Love and revenge di redeagle86 (/viewuser.php?uid=18092)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Le ombre del passato ***
Capitolo 3: *** Rimani per sempre ***
Capitolo 4: *** Giustizia? ***
Capitolo 5: *** Chi è mio padre? ***
Capitolo 6: *** Precipitando nell'abisso ***
Capitolo 7: *** Le mie colpe ***
Capitolo 8: *** Tutto tranne l'amore ***
Capitolo 9: *** Tu che sei con me ***
Capitolo 10: *** Un fantasma colmo d'odio ***
Capitolo 11: *** Un buon giorno per morire ***
Capitolo 12: *** La nostra speranza ***
Capitolo 13: *** L'ho uccisa io ***
Capitolo 14: *** Un giuramento ***
Capitolo 15: *** Cedimenti ***
Capitolo 16: *** Un sole corrotto dalle tenebre ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Al centro della piazza
principale del Regno Solare sorgeva un blocco di pietra segnato da
venature scarlatte che creavano un macabro reticolo sulla sua
superficie. Era un disegno che raccontava storie di dolore, tradimenti,
morti, sangue.
E tutt'attorno, ma a una certa distanza, il popolo lo fissava con la
silenziosa speranza di riuscire a nascondere la rabbia e il disprezzo
nei confronti di colui che li costringeva ad assistere allo
"spettacolo" che aveva allestito.
Seduto in prima fila su di un palco costruito apposta per
quell'occasione, il ragazzino biondo autoproclamatosi sovrano di Wonder
esibiva un'aria a dir poco euforica: aveva atteso per troppo tempo quel
magnifico giorno ed il suo accuratissimo piano non poteva fallire.
Al suo fianco la principessa Rein era una statua pallida ed immobile
che, a differenza di Bright, leggeva sui volti dei sudditi sentimenti
malcelati dietro la paura d'esser presi per traditori. Da quando l'ex
principe del Gioielli era salito sul trono, il pianeta si era tramutato
in un mondo di sofferenza e terrore: la crudeltà del re era
stata evidente fin dal primo giorno e lei non era stata in grado di
arginarla. Pareva assurdo che in un passato non troppo lontano avesse
amato quel giovane; ora lo detestava con ogni fibra del suo essere.
Il silenzio calò all'improvviso come un pesante manto
accompagnando l'ingresso delle guardie che scortavano il condannato:
splendidi occhi cobalto si posarono sulla coppia reale, tradendo un
odio bruciante, pari solo al disgusto e alla delusione che provava nei
loro confronti. Non tanto verso Bright, irrimediabilmente corrotto dal
potere del Cristallo Oscuro, quanto verso Rein che aveva considerato
un'amica, di cui si era fidato.
Era uno sguardo che la ragazza non fu in grado di sostenere, travolta
dal ribrezzo per ciò che aveva fatto ai suoi compagni di
avventura: li aveva pugnalati alle spalle e, ogni volta che quella
scure era calata su uno di loro, si era sentita il boia che la
impugnava.
-Principe Shade del Regno della Luna, siete accusato di alto
tradimento: vi siete opposto alle leggi, vi siete macchiato di numerosi
crimini e avete complottato per uccidere il sovrano di Wonder. Come vi
dichiarate?- domandò un soldato, leggendo una pergamena.
-Innocente, perchè non esiste un sovrano di Wonder. Sette
regni e sette sovrani: di fronte a me c'è solo un
usurpatore- rispose Shade, facendo comparire sul viso tumefatto il
solito sorrisetto beffardo.
Rein tremò, notando le mani di Bright serrarsi attorno ai
braccioli del suo scranno in una morsa rabbiosa.
-Che la tua morte sia d'esempio a coloro che ancora minano il mio
potere- disse il biondo con un tono che avrebbe potuto tagliare il
marmo tanto era affilato. Detestava quell'espressione di
superiorità che nemmeno le peggiori torture avevano
cancellato dalle labbra del coetaneo. Non era riuscito a fargli sputare
il luogo in cui si nascondevano i ribelli e non era stato in grado di
far comparire la paura in quei laghi blu: aveva sopportato tutto,
serrando ogni segreto dietro un muro di silenzio.
Il boia controllò l'affilatura dell'ascia mentre le guardie
facevano inginocchiare il ragazzo di fronte al ceppo; qualche lieve
sussurrò attraversò la folla, animata da uno
strano movimento. Shade rifiutò il cappuccio, osservando
ostinatamente gli occupanti di quel trespolo dorato: voleva che lo
vedessero morire, che conservassero l'immagine della sua testa che
rotolava sui ciottoli della piazza, della vita che abbandonava i suoi
occhi. Voleva che quella visione diventasse il loro incubo, che li
accompagnasse in ogni istante della loro esistenza.
Il sole brillò sul filo della scure, sollevata in alto; il
popolo trattenne il respiro e più d'uno serrò le
palpebre, riaprendole poi di colpo nell'udire un grido.
-NO!
Una figura avvolta in un mantello si staccò dal gruppo e si
gettò sul corpo di Shade; il manto le scivolò
sulle spalle, liberando dei lunghi capelli rossi che, come una cascata
cremisi, si sparsero sul blocco di pietra confondendosi con il sangue.
Il boia riuscì a fermare il colpo a pochi millimetri dal
collo della fanciulla e si voltò verso il sovrano in attesa
di un ordine.
Tutti erano paralizzati dall'apparizione di quella ragazza che sembrava
un fantasma uscito da dei ricordi lontani.
-Fine... - sussurrò la gemella, riconoscendola e dandole
della stupida: perchè non aveva capito che era quello lo
scopo di Bright? Aveva condannato a morte Shade solo per far uscire
allo scoperto la principessa rossa, scomparsa nel nulla cinque anni
prima. E lei era caduta nella trappola come una mosca al miele, troppo
innamorata per restare ad assistere alla fine del suo amore senza fare
nulla per impedirlo.
Shade sentì le lacrime della compagna scivolargli sul viso e
bruciare come un fuoco sulle ferite ancora aperte: lei non avrebbe
dovuto essere lì... Tio gli aveva promesso che l'avrebbe
tenuta al sicuro...
-Perchè sei venuta?- bisbigliò retoricamente.
Conosceva già la risposta, bella e terribile al tempo stesso.
-Perchè ti amo- replicò infatti, abbracciandolo.
Alzò poi la testa, scontrandosi con i rubini di Bright da
cui trapelava una malvagia soddisfazione: l'aveva in pugno, la sua
farfalla prediletta era finalmente inchiodata al quadro.
-Fine, è una gioia vedere che sei sana e salva-
pronunciò mellifluo.
-Abbi pietà, ti scongiuro- ribattè la
principessa, decisa a tutto pur di salvare il giovane. -Risparmiagli la
vita ed io... sarò la tua regina.
-Fine, no!- esclamò il principe della Luna, sconvolto. Non
doveva, non poteva offrire sè stessa in cambio della sua
salvezza.
-Pietà- ripetè il biondo, congiungendo le punte
delle dita e guardandoli come un gatto che gioca con il topo. -Mi
chiedi di avere pietà verso colui che ha attentato alla mia
vita, verso colui che guida le continue ribellioni che scuotono il mio
regno e che finiscono nella violenza. Ebbene, mia cara Fine, voglio
dimostrare a te e a tutti coloro che mi giudicano un tiranno crudele e
senza cuore, che so perdonare ed essere clemente- disse con tono
tranquillo. -Con tutta la pietà possibile,
cancellerò l'onta del tradimento e del crimine dal suo onore
di principe... con la morte. Giustiziere, procedi!
-NO, BRIGHT!- urlò la giovane, trascinata via dalle guardie.
-SHADE!!
La voce di Fine, carica di un dolore folle, arrivò al cuore
di Rein come un pugnale, dilaniando ciò che restava della
sua anima. Poi ci fu solo il rumore della scure, della testa di Shade
che toccava il suolo e, inaspettatamente, dello scranno di Bright che
cadeva a terra.
La ragazza dai capelli turchini riaprì gli occhi, seguendo
gli sguardi della folla ammutolita: sua sorella era accasciata tra le
braccia dei soldati con una freccia piantata nel cuore.
Tutto questo è già accaduto e si perde tra le
pieghe del passato.
Ma c'è una verità ancora da raccontare, un finale
che il tempo e il desiderio di vendetta hanno offuscato.
Per una vita stroncata, un'altra si affaccia al futuro:
vedrà la luce o cadrà nelle tenebre?
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Capitolo 2 *** Le ombre del passato ***
prologo
Le
ombre del passato
La
frusta schioccava, centrando ogni bersaglio con una precisione
impressionante. Ad impugnarla era un ragazzo poco più che
quindicenne, i cui grandi occhi cremisi spuntavano come roghi tra le
ciocche di capelli blu: come il più letale dei cacciatori,
il
suo sguardo attento seguiva la traiettoria dell'arma e non sbagliava un
colpo.
Erano anni che si allenava, lunghi anni in cui un solo desiderio
l'aveva spronato a non arrendersi e a proseguire, raggiungendo la
perfezione.
-É tale e quale a lui- commentò Tio, osservandolo
dalla
finestra della piccola casa nel cui giardino si svolgeva quella prova
di abilità.
-No, guardalo bene- replicò Milky con tono triste. -Lui
è diverso, Tio.
L'ex- principe di Mera-Mera tornò a rivolgere l'attenzione
all'esterno, cercando scrupolosamente qualcosa di strano nella figura
che continuava instancabile ad allenarsi.
Qualcosa... Forse qualcosa nell'accanimento della frusta sui bersagli,
nel modo in cui il suo proprietario la usava... nella sua espressione.
Tio si concentrò su quei pozzi rosso sangue e
capì: vi
era odio, rabbia... vi era la voglia di vendicarsi contro chi gli aveva
strappato tutto.
-Te ne sei accorto, vero?
-Sì, Milky- rispose l'amico. Shade aveva avuto
quell'espressione
solo il giorno dell'esecuzione: era come se quei sentimenti avessero
continuato a vivere in Stephan.
-Ho paura che possa commettere qualche pazzia, che decida di andare su
Wonder. Non è più un bambino, non riesco
più a
tenerlo sotto controllo. Non potresti fermarti qui e passare un po' di
tempo di lui?- chiese la fanciulla. -Forse tu riuscirai a dissuaderlo
da...
-No- disse con un tono definitivo, sfuggendo agli occhi cobalto
dell'altra con una rapidità quanto meno sospetta.
-Perchè, Tio? Tutte le volte che ti propongo di restare con
Stephan fuggi come se l'idea ti terrorizzasse.
-Devo andare, Milky- si congedò, senza dare spiegazioni.
La ragazza sospirò, arrendendosi: non aveva più
la
tenacia di quand'era bambina e battagliava con la testardaggine e
l'orgoglio del fratello maggiore. Ora lasciava correre tutto, non si
curava di approfondire ciò che le veniva nascosto, di
sviscerare
segreti che l'avrebbero restituita ad un passato che stava ancora
tentando di dimenticare.
-Come vanno le cose?
-Al solito modo: Bright ha tramutato Wonder in un mondo di terrore e
paura. E sta tirando su la figlia a sua immagine, nutrendola con pane e
sangue.
-E Rein?
-Cosa vuoi che faccia? Sopporta le angherie di quel mostro e cerca di
limitare la sua influenza su Rika.
-Secondo te, sarebbe stato diverso se Fine...- mormorò,
senza concludere la frase.
-Non sarebbe cambiato niente: Shade non gli avrebbe permesso neppure di
sfiorarla- concluse lui, salutandola e uscendo dall'abitazione.
-Vai già via, zio Tio?- domandò Stephan,
fermandosi e
puntando su di lui i laghi cremisi. E, una volta di più,
l'uomo
sentì di aver meno paura del folle sovrano di Wonder che del
giudizio di quegli occhi, di ricordi che risvegliavano. Del fantasma
che aleggiava in loro.
-Sì, Stephan. Sei migliorato moltissimo: i tuoi genitori
sarebbero fieri di te.
-Se Bright avesse concesso loro di vivere- affermò cupo.
-Se così
fosse stato, ti
avrebbero insegnato l'amore e tu non saresti cresciuto così
pieno d'odio verso qualcuno che nemmeno conosci- pensò
l'altro, non dando voce a quella riflessione.
-Non dare troppe preoccupazioni a Milky- gli raccomandò.
-Non credi che sia grande per queste ramanzine?
-Forse, ma ubbidisci comunque.
-Farò il possibile- promise, anche se di malavoglia. Lo
trattavano ancora come un moccioso, negandogli la
possibilità di
concretizzare il suo desiderio: cosa c'era di sbagliato nel voler
rendere giustizia ai propri genitori? Quel mostro che sedeva sul trono
e tiranneggiava l'intero pianeta aveva condannato sua madre e suo padre,
persone che gli erano state amiche... Come poteva vivere ancora?
Meritava di morire nel modo più atroce, di soffrire quanto
aveva
sofferto Stephan: doveva capire cosa significasse crescere senza le
persone che lo avevano esso al mondo, senza il loro amore; cosa si
provasse a nutrirsi dei ricordi degli altri, di poche fotografie da cui
tentare di intuire chi fossero o cosa pensassero. Solamente la morte
avrebbe restituito l'ordine e la pace: a Wonder, ai suoi genitori e al
suo animo tormentato.
-Giuro che me la pagherai- sibilò, colpendo l'ultimo
bersaglio e spezzandolo a metà.
°°°
-Oggi verrai con me nel Regno di Tana-Tana: quegli insolenti si
rifiutano di darci la quota annuale del raccolto con la scusa della
siccità- annunciò Bright a colazione, rivolto ad
una
ragazzina bionda i cui capelli erano raccolti in due codini alti.
-Effettivamente, padre, le piogge sono state scarse quest'anno-
osò ribattere lei, sollevando gli occhi azzurri dal piatto.
