Essere in te

di lizardiana
(/viewuser.php?uid=1084041)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mentre scrivi ***
Capitolo 2: *** Mentre canti ***



Capitolo 1
*** Mentre scrivi ***


Disclaimer: I personaggi di Slam Dunk non mi appartengono, ma sono proprietà del genio di Takehiko Inoue - sommo Sensei -. Questa storia non è a scopo di lucro.

Ciao a tutti! Eccoci con il terzo appuntamento con la serie ispirata dalle canzoni degli 883.
Era inevitabile, dopo tutte le bellissime storie che ho letto in questo periodo, che nascesse questa breve fic MitKo.. è tutta per voi!
Prima di iniziare, una piccola nota linguistica: il colore ao (aoi quando diventa aggettivo) descrive un colore che può essere tradotto come 'verde' o come 'blu'.

Beh, fatemi sapere se è di vostro gradimento! Enjoy!



 

1. Mentre scrivi


Se c'è una certezza in questo mondo, è che Kogure sceglierà sempre l’agenda aoi.
Ogni anno si recherà in libreria, trovandosi davanti alla grande pila dedicata alla cancelleria intento ad osservare tutte le diverse marche, forme, i materiali della copertina. Ci proverà, anche, a cambiare colore. Ma poi, inesorabilmente, uscirà dal negozio con una copertina similpelle morbida aoi.

La prima volta in cui Mitsui vide quell’agenda fu in prima superiore. Kogure era in classe, finite le lezioni, in attesa dell'inizio dell'allenamento di quel pomeriggio e Hisashi si trovò a passare davanti all'aula aperta, vedendolo all'interno immerso nella scrittura.
Quel giorno non ci fece troppo caso.
Con il tempo, gli episodi si ripeterono senza che Hisashi riuscisse a unire i puntini. L’onnipresenza di quelle agende era diventata parte integrante del quattrocchi, tanto che nessuno mai si era esposto nel chiedergli che cosa facesse.

Fino a quel pomeriggio.

Si erano dati appuntamento in stazione a Enoshima per andare insieme a Yokohama a occupare le camere singole del dormitorio Hiyoshi che finalmente erano state assegnate loro, decidendo di fare prima una tappa in uno dei negozietti su subana dōri per prendersi dei dolci per il tragitto. Il viaggio non era lungo ma in due e con del cibo sarebbe stato certo ancora meno noioso.
Erano partiti salendo sull’Enoden e anziché viaggiare verso Fujisawa per prendere il treno della Tōkaidō line partendo dalla stazione principale, assicurandosi un posto a sedere, avevano deciso di regalarsi un percorso panoramico sulla costa dello Shōnan, attraversando tutti i paesini fino a Kamakura.


“Mi mancherà lo Shōnan” disse Hisashi, viso quasi incollato al finestrino. Si erano seduti sulla panca foderata di stoffa verde, che li avrebbe costretti a mantenere le spalle al mare se non si fossero girati in modo scomposto per potersi garantire una buona vista.
Kiminobu sorrise “È solo per qualche giorno..” disse con dolcezza.
Hisashi lo guardò con uno sguardo fanciullesco “Lo so.. ma tra qualche settimana saremo lì in pianta stabile e.. sì mi mancherà avere questo mare a portata di mano”
“Correre via dalla noia per andare in spiaggia.. incontrare gli amici..” commentò l’altro.
“Già.. hai capito cosa intendo”. Sorrise e tornò alla sua contemplazione.

Gli ultimi tempi erano stati per Kiminobu un periodo di grandi rivelazioni. Già dopo solo qualche mese all’università si era scontrato con la dura realtà della vita post-scuola dell'obbligo e nonostante fosse solo al primo anno aveva già una pressione intensa da sostenere. Ma c'era Hisashi con lui. Quando alla fine dell'inverno precedente era venuto a sapere che l'ex numero 14 era riuscito a migliorare i propri voti e a convincere insegnanti e genitori a sostenerlo - i primi con una raccomandazione e i secondi con la promessa di sostenere la spesa della retta - si era subito sentito sollevato e felice di intraprendere questa nuova avventura alla Keio con una persona che sin da subito era stata molto importante per lui. Certo, si erano iscritti a due facoltà completamente diverse ma erano riusciti almeno a frequentare le lezioni nello stesso campus. Quei mesi da pendolare e di prime lezioni sarebbero state sicuramente molto più complicate, senza di lui. Ora, si prospettava per loro il trasferimento in dormitorio e un taglio drastico con il passato.

"Peccato sia proprio oggi pomeriggio l'assegnazione, ci perdiamo la partita sulla spiaggia e i banchetti"
Kiminobu lo guardò, incupendosi leggermente "Peccato per la partita o perché ti perdi Sendō?" disse. Pentendosi immediatamente di questo scatto di gelosia.
Hisashi lo guardò interrogativo "Cosa? Ma no che dici" rispose sventolando una mano davanti al viso "Te l'ho detto com'è andata no?".
Kiminobu cercò di trattenere il broncio "Sì certo, ma ora è single e.."
"Se mi interessasse, lo sapresti" lo interruppe lapidario. "Io ti dico tutto e non vedo perché dovrei nascondertelo! Tu piuttosto, non mi dici mai niente di te!" Hisashi sentì montare dentro di sé una leggera rabbia. Non gli piaceva quando Kiminobu si comportava in quel modo, quasi accusandolo di non essere un amico sincero e leale.

Hisashi era stato felicissimo di riuscire a entrare alla Keio, con tutte le preghiere e gli sforzi fatti per avere l'appoggio delle persone attorno a lui. Era stato anche grazie alla ritrovata amicizia con Kogure che si era convinto a dimostrarsi di valere e di poter raggiungere risultati anche al di fuori del basket. Sapere di essere nello stesso campus del quattrocchi poi era stato una gioia incredibile, perché verso la fine delle superiori aveva sviluppato una specie di dipendenza dalla sua compagnia. Una dipendenza per la quale Tetsuo aveva iniziato una serie di prese per il culo da manuale, che Hisashi aveva incassato senza però troppo fastidio. In fondo, voleva un sacco di bene a entrambi.

“Lascia stare” disse, vedendo lo sguardo imbarazzato dell’altro.

Per quanto fossero diventati ormai inseparabili, in Kogure rimaneva un velo di mistero che Hisashi non riusciva a sollevare, soprattutto riguardo la sua vita sentimentale. Sapeva solo che Kiminobu non aveva nessuna relazione, ma non aveva la minima idea dei suoi gusti, del suo livello di esperienze, nulla di nulla.
A volte, l’impressione che aveva era di conoscere alla perfezione solamente la sua copertina e di non aver ancora avuto il privilegio di poterlo sfogliare, di poter leggere le sue pagine.

“Mi dispiace.. scusa”.
Hisashi tornò a guardarlo. Gli sorrise “Ma ti pare quattrocchi!” disse tirandogli una manata sulla spalla. “Oh.. dì ciao al mare, ci spostiamo nell’entroterra..”.
La stazione di Inamuragasaki era l’ultima sulla costa. Da lì, fino a Kamakura, il piccolo treno elettrico si infilava sinuoso tra le piccole e strette vie dei paesi, passando tra le case, i negozietti e i piccoli locali.
Quando arrivarono a Kamakura si resero conto che quella macchina che a Yuigahama aveva intralciato il treno per qualche minuto gli aveva procurato quel perfetto ritardo per perdere il cambio per Ōfuna. Così Hisashi decise di andare sul binario opposto a prendersi una lattina di caffè alla macchinetta in attesa del prossimo passaggio.

Kiminobu lo guardò allontanarsi. Quando fu sicuro di non vederlo più, aprì il suo zaino e ne estrasse la sua agenda. La penna arancione con un piccolo pallone da basket appeso a un cordino era come sempre incastrata tra le pagine, facendo da segnalibro. Aprì una pagina già mezza scritta e fece scattare la molla.

 

アホ。バカらしい。

ダメ。

それは。。好き過ぎる。

然し。。出来ない。

Sono un idiota. Assurdo. Non va bene. È che.. mi piace troppo. Ma non.. non posso.


