Shattared

di Martyss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Chi è quel ragazzo? ***
Capitolo 2: *** Party on ***
Capitolo 3: *** I was different ***
Capitolo 4: *** Change your clothes ***



Capitolo 1
*** Chi è quel ragazzo? ***


“Sei nuova di qui, vero?”
“Si nota così tanto?” risposi io, non facendo caso a chi parlava e intenta a sistemare i libri nel nuovo e fetido armadietto. Quello era il mio primo giorno nella mia nuova scuola e tutto ciò che riuscivo a fare era il countdown alla fine delle lezioni. Non mi sono mai piaciuti i cambiamenti anche perché le mie capacità di adattamento sono pari a 0. Mi voltai e vidi una ragazza minuta dai biondi capelli ondulati che toccavano a malapena le spalle, piccole ed ossute, aveva degli occhiali neri smisuratamente grandi per il suo viso tondo e grazioso e delle labbra tinte di rosa. I jeans larghi e strappati e la T-shirt nera di almeno tre taglie in più le donavano un aspetto trasandato e mascolino. Non era la classica reginetta del ballo.
“Dovresti essere in classe da più di dieci minuti..” mi disse sorridendo e facendomi notare i corridoi completamente vuoti.
“E tu perché sei qui?” domandai incuriosita.
“Sai.. fare parte del giornalino della scuola ha i suoi vantaggi” mi rispose facendomi l’occhiolino.
“E’ un completo disastro!” la guardai “Potresti aiutarmi a cercare la classe?” gli mostrai il foglio con la disposizione della scuola e l’aula dove avrei passato un intero anno evidenziata in giallo.
“Certo” la guardò con fare attento “E’ accanto alla biblioteca, devi arrivare alla fine di questo corridoio, la troverai sulla destra” la abbracciai esaltata e mi catapultai in classe.
Dopo cinque ore passate a presentarmi e ad essere osservata, entrai in sala mensa. Era molto più grande e gradevole della vecchia scuola. Le mura erano colorante di un bel giallo acceso che appena entrati metteva di buon umore, i tavoli avevano forme circolare un po’ come quelli in “High School Musical” e i banconi per il cibo erano scrigno di vere prelibatezze. Da lontano vidi quella che era stata la mia rovina, la ragazza che mi aveva indicato la strada che portava all’inferno ovvero la mia classe di biologia. Mi avvicinai al suo tavolo.
“Ciao..”
“Miley, mi chiamo Miley Cyrus e si, puoi sederti con noi”mi disse sorridente mentre addentava un sandwich dall’aspetto invitante. Mi sedetti e iniziai a mangiare con un po’ di imbarazzo.
“Chi è quello?”domandai incuriosita. Miley fu quasi divertita dalla mia domanda, posò il panino, si schiarì la voce ed iniziò a parlare.
“Joe Jonas, il più ambito della scuola..è il vertice della piramide sociale scolastica, tutto, qui dentro almeno, inizia e finisce con lui. E’ il ‘play-maker’ della squadra di basket..il suo passatempo preferito? Il sesso! Ha visto nude praticamente tutte le ragazze di questa scuola..è un portento a letto”
“Anche..”
“Si, purtroppo ho ceduto anch’io al suo fascino da ‘dannato e tenebroso’ ma non farmici pensare. Passiamo oltre.. quello al suo fianco è suo fratello, Nick Jonas. Hanno solo due cose in comune: il cognome e i genitori. Lui è il classico bravo ragazzo. Non beve, non fuma, non si droga e non una ‘B’ in tutti i passati anni scolastici. E’ il tipo che piacerebbe a qualsiasi madre ed è davvero intrigante..”
“Sei stata a letto anche con lui?”
“Certo che no! Ha fatto il voto di castità l’anno scorso ed ha sempre al dito un anello, si vocifera che ci sia inciso‘True Love waits’ ”
“Il vero amore aspetta..”
“Secondo me è GAY!”

