Rebirth (By GaiaFromMars)

di GaiaFromMars
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Introduzione a Rebirth ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo Finale ***



Capitolo 1
*** Introduzione a Rebirth ***


Questa storia è un viaggio nelle emozioni di Draco Malfoy, la sua più grande perdita lo porterà alla sua più grande rinascita, quella definitiva.

Scrivere di questo personaggio è stato un piacere, le sue infinite sfumature sarebbero la tavolozza ideale di qualunque pittore, in questo caso scrittore.

Draco è cresciuto e ha dovuto fare i conti con le scelte che non ha potuto fare da giovane, i rapporti che non poté coltivare. La sua più grande lotta non avveniva con il mondo esterno, piuttosto dentro sé stesso.

Ho iniziato da Draco perché la scrittura è stata in questo periodo la mia rivincita. Come Draco rinasco attraverso queste semplici righe.

Questa storia la dedico a chi non ha il coraggio di essere perché a volte è troppo dura accettarsi o si sente oppresso dal contesto in cui vive.

A chi ha perso qualcuno, in qualunque senso del termine e sta cercando di ripartire.

La persona che ci riporterà a casa a volte è proprio dietro l'angolo o magari è sempre stata accanto a noi e non lo avevamo compreso.

Altre volte la rinascita vive solo dentro di noi, basterebbe solo ricongiungerci con la nostra parte migliore.

 

Ringraziamenti:

Alle ragazze stupende di Villa Feltoni (Asia, Vale e Meri) che hanno assistito ai miei crolli continui incoraggiandomi ad andare avanti non solo con la storia ma proprio con la mia vita. Senza di loro tutto questo non esisterebbe. Grazie per avermi ricordato cosa volesse dire avere delle amiche vere. Erich Blunt vi benedica.

Grazie ancora ad Asia per aver contribuito alla copertina della mia storia e per essere la mia soulmate.

Grazie a Giusy per avermi dato il coraggio di mandarle i miei primi lavori di scrittura quando ero troppo imbarazzata per condividere le mie creazioni.

Ai Thirty seconds to Mars che da sempre mi hanno insegnato a rialzarmi e mi hanno accompagnata musicalmente in questo viaggio di scrittura.

Alle ragazze di twitter che mi hanno supportata direttamente e indirettamente.

Alla mia amica fidata ed echelon Sarah, tra le prime persone a leggere parte di questa storia.

Alla mia Giulia che mi ha dato il suo prezioso parere nonostante fosse una dramione stan, grazie per avermi sopportata in tantissime occasioni.
Claudia che mi ha scritto nelle ultime ore pur non appartenendo al fandom per dirmi che l'avrebbe letta, è bello averti nella mia vita.

Alle amiche della Italian T22 Squad e il gruppo della TomFeltonMovieNight per la compagnia e supporto.

Grazie soprattutto a Tom Felton che con le sue dirette mi ha tenuto compagnia in lockdown, soprattutto nelle lunghe notti di scrittura intensa. Mi ha dato la forza di non piangermi addosso attraverso il suo splendido sorriso. A lui devo proprio tutto.

E infine grazie a Draco, che in un mondo di eroi è un quel personaggio "umano, troppo umano" (citazione Ermal Meta) in cui è impossibile non riconoscersi.

Buona lettura

Twitter: @gaiafrommars

 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


"Le luci ti guideranno a casa

infiammeranno le tue ossa

ed io proverò ad aggiustarti"

-Coldplay

 

Draco si appoggiò al muro come se questo potesse reggere il doloroso fardello di emozioni del lutto appena subito. Abbassò lo sguardo, la frangia bionda spettinata gli copriva gli occhi pieni di lacrime. La mano sul muro si chiuse in un pugno e modificò il viso in un'espressione piena di dolore.

Harry si avvicinò timidamente e protese la sua mano verso la schiena del biondo.

«No», disse Malfoy con la voce spezzata dalle lacrime, «non avvicinarti.»

Harry si irrigidì e allontanò la mano sconvolto dalla reazione violenta di Draco ma si rese conto che non era quello il momento di iniziare ad ascoltare quelle idee così dannatamente sbagliate tipiche di Malfoy.

Continuò ad avvicinarsi mentre Draco era ancora girato, gli afferrò le spalle e poté sentire chiaramente il suo respiro quasi fermarsi e rasserenarsi. Partendo dalle spalle quella presa finì per avvolgerlo completamente, Harry aveva la testa sulla sua schiena e le sue mani stringevano le sue sul suo petto.

Draco era ancora girato, era l'abbraccio più strano che avesse mai ricevuto e gli diede la forza di crollare, in ogni senso possibile. Finì per accasciarsi lentamente verso il pavimento mentre Potter lo seguiva mantenendolo nel suo abbraccio.

«Harry».

Harry sussultò non aveva mai sentito Malfoy pronunciare il suo nome di battesimo, lo aveva sempre chiamato per cognome quasi in segno di profondo disprezzo. Quel pensiero lo imbarazzò, davvero un pessimo momento per concentrarsi su una cosa così stupida.

«Harry...Astoria è morta, come lo dirò a Scorpius» concluse la frase cercando di non piangere.

Harry si fece coraggio per pronunciare quelle parole così innaturali da dire ad un vecchio nemico: «Glielo diremo insieme»

Draco nell'angolo buio di una stanza qualunque chiuse i suoi occhi mentre in ginocchio su un pavimento freddo crollava nell'abbraccio del suo miglior nemico.

Erano rimasti così per tutto il tempo, senza dirsi una parola.

Draco raccolse le sue ultime lacrime e si alzò, Harry lasciò la presa e si rimise in piedi pulendosi il pantalone dalla polvere e si risistemò gli occhiali.

Gli occhi di Draco così azzurri e glaciali ora erano così rossi come quel giorno in cui Harry lo aveva visto piangere in bagno ad Hogwarts, quanto tempo trascorso, quante vite li dividevano.

Ora erano entrambi padri e avevano la responsabilità di crescere al meglio il sangue del loro sangue, le loro perfette estensioni. Il destino beffardo aveva fatto sì che questi due figli fossero uniti da un profondo legame.

Harry sapeva bene che quello che stava accadendo tra Albus e Scorpius fosse giusto. Qualcosa aveva unito anche loro in passato, non era bastato l'essere stati smistati in casate diverse, essere su due fronti opposti della battaglia.

Erano solo due ragazzi su cui gravava il peso di un mondo che aveva già fatto scelte. Harry era il prescelto e Draco era stato venduto dalla sua famiglia perché combattesse una battaglia non sua e che mai gli sarebbe appartenuta.

Quando Draco fu incaricato di riconoscere Harry al Manor, lo guardò così attentamente e ad entrambi sembrò di specchiarsi, non se lo dissero mai ma in quell'istante si riconobbero, colsero nei propri occhi la paura e l'infanzia persa troppo presto.

Malfoy non fu capace di venderlo al Signore Oscuro, Potter non era un suo nemico e non lo sarebbe mai stato. L'unico nemico era prepotente e invisibile e gli stava prendendo tutto quello che gli rimaneva della sua vita: la solitudine.

Quella notte tutto ciò che di negativo li aveva separati sembrava non importare più, tutto l'orgoglio e il desiderio di dimostrare al mondo quanto si odiassero non aveva più senso. Harry voleva solo sostenerlo, asciugare le sue lacrime.

Essere padre gli rese chiaro quanto fosse dannatamente ingiusta la vita di Draco.

Malfoy aveva cresciuto suo figlio nel migliore dei modi. Harry non poté non notare la straordinarietà di un uomo che aveva insegnato a suo figlio ciò che non poteva conoscere. Draco aveva visto solo il nero e il bianco nella sua vita e invece aveva dipinto sulla tela del figlio una gamma impressionante di colori.

Dopo quel momento così emozionante fu impossibile per loro incrociare gli sguardi, non avevano speso un minuto della loro vita per conoscersi davvero. Quell'abbraccio fu improvviso e inatteso.

Draco si sentiva confuso ma allo stesso tempo grato.

«Hei, Potter» gli urlò Malfoy, «Grazie, grazie davvero.»

Harry gli sorrise incontrando ancora una volta il suo sguardo: «A questo servono gli amici, o almeno così pare»

Il mago varcò la porta lasciando Draco completamente sconvolto, si chiese più volte se avesse udito bene quelle parole, a quanto pare lo aveva detto davvero.

Il conforto di un amico era stata un'autentica carezza sul suo cuore, quel gesto così inatteso lo convinse a fare ciò che temeva di più: andare dalla sua Astoria.

Anche le condizioni atmosferiche sembravano essersi allineate agli eventi, il grigiore aveva lasciato spazio ad una giornata mite e soleggiata.

Un timido vento soffiava tra gli alberi, Draco percorse il sentiero mentre si faceva coraggio e la meta era sempre più vicina.

Le fronde degli alberi accoglievano Draco in una suggestiva penombra, si chinò e accarezzò il nome inciso sulla lapide, gli occhi iniziarono a riempirsi di lacrime poi, iniziò a parlare come se Astoria potesse davvero ascoltarlo:

«Ricordo di averti corteggiata con un fiore,

ne colsi uno e tu ti arrabbiasti lasciandomi confuso.

Non ti piaceva estirpare nulla,

desideravi che quel miracolo in un semplice prato

continuasse ad esistere.

Mi dicesti che quel fiore sarebbe appassito

se io lo avessi strappato via.

Tu eri gentile e premurosa,

così con un fiore, così con un filo d'erba.

Mi trattasti da fiore anche se per tutti ero solo erbaccia.

A te non è mai importato.

Giorno per giorno,

ti prendesti cura di me senza mai portarmi via dal mio terreno insidioso.

Ho imparato a nutrirmi della luce del tuo amore,

a non temere le tenebre quando inevitabilmente calavano.

Non so come farò senza di te, Astoria.

Vorrei avere le risposte,

possedere la metà delle tue risorse e andare avanti.

Imparare a custodire il giardino che mi hai lasciato,

un giardino dove è fiorito nostro figlio, Scorpius.

Ti prometto che fino al mio ultimo respiro

non mancherà la tua luce nel suo sentiero.

Lascia però che per questa tolga la vita ad un fiore

per lasciartelo su questa fredda lapide in segno del mio amore.

Non essere troppo arrabbiata per questo,

in fondo io sono già "appassito" senza di te.»

Una lacrima bagnò il viso di Draco e colpì alcuni fiori che spuntavano timidamente dal terreno che circondava la tomba di Astoria.

Quel momento così struggente e strano lo colpì profondamente, il dolore per la perdita della donna della sua vita stava nutrendo altri piccoli miracoli naturali.

