The colours of a secret love di Aya88 (/viewuser.php?uid=15888)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sommario ***
Capitolo 2: *** Gioco pericoloso ***
Capitolo 3: *** Una gonna troppo corta ***
Capitolo 4: *** Una piacevole vendetta ***
Capitolo 5: *** Ebbrezza ***
Capitolo 6: *** Il bello addormentato ***
Capitolo 7: *** Anello di fidanzamento ***
Capitolo 8: *** Un penny per i tuoi pensieri ***
Capitolo 9: *** Fuga improvvisa ***
Capitolo 10: *** Ombre in agguato ***
Capitolo 11: *** Un'onda verso il mare ***
Capitolo 12: *** Cambiamento inevitabile ***
Capitolo 1 *** Sommario ***
Sommario
The colours of a secret love
Sommario
1. Gioco pericoloso "Quando era iniziato quel gioco troppo pericoloso? Solo un labile pensiero senza una risposta, prima che l’uomo la girasse verso di sé e la baciasse più volte." 2. Una gonna troppo corta "Quella non è la tua allieva, Kakashi?” gli chiese. “Perché forse la gonna è un po’ troppo corta." 3. Una piacevole vendetta "Totalmente rilassata, cadde in un sonno leggero, finché una scarica di adrenalina non la riscosse." 4. Ebbrezza "La crema abbronzante aveva una fragranza fresca e dolce, capace di evocare il sapore del mare e del sole." 5. Il bello addormentato "Quando
giunse in camera, però, lo spettacolo che le si palesò davanti riuscì a
smorzare la malinconica inquietudine che provava." 6. Anello di fidanzamento “Sono sicuro che se si affiderà al gusto di sua nipote, farà un’ottima scelta,” commentò l’uomo. 7. Un penny per i tuoi pensieri "Avrebbe quasi potuto affermare che ormai non sapevano più niente l’uno dell’altra." 8. Fuga improvvisa "Vuoi andare in un posto più tranquillo?" le sussurrò, procurandole un'improvvisa scarica di adrenalina lungo la schiena. 9. Ombre in agguato "...
ormai gli era chiaro che partecipare ad una missione con lei metteva in
serio pericolo la sua professionalità e il suo proverbiale sangue
freddo." 10. Un’onda verso il mare “Io
non credo, dopotutto i medici sono i peggiori pazienti,” replicò il
copia-ninja, indifferente al suo goffo e alquanto debole tentativo di
dimenarsi. 11. Cambiaamento inevitabile "Smettila di raccontarmi bugie! Non srà tutto uguale, non può esserlo, accidenti!" urlò tutto d'un fiato.
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Capitolo 2 *** Gioco pericoloso ***
Gioco pericoloso
La prima parte di questa raccolta partecipa alla "Corsa delle 24 ore - VII
edizione" organizzata dal forum la "Torre di carta".
Prompt: “Oh, we're dancin' in my living room, and up come my fists/And I say
I'm only playing, but the truth is this/That I've never seen a mouth that I
would kill to kiss/And I'm terrified, but I can't resist” – (Halsey – Finally
// Beautiful Stranger)
Complice la semioscurità multicolore del soggiorno, adattato a pista
da ballo, un braccio le cinse la vita da dietro e Sakura fu subito travolta dal
profumo familiare del dopobarba e dal soffio caldo del suo respiro.
Stretta contro il petto del suo maestro, perse ancora una volta la
razionalità, percorsa da brividi di piacere mentre i loro corpi si muovevano
lentamente l’uno contro l’altro.
Quando era iniziato quel gioco troppo pericoloso?
Solo un labile pensiero senza una risposta, prima che l’uomo la
girasse verso di sé e la baciasse più volte, le mani grandi che esploravano
silenziose la sua schiena, soffermandosi sul collo e immergendosi nei suoi
capelli. Poi si allontanò all’improvviso, abbandonandola a disordinate ed
incontrollate sensazioni.
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Capitolo 3 *** Una gonna troppo corta ***
Una gonna troppo corta
Prompt: Gonna molto corta
Si avvicinò
al bancone del bar, ordinando da bere.
La giornata non era stata delle migliori, ma sperava di risollevarla con
l’alcool e qualche chiacchiera.
Genma era vicino a lui ed osservava attento il centro del locale.
Era appena arrivata la birra agognata, quando lo sentì fischiare in segno
di apprezzamento.
“Quella non è la tua allieva, Kakashi?” gli chiese. “Perché forse la
gonna è un po’ troppo corta,” commentò malizioso.
Lo sguardo dell'ex-anbu si indirizzò rapido verso il tessuto che
sfiorava le gambe snelle di Sakura, più in alto del dovuto.
Prima che una confusa
gelosia emergesse chiaramente, la ingoiò insieme ad un lungo sorso di liquido ambrato.
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Capitolo 4 *** Una piacevole vendetta ***
Una piacevole vendetta
Prompt: Prendere il sole in
giardino
Trascorrere una tranquilla
mattina d’estate in giardino, sdraiata al sole.
Era quella l’idea di Sakura,
suggeritale da Ino solo la sera prima, di ritorno da un giro per locali.
Prona sulla sedia a sdraio, la guancia
appoggiata all’asciugamano, avvertiva il piacevole calore dei raggi solari sulla
pelle.
Totalmente rilassata, cadde in un sonno leggero, finché una
scarica di adrenalina non la riscosse.
Due mani sicure cominciarono a massaggiarle
la schiena, facendo scorrere i polpastrelli con studiata lentezza, dal collo alle
spalle, fino ai glutei.
“La prossima volta evitiamo gonne troppe
corte,” soffiò Kakashi nel suo orecchio.
“Credo invece che le indosserò più spesso,” mugolò lei
in un sussurro di piacere.
