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Tutto ebbe inizio durante quella fredda notte di pioggia. Allora ero
una ragazzina qualunque, allora ero solo me stessa. Nessun altro. Nient’altro.
Solo io: Selyn Van de Moon. Ma ora… cosa sono, io?
Selyn
Capitolo 01: Il principio
Ormai in tutto il paese l’oscurità era scesa. Le campagne erano completamente
spopolate, e nell’aria non si udiva suono alcuno. Da qualche parte, sotto
questo infinito campo di solitudine e pace dei sensi, una vita artificiale
stava per venire finalmente alla luce.
Ben rinchiuso in una sfera di vetro contenete liquido amniotico misto a sostanze nutritive
specifiche, uno strano essere si stava velocemente formando, passando, in pochi
minuti, ogni fase di crescita, trovandosi completamente sviluppato in un’ora circa.
La creatura in questione non era molto diversa da una
qualsiasi essere umano, tuttavia era spaventosamente candida in ogni
parte del suo corpo, quasi anemica oserei raccontare. Capelli argentei molto
tendenti al bianco e un paio di rossi occhi nei quali era possibile scorgere
l’ardente fuoco delle vampe infernali…
Da dietro uno dei tanti computer
una figura stranamente assomigliante alla creatura uscì allo scoperto, tuttavia
a differenza di quell’essere umano artificiale, il giovane uomo possedeva un paio
di occhi azzurri stranamente dolci, troppo dolci per essere
quelli di uno scienziato che gioca a fare Dio.
-Finalmente ci siamo. Presto la
nostra più grande opera sarà completa. La vita ora è creabile- la sua voce era
eccitata e spazientita, bramosa di successo. Negli occhi color mare del giovane
uomo ardeva il desiderio di nuove scoperte, di vittorie, di scoprire tutto
della vita in ogni sua forma. E quella che ora Viveva davanti a lui… quella era
il prodotto finale della Vita.
Poco dopo, accompagnata da un
suono di passi leggeri, fece la sua comparsa, con in
mano due tazze di caffè, una seconda scienziata, donna, di statura media, occhi
azzurri, e con maestosi capelli color oro lunghi fino alle ginocchia. Ella era entrata nel laboratorio attraverso una piccola
porta da dietro la quale un altro uomo osservava in silenzio la scena.
-Avete già deciso che cosa ne
sarà di Numero Tre?-
L’uomo accolse con un sorriso la
tazza di caffè portata dalla donna, quindi la sua espressione tornò seria,
mentre gli occhi correvano ancora una volta all’esperimento. Era perfetto… fu
quasi deliziato dalla creatura. Era stupenda… assoluta nei minimi particolari.
La scienza non era mai arrivata a tanto, nemmeno nel loro avanzatissimo mondo
tra i cieli e l’inferno. Sorseggiò lentamente il suo caffè, assaporando il
sapore amaro e risvegliante della bevanda, anche se in
effetti era così eccitato da non averne bisogno (nonostante fossero le
tre di notte).
-Prima di tutto bisogna vedere se
e quanto sopravvivrà. Controlla i dati immessi nelle ultime tredici ore per
favore, nessuna pecca deve intasare il suo cervello-
La donna annuì, quindi si diresse
al grande computer centrale nel quale erano stati inseriti tutti i dati.
Premette diversi tasti a velocità sovraumana, quindi esclamò con voce gentile ed elettrizzata –Tutto perfetto-
Lui annuì, quindi prese il posto della donna al computer per dare un’ultima
controllata.
-Carica i condensatori e allinea
le bobine di trasmissione con la capsula, è giunto il momento di dare la svolta
decisiva a questa ricerca-
Quando tutto si sistemò, un
grande fascio di luci venne irradiato dall’interno
della creatura, illuminando a giorno il grande laboratorio, in un’esplosione di
luce che costrinse gli scienziati a coprire i propri occhi per paura di rimanere
accecati. Sui volti dei due apparve la pura gioia. Ma
in quel momento qualcosa andò storto e un sovraccarico del generatore portò a
una serie di detonazioni a catena che coinvolsero l’intero stabile. Un incendio
terribile ne seguì, portando morte e paura.
Tutto era finito lì senza nemmeno
essere cominciato. O forse no…
Un’ombra uscì dalle macerie,
portando con sé sottobraccio due esserini, mentre sulla sua schiena ne faceva
capolino un terzo. Forse c’era ancora una speranza…
Ma nessuno in superficie si
accorse mai di quello che li sotto era accaduto, e
questa storia rimase immortalata nell’istante in cui la Luna calava.
L’ultimo cadde. Dei quindici
bambini che quella mattina si erano addentrati nella foresta per una prova di
coraggio, non ne era rimasto neppure uno. Uccisi da un gruppo di licantropi
affamati…
Dall’alto di un albero due grandi occhi rossi osservavano la scena, immobili,
freddi, distanti e incuranti –E’ finita-
Disse quasi in un sussurro una
voce altrettanto fredda, una voce giovanile.
Dall’ombra uscì una figura esile, all’apparenza molto fragile. Era ammantata di
bianco, un bianco candido quanto i suoi lunghi capelli che le accarezzavano le
spalle per poi scendere sui fianchi. Vestiva una sorta di divisa composta da una lunga gonna con un ampio spacco di lato per agevolare
i movimenti e una maglia di cotone con lunghe maniche le lasciava scoperte solo
le mani. Tra i capelli portava una rosa bianca, simbolo della purezza e della
morte. Nella mano chiarissima teneva una falce, alta e piccola, bianca
anch’essa, con una lama talmente nera da non distinguersi dall’ombra
circostante -Ora verrete con me…-
Sibilò con una voce ora
stranamente più lieve e dolce, ma allo stesso tempo ferma, che non lasciava a
intendere un possibile rifiuto. Ma dopotutto, come può
un’anima rifiutarsi di seguire la morte e giungere nel luogo in cui tutte le
anime devono andare? La ragazza alzò la mano libera e allora, improvvisamente,
dai corpi immobili dei bambini uscirono dei piccoli veli, i quali andarono a
confluire nella piccola mano, diventando così una sfera risplendente di energia
nera. La giovane in bianco chiuse il proprio palmo e l’oggetto scomparve, come
risucchiato. Dunque scese dall’albero con un grande balzo,
atterrando silenziosa dietro i mannari.
Questi appena la videro l’attaccarono, ma a pochi metri da lei si fermarono,
immobili, attoniti, la fissavano spaventati. Poiché lei era una shinigami. Una
dea della morte.
I mostri indietreggiarono, e
quando lei mosse un passo in avanti, le liberarono la via. Pochi shinigami
esistevano ancora in quel tempo, ma era meglio non suscitarne le ire se non si
era in cerca di morte…
La ragazza diede un’ultima
occhiata alla scena, che le si sarebbe impressa a fuoco
nella memoria,in modo che anni dopo
l’avesse raccontata ad altri.
Subito dopo due piccole e bianche
ali fecero la loro comparsa sulla schiena della giovane, ed ella
si alzò in volo, lieve e placida come il vento estivo. La lunga falce scomparve
dalle sue mani. Chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalla brezza, direttamente
verso la sua città, la magnifica Londra…
Un
fulmine cadde non troppo lontano, illuminando a giorno l’intera zona, in modo
che, finalmente, ella potesse squadrare da capo a
piedi il grande edificio che le si ergeva innanzi. Un grandissimo castello in
stile gotico. Dal cancello di entrata fino al grande portone nero d’ingresso si
estendevano colorati e ricchi giardini ricolmi di ogni varietà di fiore, ma lei
era troppo lontana per poterne sentire l’odore… grandi
archi e volte decoravano la facciata della scuola, la grande Angel Devil
Academy, la più grande e prestigiosa accademia per Angeli e Demoni del mondo.
Quella sarebbe stata la sua nuova casa?
Fuori pioveva a dirotto, e il
vento ululante, nonostante le finestre fossero ben chiuse, faceva da sottofondo
inquietante al dormitorio demoniaco. Era finita in mezzo ai Demoni, come aveva
previsto. “Non capisco perché proprio «Demone della Morte», potrei benissimo
essere anche l’Angelo della Morte!” La stanza era la 120. La trovò facilmente,
dando uno sguardo intimorito all’ennesima torcia appesa al soffitto. L’unica
illuminazione proveniva dal fuoco delle pile, ma man
mano che si scendeva nelle profondità del dormitorio queste diventavano sempre
di meno, finché la ragazzina non si trovò innanzi ad una porta completamente
buia ed inquietantemente nera. Guardò l’insegna su infissa. Camera 120.
“Ovviamente…”
Infilò la chiave nella toppa, per
poi spingerla piano, con l’intenzione di non fare troppo rumore. Funzionò, e la
ragazza poté finalmente ammirare la grande stanza che per un bel po’ di tempo
sarebbe stata la sua. Era molto grande, con due enormi porte-finestre che
davano su un balcone. Un armadio accanto alla porta, tre letti messi in fila,
due comodini in mezzo a questi e infine un mobile sopra su cui vi era una
lampada accesa, che mostrava l’unico segno di vita della camera. I colori
predominanti erano il nero e il rosso sangue. C’erano tre valigie poco distanti
dall’armadio, e due dei tre letti presentavano segni d’uso. Beh, doveva aspettarselo
essendo arrivata dopo l’inizio dell’anno scolastico. Era già stato incredibile
che la preside, una ragazza molto bella e gentile, avesse accolto una
sconosciuta bagnata fradicia, senza nemmeno un avere, con una pettinatura che
la faceva sembrare un’assatanata e la pelle più bianca di quella di un vampiro,
senza fare domande.
-E’ permesso?- la voce del Demone
risuonò piccola, quasi impercettibile. Nessuno rispose alla chiamata. Ella si fece avanti, tremando un po’. Si guardò intorno con
fare timido, arrossendo visibilmente mentre allungava il viso verso una porta
che probabilmente conduceva al bagno –C’è… c’è
n-nessuno?- ma nemmeno lì vi era alcun anima viva. D’un
tratto la ragazzina si fermò in mezzo alla stanza. “La porta era chiusa… quindi
non c’è nessuno… almeno credo”
-Chi diavolo sei tu?- una voce
maschile la fece sobbalzare, e la ragazza trattenne a malapena un urlo. Si
voltò verso la direzione da cui proveniva la voce, incontrando gli occhi
glaciali di un uomo più grande di lei, ma non troppo. Più o
meno sui vent’anni…
-Ah… ah! M-mi scusi!
I-io sono nuova… e la preside mi ha detto d-di venire
qui!- balbettò scuotendo la testa mentre cercava di calmarsi.
-…- Il ragazzo davanti a lei
rimase a fissarla in silenzio, poi d’un tratto la sua
espressione si colmò d’ira mentre urlava –TU!-
La luce di un nuovo giorno
illuminava la scuola, ma non riusciva a penetrare attraverso le tende della
stanza. La ragazzina dai capelli bianchi si era alzata sbuffando. Aveva sempre
detestato la scuola per un solo motivo: devi alzarti presto se vuoi essere
puntuale. E, ormai i suoi compagni di stanza lo sapevano, il peccato di
Selenity Van de Moon era proprio l’accidia. Selenity, o Selyn come si faceva
chiamare, si alzò dal letto sbadigliando, dando un rapido sguardo ai letti
accanto al suo. Come sempre Zato era uscito presto, e il suo letto era
perfettamente in ordine. Zato era il professore di magia nera, aveva vent’anni e stava in camera con lei per costrizione.
Il dormitorio degli insegnanti era andato a fuoco, e la parte di scuola in cui
si trovava era inagibile, dunque per un po’ di tempo sarebbe dovuto stare nel
dormitorio degli studenti. Si trovava lì da un mese, eppure non era ancora
riuscita a trovare la stabilità con lui. Si era sempre mostrato sospettoso, iracondo
e soprattutto molto cattivo con lei. La attaccava senza motivo, durante le
lezioni non mancava di farle fare brutta figura. Selyn
non ne capiva il motivo, ma notava che pian piano anche lui si stava
acquietando. Forse finalmente aveva capito quanto lei fosse debole e quindi non
le interessava più di tanto ingaggiare liti con lei. Ma ella
poteva immaginare per quali motivi lui la attaccasse così: o gli faceva
irritazione vedere una ragazza così debole e “voleva spronarla” (solita scusa
dei professori), oppure semplicemente cel’aveva a morte con lei. Ma oltre questo, Selyn non sapeva assolutamente niente di Zato.
Da sotto il letto accanto al suo
faceva capolino una chioma nera –Larisse, forza. E’ tardi e Zato ci aspetta…-
mormorò piano la ragazzina per paura di dare fastidio all’altra.
-Che ora è?- da sotto il lenzuolo un lamento si espanse con fare annoiato.
Selyn diede un rapido sguardo
alla sveglia sul comodino –Le otto…- non ebbe il tempo
di dire altro che una folata di vento si alzò, investendola, mentre la porta
del bagno si chiudeva di scatto. Sorridendo nervosamente, la ragazza si diede
uno schiaffetto leggero sul capo, doveva andare prima lei in bagno, Larisse
aveva la capacità di perdere ore intere davanti allo specchio. Larisse LaCroix era la sua compagna di stanza assieme a Zato. Vampira, diciassette anni apparenti, discendente della famosa
famiglia LaCroix, grandissimi alchimisti sin dai tempi di Dracula.
Grazie alla bizzarra ed esuberante vampira, Selyn aveva scoperto molte cose
sulla “razza dei non-morti”. Innanzitutto alcuni, come Larisse, avevano
sviluppato la capacità di assumere sembianze diverse a
seconda del tempo. Di notte vampira dalla pelle bianchissima, i capelli
rosso fuoco e gli occhi provocanti, di giorno fredda ragazza della Romania dai
lunghi capelli neri e gli occhi azzurri. Nella scuola molti le andavano dietro,
ma lei, spirito libero per eccellenza,rifiutava ogni rapporto. Era troppo
impegnata a divertirsi. Larisse LaCroix era una di
quei pochissimi vampiri che riescono davvero a godersi la vita, e Selyn la
invidiava per la sua infinita allegria e l’ottimismo, la invidiava un po’ meno
quanto a gusti in fatto di cibo. Quanto a sangue, Larisse preferiva berlo
invece che farlo spargere all’avversario.
“Che strano
trio…” sorrise la ragazzina apprestandosi a rifare il proprio letto e poi
quello della compagna. La vampira era anche molto disordinata, e da
quanto Selyn era giunta in quella scuola, era toccato a lei occuparsi delle
faccende domestiche. Ma non le dispiaceva, ci era
abituata…
Aveva vissuto da sola per un po’,
e aveva già conosciuto le crudeltà della vita. Lei, la più piccola ed imbranata della stanza, la gracile demonietta dai lunghi
capelli bianchi e i dolci occhi rossi, si sentiva un po’ fuori luogo.
Probabilmente era solo il bisogno di ambientarsi. Si trovava molto bene con
Larisse, molto meno con Zato, aveva solo bisogno di tempo… “Sì… bisogno di tempo”, si ripeté per la nona volta mentre
tornava a sorridere, stavolta più tranquilla, verso lo specchio. Aveva un sorriso
strano, brutto. Sembrava più una smorfia che un sorriso, ma non riusciva a
permettersi nulla di meglio. Non dopo tutto quello che
aveva visto…
-Sely! Sei ancora in pigiama!- Larisse spalancò la porta del bagno con uno spazzolino
sporco di dentifricio in bocca, i capelli scompigliati e la divisa scolastica
tutta stropicciata.
Selyn annuì, sentendo il cuore
farsi più leggerlo al quel dolce “Sely”. Da quanto tempo non la chiamavano con
un abbreviativo? Passò accanto all’amica –Faccio subito-
La sala era piccola, molto più
simile ad uno stanzino. Molti scatoloni vi erano
dentro, ammassati l’uno sopra l’altro, intrisi di polvere vecchia secoli.
Nessuno entrava in quella stanza senza un motivo preciso, dunque non vi erano
stati dubbi quando l’uomo ammantato di nero si era addentrato lì dentro: novità
in arrivo. Come tutti sapevano, in quella sorta di stanzino era contenuta una
reliquia degna dei più prestigiosi musei. Ovviamente
però, un normale ed inetto essere umano si sarebbe
rifiutato di esporre una cosa simile in un museo. Gli umani non conoscono gli
Specchi Mystici, per fortuna. Antiche lavorazioni risalenti ai tempi della
civiltà greca antica, questi veri e propri specchi hanno la capacità di
rivelare qualcosa sul presente di cui non si è ancora a conoscenza. Ovviamente
pagando un prezzo… adeguato. Ma la cosa che l’uomo
cercava era talmente tanto importante e preziosa, che dare in cambio due o tre
schiavetti era un affare più che conveniente.
-Venite dentro, forza!- ordinò
con voce evidentemente anziana, ma ferma e piena di tono. Dietro di lui fecero
ingresso tre ragazzini. Nessuno dei tre poteva avere più di tredici anni. Erano
spaventosamente magri, con una folta chioma incolta e occhi vuoti. Più che
ragazzini apparivano come zombie. Ma la cosa più spaventosa
in loro era l’enorme sorriso che adornava il volto di ognuno, come se stessero
andando a fare un’allegra gita piuttosto che a morire –La procedura è semplice,
fate tutto velocemente-
I tre fanatici annuirono
–Signore- si azzardò con voce piccola ma eccitatissima uno dei tre –davvero il
nostro sacrificio contribuirà alla salvezza del mondo?- chiuse le mani a pugno,
con occhi ora stranamente impazienti.
Il vecchio annuì con aria solenne
–Le vostre vite ne salveranno migliaia. Siate fieri di voi-
Quanto erano stupidi i bambini. Bastava così poco a convincerli…
I tre si voltarono, correndo in
direzione del grande Specchio Mystico che si ergeva in mezzo alla stanza. Era
interamente fatto d’oro, ornato con raffinate decorazioni raffiguranti scene di
epiche battaglie. Sulla sua superficie scivolosa si rifletteva solamente un
abisso nero. Bastò il tocco di uno per trascinarli dentro tutti
e tre, mentre un fortissimo vento si alzava e lo specchio si apriva, rivelando
il mondo che viveva al suo interno. I bambini, capendo di essere stati
ingannati, si dimenarono nell’intento di fuggire. Ma
ormai era troppo tardi. E così, tra le urla isteriche e disperate dei piccoli e
il sorriso sadico dell’uomo, lo specchio ebbe i suoi sacrifici, illuminandosi
poi, per rivelare i segreti che solo lui conosceva.
Il vecchio si avvicinò, gli si
leggeva l’emozione in volto. Quel che intravide nell’accecante luce dell’oggetto
fu un castello. Il sopracciglio destro dell’uomo si piegò, mentre egli cercava
di trovare una logica a quell’apparizione. La visuale cominciò a girare attorno
all’edificio, rivelandone i vasti giardini e la serra. Ma
quello che più colpì l’uomo fu la gente. Tantissima gente girovagava per il
cortile o per i corridoi all’aperto. Erano tutti ragazzini… che fosse una
scuola?
Improvvisamente, con uno scatto
in avanti, apparve il portone dell’edificio. Su vi era
inciso “Angel Devil Academy”
-Un’accademia?- mormorò piano
–Fammi vedere di più!- esclamò, ma al suo urlo tutto si interruppe,
e lo specchio tornò nero, mentre il vento di poco prima si calmava
improvvisamente. Tutto era tornato alla normalità. Il vecchio si guardò
intorno, abbassando poi il capo.
-Angel Devil Academy… Che ciò che
cerco sia davvero lì?-
Correva senza
fermarsi, attorno a lei il vuoto più assoluto. Nessun segno di vita in quel luogo buio e oscuro, senza la minima
traccia di luce. Aveva paura, sentiva che sarebbe accaduto
qualcosa di lì a poco. E ne aveva paura. Perché si
trovava in quel luogo? Chi o cosa l'aveva trasportata lì? E
perché non trovava una via d'uscita? Queste domande le martellavano la mente.
C'erano solo lei, il buio, il nulla e una presenza. La
sentiva debolmente, ma era sicura che qualcuno la stesse osservando. Era una presenza insistente, quasi palpabile, tuttavia sfuggente, che trasmetteva
malignità allo stato puro. Si avvicinava sempre più, e lei correva sempre più
velocemente. Ma più correva
più la sentiva avvicinarsi... era orribile...
Dalle sue gote cominciarono a scendere piccole lacrime, forse per la paura... si
sentiva così sola… così indifesa... ancora una volta… non poteva
fermarsi...
Provò a urlare una richiesta d'aiuto, ma dalla sua bocca non uscì
alcun suono, mentre attorno a lei si faceva sempre più avanti il freddo, un freddo terribile. Era certa di non farcela, le gambe
cominciarono a dolerle, mentre un freddo insopportabile si faceva strada sul suo fragile corpo, la sensazione
d'impotenza, la consapevolezza di essere debole, di essere ancora una volta in
mano di ignoti....la paura...le annebbiavano la mente, non la facevano
ragionare… era la fine forse?
Ad un tratto sentì
qualcosa afferrarle il collo, stringersi intorno ad esso
per poi arrotolarsi attorno al suo corpo. Cercò di
urlare per l'orrore, ma ancora una volta era muta. Era la fine. Cercò di
abbassare gli occhi, per scoprire cosa impedisse
all'aria di invaderle i polmoni e liberarla da quello strazio insopportabile. Ma ancora una volta non ci riuscì. Infatti qualcosa di nero le coprì
gli occhi, lasciandola cieca oltre che muta. Era talmente spaventata, e il
cuore le batteva talmente forte, che credeva di morire d'infarto. Si lasciò andare, non poteva fare niente, se non morire in
santa pace. Chiuse gli occhi, lasciandosi andare all'indietro, mentre lo strano
oggetto che l'avvolgeva la trascinava verso il buio.
-Selyn!-
Aprì
gli occhi, debolmente, non riusciva a fare nient'altro...
"Chi...mi chiama...?"
Non era una voce
conosciuta, era la prima volta che l'udiva. Però era una voce talmente calda,
dolce, e sembrava conoscerla così bene...
-Selyn non ti arrendere!
Combatti! Selyn!-
Una mano calda e
luminosa le afferrò il polso, anche se aveva gli occhi coperti
vedeva chiaramente la luce proveniente da quella mano così sconosciuta eppure
così...sospirata....
-Chi...sei?...-
Domandò debolmente la ragazza, finalmente riusciva a
parlare.
-Devi scappare!
Non devono trovarti!-
Disse con voce
agitata. Finalmente riuscì a mettersi in piedi, sostenuta
dallo sconosciuto, lei lo fissava, era una strana sensazione. Non lo
riconosceva, e non lo vedeva poiché era avvolto dalla
luce, ma era felice di saperlo lì, accanto a lei. Solo una parola riuscì a
mormorare in quel momento, come un piccolo barlume di speranza.
-...Chris?-
Fu un lampo. Luce.
Buio. Un esplosione. Dolore.
Tanto dolore. Paura.
-CHRIS!-
-SELYN!-
Selyn aprì gli occhi, finalmente. Era tutto svanito, il freddo,
l'oggetto che la imprigionava, il suo salvatore. Davanti a lei, o meglio, sopra di lei, Larisse e Zato, la
prima preoccupata, il secondo con un'espressione indecifrabile. Larisse l'afferrò per le spalle.
-Selyn, stai bene?-
La ragazza per un po' non rispose, intenta com'era a
cercare il minimo segno d'emozione sul viso del compagno di stanza. MaZato continuava a scrutarla, freddo come sempre. Volse lo sguardo a Larisse.
-Sì- annuì -sto bene, tranquilla Lari-
Si alzò, mettendosi seduta, solo allora si accorse di essere tutta sudata -E' stato
solo un incubo...-
Larisse si sedette vicino a lei -Sicura? Hai cominciato a tremare,
poi a urlare, io e Zato ci
siamo svegliati e ci siamo accorti che non respiravi-
Ciò sorprese molto Selyn -Non respiravo?-
La vampira scosse la testa -Selyn...- le scostò una ciocca di capelli bianchi dalla fronte
imperlata di sudore -è la terza volta questo mese...-
Selyn abbassò lo sguardo verso le sue mani, era la terza volta
in un mese che faceva lo stesso sogno, era la terza volta in quel mese che in
punto di morte veniva salvato
da un ragazzo che non conosceva e chiamava Chris...
-Selyn- era la voce di Zato, la ragazza
alzò gli occhi verso il professore -ascoltami- riprese l'uomo -questi sogni
sono normali per un demone, e tu sei uno degli ultimi demoni della Morte,
quindi è ancora più normale che tu sogni la morte...-
-Ma non che sogni la mia morte!- lo interruppe la ragazza, stringendo i pugni -Dici sempre
così! Che queste cose sono normali per i demoni! Ma dovrei sognare la morte altrui!
Come ho fatto per quattordici anni!-
Larissesi intromise nella discussione
-Questi sogni non sono normali...-
Zato sbuffò -Secondo me vi state
coprendo la testa prima del temporale... io torno a letto, buonanotte Larisse, buonanotte Selenity-
-Non chiamarmi Selenity!- si
lamentò la ragazza.
Larisse sorrise, diede un buffetto sulla guancia
della giovane amica -Stai tranquilla, sappi che io ci
sarò, perché sei la mia migliore amica, Sely- e
sorrise dolcemente.
Selyn si sentì tranquilla, finalmente... sorrise anche ella all'amica -Grazie Lari-
e l'abbracciò. Dopo trenta secondi che Zato
cronometrò mentre le fissava malissimo a causa della dimostrazione d’affetto, le
due ragazze si staccarono. Come comandava
la legge dei demoni, nessun abbraccio doveva superare i trenta secondi.
-Buonanotte Lari-
-Buonanotte Sely-
La luce non riusciva a penetrare le tende ben chiuse della
stanza Luna Scarlatta. Ogni sera Zato si assicurava
che le queste fossero ben
chiuse. Nessun raggio di sole doveva invadere la stanza, o lo stesso Zatone avrebbe pagato
serie conseguenze. Essendo un demone d'ombra era
"allergico" alla luce, aveva il potere di trasformarsi in pura
ombra per spostarsi senza correre pericoli. Ma se la
luce lo colpiva restava ustionato, più era prolungata l'esposizione ai raggi, più permanente e
peggiore era il danno.
Il demone d'ombra sospirò, mentre usciva dal bagno, già
pronto al suo duro lavoro, quella mattina avrebbe avuto la classe C e la B, Larisse
e Selyn erano nella
A, erano entrambe alunne portate, Selyn un po' meno, essendo una mezza angelo era una frana
totale in alcune materie che richiedevano l'uso di sentimenti quali odio o
rancore; in compenso, per quanto strano, era una studentessa modello in materie
come erbologia, sapeva creare veleni eccelsi, di
quelli che "stecchiscono in mezzo secondo" come li aveva definiti Larisse. Zato era confuso da Selyn, era un demone del tutto fuori dal
normale. Non conosceva l'odio, né tantomeno sapeva
cosa fosse il 666, il numero sacro dei demoni. Eppure,
forse non se ne accorgeva neppure, portava dentro di
sé un'immensa rabbia, e una buona dose di cattiveria, che però non mostrava
mai. Nell'accademia tutti la chiamavano
"angioletta", se ne vergognava di più Zato
che doveva insegnarle ad essere malvagia che la stessa
Selyn, che aveva più amici angeli che demoni...
Si chiedeva se quella fosse la vera Selyn.
Il povero Zato sospirò di nuovo,
rassegnato all'idea che non sarebbe riuscito a combinare nulla con quella testona di Selyn...almeno Larisse gli dava le
giuste soddisfazioni, in alchimia nessuno la batteva. Del resto la sua nobile
stirpe, i LaCroix, discendenti del conte Dracula, erano tra i massimi
alchimisti mai esistiti. Larisse
era una degna LaCroix, molto più di quanto credeva.
La vampira era ossessionata dall'idea di non essere
all'altezza dei suoi predecessori, teneva al suo cognome più che a
qualsiasi altra cosa. MaLarisse era una vera LaCroix, di
ciò Zato era sicuro.
Uscì dalla stanza, dando un ultimo sguardo alle due
compagne di stanza che dormivano, Larisse era girata
di spalle, si vedevano solo i suoi capelli neri (la mattina era un demone, la
notte un vampiro), e Selyn dormire serenamente, dopo
la terribile nottata. Si incamminò
verso l'aula, mentre il venticello mattutino gli accarezzava i lunghi capelli
biondi, la luce non osava sfiorare l'ultimo demone d'ombra del pianeta.
Continuava a pensare ai sogni di Selenity,
era certo che non fossero normali, al contrario di quanto diceva alla ragazza.
Si chiedeva cosa o chi fosse la causa di quegli incubi
che perseguitavano la giovane, forse Loro?
Alzò
lo sguardo con determinazione, doveva andare avanti da solo, ignorando quella
vecchia storia, come sempre aveva fatto. Lui era l'ultimo
demone d'ombra, doveva onorare la sua specie.
Selyn uscì dalla stanza, la luce leinondò il viso, provò a coprirsi con una mano, ottenendo
però scarsi risultati. Quella mattina voleva fare una
passeggiatina per l'accademia...voleva andare a
trovare la sua amica Malilù.
Selyn sospirò, aveva girato tutta l'accademia in cerca di Malilù,
ma non era riuscita a trovarla, probabilmente si trovava nel dormitorio degli angeli, ma, essendo un demone,
non poteva accedere al dormitorio.
-Uffa... Mali...-
Si lamentò, sperando invano che l'angelo la sentisse. Malilù, o Mali, come la chiamavano tutti, era un angelo di
dieci anni, quindi quattro in meno di Selyn, era una ragazza spigliata, dolce e gentile, tuttavia timida
e soprattutto dormigliona, proprio per questo andava d'accordo con Selyn, erano una coppia di dormiglione,
se ne stavano pomeriggi interi nel cimitero adiacente la scuola a sonnecchiare
sotto il platano più alto.
-Uffa! Voglio vedere Mali-chan!- si lamentòSelyn.
-Selene!-
Selyn saltò in aria. No...non poteva
essere...l'unico che la chiamava Selene...non voleva crederci...
-Ciao Selene!-
Un ragazzo ad occhio e croce di
dodici anni, decisamente angelo, saltò letteralmente
addosso a Selyn, facendola cadere a terra tra varie
imprecazioni.
-Andrea, dannazione! Togliti di dosso! E io mi chiamo Selyn! Non
Selene!-
Urlò la giovane in preda ad una crisi di
nervi. Col sorriso sulle labbra, il giovane Andrea si alzò. Lui era fatto così, sorrideva
anche nei momenti peggiori, forse per innato ottimismo, forse per ottusità,
forse per voglia di nascondere tutto il dolore che si portava dentro. Selynsapeva poco di lui, solo
che era uno degli ultimi angeli del “cielo segreto del
fuoco”, uno dei quattro cieli segreti (posti a cui
possono accedere solamente gli angeli più puri), distrutti da dei demoni che, incredibilmente, erano riusciti ad
accedervi...
-Senti Andrea, sai dov'è Mali?- chiese la ragazza. Essendo
Andrea e Malilù grandi amici, probabilmente il
ragazzo sapeva dove lei si trovasse.
-E' uscita. Se ricordo bene voleva andare al
cimitero...-
Disse semplicemente il ragazzo, col suo solito sorrisino
simpatico e accattivante. AncheSelyn
sorrise. Da quando si conoscevano lei era sempre dura
nei suoi confronti, invece lui così gentile e disponibile. Voleva ricambiare la
cortesia.
-Grazie Andrea, uhm...io ora
vado...tu che fai?-
-Resto qui, ho voglia di andare a stuzzicare Gianluca...-
La demone sorrise -Povero...ma lascialo in pace, gli stai sempre
alle costole!-
Andrea sorrise in modo sinistro -Eh eh eh...-
Selynindietreggiò, un po' impaurita -Eh...- subito sulla sua schiena apparvero due piccole
ali bianche, dalle fattezze demoniache. Le sue ali. Piccole,
fragili, bianche, piumate, né demoniache né angeliche.
Un'altra prova della sua stranezza. La mezza-angelo...
Si alzò in volo, salutando Andrea rimasto a terra. Guardò
il cielo, si stava annuvolando, forse quel giorno avrebbe
piovuto...tanto meglio, le nuvole coprivano il
sole, si stava meglio senza luce in giro...
Volò senza meta, aveva voglia di svolazzare un po' per il
cielo mattutino, quella mattina non aveva nessun impegno.
Come da lei previsto, cominciò a piovere. E con la pioggia avanzò la nebbia. In breve si inzuppò, ma non le importava,
essendo cresciuta a Londra era abituata alla pioggia.
Scorse una figura tra la nebbia, una figura
nera. Smise di volare, rimase ferma dov'era, a contemplare
la placida figura che contemplava lei.
Chissà...forse era un altro
demone...
Lo sconosciuto alzò un braccio, indicandola con il dito
indice destro. Una strana sensazione si impadronì
della demone, che cadde in trance, cominciando ad
avvicinarsi alla figura. Questa intanto la invitava ad affrettarsi. Selyn volava verso la figura, ed era a pochi centimetri quando, con un esplosione,
un fulmine le passò davanti, frapponendosi tra lei e il misterioso essere che
le stava di fronte.
La ragazza si svegliò dal suo stato di trance
con un urlo.
-Ah! Che diavolo...?-
Disse, mentre cercava di farsi scudo con le mani. Aprì un
occhio, stranamente quella fortissima luce non le dava fastidio, anzi, riuscì ad intravedere una figura, al centro del fulmine, una figura maschile.
-Scappa Selyn! Non devono
prenderti!-
Urlò l'uomo.
“E' il ragazzo dei
miei sogni...”
Disse tra sé e sé la giovane. Era il ragazzo che non
conosceva ma che non le era nuovo. Non aveva idea del come o del perché lui sapesse il suo nome, ma lei non sapeva niente, a parte il
suo probabile nome: Chris.
-Scappa!-
Le urlò nuovamente il ragazzo, e stavolta Selyngli ubbidì volando verso
terra, sempre però tenendo d'occhio la situazione. I
due uomini misteriosi stavano conversando, ma essendo troppo distante non
capiva le loro parole. Ad un tratto ci fu un grande lampo, che la costrinse a chiudere gli occhi per non
rimanerne accecata.
Quando li riaprì, era tutto
scomparso. Nessun suono, nessuna traccia, nessuna goccia di
pioggia, solo paura... tanta paura...
Atterrò leggera come una piuma, mentre il vento le spettinava
i lunghi capelli. Soffiava un vento particolare quella sera, un vento freddo che preannunciava
l'arrivo dell'inverno, un vento profumato d'un profumo ben conosciuto, il
profumo della strage, il profumo della morte, il profumo del sangue. Il
pomeriggio stava succedendo al giorno, creando
un'infinità di colori nel cielo, dal blu scuro e nero della notte che si faceva
avanti, al timido e pallido rosa-bianco dell'ormai concluso giorno. In quel
periodo le tenebre arrivavano presto, senza risparmiare la
minima luce, era il periodo perfetto per i riti demoniaci. Selynricordava quando da piccola
con i suoi genitori andavano in giro solo la sera, per abituarla alla vita
notturna.
Ormai la morte senza spiegazione
dei suoi genitori le dava alla testa, non faceva altro che pensarci e
ripensarci, rivedeva davanti agli occhi i loro corpi straziati, immersi in un lago di sangue, e dietro di lei l'emissario dell'angelo della morte. Lì solo per lei.
"E' colpa mia...Richard ed Emily
non c'entravano niente...volevano me...perché me li hanno portati via?!" strinse i pugni, chiuse gli occhi, mentre sentiva
le lacrime farsi prepotentemente avanti. Alzò lo sguardo, sicura e determinata "Devo smetterla di pensarci e andare
avanti!" in quel momento le parve d'udireil suono
pacifico dell'acqua che scorre, solo allora si accorse
di essere volata sino alla riva del lago orientale, il lago adiacente
all'accademia...
Fece una faccia sconvolta, il lago
non era poi talmente "adiacente" alla scuola, doveva aver volato
molto a lungo...in effetti la paura la portava
spesso a fare cose che normalmente avrebbe ritenuto impossibili, almeno per una
dormigliona, pigrona, pigiamina
come lei...
Ormai che era lì tanto valeva
sedersi a contemplare quella meraviglia della natura. Faceva freschetto, e come al
solito aveva dimenticato la giacca in stanza, sentiva l'erba fredda sotto i
piedi, le faceva venire i brividi...raggiunse la riva del lago, si sedette,
fissò l'altra sponda.
Si perse nuovamente nei suoi
pensieri, tornando con nostalgia ai bei momenti felici vissuti coi genitori a Londra, la sua vera
casa...ripensò a tutto ciò che le era accaduto a Londra...Richard,
Emily, i bambini della scuola elementare, l'emissario
dell'angelo della morte...e Jack...tutti morti. Dal primo all'ultimo. Tutti
uccisi.
Un alito di vento più forte la
fece tremare, riemerse dalla sua disperazione, sentendo un rumore di passi,
vicino...troppo vicino...
"Di nuovo loro?!"
Si voltò verso sinistra, e scoprì
di avere accanto un ragazzo. Non si era minimamente
accorta della sua presenza...era un ragazzo alto, con
i capelli neri e due occhi estremamente profondi, su
cui però (a detta di Selyn) vigeva la tristezza. La
ragazza non poté fare a meno di domandarsi se in quel posto ci fosse anche un solo individuo dal passato tranquillo...probabilmente no...
-Ciao- disse salutandolo
-sono SelynVan de Moon, piacere di conoscerti-
Quellosi voltò a guardarla a sua volta, le sorrise rispondendo -Io sono Locke, Locke Ai, il piacere è
tutto mio Selyn- detto ciò si voltò a rifissare il lago.
Selyn tornò al suo posto, con la testa china, le mani in grembo,
un po' in imbarazzo "Deve essere un tipo di
poche parole" pensò...i minuti passavano lenti, e
nessuno dei due spiccicava parola.
Locke osservava il lago impassibile, l'unico gesto che compiva
era quello di sistemare le lenti sul naso. Selyn
invece era sempre più imbarazzata...
Ad un certo punto il ragazzo decise di interrompere quel
silenzio -E' davvero un bel posto questo...non trovi?-
La ragazza annuì
frettolosamente, si sentiva un po' a disagio...
-E' la prima volta che vengoqui...- disse sdraiandosi
sull'erba, a quanto sembrava non soffriva il freddo come la ragazza -e in una
bella giornata...-
"Di pioggia" completò
mentalmente la frase Selyn, il cielo era nuvoloso e
si preannunciava un bel temporale per quella notte,
cosa che non le dispiaceva affatto, essendo un demone
amava il "cattivo tempo"...
-Tu vieni spesso?-
La domanda di Locke
la riportò alla realtà -Ehm! I-io
abito qui vicino, nell'AngelDevilAcademy, vengo spesso
sì...ma per lo più di notte...mi piace osservare il lago buio...- e pensando a quello spettacolo,
finalmente si rilassò e sorrise al suo interlocutore.
-Capisco- rispose subito lui, sembrava molto rilassato, e quel
sorrisino non gli scompariva mai dal viso, quel sorriso così strano, eppure
così conosciuto...fu allora che qualcosa si mosse
nella mente della ragazza, facendole comprendere il reale stato d'animo di
quello sconosciuto.
"Se
ho ragione...allora..." non
completò il pensiero poiché fu interrotta dalla leggera voce di lui che
riprendeva il suo discorso -Non conosco nessuno qui...tu sei la prima che
conosco, è stata una vera fortuna incontrarti-
Stava per rispondere
quando accadde una cosa del tutto imprevista. Un fortissimo mal di testa
e un giramento di capo la fecero barcollare e per poco non cadde per terra. Locke scattò in piedi -Tutto ok?- chiese.
"Sembra preoccupato...ahi!" non rispose, cercando di
calmarsi, avvertiva solo un fortissimo dolore, come una fitta alla
testa. Mise le mani sulle tempie, fece un sospiro e pian piano il dolore così
com'era venuto se ne andò, senza preavviso, senza
traccia.
-Stai tranquillo, è passato...siediti pure...-
Lui non sembrò calmarsi più di
tanto, si sedette vicino al lei, appoggiò le labbra
alla sua fronte, cercando di avvertire la sua
temperatura.
Comprendendo le sue intenzioni,
la ragazza disse sommessamente -E' inutile che ci
provi, sono un demone della Morte, il mio corpo si riscalda solo
quando sto morendo-
Locke la guardò prima sbalordito, poi esitante, infine sfoderò
il suo solito sorrisetto e disse -Provarci? Che
intendi?-
Stavolta fu Selyn
a restare sbalordita: ma che aveva capito? Non riuscì a trattenersi e scoppiò
in una grande risata -Oddio! Ma che hai capito!?- si alzò in piedi, riprendendo
un po' di contegno -Devo dirlo Locke, sei proprio
simpatico!-
Il ragazzo mise una mano dietro
la testa, ridacchiando -Beh, non ho mai visto nessuno ridere così tanto per una domanda...- portò un ginocchio
sotto il mento, rimanendo a fissare il cielo...
C'era talmente tanta pace in quel
posto che a Selyn venne la stupida ed
immotivata voglia di andare a farsi un "bagno", si alzò, si diresse
verso il lago, toccò l'acqua con un dito, dopo appena un millesimo di secondo
lo tirò fuori, dal bianco della sua carnagione era diventato di uno strano blu
acceso...
-E' meglio lasciar perdere- disse annuendo. Si limitò a
passare lo stesso dito sulla superficie dell'acqua,
sperando che non le cadesse per la temperatura considerevolmente bassa...
Dietro di lei, Locke la osservava, gli occhi semi chiusi e uno sguardo
perso, quasi fosse in uno stato di trans. Era
talmente vicina all'acqua,talmente indifesa... tanto che
sarebbe bastata una piccolissima spinta, anche solo un sospiro sulla sua pelle,
per farla cadere...e poi...il buio assoluto...per sempre....era un pensiero
così allettante...
Tanto che si
alzò. Rapidità e
leggerezza padrone dei suoi aggraziati e loschi movimenti.
La ragazza del
tutto ignara prese a canticchiare una canzone, a voce bassissima, una canzone bassa e ritmata,
che si addiceva perfettamente alla situazione. Quando
fu vicino porse le mani verso la sua schiena, ancora
un centimetro...
-Ehy, tutto
ok?-
Locke aprì gli occhi, Selyn era davanti
al suo naso, lo guardava confusa -Sembri un po'...tramortito...- disse preoccupata. Si era voltata appena
in tempo, impedendogli di agire. Per un po' la guardò stordito, poi fece un
sospiro e il suo solito sorriso tornò sul suo volto -Sì,
tranquilla- disse guardandola dall'alto in basso.
Lei lo guardò
ancora un po', poi si allontanò dall'acqua, avvicinandosi ad un albero, lì si appoggiò al tronco, alzò lo sguardo al
cielo e si perse nel suo azzurro infinito.
-Infondo, non siamo poi tanto
diversi...io e te...anzi, ci definirei molto simili...-
Locke si coprì la bocca, per nascondere un sorriso spontaneo,
come un adulto che sta al gioco di una bambina tanto
per farla contenta -Davvero? E da cosa lo capisci?-
Lei lo guardò come una bambina
che sta per fregare l'adulto con una brillante
deduzione -Dal tuo sorriso- annunciò secca.
E l'adulto smise di sorridere
quasi all'istante, la bambina aveva aperto una ferita...si
girò dandole le spalle -A-ah sì? Io non ti ho ancora visto
ridere- disse con voce leggermente incrinata.
Con un'espressione neutra lei
disse -Difatti io non rido. Sai, c'è differenza tra il sorridere ed il ridere, il sorriso può essere falso, ironico,
improvvisato solo per dare piacere a qualcuno. La risata è quella che ti sale dal cuore, quella che ti rende veramente vivo. Io non
ho nulla per cui ridere...dunque
sorriso, per illudere gli altri e me stessa che vada tutto bene, ma la
tristezza non scompare, è una macchia persistente sul vetro freddo della mia
vita...non ti conosco, ma posso dire che anche tu hai avuto una vita dolorosa
quanto la mia...-
Seguì il silenzio, un silenzio strano, nessuno dei due aveva parole, Selyn scrutava il lago, dall'altra parte di esso una famiglia di caprioli che si abbeverava. Locke, ancora girato di spalle, taceva
immerso nei suoi pensieri
.
Dopo un po' il ragazzo si voltò, stavolta non sorrideva -Non sono ancora pratico del
posto, ti va di diventare amici?- aveva deciso. Avrebbe raggiunto il suo obbiettivo. E il primo passo era
diventare amico di Selyn.
Quell'improvviso cambiamento
d'umore suonò strano a Selyn, fidarsi o meno? Dopotutto lui non era poi
così diverso da lei. Optò per
il "fidarsi stando in guardia" -Va bene...-
Subito lui riprese
-Quanti anni hai?-
Non aveva afferrato bene il filo...cosa c'entrava con quel discorso? Rispose comunque -Quattordici...-
-Per caso le classi sono divise
in fascia d'età? Sai, non me ne intendo molto...- disse arrossendo un po', era la prima volta che si trovava
in una situazione simile...
-Dunque- la ragazza si schiarì la gola -le
classi sono due, la classe angleica
e quella demoniaca, per motivi di sicurezza le due specie sono state divise, il
prof degli angeli è Xion, il prof dei demoni Zato, mio compagno di camera. Devi solo iscriverti alla
classe e frequentare i corsi...-
-Che trattano dì...?-
-Per gli angeli magia guaritrice
e divinazione, per i demoni magia nera, maledizioni e alchimia- spiegò lei paziente.
Locke annuì, sistemando gli occhiali sul naso, com'era solito
fare -Capisco, grazie, sei stata molto paziente-
Selyn sorrise -Ma
figurati...-
-Ora cosa fai?- chiese lui,
posando un ultimo sguardo sul lago.
-Oggi è sabato! E' il giorno
dedicato alla pattinata sul ghiaccio!- annunciò lei tutta contenta -Vieni con me?- chiese sorridendo.
Lui ci pensò un po' su, poi annuì
-Va bene-
Il buio regnava
nella stanza, era immensa, dieci metri per tre, assolutamente buia.
L'unica luce proveniva dalla flebile fiamma di una candela posta sul
lunghissimo tavolo che era posto
a metà stanza, davanti ad un vastissimo camino in stile gotico. Un'enorme
finestra si affacciava su quella che sembrava una città, le luci
di essa giungevano nella stanza, illuminando di
poco quel piccolo angolo di tenebra.
Si intravedevano diverse
sagome, due sedute al tavolo, una corrucciata, intenta a studiare un oggetto
poggiato sul tavolo, l'altra immobile, che fissava la prima.
Poi, ai lati della stanza,
un'altra figura stava appoggiata contro il muro. Di nessuna di esse non si scorgeva il volto o un qualunque altro dettaglio
a causa del'ombra che le avvolgeva.
Quella al tavolo cominciò -Siete sicuri di quel che dite?- aveva una voce profonda,
sicuramente era un anziano.
-Al novanta per cento- rispose subito quello appoggiato al muro, possedeva una voce
tonante, dura ma giovane. Dava l'impressione di essere un tipo spavaldo, come
dimostrava la sua posa.
-E se vi sbagliaste?-
riprese l'anziano.
-Non ci sbagliamo!-
tagliò corto il giovane.
-Calma...calma...-
a parlare era stata una voce molto aggraziata e femminile, estremamente
sensuale e calda, la seconda figura era una giovane donna -la possibilità che
ci sbagliamo c'è...ma siamo certi che il saied
chiarirà tutto...-
-Avete mandato
un saied?- la interruppe il primo, la sua voce tradiva la sua espressione calma,
temeva che la minima cosa andasse storta...
-Sì- ribadì la donna -avevamo bisogno di certezze, e un saied poteva darcele-
-Ma mandarne uno in una scuola!- si intromise il giovane appoggiato
al muro -Sai quanto può essere pericoloso un saied!?
Per questo mi sono opposto fin da subito a questa scelta!-
-Certo, i saied
sono molto pericolosi, ma...- sibilò l'anziano -hai
idea di quanto sia immensamente più pericoloso ciò che cerchiamo?- e rivolse al
giovane uno sguardo ambiguo.
Davanti al silenzio di quest'ultimo la donna soffocò una risatina -Tornando al
discorso di prima, è possibile che ci sbagliamo, ma abbiamo dei forti sospetti
su quella persona-
-Ecioè?- chiese l'anziano, poi
chiarì -Comportamenti strani? Da cosa nascono i vostri
sospetti?-
-Innanzitutto dalle origini...- rispose la donna con una calma glaciale -...come sa poteri del genere si manifestano
di rado, quindi possiamo escludere a priori tutti quelli che in quella scuola
possiedono grandi poteri che sfruttano senza
problemi, come la preside...Sakura se non sbaglio-
-Sarebbe più
logico pensare a lei, è la più potente
in tutta la scuola. Il vice preside?-
-Ancora non c'è un vice preside,
la preside aspetta di trovare qualcuno che sia all'incirca alla sua altezza-
-E i professori?-
-Toushiro e Zato a quanto sappiamo, ma li escluderei, entrambi controllano
qualcosa di specifico, il primo controlla il movimento, in particolare la
velocità e l'agilità, il secondo le ombre. Nessuno dei due sembrerebbe avere a
che fare con il potere che cerchiamo-
-Dunque voi pensate che la
persona che cerchiamo si nasconda tra gli studenti...ma se vi sbagliaste? Se il potere si fosse
già manifestato?- continuò il vecchio -Non abbiamo prove che quel che
dite sia vero-
-In ogni caso lo sapremo presto-
intervenne il giovane -ilsaied
è già al lavoro, presto ci darà notizie certe-
-Bene...ora-riprese l'uomo alzandosi dalla sedia -lasciatemi solo,
devo pensare-
La donna si alzò, si affiancò al
giovane, insieme fecero un piccolo inchino e a passi leggeri lasciarono la
stanza.
"Stupidi leccapiedi"
imprecò l'anziano "non hanno la minima idea dell'importanza di questa
missione, non sanno cosa si potrebbe fare con quel potere, e non sanno quel che
so io..."
Alzò una mano in aria, tracciò un
cerchio immaginario dentro il quale apparve una figura esile, dai contorni
indistinti. L'uomo fissò la figura, con un'espressione dura e corrucciata.
"Ancora non è il momento...ma prima o poi ti troverò...e
allora strapperò la vita e quel tuo insulso corpo, e allora la mia vendetta
sarà completa, ma tu aspettami...ormai manca poco..."
Un'ultima stretta al laccio, un
lungo sospiro, una spinta, un
rumore sordo.
Il freddo ghiaccio
sotto i piedi sembrava più liscio del solito quella sera, quasi fosse stato
appena lisciato da una lametta gigante.
Ma la cosa non importava
a Selyn, liscio, ruvido o freddo lei amava il
ghiaccio, e il ghiaccio amava lei. Si muoveva su di esso con una tale grazia da sembrare una fata del ghiaccio.
Si voltò, porse una mano verso Locke -Vieni?-
Quest'ultimo si lanciò sulla pista -Eccomi...ooooooohhhhh...- non sembrava proprio "stabile"...
Cominciò a fare una serie di acrobazie per restare in piedi,
davanti a lui Selyn lo fissava allibita...ad un certo punto proprio non ce la fece più a vederlo
così, fece per andare ad aiutarlo quando vide una cosa che non aveva mai visto.
Proprio sul punto di cadere
all'indietro il ragazzo piegò la schiena, appoggiandosi con i palmi delle mani
al ghiaccio, così restando con tutto il corpo in aria esclusi
i palmi e i piedi...sembrava stesse facendo in
"ponte"...
Selyn non sapeva se ridere o piangere...Locke sembrava ancora in posizione precaria, e intorno a
loro le risate non mancavano...
Il ragazzo si alzò rosso in viso
-Che volete...?- disse
imbarazzato per via della brutta figura.
Selyn si avvicinò a lui, per aiutarlo, accertandosi
delle sue condizioni, poi si girò verso il "pubblico" e disse con
tono poco gentile -Che volete voi? Quando avete cominciato eravate peggio di lui!-
La ragazza sbuffò, intanto Locke si era rialzato, si era dato una spinta, riuscendo così a percorrere molto velocemente
circa tre metri, per poi voltarsi di scatto senza perdere l'equilibrio,
incrociare le braccia sul petto -Et voilà! Non sempre le prime impressioni sono
quelle giuste-
Selyn annuì e sorrise, per poi ricominciare a pattinare per i
fatti suoi, immergendosi nei suoi
pensieri, le capitava spesso ultimamente, era sempre con la testa fra le
nuvole, persino a lezione... una volta Zato,
esasperato, l'aveva prima richiamata, poi mandata alla cattedra
a "fare lezione" al posto suo.
Ecco, era di nuovo con la testa
fra le nuvole, scosse il capo, tornando al presente. Aveva percorso tutta la
pista, si sentivano dei piccoli "wow", si voltò,
notando che quello che fino a poco prima sembrava un novellino ora sembrava un pattinatore professionista. Ridacchiò
quando un ragazzo provò ad avvicinarsi a Locke,
forse per sfidarlo, e lui senza degnarlo del minimo sguardo, aveva continuato a
pattinare.
Tornò sulla sua strada, come
sempre perdendosi nei ricordi di quando, da bambina, i suoi genitori adottivi
la portavano a pattinare sul ghiaccio, era sempre stata una grande
pattinatrice, forse il posto dov'era nata era al nord,
in una terra fredda, e forse si era allenata a pattinare sin da bambina...prima
di essere abbandonata...
La consapevolezza di essere sola si fece viva più forte che mai, sentì un
freddo strano ma conosciuto, il freddo della solitudine, lo stesso che aveva
provato moltissime volte da quando aveva memoria...chissà
se prima o poi qualcuno sarebbe riuscito/a a farla Veramente sorridere....
Una mano calda sulla sua spalla
la riportò al presente -Ehi...ti va di fare un giro?...dammi la mano...-
Si voltò verso Locke, prese la sua mano e annuì con un mezzo sorriso -Si...-
Lui la portò al centro della
pista, sorrise, ma era un sorriso amaro -Sai, mi è già
capitato di conoscere una ragazza come te...-
Sempre tenendo la sua mano, Selyn fece una piroetta, e allora parlò -Come me?-
Lui seguì il suo esempio, fece
una piroetta e disse -Si, era sempre allegra e sorridente, carina e dolce...un po' come te...-
Stavolta fu Selyn
a sorridere amaramente -Lei era vera, io sono falsa-
-Non posso sapere se sei falsa o
meno...e non so nemmeno se raccontarti la mia storia- fece un salto all'indietro, per poi rialzarsi in una
splendida capriola. Quando toccò terra aveva la braccia conserte, ma Selyn non
si mosse, continuava a fissarlo con un'espressione indecifrabile -Io non posso
obbligarti a raccontarmi la tua storia, né voglio,
perché so che soffriresti, ma posso cercare di aiutarti
ad andare oltre. Dipende tutto da te...-
-Da me, dici? Alla fine...come si dice quando una persona ti
piace così tanto da volerla proteggere per tutta la vita?- chiese senza
distogliere gli occhi dai suoi, né lasciando
trasparire alcuna emozione.
-Semplice, ma anche difficile. Si
dice "Ti amo"- rispose la ragazza, ma poi se ne pentì, mise una mano
sotto il mento, cercando un'altra espressione -Forse non intendevi questo...come si può dire...?-
Sentì un botto,
alzò lo sguardo di scatto. Locke era caduto battendo molto forte la testa contro il
bordo della pista, teneva stretta la parte di petto dove
c'era il cuore. Spaventata, gli corse incontro -Locke! Mio Dio!- lo prese per le spalle -Stai bene?!- guardò il ghiaccio che si stava lentamente colorando di
rosso. Sangue.
-No...sto benissimo...non devi
preoccuparti per me...tranquilla...- per tranquillizzarla si alzò in piedi
barcollando.
Ma Selynnon si tranquillizzò affatto-S-sanguini...- disse tremando, ogni volta che vedeva il
sangue non capiva più niente, non le faceva né
impressione né ribrezzo, solo non sapeva più cosa
fare...agì d'impulso, strappando un pezzo del suo vestito bianco usandolo per
pulirgli il sangue.
A quel punto Locke
sembrò stare ancora peggio, Selyn non capiva più
niente, perché stava talmente male?!
-Che fai? Hai rovinato il tuo bel vestito..perché
mi aiuti?.-
La ragazza prese a medicargli la
ferita, mentre la stoffa bianco latte diventava rosso
cremisi -Non mi importa niente del vestito! E ti aiuto perché sei mio amico, sei ferito e non ti
lascerò!- cominciò a piangere. Nemmeno lei sapeva perché, forse era
l'adrenalina...
Lui apparve rattristato alla vista di lei che piangeva, la
avvolse in un abbraccio -Quindi sei mia amica- le passò una mano sui capelli,
per consolarla -allora non piangere davanti a me, altrimenti mi
rattristo...fammi un sorriso piuttosto-
Anche quella dimostrazione
d'amicizia non calmò Selyn, che piangeva
a dirotto, come poteva sorridere mentreLocke stava talmente male? -Stai ancora sanguinando...- disse, mentre cercava di
asciugare il sangue.
-Sciocca...-
si allontanò da lei, mettendole le mani sulle spalle -questa è una ferita
esterna, con una medicina guarisce- poi si toccò il
cuore -queste sono le ferite dell'anima, un demone sa bene quanto sono
difficili da curare- sospirò -la cura è una sola, ed è molto difficile da
trovare. Sai cos'è?-
Lei negò.
-L'amore...quello vero...è difficile
da trovare...-
Anche quelle parole erano
costellate di tristezza, e Selyn non poté fare a meno
di dargli ragione, anche lei sapeva qualcosa sull'amore, quello verso i
familiari che ognuno prova, e anche su quello vero,
che però spesso non viene
ricambiato. Anche lei aveva scheletri nell'armadio. Fu
un lampo. Ripensando all'amore capì tutto, comprese perché il suo amico stava
così male -L'amore! Parlarne ti fa stare male!- si
alzò in piedi -se...se vuoi me ne vado...-
Accadde tutto in fretta. Locke afferrò Selyn per una mano,
avvicinandola pericolosamente. La ragazza sentiva solo il BUM BUMBUM del suo cuore, batteva
troppo forte, forse per la paura, forse per il freddo, forse per un'altra
ragione che non avrebbe mai ammesso...serrò gli occhi. BUM. No...non era decisamente il suo
cuore...
Li aprì e vide che un bambino era
andato dritto contro Locke, questo lo aiutò a
rialzarsi, poi si voltò nuovamente verso di lei.
-Locke...-
sussurrò la ragazza -non capisco...-
Lui non la
guardò nemmeno, si alzò e si diresse verso il bordo della pista -Mi è passata
la voglia di pattinare- "Forse quel bambino mi ha impedito di commettere
un grosso errore. Devo smetterla e
concentrarmi solo sui miei obbiettivi.
Sono tutte uguali. Ma stavolta non mi farò prendere in giro."
Selyn seguì Locke in silenzio. Anche stavolta accadde tutto in fretta, la ragazza si tolse
i pattini, smise di piangere, lui mantenne il silenzio per tutto il tempo,
fissando la pista, immerso in chissà quali pensieri.
-Andiamo al dormitorio?- chiese allora la ragazza.
-Io resto qui. Tu vai- rispose lui, sembrava molto assorto, anzi, assillato.
Lei annuì -La mia proposta è ancora valida, voglio aiutarti...-
e detto ciò si voltò e prese a camminare verso l'accademia.
-Selyn!- la chiamò allora Locke. Lei si
voltò -Sì?-
-...Scusa
per prima...ci vediamo presto, ok?- chiese sorridendo.
Ricambiò
il sorriso -Ma certo! A presto, buona notte- sulla sua schiena apparvero le
solite aluzze bianche, si levò
in volo. Diretta verso la AngelDevilAcademy.
-Seeeeeeeellyyyyyyyynuzzaaaaaaaaa!-
Nemmeno Selyn
sapeva come aveva fatto Larisse a storcere
talmente tanto il suo povero nome. E quando lo
storpiava, era in arrivo qualcosa di brutto.
-Lari...ti
prego, dimmi che non hai mandato a fuoco le cucine...-
pregò la demonietta sedendosi sul suo letto. Era l'una passata ed era ancora
sveglia, la mattina dopo avrebbe fatto a botte con la sveglia...
-No, a quello ci ha pensato Gianluca- rispose allegra Larisse,
era buffa. Stava sdraiata sul suo letto con un calice pieno
di vino in mano, essendo una vampira per lei non c'era momento migliore
della notte per una bella bevuta.
Selyn si diede uno schiaffetto sulla
fronte -E Allora che vuoi dirmi?- e menomale che
Gianluca sembrava un angelo calmo e quieto...
-Domani ci sarà un party sulla
spiaggia!- esclamò la vampira tutta contenta, poi si corresse -Pardon, è l'una,
quindi stamattina!-
Allora sì che la demonietta sentì il sangue gelarsi nelle sue vene -Non vorrai trascinarmi a quella festa?- disse a dir poco inquieta.
Larisse
annuì -A costo di buttarti giù dal letto, afferrarti per le gambe e trascinarti
fino alla spiaggia!-
L'altra si buttò sul letto -E immagino che vorrai giocare a "Baby baby"...- sbuffò annoiata.
Il viso di Larisse
divenne tutt'un tratto
inquietante. Fece un'espressione furba e poco promettente, come un leone che sta per saltare addosso alla sua preda senza che questa se
ne accorga. Selyn si raggomitolò sotto le coperte,
spaventata.
-E con noi- continuò Larisse -ci
saranno anche Malilù, Ririn
e Karin! Ci divertiremo tantissimo!- e detto ciò
saltò in piedi, si "immerse" nel guardaroba
-Allora, cosa posso indossare per stracciarti domani a "Baby baby"?-
Allora anche Selyn
si gasò -Non essere spavalda, non sai che effetto
hanno le albine sui ragazzi, vincerò io, stanne certa!- e fece l'occhiolino
all'amica. Si rinfilò sotto le coperte -Che bello,
domani finalmente posso strapazzareRirin!- non vedeva l'ora di
incontrare le altre, erano tutte angiolette, ma erano anche sue grandi
amiche...
-Notte notteLari-chan...-
Sussurrò, Larisse
non la sentì, in compenso da sotto le coperte del letto di Zato
si udì un flebile -Buonanotte-
forse era ancora sveglio, il che era logico, visto il chiasso che le due
facevano da circa mezz'ora.
E così, anche l'ultima delle luci della stanza si spense. Selyn già dormiva, su Zato no comment, e Larisse ancora immersa
nel guardaroba, a cercare un bel costume, incurante del freddo che ormai
sconsigliava vestiti leggeri. Il giorno dopo lei e Selyn avrebbero dato mooooooooooolto spettacolo....
Il sole, la spiaggia, il mare cristallino
ed infinito, nemmeno una nuvola in cielo. La giornata perfetta per un picnic
sulla spiaggia.
-Tutta questa luce mida i nervi...- si lamentò Larisse
da sotto il suo ombrellino rosa. Faceva un bel freschetto,
eppure la vampira non aveva voluto sentire ragioni, aveva indossato un costumino e un bel vestitino
rosso sangue. Teneva i capelli legati i una lunga ed
elegante coda di cavallo, nel complesso, era
bellissima.
-Sei tu che hai insistito per
venire...starai sotto l'ombrellone- ribadìSelyn, che non era da meno. Una camicia bianca
piuttosto trasparente, una minigonna con spacco, i capelli
biancocandido sciolti lungo le spalle, nel
complesso, altrettanto bella.
Mentre loro due eranoabbindate come se fossero in piena estate, Malilù, Ririn e Karin, decisamente più ragionevoli
e meno decise a vincere la gara di "Baby Baby"
(l'abbigliamento delle prime due era necessario per una vera gara).
Malilù, una piccola angioletta bionda dal visetto dolce e tenero,
indossava un vestito rosa e sopra una giacchetta di cotone che la proteggeva
dal freddo.
Ririn, anche lei angelo, un po' tonta ma tanto sensibile, timida
e sempre allegra (anche se Selyn l'aveva
scoperte diverse volte a piangere di nascosto, un po' le ricordava se stessa,
stavano spesso appiccicate sin dal primo incontro), vestita come una perfetta
scolaretta.
E
infine Karin, un altro angelo, molto disponibile e simpatica, nonostante avesse alle spalle un
passato molto triste, era stata un'amica preziosa per Selyn
nei momenti di rabbia e solitudine, sempre pronta ad aiutarla e con una buona
parola per tutti, tranne che per un piccolo angioletto che le stava
perennemente appiccicato, assillandola da mattina a sera (un angioletto che tra l’atro era cotto di Selyn)...
