Questioni di gusti

di Mnemosine__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questione di gusti ***
Capitolo 2: *** Famiglie impiccione e dove trovarle pt.1 ***
Capitolo 3: *** Famiglie impiccione e dove trovarle pt.2 ***



Capitolo 1
*** Questione di gusti ***



Questione di gusti


Nico sbuffò per la terza volta in quell'unico minuto. 
Seriamente, chi glielo aveva fatto fare? 
Lui era il figlio di Ade, perdinci. Non aveva bisogno di abbassarsi a quei livelli.
Chissà perché, però, ora come ora si trovava nel campo di tirò con l'arco, con arco in mano e faretra sulle spalle, mentre guardava torvo il bersaglio che avrebbe dovuto centrare.
Una decina di frecce erano conficcate nel terreno tutte intorno, ma nessuna su quello stupido pallino rosso al centro del bersaglio. 
Sul serio, come c'era finito lì?

"Abbassa le spalle." Gli suggerì la voce di Will Solace, appena dietro di lui.
Ah, ecco perché era lì.

"Più basse di così mi cadono, Solace." 
Sentì Will ridere. Nico incoccò una nuova freccia, prese la mira e mandò l'arma dritta su un albero, a tre metri dal bersaglio. Nico sbuffò contrariato.
"Aspetta." Disse il figlio di Apollo, portandosi esattamente dietro di lui.
"Ora ti toccherò, tu non mi uccidere."
Il figlio di Ade deglutì.
Oh oh.
"Devi concentrarti." 
Will appoggiò il suo petto alla schiena di Nico, per correggergli la posizione. 
"E assumere una posizione corretta." 
Lentamente, portò le sue mani abbronzate su quelle pallide del re degli spettri.

Nico sussultò al contatto, mentre sentiva il respiro del figlio di Apollo sui suoi capelli.
Will era caldo, in confronto a lui. Ovunque lo toccasse, Nico sentiva calore. Ma non era sicuro se fosse perché Will era figlio di Apollo o solamente perché il resto del suo corpo andava a fuoco come la sua faccia. 
Concentrarsi, facile, se non fosse che la sua cotta  gli stava toccando, anzi tenendo stretto il cinquanta per cento del corpo, ed era così vicino da alitargli sul collo.
Nico me era sicuro, ormai la sua faccia era diventata una tavolozza che andava dal rosso al fucsia. Forse non solo la sua faccia.
Meglio continuare a dare le spalle a Will, per sicurezza.
Will gli strinse le mani, incoccando la freccia e spostando la posizione di Nico con il proprio corpo, facendolo aderire al suo.
Accidenti Solace.

Insieme presero la mira e scoccarono. 
Per la prima volta in quella giornata, la freccia di Nico si incastrò nel bersaglio. Sul bordo, certo, ma sempre parte del bersaglio era.
"Oh." Disse.
"Visto?" Chiese Will, ancora attaccato al figlio di Ade.
Nico annuì, era sicuro che se avesse provato a dire qualcosa, probabilmente gli sarebbe frenata la voce.
"Riproviamo." Disse Will sorridendo e prendendo una nuova freccia. 
Come prima, strinse le mani del figlio di Ade impostandogli la posizione. 
Will tolse la mano da quella di Nico che teneva la freccia e la appoggiò casualmente sul fianco del più piccolo.
Sotto il suo tocco, Nico tremò.
Ripigliati, Nico. Si disse da solo.

Presero la mira e, esattamente prima di scoccare, Will avvicinò la sua bocca all'orecchio di Nico, soffiandoci piano con il suo fiato caldo.
Bastò quello. 
Nico si mosse e lasciò la freccia, che partí in tutt'altra direzione rispetto al bersaglio. O ai bersagli. O dal campo di tiro con l'arco in generale.
"Solace." Ringhiò il figlio di Ade. 
"Sei carino quando arrossisci." Si complimentò Will. 
Nico mollò l'arco a terra, coprendosi il viso con le mani e emettendo dei versi indistinti.
"Potrei spedirti negli Inferi, sai?" 
Will scoppiò a ridere. "Certo, ma poi chi ti darebbe lezioni di tiro con l'arco?"
Nico non rispose, si limitò a guardarlo torvo.