Con un sospiro chiuse l'agenda, poggiandola sulle cosce. Da qualche tempo le sue emozioni lo mettevano in seria difficoltà e l'unico modo che conosceva per gestire le sue ansie era quello di affidare alla sua agenda quei pensieri che solo con sé stesso poteva condividere. Non aveva bisogno di consigli o di rassicurazioni, ma solo di tirare fuori e quelle agende non giudicav

"Che fai?"
Kiminobu scattò in piedi per lo spavento, facendo cadere tutto quello che aveva con sé.
L'agenda roteò e come in una scena in slow motion la vide rimbalzare sulla costa, roteare su se stessa e aprirsi sull'unica pagina stropicciata e rovinata dalle lacrime di giorni prima, proprio davanti ai piedi di Hisashi.

好き過ぎる..

Avvampò, lanciandosi a recuperare l'oggetto dell'imbarazzo, premunendosi di infilare la penna e di richiudere con l'elastico.
"Chi è che ti piace troppo?" Gli chiese Hisashi, un leggero ghigno sulle labbra quasi a dire finalmente ti ho beccato! Kiminobu arrossì. "È quella del tuo corso?
"Eh?" Lo guardò con stupore. Già, Hisashi non sapeva.
Non sapeva che a Kiminobu le ragazze non erano mai piaciute un granché, mai interessate abbastanza da voler desiderare di approfondire un'amicizia, una relazione. Non sapeva che mentre tutti i suoi compagni di classe durante gli intervalli parlavano delle varie conquiste, dei vari amori, lui passava il tempo a scrivere cercando di sondare la sua mente, i suoi desideri, il suo inconscio, fino ad arrivare a capire che per lui non sarebbe bastata una persona qualsiasi, perché lui voleva LA persona giusta.

"No.. non è lei" disse cercando di ricomporsi.
Hisashi tirò una golata di caffè freddo. “Era carina quella, ti fa un bel filo spietato. Allora.. chi è se non lei?” Un’altra golata.
Kiminobu si sistemò lo zaino sulle spalle “Arriva il treno..” disse spostandosi sulla linea per la coda. Hisashi raccolse il suo borsone “Non puoi sfuggirmi quattrocchi, entro la fine dell’estate scoprirò tutto su questa persona”.
Kiminobu sorrise. La conosci meglio di chiunque altro.. si disse. “Non immaginarmi più interessante di quanto non sia davvero..” disse, e il suo sguardo divenne velatamente cupo.
Hisashi aggrottò la fronte. “Se non sei interessante tu..” disse sussurrando, mentre il treno piano piano si fermava perfettamente davanti ai loro piedi.

"Pensavo prendessi appunti di basket"
"Come?"
Kiminobu si trovava con le spalle contro la parete laterale del vagone sul quale stavano viaggiando, Hisashi di fronte a lui si teneva sulla barra con entrambe le mani, chiudendolo in un bozzolo protettivo dalla folla che quel giorno abitava quel treno. Hisashi lo guardò. "L'agenda, quella verde. Pensavo fossero appunti di basket. È una specie di diario?"
Kiminobu cercò di evitare il suo sguardo.
"Ancora su quella storia.. sì è un diario, e il colore è ao, non verde.
Hisashi rise "Ao è anche verde dai, non essere pignolo!"
Kiminobu sbuffò lievemente "Sono solo preciso".
Il cambio di binario fece scuotere il vagone e Hisashi si ritrovò a tendere i muscoli per mantenersi in piedi.
Kiminobu perse lo sguardo e il respiro sulle sue braccia, iniziando a fantasticare di ritrovare avvolto da quei muscoli, quella pelle profumata, come in un sogno ad occhi aperti vide Hisashi stringerlo a sé, baciarlo con passione.
"Scrivi anche storie?" Gli chiese dopo qualche secondo. Kiminobu si morse un labbro. "A.. a volte sì ma"
"Ma non le fai leggere a nessuno".
Kiminobu si grattò il naso "Già."
"Ti sto mettendo in imbarazzo?"
Sospirò "Un po'.."
"Ok la smetto" rispose Hisashi con un sorriso.

Guardò con dolcezza il ragazzo di fronte a lui, completamente a disagio nell'essere stato scalfito dalla sua curiosità.
Superare la corazza che Kiminobu indossava quotidianamente non era affatto semplice e questa era una delle prime poche volte che Hisashi riusciva a conoscere qualche dettaglio della sua vita.
Ripensò agli anni passati e come unendo i puntini numerati, venne fuori il quadro chiaro e preciso. Ricordò di tutte le volte che aveva visto il quattrocchi immerso nella scrittura, in classe, in stazione, dopo le partite e prima delle partite, al ritiro, all'università.
"La ricompri sempre uguale" sussurrò.
"Mh?"
"No.. dicevo manca poco no?"
Kiminobu si sporse verso il cartellone che indicava il percorso del treno. "Due fermate, poi i soliti dieci minuti in metro. Hisashi annuì.

Come aveva potuto non accorgersi prima di questa sua abitudine? I segni erano chiari. Eppure Kiminobu aveva la capacità di passare inosservato per poi comparire nei momenti più opportuni con le sue considerazioni, la sua capacità di osservazione e la sua empatia. Ripensò a quel giorno in palestra, alla rissa e al suo sguardo che gli si era piantato dentro, per non lasciarlo più. Chissà se anche per Kimi quel giorno aveva segnato un punto nella sua vita. Chissà se aveva guadagnato un posto nelle sue agende, se parlava di lui, delle loro chiacchierate, delle partite giocate, dei suoi canestri da tre. Chissà se al fianco di quella persona che gli piace troppo c'era spazio per le loro passeggiate, le loro chiacchierate sul futuro, i progetti.

Avrei voglia di leggere tutto, pensò.
Scrollò la testa e focalizzò la sua attenzione sulla mano di Kiminobu che stava diventando davanti ai suoi occhi.
"Hey ci sei?"
Hisashi sorrise "Scusa, stavo pensando"
Kiminobu gli passò il suo borsone "È la nostra".

Tre fermate di metro dopo, si ritrovarono di fronte al dormitorio. Un palazzo grigio chiaro, di recente costruzione, diviso in due padiglioni. Da una parte, tre piani d'altezza, dei bei balconi in vetro, dall'altra cinque piani, balcone in muratura e delle ampie finestre che sicuramente rendevano le stanze molto luminose.
"Quale lato vorresti?" Chiese Hisashi indicando il palazzo.
Kiminobu osservò per qualche secondo "Mm il lato con il muretto. È ben esposto al sole e anche se coperto in parte, arriva sicuramente più luce che dal lato vetrato che è mal esposto".
Hisashi si grattò la nuca "Tu sì che sai osservare.. io avrei scelto la vetrata per spiare le persone" disse ridendo.
"E le tue piante sarebbero morte in tempo breve.." commentò l'altro.
"Piante? Sia mai, non sopravvive nulla con me! Dai entriamo..".

Dopo qualche minuto di coda in reception, fu il turno di Hisashi. Presentata la documentazione gli furono consegnate due paia di chiavi della stanza 526南. Una copia la faccia custodire da una persona fidata in caso in cui smarrisse la sua gli aveva detto la signora, così appena voltatosi, aveva fatto scivolare la sua chiave nella tasca di Kiminobu.
Fu poi il suo turno e con emozione si avvicinò allo sportello. Consegnò i documenti e attese di sapere il numero della sua stanza. Hisashi aveva la 526南 quindi si trovava nel lato in muratura, chissà se sarebbero finiti nello stesso piano. Sarebbe stato un sogno poter passare il tempo insieme negli spazi comuni, cucinare insieme.. usare l'ofuro, le docce, il vapore sul suo cor
"..Signor Kogure?"
Kiminobu sbarrò gli occhi e fissò la donna di fronte a lui, deglutendo rumorosamente.
"Scusi l'attesa, c'è un piccolo disguido con le chiavi, ne abbiamo solo una copia, per il momento dovrà restare senza chiave di scorta ma per la ripresa delle lezioni di settembre rimedieremo" la donna fece scivolare la chiave sul bancone.

106. Lato in vetro.

Sospiró e ringrazió la signora, stringendo la chiave nella sua mano.
Hisashi lo attendeva con un sorriso a metà
"Speravo fossimo vicini" disse "ma Hey, vorrà dire che ogni tanto scapperò dal tuo lato.."
Kiminobu sorrise "Andiamo prima da me se ti va, poi ti accompagno alla tua".