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Capitolo 5 *** Ebbrezza ***
Ebbrezza
Questa fan fiction è ispirata al
prompt ‘Crema abbronzante’ che rientrava
in una lista di prompt per la “Corsa delle 24 ore – VII edizione” organizzata
dal forum “Torre di carta”, ma la storia non partecipa all’iniziativa perché
scritta successivamente.
La crema abbronzante aveva una fragranza fresca e dolce, capace di evocare il sapore del mare e del sole.
La sentiva ancora sulla
pelle e sulle mani di Kakashi che le circondavano il viso, mentre le
sue labbra premevano contro le proprie e le loro lingue ingaggiavano
una lotta silenziosa.
Il profumo dell’uomo, mescolato agli odori dell’estate, creava una combinazione inebriante.
Se non era bastato il massaggio in giardino a travolgere i suoi sensi, ci stava riuscendo quel prosieguo altrettanto imprevisto.
Inclinò appena il capo,
consentendogli di scendere facilmente a baciarle e leccarle il collo,
poco prima di ritrovarsi sdraiata sul letto, con Kakashi senza maglia
sopra di lei.
Gli occhi scuri erano fissi nei suoi e rimanerne ipnotizzata fu più semplice del solito.
Il jounin si chinò,
accorciando la distanza tra i loro corpi seminudi e innescando un nuovo
vortice di sensazioni: la solidità piacevole dei suoi addominali
scolpiti a contatto con il ventre, il calore invitante del suo petto
che le sfiorava il seno, il suo respiro leggero che le solleticava il
viso.
Impaziente, percorse il
torace muscoloso di Kakashi con i palmi delle mani, poi gli circondò il
collo con le braccia e lo avvicinò di più a sé, desiderosa di spegnere
ancora una volta i pensieri in un’ebbrezza proibita, nascosta da occhi
indiscreti. Sull’onda di un bisogno impellente, lo baciò con foga,
lasciando scivolare lentamente le dita dalle spalle ai bicipiti
dell’uomo.
“Se questo è il
risultato, ti compro qualche altra gonna corta,” sussurrò lui sulle sue
labbra, appena si staccarono per prendere fiato.
“Sono curiosa di vedere quale sceglierai,” sorrise Sakura, prima di baciarlo nuovamente.
Poi fu tutto un
susseguirsi di indumenti sfilati con urgenza, di gesti concitati dalla
passione e contatti fisici sempre più intimi, di momenti intensi in cui
c’erano solo loro e loro soltanto.
Note dell’autrice
E niente, la crema abbronzante continuava
a ronzare nella testa ed ecco il risultato, per la gioia di Sakura.
Piccola precisazione, dato che
nelle storie precedenti ho usato i termini ‘maestro’ e ‘allieva’: il contesto della
raccolta è vago, ma si colloca ben dopo la fine di Naruto shippuden, quindi immagino
Sakura ormai maggiorenne e vaccinata.
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Capitolo 6 *** Il bello addormentato ***
Il bello addormentato
Questa storia partecipa alla “Corsa delle 48 ore – IV edizione” organizzata dal forum la “Torre di carta”.
Prompt: “Non ho voglia di parlare.”
Quella sera rincasò molto più tardi del previsto; il suo turno in
ospedale si era complicato a causa di un intervento d’urgenza,
trattenendola oltre l’orario di lavoro.
Mentre metteva piede nel
proprio appartamento, lasciando le scarpe all’ingresso, si chiese se
Kakashi fosse alla fine tornato a casa. Erano rimasti d’accordo che
l’avrebbe aspettata, dopo aver sfruttato una chiave secondaria per
entrare, ma fu il silenzio ad accoglierla man mano che riprendeva
possesso della propria abitazione dopo lunghe ore.
Da una parte avvertì una
punta di dispiacere all’idea di non trovarlo, come avevano concordato;
dall’altra, invece, si sentì meno in colpa, consapevole della poca
voglia che aveva di parlare e interagire con qualcuno.
Era stata una giornata
pesante; se chiudeva gli occhi, ancora ricordava distintamente la
sensazione di una vita che le scivolava via dalle dita, senza che
potesse nulla per afferrarla. Non era la prima volta che capitava e non
sarebbe stata l’ultima, eppure una sorta di rassegnata tristezza si
impadroniva ogni volta del suo animo, spingendola a desiderare solo
silenzio e solitudine.
Quando giunse in camera,
però, lo spettacolo che le si palesò davanti riuscì a smorzare la
malinconica inquietudine che provava: con un’espressione placida sul
viso dai lineamenti regolari, Kakashi dormiva sul suo letto a torso
nudo, un braccio piegato sull’addome e l’altro disteso contro il
fianco, con l’immancabile libro arancione abbandonato sulle lenzuola.
Un sorriso fece capolino sulle labbra della kunoichi, sciogliendo qualche nodo di tensione annidato nel suo petto.
Si sedette al fianco
dell’uomo con un movimento leggero, poi allungò una mano scostandogli
dalla fronte qualche ciocca dei capelli ribelli e scendendo a sfiorare
con le dita il segno irregolare della cicatrice sull’occhio sinistro,
una delle tante tracce delle lunghe battaglie combattute.
Ad un certo punto, la
mano di Kakashi strinse la sua con una presa delicata ma decisa,
trattenendo il caldo contatto della sua pelle contro la guancia.
Sakura fu catturata dal colore ipnotico dei suoi occhi, ancora assonanti.
“Ben svegliato, bello addormentato!” lo salutò, con increspature di dolcezza e divertimento nella voce.
“In realtà, di solito servirebbe un bacio,” precisò il jounin, stuzzicandola.
Non se lo fece ripetere
una seconda volta: si chinò su di lui, concedendogli un bacio dapprima
a fior di labbra, poi sempre più profondo.
L’uomo immerse le dita
nei suoi capelli, lasciò scivolare un braccio dietro la sua schiena e
l’attirò a sé in un abbraccio possessivo e insieme protettivo.