"Ehi Nico!" 
Il figlio di Ade grugnì. 
Jason e Percy gli stavano correndo incontro. 
"Ciao Will." Salutò Percy. 
"Ehi!" 
"Che fate?" Chiese Percy guardandosi intorno, come se fosse stata la prima volta che visitava il campo di tiro con l'arco.
"Insegno a Nico a usare l'arco." Disse Will. 
"Io faccio schifo con l'arco." Lì informò Percy.
"Lo sappiamo." Annuì Will.
"Comunque" si intromise Jason "Percy avrebbe bisogno del tuo aiuto, Will."
"Ah si?" 
Percy annuì e si girò. 
"Accidenti, Nico, ma non è una delle tue frecce?" Chiese il figlio di Apollo indicando il sedere di Percy. 
"Mhmm." Annuì Nico. "Percy é il tipo di persona che si merita sempre e comunque una mia freccia nel fondoschiena." 
"Tipo?" Chiese Percy con una strana voce.
Will soffocò una risata, mentre Jason lo guardò con uno strano scintillio negli occhi da dietro le lenti degli occhiali.
Nico spalancò gli occhi, rendendosi conto di cosa aveva appena detto. 
E Jason era un pervertito, proprio come suo padre. Guai a chi dice che non c'è nessun tratto somigliante tra Giove e Jason Grace.
Ma poi, che diavolo ci facevano quei due così vicini al campo dove stavano Will e Nico?
Jason si lisciò la maglietta metà nera metà arancione. Cosa c'era scritto, poi su quella maglietta, era difficile.
Una parola strana.
Solangelo? Che vuol dire?

"Non credevo di essere il tuo tipo!" Disse Percy, che ovviamente non aveva capito l'accidentale e per niente programmato doppio senso di Nico.
"Ahi!" Gridò Percy, mentre Will gli estraeva la freccia dal sedere. 
"Per fortuna era una freccia da allenamento." Disse Will "Ha solo bucato i pantaloni, non il tuo fondoschiena. Ma ti verrà un bel l'ematoma." 
Disse picchiettando la freccia sulla spalla del figlio di Poseidone.
Percy non se ne curò e continuò imperterrito "Ma se non sono il tuo tipo... chi lo è?" 
Il figlio di Giove si schiarì la voce, indicando a Nico la sua maglietta nuova.
Jason gli diede delle pacche sulle spalle "Non credo siano affari tuoi, Bro." 
"Come no? Certo che sono affari miei!" Protestò Percy. "Jason? Non dirmi che è Jason."
"Scusate, cos'è questa storia del tipo?" Chiese Will, confuso.

Nico guardò Male tutti e tre, chiedendosi perché diamine non era tornato negli Inferi.
Almeno laggiù non c'erano tipi.
O persone cretine e vive un generale.

"Jackson, io devo finire la lezione. Fuori dalle palle." 
Fine, molto fine Di Angelo.
Jason annuì "Andiamo Percy, Nico deve conoscere anche questo tipo di arma." 
Disse guardando Nico e facendogli cenno di si con la testa perché, si, quel Will Solace era cotto di lui. Si vedeva da chilometri. 
E se Nico non se ne accorgeva tanto valeva mandargli dei segnali espliciti. O no? 
Tanto quei due non si sarebbero accorti di piacersi reciprocamente nemmeno con dei cartelli scritti spiaccicatigli davanti.
Nessuno aveva visto la sua bellissima maglietta nuova?

"Ma l'arco è brutto! E difficile." Borbottò Percy.
"Beh, solo perché tu non lo sai usare. È questione di gusti." Disse Will mentre prendeva l'arco di Nico, incoccava una freccia e faceva centro. 
"Si, questione di gusti." Annuì Jason indicando con gli occhi il figlio di Ade e di Apollo indicando la scritta della sua maglietta.
Nico lo guardò male.

"L'arco è il mio tipo di arma prediletto."
"E l'unico che sai usare." Disse Nico.
"Potresti sempre insegnarmi come tenere una spada." Gli disse Will sorridendogli.
"Beh Nico potresti prestargli la tua spada." Buttò lì Jason. Aveva un'espressione da pazzo. 
Nico scoccò un'occhiataccia a Jason. Si, essere figlio di suo padre lo aveva reso un pervertito. Sicuro.