Rika, quante volte dovrò ripetertelo perchè tu lo
capisca? Se permetti loro di mettere in discussione la tua
autorità, ti ritroverai a breve con una rivoluzione fuori
dalla
porta.
La giovinetta cucì dietro le labbra ogni altro commento,
riportando lo sguardo ceruleo sulla tazza di the: lei non vedeva le
stesse cose che vedeva suo padre. Lui era il re di Wonder e di certo
sapeva molte più cose di lei sull'arte di governare, eppure
spesso le pareva troppo severo nei confronti dei sudditi.
Terminò di mangiare in silenzio e si congedò con
un
inchino, affermando che l'avrebbe raggiunto a breve: voleva passare a
far visita a sua madre, ma non lo rivelò a Bright. Anche
questo
era strano: ogni volta che in passato aveva fatto il nome di Rein, il
sovrano l'aveva guardata come se avesse parlato di un insetto
particolarmente fastidioso. Da bambina non vi aveva prestato
attenzione, ma crescendo aveva imparato ad evitare di nominare la
regina con suo padre.
Ed era solo uno dei tanti misteri che avvolgevano il regno di suo padre
come ad esempio, il vuoto totale di storia prima della sua salita al
trono. Non un libro, un reperto... Nulla, quasi che Wonder non fosse
nemmeno esistito diciassette anni prima. Aveva tentato di informarsi,
ma nessuno le aveva dato una risposta, anzi le persone a cui si era
rivolta erano apparse spaventate dalle sue domande.
Rika salì le scale della torre in cui si trovavano gli
alloggi di Rein, guardando la piazza principale al di là
delle finestre: dall'alto la macchia rossa che ne colorava il cento
sembrava un fiore dischiuso. La Piazza della Giustizia, anche se aveva
sentito molti chiamarla la Piazza del Sangue.
Salutò le guardie che si misero sull'attenti al suo
passaggio ed entrò nella stanza di sua madre.
-Rika, tesoro.
-Ciao, mamma- la salutò la biondina, correndo ad
abbracciarla.
Rein la strinse a sè con amore: era il suo tesoro, l'unica
cosa buona che avesse fatto nella vita.
-Stai bene?- si informò, prendendole dolcemente il viso tra
le mani e scrutandola. Gli occhi limpidi della figlia le restituirono
il riflesso di un animo lucente che, nonostante avesse in corpo anche
il sangue di un mostro, non soccombeva alle tentazioni delle tenebre.
-Sì, e tu?- replicò la ragazzina.
L'ex-principessa del Regno Solare usciva da quella torre solo quando
era necessaria la sua presenza accanto a Bright: in quelle rare
occasioni accettava di assumere il ruolo di trofeo da esibire e
riusciva perfino ad essere credibile. Era diventata brava a fingere.
-Certo, piccola mia- rispose, sistemandole uno dei nastri tra i
capelli. -I tuoi insegnanti mi hanno riferito che sei brava, ma fai
troppe domande- la rimproverò, ma senza rabbia. -Rika, non
smuovere la polvere degli anni.
-Che vuoi dire? Non capisco.
-Il passato va lasciato dov'è. Non lo puoi cambiare e
riportarlo alla luce causerà solo sofferenza.
Rika provò a leggere qualcosa nello sguardo della sua mamma,
quel qualcosa che le veniva nascosto da sempre: c'era una
verità, una risposta che avrebbe riunito e dato un senso ai
pezzi del puzzle che componevano la sua famiglia. Ma non era il momento
che lei la svelasse: Rein si alzò dalla poltrona, sistemando
la lunga gonna dello sfarzoso abito nero e consigliando alla dodicenne
di non far aspettare oltre il re.
-Buona giornata, mamma- le augurò, abbandonando la stanza.
Una volta chiusa la porta, la principessa di Wonder vi si
appoggiò pensierosa: si era accorta che sua madre aveva
timore per lei. "La
curiosità uccise il gatto" erano soliti
ammonirla i maestri, marcando la parola "uccise" con fin troppa enfasi.
Eppure non c'era cosa più allettante di ciò che
le veniva proibito e la fanciulla era decisa ad andare in fondo alla
storia.
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Capitolo 3 *** Rimani per sempre ***
prologo
Rimani
per sempre
Diciassette anni prima...
Erano state sconfitte: il Prominence del Sole Eterno, l'unico potere
che poteva annullare e distruggere il Cristallo Oscuro, aveva fallito.
Le pietre di Grace si erano sbriciolate, i loro Scrigni Solari erano
andati in frantumi e loro erano state a un passo dal lasciarci la pelle.
-E forse sarebbe stato
meglio- pensò Rein, guardandosi attorno. I visi
cupi dei suoi amici facevano concorrenza al cielo nero, attraversato
dai lampi e scosso dai tuoni: non uno le aveva accusate apertamente, ma
era chiaro che davano a loro la colpa di quel fallimento. Poteva quasi
udire i loro pensieri: si chiedevano come avessero potuto fidarsi di
quelle due che avevano la fama di "principesse
meno principesche"; si domandavano che ne sarebbe stato di
Wonder e si pentivano per non aver accettato l'alleanza con Bright
quando ne avevano avuto l'occasione.
Avrebbe preferito che sputassero quel rospo che tenevano in gola
piuttosto che leggerlo nei loro occhi e restare in silenzio.
Quando la porta del salotto si aprì, parve scattare una
molla e tutti gli sguardi si spostarono su Shade: era pallido, stanco,
quasi che il mondo intero gli fosse caduto sulle spalle. Rein vide la
sorella alzarsi e raggiungerlo, rivolgendogli una domanda a cui lui
rispose scuotendo la testa; Fine lo abbracciò e il barlume
di vita che aveva acceso per un attimo i presenti, si spense
bruscamente.
La principessa azzurra riportò l'attenzione alla finestra:
aveva cominciato a piovere.
Anche il sovrano di Wonder stava guardando la pioggia: c'era qualcosa
di sottilmente maligno in quelle gocce che si infrangevano sul vetro
interrompendo la loro vita e scivolavano come cadaveri inermi lungo la
superficie trasparente. Quasi come avevano dovuto fare le principesse
gemelle, sconfitte dal suo potere: ora che aveva in mano il pianeta,
tutti si sarebbero inginocchiati dinnanzi a lui. E avrebbe avuto Fine,
finalmente, la sola cosa che ancora gli mancava.
Come un cacciatore, aveva messo in bella mostra i trofei catturati in
quella caccia selvaggia, accorgendosi che c'era ancora un posto vuoto
riservato alla preda più ambita, l'unica che ancora gli
sfuggiva. Il giusto premio per la sua vittoria.
Sarebbe stata sua, com'era giusto che fosse, poichè lei era
l'unica degna di sedere accanto a colui che dominava il pianeta,
l'unico salvatore della Benedizione del Sole.
Ma se Fine, invece, lo avesse rifiutato? In fondo lo aveva combattuto
fino a poche ore prima. Inoltre c'era Shade: la rossa aveva sempre
mostrato una forte attrazione verso quella sorta di principe di
quart'ordine. Lui era l'ostacolo maggiore alla conquista della
principessa. Lo era stato fin dall'inizio.
Doveva liberarsi del rivale in modo definitivo e aveva in mente
qualcosa di veramente perfido: cosa c'era di peggio dell'essere traditi
dai propri compagni?
Sdraiata sul letto con Shade, Fine cercava di essere in qualche modo di
conforto al suo principe, malgrado si rendesse conto che era poco
ciò che poteva fare se non stringerlo a sè,
accarezzandogli i capelli con dolcezza. Il ragazzo le teneva la testa
su una spalla, immobile come se fosse stato svuotato di tutto: il tocco
lieve della rossa era appena percepito sopra lo shock che aveva
travolto la sua vita.
I fiori nel vaso sopra la scrivania perdettero alcuni petali;
l'orologio ticchettava inesorabile e incessante; il cuore di Fine
batteva tranquillo.
-Probabilmente sono
queste le cose che noti quando il fondo del mondo crolla e tu precipiti-
pensò Shade, cullato dall'amore della ragazza che gli era
accanto.
-Fine?- sussurrò. -Tu non te ne andrai, vero?
-No. Se vuoi che resti, non mi muoverò da qui.
-Rimani... per sempre.
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Capitolo 4 *** Giustizia? ***
prologo
Giustizia?
-Come stanno Milky
e Stephan?
-Bene, Auraa- rispose Tio. -Che sta succedendo?
-Bright è diretto a Tana-Tana- lo informò
l'amico. -Pare
voglia dare a Wonder l'ennesima prova della sua magnanimità.
Il compagno storse il naso: quelle parole potevano solo intendere che ci
sarebbe stato uno spargimento di sangue, un'altra dimostrazione del
pugno di ferro con cui il loro ex-amico governava il pianeta.
-E il motivo?- domandò. Non che il re avesse bisogno di una
scusa: quando gli andava di tagliare delle teste lo faceva anche senza
una ragione specifica. Ancora non gli sembrava possibile che fosse
cambiato così tanto, che avesse sempre serbato nell'anima
quella
crudeltà, nascondendola a tutti. Ed era incredibile che lui,
dopo diciassette anni, se ne stupisse come il primo giorno.
-La siccità di quest'anno ha dato un raccolto scarso. Se
daranno la loro quota al regno, gli abitanti moriranno di fame.
-Il piano è sempre quello, vero? Si attacca, si eliminano
più cavalieri possibili e si spera di riuscire a colpire il
pezzo da mille punti- replicò l'altro, controllando i
finimenti e
la sella del suo destriero.
-Non proprio, Tio. C'è Rika con lui e non possiamo correre
il rischio di coinvolgerla nello scontro.
Il più giovane imprecò a denti stretti: quel
maledetto si
portava dietro la figlia per istruirla a dovere e per usarla come scudo
in caso di attacco. Sapeva che i suoi amici non avrebbero alzato le
armi contro una bambina e lo sfruttava a suo vantaggio.
-Allora come intendi agire?
-La tribù delle scimmie "rapirà" la principessa,
o almeno
la allontanerà dallo scontro permettendoci di colpire, ma
non
sappiamo quali saranno le mosse di Bright e ci conviene essere
prudenti: sarebbe capace di gettare quella ragazzina contro le nostre
spade.
-Non ne sarei stupito.
Rika osservò il paesaggio desolato della campagna di
Tana-Tana,
accarezzando lentamente il collo del suo cavallo: non c'era quasi
più nulla nei campi, era follia pretendere che versassero la
quota annuale. Ma suo padre era irremovibile su certe questioni e
giudicava un affronto il comportamento dei sudditi: se non avessero
ubbidito, li avrebbe accusati di tradimento.
E la pena in quel caso era la morte.
-Padre, guardatevi attorno- tentò di farlo ragionare. -La
terra
è secca e non ha dato molti frutti nel corso della stagione.
-Rika, non devi mai mostrarti debole e lasciarti commuovere da delle
scuse patetiche. Questi sono solo bugiardi che sfidano il mio ruolo e
la corona che indosso- ribattè aspramente Bright. -Hanno scordato chi è che comanda, ma sono qui per ricordarlo loro.
-Non vi sembra di essere prevenuto ed eccessivo?
-Vuoi forse insegnarmi come governare?!- esclamò con tono
furente.
-No, padre.
-Allora vedi di non intrometterti e di stare al tuo posto.
-Sì, padre- concluse, abbassando lo sguardo come sempre. Non
aveva più cinque anni e cominciava a capire che, spesso,
ciò che il sovrano chiamava "giustizia" era molto simile ad
uno
sterminio immotivato. E che, anche se era suo padre, quello che faceva
era sbagliato.
-Vostra Maestà- lo salutò il capo villaggio,
prostrandosi
ai suoi piedi. Sapeva che era inutile implorare pietà e
sperare
di riceverne, ma non aveva altre scelte. -Non è per opporci
alla
legge che vi chiediamo di...
-Dare metà del raccolto alla corona è un'imposta
che dovete pagare, qualunque sia la quantità di prodotti. Se
vi rifiutate, sarete condannati come traditori.
-E a te che condanna spetta per aver tradito i tuoi amici e Wonder,
impadronendoti del trono?- rispose una voce.
Rika fece appena in tempo a voltarsi, intravedendo un giovane in sella
ad un cavallo baio, pi venne buttata bruscamente su un carretto che
partì a tutta velocità verso il bosco.
-Rika!- urlò Bright.
-Il tuo scudo se n'è andato, altezza.
-Auraa, Tio... ci rincontriamo.
-Purtroppo- affermò il coetaneo con la spada in mano. -Ma
potrebbe essere l'ultima volta.
-Sono d'accordo- convenne il biondo, facendo comparire i suoi cavalieri
d'ombra che, come un muro, si schierarono di fronte al loro padrone.
-Attaccate!
-Non aver paura, principessa- la rassicurò una fanciulla
bionda alta circa una spanna. -Qui sei al sicuro.
In effetti quel gruppo di scimmie che l'aveva brutalmente portata in
quella radura non le aveva torto un capello, anzi: le avevano offerto
una mela e si erano accertati che stesse bene.
-Al sicuro?- Era al fianco di suo padre, cosa poteva accaderle di male?
-Sì, ti riporteremo nel Regno Solare, da tua madre. Gli Uki
stanno già preparando la mongolfiera.
-Aspetta... che significa? Tu chi sei? Cosa volete fare a mio padre?
-Mi chiamo Harney e non devi temere. Tu non hai colpa per le azioni di
tuo padre, tu sei come tua madre prima che decidesse di stare con
Bright. Come lei... e come Fine.
Rika spalancò gli occhi: cosa stava cercando di dirle? Che
volevano uccidere suo padre?
No, non l'avrebbe permesso. La principessa iniziò a correre
verso il villaggio, ignorando i richiami alle sue spalle: forse aveva
davvero commesso delle ingiustizie, ma quell'uomo era il suo
papà.
