Hale's emissary.

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nightmares. ***
Capitolo 2: *** When the door is not a door? ***
Capitolo 3: *** Sherlock and Watson. ***
Capitolo 4: *** Surrender. ***
Capitolo 5: *** I’m the hot girl. ***
Capitolo 6: *** Yukimura’s family. ***
Capitolo 7: *** That fox on fire. ***
Capitolo 8: *** Rave party. ***
Capitolo 9: *** Until the sunrise ***
Capitolo 10: *** Silverfinger. ***
Capitolo 11: *** Oneself. ***
Capitolo 12: *** Sleepwalker. ***
Capitolo 13: *** Everyone can have it, ma nobody can lose it. ***
Capitolo 14: *** Never trust a fox. ***
Capitolo 15: *** The japanese roll. ***
Capitolo 16: *** Meet the Nogitsune ***
Capitolo 17: *** Let me in. ***
Capitolo 18: *** Anger and chaos. ***
Capitolo 19: *** Roar. ***
Capitolo 20: *** Chess. ***
Capitolo 21: *** The dead of the tower. ***
Capitolo 22: *** Fear is a choice. ***
Capitolo 23: *** The new Hale’s house. ***



Capitolo 1
*** Nightmares. ***


L’estate e la fine dell’anno scolastico stavano per arrivare.
Lo sceriffo aveva ripreso il suo ruolo, ma l’FBI lo teneva d’occhio e soprattutto l’agente McCall.
Anche se era tornato in città, Wendy e Scott ancora non gli avevano parlato e non credevano che lo avrebbero mai fatto.
Gli effetti del sacrificio al Nemeton iniziavano a farsi sentire e per Stiles, iniziarono con dei tremendi incubi dalla quale doveva letteralmente gridare a se stesso di svegliarsi.
Derek gli afferrò la mano.- Ehi, stai bene?- gli domandò, mentre i raggi del sole entravano dalla finestra.
Stiles si tirò su col busto, stropicciandosi gli occhi.- Sì, solo un incubo.-
-Che hai sognato?-
-Ho sognato di ritrovarmi dentro un armadietto degli spogliatoi a scuola…Sono uscito e in un’aula ho trovato il Nemeton…- spiegò Stiles.- Non riuscivo a svegliarmi, era come un sogno nel sogno, è stato orribile.-
Derek gli passò una mano sulla schiena, baciandogli il collo.- Tranquillo, era solo un sogno.- mormorò, allungando la mano dentro i suoi pantaloni.- Ti faccio calmare io…-
Stiles cercò di rilassarsi, ma non ci riuscì.- Sai qual è la cosa peggiore?-
-Quale?-
-Che non so se è reale.-
Derek ed Isaac, dalla cucina, sentirono Stiles gridare a squarciagola e il licantropo corse in camera, stringendolo a se.- Sssh, era solo un incubo, solo un incubo.-
***
Wendy scese dalla Camaro e mise lo zaino in spalla.
Mentre si avviava nell’edificio, notò una strana ombra che la seguiva.
Non era di un altro, era la propria: rappresentava la figura di un enorme lupo, trasformato completamente come lo era Peter all’inizio.
Corse verso il cortile, cercando di scacciarla, con il terrore che si sarebbe trasformata.
Infine, andò a smettere addosso a Stiles.
-Ehi, stai bene?- le chiese, prendendole le spalle.
Wendy si guardò le mani dalle quale erano venuti fuori gli artigli senza che avesse voluto.- Cazzo.- bofonchiò, nascondendosela nella tasca.
-Sta succedendo anche a te, vero? Qualcosa di strano.- continuò Stiles. -E’ per quello che abbiamo fatto col Nemeton, ne sono sicuro.-
Wendy iniziò seriamente a preoccuparsi.- Troviamo Allison.-
-Senti, dobbiamo parlare di quello che abbiamo visto nel bosco l’altra sera?-
-Peter è innocuo da Beta e per di più nessuno lo vede da giorni.- affermò Wendy.
La ragazza era all’inizio del corridoio, che fissava la porta d’entrata.
Wendy le mise una mano sulla spalla, facendola sobbalzare.- Allison?-
Allison si guardò intorno, piuttosto spaesata.- Che è successo?-
-Non lo so, diccelo tu.- intervenne Stiles.
-I-io ero all’obitorio…Mi hanno fatto vedere il cadavere di Kate, ma lei si è rialzata e ha cercato di uccidermi.- raccontò Allison.
-Sta succedendo a tutti voi.- esclamò Lydia.
In realtà non sapevano bene come comportarsi, nemmeno avevano capito cosa stesse succedendo.
-D’accordo, per ora cerchiamo di aiutarci a vicenda.- aggiunse Stiles.
-Ora non sono più io la pazza.- commentò Lydia, infine.
***
Nel pomeriggio, Stiles, Wendy ed Angelica passarono alla centrale di polizia: tutta la famiglia sarebbe andata a trovare la tomba di Claudia, la madre di Stiles.
-L’ultima volta che le abbiamo messo un vaso di fiori del genere, qualcuno se l’è rubato. 100 dollari sprecati.- commentò Stiles, mettendo sul tavolo una composizione di fiori. -Non ti dispiace se ho portato anche Angelica, vero? Dopotutto, era sua nonna…-
Angelica sorrise timidamente e lo salutò con la mano.
-No, certo che no.- rispose lo sceriffo, sorridendole.- Ma dovete darmi un po' di tempo…E’ difficile rendersi conto di avere una nipote già diciassettenne.-
Wendy annuì.- Lo capiamo.- gli disse, osservando tutte le scartoffie che aveva sul tavolo.- Cos’è tutta questa roba?-
-Stavo tirando fuori vecchi casi irrisolti per vedere se centrassero qualcosa col sovrannaturale.- rispose l’uomo, porgendole la foto di una bambina.- Ce n’è uno che mi tormenta: circa 8 anni fa, ci chiamarono per un incidente d’auto nella foresta: erano morte una madre e le sue due figlie. Il copro della bambina di 9 anni, Malia, non fu mai trovato…-spiegò.- Sul corpo del resto della famiglia vennero trovate dei morsi…Ho detto al padre che era stato solo un incidente, ma ora che ci ripenso, potrebbe non esserlo stato.-
-Credi che l’abbia presa un lupo mannaro?- chiese Wendy.
-Probabile: indovina cosa c’era quella sera.- disse lo sceriffo, porgendole il fascicolo.
Wendy lesse sul foglio.- La luna piena.-
Proseguirono al cimitero ed Angelica posò i fiori davanti alla tomba.- Com’è morta? Se posso chiedere…-
Stiles e suo padre assunsero un’espressione cupa.
-Era malata…Io ero appena diventato sceriffo e quella sera venni chiamato per un tamponamento.- raccontò lo sceriffo.- L’ambulanza era in ritardo, io stavo tenendo la mano alla donna che guidava, stava per morire…Mi ricordo che mi sussurrò: Va da lei. Mi sono detto che non era possibile, che quella donna non potesse sapere che mia moglie stava per morire. Così…Arrivai in ospedale quando era ormai troppo tardi. Stiles era in sala d’attesa con la testa fra le mani…Lui ha visto morire sua madre ed io no…Se solo le avessi creduto.-
Ad Angelica vennero i brividi.- Wow.-
-Non riuscivo a credere che tu fossi davvero mia nipote, ma in realtà tu le somigli molto…-
Era la prima volta che Angelica si strinse a suo nonno e finalmente si sentì in famiglia.
***
Il giorno dopo, ci fu la prima lezione di storia dopo che la Blake era sparita.
Wendy andò al suo armadietto con Allison per prendere il libro.
-Ieri sono andata nel bosco insieme a Lydia per provare con l’arco, l’ho quasi uccisa!- spiegò Allison.- Ho visto Kate correre per gli alberi! Sei sicuro che non sia tutto reale?-
-Non lo so, oggi pomeriggio io e Stiles andremo da Deaton, magari lui può dirci qualcosa.- le disse Wendy.
D’un tratto, Allison la guardò preoccupata.- Wendy, i tuoi occhi…!-
-Che hanno?-
-Stanno brillando!- esclamò Allison, guardandosi intorno per controllare che nessuno l’avesse vista.
Wendy cercò di aprire e chiudere gli occhi, ma il rosso non se ne andava.- Non riesco a controllarlo!-
Allison la spinse in un’aula vuota, mentre le comparvero anche le zanne e gli artigli.
-Stiles, hai bisogno della tua ancora!- commentò Allison, chiamandolo in fretta al telefono.
Stiles corse dentro la stanza e le prese il viso fra le mani.- Ehi, va tutto bene, sono qui!-
Il battito di Wendy accelerò, si sentiva sempre peggio.- Non funziona!- bofonchiò, infilzandosi le unghie nei palmi delle mani fino a farsi sanguinare.
Poco dopo, le zanne scomparvero.
-Come hai fatto?- le domandò Stiles.
-Il dolore ti rende umano.- mugugnò Wendy, col fiatone.
-Wendy, non è solo nelle nostre teste, io credo che sia reale.- commentò Stiles.- Faccio degli incubi dove devo urlare per svegliarmi e non so nemmeno se sono sveglio, poi. Sai, nei sogni non riesci a leggere…E sono due giorni che non riesco a mettere in ordine le lettere.-
-Neanche adesso?-
Stiles alzò lo sguardo sulla lavagna.- Sì.-

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Capitolo 2
*** When the door is not a door? ***


-Voglio che vieni a dormire da me, così ci sentiremo entrambe più al sicuro.- disse Wendy ad Allison, mentre si avviavano in aule diverse.
-Non credo che sia una buona idea.- commentò lei, arrossendo.
-Ally, lo so che dici sempre di potertela cavare da sola…-
-Non è questo, è che…- aggiunse lei, grattandosi la testa.- Io e Scott ci siamo lasciati.-
Wendy sgranò gli occhi.- Cosa?! E quando?!-
-Dalla settimana scorsa…-
-E perché non me lo hai detto?!-
-Perché è tuo fratello, saresti stata sicuramente dalla sua parte!-
Lei alzò un sopracciglio.- Dipende che cosa ha fatto.-
La campanella suonò in quel momento.- Poi ti racconto.-
Wendy si avviò in aula, sedendosi dietro al fratello, guardandolo piuttosto male.
Scott si sentì osservato.- Perché ho l’impressione di aver fatto qualcosa di male?-
-Che cosa hai fatto ad Allison?!-
-Non ho fatto niente ad Allison!- sussurrò Scott, mentre il professore entrò.
-Salve, sono il nuovo professore di storia, il signor Yukimura.- esordì l’uomo asiatico.- Non credo che tutti conosciate mia figlia, dato che non ha ancora portato a casa nessun amico. E’ quella lì.- continuò, indicando una ragazza in fondo alla stanza.
Era asiatica, molto carina, con una lunga chioma di capelli neri.
Si coprì il viso quando tutti si voltarono a fissarla, anche Scott.
Wendy notò il suo sguardo e gli diede una pacca sulla spalla.- Smettila di guardarla!- esclamò, prima di tornare a notare la propria ombra.
La sua testa risultava enorme e la sua bocca piena di denti aguzzi.
Prese un bel respiro e cercò di far finta di niente: dovevano assolutamente parlare con Deaton.
***
-E’ sicuramente legato a quello che avete fatto col Nemeton.- affermò il veterinario.- Il vostro subconscio vi sta dicendo che nelle vostre menti c’è qualcosa di sbagliato.-
-Beh, c’è un modo per dire al mio subconscio di parlarmi in una lingua che conosco?- borbottò Stiles.
-Che intendi?-
-Stanotte ho fatto un sogno, dove i ragazzi in aula mi fissavano e mi dicevano qualcosa con la lingua dei segni.-
-Ho studiato qualcosa, ti ricordi quali erano i gesti?-
-Qualcosa tipo…- Stiles fece roteare l’indice sinistro intorno a quello destro, poi mise le mani l’una accanto all’altra, alzando due volte a destra.- E poi c’era anche…- continuò, avvicinando il pollice al mento.
-Quando una porta non è una porta.- affermò il veterinario.
-Quando è socchiusa.- intervenne Wendy.
-E’ l’effetto del sacrificio: siete morti e poi tornati in vita, la vostra mente ora si trova in una specie di limbo. Dobbiamo assolutamente chiudere quella porta.-
Quando uscirono dalla clinica, trovarono l’auto dello sceriffo.
-Papà, che ci fai qui?- gli chiese Stiles.
-Ho bisogno del tuo aiuto, Wendy. Io credo che Malia sia da qualche parte a Beacon Hills, puoi rintracciarla?-
Allo sceriffo pareva stare molto a cuore quel caso.- Posso provarci, sì, annusando qualcosa di suo.-
Così, il giorno successivo, mentre lo sceriffo dovette per forza avvisare il signor Tate che c’era la possibilità che non si fosse trattato di un incidente, Stiles e Wendy entrarono dalla porta sul retro nella cameretta delle due sorelle.
Stiles fece una foto ad una cornice che c’era su un comodino e poi iniziò a passare a Wendy dei peluche per odorarli.
Lei scosse la testa.- Non sento niente, solo l’odore di un animale.-
-Che animale?-
Nello stesso istante, un rottweiler si presentò nella stanza, ringhiando ai due.
-Ehm…Quello.-
Il cane gli abbaio, facendo rumore e rischiando di farli scoprire.
-Sssh, cagnolino, buono.- ripeté Wendy.
Stiles la guardò alzando un sopracciglio.- Fai sul serio? Sei un Alfa!-
-Te l’ho detto, non lo controllo!-
-Ulisse, chiudi quella boccaccia!- gridò il signor Tate dalla cucina e il cane se ne andò.
Purtroppo, l’animale aveva contagiato qualsiasi cosa ci fosse nella cameretta, impedendo a Wendy di identificare l’odore di Malia.
Si sentiva un po' debole, in effetti, ma si infuriava subito non appena vedeva Scott parlare con la nuova ragazza, Kira.
-Ciao, mi chiamo Kira, ma credo che tu già questo lo sappia.- le disse. -Non ho potuto fare a meno di ascoltare quello che stavate dicendo l’altro giorno a pranzo, riguardo lo stare nel limbo, tra la vita e la morte, così ho fatto alcune ricerche…Le ho anche stampate.- spiegò, mentre Wendy si sedette con sguardo accigliato al banco accanto a loro.
Kira però non trovava il fascicolo nello zaino.- E’ strano, l’ho messo qui.-
-Non c’era bisogno che ti disturbassi.- commentò Scott.
-Nah, tranquillo, ci ho messo solo due ore.-
Wendy assottigliò gli occhi, fissandola.- Allora non c’era proprio bisogno.- puntualizzò.
-Kira, hai dimenticato la ricerca per quel ragazzo che ti piace.- intervenne suo padre.
Wendy rise sotto i baffi, Kira rimase a bocca aperta e Scott arrossì.
Forse dopo quella brutta figura, non gli avrebbe più finalmente parlato.
-Allora, oggi ho una lettura molto interessante da proporvi.- esordì l’insegnante, poggiandosi alla cattedra con un libro.- Qualcuno che vuole venire a leggere?- domandò, ma non ci furono volontari.- Signor Stilinski, si offre volontario?-
-Potrebbe chiamare qualcun altro?- balbettò Stiles.
Wendy sapeva bene che avesse ancora dei problemi a leggere.- Vengo io, prof.-
-Grazie signorina McCall, ma vorrei che il signor Stilinski partecipasse alla lezione come tutti.- replicò Yukimura.
Quindi Stiles fu costretto ad alzarsi e quando tentò di leggere, sembrò come se le lettere fossero scombinate e, addirittura, piovessero dal foglio fino ad uscire dal libro.
Gli venne una terribile nausea, iniziò a sudare freddo e Wendy sentì il suo cuore accelerare.
-Credo che dovrei portarlo in infermeria.- disse al professore, conducendolo fuori, fino agli spogliatoi maschili. -E’ un attacco di panico?-
Stiles respirò a fatica, attaccandosi al lavello.- No, non lo so…E’-E’- solo un sogno.-
-No Stiles, riconosco un attacco di panico. Ti giuro, non è un sogno, è tutto vero.- affermò Wendy.
-Svegliati Stiles, svegliati!- continuò a gridare, dandosi forti pacche sulla nuca.
La situazione stava degenerando: in fretta, Wendy gli prese il viso fra le mani e poggiò le labbra sulle sue per alcuni secondi, fin che il suo cuore non rallentò i battiti.
-Come hai fatto?- le sussurrò, con un ultima gocciolina di sudore che gli cadeva dalla fronte.
Wendy non stava così vicino a Stiles da tempo.- Trattenere il fiato ferma l’attacco di panico.- rispose, facendo un sorriso malinconico.- Me lo ha insegnato Jackson.-
Stiles strusciò sul muro e si sedette a terra.- Non posso continuare ad andare avanti così…Allison continua a vedere la sua zia morta e tu non controlli la tua trasformazione.- affermò, mettendosi la testa fra le mani.- Così non possiamo aiutare nessuno.-
Wendy si sedette davanti a lui, prendendogli le mani.- Troveremo una soluzione, vedrai.-

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Capitolo 3
*** Sherlock and Watson. ***


Quando Stiles tornò a casa da scuola, vide Derek mettersi la giacca come se stesse partendo per chissà dove.
-Dove vai?- gli chiese il ragazzo, confuso.
-Vado a cercare Peter.- affermò Derek, senza tante spiegazioni.
-Cosa? Adesso che ho più bisogno di te, parti, te ne vai?-
Derek evitava perfino il suo sguardo.- Stiles…Hai deciso di fare questa cosa e adesso ne stai pagando le conseguenze…Io non ho idea di come aiutarti, non posso aiutarti.-
A Stiles sembrava tutt’altra persona.
-Credo sia meglio che ti rivolga a Wendy.- aggiunse Derek.
-Ma io non sto con Wendy, sto con te!-
-Ascolta: Peter non scompare mai senza una ragione, deve esserci di mezzo qualcosa.- continuò il lupo, prendendogli il viso fra le mani.- Tornerò, te lo prometto, ti amo.-
Stiles cercò di credere alle sue parole.- Anche io.-
Infine, gli diede un bacio a stampo e se ne andò.
-Quindi siamo solo io, te ed Angelica.- intervenne Isaac, fissandolo nel frattempo che spezzava una carota per mettersela in bocca.
Stiles sospirò.- Oh, perfetto.-
 
Anche Wendy trovò delle sorprese quando tornò a casa: suo padre continuava a volerle parlare, ma lei lo ignorava completamente.
Così, si presentò a cena.
Varcata la porta, suo fratello, sua madre e suo padre la fissarono seduti a tavola.
-Wendy.- le disse suo padre.
La ragazza sbuffò, sedendosi davanti a lui.- Rafael.-
-Capisco che tu non voglia chiamarmi papà..-
-Sarebbe il minimo.- affermò Wendy, mettendosi un broccolo in bocca. -Ma che diamine ci fai ancora qui?-
-Sono ancora qui perché lo sceriffo Stilinski non riesce a fare bene il suo lavoro.-
Wendy lo guardò male, iniziando a graffiare il tavolo con le sue unghie da Alfa.- Lo sceriffo è bravissimo.-
-Wendy, io mi sono precipitato qui quando sapevo che eri guarita dalla tua malattia.- ribatté il padre.
-E te ne sei andato non appena hai saputo che sarei morta!-
-Non sarei stato in grado di guardarti negli occhi.- mormorò Rafael, abbassando lo sguardo.
-Bene, ora sono qui, guardami.-
Ma egli non alzò lo sguardo.
-Sei un codardo e lo rimarrai sempre.-
Tutto d’un tratto, Wendy sentì le zanne sul palato e si coprì in fretta la bocca.
Melissa notò che si stava trasformando.- Ci siamo dimenticate di lavarci le mani, andiamo in bagno.- disse, cercando di sembrare normale, spingendola in bagno. -Che c’è? Che ti prende?-
-Non lo so, non lo controllo.- balbettò Wendy, cercando di reprimere la trasformazione.
-Trova il tuo punto fermo.- esclamò Melissa, stringendole il braccio.
-Stiles era il mio punto fermo, ma da quando ci siamo lasciati, non so, qualcosa è cambiato.- spiegò, con gli occhi che le brillavano di rosso.
-Allora devi essere tu stessa la tua ancora Wendy, puoi farcela.-
Wendy ascoltò la sua voce, prese un bel respiro e strinse i pugni, fin che le zanne non scomparvero.
-Tesoro…-esordì Melissa, guardandola negli occhi.- Adesso ti dirò una cosa alla quale non crede nessun adolescente: ti innamorerai di nuovo e sarà bellissimo e doloroso, forse, ma stupendo come la prima volta.-
Wendy non riusciva ad immaginare di innamorarsi di qualcuno che non fosse Stiles.- Non è il mio caso, mamma…Stiles è…E’ tutto per me.-
-D’accordo, allora da questo momento in poi, dovrai essere tu il tuo punto fermo.-
Il discorso di Melissa l’aveva incoraggiata a fidarsi di più di se stessa, invece che degli altri: perciò, dopo cena, prese una torcia da campeggio e si diresse da Stiles.- Io e te, stanotte, cerchiamo Malia.-
***
Tornare nel bosco di sera, con Wendy ed una torcia, fece ricordare a Stiles quella volta in cui uscirono per andare a cercare il mezzo cadavere di Laura Hale.
-Che deja-vu, almeno adesso ho un licantropo che mi protegge se qualcosa mi attacca.- commentò Stiles.
-A proposito di quella sera…- esordì Wendy, dandogli una pacca sul collo.
-Ahi e questo perché?!-
-Per aver lasciato me e Scott da soli! E’ anche un po' colpa tua se Peter ci ha morsi!- esclamò Wendy, facendo luce tra le sterpaglie.
-Okay, va bene, me lo meritavo.- replicò Stiles.- Mi mancava fare Sherlock e Watson.-
-Non eravamo Batman e Robin?-
-Io e Scott siamo Batman e Robin.-
-D’accordo, tu sei Watson.-
-Perché devo fare io Watson?-
Wendy indicò con la luce una macchina vecchia e rovesciata.- Perché ho trovato il luogo dell’incidente con l’odore.-
Stiles roteò gli occhi.- Non vale se hai i sensi acuti.-
La macchina dell’incidente non era stata rimossa e vicino allo sportello, trovarono una bambola rovinata, sporca e con un occhio solo.
Non appena Wendy la toccò, prese a parlare.
Ho fame.
Stiles e Wendy sobbalzarono per lo spavento.
-Piccola bambolina indemoniata!- esclamò Stiles.- Credo di aver avuto un infarto.-
Successivamente, si udì un ringhio.
Stiles si guardò intorno.- Dimmi che è la bambola.-
Successivamente, Wendy vide chiaramente sfrecciare qualcosa tra gli alberi.- No, resta qui!-
Prese a correre dietro di esso: capì che era un animale, ma era troppo piccolo per essere un lupo.
Saltò una corteccia d’albero caduta e le si postò davanti: era un coyote.
Esso le ringhiò e Wendy fece apparire per un attimo gli occhi rossi.
Anche quelli dell’animale si illuminarono di azzurro e l’istinto di Wendy le diceva anche un’altra cosa.- Malia?-
Il coyote abbassò le orecchie e scappò via.
Non era un normale coyote, ma un coyote mannaro.
Wendy si accorse poi di aver lasciato da solo Stiles e corse indietro, fin che i due non si incrociarono, spaventandosi da soli e dandosi quasi una testata l’un l’altro.
Stiles l’afferrò, facendo cadere la torcia e la guardò negli occhi col fiatone.
-Ho trovato qualcosa.- mormorò Wendy, arrossendo.
-Anche io.-
Stiles la condusse in un piccolo squarcio tra due rocce, dove c’era un giubbotto azzurro e un vecchio peluche.
-E’ di Malia,  lo indossa nella foto, questa è la sua tana.-
Wendy annuì.- Sì, l’ho incontrata poco fa. Io credo che lei fosse un coyote mannaro…L’incidente è avvenuto durante la luna piena, lei si è trasformata e…Penso che abbia ucciso sua madre e sua sorella... La cosa l’ha talmente sconvolta che è rimasta nella sua forma animale.- spiegò.
Ovviamente nessuno, oltre allo sceriffo, avrebbe creduto alla loro versione.
Nemmeno il signor Tate che, anzi, crebbe che il coyote avesse ucciso la sua famiglia e iniziò a piazzare trappole per tutto il bosco.

