Won't you stay 'til the (2:00) A.M.?

di lapacechenonho
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo.

"Non succede mai niente di buono dopo le due di notte" e questo Lily lo sapeva bene. 
Suo fratello James lo ripeteva sempre, come un mantra o una regola di vita e Lily aveva finito per crederci. 
Sapeva che quando avevano bussato alla porta di casa sua così forte da farla sobbalzare sulla poltrona su cui si era addormentata non doveva aprire. 
Sapeva che avrebbe dovuto ignorare la proposta che le era stata fatta. 
Sapeva che erano le 2:30 e lei doveva chiudere la porta in faccia alla persona davanti a lei, andarsi a lavare i denti, mettere il pigiama e andare a dormire. 
Sapeva che avrebbe dovuto fare tutte queste cose e invece aveva fatto l'opposto: aveva preso il mantello ed era uscita e adesso, alle 3 di notte, sotto la pioggia battente, era in un parco con la persona accanto a lei che scavava come un matto. 
«Mi devi ancora spiegare cosa ci facciamo qua!» sbottò stanca di scavare nella terra bagnata. 
Il ragazzo la guardò sotto la luce del lampione, Merlino se era bello. Ma era anche super fidanzato e per di più con sua cugina Rose. 
Scorpius Hyperion Malfoy aveva conquistato il cuore della riccia e perfettissima Rose Weasley una volta usciti da Hogwarts. Lavoravano insieme al Ministero, così una Burrobirra era diventato un pranzo, un pranzo una cena con passeggiata al chiaro di luna, un abbraccio era diventato un bacio e così via. «Devo trovare una cosa!» esclamò esasperato alzando la voce per sovrastare il rumore della pioggia. 
«Questo l'ho capito anche da sola, ma cosa?» 
«Un anello». Lily sentì il fiato mancarle nei polmoni. 
«Voglio chiedere a Rose di sposarmi ma non posso farlo senza quell'anello!» 
Lily venne risucchiata in un vortice di pensieri: lei era sempre stata innamorata di Scorpius, da quando Albus lo portava a casa durante le vacanze ma lui non l'aveva mai notata. Non che lei avesse fatto mai niente per farsi guardare, ma non era il tipo. Era riuscita solo a diventare un'amica stretta. 
Sapeva di essere bella, aveva avuto un paio di ragazzi ma non erano lui. E adesso si stava per sposare. Si stava per sposare con sua cugina Rose. Si aggrappò al terreno per cercare di non urlare di rabbia. «È fantastico Scorpius!» mentì mentre il cuore le si spezzava nel petto. «Ma continuo a non capire». 
«Anni fa per una stupida scommessa con Al ho nascosto un anello di famiglia qui. Devo ritrovarlo se voglio chiedere la mano di tua cugina». 
Un anello di famiglia. Per Rose e non per lei. «Hai provato con un incantesimo di Appello?» 
«Ti ringrazio Grifondoro dei miei stivali, non ci avevo pensato» rispose stizzito. «Forse non c'è, forse l'ha trovato uno Snaso». 
«Ma se non lo trovo come faccio a chiederle di sposarmi?» domandò sconsolato. 
«Ne compri un altro. Se la ami non importa che l'anello sia un cimelio di famiglia o di una gioielleria qualsiasi, se sia in oro o quello delle patatine, l'importante è quello che provate, giusto?» 
Scorpius annuì convinto. «Se non ci fossi dovrebbero inventarti, Lily» sussurrò guardandola negli occhi. 
La ragazza abbassò la testa continuando a giocare con la terra e poi si alzò. «Torniamo a casa, è tardi e fa freddo, domani dobbiamo andare al lavoro» disse porgendogli la mano. 
Quello la prese e si sollevò da terra. «Buonanotte» disse. «Buonanotte, Scorpius» rispose lei smaterializzandosi.

Non succede niente di buono dopo le 2 di notte. Mai. 

Angolo autrice. 
Ok, dopo aver adempiuto ai miei compiti di testimone della sposa, aver affrontato le mie quindici ore di viaggio (per un totale di trenta in tutto), adesso posso finalmente ritornare tra di voi. 
Questa è una storia un po' diversa, nata più dalla voglia di sperimentare qualcosa di nuovo che poi, personalmente, è diventato qualcosa di accettabile. Se è bello o no dovrete dirlo voi ahahah. 
Spero di avervi incuriosito abbastanza col prologo, sarei curiosa di sapere cosa ne pensate!
A presto, 
Chiara.


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.

 
Era passato circa un mese da quella sera. Il Mondo Magico era venuto a conoscenza del grande evento da una settimana e ovunque si parlava di quello. La Gazzetta del Profeta aveva puntualmente un trafiletto dedicato al matrimonio, il Settimanale delle Streghe addirittura parlava solo ed esclusivamente delle nozze, come se tutti gli altri non producessero più gossip o pettegolezzi.
Quel pomeriggio aveva deciso di andare dalla parrucchiera per rilassarsi un po', ma accanto a lei una signora parecchio anziana aveva deciso di iniziare a parlare casualmente del matrimonio dell'anno, così aveva sbuffato ed era tornata a casa sua.
Da circa due anni viveva da sola a Diagon Alley, ben lontana dai suoi parenti – anche se era piuttosto vicina al negozio dello zio George. Col tempo aveva sentito la necessità di staccarsi dalla famiglia, sebbene volesse molto bene a tutti, aveva bisogno del suo angolo di tranquillità, così dopo i primi stipendi aveva affittato un appartamento non troppo distante dalla Gringott. Era piccolo ma per lei bastava e avanzava. I suoi non erano stati troppo entusiasti, insomma, aveva una casa in cui non doveva pagare l'affitto, tutti i pasti erano teneramente offerti da mamma Ginny, abbracci a volontà da papà Harry, non doveva preoccuparsi di niente, perché andare a vivere da un'altra parte? Aveva impiegato un bel po' di settimane a far capire che lei non voleva andarsene, lei doveva allontanarsi da casa perché ne sentiva l'esigenza. Così i suoi genitori si erano rassegnati e l'avevano aiutata nel trasloco. Da poco tempo aveva acquistato una vera e propria villetta ad Hogsmeade e già da qualche tempo la stava ristrutturando, al tempo le era sembrato un buon affare ma adesso le faceva storcere il naso.
Una volta tornata a casa si gettò pesantemente sul divano di un blu tenue, si appellò una Burrobirra e rimase ad osservare il vuoto. La situazione con Scorpius era un casino e lei non poteva farci niente. Stava per sposare sua cugina e lei non lo avrebbe persuaso.
Lui era cotto di Rose, anche un cieco si sarebbe accorto che si amavano, chi era lei per distruggere il loro idillio? Il fatto stesso di provare dei sentimenti per Scorpius, per quanto perdurassero da tempo, la faceva sentire sporca. Fino ad un mese fa qualche volta aveva anche sperato che si lasciassero, facendola stare malissimo. Ma al cuor non si comanda e lei non poteva fare altro che rassegnarsi.
Quando suo fratello bussò alla porta alle cinque del pomeriggio, puntuale come un orologio svizzero, aveva finito la Burrobirra da un pezzo. La fece evanescere e andò all'ingresso.
Suo fratello Albus e sua moglie Alice erano di fronte a lei.
Alice aveva la stessa età di Lily, erano compagne di Casa, erano state ed erano ancora grandi amiche, ed Alice era l'unica sulla faccia della terra al corrente dell'amore che nutriva per Scorpius. Si erano dati appuntamento alle cinque a casa sua per andare a vedere la villetta ad Hogsmeade, così dopo essersi salutati si smaterializzarono.
Rivedere Hogwarts in lontananza le provocò una stretta allo stomaco, le mancavano tanto i pomeriggi passati tra la biblioteca e la Sala Comune, o quando faceva più caldo e potevano stare sotto il sole sulle sponde del Lago Nero.
«Ti mancava così tanto la scuola che ti sei voluta avvicinare?» le chiese Albus canzonatorio.
Lei arricciò le labbra in un sorriso. «Che ci vuoi fare con la vecchiaia sono diventata una sentimentale».
«Ehi non dire che sei vecchia che poi lo sono anche io!» esclamò offesa Alice facendola ridere.
La villetta aveva un giardino antistante che adesso era coperto di foglie marroni cadute dagli alberi. Intrapresero la strada con il rumore delle foglie che scricchiolavano sotto il loro passo. «Ehi Lily, posso chiederti una cosa?» chiese Al mentre camminavano sul sentiero che portava alla casa.
«Al ti ho detto di no!» s'intromise Alice seccata. Lily immaginò quale fosse l'argomento.
«Certo Albus, dimmi pure».
«Scorpius mi ha detto che lo stai evitando».
«Lo eviteresti pure tu se ti avesse svegliato alle due di notte per andare a cercare l'anello di fidanzamento nascosto in un prato mentre piove a dirotto» rispose lei stizzita.
Alice sgranò gli occhi. «È impazzito?» domandò flebilmente l'amica. Lily alzò le spalle e scosse la testa. «Era importante per lui» disse debolmente.
In quella conversazione c'erano così tante cose celate che Lily dovette reprimere l'impulso di abbracciare Alice e sfogare le sue lacrime. Continuò a tenere lo sguardo basso per cercare di chiudere il discorso.
«Sì, infatti, è uscito pazzo? Perché ha chiamato Lily, non poteva chiederlo a me?» chiese indignato Al ricevendo una leggera manata dalla consorte.
«Se si fosse presentato a casa nostra alle due di notte probabilmente non ci sarebbe arrivato a chiedere a Rose di sposarlo» Albus sorrise. «E probabilmente sarebbe stato meglio» aggiunse poco dopo.
«Ancora non capisco perché a te non vadano a genio lui e Rose, insomma sono così carini! Sono la coppia perfetta, si compensano. Dove manca lui c'è lei e viceversa» Lily si trovò tristemente d'accordo col fratello, anche perché era consapevole del fatto che Alice odiava Rose semplicemente per il fatto che stesse con Scorpius.
«Oh andiamo, l'unica cosa che compensa Rose sono i miei nervi!» esclamò Alice.
«Proprio non la sopporti Rose, eh?» chiese divertito il secondo dei Potter, Alice in tutta risposta scosse la testa leggermente divertita.
Nel frattempo Lily aveva aperto la porta di casa e un odore di pittura fresca e legno nuovo le invase le narici. L'ingresso si apriva sul soggiorno interamente in legno, sulla parete di sinistra c'erano delle mensole, anch'esse in legno, attaccate su un muro giallo, direttamente di fronte c'era il camino. Di fronte l'ingresso c'era uno stipite che portava alla cucina se si girava a sinistra e alle scale se si svoltava a destra. La cucina, ancora incompleta, aveva solo un pavimento con delle mattonelle di marmo e c'era una porta che conduceva ad un piccolo giardinetto sul retro. «Wow» disse Albus sinceramente stupito. «Hai pensato a tutto tu? L'arredamento, i colori...?» Lily annuì soddisfatta.
In alcuni momenti lo reputava ancora un ottimo acquisto, ma di solito duravano tre secondi. «È bellissima, Lily! Complimenti!» disse sincera Alice.
«Quando ti trasferisci?» chiese Albus.
Lily indugiò un po' sentendosi piccola piccola. «Ecco io...» iniziò. «Non lo so, ci sono ancora molte cose da sistemare» disse infine sgonfiandosi.
Aveva detto una bugia grossa almeno quanto quella villetta.
Alice intanto era andata nel giardino sul retro, Albus fece per seguirla ma la moglie rientrò dopo pochi minuti con un cartello in mano. «Lily cosa significa questo?» Alice le mostrò un cartello con scritto "vendesi" e il suo indirizzo dell'ufficio per le proposte.
«Vuoi vendere la casa?» chiese scioccato Al.
Lily annuì debolmente sentendosi, per la seconda volta in quel pomeriggio, piccola. «Perché?» domandò Alice. «È così bella, eri tanto fiera quando l'hai comprata! Perché la vendi? Vuoi vivere in affitto per sempre?» l'amica le aveva letteralmente fatto un interrogatorio ma la rossa riusciva a capire quanto dovesse risultare strana la situazione ad occhi esterni.
«Non vivrò in questa casa né nel mio appartamento» chiarì.
«Cosa? Hai un'altra casa?» chiese confuso il fratello. «No. Ho ricevuto una buona proposta di lavoro dal Ministero della Magia americano come Pozionista corrispondente per l'Inghilterra».
Silenzio.
Sentiva solo questo, eppure faceva un rumore tremendo.
Il volto di suo fratello era imperscrutabile come sempre quando riceveva una notizia che non si aspettava, quello di Alice era tra il sofferente e lo stupito. «E hai già accettato?» mormorò.
Lily annuì. «Cazzo Lily, potevi pure avvertirci, chiederci un parere, anticipare qualcosa! Hai idea di cosa diranno mamma e papà?» sbottò Albus.
«Non è stata una scelta facile, l'ho ponderata per mesi poi quando ho capito che era una buona offerta per la mia carriera ho accettato, cos'altro avrei dovuto fare?» rispose aspra.
«Non lo so, forse confrontarti con la tua famiglia, o con Alice, o con qualcuno?»
«Mi sono confrontata con me stessa, non ti basta?»
«Sei un'egoista, Lily. Pensi solo alla carriera e la gente che ti vuole bene morirebbe per te e tu non te ne accorgeresti comunque!»
Le parole del fratello la colpirono duramente. Si sentiva come se fosse il bersaglio del tiro con l'arco e suo fratello l'equivalente di mille frecce. «Da quanto lo sai?» chiese Alice. «Prima hai detto che lo sapevi da mesi. Quanto?»
«Due mesi» disse lapidaria, la voce leggermente incrinata dalla discussione col fratello.
«Due mesi in cui hai pensato solo a quanto potesse essere spassosa la vita a New York, giusto?» domandò velenoso il fratello.
Lily non rispose e tenne la testa bassa. «Quando dovresti partire?» chiese la cognata.
«Dopo il matrimonio».
«Ho bisogno di aria» disse Al dirigendosi sul retro, probabilmente a prendere a calci qualche cumulo di foglie.
«Perché Lily?» le chiese in un sussurro. «Non hai pensato a noi, alla tua famiglia, ai tuoi amici, a me
«Certo che ci ho pensato Alice! Voi sareste stati l’unico motivo per cui avrei potuto rifiutare l’offerta» rispose guardando il soffitto per impedire alle lacrime di cadere. «Ma come posso stare e vedere il ragazzo che amo costruirsi una famiglia con mia cugina? Come posso andare tutte le mattine e trovarmelo lì mentre magari racconta l'ultimo pasticcio che ha combinato un ipotetico loro figlio o mentre mi racconta la serata perfetta con la sua moglie perfetta nella sua casa perfetta? Come?»
Era tornata a guardarla, non si curava delle lacrime che cadevano, Alice l'aveva vista in condizioni anche peggiori. «Io non posso andare avanti nella mia vita finché c'è lui» concluse asciugandosi come poteva il volto segnato dalle lacrime. Ed Alice fece l'unico gesto che ormai aspettava da un mese: l'abbracciò e Lily, con una nuova consapevolezza della sua scelta, si ancorò a lei come se fosse il suo ultimo appiglio rimasto.
Quando si dice una cosa ad alta voce improvvisamente quella diventa concreta. Così dopo aver detto ad Alice ed Albus di aver deciso di trasferirsi in America, la gravosità della sua scelta le era piombata addosso. Lei si sarebbe dovuta trasferire ad aprile ed era ancora novembre. Era troppo presto per iniziare ad impacchettare le cose, oppure era già tardi? Come si organizzava un trasloco oltreoceano? Aveva bisogno di qualche visto lavorativo o quelle cose servivano solo nel mondo Babbano? E soprattutto come faceva a cercare una casa a New York se lei era ancora a Londra? Il fumo che proveniva dal suo calderone poteva essere equiparato alla confusione che aveva in testa.
«Problemi?» chiese Scorpius superando la nube di fumo. Lily lo guardò sconsolata.
«Non riesco a capire cosa non vada in questo distillato, ogni volta o esplode o fa troppo fumo!» esclamò.
Scorpius prese la pergamena su cui erano scritti gli ingredienti e la modalità di esecuzione per cercare ipotetici passi sbagliati. Nel prenderlo, scoprì il foglio di dimissioni di Lily, che prontamente lo nascose nella tasca del camice da lavoro. Mentre Lily continuava a mescolare la pozione, cercando di darle una nuova forma, lo sguardo di Scorpius andava da destra a sinistra sulla pergamena alla ricerca della soluzione.
«Ho trovato!» esultò.
Lo sguardo di Lily si illuminò. «Davvero? Cos'è?»
«È che stai evitando da un bel po' un tuo amico che si dia il caso diventerà ufficialmente tuo cugino in aprile, ti risulta?» Velocemente come si era illuminato, lo sguardo di Lily si spense. «Non ti sto evitando» cominciò. «Ho avuto molto da fare, tutto qui».
«Molto da fare? Lily, ti conosco da quando hai nove anni, il tuo "molto da fare" significa poltrire sul divano!» disse. «È il momento più felice della mia vita e tu non ci sei, Lily, e io vorrei che tu ci fossi» concluse con tono stanco.
Come si può reagire quando l'uomo che ami ti dice che è il momento più felice della sua vita e sta per sposare un'altra? Cosa si può fare? Urlare? Piangere? Farsi prendere da una crisi isterica?
«Hai ragione, scusami. Ho avuto altri pensieri per la testa» rispose lei abbassando il tono e cercando di fare un sorriso tirato.
«Altri pensieri? Di' un po', non è che la piccola di casa Potter ha trovato finalmente un ragazzo?» chiese lui canzonatorio. Adesso era ancora peggio.
La rossa si aprì in un leggero sorriso ma sincero. «No, Scorpius, non c'è nessun ragazzo, puoi stare tranquillo».
Il ragazzo la abbracciò velocemente e poi la lasciò da sola con la sua pozione fumante.
Poco prima di andare a casa passò nell'ufficio del capo, Alexander Dane, per lasciare il foglio firmato con le sue dimissioni. L'uomo era sulla sessantina con i capelli di un marrone sbiadito e abbastanza stempiato, era chiaro che gli rimanesse poco tempo dietro la scrivania prima della pensione.
Dopo aver avuto il permesso, entrò. Non appena aprì la porta si trovò davanti il capo Dane e Draco Malfoy. «Signor Dane, signor Malfoy» salutò cordiale.
Il signor Malfoy era uno dei più importanti Pozionisti dell'Inghilterra, voci di corridoio sostenevano che Dane in persona lo avesse designato con me suo successore e Lily non aveva dubbi sulla veridicità della notizia. «Signorina Potter!» disse l'affabile Dane. «Qual buon vento la porta qui?»
Lily fece qualche passo in avanti e si avvicinò alla scrivania. «Devo lasciarle questo» disse passandogli il foglio.
Non le sfuggì l'occhiata che Draco lanciò alla pergamena di Lily. Il Capo fissò il documento e dopo qualche secondo di silenzio disse: «Sapevo avrebbe accettato l'offerta. Onestamente, pensavo che visto il tempo che ha impiegato a decidere, avrebbe rifiutato ma vedo che non è così. Per quanto mi rammarichi perdere una delle aspiranti migliori che abbiamo, è giusto che lei accetti quella proposta se lo desidera» disse l'uomo con un sorriso. Lily ricambiò il sorriso e ringraziò.
Il dottor Dane era forse la persona più umana che Lily conoscesse, in certi momenti le era sembrato più un padre che un capo ufficio. Si congedò e lasciò la stanza.
Aveva appena fatto qualche passo quando venne fermata: «Potter!» una voce quasi identica a quella del figlio squarciò il silenzio immacolato del corridoio deserto.
«Signor Malfoy» disse quasi stupita. Perché adesso veniva rincorsa da Malfoy senior, non bastava già Scorpius?
«Così te ne vai in America?» Lily si accigliò.
«Che ne sa lei?» domandò titubante. 
«Andiamo Potter ti facevo più sveglia! Sono il braccio destro di Dane, so tutto quello che succede in questo Dipartimento. So della tua offerta di lavoro in America da prima che questa arrivasse sulla tua scrivania». Lily abbassò la testa imbarazzata. «Posso essere sincero con te?» Lily annuì. «Trasferirsi in America è una grande cazzata».
La ragazza strabuzzò gli occhi. Aveva visto poche volte Draco Malfoy ma non lo avrebbe mai immaginato capace di dire una cosa simile.
«Perché?» chiese.
«Gli americani sono sbruffoni, tutto fumo e niente arrosto, sono solo dei megalomani convinti di quello che fanno ma sono indietro anni luce rispetto a noi...»
«Attualmente, signor Malfoy, anche le mie pozioni di memoria si sono dimostrate solo fumo, perciò se loro mi offrono la possibilità di fare anche un piccolissimo passo avanti, perché non coglierla?»
«Potter, dopo aver finito la sperimentazione ti ritroverai dietro una scrivania mentre qualche impiegato del Ministero americano ti chiederà se la pozione che ha preso la mattina era una pozione per la tosse o un Distillato di Morte Vivente!» mise in chiaro Draco.
«Non creda che non lo sappia» disse Lily irritata.
Era stanca di farsi fare la morale da tutti. Lo sapevano solo in quattro persone e solo una si era dimostrata dalla sua parte benché non ne fosse entusiasta.
«E allora perché, Potter? Perché abbandonare in lavoro per cui gente al tuo posto farebbe carte false per averlo?»
«Perché è quello di cui adesso ho bisogno. Devo andare avanti con la mia vita, non posso stare sempre ferma qui» disse.
Non seppe perché fu brutalmente sincera con lui, forse perché la somiglianza col figlio le aveva dato, per un attimo, l'illusione di confrontarsi con lui.
Draco Malfoy di fronte a lei aprì e chiuse la bocca un paio di volte. «Se è questo che vuoi, Potter» iniziò. «Allora buona fortuna».
E detto questo la lasciò nel corridoio che ormai le era familiare. 

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.
 
L'aria non troppo fredda di novembre lentamente aveva lasciato spazio a quella gelida di dicembre. Lily fissava la neve cadere mentre pensava al suo imminente trasloco nel Nuovo Continente.
Ancora non ne aveva parlato con i suoi, né con Scorpius, anche se pensava che se non avesse preso coraggio in tempi brevi l'avrebbero scoperto tramite le voci del Ministero. Per quanto sia Malfoy senior che il signor Dane erano stati abbastanza discreti sulle sue dimissioni, era certa che a momenti orecchie troppo lunghe avrebbero scoperto la verità.
Al ed Alice erano stati piuttosto fedeli e avevano mantenuto il segreto, anche se il fratello ancora le portava il broncio. Senza contare che James era all'oscuro di tutto e lui avrebbe reagito molto peggio di Albus, come minimo avrebbe cercato di manometterle la Passaporta per farla arrivare alla Tana anziché a New York.
Aveva iniziato a cercare qualche appartamento chiedendo aiuto direttamente al Ministero americano che si era dimostrato disponibile ad aiutarla ma ancora non aveva trovato niente di soddisfacente, tra l'altro doveva ancora vendere la sua di casa, aveva iniziato a spargere la voce di una ipotetica villetta in vendita ad Hogsmeade ma nessuno aveva mostrato chissà quale interesse.
Per quanto riguardava il matrimonio, invece, Scorpius e Rose avevano deciso che i preparativi ufficiali sarebbero iniziati dal primo gennaio, Scorpius le aveva detto che entrambi avevano pensato ai testimoni ma che stavano aspettando che iniziassero i preparativi seri. Rose aveva avuto questa idea che, oltre ad essere smielata, era anche priva di senso. Un testimone o una damigella dovrebbe avere più di quattro mesi di tempo per prepararsi psicologicamente, no? Perché aspettare i "preparativi ufficiali"?
Lily sapeva che questo cinismo era in parte dovuto ai sentimenti che provava per Scorpius ma a volte si trovava a pensare che se lei fosse stata al posto di Rose non sarebbe mai diventata così romantica, a volte stare insieme alla cugina le faceva venire il mal di denti, se poi passava da Rose ad Alice aveva bisogno di una dentiera direttamente.
Era questo che non andava in lei? Era troppo poco romantica? Era perché preferiva passare una domenica in uno stadio di Quidditch anziché a passeggiare per qualche villaggio inglese con la persona che amava? Forse era il fatto di non volere una famiglia ad allontanare gli uomini da lei. Improvvisamente si rese conto che non aveva un ragazzo al suo fianco da cinque anni. L'ultima sua relazione risaliva ai tempi dell'accademia per Pozionisti quando per due anni era stata con Phil Parker, poi aveva avuto qualche avventura di una notte ma niente di più. Stava diventando una zitella.
Stava diventando una zitella in attesa del principe azzurro che nel suo caso, però, stava per sposare la cugina. Era patetica.
Fece un'espressione schifata a sé stessa e poi decise che era arrivato il momento giusto di alzarsi e andare a casa Potter ad aiutare sua madre.
 