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Capitolo 2
*** Party on ***


Entrai in quella stanza come per sfuggire al divertimento. Le feste non fanno per me, sono sopravvalutate. Gente che ti calpesta i piedi, ragazzi ubriachi che vogliono portare a letto qualsiasi persona che abbia una vagina e ragazze che farebbero di tutto pur di mettersi in mostra, gonne sempre più corte e scarpe sempre più alte e stravaganti. Questo lo chiamano divertimento?!
Miley però mi costrinse a partecipare, disse che era importante per conquistare un posto medio-alto nella piramide sociale scolastica, soprattutto se non volevo entrare a far parte della squadra delle cheerleaders, cosa che era assolutamente fuori dai miei piani. Provai ad inventarmi molteplici scuse, ma per lei era una specie di rito di passaggio ed era impossibile saltarlo. Era totalmente diversa da me, ma forse era proprio questo quello che mi interessava della sua persona. Vedevo in lei il lato oscuro di me e mi sentivo eccitata e spaventata allo stesso tempo. A volte avrei voluto avere il suo coraggio e la sua sfrontatezza. Lei mi completava.
Quella sera, accanto a lei, fui invisibile per tutto il tempo. Un ‘mini-dress’ argento dalla prorompente scollatura, dava ai suoi seni minuti un’aria decisamente più gonfia e gli accarezzava delicatamente la corporatura esile, arrivando poco sopra le ginocchia, le scarpe, obbligatoriamente nere e firmate ‘Christian Louboutin’, davano un pizzico di eleganza al tutto. Era semplicemente stupenda. Non potevi passare di lì e non voltarti a guardarla, anche solo per pochi secondi.
“Devo andarmene?”
Mi voltai sentendo quella voce e chiusi frettolosamente la porta alle mie spalle. Lo riconobbi. Era il presunto omosessuale o più semplicemente un bravo ragazzo. Nicholas Jonas.
“Stai aspettando un ragazzo?”
“No, certo che no”
“E allora che ci fai qui?”
“La stessa cosa che ci fai tu” risposi sorridendo
“Capisco, quindi sei intellettualmente elevata per scolarti un paio di bicchieri e renderti ridicola di fronte a tutti”
“Sì, siamo intellettualmente elevati e al diavolo la MODESTIA”
Rise. Poi spostò dei riccioli scesi sulla fronte portandoli all’indietro.
“Piacere, Nicholas” mi tese la mano continuando a ridere.
“Demi” dissi ricambiando la stretta.
“Per quanto tempo hai intenzione di rimanere qui?”
“Uscirò prima che Miley chiami la polizia per denunciare la mia scoparsa e tu?”
“Uscirò giusto in tempo per cacciare mio fratello fuori dai guai”
Un rumore interruppe le nostre fragorose risate e rimbombò nella stanza. Ci guardammo come spaesati chiedendoci cosa fosse successo. Subito si sentì una voce, anzi un urlo. Uscimmo velocemente, uno dietro l’altro. Ci bastò poco per capire. Joseph Jonas era a terra con un labbro sanguinante.
“Fratellino! Te la sei fatta prima di me?” disse indicandomi. Era ubriaco. Si alzò lentamente e poi cadde di nuovo quando Nick gli sganciò un pugno.
“Demi, mi dispiace ma..”
“Non preoccuparti” riuscii solo a dire davanti a quella scena pietosa. Nick si era trasformato: un minuto prima era il ragazzo perfetto e un minuto dopo sferrava pugni a suo fratello. Mi fece quasi paura.
“Portalo fuori perfavore!”
“Io..”
“Ti prego” rispose supplicandomi. Era scosso, si vedeva che non aveva mai fatto una cosa del genere. Mi avvicinai a Joseph, gli presi il braccio e lo portai sulla mia spalla e camminando lentamente ci dirigemmo verso l’uscita. La puzza di alcool era intensa e disgustosa. La sua camicia a quadri fradicia e il suo viso sudato e insanguinato.
“Chissà come saresti senza mutandine”
Anche in quel momento il suo unico pensiero era il sesso. SESSO,SESSO,SESSO. Per lui esisteva solo questo. Mi guardo e si avvicinò tanto da sporcarmi con del sangue la maglietta.
“Bastardo!”
“Tipa tosta la ragazzina”
Aprii la portiera della macchina di Nick e lo costrinsi ad entrare. ‘Entro solo se entri anche tu’ mi aveva detto e quindi aspettai lì con lui. Quelli furono i cinque minuti più lunghi e maleodoranti della mia vita. Non disse una parola, si limitò a fissarmi e a fare delle risatine di tanto in tanto.
“Ti devo un favore” esordì Nicholas entrando nella vettura “ Portiamo il cattivo ragazzo a casa e poi accompagno anche te” continuò guardandomi. Mise in moto e partimmo. Ero in macchina con due sconosciuti e uno di loro era un potenziale ‘stupratore’ unbriaco e ferito.