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Capitolo 4
*** Surrender. ***


Dato che Wendy non riusciva a controllare la propria trasformazione, non sarebbe nemmeno riuscita a spingere Malia a ritrasformarsi in umana.
Perciò, organizzarono un piano B insieme al resto del gruppo e Deaton.
-Questo è un tranquillamente per cavalli, dovrebbe funzionare anche per lei.- esordì l’uomo, mettendo sul tavolo tre fialette.- Ma dovrete avere una mira precisa.-
-Lo chiederemo ad Allison.- aggiunse Wendy.
-Come spingerete Malia a tornare normale? Serve un’Alfa.-
-Io non ci riesco, dobbiamo chiederlo a qualcun altro.-
-Ci serve un altro Alfa che sa fare cose da Alfa.- commentò Stiles.
-Derek?-
Stiles abbassò lo sguardo.- Non risponde alle chiamate.-
Wendy lo guardò confusa.- Avete litigato?-
-In un certo senso…Beh, ha preferito andare a cercare il suo zio odioso invece di restare ad aiutarmi.- borbottò il ragazzo. -Potremmo chiedere ai gemelli.-
-Non sono più Alfa, dopo che Jennifer li ha quasi uccisi, sono tornati ad essere Omega.- puntualizzò Deaton.
-Ma magari sanno qualcosa, anche se nessuno li vede da un bel po'…-
Wendy ridacchiò.- Non tutti.-
Dopo che Aiden aveva fatto un buco nell’acqua, chiedendo di uscire a Wendy, Lydia si era fatta avanti e i due si vedevano da un po'.
Lei, Wendy e Stiles si avviarono la sera al campo di LaCrosse, ma non c’era anima viva.
-Ha detto che ci saremo visti qui.- disse Lydia.
Improvvisamente, Ethan apparve dal nulla e diede un calcio sullo stomaco a Wendy, facendola cadere sul prato.
-Non mi piace picchiare le donne, Ethan, devi farlo tu.- esclamò Aiden.
Aiden la prese da dietro, alzandola ed Ethan le diede un pugno sul viso.
-Siete qui per farmi il culo?!- gridò Wendy, cercando di liberarsi.
-Siamo qui per farti cedere.- rispose Ethan, dandogliene un altro.
-Per essere un’Alfa devi ruggire come un Alfa! E per ruggire abbastanza potente, devi essere abbastanza arrabbiata!- continuò Ethan, spingendola a terra.
-Ma prima di tutto devi abbandonarti, non ribellarti. Poi, dovrai far uscire tutta la rabbia che hai dentro.- spiegò Aiden, dandole un calcio sullo stomaco che le fece sputare sangue.
Wendy voltò lo sguardo verso Stiles che, invece, non riusciva a guardare come la malmenassero.
E mentre Ethan le graffiava il petto, Wendy ripensò a quando aveva scoperto lui e Derek insieme, quando aveva stretto a se la maglia di LaCrosse di Jackson e della furia provata verso Kali quando aveva preso in ostaggio sua figlia.
La rabbia le crebbe dentro: voltò la testa per evitare un pugno da Ethan e, non appena ci riprovò, glielo strinse tra le mani mentre si rialzava lentamente.
Gli stritolò la mano e successivamente, quando Aiden provò ad attaccarla da dietro, gli ruggì con delle lunghe zanne e gli occhi completamente rossi.
Aiden le si inginocchiò davanti, annuendo.- E’ proprio questo che intendevo.-
Ethan si rialzò, sistemandosi la mano.- Ma devi stare attenta a dosare la rabbia.-
-Sennò che succede?- domandò lei, pulendosi il sangue.
I due gemelli si guardarono e risposero all’unisono.- Diventi Peter.-
***
Una volta capito come ruggire da vero Alfa, Stiles, Wendy, Allison ed Isaac andarono nella foresta con un fucile d’assalto, pronti ad addormentare Malia.
Ma non sapevano che in giro c’era anche il signor Tate, che stava postando delle trappole per catturare il coyote.
Wendy la rivide sfrecciare tra gli alberi e la seguì.
Isaac ed Allison corsero dall’altro lato per tenderle un agguato, fin che il licantropo non finì in una trappola col piede, gridando a squarciagola.
Wendy osservò la scena e lasciò che Malia andasse via. -Oddio, Isaac!-
-Va, me la caverò.- le disse, col sudore che gli cadeva dalla fronte.
-Ragazzi, ragazzi, guardate!- intervenne Stiles, indicando il signor Tate, poco più in là, con un fucile in mano.
-La ucciderà!-
-Addormentalo!- consigliò Stiles.
Allison mise una delle fiale nel suo fucile e poi guardò nel mirino, puntando all’uomo, ma d’un tratto, la sua mano prese a tremare.- M-mi dispiace, non ci riesco.-
Stiles le prese il fucile dalle mani, mentre i suoi occhi si colorarono completamente di nero.
Non gli servì nemmeno guardare nel mirino, che colpì il signor Tate alla spalla col tranquillante.
-Grande, riprendiamo Malia!- continuò Wendy.
-Sei riuscita a localizzare il suo odore?- domandò Stiles.
-Sì…E’ pipì.-
Anche se Stiles non riusciva a starle dietro, Wendy rincorse il coyote.
Ma poi, anche lei, finì col piede dritto in una trappola.
Fortunatamente, questa volta, non si innescò: ma se si fosse mossa, le avrebbe tranciato la gamba.
-Cazzo.- borbottò Stiles, mettendosi le mani nei capelli.
-Stiles, le istruzioni.-
-Le istruzioni?!-
-Devono esserci per forza, gli animali non sanno leggere!-
-Okay, d’accordo, cerca di non muoverti.- le disse Stiles, accovacciandosi sulla trappola.
In effetti, attaccato al ferro, c’era una targhetta.
Stiles si sforzò di leggere, ma le lettere gli apparivano tutte scomposte.- Abbiamo un problema…Non riesco a leggere nemmeno io.-
Wendy prese un bel respiro per mantenere la calma.- Okay, senti, tu non hai bisogno delle istruzioni, perché tu sei quello intelligente del gruppo. Ti ricordi quando avevamo 8 anni, che per il tuo compleanno tuo padre ti regalò il Monopoly?-
Stiles sorrise appena.- Perché dicevo che tutti gli altri giochi da tavolo che avevo erano stupidi.-
-Esatto e sei riuscito a capire da solo che lo scopo del gioco doveva essere mandare in bancarotta tutti gli altri giocatori? Tu sei QUELLO intelligente.-
Stiles osservò bene come fosse fatta la trappola e coperta dalle foglie, vide una manopola collegata a varie componenti.
Non sapeva bene quello che stava facendo, ma girò la manopola e con uno scatto, Wendy saltò in avanti, aggrappandosi a lui, fino a finire faccia a faccia.
-Dobbiamo smetterla di incontrarci così.- mormorò Wendy, ad un passo dalle sue labbra.
Stiles sorrise leggermente, arrossendo.- Direi di sì.-
In quel preciso istante, Wendy localizzò il coyote che correva nella direzione dell’incidente.- Torna alla macchina.-
Stiles ci rifletté su, prendendo la foto che aveva fatto.- La bambola, ma certo! Guarda: nella foto non la tiene Malia, ma la sorella.-
Wendy capì.- E’ come mettere i fiori su una tomba.-
Prima di perderla, Wendy le corse dietro: con un sol balzo, le si postò davanti, tagliandole la strada e come aveva fatto la sera prima, le ruggì, facendo brillare gli occhi.
Anche quelli di Isaac brillarono: Wendy era ormai diventata il suo Alfa e riuscì a trovare la forza dentro di lui per distruggere la trappola attorno alla caviglia.
L’animale si accovacciò a terra e in pochi istanti, divenne una ragazza.
Alzò lo sguardo con i capelli scompigliati e la pelle nuda, guardandosi attorno molto spaesata.
Wendy le si avvicinò lentamente, togliendosi la giacca per coprirla.- Ciao…Andrà tutto bene.- le disse sorridendole.
Una volta chiamato lo sceriffo e datole dei vestiti, l’uomo la portò da suo padre.
Stiles e Wendy, dalla macchina dello sceriffo, osservarono i due abbracciarsi.
-Ottimo lavoro, Sherlock.- commentò Wendy.
Stiles sorrise.- Elementare, Watson.-

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Capitolo 5
*** I’m the hot girl. ***


Melissa e lo sceriffo Stilinski sapevano ormai che su Beacon Hills c’era un’ombra di sovrannaturale e vedevano il mondo in maniera diversa.
Soprattutto quando, quella sera, giunse in ospedale un uomo molto pericoloso, che era stato arrestato tempo prima per aver fatto esplodere un autobus e ucciso vari adolescenti.
Era stato rinchiuso nel manicomio di Eichen House, ma aveva bisogno di un’operazione.
Proprio durante di essa, non solo i dottori avevano trovato all’interno del suo corpo una strana sacca che racchiudeva un gruppo di mosche, ma era anche riuscito a scappare.
 
Il giorno dopo, quando Wendy parcheggiò la macchina, notò anche le moto di Aiden ed Ethan.
-Tornerete a scuola?- gli domandò.
-Probabilmente sì, ma non è il motivo per cui siamo qui.- rispose Aiden.
-Ci serve un Alfa, adesso siamo Omega e non vogliamo tornare ad essere le puttane del gruppo.- continuò Ethan.
-Datemi un solo motivo per il quale dovremmo accogliervi.- intervenne Stiles, presentandosi come il buttafuori di una discoteca.
-Già, non ci fidiamo affatto di voi.- affermò Isaac.
Wendy li guardò entrambi con le sopracciglia alzate.- Grazie, Cip e Ciop, ma penso di sapermela cavare da sola.- gli disse, afferrando poi il mento dei due gemelli studiando le loro facce.- Comunque, hanno ragione, non mi fido molto di voi due. Ci penserò.-
Stiles li fulminò con lo sguardo mentre entravano dentro e osservò quello di Aiden.- Le stai davvero fissando il sedere?!-
Aiden sospirò.- Tieni a bada il tuo barboncino!-
-Stiles, so quello che faccio.- gli disse Wendy.
-Sì, ma devi stare attenta, capisci? Adesso sei l’Alfa, sei tipo la ragazza sexy che tutti vorrebbero.-
Wendy arrossì.- Io sarei cosa?-
-Esatto.- confermò l’altro, entrando in classe.
Lei si ritrovò un po' confusa.- Sono una ragazza sexy.-
-Sì, lo sei.- aggiunse Isaac.
-Figo.-
Prima di entrare in classe, Wendy sentì parlare Kira e suo padre nel parcheggio, che discutevano del fatto che la ragazza non riuscisse a farsi molti amici dopo il trasferimento.
Sentendo il suo tono di voce, a Wendy quasi dispiacque aver pensato male di lei.
Era arrivato Halloween e il giorno cadeva sempre il giorno del compleanno del coach, tant’è che gli atleti gli facevano sempre esilaranti scherzi.
-Molto divertente!- esclamò, chiudendo con forza la porta.- Togliere le viti a tutti ciò che avevo appeso al muro nel mio ufficio…Esilarante.-
Wendy notò Stiles e Scott che si davano il cinque con complicità.
Oltre a loro, anche Lydia che, al suo banco, agitava la mano.
-Ehi, che hai?- le sussurrò.
-C’è un insetto.- mormorò lei, sospirando.
Usciti dall’aula, la scuola era stata completamente invasa da poliziotti: lo sceriffo Stilinski e anche il padre di Wendy.
-Papà, che succede?- gli domandò Stiles.
-Non dirlo a nessuno, non vogliamo allarmare troppo gli studenti. Ieri sera, William Burrow è scappato dall’ospedale con un’ambulanza e crediamo che sia proprio all’interno della scuola.- spiegò egli.
Stiles sgranò gli occhi.- William Burrow? Intendi QUEL William Burrow, l’ingegnere che ha fatto esplodere il bus?-
-Proprio lui: durante un’operazione gli hanno trovato all’interno del corpo una sacca piene di mosche e ha affermato di aver fatto quello che ha fatto perché ha visto gli occhi di quei ragazzi brillare.-
Burrow aveva sicuramente visto dei licantropi.
-Mosche…E’ quello che sento da tutta la mattina.- intervenne Lydia. -Io credo che sia qui.-
-Allora dividiamoci e cerchiamolo prima che faccia del male a qualcuno.- esclamò Wendy, fermando i gemelli per il corridoio.- Mi serve il vostro aiuto: uno psicopatico fuggitivo si aggira per questi corridoi.-
-E cosa avremo in cambio?- domandò Ethan, incrociando le braccia.
-Un bel pugno che ti spaccherà i denti.- ringhiò Isaac.
Wendy lo fermò prima che lo facesse davvero.- Entrerete a far parte del branco.-
I gemelli fecero un cenno con la testa e iniziarono le ricerche nel seminterrato.
-Mamma, io che faccio?- chiese Angelica.
-Va a casa, non voglio che resti qui.-
-Ma mamma..!-
-Va a casa, è pericoloso!-
Angelica sbuffò.- A che serve essere un licantropo se non do una mano?- ripeté tra se e se.
Isaac e Wendy si diressero al campo di LaCrosse, ma non sentivano alcun odore.
-Quindi ci fidiamo di loro, adesso?- le chiese Isaac.
-No, voglio aiutarli, ma ancora non mi fido. Li terrò d’occhio Isaac, sta tranquillo.- replicò lei.
-Voglio solo proteggerti.-
Wendy lo guardò con un leggero sorriso.- Se non fossi gay, io e te saremo già andati al letto insieme.-
Dopo una risata, entrambi sentirono l’allarme antincendio suonare.
Tutti si riunirono di nuovo in corridoio.
-Che è successo?-
-Scusate, avevo paura, Borrow aveva detto di star cercando dei ragazzi con gli occhi che brillano.- spiegò Stiles.
-Comunque nel seminterrato non c’era nessuno.- disse Ethan.
-Nemmeno al campo o in qualsiasi altro posto.- confermò Wendy.
-Ma io sento le mosche, le sento ancora, deve essere qui.- insistette Lydia.
Non sempre le sue previsioni erano chiare, ma Wendy cercò di rassicurarla.- Ehi, io ti credo, ma magari questa volta ti sei solo sbagliata.- le disse, mettendole una mano sulle spalle.
 
Di ritorno a casa, Angelica aprì la porta scorrevole e vide Derek e Peter.
-Ragazzi, ma dove eravate finiti?!- esclamò, correndo ad abbracciare Derek.- Eravamo preoccupati.- continuò, facendolo anche con Peter.
Lo zio Hale ne fu sorpreso.- Ah sì?-
-Certo, dove siete stati?-
-E’ una lunga storia: tutto, per questo.- rispose Derek, mostrandole un contenitore in legno, con una triscele disegnata sul bordo.- Dopo l’incendio, è tutto ciò che rimane di mia madre.-
All’interno di esso, c’erano cinque artigli.
Gli artigli di Talia Hale.
-Devo chiederle delle cose, mi darai una mano?-
Angelica si sentiva finalmente utile.- Sì!-
-Sei sicuro Derek? Se qualcosa va storto, chi lo dirà a mammina e a papino?- commentò Peter.
-Mammina e papino non lo sapranno: è una cosa che deve rimanere tra noi, chiaro?-
Angelica annuì con entusiasmo.- Uh, è la prima volta che faccio la ribelle!-
-Io ho già dato.- aggiunse Peter, facendo vedere la mano alla quale mancava mezzo dito.
La ragazza ne fu disgustata.- Oh mio Dio, ma che tu è successo? C-Credo che vomiterò.-
Derek rimise le unghie nel contenitore e gliele porse.- Metti la mano.-
In un attimo, Angelica si ritrovò le unghie di Talia al posto delle proprie.- Forte! E ora?-
Successivamente, Derek si sedette, dandole le spalle.- Infilzami il collo.-

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Capitolo 6
*** Yukimura’s family. ***


Gli studenti vennero mandati tutti a casa e mentre Wendy si dirigeva alla macchina, notò Kira che non riusciva a tirare fuori la bicicletta, che si era incastrata nel parcheggio.
Le faceva un po' pena, così decise di aiutarla.
-Ti do una mano.- le disse, afferrando il sellino e disincastrandola con forza, forse troppa, dato che se lo ritrovò in mano.- Oh cazzo, scusa!-
-Il mio sellino…- balbettò Kira, sgranando gli occhi.
-M-mi dispiace tanto, ti do un passaggio a casa?-
Wendy era così in imbarazzo che non riuscì a parlarle per tutto il viaggio.
Entrate in casa, il professore di storia la guardò sorpreso.- Ciao Wendy, a cosa dobbiamo l’onore?-
-Ehm, mi spiace signor Yukimura, credo di aver accidentalmente rotto la bici a Kira.- balbettò lei, arrossendo.
-Oh, non ti preoccupare, quella bici girava da quando ero giovane io, ne compreremo una nuova.- affermò l’uomo. -Ti fermi a cena?-
-N-No papà, Wendy avrà sicuramente da fare.- balbettò Kira.
Wendy capì che avesse risposto così perché pensava che non le piacesse affatto, ma voleva farle cambiare idea.- Volentieri, se non disturbo.-
Il broncio di Kira si trasformò in un piccolo sorriso contento.
 
Tornato da scuola, Stiles si rinchiuse in camera, lanciando lo zaino sul letto.
-Ahi.-
Non si era accorto di averlo lanciato contro Derek e sobbalzò accorgendosi di lui.- Cristo, quando sei ricomparso?-
-Stamattina mentre eri a scuola.- gli rispose, con un sorrisetto affascinante.
-Oh, non farmi quegli occhioni da cucciolo smarrito perché sono ancora incazzato.- borbottò il ragazzo, tirando fuori da un cassetto dei fili colorati.
Dietro l’armadio, Stiles aveva messo una lavagnetta con varie foto collegate con del filo rosso.
-Che cos’è?- gli domandò Derek.
-Una cosa mia.- rispose Stiles, aggiungendo la foto di Burrow: era convinto che Lydia non si fosse sbagliata, dopotutto, era una specie di sensitiva.
-A che servono i fili?-
-Il giallo sta per: ci sono quasi, il rosso per i casi irrisolti e l’azzurro…E’ semplicemente carino.-
Derek fece un ghigno, sapendo che stesse alludendo all’azzurro dei propri occhi.
Si alzò e gli si mise dietro, iniziando a baciargli il collo lentamente.
Stiles sospirò.- Ti spiace? Sto cercando di concentrarmi.-
-In qualche modo devo farmi perdonare…- gli sussurrò il licantropo.
-Non credo, a meno che tu non abbia delle argomentazioni valide e non penso che la tua mente vuota possa lavorare, dato che il sangue ti va tutto ai muscoli.-
Derek ridacchiò e gli sbottonò i jeans, mettendo una mano all’interno dei boxer.
Il ragazzo rabbrividì.- O-Okay, magari queste sono delle argomentazioni valide.-
Ma, in quello stesso momento, a Stiles venne un’idea, guardando una foto della scuola.- Un attimo…Non abbiamo cercato nel laboratorio di chimica…Se ci fossero degli agenti chimici, il vostro naso non sentirebbe altro odore, vero?-
-Direi di sì.- confermò Derek.
-So dov’è!- affermò Stiles, correndo fuori dalla camera.
-Stiles! I pantaloni, cazzo!- esclamò Isaac, coprendosi gli occhi.
-S-Scusa!-
 
Wendy si sedette a tavola accanto a Kira e davanti i suoi genitori.
Il signor Yukimura portò un vassoio pieno di pesce crudo e riso, nelle sue varie forme.
-Hai mai assaggiato il sushi, Wendy?- le chiese sua madre, Noshiko.
-In realtà no, i miei genitori hanno origini messicane, perciò solo nachos e roba piccante, anche se io odio il peperoncino.- spiegò Wendy, cercando di capire come funzionassero le bacchette.
Kira le fece una specie di tutorial e fu come se tutta la tensione che c’era fra le due, si fosse volatilizzata.
La conversazione era molto scorrevole.
Wendy notò una spuma verde all’angolo del piatto e per cortesia se la mise in bocca.
Subito dopo, la sua lingua esplose.- Oddio…C-Che cos’è?-
Kira sgranò gli occhi.- Era Wasabi! Wendy, è piccante!-
Wendy bevve la sua acqua tutta d’un sorso e, imbarazzata, si alzò.- S-Scusate.-
Barcollò in bagno, quando le squillò il telefono.- Stiles, non è un buon momento.-
-Perché? Dove sei?-
-A casa di Kira, ho mangiato del wasabi, è piccante!- borbottò Wendy, passandosi la mano sulla lingua.
-Wendy lo sanno tutti che il wasabi è piccante!- esclamò Stiles, ma quando la sentì ringhiare dall’altra parte del telefono, cambiò argomento.- Ascolta, sono a scuola con Lydia, credo di sapere dove sia Burrow o comunque dov’è stato.-
-D’accordo, vi raggiungo.-
Attaccato il telefono, Kira bussò alla porta.
-Ehi, ti ho portato qualcosa da bere.- le disse, porgendole una lattina di soda.
-Oh, perfetto.-
Wendy la bevve tutta insieme e Kira la guardò meravigliata.
-Grazie per la cena Kira, ma adesso devo proprio scappare.-
Kira sembrò dispiaciuta.- Oh…E’ per quello che è successo?-
-Oh no..- rispose, sospirando.- Ascolta, so che abbiamo iniziato col piede sbagliato, ma era solo perché tu piacevi a mio fratello e lui è uscito da poco da una relazione con la mia migliore amica.-
Kira prese a gesticolare.- No, no, mio padre deve aver frainteso quando è venuto a portarmi la ricerca. A me non interessa Scott…-
Wendy la guardò confusa.- Ah no?-
-No, io sono…Ehm…Sono gay.-
L’altra si congelò, imbarrazzatissima.- Oh cazzo, mi dispiace un sacco! Sono un disastro! Ti ho pure rotto la bici!-
Kira scoppiò a ridere.- Non preoccuparti, è tutto okay. Ma se vorrai essere mia amica…Ti ringrazio.-
Ora Wendy la guardava sotto un nuovo aspetto.- Ma certo.-
 
Wendy prese la macchina e raggiunse Lydia e Stiles a scuola.
Entrarono dentro il laboratorio di chimica, dove, a terra, c’erano dei vetri e delle gocce di sangue.
-E’ stato qui.- affermò Stiles.
-Ha senso: riesco soltanto a sentire l’odore di questa roba.- commentò Wendy, facendo una smorfia. -Ma ora dov’è andato?-
Lydia notò qualcosa scritto sulla lavagna: qualcuno aveva scritto delle coppie di numeri.
-Che cosa sono?-
-Gli elementi della tavola periodica: potassio, iodio e radio.- rispose Lydia, prendendo il gessetto.
-E quali sono le lettere corrispondenti?- domandò Stiles.
Lydia scrisse le lettere accanto ai numeri: che fossero stati scritti da Burrow?
K I RA.
Wendy fece un verso di sorpresa.- Kira!-

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Capitolo 7
*** That fox on fire. ***