-Padre!- lo chiamò, giungendo al limitare del bosco e
vedendo per la prima volta i cavalieri d'ombra: erano creature
gelatinose di pura tenebra che mettevano i brividi. Rimase paralizzata
dallo spavento, immobile, anche quando uno di loro si
avvicinò per colpirla.
-Rika...- mormorò Tio, accorgendosi della sua presenza e
scostandola per evitarle l'assalto del mostro. -Perchè non
te la prendi con me invece che con una bambina?
-Tio, andiamocene- lo chiamò Auraa, svanendo con lui.
°°°
Stephan si guardò intorno con circospezione, camminando in
punta di piedi per fare il minimo rumore possibile: tutto era avvolto
dall'oscurità della notte, ma presto avrebbe ammirato le
sere di Wonder e di quello che avrebbe dovuto essere il suo regno.
Gettò un'occhiata alla porta della camera di Milky,
infilando sotto una busta.
-Scusami, zia Milky- sussurrò, percorrendo il corridoio e
uscendo in giardino. Raggiunta la via principale, si mise a correre
verso la stazione: si sarebbe unito a Tio e combattuto accanto a lui
per uccidere quel tiranno assassino di Bright. La sua morte ormai era
diventata una vera e propria ossessione: la desiderava da quando aveva
memoria. Il re aveva ucciso i suoi genitori, privandolo di un'esistenza
normale: quello era il crimine peggiore per cui non avrebbe mai pagato
abbastanza.
-Mamma... papà...- mormorò, prendendo una foto
dalla tasca. Avrebbe dato un braccio per poter possedere dei ricordi di
loro, ma non rammentava che una voce dolce e un abbraccio che
trasmetteva amore e sicurezza. Gli avevano voluto molto bene stando ai
racconti di Milky, era stato la loro gioia più grande e
l'avevano difeso fino all'ultimo dalla pazzia di Bright.
Lui era una speranza, il frutto di un amore che era sopravvissuto alla
crudeltà.
-Vi giuro che avrete la vostra vendetta- promise, salendo sul vagone.
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Capitolo 5 *** Chi è mio padre? ***
prologo
Chi
è mio padre?
-Principessa Rika,
vi sentite bene? Da quando siete tornata avete un'aria così
strana...
Suo padre... non era stato suo padre a intervenire per salvarla da
quella creatura terribile. Lui era rimasto fermo, attorniato da quei
soldati ai suoi ordini: se non ci fosse stato Tio...
Aveva provato a cercare delle giustificazioni ma senza successo: i se e
i forse non le erano stati di alcun aiuto. E poi c'era quella frase che
si era stampata nella sua mente e non accennava a uscirne...
"Hai tradito i tuoi
amici e Wonder, impadronendoti del trono."
Significava che Bright aveva usurpato il titolo di sovrano? Cos'era
accaduto davvero diciassette anni prima?
-Lulu... chi è Fine?
La gattina parve impallidire, distogliendo lo sguardo e affrettandosi a
congedarsi.
-Se non vi occorre niente, io...
-Lulu, rispondi, per favore.
-Non posso, principessa, il re ha vietato di parlare del periodo
precedente alla sua incoronazione.
-Rimarrà un segreto tra noi, te lo giuro.
-Di voi mi fido, ma lui ha occhi e orecchie dappertutto. Lasciate
perdere il passato, seguite il mio consiglio.
Rika restò in silenzio: tutti le ripetevano la stessa cosa,
ma lei voleva comunque sapere. Conoscere il passato avrebbe chiarito i
suoi dubbi e il presente che la circondava.
-Ho sentito quel nome una volta sola, pronunciato da mio padre-
mormorò, ricordando un passato lontano. -E oggi mi hanno
detto che le somiglio.
-Lei... era la gemella di vostra madre- rivelò la
governante, torturando l'orlo del grembiule. -Era buona e generosa,
sempre sorridente.
-Era?
-Ho parlato anche troppo, principessa- s'interruppe Lulu, inchinandosi
e uscendo.
Quindi sua madre aveva una gemella... Che fine aveva fatto?
Perchè era sparita ogni traccia di lei? Anche questo aveva a
che fare con suo padre e con quei lunghi anni di buio?
Rika non aveva risposte, sapeva solo che tutti cambiavano argomento se
accennava a quel periodo e si guardavano attorno col terrore che
qualcuno potesse sentirli.
E dopo l'avventura di quel mattino, anche lei avvertì un
brivido di paura nei confronti del genitore.
°°°
Milky si svegliò dopo un sogno strano su suo fratello: da
quando era morto non era più riuscita a dormire una notte
intera senza destarsi per degli incubi.
Si alzò dal letto, intenzionata ad andare a controllare
Stephan: ultimamente anche lui aveva un sonno agitato in cui chiamava i
genitori. Lei, Mirlo, Altessa e Narlo avevano sempre cercato di non
fargli mancare nulla e l'avevano cresciuto con tutto l'amore di cui
erano capaci, ma nonostante questo il ragazzo aveva coltivato un odio
incredibile verso Bright e la giovane non faceva che accusarsi di quei
sentimenti.
-Tu avresti saputo
placare la sua rabbia- pensò, prendendo in mano
la cornice contenente una foto di Fine e Shade sorridenti, felici e
innamorati. La rossa pareva incapace di provare sentimenti negativi: la
sua dolcezza e la sua allegria non si erano spenti nemmeno nei momenti
più bui di Wonder. Lei era l'unica capace di
domare l'irruenza del principe della Luna e di far riapparire il
sorriso sul suo volto anche nelle situazioni più critiche.
Ma Fine era morta, come tutti gli altri, uccisa da una freccia partita
da chissà dove: il responsabile era sempre rimasto
sconosciuto e Milky dubitava che fosse opera di Bright. A suo modo, il
sovrano la amava e non le avrebbe mai fatto del male.
Ma di chiunque fosse la colpa, Stephan era stato separato dai suoi
genitori ed il suo sguardo granato aveva acquistato un chè
di inquietante che teneva tutti a distanza.
Spostò lo sguardo sul pavimento, notando la busta e in
quell'istante il suo cuore smise di battere: la parola "vendetta"
sembrava sollevarne la chiusura e uscire allo scoperto. La raccolse
tremante, aprendola e leggendo quelle poche righe prima di buttarla a
terra e correre verso la stanza del nipote, spalancando la porta: di lui
non c'era traccia, le lenzuola erano intatte, mentre la frusta e lo
zaino erano spariti.
-Stephan... - riuscì solo a mormorare, crollando sulle
ginocchia.
°°°
-Mi dispiace, ragazzi- si scusò Harney, mortificata.
-Non è colpa tua- la rassicurò Auraa, aiutando le
scimmie a razionare le provviste. -Rika ha un cuore nobile ed
è intervenuta per proteggere suo padre.
-Già, ma lui non ha alzato un dito quando è stata
attaccata da uno dei suoi schifosi cavalieri d'ombra-
ribattè Tio. -Spero che questo le faccia aprire gli occhi su
che razza di uomo governa Wonder.
-Tio, è pur sempre suo padre- replicò Poomo, che
li aveva portati via dalla battaglia.
-E noi abbiamo compreso che era irrecuperabile solo quando ha iniziato
ad uccidere i nostri amici.
L'ex-principe di Mera-Mera osservò la radura: nel profondo
della memoria conservava ancora il ricordo di un mondo sereno, in cui
la pace e la convivenza tra i regni erano una realtà, non
un'utopia. E ogni giorno combatteva per dare corpo a quell'immagine,
per fare in modo che fosse di nuovo concreta.
Aveva provato orrore nel vedere Bright disposto a sacrificare sua
figlia come se non fosse nulla di importante, come se non fosse sangue
del suo sangue. Ma lui non era più un essere umano e quella
bambina era nata dalle violenze che aveva sfogato su Rein tra le mura
del Palazzo Solare.
Era incredibile che fosse venuta alla luce una bimba dolce e gentile...
Stephan, al contrario, era frutto di un amore sincero e appassionato,
ma era pieno di rancore ed ira.
-Tio... a cosa pensi?
-A niente, Harney. Niente di cui valga la pena parlare.
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Capitolo 6 *** Precipitando nell'abisso ***
prologo
Precipitando
nell'abisso
Diciassette anni prima...
La regina Maria era morta.
Anche quello, dopotutto, era colpa loro: l'aurora si era eclissata,
distrutta dal Potere Oscuro, portando con sè la sovrana
della
Luna.
-Non può essere finita così- mormorò
Tio a mezza
voce. Il vivace principino di Mera-Mera aveva gettato in un angolo il
suo incrollabile buon umore ma, a quanto pareva, non la sua fiducia in
un'altra possibilità. -Ci deve es...
-Perchè?- lo gelò Rein, stanca di
quell'atmosfera.
-Perchè nelle favole il cattivo ha sempre la peggio? Bhe, mi
dispiace deluderti, ma la vita vera è diversa. Dateci la
colpa
se vi fa stare meglio, ma realtà è che non ci
rimane
altro da fare se non sperare che Bright abbia pietà di noi.
-Rein, che stai dicendo?- replicò Mirlo. -Sappiamo tutti
quanto tu e Fine vi siate impegnate per aiutarci.
-Davvero? A me sembra che lo abbiate dimenticato: abbiamo fallito,
è vero, non siamo state in grado di mantenere le promesse
che vi
avevamo fatto- proseguì la turchina con tono freddo quanto
il
ghiaccio. -Se pensate ci faccia piacere, vi sbagliate di grosso.
-Basta, Rein.
La voce di Fine fece calare il silenzio nel salotto, bloccando
qualsiasi risposta sul nascere: la rossa era seria e nei suoi occhi la
gemella lesse mille sentimenti trattenuti a stento.
-Non mi sembra nè il momento nè il luogo per
litigare tra di noi- li rimproverò, fissandoli duramente.
-Non è lanciandoci accuse che cambieremo ciò che
è stato.
-Cosa pensi che abbia in mente Bright ora che ha il controllo su
Wonder?- domandò Auraa.
-Questo- affermò l'amica, mostrando loro il dispaccio appena
giunto a palazzo.
-È inaccettabile- commentò il principe dei Mulini
a Vento, accartocciando il foglio con un gesto rabbioso e gettandolo a
terra. -Proporci di rinunciare ai nostri troni per permettergli di
avere il totale controllo sul pianeta...
-E poi inginocchiarci davanti a lui e giurargli fedeltà-
continuò Solo, offeso. -Come osa quel traditore?
La rossa li osservò senza realmente vederli: la sua mente e
il suo cuore erano rimasti con Shade, che dormiva nella sua camera
sotto l'effetto di un sonnifero che il medico gli aveva somministrato di
nascosto. Si sentiva impotente di fronte alla sua sofferenza e
fragilità: lui era sempre stato forte per tutti, era quello
a cui appoggiarsi, su cui fare affidamento. Ora invece era lei a
dovergli dare aiuto, ma non sapeva come e questo la faceva star male.
-Credo che la cosa migliore sia che torniate nei vostri regni e
valutiate una scelta con i vostri genitori- riuscì comunque
a dire Fine per placare la discussione.
-Io non accetterò di certo.
-Allora, Auraa, torna a casa e preparati al meglio per affrontare
l'esercito di Bright.
-Fine ha ragione: è il momento di comportarci da eredi al
trono, non più da ragazzini- convenne Lione, ricevendo
l'approvazione di tutti.
In quell'istante, un piccolo tornado a bordo di una stella
piombò nella stanza, gettandosi disperato tra le braccia
della principessa dagli occhi cremisi.
-Milky...- sussurrò, stringendo a sè la bimba.
-Da patada- singhiozzò disperata, serrando tra le manine la
giacca della giovane. -Tadapo du...
-No, hai ragione... non è giusto- le disse piano,
rivolgendosi poi agli altri. -Qualsiasi decisione prenderete, sappiate
che nessuno vi giudicherà.
Quando la notte stese il suo manto di tenebra, concedendo il riposo a
Wonder, gli ospiti avevano già lasciato il Palazzo della
Luna.
Una porta si socchiuse lentamente e uno sguardo turchino
sbirciò all'interno scoprendo Fine e Milky addormentate tra
le braccia di Shade. Avvertì dentro di sè
qualcosa rompersi, il rumore di un legame che si spezzava e il peso
improvviso della solitudine.
Forse fu questo a costringere Rein a rientrare nel salotto e
raccogliere il comunicato di Bright, riaprendolo. Stava per fare una
cosa terribile, stava per voltare le spalle al suo stesso sangue, ai
propri amici, ai valori e alle promesse che aveva inseguito fino a quel
momento.
In piedi sul ciglio del burrone, la fanciulla scelse di precipitare
nell'abisso.
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Capitolo 7 *** Le mie colpe ***
prologo
Le
mie colpe
-Dobbiamo andare a
riprenderlo- decretò Narlo, tentando di calmare Milky.
-Tutto questo è solo colpa mia...- si accusò la
coetanea tra i singhiozzi.
-Piangere non ci aiuterà di certo- replicò
duramente Altessa. Da quando aveva lasciato Wonder ed orni speranza di
far rinsavire Bright, la bionda aveva acquisito una sorta di gelida
corazza per difendersi dai sentimenti.
-Ma tornare su Wonder significa perdere la testa- ribattè
Mirlo. -Dobbiamo avvertire Tio ed Auraa.
-Come? Non c'è modo di mettersi in contatto con loro.
-C'è un treno che parte per Wonder domani mattina:
arriverò in tempo per impedirgli di mettersi nei pasticci-
decisa Altessa con un tono che non ammetteva repliche.
-Sei sicura? Lo sai che è pericoloso: se i cavalieri di
Bright...
-Lo so, ma tra noi sono quella che ha meno da perdere. E Fine ha sempre
fatto molto per me: non abbandonerò suo figlio in balia di
mio fratello, anche se è un irresponsabile.