Malilù, Ririn e Karin
erano tre dei pochissimi angeli con cui Selyn aveva
rapporti, a Larisse non sembrava dare fastidio che le
altre fossero angeli, non era razzista come Selyn...
-Andiamo o no?- esclamòMalilù.
Subito le cinque si avviarono, nonostante fosse inverno la spiaggia era molto affollata, tantissimi angeli e
demoni erano pronti a festeggiare tutti insieme senza
un determinato motivo, c'era solo una gran voglia di festa nell'aria....
Ririn e Karin piazzarono l'ombrellone
tra altri due, sotto quello a
destra una coppietta era intenta a fare smancerie -Li sistemo
io quegli angioletti...- sussurrò Selyn a Malilù -Ma dai- la frenò l'altra -lasciali perdere e
divertiti!- la demone sbuffò, ultimamente dava fuori di testa senza motivo...a
sinistra invece un gruppetto di ragazzi faceva casino. Stavano organizzando una
gara di surf e cercavano sfidanti.
Larisse si sedette su una sedia a sdraio, mise un cappello di
paglia, degli occhiali da sole, ben protetta all'ombra dell'ombrellone -Quanto
casino...quasi quasi li sfido-
e sogghignò.
Ririn si sedette accanto a lei sulla sedia -Larisse, non ti farà male la
luce?- chiese preoccupata.
La vampira sbuffò -Se ci fosseZato...lui e le sue ombre...posso
stare poco alla luce, se passo troppo tempo a contatto con essa mi faccio
male!- peccato...voleva dare una lezione a quegli spacconi...
Selyn si fiondò sotto l'ombrellone,
anche lei doveva stare lontana dalla luce, non per motivi di specie, solo per
un normalissimo motivo. Aveva la pelle talmente chiara che bastava un raggio di
sole per ustionarla -Se vuoi posso creare una barriera di materia per
proteggerti dai raggi solari, io di solito faccio così quando
esco la mattina. E se ti bruci sia io cheRirin abbiamo poteri curativi-
Come se Selyn avesse decretato il
futuro, Larisse si alzò in
piedi, si tolse il pareo, rimanendo col costume due
pezzi, diede una pacca sulla spalla di Selyn,
facendole l'occhiolino con un sorrisetto poco
rassicurante -Che"Baby Baby"
abbia inizio- e detto ciò si avviò verso i ragazzi.
Selyn si alzò in piedi, indicòRirin -Oggi tu mi fai da “contatrice”,
let's go- diede una sistemata ai vestiti e assieme alla povera malcapitata Ririn, si avviò verso il bar.
Larisse, seguita a ruota da Malilù, si
era intanto avvicinata ai ragazzi. Assunse una posa provocante -Ehy, prendetevela con qualcuno
che sia alla vostra altezza- mano sul fianco, sguardo
di ghiaccio, queste erano le sue carte vincenti.
Inutile dire che quelli la
guardarono come un branco di lupi fissa la cena -Contro di te?- disse uno di
loro avvicinandosi a Larisse.
La ragazza fece un gesto ambiguo con la mano -Si, se non
hai paura...-
Malilù intanto sbirciava dietro, almeno due dei ragazzi guardano Larisse rossi in faccia, davanti a lei apparve un minipc formato blocchetto, piccolo un
palmo, trasparente, lo toccò e due pallini apparvero su di esso "Ecco qui,
Larisse ha già due punti...chissà come se la cava Selyn" guardò in direzione di Karin,
seduta sotto l'ombrellone vegliava vigile che né Larisse
né Selyn imbrogliassero, lei era il giudice della
gara.
Quando Malilù si voltò, la vampira e il ragazzo erano già scomparsi tra
le onde...
-Scusa... è… è libero...?- Selyn
era rossa in viso, con un'espressione tra lo spaventato e il confuso, in quel
momento avrebbe fatto una gran tenerezza al più crudele dei
tiranni. Aveva denominato quell'espressione "cricetosa", occhioni grandi e lacrimoni, dito sulla bocca, si
rimpicciolivadiventando una sorta di peluche
formato bambina. Era l'espressione cricetosa
l'arma vincente di Selyn, assieme ad una
vocina tremendamente dolce e soffice. A chiunque sarebbe venuta la voglia di
coccolarla...
Era davanti a un ragazzo, o
meglio, dietro una colonna davanti alla quale sedeva un ragazzo. Quello era il
bar della spiaggia, sempre affollato da ragazzi e ragazze con drink in mano. Il
ragazzo biondo seduto tutto solo soletto al bancone
sarebbe stato la sua prima vittima.
-Ma
certo! Vieni pure- disse lui guardandola imbarazzato.
A passi piccoli piccoliSelyn si avvicinò,
prima lo guardò in faccia, arrossì, abbassò lo sguardo, si sedette fingendo di
fare fatica ad arrampicarsi sulla sedia parecchio
alta, come quelle dei locali notturni. Appena si fu seduta fissò il tavolo,
come se fosse troppo timida per guardare
il ragazzo sedutole a fianco.
-Io sono Mike, piacere- le porse la mano.
-S-Selyn...- sussurrò lei,
non gli strinse la mano, continuò a tenere lo sguardo basso.
-Sei di qui?- continuò lui.
-No...AngelDevilAcademy...- alzò di
poco gli occhi.
-Oh, ma che bello, sei un angelo o un demone?- Selynera sicura che pensasse che
fosse un angelo, stupirlo o no?
-Un
demone semi angelo- a quel punto sfoderò la sua arma
finale. Sorrise dolcemente, ancora rossa in faccia. Mike
arrossì, Selyn usò la sua amata telecinesi
e un drink si rovesciò sulla maglietta del ragazzo -Oh no...-
accorse per pulirlo mentre lui arrossiva
completamente.
Dopo qualche secondo lei alzò lo sguardo, gli occhi ridotti
a due gocciolone -...Mi....dispiace ma...non...c-ci riesco....-disse, alludendo alla maglietta ancora
sporca, a quel punto scoppiò in lacrime e scappò via con una mano sugli occhi,
gesto tipicamente teatrale.
-Aspetta! Selyn!- troppo tardi,
era già sparita.
Girando l'angolo la
ragazza andò a sbattere contro qualcuno, non riuscì a mantenere
l'equilibrio e scivolò, tolse la mano da sopra gli
occhi cercando qualcosa a cui aggrapparsi, ma una mano arrivò prima a
sorreggerla.
-Tutto ok?- quando si riprese dallo spavento
vide un'altra "vittima" davanti a lei. Quella mattina sarebbe stata
spietata, nessuna pietà!
ghia...ho avuto una paura folle...grazie...- ancora a mezz'aria
abbracciò il suo salvatore, col risultato di imbarazzarlo al punto da cadere a
terra, così la piccola demone si ritrovò addosso il
ragazzo che l'aveva salvata -Oh, scusami!- disse tutta rossa in faccia. Inutile
dire che aveva adescato un'altra preda...
Il ragazzo si alzò in fretta e furia -N-no...scusa tu...-
Appena libera, la ragazza scappò di nuovo, raggiungendo Ririn col
fiatone. Mise le mani sulla ginocchia, riprendendo fiato per la corsa -Allora... *anf* ...hai preso appunti... *anf*...?-
La ragazza annuì -Ben due colpi, brava Sely-
e sorrise all'amica.
-Bene!- esclamò l'altra quando
riprese fiato -Allora andiamo!Ho ancora un po' di
cuori in cui fare breccia!-
-Tre!- esclamò allegra Malilù, aguzzò la vista -Anzi,
quattro! Larisse, stai facendo una strage!-
Larisse diede una sistemata ai lunghi capelli neri
-Ma è ovvio, devo vincere contro Selyn!-
strinse i pugni, sicura di superare l'amica -L'altra
volta ha vinto lei, ma stavolta ce la farò!-
Aveva stravinto alla gara di surf, facendo così colpo anche
sul suo avversario. Voleva vincere a tutti i costi la gara, quel giochetto, baby baby, l'aveva inventato assieme a Selyn
qualche settimana prima, lo scopo era semplicemente rimorchiare e spezzare quanti
più cuori possibile. Era divertente quando non
incappavano in uno parecchio testardo. Una volta uno chiamato Erik era
addirittura riuscito a fare una serenata a Larisse
senza essere scoperto dalla sorveglianza della scuola. Un'altra volta Selyn aveva battuto tutti i record rimorchiando una
ragazza...
-A quanto è Selyn?- chiese a Malilù.
La ragazza premette un pulsante sul blocchetto, e subito
sullo schermo azzurro-trasparente apparve il punteggio di Selyn-Cinque-
Larissefece un salto dalla sedia a sdraiò -Così presto?!-
Malilù annuì. La vampira si alzò in piedi -E va bene, torniamo
alla carica!- afferrò l'amica per un braccio e la trascinò via -VieniMalilù, abbiamo molto
lavoro da fare!-
Un posto molto tranquillo, quello...unapiccola radura sotto la quale uno strapiombo deva
verso il mare, le onde erodevano e accarezzavano lentamente e senza sosta le
rocce, con un suono forte, duro, eppure che trasmetteva serenità.
L'intero strapiombo era immerso in quella strana serenità, tanto da sembrare un
piccolo angolo inaccessibile di paradiso...
Anche se il paradiso era molto più vasto
e pacifico. Lei lo sapeva bene, mentre
avanzava lenta tra un albero e una pietra, l'erba
fresca sotto i piedi, i lunghi capelli castano-biondo al vento, la sua grazia
sembrava irraggiungibile, tanto era
leggera, sembrava volare, non camminare, il passo fine ed elegante, si
sarebbe detta la regina degli angeli. E in
effetti poteva benissimo esserlo. Per tutti era
la Preside,
solo pochi la chiamavano col suo vero nome, Sakura.
Quella mattina si era recata molto presto alla spiaggia,
aveva un incontro molto importante a cui non poteva
assolutamente mancare.
Giunse al centro della radura, mentre il venticello si
faceva più insistente. Già nel calmo e pacifico soffiare della brezza pomeridiana
la ragazza sentiva che qualcosa stava per accadere. Tempi oscuri in arrivo.
Tempi di morte e dolore.
Tuttavia era tranquilla, uno dei suoi più grandi pregi era una calma serafica che assieme a tutte le altre sue
caratteristiche la rendevano un Vero Angelo. Come li definivano i libri sacri
delle diverse religioni, esseri puri come la luce.
Pensò a cosa potesse scatenare
quell'inferno, quale piaga si sarebbe presto abbattuta sul mondo. Ma non trovava risposte, sospirò.
Ciò che le premeva maggiormente era trovare delle risposte, così da proteggere
la sua scuola al meglio...
Ancora una volta si sentiva sola, piccola, schiacciata dal
peso di responsabilità troppo grandi per una ragazza di quindici anni.
Proprio quando stava per rilassarsi il suono di passi la riportò al presente. Si
voltò lentamente, sapeva chi fosse, e non aspettava
altra persona.
-Eccoti- disse con un dolce sorriso.
L'ombra di una figura indistinta, immersa nel buio tra gli
alberi fece un inchino -Preside Sakura- aveva una voce
sottile, molto elegante.
-Non preoccuparti delle formalità- scherzò la ragazza -alzati pure, e dammi
buone notizie...e per favore, dammi del tu, non sono vecchia- ridacchiò
sedendosi sull'erba.
La figura, velocissima, si sedette, restando immersa
nell'ombra del fusto dell'albero -Come vuoi, ho due notizie, una buona e una cattiva-
-E' un classico- Sakura tornò seria -dammi prima
la buona- disse con tono autoritario.
-La
buona è che ne sanno quanto noi, il Custode si trova nella nostra scuola. Ma
non hanno idea di chi sia, hanno puntato su qualche
alunno, conviene alzare barriere protettive attorno all'edificio-
-Certo, a questo sto già provvedendo. Dunque i nostri
nemici non hanno un'idea precisa?-
-No. L'unica cosa certa è che si trova nell'AngelDevilAcademy-
-E come possono esserne sicuri?-
-Nello stesso modo in cui ne siamo sicuri noi, hanno consultato uno specchiomystico-
Sakura sospirò nuovamente, gli specchi mystici
non mentono mai -E la cattiva?- anche se il fatto che avessero
adocchiato degli allievi era già abbastanza scoraggiante.
-Ho saputo una cosa, anche se non ci sono prove certe- e
qui la figura s'interruppe, come per dare enfasi -che hanno
mandato un saied-
Sakura balzò in piedi -Un saied?!- era una delle poche volte che
restava davvero sorpresa -Una Spia nella Mia scuola?-
-Sì, mia signora, una spia- ribadì in suo interlocutore -che ha il compito
d'individuare il Custode. Non so altro, mi dispiace-
-Bisogna chiudere la scuola! Fermare le iscrizioni per
tutto l'anno!- lei cominciò ad agitarsi.
-Mia signora...Sakura!- appena
sentì il suo nome la ragazza si calmò, si sedette,
sospirando per l'ennesima volta.
-Sì, scusami, non devo agire avventatamente- prese un profondo respiro -continua- disse
infine.
-Questa notizia l'ho saputa solo ora, ma non è recente. Mi
hanno detto che il/la saied
è già partito/a. Dunque,
per quanto mi faccia male ammetterlo, a quest'ora
sarà nella scuola. E starà tenendo d'occhio i vostri
allievi in attesa del Custode-
Sakura abbassò lo sguardo verso l'erba,
non sapeva che fare.
Il sole cominciava a sparire dietro le nubi, mentre il buio
tornava, come nel giusto corso, a sovrastare la luce. La notte stava già
calando. ma presto la luce
sarebbe tornata...La più grande paura di Sakura era che la tanto sospirata ed
attesa luce non tornasse più, ma questo non avrebbe segnato il trionfo delle
tenebre. No. Quello a cuiandavano
incontro era mille e mille volte più pericoloso, capace di annullare sia la
luce sia il buio, il bene e il male. Era il Potere Supremo. E
il Custode del Potere avrebbe segnato le sorti. Non potevano permettersi il
minimo errore...
Alzò lo sguardo, determinata.
-Bene, se un saied è nella mia scuola lo scoverò, non permetterò
ad uno di loro di torcere un solo capello ai miei studenti! Per quanto agile,
mortale, potente sia, io non gli permetterò di portare a termine il suo
compito! Ma per portare a termine il nostro piano...-
guardò il suo interlocutore -avrò bisogno di tutto l'aiuto possibile, compreso
il tuo-
-Il
mio aiuto è scontato, mia signora- assicurò la figura.
-S-A-K-U-R-A!- ripeté la ragazza.
Quello mise una mano dietro la testa, ridacchiando
nervosamente. Si alzò in piedi, fece un altro inchino -E'
ora che torni al mio lavoro, a presto- e detto ciò sparì
nel nulla. Con la sua agilità di felino era già lontano da dove si trovava sola
la ragazza.
Sakura perse lo sguardo nella direzione in cui l'altro si
era allontanato, dopo un po' alzò il viso verso la volta celeste, sorrise.
Mille e mille stelle illuminavano la notte.
-Non permetterò che tutto questo finisca, troverò il
Custode, e impediremo al Potere si prendere il sopravvendo.
Ma per far ciò, Angeli e Demoni dovranno collaborare, o presto non ci saremo più...-
-Nyaa!- urlò Selyn buttandosi sul
letto, poi si raggomitolò su se stessa, mentreLarisse esultava con Zato della
vittoria alla gara "Baby Baby", eh sì, alla fine la vampira aveva vinto,
per otto a sette. Ma a Selyn non importava molto...
Mentre la sua amica si chiudeva nel bagno della camera per un
meritato bagno rilassante, lei rimase sola con Zato che, evidentemente annoiato dalle chiacchiere della
vampira, s sedette sul proprio letto, fissando il nulla.
-Tutto ok?- chiese alzando la testa dal cuscino -Mi sembri pensieroso...-
L'altro scosse la testa -E' tutto
ok...-
-Ne sei sicuro? Zato
non pretendo che me ne parli, ma come sai so ascoltare-
si sedette sul bordo del letto e gli sorrise -se avrai
mai bisogno, io sono qui...-
L'uomo alzò un po'
il volto, non sorrideva, ma Selyn sperò di avergli
sollevato un po' il morale, sorrise di nuovo e si rannicchiò sotto le coperte.
-Domani è lunedì, e devo svegliami
presto per andare a lezione, se non riesco a svegliarmi urlami nelle orecchie,
buona notte Zatuccio!- e ridacchiando per la
storpiatura del nome delpoveromalcapitato, chiuse
gli occhi, lasciandosi cullare da dolci ricordi...
Fuori dall'accademia, in un posto ne lontano
ne vicino, del tutto avvolto nelle tenebre oscure e profonde, un suono rimbalza
da una libero all'altro. Come qualcuno che salta
senza sosta, alla sfrenata ricerca di qualcosa, come un essere notturno che,
avvolto dall'oscurità, attende, in attesa della preda.
Ma forse non era proprio una
preda, quella che il ragazzo vestito di nero aspettava paziente.
Era bardato di nero dalla testa ai piedi,
sul viso si scorgevano solamente gli occhi
chiarissimi, tremendamente profondi ed ipnotici. Aveva
un solo obiettivo, un solo
motivo che lo aveva spinto fino a quella scuola, a provare di nuovo, a
continuare la sua ricerca, a perseverare.
Un solo obiettivo. Una sola speranza. Un solo nome. Satan.
Ciao a tutti ^^ ci rivediamo dopo un bel po', si in effetti ho avuto
diversi problemi questo mese, beh, finalmente aggiorno (soprattutto per la
gioia di Net, chiedo perdono >_< che bello, almeno qualcuno mi lascia una
recensione *-*)
Ciao a tutti ^^ ci rivediamo dopo un bel po', si in effetti ho avuto diversi
problemi questo mese, beh, finalmente aggiorno (soprattutto per la gioia di
Net, chiedo perdono >_< che bello, almeno qualcuno mi lascia una
recensione *-*)
Da questo capitolo in poi entra
in scena uno dei poteri primari dei personaggi, la Telepatia. La
segnalerò così, sottolineando il testo.
Dunque, entra in scena un nuovo personaggio, scusate se sto correndo, ma la fic è
davvero lunga, e in origine i personaggi erano tantissimi, ho infine deciso di
far apparire solo quelli che hanno avuto un ruolo davvero importante. Vi lascio alla lettura, ci vediamo ^^
Capitolo 05: Orihe, Thea, Ilenos -Parte 1
Il cielo era particolarmente scuro quella mattina, aveva piovuto intensamente tutta la
notte, e anche allora, alle prime luci dell'alba, piccole goccioline
ritardatarie bagnavano di tanto in tanto le foglie, i rami degli alberi, la
terra, lasciando come segno del proprio passaggio una piccola macchiolina
scura. Il freddo si era intensificato, e le piccole goccioline non faticavano a
diventare cristalli di ghiaccio che coloravano il paesaggio di uno strano
bianco-grigio tipico della prima neve. Il paesaggio nel complesso si presentava
come un piccolo pezzo di paradiso caduto sulla terra. Il lago si stava mano a mano ghiacciando, e presto la gente avrebbe potuto
usarlo come pista da ghiaccio, il cielo color caramella alla fragola (solo io posso inventare certi colori xDnd. io)
dava l'impressione di essere dentro una fiaba, e il tipico odore di purezza che
si assapora dopo la pioggia regnava incontrastato.
Un vero inferno. Ecco come lo definiva il ragazzo che, seduto sulla riva del lago,
leggeva un tomo all'apparenza antico. Sulla copertina nera erano incise
in oro le parole "Il mondo di Satana". Era un libro che aveva letto e
riletto parecchie volte, ma che lo catturava ogni qualvolta che lo prendeva in
mano. Era lì da un po', decise di andarsene, si alzò mostrando il fisico muscoloso,
i capelli scuri e gli occhi chiarissimi. Sembrava un mezzo angelo e mezzo demone, ma in sé aveva una strana ed inquietante
bellezza.
Si avviò verso la foresta, i suoi
passi risuonavano lenti e silenziosi, solo il CRACK sei rami che si spezzavano
sotto i suoi passi tradivano la sua presenza.
Ad un tratto qualcosa bloccò la
sua avanzata, un rumore sordo, come di qualcosa che si spezza, il ragazzo si
voltò verso la direzione da cui proveniva.
Per un attimo rimase attonito quando vide dei pini volare per aria. Ma solo per
un attimo, infatti appena vide la causa di quel
disastro si calmò, tornando alla sua solita calma glaciale.
Dal folto della foresta uscì
Locke, nonostante avesse appena distrutto almeno una quindicina di alberi sembrava piuttosto rilassato.
-Sono migliorato ultimamente...-
Il ragazzo vestito di nero si
fermò ad osservarlo, poteva avere si e no la sua età,
ad occhio si capiva che era un demone, e anche si grande potenza.
Il giovane levò una mano in alto,
sfoggiando un bel sorriso -Salve!- esclamò con tono
vivace.
Lì per lì Locke non si accorse
del ragazzo, solo quando si sentì chiamare si voltò ad
osservarlo, si diede una rapida pulita, sistemò le lenti e disse con tono
cordiale -Ciao, perdona la confusione. Sei nuovo?-
Mentre Locke si avvicinava, il ragazzo lo osservava confuso...nonostante alcune
differenze, quanto a fisico erano molto simili...
-Da pochissimo, praticamente oggi...siete molto forte...posso chiedervi come
vi chiamate?-
Chiese col suo solito sorrisino
amichevole, mentre con gli occhi vagava alla ricerca di qualcosa. Cosa che non sfuggì agli occhi vigili di Locke,
che si chiedeva il perché di quella somiglianza che anche lui aveva notato -Il
mio nome? Da bambino un uomo mi chiamò Locke-
Il ragazzo parve quasi imbarazzato quando disse -Piacere di conoscervi. Sapete, nel
paese da cui provengo si ha l'abitudine di chiamare le persone conosciute da
poco col cognome, non vorrei mancarvi di rispetto, ma potreste dirmi il vostro
cognome?-
A quella domanda Locke alzò un
sopracciglio, quel tipo non lo convinceva per niente -Sono stato abbandonato da
bambino, quindi non so quale sia il mio cognome, ma
penso che sia quello scritto su questo- e mostrò il bicipite destro, sul quale
era tatuato un kanji*. Ai. Amore.
-Penso sia questo il mio cognome,
Ai-
A quella parola il ragazzo restò
letteralmente senza parole, la mente incapace di
ragionare, un'espressione ebete sul volto.
-A-ah...bene...Ai-sama, è davvero un piacere
conoscerla. Sono Kinsei Satan, ma vi prego di chiamarmi Satan-
Locke si avvicinò sorridendo
-Piacere di conoscerti, Satan- e gli porse una mano "Che nome insolito..."
Kinsei si sfilò il guanto e
strinse la mano al ragazzo. Locke poté notare sul polso del ragazzo una cosa
alquanto inquietante. Un tatuaggio. 666.
Ignorò anche questo segno,
riprese la giacca che gli era caduta per terra durante l'allenamento, la
indossò e disse -Bene, ora che ho finito l'allenamento
non ho niente da fare, vuoi venire con me?-
Kinsei annuì -Non conosco bene il
posto, vi sarei grato se voleste farmi da guida-
-Perfetto- rispose Locke -allora,
ti farò conoscere una persona- arrossì un po', ma mantenne la sua espressione
dura -troviamoci davanti alla scuola tra un'ora, si trova a nord, a un chilometro da qui, non puoi sbagliarti. A tra poco- detto ciò due enormi ali nere si aprirono sulla
sua schiena, oscurando e coprendo i raggi del sole. Si alzò in volo e sparì tra
le nubi, lasciando Kinsei ai suoi pensieri.
----------------------------------------------
Quella mattina splendeva il sole,
strano visto che il giorno prima era talmente nuvoloso
che sembrava stesse per venire giù un diluvio. I raggi caldi del sole riscaldavano ogni cosa, nel caso di Selyn bruciavano...
-La mia povera pelle scotta!- si
lamentò la ragazza correndo come una disperata verso l'antrone della scuola, al
sicuro tra le ombre.
Aveva avuto la brutta idea di
attraversare la scuola per andare all'ingresso principale, passando per i
giardini. Non solo era in ritardo, ma era anche di malumore per la corsa sotto
i raggi del sole. L'unica cosa di lei che faceva capire che in realtà era un
demone era la sua repulsione verso la luce.
Appena finite le lezioni era stata contattata da Locke via telepatica, per chiederle
se volesse conoscere una persona. Non aveva perso tempo, ogni
occasione era buona per rivedere Locke!
Dal loro primo incontro avevano
instaurato un bel rapporto, erano diventati amici, e a Selyn sembrava che lui
stesse lentamente diventando più aperto...ma forse era
solo impressione...
Attraversò l'antrone, cercando
Locke o qualche faccia nuova con lo sguardo -Uhm...-
Ad un tratto notò un folto gruppo
di ragazze girovagare per la sala. Le riconobbe subito. Tyle, Rika,
Erniaze, Turna, Lyla, Petunia, Raffy e le altre
oche che avevano il "Locke fan club". Dapprima le guardò con disprezzo, infastidita da quel loro sciocco
comportamento nei confronti dell'amico, poi il disprezzo si trasformò in
fastidio, e in breve in divertimento. Erano proprio patetiche...
Dal fatto che gruppo fosse
riunito al completo la ragazza intuì che Locke dovesse
trovarsi nelle vicinanze. Si infilò tra le ragazze,
forse era intrappolato nella massa. Continuò la sua avanzata imperterrita,
quando sentì qualcosa schiacciarle il piede destro -Ahia! Damn!-
imprecò a voce non esattamente bassa.
Alzò lo sguardo più cattivo e
perverso che poteva verso l'autrice del misfatto.
-Insomma Van de Moon! Attenta a
dove metti i piedi!- esclamò una voce stridula. Selyn
grugnì -Ashley...-
Ashley era la più sfegatata tra
le "fan" di Locke, una biondina mozzafiato che Selyn avrebbe
volentieri fatto a pezzettini piccoli piccoli...
-Allora?- disse l'americana -Che ci fa una fallita qui in mezzo? Non fai parte
dei nostri-
L'inglese sfoderò
un sorriso saccente -Già, per mia fortuna non ho a che fare con oche
come voi-
Il viso di Ashley
si colorò di rosso -Come ti permetti?- poi tutt'un
tratto si calmò, con sopra il viso lo stesso sorriso di Selyn, solo più
malvagio (da premettere che Ashley era un "angelo") -Io sarò un'oca,
ma almeno non sono un demone disonorato-
Quell'affermazione (provocazione)
era chiaramente riferita all'aspetto di Selyn, che ricordava più quello di un
angelo che di un demone, e al suo carattere, decisamente
poco demoniaco...
A quel punto l'albina non ci vide più dalla rabbia, alzò una mano contemporaneamente
Ashley prese il volo. Dalla folla si levò un'esclamazione di sorpresa
mentre le ragazze si spostavano ai lati della stanza per lasciare Selyn
e Ashley in mezzo alla sala. Vittima e carnefice. A
questo punto bisognava solo capire chi delle due fosse
la vittima e chi la carnefice...
Proprio quando Selyn cominciava a
divertirsi sul serio, il suo incantesimo svanì, bloccato da qualcosa o
qualcuno. Si sentì un *tac* *tac* di scarpette che
tutti conoscevano, nella sala calò un silenzio tombale.
Anche la demonietta rabbrividì. La preside...
-Ah ehm...signorina Van de Moon,
cosa sono questi giochetti all'interno della Mia
scuola?- dietro Selyn apparve la preside Sakura, bellissima come sempre, né la
sua voce né il suo sguardo tradivano rabbia o qualsiasi altro sentimento
negativo, manteneva una calma irreale.
Selyn non riuscì ad aprir bocca,
allora la preside alzò una mano in aria e in un batter d'occhio Ashley tornò coi piedi per terra e un sorriso vittorioso sul viso.
-Grazie preside, certe allieve
non hanno un minimo di contegno!-
-Esatto Ashley- rispose Sakura,
Selyn stava per ribattere quando la preside riprese la
parola -allora cerca di avere contegno la prossima volta, anche gli angeli
devono moderarsi-
La giovane demone stentò a coprire un sorriso naturale davanti al volto rosso d'imbarazzo
della "nemica", che scappò via veloce come un fulmine.
Intorno le risate non si contavano, mentre le ragazze del “Locke fan club” si
affrettavano a raggiungere Ashley. Selyn si voltò per ringraziare la preside...ma questa era sparita...
La ragazza rimase di stucco,
cominciò a guardarsi intorno -Ma dov'è?- chiese a un
gruppetto di ragazzi lì vicino, ad occhio e croce del quarto anno.
-Sei nuova, vero?- chiese uno di
loro, un moro con lo sguardo simpatico -La preside fa
sempre così, è un incantesimo di teletrasporto- spiegò allegro -cerchi qualcuno
oltre lei?-
Selyn aveva ascoltato ammirata,
la preside aveva poteri eccezionali, e in fondo, la invidiava per questo -Sì,
Locke Ai-
-Ah- riprese lo sconosciuto –l’idolo di quelle oche!- e scoppiò a ridere
insieme agli altri ragazzi del gruppo -L'ho visto
poco fa, era vicino all'entrata con un tizio strano-
"Un tizio strano?"
domandò tra sé e sé la giovane -Capisco, mi pare che sia piuttosto famoso, come
lo conosci?-
-E lo chiedi?- il ragazzo si fece
serio tutt'un tratto -Non hai
sentito della sfida che ha sostenuto la settimana scorsa ai campi
d'allenamento?-
Selyn scosse la testa
-No...strano che non me ne abbia parlato...-
-Come ti chiami?-
-Selyn Van de Moon-
-Bene Sel- disse lui, prendendosi
una confidenza che alla demone non piacque affatto -quello
lì ha sconfitto con tre mosse uno dell'ultimo anno! Tu che sei al primo come lui puoi capire, o è stata fortuna o...- lasciò che
fosse Selyn a completare.
-...O è morto forte- ammise la
ragazza a malincuore, era proprio la più debole...
-Esattamente!- esclamò lui, poi
le porse una mano -DrewGrey-
Selyn la strinse -sei un'amica di Ai?-
-Sì- rispose lei, che sapeva di essere in tremendo ritardo -ora devo andare-
-Aspetta un attimo- la frenò Drew, Selyn sbuffò, lui tirò fuori dalla
tasca un pezzo di carta, vi passò una mano sopra e al posto del bianco del
foglio comparve il nero dell'inchiostro, a formare una serie di numeri:
019-7271985.
-Ecco- disse il ragazzo infine, passando il foglietto a Selyn -a presto!-
La ragazza afferrò il pezzo di
carta, lo salutò frettolosamente e scappò via. Infilò il foglietto in tasca,
dirigendosi verso il luogo nel quale aveva l'appuntamento con Locke e lo
"strano tipo". Accelerò il passo, dando di tanto in tanto qualche
sbirciata all'orologio. Intorno tutti la guardavano.
Selyn non era un elfo, ma la sua velocità quando era in ritardo (sviluppata nel
corso degli anni a causa dei continui ritardi) era paragonabile alla loro.
Finalmente raggiunse l'entrata
della scuola, attraversò la porta d'ingresso uscendo sulle scale
dell'accademia, il sole tornò ad illuminare la sua pelle
mentre aguzzava la vista per vedere se Locke fosse nelle vicinanze.
Niente...
-Uffa! Ma dove diavolo quel
demone?!- si voltò, rientrando rassegnata
nell'edificio, ormai era lontano di sicuro...chiuse gli occhi, sospirando
ancora.
*SBAM*
-Ahi!- esclamò Selyn
mentre scivolava cadendo. "Che cavolo?!"
non ebbe neanche il tempo di cadere che qualcuno le afferrò il polso,
stringendolo forte, una presa che alla ragazza fece male. Non sentì nien'altro, aprì gli occhi.
Era a pochi centimetri da terra, sospesa per aria, tenuta stretta per il polso
da un uomo. Si rimise subito dritta, vergognandosi della situazione, solo ora
metteva tutto a fuoco, era andata a sbattere contro
l'uomo ed era scivolata, solo la prontezza dei riflessi dello sconosciuto le
aveva evitato una brutta caduta.
-Scusi!- esclamò agitata, finalmente lo guardò in faccia, e rabbrividì. Era un ragazzo poco
più grande di lei, vestito di nero. Il volto tremendamente
somigliante a quello di Locke. Raggelò poi osservando gli occhi
chiarissimi, che la fissavano vuoti, come se non provasse sentimenti, come se
in realtà fosse solo un robot. Era molto bello, ed era un angelo...lo si capiva a prima vista, ma aveva un che si diabolico
misto ad angelico. La ragazza trattenne il fiato.
Lui sorrise, un sorriso cordiale,
che però a Selyn non piacque -Nessun problema, state bene?-
Selyn annuì lentamente -Sì,
grazie al vostro intervento- nemmeno lei sapeva perché dava del Lei a quel
ragazzo, era come soggiogata, che stava succedendo?
-Selyn!-
Era la voce di Locke, come se
avesse appena udito la voce della sua salvezza, la ragazza si voltò, vedere
l'amico l'aiutò a tornare in sé, corse da lui -Scusa
il ritardo- disse immediatamente.
Lui le sorrise
-Tranquilla. Quel che conta è che sei qui- le mise una mano sulla spalla
conducendola verso il ragazzo che l'aveva "salvata" -Selyn- riprese la parola -questo è Satan Kinsei. Kinsei,
questa è Selenity Ann Van de Moon- fece velocemente le presentazioni prima di
ricevere un calcio da Selyn che corresse
immediatamente -Selyn-
"Non
chiamarmi MAI Selenity!
Io mi chiamo Selyn! Se la gente scopre che porto quel
nome chissà che succede! Mi prenderanno in giro per il resto dei miei
giorni!"
"Oh, su Selyn, hai un nome così regale..."
"Certo...prendimi
in giro!"
Avrebbe voluto dire qualcosa di
più offensivo di "Certo...prendimi in giro!", ma
non ci riuscì, quando parlava con quel ragazzo la sua volontà veniva
misteriosamente annullata e si faceva comandare a bacchetta.
-Yamh!- uno sbadiglio la fece rinsavire,
o meglio, inorridire.
-A-ah...- sibilò la ragazza con
un'espressione tra lo schifato e l'incredulo quando vide Kinsei Satan
sbadigliare uscendo la lingua fuori dalla bocca
emettendo una specie di suono innaturale. La ragazza a difficoltà spostò lo
sguardo verso Locke, altrettanto sconvolto.
Ma...ma...
Sì Ai-sama?
Ma che cavolo fai?! Davanti a
Selyn!
Perché? Le fa senso?
E' una specie di nobile fissata con le buone maniere!
Ah...
La cosa non sembrò turbare più di
tanto Kinsei, che però ritirò la lingua chiudendo la bocca.
Kinsei guardò
Locke.
Locke guardò Selyn.
Selyn guardò Kinsei.
Tutti e tre si guardarono.
-P-piacere di conoscerti, Kinsei- disse la ragazza sul punto di vomitare.
-Piacere mio, Selyn- ricambiò il
ragazzo. Poi calò il silenzio. Un silenzio imbarazzante, nessuno dei tre sapeva
cosa dire. Ad un certo punto Locke esclamò-Accidenti!-
La ragazza scattò in allerta
-Cosa?-
Lui abbassò lo sguardo,
scoraggiato -Mi sono ricordato di avere del lavoro
urgente da fare, mi dispiace-
Selyn lo guardò in cagnesco,
sapeva cosa stava per dire.
-Dai Selyn- riprese il ragazzo mettendo una mano dietro la nuca con una risatina forzata
-perché non mostri la scuola a Kinsei?-
La ragazza sbiancò, guardò il
nuovo arrivato, decisamente non le piaceva, c'era
qualcosa in quel ragazzo che le incuteva timore, non aveva alcuna voglia di
stare insieme a lui...
-U-una ricerca...mi dispiace, ma
devo assolutamente fare una ricerca per il corso di negromanzia, altrimenti
Zato mi sbatte un due alla fine dell'anno- disse non del
tutto convinta.
-Ma non abbiamo nessuna ricerca per negromanzia per domani...-
-Ecco...ma sì che cel'abbiamo!- ribadì la ragazza, tremendamente in imbarazzo, non
sapeva più che inventarsi quando...
-Oh, non preoccuparti- intervenne
Kinsei -non faccio parte di questa scuola, l'unico motivo che mi ha spinto fin
qui è una ricerca che sembra aver già dato i suoi frutti- e detto ciò guardo Locke, prima con un'espressione poco raccomandabile,
sembrava quasi lo studiasse, dopo sorrise -non preoccuparti, Selyn-
Selyn abbassò
la testa per scusarsi, salutò Locke velocemente.
Scusa...
Poi si allontanò, camminando
velocemente tra le varie aule dell'accademia, cercando qualche faccia amica che
le facesse dimenticare l'accaduto.
Doveva ammetterlo...in fondo quel
ragazzo, Satan Kinsei o come si chiamava...le faceva paura...
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Selyn rientrò nella stanza Luna
scarlatta a sguardo basso. Sapeva di aver fatto una brutta figura e se ne
vergognava. Sperava solo che Locke non fosse arrabbiato con lei...
La camera era
vuota, probabilmente Zato era in biblioteca o ai campi d'allenamento,
Larisse chissà dove...
La ragazza chiuse la porta alle sue spalle, riponendo le chiavi in tasca. Si avvicinò alla porta-finestra per chiudere le tende, nella stanza
restò solo il buio impenetrabile. Alzò le mani in aria, con le palme
verso l'alto, concentrandosi. Usando la telecinesi, il suo potere primario. Poi
mormorò qualcosa d'incomprensibile, e delle piccole fiammelle si accesero.
Erano piccoli fuochi, poco più grandi di un dito, che fluttuavano
nel buio della camera, senza spegnersi. Selyn attraversò la
camera silenziosamente, tra le tenebre si distingueva a malapena la sua
piccola e fragile figura bianca. Mosse una mano per prendere da un cassetto un
gesso, per poi disegnare un cerchio per terra, si posizionò
al suo interno, mentre continuava a disegnare un triangolo al suo interno. Poi
scrisse strane parole in lingua demoniaca. Accanto ad ogni parola vi era un
disegno. Orihe. Il passato. L'aquila. A est, che nella cultura demoniaca era l'origine, l'inizio,
l'apice, il declino. Un concetto troppo complesso anche per
la giovane che si apprestava ad eseguire quel rituale. Thea. Il futuro. A ovest, la patria delle scoperte, il nascere. Ilenos. Il presente. A nord, il lupo nero. Colui che veglia sui viaggiatori. Sapeva che quel rituale
oltre che difficile era anche pericoloso, Zato lo aveva spiegato durante
l'ultima lezione, era un rituale per vedere attraverso il tempo, creando dei
portali per giungere in diverse epoche. Oltre ad essere molto efficace però,
richiedeva una grande forza psichica, che Selyn
possedeva poiché tutti i suoi poteri si basavano su essa. Ma
c'erano anche varie controindicazioni, se eseguito
male, poteva consumare tutte le energie del demone che lo eseguiva, oppure,
cosa molto peggiore, togliergli ogni facoltà, riducendolo allo stato vegetale.
Il solo pensiero terrorizzava
Selyn, che però era determinata ad eseguirlo. Aveva
uno scopo, doveva scoprire se i suoi presenti erano giusti, se il male che
avvertiva da settimane, se i suoi orrendi sogni erano un monito, sapeva che
qualcosa di tremendo stava per abbattersi non solo
sulla scuola, ma su tutti. Umani, Angeli e Demoni. Era pronta a correre il
rischio pur di trovare una prova. Anche a diventare un
vegetale. E poi, nessuno sapeva dell'esistenza di quella piccola demonietta
bianca, nessuno la aspettava in una casa calda, a nessuno importava veramente
di lei, anche se qualcosa fosse andato storto, coma
importava? Cosa aveva da perdere?
Appena ebbe tracciato l'ultimo simbolo
del lupo esitò. Staccare il gesso da terra equivaleva
ad azionare il cerchio magico, quindi all'inizio del
rituale. Inspirò profondamente, poi lo staccò.
Immediatamente una luce accecante
fuoriuscì dal tracciato dei disegni-ideogrammi, riempiendo tutta la stanza di
bianco. Selyn fu costretta a coprirsi gli occhi con una mano per non rimanere
accecata. Sentì che qualcosa sotto di lei si muoveva, abbassò lo sguardo il più
possibile, cercando di non fissare la luce che usciva dai tracciati. In breve
la luce da bianca si tramutò in azzurra con sfumature rosa. Segno che
l'incantesimo stava riuscendo. Strinse le palpebre cercando disperatamente di
vedere cosa stesse succedendo, ma la luce troppo potente
glielo impediva.
-Dannazione!-
Imprecò. L'unica
cosa che riuscì a vedere su Orihe, il simbolo del
passato, l'aquila, muoversi fino a fondersi con la circonferenza del cerchio.
Thea, la fenice, espandere le sue ali fuori dal
cerchio, fino alle pareti della stanza. Ali stupende, colorate di mille
sfumature di rosso, verde, blu e rosa, ali che
racchiudevano i segreti del futuro. Infine udì un ululato,
tornò con lo sguardo verso terra, per vedere Ilenos,
il lupo nero, sotto i suoi piedi, il custode per presente. Poi, più nulla.
Note:
Kanji= caratteri
usati nella lingua giapponese in congiunzione con i sillabari hiragana e katakana.
Mi sembra a dir poco incredibile,
finalmente, dopo un mese, stamattina mi sono messa sotto e sono riuscita a
finire questo benedetto capitolo e a scrivere un po' del seguente...
Spero che vi sia piaciuto (e
spero ancora in qualche recensione *-*).
Ora passo ai ringraziamenti:
Ringrazio Net per avermi dato una
smossa xD scusa se ci sono
stata tanto, ma sai, i problemi tra scuola, famiglia, amore e amici non mancano
mai =="
Ai e Ki: grazie ragazzi, so che
non leggerete questo ringraziamento, forse lo leggerà
il mio Aiuzzo solo...amore mio, fratellone, senza di voi credo che sarei ancora
a inizio capitolo, anzi, se non vi avessi mai conosciuto, non ci sarebbe
nemmeno un "The Nothing power" perché mancherebbero Locke e Kinsei.
Ki, grazie per aver sopportato le mie domande assillanti. Aiuzzo,
grazie per avermi sopportato in momenti difficili. Vi voglio un mondo di
bene...
Grazie ai ragazzi di Angel Devil, questa fic è dedicata a voi, grazie mille a
tutti coloro che mi hanno aiutata, anche senza saperlo, in un momento davvero
difficile in cui stavo per mollare tutto...
E infine un grazie speciale a
Barnino per la spiegazione sulle pratiche demoniache (sembriamo due satanisti a
volte xD) avanti, anche se
siamo demoni, il bene trionferà sul male! (Forse...)
Selyn apre gli occhi, un gran mal di testa la coglie impreparata, mugola di
dolore, poi, udendo la voce di quella che sembrava poco più che una bambina, si
gira verso la direzione da cui proviene.
-Aspettaci Seven!- urla un'altra voce, un bambino...
La ragazza si guarda intorno in cerca dei due giovani, si volta, ma tutto
intorno è un bianco assoluto. Comincia ad errare senza una meta, seguendo solo
l'istinto. Le voci sono scomparse.
"Seven...uhm...mi sembra di aver già sentito questo nome, ma
dove?"
Cammina cammina...il tempo non sembra passare, il
nulla è l'unico compagno.
"Ma questo è Orihe, Thea o Ilenos?"
-Selyn!-
La chiamano, si volta, sente solo un pianto, una bambina che piange.
-Ti sei fatta male?- di nuovo il bambino di prima.
-Uuueee! Mi sono fatta la bua!- resta
sconvolta, sente la sua stessa voce. Solo infantile, la sua voce quando aveva
poco più che sette anni.
-Insomma! Ma perché non guardi dove vai?- la prima voce, una bambina con la
voce di adulta, autoritaria e sicura di sé -Dai scemotta,
ti aiuto io-
TAP TAP
Dei piccoli passi, li sente distintamente. Cerca di seguirli, ma nessuna
traccia dei bambini che fino a poco prima avevano parlato, della bambina
chiamata Selyn, con la sua stessa voce, che si era fatta la "bua".
-C'è nessuno?- chiede perplessa.
Non sa cosa fare né dove andare.
-Ciao...-
La sua stessa voce, si volta. Niente.
-Sono qui-
Dietro di lei, si volta ancora, sicura di non trovare niente. Ma stavolta
rimane a bocca aperta. Tre bambini dietro di lei, una con occhi e capelli
castani, che la fissa severa, un altro, in cui riconosce il ragazzo che l'aveva
salvata lo stesso giorno in cui aveva conosciuto Locke. E sopra di lui, stretta
stretta, con il ginocchio sbucciato e il faccino
rigato da lacrime, lei. Selyn. In versione bimba, avrà avuto poco più di cinque
anni.
-V-voi chi siete?- chiede Selyn
indietreggiando.
-Tu cosa ci fai qui?-chiede la
ragazza coi capelli castani, mostrando un'espressione tra il frustrato e il
minaccioso.
Selyn arretra ancora, ha paura. Chi sono quei tre bambini? Perché una di
loro è identica a lei? Perché le sembra di conoscerli nonostante non li abbia
mai visti, non ci abbia mai parlato?
Sente qualcosa dietro la schiena che le blocca il passaggio, si volta.
Niente. Allunga una mano per palpare qualcosa di duro, liscio, freddo. Un muro
invisibile.
-C'è un passaggio-
Si volta. Di nuovo il bambino, decide di tentare -C-Chris?-
Il giovane annuisce, la castana, Seven, si avvicina -Come sei arrivata qui?
Hai fatto un incantesimo? Un rituale? Tu-non-dovresti-essere-qui!-
E' decisamente ostile, ma Selyn decide di non farsi mettere i piedi in
testa da una bambina -Stammi bene a sentire, tu. Io sono libera di andare dove
mi piace e non devo rendere conto a te delle Mie azioni. E ora spiegatemi che
posto è questo-
-Ah sì?- riprende Seven, con il solito tono severo -Sei libera di andare
dove ti piace, ma non sai nemmeno dove sei?-
-No, aspetto che sia tu a illuminarmi-
Seven ispira profondamente -Non sei per niente cambiata. Ascolta, questo è
un tunnel temporale. Noi- indica prima sé stessa, poi Chris
e la Selyn
bambina -stiamo scappando, e tu ci stai rallentando-
-Scappando?- ripete la ragazza incredula.
-Sì, scappando- ribadisce la bambina -dall'ArcOrganite (questo nome non mi suona nuovo xD vero Aiuzzo e kiaa? nd.io)
Sente un brivido attraversarle da parte a parte la schiena, mentre un
susseguirsi continuo di emozioni massacrante la costringe in ginocchio. Dolore,
orrore, rassegnazione, terrore. I ricordi, e tutte le emozioni provate da
bambina, ambedue dimenticati, tornano man mano a galla: la consapevolezza di
avere una sola speranza di salvezza e di non poterla raggiungere. La voglia di
vivere, la forza di voltare pagina, il coraggio di uscire alla luce del sole.
Poi gioia sopraffatta dalla disperazione, risate amare e rassegnate solitudine
e tanta, tantissima paura.
Apre gli occhi, e visibilmente sconvolta pronuncia sottovoce, quasi stesse
per rivelare un grande e terribile segreto -ArcOrganite...- e quelle due sole parole riescono a rievocare
una realtà ormai dimenticata.
Afferra con forza le braccia della bambina, cominciando a scuoterla,
incurante della smorfia di dolore che si forma sul viso di ella, sussurra -Non
mi ricordo niente...-
Intanto nella sua mente si susseguono immagini sfocate, come un qualcosa di
nebbioso e senza forma che cerca di mostrarsi nitido, ma che appena messo a
fuoco svanisce, tornando un ricordo lontano.
La solita sensazione che sin da bambina prova, quando cerca di rimembrare
un ricordo del suo passato più remoto, che però appena raggiunge le sfugge
dalle mani. Un qualcosa di esistente che mai tornerà.
-Arrivano!- la voce allarmata di Chris la
ridesta. Alza lo sguardo, lasciando Seven, che però non la guarda. Non fa in
tempo a guardare nella stessa direzione della bambina che quest'ultima
afferra il suo viso tra le mani, costringendola a guardarla negli occhi -Stammi
bene a sentire!- esclama con tono di chi non vuole sentire ragioni -Devi
andartene! Subito!-
Selyn non se lo fa ripetere due volte, si alza. Fa come le ha spiegato
Zato. Concentrazione e forza di volontà. Chiude gli occhi e pensa intensamente
al futuro, Thea. Ormai è chiaro che si trova in Orihe.
Sente come delle fasce avvolgerle il corpo, ma non può vederle, non vuole
aprire gli occhi. Intanto le urla dei bambini, il rumore dei passi e in
generale tutti i suoni di quel "mondo" svaniscono...
Proprio in quel momento apre gli occhi, curiosa di vedere cosa accade.
Tutto sta mano a mano sparendo, inghiottito assieme a lei stessa da un'enorme
chiazza nera che si allarga sempre di più. Un'improvvisa sonnolenza la coglie,
esattamente come prima, quando si era svegliata in Orihe.
Cede nuovamente al rituale, chiudendo gli occhi cremisi, già sa che al suo
risveglio avrà l'ennesimo, insopportabile, odioso mal di testa, effetto
collaterale del rituale.
L'ultima cosa che sente, prima di cadere nel suo sonno profondo, è una
vocina che le risuona nella mente, la sua stessa voce, se sia lei o la bambina
col suo stesso nome è un mistero. Solo una parola.
-Nihil-
--------------------------------------
-Mmh...- un mugolio sommesso,
nient'altro. Non sente alcun suono, o forse è diventata sorda... è come se il
mondo fosse muto, o peggio, morto. Dovrebbe aprire gli occhi, ma un tremendo
mal di testa, dovuto allo sforzo di mantenere l'incantesimo in funzione, glielo
impedisce.
"Dove sono finita?" si chiede, mentre tiene strette le tempie tra
le dita.
*BROOM*
Un tremendo botto risuona nell'aria. Apre gli occhi per la paura...forse
non avrebbe dovuto aprirli...
Si ritrova sospesa in aria, le piccole candide ali in funzione, sta
volando. Sotto le appare uno scenario impressionante. La grande foresta
adiacente alla scuola semi-distrutta, alberi bruciati, sdradicati,
delle enormi colonne di fumo nero come la morte si levano verso il cielo
notturno, reso ancora più tetro dalle nuvole rosse che lo nascondono agli
occhi, fulmini neri e rossi in lontananza fendono l'aria, e proprio in loro riconosce
il forte rumore che l'ha costretta a ridestarsi.
SI volta, incantata e spaventata al contempo da quella visione si
terrificante potenza.
-M-a cosa...?-
Un pensiero le attraversa la mente. La scuola! Comincia a guardarsi
intorno, in cerca del grande edificio, che però non riesce a scorgere. Gran
brutto segno.
-Thea sarà solo distruzione...ma qual'è la causa scatenante?-
Intanto comincia a svolazzare verso nord, dove si trova la scuola. Abbassa lo
sguardo verso terra, nella speranza di scorgere qualcuno, una persona qualsiasi
che potesse chiarirle le idee.
"Ho sbagliato...dovevo specificare in che anno andare, come ha
spiegato Zato. Invece nella fretta ho dimenticato di scrivere gli anni, potrei
essere in un futuro lontano millenni come potrei essere in domani..."
-Accidenti!- esclama stringendo i pugni, continua a cercare, presa dal
panico, non sa che fare "Trovando il lago sarei agevolata..." così
ricomincia a volare alla cieca, alla ricerca di quel tanto sospirato punto
d'orientamento. Quello che scorge in basso è solo desolazione e morte, sente un
po' di tristezza troppo umana per un demone, e si pente si provarla.
"Come vorrei che Locke fosse qui..." il pensiero dell'amico, del
suo fare protettivo e del suo sorriso gentile, la rincuora non poco. Dal loro
primo incontro quella mattina di tre settimane prima al lago, si vedevano molto
spesso, uscivano, si mettevano nei guai (il 90% delle volte per colpa della
ragazza stessa), e lui ora sorrideva di rado, ma dolcemente. Per Selyn era una
soddisfazione vederlo sorridere. Quando sorrideva, per quanto saltuariamente,
la rendeva serena, felice. Una cosa che pochissimi erano riusciti a fare. Le
piaceva stare con Locke, chissà se per lui era lo stesso...
E così, mentre gli occhi cercano sempre più freneticamente, il cuore le si
riscaldarla.
Ad un tratto si ferma, con lo sguardo basso e gli occhi spalancati: il
lago!
-Evvai!- esclama tutta contenta
facendo una capriola per aria, ma un colpo di vento un po' troppo forte le da
una spinta che a momenti la fa cadere.
-Sì sì, ho capito...a dopo l'allegria...-
La ragazza comincia lentamente a scendere lentamente verso la meta,
guardandosi intorno, cercando di scorgere una delle sette torri scolastiche.
Atterra sulla riva del lago, sempre più scoraggiata. L'edificio si trova a
circa un chilometro da dov'è, tuttavia durante il volo non aveva scorto
niente...
"Quindi o sono in un futuro molto lontano in cui l'accademia non c'è
più, o sono in un futuro vicino in cui è stata distrutta...in ambedue i
casi..." non completa il pensiero, la rattrista troppo, si siede là dove
poco tempo prima (secondo i suoi canoni) aveva conosciuto Locke, contemplando
il triste scenario che le si prospettava davanti "il futuro sarà solo
distruzione...che fine hanno fatto tutti? Chissà se si può evitare...fare
qualcosa per impedire tutto questo..."
Sente gli occhi inumidirsi, tutta quella desolazione la rattrista, sente un
peso sullo stomaco, come se tutto quello fosse per colpa sua, la consapevolezza
di non essere riuscita a salvare i suoi cari, di nuovo. Non riuscendo a
trattenersi, scoppia in lacrima. Tiene le mani sugl'occhi, cercando di frenare
quel flusso che pare infinito.
-Selyn...-
Alza lo sguardo, le guance ancora rigate dalle lacrime, gli occhi
spalancati. Nessuno. Comincia a guardarsi intorno in cerca di quel qualcuno che
aveva pronunciato il suo nome, ma ancora niente.
-Chi c'è? Che cosa vuoi?-
Ad un tratto sente due mani calde poggiarsi sulle sue spalle, non prova né
paura né rabbia, anzi, sente un dolce calore ristoratore, tanto che neanche si
volta.
-Selyn, tranquilla, non avere paura...-
La ragazza chiude gli occhi mentre, grazie a qualche strano incantesimo
trasmessole dalle mani della persona dietro di lei, si calma, tornando a
respirare normalmente. Sul suo volto compare un sorriso dolce.
-Ascolta- riprende la voce, la ragazzina è talmente calma e rilassata da
non riuscire nemmeno a riconoscerla -quello che vedi è Thea, il futuro. Ma
diversamente da Orihe ed Ilenos,
The non è prestabilito. Poiché basta poco per sconvolgerlo. Quello che vedi è
uno dei tanti futuri possibili, ma non è quello definitivo, forse. Sii
lungimirante...-
Selyn annuisce debolmente, insieme alla calma è giunto anche il sonno, non
sente più la stanchezza dovuta all'incantesimo, ma ora ha una gran voglia di
assopirsi -Ho capito...- mormora con le ultime forze, sente che in breve si
addormenterà.
-E ricorda, Selenity Ann- la voce si fa vicinissima, sussurra al suo
orecchio -credi in te stessa, credi nel tuo potere, credi in Lui...-
______________________________________
"Quella voce...che strana...credere in me stessa...nel mio potere...in
Lui...per salvare le persone a cui tengo, per sopravvivere...Nihil..."
-Trovate in Custode!-
"Il Custode...di cosa?"
-Presto il Potere sarà in mano mia...-
"Questo è il tempo mancante? Ilenos!?"
-Signore, abbiamo localizzato la
Luce-
"La Luce?"
-Dove sono gli altri?-
"..."
-Non intendo dirvelo *urg*-
"E' la voce del ragazzo che mi ha salvata! Chris!"
-Non importa, li troveremo noi-
"Forse non mi è concesso di vedere questo tempo, solo sentirne alcuni
dialoghi...non capisco"
-Abbiamo forti sospetti signore, invieremo delle spie. Rimarranno appostate
fuori dall'edificio-
-Dunque la veggente aveva ragione?-
-Sì, abbiamo captato un'energia. E' debole, poco più che un infante, ma
strana, in qualche modo...attraente-
"Un'energia? Un essere magico! Un angelo o un demone, agli umani non è
concessa la magia..."
-Di chi sospettate?-
-Di...-
-Signore! Il prigioniero è scappato!
-Cosa?!-
"Il prigioniero? Chris!?"
-Riprendetelo...e portatemi il Potere...-
-Sarà fatto-
~ Il plenilunio del Suo cremisi
splenderà
"...Nihil..."
____________________________________
Un vento
freddo le accarezzava violentemente il viso, teneva ancora gli occhi chiusi,
non sapeva e non voleva sapere dove si trovasse. Ne aveva abbastanza di quel
viaggio attraverso quelle strane dimensioni spazio-tempo. La nuca le doleva, un
dolore talmente forte da costringerla a tenere gli occhi serrati. Non capiva
più niente, era giunta al culmine della sopportazione. Solo due cose le
rimbombavano nella mente: "Il plenilunio del Suo cremisi splenderà" e
"Nihil", parola latina.
Sentì
un botto fortissimo, come di un vetro che si rompe, sentiva che stava cadendo,
ma non aveva la forza per aprire gli occhi e aprire le ali per non farsi male.
Ad un
tratto il freddo svanì, sostituito da un calore profumato ben conosciuto, il
profumo che Larisse spargeva in camera. La Luna Scarlatta.
Ad un
tratto, proprio quando era sicura di sfracellarsi sul pavimento della stanza,
qualcosa la sorresse, e senza alcuna difficoltà la sorresse. Due braccia
forti...
Molto
lentamente aprì un occhio, scorgendo il suo letto, il cerchio magico, i tre
spiriti davanti a lei, il lupo, la fenice e l'aquila, svanire dissolvendosi in
mille fiammelle azzurre. Alzò lo sguardo per vedere chi fosse a sorreggerla. E
chi poteva essere?
-Zato...-
-Ragazza
incosciente...sei nei guai-
Richiuse
gli occhi, addormentandosi profondamente, in un sonno di soli incubi.
I raggi
di luce lunare penetravano dalle finestre ben assicurate, fuori il vento
ululava furioso, costringendo gli animali a tornare nelle proprie tane, al
caldo e al chiuso, nel minor tempo possibile.
Coperto dal rumore del vento, un tenero pigolio si andava indebolendo sempre
più. Nel loro nido dei piccoli rondinini aspettavano invano la madre, morta per
il freddo, che giaceva in mezzo alla neve poco più in là, le sue piume stavano
pian piano diventando bianche Portava un verme stretto nel becco, la misera cena
dei suoi piccoli, una cena che non sarebbe mai arrivata.
Solo uno dei rondinini ebbe la forza di alzarsi, e soccorrendone un altro, si
buttò giù dall'albero, nascondendosi tra le grandi radici, in attesa, sperando
in un miracolo che non sarebbe mai avvenuto.
In una piccola stanza dell'infermeria dell'Angel Devil
Academy, una debole luce proveniente da una lampada illuminava un letto nel
quale riposava una giovane visibilmente stanca, le coperte, ben rimboccate, la
coprivano fin sopra le spalle. Nonostante la stanza fosse ben calda, grazie al sofisticato sistema di riscaldamento, Selyn tremava sotto le
coperte, il suo fisico ormai stremato a causa del rituale che le aveva
succhiato quasi tutte le energie, che l’aveva quasi uccisa.
Accanto a lei, seduto su una sedia in una posa riflessiva, un ragazzo biondo
attendeva il suo risveglio, mentre con la mente volava lontano, immerso in un
mare di dubbi e domande. Cosa aveva visto la ragazza
nei tre tempi? Come era riuscita ad eseguire così bene
un rituale appena studiato? Quanta energia le aveva sottratto quella magia così
complicata? Ma soprattutto: perché l'aveva eseguita?
Zato aveva una teoria: che la ragazza fosse tanto inquietata dai suoi
“presentimenti” da lasciarsi soggiogare dalla paura…
Ma fino a quando
gli occhi di Selyn rimanevano chiusi, restavano semplici domande e
supposizioni…
Il
rumore dell’acqua che, veloce e violenta, scorreva gettandosi dalle tre cascate
verso il laghetto sottostante, rompeva i timpani. Quello era un posto che
chiunque avrebbe definito magico, bastava aspirare il profumo di fiori che
stranamente veniva emanato dall’acqua, bastava
osservare le lucciole che per tutta la notte giocavano a rincorrersi, bastava
esprimere un desiderio in una notte di luna piena…e forse si sarebbe avverato…
Ma Locke non si
trovava lì per esprimere un desiderio, bensì per riflettere sugli ultimi
avvenimenti. Tre pensieri balenavano spesso nella sua mente: Kinsei, Selyn e il
suo obiettivo.
Kinsei,
quello strano ragazzo apparso dal nulla, non si spiegava la loro incredibile
somiglianza, sentiva di aver già incontrato quel ragazzo, ma la sua memoria era
incompleta, il passato più remoto un’unica grande macchia nera. E la cosa lo
innervosiva non poco.
Ma, in realtà,
dello strano angelo con la passione per il male non gli importava più di tanto…
Diede
una spinta agli occhiali, sistemandoseli sul naso,
com’era suo vizio. Inspirò profondamente sedendosi sotto un albero a rimirare
le tre cascate.
“Selyn…”
Al sol
pensare alla piccola demone le gote di Locke si
colorarono di rosso.
“Ecco!”
pensò il ragazzo scuotendo la testa, irritato “Ogni volta che mi viene in mente
quella ragazzina, arrossisco…perché poi?! Possibile
che…? No! Non posso essere talmente stupido! Dopo tutto
quello che ho passato non devo ricaderci! Però Selyn sembra più disperata di
me…è così simile a lei…si somigliano in tutto, dall’atteggiamento al
carattere…persino la passione per quei maledetti pan
di stelle!” (*ç* <- l’autrice) diede un calcio ad una pietra poco distante,
facendola rotolare fin dentro il fiume con un tonfo sordo.
“E’
difficile…Selyn…Yukino…” mise le mani tra i capelli emettendo un verso furioso
“Accidenti! Che cosa devo fare?!” si alzò in piedi,
contemplando il cielo scuro, senza alcun preavviso gli venne in mente il
ricordo del sorriso di Selyn “Così dolce…eppure così triste…piccola Selyn”
sospirò rassegnato “non posso farmi distrarre da nessuno, soprattutto da lei…ho
un obiettivo da aggiungere, e devo completare la mia vendetta…però…”
Una piccola luce si allargava tra
le ombre, voleva svegliarsi, ma sapeva che ciò equivaleva a sostenere uno
“scontro” diretto con Zato che, probabilmente, non l’aveva persa d’occhio dallo
svenimento in camera.
Tuttavia Selyn aprì gli occhi,
mettendo a fuoco il mondo, si guardò intorno, trovando Zato seduto accanto a
lei. Come aveva immaginato.
-…Ciao…- salutò debolmente la
ragazza, lui rispose con un cenno del capo, tacendo. Brutto segno. Selyn si
mise seduta, scostando le coperte, sorrise cercando di sdrammatizzare –Grazie
per avermi soccorsa-
In
risposta ottenne un misero ed incomprensibile verso.
La ragazza abbassò lo sguardo,
capiva come si sentiva Zato, oltre ad essere suo professore e compagno di
stanza era anche il suo migliore amico, su di lui gravavano responsabilità
molto grandi –Ecco…io…-
-Perché?- chiese lui, diretto.
-…Per paura…- rispose sottovoce
la ragazza.
-Hai tanta fiducia nei tuoi
presentimenti da correre il rischio di morire?- sul suo viso, una tempia
pulsava, segno dell’ira che tratteneva.
-Ho talmente tanta paura dei miei
presentimenti da correre il rischio di morire-
-Credi di essere l’unica ad
averli?-
-Di certo no, ma…- s’interruppe,
cercando di trovare le parole adatte, le tornò in mente ciò che aveva visto in
uno dei tre tempi, allora diede la sua risposta –Nihil-
-Uh?- borbottò Zato,
improvvisamente interessato.