Note dell'autrice
Una piccola
rivisitiazione della fiaba "La bella addormentata". Non so voi, ma
questa versione con Kakashi non mi dispiace, anche se ci guadagna
sempre Sakura^^'
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Capitolo 7 *** Anello di fidanzamento ***
Anello di fidanzamentoQuesta storia partecipa alla “Corsa delle 48 ore – IV edizione” organizzata dal forum la “Torre di carta”.
Prompt: “Non dovremmo dirglielo?”
La richiesta di Naruto giunse inaspettata: aiutarlo a scegliere un anello di fidanzamento per Hinata.
Per secondi che le parvero interminabili, lo fissò stupita e
perplessa, spiazzata sia della relativa velocità della decisione presa
dall’amico, sia dall’inspiegabilità di coinvolgere proprio lei nella
scelta.
Sulle prime avrebbe voluto rifiutare¬ – il solo pensiero di
un anello come promessa di un futuro matrimonio le scombussolava lo
stomaco stringendolo in una morsa d’angoscia –, tuttavia l’espressione
fiduciosa e piena d’aspettativa del ninja la dissuase.
Il giorno dopo, quando la chiamò avvisandola di dover partire
improvvisamente per una missione, Sakura provò un moto istintivo di
sollievo, almeno nei primi minuti della telefonata, finché
l’ex-compagno di squadra non aggiunse che, avendo già fissato
l’appuntamento con il gioielliere, aveva chiesto a Kakashi il favore di
andare al suo posto.
Se fosse stata seduta su una sedia e non sul divano,
probabilmente sarebbe caduta in modo rovinoso, ma per fortuna riuscì a
rimanere stabile con la voce e il proprio corpo, mentre si chiedeva
quale malefico percorso mentale avesse condotto l’amico a pensare
proprio al loro maestro.
Ex-maestro, la corresse una vocina nella sua testa, caparbia
nell’ignorare che agli occhi delle malelingue facesse ben poca
differenza.
Dopo che Naruto riattaccò la cornetta salutandola velocemente, si impose di non rimuginare oltre.
Una sola domanda, però, aleggiava silenziosa tra lei e
Kakashi quando si incontrarono l’indomani: "Non dovremmo dirgli la
verità?"
Dal canto suo, se lo ripeté sia varcando la soglia della
gioielleria, sia alla gaffe involontaria del proprietario, impegnato
evidentemente a collocare i due clienti in qualche categoria
“accettabile”.
“Sono sicuro che se si affiderà al gusto di sua nipote, farà
un’ottima scelta,” commentò a un certo punto l’uomo anziano,
addebitando il disorientamento generale di Kakashi all’indecisione.
Sakura sentì il cuore balzarle in gola all’improvviso, poi
sprofondare nello stomaco con un tonfo sordo. Forse arrossì in modo
vistoso, perché notò un’ombra di dubbio attraversare il volto
dell’incauto gioielliere.
“Sicuramente sarà così,” le venne in soccorso il jounin, ma
lo odiò lo stesso profondamente per l’impassibilità ineccepibile che
dimostrava, almeno all’esterno.
Quella corazza di apparente freddezza si sgretolò, tuttavia,
appena si chiusero la porta alle spalle, rivelando tutte le crepe
invisibili che la percorrevano.
Il pacchetto con l'anello di fidanzamento cadde sul pavimento
con un colpo secco, quando Kakashi la spinse con irruenza contro il
muro e la baciò con foga, le labbra che premevano contro le sue con
soffocata irritazione.
Infilatele le mani dietro le cosce, la sollevò da terra,
costringendola a stringergli le gambe intorno alla vita. Le sfuggirono
alcuni gemiti di piacere quando senza preavviso cominciarono le prime
spinte decise. Inclinò il capo all'indietro chiudendo gli occhi e si
aggrappò con più forza alle sue spalle, percependo tutta la tensione
che attraversava il suo corpo.
Non c'era bisogno di parole per esprimere un sentimento
condiviso: la frustrazione per l'irrefrenabile timore di affrontare i
pregiudizi.
Con il ritmo ora concitato, ora lento dei movimenti
dell'uomo, lasciò che alla fine la passione la travolgesse, tagliando
fuori tutto e tutti.
Note dell'autrice
Probabilmente Naruto
avrebbe potuto rimandare l'appuntamento con il simptico gioielliere, ma
la Musa l'ha pensata diversamente, ed ecco il risultato. Credo di aver
sempre voluto scrivere di Kakashi e Sakura nella situazione descritta
nelle ultime righe della storia, finalmente ci sono riuscita^^' Un grazie a slice per aver rivisto insieme con me l'ultima parte.
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Capitolo 8 *** Un penny per i tuoi pensieri ***
Un penny per i tuoi pensieri
Questa storia partecipa alla “Corsa delle 48 ore – IV edizione” organizzata dal forum la “Torre di carta”.
Prompt: “Non sai niente di me!”
Sasuke
era ritornato da uno dei suoi lunghi e misteriosi viaggi
all’improvviso, o almeno così aveva creduto finché non aveva ricevuto
l’invito di Naruto.
L’ex-compagno di squadra voleva festeggiare, con gli amici e del sakè,
il fatto che Hinata avesse accettato il suo anello di fidanzamento. In
realtà, l’unica ad aver avuto dubbi era stata forse solo la futura
sposa, incerta se quella proposta sarebbe mai arrivata, però di fronte
al suo entusiasmo Sakura gli aveva sorriso e si era congratulata.
Era un passo importante per la vita dell’amico e non avrebbe mai
rifiutato, tuttavia l’idea di ritrovarsi Sasuke seduto a pochi metri di
distanza non l’allettava per niente.