°°°
Durante la cena, Rika non accennò a quanto era accaduto quel
mattino, nè lo fece suo padre: entrambi consumarono il pasto
in silenzio e la ragazzina non alzò neppure gli occhi dal
piatto. Una volta terminato, salutò il sovrano con un
leggero inchino ed uscì dalla sala, dirigendosi alla torre:
voleva parlare con sua madre e cercare di ottenere delle risposte.
-Mamma- la chiamò, aprendo la porta socchiusa.
Rein sussultò sorpresa, volgendo di scatto le spalle alla
figlia, ma lei riuscì comunque a notare un fazzoletto
macchiato di sangue nelle mani di sua madre e i capelli disordinati
invece che perfettamente raccolti come al solito.
-Rika... che ci fai qui?
-Cos'è successo, mamma?- chiese preoccupata, avvicinandosi.
-Niente, tesoro- rispose, girandosi. Aveva gli occhi gonfi,
attraversati da linee rosse, segno che aveva pianto, e una traccia di
sangue su un labbro come... come se qualcuno l'avesse picchiata.
-Ma...
-Non è niente di grave, solo un graffio...- la
rassicurò, tentando di sorriderle sinceramente.
-Perchè sei venuta?
-Ho saputo che avevi una gemella... Fine- rivelò. -Che ne
è stato di lei?
La regina abbassò lo sguardo: dopo anni che non sentiva il
suo nome, quel giorno era già la seconda volta che qualcuno
lo pronunciava. Sospirò, guardando fuori dalla finestra:
aveva scelto quelle stanze perchè da lì poteva
vedere la piazza e ricordare così i suoi errori, le sue
scelte sbagliate. E il prezzo che aveva pagato. Le conseguenze che
avevano avuto.
-Fine è stata l'unica persona a cui tuo padre ha voluto bene
in vita sua: nel suo modo cattivo e crudele, l'ha amata. Poi ha
ritenuto che nessun altro meritasse questo sentimento, sempre che sia
ancora capace di provarlo.
-E noi? Non ci vuole bene?- domandò sconvolta, spalancando
le iridi azzurre. Stava dicendo che suo padre non provava il minimo
affetto per loro due? Com'era possibile?
-Mi dispiace, ma è la verità. Io ho imparato ad
accettarlo: so di non essere mai stata abbastanza per lui... di non
essere Fine.
"Dovevi morire tu e non
lei". Era una frase che aveva udito per caso da bambina...
e di cui solo ora capiva il significato.
-Mia sorella era più brava di me a vedere oltre le
apparenze- ammise Rein. -Io invece sono stata una stupida. Tu sei la
sola cosa bella che ho avuto da Bright, darei tutto per proteggerti.
Non diventare un mostro come tuo padre e quando salirai al trono,
dimentica tutto ciò che ti ha insegnato: non è
così che si governa un regno, non è con il
terrore che si ottiene il rispetto- la implorò prendendola
per le spalle. -E cerca di innamorarti di qualcuno che abbia cura del
tuo cuore e non lo getti via come un giocattolo vecchio quando non gli
servirà più,
La biondina annuì come un automa, sentendo le mani della
madre lasciare le sue spalle; si diresse alla porta e il contatto con
la maniglia fredda le restituì un minimo di
lucidità.
-Mamma... perchè la pizza viene detta "del Sangue"?
-Perchè è lì che in questi diciassette
anni è stato allestito il patibolo per le condanne a morte...
L'uscio si chiuse e Rein fu di nuovo sola con i suoi fantasmi. Non
avrebbe mai voluto che Rika scoprisse la verità, non in quel
modo, almeno; ma quando si trattava del re, sembrava non esistesse
altro oltre la sofferenza.
Se quella notte non avesse dubitato dell'affetto di Fine, le cose
sarebbero andate diversamente. Purtroppo aveva dato retta ad un cuore
ingannato da una serie di bugie, convinta ci potesse essere una luce in
fondo al burrone.
Aveva scoperto sulla sua pelle e con dolore quanto quell'idea fosse
sbagliata.
Rika appoggiò la schiena contro la porta, volgendo in alto
gli occhi: le lacrime le scorrevano lungo le guance, ma non si diede la
pena di asciugarle. Una parte di lei aveva sempre saputo che non c'era
amore da parte di suo padre: era un rapporto freddo, unito alla ferma
volontà di farla diventare la sua degna erede. Non c'era
altro e lei aveva fatto finta di non vedere per tutto quel tempo,
illudendosi che facesse questo per il suo bene, che lui volesse solo il
meglio per Wonder.
Invece la realtà era un'altra e non poteva più
ignorarla.
-Principessa, state bene?- le domandò una giovane guardia.
-Come? Sì... sì, Neil- rispose, passandosi una
mano sul viso. -Per caso, mio padre è stato qui oggi?
-Vostro padre è venuto nel pomeriggio, poco prima dell'ora
di cena.
Ecco chi aveva picchiato sua madre.
Salutò il ragazzo e percorse i corridoi verso la sua stanza,
sentendoli improvvisamente estranei e carichi di misteri: chi vi aveva
camminato? Di chi era il sangue che aveva tinto la piazza? Ne era stato
versato anche tra quelle mura?
Entrò nella sua stanza, gettandosi sfatta sul letto;
infilò le mani sotto al cuscino, accorgendosi che vi era
nascosto qualcosa: un libro... Un volume accuratamente rilegato che,
all'apparenza, sembrava antico.
-"La storia di Wonder"...- sussurrò aprendolo.
°°°
Stephan scese dal treno, respirando a pieni polmoni l'aria della sera:
Wonder, il pianeta dei suoi genitori. Era arrivato, finalmente.
Mise una mano in tasca, estraendone un foglio su cui aveva disegnato la
cartina del pianeta, segnando la strada per il Regno della Luna. Il
regno di suo padre. Il problema era che non sapeva come arrivarci: a
piedi ci avrebbe messo un'eternità e lui non aveva molto
tempo, così si guardò attorno, notando un uomo su
un carretto.
-Mi scusi, lei sa per caso come posso arrivare al Regno della Luna?
-Sei fortunato, ragazzo: sono diretto là. Salta su, non mi
dispiace un po' di compagnia durante il viaggio.
-Grazie mille- rispose il giovane, salendo.
-Cosa ti porta qui? Ormai non viene più nessuno qui se non
è costretto da affari.
-I miei genitori erano di Wonder e mi piaceva l'idea di vedere i luoghi
in cui hanno vissuto- spiegò. Poi si fece triste e, a voce
più bassa, aggiunse: -Forse cerco un ricordo di loro, dato
che non li ho mai conosciuti.
-C'è chi passa una vita intera a fuggire dai
ricordi e tu brami di averne almeno uno a cui aggrapparti-
commentò il conducente, fissando l'orizzonte. -Temo che
questo mondo non corrisponda più ai racconti che puoi aver
sentito.
-Colpa del sovrano?
-Da diciassette anni a questa parte, niente è più
stato lo stesso: abbiamo riavuto la Benedizione del Sole, ma abbiamo
pagato un prezzo troppo alto e non ci resta che confidare nella
principessa Rika.
-Ma c'è ancora chi combatte Bright...
-Non è tempo degli eroi e dei martiri: quei pochi superstiti
faranno presto la fine degli altri. Bhe, basta con questi discorsi:
dove vai di preciso?
-Farò un giro del regno- rispose evasivo.
-Attento se ti avvicini al castello: i tirapiedi del re non sono
gentili con turisti e Regina non è sempre nei paraggi.
-Regina?- Conosceva quel nome, ma non credeva fosse ancora viva.
-Era la cavalla del principe del Regno della Luna. Da quando lui
è morto, nessuno è più riuscito a
domarla ed ora scorrazza nei pressi del castello, attaccando le guardie.
-Anche lei ha perso
tutto... proprio come me- pensò il ragazzo.
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Capitolo 8 *** Tutto tranne l'amore ***
prologo
Tutto
tranne l'amore
Sette regni.
Sette sovrani.
Sette perchè tutti regnassero con giustizia e intervenissero
nel caso uno di loro iniziasse a nutrire delle mire di espansione.
Sette regni che collaboravano tra loro, senza guerre, senza terrore.
Finchè la Benedizione del Sole non diminuì e il
ministro Roman risvegliò il Cristallo Oscuro; la
principessa Grace, che secoli prima aveva già sconfitto le
tenebre, affidò a Fine e Rein il potere di Prominence per
combattere il male. Ma nella battaglia finale le gemelle vennero
sconfitte e il pianeta venne condannato alle tenebre.
Rika aveva letto per tutta la notte, scoprendo la
verità che le era stata nascosta da sempre: il mondo era
completamente cambiato e non era certa che fosse in meglio. Dov'era
finita tutta quella gente nominata nel libro? Principi, principesse...
addirittura una sorella di suo padre... perchè non sapeva
nulla di loro?
Perchè adesso il pianeta era nelle mani di un'unica persona?
La biondina temeva che la risposta fosse nell'unica pagina strappata,
dove, probabilmente, c'erano dettagli sul Potere Oscuro e su suo padre.
Doveva solo escogitare un piano per incontrare l'unica persona che
aveva le risposte.
°°°
-Allora buona fortuna, ragazzo. Ti auguro di trovare ciò che
stai cercando.
-Grazie per il passaggio- si congedò Stephan, agitando il
braccio mentre si allontanava. Era a casa: il suo cuore cantava di
gioia a quel pensiero, mentre gli occhi parevano nutrirsi di quel
paesaggio che andava svelandosi man mano con il sorgere del sole. Era
come lo aveva sempre immaginato: un mare di sabbia dorata che si
estendeva a perdita d'occhio sotto un cielo in cui brillava la luna.
-È bellissimo- sussurrò. Il regno di cui era
stato privato, il luogo in cui si erano amati i suoi genitori e in cui
era nato. Era a casa.
Il granato del suo sguardo brillò, lasciando intravedere
delle lacrime; si chinò e raccolse un pugno di sabbia,
guardandola scivolare tra le dita e perdersi nel vento in una cascata
d'oro. Poi spinse l'attenzione all'orizzonte, scorgendo il luccichio
del Palazzo della Luna: si sarebbe diretto là, certo di
trovarvi qualche oggetto del padre.
L'uomo che lo aveva accompagnato gli aveva raccontato che il principe
Shade era stato un ragazzo buono e giusto, anche se all'apparenza
sembrava freddo e privo di emozioni. In realtà tendeva a
nascondere i propri sentimenti, a mostrarsi forte per tutte le persone
che contavano su di lui. Un ragazzo legato alla sua famiglia e
innamoratissimo della principessa Fine.
Quando erano morti entrambi, si era spenta anche la speranza che il
pianeta tornasse un posto di pace e di armonia.
-Ridarò a Wonder la possibilità di sognare-
giurò a sè stesso.
°°°
-Partire?
Bright fissò la figlia con aria assorta, invitandola a
spiegare i motivi di quella richiesta insolita.
-Sì, padre. Vorrei il vostro permesso per intraprendere un
viaggio: mi piacerebbe conoscere meglio il pianeta su cui un giorno
regnerò, vedere i suoi punti di forza e le sue debolezze,
controllare la fedeltà del popolo verso la corona- disse
Rika, sperando di essere convincente.
-Ottima idea, permesso accordato. Vedo che finalmente le lezioni
iniziano a dare dei risultati.
-Avete ragione, padre. Vi ringrazio per la vostra comprensione.
Aveva superato l'ostacolo più difficile: non le restava che
cercare Tio per ottenere le risposte che voleva.
Ma era questo ciò che desiderava? E se la verità
non le fosse piaciuta?
La ragazzina fissò il sovrano: era il suo papà,
l'uomo che l'aveva cresciuta e che non le aveva mai fatto mancare nulla
tranne l'amore. Un re duro ed inflessibile che governava con il pugno
di ferro.
chi era stato prima di salire sul trono di Wonder? Chi era il principe
Bright del Regno di Gioielli?
Una persona diversa da quella che conosceva?
Rika era decisa, qualsiasi cosa avesse trovato ad attenderla alla fine
di quel viaggio nel passato.
-Non temete che venga a sapere tutto, regina Rein?- chiese Lulu alla
donna che guardava fuori dalla finestra.
-Non è qualcosa che si può nascondere come la
polvere sotto un tappeto- rispose, voltandosi nel sentir bussare alla
porta. -Avanti. Oh, Neil, sei tu... cosa succede?
-Ecco... ho saputo che la principessa intende partire e...- Si
bloccò, abbassando gli occhi topazio. -Vorrei seguirla per
proteggerla... non è il caso che viaggi da sola, ci sono
molti pericoli...
L'ex-principessa sorrise: il pericolo più grande che correva
sua figlia era comprendere che razza di uomo aveva per padre, ma la
dolcezza di quel giovane la faceva tornare indietro nel tempo, a un
periodo in cui tutto era ancora felice. Era innamorato di Rika, era
evidente, ma era abbastanza saggio da capire di non poterla avere:
così si limitava a guardarla da lontano e a difenderla. E
chi era lei per impedire a un cuore di battere d'amore in un'epoca in
cui era la paura a farla da padrona?
-Vai pure, e abbi cura della mia bambina.
-Grazie, maestà. Non accadrà nulla alla
principessa Rika. Lo giuro sulla mia vita.
-La affido a te, Neil.
-Tienila al sicuro da
Bright...
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Capitolo 9 *** Tu che sei con me ***
prologo
Tu
che sei con me
Diciassette anni prima...
-Rein, che sorpresa. Tutta sola nella tana del lupo?
Rein lo guardò, chiedendosi ancora se stesse facendo la cosa
giusta: in quel ragazzo che sedeva sul trono pareva non esserci traccia
del principe impeccabile di cui si era innamorata. Eppure era certa che
esistesse ancora, doveva esserci... o lei si sarebbe ritrovata
completamente sola. Sua sorella ora non aveva che Shade nei suoi
pensieri, non capiva quanto grave fosse la situazione: avevano perso e
Bright era l'unica speranza per Wonder, ma Fine non se ne rendeva
conto, non vedeva oltre il suo innamorato.