Da quando era nata, Lily sapeva che vigeva una regola dettata da nonna Molly una volta che i primi figli avevano iniziato ad avere una propria famiglia: Natale con i tuoi (alla Tana), Capodanno con chi vuoi. Era una regola per fare in modo che i figli passassero il Natale con lei ed il Capodanno dai consuoceri, per non fare un torto a nessuno. Peccato che da parte di sua figlia Ginny non avessero consuoceri, quindi - da tradizione - erano invitati a casa Potter per festeggiare la fine dell'anno.
Quell'anno, però, ci sarebbe stata un'ulteriore eccezione, infatti i genitori di zia Hermione avevano deciso di passare il Capodanno in Francia per andare a sciare o qualcosa di simile, quindi a casa sua ci sarebbero stati anche loro, di conseguenza anche Rose e Scorpius. Non appena lo scoprì le venne difficile trattenere un ringhio di rabbia. «Tesoro, tutto bene?» le chiese la madre sentendola borbottare.
«Sì, tutto bene» mentì.
Lily cominciava ad essere stanca di dover continuare a mentire, e una parte di lei desiderò essere già in partenza per l’America per tornare solo nelle feste comandate o qualche matrimonio di qualche cugino. Di solito a fine anno si tende a fare il bilancio degli ultimi 12 mesi, l’unico bilancio che si sentiva di fare Lily era che la grande e giustissima decisione di trasferirsi dall’altro lato del globo era più che legittima, perché finché sarebbe rimasta accanto a chi la rendeva succube di sé stessa, non sarebbe mai riuscita a vivere.
«Mamma, ti devo dire una cosa» esordì.
«Hai trovato un ragazzo?» chiese la donna emozionata. Aveva perso le speranze nell’ultimo anno, ma ogni tanto sperava che trovasse una persona in grado di starle accanto come lei aveva trovato Harry.
«Ancora con questa storia? No, mamma, non ho trovato nessun ragazzo!» sospirò alzando gli occhi al cielo.
«E allora che c’è?» si incuriosì.
«Vedi, in questi ultimi mesi ho ricevuto una buona offerta di lavoro e be’, l’ho accettata».
«Oh, ma è fantastico! E dove? Da qualche Pozionista privato?» domandò continuando a dedicarsi all’insalata che stava preparando.
«In America. Al Ministero della Magia» non sollevò lo sguardo, ma sentì il coltello che sua madre stava usando per tagliare la lattuga cadere a terra.
«In A-America?» si assicurò Ginny. Lily annuì osservando l’impasto dei suoi cookies. «Ma è dall’altra parte del mondo!» si lamentò.
«Lo so, mamma» disse alzando gli occhi al cielo, di nuovo. «Non è stata una scelta presa velocemente, come crede Al, ci ho riflettuto parecchio prima di decidere».
«Al lo sa?» chiese con la voce strozzata. Probabilmente era indignata perché il suo figlio preferito aveva taciuto su un fatto così importante, nonostante fosse al corrente della fedeltà che legava i suoi tre figli.
«Sì, ma l’ha scoperto per caso, se ti può tranquillizzare».
«E James?» chiese.
«No, lui ancora no».
«Prima hai detto che hai analizzato bene la situazione prima di accettare, cosa ti ha convinto ad accettare l’offerta?» Lily avrebbe tanto voluto rispondere semplicemente con “Scorpius Malfoy” ma sua madre non sapeva del suo amore segreto e per di più l’avrebbe messa in una posizione scomoda con la sua famiglia, quindi preferì andare sul generico.
«Sai che ultimamente mi sto dedicando allo studio sulle pozioni di memoria, no? A New York stanno facendo una ricerca proprio su questo, è totalmente finanziata dal Ministero e mi hanno inviato a partecipare e a rimanere come Pozionista corrispondente per l’Inghilterra».
«Quindi tu, dopo aver studiato queste pozioni di memoria, dovresti finire dietro una scrivania a firmare carte per le Pozioni importate dall’Inghilterra?» chiese arrivando dritta al punto.
«Sostanzialmente sì» ammise sentendosi avvampare.
Erano tutti al corrente di quanto Lily fosse brava in Pozioni e quanto il suo ruolo in America sarebbe stato uno spreco per il Mondo Magico, tutti glielo stavano ripetendo in tutti i modi possibili probabilmente perché nessuno conosceva la motivazione che c’era dietro la sua scelta.
«È una questione di cuore, vero?» la domanda della madre la stupì a tal punto che sollevò la testa di scatto per capire se avesse utilizzato l’Occlumanzia.
«Mamma, no! Che dici?» disse con tono isterico.
«Dico che quando stava per nascere Albus mi sono resa conto che non potevo più fare la vita della giocatrice professionale di Quidditch perché non riuscivo a conciliare le due cose, quindi sono passata ad una carriera un po’ più “casalinga”. Dico solo che certe scelte non dipendono dalla cifra sul contratto o dall’ambizione personale, dipendono dal cuore» rispose guardandola dritta in quegli occhi così simili ai suoi.
Lily tacque non sapendo bene cosa dire, sua madre aveva centrato in pieno, sebbene non sapesse chi fosse il soggetto per cui stava lasciando casa sua. «Quando parti?» domandò poco dopo tornando all’insalata.
«Il 23 aprile» rispose flebile.
Aveva concordato la data con il capo di Dipartimento americano qualche giorno prima facendo diventare quella scelta ancora più reale e a tratti dolorosa, per quanto necessaria. «È il giorno dopo il matrimonio» osservò. La ragazza annuì. «Ho la Passaporta la mattina presto, sai per il fuso orario…»
«Non è che te la vuoi svignare prima di vedere Fred ubriaco?» Lily rise.
Da quando erano tutti in età da matrimonio, Fred si era auto-proclamato il cugino ubriaco, anche se di solito spettava ad uno zio sui novant’anni, lui aveva inventato questa nuova tradizione. «Sì, anche per quello» ammise divertita.
Ad essere onesti le avevano proposto di partire direttamente il primo di aprile e per una frazione di secondo Lily aveva pensato di accettare, avendo così la scusa per mancare al matrimonio, ma voleva così bene sia a Rose che a Scorpius che non avrebbe mai fatto niente di quel genere, così aveva optato per il giorno dopo le nozze, in modo tale da lasciare la festa poco dopo il banchetto. Si era data un tempo di resistenza.  
«Devi dirlo a tuo padre» esordì Ginny riportandola con i piedi per terra. «Non credo che lui la prenderà con filosofia come me».
 
Quando Harry Potter scoprì che la figlia entro quattro mesi non sarebbe più vissuta a Diagon Alley, che non l’avrebbe più vista la mattina entrare al Ministero bella come il sole e ruggente come una tigre, per poco non ci rimase secco., «Chi ti ha fatto questa proposta? Dane? Malfoy? O ci scommetto che è Malfoy, quel mentecatto!»
«No papà, è stata New York a farmela. Non c’entrano niente Dane, né Malfoy» cercò di tranquillizzarlo lei. «Anzi, ad essere del tutto sincera, Malfoy voleva che rifiutassi l’offerta» aggiunse.
E forse, la consapevolezza che Malfoy avesse tentato di trattenere la sua piccola in Inghilterra rischiò di causargli un infarto ancora di più che sapere che sua figlia stava per lasciare il Paese.
«Guarda cosa mi costringi a fare, Lily! Essere grato a Malfoy!» sbottò. Lily sapeva che voleva risultare duro e antipatico, ma dal suo tono si intuiva dell’ironia. «Sul serio, Lily, non c’è possibilità che tu ci ripensi?» chiese speranzoso.
«No, papà. Ho già deciso e mi sto già mettendo d’accordo con il Ministero della Magia americano per tutto. Partenza, alloggio, stipendio, tutto…»
«Ma non sei felice qui?» domandò col tono di un bambino pronto a piangere. Per la prima volta, Lily si concesse di essere sincera perché lui era il suo papà, il suo eroe, l’uomo che aveva combattuto per assicurare a loro un futuro florido.
«No papà. E probabilmente ci vorrà del tempo finché sarò felice in America ma so che è il posto dove devo andare».
Harry le baciò il capo e la tenne stretta per un po’, Lily si chiese se avesse davvero capito che sarebbe partita ad aprile e non dopo qualche minuto, ma decise di non interrompere il momento perché tra le braccia forti di suo padre stava bene e non sarebbero bastati 5.567 chilometri per farle dimenticare il profumo di casa.
 
«3…2…1…BUON ANNO!» nella cucina di casa Potter si scatenò il delirio, tutti baciarono prima il proprio consorte (tranne Lily, che rimase un attimo imbarazzata), poi iniziarono a cercare di scambiarsi gli auguri a vicenda, Harry aveva stappato una  bottiglia di spumante che ora stava versando nei flûte del servizio buono del matrimonio mentre fuori i vicini si dilettavano con le ultime creazioni di zio George per i fuochi d’artificio dei Tiri Vispi Weasley.
Come ogni anno, i ragazzi si avvicinarono alla finestra per vedere cosa combinavano dalle case di fronte. James uscì per sparare i suoi, seguito dalla sua attuale ragazza – Allison – una ragazza malandrina almeno quasi quando lui. Anche il resto dei ragazzi raggiunse il giardino, qualche altro minuto e giunsero anche i loro genitori. Lily gettò un’occhiata alla famiglia: c’era nonna Molly con nonno Arthur, sua madre e suo padre, accanto a loro Rose e Scorpius, poi Albus ed Alice, seguiti dagli zii Ron ed Hermione e Hugo con la sua ragazza Lexie, poco più avanti a sparare i fuochi, James ed Allison. E poi c’era lei. E mentre tutti avevano una persona da stringere la notte di Capodanno, lei aveva solo sé stessa e la scelta di cambiare vita iniziava a delinearsi come la decisione migliore che avesse mai preso.
Dopo aver sparato i fuochi d’artificio, rientrarono tutti dentro. I ragazzi si sedettero sui divani come meglio potevano, i nonni andarono a casa, mentre gli adulti finirono di sistemare la cucina. «Lily, hai notato che sei l’unica senza ragazzo?» la prese in giro Hugo. Ormai era troppo abituata alle sue frecciatine per rimanerci male.
«E tu l’hai notato che hai la lingua più velenosa di quella di un serpente e che forse il Cappello Parlante ti ha assegnato nella casa sbagliata?» rispose.
«Ehi Potter, calma con gli insulti» si intromise Scorpius.
«Amore, è il primo gennaio, possiamo finalmente dare il via ai preparativi del matrimonio!» esclamò emozionata Rose. Alice, seduta accanto a Lily, la guardò sottecchi come per controllare come stesse, per tutta risposta lei si versò un bicchiere di spumante avanzato dalla cena.
«Ti sei data all’alcol?» le chiese James.
«Sai, è il migliore amico di noi zitelle».
«Vero» confermò Allison. «Prima di stare con te sono stata fuori dai giochi per un po’. Posso affermare con assoluta certezza che non c’è niente che una buona bottiglia di Whiskey Inciendiario non possa risolvere» disse rivolta a James.
«Ben detto sorella!» approvò Lily dandole il cinque.
«James, credo che la tua fidanzata stia cercando di far diventare nostra sorella un’alcolizzata» scherzò Albus.
«Lo è dai tempi di Hogwarts» fece notare Alice ridendo.
«È vero! Tra l’altro da ubriaca sei uno spasso!» esclamò Scorpius.
«Vorresti dire che da sobria non lo è?» chiese Lexie divertita.
«Certo che voi due vi siete trovati» commentò il ragazzo indignato.
«Giusta osservazione Lexie!» commentò Hugo.
Lily osservò prima i suoi fratelli, poi i suoi cugini, Alice e infine Scorpius. Era il momento di dire la verità, almeno a quelli che non la sapevano: «Ragazzi, ad aprile mi trasferisco in America».
Ci fu un secondo di silenzio, poi: «Hai visto Malfoy? È uno spasso senza essere ubriaca!» esclamò James.
«No James, sono seria. Ho ricevuto una proposta mesi fa, mi è sembrata buona e l’ho accettata». Sentiva gli sguardi di tutti puntati su di lei.  James era furioso, Scorpius confuso, Rose sembrava in trance, Hugo era sotto shock, Allison e Lexie erano contente.
«Be’ è fantastico, Lily, sono contenta!» disse Allison abbracciandola, seguita da Lexie.
«Ma ci sarai al matrimonio?» chiese con un filo di voce Rose.
«Sì, dovrò andare via presto perché parto il giorno dopo ma ci sarò».
«Al perché non dici niente?» chiese James isterico.
«Lo sapevo. Lo so già da un mese, circa, Lily ci ha chiesto di non parlane» ammise. «Chi lo sa oltre noi?»
«Be’, mamma, papà, il signor Malfoy, il capo e adesso credo pure zio Ron e zia Hermione, da come guardano verso di noi» disse contando le persone sulle dita della mano.
«Mio padre lo sa?» chiese Scorpius scioccato. Lily annuì.
«Era lì quando ho presentato le dimissioni».
Il ragazzo si alzò. «Scusate ho bisogno di un poco d’aria».
«Cosa posso fare per fati rimanere?» chiese James. Aveva capito che non era il caso di chiedere spiegazioni e che probabilmente le aveva date fino a poco tempo prima. Lily sorrise
«Niente, James. Non puoi fare niente».
Hugo uscì da quella fase di trance in cui sembrava essere caduto da quando Lily aveva parlato. «Perderò la mia compagna di giochi dal giorno uno della mia vita?» domandò mettendo su un’espressione triste. Lily lo abbracciò.
Lei e Hugo erano cresciuti praticamente insieme, avendo la stessa età, erano stati compagni di giochi, poi compagni di Casa, compagni di studio, compagni di scherzi, lei era la versione femminile di lui, e lui era la versione maschile di lei. «Oh, Hugo, lo sai che puoi scrivermi quando vuoi!» rispose passandogli una mano sulla schiena. Poi, come se si fosse ripreso all’improvviso, disse: «Preparati per i quattro mesi più belli della tua vita!» mettendo su un ghigno.
«Perché parti proprio il giorno dopo le nozze?» chiese Rose.
«Perché è l’unico giorno disponibile. Volevano partissi il primo aprile ma ho chiesto di partire più tardi. Abbiamo concordato che una Passaporta domenica mattina, così da arrivare a New York, sistemarmi, e cominciare lunedì mattina».
«Mi mancherà non vederti gironzolare più al Ministero» disse Rose triste.
«Vi prego, risparmiamo i sentimentalismi alla partenza, ok? È il primo gennaio, è un nuovo anno, pensiamo ai nuovi propositi ai preparativi del matrimonio e basta. Dal primo aprile avete il diritto di mandarmi lettere piene di tristezza macchiate delle vostre lacrime. Ma è ancora presto per questo» disse guardando il suo piccolo pubblico. Si accorse che mancava Scorpius. «E a proposito di matrimonio, vado a parlare con lo sposo che credo se la sia presa più di tutti».
Si alzò e si diresse nel cortile di casa sua.
Scorpius stava lanciando palle di neve alla finestra di camera sua.
«Non dormo in quella stanza da anni, è inutile prendersela con quella finestra» esordì. «Forse ti conveniva andare direttamente a Diagon Alley».
«Se fossi andato a Diagon Alley avrei bruciato il tuo appartamento» disse duramente.
«Sarebbe stata un’ottima alternativa al trasloco, forse un po’ radicale, però».
Per quanto Scorpius cercasse mantenere un’aria arrabbiata, Lily notò un accenno di sorriso increspargli le labbra. «Mi odi già a tal punto?» chiese tornando seria e sedendosi sui gradini del patio. Scorpius si fermò forse convinto che quella finestra avesse visto abbastanza palle di neve per quella sera.
«Io non ti odio, Lily, è proprio questo il problema» la ragazza aggrottò la fronte. 
«Che vuoi dire?»   
«Voglio dire che sei la mia migliore amica, Lily. Da quando Albus si è sposato, se ho un problema vengo da te, se ho bisogno di un conforto ti cerco, se ho bisogno di cercare un anello in un prato sotto il diluvio, suono a casa tua».
Lily sentì il cuore farle pericolosamente male: era la sua migliore amica. Come a verificare che fosse ancora intatto, si portò una mano al petto a massaggiò la zona.
«Imparerai a farlo con Al. Insomma siete amici da quando andavate a scuola, un matrimonio non può cambiare tutto! E se io mi fossi sposata? Se io ed Albus avessimo avuto una famiglia, da chi saresti andato?»
«Probabilmente sempre da te» rispose tenendo la testa bassa. La risposta la lasciò spiazzata. «Tu non te ne rendi conto, Lily, ma tu ci sei sempre stata. In ogni ricordo, in ogni momento bello o triste, c’eri quando avevo paura di fallire ai M.A.G.O e non volevo dirlo ad Al perché mi vergognavo, c’eri quando sono entrato all’accademia per Pozionisti, quando ho iniziato ad uscire con Rose, sei stata la confidente di entrambi per quasi un anno, ci hai fatto innamorare, Lily. C’eri quando sono entrato al Ministero e perfino quando dovevo cercare quello stupido anello. Sei sempre stata una presenza costante. Non hai mai cercato di fare qualcosa per un tornaconto, sei una forza della natura, forse la persona migliore che io abbia mai conosciuto».
Lily non si era accorta di aver iniziato a piangere, si asciugò velocemente le lacrime per non farsi vedere. Lui si voltò e notò che anche lui aveva gli occhi lucidi. Nel cuore di Lily quello sembrava un addio definitivo, magari non fisico ma sentimentale sì.
A volte l’amore è bello, a volte è lunghe passeggiate in campagna, una villetta e una famiglia, altre volte è sofferenza e capire quando bisogna mollare la presa. Lily era stata accanto a Scorpius per tutto quel tempo perché sperava di essere notata, un po’ come aveva fatto sua madre con suo padre, ma quei casi erano più unici che rari e capitavano una volta su un miliardo.
«Lo so che tu pensi che io non ti abbia mai vista piangere, ma non è così» disse vedendola asciugarsi le guance velocemente.
Lei sorrise: «Grazie Scorpius» mormorò.
Vennero interrotti da Rose. «Scorpius, sono quasi le due, andiamo?».
Il ragazzo si alzò e raggiunse la cugina di Lily, senza rendersi conto che ogni passo che faceva verso Rose era un passo che lo allontanava da Lily. Le baciò dolcemente le labbra, facendo morire silenziosamente Lily.
«Senti Lily» cominciò Rose. «È il primo gennaio e da oggi cominciano ufficialmente i preparativi, come sai» la più piccola annuì. «Ecco, volevo chiederti se ti andrebbe di farmi da testimone».
Il destino doveva proprio avercela con lei. Decisamente. Mise su un sorriso più finto delle bacchette dei Tiri Vispi Weasley e rispose amabilmente: «Se sei disposta ad avere una testimone che lascerà il matrimonio all’inizio del ricevimento, ne sarei onorata».
Rose la abbracciò e Lily dedusse di aver ereditato la sindrome dell’eroe da suo padre. La coppia lasciò il giardino della casa dei suoi genitori con il sonoro pop della smaterializzazione. Istintivamente guardò l’orologio, con un sorriso amaro apprese che erano le 2:01.

Suo fratello James aveva ragione: non succede mai niente di buono dopo le due di notte.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.
 
Dopo aver scoperto che sarebbe stata nientemeno che la testimone della sposa dell'uomo che amava, Lily si era concentrata a capofitto nel lavoro. Desiderava arrivare in America con almeno un tassello in più della sua ricerca sulle pozioni per recuperare la memoria, ma se prima non arrivava ad un distillato che fosse almeno non bruciato non sarebbe stato semplice. Aveva capito che forse doveva aggiungere mezzo cervello di bradipo ma forse ne serviva di più o un pochino di meno, ogni volta le sembrava le mancasse un pezzo. Ogni volta che pensava di esserci quasi, si ritrovava al punto di partenza.
Un po' come era successo con la sua amicizia con Scorpius. Aveva cominciato ad essere sua amica per fargli notare che esisteva e che non era semplicemente la sorella piccola di Albus e lui se n'era accorto. Le chiedeva consigli e la ascoltava, le voleva sinceramente bene ma non l'amava e di questo Lily, all'inizio, non se n'era resa conto. Aveva scambiato quell'amichevole interesse come un qualcosa di più, nonostante Alice l'avesse avvertita più volte del contrario. Così, quando Scorpius le aveva fatto sapere di essersi interessato a sua cugina Rose e che lei sembrava ricambiare, Lily era stata malissimo e per fortuna lui non c'era per vedere quanto male stesse. Nelle missive che si scambiavano, lei era sempre allegra e serena e solo Alice aveva visto il suo corpo dimagrire, i suoi occhi gonfiarsi di lacrime, le occhiaie aumentare. Solo lei aveva assimilato il suo cattivo umore, l'aveva consolata quando aveva capito che la relazione tra i due era seria, l'aveva abbracciata quando era stata tropo fragile per reagire.
Per questo mentre la fissava sezionare un occhio di rana le chiese: «Cosa hai intenzione di fare, Lily?»
La rossa la guardò dubbiosa. «Non capisco».
«Sono io a non capire» disse. «Va bene fare finta di essere felice per loro. Va bene anche aiutare Scorpius a cercare l'anello di fidanzamento o andare a scegliere l'abito con Rose, ma la testimone, Lily. Non ti sembra esagerato?»
«E cosa dovrei fare?» chiese sbattendo il coltello sul tagliere. «Sono Lily, la stessa persona che durante il suo settimo anno ad Hogwarts riceveva le lettere di Rose e Scorpius innamorati e dava loro consigli su come mettersi insieme mentre morivo dentro. Sono sempre quella che una volta tornata a casa e ha capito che la cosa era seria ha deciso di farsi da parte perché la verità è che per lui sono e sarò sempre Lily: la sorella del suo migliore amico, la cugina della sua fidanzata e forse un'amica, alla fine, ma niente di più».
«Tu non sei solo questo per lui e lo sai» disse Alice. Lily sbuffò.
«Giusto, sono anche la codarda che lascerà il ricevimento del matrimonio perché non riesce a vederli felici insieme».
«Perché ti devi fare così male?» domandò teneramente l'amica.
«E dovrei andare da Scorpius, felicemente fidanzato con mia cugina da circa otto anni, e dirgli che sono innamorata di lui da quando ho più o meno quattordici anni? Bella figura che ci faccio!»
Alice sospirò pesantemente. Era una situazione difficile anche per lei: molte volte si era ritrovata a quelle famose cene a quattro in cui c'era anche Rose e a volte aveva pure cercato di essere cordiale con lei ma poi pensava a quanto male avesse fatto a Lily inconsapevolmente. E lo pensava anche di Scorpius, nell'ultimo periodo si era inacidita parecchio anche con lui. A volte pensava che se Al avesse visto Lily anche solo un giorno del loro settimo anno avrebbe preso a pugni Scorpius definendolo uno dei peggiori migliori amici della storia perché stava letteralmente sfibrando sua sorella.
Ma Al non l'aveva vista, Scorpius non sapeva niente e Rose era nel suo mondo incantato pieno di cuoricini e amore.
C'erano solo Lily ed Alice, di nuovo.
«Non puoi portarti questo peso da sola» la implorò.
«Infatti siamo in due» ribatté Lily.
«E se stesse diventando pesante anche per due persone?» Lily guardò l'amica dritta negli occhi cercando di capire cosa fosse cambiato o cosa stesse cercando di dirle.
«Che intendi?»
«Sono arrivata ad odiare Scorpius e Rose per te».
«Nessuno te l'ha chiesto. Io non li odio, per esempio, e ne avrei tutto il diritto».
«Tu stai scappando dall'altro lato del mondo per non odiarli ma io sarò costretta a vederli. Scorpius e Rose sono le persone che, senza volerlo, ti hanno fatto più male in assoluto. Loro sono le persone per cui vai in America, sono le persone che stanno allontanando la mia migliore amica da me» le fece notare e Lily si sgonfiò come un palloncino che viene forato.
In tutta quella situazione aveva considerato sempre e solo i suoi sentimenti, non aveva mai pensato a cosa provassero Alice, i suoi fratelli o i suoi genitori. «Scusa, sono stata un'egoista» mormorò tornando al suo occhio di rospo.
Alice si avvicinò e le passò una mano sulla spalla per confortarla. «Non so davvero cosa fare. Però tu puoi iniziare ad odiarli di meno, se vuoi posso chiedere a Rose se puoi venire anche tu oggi pomeriggio» chiese speranzosa.
L'amica sbuffò spostando un ciuffo di capelli all'indietro «Non ci tengo, ma grazie dell'offerta».
«E comunque» aggiunse dopo qualche minuto «Non posso non odiarli se mi hanno portato via la mia amica del Quidditch del mercoledì». Lily rise divertita.
Ai tempi di Hogwarts erano state tutte e due nella squadra Grifondoro, si allenavano il mercoledì pomeriggio e da lì avevano preso l'abitudine di farsi due tiri di pluffa in modo del tutto informale ogni mercoledì, poi puntualmente finivano a parlottare del più e del meno. Lily la guardò per qualche istante: decisamente il Quidditch del mercoledì sarebbe mancato anche a lei, pensò sospirando.
 