-E ora che si fa? Dove l’ha portata? Non ho nemmeno una cosa da odorare!- esclamò Wendy, battendo il piede per terra.
-A meno che…- intervenne Stiles, voltando lo sguardo verso Lydia.- Senti qualcosa?-
Lydia guardò a terra, concentrandosi.- No…Niente. Non capisco! Sono così confusa! Sento di avercelo sulla punta della lingua!- borbottò, tremando.- Vorrei solo…Vorrei solo urlare!-
-Allora fallo Lydia, urla!- affermò Wendy, coprendosi subito le orecchie.
Lydia lanciò un urlo talmente forte che la luce del lampione sopra le loro teste, andava e veniva.
Successivamente, la ragazza lo osservò.- Non sono mosche…E’ l’elettricità.-
-Ha senso: Burrow lavorava come ingegnere in una centrale elettrica.- disse Stiles.
-Quale centrale elettrica?-
I tre ragazzi, con la Jeep, accorsero alla centrale elettrica e Wendy scese per prima.- Rimanete qui!- gli ordinò, correndo dentro.
Kira era stata legata ad un palo e Burrow aveva in mano dei fili di rame dalla quale uscivano scintille.
-Ehi! Vuoi gli occhi che brillano?!- esclamò Wendy, andandogli contro.
Ma l’uomo usò i fili contro di lei e venne scaraventata via da una potente scosse elettrica.
Anche se il corpo le bruciava tutto, Wendy riuscì ad alzarsi leggermente, ma sembrava troppo tardi: l’uomo fece la stessa cosa con Kira.
Improvvisamente, ci fu un‘esplosione e Burrow volò via.
Wendy si protesse il viso con le braccia e quando alzò lo sguardo, vide Kira assorbire tutta l’energia elettrica come qualcosa di anormale.
Qualcosa di mai visto.
***
Burrow venne ufficialmente dichiarato morto e la polizia giunse sul posto subito dopo.
Stiles, Wendy, Kira e Lydia finirono nell’ufficio dell’agente McCall, accompagnato da Stilinski: ormai lavoravano insieme.
-Quante volte glielo devo dire? Io, Wendy e Lydia siamo arrivati nello stesso momento, insieme e abbiamo trovato Kira.- spiegò Stiles.
-E come facevate a sapere che si trovasse là?- domandò Rafael.
Wendy guardò Lydia con la coda dell’occhio.- Abbiamo tirato ad indovinare.-
-In realtà no, Burrow era un ingegnere e guarda caso lavorava in quella centralina: ci sono arrivato per intuito, è una cosa di famiglia, dato che mio padre è lo sceriffo.- continuò Stiles, facendo un occhiolino al padre.
-Lei gli crede?-
-Sinceramente non credo ad una parola di quello che Stiles dice da quando è nato. Io credo che questi ragazzi si trovassero nel posto giusto al momento giusto.- commentò lo sceriffo.
-Finalmente qualcuno di ragionevole.- affermò Wendy, alzandosi.- Io vado a casa.-
Il padre le afferrò il braccio.- Io non so perché tua madre ti lasci girovagare così di notte, ma sappi che gliene parlerò.-
Wendy lo guardò assottigliando gli occhi.- E tu sappi che non cambierà niente.- gli sussurrò, sfilandosi dalla sua presa.
-Io lo so perché non gli piace tanto mio padre: perché lui sa qualcosa e indovini, la so anche io.- gli mormorò invece Stiles, guardandolo male.
Wendy non sapeva di cosa stesse parlando, ma la voce rauca di Stiles la spaventava un po'.
-Va a casa, Stiles.-
La ragazza gli prese la manica della maglia.- Stiles?-
Stiles si voltò verso di lei e si scrocchiò il collo, mentre i suoi occhi brillarono da marrone a nero pece.
-Andiamo a casa.- ribatté lei, accompagnandolo fuori.- Stai bene?-
Lui si staccò, con una smorfia quasi disgustata o addirittura infastidita.- Sto bene.-
Non era un comportamento da lui.
***
-Lydia è il quindicesimo selfie che ci facciamo.- borbottò Wendy.
-Mi fanno male gli occhi con tutto quel flash!- esclamò Allison, passandosi le nocche sugli occhi.
-Quante lagne, sceglierò solo quelle perfette!- affermò Lydia, controllando le foto: tutte e tre notarono che Wendy aveva gli occhi che brillavano.- Oh, perfetto.-
Wendy aggrottò le sopracciglia.- Ma che diamine…Giuro che non sapevo di questa cosa!-
In quello stesso momento, Wendy notò Kira che se ne stava al suo armadietto da sola. -Forse dovrei andare a parlarle.-
-Hai visto tu stessa quello che ha fatto a Burrow, potrebbe essere pericolosa.- commentò Lydia.
-E se fosse come me?-
-Non è decisamente come te: hai detto che ha assorbito tutta l’energia elettrica! Ci mancava poco che-
Improvvisamente, tutte le luci si spensero.
-…Che innescasse un blackout.-
Anche se la corrente mancava in tutta la città, le lezioni continuavano grazie al sole.
Entrando in classe, Wendy sentì che Danny stava annullando la sua festa di compleanno per via di quel problema.
-Ehi, forse conosco un posto dove puoi fare la festa.- intervenne Aiden, voltando poi lo sguardo verso Wendy.
-Che vuoi?-
-Possiamo farla al loft.-
Wendy alzò un sopracciglio.- Oh, adesso vuoi essere gentile?-
-Senti, abbiamo capito cosa vuoi.- continuò Ethan.- A te non interessa avere il potere, a te interessano i tuoi amici.-
Lei lo guardò quasi sorpresa.- Wow, mi hai stupito. Faremo la festa al loft.-
Anche se Wendy glielo aveva assicurato, non sapeva come l’avrebbe presa Derek.
 
A mensa, Kira le faceva fin troppa pena per non sedersi accanto a lei col vassoio.
-Vuoi parlarne?- le chiese lei.- Oppure potremmo semplicemente mangiare un budino al cioccolato, è il mio preferito.-
Kira le sorrise.- Volevo solo ringraziarti: se non fosse stato per te, a quest’ora sarei morta…Ma, il fatto è che…Tuo padre mi ha preso il telefono e ci sono delle foto che vorrei proprio che non vedesse.- spiegò.
-Foto…Tipo…Sconce? Sai, non devi vergognartene, anche io ho sul telefono qualche foto di attori nudi.- replicò Wendy.
-Oh, no, non foto di quel tipo.- aggiunse Kira, sospirando.- Fammi una foto, avanti e usa il flash.-
Confusa, Wendy prese il cellulare e le fece una foto col flash: rivedendola, vide una strana aura che era comparsa intorno al suo corpo, come delle fiamme.
-Succede da due mesi e solo se usi il flash.-
-Oh…Ora capisco.-
Sembrava più o meno la stessa cosa che succedeva ai propri occhi: non poteva permettere che suo padre le vedesse. -Le andiamo a cancellare, stasera stessa.-

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Capitolo 8
*** Rave party. ***


Wendy sapeva benissimo che Stiles non aveva solamente capito come sentire la radio della polizia, ma che avesse in riserva anche altri trucchetti.
Quella stessa sera, lui, Wendy e Kira, si diressero alla centrale di polizia per entrare nell’ufficio di McCall e cancellare le foto.
-Quindi forzerete la porta?- domandò Kira, seduta dietro.
-Oh no, ho le carte magnetiche di tutte le stanze.- rispose Stiles, fermandosi davanti l’edificio.
-Sai che potresti finire dentro per questo?- commentò Wendy.
Stiles alzò le sopracciglia.- Solo se mi scoprono.- affermò, scendendo dalla jeep.- Allora, tu resta a fare il palo: se vedi arrivare mio padre o il suo, fischia.- disse poi a Kira, prima di entrare.
C’erano un paio di poliziotti: uno dormiva sulla scrivania e l’altro era concentrato a giocare a Spider sul pc.
Wendy e Stiles si piegarono sotto i tavoli per non farsi vedere e proseguirono per il corridoio, ma poi videro avvicinarsi un terzo agente e si nascosero dentro un magazzino molto stretto.
-Credevo ce ne fossero solo due!- sussurrò Wendy.
-Lo so, non sono sempre così bravo! Quello è Brandon, ha continuamente fame e passa almeno 5 minuti davanti alla macchinetta per scegliere cosa prendere.- spiegò Stiles.
-Grandioso.-
-Approfitto del momento per chiederti una cosa…- continuò lui, praticamente ad un dito dal suo naso: estrasse dalla tasca le chiavi della macchina, in particolare una.- Hai mai visto questa chiave?-
-Perché dovrei sapere di una chiave che hai solo tu?-
-Perché non ce l’avevo prima, è comparsa questa mattina e non ho idea di cosa apra.-
Wendy l’analizzò e fece una smorfia.- Dio, come puzza.-
Stranito, Stiles se la portò al naso.- Sembra fosforo…-
In quel momento, sentirono il poliziotto battere sul vetro della macchinetta.
-Contiamo 7 minuti se la macchinetta si blocca.- sbuffò Wendy, iniziando a sentire qualcosa che le premeva contro la coscia.- Stiles…-
-Che c’è?-
-Che stai facendo?-
Stiles si guardò la patta dei jeans.- Oh cazzo, scusa.-
Wendy si coprì la bocca per non ridere.- Smettila!-
-Non ci riesco!-
-Okay, mi giro.- disse lei, voltandosi di schiena con l’orecchio sulla porta.
Stiles arrossì, grattandosi la nuca.- Wendy…-
-Cosa?-
-Così è peggio…-
Wendy sospirò, sentendo poi la guarda allontanarsi.- Okay, se n’è andata.-
Uscirono silenziosamente ed entrarono nell’ufficio di Rafael.
Prese il telefono dalla scatola delle prove, ma lo schermo non si accendeva.- E’ scarico.-
Stiles cercò un cavo dentro il cassetto da collegare al pc: quando aprirono lo schermo, come screensaver c’era una foto di lei e Scott, da piccoli, in braccio al loro padre.
-Ipocrita.- bofonchiò Wendy, accendendo il telefono e andando sulle foto.
Stiles le scoprì.- Ma che ca-
-Sssh! Non devi dirlo a nessuno, chiaro? Gliel’ho promesso.- replicò Wendy, rimettendo infine tutto al suo posto.
Fortunatamente nessuno li aveva scoperti.
-Grazie ragazzi, vi sono molto grata.- esclamò Kira, sorridendogli.
Wendy era quasi contenta di averle fatto quel favore.- Allora…Qualcuno vuole andare ad una festa?-
 
Il loft di Derek era stato abbellito per un rave party: tutti avevano delle pitture sul corpo che, con una speciale luce da parte di un generatore, diventavano fluorescenti.
-Wow, i gemelli vogliono proprio entrare nel branco.- commentò Stiles.
Wendy osservò Angelica scatenarsi insieme ad Isaac.- Almeno qualcuno si diverte.-
-E tu?- le chiese Stiles.
Lei lo guardò con un ghigno divertito, togliendosi la maglietta.- Vado a farmi dipingere!-
-A scuola girano voci che state insieme.- gli urlò Kira, per via della musica alta.
-Oh no, io sto insieme ad un ragazzo.- rispose Stiles, scuotendo la testa.
-Strano…Da come la guardi…Sembra che ti piaccia.- commento lei, vedendo poi Scott tra la folla che le faceva cenno di avvicinarsi.
Successivamente, Stiles notò Derek sul balconcino che beveva una birra, con un bel broncio stampato in faccia.
-Ehi, perché non vai a ballare?- gli disse, raggiungendolo.
-Queste cose non fanno per me e d’altronde nessuno mi aveva avvisato!- borbottò Derek, guardandolo male.
Stiles sospirò.- Avanti Derek, perché non ti lasci un po' andare?-
-Lo sai bene che non sono fatto così e se non ti sta bene, basta che me lo fai sapere.- replicò il licantropo, prendendo la giacca.
Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.- E adesso dove stai andando?-
-Me ne vado, divertiti.-
Stiles era un adolescente vicinissimo al diploma e aveva intenzione di divertirsi.
Così scese sulla pista da ballo e si avvicinò al dj, dove una ragazza faceva i disegni.
Wendy aveva fatto un cuore sul petto, dove il suo seno rappresentava le due estremità in alto.
-Anche lui ha bisogno di essere pitturato!-
-Corpo o viso?-
Stiles osservò Derek andarsene e fu ancora più deciso di prima.- Al diavolo!- esclamò, sfilandosi la maglietta.
Wendy lo incitò, iniziando a disegnargli qualcosa di astratto per tutto il petto.
Intanto, all’angolo della folla, Angelica ed Isaac si stavano più che divertendo.
-Non sono mai stata ad una festa così!- esclamò lei, sorseggiando una birra mentre saltellava.
-Non dire a tua madre che ti ho fatto bere!- gridò Isaac, ridacchiando.
Anche Angelica scoppiò a ridere e si aggrappò al suo collo per ballare, ma, in quel momento, al tatto sentì qualcosa di strano dietro l’orecchio.
-Che hai all’orecchio?-
Isaac la guardò confuso.- Di che parli?-
Si avviarono in bagno e Isaac si guardò allo specchio: sotto al suo orecchio, c’era una scritta, come un tatuaggio.
Un numero 5.
-Ma che significa?-
Dopo qualche shottino di vodka, anche Stiles e Wendy decisero di buttarsi in pista.
Stiles non riusciva a reggere l’alcool molto bene, mentre Wendy non ne sentiva l’effetto nemmeno un po'.
Nessuno dei due si era mai divertito così tanto.
Ad un certo punto, senza accorgersene, Stiles le circondò i fianchi con il braccio, muovendosi sinuosamente a ritmo col bacino.
Finirono fronte a fronte, a guardarsi negli occhi maliziosamente.
Si sarebbero baciati se non avessero sentito un urlo assordante provenire dal parcheggio, che fece tappare le orecchie a tutti i licantropi.
-Lydia?!-

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Capitolo 9
*** Until the sunrise ***


Stiles e Wendy accorsero fuori, dove anche Derek stava aiutando Lydia ed Ethan a riprendersi.
Entrambi tremavano e avevano la pelle fredda.
-Ma che gli è successo?- domandò Wendy, stringendo Lydia al proprio corpo caldo per riscaldarla.
-Non lo so, ma hanno fatto qualcosa anche a me.- rispose Derek, controllando l’orecchio di Ethan.- Direi che la festa è finita.-
Il licantropo entrò nel loft e staccò la console del DJ.- Tutti fuori! Ora!- gridò, facendo tremare le pareti.
Mentre la folla si accalcava fuori, Wendy aiutò i due ad entrare in casa e gli diede una coperta.
Ma proprio mentre la luna era in alto in cielo, nel salone apparvero 5 nere figure: avevano i vestiti da samurai e una maschera al posto della faccia.
Nessuno sapeva esattamente cosa fare, perché non avevano idea di chi fossero.
Con il ritmo di una marcia da soldati, voltarono tutti lo sguardo verso Aiden.
-Perché stanno tutti guardando me?- si domandò l’Omega.
Anche se davanti a Kira, Scott e Derek si trasformarono per affrontarli.
Quando si avvicinarono però, le loro mani gli passarono solo attraverso, come fossero fantasmi.
Stiles si gettò vicino al letto e da sotto prese arco e frecce, lanciandogliene una contro.
Però, anch’essa gli trapassò il corpo senza fargli niente.
Uno di loro si diresse verso Aiden e gli prese il viso con una mano, fissandolo intensamente negli occhi.
I loro erano piccoli e gialli, come il didietro di una lucciola.
Aiden svenne e successivamente, l’esercito si voltò verso Kira.
Wendy si mise tra di loro, ringhiandogli contro con gli occhi rosso brillante.
Era pronta ad attaccare, ma poi, i raggi dell’alba entrarono dalla finestra e tutti e 5 scomparvero come polvere nera.
Quelli che erano stati colpiti stavano bene: avevano solo questo strano marchio dietro l’orecchio, della quale Wendy avrebbe indagato.
Intanto, riaccompagnò Kira a casa, sana e salva.
C’era un certo imbarazzo, dato che ormai la ragazza sapeva tutto.
-Quindi…I tuoi amici sono tutti lupi mannari?- esordì Kira.
-Già…A parte Stiles, lui è una specie di…Insomma, è quello intelligente del gruppo e Lydia lei…Come posso spiegare…Urla.- spiegò Wendy.
-Interessante.- commentò lei, abbassando lo sguardo.- Ma grazie…Di tutto.-
-Non c’è di che, è questo lo scopo, sai…Di tutto questo: aiutare le persone.-
-E’ una bella cosa.- le sorrise Kira.- Ma cos’erano quei cosi?-
-Non lo so, ma qualsiasi cosa siano, qualcuno li deve fermare.-
 
Il giorno dopo, andarono tutti a scuola come niente fosse.
Stiles vide però che Angelica pareva un po' abbattuta e diede un colpetto a Wendy per fargliene accorgere.
Così le si avvicinarono.- Tesoro, tutto bene?- le chiese Wendy, mettendole una ciocca di capelli neri dietro l’orecchio.
-Sì, è che ieri…Per la prima volta…Ho avuto paura.- mormorò Angelica.- Insomma…Ti sei precipitato sotto al letto per prendere le frecce senza battere ciglio.- disse a suo padre.- E tu non ci hai pensato mezzo secondo prima di difendere Kira.- disse alla madre.
-Anche noi abbiamo paura certe volte, è normale.- commentò Wendy.
-Già.- aggiunse Stiles, accarezzandole la spalla.- Ascolta, io ho costantemente paura, ma devi pensare ad una cosa: la paura non è reale, l’unico posto in cui può esistere è nel nostro modo di pensare al futuro, è un prodotto della nostra immaginazione, che ci fa temere cose che non ci sono nel presente e che forse neanche mai ci saranno. Si tratta quasi di una follia, tesoro...Cioè, non mi fraintendere, il pericolo è molto reale, ma la paura è una scelta.-
Angelica fu ispirata da quel discorso e gli sorrise.- Grazie, vi voglio bene.- affermò, baciando la guancia ad entrambi prima di entrare in classe.
Wendy invece ne fu sorpresa.- Bel discorso.-
-E’ di un film con Will Smith.- spiegò, facendola ridacchiare.- A proposito, devo farti vedere una cosa.-
Stiles e Wendy entrarono nell’aula di chimica quando era vuota.
-Sono stato qui, prima che aprissero le aule…-
-Come hai fatto ad entrare?- gli chiese lei, confusa.
-Ti ricordi la chiave che mi sono ritrovato? Apre quest’aula. Ho pensato che fosse folle, ma poi mi è venuto qualcosa in mente: c’era scritto ancora l’indizio su Kira e io ho…- spiegò Stiles, ma i numeri sulla lavagna erano spariti.- Un momento, erano qui! Lo giuro! Ho riconosciuto la mia scrittura Wendy, ho scritto io quelle cose.-
-Ma perché avresti dovuto dire a Burrow di uccidere Kira?-
-Non lo so, ma la chiave…- balbettò, tirando fuori il mazzo di chiavi: ma quella in particolare, non c’era più.- Dove...Era qui! L’hai vista anche tu!-
Wendy gli mise le mani sulle spalle.- Lo so Stiles, me la ricordo, me l’hai mostrata, sta tranquillo. Ma te lo devo dire…Non hai una bella cera.-
Stiles si passò una mano lungo il viso.- Lo so, non riesco a dormire molto.-
-Allora va a casa, riposati, Derek veglierà su di te.-
Il ragazzo fece una ridarella nervosa.- Certo, Derek, come no.-
Wendy capì da quella frase che le cose non andavano bene fra loro, ma decise di non parlarne.- Allora manderò Angelica, d’accordo? Ma tu cerca di non pensare a niente.-
Stiles annuì e senza che Wendy se lo aspettasse, l’abbracciò prima di andarsene.
Alla fine delle lezioni, mentre Wendy stava per salire in macchina, Aiden ed Ethan l’affiancarono con le loro moto, come due guardie del corpo.
-Farete così tutto il giorno?- gli domandò Wendy.
-Hai bisogno di noi.- rispose Ethan.
-Già, prima che salisse l’alba, quelle cose puntavano a te.- affermò Aiden.
Wendy sospirò, alzando gli occhi al cielo.- Perché ho accettato di farvi entrare nel branco?-
In quello stesso momento, il cellulare squillò.- Ciao Allison.-
-Wendy, vieni a casa mia, forse sappiamo qualcosa.-
 
Invece di andare a casa, Stiles ed Angelica andarono in ospedale per vedere lo psicologo che il ragazzo vedeva quando era morta sua madre: magari avrebbe potuto aiutarlo.
-Mi dispiace, ma è in malattia da tre giorni.- gli disse Melissa. -Non ti senti bene?-
-Non riesco a dormire molto.- rispose Stiles.
-Vieni, ti visito io.-
Melissa lo fece entrare in una stanza e prese un modulo.- Allora: difficoltà a dormire…Iperattività?-
-Più del solito, è difficile controllarla.-
-Attacchi di panico?-
-Molto spesso.-
-Sonnambulismo?-
-Sì, certe volte parla nel sonno.- rispose Angelica, iniziando a preoccuparsi.
Melissa mise qualche spunta sul modulo e prese una piccola siringa dal carrello.
-Che cos’è?- domandò Stiles, sensibile alla vista degli aghi.
-Solo un tranquillante…Tu hai davvero bisogno di dormire.- confermò Melissa, aiutandolo a stendersi. -Resti tu con lui?-
Angelica annuì e si sedette vicino al letto, prendendogli la mano.
Stiles fece un sospiro di sollievo, chiudendo gli occhi e Melissa li lasciò da soli.
-Grazie, Wendy.- bofonchiò Stiles, prima di addormentarsi.

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Capitolo 10
*** Silverfinger. ***


Quando Wendy varcò la porta di casa Argent, Allison stava medicando la fronte di suo padre.
-Che è successo?-
-Allison mi ha raccontato cosa è successo e io sono andato ad indagare per conto mio.- rispose Chris, mentre la figlia gli metteva i cerotti.
Wendy incrociò le braccia.- Tu ne sai qualcosa?-
-Quando avevo 18 anni, uno dei miei primi compiti era proteggere un importante uomo della mafia giapponese…Ero giovane, non sapevo quante creature esistessero al mondo. Sono comparsi con il tramonto, non appena il sole è scomparso…Non so nemmeno di cosa siano fatti, sembrava pura oscurità. Uccisero tutte le guardie del corpo, solo uno si salvò, si chiamava Katashi o, com’era conosciuto allora, dito d’argento, per via della sua protesi al mignolo.- spiegò Chris. -Avevano delle armi simili ha delle katane, ma molto più rigide. E tutti insieme, uccisero il capo. In quel momento, quando cercò di difendersi, capii che quell’uomo non era umano, ma non sapevo di che tipo di creatura si trattasse.-
-E come ne sei uscito?-
-Mi sono nascosto tra i corpi e poi…Ho sparato.-
-Credi che questo Katashi possa saperne di più?-
-Sì, ma, a quanto vedi, è molto difficile da raggiungere.- commentò Chris, dato la sua ferita. -Ho messo all’asta un’antica pistola che sicuramente gli interesserà: sarà la nostra esca per entrare.-
Chris tirò fuori da un armadio una teca di vetro con all’interno un’antica pistola.
Se quei mostri fossero comparsi al calar del sole, non avrebbero avuto molto tempo.
-D’accordo, vi mando Derek ed Isaac: cercate di trovare una pista prima del tramonto.- puntualizzò Wendy.
-Credi che si ricorderà di te?- chiese Allison.
-Forse no, ma si ricorderà di questa.- rispose Chris, aprendo un piccolo scrigno di legno con all’interno la maschera dei ninja, spezzata in tre parti. -Puntavano a te l’ultima volta?-
-Io non credo.- aggiunse Allison.- Io li ho visti bene Wendy, puntavano a Kira.-
Allison si ricordava bene, Wendy si era messa in mezzo.- Voi pensate ad interrogare Katashi, io e Scott ci occupiamo di Kira.-
 
Melissa fece capolino nella stanza dove Angelica si era addormentata vicino a suo padre.
-Angelica.- le sussurrò per farle alzare la testa.- Tesoro, scusami, puoi venire un secondo?-
Angelica si alzò, assicurandosi di non svegliare Stiles e seguì la nonna negli archivi dell’ospedale.
-I sintomi di Stiles mi parevano familiari e infatti ho trovato la cartella di questa donna.- le disse Melissa.
Angelica comparò le due cartelle cliniche: i sintomi erano gli stessi.
-Questa donna aveva la demenza frontotemporale: forse è meglio che avvisi anche Wendy.-
La ragazza iniziò a preoccuparsi.- Credi che ce l’abbia anche lui?-
-Non lo so, ma non è una coincidenza.- puntualizzò Melissa.- Guarda il nome della donna.-
Claudia Stilinski, sua madre.
 