Per fortuna nessun altro aveva pensato male, oltre al figlio di Giove.
"Aspetta un momento." Disse Percy.
Dei, pietà. Nico alzò gli occhi al cielo.
"Non è che sia Will il tuo tipo?" 
"Fuori dalle palle, Jackson!"

 

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Capitolo 2
*** Famiglie impiccione e dove trovarle pt.1 ***


Famiglie impiccione e dove trovarle

"Che dici, non potremmo avvicinarci un po'? Io non sento niente." Si lamentò Jason.
"No no. Questo posto è tattico." Gli rispose Percy.
Jason si sporse leggermente oltre la pianta dietro la quale si erano nascosti.
Will e Nico erano su una canoa, al laghetto e Will stava remando lentamente per tenere la barca ferma e non farsi portare via dalla corrente.
Jason si sistemò gli occhiali sul naso, guardando i due ragazzi sulla barchetta, con un sorrisino assatanato e gli occhi brillanti.
Stavano solamente parlando, di cosa però non lo sapeva visto che Percy non lo aveva fatto avvicinare di più al lago.
Jason trattenne un gridolino, quando Will smise di remare e sorrise a Nico che abbassò lo sguardo, arrossendo visibilmente anche da quella distanza.
Lui e Percy avevano trovato i due per caso, mentre facevano una passeggiata per tutto il campo lontano dalla furia omicida di Hazel e Reyna perché, secondo loro, quei due dovevano fare da soli. 
A detta di Reyna, poi, non erano così idioti da non accorgersi di piacersi.
Tsk. Da soli non avrebbero concluso niente, Jason ne era sicuro. Avevano indubbiamente bisogno di una spinta.
Aveva proposto a Percy di chiuderli in infermeria per qualche ora, ma il figlio di Poseidone aveva scosso la testa, dicendo che con tutti quei bisturi a disposizione Nico avrebbe potuto commettere un omicidio. 
Già, forse aveva ragione.

Un cespuglio a pochi metri da loro si mosse in modo sospetto. Jason non ci badò, poteva essere stato il vento. O uno scoiattolo.
"Togliti, idiota!" 
Ok. Forse i cespugli possono muoversi, ma di sicuro non parlano.
"Guarda mio figlio! E il tuo! Sono così carini!" Gongolò un'altra voce. 
Percy si girò verso l'altra pianta. "Ma che...?"
"Ma non potresti lasciare che si mettano insieme da soli, cretino?" 
Al suo fianco, Jason vide Percy deglutire, come se avesse appena riconosciuto la voce.
Il figlio di Poseidone si sporse verso quella direzione.
"Psssss"
Due teste fecero capolino, così anzi troppo simili a quelle dei due ragazzi che stavano spiando. 
Jason sbatté gli occhi più volte, non riuscendo a credere a quello che aveva davanti. 
Si tolse gli occhiali e pulì le lenti con la maglietta, magari aveva visto male. Ma quando se li rimise constatò che no, aveva visto perfettamente.
"Percy Jackson e Jason Grace! Venite nel nostro cespuglio!" 
Apollo, capelli biondi e occhiali da sole in testa, si sbracciò verso di loro, facendogli segno di raggiungerlo.
Percy annuì, entusiasta, e con una mossa da ninja si lanciò oltre il loro cespuglio. 
"Staccati, Jackson!" Gli sibilò Ade.
Jason boccheggiò. 
Ade, signore dei morti, il padre inquietante di Nico, era dietro a un cespuglio con Apollo a spiare i loro figli.
"Bro!" Lo chiamò Percy.
Il figlio di Giove si riscosse e seguì Percy, sedendosi vicino al dio del sole.
"Cosa ci fate qui?" Chiese Apollo mentre guardava Will, il suo fighissimo bambino, mentre parlava con Nico, il fighissimo bambino di Ade.
"Beh..."
"Mettono il naso in affari che non li riguardano, come te. Hazel mi ha avvertito." Disse Ade scuotendo la testa.
"E allora perché ci sei anche tu dietro questo cespuglio?" Rispose Apollo lasciandogli uno sguardo più che eloquente.
Ade si guardò le mani, improvvisamente in imbarazzo "Ecco... diciamo che la penso al cinquanta per cento come te e al cinquanta come Hazel. Quindi sono qui a controllare." Disse il dio. "E poi, c'è il rischio che tuo figlio stupri il mio, visto come sei fatto tu." 
Percy trattenne una risata, mentre Jason si sporse verso i due.
"Da qui si vede anche meglio!" 
Apollo annuì, poiché aveva scelto lui il punto dove mettersi, per poi farci apparire davanti un bel cespuglio che li coprisse.
Era facile spiare, se si era un dio. Ermes gli aveva insegnato proprio bene.

