il lupo di Remus; suo padre riuscì appena a far formare il proprio cervo ed Harry si stupì di vedere come quello di sua madre fosse una colomba, ma, per quanto ci provasse, Sirius non faceva apparire altro che pochi fili d’argento e – all’ennesimo fallimento – arrabbiato, fece saltare in aria una zolla d’erba e lasciò la Foresta. Harry guardò giusto un attimo gli altri prima di corrergli dietro.
 
Lo raggiunse pochi metri più avanti della capanna di Hagrid; lo fermò afferrandolo per la spalla, Sirius si limitò a guardarlo, quindi Harry gli fece cenno di seguirlo. Arrivarono ad un gruppo di rocce e le usarono come sedie; Sirius non dava segni di voler parlare, quindi lo fece Harry
“Capisco come tu ti senta.” Sirius sbuffò e sembrava star trattenendo le lacrime
“Sono un debole.” disse “Non è nemmeno mio padre! Dovrebbe servire a James qualcuno che lo consoli.”
“Ognuno reagisce a modo suo.”
“James è molto più forte di me.” Harry non se la sentì di negare, aveva osservato suo padre ed ora sentiva di conoscerlo: il suo sangue freddo e le sue capacità combattive, ponderava ogni decisione e pensava due volte prima di agire. Tutto in lui dimostrava che un giorno sarebbe diventato un grande uomo.
“Io penso che lui stia razionalizzando.” rispose “Non è facile in questa situazione ed io non ci riuscirei.” Sirius abbasso la testa e la afferrò con entrambe le mani poggiando i gomiti sulle ginocchia
“Non ho il diritto di comportarmi in questo modo quando James fa di tutto per tornare alla normalità.”
“Sirius.” Harry lo chiamò, serio, in modo da avere gli occhi grigi piantati in quelli verdi “Io sono cresciuto con una famiglia che odiava me e tutti quelli come me.” gli disse “Ho conosciuto il mio padrino solo alla fine del mio terzo anno ed è morto la scorsa estate.” dirlo guardandolo negli occhi gli fece male tanto quanto la prima volta “Abbiamo passato insieme solo due anni, ma l’amore che provavo e che provo tutt’ora per lui è indiscutibile. Non m’importa che non sia mio padre: è l’unica figura paterna che io abbia mai conosciuto e lo amavo come tale.” un paio di lacrime fuggirono dagli occhi di Sirius: le loro vite, fino a quel punto, erano tremendamente simili. “Hai tutto il diritto di sentirti e mostrarti in questo stato,” continuò visto il silenzio dell’altro “ma anche tu devi provare a razionalizzare: che cosa vorrebbe Fleamont?” Sirius sospirò
“So bene cosa mi direbbe di fare: prendere buoni voti, allenarmi… stare accanto a James come lui lo è a me.” Harry annuì
“Non è facile, lo so… ma Fleamont non è ancora morto.” disse con una sicurezza che in realtà non aveva “Non devi perdere la speranza, e pensi che il signor Potter sarà felice di trovarti in questo stato, quando tornerà?” Sirius accennò un sorriso ed Harry ebbe la sensazione di vederlo aggrapparsi a quel pensiero: “Fleamont tornerà”.
***
Stava per seguire Sirius quando Harry lo precedette. James non seppe mai cosa gli disse, solo che suo fratello iniziò a riprendersi. Come lui, quindi, Sirius iniziò a focalizzarsi sugli allenamenti non concedendosi alcuno spazio per la depressione, tanto che tornarono anche a giocare a Quidditch. Nei giorni scorsi era stato Harry a sostituirlo come Capitano e James doveva ammettere che aveva fatto un ottimo lavoro, ma adesso era più che felice di tornare al proprio posto. Ad aiutare, poi, c’era anche l’arrivo della luna piena, così i ragazzi poterono centrare tutta la loro attenzione su quello piuttosto che sull’ancora scomparso Fleamont.
Era un mercoledì sera quando – usciti dalla Sala Grande – furono fermati da Mulciber e Avery: il primo si scontrò con James dandogli una potente spallata
“Come sta il paparino, Potter?” i pugni di James si serrarono all’istante ed i muscoli si contrassero. Una rabbia cieca lo invase e dovette usare tutte le proprie forze per non far scattare la mano alla bacchetta. Lottò contro sé stesso e cerco di pensare con lucidità: “tutto ciò che vuole è provocarmi. Non gli darò questa soddisfazione.” sollevò un braccio, ma solo per trattenere l’impeto di Sirius pronto ad attaccare il Serpeverde
“Strano che tu me lo chieda.” gli rispose invece James impassibile. Mulciber era talmente ottuso che James era certo neanche si rendesse conto dell’informazione che gli aveva appena dato. L’altro non si aspettava una reazione così pacata, quindi non seppe cosa rispondere; il Grifondoro afferrò il bavero di Sirius che ancora tremava di rabbia e lo tirò su per le scale, diretti in dormitorio. Gli altri li seguirono.
 
Sirius aveva inveito contro Mulciber per tutto il tragitto e continuò a farlo anche una volta all’interno del loro dormitorio. James era invece taciturno, il suo impeto combattivo smontato dalla tristezza e l’ansia per suo padre miste all’eccitazione dovuta al vantaggio che le parole del Serpeverde gli avevano dato.
“Ci siamo fatti distrarre dalla situazione di mio padre e non abbiamo più prestato attenzione ai Serpeverde.” disse con rabbia “Siamo stati stupidi, non dovrà più accadere.” tirò fuori la sfera collegata alla Sala Comune nei sotterranei e la pergamena perennemente aggiornata dalla piuma incantata. Disincantò la penna e passò il foglio a Remus che prese a farci scorrere velocemente lo sguardo “Mulciber sapeva di mio padre.” disse a tutti, ma in particolare a Sirius che ancora ribolliva di rabbia “Finora abbiamo supposto che la sua famiglia avesse contatti con i mangiamorte, ma non ne abbiamo mai avuto la certezza.” continuò “In queste due ultime settimane io e te siamo stati a pezzi, Sir, anche un idiota avrebbe potuto notarlo. Ma che c’entrasse nostro padre?” chiese rispondendosi subito dopo “Mulciber deve aver avuto l’informazione da qualcuno che era presente all’attacco.” a quel punto si concentrò sulla sfera. Stettero giusto un paio di minuti ad ascoltare frivoli discorsi tra matricole quando Sirius sbottò
“Ma insomma, qual è il piano? Aspettare che dicano qualcosa? Abbiamo incantato la sfera settimane fa e non abbiamo mai sentito niente di interessante. Piuttosto andiamo a torchiare Mulciber! Scopriamo quel che sa, non importa come!” James sollevò paziente lo sguardo sul fratello
“Dubito che Mulciber sappia qualcosa di utile. Se avessero davvero catturato nostro padre i mangiamorte non andrebbero certo a dire dove lo tengono ad un idiota del genere, non credi?”
“Quindi stiamo qui e speriamo di sentire qualcosa che ci aiuti!?” a quel punto James iniziò ad alterarsi
“Che cosa vuoi che ti dica, Sirius!? Io mi sento arrabbiato, triste e terrorizzato almeno quanto te! Ma dobbiamo continuare a usare la testa. Andare a torchiare Mulciber, cedere alle sue provocazioni… a che cosa porterebbe?” chiese, poi tentò di calmarsi “Quando ci siamo scontrati Avery era con lui, ma anche Nott, Piton e Regulus erano nei paraggi e hanno sentito tutto.” disse “Ho risposto a Mulciber in modo tale che lui o almeno qualcun altro si rendesse conto che ci ha dato un vantaggio. Adesso speriamo che qualcuno spieghi a Mulciber quanto sia stato beota e perché.” concluse, fissò gli occhi grigi dell’amico “O vuoi dirmi che hai un’idea migliore?” lo sguardo dell’altro era ancora furente, ma non rispose, quindi James tornò a focalizzarsi sulla sfera.
L’attesa valse la candela: superate le undici, la Sala Comune iniziò a svuotarsi e poco dopo l’una dei passi attirarono tutta l’attenzione dei Grifondoro che nel frattempo avevano recuperato la lettura della pergamena di quella giornata. Non seppero a chi appartenessero quei passi fin quando non vennero raggiunti da altre tre paia di piedi
Dimmi, sei forse un idiota!?” la voce di Piton arrivò forte e chiara seguita da un colpo secco. James non faticava ad immaginarsi Mulciber schiacciato contro il muro
“Chi ti credi di essere!?” fu la risposta dell’altro “Non montarti troppo la testa, mezzosangue. Attento a chi parli.”
“Ha ragione.” un’altra voce rabbiosa, quella di Regulus “Sei stato un idiota. Ti rendi almeno conto di quello che hai fatto?”
“Ho rimesso Potter in riga.” Mulciber sembrava compiaciuto, ma Regulus lo derise subito dopo
“Credi di averlo rimesso in riga?” sembrava divertito, ma subito dopo il suo tono cambiò “Misuriamo le parole in continuazione, le misuriamo tra i corridoi, in dormitorio, e vorrei ricordarvi anche qui.” seguì una brevissima pausa “Stiamo attenti in ogni istante a cosa dire e a cosa non dire e tu vai a chiedergli di suo padre??” la voce di Regulus gelava ed incuteva timore persino attraverso la sfera, tanto che James non si stupì di non sentire risposta da parte di Mulciber. Fu dopo le sue parole che i Grifondoro si resero conto che non avrebbero mai trovato delle prove solide per incriminare i propri compagni attraverso il registratore. Se non Mulciber, tutti gli altri erano furbi e non si sarebbero lasciati incastrare così alla leggera.
“Hai rischiato di mandare a monte tutto il piano.” per la prima volta si inserì Avery, Mulciber rise
“Il piano.” ripeté “Non sappiamo neanche come farli entrare. Non esiste nessun piano.”
“Taci!” di nuovo Piton e di nuovo la risata di Mulciber
“Mi avete stancato con quest’atteggiamento. Chi volete che ci senta?”
“La questione non è chi potrebbe sentirci, ma cosa accadrebbe se qualcuno lo facesse.” sibilò in risposta Piton
“Fate ciò che volete.” disse infastidito l’altro mentre iniziava a muoversi “Il mio sangue è puro. Non ho bisogno di dimostrare le mie capacità e la mia fedeltà.” dei passi presero a salire le scale, seguiti subito da quelli di qualcun altro che chiaramente non riteneva chiuso il discorso
“Black, aspetta!” a quanto pare anche Regulus stava per lasciare la Sala Comune quando la voce di Piton lo richiamò “Dovresti partecipare anche tu.” James corrucciò la fronte, concentrato, e prese a chiedersi con ancora più insistenza di cosa stessero parlando
“Hai sentito Mulciber.” rispose “Anche io ho il sangue puro. Non ho bisogno di un simile scherzopose particolare enfasi sull’ultima parola “per attirare la Sua attenzione.”
“Lo scherzo funzionerà.” riprese l’altro “E quando accadrà ti pentirai di non aver partecipato.” Regulus rise
“Io invece ho come la sensazione che a te serva solo il mio nome per rendere più importante la cosa.”
“Pensala come vuoi, ma poi non dire che non ti avevo avvertito.” seguirono diversi secondi di silenzio
“Non sai nemmeno in che modo far partire il piano.”
“No,” fu costretto a confermare Piton “ma penserò a qualcosa.”
“D’accordo allora: trova un varco ed io sarò con te. Abbi successo e Mulciber non proverà mai più a darti dell’inferiore.” a James parve di vedere il ghigno compiaciuto del giovane Black come fosse davanti i suoi occhi, poi i passi di entrambi si allontanarono e la Sala divenne silenziosa.
***
Una volta capito che non avrebbero sentito altro, Harry sollevò lo sguardo su Sirius: da quando erano entrati in dormitorio, la sua espressione non si era mai distesa e adesso sembrava persino più dura di prima.
“Dobbiamo intervenire.” tutti i presenti si voltarono verso il Black
“Sei troppo esposto, Felpato.” gli rispose Remus “Dici così solo per tuo fratello.”
“Ci credo che dico così solo per mio fratello!” con la coda dell’occhio Harry vide suo padre abbassare la testa
“Credevo avessi chiuso con lui.” gli disse poi, ancora lo sguardo basso. Sirius lo fissò qualche secondo, adesso anche lui a disagio
“Non riuscirò mai a chiudere con lui.” ammise, James annuì mesto
“In ogni caso non possiamo agire così alla leggera.” intervenne Hermione, in volto un’espressione rammaricata “Rischiamo di perdere i pochi progressi che abbiamo fatto.” spiegò, Remus annuì
“Lo scherzo di cui parlavano è sicuramente un codice. Non rischierebbero mai di attirare attenzione su di loro per qualcosa del genere.”
“Lo penso anch’io.” intervenne James “Più di una volta l’hanno chiamato colpo ed hanno accennato al dover fare entrare qualcuno.”
“Credete che vogliano far entrare i mangiamorte ad Hogwarts?” chiese Ron, seguirono alcuni secondi di silenzio
“Non possiamo escluderlo, direi.” rispose Hermione prima che la stanza cadesse di nuovo nel silenzio.
“Che pezzente!” l’immobilità che si era creata venne rotta dallo sbuffo di Sirius “Qualunque cosa sia, Mocciosus sta tentando di coinvolgere anche Regulus.” disse, tornando a parlare del fratello “Dobbiamo fermarli prima che possano fare qualsiasi cosa.” Harry si rese conto che Sirius evitava il più possibile lo sguardo di James, ma questo lo attirò su di sé poggiandogli una mano sulla spalla
“Faremo il possibile, Sir, ma non possiamo essere incauti. Da ciò che abbiamo sentito Regulus non è ancora immischiato in niente. Sta aspettando che Piton pianifichi bene tutto per unirsi a lui e chissà chi altri.” lo rassicurò “Credo che a questo punto dovremmo pedinarli, soprattutto Piton.” Sirius annuì deciso e James sorrise “Non capiterà niente a tuo fratello.” si sforzò di non rendere le ultime parole amare ed il Black parve apprezzarlo: gli sorrise di rimando ed annuì in un tacito ringraziamento.
n.a.
Qualche ora fa ho pubblicato una OS
Jily ambientata dopo il settimo anno!
Parla della prima volta in cui James conosce
i genitori di Lily, Vernon e Petunia.
Passate se vi va!! xxx

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


Nei cinque giorni successivi avevano fatto a turni per pedinare i Serpeverde arrivando alla sera della luna piena senza nemmeno accorgersene.
Remus aveva ormai lasciato il Castello in compagnia di Madama Chips da diversi minuti, Peter era in dormitorio a cambiarsi, mentre James era nella deserta Sala Comune, pronto e in attesa che Sirius rientrasse dopo aver passato il pomeriggio a seguire Piton. Arrivò pochi minuti più tardi:
“Era ora! Sbrigati, vatti a cambiare e chiama anche Peter. Siamo già in ritardo.” Sirius avanzò verso di lui con aria superba e malandrina, con un ghigno soddisfatto in volto che fece incuriosire James “Che c’è?” chiese “Hai scoperto qualcosa da Mocciosus!?”
“Mi ha sorpreso nei dintorni dei sotterranei,” disse “ma l’ho subito distratto.” continuò soddisfatto “Continuava a domandarmi perché fossi lì, che cosa stavo tramando e tutto il genere di domande che ci fa di solito durante i giorni di luna piena.” James sapeva bene quanto potesse essere fastidiosa la perseveranza con cui Piton tentava di scoprire cosa facessero ogni mese in giro per il Castello “Gli ho detto di andare al Platano Picchiatore e scoprilo da sé.” concluse Sirius ridendo soddisfatto. James gelò sul posto, il suo cuore parve fermarsi e la voce sparire
“Cosa hai fatto?” chiese sconvolto con un sussurro, Sirius rise ancora
“Mi hanno stufato tutti i suoi atteggiamenti! Se ha tanta voglia di scoprire la verità tanto peggio per lui!” senza che lo avesse programmato, il corpo di James si mosse da solo, avanzò verso Sirius e – afferrandolo malamente per il bavero – lo spinse contro il muro
SI PU
Ò SAPERE COSA TI È SALTATO IN MENTE!!? NON HAI PENSATO A REMUS!!? COME HAI POTUTO ESSERE COSÌ IDIOTA ED EGOISTA! HAI TRADITO REMUS!!" c’erano altre mille cose che avrebbe voluto urlargli conto, ma non aveva tempo “Devo fermarlo.” disse mollando Sirius. Questi, perlomeno, ebbe la decenza di rendersi conto di ciò che aveva fatto e – con sguardo sgomento – prese a seguire James verso la porta. Il Potter si girò e, afferrando ancora la toga dell’amico, lo sbatté di nuovo contro il muro “HAI GIÀ FATTO ABBASTANZA DANNI!! Non provare a lasciare la torre, Sirius, o ti prometto che te ne pentirai!!” non era mai stato tanto arrabbiato in vita sua; la parte più razionale del suo cervello sapeva che avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Sirius e della sua stazza animale per poter risolvere la situazione, ma tutto il resto di lui si rifiutava di averlo accanto un minuto di più. Varcò la soglia della Sala Comune ed iniziò a correre; corse con quanto fiato aveva in corpo, più velocemente che poté; pensò solo a correre infischiandosene dei pochi studenti ancora in giro per il Castello che avrebbero potuto vederlo, incurante della possibilità di travolgere qualcuno spuntando di corsa da dietro gli angoli; corse veloce e senza pensare a nulla che non fosse Remus e tutti i sensi di colpa che avrebbe potuto avere la mattina seguente, ai guai che avrebbe passato Silente se la questione fosse venuta a galla, cercando di non pensare invece a che fine avrebbe fatto Lunastorta. Pensò anche a Piton che detestava con tutto l’animo, ma che non meritava di morire. Corse veloce e non si accorse che Lily, ancora di ronda quale Prefetto, preoccupata, iniziò a seguirlo.
 
Era a pochi metri dal Platano Picchiatore quando Remus finì di trasformarsi. Gli animaghi avevano tardato e – sentendo qualcuno che arrivava – sicuramente Lunastorta aveva creduto fossero loro, così era uscito dal tunnel nascosto tra le radici e, resosi conto che si trattava di Piton, non aveva fatto in tempo a tornare indietro con sembianze umane.
La luce della luna era forte e colpiva ogni superfice con freddezza rendendo nitida e tetra la scena che James aveva davanti: il volto di Piton era trasfigurato da orrore e paura, si teneva un braccio sanguinante vicino al petto mentre con l’altro reggeva la bacchetta. James lo vide indietreggiare atterrito, inciampare sulla toga e poi continuare ad arretrare strisciando sul gomito del braccio sano. Il Grifondoro ringraziò il suo istinto che lo aveva spinto ad estrarre la bacchetta molti metri più indietro, Lunastorta stava per azzannare Piton quando James lanciò un protego. I Lupi Mannari erano creature magiche e potenti e l’incantesimo venne subito spezzato, ma diede comunque a James il tempo di avvicinarsi. Remus aveva adocchiato la sua preda, quindi non fu facile attirare la sua attenzione. Cercò di tenere a mente che il Lupo non si sarebbe fermato davanti a nulla, che li avrebbe uccisi o trasformati se ne avesse avuto la possibilità; le immagini di Lunastorta felice e spensierato insieme ai suoi amici animaghi affollavano la sua mente, ma ancora si ripeté che era un essere pericoloso e resistente: non doveva trattenersi. Tentò di farlo indietreggiare e nel frattempo studiava ogni possibile via di fuga; il Lupo era veloce ed un solo morso li avrebbe condannati. Un paio di volte rischiò di essere afferrato e graffiato, ma imperterrito continuò a combattere. Guardò velocemente Piton dietro di sé, non si sarebbe trasformato in cervo a meno che non fosse stato costretto. Poi, all’improvviso, gli occhi rabbiosi di Lunastorta si spostarono da lui ad un punto dietro le sue spalle. Ringhiò minaccioso e gutturale, scoprì i denti e scattò; James seguì il suo movimento e con sgomento vide dapprima una folta chioma rossa e poi il volto terrorizzato di Lily; James puntò la bacchetta: “Incarceramus!” le corde trattennero appena il Lupo che riuscì a liberarsi con un semplice strattone “Impedimenta!” riprovò mentre Lily tentava di fuggire, Lunastorta volò per aria, ma le sue zampe toccarono subito di nuovo terra “Stupeficium! Expulso!” provò ancora “Bombarda!” finalmente il Lupo si fermò per voltarsi verso James: sollevò ancora la bacchetta, ma tutti gli schiantesimi che aveva usato l’avevano solo fatto irritare: non avrebbe potuto vincere. Guardò Lily dietro il Lupo che estraeva la bacchetta e correva verso di lui per aiutarlo, poi si voltò verso Piton che anche si stava alzando tremante e con la bacchetta in mano, poi ancora il Lupo e di nuovo Lily e prese la sua decisione. “Stupeficium!” colpì il Serpeverde che svenne, poi usò everte statim contro il Lupo allontanandolo dal gruppo per prendere tempo mentre la rossa lo raggiungeva
“Lily! Prendi Piton e torna al Castello!”
“Ma-!” iniziò lei, ma James non la lasciò finire
“Non abbiamo tempo! Prendi Mocciosus e portalo in infermeria, poi corri da Silente e degli che ho spinto Remus nella Foresta!!” nel frattempo il Lupo si era riavvicinato e James riprese a combattere cercando di allontanarlo ancora una volta da Lily “Sbrigati!” la spronò “Dì a Silente che lo sto trattenendo, ma non dirgli come!” James poté vedere l’espressione confusa della ragazza con la coda dell’occhio, ma non durò a lungo: le sue gambe divennero zampe, le sue mani zoccoli; il collo gli si allungò e sulla testa gli spuntarono le corna; i vestiti gli si strapparono e la sua forma animale venne fuori. Registrò in fretta l’espressione sorpresa di Lily e lei che faceva levitare il corpo inerme di Severus Piton prima di lanciarsi alla carica con la testa bassa e le corna puntate verso Lunastorta che sempre più a fondo venne spinto all’interno della Foresta Proibita. Il Lupo conosceva bene Ramoso e non lo aveva mai attaccato, ma adesso era diverso: ferito dai vari schiantesimi e furioso di vedersi sottratte le proprie prede, il Lupo non era in grado di ragionare. Si scagliò contro il cervo con gli artigli e con le zanne, James schivò alcuni colpi e ne parò altri con le corna. Quelli che andarono a segno erano meri graffi superficiali. Cercò di pensare con lucidità e di orientarsi nella Foresta: fisicamente non aveva speranza di vincere, i morsi o i graffi profondi del Lupo non lo avrebbero trasformato finché l’avesse ferito sotto quella forma, ma poteva ancora ucciderlo azzannandolo al collo. Se voleva vincere, doveva farlo con l’astuzia. Si trovavano ancora vicino ad Hogwarts, in una zona abbastanza tranquilla della Foresta: a destra il territorio delle acramantule, a sinistra quello dei centauri. Decise per quest’ultimi. Puntò ancora le corna contro il suo avversario, s’impennò svariate volte e lottando, calciando e incornando riuscì a spingersi oltre il confine dei mezz’uomini. Sentiva del sangue caldo scorrere sul proprio manto e vedeva i forti segni rossi e violacei che aveva causato con zoccoli e corna sulla pelle grigiastra dell’amico, ma non gli diede peso. Venne afferrato per il collo dagli artigli del Lupo e spinto contro un albero, poi Lunastorta provò ad attaccarlo da dietro, così lui s’impennò e si buttò a terra di schiena in modo da schiacciare l’altro sotto il proprio peso; venne spinto via e graffiato ancora ad una zampa e di nuovo al collo. Spalancò gli occhi pieno di terrore quando vide le fauci aguzze dell’altro così vicine al proprio viso, ma poi il volto di Remus venne colpito da qualcosa: si voltarono entrambi e videro una mandria inferocita di centauri con pietre in mano e archi tesi nella loro direzione. James fece appena in tempo a ripararsi dietro l’enorme tronco di un albero che una pioggia di frecce li investì. Il Lupo guaì e poi ringhiò cambiando bersaglio; i centauri lo accerchiarono e lo spinsero ancora più a fondo nella Foresta. James avrebbe voluto seguirli, accertarsi che lo tenessero occupato senza che gli facessero troppo male, ma non appena tentò di compiere un passo capì che non ci sarebbe riuscito; guardò in basso: un enorme graffio percorreva interamente la sua zampa sinistra, sentiva dolore dappertutto e non aveva più fiato. Era costretto a tenere chiuso un occhio a causa del sangue che vi era colato sopra e la testa gli girava. Guardò un’ultima volta in direzione della quale Remus ed i centauri erano spariti, poi si voltò e – zoppicando – tornò verso Hogwarts.
Raggiunse il Platano Picchiatore facendo una strada un po’ più lunga così da non rischiare di incontrare Silente; uscì dalla Foresta passando dalla radura in cui si allenavano e poi costeggiò gli alberi fino a che non trovò i propri vestiti a brandelli. Si trasfigurò ed afferrò la propria bacchetta per poter far apparire dei pantaloni ed una maglietta; li indossò con fatica e li strappò là dove il Lupo lo aveva ferito, così che Silente non capisse che era un animago. Poi si puntò contro la bacchetta e guarì parte delle ferite più gravi. Infine, si inoltrò ancora una volta all’interno del bosco. Avanzò zoppicando per diversi minuti prima di sentire la voce di Silente: non lo aveva mai sentito così preoccupato
“Sono qui!” gridò in risposta mentre si accasciava contro un albero, ma la voce non bastò, quindi lanciò un periculum: due minuti più tardi il preside era chino su di lui
“Potter!” lo chiamò “Ho visto i vestiti!” adesso che era in compagnia dell’uomo tutta l’adrenalina abbandonò il ragazzo
“Il Lupo è riuscito a strapparmi la toga.” riuscì a dire mentre davanti a lui tutto iniziava a diventare bianco
“Ti ha morso!?” continuò terrorizzato Silente, James scosse il capo
“Sono solo graffi.” disse, poi tutto divenne buio.
 
Non aveva idea di quanto tempo fosse passato quando si risvegliò in infermeria, ma la sala era buia e attraverso le finestre poteva vedere la luna ancora alta in cielo. Ebbe appena la forza di girare la testa alla propria destra e stringere di poco la mano di Lily tra la sua: la rossa sollevò la testa di scatto
“James!” lo chiamò rincuorata, lui le rivolse un sorriso, poi tutte le sue preoccupazioni tornarono a galla; provò a sollevarsi ma un dolore lacerante lo bloccò a metà movimento
“Che ne è di Remus??” chiese con una smorfia di dolore in viso “Piton ha detto a qualcuno quello che ha visto!? Dov’è Silente?” Lily gli appoggiò leggera una mano sul petto bendato e lo spinse di nuovo a stendersi sul materasso, poi si voltò e James seguì lo sguardo della ragazza fino ad arrivare al letto infondo all’infermeria: in esso vi era disteso Piton, e Silente, accanto a lui, gli sussurrava qualcosa. James seguì la scena per qualche secondo, poi vide Madama Chips porgere un bicchiere al ragazzo e Silente voltarsi verso di lui; gli occhi celesti dell’uomo incontrarono quelli nocciola del Grifondoro e questi poté notare il chiaro sollievo del preside dal rilassamento delle spalle e dal sospiro che buttò fuori.
“Potter.” raggiunse il suo capezzale “Mi ha fatto preoccupare.” subito dopo James partì all’attacco:
“Piton lo dirà a qualcuno!” disse “È da anni che tenta di scoprire la reale natura di Remus! Deve fare qualcosa!!” Silente aspettò paziente che James avesse finito di parlare, poi si spostò alla sua sinistra e gli poggiò una mano sulla spalla
“Il signor Piton non parlerà. Me ne sono assicurato.”
“Come fa ad esserne certo?” gli chiese allora James preoccupato, Silente si sedette sul bordo del letto
“Lei ha tanto a cui pensare, Signor Potter.” rispose “Lasci che a questo ci pensi io. Si fidi di me.” James lo aveva sempre fatto: avrebbe affidato a Silente la sua vita, ma affidargli quella dei suoi amici gli risultava più difficile. Guardò Piton disteso e immobile sul letto infondo alla stanza e poi di nuovo l’uomo, infine annuì. Silente accennò un sorriso e si alzò
“Dov’è Remus?” gli chiese ancora prima che il preside potesse fare anche un solo passo verso la porta
“Sto andando ora nella Foresta. Mi assicurerò che non gli accada nulla.”
“L’ho lasciato ai centauri.” lo informò, ed un groppo gli si formò in gola “Avevano pietre e frecce.” continuò “Se dovesse accadergli qualcosa…” non riuscì a finire la frase, quindi Silente tornò con la mano sulla sua spalla
“I Lupi Mannari sono tra gli esseri più resistenti presenti in Europa.” cercò di tranquillizzarlo “Starà bene.” poi rivolse un cenno a Lily, si voltò ed uscì. A quel punto fu Madama Chips ad avvicinarglisi: gli scostò le bende e gli esaminò i tagli; gli spalmò diverse pomate addosso e infine gli porse la stessa pozione che aveva dato poco prima a Piton
“Questa ti metterà K.O. per un po’.” annunciò, e così fu.
 