-Nihil- ribadì
lei con sguardo concentrato –in Orihe ho rivisto me stessa da bambina, e ho
detto questa parola…-
-Che lingua sarà? Non ho mai
sentito questo termine…-
-Latino-
rispose prontamente la giovane alzando lo sguardo verso l’amico.
Zato sgranò gli occhi,
evidentemente sorpreso –Conosci il latino?-
Selyn annuì –Mel’hanno insegnato quando avevo circa dieci anni. Io adoro il
latino…nihil significa “nulla” o “niente”. Ma non
capisco che senso abbia. Da quando quella bambina ha pronunciato quella parola,
non fa che riecheggiarmi nella mente, nihil, nihil, nihil…rimanda a qualcosa
d’indefinito…come…non saprei…- mise una mano sotto il mento, come per
riflettere meglio –il nulla, ciò che non si vede ma c’è…-
-Un indizio?-
azzardò il demone d’ombra avvicinandosi all’amica.
-Probabile- ammise lei,
meditabonda –la me del passato sa qualcosa che io non
so-
-E com’è possibile?- chiese
l’altro con sguardo corrucciato.
-Ricordi quel che ti raccontai
poco dopo il mio arrivo, quando ci conobbimo? Ho perso la memoria, non so
niente del mio passato, forse la chiave per questo mistero sta in qualcosa
riguardante esso, forse se riesco a ricordare troverò la soluzione che ci
permetterà di comprendere la natura del pericolo che ci viene incontro-
Zato sorrise, ma era più un
sorriso amaro che divertito –Sempre più convinta, eh?-
Selyn lo guardò negli occhi, con i suoi rosso sangue più determinati che mai –Ora ne sono
certa-
-Senti ragazza- riprese lui
alzando in piedi, le sue vesti nere si confondevano con l’oscurità regnante
nella stanza, ciò gli conferiva un’aria mistica –so quello che stai pensando, so cosa stai provando. Ma non ti
permetterò di buttarti a capofitto nell’impresa. Sei solo una quindicenne molto
dotata che però, come tutti gli studenti quindicenni, può commettere un errore.
E qui non si tratta di pozioni o sciocchi incantesimi,
bensì di potenti magie e rituali pericolosi, che possono costarti molto più di
un due in pagella! Non capisci? Oggi hai rischiato di morire! Cosa avevi per la testa? Lo sai che sei sotto la mia
protezione?!-
-Sì, lo so- mormorò la ragazza
abbassando nuovamente lo sguardo, era sempre così: quando parlava con Zato sentiva di dover abbassare lo sguardo, si reputava
immensamente inferiore a quel demone così maturo che ne aveva passate tante
–perdonami ti prego. So quanto sia duro per te sopportare il peso delle
responsabilità…so di essere un peso…- sospirò rassegnata.
Il suo sospiro fu seguito da un
altro sospiro molto più profondo, Zato si sedette
sulle coperte accanto a lei. Prese il suo mento con una mano, alzando il suo
capo verso il proprio –Selyn, non è questo, ma un’insieme
di fattori. Oltre le responsabilità legate all’ambito scolastico, ti rimprovero
perché sei una mia grande amica, e non voglio che corri
simili rischi. Come ben sai, ne ho passate tante, e tante persone sono passate. Forse tu sei una di queste, forse no, ma tengo a
te, e non voglio che tu soffra o ti metta nei guai. Non pensare che nessuno
soffrirebbe della tua morte. Io, Larisse e anche quel tuo nuovo amico, Locke,
teniamo tutti a te. Non sei sola-
Quelle parole scatenarono nella
shinigami un incontrollabile turbine di emozioni. Incredulità, speranza,
gratitudine, commozione e un’infinita tristezza. Come aveva potuto pensare di
essere sola? Che a nessuno importasse davvero di lei? Solo
ora capiva che aveva accanto qualcuno che davvero le voleva bene. In quel
momento si sentiva tanto felice che saltò addosso a Zato, piangendo a dirotto
–Grazie…-
Lui le passò una mano sul capo
scompigliandole i lunghi capelli bianchi –E non piangere…-
Tra le lacrime la ragazzina annuì
sorridendo, per una volta si sentiva davvero bene. Per quanto poco fosse
durato, quello che le aveva illuminato il viso era un Vero sorriso, dedicato
alle persone a cui voleva bene. Si sistemò al suo
posto, guardando Zato. Improvvisamente una grande paura l’attanagliò.
In tutta la sua vita pochissime
persone avevano pronunciato quelle così dolci parole di conforto. Ed erano
tutte morte. Emily e Richard, i suoi genitori adottivi, Jack, l’uomo che per
quattro anni l’aveva curata, illusa, usata e poi gettata.
E se anche loro, i suoi grandi
amici, fossero morti? “No! Non lo permetterò! Non può
succedere ancora!” gridò a sé stessa mentre Zato si
alzava e si dirigeva verso la porta “Non voglio…rimanere ancora…sola…no! No!
No! Zato, Larisse…Locke…non permetterò che accada loro nulla di male! Li
proteggerò! Sono sempre stata un peso, ora voglio combattere per loro…non
finirà come con Emily e Richard!” strinse i pugni così forte da farsi male “No!
Thea non sarà ciò che ho visto! Nel mio piccolo combatterò perché ciò non
accada! Lo giuro sulla mia vita!”
E mentre Selyn combatteva la sua
battaglia, Zato aveva aperto la porta per guardare se ci fosse qualcuno fuori,
poi era rientrato osservando la giovane demone
stringere i pugni, sembrava assorta nei suoi pensieri –Ragazza- la chiamò –è
ora di andare…te la senti?-
Lei annuì e saltò fuori dal
letto, si sentiva nuovamente in piene forze. Si avviò verso Zato e uscirono
dall’infermeria.
-Dove andiamo?- chiese
stupidamente Selyn, poi osservò da una delle finestre il cielo, era notte –Che ora è?- esclamò.
Zato sembrò fare quattro calcoli
–Le undici, hai dormito proprio tanto-
La ragazza arrossì sotto la massa
di capelli bianchi –E…e…sei rimasto lì accanto al letto per tutte quelle ore?
Mi dispiace…sicuramente avrai avuto cose più importanti da fare…-
-Non intendo tornate
sull’argomento- disse schietto.
La ragazza annuì e tacque. In
breve attraversarono la scuola, per raggiungere i dormitori dovevano passare
per il giardino. Camminavano spediti sull’erba, né vicini né lontani, come
sempre, due buoni amici che se ne stanno in silenzio. Perché tra i demoni il
silenzio era davvero d’ora, valeva più di mille parole.
L’unico suono che si udiva era
quello prodotto dai loro passi, lenti e sicuri, il vento si era calmato un po’,
ma il freddo persisteva, gelava le dita, Selyn dovette soffiare sui
polpastrelli per riscaldarli almeno un po’, erano diventati blu…
“Ci saranno sì e no sette gradi…”
lei era abituata al freddo, essendo vissuta a Londra aveva imparato a
conviverci, eppure lo soffriva moltissimo, e spesso si ammalava gravemente a
causa di piccoli colpi di freddo.
-Eccolo-
disse tutt’un tratto Zato.
Selyn alzò lo sguardo –Cosa?-
Un lampo nero passò velocissimo
tra i due, la ragazza si spostò, spaventata. Zato non
fece una piega.
-C-cosa diavolo era?!- la ragazza
cominciò a guardarsi freneticamente attorno, alla ricerca della cosa che aveva
provocato il lampo. Quando si voltò verso Zato lo
vide. Un piccolo corvo nerissimo posato sulla spalla
dell’amico, con gli occhi rossi quanto quelli di Selyn. I suoi contorni
erano sfocati, sembrava composto da materia non da
carne ed ossa.
-Il
corvo-ombra che utilizzo come vedetta- affermò Zato tranquillo.
La ragazza si avvicinò al corvo
per osservarlo, guardandolo bene si accorse che era vero ciò che Zato aveva
detto. Il corvo era composto di ombre.
-E’ una parte di me- spiegò il
demone –l’ho creato usando le ombre che controllo, è
una parte di me. Si tratta di un metodo per preservare la propria vita, non ne
ho ancora parlato in classe. Bisogna dividere la propria anima in piccoli pezzi,
una parte della mia anima si trova in questo misero corvo-
Selyn allungò una mano per
accarezzare il “pennuto”, era morbido e soffice –Che tenero…- disse mentre
coccolava l’impassibile uccello. Rivolse lo sguardo all’amico –in breve, questo
corvo è un horcrux…-
-Un che cosa?- la interruppe
Zato, guardandola stranito.
-Mai letto “Harry Potter”?-
chiese la ragazza ancor più stupita di lui. Zato fece cenno di no. Selyn
sorrise –Meglio così, non è granché, solo un’imitazione del nostro mondo…-
-Un
libro di magia?- s’informò lui, interessato.
-No, è un libro fantasy scritto
da una donna inglese. Ma non pensarci, a me non piace, parla del male come se
fosse una cosa su cui scherzare…il giovane Harry non ha idea di cosa è capace
di fare il Vero Signore Oscuro…-
Il demone sorrise, come se fosse
fiero della ragazza –Finalmente in te si nota qualche nota demoniaca-
-He he he!- rispose la giovane
ridacchiando, poi tornò ad accarezzare l’animale ancora poggiato sulla spalla
dell’amico –Come si chiama?-
-Uh?- borbottò lui guardando
prima la ragazza e poi il corvo –Non ha un nome, è solo un servo-
-Un
servo da cui dipende la tua vita-
-Una
parte- la corresse.
-Una
parte…- ripeté lei, il vento ricominciò a soffiare leggermente, spargendo
nell’aria i lunghi capelli della ragazza, così come la gonnellina e la giacca,
sembrava stesse per prendere il volo anche lei –devo dire che mi piace davvero
tanto…mi ricorda il mio…-
-Avevi un corvo?- anche i vestiti
del demone d’ombra venivano portati dal vento ma, a
differenza della debole e piccola ragazza, lui era forte, e la sua figura
imponente.
-Sì- ribadì
Selyn, sul suo viso si formò un sorriso triste -si chiamava Tenebra, me lo
regalarono i miei genitori adottivi quando vivevo a Londra, morì poco prima
della loro morte. Tenevo tanto a lui…-
Zato la
osservò intensamente, quasi la studiasse. Alzò una mano, prendendo il piccolo
corvo e poggiandolo sul proprio palmo destro, quindi lo porse alla ragazza
–Tienilo tu- disse semplicemente.
Selyn sgranò gli occhi, sorpresa
da quel gesto –I-io?- domandò piegando la testa –No! E’ una parte di te…non
posso tenerlo io! Non voglio metterti in pericolo!- si affrettò a spiegare.
Lui scosse la testa e poggiò il
corvo sulla spalla della ragazza –Con te è al sicuro-
La giovane si zittì, ritta in piedi,
guardò prima Zato, poi l’animale che stava tranquillo sulla sua spalla destra.
Sorrise –Va bene…grazie Zato-
Tanto per cambiare, lui le passò
una mano sulla testa, spettinandole i capelli –E di che?- il suo tono di voce
era stranamente sereno –Allora che ci farai?-
La ragazzina cominciò ad accarezzagli il becco, nel modo più dolce e delicato che
le riusciva –Lo accudirò. Il primo passo è dargli un nome-
-Quando dai
un nome ad una cosa, irrimediabilmente ti ci affezioni- sussurrò Zato.
Selyn annuì –Sono d’accordo, ma a
questo corvo sono già affezionata. O meglio, sono già affezionata a tenebra- lo battezzò con il nome del suo defunto animale.
Zato ridacchiò –E Tenebra sia. Piuttosto,
penso che qualcuno abbia bisogno di te- allungò un braccio indicando dietro la
ragazza, lei si girò.
Accanto al cancello d’entrata
della scuola, Locke osservava il cielo con aria triste, immobile come una
statua di marmo.
-Scusa Zato- mormorò Selyn al
ragazzo dietro di lei –vado da lui, ci vediamo in stanza, ehm…Tenebra vai con lui, ti prego- il corvo fece come la sua nuova
padrona gli aveva ordinato, e volò in direzione della stanza.
-A dopo- sorrise lui, e si
allontanò sparendo tra le ombre…
Selyn non si girò nemmeno a
salutarlo, era troppo attenta a Locke, ai suoi
movimenti e alle sue azioni. Non era laureata in psicologia, ma stranamente
riusciva a capire lo stato d’animo di una persona in base ai suoi movimenti, e
il demone dell’odio le sembrava molto triste.
-Locke…-
Lo chiamò, restando a qualche
centimetro da lui. Il ragazzo si voltò tranquillo, come se avesse intuito chi
c’era dietro di lui –Ciao Selyn- disse esibendo il solito sorriso.
Lei si avvicinò, affiancandolo
–Tutto ok?- chiese con espressione preoccupata. Lui annuì. Selyn aveva seri
dubbi riguardo all’autenticità delle sue parole…
Non sopportava di vederlo così, le si stringeva il cuore. Senza preavviso prese le sue mani,
stringendole forte –Locke, voglio ricordarti una cosa: ti voglio
tanto bene- disse piegando la testa e sorridendo il più dolce possibile.
Il ragazzo sembrò dapprima
sorpreso, poi chiuse gli occhi, abbassò lo sguardo sorridendo anch’egli –Non lo
dimenticherò…-
-Allora, che fai?-
-Osservo le stelle…non ho niente
da fare…-
Selyn si voltò verso il cielo, la
volta immensa sopra di loro, nera con venature blu, sembrava un mare
vastissimo, illuminato a tratti da piccoli punti luminosi bianchi –E’
bellissimo…- commentò.
-Sì…- assentì il ragazzo al suo
fianco. Dopo circa trenta secondi abbassò lo sguardo sulla ragazza, guardandola
attentamente.
Selyn, sentendosi osservata, si
voltò verso di lui. Non appena i loro sguardi s’incrociarono entrambi si
voltarono guardando altrove. Locke, con tono distratto, come se volesse
cambiare al più presto argomento, domandò –Domani c’è lezione di negromanzia o
pozioni?-
-Negromanzia-
rispose pronta la giovane.
-Uhm…- borbottò il ragazzo,
tornando a guardare le stelle –non me la sento…-
Selyn, shinigami DOC, lo guardò
sconvolta –Non ti piace la negromanzia?! E’ stupenda!
La materia più bella dopo incantesimi!-
-Non in quel senso…- si affrettò
a spiegare Locke che, sapendo della passione dell’amica per la negromanzia,
temeva di farla infuriare –è che non mi sento molto bene, non ho voglia di
andare a lezione e…senza offesa…ma il professore mi sta sul ca…volo- si misurò
prima di cadere in un’imprecazione…
In
risposta, Selyn scoppiò a ridere –Ah ah ah! Povero Zato! Fa soltanto il suo
mestiere!-
-Sì…e il suo mestiere prevede lo
stremare gli allievi e il bombardargli la mente con discorsi satanici?- ironizzò il ragazzo guardandola male.
-Ma…no! Ah ah!-
Selyn mise una mano davanti alla bocca, per coprire la risata, povero Zato! –E
poi siamo demoni, è normale che ci bombardino la mente con questi discorsi-
finalmente si calmò, riprendendo a respirare normalmente.
Era una vera soddisfazione per
Locke essere riuscito a far ridere la ragazza, quasi veniva anche a lui da
ridere.
-Allora!- esclamò la ragazzina tutt’un tratto –Domani risulteremo assenti!- e fece
l’occhiolino a Locke. Lui la guardò perplesso. Allora lei si affrettò a spiegare
–Mi sembri un po’ depresso, dunque domani ti porto in
giro in città! Vedrai quanto ci divertiremo!- e sorrise radiosamente.
Il demone dell’odio la guardò
ammutolito: Selenity Ann Reverie Van de Moon era capace di trasgredire le
regole? Quella dolce ragazzina con l’aria di santarellina mezza angelo
conosceva il significato della parola “trasgressione”?
-O-ok…-
fu l’unica cosa che riuscì a balbettare. Era davvero stupefatto, soprattutto
dal fatto che lei rinunciasse a tre ore della sua passione (oltre che
formazione per il suo futuro lavoro) per stare con lui e tirargli su il morale.
-Però-
riprese Selyn –si fa colazione da “Nanci”, il mio bar preferito, dove preparano
ottimi cornetti caldi e un the degno di essere bevuto da un inglese- disse con
tono saccente. Quando si parlava di the era sempre
così, era un’intenditrice. E se ne vantava.
Locke sorrise un po’ imbarazzato
–Va…va bene…-
Selyn ricambiò il sorriso –Allora
io tornò nella Luna Scarlatta, ci vediamo domattina alle nove…-
-Vengo a prenderti in dormitorio?-
la interruppe il ragazzo.
Lei lo guardò, poi sorrise ed annuì –Perfetto, sii puntuale mi raccomando. E torna
subito in camera o prenderai un brutto raffreddore. Buonanotte, Locke-
-Buonanotte Selyn- la salutò lui,
ma la ragazza era già sparita tra le ombre dell’edificio.
Selyn attraversò tranquillamente
il corridoio del lupo. Ad ogni corridoio delle scuola
corrispondeva un simbolo, quello che portava al dormitorio demoniaco era
denominato “il sentiero del lupo”. Il lupo era un animale molto comune tra i
demoni. Diversi dei suoi “consanguinei” avevano il potere di assumere la forma
di un animale, in molti casi un lupo o un gatto. Invece gli angeli solitamente
si tramutavano in uccelli o in cani. Selyn era una “mezzana”, un essere mezzo
angelo e mezzo demone, ma lei si sentiva più demone.
Era sempre stata attratta dal lato oscuro, e sapeva benissimo che, anche
impegnandosi, non sarebbe mai riuscita a diventare un angelo. Non sarebbe mai
stata una “pura”. Aspetto di angelo, anima di demone. Troppo maligna per i
primi, troppo pura per i secondi. Era un ibrido. E se ne vergognava. Si odiava
per ciò che era. Spesso si ritrovava a pensare che sarebbe mai stata come
Locke, Zato, Larisse o Thomas, né sarebbe mai stata come Karin, Andrea, la
preside Sakura o Saber. Mai. Sospirò “I’m different…”
*BUM*
-Ahia!- Selyn
non poté fare a meno di pensare: “Di nuovo! Ma perché non guardo mai
dove diavolo vado?!” stavolta non era Kinsei, lo si
capiva dal fatto che era distesa a terra…Si alzò di tutta corsa, cercando con
lo sguardo la persona con cui aveva sbattuto, intanto si massaggiava la nuca
dolorante.
C’era una ragazza davanti a lei,
con capelli grigi, vestita di nero, era stesa a terra. Selyn l’aiutò
ad alzarsi –Perdonami, avevo la testa tra le nuvole, stai bene?-
La ragazza afferrò la sua mano e
si rialzò senza difficoltà –Sì tranquilla. Scusami tu, anch’io ero distratta-
Selyn notò nella sua voce un tono
autoritario, quasi da adulta. E in effetti la ragazza
sembrava grande –Sicura? Mi dispiace lo stesso…-
-No, davvero. Ah, sono Mitzuki,
demone. Appena arrivata- si presentò Mitzuki
porgendole la mano. Selyn la strinse, era una stretta molto forte.
-Selyn Van de Moon, demone della
Morte. Piacere mio- rispose l’inglese sorridendo –se cerchi la presidenza è da quella parte- ed indicò il “corridoio del
vento” che portava direttamente alla presidenza –immagino che, essendo appena
arrivata, tu abbia le faccende burocratiche da sbrigare…-
Mitzuki annuì con aria afflitta
–Purtroppo…e il dormitorio?- chiese ad un tratto arzilla.
-Dritta per questo
androne, in fondo a sinistra- spiegò tranquilla Selyn, era un po’ stranita,
possibile che in quella scuola arrivassero nuovi alunni anche ad un orario
simile? –Se hai bisogno basta che chiedi di me. Abito nella stanza “Luna
Scarlatta”-
-Ora devo scappare, allora a
presto!- la salutò frettolosamente Selyn, avviandosi per il corridoio.
-Buonanotte-
rispose allegramente la nuova arrivata.
Selyn rientrò nella stanza.
Finalmente rientrò nella stanza. Zato si trovava al caldo nel suo letto,
intento nella lettura di un libro. Larisse era in
piedi davanti alla porta finestra. Appena la vide entrare, la vampira le si avvicinò –Stai bene?-
Inizialmente Selyn non capì perché
l’amica le rivolgesse quella domanda, poi comprese tutto. Zato
le aveva raccontato del rituale –Sì tranquilla-
-Menomale…- sospirò Larisse,
evidentemente sollevata –quando l’ho saputo mi sono
davvero spaventata. Non correre più certi rischi Sel, per favore-
-Dai, tranquillizzati, sono sana
come un pesce- affermò la piccola demone, per poi
superare la vampira e gettarsi letteralmente sul proprio letto –ma sono
stanchissima! Ho bisogno di una notte di sano riposo- e senza neanche indossare
il pigiama s’infilò sotto le coperte soffici, si sentiva rinata in quell’esplosione di azzurro qual’era il suo copriletto –buonanotte
ragazzi-
-Buonanotte- dissero
in coro Zato e Larisse. Il ragazzo spense la luce sul comodino e seguì Selyn
nel mondo dei sogni. Larisse invece rimase sveglia
davanti alla finestra, a pensare.
Era molto preoccupata
ultimamente, per svariati motivi. I suoi poteri stavano mutando, li sentiva
crescere dentro di sé, e la cosa la rendeva insicura, aveva paura di sbagliare
qualcosa, come spesso avveniva a causa della sua mancanza di fiducia in sé stessa. In più era preoccupata per Selyn, che egli ultimi
tempi era così strana…i suoi sogni-cattivi presagi erano molto più frequenti
rispetto a qualche mese prima, quando aveva avuto il primo incubo. Ma la cosa peggiore era che la ragazza era convinta di
essere una pedina del gioco, una pedina importante. Come la torre negli
scacchi, Selyn era convinta di poter dare il suo valido ed
importante contributo alla guerra contro “il nemico”. E non aveva paura di
correre grandi pericoli, o meglio, probabilmente aveva paura di correrli, ma
non le importava più di tanto. Era determinata a sciogliere il nodo e svelare
il mistero. La vampira piegò la testa, facendola cadere sulle spalle, come una
marionetta senza fili. “E poi…io cosa posso fare? Se i presentimenti di quella
ragazzina sono fondati, che contributo posso dare io a questo immenso disegno?
Un pittore eccelso ha già designato il mio destino: combatterò o sarò
combattuta? Un cosa però è certa: non mi arrenderò,
per l’onore della famiglia LaCroix e per il mio. Combatterò
fino alla fine!”
E mentre la vampira era immersa
nei suoi pensieri, la notte passava e l’alba di un nuovo giorno giungeva.
Il sole splendeva alto nel
cielo…coperto dalle nuvole. Quella mattina, tanto per cambiare, si preannunciava pioggia. Da circa tre settimane era così, solo
in qualche sporadico giorno s’intravedeva l’astro, solo tre giorni aveva brillato. Ma quella mattina
non appariva portatrice di temporali come quelle precedenti, piuttosto di una
breve pioggia.
Locke era appena uscito dalla sua
camera, che condivideva con una ragazzina di nome Skeit. Erano le nove meno
cinque. Era in perfetto orario. Ma se c’era una cosa
che aveva imparato stando accanto a Selyn, era che la ragazza non conosceva il
significato della parola “puntualità”. Ogni mattina a lezione, ad ogni uscita, ad ogni coprifuoco, Selyn era in tremendo
ritardo. Chissà se mai sarebbe stata puntuale…Locke ne dubitava fortemente.
Quella mattina aveva avuto il
privilegio di svegliarsi tardi. Una cosa che capitava di rado da quando era nell’Angel Devil Academy. Si era preparato in tutta
tranquillità. Skeit non aveva fatto domande, era una ragazza molto tranquilla e
simpatica. Aveva indossato un paio di jeans strappati un po’ qua e là, una
camicia bianca con su una giacca di pelle, scarpe
rigorosamente bianche. Aveva dato una pulitina alle lenti, prima di rimetterle
al lor posto. Come sua abitudine aveva riposto telefono cellulare e portafogli
nelle tasche. Non si era mai fidato degli altri, e questa era una delle tante
prove.
Da una delle grandi finestre si
era perso ad osservare il cielo, valutando la
possibilità di lasciar perdere la “gita” in città e restare nell’accademia. E
perdere l’occasione di stare con Selyn per una giornata intera? No.
Si avviò a grandi passi verso la
stanza Luna Scarlatta, era una stanza piuttosto
popolare tra i dormitori, probabilmente a causa della presenza di Selyn. Mezza
scuola le andava dietro (o almeno, questo era ciò che si ostinava a credere
Locke).
Percorse con
calma i grandi corridoi del dormitorio, studiando ogni minimo particolare.
Dalle lunghe tende nere che coprivano accuratamente le finestre, lasciando
trapelare solamente la luce lunare, la notte. Di giorno i passaggi erano
illuminati dalle torce appese alle pareti. Una lungo
tappeto rosso percorreva il pavimento liscio come appena fatto. Sembrava un
peccato camminarci su col rischio di sporcarlo. Niente occupava i lati dei
passaggi, se non grandi arazzi dai colori scuri che rappresentavano scene di
battaglie epiche. Il soffitto era costruito a formare una volta perennemente
avvolta nella cieca oscurità. C’era freddo, molto freddo, e si respirava un
odore simile a quello del muschio. Nell’insieme era molto suggestivo.
Era così concentrato che…
*BUM*
Per poco non cadde a terra,
fortunatamente riuscì a riprendere l’equilibrio –Ehi, scusa!- guardò davanti a
lui. Era una ragazza coi capelli grigi, era stesa a
terra. Locke le porse una mano per aiutarla, preoccupato –Scusa! Stai bene?-
La ragazza si ridestò
sorridendogli –Sì, scusa tu. Ero distratta, come sempre- disse mettendosi
ritta, con una mano dietro la nuca. Imbarazzata –è che sono nuova e non mi sono
ancora ambientata…-
-Nessun problema…- rispose il
ragazzo –sicura di star bene?- chiese volendosi accertare delle sue condizioni.
-Certo!- assicurò la ragazza –Se
riuscissi a trovare una stanza starei anche meglio…-
si lamentò, poi mise una mano davanti alla bocca –ops, che sbadata! Non mi sono
presentata. Piacere, sono Mitzuki-
-Locke Ai-si presentò a sua volta lui “Che
strana ragazza…” –Hai detto che cerchi una stanza? Nella mia
c’è un posto libero-
Gli occhi della ragazza
s’illuminarono –Davvero? Posso unirmi?- chiese entusiasta.
Locke annuì –Ma certo, la diviso
con un’altra demone di nome Skeit, penso che andrete
d’accordo. Allora- puntò un dito nella direzione da cui proveniva –in fondo a
destra, il nome è “Sigillo del demone”, è inciso sulla porta con un incantesimo
che la fa risplendere di giallo. Non puoi sbagliarti. Porta lì i tuoi bagagli,
ti aiuterò a sistemarli più tardi, quando rientrerò-
Mitzuki annuì, sembrava davvero
soddisfatta –Bene, grazie mille. Allora a dopo, Locke- e si allontanò correndo
nella direzione da lui indicata.
Lì dov’era rimasto, Locke non
poté fare a meno che pensare: “Che tipetto strano…ma
carina” per poi riprendere la sua strada.
Fuori dalla stanza Luna
Scarlatta, Selyn stava ritta in piedi, appoggiata al muro. Aspettava Locke
tranquilla, eppure qualcosa non le dava pace, una specie di sensazione, sentiva
che quel preciso momento qualcosa stava avendo inizio, qualcosa che l’avrebbe
fatta soffrire tantissimo. A volte i suoi strani presentimenti la stupivano. Lo
sguardo era fisso nel vuoto, la bocca serrata in un’espressione triste e
pensierosa, gli occhi vacui, era sempre in quello stato quando era presa dai
suoi pensieri. E in quel periodo erano davvero tanti…
Voleva in po’ di tranquillità, ma
sapeva che era inutile chiederla.
Zato e Larisse erano usciti di prima mattina, il professore credendo che Selyn fosse
malata, la vampira conoscendo i suoi piani. Ma Selyn
conosceva Zato, ed era sicura che avesse capito. In quel momento però, era in
pensiero per Locke. Anche se non lo conosceva bene come conosceva
il suo compagno di stanza, si preoccupava moltissimo per quel demone così
simile eppure diverso da lei. Sospirò. Non era una veggente e non vedeva il
futuro, ma sapeva bene (ma stavolta non grazie ai suoi
presentimenti. Era una certezza) che avrebbe sofferto
a causa sua. Era sicura che Locke l’avrebbe fatta soffrire, ma non le
importava. Voleva stargli accanto in quel periodo cos delicato per lui. Lo si capiva a vista che era appena uscito da una brutta
situazione che l’aveva segnato profondamente, nell’animo. Aveva bisogno di
aiuto. E lei gliel’avrebbe dato.
-Buongiorno-
Selyn si voltò –Buongiorno,
Locke- sorrise lievemente incontrando il viso dell’amico.
Sul volto di
lui comparve una nota stonata, uno sguardo perplesso e preoccupato,
veramente preoccupato, che mostrava raramente –Stai bene?-
La ragazza annuì tranquillamente,
cercando di ostentare la massima naturalezza che poteva –Ma certo! Che
aspettiamo? Let’s go!- lo prese per mano e
s’incamminò.
Locke la seguì senza fiatare,
sicuro che lei stesse dicendo il falso. Era molto brava a dire
le bugie e a fingere di stare bene, ma lui la conosceva e sapeva quando
mentiva. Tuttavia l’assecondò accompagnandola.
Per tutto il tempo della strada Selyn stette ben attenta a non incontrare lo sguardo
del ragazzo, sapeva benissimo che se i loro occhi si fossero incontrati la sua
maschera sarebbe miseramente caduta. Dunque guardava
avanti, sicura e apparentemente tranquilla.
-Ho conosciuto una ragazza poco
fa, starà in stanza con me- annunciò tutt’un tratto
lui. Ma ancora una volta lei non si voltò a guardarlo –si chiama Mitzuki, è nuova-
-L’ho
conosciuta ieri sera dopo averti lasciato, sembra simpatica- sussurrò lei
distrattamente. Guai. Grossi.
-Selyn…- mormorò il ragazzo, lo
rattristava vedere l’amica in quello stato –dimmi cos’hai…-
Finalmente Selyn si fermò.
Cos’aveva? Come faceva a confessargli che era sicura che prima
o poi lui l’avrebbe fatta soffrire? Come faceva a confessargli che da
mesi aveva incubi, sognava morte, sangue e distruzione? Come faceva a
confessargli che sentiva il Male, quello vero, sulla sua pelle, lo sentiva
strusciare tra le pieghe dei suoi vestiti,che lo
sentiva annidarsi negli angoli, aspettando il momento migliore per liberarsi,
attaccare, conquistare, eliminare? Come faceva a confessargli che aveva paura
per lui? Come faceva a confessargli che il giorno prima era quasi morta
tentando un rituale appena studiato che le aveva succhiato quasi tutta
l’energia? Come diavolo faceva a resistere, a non urlare tutto ciò che le si muoveva dentro?!
Una vena pulsava sulla sua
tempia, aveva i pugni stretti violentemente, lo sguardo basso, in una smorfia
di rabbia, il cuore e in generale il corpo in fiamme, che pregava di potersi
sfogare su qualunque cosa si trovasse nelle vicinanze.
“No. Non davanti a Locke. Lui non
deve sapere. No. Almeno per ora non deve sapere né di tutto ciò, né di Ann. Calmati Selyn…calmati…”
-Assolutamente niente, sono solo
stanca, mi sento affaticata a causa delle ultime lezioni…tutto qui- spiegò,
restando tuttavia di spalle, nascondendo i pugni e il viso tra le lunghe
ciocche bianche.
“Sta zitta…nessuno deve sapere di
Ann…calmati…”
-Selyn…- lui le
si avvicinò, mettendole una mano sulla spalla. La ragazza voleva
scrollarla di dosso, ma non ne aveva la forza, si voltò verso Locke. Ancora una
volta tenne lo sguardo basso, si appoggiò a lui, premendo il proprio capo
contro il suo petto, mentre due lacrime le solcavano il viso. Nemmeno lei
sapeva di preciso perché stesse piangendo, forse solo per sfogo, forse per ben
altri motivi–Per
favore- mormorò, con tono bassissimo –non fare altre domande…-
Seguì un profondo silenzio. Locke
sospirò e le mise le mani sulle spalle –Sì, ma calmati…-
Ancora poggiata al suo petto,
Selyn annuì col capo, concentrandosi sul respiro del ragazzo, così, pian piano,
si tranquillizzò.
Quella fu la prima volta in cui Selyn
pianse davanti a Locke.
Rimase lì per
poco, uno o due minuti, poi la ragazza si staccò. Sembrava più
tranquilla ora, infatti un piccolo sorriso si
estendeva sul suo viso, le gote si erano un po’ colorate, e le scie delle
lacrime erano ancora visibili sulla sua pelle chiarissima. Portò una mano al
viso per asciugare i residui di lacrime –Grazie…- mormorò. Locke le diede un
buffetto sulla guancia sorridendole.
Dapprima la ragazza si vergognò,
aveva fatto una brutta figura davanti al ragazzo, eppure era felice di averlo
fatto. Era incredibile quanto fosse caldo. Invece Selyn era sempre fredda, fredda come la morte. Ovviamente.
Locke alzò una mano per pulirle
il viso dai resti delle lacrime depositati appena sotto gli occhi –Allora, mi
mostri questo fantastico bar?-
La ragazzina annuì –Certo- lo prese per mano e cominciò a correre verso il portone della
scuola.
-Eccoci!- esclamò una Selyn tutta
contenta.
Ci era
voluto poco per raggiungere la città, la parte più difficoltosa era stata
l’uscita dalla scuola. Come ogni mattina, due guardie erano appostate davanti
al portone dell’edificio. Da un po’ di tempo la preside Sakura aveva triplicato
i sistemi di protezione, le guardie, ed ogni sera
passava lei stessa a controllare che nessuno rimanesse fuori dalla propria
stanza durante la notte. Passava precisamente a mezzanotte, il coprifuoco era
alle ventitré. Chi veniva scoperto fuori dal proprio
alloggio, veniva severamente punito, sia con i classici sistemi della nota e
dei compiti raddoppiati, sia (ma solo se la cosa si ripeteva frequentemente)
con l’espulsione. Selyn non era mai stata beccata fuori dalla Luna Scarlatta;
Locke invece era rimasto molte volte fuori tutta la notte, senza mai essere
scoperto, solo lui sapeva come.
Dopo la scenata di Selyn, i due
erano andati verso l’entrata. Escludendo a priori di passare da lì, avevano
preso un corridoio che li aveva portati giù, nei sotterranei. Locke era rimasto
sorpreso, non era mai stato lì. Selyn conosceva bene quel posto, vi si era
riparata tante volte per stare da sola coi suoi
pensieri. Si trattava su un’immensa sala occupata da grandi scaffali e bauli
colmi di libri, ingredienti per varie pozioni. Pavimenti, muri e soffitto erano
di pietra. Le uniche luci provenivano dalle torce appese con dei ganci alle
pareti, faceva molto freddo, anche in estate. Era un ambiente molto simile ad dormitorio demoniaco, ma molto meno raffinato e molto più
spettrale.
Avevano impiegato circa dieci
minuti a raggiungere l’uscita, Selyn non ricordava bene. Dopo aver raggiunto un
grande portone in legno, c’era voluta la forza di
Locke per spingerlo fino ad aprirlo, dopodiché erano usciti fuori, nel giardino
scolastico.
Altro grande problema era stato
attraversare il grande giardino senza essere visti né
da chi faceva la guardia, né da chi, all’interno dell’edificio, controllava
nascosto dietro le finestre. Uno dei poteri di Selyn era il controllo della
materia, con cui poteva creare, distruggere o modificare tutto, compresa
l’aria. Tuttavia le ci era voluto un po’ di tempo e molta
fatica per creare una cupola sotto cui rifugiarsi col potere di modificarsi a
seconda del paesaggio. Camminavano lenti, con passo felpato, due fantasmi
avvolti nell’invisibile. Dopo però aver varcato il cancello scolastico,
l’incantesimo era stato sciolto quasi subito. Locke aveva preso in braccio
Selyn, ormai stanca, e si era alzato in volo confondendosi con le nuvole.
In quel breve tragitto, Selyn si
riposò incredibilmente. Rimase tutto il tempo accucciata contro il petto del
ragazzo, lui la teneva per la schiena e per le gambe; non sembrava per niente
affaticato. Forse perché quella ragazzina era un peso piuma.
-Sai Locke- aveva
detto ad un certo punto –sei proprio caldo…- in un’occasione normale non
avrebbe mai fatto una simile osservazione, sarebbe arrossita al solo pensarla. Ma era così calma e tranquilla che tutto ciò che pensava,
diceva. Aveva gli occhi chiusi, e non li aprì quando, dopo dieci secondi, la
voce di Locke, evidentemente imbarazzata, rispose –Grazie…-
La ragazzina sorrise.
Peccato che il volo durò poco, infatti dopo cinque minuti erano già a terra.
Quando Selyn poggiò i piedi sul freddo marciapiede, si guardò intorno –Arsa! La
città degli spiriti!- esclamò tutta contenta girandosi verso l’amico –Dai,
vieni- e lo prese nuovamente per mano, conducendolo tra le vie.
Finalmente liberi.
Arsa, la città degli spiriti, era
una grande metropoli iperattiva e sempre illuminata dalle luci. Di giorno era
popolata da angeli, di notte da demoni. Grandi negozi, alti grattacieli,
interminabile movimento la caratterizzavano.
Locke, giunto da poco nel
continente, rimase stupito davanti a quella città dai mille colori e sfumature.
-Molto bella, vero?- chiese Selyn
mentre attraversavano un incrocio –E’ molto ricca di monumenti, luoghi sia di
cultura che di divertimento, tuttavia è anche piena di
contraddizioni e pregiudizi- spiegò.
Locke le si
avvicinò, interessato all’argomento.
-Ma- riprese la
giovane demone –te lo spiegherò meglio quando saremo davanti ad un buon
the-
Presero
posto in fondo al locale, un angolino appartato, nascosto dalla vista degli
altri clienti. Selyn si sedette di fronte a Locke, sorridendo serenamente. Le
faceva piacere essere in giro con lui, e sembrava che anche a lui non dispiacesse affatto passare una giornata con lei.
Li raggiunse un cameriere sui
vent’anni, con una divisa rosso sgargiante in netto contrasto con la pelle
chiarissima –I signori ordinano?- chiese rispettosamente.
-Due the, per me al limone…per la
signorina…-
-Al latte, grazie- la piccola demone piegò la testa, scrutando con occhi
attenti Locke. Stava molto bene con quei vestiti. Quando si accorse che lui la
stava guardando, sorrise risvegliandosi dal suo ennesimo trans.
-Allora-
riprese Locke un po’ imbarazzato –che volevi dirmi quanto ad Arsa?-
-Sì-
annuì la ragazza, si schiarì la voce, poi cominciò a parlare –narra la leggenda
che, durante la Grande Battaglia
d’Estate tra angeli e demoni, Eol, il comandante delle truppe demoniache, lottò
per stringere un patto con Dolen, il capo degli spiriti. Dolen, diversamente da
Eol, sperava in una alleanza tra il suo popolo, quello
dei demoni, e quello degli angeli, forte di ciò, accettò l’alleanza. Come si
dice: Si vis pacem para bellum- s’interruppe, notando
lo sguardo decisamente poco convinto di Locke. Lui
odiava il latino, dunque tradusse –se vuoi la pace, prepara la guerra- a Selyn
parve d’udire un sommesso “tsk” da parte dell’amico mentre traduceva la frase
latina. Le venne naturale una risatina, come poteva essere buffo quel ragazzo
che stava tranquillamente seduto davanti a lei –in seguito- riprese ignorando
lo sguardo cattivo che sempre l’amico lanciò al cameriere di prima
mentre si avvicinava troppo a lei per porle la tazza di the –i demoni vinsero
la guerra. Come Dolen voleva si arrivò a un trattato
di pace. Questo territorio in cui ci troviamo ora venne
messo a disposizione di ambedue le razze…-
-Aspetta-
la interruppe Locke –perché mai uno spirito dovrebbe volere la pace? Insomma,
ormai Dolen era morto, cosa gli importava di ciò che accadeva ai vivi?-
-Nessuno l’ha mai scoperto-
sibilò la ragazza sorseggiando il suo the –fatto sta che, per ricambiare la
disponibilità degli spiriti, Eol fece edificare una
città loro dedicata, Arsa, la città degli spiriti-
-Bella
storia, anche se la storia non mi è mai interessata più di tanto…- affermò l’altro
–altro?-
-Nonostante siano passati molti
anni, qui ad Arsa sono ancora i demoni a comandare, gli angeli sono considerati
intrusi, esseri indegni di calpestare questo suolo. Dunque, se si è angeli,
questa città è da evitare come la peste- riprese Selyn –quei pochi angeli anche
abitano qui sono maltrattati ed ignorati, in questa
città il razzismo è quasi palpabile…nell’aria- concluse poggiando la tazza
vuota sul tavolino. Attorno a loro non si udiva nemmeno un sussurro.
-Allora non ti perderò di vista-
disse ad un tratto Locke.
-Uh?- mormorò la ragazza senza
capire.
-Tu somigli ad
un angelo- spiegò lui –se qualcuno ti metterà gli occhi addosso gli staccherò
la testa-
Selyn strabuzzò gli occhi,
ridacchiando forzatamente –Andiamo dai…-
La sala era deserta, buia,
fredda. Il colore predominante era il rosso sangue, che colorava il lungo
tappeto che si estendeva da parte a parte, oscurato dal buio agevolato dalle
tende ben chiuse, come a nascondere ciò che si celava all’interno. Venti alte
statue erano poste una accanto all’altra ai muri della sala. Dieci
raffiguravano soldati armati di ascia, dieci demoni dai canini affilati e le
sembianze a dir poco mostruose. Le loro pupille rosse erano l’unica cosa che si
muoveva senza sosta.
In fondo alla stanza si trovava
un’altra grande camera illuminata dalla debole luce di una candela, che
bruciava senza mai spegnersi. C’era odore di chiuso in quella stanza a parte,
probabilmente perché veniva aperta in rare occasioni.
Solo un uomo poteva accedervi, e pochissimi altri suoi sottoposti di fiducia…
Lo stesso uomo, un tipo
massiccio, alto, anziano, si ergeva su un altare, lo sguardo perso tra una
parola e l’altra della scritta posta nella parte estrema di un grande bassorilievo.
Un abile maestro vi aveva inciso in anni ed anni di
duro lavoro tra simboli: una spirale con accanto una stella a cinque punte,
racchiuse in una grande piuma. Accanto a questa era raffigurata la scena di una
battaglia tra esseri alati. In basso una scritta dava
l’ornamento finale, una frase colorata da poco di rosso sangue, che recitava: “Tra
la notte e il giorno. Tra freddo e il caldo. Tra la morte e la vita. Per
sempre.”
L’uomo stava in piedi ad osservare ogni minimo dettaglio di quel lavoro così
minuzioso e studiato. Più provava a capire ciò che gli anziani intendessero
mentre facevano scolpire quella fresa, più si innervosiva.
Cosa poteva significare?! Era un indizio troppo
criptato per chiunque, solo i veri Custodi sarebbero riusciti ad intendere quella frase nel giusto modo.
In anni ed
anni di faticoso lavoro poche cose si erano capite riguardo a quella misteriosa
profezia, che tanto aveva fatto sudare la figura maschile che ora la fissava.
Trattava di tre esseri con strabilianti poteri, raffigurati con una stella a cinque
punte, una spirale ed una piuma.La prima, noto simbolo demoniaco,
rappresentava l’oscurità, la notte, il freddo, la morte. Il potere sul Buio e
su tutti i suoi sottoposti. Il secondo simbolo, una spirale che lampeggiava,
ovvio simbolo del giorno, del caldo, della vita, di
tutto ciò che è puro e buono. Della Luce. Ambedue erano rinchiusi all’interno
di una grande piuma dai contorni sfocati, indefinibili. Molte polemiche e
domande erano sorte riguardo a quello strano simbolo, la maggior parte delle quali non aveva ancora trovato soluzione. C’era chi
sosteneva che fosse un potere mai scoperto, ma non troppo importante, altri
dicevano che era un qualcosa di primordiale, da cui tutto il resto era nato in
seguito, molti credevano fosse una semplice icona per raffigurare l’equilibrio
delle altre due.
Ma
l’uomo che da anni studiava quella piuma non aveva dubbi. Era il primo potere
mai esistito. Il più potente, che aveva generato gli altri. Un potere
illimitato, capace di annullare ed annientare, di
creare e modificare, capace di far tutto. Tutto.
“E deve essere mio…” pensò con
ardore “il potere più forte ora come ora potrebbe
essere nelle mani di qualche stupido angioletto o di qualche demone della
malora che non ha idea di cosa si ritrovi tra le mani. Maledetti angeli.
Maledetti demoni. Esseri immondi con l’unico scopo di predominare, non hanno
idea di ciò che potrebbero fare con quel potere. Altro che semplice
dominazione, altro che sottomissione. No…quel che voglio far io
va ben al di là di questi stupidi ed infantili obiettivi. Ma
è ancora presto per cantare vittoria. Il plenilunio si avvicina, dobbiamo
trovare i tre Custodi”
Mosse una mano e la porta in
fondo alla stanza adiacente che si aprì. Lento, tremante, entrò un ragazzo
bardato di nero, sulla spalla coperta da calda stoffa
ricamato c’era un simbolo: una piuma.
-Che notizie mi porti?- chiese
l’uomo dall’alto dell’altare, senza voltarsi.
-Signore…- sussurrò atterrito il
ragazzo –abbiamo localizzato il fuggitivo-
-Ma bene- disse l’uomo, per poi
scoppiare in una fragorosa risata –bene! Allora che mi dite di lui? Avete
scoperto se è davvero il Custode?-
-Sì, signore- disse l’altro
abbassando la testa, sempre più atterrito –durante la fuga ha utilizzato poteri
di luce molto forti, troppo forti per un angelo di energia (a detta sua) primaria. Ha fatto fuori tre dei nostri Endo migliori-
-Addirittura!- esclamò l’uomo
sempre più divertito, il suo sorriso si allargava di minuto in minuto mentre
immaginava i grandi mostri alati stesi al suolo da un fascio di luce, tre Endo,
decisamente una non accessibile a tutti –Davvero
niente male! E voi l’avete lasciato scappare!- detto ciò la sua risata rauca
riecheggiò per l’ennesima volta tra le pareti di ambedue le stanze.
Da dove si trovava,
il ragazzo emise un verso simile a uno squittio –Ma…ma signore…! Sapete anche
voi quanto possano essere pericolosi i Custodi…noi abbiamo fatto del nostro
meglio…-
Improvvisamente la risata
dell’uomo cessò. Il ragazzino raggelò, perché si era lasciato persuadere,
perché non aveva rifiutato di andare da lui? E perché ora se ne stava zitto?
-Avete fatto del vostro meglio…-
sibilò l’altro dall’alto dell’altare, la sua voce era tutt’un tratto diventata
fredda e tagliente, se i serpenti avessero avuto voce, sarebbe stata uguale a
quella –il vostro meglio non è abbastanza…- la sua calma glaciale lasciava
preludere una tragica fine per quella conversazione –tu, così piccolo, così
giovane ed ingenuo, non puoi capire l’enormità del
potere che ti sei lasciato fuggire da sotto il naso. Alleniamo voi ragazzi sin
dalla tenera età solo per far di voi macchine di morte, ma voi ci deludete così
spesso… quello che ti sei lasciato fuggire è con tutta probabilità uno dei tre
poteri supremi raffigurati in questa parete- detto ciò, alzò le mani, come ad
abbracciare l’immenso bassorilievo –il potere della Luce! Che tutto crea e
tutto abbraccia! Un potere incredibile, pari solo al suo opposto, il Buio, in
cui tutto muore…infine, il più potente… come è
denominato tra voi giovani?- s’informò.
L’altro, abbassando il capo dopo
aver dato una sbirciatina al bassorilievo di cui tanto aveva sentito parlare,
quel bassorilievo costruito tanti anni prima, per ordine di tre saggi che
avevano previsto l’Apocalisse –Il…il terzo potere? N-noi lo chiamiamo
l’Immenso…-
-Un nome
carino- commentò immediatamente l’uomo –ma io preferisco chiamarlo: il Potere
del Vuoto o del Nulla- dato che il ragazzo era troppo impaurito per chiedere
chiarimenti, continuò il suo discorso –nonostante la tua mente sia appannata
dalla paura, probabilmente ti chiederai il perché di questo nome. Semplice,
perché è un potere che agisce su tutto, partendo dalla semplice materia al più
complesso organismo. Questo potere è capace di fare qualunque cosa, creare,
annullare, annientare qualunque cosa sia composta da
materia o meno, per far ciò, si serve di qualcosa di primario. Ricordi la
favoletta che vi raccontiamo quando siete ancora piccoli? In principio c’era
solo il Nulla…in seguito da questo si generarono la Luce e il Buio…? Ecco, mio
sottoposto. La grande piuma che abbraccia la spirale luminosa e la stella
oscura, tutto quello che esisteva prima di loro. Nulla. Vuoto assoluto. Ma tu
sei troppo giovane per comprendere un così complesso
concetto- detto ciò tirò un lungo sospiro durante il quale il giovane sentì un brivido
percorrergli la schiena –dunque non mi servi più-
Non disse nient’altro, né il
ragazzo ebbe tempo di comprendere il senso delle sue parole che già una
barriera azzurra lo aveva avvolto. Il giovane spalancò gli occhi, ora aveva
capito. Sentì il freddo gelargli ogni singola vena mentre, con la forza della
disperazione, si gettava contro la barriera, implorando pietà –No! Vi prego! Vi
prego!-
In
risposta l’uomo si voltò, rivelando i tratti anziani, tuttavia forti, duri,
determinati ed inflessibili. Non parlò nemmeno, si limitò ad avanzare verso la
barriera, passandole accanto.
-No! Vi prego!-
In quel momento nella stanza si
susseguirono solo tre suoni: un urlo disperato, un suono
disgustoso di qualcosa che esplode, seguiti da tonanti passi regolari.
L’uomo uscì dalla grande sala,
senza degnare di uno sguardo i pezzi del ragazzo che aveva appena fatto
esplodere dentro la barriera. Fuori dalla stanza due cameriere aspettavano
impaurite.
-Ripulite il pavimento. Non
voglio vedere nemmeno una macchia-
Era stata una mattinata
tranquilla. Selyn era soddisfatta, Locke ora stava meglio. Stavano volando
verso l’accademia, la ragazza in braccio al ragazzo, entrambi col sorriso sulle
labbra.
-Allora Selyn, ti sei divertita
questa mattina?- chiese ad un tratto lui volgendole lo
sguardo.
La
demone annuì –Molto, soprattutto quando hai tirato il gelato in testa a quel
tizio che voleva il mio numero-
-Tsk-
borbottò Locke –la sua insistenza era pari alla mia ira. Se lo meritava.
Nessuno può permettersi di importunare in quel modo una signorina!-
Selyn ridacchiò, senza poter fare
a meno di pensare che le sarebbe piaciuto di più sentirgli dire “nessuno si può
permettere di importunarti”…
-E tu, invece?-
-Io? Sì, mi sono proprio
divertito. Ora sto molto meglio, grazie- decise di
mettere da parte l’orgoglio per una volta, ringraziando la ragazza. Poi guardò
il sole davanti a loro, stava tramontando –è ancora presto, saranno ad occhio e croce le sette. Dove vorresti andare?- chiese
gentilmente.
Selyn, che in quel momento si
beava tra le sue braccia, spalancò gli occhi incredula –Riesci a capire che ore
sono guardando il sole? Wow! Lo sai, Locke? Sei
proprio un bel tipo!- esclamò tutta contenta.
Il quel momento le gote di Locke sperimentarono tutte le tonalità di rosso conosciute in
quegli anni. Il ragazzo, tremendamente imbarazzato, immaginò che se fossero
stati in un cartone animato gli sarebbe persino uscito il fumo dalle orecchie
–A-allora…dove vuoi andare?-balbettò cercando di cambiare
argomento.
-Uhm…- mugolò lei, che non
riusciva a comprendere la ragione per cui il ragazzo sembrasse così imbarazzato
–sei stato alle tre cascate?- chiese con uno sprizzo
d’energia.
-Si-
annuì lui, tornando del suo colore naturale –posto molto suggestivo-
-Ci andiamo? Ti
pregooo!- esclamò lei facendo gli occhi dolci. Quando stava con Locke rimbambiva completamente…
L’altro annuì e, spezzando con un
rumore sorso l’aria, partì velocissimo verso la destinazione.
L’arrivo fu molto silenzioso,
atterrarono dolcemente sulla terra bagnata dall’acqua
spruzzata dalle cascate fuori dal laghetto. Locke mise a terra con estrema
delicatezza Selyn,, che già guardava le cascate come
incantata.
-Wow! E’ stupendo!- senza
preavviso afferrò la mano dell’amico, correndo verso le tre meravigliose
cascate che davanti a loro si estendevano imponenti. Senza dar troppa
importanza all’acqua che le arrivava alle caviglie, Selyn si tolse le scarpe,
lasciando la mano di Locke. Quello arrossì –C-cosa stai
facendo?- perché…si stava…spogliando…?!
Lei neanche si voltò a guardarlo
–Indovina? Faccio il bagno- esclamò sorridendo. Una volta tolte le scarpe le gettò vicino ad un albero poco distante, il rumore
sordo del tondo riecheggiò varie e varie volte nella mente di Locke, che
correva decisamente troppo, immaginando cose che lo facevano arrossire e
balbettare frasi senza senso come –M-ma… n-non è freddo…per l’acqua? No, per la
doccia?-fece
per indietreggiare.
Allora Selyn alzò veloce lo
sguardo, uno sguardo secondo lei normale, che però agli occhi di Locke risultava malizioso…
La ragazza lo riprese per mano
–Dove vai? Dai, non sarai imbarazzato solo perché mi sto togliendo le scarpe?-
In quel preciso momento Locke si
sentì davvero stupido. Che figura. E alla fine si stava togliendo solo le
scarpe! Magari si fosse spogliata del tutto, ma solo le scarpe! Si schiarì la
voce, ancora rosso come un pomidoro “S-spogliata del
tutto…ma…che diavolo vado a pensare!?” si chiese nel panico assoluto. Sentiva
che stava per scoppiare, doveva allontanarsi al più presto. Cominciò a guardarsi
intorno –Oh, ma guarda. Ho visto qualcosa, tu resta
qui, torno subito- disse, e si allontanò velocissimo. Selyn rimase a fissarlo
sconvolta.
-…Eh?-
Locke non aveva impiegato molto
ad allontanarsi, quando era imbarazzato riusciva a
correre con velocità impressionante. In quel momento si stava malediceva sé stesso e la sua goffaggine nei confronti di quella
ragazza in tutte le lingue che conosceva.
Si fermò sotto uno dei tanti
alberi che componevano la foresta che circondava la scuola. Respirando
profondamente. Poggiò una mano contro la corteccia dell’albero.
“Dannazione…cosa mi prende?! Devo calmarmi, non è possibile…sono venuto qui per uno scopo, per trovare ciò che cerco, NON devo farmi
distrarre…perché non riesco a ficcarmelo in testa?! Questi giorni sono stati
bellissimi eppure…qualcosa non va…devo trovare ciò che cerco…”
Mise le mani sulle tempie,
cercando di calmarsi. L’aveva appena fatto che un urlo femminile squarciò
l’aria.
-SELYN!-
Un pugno. Un altro ancora. Un
altro. Il dolore allo stomaco aumentava, se solo avesse saputo il motivo…
Un altro. Un altro. Uno dietro
l’altro, l’uomo non dava tempo a Selyn di riprendere fiato, continuava a
prenderla a pugni nello stomaco. La ragazzina aveva appena avuto il tempo di
lanciare un urlo disperato in direzione di dove si era allontanato Locke,
sperando che l’avesse sentito. Poi uno dei ragazzi che le si
erano avvicinati l’aveva afferrata per i polsi, mentre un altro, senza
nessun preavviso, aveva cominciato a prenderla a pugni. Perché poi? La ragazza
non osava chiederlo. Nei suoi quindici anni di vita fino ad
allora vissuta aveva imparato a non fare domande, ormai si era
rassegnata all’idea di essere debole, e non si opponeva a chi la importunava.
-Ahi…- mormorò, mentre un altro
dolore acuto la costringeva in ginocchio. Sentiva in bocca il sapore del
sangue, le era sempre piaciuto quel sapore –ahi…- un calcio.
Il dolore si stava pian piano
attenuando, si sentiva molto debole. Ma continuava a sperare che Locke
arrivasse “Ahi…che male…ma che vi ho fatto…?!” lì per
lì, vedendoli arrivare, era rimasta in acqua a giocherellare senza dar loro
troppo peso. Poi però, loro le si erano avvicinati
senza parlare, la ragazza era uscita dall’acqua pensando che volessero qualche
informazione e invece…credeva che la volessero violentare, perché si
“limitavano” a picchiarla? Una ragazza che neanche conoscevano…un
motivo c’era di sicuro, ma Selyn non riusciva ad afferrarlo, così soccombeva
sotto la pioggia violenta. I resta tanti tre uomini
della banda osservavano in silenzio da dietro quello che la stava picchiando.
Comportamento troppo strano, i loro visi non tradivano alcuna emozione,
sembravano tanti automi –Forza- disse con voce grottesca ad
un tratto quello dietro di lei –combatti!- era un ordine. A cosa volevano
arrivare?
In quel momento un fulmine passò
tra lei e l’uomo che la stava picchiando. La ragazza non ebbe dubbi: Locke. Si
ritrovò a terra, con la forza della disperazione aprì gli occhi. Come pensava:
Locke davanti a lei, contro i tizi che poco prima. In quel momento, Selyn ebbe
seriamente paura, paura per Locke.
I tizi non dissero niente, Locke
si fermò a contemplarli. Era arrivato appena in tempo per impedire a quei
maledetti di fare troppo male a Selyn, ma era arrivato troppo tardi per
impedire che la picchiassero così duramente. La demone
dietro di lui sembrava stravolta, era visibilmente stanca, si vedeva che
l’avevano picchiata, il suo viso era irriconoscibile, perdeva sangue dalla
bocca.
-Maledetti bastardi…- disse a
bassa voce. Era talmente furioso che avrebbe staccato la testa a tutti, come si
erano permessi di picchiare Selyn quei tizi? Si lanciò con di
loro.
Selyn chiuse gli occhi. Non
voleva vedere né sentire. Non riusciva a sopportare il suono delle lame che
fondo l’aria, del sangue che Locke aveva appena fatto
sgorgare dal collo di uno di quelli, non sopportava il suono dei pugni, della
lotta che le si svolgeva davanti, pugno contro pugno, sangue a contatto col
sangue. Sentiva il suo odore nonostante fosse lontana. Avrebbe voluto aprire
gli occhi e aiutare Locke, ma era sicura che sarebbe stata un
peso per lui, così, rassegnata, rimase lì rannicchiata a piangere…
Il terzo dei quattro teppisti
cadde al suolo, un braccio rotto, così come il naso che sanguinava
copiosamente. Ne aveva stesi tre, ora era passato al
quarto, che gli stava dando filo da torcere. Sembrava campione di karate,
saltava da un posto all’altro con una facilità estrema. Gli ci
era voluto un po’ per bloccarlo contro una parete. In quel momento Selyn
aprì un occhio, e credette di assistere ad un
incantesimo. Nella mano di Locke era comparsa una
spada, una grande spada bianca dal manico nero intarsiato di gemme rosse.
“Il principe azzurro…” pensò la
ragazza, ma più che principe azzurro, quello davanti a lei era
un demone dell’odio in procinto di assumere le proprie vere sembianze.
*ZAC*
Anche la gola del penultimo venne recisa, il sangue fluiva veloce da quella, mentre il
poveretto si accasciava senza più combattere. Locke si voltò verso l’ultimo,
questo teneva una pistola puntata contro di lui.
Selyn s’irrigidì. Poteva sentire
il freddo gelarle le vene, ridurla a uno stato di shock, mentre i due reduci si
studiavano a vicenda. Sembravano due statue di pietra, tanto erano freddi e
immobili. Poi accadde.
Locke si lanciò contro l’ultimo,
quello sparò. Un rumore sordo. Un semplice botto che colpì in pieno petto il
demone dell’odio.
-LOCKE! No!-
Il tempo si fermò per la piccola demone mentre vedeva il suo amico cadere a terra.
Vinto. In una pozza di sangue. Gli occhi spenti sotto gli
occhiali rettangolari, il viso già bianco quanto quello di Selyn. Tanto,
tanto sangue.
Selyn voleva alzarsi e correre da
lui, ma era inchiodata al terreno, incapace di ragionare. Fredda anch’ella. Era morto –Locke…- abbassò molto lentamente lo
sguardo, era come se il gelo avesse completamente congelato il suo corpo,
sentiva una fitta continua alla testa e in generale ad
ogni osso del corpo. Non riusciva a chiudere gli occhi, li teneva fissi sul
corpo senza più vita dell’amico, il fiato corto, stava
ansimando. Voleva muovere una mano nella sua direzione, ma appena provò prese a
tremare come mai in vita sua “E’ morto…morto…no…” continuava a
ripersi “non…può…essere…no…Locke…”
Quel che accadde in seguito
rimase impresso nella mente della piccola demone fino
alla sua morte. Il sangue che aveva appena finito di riversarsi dal corpo del
giovane stava mutando colore. Selyn rimase a guardare quello spettacolo
orrendo. Il plasma rosso stava diventato nero, sotto l’influsso di qualche
potenza magica o di chissà quale sortilegio. L’uomo che aveva sparato a Locke
non aveva fatto una piega, si era avvicinato a Selyn, prendendola per i
capelli, ma alla vista di quel prodigio si era bloccato anche lui. Non appena
anche l’ultima goccia fu colorata di nero, il liquido cominciò a tornare indietro,
ripercorrendo il percorso fatto, fino a tornare dentro la ferita procurata a
Locke dal delinquente. L’aspetto del demone stesso stava lentamente cambiando.
I capelli si erano fatti più chiari, castani. La pelle di un bianco spettrale.
Locke riprese a respirare. Selyn impallidì –Locke…-
La spada al fianco del corpo del
ragazzo prese a risplendere di luce propria. La giovane demone si perse nell’osservare la lama bianca che
diventava invisibile, per poi allungarsi, fino a raggiungere dimensioni sproporzionate.
Alzò lo sguardo e credette di morire. Locke era in piedi. Vivo.
Allora, per la prima volta,
l’uomo dietro Selyn parlò –Chi diavolo sei tu?-
Locke alzò lo sguardo, uno
sguardo carico d’odio –Ai-
Selyn lo guardò attonita –A-ai…?-
ripeté, non capiva cosa stesse succedendo –Dov’è Locke…?-
Locke, o meglio, Ai non le
rispose, anzi, non la degnò di uno sguardo. La sua attenzione era tutta per
l’uomo che teneva Selyn per i capelli. La ragazza guardò l’uomo, quando guardò in direzione di Locke, questo era scomparso. Cominciò
a guardarsi intorno, alla ricerca dell’amico, quando sentì un rumore come si
qualcosa che si taglia, la presa ai capelli dell’uomo s’indebolì fino a mollare
del tutto. Selyn aveva paura di voltarsi. Ma lo fece
comunque. Infilzato. La giovane demone chiuse
nuovamente gli occhi, reprimendo l’istinto di gettarsi a terra e vomitare.
Quello non era Locke. Non poteva essere lui…
-Locke…- mormorò con voce
disperata, ma era troppo tardi. Con uno scatto,
infatti, Locke aveva fatto apparire le ali e si era diretto verso il cielo. Di
sfuggita Selyn riuscì a vedere i suoi occhi, erano rossi quanto i suoi.
Dall’alto Ai riusciva a vedere
tutto. Eccola, sotto di lui, la foresta e, più in là, la scuola… distruzione e
morte, ecco cosa doveva sostituire tutta quella quiete naturale. La sua risata
sadica riecheggiò fino a terra, dove la ragazza di prima lo guardava piangendo.
Era piccola, indifesa, sembrava malata…l’avrebbe distrutta come un fiore
delicato. Ma non ora.
Alzò le mani verso le nuvole poco
distanti e un tuono accompagnato da una lampo venne
giù dal cielo rendendo lo spazio intorno al demone bianco per un momento.