La piccola sala comune era collegata direttamente con alcune stanze, tra quelle anche la 106.
Kiminobu aprí la porta e si trovò di fronte alla sua futura 'casa'. Una piccola stanza con un letto contro il muro di sinistra, una scrivania sovrastata una libreria sulla destra, un piccolo frigo e un armadio. La porta finestra dava sul balcone, la vetrata era satinata quindi impediva la vista sulla strada sottostante.
Entrò, con un sorriso tirato. Posò lo zaino sulla scrivania e si girò verso Hisashi. "Andiamo a vedere la tua"
Quando arrivarono di fronte alla 526 e aprirono la porta, si trovarono di fronte alla stessa identica stanza, i mobili nella stessa identica posizione. Scoppiarono a ridere "Chissà cosa mi aspettavo" disse Hisashi tra le risate.
"Beh magari i mobili al contrario" disse l'altro.
Hisashi lanciò il suo borsone al fondo del letto e si lanciò sul materasso, rimbalzando.
"Beh niente male" commentò. "Che dici, giro degli spazi comuni e poi cerchiamo qualcosa per cena?"
Kiminobu annuì e iniziarono il loro giro di ricognizione. Davanti all'ofuro Kiminobu arrossì violentemente ripensando al suo pensiero di poco prima, ma riuscì a non farsi vedere da Hisashi che tutto contento stava già proponendo di tornare quella sera per provare il bagno caldo, una volta tornati dalla cena.
" Allora sei convinto a dormire qui stanotte?"
Hisashi sorrise "Ero ancora indeciso, sarebbe stato bello tornare a festeggiare con gli altri sulla spiaggia ma.. alla fine questo è un giorno importante per noi e dobbiamo godercelo".
Kiminobu sentì una forte emozione crescere nel suo petto a quel 'noi'.

Questa è la giornata perfetta pensò Kiminobu. Una passeggiata a Chinatown, una cena a base di patatine fritte rubate dal piatto dell'altro e tante chiacchiere. Iniziò a figurarsi una vita insieme a Hisashi, il loro primo bacio, la prima volta, una casa, dei figli. Con lui gli veniva così facile partire con la fantasia! Già.. la fantasia. La realtà era un po' diversa.
Hisashi guardò il ragazzo al suo fianco mentre passeggiavano. Aveva un sorriso dolcissimo sul viso e sentì improvvisamente la testa leggera, il cuore battere forte e una strana sensazione nello stomaco.
Paura, ecco cos'era. Paura di non riuscire a fare capire a Kiminobu quanto fosse diventato fondamentale per la sua vita, per la sua crescita. Paura di non riuscire a dirgli quanto sentisse il desiderio di conoscerlo a fondo. E paura di quegli stessi pensieri, della sua dipendenza, del suo pensare a lui al suo fianco nel futuro.
Scosse la testa. Kiminobu aveva una persona speciale. Prima o poi sarebbe finito in secondo piano. E lui doveva seriamente fare un discorsetto con sé stesso e la sua recente attrazione per i ragazzi. Prima Sendō, ora Kimi. Stava mica seriamente diventando gay?
Non che fino a quel momento fosse pieno di ragazze, anzi. Ma sicuramente il suo sguardo si perdeva più dietro la scia di una bella ragazza che di un ragazzo.
Ma allora.. allora no, non erano tutti i ragazzi a interessarlo. “Che casino!” disse.
Kiminobu lo guardò stralunato “Cosa?”.
Hisashi arrossì “Aaah Kimi oggi sono un disastro, scusa. Torniamo, ti va?”

Di fronte alla porta della stanza 106 i due si bloccarono di colpo. La porta era leggermente accostata e anche se dall'interno non proveniva alcun suono, sembrava quasi arrivassero delle vibrazioni negative.
"Hisa.. ho lasciato aperto?"
Kiminobu guardò il suo amico con aria confusa.
"No Kimi." Rispose l'altro serio, facendo un passo verso la porta "stai indietro.." disse mettendogli una mano sulla spalla e scostandolo.
"Amico mi sa che hai sbagliato stanza" disse aprendo la porta. E rimanendo immediatamente pietrificato.
"Hisashi..?" Kiminobu si avvicinò e Hisashi si voltò, cupo in viso. Gli poggiò una mano sul petto per fermare la sua avanzata "Meglio andare a chiamare il responsabile" disse.
Kiminobu lo guardò sempre più confuso "Cosa succede? Fammi.. fammi vedere".
Hisashi sospirò, spostandosi dall'uscio.
Kiminobu impallidì. La sua stanza era completamente rivoltata, il materasso sventrato e svuotato della sua imbottitura, il piccolo specchio spaccato, sul muro scritte omofobe oscene, il suo zaino svuotato per la stanza, un leggero odore di urina. La sua agenda, quasi completamente strappata in mille pezzi e senza più fogli, riportava la scritta 'checca' sul retro della copertina.Con le orecchie ovattate e piene solo del suono del suo sangue che circolava all'interno del suo corpo, Kiminobu deglutì a vuoto. Sentì poi la mano di Hisashi tirarlo via e come uno zombie lo seguì verso la portineria. Lo sentì sbraitare contro l'addetto alla sicurezza, contro l'addetto alla consegna delle chiavi, sentì parole come inaccettabile, aberrante, scandaloso uscire dalla sua bocca mentre battendo la mano sul bancone richiamava l'attenzione di tutti.

Li fecero accomodare nella sala comune con té e dolci di cortesia a fargli compagnia e dopo qualche minuto vennero accompagnati dal direttore del dormitorio fino alla camera per capire l'entità dei danni.
"Aveva dei beni di valore nel suo bagaglio?" Gli chiese il direttore, un bell'uomo di mezza età con i capelli scuri pettinati all'indietro e gli occhi sottili e taglienti.
"Io.. solo quello che vede qui, per fortuna".
L'uomo annuì. "Vestiti quindi"
"E l'agenda" si intromise Hisashi "l'agenda e la penna".
L'uomo lo guardò e annuendo nuovamente segnó sul suo taccuino. "Mi dispiace per i danni e lo spavento" disse infilando il suo quadernino nel tascone laterale dei pantaloni "e anche per gli insulti. Ci vorrà qualche giorno per rimettere tutto a posto, questa sera ho tutte le stanze già occupate, sa dove andare a dormire?"
"Può stare da me" disse Hisashi "sono Mitsui della 526".
L'uomo lo guardò "Sarebbe contro il regolamento.." disse schioccando le labbra "e oltretutto non vorrei che foste oggetto di ulteriori attacchi di questo tipo.."
Hisashi sollevò un sopracciglio "Due amici non possono dividere una stanza?"
L'uomo sollevò i palmi delle mani in segno di resa "Io so solo che in questi dieci anni ne ho visti di solo amici che si pentivano di essersi.. mostrati troppo. Niente di personale"
Kiminobu si morse il labbro e posò una mano sulla spalla di Hisashi che pareva sfiatare fumo dalle orecchie "Non si preoccupi".
L'uomo annuì "Tra un paio d'ore troverà i suoi vestiti lavati e asciugati giù in lavanderia".

"Sei sicuro Hisashi?"
Kiminobu indossó la maglia del pigiama dimenticando di togliere gli occhiali e rimanendo incastrato. Hisashi rise nel guardarlo dimenarsi per riuscire a non rompere nulla.
"Ci manca che ti faccio dormire da solo dopo questa giornata" rispose "non mi interessa quello che dice il direttore..".
Dopo aver raccolto i pezzi del diario di Kiminobu e averli gettati nel bidone, si erano diretti al konbini più vicino per comprarsi qualcosa da bere ed erano tornati nella stanza di Hisashi ad attendere il bucato. Hisashi aveva riproposto subito di restare nella sua camera e dopo aver insistito un poco e dopo un paio di rassicurazioni, Kiminobu aveva accettato. Sicuramente molto meglio che spendere preziosi soldi in una stanza o in un taxi per tornare a casa.