La seconda volta che riprese i sensi era ancora notte ma la luna non era più visibile dalla posizione in cui si trovava. Lily non era più accanto a lui, ma sentiva bene la sua voce, forse era stata proprio quella a svegliarlo
“Quello che hai fatto è stato tremendamente stupido.” seguì una lunga pausa. “Hai mai tenuto veramente a me, Severus?”
“Sai che è così.” James girò la testa e vide Lily seduta accanto al letto di Piton
“Remus è un mio caro amico.”
“E da quando!?”
“Da quando ho perso l’unico che avevo!” si alterò la rossa; James la vide sollevare lo sguardo verso di lui, forse preoccupata di averlo svegliato per la voce troppo alta, la luce fioca della luna che filtrava dalla finestra dietro di lei non le permise di vedere i suoi occhi aperti, poi tornò su Piton: “Dopo che abbiamo litigato mi sono trovata totalmente sola.” continuò più pacata “Remus è stato il primo a trattarmi come un’amica. La natababbana amica di un serpeverde. Nessun altro voleva avvicinarmi.” i secondi di silenzio che seguirono erano carichi di tensione ed amarezza
“Mi dispiace…” sentì dire al ragazzo “Per tutto.” continuò “Non meritavi nulla di quello che hai passato.” Lily tirò su con il naso e sollevò una mano per asciugarsi frettolosamente una lacrima
“Se lo pensi veramente, non togliermi il mio amico.” gli rispose “Se sei pentito per come mi hai trattata, questa è la tua occasione per redimerti.” guardò decisa verso il Serpeverde che storse la bocca
“È un mostro.” le disse “Può far del male a qualcuno.”
“Non avrebbe fatto del male a nessuno! Se tu non fossi andato a cercare guai.” rispose arrabbiata “Silente aveva tutto sotto controllo, ma tu hai rovinato tutto e adesso tu e James siete feriti! Anche io avrei potuto essere ferita, o peggio!” lo rimproverò “Hai idea di come sia ridotto James?” Piton sbuffò
“L’ha fatto solo per aiutare il suo amichetto.”
“E se anche fosse?? Che importanza ha? Ha rischiato la vita per salvare la tua. Coprire Remus è il minimo che tu possa fare.” Piton sbuffò ancora, irritato, e voltò la testa verso la finestra; Lily sospirò per calmarsi, poi gli afferrò la mano con le sue e l’altro tornò a guardarla
“Non farlo per James.” gli disse “Non farlo per Remus. Fallo per me.” Piton la guardò a lungo senza parlare
“Cambierà mai niente tra noi? Torneremo mai come prima?” le chiese poi. James vide Lily stringere di più la presa sulla mano del ragazzo, poi scosse la testa in un chiaro cenno di diniego. Piton ne prese atto e sospirò sconfitto
“Non dirò niente su Lupin, lo faccio per te.” Lily sorrise, riconoscente “Giurami solo che gli starai lontana durante la luna piena.” la ragazza gli lasciò lentamente la mano
“Non sono talmente stupida da uscire di notte sapendo che un Lupo Mannaro si aggira per la Foresta.” gli disse “Tu mi prometti la stessa cosa?” Piton accennò un sorriso
“Ho imparato la lezione.” la rossa sorrise di rimando, poi si alzò dalla sedia e tornò su quella vicino al letto di James, che richiuse gli occhi.
 
Parecchie ore più tardi fu svegliato dai primi raggi di sole che gli colpirono il viso: spalancò gli occhi e scattò a sedere; Lily era ancora lì, quindi si rivolse a lei
“Dov’è Remus?” prese a far scorrere svelto lo sguardo per tutta la stanza, ma non vi era nessuno se non Lily alla sua destra, Peter a sinistra e Piton nel letto infondo
“Silente lo sta ancora cercando.” gli rispose la ragazza, James scostò le coperte con l’unico braccio buono che aveva e prese a dirigersi verso la porta “Dove vai!?” lo inseguirono gli amici
“Devo cercarlo.” continuò ad avanzare malfermo. Lily l’aveva appena afferrato per il braccio, probabilmente pronta a costringerlo a tornare a letto con la forza, quando la porta prese ad aprirsi: era Sirius. James abbandonò tutta la preoccupazione e la sostituì con la rabbia, scansò la mano di Lily ed avanzò verso il Black. La sua espressione era preoccupata e tremendamente rammaricata, ma James mise quei dettagli da parte; lo afferrò come aveva fatto la sera prima
CHE COSA CI FAI QUI?? SEI VENUTO A VEDERE SE PITON
È MORTO? DOPOTUTTO È QUESTO CHE SPERAVI, NON È COSÌ!?"
“James! Te lo giuro, non volevo tutto questo! Non pensavo a quello che facevo!”
“E ADESSO GUARDA COME SONO RIDOTTO! REMUS NON SI TROVA, L'ULTIMA VOLTA CHE L'HO VISTO UNA MANDRIA DI CENTAURI ARMATI L'AVEVA CIRCONDATO!!"
“Sono andato nella Foresta.” disse e, se possibile, James si alterò ancora di più
“TI AVEVO DETTO DI NON LASCIARE LA TORRE!"
“Non ti ho più visto tornare! Non sapevo che fare!” rispose l’altro “Ho trovato Remus e l’ho aiutato, l’ho lasciato nella raduna non appena la Luna è tramontata, Silente era vicino, saranno qui a minuti.” e infatti subito dopo Madama Chips, Silente e Remus varcarono la soglia dell’infermeria. James perse interesse per Sirius e si avvicinò all’amico ferito
“Remus!” lo chiamò; il ragazzo sembrava dolorante e confuso, poi vide lo stato in cui si trovava James e diventò terrorizzato
“James! Che cosa è successo?” chiese “Ho solo alcuni flash, ricordo Piton… e poi…” si mise una mano sulla fronte mentre gli adulti lo aiutavano a sedersi sul primo letto disponibile; sembrava stesse facendo mente locale, poi sollevò gli occhi su di lui, spaventato come non lo era mai stato “Ti-” deglutì “Ti ho morso?”
“No!” si affrettò a rispondere “Sto bene, davvero!”
“Bene??” lo squadrò: aveva il braccio destro appeso al collo, la testa fasciata e dalla tunica bianca che gli aveva dato Madama Chips traspariva qualche macchia di sangue che aveva superato le bende. James si sedette sul letto accanto a lui
“Remus, sto bene. Stanno tutti bene, non è successo niente.” l’amico scoppiò a piangere
“Mi dispiace!” l’altro lo abbracciò facendo attenzione alle ferite
“Anche a me.” sussurrò “Scusa, ci sono andato giù pesante.” Remus scosse il capo
“Sarei furioso con te se non l’avessi fatto.” gli disse con voce attutita
“D’accordo, ma adesso basta.” li separò delicatamente Madama Chips “Devo visitarlo, e tu devi tornare a letto.” si rivolse a lui. James fece un passo indietro e osservò per qualche secondo l’infermiera che esaminava il corpo ammaccato e graffiato di Remus, poi la donna si voltò e lo guardò con rimprovero, quindi decise di tornare al proprio letto. Quando si voltò, Sirius era ancora lì: James serrò le labbra e gli si avvicinò
“Non voglio fare scenate di fronte a Remus. Non deve ancora sapere quello che gli hai fatto, è già troppo sconvolto così. Va’ via e non farti trovare in dormitorio quando usciremo da qui.” gli disse calmo, ma deciso. Lily era accanto a lui ed alternava lo sguardo dall’uno all’altro con fare confuso e preoccupato; gli occhi di Sirius divennero lucidi, ma non rispose: si girò ed uscì dalla stanza senza voltarsi indietro.

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


La sera prima, come ogni mese, i Malandrini avevano inventato una scusa che spiegasse la loro assenza dal dormitorio per tutta la notte. Ogni volta Harry tratteneva a stento una risata e si limitava ad annuire e fingere di credere a ciò che gli dicevano. La mattina seguente venne svegliato dal rumore di un baule che si chiudeva. Stropicciò gli occhi e si mise a sedere mentre inforcava le lenti: era Sirius che faceva i bagagli e sembrava star piangendo
“Sirius.” disse con la voce arrochita dal sonno “Che succede?” seguì i suoi movimenti mentre si spostava da una parte all’altra del proprio letto per raccogliere i vestiti
“È successo un guaio con Remus.” disse con voce malferma, Harry divenne subito del tutto sveglio
“Che cosa vuoi dire?”
“Ho litigato con James.” continuò come se non avesse sentito la seconda domanda “Presto anche Remus ce l’avrà con me, quindi… è meglio che non mi faccia trovare qui quando torneranno.” Harry lasciò il letto e si avvicinò al padrino
“Che cosa intendi dire? Perché avete litigato? Non può essere così grave da dovertene andare!”
“Lo è, invece.” rispose Sirius senza fermarsi “Ho fatto una cazzata. La più grossa della mia vita. Ho messo in pericolo tutti.” fece una pausa “Ha ragione James: li ho traditi.” alcuni singhiozzi gli uscirono a tradimento dalle labbra prima che riuscisse a fermarli
“Dove sono adesso gli altri?” continuò a chiedergli lui cercando di capire
“Non ho voglia di parlarne adesso, Harry.” gli rispose chiaro “Stanno bene-” continuò, ma si corresse “Staranno bene…” disse “ma ora devo andare.” chiuse anche lo zaino, fece levitare il baule ed uscì dalla stanza. Harry si voltò ed incontrò lo sguardo confuso ed assonnato di Ron
“Che cosa intendeva?” gli chiese questi
“Dev’essere successo qualcosa durante la notte.” gli rispose
“Sirius non ti ha mai raccontato niente del genere?” Harry cercò di ricordare, ma non gli venne in mente niente, quindi scosse il capo; tornò verso il proprio letto e prese a cambiarsi
“Devo andare a cercare gli altri e capire che cosa è successo.” l’amico annuì e lo imitò levandosi il pigiama: dieci minuti più tardi erano di fronte l’infermeria.
“Se è successo qualcosa è qui che saranno, no?” chiese Ron guardando i battenti chiusi, Harry annuì
“Andiamo.” provarono insieme a spingere le porte, ma queste rimasero inchiodate
“Quando mai l’infermeria è stata chiusa?” chiese il rosso
“Non dovrebbe, vero?” chiese di rimando Harry; estrasse la bacchetta e provò con alohomora, ma non accadde nulla; bussarono, ma non ottennero risposta, quindi non gli rimase altro da fare che andare in Sala Grande per vedere se erano lì a fare colazione per poi tornare a letto e recuperare le ore di sonno: niente.
Continuarono a cercarli per tutto il Castello e anche in giardino; nella radura della Foresta, in guferia e persino nella rimessa delle barche. Infine, tornarono in Sala Comune dove trovarono Hermione
“Avete visto Lily?” fu la prima cosa che chiese loro non appena li vide “Oggi non è di ronda e di sopra non c’è.” Harry corrucciò gli occhi
“No, e non troviamo neanche gli altri. Sirius era sconvolto, ha detto che è successo qualcosa con Remus, stanotte.” Hermione aggrottò la fronte, poi parve avere l’illuminazione, si guardò intorno per essere sicura che nessuno la sentisse e sussurrò
“Ricordate la prima volta che abbiamo visto Sirius alla Stamberga Strillante? Lui e il professor Lupin ci hanno raccontato che mentre erano a scuola Sirius ha detto a Piton di andare al Platano Picchiatore durante la luna piena e che James l’ha salvato. Forse è successo stanotte.” Harry ricordava bene quella sera del suo terzo anno
“Sì, può essere.” disse anche se non ne potevano essere certi. Poi, insieme, si diressero a fare colazione
“Salteranno fuori.” lo rassicurò Ron durante il tragitto
“Dopotutto sappiamo che non è successo niente di male a nessuno di loro, giusto?” Harry annuì, ma non poté ignorare il brutto presentimento che sentiva crescere dentro di lui.
***
Rimasero chiusi in infermeria tutto il giorno. A Lily e Peter era permesso di entrare ed uscire dalla stanza, ma per il resto le porte erano accuratamente chiuse a chiave. Entrambi, in ogni caso, avevano deciso di rimanere al loro fianco ed aiutare Madama Chips a prendersi cura dei malati. Più di una volta Remus aveva chiesto di Sirius, ma James aveva liquidato sempre in fretta l’argomento dicendogli che aveva alcune cosa da fare insieme ad Harry, Ron ed Hermione e – vista la presenza di Piton nella stanza – Remus non aveva mai insistito oltre. Infine, quella sera il Serpeverde venne dimesso e Lily e Peter tornarono nella Torre Grifondoro per la notte. Tutti insieme avevano concordato che la versione ufficiale sarebbe stata che James e Piton avevano duellato e a quest’ultimo, sicuramente, la cosa andava più che bene dal momento che James era quello messo peggio. Il ragazzo aveva appena lasciato la stanza quando James fermò Peter
“Dì a Harry e gli altri che stanotte dovrete ascoltare la sfera. Sono certo che Piton non dirà niente su ieri notte,” nel dirlo guardò Lily qualche metro distante “ma non si è mai troppo prudenti.” disse, l’amico annuì e scomparve insieme agli altri oltra la porta. I battenti si erano appena chiusi quando arrivò la domanda di Remus
“James, che cosa è successo ieri sera?” il Potter chiuse gli occhi e sospirò: sapeva che una volta rimasti soli Remus avrebbe preteso delle rispose. Si avvicinò all’amico
“È da anni che Piton sospetta di te, lo sai.” l’altro annuì “Stavo aspettando Sirius in Sala Comune per poi venire da te, ma quando Sirius è arrivato…” indugiò: non voleva ferirlo, ma Remus meritava la verità “mi ha raccontato di aver detto a Piton che se proprio era curioso di scoprire la verità sarebbe dovuto correre al Platano.” al solo pensiero la rabbia gli montò dentro, ma vedere l’espressione sgomenta e funerea dell’amico fece passare tutto in secondo piano
“Sirius gli ha detto questo?” non sembrava crederci; James annuì, mesto
“Non appena l’ho saputo sono corso al Platano.” gli disse, e continuò raccontandogli per filo e per segno com’era andata quella sera. Remus si mise le mani tra i capelli, in volto ancora un’espressione terrorizzata
“Come ha potuto Sirius farmi questo??” chiesa a nessuno in particolare con spavento, incredulità e rabbia. “Quindi ora anche Lily lo sa?” chiese ancora, pur conoscendo la risposta
“Sai che non lo dirà a nessuno.”
“Lei no, ma Piton? Silente mi ha detto di averlo convinto a non dire nulla, ma sai quanto ci odi! Scommetto che non stesse aspettando altro!” James gli mise una mano sulla spalla
“Calmati adesso. Ieri notte ho sentito Lily convincerlo a tenere la bocca chiusa.” gli raccontò “Possiamo dire tutto quello che vogliamo su Mocciosus, ma se una cosa è certa quella è che non deluderà Lily una seconda volta.” Remus non sembrava del tutto convinto, quindi James aggiunse: “Ho detto a Peter di ascoltare la sfera stanotte, e lo farà fino all’alba se necessario. Se mai dovesse dirlo a qualcuno lo sapremo e ci prepareremo di conseguenza. E poi hai Silente dalla tua parte, ricordi?” dopodiché furono interrotti dalle porte che si aprivano: era Lily. James corrucciò gli occhi
“Che cosa ci fai qui?” le chiese, lei si avvicinò ad entrambi e poggiò dei vestiti sul comodino vicino al letto di Remus
“Vi ho portato dei vestiti puliti.” disse semplicemente per poi sedersi sul bordo del letto “Come ti senti?” chiese al collega. Remus sembrava a disagio
“James mi ha raccontato di ieri.” le disse “Dovrai esserti spaventata parecchio…” fece una pausa “mi dispiace, Lils.” lei gli sorrise e gli afferrò la mano
“Non è stata colpa tua. Va tutto bene.” James fu contagiato dal sorriso e da lei spostò lo sguardo sull’amico, incoraggiante. Remus, però, non riuscì a ricambiare “Cosa c’è?” gli chiese Lily, l’amico esitò
“È davvero tutto a posto tra di noi?” la ragazza aggrottò la fronte senza capire
“E perché non dovrebbe?” chiese infatti, ma James capiva bene l’amico e rispose per lui
“Nel mondo dei maghi i Lupi Mannari sono per tutti peggio dei natibabbani per quelli come i Black, i Malfoy e via discorrendo.” spiegò con una smorfia di disgusto “Il nostro caro Remus teme che sia così anche per te.” adesso sul volto dell’altro vi era un’espressione colpevole, come se si fosse reso conto solo in quel momento che Lily non era tanto superficiale. Lei si indignò
“È questo che pensi di me?” mise il broncio, a quel punto Remus sorrise
“Scusa, ma è da quando avevo quattro anni che devo fare i conti con gente terrorizzata e assolutamente schifata all’idea di starmi accanto…” l’espressione di Lily si addolcì e poi si rammaricò
“Quattro anni?” i ragazzi annuirono, poi le raccontarono di come Remus era stato trasformato, da chi e perché; di come i Malandrini l’avessero capito al secondo anno e di come in tre anni fossero riusciti a diventare animaghi. Lily ne rimase affascinata ed iniziò a guardare James con occhi nuovi
“Non potevo aspettarmi altro dal migliore della classe di Trasfigurazione!” il Potter si passò una mano tra i capelli, imbarazzato “E non lo sa nessuno?” chiese, gli altri scossero la testa
“Neanche i nostri genitori. Se sapessero che una volta al mese scorrazziamo in giro per la Foresta Proibita in compagnia di un Lupo Mannaro come credi che reagirebbero?”
“E neanche Silente, immagino.” di nuovo fecero segno di no con la testa
“Lui è convinto che me ne stia tutta la notte alla Stamberga Strillante dove Madama Chips mi porta ogni mese attraverso un passaggio che parte dal Platano Picchiatore.” spiegò Remus
“Già,” aggiunse James “ti presento gli spiriti che infestano quella casa, Evans.” indicò l’amico con fare divertito
“Ma come faceva Severus a sapere del Platano Picchiatore?” chiese ancora la rossa; James serrò la bocca e si alzò di scatto, arrabbiato, ignorando le fitte di dolore che gli percorsero il corpo a causa del movimento improvviso. Fece qualche basso su e giù per la sala e nel frattempo Remus le raccontava di Sirius. Lily si voltò verso James, adesso consapevole del perché quella mattina gli avesse detto di sparire dall’infermeria, e non aggiunsero altro sull’argomento.
“Dovresti tornare a letto,” le disse invece James “si è fatto molto tardi.” a quel punto Lily sorrise
“Hai ragione.” gli disse; andò verso il comodino di Remus e dalla pila di vestiti tirò fuori un pigiama femminile, raggiunse un separé e dietro quello si cambiò. Entrambi i ragazzi continuarono a seguire i suoi movimenti con aria confusa; quando Lily fu pronta raggiunse il letto vicino a quello di James e si mise sotto le coperte. Solo allora concesse una spiegazione agli sguardi confusi dei compagni
“Non ho intenzione di lasciarvi soli.” disse “Qualora uno dei due dovesse sentirsi male andrò a svegliare Madama Chips. Inoltre, Silente ha detto che potrebbe servirle aiuto, quindi nei prossimi giorni farò l’aiuto-infermiera.” sentenziò, poi guardò nella sua direzione “Fatevene una ragione.” aggiunse, e un brivido percorse per interno il corpo di James che arrossì. Con la coda dell’occhio vide l’amico guardarlo e ridere sotto i baffi, quindi anche lui si affrettò ad infilarsi sotto le coperte e a spegnere la lampada ad olio che aveva vicino.
***
Per l’intera giornata non videro nessuno dei Malandrini. Se Hermione aveva ragione, James e Remus erano probabilmente feriti e quindi chiusi in infermeria, ma non si spiegavano l’assenza di tutti gli altri. Seguirono le lezioni con fare distratto e saltarono gli allenamenti nella Foresta. Arrivati a sera, poi, avevano troppi pensieri per la testa per portarsi avanti con i compiti assegnati, quindi si limitarono a perdere tempo davanti al camino.
Superata di molto l’ora di cena, Lily e Peter superarono il ritratto della Donna Grassa. La prima li guardò giusto un secondo e scappò su per le scale prima che potessero chiederle alcunché. Dopo neanche un minuto, poi, la videro riapparire in Sala Comune solo per cambiare dormitorio e salire in quello maschile. Mentre anche tutti gli altri salivano nella camera da letto, infine, la incontrarono mentre scendeva nuovamente le scale, rivolse a tutti un cenno sbrigativo e scomparve di nuovo in corridoio.
Una volta chiusa la porta della stanza, Peter si diresse verso il letto di Sirius e da sotto di esso estrasse la sfera che usavano per spiare i Serpeverde. Il ratto sembrava nervoso, forse perché mai prima di allora aveva svolto un compito importante come quello senza il resto dei Malandrini. Quando gli chiesero dove fossero gli altri e che cosa fosse successo tra Sirius e James, Peter si limitò a dire che James e Remus erano rimasti coinvolti in un duello contro Piton e che adesso si trovavano in infermeria con Lily ignorando del tutto invece la domanda su Sirius. Harry guardò i propri amici e dai loro sguardi riuscì ad appurare che anche loro come lui avevano, dal comportamento di Peter, appena avuto la conferma che Hermione aveva avuto l’intuizione giusta. Anche se avessero voluto insistere, comunque, furono costretti a lasciar perdere il discorso per ascoltare Piton che entrava in Sala Comune
“Dove sei stato?” era la voce di Avery
“Sta tranquilla, mamma. Ho fatto solo un po’ tardi.” rispose l’altro sarcastico ed infastidito
“Sei sparito per un giorno intero. Dove sei stato.” era il momento della verità e, se anche lui sapeva bene che il suo futuro insegnante di Pozioni non avesse tradito Lupin, sul volto di Peter la preoccupazione era palpabile.
“Stavo cercando un modo per dare inizio allo scherzo.” disse mettendo come al solito una cadenza sospetta nell’ultima parola “Stavo tornando indietro quando ho incontrato Potter ed abbiamo duellato. Sono stato in infermeria fino ad adesso.” Avery rise, anche se probabilmente non troppo divertito
“Fai la paternale a Mulciber e poi commetti i suoi stessi errori?” chiese
“Non paragonarmi a quello scimmione!” si indignò l’altro “Io e Potter abbiamo da ridire dal primo anno, o non te lo ricordi?”
“Lo ricordo anche troppo bene. Ogni volta che vi siete scontrati ha costituito una vergogna per l’intera Casa Serpeverde.” gli rinfacciò sprezzante. A quel punto Piton esitò
“Be’, mi ero stancato di farmi trattare in quel modo.” Harry s’immaginò lo stesso ghigno che poteva avere dopo aver assegnato una montagna di compiti di Pozioni ai Grifondoro o l’aver sentenziato una punizione che coincidesse con l’orario di una partita di Quidditch importante. “L’ho conciato per le feste e adesso è costretto a stare in infermeria.” Avery tacque per un po’, ma Harry non dubitava fosse soddisfatto della risposta
“E quindi hai trovato un modo per far arrivare gli altri?” chiese poi come ricordandosi che avevano di meglio da fare che picchiare qualche Grifondoro. Harry si sporse verso la sfera, come se quel movimento potesse fargli sentire meglio cosa Piton avesse risposto, ma questi non parlò. Dopo qualche secondo fu solo Avery a sentirsi “Sarà meglio andare a letto, allora.” Piton doveva aver annuito o scosso la testa e dalla voce dell’altro non era trasparito nulla. Sentirono i passi di entrambi che salivano verso i propri dormitori e poi solo silenzio. Harry sospirò amareggiato e prese a chiedersi – di nuovo – cosa avessero in mente.
***
Erano già tre giorni che James era costretto a letto e – sebbene fosse parecchio piacevole essere accudito da Lily Evans – la cosa iniziava a stancarlo: voleva tornare a correre ed allenarsi, persino i temi che assegnava il professor Rüf gli mancavano.
Dopo averli lasciati per la notte, Peter era tornato all’alba per dir loro che Piton non aveva detto niente su Remus e che Harry, Ron ed Hermione non avevano fatto domande scomode. I tre – scoprì James – erano preoccupati per tutti loro, ma avevano deciso di continuare ad allenarsi e seguire il loro solito programma. Furono sempre loro ad occuparsi di pedinare i Serpeverde, ascoltare la sfera e allenare la squadra di Quidditch. Harry, a quanto gli aveva raccontato Lily, seguiva bene il suo esempio e in sole due sessioni di allenamento si era già fatto odiare dalla squadra che – vista l’assenza del Capitano – sperava in almeno un minimo di tregua. Di Sirius invece non aveva ricevuto notizie, ma a James non interessava e continuava a ripetersi che tra la salute sua e di Remus, la situazione di suo padre e il mistero che aleggiava intorno ai Serpeverde, Sirius era l’ultimo dei suoi pensieri. Inevitabilmente, però, il tradimento del fratello tornava a perseguitarlo e quando venne dimesso gli fu impossibile impedirsi di cercare il suo sguardo grigio a lezione o voltarsi verso il suo letto vuoto ogni volta che una fitta di dolore o un brutto pensiero lo svegliava la notte.
Nonostante Madama Chips gli avesse permesso di lasciare l’infermeria, a James era ancora vietato fare attività fisica, così non gli rimase che passare tutta la settimana seguente ad istruire i propri compagni – sia nel duello che nel Quidditch – da bordo campo, e nel frattempo assillava Silente perché gli desse notizie su suo padre. Dopo cinque giorni, finalmente, il preside lo accontentò: lui, Harry e Remus avevano appena raggiunto l’ufficio dell’uomo e stavano per aggiornarlo sui movimenti degli studenti sospetti quando – con un gesto della mano – gli fu detto di tacere
“Prima di qualunque cosa, signor Potter, sarà felice di sapere che l’Ordine ha trovato un testimone che afferma di aver visto Fleamont scappare sano e salvo dal luogo dell’attacco.” erano giorni che James non sorrideva di cuore o che sentiva la speranza invaderlo sin nel profondo
“Dov’è stato visto? Sappiamo dove si trova adesso?” chiese subito, Silente sollevò una mano per placare la valanga di domande che sapeva sarebbero arrivate
“Molti membri dell’Ordine hanno detto di averlo visto lasciar uscire tutti gli altri dall’edificio, prima di farlo lui stesso. Edgar Bones dichiara di averlo visto uscire insieme ad Euphemia che si è smaterializzata, ma – invece di seguirla – lui è poi tornato dentro. Subito dopo c’è stata un’esplosione, e adesso inizio a pensare che sia stato Fleamont stesso a far saltare in aria il luogo della riunione.” disse “È solo grazie a questo se i mangiamorte non hanno ottenuto nessun tipo di informazione, e con il caos che ne è stato creato nessuno è stato catturato.”
“Non ci sta dicendo nulla di nuovo!” si lamentò a quel punto James “Già giorni fa mi aveva detto tutto questo.” Silente annuì e poi continuò
“Ma non ti ho detto che Emmeline Vance l’ha visto parecchie ore dopo mentre correva verso un parco.” gli occhi celesti dell’uomo brillarono dietro le lenti a mezzaluna: la sua gioia era chiara
“La signora Vance l’ha seguito? Da chi stava scappando?”
“Purtroppo, anche lei era baccata e non ha potuto seguirlo. È per questo che non ha potuto darci quest’informazione prima.” dovette deluderlo “Ma adesso abbiamo una pista, e la nostra squadra la sta seguendo.” James iniziò a chiedersi a cosa potesse servire quell’informazione se ormai era vecchia di settimane, ma Silente continuò “Il parco si trova vicino alla casa di un alleato dell’Ordine che ci ha detto di aver ospitato e nascosto Fleamont per due giorni. Poi i ghermidori hanno bussato alla sua porta, quindi Fleamont è dovuto andar via.” spiegò. Si avvicinò a James “Stiamo ripercorrendo le sue mosse. Riusciremo a trovarlo.” poi l’ansia invase di nuovo il ragazzo
“Sono sulle sue tracce anche i mangiamorte.” fece notare, ma il preside scosse la testa
“Ricorda che tuo padre non è solo un esperto pozionista.” James lo sapeva bene: tutto ciò che sapeva di combattimento, spionaggio e sopravvivenza l’aveva imparato da lui “Sta lasciando piccole tracce che solo l’Ordine può individuare. Ci sta conducendo da lui.”
***
Dopo aver dato loro la buona notizia, Silente chiese ai ragazzi se avessero potuto informare Sirius al posto suo. Come tutti, il preside si era sicuramente accorto che tra Sirius e il resto dei Malandrini qualcosa non andava, ed infatti Harry poté chiaramente percepire il cervello dell’uomo all’opera mentre studiava tutti i presenti dopo aver posto quella domanda. Il silenzio che ne seguì era carico di tensione ed amarezza, tanto da far dimenticare ad Harry che avevano appena ricevuto un’ottima notizia.
“Lo informo io.” disse dopo qualche secondo. James e Remus si voltarono a guardarlo: nessuno dei due si era degnato di dirgli il motivo del litigio, ma anche qualora si fossero inventati una scusa o gli avessero detto di non avvicinarlo, Harry se ne sarebbe infischiato: era il suo padrino, la sua famiglia. Gli voleva bene ed aveva intenzione di passare con lui tutto il tempo che poteva.
Solo quando lasciarono l’ufficio del preside Harry si rese conto di non avere idea di dove trovare Sirius. Erano giorni che non lo vedevano: non si presentava a lezione e se lo faceva arrivava in ritardo ed usciva dalla classe in anticipo; non mangiava con loro e non frequentava più la Sala Comune o il cortile.
Vagò per mezzora all’interno del Castello per cercarlo e più di ogni altra cosa rimpianse di non avere la Mappa. Poi ebbe l’illuminazione: la Stanza delle Necessità. Non sapeva se i Malandrini la conoscessero, ma tanto valeva provare. Si diresse al settimo piano e – arrivato davanti alla parete giusta – pensò al suo bisogno di trovare il padrino. Dopo aver percorso avanti e indietro tutta la lunghezza della parete, la porta apparì, entrò e Sirius era lì. L’ambiente che la Stanza delle Necessità aveva creato era angusto e poco illuminato; c’era una branda dall’aria scomoda e giusto lo spazio per il baule e un comodino. Una porta striminzita portava sicuramente a quello che era uno squallido bagno. Sirius era seduto sul letto, in mano una pergamena dove stava scrivendo il tema assegnato da Lumacorno. Sembrava sorpreso
“Harry! Come hai fatto a trovare questa stanza?”
“Ti stavo cercando ed è apparsa.” nella sua mente iniziarono a riaffiorare i ricordi che si era fatto in quel luogo: a come la Stanza rispondeva ad ogni necessità dell’Esercito di Silente, che fosse un manichino da schiantare, uno specchio, un camino o una grande finestra che portasse della luce nel salone. “Che cos’è questo posto?” chiese, sebbene la vera domanda che avrebbe voluto fare era come mai Sirius avesse scelto di far apparire uno spazio così tanto piccolo
“Appare a chi ne ha bisogno.” spiegò sbrigativo l’altro “Perché mi cercavi?”
“È da giorni che ti cerco!” si fece largo con difficoltà tra baule, vestiti e zaino ed andò a sedersi sul letto “Nessuno vuole dirmi che cosa è successo tra te e gli altri, ma qualunque cosa fosse non significa che noi non possiamo più essere amici, no?” Sirius scosse il capo
“Credimi Harry, se sapessi quello che ho fatto non vorresti.” Harry inizio ad alterarsi: sapeva cosa aveva fatto e forse solo vedendo le reazioni di suo padre e di Remus si era pienamente reso conto della gravità della situazione, ma sapeva anche che a suo padre non rimanevano molti anni da vivere e che Sirius era il suo migliore amico. Non poteva permettere che sprecassero mesi non parlandosi.
“Ascolta, Silente ha delle novità su Fleamont.” gli disse prima di tutto. Gli occhi di Sirius si illuminarono e per un momento, com’era accaduto a James nell’ufficio del preside, parve dimenticare tutti i problemi. Harry gli spiegò quello che Silente aveva spiegato a loro poco prima, dopodiché tornò al discorso precedente
“Hai avuto la stessa reazione di James.” raccontò “Siete fratelli! Se davvero hai fatto qualcosa di così brutto, devi convincerlo a perdonarti!”
“Non c’è modo!” tornò depresso l’altro
“Come fai a saperlo se non ci provi?? Sei pentito, no?”
“Mai stato più pentito di qualcosa in vita mia.” disse
“Hai capito il tuo sbaglio, ora cerca di rimediare!”
“Tu non capisci…”
“No, sei tu che non capisci!!” alzò la voce. Quella situazione lo uccideva; odiava sapere che in quel momento Remus e James erano in compagnia di Minus mentre Sirius veniva trattato in quel modo. D’un tratto l’immagine del padrino sciupato e che tremava anche solo all’idea di vedere un dissennatore gli invase la mente e lo fece arrabbiare. Cercò di calmarsi prima di riprendere a parlare
“Vedila così:” iniziò “siamo in guerra. Tu, James, Remus… al di fuori di Hogwarts chiunque di noi potrebbe venire ucciso. Vuoi davvero rischiare di non esserti riappacificato con loro per allora?” Sirius tacque per molto tempo, poi sospirò
“Non sta a me deciderlo.”
“Non vuoi neanche provarci.” gli rispose, duro, Harry “Non scaricare la responsabilità su di loro se tu non fai la tua parte.” si alzò “Adesso devo andare ad allenarmi.” gli disse “Ci vediamo a lezione domani.” lo guardò risoluto ed andò via.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Quando Harry li raggiunse, tutto il resto del gruppo era già nella radura della Foresta. James non poteva ancora duellare e Remus era in convalescenza, quindi disse a Peter di mettersi in coppia con Harry
“No.” disse quest’ultimo. James lo guardò confuso e leggermente irritato: era dall’inizio dell’anno che non li metteva in coppia a causa dell’incidente, ma ancora non capiva perché Peter avesse quell’effetto su Harry. Glielo chiese e l’altro esitò “Mi ricorda una persona.” disse alla fine, ma James non poteva più accontentarsi di quella risposta superficiale
“Devi pensare razionalmente e capire che Peter non è quella persona. Chiunque essa sia e qualunque cosa ti abbia fatto.”
“Ha fatto uccidere i miei genitori.” James sospirò e si avvicinò al ragazzo
“Harry, nel campo di battaglia ci saranno mille pensieri che ti scorreranno per la testa per il solo fatto di vedere alcuni volti conosciuti.” disse “Devi imparare a controllare questi pensieri e non lasciare che ti dominino.”
“Non mi importa se mi domineranno!” rispose “Questi pensieri mi rendono più aggressivo. Più potente.” James scosse la testa: quello che pensava Harry era pericoloso
“No, ti rendono solo più cieco. Forse potresti avere l’impressione di essere più forte, ma la rabbia ti farà solo sprecare più energie, ridurrà la tua attenzione ad un solo nemico, quando invece è necessario che tu abbia un occhio sempre rivolto all’ambiente circostante.” spiegò “È fondamentale imparare a controllare i propri sentimenti. Sempre. Che si tratti di un’antipatia o di un lutto.” Harry non sembrava convinto “Questa è la parte più difficile della guerra, lo so.” gli disse “Ci vuole molto allenamento per riuscire a compartimentare le emozioni, ed anche con quello… non è detto che al momento opportuno dia i suoi frutti. Tu però devi ugualmente provarci.” Harry tacque per molti secondi
“È stata la rabbia cieca a far agire Sirius come ha fatto, giorni fa?” James si tese
“Che cosa ti ha detto?”
“Niente!” si affrettò a rispondere l’altro “Solo che ha fatto la cosa più stupida del mondo e che se n’è pentito non appena ha capito appieno cosa aveva fatto.” James contrasse la mascella, arrabbiato ancora con Sirius per quella notte e ancor di più perché non poteva dire che Harry aveva torto. Poi questi lo distolse dai suoi pensieri: “Non farmi combattere con Minus.” lo supplicò “Non adesso. Non sono ancora pronto. Se dovessi farlo ora so che proverei a fargli male.” James studiò gli occhi verdi del ragazzo di fronte a sé: in molti momenti i suoi atteggiamenti gli avevano ricordato quelli suoi o di Sirius, ed ora non riusciva a non vedere Lily in quel colore smeraldo e Remus nella paura di far del male a qualcuno senza riuscire a controllarsi. Gli mise una mano sulla spalla ed annuì.
***
Dal giorno successivo Sirius iniziò a presentarsi per tempo a lezione e a non lasciarla prima che finisse. Diverse volte aveva provato ad avvicinarsi al gruppo, ma suo padre e Remus si erano allontanati prima che il Black potesse rivolgere loro anche solo una parola. Erano due settimane, ormai, che quella storia andava avanti e la depressione di Sirius era evidente. Harry si premurava di fargli sapere ogni minimo dettaglio su Fleamont e – anche se James si era raccomandato di non farlo – anche sulla questione dei Serpeverde.
Era fine marzo quando Sirius decise di prendere il toro per le corna e presentarsi in Sala Comune. James reagì come Harry e Sirius si erano immaginati che facesse quando quest’ultimo gli aveva confidato di voler parlare con gli amici nella Torre Grifondoro; il Black ignorò il fratello e si rivolse a Remus che era rimasto seduto sulla poltrona vicino al camino e che ora guardava il fuoco facendo finta che lui non fosse lì
“Capisco perché non vogliate perdonarmi.” disse “Io sono il primo a non farlo!” continuò disperato “Se sono venuto qui oggi è perché…” si interruppe e guardò Harry: finalmente stava provando a fare la sua parte “non voglio che la nostra amicizia finisca senza provare a combattere per essa…” disse mesto abbassando lo sguardo. Gli occhi di James erano duri ed arrabbiati, eppure sembravano volergli dare una possibilità. Remus, invece, ancora non lo guardava. “Siete la mia famiglia.” continuò Sirius “Morirei per tutti voi senza esitare. Vorrei poter dire che non vi tradirei mai…” gli si inclinò la voce “ma l’ho già fatto, non è così?” dal momento che non sembrava poter catturare lo sguardo di Remus, Sirius prese a guardare James che però non rispose e si limitò a fissarlo con rimprovero “Ero arrabbiato. Piton ci sta sempre tra i piedi, ha coinvolto Regulus in-” ma si interruppe prima di concludere “No, non ci sono giustificazioni.” disse, poi tornò a guardare Remus e prese ad avvicinarglisi, ma questi si alzò e minacciò di andarsene, quindi Sirius arretrò “So che non cambierà quello che ho fatto, che questo non aggiusterà niente. Ma volevo solo scusarmi. È il minimo che io possa fare.” Non ottenne lo sguardo di Remus neanche allora, quindi guardò di nuovo James “Non importa se voi non mi volete più nelle vostre vite, perché io da ora in poi vivrò solo per rimediare al mio sbaglio. Non vi starò tra i piedi, ma non potete impedirmi di proteggervi.” poi andò via.
***
Misero presto da parte la visita di Sirius; Silente otteneva sempre maggiori informazioni riguardo a Fleamont ed un membro dell’Ordine giurava addirittura di averlo intravisto di fronte casa sua prima che alcuni movimenti sospetti l’avevano spinto a smaterializzarsi. Quello fu solo il primo caso, ma scoprirono presto che gran parte degli alleati erano sorvegliati, quindi Fleamont non poteva cercare rifugio da loro.
Anche i Serpeverde erano più attivi: si muovevano con circospezione e molto spesso avvicinavano maghi purosangue di altre case. In particolare, sembravano parecchio insistenti nei confronti di un Corvonero dell’ultimo anno chiamato Pius Thicknesse. Lui, però, liquidava il gruppo ogni volta ed i Malandrini lo sentirono chiaramente minacciare Mulciber di informare il preside se avessero continuato ad importunarlo. Più fortuna, invece, parvero avere con un ragazzo del quarto anno della stessa Casa: Barty Crouch Junior. Quello poteva essere un problema, suo padre lavorava al Ministero della Magia ed anche solo sospettare di lui avrebbe potuto mettere Silente in una posizione scomoda. Ed infine un Tassorosso di nome Augustus Rockwood che – osservato da lontano – sembrava essere parecchio interessato alla causa. Anche altri membri della Casa Serpeverde, ovviamente, andarono ad ingrossare le loro fila: Evan Rosier e – seguendo l’esempio del fratello maggiore – Rabastan Lestrange si aggiunsero alla lista di nomi da tenere d’occhio.
“Dobbiamo avvertire l’Ordine.” disse Remus a Silente in una delle loro riunioni segrete “I Serpeverde si stanno muovendo. Hanno qualcosa in mente.” James annuì e continuò per l’amico
“Sono molto attenti e non dicono nulla che possa tradirli, ma parlano molto spesso di uno scherzo da fare e sembra roba grossa.” Silente parve guardarli per un attimo con tenerezza
“Non è possibile che cerchino di vendicarsi per Halloween?” chiese con una vena divertita, ma James scosse deciso la testa
“Il modo in cui ne parlano… sospettano che qualcuno possa sentirli, quindi usano una sorta di codice.” raccontò “Più di una volta hanno parlato di ‘far entrare qualcuno’, e temo intendano nel Castello.”
“Non c’è modo di entrare ad Hogwarts senza che io non voglia.” li rassicurò
“Parlavano anche di questo, infatti!” intervenne Hermione “Insomma…” continuò quando tutti si voltarono verso di lei “dicevano di non sapere come dare inizio allo scherzo. Piton stava cercando un modo.”
“E l’ha trovato?” chiese l’uomo; nessuno rispose per diversi secondi
“Non lo sappiamo, Signore.” lo fece alla fine Harry “Quando Avery gliel’ha chiesto non ha risposto a voce. Avrà scritto o magari fatto un cenno con la testa.”
“Ma ultimamente sembrano essere più impazienti.” si aggiunse Ron “Negli ultimi giorni sono stati molto meno attenti nel farsi vedere in atteggiamenti sospetti o nell’avvicinare studenti di altre Case.” proseguì
“Li osserviamo ormai da due anni.” fu di nuovo il turno di James “Li conosco, e stanno tramando qualcosa, professore. Mi creda, è così.” l’altro annuì e prese a lisciarsi la barba
“Temo che l’Ordine non prenderà questi fatti così tanto seriamente. Hogwarts è il luogo più sicuro al mondo e i vostri sospetti si basano solo su congetture.” disse rammaricato “Senza contare il fatto che gli attacchi e i rapimenti stanno aumentando e che sono ancora molti i membri dispersi o che si nascondono.” continuò pensieroso. Poi annuì come se avesse appena preso una decisione “Continuate ad osservare la situazione, io farò in modo che l’Ordine abbia un accesso rapido al Castello in caso di necessità.”
n.a.
Ogni tanto Ron ed Hermione fanno qualcosa! Mi dispiace tantissimo metterli così tanto da parte,
ma a questo punto della storia, con Remus e lo scherzo di Sirius e Fleamount scomparso…
sono abbastanza inutili. 
Certo, è anche vero che il POV di James fa poco caso a loro
e il POV di Harry anche meno, dato che guarda sognante sempre e solo James, Lily e Sirius…
e come biasimarlo? 
Come “off-topic” (che poi mica tanto), posso dirvi così, fuori dal narrato,
che quando possono vanno in biblioteca per fare ricerche per poter tornare indietro (anzi avanti).
***
Né loro, né tantomeno la maggior parte della squadra di Quidditch Serpeverde avevano avuto tempo per dedicarsi come si deve allo sport, quindi i Grifondoro furono fortunati a non dover affrontare i Tassorosso, quel giorno.
Sirius non avrebbe giocato e James – tra la faccenda di suo padre e il problema dei Serpeverde – non era per nulla concentrato. Fece come di consueto il suo discorso ai compagni, ma questo non sortì il solito effetto e tutta la squadra marciò in campo poco carica. Ognuno di loro aveva chiesto a lui e Ron cosa fosse successo tra il Capitano e Sirius, e questa curiosità non aiutava né gli allenamenti né la concentrazione in partita.
Si misero in posizione e fu allora che – mentre Madama Boom ripeteva come sempre le solite raccomandazioni – Harry prese a percepire tutto il peso della responsabilità che si portava addosso: suo padre stava attraversando quello che Harry non faticava ad immaginare essere il periodo più brutto della sua vita, quindi – per quanto fosse distratto anche lui da tutto il resto – si ripromise di portare la squadra alla vittoria.
Ripensò al suo secondo anno sulla scopa e di come ritrovandosi Draco Malfoy come avversario avesse sentito con tutte le proprie forze di voler vincere. Ricordava bene che in quell’occasione era pronto a sacrificare un arto e – si rese conto con ripugnanza – di come questo fosse quasi accaduto. Adesso quella sensazione era amplificata, ma invece di fissare minaccioso il cercatore avversario davanti a sé, si ritrovò a scrutare gli spalti in cerca di un paio di occhi grigi. Ringraziò cento volte il fatto che Madama Boom la stesse tirando per le lunghe, perché ci mise diverso tempo per trovare Sirius e, non appena ci riuscì, questi si nascose meglio sotto gli spalti da cui osservava la partita. Probabilmente non voleva distrarre James, Harry passò a guardare lui: lo trovò pronto ma terribilmente più nervoso del normale. Infine, il suo sguardo verde venne attirato da un bagliore dorato e le sue orecchie sentirono il fischio dell’arbitro: era cominciata.
***
James non aveva mai giocato partita più penosa. Aveva la testa pesante e ingombrata da mille pensieri e solo l’ultimo di questi era per il Quidditch! Segnò a malapena due goal in quarantacinque minuti di gioco ed i suoi compagni non erano in miglior forma. I Serpeverde, invece, sembravano più agguerriti e adesso, a quasi un’ora dall’inizio, gli avversari erano in vantaggio di trenta punti. Troppo spesso il Capitano aveva rischiato di cadere dalla scopa a causa di un bolide facilmente evitabile ma che lui – abituato alla copertura di Sirius – aveva ignorato fino all’istante prima di quello che ogni volta sarebbe stato un terribile impatto. Ogni azione di quel tipo gli ricordava che Sirius non era in campo e – non appena realizzava il motivo – la concentrazione di James svaniva come un fantasma che attraversa il muro. 
All’ennesimo goal Serpeverde, James chiese un time-out; si passò una mano tra i capelli
“Sentite ragazzi,” disse quando tutti l’ebbero raggiunto “siamo in svantaggio di quaranta punti, ma non è un dramma. Greta,” si rivolse ad una cacciatrice di riserva “entra al posto di Cresswell.” si voltò verso il ragazzo che stava sostituendo, ma lui si limitò ad annuire comprensivo “Daisy,” fece poi alla battitrice titolare “tu sta’ vicino alla porta e proteggi Ron. Non lasciare la sua metà del campo. John,” si girò infine verso l’altro battitore “lascia perdere me. Penserò da solo ad evitare i bolidi, tu concentrati sugli altri.” tutti annuirono e tornarono alle proprie posizioni di gioco, ma prima che Harry potesse fare lo stesso, James lo fermò: “So che di solito aspetti che la squadra faccia diversi punti per salire la classifica del torneo,” gli disse “ma per questa volta è meglio farla finita il più presto possibile.” l’altro annuì serio e volò via.
Dopo quel time-out Ron non mancò più una pluffa. Per tutto il resto dei giocatori evitare i bolidi si stava rivelando parecchio più complicato e segnare quasi impossibile, ma il divario non sarebbe mai potuto calare se i battitori avversari avessero continuato a mirare il loro portiere. Per diversi minuti la partita restò in stallo fino a quando James riuscì a segnare ancora una volta. Il placcaggio Serpeverde si concentrò su di lui dando ai suoi compagni più libera azione e in men che non si dica le due squadre erano pari.
Fu un sollievo per James sentire il fischio dell’arbitro. Si voltò verso Harry e lo vide raggiante esultare con il boccino stretto in pugno. Il Capitano sospirò e si appoggiò alla scopa, poi sorrise e raggiunse il resto della squadra intorno al cercatore: la vittoria andava a lui. Atterrarono e – ritrovando il buonumore – corse incontro a Lily, Remus, Peter ed Hermione che – come la maggior parte dei Grifondoro – avevano lasciato gli spalti per invadere il campo
“Niente urla di esultanza, stavolta?” gli chiese provocatoria la prima.
“Oggi è Harry quello che dovrebbe farlo.” le rispose James voltandosi verso il cercatore; vide Harry retto in aria da decine di mani e lì continuare a giubilare trionfante ed in piena estasi; James rise
“Credo che lui sia d’accordo con te.” gli disse ancora Lily, divertita
“Fate bene a festeggiare adesso!” urlò James per farsi sentire dalla squadra “Perché dopo questa partita gli allenamenti decuplicheranno.” quasi tutti i giocatori si congelarono e lasciarono cadere Harry, James provò a rimanere serio, ma appena un secondo dopo scoppiò a ridere, quindi i compagni si rilassarono e tornarono a festeggiare. “Quello a dover tornare in forma sono solo io…” disse piano subito dopo. Solo Lily riuscì a sentirlo: gli sorrise incoraggiante
“Non c’è nessuna fretta.” James sbuffò divertito
“Dillo al campionato!” le rispose. A quel punto lei guardò verso il gruppo ancora festante, poi afferrò la mano di James
“Vieni con me.” gli disse, e se lo trascinò via.
 