A terra, Selyn guardava Locke che
si esibiva in quella dimostrazione di onnipotenza. Non sapeva cosa fare…rideva,
distruggeva, faceva sfoggio di poteri che la ragazza
non gli aveva mai visto usare. Era davvero Locke quello? C’era solo un modo per
scoprirlo. La ragazza si alzò in volo, le sue ali bianche stonavano gli occhi
rossi determinati e tuttavia pieni di lacrime. Prese velocità e quota,
giungendo poco lontano da lui.
-Locke!- chiamò, ma lui non
rispose, né si voltò –Locke!- ripeté, stavolta urlando, ma ancora niente –Ai!-
provò disperata, e lui, finalmente, si voltò a guardarla.
-Selyn…- mormorò il ragazzo con
una voce agghiacciante, che non somigliava per niente a quella del giovane
conosciuto da Selyn –dalla tua espressione deduco che Locke non ti abbia mai
rivelato di me- la ragazza non fiatò, in quel momento sul viso del demone
apparve un sorriso sinistro –allora, permettimi di presentarmi- e portò una
mano al petto, chinando il busto, in un gesto raffinato che però a Selyn risultò pauroso –il mio nome è Ai, sono il demone abissale
dell’odio. Risiedo in questo corpo da molto tempo. Sono una personalità a sé
stante rinchiusa nel corpo di questo stupido demone, Locke come lo chiami tu…-
-Dov’è Locke?!-
chiese piangendo lei, perché lui non le aveva detto la verità? Dentro di lei
sentiva solo un gran freddo, era incapace di pensare, guardava il viso del suo
migliore amico e vi leggeva quello di un altro, dov’era Locke? Piangeva a
dirotto, non capiva più niente, se Ai aveva preso il controllo del corpo
comune, l’anima di Locke doveva essere ancora rinchiusa dentro il corpo…non
conosceva molto in materia, sapeva solo che non era raro trovare un corpo
condiviso da due demoni o da due angeli, persino da un demone ed un angelo! Le doppie personalità erano molto frequenti
nel loro ambiente…Selyn ne sapeva qualcosa…
-E’ morto- annunciò secco Ai.
Anche Selyn credette di morire,
portò le mani alla bocca, spalancando gli occhi, come se avesse visto Satana in
volto. Lentamente, cominciò a scendere, tornando coi
piedi per terra. Cosa strana, anche Ai lo fece, seguendola.
-No…no…- mormorò lei quando
finalmente toccò la fredda erba, cadde in ginocchio, disperandosi come poche
altre volte nella sua vita –Non può essere morto! Non può essere morto…Locke…-
i suoi lamenti superavano ogni altro suono, la sua sofferenza era quasi
palpabile, sembrava che tutto il mondo stesse partecipando al suo dolore: cominciò
a piovere.
Ai le si
avvicinò, si inginocchiò accanto a lei, mormorandole all’occhio –E’
morto, Selyn… non può essere ancora vivo…hai visto il proiettile entrare nelle
sue carni e squarciarle, hai sentito il suo ultimo gemito, hai visto la luce
abbandonare i suoi occhi…e sei rimasta a guardare, non hai fatto niente…era
inevitabile che morisse, Selyn…-
Perché parlava così? Perché
continuava a ripetere il suo nome? Perché le stava così vicino? Perché ora le
accarezzava il viso, il collo, fino a posare il suo freddo dito di morte sulle
sue labbra altrettanto fredde –E tu…oh, tu…è tutta colpa tua…sai Selenity, eri
tu ad impedirmi di uscire, il tuo pensiero mi teneva
incatenato…non hai idea di ciò che Locke provasse per te, ma ora…-
Selyn aprì debolmente gli occhi
“Ciò che Locke provava per me…?”
-Ma ora lui è morto…e posso
vendicarmi…finalmente questo corpo è completamente mio…- prese una ciocca dei
candidi capelli della ragazza, lisciandola delicatamente -la pagherai per
quello che hai fatto…si…perché, io ti ucciderò, piccola Selyn-strinse la ciocca
fino a strapparla.
-Ahi!- si lamentò la ragazza, il
caos più totale regnava nella sua mente ormai giunta al
limite. Non ce la faceva più, Locke non poteva
essere morto! Locke non poteva essere morto! Non poteva! Non poteva! Ed ora Ai voleva ucciderla…
Selyn provò a scansarsi, a non
farsi prendere, ma Ai era molto più veloce e forte di lei. Fu un attimo. La
afferrò per il collo, premendo sulla carotide, talmente forte da rompere il
fiato in gola alla ragazza.
-Ah…a…- provò a lamentarsi lei,
ma non appena lo fece la presa del demone dell’odio si fece più forte,
impedendole anche quel semplice gesto “No…non…” accanto a lei Ai rideva di
gusto “sto… soffocando…L…Lo…cke…”
~ Tremate gente…il demone abissale dell’odio è
tornato…
~ Mi meravigli ogni secondo di più…ma ora dimmi, da dove proviene
l’odio che nutri ora?
Proviene da tristi ricordi di notti passate sotto la pioggia, sola con
me stessa, abbandonata e sfruttata da chi chiamavo “amore” …
Zato &Selyn
Era sera, il sole stava
tramontando creando meravigliosi effetti di luce. Il cielo era sgombro dalle
nuvole, tuttavia aveva appena finito di piovere. Si annusava ancora nell’aria
l’odore di fresco. Il freddo aveva gelato l’erba e la terra, il ghiaccio ormai
dominava su tutta l’Islanda. Il monte Solar si estendeva in tutta la sua
magnificenza. Era completamente ricoperto di neve. Ogni anno milioni di turisti
varcavano il confine per osservarlo.
Quello stesso spettacolo aveva
incantato centinaia di volte la giovane ragazza della villa Tic, così
denominata a causa del cognome della vecchia proprietaria. Tic.
-Seven, tesoro…sei proprio sicura
di voler partire?- chiese l’anziana signora entrando in una camera tinta di
nero. Aveva i capelli bianchi quanto la panna, le ossa la sorreggevano a fatica
a causa dell’età, ma si muoveva veloce, come un’adolescente. Era sempre arzilla
e scrutava ogni minimo dettaglio con i suoi vivissimi occhi color smeraldo. Ma
il più grande pregio della nonna Tic era quello di
saper preparate torte a dir poco squisite.
Da sotto una montagna di vestiti
si sentì un deciso –Si!- la pila, piantata nel mezzo della stanza, cominciò
lentamente a calare, rivelando una ragazza dietro di loro che li lanciava in
giro per la stanza –Uffa! Mi serve un vestito adatto per il viaggio! Non posso
presentarmi così!- era poco più che un’adolescente, ad
occhio e croce sui sedici anni, con lunghe ciocche corvine e grandi occhi
castani, un fisico ben sviluppato, la carnagione molto chiara. La ragazza più
popolare del paese. Seven Cold. Si sedette sul letto, rinunciando a trovare un
vestito “decente” –Accidenti…nonna Tic Tac, mi aiuti?-
La donna sorrise, cominciando a
prendere tra le mani i capi d’abbigliamento, per riporli uno ad uno nel grande
armadio nero –Certo, tesoro mio…ma non credi di dover rallentare un po’?
Dopotutto una scuola non scappa di certo, solitamente
sono quelli che ci stanno dentro a scappare, oh oh oh- scherzò infilando anche
l’ultima maglia sopra un ripiano.
Dopo di ciò si voltò verso la ragazza,
ancora seduta tranquillamente sul giaciglio, con lo sguardo basso rivolto al
pavimento. Le si sedette accanto, carezzandole la
testa –Cosa succede, tesoro?- chiese gentilmente.
Seven emise una sorta di
brontolio, poi borbottò –Niente-
Tic ridacchiò –Dai, ormai ti
conosco. Non vuoi lasciarmi, giusto?-
-Tombola- ammise la ragazza
sospirando –mi dispiace nonna, dopo tutto quello che
hai fatto per me…non voglio lasciarti. Insomma, hai la
casa a cui badare, e hai bisogno d’aiuto. Quando io me ne andrò chi ti aiu…-
-Di questo non devi preoccuparti-
l’interruppe la nonna, chiudendo gli occhi –prima che
tu arrivassi me la cavavo da sola, e me la caverò ancora da sola. E poi, non è
mica un addio! Sia chiaro che ti voglio qui ogni
vacanza, a Natale, a Pasqua, la prossima estate…- e continuò ad elencare varie
festività che Seven non festeggiava poiché erano tutte legate alla religione.
Seven non era atea, semplicemente era un demone, un demone
molto potente, dunque non le importava delle ricorrenze legate al mondo degli
angeli. Un giorno, come tutti i demoni, avrebbe festeggiato l’Apocalisse. E
questo le bastava. Ma Tic, anzi, Tic Tac, come l’aveva rinominata Seven, non
sapeva la verità, o meglio, sapeva che la giovane ragazza che aveva trovato per
strada e portato a casa con sé nove anni prima non era
affatto una ragazza normale, ma non aveva mai voluto fare domande. Seven
si fidava più di lei che di chiunque altro al mondo –Va bene, tranquilla. Non ti libererai tanto facilmente di me!- detto
ciò si alzò in piedi, esibendosi in ciò che (a suo parere) la rendeva un vero
demone: la risata diabolica.
Tic Tac sorrise –Così mi piaci-
si alzò, dando una sistemata alla lunga gonna verde –che ne dici di una buona
torta alle fragole prima di partire?- propose, conoscendo la passione e la
golosità della ragazza riguardo le torte di fragole. In risposta Seven emise una specie di verso incomprensibile
che stava a significare che le andava più che bene. La nonna sorrise nuovamente
ed uscì.
Seven rimase sola nella stanza.
Si avvicinò alla finestra, osservando ancora il grande monte innevato “Presto
dovrò lasciare tutto questo…” si disse per l’ennesima volta, non voleva
andarsene, non voleva lasciare sua nonna da sola. Ma
non aveva alternativa “Selyn, Chris…accidenti a
voi…dove vi siete cacciati?!” pensò frustata. Spostò lo sguardo al cielo,
osservando quelle infinite venature blu che lo percorrevano da parte a parte.
Il sole che tramontava. Gli uccelli che volavano “Devo
trovarli…o tutto questo potrebbe cessare d’esistere…”
La sera aveva sostituito il
pomeriggio, le tenebre era giunte assieme ai venti
freddi e notturni. Gli angeli tornavano nei loro dormitori, i demoni uscivano a
far baldoria in città.
Nella Sala Gialla (solitamente
utilizzata come sala da pranzo nella grande Angel Devil Academy), una ragazza
bionda sui diciassette anni si muoveva tra un tavolo e l’altro svolazzando con
le sue ali bianche, alla ricerca di qualcuno.
-Larisse!- urlò quando avvistò la
“giovane” (anche se solo la parte demoniaca era giovane…) vampira dai capelli
color fuoco, già tramutata a causa del buio.
Quando ella
si accorse dell’angelo che la chiamava, poggiò sul tavolo accanto a lei il
calice dal contenuto scarlatto che stava allegramente sorseggiando –Saber,
buona sera- la salutò cortesemente facendola accomodare sulla sedia accanto a
se, le passò poi un calice del tutto identico al suo, ma dal differente
contenuto, che ovviamente Saber rifiutò –No grazie, non ho sete…- si giustificò
–piuttosto, sai dov’è Selyn? E’ tutto il giorno che la cerco…-
Larisse scosse la testa,
aggrottando la fronte –Sembra sparita…stamattina è rimasta in camera, ma quando
io e Zato siamo tornati lei non c’era…abbiamo
aspettato, ma lei non è ancora tornata. Zato è preoccupato, è rimasto in camera
ad attendere il suo ritorno- mentre parlava notava il
viso dell’angelo contrarsi in un’espressione preoccupata, ansiosa –ma
tranquilla, sono sicura che si sia cacciata in qualche guaio…-
-E dovrei stare tranquilla?!- la interruppe Saber, stringendo i pugni.
-Si- ribadì
l’altra –perché lei è molto più forte di quanto sembra, e in più…- voltò lo
sguardo all’angolo sinistro della sala, dove in fondo, immersa nel buio, vi era
una sedia, solitamente occupata da qualcuno che quel giorno era stato del tutto
assente –in ogni dove sia Sel, Locke è con lei-
Finalmente Saber tirò un lungo
sospiro di sollievo –Per fortuna…allora sta bene- affermò rilassandosi al
pensiero dell’amica in qualche posto romantico con Locke –quei due sarebbero
proprio una bella coppia!-
Larisse
ridacchiò mettendo una mano davanti alla bocca –Sono d’accordo. Non so Locke, ma Selyn secondo me è cotta di lui- si sistemò sulla
sedia, unendo le mani, lo sguardo basso, gli occhi chiusi e un sorriso dolce.
Sembrava Giulietta che pensa a Romeo, peccato che volesse imitare Selyn
parlante di Locke…il bello fu che l’imitazione le risultò
a dir poco perfetta quando disse con voce ammaliata –Beh sì…sai, oggi durante
la lezione mi ha guardata e…oddio sono tutta arrossita! Che figura! Davanti a
Lui! Lari, non puoi capire…-
L’angelo biondo scoppiò in una
risata –E’ proprio cotta!-
Le due ragazze risero insieme.
Era strano negli ultimi tempi riuscire a vedere un angelo e un demone ridere
insieme, la maggior parte passava il loro tempo a combattersi.
-In ogni caso- riprese Saber –è meglio
andare a cercarla…non so, ho come un brutto presentimento-
-Anche tu! Uffa…- si lamentò la
vampira –negli ultimi tempi Selyn “avverte che sta arrivando qualcosa”, ora ti
ci metti anche tu…siamo sull’orlo dell’estinzione? Un cataclisma colpirà il
nostro pianeta?-ironizzò
gettandosi sul tavolo stanca di sentire sempre la solita noiosa storia…
-Anche Sel?!-
scattò la ragazza, si alzò in piedi –Allora devo trovarla e parlarle!-
-Uffa…- si lamentò ancora Larisse
–i nostri guai non possono avere fine, vero?-
-A quanto pare,
no- rispose subito Saber prendendola per mano –forza, recuperiamo Zato e Ichigo
e andiamo a cercarla-
La vampira si lasciò trascinare.
Non conosceva bene Saber, o almeno, non quanto la conosceva Selyn. Saber era
arrivata da poco, non aveva tanti amici, aveva solo una persona: Ichigo. Un ragazzo proveniente dal Giappone, alto, con un viso furbo, pieno
di risorse, molto simpatico e gentile. Non sapeva molto di loro,
facevano coppia di dato e fatto da circa un anno, era
estreme mante legati, ma la ragazza non le aveva mai raccontato come si erano
conosciuti…
Erano due bravi ragazzi. Lei sempre allegra e dolce, lui (demone) instancabile e protettivo
nei confronti dell’amata.
Non ci volle molto per trovare
Ichigo. Era in giardino, come sua abitudine, a pensare. Larisse
rimase nell’ombra mentre Saber andava dal ragazzo a chiedergli aiuto. Lo vide
rispondere qualcosa di sfuggita “Forse è occupato…” pensò la vampira
incrociando le braccia.
Saber tornò poco dopo, dalla sua
espressione si capiva già che qualcosa non andava. Nessuna delle due disse
niente, bastavano gli sguardi a capirsi, probabilmente Ichigo aveva qualche
faccenda importante da sbrigare…
Larisse e Saber si avviarono
verso il dormitorio dei demoni, non ci volle morto per raggiungere il corridoio
del lupo, quello riservato ai demoni. Saber fu costretta a rimanere lì mentre
Larisse lo attraversava per andare a prendere Zato.
-Torno subito- disse la vampira
prima di sparire tra le ombre.
L’angelo non ebbe neanche il
tempo di annuire che era già sola nelle tenebre. Si appoggiò al muro, era un
po’ inquietante quell’ambiente così triste e vuoto. Sembrava di essere in un
castello popolato di fantasmi. Abbassò lo sguardo, cercando di non lasciarsi
sopraffare dal panico -…- respirò profondamente, per riimmergersi nei suoi
pensieri. In effetti era un posto molto silenzioso, si
stava bene…
-Yo!-
-Aaah!- scattò in aria. Si voltò
mettendo le mani davanti al viso, indecisa se combattere o difendersi, ma
subito le abbassò notando davanti a sé –Ichigo…-
Dietro di lei il ragazzo rimase
impassibile quando la vide saltare letteralmente in aria. Dopo un primo minuto
di smarrimento, disse poi –Tutto bene?-
Saber ridacchiò forzatamente
mettendo una mano dietro la testa –Eh eh…si tranquillo!- il suo viso pian piano
si tingeva di rosso “Che figura…accidenti…perché proprio davanti a lui?”
-Sicura?- insistette lui
avvicinandosi a lei per assicurarsi che non si fosse spaventata troppo.
-Si!- ribadì
la ragazza, quindi si voltò verso i dormitori demoniaci, puntando un dito verso
l’entrata –Larisse è andata prendere Zato, partiremo subito-
-Avete una minima idea di dove
andare?-
-Uhm…- mugugnò Saber –no-
-Ah-
-Eh eh eh…-
la classica scena comica. In quel
momento Saber si stava dando della stupida per non aver subito deciso che zone
perlustrare con Larisse e Zato. Ma si sentiva ancora
più stupida a causa della brutta figura che stava facendo davanti a Ichigo.
-Saber!-
-Aaah!-
Accidenti a Larisse…
-L…Locke…- Selyn riuscì a
mormorare debolmente quel fatidico nome, un’altra volta: invano. Era l’ennesima
volta che lo ripeteva, e per l’ennesima volta no aveva
ricevuto niente in cambio. Sembrava parlasse a un fantasma “No…non è…morto…”
continuava a ripetere mentalmente mentre la morsa attorno alla sua gola si
attenuava per poi tornare ed accentuarsi. Il demone si
stava divertendo da circa cinque minuti a torturarla in quel modo, dandole
sollievo e soffocandola di nuovo, dandole sollievo e
soffocandola di nuovo, dandole sollievo e soffocandola di nuovo…
Ormai Selyn non la finiva più di piangere,
mentre, nei brevi momenti in cui le era concesso il
lusso di respirare, ripeteva invano il nome dell’amico.
-E’ morto- continuava a ripeterle
Ai.
Selyn non capiva. Nella sua mente
i pensieri si susseguivano a tratti, senza un ordinamento logico, era molto
confusa, spaventata, non riusciva a capire come il demone davanti a lei potesse
provare tutto quell’odio che la colpiva in ondate quasi palpabili di materia.
Sembrava di poter accarezzare quel sentimento che veniva
emanato dall’essere davanti a lei. Se Ai era davvero una creatura a sé stante nel corpo di Locke, Selyn non sapeva come
contrastarlo, non trovava una soluzione alla domanda che le frullava in testa:
come fermarlo? O ancora meglio, come farlo uscire per
sempre dal corpo dell’amico? Nessuno smette di odiare da oggi dall’oggi al
domani. Questo Selyn lo sapeva bene, ma era pur sempre una
mezza angelo, un essere troppo puro per comprendere appieno uno dei
sentimenti chiave del mondo demoniaco. Era una cosa al di fuori delle sue
possibilità, anche volendo non sarebbe comunque
riuscita a capire cosa spingesse la gente a odiare. Una parola così grossa
Odio. Perché provarlo? Solo perché qualcuno ha fatto un torto a qualcun altro?
L’odio porta all’insofferenza, l’insofferenza alla solitudine,
la solitudine alla pazzia, il dolore alla pazzia, la pazzia alla vendetta, la
vendetta alla guerra, la guerra alla morte, la morte all’annullamento, l’annullamento
al vuoto primordiale.
Questo terrorizzava la mente di
Selyn mentre il rapido flusso di pensieri l’attraversava
in uno dei brevi momenti di lucidità. Doveva fermarlo.
Con le forze che le rimanevano alzò le braccia per stringerle attorno al braccio
con cui Ai la stava soffocando, per poi stringerle attorno alla sua mano,
cercando di liberarsi. Ancora non volta non riuscì nell’intento, mentre il
demone tornava a stringere per l’ennesima volta –L…Locke…t-ti prego…- Selyn
chiuse gli occhi, era inutile. Se non riusciva a fermarlo, tanto valeva perire:
chi mai avrebbe sofferto per la sua morte? In quel momento, mentre si lasciava
andare, sentì che pian piano la stretta attorno al suo collo si attenuava,
lasciandola libera “ancora…no…”
-Se…Selyn…-
Facendo tesoro di una boccata
d’aria, la ragazza spalancò gli occhi, rifiutandosi di credere a ciò che le
proprie orecchie le facevano sentire. Eppure era vero. Per un attimo Locke e
Selyn si fissarono negli occhi. Sul volto della giovane apparve un sorriso
stentato: poteva ancora fare qualcosa.
Sentiva la presa sul suo collo
farsi sempre più debole, forse Locke stava riprendendo il controllo…approfittò
della situazione –Locke…aiutami…- per un attimo la stretta si fece più forte,
ma subito s’indebolì nuovamente. Era evidente la lotta che si stava consumando
tra Locke e Ai. Selyn alzò una mano per stringerla attorno a quella di Locke
–Puoi farcela- decretò convoce sicura, sembrava più convinta di quanto in realtà fosse.
Al sentire quelle parole il
demone la lasciò del tutto, piegandosi si due, per tenere il capo stretto tra
le mani. Selyn cadde a terra, senza forze. Passò un minuto a riprendere fiato,
con una mano alla gola, l’altra poggiata a terra per sorreggersi. Non appena
smise si ansimare, si trascinò da Locke, che ancora stava lottando con sé stesso. Rimase sconvolta quando vide che mentre con la
mano destra cercava di soffocarsi come prima stava facendo con lei, con la
sinistra tentava di allontanare la prima dalla gola. Col cuore in gola, il
cuore che le batteva a mille e la fredda paura che le
percorreva tutto il corpo, Selyn raggiunge l’amico, afferrando la mano che
stringeva il collo, cercando con tutte le forze che le rimanevano di
allontanarla.
-No…Selyn…ti ucciderà- sussurrò
con voce spezzata Locke.
-E allora? Preferisci farci
morire entrambi? Razza di idiota!- disse subito dopo.
La ragazza s’interruppe. Lasciò
la mano, cercando di capire cosa fosse meglio fare. Allontanare la mano
significava permettere a Locke di compiere un gesto assurdo pur di salvarla. Dal’altra parte, fermarla equivaleva a dare più chance ad Ai
di avere la meglio sull’amico.
-Cosa devo
fare…?- domandò più a sé stessa che al ragazzo che le stava davanti.
-Scappa…-
-No, resta qui! Non vuoi aiutare
il tuo amico?-
-Lasciala fuori, Ai…! Lei non
c’entra- la stretta si fece più forte.
-Bastardo, è lei la causa di
tutto!-
Gli occhi di Selyn si
spalancarono per l’ennesima volta mentre cercava di dare un senso logico a
quella situazione astrusa quanto assurda –Colpa mia?- esclamò.
-Sì- la
voce di Ai era fredda e tagliente, si distingueva facilmente da quella calda e
allegra di Locke, era come quella di un serpente che s’insinuava nella mente
della giovane ragazza per soggiogarla –è colpa tua se Locke sta così, non
capisci?-
Selyn si alzò in piedi –Non ci
credo! Lascialo stare!- urlò a pugni stretti mentre calde lacrime le rigavano
le gote rosse per la rabbia, probabilmente verso sé
stessa. Nonostante cercasse di non ascoltare Ai, di
non dar peso alle parole dure del demone, in cuor suo si stava lasciando
suggestionare “E’ vero…Locke è cambiato tantissimo da quando è arrivato…forse non
doveva succedere! E’ colpa mia! E’ colpa mia!”
-Non è vero!- ad
un tratto la voce rassicurante di Locke la ridestò, facendole aprire gli occhi.
-Voglio che tu mi ascolti bene
ora…- Ai riprese il controllo ancora una volta. Selyn
rimase immobile ad ascoltare, sembrava che persino il fiume di lacrime che
stava versando si fosse interrotto per assistere alla discussione tra i due
demoni –tu sei diventato un debole! Questa ragazza, questo demone di basso
rango…-
-Urgh…esci dalla mia testa!-
-Lascia che l’uccida…-
proseguì imperterrito il demone abissale, la sua voce si faceva sempre più
sibilante eppure calda, come se stesse facendo una proposta allettante –poi
sarai più forte…- persino Selyn rimase sconvolta sentendo quella voce, debole
com’era, era sicura che al posto di Locke avrebbe ceduto alla tentazione,
dopotutto era pur sempre un demone. Ora bisognava vedere come avrebbe reagito
Locke. Ora il tono di Ai era sempre più basso, pronto per pronunciare la
fatidica frase -…non soffrirai più…-
Soffrire. Quella parola aveva due
significati molto profondi e diversi per Selyn e Locke. Per la prima equivaleva
alla morte di una persona cara. Selyn aveva visto la sua famiglia adottiva
essere sterminata da un angelo, perciò li sopportava difficilmente. Era stata
soggiogata da un uomo, che poi aveva ucciso con le sue medesime mani. Per Selyn
il dolore era rinchiudersi dentro sé stessa,
escludendosi dal mondo, sorridendo falsamente, come aveva detto a Locke durante
il loro primo incontro “per illudere me e gli altri che vada tutto bene”. La
giovane demone si reputava una ragazza piena di dolore interno. Ma da quando
era arrivata nell’Angel Devil Academy aveva trovato un po’ di pace grazie agli
impegni che la costringevano a passare intere giornate tra i libri, agli amici
che si era fatta, grazie a Locke…
E da un po’ di tempo si ritrovava
a pensare di rado a quella mattinata quando, ancora poco più che bambina, era successo…
Per Locke il dolore era
tutt’altro. L’abbandono, l’illusione, la paura, la vendetta. Era la sua vita.
Fino ad allora non aveva avuto pace, tranne che in
quel breve periodo che era stato la causa di tutto il suo immenso odio verso
tutto ciò che lo circondava. Non aveva mai fatto parola a nessuno.
Accasciato per terra, il capo
stretto tra le mani, così violentemente da far penetrare le dita nella carne
per poi farla sanguinare, Locke se ne stava zitto, lasciando che fosse Ai a
comandare su entrambi, mentre lui, immerso nel suo dolore, soppesava la
proposta del demone che lo controllava. La tanto sospirata pace era forse ad un
passo da lui? L’espiazione tanto agognata poteva davvero essere la conseguenza
dell’uccisione della piccola ed indifesa ragazza che gli stava davanti? Era una
proposta tanto allettante quanto disgustosa agli occhi del ragazzo che, però,
non poteva fare a meno di prenderla in considerazione. Aveva sofferto troppo;
era chiedere troppo la pace? A questo non sapeva dare risposta, ma una cosa la
sapeva: uccidere Selyn non era la strada giusta. Lei che era stata sempre
gentile e premurosa nei suoi confronti, che era la prima ad averlo accolto
nell’accademia, ad avergli parlato con semplice dolcezza dopo anni ed anni
passati nella completa solitudine, pieno di dolore, covando odio. E poi, anche volendo non sarebbe lo stesso riuscito a far del male alla
ragazza. Non era ancora giunto il momento della salvezza –BUGIARDO!-
Selyn tremò quando sentì Locke
urlare, era la prima volta che sentiva la sua voce così arrabbiata, piena di
rancore, quasi crudele.
-E’ un ostacolo, ed io me ne sbarazzerò! Non riuscirai a fermarmi!- le mani di Locke si
strinsero ancora attorno al suo collo, mentre la voce del ragazzo risuonava
disperata –Non sai con chi stai parlando!- un altro forte dolore al petto lo
costrinse di nuovo a terra.
“Che posso fare?!”
-Se non vuoi assecondarmi, allora
muori! Feccia!-
“Basta, per favore…”
-Esci dalla mia testa!-
“Locke..”
Un altro urlò di dolore da parte
del ragazzo squarciò la quiete notturna. Fu solo un attimo. Selyn gli si buttò
al collo, agendo d’istinto, come sempre faceva, urlando con voce spezzata dalle
lacrime –Smettila! Vattene via! Lascia in pace Locke, mostro!- la ragazza
strinse quanto più forte poteva l’amico, piangendo a dirotto, mentre lui
fissava un punto nel vuoto senza pensare –Vattene! Vattene! Lascialo stare!-
Non sentì nulla, tanto che
temette di aver peggiorato la situazione, poi, come un raggio di luce in mezza
alla bufera, sentì le calde mani di Locke abbracciarla lentamente. Sul viso
della giovane si allargò un sorriso, mentre chiudeva gli occhi stringendo
ancora l’amico.
-Selyn…-
-Locke! E’ finita?- chiese
lasciandolo andare, per mettersi davanti a lui guardandolo negli occhi.
Il ragazzo riuscì a mormorare un
flebile -Sì…- prima che lei gli saltasse nuovamente al collo, piangendo e
stringendolo. In un primo momento non realizzò la situazione, aveva la mente
troppo stanca per capire, poi, pian piano, prese a carezzarle i capelli,
stringendola anch’egli –Tranquilla…non piangere…è tutto finito-
Sulla sua spalla, la giovane
annuiva versando ancora lacrime, sembrava inarrestabile –Sì, si…- riuscì a dire
prima che Locke si accasciasse tra le sua braccia.
La fredda aria notturna scompigliava i biondi
capelli di Saber. Era preoccupata, molto preoccupata.
Lei, Larisse, Zato e Ichigo si erano dati da fare, avevano controllato tutta la
zona attorno alla scuola. Il cellulare di Selyn risultava
muto, come quello di Locke. Larisse aveva setacciato i
giardini, Zato il lago, Ichigo aveva percorso mezza città a piedi, l’altra
mezza in volo, poi era stato urgentemente contattato dalla scuola, doveva
tornare subito. Saber e Ichigo, a differenza di Selyn e Locke, frequentavano
rispettivamente il penultimo e l’ultimo anno, infatti, con l’avvicinarsi della
primavera, e quindi degli esami, Ichigo era costretto a studiare da mattina a
sera. Cosa che alla ragazza non andava affatto bene.
Saber sospirò, era un’area troppo
vasta, anche andando a piedi difficilmente avrebbe
trovato Selyn. Solo ora capiva di essere stata troppo
avventata, sarebbe stato meglio rimanere a scuola, aspettare. Fece dietrofront
quando, dal nulla, un urlo risuonò nell’aria.
-SABER! AIUTO!-
L’angelo si voltò immediatamente,
volgendo lo sguardo verso terra, per cercare la proprietaria di quella voce
così familiare, Selyn. La avvistò poco lontana dalle cascate. Il buio le
impediva di vedere bene, doveva sbrigarsi. Volò il più velocemente che potesse
verso la ragazza, accorgendosi solo allora che ella
teneva tra le braccia qualcuno: una figura evidentemente maschile. “Locke?” si
chiese; man a mano che si avvicinava riusciva a distinguere i contorni di
Selyn, le guance rigate dalle lacrime, tremante teneva
appoggiato a lei quello che ormai era chiaro essere Locke –Selyn! Come stai?
Cosa ti è successo?!- solo allora se ne accorse.
Sangue. Ovunque.
Selyn riprese a piangere,
stringendo ancora Locke, quindi urlò disperata –Saber! Chiama aiuto, ti prego!-
mise una pano nella borsa che teneva a tracolla, ne uscì un cellulare azzurro
che lanciò letteralmente all’amica –Chiama Zato!-
L’angelo annuì, quindi fece come
le era stato ordinato. Aveva il cuore che batteva forte, faticava a tenere
l’apparecchio stretto tra i palmi, in quel momento avrebbe voluto comporre il
numero di cellulare di Ichigo per sentire la sua voce calda, rassicurante.
Invece chiamò Zato. Strano, non avrebbe mai pensato che Zato potesse avere un
cellulare. Il noioso e tonante “TU-TU” del segnale di chiamata le riecheggiò
nei timpani.
Dietro di lei, finalmente più
tranquilla, Selyn sussurrava parole rassicuranti all’orecchio di Locke,
nonostante fosse in una sorta di coma –Stai tranquillo… ora Saber chiamerà
Zato, poi ci porteranno all’accademia… tutto finirà presto-
Saber
aveva appena chiuso la telefonata, non aveva avuto nemmeno il tempo di ridare
il telefono alla proprietaria che già poco lontano da dove si trovavano
risuonavano due possenti battiti d’ali.
Il buio totale lo avvolgeva, come
se fosse in una sorta di strano coma. Riusciva a sentire tutto ciò che accadeva
attorno a lui, parole, suoni, tutto risuonava, rimbombava,
martellava nella sua mente con tanta insistenza da costringerlo ad aprire
finalmente gli occhi, che però subito si richiusero violentemente a causa della
luce abbagliate di quella che sembrava una stanza. Dov’era? Una sala
d’ospedale? Una casa? Era morto? Qualunque fosse la risposta, ormai era tutto
perduto…
Locke si ridestò a pomeriggio
inoltrato. Aveva riposato tutta la notte, le sue ferite erano state medicate
con attenzione e precisione dai medici, che a prima vista lo avevano dato per
spacciato. Una grave lacerazione al petto, rigeneratasi
automaticamente in modo miracoloso, ma non perfetto. Aveva perso molto
sangue, e le sue condizioni erano rimaste instabili per l’intera nottata. Solo
all’alba finalmente si era potuto tirare un sospiro di
sollievo, quindi lo avevano lasciato riposare. Alle quindici e
trentasette minuti, Locke Ai aveva finalmente ripreso conoscenza.
-Ahi…- si lamentò cercando di
mettersi su a sedere, ovviamente con scarsi risultati. Infatti
cadde nuovamente disteso nel letto, in preda a dolori lancinanti al petto.
-Fermo-
lo ammonì una voce maschile poco lontana –non commettere altre azioni
avventate-
“Oh no…” si lamentò mentalmente
il ragazzo alzando gli occhi al cielo “quel rompipalle…” –Non si preoccupi
oltre, professore-
Non sentendo alcuna risposta dal
professore, Locke riprovò ad alzarsi, stavolta con risultati mediocri, infatti riuscì a sedersi, per poi guardarsi intorno. Il suo
sguardo capitò sulla ragazza dai lunghi capelli color argento che dormiva
sdraiata alquanto malamente su una sedia accanto al suo capezzale. Sembrava
profondamente addormentata, gli occhi socchiusi e la bocca leggermente aperta;
doveva essere proprio stanca –Selyn…-
-Ti è rimasta accanto tutta la
notte- intervenne Zato uscendo dall’angolo di ombre che si era creato chiudendo
per bene le finestre –quando siamo tornati anche lei
era ridotta piuttosto male. Ora tocca a lei riposare- e detto ciò si avviò
verso la porta –ti aspetto nel mio ufficio alle sette per discutere
dell’accaduto- detto ciò uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
Nonostante fosse stato un suono
debolissimo, per Selyn fu abbastanza forte da costringerla ad aprire gli occhi,
emettendo un debole mugolio –Mhm…-
-Shh-
sibilò il demone dell’odio poggiandole una mano sugli occhi, come a richiuderli
–tranquilla… riposati…-
E così fece.
Accompagnata da un sonoro
sbadiglio, Selyn socchiuse gli occhi, sfregandoseli per mandar via i residui di
lacrime che non accettavano di andarsene da soli. Finalmente si sentiva
riposata, non le doleva più nulla. “Accidenti…” si disse “che giornata… avrò
dormito per ore…” ancora mezza addormentata si guardò attorno, cercando di
distinguere i contorni di ciò che la circondava. Fu allora che notò la figura
di Locke seduto sul letto. Le dava le spalle, aveva il petto fasciato, eppure
sembrava in condizioni decisamente migliori rispetto a
quelle della sera prima. Vedendolo così tranquillo, la ragazza non poté fare a
meno di lanciarsi addosso a lui, abbracciandolo da dietro –Locke!-
dimenticandosi totalmente della ferita sulla quale si era appoggiata…
-Ahi! Selyn!- urlò questo
saltando letteralmente in aria.
Quindi Selyn si staccò,
sorridendo forzatamente –Oh, scusa… ehm- gli si avvicinò, sedendosi nella sua
medesima posizione, per potersi accertare delle sue condizioni –stai molto meglio vedo! Ne sono felice-
-Sì…- rispose flebilmente il
ragazzo abbassando lo sguardo e voltandosi, in modo da non guardarla in faccia.
Capendo la situazione, Selyn rimase ferma, per una volta non agì di testa sua
“Poverino… deve essere stata dura per lui…”
-Selyn…- cominciò lui,
interrompendosi subito. “Come posso rivelarti tutto?” come poteva
distruggere il loro rapporto? Locke era sicuro che dopo la rivelazione che si
apprestava a farle, Selyn avrebbe provato ribrezzo per lui, lo avrebbe
cacciato, disprezzato, odiato, non avrebbe più voluto saperne niente. E la cosa
gli procurava una dolorosa stretta al cuore -…-
Dietro di lui, la ragazza lo
guardava con espressione seria, tuttavia triste. Qualcosa le diceva che presto
avrebbe scoperto nuovi lati di Locke di cui non era a conoscenza, e questo non
solo la intimoriva, ma la incuriosiva. Poggiò delicatamente una mano sulla
spalla dell’amico, avvertendone l’immediato calore. Un po’ lo invidiava… non
era tra i lussi di un demone della morte essere caldo, la sua temperatura corporea
rimaneva perennemente alla pari di quella di un cadavere –Dimmi…-
Con un movimento veloce della
spalla, Locke si scrollò di dosso la mano dell’amica, quindi sospirò. Quando
finalmente si fu calmato, ed ebbe preso coraggio, disse con voce flebile, quasi
mormorando –Tu sai cosa sono i demoni abissali?-
Selyn negò con il capo –No-
Con un altro sospiro, il demone
cominciò a raccontare –Immagino tu conosca la cronaca della grande guerra che
milioni di anni fa ingaggiò Satana contro Dio. Durante
quella guerra un gruppo di angeli particolarmente legati al primo si unirono a lui, costituendo così la cerchia dei Grandi. I
sette angeli neri andavano di nome: Odio, Angoscia, Dolore, Malizia, Ingiustizia,
Distruzione e Discordia. Questi accompagnarono Satana fino alla fine, cadendo
con egli negli abissi di quello che noi chiamiamo
Inferno, dopo la sconfitta. Lentamente, molto lentamente, essi si svilupparono,
accrescendo i loro lati negativi ed eliminando tutti quelli positivi. E si
trasformarono nei Demoni Abissali, i primi, potentissimi demoni mai esistiti.
Durante i secoli, con l’avvento delle diverse razze di demoni, essi vennero dimenticati, fino allo scomparire del tutto. Non si
sa né il come, né il quando, tanto meno il perché, ma morirono. In seguito le loro
anime si reincarnarono in nuovi potenziali demoni…- qui la sua voce si spezzò
nuovamente, sembrava stesse per mettersi a piangere –tra cui me- alla nuova
rivelazione del ragazzo, Selyn strabuzzò gli occhi, incredula. Ma non ebbe il tempo di ribattere, poiché Locke non glielo
lasciò –sai, io non ricordo molto del mio passato. Ricordo che da bambino fui
adottato da un uomo, che mi accudì con amore. Nonostante non fosse il mio vero
padre, gli volevo molto bene. Ma un giorno, per la
precisione il giorno del mio sesto compleanno, tutto cambiò…- un altro sospiro,
l’ennesimo –cercò di uccidermi. Aveva scoperto la verità (ancora non mi spiego
come, visto che neanche io ero a conoscenza). Dopo
quell’esperienza… scappai…-
Lasciò cadere il discorso,
avvalendosi si una lunga pausa a cui Selyn non mise
fine, immersa com’era nei suoi pensieri. Quella storia somigliava tanto alla
sua. Immaginò che Locke stesse soffrendo, anche lei ogni volta che tornava con
la memoria ai suoi vecchi ricordi, sentiva ancora un nodo al cuore. Forse dopo
sarebbe toccato a lei svelare il mistero del suo passato. In tal caso non
poteva immaginare la reazione di Locke, né tantomeno lo voleva…
-Era, o meglio, lo è ancora per
quanto ne so io, una ragazza all’apparenza debole, con lunghi capelli biondi,
occhi color cioccolato, specializzata nell’uso dell’arco, dolce, simpatica,
gentile… - a quella descrizione ma soprattutto all’enfasi che Locke infondeva
in loro, Selyn gli diede le spalle, cercando di reprimere quelle che le
sembravano lacrime –un po’ come te…- accompagnando l’ultima frase, una lacrime piccola piena di dolore cadde, lasciando sulle
candide lenzuola dell’infermeria una macchia, come segno del suo percorso.
-Dopo quella storia mi raccolse
per strada, mi portò a casa con lei. Il suo nome era… Yukino-
“Sento già di odiarla…”
-Si prese cura di me… era poco
più grande di me, ma con lei ho passato i più begli anni della mia vita con
lei…-
“Che dolore…”
-Sorrideva sempre…-
“Non tutti hanno la forza di
sorridere…”
-Diceva di amarmi-
“Ovviamente…”
-Ed io l’amavo-
“…”
-Ma poi…- e qui fece un’altra
pausa, come se sentisse le onde di rabbia che provenivano dalla ragazza dietro
di sé, che con fare rassegnato poggiava la schiena contro la sua, quasi le
servisse d’appoggio per non cadere –in una notte d’inverno, era uscita. Io ero
rimasto dentro casa, a guardare la neve cadere, ero certo che quella sera
sarebbe accaduto qualcosa- l’ultimo sospiro annunciò il macabro epilogo della
favola della principessa perfetta –lei entrò, armata del suo solito sorriso e
di un coltello. Mi disse che non era vero che mi amava, che aveva giocato con
me per tutto quel tempo, quindi provò a uccidermi. Io, non sapendo che fare,
scappai. Quella notte morì come umano e rinacqui come demone dell’odio. Da lì
in poi… fu solo buio…-
Il silenzio rimbombava per la
stanza, interrotto solamente dallo scroscio delle gocce di pioggia che fuori
irrompevano sul davanzale della finestra, o schiantandosi per poi infrangersi
in mille piccoli rivoli contro il vetro. Ancora poggiata alla schiena di Locke,
Selyn si voltò a guardare la pioggia, con uno sguardo perso, neutra, come una
morta –Mi piace la pioggia, sembra quasi che il cielo sparga lacrime di rugiada
per unirle alle mie di dolore…-
-Sì… hai ragione…-
La ragazza chiuse gli occhi., sospirando a sua volta –Mi dispiace…-
-Ora che sai ciò…- cominciò
l’altro, interrompendola – non vuoi più saperne niente di uno
come me, vero?- si vergognava in quel momento. Davanti allo specchio del suo
passato non poteva far a meno di abbassare lo sguardo, voltarsi altrove e
nascondere il dolore che si portava dietro da anni. Ora invece era stato messo tutto a nudo, e Locke era sicuro che la ragazza che
poggiava la propria schiena alla sua non volesse più saperne di lui. Sarebbe
rimasto ancora solo.
-Era notte- quelle parole gli
mozzarono il fiato in gola. A quanto sembrava ora era la ragazza che si
apprestava a raccontare qualcosa –lo ricordo come se fosse ieri. La pioggia
scrosciante batteva sulla mia pelle, il freddo era talmente forte che faticavo
a respirare, il mio fiato era mozzato da piccoli rivolti di sangue che uscivano
dalla mia bocca impedendomi una corretta respirazione. Aprì gli occhi,
guardando prima me stessa, poi ciò che mi stava attorno. Avevo il capo bendato,
così come il braccio sinistro e l’occhio destro, non so dirti se il sangue che
mi copriva quasi del tutto fosse mio o di qualcun altro. Non lo ricordo… avevo
sette anni e avevo perso ogni memoria. Solo un nome mi rimbombava nella mente:
Selenity Van de Moon. E solo di quello ero armata mentre mi alzavo osservando
per la prima volta Londra, con gli occhi di chi pensa di star andando a morire.
Cominciai a correre, rischiando di essere investita dalle automobili… al tempo
non sapevo nemmeno cosa fossero… la mia corsa si arrestò quando a causa
dell’acqua scivolai battendo forte la testa. Mi trovavo sul ponte che
attraversa il Tamigi… e lì, bardato di nero dalla testa ai piedi, un uomo mi
raccolse che ero già svenuta, portandomi a casa sua. Quando riaprì gli occhi non capivo dov’ero, furono loro a spiegarmi
l’accaduto…-
-Loro?- chiese il ragazzo
interrompendola.
Ancora poggiata alla sua schiena,
Selyn annuì –Richard ed Emily Dikson, i miei genitori adottivi. Erano due
demoni piuttosto potenti, vivevano sulla terra, da reietti. Come ben sai, a noi
demoni è vietato provare sentimenti come l’amore, ma
loro avevano scelto di provarlo ugualmente, ed erano finiti in esilio nel mondo
umano. Crebbi con loro per cinque anni, andavo a scuola regolarmente, praticavo
sport, uscivo con Emily, la domenica andavamo a far
pic pin, come una normalissima famiglia umana. Nel tempo libero mi esercitavo
con la magia, preparavo pozioni, affinavo i miei poteri psichici, mi preparavo
a diventare un demone. Quando ero a scuola ero sempre
da sola, additata come mostro a causa del mio aspetto…-
-Tsk… stupidi mocciosi. Non sanno
riconoscere la vera bellezza!- disse il ragazzo, arrossendo mentre pronunciava
quelle parole.
A quel complimento inaspettato,
Selyn arrossì abbozzando un sorriso. Ma fu solo un attimo, poiché subito dopo,
con voce piatta –Ho sopportato a lungo, ma ero solo una bambina che voleva
giocare tranquilla, ed oltre ciò ero anche la prima
forma di un demone con poteri instabili. Come sai, noi demoni assumiamo la
nostra vera forma e la totalità dei nostri poteri solo dopo essere morti come
esseri umani. Poi, un giorno, persi completamente il
controllo, ti lascio immaginare ciò che feci- il silenzio seguì le sue parole,
lasciando intuire i pensieri di Locke, tuttavia la ragazza era troppo
sovrappensiero per capire. Nonostante mantenesse un tono piatto, sentiva dentro
di sé le ferite del suo doloroso passato. Rivedeva i visi terrorizzati dei
bambini, sentiva le loro urla, ricordava il loro sangue sparso in ogni dove in
quella piccola aula…
-Poi che accadde…?-
-…- la ragazza si ridestò,
alzando leggermente lo sguardo –Ovviamente scappai. Ma
a casa ad attendermi c’era solo altra morte. Emily e
Richard erano stati uccisi dall’angelo della Morte, la mia controparte. Che tu
sappia il loro Dio permette cose simili?-
-Non lo so…-
-Non avevano fatto niente, erano
innocenti, persone che volevano solo vivere felicemente. Ma
ciò non è stato possibile…- le continue interruzioni e il tono ora più basso
della voce, il leggero tremolio quasi impercettibile, questi piccoli segni
facevano capire a Locke che Selyn era sul punto di piangere. Era la prima volta
che la sentiva singhiozzare, che la sentiva farsi piccola
piccola, come a volersi nascondere. E ora cosa avrebbe fatto?
-In casa non ero sola… c’era
ancora l’angelo della Morte…- mormorò la giovane.
A quelle parole Locke abbassò il
capo, sapeva a che punto era arrivata. Il punto cruciale della vita di ogni
demone, il momento della morte del corpo umano e della rinascita spirituale,
quel momento che ogni demone deve affrontare prima di essere definito un vero
demone. Ma non poteva né tanto meno voleva sentire il
seguito di quella storia, non voleva sapere in che modo era morta Selyn…
-Fuggii ancora, imbucandomi tra i
vicoli della città, imboccandone uno però cieco. Mi voltai, notando con mia
grande sorpresa che non c’era… forse lo avevo seminato… ripresi a scappare,
dirigendomi stavolta al porto, avevo la mente in tilt, non sapevo che fare,
pensavo che prendendo una nave sarei potuta scappare
lontano, in un'altra nazione… sentii solo un rumore fortissimo, quello di uno
sparo, poi i miei occhi si riempirono di sangue e fui costretta a chiuderli.
Non ricordo altro… penso che mi avessero sparato alla testa, non ho mai capito
chi…-
-E dopo?- la interruppe ancora
una volta il ragazzo.
Sospirando, la ragazza abbozzò un
sorriso, capiva il suo stato d’animo, per lui di sicuro non era una cosa
piacevole ascoltare il racconto della sua morte, come del resto per lei non lo
era stato il racconto di lui –Poi presi a girovagare
nella mia nuova forma, al tempo ne sapevo pressoché nulla, e non capivo come
mai gli altri non mi vedessero né sentissero…- lì si bloccò. Era giunta alla
parte finale del suo racconto, quella che non aveva mai rivelato a nessuno, un
po’ per paura, un po’ per disgusto verso sé stessa.
Che fosse il caso di rivelare anche questo a Locke? Nonostante lui le avesse
rivelato tutto (forse…) della sua vita passata, non poteva immaginare come
avrebbe reagito a quell’ultima rivelazione. Ma ormai non poteva fare altro,
l’etica glielo imponeva –fu allora che incontrai un ragazzo- sentì Locke
emettere una sorta di “tsk” indignato –era poco più grande di me, più o meno la tua età, inglese di origine, demone della
paura, gentile come pochi fino ad allora, sorrideva sempre… stordita com’ero,
non gli ci volle molto per conquistarsi la mia fiducia. Andai con lui più o meno volentieri, avevo undici anni l’epoca. Vissi per
anni insieme a lui, Jack. E’ grazie a lui se ora
conosco molte cose sulla magia e riesco a controllare i miei poteri. Non sto a raccontarti tutto… una notte, era il ventotto dicembre,
tutte le mie speranze caddero…- “Glielo dico? Se non lo faccio ora lo scoprirà in seguito… eppure…” -…mi violentò… poi
cercò di uccidermi… mi disse che in realtà non gli importava niente di me, che
l’unica cosa a cui mirava erano i miei poteri (e non ho ancora capito perché li
trovasse speciali…), quella notte, io lo uccisi…da lì mi diedi alla mia ultima fuga, quella
che mi portò qui…-
Il racconto era terminato. Selyn
in lacrime, Locke talmente arrabbiato da tremare per l’ira.
“Ho sbagliato ancora…”
Il ragazzo si alzò, dandole
ancora le spalle –Perché mi racconti tutto questo?- chiese con voce tanto
gelida quanto piatta.
Con il suo solito tono rilassato
e tristemente allegro, Selyn rispose di rimando –E tu?- quindi si alzò anch’ella dal letto, dirigendosi verso il ragazzo che non la
degnava di uno sguardo. Chissà che espressione padroneggiava il suo volto…
rabbia? Dolore? Disprezzo? “Odio?” non lo sapeva, ma poteva immaginare che in
ogni caso provasse anche una grande tristezza molto simile alla sua, mentre
poggiava il capo alla sua schiena, come in cerca di un conforto che sapeva non sarebbe mai arrivato…
-Lasciami solo…-
La ragazza non se lo fece ripetere due volte, annuì col capo ancora poggiato su
di lui, quindi si rimise in piedi, dando un ultimo sguardo alla ferita:
sembrava quasi del tutto guarita. Molto strano. Avrebbe dovuto chiedere a Zato
se nell’infermeria usassero qualche prodotto miracoloso…
Non si voltò per paura di vedere
il suo viso, mentre attraversava la soglia della porta, andando incontro al suo
destino. Sola.
Finito anche questo… finalmente mi sono decisa a impegnarmi.
Fino al capitolo sei non mi sono
per niente impegnata, e per questo mi scuso con quei poveracci che con pazienza
leggono questa tanto astrusa quanto strana fiction. In
effetti non è un tema comune quello che sto usando… ma siamo dolo
all’inizio, il bello deve ancora arrivare.
Mi scuso anche per la mia lentezza nell’aggiornare, purtroppo gli
impegni scolastici non hanno mai fine, ma questo lo sapete anche voi…
Detto ciò auguro a tutti una buona fine
dell’anno scolastico, una bella pagella (in caso contrario coalizziamoci per
una fuga dalla “prigione-casa”), e una buona giornata.
Con un suono secco e tonante, la
vecchia porta d’acero s’aprì. Nonostante fosse
abbandonata da tempo, cada Dikson era in perfetto
ordine: non un filo di polvere sulla mobilia, il giardino verde e curato,
niente era stato rubato, come se quell’abitazione fosse inaccessibile. O forse
era la leggenda della bambina dagli occhi rossi che spaventava la gente al
punto da tenerla lontana. Si diceva che molti anni prima in quella casa
abitasse una bambina dagli occhi rossi e i capelli bianchi, che un giorno,
rivelando la sua natura demoniaca, aveva ucciso tutti
i suoi compagni di casa, per poi rifugiarsi nella casa, in attesa, da sola…
Questa era tutt’altro che una
leggenda, poiché la bambina, quella che aveva compiuto la strage, esisteva
davvero. E lo sapevano tutti. Quando Selyn tornava nella casa, e qualche
passante per puro caso l’intravedeva attraverso il
cancello intenta a curare la casa, la voce si diffondeva, e la paura cresceva.
Ma quando le autorità irrompevano nella casa non
trovavano nessuno. Si pensava che la bambina, ora ragazza, fosse diventata un
fantasma, così da mostrarsi solo a chi voleva ella…
La verità era che Selyn conosceva
la “leggenda”, sapeva delle prove di coraggio che i bambini facevano la notte
appena fuori da casa sua e, da brava demone, si
divertiva a spaventarli.
E così, grazie a quella leggenda,
nessuno osava avvicinarsi senza un motivo più che valido a casa Dikson, o
meglio, casa Van de Moon.
Tuttavia, la figura bardata di
bianco che avanzava nelle tenebre notturne all’interno della casa, sembrava
essere all’oscuro della leggenda, piuttosto cercava informazioni
sull’ex-proprietaria della casa, la bambina dagli occhi rossi. Si capiva al
primo sguardo che si trattava di un giovane ragazzo, l’altezza non esagerata,
così come la figura in sé, muscolosa eppure magra, camminava risoluto, ritto,
come chi sa cosa deve fare. Da sotto il cappuccio candido che gli copriva il
volto, due grandi occhi color argento spento si
guardavano intorno circospetti. Il giovane scostò dal viso una ciocca di
capelli castani che insistentemente gli andava a coprire l’occhio,
procurandogli non poco fastidio. Non era affatto
sicuro di quello che stava facendo. Dopo anni di ricerche disperate era giunto quella strana casa abbandonata. Aveva percorso quasi
tutto il pianeta terra in cerca di quella ragazzina, senza risultati. Si era
trovato a Londra per puro caso, ma in realtà era stata la più grande fortuna
della sua vita. Non capita tutti i giorni che il Timespubblichi un articolo riguardante la
leggenda di una ragazza dai capelli rossi. Si era insospettito subito, ed era corso sul luogo il prima possibile, non senza prima
prepararsi ad ogni evenienza. Non sapeva cosa potesse celarsi tra le mura di
quella grande villa in stile gotico. Aveva scelto la notte, ma era stato
indeciso a lungo. Le tenebre avrebbero agevolato eventuali creature presenze
nella casa, tuttavia occhio umano non l’avrebbe mai notato, viceversa se avesse
scelto il giorno. Tuttavia cominciava a pensare che non sarebbe cambiato
niente: l’interno della casa era completamente buio, se non per qualche raggio
di luce che la mattina penetrava dalle finestre protette dalle tende azzurre,
dunque in ogni caso il suo potere angelico sarebbe stato penalizzato. Ma ormai
era troppo tardi per tirarsi indietro, mentre i suoi passi riecheggiavano tra
le stanze, mentre i suoi occhi scorgevano ogni minimo dettaglio, in cerca di un possibile… “intruso”. Anche se in
effetti l’intruso era lui…
Si fermò davanti a un tavolino
sistemato nel grande corridoio che portava alla serra, sopra di esso erano
poggiati diversi portafotografie. Le studiò con attenzione: una ritraeva un
uomo e una donna vestiti da sposi, quella accanto gli
stessi con accanto una bambina i cui occhi rosso sangue fecero rabbrividire per
un attimo l’angelo.
-Selyn…- mormorò con voce
profonda e incredula. Era lei, l’aveva trovata –allora sei stata qui per tutto
questo tempo…- proseguì, ma la sua più che un affermazione
sembrava una domanda. Gli sembrava incredibile… era troppo
grande per Selyn, la sua piccola Selyn, quella che aveva perso tanti anni
prima, la bambina dolce, tenera, un po’ capricciosa che lui stesso aveva
cresciuto… “Stento a credere che sia davvero lei… è cresciuta, in questa
fotografica sembra una donna… eppure è lei, ne sono sicuro. Sel…” posò la foto sul tavolo, per distogliere lo sguardo
dall’immagine della ragazza. La scoperta gli aveva fatto diventare gli
occhi lucidi, mentre sentiva il cuore battergli forte. Era una vera soddisfazione,
dopo tante ricerche aveva finalmente trovato una vera traccia. Ora però veniva
la parte più difficile. Probabilmente da quella casa sarebbe riuscito a
ricavare qualche nuova informazione su dove si trovava attualmente
la ragazza, ma era combattuto. Da un lato desiderava incontrarla, poterla
riabbracciare dopo tanti anni passati lontani, ma dall’altra aveva paura di ciò
che sarebbe accaduto. Se Selyn in tutto quel tempo non aveva contattato
né lui né Seven, significava che doveva esserle accaduto qualcosa. Aveva paura
di ciò che avrebbe potuto scoprire, tuttavia avrebbe preferito trovarla in
pessime condizioni, o senza alcun ricordo di loro, o peggio ancora, piuttosto
che scoprire che era morta. “Ormai non mi resta che cercare qualche indizio…
non ho altra scelta” forte di ciò, si avviò verso il salone. Fece un rapido
giro di tutta la casa, senza però tralasciare un solo particolare, ogni cosa
poteva rivelargli la storia di quella casa e dei suoi abitanti. Solo una cosa
lo colpì, quando passando per il corridoio principale
notò una cosa che all’entrata non aveva visto, probabilmente a causa del buio
della notte. Piccole macchie di sangue sulle pareti. Si fermò ad esaminarle: erano molto vecchie, di parecchi anni, eppure
il tempo non aveva fatto il suo corso su di loro. C’era una sola spiegazione:
lì era molto un demone. Quell’unica spiegazione però fece
raggelare il ragazzo, che al solo pensiero di chi potesse essere stata la
vittima distolse subito lo sguardo “Calmanti… di sicuro non era lei…” si disse,
ma anche questa sembrava più una domanda che un’affermazione “riflettiamo… la
leggenda della bambina con gli occhi rossi è perdurata nel tempo, queste
macchie risalgono almeno a quattro anni fa, invece l’ultimo avvistamento risale
al mese scorso. Dunque non può essere lei, nessun fantasma infesta
questa casa…” finalmente si calmò, riprendendo a respirare regolarmente, il
cuore riprese il suo battito abituale, mentre la morsa
di ghiaccio che gli attanagliava lo stomaco svaniva. Ormai sconsolato a causa
della scoperta, si alzò dirigendosi nuovamente verso l’ingresso. Se non era
Selyn, allora si trattava dei suoi genitori adottivi,
se ciò erano. “Devi aver sofferto molto, piccolina…”
*CRASH*
Scattò voltandosi verso la
direzione da cui proveniva il suono di vetri ormai
spezzati calpestati senza troppa cura da qualcuno. Una goccia di sudore freddo
percorse velocemente la tempia destra, mentre il ragazzo si preparava a
combattere. Il suo corpo prese a risplendere debolmente nella
notte, rischiarando le tenebre della casa.
-Carina… molto carina-
disse nell’ombra una voce roca.
-I tuoi
modi lasciano molto a desiderare, mio caro- una voce femminile si sovrappose
alla prima –potevamo aprire la porta… non essere tanto avventato o ne pagherai
le conseguenze, stupido-
Dopo essersi scambiati
velocemente tali battute, i due si mossero verso l’interno della casa, il primo
mettendo sottosopra qualunque cosa gli capitasse a tiro, senza alcun rispetto
per l’altrui proprietà; la seconda invece osservando tutto con attenzione, come
a voler studiare la minima cosa, in cerca di qualcosa di specifico –Mi ascolti
quando parlo? Non fare altro danno. Hai capito, Thor?-
Con un cenno del capo l’uomo, che
ora alla luce lunare si rivelava robusto con un viso quasi del tutto coperto da
cicatrici che lasciavano ben poco all’immaginazione, rispose serio –Certo. Ora
metto tutto a posto- portò le due grandi mani guantate davanti al viso, facendo
muovere la destra attorno alla sinistra, in un sinuoso movimento circolare
quasi ipnotico. In quel momento i pezzi di vetro infranto, gli oggetti messi in
disordine dallo stesso uomo che ora, attraverso un incantesimo, stava
rimettendo tutto al proprio posto, presero a sollevarsi da terra senza emettere
il minimo suono, per volare velocemente verso dove erano posti prima del loro
arrivo. Quando anche l’ultimo frammento di vetro andò a posarsi al suo
legittimo posto, completando la grande vetrata posta sulla porta d’ingresso
raffigurante una piuma azzurra (distrutta dai due che avevano fatto irruzione),
l’uomo si tirò su, per niente affaticato dallo sforzo dell’incantesimo –Va bene
così, nobile Elian?-
-Un
posto per ogni cosa ed ogni cosa al suo posto- rispose con un sorriso
indecifrabile la donna.
“Accidenti…”
imprecò tra sé e sé il ragazzo mentre in un moto di rabbia stringeva i pugni
“come hanno fatto a trovarmi così in fretta? Non è
possibile…” muovendosi lentamente, attento a non produrre il minimo suono, il
ragazzo si affrettò verso la camera di Selyn, da lì sarebbe uscito dalla grande
finestra per poi dirigersi in volo verso la foresta che circondava la casa.
Sarebbe tornato l’indomani, per controllare se i due fossero ancora lì, e nel
caso ne avesse avuta l’occasione, anche per cercare qualche indizio
sull’attuale posizione della diretta interessata. Ma i
rumori provenienti dai piani inferiori della casa lo lasciavano alquanto
perplesso. Stavano girovagando passando a rassegna ogni minima cosa, proprio
come aveva fatto lui poco prima. Il ragazzo sospirò abbassando il capo,
fermandosi nel mezzo del corridoio inondato dalle tenebre “Ma certo… che
stupido… hanno già capito che questa è casa Van de Moon… non devo farmi vedere,
ne va della vita di Sel” un pensiero non esattamente angelico attraversò la
mente del ragazzo, che spalancò gli occhi, inorridito da ciò che egli stesso
aveva considerato come possibile risoluzione del problema “non posso ucciderli…
gli angeli non devono uccidere” sapeva però che la verità era una sola: la
stirpe angelica ormai era talmente corrotta da uccidere tanto quanto quella
demoniaca, senza alcun rispetto per la vita “non mi resta altro da fare però…
se hanno già informato i loro superiori non c’è niente
da fare, la loro scomparsa non sarebbe altro che dare ai nostri nemici la
certezza che questa è la pista giusta. Però, anche impegnandomi non che ce la
farei… sono troppo forti, e i miei poteri penalizzati dal buio e dal mio
malessere fisico” e in effetti era così, era talmente
tanto che non mangiava che ormai non sentiva più i morsi della fame.
Varcò la soglia della stanza di
Selyn. Le pareti azzurre, il colore preferito della ragazza, il letto ordinato,
come se fosse appena stato fatto. Nella stanza oleggiava un dolce profumo di rosa,
infatti queste erano coltivate sul balcone fuori, in
un grande vaso. Rose bianche, simbolo della purezza e della morte, insomma
perfette per la giovane che abitava la stanza.
Il giovane strisciò silenzioso
lungo il muro più buio, senza produrre il minimo rumore “Sta calmo, fai tutto
con lentezza…” ma la parte più difficile si presentava ora: aprire la porta e
lanciarsi nel vuoto senza farsi sentire. Si accostò alla grande porta
scorrevole, scostando la tenda giusto quanto bastava per passare. Poggiò le
mani alla porta, spingendo lentamente. Non ebbe nemmeno il tempo di aprirla
abbastanza per passare che uno scricchiolio causato
dalla vecchia serratura usata di rado, riecheggiò per l’intera casa. Nemmeno un
secondo e già rumori di passi gli giungevano alle orecchie del giovane che
subito sentì le pulsazioni aumentare. Si allontanò dalla porta, dando un frenetico
sguardo alla stanza: un qualcosa che potesse aiutarlo…
I suoi occhi argentei si posarono
su una bambola di pezza poggiata sul letto. Agì d’istinto, senza pensarci
troppo; afferrò la bambolina e la buttò a terra, poco lontano dalla porta. Disfece il letto a velocità folle, come se qualcuno si fosse
appena alzato correndo. Dunque aprì completamente la
porta, lanciandosi dal balcone. Due grandi ali bianche apparvero dal nulla
sulla schiena del giovane che, attraverso la notte fredda e buia, si lanciava
verso il cielo sparendo tra le nuvole. Il suo piano era semplice, lo ripassava
mentre volava verso la luna, stranamente gialla quella notte. Aveva disfatto il letto e lanciato la bambola sperando che i due
capissero male e pensassero che la bambina della leggenda fosse realtà,
dal’altra parte, coi tempi che correvano, i fantasmi si erano annidati un po’
ovunque. Sperando in quel colpo di fortuna, continuò la sua fredda traversata
del cielo notturno, come un’ombra luminosa…
Nel luminoso ufficio risuonava un
*Tic Tac* di tasti, come di qualcuno che scrive al computer. E così era. Anche
a una preside capitava di volere una “piccola” paura di un’ora e passa nei
momenti di tensione, e quella mattina Sakura non aveva esitato troppo a
concedersi un po’ di tempo al computer, immersa nel suo passatempo preferito:
graficare. Si stava dilettando con un render e un C4D.