Fino al giorno prima le era bastato sempre un solo sguardo per
intendersi con la gemella e ricevere la sua approvazione; adesso aveva
trovato un muro negli occhi rubino della rossa: in quel momento il
pianeta che avevano difeso era l'ultima delle sue preoccupazioni.
L'aveva messa in secondo piano, lei che era il suo stesso sangue.
-Ho riflettuto sulla tua offerta... e accetto le condizioni.
Un guizzo di stupore attraversò le iridi cremisi del nuovo
sovrano: si era arresa così, senza la minima resistenza.
Certo, avrebbe preferito Fine, ma era sicuro che presto anche l'altra
principessa sarebbe passata dalla sua parte, come il resto dei suoi
amici. E il caro Shade si sarebbe ritrovato solo, abbandonato dalle
persone di cui si fidava proprio com'era successo a lui.
La gente in fondo tendeva ad essere più interessata a
mantenere la testa sul collo che a portare avanti vani ideali.
-Benissimo. Ne sono lieto, Rein: dimostri di avere cervello oltre ad un
bel faccino.
La giovane chinò il capo, accettando un futuro di tenebra.
Forse una parte del suo cuore ne era già consapevole per
questo Fine non rimase particolarmente colpita quando, alzandosi a
poche ore dall'alba, notò l'assenza di Rein. Non la
giudicava per la sua scelta, malgrado ne soffrisse: non la condivideva,
ma allo stesso tempo sapeva che la sorella amava Bright anche ora che
era diventato un mostro.
-E quando ami qualcuno, non hai scelta- pensò, fissando
Shade che lentamente si destava da quel sonno indotto. Il
cobalto brillò, fragile e provato da quanto
accaduto; però sotto il dolore iniziava a riemergere una
leggera sicurezza.
-Fine...- mormorò. Lei era rimasta, era viva: a questo si
aggrappava il giovane, come un naufrago ad un appiglio. Sarebbe di
certo crollato senza la ragazza accanto.
-Come stai?- gli chiese dolcemente.
-Non lo so- ammise l'amico, fissando il soffitto. -Ma ho un regno da
mandare avanti e difendere da Bright: non posso permettermi di rimanere
immobile a crogiolarmi nel mio dolore.
-Shade, dovresti pensare un po' a te stesso adesso-
consigliò Fine. -Non puoi mettere sempre gli altri prima di
tutto.
-Questo è il dovere di un principe.
-E quello di un figlio?
Lui si volse, specchiandosi nei suoi rubini limpidi e sinceri. In lei
non c'erano ombre, era sempre pronta a concedere fiducia a tutti, anche
dopo mille delusioni. Era ingenua come poche... oppure buona come un
angelo.
Lei semplicemente c'era sempre.
La principessa si ritrasse, pentendosi delle parole appena pronunciate:
lo aveva di sicuro fatto arrabbiare.
-Scusami, non volevo dirti cosa devi o non devi fare.
"Permettile di amarti..."
Era stata l'ultima frase che sua madre gli aveva detto.
Shade non dava a nessuno l'accesso al suo cuore, bardato anch'esso nei
panni di un eroe divenuti ormai troppo stretti; era stanco di recitare
quella parte che il destino gli aveva affibbiato: non voleva essere un
paladino,ma qualcuno doveva farlo e non aveva potuto rifiutare. Eppure
Fine gli aveva levato la maschera ed era riuscita a vederlo per
ciò che era realmente. Ed amava quello che aveva visto oltre
il travestimento.
-Grazie...- sussurrò, abbracciandola di slancio.
-Di cosa?
-Di tutto- rispose, chinandosi sulle sue labbra e rubandole un bacio
che avrebbe legato per l'eternità le loro vite.
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Capitolo 10 *** Un fantasma colmo d'odio ***
prologo
Un
fantasma colmo d'odio
Stephan
impiegò parecchio a raggiungere il palazzo date le
innumerevoli
soste per volgere attorno a sè lo sguardo, quasi a voler
recuperare in un istante quegli annidi assenza. Finalmente la reggia
comparve di fronte a lui in un luccichio dorato: era proprio come la
descriveva Milky nei suoi racconti... salvo per le due guardie
all'ingresso con lo stemma di Bright sulla divisa.
Passò dal retro e scavalcò il muro di cinta,
sperando che quella zona fosse meno controllata: il giardino di corte
ormai abbandonato da anni e infestato dalle erbacce attutì
il suono dei suoi stivali e gli permise di raggiungere il palazzo.
Sfiorò la parete, pensando a quanti ricordi possedessero
quelle mura: avevano visto lo splendore e il declino del Regno della
Luna, fino all'età più buia che Wonder avesse mai
conosciuto.
-Mamma... papà... sono a casa- sussurrò. Era una
frase che non aveva mai pronunciato nella sua vita, perchè i
genitori gli erano stati strappati via quando aveva solo tre anni e Tio
l'aveva portato via da quel mondo.
E la colpa era solo di Bright e di Rein che dall'alto dei loro scranni
decidevano la vita e la morte di coloro che dovevano strisciare ai loro
piedi per sopravvivere. Sì, anche sua zia era colpevole: non
aveva alzato un dito per salvarli, lei che li aveva traditi e si era
schierata con quel demone. Anche lei doveva pagare.
Improvvisamente le sue dita premettero qualcosa e un passaggio si
aprì alla sua destra: il giovane scese cauto le scale,
stringendo la sua frusta e restando in guardia. Si ritrovò
in una stanza contenente ben pochi oggetti: un baule, uno specchio e
uno strano marchingegno collocato in una nicchia sulla parete laterale.
Tutto era coperto da uno spesso strato di polvere che si sollevava in
piccole nuvole al passaggio di Stephan, creando una leggera foschia.
Lui passò una mano sullo specchio, guardando il suo
riflesso: dicevano che era cresciuto come il ritratto di suo padre,
tranne che per gli occhi, rossi come quelli di sua madre. Ma c'era
altro che nessuno osava dire: in quello sguardo granato non c'era mai
stata la gioia o la dolcezza che albergavano in quello di Fine, o la
strafottente sicurezza di Shade.
C'erano solo odio e furia. Nient'altro.
Distolse l'attenzione dalla sua immagine e la portò sul
baule: non aveva serrature, quindi gli bastò alzare il
coperchio per aprirlo e svelarne il contenuto.
°°°
Rika accarezzò
dolcemente il suo puledro bianco, scendendo di sella e prendendo le
briglie per evitare che i suoi zoccoli calpestassero qualche piccolo
abitante di Tana-Tana. Tio non era di certo lì, sarebbe
stato da sciocchi rimanere nel luogo dell'assalto, ma era decisa a
trovarlo.
Osservò i suoi sudditi, cercando con lo sguardo Harney:
aveva scoperto che quella ragazza era l'unica superstite della famiglia
reale e il dubbio che fosse il re il responsabile di quello sterminio
le stringeva la gola come un cappio.
Il suo cuore era ancora restio a credere che suo padre fosse l'autore
di quello spargimento di sangue immotivato, ma la sua mente iniziava a
mettere insieme i pezzi e quella le sembrava l'unica
possibilità.
-Principessa Rika, come state?- la salutò il capo villaggio.
-Siamo davvero dispiaciuti per quanto è accaduto durante la
vosta visita. Non avevamo idea che i ribelli...
-Non vi preoccupate. Uno di quei giovani mi ha salvato la vita-
rispose, sorridendo con gentilezza. -Non sono nemmeno riuscita a
ringraziarlo.
-Sono sicuro che lui sappia già della vostra gratitudine,
principessa.
A molti chilometri di distanza, in un rifugio sicuro e inaccessibile,
qualcuno osservava la biondina con molta attenzione.
-Pensate che sia qui per conto di Bright? Magari quel folle vuole
scoprire se gli abitanti sono nostri complici...
-Io non penso, Auraa. Rika non potrebbe mai tradire qualcuno- rispose
Harney, seduta sulla spalla del giovane.
-Potrebbe controllarla con il Cristallo Oscuro- intervenne Poomo,
volteggiando tra loro.
Il più piccolo del gruppo non si espresse, chiuso in una
fortezza di silenzio: erano lontani i tempi del vivace principino che
si cacciava nei guai, così lontani da essere quasi svaniti
nella memoria di tanti. Il regno di Bright lo aveva trasformato in un
uomo serio, gli aveva fatto dimenticare il calore di una risata o la
bellezza di un sorriso. Non poteva esistere tutto questo quando ogni
giorno si combatteva per restare vivi.
-Non è sola- disse, cogliendo un movimento alle spalle di
Rika.
Neil seguiva la sua principessa: erano anni ormai che non la perdeva di
vista, che le stava abbastanza vicino da poter vedere i fili d'oro tra
i suoi capelli e lo splendore dei suoi occhi azzurri. Era la sua
più grande felicità vederla salire le scale della
torre per far visita alla regina: in quei momenti le poteva parlare,
poteva ammirarla e godere della sua vista.
Si era innamorato di Rika un po' per giorno, rallegrandosi per le sue
gioie e soffrendo per le sue pene, quando i pensieri neri sporcavano il
suo bel sorriso e le oscuravano lo sguardo.
Avrebbe voluto cancellare la sua tristezza, stringerla a sè
e confessarle i suoi sentimenti... ma non era che un soldato di basso
rango che non poteva nemmeno ambire a una carriera militare. Una
nullità in confronto a lei: la principessa era un sogno
irraggiungibile, una bellissima stella che si poteva solo guardare e
mai afferrare.
Però l'avrebbe protetta con tutto sè stesso.
Sempre.
°°°
Stephan si aggiustò il cappello, specchiandosi: se qualcuno
fosse entrato in quel momento, sarebbe di certo fuggito in preda al
terore, raccontando a tutti d'aver visto il fantasma del principe
Shade. E a chi gli avesse chiesto i particolari, avrebbe risposto che i
suoi occhi erano colore del sangue come quelli di un demone appena
scappato dall'inferno.
Il ragazzo non poteva immaginare quanto somigliasse al padre con gli
abiti di Eclipse: aveva trovato quei vestiti nel baule, insieme al
coperchio di un portagioie con lo stemma solare e una perla rosa.
Aveva stretto tutto nelle mani, tentando disperatamente di recuperare
qualche ricordo: non c'erano immagini nella sua memoria, solo
sensazioni, emozioni... Un profumo di fiori, un senso di pace e
d'amore, il calore di un abbraccio, stralci di una ninna nanna...
Scosse la testa, riponendo quei due oggetti nella tasca e preparandosi
a lasciare quel luogo per portare a termine la sua missione.
°°°
Altessa scese dal vagone con
già in mente la sua meta: aveva sentito da alcuni passeggeri
che c'era stato un attacco a Tana-Tana ed era certa che almeno uno dei
suoi amici si trovasse ancora lì.
-Ti riporterò a casa, Stephan- promise a sè
stessa. -Dovessi uccidere Bright con le mie mani.
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Capitolo 11 *** Un buon giorno per morire ***
prologo
Un
buon giorno per morire
Stephan stava allontanandosi dal
palazzo quando sentì un verso in lontananza; qualcosa si
avvicinava velocemente sollevando nuvole di polvere, qualcosa di grigio
che correva nella sua direzione...
Qualcosa che somigliava a...
-Regina- sussurrò, attendendo che l'animale lo raggiungesse.
Lei però si arrestò a un metro dal giovane,
fiutando l'aria e puntandogli addosso uno sguardo attento: il suo
abbigliamento l'aveva tratta in inganno, aveva creduto che il suo
padrone fosse tornato. Ma non era lui anche se gli somigliava, anche se
il suo odore era simile.
-Regina, sono io, Stephan- disse, muovendo dei passi verso di lei e
tendendo una mano per accarezzarla. L'animale si ritrasse un po',
scuotendo la testa, ma senza attaccarlo: aveva qualcosa di
famigliare... Gli permise di sfiorarla e quel contatto riaccese un
ricordo nella sua mente: la piccola manina di un bimbo che si posava
sul suo muso mentre il suo principe sorrideva fiero.
-Ora mi riconosci, vero?- domandò Stephan, battendole
dolcemente una mano sul collo. Regina aveva ancora i finimenti e la
sella, come l'aveva lasciata Shade: attendeva il suo ritorno, non
sapendo che era inutile. -Sei stata brava... hai protetto il castello-
mormorò con un tono triste. Lei almeno viveva nella speranza
di rivedere il suo proprietario; lui non aveva più speranze,
solo la certezza che i suoi genitori erano morti e che niente glieli
avrebbe restituiti.
-È di nuovo quella bestiaccia!- urlò una guardia.
Il ragazzo si volse: li avevano scoperti. Non aveva tempo da perdere:
salì in groppa a Regina e la lanciò al galoppo.
-Ma quello era...- iniziò un soldato, spaventato dalle sue
stesse parole.
-Impossibile. Se i morti iniziassero a uscire dalle loro tombe,
vorrebbe dire che la fine del mondo è vicina.
-Forse è così. Sarà meglio avvertire
il re.
°°°
L'ex-principessa dei Gioielli ricacciò indietro delle
lacrime di nostalgia e si diresse verso l'uscita della stazione,
rimanendo letteralmente di ghiaccio nell'udire qualcuno pronunciare il
suo nome.
-Altessa...
La bionda restò immobile, spostando solo gli occhi e
pregando che non si trattasse di Bright: in quel caso la sua missione
si sarebbe interrotta lì insieme alla sua vita.
-Sono Boomo, non preoccuparti.Continua a camminare e fai finta di nulla
o desterai dei sospetti.
La bionda tirò un sospiro di sollievo, imboccando la via
verso il paese finchè il folletto non reputò che
fossero al sicuro e teletrasportò entrambi nel Palazzo del
Mare.