Arrivarono alla radura dove si allenavano e solo allora Lily lasciò la sua mano. Si voltò verso di lui con espressione raggiante ed estrasse la bacchetta
“Abbiamo ancora una scommessa in sospeso, mi sembra.” e con un movimento di polso fece apparire una palla da basket e un canestro. James sospirò e sorrise felice: era chiaro che la ragazza stesse cercando di tirarlo su di morale
“Sei sicura di volerlo fare proprio adesso? Se dovessi battermi il mio spirito sportivo potrebbe spegnersi per sempre!” le disse ancora sorridendo, lei annuì decisa
“Se vinco, dovrai fare una cosa che deciderò io.” annunciò
“E se perdi sarò io a poterti dare un ordine.” concluse l’altro con ghigno arrogante. Lily prese a palleggiare
“Al meglio di Tre.” disse “Ora proverò a fare canestro, tu dovrai bloccarmi.”
La rossa se la cavava bene anche in quello sport, ma come James sospettava – a differenza del tennis e degli scii – per lui fu più facile tenerle testa. Lily tentò diverse finte che il ragazzo coprì ogni volta. Poi, con un rapido passaggio di palla da una mano all’altra dietro la propria schiena, Lily riuscì a spiazzare l’avversario che venne superato e sconfitto. Dopo essere passata nell’anello, la palla rimbalzò sul terreno duro e venne afferrata da James
“D’accordo, Evans. Non mi farò battere così facilmente!” giunto il suo turno d’attacco, il ragazzo decise di puntare sulla resistenza: dribblò e palleggiò con un ritmo elevato e – non appena percepì il primo cedimento della ragazza – saltò e segnò.
“Finalmente uno sport con cui mi dai filo da torcere, Potter!” sorrise. James le passò la palla
“A te la resa dei conti, Evans!” si misero in posizione e ricominciarono: Lily arrivò quasi a segnare tre volte, ma puntualmente James la fermava e lei – per non perdere il possesso palla – era costretta a ripiegare. Erano un paio di minuti che si rincorrevano per il campo improvvisato quando, all’ennesima minaccia della rossa, James l’afferrò per le ginocchia e se la issò in spalla
“Fallo!!” iniziò a gridare lei tra le risate “Arbitro, è fallo!!” continuava mentre James ruotava su sé stesso fino a perdere l’equilibrio; attutì la caduta con il braccio che poi usò per accompagnare il corpo di Lily a terra, intrappolata tra il suo corpo e il pavimento
“E chi sarebbe l’arbitro?” le chiese divertito
“Io, naturalmente!” risero
“Bene, e che cosa dice l’arbitro?” Lily parve pensarci un attimo
“Dice che hai barato e che quindi ora dovrai pagare pegno!”
“Direi che me lo merito.” sorrise ancora, poi Lily lo spinse di lato ed invertì le posizioni facendo accelerare il battito di James “Quale sarà la mia penitenza?” le chiese, ma la voce gli uscì roca. Gli occhi di lei si dilatarono e – petto contro petto – James poté percepire anche il suo cuore battere più velocemente. Lo sguardo verde si spostò da quello nocciola di James alle sue labbra
“Questa.” sussurrò appena l’altra mentre si avvicinava per baciarlo. Il contatto lasciò James totalmente stordito e impreparato: la bocca di Lily era morbida ed invitante; si staccò appena di qualche millimetro da quella di lui e vi tornò subito dopo semiaperta, James la imitò ed approfondirono il bacio. Le braccia di James lasciarono la terra ed afferrarono dapprima la vita di lei, poi con la destra andò a sfiorarle una guancia e a metterle una ciocca ribelle dietro l’orecchio.
Stettero quelli che potevano essere minuti così come ore ad assaporarsi a vicenda, con James che le accarezzava i capelli, il viso, il collo o la clavicola mentre lei gli passava una mano tra i capelli o sul petto.
Il ragazzo aveva sognato quel momento mille e più volte, eppure nessuna delle sue fantasie si era mai avvicinata anche solo lontanamente alla realtà. Quando interruppero il contatto entrambi erano ignari di quanto tempo fosse passato e nessuno dei due aveva intenzione di far finire quel momento: James guardò gli occhi verdi di Lily e ci si perse dentro così come lei nei suoi; le accarezzò ancora il viso e le sorrise raggiante e felice in un identico riflesso dell’espressione dell’altra, poi avvolse la sua vita tra le proprie braccia e strinse, lei ricambiò e James iniziò a pensare agli ultimi eventi e di quanto quell’abbraccio e quel bacio gli servissero. Sospirò e strinse più forte.
Rimasero diverso tempo in quella posizione alternando l’abbraccio ad altri baci. Poi, con calma ed entrambi entusiasti come non mai, mano nella mano, si incamminarono verso la Torre Grifondoro dove – erano sicuri – i festeggiamenti per la vittoria a Quidditch erano ancora in corso.
n.a.
Well, non sono un’esperta di basket…
spero di non aver fatto errori! Se così fosse non esitate a dirmelo
xxx