Anche lontana, riusciva ancora a condizionare positivamente la vita.

Allora sorrise sapendo che la sua presenza, il suo ricordo lo avrebbe aiutato ad occuparsi di tutto ciò che gli rimaneva: suo figlio.

Harry aveva osservato la scena da lontano, aveva deciso di seguirlo. C'era qualcosa che premeva nella sua coscienza, desiderava sapere come stesse affrontando quel dolore.

Non volle interrompere ciò che vedeva, sembrava un momento solenne per un estraneo come lui.

Draco sembrava accettare per la prima volta la scomparsa dell'unica persona che lo aveva amato e Harry non riusciva darsi pace per il dolore di quella clamorosa ingiustizia.

C'era sempre stato qualcosa che lo aveva incuriosito nell'aria dannata di Malfoy, come se ci fosse altro da comprendere. Averlo osservato da vicino consolandolo aveva consolidato in lui la convinzione che Draco fosse molto di più.

Lo guardò chino sulla lapide della moglie e immaginò di essergli accanto per sorreggerlo, voleva dividere con lui quel fardello. 

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Devo cambiare o morire

L'alba arriverà

- Thirty Seconds To Mars

Draco non riusciva a chiudere occhio, il cuscino vuoto era un costante promemoria dell'assenza di Astoria.

Ogni notte gli si ripresentavano le stesse paure e sensazioni. Chiudendo gli occhi poteva ancora sentire il calore del suo corpo propagarsi, la stoffa liscia della sua camicia da notte preferita e quel caratteristico odore della sua pelle. 
I capelli sparsi sul cuscino e il suo respiro delicato mentre dormiva era ancora lì, impresso nella sua mente tra le pieghe di quelle fredde lenzuola.

Malfoy abbracciò forte quel cuscino come se quel gesto potesse restituirgli parte di lei, per poterla percepire un'ultima volta.

Nacque dentro di lui l'angoscia, lo stava inghiottendo.

Il biondo si alzò e posò i piedi sul pavimento ghiacciato, prese la bacchetta che aveva riposto con cura sul comodino e pronunciò: «Lumos.»

Istintivamente compose un numero di telefono, non sapeva perché lo stesse facendo ma gli sembrò la cosa più naturale da fare.

Una voce maschile rispose dopo una serie di squilli: «Pronto?»

Draco era confuso e pentito di averlo fatto, fu trafitto dal senso di colpa. Malgrado questo dalla sua bocca sfuggì qualcosa, non era una parola ma un banalissimo suono.

Dall'altra parte del telefono c'era un Harry sorpreso e assonnato, cercò di parlare piano affinché Ginny non si svegliasse.

Nonostante la mancata presentazione telefonica a Potter fu subito chiaro chi fosse il suo interlocutore, quella voce l'avrebbe riconosciuta tra milioni. Per anni  rappresentò  un autentico incubo quella voce.

I due passarono alcuni minuti in silenzio mentre stringevano nervosamente la cornetta, fu come se quel silenzio contenesse tutte le parole del mondo.

«Malfoy sei ancora lì?»

Draco sospirò e non riuscì a rispondere ad una domanda così semplice ma allo stesso tempo dubbia, a volte gli sembrava di non esserci davvero, era come se un altro agisse al suo posto.

Harry si guardò intorno per capire se fosse sicuro parlare e poi parlò ancora: «Draco, tu devi ascoltarmi. Andrà tutto bene, so quanto possano sembrare scontate queste parole. Non importa quante volte ti rigirerai nel letto stanotte, tu ce la farai... presto non te ne renderai conto e sarai andato avanti»

Il mago non sapeva come gestire questo discorso, gli sembrò incredibile che Harry avesse capito quello che gli stava capitando quella notte nonostante il suo imbarazzante silenzio.

«Ma tu come puoi saperlo?»

«Come posso non saperlo? Ho passato tutta la vita a chiedermi perché mia madre non ci fosse. Siamo stati privati dell'amore di una donna senza un perché, Astoria l'hai persa per una maledizione. Questa ferita non rimarginerà mai, farà sempre  male. Imparerai a conviverci come ho fatto io» si fermò un attimo a pensare prima di proseguire, «Ogni giorno andrà un po' meglio del giorno precedente fino a quando quel dolore non potrà più paralizzarti.»

Ginny si voltò nel letto e trovò Harry col telefono in mano: «Harry cosa fai sveglio a quest'ora? Chi è al telefono?»

«Nessuno» si chiese perché le stesse mentendo, poteva dirle la verità, in fondo non c'era nessun motivo per non farlo ma continuò a negare, «Avranno sbagliato numero.»

Draco dall'altra parte del telefono aveva ascoltato tutto e decise di mettere giù, in qualche modo si sentì colpevole e cercò di semplificare la situazione. Le parole di Harry gli erano di conforto e gli bastò questo per quella sera.

Ginny aveva chiuso di nuovo gli occhi, così riprese la cornetta: «Draco? Sei ancora in linea?»

Nessuno rispose. Probabilmente Draco aveva ascoltato le sue menzogne, le colpe erano improvvisamente aumentate, non sapeva perché avesse detto quelle cose a Ginny e non capiva perché gli dispiacesse così tanto per Draco.

C'erano troppe domande e nessuna risposta. Harry decise che l'unico modo per dimenticare quella strana situazione fosse dormire, così spense la luce si addormentò.

Il mattino seguente Harry si preparò per uscire, non fece neanche colazione. Baciò frettolosamente Ginny e lasciò casa in un batter d'occhio.

La notte aveva portato consiglio e arrivò alla conclusione più probabile, si era sentito in colpa perché Draco ormai si fidava di lui, far finta che non fosse accaduto niente non gli sembrava rendere giustizia al loro rapporto. Poteva essere solo quella la ragione di tanto sgomento.

Così si precipitò a casa Malfoy dove lo accolse un Draco completamente distrutto. Indossava una vestaglia di seta, i capelli erano ancora in disordine e aveva delle profonde occhiaie che potevano raccontare la notte difficile appena vissuta.

«Che ci fai qui Potter? Non devi lavorare o qualunque cosa tu faccia per vivere?»

«Volevo chiederti scusa. Ieri era troppo tardi e non me la sono sentita di spiegare la situazione a Ginny.»

«Non fa niente Potter» rispose freddamente Draco, «non è stata una grande idea coinvolgerti nei miei problemi, ma ti ringrazio lo stesso...adesso puoi andare.»

Draco cercò di chiudere la porta ma Harry con un gesto repentino la bloccò mentre si stava chiudendo sulla sua faccia.

«No. Non puoi sbattermi fuori dalla tua vita, ormai ci sono dentro. Vestiti, dobbiamo andare in un posto»

«Dove?»

«Fidati soltanto.»

Fiducia. Una parola  che sembrava essere insidiosa per Malfoy, si era fidato di poche persone ma soprattutto nessuno sembrava interessato a riceverne da parte sua, almeno fino a quel momento.

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«Hogwarts?» chiese Draco scrutando l'orizzonte, «Perché?»

«Tu hai bisogno di parlare con tuo figlio e io non volevo che tu fossi solo»

«Avanti Potter, cosa te ne importa? Non ti sono mai stato simpatico»

«Sembra che tu ne abbia davvero bisogno.»

Draco sorrise timidamente e guardò in basso per cancellarsi un'espressione che lui stesso avrebbe definito stupida se non fosse apparsa proprio sul suo viso «E' incredibile»

«Incredibile?» rispose Harry perplesso.

«Lei.... Lei lo sapeva, l'ha sempre saputo. Quando seppe di Albus e Scorpius fece di tutto perché io ti ricontattassi e provassi a diventare tuo amico»

«Davvero?»

«Sapeva che la sua salute fosse appesa ad un filo, non le avrebbe permesso di essermi vicino a lungo, cercava in ogni modo di lasciarmi qualcosa. Insisteva, la mia solitudine era il suo chiodo fisso»

«Perché non mi hai chiamato allora?»

«Sul serio? Ciao, sono Malfoy, quello che ti ha reso la vita un inferno da giovane. I nostri figli sono amici, possiamo esserlo anche noi?»

«Malfoy, ti sopravvaluti se credi di avermi reso la vita un inferno. Voglio dire amico, la mia vita era già un inferno, ricordi?»

Harry e Draco scoppiarono a ridere insieme.

«In ogni caso, non ce l'ho fatta. Mi dispiace per lei, non è andata via in modo sereno, ero la sua preoccupazione principale. In qualche modo sono un tormento per tutte le donne che mi amano»

«Donne?»

«Ma madre. Non ero certamente il figlio che un Malfoy si sarebbe aspettato. 

Ho cercato in ogni modo di entrare in quei panni, lei soffriva perché sapeva che non ce l'avrei fatta. Aveva paura che sarei morto prima o poi. Non tutti hanno la fortuna di essere degli eroi o sopravvissuti. A qualcuno non resta che sopravvivere e basta, Potter.»

Draco sapeva bene cosa fosse la solitudine. Quella sensazione era il suo vestito quotidiano, lo indossava divinamente, nessuno avrebbe osato mai pensare che gli stesse così stretto.

C'erano giorni in cui si era sentito soffocare, nei giorni più duri ad Hogwarts si scioglieva il nodo della cravatta per non sentirlo nella gola.

A far male però era qualcosa di più di un semplice accessorio, il panico e il suo io schiacciato dalle nuove responsabilità.

Tutto quel malessere non lo aveva abbandonato un solo giorno della sua vita, il suo volto era appesantito da questo dolore, anche nei giorni più felici.

Sentiva quasi di non meritarsi l'affetto e il rispetto della sua nuova famiglia e a causa di uno strano scherzo del destino anche questa ritrovata felicità aveva una data di scadenza, una data che coincise con la morte di sua moglie.

Il dolore di Draco era visibile, poteva vedere il suo cuore sanguinare. Harry era sempre stato l'uomo giusto al momento giusto, aveva portato a termine tutte le missioni più importanti. Eppure, quando si trattava di dover riparare un cuore usando semplici parole era quasi sempre impreparato. Gli era capitato anche con Ron ed Hermione, li abbracciava e quello era il suo modo di rispondere a quella richiesta.

Questa volta sentiva una strana esigenza, quella di chiudere ogni ferita di Draco.

Si sentì responsabile, anche per quelle che aveva creato lui stesso.