-Boomo, sei tornato!- li accolse Perla, amabile come sempre. Sotto la
superficie dell'oceano, nulla turbava l'esistenza delle creature,
sebbene fossero comunque in pena per quanto accadeva sulla terraferma:
i ribelli avevano trasformato il castello nel loro rifugio e portavano
notizie del mondo esterno. -E... Altessa, sei proprio tu?
-Ciao, Perla.
-Che sorpresa. Cosa ci fai qui?
-Non è una visita di cortesia. Stephan è venuto
su Wonder per uccidere Bright.
-Non può essere... era un bimbo così dolce...
-Io vi avevo avvertiti- sbottò il folletto. -Era una pessima
idea rivelargli cos'era accaduto ai suoi genitori. Ora è
normale che voglia vendicarsi: tu faresti lo stesso al suo posto.
-Ma qui non stiamo parlando di me: Bright non avrà
pietà nei suoi confronti- gemette la fanciulla, abbassando
gli occhi, quasi si sentisse responsabile per gli atti scellerati dl
fratello. -E se scoprisse che è figlio di Fine e Shade...
non oso immaginare di cosa sarebbe capace.
Boomo parve riflettere su quell'affermazione: non riusciva a dar torto
a quel ragazzo, anzi, si chiedeva come fosse possibile che nessun altro
nutrisse i suoi stessi desideri di vendetta. Ma Altessa aveva ragione:
sarebbe morto in modo orribile se non l'avessero fermato.
-Tu resta qui con Perla: andrò ad avvertire gli altri.
-Vengo con te.
-Hai già corso un rischio venendo qui. Non sfidare ancora la
sorte.
°°°
"Fine era mille volte
meglio di te".
Era questo che Bright aveva pronunciato prima di picchiarla.
Rein avrebbe replicato se non fosse stata una frase che si era ripetuta
lei stessa innumerevoli volte. Si domandava quale parte del suo cuore
fosse così stupida da non aver provato a fare la minima
ribellione in quei lunghi anni: stava accanto ad un mostro, si
sottometteva al suo volere e moriva un po' per volta.
Non aveva più niente: sua sorella, i suoi genitori, i suoi
amici... Li aveva allontanati tutti, trattandoli con freddezza e
riversando su di loro la delusione per la sconfitta e la paura verso il
futuro che li attendeva.
Non uno aveva votato la causa di Bright, non uno aveva abbandonato i
sogni che le gemelle avevano difeso.
Li aveva accusati d'essere contro di loro, d'essere pronti a scaricare
su loro due la colpa del fallimento. Proprio lei, che insieme ad uno
sparuto gruppo di sovrani vigliacchi, aveva scelto la via
più facile e si era resa complice di una strage.
Cosa restava dei sentimenti di un tempo? Nutriva ancora amore per
quell'uomo tanto falso quanto solo?
Forse all'amore si era sostituita la pietà e poi
l'indifferenza. Il pianeta gli apparteneva e lei non poteva dire o fare
nulla per impedirgli di distruggerlo. O più semplicemente
aveva smesso di interessarsi a ciò che faceva Bright:
l'unica cosa di cui gli era grata, era di averle dato Rika.
Per il resto, il grigio mondo dietro gli occhi rossi del sovrano aveva
calpestato e devastato tutto, senza nemmeno accordare alle sue vittime
la dignità dell'odio.
Probabilmente non li aveva neppure notati.
Improvvisamente l'imposta della finestra cigolò e un soffio
di vento la colpì sul collo.
-Oggi è un buon giorno per morire- disse una voce.
-Maestà... ecco...
Bright poggiò la testa sulla mano, osservando con aria
annoiata la guardia che gli stava di fronte: forse lo avrebbe fatto
condannare per il tempo che stava sprecando ad ascoltare i suoi inutili
balbettii.
-Allora, riuscirai a darmi questo messaggio prima dl prossimo secolo?-
chiese con tono alterato.
-Signore, so che è impossibile... ma abbiamo visto il
principe Shade...
Un lieve luccichio di sorpresa balenò nei crudeli occhi
scarlatti: che assurdità. Shade era morto e sepolto da
dodici anni, deceduto quasi nello istante di Fine: una "coincidenza"
che ancora non riusciva a digerire.
-E dove avreste avuto questa "apparizione"?
-Vicino al Palazzo della Luna... era a cavallo del suo destriero... e...
Il re gli fece cenno di tacere e lo congedò; Shade era sotto
tre metri di terra, senza più la testa sul collo: se avesse
avuto anche solo il minimo dubbio, sarebbe già andato a
controllare personalmente. Il deserto doveva aver fuso il poco cervello
dlle sue guardie e faceva vedere loro dei miraggi: il giorno in cui i
morti fossero usciti dalle loro tombe e avessero calpestato il suolo
dei vivi, allora avrebbe avuto dei nemici in più da cui
guardarsi.
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Capitolo 12 *** La nostra speranza ***
prologo
La
nostra speranza
Quindici anni prima...
Erano passati due anni da quando Bright si era auto-proclamato sovrano
di Wonder.
Due anni e litri di sangue innocente, versato come un vino pregiato
nella piazza principale. Un vino che aveva il nome di persone amiche,
la cui unica colpa era nutrire sogni di libertà. Cosa c'era
di male nel desiderare il vento tra i capelli, la luce del sole o il
chiarore della luna?
Per loro erano diventati dei sogni pericolosi: rintanati nel Palazzo
del Mare o nei cunicoli più nascosti e segreti delle rovine
Monmon, i superstiti dell'incoronazione sopravvivevano e ostacolavano
quel governo.
Shade avrebbe voluto mandar via tutte le principesse, ma loro erano
state irremovibili; Mirlo aveva poi dovuto cedere per prendersi cura
del fratellino Narlo e, non sapendo a chi affidare Milky, il principe
della Luna aveva letteralmente costretto Altessa a partire. Era una
crudeltà inutile costringerla ad assistere agli orrori che
avrebbe compiuto il fratello, alla sua rapida e irrefrenabile discesa
nelle tenebre più fitte.
Purtroppo non era stato in grado di salvarli tutti: avevano perso due
delle principesse di Tana-Tana, i sovrani del regno dei Mulini a Vento
e quelli della Goccia.
Il giovane sospirò: era stanco di essere un eroe, degli
sguardi che i compagni gli rivolgevano, convinti che lui sapesse sempre
quale fosse la cosa giusta da fare. Non era un eroe, era solo un
ragazzo sulle cui spalle era piombato improvvisamente un carico troppo
pesante di responsabilità.
-Sapevo che eri qui.
Shade distolse lo sguardo dalla primavera delle stelle e si volse,
osservando la figura che si stava avvicinando: avrebbe dovuto
immaginare che fosse lei, dato che Regina non l'aveva avvertito.
-Perchè non sei con gli altri? Lo sai che è
pericoloso uscire da soli.
-Mi ha portata Poomo perchè ero preoccupata per te- rispose
Fine, sedendosi al suo fianco.
-So badare a me stesso.
-Sto comunque sempre in pensiero per te quando sei in giro.
È normale se ami qualcuno.- Fece una pausa prima di
aggiungere: -Soprattutto se quel qualcuno sta per diventare padre.
Lui si girò di colpo, fissandola negli occhi: aveva capito
bene? Quei gorghi cremisi in cui amava smarrissi gli restituirono una
gioia immensa, la felicità che solo una futura madre poteva
possedere.
-Sei... - iniziò, quasi in un balbettio. Gli mancavano le
parole, non riusciva a dare un ordine all'esplosione di pensieri che si
susseguivano nella sua mente.
La fanciulla annuì con un sorriso, comprendendo la sua
confusione.
-Quando? Come?
-Quando... il dottore ha detto che è di cinque settimane e
come... bhe, nel solito modo- scherzò. Ma divenne seria nel
notare l'aria strana dl suo innamorato. -Shade... non sei felice?
-Sì... sì, certo- la rassicurò,
addolcendo l'espressione e accarezzandole una guancia. Era stupendo,
eppure... era questo ciò che Fine desiderava? Avrebbe voluto
offrirle una vita migliore di quella che conducevano; a volte si
chiedeva se, in un'altra situazione, lei sarebbe stata comunque insieme
a lui. -Ma tu forse meritavi qualcosa di meglio ed io...
-Smettila- lo fermò, posandogli un dito sulle labbra. -Non
dire altro. Non esiste niente di meglio per me: ci sei tu e mi hai dato
qualcosa di meraviglioso- continuò, sfiorandosi la pancia.
-Non ho mai immaginato una vita normale accanto a te, non adesso
almeno. Ma va bene così e qualsiasi cosa accada questo
figlio è nostro. È la nostra speranza, il nostro
amore...
Shade le prese la mano, baciandole lentamente le dita: non doveva avere
dubbi su di loro. Ma era così bello avere il suo amore che
spesso temeva fosse solo un bel sogno, fragile come una bolla di sapone.
-Ti amo...- sussurrò, stingendola a sè.
-Anch'io... da morire- ribattè Fine, accoccolandosi contro
il suo petto. Non poteva accaderle niente di male quando era tra le sue
braccia: lui la proteggeva, l'amava, la faceva sentire la ragazza
più importante al mondo. Erano ribelli, ricercati, ma erano
insieme e questo bastava loro per vedere tutto meno nero di quanto non
fosse in realtà.
Il principe l'abbracciò più forte, scacciando la
confusione iniziale e sostituendola con una pace e una
serenità che non credeva di poter provare in mezzo alla
guerra. Prima che il Cristallo Oscuro sconvolgesse Wonder, aveva
pensato al diventare padre, ai suoi eredi. Ed ora, nel pieno della
rivolta, si ritrovava con quell'imprevista e bellissima notizia.
Un bambino... Un maschietto o una femminuccia. Una parte come lui, una
parte come la donna che amava.
Il suo cuore si sciolse a quella riflessione e la primavera
donò loro una pioggia di stelle cadenti come augurio di un
futuro felice.
°°°
-Io ho sempre pensato che quel
ragazzo corresse troppo- commentò Auraa con tono critico,
misurando a grandi passi la sala del trono del Palazzo del Mare. Non
gli sembrava che quella fosse la situazione più adatta per
concepire un figlio: sarebbe nato in mezzo al sangue e alla morte...
Una prospettiva davvero fantastica.
-Io invece la trovo una cosa splendida- ribattè Lione. -Si
amano e una nuova vita è sempre una gioia, anche in questo
periodo.
-Il mio regale tutore diventerà papà, quindi di
conseguenza io sarò zio- trillò Tio, immaginando
già tutto quello che avrebbe insegnato al nascituro.
-Secondo me è un'assurdità: in che razza di mondo
dovrà vivere se non riuscissimo a fermare Bright?-
proseguì il principe dei Mulini a Vento, facendo calare il
silenzio. Non aveva torto, eppure non cancellava quei sentimenti
festosi che avevano invaso gli animi dei compagni all'annuncio di Fine.
-Forse è vero: questo non è il tempo migliore per
dare alla luce un bimbo- parlò infine Perla. -Ma ci ricorda
che l'amore esiste ancora, anche nell'orrore di una guerra. E la sua
esistenza ci aiuterà a non scordarlo mai perchè
il giorno in cui non avremo che l'odio nei nostri cuori, allora saremo
uguali a colui che stiamo combattendo.
Auraa osservò il viso innocente e infantile della
principessa, pentendosi per il duro giudizio che aveva rivolto agli
amici: aveva perso di vista la loro missione e si era lasciato
sopraffare dalla rabbia per il pianeta che Bright stava distruggendo.
Quel bambino sarebbe stato un motivo in più per continuare
la lotta e riportare la pace di un tempo.
Il giovane prese sottobraccio Tio, scompigliandogli i capelli.
-Non lo trasformerai in un pasticcione come te- lo ammonì
divertito. -Sarò io a insegnargli le cose importanti della
vita, come guidare le mongolfiere e conquistare le ragazze.
-Ma io sarò il suo zio preferito- replicò il
leoncino.
-Cos'è questa confusione?- chiese Shade, apparendo nella
stanza con Poomo e Fine. Fece appena in tempo a porre la domanda, che i
due ragazzi lo abbracciarono di slancio, gettandolo a terra.
-Complimenti, paparino!- esclamarono euforici, costringendo la loro
vittima a cercare spiegazioni dalla rossa.
-Sai che con loro è impossibile tenere un segreto.
-Non essere timido: noi siamo felici di avere un nipotino.
-Come lo chiamerete?
I due futuri genitori si guardarono, pronunciando insieme:
-Stephan.
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Capitolo 13 *** L'ho uccisa io ***
prologo
L'ho
uccisa io
-TIO!-
urlò Boomo, volteggiando nella foresta di Tana-Tana alla
ricerca delg iovane. Era imprudente chiamarlo così a
squarciagola, ma la situazione era grave e non poteva perdere tempo ad
essere accorto: c'era in gioco la vita di Stephan.
-Sono qui, che ti prende?- domandò Tio, apparendo da un
cespuglio. -Sei impazzito? Grida ancora un po' più forte che
forse qualche scagnozzo di Bright non ti ha sentito.
-Stephan è venuto qui su Wonder- disse il folletto in un sol
fiato. -Vuole uccidere Bright.
-Dannazione- imprecò l'altro. Era colpa sua, Milky lo aveva
avvertito, ma era stato troppo codardo per rimanere con il nipote.
-Perchè è così testardo?
-Avrà preso dai suoi genitori- ipotizzò Auraa.
-Non è il momento di scherzare- ribattè Poomo.
-Il nostro re non è famoso per la sua clemenza.
-E quando capirà che Stephan è figlio di Fine e
del suo odiato rivale...
-...gli riserverà una morte atroce. Devo fermarlo ad ogni
costo.
-Non sai se è già arrivato al Regno Solare, Tio.
Non puoi...
-Fine e Shade non sono morti perchè lui buttasse via la sua
vita in una follia o diventasse un assassino. Non glielo
permetterò.
-Piombare nella tana di Bright è un suicidio!
-Non posso fare altro. Andiamo, Boomo.