Nonostante fosse stata testimone di nozze anche di Alice, non si ricordava che cercare un abito da sposa fosse così complicato. E non lo ricordava perché Alice aveva trovato il suo abito esattamente dieci minuti dopo essere entrata nel primo negozio.
Con Rose, invece, era tutto l'opposto. Il primo negozio aveva vestiti troppo moderni e poco da sposa, il secondo troppo antichi, nel terzo la qualità sembrava essere scadente. «Ma perché è importante? Lo devi tenere un paio d'ore e basta! Chi se ne frega se si scuce un angolo!» esclamò esasperata Roxanne ricevendo un'occhiata truce di Dominique e Rose.
Lily si trovava d'accordo con Roxanne ma tacque per il quieto vivere.
«Quanti appuntamenti ci mancano?» chiese Lucy sull'orlo di una crisi di pianto.
«Oggi pomeriggio ancora due» rispose Rose.
«Oggi pomeriggio? Perché ci saranno altri giorni?» si stupì Molly.
«Certo, se non lo trova oggi deve continuare a cercare» rispose con ovvietà Dominique.
Lily si abbandonò sulla sedia con l'aria di chi voleva essere fulminata in quel momento. «Io per le prossime volte mi defilo, mi dispiace per te» le sussurrò Roxanne dandole una leggera pacca sulla spalla.
«Grazie» rispose Lily truce.
«Ci siamo ragazze? Abbiamo altri due negozi da vedere!» le richiamò zia Hermione.
Così Dominique, Molly, Lucy, Roxanne, Rose, Lily e zia Hermione si diressero verso il quarto atelier della giornata. Victoire non c'era perché aveva detto di avere un impegno di lavoro improrogabile ma tutti sapevano essere una scusa, non era cattiveria, era spirito di sopravvivenza. Anche quando uscivano a fare shopping Rose era sempre quella che ci metteva di più scegliere i vestiti, a volte uscivano da un negozio per ritornarci qualche ora dopo e comprare il capo di abbigliamento in questione.
Il quarto negozio - quello che a Lily piacque di più - si era rivelato per Rose troppo semplice, a tratti troppo sportivo per una sposa. Le cugine avevano annuito perché ormai ci avevano fatto il callo: la sposa ha sempre ragione.
Arrivarono al quinto atelier che era quasi ora di chiusura, erano affamate e con i piedi doloranti. Quel posto sarebbe stato troppo chic anche per Rose e Lily si chiese perché fossero dovute andare per forza.
Ormai abituate alla solita manfrina, lei e zia Hermione si sedettero nelle poltroncine mentre le altre cugine giravano osservando vestiti che sarebbero potuti andare bene a Rose. Lily aveva appena perso le speranze di trovare l'abito giusto, quando Rose, fasciata con un vestito di raso con la gonna ampia e lo scollo al cuore sul seno uscì dal camerino seguita dalla commessa del negozio. Era bellissima. Un sorriso comparve sul volto di Rose e Lily non poté fare altro che sorridere di riflesso, anche le altre cugine erano estasiate dalla bellezza di Rose. Zia Hermione aveva la bocca coperta dalle mani ma si poteva intuire un sorriso compiaciuto, per un attimo Lily guardò Dominique e poté giurare di intravedere i suoi occhi lucidi. «Scorpius sta facendo la scelta giusta» disse, forse, più a sé stessa che a Rose.
Quando furono fuori dal negozio, la famiglia Weasley più la Potter si disperse. Rimasero solo Rose e Lily. «Stasera ci beviamo qualcosa con Al ed Alice, vuoi unirti a noi? Magari noi ci prendiamo pure qualcosa da mangiare». Lily, pensando all'alternativa che la aspettava a casa accettò di buon grado.
Attraversarono il Paiolo Magico e poi entrarono a Diagon Alley dirigendosi verso il piccolo pub che aveva aperto Frank Paciock, il fratello di Alice.
Appena entrarono, Lily notò che mancavano solo loro, c'era Al con una mano appoggiata alla schiena di Alice, e c'era Scorpius che sembrava un po' imbronciato, aveva il maglione grigio a collo alto che Lily gli aveva regalato il Natale precedente pensando ai suoi occhi. Certo, gli altri sapevano che era un regalo come un altro, non che dietro ci fosse una spiegazione tanto profonda.
«Oh, finalmente!» esclamò Al.
Lily scoccò una veloce occhiata ad Alice e si sedette tra lei e Rose che stava salutando Scorpius con un bacio. Nonostante fossero passati otto anni, quei piccoli gesti le facevano capovolgere lo stomaco dalla gelosia.
«Giornata pesante?» chiese Rose al futuro marito notando il suo sguardo corrucciato.
«Sì, e ho fame» si lamentò come un bambino.
«Malfoy non ti lamentare. Io non torno a casa da stamattina e fino a mezz'ora fa sprofondavo tra il tulle e la seta» rispose laconica Lily.
«L'avete trovato?» chiese Alice.
Rose annuì entusiasta e con lo sguardo illuminato. 
Scorpius la strinse a sé e le lascio un bacio sulle tempie, rivolgendo uno sguardo furente a Lily lasciandola perplessa. Cosa aveva fatto che non andava? Era qualche pasticcio in ufficio o semplicemente stava diventando pazza?
«Ciao Lily! Ciao ragazzi!» Frank Paciock si avvicinò al tavolo con un blocchetto fluttuante pronto a trascrivere quello che loro avrebbero chiesto.
Frank aveva avuto da sempre un certo debole per il fascino di Lily, ma lei negli ultimi otto anni era stata dietro ad un biondino con gli occhi grigi, fidanzato di sua cugina per accorgersi che Frank era diventato effettivamente un bel ragazzo. Aveva ereditato gli occhi verdi ed il viso tondo di suo padre, i capelli erano biondi come quelli della madre, rispetto a quando andavano a scuola era più secco ma impostato. «Ciao Frank» disse lei leggera con un sorriso.
Mentre gli altri ordinarono semplicemente del Whiskey Incendiario e dell'Acquaviola, Lily e Rose presero un hamburger con patatine e una Burrobirra. «Perché non dai una povera speranza a quel povero di mio cognato Frank?» chiese Albus una volta che se ne fu andato.
«Perché dovrei?»
Parlare di Frank in quel modo davanti ad Alice e Scorpius la metteva in imbarazzo e si stava giusto chiedendo chi avesse alzato i riscaldamenti prima di accorgersi che dipendeva tutto da lei. «Oh Lily, non mi dire che non te ne sei accorta!» esclamò Scorpius. «Ti viene dietro da quando andavamo a scuola!»
Lily guardò l'amica come per scusarsi ma lei rispose con un cenno incurante della mano. «E quindi? A me non piace» rispose lei con naturalezza. «Scusa Alice» aggiunse dopo qualche secondo.
«Tranquilla, apprezzo che tu non voglia ferire i suoi sentimenti» rispose lei ridendo.
«Nessuno ha detto che lo devi sposare» disse Rose. «Semplicemente puoi iniziare a ritornare in pista» concluse.
«Rose ha ragione. Quant'è che non hai una relazione?» domandò Albus.
Alice le tirò un calcio sotto il tavolo. «Ahi! Perché l'hai fatto?»
«Scusa, era per Al» rispose tirando un calcio al marito che si lamentò.
Nel frattempo era arrivato sia l'hamburger di Lily che quella di Rose e senza troppa grazia, la più piccola del gruppo ci si fiondò sopra.
«Per questo non trovi un ragazzo, sei peggio dello zio Ron!» disse Albus.
«Be'» rispose pulendosi le labbra. «Allora credo che rimarrò single a vita».
Lily ringraziò tutti i Malandrini, Merlino e Morgana che il discorso sulla sua vita sentimentale fosse terminato lì, salvo poi passare ad uno altrettanto doloroso: la preparazione delle nozze. Lily scoprì che Rose nei giorni precedenti era andata a parlare col catering per il colore delle tovaglie che sarebbe stato di un elegante rosa antico. «Non era meglio un azzurro elegante o un verde chiaro. È sera, il rosa non è più da giorno?» domandò Lily sinceramente curiosa.
«Scorpius ha detto la stessa cosa ma la signora del catering sosteneva che anche il rosa non era male» rispose Rose.
Lily alzò lo sguardo impercettibilmente verso Scorpius e lo sorprese a guardarla con fare astioso. Ma che cavolo gli aveva fatto? Si stava comportando come la testimone modello, cosa poteva aver fatto di sbagliato? 
Continuò ad ascoltare Rose che continuava a parlare dei fiori, avrebbe avuto da ridire anche su quelli ma per paura che la sua idea corrispondesse di nuovo a quella di Scorpius rimase zitta, magari così avrebbe smesso di fissarla come se la volesse incenerire. 
Quando fu abbastanza tardi per tutti, pagarono il conto e le coppie si smaterializzarono nelle rispettive case, Lily invece preferì fare due passi a piedi, nonostante il gelo di gennaio aveva bisogno di schiarirsi le idee e camminare la aiutava a rilassarsi. Le gambe le facevano ancora male dal giro di negozi pomeridiano ma non se ne curò. 
Passò davanti a Madama McClan e provò una stretta al cuore pensando a tutte le volte che vi era entrata per farsi rifare la divisa scolastica, soprattutto negli ultimi anni. Lo stesso accadde quando si fermò davanti ad Olivander, dove aveva preso la sua unica ed attuale bacchetta. Ricordava quel giorno nitidamente, si era sentita così emozionata, così fiera di sé stessa quando finalmente la bacchetta l'aveva scelta, che ancora le tremavano le mani quando ci pensava.
Sembrava il ricordo di una vita precedente, erano passati quattordici anni, adesso aveva venticinque anni e stava per cambiare totalmente vita per creare una distanza fisica, soprattutto, con la persona che aveva amato silenziosamente negli ultimi tempi. Provò un moto di nostalgia anche a passare davanti a Fortebraccio, di solito, quando andavano a fare le compere per Hogwarts, il gelato era una tappa fissa. Era stato in uno di quei tavolini che per puro caso si era accorta che quella testolina di cazzo bionda non le stava proprio indifferente, ed era sempre in quei tavolini che aveva lasciato il suo primo ragazzo perché non era Scorpius. 
Le sarebbe mancato tutto quello, una volta a New York. 
Le sarebbe mancata la Tana, tornare dai suoi ogni volta che voleva, le sarebbero mancati i suoi fratelli, forse perfino Scorpius e Rose, la separazione con Alice le avrebbe lasciato un vuoto incolmabile. Le sarebbero mancati i suoi cugini che piombavano a casa sua senza avvisare, Hugo che prima di sistemarsi le chiedeva casa libera per portare qualche tizia rimorchiata al bar. Le sarebbe mancata casa
Ma era ora di crescere e assumersi le sue responsabilità, se lei non riusciva a respirare quando c'era lui era giunto il momento di darsi la spinta e ritornare in superficie. 
Rimase stupita quando vide il suo abisso aspettarla fuori casa. «Scorpius?» chiese. Era ai piedi del portone del palazzo appoggiato al muro con le braccia incrociate. Sembrava furente.
«In persona» rispose duro. 
«Tutto bene? A cena sembravi un po' strano» domandò titubante. 
Il ragazzo prese una boccata d'aria fredda e poi disse: «Possiamo salire? Non vorrei urlare in mezzo alla strada». 
Lily corrugò la fronte non capendo cosa succedesse al ragazzo di sua cugina, poi arrivarono al secondo piano e aprì la porta. Entrò seguita da Scorpius che sbatté la porta infuriato. Lily si girò di scatto considerando l'idea che fosse qualcuno sotto la Pozione Polisucco. «Dimmi per quale cazzo di motivo vai in America» ordinò.
Aveva la mascella contratta e le braccia che gli scendevano lungo il busto, vibrava di rabbia. «Scorpius non capisco, ve l'ho già detto la sera di Capodanno, mi hanno fatto una buona offerta e ho accettato».
«Cazzate» disse senza dare la minima impressione di voler calmarsi. Lily strabuzzò gli occhi.
«No, Scorpius, è davvero così!»
«Ho parlato con mio padre, dice che non è poi una così buona offerta» disse chiarendo i dubbi taciuti di Lily. «Quando hai iniziato a mentirmi?» chiese tagliente.
Nessuno si era mosso da posto non avevano manco tolto i mantelli, a Lily sembrò che il gelo della strada fosse entrato dentro casa sua per impossessarsi del suo corpo. «Hai iniziato a quattordici anni o quando ti ho detto che mi piaceva Rose?»
Ci fu un momento in cui Lily sentì letteralmente la terra mancarle sotto i piedi ed il respiro venire meno, indietreggiò cercando di allontanarsi il più possibile dal ragazzo. Il cuore aveva preso a batterle prepotentemente, il sangue le pulsava così velocemente che le orecchie le avevano preso a fischiarle. La gola era secca e dovette fare ricorso a tutte le energie che aveva in corpo per rispondere. «C-come lo sai?» balbettò a voce bassa.
«Oggi ti dovevo portare un documento quando ti ho sentito parlare con Alice».
«Quindi hai pensato bene di origliare» lo accusò rinsavendo. 
«Non è questo il punto» specificò.
Lily gli diede le spalle mentre sollevava la testa per non piangere. «Perché non mi hai mai detto niente? Perché ti sei sempre tenuta tutto?»
Lily mise su un sorriso amaro continuando a dargli le spalle. «Immagina me a quattordici anni e tu a sedici. Immagina se io fossi venuta da te a dirti che mi piacevi, cosa avresti detto? Mi avresti riso in faccia».
«Questo non puoi saperlo». Lily si girò e lo guardò negli occhi.
«Avresti detto di sì?» lo sbeffeggiò. «Ti saresti messo con una ragazzina di quattordici anni che non era nient'altro che la sorella rompipalle di Albus che dovevate portarvi in giro per Diagon Alley solo perché ve lo chiedeva mio padre?» la sua voce si andava leggermente alzando di qualche ottava ogni minuto di più.
«Io non lo so, Lily» rispose lui. «Non so cosa avrei fatto a sedici anni, ma so che a diciassette avrei dato tutto il mio patrimonio alla Gringott per ricevere solo una minima attenzione da te in quel senso. C'eri come amica ma non potevo averti come fidanzata perché rovino tutto quello che tocco e non avrei potuto rovinare la sorellina del mio migliore amico». Lily incrociò le braccia al petto stanca di essere presa in giro.
«Smettila di prenderti gioco di me» sibilò tra i denti.
«Non lo sto facendo. Sono serio. Se solo avessi avuto la minima possibilità con te io l'avrei sfruttata, credimi».
«Scorpius, basta, ti prego» disse mentre lo sguardo di lei veniva offuscato dalle lacrime.
«Ti sto dicendo la verità Lily, a diciassette anni avevo una cotta per te è durata un po' dopo la fine della scuola e poi mi sono avvicinato a Rose e me ne sono innamorato e a quanto pare me ne sono innamorato grazie a te».
«Non dirlo neanche per scherzo» lo ammonì mentre la sensazione di avere sabbia nella gola era sempre più forte. 
«Non sto scherzando, Lily! Se tu avessi anche solo accennato qualcosa durante il mio ultimo anno forse le cose sarebbero andate diversamente». 
«Certo, io. Io avrei dovuto coprirmi di ridicolo se mi avessi rifiutato. Io avrei dovuto evitarti tutte le volte che saresti venuto a casa mia. Io mi sarei dovuta umiliare per te. Hai mai pensato che avresti potuto farlo anche tu? Che anche tu saresti potuto venire da me a dirmi che ti piacevo? Hai mai pensato anche solo per un attimo che avresti potuto muovere quel culo flaccido che ti ritrovi e dirmi che non ero solo una cretina per te?»
«Non sai quante volte» disse con un sorriso amaro. «Non sai quante volte avrei voluto dirti che mi piacevi, che non venivo a stuzzicarti in biblioteca solo per darti fastidio ma perché erano dei momenti solo nostri in cui eravamo in territorio neutrale. Non sai quante volte dopo una partita di Quidditch sarei voluto venire da te e complimentarmi con un bacio per avermi soffiato il boccino da sotto il naso. Non sai quante volte avrei voluto che Al tornasse nei dormitori e rimanessimo solo noi due sulla sponda del Lago a lanciare sassolini e a parlare del nulla. Ma non si poteva perché tu eri la sorella del mio migliore amico» concluse. 
Lily ormai aveva dato libero sfogo alle lacrime senza curarsi troppo di cosa avrebbe potuto pensare lui. «E tu eri il migliore amico di mio fratello» rispose lei piano.
Nella stanza si creò un silenzio teso, Lily guardava il pavimento mentre le lacrime continuavano a scendere silenziose. Scorpius la guardava, non era più arrabbiato ma era ancora fermo al solito posto. «E adesso amo Rose» disse con un sospiro, come se Lily non lo sapesse, come se volesse ricordarglielo.
«Lo so» rispose in un sussurro continuando a fissarsi le scarpe.
«Forse è meglio se non ci vediamo per un po'» disse duro Scorpius facendo alzare di scatto la testa a Lily. «Sì, insomma, se fossi stata la mia testimone ti avrei chiesto di non venire ma non posso farlo e Rose non deve sapere nulla, quindi limitiamo ad evitarci. Ognuno ha il suo ufficio al Dipartimento quindi meglio così».
«Mi odi fino a questo punto?» domandò flebile.
«Io non ti odio, Lily. Non ti odio per niente. Ma ho bisogno di capire, sono confuso». La ragazza annuì dandogli ragione. «Sono gli ultimi mesi che sto qui» gli rammentò in seguito.
«Non devi andare in America per me. Non devi accettare un lavoro mediocre che ti renderà infelice per me» disse Scorpius facendola sbuffare.
«Non lo faccio per te, lo faccio per me. Hai idea di cosa significhi essere la confidente amorosa di tua cugina ed essere segretamente innamorata del suo fidanzato per undici anni? O quando il ragazzo che ami viene a bussare alla tua porta in piena notte per andare a cercare l’anello di fidanzamento da dare ad un’altra che altro non è che tua cugina? Hai idea di come io mi senta morire ogni volta che voi vi toccate, baciate, siete mano nella mano? Riesci ad immaginare come io mi sia sentita oggi pomeriggio mentre Rose sceglieva l'abito nuziale per sposare l'uomo che amo?
«È sfibrante, stancante, ti porta piano piano a spegnerti. È come vivere perennemente dentro una bolla e adesso è il momento di scoppiarla. Quindi, scusa tanto Scorpius, ma non dipende da te. Dipende da me, solo ed esclusivamente da me» lo aggredì.
Forse non se lo meritava, in fondo lei aveva davvero taciuto i suoi sentimenti, mentre lui aveva scoperto tutto in una sera e aveva il diritto di essere confuso. Forse era stata dura a sbattergli il suo dolore in faccia. Ma era il momento di respirare e quella piccola spinta dal fondale incominciava da quella sera.
«Mi dispiace, Lily» mormorò lui.
Lily sorrise amara. «Forse non dovremmo vederci per un po'» convenne lei mentre sentiva il suo cuore rompersi in piccoli pezzi pronti ad essere gettati nella spazzatura.
Vide Scorpius aprire la porta, indugiare un po' e poi richiudersela alle spalle.
Nel momento in cui Lily si concesse di crollare, l'orologio a parete segnò le tre e nonostante la disperazione più totale Lily pensò che no, dopo le due di notte non succede nulla di buono, per niente

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.
 