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 
L’euforia per la vittoria contro i Serpeverde fu breve: la sera successiva, mentre il resto del gruppo era intento a finire i compiti assegnati dal professor Rüf, Remus leggeva la pergamena che la penna incantata aveva riempito sotto la dettatura della sfera
“Questo dovete vederlo” disse a un certo punto catturando l’attenzione di tutti. Passò il pezzo di carta a James che lesse a tutti gli altri
“È una conversazione tra Rosier e Lestrange verso l’ora di pranzo.” ghignò soddisfatto “I nostri amici avrebbero dovuto spiegare meglio a questi principianti come si complotta.” continuò sorridendo, poi spiegò: “Lestrange si lamenta di una verifica che dovrà fare martedì, indovinate cos’ha risposto Rosier?” gli altri aspettarono in trepida attesa la risposta mentre anche Remus sorrideva “Non ci sarà nessuna verifica martedì, dato che attaccheremo il giorno prima.” lesse suo padre. Harry spalancò gli occhi
“Abbiamo una data! Quindi hanno davvero intenzione di attaccare!” gli altri annuirono
“Il prossimo lunedì attaccheranno e non saranno soli.” ricapitolò Remus “Hanno intenzione di fare entrare qualcuno nel Castello per farsi aiutare.”
“Solo che non sappiamo come…” fece notare sconsolato Ron
“Non ha più importanza, a questo punto.” intervenne James “Ci sarebbe utile scoprire l’orario, ma conoscere il giorno è già un traguardo eccezionale. Dobbiamo dirlo a Silente.” si alzarono tutti dirigendosi alla porta
“Andremo prima io, James, Peter e Lily.” disse Remus afferrando il Mantello dell’Invisibilità e lanciandolo a James “Io e Lily lo faremo in quanto Prefetti, non sarà sospetto. James e Peter sotto il Mantello.” poi si voltò verso gli altri “Voi ci seguirete subito dopo prendendo la strada più lunga. Pensate di farcela senza dare nell’occhio?” Harry annuì
“Nessun problema.” disse. Quindici minuti dopo erano tutti nell’ufficio del preside.
***
James aveva appena finito di dire a Silente che avevano delle novità importanti quando la porta venne nuovamente aperta per far entrare Harry, Ron ed Hermione. Il preside nascondeva spesso bene le proprie emozioni, ma quella particolare volta sembrava non riuscire a trattenere l’entusiasmo e – quando James provò a spiegargli cosa avevano scoperto – l’uomo fu costretto ad interromperlo
“Penso che quello che abbiate da dirmi sia importante, signor Potter, ma devo insistere nel parlare per primo.” disse calmo ma palesemente felice. James corrucciò la fronte e provò a spiegargli che l’informazione che avevano era davvero molto rilevante ma, di nuovo, venne interrotto
“Signor Potter,” disse sorridendo l’uomo “suo padre è stato trovato.” il cuore di James prese a battere all’impazzata, dall’espressione del preside sapeva che non poteva che essere una buona notizia, ma dovette comunque chiederglielo
“Come sta? È ferito?” nonostante l’espressione di gioia dell’uomo, James non poté impedire alla sua testa di ricordargli che tutte le persone scomparse fino ad allora erano state ritrovate morte o gravemente mutilate. Poi Silente continuò
“Sta bene, è sano e salvo. È riuscito a raggiungere una delle poche case sicure non sorvegliate. È molto distante da qui, e per alcuni giorni non potrà muoversi, ma è al sicuro.” James rilassò le spalle e sospirò a fondo come se avesse trattenuto il fiato per due mesi. Poi i suoi pensieri corsero a Sirius, dimentichi di tutto il male che aveva fatto, consci solo del bene che suo fratello voleva al padre che condividevano
“Sirius lo sa?” chiese
“La professoressa McGranitt stava andando ad informare lei e il signor Black.” spiegò “Ma non so se l’ha già trovato. Abbiamo appreso la notizia appena prima che voi tutti arrivaste.” James si voltò verso Remus, un’espressione di scuse in viso; l’amico sospirò
“Vai.” gli disse “Ci pensiamo noi qui.”
In un attimo di lucidità afferrò il Mantello che reggeva Peter in modo che nessuno lo vedesse uscire da un ufficio nel quale non era mai entrato, lo indossò e corse via. Si diresse verso la Stanza della Necessità dove Harry gli aveva detto essere la nuova camera di Sirius e svoltando l’angolo nel corridoio del settimo piano vide il fratello correre felice verso le scale che avrebbero portato alla Torre Grifondoro, dietro di lui la McGranitt che sorrideva. Sirius superò James senza vederlo, quindi questi si voltò mentre si toglieva il Mantello che lasciò cadere a terra
“Sirius!” lo chiamò, l’altro si fermò e si girò verso di lui. Rimasero a fissarsi per alcuni secondi, poi entrambi sorrisero e corsero ad abbracciarsi. La stretta che si scambiarono era ferrea e racchiudeva mille cose insieme: euforia, rassicurazione, ma soprattutto scuse. I battiti dei loro cuori correvano impazziti e James poteva sentire chiaramente i singhiozzi di Sirius oltre che percepirli nel tremore del suo corpo; anche i suoi occhi erano lucidi. Strinse più forte
“Fleamont sta bene.” fece Sirius come se avesse avuto bisogno di dirlo a voce alta per poterci credere. James sorrise
“Papà sta bene.” lo corresse “Nostro padre, sta bene.” i singhiozzi di Sirius aumentarono, poi sciolse la stretta per poterlo guardare negli occhi, le mani di entrambi ancora sulle spalle dell’altro come se nessuno dei due volesse lasciare andare il fratello che aveva appena ritrovato
“Mi ritieni ancora parte della tua famiglia?” chiese il Black con le lacrime agli occhi e la paura nella voce, James si aprì in un’espressione di compassione, non avrebbe mai potuto perdonare del tutto Sirius per quello che aveva fatto, ma in lui non lesse che totale pentimento. Lo conosceva e sapeva che Sirius era il più fedele dei suoi amici anche se – purtroppo – anche il più impulsivo.
“Sei mio fratello, Felpato.” l’altro tornò ad abbracciarlo
“Mi dispiace.” disse “Mi dispiace, mi dispiace.” continuò a ripetere come un mantra
“Dovrai farlo capire a Remus.” gli disse piano ancora stretto tra le sue braccia.
***
Erano rientrati da poco in dormitorio quando James e Sirius li raggiunsero. Harry sorrise felice e non riuscì a smettere di farlo per diversi minuti. Vedere suo padre odiare Sirius era stato quasi insopportabile ed ora – semplicemente guardando le loro espressioni – sapeva che era finita.
Una volta dentro la stanza, entrambi si voltarono verso Remus: suo padre commiserevole, l’altro con timore. Remus, da parte sua, non sembrava stupito di vedere Sirius al fianco di James
“L’hai perdonato?” chiese a suo padre pur continuando a fissare il Black. L’interpellato scrollò le spalle
“Non del tutto.” disse “Non potrò mai perdonarlo del tutto.” guardò il fratello che abbassò lo sguardo sconsolato, ma annuì concorde “Sta a te decidere se farlo tornare nel gruppo, Lunastorta.” Remus non sembrava felice di avere quel compito: sospirò e prese ad avanzare verso Sirius
“Non potrò mai più fidarmi te, Sirius.” disse “Mai.” volle sottolineare “Potrai anche tornare a dormire qui, prendere parte alle nostre riunioni, conoscere i piani nemici… ma al primo sentore di tradimento nell’aria i miei sospetti si concentreranno su di te.” gli ringhiò contro. Harry strinse i pugni e si voltò rabbioso verso Minus. Di nuovo, la sua forza di volontà ebbe un cedimento: Sirius non si era fidato di Remus e Remus di Sirius; Minus aveva tradito e nessuno aveva dato neanche il beneficio del dubbio al suo padrino. Le unghie conficcate nei palmi, il corpo che tremava di rabbia, nemmeno la mano di Ron sulla spalla riuscì a calmarlo, anzi la notò appena. Harry aprì la bocca per dire tutto: il tradimento di Peter, l’ingiustizia che aveva subìto Sirius, il suo legame di parentela con James e Lily! Poi Remus parlò e le parole gli morirono in gola.
“Silente sta informando l’Ordine di quanto abbiamo scoperto.” disse a James “Ha creato un passaggio sicuro che va da Hogsmeade alla Stanza delle Necessità. Abbiamo cinque giorni per organizzarci, non possiamo dare nell’occhio, quindi alcuni membri inizieranno ad arrivare già da domani ed aspetteranno nella Stanza fino all’attacco.” James annuì mentre Sirius guardava ognuno di loro con aria interrogativa. Hermione gli spiegò gli ultimi eventi, poi continuarono dicendo ad entrambi cos’altro aveva deciso il preside
“In questi giorni Silente e la McGranitt incanteranno alcune aule affinché siano protette dagli attacchi. Ci indicheranno quali sono, così non appena inizierà potremmo scortare tutti coloro che non sanno combattere al sicuro.”
“Ha detto di continuare ad indagare, ma senza esporci.” prese a parlare Lily “Se dovessero sospettare qualcosa potrebbero spostare la data e potremmo non essere più altrettanto fortunati come siamo stati oggi.” James annuì, poi Lily continuò “C’è un’altra cosa.” disse “Dovremmo fare una lista dei natibabbani.” tutti attesero che continuasse: non era qualcosa suggerito da Silente “Magari mi sbaglio, nel caos del combattimento non si può mai sapere quali siano i bersagli, ma Avery, Mulciber e gli altri stanno facendo tutto questo per attirare le Sue attenzioni, giusto? Probabilmente è con i natibabbani che se la prenderanno.” tutti concordarono
“Conoscendo i nomi e i volti potremmo stare più attenti a loro e proteggerli, magari portarli al sicuro il più velocemente possibile.” pensò a voce alta suo padre, l’altra annuì
“L’intera scuola è convinta che tutti e tre voi siate natibabbani.” intervenne per la prima volta Sirius guardando verso Harry, Ron ed Hermione “La metà di noi sarà esposta.”
“Trattandosi di noi” rispose Remus “immagino che non faranno differenze. Tu e James siete traditori del sangue ed anche Peter, sebbene la sua famiglia non sia antica quanto le vostre. Per quanto riguarda me… anche non conoscendo la mia vera natura sono un mezzosangue che gli sta sempre tra i piedi con i nostri soliti scherzi.” concluse, poi ci fu una pausa “Facciamo questa lista.” disse infine lo stesso a Lily afferrando penna e pergamena dal proprio comodino.
***
La settimana scarsa che avevano a disposizione era quasi terminata. Silente e la McGranitt avevano incantato molte aule sparse per tutto il Castello e memorizzarle – per degli esperti conoscitori di Hogwarts come loro – non era stato difficile. Alcuni membri dell’Ordine, a quanto diceva il preside, erano già all’interno della Stanza della Necessità e lì, con tutti gli aiuti del locale, aspettavano di dover entrare in azione. Furono pochi i nomi che Silente rivelò loro essere già ad Hogwarts, coloro che, tra i membri dell’Ordine, erano da meno tempo usciti da scuola: Arthur e Molly Weasley con i fratelli di lei, Fabian e Gideon Prewett; Benjy Fenwick ed infine Frank e Alice Paciock, entrambi in licenza dall’Accademia per Auror per quello che doveva essere il loro congedo matrimoniale.
In cinque giorni tornarono di rado ad allenarsi nella radura e quando lo facevano si concentravano soprattutto sulla difesa. Il resto del tempo lo passavano ad esercitarsi sull’Occlumanzia. Silente aveva impedito a James di aiutare Harry, Ron ed Hermione, ma questo non escludeva che i tre potessero aiutarsi a vicenda. Infine, arrivò il giorno della battaglia.
L’atmosfera era surreale; come se tutto fosse sospeso nel tempo. Già un paio di volte James si era ritrovato in mezzo ad uno scontro, ma nessuno di quelli sarebbe stato della stessa portata di ciò che stava per accadere. Aveva passato anni ad aiutare i suoi amici a migliorare e a migliorarsi con il loro aiuto a sua volta, e ancora era un anno intero che addestrava Lily, Harry, Ron ed Hermione. Adesso sperava solo che tutti fossero pronti. La tensione era palpabile, tutti i membri del gruppo con i nervi a fior di pelle e gli occhi che guizzavano in mille direzioni alla ricerca del minimo segno d’attacco: non conoscere l’orario li stava mettendo a dura prova.
Avevano appena finito le lezioni pomeridiane, di lì a poco avrebbero lasciato il cortile nel quale si erano appostati per tenere d’occhio la situazione per raggiungere la Sala Comune e cenare quando lo sguardo di James fu attirato da quello irrequieto e distante del fratello
“Stai pensando a Regulus?” gli chiese all’ombra del pioppo sotto il quale si erano seduti. Richiamato dalla sua voce, lo sguardo grigio di Sirius parve tornare alla realtà, si voltò verso di lui e, semplicemente, annuì. James si passò una mano fra i capelli ed annuì di rimando. Poi si alzò e tese la mano a Sirius affinché facesse lo stesso “Vieni con me.” gli disse, poi si voltò verso Remus “Ci vediamo in Sala Grande, dobbiamo fare una cosa.” rovistò nella propria borsa e lanciò all’amico lo specchio gemello a quello di Sirius “Nel caso dovesse servire.” spiegò, poi si voltò, diretto verso i sotterranei.
Stavano entrando nel Castello quando James sbatté spalla contro spalla con Piton; si voltò irritato, ma questi gli dedicò solo un’occhiata veloce e continuò per la sua strada. James aggrottò gli occhi: il Serpeverde sembrava di fretta, impaziente, e si dirigeva a gran passi ben oltre l’area esterna usata dagli studenti per oziare. Il Potter si voltò indietro verso i propri amici e lì incontrò gli occhi perplessi di Lily che aveva assistito alla scena mentre quasi tutti gli altri stavano ancora seguendo i movimenti di Severus Piton che si dirigeva verso il Platano Picchiatore. Fu allora che James iniziò ad avvertire uno strano presentimento “Mocciosus conosce il condotto dal Platano alla Stamberga Strillante?” prese a chiedersi “Silente ha protetto il passaggio sotto le radici dell’albero?” poi vide il proprio gruppo alzarsi: Lily, Harry, Ron ed Hermione seguirono Piton, mentre Remus e Peter presero a rientrare correndo verso il Castello
“Vado ad avvertire Silente.” gli disse il primo quando gli passarono accanto, gettò uno sguardo di ghiaccio e d’accusa a Sirius, poi sparì su per le scale. James sospirò e poggiò una mano sulla spalla del fratello per richiamare la sua attenzione
“Andiamo.” lo spinse leggero verso le scale che scendevano ai sotterranei.
“Dove stiamo andando, James?” la risposta era ovvia, quindi continuò “Cosa vuoi che cambi? Non c’è niente che io possa fare.” l’altro si guardò intorno per accertarsi che fossero soli prima di rispondere
“Sappiamo cosa sta per succedere.” disse “Non è detto che Regulus ne debba fare parte. Attiralo fuori dalla Sala Comune ed io lo pietrifico. Nessuno lo troverà se lo mettiamo in uno dei sette passaggi segreti che conosciamo.” Sirius tacque per alcuni secondi, poi riprese con le domande
“E come faccio ad attirarlo fuori?” James sbuffò fuori una risata
“Dì al custode nel ritratto che vuoi parlare con lui. Sarà Regulus a venire da te.”
“Cosa ti fa credere che voglia farlo? Sono anni che tenta di rompere ogni rapporto che ha con me. Adesso che c’è finalmente riuscito pensi che farà un passo indietro?” James si fermò per guardare Sirius negli occhi e rispondergli serio
“Ne sono convinto, Sir.” poi riprese a camminare.
Arrivati al corridoio che conduceva alla Sala Comune Serpeverde, James estrasse la bacchetta e si disilluse rimpiangendo il Mantello lasciato in dormitorio. Una volta davanti al quadro d’ingresso, Sirius disse chi era e con chi voleva parlare. Non dovettero aspettare a lungo prima che Regulus li raggiungesse. James sorrise: non era del tutto certo di aver decifrato correttamente il giovane Black, non era sicuro che Regulus volesse essere salvato dalla sua famiglia, ma se c’era una cosa ovvia, quella era che il ragazzo non voleva perdere suo fratello.
“Cosa vuoi?” disse subito dopo aver messo piede in corridoio “Non ho tempo da perdere con te.” continuò freddo
“Perché sei uscito, allora?” Regulus sbuffò prima di rispondere
“Non voglio che tu stia qui davanti.” se era vero che il colpo stava per iniziare, James non faticava a prendere le sue parole per vere
“Spostiamoci, allora.” riprese Sirius. I quadri in genere si facevano i fatti propri ed anche se vedevano un ragazzo pietrificato e poi portato via non dicevano nulla, ma con il custode della Sala Comune era meglio non rischiare.
Quando si voltò per allontanarsi, Sirius parve sorpreso di sentire Regulus che lo seguiva senza protestare. Voltarono l’angolo e Sirius si fermò
“Non posso permettere che tu prenda parte a tutto questo, Reg.” il più piccolo si accigliò, poi parve avere l’illuminazione
“Tu come fai a-” ma non ebbe il tempo di finire: James sollevò la bacchetta e pronunciò l’incantesimo.
“È per il tuo bene, fratellino.” gli disse Sirius mentre lo faceva levitare e James si rendeva di nuovo visibile. Poi insieme si diressero verso il passaggio segreto presente nei sotterranei
“Non ti dispiace se lo bendo, non è vero, Sir?” James fece apparire un cappuccio di fodera nera: far conoscere a un nemico uno dei sette passaggi segreti che portavano dal Castello al cortile esterno poteva essere un problema. Raggiunsero il condotto nascosto e richiusero l’ingresso dietro Regulus. Poi Sirius estrasse lo specchio gemello a quello che James aveva lasciato a Remus
“Vediamo com’è la situazione”.
n.a.
in questi giorni sono 
troppo fissata con HP, quindi sto scrivendo
fanfic su ogni cosa possibile. Questa volta è toccato al momento
in cui, al terzo anno di Harry, Remus decide di licenziarsi. Penso
che la prossima one shot protrebbe essere invece su Regulus!
Passate da questa nuova e dalla Jily, se vi va!!
xxx

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


 
Nessuno di loro sapeva che cosa aveva in mente suo padre quando lui e Sirius si alzarono per dirigersi verso il Castello, quindi quasi senza pensare tutti loro stavano seguendo con sguardo perplesso i movimenti dei due ragazzi che attraversavano il cortile. Fu allora che Piton si scontrò contro James. Harry ripensò subito al ricordo che aveva visto l’anno prima. Suo padre sembrava essere cambiato, ma era ancora palese il fastidio che i due ragazzi provavano l’uno verso l’altro ed era chiaro che entrambi stessero aspettando solo la giusta occasione per saltarsi alla gola. Con lo scontro che stava per iniziare ne avrebbero di certo avuto l’occasione, bastava aspettare forse ancora solo qualche ora, eppure il comportamento del suo futuro professore di Pozioni fece corrucciare gli occhi di Harry. Sembrava losco, sfuggente, sospetto. Eppure, per anni Harry, Ron ed Hermione avevano sospettato a torto di lui. Si chiese se fosse solo una sua impressione, poi il ragazzo prese a dirigersi in gran fretta verso la Foresta Proibita e la Capanna di Hagrid, entrambi posti in cui non avrebbe mai messo piede in normali circostanze. Guardò ad uno ad uno i membri del suo gruppo fino a suo padre e Sirius ancora fermi sul portone d’ingresso del Castello: tutti loro avevano la sua stessa espressione. Si alzarono.
Remus indugiò appena un momento lo sguardo su di lui e i suoi amici, poi si rivolse a Lily “Silente gli ha detto del passaggio fino alla Stamberga.” spiegò “Seguitelo. Io vado ad avvertire il preside.” corse via e Peter lo seguì
“Andiamo.” disse poi Lily incamminandosi nella stessa direzione di Piton. Lo seguirono a distanza, il sole non ancora tramontato che non li aiutava a pedinarlo senza essere notati. Videro Piton arrivare al Platano Picchiatore e lì far apparire un bastone abbastanza lungo da arrivare al nodo dell’albero che avrebbe immobilizzato i rami. Poi, con orrore, videro uscire una dozzina di persone dal buco in mezzo alle radici.
“Non possiamo sconfiggerli da soli.” fu la voce di Hermione a ridestarli “Dobbiamo rientrare al Castello, dire a tutti quelli che sono in cortile di mettersi al riparo.” continuò con tono urgente. Lui e Ron concordarono e presero a correre verso il Castello. Harry aveva fatto appena due passi quando si accorse che sua madre non si era mossa. Fissava ancora la scena, Piton che si avvicinava al gruppo e gli diceva qualcosa mentre lei rimaneva immobile.
“Dobbiamo andare!” l’afferrò per il braccio e la tirò verso di sé, solo allora parve tornare lucida. I loro identici occhi s’incontrarono, era sconvolta, ma annuì e corsero via.
 
