Spezzoni di vite anonime

di FanGirlWithK
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Lo sai che... ? ***
Capitolo 2: *** Perché? ***
Capitolo 3: *** Lo troverò? ***
Capitolo 4: *** Anche per sempre ***
Capitolo 5: *** Buongiorno ***



Capitolo 1
*** Lo sai che... ? ***


"Lo sai che ogni volta che ti vedo ho una voglia improvvisa di sbatterti contro un muro?"
 
Erano seduti su un muretto, a fumare una sigaretta guardando il vuoto, quando lui fece uscire questa perla dalle sue corde vocali.
 
"E tu lo sai che ogni volta che ti vedo le mie mutandine si bagnano e che se tu facessi questa cosa che hai detto io sarei fradicia?"
 
Girarono i volti, lentamente e contemporaneamente.
Si guardarono negli occhi, la tensione e l'aria di sfida si potevano tagliare.
 
Poi lui sorrise, si alzò, si avvicinò alla ragazza, e le alzò il volto, delicatamente, mettendo una mano sotto il suo mento.
 
"Proviamo?"
 
C'erano solo due lampioni nel giro di cento metri, non molto ma abbastanza da vedere il rossore sulle guance di lei.
 
"Se ti dicessi va bene ti sembrerei una poco di buono?"
Lui sorrise, comprensivo, e non ci pensò due volte prima di rispondere.
 
"Voglio te, non il tuo corpo, ti basta come risposta?"
Lei lo prese per il colletto della camicia e lo tirò a se, baciandolo. 

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Capitolo 2
*** Perché? ***


"Perché non mi ami come ti amo io?"

Era ubriaca fradicia, abbracciava un braccio del ragazzo accanto a se, e lo guardava dal basso, appoggiato alla sua spalla.

L'aveva a stento sussurrata quella frase, in modo che potesse sentire solo lui.

 

E lui si era girato, sorpreso di sentirsi dire quelle parole maledette.

Lui sapeva perfettamente che a lei piaceva, e lei lo sapeva, un bel giro di parole, ma non si può spiegare in un altro modo.

 

All'improvviso la ragazza si ritrovò dietro il parchetto dove era seduta fino a prima con tutto il gruppo di amici, trascinata da un ragazzo furioso in volto.

 

"Chi ha mai detto che non ti amo? Forse ti amo più di quanto non lo faccia tu!" non stava urlando, ma aveva un tono di voce talmente profondo e spantoso che la ragazza si fece piccola piccola nella sua felpa oversize.

 

"Allora spiegami perché non siamo già fidanzati da almeno un anno, spiegami perché mi illudi continuamente, spiegami perché mi tratti come tua figlia o come una tua sorella minore piuttosto che come una persona che ti vorresti sostan-"

 

Non riuscì a finire la frase: le sue labbra erano state bloccate da un altro paio di labbra, e lei spalancò gli occhi incredula.

 

Poi scoppiò l'incendio: il ragazzo chiese accesso alla bocca dell'altra e iniziò un gioco di labbra, lingue e denti incredibile, sembravano star prendendo fuoco quei due giovani corpi.

Le mani si muovevano senza il minimo timore e pudore ma delicatamente, i loro movimenti sembravano naturali come quelli di una sarta.

 

Poi tutto si fermò.

Si mantennero vicini, ma separarono di poco le loro labbra.

"Perché non sono abbastanza, ti deluderò"

 

 

 

 

(s/a: questa os fa pena ma se siete arrivati qua vuol dire è meglio di quanto pensassi, vi adoro, bye.)

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Capitolo 3
*** Lo troverò? ***


"Troverò mai qualcuno a cui piaccio per quella che sono?" si domandava sotto voce, davanti ad una tazza fumante di te, con di fronte l'amico, che guardava la tv ridendo.
Non erano proprio amici strettissimi, ma a volte faceva ad entrambi piacere ritrovarsi un po' prima che con gli altri, scuse sempre pronte erano le lezioni di pianoforte o di inglese.
 
"Oddio, troppo silenzio" sussurrò lui guardando il televisore con una certa aspettativa.
 
Sicuramente ciò che non stava facendo lei, che invece aveva i gomiti poggiati al tavolo, le mani a reggere la testa a coppa, e guardava il ragazzo che aveva davanti.
Aveva quel leggero strato di barba che si ha dopo due giorni di rasatura, le mani, non proprio da bambino ma ben curate, erano poggiate sul tavolo e le dita picchiettavano sul bordo, provocando un rumore quasi ritassante.
 
I capelli erano stati tagliati insieme alla barba due giorni prima, erano ordinatissimi e molto più corti del solito, le punte, ormai rovinate, sparite, lei pensava che il loro colore naturale fosse bellissimo.
Lei si rigirava una ciocca tra i capelli, e senza accorgersene la lasciò per mettere le dita tra i capelli dell'altro. 
 
"Hey" 
Era talmente intrappolata dal suo sguardo e nei suoi pensieri da non sentirlo. 
"Dolcezza" 
 
Nulla, lo vedeva ma non lo stava davvero guardando, era come se avesse scattato una foto almeno trenta secondi prima e avesse ancora quella davanti. 
Così lui decise di svegliarla poggiandole una mano sul collo, sfiorandolo con le dita prima di tirarla leggermente verso di se. 
 