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Capitolo 3
*** I was different ***


“Non ti porterò mai più ad una festa” mi disse Miley rovistando nel mio armadio “Te l’ho già detto..non ho fatto niente!” continuai un po’ seccata “Io ti credo, ma gli altri non lo faranno. Sarai al centro dell’attenzione per un bel po’ di tempo” mi rispose “Forse dovrei fare un articolo sul giornalino della scuola:’Joe Jonas e la sua nuova vittima’, riscuoterebbe molto successo”continuò ridendo, poi vide il mio volto non altrettanto ironico e si zittì subito. Sospirai in cerca di una soluzione rapida per sfuggire al problema. Non trovai nulla di particolarmente geniale ed efficace. Ero destinata ad essere al centro del ciclone per quanto? Una settimana? Un mese? Non mi restava che chiedere aiuto a lei e so che questo era un suicidio.
“Cosa dovrei fare?” domandai titubante e già impaurita dalla risposta che mi avrebbe dato.
“La tua ancora di salvezza ha un nome: Nicholas. Nessuno crederà che possa frequentare una ragazza che è stata a letto con suo fratello. Questo non rientra nel manuale del bravo ragazzo, quindi, di conseguenza, non rientra nel manuale di Nicholas Jonas” guardai la finestra alla mia destra “Non ci trovo niente di male. Lo frequenterai per un paio di settimane e tutti dimenticheranno il presunto atto sessuale tra te e Attila”
“Attila?”
“Joe Jonas, il fratello cattivo dalla infinita bellezza..”
“Questo significherebbe usare Nick” interruppi l’inizio di quello che si sarebbe prospettato il suo più lungo monologo.
“Teoricamente si, praticamente..anche” commentò istintivamente per poi riflettere su cosa aveva detto.
“Non posso farlo”
“Magari, non so, potrebbe nascere qualcosa. Tu sei un po’ lui al femminile”
Il mio viso rabbuiò come quando cala la notte in un giorno soleggiato che vorresti non finisse mai “Non mi conosci” riuscì solo a dire e un attimo dopo una sensazione di vuoto mi percorse il corpo.
“Cosa dovrei sapere?” domandò cogliendo il mio imbarazzo, se così si poteva definire. Risistemò il vestito azzuro che stava per provarsi, chiuse l’armadio e mi raggiunse. Si sedette accanto a me, sul mio letto, e dolcemente mi prese la mano come per rassicurarmi.
“Niente che voglio dirti” risposi a volto basso e con una voce un po’ nervosa. La sua mano scivolò lontano dalla mia e la vidi alzarsi di scatto e incomiciare a cercare qualcosa, forse la sua borsa.
“Io ci provo. Provo ad esserti amica, provo ad ascoltarti e a comprenderti ma forse il problema qui non sono io.. ma tu! La verità è che sei troppo insicura, viziata ed infantile per fidarti delle persone” per un secondo si girò e la sentii sospirare lentamente. Mantenne la calma.
“Ero una drogata, un’alcolista bulimica” esclamai interrompendo il silenzio della breve pausa che si era concessa durante il suo discorso “Ho passato l’estate in una costosa clinica di Miami, tutti i giorni ero costretta a sopportare la delusione di tutta la mia famiglia. La loro piccola rubava solo per comprare pochi grammi di erba, abusava di qualsiasi cosa la facesse sballare e per di più, vomitava fino a quando nel suo stomaco non rimaneva nient’altro che aria. Ero dipendente da tutto ciò che mi provocasse dolore. Quando sono uscita da questo tunnel, ho iniziato a vivere. Sono fuggita dal Texas, dove tutti mi additavano come quella ‘svitata e ribelle’ e sono venuta qui a New York per crearmi una nuova vita.”