Fu un’impresa convincere tutti a rientrare. Alla fine, li spaventarono con degli scoppi fatti uscire fuori dalle bacchette. Erano pochi ormai gli studenti che non si trovavano in Sala Grande per la cena; quelli che erano in cortile vi entrarono chi urlando, chi ridendo, forse pensando che fosse l’inizio di uno degli scherzi dei Malandrini.
Non appena misero piede in Sala Grande, Harry vide Remus e Peter a fianco di Silente che – abbandonata del tutto la sua solita aria calma e gentile – aveva una temibile espressione corrucciata ed infastidita in volto. Aveva abbandonato il tavolo dei professori e adesso si stava dirigendo a grandi passi verso l’uscita; bacchetta già sguainata e pronta all’attacco. Gli occhi del gruppo, poi, corsero al tavolo Serpeverde: nessuno di coloro che avevano tenuto d’occhio durante tutto l’anno era presente. Harry era certo che quell’assenza fosse dovuta al fatto che ognuno di loro avesse paura di trovarsi nella stessa stanza del preside quando tutto sarebbe cominciato.
“Io vado a cercare James!” disse quasi disperata Lily “Credo di sapere dove sono andati, e sono soli!” si voltò per uscire dalla stanza e correre via, ma lì videro i Mangiamorte varcare il portone d’ingresso. Harry sollevò la bacchetta, ma prima che potesse fare qualunque cosa le due grandi porte della Sala Grande si sigillarono con un enorme tonfo.
“Sonorum!” sentì pronunciare da Silente, poi – con la voce amplificata ed un’incredibile calma ritrovata – disse agli studenti di seguire i Prefetti, i Capiscuola e i Malandrini nelle aule da loro indicate. Infine, disse ai nominati di avvicinarsi in gran fretta. Sebbene fossero già informati, anche Harry, Ron, Hermione e Lily si affrettarono a raggiungerlo. Sentirono il preside elencare le aule protette e ordinare che si sbrigassero ad uscire dalla porta che si trovava dietro il tavolo dei professori. Non poteva tenere le porte chiuse a lungo perché diversi studenti, ancora, si trovavano fuori dalla Sala Grande. Lo sguardo di Harry corse alla piccola porticina che di solito usavano i professori e si chiese se i Serpeverde non avessero previsto quella mossa e piazzato qualcuno di conseguenza, ma la McGranitt, la Sprite e diversi altri professori erano già pronti a scortare le masse di studenti al sicuro. Ancora, il preside disse loro che aveva intenzione di aprire le porte, uscire, e sigillarle di nuovo dietro di sé
“Vengo con lei.” disse subito Harry, l’uomo fissò il proprio sguardo celeste su quello verde di lui “È per questo che mi sono addestrato tutto l’anno, no?” Silente sembrava stare per rispondere qualcosa, ma Lily lo precedette
“Vengo anch’io. James e Sirius sono là fuori.” la sua espressione – riflesso di quella di Harry – non ammetteva repliche
“Ci pensiamo noi agli studenti.” aggiunse Remus per rassicurare il preside. Questi annuì
“C’è la possibilità che qualcuno di loro entri.” disse al Prefetto Grifondoro “Tenetevi preparati.” accennò alla bacchetta, Remus la strinse più forte ed annuì, infine Silente superò il gruppo e – avvertendo a gran voce di tenersi pronti – riaprì le porte.
Al caos delle urla e degli studenti che correvano in ogni direzione in cerca di questo o quell’amico o magari del proprio Prefetto, si aggiunsero immediatamente minacciosi fasci di luce che, colpendo i tavoli, creavano gran botti e tantissima confusione. Harry prese a farsi strada verso l’atrio d’ingresso cercando di ricordare tutto ciò che aveva appreso quell’anno per metterlo correttamente in pratica. I loro avversari erano vestiti di nero e incappucciati; Harry ne aveva contati otto. Lui e sua madre stavano per varcare la soglia della Sala Grande dietro Silente quando vennero attaccati da alcuni compagni di scuola. Dopotutto c’era qualcuno abbastanza coraggioso da avvicinarsi a Silente. Harry non si aspettava di essere attaccato da uno studente, quindi venne colto impreparato, ma in ogni caso non ci mise molto a sconfiggere il Corvonero che l’aveva attaccato. Quello scontro, tuttavia, dette il tempo a un mangiamorte di superare la porta.
“Chiuda!” era Remus che – ingaggiato battaglia con il nemico – spronava Silente affinché li sigillasse dentro; l’uomo non avrebbe mai lasciato i propri studenti in compagnia di un mangiamorte, stava tornando dentro, poi vide la McGranitt raggiungere Remus e annuire verso di lui. Silente si fermò e chiuse le porte.
“Credo che James e Sirius siano nei sotterranei!” urlò Lily in mezzo al caos, fece per correre verso le scale che scendevano
“Non puoi andare da sola!” le urlò dietro Harry, era come entrare nella tana del lupo, ma la rossa non lo ascoltò e continuò ad aprirsi la strada verso la propria meta
“Non sarà sola.” Silente stava gestendo tre combattimenti insieme, ma trovò comunque il tempo di lanciare l’incanto patronus che, sotto forma di fenice, volò su per le scale diretta al settimo piano.
I rinforzi avrebbero lasciato la Stanza delle Necessità in poco tempo, ma Lily non aveva intenzione di aspettare e – al primo varco che trovò – scomparve dietro l’angolo diretta ai sotterranei.
***
Remus aveva sicuramente lo specchio incantato messo in tasca, ma bastò il chiasso e gli schianti che sentirono a fargli capire che era iniziato. James e Sirius si scambiarono appena un’occhiata, poi presero a dirigersi verso i loro amici. Stavano lasciando i sotterranei quando incontrarono Avery, Mulciber e Nott. James roteò gli occhi: non aveva tempo da perdere con loro. Ingaggiarono battaglia: stupeficium, expulso, recido. Nessuno di loro si risparmiò. Erano due contro tre, ma James dubitava che i Serpeverde si fossero sottoposti tutto l’anno allo stesso tipo di addestramento che facevano loro. Poi, vennero raggiunti dai Carrow e da Lestrange. James rise sbuffando: quei codardi avevano aspettato che fossero gli adulti a cominciare, troppo impauriti per farsi trovare in Sala Grande dove sarebbero stati in minoranza. James era certo che Silente avesse già isolato la maggior parte degli studenti, non farsi trovare insieme a tutti gli altri avrebbe decretato il fallimento del loro attacco; avevano basato il colpo sulla voglia dei Serpeverde di farsi notare da Voldemort ma Lui, in quel momento, non era lì. Nessuno di loro era pronto veramente a rischiare la vita o la libertà per la causa.
Lui e Sirius continuarono a combattere: immobilizzavano un avversario e passavano all’altro, ma nel frattempo il primo veniva liberato dai compagni rimasti e in breve tempo James capì che non ce l’avrebbero fatta. Sirius era appena stato ferito alla spalla quando Lily li raggiunse. James ghignò: l’avevano sempre sottovalutata, presto se ne sarebbero pentiti. Tutti gli avversari furono distratti dall’arrivo della rossa, quindi James ebbe alcuni secondi per cicatrizzare la ferita di Sirius. Poi ripresero. I Grifondoro passavano dalla difesa all’attacco con un’armonia che James non credeva possibile fino ad allora: era la stessa che avevano provato nella radura, ma il Potter non si era mai illuso che sarebbero riusciti a mantenerla anche nel caos della battaglia. Con una bacchetta in più ad aiutarli e l’enorme complicità che avevano alle spalle, James si ritrovò a pensare che alla fin fine fosse stato meglio ritrovarsi a combattere nei sotterranei circondati solo da nemici: non avevano persone di cui preoccuparsi in giro e potevano evitare di trattenersi. A colpi di ebublio, diffindo e bombarda, quindi, riuscirono a farsi largo e a raggiungere Lily a metà strada. Poi continuarono tutti e tre, spalla contro spalla. Fu solo dopo diversi minuti che gli avversari iniziarono a prendere seriamente anche la minaccia dalla natababbana e – abbandonando l’orgoglio – ad alternare anche la difesa all’attacco. Il combattimento, di nuovo, volse a sfavore dei Grifondoro: erano in netta minoranza e alle fila Serpeverde un’altra bacchetta – quella di Rosier – era arrivata a dare manforte. Erano a malapena riusciti ad immobilizzare Nott, allontanare con uno schianto Avery e stordire Alecto Carrow quando James scorse una figura in cima alle scale: Frank Paciock; si sorrisero, erano arrivati i rinforzi. Il più grande si guardò in giro, indugiò appena un momento lo sguardo sul Potter, poi fece esplodere una parete e ad un movimento del suo polso i detriti presero a fluttuare a mezzaria. James ghignò e ripensò al suo quinto anno: Frank aveva passato ore a insegnargli un potente incantesimo di attacco e ancora di più a convincerlo a non insegnarlo a sua volta a nessuno, troppo pericoloso perché il preside o chicchessia scoprisse che Frank avesse insegnato a un quindicenne con la testa calda come travolgere con oggetti affilati un piccolo gruppo di persone. James sollevò la bacchetta sopra la testa per poi calarla rapidamente verso il basso “Waddiwasi!” urlò, e le pietre volarono a gran velocità verso i nemici. Lestrange ebbe la prontezza di alzare un protego parando l’attacco per sé e per l’ancora immobilizzato Nott. Avery era ancora lontano, quindi pensò bene di attirare l’attenzione su di sé mentre gran parte dei compagni fuggivano verso il piano superiore. Frank immobilizzò Avery, legò Alecto e raggiunse James, Sirius e Lily. Sorrise
“Piacere di rivedervi, ragazzi. Sempre nei guai, vedo.” i Malandrini sorrisero di rimando
“Sempre.” confermò Sirius
“Che ne dite di andare dove la festa è più interessante?” chiese ancora il più grande prima di voltarsi e salire le scale. James si girò verso Lily, si sorrisero complici, entrambi pronti per il prossimo round.
***
Aveva provato a seguire sua madre verso i sotterranei con il solo risultato di trovarsi totalmente isolato in mezzo ai nemici. Silente era a guardia del portone mentre oltre esso le urla degli studenti andavano attenuandosi; Ron ed Hermione, poco più avanti del preside, erano anch’essi attorniati dai mangiamorte.
Cercò di mantenere i nervi saldi e il sangue freddo, ricordarsi gli incantesimi più potenti mentre difendeva gli organi vitali con un braccio, cercava di mostrare sempre il fianco all’avversario e teneva d’occhio in continuazione il campo di battaglia intorno a sé. Una chioma rossa fuoco catturata dalla propria coda dell’occhio lo informò che i suoi genitori avevano lasciato i sotterranei insieme a Sirius. Ora erano tutti e tre intenti a combattere e a proteggersi a vicenda. Il cuore di Harry gli saltò in gola quando vide una bacchetta mirare alle spalle di James; il suo sguardo verde riuscì a malapena a seguire gli eventi successivi: Lily che si frapponeva tra James e il mangiamorte, Silente che sollevava la bacchetta per proteggerla, poi Piton che lo anticipava schiantando il suo alleato per proteggere la ragazza. Come ultima cosa, Harry vide il preside sorridere verso il Serpeverde, poi dovette tornare a concentrarsi sui propri avversari.
Si accorse di combattere con molta più facilità rispetto a quando aveva dovuto farlo all’Ufficio Misteri e per un attimo si chiese se avrebbe potuto salvare Sirius sapendo tutto ciò che sapeva adesso solo un anno prima. Sconfisse il proprio avversario che si ritrovò svenuto a terra e passò al prossimo: era quasi annoiato da quegli scontri dopo un anno passato a combattere contro suo padre, Remus e Sirius. Poi arrivò pane per i suoi denti: il cappuccio e la maschera d’argento gli impedivano di vedere il volto del suo avversario eppure – dopo un colpo andato a segno che gli squarciò gran parte della divisa scolastica – gli sembrò di riconoscere la sadica risata della donna che brandiva la storta, scura e rigida bacchetta di noce. Bellatrix. Il campo di battaglia si restrinse, gli alleati e gli avversari scomparvero ed Harry si ritrovò solo con la mangiamorte che gli aveva portavo via la sua famiglia. I tonfi della battaglia, le grida, gli incantesimi pronunciati a gran voce, scomparve ogni suono sotto il ricordo di quelle che erano state le parole di Bellatrix Lestrange all’Ufficio Misteri “Io-ho-ucciso-Sirius-Black! Vieni a prendermi!!” solo una piccolissima parte di lui supplicava sé stesso di ricordare le parole di James: la rabbia rendeva ciechi, poteva farti uccidere; il resto urlava a gran voce di far soffrire la donna che aveva davanti. Sentì brividi corrergli lungo la spina dorsale, l’impulso irrefrenabile di stirare il collo in più direzioni come quando Voldemort stava per impadronirsi di lui. Aveva messo a tacere ogni sua voce contraria: aveva Bellatrix a portata di bacchetta e gliel’avrebbe fatta pagare. Poi, si accorse che i rumori erano diventati più soffusi introno a lui: tutti i mangiamorte stavano ora esitando dal continuare ad attaccare, come se fossero in attesa di qualcosa. Poi la cicatrice prese a bruciare. Si portò la mano alla fronte ed istintivamente urlò; Ron ed Hermione furono subito da lui
“Sta arrivando.”
***
Nell’atrio era il caos: membri dell’Ordine contro Mangiamorte; le porte della Sala Grande sigillate. Stavano vincendo. I Mangiamorte avevano sperato di vincere con i numeri, James ne aveva contati – tra seguaci ufficiali e studenti alleati – una trentina. Il corpo insegnati di Hogwarts era decisamente minore ed erano pochi gli studenti veramente in grado di combattere, ma quello che i nemici non avevano considerato erano i Malandrini ed il loro spionaggio. Silente non si era risparmiato ed aveva mobilitato quanti più membri dell’Ordine disponibili. James ebbe appena il tempo di vedere Euphemia e soprattutto Fleamont Potter combattere, quando questi, distratto forse dal figlio che gli sorrideva, venne schiantato diversi metri oltre il portone d’ingresso e poi nel cortile
“Papà!” corse nella sua direzione, Sirius e Lily con lui. Raggiunse l’uomo supino sull’erba, subito gli controllò il battito, poi sospirò sollevato. Tentò di svegliarlo, ma senza successo. Vennero attaccati e Lily e Sirius li protessero “Dobbiamo portarlo al riparo!” disse, Sirius si accasciò vicino al fratello
“Qui vicino c’è un’aula protetta. Ci penso io!” rispose, non c’era tempo per discutere, quindi James annuì ed aprì la strada per l’altro che si allontanò con loro padre. Stava per seguirli quando la voce tremante di Lily lo chiamò
“James…” si voltò solo per vedere Voldemort in persona avanzare verso l’ingresso della scuola, aveva la bacchetta sguainata e tra lui e la porta c’era Lily. James sollevò l’arma e colpì. Il Signore Oscuro parò il colpo senza neanche voltarsi verso il ragazzo, piuttosto rise e continuò a camminare. Anche Lily lo colpì e – di nuovo – Voldemort parò senza battere ciglio. Nel frattempo, James si era avvicinato ed insieme ingaggiarono battaglia. Non avevano possibilità di batterlo, solo Silente era alla sua altezza, ma non si sarebbero mai fatti da parte. A ogni loro tentativo, l’avversario parava ed attaccava di rimando. Evitare gli incantesimi e le maledizioni che lanciava stava diventando quasi impossibile, le magie schizzate fuori dalla bacchetta senza che una sillaba lasciasse le labbra dell’Oscuro. Mai come allora James aveva avuto paura: paura di morire, paura che lei morisse. Un buon soldato doveva riconoscere le proprie capacità e capire quando all’attacco bisognava sostituire la ritirata, ritirata che però, in quel momento, non era un’opzione. Anche se avessero deciso di farlo, se anche lo avessero lasciato passare sperando che poco più avanti ci avesse pensato Silente a fermarlo, tutto quello che James riusciva a pensare era che Voldemort non avrebbe lasciato che se la cavassero così. Indietreggiare era rischioso, fuggire fuori discussione. Dovevano trovare un modo per sbilanciarlo, confonderlo ed abbattere le sue difese: James lanciò conjunctivis e lo accecò, subito dopo Lily schiantò la bacchetta a terra facendo tremare diversi metri di cortile, poi ancora James gli scagliò contro un confundus, infine l’altra lo colpì con un confringo. Quell’incantesimo era in grado di far crollare un palazzo, l’Oscuro Signore parò solo in parte l’urto e volò indietro di parecchi metri. Dopo appena un secondo, sembrarono le tenebre stesse a risollevarlo da terra; un enorme serpente strisciò fuori dall’oscurità e dopo di lui decine di creature malvagie: acromantule, vampiri, persino dissennatori. Eppure niente era terrificante quanto gli accesi e furiosi occhi rossi di Lord Voldemort. Riprese ad avvicinarsi ai due Grifondoro; bacchetta alla mano e furia omicida in volto. Un fascio di luce verde corse verso di loro, entrambi pronti a pararlo, poi un bagliore rosso partì da dietro le loro spalle per unirsi a quello verde dell’avversario: Harry era corso in loro aiuto e adesso, nel tentativo di proteggerli, aveva accidentalmente attivato prior incantatio con Voldemort. Tutti ne rimasero sorpresi, soprattutto Voldemort, e James pensò a ciò che Harry gli aveva detto riguardo la Profezia: si girò verso il compagno e lo vide agire come se tutto quello fosse normale
“Mettetevi dietro di me!” urlò per farsi sentire, James e Lily obbedirono, poi Harry spezzò l’incantesimo facendo scattare di lato la bacchetta e travolgendo un discreto numero di creature. Tutti e tre, insieme, iniziarono a contrastare Voldemort. Non riuscivano a farlo arretrare, ma neanche era in grado di avanzare. La sua espressione era infastidita, non sembrava ritenerli più pericolosi di una fastidiosa zanzara che non ti lascia dormire la notte, ma più faceva sul serio per toglierseli di torno, più si rendeva conto che non sarebbe stato così facile, più diventava pericoloso. Un enorme getto di fuoco lasciò la sua bacchetta, neanche il tempo che questo arrivasse a loro, lanciò diversi schiantesimi, infine fece tremare la terra a un livello ben maggiore rispetto a quello di Lily. Tutti e tre si ritrovarono a terra, pronti a parare i prossimi colpi ma in evidente difficoltà. Poi lo sguardo di Voldemort si spostò alle loro spalle in un ghignò di sfida: Silente era sulla soglia.
n.a.
Nei libri la profezia di Harry e Voldemort dice che
i genitori del Prescelto devono aver sfidato in persona
Voldemort per tre volte. Ho deciso di metterne una adesso e mi
intrigava da morire far combattere tutti e tre i Potter insieme!
***
Harry ricordava bene lo scontro a cui aveva assistito al Ministero tra Silente e Voldemort, quindi era del tutto consapevole di essere più d’intralcio al preside che d’aiuto. Per quanto volesse aiutare, si rendeva perfettamente conto di essere più utile altrove. Guardò i suoi genitori, ammaccati ma tutti interi, poi volse lo sguardo verso il Castello, dove Ron ed Hermione erano rimasti bloccati da Bellatrix quando si erano sostituiti a lui per permettergli di raggiungere James e Lily. Corse da loro. Ci mise parecchi minuti a trovare gli amici nel caos della battaglia: riconobbe Euphemia e Moody combattere dove poco prima era stato Silente e quindi proteggere le porte della Sala Grande; poi Remus che scendeva dalle scale in compagnia di Minus e della McGranitt; una giovane coppia dai capelli arancioni, Harry sorrise: i Weasley. Infine, Ron ed Hermione nel punto in cui li aveva lasciati sebbene con un avversario diverso. Li raggiunse nello stesso momento di Remus e Peter
“Tutta la Sala Grande è evacuata! Dove sono gli altri?” gli chiese il Prefetto, Harry fece appena in tempo ad indicare il giardino che alcuni mangiamorte li costrinsero a difendersi. Il gruppo chiuse un cerchio guardando l’uno le spalle dell’altro; ai maghi oscuri si aggiunsero acromantule e vampiri e i loro sforzi dovettero moltiplicarsi. Harry stava per essere azzannato dalle tenaglie di un ragno quando Sirius fece il suo ingresso lanciando un arania exumai; Harry sorrise, dietro il suo padrino – sebbene con del sangue che gli colava dalla testa – Fleamont Potter si ergeva sorridente
“Vi trovo bene, ragazzi miei.” esordì, la sua felicità nel rivederli sembrava fuori posto in mezzo al campo di battaglia, ma era niente in confronto all’euforia dipinta sul volto di Harry. Si diede dello stupido per aver dubitato di lui quando era scomparso: Fleamont combatteva vigile, i nervi saldi e l’espressione serena sebbene concentrata.
Harry aveva appena finito di duellare contro Voldemort a fianco dei suoi defunti genitori e adesso stava scacciando vampiri e ragni giganti in compagnia del nonno morto prima che potesse conoscerlo. Erano passati quasi nove mesi e tutta la situazione in cui si trovava gli sembrava ancora impossibile. Sospirò e riprese a combattere.
***
James rotolò di lato appena in tempo quando Voldemort e Silente presero a duellare. Afferrò la mano di Lily e si affrettò ad allontanarsi dallo scontro tra titani appena iniziato. Non sapeva se i capiscuola e i prefetti avessero portato tutti i loro compagni indifesi al riparo, non sapeva se Sirius fosse riuscito a mettere in salvo suo padre e neanche se la battaglia si era estesa oltre l’atrio d’ingresso. Con l’arrivo di Voldemort, non sapeva neanche da che parte pendesse il vantaggio. Quindi cercò di concentrarsi su ciò che poteva controllare: Silente e Voldemort stavano combattendo sulla soglia del portone e nessuno osava avvicinarsi a loro; le creature della notte erano in parte riuscite ad entrare, ma la maggioranza di esse rimaneva ancora in cortile insieme a un paio di mangiamorte e alcuni membri dell’Ordine. James si concentrò su quel fronte di battaglia. Insieme a Lily, puntò ed attaccò quanti più mostri possibili. I loro alleati erano in minoranza, quindi ben presto si ritrovarono soli ed anche tra loro separati da qualche mostro. Il sole era calato e per loro era sempre più difficile distinguere i ragni neri dall’erba scura o i vampiri che si spostavano nelle ombre. Poi, un gelo infernale li avvertì dell’arrivo dei dissenatori. Non li vedevano, ma James non esitò ad evocare Ramoso. Con il suo bagliore argenteo, lui e Lily tornarono in grado di distinguere le forme dei mostri più vicini. Resistettero molti minuti, poi un ragno grande quanto un mastino gli saltò sulla schiena e lo morse sul collo, urlò, il suo patronus scomparve e un vampiro gli afferrò ed azzannò il braccio facendogli cadere la bacchetta. Usò tutte le sue forze per afferrare il ragno e strapparselo di dosso; sentì la propria carne squarciarsi, poi lanciò l’acromantula addosso all’altra creatura. Si afferrò la ferita sul collo e si inginocchiò per cercare la bacchetta a tentoni. L’aveva appena trovata quando il passaggio di un’acromantula la spinse di nuovo in mezzo alle tenebre. Un dissennatore incombette su di lui, iniziò a succhiargli via tutti i ricordi felici, il mondo prese a girare
“Lumos!” urlò sperando di avere la bacchetta abbastanza vicina affinché s’illuminasse per poterla ritrovare. Un flebile bagliore di luce gli indicò la posizione della sua arma, si voltò verso di essa, ma si rese conto di non poterci arrivare. Poi il bagliore crebbe: un grande patronus arrivò in suo aiuto e scacciò via il dissennatore che lo stava attaccando insieme a tutti quelli vicini. Si sollevò ed afferrò la bacchetta. Si alzò e per un attimo credette di aver evocato Ramoso con la sola forza di volontà, con anche la bacchetta a qualche centimetro di distanza dalla mano. Poi si accorse che l’animale non aveva le corna. Si guardò intorno in cerca del suo salvatore ed i suoi occhi si fermarono su Lily, la sua bacchetta puntata verso la cerva. James sopirò e sorrise insieme: il suo patronus aveva cambiato aspetto, la forma della sua anima si era adattata ai suoi sentimenti. La ragazza era rossa in viso, se per la fatica di correre da una parte all’altra del campo di battaglia o per l’imbarazzo James non lo sapeva, sapeva solo di amarla come non aveva mai fatto prima e contro ogni logica, contro ogni buonsenso, abbassò la bacchetta e la baciò con una passione mai sperimentata in vita sua.
“Sarà meglio che te lo dica prima che un altro insetto tenti di uccidermi.” disse in un impeto di coraggio “Ti amo.” finì appena di dirlo che un numerosissimo zampettare li fece voltare verso la Foresta
“Caricaaa!” entrambi i ragazzi risero, James compì un paio di salti, il pugno in aria in un gesto d’esaltazione
“Vai così, Hagrid!!” il mezzo-gigante correva alla testa di un esercito di acromantule ben più numerose di quelle schierate nelle fila nemiche. I ragni si riversarono addosso ai propri simili e ai vampiri, poi superarono Silente e Voldemort per invadere il Castello mentre i membri dell’Ordine rimasti in giardino evocavano i patronus e scacciavano definitivamente via i dissennatori. Una volta allontanata anche l’ultima delle creature, James si avvicinò a Silente. I numeri erano adesso a loro favore, sconfitto Voldemort avrebbero posto fine alla battaglia.
“Lily!” la chiamò “Tieniti pronta con incarceramus.” sollevò la bacchetta e la puntò al fianco di Voldemort “impedimenta!” i piedi del Mago Oscuro lasciarono terra, non si aspettava di essere attaccato da qualcuno che non fosse Silente, ma ritrovò presto la concentrazione per rompere l’incantesimo di James. Subito dopo Lily si fece trovare pronta ed una spessa fune si strinse attorno agli arti dell’avversario.
“Piertotum Locomotor!” Voldemort si liberò in fretta anche dall’incantesimo della rossa, ma era troppo tardi. Silente aveva rianimato le statue e le armature dell’intero Castello. Le truppe nemiche non avevano più possibilità. In un impeto di rabbia, Voldemort fece esplodere le vetrate che aveva a portata, poi usò waddiwasi per lanciare le schegge addosso ai suoi nemici e – mentre Silente le rendeva inoffensive – i mangiamorte fuggirono.

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


 
Le ore successive furono animate dai soccorsi medici che giunsero tempestivamente alla scuola. Remus, il resto dei prefetti e i capi-scuola avevano fatto un ottimo lavoro portando al sicuro tutti gli studenti. Lily – raccontò loro Remus – aveva avuto ragione: gli studenti puristi avevano mirato soprattutto ai compagni natibabbani. Di circa duecentottanta ragazzi, solo una dozzina era rimasta ferita e nessuno gravemente. I professori si erano assicurati di mantenere al sicuro tutti i minorenni, ma per quanto riguardava la maggioranza dei ragazzi del settimo anno, insieme a parte del sesto, non c’era stato verso di convincerli a non proteggere la propria scuola e i propri amici. Che fossero Grifondoro, Tassorosso, Corvonero o Serpeverde.
Del loro gruppo Ron aveva una spalla smussata, Peter un taglio nel fianco e Sirius uno sul braccio, ma era James ad avere le ferite più gravi: un taglio sulla spalla sinistra, un morso di acromantula sulla parte destra del collo ed infine il morso di vampiro sul braccio portante. Per essere trasformato in vampiro, fortunatamente, il processo era molto più complesso di un semplice morso, ma anche così il veleno di vampiro rendeva la ferita molto facile alle infezioni
“Non che il morso d’acromantula sia molto meglio.” disse quasi divertito il giovane medimago che lo curò. Sirius rise e sbuffò
“Adesso James si prenderà tutte le attenzioni!” scherzò facendo sorridere tutti. Euphemia si avvicinò al figlio e gli diede una carezza, Fleamont – dall’altra parte del letto – gli diede una pacca sulla spalla buona, infine Lily gli sorrise prendendogli la mano. Sirius sbuffò, divertito e felice “Che vi dicevo?”
“Farei felicemente a cambio, Sir!” sorrise di rimando l’altro “Non mi permettono nemmeno lasciare il letto! Sto bene!”
“Io ti credo, James.” gli fece Remus “Insomma, neanche fossi stato attaccato da un lupo mannaro, giusto?” per un attimo l’aria si congelò intorno a quelle parole, poi il volto dell’amico rivelò che la sua era semplice ironia; James sorrise e si voltò verso Sirius che trovò a disagio ed indeciso sul come reagire. In generale, era palese, i Malandrini si stavano riprendendo dal brutto colpo che era stata l’ultima luna piena.
 
Le lezioni furono sospese per tutta la settimana rimanente, le verifiche accreditate piuttosto che rimandate. Tutti gli studenti che ne avevano la possibilità aiutarono con le riparazioni del Castello, alcuni decisero di tornare a casa, ma la maggior parte – ora che la falla era stata coperta e che gli auror pattugliavano il perimetro – non aveva dubbi che Hogwarts, con la presenza di Silente, rimanesse il luogo più sicuro dell’Inghilterra.
Quasi tutti i Serpeverde coinvolti nel colpo lasciarono la scuola senza conseguenze ma, sebbene le prove fossero scarse, i testimoni pronti a confermare in quale squadra giocassero non mancavano. Persone come Lestrange e i Carrow se la sarebbero cavata: in quanto minorenni e con alle spalle grandi famiglie avrebbero avuto una pena ridotta; Regulus – come James e Sirius si erano assicurati – ne era rimasto fuori; Piton – rimasto ferito ed ora privo di sensi in infermeria – aveva, a detta del preside, dimostrato di capire quale fosse la strada giusta da seguire, sarebbe stato punito ma, grazie alla mediazione di Silente, chi di dovere sarebbe stato indulgente; infine Nott, Mulciber e Avery erano immediatamente stati espulsi e ora in attesa che gli auror li trovassero per rispondere delle proprie azioni.
***
Passarono due giorni prima che Madama Chips gli permettesse di lasciare l’infermeria. Dopo appena solo una notte passata a letto, James tentò di convincere la donna a lasciarlo andare, ma questa – con voce ferma sebbene con un’innascondibile vena divertita – gli disse che se gli proibiva di alzarsi non era per le ferite in sé, quanto piuttosto per il fatto che se avesse lasciato l’infermeria, ci avrebbe scommesso la vita, James non sarebbe rimasto a riposo come invece era necessario che facesse. Nel frattempo, la scuola era stata ripulita e i feriti medicati. I suoi amici erano stati più impegnati che mai: tra la ristrutturazione dell’atrio d’ingresso e i rapporti ufficiali da fare all’Ordine, pochi minuti al giorno di visita era tutto ciò di cui James si poteva accontentare. Come loro lo erano stati dal quinto anno fino alle scorse vacanze di Natale, adesso Lily faceva ufficiosamente parte dell’Ordine della Fenice, quindi passò diverso tempo con Silente affinché capisse bene la natura di tale gruppo.
Erano due giorni che – non appena rimaneva solo con i propri pensieri – James si complessava per le parole che aveva rivolto alla ragazza. Non se ne pentiva, ma sapeva bene che avrebbero potuto spaventarla. Per anni aveva, con l’approccio sbagliato, tentato di convincerla ad uscire con lui. Alla fine, era riuscito a far breccia nel suo cuore attraverso un lungo e quasi esasperante cammino. Si erano baciati per la prima volta non meno di una settimana fa e già lui aveva pronunciato “la grande A”. Aveva tentato spesso di parlarle, ma ogni volta che ci provava venivano interrotti dall’arrivo degli altri o da Silente che convocava Lily. Stava ancora cercando di capire cosa dirle quando, superato l’ingresso della Sala Comune Grifondoro, la vide; gli sorrise
“Sei uscito, finalmente!” lui sorrise di rimando ed annuì
“Madama Chips mi ha commutato la pena per buona condotta!” fece ridere la rossa, poi James si passò una mano tra i capelli, a disagio. Lily aggrottò la fronte
“Tutto bene?” James si stupì della domanda, poi sbuffò capendo quanto fosse prevedibile
“Ti va di fare due passi?” non gli andava di intraprendere quell’imbarazzante conversazione in presenza dei loro compagni di Casa. La ragazza annuì confusa e leggermente ansiosa ed insieme uscirono in corridoio. Fecero alcuni metri prima che James riprendesse la parola
“Riguarda quello che ti ho detto mentre combattevamo.” spiegò sempre più a disagio continuando a camminare “Insomma so che è stato prematuro, e non voglio che tu ti senta spaventata o sottopressione, ecco.” continuò impacciato con una mano perennemente in mezzo ai capelli che gli strofinava la testa “Vorrei dirti di dimenticare quello che hai sentito, ma in realtà non voglio che tu lo faccia.” si fermò per guardarla negli occhi. Lily aveva le guance leggermente imporporate e lo sguardo imbarazzato. James si sentì morire, poi lei gli afferrò le mani
“James, tu sei fantastico.” gli disse facendo infiammare le guance di entrambi “Insomma, eri alquanto irritante due anni fa. Sempre lì a darti delle arie.” sbuffarono ridendo tutti e due “So che all’inizio del nostro quinto anno ho detto di odiarti, ma in realtà non l’ho mai fatto…” rivelò “ti ho sempre ammirato, in realtà. Sin dalla prima volta che ti ho visto sull’Hogwarts Express. Eri così genuinamente solare e Grifondoro! Sei sempre stato popolare qui a scuola, ma non per i tuoi atteggiamenti arroganti. Tu ti guadagni la fiducia e la lealtà di chi ti sta intorno. Moriresti per i tuoi amici, e questa è la cosa che più mi piace di te.” il cuore di James scalpitava, ma ancora non era riuscito a capire dove la ragazza volesse andare a parare, quindi attese che continuasse “Ammetto di essere stata stupita nel sentirti dire…” indugiò ed arrossì “be’, che mi ami, mi ha sorpreso, sì, ma non sono spaventata.” sorrise e fece una pausa “Sapevo del mio patronus da giorni.” rivelò “Ero io a temere che tu ti spaventassi.” rise in imbarazzo
“Vedere la tua cerva è stato uno dei momenti più belli della mia vita.” rivelò James, Lily rise
“Eravamo nel pieno della battaglia ed eri appena stato morso da un’acromantula e da un vampiro!” James sollevò le spalle sorridendo “E un dissennatore ti stava succhiando via i ricordi felici!!” aggiunse ancora più divertita l’altra
“Cosa vuol dire quella cerva, Lily?” non poté più impedirsi di chiederle, lei avvampò
“Sai cosa vuol dire quando la forma del tuo patronus cambia.” James annuì
“Dimmelo lo stesso.” Lily lo guardò negli occhi per qualche secondo prima di rispondere
“Non ho mai provato per nessuno quello che provo per te. Io… non lo so…” indugiò ancora “ma, sì, potrebbe essere amore.” arrossì, James sorrise, i suoi occhi si illuminarono
“Potrebbe mi sta bene.” poi la baciò.
n.a.
Che sia chiaro, io credo che quello dei Potter sia
anche già da questo punto amore puro,
sono una delle mie grandi OTP di Harry Potter
e d’altronde la cerva parla chiaro!!
Però penso anche che a Lily serva più tempo per capirlo.
***
L’ultimo mese di scuola era cominciato. I feriti erano stati completamente guariti, i colpevoli puniti e le difese del Castello migliorate. Silente aveva deciso di annullare gli esami di fine anno per tutti gli studenti che non dovessero svolgere i G.U.F.O. o i M.A.G.O., quindi tutto ciò che rimase da fare al gruppo fu godersi il meritato riposo che l’Ordine gli aveva concesso non affidandogli altri compiti.
Hermione continuava le proprie ricerche in biblioteca, Ron spesso l’accompagnava. In quanto a Harry, sebbene l’avesse promesso, di rado li seguiva. Quel giorno aveva fatto un’eccezione ed ora si trovava seduto intorno a uno dei tavoli posti tra gli scaffali insieme ai suoi due migliori amici. Hermione lo guardava mesta, quasi colpevole
“L’ho trovato.” gli disse. Harry uscì dal suo stato di torpore e la guardò attento “Ho capito come abbiamo fatto ad arrivare in questa linea temporale.” spiegò in risposta alla sua espressione confusa, poi sospirò “È difficile da spiegare…”
“e quasi impossibile da capire.” disse Ron, Harry spostò l’attenzione su di lui
“Tu lo sai?”
“Ho scoperto tutto un bel po’ di tempo fa. Ron mi stava aiutando. Volevo dirtelo, ma poi c’è stata la faccenda di Sirius.”
“Lo sai da così tanto tempo!?”
“Non voleva dirtelo mentre Sirius era ripudiato da tutti.” rispose duro Ron, adirato forse dal suo tono infuriato. Harry si calmò ed Hermione poté continuare
“Dopo averlo scoperto ho voluto ricontrollare tutte le mie ricerche per capire se effettivamente era come pensavo.”
“Cos’hai scoperto?” Hermione uscì un biglietto dalla borsa, Harry lo lesse senza capire
“È il contro-incantesimo per tornare nel nostro tempo.” spiegò
“È stato un incantesimo a trasportarci qui??” chiese stupito il mago “Lanciato da chi?”
“È qui che le cose si fanno strane.” fece una pausa “Ho studiato tutto ciò che c’era da studiare sui viaggi nel tempo, ad un certo punto ho pensato che sarei anche stata in grado di creare un incantesimo che permettesse di piegare il tempo a mio piacimento, quindi ho scritto quel contro-incantesimo.” Harry corrucciò la fronte senza capire “Harry,” lo richiamò Hermione “non esiste l’incantesimo per quel contro-incantesimo.” indicò il foglio
“Sto iniziando a perdere il filo.”
“Ho inventato io quella formula ipotizzando come avrei rimediato ad un incantesimo che piegasse il tempo lanciato da me.” provò a fargli capire “Credo di essere stata io ad averci trasportati tutti qui.” ad Harry occorse qualche secondo per metabolizzare la cosa
“Tu sei quella di noi che meno vuole viaggiare nel tempo.” riuscì solo a dire “Hai sempre detto che è pericoloso, che dopo ciò che abbiamo fatto al terzo anno hai capito che è meglio non averci niente a che fare.”
“So cosa ho detto, ma per te è stato importante quest’anno, non è così?” Harry annuì
“Non riesco nemmeno ad esprimere quanto lo sia stato.” Hermione sospirò
“È per questo che l’ho fatto. O almeno…” indugiò “è per questo che lo farò.” si corresse
“Ma non capisco.” continuò ancora Harry “Come faceva Silente a sapere del nostro arrivo?”
“Ron ha avuto un’idea.” rispose Hermione guardando fugacemente il rosso “È folle, ma cosa non lo è in questa storia?” anche Harry guardò l’amico
“Ho pensato che se tutto questo è opera nostra, magari questo non è l’unico viaggio nel passato che abbiamo compiuto.” disse “L’incantesimo di Hermione ci permette di muoverci all’indietro nel tempo. Adesso, metti che prima di usare il contro-incantesimo per tornare avanti nel futuro, noi usassimo ancora l’incantesimo per tornare ancora più indietro.” Harry capì cosa voleva dire
“Potremmo dire a un Silente ancora più passato che stiamo arrivando.” concluse per lui, poi si passò entrambe le mani tra i capelli “È del tutto assurdo!” sospirò
“Non più assurdo del vedere i propri genitori da giovani.” rispose Ron, poi rabbrividì “Agghiacciante.” Harry lanciò fuori una leggera risata isterica
“Quindi adesso che succede?” chiese cambiando argomento, dando per vere tutte le supposizioni appena fatte
“Possiamo tornare a casa quando vogliamo.” spiegò l’amica “Torneremo al momento in cui siamo partiti, così nessuno si accorgerà che siamo mancati per un anno.”
“Il che vuol dire che dovremo ripetere il sesto anno di scuola.” aggiunse sconsolato Ron facendo sorridere Hermione. Harry annuì mesto e gli altri presero a guardarlo in ansia
“Tutto bene?” si premurò la ragazza, lui annuì di nuovo
“Ho solo bisogno di un po’ di tempo. Ancora solo qualche giorno.” Hermione annuì
“Ma certo. Tutto il tempo di cui hai bisogno.”
***
Erano giorni che i suoi amici non si volevano più allenare. Con la battaglia che si era appena svolta e l’assicurazione di Silente che l’Ordine non avrebbe più avuto bisogno di loro fino all’estate, niente riusciva a far lasciare al gruppo i propri letti alle prime luci del sole. Solo Harry sembrava determinato a seguire James ancora intorno al Castello e poi nella raduna come avevano fatto per tutto l’anno. Tra una cosa e l’altra, i due passarono gran parte del tempo insieme ed isolati per una settimana. James ci aveva messo poco ad accorgersi che qualcosa lo turbava, ma su quale potesse essere la natura dei suoi pensieri, invece, non sapeva nulla. Un giorno provò a chiederglielo: Harry gli rispose di avere paura di Voldemort. Erano a malapena riusciti a tenergli testa in tre e si chiedeva se sarebbe mai riuscito a batterlo da solo.
“Non sei solo.” gli aveva risposto James “Le Profezie si devono interpretare, a volte sei convinto di una cosa e poi capisci che intendeva l’esatto contrario. Non è detto che dovrai sconfiggerlo da solo. Non sarai mai da solo.” l’altro aveva annuito, ma James sapeva che del suo tormento nulla era andato via.
Ci riprovò un paio di giorni dopo e, di nuovo, Harry gli dette spiegazioni sbrigative così James non riuscì ad aiutarlo. Infine, arrivò la finale del torneo di Quidditch.
Era surreale, nessuno si aspettava che lo sport continuasse, eppure – quando arrivò il giorno della partita – quasi meccanicamente i giocatori indossarono la divisa della squadra; scesero a fare colazione e, vedendoli in tenuta da Quidditch, anche il resto degli studenti venne rianimato. Entrarono in spogliatoio, afferrarono i manici, James fece il suo solito discorso, ma non ce n’era bisogno: i volti dei suoi compagni non erano mai stati così carichi. Già paghi ed orgogliosi per la vittoria sul campo di battaglia, erano pronti a salire in sella e prendersi la Coppa di Quidditch. Un titolare era ancora convalescente, per il resto la squadra era al suo massimo ed anzi la mancanza del compagno, in qualche modo, li spronava: avrebbero portato a Casa la Coppa anche per lui. Il loro gioco fu perfetto. I Tassorosso erano gli avversari più temibili sulla scopa quell’anno e in diverse occasioni James dovette modificare i suoi schemi d’attacco, ma i Grifondoro erano preparati e, sebbene non si esercitassero da settimane, tutti loro ricordavano bene ogni possibile cambio di piano.
Il Capitano si godette appieno la partita: Harry, Ron e soprattutto di nuovo Sirius al suo fianco. La sincronia era perfetta, il vento che gli passava tra i capelli più piacevole che mai. Senza altri pensieri per la testa che non il Quidditch, James quasi sperava che quella perfetta partita non finisse mai.
Gli ultimi istanti di gioco furono i più frenetici: per l’ennesima volta i Tassorosso avevano modificato lo schema e James dovette comportarsi di conseguenza. Il vantaggio era passato da una squadra all’altra per gran parte della partita, poi una serie di buone azioni avevano portato Grifondoro in testa e James, adesso, non aveva intenzione di perdere il vantaggio. Puntò sulla difesa per diversi minuti, poi trovò una finestra ed ordinò di cambiare di nuovo e passare all’attacco. Due goal dopo, Harry reggeva in mano il Boccino. Avevano vinto.
***
Per una settimana intera Harry si arrovellò su cosa fosse meglio fare. Aveva intenzione di passare quanto più tempo possibile con tutti loro e godersi al massimo ogni momento. Passava ogni alba con suo padre e ancora diverse ore nel pomeriggio nella radura con lui. Il resto del tempo lo spendeva con Sirius e sua madre ma nel frattempo – sebbene provasse con tutte le sue forze a non trasformare quei momenti in degli adii – non poteva far altro che pensare che presto non li avrebbe mai più rivisti.
Era arrivata la finale di Quidditch, e per un giorno intero riuscì a non pensare ad altro se non al gioco. Nessuna partita prima di allora era stata bella tanto quanto quella: gli avversari erano tosti e rendevano il gioco interessante; il suo migliore amico, suo padre e il suo padrino erano con lui e tutti i giocatori in campo sorridevano. La battaglia era vinta e gli animi con il morale più alto che mai. Ebbe diverse occasioni per prendere il Boccino, ma ogni volta aveva esitato e se l’era lasciato sfuggire. Infine, si costrinse ad afferrarlo; la squadra lo accerchiò come sempre e i festeggiamenti cominciarono.
Come ogni anno ad Hogwarts, la festa per la vittoria della Coppa di Quidditch non fece risparmiare nessuno. Remus e Peter erano andati nelle cucine per prendere ogni tipo di prelibatezza; tutti i compagni di Casa avevano attinto alle proprie scorte di alcol in modo che ce ne fosse per tutti ed infine avevano stabilito dei turni per controllare l’ingresso in modo tale che se la McGranitt avesse pensato bene di far loro visita, avrebbero avuto alcuni secondi per far sparire tutto ciò che dei minorenni non dovrebbero avere sottomano.
Erano circa le tre di notte quando i Malandrini spostarono la propria festa nel dormitorio maschile del sesto anno. Ron aveva una bottiglia di whisky incendiario in mano, nell’altra quanti più tramezzini poteva reggere. Peter, mezzo addormentato, era stato svegliato dall’angolino in cui era crollato ed ora camminava barcollante verso il proprio letto con dei baffi da topo disegnati a sua insaputa in faccia; James e Lily non si scollavano l’uno dall’altra ed erano perennemente seguiti e presi in giro da Sirius che però non sembrava mai essere stato più felice; infine Remus ed Hermione insultavano lo stato alticcio di tutti gli altri.
Si sedettero, chi per terra chi sui letti, e presero a scherzare e ad insultarsi a vicenda. In otto finirono presto la bottiglia di whisky, poi aggiunsero un pizzetto e il mono-sopracciglio a Peter. Harry assisteva alla scena: Peter si era svegliato e adesso Sirius lo teneva fermo mentre James e Remus completavano l’opera. Gli altri ridevano, ma lui non ci riusciva. L’alcol gli faceva girare la testa, ed in qualche modo ebbe il potere di assorbirgli tutta l’euforia. Forte come non mai, prese consapevolezza del fatto che James e Lily stavano vivendo gli ultimi quattro anni della propria vita, che Sirius sarebbe stato presto imprigionato ingiustamente e che Minus l’avrebbe invece fatta franca mentre Remus rimaneva solo.
Furono Ron ed Hermione ad accorgersi del suo stato: l’amico gli mise una mano sulla spalla leggermente preoccupato
“Stai bene, Harry?” gli chiese Hermione. Lui la fissò giusto un secondo, poi si voltò ancora verso i Malandrini e scosse il capo con gli occhi lucidi
“No,” rispose “come potrei?” l’altra sospirò addolorata
“Posso solo immaginare cosa si provi.” disse quasi sussurrando “Mi dispiace così tanto, Harry.” passarono alcuni secondi prima che questo rispondesse
“Devo dirglielo.” disse deciso
“Harry…” la voce di Hermione era lamentevole, sapeva di doverlo fermare, ma non sapeva come farlo con il giusto tatto
“Hermione.” la chiamò lui di rimando “Succede tra quattro anni.” la guardò deciso, curioso di vedere se l’amica avrebbe avuto il coraggio di ribattere, poi continuò “Non è giusto. Non se lo meritano, non posso andarmene senza provare a rimediare.” l’espressione dell’amica era costernata e preoccupata insieme, sembrava stare per dire qualcosa quando Ron le mise una mano sul braccio
“Non possiamo essere noi a decidere. Dev’essere una scelta di Harry.”
“Lui non è lucido. Harry, mi dispiace, ma modificare il tempo… per quanto ne sappiamo potresti peggiorare le cose. Non sai quello che potrebbe accadere.”
“No.” ammise lui “So solo quello che accadrà se non dico niente.” Hermione sospirò
“Potresti anche non nascere… equivarrebbe a un suicidio, anzi peggio!” Harry lo sapeva, ma non gli importava
“Dimmi che tu non ti annulleresti per salvare i tuoi genitori.” le disse allora “Dimmelo adesso guardandomi negli occhi e io ti prometto che non dirò nulla.” Hermione non rispose, gli occhi le si bagnarono e solo dopo alcuni secondi riuscì a rispondere con voce malferma
“Non voglio che tu muoia…”
“Io non voglio che muoiano loro.” ormai era deciso, e neanche le lacrime di quella che reputava una sorella potevano fargli cambiare idea. Distolse lo sguardo da lei per voltarsi verso gli altri; incontrò lo sguardo verde ed interdetto di sua madre che lo fissava con mille domande nascoste dietro, poi proseguì fino a suo padre e a tutti gli altri. Il cuore gli batteva veloce come non aveva mai fatto prima, neanche nel campo di battaglia. Sapeva di dover parlare, eppure in qualche modo non ci riusciva. Erano tutti così felici che quasi Harry pensò di mantenere in piedi quell’illusione ancora per un po’. Ripensò a quando avevano iniziato ad ipotizzare chi potessero essere le spie e di come suo padre non avesse neanche considerato i Grifondoro. Come poteva dirgli che Peter Minus avrebbe tradito lui, moglie e figlio? Come poteva dirgli che uno dei suoi più stretti amici avrebbe causato la morte sua e della donna che amava? A quelle domande senza risposta, Harry sbuffò e si passò una mano fra i capelli, sua madre lo stava ancora guardando preoccupata, quindi decise di alzarsi e lasciare il dormitorio. Sentì sette paia d’occhi confusi che seguivano i suoi movimenti fino alla porta che si chiuse alle spalle, ma aveva bisogno d’aria, di tranquillità e soprattutto di un bel bicchiere d’acqua.
Scese le scale e trovò la Sala Comune totalmente vuota. Non aveva idea di che ore si fossero fatte, ma gli elfi avevano già ripulito tutto il caos della festa. Andò al tavolo dove sapeva esserci sempre una brocca piena, si versò un bicchiere ed aprì la finestra dalle vetrate colorate. C’era una poltrona lì accanto, quindi la trascinò vicino all’aria fresca della notte e vi ci si sedette.
“Ti sei perso Peter che si addormenta in piedi e crolla addosso a Sirius!” erano passati alcuni minuti, poi sentì la voce di suo padre. Si voltò e lo vede scendere le scale insieme a Lily
“Non ti abbiamo più visto salire e siamo venuti a controllare.” spiegò quella, Harry sorrise mesto
“Avevo bisogno di un po’ d’acqua.” sollevò il bicchiere che reggeva in mano, James rise
“Avremmo potuto procurartela anche di sopra.” gli fece notare, quindi Harry lo guardò colpevole
“Forse avevo bisogno anche un po’ di tranquillità.” ammise
Tranquillità non si sposa bene con i Malandrini!” rise sua madre risollevando anche l’umore di Harry
“Me ne sono accorto.” disse divertito ma ancora senza abbandonare quella vena malinconica “I racconti che ho sentito non esageravano…” aggiunse quasi in un sussurro. La rossa aveva appena aperto la bocca, forse per chiedere a cosa si riferisse, quando dalle scale giunse il rumore di altri passi: erano Ron ed Hermione seguiti da Sirius e Remus. Harry sorrise mesto anche a loro
“Tutto bene?” gli chiese il Prefetto, Harry annuì, il cuore che riprendeva a correre impazzito
“C’è una cosa che devo dirvi.” annunciò, poi prese un ampio respiro.
n.a.
Well, nel file che ho scritto questa non è la fine del capitolo…
il discorso continua subito dopo, ma non ho resistito e ho
voluto fare la persona sadica.
Per quelli che seguono capitolo per capitolo, però, non temete!
Mi piaceva l’idea di mettere uno stacco-supersuspance,
ma domani mattina aggiorno!
xxx