“Accidenti…” pensò “stamattina non riesco a far niente… sono troppo
preoccupata”
Erano passati cinque mesi. Da
cinque mesi sapeva che la sua scuola era in pericolo, da cinque mesi stava
disperatamente cercando anche la minima traccia del famoso saied che ormai era
certamente imbucato tra i suoi studenti. Poteva far
loro del male. “Maledetto!” in preda a uno dei suoi rarissimi scatti di rabbia,
chiuse Photoshop agitando nervosamente il mouse bianco, quindi si accasciò
sulla poltrona, sospirando.
-Come posso fare…?- chiese
disperata a sé stessa. Non poteva far altro che
controllare lo schedario, in cerca di un minimo indizio presente in quelle
schede d’ammissione che potesse rivelarle qualcosa, o anche solo incuriosirla.
Si alzò, dando una sistemata al lungo vestito rosa, quindi si avviò verso il
grande scaffale che occupava tutto il muro accanto alla porta. Ivi erano
contenute tutte le schede degli studenti. Le aveva controllate e ricontrollate
innumerevoli volte, ma sempre senza risultati: le apparivano tutti come ragazzi
per bene.
Aprì il cassetto più grande,
uscendo una manciata di fascicoli che posò sulle
proprie gambe mentre si sedeva sul divano con grazia e leggerezza, quasi
volasse invece di camminare.
Ogni nome passava sotto i suoi
occhi vigili, nessuno veniva tralasciato: Benihime
Zangetsu, Loren Butterfly, Shia Akako, Sakenzo Seiryu, Emit Black, Locke Ai,
Mitzuki Kazushi, Daisuke Toushiro –Cosa ci fa la scheda di un professore tra
quelle degli alunni?- esclamò. Possibile che non se ne fosse accorta prima?
Rimase in silenzio a fissare la scheda ormai ingiallita del professore della
classe angelica. Era un suo amico d’infanzia, possibile che…? No. Era solo una
coincidenza.
Prese la scheda e la ripose nel
vano apposito per lo staff scolastico. Quindi tornò alle schede. Selenity Ann Van de Moon, Lolli
Mills, Sunny Owen, Miley Fresh. Niente.
La preside
sospirò ancora, posando le schede per terra “Proprio a me doveva capitare… non
so più che pesci pigliare… ci vorrebbe qualcosa per scovare quella maledetta
spia… ma cosa posso fare? Calmati Sakura… innanzitutto devo far finta di
nulla, così da non insospettire gli altri e di conseguenza lui, gli devo far credere
che stia andando tutto secondo i suoi piani, che non so niente di lui. Devo tenere occupati gli studenti… ci vorrebbe qualcosa per
distrarli per un po’… uhm…” sul viso della preside comparve un gran sorriso “ho
trovato!”
~ Una settimana dopo…
In piedi davanti alla porta nera,
Locke indugiava a bussate. Non tanto per l’irrequietezza che provava
nell’entrare in quella stanza, la verità era che si scocciava a morte a subire
la ramanzina che Zato gli aveva promesso in infermeria. Così restava fermo con
lo sguardo fisso contro la porta di legno d’acero e il pensiero lontano.
Non ci volle molto però che la
porta si aprì da sola davanti ai suoi occhi.
“Accidenti…” pensò il ragazzo annoiato mentre la voce di Zato lo invitava
gentilmente a entrare –Entra.- molto gentilmente…
Il ragazzo, di controvoglia,
entrò nella stanza. Come aveva previsto era totalmente nera, ogni mobile o
sopramobile completamente scuro, in modo da confondersi con tutto il resto, il
che creava un effetto spettrale. Qualche flebile filo di luce entrava dalle
finestre accuratamente chiuse, che lasciavano passare solo la luce necessaria
per distinguere le cose. Il freddo era padrone incontrastato. La porta si
chiuse alle sue spalle senza emettere il minimo suono. Locke si guardò attorno
incuriosito: una grande biblioteca stracolma di libri di magia nera e bianca
(nella scuola era ormai famoso l’interesse del professore per ogni tipo di
magia, sia buona che malvagia), un divanetto di medie
dimensioni accanto alla porta, una scrivania piena zeppa di documenti e schede,
tuttavia ordinate in file poste sopra la scrivania con una cura quasi
maniacale. Sembrava che Zato tenesse all’ordine nel suo ufficio.
-Siediti-l’ordine echeggiò ancora più duro
mentre risuonava per la stanza. Locke si accomodò in una posa piuttosto
scomposta su una delle due sedie poste accanto alla scrivania, attendendo
l’ingresso del professore. Questo non tardò ad arrivare. Dalle ombre in fondo
alla stanza cominciò a formarsi una sagoma, quasi si stesse plasmando dalle stesse…
-Buongiorno professore…- disse lo
studente quando si ritrovò davanti Zato. Evidentemente la dimostrazione di
potenza non lo aveva stupito più di tanto, tanto che quasi aveva sbadigliato
alla vista del superiore “Un così bello spettacolo rovinato dal soggetto… bah…”
Il professore rimase immobile lì
dov’era apparso, scrutando il ragazzo. Avrebbero dovuto incontrarsi una
settimana prima, non appena Locke fosse stato abbastanza in forze, ma a causa
dell’avvicinarsi delle vacanze natalizie (e quindi degli odiati scrutini di
fine trimestre) era stato costretto a rimandare l’incontro. Poco male, non
sarebbe cambiato nulla, il ragazzo avrebbe avuto ciò che si meritava.
Professore e studente rimasero a
fissarsi per una quindicina di secondi senza dir nulla, sembravano sul punto di
ingaggiare un combattimento, tanto erano cattive le occhiate che si
scambiavano. Locke spavaldo e strafottente, Zato rigoroso e severo. In quel
momento ad entrambi passò per la mente lo stesso
pensiero riguardante l’unica cosa che avevano in comune: una giovane demone
che, probabilmente, avrebbe riso di gusto davanti a una scena simile.
Finalmente il professore si
mosse, sedendosi all’altro capo della scrivania, faccia a
faccia con Locke, manteneva una fredda calma, il suo viso non trasmetteva
più rabbia o qualunque altra emozione, solamente freddezza –Hai qualcosa da
dirmi o vuoi rimanere a fissarmi così?-
Il ragazzo si raddrizzò, non
voleva apparire né troppo scalmanato, né tantomeno rispettoso nei confronti di
quel professore che non riusciva a sopportare. I motivi per cui Zato gli stava
sulle scatole erano diversi: in primis era più forte di lui, e questo non piaceva affatto a Locke, poi perché era un superiore che
non reputava degno del suo ruolo, e infine perché stava molto più vicino a
Selyn di quanto potesse lui stesso (ma ciò non lo ammetteva neanche con sé
stesso).
Il professore, vedendo che lo
studente non aveva niente da dire, pronunciò con voce dura –Hai messo in
pericolo la vita dei tuoi compagni. Ti rendi conto della gravità della cosa?-
sapeva che avrebbe dato a Locke da pensare, e sapeva anche della predilezione
del ragazzo verso la sua giovane compagna di stanza, ed
avrebbe mirato proprio a quello, con l’intento di far pesare al ragazzo i suoi
errori, anche più del dovuto –Pensa a Selenity, che ti ha seguito e che tu hai
quasi ucciso. Ti rendi conto? Cosa dovrei fare in
qualità di vostro tutore?-
Le parole del professore
giungevano come lame a doppio taglio che si conficcavano nei pensieri del
giovane ragazzo che, già in conflitto con sé stesso,
cercava di trattenere la rabbia. Se ne stava seduto con lo sguardo basso,
aspettando che Zato finisse la sua ramanzina.
-Mi ha detto che non è colpa tua,
ti ha difeso a denti stretti nonostante tu l’abbia ridotta in quel modo. E tutto
il sangue sparso attorno a voi, come posso ignorare anche questo? Secondo la
norma dovrei informare la preside e farti espellere. Non farti illusioni,
l’unica cosa che mi trattiene dal farlo è Selyn, poiché probabilmente la colpa
ricadrebbe anche su di lei- il professore, nonostante la durezza e la
cattiveria sottile e quasi implicita che infondeva nelle parole, manteneva un
atteggiamento formale e una calma quasi incredibile. Stava seduto davanti a
Locke, le braccia incrociate al petto, lo sguardo dritto contro il ragazzo –ma
dammi tempo, Locke Ai…-
Accennando un sorriso divertito,
il diretto interessato si mise in piedi, fronteggiando il superiore con sguardo
prima di scherno, sul quale poi comparve dapprima una smorfia disgustata, poi
semplice rabbia. Tutte le emozioni che attraversavano Locke in quel momento, in
un susseguirsi stancante e sconvolgente. Strinse i pugni rispondendo con voce
sprezzante –Tsk… tu parli come se sapessi tutto… ma che ne sai
tu, Zato, di me?- tutto il suo disprezzo, tutta la rabbia, la disperazione,
l’odio che in quel momento minacciavano di esplodere furono concentrati in quel
nome, Zato, creando un’enfasi che fu capace di trasmettere quelle stesse
emozioni al giovane professore che ascoltava impassibile –Tu, cosa diavolo ne
sai di me? Di quello che ho passato e che sto passando?
Chi cazzo ti credi di essere?! Sai che ti dico? Eh?
Fatti i cazzi tuoi e lasciami in pace!- sottolineando
l’ultima frase il giovane demone, con uno scatto di rabbia, si dirette verso la
porta aprendola malamente, per poi chiudersela alle spalle violentemente.
Rimasto solo
nella stanza, Zato soppesava alcune idee che gli passavano per la mente
“Davvero interessante… questa scuola è piena di elementi fuori dal comune.
Non mi resta che aspettare, tanto ormai non manca molto…”
-Ti sta benissimo!- era la decima
volta che Selyn ripeteva quella frase restando senza fiato davanti alla
bellezza di Saber in abito da sera –Dammi retta e prendilo, guarda: è scontato
del 20%,è
incantevole, quel verde s’intona meravigliosamente con i tuoi occhi, non puoi
perdere quest’occasione!-
E come le altre nove volte,
l’angelo si era guardata allo specchio e, con occhio
fin troppo critico, aveva risposto –Non so… non mi convince… non mi vedo
proprio. Sembro un manico di scopa, Sely guarda qui- e diede una rapida
sistemata alla gonna lunga fino ai piedi, colorata di mille sfumature di verde,
poi indicò la scollatura –non mi sta bene… forse uno dei miei soliti abiti-
Selyn sapeva a cosa si riferisse
Saber. La sua giovane amica era stata addestrata alla nobile arte della spada,
era una spadaccina professionista, ed i suoi soliti
abiti erano divisi sì femminili, ma pur sempre militari, decisamente non adatte
a un ballo in maschera –Fammi capire, Saber. Non sai se vestirti come un
guerriero o come una donna?-
Nonostante la ragazza bionda
fosse di spalle, Selyn poté notare chiaramente il rossore sulle sue guance
grazie allo specchio posto davanti ad ella –Ehm… più o
meno- ammise questa.
Sospirando, il demone prese
l’amica per una mano, portandola lontano dai camerini, in un reparto meno
affollato del precedente –Ascolta cara… Ichigo ti ha invitata
al ballo in maschera. Lui sarà vestito come un principe azzurro, ci saranno
danze, atmosfere medioevali, la luce della luna vi illuminerà
mentre danzerete fianco a fianco soli con voi stessi- Selyn si voltò a guardare
Saber che, nell’immaginarsi la scena, era arrossita abbassando lo sguardo,
tutto procedeva secondo i piani –e tu… vorresti vivere una scena talmente
romantica con indosso una specie di roba di ferro?!-
L’angelo interruppe la sua
avanzata sgranando gli occhi di colpo. Selyn ridacchiò, era riuscita nel suo
obiettivo –Certo che no!- esclamò Saber, prese tra le mani in vestito verde di
poco prima, con uno sguardo determinato -Va bene questo!-
A quella dichiarazione Selyn si
lasciò andare a una risata, era tranquilla finalmente. Non avrebbe girato tutti
i negozi della città per trovare un vestito che soddisfacesse le aspettative dell’amica.
-Tu ci vai con Locke?-
Quella domanda lasciò spiazzata
il giovane demone arrestò il suo camminare, mentre
un’espressione di tristezza compariva sul suo candido volto. Locke. Già, Locke…
era da una settimana che non lo vedeva. Quelle ormai rare volte che si presentava a lezione faceva finta di non vederla, evitando
il suo sguardo, che, giorno dopo giorno, si intristiva sempre più a causa di
quella condizione. Evidentemente era ancora furioso, eppure non capiva il
perché; la sua storia lo aveva lasciato sconvolto e schifato… oppure c’era
sotto dell’altro? Chissà se mai avrebbe avuto risposta; sapeva però che quella
festa non l’avrebbe vissuta insieme all’amico –No… è da un po’ che non ci
parliamo…- interruppe il filo dei suoi pensieri quando uno nuovo le attraversò
la mente –aspetta… ma se ci vado con lui… tutti penseranno che siamo fidanzati!?- esclamò mentre il suo viso di colorava di scarlatto.
Davanti a lei, Saber annuì
–Perché? Non è così?- chiese con aria ingenua.
Sempre più rossa in volto, Selyn
cominciò a scuotere la testa con movimenti violenti e frenetici
–Nononononononono!- per l’imbarazzo scappò via, seguita a ruota da Saber. Le
due corsero per il centro commerciale come due pazze, la prima che cercava di
scappare dalla seconda che però, non capendo il motivo di tutto
quell’imbarazzo, la seguiva silenziosa. Quando finalmente Selyn si fermò per
riprendere fiato, l’angelo le chiese –E perché non
parlate da un po’?- riprendendo il discorso dal punto in cui l’avevano
interrotto, come se non fosse successo niente.
L’altra, ormai allo stremo, poggiandosi
contro il muro rispose –Beh, diciamo che lui è arrabbiato con me perché ho
parlato troppo…- decise di mantenersi sul vago, non le andava di raccontare
tutta la storia. Intanto poggiava una mano sul petto, riprendendo pian piano
fiato.
-Tsk… quello scemo!- esclamò tutt’un tratto l’altra –Gli darò un calcio nel sedere che se
lo ricorderà a vita!- alzò una mano, sferrando un pugno in aria con fare
violento.
Selyn rimase a guardarla
sorridendo. Era incredibile come Saber riuscisse a farla sorridere anche in
quei momenti. Eppure, mentre il suo sguardo era concentrato sulla ragazza
davanti a lei, la sua mente volava lontano, a Locke, che probabilmente in quel
momento voleva solo una cosa: dimenticarla. Sorrise tristemente; era
incredibile quanto poco bastasse a distruggere qualcosa. Eppure sperava che col
tempo avesse cambiato idea, che magari avesse dimenticato, o semplicemente
voltato pagina. Le parve si sentire gli occhi inumidirsi, dandosi della stupida
si voltò altrove, così da non farsi scoprire da Saber, che nel
mentre pagava l’abito verde. “Perché mi do tutta questa pena per un
ragazzo conosciuto da pochi mesi… non riesco a capire, che motivo ho di
soffrire per qualcuno che in fondo non tiene a me?” le pareva un pensiero un
po’ azzardato, non era certa che a Locke non importasse proprio niente di lei,
eppure non capiva. Le parole di Ai l’avevano lasciata stravolta, Locke era
davvero cambiato? A causa sua? Era un bene o un male? E soprattutto, perché
sembrava che tutti fossero a conoscenza di qualcosa che solo e soltanto lei
ignorava?! “Grr… che nervacci!”
Nella sala regnava il rumorio di
mille parole sovrapposte ad altre mille, ognuna a cercare di prevalere sulle
altre, creando sempre più disturbo per le povere orecchie di Elian che, con la
mente vagava alla notte passata, alla casa Dikson, allo spettro, non
interveniva come invece il suo ruolo le imponeva. Lei che era la tutrice del
silenzio nella sede dell’Arc Organite Ex. Solo quando la porta accanto a lei si
aprì per permettere l’entrata di Als, il suo compagno, la donna si riscosse,
alzando una mano per aria. Questa diventò man a mano sempre più fredda, per poi illuminarsi di viola. In quel preciso
momento tutta la sala divenne di colpo silenziosa. Tutti mutati dalla magia
della bellissima donna.
-Allora mia cara…- disse l’uomo
avvicinandosi a lei, guardandola soddisfatto, come se avesse appena vinto una
sfida –la tua spedizione ha avuto successo a quanto ho sentito, la piccola
Dikson ha impaurito sia te che il moccioso che
seguivi?- era vestito di verde scuro, indossava una lunga tunica terminante in
un pantalone molto largo. Sembrava un mago di età arcaica.
Elian voltò lo sguardo verso di
lui, con uno sprizzo d’odio rispose –Quel moccioso potrebbe ucciderti con un
solo colpo. La sua Luce splende molto più di quella degli altri. E’ lui il
Custode. E il fatto che si fosse rifugiato in quella casa…-
-Ti fa pensare che vi abiti la
piccola fantasmina che alberga il potere del Buio o quello del Vuoto- completò
Als con un ghigno di scherno, mentre incrociava le braccia al petto, guardando
la donna dall’alto in basso. Nonostante le apparenze, Als era più giovane di
Elian, eppure si comportava come se fosse lei la bambina da accontentare.
-E tu?- rigirò la donna con tono
sottile e tagliente –Hai trovato uno degli altri custodi?-
Rivolgendole l’ennesimo sguardo
saccente, Als si voltò a guardare i poveri ragazzi mutati. Anche lui un tempo
era stato in mezzo a loro, essi erano la parte giovane dell’Arc Organite. Quei
ragazzi erano bambini che un tempo erano stati strappati alle loro famiglie per
essere educati come macchine di guerra. Ma era
risaputo il loro stato: ridotti a semplici schiavi dai superiori passavano
intere giornate a servirli –Ricordi il saied che ho mandato in quell’accademia?
Beh, mi manda nuove notizie di giorno in giorno. Sai, ci sono studenti davvero
promettenti lì. Ha messo gli occhi su alcuni studenti
in particolare, le sue novità di questi giorni sono particolarmente
interessanti… mi ha raccontato di un ragazzo che reincarna uno dei sette Demoni
Primordiali, di un professore particolarmente attento a una sua alunna che si
comporta in modo strano. Proprio di quest’ultima sospetto-
-Ovviamente tu sospetti di una
ragazzina asociale, non di un Demone Primordiale… - ironizzò Elian alzando gli
occhi al cielo, come esasperata.
-Si nota che non stavi mai
attenta durante le lezioni, prima di salire di grado- la ribeccò l’altro
stizzito, quindi riprese –più il Potere si attarda a mostrarsi, più è potente.
Il Potere del Vuoto e il Potere del Buio sono i più potenti mai esistiti
assieme a quello della Luce. E io sono convinto che
quella mocciosa possegga uno di questi, e più probabilmente… dato il fatto che
ella non è né angelo né demone…- s’interruppe, lasciando a Elian la
conclusione.
Questa aprì di colpo gli occhi,
voltandosi lentamente verso Als –Il Vuoto…- mormorò con voce incredula. Tutti i
tasselli erano al poso giusto, il compagno poteva avere ragione.
L’uomo si concedette un sospiro,
segno della sua vittoria sulla donna. Era vero poteva essere a tanto così dal
Sacro Potere, quello che tutto può, l’Immenso come lo chiamava quando era in
mezzo ai poveri disgraziati che ancora attendevano muti, esclusi dalla
conversazione, senza neanche il privilegio di sentirla visto
che tra loro e i due capitani c’erano diversi metri di distanza e i due
parlavano a bassa voce.
-Chi è?- domandò risoluta Elian,
con il tono di chi vuole risposte immediate e sicure.
-Ho fatto qualche altra piccola
ricerca riguardante la tua indagine, spero che tu non me ne voglia- ridacchiò
l’altro –hai inseguito Chris (se ben ricordo il suo nome), Custode della Luce,
fin dentro Londra. Lì si è rifugiato in una casa abbandonata, poi avete
incontrato il fantasma, ve la siete fatta sotto, e siete scappati tutti-
La donna lo ascoltava visibilmente
arrabbiata. Teneva le braccia incrociate davanti al petto, il suo viso era una
maschera di granito, ferma ma furiosa.
-Guarda caso, la casa in cui
Chris si è rifugiato… è proprio la casa in cui fino a poco tempo fa abitava la
mocciosa di cui sospetto- visto il silenzio della donna, il ragazzo continuò
–il mio fido saied mi ha informato di alcuni strani comportamenti di questa
ragazza…-
-E menomale che eri contrario a
mandare un saied nella scuola- disse lei.
Lui la ignorò completamente,
continuando a spiegare –Costei ha voti alti in tutte le materie, un talento
naturale per la negromanzia e le pozioni e il mio saied mi ha
riferito di un breve ma intenso incontro tra loro due poco. Sembra una preda
facile-
-Bene-
assentì la donna –non ci resta che riferire tutto- la sua espressione rimaneva
neutra, eppure dentro di sé ardeva il fuoco dell’invidia. Come diavolo aveva
fatto Als a capire così tante cose in così poco tempo? Erano anni che lei
lavorava al caso, eppure non era riuscita a cavare un ragno dal buco.
L’uomo davanti a lei annuì –Andiamo-
e insieme si avviarono. La donna ebbe appena il tempo di aprire la porta che si
sentì dire –a proposito, oggi è il nove, giusto? Ma bene… ti consiglio di
tenere le orecchie ben aperte domani-
Lei si voltò a guardarlo con
espressione fredda e quasi inumana, la sua voce riecheggiò tagliente più di una
lama per le pareti della piccola stanza, gelando il sangue dei poveri ragazzi,
quando chiese –Cosa vuoi fare?-
Lui sorrise malignamente –Lo
vedrai…-
“Il momento è vicino… aspettami Selenity Van de Moon”
Selyn rientrò in accademia
assieme a Saber passate le dieci e mezza. Dopo il
centro commerciale si erano fermate a prendere un gelato triplo gusto nel
famoso bar della principale via di Arsa, l’angelo aveva cercato in tutti i modi
di convincerla a far pace con Locke, ma il demone sapeva bene che se lui era
davvero arrabbiato era inutile provare, tanto valeva aspettare e sperare che
lui si calmasse da solo.
Si erano separate davanti al
portone d’ingresso. Saber andava da un’amica, Selyn tornava in stanza. Dopo
essersi salutate, le due avevano preso due strade
diverse.
Il giovane demone camminava
piuttosto frettolosamente tra un corridoio e l’altro, era molto inquieta. I
suoi brutti presentimenti erano andati dimenticati per un po’ a causa degli
avvenimenti ultimi, ma erano tornati vividi nella sua mente quella sera.
Si sedette su una panca posta in
un corridoio aperto, coprendosi meglio con la giacca. Quella sera faceva
davvero freddo… l’inverno era ormai nel pieno.
“Troppe cose in
questi giorni… ho perso di vista parecchie cose… orihe, thea, ilenos… anche le
parole di Zato, mi è tutto sfuggito di mano. E’ meglio lasciar perdere il ballo e pensare al futuro, prima che
questo si realizzi” così ripensò ai tre bambini di orihe. Ormai era chiaro che
la ragazzina che le somigliava era lei stessa. Il periodo della sua vita di cui
non ricordava niente lo aveva vissuto assieme ad altri due bambini: Seven e
Chris. Della prima non sapeva assolutamente niente, ma sapeva
che il secondo la stava cercando. L’aveva contattata
in sogno, e quella volta al lago l’aveva protetta, da lontano, ma l’aveva
protetta. Era sicura che quello non fosse davvero lui, era solamente una sua
proiezione astrale, l’aveva avvertito subito.
Non conosceva la reale identità
della persona che in thea le aveva ridato energia, ma sapeva che le doveva
molto. Le sue parole erano state rassicuranti, come un bagno caldo in una
giornata invernale. Infine ilenos. Tutti e tre i tempi le avevano lasciato un
indizio: nihil, credere nei suoi poteri e in Lui. Ovviamente Selyn non aveva
idea di chi fosse Lui. L’ultimo indizio, anche se non lo si
poteva definire proprio indizio, era che Chris sapeva di lei, la cercava, ed
era in pericolo.
La ragazza sospirò, abbassando lo
sguardo verso le proprie mani “Il tempo stringe… e io
non ho ancora scoperto niente che possa davvero aiutarmi… il nulla, i miei
poteri, Lui e Chris… chi è in realtà Lui? E cosa ha a che fare con me? Non
riesco proprio a capire… e Zato! Sembra sapere mille cose che io non so, e non
sembra avere intenzione di dirmele… per non parlare di Locke… oddio quanti
problemi…”
-Buonasera Selyn-
La ragazza saltò in aria cercando
di trattenere un urlo. Si voltò. Dietro di lei, appoggiato a una colonna, Satan
Kinsei la guardava divertito –Faccio davvero così tanta paura?-
Selyn si esibì in un sorriso
forzato –Ma no…- poi si corresse –beh, un po’ sì…-
Kinsei ridacchiò, un sorriso al
contempo amichevole e agghiacciante –Mi fa molto piacere- mantenendosi
immobile, quasi non avesse bisogno neanche di respirare, domandò alla ragazza
–cosa ci fa un giovane demone a quest’ora fuori di camera? Da te non me lo
aspettavo, sembri così diligente…-
Un’altra risatina forzata
accompagnò la risposta che la giovane diede –Sì, so che è tardi. Stavo per
tornare in stanza. Non me ne esco con il solito “potrei farti la stessa
domanda”- Kinsei rise, Selyn si unì a lui –siediti, possiamo fare due
chiacchiere. C‘è tempo alle undici-
Il giovane uomo non se lo fece ripetere due volte, si sedette sulla panca accanto alla
ragazza con una velocità strabiliante, mentre la luce lunare illuminava i suoi
tratti così simili a quelli di Locke –E’ parecchio che non ti vedo. Ho sentito
che la settimana scorsa Ai-sama ha dato spettacolo. Mi dispiace che tu ci sia
andata di mezzo, stai bene ora?-
Selyn annuì sorridendo –Ora sì,
non preoccuparti- poi, davanti alla tranquillità quasi assurda del ragazzo,
davanti al suo sorriso sereno e placido, non poté fare a meno di domandare
–sembri molto sereno. Non ti fanno storie?-
-In che senso?- il ragazzo alzò
un sopracciglio, non capendo il senso della domanda.
-Intendo…- cominciò lei cercando
di trovare le parole adatte, ancora una volta si trovava faccia
a faccia con quel ragazzo, e ancora una volta aveva la pelle d’ora, non
riusciva a comporre frasi e faceva brutte figure –tu non sei allievo, non ti
hanno detto di andartene?-
-Ah, ora capisco- scherzò ancora
lui –per niente. Mi sono confrontato con uno studente dell’ultimo anno ieri.
Devo dire che non ho avuto la minima difficoltà nel sconfiggerlo. Era piuttosto
debole… la preside ha assistito all’incontro, dopo il quale si è addirittura complimentata per il mio stile e per le tecniche che uso… ha
detto di non aver mai visto combattere qualcuno usando una sostanza primordiale
e comune-
-Uh? Che sostanza usi per
combattere?- domandò la ragazza curiosamente.
Con una risatina sinistra, Kinsei
le rispose -Il sangue-
Dapprima Selyn non rispose,
rimanendo ad osservare lo sguardo poco raccomandabile
di Kinsei. “E cos’altro avresti mai potuto usare…?”
pensò poi lei, mentre rispondeva –Capisco…-
-Posso farti un po’ di domande,
Selyn?- chiese lui interrompendola.
-C… certo- acconsentì
l’altra, rimanendo un po’ incerta.
-Quando hai conosciuto Ai-sama?-
-Uhm…- la ragazza mise un dito sotto
il mento, alzando gli occhi al cielo, come per ricordare meglio –a fine
autunno, è qui da poco tempo…-
-Siete
grandi amici vedo…-
-Beh, diciamo di sì-
-Vi devo molto spesso assieme,
dunque pensavo che tra voi ci fosse una certa… intimità- e sottolineò
l’ultima parola.
A questa Selyn arrossì,
balbettando una specie di risposta –N-no… non siamo poi… solo… solo amici…-
-Capisco…- Kinsei sorrise
gentilmente, quindi disse –grazie per la disponibilità-
La ragazza fece un’espressione
corrucciata –Tu ti interessi un po’ troppo a Locke…
devo preoccuparmi, Kinsei?- chiese, stavolta seria.
In
risposta il ragazzo scoppiò a ridere –Ma dai… forse- detto ciò si alzò,
allontanandosi –e ora torna in camera, non è bene stare fuori a lungo…
buonanotte, Selyn- e sparì tra le tenebre.
Camminò a lungo, incurante della
reazione che aveva avuto la ragazza, era sospettosa
certo… ma non avrebbe mai capito. O forse sì. La cosa non gli
importava affatto, era in quella scuola per un motivo, e in modo o
nell’altro avrebbe raggiunto il suo scopo.
Decise di passare il giardino.
Quella spirava un vento non troppo freddo, sarebbe potuto rimanere fuori un
po’, assaporando il silenzio della notte. E così fece.
I suoi passi erano a malapena
udibili mentre calpestava la poca neve che già invadeva il giardino scolastico.
C’era un albero lì vicino… una quercia millenaria, gli piaceva passare le
serate sotto quell’albero solo con se stesso. Non appena fu accanto a questo,
posò lo sguardo sulle radici, notando qualcosa di piccolo e marrone posato
sulla neve lì in mezzo. Si chinò per vedere meglio, piegandosi sulle ginocchia,
solo allora capì cos’era: un uccellino morto. Lo invase un sentimento che
credeva di aver dimenticato: la pena. Lo prese tra le mani, osservando le sue
condizioni: era mezzo congelato ed era molto piccolo, probabilmente era morto a
causa del freddo e della fame…
Accanto al luogo in cui si
trovava il piccolo cadavere c’erano delle altre
impronte quasi del tutto cancellate dalla neve, forse il piccolo non era solo,
e lì vicino si trovava un fratello vivo o morto.
Capitolo 10: Il Plenilunio del Suo cremisi splenderà
Capitolo 10: Sangue
~ “Si aprano le
danze…”
Sakura
-Uffa! Voglio andare al ballo con Loooocke!- si
lamentò per l’ennesima volta Selyn gettandosi sulle coperte del proprio letto,
in un’esplosione si azzurro. Rivolse lo sguardo al soffitto nero, immaginando
una scena come quella che aveva descritto a Saber poche ore prima, solo che al
posto dell’amica e del suo ragazzo c’erano lei e l’amico demone. Al sol
pensiero arrossì di botto. Si sentiva un po’ stupida, solitamente erano gli
angeli quelli che arrossivano per cose banali, invece lei era un demone. “E
allora perché diamine arrossisco?!” afferrò il cuscino
della stessa tonalità delle lenzuola, stringendolo e cominciando a dimenarsi
diventando sempre più rossa. Ad un certo punto si
fermò, mettendosi seduta e poggiando (lanciando) il guanciale alle sue spalle
-Sono ridicola…- mormorò con voce flebile.
-Più che altro paurosa- la
corresse la voce di Zato. Stava seduto sul suo letto leggendo un libro, aveva
smesso apposta per osservare la ragazza arrossire senza un apparente motivo per
poi fare una specie di strana danza abbracciata al suo cuscino –sicura di stare
bene?-
In risposta Selyn esibì una
linguaccia –Sì!- si alzò dal letto, ignorando le comode ciabatte poste ai piedi
di questo. Quando era in camera spesso stava scalza,
era una sua abitudine sin da piccola. Si avvicinò al nuovissimo mobile della
camera: un trespolo comprato pochi giorni prima sul quale se ne stava
appollaiato tutto il giorno il suo adorato corvo –Tenebra, almeno tu mi
capisci…- il corvo rimase muto, in silenzio di tomba. Se fossero stati in un
cartone animato, sul capo del giovane demone sarebbe apparsa un’enorme goccia…
-Evviva… ora posso definirmi incompresa- detto ciò si
ributtò sul letto, braccia aperte e occhi chiusi.
-Dai discordi che tieni con te stessa ad alta voce-
e Zato sottolineò il “ad alta voce” –deduco che tu e
Locke avete litigato. Se proprio vuoi andare al ballo con lui fai pace e
invitalo- scrollò le spalla, come se fosse una cosa
facile.
La ragazza lo guardò malissimo –Prima di tutto non
ho ancora capito perché si è arrabbiato, in secondo non esiste che sia io ad invitarlo- alzò una mano verso il soffitto, poi poggiarla
sulla propria fronte –una volta erano i ragazzi ad invitare le ragazze, oggi
siamo noi a dover fare il primo passo… non c’è più religione a questo mondo-
Accanto a lei il demone ombra ridacchiò –Già, non
c’è più religione per nostra fortuna- quindi posò il libro di magia nera che
stava leggendo sul comodino, stendendosi sul letto –e comunque il mio era solo
un consiglio…-
Selyn sospirò –Dov’è Larisse? E’ tardi…- in effetti non aveva dato troppa importanza alla mancanza
della vampira, ella rientrava sempre all’ultimo minuto. Ma
quella sera sembrava in ritardo… la giovane sperò che l’amica non avesse
intenzione di passare la notte fuori. La scuola era un posto sicuro, ma le
precauzioni e le cure della preside Sakura verso la sicurezza interna erano
aumentate moltissimo negli ultimi tempi, l’Angel Devil Academy era diventata
molto restrittiva, quasi non sembrava vero a Selyn che era stata una degli
ultimi a vederla come l’unico posto accessibile a chiunque. Sulle porte della
sala d’ingresso era inciso con lettere d’argento “Questa scuola è aperta a
chiunque abbia bisogno di aiuto”, ma probabilmente con l’avanzare delle tenebre
e della diffidenza, quelle parole si erano arrugginite…
-Non lo so, ma spero per lei che rientri presto,
altrimenti dovrò andarla a cercare…- fu la placida risposta di Zato.
La ragazza si voltò a guardarlo –Tu vuoi molto bene
a Larisse…- sorrise, le faceva molto piacere vedere e sentire lo stretto legame
che si era instaurato tra loro due, chissà se anche lei era considerata una del
“gruppo”…
-Logico. E’ una delle prime alunne che ho conosciuto,
l’ho allenata e istruita, divido la camera con lei- spiegò lui senza guardare
in faccia Selyn, come se stesse facendo un discorso ovvio –proprio come con te…-
A quelle parole gentili la ragazza sorrise –Grazie…-
Le undici scattarono. Con un gesto lento e debole
Selyn si mise a sedere sul letto, che fine aveva fatto Larisse? Era
preoccupata, sentiva il cuore battere al ritmo dell’orologio –Larisse… dove diavolo sei?-
-Sono qui- la voce di Larisse riecheggiò per la
stanza. Contemporaneamente Selyn e Zato cominciarono a guardarsi intorno, alla
ricerca di quella massa di capelli rossi. Ad un certo punto qualcosa di piccolo
e nero volò davanti a Selyn, che subito si spaventò indietreggiando; solo dopo
capì di cosa si trattava: un pipistrello –Larisse! Sei un pipistrello!- anche
il demone professore si voltò a guardare quello che cominciava a deformarsi in
uno spettacolo disgustoso ed emozione nate al contempo, per assumere le
sembianze della giovane vampira con cui condividevano la stanza.
-Buonasera ragazzi, scusate ma stavo
“sonnecchiando”-
Selyn non poté fare a meno di scoppiare a ridere
assieme alla vampira, mentre Zato le guardava con il solito disappunto. Come
potevano ridere per cose talmente banali? Con un borbottio si distese comodo
sul proprio letto, riprendendo il libro per immergersi nella lettura del
capitolo riguardante le pozioni a base di radice di mandragola.
-Allora Selyn, cos’è questa storia che vuoi andare
al ballo con Locke? Perché non ti fai invitare?- chiese curiosa la vampira
accomodandosi sulla sedia accanto alla scrivania.
-E’ una storia lunga… credo che ci andrò da sola… e
tu Lari? Quanti ragazzi ti hanno invitato?- chiese con ironia Selyn, sicura che
l’amica aveva ricevuto moltissimi inviti.
-Meglio se non tocchiamo questo
argomento… ma ho già deciso con chi andrò- affermò la vampira, fermandosi per
incuriosire l’amica, dopo dieci secondi puntò un dito verso il povero
malcapitato che condivideva la stanza con le due ragazze –con Zato!- urlò.
Selyn scoppiò a ridere, mentre il diretto
interessato alzava il viso dal libro, con un’espressione tagliente e glaciale
–Io alla festa non ci vengo, meno che mai con te che sei mia alunna-
Larisse abbassò lo sguardo, facendo
l’offesa –Però se era per Selyn ci andavi…- per apparire più tenera mise le
mani davanti alla bocca, facendo gli occhioni dolci all’amico.
Questo negò con il capo –Non ci vengo
alla festa- ribadì secco.
-Uffa!- Larisse si alzò
dalla sedia per poi sistemarsi sul suo letto –Allora non so con chi andare-
-Beh, almeno tu hai chi ti invita…-
sospirò l’altra ragazza mentre il suo pensiero correva per l’ennesima volta a
Locke. In quel momento qualcuno bussò alla porta della Luna Scarlatta,
attirando l’attenzione dei tre occupanti. Selyn si alzò –apro io- disse.
Nessuno di loro aspettava visite, forte di ciò voleva essere la prima a vedere
in faccia colui che aveva il coraggio di andare in
giro per i dormitori alle undici e dieci…
Aprì lentamente la porta. Nessuno. Sporse un po’ il
capo per osservare prima a destra, poi a sinistra, ma niente, l’unica cosa che
vedeva era il buio spettrale dei corridoi del dormitorio demoniaco, illuminato
solo da qualche debole raggio azzurro di luna che penetrava dalle finestre
creando mille sfumature bianche, nere e blu. Per un attimo la ragazza ebbe
paura, sembrava una di quelle scene dei film dell’orrore
in cui un personaggio sporge la testa e poi, in meno di cinque secondi, gli
altri personaggi rimasti dentro vedono il suo cadavere accasciarsi al suo,
senza testa. La ragazza deglutì rientrando in fretta. Si voltò verso Zato e
Larisse –Non c’è nessuno-
Il ragazzo la guardò con espressione corrucciata
-Entra e chiudi subito-
Avvertendo la tensione nella sua voce, la ragazza
fece immediatamente come le era stato ordinato. Proprio mentre serrava la porta notò un foglio bianco che sporgeva da sotto di essa.
Si chinò ad osservarlo senza precauzioni, cosa poteva mai farle un pezzo di
carta? Solo quando lo sfilò da sotto la porta capì
cos’era in realtà: una busta con dentro una lettera. Sul resto di questa era
scritto: Selyn Van de Moon –E’ per me…- si voltò verso Zato e Larisse che
osservavano silenziosi e curiosi. La ragazza si alzò, dirigendosi verso la
sedia, dove si accomodò mentre già scartava la busta, estraendone un foglio
pulitissimo, sembrava pergamena. Avrebbe potuto giurare che profumasse di erba
bagnata. Larisse le si avvicinò, leggendo ad alta voce
il contenuto della lettera –Cara Selyn, nonostante sia passato molto tempo dal
nostro ultimo incontro e tu non ti sia fatta sentire (e ciò mi porta a pensare
che tu abbia accidentalmente perso il foglio che ti avevo dato poco prima di
separarci), sento un grande bisogno di rivederti. Le mie origini nobili mi impongono di ricorrere ad un invito scritto per invitare
la ragazza più bella della scuola (quale sei tu) al ballo che si terrà domani
sera nella sala rossa dell’istituto Angel Devil Academy. Avrei preferito
invitarti di presenza, ma spero che la mia lettera sia ben accetta. Confidando
in una tua risposta affermativa, ti auguro la buonanotte, cara Selyn. Drew
Grey-
Per circa trenta secondi il silenzio assoluto regnò
nella stanza. Al trentunesimo secondo nei dormitori demoniaci si sentì un
esplodere di risate provenienti dalla Luna Scarlatta. Selyn non aveva mai visto
Zato ridere così di gusto, mentre Larisse era stata costretta ad appoggiarsi al
muro con le lacrime agli occhi. Quando (dopo circa due minuti) i due si
calmarono, l’unica reazione di cui la diretta interessata fu capace fu un
semplice –Sì… accidentalmente… dove avrò gettato quel foglio?-
Altri trenta secondi vennero
passati dagli altri due demoni a ridere di gusto per la brutta figura di Selyn
che nel mentre era arrossita fino alla punta dei capelli “Drew, maledetto
disgraziato…”
La grande foresta che costeggiava la scuola era
perennemente silenziosa, come se fosse pietrificata da qualche potente
incantesimo che le imprigionava senza lasciarle scampo. Ai piedi egli alberi la
neve adornava il terreno, colorando di bianco l’erba. Avvolta in un cappotto
nero a causa del freddo che infuriava ogni notte, una figura alta e magra si
aggirava tra gli alberi, come in cerca di qualcosa. Non ci volle molto perché
una nuova figura vestita anch’essa di nero la raggiungesse. In seguito, mentre
la neve candida cadeva su di loro, si scambiarono veloci parole sottovoce.
Tutto era ormai pronto.
Da una delle finestre più alte della scuola, una
terza figura osservava la scena. Una debole luce illuminava i suoi occhi viola.
Sembrava che tutto fosse pronto, la sera dopo avrebbero
agito. Non gli rimaneva che avvicinarsi alla ragazza e catturarla –Ormai manca
poco…-
Dieci dicembre. Ore 07:15
Con il cuore che le batteva fortissimo, Selenity Ann
Van de Moon si ridestò, cercando di trattenere un urlo. La sua notte era stata
occupata dall’ennesimo incubo che l’aveva fatta svegliare in un bagno di
sudore, con gli occhi spalancati come in cerca di aiuto, le guance rigate da
lacrime versate durante la notte. Cercando di regolare le pulsazioni, la
ragazza si mise a sedere sul letto, poggiando le mani contro la fronte
imperlata di sudore gelido. Controllò la camera: era sola. Probabilmente Zato
era già immerso nei suoi allenamenti mattutini e Larisse era corsa chissà dove.
-Accidenti…- disse a sé
stessa asciugandosi le lacrime con un gesto di stizza. Non ne poteva più, non
era possibile andare avanti così! Questa volta il suo sogno riguardava quella
serata, sentiva che sarebbe successo qualcosa di orribile “Un motivo in più per
non andarci e non mettersi nei guai…” pensò. Si stese sul letto in modo malo, lasciando
che la camicia da notte si stropicciasse talmente tanto da scoprirle quasi
totalmente le gambe, aprì le braccia emettendo un lungo sospiro rassegnato. SI
sentiva molto stupida “e un motivo in più per andare e cercare si sventare il
pericolo… posso quasi sentirlo sulla pelle… dannazione!” l’imprecazione era
dovuta al fatto che si era resa conto che non aveva
altra scelta se non quella di accettare l’invito di Drew. E la cosa non le
andava neanche un po’… cominciò a dimenarsi come aveva fatto la sera prima,
prendendo il suo cuscino per poi lanciarlo contro la porta finestra –Uffaaa!
Non voglioooo!-
Il suo urlo disperato risuonò in tutto il
dormitorio, incuriosendo molti che in breve si appostarono dietro la porta,
nella speranza di sentire qualche altro strepito. Quella sì che era musica per
i demoni.
Ma Selyn non li accontentò, infatti
si alzò dal letto, dirigendosi verso la finestra, poi prendere e buttare il
cuscino al legittimo posto. Quindi aprì la porta,
uscendo sul balcone. Anche quella mattina l’aria era molto fredda e un vento
gelido le sferzava il volto facendole assaporare un dolore tutt’altro che
sgradevole, la neve giaceva poggiata delicatamente sulla ringhiera. La ragazza
poggiò le mani su di essa, sporgendosi per osservare il panorama sottostante
–Wow!- esclamò strabuzzando gli occhi –E’ tutto bianco!-
Tutto il giardino, reduce da una notte di forte
nevicata, era imbiancato fino all’ultimo filo d’erba. L’acqua della grande
fontana che si ergeva davanti al cancello d’entrata era diventata puro
ghiaccio, e qualche angioletto la stava usando per i propri allenamenti di
pattinaggio su ghiaccio –Evviva! Oggi è sabato!- quasi urlò la ragazza. Da
quando tutto il putiferio aveva avuto inizio aveva
dimenticato della sua adorata “tradizione”: il sabato pomeriggio era sempre
stato dedicato agli allenamenti di pattinaggio su ghiaccio. Ora finalmente
avrebbe potuto riprendere.
Inspirò l’aria fredda, accorgendosi solo allora che
i suoi piedi, come sempre scalzi, stavano lentamente assumendo un colore simile
all’azzurro. Sbuffò, creando una nuvoletta bianca davanti alla
proprio bocca. Non le piaceva affatto essere albina, i
cambiamenti di colore della sua pelle si notavano a colpo d’occhio. Rientrò
dentro la stanza, chiudendosi alle spalle la porta con un rumore sordo. La
visione della neve mattutina le aveva rimesso il buon umore. Aveva già un’idea
in mente avrebbe sfruttato la lettera di Drew per convincere Locke ad invitarla al ballo. Strinse i pugni con un’espressione
determinata –Sì! Ce la farò!- così corse a vestirsi, quella mattina avrebbe avuto molto da fare…
Dieci dicembre. Ore 9:30
Locke stava uscendo dalla propria stanza con
espressione serena. Quella mattina era stranamente allegro, aveva salutato
Skeit lasciandola il stanza a decidere quale invito
accettare. L’avevano invitata due ragazzi e lei non voleva dire di no a nessuno
per la paura di renderli tristi. Era una ragazza molto gentile,
ma Locke la reputava decisamente poco femminile. Mitzuki invece non
aveva ricevuto alcun invito poiché essendo nella scuola da pochissimo
non conosceva nessuno altro i suoi compagni di stanza, due angeli e una ragazza
demone dall’aspetto di angelo. Aveva fatto subito amicizia con Locke, erano
usciti e si erano divertiti molto. Quella mattina Mitzuki aveva intenzione di
chiedergli di andare al ballo con lei, ma non era riuscita a chiedere prima che
lui andasse via –E’ sempre fuori, torna solo a dormire. Uffa!- si era lamentata
con Skeit.
Selyn correva per il dormitorio demoniaco alla
ricerca di Locke. Sapeva che era lì, il sabato mattina le lezioni erano
sospese, e lui passeggiava per la scuola senza una meta, sempre da solo. Se
fosse stata fortunata lo avrebbe trovato subito. Passò
davanti alla stanza in cui alloggiava, bussando alla porta. Questa venne aperta quasi subito da Mitzuki –Ciao Selyn!- la salutò
allegramente.
-Ciao Mitzuki- rispose l’altra –come stai? E’ tanto
che non ti vedo- sorrise.
-Bene, ma tu non mi sembri in buona forma. Dovresti
mangiare di più o diventerai uno scheletro ambulante- scherzò il demone bardato
di nero.
Selyn rispose con una risata forzata, aveva davvero
uno strano senso dell’umorismo quella ragazza –Scusa se disturbo, volevo solo sapere se Locke è qui…-
-Ah, non mi ci fare pensare per favore. E’ sparito
tanto per cambiare, torna in camera solo la sera per dormire, per il resto è
sempre fuori. Lo sto cercando anch’io…-
La cosa non piacque affatto
al demone shinigami, che nel mentre aveva notato Skeit seduta sul suo letto con
in mano due buste –Buongiorno Skeit! Anche tu non sai con chi andare?-
-Ciao Selyn… lasciamo perdere,
è un vero dramma…- sospirò l’altra, quindi riprese a contemplare le due buste.
Selyn si rivolse a Mitzuki –Ti hanno invitata?-
L’altra negò con il capo –Non conosco
nessuno, chi mi dovrebbe invitare?-
-Mi spiace…-
-Per questo cerco Locke, chissà… magari lui mi invita-
-Ah…- mormorò l’altra, ora sì che aveva un problema…
aveva una rivale. “Aspetta… rivale? Ma che sto a pensare?!
E’ solo per una sera!” per un attimo credette di essere
arrossita, ma si calmò subito. Non poteva davanti a Mitzuki.
-Aspetta…- riprese questa –tu conosci Locke?-
-Certo- sorrise Selyn –siamo
grandi amici, sono stata io a dargli il benvenuto quando è arrivato- disse come
se si stesse vantando di conoscerlo da prima di lei.
-Ah, beh, io divido la stanza con lui e ti assicuro
che è un tipo molto ordinato e preciso- disse di rimando l’altra.
-Lo so, siamo usciti parecchie volte. Ne abbiamo
viste di cotte e crude!- esclamò allora Selyn ricorrendo con la mente alla loro
ultima uscita.
-Anche io sono uscita spesso con lui. L’ultima volta
abbiamo volato di notte sopra la scuola. E’ stato molto romantico…- in quello
che ormai era un botta e risposta, Mitzuki svelò la sua ultima carta alla quale
Selyn si ammutolì, abbassando lo sguardo, triste.
-Capisco… beh, allora io vado. Ciao- così si congedò
velocemente la ragazza, cominciando a correre via, lontana da Mitzuki, mentre
tratteneva le lacrime. “Bene… davvero molto bene…” si fermò davanti al giardino
interno, stringendo i pugni, sguardo basso “se è questo… allora niente…” ma
nonostante cercasse di trattenere le lacrime fu costretta a mettere una mano
sulla bocca per non tradirsi. Si voltò, decisa a tornare in camera e lasciare
che fosse Mitzuki ad avere la meglio… cosa poteva
volere di più?
*BUM*
“Comincia a diventare un’abitudine…” si ritrovò a
pensare la giovane ragazza mentre si lasciava cadere, gli occhi ancora chiusi.
Era troppo triste il suo destino, doveva a tutti i costi presa in giro da
tutti, probabilmente anche la persona con chi aveva sbattuto stava per
prenderla in giro…
-Selyn!-
“On no…” la ragazza aprì gli occhi, ritrovandosi tra
le braccia dell’unica che persona che in quel momento voleva e non voleva incontrare –Scusa…- disse allontanandosi da Locke.
Se non fosse stato per il fatto
che non si parlavano da circa una settimana, il ragazzo che avrebbe
sicuramente chiesto come stava, se era sicura di non essersi fatta niente, ma
in quel momento si era astenuto. Così per trenta secondi buoni tra i due aveva
regnato il silenzio assoluto, carico di imbarazzo e
tristezza.
-Allora… come va?- chiese finalmente Selyn
raccogliendo un po’ di coraggio, già le sue gote cominciavano a farsi rosee
mentre la ragazza si copriva col colletto della maglia che indossava.
-Male, c’è troppo freddo…- rispose l’altro
indirizzando lo sguardo altrove per non guardarla negli occhi.
-Già… piove molto… però ho letto sul giornale che
nel fine settimana forse torna il sole…-
-Eh, vatti a fidare delle previsioni del tempo…-
-Già…-
A tal discorso quasi insensato e del tutto fuori
luogo seguirono altri dieci secondi di silenzio durante i quali i due non si
guardarono mai in faccia, come per farsi un dispetto l’un l’altra.
Ma stavolta fu Locke a romperlo, chiedendole –Come
va…?- e indicò il proprio collo, riferendosi a quella volta in cui l’aveva
quasi uccisa.
Dapprima la ragazza non realizzò, poi aprì gli
occhi, come chi capisce una cosa ovvia, e con un gran sorriso rispose –Bene! Mi
sono completamente ristabilita! Sono un gran forma ora!-
-Bene…- rispose lui ricorrendo con il pensiero a
quella giornata stupenda rovinata da Ai, anzi, da lui stesso. Eppure lei non lo
aveva mai ammesso, non gli aveva mai dato la colpa
dell’accaduto, e fu proprio questa considerazione unita al suo dolce sorriso
che lo spinse a dire con voce un po’ più calda –mi fa piacere-
La ragazza non rispose, limitandosi a sorridere, felice
di quel piccolo seppure grosso cambiamento. In quel momento un colpo di vento
più forte fece svolazzare via dalla borsetta che Selyn teneva a tracolla una
busta bianca, che andò a poggiarsi ai piedi di Locke, il quale la prese,
porgendola alla proprietaria –Invito alla festa?- chiese tornando freddo come
il ghiaccio.
Selyn riprese tra le mani la busta, chinando il capo
come depressa “Ci mancava solo questo…” –Eh sì… un rompiscatole che mi fa una
corte terribile mi ha invitata-
-E intendi andare con lui?- chiese lui
interrompendola.
“Preferirei andare con te…” Selyn si diede della
stupida. Perché non diceva mai quel che pensava? Affranta rispose –Beh, nessun
altro lo ha fatto… però… vorrei andare con qualcun
altro-
Il ragazzo non le diede il tempo di completare la
frase che aveva già girato le spalle, pronto ad andarsene. Quel discorso lo aveva innervosito più del dovuto, e anche ingelosito… “Bah,
ingelosito, perché poi? Tsk… merda!”
Dietro di lui Selyn era rimasta a guardarlo con
espressione esitante. Buttarti o no? “Ma sì, tanto che ho da perdere?!” -Come te…-
Locke arrestò la sua avanzata, rimanendo immobile,
ma pur sempre girato di spalle “Colpito e affondato…”
-Beh, sempre che a te vada bene…- riprese con voce
bassa la giovane. La sua tonalità era strana, quasi infantile e con un ché di dolce, tanto che quasi non la riconobbe.
Locke rimase a lungo in silenzio, ancora voltato,
rosso in viso e immerso nei suoi pensieri. Perché accadeva tutto ciò? Perché
era tutto così dannatamente complicato? Emise un sospiro a metà tra il
rassegnato e il dubbioso.
Dietro di lui Selyn rimaneva col fiato sospeso,
anche se ormai era quasi sicura che lui avrebbe rifiutato, Le era bastato poco
per farsene una ragione: che cosa poteva mai trovare un ragazzo come lui in una
piccola illusa come lei? Eppure, non sapeva il perché, ma restava in trepida
attesa, confidando nella tanto sperata risposta positiva.
Ma questa non arrivò. Senza
proferir parola Locke si avviò lungo la sua strada, lasciando la ragazza sola.
Selyn rimase ferma per diversi minuti ad ascoltare
il suono dei passi veloci dell’amico che si allontanava, quasi stesse scappando
da lei. Poi abbassò lo sguardo, trattenendo qualche lacrima. “Tanto lo sapevo…”
fu l’unico pensiero sensato che riuscì a formulare mentre se ne tornava nella
Luna Scarlatta, dandosi della stupida per l’aver anche solo sperato in un “sì”.
Quella mattina le sembrava molto più fredda rispetto alle altre, il gelo era
talmente forte da attanagliarle il corpo in una morsa indissolubile. Prima di
rientrare nella camera però volle fare una cosa: prese dalla borsetta la
lettera di Drew, scrutandola con sguardo triste e rassegnato. Un suono secco
risuonò nel corridoio, mentre la ragazza riprendeva il suo cammino lasciando
come segno del suo passaggio pezzi di carta strappata.
Finalmente la ragazza raggiunse la porta,
accostandosi ad essa per poi aprirla. Solo allora si
accorse di un pezzo di carta infilato nella fessura sotto di essa. “Ancora? Chi diavolo è adesso?!” pensò mentre sperava con tutto il
cuore che il biglietto fosse indirizzato a Larisse. Lo prese in mano, scorgendo
il suo nome sul retro di essa. Sospirò tristemente. Si
sedette sul proprio letto, rimanendo a fissare la busta, indecisa se aprirla o
no. “Dai Selyn… nel peggiore dei casi può essere quello sfigato
di Andrea…” ma dopo quello che aveva appena passato non aveva la minima voglia
di sorbirsi altri complimenti finalizzati a una sola cosa: rimorchiarla. “E poi che cosa ci trova la gente in me? In
questa scuola ci sono ragazze molto più belle…” lasciò sul comodino la busta,
stendendosi sul letto. Passò circa dieci minuti a fissare il soffitto,
ripensando agli ultimi avvenimenti. Avrebbe tanto sfogarsi con qualcuno, ma con
chi?
Un colpo di genio le attraversò la mente, mentre un
sorriso le si allargava sul volto. Sapeva a chi
rivolgersi. Si alzò, uscendo dalla stanza e correndo verso la biblioteca,
l’unico posto in tutta la scuola ad essere provvisto di moderni computer con
collegamento ad internet.
Dieci dicembre. Ore 10:47
Home page: Msn
Messenger. Benvenuto.
Accedi: elly_vandemoon@hotmail.com
Password: *********
Accedere ad msn, il
messenger più famoso al livello mondiale. Non ci aveva proprio pensato. Erano
anni che non vi accedeva, chissà se qualcuno dei suoi pochi contatti si
ricordava di lei… sorrise al suo nick name: Elly. Erano anni che nessuno la
chiamava Elly, e in effetti erano anni che si chiedeva
cosa avesse in comune il suo nome con Elly. Non ricordava più per quale fatto
astruso le avevano affibbiato quel nomignolo che comunque le piaceva davvero
molto. La pagina finì di caricarsi, mostrando la lista dei suoi contatti. C’era
un ragazzo che aveva conosciuto via messenger col quale aveva un gran bel
rapporto, era americano. Non le ci volle molto per trovarlo, era connesso. Fece
per premere sul suo nick, ma all’ultimo momento esitò. Era passato troppo… si
sarebbe ricordato di lei? Le avrebbe parlato? Non poteva far altro che
scoprirlo, così munendosi di coraggio ciccò sul suo nome.
Elly scrive:
Ciao…
Liam scrive:
Elly! Sei proprio
tu!? O_O
Elly scrive:
Sì, ciao Liam ^^
Liam scrive:
Ellyyy!! ** ciao!
Non posso credere di rivederti! Eri sparita! Pensavo mi avessi bloccato…
Elly scrive:
Scuuusa! ><
ho avuto molti problemi in questi anni, è tantissimo che non ho sottomano un pc
^^”
Liam scrive:
Non preoccuparti,
l’importante è che tu stia bene ^^ sono felice di risentirti!
Elly scrive:
Anche Elly è felice
di risentire Liam! ^^/
Liam scrive:
Hai idea di quante
cose mi devi raccontare? Beh, io sì xD quindi comincia, me
ascolta **
Elly scrive:
Tutto?! OO” è una
storia un po’lunga…
sono qui solo per sapere come stai… dimmi, tutto ok?
Liam scrive:
Sì, aspetta che mi
libero di due rompiscatole così parlo solo con te…
Elly scrive:
Ma no… se sei occupato ci sentiamo in un altro momento…
Liam scrive:
No
Liam scrive:
Sono anni che non
ti sento, e ora voglio farmi una rimpatriata
Liam scrive:
Capito? ò_ò
Elly scrive:
Oki! ><
Liam scrive:
Momento… asp… ok,
ora sono qui ^^ allora, io? Beh, non è cambiato assolutamente nulla =.=
Elly scrive:
Come sta tua madre?
Liam scrive:
Ci credi se ti dico che dopo sette anni ancora soffre come una dannata
per colpa di quel bastardo di mio padre?
Elly scrive:
Mi dispiace…
Liam scrive:
Se lo vedo gli spacco le ossa…
Elly scrive:
Non dire così…
Liam scrive:
Abbandonare moglie
e figlio è da bastardi codardi! Spero che… bah, meglio che non parlo…
Liam scrive:
Mi sono lasciato
con Jennifer, ho capito che le interessava solo una cosa =.= le
becco tutte io le… hai capito
Elly scrive:
Lasciamo perdere, non tocchiamo l’argomento
libere professioniste/maniaci per favore =.=”
Liam scrive:
ò_ò uhm…
Elly scrive:
=p
Liam scrive:
xDD
Elly scrive:
Buaaaaaa xDD
Liam scrive:
E tu? Cel’hai il
ragazzo?
Elly scrive:
=___________________=
no
Liam scrive:
Non ci credo xD
Elly scrive:
Solo tu capisci il
fascino di un’albina ==”
Liam scrive:
Io sono
intelligente A_A
Elly scrive:
Ehm… sì Liam, sì…
Liam scrive:
xD
Elly scrive:
xDD
Elly scrive:
C’è un ragazzo… non
capisco bene cosa provo per lui…
Liam scrive:
Cosa provi quando stai con lui?
Elly scrive:
Sono così ->
*//*
Liam scrive:
Sei cotta…
Elly scrive:
O///O ma…! Che dici?!
Liam scrive:
Affidati alla tua
sibilla dell’amore xD
Liam scrive:
Davvero Selyn, anche io ci sono passato =) credimi
Elly scrive:
…
Elly scrive:
Lo so…
Liam scrive:
Che posso dirti?
Buttati, l’amore va vissuto. Se no che viviamo a fare? Per marcire lagnandoci?
ò.ò”
Elly scrive:
-.- ehm… va bene,
ci proverò. Ora come ora sono in un college, sai? ^^
Liam scrive:
In Inghilterra?
Elly scrive:
Sisi ^^
Liam scrive:
Non ti annoi? ò_ò
Elly scrive:
Nu °-° diciamo che
è difficile annoiarsi qui xD
Liam scrive:
Immagino xD oh
cavolo…
Elly scrive:
?
Liam scrive:
Devo uscire con mia
madre =.= scusa Elly…
Elly scrive:
No problem ^^ ci
sentiamo presto allora =)
Liam scrive:
Ok! ~.^
Liam scrive:
A presto Elly, tvb
Elly:
Ciau =3
Selyn spense il computer. Non aveva avuto il tempo
di sfogarsi, ma Liam l’aveva consigliata. Buttarsi a capofitto? Prima di tutto
però voleva capire cosa provava veramente per Locke…
Spostò la sedia sotto una finestra, osservando fuori
dalla piccola vetrata la foresta. Era tutto così tranquillo… i vetri erano
appannati a causa della condensa, sembrava tutto morto. La ragazza si sedette
comodamente, già immersa nei suoi pensieri.
Erano passati diversi anni, e ne aveva vissute di
cotte e crude, ma se c’era una cosa che non aveva mai dimenticato
erano stati gli anni passati al fianco di jack, l’uomo che innumerevoli volte
le aveva detto ti amo, ingannandola e sfruttandola. Selyn si era ripromessa che
non sarebbe mai più caduta nella trappola dell’amore, era un gioco troppo
pericoloso… eppure quando stava accanto a quel ragazzo la sua maschera di
ghiaccio, quella che portava con tutti, si scioglieva miseramente. Lo sentiva
vicino, troppo vicino. Eppure lo conosceva da meno di sei mesi… era possibile
provare qualcosa del genere dopo così poco tempo? E se anche lui l’avesse
usata? “In fondo a nessuno è mai interessato più di tanto
cosa provo… cosa penso… per gli altri io non conto granché”
Se tutto si fosse rivelato un grande sbaglio, che
cosa avrebbe fatto?
-Buttati, l’amore va vissuto…- disse alzandolo
sguardo al cielo scuro –se tutto ciò fosse un’illusione… sono pronta a viverla.
Non vivrò nell’ombra, combatterò per chi… amo… ce la posso fare…-
Ora ne era sicura. Era vero: era innamorata persa di
Locke.