"Quindi come facciamo?" Chiese il dio del sole a Jason.
"A fare cosa?" Chiese il figlio di Giove, confuso.
"A farli mettere insieme, ovvio!" Trillò Apollo.
Ade si schiaffò una mano sulla faccia. 
Percy alzò una mano. "Io ho un'idea!" 
Tre paia di occhi, chi più chi meno, si voltarono attenti verso di lui, mentre Percy spiegava cosa aveva intenzione di fare. 

Will e Nico erano su quella barchetta da mezz'ora, ormai. 
Nico voleva scendere da lì. 
Solace era troppo... troppo tutto. Bello, simpatico, irritante.
Era impossibile non trovarlo adorabile.
Gli dava sui nervi. 
Cercava di farlo sentire perennemente a suo agio, cercando di mantenere le distanze, anche se non ci riusciva molto bene. 
E continuava a blaterare cose di tutti i generi per riempire il silenzio. 
"Spiegami ancora perché siamo su una barca, io e te." Lo bloccò Nico, mentre Will era a metà discorso sul perché le infradito fossero molto meglio delle scarpe.

"Beh, perché i tuoi amici ci stalkerano, ovviamente." 
Nico si guardò intorno, guardingo.
"Tu spiegami quel discorso del tipo." Disse Will, mentre lasciava i remi, fermando la barchetta al centro del laghetto.
Nico arrossì. "Ehm... è una storia lunga. E Percy è stupido." 
"Almeno ti è piaciuta la lezione, oggi?" Chiese Will. 
Stava cercando di fare conversazione, lui. Ma Nico sembrava voler rimanere in silenzio. 
"Certo." 
Soprattutto sentirti così vicino pensò Nico, arrossendo di nuovo.
Distolse immediatamente lo sguardo. Will sorrise.
Ora. Fatti forza, Solace.

È l'unico momento della giornata in cui gli amici di Nico non li stanno spiando, perché Will se n'era accorto, al campo di tiro con l'arco, che quei due matti non meglio classificabili erano a distanza non proprio di sicurezza a guardarli.
E che Jason aveva pugnalato il sedere di Percy con una freccia rubata, per trovare una scusa e parlare con loro.
"Quindi, se Percy non è il tuo tipo, potrei esserlo io?" Chiese.
Nico divenne paonazzo.
Boccheggiò, senza risposta. Si guardò intorno, cercando un qualche aiuto. Anche Hedge sarebbe andato bene.
Ma un venticello improvviso lo bloccò. 
Non era normale.
Un venticello che portava con sé degli strani suoni, quasi una musica, prodotta da grilli e canne di bambù.
Will continuava a guardarlo, in attesa, senza però dargli nessuna fretta. 
La barca si mosse da sola e Nico cadde in avanti, tra le braccia di Will. 
"Ti ho preso." Garantì il figlio di Apollo. 
Perché anche se indossava il suo giubbotto da aviatore, dove Will aveva messo le mani Nico sentiva un gran caldo?
Se era possibile diventare rosso pomodoro, quello era il colore del viso di Nico. 
Con uno scatto tornò a sedersi al suo posto, lontano dalle braccia di Will. 
Will era ancora in attesa di una risposta.