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


“Tempo fa vi ho chiesto di non chiedermi nulla riguardo al mio vero cognome, e voi non l’avete fatto.” disse quindi Harry mentre tutti prendevano posto, chi sul divano, chi sulle sedie, chi in poltrona “Per tutto l’anno sono stato tentato di dirvelo, non riesco a capire neanche con che forza di volontà sono riuscito a non farlo.” continuò “Ma adesso voglio farlo.” Harry aveva capito bene di come il più curioso del gruppo fosse James, questi lo guardava attento, quasi eccitato, mentre gli altri parevano più che altro confusi, magari non capendo perché rivelare un semplice nome gli creasse tutta quella agitazione. “Il mio nome completo è Harry James Potter.” a quel punto anche l’espressione di James diventò incerta
“Quindi saresti un parente di James?” cercò di capire Sirius, un sorriso che gli fioriva sotto i baffi, eccitato all’idea
“Non sapevo che altri rami della mia famiglia avessero conservato il cognome Potter.” disse l’altro “I cugini più stretti che ho sono di sesto grado ed il loro cognome è Wright.” continuò interdetto, Harry scosse il capo
“La nostra parentela è molto più vicina di così.” tutti lo fissarono in attesa che continuasse, lui sospirò e si passò le mani fra i capelli “Non mi crederete mai! Come potreste? Stento a crederci anche io!” a quel punto, Hermione gli mise una mano sulla schiena. Harry si voltò verso di lei e la vide sorridergli incoraggiante “Ho preso il secondo nome da mio padre.” disse guardando ancora verso l’amica per farsi coraggio. Poi si voltò verso James “Tu.” un silenzio innaturale cadde nella stanza dopo quelle parole. Per quelli che potevano essere secondi così come minuti nessuno parlò, ad Harry sembrò un’eternità, poi James sorrise mentre le sopracciglia si incurvavano verso l’alto
“Il tuo secondo nome è in onore mio? Ma se tu sei nato prima di me.” rispose ignorando del tutto la parte in cui rivelava di essere suo figlio. La sua mente era razionale, quindi Harry non si stupì. Scosse il capo
“Ricordate il nostro arrivo?” tentò di nuovo “Abbiamo sentito tutti un terremoto e dal vostro punto di vista siamo apparsi dal nulla in Sala Comune. Vi abbiamo detto che poco prima eravamo a Diagon Alley e poi che eravamo in America, ma erano entrambe bugie. Anche prima che voi ci vedeste eravamo qui ad Hogwarts, ma in un altro tempo. Nel nostro tempo.” Sirius rise e tutti si voltarono verso di lui
“Andiamo.” disse ancora divertito “Ci stai dicendo che sei il figlio di James venuto dal futuro? Devi aver bevuto parecchio, alla festa.” ancora, Harry scosse il capo
“So che è impossibile da credere, ma è così! Hermione ha una teoria sul come sia potuto accadere.”
“E quindi sul come deve ancora accadere, giusto?” rise di gusto Sirius, ma Harry era serio e presto lo tornò anche lui. Poi Hermione provò a spiegare la sua teoria.
“La Mappa del Malandrino.” aggiunse quando ebbe finito, Harry, senza dar la possibilità a nessuno di contestare le parole dell’amica “Sappiamo cos’è, come funziona. Non avete idea di quanto mi sia stata utile nei miei anni qui ad Hogwarts. Siamo stati noi a far scoprire a Gazza dove eravamo per fargliela sequestrare.” rivelò “Non potevamo permettere che scopriste i cognomi mio e di Ron… mi dispiace.”
“Ron?” chiese Lily, il rosso annuì
“Fortunatamente non ho davvero niente a che fare con i Malfoy. Sono un Weasley.” disse fiero
“Figlio di Arthur e Molly, non sapevamo quanto in confidenza foste, quindi abbiamo preferito non rischiare.” aggiunse Harry, James si passò una mano fra i capelli e sospirò prima di parlare
“Scusa,” gli disse “ma è molto da digerire. Insomma, so che non avresti motivo di inventarti storie simili, ma tutto questo…”
“Lo so.” non lo lasciò finire il figlio “Quando vi ho visti… è stato un vero e proprio shock. Vi ho subito riconosciuti, ma credere di aver davvero viaggiato nel tempo non è stato facile. L’avevo già fatto al mio terzo anno con una giratempo, ma era niente di simile a questo! Persino dopo nove mesi mi sembra tutto troppo assurdo per essere vero!”
“Stai dicendo che tu gli credi, Ramoso?” chiese Remus, l’amico si voltò verso di lui
“Non lo so, Rem. Ho sempre pensato che l’assurda somiglianza tra di noi potesse significare che in qualche modo siamo imparentati, e conoscono la Mappa del Malandrino, ma certo questo non basta a convincermi del tutto di stare parlando con il mio futuro figlio, non credi? Dico solo che visto il mondo in cui viviamo non dovremmo escluderlo apriori.”
“Non conosciamo solo la Mappa del Malandrino.” rivelò Ron “Harry ha un Mantello dell’Invisibilità, ed è lo stesso tuo.” fece cenno verso James “No?” si rivolse agli amici che annuirono
“Sappiamo che siete animaghi e del perché lo siete diventati.” aggiunse Harry voltandosi verso Remus che parve spaventarsi
“È stato piuttosto divertente ascoltare le vostre scuse ad ogni luna piena.” rise Ron
“E non è vero che non troverai mai un posto di lavoro.” aggiunse Hermione guardando il Lupo “Sei stato il nostro miglior professore di Difesa Contro le Arti Oscure.” sorrise, Harry annuì concorde
“Sappiamo il motivo del litigio con Sirius,” continuò poi “e sapevo che avreste fatto pace, perché…” si voltò verso il Black “Sirius è il mio padrino.” James buttò fuori una risata mentre l’altro guardava il figlioccio con occhi enormi
“Ovvio che Sirius sarà il padrino di mio figlio.” disse con tutta la naturalezza del mondo, Harry si voltò verso di lui
“Mi credi?” gli chiese, James sospirò
“C’è qualcos’altro, oltre l’aspetto e il fatto che conosciate i nostri più intimi segreti, a spingermi a crederti.” rispose; di nuovo, si passò una mano fra i capelli “Non so spiegarlo.” disse “È come una sorta di sesto senso, un legame indissolubile che sento tra di noi. Può sembrare folle,” Harry lo interruppe
“Non è folle.” poi, con la coda dell’occhio, vide Lily aprire la bocca; si voltò verso di lei, ma l’aveva già richiusa senza dire nulla, era arrossita e si imbarazzò ancora di più quando si accorse di essere fissata
“Lo sento anch’io.” disse piano e con timore, Harry sorrise ed annuì “Sono tua…”
“Sono cinque anni che tutti non fanno altro che dirmi che sono identico a mio padre, tranne che per gli occhi. Ho gli occhi di mia-”
“madre.” concluse per lui James, poi sorrise guardando Lily “Non poteva essere che lei.” arrossirono entrambi. Tutti i presenti stavano strabuzzando gli occhi in cerca di un modo per metabolizzare le informazioni, ci fu parecchio silenzio, Harry aveva intenzione di dirgli tutto, fino in fondo, ma non sapeva da dove iniziare. Fu James a rompere il silenzio
“I ricordi che ho visto nella tua mente all’inizio dell’anno.” disse “Erano veri?” Harry dovette calmare il proprio cuore per poter rispondere senza dar sfogo alle lacrime; annuì
“Non ho mai potuto conoscervi. Vi ho visti solo in un ricordo, nelle foto e nello specchio Emarb. Sono cresciuto con gli unici parenti che mi sono rimasti in vita, zia Petunia e suo marito.”
“Tunia…” si voltò verso Lily
“Sono cresciuto ignorando i miei poteri e del perché voi foste morti. Gli zii odiano tutto ciò che abbia a che fare con la magia, avevano intenzione di impedirmi di frequentare Hogwarts e l’avrebbero fatto se Hagrid non fosse venuto a prendermi.”
“Ma non capisco.” James aveva la fronte aggrottata “Se anche per chissà quale assurda ragione da genitori avessimo deciso di affidare la custodia di nostro figlio alla piena di rancore sorella di Lily…” disse “Come fai ad essere cresciuto senza sapere nulla della magia? Sirius, Peter e Remus avrebbero quantomeno dovuto dirti qualcosa, no?” Harry non riuscì a rispondere immediatamente, e mentre esitava Sirius porse un’altra domanda
“Come sono morti.” Harry si volto verso di lui; cinereo più di chiunque altro, Sirius continuò “Come sono morti James e Lily?” ma non fu lui a rispondere
“La Profezia.” capì suo padre “Hai detto che Tu-Sai-Chi ha ucciso i tuoi genitori a causa della Profezia.” Harry annuì
“È colpa mia.” sussurrò con voce rotta
“No, non è vero!” lo corresse subito Lily “Come potrebbe?” Harry sospirò, poi si aggiunse Hermione
“Non hai colpa nell’essere nato.” quindi Harry annuì, ‘non è colpa mia’ pensò, gli si strinsero i pugni mentre il corpo iniziava a tremare di rabbia
“È vero.” confermò “È colpa del Custode della Chiave.” per quanto volesse farlo, ancora non riusciva a rivalere al gruppo il tradimento dell’amico
“Quindi è così che tenteremo di proteggerci da Voldemort.” Harry si voltò verso James che a sua volta stava fissando Lily per poi girarsi a guardare Sirius “Scommetto che sceglierei te come Custode.” ad Harry si strinse il cuore: tutti avrebbero fatto quella scommessa, e infatti fu quello che fece notare il suo padrino, che scosse il capo
“Troppo scontato.” disse “Se mi proponessi di essere il Custode ti suggerirei di dare la Chiave a qualcun altro.” continuarono ad ipotizzare “Remus sarebbe troppo debole in alcuni giorni del mese, quindi ti direi di affidare la Parola d’Ordine a Peter.” dopodiché cadde il silenzio. Tutti i presenti si voltarono tranquilli verso Harry come a chiedere conferma. Il mago aveva gli occhi lucidi e non riuscì più a sostenere lo sguardo dei suoi cari defunti, quindi abbassò gli occhi.
“Un attimo.” fu Sirius a rompere il silenzio “Perché hai detto che è stata colpa del Custode??” il suo tono era adirato, aveva posto la domanda conoscendo già la risposta, solo in un modo un luogo protetto dalla Chiave poteva essere scoperto: il Custode doveva tradire. Harry si limitò a sollevare lo sguardo lucido sul padrino. L’espressione di questi passò dallo sgomento, alla disperazione, alla furia omicida.
“È stato lui.” riuscì a sussurrare alla fine “È colpa sua se siete morti.” si rivolse ai suoi genitori “Colpa sua se sono orfano.” dirlo gli sembrò una liberazione: avrebbero allontanato Minus e sarebbero sopravvissuti! James sembrava ancora stare assimilando l’idea quando Sirius scattò: si alzò in piedi e, pugni stretti e già pronti all’azione provò a correre su per le scale. Suo padre lo intercettò e lo spinse di nuovo indietro. Poi continuò a tenerlo fermo mentre il Black si dibatteva per liberarsi
“CHE COSA STAI FACENDO, JAMES! 
È UN TRADITORE! UCCIDERÀ TE E LILY!
“Non sappiamo quello che succederà!” provò a calmarlo
“Prima dici di credergli e ora non più!?”
“Dico che abbiamo bisogno di altre informazioni prima di condannare un nostro amico!”
“Di che altre informazioni avete bisogno!?” iniziò ad alterarsi Harry che si avvicinò ai due “Ha tradito l’Ordine e ha rivelato a Voldemort il nostro nascondiglio!” nella foga si dimenticò del Tabù e un paio di mangiamorte si smaterializzarono subito fuori il confine di Hogwarts sbattendo contro il campo protettivo. In quel momento sicuramente gli auror di pattuglia li stavano inseguendo, ad Harry non importava “Solo lui aveva la Chiave per casa nostra. Tutti erano convinti che l’avesse Sirius, quindi dopo la sua morte tutti hanno incolpato lui!” urlò “Neanche Remus gli ha dato il beneficio del dubbio! è stato portato ad Azkaban dove è rimasto per dodici anni!!” aveva il respiro pesante. A quel punto James allentò la presa, la sua espressione si fece ancora più pietosa
“Come hanno fatto i miei genitori a permettere una cosa del genere? Avrebbero fatto qualunque cosa pur di evitarlo, lo so.”
“Per quanto ne so potevano già essere morti.” disse brusco “Non li ho mai potuti conoscere. Prima che Sirius evadesse non sapevo praticamente nulla su di voi.” James abbandonò definitivamente la presa sul fratello e barcollò indietro. Anche Sirius sembrava aver perso la voglia di combattere
“Come?” chiese quest’ultimo, sembrava stesse ricevendo una pugnalata dopo l’altra, e ironicamente la notizia che meno sembrava turbarlo era la sua ingiusta incarcerazione ad Azkaban.
“Non lo so.” si calmò Harry maledicendo il suo poco tatto
“E Sirius…” riprese James “hai detto che-” non riuscì a concludere. Harry sospirò avvilito e mentre gli occhi gli si bagnavano cadde di nuovo inerte sulla poltrona
“È stato accusato di aver tradito l’Ordine, Minus si è trasformato in topo, ma nessuno a parte voi sapeva che era in grado di farlo. Tradimento e omicidio, gli hanno dato l’ergastolo. Ma,” spostò lo sguardo sul padrino “dodici anni più tardi è riuscito ad evadere.” accennò un sorriso ed anche il padrino ghignò mesto: chi altri sarebbe riuscito ad evadere dall’inviolabile carcere per maghi se non lui? “Per quasi un anno tutto il mondo magico è stato convinto che fosse evaso per finire il lavoro. Per uccidere me.” continuò il suo racconto “Poi ho scoperto che l’aveva fatto solo per proteggermi da Peter. Era l’unico che sapeva che era ancora vivo e temeva che stesse aspettando il momento giusto per consegnarmi di nuovo a Voldemort.”
“Già, in realtà era Crosta.” Harry rise sotto i baffi: a Ron piaceva ricordare quel dettaglio, Harry invece lo trovava raccapricciante “È stato il mio topo per 12 anni!” dovette spiegare davanti agli sguardi confusi dei presenti “In realtà prima era di Percy,” iniziò a vaneggiare “poi Percy ha-”
“Sono dettagli inutili.” tagliò corto Harry “Il fatto è che è colpa sua! Ma adesso va tutto bene.” sorrise felice e speranzoso “Ora voi sapete tutto! Basta che allontaniate Peter, che non vi fidiate di lui!” anche Sirius sembrò tornare di buon’umore, gli altri tre un po’ meno
“Modificare la linea temporale è pericoloso…” disse piano Remus, Harry e Sirius si voltarono di scatto verso di lui gelandolo con lo sguardo. Nessun altro aggiunse nulla per diversi secondi, tutti troppo concentrati nel tentare di sbrogliare il groviglio di pensieri che quella discussione aveva creato nella testa di ciascuno di loro.
“È tanto da assimilare.” disse alla fine Lily, gli altri annuirono
“È stata una giornata lunga.” si aggiunse Hermione “So che è difficile, ma proviamo a dormirci su.” nessuno di loro era convinto, ma annuirono. I suoi amici furono i primi a dirigersi verso le scale, poi – titubante – Remus li imitò
“Harry,” fu richiamato da James “ti va di continuare a raccontarci?” chiese “La tua vita, la tua infanzia. Come sei cresciuto, com’è stato il tuo primo anno ad Hogwarts.” lo guardava con occhi pietosi e dispiaciuti, sapeva che non avrebbe assistito a tutto ciò che Harry gli stava per raccontare. Il figlio annuì deciso, malinconico ma al tempo stesso tremendamente felice di poter finalmente rendere i suoi genitori interamente partecipi della sua vita. Quindi cominciò e disse loro tutto: delle sue avventure ad Hogwarts contro Voldemort, ma non solo. Raccontò di Dudley e i suoi sgherri, dell’arrivo di Hagrid, della comparsa di Dobby, dell’evasione di Sirius e di come Remus gli avesse insegnato l’incanto Patronus, del Torneo Tre Maghi, dell’Esercito di Silente ed infine, piangendo, della morte del padrino.
***
Dopo l’assurda rivelazione fatta da Harry (Harry Potter!), James ripensò con nostalgia ai tempi in cui dubitava di lui, Ron ed Hermione; a quando non faceva che pensare a tutte le ragioni possibili per cui Harry (suo figlio!) avrebbe dovuto nascondere il proprio cognome. Mai avrebbe potuto immaginare cosa davvero si celava dietro quella loro somiglianza, dietro quegli occhi identici a quelli di Lily, dietro quella sensazione d’affetto che James provava verso di lui. Gli ci vollero un paio di giorni per assimilare il tutto, ed anche dopo quelli aveva come la sensazione di non aver afferrato appieno la situazione in cui si trovavano.
Dopo aver parlato fino all’alba, lui, Harry e Sirius salirono le scale fino al proprio dormitorio così come Lily al suo. Una volta nella stanza, fu difficile per James convincere gli altri due a lasciare in pace Peter, alla fine era riuscito a prendere tempo, chiedendo a entrambi un po’ di giorni per pensare e in tal modo capire cosa fosse meglio fare.
La settimana successiva fu surreale. Sapere che Harry faceva, o meglio avrebbe fatto, parte della sua famiglia lo rallegrava e spaventava insieme. Conoscere il proprio fato e quello di coloro che più al mondo amava, invece, non faceva che opprimerlo e terrorizzarlo. Era la notte, soprattutto, che – girandosi e rigirandosi nel letto – non faceva altro che pensare a cosa dover fare. Il peso che aveva sentito su di sé per tutto l’anno a causa dei propri doveri verso l’Ordine era nulla in confronto al macigno che percepiva con quella nuova consapevolezza addosso. Era in quei momenti che, sebbene nel buio pesto, non poteva che voltarsi verso il letto di suo figlio. Era da tutto l’anno che Harry viveva con dei fantasmi, i fantasmi dei suoi genitori e del suo padrino. Ripensò ai duelli nella radura, a quanto Harry fosse cieco di rabbia davanti a Peter; ripensò alle vacanze di Natale e di come Harry sembrasse felice di passere le feste con i suoi genitori; ancora, ripensò al suo dispiacere nel vedere James e Sirius non parlarsi e di come in tutti i modi avesse provato a mediare tra di loro. Infine, gli tornò in mente quando, verso l’inizio dell’anno, il ragazzo gli aveva parlato mentre era sotto forma di cervo. Sorrise. Harry sapeva perfettamente con chi stava parlando e gliene diede atto: la sua era stata una mossa geniale, era stato allora che tutti i suoi dubbi sul trio erano caduti.
Furono diverse le notti insonni di James, non per questo però del tutto malvagie. Sapere che avrebbe effettivamente sposato e messo su famiglia con Lily Evans lo spingeva a rimanere sveglio per sognare ad occhi aperti, ricordare che quella felicità sarebbe stata di breve durata, però, poi gli toglieva ogni possibilità di addormentarsi. E ancora c’era Sirius, suo fratello, che tra tutti loro avrebbe avuto il destino più oscuro. Sempre più spesso le immagini della sua morte, le immagini che Harry aveva visto di persona, gli tornavano in mente come un pugno sullo stomaco, come una pugnalata al cuore. E poi i suoi genitori, morti chissà quando, chissà come, e suo figlio cresciuto senza veri affetti fino agli undici anni. Tutto quello era tanto, troppo da sopportare e sapere cosa andava fatto era ancora peggio.
Osservò Lily e Sirius, nei giorni avvenire, e soprattutto osservò Harry. Modificare il tempo era pericoloso, tanto pericoloso che nessuno, tra i tanti eroi disposti a sacrificarsi, aveva pensato di tornare indietro e fermare Voldemort prima ancora che diventasse tale. Il Passato si proteggeva e, in un modo o nell’altro, faceva sì che accadessero gli eventi così come erano già accaduti. Cose orribili accadono a coloro che provano ad immischiarsi nel tempo. Conoscendo la verità lui e Lily si sarebbero sposati lo stesso giorno in cui nel futuro di Harry avevano fatto? Sapendo cosa sarebbe successo avrebbero scelto lo stesso metodo per difendersi da Voldemort? O avrebbero optato per un altro tipo di protezione? E se il cambiamento avesse ucciso Harry oltre che loro? E se in un modo o nell’altro cambiare il futuro avesse significato non dargli mai la luce? Erano queste le domande che affollavano la testa di James, ogni minuto di ogni giorno. Il gruppo evitava di parlarne, ma lo spettro era sempre lì: modificare il futuro o lasciare che tutti loro avessero un pessimo futuro? Peter continuava ad essere ignaro di tutto, Sirius lo guardava con occhi iniettati di sangue, Remus preoccupato, James deluso. Non poteva credere che uno dei suoi più cari amici l’avrebbe tradito, che avrebbe condannato a morte lui, sua moglie e suo figlio per… per cosa? si domandava senza trovare una risposta, ed allora cercava lo sguardo di Lily, la sua mano, affinché anche l’ultimo barlume di speranza per l’amico non svanisse. 
Finalmente allo scoperto, Harry poté aprirsi con loro completamente. Ogni singolo giorno gli veniva in mente un aneddoto da voler raccontare ai genitori e da parte loro James e Lily raccontarono del loro primo incontro ed ognuno delle proprie famiglie. Quei momenti avrebbero anche potuto essere perfetti se gli sguardi preoccupati di Remus non gli avessero perennemente ricordato il problema principale. Persino Lily sembrava euforica in superficie e malinconica nel profondo: i suoi occhi brillavano, ma sotto tutta l’eccitazione James aveva distinto una goccia di paura.
Erano passate due – magnifiche quanto spaventose – settimane, quando nel cuore della notte James, incapace di dormire, decise che era giunto il momento di affrontare la questione.
Scostò le lenzuola e, avvicinandosi in punta di piedi al letto di Sirius, scosse il corpo del fratello affinché si svegliasse. Normalmente neanche i fuochi d’artificio aiutavano a fargli lasciare il letto, ma inutile dire che negli ultimi giorni l’amico, come tutti, aveva il sonno leggero. Ci mise poco ad aprire gli occhi e ancor meno a capire che James voleva parlargli di qualcosa d’importante. Scesero in Sala Comune e da lì James mandò il proprio patronus a chiamare Lily. Arrivò insonnolita quanto nervosa pochi minuti dopo: la chioma rossa scompigliata, abiti vecchi e sformati come pigiama ed un paio di buffissime pantofole pelose e rosa. Anche così, agli occhi di James, appariva più bella di chiunque altro. Li raggiunse davanti al camino, Sirius occupava una poltrona, James il divano; Lily si sedette accanto a lui. Non chiese come mai Ramoso l’avesse svegliata, né perché James dovesse parlare loro proprio nel pieno della notte. Si limitò ad osservarlo pietosa e ad annuire. James sospirò
“Dobbiamo decidere come comportarci.” disse
“Te lo dico io come dobbiamo comportarci.” lo fece a stento finire Sirius “Peter è un traditore. Direi di ucciderlo, ma non siamo animali-” si bloccò giusto un secondo per ghignare sotto i baffi, poi riprese “quindi quello che rimane da fare è semplice: lo buttiamo fuori dal gruppo, ci comportiamo come se fosse morto. Anche perché per me lo è. Niente Peter, niente tradimento, niente visita a sorpresa di Voldemort.” non si preoccupò del Tabù
“Non è così semplice, Sirius.” fu Lily a parlare, entrambi si girarono verso di lei, stupiti. James era sicuro che avrebbe capito il suo punto di vista una volta spiegato, non che ancor prima di esporlo lei la pensasse allo stesso modo. Le accennò un sorriso mentre Sirius si indignava
“È semplicissimo, invece! Cosa c’è di così tanto complicato??” entrambi si presero qualche secondo prima di rispondergli
“Cambiando il futuro potremmo peggiorare le cose.” disse alla fine James
“È impossibile peggiorarle!” continuò imperterrito Sirius, James quasi si commosse nel capire quanto il fratello tenesse a lui e Lily, quanto difficile gli risultasse pensare a qualcosa di peggiore della loro morte.
“Harry ci ha spiegato che dopo quella notte Voldemort è scomparso per tredici anni, Sir. Tredici anni senza omicidi, torture e sparizioni.”
“Sì, ma poi sono ricominciate! Quindi qual è il punto?”
“Il punto è che in questo tempo non abbiamo Harry.” fu Lily a rispondere “È come dice la Profezia,” continuò “sarà lui ad ucciderlo. A porre fine a tutto questo.”
“Avresti dovuto vederlo in battaglia, Felpato.” riprese l’altro “Ha evocato il prior incantatio con Voldemort come se nulla fosse. Come se fosse normale.”
“Se cambiassimo il futuro potrebbe non nascere, potrebbe morire insieme a noi! Se lasciamo le cose come stanno per lo meno sappiamo che lui si salverà…” Lily diede fiato ai pensieri di James, lui cercò la sua mano e gliela strinse. Sirius seguì quel movimento, osservò sgomento lo sguardo deciso e concorde dei due e gli ci volle qualche secondo per riuscire a ritrovare la parola
“Siete impazziti??” chiese alterandosi “È della vostra morte che si sta parlando!”
“Sirius…” chiamò quasi in un sussurro Lily “non riesco a descriverti cosa provo per Harry. Io stessa credo di averlo capito solo quando ci ha rivelato la verità.” indugiò “Farei qualsiasi cosa per lui.” disse poi sicura “Neanche riesco a pensare alla mia vita se so che la sua sarà salva.” si voltò verso James, forse in cerca di comprensione, e la trovò. Da quando i suoi sospetti sui tre erano iniziati a calare, forse da quando aveva scoperto la passione di Harry e Ron per il Quidditch, i tre gli erano piaciuti. Harry, poi, dei tre era stato quello ad avvicinarglisi di più, ed ora capiva il perché. Sebbene per tutto l’anno James avesse avuto molto per la testa, un pensiero lo aveva sempre rivolto ad Harry e a come allenarlo meglio. Durante le vacanze di Natale sentiva che il quadro era perfetto: scambi di lettere con Lily ed Harry in casa come se appartenesse ai Potter, ed infatti così era. Ma, come quelli di Lily, i sentimenti di James erano rimasti sopiti fino all’ultimo, fino a due settimane prima, quando come un fulmine a ciel sereno entrambi avevano capito la natura di quella strana sensazione che li legava ad Harry: affetto, quel tipo di affetto che sconfigge ogni cosa; amore, quel tipo di amore incondizionato per cui dai tutto senza chiedere niente in cambio.
“Mi dispiace, Sirius, neanche io riesco a spiegartelo. Davvero. Riesco quasi ad immaginarci, visti dall’esterno. Dobbiamo sembrare proprio pazzi.” rise James “Ma è così. Amo davvero Harry come fosse mio figlio. Forse prima di sapere che lo è davvero non era così, ma non ti è mai capitato di pensare ad una persona in un certo modo e poi avere la rivelazione improvvisa che in realtà quello che provi verso questa persona è tutt’altra cosa?” lasciò che Sirius ci pensasse un po’, infine sospirò “È…” iniziò, poi guardò Lily “Tutto questo è davvero troppo da assimilare, ma se davvero provi anche tu quello che provo io, allora so che sarai d’accordo con me.” lei annuì immediatamente, quindi James sospirò ancora, gli occhi che gli diventavano lucidi “Sto condannando a morte la ragazza che amo.” l’aveva pensato tante volte, ma dirlo ad alta voce fu pure peggio. Non riuscì più a trattenere le lacrime che presero a rigargli le guance “E quel che è peggio…” continuò con una morsa al cuore “è che non ritengo questa la parte più dolorosa.” sollevò lo sguardo verso Sirius, anche lui con le lacrime agli occhi, lo sguardo sgomento e incredulo “Quel che è peggio, Sir, è che tu verrai accusato di tradimento e omicidio. Sconterai dodici anni ad Azkaban.” pianse ancora di più “Azkaban, Sir.” ripeté “Non c’è posto peggiore. I Dissennatori…”
“COSA CREDI CHE M'IMPORTI DEI DISSENNATORI, JAMES!!?” lo interruppe bruscamente l’amico “DODICI ANNI AD AZKABAN? CI SCONTEREI TUTTA LA VITA SE QUESTO SERVISSE A FARVI RIMANERE VIVI!!” urlò “E SAR
À COLPA MIA, JAMES! SARÒ IO A PROPORRE PETER COME CUSTODE! E TU MI PARLI DEI DISSENNATORI??” dovette interrompersi per un attacco di singhiozzi, poi riprese con tono più basso, supplichevole “Ti prego…” disse “Ti prego, James, non farmi questo. Non puoi accettare così di morire. Di far morire Lily! Di lasciare orfano tuo figlio, e con che infanzia, poi??”
“Non tentare di impietosirmi puntando sulla mia famiglia, Sirius.” gli rispose il fratello “Perché sai che farei di tutto per te, farei di tutto per Lily, e anche se forse non puoi capirlo farei di tutto per Harry.” disse serio “Ma è di Voldemort che stiamo parlando e dell’unico modo in cui potrà mai essere sconfitto.”
“Se non sarà Harry il bambino della Profezia, lo sarà un altro!” tentò ancora Sirius
“Non possiamo rischiare la vita di tutti i babbani e i natibabbani dell’Inghilterra per due vite!” il tono di James era pietoso, avrebbe voluto che quella discussione finisse il più in fretta possibile, il suo cuore si stava crepando ad ogni secondo passato a discutere contro suo fratello, un fratello leale che sarebbe stato ingiustamente condannato all’ergastolo. Sirius singhiozzò ancora “E non sarà colpa tua.” aggiunse allora James “Non sarà colpa tua se Peter ci tradirà. Ti fiderai di lui come tutti noi.”
“Sarà colpa mia se adesso, in questo momento, non riesco a convincervi ad agire in un altro modo.”
“Non puoi.” rispose Lily decisa, poi guardò James “Questa decisione mi è costata cara, davvero tanto.” ammise “Ma è nulla in confronto a quanto deve esserla stata per te, non è così?” James era distrutto, quindi annuire risultò superfluo “Il fatto che stiamo dicendo che rinunceremmo alla vita della persona che amiamo e alla tua libertà non ti dice quanto ardentemente crediamo che sia giusto così?” si rivolse a Sirius, entrambi la osservarono in silenzio per alcuni secondi
“Allora mi ami?” chiese quasi in un sussurro James, lei si voltò ancora una volta verso di lui e sorrise flebile
“Ho scelto il momento meno adatto per dirtelo, ma sì. Certo che sì.” James sorrise di rimando e la baciò: fu un bacio disperato, usato in vece del grido d’aiuto che non poteva lasciare le loro gole.
Era giusto così. James non poteva far altro che ripeterselo mentre pensava a come sarebbe stata la sua morte, ma soprattutto la morte di Lily e la vita di Sirius. Sollevò lo sguardo verso di lui: il fratello stava scuotendo la testa, sconfitto
“Non c’è nulla che io possa dire per farvi cambiare idea, non è così?” e quindi nuove lacrime bagnarono gli occhi di James
“Ti prego, perdonami, Felpato.” supplicò con le immagini di quella che sarebbe stata la sua morte stampate nella testa. Il più grande sospirò
“Non ho niente da perdonarti. Tu, piuttosto-”
“No.” Lo anticipò l’altro “Neanche tu hai niente per cui chiedere perdono.” Sirius aspettò qualche secondo, infine annuì. Era deciso.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Aveva sentito suo padre e Sirius uscire dal dormitorio, quella notte, e una volta sveglio Harry non riuscì più ad addormentarsi. I due tornarono qualche ora dopo, in punta di piedi e con la testa bassa.
“Tutto bene?” sussurrò lui una volta che si furono chiusi dietro la porta, li sentì arrestarsi e poi rispondere dopo appena un attimo di esitazione
“Tutto bene.” gli sussurrò Sirius. Alla luce della luna quasi piena filtrata dalla finestra, Harry riuscì persino a vederlo accennare un sorriso. Poi James si avvicinò al suo letto
“Tutto bene.” rispose piano anche lui poggiandogli una mano sulla spalla e stringendo la presa. Harry sorrise a quel gesto e il padre di rimando. Poi entrambi i Malandrini tornarono ai propri letti e la stanza piombò nel silenzio.
 