Hisashi spalancò la porta finestra e spenta la luce si diresse verso il letto, sdraiandosi con le spalle contro il muro. La luce esterna permetteva una buona visuale, per fortuna le stanze erano provviste di tende oscuranti.
"Vieni qui" disse, allungando le mani verso Kiminobu.
L'altro arrossì, ma cercó di dissimulare. Si allungò verso di lui e si fece trascinare dalle sue braccia, finendo con la schiena contro il suo petto. Sentì il suo fiato solleticargli il collo e il ritmo rassicurante del suo cuore rimbombargli dentro. Quella penombra, il leggero vento che entrava dalla finestra, rendevano quel momento intimo e profondo.
"Mi dispiace per il diario" disse dopo qualche secondo.
Kiminobu sospirò "Vorrei dirti che non importa, ma sarebbe una bugia. Io.. lì dentro avevo messo tutto me stesso, la mia vita, i miei pensieri. È la mia terapia, il mio sfogo, il mio album dei ricordi.."
“Io.. non mi ero mai reso conto di quanto fosse importante per te.”
“Nessuno l’ha mai fatto prima. Sono io a non permetterlo. Io.. lo so che non parlo molto di me per davvero..”
Hisashi annuì, sfiorando la nuca di Kimi con il naso.
"Chissà cosa direbbe il direttore se entrasse ora qui.. con quel discorso poi.." disse, passando la mano tra i capelli di Kiminobu. "Ti ha infastidito?"
L’altro sorrise "In realtà no.. io so chi sono e alla fine non mi importa di quello che pensano gli altri. Magari può infastidire te..”
"..Kimi..?"
Sospirò. Si aspettava questo momento da tutta la sera, quindi era pronto.
"Kimi la.. la persona del tuo diario.. è un ragazzo?"
Strinse le mani attorno al tessuto della sua maglietta, prendendo il fiato per parlare.
“Se mi stai chiedendo se sono gay.. la mia risposta è no. Ma se mi stai solo chiedendo se quella persona è un ragazzo.. allora sì, la risposta è sì.”
“.. mi spieghi meglio?”

Kiminobu sorrise per la sua reazione pacata. Non aveva sentito neanche un muscolo tendersi mentre parlava. “Non mi piacciono i ragazzi a prescindere, come non mi piacciono le ragazze a prescindere. Io.. finora non mi è mai interessato nessuno.. fino a che non è arrivata quella persona. Credo.. credo che non mi interessi davvero se la persona che mi piace sia uomo o donna. Quello che c’è tra le gambe non mi cambia, conta solo come mi sento insieme all’altro. E in questo caso è stato un ragazzo a farmi sentire di volere qualcuno al mio fianco..”
Restarono in silenzio qualche secondo. Poi Hisashi riprese parola “È un discorso un po’ complicato. Ma credo di poter capire cosa dici.”
Kiminobu si voltò leggermente con il viso per cercare gli occhi dell’altro “Questo discorso ti spaventa?” chiese.
Hisashi sbadigliò “No.. affatto. A me importa solo che tu sia felice.. e poi, tu non mi hai detto nulla quando ti ho raccontato che il breve incontro con Sendō mi era piaciuto..” disse.
Di nuovo silenzio, di nuovo uno sbadiglio
“Hisa.. domani torniamo a casa?”
“Torniamo a casa..” disse, prima di sprofondare nel sonno.


.. continua..

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Mentre canti ***


Ciao a tutti, eccoci con il secondo capitolo conclusivo di questa storia. Sono andata un po’ più lunga rispetto al solito ma non volevo dividere in due capitoli e renderli entrambi molto brevi.. spero non risulti pesante!
Grazie per i commenti, fatemi sapere se gradite! Enjoy!

 

2. Mentre canti

 

Quando Hisashi aprì gli occhi, ebbe come primo pensiero il cercare con la mano il corpo di Kiminobu accanto a sé. Ma non lo trovò e il materasso era fresco al tatto. Con la sua solita lentezza mise in moto gli ingranaggi e il meccanismo di risveglio, trovandosi a osservare il luogo nel quale si trovava. Sondó la stanza con lo sguardo, vedendo la minuta figura di Kiminobu rannicchiata in balcone, già baciato dai primi raggi del sole.
Si stropicciò gli occhi con le mani, passandole tra i capelli e unendole dietro il collo, per poi stirare i muscoli inarcando la schiena. Si tirò su in piedi avvicinandosi all'amico, accorgendosi solo a qualche passo che indossava le cuffie del suo nuovo fiammante walkman con FM incorporata e che stava canticchiando sommessamente una canzone molto allegra.

 

I'll tell you what I want,
what I really, really want

So tell me what you want,
what you really, really want
I wanna, ha I wanna, ha
I wanna, ha I wanna, ha
I wanna really, really, really wanna zigazig ah


Hisashi scoppiò a ridere, facendo voltare di colpo Kiminobu. Con un dito si tirò via le cuffie, appendendole dietro il collo.
"Le Spice girls? Seriamente Kimi?"
Hisashi non riusciva a smettere di ridere. Quella canzone era la hit di quell'anno, uscita in radio poco più di un mese prima e mai avrebbe pensato di sentirla cantare da quel piccolo quattrocchi. Kiminobu arrossì "è allegra e il testo è divertente.."
"Zigazig ah..?" lo prese in giro. Al che Kiminobu scoppiò a ridere e spento il walkman lo restituí al suo proprietario. "Sei pieno di sorprese" gli disse Hisashi, sistemandosi al suo fianco e strofinandogli i capelli con una mano “mi preparo e andiamo a casa ok?”.

Kiminobu annuì, tornando a guardare fuori dal balcone e accogliendo sul suo viso i raggi del sole. Potrei abituarmi a tutto questo.. pensò.
 

Una volta salutato il suo amico con la promessa di rivedersi quel pomeriggio in spiaggia con tutto il gruppo, Hisashi si recò al centro commerciale di Fujisawa. Era riuscito a scoprire che Kiminobu comprava lì sempre le sue agende, nel piano interrato che era interamente dedicato a fumetti e cancelleria. Girò per qualche minuto alla ricerca dell’espositore giusto, poi si fermò a guardare.
“Mi scusi” disse all’addetta, una ragazza minuta che avrà avuto circa la sua età che indossava un grembiule verde con il logo della catena. “Avete solo queste agende? Ne cercavo una aoi..”
La ragazza osservò a sua volta la pila di agende. Allungò la mano e ne porse una a Hisashi.
“Può andare bene questa?” chiese.
“No.. questa è verde.. io la cerco proprio aoi..” rispose, ridendo un poco dentro. Vedi che non sono l’unico si immaginò dire a Kiminobu.
La ragazza lo guardò arricciando le labbra "mi dispiace sono finite, dovrei fare un ordine"
Hisashi si rabbuiò per un istante, poi decise di giocare tutte le sue carte. Tirò fuori tutto il suo charme, con un sorriso sensuale si appoggiò allo scaffale, mettendo così in mostra le sue braccia muscolose.
"Senti.. Yukino-san" disse leggendo il suo cartellino "è un regalo molto importante e ne ho seriamente bisogno al più presto.." continuò, fissando gli occhi in quelli della ragazza. "Puoi aiutarmi a rendere felice il mio migliore amico, dolcetto? La vuole proprio solo aoi.."La ragazza lo guardò inarcando le sopracciglia "Il tuo amico è per caso Kiminobu-kun?" chiese e a Hisashi parve proprio di sentirla indugiare sul suo nome. Si ricompose "S..sí, vi conoscete?"
Lei si illuminò, arrossendo leggermente "Eravamo in classe insieme alle medie. Viene sempre a comprare i fumetti e circa ogni sei mesi compra l'agenda aoi.. quando sta per finire gliene tengo una copia da parte. Se.. se è per lui vado a prenderla.."

Hisashi rise internamente. Un'altra spasimante per il quattrocchi.
Ringraziò e si diresse verso la cassa, appallottolando il bigliettino con il numero della ragazza seppellendolo al fondo della tasca dei suoi cargo.
Sarà già che ti cedo così il quattrocchi, carina! Si disse, con una leggera nota di nervosismo.

"Hey sei tornato!"
Hisashi si voltò, trovandosi di fronte a Sendō. Tra le mani aveva una decina di volumi di manga, che teneva stretti come un tesoro prezioso.