Dieci dicembre. Ora 11:58
Seduta sul letto, la lettera contenuta nella busta
tra le mani, il cuore in gola, Selyn non credeva ai suoi occhi. Era impossibile
tutto quello…
“Selyn, ti prego di perdonarmi per essermene andato senza dirti niente
poco fa. Avevo bisogno di stare un po’
da solo per calmarmi e pensare… ho deciso di dirti come stanno le cose. Non so
ancora se credere a tutto quello che mi hai detto in infermeria. Ma penso che se avessi voluto prendermi in giro non saresti
arrivata al punto da rischiare la vita per uno come me…
Ti prego di non
arrabbiarti, e se puoi di perdonarmi… ho scritto questa lettera con uno scopo
preciso. Avrei preferito chiedertelo di persona, ma mi sembra più appropriato
un invito scritto alla festa di questa sera. Passerò davanti alla Luna
Scarlatta intorno alle diciannove. Perdona il ritardo, spero comunque che
accetterai…
A presto
Locke Ai”
Strinse forte la lettera cercando di reprimere un
urlo di gioia, ma la cosa non le riuscì… così per i dormitori demoniaci
stavolta fu un urlo a spargersi, ma stavolta, intuita la felicità contenuta in
esso, gli altri demoni non si fecero avanti, ignorando Selyn che intanto
saltava sul letto senza che il pensiero che questo si potesse rompere le
attraversasse la mente. Era felice, troppo felice per
fermarsi. Quella sera sarebbe stata indimenticabile, ora ne era davvero
sicura; disgrazia e felicità si sarebbero mescolate in poche ore. Ma in quel momento Selyn non pensava minimamente alla
disgrazia, si crogiolava nella felicità.
Improvvisamente si bloccò, fissando il proprio
armadio, un grave problema restava da risolvere, e solo due persone potevano
aiutarla, ed era quasi sicura che fossero entrambe nella sala gialla. Saltò giù
dal letto, infilò di corsa le scarpe senza curarsi di legare i lacci e si
lanciò in corridoio, correndo verso l’ingresso della scuola.
La velocità di Selyn era impressionante quando aveva
fretta, e quella mattina ne aveva davvero tanta. Era pronta, se non fosse stato
che ancora le mancava un vestito… sapeva già quale prendere, ma sapeva che da
sola non cel’avrebbe mai fatta, perciò ora cercava
disperatamente Saber e Larisse, per ricevere un po’ di supporto morale in
quella che per lei rappresentava una vera prova.
Come immaginava le due stavano uscendo dalla sala
gialla insieme, probabilmente avevano appena finito la colazione. Le raggiunse
velocemente, affiancandole –Ragazze! Notizia! Aiuto!-
Le due la guardarono sconvolte, Saber si fece avanti
–Posso far cadere la goccia dei manga?-
Selyn le fulminò con gli occhi, quindi disse con
tono scorbutico –Se non vuoi aiutarmi non importa, grazie lo stesso-
Seguì una risatina forzata di Saber che si corresse
–Ma dai, stavo scherzando… che notizia?-
Ispirando per assaporare per bene quel momento,
Selyn annunciò –Locke mi ha invitata al ballo-
-Finalmente!- dissero contemporaneamente le due
ragazze mentre l’albina poggiava le mani sulle gote rosee con occhi sognanti.
-Bene, che cosa ti serve? Soldato Saber e caporale
Larisse pronte all’azione!- esclamò la bionda mettendo una mano sulla fronte.
-Allora, mi serve…-
-Un vestito!- annunciò Larisse
mentre già pregustava le migliaia di modelli che avrebbe fatto provare
all’amica.
-Esatto, ma non farti illusioni. So già dove cercare- rispose Selyn mentre un sospiro rassegnato
di Larisse accompagnava la sua frase –ma prima devo fare una cosa. Vediamoci
tra dieci minuti all’entrata- detto ciò si allontanò,
dirigendosi verso i dormitori demoniaci…
Mitzuki notò subito il sottile foglio bianco non
appena venne infilato sotto la porta, vicino allo
stipite. Lo prese tra le mani cercando di essere delicata, mentre ne osservava
ogni minimo dettaglio. Un invito per Locke.
-Ancora?- domandò da dietro di lei la voce sconvolta
di Skeit, ancora indecisa su quale invito accettare. La sola idea che qualcun
altro l’avesse invitata le faceva paura.
-Tranquilla, è per Locke- rispose secca (e anche
stizzita) la ragazza vestita di nero. Sentì l’altra sospirare per il sollievo.
-Allora mettiamola sul suo letto, così quando torna la trova- suggerì Skeit.
Mitzuki non rispose, limitandosi a guardare la
scrittura minuta ed elegante che ben conosceva. Selyn. Sentì una gran rabbia
montare mentre con un gesto stizzito poggiava la busta sul letto dell’amico, sbuffando.
Il contenuto di essa era
riservato solamente a Locke e a Selyn…
“Ciao Locke… sono felice che tu mi abbia dato una risposta. Non preoccuparti per il ritardo, dopotutto sono in ritardo
anch’io, quindi siamo pari, no? Scherzi a parte volevo soltanto dirti che non
vedo l’ora che arrivi stasera, e che sono davvero felice che tu mi abbia perdonata. Sono sicura che ci divertiremo. Ti aspetterò con
ansia…
Grazie, ti voglio
tanto bene
Selyn.”
Dieci dicembre. Ore 14:36
Sotto la pioggia scosciante, l’unica cosa che Selyn,
Saber e Larisse riusciva a intravedere da sotto
l’ombrello nero era il cancello della dimora dei Dikson. Come sempre Londra era
immersa nella pioggia, ma quel pomeriggio era più buia del solito, come si
stesse preannunciando qualche cattivo avvenimento.
La ragazza albina si avvicinò al cancello, uscendo
un mazzo di chiavi semi arrugginite dalla borsetta che teneva a tracolla. Aprì
il cancello permettendo alla altre due di passare, quindi lo
richiuse velocemente, assicurandolo con un lucchetto tanto vecchio quanto
efficace. Insieme le tre corsero sotto l’acqua, andandosi a rifugiare sotto il
portico.
Quando finalmente entrarono in casa
tirarono un sospiro di sollievo.
-Accidenti, per fortuna non mi sono inzuppata…-
disse Larisse prendendo la parole.
-Io invece sono fradicia…- si lamentò Saber
lasciando l’ombrello fuori, sotto il portico –ti sei presa metà ombrello. Io e
Selyn siamo due masse d’acqua, uffa…-
La terza sorrise, dando una strizzata ai lunghi
capelli bianchi, l’acqua piovana cadeva sul pavimento del portico. Dopo questa operazione, la ragazza tornò dentro, chiudendosi la
porta alle spalle –Non preoccupatevi. Non sono una cuoca, né so cucinare un
piatto di pasta, ma so fare una buona cioccolata calda, e il camino ci
asciugherà in meno di dieci minuti. Accomodatevi…- quindi fece
strada, portando le due nel grande salone principale.
Larisse si era già recata diverse volte
a casa dell’amica, ma per Saber quella era la prima visita, e non poteva fare a
meno di ammirare ogni singolo dettaglio di quella stupenda casa: il perfetto
stile architettonico che sembrava essere stato perfezionato in anni e anni di
duro lavoro, l’ordine e la pulizia incredibile, come se la casa non fosse mai
stata abbandonata, i fiori che fiorivano rigogliosi nei loro piccoli vasi posti
qua e la, persino uno strano ma dolce profumo che invadeva quelle stanze…
sembrava davvero che una famiglia felice vi vivesse. Ma non
era affatto così, lo sapeva bene; i genitori adottivi di Selyn erano
morti, e lei, per qualche strana ragione, continuava a recarsi in quella casa,
se non fisicamente anche attraverso i portali dello spirito; a tenerla in
costante ordine, con cura maniacale… forse per disperazione, forse per pura
pazzia. Tutti quelli che conoscevano la giovane ragazza albina sapevano che
quando si toccava l’argomento del suo passato lei spesso cambiava
completamente, una volta le era addirittura capitato di parlare di sua madre al
presente, come se fosse ancora viva. Gli anni di solitudine dovevano
averla segnata profondamente, e fatta impazzire.
-Bene!- Selyn batté le mani non appena furono nel grande salone –Accomodatevi, io accendo il fuoco
e preparo da mangiare- esclamò tutta contenta. La due
amiche non fecero storie, accomodandosi sul grande divano, mentre la piccola
terza demone poneva la legna da ardere dentro il camino, accendendo subito dopo
il fuoco. Un dolce tepore si sparse immediatamente nella stanza, rilassando
Saber e Larisse. Selyn si alzò sorridendo alle amiche, quindi si diresse verso
la cucina adiacente al salone –Torno subito-
Le due annuirono, quindi rimasero sole. Dapprima non
parlarono, assaporando il calore trasmesso dalle fiamme, poi Larisse aprì gli
occhi con espressione seria –Hai visto la casa?- chiese con voce grave.
-Sì…- annuì l’angelo, aprendo anch’ella gli occhi, ma a differenza di Larisse, lei sembrava
triste –si sente molto sola…-
-Esatto- le rispose la vampira –per
questo le sto sempre appiccicata… non è la prima volta che vengo in questa
casa, e so com’era Selyn quando è arrivata nella nostra scuola. E credimi, non era affatto un bello spettacolo…- sospirò.
-Uh?- chiese Saber interessata all’argomento –In che
senso?-
-Vedi… quando arrivò era
uscita da un brutta situazione che l’aveva resa molto triste. Aveva sempre
un’espressione vuota, ed era fredda come il ghiaccio. Io feci in breve amicizia
con lei, cercai di spronarla ad andare avanti, con Zato invece ci volle molto.
Appena arrivata non era nemmeno capace di mettere
insieme quattro parole, si spaventava di tutto… ti dico, era davvero una brutta
situazione…- lasciò cadere lì la parte riguardante Zato e Selyn, era davvero
una triste storia che non voleva raccontare a nessuno, soprattutto per rispetto
nei confronti dei due amici –ora non lo fa più, e con te l’ha fatto solo una
volta, ma al tempo parlava sempre come se i suoi genitori fossero vivi… “Mia
madre e mio padre stanno dormendo al piano di sopra, non facciamo rumore”, fu
la prima cosa che mi disse la prima volta che mi portò qui. Non puoi capire con
quanto sentimento lo disse, tanto che io le credetti, solo dopo mi accorsi
delle lapidi in giardino. Le tombe dei suoi genitori, le ha fatte lei-
Saber rabbrividì. Sapeva che per un figlio era
un’esperienza sconvolgente sotterrare i propri genitori –Era completamente
impazzita…-
-Esatto- ribadì l’altra –ci
volle molto per rimetterla in sesto. Ora per fortuna sta bene… ha diversi
amici, io, te, Locke e Zato, che le stiamo perennemente accanto e di rado la lasciamo sola, ma spesso mi capita di vederla
triste… anche se provo a tirarle su il morale in tutti i modi…- strinse i
pugni, con espressione arrabbiata –tra poco dovrò lasciarla anch’io…-
Saber scattò, spalancando gli occhi –Cosa?! Perché? Te ne vai?!- chiese già
triste.
Larisse annuì –Devo tornare in Francia…
mio padre sta… molto male… devo assisterlo…-
L’angelo non capiva… suo padre era un vampiro, non
poteva stare male… a meno che non gli fosse successo
qualcosa di terribile. Larisse se ne sarebbe andata per chissà quanto tempo…
-Ma tornerò!-
-Eh…?-
-Tornerò!-riprese la vampira –Non abbandonerò i
miei amici!- la sua voce risoluta risuonò in tutta la stanza, trasmettendo a
Saber quel che provava.
L’angelo si mosse verso di lei –Larisse…-
-Eccomi!- in quel momento un sorridente Selyn con in mano un vassoio entrò nella stanza. Portava tre tazze
fumanti e una zuccheriera, in un piattino a parte diversi
dolci. Posò tutto sul tavolo davanti alle amiche, quindi si sedette
sulla poltrona accanto al loro divano –Scusate l’attesa, spero siano venute
bene…- prese in mano una tazza, portando il dito mignolo come facevano i nobili
–assaggio io per prima, così se è cattivo quanto il veleno muoio io…- con
un’espressione tremenda che fece venire la pelle d’oca alle due amiche, Selyn
bevve un sorso. Passarono tre secondi, poi finalmente rilassò il volto dicendo
–ok, potete bere, mi sembra buona- e sorrise dolcemente.
Larisse e Saber erano
rimaste a guardarla sconvolte, in contemporanea presero le restanti tazzine e
bevvero tranquillamente –Volevi avvelenarci? Non ci sei riuscita, è buonissima-
disse l’angelo.
Con una smorfia dolce, il demone shinigami annuì
–Appena finite andiamo su…-
-Dove?- chiese curiosa Larisse alzando per un attimo
il viso dalla sua tazza.
-Nella camera del miei
genitori-
Dieci dicembre. Ore 15:40
La porta si aprì, permettendo a Selyn, Larisse e
Saber di entrare. La prima cosa che le tre avvertirono fu il dolce profumo di
gelsomino che invadeva la stanza, provocando una dolce sensazione di
freschezza. Come le due ospiti si aspettavano tutto
era in perfetto ordine, il letto fatto, la finestra semi aperta quanto bastava
per far passare aria ma non pioggia, la piccola biblioteca in perfetto ordine.
Quella stanza sembrava avvolta in una calma quasi surreale.
-Ecco…- Selyn si avvicinò al grande armadio posto in
un angolo, aprendolo –qui Emily teneva i suoi vestiti…-
Solo allora Saber e Larisse compresero: Selyn voleva
indossare alla festa uno degli abiti della defunta madre adottiva. Perciò aveva
chiesto il loro aiuto, perché sapeva che da sola non sarebbe riuscita… con
espressione triste, Saber si fece avanti mettendo gentilmente una mano sulla
spalla dell’amica –E quale ti serve?- sentiva sotto la sua mano
l’arto della ragazza albina che già tremava leggermente, la sentiva
espirare più forte, mentre chiudeva gli occhi abbassando lo sguardo, senza
fiatare. L’angelo si voltò a fissare Larisse, come a chiederle aiuto. Ma questa non era dietro di loro, era già accanto a Selyn, a
rovistare in mezzo ai vestiti.
Per un attimo Saber la guardò senza capire, poi la
vampira tirò fuori un abitino blu che mise subito addosso all’amica
semi piangente –Ecco! Cominciamo da questo, vieni!- afferrò Selyn per
una mano, scuotendola da quello stato di trance, quindi la portò dietro un’anta
dell’armadio, dandole il vestito –provalo, scommetto che ti starà benissimo.
Appena Locke ti vedrà cadrà a terra come una pera
cotta e io gli scatterò tante fotografie con cui lo ricatterò a vita, quello
sbruffone!- quindi rise.
Selyn l’accompagnò –Sì, un
secondo- quindi si nascose per bene, per provare l’abito.
Dall’altra parte dell’anta, Larisse mormorò a Saber
–Il segreto è distrarla…- e le fece l’occhiolino con aria complice. Selyn uscì
da dietro l’anta, con indosso il lungo vestito blu.
-Ma che carina che sei!- esclamò l’angelo.
-No…- la vampira era invece accigliata –troppo
coperto…-
Le altre due la guardarono con espressione tra lo
spaventato e il divertito –Cosa vorresti farmi
indossare, mia cara Larisse?- chiese la mezza angelo. Conoscendo l’amica
vampira era sicura che questa le avrebbe trovato
qualcosa di incredibilmente scollato, attillato e provocatorio. E la cosa non andava affatto bene…
-Tranquilla, stavolta mi tratterrò- le assicurò Larisse, ma Selyn non era affatto rassicurata, anzi, le sue
parole la intimorivano ancor più, tanto che tornò a nascondersi dietro l’anta
dell’armadio. Ebbe appena il tempo di sfilare il vestito che la vampira era già
davanti a lei con in mano un secondo abito violetto.
-Sarà molto lunga…-
E in effetti lo fu. Selyn
fu costretta a provare svariati vestiti di tutte le tonalità, dal grigio al nero notte; ma nulla sembrava soddisfare pienamente
Larisse. Solo diverse ore dopo Saber si fece avanti con il suo solito fare timido e impacciato, porgendole un vestito che Selyn
non aveva mai visto prima. Era bianco quanto i capelli della giovane ragazza,
con una lunga gonna con un ampio spacco nella parte destra che le raggiungeva
la coscia. La parte superiore del vestito era stretta eppure comoda, a maniche
lunghe che si allargavano verso la fine. Quando Selyn si mostrò alle altre due,
l’angelo esclamò –Sei bellissima!- mentre il demone le fece l’occhiolino con
aria complice.
-Dite che mi sta bene…?- domandò la giovane inglese
un po’ imbarazzata dall’ammirazione che vedeva negli occhi delle altre due; non
era abituata ad essere al centro dell’attenzione, meno
ancora a sentirti encomiata.
-Sembri una principessa…- ribadì
Saber.
Selyn abbassò lo sguardo arrossendo. Chissà cosa ne
avrebbe pensato Locke… ormai era quasi ora di prepararsi per la grande serata,
e lei non aveva ancora scelto nessun vestito. Forse la sua scelta sarebbe
ricaduta proprio su quello. In quel momento un pensiero le attraversò la mente
–Ehi Larisse- disse rivolgendosi alla vampira –alla fine hai deciso con chi
andare?-
La vampira sorrise –Certo! Con uno dell’ultimo anno,
credo sia compagno di classe di Ichigo…- rispose voltandosi a guardare Saber
–un demone di nome Iris…-
-Oh sì, Ichigo me ne ha parlato!- esclamò l’altra
mettendo un dito sotto il mento, in posa riflessiva –E’ molto dotato, uno dei
più potenti tra gli studenti dell’ultimo, mi ha detto che ha un aspetto
sinistro…- concluse un po’ inquietata –vai con lui al
ballo? Non ti fa paura? Sembra un personaggio cattivo di Kingdom heart con
cantava una strana canzone che non riesco a cantare… -
Ci fu un attimo di silenzio, dopo il quale tutte e
tre le ragazze scoppiarono a ridere senza un preciso motivo.
-Un personaggio di un video gioco
che canta una canzone strana?- chiese Larisse poggiandosi al muro mentre
cercava di contenersi –Ma va!-
Selyn era quasi incredula. Era sicura che recandosi nella casa dei defunti genitori sarebbe scoppiata
a piangere, che probabilmente non sarebbe riuscita nemmeno ad aprire il grande
armadio di Emily, figurarsi prendere un suo vestito. Eppure era lì, con indosso
uno degli abiti, e rideva. Non si spiegava come, era forse un’insensibile?
Oppure era che la compagnia di Larisse e Saber la faceva rilassare? Due cose
erano certe: la prima che ora aveva trovato il vestito adatto per la serata, la
seconda era che doveva davvero tanto alle sue amiche.
Dieci dicembre. Ore 18:50
-Le sette meno dieci…- Selyn
controllò ancora una volta l’orologio, in trepidante attesa. Oramai si era
ridotta a contare ogni minuto che passava, in attesa che Locke arrivasse. Era
sola nella stanza, Zato era uscito prima per andare a controllare i cancelli,
il suo compito quella sera era di pattuglia, almeno per la prima parte della
serata, dopo le ventitré avrebbe potuto fare quello che voleva, al suo posto
sarebbero andati i guardiani scolastici: angeli e demoni dell’ultimo anno
particolarmente dotati che difendevano la scuola. Larisse invece
era appena uscita per andare nel luogo dove si sarebbe incontrata col suo
cavaliere.
La ragazza si sedette sul letto, osservando il
proprio riflesso nel vetro della porta-finestra. Il buio fuori dalla stanza era
quasi assoluto, essendo in pieno inverno ormai il sole tramontava molto presto.
Selyn si alzò, avvicinandosi al vetro, poggiando una mano su di esso, per
sentire il freddo che creava una leggera condensa su di esso avvolgerle i
polpastrelli. Era davvero una magnifica serata…
La giovane sospirò. Si chiedeva cosa sarebbe
successo quella sera. Da qualche tempo tremendi presentimenti la dominavano; se
gliel’avessero chiesto non sarebbe comunque riuscita a
spiegare, l’unica cosa che avrebbe saputo dire era che sentiva che stava per
succedere qualcosa. Come la volta in cui era uscita con Locke, sentiva che
avrebbe sofferto a causa di quel ragazzo, eppure niente, nessun particolare
avvenimento glielo aveva fatto capire, lo sapeva e basta. Così come ora sapeva
che quella sera sarebbe successo qualcosa. Era incredibilmente indecisa su cosa
fare. Sopirò ancora, pensando che anche se fosse accaduto qualcosa, sarebbero
stati presenti tutti gli esseri più potenti della scuola. La preside, i professori…
-Già… se dovesse succede
qualcosa Zato ci andrebbe di mezzo…- disse. Era sua abitudine parlare da sola,
soprattutto quando sapeva che accanto a lei non c’era nessuno. Era un modo come
un altro per tenersi compagnia da sola… o forse una reminiscenza di uno dei
suoi tanti periodi neri: la pazzia che l’aveva colta dopo la storia di Jack,
quando era giunta a scuola. Selyn faceva finta di non ricordare quel periodo,
per non raccontare nulla. Sapeva che chiunque ascoltando quella storia
l’avrebbe presa per pazza. Fissò ancora una volta il suo riflesso nel vetro,
contemplando la sua stessa espressione. Era cambiata così
tanto da quando era arrivata lì… ora il suo viso sembrava molto più
colorato e dolce, a dispetto della sua prima apparizione in quella scuola, in
piena estate. Era arrivata troppo presto e aveva dovuto attende con Larisse
l’assegnazione delle camere. Ricordava la prima volta che aveva incrociato gli
occhi di Zato, con quale durezza l’avesse guardata, tanto che lei per diverso
tempo non era riuscita a guardarlo in faccia…
Ripensando all’amico le venne da ridere. Quel
pomeriggio aveva avuto la “sfortuna” di doverlo accompagnare a scegliere un
vestito per la festa. Zato, essendo un tipo destramente serio, non ne voleva
sapere di mascherarsi, così Larisse aveva costretto Selyn ad accompagnarlo a
trovare un vestito decente. Se le avesse chiesto di sterminare l’umanità
probabilmente avrebbe avuto più successo. I due demoni avevano passato due ore
chiusi nel negozio, e più tempo passava, più Selyn si rendeva conto che a volte
i maschi sanno essere peggio delle donne quando si
devono comprare vestiti. Aveva guardato malissimo il ragazzo quando finalmente,
dopo un’ora e trenta minuti di ricerca, avevano trovato un vestito che
soddisfacesse le aspettative di Zato, ma lui si era
girato e le aveva detto –C’è una macchiolina sulla manica destra- la risposta
della ragazza era stato un verso terrificante. Alla fine avevano optato per qualcosa di classico: una divisa da mago. Era
semplice ma dava molta eleganza al professore; quando erano usciti dal negozio Selyn aveva alzato le mani al cielo urlando –Io sono Dio-,
Zato la guardava male, come sempre.
Eppure le sembrava che qualcosa le sfuggisse; anzi,
era Zato a sfuggirle. Aveva sempre un’aria fugace,
come se un momento ci fosse e quello dopo no; Selyn ne era sicura: lui sapeva
qualcosa che lei non sapeva, e non aveva la minima
intenzione di dirglielo. Ma la ragazza sapeva che
anche chiedendo e implorando non avrebbe comunque ottenuto rispose alle domande
che la assillavano.
-Nihil… in che senso?-ancora, dopo così tanto tempo, non era
riuscita a svelare il mistero della parola latina; poteva essa essere
rapportata in qualche modo a lei? Chi diavolo era Lui?
Perché sentiva che stava calando un velo di malignità sulla scuola in quel
preciso momento? E perché ora si alzava senza motivo, dirigendosi verso la porta esterna?
Aprì la porta, uscendo all’esterno della camera,
lasciando che il freddo la avvolgesse in un manto glaciale, mentre con sguardo
vuoto apriva le ali.
“Vieni…”
-Arrivo…-
*Toc* *Toc*
Selyn aprì di scatto gli occhi, guardandosi attorno.
Cosa ci faceva sul balcone? –Che è successo…?- chiese a sé
stessa con voce spaventata. Per qualche minuto era stata completamente assente,
come se qualcosa le avesse intimato di uscire dalla stanza e prendere il volo
verso chissà dove…
*Toc* *Toc*
La ragazza si voltò, ecco cosa l’aveva “svegliata”.
Avevano bussato alla porta d’ingresso. Si diede un colpetto sulla fronte
–Locke!- corse verso la porta, afferrando al volo una
piccola fascia bianca che legò al collo, sulla quale era appuntata una spilla a
forma di ali d’angelo. Inspirò profondamente, col cuore che già le batteva
forte e il viso roseo, quindi aprì.
Ed eccolo lì, era davvero Locke. Selyn sorrise
cercando di mostrarsi rilassata, piegando un po’ il capo mentre lo salutava
–Buonasera Locke- quando finalmente notò il vestito del ragazzo ammutolì. Per
l’occasione Locke aveva indossato un vestito bianco quanto quello di Selyn, con
un lungo mantello del medesimo colore colorato all’interno di rosso sangue. La
ragazzina sentì che le sue gambe stavano quasi per cedere.
Da parte sua Locke aveva messo un po’ a parlare,
troppo concentrato com’era sul costume dell’amica. Quando finalmente distolse
lo sguardo che “accidentalmente” era caduto sul grande spacco della gonna,
rosso in viso si sistemò gli occhiali sul naso
–Buonasera… sei molto elegante… ti sta molto bene quel vestito-
Alla ragazza si illuminarono
gli occhi per l’emozione mentre guardava dal basso del suo metro e sessanta il
metro e ottanta di Locke –Davvero ti piace?- quindi sorrise prendendgli la mano
–Grazie, sei molto gentile…-
Inutile dire che mentre si avviavano
mano nella mano erano uno più rosso dell’altra; entrambi a sguardo basso non si
azzardavano a dire una parola, l’unico suono che si sentiva era quello dei loro
passi.
-Sono felice che tu abbia accettato il mio invito…-
disse infine lui ostentando un certa sicurezza,
tuttavia la sua mano, stretta attorno a quella di Selyn, tremava un po’
–credevo che fossi arrabbiata-
Ancora con lo sguardo per paura di mostrare il
rossore sulle gote, la ragazza rispose –Io pensavo il contrario…- strinse un
po’ la mano –sono rimasta molto sorpresa vedendo la lettera- d’un tratto si
ricordò di una cosa che fino ad allora aveva
tralasciato, alzò lo sguardo chiedendo –alla fine con chi vanno Mitzuki e
Skeit?-
Emettendo una specie di verso di disapprovazione,
Locke rispose –Skeit va al ballo con un certo Logan, Mitzuki non vuole venire,
sembrava arrabbiata quando sono uscito dalla stanza…- si voltò, trovandosi
davanti una Selyn con un sorriso maligno e soddisfatto
sul viso. La guardò un po’ inquietato da quell’improvviso cambiamento. Che le
due ragazze non andassero più d’accordo? Forse avevano litigato oppure facevano
a gara per qualcosa…
Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da Selyn che
abbassava nuovamente lo sguardo; guardò innanzi a sé, erano arrivati. Inspirò
profondamente –Eccoci…- disse a bassa voce, ma abbastanza forte perché la
ragazza sentisse ed annuisse. Locke poggiò una mano
sulla maniglia della grandissima porta bianca della sala da ballo, aprendola.
Fu come se una luce abbagliante li avesse investiti,
mentre entravano nella grande sala che Selyn riconobbe a malapena, illuminata
da mille candele galleggianti, già invasa da persone vestite in
stile gotico, completamente bianca colorata solamente da qualche punta di rosso
sulle tende. Sembrava di trovarsi davvero in mezzo a un ballo in maschera
dell’ottocento. Solo negli angoli del grande soffitto riusciva ad annidarsi il
buio, non mostrando la fine di quell’immensa sala. Ad
un tratto Selyn indietreggiò un po’, sentendosi intimorita.
-Ehi…- sussurrò Locke stringendole la mano,
sorridendo in modo più rassicurante che gli riusciva –tranquilla, non ti
spaventare. Vedrai che andrà bene…-
Lei, un po’ rincuorata, tornò al suo fianco,
guardandosi intorno –C’è tanta gente…- si avvicinò un po’ di più a lui. Le
sembrava che ogni ragazza vestita da dama la fissasse con occhi carichi di
diffidenza; erano anni che non provava una simile sensazione, solitamente le
succedeva quando stava in compagnia di troppe persone. Magari trovando i suoi
amici si sarebbe calmata un po’, così cominciò a vagare con lo sguardo tra un
gruppetto e un gruppetto, alla ricerca di Saber,
Larisse, o chiunque conoscesse…
Fu allora che i suoi occhi capitarono su una ragazza
con i capelli color miele e un’espressione dolcissima che osservava tutto con
occhi diligenti dalla porta opposta a quella da cui erano entrati i due demoni poco prima. Ancora una volta Selyn non poté che
provare ammirazione, anche quella sera la preside era bellissima; indossava un
vestito leggere smanicato tra il bianco e rosa, e portava in mano un piccolo
scettro color oro. Non appena Sakura notò Selyn le sorrise, mentre le sussurrava
mentalmente un “Buona serata”, la giovane inglese
rispose con un cenno del capo, non sentendosi all’altezza di rispondere al
messaggio mentale della preside.
Solo allora notò la voce di Locke che le diceva –La
preside è sempre estremamente elegante e fine, non si
direbbe che abbia la tua età, forse è solo un po’ più grande- la ragazza annuì;
era vero, a vedersi Sakura sembrava una normale ragazzina… in realtà era
l’essere più potente della scuola.
Proprio mentre Selyn faceva queste considerazioni la luce svanì improvvisamente, lasciando
tutti al buio. Fu solo questione di un attimo però, poiché subito dopo una luce
si accese a cono sulla figura della preside che sorrideva a tutti –Benvenuti-
disse piano Sakura, eppure la sua voce risuonava forte e sicura –al ballo
d’inverno. Auguro a tutti una buona serata, spero che possiate divertirvi. Ed ora… si aprano le danze-
Selyn chiuse gli occhi, per riflettere un attimo e
calmare i battiti del suo cuore che sembrava stesse per esplodere. Una soave e
leggera musica iniziò, dando il via alla serata. Un sospiro, poi sentì una mano
di Locke poggiarsi sul suo fianco. Si sentì arrossire ancora di più. Le danze
ebbero inizio.
Dieci dicembre. Ore 22:36
Nel grande castello scolastico da ore impazzava la
festa d’inverno, ma tutta quella confusione suonava noiosa e fastidiosa alle
orecchie del giovane demone biondo che stava seduto in giardino, davanti al
piccolo laghetto artificiale della scuola, mentre con sguardo assorto fissava
la luna alta nel cielo.
-Milia…- quel nome, così a lungo temuto, uscì dalle
sue labbra come un sussurro, uno sprazzo di passato che lo faceva ripiombare
nell’abisso della disperazione. Da quanto tempo non osava sfiorare il pensiero
della giovane ragazza che anni prima gli aveva rubato
il cuore… ancora riusciva a ricordare quel viso così delicato e tenero
strappatogli da chi era la causa di tutto il male che stava accadendo.
Zato strinse i pugni, volgendo lo sguardo al grande
castello dove la festa continuava, incurante di lui che se ne stava da solo, ad
aspettare e pensare. Erano fondati i suoi sospetti? Poteva davvero essere quel
che pensava? Possibile che in così pochi anni l’organizzazione avesse fatto
talmente tanti passi avanti da essere vicina alla
verità? Se ciò era vero, i sospetti, i presagi e le paure di Selyn erano più
che fondate. Correvano tutti un grande pericolo. Si
diede dello stupido; quando aveva aiutato Chris, Selyn e Seven era andato tutto
bene, era convinto di aver pensato a tutto. Chris era rimasto indietro ed era
stato catturato da loro, ma Zato sapeva che il bambino non avrebbe aperto
bocca, era difficile trovare qualcuno con lo stesso spirito del giovane
protettore del potere della Luce. Già da bambino
mostrava una fermezza difficile da trovare persino in un adulto.
Se l’Arc Organite fosse arrivata a Selyn, lui
l’avrebbe protetta, su questo non aveva dubbi. Ma per
il momento non gli restava niente se non la solitudine e il pensiero della
donna che amava, ormai lontana da lui. Chiuse gli occhi, cercando di scacciare
via quel dolce pensiero che gli procurava non poco dolore “Niente da fare…”
pensò con un sospiro “non riesce proprio a uscirmi dalla testa… maledizione…
Milia… Milia…” sentiva gli occhi umidi, e questo non era un bene. Diede una
rapida pulita alle iridi, alzando lo sguardo. Solo allora si accorse della
soffusa che veniva emanata da una figura vestita di
bianco che gli stava davanti, a pochi passi, e lo guardava con un dolce
sorriso.
“No…” non poteva essere vero: stesso aspetto, stesso
sorriso tenero, stessi occhi che lo avevano incantato mille volte, stessa
espressione serena, come quella di una bambina innocente che non sa nulla del
mondo, e vede tutto attraverso un velo d’innocenza. Sulla sua schiena, due
grandi ali color argento. Non poteva essere davvero lei –Milia… non… tu sei
morta… com’è…?- chiese il demone sull’orlo di uno svenimento, sentiva le gambe
tremare, quasi stessero per cedere, faticava a tenere
sotto controllo il cuore che batteva con una velocità incredibile. Credeva di
aver dimenticato lo stato d’innamoramento e tutte quelle ridicole
romanticherie, ma ora cominciava a ricredersi…
La donna bionda mosse un passo verso di lui,
sorridendo beatamente –Ciao Zato… quanto tempo… sono felice di rivederti- la
sua voce era delicata, quasi non udibile. Sembrava una presenza quasi
impalpabile vista la sua perfezione.
Il demone ombra si sporse verso la ragazza
lentamente, quasi volesse assaporare ogni momento di quella fugace apparizione.
Riuscì a malapena a formulare la frase la frase –Tu
eri morta…- era così ne era sicuro: l’incendio nel laboratorio non aveva
risparmiato nessuno… l’aveva vista morire…
Solo allora finalmente capì, evidentemente Milia era
come lui un essere ultraterreno, era un angelo…
-Sono qui solo per te…- riprese la bellissima donna
–avevo voglia di incontrarti ancora una volta. E questa volta non ti lascerò…-
disse semplicemente quella.
Quante cose aveva da dirle, quante cose da fare, e quante da spiegare e da farsi spiegare?
Erano anni che Zato attendeva quel momento, e come sempre in quelle situazioni,
non trovava le parole. Che cosa poteva fare? L’unica cosa che in quel momento
voleva era godersi la serata con Milia, fu proprio questo a spingerlo a
porgerle una mano mentre chiedeva con il cuore finalmente illuminato da quella
che avrebbe potuto definire gioia, sentimento ormai dimenticato –Mi concedi l’ultimo ballo?- forse ora anche il dieci dicembre
sarebbe stato indimenticabile…
Dieci dicembre. Ore 23:10
Le danze si erano concluse
da poco nel grande salone della festa; era ora dello “spuntino di mezzanotte”.
Erano tutti raccolti intorno al grande tavolo pieno di cibarie posto in fondo
alla sala, così da non togliere spazio per le danze. Un gran mormorio regnava
nella stanza, tutti si stavano divertendo davvero tanto, e questo rendeva
felice Sakura, che se ne stava in disparte sul balcone, ad
osservare il cielo notturno.
In mezzo alla marmaglia Locke cercava disperato la
sua dama, l’aveva perso subito dopo le danze, quando la grande folla si era spostava in un’unica massa –Che razza di pecore- si era
lamentato il ragazzo. Proprio in quel momento una massa di capelli bianchi gli
capitò tra le mani –Selyn! Eccoti!- disse ridendo della
semi caduta della povera amica.
Questa si alzò senza dire niente, lo afferrò per una
manica, portandolo via da quella folla di –Pecore! Ecco cosa sono!- si lamentò
infine la giovane, quando finalmente furono lontani e lei potette riprendere
fiato –Non immagini cosa ho dovuto fare per raggiungere l’acqua! E’ un
manicomio!- si sedette su una delle panchine poste ai lati della stanza, prima
con espressione furiosa scoccò un’occhiataccia alla marmaglia, poi tornò a
Locke sorridendo come se niente fosse accaduto –mi sono divertita davvero tanto
stasera…-
-Ah…- borbottò lui sedendosi al fianco
di ella –io non so ballare-
-Invece si, e molto bene-
rispose lei. Si era divertita davvero, ballare con Locke l’aveva resa a dir
poco felice, un’emozione che non provava da molto tempo. Stava per ringraziarlo
della bella serata quando sentì una mano fredda come il ghiaccio poggiarsi
sulla sua spalla, trasmettendole un brivido che le corse lungo la schiena
mentre nella sua mente i soliti presentimenti oscuri si facevano più vivi che
mai, come richiamati. Sbarrò gli occhi girandosi mentre il cuore le batteva
velocemente. Si diede della stupida quando si trovò davanti Daisuke
Toushiro Xion, il professore addetto alle classi angeliche, che la fissava coi suoi occhi verde smeraldo freddi eppure gentili
–P-professore…- balbettò la ragazza.
-Buonasera ragazzi. Vi state
divertendo?- chiese amichevolmente lui.
Selyn lasciò che fosse Locke a
rispondere mentre lei abbassava lo sguardo, chiedendosi perché anche ora che lo
aveva visto i suoi presentimenti non svanivano, anzi,
stavano aumentando. Ora con sguardo terrorizzato osservava le proprie mani
poste sul grembo quasi tremando. Era il momento, lo sentiva: qualcosa stava per
accadere. Alzò lo sguardo più lentamente che le riusciva al professore: che
riguardasse proprio lui? Selyn sperava con tutto il cuore di no. Conosceva
Xion, era stato uno dei primi a darle il benvenuto
nella scuola, era sempre stato gentile e cordiale con lei, l’aveva aiutata
molte volte. Eppure intorno al professore sempre sorridente con gli occhi di
smeraldo ruotava un mistero. In molti si erano chiesti il perché dei suoi due
cognomi, ma nessuno aveva mai saputo dare risposta, c’era chi lo chiamava Xion
e chi lo chiamava Toushiro.
-Ah, Selyn- disse ad certo punto lui, mentre le vene della ragazza si gelavano
al sol sentire il suo nome pronunciato da lui –se il tuo cavaliere non si
offende, vorrei parlarti in privato. Mi seguiresti?-
Selyn guardò con espressione
supplicante Locke, come a pregarlo di non lasciarla andare assieme al
professore. Lui ricambiò il suo sguardo, senza però capire il motivo di tutta
quella paura che padroneggiava gli occhi della ragazza. In ogni caso era meglio
intervenire.
-Ecco… tra poco c’è il dolce, e
non vorrei che Selyn se lo perdesse- disse sperando
che la patetica scusa inventata sul momento potesse “salvare” la ragazza.
Il professore aiutò Selyn ad
alzarsi, ponendo nuovamente la mano sulla spalla della giovane che lo fissava
pietrificata –Allora torneremo presto. Non
preoccuparti, non la mangio- annuì ancora per poi condurre Selyn lontana da
Locke, che però non li perdeva di vista, pronto a scattare a ogni minimo
segnale. Non comprendeva il perché di quello strano comportamento da parte
dell’amica, ma si sarebbe comunque tenuto pronto ad
ogni evenienza.
Dall’altro lato della sala, Selyn
non apriva bocca, lasciandosi condurre dal professore in un angolo appartato,
un po’ al buio. Quando finalmente Xion si fermò guardandola, la ragazza si
sentì morire. Il professore non sorrideva più.
-Professore… cosa non va? Ho
fatto qualcosa di sbagliato?- azzardò allontanandosi un po’, fino a sbattere contro
il muro alla sue spalle.
-Assolutamente no, Selyn- le
rispose lui, accorciando le distanze –ma preferisco parlartene in privato, non
vorrei che orecchie indiscrete ci ascoltassero…- fece una pausa, poggiandosi
accanto a Selyn, spalle al muro anch’egli.
-Mi dica…- disse
Selyn voltandosi a guardarlo. Sembrava preoccupato… eppure la paura della
giovane non diminuiva, anzi, cresceva di minuto in minuto.
-Ascoltami bene ragazza, perché
ci conosciamo da diverso tempo e sai che se dico una cosa è per il tuo bene-
cominciò lui; già dal tono della voce Selyn poteva comprendere la gravità della
situazione –devi andartene da questo posto- disse secco.
La ragazza lo guardò sconvolta.
Andarsene? E perché? E soprattutto, dove? –Perché…?- chiese, non riuscendo a
formulare altra domanda. Le sue facoltà sembravano essersi fermate: allora era
vero, stava davvero accadendo qualcosa.
Xion l’afferrò
per le spalle, abbassandosi sule ginocchia fin quando i loro visi furono più o
meno alla stessa altezza –Perché sei in pericolo. E, non ti addolcirò la
pillola, finché rimani qui tutti coloro che
frequentano questa scuola sono in grave pericolo a causa tua- non avendo
nessuna risposta in cambio cominciò a preoccuparsi, ma probabilmente la
ragazzina era talmente sconvolta da non riuscire a parlare –perciò devi
scappare. So che non hai un posto dove andare, quindi posso provvedere io
stesso a trovartelo… non fare così, dispiace anche a me… me
ormai siamo sicuri che sia tu quella che cercano- cominciò a scuoterla
leggermente, col solo risultato di scandalizzarla.
La ragazza, stanca di essere
tenuta all’oscuro, si divincolò, ponendosi davanti al professore con sguardo
determinato –Lei sapeva! E anche la preside! Io voglio capire che cosa sta
succedendo! Per favore parli chiaramente!-
-Non posso…- riprese il
professore, tuttavia sembrava che le sue difese cominciassero a vacillare,
forse c’era ancora una speranza di farlo parlare –ma devi scappare… ascoltami…
prima che loro ti trovino-
-Loro chi!?-
esclamò la ragazza avanzando un passo verso di lui.
Seguì un lungo silenzio, sembrava
che Xion si fosse quasi arreso. Intorno a loro la festa non era ancora finita,
ma sembrava che non si udisse alcun suono se non quello delle parole del
professore che finalmente disse –Arc Organite-
Selyn abbassò lo sguardo verso terra. Ancora Arc
Organite… ma che diavolo era? Ricordava di averla sentita nominare da Seven in
orihe, e ricordava anche di aver avuto un rapporto molto stretto con questa
strana cosa da cui tutti la mettevano in guardia… ma che cos’era in realtà Arc
Organite? Il filo dei suoi pensieri fu interrotto da quello che sembrava una
potente folata d’aria, forse si stava mettendo vento. Alzò lo sguardo decisa a
fare domande per approfondire al professore.
-Profess…- le sue parole non raggiunsero le orecchie
di Xion, che era sparito. Davanti a Selyn c’era solo il muro. “Ma… dov’è?” si chiese la ragazza cominciando a guardarsi
intorno. Niente, il professore sembrava completamente sparito…
La giovane inglese continuava a guardarsi intorno,
ma più cercava, e più la sua paura cresceva. Come poteva essere scomparso così,
nel nulla?
*Plat*
-Uh?- qualcosa di caldo le cadde sulla guancia
destra. La ragazza portò una mano su di essa per vedere di cosa si trattasse;
era liquido, rosso, era sangue. Non ebbe tempo di reagire che un’altra goccia,
stavolta più grande, le cadde sulla mano libera, e una terza sulla scarpa, e
poi la quarta sui capelli.
Selyn alzò il capo, e il suo urlo nero riecheggiò
per le pareti della stanza.
La folla non ci mise troppo ad accerchiarla, e le
urla a crescere. In effetti quello che vi era sul capo
di Selyn non si vedeva tutti i giorni.
Quando Locke finalmente raggiunse la ragazza la afferrò per le spalle, costringendola a poggiare
il capo contro il suo petto, così da impedirle di vedere il macabro spettacolo.
In alto, vicino al soffitto, in un lago di sangue,
vi era il cadavere ormai senza vita del professor Xion. Sulle sue ali
spalancate, macchiate di sangue qua e la,era incisa col suo stesso sangue una
frase che fece raggelare l’intera stanza… “Il plenilunio splenderà del Suo
cremisi”.
Selyn piangeva raggomitolata tra le braccia di
Locke, non riuscendo a ragionare. Non credeva ai suoi occhi… Xion ucciso… ma
come? E soprattutto, quando? In quel momento, tra le urla e la disperazione
degli altri studenti, la mente della ragazza non ragionava, si limitava a
soffrire.
Intanto in fondo alla stanza, coperta dalle tenebre
che stavano avanzando, una figura pregustava la scena, mentre sul suo volto si
allargava un sorriso malefico. Il primo omicidio era stato portato a termine,
la vera guerra iniziava solo ora…
Non riesco a
credere di essere riuscita a finire questo capitolo…
~“Non penso nulla, la situazione non è cambiata. Non da prima, è sempre stato così… tutto il mondo sa che sei preziosa,
un tesoro unico. Per questo tutti ti desiderano…”
Locke
Nel grande ufficio che
normalmente era illuminato di giorno dalla luce solare, e di notte dalla luce del grande lampadario, regnava il buio. Ed era cosa
strana, vista la quasi fissazione della preside Sakura con l’illuminazione. Sin
da bambina non sopportava stare in spazi bui, soprattutto se questi erano piccoli,
dunque cercava sempre di illuminare il più possibile; giustificava la sua mania
col fatto di essere angelo, ma forse non avrebbe ammesso nemmeno a sé stessa di avere ancora un certo timore per quelle tenebre
che, molti anni prima, avevano accompagnato uno shinigami alla sua corte, uno
shinigami fuori controllo che le avrebbe rovinato la gioventù…
Alzò lo sguardo, riemergendo dai
suoi pensieri per poi concentrarsi nuovamente sulla tazza fumante di cioccolata
calda che teneva stretta tra i palmi, assaporandone il contenuto poco a poco,
per evitare di scottarsi.
L’unica luce che in quella buia
notte illuminava l’ufficio della preside proveniva dall’ardente fuoco che
scoppiettava da circa mezz’ora nel camino. Tre poltrone rosse erano poste
circolarmente, tuttavia l’una lontana dall’altra, su ognuna di loro sedeva una
persona. Eppure tutti i presenti erano zitti, con lo sguardo fisso sul fuoco
che si contorceva in mille piccole lingue danzati che avrebbero ipnotizzato
chiunque con la loro frenesia.
La prima figura era imponente e
si ergeva più alta delle altre due, fissando il mondo attraverso occhi color
ghiaccio; la seconda, anch’ella maschile, era
accomodata in modo un po’ scapestrato, come se avesse lasciato lì il suo corpo
mentre la mente era già volata lontana, sulle lenti che teneva sul naso vi era
un riflesso che non lasciava intravedere gli occhi. Più bassa e minuta tra i
due colossi di minimo un metro e ottanta, Sakura stava seduta sulla sedia al
centro della stanza, spostando ora lo sguardo alla prima, ora alla seconda.
Quelle riunioni dello staff
d’istituto erano davvero stressanti a volte. Solitamente quello che rompeva il
ghiaccio diffondendo allegria era Xion… ma era proprio per discutere del suo
omicidio che quelle sera, nonostante fosse notte fonda,
la preside Sakura, il professore Zato e il nuovo vice preside si erano riuniti,
sapendo che gli alunni non avrebbero chiuso occhio quella notte, speravano che
qualche testimone si facesse vivo per raccontare almeno un nuovo dettaglio di
quell’orribile sera del dieci dicembre. Ma tutti e tre sapevano che l’unica
ragazza che poteva davvero schiarir loro le idee era
chiusa nella sua camera e piangere, troppo sconvolta per parlare.
Locke era stato il primo a
opporsi al suo interrogatorio. Si era permesso di vietarlo alla preside. Aveva
imposto la sua volontà su quella di un superiore sprezzante delle conseguenze.
Sapeva che in quel momento Selyn stava troppo male, ed
aveva insistito per rimandare le procedure, accompagnandola in camera dove
Larisse e Saber l’avrebbero consolata. Il caos era talmente tanto nella scuola
che qualunque angelo poteva entrare nel dormitorio demoniaco e viceversa. In
seguito era tornato alla corte della preside per rispondere ad alcune domande.
Dopo una breve chiacchierata
Sakura aveva scoperto che era lui il famoso “ragazzo prodigio” che batteva facilmente quelli dell’ultimo anno possedendo meno
della metà delle loro conoscenze in campo scolastico. Quel ragazzo l’aveva
davvero colpita con tutta quella sua risolutezza e con il suo modo di fare,
tanto che aveva fatto quello che non si sarebbe mai
immaginata.
Ed ora il nuovo vice preside Locke
Ai sedeva alla sua destra, per la gioia di Zato che gli scoccava occhiatacce
ogni volta che ne aveva l’occasione.
-Dunque- cominciò Sakura, sapendo che
toccava a lei il primo passo. Era sempre così, nonostante fosse poco più che
ragazzina era sempre che doveva prendere le decisioni importanti, la prima
parola nei discorsi seri le toccava sempre, e tutte le responsabilità gravavano
sulle sue giovani spalle. Non le era mai piaciuto
molto il suo ruolo, non le aveva mai permesso di godere appieno della sua età
–ora come ora sappiamo che il tutto si è svolto molto velocemente. Molti
testimoni hanno affermato di aver visto il professor Xion accanto alla
signorina Van de Moon per poi sparire all’improvviso. Inizialmente avevano
pensato che fosse merito del suo potere sulla velocità e non hanno dato troppa
importanza alla sua scomparsa. Solo dopo l’urlo della ragazza si sono accorti
del cadavere- concluse tristemente abbassando il capo.
Non riusciva a credere che Xion fosse morto, ogni volta che il suo pensiero
ricorreva a lui, i suoi occhi minacciavano di riempirsi di lacrime. Ma non
poteva lasciare che accadesse, il suo ruolo non glielo permetteva –oltre a ciò,
l’unico indizio (se così lo vogliamo definire) che abbiamo
è la scritta sulle sue ali. Il plenilunio splenderà del Suo cremisi- al sol
pronunciare quella frase che prometteva morte, la ragazza rabbrividì –idee?-
-Diverse- Locke prese subito la
parola, schivando l’ennesima occhiata di Zato –il plenilunio indica
ovviamente la prossima luna piena, che sarà tra un mese…-
-L’assassino ha evidenziato il
termine Suo- lo interruppe Zato senza guardarlo, con lo sguardo perso nel fuoco
ardente –quindi direi che qui si parla di qualcuno
davvero importante…-
-Avete ragione- concordò la
giovane, quindi poggiò una mano sotto il mento in segno di riflessione –però non fa minimamente cenno a chi sia questa persona
importante… uhm…-
-E se fosse un messaggio?- la voce
tonante di Zato catturò l’attenzione della giovane preside che rimase a
guardarlo con aria interrogativa –Un messaggio per una persona in particolare o
per tutti noi. E’ semplice, preside Sakura, entro la prossima luna piena verrà versato altro sangue. Il Suo-
-Altri omicidi…?- chiese
atterrita la ragazza, Zato annuì, lei chinò lo sguardo tornando seduta
composta. Sapeva con tutta probabilità perché Xion era stato ucciso, ed era
quasi certa che quel messaggio osceno fosse rivolto a un saied, o forse più di
uno, chissà quanti in realtà ora calpestavano il
pavimento della sua scuola in cerca di quel Custode che lo specchio mystico
aveva rivelato si trovasse nella sua scuola. Probabilmente i nemici non
sapevano che gli specchi mystici non mentivano mai, quindi avevano preso la
scuola come possibile via per trovare il Custode, ma non avevano la minima idea
di chi potesse essere. Nonostante tutto il lavoro di spionaggio che Xion avesse
fatto per lei in tutti quegli anni, non era ancora riuscita a cavare un ragno
dal buco. La leggenda dei tre poteri elementari era troppo antica, e col tempo
moltissime informazioni importanti erano andate perdute, ad esempio com’era
possibile che i tre poteri si reincarnassero in esseri tra loro vicini, o il
criterio con cui essi venissero scelti.
-A questo punto non ci resta che
mobilitare i guardiani scolastici, e scattare al minimo movimento sospetto…-
suggerì il vice preside alzandosi dalla propria poltrona per poi avvicinarsi a
una finestra guardando fuori, dove una tempesta di neve impazzava –al limite potremmo ampliare lo staff scolastico- quindi si
voltò verso Sakura, spiegandosi meglio –ora serve un nuovo professore per gli
angeli, no? Potremmo assumere nuovo staff per non appesantire troppo i
professori di ora. Non vorrei che il professor Zato si stancasse troppo…-
La frecciatina raggiunse il
suddetto che lanciò l’ennesima occhiataccia –Si nota il
fatto che è ancora troppo giovane per capire il peso delle mie responsabilità,
signor vice preside- rispose con un sorriso cattivo.
Ignorando i continui battibecchi
dei due, Sakura soppesava tra sé e sé la proposta di Locke. In
effetti allargare lo staff scolastico sarebbe stato utile a tutti,
soprattutto perché delle nuove figure sarebbero state incaricate di proteggere
gli studenti. Sì, era la cosa migliore. Ora doveva solo decidere chi sarebbero
stati i “fortunati”. Aveva già qualcuno in mente…
In quel momento qualcuno bussò
alla porta dell’ufficio, attirando l’attenzione dei tre presenti.
-Avanti- disse la preside preparando una
magia in caso di combattimento.
La porta si aprì con un suono
sordo, permettendo a una giovane figura di donna dai lunghi capelli biondi di
entrare –Buonasera, scusate il disturbo…- disse spostando gli occhi azzurri su
ogni figura, soffermandosi su quella di Zato, sorridendogli –sono qui per un lavoro-
La notte ormai si stava concludendo, e le prime luci dell’alba cominciavano a
intravedersi all’orizzonte. Quello era uno deipochi momenti in cui luce e buio si
mescolavano, come in perfetta armonia l’uno con l’altro. Seven e Chris avevano
goduto insieme di molti di quelli spettacoli quando erano bambini. Ma anche ora, dopo tanti anni, niente sembrava cambiato, e
loro erano di nuovo lì, insieme, come due veri fratelli.
-Ricordi l’ultima volta che abbiamo
visto insieme l’alba?- chiese la ragazzina scrutando l’amico con i suoi occhi
nocciola.
-Certo- rispose l’altro che, al contrario di lei, era intento nel contemplare quel panorama
a ungo mancato –la mattina di quel giorno, eravamo tutti e tre insieme…-
entrambi sapevano di avere poco tempo a disposizione, la dimostrazione era il
fatto che Seven si era trovata costretta a ricorrere al Richiamo per
costringere Chris ad andare da lei.
-Mi dispiace di aver usato un
metodo così rozzo per chiamarti- si scusò lei, poi abbassò lo sguardo –dovevo
per forza usare un Richiamo molto forte. E nonostante l’abbia fatto, non sono lo stesso riuscita ad attirare quella sconsiderata…-
Per qualche secondo il ragazzo
rimase in silenzio, ricordando l’esperienza vissuta quella sera, quando aveva
udito uno strano richiamo che lo aveva costretto a prendere il volo per un
luogo sconosciuto –Probabilmente anche Selyn avrà sentito il Richiamo, ma
essendo più forte di noi ha resistito…-
-Forse provando in due potremmo
riuscire…- propose l’altra.
-No- rispose risoluto lui –sarebbe sciocco impiegare talmente tanto potere in una
volta sola. Già è stato imprudente usare il Richiamo del Buio, figurarsi quello
della Luce e del Buio insieme, l’Arc impiegherebbe pochissimo a trovarci!-
Seven abbassò lo sguardo,
demoralizzata –Però Chris, se non lo facciamo… potrebbero arrivare a lei prima
di noi… è già una fortuna essere riusciti a nascondere la sua identità durante
la fuga… anche se immagino ormai abbiamo capito che
cosa avveniva nel laboratorio ventisette-
Il ragazzo non rispose, troppo
intento a ricordare il passato e quella volta in cui i suoi occhi avevano
incrociato quelli rossi e tenerissimi di un’assonnata Selyn, in braccio alla
dottoressa. Sospirò, quindi si rivolse alla ragazza –Seven, noi siamo troppo
lontani, non possiamo fare niente, soprattutto perché non conosciamo la sua
attuale posizione… probabilmente l’Arc ne sa molto più di noi…-
-Che cosa stai cercando di
dirmi?- chiese la castana oscurandosi un po’ –Metto immediatamente in chiaro
che non ho alcuna intenzione di fare il rilascio!-
esclamò determinata.
Chris rispose con un lungo
silenzio, al termine del quale i suoi occhi argentei si accesero di nuovo
vigore –Va bene, questo è l’unico modo per proteggere Selyn, quindi io lo farò,
anche senza di te- si sedette sull’erba, osservando ancora il sole
all’orizzonte –forse tu non sei legata a lei quanto me- giustificò così la
giovane amica. Serrò gli occhi, estraniandosi dal mondo circostante, l’unico
pensiero che in quel momento occupava la sua mente era il suo potere, e il
bisogno di raggiungere Selyn per avvertirla del pericolo incombente. Immerso
nel buio, davanti ai suoi occhi chiusi, in quella specie di stato di trance,
vedi apparire una spirale, che illuminava tutto attraverso mille raggi. La
Luce, il suo potere. Era il momento di separarsi da esso, per affidarlo a
qualcuno più vicino alla giovane ragazza che tutti cercavano, forse costui
sarebbe stato meno esperto e non sarebbe riuscito a sfruttare subito il pieno Potere, ma Chris sapeva che il suo potere avrebbe cercato
qualcuno veramente degno, che alla fine sarebbe riuscito a proteggere Selyn.
Forte di ciò si concentrò ancor più, sentendo che dentro di sé qualcosa si
stava muovendo, come se cercasse di uscire. Strinse i pugni, quell’operazione
procurava non poco dolore; gli sembrava che qualcosa dentro di lui stesse
spingendo violentemente contro il suo petto per uscire.
Ad un tratto sentì una mano fredda
come il ghiaccio stringere la sua. Sul viso del ragazzo si allungò un sorriso,
capendo che finalmente Seven aveva deciso di seguirlo quell’impresa. Forse
avevano una speranza di riuscita, forse potevano ancora salvare il mondo.
Una forte luce li illuminò mentre
sotto i loro piedi comparivano i loro due simboli: la stella a cinque punte e
la spirale, un forte vento allora si alzò. Il Rilascio era cominciato.
I passi veloci e risoluti di
Locke riecheggiavano per il corridoio. Era ormai mattina, l’orologio scolastico
aveva appena scoccato le sei; eppure a causa delle nuvole nere che affollavano
il cielo sembrava ancora notte fonda.
Con un sospiro di sollievo era uscito dall’ufficio della preside Sakura pochi minuti prima.
La nottata era stata lunga, e ci era voluto molto
tempo per decidersi sul da farsi riguardo l’argomento “Staff scolastico”. Alla
fine Sakura aveva deciso di assumere la donna bionda come professoressa della
classe angelica; Locke non sapeva chi ella fosse, ma
sembrava conoscere Zato “Beh, se conosce quel rompiscatole non ho la minima
voglia di parlarle… e poi è bionda, blea!” scosse la testa, ripensando alla sua
naturale repulsione verso le bionde.
Scacciò via quel pensiero
fastidioso, quindi imboccò il corridoio freddo e buio che portava alla stanza
Luna Scarlatta. Non aveva più ricevuto nessuna notizia sullo stato di salute di
Selyn, perciò non appena le questione burocratiche
erano giunte al termine era corso via, in cerca della ragazza.
Non appena fu davanti alla porta
della stanza bussò piano, sperando di non spaventare
chi vi era all’interno. Rimase fermo ad aspettare che qualcuno gli aprisse, per
venti secondi circa nessun suono si udì. Bussò ancora, ed
altri venti secondi passarono.
Serrò i pugni, cercando di
contenersi. Forse Selyn non era nelle condizioni di aprire, ma stava bene,
questo continuava a ripetersi mentre la paura che alla ragazza fosse successo
qualcosa cresceva –Selyn!- la chiamò riprendendo a bussare come un forsennato,
senza riuscire a trattenere la preoccupazione. Bussò a lungo, ma poi finalmente
la porta si aprì, mentre dietro di essa si rivelava una ragazzina dai lunghi
capelli bianchi che lo guardava con gli occhi sbarrati. Per un po’ rimasero a
guardarsi in silenzio. Selyn sembrava molto spaventata, doveva essere rimasta
sveglia tutta la notte, lo si capiva dai segni neri
che aveva sotto gli occhi. Sembrava più pallida del solito, e la sua
espressione sembrava quella di una bambina che cerca di scappare di scappare dal mostro che dorme sotto il suo letto.
-Selyn…- mormorò piano il
ragazzo, non ebbe il tempo di dire altro che la ritrovò abbracciata a lui, a
piangere disperatamente –Selyn…- ripeté incapace di sostenere la scena, gli
faceva troppo male vederla ridotta in quello stato. La prese in braccio,
sembrava più leggera del solito, quindi la portò dentro chiudendo la porta con
un calcio.
Locke poggiò con estrema
delicatezza Selyn sul suo letto, sembrava così piccola e fragile in quel
momento che anche un fuscello sembrava potesse ucciderla. Le
si sedette accanto, carezzandole il capo –Ehi… non fare così, è tutto
passato…-
Ma la ragazzina non lo ascoltava,
troppo intenta a piangere com’era –Locke… è assurdo… un attimo prima era
davanti a me…- mormorò tra un singhiozzo e l’altro.
Il compagno le
si avvicinò, asciugandole le lacrime con un dito –Su… non fare così.
Ormai è finita, non possiamo più fare niente…-
-Appunto!- gridò allora la
ragazzina, dandogli un leggero pugno contro il petto –Io ero lì, eppure non
sono riuscita a far niente per salvarlo! Non me ne sono neanche accorta! Un
attimo era davanti a me l’attimo dopo appeso al muro!
Non mi sono accorta di niente! Capisci quanto è grave!?-
-Non c’è niente di grave. Tu eri
lì, e come le altre persone non hai visto niente. Sospetto che l’assassino
possa avere il controllo del tempo, non può essere stato talmente tanto veloce.
Anche per lo stesso Xion che aveva il controllo della velocità come potere
sarebbe stato impossibile fare una cosa del genere in così poco- spiegò lui
prendendo il suo viso tra le proprie mani, costringendola a fissarlo negli
occhi, con sguardo serio e deciso –non so se è davvero così, ma di una cosa
sono sicuro: non è colpa tua. Quindi smettila di fare così, pensa solo a riposarti-
La costrinse a sdraiarsi sotto le
coperte, quindi gliele rimboccò, sedendosi a fissarla. Era così bella, così
pura e tenera con gli occhi rossi di lacrime, sembrava che anche un fil di
vento potesse ucciderla –Non devi avere più paura…- le mormorò piano –ci sono
io a proteggerti…-
Selyn lo fissò con tanto d’occhi,
sentendo uno strano calore pervaderla, quindi sorrise tra le lacrime –Sì, grazie…-
Anche Locke le sorrise –Non
ringraziarmi… ora riposati. Devo sbrigare qualche pratica burocratica, ma
tornerò presto- si alzò in piedi girando i tacchi, diretto verso la porta.
-Burocratica?-
Non l’avesse mai detto. Il
ragazzo si fermò, realizzando solo allora che la giovane non sapeva
assolutamente nulla della sua “promozione”. Presto o tardi l’avrebbe scoperto
da sola, poiché la voce si era già diffusa nella scuola, ma
ora che era riuscito a calmarla non voleva darle altri pensieri. Avrebbe
aspettato un po’ prima di scoprirlo –Sì, sai… quello stronzo dell’ultimo anno
si crede superiore al sottoscritto. Ora vado a fargli vedere chi è superiore a
chi!- esclamò sperando che la ragazza la bevesse.
-Quale stronzo, scusa?- chiese
con un punta di curiosità lei alzando la testa dal
cuscino.
-Ehm…- riprese lui senza sapere
più cosa diavolo inventarsi per frenare la ormai proverbiale curiosità di Selyn
–uno dei tanti. Eh eh- e concludendo così quel
discorso senza senso né soggetto, uscì dalla stanza, richiudendo la porta alle
spalle con un botto.
Rimasta sola, la ragazzina si
soffermò ad osservare per un po’ la porta, immaginando
Locke fuori dalla stanza che si allontanava. Immaginava che probabilmente in
quel momento era appena entrato nella sua stanza per parlare con Mitzuki e
Skeit dell’accaduto. Sicuramente Mitzuki avrebbe fatto finta si essere
spaventata per farsi consolare da lui…
Eppure era stato talmente dolce e
gentile con lei che ora le sembrava assurdo pensare anche solo alla possibilità
che Locke potesse consolare Mitzuki come faceva con lei. E anche se l’avesse
fatto, la ragazza non avrebbe mai provato tutto il calore e la serenità che
ogni parola o gesto del ragazzo trasmetteva a lei…
-Locke…- mormorò, in quel momento
spostò lo sguardo su un piccolo specchietto che teneva sul comodino, notando
che le sue guance si erano colorate di un rosso accesso. Sorrise piano, ormai ci era abituata.