Allison, Chris, Derek ed Isaac si avviarono alla base della Yakuza, la mafia giapponese.
-Come entriamo?- chiese Isaac.
-Dobbiamo tenerli occupati il tempo necessario per farci entrare: per questo ho puntato all’idea della pistola.- spiegò Chris. Successivamente, padre e figlia presero a fissarlo.- Quanto sei alto?-
Isaac si guardò intorno, spaesato.- Perché?-
Ad Isaac venne messo uno smoking: lui si sarebbe occupato di distrarre le guardie del corpo attraverso l’asta della pistola.
-Sembro ridicolo, io non sono un uomo, ho a malapena 18 anni.- borbottò Isaac, con la camicia fuori dai pantaloni.
Derek sospirò.- Ci lasciate un momento?-
Chris ed Allison si allontanarono.
-Non sono un uomo, sono un verginello di 18 anni che non ha nemmeno mai baciato qualcuno.-
In quel momento, Derek gli prese le guance e po' le labbra sulle sue per qualche attimo. -Ora sì.-
Isaac alzò le sopracciglia, con le guance arrossate.- Sono un uomo.-
 
Scott, Wendy e Kira si chiusero dentro al loft, sbarrando porte e finestre prima del tramonto.
-Come gli impediremo di entrare?-
-Esiste una speciale polvere che tiene fuori il soprannaturale, ma noi licantropi non possiamo metterlo, perciò ho chiamato mia madre.- spiegò Wendy.
-Io credo di aver trovato qualcosa.- continuò Kira, sedendosi sul letto e aprendo un libro di miti giapponesi.
Ad una pagina, c’era il disegno di una volpe bianca che emanava elettricità.
-E’ la stessa cosa che ti è successa alla centrale elettrica.- commentò Wendy.
-Si chiama Kitsune: è una volpe giapponese con delle code dalla quale esce energia elettrica.- spiegò Kira.
-Sembra molto bella.- intervenne Scott, guardandola negli occhi con un sorriso.
-Io non ho la coda…-
-Ma non è detto che sia una cosa malvagia.-
A quel punto, Wendy capì che suo fratello ci stava spudoratamente provando.- Scott, smettila di flirtare con lei, non gli piacciono gli uomini.-
Scott alzò le sopracciglia, sorpreso.- C-Cosa?-
E Kira arrossì.- C-Ci stavi provando con me?-
Nello stesso momento, sentirono una macchina parcheggiare fuori.- E’ arrivata la mamma.-
Ma quando Wendy aprì la porta, davanti a lei, si presentò suo padre.
-Che ci fai qui?!-
-Sai, quando ho scoperto che in realtà abitavi qui, mi sono sentito parecchio preso in giro.- borbottò.- Ma ancora di più quando il mio computer ha rilevato che qualcuno aveva tentato di usarlo e quel qualcuno, eri tu.-
Wendy osservò il sole alla finestra: stava per calare.- Papà, devi andartene di qui, subito!-
 
Allison, Chris e Derek entrarono dalla porta sul retro, rompendo tutte le telecamere di sicurezza fino ad entrare nell’ufficio di Katashi.
L’uomo gli puntò la pistola contro e Chris fece lo stesso.- Allison, togli l’arma a quest’uomo.-
Allison estrasse una catena di ferro e l’agitò come una frusta, circondando la pistola di Katashi e togliendogliela di mano.
-Sicuramente non si ricorda di me signor Katashi.- esordì Chris.
-Si sbaglia, mi ricordo benissimo di lei…Mi ha salvato la vita.-
In quel momento, Isaac entrò nella stanza con un grosso lupo mannaro che gli puntava gli artigli alla gola.- Ragazzi, anche loro hanno un licantropo!-
Derek gli ringhiò contro, pronto allo scontro.
-Non c’è bisogno di combattere: vogliamo solo delle spiegazioni su questo.- continuò Chris, mostrando a Katashi la maschera.
Quest’ultimo fece cenno al proprio uomo di lasciare Isaac.
-Si chiamano Oni: sono delle creature prive di anima, ma piene di oscurità. Considerateli delle specie di guardiani.- disse Katashi.
-Come si fermano?- chiese Derek.
-Non si può fermarli. Loro cercano colui che non è più se stesso: il Nogitsune.-
Chris capì.- Il capo della Yakuza.-
-Esatto, lui era un Nogitsune, per questo è stato ucciso. Il simbolo che avete dietro l’orecchio significa, appunto, se stesso. Esistono 13 tipi di Kitsune, il Nogistsune viene dal caos. Gli Oni non vi faranno niente se siete in voi stessi. Ma il Nogitsune, non so come possa essere sconfitto.- spiegò l’uomo.
Allison notò che Derek era pensieroso.- Derek, hai qualche idea?-
Derek strinse il pugno.- Dobbiamo tornare indietro, subito!-
 

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Capitolo 11
*** Oneself. ***


-Io non so come tua madre di abbia permesso di andare via di casa così giovane, ma- borbottò Rafael.
-Ci sono tantissime cose che non sai ed è stata una tua scelta!- replicò Wendy, aggrottando le sopracciglia.
In quel momento, entrò anche Melissa.- Che cosa sta succedendo qui?-
-Mamma, devi farlo ora o sarà troppo tardi!- intervenne Scott.
Rafael fu confuso.- Fare cosa?-
Il sole calò in quello stesso momento e da subito, intorno a loro, comparvero tre Oni con le spade pronte.
Uno di loro, infilzò Rafael al petto, facendolo urlare.
Melissa lo soccorse, stendendolo piano a terra.- Scott, aiutami!-
Mentre Scott l’aiutava a tamponare la ferita, Wendy era rimasta da sola poiché Kira se ne stava in un angolo, terrorizzata.
Wendy doveva spingerli oltre l’uscita e poi lanciare la polvere di sorbo.
Rafael si voltò, mezzo svenuto, verso la figlia alla quale erano comparse zanne alla bocca e unghie affilate alle mani: crebbe fosse un’allucinazione.
Improvvisamente, entrarono dalle finestre Ethan ed Aiden, al fianco di Wendy.
Insieme, li cacciarono via dal loft.
-Mamma, adesso!- urlò Wendy.
Melissa estrasse la fiala con la polvere di sorbo e la lanciò verso la porta.
In quell’istante, Wendy notò qualcosa di strano.- 3? Dove sono gli altri 2?-
 
Angelica uscì dal bagno dell’ospedale e si lavò le mani.
Quando si voltò verso l’uscita, uno dei Oni le sbarrò la strada.
Tentò di usare un’altra via, ma il secondo le si presentò davanti.
Cercò di non avere paura ed estrasse gli artigli.
Ma esso la prese per la gola, fino a farle perdere parte del respiro.
Con i suoi piccoli occhi gialli la fissò per qualche secondo e poi la lasciò andare, facendola svenire a terra, con un marchio dietro l’orecchio.
 
-Te lo avevo detto che ti avremmo aiutato.- commentò Aiden.
Wendy si piegò sul padre che sembrava si stesse dissanguando.- Che cos’ha?-
-Credo che gli abbiano perforato un polmone.- rispose Melissa, col fiatone. -Non ce la farà fino all’alba.-
Wendy sospirò, non sapendo che fare.- Non possiamo uscire, le armi non gli fanno niente.-
-Wendy!- la chiamò Kira, spaventata.
Gli Oni stavano cercando di entrare, battendo le loro spade contro la barriera.
A quel punto, il telefono le squillò.- Allison, ti prego, dammi buone notizie.-
-Cercano uno spirito malvagio, è per questo che ci prendono uno ad uno: attaccano solo chi fa parte del mondo sovrannaturale, ma non vi faranno niente se non è uno di voi.- spiegò Allison.
Allora Wendy lasciò che superassero la polvere e che entrassero.
-Che facciamo, Wendy?!- esclamò Ethan.
-State tutti fermi.- rispose Wendy, immobilizzandosi.
I tre Oni si divisero, dirigendosi verso Kira, Wendy e Scott, gli unici che non avevano controllato.
Come avevano fatto con tutti, li fissarono negli occhi per qualche secondo e, dopo avergli lasciato il marchio, scomparvero.
Wendy aiutò i due a riprendersi.- Ci hanno controllati tutti? Manca qualcuno?-
Scott pensò ad una persona. -Stiles.-
 
Melissa e Wendy si precipitarono all’ospedale, dove Rafael venne portato subito in sala operatoria.
Nel frattempo, Melissa indicò alla figlia la stanza dove Stiles stava riposando.
Ma quando aprì la porta, lui non c’era.
Angelica vagava per il corridoio, con aria confusa e toccandosi l’orecchio.
-Angelica, dov’è papà?-
La ragazza sgranò gli occhi.- I-io sono andata un attimo in bagno, credevo fosse lì!-
Wendy le prese la mano e iniziarono a cercarlo nelle varie stanze, trovandolo in un corridoio deserto.
Era circondato da due Oni.
Angelica cercò di fermarli, ma Wendy le mise una mano davanti.- No, sta tranquilla, non gli faranno niente.-
Uno degli Oni lo fissò intensamente negli occhi, però Stiles aggrottò le sopracciglia e gli afferrò il collo.
Wendy si domandò come fosse possibile, dato che nessuno riusciva a toccarli.
-Mamma, che succede?-
Stiles strinse la presa e uccise l’One, trasformandolo in semplice polvere.
Successivamente, anche l’altro divenne fumo nero ed entrò dentro di lui, attraverso la bocca, come se uno spirito si stesse impossessando del suo corpo.
Rimase solo Stiles, con la testa bassa.
-Mamma?- tremò Angelica.
-Resta lì.- le sussurrò, avvicinandosi lentamente a Stiles.- Stiles? Stai bene?-
Lentamente, il ragazzo alzò lo sguardo: i suoi occhi si tramutarono da neri, come il druido a nocciola, come Stiles, ma era molto diversi, più oscuri, più malvagi.
-Il tuo prezioso Stiles se n’è andato.- affermò, con un ghigno.
-No!- gridò Wendy, correndogli incontro.
Cercò di afferrarlo, ma gli passò attraverso, facendola cadere.
Infine, scomparve.

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Capitolo 12
*** Sleepwalker. ***


Rafel, fortunatamente, se l’era cavata e avrebbe dovuto portare il gesso per un po', ma Wendy ed Angelica tornarono a casa sconvolte per quello che avevano visto.
Era passato un giorno intero e di Stiles nessuna traccia.
-Sospettavo che ci fosse qualcosa che non andava: il legame che c’era tra noi, è-è diverso…- commentò Derek, girando per la stanza.
Allison preparò una tazza di the per le due ragazze e gliela porse.- Forse dovreste dormire un po'.-
-E come faccio a dormire?- balbettò Wendy.- Allison, l’ho visto, lui mi ha guardata negli occhi erano così…Spettrali e mi ha detto: Il tuo prezioso Stiles se n’è andato.-
-C’è un modo per sconfiggerlo? Per riprenderci papà?- domandò Angelica.
Derek ed Allison si fulminarono con lo sguardo.
-Derek?- ripeté Wendy.
-Chris ci ha raccontato solo che all’epoca, furono gli Oni ad ucciderlo con le loro spade.- rispose il licantropo.
-Non è possibile: ho visto Stiles prendergli la gola, quando noi non siamo riusciti nemmeno a toccarli e l’ha ucciso.- ribatté lei.
In quel preciso istante, il telefono squillò.- Oh mio Dio! Stiles! Dove sei?!-
-W-Wendy…- bofonchiò Stiles, con la voce tremante.
-Stiles, dove sei?!- esclamò Wendy, mettendo il vivavoce.
-Non lo so…E’ tutto buio, non vedo niente… Non so come ci sono arrivato, non ricordo niente. Fa freddissimo…-
D’un tratto, la chiamata si interruppe.
-No, no!- Wendy provò a richiamarlo tre volte, ma rispose sempre la segreteria.
-Ai telegiornali hanno detto che stanotte ci saranno 0 gradi, potrebbe morire assiderato se non si trova in un luogo riscaldato.- intervenne Allison.
Wendy si mise una mano nei capelli.- Cazzo.-
Poi, ecco che il cellulare squillò di nuovo.
-Stiles! Riesci a capire dove sei?-
-Ho acceso la torcia per qualche secondo, ma la batteria si sta per scaricare...Sembra uno scantinato.- sussurrò il ragazzo.
-Di una casa?-
-No, è più grande…Tipo di un’azienda.-
-Papà, perché stai sussurrando?- gli chiese Angelica.
-C-Credo che ci sia qualcuno qui con me… C’è un odore fortissimo, mi fa male la gamba, credo sia intrappolata in qualcosa!-
Stiles attaccò subito dopo per risparmiare batteria.
-Dobbiamo chiamare suo padre.- disse Derek.
I tre si diressero verso la porta, ma quando l’aprirono, si trovarono davanti Lydia. -Cercate Stiles?-
-Come lo sai?-
-Ho sentito le voci.- rispose la ragazza, salendo in camera sua.
Nessuno sapeva quello che c’era all’interno.
Sulla parete piene di foto c’erano decine e decine di fili rossi: sembrava la ragnatela di un ragno.
-Tu lo sapevi?- domandò Wendy a Derek.
-Noi non…Non dormiamo più insieme tanto spesso: so che usava il filo rosso per i casi irrisolti.- spiegò Derek.
-Io ed Allison restiamo qui, magari c’è qualche indizio che possiamo trovare.- puntualizzò Lydia.
-Resto anche io.- aggiunse Angelica.
Wendy, Scott e Derek, invece, si diressero alla centrale di polizia per avvertire lo sceriffo che, ovviamente, non la prese bene.
-Sceriffo, devo avvisare gli altri che questa è la massima priorità?- chiese Parrish, il nuovo cadetto: un affascinante uomo biondo cenere con gli occhi azzurri.
-Sì.- sospirò l’uomo passandosi le mani sugli occhi.- Se si è spostato, forse l’ha fatto con la Jeep. Localizziamola.-
La Jeep venne trovata nel parcheggio dell’ospedale e le volanti accorsero lì.
Derek vide le chiavi al suo interno, ma il motore non si accendeva.- Non parte, deve aver lasciato i fari accesi.-
-Ma perché è venuto qui?- si chiese Wendy.
-Le guardie di sicurezza hanno setacciato tutti i piani, non è qui.- avvisò Melissa.
-E le cantine?-
Mentre lo sceriffo controllava sotto, Wendy, Scott e Derek salirono sul soffitto: l’odore di Stiles era forte.
-E’ stato qui.- affermò Wendy.- Dannazione!-
-Sta calma!- esclamò Derek.
-Come faccio a stare calma?! Tu come fai a stare calmo?! State insieme, cazzo e te ne stai lì, a dire di stare calma a me?!- ribatté Wendy.
-Cerca solo di aiutare, Wendy.- commentò Scott.
-Oh, ma per favore! Dopo che Peter ci ha morsi, tu lo odiavi a morte!-
Derek le strinse le spalle, fissandola negli occhi.- Controlla le tue emozioni! Non lo aiutiamo se litighiamo fra noi!-
Wendy chiuse gli occhi e prese un bel respiro.- Okay.-
-Senti questo odore?-
-E’ il suo odore.-
-Sì, ma gli odori non sono tutti uguali. Questo è marcato, confusionario, è-
-Stress.- intuì Wendy.
-C’è sicuramente stato un combattimento, qui.-
-Con chi?-
-Con se stesso.-
 
Per il resto della serata, non ricevettero altre chiamate da Stiles.
Lydia si guardava intorno, captando anche solo un indizio su dove si potesse trovare.
Sul comodino, trovò la scatolina di un anello, vuota.- Che c’era qui dentro?-
Angelica l’osservò.- E’ l’anello che mio padre regalò a mia madre il giorno del suo compleanno: quando si sono lasciati, lei glielo ha ridato…- rispose, pizzicando sul filo teso.
In quel momento, Lydia drizzò le orecchie.- Che cosa hai fatto?-
Angelica rifece lo stesso gesto e notò che lo sguardo di Lydia era cambiato.- Senti qualcosa?-
Lydia avvicinò l’orecchio al filo.- Voci.-
Puntò poi verso la foto di un vecchio edificio: l’ospedale psichiatrico di Beacon Hills.
-Che posto è?-
-E’ Eichen House, dove tenevano rinchiuso Burrow. Lui è lì!- esclamò Lydia.
-Ne sei sicura?-
-Sì, chiama tua madre!-
 
Lo sceriffo con la volante e Derek e Wendy con la Camaro, si diressero all’ospedale psichiatrico.
-All’ospedale non c’era…Lydia, io mi fido di te.- le disse Wendy.
-E’ qui, ne sono sicura.- affermò la ragazza.
La polizia ebbe facilmente accesso al seminterrato: al suo interno, infatti, faceva molto freddo, ma di Stiles nessuna traccia.
-I-io…Non capisco.- balbettò Lydia, guardando in ogni angolo. -Doveva essere qui.-
Wendy alzò gli occhi al cielo.- Sì e chi te l’ha detto?! Le fate?! Cristo, Lydia!-
La ragazza la guardò dispiaciuta.- Te lo giuro, credevo fosse qui.- singhiozzò, strofinandosi il braccio per il freddo.
Successivamente, il telefono di Wendy suonò.- Papà, ti prego, non ti ci mettere anche tu.-
-Wendy, ascoltami, voglio solo aiutarti: ho letto i tabulati della conversazione tra te e Stiles.- le disse Rafael, sembrava fosse in macchina.- Ha parlato di un forte odore e he credeva di avere il piede bloccato dentro qualcosa. Tua madre mi ha detto che soffre di sonnambulismo e se stesse ancora dormendo?-
Wendy fu confusa.- Che intendi?-
-Quando eri piccola, una sera sono tornato ubriaco a casa, mi sono addormentato e poi sono andato in bagno. Tua madre mi ritrovò nel magazzino che stavo facendo pipì nel cestino della biancheria: avevo camminato nel sonno, io ero convinto che quello fosse il bagno. E se Stiles fosse convinto di essere in un seminterrato, ma in realtà si trovasse da tutt’altra parte?-
-Sì, ma dove?-
-Dopo aver scoperto la tana del coyote, gli agenti della polizia hanno spruzzato degli agenti chimici per non farlo tornare.-
Wendy si fidò di suo padre e lo raggiunse nella foresta, nella vecchia tana di Malia.
Rafael, anche se con un braccio fasciato, fece luce con la torcia del buio.
-Perché mi aiuti? Non dovresti riposarti?- gli domandò lei.
-Senti…Succedono cose strane in questa città e voglio credere che non siano collegate a te. Gente mascherata che se ne va in giro con delle spade affilate ed adolescenti sonnambuli che se ne vanno a zonzo di notte.- commentò l’uomo.
-Se ti sembra così strano, perché non te ne vai?- borbottò Wendy.
Rafael si fermò a guardarla.- Perché voglio stare con te…Tesoro, credevo che saresti morta..-
Ma Wendy non si lasciò abbindolare, era fin troppo ferita.- Saresti dovuto tornare una volta che fossi stata dentro una bara.- replicò, proseguendo verso la vecchia tana del coyote.
In effetti, c’era un fastidioso odore, ma non le importò e camminò dentro il buco.
Quando Raffael fece luce con la torcia, il corpo di Stiles sobbalzò, svegliandosi ed iniziò ad urlare.
Wendy si chinò su di lui, prendendogli le mani.- Stiles, Stiles, va tutto bene! Sono io!-
Il ragazzo la guardò piagnucolando.- W-Wendy…-
-Va tutto bene, sono qui.- gli ripeté, stringendolo a se.

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Capitolo 13
*** Everyone can have it, ma nobody can lose it. ***


Mentre Stiles era ricoverato in ospedale per l’ipotermia, Wendy era riuscita a dormire qualche ora con Angelica al suo fianco.
Quando si svegliò, Derek le portò una tazza di caffè.- Come va?-
-Ho trattato tutti di merda.- rispose lei, aggiustandosi i capelli.
Derek fece un ghigno.- Sì, lo hai fatto.-
Wendy si morse il labbro, abbassando lo sguardo.- E’ che quando si tratta di Stiles…-
-Lo so.- affermò Derek, annuendo.
Nessuno poteva capirla meglio di lui.
Nel pomeriggio, loro due ed Angelica tornarono in ospedale: Stiles avrebbe fatto una risonanza magnetica per capire cosa non andasse nel suo cervello.
-Una risonanza magnetica, perché?- si domandò Wendy, prima di entrare nella sala visite.
-C’è una cosa che non ti ho detto…- intervenne Angelica.- La nonna gli ha chiesto delle cose quando siamo venuti qui…Tutti i sintomi che ha papà, li aveva anche sua madre.-
Wendy rabbrividì preoccupata ed entrò nella stanza: Stiles aveva il camice ospedaliero ed era seduto sulla macchina.
-Derek?-
-Aspetta in sala d’attesa con nostra figlia…Qualcosa non va fra voi?-
Stiles si strinse nelle spalle.- Non so…Sento come se qualcosa si sia rotto.-
-Mi dispiace…-
-Sai cosa cercano?- le chiese.
Wendy annuì.- Quello che aveva tua madre.-
-Si chiama demenza frontotemporale: colpisce molti giovani e non c’è cura.- spiegò lui.
Le gli prese subito la mano, guardandolo negli occhi.- Ascolta, se ce l’hai…Troveremo una soluzione…Io troverò una soluzione.-
Stiles sorrise appena.- Vuoi farmi diventare come te?-
-Se è necessario e se lo vorrai, sì.- affermò Wendy. -Farei qualsiasi cosa per salvarti la vita.-
Stiles estrasse un piccolo anello che fece roteare tra le dita.- Quando mi hai trovato, avevo questo in tasca…Non posso portare oggetti metallici.-
Wendy ridacchiò appena e lo prese.- Serve più a te che a me, quando hai fatto, te lo ridarò…-
-Sapevi che gli oggetti non si possono muovere nei sogni?-
-Per questo Leonardo di Caprio usava una trottola.- affermò Wendy, ricordandosi il famoso film. Allora, Wendy mise l’anello su un piccolo tavolino e lo fece girare, fin che non si fermò.- Non stai sognando.-
-Lo vorrei.- bofonchiò Stiles, mentre una lacrima gli cadde sulla guancia.
Wendy si precipitò ad abbracciarlo.- Andrà tutto bene.-
Mentre gli facevano la risonanza, Wendy si sedette in sala d’attesa con Angelica e Derek.
Angelica tornò dalla macchinetta e porse alla madre un pacchetto di Ringo.
Wendy le sorrise.- Grazie.-
-Non l’ho detto a Stiles, ma il motivo per cui sono sparito è che volevo parlare con mia madre.- intervenne Derek.
-La tua mamma morta?-
-Già, Angelica mi ha dato una mano.- rispose, sorridendo alla ragazza.- Il tutto in totale sicurezza, ovviamente: mi ha spiegato il motivo per cui la mia famiglia abitasse a Beacon Hills…Per proteggerla e insegnare ad altri a farlo.-
-Io e te?-
-Io, te, Angelica, Stiles, Scott, Isaac e, anche se è difficile ammetterlo, gli Argent.- puntualizzò Derek.
Seguendo il suo discorso, a Wendy si accese una lampadina.- E se avesse cercato di proteggerci?!-
I tre accorsero sul tetto dell’ospedale, dove avevano sentito quegli odori. -Hai detto che stava combattendo, no? E se ci stesse proteggendo da qualcosa?-
Angelica notò, in un angolino buio, una borsa che al suo interno, aveva degli attrezzi da lavoro.- E questa che cos’è?-
Improvvisamente, dalle reti elettriche, ci fu un esplosioni e un filo di rame che iniziò a volare e a fare scintille.
-State giù!-
 
Il filo di rame era talmente lungo da arrivare fino al parcheggio: l’autista di un’ambulanza perse il controllo della macchina e andò contro un irrigatore, allagando la strada.
L’elettricità venne a contatto con l’acqua e chiunque ci passò sopra, venne folgorato.
Allison, Kira ed Isaac erano accorsi sul posto e il licantropo, inconsapevolmente, poggiò il piede sull’asfalto e svenne.
Derek e Wendy scesero al parcheggio e il ragazzo la bloccò prima che scendesse lo scalino e toccasse l’acqua.
In quel momento, Kira si fece avanti: l’elettricità non le faceva niente, prese il filo e, seguendo il suo istinto, mise una mano sulla parte tagliata, soffocando le scintille.
Wendy giurò di aver visto i suoi occhi brillare di arancione: era davvero una Kitsune.
Derek si piegò su Isaac: aveva delle ustioni su metà del corpo.- Non respira!-
Gli infermieri lo caricarono su una barella e lo portarono dentro.
-State bene?- domandò lo sceriffo.
-Sì…Stiles?- rispose Wendy.
-E’ sparito.-
Wendy sospirò e si mise una mano nei capelli: in quell’istante, tra la folla urlante, notò una curiosa persona che la fissava con sospetto.
La madre di Kira.
 