Harry prese la mano di Draco e la portò sul suo petto, in direzione del cuore: «Senti? Questo è il mio cuore e batte esattamente come il tuo, saremo anche due sopravvissuti ma noi stiamo vivendo, non sopravvivendo. Il fatto di essere qui, con un percorso diverso ma complementare, ci rende simili. Eravamo due ragazzi e oggi siamo due padri che vogliono solo proteggere i propri figli. Tutto questo male non ci ha contaminati ma migliorati, soprattutto te. Lo so che ti ho trattato male in passato, oggi ti vedo davvero per la prima volta e mi piaci. Mi piace quello che vedo»

Draco aveva ancora la mano intrappolata in quella di Harry sul suo cuore e sentì le estremità delle dita tremare per l'intensità di quelle parole.

Una leggera brezza spostò i capelli di Draco e i due si guardarono intensamente, incatenati non più solo dalle mani ma dai loro sguardi non più ostili ma complici.

Harry per un attimo si sentì a disagio e interruppe il momento: «Andiamo da Scorpius, fra poco si riuniranno in Sala Grande»

Draco annuì e si incamminarono verso il castello.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Voleva andare a casa, 

 nessuno era la sua casa

- Avril Lavigne

 

Draco camminava al fianco di Harry per quei corridoi, non sapeva se essere preoccupato per ciò che avrebbe comunicato a Scorpius da lì a poco o per il ricordo dei giorni più bui vissuti tra quelle mura.

Harry si girava spesso per controllarlo: «Stai bene Malfoy?»

«Sì...è solo un po' strano.»

La McGranitt vide Harry in lontananza, le si illuminò il viso e corse verso di lui per salutarlo. In pochi secondi Potter si ritrovò avvolto nell'abbraccio materno della preside di Hogwarts. Draco era imbarazzato dalla situazione e si sentì di troppo, fissò il pavimento per tutto il tempo.

La McGranitt osservò perplessa l'insolita compagnia del suo ex studente: «Malfoy e Potter insieme...mi venga un colpo, cosa ci fate qui?»

«Minerva. Siamo qui per Scorpius, Draco ha bisogno di parlargli di ciò che è accaduto a sua madre»

«Malfoy ti porgo le mie condoglianze, Scorpius è un ragazzo meraviglioso e in qualche modo mi dispiace anche per te nonostante il nostro rapporto un po' burrascoso...lei era una bella persona»

«Grazie Minerva, lo apprezzo» rispose Draco

«I ragazzi sono in Sala Grande, li devo chiamare entrambi?» chiese Minerva.

«Sì Minerva, penso che in questo momento Scorpius abbia bisogno del suo migliore amico» rispose Harry.

Nel frattempo, Scorpius e Albus erano seduti vicini come ogni giorno, ridevano e programmavano l'ennesimo guaio da combinare.

La McGranitt li raggiunse: «Malfoy, devi uscire c'è tuo padre qui fuori e ha bisogno di parlarti»

Scorpius fu colto dal panico: «Professoressa, cosa è successo? E' accaduto qualcosa a mia madre vero?»

«Malfoy non posso dirti nulla. Potter anche tu, c'è anche tuo padre»

Scorpius si alzò e sembrò smarrito, così  Albus gli mise una mano sulla spalla: «Amico sono con te»

Gli sguardi Draco e Scorpius si incrociarono mentre quest'ultimo lo raggiungeva.

Harry osservò la scena da lontano mentre accarezzava i capelli di Albus.

Scorpius aveva capito tutto, lo aveva letto nello sguardo suo padre. Sapeva che quel momento sarebbe arrivato, ci aveva sperato per un bel po', sperava fosse ancora lontano.

«Scorpius. Sono qui per mamma...»

«Non c'è più vero?»

«No Scorpius...non c'è più»

Scorpius sentì le gambe cedere, il momento che più temeva si stava realizzando e non era affatto pronto. Iniziò a piangere e si gettò tra le braccia di Draco.

Draco si rese conto che le sue parole non erano state rassicuranti, come potevano esserlo? Lui stesso non aveva fatto i conti con quella cruda realtà però aveva però l'opportunità di rispondere all'abbraccio di suo figlio, così lo accolse tra le sue braccia.

Improvvisamente Draco si rese conto di aver bisogno di quell'abbraccio più di suo figlio: «Ti voglio bene»

«Te ne voglio anch'io papà» rispose Scorpius mentre lo stringeva forte.

Harry e Draco decisero di portare Scorpius al cimitero, sembrava la cosa più giusta da fare. Draco gli aveva nascosto tutto per giorni, lo aveva escluso dal funerale perché temeva potesse influire nel suo andamento scolastico, adesso però era arrivato il momento in cui dovevano e poteva dirle addio.

Scorpius abbracciò Albus mentre guardava incredulo la lapide di sua madre.

Sullo sfondo c'era un Draco distrutto che osservava quella scena così surreale e difficile da gestire.

Harry guardò i loro figli supportarsi e gli sembrò naturale prendergli la mano per stringergliela. Nessuno doveva sentirsi più solo.

--

Harry propose a Draco di lasciar Albus a casa loro per la notte, questo avrebbe sicuramente contribuito a rendere le cose più semplici per Scorpius almeno per un po'.

Malfoy non poté non accettare un'offerta così ragionevole e sensata.

«Allora io vado» esordì Harry, «domani passerò personalmente a riprendere Albus»

«Grazie Harry...» rispose timidamente Draco.

Harry sorrise e si voltò per andar via ma Draco lo prese un braccio e lo bloccò. Harry sentì uno strano brivido attraversagli l'intero corpo a parte dal punto che gli aveva sfiorato.

«Ti prego. Non andare via» lo implorò Draco, «queste ore trascorse insieme mi sono sembrate così leggere, oserei dire facili. Non so se sono pronto ad essere di nuovo solo con i miei pensieri. Harry ti prego, rimani»

Draco si avvicinò lentamente e gli prese il viso tra le mani e lo guardò fisso nei suoi occhi limpidi e gli accarezzò le gote mentre le dita gli tremavano al contatto con la pelle.

Harry posò la sua mano sulla sua mano come per stringergliela ma poi con un movimento repentino gli spostò la mano: «Vorrei. Purtroppo, non posso rimanere, Ginny si starà chiedendo che fine io abbia fatto. Mi capisci vero?»

Draco si raffreddò e si allontanò risentito: «Sì. Capisco.»

«Draco non...»

«Lascia stare Potter. Fa finta che non sia successo niente, in fondo tutto questo l'hai fatto soltanto perché ti dispiaceva per Scorpius. Io ti ho fatto solo un po' di pietà, io faccio pietà a tutti. Era stupido aspettarsi di più da qualcuno a cui hai solo fatto del male»

«Ti stai sbagliando...»

«Buonanotte Potter» disse Draco chiudendogli la porta in faccia.

 

--

 

Harry guardò a lungo la porta, non riusciva a capire perché lo ferisse così tanto. La prima volta gli aveva riattaccato il telefono, ora gli chiudeva la porta in faccia.

Era come se Draco non riuscisse ad accettare il suo reale interessamento di qualunque natura fosse. Non era pietà, non lo faceva solo per suo figlio. 

Per qualche motivo però non riusciva a biasimarlo, c'era qualcosa di non chiaro nel loro rapporto, c'era qualcosa di non detto e di implicito che si insinuava sistematicamente tra di loro e tutto ciò  lo destabilizzava.

Harry non riuscì a lasciar l'abitazione e si sedette sul pavimento mentre la sua schiena rimase a contatto con la porta.

Dall'altra parte Draco si accasciò e ritrovò specularmente nella stessa posizione di Harry mentre si davano le spalle. A  dividerli c'era soltanto una porta, neanche tanto spessa.

Draco poggiò la sua fronte sulle gambe, la reazione era stata come al solito spropositata, era sempre così impulsivo. Gli veniva naturale chiudere i rapporti, offriva sempre all'altro una scappatoia, una sorta di uscita di emergenza.

Se avesse dato l'opportunità all'altro di andar via non si sarebbe legato alla persona sbagliata.

Era stato difficile interagire col mondo, il marchio sulla sua pelle era un promemoria doloroso del suo passato. Sapeva di essere guardato con sospetto e le dicerie sul suo conto erano innumerevoli.

La stessa nascita di Scorpius era risultata sospetta, si pensava che non fosse realmente suo figlio ma che fosse l'erede di Lord Voldemort.

Questo pettegolezzo lo aveva distrutto, non avrebbe permesso a nessuno di marchiare la vita di suo figlio, lui non lo meritava.

Harry era stata la prima persona gentile, non gli chiese nulla. Eppure, quella storia lo riguardava personalmente. Era sicuro che quella maldicenza fosse ben conosciuta anche a casa Potter.

Draco era triste, sapeva di aver allontanato l'unica persona che aveva toccato il suo cuore dopo la morte di Astoria.

Non c'erano state tante persone ad averlo fatto nel corso della sua vita. Allora perché aveva agito così? Che cosa gli stava accadendo?

Forse Harry non meritava quel trattamento, gli aveva dato un'opportunità nonostante tutto e in qualche modo gli sembrava sincero mentre con gli occhi pieni di dispiacere gli aveva detto di non poter restare.

Draco si voltò verso la porta e in quell'istante percepì la presenza di qualcuno al di là della porta. Incredulo, con uno scatto si risollevò e dopo qualche secondo di esitazione la aprì.

Non c'era nessuno, solo in lontananza poté scorgere una figura umana allontanarsi.

Era troppo tardi.

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


A volte desidero che qualcuno lì fuori mi trovi

Fino a quel momento camminerò da solo

- Green Day

Draco rientrò in casa per verificare se Albus e Scorpius avessero bisogno di lui.

Li ritrovò stesi sul letto, la tv ancora accesa e addormentati l'uno nelle braccia dell'altro.

Draco sorrise per lo spettacolo che si presentava di fronte ai suoi occhi, erano davvero carini da vedere, rimboccò loro la coperta e si ritirò nella sua stanza personale.

Era felice che suo figlio avesse qualcuno su cui contare, era ciò che aveva sempre desiderato. Ad Hogwarts gli era capitato di imbattersi nello Specchio delle Brame e non lo avrebbe mai ammesso con nessuno ma in quell'oggetto stregato aveva visto sé stesso circondato da buoni amici, in particolare uno: il ragazzo sopravvissuto.

Negli angoli più segreti della sua mente si nascondeva questo desiderio, quell'amicizia rifiutata con una stretta di mano negata lo aveva reso fragile, quasi vulnerabile. Negli anni l'ego ferito di un bambino si trasformò in frustrazione, Harry godeva della stima di tutti. In fondo si era guadagnato il rispetto del mondo magico e non poteva sorprendersene, non era solo invidia.

Draco stimava Harry profondamente, questo sentimento lo distruggeva e lo trovava ripugnante dal momento che non lo avrebbe mai contraccambiato.