°°°
-E tu chi sei?- chiese Rein,
senza voltarsi. -L'ennesimo folle che si sacrifica per la causa persa
di Wonder?
-No, non è Wonder a spingermi qui- rispose Stephan,
sfoderando la frusta e facendola schioccare a terra. -Sono venuto per
vendicarmi.
Quel suono fece sgranare gli occhi alla donna: era impossibile... era
morto... Si volse lentamente, perdendo a poco a poco il colore dal viso
nel rivedere quei vestiti, nel riconoscerli e nell'osservare la figura
che li indossava: era come se il ricordo di Shade conservato nella sua
memoria avesse preso forma, facendosi beffe della scure che dodici anni
prima lo aveva ucciso.
-Shade...- sussurrò sconvolta.
-No, l'uomo che nomini è stato ucciso da te e da Bright-
replicò il giovane, puntandole addosso un'occhiata di fuoco.
-Mio padre, regina Rein. O dovrei chiamarti zia?
La sovrana smise di respirare: un figlio... Fine e Shade avevano un
figlio... Non sapeva nemmeno che la gemella avesse avuto un bambino. Un
ragazzo che aveva ereditato il suo sguardo di granato e tutta
l'irruenza del principe della Luna. Peccato che entrambi fossero
corrotti da un odio e una furia che i genitori non avevano mai avuto.
Sentimenti che lo avvicinavano alla persona verso cui erano rivolti.
-Tu li hai traditi, hai voltato le spalle al tuo stesso sangue e sei
rimasta a guardarli mentre morivano, senza far nulla per salvarli- la
accusò serrando la presa sulla frusta. -E continui a vivere
come se nulla fosse, come se non fossi colpevole quanto Bright!
Era vero, ogni singola sillaba. Erano le stesse cose che si rinfacciava
ogni giorno e finalmente qualcuno era giunto a sottrarla dal tormento
di quegli anni.
-Perchè? Loro si fidavano di te... come hai potuto essere
così meschina?
-Non lo so. La verità è che quando capii di aver
sbagliato, era troppo tardi per tornare indietro.
-Queste sono solo scuse!
La frusta partì... ma si avvolse attorno ad un braccio senza
sfiorare Rein; un braccio che si abbassò strappando l'arma
di mano al giovane e svelando uno sguardo castano, severo e deluso.
-Tio- pronunciò Stephan, sentendosi improvvisamente bambino.
L'ex principe di Mera-Mera non parlò, non ne ebbe il tempo:
due guardie entrarono di colpo nella stanza, costringendoli alla fuga.
-Teletrasporto di Boomo!
°°°
Ignara di quanto stava accadendo, Rika proseguiva il suo viaggio: stava
avvicinandosi alla spiaggia e il profumo del mare le solleticava
già il volto come una tentazione. Si guardò alle
spalle: aveva notato la presenza di qualcuno nel momento in cui aveva
lasciato Tana-Tana e, poco prima, si era resa conto che il suo
inseguitore era Neil, una della guardie di sua madre.
Se suo padre aveva deciso di tenerla d'occhio, aveva proprio scelto la
persona meno adatta: era un ragazzo buono e gentile, incapace di far
del male ad una mosca. E poi lui... lui era diverso dagli altri
soldati: la trattava con rispetto, ma anche con una sfumatura d'affetto
che nessun altro usava nel rivolgersi a lei. Forse per questo il
tramonto l'aveva scoperta spesso ad osservare dalla finestra gli
allenamenti del giovane: la principessa poteva ammirarlo per ore quando
si esercitava con la spada, in quello strano e splendido ballo fatto di
parate e di affondi. Rimaneva incantata a fissare i suoi occhi topazio
carichi di concentrazione, o i suoi capelli scuri che si muovevano come
una criniera selvaggia.
-Lo facciamo correre un po', Pimper?- bisbigliò all'orecchio
del suo cavallo e ricevendo un nitrito di assenso. -Allora andiamo-
disse, lanciandolo al galoppo. -Vediamo se riesci a prendermi, Neil.
°°°
-Non poteva essere Shade! Mi rifiuto di crederci!- tuonò
Bright, facendo esplodere in mille pezzi alcuni cristalli.
Un tempo quella sceneggiata le dava i brividi, ora Rein provava solo
indifferenza verso quello sfoggio d'ira: poteva ben immaginare quanto
il sovrano fosse contrariato dal resoconto dei suoi cavalieri d'ombra
che gli avevano riferito con orrore dell'apparizione di un fantasma.
Eppure la compagna manteneva un'espressione fredda, decisa a non
lasciar trapelare alcuna informazione.
-Tu! Tu lo hai visto bene, gli hai parlato- continuò. -Dimmi
chi era!
-Uno dei tanti che desidera eliminarti.
-Non giocare con me, Rein!- gridò, afferrandola per i
capelli. -Chi era? Dimmelo!
-Mai- mormorò con un sorriso di sfida che le fece guadagnare
uno schiaffo tanto forte da gettarla a terra. -Non tradirò
più nessuno per te- aggiunse, asciugandosi un rivolo di
sangue dal labbro.
L'uomo la fissò, sentendosi addosso una strana sensazione:
era come se la terra avesse improvvisamente iniziato a franargli sotto
i piedi. Scosse la testa, chiamando un paio di soldati.
-Prima o poi sputerai quel nome- minacciò, facendola portare
nelle sue stanze.
°°°
-Stephan, per fortuna sei sano e salvo- esclamò Altessa,
abbracciandolo. -Hai idea di quanto siamo stati in pena?
Lui si separò bruscamente, aggredendo Tio.
-Perchè mi hai portato via?! L'avrei uccisa, e poi mi sarei
occupato di...
Lo schiaffo lo bloccò, segnandogli la guancia; le due
ragazze sussultarono, rivolgendo all'amico uno sguardo scosso e
incredulo: non era da lui alzare le mani sul ragazzino, non lo aveva
mai fatto.
-Ti ascolti quando parli?! Io non credo, dato che pronunci le stesse
frasi di Bright. Tu non sei nessuno, Stephan, non hai alcun diritto di
decidere la vita e la morte delle persone.
-Bright è un mostro, non una persona! Deve pagare per quello
che ha fatto ai miei genitori!
-Se è un colpevole che cerchi, allora sappi due cose prima
di agire da giustiziere: Rein non centra con la loro morte, la sua sola
colpa è quella di amare ancora Bright- rivelò
Tio, conscio di quella terribile verità che andava
svelandosi. Una verità che lo coinvolgeva direttamente. -Tua
madre non l'ha mai accusata di niente, l'ha sempre difesa.
-E la seconda?- incalzò Stephan.
-Bright ha condannato a morte tuo padre, è vero, ma non
avrebbe mai ucciso Fine. Ne era innamorato, la desiderava...
-Ma lei è morta insieme a papà!
-Sì. L'ho uccisa io! Io ho scoccato la freccia che ha
colpito Fine!
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Capitolo 14 *** Un giuramento ***
prologo
Un
giuramento
Quindici anni prima...
Fine osservava
Stephan dormire tranquillamente, ravvivandogli di tanto in tanto i
morbidi capelli blu: aveva già tre anni ed era allegro e
vivace, una vera peste. Ma per lei e Shade era il più
prezioso dei tesori: avrebbero dato la vita per proteggerlo da quel
mondo che lentamente si stava sgretolando.
Il sangue versato dalla crudeltà di Bright non accennava a
calare e tra le sue vittime c'erano stati anche gli ex-sovrani del
Regno Solare. Avevano fatto di tutto per cercare di salvarli, ma senza
successo e per lei era stato straziante affrontare la morte dei
genitori senza avere Rein vicino a sè; si era aggrappata
disperatamente a Shade e al loro bambino, le uniche persone che le
fossero rimaste e che potesse chiamare famiglia.
Pensava spesso a sua sorella e al motivo che l'aveva portata ad
abbandonarli: l'amore per Bright. Forse era vero che quel sentimento
non era tra i più nobili: gli atti peggiori erano compiuti
in suo nome... ma non si poteva combattere contro di lui, negava
qualsiasi scelta. La rossa sentiva la sofferenza e il dolore della
gemella, chiusa in una ragnatela di oscurità da cui non
c'era modo di uscire.
Le sue riflessioni furono interrotte da un rumore veloce di passi, poi
Tio apparve sulla porta, trafelato.
-Fine...
La giovane lesse una notizia terribile sul suo viso: era partito con
Shade due giorni prima ed era tornato solo. Non c'erano molte
possibilità.
-Dov'è?- chiese con voce rotta.
-Bright è riuscito a catturarlo.
°°°
Il suono dei tacchi di Rein si
disperdeva con una leggera eco nel silenzio delle vuote ed umide
segrete.
Bright non aveva certo nascosto il ricco bottino conquistato in quella
battuta di caccia: con lo stesso orgoglio di un cacciatore che aveva
appena catturato la preda più ambita del bosco, il sovrano
di Wonder aveva emesso subito la condanna di morte, quasi temesse che
il suo fringuello dagli occhi cobalto potesse scappare dalla gabbia.
Lo vide, seduto a terra contro il muro della cella: la luce del
tramonto illuminava il sangue rappreso che gli sporcava il volto e gli
impregnava la camicia strappata, creando strani riflessi sul tessuto
nero. Il biondo e i suoi tirapiedi non si erano risparmiati,
riempiendolo di lividi e di ferite; eppure non erano stati in grado di
cancellare quell'aria di strafottente arroganza che aveva sempre
contraddistinto il principe della Luna. Quella sicurezza, quel fascino
dannato, quell'espressione che portava a credere che lui potesse fare
qualsiasi cosa. Anche beffare la morte e stregarla con la sua
innegabile bellezza.
-Shade- lo chiamò in un sussurro.
-Se sei venuta per conto di Bright, riferiscigli che non ha ancora
vinto. Io continuerò a vivere anche dopo che l'ascia mi
avrà tagliato la testa.
La ragazza pensò che stesse vaneggiando: il mattino dopo il
boia avrebbe decretato la fine di Shade, malgrado il suo coraggio.
-Come sta Fine?- Era questo che le premeva sapere: da quando le mura
del Palazzo Solare le si erano chiuse attorno, Rein non era
più stata capace di avvertire le emozioni della sorella,
come se il loro legame fosse stato tagliato da uno strato di tenebra.
-Bene. Lei non ti accusa di niente, non ti da colpe: siedi accanto ad
un mostro, eppure ti accoglierebbe ancora a braccia aperte se tu
decidessi di tornare.
-Lo vorrei... - mormorò, allontanandosi dalle sbarre. Almeno
una di loro era libera...
-Rein- la fermò il giovane.
-Sì?
-Ne valeva la pena? Ha senso dare amore a un uomo senza
pietà?
La fanciulla abbassò lo sguardo: non aveva ricevuto che odio
e sangue in cambio del suo amore. Non era quello che sognava da
bambina, quando i sogni erano belli e non crudeli illusioni di un mondo
che non sarebbe mai diventato realtà.
-No, immagino di no. Ma allora sembrava la cosa giusta. Non volevo che
si arrivasse a questo.
-Nessuno di noi lo desiderava.
°°°
-Non puoi chiedermelo, Fine!- esclamò Tio, con un tono che
scivolava nell'implorazione. Si specchiò nei rubini di lei,
sperando di trovarvi qualche traccia di esitazione, ma non c'era
nemmeno un'ombra. Aveva dovuto portarle quella notizia ed assistere
alla sua calma e disarmante reazione: pareva fosse già
preparata a quell'eventualità e si fosse esercitata per
essere perfetta.
Il ragazzo scorgeva l'ansia e la paura sul suo viso, ma non bastavano a
farla desistere: Shade stava per morire, era inevitabile. Appellarsi
alla clemenza di Bright era un'illusione, ma anche la sua unica
speranza.
-Infatti ti sto dicendo di giurarlo sul tuo onore- ribattè
la rossa, allacciando il mantello.
-Possibile che tu non capisca? Gli ho promesso che ti avrei tenuto al
sicuro- tentò ancora il leoncino. Ciò che alla
ragazza appariva come giusto, a lui sembrava l'ultima vittoria che
potesse prendersi sul re. -E Stephan? Non pensi a lui?
Certo che lo aveva fatto: Stephan era il centro dei suoi pensieri ed
era anche per il suo bene che aveva preso quella decisione.
-Portalo via da Wonder, affidalo alle ragazze- rispose, osservando con
amore il suo bimbo. -E digli... che lo amavamo tantissimo.
-Fine... Se tu rimanessi qui, tutto
questo...
-Non posso e lo sa anche Bright.
Sa che andrò a implorarlo per la vita di Shade... Ma se non
avrò successo... se lui... morirà... allora
dovrai uccidermi. Se non lo farai, sarete tutti in pericolo: con il
Potere Oscuro può fare qualsiasi cosa, anche costringermi a
tradirvi- proseguì Fine. -Gli direi anche di Stephan... e
sai che a quel punto non avrebbe scampo.
Tio comprese quanto fosse importante, non solo per lei, ma per tutti
loro: malgrado si sentisse male al solo pensiero, le parole sfuggirono
alle sue labbra mosse da qualcosa di più forte.
-Te lo giuro sul mio onore.
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Capitolo 15 *** Cedimenti ***
prologo
Cedimenti
-No... non
è vero... non puoi essere stato tu...- balbettò
Stephan nel silenzio sconvolto della sala.
-È la verità. Fu lei a chiedermi di farlo se
Bright avesse ucciso Shade- continuò Tio inclemente. Troppo
a lungo aveva sotterrato quella storia, troppo a lungo aveva cercato di
sfuggire ad un passato che lo rincorreva da dodici anni. -Me lo fece
giurare... e fui costretto ad accettare.
-Come hai potuto? Mi hai sempre mentito... hai tradito la fiducia di
mio padre!
-Se non l'avessi fatto, probabilmente a quest'ora nessuno di noi
sarebbe vivo. E se pensi sia stato facile, ti sbagli completamente!