Anche se Stiles era scomparso per l’ennesima volta, Wendy doveva comunque tornare a scuola, mancavano poche settimane al diploma, semmai sarebbe riuscita a diplomarsi.
-Ho fatto delle ricerche: le Kistune sono volpi ingannatrici, ma il libro dice che se offese, possono essere molto pericolose.- le disse Kira, a pranzo.
-E come si offende un Nogistune?- si domandò Ethan, sedendosi accanto a loro con il fratello.
La conversazione venne interrotta quando si udì un forte rumore fastidioso.
-Lo sentite anche voi?- chiese Kira.
-E’ uno dei trasmettitori di Argent.- capì Wendy.
-Viene dal seminterrato.- intuì Aiden.
I tre licantropi scesero nel seminterrato della scuola e trovarono Stiles con in mano un trasmettitore per lupi mannari.
-Ragazzi, ve lo giuro, sono io.- affermò Stiles.
Aiden gli ringhiò e corse contro, afferrandolo e sollevandolo per il collo.
-Fermo!- esclamò Wendy, scansandolo.
Aiden le ruggì, ma Wendy ne fece uno ancora più acuto per comandargli di calmarsi.
-Te lo giuro Wendy, sono io, non so dove sono stato, ma sono io.- balbettò Stiles: la sua voce spezzata e il sudore, glielo fecero credere.- Mi sono ritrovato con questa borsa.-
Controllando, al suo interno trovarono le stesse cose che il signor Tate aveva usato per catturare il coyote.
-C’è anche una cartina.- disse Aiden, notando che sulla mappa c’era un percorso disegnato.- Non è il percorso della corsa campestre?-
Wendy e Stiles si fulminarono con lo sguardo: forse erano tutti in pericolo.
I 4 corsero nel bosco dove il coach dirigeva un gruppo di alunni, tra cui Danny e Kira, per la corsa campestre.
Ethan si occupò di trovare Danny, mentre Wendy corse dietro Kira: sembrava molto più veloce di lei. -Kira! Fermati! Può essere pericoloso!-
Non appena sentì la sua voce, Kira si diede lo slanciò sopra una corteccia e fece una capriola, finendole davanti. -Wow, hai visto?!- esclamò, entusiasta.
Wendy si schiarì la voce per nascondere il fatto che fosse meravigliata.- C-Certo, so farlo anche io.-
-Fermi, fermi tutti!- urlò Stiles, arrivato con la Jeep, mettendo le mani in avanti verso gli allievi.
-Stilinski, che diamine credi di fare?- borbottò il coach.
Stiles trovò nascosta tra le foglie una catena, ma che non arrivava da nessuna parte.
-Congratulazioni Stilinski, hai trovato una catena.-
Ma, non appena l’uomo fece un passo avanti, andò a finire col piede su un filo teso che, toccato, fece scattare una trappola: una freccia gli si conficcò dritta nel petto.
Il coach cadde per terra come uno stecchino di legno col vento, iniziando ad urlare per lo spavento.
-Toglietela, toglietela!-
Stiles cercava di estrarla, ormai con le mani piene del suo sangue, ma non stava fermo.
-Coach, si calmi! Le garantisco che non morirà!- gli ripeté Wendy, mentre Kira chiamò l’ambulanza.
Il licantropo gli prese la mano e gli portò via un po' di dolore, per cercare di tranquillizzarlo.
Estratta la freccia, sul posto arrivarono ambulanza e lo sceriffo Stilinski, contento di rivedere suo figlio.
-Wendy, devi vedere una cosa.- le sussurrò Aiden, dirigendosi al portabagagli della Jeep: al suo interno, un’altra borsa, con dentro qualcosa di più pericoloso. -Servono tutti a fabbricare una bomba, come ha fatto Burrow. Dove la piazzò lui?-
Wendy sgranò gli occhi.- Su uno scuola bus!-
 
Con le cose che stavano succedendo, Angelica rientrava prima da scuola.
Quel pomeriggio, non appena varcò la porta, Chris Argent le puntò la pistola alla tempia.
-No, no, lei è a posto!- gli disse Derek, abbassandogli il braccio.
Angelica lo guardò male.- E saremo noi quelli aggressivi.- borbottò.- Che ci fa qui?-
-Qualcuno ha messo un trasmettitore nel loft e non è stato lui.- rispose Derek.
-Credi sia stato papà?-
-Ed io ho trovato questa sulla mia scrivania.- continuò Chris, aprendo una valigetta piena di soldi. -E’ della Yakuza, ma non capisco, non abbiamo mai preso i soldi.-
-Neanche io capisco.- intervenne l’agente McCall, con alle spalle altri poliziotti.- Perciò renderete tutto più chiaro.-
Angelica, Chris e Derek vennero portati alla centrale di polizia e ammanettati per vendita illegale di armi.
-E’ un’idiota.- ringhiò Derek.
-Fa solo il suo lavoro…Io credo che Stiles volesse farci arrestare.- commentò Chris.
-E io che centro?- intervenne Angelica.
-Se davvero uno spirito maligno si è impossessato di Stiles, i legami sentimentali per lui saranno solo d’intralcio.- spiegò il cacciatore.
Angelica si morse un labbro, preoccupata.- Allora cosa farà alla mamma?-
 
A bordo di uno degli autobus parcheggiati a scuola, era stato identificato uno strano pacco, così era stato fatto evacuare immediatamente.
-Stiamo attendendo l’arrivo degli artificieri.- esordì lo sceriffo.
-Io sono un artificiere, nell’esercito per due anni.- continuò Parrish, mettendosi un giubbotto anti proiettili.
-Vengo con te.- intervenne Wendy.
Parrish la guardò stranito.- Sei un artificiere anche tu?-
-No, n-non c’è tempo per spiegare, fidati e basta.- gli disse lo sceriffo.
Wendy mise un altro giubbotto e salì lentamente con lui sul bus.
La scatola si trovava su uno dei sedili, incartata come fosse un regalo, con tanto di fiocco.
-Wow, ha senso dell’umorismo questo tipo.- commentò Parrish, estraendo delle forbici.
-O del sarcasmo.- aggiunse lei, ripensando a Stiles.
Wendy prese la scatola, sollevandola appena per portarla via.
-No, ferma!- esclamò Parrish, facendola immobilizzare.- Non alzarla!-
La ragazza sgranò gli occhi.- Cazzo, non dovevo?-
-Non muoverti.-
Wendy iniziò ad avere il fiato corto e a sudare freddo. -Porca puttana.-
-Wendy, sta calma, guarda me, okay? Parla con me, dimmi a cosa stai pensando.-
-Che sembri troppo giovane per fare il poliziotto.- balbettò, deglutendo l’agitazione.
Parrish le sorrise.- E’ vero, ma in realtà ho 24 anni e tu?- le chiese, usando la forbici per tagliare il nastro intorno alla scatola con cautela.
-18.-
-Bene, allora, magari, finita questa storia, posso portarti a cena fuori.-
Wendy ne fu sorpresa.- D-Davvero?-
In quello stesso istante, Parrish aprì la scatola di scatto.- Non è una bomba.-
La ragazza lasciò andare la scatola, con un sospiro di sollievo.
Al suo interno, c’era qualcos’altro.
Wendy uscì dallo scuolabus con un oggetto in mano: la targhetta della scrivania dello sceriffo.
Quest’ultimo capì tutto. -Oh no… C’è una bomba, ma non è qui.-

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Capitolo 14
*** Never trust a fox. ***


Alla centrale di polizia, dopo che un agente ebbe ricevuto una telefonata, iniziarono tutti a scappare fuori.
Un altro poliziotto liberò Derek, Chris ed Angelica dalla manette.
-Che sta succedendo?- gli domandò Chris.
Egli sembrò talmente spaventato da non riuscire a parlare.
In quello stesso istante, Angelica iniziò a sentire uno strano ticchettio provenire dalla scrivania dello sceriffo.- Lo sentite anche voi?-
Derek conosceva quel rumore e circondò entrambi con le braccia.- State giù!-
Successivamente, ci fu un enorme esplosione che colpì quasi a morte alcuni agenti.
Stiles, suo padre e Wendy, accorsero sul posto, per cercare di salvare i feriti.
-Wendy!- esclamò Stiles, piegandosi su un poliziotto.- E’ Brandon.-
Wendy si accucciò sull’uomo: aveva gli occhi terrorizzati e ferire mortali.
-Aiutalo…- le sussurrò Stiles.
La ragazza gli prese la mano, togliendogli un po' di dolore, fin che non smise di respirare.
Stiles si sedette a terra, singhiozzando.- S-Sono stato io.-
Wendy scosse la testa, guardandolo negli occhi.- Non tu Stiles, il Nogitsune: tu non sei un assassino.-
Chris aiutò Derek a rialzarsi: aveva un centinaio di vetri appuntiti lungo la schiena.- Mi hai salvato la vita…-
Il resto degli agenti, compreso Derek, vennero portati in ospedale mentre calava la sera.
Wendy li seguì, approfittando per entrare nella stanza di Isaac con Angelica.
Le ustioni erano ben visibili sul collo e sul braccio.
-Non dovrebbe star già guarendo?- notò Angelica.
-Non so perché non guarisce.-
-Credi che stia soffrendo tanto?-
Wendy gli mise una mano sul braccio, ma sua figlia la bloccò.- Mamma, basta, lo hai già fatto troppe volte oggi, ti indebolirai.-
Ma lei non demorse.- E’ del branco: devo farlo.-
La sofferenza presa dal coach e dal poliziotto era niente in confronto a quello che stava provando Isaac.
Fece un gemito di dolore, ma gliene tolse un po'.
Angelica gli diede un bacio sulla fronte ed uscì.
-Riprenditi.- gli sussurrò invece Wendy.
-M-Mamma.- balbettò Angelica, tremando.
Fuori dalla stanza, 3 Oni stavano fissando Angelica, ma Wendy sapeva che non cercavano loro.
Voltò lo sguardo verso Stiles, alla fine del corridoio.- Corri!- gli gridò.
Lei ed Angelica si trasformarono, cercando di impedirgli di prendere Stiles.
Wendy venne scaraventata fuori dall’ospedale con un calcio ed Angelica tenuta per il collo.
-Prenditela con me!- ringhiò la madre.
In seguito, uno degli Oni fece un’acrobazia con la sua spada e gliela conficcò dritta dentro il petto facendola gridare.
-Mamma!-
Angelica le corse in contro, aiutandola ad alzarsi.
Subito dopo, la Jeep sfrecciò accanto a loro.- Salite!-
La ragazza caricò la madre sulla macchina e si allontanarono in fretta.
-Papà, è grave, cosa facciamo?!-
-N-Non lo so…Wendy, che faccio? Io non lo so!- esclamò Stiles.
-V-Va alla clinica, è circondata di sorbo, non entreranno.- bofonchiò Wendy.
Stiles parcheggiò davanti alla clinica veterinaria ed aiutò Angelica a portarla dentro, poggiandola al tavolo operatorio.
-Non volevo che vedessi queste cose, ma devi togliermela Angelica.- balbettò Wendy, col fiatone.
Angelica prese un bel respiro.- Okay, posso farcela.-
Ma prima che potesse toccare il manico della spada, Stiles le afferrò il polso, guardandola con un sopracciglio alzato: era tornato il Nogitsune.
-No, Stiles!-
Le prese i capelli e le sbatté la testa sul tavolo, facendola svenire a terra.
-Stiles, ti prego.- singhiozzò Wendy, tremando.
Stiles ridacchiò: i suoi occhi emanavano pura oscurità. -Wendy, Wendy, Wendy…Avresti dovuto studiare di più. Le volpi sono ingannatrici.- affermò, prendendo la spada con forza, affondandola ancora più dentro il suo petto, facendola urlare.- Si nutrono di dolore: tu lo hai preso per tutto il giorno. Prima dal coach, poi dal poliziotto ed infine da Isaac.-
-Lo so che lui è ancora lì dentro.- affermò Wendy, stringendo i pugni, ma troppo debole per muoversi.
-Ancora per poco. Lui è mio!- esclamò, afferrandole il viso con la mano.- E adesso mi prendo il tuo dolore.-
Poggiò violentemente le labbra sulle sue e delle vene nere si crearono sulle sue guance, fino agli occhi.
-Io lo salverò.- aggiunse Wendy, sputando tra i denti.
Stiles le sorrise.- Sei così patetica e debole.-
-Io no.- intervenne Deaton, conficcandogli una siringa dritta nel collo, che gli fece perdere i sensi.
Wendy fece un sospiro di sollievo e con un ultimo sforzo, si tolse la spada dal petto.- Lo hai ucciso?!-
-No…Non ancora.-

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Capitolo 15
*** The japanese roll. ***


Stiles fece un ampio respiro e sgranò gli occhi, ritrovandosi a terra e confuso.
Deaton e Wendy lo aiutarono ad alzarsi.
-C-Che ho fatto?- balbettò Stiles, vedendo la figlia con una borsa del ghiaccio sulla fronte.
-Niente Stiles, tutto apposto.- rispose Wendy, controllandogli gli occhi per vedere se fosse in se.
-Wendy, che cosa ho fatto?- replicò il ragazzo, scandendo le parole.
Wendy sospirò, abbassando lo sguardo.- Hai fatto dare una bella botta in testa a tua figlia e mi hai quasi ucciso con la spada dell’One.-
-Il Nogitsune se n’è andato, per ora.- intervenne Deaton, mostrando la siringa.- Questo è un veleno che proviene dal sangue di un Nogitsune, si chiama Letharia Vulpinia: l’ho preso nel giardino in cui gli Oni hanno ucciso quello che si era impossessato del mafioso giapponese.- spiegò, mentre Angelica si allontanò per rispondere al telefono. Deaton indicò dei segni che Stiles aveva sul collo, come vene rosse.- Vedi questi segni? Vuol dire che il Nogitsune è sotto controllo: quando spariranno, tornerà.-
-Wendy, non puoi lasciarmi a piede libero, hai visto che cosa posso fare.- continuò Stiles.
-Va bene, prendo le tue catene e ti lego da qualche parte, risolveremo questa cosa.-
-No Wendy, ho un’idea migliore…Rinchiudimi ad Eichen House.-
Wendy assottigliò gli occhi.- Cosa?! No! Tu non ci vai in quel posto!-
-Wendy, è l’unico modo, fidati di me.-
-Che cos’è Eichen House?- domandò Angelica.
-E’ l’ospedale psichiatrico dove era rinchiuso Burrow: Stiles ha ragione, mia sorella lavora lì, le chiederò di tenerti d’occhio.- rispose Deaton.
-Derek sta bene, ma hanno arrestato di nuovo lui e Chris: dicono che Katashi è morto e credono siano stati loro perché sono le ultime persone che ha visto. Devo andare lì e convincerli che non è così.- aggiunse Angelica.
-D’accordo, parla con Parrish, lui è abbastanza flessibile.- affermò Wendy.
Stiles alzò un sopracciglio.- Parrish?-
-S-Sì, mi ha chiesto di uscire.- balbettò lei, arrossendo.
Angelica si precipitò ad abbracciare il padre.- Mi mancherai, ti voglio bene.-
-Sta attenta.- le sussurrò lui, baciandole la guancia.
-Ho fatto delle ricerche per conto mio: esiste un rotolo giapponese, appartenuto alla Yakuza per generazioni, dove potrebbe esserci scritto come esorcizzare un Nogitsune.- disse Deaton.
Quella era la prima buona notizia da giorni.- Intendi come sconfiggerlo?-
-Sì: può essere di qualsiasi dimensione. Se Katashi è davvero morto, quel rotolo potrebbe essere dappertutto.-
Dopo aver spiegato ad Allison cosa avessero scoperto, i due si avviarono all’ospedale psichiatrico, chiamando anche lo sceriffo.
Stiles sarebbe stato rinchiuso per 72 ore, senza poter chiamare nessuno.
L’entrata era un grande cancello arrugginito, con la scritta Eichen House in alto.
Wendy diede un’occhiata dentro col proprio udito, ascoltando persone urlare e parlare con se stessi come fosse normale.
-Questo posto non mi piace per niente.- mormorò tra se e se, preoccupata.
-Sono solo 72 ore, okay? Non voglio farti ancora del male.- le disse Stiles, intrecciando le dita alle sue.
Lo sceriffo notò come si guardavano e si sentì imbarazzato.- Vado dentro a firmare i moduli.- disse, allontanandosi.
-Tu non mi farai del male, non sei un sociopatico.- ribatté Wendy.
-Sì Wendy, ti ho quasi uccisa. Fin che ho questa cosa dentro di me, lo sono.- commentò Stiles.- Fidati di me.-
Wendy sospirò e di scatto, gli prese il viso fra le mani, baciandolo dolcemente sulle labbra.
Stiles ricambiò, stringendole i fianchi.- Conterò le ore che mi separano dal baciarti di nuovo.- le mormorò, prima di entrare dentro.
 
Angelica si avviò alla centrale di polizia, dove stavano riparando l’ufficio dello sceriffo.
-Salve, sto cercando l’agente Parrish.- disse alla donna che si trovava alla reception.
Dalla sua scrivania, Parrish sentì nominare il suo cognome e le fece un cenno con la mano.
Mentre si sedeva, Angelica cercò una scusa plausibile su chi fosse e sul perché si trovasse lì.
-Ciao, mi chiamo Angelica, sono…Ehm…La sorella di Wendy Mccall.- gli disse, stringendogli la mano.
-Wow, scusa se mi permetto, ma siete tutte così carine in famiglia?- commentò l’uomo, ridacchiando.
Angelica rise con lui, accavallando le gambe, tentando di fare un po' la civetta.
Di certo non sapeva fare un occhiolino, dato che le si chiusero entrambi gli occhi quando ci provò, risultando goffa.
-Che cosa ti serviva Angelica?- le domandò poi.
-Ehm, so che avete arrestato Derek Hale e Chris Argent per l’omicidio di Katashi, ma non sono stati loro.-
-E tu come lo sai?-
-Perché al momento dell’omicidio non erano nemmeno alla Yakuza: Derek era insieme a me e Chris insieme a sua figlia, ci sono dei testimoni.- spiegò Angelica e, in quel momento, notò che sulla scrivania c’era la scatola con gli effetti personali di Katashi, in particolare, la sua protesi d’argento.
Allora Angelica rifletté: se la pergamena apparteneva alla Yakuza e poteva essere di qualsiasi dimensione, Katashi avrebbe dovuto tenerla sempre vicino a se.
Parrish si annotò tutte le sue parole.- Va bene Angelica, vedo che cosa riesco a fare per te.-
Angelica non sarebbe andata via senza prima prendere quella protesi: finse di far cadere l’astuccio con le penne accidentalmente.- Oh, scusa, mi dispiace tanto.-
-Non preoccuparti!-
La ragazza approfittò del fatto che Parrish si fosse piegato a raccoglierlo, per prendere il dito dalla scatola e metterselo in tasca.
-Insomma, Angelica, ci sono delle prove visive che i due sospettati fossero lontani dal luogo dell’omicidio?-
-Beh, al palazzo di Chris ci sono delle telecamere nell’ascensore e beh…Derek abita con me, quindi, non potresti soltanto…Fidarti?- gli rispose, sorridendo.
5 minuti dopo, Chris e Derek vennero liberati.
-Non credevo di aver assunto un avvocato così giovane.- commentò Chris.
Angelica lo guardò accigliata.- Un grazie sarebbe d’obbligo.-
-Ammetto che abbiamo iniziato con il piede sbagliato.-
-…O con la pistola sbagliata.-
 
Anche se Stiles non poteva chiamare, c’era un altro modo in cui, qualcuno collegato a lui, poteva comunicare.
Deaton portò Wendy e Derek al Nemeton.
Derek si mise seduto sulla grande corteccia.
-Okay Derek, chiudi gli occhi e libera la mente.- gli sussurrò il veterinario.
Il licantropo incrociò le gambe e chiuse gli occhi, respirando lentamente e a fondo.
-Concentrati su Stiles, su qualcosa che lo rende unico nel suo genere.-
Derek ripercorse con la mente il corpo di Stiles mentre erano al letto insieme e si soffermò a guardare la sua pelle.- I suoi nei, ne è pieno.-
-Perfetto e ora…Apri gli occhi Derek, sei ad Eichen House.-
Infatti, quando Derek li aprì, si ritrovò all’interno di un cortile, dove giravano ragazzi instabili e su sedie a rotelle.
Entrò dentro e trovò Stiles, in una riunione di gruppo insieme alla signorina Morrell.
-Stiles, tu puoi andare, c’è una visita per te.- gli disse la psicologa, alzando gli occhi verso Derek.
Stiles seguì il suo sguardo e sorpreso, vide Derek.
-Come hai fatto ad entrare? Non ci sono visite per le prime 72 ore.- gli disse Stiles, avvicinandosi.
-E’ una lunga storia, poi ti spiego, non sono realmente qui.-
Infatti, vicino a loro passarono due ragazzi che lo fissarono ridacchiando, sussurrandosi a vicenda che stesse parlando da solo.
-Che cazzo si ridono? Parlare da soli in questo ospedale dovrebbe essere normale.- borbottò il ragazzo. -Il mio compagno di stanza è legato giorno e notte al letto e c’è una tipa che parlava al telefono…Che era rotto.-
-Volevo solo assicurarmi che stessi bene.- continuò Derek.
Stiles alzò le sopracciglia.- Ah, ora ti interessa?-
L’altro sbuffò.- Io e Wendy volevamo assicurarci che stessi bene.- ripeté, marcando il nome della ragazza.
-La Morrell mi ha dato delle pillole per stare sveglio, dice che non devo dormire, perché quando dormo sono più vulnerabile.- raccontò Stiles.- Sul cortile c’è una grata che dà sul seminterrato, sono sicuro di esserci stato la notte in cui ero sonnambulo, non stavo dormendo!-
-Come diceva Lydia?-
-Sì, devo trovare la chiave di quella porta.-
-E come intendi fare?-
Improvvisamente, una ragazza andò in contro a Stiles e gli diede un pugno in faccia.
Il contatto tra loro si interruppe e Derek si massaggiò la guancia dolorante.
-Che è successo?!- gli domandò Wendy, aiutandolo a scendere dalla corteccia.
-Qualcuno gli ha dato un pugno!- borbottò Derek, confuso.- E l’ho sentito anche io.-
-Te l’ho detto Derek, siete collegati.- intervenne Deaton.
-Intendi dire che sentono lo stesso dolore?-
-Ha senso: la notte in cui è scomparso e diceva di avere la gamba incastrata in qualcosa, non riuscivo a muovere il piede.- spiegò Derek.
-Allora non stava davvero sognando.-
-Credo di no ed è convinto di esser davvero stato nel seminterrato dell’Eichen House: c’è qualcosa che lo attira lì.-
Wendy si sentì improvvisamente in colpa per aver urlato verso Lydia.
-Hai visto chi gli ha dato il pugno?-
-Di sfuggita: era una ragazza della vostra età, con dei lunghi capelli marroni scuri. Non sono riuscito a vedere altro.-
Wendy conosceva una sola persona e gli mostrò una sua foto sul telefono.- Questa ragazza?-
-Sì, proprio lei.-
-Che ci fa Malia Tate ad Eichen House?-