“E i tuoi genitori?” mi domandò lei ritornando seduta accanto a me “Mi hanno comprato questa casa, era il prezzo da pagare per togliermi di mezzo, per loro non ero altro che un grosso peso” sorrisi forzatamente per dare l’impressione che questo argomento non mi scalfisse neanche, ma in realtà volevo solo che Miley andasse via, così potevo piangere.
“Scusami, io non volevo dire quelle cose..” disse lei realmente dispiaciuta.
“Per farti perdonare potresti abbracciarmi” le suggerisco io bisognosa di coccole.
Subito mi avvolse in una calda stretta e portò la sua testa sulla mia spalla dolcemente. Feci lo stesso e non ebbi la forza di impedire lo scendere di una lacrima che mi rigò il viso, lasciandomi priva di difese, di barriere che impiegai anni a costruire. Per la prima volta mi sentivo completamente nuda.
“Ora posso provare quel vestito?” esclamò lei spezzando l’abbraccio e sdrammatizzando quel momento. Mi asciugai in fretta il viso con il lembo del grosso maglione grigio che avevo indosso e sorrisi. Quello fu un sorriso vero, reale.
“Certo e dovrei anche ispezionare il tuo di armadio, ho notato che questi stracci che metto non sono alla tua altezza e se devo essere amica di Miley Cyrus ho bisogno di qualcosa di molto più artificioso”
“Cos’hai sotto il maglione?”mi domandò sorridendo.
“Non sapevo avessi delle strane tendenze sessuali” dissi, sicura in una sua rumorosa risposta che non tardò ad arrivare “Sono stata con tanti uomini, questa tua insinuazione mi ferisce nel profondo” rispose ridendo “Oh mi scusi ‘Miss Sono-Stata-Con-Tanti-UOMINI’ ” continuai togliendomi l’enorme maglione.
“Cannottierina nera aderentissima, dove la tenevi nascosta?”
“Sotto al mio adoratissimo maglione che presto rimetterò”
“Non lo farai!” esclamò porgendomi la sua giacca di pelle nera con il collo e le maniche borchiate “Prova questa! Ti proteggerà dal freddo inesistente che provi”
La indossai e un’attimo dopo ero davanti allo specchio a contemplare la mia figura. Sembravo più magra e filiforme senza quell’ammasso di lana, che copriva ogni centimentro di pelle.
“Mettiti questi” mi ordinò Miley.
“Quei cosi?” dissi io sbarrando gli occhi. Iniziavo a capire: MI VOLEVA MORTA!
“Questi cosi hanno un nome: tacchi! E poi erano nel tuo armadio perché non dovresti metterli?”
“Li ho comprati per un matrimonio e in quel momento ero in uno stato post-traumatico”
“Cosa mi tocca fare” esordì accovacciandosi e sfilando velocemente le mie converse nere ormai secolari e calzandomi le decoltè nere e altissime. Accennai un sorriso di fronte a quella ragazza che avevo dimenticato e nascosto per tutto quel tempo. Sembravo così sicura in quell’immagine riflessa, ma gli specchi possono mentire, non mostrano ciò che sei dentro, ciò che provi, si limitano ad osservare l’involucro e a pronunciare giudizio.
Miley compare da dietro e mi poggia una mano sulla spalla come per confortarmi “Sei bellissima” disse sorridendo “Sì, forse lo sono”.
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Change your clothes ***