Per un attimo si chiese se non
fosse insensibile da parte sua arrossire pensando a un ragazzo quando invece
doveva disperarsi per la morte del professore. Ma si era disperata abbastanza,
e la visita di Locke aveva riportato il sorriso sulle sue
giovane labbra, e il calore nel suo cuore. Era come se un dolce velo fosse
calato su di lei.
Si stese, poggiando piano la
testa sul cuscino -…- chiuse gli occhi. Cosa avrebbe
dovuto fare? Cercare l’autore dell’assassinio? Con tutta probabilità si sarebbe
solo cacciata nei guai. Non era compito suo, lei doveva limitarsi a fare da
spettatrice. Eppure si sentiva in debito, ricordava tutti gli aiuti, le dritte,
le consolazioni, tutto quello che le aveva dato e
trasmesso Xion. Aveva fatto tesoro di tutto ciò che egli le aveva detto –Non posso permettere che il suo assassino si aggiri
indisturbato per la scuola senza essere punito…- mormorò.
Così ora un nuovo problema si
prospettava all’orizzonte. Doveva scoprire il mistero di Nihil,scovare e punire
colui che aveva ucciso il professore, trovare un modo per salvare Locke da Ai,
sventare Thea e soprattutto doveva rialzare la sua media in combattimento, o
Zato l’avrebbe bocciata. La giovane fece una smorfia, come poteva recuperare in
una materia in cui il 90% delle volte non riusciva nemmeno a prendere in mano
lo strumento principale: un arma. Scosse la testa come
infastidita scacciando quei pensieri completamente fuori luogo.
-Cosa dovrei
fare?- si domandò per l’ennesima volta, ma stavolta non tono disperato, bensì
con quello di chi pensa a come rendersi utile. Si girò e rigirò nel letto varie
volte, essendo indecisa se andare a riferire quel poco che sapeva alla preside
o parlarne prima con Zato. O forse avrebbe fatto meglio a non dire niente a
nessuno e ad indagare per i fatti propri? In ogni caso
era tempo di mettere insieme le idee.
Si alzò, avvicinandosi poi alla
scrivania da cui prese un blocco note e una penna, quindi tornò sul letto.
Mosse la penna per scrivere tutto ciò che fino ad allora
sapeva.
Il viaggio in Orihe, Thea ed Ilenos. Nel passato aveva scoperto una relazione tra lei
e altri due bambini, Seven e Chris. In Thea aveva visto il futuro, e le si era presentato come morte e distruzione, e qualcuno le
aveva consigliato di non perdere la speranza, e di confidare nei propri poteri
in un certo Lui. Infine attraverso il presente aveva capito che Chris era
prigioniero di qualcuno, qualcuno che voleva un Potere, e sapeva che questo
potere si trovava in un edificio al cui esterno avrebbe appostato delle
guardie. Questo prima che Chris scappasse, ora però era passato diverso tempo.
Selyn non poteva fare a meno di chiedersi se le spie fossero penetrate nella
scuola.
-E se proprio una delle spie
avesse ucciso il professore!?- esclamò ad un tratto
alzando la testa. In effetti era un’ipotesi
plausibile: Xion cercava di metterla in guardia da qualcosa, e se questo
qualcosa fosse proprio ciò che cercava il Potere? Come l’aveva chiamata… Arc
Organite. Selenity era sicura di aver già visto o sentito qualcosa al riguardo,
poiché anche il sol pensarci le procurava dolore e ribrezzo. “Se rimarrò qui metterò in pericolo gli altri… cosa ha a che fare
quell’Arc Organite con me?Non capisco…”
Nihil. Altro mistero lasciatole
da Orihe. “In latino rimanda a qualcosa di indefinito,
e precisamente significa –nulla, niente-… quella bambina che dovrei essere io
l’ha pronunciato. Cos’è che lei sa e io no?! E poi… quando è terminato l’effetto del rituale…” solo allora
ricordò quell’ultima frase prima del suo risveglio. Nelle tenebre le era parso di udire “Il plenilunio del suo cremisi
splenderà”, la stessa frase che era stata scritta col sangue di Xion sulle ali
del povero professore.
-Quindi tutto è collegato!-
esclamò la ragazzina –Bene, ciò significa che il nemico è solo uno… e cerca un
potere… Xion ha insistito per parlare, e ha sottolineato
più volte che se resterò qui tutti saranno in pericolo… ma può avere a che fare
coi miei poteri? In fondo non sono niente di speciale, anzi, sono deboli… non
capisco proprio…-
In quel momento un rumore alla
porta la fece sobbalzare, costringendola a interrompere quel flusso di
pensieri. Qualcuno aveva bussato. Si alzò, mettendosi seduta composta sul
proprio letto, dando una sistemata alle vesti. Quindi
disse –Prego, è aperto-
La porta si aprì subito,
lasciando entrare una donna, ella la richiuse, quindi
attese, consapevole che se si fosse avvicinata troppo avrebbe solo spaventato
la ragazza. Selyn rimase a fissarla in silenzio per un po’, contemplando i suoi
lunghi capelli biondi e i suoi occhi azzurrissimi, quasi di ghiaccio. Era
davvero stupenda. Selyn sgranò gli occhi: le sembrava di averla già vista da
qualche parte, ma non ricordava dove… come sempre la sua memoria faceva acqua.
-Buongiorno, signorina Van de
Moon- la salutò lei cordialmente, rimanendo ferma sulla porta a sorriderle
–sono la nuova insegnante delle classi angeliche, sono
qui per scambiare quattro chiacchiere, sempre che le vada-
La ragazzina annuì piano,
alzandosi dal suo giaciglio per poi avvicinarsi alla donna –Certo, scusi il
disordine…- la sua voce era piccola, quasi spaventata –prego, si accomodi…- la
invitò.
La donna sconosciuta si sedette
sulla sedia vicina alla scrivania, ancora quel sorriso sulle labbra.
“Che diavolo ha da ridere, questa
qui?” chiese a sé stessa la giovane inglese “Che c’è
da sorridere in un momento del genere?!” la guardò infastidita, sedendosi
nuovamente sul proprio letto –Mi dica…-
-Capisco cosa prova, signorina
Van de Moon…- esordì la donna, e già Selyn reprimette una smorfia di
disapprovazione –una sconosciuta che piomba nella vostra camera sorridendo come
se gli sconvolgenti eventi della notte prima non fossero mai avvenuti. Ma
credetemi Selenity, capisco come state, e vi porgo le mie condoglianze, e il
mio aiuto per lasciarci alle spalle questa brutta storia-
Il breve discorso aveva però già
fatto saltare i nervi della giovane ragazza che, abbassando lo sguardo, rispose
con tono arrabbiato –Intendete dire che devo lasciarmi alle spalle la morte di
una persona a me cara?-
L’altra sospirò –Purtroppo è
l’unica cosa che possiamo fare. Tramutare il dolore, la rabbia e la
disperazione in voglia di andare avanti e scoprire chi è l’autore di questo
delitto. Non è quello che avrebbe voluto il professor Xion?-
-Lei la fa troppo facile- tagliò
corto Selyn alzando lo sguardo sui suoi occhi. Quegli occhi così azzurri in
netto contrasto coi suoi rosso sangue. Si alzò,
dirigendosi alla porta finestra, senza degnare di uno sguardo la nuova
insegnante che già le stava antipatica –siete venuta
per qualche motivo preciso, professoressa?- e sottolineò il titolo, così da
intendere che non si era ancora presentata.
-Hioul Milia, perdonami per non
essermi presentata subito- rispose la donna, che già cominciava a corrispondere
l’antipatia che Selyn provava nei suoi confronti –ero solo
venuta a vedere come stavate, e se ce ne fosse stato bisogno, a
consolarvi, ma mi sembra che stiate più che bene. A questo punto reputo sia
giusto lasciarvi riposare ancora, visto che da domani stesso riprenderanno
le lezioni- si alzò, dirigendosi verso la porta.
-Nemmeno un po’ di rispetto per
quel che è accaduto?! La scuola dovrebbe rimanere
chiusa, una delle colonne portanti della scuola non può essere sostituita da
una persona mai vista, e le lezioni dovrebbero aspettare in segno di lutto!- la
ragazzina si voltò cominciando a urlare con tono aggressivo, come molto
raramente faceva. Non capiva perché, ma quella professoressa le dava troppo
fastidio con quei modi così lesti e quasi snob. Come faceva a prendere una cosa
simile con cotanta leggerezza?
La donna si voltò per fissarla a
sua volta, il suo sguardo era duro e inflessibile –Ci sono momenti in cui non
ci si può concedere il lusso della disperazione. Spesso bisogna agire per non
morire- dopo di ciò sorrise ancora –ma forse sei troppo
piccola per capirlo- quindi uscì, richiudendo la porta alle sue spalle,
lasciando Selyn frustrata e confusa.
Con un sono
“sgrunt” la ragazzina tornò a sedersi sul suo letto, fissando con insistenza un
punto indistinto fuori dalla finestra –Maledizione!- esclamò poi in preda alla
collera, dando un pugno alle lenzuola. In quel momento la porta si aprì per
l’ennesima volta. La ragazza si voltò esclamando –Chi cavolo è ora?!-
-Grazie dell’accoglienza…- la
voce di Zato risuonò per la stanza, mentre il professore entrava con aria
talmente tanto stravolta e stanca che Selyn scattò giù dal letto con
espressione preoccupata, per poi correre da lui ad aiutarlo.
-Ehi, che cos’hai? Stai male? Hai
la febbre?- chiese poggiando una mano sulla sua fronte.
Zato la scacciò un po’ malamente, ma
senza rabbia –Non preoccuparti… ora mi stendo un po’ sul letto e mi riposo.
Gradirei se non facessi troppo rumore, scusa l’impertinenza, ma ho bisogno di
riposare- quindi la scostò con un po’ più di delicatezza, accasciandosi sul
letto.
Senza perdere tempo Selyn andò
nel bagno della camera, bagnando un asciugamano. “Accidenti… anche Zato sta
male… quella donna è qui per sterminare tutti i professori e prendere il
controllo della scuola, maledetta!” sospirò, in fondo sapeva che era inutile
sfogarsi pensando male della professoressa Hioul. Scosse la testa, tornando in
camera. Zato era ancora sul letto, era pallido come un morto, sembrava stesse
molto male. La ragazza sentì una stretta al cuore mentre gli si avvicinava,
poggiando sulla sua fronte la fredda asciugamano. Gli
si sedette accanto, guardandolo con espressione tetra.
Lui ricambiò il suo sguardo, solo
con un misto di curiosità e divertimento –Perché mi bagni la fronte se non ho
la febbre?- le fece notare.
La ragazza si fermò di colpo,
diventando rossa in viso. Abbassò lo sguardo, come sconfitta –Vuoi che ti lasci
solo?- chiese.
-Forse è meglio, almeno per un
po’…- rispose l’altro voltandosi verso la finestra, come a non volerla guardare
in faccia.
Senza dire un
parola, Selyn si alzò, dirigendosi verso la porta, l’aprì dando un ultimo
sguardo all’amico, quindi uscì.
Le cose
stravano
diventando troppo strane… ora che Zato si sentiva male, aveva un altro problema
in più.
La ragazzina camminò a lungo
senza una meta precisa, senza riuscire a togliersi dalla testa gli avvenimenti
che la stavano facendo impazzire. Quello era un puzzle, e lei non era mai stata
brava a risolvere puzzle. Qualcosa però si stava muovendo. Sentiva che l’arrivo
di quella professoressa non era casuale: era lì per un motivo preciso.
Non poté fare a meno di chiedersi
se uno dei suoi poteri includesse la visione del futuro. In quel momento una
musica d’opera risuonò per i corridoi, la ragazza, riconoscendo la suoneria del
proprio cellulare, lo prese in mano, notando che a telefonarle era Locke.
-Pronto- disse rispondendo –sì, stasera?
Mi sembra di no… va bene… certo… allora a dopo- chiuse quella breve conversazione.
Locke aveva qualcosa di serio da dirle.
Sentì la paura avanzare,
cos’altro poteva capitare? Una pioggia di meteore? O peggio ancora? Ne aveva le
scatole piene. Quell’inverno stava diventando una tortura! Troppi problemi,
troppe domande, troppi pericoli…
Sospirò alzando lo sguardo, era
ora di andare; quella sera nuove tessere del suo
puzzle le sarebbero capitate tra le mani. Ormai ne era sicura: Locke, così come
molti altri, sapeva qualcosa che lei sconosceva.
-Forza, corri!- una voce vivace,
cristallina e oltremodo dolce risuonava per I corridoi, unita al suono di passi
veloci, come in corsa –E’ qui, guarda!- esclamò quando finalmente si spense il
suono dei passi.
Era appeso al muro, fissato con
due chiodi, e ritraeva un vampiro affascinante circondato da una nuvola di
pipistrelli neri. Sullo sfondo un castello in rovina, proprio dove si sarebbe
svolto il tutto.
-Leggilo!- disse la solita voce
femminile, evidentemente eccitata.
-Uhm… la preside Sakura non me ne
ha parlato…- rispose una seconda voce molto profonda e virile –però è una bella idea- concluse soddisfatto.
-Sì…- riprese la ragazza per poi
interrompersi. Passarono diversi secondi di silenzio durante i quali l’unico
suono udibile era il canto mattutino degli uccelli fuori dalle mura
scolastiche. Finalmente ella sbottò balbettando
imbarazzata –andiamo i-insieme?!-
Qualche altro secondo di silenzio
passò prima che lui rispondesse piano –Con piacere…-
“A tutti gli studenti dell’Angel Devil Academy
Visto l’avvicinarsi della festa di Halloween, si è deciso che la sera
del 31 ottobre si terrà una festa presso il Castello di Avol poco lontano dalla
nostra scuola. La serata prevederà: banchetto, balli e una sorpresa che non
intendo rovinarvi… se intendete partecipare siete pregati di presentarvi il 31
ottobre all’entrata del Castello vestiti in maschera.
La preside.
~
La sera era calata da un pezzo
nonostante fossero solo le venti. Spirava un vento freddo dal nord, che aveva
costretto qualche streghetta troppo sexy a coprirsi di più. La lunga fila degli
studenti si muoveva da almeno mezz’ora. Nessuno voleva mancare al grande evento
di quella sera, e tutti si chiedevano quale fosse la sorpresa che la preside
riservava. Alcuni sostenevano che si trattasse di qualche incontro di lotta tra
studenti, mentre altri pensavano a qualcosa in grande stile,
degno della grande Angel Devil Academy. Una cosa però era certa: ci sarebbe
stato da divertirsi.
In mezzo alla folla che procedeva
lenta si potevano distinguere mille diversi
travestimenti, tantissime maschere buffe o paurose, e soprattutto infinite
risate. Almeno una cinquantina di streghe, diversi zombie,
tantissime mummie e innumerevoli vampiri.
Da qualche sperduta parte in
mezzo a quella miriade di mostri ve ne erano tre particolari: una regina delle
nevi, un Arcangelo e una bambolina dai vestiti gotici. Sembravano divertirsi
più degli altri, anzi, erano molto eccitate ed
ansiose, l’unica che appariva un po’ più imbronciata era la bambola gotica che,
a braccia incrociate, aspettava di poter avanzare scaldandosi a tratti le
braccia scoperte e le gambe coperte solo da un paio di collant neri.
-Che freddo!- si lamentò
scaldando le mani sfregandole contro la veste nera.
-Tel’avevo
detto che avresti sentito freddo, babba- rispose l’Arcangelo dai lunghi capelli
rossi, quindi si tolse il mantello bianco che teneva sulle spalle e lo pose su
quelle della ragazza vestita di nero –ecco, tanto ai vampiri non serve
scaldarsi- commentò infine con una risata –dovreste provare anche voi!-
-Ah no, grazie!- rispose la
regina dai capelli biondi –preferisco restare Angelo!- rise infine, voltandosi
verso la prima ragazza –Stasera sei davvero bella,
Sel. Sei una bambolina, mi viene voglia di coccolarti- quindi abbracciò
l’amica, con sul viso un’espressione dolce –bambolina!-
-Sì!- si affiliò Larisse
abbracciando a sua volta Selyn –Troppo carina!-
Sentendosi stritolata, la
ragazzina in mezzo le scacciò con le mani, rispondendo poi con voce da “oca”
–Ah ha, non ci provate. C’è solo una persona per cui farei la bambolina, voi
siete solo comuni mortali, muahuahuah!-
Saber e Larisse la guardarono
prima sconvolte, poi accigliate –Pessima imitazione di una bambola malefica…-
commentò l’Angelo poggiando una mano alla testa e alzando gli occhi al cielo
buio, esasperata.
-Beh…- prese parola la vampira
con aria furba, socchiudendo appena gli occhi per poi ridacchiare –io so chi è
l’unica persona per cui faresti la bambola…- davanti a una Selyn completamente
arrossita la vampira non poté fare a meno di andare avanti –chissà che fine ha
fatto Locke… tu l’hai visto, Saber?- chiese infine alla terza mentre questa già
reprimeva una risata.
-Tsé…- rispose l’inglese cercando
di non dare a vedere il bagliore rosso che le copriva le guancie. Afferrò per
le mani le due restanti prima che avessero il tempo di continuare,
trascinandole con sé attraverso la folla.
Quella sera era davvero
importante. Selyn si era ripromessa di rivelare i suoi sentimenti al giovane vice
preside, ed ovviamente Saber e Larisse non avevano
resistito a vestirla nel modo più provocante possibile. Era un vestito
prettamente gotico, completamente nero con tanti pizzi e merletti lungo la
gonna lunga fino alle ginocchia, un paio di guanti neri ricamati che quasi raggiungevano la spalla, dei collant sullo stesso motivo e
stivali molto alti, mentre tra i capelli sfoggiava un cerchietto sempre nero
con merletti bianchi. Per completare il tutto le avevano disegnato una linea
nera che scendeva dall’occhio destro fino alla gola, a mo’ di lacrima.
Larisse
era in tutto e per tutto un Angelo. Indossava candide vesti a tratti brillanti
che la coprivano completamente, mentre sulla schiena le spiccavano due bianche
e piumate ali. Quando Saber le avesse chiesto il perché di quel travestimento, ella le aveva risposto –E’ Halloween. Devo vestirmi da
qualcosa di orribile, no?-
Infine Saber era completamente
bardata di bianco e azzurro. Portava un vestito molto elegante blu ghiaccio con
una lunghissima gonna dalle mille sfumature azzurre e bianche, mentre il
corpetto era legato dietro da tantissimi lacci. Tra i capelli portava una rosa
bianca.
Le tre avanzavano a forza di
spintoni, attirando l’attenzione di molti, soprattutto ragazzi, che già
cominciavano a far loro delle avance.
Impiegarono venti minuti buoni
per raggiungere l’interno del grande e famoso Castello di Avol.
Selyn mentre entrava lo scrutava curiosissima. Non l’aveva mai visto, l’aveva
solo sentito nominare. Come tutti sapevano lei era nuova a quel mondo, nel
quale si era addentrata da sola da poco più di quattro mesi, e tutto quello che
aveva a che fare con la magia la incuriosiva e
sconvolgeva, ma quel castello le risultava a dir poco assurdo. Non solo
profumava di magia, ma sembrava addirittura di poterla toccare da quanto era
presente, come se fossero le sue mura ad emanarla. Era
una struttura tra le più imponenti che la giovane
inglese avesse mai visto, sembrava che non finisse mai, e incuteva timore…
Le tre raggiunsero finalmente la
sala principale, dove la preside Sakura parlava con un gruppo di alunni. Come
sempre era bellissima.
-Uffa…- disse tutt’un tratto l’albina con espressione triste –non c’è Locke…
uffa…- sembrava sul punto di piangere. Si era messa in un angolino a capo chino
con il cerchietto nero stretto tra le mani e gli occhi esageratamente umidi
–uffa…-
Saber, che era rimasta lì vicino
mentre Larisse era andata a prendere da bere, si avvicinò all’amica,
prendendole il viso tra le mani –Ehi, non fare quella faccia. Vedrai che è qui
in giro!- la rassicurò sorridendo.
-Sì…- riprese Selyn alzando un
po’ la testa quanto bastava per guardarla –magari con qualche ragazza…- detto
questo scivolò dalle mani dell’amica fino a sedersi per terra con espressione
triste.
-Oh… va bene- si rassegnò la
ragazza, quindi si allontanò dicendo –vado a recuperare Larisse…-
-Sì…- annuì Selyn con voce da
morta. Che sfortuna, si era fatta tanto coraggio per decidere di dire a Locke
che lo amava proprio la sera di Halloween, ma ora il
coraggio era scomparso in un colpo solo. E se l’avesse trovato in compagnia di
qualche bella bionda tutta seno? Però le aveva
promesso che sarebbe andato con lei… -uffa…-
-Quel vestito ti sta benissimo,
Selyn-
La ragazzina abbassò ancora di
più il capo. Ora la sua mente le faceva pure scherzi di cattivo gusto facendole sentire la voce di Locke. Oppure era davvero lì e
quella era la classica scena dei romanzi rosa. Ma
Selyn si conosceva: era di certo la sua immaginazione. Tuttavia qualcosa nella
sua mente si mosse, istigandola a rispondere con un secco –La mia vita fa
schifo…-
-… Mi dispiace…- quindi sentì due
braccia calde abbracciarla. La ragazzina spalancò gli occhi alzando lo sguardo:
era davvero Locke.
-Oddio! Oddio! Oddio!- urlò al
massimo dell’imbarazzo scuotendosi cercando di sciogliersi da quell’abbraccio
che la stava mandando nel pallone. Ora poteva affermare di non conoscersi.
~
-Wow! Guardate, ragazze: forse ci
siamo!- esclamò allegra Larisse quando una piccola botola si aprì sotto la
grande scrivania dello studio del vecchio proprietario del
castello, rivelando un passaggio segreto sotto di essa.
-Evviva!- rispose euforica Selyn
avvicinandosi all’amica, pronta a sbirciare dentro –Chissà dove porta… sarà la
via giusta per raggiungere il tesoro?- chiese poi.
-Non ci resta che scoprirlo!-
affermò infine la vampira addentrandosi in esso, seguita a ruota da Selyn e
Saber.
Erano le undici passate, e da
circa un’ora le tre ragazze e tutti gli altri studenti
della scuola erano impegnati in una caccia al tesoro organizzata dalla preside.
Era un gioco il cui scopo era quello di scoprire il
“tesoro del castello”. Si erano divisi in gruppi, e Larisse non si era fatta
problemi nell’afferrare per il colletto Selyn e Saber e trascinarle con sé
attraverso le mille stanze della costruzione. Solo nella biblioteca avevano
avuto fortuna, trovando uno strano passaggio segreto.
Mentre le tre camminavano immerse
nelle tenebre, illuminate solamente dalla debole luce che Saber produceva
grazie ai suoi poteri di Angelo.
Si erano addentrate in quel vicolo
da circa dieci minuti. Procedeva dritto e piano piano si faceva sempre più
stretto, tanto che Selyn cominciò a ringraziare di essere piccola e minuta.
Magari se fosse rimasta incastrata avrebbero chiamato
Locke e lui l’avrebbe salvata…
-Ehi, Selyn, hai uno dei tuoi
soliti trance?-
La voce di Saber la riportò alla
realtà facendole mettere a fuoco la situazione. Stavano ancora camminando…
loro. Lei era rimasta indietro guardando un punto indistinto.
-Sei tutta rossa… stai bene?-
-Ehm… io… certo- rispose piano la
ragazzina toccandosi le guancie, erano davvero calde. Possibile che solo
pensare a Locke le facesse questo effetto? Per fortuna le due sembravano non
essersene accorte…
-Bah-
disse Larisse con disapprovazione –ma ti sembra il posto giusto per pensare al
tuo innamorato?-
-Cosa?!
Che?! Quando?! I-io…! Wah!-
cominciò l’inglese dimenando le mani e dicendo cose senza alcun senso logico
mentre si sentiva arrossire ancora di più. Come faceva ogni volta che si
sentiva in imbarazzo, cominciò a correre verso dove si trovavano le due amiche,
superandole con la sua incredibile velocità e correndo all’impazzata nel buio
del cunicolo, seguita da Larisse e Saber che correvano intimandole di fermarsi.
Anche quella volta Selenity perse il conto di quanto tempo passò da quando aveva
cominciato a correre seguita dalle due affannate amiche.
“Accidenti, che imbarazzo!”
pensava la ragazzina dai lunghi capelli bianchi mentre finalmente riusciva a
scorgere in fondo a quella che sembrava la tanto
attesa fine del tunnel. Si fermò di colpo, aspettando che le due amiche la
raggiungessero, quindi indicò con un dito la piccola luce che rischiava
l’uscita del cunicolo.
-Forse ci siamo!- esclamò allegra
Saber.
-Ma siamo sicure che questo ci
porterà al tesoro del castello?- domandò un po’ inquieta Selyn, che sin da
quando erano entrata lì non faceva altro che chiedersi
se fosse la cosa giusta.
-Dai, ora vediamo…- disse piano
Larisse, quindi si avviò per prima, come sempre faceva. Era un po’ il capo di
quello strano gruppo, essendo la più sicura e risoluta. Selyn provava molto
rispetto per questo lato del suo carattere.
Quando finalmente tutte e tre
varcarono la soglia di quella che sembrava l’uscita, si ritrovano in una
piccola grotta illuminata da una lanterna posta su una grande roccia. I visi
delle tre ragazze si colorarono di felicità.
-C’è luce! Forse abbiamo trovato
il tesoro! Abbiamo vinto!- esclamò Saber portando le mani davanti alla bocca
con occhi grandi e quasi commossi.
Larisse
si unì a lei, mentre Selyn rimaneva indietro, incredula. Davvero era possibile
che il famoso tesoro del castello si trovasse lì? E c’era dell’altro…?
~
-Bah… non sono neanche qui…- la
voce cupa e tonante di Zato sembrò risuonare in un’infinità di eco, nonostante
la stanza fosse piuttosto piccola. Il Demone si voltò a cercare il suo
“compagno di ricerche”, senza però scorgerlo da nessuna parte nel piccolo
studio.
Sospirò. Era finito da un pezzo
l’orario della gara di caccia al tesoro, e tutti gli alunni erano tornarti in
sala a mani vuote. Tutti tranne Selyn, Larisse e la loro amichetta Angelo. Per
questo la preside Sakura, preoccupata, aveva inviato lui a cercarle. Locke,
appena saputo che si trattava di Selyn, si era subito messo in azione senza
nemmeno chiedere il consenso alla preside.
Ma ancora, dopo ore di ricerca,
le tre erano avvolte da un velo di mistero… dove diavolo si erano
cacciate? E quello stupido ragazzino dov’era?!
-Signor vice preside- quanto
odiava dovergli dare del Lei –dove siete?-
Nessuna risposta si udì nella
stanza, e Zato si rassegnò. Se ne era andato… eppure era sicuro che fosse
ancora dietro di lui. Fece per uscire dalla stanza, quando notò qualcosa di
buio sotto la scrivania. Si avvicinò per osservare meglio… un passaggio.
Senza esitare vi si addentrò,
sicuro che le tre fossero passate di lì, e probabilmente anche Locke…
Gli ci volle molto per
attraversarlo, era davvero lungo, e molto buio, ma questo non era un problema
per lui, che nel buio era nato.
Un rumore soggiunse, non lontano
da lì qualcuno era inciampato. Zato sbuffò riconoscendo il suono dei passi di
Locke. Era inconfondibile, ormai lo conosceva benissimo, lo sentiva ogni volta
che veniva a prendere Selyn per uscire con lei. E ultimamente accadeva molto
spesso.
Come previsto lo trovò poco più
in la, intento ad alzarsi da terra in seguito a una brutta caduta.
-Bah… un Demone che non vede al
buio…- lo compatì il professore dandogli una spinta
per rialzarsi.
-Ma taci…- rispose poco gentile
l’altro. Non appena si fu rimesso in piedi, ripresero a camminare –ero sicuro
che non ti saresti accorto della botola…-
-Tu non mi conosci- affermò Zato,
con un certo disprezzo nella voce.
Entrambi tacquero, più si ignoravano, meglio era. Ormai tra Zato e Locke era odio.
Camminarono
per una buona mezz’ora, in sacro silenzio, prima di trovare l’uscita alla
galleria, che li fece spuntare in una grotta illuminata da una lanterna. Non
c’era nessuno.
-Beh… un’ora di camminata
sprecata…- si lamentò il professore facendo per tornare indietro.
Il vice preside, curioso come
sempre, prese a perlustrare la grotta, che però non presentava alcuna
peculiarità. Chissà se Selyn era passata di lì…
-Mhm!-
Un brontolio tanto debole quanto
deciso si udì talmente piano che a stento il ragazzo riuscì a sentirlo, ma
riconobbe subito in esso la voce di Selyn. Subito scattò attento, aguzzando
tutti i sensi per capire da dove provenisse “Selyn…”
-Mhm!-
Di nuovo. Ma
stavolta capì da che parte proveniva, era come se la ragazza non potesse
parlare e cercasse di farsi sentire attraverso piccoli lamenti…
Locke si avviò verso la direzione
da cui aveva sentito provenire il mugolio, cioè da dietro una grande roccia.
Circospetto si guardò intorno, quindi, con un sonoro pugno, la distrusse.
Da dietro di lui Zato si accigliò
–O hai scoperto qualcosa o sei completamente pazzo-
-Mhm! Mhm! Mhm!- da dietro la roccia
ormai abbattuta uscì una saltellante Selyn legata per i polsi e per le
caviglie, in lacrime, seguita a ruota dalle due amiche.
Ai due ragazzi, sconvolti, ci
volle un po’ per riprendersi. Locke subito slegò l’amica, mentre Zato pensava
alle due restanti.
-Selyn…- disse piano il vice
preside quando tolse il grande bavaglio che la zittiva –che
ti è successo?-
-Locke!-
esclamò questa in lacrime gettandosi tra le sue braccia, causando però un
radicale cambiamento del colore della pelle del
ragazzo, da roseo a rosso fuoco –Uee! Locke!-
-Su, su… non fare così… sei al
sicuro ora…- provò lui a consolarla avvolgendola in un abbraccio caldo e
protettivo.
-Eravamo appena entrate…-
cominciò Saber massaggiandosi i polsi doloranti mentre ringraziava Zato con un
cenno del capo –ci hanno prese alle spalle-
-Chi vi ha preso alle spalle?-
chiese Zato, confuso.
-Loro!- l’urlo di Selyn si
espanse per la grotta, mentre una grande ascia andava ad abbattersi sulle
spalle di Locke, che però, veloce, si scansò, lanciando Selyn alle due amiche e
caricando un calcio all’energumeno che lo aveva attaccato. Era un omone a dir
poco enorme, dai muscoli infiniti, così come le sue cicatrici. Portava una
benda nera sull’occhio destro.
Il calcio lo raggiunse in pieno,
però sembrò non sortire alcun effetto, se non a fargli il solletico.
Le tre ragazzine tornarono a
nascondersi dietro la roccia frantumata, mentre il vice preside e il professore
si facevano avanti per combattere.
La lotta fu breve ma intensa.
L’omone parava senza troppa difficoltà i vari colpi sferrati dai due ragazzi, e
non sembrava avere punti deboli. In più, i suoi pugni erano decisamente
forti.
-Così non ce la faremo mai…-
disse ad un certo punto Locke. Guardò Zato mentre
questo riatterrava a terra dopo aver schivato l’ennesimo colpo –Per quanto odi dirlo, dobbiamo collaborare…-
-Mi sa proprio che hai ragione.
Per quanto odi dirlo…- concordò questo.
Locke sferrò un calcio allo
sconosciuto, mentre Zato cercava di colpirlo al viso. Entrambi i colpi furono
scansati da un salto all’indietro del “mostro”, ma mentre questo faceva per
lanciarsi in avanti verso di loro, professore e vice preside lanciarono in
contemporanea una sfera di magia. Zato di magia nera, Locke si magia bianca, le due si combinarono, andando contro l’uomo.
Pure le pareti della grotta tremarono per la furia e per la potenza del vice
preside e del professore, mentre l’uomo, colpito in pieno, sconfitto, si
accasciava a terra senza forze.
Ci furono diversi minuti di
assoluto silenzio durante i quali nessuno si mosse. Poi finalmente Selyn uscì
dal suo nascondiglio con sul viso un’espressione di
pura felicità.
-Ci siete riusciti! Siete
grandi!- esclamò saltando addosso a Locke –Sono così felice che stiate bene!-
urlò al massimo della gioia.
Il ragazzo non riuscì a
trattenersi dall’abbracciarla, quello era un premio più che meritato.
-Aspetta, ma avevate detto
“loro”, ce ne sono altri?- chiese Zato a Larisse.
-Sì-
affermò lei –un altro incappucciato…- e cominciò a guardarsi intorno in cerca
dell’altro sconosciuto.
In quel momento per la grotta
risuonò un suono di applausi, mentre una figura vestita di una tunica nera
usciva allo scoperto, ridendo. La sua voce era cristallina, chiaramente
femminile.
-Bravissimi!- esclamò, e tutti i
presenti furono di nuovo pronti a combattere –Davvero spettacolare!- detto
questo abbassò il cappuccio, rivelandosi una persona ben nota a tutti.
-Preside Sakura!- esclamò Selyn
lasciando il collo di Locke –Ma che cosa…?-
La bellissima ragazza sorrise a tutti,
fissandoli uno ad uno –Cosa c’è? Come mai così
sconvolti? Avete scoperto il tesoro, no? Avete salvato le ragazze dal suo
guardiano, e avete tutti vinto la gara. Congratulazioni!- esclamò sorridente.
-Le
solite trovate della preside…- si lamentò Zato, alzando gli occhi al cielo,
disperato.
-E il tesoro?- chiese Larisse
avvicinandosi all’Angelo.
La preside sorrise –Il tesoro
siete voi. Stasera avete imparato una lezione importante, e, nonostante sappia
che già domani sarà come prima, sono felice per voi-
Stavolta fu Locke a sorridere –La
collaborazione in casi estremi è la migliore risorsa- la
preside annuì.
-Tutto qui? Accidenti, ma noi tre
lo sapevamo già…- si lamentò la vampira. Quindi fece per tornare nel cunicolo
–andiamo?-
-Sì!- disse l’Angelo biondo
seguendola a ruota. Zato e la preside si avviarono dietro di loro. Anche Locke
fece per andarsene, quando una manina timida e incerta lo afferrò per la
giacca.
Il ragazzo si voltò verso Selyn.
Era completamente arrossita… -Stai bene?- chiese preoccupato.
“Coraggio, Sel… hai promesso… ce
la puoi fare…!” pensò imbarazzatissima lei.
-Ecco… io… vedi,
Locke…-
-Cosa?-
-Io… ecco… io… io ti… a…-
-Andiamo o no!?-
la voce squillante di Larisse interruppe Selyn facendola saltare in aria
terrorizzata –Ops, ho interrotto qualcosa?- chiese imbarazzata la vampira,
capendo di aver interrotto la confessione dell’amica.
-Ma no…- rispose quasi in lacrime
Selyn –non è niente…-
Ridendo nervosamente,
Larisse li lasciò. Allora Locke prese la mano di Selyn, asciugandole una lacrima
e sorridendole –Andiamo?-
La campana della scuola suonò,
segnando l’ora di pranzo. Ma non era la classica melodia che ogni campana suonava, quell’Angel Devil Academy era una melodia dolce e
allo stesso tempo inquietante, che ti faceva piangere per l’emozione e gelare
il sangue nelle vene.
Quella mattina però, la
campanella dell’Angel Devil Academy, intonava una
tetra e monotona musica che raggelava chiunque la sentisse ogni qual volta che
scoccava l’ora.
L’ennesimo rintocco fece fermare
Selenity che stava attraversando il corridoio, facendole abbassare lo sguardo
verso terra, mentre già si sentiva inquieta. La telefonata che quella mattina
aveva ricevuto da parte di Locke era stata breve, ma l’aveva resa ansiosa,
smaniante. Continuava a pensare al tono freddo ed
agitato della voce dell’amico che le diceva che quella sera aveva una cosa da
dirle. Chissà cosa c’era di così tanto terribile da
far addirittura agitare Locke…
“Non mi resta che aspettare…” si
disse. Guardò l’orologio: l’una e mezza. Era ora di pranzo…
aveva girato per l’intera mattina nella scuola, eppure le sembrava che non
fosse passato nemmeno un minuto da quando era uscita dalla Luna Scarlatta
lasciando solo Zato. “Già, Zato… chissà come sta ora…”
La pioggia batteva forte fuori
dalla scuola, come se il cielo si fosse voluto unire al dolore per la tragica
morte del professore. Gocce fredde, insistenti, portante
da un vento impetuoso, terribile, i cui ululi si sentivano fin dentro i
sotterranei scolastici.
Selenity si apprestava ad
attraversare il corridoio all’aperto che congiungeva il dormitorio demoniaco
con la mensa. In realtà quella non era l’unica strada per raggiungere le
cucine, ve ne era una coperta che però faceva il giro della biblioteca, dunque attraversandola avrebbe perso molto più tempo. Ma non era
una questione di orari se la giovane inglese aveva scelto di attraversare il
viale all’aperto, no, era semplicemente per essere bagnata dalla pioggia, per
poterla sentire battere fredda sulla sua pelle, come sperando che essa potesse
riportarla alla realtà, e farle dare ragione alla professoressa Hioul; perché
Selyn sapeva benissimo che ella aveva ragione: non
serviva a nulla crogiolarsi nel dolore. Sin da bambina la ragazza si era
crogiolata nel dolore, ogni volta che accadeva qualcosa di spiacevole
non poteva fare a meno di pensarci sempre, e chiedersi cosa sarebbe accaduto se
si fosse comportata in modo diverso. Solamente dopo la storia con Jack era
riuscita a “reagire”, scappando da Londra.
E questa volta, come tutte le
altre in passato, non riusciva a tirarsi su, continuando a ricordare il momento
in cui aveva incrociato quegli occhi vuoti e bianchi, sconvolti e impauriti,
che anche da morti le intimavano di scappare, di non mettere in pericolo gli
altri.
Selyn si fermò, sentendo la fredda
acqua piovana scenderle lentamente lungo la pelle, mentre in un moto di
disperazione si accovacciava per terra, chiedendosi se era davvero il caso di
fare come aveva detto Xion, di scappare, di non mettere in pericolo nessuno, o
di seguire il ragionamento della professoressa Hioul e mettersi sulle tracce
del colpevole.
“E’ tutto troppo difficile… se
almeno avessi aiuto…” qualcosa in quel momento la distrasse. La pioggia non
batteva più su di lei… il temporale era passato?
-Ehi, ma che fai qui sotto la pioggia?-
una voce sconosciuta le rivolse una domanda.
Nolente, Selyn alzò lo sguardo
per vedere chi l’aveva interrotta in quel momento critico. Si trattava di un
ragazzino all’apparenza della sua stessa età, con due grandi
occhi blu cielo e uno sguardo simpatico. Le porse una mano, sorridendole
gentilmente –Tirati su-
“Ma che vuole ‘sto tizio?” si
chiese la giovane, tuttavia accettò l’aiuto prendendo la sua mano per poi
rialzarsi –Grazie…- disse solamente, per poi tornare ad
incamminarsi verso la mensa, tornando a bagnarsi. Ed anche il ragazzo, dopo
pochi secondi di corsa, tornò a coprirla, senza dire una parola. “Tsé… ne ho
piene le scatole, troppi personaggi sono intricati in questa storia, vedi di
non diventare l’ennesimo” pensò la ragazzina continuando imperterrita la sua
avanzata. Ad ogni passo Selyn accelerava, seguita a
ruota dal misterioso sconosciuto che sembrava intenzionato a non lasciarla
bagnare.
Solo quando finalmente
raggiunsero il corridoio chiuso lui ripose l’ombrello
–Ah, il mio nome è Zaro- si presentò.
La ragazzina rimase a squadrarlo
per un po’, poi sospirò. Era inutile fare l’acida, ma ultimamente non riusciva ad essere gentile. Una crisi di nervi, ecco cosa stava
portando tutto quel gran trambusto, presto avrebbe cominciato a correre di qua
e di la come una pazza –Selyn, piacere- rispose
scacciando via quei pensieri poco consoni, mentre l’aria fredda e bagnata le
donava un po’ di tranquillità –grazie dell’aiuto-
-Prego, figurati- le rispose lui
mettendo una mano dietro la nuca, come imbarazzato.
Selyn non poté fare a meno a
sorridere. Le dispiaceva di averlo giudicato male, sembrava simpatico. Si diede
un’occhiata intorno, intravedendo qualche studente ritardatario che si avviava
verso la mensa. Non aveva proprio voglia di mangiare, dopo tutto quel che era
successo lo stomaco le si era chiuso sotto la morsa
della rabbia, dell’amarezza.
-Tu vai in mensa?- domandò al
ragazzo.
-Tu no?- rispose interrogativo
lui.
-Uhm…- la giovane si prese un
attimo per pensarci –non lo so, non ho molta fame- in una situazione normale
avrebbe cercato di dialogare, nella speranza di trovare un nuovo amico, ma in
quel momento, assillata dalla morte del professore, non riusciva a far altro
che essere fredda, per quanto si sforzasse di riprendersi.
-Capisco, beh… hai saputo
l’ultima?- chiese allora lui cercando di attirare la sua attenzione con quel
nuovo tentativo.
-No, cosa succede?- rispose la
ragazza con falso interesse, spostando lo sguardo alla pioggia che cadeva
ancora insistente, desiderosa di tornare lì in mezzo.
-Più tardi, verso le due, ci sarà
il funerale del professor Xion-
La porta si aprì con violenza
inaudita, andando a sbattere forte contro il muro, creando un frastuono che
percorse tutto il corridoio della presidenza. L’ufficio non era molto illuminato
grazie alle grandi vetrate scure che lasciavano entrare i già pochi raggi
solari che quel giorno d’inverno riuscivano a infrangere il nero muro di nubi
che non accennava a diradarsi.
Tra mille carte affollate in ogni
parte e registri vari, l’ufficio del vice preside Locke Ai era un totale
disastro.
Come se il trattamento di poco
prima non fosse bastato, una potere molto forte
costrinse la porta a richiudersi con un nuovo colpo tonante. Il ragazzo si
accasciò sulla poltrona dietro la scrivania, poggiando su di essa i gomiti,
massaggiandosi un po’ le tempie. Di quei tempi andava tutto malissimo.
Non solo i recenti fatti avevano
sconvolto mezza scuola, e soprattutto Selyn che sembrava inconsolabile, ma ora
aveva ricevuto una nuova notizia. Come avrebbe fatto a dirlo a Selyn? Quella
sera aveva intenzione di rivelarle il fatto che egli
fosse diventato vice preside, ed ora doveva anche darle una nuova notizia che
l’aveva sconvolto nel profondo.
Sospirò rassegnato. Tra poco ci
sarebbe anche stato il funerale di Xion, doveva assistere, era sicuro che Selyn
ci sarebbe andata, ma non aveva il coraggio di vederla ancora una volta
disperata. Era uno spettacolo orrendo, che avrebbe stretto il cuore di
chiunque.
-Quel
dannato…- si lamentò. Come poteva davvero essere come diceva Kinsei? Eppure
tutto quadrava. Ma perché diavolo aveva accettato di andare da lui quella
mattina?!
Per ora non restava altro che
andare a quel funerale, eppure c’era qualcosa che non quadrava…
“Con tutti questi casini sto
perdendo di vista il vero punto importante… eppure perché proprio qui? Nessuno
sembra abbastanza forte come hanno detto quelli… mah, nonmi resta che continuare a cercare. Non
vorrei però che quello dell’altra sera fosse…”
Un pensiero che lo fece
rabbrividire lo attraversò come una scossa fulminante. Locke si alzò con furia
dalla poltrona, cominciando a sfogliare il calendario appeso dietro la
scrivania.
La prossima luna piena sarebbe
stata il trentuno dicembre, esattamente la notte di capodanno. Se quel che
pensava era vero… non gli restava più molto tempo…
*TOC TOC*
-Avanti-
il ragazzo tornò composto, cercando di riprendere un po’ di contegno. Era
entrata la preside –Buongiorno, preside- la salutò
alzandosi e avvicinandosi a lei, fingendo un buon umore poco consono alla situazione
attuale.
-Signor vice preside… per caso
hai qui da te la scheda d’iscrizione alla scuola di Selenity Van de Moon?-
chiese la ragazza con aria preoccupata –non la trovo più… sembra sparita-
Locke scosse il capo
–Assolutamente no- strinse il pugno. La scheda di Selyn mancava, o era una
dimenticanza della preside, oppure…
Nelle
grande sala regnava un silenzio incontrastato. Avvolta nel buio, quasi a voler
meglio celare i segreti che venivano bisbigliati in
essa; l’unica luce, come sempre, proveniva dal una serie di candele poste sul
grande tavolo che occupava quasi l’intero ambiente. Dall’ultima riunione,
tenutati quella mattina erano emerse diverse nuove
notizie. A prendere nota di tutto vi era Elian, bellissima come sempre, vestita
di una lunga veste blu notte.
I presenti stavano pian piano
lasciando la stanza; la riunione era durata molto più del previsto, a causa di
nuovi “risvolti imprevisti”. La bellissima donna
sospirò chiudendo il blocco appunti e posandovi sopra la penna a sfera che
aveva usato, lasciando il tutto sopra il tavolo, alla luce della candela più
grande.
Era ormai chiaro: la detentrice
del potere del Vuoto era una ragazzina attualmente
residente nell’Angel Devil Academy. Avevano passato a rassegna ogni membro
della scuola, dal semplice allievo alla famosa preside, senza però concludere granché.
Inizialmente, non avendo idea di da dove partire per cercare il Potere, si erano affidati
a uno Specchio Mystico, un rarissimo e potente artefatto di epoca celtica
capace di rivelare qualcosa sul presente di cui non si è a conoscenza, ed esso
li aveva indirizzati verso l’accademia. Da lì erano partite ricerche e
supposizioni, prima avevano catalogato studenti e alunni per stanze, ma nessuna
di loro spiccava granché per eccellenza dei partecipanti o per altro. Quindi si
erano mossi per individuare il possessore in base a
vari fattori come il passato degli analizzati, o i poteri stessi. Ancora una
volta però non avevano nessun risultato. Solo a una risposta si era arrivati, infatti si era trovata dentro l’accademia una persona che si
credeva scomparsa e che un tempo era parte stessa dell’Arc Organite. Appunto
con lo scopo di seguire la medesima era stato mandato un primo saied, una
“spia” nella lingua demoniaca, che però non faceva esattamente parte
dell’organizzazione, era più una sorta di mercenario…
Si opposti in molti, ma alla fine
era stato mandato, ma anche questo non seppe mai dare
notizie certe su nessuno. Così, nella speranza di nuovi sviluppi, si era
ricorso a un secondo saied che, entrato da pochissimo nell’accademia, aveva già
dato i suoi primi rapporti molto soddisfacenti. Ovviamente il tutto era stato
organizzato e portato a termine senza che la prima spia ne venisse
informata. Contemporaneamente un’altra squadra di ricerca era sulle tracce di
Chris Hearcliff che, scappato dalla sede dell’Arc Organite dopo anni di
detenzione forzata, era stato rintracciato a Londra, in una casa fuori città
apparentemente abbandonata. Lì vigeva la leggenda della bambina dagli occhi
rossi, e sfruttando appunto questa il ragazzo era riuscito a fuggire, ed ora vagava indisturbato chissà dove, e tramare chissà
cosa con chissà chi. L’unica che non erano mai riusciti
a trovare era Seven, la numero due. Sparita moltissimi anni prima
era stata la più furba dei tre, tanto che non si aveva la minima idea di dove
potesse essere.
Ormai tutti speravano che trovando la custode del potere del Vuoto, gli altri due,
capendo che ormai non c’era più niente da fare, si lasciassero catturare. Ormai
ogni piano era pronto, bisognava solo aspettare, e non mancava molto. Presto,
finalmente, anche il potere del Vuoto sarebbe tornato a casa…
Elian si alzò, uscendo dalla
stanza ed incamminandosi per i corridoi freddi e bui.
A quell’ora nessuno poteva lasciare la propria postazione di lavoro, a parte
ovviamente chi era abbastanza potente da porselo permettere, come lei.
Passava interi giorni a ripensare
a quella strana avventura che le era capitata sotto mano. A pensare al
traditore, quello che tanti anni prima li aveva traditi
fuggendo con la sua consorte e numero uno, numero due, e soprattutto con numero
tre. Non riusciva a capacitarsi del fatto che egli fosse ancora vivo, e non
riusciva a darsi pace pensando che mentre lui era libero da anni ed anni i suoi genitori, per aver tradito, erano stati
eliminati in meno di una settimana. Non si era mai fatta troppi problemi al
riguardo, dopotutto chi tradisce merita solo la morte, ma voleva essere lei
stessa ad infliggerla a Quel traditore.
Rise di una risata spontanea,
folle, che le risultò così naturale che quasi ella
stessa ne ebbe paura.
La pioggia non aveva smesso di
battere per tutta la mattina. Grandi goccioloni cadevano inflessibili addosso
alla miriade infinita di ombrelli che occupavano il grande cortile scolastico.
Il funerale erano iniziato da un pezzo, e non mancava
quasi nessuno all’appello. Nemmeno la pioggia violenta aveva spaventato gli
studenti riunitisi in quella morsa di dolore comune. Nessuno aveva osato
presentarsi vestito di un colore che non fosse il nero, persino gli Angeli, per
i quali indossare quel colore scuro che per loro non significava lutto, bensì
esilio.
La tomba era stata preparata da
poco, ed era già stata interrata. Una grande lapide bianca si ergeva da sopra
il terreno freddo e bagnato, davanti a questa, una candela ardeva senza
spegnersi, come se né la pioggia né il vento potessero sfiorarla. Sulla lapide
era inciso il nome completo del professore, con sotto la data di nascita e
quella di morte.
La preside Sakura aveva appena concluso il suo toccante discorso che aveva accentuato le
lacrime versate da quasi tutti i presenti, concludendo con un tetro “Infine
nessuno saprà mai la verità sui due cognomi del nostro professore”.
In prima fila, assieme a un
gruppo di sconosciuti, Selyn si disperava stretta tra le braccia di Zato che,
ormai disperante di consolarla, cercava in qualche modo di distrarla, o
quantomeno di non farle vedere altro, consapevole che sarebbe solo stata peggio.
-Su…- le
mormorava piano, asciugandole l’infinità di lacrime che scorreva in una
marea infinita.
Era stata una fortuna trovarla
prima di raggiungere il posto. Era sicuro che da sola non cel’avrebbe fatta, e che sicuramente si sarebbe rintanata in
qualche angolino piangendo per tutto il tempo della cerimonia. L’aveva
consolata lui quindi, cercando di farla disperare il meno possibile.
Ma ciò
che gli faceva più rabbia in assoluto era che Locke, sapendo benissimo del
dolore della ragazza, non si fosse presentato. Il professore sapeva benissimo
che quel ragazzo era l’unico che poteva davvero aiutare la sua amica, appunto
per questo non riusciva a darsi pace, e si dannava ripensando a ciò che ormai
sembrava chiaro: se da un Selyn era cotta di Locke, dall’altro Locke (almeno a
vedersi) non sembrava per niente interessato a lei. E lei ne soffriva molto; ma
in una situazione del genere era chiaro che lui fosse l’unico in grado di fare
davvero qualcosa.
-Possa il nostro professore
riposare in pace. Ed ora, torniamo tutti a scuola…-
disse infine la preside, mentre la folla si muoveva lenta, con tetri sussurri,
verso l’istituto.
Zato e Selyn furono gli ultimi a
muoversi. La ragazza non voleva saperne di andarsene, voleva
rimanere ancora lì, a piangere un altro po’.
-Ci provo, te lo giuro… ma non
riesco a darmi pace. E’ colpa mia se ora è laggiù!- aveva urlato a un certo
punto, per poi scoppiare nell’ennesimo pianto disperato. Dietro di lei Zato era
altrettanto disperato, non sapendo più cosa fare per farla
stare meglio. Forse la compagnia di Larisse e dell’altro Angelo suo amico
l’avrebbe aiutata più di quanto poteva fare lui, questo si disse.
Afferrò di forza la studentessa,
costringendola a camminare in direzione della scuola, mentre ella,
stranamente, non opponeva resistenza. Così anche loro due tornarono e, mentre
varcavano la soglia della scuola, al professore parve di udire un urlo.
Associandolo a uno sfogo del dolore di qualche ragazza non si fermò oltre,
considerando anche le condizioni dell’amica, quindi si incamminò
verso l’interno della scuola dove, posto preferito dalla maggior parte dei
ragazzi, vi era un grande corridoio che circondava il piccolo cortile interno
dell’accademia. Solitamente il piccolo spazio era occupato da una miriade di
studenti che chiacchieravano all’ombra dei grandi alberi centenari.
In quel momento il cortile,
esposto com’era alla pioggia scrosciante, avrebbe sicuramente calmato la
ragazza. Zato sapeva bene quanto Selyn amasse l’acqua, e quanto questa la
facesse rilassare anche nei momenti di crisi. Sarebbe stato il suo ennesimo
tentativo di tirarle su il morale.
-Dove andiamo?- chiese a un certo
punto la ragazzina, alzando un po’ il capo in direzione dell’amico.
-Ti porto nel cortile. Ti piace
la pioggia, no?- rispose questo senza però guardarla. Avrebbe voluto
sorriderle, ma era così difficile rassicurare qualcuno quando non si è sicuri
di niente.
Raggiunsero
il luogo il fretta, senza che nessuna parola venisse scambiata. Di tanto in
tanto Zato spostava lo sguardo a Selyn, cercando di coglierne una nuova,
sperata sfumatura, ma ogni volta incontrava solo due occhi
tristi e gelidi.
Ma fu
rialzando lo sguardo che il professore incontrò un nuovo paio di occhi gelidi
che, fermi e duri, osservavano la ragazzina, ma che subito dopo, notando Zato
che la stringeva ancora, si accesero di un nuovo e ardente fuoco.
Sul viso del professore si formò
un sorriso spavaldo, mentre già pensava a un modo per attaccare briga con
Locke. Proprio con questo proposito strinse ancora Selyn, facendole abbassare
lo sguardo quanto bastava per non farla guardare in direzione del vice preside.
Voleva pensare lui a dargli una bella lavata di capo.
-Mettiti seduta su quella
panchina, torno subito- disse alla ragazzina, abbastanza forte perché il
ragazzo lo sentisse. La lasciò andare, mentre questa eseguiva subito gli ordini
senza obiezioni. Quindi si avviò verso il “moccioso
arrogante”, guardandolo dall’alto in basso. Incurante della pioggia violenta
uscì all’aperto, raggiungendo in breve Locke, anch’egli completamente bagnato.
-Ma guarda chi si vede… il
funerale non meritava la sua attenzione, signore?- cominciò subito il
professore, meravigliandosi di quanto il suo tono fosse provocatorio.
Ma non gliel’avrebbe fatta passare liscia, questa
volta si meritava anche più di una sgridata.
Disprezzante del sorriso
sarcastico che gli veniva rivolto, Locke rispose con
un “Tsk”. Quindi gli voltò le spalle, pronto ad
andarsene. Una mano pesante lo bloccò afferrandogli la spalla.
-O forse il ragazzino si
scocciava a consolare la sua migliore amica?-
Il ragazzino sbuffò annoiato da
quelle chiacchiere, tornando a fissare Zato, stavolta con sufficienza –Non sono
tenuto a giustificarmi con un mio sottoposto- rispose con arroganza mentre
sfoggiava anche lui un sorriso saccente quanto quello di Zato e inarcava gli
occhi, tra il furioso e l’offeso. Aveva ripetuto più volte a quel professore di
non intromettersi in ciò che non lo riguardava, ma i moniti evidentemente non
erano stati abbastanza chiari.
Mostrando una scarsissima
collaborazione, l’altro rispose –E pensare che lei era sicura
che saresti venuto. Sei proprio bravo a farla soffrire. Mi chiedo se non fosse
questo il tuo obiettivo fin dall’inizio…- lo provocò ancora, incapace di
trattenere la rabbia davanti a quel ragazzino che si credeva adulto. Che
diavolo ne sapeva lui della vita? –Fortuna che Selyn ha
anche altri amici oltre te. Amici che tengono veramente a lei…- quindi spostò
rapidamente lo sguardo alla ragazzina che, guardandoli in silenzio, stava
ancora seduta lì dove Zato l’aveva indirizzata.
Il momento di distrazione
dell’avversario non mancò di essere notato dal vice preside che però, contro
ogni previsione, non lo attaccò, anzi spostò il proprio nella medesima
direzione, alla ragazzina che si trovava ad essere
vittima di quella situazione ingiusta. Nel profondo sapeva che Zato aveva
ragione. Lui non si dimostrava affatto come un amico
nei confronti di Selyn, la faceva soffrire. Ma lei
aveva tanti amici, soprattutto maschi, che cosa poteva importarle di lui? Era
solo uno dei tanti, e sicuramente lui non era uno dei primi in lista. Forse il
primo era proprio il professore che si divertiva a prenderlo sempre in giro. Ma cosa diavolo aveva lui che gli mancava? Perché aveva
conquistato così Selyn, mentre lui riusciva solo a farla piangere? Cosa diavolo
c’era di sbagliato in quella situazione?
Lei li fissava ancora, senza che
nessuna emozione attraversasse il suo volto, candido, dolce, velato di
tristezza. Le avrebbe dimostrato che non era un ragazzino. Avrebbe sconfitto una volta per tutte Zato e si sarebbe conquistato la stima
di Selyn. Poteva sembrare un ragionamento stupido, lo sapeva, ma per lui era
stranamente importante.
-Sei uno stronzo, Zato- disse con
un sorriso sempre più arrogante, ma stavolta venato di amarezza. Allungò la
mano destra, come a toccare il vuoto. Ma all’interno di questa cominciò a
formarsi una strana bolla che andò subito ad
ingrandirsi, assumendo la forma prima di una lunga e stretta lama appuntita e
splendente alla debole luce. Dopo di questa si formò un’elsa dorata, anch’essa
lucida, che andò spontaneamente ad essere stretta
dalla mano di Locke già pronto al combattimento.
-Finalmente ti dai una mossa-
riprese Zato, allungando anch’egli una mano, evocando la sua arma, la quale
apparve da un piccolo buco nero creato nello stesso momento dal professore. Era
una spada rossa, con una lunghissima lama che sembrava vetro il cui interno era
colorato di rosso sangue. Sull’elsa il disegno di un occhio demoniaco
spaventoso scrutava tutto con la sua onniveggenza.
I due
ora erano pronti. Dietro di loro Selenity si alzò, capendo la situazione.
Lasciò andare le mani lungo i fianchi, mentre apriva la bocca, pronta a
chiamarli o a fare qualsiasi cosa per fermarli.
-Il vice
e il prof di magia nera combattono!- urlò una voce al suo fianco, probabilmente
qualcuno che chiamava a raccolta gli altri studenti per assistere al duello. Infatti il corridoio quadrato si riempì in breve, affollato
da ragazzi impazienti. La ragazzina dovette farsi
strada a suon di spintoni per raggiungere la parte più esterna del corridoio,
quella che si affacciava sul cortile, nel quale intanto i due si scambiavano
già i primi colpi.
Di certo non si stavano
risparmiando nonostante la lotta fosse appena iniziata. Mentre Locke, evidentemente
infuriato, si concentrava su attacchi diretti e potenti, Zato si esibiva in
rapidissime parate ed agili movimenti rotatori
finalizzati a confondere il ragazzo. Il quale però, mostrando così una grande
esperienza con la spada, non si lasciava soggiogare, continuando ad attaccarlo
con affondi devastanti che, non appena toccavano terra, creavano grandi
crateri, segno ineluttabile della magia che infestava la lama, e della forza
fisica del suo possessore.
Finalmente il professore andò
all’attacco, acclamato dalla folla di ragazzi affacciati dal corridoio,
evidentemente di parte. Un fendente laterale intriso di incredibile
potenza mancò per un soffio il vice preside, strappandogli però un lembo della
giacca. Dalla folla si alzò un boato sorpreso.
In quel frangente, Selyn era
finalmente riuscita a raggiungere la prima fila,
passando in mezzo a decine di ragazzi che si spingevano tra loro per osservare
la scena. Non appena scorse Zato mancare per un pelo Locke, la ragazza lanciò
un urlo –NO! Fermatevi!- ma fu troppo debole per essere
udito dai due combattenti, concentrati solamente l’uno sull’altro. Di certo
ormai non potevano finirla lì.
La pioggia batteva ancora,
bagnando i due contendenti, ma senza che questi si distraessero anche un solo
momento mentre i loro occhi che si incrociavano
sembravano brillare di fuoco ardente.
Con un atletico balzo
all’indietro, il vice preside prima schivò un nuovo fendente di fuoco da parte
dell’avversario, quindi si allontanò giusto in tempo, prima che Zato, che non
sembrava mai stancarsi, ripartisse all’attacco. Era tutto un gioco di fendenti,
assalti, finte, parate e schivate, e soprattutto di
agilità, velocità e strategia.
Se Zato combatteva per onore e
disprezzo nei confronti di quello che reputava un moccioso fortunato e
arrogante, Locke cercava di conquistarsi il dovuto rispetto, e forse anche
qualcosa di più, che però non avrebbe mai ammesso.
Quando i loro sguardi si incrociarono ancora, come se i loro occhi incontrandosi
avessero scatenato una nuova, travolgente ira che invase entrambi, lasciarono
andare la difesa, concentrando le spade in un attacco. La lama splendente della
spada di Locke e quella rosso sangue dell’arma di Zato
si scontrarono in un’esplosione che fece raggelare e zittire all’istante tutti
gli spettatori, compresa la giovane ragazza causa dell’incontro, mentre i due,
premendo con violenza contro la spada dell’altro, davano vita ad una pioggia di
magia che scaturiva dalle due armi, concentrata in piccoli scintillii rossi che
andavano espandendosi per tutto il cortile devastato. Il suono terribile, come
della stessa rabbia emanata dai due ad ondate talmente
forti da essere sentite anche dagli studenti, sembrava non cessare. Sia Locke che Zato non intendevano fermarsi, ed infatti continuarono,
rimanendo fermi per diversi minuti, tesi come fili di violino, con il corpo
tremante a causa della forza che i due imprimevano nella lotta ormai senza più
freni.
Un suono nuovo però,
improvvisamente, sconvolse i presenti. Uno scricchiolio che tutti ricollegarono
immediatamente alle lame delle spade. Si stavano spezzando.
-BASTA!-
Un urlo distrusse la scena,
risvegliando i due contendenti dalla trance della lotta. Entrambi, con un agile
salto all’indietro, tornarono alle loro postazioni iniziali, l’uno di fronte
all’altro. Volsero lo sguardo a un lato del cortile, lo stesso verso il quale
tutti osservavano Selyn piangere –Smettetela! Vi ucciderete!- pregò tra
infiniti singhiozzi la ragazzina, mettendo così a disagio entrambi.
Locke tirò un lungo sospiro. Non
poteva andare avanti, peccato, gli sarebbe piaciuto ridurre Zato a fettine per
alleviare un po’ le sofferenze di tutti.
Zato scosse la testa davanti alla
ragazzina. Sapeva che facendo così la feriva l’amica, ma ormai non poteva più
aspettare sapendo che la possibilità di dimostrare a tutti chi era si trovava
davanti a lui. Da quando Locke era arrivato, il professore si era visto portare
via tutto ciò che aveva: stima, onore, rispetto dai propri studenti, persino la
sua migliore amica. Non poteva lasciarsi prendere in giro in maniera così eclatante.
-E’ ora di finirla- disse a voce
alta e con tono autoritario il vice preside. Si voltò verso gli studenti,
cambiando tono della voce, diventando più aggressivo –Lo spettacolo è finito!
Tornatevene subito in classe! Sarà per un’altra volta…-
Al suo ordine, rassegnati, tutti
i ragazzi si voltarono cominciando a bisbigliare e protestare piano tra loro,
obbedendo tuttavia agli ordini.
Il ragazzo si tolse gli occhiali,
tornando a guardare Selyn, ancora in lacrime. Il suo sguardo si velò di
tristezza mentre le si avvicinava. Proprio mentre
passava accanto a Zato questo gli mise una mano sulla
spalla destra – Non ci sarà un’altra volta- mormorò voltandosi piano a
fulminare il ragazzo con uno sguardo di pietra. I suoi occhi azzurri
splendevano più rabbiosi che mai.