Non si accorgeva neanche della sua presenza a volte, era come se non lo avesse mai visto. Tutto ciò che Harry conosceva di lui era il suo lato peggiore, un lato che non gli apparteneva e dunque Draco era semplicemente relegato ad una condizione di non esistenza, non solo per Harry ma per il mondo.

Draco non era mai esistito davvero, non aveva ricordi felici o persone per cui valesse la pena lottare. Era confinato nella sua tristezza, nella sua non vita.

Poi arrivò Astoria e non fu più un essere trasparente, ebbe un suo preciso colore e una missione.

Scorpius doveva avere un suo colore, una vita e non doveva essere l'ennesimo fantasma della famiglia Malfoy.

Il presente era diverso, era grigio e aveva un sapore doloroso ma era vivo e proprio per questo faceva male, ogni singolo secondo del giorno.

In questo presente era entrato silenziosamente Harry, gli aveva fatto male in passato ma era ancora una persona per cui provava ammirazione e rispetto.

Il loro rapporto stava diventando complicato, sentiva di provare qualcosa.

Per la prima volta dopo tempo non si sentiva più fonte di disturbo ma valore aggiunto per qualcuno, sentiva che gli stesse  facendo bene, sembrava fosse reciproco.

Provare quell'emozione lo spaventava ma era ciò che gli dava ossigeno, rinvigoriva il suo cuore, gli restituiva nuove sensazioni e speranze. Voglia di ricominciare.

Draco chiuse gli occhi e nonostante la delusione di aver preso ancora una volta la decione sbagliata, non si rigirò nel letto.  La paura non lo dominava più nonostante tutto. Forse, era proprio quel nuovo sentimento, quel nuovo stimolo a ridargli la cosa più importante: sé stesso.

Harry quella sera raccontò tutto a Ginny, si sentiva più leggero. Eppure, non riusciva ad addormentarsi e a recuperare quella serenità che caratterizzava ormai da anni la sua routine notturna.

Draco si era insinuato nella sua mente come un virus e sembrava non volerlo abbandonare. Nonostante gli occhi chiusi poteva sentiva ancora scorrere nella sua mente le ultime frasi scandite da Malfoy, l'immagine dei suoi occhi incredibilmente profondi e freddi, non era solo il colore a ricordargli il ghiaccio.

Un attimo prima quegli occhi indugiavano e poi trovarono il coraggio di rivelargli un disperato bisogno di aiuto e protezione.

Avrebbe voluto concedergliene, non era solo giusto ma era  ciò che il cuore gli suggeriva.

Harry era convinto che fosse la mancata onesta, l'assenza di trasparenza con sua moglie ad insidiarlo pericolosamente nella psiche e nel suo equilibrio, invece rivelandole la storia le sue paure non si erano affatto placate.

Qualcosa germogliava a poco a poco nel suo cuore, Draco si era fatto spazio nell'ordine della sua mente e della sua vita. Tutto nella sua esistenza aveva un'organizzazione ed un'armonia, gli sembrò incredibile come tutto sembrasse precipitare solo per aver spalancato la porta a qualcuno che lo aspettava sulla soglia da anni. Qualcuno che cercava solo comprensione ed amicizia e invece adesso era proprio il suo cuore a chiedere di più.

Desiderava rispondere alla richiesta di Draco, tornare indietro di qualche ora e non reagire ancora una volta con una stretta di mano negata.

Questa volta voleva prendere la sua mano e dirgli finalmente: "Sì, sono con te".

Una scarica di adrenalina pervase il suo corpo, ogni molecola del suo corpo desiderava essere al fianco di Draco così abbandonò velocemente il letto dove dormiva con Ginny.

Non si cambiò nemmeno gli abiti,  ebbe solo il tempo di correre in giardino e usò la materializzazione per recarsi a casa Malfoy.

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Ci metto il coraggio,

che è parte del tuo

-Niccolò Agliardi

Harry riapparve in uno dei tanti corridoi di quella casa, un'abitazione che aveva le sembianze di un intricato labirinto, cercò di camminare verso una delle direzioni possibili ma i suoi passi probabilmente avevano svegliato qualcuno.

Il mago sperò di non aver provocato il risveglio di Albus e Scorpius, utilizzò il mantello dell'invisibilità e aspettò.

Qualcuno aveva usato l'incantesimo "lumos" e lo stava raggiungendo, poteva vedere una luce avvicinarsi sempre di più. Si sentì il cuore in gola, aveva paura.

La sagoma era sempre più vicina, ad un certo punto fu chiaro, era Draco.

A quel punto ancora occultato dal mantello gli si avvicinò scoprendo il viso e Draco spaventato lasciò cadere la bacchetta.

«Potter cosa ci fai qui...»

Draco non riuscì a terminare la frase, Harry spinse Draco contro il muro in un angolo parzialmente illuminato della casa. Grazie a questo Malfoy poté vedere Harry portarsi il dito alla bocca invitandolo a non parlare.

«Sh...c'è qualcuno»

Draco riconobbe il suono dei passi, non poteva che essere Scorpius, aveva spesso l'abitudine di svegliarsi nel cuore della notte per bere dell'acqua.

Harry non perse tempo, avvolse Draco nel suo morbido mantello.

Erano finalmente soli, sembrava quasi che quella coperta li avesse eradicati da un mondo fitto di problemi e spiegazioni da fornire.

C'erano solo Draco ed Harry, Harry e Draco, due corpi adagiati su un muro e i loro volti divisi in modo impercettibile.

L'ossigeno sembrava diminuire drasticamente, era difficile stabilire se a rendere i loro respiri così affannosi fosse il semplice mantello che aderiva sui loro volti o la vicinanza pericolosa dei loro corpi tremanti.

L'aria era così poca e inevitabilmente finirono per respirarsi reciprocamente, i loro occhi avevano stabilito un contatto permanente e magnetico.

Per qualche secondo si dimenticarono completamente della presenza di Scorpius che nel frattempo si era già allontanato.

Harry aveva un'espressione estatica, chiuse gli occhi per un breve istante e sentì Draco abbassarsi, spalancò gli occhi spaventato.

«Cosa stai facendo?»

«Potter riprendevo solo la mia bacchetta...» sussurrò Draco divertito.

Un nuovo rumore li rimise in allarme, era Scorpius che ritornava nella sua stanza. Harry e Draco si affrettarono nel ricoprirsi ancora una volta col mantello dell'invisibilità, ripiombando nuovamente in una dimensione intima e personalissima.

Draco era appoggiato sul muro e riflettendo velocemente prese iniziativa cercando di guidare Harry verso una direzione ben precisa.

Ancora coperti dal mantello indietreggiarono, la porta si chiuse dietro di loro. Erano nella camera da letto di Draco.

Harry cercò di togliere il mantello che li avvolgeva ma Draco lo anticipò bloccandolo.

«Fermati, preferisco così»

«Perché? Cosa cambierebbe?» rispose Harry sbalordito.

«E' come se qui sotto nulla accadesse per davvero, quello che voglio fare è tremendamente sbagliato»

«Allora perché? Se è sbagliato non farlo. Fai ciò che credi giusto»

Draco lo guardò con dolcezza, gli spostò i capelli dal volto e lo accarezzò.

«Potter, dovresti conoscermi» disse Draco con una voce rassegnata e serena al tempo stesso, «io non faccio mai la cosa giusta»

Gli occhi di Draco incredibilmente azzurri erano sempre più vicini, le loro labbra si sfiorarono. Harry percepì una sensazione piacevole pervadergli il corpo, la pelle non riusciva a nascondere l'effetto che gli provocava la vicinanza di Draco.

Le gambe gli tremavano, tutto il suo corpo, le sue convinzioni e la sua stessa mente crollavano sotto il peso di questa nuova situazione.

Perché lottare ancora? Draco gli era entrato nel cuore, probabilmente era già lì.

La storia raccontava altro, due rivali e nemici e nessuna possibilità di riappacificazione. Ron ed Hermione,i suoi migliori amici, cosa avrebbero pensato di lui? Forse Hermione avrebbe capito, era sempre stata così intelligente e comprensiva, ma Ron? Ron non riusciva a cogliere le sfumature, gliel'aveva dimostrato quando si dimostrò contrariato nel rischiare la vita per salvare Draco durante l'ultima battaglia.

La situazione era molto più che complicata, c'era sua moglie. Ginny era stata fondamentale per la sua vita, una compagna sincera e aveva saputo spesso guidarlo nelle situazioni più ostiche. Qualcosa però da tempo aveva smesso di funzionare tra loro.

Le complicazioni erano tante ma sembravano svanire come per incanto mentre annegavano nello sguardo profondo di Draco.

Harry si lasciò guidare dagli eventi, indietreggiò fino a adagiarsi sul letto mentre Draco lo seguì a sua volta.

Il contatto fu costante ma quasi impercettibile, Harry inserì la mano tra i capelli di Draco e lo avvicinò a sé, si guardarono cercando il consenso l'uno nello sguardo dell'altro.

Draco si fece coraggio e avvicinandosi lentamente baciò dapprima il suo labbro inferiore, la delicatezza di quel bacio provocò in Harry un brivido e gli fece leggermente aprire la bocca, era pronto per accoglierlo.

Iniziò una sequenza di baci delicati, si alternavano l'uno dopo l'altro.

Harry era corso da lui in piena notte solo per spiegare al suo cuore, circondato da nient'altro che oscurità, che l'assenza di luce non avrebbe rappresentato la sua fine. Quel cuore poteva battere ancora e poteva contenere tutte le emozioni del mondo, se solo lo avesse voluto. Quei cuori adesso battevano l'uno sull'altro, le loro anime si univano e le labbra suggellavano il tutto. 
Draco lo stringeva come se Harry fosse la sua ultima certezza a cui aggrapparsi, a lui affidava l'ultimo pezzo della sua anima distrutta.

Harry non lasciava la presa come a dimostrargli che qualora fosse crollato l'avrebbe risollevato ancora.

Quel crollo sembrava molto più vicino di quanto Harry pensasse, Draco allontanò il mantello che li ricopriva e lo fermò: «Basta»

Draco sembrò cambiare umore, era sul punto di piangere e gli aveva voltato le spalle. Harry non riuscì a capire del perché di quel cambiamento improvviso del suo umore, il colore della sua voce era ormai sbiadito, era diventato freddo.

«Non è giusto» disse, «mi sembra quasi di averla abbandonata. Cosa vuol dire tutto questo?»

«Semplicemente che sei fatto di carne e di ossa. E poi, ricordi? Tutto quello che è successo sotto quel mantello semplicemente non è mai accaduto, lo hai detto tu» rispose Harry rassicurandolo.