Non che avessero particolari questioni in sospeso da chiarire,
semplicemente non avrebbe saputo cosa dirgli se i loro sguardi si
fossero incrociati più a lungo di quanto fosse necessario per un
saluto; la loro conversazione si sarebbe probabilmente arenata dopo un
rapido scambio di battute, composto soprattutto di monosillabi.
Molti anni prima, ancora scioccamente innamorata, l’avrebbe forse
considerato inspiegabile, ma attualmente avvertiva una profonda
distanza tra lei e colui che era stato la sua prima cotta.
Avrebbe quasi potuto affermare che ormai non sapevano più niente l’uno dell’altra.
Senza che accadesse un evento specifico, si erano allontanati in modo
molto naturale: ad un certo punto le lettere che si scambiavano erano
cessate, lei aveva smesso di spedirgliele e lui aveva fatto
altrettanto.
Si era interrogata più volte su una spiegazione plausibile: forse
l’indebolirsi di una simpatia non nutrita dalla presenza, forse
l’irrompere di un sentimento inaspettato per Kakashi, da sempre
presente per lei, ma Sasuke era gradualmente diventato un ricordo del
passato, un frammento della dodicenne ingenua che era stata.
Seduta sotto un albero in giardino, era ancora immersa nelle sue
riflessioni, con la brezza leggera della sera che le agitava i capelli,
quando udì dei passi leggeri avvicinarsi dietro di lei.
Prima ancora che le braccia dell’uomo le avvolgessero le spalle, riconobbe il suo profumo.
“Un penny per i tuoi pensieri,” le sussurrò all’orecchio, il petto
contro la sua schiena e il respiro caldo a sfiorarle il collo.
“Per così poco, te ne concederei solo uno e anche molto superficiale,”
replicò, le labbra increspate da un sorriso, mentre Kakashi scendeva
lentamente a circondarle i fianchi con un abbraccio.
“Uhm, allora cercherò altri penny,” dichiarò.
Ma entrambi sapevano che non gli serviva assolutamente nulla per leggere, a fondo, dentro di lei.
Note dell'autrice
Eh, Sasuke, volente o nolente, un passaggio inevitabile da trattare
quando c'è di mezzo Sakura alle prese con un'altra relazione.
Ringraziamo Naruto per avermi permesso di cogliere la palla al balzo,
con il suo fidanzamento con Hinata.
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Capitolo 9 *** Fuga improvvisa ***
9. Fuga improvvisa
Il prompt a cui si ispira questa storia è ricavato da un'iniziativa indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: “Vorrei fuggire, in questo momento.”
L’atmosfera era spensierata e serena.
Gli invitati al
matrimonio erano in attesa degli sposi e il chiacchiericcio risuonava
nell’aria primaverile, accompagnato dal fruscio del vento tra gli
alberi di ciliegio.
In disparte, Sakura
osservava Ino sorridente con la mano stretta in quella di Sai, poi poco
più lontano Shikamaru che trascinava una Temari riluttante e
imbarazzata e Tenten che rimproverava disperata Rock Lee per una
spericolata gara intrapresa con Gai-sensei.
La kunoichi sospirò pesantemente, lo stomaco chiuso da un forte turbamento.
Forse era colpa
della cerimonia nuziale in corso, ma l’amore che legava le persone
presenti sembrava aleggiare liberamente sopra di loro, mentre lei era
costretta a celare nel profondo del proprio cuore ciò che provava.
Come l’avrebbero
guardata se al suo fianco ci fosse stato Kakashi? Se avesse osato
stringergli le braccia al collo e nascondere il viso contro il suo
petto? Che cosa avrebbero fatto se avessero tentato di vivere la loro
relazione alla luce del sole?
Erano tutte domande
di prevedibile risposta, eppure la sua mente gliele riproponeva con
costanza e precisione, prendendosi gioco dei suoi sentimenti.
Lanciò uno sguardo
in lontananza, al jounin che conversava in modo apparentemente
tranquillo con Iruka-sensei, e il vivo desiderio di fuggire via la
travolse con più forza di pochi minuti prima.
Se non fosse stato
il matrimonio di un suo caro amico, probabilmente sarebbe già stata
altrove, in un luogo dove fosse più facile pensare ad altro.
Come richiamati dai
propri pensieri, i due sposi comparvero davanti agli invitati: seguiti
dai parenti, uscivano dal santuario entrambi sorridenti ed eleganti nei
loro kimono da cerimonia.
Sakura si allontanò
dall’albero sotto cui si era riparata, lasciandosi andare per la prima
volta a un sorriso sincero per la felicità che traspariva dal viso di
Naruto, quella felicità che giustamente si meritava.
Accantonando per qualche istante i propri problemi, raggiunse i festeggiati e si unì al brindisi di auguri.
Circondata dalla
folla rumorosa, si accorse che Kakashi si era avvicinato a lei, con il
bicchiere di sakè ancora tra le mani, solo quando l’uomo si chinò sopra
la sua spalla e il suo respiro caldo le sfiorò il lobo dell’orecchio
insieme alle sue parole.
“Vuoi andare in un posto più tranquillo?” le sussurrò, procurandole un’improvvisa scarica di adrenalina lungo la schiena.
Era insieme
allarmata ed elettrizzata dalla sua vicinanza fisica, dal suo incauto
comportamento nel bel mezzo di amici e conoscenti all’oscuro di tutto,
anche se era sicura che il suo gesto era stato abbastanza rapido da
passare inosservato.
Prima ancora che si
girasse per rispondere, infatti, il jounin era già sparito e il calice
abbandonato sul tavolino più vicino; Sakura scrutò gli altri invitati
e, non appena fu certa di non essere vista da nessuno, lo seguì rapida
lasciando il proprio bicchiere accanto al suo.
Pochi minuti dopo,
erano lontani da tutti, dietro una fila di alberi rigogliosi che li
nascondeva alla vista: la sua schiena era premuta contro un tronco e le
labbra di Kakashi erano incollate alle sue in un bacio lento ma
appassionato, mentre le accarezzava i fianchi ed esplorava con calma le
forme del suo corpo, nascoste sotto il vestito rosa che indossava.