Il mattino seguente Harry percepì un cambiamento negli atteggiamenti di James, Sirius e Lily. Avevano trascorso le ultime due settimane eccitati e felici con – sebbene presente – la malinconia ben celata e posta come ultimo dei pensieri. Harry aveva potuto raccontare loro di quasi tutta la propria vita: della cotta prima per Cho e per Ginny poi, di come la rossa fosse divertente e forte nel Quidditch, ma soprattutto di come fosse imparentata con Ron, il suo migliore amico, che ancora ignorava ciò che Harry provava per sua sorella. Raccontò a James e Sirius di quando i Weasley l’avevano portato alla Coppa del Mondo di Quidditch, e ancora di tutte le volte che si era sentito a casa, tra loro, alla Tana. Disse di come Hagrid gli avesse suggerito di bluffare con i Dusley a proposito dell’uso della Magia fuori dalla scuola, e soprattutto di come Sirius gli avesse dato l’idea di minacciarli velatamente giocando la carta del “padrino evaso di prigione che però vuole mantenersi in contatto per sincerarsi che il suo figlioccio stia bene”. James, Lily e Sirius erano parsi del tutto entusiasti e divertiti ad ogni aneddoto raccontato da Harry, e nel frattempo lui si ubriacava delle loro storie, mai sazio di scoprire che tipo di scherzi i Malandrini avevano compiuto e di come, fino al quinto anno, James non avesse dato tregua a Lily continuando a farle imperterrito la corte.
Sebbene Harry avesse percepito un cambiamento, quel giorno non fu diverso dai precedenti: mentre Remus, Hermione e Ron tenevano il più lontano possibile Peter dalla furia omicida di Harry e Sirius, Lily gli raccontò di un ennesimo tentativo fallimentare che James aveva compiuto per convincerla ad uscire insieme a lui
“Devo confessarvi una cosa.” disse allora Harry guardando James con occhi colpevoli “L’anno scorso ho visto un ricordo… di quando hai appeso Piton a testa in giù prima che tu lo fermassi.” disse guardando prima James, poi Lily. Tornò a guardare il padre “Dopo averlo visto devo ammettere che ho iniziato a odiarti… un po’.” l’aveva detestato più di “un po’”, ma si sentiva tremendamente in colpa anche solo a pensarlo e gli risultò impossibile dirlo “Mi hai subito ricordato un mio tremendo compagno di scuola. Il tipico figlio di papà, sempre lì a pavoneggiarsi e a dare fastidio.” storse la bocca ripensando a Malfoy “Subito dopo averlo visto sono corso ad un camino per chiedere a Sirius come fosse possibile che la mamma ti avesse sposato.” continuò a sguardo basso. Gli faceva ancora tremendamente impressione poter chiamare Lily “mamma” e parlare con loro di quello che avrebbero fatto al passato. Risollevò lo sguardo al suono della risata di lei
“In effetti James non faceva altro che pavoneggiarsi e dare fastidio!” disse divertita
“Io non mi pavoneggiavo!” si difese imbronciato James “Ne davo solo l’impressione!” Lily rise ancora ed anche Sirius
“Dì un po’.” disse subito dopo quest’ultimo “E di chi sarebbe stato questo ricordo?” Harry indugiò pregustando il divertimento che ne sarebbe derivato
“Del mio insegnante di Pozioni.” rise sotto i baffi “Il professor Piton.” James e Sirius scoppiarono subito a ridere, Lily ne rimase sorpresa, ma infondo sembrava contenta, forse perché sapere che sarebbe diventato professore escludeva che si sarebbe unito a Voldemort
Mocciosus sarà il tuo insegnante? L’insegnante del figlio di James e Lily??” chiese Sirius tra le risate
“Povero te…” aggiunse James “non dev’essere stato facile vedere così tanto spesso la sua chioma unta.” Lily gli mollò una gomitata sul fianco
“Smettetela, voi due!” li riprese sorridendo “Severus è bravissimo in Pozioni, non mi stupisce che Silente l’abbia assunto!”
“Sì, e sono anche sicuro che con Harry si comporti come si comporta con ogni altro studente!” le rispose sarcastico James
“In effetti mi detesta.” confermò “Ma detesta tutti i Grifondoro! Hermione conosce ogni risposta, eppure non le attribuisce mai dei punti ed anzi ogni tanto glieli toglie senza nessuna ragione!” Harry detestava Piton! Tanto che il momento più bello che ricordava di aver vissuto a scuola era quello del molliccio di Neville. Stava per raccontare quella scena quando Peter entrò nella stanza rompendo l’atmosfera. Harry capì che era entrato ancora prima di vederlo. L’espressione di Sirius si gelò, quelle di James e Lily si rattristarono e la magia svanì per il resto della giornata che passò monotona e triste.
Il giorno successivo ci fu la luna piena, quindi Remus passò gran parte del tempo a letto e Lily a sbrigare le faccende da Prefetto per tutti e due, mentre James e Sirius programmavano dove sarebbero stati quella notte.
“Meglio evitare i centauri.” gli sentì dire Harry “Sono delle teste vuote, ma ricordano bene chiunque entri nel loro territorio senza invito, e io e Rem l’abbiamo fatto.” Sirius aveva annuito mesto al ricordo del perché erano stati costretti a farlo
“Sappi che stanotte potrei accidentalmente pestare un topo.” disse poi a un certo punto. James non rispose e si limitò a sospirare
“Forse potrei farlo anche io, giusto per errore.” ammise malinconico, forse in conflitto con sé stesso. Sirius gli mise una mano sulla spalla, poi intervenne Harry dall’altra parte della stanza
“Iniziavo a credere che non fossi umano.” disse attirando gli sguardi dei presenti: James, Sirius e Remus “Come puoi non provare rancore verso Minus?” di nuovo, James sospirò
“Lo faccio, Harry. Se mi metto anche solo un attimo a pensare che Peter-…” non finì la frase, ma non ce ne fu bisogno “Quindi cerco di non pensarci.” riprese “Ma è difficile! Ogni volta che lo guardo non faccio altro che ripetermi che non so tutta la storia! Che nessuno oltre lui la sa, ma… è la mia famiglia quella che Peter distruggerà. Quindi cerco di convincere voi due a non fargli del male, ma nel frattempo lo odio.” ammise con il fuoco negli occhi.
***
James si era ripromesso di parlare con Harry il giorno dopo aver deciso come agire insieme a Lily e Sirius, sapeva che sarebbe stato difficile, eppure fu anche peggio: gli risultò impossibile. Harry sembrava così genuinamente felice di poter raccontare loro della propria vita, e James d’altra parte adorava così tanto ascoltarlo, che non se la sentì di rompere quell’illusione.
Immediatamente dopo arrivò il giorno della luna piena, quindi tutto il resto dovette passare in secondo piano.
Sirius non scherzava: Codaliscia rischiò di essere calpestato più di una volta, quella notte, ma in generale la corsa da animaghi nella Foresta servì a James per dare un attimo di tregua alla sua testa. Il giorno dopo sarebbe stato pronto per parlare con Harry.
***
Poter aspettare i Malandrini sveglio fino all’alba e poi chiedergli come fosse andata quella notte fu magnifico. Remus era in infermeria – Peter gli stava facendo compagnia – ma ormai, gli dissero James e Sirius, quella era solo la routine. Da quando il Lupo era libero di correre per la Foresta insieme ai suoi tre amici, Lunastorta non si auto lesionava più, quindi Remus non aveva motivo di rimanere ricoverato. Poco dopo colazione, infatti, l’amico rientrò in Sala Comune, e fu allora che James e Sirius si adombrarono
“Peter?” chiese suo padre
“Non ci disturberà.” rispose sbrigativamente il Prefetto, a quel punto James sospirò passandosi una mano tra i capelli. Le lezioni stavano per iniziare, ed anche se gli esami erano stati annullati, gli studenti erano tenuti a frequentarle, quindi la Sala Comune era vuota.
“Dobbiamo sbrigarci se non vogliamo arrivare tardi a Pozioni.” fece notare infatti Hermione, ma James scosse la testa
“Oggi saltiamo le lezioni.” Harry, Ron ed Hermione aggrottarono la fronte
“Tutti? Perché?” chiese la ragazza, sicuramente l’unica dei tre capace di non accettare la decisione di James senza fare domande.
“Dobbiamo parlare.” si limitò a risponderle Remus, Harry si inquietò ed una strana ed opprimente sensazione prese a gravargli sul petto mentre un groppo in gola iniziava a formarsi senza conoscerne nemmeno la ragione. Nel frattempo, i Malandrini e Lily si erano avvicinati al camino e lì occuparono parte del divano e una poltrona
“Harry,” lo chiamò sua madre “vieni a sederti vicino a noi.” lui esitò, il suo sesto senso che gli urlava a gran voce di evitare quella discussione. Dovette sforzarsi per muovere le gambe e raggiungerli. Si sedette ad un’estremità del divano, il più vicino possibile alla poltrona che condividevano i suoi genitori, tanto che Lily riuscì senza sforzo a tenergli le mani
“Abbiamo parlato molto, l’altra notte, io, James e Sirius.” iniziò, poi esitò prima di riprendere “Sono così felice di averti qui, Harry. Talmente felice da non riuscire a descrivere come mi sento.” sorrise radiosa ed Harry con lei
“Ho visto tante cose strane crescendo in un mondo magico,” continuò suo padre “e ancora più strane vivendo in un quartiere misto maghi-babbani!” rise “Ma mai avrei potuto immaginare che avrei potuto conoscere e diventare amico del mio futuro figlio. A parte il nostro inizio burrascoso…” esitò appena un attimo “mi sono subito trovato affine con te, Harry. E mi piaci sempre di più, ogni giorno che passa!” Harry accennò una risata al pensiero di come il rapporto con suo padre era iniziato. Al quinto anno lo aveva creduto un Malfoy degli anni ’70 così come all’inizio dell’anno James aveva trovato lui losco e sospetto. Le cose erano parecchio cambiate da allora “Nulla mi farebbe più felice che passare la vita insieme a te e Lily.” il sorriso del ragazzo si gelò e pian piano iniziò ad affievolirsi. Spostò lo sguardo su sua madre e poi su Sirius, entrambi lugubri come James
“Perché ho la sensazione che non finirà bene?” chiese con timore crescente; gli occhi di Sirius s’inumidirono, poi fu il turno di quelli di James e Lily, quindi il timore di Harry diventò terrore puro. “Che cosa state cercando di dirmi?” Lily sospirò mesta e si sporse ancora di più sul cuscino della poltrona per avvicinarsi al figlio e stringergli meglio le mani
“Harry, devi ascoltarci.”, ma lui non voleva farlo. Scostò le mani della rossa
“No!” urlò “Non voglio!” gli occhi di Lily si bagnarono, il mento le tremò, ma riprese comunque a parlare
“Ti prego, Harry,” aveva la voce malferma “devi almeno provare ad ascoltarci.” Harry non rispose, ma neanche tentò di allontanarsi
“So che non vuoi sentirtelo dire.” iniziò James “Ma modificare il tempo potrebbe essere devastante.” Harry aprì la bocca per controbattere, sbraitandogli contro che la sua vita era già stata devastante, ma James lo fermò alzando una mano “So quello che vuoi dire, ma le cose possono sempre peggiorare, in modi che neanche riesci ad immaginare.” Harry sbuffò: era stato picchiato da Dudley per anni, maltrattato dagli zii per ancora più tempo. Era quasi morto a causa Fuffy e poi di Raptor; morso da un basilisco gigante, quasi ucciso da un Lupo Mannaro e poi dal bacio di un Dissennatore; iscritto con l’inganno ad un Torneo mortale; per poco non era stato smembrato da un Ungaro Spinato, annegato da decine di Avviccini, era stato abusato con la forza da Minus affinché Voldemort tornasse, e ancora, era stato manipolato e in questo modo aveva perso il suo padrino, la sua famiglia. “Come potrebbe mai peggiorare la mia vita?” pensò, e stava giusto per porre quella domanda a voce alta quando sua madre parlò
“Hai detto che i Weasley sono come una famiglia per te, non è così? Non hai pensato che cambiando le cose potrebbe succedere loro qualcosa di male?” Harry si voltò istintivamente verso Ron, poi Lily continuò “Arthur e Molly fanno parte dell’Ordine, Harry. Sono sempre in prima linea. Se cambiando le cose Voldemort non scomparisse per tredici anni potrebbero morire in battaglia.” gli fece notare. Harry sospirò ed abbassò gli occhi. I Weasley erano come una famiglia per lui, ma James, Lily e Sirius erano davvero la sua famiglia. Se si fosse parlato di certezze, se fosse stato sicuro che i Weasley sarebbero morti cambiando il corso del tempo, allora Harry ci avrebbe pensato due volte, ma di certezze non si parlava, e lui voleva entrambe le cose: i Potter e i Weasley vivi, e adesso aveva la possibilità di ottenerle! Il suo sguardo risoluto, quando lo risollevò verso i genitori, dovette dire molto, perché James anticipò qualsiasi suo intervento parlando subito dopo Lily
“Per quanto ne sappiamo, Ron potrebbe non nascere.” disse “Alcuni suoi fratelli o sua sorella,” mise particolare accento su Ginny “potrebbero non nascere.”
“Ci sono troppe incognite che non hai considerato.” parlò per la prima volta Remus “Potresti salvare James e Lily ma non nascere mai per poter stare con loro.”
“Io voglio che non muoiano!” gli rispose “Se riusciremo a vivere insieme sarà solo un valore aggiunto.”
“Harry,” lo richiamò James, e dalla sua espressione era chiaro che quanto stava per dire gli sarebbe costato caro “tu sei il Bambino della Profezia.” disse “Per quanto sia ignobile da parte mia condannare la ragazza che amo a morte, mio fratello a una vita di stenti e mio figlio ad un’infanzia infelice e ad una vita difficile, non posso non farti notare che esiste il Bene, e poi il Bene Più Grande.” la sua voce era tremula, ma riuscì a continuare “Siamo in guerra, ed in guerra la gente muore.” Harry non poteva credere alle proprie orecchie. Era sicuro che James avrebbe fatto qualsiasi cosa per Lily, mentre adesso stava accettando la sua morte. Si voltò verso Sirius
“Tu sei d’accordo con tutto questo??” se aveva conosciuto James e Lily solo quell’anno, Sirius era quello che Harry conosceva meglio. James e Lily, era chiaro, erano tutto il suo mondo. Non c’era uomo più leale nei loro confronti ed era certo avrebbe fatto qualsiasi cosa per tentare di proteggerli.
Gli occhi grigi di Sirius erano in pezzi; in tre anni non l’aveva mai visto così provato
“Ho tentato di convincerli, ma non c’è verso.” poi sbuffò fuori una risata per nulla divertita “C’è un motivo se sono in Grifondoro, giusto?” chiese a nessuno in particolare “Audacia, fegato, cavalleria. Sono pronti a morire se questo darà al mondo una possibilità per uccidere Voldemort.” disse mesto, sconfitto. Esitò qualche secondo, poi sospirò ancora, guardò Harry e aggiunse “E anche io lo sono.” il figlioccio non aveva mai messo in dubbio il coraggio del padrino, non per questo sentire quelle parole fu meno doloroso
“Sirius,” lo chiamò supplichevole “rimarrai dodici anni ad Azkaban e anche quando riuscirai ad evadere non potremo stare insieme perché il Ministero ti riterrà sempre colpevole,” disse “e poi morirai!” guardò James “Che razza di vita sarà la sua?” si sentì meschino a puntare sull’amore fraterno dei due, ma era con le spalle al muro e non voleva perdere la battaglia. James scosse la testa, distrutto
“Io e Sir ne abbiamo già parlato. Mi uccide fare questa scelta, ma non c’è altro modo.” a quel punto gli occhi di Harry non riuscirono più a trattenere le lacrime
“Come fai a dirlo se non ci proviamo?”
“Lo sai.” gli rispose “So che l’hai capito. So che tu faresti lo stesso se fossi al posto nostro.”
“Non possiamo permetterti di annullarti per farci vivere, figliolo.” era la prima volta che veniva chiamato così. Harry si voltò verso Lily che gli sorrise “Sii forte.” gli disse “Sii coraggioso come lo saremo noi quella notte.”
Quella notte sarà tra soli quattro anni!” tentò l’ultima spiaggia. I presenti incassarono il colpo, ma non si piegarono
“Dobbiamo essere obliviati.” James tenne il punto “Il tempo non deve essere cambiato.” continuò deciso ed il suo sguardo non ammetteva repliche. Harry si voltò verso Lily e poi verso Sirius e Remus. Infine, dovette accettare la sconfitta. Si asciugò con rabbia le lacrime
“Quindi avete deciso.” sua madre gli mise una mano sul ginocchio
“Ti prego,” disse supplichevole “ti prego, non avercela con noi.” il figlio sollevò lo sguardo verde su quello identico dell’altra
“Non potrei mai avercela con voi.” le rispose sicuro, lei annuì sorridendo sebbene con le lacrime agli occhi. Fu solo allora che il ragazzo riprese a percepire la presenza dei suoi amici nella stanza: Hermione gli mise una mano sulla spalla
“Non devi farlo tu, Harry. Ci penso io ad obliviarli.”
“No.” le rispose immediatamente, poi si voltò verso di lei “Se lo facessi tu temo che un giorno potrei odiarti.” disse sincero. Si voltò verso i Malandrini e Lily “Devo farlo io.”
Tutti i presenti lasciarono il divano e si misero uno di fronte all’altro al centro della Sala Comune. Harry puntò la bacchetta, le lacrime agli occhi e il cuore in mille pezzi; la mano gli tremava
“Io non voglio dimenticarti, Harry.” gli disse sua madre “Rimuovi solo la rivelazione di due settimane fa. Lascia tutto il resto.” il ragazzo annuì
“Ci rivedremo, un giorno, figliolo.” sorrise poi incoraggiante James
“E fino ad allora veglierò io su di loro.” aggiunse Sirius, poi sorrise “Non vedo l’ora di poterti conoscere di nuovo. Vedrai che la prima cosa che farò sarà rapirti per farti fare un giro in moto contro il volere di Lily.” rise, gli altri con lui.
“Avete ragione,” si aggiunse Harry “questo non è un addio”. Li avrebbe rivisti, ma fino ad allora… “Oblivion”.