"Hey, quanti manga"
Akira sorrise "Non dirlo a Koshino, gli ho fatto credere di aver smesso di leggere. Si lamentava troppo per i soldi che spendo, manco fossero stati suoi..".
Hisashi rise "Se uno è tirchio coi suoi spesso lo è anche con quelli degli altri".
Akira fece spallucce "Almeno di cuore è buono.. anche se non sembra. Un po’ mi manca ora che è il campagna dai nonni. Allora è andata bene all'università?" Disse, mentre si incamminavano verso la cassa "Vi siete persi una seratona ieri!"
"Davvero?" Chiese Hisashi "Grandi avvenimenti?"
Akira si fermò e lo guardò con uno sguardo da comare e un sorrisino tipo oh-mio-dio-tu-non-hai-idea. "Succo del discorso, il rosso è single. Ora pago e ti offro da bere".
Hisashi strabuzzò gli occhi. Hanamichi single? Attese pazientemente di pagare e di uscire dal centro commerciale e una volta al locale guardò Sendō e gli chiese i dettagli.
Akira gli raccontò tutti gli avvenimenti della sera prima sulla spiaggia, i gavettoni, le urla isteriche della ragazza, la successiva scorpacciata ai banchetti e non sorvoló neppure sull'incontro con Tsubasa.
Hisashi rise e si incazzó in base a quello che Akira raccontava, simpatizzando con la scimmia e quei deficienti dei suoi amici.
"Mi spiace per Tsubasa, ma forse è meglio così no?" Disse mordicchiando la cannuccia del suo frappè.
Akira sospirò "Grazie.. certo ora ho il cuore spezzato e avrei bisogno di essere consolato.." disse, sollevando un sopracciglio e sorridendo, guardandolo attraverso le ciglia mentre piano mescolava il succo d'arancia, facendo tintinnare il cucchiaino contro le pareti di vetro.
Hisashi arrossì trattenendo per qualche secondo il fiato. Di nuovo Akira stava tirando fuori il lato sensuale e predatore che aveva conosciuto quella sera. E di nuovo le sue barriere cadevano con facilità. Com'era possibile che quel ragazzo gli facesse quell'effetto? Non mentiva quando diceva a Kiminobu di non essere interessato a lui per una relazione. Ma non poteva certo negare che quel calore che aveva provato quella sera a casa sua non significasse qualcosa.

Era attratto da lui, senza dubbio. 

"Beh credo che Mr. Sorriso qui non avrà problemi" rispose impacciato.

Al che Akira si morse un labbro, ridacchiò e portò una mano su quella di Hisashi.
"Te la dico così, senza veli" Disse, catturando i suoi occhi "Non sono uno che si piange addosso e tu.. mi interessi e.. credo sia reciproco. Potremmo sperimentare un po’ insieme, non credi?”.
Hisashi deglutì rumorosamente, tirando via la mano da sotto quella della stella del Ryonan.
“Chi ti dice che mi interessi?” rispose cercando una spavalderia che al momento non rispondeva all’appello. “Non sono gay o cosa io..”.
Akira rise. “Beh neanche io. Per quello ti dico sperimentare. Ci stavamo divertendo quella sera, poi si è intromessa Tsubasa. Non sei curioso di vedere cosa può succedere senza interruzioni?”.
Hisashi lo guardò in silenzio, avvampando per i suoi stessi pensieri. Che c’è di male in fondo? si disse.
Akira si stiracchiò, mettendo in mostra le sue braccia e il suo petto in quel movimento felino. “Pensaci” disse. “Tanto ci vediamo dopo in spiaggia e.. non ho fretta”.
Passando dietro di lui per uscire dal locale, fece scorrere la sua mano sulle spalle di Hisashi, accarezzandogli la nuca con un tocco leggero.
Hisashi restò seduto ancora qualche minuto, pensando e ripensando al dialogo surreale appena tenuto con il porcospino. Si sentiva.. strano. Compiaciuto, in parte. Lusingato.
Terrorizzato.
Incuriosito.
Kamisama.

Quando Hisashi arrivò in spiaggia, molti dei suoi amici erano già arrivati e lo si poteva capire dal casino che proveniva dalla loro direzione. La banda di Sakuragi era intenta a ridere con le prove del misfatto ancora in mano -secchielli e pistole d'acqua- e Rukawa stava inseguendo Sakuragi con una ciabatta in mano, completamente zuppo e con in testa qualche alga filamentosa.
Il rosso riuscì a schivare il lancio dell'infradito e arrivato sulla battigia fece un'inversione di direzione, correndo verso il volpino e caricandoselo al volo sulla spalla, portandolo con sé dentro il mare mentre si dimenava.
Ma guarda te quei due pensò Hisashi altro che cane e gatto..
Spostò lo sguardo alla ricerca di Kiminobu, nella mano stretto il sacchetto della libreria con l'agenda. Lo trovò di fianco a Sendō, a ridacchiare mentre il ragazzo dai capelli a punta gli parlava all'orecchio.
In un attimo fu inondato di emozioni contrastanti. Kiminobu sembrava così a suo agio mentre il ragazzo più giovane gli parlava a brevissima distanza. E se. E se fosse stato lui? Quel ragazzo che gli piace troppo? E se fosse stato qualcuno del gruppo? Fino a quel momento non aveva pensato seriamente a capire l'identità di quella persona.
Kami, se veramente era Sendō, doveva parlare con lui e dirgli dei loro discorsi di quella mattina. Non avrebbe mai potuto rubare il ragazzo al suo migliore amico..
"Hey anima ardente! Muovi il culo che ci manca un giocatore!" gli urlò Ryota. Hisashi tornò presente e con un dito medio salutò il gruppo.

"Fa troppo caldo fermiamoci!" si lamentò Okusu.
"Tks, mezzasega il grande Tensai non sente assolutamente caldo!" Rispose Hanamichi.
"Tu no ma la volpe lì sembra avere un principio di insolazione.. vuole ancora un po' di acqua fresca principino?" Ribatté Okusu ridendo.
"Fottiti biondo, la mia vendetta sarà lenta e dolorosa".
Si sistemarono sotto i vari ombrelloni alla ricerca di una frescura che difficilmente avrebbero trovato. Ayako tirò fuori dalla borsa frigo qualche lattina fresca, distribuendole e guadagnandosi parole di adorazione e ammirazione da parte di Ryota. Quella ragazza era una perfetta manager anche fuori dal campo. Rukawa recuperò un tubetto di crema solare +50 e si sedette di fianco a Hanamichi.
"Doaho, spalma" disse solo, lanciandogliela tra le gambe. Hanamichi iniziò dalle spalle arrossate, applicando la crema con attenzione cercando di non fare appiccicare i granelli di sabbia vulcanica che erano ormai finiti ovunque durante la loro lotta precedente.
Ovviamente, tutti gli occhi erano su di loro - increduli perché si aspettavano almeno qualche insulto e di veder volare la crema verso l’oceano. Ma nessuno osò aprire più bocca di fronte a quella visione paranormale.
Hisashi raggiunse il sacchettino e lo lanciò verso Kiminobu. "Tieni, un regalo" disse sorridendo. Kiminobu strabuzzò gli occhi riconoscendo il logo della libreria. "Hisa.."
"Hey quattrocchi il tuo fidanzato ti ha fatto un regalo?" Si intromise nuovamente Okusu.
Hisashi si girò ringhiando "vuoi essere corcato di botte o stai gareggiando per il titolo di comparsa più fastidiosa?"
Hanamichi scoppiò a ridere "Quel titolo era di Takamiya fino a oggi.. ma ce la stai mettendo tutta!"
Kiminobu li ignorò e con emozione aprì il pacchetto, trovando proprio quello che sognava. Aoi, similpelle. Con le lacrime agli occhi ringrazió e mise al sicuro il suo prezioso dono. Hisashi non poteva immaginare quanto quel gesto fosse importante ed emozionante. Era la prima volta che qualcuno arrivava così vicino a lui, e non ne era spaventato.
Forse potrei dirglielo, pensó. Forse anche lui prova qualcosa per me.