Solo un breve
pensiero volò verso la possibilità che qualcuno notasse la loro fuga
improvvisa, perché le sensazioni che tra le sue braccia la avvolgevano
erano ciò che le serviva per cancellare l’inquietudine e l’amarezza
provate durante l’intera cerimonia.
E non aveva bisogno di parole per sapere che condividevano le stesse emozioni.
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Capitolo 10 *** Ombre in agguato ***
Ombre in agguatoIl prompt a cui si ispira questa storia è ricavato dall'iniziativa Hurt/Comfort Time indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: A resta ferita durante la fuga, restando indietro - B, ignorando le parole di C, corre in suo aiuto
La fuga veloce dei tre jounin era accompagnata dal rombo lontano di
alcune esplosioni, ripercussioni dell’incendio scoppiato in un palazzo
della città alle loro spalle.
Il rotolo recuperato durante la missione era stretto tra le mani di
Anko, che correva rapida in prima linea, saltando da un albero
all’altro.
Kakashi avrebbe dovuto concentrarsi per coprirle le spalle da possibili attacchi.
Anche se erano riusciti a seminare i ninja nemici, infatti,
l’importanza dell’oggetto trafugato era tale che i loro inseguitori non
vi avrebbero rinunciato tanto facilmente.
La preoccupazione per la kunoichi accanto a lui si scontrava però con
quel pensiero razionale, spingendolo a guardare ogni tanto verso di
lei: soffocando silenziosamente il dolore, Sakura si sforzava di
sostenere il ritmo della loro corsa, con un’espressione sofferta ma
determinata sul viso.
Era stata ferita alla gamba durante uno scontro e la necessità di
allontanarsi in fretta non le aveva concesso il tempo nemmeno per
curarsi superficialmente.
Il copia-ninja avrebbe voluto fermarsi per consentirle di farlo, perché
ogni suo lamento represso era una pugnalata lancinante nella schiena.
Non ricordava quando se ne fosse reso conto per la prima volta, ma
ormai gli era chiaro che partecipare a una missione con lei metteva in
serio pericolo la sua professionalità e il suo proverbiale sangue
freddo. Non appena sarebbero tornati a Konoha, avrebbe trovato una
scusa convincente e richiesto a Tsunade di non affidargli incarichi che
prevedessero la presenza della kunoichi.
Quella decisione si era consolidata nella sua testa da pochi istanti,
quando Sakura mise male il piede su un ramo e scivolò davanti ai suoi
occhi; il jounin provò senza successo ad afferrarla per un braccio,
tuttavia la giovane donna riuscì miracolosamente a utilizzare il chakra
per aggrapparsi al tronco di un albero e frenare la propria caduta,
ritrovandosi a terra solo con un piccolo tonfo.
D’istinto Kakashi si fermò, guardandola mentre si sedeva esausta, e prima ancora che si muovesse la voce di Anko lo riprese.
“Hatake, non abbiamo tempo!” disse secca, accortasi subito dell’intera
situazione ma ligia al proprio dovere. “È perfettamente in grado di
cavarsela e tornare da sola, ora la priorità è portare il rotolo al
villaggio,” spiegò senza battere ciglio.
Il copia-ninja era consapevole che la kunoichi aveva ragione, eppure
l’idea di abbandonare Sakura ferita e stanca, con i nemici alle loro
calcagna, gli era insopportabile.
“Va avanti, ti raggiungiamo tra qualche minuto, ” replicò atono.
Poi saltò giù dall’albero su cui si trovava per raggiungere la sua
ex-allieva, ignorando le proteste irritate della compagna di squadra
che dopo qualche istante decise di proseguire verso Konoha, sbraitando
qualcosa di poco chiaro su un rapporto da scrivere e sulla pellaccia
che si augurava riuscissero intanto a riportare a casa.
Quando Kakashi si inginocchiò accanto a Sakura, con l’occhio scuro che
la scrutava preoccupato, la giovane donna lo guardò contrariata e
infastidita, mentre si malediceva per non essere riuscita a
focalizzarsi sulla missione, permettendo a problemi personali di
distrarla.
La ferita pulsava dolorosamente e la vicinanza fisica dell’uomo sortiva
l’unico risultato di intensificare la vergogna per il suo errore
madornale.
“Non dovresti fermarti! Anko ha ragione, me la posso sbrigare da sola!”
sbottò nervosa, aggrappandosi a ciò che era rimasto del suo orgoglio.
“Inoltre non penseranno di certo a me se il rotolo…” tentò di
argomentare, ma le labbra di Kakashi coperte dalla maschera premettero
sulle sue interrompendola.
La kunoichi spalancò gli occhi per la sorpresa, nella testa il vago
pensiero che fosse impazzito, ma la sua mano sulla guancia e le sue
dita tra i capelli erano come una carezza calda e rassicurante.
Incapace di respingerlo, accolse quel contatto inaspettato e gentile,
finché il ricordo di Tsunade che le comunicava di volersi ritirare e
cedere al copia-ninja il ruolo di Hokage non la trafisse per l’ennesima
volta; strinse tra le mani la sua divisa e lo allontanò bruscamente.
“Non so se sei irresponsabile o presuntuoso! Se ci distraessimo e…” lo
rimproverò con un tono di voce più alto e concitato, però si bloccò
quando sentì il bisogno di piangere per la rabbia e la frustrazione.
Kakashi la osservò per un istante, asciugandole delicatamente con una
nocca le lacrime silenziose che scendevano sul suo viso.
“Probabilmente entrambe le cose, ma ora cura per quanto possibile la ferita, pochi minuti e ripartiamo,” disse alzandosi.