«Harry ho paura, mia vita è una sequenza infinita di errori»

«Non è vero e poi non è il momento di preoccuparsene Draco, non è successo nulla» sussurrò Harry dolcemente parlandogli nell'orecchio e abbracciandolo.

Draco si voltò e gli accarezzò il viso: «Sembro proprio un povero stronzo»

«Sei bravo, un gran professionista nel far credere questo a tutti ma io e te sappiamo che non è così. Ti ho già scoperto tempo fa»

Harry accarezzò i capelli di Draco e lo baciò ancora.

«Sarebbe così sbagliato se... insomma...dormissimo vicini»

«Malfoy, stai zitto e abbracciami adesso»

Harry lo tirò energicamente facendo piombare Draco sul suo petto e dopo un attimo di esitazione quest'ultimo si lasciò abbracciare  e affondando letteralmente nel suo cuore  lo ricambiò stringendolo.

Dopo poco si addormentarono in quella posizione, l'uno nelle braccia dell'altro.

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Non credi di aver bisogno di qualcuno?
Tutti hanno bisogno di qualcuno

-   Guns n'roses

L'alba di un nuovo giorno era alle porte, la luce filtrava debole attraverso le piccole fessure delle finestre di casa Malfoy.

Un debole raggio di sole colpì i capelli di Draco fino a farli brillare, Harry fu il primo ad aprire gli occhi quella mattina.

Draco era ancora tra le sue braccia, era la prima volta nella sua vita in cui lo vedeva con un'espressione rilassata e serena. Anche quando rideva di gusto, le sue espressioni somigliavano molto più ad un ghigno che ad un sorriso.

Harry in un attimo abbandonò l'immagine dell'uomo che aveva tra le sue braccia e ricordò di essere corso via nella notte abbandonando Ginny e che probabilmente non sarebbe stato semplice andar via evitando suo figlio.

Questo pensiero lo ferì, si sentì davvero colpevole per ciò che era successo o non successo. Pensò però che in quel momento la priorità fosse la serenità di Draco, era già molto scosso prima di addormentarsi.

Lentamente anche Draco riaprì gli occhi. Anche nei momenti peggiori del loro rapporto non era mai riuscito a non notarne la bellezza e l'intensità di quegli sguardi.

Draco era cambiato mille volte, aveva subito numerose metamorfosi ma nel profondo era lo stesso: un bambino ferito.

Draco come il mare nascondeva la sua parte migliore, era un mondo sommerso e Harry l'aveva aveva appena "assaporato" e ci stava annegando dentro, era un continuo naufragare nella sua anima.

«Buongiorno», sussurrò Draco.

I due non sapevano quali parole adoperare, era tutto così insolito e surreale quindi si limitarono a guardarsi reciprocamente.

«Harry ho bisogno di dirti qualcosa»

«Non mi piace quel tono. Non potremmo rimandare la conversazione a quando saremo ufficialmente svegli?»

«Non abbiamo tempo, devi ascoltarmi» disse Draco afferrando il braccio di Harry.

«Non ho la fama di una persona altruista, ho sempre pensato soltanto al mio bene e a quello della mia famiglia. Lo so che quello che ci sta succedendo è strano, ci ha completamente travolti, lo ammetto, la vita è stata così dura con me che non è stato difficile lasciarlo accadere. Senza Astoria non ce la facevo, non avevo molti strumenti per continuare la mia vita. Tu in pochi giorni sei stato il mio migliore amico, quello che avrei sempre desiderato e poi sei diventato qualcosa di più...»

«Ero con te Draco, so benissimo cos'è successo perché mi stai facendo un riassunto e soprattutto perché usi il passato?» lo interruppe Harry.

«Ieri sera ti ho detto che non volevo accadesse, speravo fosse solo frutto della mia mente. E lo penso ancora, è complicato. Le responsabilità che abbiamo verso nostri figli, il posto occupato da Astoria nella mia vita...non dovrei. Ti sembrerà incredibile ma forse un giorno avrei superato tutto questo, sarei andato avanti grazie a te, grazie a come mi sento con te però non posso essere egoista, la tua vita è perfetta ed io ti sto trascinando giù con me», continuò cercando di mantenere la lucidità e di trattenere le lacrime «è quello che faccio da sempre, l'egoismo e la vigliaccheria. Se continuassi in questa direzione, sai cosa significherebbe? Significherebbe non aver imparato niente in questi anni con Astoria e Scorpius. Ora vedo te, Ginny e il lavoro magnifico che avete fatto con Albus e non posso addossarmi anche questa colpa, non posso distruggerti la vita più di quanto io non abbia già fatto in passato. Non lo sopporterei. Devo lasciarti andare»

«Stai sottovalutando una cosa Draco. Il libero arbitrio. Non sei corso a casa mia, sono io quello che è piombato qui nel cuore della notte e l'ho fatto perché lo volevo ed ero pronto a subirne eventuali conseguenze»

«Tu non sai cosa dici Potter, non sai con chi hai a che fare. Non farti impressionare da quello che hai visto in questo brevissimo periodo. Io sono sempre Draco Malfoy, quello che ti ha quasi fatto uccidere perché incapace di prendere decisioni autonome», rispose Draco con tono deciso.

«Però non l'hai fatto»

Draco rimase in silenzio e poi prese le mani di Harry e la sua voce diventò più dolce:

«Se non ti lascio andare sarò sempre quel ragazzo immorale e inetto o magari una versione peggiore»

«Tu non sei mai stato questo. Avevi solo paura»

«E' quello che ti racconti per rimanermi accanto? Io avevo possibilità di scelta e non l'ho fatto. Lo sai perché? Perché non volevo la solitudine, non volevo perdere i miei genitori. Ed ora ti lascio andare, non importa se rimarrò da solo ma per una volta farò la scelta giusta, quella giusta per te almeno»

«Io non te lo lascerò fare»

«E' questo il problema e io ho pensato anche a questa eventualità»

«Cosa...cosa vuoi dire?»

Harry ascoltando quelle parole ammutolì, prese una penna e iniziò a scrivere nervosamente qualcosa su un foglietto e poi se lo rimise in tasca furtivamente.

Draco prese il braccio di Harry e si materializzò insieme a lui all'esterno dell'abitazione di Harry.

«Draco? Casa mia... perché?»

«Ginny non saprà niente di tutto questo, stai tranquillo»

Draco prese la bacchetta.

«Draco, ti prego no. Cosa vuoi fare?»

Draco accarezzò Harry e lo baciò dolcemente sulla fronte e poi scendendo gli sfiorò le labbra e poi cercò di farsi coraggio per eseguire un incantesimo.

«Oblivion» pronunciò Draco mentre diverse lacrime sgorgavano dal suo viso.

In un attimo si smaterializzò lasciando Harry confuso e smarrito.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Questo è il tuo cuore

Riesci a sentirlo? 

Batte attraverso le tue vene

- Bastille

 

 

La decisione di Draco era stata sofferta e lasciò nel suo cuore l'ennesima ferita, quante volte poteva crollare la stessa persona senza che questa decidesse di mollare definitivamente?

Era morto centinaia di volte e ogni volta aveva ricominciato nonostante tutto. La sua vita era appesa ad un filo sottilissimo, quel filo era ciò che rimaneva della sua famiglia.

Eppure, ciò che aveva deciso sul suo rapporto con Harry gli regalava nuovo tormento, quello che stavano costruendo aveva un'importanza diversa, quel rapporto sembrava speciale perché nasceva dalle macerie della sua vecchia vita.

Non poteva lasciare che Harry rimanesse incastrato tra di esse, sembrava che la sua  esistenza fosse destinata a qualcosa di davvero grande. Era sempre stato così.

Draco lasciò che Scorpius riaccompagnasse Albus a casa  e rimase per un po' disteso sul divano cercando di riordinare le proprie idee.

La quiete fu improvvisamente interrotta da un rumore che proveniva dalla porta d'ingresso, qualcuno bussava ripetutamente e senza sosta.

Draco si rialzò e corse verso l'ingresso e dopo un attimo di esitazione aprì la porta.

Le sue aspettative furono totalmente disattese, non era Harry ma  la donna che vide lo lasciò ugualmente senza parole. Aveva nello sguardo tutta la comprensione del mondo, si sentì accolto ancora una volta come solo lei aveva saputo fare.

«Mamma» disse Draco con la voce spezzata dall'emozione.

«Ascolta. Sono qui perché ti voglio bene, ho bisogno di darti delle informazioni. Lo so che le cose tra di noi non sono andate più bene da quando Astoria è entrata nella tua vita. Lei si è dimostrata migliore di tutti noi. Hai ragione se ci disprezzi, capisco il tuo punto di vista...»

Draco interruppe quel flusso di parole, parole che suonavano come giustificazioni inutili. La inglobò in un abbraccio energico e caloroso, aveva tanto desiderato di poter crollare nelle braccia di qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era la sua ancora, il suo porto sicuro.

Era sempre stato così, Narcissa aveva rappresentato un luogo di luce in una vita di tenebre, era una donna forte e anche se aveva sbagliato molto rappresentava per lui un punto saldo. I rapporti si erano incrinati quando Astoria  aveva portato nella sua famiglia  i suoi valori, caratteristiche che difficilmente potevano coesistere con le spaventose convinzioni di una famiglia purosangue come quella dei Malfoy.

Narcissa però era diversa, cercava di essere l'ago della bilancia, intendeva essere il collante della famiglia soprattutto dopo ciò che era accaduto, aveva perso sua sorella in battaglia e nel tempo trascorso aveva  elaborato delle conclusioni amare.

La sua ignavia aveva prodotto delle conseguenze disastrose. Bellatrix era stata vittima della sua stessa follia, Lucius era stato incarcerato per la scelleratezza dei suoi piani prodotti nel tentativo di servire Lord Voldemort.

Narcissa sapeva che Astoria rappresentava un percorso di redenzione per Draco, aveva preferito che il loro legame si raffreddasse provocando un allontanamento.

Draco viveva una vita migliore senza l'ombra della sua ingombrante famiglia purosangue.

Agli occhi di tutti Narcissa non era stata una donna esemplare, una buona madre.

Essere madre è il compito più complesso, ma quei panni per Narcissa pesavano come macigni. Una vita trascorsa al fianco di un uomo umanamente mediocre ma che amava da sempre, lo aveva sostenuto e appoggiato in qualsiasi progetto, anche il più folle. Quello era anche il suo mondo, un universo magico pregno di pregiudizi sui legami di sangue.

Tutte quelle convinzioni e tradizioni di famiglia iniziavano a vacillare, lo aveva capito dal primo momento in cui aveva preso tra le sue braccia il frutto di quell'unione: Draco.