“Un’ inguaribile romantica!”
Distolsi l’attenzione dal libro che ero intenta a leggere in cerca di collegare la voce ad un volto ed il mio sguardo si posò su quei riccioli castani scompigliati e su quegli occhi nocciola abbastanza familiari. Nicholas Jonas.
“Ah..” dissi guardando l’enorme romanzo che avevo tra le mani “Romeo e Giulietta in cambio di una A in letteratura” proseguii un po’ imbarazzata. Dopo quella dannata festa lo incrociai qualche volta nei corridoi ma niente di più, non so di preciso cosa mi aspettassi, sicuramente non l’indifferenza che c’era stata.
“La signorina Rutherfields è sempre stata attratta da Shakespeare” rispose disinvolto sedendosi accanto a me “In realtà non mi dispiace..” continuai voltandomi verso di lui “Gli idillii romantici sono sempre stati il mio forte”. Mi sorrise e fissò il vuoto.
“Credi sul serio ci siano degli amori come quelli..?”
“Perché no?” Ora il mio sguardo era fisso su di lui, riuscivo a vedere dei piccoli nei nella parte destra del viso che non avevo mai notato prima. Sospirò.
“Il tuo intelletto è ancora troppo elevato per partecipare al ballo?”
“L’idea che stavolta dovrò nascondermi nel bagno delle ragazze non mi alletta particolarmente” dissi ridendo “Ma penso che ci sarò..insomma dobbiamo raccogliere fondi per la nostra trasferta scolastica all’estero, che tu ci creda o no questa sarebbe la mia prima vera gita” continuai pensando alla mia vecchia vita in Texas. “Devi tenerci tanto allora” rispose lui accennando un sorriso. Si fermò qualche secondo come per riordinare le idee poi riprese “Posso farti compagnia?”. Non capii a cosa si riferisse così mi limitai a chiedergli spiegazioni.“Posso condividere il bagno delle ragazze con te?” disse ridendo “Non credo ti sia permesso entrare” continuai io. Non riuscivo a capire se stesse scherzando o altro. “Non avevo considerato questo piccolo particolare” rispose imbarazzato.
“Potresti essere il mio cavaliere, si insomma mi puoi accompagnare al ballo” dopo aver pronunciato questa frase, caddi in una specie di apnea dove i dubbi mi soffocarono. Forse il suo fine non era quello di passare una serata con me e la mia ‘mossa’, che un secondo prima avrei definito intrapendente, mi parve del tutto sfacciata ed imprudente. “E’ quello che volevo chiederti ma.. non sono molto bravo con le parole”. Rimasi in silenzio non sapendo bene cosa dire e come comportarmi, lui si portò indietro i riccioli con la mano sinistra e fu solo allora che notai l’anello. Non erano adolescenziali voci di corridoio. L’incisione di quella frase scintillò al contatto col sole e nella mia mente una serie di domande mi percorrevano il cervello in cerca di risposte. Risposte che non arrivarono. Ero certa che se fosse stato a conoscenza dei dettagli scandalosi che riempivano il mio passato, avrebbe ritirato quella specie di invito all’istante. All’improvviso mi sentii fuori luogo accanto a lui. Non gli sarei bastata, non mi sentivo abbastanza. Non mi sento mai abbastanza. Nella mia testa rimbombò la frase detta da Miley il giorno prima ‘Tu sei un po’ lui al femminile’. Non c’era cosa più sbagliata. La mia vita era una lotta, una lotta contro la dipendenza. Ogni giorno provavo quella strana voglia di alcool che mi inebriava e mi faceva impazzire. Avrei potuto essere come lui?! In quel momento mi sentivo anche peggio di suo fratello. Forse assomigliavo a Joe. Il suono insistente della campanella mi riportò alla realtà. “Meglio entrare” mi disse cogliendo la mia distrazione. Sorrisi provando a nascondere le incertezze che si facevano sempre più profonde. “Ci vediamo dopo” continuai ed entrai velocemente in classe.