Sakura seguì le sue indicazioni senza avere la forza di replicare, già
abbastanza sfinita dai lunghi ragionamenti che da giorni la
tormentavano e che non l’avevano abbandonata nemmeno durante quella
missione; ogni possibile conseguenza della scelta di Tsunade le
rimbombava nella testa, chiudendo il suo stomaco in una morsa d’ansia.
Il jounin la scrutò di sottecchi, domandandosi il motivo delle sue
lacrime, mentre prestava attenzione a qualsiasi rumore o movimento
intorno a loro; già nei giorni precedenti la partenza aveva notato
qualcosa di insolito nel suo comportamento, ma non era riuscito né a
ipotizzare una spiegazione plausibile né a trovare l’opportunità per
parlare con calma.
Ritornato a Konoha, aveva senza dubbio un po’ di questioni da risolvere.
Fermo nelle sue decisioni, attese per un po’ che Sakura si dedicasse
alla propria ferita, poi stroncando ogni sua protesta sul nascere la
fece salire sulle proprie spalle prima di riprendere la loro corsa
verso il villaggio.
Appoggiata contro la sua schiena e con le braccia strette intorno al
suo collo, Sakura si sforzò di spegnere ogni pensiero sul futuro per
concentrarsi solo sui segnali di possibili
inseguitori.
Note dell'autrice
Prima o poi doveva arrivare anche il momento di Kakashi come Hokage.
Nelle prossime storie cercherò di sviluppare questa linea narrativa,
quindi se la storia appare in qualche modo parziale il motivo è questo.
Intanto un grazie a chi segue questa raccolta ^^
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Capitolo 11 *** Un'onda verso il mare ***
Un'onda verso il mareIl prompt a cui si ispira questa storia è ricavato dall'iniziativa Hurt/Comfort Time indetta dal forum Torre di Carta.
Prompt: Di
solito è A che si prende cura di B quando sta male, ma inaspettatamente accade
il contrario
Quando
tornarono a Konoha, tutto successe molto velocemente: il ricovero in
ospedale di Sakura; l'agghiacciante notizia che avrebbe rischiato
davvero la vita, se la ferita alla gamba fosse stata un po’ più
profonda; la doccia fredda, anche se prevedibile, della sfuriata di
Tsunade.
A distanza di qualche
giorno, Kakashi ricordava ancora chiaramente i rimproveri taglienti
dell'Hokage, le sue accuse per il comportamento incosciente che aveva
rischiato di compromettere l'esito di un’importante missione.
Per un istante, aveva
pensato di prendere la palla al balzo e chiederle di escluderlo da
future missioni con la kunoichi, sfruttando la motivazione più vicina
alla verità, ma aveva accantonato l'idea per il concreto rischio che lo
minacciasse di esentarlo direttamente da qualsiasi incarico.
Mentre raggiungeva
l'appartamento di Sakura, il copia-ninja si domandò se la Godaime
avesse intuito la natura del legame tra lui e la sua ex-allieva o se
avesse addebitato l'accaduto semplicemente all'atteggiamento protettivo
che aveva sempre avuto verso di lei e altri compagni di squadra.
Qualunque fosse la sua opinione in merito, la donna non aveva lasciato
trapelare nulla, limitandosi a imporgli qualche giorno di congedo per
ragionare con calma sui suoi errori.
Kakashi riteneva che ci
fosse ben poco su cui riflettere, avendo già preso la sua decisione,
tuttavia un po’ di tempo per parlare con Sakura era proprio quello che
gli serviva.
Ringraziando mentalmente
l’Hokage, il jounin prese una tranquilla stradina laterale e come al
solito si intrufolò in casa attraverso il giardino, recuperò la chiave
nascosta sotto un vaso ed entrò dall’ingresso secondario. Quando aprì
la porta, scorse subito la giovane donna sdraiata al centro del salotto
su un tappetino da fitness, impegnata in quelli che dovevano essere
esercizi di rilassamento muscolare.
La osservò pensieroso, corrugando appena le sopracciglia.
“Dopo le dimissioni dall’ospedale, non si dovrebbe stare a riposo?" chiese pacato.
Sakura avrebbe preferito
che fosse entrato senza dire nulla, così avrebbe potuto continuare a
fingere di ignorare la sua presenza ancora per un altro po’, ma
evidentemente era ormai impossibile ritardare quel confronto.
Con gli occhi ancora
chiusi emise un sospiro, poi si tirò su a sedere, dicendo addio ai suoi
vani tentativi di rilassarsi e di non pensare a lui, a Tsunade e allo
stupido ruolo di Hokage.
“La ferita non era poi
così grave, non c’è motivo di non muovermi,” minimizzò, scacciando
dalla mente le parole di Shizune e la preoccupazione negli occhi di
Kakashi.
“Non mi pare fosse esattamente così, comunque per oggi, ti sei mossa abbastanza,” replicò il jounin, avvicinandosi in silenzio.
Appena fu a pochi
centimetri da lei, il vago sentore di ciò che l’uomo aveva in mente
spinse Sakura ad alzarsi velocemente e il movimento brusco le causò una
fitta alla gamba; soffocando un gemito, la kunoichi tentò lo stesso di
allontanarsi da lui ma, prima di poter borbottare che riusciva
perfettamente a camminare da sola, Kakashi la sollevò da terra tra le
sue braccia.
Se non avesse avuto la
sensazione irrazionale di cadere, la giovane donna avrebbe volentieri
evitato di stringere le mani sulle sue spalle: da quando erano tornati
dalla missione, temeva che anche un suo piccolo tocco potesse far
esplodere di nuovo in un pianto silenzioso le emozioni racchiuse dentro
di lei.
Era per quel motivo che
da giorni rifuggiva la sua vicinanza fisica, adducendo le più varie
scuse, ma il suo sguardo determinato le dimostrava in modo chiaro di
essere approdata in un vicolo cieco.