Hisashi bevve un sorso dalla sua lattina, poi si avvicinò a Kiminobu sedendosi sul suo asciugamano. "Ti va un bagno? Devo parlarti.."
Kiminobu annuì e posati gli occhiali si alzò, il cuore a mille. L'acqua era fresca e un poco movimentata quel pomeriggio, dopo qualche bracciata verso il largo i due ragazzi si avvicinarono, muovendo gambe e braccia per restare a galla.
"Ho visto che chiacchieravi con Sendō prima" esordi Hisashi "e ho avuto un flash, mi sono chiesto se non fosse lui la persona del tuo diario.."
"Eh? Sendō?" Rispose immediatamente Kiminobu, arrossendo. "Ti sbagli Hisa.. lui.. mi ha fatto un commento un po' otaku su Rukawa e Sakuragi.." continuò. "Non.. non è lui".
Hisashi fece un grosso sospiro soddisfatto. "Meno male!" Disse, lanciandosi sott'acqua e riemergendo immediatamente. Quando riaprì gli occhi vide Kiminobu corrucciato.
"Mi hai detto di non essere interessato a lui, non capisco questa domanda".
"No. Sì.. cioè è vero non sono interessato a lui per una relazione" rispose Hisashi, poggiando i piedi sul fondale.
"Allora perché questa domanda?"
"Ecco, oggi l'ho incontrato e ci ha provato con me e volevo essere certo che non piacesse a te, ecco tutto".
Kiminobu ebbe un tuffo al cuore "Pensavi che mi sarei umiliato?" Chiese, con il magone che cresceva.
Hisashi lo guardò come fosse un alieno "Cosa? No!" Rispose mettendogli le mani sulle spalle "No Kimi io.. io mi sarei fatto da parte, sei.. sei più importante tu!".
Già.. ma non abbastanza a quanto pare pensò Kiminobu, sull'orlo delle lacrime.
"Beh ora sei sicuro di non avere nessun intralcio e puoi fare quello che vuoi con Sendō!"
"Intralcio? Ma cosa stai dicendo Kimi"
Hisashi provò ad abbracciarlo, ma Kiminobu si allontanò con una spinta di braccia e gambe nell'acqua.
Che diavolo sto facendo, cos'è sta scenata! Si disse Kiminobu, cercando di ritrovare la calma.
Cosa mi aspettavo in fondo..
"Scusa.." disse a debita distanza "Sono stanco e sì.. forse un po' scosso ancora per la stanza e tutto il resto io.. meglio che torni a casa a riposare".
Senza che Hisashi riuscisse a replicare, tornarono a riva e in pochi secondi Kiminobu aveva raccolto le sue cose e, salutati tutti, si era dileguato, lasciando dietro di sé una scia di stupore.

"Che ne dici di balzare la cena con tutti e di mangiarci qualcosa da me, Senpai?" 
Akira era comparso improvvisamente alle spalle di Hisashi durante l'attesa per il recupero del pallone che Hanamichi aveva sparato a un kilometro di distanza, procurandogli una leggere palle d'oca con il suo respiro sul collo.
"Sei sfacciato eh" rispose, con un mezzo sorriso. Akira fece spallucce "Mi disegnano così".
Hisashi lo guardò e lo rimirò in tutta la sua statuaria bellezza e sentendo già una certa reazione da parte del suo corpo decise che si sarebbe presto rigettato in mare.
"Ci sto" rispose, senza dare troppo spazio all'ansia che stava cercando di risalire il pozzo "Niente funghi che sono allergico".
Akira sorrise beato "Niente funghi".

Non fecero in tempo a posare sul tavolino i pacchetti del take-away che la calda bocca di Akira era piantata su quella di Hisashi, il suo corpo che lo inchiodava alla porta appena chiusa e le mani a tenere i suoi polsi in una stretta morsa.
Hisashi inspirò il suo profumo, la sua pelle emanava calore e sapeva di spiaggia e delle ore passate a giocare sotto il sole. Provò a liberare i polsi per afferrare il viso di Akira ma lui non glielo permise, rinforzando la stretta e infilando una gamba tra le sue, cercando ancora più contatto tra i loro corpi.
Hisashi si lasciò sfuggire un gemito di puro godimento quando Akira risucchiò il suo labbro inferiore tra le proprie, lambendolo con la punta della lingua.
"Kami se sei sexy" gli soffiò sulle labbra il porcospino "Non faccio che pensarti da quella sera.."
Hisashi trasalì, sentendo la coscia di Akira strofinare sulla sua erezione già dolorosamente gonfia. Poi, perse quasi il controllo quando sentì il suo lobo venire risucchiato in quella calda bocca, i baci seguenti sul collo, mentre una mano di Akira liberava la sua per posizionarsi sulla sua patta.
Approfittò della mano liberata per cingere la nuca di Akira e riportare le labbra sulle sue, violandogli la bocca con una lappata seguita da una danza esploratrice.
"Kami se sei caldo" disse, tirandogli indietro la testa e mordendo il suo pomo d'Adamo. Akira gemette di piacere e liberando anche l'altro polso di Hisashi, portò entrambe le sue mani sui pettorali dell'altro, mantenendolo contro la porta.
Un sorriso diabolico gli spuntó sul viso.
"Ho carta bianca?" Chiese, accarezzandogli il petto e facendo scivolare le mani al di sotto del bordo della sua maglietta.
Hisashi poggiò la testa sul legno "Vacci piano, non ho esperienza.."
Akira lo guardò con un sorriso riso degno di Lucifero “Bene.. novellino. Facciamo un gioco”.
Sollevò il bordo della maglietta di Hisashi fino alle sue labbra “Tu, dovrai mordere qui” disse, infilandogli il tessuto tra le labbra “e vinci tu se riesci a non perdere la presa. Vinco io se invece te la faccio perdere..”.
Hisashi lo guardò con uno sguardo fondente, aprendo piano le labbra e stringendo il tessuto tra i denti.
Akira ghignò. Con un movimento sinuoso, accarezzò il suo corpo mentre si portava in ginocchio davanti a lui. Hisashi inspirò sentendo il sangue accorrere al suo basso ventre. Con mani leggere ed esperte Akira gli aprì i pantaloni, facendoli scivolare a terra, seguiti dal suo intimo.
La dura erezione di Hisashi svettava di fronte ai suoi occhi e Akira si leccò le labbra, inumidendole e preparandole all’incontro con quella carne bollente.
Hisashi non sapeva dove mettere le mani, così decise di portarle sulle sue cosce. Akira le circondò con le sue, mentre con un movimento lento e ipnotico leccò la sua asta fino alla punta, facendola poi sparire in quell’antro caldo e umido.
Cazzo si disse Hisashi quando si accorse che stava già per perdere la presa della maglietta in preda all’estasi. La bocca di Akira ora era su di lui, ricoprendolo e scoprendolo ritmicamente, in un’opera di suzione che lo stava mandando su di giri.
Akira sollevò lo sguardo per fissarlo nei suoi occhi. Una luce lussuriosa li riempiva e Hisashi pensò seriamente che se quello era il potere che gli uomini potevano avere su di lui, allora sì, non avrebbe mai più voluto rinunciarvi.
Akira prese fiato e portò una mano a sostituire la sua bocca per qualche secondo.  “Sei pronto a perdere?” gli disse, mentre si abbassava l’elastico del costume e tirando fuori il suo membro ormai di marmo.Hisashi deglutì rumorosamente, gemendo. Gli bastarono meno di due minuti di fellatio unita alla vista erotica di Akira che si masturbava con passione per raggiungere l’orgasmo. Akira lo accolse nella sua bocca senza fiatare, ingoiando il suo seme caldo e raggiungendo immediatamente dopo anche lui il climax.
Ovviamente, Hisashi non seppe dire con precisione quando dalle sue labbra era sfuggita la sua maglietta.

Un paio d’ore dopo i due si trovavano sul pavimento con le spalle appoggiate al letto, dopo essersi lavati, aver mangiato, guardato una puntata di un dorama e essersi concessi un secondo round di masturbazione reciproca accompagnata da baci bollenti e carezze audaci.
Hisashi roteò la testa per rilassare i muscoli del collo.
“Come diavolo hai imparato a essere così..”
“Così bravo?” lo incalzò Akira, ridendo. “Manga BL” disse, tirando una golata di bibita fresca.
Hisashi inarcò il sopracciglio “BL? stai scherzando?”
Akira rise “No no. Sono serio. Li leggo da.. beh due anni. È da lì che ho capito che mi piacevano anche i maschi..”
“E con Tsubasa.. come ha fatto a durare tutto quel tempo?” chiese Hisashi con una nota di curiosità nella voce.
Akira sorrise guardando il soffitto “Tsubasa era un ottimo compromesso. Ogni tanto coinvolgevamo qualcuno nei nostri giochi e il più delle volte erano ragazzi. Lei pensava che lo facessi per abnegazione ma in fondo io sapevo di farlo più per me stesso. Diciamo che con te è la prima volta con un ragazzo one o one..”
“E.. stare con una ragazza.. com’è?”
“Mah con lei era tutto perfetto. Non era un legame asfissiante. Ma ti dirò che ora.. non ho voglia di fidanzarmi. Penso che mi divertirò un poco a corrompere le anime come ho fatto con te”.
Hisashi rise “Beh penso che farai felici molti uomini confusi” disse, scuotendo leggermente la testa. “Che storia comunque.. non pensavo di conoscere un fudanshi.
“Beh non sono certo l’unico che conosci!” rispose l’altro “Non te l’ha mai detto Kogure che ci incontriamo spesso in quella corsia?”