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Capitolo 16
*** Meet the Nogitsune ***


Quando Angelica varcò la porta di casa, poté finalmente riaccendere il telefono.
Oltre alle decine di chiamate, la ragazza trovò anche dei messaggi vocali provenienti da un numero sconosciuto.
Si portò il microfono all’orecchio, non capendo nemmeno una parola di quell’uomo che continuava a blaterare in una lingua sconosciuta.
-E’ giapponese.- intervenne Peter, con una ciotola di latte e cereali in mano.
Angelica sobbalzò.- Cristo, mi hai spaventata!- esclamò, osservandolo.- Quelli sono i miei cereali.-
-Scusa, ne avevo voglia.-
-Che ci fai qui? Non ti fai vedere da giorni.- commentò Angelica.
-E il mondo sta già andando allo scatafascio: ninja assassini e ragazzini posseduti da spiriti malvagi.- aggiunse lui, pulendosi la bocca.
-Tu ne sai qualcosa?-
Peter prese a girare intorno al tavolo.- Potrei sapere un po' di giapponese e potrei aiutarti, se solo tu aiutassi me.-
Angelica incrociò le braccia.- Tu non fai niente senza avere in cambio qualcosa, vero?-
-No Angy, sono uno zio gentile che ha deciso di fare favori.- aggiunse, con sarcasmo.- Ovvio che voglio qualcosa in cambio.-
-Che cosa?-
Peter le mostrò di nuovo il contenitore con le unghie di Talia.- C’è un ricordo che mia sorella mi ha cancellato dalla mente tempo fa: voglio sapere che cos’è.-
Se serviva a fare luce su quei strani messaggi, Angelica lo avrebbe fatto: si sedette sulla sedia, con la nuca rivolta verso di lui.- D’accordo, infilzami.-
Peter fece un sorrisetto soddisfatto e successivamente colpì Angelica nella pelle.
La ragazza si ritrovò nella vecchia casa Hale prima dell’incendio.
Peter teneva in mano una copertina azzurra dentro la quale riposava una bambina.
L’uomo le sorrideva leggermente, accarezzandole la guancia.
Poi, pronunciò un nome: Malia.
 
Fin dall’inizio Wendy sapeva che non era una buona idea rinchiudere Stiles ad Eichen House.
Subito dopo aver saputo che qualcuno lo aveva picchiato, Wendy si diresse lì, intenta ad entrare.
C’è sempre una porta sul retro, pensò tra se e se.
Andò sul didietro dell’edificio e, dietro una recinsione, notò una persona di servizio usata dagli inservienti.
Prese allora una bella rincorsa e fece un grande salto oltre la rete, superandola.
Non ce l’avrebbe mai fatta senza i poteri soprannaturali.
Il morso è davvero un dono.
Superata quella porta, Wendy si nascose dietro un muro quando sentì i fattorini parlare.
-La dolce Meredith ieri è finita in isolamento, parlava con i muri.- ridacchiò il capo, Brunski: aveva la voce di un maniaco sessuale.
-Me lo ricordo, c’ero anche io, poi ha tirato quell’inquietante urlo. Cazzo, credevo che mi avrebbe rotto il timpano!- replicò l’altro.
Wendy si domandò se esistessero altre Banshee o se fossero davvero rinchiuse lì dentro.
Attese che entrambi se ne andassero e poi salì le scale, seguendo l’odore di Stiles.
Quando girò per un corridoio, si scontrò proprio con Malia Tate.
-Dammi un solo motivo per cui non dovrei dare l’allarme.- le disse lei.
Wendy la guardò confusa.- Perché ti ho aiutata a tornare umana, te ne sei dimenticata? E poi perchè hai picchiato Stiles?-
-Aiutato? Tu mi hai rovinato la vita! Non riesco più a ritrasformarmi, ho continuamente freddo e dopo aver raccontato a mio padre cosa avessi fatto, ovvero ucciso metà della mia famiglia, mi ha fatto rinchiudere qui dentro!- spiegò Malia.
-Malia, non mi sarei mai immaginata che sarebbe andata così, ma io e il mio branco possiamo insegnarti a trasformarti quando vuoi.- ribatté Wendy. -Perciò, tu dimmi dov’è Stiles e io ti aiuto.-
Malia la guardò dalla testa ai piedi.- D’accordo: dopo la nostra rissa, lo hanno messo in isolamento.- continuò, scendendo fino all’ultimo piano.
Wendy sgranò gli occhi.- Ti prego, non dirmi che gli hanno dato un sedativo! Non deve dormire!-
-Credo proprio di sì.-
Giunti alla porta, Wendy gli diede una forte spallata per aprirla, ma si fece solo male.
-Non dirmi che ci riprovi con quello. La porta è fatta di tre strati di acciaio.-
-E perché non me lo hai detto prima?- bofonchiò la ragazza, dolorante.
-Mi divertivo. Comunque, ho le chiavi, le ho prese a Brunski.-
Wendy aprì velocemente la porta: Stiles era steso ad occhi chiusi in mezzo ad una stanza vuota.
-Stiles, sveglia, non dormire!- esclamò, scuotendolo.
Stiles aprì gli occhi di scatto e sobbalzò.- E’ qui! Lui è qui! Non sono al sicuro!- gridò, dimenandosi.
-Sssh Stiles, va tutto bene, ci sono io adesso.-
Lui la guardò sorpreso.- Che ci fai qui?-
-Beh, non puoi dirmi quella frase e poi pretendere che stia alla larga da te.- commentò Wendy, sorridendogli.
Stiles ricambiò, alzandosi.- Come sei entrata?-
-Sono un lupo mannaro, Stiles.-
-La chiave del seminterrato.- le disse Malia, porgendole il mazzo e afferrandole il polso. -Promettimi che mi aiuterai.-
Wendy fece brillare gli occhi rossi.- Sono l’Alfa, te lo prometto.-
Gli altri due arrivarono al seminterrato e non appena furono dentro, Wendy notò che era tutto leggermente diverso da quando ci era stata l’ultima volta.
-Chi metterebbe un divano in un seminterrato?- commentò Wendy, sedendovisi sopra.- E anche comodo.-
Stiles trovò degli scaffali con dei vecchi moduli.- Ci trapanavano i cervelli in questo posto.- osservò, vedendo la foto di un cervello aperto.
-Che cosa stai cercando?-
-Degli indizi che qualcuno sia stato ricoverato qui per la demenza frontotemporale.-
-Credi che il Nogitsune sia stato qui?-
-Non lo credo, ne sono certo.-
Passarono svariate ore seduti sul divano a controllare le cartelle, ma niente.
Fin che Wendy non trovò il fascicolo di Claudia Stilinski e le foto della sua operazioei al cervello.
Disgustata, lo richiuse velocemente, senza farsi notare da Stiles.
-Trovato qualcosa?- le domandò.
-N-no, niente.-
-Neanche io, questo tipo non esiste.- sospirò Stiles, lasciandosi andare sul divano.- Come stanno i segni sul collo?-
Wendy gli alzò la maglietta e vide che ne erano rimasti pochi.- Stanno quasi per scomparire.-
-E’ tutta colpa mia.- borbottò lui.
-Colpa tua? Di cosa?-
-Ti ricordi quando Lydia ci ha avvelenati il giorno del tuo compleanno? Ho avuto delle allucinazioni dove il mio riflesso mi uccideva. Non capisci? E’ sempre stato dentro di me, alimentato dalle mie insicurezze, dai miei dubbi.- spiegò Stiles, torturandosi le mani.
Wendy gli si avvicinò, mettendogli una mano sulla guancia.- Hai ancora dei dubbi?-
Stiles la guardò negli occhi, ripensando a quando era insicuro sulla propria sessualità, sul fatto che gli piacesse Derek.
Ma adesso, non contava più niente, perché ormai era certo di quello che fosse.
E inoltre, si stava riavvicinando sempre di più a Wendy.
-No.- mormorò, facendosi avanti per baciarla dolcemente.
Wendy gli passò una mano sui capelli e ricambiò il bacio, sentendosi spinta dall’istinto a mettersi a cavalcioni su di lui.
Stiles le tolse la camicia e le alzò la maglietta, iniziando a morderle la pelle del petto e a stringerle le natiche tra le mani.
Wendy si morse un labbro dopo un leggero ansimo, ma fu in quel momento che notò qualcosa sul muro davanti a lei.- Stiles…-
-Che c’è?-
Lei si alzò, indicandogli un disegno sulla parete: il 5 rovesciato.- Se stesso.-
Wendy mise l’orecchio sul muro e, bussandoci sopra, capì che c’era qualcosa dietro.
Mentre Stiles trovò un tubo per colpire le mattonelle, lei usò un paio di pugni e la parete cedette.
Il buco emanava un terribile odore di putrefazione e, al suo interno, il cadavere di una persona vestita di abiti militari e il viso completamente coperto da bende.
-Cristo santo, ma chi è?-
-Wendy…Ti presento il Nogitsune.- affermò Stiles.
Capì allora che quella doveva essere la forma della creatura che vedeva Stiles.
Quest’ultimo, tra le mattonelle, trovò una vecchia foto.- Conosci qualcuno?-
La foto ritraeva un uomo insieme ad una donna orientale: Wendy riconobbe molto bene quel viso.- Sì, la donna la conosco.-
-Voi non dovreste essere qui!- intervenne una voce dietro le loro spalle.
Era un ragazzo tutto sudato e una smorfia sul volto tutt’altro che amichevole.
In pochi attimi, prese il tubo da terra e colpì Wendy alla fronte, facendola svenire.

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Capitolo 17
*** Let me in. ***


Quando Wendy riaprì gli occhi, si ritrovò legata con i polsi e le caviglie ad una sedia.
Davanti a se, Stiles, legato alla stessa maniera.
-Oliver, che stai facendo? Come hai fatto a liberarti?- gli chiese Stiles, spaventato.
-Hai risolto il mio indovinello, Stiles?- disse una voce roca, proveniente dal buio: era un essere dai vestiti logori e il viso coperto di bende, tranne per la bocca dalla quale uscivano denti neri e appuntiti.
Capirono allora che il Nogitsune si era insediato nella mente di quel ragazzo.
-Basta, sono stanco dei tuoi stupidi indovinelli!- esclamò Stiles, cercando di liberarsi.
-Tutti ce l’hanno, ma nessuno può perderla.- sibilò egli, girandogli intorno.
-Ti ho detto che non lo so!-
Il Nogitsune avvicinò la testa al suo orecchio.- Tutti ce l’hanno, ma nessuno può perderla!-
-E’ l’ombra, sadico bastardo!- esclamò Wendy.- Ora lascialo stare!-
-Avrei dovuto ucciderti mentre avevi quella spada conficcata nel petto.- borbottò egli, camminandole in contro.
-Ma non lo hai fatto. L’odore di Stiles emanava stress quella sera, ha cercato di fermarti, di combattere con se stesso.- ribatté Wendy.
-Credi che l’amore salvi sempre tutto Wendy? No. L’amore distrugge.-
-Ma sei stato innamorato anche tu, non è vero?-
Il Nogitsune cercò di tapparsi le orecchie.
-Si chiamava Noshiko Yukimura!-
-Sta zitta!- gridò l’altro.
In quel momento, Oliver afferrò un trapano da cervello e lo azionò verso la ragazza.
-Oliver, ti prego no! Lasciala stare!- urlò Stiles, sudato in viso.
-Lasciami entrare, Stiles!-
-Stiles no, non farlo!- gli disse Wendy.
A quel punto, Stiles la guardò negli occhi.- Non ho altra scelta…-
-Lo combatteremo insieme, Stiles, troveremo un modo…-
-Avevi…Avevi detto che avresti fatto qualsiasi cosa per me…Adesso tocca a me.- affermò Stiles, rilassando i muscoli e chiudendo gli occhi.
-Stiles, no!- singhiozzò Wendy, usando tutta la forza possibile per liberarsi.
-Ti prego Derek.- sussurrò, fra se e se.- Se dovesse succedere qualcosa, salva lei per primo.-
Oliver spense il trapano quando Stiles riuscì a liberarsi da solo e gli mise una mano sulla spalla.- Va bene così, Oliver.-
Il ragazzo abbassò l’oggetto con mano tremante e poi Stiles gli chiede una gomitata sul naso, atterrandolo.
-Te lo giuro, io ti ucciderò.- balbettò Wendy, con le lacrime che le rigavano il viso.
Stiles fece un ghigno.- Vediamo chi arriva prima?-
 
Una volta uscita dall’Eichen House, Wendy tornò a casa e trovò Angelica insieme a Derek ed Allison.
-E’ scappato?- le domandò Derek.
-Sì.- borbottò Wendy, più che furiosa.
 
-Mamma, ascolta, ho ricevuto dei strani messaggi in giapponese, Peter mi ha aiutato a tradurli.- intervenne Angelica.- L’uomo nell’audio parla di un campo di militari giapponesi, sta dando delle indicazioni su come comportarsi: ma secondo Peter questo posto non esiste, è un nome inventato.-
-Ma cosa centra con il Nogistune?- si chiese Allison.
-Centra eccome.- affermò Wendy, porgendole la foto che aveva trovato.- Credo che dovremmo parlare con la madre di Kira.-
-Che cosa dice il rotolo?-
-Deaton ha detto che sopra c’è scritto che per esorcizzare il Nogistune, bisogna cambiare il corpo di chi lo ospita.- spiegò Derek.
-Cambiare in che senso?-
Wendy intuì il significato.- Trasformarlo in un lupo mannaro.-
***
Per Wendy, quella non era un’opzione: aveva già dovuto star male dopo aver scoperto che era divenuto il druido di Derek, non avrebbe sopportato anche l’idea di doverlo mordere.
Perciò, quel sabato, lei e Scott si avviarono a casa Yukimura per parlare con Noshiko.
Kira andò ad aprirgli la porta.- Ciao, che ci fate qui?-
-Sono qui per me.- intervenne Noshiko, dietro le sue spalle.
Wendy la guardò con un sopracciglio alzato: non si fidava molto e le mostrò la foto.- Credo che lei ci debba raccontare qualcosa.-
I tre adolescenti e i genitori di Kira si sedettero a tavola: Noshiko portò la custodia di una katana impolverata e all’apparenza molto vecchia.
Ma in realtà, al suo interno, c’erano dei frammenti.
-Che cosa gli è successo?-
-Si è spezzata l’ultima volta che è stata usata…Contro un Nogitsune.- rispose la madre.
Wendy voltò la fotografia e vide che c’era scritta una data: 1943.-Questa è lei? Questo vuol dire che ha più di 70 anni.-
-Sto superando i 900, in realtà, le volpi vivono molto a lungo.-
Kira sgranò gli occhi.- Perché non me lo hai mai detto?!-
-Aspettavamo che i tuoi poteri si manifestassero.- intervenne suo padre, toccandole la mano.
-Lei sa come salvare Stiles?- ripeté Scott.
-Per sconfiggere il Nogitsune avete bisogno di un lupo…E di una volpe.- aggiunse Noshiko.- Dopo la fine della seconda guerra mondiale, alcuni giapponesi vennero rinchiusi nel campo di Oak Creek.-
-Peter aveva detto che non esisteva.- commentò Wendy.
Scott sbuffò.- A quanto pare ha mentito.-
-Io ero una di loro: ero una giovane volpe, intrepida, senza conoscere il vero pericolo. Solitamente rubavo dalle scorte dei soldati: cibo, medicine e qualche giocattolo per i bambini che erano chiusi insieme a me. Satomi era la più anziana, aveva continue emicranie e cercava sempre di stare tranquilla, giocava a scacchi quasi tutto il giorno.-
-Nessuno l’ha mai scoperta?-
Noshiko abbassò lo sguardo, sorridendo.- No…Perché c’era un soldato che mi aiutava, si chiamava Rhys…Eravamo molto innamorati e lui era sempre così gentile con me. Al contrario dei suoi colleghi, Merrick e Hayes: a loro piacevano le maniere forti.-
Dato che Wendy aveva incontrato il Nogitsune personalmente ed egli aveva reagito male quando aveva pronunciato il nome di Noshiko, capì che la sua vera identità non poteva che essere quella di Rhys.
-E’ lui vero? E’ Rhys.- affermò lei.
Noshiko la guardò dispiaciuta.- I miei compagni si ammalavano di polmonite e non c’erano abbastanza medicine per tutti, questo perché Marrick ed Haynes le vedevano al mercato nero. Non appena li scoprirono, scoppiò una rivolta e fu allora che capii perché Satomi cercava sempre di mantenere la calma: era stata morsa.-
-Perciò era un lupo mannaro?-
-Sapete quandìto me che i primi giorni dal morso sono i più pericolosi, quelli in cui non si riesce a controllare la rabbia. Usò una motolov di fortuna contro i soldati e colpì il mio Rhys…- balbettò, asciugandosi una lacrima prima che cadesse.
Ecco perché il Nogitsune era ricoperto di bende, perché il suo corpo era completamente ricoperto di ustioni.
-Morì agonizzante ad Eichen House e anche io venni colpita da svariati proiettili. Mi credevano morta, ma io combattevo per rimanere in vita. Marrick ed Hayes furono incaricati di bruciare i corpi e….Non so…Forse per puro caso, io finii accanto a quello di Rhys. Stavo morendo, così ho invocato i miei antenati purché mi aiutassero…Ma fu una scelta terribile.- spiegò Noshiko.
Seguendo il discorso, Scott capì.- Si presero il corpo di Rhys.-
Noshiko annuì.- Si trasformò in un Nogitsune e decimò tutti i soldati del campo, compresi i medici di Eichen House, nutrendosi di collera, caos e dolore. Io stavo lentamente guarendo e sapevo di doverlo fermare. Presi questa katana e lo affrontai: gliela conficcai nel petto e Satomi mi aiutò con i suoi artigli.-
-E il Nogitsune se ne andò?-
-Sì, rinchiusi la sua anima, sotto forma di insetto in un barattolo e lo seppellii sotto il Nemeton: siete stati voi, con il vostro sacrificio, a risvegliare quel potere.-
Wendy sospirò, passandosi una mano sugli occhi.- Okay, basta così.-
-Wendy, è l’unico modo.- affermò Noshiko.
-Io non ucciderò Stiles, è chiaro?!-
Scott la prese per il polso prima che se ne andasse.- Wendy, non abbiamo scelta.-
La sorella scosse la testa.- Tu più di me dovresti sapere che c’è sempre un piano B.- esclamò, togliendosi dalla sua presa.
Scott la lasciò andare ed osservò la spada.- Come la ripariamo?-
Noshiko prese la mano della figlia e la mise sui frammenti.- Solo tu puoi farlo.-
In quel momento, gli occhi di Kira brillarono di arancione e dalla sua mano uscirono piccole scintille che, come colla, ripararono la katana.
Intanto, Wendy salì in macchina e gli arrivò un messaggio di Derek.
La telecamera dentro il loft aveva scattato un’ immagine, dopo che qualcuno era riuscito ad entrare.
Stiles era lì.

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Capitolo 18
*** Anger and chaos. ***


Wendy, Derek, Allison, Chris e lo sceriffo arrivarono al loft.
Lo sceriffo entrò per primo ed estrasse un paio di manette.
-Ciao papà.- gli disse Stiles, con delle borse nere sotto gli occhi.
-Se c’è ancora un briciolo di mio figlio, lì dentro, saprà che è giusto che io gli metta le manette.- gli disse, avvicinandosi lentamente.
Stiles abbassò lo sguardo e gli porse i polsi, così che lui potesse ammanettarlo.
Ma, in pochi secondi, con un unico scatto, le ruppe, facendogli un sorrisetto malvagio.
-Tu non sei mio figlio.-
Successivamente, Derek gli andò in contro ruggendo.
Stiles alzò il dito indice, scuotendolo appena.- Eh no Derek, non si fa così.-
Con l’altra mano, estrasse un coltello da cucina dalla tasca e se lo conficcò dritto nel petto.
Il Nogitsune era astuto: sapeva che Derek era collegato a lui.
Infatti, il licantropo sentì tutto il dolore e cadde a terra.
Nel mentre, Allison era entrata nel loft di soppiatto, camminandogli alle spalle.
Credendo di non essere vista, usò un taser con filo contro di lui, ma anche se gli stava dando una potente scossa, Stiles l’afferrò e lo gettò via, lasciandola disarmata.
Wendy fece un salto e si mise tra i due, ringhiando.
Il ragazzo cercò di colpirla con la mano destra, ma d’un tratto, la mano sinistra afferrò il suo stesso braccio.
Si facevano forza a vicenda: Stiles stava combattendo contro se stesso per non fare del male a Wendy.
-Stupido ragazzino.-
A quel punto, rimase solo Chris, che gli puntò una pistola alla tempia.
-Sei impazzito?! Fermo!- esclamò Wendy.
-Lo farò, se necessario.- affermò il cacciatore.
Anche lo sceriffo estrasse la pistola, però stavolta verso Chris.- Abbassa la pistola.-
Stiles ridacchiò.- Avanti Chris, sparami.-
-No!-
-Sparami!-
Allison vide che il sole stava tramontando: gli Oni sarebbero tornati a cercarlo.
-Smettetela! Stiamo facendo il suo gioco!- esclamò, vedendo che Stiles non aveva alcuna paura, anzi, era ciò che voleva.
Dalle finestre, comparvero tre Oni.
-Esatto, non siete qui per uccidermi.- mormorò Stiles, camminando indietro.- Ma per proteggermi.-
Il gruppo fu troppo impegnato a combattere gli Oni per non accorgersi che Stiles era fuggito di nuovo.
***
I sensi di colpa non riuscivano a far dormire Wendy la notte, così decise di chiedere perdono a Lydia con un caffè al centro commerciale.
Quando la ragazza entrò nella Camaro, evitò di guardarla.
-Okay, vado dritta a punto: mi dispiace davvero tanto per non averti creduto e averti gridato contro.- affermò Wendy.
-Accetto le tue scuse e sappi che mi serve una nuova borsetta.- disse Lydia, con sfacciataggine.
-Ti compro tutto quello che vuoi!-
-Gira a destra per il centro commerciale.- le indicò, accendendo la radio. -Di nuovo a destra e tra 200 metri a destra.-
Wendy la guardò confusa.- Lydia, sei sicura, stiamo girando in tondo?-
-Ho messo il navigatore apposta.-
-Lydia…Hai acceso la radio, non il navigatore.-
Anche lei si ritrovò stranita e non sapeva cosa stesse accadendo.
-Lydia, stai bene?-
-Attenta!-
Wendy aveva tolto lo sguardo dalla strada per un momento e non si era accorta di star quasi per investire qualcuno.
Stiles le guardò con occhi pesanti e poi svenne sull’asfalto: Lydia le aveva condotte a lui.
 