Lo guardò infastidita, nell’inutile speranza di farlo desistere.
“Non c’è bisogno che mi dica tu cosa fare!” protestò cercando di liberarsi dal suo abbraccio.
“Io non credo, dopotutto
i medici sono i peggiori pazienti,” replicò il copia-ninja,
indifferente al suo goffo e alquanto debole tentativo di dimenarsi.
Era sicuro che il dolore
della ferita non fosse per nulla sparito, nonostante la kunoichi
riuscisse a camuffare in modo discreto la cosa. Ignorò la sua nuova
lamentela e si diresse verso la sua camera, sentendo la sua resistenza
scemare man mano; quando la adagiò sul letto, si ritrovò ancora una
volta ad asciugarle una lacrima dal viso, come in quel bosco lontano da
Konoha, sebbene Sakura avesse subito provato a nascondere il suo
momento di debolezza contro il cuscino.
“Hai intenzione di dirmi
finalmente qual è il problema?” chiese con gentilezza, la mano ancora
premuta sulla sua guancia per impedirle di guardare altrove.
La giovane donna avvertì
un groppo in gola, di fronte alla consapevolezza che la sua paura si
era concretizzata: anche chiudendo gli occhi, non riuscì più a
trattenere le lacrime.
Quando al suo primo
singhiozzo Kakashi si sdraiò accanto a lei abbracciandola, seppellì il
volto nel suo petto e pianse a lungo, travolta dalla tristezza e
dall’amarezza, lasciandosi cullare dalle carezze che le sfioravano i
capelli e la fronte, dal suo torace che si alzava e si abbassava ad un
ritmo regolare e dal calore delle sue braccia.
Non si rese conto di quanto tempo trascorse prima che fosse in grado di respirare normalmente.
Il jounin percepì il lento rilassarsi del suo corpo teso e provò anche lui un po' di sollievo.
"Sai che puoi dirmi ogni cosa, vero?" la incoraggiò.
Non avrebbe voluto
infrangere l'apparente calma che li avvolgeva, ma vederla piangere
senza conoscerne il motivo era una doppia tortura.
Sakura ingoiò l'ansia che
sentiva minacciarla di nuovo, stringendo di riflesso la maglia
dell’uomo: trovare le parole per riassumere i tormenti di settimane le
sembrò quasi impossibile.
"Tsunade vuole ritirarsi
e proporti come successore," mormorò, limitandosi a riferirgli la
notizia, mentre tutte le riflessioni dei giorni precedenti si
aggrovigliavano in un peso solido sopra il suo petto.
Come sarebbero riusciti a
frequentarsi di nascosto se fosse diventato il nuovo Hokage? Di sicuro,
avrebbe avuto più impegni, più responsabilità improrogabili, più
persone nei paraggi, e non sarebbe potuto sparire senza dare
spiegazioni o sperando di passare inosservato.
La kunoichi sentì lo stomaco chiudersi ancora una volta.
Come minimo avrebbero
dovuto incontrarsi in modo più sporadico e, se qualcuno si fosse
accorto dei loro incontri furtivi, cogliendoli in una situazione poco
equivocabile, le conseguenze sarebbero state anche più spiacevoli di
quelle dell’essere scoperti nella loro situazione attuale.
Sakura spostò un po’ il
capo per nascondere il viso sulla spalla di Kakashi, lottando contro
l’arrivo di nuove lacrime; in risposta, il jounin le appoggiò una mano
sulla nuca, immergendo le dita tra i suoi capelli, e le depositò un
bacio a fior di labbra sulla fronte.
“Non è detto che la
scelta ricada su di me,” replicò dopo lunghi attimi di silenzio,
riempiti da pensieri non molti diversi da quelli della giovane donna,
“inoltre immagino che attualmente la stessa Tsunade stia meditando
seriamente di scegliere qualcun altro.”
Con la sensazione ancora
vivida delle spalle della kunoichi scosse dai singhiozzi, Kakashi si
era sforzato di usare il tono più tranquillizzante possibile, anche se
dentro di lui la sicurezza traballava.
La strinse ancora di più a sé, godendosi la pressione del suo corpo, piacevole e in quegli istanti ancora più necessaria.
Aveva sempre sospettato
che il fardello di diventare Hokage gli fosse stato risparmiato solo
per un po’ di tempo, ma dall’inizio della loro relazione si era
impegnato con tutto se stesso a dimenticare quella possibilità futura,
concentrandosi esclusivamente sulla concretezza del
presente.
Se la Godaime aveva già
preso la propria decisione, non avrebbe più potuto esimersi, ne era
consapevole, tuttavia non avrebbe permesso facilmente che ciò li
separasse; nonostante la frustrazione per la clandestinità dei loro
incontri, nonostante il timore costante di essere scoperti e di dover
affrontare critiche che avrebbero rischiato di rovinare a lungo andare
il loro rapporto, averla accanto a lui lo faceva sentire vivo, per la
prima volta dopo anni.
Con un movimento veloce
ma delicato, il copia-ninja si girò ritrovandosi con Sakura sotto di
lui, le sue braccia strette istintivamente intorno al proprio collo e i
suoi occhi verdi che lo guardavano ancora offuscati dalla tristezza.
“In ogni caso, pure se
fosse, non permetterò che cambi qualcosa,” affermò deciso, abbassando
la maschera che gli copriva ancora il volto.
La kunoichi si perse
nelle sue iridi di colore diverso e nei suoi lineamenti perfetti,
desiderando di farsi trasportare ciecamente dalla speranza suscitata
dalle sue parole. Quando le labbra dell’uomo incontrarono le sue,
chiuse gli occhi e si abbandonò a un bacio evitato testardamente per
giorni ma a cui ritornava in modo inevitabile, come un’onda verso il
mare.