Hisashi sbarrò gli occhi “Cosacazzodici” disse, saltando sul posto e girandosi con tutto il busto verso Akira, che rise con forza “non avrei dovuto dirtelo mi sa.. ma oggi mi sento di voler mettere un po’ di pepe nella tua vita, se non si era capito..”.

Kiminobu un fudanshi? E come cavolo era possibile che non si fosse accorto di niente fino a quel momento? E perché nonostante tutto, ancora Kiminobu non riusciva a raccontargli qualcosa di lui?“Hey, rilassati..” disse Akira accarezzandogli una coscia. “Te lo dirà quando sarà il momento. Non sono cose che dici facilmente, sai? E poi, io credo che tu gli piaccia”.
Hisashi lo guardò stralunato “Io cosa? N..No non è possibile..”

Akira fece spallucce “io osservo e a volte ci prendo. A volte no ovvio ma chissà.”
Hisashi prese un grosso respiro, mentre i pensieri vorticavano nella sua testa.
“Hey, ferma quelle rotelle” disse Akira prendendogli il viso tra le mani “Avrai tempo di chiederglielo. Lui ti piace?”.
Lo guardò. Lui mi piace? Mille immagini gli passarono davanti agli occhi. Mi piace? Ripensò al tempo passato con lui, i pomeriggi a cazzeggiare, i giorni duri dell’università, l’istinto di protezione il giorno prima di fronte alla sua stanza devastata, la dolcezza del loro abbraccio nella notte.
Lui mi piace.

“Sono un coglione” disse, portandosi le mani in faccia.
Akira si alzò, tendendogli una mano per farlo alzare in piedi. “Da me sarai sempre il benvenuto. Ma innamorati di qualcuno per il quale valga veramente la pena..”.

 

Il mattino seguente, dopo non aver chiuso occhio per tutta la notte in preda ai pensieri più negativi possibili, Kiminobu ricevette la telefonata del direttore del dormitorio.
Appena appeso il ricevitore, non ebbe altro pensiero che comporre il numero di Hisashi.

Gli raccontò quello che era venuto fuori dalla conversazione con il direttore: Pareva che lo studente che occupava la stanza prima di Kiminobu avesse una ex fidanzata che non aveva accettato di buon grado di essere stata lasciata. Si era rifiutata di restituire le chiavi della stanza, era entrata pensando fosse di nuovo occupata da lui anche per quell’anno e quando aveva visto il diario aveva pensato che l’avesse lasciata per un ragazzo. Ovviamente la ragazza era irreperibile ma lo studente aveva dedotto tutto vedendo la grafia delle scritte.
“Hanno rimesso tutto a nuovo.. la vernice sarà ancora fresca ma vogliono che oggi vada a prendere le nuove chiavi. Hanno cambiato la serratura..” disse Kiminobu, stringendo la cornetta con entrambe le mani.
Hisashi annuì “Vengo con te Kimi, non dirmi di no”.

Questa volta, presero il treno più veloce e il viaggio passò nel quasi più totale silenzio. Ogni tanto Hisashi provava a far partire un discorso, ma Kiminobu rispondeva con freddezza. Sembrava che la sua testa fosse completamente da un’altra parte.
Quando arrivarono al dormitorio, il direttore li attendeva nell’ufficio. “Kogure-san. Ancora le mie più sentite scuse per l’accaduto. Ora con la nuova serratura può stare tranquillo”. Kiminobu annuì sorridendo. “Grazie direttore..”.
Hisashi si schiarì la voce “Perdoni la mia intrusione. Lei non crede che possa essere meglio cambiargli proprio la stanza? Insomma, con i brutti ricordi che potrebbero tormentarlo senza parlare della possibilità che quella ragazza ritorni a disturbarlo..”
Il direttore si appoggiò allo schienale, incrociando le braccia al petto “Mitsui-san, le stanze sono tutte occupate e con la nuova serratura non”
“Ma è comunque in pericolo!” lo interruppe Hisashi “Per colpa di una persona che ora avrà una stanza sicura. Non possono scambiarsi?”
Kiminobu lo guardò con uno sguardo di fuoco.

“Mitsui-san. Non amo essere interrotto.  E oltretutto Kogure-san è un adulto che può tranquillamente difendersi da solo, considerando che è all’università, senza che lei decida di intromettersi e fargli da balia. Oppure devo dedurre che non è in grado di garantire per se stesso?”
Kiminobu arrossì fino alle punte delle orecchie. Si alzò in piedi e fece un profondo inchino “la ringrazio direttore per il suo tempo e per la sua pazienza”.

Senza voltarsi verso Hisashi, prese il corridoio e si avviò.