La sua purezza la disarmava, in un mondo così compromesso e oscuro quel bambino emanava luce.

Narcissa aveva visto questo bagliore diventare sempre più fioco man mano che cresceva, il suo sorriso pieno di meraviglia e sorpresa era sempre più simile ad un ghigno pieno di sarcasmo e odio.

La donna osservava impotente all'involuzione del figlio, la trasformazione della sua speranza di miglioramento della sua famiglia nel ripetersi di un tragico destino.

Avrebbe voluto fare qualcosa ma la sua lealtà di moglie glielo impediva, si sentiva costretta a incasellarsi in quel puzzle. L'unica cosa che poteva fare era proteggere Draco ad ogni costo.

Sapeva che non era abbastanza ma era tutto ciò che le rimaneva, e in questo era straordinariamente brava.

Draco pendeva dalle labbra di suo padre Lucius, cercava costantemente la sua approvazione, era quasi irritante per lei vedere come si ostinasse a compiacerlo nei modi più ingiusti possibili.

Aveva voglia di eccellere, di primeggiare e nel farlo era diventato così ostile con chi era diverso da lui. Questo è ciò che aveva imparato dalla sua famiglia, non poteva sorprendersene.

Lucius era sempre stato duro, lo aveva cresciuto con metodi autoritari e manipolato per renderlo soldato di una battaglia che non gli apparteneva. Aveva venduto il suo destino prima ancora che potesse rendersene conto.

Narcissa si chiedeva come potesse amare un uomo pronto a barattare tutto con la gloria ma nella parte più profonda di lei sapeva che tutto ciò che faceva fosse il prezzo da pagare per vivere al meglio.

Lei quindi chinava il capo e lo serviva. Decise però che non avrebbe mai portato il marchio.

Rifiutarsi di appartenere ufficialmente a Lord Voldemort era la sua  via d'uscita.

Anche oggi nell'abbraccio pieno d'amore di suo figlio cercava quella scappatoia, sperava di essere per una volta meritevole del suo amore portandogli delle informazioni importanti.

Non poteva voltarsi e far finta di nulla.

«Mi ha colpito ciò che hai detto poco fa, il fatto che Astoria fosse migliore di tutti noi. Ero convinto che voi non l'approvaste» asserì Draco mentre serviva una bevanda a sua madre.

«Astoria era la nostra nemesi. Lei amava i babbani, non conosceva pregiudizi sui legami magici ed era totalmente disinteressata alle voci che circolavano su di te e su di noi. Lucius non ha mai apprezzato questa sua dote, io invece ho sempre pensato che fosse una benedizione per te. Ho sempre avuto paura potessi rimanere incastrato nella solitudine per colpa di ciò che noi abbiamo perpetrato per anni. Invece il destino ha voluto questo per te, io le sono  grata. Allontanarmi da voi è stato un dovere, la vostra famiglia meritava luce e non oscurità. Scorpius è cresciuto nel modo migliore possibile»

«Poi però è finito tutto, io sono ancora incastrato nella solitudine di cui tu parli»

«Draco ma lei ti ha dimostrato che puoi andare avanti, devi farlo. Non sei più il ragazzino che piangeva nella sua camera perché lo spaventava portare un marchio oscuro. Conosci anche il bene e l'amore, non sei più solo dal momento che tuo figlio non ti abbandonerà mai anche quando non sarai alla sua altezza. Guardaci, dopo tutto quello che ti abbiamo fatto sei qui ad ascoltare le parole di una madre appesantita dagli anni e dai sensi di colpa»

«Ho allontanato ancora una volta una persona che mi voleva bene, l'ho dovuto fare per proteggerla da me e dalla mia miseria»

«Avresti dovuto farlo decidere a questa persona. E poi miseria o no, sei sempre un Malfoy, non abbiamo solo difetti»

Draco sorrise e prese le mani di sua madre tra le sue.

«Sono qui perché ho avuto delle informazioni, non dormirei la notte sapendo di non aver fatto qualcosa per impedire tutto questo» disse preoccupata Narcissa.

«Di che si tratta?»

«Ho saputo che Scorpius ha stretto amicizia col figlio di Potter»

Draco cercò di mantenere la calma sentendo pronunciare quel nome che per qualche minuto aveva dimenticato.

«Sì, sono molto più che amici. Hanno un legame vero»

«Ho saputo attraverso contatti di tuo padre dell'esistenza di alcuni maghi che complottano per riportare Lord Voldemort in questo mondo, io non so se ne abbiano la facoltà. Credo che siano solo dei fanatici ma non ho idea di dove potrebbe spingersi la loro follia»

Draco sgranò gli occhi e balbettò: «Cosa vuoi dire? Di che stai parlando?»

«Queste persone sono convinte di poter risvegliare Voldemort attraverso Harry Potter e suo figlio. Credo vogliano prenderli»

Draco iniziò a tremare e iniziò a camminare nervosamente per la stanza e poi colpì il muro con un pugno.

«Sono davvero uno stupido...»

«Probabilmente sarai preoccupato per Scorpius, noi possiamo proteggerlo. Puoi farlo venire da noi per un po', abbiamo tutti i mezzi per tenerlo al sicuro»

«Non capisci, Scorpius è con Albus adesso. Lo sta riaccompagnando a casa. Tutto questo solo perché io non ho avuto la forza di varcare la porta, mi sono lasciato influenzare dai miei problemi personali»

«Allora cosa aspetti? Vai a riprenderlo»

«Io non sono preoccupato solo per Scorpius, non posso assistere passivamente all'irreparabile»

«Immagino che tu voglia fare qualcosa per l'amico di tuo figlio ma...»

«Non si tratta solo di questo. Io non posso lasciare che succeda qualcosa a quella famiglia»

«Credo di essermi persa  qualche passaggio»

«Tuo nipote non è l'unico ad avere legame con un Potter»

«Ah...»

«Harry mi è stato vicino in questo periodo duro, è stato molto più che un semplice amico. All'inizio pensavo fosse solo questo ma poi ho sentito sempre più questo bisogno della sua luce nella mia vita, mi ha ricordato...»

«Astoria. Ti ha ricordato Astoria» disse Narcissa capendo finalmente tutto.

«Pensavo sarebbe stato più difficile spiegartelo...come hai fatto a capire?»

«Sono tua madre. Non c'è stato momento in cui non ti abbia capito. Potter è una persona straordinaria, rappresenta certamente qualcosa di positivo. Non saresti qui se non fosse stato per lui, la sua compassione ti salvò la vita e gli restituì il favore»

«Con lui sono stato terribile»

«Credi che io non mi rendessi conto di quanto fossi ferito per averti respinto? Eri terribile perché avevi bisogno di lui, la tua amicizia ti sembrava necessaria»

«Sono stato prepotente, non si può imporre l'amicizia a qualcuno» rispose Draco con una punta di amarezza.

«Eri solo un ragazzo» disse Narcissa abbracciandolo, «Ora è bene che tu corra a risolvere questa situazione, è bene che tu discuta di questa cosa con Harry»

«Non è così facile, lui non ricorda  cosa abbiamo condiviso questi giorni, potrebbe non fidarsi di me. Io l'ho obliviato»

«L'hai obliviato? Ma sei impazzito?» disse Narcissa sconvolta.

«È complicato. Non volevo che si ricordasse di ciò che era accaduto tra di noi, non volevo che la sua famiglia subisse delle conseguenze a causa mia. Ora lui ricorda solo della morte di Astoria e di aver accompagnato suo figlio da noi per il bene di Scorpius»

«Draco corri da loro. Troverai il modo di districarti in una questa situazione, corri da lui»

Draco ascoltò il consiglio di sua madre e prese la sua scopa per raggiungerli.

 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Dammi un bacio prima

di dirmi arrivederci

- Guns n'roses

Scorpius e Albus erano in cammino verso l'abitazione dei Potter quando Draco li raggiunse.

«Ragazzi siete in pericolo. Entrate in casa e non abbandonatela per nessuna motivazione»

«Papà perché sei così agitato? Cosa sta succedendo?» domandò Scorpius.

«Sembra che nonna abbia avuto notizie su alcuni maghi intenzionati ad utilizzare i Potter per qualche strano rituale e riportare indietro Lord Voldemort» rispose Draco.

«Signor Malfoy ma è impossibile» osservò Albus.

«È probabile che non abbiano i mezzi, ma potrebbero provarci comunque. Dovete stare al sicuro fin quando io e tuo padre non escogitiamo un piano»

Harry gli venne incontro, vide un Draco visibilmente agitato.

«Malfoy non so cosa tu voglia ma non c'è bisogno di agitarsi così tanto»

Draco fu colpito dalla freddezza delle parole del suo interlocutore, gli si spezzò il cuore. Era stato lui a fare in modo che dimenticasse la potenza dei momenti condivisi, eppure questo lo colpiva nel profondo, non era pronto a fare i conti con i comportamenti glaciali di un Harry non più guidato delle emozioni.

Non era più quell'Harry che era corso nel cuore dalla notte a casa sua. Era solo qualcuno che lo tollerava a malapena e provava forse della pietà nei suoi confronti.

«Harry io non sono qui per creare problemi...noi dobbiamo parlare. C'è qualcuno che complotta contro di voi»

«Non esiste nessun noi prima di tutto, sei arrivato adesso e stai spaventando i ragazzi. Non c'è nulla di ragionevolmente preoccupante. Vi ho accompagnato da Astoria, abbiamo parlato dei tuoi problemi, sono stato un ottimo genitore e un buon confidente per te ma adesso non sarò qui a sopportare ulteriormente i tuoi sproloqui, non se questi terrorizzano mio figlio. Sei in uno stato di disequilibrio evidente»

Draco fu ferito da quelle parole così rancorose, per un istante fu accecato dalla delusione e ben presto perse quel minimo di razionalità che gli rimaneva.

«Sai che ti dico Potter? Spero che tu muoia, non mi interessa più della tua stupida famiglia»

Draco prese per il braccio Scorpius e lo trascinò via mentre  le sue stesse parole gli erano tornate indietro come un boomerang.  Era già pentito.

Incomprensibilmente Harry si sentì turbato dalla reazione violenta di Draco, gli sembrava di non capire, era come se gli mancassero delle informazioni. Per tutta la mattinata aveva percepito uno strano stordimento e aveva dei buchi temporali di diverse ore nei suoi ricordi.

Harry cercò nella propria tasca un panno per pulirsi gli occhiali ma nel farlo qualcosa cadde sul pavimento: era un biglietto.

Su quel biglietto c'erano  due parole: «DRACO OBLIVION».