Lily correva a perdifiato per i corridoi del Ministero, aveva una importante riunione sulle sperimentazioni con il capo Dipartimento ed era in ritardo. Come aveva potuto anche solo minimamente pensare di ubriacarsi e andare a letto con un collega la sera prima di una importante riunione di lavoro rimaneva un mistero, ma ormai era rassegnata alle sue stesse cazzate. Salutò un paio di facce conosciute senza osservare bene chi fossero e corse verso l'ascensore. «Sei di fretta, tesoro?» la voce di suo padre giunse da dentro l’abitacolo.
«No, papà, cosa te lo fa pensare?» chiese non troppo ironica battendo i piedi sul pavimento dell'ascensore come se il movimento potesse farlo andare più veloce. L'uomo sorrise comprensivo.
«Vuoi venire a cena da noi stasera? Viene anche Teddy».
«Mi piacerebbe, davvero papà, ma ho chiesto a James, Al ed Alice di venirmi a dare una mano per iniziare ad imballare qualcosa per il trasloco» rispose velocemente.
La familiare voce metallica annunciò il suo livello e lei corse verso l'ufficio del capo lanciando un bacio volante al genitore. «Scusate, sono in ritardissimo!» esclamò entrando trafelata.
«Non preoccuparti, Potter, accomodati» disse la voce di Draco Malfoy.
Lily guardò la stanza, c'era il signor Malfoy, Scorpius, Tracy McDonald e Josh. Josh Booth, quello con cui era stata a letto la sera precedente.
Josh Booth che adesso la guardava con un sorrisetto inquietante che le faceva rizzare i peli sulla nuca. «Dov'è il capo Dane?» chiese schiarendosi la voce e cercando di riacquistare il controllo del proprio respiro.
«Sta poco bene, mi ha chiesto di sostituirlo per qualche giorno».
Lily incassò l'informazione e si sedette accanto a Tracy cercando di stare lontana sia da Scorpius che da Josh. Erano passate due settimane da quando lei e Scorpius si erano confrontati a casa sua e da allora si erano solo salutati cordialmente, limitando le interazioni al minimo indispensabile, a Rose avevano detto che avevano avuto un diverbio sul lavoro ma Lily sapeva che non se l'era bevuta.
«Stavo illustrando ai tuoi colleghi» cominciò Draco «che abbiamo dei finanziamenti da parte del Ministero per una sperimentazione sulle Maledizioni Del Sangue, quelle genetiche. Al San Mungo hanno già una base da cui potremmo partire. Chi dovesse trovare questo antidoto godrebbe di gloria eterna. Immagina, Potter, la figlia del Salvatore del Mondo Magico che scopre l'antidoto alle Maledizioni Del Sangue, sarebbe epico, no?» Lily sospirò chiudendo il fascicolo, capendo il gioco di Malfoy.
«Sarebbe allettante, sì, se io non stessi per andare in America per un altro lavoro. Perciò la ringrazio di aver pensato a me ma sono costretta a rifiutare» rispose.
«Oh, Potter, quanto sei ingenua! Io non te lo sto chiedendo, tu sei già nel progetto, se poi non ti piace potrai andare in America e io non ti bloccherò in alcun modo». Lily serrò le labbra e scocciata riaprì la cartella che aveva trovato sul tavolo.
Lanciò un'occhiata di sfuggita a Scorpius, si rigirava una penna tra le mani, aveva un'espressione dura, probabilmente anche lui non era troppo contento dell'atteggiamento del padre. Dopo aver spiegato il procedimento e su quali basi sarebbero dovuti partire disse: «Lavorerete a coppie, Scorpius e Potter e Booth e McDonald».
«Non si possono invertire le coppie?» si affrettò a chiedere Scorpius.
«Ovviamente no. Ora se non avete domande, siete liberi di andare».
Lily aspettò che i pochi partecipanti della riunione fossero fuori prima di chiedere spiegazioni a Draco. «Tu mi chiedi perché? Potter credo che tu abbia ereditato il cervello bacato di tuo padre. Sei la migliore Pozionista tra i giovani del Ministero, Dane potrà pure accettare la tua partenza ma io no, quindi sappi che farò di tutto per farti restare» Lily fece per rispondere ma venne prontamente fermata da Draco che continuò a parlare. «Inoltre è evidente che tu e Scorpius avete litigato non si sa per quale ragione, quindi adesso lavorate insieme come due bravi bambini senza lanciarvi cervelli o occhi a vicenda, chiaro?» disse perentorio.
Lily annuì e si diresse verso la porta «Ah Potter, un'ultima cosa!» la richiamò.  Lily si girò con ancora la mano sulla maniglia. «Lascialo quel Booth, è un po' troppo lascivo». 
Lily sorrise lasciando la sala riunioni chiedendosi cosa fosse successo a Draco Malfoy, come mai si prodigasse così tanto per tenersela stretta e soprattutto da quando le dava consigli d'amore? Scosse la testa mentre Josh Booth la fermava in mezzo al corridoio sempre con quel solito sorriso inquietante. «Lily» esordì.
«Booth» disse lei.
«Riguardo a stanotte…» cominciò lui.
Lily prese a camminare più velocemente cercando di accorciare la distanza col suo ufficio, lui la stava seguendo e sentiva il suo fiato pesante sul collo. Grazie a Merlino era finalmente arrivata. Senza essere invitato, lui la seguì all'interno. «Riguardo a stanotte non c'è niente da aggiungere. Eravamo stanchi, eccitati abbiamo fatto sesso, fine. Non c'è e non ci sarà altro».
Il ragazzo continuava a girarle intorno, come un falco che adocchia la preda. «Sai io non ne sarei così sicuro» disse mellifluo.
«Oh, io sì invece. In caso contrario si chiamerebbe stupro, neanche tra noi maghi è visto di buon occhio».
«Quanto sei esagerata, se io ad esempio mi avvicinassi…» disse iniziando ad avvicinarsi a Lily che fece qualche passo indietro andando a sbattere contro la porta, cercò la maniglia ma suo malgrado scoprì che Josh l'aveva chiusa con la magia. «Tu, lurido pezzo di…» ma non finì la frase perché Josh aveva cominciato a leccarle il collo.
Con una forza che non credeva di possedere lo spinse all'indietro e fulminea prese la bacchetta dai pantaloni. «STUPEFICIUM!» urlò.
Un fascio di luce azzurra uscì dalla bacchetta della ragazza colpendo Josh che finì dritto contro la parete opposta. Lily si prese qualche secondo per riprendere fiato e passarsi una manica lì dove quel depravato l’aveva leccata, arrossando il collo pe il troppo sfregare. Meno male che aveva ancora i riflessi scattanti di quando giocava a Quidditch. Ora rimaneva solo un problema: cosa farne del collega mentre aspettava che rinveniva?
Lo nascose momentaneamente sotto la scrivania e cercò uno sguardo amico tra i passanti. Suo malgrado lo trovò in Scorpius. «Pss Scorpius» disse a bassa voce dall'interno della stanza.
«Lily? Che stai facendo?» chiese accigliato.
«Mi devi aiutare ma non devi fare domande e non devi prendermi in giro» rispose senza aprire la porta mostrando solo gli occhi.
«Mi spieghi cosa succede?» domandò spazientito.
Lily aprì la porta quel tanto che bastava per farlo entrare. «Quello è Josh Booth?» chiese indicando il corpo schiantato sotto la scrivania. «E perché è svenuto sotto la tua scrivania?»
«Ti avevo chiesto di non fare domande!» si lamentò.
«Vorrei farti notare che, di solito, è chi aiuta a porre condizioni, non chi chiede aiuto» Lily alzò gli occhi al cielo esasperata.
«È stato…» si prese qualche minuto per pensare alla parola adatta da usare, poi si ricordò della conversazione con Draco. «...lascivo» concluse.
«Lo sapevo che era un porco» disse con ribrezzo. «Lo posso castrare con un incantesimo?» Lily rise.
«Non mi sembra il caso, Scorpius, devo solo farlo svegliare e obliviarlo senza che nessuno se ne accorga».
Scorpius si avvicinò al suo armadio delle scorte e osservò i vari ripiani. «Possibile che tu non abbia una pozione per svegliarlo?»
«Ti pare che ti avrei chiamato se ce l'avessi avuta?» mentì. La verità era che se n’era completamente dimenticata. Era una Pozionista e si era dimenticata che esiste una pozione per svegliare le persone schiantate, forse meritava il posto di lavoro mediocre in America.
«Certo, come no. Vado a prenderla nel mio ufficio, torno fra un attimo».
«E se entra qualcuno che faccio?» si lamentò Lily.
«Lily, sei una strega! Usa la bacchetta, per Salazar!» esclamò.
La ragazza prese la bacchetta e lanciò un Incantesimo di Disillusione al corpo del collega in attesa che Scorpius tornasse. Ci mise davvero poco tempo ma a Lily sembrò un'eternità. «Che fine avevi fatto?» chiese spazientita dopo che Scorpius fu entrato.
«Scusami se ho dovuto attraversare tutto il corridoio con nonchalance due volte» rispose acido guardando a terra. «Potresti disincantarlo?» domandò poi innervosito. Lily fece quanto richiesto e poi somministrò la pozione, passatale da Scorpius, al collega.
«C-cosa è successo?» chiese Josh confuso non appena aprì gli occhi.
«Succede che tu sei un porco e Lily è stata anche fin troppo buona a schiantarti» disse perentorio.
«Tu sei pazza» aggiunse poi rivolto a Lily.
«Ah io sarei quella pazza? Che strano eppure io non vado in giro a leccare il collo della gente...» osservò.
«Ieri sera non ti faceva così schifo» si stizzì.
Lily sospirò: «Ieri sera era ieri sera, stamattina è stamattina. Non ti ho giurato amore eterno, né ti ho promesso che saresti diventato il mio amico di letto, quindi adesso siediti che dimentichiamo la faccenda».
Lily era stata fin troppo ottimista e aveva pensato che con le parole sarebbe riuscita a far diventare collaborativo Josh, cosa che non avvenne perché appena lei gli ordinò di sedersi, lui sfoderò la bacchetta pronto a colpirli. Ma Scorpius fu più veloce: «EXPELLIARMUS!» gridò.
Con un Incantesimo non verbale lo fece sedere e gli legò piedi e mani, lasciando campo libero a Lily che così poté Obliviarlo. Gli cancellò quanto successo la sera prima e quello che era successo nel suo ufficio. «Che succede? Che ci faccio qua?» domandò nuovamente confuso. «Perché sono legato?»
«Non è successo niente, Josh, e non sei legato» rispose Scorpius seccato.
«Sì che lo sono!»
«Io non vedo delle corde, tu le vedi, Lily?»
Lily lo guardò come se fosse diventato scemo tutto d'un botto ma decise di assecondarlo e negò con la testa. «Guarda non mi riesco a muovere!» esclamò strattonando mani e piedi che però incredibilmente si mossero senza alcun impedimento. La rossa si girò con tanto d'occhi verso il Serpeverde che sorrideva sornione. «Io ero legato, ve lo giuro, non riuscivo a muovermi, ve lo assicuro!» mormorò confuso. 
«Sei sicuro che vada tutto bene Josh?» lo schernì. «Sembri parecchio confuso. Che hai fatto nell'ultima ora?»
Il collega boccheggiò. «Non ricordo» ammise a malincuore.
«Forse devi riposare un po', è meglio se vai a casa, sta girando una brutta influenza».
«Sì, forse è meglio» acconsentì Josh alzandosi, ormai libero dalle corde invisibili.
Una volta che Lily si fu assicurata che Josh fosse abbastanza lontano, si avventò su Scorpius. «Che cavolo stavi facendo?»
«Quello ti avrebbe violentata se non lo avessi Schiantato, ho solo giocato un po' con lui, niente di più» rispose serafico.
«So difendere il mio onore da sola, ti ringrazio dell'offerta» sputò lei.
«Sì, questo lo vedo, solo che poi non sai riparare ai casini che fai. Schianti una persona e non sai come sbarazzartene, nascondi i tuoi sentimenti al tuo migliore amico per undici anni e poi pretendi che si comporti come se non sia mai successo niente».
«Quindi è questo il problema? Il problema è il tuo orgoglio ferito perché per undici anni non hai saputo di aver fatto breccia anche nel mio cuore oltre che in quello di tutte le ragazze di Hogwarts?» strillò Lily furente. Non le importava se fuori qualcuno avesse sentito qualcosa, doveva capire quanto si sentiva frustrata perché lui quelle cose manco doveva saperle. Si sentiva come se si fosse tradita da sola, come se non fosse riuscita a mantenere il suo segreto più grande.
«Smettila di fare la bambina, Lily! Lo sai cosa ho fatto in questi giorni? Ho ripensato a tutte quelle volte che ho baciato Rose accanto a te e ho pensato a quanto male potesse farti e sì, mi dispiace, ma non quanto dovrebbe perché io con lei sono felice. Io la amo» Lily abbassò la testa scuotendola.
«Non ti ho mai chiesto di smettere di farlo e se lei ti rende felice è con lei che devi stare. Non devi pensare a me e non voglio la tua pietà. Non ti ho detto cosa provavo, ho sbagliato e ho capito e ti chiedo scusa. Ma ti prego basta dirmi che ti ho mentito, basta guardarmi cose se fossi una bugiarda della peggior specie...»
«Lo sei» la interruppe lui con tono lapidario e le braccia incrociate. Per Lily fu come se Scorpius stesse saltando sul suo cuore fino a distruggerlo e ridurlo in poltiglia.
«Bene, se è questo che pensi di me forse dovremmo allontanarci definitivamente e per sempre. Sai com'è, almeno non sentirai la mia mancanza mentre sarò in America con il mio mediocre posto di lavoro» rispose lei inacidita.
Sentirono bussare alla porta che poco dopo si aprì e la figura di Draco fece il suo ingresso.
«Tutto bene? Mi è parso di sentire dei toni un po' alti» domandò serio.
Lily non era certo che in quel momento fosse il capoufficio, in quel momento aveva più l'aria di un padre preoccupato per i suoi figli. Nonostante tutti gli screzi con Harry, le poche volte che si era trovata a casa Malfoy era sempre stata trattata molto bene e si era anche convinta che Astoria nutrisse una certa simpatia per lei e la cosa era reciproca.
«Sì, tutto bene signor Malfoy» rispose sistemando alcune carte sulla scrivania. «Suo figlio stava giusto per lasciare la mia stanza» concluse.
Aveva lo sguardo basso fisso su una delle sue innumerevoli pergamene del suo progetto, eppure riuscì a sentire lo sguardo brucente di Scorpius attraversarla da parte a parte.
«Bene» disse semplicemente lasciando la stanza e sbattendo la porta.
«Potter, cosa è successo con Scorpius?»
«Niente, ma mi trovo costretta a dover rifiutare il progetto» rispose.
«Impossibile».
«La prego, signor Malfoy. Con suo figlio le cose sono abbastanza tese, non posso accettare, davvero» chiarì.
«Siamo al Ministero, Potter, non ad Hogwarts. Se il tuo capo ti assegna un compagno è quello. Se ti affida un lavoro lo porti a termine. Non si scappa come dal matrimonio della propria cugina». Lily alzò la testa violentemente a quelle parole.
«Io non scappo» chiarì. «La partenza era prevista il primo aprile e l'ho rimandata al primo giorno utile, lo sa anche lei».
«Certo, farò finta di cedere che tu sia così tanto desiderata oltreoceano da non poter rimandare oltre» rispose lui algido. «Ti auguro buona giornata» disse uscendo e lasciando Lily nel silenzio della stanza.
 
La task-force per il trasloco si era data appuntamento alle sei di pomeriggio davanti al portone di Lily. Alice ed Albus furono abbastanza puntuali, James si fece attendere per circa mezz'ora arrivando seguito da Hugo. «Gli ho chiesto di darci una mano, ti dispiace?»
«Ammesso che mi dispiacesse, ormai è qua, no?» rispose lei ovvia.
«Giuro che sarò utilissimo! Allora, da dove si comincia?» disse Hugo strofinando le mani l'una contro l'altra.
«Direi dalla cantina, c'è un sacco di roba».
Passarono circa un'ora in quella stanza umida: trovarono la sua divisa di Quidditch, vecchi libri scolastici, quaderni degli appunti, una valigia malandata, un vestito di carnevale di quando era bambina, la vecchia divisa Grifondoro e un album di foto appartenuto a Lily durante i tempi di Hogwarts. «Perché lo tieni qui?» chiese Al.
«Sopra occupava spazio» mentì.
La verità era che almeno in ogni singola foto, o quasi, c'era Scorpius così due settimane prima aveva fatto la cosa più istintiva che le era venuta in mente e l'aveva nascosto in un angolo della cantina.
«Oh ma guarda, ma chi vi ha fatto questa foto?» chiese James.
Lily si affacciò per vedere la foto che ritraeva lei e Scorpius che volavano sulla scopa. «L'ho scattata io, era uno dei rari momenti in cui non litigavano e ho pensato che bisognava immortalare l’attimo» rispose Alice.
Lily lo ricordava bene quel momento, erano durante un post allenamento, si stavano rilassando sulla scopa durante un tramonto primaverile e Scorpius si era semplicemente unito a loro. Ringraziò Godric di aver attaccato la foto perché dietro c'era un commento imbarazzante su lei e Scorpius scritto da Alice. Incrociò il suo sguardo e le sorrise triste. Ormai quei pomeriggi spensierati erano solo un lontano ricordo.
Salirono a casa dove mangiucchiarono qualcosa, ovvero patatine, arachidi e stuzzichini vari. «Tu mangi sempre così?» domandò Hugo.
«No, ogni tanto ordino qualcosa da mangiare» rispose lei ridendo. Suo fratello Albus alzò gli occhi al cielo.
«Oh andiamo, lo sapete che non so cucinare!» esclamò facendo ridere James ed Alice.
Qualcuno suonò alla porta e Lily andò ad aprire. Davanti a lei c'era Rose con un copriabito nero sull'avambraccio e dietro Scorpius con un'espressione scocciata. «Rose?» domandò confusa.
«Ecco cosa mi ero dimenticato di dirti! Che sarebbero passati a portarmi l'abito del matrimonio!» urlò Hugo dalla cucina.
Merda.
«Venite, entrate!» rispose meccanicamente abbracciando Rose e ignorando Scorpius. «Stavamo mangiando qualcosa, vi unite a noi?» chiese più per cortesia che per reale volontà.
«Sì, volentieri» rispose la cugina entusiasta. «Oggi abbiamo fatto un paio di giretti per le bomboniere e siamo sfiniti, non avrei la forza di fare niente».
Merda. Lei voleva solo essere gentile, non voleva che si fermassero davvero a cena.
«Ah be' ti è andata male, cuginetta» disse Al. «Questo è tutto quello che offre Lily» aggiunse indicando le patatine e le salse sparse per il tavolo.
Rose storse la bocca girandosi verso Lily. «Ti dispiace se ci penso io?»
«Prego fai come se fossi a casa tua» rispose indicandole il piano cottura.
Rose trafficava tra la dispensa ed il frigo e Lily non aveva idea di cosa stesse facendo ma immaginava che così doveva essere la moglie adatta per Scorpius, una perfetta donna di casa capace di inventare una cena dal nulla anche se è troppo stanca. Con i movimenti della mano, di tanto in tanto il brillante che portava all’anulare sinistro luccicava accecando Lily come quando si accende la luce dopo essere stati al buio per un po' di tempo. «Vedi un altro motivo per cui non trovi un ragazzo, non sai cucinare» disse Albus.
«Sei proprio una Serpe» biascicò Alice coprendosi una mano con il viso.
«Io ne ho un altro» intervenne Scorpius con voce gelida. Lily sentì il suo sangue arrestare il suo flusso continuo. «Sei una bugiarda patologica» concluse bevendo l'ultimo sorso di Whiskey Incendiario.
Lily lo guardò con odio, per poi guardare gli altri rivolgere ad entrambi uno sguardo confuso, li ignorò trovando il liquido nel suo bicchiere di gran lunga più interessante.
Alla fine Rose aveva fatto delle sfoglie che erano riusciti a saziare tutti, poi lei e Scorpius erano stati i primi ad andarsene, grazie a Merlino, seguiti da Al ed Alice, poi Hugo e infine rimaneva James.
«Che voleva dire Scorpius?» chiese James mentre di buttava sul divano a peso morto. Lily sospirò pesantemente.
«Abbiamo avuto una piccola discussione» ammise.
«Non sembrava troppo piccola, non vi siete calcolati per tutta la sera».
«Diverbi sul lavoro» tagliò corto.
«Lavoro? Scusa Lily ma non sono così scemo come credi. Quindi ora te lo richiedo e ricordati che sono il tuo fratello maggiore e non sono stupido: perché avete litigato?» il suo tono era calmo e ciò faceva presagire una di quelle conversazioni con la morale.
«Tu cosa faresti se la persona di cui sei innamorato da quando avevi quattordici anni si sposasse con un’altra?» James si spazientì.
«Non ti ho chiesto questo!»
«Rispondi!» esclamò facendo sbuffare James.
«Be' mi chiederei perché per tutto questo tempo non le ho detto niente».
«E mettiamo che in questo tempo lei sia stata sempre con la persona che sta per sposare e che, origliando, scopra i tuoi sentimenti. Cosa faresti?»
James sbatté le palpebre confuso. «Io non lo so, perché me lo chiedi?»
«Perché è quello che è successo tra me e Scorpius» rispose secca.
Il fratello si rizzò così velocemente sul divano che a Lily si chiese se si fosse mosso davvero o no.
«Ti piace Scorpius? Da anni? Ma sei stata praticamente tu a farli mettere insieme, com'è possibile?» domandò isterico. Lily fece una risata amara e si accomodò accanto a lui.
«Eravamo amici, non potevo tirarmi indietro. Non potevo farlo con nessuno dei due. E poi per un po' ho sperato che stando con Rose di sarebbe accorto di me, in realtà di recente ho scoperto che Rose lo ha solo aiutato a dimenticare di avere una cotta per me e alla fine se ne è innamorato» spiegò appoggiandosi alla spalla del fratello maggiore che la fece spostare un po' per poterla abbracciare «Sono una cogliona, vero?»
«Mi dispiace tanto, Lily. Mi dispiace non essermene accorto».
«Non è colpa tua».
«Al lo sa?»
«No, lo sa solo Alice…da sempre» sospirò contro la sua felpa.
«È per questo che vai in America?» Lily annuì. 
Per quanto dicesse che lo faceva per sé stessa, la verità era solo una: stava fuggendo da Scorpius. 
A quel punto erano entrambi a corto di parole. In un mese già tre persone sapevano il suo più profondo segreto di cui una non avrebbe dovuto mai e poi mai saperlo. Sospirò di nuovo contro il petto del fratello che mosse il braccio per vedere l'orario. «È meglio che vada, sono già le due e un quarto».
Lily sorrise e ancora una volta si trovò a pensare che non succede mai niente di buono dopo le due di notte

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.
 