Hisashi gli corse dietro, provando a chiamarlo ma senza ricevere risposta. Kiminobu aprì la porta della sua camera e vi trascinò Hisashi dentro, sbattendo la porta dietro di loro.
“Cosa diavolo ti è preso! Mi hai fatto fare una figura da idiota!” urlò.
Hisashi provò a toccarlo, ma Kiminobu gli spinse via le mani “Non. Lasciami stare Hisashi, cosa credi, di poter fare sempre quello che vuoi? Di poter giocare con me come con una marionetta?”
“Cosa diavolo stai dicendo Kimi!” gli urlò in risposta.
Kiminobu scoppiò a piangere “Non giocare con me Hisashi! Tu non puoi darmi attenzioni e affetto e prenderti cura di me senza pensare alle conseguenze! Mi stai vicino, mi regali l’agenda! Cerchi di proteggermi da pericoli inesistenti e poi? Come pensi che possa sentirmi io?”
Hisashi lo abbracciò con trasporto, facendogli poggiare il viso sulla sua spalla. Rimasero così per almeno un minuto intero, prima di scivolare a terra a sedersi contro il bordo del letto. 
“Kimi io..” provò a parlargli, vedendo che il ragazzo lo ascoltava nonostante non riuscisse a guardarlo in viso “sono io, allora. Quello del diario..”
Kiminobu tirò su col naso, annuendo e asciugandosi gli occhi, facendo scivolare gli occhiali sul materasso dietro di lui.
Hisashi fece un grosso respiro “Io.. mi sono reso conto che da un po’ di tempo ho molta voglia di capirti un po’ di più. Kimi io.. in queste ultime settimane soprattutto, forse mesi, da quando la nostra vita è cambiata e abbiamo iniziato l'università.. io non so più chi sono. Non parlo della mia vita in generale, insomma, dopo l'infortunio e il rientro in squadra, le corse per recuperare per entrare alla Keio.. non è la determinazione che mi manca. Parlo di quello che ho qui" disse, indicandosi il petto "e qui" indicando la testa.
"Con Tetsuo andavamo sul lungomare a guardare le ragazze, ho anche avuto qualche storiella senza pretese e non le rinnego. Poi è arrivato Sendō e mi ha aperto un mondo. Un mondo dove le mani e le labbra di un ragazzo possono farmi toccare le stelle.."
Kiminobu si strinse nelle spalle, colto da un brivido.
"Ma alla fine" continuò Hisashi, prendendogli la mano "alla fine passo il mio tempo a pensare alla persona più importante della mia vita. A pensare se ciò che sono e faccio è abbastanza a rendere almeno l'idea dell'immensità che esistendo rende mia.."
Kiminobu sbarrò gli occhi, emettendo un piccolo verso stupito. Hisashi lo bloccò, stringendogli ancora di più la mano.
"E ora mi chiedo. Come posso essere coerente con me stesso, se non so definirmi neanche io? Se.. nonostante quello che sapevo già di provare per te sono stato in grado di andare da Akira.."
Kiminobu si passò il dorso della mano sul naso. Poi sorrise. "Tu guarda il colore ao. È verde ed è anche blu. Il mare è aoi, il cielo è aoi, anche alcune mele sono aoi. Tu per me sei così. Sei il ragazzo dolce e attento che mi sta vicino da quando abbiamo iniziato l’università a Yokohama. Sei il ragazzo che più è stato in grado di farmi soffrire. Sei il ragazzo che la mia famiglia non vorrebbe assolutamente accanto a me. E sei il ragazzo che IO vorrei assolutamente accanto a me. Qual è il vero Hisashi?”
Mitsui alzò lo sguardo, fissando i suoi occhi in quelli di Kogure.
“Tutti. Sei tutti questi Hisashi. E io.. io li voglio tutti. Anche se sbagli. O se hai ragione e io non voglio ammetterlo. Sempre”
Hisashi arrossì. Kiminobu si era pericolosamente avvicinato a lui, poteva sentire il calore del suo corpo raggiungerlo e sentì nel suo basso ventre una sensazione piacevole di eccitazione. Era diverso da quanto provato con Sendō. Quello, un calore quasi animalesco, legato alla sensazione delle mani esperte del ragazzo su di lui. Qui era più.. familiarità, affetto, necessità.
Si guardarono negli occhi per qualche secondo. Poi, Hisashi sentì come una scossa elettrica attraversare tutto il suo corpo e decise di seguire l’onda.
Con un colpo si avventò sul ragazzo di fronte a lui, abbracciandolo con trasporto e portando le sue labbra a incollarsi alle sue. Inspirò profondamente il suo profumo, riempiendosi di lui. Sapeva ancora di mare, sapeva di Shōnan, del loro percorso insieme, dell’affetto costruito negli anni. Senza timore, mosse le labbra per permettere alla sua lingua di fare capolino alla ricerca di quella di Kiminobu, trovandola e iniziando a danzare con lei.
Le mani di Kiminobu erano sulle sue spalle, sulle braccia, accarezzavano il suo torace, la schiena, i glutei tonici, i suoi fianchi. Hisashi si sentì pieno, inglobato in una nuvola di amore e attrazione, la lingua calda di Kiminobu lo sfidava, poi sfuggiva, lo ritrovava.
Si separarono leggermente, restando con le fronti a contatto, riprendendo il fiato.
Hisashi ridacchiò, provocando all’altro un leggero solletico con il suo respiro che gli accarezzava le labbra.
“Tu non hai idea che fottutissima voglia di te che ho in questo momento..” disse, passando le mani sulla sua schiena, ad accarezzare ogni centimetro delle sue forme.
"Beh.." rispose l'altro "Cosa stai aspettando allora?"
In un istante la pelle chiara di Kiminobu leggermente bruciacchiata dal sole del giorno prima era sotto le mani calde di Hisashi, che lo accarezzava con possessione, quasi volesse poterlo tenere tutto in un abbraccio. La sua bocca, famelica e indagatrice si appropriava di quella incandescente dell'amante, con una voracità degna dei primi innamoramenti, della vita vissuta ogni istante con forza. Hisashi si ritrovò quasi completamente sdraiato su Kiminobu, una mano a tenere stretto un suo polso, l'altra a sollevare il bordo dei suoi pantaloni e dell'intimo, per raggiungere la sua erezione avvolgendola con le dita in una stretta affamata. Baciandolo con trasporto, iniziò a massaggiarlo strappandogli gemiti di puro piacere. Kiminobu respirava con affanno, sentendo il suo cuore pompare a gran velocità e il suo stomaco contorcersi. Le mani di Hisashi si erano totalmente impossessate di lui e la sua bocca era un vulcano che non gli lasciava scampo. Portò la sua mano libera sulla nuca di Hisashi, accarezzandola e passando le dita tra i suoi corti capelli. Seguendo il suo corpo, fece scivolare la sua mano tra le loro gambe, andando ad aggiungersi su quella di Hisashi, intenta a masturbarlo, accompagnandola nella sua danza e indicandogli la giusta velocità.
"Sì Hisa.." gemette, inarcandosi leggermente sotto di lui e aprendo la bocca con fare lascivo. Hisashi lo guardò e sentì nuovamente una scossa elettrica attraversarlo. Lasciò il suo polso per infilare due dita nella sua bocca. Kiminobu senza indugio inizio a leccarle e a succhiarle con fervore. Hisashi si lasciò scappare un verso estasiato "cazzo Kimi.. vorrei che mi succhiassi qualcos'altro con quella bocca.." disse.
Kiminobu in tutta risposta avvolse totalmente le dita tra le labbra, accarezzandole con tutto il corpo della lingua, facendole scivolare fuori con un suono scoppiettante, arrossendo fino alle orecchie per la sua intraprendenza.
Hisashi emise un verso animalesco e in un istante si ritrovò a sollevarsi, tirandosi dietro Kiminobu e spingendolo sul letto. Lo fece spogliare di tutti i suoi vestiti e fece lo stesso lui, seguendolo sul materasso e sedendosi di fronte a lui, incrociando le loro gambe e avvicinando i loro toraci fino a fare combaciare i bacini, le erezioni che si accarezzavano.
Hisashi portò una mano a stringerle entrambe, provocando in Kiminobu un verso estasiato. Kiminobu aggiunse la sua mano e insieme iniziarono a toccarsi con passione, strappandosi gemiti e rubandosi il fiato con baci bollenti. Hisashi fu il primo a sentire l'orgasmo colpire il suo basso ventre, soffiò il nome dell'amante al suo orecchio e con un gemito fece scorrere il suo piacere con un getto caldo che battezzò i loro corpi, il loro sentimento. Kiminobu lo seguì qualche istante dopo, gemendo il nome del ragazzo che gli aveva rubato cuore e mente. Che per la prima volta gli aveva fatto desiderare di essere amato, toccato, desiderato. Che era lì, davanti a lui, estasiato ed esausto.

Io lo amo pensò.

Quando Hisashi aprì gli occhi, dopo essersi appisolato nell'immediato post orgasmo, vide la bianca schiena di Kiminobu girata verso di lui, seduto alla scrivania e intento a scrivere e canticchiare sommessamente.

I wonder how
I wonder why

Yesterday you told me 'bout the blue blue sky
And all that I can see is just a yellow lemon tree
I'm turnin' my head up and down
I'm turnin', turnin', turnin', turnin', turnin' around
And all that I can see is just another lemon tree

 

Muovendosi sulle lenzuola le fece frusciare, richiamando l'attenzione dell'altro.
"Oh.. sei sveglio"

Hisashi sorrise "Scusa, mi sono proprio addormentato”.
Kiminobu fece spallucce “Che vuoi che sia, capita”

“E tu che ne sai?” rispose Hisashi, lanciandogli il cuscino. Kiminobu rise “L'esperienza non si fa solo sul campo..”
Hisashi spalancò gli occhi “Ah già! I BL!” disse, tirandosi una manata sulla fronte. Kiminobu arrossì “Quel maledetto..”
“Sì me l’ha detto. Ma mi ha anche aiutato a capire che mi piaci. Questo può mitigare la tua voglia di ucciderlo?”
Kiminobu arricciò le labbra. “Mh.. forse” disse, tornando a voltarsi verso la scrivania.

Chiuse la sua agenda e si alzò. “Vado un attimo in bagno ok? Poi possiamo tornare a casa”.
Una volta rivestito, si chiuse la porta alle spalle.
Hisashi guardò la scrivania e l’agenda aoi poggiata sopra. Chissà se ha scritto qualcosa su di noi.. pensò alzandosi e andando ad accarezzare la copertina con i polpastrelli.

Dalla posizione della penna, sembrava ci fossero già parecchi fogli scritti. Avrà scritto qualcosa riguardo Akira.. pensò, passando le unghie sulla similpelle.
Sospirò e andò a sedersi sul letto, rivestendosi completamente.
Kiminobu rientrò trovandolo intento a riempire il suo zaino. Con un sorriso, andò ad abbracciarlo facendo aderire il suo petto alla schiena del ragazzo che da qualche ora non era più solamente un sogno ad occhi aperti.
“Hai letto?” chiese, poggiando il naso sulla sua schiena.
“No.. avrei dovuto?”
“No.. grazie..”
“Quando vorrai dirmi le cose sai che ti ascolterò. E se anche le vorrai raccontare a qualcun altro, a me andrà bene. Perchè io ho il privilegio di averti nella mia vita”.
Kiminobu strofinò il viso sul tessuto della sua maglietta, asciugando una piccola lacrima.

“Posso considerarti il mio ragazzo?” chiese.
“Certo che sei il mio ragazzo” rispose l’altro.

“Mi piace. Ora.. torniamo a casa..”


Owari.


Sappiate che la colpa non è mia ma di Akira che con me ha vita propria u_u

Eh sì, ho ceduto. È la mia prima MitKo e spero di non aver stravolto i personaggi.. ringrazio chi in questi mesi passati ha pubblicato bellissime storie con questi protagonisti, facendomi appassionare a questa coppia.
E Kami benedica i BL.

 

Piccola nota

La stanza 526 è come il numero della statale in "un giorno così", mentre 106 è ovviamente la stanza de "la donna il sogno il grande incubo".
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3922148