Poi successe qualcosa di strano, molto strano.
Qualcuno iniziò a cantare. 
"Lui ti è accanto, 
Se ne sta seduto lì
Non sa cosa dire ma
I suoi occhi ti parlano
E tu lo sai che vorresti
Dargli un bacio
Allora bacialo"
Nico si guardò intorno, così come Will. 
"Ma che..." Chiese Nico. 
Will riprese in mano i remi, iniziando a muoverli. 
Quei disagiati li avevano di sicuro trovati.
Ma qualcosa li teneva fermi dov'erano, come se ci fosse stata un'ancora sul fondo.

"Lui ti piace
Tanto tanto da morir
Forse tu gli piaci
Ma lui non sa come dirlo"

Will imprecò, perché quella voce somigliava davvero, davvero tanto a quella del suo padre divino? 
Nico lo guardò e gli sorrise, timido.
Will sorrise a sua volta, non è che quella canzone dicesse la verità, dopo tutto? 
Lasciò perdere i remi e si fece più vicino al figlio di Ade.

"Ma non servono
Le parole sai
Allora bacialo"

Will si fece coraggio e prese le mani di Nico, che stranamente non le tirò via. Nico, già rosso come un pomodoro, abbassò gli occhi.
Poi un urlo stonato che cercava di stare al passo con la musica gli fece digrignare i denti.
"Shala lala la la"
Troppo simile al tono di voce di Jason Grace.

"Il ragazzo è troppo timido
Coraggio bacialo"

Will fece un respiro profondo. Forse Jason e Percy gli stavano facendo un favore. Nico sembrava più che propenso a non ammazzarlo per avergli preso le mani.

"Shala lala la la"
Si, decisamente era la voce di Jason.

"Non lo fa
Ma che peccato
Se insiste lui lo perderà"

Will sobbalzò, mentre moltissimi pesci gli nuotavano intorno, le lucciole volavano vicino e il venticello faceva vorticare foglie e fiorellini sopra di loro.
Will decise che non poteva sprecare un momento del genere. Doveva farsi forza.
Guardò Nico negli occhi, aspettandosi un grido schifato o che gli intimasse di staccarsi immediatamente, ma il figlio di Ade rimaneva zitto.
Certo, era teso come una corda di violino, ma comunque non lo aveva ancora lanciato in acqua.
Tutto intorno si fece silenzio, quasi in attesa.
Nico chiuse gli occhi e il figlio di Apollo lo interpretò come un 'puoi procedere, Solace'.
Will prese un profondo respiro e si piegò in avanti, verso le labbra del figlio di Ade.

In quell'esatto momento sentì tre latrati, mentre Cerbero si faceva strada verso di loro schizzando acqua da tutte le parti. 
Il cane non si fermò nemmeno davanti alla barchetta, placcò il suo padroncino e lo fece volare in acqua. 
Will non ebbe nemmeno il tempo di boccheggiare sconvolto che la coda del cane lo colpì in pieno petto, e lanciandolo nel laghetto. 
Will riemerse poco dopo, sputando acqua.
Vide cerbero nel laghetto, con le tre teste che sbucavano e la coda che continuava a schizzare da ogni parte.
La testa centrale teneva delicatamente tra i denti Nico (un Nico completamente fradicio e con un'espressione omicida) per la maglietta. Il cane fece due salti verso il figlio di Apollo e in pochi secondi Will si ritrovò di fianco a Nico, salvato da annegamento assicurato dalla testa di destra.
Il cane scodinzolò soddisfatto e trotterellò verso la riva, posando i due semidei sulla terra.
Nico si guardò in giro, cercando i colpevoli, perché sapeva che erano dei colpevoli e non uno. 
Avrebbe ammazzato Jackson e Grace nel sonno, quella notte.
Will guardò Nico (adorabile e bagnato) quando Cerbero decise che non erano abbastanza fradici e prima si scrollò l'acqua dal pelo, facendo la doccia ai due semidei, poi li leccò, per assicurarsi che stessero bene.
Nico guardò torvo il suo cane. 
"Ehm..." Will si grattò la testa, imbarazzato. 
C'era quasi riuscito, e Nico non aveva nemmeno opposto resistenza, accidenti.
Lo aveva quasi baciato, quasi. Will odiava i quasi.
Ed era sicuro che ora riavvicinarsi al figlio di Ade sarebbe stato difficile. Avrebbero rifatto un sacco di passi indietro. 
Will ci aveva messo un sacco di tempo per farsi accettare dal più piccolo. 
O comunque per non ricevere perennemente pugni in faccia ogni volta che apriva bocca.
In modo molto assillante e a volte inopportuno, certo, ma Nico aveva accettato la sua compagnia.