Stiles venne portata alla clinica veterinaria e Derek ed Angelica li raggiunsero.
Deaton controllò la ferita che aveva al petto.- Si sta infettando.-
-Chiamo la mamma.- intervenne Wendy.
-Sicuro che non dovremmo portarlo in ospedale?- domandò Angelica.
-Sicuro che non dovremmo portarlo in ospedale?- ripeté Stiles, imitando una vocina acuta e femminile.- Dio, la tua voce è così irritante.-
Cercò di alzarsi, ma Wendy lo spinse giù sulla sedia con il tacco della scarpa.
Stiles le sorrise, alzando un sopracciglio.- Uuh, ti piacciono i giochini sadomaso Wendy?-
-Ho un’idea.-Deaton prese delle gocce che gli fece mandare giù a forza: successivamente, il suo corpo si immobilizzò.
-Veleno di Kanima.- intuì Stiles.- Ti sei fatto una bella scorta dopo che Jackson è passato a miglior vita.-
Angelica strinse i pugni.- Hai qualcosa anche per la bocca, Doc?-
Il veterinario prese un pezzo di scotch glielo mise sulle labbra.
Quando arrivò Melissa, Angelica l’aiutò con la ferita.
Ad un certo punto, Stiles guardò suo figlia con una lacrima che gli cadeva lungo la guancia.
-Papà?-
Stiles annuì tremando e ad Angelica fece troppa pena per non togliergli lo scotch.
Ma poi, egli tornò serio.- Davvero Angy, una lacrima? Sei così sensibile?-
-Ti prego, rimettiglielo.- borbottò Melissa.
-Lo sapevi, Melissa, che Stiles ha ascoltato quando hai chiamato lo sceriffo per via di Rafael? Stiles sa il vero motivo per cui se n’è andato e hai raccontato la favoletta a Wendy per tutto questo tempo purché lo odiasse di più, ma in realtà eri tu ad odiarlo.- continuò, ma Melissa decise di ignorarlo.- Segreti, segreti, segreti…E tu Angelica, hai intenzione i dire a Peter il nome di sua figlia? Sarebbe da cattivi non farlo.-
Angelica ringhiò e gli coprì di nuovo la bocca.
Nelle ore successive, Derek tentò di nuovo di mettersi in contatto con Stiles, ma sembrava che ormai fosse intrappolato in profondità nel Nogitsune.
-Novità?- gli chiese Wendy, sedendosi accanto a lui.
-No, non riesco e ho paura che se ci riprovo, il Nogitsune potrebbe impossessarmi anche della mia mente.- spiegò Derek.
-C’è una cosa che devo dirti…-esordì Wendy, arrossendo.- Ci siamo baciati, due volte.-
Derek non si arrabbiò, anzi, rimase rilassato.- Sapevo che prima o poi sarebbe successo…Non sono una cima nelle relazioni.-
-No Derek, tu hai paura di essere ferito. Stiles non lo avrebbe mai fatto.- ribatté lei.
Derek guardò il Nogitsune davanti a se con un leggero sospiro.- Lo so.- affermò, mentre l’altro gli faceva un occhiolino.
-Secondo me dovremmo chiedere a qualcuno più esperto.- intervenne Lydia.
-Tipo chi?-
Peter e Lydia non si erano più rivisti dopo che lei lo aveva aiutato a ritornare in vita, sotto trance, ovviamente.
-Tu.- borbottò la ragazza, faccia a faccia con lui.
-Io…- bofonchiò Peter, imbarazzato.
-Tu.-
-Io…-
Peter osservò Stiles, girandogli intorno.- Che cosa avevate intenzione di fare?-
-Preferisco morderlo che ucciderlo, non sappiamo se con la katana e gli artigli faremo del male anche a Stiles.- rispose Wendy.
-Dal suo aspetto non potrebbe sopravvivere ad uno schiaffo, figuriamoci ad un morso.-
In effetti, non aveva un bell’aspetto: era pallido, sudato e aveva i segni di chi non dormiva da mesi.
-Che cosa possiamo fare?-
-Ci devo pensare.- affermò Peter, prendendo bene Angelica per le spalle.- Penso insieme ad Angelica.-
Portò la ragazza in un angolino.
-Che vuoi?!-
-Io vi aiuto se tu mi dici il nome della bambina.-
Angelica non aveva altra scelta.- Va bene.- confermò, avvicinando le labbra al suo orecchio.- Malia…Malia Tate.-
-Sembra una battaglia più psichica che fisica…Dobbiamo entrargli nella testa come fanno i licantropi.- continuò Peter, toccando appena la nuca a Stiles. -Ma non potete andare da soli, potreste perdervi. Devono essere almeno in due.-
Wendy e Derek si guardarono.- D’accordo.- dissero all’unisono.
Derek si mise seduto accanto a Stiles e Wendy in piedi, con gli artigli pronti sul loro collo.
-Il suo cervello vi risulterà come una casa piena di stanze: non restate più di qualche minuto o potrebbe accorgervi che siete lì. Trovate Stiles e portatelo indietro.-
Wendy annuì e dopo aver fatto brillare gli occhi di rosso, infilzò i due con le unghie.
Quando entrambi riaprirono gli occhi, si ritrovarono in una piccola stanza, legati a dei letti.
-Legata…- borbottò lei.- Di nuovo.-

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Capitolo 19
*** Roar. ***


-Questo Nogitsune ha anche del sarcasmo.- commentò Wendy, dimenandosi dai lacci.
-Beh, è nel corpo di Stiles.- aggiunse l’altro, sospirando.- Siamo dei lupi mannari, dannazione!-
Con un unico gesto forte, Derek si liberò e si alzò per slegare anche Wendy. -E ora?-
-Non lo so, non sono mai stata nella mente di qualcuno.-
Derek si avviò alla porta e l’aprì, ma quando uscì, essa si richiuse, lasciando Wendy dentro.
-Cazzo, Derek!- esclamò, dandoci colpi e calci, senza successo.
Ad un certo punto, Wendy sentì qualcosa di umido sulla spalla: la camera si era rimpicciolita, fino a formare uno sgabuzzino.
Stiles le stava dietro, baciandole il collo.- Sssh, Brandon non deve sentirci.-
Erano alla centrale di polizia, la sera in cui dovevano cancellare le foto di Kira.
Wendy lo baciò con passione, sentendo un irrefrenabile voglia, tirandogli appena i capelli.
Stiles le sbottonò i pantaloni e ci mise una mano dentro, con prepotenza.
 
Stiles si mise a cavalcioni su Derek, strappandogli letteralmente la canottiera, con il materasso che i separava dal pavimento polveroso di casa Hale.
-Quanto abbiamo?- bofonchiò Derek, tra un bacio all’altro.
-Fa una passeggiata con Angelica per un paio d’ore.- rispose Stiles, mordendogli un lembo di pelle del ventre.
Derek sollevò gli occhi verso il soffitto, notando che le pareti non erano per niente bruciate: quella non era veramente la sua vecchia casa.
-Fermo, fermo, aspetta.- gli disse, scansandolo.
-Che c’è?-
-Non dovremmo farlo…Non dovremmo fare questo a Wendy.- affermò convinto, per poi alzarsi e dirigersi verso la porta.
-Derek! Derek torna qui!- gridò Stiles, talmente forte da fargli girare la testa.
 
Stiles le morse l’orecchio, massaggiandole l’interno coscia.
Ad un certo punto, Wendy si ritrovò confusa.- Aspetta…Aspetta…-
-Troppo tardi.- disse l’altro, avvicinandosi con le dita alla sua intimità.
Infastidita, la ragazza lo scansò.- Non è andata affatto così!-
Il ragazzo fece un ghigno con l’angolo della bocca.- Ma vorresti, non è vero?-
Wendy scosse la testa.- N-no..-
Diede una spallata alla porta che si aprì, ritrovandosi in una delle sale interrogatori della centrale di polizia.
Derek venne fuori da un’altra porta e si ricongiunsero.
Da un vetro si vedeva un’altra stanza: lei e Derek erano lì, ma stavano discutendo animatamente, quasi vennero alle mani.
-E’ così che lui ci vede?- si chiese Wendy. -Come due animali che litigano per un pezzo di carne?-
Derek studiò la situazione.- No…Io credo solo che lui non riesca a decidere..- disse, azionando il microfono al lato dello specchio.
E’ felice quando sta con me!
Lui mente quando sta con te, non gli piaci affatto, gli interessano gli uomini, svegliati!
-Non avrei mai voluto che fosse così confuso.- mormorò Wendy, passandosi una mano nei capelli.
-Ma non lo è più.- affermò Derek, guardandola.
Wendy ricambiò lo sguardo.- Ah no?-
-Guarda meglio.-
La Wendy nello specchio aveva preso Derek alla gola e lo stava soffocando con energia.
-No! No! Io non voglio questo!- esclamò con gli occhi lucidi.
-Ma è quello che succederà.- ripeté il licantropo.
Successivamente, Derek cadde a terra e Wendy voltò lo sguardo verso di loro.
-Cazzo, siamo rimasti troppo! Via!- Derek le afferrò il braccio e fuggirono verso la terza porta della stanza.
Si ritrovarono in un’ampia stanza illuminata: la stessa in cui si erano risvegliati Allison, Stiles e Wendy per il loro sacrificio.
In fondo ad essa, Stiles e il Nogitsune seduti sulla corteccia del Nemeton, a giocare a scacchi.
Sia Derek che Wendy tentarono di chiamarlo, di corrergli incontro, ma più lo facevano e più si ritrovarono lontani.
-Un momento…Ho un’idea.- intervenne Derek. -Stiles fa parte del branco, no? Insomma…Non è un licantropo, ma è comunque parte del branco.-
-Sì e allora?-
-Lezione base: come si fa ad attirare l’attenzione di un lupo del tuo branco?-
Wendy sapeva bene la risposta e tirò fuori le zanne.- Si ruggisce.-
Subito dopo, fece un potente ruggito che fece voltare la testa sia a Stiles che al Nogitsune.
Tutto d’un tratto, tutti e tre spalancarono gli occhi, ritrovandosi alla clinica veterinaria.
L’effetto del veleno di Kanima era svanito: Stiles si tolse il cerotto dalla bocca e iniziò a vomitare bende sul pavimento.
Da quel gruppo di garze, venne fuori una mano e poi un’altra: il Nogitsune.
Ma c’era qualcosa di diverso, gesticolò disperatamente per togliersi le bende sul volto e Wendy lo aiutò.
Sotto di esse, il viso spaventato di Stiles.
-W-Wendy…- balbettò, col fiatone.
-Mamma!- esclamò Angelica, indicandole la porta spalancata.
L’altro era scomparso e aveva portato Lydia via con se.

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Capitolo 20
*** Chess. ***


Mentre Aiden ed Ethan cercavano Lydia attraverso il suo odore, Wendy riuscì a mettere al letto Stiles che finalmente dormì un paio d’ore.
-Vorrei riuscire a dormire anche io.- borbottò Wendy, sedendosi al tavolo.
-Almeno mangia.- intervenne Derek, porgendole un piatto di uova strapazzate.
-Ho fallito…Sono un fischio come Alfa e adesso ha rapito anche la migliore amica.- sospirò, rigirando la forchetta nella poltiglia.
-Se continui con questa mentalità, ucciderai qualcuno.- commentò, guardandola negli occhi.- Fallisci ancora, fallisci meglio: non abbiamo perso nessun finora, perché dovrebbe succede adesso?-
Wendy fece un leggero sorriso.- Come farei senza di te?-
-Saresti morta con una freccia di un cacciatore nel petto.-
In quel momento, Wendy ricevette un messaggio dallo sceriffo: voleva vederli a casa propria.
Nella vecchia stanza di Stiles, su una scacchiera, i pezzi bianchi erano stati contrassegnati da dei post-it con i nomi di tutto il branco.
-Stiles li aveva usati per spiegarmi del vostro mondo, ma non li avevamo lasciati in questo modo.- esordì lo sceriffo.
-Credi sia stato Stiles o il Nogitsune?- domandò Derek.
-Non lo so, Stiles mi stava dicendo come giocare, ma non ci ho mai capito gran che.- rispose Wendy.
-Io sì.- intervenne Angelica.- Peter mi ha insegnato…E dato che è stato lui, mi ha anche spiegato alcune mosse abbastanza losche.-
La ragazza osservò la scacchiera e il modo in cui erano messi i pezzi.
Sulle pedine, c’erano i nomi di Aiden, Ethan e Scott, ma ce ne era una che era stata messa al bordo della scacchiera, col nome di Isaac che, effettivamente, era temporaneamente fuori gioco.
Sull’alfiere, il post-it riportava il nome di Kira e sul cavallo quello di Angelica.
La torre era Allison e, infine, il re e la regina, Derek e Wendy.
-Noi siamo i bianchi e secondo le pedine nere, il cavallo e l’alfiere stanno per fare scacco al re…Non c’è nessuna mossa che possa impedirlo.- spiegò Angelica. -Inoltre una delle pedine nere sta per mangiare la torre.-
-Sta giocando con noi, ma io non lo lascerò vincere.- esclamò Wendy, stringendo i pugni.
Tornarono al loft, dove avevano lasciato Stiles che stava mangiando qualcosa.
-Avete trovato Lydia?- domandò, preoccupato.
-No, ma non devi preoccuparti, adesso devi solo pensare a riposare e a riprendere le forze.- le disse la ragazza.
-In realtà, mentre dormivo, ho avuto un’idea: ad Eichen House, c’era una ragazza…Meredith.-
Wendy sapeva di chi stesse parlando.- La banshee.-
-Come lo sai?-
-Quando sono entrata dalla porta degli inservienti, Brunski si stava vantando del fatto che l’avesse rinchiusa perché non la smetteva di urlare.- spiegò.
-Credo che forse potrebbe essere in grado di trovare un’altra banshee.-
Grazie allo sceriffo, entrarono facilmente ad Eichen House e all’isolamento: ma scoprirono che la ragazza era appena fuggita.
A quel punto, Angelica chiamò sua madre.- Mamma, è qui, a scuola.- le disse, osservando poi Meredith con l’orecchio teso sulle corde del pianoforte, nell’aula di musica.
-Tienila lì e fatti dire dove si trova Lydia.-
Una volta attaccato il telefono, Angelica le si avvicinò.
Meredith era una ragazza pallida, magrolina, con i capelli ricci e corti.
-Vi prego, u-un po' più forte, per favore.- balbettò, pizzicando le corde.
-Che cosa ti dicono?- le chiese lei.
Meredith la guardò con sguardo agghiacciante.- Che non c’è più tempo.-
-Tempo per cosa?-
 
Usciti da Eichen House, Stiles si sentì improvvisamente debole e si dovette aggrappare a Wendy per non cadere.
-Ehi, ehi, ti senti bene?-
Stiles prese un bel respiro e annuì.- S-Sto bene, dobbiamo trovare Lydia.-
Derek gli afferrò il braccio e lo girò verso sinistra, sentendosi improvvisamente debole.- No, non stai bene.- bofonchiò, stringendo gli occhi per il dolore.- Stai morendo…E’ come se…Più lui si fortifica e più tu muori.-
Wendy stava iniziando a preoccuparsi seriamente, così raggiunsero la scuola e Meredith, portandola al loft.
Non appena aprirono la porta, trovarono Rafael.
Wendy sbuffò.- Che cosa vuoi? Non ho tempo di parlare.-
-Ascolta Wendy, è molto importante…- mormorò l’uomo, abbassando lo sguardo.
-Sta tranquilla, ci penso io.- le disse Stiles.
-E lei chi è?- domandò Rafael, indicando Meredith.
Derek cercò di inventarsi qualcosa.- La mia ragazza.- rispose, circondandole il collo col braccio.
-Tu non sei il mio tipo.- ribatté Meredith, sorridendo a Stiles.- Lui è il mio tipo.-
Stiles sorrise, alzando le sopracciglia.- Sì, lo so, sono il tipo di tutti…Perché non ne parliamo di sopra?-
Mentre i due la conducevano in camera, Wendy e suo padre si sedettero.
-Cosa c’è di così importante?-
Rafael sembrava molto nervoso di dire quello che doveva dire.- E’ il motivo per cui me ne sono andato.-
-Te ne sei andato perché hai scoperto che ero malata e non mi volevi fra i piedi.-
-No…Me ne sono andato il giorno prima che tu nascessi.-
Wendy lo guardò confusa.- Cosa? No…Ricordo bene il tuo video durante la mia infanzia.-
-Perché tua madre ti ha mostrato tante foto e ci sentivamo al telefono, fin che non sei diventata abbastanza grande da capire che eri malata.- spiegò Rafael, con gli occhi lucidi.- E’ successo una sera…Ero ubriaco e sono tornato a casa zuppo per la pioggia, avevo bagnato tutto il pavimento e tua madre, con te in grembo, all’ottavo mese, mi urlava contro.- raccontò, con le labbra che gli tremavano.- Le diedi uno schiaffo e lei inciampò sul bagnato…Cadde dalla scale.- singhiozzò, coprendosi la faccia, come se non volesse essere guardato.
Wendy non riusciva a crederci ed una lacrima le rigò il viso.
-Chiamò Stilinski perché non voleva che mi arrestassero o altro, ma le acque si erano rotte, perciò lei partorì quella stessa sera. Dissero che…Che quella caduta era una dei principali motivi per cui ti sei ammalata.-
Wendy si alzò di scatto e si voltò dall’altra parte, sull’orlo di vomitare.
-Wendy, mi dispiace tanto.- piagnucolò l’uomo.- Sono tornato per cercare di rimediare…-
-Rimediare?- balbettò, voltandosi lentamente verso di lui.- Come si può rimediare ad una cosa del genere?-
-Mi dispiace tanto.-
Con un unico gesto, la ragazza gli designò la porta.- Vattene e non farti mai più rivedere.- ringhiò, per poi salire in camera.
Stiles la osservò asciugarsi le lacrime.- Te lo ha detto?-
Wendy aggrottò le sopracciglia.- Tu lo sapevi?-
Stiles annuì.- Mio padre me lo ha detto quando è tornato in città.-
-Lo sapevi fin da allora e non mi hai detto niente?!- esclamò, per poi deglutire e scuotere appena la testa.- No, non fa niente, abbiamo altre cose a cui pensare.- Successivamente, si chinò su Meredith, seduta sul letto.- Allora Meredith, dov’è Lydia?-
La ragazza si grattò il mento, stranita.- Chi è Lydia?-
Derek sospirò.- Oh, perfetto.-
-Lydia, la nostra amica.-
-Oh, intendete la ragazza dai capelli rossi?-
Wendy annuì più volte.- Esatto, proprio lei. Ti ha detto dove si trova?-
Meredith alzò le spalle.- Se volesse dirmelo…Non rispondi al telefono?- chiese a Stiles, ma nessun cellulare stava squillando.
-C-Cosa?-
Wendy capì che dovevano solo assecondarla.- Sì Stiles, rispondi al telefono.-
-Oh, o-okay…Pronto? Sì…E’ proprio qui, te la passo.- disse Stiles, porgendo a Meredith il telefono.
Lei se lo portò all’orecchio e poi glielo ridiede.- Dice Oak Creek.-
Wendy fece un sospiro di sollievo e schizzò in piedi.- Sì! Perfetto! Grazie!-

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Capitolo 21
*** The dead of the tower. ***


Con la Jeep, Derek, Wendy, Stiles ed Angelica si avviarono alla vecchia Oak Creek, mentre Kira arrivò con Allison, armata della spada appena ricostruita.
-Mio padre ci raggiungerà con i gemelli.- esordì Allison, porgendo una sacca a Stiles.- Tieni, sono frecce d’argento.-
Anche se Stiles non si sentiva bene al 100%, si mise l’arco e le frecce sulle spalle, pronto a combattere.
-Okay ragazzi, lo abbiamo già fatto, ricordate?- disse Angelica.- Ci siamo riuniti per aiutare Malia, adesso aiuteremo Lydia.-
Stiles non l’aveva mai sentita parlare così e le sorrise.
-Che c’è?- gli chiese, sentendosi osservata.
-Sei proprio come tua madre.- affermò, baciandole la fronte.
Una volta entrati nel campo, trovarono il passo sbarrato dal Nogitsune, con il corpo di Stiles, che teneva Noshiko per i capelli.
-Che stai facendo?! Lasciala stare!- esclamò Kira, estraendo la katana.
-Kira, ma non lo avevi capito? Anzi, nessuno dei due lo ha ancora capito?- rispose il Nogitsune.
Wendy osservò gli Oni dietro di loro, fermi, come se stessero aspettando un ordine.- Gli Oni appartengono a lei.-
-Appartenevano.- puntualizzò la creatura, lanciando via la donna verso un angolino.- Ora sono miei.-
Fece un passo all’indietro e gli Oni tirarono fuori le loro spade, pronti ad attaccare.
Angelica si trasformò, Kira preparò la spada ed Allison inserì una freccia nella balestra.
-Te la senti di farlo?- domandò Derek a Stiles, porgendogli il braccio.
Stiles annuì con decisione.- Insieme.-
Il ragazzo si sentì leggermente più forte quando gli occhi si colorarono completamente di nero: riusciva a vedere l’oscurità attraverso la maschera degli Oni e non solo, vedeva anche un organo palpitante, simile ad un cuore umano.
Forse era il loro punto debole, solo che nessuno riusciva a vederlo, a parte chi, come loro, prendeva la propria forza dal Nemeton.
-Qui ci pensiamo noi, cerca Lydia!- urlò Allison a Wendy.
L’Alfa entrò dentro l’edificio e superato un corridoio di tubi, incontrò una cella con dentro Lydia.
-Wendy!-
-Eccomi, ti porto via di qui!- affermò, rompendo le grate.
-Pensavo che non saresti venuta perché…Perché non credi in me.- le sussurrò Lydia, dopo averla abbracciata.
Wendy le prese il viso tra le mani.- Io non dubiterò mai più di te, te lo prometto.-
Le prese poi la mano e si avviarono fuori, ma Lydia si fermò. -Aspetta!-
Avvicinò l’orecchio i tubi.
-Senti qualcosa?-
-Sussurrano…Sussurrano un nome.- mormorò, sgranando poi gli occhi.- Allison.-
Wendy sfrecciò dagli altri, dove la situazione si stava facendo complicata: Derek ed Angelica erano fuori gioco, Kira aiutava sua madre a riprendersi ed in campo erano rimasti solo Stiles ed Allison, che combattevano fianco a fianco.
Stiles sfruttò un momento libero per puntare una freccia verso l’organo che vedeva nel petto dell’One e, dopo averla scoccata, essa lo attraversò e infine, scomparve come polvere.
Lo aveva ucciso.
-Wendy, dietro di te!- le urlò Allison.
Wendy si voltò ed evitò una sciabolata, per poi cercare di graffiarlo, ma senza successo.
La katana le graffiò il fianco e Wendy barcollò all’indietro verso il muro.
L’One fece un’acrobazia con la spada e l’avrebbe trafitta da parte a parte se Allison non si fosse messa in mezzo.
-No!-
Wendy sgranò gli occhi, vedendo come la katana attraversava il corpo della migliore amica.
Si fece l’alba e gli Oni scomparvero.
Wendy prese il corpo di Allison prima che cadesse a terra.- No, ti prego, ti prego, tu no.- singhiozzò, tenendola stretta a se: cercò di prenderle il dolore, ma non funzionava.- Non riesco a curarti.-
-Perché non fa male.- bofonchiò Allison, con il sangue che le usciva dalla bocca.
-Resta con me, resta con me!- le gridò, scuotendola più volte, mentre le lacrime le scendevano a fiumi.
Allison la guardò negli occhi e si tolse il proprio braccialetto, mettendoglielo in mano.- Va tutto bene, va bene così.- balbettò, sorridendole appena.- Ti prego, d-dì a Scott c-che…Che l’ho sempre amato…-
-Non andare…- singhiozzò Wendy.
-Ti voglio bene.- le sussurrò alla fine, prima di chiudere gli occhi definitivamente.
Fu in quel momento che arrivarono Chris e i gemelli, ma ormai era troppo tardi.
***
Stiles, Wendy e Lydia si ritrovarono nell’ufficio dello sceriffo per raccontare l’accaduto.
Di certo non potevano dire alla polizia che Allison era morta per mano di un One mascherato.
-Ripeti con me: erano in due, credo che avessero in mano un coltello, perché ho visto qualcosa di metallo e con la lama.- le disse Chris, mentre Wendy aveva ancora le mani sporche del sangue di sua figlia.
-Erano in due: avevano un coltello…- balbettò lei, ancora sconvolta.
-Credi, credi che avessero un coltello… Non dare troppi dettagli…Digli che poi hai chiamato subito il signor Argent.- continuò l’uomo.
-Come fai ad essere così lucido?- gli chiese, asciugandosi una lacrima. -Come fai a sopportarlo?-
-Perché noi facciamo così.-
Dopo aver oscurato la vera morte di Allison, Wendy accompagnò Chris a casa.
Per un momento, licantropo e cacciatore condividevano il dolore per una persona ad entrambi cara.
***
-Peter diceva che se un Alfa perde un membro del suo branco, sente il dolore che sta provando.- disse Angelica, osservando ancora la scacchiera.- Credo che per Allison ne stiamo risentendo tutti.-
-Ancora non ho capito cosa significa.- commentò Derek, osservando gli scacchi.
Angelica rifletté sul modo in cui erano stati posizionati i pezzi: una pedina dei neri stava per mangiare la torre ed infatti, purtroppo, Allison era morta.
-Ma perché dirci fin da subito che sarebbe morta? Perché il Nogitsune avrebbe dovuto avvertirci?-
Derek cercò di pensare insieme a lei.- Credi che non sia stato lui a fare tutto questo?-
Angelica assottigliò gli occhi verso la scacchiera.- Aspetta un attimo…-
Tolse i post-it dai pezzi bianchi e li mise su quelli neri, osservando meglio le loro posizioni.- E’ la stessa cosa…I pezzi neri sono messi nella stessa posizione dei bianchi, come un riflesso.-
-O un’ombra.- affermò Derek.- E’ un indovinello che il Nogitsune ha fatto a Wendy: tutti ce l’hanno, ma nessuno può perderla: l’ombra.-
Angelica fece un sorrisetto.- Lo ha fatto mio padre: non è lui che sta facendo scacco a noi…Siamo noi che lo stiamo facendo a lui! E ho capito anche come!-