«Potter stai sbagliando» disse Scorpius mentre Lily annotava per l'ennesima volta la lista degli ingredienti per la pozione. Lista che, a detta di Scorpius, era sbagliata ma Lily non ci vedeva niente di male. Sbuffò indispettita. Da quando avevano "chiuso" era diventato insopportabile, ogni occasione era buona per metterle il bastone tra le ruote, non solo al lavoro, ma anche al di fuori. Stava sempre lì con le sue battutine ed il suo fare acido da primadonna con le mestruazioni e Lily lo avrebbe volentieri affatturato come aveva fatto qualche giorno prima con Josh.
«Questo non lo sai» sibilò.
«Oh sì che lo so» ribatté lui rilassato.
«E sentiamo, genio del male, cosa ci sarebbe di sbagliato» rispose esasperata.
«Tu».
«Temo di non comprendere la tua così alta intelligenza» disse Lily acidamente canzonatoria.
«Non funzioniamo insieme. C'è troppo astio tra di noi al momento» spiegò Scorpius.
«Sei tu il figlio del vice capo, diglielo tu. Io ci ho provato ma non mi ha dato retta» disse con un'alzata di spalle.
«Già, non ascolta manco me» ammise. «Si è fissato. Però potrei avere una soluzione».
«Spara» rispose Lily mettendosi dritta sulla sedia.
«Potremmo lavorare separati, ognuno butta giù un'idea e poi si confronta con l'altro dopo averla provata, così non saremmo costretti a passare ore insieme e saremmo entrambi più sereni. Che ne pensi?» propose.
Nonostante quello fosse l'ennesimo muro che stavano costruendo tra di loro, Lily si trovò ad accettare. Come aveva potuto anche solo sperare di dimenticare Scorpius in tutti quegli anni se lo aveva avuto sempre accanto? Sarebbe stato meglio così, com'è che dicevano i Babbani? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Ed era proprio così che avrebbe fatto. Prima però doveva fare un ultimo attimo di gentilezza verso di lui, perché sebbene il suo piano anti-Malfoy iniziasse in quel momento, lo amava ancora. «Malfoy» lo richiamò prima che potesse lasciare la stanza. Lui si voltò. «Metti solo il tuo suo nome sul progetto».
«Cos...Ma mio padre...» disse confuso.
«Lo so cosa ha detto tuo padre, ma so anche che è una pozione complessa e so che non troverai domani l'antidoto, forse non lo troverai mai o forse lo farai fra cinquant'anni, chi lo sa. Ma a quel tempo io sarò già in America e non mi va di essere quella che inizia un progetto e lo lascia a metà. E poi farebbe più effetto se il figlio del capo scoprisse una pozione importante, non la figlia di Harry Potter».
«Potter ma cos...» balbettò ancora più confuso di prima. «Siamo quasi pronti per un brevetto che non avremmo se tu non avessi avuto l'idea delle radici di Mandragola! Non posso omettere il tuo nome».
«È il 23 gennaio, mancano esattamente tre mesi al tuo matrimonio e alla mia partenza, fai in modo di presentarlo dopo quella data» rispose Lily tranquilla.
Per quanto Scorpius facesse il sostenuto, Lily sapeva che anche lui sentiva la sua mancanza e sapeva che in quel periodo di trincea si era attaccato al lavoro pur di vederla almeno un po', quello che non aveva capito era che non sarebbe stato più possibile farlo. Per Lily, per Scorpius, per Rose e perfino per i Weasley e i Malfoy che nonostante i mille screzi iniziali alla fine erano riusciti a trovare un loro ingranaggio e funzionare. Ed era questo che stava facendo Lily: stava chiudendo tutte le porte con la serratura, quella più grande sarebbe stata quella del cuore, ma ci avrebbe pensato il 24 aprile, adesso doveva pensare alle numerose anticamere.
«Potter è scorretto» disse lui amareggiato.
«Cosa è scorretto Malfoy? Sei una Serpe, ti sto dando la possibilità di prenderti tutto il merito di un prototipo che, per inciso, non sappiamo manco se funzionerà» gli fece notare.
«Funziona, ci ho provato ieri» disse a voce bassa. Lily rimase stupita, l'idea delle radici di Mandragola era stata dettata più dalla disperazione che da una vera intuizione.
«Oh...» mormorò. «Puoi usarla comunque».
«E se non volessi? Se volessi il tuo nome accanto al mio sul prototipo?» Lily, che fino a quel momento era rimasta seduta, si alzò e si avvicinò a lui.
«Ora ascoltami bene, Scorpius Hyperion Malfoy» iniziò con voce calma. «Tu presenterai quel prototipo dopo il 23 aprile così io posso dedicarmi alle mie Pozioni di memoria e tu puoi lavorare da solo. Poi un giorno troverai - perché tu la troverai - la formula perfetta capace di sconfiggere davvero le Maledizione Genetiche del Sangue e io sarò nella mia poltroncina in America ad essere fiera del mio amico che in Inghilterra ha trovato finalmente un antidoto. A quel punto ti manderò un gufo con le congratulazioni che probabilmente ti arriverà dopo un paio di giorni ma tu sappi che appena lo scoprirò, correrò a scrivere quella lettera» concluse.
«Non è giusto» rispose duro.
«Smettila di comportarti come un Grifondoro e sii un Serpeverde per una buona volta!» esclamò cercando di colpirlo nell'orgoglio.
«Tutto questo non è giusto. Non è giusto che tu te ne debba andare, non è giusto che il tuo nome non sia sul progetto, non è giusto che tu...» si interruppe guardando il tetto della stanza.
«Che io sia innamorata di te?» provò ad indovinare Lily riottenendo lo sguardo di Scorpius. «So che non è giusto da quando ho quattordici anni ma non posso farci niente. Ci fosse una sola cosa, una, che potesse farmi disinnamorare di te, ti giuro che la farei. Ma a quanto pare non esiste, quindi mi devo arrangiare e risolverla così».
«Quindi è finita? Niente più lavoro insieme, niente più presentarmi a casa tua in piena notte, niente più consigli? Niente?» nella sua voce si percepiva un briciolo di speranza e Lily avrebbe voluto aggrapparvisi se solo questo non avesse significato farsi ancora più male.
«È finita» confermò mentre Scorpius lasciava l'ufficio.
 
Alla fine non era riuscita a stare in ufficio più del dovuto, una volta giunto l'orario di uscita si era letteralmente volatilizzata a casa. Non si era fermata con Al e James fuori dal Ministero. Non aveva voluto fare due chiacchiere con Alice prima di tornare a casa. Non voleva ascoltare ancora una volta le suppliche di suo padre per farla rimanere in Inghilterra. Aveva solo incrociato lo sguardo di Scorpius, triste almeno quanto il suo, gli aveva chiesto scusa con gli occhi ma non sapeva se aveva capito.
Era sdraiata a letto da una innumerevole quantità di ore, la stanza era ormai a metà, metà in Inghilterra, metà in America. Anche lei si sentiva a metà: metà decisa ad andare avanti, metà con Scorpius.
A casa, nel caldo delle sue coperte, aveva dato sfogo liberamente alla parte che necessitava di Scorpius come l'aria. Il cuscino era zuppo, gli occhi erano gonfi, sulle guance erano incrostate delle lacrime, la testa le doleva, il naso colava, lo stomaco era chiuso, il nodo alla gola era sempre più stretto. Quella conversazione con Scorpius era stata un vero e proprio addio anticipato di tre mesi e adesso era ritornata come quando aveva diciassette anni e aveva scoperto che Rose faceva sul serio con Scorpius e viceversa. E lei era a metà.
Era a metà perché Scorpius non sarebbe stato più nella sua vita.
Era a metà perché Scorpius l'aveva amata e lei l'aveva gettata nelle braccia di un'altra.
Era a metà perché Scorpius amava Rose.
Era a metà perché per Scorpius era soltanto Lily.
Era a metà e doveva imparare a conviverci.
Sentì qualcuno bussare alla porta con fare concitato ma decise di ignorarlo mentre le palpebre si facevano pesanti e cadeva in un sonno pieno di spose mollate all'altare, vendette di Rose e un futuro infelice per lei e Scorpius.

La mattina dopo si svegliò che era ancora l'alba, scrisse una lettera al Ministero in cui diceva che si sarebbe assetata tre giorni per malattia e tornò a letto e si riaddormentò.
Si sentiva sfiancata e senza forze, non aveva voglia di vedere gente e forse in quei giorni si sarebbe portata avanti col trasloco iniziando a liberare il salotto. Non avrebbe usato la magia, per quanto fosse dotata, gli incantesimi domestici non facevano per lei. E poi il suo piumone era così caldo, così comodo, così accogliente, così... «Dimmi cosa cazzo stai facendo» una voce femminile interruppe i suoi pensieri circa la bellezza del suo piumone.
«Dormo» rispose senza aprire gli occhi.
«Questo lo racconti ai tuoi fratelli o al Ministero, non a me» disse Alice su tutte le furie. Lily sospirò facendo in modo che l'amica vedesse solo i suoi occhi.
«Ho la febbre» provò.
«Cazzate» rispose lei con le braccia incrociate ferma sull'uscio della porta.
«Guarda che è vero! Non senti il naso chiuso?» era vero, aveva il naso tappato dal troppo pianto della sera precedente. «So io perché ce l'hai chiuso» bofonchiò avvicinandosi alla finestra per aprire le tende.
Il getto di luce colpì Lily dritta negli occhi che, non essendo più abituata a tutta quella luce, si rintanò nell'oscurità delle coperte. «Smettila di fare la bambina ed esci!» ordinò.
«No, io voglio stare qua!» si lamentò Lily.
«Non esiste. Hai fatto colazione?» chiese.
Nel frattempo si era avvicinata e aveva iniziato a tirare le coperte per scoprire Lily che però le teneva strette. «Lily, ti prego ancora non ho figli ma vedendo te mi passa proprio la voglia di averli» sospirò sedendosi sul letto.
A quel punto, lo stomaco di Lily alla parola "colazione" si era ricordato di aver bisogno di sostanze nutritive e aveva iniziato a brontolare. «Esco solo se mi prepari i pancakes» mugugnò.
«Affare fatto» accettò la cognata.
Quando Lily uscì dal suo rifugio sicuro, il sole era alto nel cielo, segno che non dovesse essere così presto. «Ali ma che ore sono e perché tu sei qui?»
«Sono le undici e sono qui perché tu sei la mia migliore amica e capisco quando sei sul baratro. Anche a distanza» rispose mettendosi ai fornelli. «A proposito cosa hai fatto a Draco Malfoy, l'hai stregato?»
«Cosa?» chiese sovrappensiero.
«Oggi, mentre aspettavo l'ascensore per uscire, parlava con alcuni tizi e tesseva le tue lodi. È stato strano».
«Sta facendo di tutto per farmi rimanere qui» rispose stancamente. «Peccato che non sappia che io me ne vado perché sono innamorata di suo figlio che sta per sposare sua cugina» aggiunse piano con lo sguardo fuori dalla finestra.
«Lily...» mormorò Alice facendo il giro del bancone per abbracciarla. Lily rispose all'abbraccio mentre i suoi occhi stanchi cominciavano a pizzicarle di nuovo e le lacrime minacciavano di scendere.
Alla fine Alice era rimasta tutto il giorno con lei, la aveva aiutata un po' a dare un senso a quella casa zeppa di scatole, avevano giocato a scacchi magici in memoria dei bei vecchi tempi e avevano riso tanto, al punto che Lily non piangeva più per la tristezza ma per le troppe risate. Adesso erano sedute sul divano con i piedi sul tavolino a sorseggiare una Burrobirra.
«Ti va di dirmi cosa è successo?» chiese dolcemente. Lily annuì, soprattutto lei meritava di sapere.
«Ti ricordi quando abbiamo parlato nel mio ufficio qualche settimana fa?»
«Quando abbiamo parlato del vestito da sposa?» Lily annuì.
«Ecco Scorpius stava origliando e ha sentito» disse guardando Alice. «Ha sentito tutto» chiarì notando lo sguardo.
L'amica sgranò gli occhi «Lurido Serpeverde, io lo uccido» sibilò.
«Aspetta, c'è dell'altro» la fermò. «Quella sera, dopo che siamo tornati dal pub è venuto a casa mia e mi ha detto quello che aveva sentito, così abbiamo litigato e avevamo concordato che non ci saremmo evitati per in po'. Poi è successo il fatto con Josh, abbiamo litigato di nuovo e lui mi ha detto che sono una bugiarda della peggior specie, quindi siamo rimasti che forse era meglio non vederci per niente. Ieri mattina stavamo lavorando agli Antidoti e lui ha detto che il problema per cui non riuscivamo ad essere d'accordo era il fatto che lavorassimo insieme e non stessimo bene, lui ha proposto di lavorare separati e poi confrontarci solo se a qualcuno fosse venuta un'idea grandiosa. A quel punto gli ho detto di lavorare da solo e di presentare il prototipo dopo il 23 aprile così che sul progetto ci sia solo il suo nome».
Durante tutto il suo discorso aveva grattato via tutta l'etichetta della bottiglia facendo minuscoli pezzettini di carta per terra.
«Perché?» chiese Alice. «Perché l'hai allontanato in maniera così definitiva da te?» Lily sospirò.
«Scorpius è come un veleno per me. Mi fa stare così tanto bene da farmi stare male e io non ce la faccio più a doverci lavorare gomito a gomito tutto il giorno e fare finta di niente. Immagina di avere Albus accanto a te e non poterlo avere come tu lo vorresti...non è cattiveria o essere masochisti, è istinto di sopravvivenza, è mettere un punto» spiegò.
Avevano finito entrambe la Burrobirra così si alzò dal divano per andarle a gettare in cucina, seguita da Alice. «Un giorno troverai qualcuno che amerai almeno il doppio di quanto tu abbia mai amato Scorpius» le sussurrò abbracciandola.
Vennero interrotte da qualcuno che bussava insistentemente alla porta. «Aspettavi qualcuno?» chiese Alice. Lily negò.
«Potresti andare tu? Chiunque sia dici che dormo. Io rimango qui ferma in cucina dove non mi si vede» la pregò la rossa.
Intanto l'amica era già andata verso la porta di casa. Lily aveva le orecchie tese e pronta a captare la voce dell'ospite inatteso. «Scorpius?» chiese sorpresa Alice. 
Cosa diamine ci faceva lì Scorpius? Non avevano detto che era finita? Non era stata abbastanza chiara? 
«Alice, io...» tentennò sorpreso anche lui. «Io ero passato per delle cose di lavoro, sai il progetto sull'antidoto» si riprese subito dopo.
«Sì me ne ha parlato, ma ora non credo che dovresti parlare con lei» chiarì.
Santa Alice subito, una volta in America avrebbe commissionato una statua per lei.
«Come sta? Dane mi ha detto che si è presa qualche giorno».
Lily lo sapeva che non doveva reagire così, lo sapeva che non doveva sentire lo stomaco ribaltarsi ogni volta che lui si preoccupava per lei, perché lui lo faceva solo perché le voleva bene, non c'era un secondo fine. Né ora, né mai.
«Sì, ha qualche linea di febbre. Ora sta dormendo» disse Alice.
«Non è vero, non sta dormendo» lo sentì rispondere sicuro.
«Scusami?» Lily non fece fatica ad immaginare il sopracciglio alzato tipico di Alice quando era contrariata.
«La sua stanza dà sulla strada. Quando dorme non vuole che entri un filo di luce e le tende della finestra erano spalancate».
Merlino, Scorpius! Da quando era diventato così attento a ciò che faceva? Quando si era preso la briga di osservare in che modo teneva le tende quando dormiva?
«Hai ragione, ma le stava salendo la febbre così l'ho accompagnata in camera a sdraiarsi un po'. Stavo giusto per chiudere le tende quando hai suonato».
Grazie ai Malandrini Alice sapeva sempre come cavarsela, una volta finita quella sceneggiata l'avrebbe abbracciata.
«Capisco» disse semplicemente Scorpius. «Le farò vedere i documenti quando tornerà in ufficio».
«Io non penso sia una buona idea» indugiò Alice. «Farle vedere i documenti. Insomma sta per trasferirsi, forse è inappropriato».
«Buonanotte, Alice» rispose Scorpius ignorando l'ultima frase di Alice.
«Buonanotte, Scorpius» e chiuse la porta.
Una volta che fu tornata in cucina, Lily stritolò l'amica che per poco non rischiò il soffocamento. «Grazie, grazie, grazie» le ripeté più volte.
«Sì, ho capito, sono la migliore amica del mondo ma ora mollami» protestò.
«Sei la migliore davvero, quasi quasi rimango in Inghilterra solo per te» scherzò la rossa.
«Non sai quanto mi farebbe piacere» ammise.
Lily la strinse ancora più forte imprimendo quel ricordo in modo indelebile nella sua testa.
 
Alice se n'era già andata da parecchie ore, così Lily aveva iniziato a sistemare qualche scatolone del salone. Si era appena appellata un contenitore di cristallo quando sentì qualcosa muoversi al suo interno. Era la bomboniera del matrimonio di Victoire e Teddy, era tanto bella quanto delicata perciò l'aveva messa in alto in modo tale che venisse toccata il meno possibile. Sollevò delicatamente il coperchio e dentro vi trovò una scatolina verde in cui vi era disegnato uno stendardo verde e nero con al centro una elegante "M" e la scritta "Sanctimonia Vincet Semper" con due draghi di lato. Per poco non lanciò un urlo.
Quello era lo stemma della famiglia Malfoy e con ogni probabilità dentro quella scatolina di velluto ci sarebbe stato l'anello che Scorpius avrebbe dovuto regalare a Rose. Con le mani tremanti posò la bomboniera sul tavolino e si sedette sul divano sentendo le mani cominciare a sudare.
Estrasse la scatolina di velluto e con un sospiro la aprì. Dentro c'era un piccolo anello in oro bianco con uno smeraldo incastonato, era semplice e non troppo evidente. Ed era bellissimo. In un impeto di follia lo sfilò e se lo provò, le stava un po' largo ma la sua mano adornata da quell'anello era un vero gioiellino. Rimase a fissarlo per un paio di minuti chiedendosi come fosse arrivato quell'oggetto a casa sua.
Poi si ricordò che Scorpius le aveva detto che lo aveva sotterrato dopo aver fatto una scommessa da ubriaco con Al. E tutto divenne più chiaro.
 
Lily dormiva tranquillamente nel suo letto quando un tuono troppo forte la svegliò. Abitava da sola da pochi mesi ma a parte le prime sere, adesso si trovava a suo agio. Salvo quella sera in cui un temporale l'aveva svegliata e qualcuno bussava furiosamente alla porta. Col cuore in gola Lily afferrò la bacchetta che teneva dentro il comodino. «Lumos» mormorò evitando di accendere la luce per non farla vedere da sotto la porta. I colpi alla porta non erano finiti.
«Potter, apri!» esclamò una voce che Lily conosceva bene. Si rilassò mandandolo al diavolo e seccata aprì la porta.
Uno Scorpius visibilmente ubriaco e bagnato fradicio era davanti sull'uscio di casa sua. «Che hai fatto?» domandò facendolo accomodare.
Con un colpo di bacchetta gli asciugò i vestiti prima che lui potesse crollare sul divano. «Forse con tuo fratello Al abbiamo alzato un po' il gomito» biascicò.
«Ho notato. Siete due irresponsabili!» esclamò. «Siediti che vado a prenderti un po' d'acqua».
«Ehi ma sono asciutto? Come faccio ad essere asciutto se fuori piove? Tu lo sai?» Lily alzò gli occhi al cielo accompagnandolo al divano. Appellò un bicchiere e una brocca d'acqua e gliela porse. «Grazie» disse.
«Scommetto che è troppo chiederti perché vi siete ridotti in questo stato» sospirò più a sé stessa che al suo interlocutore.
«Ehi Lily, mi vuoi sposare?» la ragazza per poco non si soffocò con la sua stessa saliva.
Aveva sperato in quella domanda per circa otto anni, ma prima si era immaginata una storia d'amore idilliaca, non che Scorpius stesse con sua cugina da anni e che lui fosse ubriaco. «Non credo sia una buona idea» rispose mesta spostandogli i capelli dalla fronte.
Scorpius era sdraiato sul divano e Lily era seduta a terra all'altezza del suo volto. «È per l'anello? Guarda che ce l'ho!» esclamò offeso frugando nella tasca.
Il puzzo di alcol proveniente da Scorpius stordì Lily per qualche secondo, secondi preziosi che permisero al ragazzo di trovare l'anello e porgere la scatolina aperta a Lily. «Guarda è della mia famiglia» disse contento.
La ragazza rischiò l'infarto per la seconda volta in quella serata. Prese la scatolina, e la poggiò sul tavolino. «Non è una buona idea perché tu stai con mia cugina Rose, ricordi?» gli rammentò sentendo una fitta al cuore.
«Ah sì, Rose! Ma lei non gioca a Quidditch!» protestò mettendo un broncio da bambino viziato.
«Quindi vorresti sposarmi perché gioco a Quidditch?» rise Lily.
«E poi ti ubriacheresti con me» aggiunse. «Poi mi faresti i dispetti, io mi incazzerei, litigheremmo e poi faremmo l'amore per fare pace» farfugliò.
A quel punto Lily scattò in piedi e prese la scatolina di velluto chiudendola con un gesto secco. «Adesso è ora di dormire» disse con voce dura. «Ti lascio il bicchiere e l'acqua, devi bere molto. Se devi vomitare chiamami» aggiunse seria.
Lo coprì con una coperta pesante e poi pensò alla scatolina di velluto che bruciava stretta nel suo palmo. Osservò per un attimo il volto di Scorpius che era crollato senza neanche rendersene conto. Scrisse un messaggio a Rose per farla stare tranquilla e lo affidò a Blue il suo gufo che sembrava indispettito da quella richiesta. «Lo sono anche io» lo consolò carezzandole la testolina.
Guardò ancora quella scatolina e con un gesto della bacchetta lo rispose dentro quel contenitore di cristallo per evitare che Scorpius le facesse un'altra richiesta imbarazzante.
Non sapeva che la mattina dopo avrebbe trovato il divano vuoto e un biglietto di ringraziamento, né che Scorpius avesse dimenticato di averle fatto una proposta con tanto di cimelio di famiglia che per due anni sarebbe rimasto a casa sua.
 
Lily ripose l'anello amareggiata, questa volta non guardo l'orario ma era certa che fossero le due passate perché quel ritrovamento non era per niente positivo e lei lo sapeva, non succede nulla di buono dopo le due di notte

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.