Cerbero guardava Nico come un bambino guarda un genitore davanti ai negozi di caramelle.
Il figlio di Ade sbuffò, annuendo al molosso.
"Will... ti andrebbe di accompagnarmi a fare una passeggiata? Cerbero deve fare il giretto serale." Propose.
Lo sguardo del figlio di Apollo si illuminò e, felice, seguì il cane a tre teste scodinzolante e il suo padroncino, facendo finta di non aver visto un cespuglio muoversi dietro di loro. 

Dietro il cespuglio, Jason e Apollo guardarono male Ade.
"Che c'è?" Chiese secco il dio dei morti.
"C'eravamo quasi!" Sbottò Jason "Per una volta che le idee di Percy non sono del tutto stupide." 
Percy annuì. Lo sapeva, lui, che la Sirenetta era un'ottima fonte di ispirazione.
Apollo annuì, in direzione di Jason. 
"Avevi detto che eri qui per farli mettere insieme!" 
Ade si strinse nelle spalle "Mi sono fatto prendere dal panico!" 
"Panico? Bastava un secondo in più e si sarebbero baciati. E io avrei avuto quel bono di tuo figlio in famiglia. E tanti nipotini!" Ribatté Apollo.
Ade spalancò la bocca, ma Percy lo interruppe.
"Stanno andando verso la spiaggia." 
Jason si illuminò "Solangelo!" 
"Andiamo!" Scattò in piedi Apollo.
Ade sospirò "Sono circondato da un'orda di ragazzine." Si alzò in piedi, tolse la polvere dai pantaloni e poi si rivolse ai tre forsennati che correvano verso la spiaggia.
"Aspettatemi!"

 

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Capitolo 3
*** Famiglie impiccione e dove trovarle pt.2 ***


Will si sentiva osservato. 
Forse era colpa dell'enorme cane a tre teste che gli scodinzolava vicino, in attesa di Nico.
Cerbero era enorme, pensava Will, ma lui n fondo sembrava solo un gran cucciolone che stravedeva per il suo padroncino. Continuava a guardare la porta con tutte e tre le teste sperando che Nico uscisse in fretta.
Tutti i ragazzi che passavano davanti alla cabina di Ade lo guardavano sbalorditi.
Will incrociò le braccia, ormai erano passati ben cinque minuti e Nico non era ancora uscito dalla cabina 13.
Certo, era stato Will che gli aveva intimato di cambiarsi e indossare degli abiti asciutti perché -così rischi di ammalarti-, ma il figlio di Apollo non credeva di dover aspettare così tanto.
Erano già passati per la cabina 7, dove Will aveva recuperato una maglietta arancione in più e aveva intimato al più piccolo di metterla.
"Devi aggiungere un po' di colore." Aveva detto.
Nico lo aveva guardato torvo, mentre gliela strappava di mano e si incamminava verso la sua cabina per cambiarsi.
Ma non aveva protestato e questo Will lo considerava un passo in avanti.