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Capitolo 12 *** Cambiamento inevitabile ***
Cambiamento inevitabile
Questa fan fiction è ispirata al prompt ‘A sferra un pugno contro il muro e urla di dolore e rabbia - B detesta vederla così’ ricavato
dall'Hurt/Comfort Time indetta dal forum “Torre di carta”, ma la storia
non partecipa all’iniziativa perché scritta successivamente.
La notizia ufficiale si era diffusa
velocemente tra i ninja di Konoha: pochi erano rimasti sorpresi, molti
invece avevano reagito come se fosse un evento prevedibile e quasi
inevitabile, anche se non sospettavano che sarebbe accaduto in modo
così repentino, senza nessuna particolare avvisaglia.
A differenza degli altri, Sakura
era stata informata a tempo debito; eppure, quando Shizune le aveva
comunicato la decisione finale, le era sembrato che la terra sparisse
di colpo da sotto i suoi piedi. Forse era stata colpa delle parole
tranquillizzanti di Kakashi, forse della speranza che la scelta
ricadesse alla fine su Naruto, ma negli ultimi giorni si era quasi
illusa che il copia-ninja non sarebbe diventato necessariamente il
sesto Hokage.
Circa un'ora dopo, in ginocchio
nella sua camera, la kunoichi sentiva lacrime di rabbia e dolore
scivolare inesorabili lungo il suo viso. Con i pugni stretti sulle
gambe, fissava il vuoto, assalita dall'amara certezza di essere una
stolta e un'ingenua senza speranze.
In quegli istanti, era arrabbiata
con tutti: con Tsunade per non aver scelto qualcun altro, con Naruto
per essere ancora inesperto, con Kakashi per aver promesso che non
sarebbe cambiato nulla. Ma soprattutto era arrabbiata con il destino
beffardo che insisteva a trascinarla in un amore impossibile.
Un ingorgo di emozioni opprimeva il
suo petto bloccando l'aria; Sakura si sentì quasi affogare e sollevò un
pugno scagliandolo con forza contro il muro, nell'irrazionale tentativo
di liberarsi da quel peso invisibile ma fin troppo concreto.
Un urlo smorzato dai singhiozzi
accompagnò il suo gesto disperato e il dolore lancinante alla mano
riuscì per qualche breve istante a superare quello silenzioso del suo
cuore.
Si portò al petto le dita
doloranti, socchiuse gli occhi e cercò di calmare il suo respiro
affannato. Quando una mano calda avvolse all’improvviso la sua, le
scappò un debole gemito e si irrigidì contro il petto dell'uomo
inginocchiato dietro di lei.
Provò ad allontanarsi, ma il braccio di Kakashi stretto intorno alla vita glielo impedì, trattenendola vicino al suo corpo.
"Lasciami!" disse col tono più fermo che le riuscì.
Avrebbe voluto che la sua vicinanza
fisica fosse rassicurante come sempre, ma in quel momento non lo era
minimamente, riuscendo solo a peggiorare la sua rabbia contro il mondo.
"Non ci penso neppure," le rispose la sua voce calma e profonda.
Non indossava la maschera e il suo respiro le sfiorava il collo come una carezza gentile.
Sakura sentì la frustrazione e l'amarezza pulsare con insistenza.
"L'altro giorno ero serio, non lascerò che cambi qualcosa. "
Il ritorno di quelle parole la
spinse a divincolarsi dalla sua presa con più forza; quella volta,
Kakashi non si oppose e la kunoichi si girò verso di lui, colpendolo in
pieno petto con una mano chiusa a pugno.
"Smettila di raccontarmi bugie! Non
sarà tutto uguale, non può esserlo, accidenti!" urlò tutto d'un fiato,
guardandolo dritto negli occhi, ancora sull'orlo delle lacrime.
Il jounin avvertì la protesta
silenziosa del proprio cuore, chiuso in una morsa alla visione della
collera e della sofferenza sui lineamenti della giovane donna. E
ringraziò i nuovi pugni contro il suo torace che attenuarono in parte
quella stretta silenziosa che rischiava di stritolare il suo animo.
"Io… non sopporto tutto questo," ansimò Sakura, fermandosi esausta per il suo sfogo impulsivo.
Kakashi ne approfittò per appoggiare le proprie mani sulle sue e stringerle con delicatezza.
"Perché dovevo innamorarmi proprio
di te?" mormorò la kunoichi, mentre chinava la fronte sulla sua spalla,
conscia di non poter trovare una risposta razionale.
Il jounin non replicò subito: la
sua mente era attraversata dalla stessa consapevolezza ma anche dalla
certezza che non l'avrebbe lasciata andare, qualunque fosse stato il
prezzo che gli avrebbero imposto di pagare.
"Non lo so, ma qualsiasi cosa accada da oggi in avanti ne accetterò le conseguenze, Sakura," affermò deciso.
Le depositò un bacio sui capelli, poi le sollevò il viso per poterla guardare.
"E non è una bugia, nessuno può scegliere per noi," continuò, infondendo nelle sue parole tutta la determinazione che sentiva.
Sakura avrebbe voluto davvero
condividere la sua convinzione, ma non ne era in grado. Era però troppo
stanca per ribattere o tentare di resistere di nuovo; cedette al tocco
sicuro delle sue mani e al suo calore, permettendogli di baciarla, di
condurla sul letto e di cominciare lentamente a spogliarla, tra un
bacio e una carezza.
Quel pomeriggio, mentre Konoha si
preparava alla cerimonia di nomina del nuovo Hokage, Kakashi e Sakura
fecero l’amore con calma, senza fretta, concentrandosi su ogni più
piccola sensazione dei propri corpi per cancellare totalmente il mondo
esterno.
Note dell'autrice
E
alla fine Kakashi è diventato Hokage. Spero di riuscire a portare
avanti questa linea narrativa senza incartarmi nei mille pensieri di
Sakura.
In ogni caso, grazie a chi segue la raccolta.
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