A metà febbraio, Lily non aveva ancora deciso cosa fare dell'anello e mentre la sua casa si svuotava sempre di più, quel cofanetto di tessuto verde rimaneva dentro il cassetto della scrivania del suo studio, scrivania che evitava come se fosse circondata dall'Ardemonio. Non aveva idea di cosa fare: a Scorpius non poteva dirlo, men che meno a Rose, Alice si sarebbe infuriata come se fosse colpa sua ed Albus non sapeva delle dinamiche tra lei ed il suo migliore amico. Rimaneva James, ma sarebbe stata una buona idea parlarne con lui? Era da sempre molto impulsivo, non pensava alle conseguenze che un'azione potesse avere.
Quella sera era andata a cena a casa dei suoi riscattando il vecchio invito di alcune settimane prima e sua mamma le aveva preparato l'arrosto che le piaceva tanto e che, secondo James, era addirittura migliore di quello di nonna Molly. Sapevano tutti che non era così e lo diceva solo per compiacere Ginny, tuttavia era abbastanza buono da fargliene prendere un pezzo e portarlo a casa per mangiarlo la sera successiva. Almeno l'indomani non avrebbe dovuto pensare alla cena.
In quell'ultimo periodo aveva preso l'abitudine di fare delle lunghe passeggiate notturne per Diagon Alley, principalmente perché la aiutavano a non pensare o a pensare più lucidamente, qualche volta andava pure nella Londra Babbana ma la trovava troppo caotica per i suoi gusti, così si limitava a passeggiare per quel piccolo villaggio. Altre volte, invece, si era smaterializzata fino ad Hogsmeade ed era stata un po' in quella che avrebbe dovuto essere la sua nuova casa, l'aveva messa in vendita subito dopo aver comunicato alla famiglia del trasferimento ma si erano presentate solo un paio di famiglie nessuna delle quali si era dimostrata troppo entusiasta.
Quella era una di quelle sere in cui adorava stare nel freddo pungente e confortante di Diagon Alley. Come al solito non aveva una meta ben precisa, camminava e rimuginava. Rifletteva sul fatto che le mancasse Scorpius, perché sì, era vero che stava vivendo sott'acqua e aveva bisogno di ritornare in superficie ma lui era la sua Algabranchia. Lui era i pomeriggi passati a giocare a Quidditch nel cortile di casa Potter, le cene improvvisate a villa Malfoy, le estati passate a Villa Conchiglia sulla spiaggia, era tutti quei brevi momenti che la facevano stare bene. Ma era anche il dolore di vederlo baciare Rose, la sofferenza ogni volta che la toccava, era le lacrime quando si era resa conto che ormai lo aveva irrimediabilmente perso.
Qualche settimana prima le era sembrato naturale troncare ogni rapporto non come se il bene reciproco fosse svanito ma come se si fosse affievolito. Con il passare dei giorni, però, si era resa conto che quell'allontanamento forzato non aveva fatto altro che farle desiderare di abbracciarlo e dirgli di aver detto e fatto delle cazzate, che non era innamorata di lui e che era tutto uno scherzo. Ma sarebbe stata una bugia.
Amareggiata, si sedette sugli scalini della gelateria di Fortebraccio chiusa vista la tarda ora. Non se la sentiva di tornare a casa ma quelle ballerine nuove le davano fastidio al tallone e aveva bisogno di riposare per un paio di minuti. Avvicinò le braccia al petto e poggiò il mento sulle ginocchia fissando un foglio di giornale smosso dal vento, sentiva parlottare in lontananza ma non se ne curò, tanto era presa a capire come comportarsi.
«Potter?» la chiamò una voce familiare.
Adesso sentiva pure la sua voce, magnifico.
«Lily, cosa ci fai seduta a terra?» la voce limpida della cugina giunse alle sue orecchie ridestandola.
Non si era immaginata la voce di Scorpius, lui era lì, teneva per la mano Rose e dietro di loro c'erano Draco e Astoria che la guardavano spaesati.
Aveva pure fatto una figura di merda davanti al suo vicecapo, poteva andare peggio di così?
«Ciao» disse debolmente alzandosi e sentendo il dolore al tallone ritornare prepotentemente.
«Perché eri seduta a terra?» le chiese nuovamente la cugina.
Era sempre stata apprensiva, atteggiamento ereditato da zia Hermione. «Niente, stavo tornando a casa e mi sono dovuta fermare perché le scarpe nuove mi fanno male» rispose.
Sentiva lo sguardo brucente di Scorpius scrutarla, rendendole più difficile pensare e dare risposte di senso compiuto. Istintivamente gettò un'occhiata alle loro mani ancora intrecciate. «Lily, tutto bene?» si intromise Astoria. «Ti vedo un po'...spenta».
Lily aveva sempre avuto un debole per Astoria, sia perché era una bellissima donna di gran classe, aveva cresciuto un figlio capace di abbattere tutti i pregiudizi e giudizi sul loro nome e soprattutto avevano una strana sintonia, come se si capissero al volo. Quando aveva scoperto di Rose e Scorpius per poco non si era messa a fare i salti di gioia perché suo figlio aveva finalmente trovato una persona capace di fargli mettere la testa a posto. Ecco forse su quell’unico punto non erano proprio in sintonia.
«Dev'essere per il lavoro. Scorpius mi ha detto che col brevetto non va tanto bene, non è vero?» rispose Draco. Lily guardò Scorpius che alzò le spalle.
«Sì, è molto più complicato di quello che credevamo» disse quasi in un sussurro.
«Ma voi n-» iniziò Rose ma venne interrotta da una gomitata di Scorpius.
«Forse è meglio che io vada a casa» disse Lily prendendo la confezione che le aveva preparato la madre. Oltre ad essere a disagio, aveva paura che la conversazione potesse prendere una piega spiacevole.
«Vuoi che ti accompagniamo?» le chiese Scorpius con tono gentile. Era il tono che usava quando aveva fatto qualcosa di male e doveva farsi perdonare, ma stavolta non aveva fatto niente, era solo colpa di Lily.
«No, lo sai dove abito, sono quasi arrivata» rispose.
«Oh Lily, che sbadata che sono! Non ti ho fatto le congratulazioni per il trasferimento!» esclamò Astoria battendosi una mano sulla fronte e facendosi avanti per abbracciarla. Lily si limitò a ringraziare con un sorriso imbarazzato e a ricambiare l’abbraccio. A quel punto le persone ad averle fatto i complimenti erano tre. Un numero davvero considerevole.
«Non che ci sia molto da festeggiare» osservò Draco.
«Papà!» soffiò Scorpius.
«Sai quanto me che è sprecata per quelli che chiamano i Babbani 'No-Mag'!» disse contrariato. La moglie alzò gli occhi al cielo esasperata mentre Rose sorrideva divertita dalla battuta.
«Non dare retta a loro, sono felici per te anche se non si vede» la rassicurò.
Lily le sorrise ma sapeva bene che entrambi non erano entusiasti della sua scelta. «Vado davvero, si è fatto tardi e domani mattina devo impacchettare un po' di roba» disse risoluta.
Salutò entrambe le coppie e poi si diresse a passo deciso verso casa sua, incurante del tallone dolorante e del fatto che Scorpius la stesse guardando. Lei lo sapeva, lo percepiva. Lo aveva imparato con anni e anni di pratica, il suo sguardo era differente, era più intenso degli altri, era...be' era lo sguardo di Scorpius.
Quando si trovò a casa, posò la cena in frigo e si diresse nello studio, aprì il cassetto, prese la scatoletta verde, la aprì e la posizionò al centro del tavolo, poi vi si sedette di fronte e la fissò come se quel gioiello potesse parlare. Inutile dire che quello rimase esattamente immobile dov'era finché Lily spazientita non lo richiuse lanciandolo violentemente dentro il cassetto.
 
La mattina dopo si rese improvvisamente conto che era febbraio e lei non aveva un vestito per il matrimonio, perciò si armò di pazienza e abbandonò il suo progetto di inscatolare roba. Non aveva intenzione di comprarlo quel giorno, avrebbe dovuto avere il parere di Alice e Rose prima di acquistarlo però almeno avrebbe potuto farsi un'idea. Decise di iniziare dalla Londra babbana e poi passare a Diagon Alley e Madama McClan. Come al solito si ritrovò a ringraziare tutti e quattro i Malandrini perché suo padre l'aveva portata spesso a Londra e quindi sapeva come muoversi.
In un negozio seminascosto in un vicoletto trovò un vestito azzurro incantevole, era in chiffon, lungo, aveva uno scollo a barca che le lasciava le spalle scoperte e uno spacco che arrivava a metà coscia. Ne era rimasta tanto affascinata che decise di provarlo.
Di solito si sentiva a disagio con quei vestiti lunghi, talvolta scomodi e che pungevano di tanto in tanto, però con quell’abito si sentiva proprio bella, sembrava essere stato cucito proprio per lei. Uscì dal camerino per cercare l'anziana donna che glielo aveva indicato ma non c'era più, così iniziò a cercarla per il negozio.
«Merlino, Lily, sei stupenda!» una voce femminile la fece voltare e sorrise contenta.
«Signora Malfoy!» la salutò.
La madre di Scorpius si avvicinò accarezzando il tessuto dell'abito. «Cosa ci fa qui? Non sapevo frequentasse Londra».
«Non la frequento, infatti. Ho scoperto questo negozio per puro caso alcuni anni fa e da allora ci vengo spesso. Ha degli abiti graziosissimi, come puoi notare tu stessa» le rispose sorridente.
Nel mentre, l'anziana proprietaria uscì dal retrobottega. «Signora Malfoy! È da un po' che non la vedo!» le disse gentilmente.
«Ho avuto un po' da fare. Vorrei presentarti Lily, è una cara amica di mio figlio» rispose con un sorriso cordiale.
Lily porse la mano incurante del fatto di indossare uno degli abiti della sarta e che Astoria l'avesse appena definita una cara amica di Scorpius, cosa che ormai non era più.
«Signorina questo vestito le sta d'incanto» osservò stringendo distrattamente la sua mano.
La fece girare più volte su sé stessa scrutando le spalle ed i fianchi alla ricerca di qualche piccolo difetto inesistente. «Grazie» rispose timida. «Volevo chiederle se per caso lo può tenere da parte per sabato prossimo. Sono quasi convinta che lo prenderò ma vorrei farlo vedere ad altre due persone» la sarta annuì così Lily tornò a cambiarsi e indossò i suoi amati jeans e la felpa. Uscendo dal camerino sentì Astoria spiegare alla proprietaria che Scorpius si sarebbe sposato entro due mesi ed il tipo di abito che desiderava. «Arrivederci» disse Lily avvicinandosi alle due donne.
«Ciao Lily, Rose sarà entusiasta di vederti con quel vestito» sospirò emozionata.
Lasciando la piccola bottega pensò che forse sarebbe stato il caso di dire a sua madre del negozietto che aveva trovato, esattamente come lei, anche Ginny aveva un gusto piuttosto sportivo.
Una volta verificato che non ci fosse nessuno nei paraggi, si smaterializzò dei pressi del Paiolo Magico per poi andare a Diagon Alley. Si fermò a guardare alcuni calderoni per vedere se ce ne fosse qualcuno idoneo agli standard americani, poi fece un po' di scorte in Farmacia, si trattenne qualche minuto al Ghirigoro e quando il suo stomaco iniziò a reclamare cibo, iniziò ad andare verso casa.
Nella folla di maghi e streghe che affollavano Diagon Alley, Lily riuscì ad incontrare suo cugino Fred che stava aiutando zio George con l'inventario dei Tiri Vispi e poi Rose e Scorpius. «Meno male che ti abbiamo incontrata, Lily!» esclamò la cugina abbracciandola, Scorpius la scrutava silenzioso.
«Cosa succede?» chiese confusa.
«Dobbiamo scegliere le fedi» disse arrivando al dunque.
«Oh...» mormorò.
Quando era stato l'esatto momento in cui era diventata la persona da chiamare per scegliere (o trovare) un anello? Lily non lo ricordava, eppure doveva essere così altrimenti significava che il destino era solo un grande stronzo. «Rose dai, andiamo, magari lei vuole andare a casa» tentò Scorpius.
«Ti ricordo che doveva venire il tuo testimone che ci ha dato buca per, testuali parole, scopare come un riccio con sua moglie» rispose lei inacidita.
«Che schifo» si lasciò sfuggire Lily immaginando suo fratello e la sua migliore amica fare certe cose. Notò che sul volto di Scorpius si era formato un sorriso sghembo.
«E smettila di fare la quindicenne puritana!» la prese in giro. Anche Lily sorrise e per un momento le sembrò che tutto fosse tornato alla normalità.
«Allora vieni a scegliere le fedi con noi?»
Ma di normale non c'era proprio niente perché lei stava per aiutare l'uomo che amava a scegliere l'anello nuziale che l'avrebbe legato indissolubilmente ad un'altra. «Certo» disse riprendendosi. Scorpius intanto era tornato a chiudersi nel suo mutismo selettivo.
La gioielleria era a pochi passi da dove erano loro, vendeva gioielli direttamente forgiati dai folletti, Lily rimase estasiata dai braccialetti esposti in vetrina e pensò che quello sottile con la stellina blu sarebbe stato benissimo col suo vestito. «Rose, ho trovato un abito fantastico per il tuo matrimonio! Non prendere impegni per sabato prossimo perché te lo devo mostrare assolutamente prima di comprarlo!» la avvisò prima di entrare nel negozio.
Lo sforzo che stava facendo per sembrare naturale era enorme e il fatto che Scorpius facesse tutto l'opposto rendeva tutto più difficile. Si avvicinarono al bancone dove c'era un commesso che attendeva la coppia di fidanzati. «Allora avete riflettuto?» chiese impaziente.
L'uomo era giovane, poteva avere qualche anno in più di Lily, forse l'aveva intravisto qualche volta nei corridoi di Hogwarts, nella sua memoria apparteneva a Tassorosso, il cartellino sulla maglietta portava il nome "Paul". Poteva essere che fosse Paul Knight? Il cacciatore Tassorosso? «Paul?» chiese stupita.
«Lily!» esclamò lui vedendola. «Caspita quanto sei cresciuta!» disse stupito. Lily sorrise abbassando la testa.
«Sì, sono passati un paio di anni» ammise.
«Possiamo scegliere le fedi prima che vi saltiate addosso?» domandò Scorpius seccato. Rose gli diede una gomitata richiamandolo.
«Scusate, ultimamente il mio fidanzato ha perennemente il ciclo. Paul puoi mostrarci le fedi così possiamo sceglierle insieme a Lily?» disse cordiale come se non avesse appena preso in giro il suo futuro sposo.
Paul prese le fedi da sotto il bancone, gliene mostrò di tre tipi: uno in oro bianco, le classiche in oro giallo e poi un altro tipo sempre in oro giallo ma più larghe. Lily si perse ad osservarle per un po' poi decise di andare sul classico indicando quelle posizionate al centro. «Vedi che avevo ragione!» sbottò Rose.
«Lui voleva quelle in oro bianco, vero?» chiese Lily divertita.
«Sì» rispose scontroso il ragazzo.
«E fatemi indovinare, tu la volevi in oro bianco perché ti ricorda l'argento Serpeverde e tu la volevi in oro giallo perché ti ricorda i Grifondoro?» ipotizzò canzonatoria.
«Potter, al contrario tuo noi non siamo così infantili».
«Ma che hai mangiato stamattina, yogurt scaduto?» chiese Rose nell'esasperazione più totale. «Comunque forse un po' ha ragione Lily» aggiunse torturandosi le mani segno che fece capire a Lily di averci visto giusto.
La Potter sorrise soddisfatta e poi si rivolse a Paul che aveva osservato la scena divertito: «Paul si può fare in modo di incastonare uno smeraldo nella fede di lei e un rubino nella fede di lui?»
Rose spalancò gli occhi stupita: «Ma è un'idea fantastica!» esclamò. «Solo che non sarebbe meglio il rubino nella mia e lo smeraldo nella sua?» Lily scosse la testa.
«Credimi Rose, vi ho osservato così tanto in questi anni che c'è un po' di Serpeverde in te e un po' di Grifondoro in lui» rispose.
«Potter, stai per caso cercando di insultarci?»
«Per niente» disse Lily ridendo. «È così quando si ama qualcuno: si arriva a prendere piccoli atteggiamenti dell'altro e viceversa». Aveva velatamente evitato lo sguardo di Scorpius fissando Rose che era emozionatissima.
«E tu sei esperta in amore, giusto?» chiese velenoso.
Sentendosi punta nel profondo, decise che era giunto il momento di andare a casa. Si schiarì la voce: «Devo andare».
Lasciò il negozio in fretta, senza neanche salutare e corse verso casa sua. Lo sapeva che Scorpius la odiava, era palese, ma perché continuare a ferirla in quel modo? Continuamente, come se non stesse già soffrendo abbastanza, come se il suo cuore non fosse già a brandelli perché lui si stava sposando. E lui lo sapeva. Sapeva cosa provava, sapeva quanto soffriva, sapeva quanto era difficile per lei lasciarlo andare per sempre, eppure a lui non importava. Non gli importava se la notte lei piangeva, se ad ogni gesto verso Rose si sentiva spezzata, se ogni volta che le chiedevano una mano lei si sentiva morire. 
 
Respirava affannosamente contro la porta d'ingresso di casa sua, ancora col mantello addosso, era seduta a terra e cercava di regolarizzare respiri e battiti che sembravano andare per conto proprio fregandosene che a lei mancasse l'aria.
Forse stava per morire perché il suo cuore era stato spezzato così tante volte da non riuscire più a rimettere insieme i pezzi.
Forse stava per morire perché era una codarda che non era mai riuscita a dichiarare il suo amore ad una persona che adesso non era più sua.
Forse stava per morire perché il peso di questi sentimenti la stava lentamente schiacciando.
E forse morire quando si è già spezzati non era poi così male come credeva.
 
Quando riaprì gli occhi, davanti si trovò il viso preoccupato di Alice. «Alice?» domandò confusa. Era sdraiata sul divano di casa sua e cercò di sollevare un poco il busto ma l'amica glielo impedì.
«Riposati» le disse perentoria.
«Che è successo?» chiese. Si sentiva debole, ricordava di essere stata in gioielleria e di essere tornata a casa, poi era tutto molto confuso.
«Credo tu sia svenuta. Ti ha trovata Scorpius, era preoccupatissimo, è rimasto fino a poco fa» rispose.
«Scorpius?»
«Già. Sosteneva che fosse colpa sua, non so perché» le disse.
«Be' ha ragione!» rispose indispettita. «Che ore sono?» chiese poco più tardi.
«È l'una. Hai fame? Posso prepararti qualcosa» propose la cognata.
«Nel forno dovrebbe esserci l'arrosto di mia madre» rispose. «Ho trovato l'anello» disse dopo qualche secondo come se stesse parlando del tempo.
«Quale anello?» domandò Alice.
«Quello che Scorpius avrebbe dovuto dare a Rose. È sempre stato a casa mia». Notando l'espressione dubbiosa dell'amica capì che era arrivato il momento di riesumare quella vecchia storia. «La sera in cui Al e Scorpius hanno seppellito l'anello poi Scorpius è venuto a casa mia, era visibilmente ubriaco e mi ha chiesto di sposarlo, allora io l'ho messo a dormire e ho nascosto l'anello per evitare che facesse qualche altra stupidata. Solo che quando mi sono alzata la mattina dopo lui non c'era più e per anni ho pensato che si fosse appellato l'anello ma mi sbagliavo. L'ho trovato mentre svuotavo il salotto. Ora è posato nel cassetto della scrivania nello studio e non ho idea di cosa farne».
Alice nel frattempo era corsa nello studio a vedere l'anello. «È bellissimo» sospirò tornando con la scatolina.
«Già» convenne.
«Non puoi darglielo semplicemente?» propose Alice.
«Certo. Immagina la scena: 'ehi Scorpius, ti ricordi l'anello che volevi dare a mia cugina per chiederle di sposarla, be' è sempre stato a casa mia e mi hai anche chiesto di sposarti'!» disse inacidita.
«È un bel casino» ammise.
Ma la mente di Lily stava già lavorando freneticamente perché lei un'idea la aveva avuta forse non era la scelta più giusta ma era la migliore: «Sarà il mio regalo di nozze per Scorpius». 
Non erano le due di notte eppure quello che aveva pensato di fare non presagiva niente di buono.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


Capitolo 7.
 