"S-scusa" appena riuscì a sbattere le palpebre, a riprendersi e a capire la situazione, indietreggiò e arrossì violentemente, togliendo la mano dei suoi capelli. 
Ma lui non tolse la mano dal suo collo, e la riavvicinò a se. 
 
"Comunque, a me piaci per quella che sei, se ti va di saperlo" si staccò dall'altra, prese una sigaretta dal pacchetto della ragazza e si mise vicino alla finesta, lei lo imitò.
"Spero tu stia scherzando" accese la sigaretta e gli passò l'accendino.
 
La presa durò più del dovuto, anche lo sguardo.
 
"Secondo te?" lei abbassò il viso, per non far vedere quanto fosse delusa dalla presa in giro da parte dell'altro.
Dopo un tiro veloce, la prese per i fianchi e la tirò a se, premendo le labbra sulle sue.
 
"Sul serio, ti voglio, anche parecchio, ma se non ti vado bene basta se-" non arrivò a completare la frase perché aveva di nuovo le labbra incollate alla ragazza.
"Anche io" poi si accoccolò al suo petto per non far vedere le guance e le orecchie rosse e un sorriso da ebete: lo stesso che aveva lui. 

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Capitolo 4
*** Anche per sempre ***


"Voglio il frappè alla nutella" si lamentava da quando si erano incontrati, insieme agli altri ragazzi.

E lei non ne poteva più, perché era lei quella che stava camminando di fianco a lui, e se si spostava lui la seguiva per tormentarla.
"Andiamo a prenderci il frappè" 
 
Gli lanciò un'occhiataccia prima di spostarsi un po', la differenza d'altezza si faceva sentire quando camminavano fianco a fianco, anche se non era eccessiva. 
 
"Eddaiii" si avvicinò di nuovo a lei, che sospirò pesantemente prima di fermarsi e urlargli contro. 
"Io voglio baciare qualcuno, bacerei anche un palo ora come ora, ma non mi lamento perennemente!"
 
Lui si fermò di conseguenza e sorrise.
"Prometto di far avverare il tuo desiderio se mi porti a bere il frappè, te lo offro" lei sorrise e si aggrappò al suo braccio.
"Andiamo, ragazzi ci vediamo dopo!" cambiò direzione e trascinò l'altro così.
 
Dopo un frappè a testa e uno condiviso, si sedettero in una panchina, a scattare foto molto a caso.
 
"Oh giusto, posa il cellulare e chiudi gli occhi" ordinò l'altro ridacchiando, cercando di non arrossire e riuscendoci anche.
Lei voleva davvero chiedere perché, ma una vocina nella sua testa le disse di obbedire senza chiedere.
 
E la vocina aveva ragione, perché dopo qualche secondo sentì una mano sulla vita e delle labbra sulle proprie.
"Accontentata" le sussurrò sulle labbra, i loro respiri si fondevano. 
 
"Accontentami ancora" sussurrò con voce ferma lei in risposta, anche se dentro era tremendamente imbarazzata. 
"Anche per sempre" 
 
 

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Capitolo 5
*** Buongiorno ***


Dovevano vedersi alle nove e mezza sotto casa sua.
Non dovevano fare chissà cosa, ma lei voleva compagnia al mercato e lui non aveva nulla da fare.
Fatto sta che erano le dieci meno diedi.
Lei si stava truccando, pensando di non essere abbastanza bella senza tutto quel trucco in faccia.
Lui era appena uscito di casa e stava letteralmente correndo.
Erano le dieci e cinque. 
"Sono quasi arrivato, posso rallentare" pensò il ragazzo, e così fece.
"Questo cazzo di ascensore, perché ci devono sempre essere persone?" dopo aver premuto un altro paio di volte il pulsante dell'ascensore, decise di fare otto piani di scale, correndo come una matta.
Erano le dieci e dieci. 
Lei uscì dalla porta e lui attraversò il cancello, si guardarono da lontano e scoppiarono a ridere.
"Buongiorno" si dissero contemporaneamente appena furono a qualche centimetro di distanza l'uno dall'altro. 
"Ti amo" prese il viso della fidanzata a coppa e le diede un bacio dolce, quasi bambinesco, sulle labbra.
"Anche io, ma devo comprare tantissime cose, quindi andiamo" iniziò a saltellare come una bambina, andando verso la strada, e lui fece una piccola corsa per poterla prendere da dietro, facendo in modo che non potessr toccare terra.
Dopo un piccolo urletto della ragazza, lui la rimise a terra e la fece girare verso di lui, baciandola in un modo più maturo, prendendola per i fianchi e con una lingua più audace.
"Sicura che mi ami?" chiese, a voce bassa, nel momento in cui si staccarono, restando come l'uno a pochi centimetri dalle labbra dell'altra.
"Le tue azioni negli ultimi cinque minuti già mi fanno dire che ti amo, quindi immagina tu quanto amore provi nei tuoi confronti complessivamente" brividi leggeri passarono per la schiena di entrambi: a lei per il semplice contatto fisico, a lui per la leggera nota di malizia nella voce dell'altra e per qualche flashback sfuggente di gesti irripetibili in quel luogo.
"Andiamo" si diedero un ultimo bacio a stampo e si presero per mano. 

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