-Io ti odio!- gridò il ragazzino, correndo via.
-Stephan!- lo chiamò Boomo, inseguendolo.
-Tio...- mormorò Altessa. Ora capiva il cambiamento radicale
che era avvenuto in lui. -Hai vissuto con questo segreto da allora...
-Sì, e ogni volta che guardo Stephan mi sembra di rivivere
quell'attimo tremendo in cui ho scoccato la freccia e gli ho tolto sua
madre. Ancora oggi mi domando se ho fatto la cosa giusta.
-Forse sarebbe stato peggio se mio fratello avesse ottenuto Fine...
Shade non si sarebbe dato pace e sarebbe morto nel tentativo di
liberarla...
-L'unica cosa certa è che hai scelto il modo sbagliato per
dirglielo- intervenne Perla, preoccupata per l'aria tempestosa con cui
il giovane se n'era andato.
-Lo so... quando l'ho visto parlare e comportarsi come Bright, ho perso
il controllo... È talmente pieno d'odio da non rendersi
conto che sua madre scelse di morire anche per proteggerlo.
°°°
"Continuerò a
vivere anche dopo che l'ascia mi avrà tagliato la testa."
Non era il delirio di un uomo in procinto di incontrare la morte, ma la
sicurezza di un padre verso il futuro del proprio figlio. Ora Rein
aveva capito quelle parole e sapeva che la vita di quel ragazzino era
legata anche al suo silenzio. Lo doveva a Fine, la gemella che non era
stata in grado di proteggere: vedere il nipote le aveva dato la misura
di quante cose avesse perso alleandosi con Bright.
Forse avrebbe potuto salvarla se fossero state insieme...
-Un po' tardi per
pensarci, Rein...- si disse.
E probabilmente era in ritardo anche per sperare in una redenzione:
stando dalla parte del trono, si era macchiata di troppi peccati,
troppe volte aveva chiuso gli occhi e lasciato che le cose andassero
alla deriva.
Fissò le rose nere nel vaso sulla scrivania: erano dello
stesso colore di un cuore che aveva annullato ogni sentimento per colpa
di una stupida gelosia. O di un'anima che aveva tradito la
propria famiglia in nome di un amore mal riposto.
Sfiorò la corolla scura, scendendo poi al gambo e ferendosi
a un dito con una spina; Rein non se ne curò e
lasciò che un lieve rigagnolo di sangue scivolasse lungo la
sua mano.
Aveva osato contrariarlo.
Com'era possibile? Rein era sempre stata quella docile, facile da
manovrare, sciocca. L'aveva capito nell'istante stesso in cui l'aveva
conosciuta: non vedeva semplicemente il mondo attraverso degli occhiali
rosa, ma aveva anche un cervello pieno di cuoricini tutti rivolti a lui.
Eppure si era opposta al suo volere.
Bright percorreva avanti e indietro la sala del trono a grandi passi:
per la prima volta da anni si sentiva confuso e non riusciva a dare una
spiegazione a ciò che provava. Non che ci fosse in
realtà molto da comprendere: il suo cuore, atrofizzato dal
lungo controllo del Cristallo Oscuro, stava provando a rimettersi in
moto e mandargli dei segnali.
Per il re di Wonder era una qualcosa di sconosciuto, anzi, dimenticato.
Lui avvertiva solo la sgradevole sensazione di piccole crepe che si
aprivano sotto i suoi piedi, come se di colpo il piedistallo che si era
costruito e che credeva sicuro, non fosse più
così solido.
Rein era quella che c'era sempre stata e che ci sarebbe stata sempre.
Almeno nella sua immaginazione distorta.
Non aveva mai realmente considerato importante la sua presenza, con il
passare del tempo l'aveva data per scontata.
Finchè non gli aveva detto di no. Proprio lei che non era
mai fuggita alle violenze che subiva.
Ed ora lui doveva rivedere le sue convinzioni.
°°°
-Stephan, fermati!
-Lasciami in pace, Boomo!- ribattè, correndo lungo delle
scale che portavano in superficie.
Si morse un labbro a sangue, tentando inutilmente di fermare le
lacrime. Erano lacrime di delusione, di rabbia... Tio aveva ucciso sua
madre, si era finto suo amico ed invece era un serpente doppiogiochista.
Non era così che aveva immaginato il suo viaggio su Wonder,
non era questo che pensava di scoprire.
-Lo odio!
Il folletto avrebbe voluto alleviare la sua sofferenza lacerante, ma
purtroppo non aveva mai imparato a consolare o a dire parole di
conforto: poteva solo inseguirlo e stargli vicino.
Il ragazzo arrivò sulla spiaggia e si sedette, riflettendo
su quanto aveva appena sconvolto nuovamente la sua vita: l'allievo di
suo padre si era macchiato di un gesto orribile e sua madre...
Già, perchè aveva preferito morire piuttosto che
restare con lui, con suo figlio?
-Perchè lo ha fatto? Perchè non è
rimasta con me? Io credevo che mi volesse bene...
-E te ne voleva, credimi, più che a chiunque altro. Credo
che sapesse che se fosse finita tra le mura del Palazzo Solare, il
Cristallo Oscuro le avrebbe estorto il nostro nascondiglio... e la tua
esistenza- ipotizzò Boomo. -Lo ha fatto per proteggerti.
-Perchè non è scappata insieme a me?- insistette
Stephan, turbato.
-Perchè il re aveva in mano qualcosa di troppo importante
per lei: la vita di tuo padre. Le era impossibile voltare le spalle e
far finta di niente. E se anche
lo avesse fatto e fosse rimasta in vita, Bright non si sarebbe limitato
a mettere a ferro
e fuoco Wonder per trovarla... e tu saresti stato in
pericolo. Così quel giorno
comparve sul patibolo e chiese pietà ad un uomo che non
conosce più il significato di questa parola.
-Amava mio padre più di quanto amasse me?- chiese con un
tono triste, mentre i suoi occhi rubino vagavano sullo specchio piatto
del mare.
-Vi amava entrambi: lui era il suo amore e tu il suo tesoro-
spiegò l'altro.
Stephan annuì,
asciugandosi le lacrime e lasciandosi dei segni rossi sulle guance; si
strinse nella giacca, il corpo scosso dagli ultimi singhiozzi. Rimaneva
un nodo all'altezza del petto, un macigno duro e freddo che lo faceva
star male: era troppo fresco il dolore per poterlo cancellare
facilmente.
-Io mi fidavo di lui.
-Nessuno di noi lo sapeva...
-È un assassino.
-Non pensi che anche per Tio sia stato terribile? Ha dovuto ubbidire a
Fine e ha visto morire la sua famiglia, i suoi amici... Non essere
troppo duro con lui e non credere di essere l'unico a soffrire.
-Ma tu da che parte stai?- scattò il ragazzo, arrabbiato.
Quel discorso gli sembrava assurdo: come poteva provare
pietà per l'assassino di sua madre?
-Da nessuna- rispose serio. -So cosa sono la cattiveria, la
crudeltà e la notte infinita. Anche Bright ha cominciato
così, con l'odio verso Shade: vuoi forse diventare come lui?
Il giovane non riuscì a replicare e distolse lo sguardo
dalle iridi verdi del folletto, quasi temesse che potesse scorgere
delle ombre nelle sue di granato. Il sovrano di Wonder era un mostro,
mentre Stephan agiva in nome della giustizia. Non poteva paragonarlo a
lui.
-Hai l'aria di uno a cui è appena caduto sulle spalle il
mondo intero- commentò una voce.
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Capitolo 16 *** Un sole corrotto dalle tenebre ***
prologo
Un
sole corrotto dalle tenebre
Neil era riuscito a
stento a star dietro alla sua principessa in quel galoppo selvaggio ed
improvviso: che diavolo le era saltato in mente?
Oh, certo, era stato fantastico ammirare i suoi lunghi capelli biondi
agitarsi al vento come una cascata dorata, ma per lei poteva essere
pericoloso allontanarsi dallo sguardo vigile della sua guardia. Non si
era minimamente preoccupata di camuffarsi per passare inosservata e lui
era tutto ciò che si frapponeva tra la sua persona e le
minacce che poteva incontrare.
Erano arrivati al mare; il soldato stava ancora riprendendosi dalla
corsa, quando la notò avvicinarsi a qualcuno: quella ragazza
non si fermava mai, non gli concedeva neppure un istante di respiro.
Sospirò, smontando da cavallo e stringendo la sua spada,
pronto ad intervenire.
-Hai l'aria di uno a cui è appena caduto sulle spalle il
mondo intero.
-Non sono affari tuoi- ribattè Stephan bruscamente, mentre
Boomo si nascondeva velocemente sotto una falda della giacca.
La ragazza non si arrese: avrebbe portato un po' di gioia ai suoi
sudditi, anche a quelli più scorbutici.
-Io mi chiamo Rika.
Rika...
Quel nome non gli era sconosciuto, ma era troppo sconvolto per
ricordare a chi appartenesse. Al contrario, il folletto aveva
riconosciuto l'erede al trono di Wonder e sperava con tutto
sè stesso che Bright non fosse nei paraggi.
-Stephan- borbottò il ragazzo, senza degnarla di
un'occhiata. Aveva altro a cui pensare che a una mocciosa impicciona:
era appena stato tradito da una persona che aveva sempre considerato un
amico e fare conversazione era l'ultima delle cose che desiderava fare.
-Di dove sei?
-Non sono di Wonder. Lo erano... i miei genitori. Io sono qui da poco-
affermò. -O
da troppo- riflettè subito dopo.
-Erano? Vuol dire che non li hai più?- domandò
Rika dispiaciuta.
-Ma non hai nient'altro da fare che stare qui?!- scattò
esasperato, alzandosi di scatto... e ritrovandosi l'acciaio di una
spada davanti al viso.
-Neil!- esclamò la ragazzina. -Non c'era bisogno...
-State indietro, principessa- replicò la guardia, senza
staccare gli occhi da Stephan.
Quindi la ragazzetta petulante era la figlia di Bright... Sua cugina.
-Non avevo intenzione di attaccarla. Ero solo stufo delle sue
chiacchiere.
-Porta più rispetto alla futura sovrana di Wonder.
La frusta fu tanto rapida che nessuno la vide: si udì solo
lo schiocco e l'arma di Neil finì a terra. La guardia
sgranò gli occhi, stupito dalla facilità con cui
era stato disarmato: chi era quel tipo dalle iridi color del sangue,
inquietanti come una porta aperta sull'ignoto?
-Te lo ripeto, non avevo cattive intenzioni.
-Allora cosa vuoi?
-Da voi nulla. Sono qui per vendicarmi dell'assassino di mio padre.
Vendetta. Ecco cos'era quell'ombra che pareva avvolgerlo come un
mantello.
Ma era la violenza la soluzione alla violenza? Era con il sangue che si
rispondeva ad altro sangue? In quel mondo devastato pareva proprio di
sì.
-E quando l'avrai ottenuta riabbraccerai tuo padre?- intervenne la
principessa, seria. -No, sarai un omicida, proprio come la persona che
vuoi uccidere.
-Stai zitta- la freddò il quindicenne. -Tu non sai niente di
me, non puoi giudicarmi. Non sai cos'ho passato, cosa significhi
crescere senza i propri genitori, lontano dalla propria casa! Wonder mi
ringrazierà quando quel demonio di tuo padre sarà
sottoterra! Andiamo, Boomo.
Stephan svanì nel nulla, lasciandosi alle spalle solo lo
shock delle sue rivelazioni. Ora Rika aveva le prove che cercava. Aveva
un morto. E un assassino.
Il suo papà.
-Non badate alle sue parole, principessa. Sono sicuro che è
solo uno sbandato o uno di quei ribelli che...
-No, ha detto il vero- mormorò a testa bassa. Si
guardò le mani, quasi si aspettasse che fossero macchiate
del sangue versato dal genitore. -Lui... è stato lui...
-Sì, Rika.
La biondina alzò gli occhi, vedendo Tio venirle incontro
accompagnato da uno strano esserino bianco molto simile a quello
scomparso con il ragazzo di poco prima.
-Immagino tu abbia molte domande da pormi- proseguì
l'ex-principe di Mera-Mera. -Ma le risposte potrebbero non piacerti:
sicura di poterle affrontare?
-Sì, voglio sapere cos'è accaduto e chi
è davvero mio padre.
-Allora venite: faremo una passeggiata.
-Non vi fiderete di lui?- chiese Neil, inquieto.
-Voglio la verità. Nient'altro.
°°°
-Avevo pensato di tutto, ma non che fosse stato Tio- ammise Altessa a
mezza voce.
In fondo, anche quello era colpa di Bright, come ogni cosa da
diciassette anni a quella parte: suo fratello aveva costruito intorno a
sè un gioco cattivo, costringendo poi gli altri a prendervi
parte e sottostare alle sue regole. E chi non era d'accordo veniva
eliminato dalla partita definitivamente.
Il gioco li aveva cambiati: da ragazzini pieni di sogni e speranze, si
erano trasformati in adulti che forse non sapevano più cosa
significasse avere un desiderio. La vita li aveva fatti crescere nella
maniera peggiore, troppo in fretta e con troppo dolore: si erano
accorti a loro spese che in quel mondo non c'era posto per sognare.
-Perchè combattiamo ancora? Non ha più senso...
-Per il futuro- affermò Perla. -Anche se non possiamo
vederlo, il sole continua a brillare dietro le nubi nere di una
tempesta. E il giorno in cui quella luce squarcerà le
tenebre, sapremo che è la valsa la pena lottare.
-Forse anche il sole è stato corrotto
dall'oscurità, come tutto il resto. Anche Stephan doveva
essere una speranza, ma è pieno d'odio e di rabbia.
-Stephan è confuso, crede che eliminare colui che gli ha
tolto il passato sia l'unico modo per avere un futuro. Ma il suo cuore
è buono... e ha chi veglia sempre su di lui.
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