Quella sera Lily era a casa di James per il suo ventottesimo compleanno, aveva deciso di festeggiare in grande perché aveva sostenuto che sarebbe stato l'ultimo insieme a lei. A Lily tutte queste piccole attenzioni la facevano sentire più in punto di morte che all'inizio di una nuova avventura lavorativa. Alice, dall'altro lato della stanza, la guardava in cagnesco; secondo lei l'idea di usare l'anello come regalo di nozze era pessima. Anche secondo Lily lo era ma non aveva altre idee.
La festa era particolarmente rumorosa, oltre ai suoi innumerevoli cugini, c'erano anche alcuni amici di James, alcuni colleghi di lavoro, c'erano perfino alcuni amici di Allison, vecchi compagni di scuola, gli zii e i suoi genitori. Quella serata si era trasformata in una vera e propria baldoria: alcuni zii, come lo zio Percy e la zia Audrey erano passati a dare gli auguri e poi erano andati via, altri si erano trattenuti di più ma erano andati via relativamente presto.
Zio George, che non riusciva a rinunciare ad un po' di sano divertimento, era ancora lì e parlottava con il figlio Fred probabilmente di qualcosa riguardante il negozio a giudicare dallo sguardo del cugino. Venne salvato da Hugo che lo prelevò letteralmente dalle grinfie dello zio e lo portò nel salotto dove c'era un buffet di antipasti. Sentì una stretta allo stomaco vedendo i suoi genitori parlare con zia Hermione e zio Ron affiancati da Rose e Scorpius, lui aveva un braccio intorno alle spalle di lei e stava ridendo probabilmente per qualche battuta pessima di suo padre, mentre sua madre era rivolta ad una zia Hermione e Rose euforiche, zio Ron sembrava scocciato, ma lo era sempre da quando Scorpius era diventato il fidanzato della figlia.
Zio Bill stava parlando con Paul della gioielleria di qualche manufatto di folletto mentre zia Fleur, con lo sguardo, gli chiedeva di rincasare. Molly e Dominique erano al tavolo delle bevande e parlottavano dei vestiti del matrimonio, Louis era con Hugo e Fred a parlare di Quidditch e Lucy era accanto a lei, silenziosa, che fissava... Frank Paciock?
«Lucy?» la chiamò. Quella non diede segno di aver sentito e allora le sventolò una mano sotto il naso. «Terra chiama Lucy».
La giovane ragazza dai capelli rosso chiaro, quasi arancioni, si riscosse. Rigirava il suo bicchiere in carta color oro tra le mani tra il distratto e il nervoso. «Scusami Lily ero sovrappensiero. Volevi dirmi qualcosa?» Lily sorrise sorniona.
«Ho notato che eri sovrappensiero» rispose ridacchiando.
«Cosa?»
«Sei interessata a Frank?» domandò senza troppi giri di parole.
La cugina divenne molto simile al colore dei capelli di Lily, rosso scuro. Per sua sfortuna, non aveva ereditato il gene Weasley, perciò non le divennero rosse solo le orecchie ma tutto il volto. A Lily venne da sorridere ma si trattenne. La cugina era più grande di lei di un anno, ai tempi era stata smistata in Tassorosso proprio come Frank ma da che ne avesse memoria non si erano mai calcolati più di tanto. «Stai zitta tu che vai dietro a Scorpius Malfoy da quando sei piccola e te lo sei fatta rubare da sotto il naso» sibilò.
Dopo lo shock iniziale dovuto al fatto che sua cugina si fosse accorta dei suoi sentimenti per il fidanzato di Rose, si chiese perché Lucy non fosse stata smistata in Serpeverde perché aveva tutte le carte in regola per esserlo. La frase appena pronunciata poteva essere detta da tutti tranne che da una Tassorosso, di fatto lei il conflitto lo stava creando, non evitando. «Scusami, non dovevo dirti quella cosa» aggiunse mettendo fine alla diatriba nel cervello di Lily.
«Ma hai ragione» convenne la più giovane.
«Non capisco come Rose non abbia fatto ad accorgersene» osservò.
«Credo di essere stata abbastanza discreta in questi anni».
A quel punto Lucy scoppiò in una fragorosa risata facendo girare Albus che passava di là con una bottiglia di Acquaviola. «Tu? Discreta?» le chiese asciugandosi le lacrime. Lily si sentì punta nel profondo. «Oh Lily, credimi, è evidente che gli muori dietro e che lo stai evitando».
Lily lanciò un'occhiata ad Alice alla ricerca del suo aiuto ma era di spalle e stava parlando con zia Angelina e Al. Sospirò e tornò a guardare la cugina. «Quando l'hai capito?» Lucy fissò il contenuto del bicchiere per un po' prima di risponderle.
«Credo durante l'estate dopo il tuo settimo anno, quando Rose e Scorpius si sono fidanzati» Lily annuì ricordando quei momenti.
Non era stato un periodo particolarmente bello, passava la maggior parte del tempo in camera e non voleva vedere nessuno tranne Alice di tanto in tanto. Ragionandoci da persona adulta forse quello era stato il primo timido tentativo in cui aveva cercato di allontanare Scorpius senza successo. «Poi ho ricollegato tutti i pezzi, di come all'improvviso ti interessava farti bella o perché ti fossi avvicinata così tanto ad Al».
«Perché non me l'hai mai detto?»
Vennero distratte da Victoire e Teddy che fecero il loro ingresso e andarono a salutare il festeggiato poi Lily si voltò di nuovo verso Lucy in attesa di risposte. La vide alzare le spalle: «Pensavo l'avresti detto tu o che ti sarebbe passata, all'inizio pensavo fosse una cotta, una cosa passeggera, non quel tipo di sentimento».
«Per quel che vale, avrei voluto anche io fosse solo una cotta» ammise amaramente.
«Quindi ti arrendi e te ne vai in America? Finisce così?» domandò.
«Sembrerebbe di sì».
«Peccato, avrei voluto uno di quelle storie d'amore alla Romeo e Giulietta» le disse citando l'opera si Shakespeare, un drammaturgo Babbano.
«Cioè ci vorresti morti?» chiese scherzosa.
«Ecco, magari senza quell'ultima parte».
Una Molly particolarmente ubriaca si avvicinò a loro biascicò qualcosa di incomprensibile e Lucy capì che era arrivato il momento di portarla a casa. «Serve una mano?» chiese Frank Paciock passando davanti a loro.
Gli occhi di Lily si illuminarono di una luce malandrina che crescendo aveva perso ogni giorno un po' di più. «No, non c'è bisogno, grazie Frank».
«Si Frank, ci faresti un favore immenso!» dissero all'unisono Lucy e Lily. Molly intanto borbottava qualcosa sui cavalli con un vestito giallo ma decisero di ignorarla.
«Ho capito» disse Frank prendendo il braccio destro di Molly e mettendoselo al collo. Lucy, dopo aver lanciato uno sguardo omicida alla cugina fece lo stesso gesto di Frank e si diressero fuori dalla casa. Non le sarebbe dispiaciuto se si fossero messi insieme, in fondo avrebbero potuto riscontrare delle affinità che non sapevano di avere.
Scuotendo la testa decise di andare a prendersi qualcosa da mangiare sfortunatamente al bancone c'erano suo zio Ron e sua madre. «Tesoro sei dimagrita tantissimo!» le fece notare Ginny. «Stai mangiando?» Lily alzò gli occhi al cielo senza farsi notare.
Stava giusto riempendo i polmoni d'aria prima di rispondere quando una voce gelida la bloccò: «Oh sì, signora Potter. Si nutre ogni sera di patatine, noccioline e cibo d'asporto».
In quel momento dimenticò di essere innamorata di lui da undici anni, di tenere a lui più della sua stessa vita, in quel momento voleva solo affatturarlo e farlo tacere. Si girò fronteggiandolo. «Non mi pare che qualcuno ti abbia interpellato» rispose tagliente.
«E cosa avresti risposto stavolta? Che è colpa del trasloco?» chiese lui serafico. Lily avrebbe voluto abbassare la testa perché aveva ragione, stava per rispondere proprio in quel modo.
«Forse perché È colpa del trasloco, delle mille pratiche da sistemare, dalla posta dell'America che mi arriva in piena notte!» esclamò calcando sul verbo.
«Balle» sibilò lui.
«Davvero mangi solo patatine, noccioline e cibo d'asporto?» chiese la madre per portare la conversazione sul un territorio neutrale. Lily si girò verso la donna abbassando la testa colpevole.
«Forte! Lo sapevo che eri la nipote migliore di tutte!» esclamò lo zio Ron ricevendo una gomitata dalla sorella. Nonostante tutto riuscì a strapparle un sorriso.
«Vado a fare due passi in giardino, forse è meglio» disse rivolta alla coppia di fratelli, poi superò Scorpius e si diresse verso l’esterno.
L'aria di marzo era frizzantina e le leggere folate di vento le facevano venire i brividi, sedendosi sul dondolo della veranda si pentì di non aver preso il giacchetto.
James e la sua fidanzata avevano preso una villetta carina a Godric's Hollow, entrambi avevano un lavoro e facevano sul serio anche se nessuno dei due aveva accennato al matrimonio. Lily pensava che non si sarebbero mai sposati o al massimo lo avrebbero fatto una volta raggiunta una certa età e maturità, soprattutto James. Era contenta che avesse trovato la sua metà e che in qualche modo questa lo stesse aiutando a scoprire la parte più matura di lui.
Nel silenzio della sera sentì il suo stomaco brontolare e istintivamente si portò una mano una pancia. Non mangiava dall'ora di pranzo e la discussione con Scorpius l'aveva distratta dal suo rifocillarsi. «Fame, Potter?» come se avesse letto i suoi pensieri, l'ex-Serpeverde, quasi sposo di sua cugina, comparve alle sue spalle. Lily si voltò leggermente e notò che aveva una camicia nera con dei jeans scuri e un giacchetto di pelle di drago, in mano teneva un piattino. Sembrava a tutti gli effetti una richiesta di pace. «Mi ha chiesto tua madre di portartelo» chiarì.
Come non detto.
«Puoi posarlo qui e andare dentro» gli disse indicando il tavolo di legno.
«No». Appoggiò il piatto sul tavolo e poi si accomodò accanto a lei. Era la prima volta dopo quasi due mesi che stavano così vicini. Sentire il suo calore, il suo profumo, osservare da vicino i suoi lineamenti perfetti, per Lily fu come tornare a casa. Una voce le ricordò che stava per sposare Rose e allora si disse che era come tornare a casa in una casa che però non le apparteneva veramente.
«No?» chiese lei guardandolo. Lui fissava il vuoto in una posizione rigida e tesa.
«No» ribadì.
Ci furono un paio di minuti di silenzio in cui si sentiva solo il frinire dei grilli e di tanto in tanto lo stomaco di Lily che brontolava facendo sogghignare Scorpius. «Mangia» le ordinò.
«Io non prendo ordini da te».
«Se non vuoi farlo per me fallo per il tuo povero stomaco». Scorpius le passò il piatto di carta dove c'erano alcuni pezzi di sfoglia, dei calzoni, un po' di torta salata, pizzette e varie tartine. «Ha messo un po' di tutto perché dice che...»
«...che sono troppo magra. Lo so, lo dice sempre» concluse Lily per lui addentando una tartina per la gioia delle sue papille gustative.
«E ha ragione» osservò il ragazzo.
«E a te cosa interessa?» chiese scettica. «Sono una bugiarda, non merito la tua attenzione, no?» lo provocò. Scorpius fece un profondo e rumoroso respiro e si passò le mani sui jeans.
«Come stai?» domandò.
Lily lo guardò con tanto d'occhi per capire se la stesse prendendo un giro o cosa. Si erano totalmente esclusi vicendevolmente, si salutavano appena, lui si comportava come se fosse fatto di veleno e ora le stava chiedendo come stava? «Bene» rispose mordendo il calzone. Sembrava essere stato cucinato dagli dei, Merlino!
«Ti prego basta mentire» mormorò. «Dimmi la verità e dimmi che stai male, se stai male. Tirarmi anche uno schiaffo se devi. Dimmi se hai paura perché stai per andartene dall'altro lato del mondo, stai per lasciare la tua famiglia, la tua vita, il tuo lavoro e anche se tu dici che lo fai per te, lo so che lo fai per me. Dimmi che mi odi, che odi Rose, che non ci vuoi più vedere. Fa' qualcosa ma non mi ignorare, ti prego, perché è già brutto così» disse tutto d'un fiato.
Lily si fermò un attimo a riflettere sulle parole di Scorpius masticando l'ultimo pezzo di quel cibo paradisiaco. «Mi sento come se mia cugina stesse per sposare il mio migliore amico quindi sono super elettrizzata ma allo stesso tempo il mio migliore amico è con ogni probabilità l'unico uomo che amerò nella mia vita e non fa altro che farmi battutine acide davanti alle altre persone e io vorrei andare a dormire e svegliarmi già in America.
«E poi mi sento a metà perché metà della mia roba è nel mio appartamento a New York, l'altra qui a Diagon Alley, a volte mi capita di cercare qualcosa per casa e poi ricordarmi che non ce l'ho più, è a cinque ore di fuso da me. Senza contare che sto deludendo la fiducia del mio datore di lavoro e del suo braccio destro che si dia il caso essere il padre del mio migliore amico. Lui vedeva grandi cose in me ma in realtà non si è accorto che sono solo una stupida ragazzina di venticinque anni.
«In ultimo: il suddetto amico ha origliato una mia conversazione con la mia migliore amica e ha scoperto i miei sentimenti per lui, se ci parliamo litighiamo e l'ho praticamente lasciato andare via per la seconda volta giocando in anticipo sui tempi, senza aspettare di partire per l'America» sciorinò senza pensarci troppo. Glissò volutamente sul ritrovamento dell'anello, sebbene una voce molto simile a quella di Alice le diceva che era il momento adatto per quella confessione.
«Mi sembra sia abbastanza a cui pensare per una sola persona» sospirò Scorpius. «E mio padre non ti odia. Si sta per sposare suo figlio ma pensa solo alla sua migliore Pozionista che se ne va oltreoceano. Dice che ti capisce».
«Mi capisce?» domandò accigliata e Scorpius annuì. «Com'è possibile? Ogni mattina mi ricorda quanto sia bella l'Inghilterra con le sue campagne o quanto sia bello e funzionante il nostro Ministero e poi a casa dice che mi capisce?»
«Non so perché lo dice, gliel'ho chiesto ma si è limitato a fare quel ghigno urtante».
«Lo sai che è lo stesso che fai tu?» gli fece notare Lily con una leggera risatina.
«Non è vero, il mio ghigno è sexy, il suo è solo...fastidioso» concluse trionfante.
«Convinto tu...»
Nel silenzio che si era creato, Lily ebbe tempo per riflettere che le mancavano i tempi in cui poteva scherzare con Scorpius senza che ci fosse quella tacita formalità tra di loro che risultava innaturale ma necessaria. Erano entrambi ancora troppo feriti per fare finta che non fosse accaduto nulla. Quello pseudo ritorno alla normalità era stato come ingerire l'Algabranchia dopo essere stati per troppo tempo sott'acqua: una boccata di ossigeno fresco che le aveva in qualche modo alleggerito il cervello.
«Mi dispiace» disse Scorpius di punto in bianco fissando un punto imprecisato davanti a lui. Lily inarcò le sopracciglia così tanto che quasi si confondevano con l'attaccatura dei capelli, non era nei Serpeverde scusarsi. «Sono stato un insensibile in questi anni. Non ho mai capito niente di quello che provavi. Quando sono uscito da casa tua, la prima volta che abbiamo litigato, ho ricominciato a mettere insieme i pezzi e tutto aveva senso. Ho capito perché dopo il tuo settimo anno stavi chiusa in camera precludendoti il dovuto riposo, ho capito perché per anni ti sei rifiutata di uscire con me e Rose o se eravamo nello stesso posto cercavi di stare il più possibile lontano da noi. Ho capito perché durante il Natale alla Tana ti trovavo spesso a fissare il vuoto o perché non hai mai avuto un ragazzo stabile. E mi dispiace averti fatto così male. Sono uno stupido». Lily sospirò accarezzandogli il braccio per confortarlo.
«Non è solo colpa tua, avrei potuto dirtelo prima» disse posando il piatto di carta sul tavolino. «Sì, insomma, quando io ti piacevo non ne ero troppo sicura ed ero convinta che avrei fatto una brutta figura dicendoti quello che provavo. Sono stata io che ho spinto l'una nelle braccia dell'altro e sono stata io che mi sono voluta infliggere lo stesso dolore per undici anni. Credo sia più colpa mia che tua» concluse.
«Che hai avuto quella volta? Quando sei corsa via dalla gioielleria?» per la prima volta Scorpius la guardò. Era lo stesso sguardo sicuro e penetrante di quando pretendeva la verità e nient'altro, era quello sguardo che avrebbe capito al volo una sua bugia. Lily prese un respiro profondo.
«Presumo fosse un attacco di panico».
«Un attacco di panico e perché?» domandò con una certa urgenza nella voce.
«Capita ogni tanto, credo sia lo stress del periodo, non solo fisico ma anche emotivo. E poi mi avevi fatto davvero arrabbiare in gioielleria. A proposito perché non hai voluto che ci provassi con Paul? Sembra carino» chiese piegando la testa verso sinistra. Scorpius tornò a fissare il vuoto passandosi le mani sui jeans, un gesto che faceva per trasmettersi coraggio in una situazione particolarmente tesa o nervosa. Lo faceva alle interrogazioni, durante i compiti in classe, agli esami, quando suo padre lo rimproverava perché era tornato di nuovo sporco di fango da casa Potter o sua madre gli chiedeva per l'ennesima volta qualche cosa che lo metteva in imbarazzo, come le ragazze. Lily adorava quel gesto perché le ricordavano il ragazzino che c'era in Scorpius, il ragazzino di cui si era innamorata e che adesso era diventato uomo e stava per spostare un'altra.
In realtà c'erano molti gesti che Lily adorava di Scorpius, avrebbe potuto scriverci un libro: le piaceva particolarmente quando incrociava le braccia dietro al petto e si sdraiava al sole con gli occhi socchiusi, o quando si sedeva sul divano con i piedi appoggiati al tavolino per ricomporsi appena sentiva i passi dei suoi genitori che si avvicinavano. Le piaceva il suo modo di volare perché era di una eleganza principesca, e quando era impaziente tendeva a fischiettare a volte risultando irritante, altre volte era rilassante. Quando la vedeva particolarmente triste iniziava a comportarsi in modo goffo, abbandonando il suo portamento quasi austero, con l'unico scopo di farle spuntare il sorriso. Lily sospirò e pensò che a Rose era andata decisamente molto bene.
«Mi dava fastidio» rispose incolore.
«Ti dava fastidio?» ripeté Lily. Scorpius annuì.
«Non so come spiegarti, non sono geloso di te, puoi stare con chiunque però ecco non farlo davanti a me perché mi dà fastidio» spiegò con difficoltà.
«Ho capito» rispose Lily sorridendo amaramente. «Mi stai facendo lo stesso discorso che mi ha fatto James quando avevo quindici anni».
«Paragonarmi a tuo fratello mi pare esagerato» ribatté offeso. La ragazza rise falsamente.
«Scorpius mi hai appena detto che non sono manco più nella friend-zone ma nella sibling-zone, che sinceramente non credo manco esista, e tu dovresti sentirti offeso?» osservò.
Scorpius alzò le mani in segno di resa: «Hai vinto» mormorò.
«Io vinco sempre, anche quando sembra che ho perso» scherzò.
«Ah sì?» chiese lui alzando un sopracciglio.
«Certo. Io fra un mese andrò a New York, conoscerò uno di quegli americani super fighi e poi tornerò in Inghilterra e lo presenterò al mio fratellone super geloso Scorpius» illustrò sorridendo.
In cuor suo sapeva che non sarebbe successo niente di tutto ciò, che se anche avesse conosciuto una persona capace di oscurare il pensiero di Scorpius, lui sarebbe stato una costante nella mente e nella vita di Lily. Sarebbe stato quel rimpianto che di tanto in tanto ti tiene sveglia di notte. Quel "se" che avrebbe cambiato la sua vita se avesse aperto gli occhi al momento giusto. Scorpius era l'occasione mancata, l'ingrediente segreto che rende perfetta la pozione, era freschezza pura.
«Mi mancherai quando sarai in America» disse piano guardandola negli occhi.
«Mi mancherai anche tu, Scorpius».
Si alzò e le porse la mano e, come se fossero ancora ad Hogwarts sulle rive del Lago in una giornata primaverile, lei la accettò decidendo che avrebbe avuto modo e tempo per imparare a vivere senza di lui, non era ancora il momento di starne senza.
Senza bisogno di guardare alcun orologio, Lily seppe esattamente che non erano ancora le due di notte: era appena successo qualcosa di bello. 

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.
 
Quando quella mattina Lily si alzò dal letto, la pesantezza di quei mesi le cadde addosso come un fardello massiccio. Stropicciandosi gli occhi ancora assonnati, vide il baule aperto pronto per essere riempito delle ultime cose, la stanza praticamente vuota ad eccezione di un copriabito che nascondeva il vestito che avrebbe indossato quel giorno.
La data era arrivata: era finalmente il 23 aprile, giorno in cui Scorpius non sarebbe più stato suo, Rose sarebbe diventata la signora Malfoy e a Lily restavano solo poche ore in Inghilterra. Già sentiva la mancanza di quel piccolo appartamento che per anni era stato casa.
Dopo aver fatto colazione passò a salutare la signora Anderson, un'anziana signora che abitava al piano di sopra e si era dimostrata gentile con lei e non lo faceva per il cognome che portava. Aveva pianto e Lily aveva fatto fatica a trattenersi, in fondo quello era solo il primo saluto di una lunga giornata. Poi tornò a casa, prese il suo abito, l'anello, le chiavi della villetta ad Hogsmeade e si smaterializzò alla Tana.
Nonostante il matrimonio sarebbe stato nel pomeriggio, la famiglia si era data appuntamento alle 10 per sistemare la casa, da quel che sapeva Lily, ci sarebbe stata anche la famiglia Malfoy a dare una mano. E infatti appena fuori dalla recinzione della casa dei nonni incontrò Draco Malfoy con sua moglie, avevano dietro un baule in cui probabilmente c'erano gli abiti da cerimonia. «Potter!» esordì l'uomo.
«Signor Malfoy, signora Malfoy» rispose lei dirigendosi verso l'ingresso. La donna si avvicinò a lei e la abbracciò.
«Come ti senti?» le chiese.
«Io? Siete voi i genitori dello sposo!» osservò divertita da quelle attenzioni.
«Ma tu stai per lasciare il posto di lavoro migliore di tutta Europa per andare a giocare con i cervelli di bradipo» rispose tagliente signor Malfoy. «Fossi in te mi sentirei molto male sapendo di procurare un dolore così forte ad un pover’uomo che altro non è che il papà del tuo migliore amico e quasi capo del Dipartimento di Pozioni». Astoria lo guardò spazientita.
«Draco, ti prego, ne abbiamo già parlato!» l'uomo alzò le mani in segno di resa e facendo levitare il baule entrò nella proprietà Weasley.
«Non mi riferivo alla partenza» disse Astoria una volta che Draco fu abbastanza lontano. La frase della signora Malfoy attirò la totale attenzione di Lily.
«E a cosa?» chiese innocentemente.
«Lo so, Lily. Ho notato quando lo guardavi di nascosto. Lo sa anche Draco, in fondo. Per questo non vuole che tu te ne vada: sa che lo fai per lui». La Potter si sentì avvampare, non era certa le fossero diventate rosse solo le orecchie. «Ora ti chiedo di nuovo: come stai?»
«Male, ma ne uscirò prima o poi» Astoria sorrise con fare materno e le accarezzò una guancia.
«Sei molto forte» osservò.
«O molto stupida» aggiunse con un sorriso sghembo.
«Non so come ti possa far sentire, ma domani parti per l’America e chissà quando ci rivedremo di nuovo» iniziò. «Lui avrebbe scelto te se solo avesse capito. E non chiedermi come lo so, sono sua madre».
Per fortuna o sfortuna, il pop di una smaterializzazione interruppe le due donne. Scorpius Malfoy, più pallido del solito, si avvicinò a loro. Su un braccio teneva l'abito da cerimonia che avrebbe indossato più tardi, era coperto da un telo scuro che portava lo stesso logo di quello di Lily. Senza dire una parola di fiondò ad abbracciare prima la madre e poi Lily. «Scorpius che hai?» da che ne aveva memoria, Scorpius non l'aveva quasi mai abbracciata.
«Sinceramente?» chiese. «Me la sto facendo addosso».
«Scospius, che modi! Stai per sposarti, per Salazar!» lo rimbeccò la donna. «Hai fatto colazione?» aggiunse poi più dolcemente ricevendo un segno negativo con la testa come risposta da parte del figlio. 
«Venite dentro, mia mamma e nonna Molly avranno preparato la colazione per un esercito» s'intromise Lily.
Far entrare Scorpius non fu affatto semplice, Lily infatti dovette prima assicurarsi che Rose non fosse nei paraggi ma la fortuna non girava dalla sua parte, quindi dovette costringerla a chiudersi nella stanza che era stata adibita a "stanza della sposa" e poi far entrare lo sposo che si ingozzò di uova e toast.
Si soffermò ad osservarlo più del dovuto mentre Astoria si recava nella "stanza dello sposo" per sistemare i vestiti. Era così bello anche mentre si scofanava l'uovo con fare poco aggraziato molto più simile a Ron che ai soliti modi di Scorpius. «E così oggi è l'ultimo giorno che sei qui» disse la voce della zia Hermione che arrivava dal salotto, seguita dal marito.
«Sì, zia» rispose disegnando dei cerchi sul tavolo. Scorpius nel frattempo aveva smesso di mangiare e aveva la forchetta bloccata a mezz'aria.
«Sono così contenta che tu vada fuori ad approfondire i tuoi studi all'estero! È importante ampliare i propri orizzonti» le disse abbracciandola.
«Grazie zia» mormorò felice che qualcuno fosse contento per lei.
«Ma non potevi ampliarli in Inghilterra? È necessario andare in America?» domandò mesto lo zio Ron.
«Credimi Ron, mio padre sarebbe d'accordo con te» s'intromise Scorpius lanciando un'occhiata gelida a Lily che tornò a sedersi.
«Ogni tanto tuo padre è intelligente» rispose lo zio alzando le spalle e ricevendo una gomitata dalla moglie. Scambiò altre due chiacchiere con lo zio, poi la zia andò da Rose e lo zio a sistemare un tendone con suo padre e zio Charlie. Lily guardò Scorpius che adesso aveva finito l'uovo e la guardava a sua volta.
«Per un attimo avevo dimenticato che oggi è l'ultimo giorno» esordì poggiando le mani sotto il mento.
«È il tuo matrimonio, è normale» rispose lei.
«Hai paura?» le chiese. Lily strabuzzò gli occhi, non si aspettava quella domanda.
«Un po'» ammise.
«Cosa ti spaventa?» Scorpius aveva teso il busto per avanti e Lily si abbandonò sulla sedia. Nella cucina regnava un silenzio surreale per il giorno di un matrimonio. La rossa si prese qualche minuto prima di rispondere.
«Non lo so manco io. Voglio andare in America ma non voglio lasciare l'Inghilterra, i miei amici o la mia famiglia».
«È naturale» disse lui con un’alzata di spalle. «È un grande cambiamento, sarebbe stato strano se tu non avessi paura, significa che ci tieni» analizzò. Lily sorrise mentre mentalmente la voce di Alice che no, ridargli l'anello il giorno delle nozze non era decisamente una buona idea, era forse la peggiore che avesse avuto in vita sua.
La porta della Tana si aprì lasciando entrare Albus seguito dalla moglie. «Cos'è questo silenzio tombale, dove sono tutti?» chiese Albus, Alice intanto lanciava occhiate di fuoco a Lily e Scorpius.
«Papà, zio Charlie e zio Ron a sistemare un tendone, Rose e zia Hermione nella stanza della sposa, gli altri non ho idea» rispose l'ultimogenita Potter.
«Incredibile come questa famiglia si dia alla macchia quando c'è qualcosa da fare!» esclamò Fred entrando e salutando prima Albus e Scorpius con una pacca sulla spalla e poi Lily ed Alice con un bacio. «Allora, sei pronto?  chiese poi allo sposo.
«Diciamo di sì» rispose guardando Lily negli occhi. Poco dopo entrarono anche Molly e Lucy seguite da nonno Arthur. Molly prese un biscotto lasciato sul vassoio dalla nonna e poi si rivolse a Lily: «Quindi parti davvero?»
«Sì» rispose la ragazza con un sorriso.
«Peccato, ti perderai il gossip più succulento della famiglia Weasley» Lily la guardò dubbiosa, mentre Lucy diventava fucsia.
«Mi dispiace contraddirti ma credo che il gossip più succulento siamo stati io e Rose» si intromise Scorpius ricevendo un'occhiata torva dalla ragazza.
«Lucy esce con Frank Paciock!» gongolò.
«Quindi è andata bene?» chiese Lily rivolta a Lucy ferma in un angolo che annuì imbarazzata.
«Oh Godric, che bello!» esclamò Alice raggiungendola per darle un abbraccio.
«Tu lo sapevi?» chiese Molly con un sopracciglio alzato e Lily sorrise sorniona.
«Diciamo che è merito mio se escono insieme» rispose semplicemente mentre pensava che se fosse andata male in America, avrebbe potuto aprire un’agenzia matrimoniale.
«Ma Lucy così sei cugina e cognata» osservò Al.
«Non mi sembra il caso di correre così tanto, Al. Stiamo solo iniziando a frequentarci non arrivare già al vissero felici e contenti» mise le mani avanti la ragazza.
 