Cerbero si avvicinò alla porta e la grattò con la zampona.
"Ti ho detto mille volte di non rovinare le porte!" Gridò una voce dall'interno.
Cerbero sussultò e fece alcuni passi indietro, appoggiando le tre teste sulle zampe.
"Allora potresti uscire." Suggerì Will.
Sentì Nico grugnire, ma aprí la porta di scatto. 
Cerbero scattò sull'attenti, iniziando a scodinzolare felice.
Nico lo guardò male, mentre trascinava fuori dalla cabina di Ade un sacco pieno di palle da baseball.
Aveva cambiato i pantaloni, rigorosamente neri e indossava la maglietta di Will.
Il figlio di Apollo cercò di limitare la sua espressione adorante davanti a quello spettacolo (Nico indossava la sua maglietta, perdinci) ad un semplice sorriso.
"Non una parola Solace." Lo bloccò Nico prima che potesse dire qualcosa, si incamminò verso la spiaggia e fischiò. 
Cerbero trotterellò verso di lui, mentre Will si malediceva da solo. Con la sua maglietta, più grande di almeno due taglie, non poteva vedere il magnifico didietro del figlio di Ade. 
Bel lavoro Solace.
"Will!" Lo richiamò Nico.
La sua maglietta arancione si alzava e abbassava a ogni passo, occludendo la vista del fondoschiena del figlio di Ade.
Poco male.
Troverò il modo di vederlo lo stesso, quel fondoschiena. Pensò
Will si riscosse"Agli ordini!" disse sorridendo mentre correva verso il figlio di Ade.
La testa più vicina di Cerbero gli abbaiò contro, felice di avere un altro compagno di giochi.
In poco tempo arrivarono in spiaggia e il grande cane si lanciò dritto in acqua, mentre Nico borbottava insulti perché poi lo avrebbe dovuto asciugare lui.
Will sorrise pensando che quello poteva essere un momento quasi normale: due ragazzi che giocavano in spiaggia con un cane, anche se il cane in questione non era proprio nella norma.
"E tutte quelle palle da baseball?" Chiese il figlio di Apollo, mentre Nico buttava il sacco a terra e lo apriva con calma.
"Gli piacciono, ma le distrugge ogni volta che ci gioca, quindi ne servono tante." Rispose Nico prendendo una palla e lanciandola a Will.
"Gliela dovrei lanciare io?" Chiese il più grande. 
Will deglutì. Lui era un medico, non era fatto per attività fisica di quel tipo. 
Certo, tirava con l'arco ma l'attività sportiva di quel genere non faceva per lui. 
Avere l'arco era un conto, usare il suo braccio per lanciare lontano una palla... non era proprio una buona idea. Cioè, faceva schifo. Avrebbe fatto decisamente schifo.
E Nico lo avrebbe visto.

Il figlio di Ade fischiò forte, e il cagnolone si girò con tutte e tre le teste verso Will, in attesa. 
"Ehm..."
"Dovresti lanciarla." Disse Nico "Lui la prende e poi te la riporta, teoricamente bucata." 
"Oh..." Will strinse la palla con forza. 
Beh, ora non poteva tirarsi indietro. Nico gli aveva chiesto di fare un giro con Cerbero, insieme loro due.
E stranamente non aveva ancora visto Jason e Percy cercare di nascondersi da qualche parte. 
Forse avrebbe dovuto cogliere l'occasione.
Prese un bel respiro e lanciò con forza.
La palla voló in alto per alcuni metri, mentre Cerbero scattava, i due semidei guardarono la palla finire esattamente tra le fauci della testa centrale. A tre metri da loro.
Will arrossì, mentre Cerbero con due balzi li raggiunse e sputò tra le mani di Will un misto di bava e resti di palla.
"Bleah!" 
Nico sorrise, stringendo un'altra palla tra le dita.
La mosse davanti al cagnolone per attirarne l'attenzione e con un gesto fluido la lanciò lontano. 
Mentre Cerbero correva a riprenderla, Will decise che era arrivato il momento di parlare con Nico.
"Senti..." fece un respiro profondo.
"Sono un po' di settimane che passiamo del tempo insieme." Cominciò lui. 
Nico lo guardò, cercando di capire il succo del discorso.
"E... forse mi sono fatto l'idea sbagliata, ma anche prima sulla canoa..." disse Will cercando di comporre un discorso sensato.
"Volevo capire se ho interpretato in modo giusto i segnali o mi sono immaginato tutto e costruito dei film mentali perché..."
Cerbero lo placcò scodinzolante, tirando giù anche Nico.
La testa al centro abbaiò felice di aver trovato la palla, mentre le teste laterali leccavano Will e Nico.