Osservai quella tazza di latte per più di 10 minuti, come se potesse suggerirmi una via d’uscita. Era arrivata in fretta la sera del mio suicidio, pensava potessi fuggire, forse? All’arrivo di Nicholas mancava meno di venti minuti e io ero quasi pronta. Decisi che le scarpe alte 15 centimeti, che Miley scelse per me, le avrei messe una manciata di secondi prima di uscire. Eccetto quel particolare tutto era pronto. I capelli erano raccolti in un ordinato chignon da ballerina che lasciava scoperte le spalle non troppo larghe e grandi. Un delicato strato di lip gloss rossastro adornava le mie labbra e le rendeva molto più carnose di quanto fossero in realtà, il leggero luccichio che si intravedeva sulle palpebre e il mascara di un nero intenso mi offriva un’aria quasi regale. Il vestito era di un rosa antico con una prorompente scollatura decorata con delle piccolissime perline lucenti, fasciava la vita per poi ricadere morbido. Non ero dell’umore giusto per un ballo. Avrei preferito mettere dei jeans e uno dei maglioni extra-large, che tanto odiava Miley. Avrei preferito starmene a letto a guardare uno di quei film strappalacrime, dove la protagonista alla fine muore sempre. Il campanello suonò, misi frettolosamente le scarpe ed uscii.
Mi ritorvai davanti un Nicholas Jonas più bello che mai. Lo smoking gli donava un non so che di misterioso, i riccioli sembravano essere leggermente di lucenti e chiari. Quando il suo sguardò si soffermò sul mio, di aspetto, mi morsi un labbro per la timidezza.
“Mio fratello voleva che ci recassimo lì con quella” mi disse imbarazzato e dietro di lui scorsi un’imponente e lussuosa limousine nera pronta ad aspettarci. Un attimo prima ero una liceale che va ad un banalissimo ballo scolastico ed un attimo dopo ero stata catapultata in un film per adolescenti. Sorrisi al pensiero. “Tuo fratello non si fa scrupoli”. Mi porse la mano e io la afferrai saldamente.
“Ce l’avete fatta!” brontolò Joe appena entrammo. Alla sua destra due occhi azzurri e una chioma biondo platino attirava l’attenzione, forse a causa del lungo e aderentissimo abito nero che avvolgeva il suo corpo o per l’ombretto, dall’assurdo tono di verde, che gli ricopriva le palpebre. Distolsi per un attimo l’attenzione da quell’attraente e, allo stesso tempo, strana, sconosciuta figura e mi accorsi di quanto l’aria si fece tesa. Lo sguardo premuroso e dolce che prima abitava il volto di Nick ora era diventato aspro e fisso sul fratello.
“Anche tu sei una specie di ragazza casta e devota?”mi domandò sogghignando e avvolgendo con un braccio la figura esile della sua misteriosa accompagnatrice. Lei gli sorrise divertita.
“Joe..” si affrettò a dire Nick, poi la mia voce lo interruppe bruscamente “Non proprio, non sono gli aggettivi che mi si addicono di più. Forse dovresti ritentare” risposi con aria di sfida.
“Puttana, direi che questo è proprio adatto a te” continuò subito lui, ora non più tanto rilassato.
“Strano non ho i capelli biondi, eppure mi hai scambiato per lei” indicai la ragazza “Ma ti posso comprendere, sarà difficile ricordarsi tutti i nomi e i volti delle ragazze con cui vai a letto”.
Prima che potesse rispondere o quanto meno difendersi, la limousine arrivò al capolinea.
“Non eri costretta a farlo” sussurrò Nick all’ingresso di quella struttura che somigliava solo lontanamente a quella che ore prima era la nostra scuola. “Sì invece” risposi mentre un tizio con occhialoni neri e munito di macchina fotografica ci gridò di metterci in posa per l’annuario scolastico. Avvolse il braccio sul mio fianco e un’ondata di calore mi travolse, gli sorrisi timidamente. Dopo il flash entrammo nella palestra, addobbata a festa e quasi irriconoscibile se non fosse stato per delle gabbie contenenti i palloni da basket, che però erano posizionate in un angolo buio alle nostre spalle, così che nessuno poteva farci tanto caso.
“Sai ballare?” mi domandò Nick prendendo delicatamente la mia mano, quasi potesse farmi male il solo contatto con la sua pelle levigata. “Me la cavo” risposi trascinandolo in pista “Non deve esser poi così difficile” continuai portando le mie braccia dietro il suo collo e appoggiando lentamente la testa sul suo petto. Respirai. Respirai il suo profumo.
 
 
 
 
 

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