Era la sua calligrafia ma non ricordava affatto di aver scritto quelle parole,  comprese dunque di essere stato vittima di un incantesimo da parte di Draco, lo aveva sicuramente spinto a dimenticare qualcosa di importante.

Questo pensiero lo spaventò, cosa nascondeva Draco? Perché lo aveva obliviato e ora pretendeva di essere ascoltato?

Harry cercò di rincorrere Draco per chiedergli spiegazioni ma qualcuno intralciò il suo cammino.

«Bene, bene. Abbiamo preso il primo pesce, direi il più importante...il sopravvissuto. Colui che ci ha privato di una vita regolata dalla magnificenza di Lord Voldemort».

«Questa è follia. Sei solo un ragazzino non hai idea di cosa rappresenti Lord Voldemort, della sofferenza che ha inflitto e delle morti che ha provocato. Dovresti studiare, il tuo fanatismo è una conseguenza della tua ignoranza. Adesso spostati devo raggiungere una persona»

«Tu non mi conosci ma io conosco te. Sono Arthur, un mago che poteva essere grande se non aveste infettato il mondo con le vostre idee di uguaglianza. Sei un bugiardo Potter, Lord Voldemort ci avrebbe regalato un mondo senza dubbio migliore, nessuna disgustosa unione tra babbani e famiglie di maghi»

«Non sei un purosangue, sei come me perché ti ostini a seguire le regole di qualcuno che è morto tanto tempo fa»

«Le famiglie purosangue si sono quasi estinte, ed è solo colpa tua. Io sono un prodotto sbagliato della società magica che avete creato. Io voglio riportare l'ordine. Voglio rimediare, voglio essere il principio»

«Lord Voldemort uccideva quelli come te, un solo Avada Kevedra sarebbe bastato per stroncarti. Non avrebbe avuto pietà di te, non gli sarebbe importato dei tuoi stupidi servigi» rispose Harry cercando di convincerlo a desistere.

«Allora sarei morto con piacere» rispose il mago.

«Sei accecato, stai sbagliando. Devi venire con me, hai bisogno di parlare con qualcuno...»

Arthur gli puntò la bacchetta: «Non mi toccare stupido mago mezzosangue»

Harry afferrò la sua bacchetta per difendersi ma il ragazzo lo anticipò: «Expelliarmus»

La bacchetta di Harry finì tra le mani del giovane mago.

Nel frattempo  Draco e Scorpius proseguivano il loro cammino per recuperare la sua scopa, Draco fu attraversato da una strana sensazione, si voltò e vide Harry in lontananza che discuteva con qualcuno che gli puntava la bacchetta. Harry era stato disarmato.

Draco comprendendo la pericolosità della situazione corse disperato impugnando la sua bacchetta mentre Scorpius a stento riusciva a stargli dietro.

«Confringo» invocò Draco per cercare di distogliere quel mago incappucciato dalle sue cattive intenzioni.

Harry indietreggiò approfittando delle esplosioni provocate dall'incantesimo di Draco, sembrava confuso dalla protezione che stava ricevendo da Draco.

«Malfoy... n mago purosangue. Tu sei uno di noi dovresti essere dalla nostra parte, saresti la nostra ispirazione, la nostra guida e invece cosa fai? Ti scagli contro di me per prendere le difese di questa nullità? Che direbbe Lord Voldemort se ti vedesse ora? Hai ancora il suo marchio sulla tua pelle»

«Capirebbe che non gli sono mai appartenuto. Ha avuto forse un lembo della mia pelle, non ha mai avuto neanche la millesima parte del mio cuore e della mia testa stupido ragazzino ignorante. Scapperesti come un bambino se incrociassi solo per un momento lo sguardo di quell'essere immondo»

Scorpius corse verso suo padre: «Papà cosa sta succedendo»

«Scorpius stai indietro» gridò Draco spingendolo via e coprendolo, «Cerca Albus, qui ci penso io»

Scorpius ebbe un attimo di esitazione ma Draco lo esortò nuovamente ad abbandonare il campo di battaglia.

«Fatti da parte Malfoy, a me interessa Potter, devo  portarlo via»

«Se vuoi lui, accomodati ma è bene che tu sappia che non ti basterà chiedermi di spostarmi, dovrai prima battermi» rispose Draco.

Harry continuava a non capire la dedizione con cui Draco si stesse battendo per proteggerlo ma lo trovò davvero eroico in quel momento. Draco eroico, gli sembrò davvero folle quella situazione.

«Potter smettila di guardarmi con quella faccia da allocco, ci sono cose che non puoi capire evidentemente » lo accusò ironicamente Draco.

«Se non vuoi farti da parte, allora dovrò fare a modo mio» esclamò il mago in preda a deliri di onnipotenza.

Harry posò la mano sulla spalla di Draco: «Non so come finirà questa storia ma ti prego, ti supplico Draco...aiutami a capire. Ero convinto che tu fossi implicato in questa vicenda, per tutto questo tempo mi sono sbagliato»

Draco lo guardò e pensò che avesse ragione, potevano essere momenti cruciali ed Harry non ricordava assolutamente nulla del perché stesse lottando per salvarlo, così prese la decisione di annullare l'incantesimo.

In un istante tutti i suoi ricordi ritornarono al loro posto, ogni tassello si incastrò perfettamente e dopo un attimo di stordimento Harry guardò Draco e fu tutto chiaro. I due si scambiarono uno sorriso d'intesa.

«Draco. Adesso ricordo»

«Crucio» disse il mago oscuro puntando Potter.

«NO», urlò Draco fiondandosi su Harry.

Draco fece da scudo con il suo corpo proteggendo Harry dall'incantesimo, crollò poco dopo sull'asfalto per il dolore sordo che gli attraversava il corpo.

«Draco!» urlò Harry spaventato.

Draco cercò di rialzarsi nonostante il dolore, Harry cercava di sorreggerlo ma Draco continuò  a frapporsi tra Harry e il suo nemico.

«Spostati amico. Non vedi come sei ridotto?» ridacchiò il mago.

Draco gli puntò la bacchetta per pronunciare un incantesimo ma fu colto di sorpresa dal suo avversario.

«Sectumsempra» esclamò Arthur

Draco completamente distrutto si gettò ancora una volta sul corpo di Harry, subendo l'ennesimo incantesimo. Questo però lo conosceva bene, le sue conseguenze potevano essere letali.

Il suo corpo si immobilizzò, diverse ferite si aprirono sul suo corpo macchiando la sua camicia di bianca di sangue.

Harry lo prese tra le sue braccia stringendolo, Draco non riusciva a parlare, singhiozzava per il dolore e il suo sangue continuava a sgorgare copioso.

Harry cercò di bloccare il sangue facendo pressione con la sua mano sul suo petto, sentiva il suo cuore pulsare velocemente.

«Draco cos'hai fatto? Non di nuovo. Non però qualcuno solo per avermi difeso» urlò Harry trattenendo a stento le lacrime.

Arthur li puntò ancora con la bacchetta: «Allora morirete insieme così Lord Voldemort avrà giustizia. Porterò via da questo mondo colui che l'ha ucciso e il suo inetto servitore. Avada Ke...»

Una donna interruppe il duello pronunciando una formula: «Pietrificus Totalus», il mago si paralizzò e crollò al suolo.

«Harry è mai possibile che io debba continuare a salvarti la vita sulla soglia dei tuoi 40 anni» disse Hermione Granger.

Harry pieno di gratitudine corse verso la sua salvatrice per abbracciarla energicamente.

«Dobbiamo aiutarlo Hermione, ti prego» chiese speranzoso Harry,

Hermione annuì e si mise subito al lavoro prendendo la mano di Harry.

«Vulnera Sanentur» pronunciarono Hermione ed Harry all'unisono assorbendo le ferite di Draco. 

Le ferite di Draco smisero di sanguinare, ma le sue condizioni di salute sembravano davvero disperate e necessitavano di cure particolari.

«Dobbiamo portarlo ad Hogwarts, lì sapranno come curarlo»

Harry con gli occhi pieni di lacrime si chinò ancora verso Draco prendendogli la mano: «Ti prego non lasciarmi. Non mi perdonerei mai se ti succedesse qualcosa. Hai capito?»

«Harry...»

«Ti porteremo ad Hogwarts, devi solo resistere un altro po'»

«Harry non credo di farcela...»

«Sì che ce la fai» rispose Harry spostando la testa di Draco sul suo petto.

«Harry...io ti...»

Draco perse improvvisamente conoscenza non riuscendo a terminare la frase.

«Draco ti prego torna indietro...devi riaprire gli occhi. Mi senti?» urlò Harry disperato mentre piangeva custodendolo tra le sue braccia.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo Finale ***


Io sono crollato

ma mi sono rialzato ancora

- Thirty Seconds to Mars

 

Harry lo seguì sino all'infermeria, non lo lasciò solo neanche per un secondo. Draco per la prima volta era circondato da persone che lo aspettavano.

Era tutto diverso, tutte le volte in cui era finito in infermeria da ragazzo sembrava non ci fosse mai nessuno per lui.

Draco riaprì gli occhi e si ritrovò in un luogo familiare, era l'abitazione in cui aveva vissuto con Astoria per diversi anni poco prima della nascita di Scorpius.

La stanza non sembrava la stessa, c'era qualcosa di etereo in ciò che vedeva. Provò ad alzarsi ma sentiva il dolore fisico. Era disteso su un letto bianco, privo di lenzuola. Durante il suo tentativo di rialzarsi sentì una mano posarsi sulla sua spalla, quella presa era familiare, apparteneva alla sua amata e indimenticata Astoria.

Indossava delle vesti bianche, aveva dei bellissimi fiori tra i capelli. Draco osservandola stupito posò la sua mano sulla sua.

«Adesso sei pronto» sussurrò Astoria mentre Draco gli dava ancora le spalle.

Draco si voltò spaventato: «Pronto per cosa?»

«Per lasciarmi andare» disse la donna sorridendo.

«Adesso che ti ho ritrovata perché dovrei lasciarti andare? Voglio rimanere qui con te»

«Per Scorpius»

«Forse se la caverà meglio senza di me. In fondo non sono un grande esempio come padre» rispose Draco accogliendo Astoria tra le sue braccia.

«Invece tornerai indietro e sarai il padre che tuo figlio merita, lo sei già. Quello che hai fatto oggi, il modo in cui hai lottato per qualcuno che ami mi ha resa fiera»

«Non posso farlo senza di te, non ho la forza»

«Sì che puoi, c'è già qualcuno accanto a te»

«Ti sbaglio Astoria, io non ti ho rimpiazzata» rispose Draco

«Sei andato avanti. Era quello che volevo, è bello sapere che tu non sia più solo. Questo mi ha resa davvero felice»

«Non è giusto andare avanti. Ti prego, resta con me»

«Non vado da nessuna parte. Andare avanti non vuol dire cancellare il passato, vuol dire solo aprire un nuovo capitolo. Sono qui con te, con voi...sempre»

Astoria gli baciò la fronte.