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


James si trovava in piedi al centro della Sala Comune quando ebbe un giramento di testa. Si appoggiò allo schienale del divano e strabuzzò gli occhi. Si sentiva spossato e confuso; ricordava che erano rimasti in Sala Comune saltando di proposito le lezioni, ma non ricordava il perché. Ebbe come l’impressione che Lily, Sirius e Remus fossero nella sua stessa situazione, ma accantonò subito quell’idea ed imputò la sua confusione alla notte passata in bianco per correre insieme al Lupo nella Foresta. Fu allora che James si accorse dello stato di Harry
“Tutto bene?” gli chiese, confuso nel vederlo così provato e sull’orlo del pianto
“Sì, tutto bene.” gli rispose, ma la sua voce tremula rivelava altro. James aggrottò la fronte, per niente convinto che l’amico stesse dicendo la verità e dovette essersene accorto pure lui, perché subito dopo spiegò: “Io, Ron ed Hermione torniamo in America.” James spalancò gli occhi
“Quando?”
“Stasera.” la risposta arrivò immediata
“Così presto?” chiese Lily “Non abbiamo neanche il tempo di salutarci come si deve!” si lamentò
“Già! A questo punto potreste aspettare il Banchetto di fine anno! È spettacolare, non potete perdervelo!” si unì Sirius, ma Harry scosse il capo
“No, è meglio così.” fece una pausa “Ci sono delle persone che ci aspettano, a casa, ed io…” indugiò ancora “non posso più restare qua.” James se ne chiese il perché, ma Harry sembrava davvero scosso, quindi non se la sentì di insistere
“In ogni caso ci terremo in contatto.” disse allora speranzoso “Potremmo vederci durante le vacanze dell’estate, organizzare qualche torneo di Quidditch insieme a tutti i tuoi fratelli, Ron.” si voltò verso il rosso “Sarebbe una buona scusa per venirvi a trovare in America.” ricordava che Harry gli aveva raccontato di come lui e la famiglia dell’amico si divertivano ad organizzare piccole partite in giardino. James – doveva ammettere – era anche curioso di conoscere Ginny, la ragazza che Harry aveva tanto decantato negli ultimi giorni. Sorrise verso i tre, che però sembravano titubanti “Oppure potreste tornare voi qui!” si affrettò ad aggiungere imputando il loro disagio al fatto che le famiglie avrebbero potuto avere qualche difficoltà ad accoglierli “Sono sicuro che i miei genitori sarebbero felici di rivedervi.”
“Sì.” rispose brusco Harry dopo avergli fatto a stento finire la frase; poi accennò un tremulo sorriso “Sarebbe bello.” la voce gli uscì roca, quindi se la schiarì “Ora è meglio che andiamo a parlare con Silente.” si rivolse ai due amici “Dobbiamo organizzare la partenza.”
“C’è una cosa che devo prendere, prima.” disse Hermione, poi sparì su per le scale. Ci furono diversi attimi di silenzio, poi Ron li ruppe annunciando di dover andare in bagno ed anche lui salì verso il dormitorio. Rimasto solo, Harry sospirò
“Bene, forse è meglio salutarsi.”
“Di già?” si stupì Lily come tutti gli altri “Hai detto che partite stasera.”
“Sì,” Harry si grattò la testa in un gesto imbarazzato molto simile a quello che faceva sempre James “ma ci sono diverse cose di cui devo parlare con Silente, le valigie da fare, e tutto il resto.” James ebbe come l’impressione che quella fosse una fiacca scusa, ma non disse nulla, piuttosto fece un passo avanti e abbracciò Harry che ricambiò con impeto la stretta
“Mi mancherai, amico mio.” gli disse sincero, poi si scostò tenendogli le mani sulle spalle “E mancherai anche alla mia squadra!” rise ed Harry con lui
“Non ho mai avuto Capitano migliore.” gli occhi di James si illuminarono e il petto gli si riempì d’orgoglio
“Così come io non ho mai avuto Cercatore migliore!” Harry reagì al complimento proprio come James prima di lui. Poi si avvicinò Sirius
“Mi raccomando,” gli disse “hai imparato dai migliori, ora va’ e dà filo da torcere al tuo preside!” Harry rise
“Il preside è apposto, ma farò impazzire il mio insegnate di Pozioni, su questo puoi contarci!” Sirius si mise una mano sul cuore e chiuse gli occhi in un gesto molto teatrale
“Ti abbiamo cresciuto bene!” disse commosso “Sei degno di continuare l’operato dei Malandrini in America.” gli occhi di Harry si fecero lucidi e si prese qualche attimo per rispondere
“Lo farò.” disse controllando al meglio la voce
“Non ascoltare solo questi due.” si intromise Remus a riequilibrare le cose “Ricorda di non esagerare, o finirai espulso. Hai idea di quante volte questi qui ci siano andati vicini??” Harry rise mentre James e Sirius facevano i vaghi
“Posso immaginarlo.” rispose e rise anche Lily; Harry fu attirato dalla sua risata
“Mancherai molto anche a me, Harry.” lo abbracciò ed Harry, come aveva fatto con lui, ricambiò la stretta. Il ragazzo seppellì il volto nella chioma della rossa e sospirò. James capiva bene come Harry dovesse sentirsi. Non riusciva a spiegarlo, ma provava un sentimento davvero forte verso di lui. Avrebbe voluto proporgli di rimanere lì con loro, ma non poteva fare una cosa del genere. I Malfoy, per quanto strano da dire, erano come una famiglia per lui. Avevano trattato Harry come fosse l’ottavo figlio ed era sicuro che ad Harry mancassero i genitori ed i fratelli di Ron. E poi c’era ancora la Profezia. Harry, magari, non si sentiva ancora pronto per affrontare Voldemort. Era bene per lui allontanarsi dall’Inghilterra per un po’. “Qualche mese” pensò James, e magari poi potremmo rivederci. Harry e Lily sciolsero l’abbraccio
“Non metterti troppo nei guai.” si raccomandò la ragazza. James vide Sirius roteare gli occhi e sorrise mentre l’amico la ribeccava
“Hai corso con i Malandrini, Lily. Non fare la santarellina.” lei rispose con un sorriso, poi Ron ed Hermione li raggiunsero, li salutarono e – insieme ad Harry – lasciarono per sempre la Sala Comune.
***
Il tragitto dalla Torre Grifondoro all’ufficio di Silente fu lento e lugubre come fosse una marcia funebre. Vedere gli sguardi confusi dei suoi genitori e sentirsi chiedere da suo padre cosa non andasse, era stato troppo per Harry che aveva immediatamente capito di non poter resistere un solo secondo di più in quella linea temporale. Lasciata la Sala Comune, Harry si concentrò sulle cose positive che avrebbe ritrovato nel suo tempo: i suoi compagni di scuola, il rapporto che aveva con Hagrid e anche con Silente, ma soprattutto i Weasley. Le partite di Quidditch in giardino, la caccia agli gnomi, ma anche cose semplici come fare colazione alla Tana o festeggiare insieme a loro il Natale. Pensò a Fred, George e Ginny e a come si divertiva in loro compagnia; alla signora Weasley e a come maternamente si prendeva cura di lui. Tentò di non pensare al fatto che avrebbe potuto avere tutto quello anche con James e Lily; convinse sé stesso che i suoi genitori erano morti, che non poteva fare nulla per cambiare le cose e che sarebbe riuscito ad andare avanti anche senza di loro come aveva sempre fatto sin da quando ricordava. Infine, si concentrò su Ron ed Hermione. Per quanto tentato fosse di modificare il tempo e, ancora, per quanto tentato fosse di rimanere nel 1977, i suoi amici per lui erano come una famiglia. Non riusciva ad immaginare la propria vita senza loro due al suo fianco. Si aggrappò forte a quel pensiero e, con il morale leggermente meno appesantito, arrivò davanti alla porta dell’ufficio del preside.
Diedero appena due colpi alla porta, che Silente disse loro di entrare. Una volta all’interno della stanza, l’uomo fece loro segno di accomodarsi e da dietro la poltrona prese a scrutarli uno per uno. Harry era ancora scosso e con mille e più pensieri che gli affollavano la testa. Silente lo guardava in attesa, ma lui non sapeva da dove cominciare. Troppo stremato per riuscire a pensarci, quindi, si voltò verso Hermione in cerca di aiuto. Lei percepì lo sguardo dell’amico su di sé, si voltò e rispose annuendo, poi si rivolse al preside
“Lei conosce già il motivo per cui siamo qui, non è così?” gli chiese titubante. Gli occhi di Silente si illuminarono d’eccitazione e, sotto la candida barba, non riuscì a trattenere un sorriso
“A questo punto dell’anno posso immaginarlo.” rispose, Hermione annuì
“Perché le abbiamo già spiegato in passato chi siamo, vero? Anche se per noi non è ancora successo.” chiese conferma e l’uomo annuì
“È affascinante.” disse studiandoli da capo a piedi “Non posso negare che sia tutto l’anno che aspetto di vivere questo momento.”
“È stato-” stava continuando Hermione, ma dovette correggersi “sarà lei a lanciare l’incantesimo che ci ha proiettato nel 1976?” Silente sorrise ancora. La sua eccitazione era palpabile e dopotutto Harry conosceva bene la sete di conoscenza dell’uomo e quanto le nuove e strane esperienze lo eccitassero
“Esattamente un anno fa mi avete chiesto di farlo, rassicurandomi che per fidarmi avrei potuto aspettare di conoscervi personalmente.” rivelò “A quanto pare, alla fine, ho lanciato il suo incantesimo, signorina Granger.” lei annuì, poi si voltò verso gli amici
“Pensavo che sarei stata io a trasportarci qui, ma mi sbagliavo. Abbiamo dato l’incantesimo al professore e sarà lui a lanciare l’incantesimo nel 1996.”
“State tornando indietro, non è così?” i tre si voltarono verso Silente, poi Harry abbassò lo sguardo
“Lei cosa sa di noi, professore?”
“In passato, mi avete mostrato alcuni ricordi con il Pensatoio. Quel tanto da permettermi di fidarvi di voi quando sareste arrivati.” Harry risollevò lo sguardo e scrutò gli occhi celesti dell’uomo. “Adesso, è giusta l’ora di obliviare quei ricordi, perché – come avrete ormai capito – è meglio non conoscere nulla del futuro.” Harry era confuso e stanco; riusciva a malapena seguire il senso del discorso e a capire il giusto ordine degli eventi che si erano e che si sarebbero dovuti svolgere, ma per Hermione e Ron sembrava diverso: annuirono
“Dovrò cancellarle solo le immagini che ha visto nel Pensatoio, giusto? Lascerò il nostro arrivo adesso e nel passato, il fatto che lei abbia visto i ricordi di Harry e che si sia fidato e poi ovviamente che le ho affidato l’incantesimo da lanciare al momento opportuno.” a quel punto Silente sorrise apertamente ed annuì
“Dovrei affidarle cento punti per l’invenzione di quell’incantesimo e altrettanti per aver escogitato ogni singola mossa per poter tornare al vostro tempo originario senza modificare nulla.” le disse ammirato “È un peccato che voi non possiate rimanere fino alla fine dell’anno.” continuò “E ancora di più che il tutto debba rimanere categoricamente segreto.” aggiunse divertito, Hermione sorrise d’orgoglio per l’elogio, infine estrasse la bacchetta “Una volta che mi avrete obliviato,” Silente prese a dar loro istruzioni “lanciate l’incantesimo qui per arrivare nel mio ufficio esattamente un anno indietro da adesso. Non mi troverete nella stanza, entrerò immediatamente dopo di voi. In questo modo sarò in allerta, ma non come lo sarei vedendovi spuntare all’improvviso all’interno del Campo Protettivo del Castello.” i ragazzi annuirono, poi, di nuovo, Silente sorrise “Ci vediamo nel 1980.” si rivolse ad Harry “O forse dovrei dire l’anno scorso.” gli studenti sorrisero ed annuirono, poi Hermione lo obliviò e, prendendo un ampio respiro, lanciò l’incantesimo trascinando sé stessa e gli amici indietro nel tempo.
 
Come era successo a settembre, la terra tremò, le sedie sulle quali erano seduti sparirono e i tre si ritrovarono spaesati e per terra. Non fosse stato per alcuni, piccolissimi particolari, come d’altronde era già successo a inizio anno, Harry non si sarebbe nemmeno accorto del cambiamento, ma Silente era sparito e come aveva detto loro poco prima – o meglio come avrebbe detto loro un anno più tardi – passarono pochi secondi prima che entrasse nell’ufficio. Harry, Ron ed Hermione erano a malapena riusciti ad alzarsi quando sentirono il rumore della porta. Si voltarono verso Silente ed il tempo parve congelarsi. Conoscevano bene il preside e tutto volevano fuorché dargli l’impressione di essere una minaccia. La somiglianza tra James ed Harry, credette questi, dovette essergli d’aiuto, perché era soprattutto lui che Silente fissava interdetto. Il ragazzo sbuffò fuori una risata e si preparò, di nuovo, ad arrovellarsi sui viaggi nel tempo.
“Piacere di conoscerla, professore.” iniziò sorridendo a disagio, poi, con calma, iniziarono a spiegargli la situazione. Silente, come Harry si aspettava, era tremendamente scettico; gli ingranaggi del suo cervello a lavoro visibili attraverso i suoi scrutatori occhi celesti. Aveva fatto accomodare i tre facendo apparire delle poltroncine, ma lui era rimasto in piedi, ed Harry non faticava ad immaginare che quella delle sedute fosse stata solo una scusa per poter tenere in mano la bacchetta.
Dopo diversi minuti passati a spiegargli cosa era e sarebbe successo, Harry gli propose di immergersi insieme a lui nel Pensatoio. Silente esitò: guardare i ricordi di Harry voleva dire essere vulnerabile verso Ron ed Hermione, ma i tre gli avevano già detto abbastanza da suscitare la sua curiosità e – d’alta parte – lui era Albus Wulfric Percival Brian Silente, cosa avrebbero mai potuto fare due studenti contro il più grande mago del mondo? Il preside annuì e, con un movimento di polso, attirò la bacinella del Pensatoio verso di loro. Harry, sotto il vigile sguardo dell’uomo, estrasse la bacchetta e con quella alcuni ricordi. Poi immerse il volto nel liquido argenteo. Gli mostrò il proprio smistamento ed alcune delle discussioni che avrebbero avuto privatamente proprio in quello studio; gli mostrò di come poco prima del suo quinto anno il preside l’avesse difeso contro Caramell; e ancora, di come Silente l’avesse consolato dopo la morte di Cedric e di come, dopo quella di Sirius, gli avesse spiegato del sacrificio di sua madre Lily e di come quello l’avesse protetto da Voldemort; infine, gli fece vedere come – al Ministero della Magia – il preside fosse riuscito a fargli sconfiggere il Signore Oscuro che stava tentando di possederlo. Dopodiché passò ai preziosi ricordi che conservava del 1976: il loro arrivo e la reazione di Silente; il preside che raccomandava ai Malandrini di non esercitarsi con l’Occlumanzia per ovvie ragioni; gli mostrò persino ricordi che non avevano niente a che fare con l’uomo, ma che avvaloravano la storia che Hermione gli aveva esposto e che facevano ben capire perché ad Harry servisse vivere quell’esperienza. Infine, tornarono alla realtà.
Lo sguardo di Silente cambiò diventando un identico riflesso di quello che avevano lasciato nel 1977: eccitato e leggermente divertito. Anche in quell’anno il preside si congratulò con Hermione, ma chiarì che non avrebbe fatto nulla prima di conoscerli. I tre annuirono comprensivi: se il Futuro si sarebbe svolto come avrebbe dovuto, Silente avrebbe lanciato l’incantesimo il primo settembre 1996. Diedero gli ultimi dettagli all’uomo, poi Hermione estrasse la bacchetta per riportarli a casa “Ci vediamo a settembre.” li salutò Silente, Harry sorrise
“No,” disse “ci vediamo tra poco.” poi – accompagnati dall’ormai familiare scossa sismica – viaggiarono un’ultima volta nel tempo.
 
A differenza dell’ultima volta, le poltrone sulle quali erano seduti non scomparvero e capirono subito il perché: Silente, un Silente vent’anni più anziano, li stava fissando in attesa e sempre lui si era assicurato che non finissero per terra.
Il preside attese paziente che i ragazzi tornassero in sesto e si orientassero nel nuovo ambiente
“È andata bene?” chiese alla fine. Harry accennò un sorriso triste mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime: era finita. Fino a quel momento la sua testa era stata troppo carica di pensieri per poter realizzare che non avrebbe mai più rivisto James, Lily e Sirius. Nel giro di due ore aveva visto tre Albus Silente e visitato tre anni diversi: la sua testa aveva dovuto correre impazzita per rimanere al passo con gli eventi e capire come meglio convincere lo scettico preside a fidarsi di loro, quindi fu solo allora che realizzò dove gli ultimi avvenimenti l’avevano portato: a casa, di nuovo orfano. Sospirò tremulo mentre lottava per tenere a bada le lacrime; aveva avuto l’addio che aveva sempre desiderato, aveva potuto abbracciare i suoi genitori e soprattutto aveva potuto dimostragli quanto orgogliosi potessero essere di lui. Durante quel sesto anno aveva imparato più di quanto avrebbe mai potuto sperare: era migliorato nel combattimento e nel Quidditch, ma soprattutto adesso era più sicuro di sé e certo che Voldemort non avrebbe mai più potuto provare a possederlo. Il suo cuore, adesso, era saturo dell’amore dei suoi genitori, genitori che non avrebbe mai creduto di poter conoscere se non nei propri sogni. L’addio era stato doloroso, ma il viaggio era valso la fine. Sorrise.
“Grazie per avermi spedito da loro.” si rivolse al preside che ricambiò il sorriso ed annuì
“Adesso riposati.” gli disse gentile “Quest’anno ho molto da insegnarti, Harry.” il ragazzo tornò serio ed annuì deciso. A quanto pare il suo sesto anno di scuola sarebbe stato davvero il più istruttivo di sempre.
n.a.
Bene! Siamo arrivati alla fine. O meglio, ci arriveremo con il prossimo capitolo.
La storia può dirsi conclusa qui, il prossimo capitolo, che metterò domani, è una
scena che ho scritto per divertirmi un po' e chiudere davvero il tutto con stile.

Magari domani scrivo delle note autrice un po' più lunghe, ma per adesso...
A domani!!
xxx

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Bonus: come ho già detto,
si potrebbe dire che la fanfic è conclusa 
ma
così, per gioco, ho aggiunto quanto segue!

 
Con tutto quello che era successo quella mattina, Harry non si sentiva nemmeno più sicuro di che giorno fosse. Hermione gli confermò che quello che stavano vivendo era il 2 settembre del 1996 e che quindi avrebbero dovuto sbrigarsi per tornare in Sala Comune, prendere i propri libri e correre a lezione. I ragazzi sbuffarono: avevano appena concluso il sesto anno tra compiti, azioni di spionaggio, duelli e partite di Quidditch e adesso non avevano neanche l’estate per potersi riposare e riprendere tutto da capo
“Ci fossimo almeno portati i temi che abbiamo scritto l’anno scorso!” si stava lamentando Ron, Harry non aveva la forza di fare neanche quello. I suoi due amici stavano ancora discutendo su quanto utile o inutile fosse ripetere il sesto anno quando arrivarono in Sala Comune. Prima di salire a cambiarsi, però, Harry volle usare il camino per contattare Remus. Afferrò la metro-polvere, affacciò il volto nel camino e pronunciò il suo indirizzo di casa. Il suo ex-insegnante pareva sorpreso di vederlo, ed in effetti non era mai capitato che Harry lo chiamasse se non quando questi era stato in compagnia di Sirius
“Volevo chiederti del vostro sesto anno.” gli spiegò quando l’uomo gli chiese cosa potesse fare per lui. Lupin sembrò stupito di una tale domanda, ma Sirius era morto da poco ed Harry stava per iniziare il suo penultimo anno ad Hogwarts. Non era poi così strano, quindi, che gli chiedesse aneddoti del passato. Remus fece mente locale, poi sorrise
“Ah, sì,” disse “quell’anno io, Sirius e i tuoi genitori siamo stati tutto l’anno con tre ragazzi che non avevamo mai conosciuto prima.” raccontò “Venivano dall’America.” ed Harry sorrise “Sono passati vent’anni, ma ricordo che i tuoi genitori erano molto affezionati a uno di loro, ed anche Sirius!” poi fece una pausa aggrottando la fronte “Non so come mi possa essere sfuggito di mente, fino ad ora, ma è proprio in memoria di quel ragazzo che i tuoi genitori ti hanno chiamato Harry.” gli occhi di Harry si spalancarono, poi sospirò ridendo mentre Lupin lo guardava interdetto e confuso “Gli altri due ragazzi, invece…” indugiò, poi spalancò gli occhi “Harry, ma voi-!” il ragazzo si limitò a sorridere
“Quindi non vi siete dimenticati di me.” gli addii di qualche ora prima ancora gli gravavano sul petto, ma sapere che i suoi genitori avessero conservato quei ricordi così come lui avrebbe fatto da quel momento in avanti, lo aiutò a ritrovare la pace. Poi, lasciando l’uomo interdetto, disse che aveva delle lezioni da seguire e chiuse la comunicazione.
Lui e Ron stavano per separarsi da Hermione per poter salire in dormitorio e munirsi di pergamene e libri per la prima lezione della giornata quando il rumore del quadro della Donna Grassa che si spostava attirò la loro attenzione: era Ginny. Harry sorrise ed immediatamente si rilassò. I suoi sentimenti per lei erano ancora molto confusi. Ginny era bella, intelligente, divertente e fantastica nello sport! Harry ripensò al suo quinto anno e di come la sua breve e fragile relazione con Cho avesse messo in evidenza le differenze tra le due ragazze; di come Harry avesse molta più chimica con la rossa che con la Corvonero. Ancor prima che lui, Ron ed Hermione partissero per quell’assurdo viaggio nel tempo, Harry non sapeva bene cosa provare ogni volta che la Weasley entrava nella sua stessa stanza: felicità ed imbarazzo; speranza e sensi di colpa. Era ogni volta entusiasta di vederla e malinconico al pensiero che non accadesse quasi mai che fossero da soli. Stava pensando a tutto quello, al fatto che fosse la sorella di Ron e a come la cosa non gli importasse più. Stava pensando a quanto ardentemente volesse abbracciarla e baciarla e si stava giusto chiedendo se avrebbe avuto il coraggio di farlo quando, con sgomento, percepì una scossa di terremoto. Ginny, nel frattempo, gli si era avvicinata ed insieme tentarono di rimanere in equilibrio. Il ragazzo si voltò con il panico negli occhi verso gli amici che però erano troppo intenti a guardare qualcosa alle sue spalle per prestare attenzione ad Harry
“James Sirius! Scommetto che sei stato tu!” accusò la voce di una ragazza
“Non è vero!” si difese il ragazzo
“Che cosa hai combinato, James!?”
“Non sono stato io, Albus!” dovette ripetere l’accusato. Harry si voltò verso i nuovi arrivati: cinque in tutto, alcuni con i capelli rossi e le lentiggini, altri con i capelli corvini e indomabili come quelli di Harry. Poi, i suoi occhi vennero attirati da un fin troppo familiare paio verde smeraldo
“Chi sono queste persone?” chiese a quel punto la ragazzina più piccola del gruppo aggrappandosi a quello che Harry aveva il presentimento fosse suo fratello
“Tranquilla, Lily Luna.” disse questi stringendole la mano. Poi, un ragazzino dai capelli rossi prese ad avvicinarsi a loro
“Sta’ attendo, Hugo!” lo avvertì la ragazza più grande
“Dà retta a Rose, per una volta!” si aggiunse il ragazzo più grande, ma l’altro non li ascoltò e continuò ad avanzare; negli occhi una strana consapevolezza. Harry, Ron ed Hermione avevano agito istintivamente e quindi estratto le bacchette, eppure conoscevano ormai troppo bene quel tipo di terremoto; James Sirius, Albus, Lily Luna… erano tutti nomi che Harry avrebbe potuto dare ai propri figli. Rise quasi isterico all’idea, poi tornò a guardare gli occhi verdi così simili ai suoi e a quelli di sua madre per riuscire a convincersi che ciò a cui stava pensando fosse possibile
“Chi parla per primo?” chiese divertito guardando suo figlio.
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n.a. conclusive
Ed eccoci realamente alla fine. Che sia chiaro che non scriverò mai un sequel con la nuova generazione, anche perché come spero si sia capito nel corso dei capitoli, la ragione per cui Harry è stato mandato nel passato è quella di "potenziarlo" contro Voldemort che - non provando amore - ha il proprio tallone d'Achille nell'affetto che i Potter provano per il figlio. Per il resto: vorrei intanto scusarmi con i Serpeverde che hanno letto fino a qui ;; siete trattati malissimo nella storia, lo so... ma che ci posso fare se il fatto che i seguaci di Voldemort siano in gran parte Serpeverde è canon? Ho voluto inserire anche futuri mangiamorte appartenenti ad altre case (tipo Barty Crouch Jr.), ma il fatto che siano i Serpeverde a guidare la rivolta per me è innegabile.
Infine, vorrei ringraziare ovviamente chi è arrivato fino a qui! Scrivere di viaggi nel tempo non è facile, spesso si rischia di sfociare troppo nel fanservice o rendere i personaggi OOC (che è da sempre la mia paura più grande). Quindi spero che la mia storia vi abbia soddisfatto!
Ed un ringraziamento speciale, ovviamente, al mio caro SuperGoat e i suoi suggerimenti (in pratica la fanfic l'abbiamo ideata insieme!) e grazie anche ad Atzuki97 che ha letto il tutto in anteprima (per giunta attraverso un """comodissimo""" whatsapp) e non per ultimi ai miei recensori
accaniti (coff. tidi coff.) e non! Anche piccolissimo commenti sono stati sempre graditissimi!
Spero un giorno di riuscire ad avere la forza per scrivere un'altra longfic, ma fino ad allora...

Fatto il Misfatto!
xxx
GReina

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