La giornata alla Tana trascorse più velocemente del previsto, Lily si era rifugiata in solitaria a sistemare le galline nel pollaio e dar loro da mangiare, cosa che in venticinque anni aveva accuratamente evitato ma che adesso era il pretesto per rimanere da sola e pensare a cosa le stava succedendo e soprattutto alle parole di Astoria di quella mattina. Erano vere o aveva preso un abbaglio? In un mondo parallelo Scorpius avrebbe sposato lei? Se non fossero stati entrambi così orgogliosi e stupidi ci sarebbe stato un futuro per loro? Diede sfogo ai suoi dubbi fino a poco prima di pranzo, quando venne raggiunta da Alice. «Guarda che lo so che stai evitando tutti» le disse. Lily arricciò le labbra in quello che avrebbe dovuto essere un sorriso ma risultò una smorfia. «Perché?»
«Perché stanno lì con quella faccia da funerale, soprattutto mia nonna. È il matrimonio di Rose e Scorpius perché non pensano a loro?»
«Perché Rose e Scorpius li vedranno ogni giorno, a te solo durante le feste comandate» rispose Alice asciutta a braccia incrociate.
«Lo sai che Astoria e Draco sanno?» chiese cambiando discorso.
«Sanno cosa?»
«Di quello che provo per Scorpius» Alice rimase immobile sul posto impassibile.
«Dove ho sbagliato? Per anni sono stata convinta di essere stata brava a mentire e invece no. Tutti sanno tutto, anche Lucy!» si arrabbiò.
«Lily, certi sentimenti, per quanto tu possa reprimerli, non puoi nasconderli. Vengono fuori, in un modo o nell'altro» le spiegò dolcemente.
«L'amore fa schifo!» esclamò guardando il cielo azzurro, c'era solo qualche nuvola e non minacciava pioggia. Erano stati molto fortunati.
«Sei stata solo sfortunata. Magari non ti sei messa con Scorpius perché c'è qualcuno in America che ti sta aspettando. Magari anche lui adesso si sta struggendo per un'altra ragazza, magari sta con un'altra addirittura! La vita è imprevedibile, l'amore ancor di più» la rossa sbuffò perché sapeva che Alice aveva ragione e non voleva dargliela vinta. Vennero raggiunte da Albus che aveva passato l'ultimo quarto d'ora a sistemare asciugamani nei bagni, sembrava trafelato, segno che aveva ricevuto una strigliata da nonna Molly. «Cosa fate qui?»
«Cose da migliori amiche» rispose Lily facendo una linguaccia. Poi si fece seria pensando all'idea che aveva avuto. «Ragazzi, vi devo dire una cosa» annunciò seria. Albus si avvicinò ad Alice e le passo una mano sul fianco.
«È una cosa brutta?» chiese Albus e Lily scosse la testa.
Estrasse dalla tasca dei jeans le chiavi della villetta ad Hogsmeade e gliele porse. «Nessuno mi ha chiesto niente per la casa e non potevo lasciarla vuota, perciò è ufficialmente vostra. Ho fatto già cambiare i nomi sul contratto». Alice sgranò gli occhi e Albus sbiancò. «Lily n-non puoi farlo».
«Certo che posso, è casa mia» ripose risoluta.
«Ma è una casa!» esclamò con voce strozzata Alice, le chiavi ancora nelle mani di Lily.
«Non voglio che rimanga vuota dopo tutto il lavoro che ho fatto, non fate storie e prendete queste chiavi» chiarì. Albus allungò una mano verso Lily che teneva le chiavi.
«È un regalo bellissimo» disse a mezza voce il fratello.
«Arriva al momento giusto» aggiunse Alice.
«Che intendi?» domandò Lily curiosa.
«Stiamo - stavamo - cercando una casa più grande perché presto saremo in tre» rispose l'amica toccandosi la pancia. Lily si portò le mani alla bocca emozionata e corse ad abbracciare prima Alice a poi Albus. Aveva le lacrime agli occhi, contenta ma allo stesso tempo rattristata dal fatto che avrebbe abbandonato la sua amica nel momento più bello della sua vita.
«Oh ragazzi, sono così contenta!»
«Lily, piantala! Sembri la mamma o nonna Molly e soprattutto acqua in bocca che non lo sa nessuno, lo abbiamo detto a te visto che te ne stai per andare» chiarì il fratello maggiore di Lily.
Affrontare la giornata con quella bella notizia, per Lily fu più semplice. Per quanto l'idea di non essere lì a supportare la sua amica durante quei nove mesi la demoralizzasse, sapere che lei stava per realizzare quello che aveva sognato per tantissimo tempo la faceva sentire al settimo cielo. Parlare con zia Angelina delle squadre di Quidditch americane, che a suo parere erano scarse, o con Draco Malfoy di quanto l'Inghilterra fosse superiore non era poi così pesante. Riuscì anche a tollerare gli scherzi di Fred, Louis e James e il muso lungo di Hugo.
«Rose» disse trovandola in cucina. Aveva saputo che aveva visto Scorpius di conseguenza avevano deciso che non si sarebbero dovuti vedere vestiti da sposi prima delle nozze.
«Lily, sei qui per dirmi che ci hai ripensato e non parti più, vero?» Lily sorrise.
«No. Senti so che hai visto Scorpius, gli potresti dare una cosa senza dirgli che sono stata io a dartela?»
«Perché?» domandò sospettosa.
«È una storia lunga» sospirò prendendo il cofanetto di velluto. Lo porse a Rose ma prima che potesse dire altro scappò verso il giardino perché una morsa nel petto le impediva di respirare. Una volta arrivata allo steccato buttò fuori tutta l'aria a le lacrime che aveva trattenuto nella breve conversazione con Rose. Poteva dire al mondo che si sentiva pronta a partire, che avesse solo un po' di paura ma la verità era che lei si sentiva crollare dentro. Lasciare la sua famiglia e la sua vita le stava costando più di quanto volesse ammettere. 
Delle braccia la cinsero da dietro facendola sobbalzare: «Ti ho visto uscire di corsa dalla cucina» le sussurrò James ad un orecchio. «Non deve essere facile per te oggi» osservò. Per quanto James fosse espansivo con lei era raro fosse così dolce e comprensivo.
«No, non lo è» ammise.
«Quanto fa male?» domandò.
«Più male di un bolide in piena faccia» rispose con un sorriso amaro. «So che è una giornata difficile anche per te, so che vorresti picchiare Scorpius perché mi ha fatto soffrire anche se lui c'entra poco» riprese poi canzonatoria.
Nel frattempo James si era messo accanto a lei e ora ghignava divertito. «È vero» confermò.
Rimasero fermi in giardino per un po', semplicemente in silenzio a guardare il vuoto prima che si avvicinassero i coniugi Potter che si premurarono di sapere se Lily avesse preparato tutto e se fosse pronta alla partenza.
Era circa al secondo piano della Tana quando sentì Scorpius e Rose parlare. Rimase immobile sulle scale in perfetto silenzio: «Rose, è fantastico! Dove l'hai trovato? Credevo di averlo perso!» esclamò Scorpius.
«Ehm» iniziò Rose. Lily alzò gli occhi al cielo di fronte all'incapacità della cugina di inventare una scusa. «L'ho trovato a casa nostra, sai mentre sistemavo, qualche giorno fa» disse impacciata.
«E come mai me l'hai dato solo adesso?» domandò sospettoso.
«L'avevo dimenticato» disse sempre meno convinta. Sentì Scorpius ridere e poi lo schiocco di un bacio.
«È quasi l'ora di andare a vestirti. Non vedo l'ora di vederti e poi non vedo l'ora di chiamarti signora Malfoy» lo sentì dire mentre inspiegabilmente il suo cuore accelerava. Rose ridacchiò salendo le scale per salire al terzo piano e Scorpius si chiuse nella stanza dello sposo. Era andata male, ma almeno Scorpius aveva ricevuto l'anello.
 
Qualche ora dopo Lily era sull'orlo di una crisi di nervi. Dominique si era innervosita perché non riusciva a farle i capelli, Roxanne continuava a ridacchiare e Victoire aveva rotto un tacco. Lucy aveva preso l'abito sbagliato e Molly non riusciva a fare a meno di prenderla in giro, Rose era chiusa da ore interminabili nella stanza con zia Hermione e Ginny e non sapeva se era un buon segno. Nonostante le urla di Dominique che le imploravano di rimanere ferma, si diresse verso quella che era stata la stanza di sua madre per i giorni che aveva vissuto lì. «Tutto bene?» chiese bussando.
«Sì» disse la debole voce di Rose.
«Posso entrare?»
Zia Hermione aprì leggermente la porta per fare in modo che la sposa non fosse vista da chi passava nel corridoio. Ammesso che fosse possibile, il vestito indossato da Rose era ancora più bello di quando lo avevano scelto. Sua mamma le stava acconciando lo chignon per appuntare il velo e il trucco era leggero ed elegante. Sei bellissima» mormorò Lily con un filo di voce.
Si era avvicinata alla cugina stringendole la mano sulla spalla e in quel contatto con la sua "rivale" in amore trovò un po' di quella forza necessaria. Poteva anche fare la dura e andare dall'altro lato del globo, ma lei ci sarebbe sempre stata per la sua famiglia. Per i suoi fratelli, per Rose, per Hugo, per i suoi innumerevoli cugini e perfino per Scorpius, perché erano il suo piccolo mondo e nessuno glielo avrebbe potuto levare così facilmente. Puoi togliere una Potter dai Weasley, ma non puoi togliere i Weasley da una Potter.
«Grazie. Anche tu non sei niente male» scherzò.
Quando le aveva portate a vedere il suo abito, erano rimaste tutte estasiate dalla bellezza del vestito che sembrava essere stato creato proprio per lei. «Mi piacciono particolarmente i capelli» le diede man forte Lily.
I capelli, infatti erano mezzi raccolti e mezzi sciolti in un'acconciatura non ben definita. Rose scoppiò a ridere seguita da Lily.
Qualcuno bussò alla porta. «Sono Al. Lily, se sei qui dentro, sappi che Scorpius chiede di te, urgentemente».
La più piccola dei Potter sussultò a sentire quel nome ma si scusò e velocemente lasciò la stanza per scendere al piano di sotto. Dopo aver bussato e aver ottenuto il permesso di entrare per poco non si mise a ridere. Scorpius faceva avanti e indietro per la stanza e si torturava le mani. «Lily!» esclamò abbracciandola quando la vide. «Lily meno male che sei qui».
«Scorpius che succede?» domandò senza capire sciogliendosi dall’abbraccio.
«Sai dove sono le scope?»
«Le scope?» la stava prendendo in giro o cosa?
«Senti io non so se posso sposarmi con Rose. Forse dovrei sposarmi con te, prendimi una scopa e scappiamo dalla finestra! Rose è troppo per me, tu hai ritrovato l'anello che avevo pensato di aver perso e Rose se n'è presa il merito. Scappiamo e sposiamoci Lily. Ho anche l'anello se vuoi!»
«Io non ho trovato niente» chiarì pensando a quanto fosse assurdo che per la seconda volta le stesse offrendo il cimelio di casa Malfoy. «E tu devi sposare Rose. È lei la tua perfetta metà, è gentile, bella, un'ottima cuoca. Io so a malapena ordinare cibo d'asporto». Scorpius sorrise. «Senti io lo so che hai paura, ma stamattina un amico mi ha detto che è normale averne prima di fare una cosa importante perché significa che ci tieni. E non è vero che vuoi sposare me, lo dici solo perché sei terrorizzato e sai che io sono innamorata di te. Ma non potrei mai farti questo.
«Ti ho visto uscire con molte ragazze ma posso giurare che con nessuna di queste ti ho mai visto innamorato quanto lo sei di Rose. Lei ti rende una persona migliore. Tu sei più felice quando sei con lei, ti si illuminano gli occhi di una luce diversa. Ed è così che deve far sentire l'amore» disse con non poca sofferenza.
«E se non dovesse andare?» la faccia di Scorpius era esattamente quella di un cucciolo bastonato lasciato sotto la pioggia e Lily dove farsi forza per non ridere.
«E se invece dovesse andare?» chiese lei di rimando. «Nessuno ci può dare conferma se una cosa andrà bene o male, se un matrimonio andrà bene o se andrà in rovina, se il mio lavoro in America sarà bellissimo o si rivelerà un fiasco ma non per questo non smettiamo di provarci, no?  concluse.
«Sei la persona migliore che potessi incontrare» le disse abbracciandola dopo un attimo di titubanza.
«Ti ricordi quando ci siamo incontrati per la prima volta?» domandò appoggiata alla sua spalla. Era passato troppo tempo da quando si erano chiariti e avevano avuto pochi momenti per stare insieme.
«Quando io ero con Al e tu con James e ci siamo incontrati sotto il Monumento ai Caduti a Godric's Hollow? Sì, certo».
«Ecco quello, da oggi, diventa il nostro posto e quando ti mancherò io sarò lì, anche se non fisicamente quello è il posto dove ci siamo incontrati. Vai lì e pensami, se vuoi». Scorpius la strinse ancora più forte e Lily pensò che sì, sarebbe diventato il marito di Rose entro poche ore ma sarebbe stato per sempre il suo migliore amico e nessuna donna o cugina o continente glielo avrebbero portato via. 

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Capitolo 10
*** Epilogo ***


Epilogo.
 
Erano passati quindici anni da quel giorno. Entrambi erano andati avanti con le loro vite: Lily si era sposata con un collega americano e Scorpius e Rose avevano avuto una bellissima bambina dal nome Daisy, come il fiore, spezzando così ben due tradizioni Malfoy. La prima, che vedeva i primogeniti Malfoy tutti maschi e la seconda secondo cui avrebbe dovuto avere il nome di una costellazione o stella. Draco non l’aveva presa molto bene, sebbene adorasse la nipotina molto più di quanto avesse adorato Scorpius, a detta del figlio.
C’erano anche stati degli intoppi nelle loro vite, Lily, infatti, era ormai vedova da tre anni. Suo marito era un Pozionista molto abile, forse un po’ troppo sicuro delle sue capacità, al punto tale da fare esperimenti decisamente pericolosi capaci di generare esplosioni in grado di ucciderlo. Nei tempi prima, Lily si era spesso recata in ospedale di corsa per qualche ustione del marito, lo aveva avvertito che prima o poi sarebbe successo l’inevitabile ma lui non aveva sentito ragioni e aveva continuato per la sua strada. Non avevano avuto figli, o meglio Lily era stata incinta ma aveva perso il bambino prima ancora che potesse dirlo a suo marito. Così, dopo aver perso marito e figlio, aveva deciso di accettare il posto alla Scuola di Magia e Stregoneria di Ilvermorny come insegnante di Pozioni, posto che aveva abbandonato dopo solo un anno per tornare in Inghilterra, visto che in America non aveva più nulla da fare.
Scorpius, invece, era stato sposato con Rose per dieci lunghi anni. Poi le cose avevano iniziato ad andare male. Nessuno dei due sentiva più quello che provavano quando erano fidanzati o i primi anni del matrimonio, non c’era più quella complicità che per anni li aveva contraddistinti. Avevano avuto Daisy dopo tre anni dal matrimonio, era una pallina con i capelli biondi e gli occhi grigi ma con il cervello Granger e Scorpius avrebbe scommesso mille Galeoni che sarebbe finita a Corvonero una volta ad Hogwarts. Per un po’ di tempo la coppia aveva dato la colpa al lavoro, un po’ alla bambina che toglieva loro tutte le energie, poi alla vita sociale che dovevano mantenere, fin quando una sera non si erano seduti a tavolino e si erano parlati chiaramente: non si amavano più. Era successo a molte coppie, era successo anche a loro. Così avevano proceduto in maniera del tutto pacifica alla separazione e a giorni alterni tenevano la bambina che in un primo periodo aveva accusato male il colpo, ma quando aveva capito che avrebbe avuto doppi regali in tutte le occasioni, aveva accettato la cosa di buon grado. Adesso aveva 12 anni e, come aveva previsto bene il padre, era stata smistata in Corvonero, con immensa gioia della madre e della nonna.
 
Lily era seduta nel divano di Grimmauld Place. Non se l’era sentita di tornare a vivere dai suoi genitori, ormai abbastanza avanti con l’età, o di comprare un’altra casa, così aveva chiesto a suo padre di poter vivere nella vecchia casa Black e lui aveva accettato senza fare toppe storie, pur di avere la figlia di nuovo vicino a lui. E poi, pensò, vivere in un quartiere Babbano senza essere vista, non era per niente male.
Da due anni era riuscita a riottenere un posto al Ministero con grande gioia di Draco Malfoy che l’aveva accolta con un «Te l’avevo detto, Potter» e Lily aveva sorriso compiaciuta. Per quanto il suo ormai capo ai tempi l’avesse tampinata per farla restare, Lily non poteva non volergli bene.
La sua amicizia con Scorpius era un po’ altalenante. Lily nutriva ancora profondi sentimenti per il ragazzo – ormai uomo – ma era frenata dal senso di colpa verso il suo defunto marito. Lily lo aveva amato, su questo non c’era dubbio ma, nel profondo del suo cuore, sapeva di essersi solo accontentata e lo aveva capito nel momento in cui aveva attraversato il corridoio centrale vestita da sposa e aveva visto Scorpius con Daisy in braccio che la guardava sorridendo.
Giocherellava con le fedi tenute al collo da una catenina chiedendosi se quello che aveva intenzione di fare fosse giusto o meno verso suo marito. Una voce nella sua testa diceva che era – finalmente – l’ora di prendersi ciò che era suo, un’altra voce le diceva che forse sarebbe dovuta andare con i piedi di piombo perché lui aveva una figlia e non era più un ragazzino. Senza indugiare ulteriormente, prese il mantello, uscì di casa e si smaterializzò.
 
Comparve esattamente dove aveva pensato: sotto il Monumento ai Caduti a Godric’s Hollow.
Il giorno del matrimonio di Scorpius lei gli aveva detto di andare lì se avesse sentito la sua mancanza e chissà se lo aveva mai fatto in tutto quel tempo, se l’aveva mai pensata o se si era accontentato di ricevere qualche gufo che nel tempo era diventato sempre più sporadico fino a ridursi alle feste comandate e ai compleanni. Si sedette su uno dei gradini del monumento fissando il vuoto e senza pensare a nulla di preciso mentre il vento freddo di ottobre muoveva le foglie cadute dagli alberi. Sarebbe potuta andare a trovare i suoi genitori, ma non ne aveva voglia, sentiva che in quel momento sarebbe dovuta rimanere lì, in attesa di qualcosa.
E quel qualcosa, o meglio qualcuno, arrivò.
Circa mezz’oretta dopo una figura asciutta, leggermente stempiata dall’età ma ancora affascinante si avvicinò a lei. «Lily?» chiese stupito. La donna rimase a guardarlo per un attimo. Era bello come quando avevano quindici anni, anche se c’era qualche ruga intorno agli occhi e la barba era leggermente incolta (e Lily lo sapeva che la teneva di proposito così). «Che ci fai da queste parti? Sei andata a trovare i tuoi?» Lily si alzò pulendo il tessuto dei jeans.
«No» rispose semplicemente. «Sai, una volta ho detto ad un amico che ogni volta che avesse sentito la mia mancanza sarebbe potuto andare nel luogo dove ci siamo incontrati per sentirmi più vicina. Stavolta era lui a mancare a me, quindi sono qui» spiegò senza vergogna. Quasi le venne da ridere pensando a lei ventenne che si faceva scrupoli su quali parole usare e quali no.
«Sai, credo di conoscerlo questo amico» rispose Scorpius con un sorriso beffardo avvicinandosi a Lily.
«Ci sei mai venuto? Mentre io ero in America, quando abbiamo smesso di sentirci. Ti sono mai mancata?» domandò cercando di dare una risposta ai suoi dubbi.
«Ogni giorno. Venivo qui ogni giorno per circa dieci minuti e immaginavo di parlarti di quello che era successo, della mia giornata, delle cose che non andavano con Rose, di Daisy…»
«Perché non mi hai più scritto all’improvviso?»
«Perché tu avevi tuo marito, io avevo mia moglie, mia figlia. Mi sembrava di essere inopportuno» Lily sospirò appoggiandogli una mano sulla guancia. Non si parlavano così sinceramente probabilmente da quindici anni.
«Tu non saresti mai stato inopportuno e lo sai. Non lo sarai mai» chiarì.
«C’è una cosa che ti devo dire» cominciò sedendosi sui gradini seguito da Lily. «Il giorno del tuo matrimonio, quando ti ho visto andare all’altare, avrei voluto esserci io al posto di Tyler» a Lily si mozzò il respiro in gola mentre cercava di convincersi che non era un sogno ma stava succedendo veramente. «E forse è la stessa cosa che è successa quando tu flirtavi con Peter mentre io e Rose sceglievamo le fedi» ammise abbassando la testa. Lily sorrise ricordando il momento che sembrava appartenere a secoli precedenti.
«Perché mi dici ora queste cose?» chiese. Scropius alzò le spalle.
«Perché me le sono tenute dentro per troppo tempo, perché ho quarantuno anni e mi sono accorto solo ora che non ho mai smesso di amarti da quando ne avevo diciassette. Che sono stato un coglione perché non mi sono accorto di quanto forti fossero i miei sentimenti per te fino a quando non ti ho persa definitivamente. Non mi è bastata l’America, ho dovuto proprio vederti sposare un altro. Credo di aver capito un po’ come ti sei sentita tu il giorno del mio matrimonio. Credo che da quel giorno siano iniziate ad andare male le cose con Rose e sono un codardo perché ho preso in giro te, me, lei, mia figlia e tutte le nostre famiglie. E ti chiedo scusa ma ti amo e me ne sono reso conto solo adesso e non posso farci niente.
«Se io penso a chi vorrei trovare la mattina accanto a me, immagino te. Se io dovessi immaginare un’altra donna nella mia vita, immaginerei te. L’unica donna che Daisy potrebbe accettare, saresti tu, perché sei la sua zia preferita, anche se ti ha vista poco. E sei anche l’unica donna che Rose potrebbe accettare perché sa che tu non mi feriresti mai. Se io dovessi scegliere una donna con cui passare il resto della mia vita, sceglierei te».
Scorpius aveva fatto il suo discorso quasi senza prendere fiato e Lily non era riuscita a trattenere le lacrime che ormai le rigavano il viso. Chiamò Scorpius per farlo girare verso di lei. «Sei l’unico uomo che vorrei» disse solamente.
Fu un attimo. Niente sguardi che passano dalle labbra agli occhi, niente labbra inumidite, niente di niente. Solo uno scontro di labbra, la mano di Scorpius nei capelli di Lily e quella di Lily sulla nuca di Scorpius, le labbra sorridevano mentre continuavano a sfiorare la loro metà perfetta. I cuori di entrambi battevano all’impazzata, due cuori che per troppo tempo di erano cercati, che si erano avvicinati senza mai sfiorarsi e che adesso erano l’uno contro l’altro che battevano in sincrono creando la musica più bella di tutte. Una musica che aveva aspettato ventisei anni per essere suonata e che, erano sicuri, avrebbe continuato a suonare per molto tempo.
 
“Cause if one day you wake up and find that you're missing me
And your heart starts to wonder where on this earth I could be
Thinkin' maybe you'll come back here to the place that we'd meet
And you'll see me waiting for you on our corner of the street”

(The man who can’t be moved – The Script)
 
Angolo autrice.
E anche questa storia è conclusa.
Grazie a tutte le persone che l’hanno recensita, in particolare a Reader02 e danyazzurra che hanno dedicato un po’ di tempo alla storia dal primo capitolo. E grazie anche a chiunque l’abbia inserita tra le preferite, tra le ricordate e tra le seguite.
Confesso che in realtà non sarebbe dovuta finire così ma una notte mi sono messa ad ascoltare i The Script e la storia ha cambiato finale, se c’è un “happy ending” è solo merito loro.
Grazie ancora a chiunque abbia letto anche un solo capitolo o frase di questa storia.
A prestissimo,
Chiara.

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