«Adesso amore devi ritornare a casa»

Draco chiuse gli occhi e si risvegliò nel letto dell'infermeria di Hogwarts accorgendosi di non essere solo.

Harry gli stringeva la mano e aveva l'aria di chi non aveva chiuso occhio per tutta la notte.

«Mi hai fatto preoccupare» disse sollevato Harry

«Ti ricordo che sono sopravvissuto ad un sectumsempra già una volta» rispose Draco ridendo

«La cosa che più mi rimproveravo era l'essermi comportato da perfetto idiota poco prima che tu combattessi pe rme, temevo mi lasciassi così prima di poterti dire delle cose. Non avresti dovuto obliviarmi, mi hai privato della possibilità di scelta. Tu dovresti sapere che significa non aver scelta»

«Io volevo solo proteggerti da me»

«Ho parlato con Ginny di quello che ultimamente ci sta accadendo. Ho deciso di lasciarla»

«E' per questo che ti avevo obliviato. Non pensi ad Albus?»

«Non ricominciare. Ginny è stata la persona più importante per me ma già da un po' le cose non erano più le stesse. Lei in primis meritava la mia sincerità e Albus capirà»

«Stai commettendo un errore. Non sappiamo nemmeno cosa stia accadendo precisamente tra di noi»

«Accadrà quello che dovrà accadere. Sento solo che ho più bisogno io di te che tu di me, l'ho capito nel momento stesso in cui ho pensato di perderti. Io non ti costringerò a starmi vicino, voglio che tu decida in maniera serena e autonoma. Lascia che però faccia una cosa per te...è tutto il giorno che aspetto questo momento».

Harry prese il braccio di Draco, quello su cui ancora era visibile il marchio nero di Voldemort e lo accarezzò, poi gli si avvicinò lentamente e posò le sue labbra sulle sue.

«Harry...»

«Ora devo andare, c'è qualcuno che vorrebbe vederti» disse Harry baciandogli la mano.

Harry abbandonò la stanza lasciando che la porta si chiudesse alle sue spalle.

Scorpius timidamente si addentrò nella stanza, prese una sedia e gli afferrò la mano.

«Papà come stai?»

«Sto bene Scorpius»

«Ho avuto paura di perderti» disse Scorpius toccandosi i capelli per l'imbarazzo.

Draco sorrise a Scorpius: «Mi emoziona sapere che per te rappresento qualcosa che non vorresti perdere»

«Scherzi? Io ti voglio bene»

«Non sono come tua madre» affermò Draco, «lei sapeva sempre cosa dirti e come consolarti»

«Papà non c'è bisogno che tu dica niente. Tu ci hai sempre protetti, credi che non sappia delle vostre discussioni con i nonni? Siamo sempre stati la tua priorità»

«Vorrei averti abbracciato di più, non voglio essere come...»

«Non sei come lui, non lo sei mai stato. Tu sei un padre perfetto per me, mi vergognavo solo a dirtelo...ho avuto paura di non averne più l'opportunità. Io sono fiero di quello che hai fatto ieri...sei un eroe per me»

«Ha detto la stessa cosa tua madre»

«Mamma? Come? Ma lei è...»

«Mi è sembrato di vederla, non so se fosse un sogno. Lei però era fiera di me e aveva detto che tu avresti apprezzato»

«Papà io voglio che tu sia felice...»

«È complicato»

«Non lo è. Hai affrontato tanto quando avevi la mia età, mamma me lo diceva sempre. Cosa vuol dire complicato per uno come te? Se sarai felice, lo sarò pure io»

Draco e Scorpius si guardarono intensamente, in quegli sguardi c'era tutto l'amore del mondo, quello di un padre e di un figlio.

Per Draco quella conversazione fu il raggiungimento di un grande obiettivo, era una persona ambiziosa e questo determinò il suo collocamento nella casa Serpeverde quando era ragazzo, eppure tutto ciò che a cui aveva ambito davvero era l'amore delle persone.

Rimaneva soltanto qualcosa da sistemare, quella più importante.

--

Draco ben presto guarì completamente e tornò nella sua grande casa, Scorpius e Albus erano ritornati ad Hogwarts, l'abitazione sembrava molto più grande del solito o almeno lo era per una sola persona. Forse troppo piccola per accogliere tutti i suoi pensieri.

Nel camino il fuoco ardeva consumando la legna, così come il tempo aveva progressivamente corroso i suoi pensieri, anche quelli più negativi. 
Si sentiva più equilibrato nonostante tutto.

Il campanello suonò ancora, questa volta ad aspettarlo c'era Harry.

«Ciao Draco...sono passato per parlarti»

«Entra pure» rispose Draco.

I due si sedettero sul divano sorseggiando una bevanda calda, l'aria era incredibilmente fredda in quei giorni.

«Hai dimostrato di essere contrario al nostro rapporto in questi giorni, io però vorrei chiederti di ripensarci. Devi sapere a cosa stai rinunciando, dovresti vivermi anche  per solo un giorno, poi se ti sarai stufato di me potrai continuare la tua vita, sarai libero...»

«Non avrei la forza di lasciarti andare, non più Harry»

Harry fu stupido dalla sua risposta: «Allora non farlo»

«Quando ti ho obliviato pensavo di far bene, pensavo che la mia scelta di rinunciare a te fosse l'unica cosa giusta da fare. Tenerti lontano dalla mia vita caotica sembrava l'unico modo per amare correttamente. Quando ti ho visto in pericolo ho capito che scegliere non è solo rinunciare. Scegliere è anche lottare per chi ami»

«Draco tu mi hai salvato la vita», rispose Harry prendendogli la mano, «Hai usato il tuo corpo per proteggermi mentre ero disarmato, non sarei qui senza di te»

«Non so, non sono un eroe Harry...sapevo solo di non volerti perdere» rispose Draco

«Dentro di te c'è questo flusso di emozioni e sensazioni, sei come un temporale ma dentro di te piove sole. Disperatamente cerchi questa luce, ma la luce è stata dentro di te per tutto il tempo e non te ne sei accorto. Tutto quello che ho passato da giovane era ormai alle spalle, la routine mi stava trasformando in un fossile. Vederti lottare per me mi ha ricordato chi ero, mi fai così bene. Mi fai bene al cuore»

Draco si commosse, delle lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi.

«È strano provare queste cose, non ho più nessun controllo quando mi sei vicino» ammise Draco.

«Credi che per me sia diverso? Non eravamo neanche amici e ora...»

«Ora?» disse Draco incoraggiandolo a terminare la frase.

«Ora» rispose Harry cercando di far bastare una risposta palesemente incompleta.

Draco si avvicinò pericolosamente ad Harry sul divano e gli toccò le labbra modulandolo la sua voce così che risultasse suadente e delicata: «Che succede ora Harry, dimmelo»

Harry respirava a fatica, lo sguardo di Draco gli aveva fermato il cuore e sentiva ogni parte del corpo cercare via di fuga, allo stesso tempo desiderava rimanere ancorato a lui.

«Succede che...»

Draco si avvicinò ulteriormente, si era inginocchiato sul divano e aveva inarcato la schiena per avere il viso di Harry proprio sotto il suo, le labbra si sfioravano e le mani di Draco gli sorreggevano il mento: «Cosa, Harry? Dimmelo»

Harry non reggeva più tutta quella tensione, aveva il cuore in gola e la pelle d'oca.

«Io...» sussurrò Harry, «Io...ti amo»

Draco sorrise, quelle parole pronunciate ad un millimetro dalla sua bocca e a pochi centimetri dal suo cuore lo riempirono di gioia.

Lo guidò verso le sue labbra e lo baciò, fu diverso. Non c'era più tormento in quel gesto, solo desiderio di ricominciare.

«Draco...» lo interruppe, «tu...ho bisogno di sapere»

«Potter. Hai davvero bisogno che io ti dica che ti amo?» rispose Draco lasciando di stucco Harry, «non è forse già così evidente?»

Harry si meravigliò della risposta di Draco, in qualche modo sapeva provasse qualcosa per lui ma non poteva esserne certo, almeno fino a quando non gliel'avesse detto esplicitamente.

«Lo so, bisogna salvarsi da soli», disse Draco con un filo di voce «ma saperti qui con me in ogni momento mi ha impedito di impazzire. Incredibile che ora io stia impazzendo invece proprio perché sei così vicino»

Draco tremava e Harry lo accarezzò per rassicurarlo: «Niente paura»

Harry si alzò dal divano, lo prese per la mano e lo portò in camera da letto. Si guardarono complici, Harry gli cingeva il collo con le braccia mentre i loro sguardi erano incastrati l'uno nell'altro.

«Voglio che tu ti senta bene, vuoi che prenda il mantello?» chiese Harry

«No», rispose seccamente Draco «voglio che sia vero questa volta»

Draco prese Harry per i fianchi e lo sdraiò sul letto e lo baciò lasciandolo completamente senza fiato. Si staccarono solo per un istante per assaporare quel momento e cercarsi ancora, dopo poco Harry iniziò a sbottonargli la camicia.

La camicia ormai sbottonata fu prontamente rimossa rivelando la pelle nuda e candida di Draco, quest'ultimo si accorse di essersi esposto in ogni modo possibile.

Non era solo il suo cuore ad essere nudo di fronte alla persona che amava ma il suo corpo e con esso l'ultima traccia del suo passato oscuro: il suo marchio.

L'ultima cosa che desiderava era ferire Harry, ricordargli chi fosse prima di allora, proprio quando non sembravano esserci più ostacoli a dividerli. Così ritrasse il braccio perché non lo vedesse.

Harry glielo prese: «Draco, non nasconderti da me»

«Non voglio che tu lo veda, questo marchio deriva da chi ti ha fatto del male» rispose Draco sconsolato.

«Questo marchio ha fatto del male anche a te. Vederlo mi ricorda solo quanto tu sia forte e straordinario»

«Ma...»

«Io ti amo proprio così come sei» lo interruppe Harry

«Anche io...anche io ti amo» Draco sorrise scompigliandogli i capelli, con l'altra mano stringeva forte un lembo della cintura. Si avvicinò al suo collo, glielo baciò delicatamente e sussurrò dolcemente: «Harry, promettimi che domani inizierà con te»

«Te lo prometto» rispose Harry baciandolo.

 

 

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