"Che schifo!" Gridò il figlio di Ade mentre al suo fianco Will muoveva la testa cercando di non essere investito dalla lingua bavosa e viscida del cane.
Con le zampe li spinse piano piano uno vicino all'altro.
Quando fu soddisfatto, Cerbero si alzò in piedi e corse di nuovo in mare, cercando di mordere dei gabbiani che stavano riposando sul pelo dell'acqua.
Nico fece una faccia disgustata, mentre guardava torvo il suo cane.
Will si pulì dalla saliva di cane con la maglietta, per poi sentire qualcosa sulla sua mano.
Strabuzzò gli occhi, mentre sentiva la mano di Nico stringere la sua. 
Vide il figlio di Ade arrossire mentre muoveva il pollice accarezzandogli il polso.
Strinse la mano di Nico a sua volta.
"Nico, riguardo al discorso di prima..." 
Il figlio di Apollo vide tutto al rallentatore.
Nico che gli stringeva la mano, si alzava sui gomiti e girava il viso verso il suo. 
E lo baciava.
Nico lo stava baciando.
Nico, il figlio di Ade che odiava categoricamente il contatto, lo stava baciando di sua spontanea volontà.
Nico aveva fatto la prima mossa.

Will chiuse gli occhi, le labbra di Nico erano calde e morbide. 
Fu un solo bacio a stampo e durò pochi secondi, perché Nico si staccò di scatto da lui color porpora.
Will gli sorrise immediatamente.
"Ecco..." balbettò Nico. "Scusami... io..."
"Scusa di cosa?" Chiese Will avvicinando il suo viso a quello del figlio di Ade.
"Io non... tu forse non volevi e..."
Will rise scuotendo la testa. Delicatamente portò una mano dietro la testa di Nico e lo avvicinò a lui, baciandolo a sua volta.
Nico non si oppose, nemmeno quando Will fece scendere la mano sul suo fianco, per sentirlo più vicino.
Will lo sentì tremare sotto il suo tocco, quindi si staccò e lo guardò negli occhi.
"Non... non ti piace?" Chiese.
Nico scosse la testa, tornando ad assumere un colorito molto in tinta con la maglietta del campo.
"Mi piace... mi piaci tu." Sussurrò a bassa voce senza guardarlo negli occhi.
"Anche tu mi piaci Nico." Disse Will aiutandolo ad alzarsi e spazzando via la sabbia dai loro vestiti.
Ne approfittò per toglierla bene anche dai pantaloni di Nico, in quel punto che aveva tanto voluto vedere ma era coperto dalla maglietta arancione.
Nico si guardò intorno.
"Cerbero è andato via." Disse.

"La prossima volta ricordami di dargli dei biscotti." Disse Will.
"Ci ha sbattuti a terra." Puntualizzò Nico.
"Ma così mi hai baciato." 
Il figlio di Ade non rispose, tentennando sul posto.
"Adesso... cosa facciamo?" Chiese.
Will non disse niente, limitandosi a baciarlo di nuovo.

Intanto, da dietro ad un albero spuntato del tutto casualmente vicino alla spiaggia, provenivano dei gridolini non del tutto normali. Mhmm... normali proprio per niente.
"Nico lo ha baciato per primo!" Gridò Jason mentre si allungava per vedere meglio. 
"Jason togliti non vedo niente!" 
"Il mio bambino ha il ragazzo!" 
"Siete proprio dei cretini." 
Ade guardava i tre pazzoidi salterellare felici, mentre accarezzava le teste del suo mastino.
"Tu invece sei stato proprio bravo." Lodò Cerbero.
Il cane scodinzolò felice. 
"Quei due avevano bisogno di una spinta da qualcuno con un po' di sale in zucca." Disse riferendosi a se stesso.
Già, se fossero intervenuti quei tre matti che continuavano a gridare in modo strano... non voleva nemmeno pensarci.
Di sicuro suo figlio sarebbe stato stuprato. Apollo e figli dei suoi fratelli non erano proprio un esempio di castità e sanità mentale.
Avrebbe dovuto chiamare un terapeuta, probabilmente.
"E smettetela di gridare, idioti! Ci sentiranno!"



Grazie per essere entrati e aver letto questa storia. Lo so che di solangelo ce ne sono di viste e riviste, ma è la mia OTP insieme alla Pecabeth quindi non ho proprio resistito. Magari ditemi che ne pensate ;)

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