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Capitolo 22
*** Fear is a choice. ***


Nel frattempo, quando si fece buio, gli Oni, comandati dal Nogitsune, attaccarono tutti i punti principali della città: la clinica veterinaria, l’ospedale e la centrale di polizia.
Mancava soltanto la scuola, dove Stiles, Wendy, Derek, Angelica, Kira e i gemelli si avviarono.
Trovarono il cortile sbarrato da tre Oni.
-Andate, ci pensiamo noi!- esordì Derek, portandosi con se i gemelli.
Gli altri entrarono dentro, mentre Angelica doveva letteralmente portare suo padre di peso perché troppo debole.
Non appena varcarono le porte della scuola, si ritrovarono in un giardino innevato, dai tratti orientali.
Stava nevicando e il Nogitsune gli camminava intorno come un animale gira attorno alla propria preda.
-Benvenuti alla mossa finale.- bofonchiò la creatura, parlando attraverso le bende. -Come ti avevamo promesso, Stiles, adesso li uccideremo tutti.-
Ad un certo punto, comparvero altri tre Oni.
Kira estrasse la spada e madre e figlia si trasformarono, mentre Stiles rimase in disparte.
Non sopportava di vedere la propria famiglia combattere per lui, senza poter fare niente.
Si guardò intorno, cercando di capire se potesse fare qualcosa.
In quel momento, osservò che, coperta dalla neve, c’era un banco di scuola e a terra, un libro.
Avvicinandosi, capì di non riuscire a leggerne il titolo.- Non è reale…- si accorse, alzando lo sguardo verso di loro.- State fermi! Ragazze! Non è reale!- gridò. Stiles si aggrappò alla manica di Wendy e le indicò il libro.- Riesci a leggere che c’è scritto?-
Per quanto Wendy si sforzò, non ci riuscì.- No…E’ come in un sogno.-
-Esatto.-
Allora, in quel momento, smisero tutti di combattere: Angelica prese suo padre e si avviarono fuori e, anche se il dolore della spada degli Oni si sentiva chiaramente, una volta superate le porte, si ritrovarono dentro la scuola.
Infatti, delle ferite, non c’era nessuna traccia.
-Questo era il mio gioco.- borbottò il Nogitsune, tornato con il corpo di Stiles e piuttosto arrabbiato.- Credete di potermi battere al mio gioco?!- esclamò, avvicinandosi a Wendy e afferrandola per il collo fino a sollevarla.- Adesso non c’è il tuo fidanzatino a salvarti.- le disse con un sorrisetto soddisfatto, per poi scaraventarla verso un muro.
Stiles accorse da lei per vedere se stesse bene.
-No, ma ci sono io.- intervenne Angelica, estraendo gli artigli.
Il Nogitsune alzò un sopracciglio.- Tu? La ragazzina che ha sempre paura?-
Angelica lo guardò con decisione.- No…Il pericolo è reale, ma la paura…E’ una scelta.-
Di scatto, Kira lo trapassò da dietro con la spada e Angelica lo colpì al petto con gli artigli.
Come avevano fatto in precedenza Noshiko e Satomi: per esorcizzare il Nogitsune dovevano cambiare il suo corpo.
La creatura si inginocchiò a terra e dalla sua bocca uscì la sua anima, una mosca che Stiles schiacciò fra le dita.
-Scacco matto, stronzo.-
Infine, egli divenne fumo.
Ce l’avevano fatta e Stiles ricominciava pian piano a sentirsi meglio, ma qualcos’altro stava succedendo fuori.
Gli Oni non erano ancora stati completamente distrutti, solo Stiles sapeva come.
-Derek!- gridò, correndogli incontro.
I due unirono le braccia e si affiancò a lui e ai gemelli, davanti ai tre Oni rimasti. -Li vedete?-
-Vedere cosa?- domandò Aiden.
-Dovete guardare coi vostri veri occhi.-
I tre licantropi fecero brillare gli occhi di azzurro e notarono qualcosa all’interno del loro petto.
-Il loro cuore.-
-L’argento può ucciderli.- spiegò Stiles, porgendogli le ultime tre frecce.
Derek ed Ethan riuscirono ad avvicinarsi a tal punto da trapassargli il cuore con l’arma, ma Aiden si avvicinò troppo e venne colpito dalla katana.
Era vero quello che si diceva: quando muore qualcuno del branco, l’Alfa ne risente.
A Wendy mancò il respiro per un attimo e accorse in suo aiuto, ma proprio come con Allison, non riusciva a togliergli il dolore.
Gli Oni erano stati sconfitti, ma con delle grandi perdite.
-Mi dispiace.- mormorò Wendy, guardandolo negli occhi.
-F-Fa male a te quanto fa male a me?- le chiese Aiden, con il sangue nero che gli usciva dalla bocca.
Wendy annuì, senza riuscire a dire niente.
-G-Grazie per…Per avermi fatto sentire come…Come se fossi in una vera famiglia.- bofonchiò prima di esalare l’ultimo respiro.
Wendy non voleva più piangere, non aveva più lacrime e perciò decise semplicemente di alzarsi e andarsene.
Stiles cercò di seguirla, ma Derek gli mise una mano sul petto per fermarlo.- Lasciala un po' da sola.-
 
Wendy camminò fino all’alba nella foresta e si andò a sedere sulla corteccia del Nemeton.
Poco dopo, Isaac l’affiancò: le ustioni sul suo corpo erano svanite e sembrava stare meglio.
Wendy fece un sorriso perché capì il motivo.
-Che c’è da ridere?- le chiese.
-Abbiamo superato il bordo della scacchiera e quando succede, si può riprendere un pezzo e rimetterlo in gioco.- spiegò la ragazza.
-In questi giorni stavo pensando a cosa farne della mia vita…- aggiunse Isaac.- Mi diplomerò e ho intenzione di viaggiare. Quando ero piccolo, mia madre desiderava tanto visitare Parigi.-
-Sembra una bella idea.-
Isaac la guardò con un sopracciglio alzato.- Ma no Isaac, rimani, ho bisogno di te.- continuò, imitando la sua voce.
Wendy scoppiò a ridere.- Non posso costringerti a restare.-
Isaac le prese la mano.- Grazie.-
-No Isaac…Grazie a te.-
***
Alcuni giorni prima del diploma, ci furono i funerali di Allison.
Wendy vide sua madre, ma non suo padre. -E’ andato via?-
-Sì..- rispose Melissa, abbassando lo sguardo.- Ha lasciato questo per te.-
Era un assegno di 10 mila dollari che la fece scoppiare a ridere.- Originale, davvero. Ma non mi servono.- affermò, ma prima che lo potesse strappare, Stiles la fermò.
-Oh, oh, che diamine fai?! Potremmo usarli per fare tante cose!-
-Tipo cosa?-
Stiles osservò Derek parlare con Angelica.- Ho qualcosa in mente.-
Anche Wendy si voltò a guardare Derek e il licantropo le fece un cenno con la testa, come a dire che poteva riprendersi Stiles una volta per tutte, come se andasse bene così.
Wendy gli fece un piccolo sorriso e tornò a guardare Stiles.- Tu stai bene?-
-Sì, mi hai salvato la vita.-
-Ti abbiamo salvato la vita.- lo corresse lei, posando gli occhi sulle sue labbra a cuoricino.- Dovevi vivere un altro giorno per baciarmi ancora, giusto?-
Stiles alzò l’angolo della bocca in un ghigno e poi non esitò a baciarla dolcemente, circondandole il fianco con il braccio.
Dopo averlo abbracciato, Wendy notò Lydia piangere davanti alla tomba di Allison e le si avvicinò per darle un fazzoletto.
-Grazie.- bofonchiò lei, asciugandosi il viso. -E’ morta per salvarci.-
Wendy ricordava ancora il suo viso quando fu tranciata dalla spada dell’One per salvarla. -Era quello che aveva sempre voluto.-
La cosa peggiore era stata doverlo dire a Scott, che non era riuscito nemmeno a venire al funerale.
Lydia intrecciò la mano alla sua e, infine, poggiò la testa alla sua spalla, osservando il suo nome fin che il sole non calò.

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Capitolo 23
*** The new Hale’s house. ***


Vestiti ancora con la toga azzurra, Stiles e Wendy raggiunsero la centrale di polizia dove lo sceriffo aveva organizzato una piccola festicciola per il diploma.
-Beh, visto che Parrish è stato promosso a vice sceriffo, adesso il suo posto è vuoto.- esordì lo sceriffo.
Stiles sgranò gli occhi.- Papà, c-che stai dicendo?-
-Che dato che ti sei diplomato, potresti venire a fare una prova qui e vedere come va.- spiegò il padre.
-Sarebbe fantastico, era proprio quello che volevo!- esclamò con un sorriso a 32 denti, dirigendosi dagli altri poliziotti.- Ehi colleghi! Agente Stilinski Junior!-
Wendy scoppiò a ridere, imbarazzata: Stiles sapeva essere goffo, ma era il suo Stiles.
-E tu cosa intendi fare?- le chiese lo sceriffo.
-Non lo so ancora, credevo di voler fare lo stesso lavoro di mia madre, sa, salvare le persone, ma dopo ciò che è accaduto…Non so se sia questa la mia vocazione.- commentò Wendy, stringendosi nelle spalle.
-Tutto ciò che ti posso consigliare è di fare quello che senti: anche io ho perso molti casi e questo mi ha fortificato.-
Wendy ricordò le parole di Derek.- Cioè: fallisci ancora, fallisci meglio.-
-Esatto, era proprio quello che volevo dire.-
Wendy aveva capito che Derek era davvero il suo mentore e avrebbe sempre avuto bisogno di lui.
Nel bel mezzo della serata, si andò a riempire il bicchiere di aranciata.
-Deduco che l’invito a cena non sia più valido.- intervenne Parrish, arrossendo.
-Oh…No…Mi spiace.- confermò Wendy, storcendo la bocca e aggiustandogli la stella che aveva sul petto.- E’ così…Vice sceriffo.-
-Già, mi hanno promosso dopo aver rischiato la vita per fermare una bomba.- puntualizzò, con volto fiero.- Beh, posso sempre vedere se ho una possibilità con tua sorella Angelica.-
Wendy si fece seria e ringhiò.- Tu mia sorella non la tocchi.-
-O-Okay…-
 
L’ultimo giorno di scuola, Angelica si avviò al proprio armadietto con Kira per mettere nello zaino tutti i libri e svuotarlo.
-Non so cosa dovrei dire…Sulla morte di Allison intendo.- disse Kira, grattandosi la nuca.- Insomma, io sono quella nuova…-
In quel momento, dall’ufficio del preside uscì Malia che si era appena iscritta.
-Non ancora per molto, immagino.- commentò, tra se e se.
-Ehi, c’è qualcuno laggiù che ti sta mangiando con gli occhi.- le sussurrò Kira, facendole cenno verso un ragazzo poco più in là che stava facendo la sua stessa cosa.
Era ancora quel ragazzo, Liam.
Angelica lo guardò di sfuggita, ma poi si voltò imbarazzata.- Ma no...M-Magari guarda te.-
-No, sta guardando proprio te. Perché non ci vai a parlare?-
Angelica sospirò, mettendosi lo zaino in spalla. – Perché ho da fare! Ci sentiamo!-
Lo trovava molto carino, ma non aveva idea di cosa dirgli o come cominciare una conversazione, quell’ambito le era praticamente sconosciuto.
Per adesso.
***
Derek accompagnò Isaac all’aeroporto, intento ancora a partire per Parigi.
-Quindi Parigi…La città dell’amore.- commentò Derek.
-Già, ma non pensare cose strane, ci vado solo per cercare opportunità di lavoro.- replicò Isaac. Calò un tombale silenzio, in cui Isaac si aspettava che lui dicesse qualcosa. -Vuoi dirmi qualcosa?-
Era come se Isaac credesse che Derek lo avrebbe pregato di restare.
Ma il licantropo incrociò le braccia e si fissò i piedi.- Buon viaggio.-
Isaac gli alzò il mento con due dita e lo baciò passionalmente sulle labbra d’improvviso.
-E questo perché?- sussurrò Derek, mentre chiamarono il volo per Parigi.
-Per ricordarti quello che ti sei perso.- rispose Isaac, per poi prendere la valigia e andarsene.
Derek restò fin che non vide l’aereo decollare con all’interno, forse, un’ultima possibilità di amare.
 
Qualche mese dopo.
 
Stiles e Wendy tenevano le mani sugli occhi di Derek, dirigendolo nel bosco.
-Siamo arrivati? Odio le sorprese.- borbottò il mannaro.
-C’è qualcosa che non odi?- sospirò Stiles.
-Le lasagne.-
Wendy ridacchiò e tolse la mano.- Beh, potrai fartene quante vuoi.-
Davanti a se, Derek vide la vecchia casa Hale messa a nuovo: il legno ricostruito, le finestre pulite e una porta in legno rosso.
-Non ci credo…L’avete fatta ristrutturare.- balbettò, con gli occhi lucidi.
-Ovviamente ci sono meno stanze di prima, ma potrai viverci con chi vuoi.- spiegò Stiles.- E le mattonelle del bagno sono una bimba, sono stato io a-
Di scatto, Derek li abbracciò entrambi.- Grazie ragazzi, davvero.-
Wendy si meravigliò che avesse detto quella parola e dietro la sua schiena, batté il pugno con Stiles.
-Coraggio, va a farti un giro, dentro c’è una sorpresa.- continuò Wendy, dandogli una pacca al sedere. -Sarà sempre così, vero?- domandò, vedendolo entrare.
-Come?-
-Saremo sempre io, te e Derek.- affermò la ragazza.
-Sì, credo di sì.-
Derek entrò dentro casa e si guardò intorno sorridendo: era rimasto tutto come lo aveva lasciato, solo che era stato completamente ricostruito.
E, nel salone, poggiato la tavolo, ad aspettarlo c’era Isaac.
-Allora, signorina McCall, mi pare che avessimo lasciato qualcosa in sospeso, ad Eichen House.- esordì Stiles, alzando le sopracciglia.
Wendy sorrise maliziosamente.- Vero, signor Stilinski e conosco anche un bel posticino.-
-Perfetto.-
Successivamente, l’Alfa fece brillare gli occhi di rosso.- Se riesce a starmi dietro.- esclamò, iniziando a sfrecciare tra gli alberi.
Stiles fece lo stesso e la seguì, affiancandola.
-Credevo fossi a Parigi.- puntualizzò Derek, avvicinandosi.
-L’ho visitata, ma non ho trovato un lavoro e poi…Avevo lasciato qui il mio cuore.- gli disse Isaac, faccia a faccia con lui.
Derek ridacchiò appena.- E’ la cosa più sdolcinata che tu abbia detto.-
L’altro arrossì.- E funziona?-
-Un po', sì.- sussurrò Derek, prima di baciarlo con passione.
Tutto era tornato in equilibrio a Beacon Hills e mentre Stiles e Wendy facevano l’amore nel fiume, Derek si godeva la sua nuova casa con il coinquilino.
 
Wendy aveva promesso a Malia che l’avrebbe aiutata con la sua trasformazione e, di ritorno da un allenamento, a casa non trovò nessuno.
-Stiles? Angelica?- li chiamò, ma le camere erano vuote.
Sul letto matrimoniale però, c’era una scatola con un bigliettino: Palestra della scuola. 22:00. Indossa questo, non fare tardi -Stiles.
Al suo interno, Wendy trovò il vecchio completo che aveva messo al ballo scolastico del penultimo anno.
Non sapendo cosa avesse in mente, se lo mise e si diresse a scuola all’ora indicata.
I corridoi erano bui e vuoti, tranne per la palestra da dove veniva della musica.
Intorno c’erano coriandoli e palloncini: era stata abbellita proprio come quella sera e da una cassa usciva anche la stessa canzone che lei e Stiles avevano ballato.
Meravigliata, non sapeva cosa significasse tutto ciò, fin che Stiles non le venne in contro con lo smoking del ballo.
-Hai ricreato tutto alla perfezione.- commentò sorridendogli.
-Vuoi ballare?- le chiese, porgendole la mano.
Wendy annuì e gli prese la mano, stringendosi a lui e dondolando a ritmo di musica. -E’ cambiato tutto da allora…-
-No..- sussurrò, poggiando la fronte sulla sua.- E’ tutto uguale…Io ti amo fin da allora…-
Wendy si morse un labbro, accarezzandogli la guancia.- Anche io ti amo…-
-Sì, qualcosa è cambiato…Tipo i miei capelli.- aggiunse, ridacchiando.- Abbiamo fatto una splendida bambina…E alcune persone non ci sono più. Ma io parlo di te e di me, di quei due bambini che si aiutavano a vicenda per salire sulla casa sull’albero. Di me che…- continuò, mettendole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.- Che mi sentivo morire ogni giorno insieme a te, sapendo che prima o poi ti avrei persa.-
Wendy lo guardò con gli occhi lucidi.- Ma adesso siamo qui.-
Stiles annuì.- Adesso siamo qui…E anche se è un nome un po' imbarazzante…Insomma, McCall mi piace ma…- disse, per poi inginocchiarsi davanti a lei e tirare fuori una scatolina: al suo interno, l’anello che Stiles le aveva regalato per il suo compleanno.- …Forse ci starebbe bene anche signora Stilinski?-
Wendy sgranò gli occhi, mettendosi le mani davanti alla bocca.- Oh mio Dio!-
Stiles le sorrise.- Wendy McCall, vuoi spos-
-Sì!- gridò, ancora prima di farlo finire.- Cazzo, sì!-
-Bene!-
Stiles si alzò per metterle l’anello al dito e Wendy gli saltò letteralmente addosso.- Non ci credo, tu sei pazzo!-
-Ammetto che ho avuto un piccolo aiuto.-
-Lo so, sento il loro odore, so che sono nascosti dietro la porta.-
Kira, Lydia, Scott ed Angelica corsero dentro imbarazzati, ma entusiasti.
Tutti si abbracciarono contenti come una vera e propria famiglia.
 
Stiles aiutò Derek a portare le sue cose dal loft fino alla sua vecchia casa.
-E questa è l’ultima.- esordì Stiles col fiatone, poggiando sul tavolo una borsa.- Dio, quante cose avevi.-
Derek ridacchiò, iniziando a mettere a posto.- Quindi…Vi sposate.-
Stiles si sedette per riprendere fiato.- Sembra di sì…E…Tu ed Isaac?-
Derek abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro.- Non lo so, non ci voglio pensare, sai che non sono bravo con le relazioni.-
-No Derek, il tuo problema è che hai paura a fidarti delle persone.- affermò Stiles.- Ma non siamo tutti Kate Argent.-
A quel punto, Derek lo guardò negli occhi.- Ma tu eri come una Paige, per me.-
-Saremo sempre uniti, Derek, lo sai, non lo possiamo cancellare.-
Derek annuì.- E’ vero.- mormorò, accarezzandogli dolcemente la guancia.
Stiles sorrise appena e intrecciò le dita alle sue, per poi poggiare la fronte contro quella del licantropo.
D’improvviso, la porta si spalancò.
Non sapendo chi fosse quell’uomo, ma vedendo che era armato, Derek tirò fuori gli artigli e Stiles un coltello che teneva nella tasca dei jeans.
Dietro di lui, comparvero altri due uomini e poi una donna sulla cinquantina.
-Allora Derek, dov’è la Loba?- gli chiese.
Derek la guardò confuso.- Non so di cosa tu stia parlando.-
-Parlerai.- affermò ella, estraendo un manganello elettrico.- Parlano tutti.-
Prima che Stiles e Derek potessero attaccarli, una finestra venne rotta da una mina piena di gas allucinogeno.
-Copri gli occhi!- gridò Derek, stendendosi a terra.
Ma era troppo tardi: qualcuno sfrecciò tra le persone presenti e li uccise con un solo gesto, tranne la donna, che fuggì via.
Stiles si pulì gli occhi e li alzò verso una donna dai lunghi capelli biondi ed ondulati, qualcuno che conosceva bene.
-Non è possibile.- balbettò Derek.
-Se ti stupisce questo, Derek…- esclamò Kate, con un sorrisetto malvagio. -Guarda questo…-
D’un tratto, la pelle di Kate divenne di un blu scuro, gli occhi gialli e comparvero nella bocca anche due zanne appuntite: era tornata.
 
CONTINUA…

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