Rapido come fin ora non era
stato, il professore caricò nella sua mano una sfera d’ombre che sembrava
emanare male allo stato puro, quindi la lanciò contro il petto del ragazzo che
gli stava accanto, con violenza inaudita, mandandolo a sbattere contro il muro
di fronte, con un sonoro tonfo.
-LOCKE, NO!- urlò Selyn dal
corridoio.
Il ragazzo ricadde a terra coperto di ferite, mentre una lunga striscia di sangue
gli colava dalla fronte sulla quale si era aperto un profondo taglio. Il
ragazzo, sputando un misto di sangue e saliva, si rialzò immediatamente, senza mostrare
segni di affaticamento -Sto bene, tranquilla, Sel-
cercò di rassicurare l’amica rivolgendole un sorriso, quindi tornò a fissare
Zato con aria di sfida –Va bene, ma poi non piangere quando ti farai la bua- chiuse una mano, mentre cominciava a concentrarsi,
chiudendo gli occhi, isolandosi dal mondo. Il corpo del ragazzo cominciò a
brillare di luce propria, così potente e luminosa da far aprire la bocca a
Selyn, sconvolta. Ora, mentre la folla si radunava nuovamente, scopriva una
nuova cosa su Locke.
-Demone della Luce- l’anticipò Zato, svelando il mistero –l’unica stirpe di
Demoni ad aver conservato le caratteristiche degli Angeli. Si dice siano
diretti discendenti di Lucifero, ma ormai ne esistono pochissimi…- il
professore sorrise malignamente, chiudendo anch’egli una mano, mentre il suo
corpo cominciava a vibrare, coperto da ombre neve più della notte.
Tutti sapevano cosa stava per
succedere, i due si stavano preparando al colpo
finale.
Locke, Demone di Luce, contro
Zato, Demone delle Ombre. L’esito dello scontro appariva chiaro a tutti, com’è chiaro che la luce vince sulle tenebre, la vittoria del vice
preside, per quanto giovane egli fosse rispetto al professore, sembrava ormai
certa. Davvero Zato si sentiva talmente tanto mosso nell’animo da voler correre
un rischio simile combattendo la luce?
Ormai Selyn non aveva più lacrime
da piangere. In quei giorni tutto stava andando sempre peggio, sembrava che la
sofferenza non dovesse avere fine. Ma perché? Che cosa
poteva fare lei?
“Perché devo fare sempre da
spettatrice…?”
Abbassò lo sguardo. Zato sarebbe
morto, Locke era ferito gravemente. Non si poteva evitare la tragedia… o forse
sì?
Gli occhi
azzurro ghiaccio di Zato tornarono a specchiarsi rabbiosi in quelli blu
elettrico di Locke, altrettanto determinato. Bastò un secondo perché entrambi,
in sincronia perfetta, alzassero la mano con cui avevano caricato il proprio
potere, due poteri senza limiti, nuovi, ancora più forti di quanto chiunque immaginasse, talmente possenti da essere avvertiti da tutti in
un’ondata terrificante, che fu sentita dagli studenti presenti, da quelli
lontani, dalla preside, da Arsa.
Un’esplosione si generò
all’interno della scuola, mentre una luce bianca si espandeva contornata da
ombre nere. Ma proprio quando sembrava che i due poteri stessero per scontrarsi
dopo quella dimostrazione di forza, qualcosa li bloccò
entrambi, o meglio, li incanalò in una piccola e gracile figura che si era
messa in mezzo a Locke e Zato pochissimi attimi prima dell’impatto. Un nuovo potere, sprigionato però stavolta dalla ragazzina, si
espanse con una violenza inaudita, superiore persino a quella dei due precedenti
poteri messi insieme. E stavolta la sentirono davvero tutti, vicini e lontani,
e tutti ne rimasero sconvolti.
Qualcosa si era svegliato.
Il bagliore si spense piano,
sotto gli occhi sconvolti di tutti, mentre la piccola figura di prima cadeva a
terra, udendo solo un debole e lontano –Selyn…-
Un sorriso. Un
piccolo, stupido, soddisfatto e sadico sorriso si espanse sul suo viso.
L’aveva sentito, allora era vero, la loro ricerca non era stata vana. Tutte le
supposizioni ora diventavano realtà. Eccolo. Era tornato. Il Potere del Vuoto.
Ed era vero, l’aveva capito subito, aveva capito che
le loro ricerche si erano mosse benissimo, individuandola.
Si mosse fino al tavolo,
prendendo tra le sua mani bianche e fredde un piccolo
fascicolo. Una scheda d’iscrizione all’Angel Devil
Academy. Il sorriso si espanse in risata, una risata
diabolica che non riusciva più a controllare, mentre cominciava a urlare.
-Selenity
Van de Moon, io ti ho sentita!-
Note dell’Autrice:
Ok, comincio a scrivere Autrice con la lettera maiuscola. Non è affatto una cosa buona, comincio ad avere troppo stima
di me stessa xD Ma devo dirlo: scrivere “The NothingPower” sta diventando
davvero difficile. Molte persone tuttavia mi incoraggiano
a continuarla. Tra queste ne ringrazio una in particolare: Barnino,
o Andrea che lo si voglia chiamare, il mio migliore
amico. Dunque parlo a te, che so leggerai questo
capitolo. Non ti dimenticherò mai, giuro. E ti
ringrazio per tutto l’aiuto che mi dai nello scrivere questa mia Divina
Commedia. Grazie mille Barnino, sei un mito! ^_^
Ed ora, alle 22.37, posso finalmente dire: Arrivederci.
~Hai scelto la persona
peggiore… Per questo ti proteggerò.
Locke
La luce tenue proveniente
dall’esterno infastidiva non poco la ragazzina stesa sul proprio letto.
Nonostante ella cercasse in tutti i modi di riposare
non otteneva alcun risultato se non quello di accrescere il suo mal di testa
serrando sempre gli occhi. Non sentiva alcuna voce fuori, probabilmente era
sola in stanza. Perfetto, finalmente avrebbe potuto godersi un po’ di sana
tranquillità, cosa che le era assolutamente negata da quando aveva varcato i
cancelli di quell’accademia. Sentiva il bisogno di fare mente locale,
approfittando di quel breve attimo di pausa forzata.
L’ultima cosa che ricordava era
lo scontro tra Locke e Zato, tenutosi nel cortile interno della scuola, il
quale probabilmente ora era completamente devastato.
Provò ad immaginarsi la preside Sakura che, con fare
deciso se non arrabbiato, ordinava ai duellanti di rimettere tutto in ordine…
ovviamente senza l’ausilio della magia. Ricordava anche che ad
un certo punto, stanca di stare a guardare e spinta dal desiderio di proteggere
il ragazzo che amava e il suo migliore amico, si era gettata tra i due, creando
attorno a sé una barriera di energia. Era sicura che i suoi poteri, decisamente inferiori a quelli dei due, non avrebbero retto
l’impatto, e che quindi lei sarebbe morta. Ma qualcosa
era andato diversamente, stupendo non solo la ragazzina, ma anche Locke e Zato,
e così pure gli alunni che osservavano la scena. Non si era più sentita se
stessa mentre liberava il suo potere. Lei non era mai stata forte, anzi era
sempre la più debole in tutto, negata per la magia, negata per la cattiveria,
negata sia per gli Angeli che per i Demoni. Eppure
qualcosa si era sprigionato dal suo corpo con una forza assurda, che lei stessa
non aveva mai avvertito né da Locke, né da Zato, né da qualunque altro essere
che avesse mai incontrato. Proveniva davvero da lei quella potenza spaventosa?
Anche ammesso che la sua magia si fosse sprigionata in tutta il suo vigore, non
riusciva a credere di essere davvero così potente. Lei, che sbagliava con
estrema facilità gli incantesimi da primo anno. Forse era proprio quello a cui si riferiva il professor Xion poco prima di essere
ucciso… ormai non c’era più nulla su cui indagare, sapeva per certo che tutto
presto sarebbe uscito fuori, le bastava aspettare. Ormai non mancava molto alla
fine di quell’avventura…
Ma non
erano solo i suoi poteri a preoccuparla. Anche quelli di Locke e Zato avevano
conseguito un incremento incredibile. Era come se tutti i loro poteri fossero
stati amplificati alla massima potenza.
“Non credo che Locke e Zato siano
così dotati di natura… quei poteri erano terribili, ai livelli di quelli della
preside, se non ancora più forti” pensò la ragazzina voltandosi, poggiando
tutto il proprio peso sul lato sinistro, dando così le spalle alla porta
d’ingresso e trovandosi di fronte alla porta del balcone. Era pomeriggio
inoltrato, ma il buio era già calato, tanto che riusciva addirittura a vedere le
stelle. La neve cominciava a cadere lenta.
“Tutto questo è
capitato in un solo inverno. Chissà se a primavera ci
sarò ancora…” si disse malinconica accennando un sorriso triste. Era
abituata a vivere senza certezza del domani, combattendo giorno per giorno per la propria vita. Era così sin da quando
ricordava, cioè da quando aveva aperto per la prima volta gli occhi, trovandosi
sola e bagnata dalla fredda pioggia di Londra. In effetti
anche quella sera faceva molto freddo e pioveva, ciò contribuì al farla stare
peggio. Si voltò ancora, dando le spalle alla finestra, nella speranza di
ritagliarsi ancora un attimo di pace e solitudine, prima che il trambusto del
mondo di fuori la travolgesse di nuovo.
Sicuramente ora la preside le
avrebbe fatto molte domande, così come tutti del resto “Uhm… che cosa potrei
dire?” nemmeno lei sapeva con certezza cosa fosse successo, ma forse poteva
chiedere una spiegazione a Zato. Lui sapeva tante cose sui poteri, e spesso le
dava nuove nozioni che sui libri non si trovavano. Le lezioni che ti da la vita servono molto più di quelle che ti danno i
libri “Credo che tutto questo abbia in qualche modo a che fare col mio passato…
eppure non riesco a ricordare niente…” pensò triste.
-Santo
cielo, che casino!- urlò la ragazzina mentre con uno scatto improvviso si
alzava, mettendosi in piedi. Si sentiva tremare di rabbia; nonostante cercasse
di indagare e vederci chiaro non le riusciva niente, e persone innocenti
morivano per colpa sua.
*CRAC*
Selyn si trattenne dal lanciare
un urlo, ma non per la collera, bensì per la rabbia. Dietro di lei il vetro
della porta finestra era esploso, e lei sapeva anche perché: era stata lei
stessa. Aveva cercato di concentrarsi sul sentimento che la dominava in quel
momento, facendo confluire tutta la rabbia in un filamento di magia che aveva
poi lanciato contro il vetro… distruggendolo. Quella “tecnica” l’aveva spiegata
Zato durante una lezione, Selyn non era mai stata in grado di eseguirla, ma
quella sera sembrava aver capito qualcosa in più… forse non era debole come
aveva sempre creduto, forse poteva essere potente, davvero potente
se ci provava con convinzione e caparbietà. Tutto quello che stava facendo era parte di un esperimento atto a capire cosa
fossero davvero in grado di fare i suoi poteri. Li aveva usati poco e niente
durante la sua vita, dunque non ne sapeva molto, se non che
riusciva a spostare gli oggetti e ad avere una certa influenza sulla materia di
cui erano composti. Più di una volta era riuscita a scomporre e ricomporre
diversi materiali, dai semplici elementi come la terra e addirittura l’aria, a
metalli difficili come l’oro. Non li aveva mai reputati poteri molto potenti,
soprattutto perché lei, a causa della fragilità del suo corpo, li usava
raramente e sempre con grandi sforzi. Il suo fisico risentiva molto dell’uso
dei poteri, più questo era forzato ed intensivo, più
Selyn stava male e si trovava costretta a lunghi periodi di riposo forzato.
La ragazzina chiuse di nuovo gli
occhi, concentrandosi sui piccoli e freddi pezzi di vetro dietro di lei,
immaginando che questi tornassero al proprio posto. Poi, facendo forza, esclamò
–Ricomposizione!- e in quel momento un vento freddo si alzò alle sue spalle,
mentre sentiva la magia fluire dentro di sé. In quel momento era talmente
concentrata da sentire solo il suono dei cristalli che si alzavano da terra,
volando a riformare la vetrata, mentre pian piano il vento diminuiva, segno che
il varco aperto si stava chiudendo.
*TOC TOC*
La ragazzina aprì gli occhi,
infastidita oltre modo dal suono che aveva interrotto il suo incantesimo,
lasciando i restanti pezzi di vetro fermi in aria. Con un sospiro, Selyn si
sforzò un’ultima volta, serrando occhi e pugni, e dietro di lei, con un sottile
suono, tutto tornò alla normalità.
-Finalmente…- sospirò la giovane
lasciandosi andare un po’, rilassando i muscoli del corpocontratti in seguito alla magia; si
avviò per la porta. L’aprì con uno scatto sordo, senza
premurarsi di domandare prima chi fosse. Non le importava molto, dopo
l’incantesimo si sentiva al contempo stanca ma piena di nuova energia. Si trovò
davanti Locke. La ragazza abbassò lo sguardo senza parlare; era sicura che lui sarebbe stato uno tra i primi a venire a trovarla per sapere
come stava…
-Selyn… come stai?- chiese infatti il ragazzo, evitando anch’egli di guardarla dritta
negli occhi.
La ragazzina emise un flebile
–Bene…- poi, con tono più alto, disse –fuori fa freddo, entra-
quindi attese che lui entrasse, poi chiuse la porta alle sue spalle.
Il ragazzo si fermò in mezzo alla
stanza, guardando attentamente la compagna, accertandosi delle sue effettive
condizioni –Mi dispiace per il casino di prima…-
-Ah, beh… immagino che la preside
vi abbia fatto sistemare tutto senza magia- scherzò la ragazza per
sdrammatizzare, anche se non si sentiva proprio in vena di scherzi.
Con una sincerità disarmante che
costrinse Selyn a riprendersi con una risata forzata, egli le rispose –Ho preso
qualche studente al mio posto-
-Wow- si
sforzò la studentessa di sorridere –sempre pronto a lavorare, eh?- lo stuzzicò.
Lui si avvicinò a lei di qualche
passo, senza distogliere gli occhi dai suoi -Volevo stare con te-
Ci volle qualche secondo prima
che la ragazzina reagisse. Aveva abbassato lo sguardo, incerta
su cosa dire. Da una parte avrebbe voluto ringraziarlo di quella premura, ma
dall’altra non se la sentiva per qualche strano motivo. Molti dubbi e molto
mistero ruotava intorno a quel ragazzo. In effetti non le aveva mai detto che cosa era venuto a fare
in quella scuola. Locke, già fortissimo di suo, non aveva certo bisogno di
seguire noiose e ripetitive lezioni di magia… Per un attimo Selyn si ritrovò
sospettosa con quel ragazzo che tanto cercava di nascondere il più possibile. Ma di una cosa la ragazzina era sicura: si era presa una
tremenda cotta per lui. Sentì le guance farsi rosso fuoco, mentre la sua voce
usciva più piccola di quanto si aspettasse -… Grazie, sei molto gentile…-
cedette al bisogno di non farlo assolutamente sentire in colpa.
-Non sono gentile, sono solo
stronzo. E’ colpa mia se ti sei fatta male…- la sua voce si incrinò
non poco mentre si voltava, dandole le spalle.
L’espressione della ragazzina
cambiò di colpo, mentre arrossiva di botto agitando le mani con fare
arrabbiato, esclamando –Ancora? Smettila o ti picchio!-
Il silenzio seguì per qualche
minuto, durante il quale Selyn abbassò lo sguardo, disperando di ricevere una
risposta. Sospirò, sedendosi sul letto di Larisse, quello di centro. Ricordò
una cosa che non si doveva trascurare –Ah, complimenti per la promozione, signor vice preside-
-Non ci provare- incalzò il
ragazzo voltandosi con espressione severa –per te sono
solo Locke- davanti al viso triste della ragazzina tirò un profondo sospiro,
accomodandosi accanto a lei, mettendole una mano sul capo, scompigliandole i
capelli. Le fece un sorriso.
La ragazzina, rincuorata,
ricambiò il sorriso –Va bene!-
-Ah, dimenticavo di farti le
domande che la preside mi ha raccomandato di farti- ridacchiò lui
–innanzitutto…-
-Innanzitutto non ho idea di cosa
sia successo, né di come io sia riuscita a fare quel
gran casino- lo interruppe Selyn fissandolo duramente. Aveva già previsto
l’interrogatorio e non aveva la minima intenzione di rispondere alle domande
senza prima avere precise risposte.
-Benissimo. Riferirò che non
ricordi nulla di quanto accaduto- il ragazzo accennò un sorriso complice,
suscitando così una risata divertita della studentessa.
“Come posso farlo…?”
-Grazie, sei la mia salvezza- la ragazzina piegò il capo, sorridendo. Spostò lo
sguardo sulle proprie mani poggiate in grembo “…” tornò a guardare Locke con
espressione grave, tornando improvvisamente triste. Voleva rivelargli tutto
quello che sapeva. Non riusciva più a tenere quella marea infinita di informazioni, supposizioni e dubbi sulle proprie spalle.
Era troppo per una ragazzina. “E’ l’unica persona di cui so di potermi fidare
davvero…” non che non si fidasse degli altri suoi
amici, ma si sentiva davvero al sicuro solo se in compagnia di Locke. Lui era
capace di farla stare bene anche solo con un sorriso. Ed
ora, nonostante fossero così vicini, a Selyn sembrava che il ragazzo fosse
lontano mille leghe, riflettendo su chissà cosa. Decise di interrompere il filo
dei suoi pensieri, chiedendogli con voce tutt’un tratto
seria, quasi spaventata –Locke, posso fidarmi di te?-
Da parte sua, il ragazzo era
rimasto ad osservare con interesse i vari cambiamenti
di espressione dell’amica, cercando di carpirne i pensieri, senza però
concludere niente. Selyn era una ragazza estremamente
introversa e timida, e persino per lui, che la conosceva bene ed era suo
affiatato amico da molto tempo, i suoi pensieri rimanevano velati. Anch’egli si
fece serio, comprendendo la gravità dei pensieri che affollavano la mente della
giovane ragazza. Era molto preoccupata, forse voleva confidarsi… “Hai scelto la
persona peggiore…” –Sì- “Per questo ti proteggerò”
Locke si mise in piedi, rimanendo
qualche secondo a contemplare la ragazzina.
Ella
abbassò lo sguardo “Non voglio che lui passi dei guai per colpa mia, però…”
–Locke…- disse piano sospirando e chiudendo gli occhi –io… ecco…- una strana
malinconia l’aveva colta. Cercò la sua mano, senza che nemmeno ella ne sapesse il motivo. Sapeva di aver bisogno di lui.
-Stai bene?- l’espressione
di lui si fece improvvisamente preoccupata, mentre si abbassava quasi in
ginocchio, trovandosi all’altezza del viso della ragazza.
Selyn, incrociando gli occhi
azzurro cielo del ragazzo, si ritrovò improvvisamente imbarazzata. Arrossì violentemente, abbassando il capo “Oddio! Che imbarazzo!” pensò serrando gli occhi. Ritrovarsi a così
breve distanza da lui era terribile. Aveva una voglia incredibile si
abbracciarlo e sfogarsi. Ma non voleva assolutamente
che lui fosse coinvolto in quella strana avventura che le era capitata tra capo
e collo. Se gli fosse successo qualcosa di male non se
lo sarebbe mai perdonata… Eppure sentiva una gran voglia di liberarsi di almeno
una parte di quei pensieri. Senza accorgersene la ragazza si ritrovò a pochi
centimetri dall’amico “Solo una volta…” pensò, intanto, perdendosi in
quell’azzurro così in contrasto col rosso dei suoi occhi.
-Che cos’hai…?- il ragazzo sembrò
farsi ancora più preoccupato, mentre si avvicinava per prenderla
tra le braccia. Selyn sembrava quasi addormentata –Hai la febbre?-
-Chissà se mi perdonerai per
quello che sto per fare…- disse piano la ragazzina. Non resisteva all’impulso.
Si avvicinò al viso di lui socchiudendo gli occhi.
Prese un profondo sospiro. Sapeva che quello che stava per fare era sbagliato…
con le guance ardenti, il cuore che batteva fortissimo, gli arti tremanti, Selyn
posò piano le labbra su quelle di Locke. Da lì fu come se il tempo si fermasse
per la ragazzina. Sentiva il battere frenetico del cuore del ragazzo, forte
quasi quanto il suo, poteva finalmente saggiare la morbidezza delle sua labbra così a lungo desiderate, come un’ambita
ricompensa che si aspetta da tanto tempo. Per diversi secondi la ragazzina non
sentì alcuna reazione dal ragazzo “Oddio… l’ho sconvolto” pensò imbarazzata,
senza però accennare ad allontanarsi. Ormai che c’era voleva godersi fino in
fondo quel momento.
Locke era davvero rimasto stupito
dal gesto della ragazza. Per qualche secondo era rimasto lì senza opporsi né
fare altro. La strana sensazione trasmessagli dal contatto con le labbra di
Selyn lo aveva lasciato stranito. Di certo lei non era la prima ragazza che
baciava, eppure era in un certo senso diverso. Avvertiva un’aliena dolcezza,
timidezza, quasi purezza, nel semplice e grande gesto da lei compiuto. Sentì le
proprie guance colorarsi di botto, quando realizzò che
la ragazza per cui aveva una cotta terribile aveva preso una tale iniziativa. “E io mi perdo a pensare a queste cose?!” si diede dello
stupido mentre con delicatezza prendeva con una mano il capo della ragazza,
poggiando l’altra sul suo fianco, chiudendo gli occhi e ricambiando il bacio.
“E’ decisamente
un modo strano per scambiarsi il primo bacio” pensava la ragazza mentre si
sentiva ricambiare. Come un’onda improvvisa, un’immensa felicità l’avvolse mentre si stringeva a Locke. Non solo lui non
l’aveva respinta, ma addirittura acconsentiva… le sembrava troppo per lei, che
già credeva di morire di lì a breve a causa della
velocità estrema dei battiti del proprio cuore, il quale sembrava volerle
sfondare il petto. Sentire così vicino a sé la persona che amava, era per la studentessa
qualcosa di indescrivibilmente stupendo.
Rimasero diverso tempo fermi, lei
seduta per terra e lui che l’abbracciava, ad occhi
chiusi a cullarsi in quella specie di dichiarazione. Solo dopo diverso tempo
Selyn, a malincuore, allontanò di poco il viso, mettendo fine a ciò che ella stessa aveva iniziato. Guardò Locke con occhi languidi
e grandi, come pieni di lacrime di commozione. Si
poggiò poi al suo petto, sorridendo. Tutti i pensieri di quella giornata erano
spariti, cancellati come figure evanescenti da un
semplice e dolce bacio.
Anche Locke si fermò a guardarla
con un sorriso sulle labbra. Selyn lo contemplò per qualche secondo, poi disse
con una piccola e timida risata –Questo sorriso non è come il primo che mi hai
fatto. Questo è bellissimo-
Alle sue parole egli rispose con
una carezza sulla guancia della giovane. La strinse più forte, come a voler
creare attorno al suo corpo una barriera –Tu sei bellissima…-
le sorrise. Selyn abbassò lo sguardo, arrossendo imbarazzata da quel
complimento inaspettato –Ed ora, vuoi dirmi cosa ti turba?- provò ancora una
volta lui, nella speranza che, dopo quell’imprevedibile sorpresa, ella si sentisse più sicura accanto a lui.
Ricordando tutti i problemi in
quel minuto, la studentessa abbassò lo sguardo, poggiando il capo al petto di lui. In quel momento però non riusciva ad essere triste, poiché le dolci e ripetute carezze al viso
glielo impedivano. Era come toccare il cielo con un dito, una sensazione
magnifica. Poter finalmente restare tra le braccia di chi ami, sentire il suo
profumo inebriarti come una dolce ed essenziale essenza, sapere che lui era lì,
accanto a te, a proteggerti, ad… amarti, questi
pensieri annebbiavano la mente della ragazza, senza che lei riuscisse in alcun
modo a concentrarsi su altro se non su Locke. Mormorò piano –Ho paura…- ma non
con tono spaventato o intimorito, semplicemente come se stesse rivelando una
verità universale, aliena al proprio essere. E così era in
effetti in quel momento. Per lei esisteva soltanto lui.
-Ci sono
qui io-
Quelle parole le risuonarono
nella mente per diversi minuti, la loro dolcezza le rendeva talmente speciali
da non sembrare vere. La ragazzina sorrise dolcemente, lasciandosi stringere
mentre socchiudeva di nuovo gli occhi –Grazie di esserci…-
Un mese dopo
-Selyn! Sely! Svegliati!
Arriverai tardi a lezione!-
La voce di Larisse non era
esattamente la sveglia migliore che la giovane ragazza potesse desiderare, ma
ultimamente era l’unica concessale. Come ogni monotona mattina, Selenity Van de
Moon si alzò in ritardo, sbadigliando sonoramente mentre si stiracchiava come
se niente fosse. Ormai era abituata alla vita frenetica di tutti i giorni.
Con gli occhi gonfi e pieni di
sonno, la studentessa si alzò a fatica, maledicendo il lunedì. Chi non odia il
lunedì? Quel maledetto giorno che comincia ad assillarti la domenica, come un
campanellino sempre presente nella mente che dice “Domani torni a lezione!”,
tormentandoti e facendoti passare un’orribile giornata. Così cominci il giorno
prima, andando a letto con la consapevolezza che l’indomani un’altra noiosa e
catastrofica settimana di scuola, compiti e infinito stress. Ti alzi presto la
mattina rimpiangendo il giorno prima, quando a quell’ora eri ancora immerso nei
sogni più vivi, ed ora invece i sogni li vedrai il
faccia al professore che, ovviamente, non mancherà di rimproverarti per i
“terribili” tre, e dico tre, minuti di ritardo. Ma chi
ti credi di essere? La scuola inizia a un certo orario, chi sei tu per
permetterti di ritardare di tre minuti? Nota sul registro. Che bel modo di
cominciare una nuova settimana…
Questi pensieri affollarono la
mente di Selyn per mezzo quadrimestre. Ma ora il
lunedì non era più la solita tortura, anzi era diventato un giorno bellissimo. Zato
usciva sempre all’alba, dedito com’era ai suoi allenamenti mattutini
non si concedeva nemmeno un giorno di libertà. Larisse, la quale dormiva di
giorno (era pur sempre una vampira), si era abituata a dormire la notte, ma
questo non aveva avuto risvolti esattamente positivi.
Infatti, da un po’ di tempo, era diventata alquanto intrattabile… Fatto sta che
usciva sempre per seconda, lasciando Selyn con un urlo di “buon risveglio”.
L’albina, rimasta sola, aveva
esattamente sette minuti per prepararsi. E negli ultimi tempi li impiegava
tutti fino all’ultimo secondo. A differenza di prima, ora teneva
particolarmente al proprio aspetto, e non voleva rischiare di apparire
trasandata. Indossò velocemente la divisa scolastica, non senza avere i soliti
problemi a legare l’odiato fiocco nero che si trovava all’altezza del petto.
Ogni volta impiegava tantissimo per legarlo correttamente. Diede un’ultima
sistemata ai capelli, fermando la solita ciocca ribelle con un fermacapelli
nero con su una piccola rosa. Doveva ancora sistemare
la cartella, ma preferì rimanere lì allo specchio, contemplando il proprio
viso. Dopo qualche secondo di silenzio, sorrise.
-Finalmente mi sono ripresa-
disse piano, con voce carica della sua ben conosciuta allegria. Era stata dura
riprendersi dalla storia del professor Xion, ma aveva capito una cosa –crederò
in me stessa. Crederò nel mio potere. Crederò un Lui. Vincerò-
Anche se non sembrava, Selyn
aveva capito molte cose da quel fatidico giorno. Innanzitutto che la fiducia in
sé stessa e nei suoi amici sarebbe stata la sua carta
vincente. Che il suo potere, qualunque esso fosse, era bramato da qualcuno, e
costui era disposto pure a uccidere, così come aveva fatto col professore, il
quale aveva cercato di metterla in guardia. Lui era Locke. Ne era sicura.
L’unica persona a cui avrebbe affidato sé stessa, nel
bene e nel male. Doveva credere in lui. Nihil. Quello era l’unico mistero che
ancora non era riuscita a risolvere. Forse vi sarebbe riuscita con l’aiuto di
Chris e Seven, i due bambini che facevano parte del suo passato. Quel maledetto
passato che, nonostante gli sforzi immani compiuti, non riusciva a ricordare…
“Nihil…”
*CRAA*
-Ah!- saltò in aria la ragazzina
–Sì!- ricordando tutto quello che doveva fare lasciò
il bagno, tornando in camera, dove Tenebra aspettava la sua colazione –Scusa
piccolo, ultimamente ti trascuro- disse piano mentre versava nella vaschetta
del cibo del trespolo del corvo un po’ di carne presa il giorno prima in mensa.
Non osava ricordare gli sguardi sconvolti e curiosi che l’avevano accompagnata
mentre lei si portava via quella carne cruda –Che vergogna…-
Quando ebbe finito di
accontentare il corvo, il quale la ringraziò con un sonoro gracchio, Selyn
sorrise. Locke sarebbe arrivato presto.
La voce che stavano
insieme si era sparsa a macchia d’olio nella scuola, ed ovviamente non erano
mancati i pettegolezzi. Anche Larisse era rimasta spiazzata
quando lo aveva saputo “Il vice preside con un’alunna. Che casino…” era stata la sua prima reazione. Zato invece non si era mostrato per niente felice della
scelta, anzi aveva cercato di convincere Selyn a lasciar perdere Locke, senza
però ottenere grandi risultati.
“A proposito di Zato…” pensò la
ragazzina mettendo un dito sulla bocca “più tardi devo fargli qualche domanda”.
Era arrivato il momento di far vuotare il sacco al professore. La ragazzina
ormai era sicura che egli sapesse qualcosa. Avrebbe cominciato semplicemente
col chiedergli il perché del suo comportamento ostile nei primi mesi di
convivenza.
Ricordava ancora le occhiatacce
che il professore le mandava ogni due secondi, facendola stare malissimo. Non
aveva mai dato una vera risposta a quei perché, ma ora la ragazza era quasi
certa che la vera giustificazione si nascondesse in un evento del passato che
li aveva visti protagonisti.
Selyn si sedette sul letto
sospirando. Era riuscita a confidare una parte dei propri dubbi e segreti a
Locke, e in lui aveva trovato conforto. Avevano passato intere serate chiusi in
biblioteca tra libri e… la ragazzina arrossì, abbassando lo sguardo. “Beh… è il mio fidanzato. Di che mi
vergogno?” provò ad auto incoraggiarsi, ma il solo ricordo di tutte le coccole
che lui non mancava di farle tra una lettura e un caffè la mandava nel panico
più imbarazzato.
*TOC* *TOC*
-AH!- Selyn tornò al presente
saltando in aria, com’era sua consuetudine quando veniva “risvegliata” dai suoi frequenti trance meditativi. Diede una rapida
occhiata all’orologio. Le otto e venti –Oh cavolo!- esclamò. Quanto tempo era stata immersa nei propri pensieri? Corse verso la porta
afferrando al volo la cartella, senza premurarsi di prendere i libri di
stregoneria che le sarebbero serviti quel giorno. Poco
male, avrebbe fatto comunella con Larisse…
Aprì la porta, trovandosi davanti
Locke in solita veste da lavoro. La ragazzina gli si fiondò letteralmente addosso,
travolgendolo con un vortice di allegria mentre esclamava tra gli sguardi
indiscreti dei compagni -Buongiorno!-
Locke la prese al volo evitando
una sonora caduta di entrambi, ridacchiando un –Buongiorno a te- sorrise alla
ragazzina, scompigliandole un po’ i capelli, a gioco –come stai stamattina?- le
chiese gentilmente, posandola piano a terra con estrema delicatezza. Selyn era
così fragile che persino una foglia sembrava poterla uccidere.
-Benissimo ma in assoluto
ritardo- annunciò la ragazza senza smettere di sorridere. Non c’era
assolutamente niente da ridere, ma quando stava con Locke
non poteva fare a meno di sentirsi così sollevata, così leggera che non poteva
fare a meno di sorridere tutto il tempo.
Il ragazzo controllò l’orologio
–Accidenti, hai ragione. Scusa, sono arrivato tardissimo- la prese
per una mano, provocando alla ragazzina un improvviso arrossamento delle gote
–Forza, se arrivi tardi me la vedo io con Zato- la incoraggiò, quindi
procedette con lei lungo la via.
Il grande ufficio era completamente al buio.
Le grandi tende erano accuratamente chiuse, in modo da impedire l’accesso ad ogni minimo fascio di luce… o, cosa molto più probabile,
per impedire che chiunque, volente o nolente, potesse vedere da fuori ciò che
si svolgeva dentro. Quel che si svolgeva dentro l’ufficio era e doveva rimanere
segreto.
Da quando Locke era arrivato
nella scuola, cioè diversi mesi, aveva fatto carriera come nessuno avrebbe mai
immaginato. Dapprima studente eccezionale ma senza rispetto
alcuno delle regole, poi vice preside provvisorio. Non gli interessava
particolarmente quella carica, ma era pur sempre un modo per farsi portare
rispetto… soprattutto da Zato. Detestava particolarmente quel professore, ma
non perché fosse irritante o si desse troppe arie
(cose che comunque Locke riteneva vere da attribuire al professore),
semplicemente perché stava troppo a contatto con Selyn. Il solo pensiero di
loro che dormivano nella stessa stanza mandava in bestia il vice preside,
impedendogli di “lavorare”. Con il viso rosso d’ira sbuffò sonoramente,
scacciando via il pensiero della ragazzina che ora era sicuramente in classe
con quel… “meglio che non mi esprimo”.
Si mise in piedi, rinunciando a
lavorare per quella mattina. Aveva qualcosa da fare, ma proprio non ne aveva
voglia… non che lo scocciasse, solo semplicemente non se la sentiva. Era una
cosa che avrebbe sicuramente creato nuovi problemi. Ma
non intendeva aspettare oltre, doveva farlo subito. Da questo sarebbe dipesa
una parte del futuro di Selyn, dunque non si poteva permettere assolutamente di
indugiare. Si fermò al centro della stanza, alzando una mano sopra il capo. Una
grande energia cominciò a muoversi nella stanza senza però essere in alcun modo
avvertita da fuori, sempre grazie agli immani poteri del vice preside. Il
potere di Locke non consisteva solo nel controllare la luce demoniaca, cioè la
parte di luce malvagia che gli angeli antichi, cadendo dal cielo, portarono con loro, ma soprattutto il potere di Locke era
capace di manovrare gli spiriti, o meglio, le particelle spirituali, quelle che
compongono l’anima di ogni essere vivente. Lui poteva manovrarle completamente,
al punto di distruggere l’anima del suo avversario. Ed era proprio
questa la sua strategia preferita. Ed era proprio per questo che, da bambino,
avevano cercato di ucciderlo…
Nello studio cominciò ad alzarsi
un vento caldo, che girava a spirale, rinchiudendo nel suo vortice vari piccoli
oggetti, come foglie e penne… non che al ragazzo importasse poi molto del
destino di quelle scartoffie di poco conto…
Quando la temperatura giunse a
circa quaranta gradi, Locke rilasciò un incantesimo, pronunciando con tono
solenne e quasi inquietante la parola latina “Ignis”. Tutto parve bloccarsi in
quel preciso istante, mentre i vari oggetti volanti cadevano per terra e il
vento cessava, congiungendosi ad una piccola sfera
rossa apparsa in mano al ragazzo, la quale, non appena egli la porto poco
innanzi al proprio volto, si tramutò in un piccolo fuoco fatuo volante, grande
poco più della mano del vice preside. Locke fissò quel fuoco quasi con astio,
dunque disse piano –Contatto-
Non dovette aspettare molto, o
almeno, non troppo rispetto alle altre volte. Ma ormai
vi era abituato. All’Arc Organite erano sempre tutti di corsa, e non avevamo
mai tempo per ascoltare i rapporti… “Che gentaccia… mi chiedo cosa mi abbia
spinto ad accettare l’incarico di spia”, ma la risposta non poteva essere più
ovvia. Gli avevano promesso che, in caso di vittoria, lo avrebbero liberato dal
suo demone interiore, Ai. Ma sapeva bene che ciò non
era possibile… era stato uno stupido a caderci. O forse era stata madame disperazione a farglielo credere. Ma
ora… ora che si era innamorato di Selyn, quella che ormai era sicuro essere la
custode del potere che all’Organite cercavano… come poteva vendere così, su un
piatto d’argento, la ragazza che amava? Non poteva, semplice.
-Dunque finalmente ti vedo in
faccia- una voce femminile si espanse nella stanza. Locke alzò lo sguardo,
scoprendo un volto femminile nel fuoco fatuo. Una donna aveva risposto alla sua
chiamata… ma lui doveva parlare con Als, non con… chi
diavolo era quella? -La famosa prima
spia…- continuò quella –eppure non hai affatto l’aria di un agente segreto,
ragazzino- il suo tono di voce era basso ma molto femminile, la sua voce era
calda ma al contempo cattiva. A quella specie di battuta si esibì in una risata
divertita, ridendo della giovane età del vice preside.
Locke davvero non sapeva cosa
fare. Doveva parlare con Als, non con quella donna. Anche se
in effetti preferiva di gran lunga parlare con una femmina… “Un momento…
l’ultima volta che ho parlato con quell’idiota di Als, mi ha raccontato di una
donna che lavorava con lui. Ma come diavolo si chiamava?” mentre faceva tali
pensieri sosteneva con sicurezza lo sguardo della
donna. D’un tratto quel nome gli tornò in mente, leggero come un fruscio -… Elian-
-La mia
fama mi precede- rispose la donna, mentre il suo sorriso divertito diventava
inquietante.
-Dov’è Als? Devo parlargli- con
la risposta pronta e la sua incredibile sicurezza,
Locke sembrava completamente a suo agio, anche se in realtà non lo era affatto…
“Beh, almeno ho ricordato il suo nome” pensò cercando di trattenere una risata
alle parole della donna circa la sua popolarità.
-Impegnato- Elian
si fece improvvisamente seria, mentre il sorriso spariva dalle sue labbra –io
sono di rango superiore al suo. Se devi fare rapporto, fallo a me-
Il ragazzo trasse un profondo
sospiro, prima di buttare fuori tutto quello che aveva taciuto per mesi, da
quando la consapevolezza che Selyn non era ciò che sembrava si era fatta strada nella sua mente, ma soprattutto… da quando si
era innamorato di lei -… Non ho più intenzione di eseguire i vostri ordini. Mi
ritiro dalla missione. Non voglio avere più a che fare con voi, con l’Organite
o con i suoi membri- fissò la donna, la quale sembrava
non poco stupita da quella rivelazione. Forse aveva esagerato… una delle sue
caratteristiche era quella di era molto schietto e
diretto. A volte troppo –Se voialtri me lo permettete, ovviamente… una donna
della vostra bellezza è sicuramente in grado di pensare ragionevolmente…-
calcolava bene le parole, ma non conosceva la donna abbastanza per poter capire che cosa potesse offenderla –altrimenti
fatemi parlare con i vostri superiori, madame. Riferirò direttamente a loro, se
preferite- infine si sistemò gli occhiali sul naso col
medio, com’era suo vizio.
-Ah…- fu l’unico commento che
uscì dalla bocca della donna che, con gli occhi sgranati, era rimasta davvero
di stucco. Si riprese molto in fretta, cancellando dal bel viso ogni traccia di
un possibile sentimento –e a cosa è dovuta questa
decisione così improvvisa?-
Locke, sempre con sguardo sicuro
e vincente, si avvicinò di poco alla fiamma ardente nella sua mano, così da
poter osservare meglio gli occhi della donna –I nostri obiettivi coincidono- affermò solo, lasciando che un alone di mistero
impregnasse quella sua rivelazione. Aveva appena fatto capire ad Elian che egli sapeva che in realtà fosse il custode del
potere che cercavano, e questo lo esponeva a nuovi, terribili pericoli che però
lui era disposto ad affrontare.
-Capisco…- disse piano Elian,
scandendo quelle lettere con intensità crescente, come se la discussione la
stese pian piano eccitando –lo dirò ai miei superiori, ma loro, come me d’altronde,
vorranno saperne di più… i nostri obiettivi, signor Ai?- era stranamente
passata dal “ragazzino” al “signor”, il che lasciava a intendere che la
conversazione la stava coinvolgendo, ma soprattutto ella
cercava di recuperare agli occhi del ragazzo, e magari di fargli scappare
qualche cosa…
-Terrò il soggetto con me per un
tempo non determinato… madame Elian- concluse Locke
senza lasciarsi abbindolare, anzi, sembrava che lui stesso stesse al gioco
della donna.
Sul viso della donna comparve
l’ormai conosciuto sorriso cattivo, mentre mormorava –Il soggetto? Si riferisce
alla signorina Van de Moon, caro?-
Quelle parole fecero gelare il
sangue nelle vene di Locke che, senza però darlo a vedere, sentì lo stomaco
piegarsi in preda a una morsa gelata di paura. Come avevano fatto quelli
dell’Organite a scoprire di Selyn?! Non c’era nessun altra spia nell’accademia oltre lui, e loro non
potevano essere penetrati così tanto… la preside li avrebbe scoperti di sicuro!
La sua bocca si aprì di poco mentre un’idea, anzi, una nuova paura si faceva strada nella sua mente. Non avevano mandato altre
spie… a quanto ne sapeva lui. Si voltò di lato, cercando di non incrociare lo
sguardo della donna, sistemandosi freneticamente gli occhiali con mano gelida,
mentre una goccia di sudore scendeva lungo la tempia destra –Sì, esatto- gettò
la spugna. Ormai avevano capito tutto, la battaglia era aperta. Il gioco del
giorno era “caccia alla signorina Van de Moon. Chi la
prende per primo vince”. La sua voce era pensierosa, eppure la sua mente già
correva fuori dalla stanza, cercando, attraverso la propria telepatia, una
minima traccia dell’energia di Selyn dentro la scuola. La sua magia era debole
e frenetica, si agitava in continuazione, come un pesce fuor d’acqua, ma era
difficile non avvertirla. Si trovava poco lontana, nel corridoio ad ovest, probabilmente era nella Sala Gialla a pranzare
assieme a Larisse e Saber. Sì, sicuramente era con loro, e meglio ancora con
Zato, l’unico in quella scuola oltre lui che tenesse
davvero a proteggerla. L’avrebbero protetta senza dubbio in caso di attacco.
Ora lui doveva concentrarsi sulla donna…
Questa, osservando le azioni del
vice preside, aveva avuto una serie di reazioni degne di nota. Prima, notando
il suo nascosto eppure evidente stupore, aveva allargato il suo sorriso in una
risata divertita, poi, dopo la frase da lui pronunciata, il suo viso si era
oscurato, diventando una maschera di dura e inflessibile serietà. Il suo tono
di voce si alzò, come se stesse sgridando Locke –E credi davvero che te lo
lasceremo fare?! Mettiti in testa una cosa, ragazzino:
se l’Arc Organite vuole qualcosa, la ottiene. Non sopravvalutarti troppo-
Stringendo i pugni al “qualcosa”,
Locke tornò a guardarla, abbassando lo sguardo in segno di rispetto -… Allora
perdonatemi, mia signora- la sua voce era bassa, e il tono pacato,
come se stesse parlando di un qualche segreto troppo importante per essere
espresso ad un tono normale. Alzò lo sguardo, fissando la nemica negli occhi,
con uno sguardo atono e vuoto –ma dovrò eliminarvi tutti, dal primo all’ultimo-
Sostenendo il suo sguardo con
malignità evidente, Elian ribatté –Allora non sai davvero con chi hai a che
fare, piccolo e inutile verme…-
Un magnifico sorriso si dipinse
sul volto del vice preside. Ma non era affatto una
dimostrazione di divertimento, era qualcosa di più. Il ragazzo si apprestava a
usare una magia che sin da piccolo conosceva, di nome “Attrazione”. La sua
capacità consisteva nel riuscire ad attrarre chiunque, maschio
o femmina, giovane o vecchio, e farlo cadere nella trappola del
predatore. Era praticamente impossibile resistervi,
poiché influiva sui neuroni e mandava impulsi al corpo attraverso i nervi,
trasmettendo al cervello della vittima uno stato di trance in cui era
completamente sottomesso al fautore, piegato alla sua volontà. Il viso della
donna si fece improvvisamente incolore, e la sua espressione vacua, come se ella si fosse persa nell’azzurro degli occhi di Locke. Era
caduta in trappola –Ma certo che lo so. Sto parlando ad
una donna splendida…- sussurrò, mentre Elian pendeva letteralmente dalle sue
labbra. “Se sono tutti allocchi come te, sarà uno scherzo battervi” non poté
fare a meno di pensare il giovane. Tuttavia non poteva darle torto, era
impossibile resistere ad attrazione. Il suo sorriso subì una mutazione,
diventando da dolce e allegro improvvisamente cupo e quasi cattivo –che non sa
ancora di essere morta-
Quella frase aleggiò in aria per
diversi secondi. Elian si era ripresa, ed ora guardava
Locke senza fiatare, con il viso atono e gli occhi spenti, la bocca semiaperta
come a voler pronunciare parole che però si rifiutavano di essere dette.
Quell’ultima battuta del vice preside era maligna, cattiva, proposta a ferire a
morte.
Tutto tornò a scorrere con un
suono sordo della porta che si apriva di colpo. I due colloquianti si
voltarono, incontrando contemporaneamente due occhi rosso sangue che guardavano la scena con curiosità infantile. Selyn inclinò
il capo di lato, squadrando prima Locke, poi il volto nella fiamma che ardeva
nella sua mano. Il ragazzo, con velocità fulminea, chiuse il collegamento chiudendo la propria mano intorno al fuoco ardente, facendo
scomparire gli occhi di Elian che già fissavano la ragazzina con stupore e al
contempo ira. Finalmente l’aveva vista in faccia.
Subito dopo Locke camminò verso
Selyn con passo spedito ma non veloce. La ragazzina lo guardò avvicinarsi
temendo di ricevere una sgridata… era entrata senza permesso, interrompendo ciò
che lui stava facendo. La ragazzina chiuse gli occhi aspettandosi il peggio, ma
l’unica cosa che sentì furono due braccia caldissime avvolgerla piano,
stringendola poi forte. Aprì gli occhi nel momento in cui le labbra del ragazzo
si posarono sulle sue, donandole un attimo di sollievo –Mi sei mancata…- le
sussurrò poi all’orecchio, abbracciandola più forte.
La ragazzina, presa alla
sprovvista, si lasciò coccolare. Locke sembrava preoccupato, chissà cosa gli era successo… arrossì alle parole che le mormorò.
Abbassando lo sguardo, imbarazzata, rispose con voce flebile –Anche tu… ma…-
stava per chiedergli se aveva interrotto qualcosa, ma lui la bloccò ponendole
un dito sulle labbra.
-Dobbiamo stare insieme più
spesso… dopo le lezioni ovviamente- le sorrise carezzandole una guancia. Ma non fece altro che contribuire all’accrescimento della
preoccupazione della ragazza.
Selyn non voleva essere invasiva,
si fidava di lui, ma non poteva fare a meno si sentirsi in ansia davanti a quel
comportamento evasivo. Tentò ancora –Sì… ma… è tutto okay?-
La voce piccola
e dolcissima della ragazzina, Locke non poté trattenere una lacrima.
Come aveva potuto agire fino a quel punto, mettendo a rischio la vita di una
così tenera creatura? Si sentiva un mostro… tutto quel che aveva fatto fino ad allora era stato indagare per conto di chi voleva ucciderla
per rubarle uno stupidissimo potere. Chi poteva essere davvero così insensibile
da resistere allo sguardo languido di quella ragazza? Come era
potuto cadere così in basso…? Continuò a carezzarle piano la gota, temendo che
quella così effimera ed evanescente bambina potesse sparire da un momento
all’altro –Certo… presto sarà tutto okay-
Vedendo quella lacrima solitaria
scendere dal viso del vice preside, la ragazza ebbe un tuffo al cuore.
Immediatamente l’asciugò via, avvicinandosi al viso
del ragazzo con sguardo affranto. Cosa era accaduto di
così grave da farlo addirittura piangere? “Sono stata io?” si chiese, senza
però trovare risposta… si sentiva così stupida e debole… una ragazza che non
riesce a consolare il proprio ragazzo… che scopo ha? Socchiuse gli occhi,
mormorando con voce piena di dolore -… Posso fare qualcosa per te?-
-Hai già fatto troppo- si
affrettò a risponderle lui –ora lascia fare a me- mentre dall’altro occhio
scendeva placida un’altra goccia di commozione, dolore, chissà…
Abbracciandolo con affetto, la
studentessa cominciò a frignare a sua volta, come una bambina –Non piangere
però… se no piango anch’io- se ne vergognava, ma non
poteva fare a meno di piangere quando vedeva qualcuno stare male. Persino
andando per strada, se i suoi occhi capitavano su un barbone, non riusciva a
trattenere le lacrime pensando a quanto egli soffrisse.
-No- lui
la strinse piano, carezzandole i capelli nel tentativo di farla calmare –tu
devi essere felice. Come lo sono io. Saremo solo io e te…-
quelle parole le pronunciò piano, con la solennità di una promessa –e saremo
felici, insieme-
Annuendo, continuando a piangere,
la ragazzina rispose tra le lacrime –Sì!-
Al ragazzo scappò un sorriso
vedendo Selyn in versione tenera. Era raro che lei si mostrasse così aperta e
riuscisse ad esternare il proprio dolore. Tuttavia,
grazie al periodo appena passato, la ragazzina finalmente era riuscita a
sfogarsi e a trovare così un po’ di meritata pace. Forse era il momento giusto per…
-Chiudi gli occhi…- le sussurrò
piano.
Ella,
seppure di controvoglia, fece come le era stato ordinato. Serrò le palpebre
mentre arrossiva senza motivo.
Locke si allontanò, sorridendo
davanti a quell’immagine di tenerezza. Giunse innanzi alla sua scrivania,
aprendone un cassetto dal quale estrasse un astuccio nero con una cerniera
rossa. Tornò dalla ragazzina, aprendo l’oggetto.
Selyn avvertì qualcosa di freddo
toccarle il collo, si agitò, ma subito fu nuovamente acquietata dalla voce di
Locke –Sta tranquilla- la rassicurò, e così fece.
-Perfetto, apri gli occhi…-
La prima cosa che la ragazzina
vide fu il volto sorridente del vice preside, il quale la fissava evidentemente
in imbarazzo. Ricordandosi della sensazione di freddezza provata poco prima,
mosse lo sguardo sul proprio collo, scoprendo una collana d’oro a forma di
cuore. La ragazzina trattenne un urlo di imbarazzo,
cominciando ad agitare le braccia avanti e indietro –Ma… ma! Locke! I-io…!-
Il vice preside si lasciò andare
a una risatina liberatoria –Ah, mi fa piacere sapere che ti piace-
disse con allegria.
-Ma certo che mi piace!- esclamò
subito ella, completamente in imbarazzo –Ma… ma…
sicuro di volerla dare a me?!- finalmente si calmò, rimanendo in trepida
attesa.
-E’ tua- disse lui avvicinandosi
a lei per carezzarle il volto –è da molto che desidero dartelo… me lo diede una persona importante, prima di morire…-
Selyn avrebbe voluto
controbattere. Non voleva che Locke si separasse da un prezioso ricordo, eppure
qualcosa nella sua espressione la convinse ad accettare quel dono. Sorrise
piano abbassando il capo, mentre le sue guance diventavano rosso fuoco –Grazie…-
Quella giornata, in qualche modo,
stava prendendo una magnifica piega…
Note dell’Autrice.
E voilà, anche il quattordicesimo capito mi ha sfiancata,
tramortita e fatta impazzire. Ma per compiacere i miei
lettori, questo e altro! ^^ Beh, ora rispondendo alla domanda della mia adorata
gemy Saku-chan (che ringrazio per la pazienza infinita
nel leggere questa storia! xD), annuncio che mancano
ormai pochissimi capitoli alla fine. Questo era parecchio lungo, dunque l’ho
dovuto dividere più o meno come ho fatto per il quinto
e il sesto. Se poi volete un numero preciso… contando questa seconda parte
imprevista mancano tre capitoli alla fine, due se non contiamo l’epilogo.
Chiedo scusa per il solito ritardo nella pubblicazione. Quando (all’epoca…)
cominciai TNP, speravo di aggiornare almeno una volta al
mese. Ma sono lenta… sono pigra, che ci volete fare… sono talmente pigra da
annoiarmi pure a battere dei tasti xDno dai, basta cretinate. Davvero mi scuso per la mia
lentezza, ma tra scuola e problemi vari ho sempre poco tempo per scrivere,
soprattutto ora che tengo due fic contemporaneamente
(TNP e Twilight). Ora vi saluto ;)
Selyn camminava a capo chino per
i corridoi freddi e vuoti dell’accademia, giocherellando con la collanina che
pendeva dal suo collo, la cosa più preziosa che possedeva. Era appena passata
ora di pranzo e presto sarebbero cominciate le lezioni pomeridiane, ma non se
la sentiva davvero di andarci. Zato avrebbe capito… lui sapeva quanto lei ormai
fosse in costante bilico tra la sanità mentale e la pazzia, e non per modo di
dire… Quando era arrivata in quella scuola era solo
una povera pazza che parlava con i fantasmi inesistenti dei genitori, e non
provava a dimenticarlo né a giustificarsi, lo sapeva benissimo. Per lungo tempo
aveva ragionato male, non riuscendo a fare niente da sola e spesso scoppiando
in pianti disperati se restava senza compagnia. Fortunatamente Zato e Larisse erano riusciti ad aiutarla, il primo con la severità e
spesso anche attraverso battaglie del tutto improvvisate, la seconda con la
gentilezza e la comprensione. Da quando tutto quel casino era cominciato, Selyn
si sentiva psicologicamente stanca, aveva bisogno di riposo…
“Sì… di molto riposo…” si disse
rallentando piano, guardando terra con insistenza, come a non voler sapere cosa
c’era davanti a lei. Per tutti Selenity Van de Moon era “la mezza Angelo e mezza Demone strana”, chissà cosa intendevano per “strana”…
forse alludevano al fatto che era un po’ pazza? La ragazzina accelerò il passo
udendo dei passi avvicinarsi. Non era assolutamente in
vena di chiacchierare, anzi… una lunga chiacchierata la doveva fare, ma con
Zato.
-Ma guarda chi si rivede!-
L’unica voce che Selyn pregava di
non sentire fece capolino assieme ad un’ombra femminile. La ragazzina si voltò,
trovandosi faccia a faccia con Mitzuki. Sospirò abbassando
lo sguardo. Non riusciva mai a sostenere gli occhi cattivi del Demone, i quali
sembravano volerla ferire a morte.
Selyn le sorrise piano,
mormorando –Ciao Mitzuki…-
Come un fulmine, Mitzuki si
avvicinò a Selyn con il suo solito sorriso saccente ed
antipatico –Mi sembra che tu ti sia ripresa… avevi un aspetto molto brutto
l’ultima volta che ti ho vista, al funerale del professor Xion-
La ragazzina cominciò a
camminare, cercando di dare a intendere che aveva fretta. Il risultato fu che
l’altra cominciò a seguirla. Rassegnata, Selyn ammise –Sì, la sua morte mi ha turbata molto-
-Era un tuo amico?-
-No…- si affrettò Selyn. Era già
famosa nella scuola per essere “la migliore amica del prof e la ragazza del
vice preside”, non voleva che la gente sparlasse ulteriormente riguardo lei –ma
è stata una delle prime persone che ho conosciuto venendo qui.
Inoltre mi ha aiutata molto…-
-Problemi con la scuola?-
L’inglese rise. Certo che Mitzuki
non si faceva riguardi: tutto quel che pensava lo
diceva, che fosse cattivo o buono. Anche se Selyn dubitava seriamente che ci
fosse qualcosa di buono in quel Demone… -No, con la scuola me la sono sempre
cavata. Più che altro…-
-Non riuscivi a socializzare- la
interruppe l’altra alzando lo sguardo al cielo.
-Esatto-
ammise la ragazzina con aria colpevole. Il suo più gran difetto era davvero
conosciuto…
-Come ora-
La schiettezza di Mitzuki lasciò
senza parole la ragazzina. Selyn tacque, abbassando il capo verso terra. Non
voleva guardare l’altra negli occhi. Sapeva che quello era un gesto di
sottomissione, che lasciava a intendere quanta paura provasse Selyn nei
confronti di quel Demone cattivo. Un vero Demone, quello che anche lei sarebbe
dovuto essere. Eppure, guardando Mitzuki, ringraziava di essere ciò che era
–Devo andare- disse solo, affrettando il passo.
Dietro di lei, la ragazza in
viola rise di gusto –Corri da Locke? O da Zato? Selyn, dovresti imparare ad
affrontare da sola i tuoi problemi, perché alla lunga gli altri si scocceranno
di te e delle tue difficoltà-
“Lo so…” pensò la giovane senza
però reagire. Mitzuki aveva perfettamente ragione. Lei si era sempre nascosta
dietro gli altri… forse era un’approfittatrice? O una vigliacca? Non riusciva
ad affrontare di petto i problemi o le battaglie e si rifugiava dietro gli altri.
-Beh, almeno ora restano solo
quei due impiccioni. Con Xion siamo uno in meno- continuò Mitsuki a voce più
alta, spostando lo sguardo al cielo, fuori dal corridoio all’aperto. Pioveva.
Fortunatamente loro si trovavano in quel tratto di corridoio coperto da un
soffitto, aperto solo ai lati. “Ora viene il bello” sorrise malignamente il
Demone –Ho fatto bene a ucciderlo…-
Selyn arrestò il passo di colpo.
Si voltò piano con estrema lentezza, mentre avvertiva il freddo intensificarsi
stringendole il petto in una morsa di ghiaccio -… C…. C-che cosa?- chiese
lentamente, con una voce talmente piccola da sembrare un lieve soffio non
udibile a causa della pioggia. Non poteva davvero essere stata Mitzuki: era una
semplice studentessa!
-Sono qui per te- svelò la dama
in viola sorridendo piano, riportando lo sguardo su Selyn –l’Arc Organite mi ha
mandata-
-Cosa?!-
un fulmine cadde poco lontano dalla scuola, assordando le due. Selyn rimase
immobile, tremando per la rabbia, confusa come non mai. Quel nome… Arc Organite,
le ricordava qualcosa, ma cosa? Quella maledetta parte del suo passato che non
riusciva a ricordare. Lo stesso nome pronunciato dal
professor Xion poco prima di morire e da “Seven” durante il viaggio attraverso
i tre tempi.
-Allora davvero non ti ricordi
niente- l’altra inclinò il capo, scrutando l’albina con un’espressione confusa
–eppure non riesco a credere che davvero quel che cercano sia dentro di te. Sei
così… debole, piccola…- continuò. Notando il silenzio della ragazza le venne
spontaneo ridere di nuovo. Si sentiva oltremodo eccitata –ho aspettato a lungo
questo momento, e finalmente posso gustarmi la tua faccia sconvolta… numero tre, giusto?-
La ragazzina ebbe una
palpitazione. Che i ricordi finalmente stessero tornando?
-Ah, è inutile che lo chiedo a
te. Vediamo se riesco a farti ricordare qualcosa, ok?-
-Io ci provo da quindici anni.
Avanti, illuminami- Selyn strinse i pugni, pregando che nessuno passasse di lì
in quel momento. Fissò con odio Mitzuki, accennando un sorriso di sfida.
Questa fu volentieri accettata
dalla dama in viola, la quale continuò –Otto anni fa, nella sede dell’Arc
Organite, vi fu un grande incendio che distrusse l’intero stabile. Questo ebbe
inizio in un laboratorio privato, a cui avevano l’accesso solo quattro persone.
E tu le conosci tutte e quattro! Milia Hioul-
-La
professoressa Hioul!?-
-Eric Hearcliff-
Anche questo nome non era nuovo a
Selyn, eppure non riusciva a ricollegarvi alcuna immagine.
-Il nostro caro professor Zato…-
La ragazzina sbiancò. Come
pensava, Zato davvero sapeva qualcosa… ma perché le aveva tenuto tutto segreto?
Lasciò cadere le mani lungo i fianchi, come rassegnata.
-Dell’ultimo scienziato non si sapeva
praticamente nulla, neanche il nome. All’Arc era
conosciuto come “Sir”, solo gli altri scienziati conoscevano il suo nome, e
siamo riusciti a risalire al suo cognome solo di recente grazie a un diario di
Hioul ritrovato per puro caso. E’ stata l’ennesima prova che tu eri chi
cercavamo. Il vero nome di quell’uomo era infatti…-
Mitzuki sorrise –Sir Van de Moon-
-Van de Moon…?- chiese con la
bocca aperta Selyn. “Mio… padre…?” il cuore prese a batterle alla massima
potenza. Era davvero quel padre che a lungo aveva cercato?
-Sì, esatto. Potremmo definirlo
“tuo padre”- disse trionfante il Demone.
-Perché “definirlo”? Era o no mio
padre?! Basta con tutti questi misteri e frasi
inconcluse! Dimmi la verità! Chi era davvero
quell’uomo? E Zato? E che c’entro io con loro e con questa
Arc Organite?!- Selyn si avvicinò a Mitzuki, contribuendo così a dare
un’ulteriore soddisfazione a quella che ormai era una nemica.
-Quei quattro erano scienziati, e
lavoravano a tre esperimenti genetici. I primi due consistevano nel clonare
degli embrioni. Da quell’esperimento nacquero i tuoi amici. Mi hanno detto che
si chiamavano Chris Hearcliff (aveva preso il cognome dallo scienziato che lo
aveva creato) e Seven. Il terzo esperimento, quello a cui
lavorava Van de Moon, era un esperimento di…- si interrupe, con lo scopo di
innervosire ancora di più Selyn -… creazione della vita. Forza Selyn, non te lo
ricordi proprio? Eppure quell’esperimento eri tu!-
Fu già tanto se Selyn non cadde
in ginocchio a quell’affermazione. In quell’attimo fu investita da un’onda di
ricordi che la riportò a quei fatidici giorni. Ricordò di essere stata rinchiusa
a lungo in un luogo piccolo, senza via di fuga. Senza occhi né orecchie,
l’unica cosa che avvertiva erano le aure di coloro che non la lasciavano mai
sola. Ricordava la sensazione d’impotenza, la voglia di farsi sentire.
Ricordava di aver sentito tanto dolore fino a quella fatidica sera in cui il
mondo aveva preso consistenza. Aveva aperto per la prima volta gli occhi, e le
prime voci che aveva sentito erano quelle del suo
creatore, di quello che aveva sempre denominato “padre”. Quello che non usciva mai
dal laboratorio. La sua aura era perennemente presente, ed era sempre lì vicino
a lei. “Sir Van de Moon…” proprio quell’uomo che l’aveva presa in braccio,
salvandola…
L’esplosione si stava scatenando con furia indomabile. Il fuoco ardeva
distruggendo tutto quello che abbracciava con grazia e al contempo con
devastante furore. Le urla degli scienziati che lavoravano in quello stabile
erano però il suono dominante. Con l’orrore nel cuore, tutti cercavano di
scappare, ma senza riuscirci…
In mezzo a questo putiferio, un uomo tra i trenta e i quarant’anni, con
lunghi capelli bianchi e occhi rosso sangue, si aggirava freneticamente tra le
pile di scartoffie, pezzi di soffitto caduti, macerie varie e corpi morti.
Ignorando le fiamme che lambivano tutto intorno a lui, egli sembrava
determinato a raggiungere la parte di laboratorio da cui era scaturito il
tutto.
-Ehi, aspetta!- urlò un uomo biondo poco lontano da lui. Lo afferrò per
un braccio, cercando di fermarlo –Ormai sarà morta!-
Ma il tentativo fallì, e sir Van de Moon si liberò, andando là dove le
fiamme erano più alte, là dove, stesa per terra, una bambina pareva dormisse in
un sonno ricco di beatitudine. Ella non poteva avere
più di sette anni, era completamente nuda, non per niente si era appena liberata
dalla propria sfera in cui aveva vissuto per mesi prima di assumere la forma
attuale. Aveva una pelle chiarissima e sembrava quasi anemica, tanto era magra…
la mancanza di luce solare le aveva provocato un deficit del sistema, avrebbe
mantenuto quell’aspetto gracilino per sempre. I capelli ancora bagnati le
coprivano il volto. L’uomo si chinò sulla sua creatura. Sì, lei era sua. Egli
aveva infatti donato diversi campioni del proprio
sangue per studiarle e fare in modo che la bambina gli somigliasse. Era sua
figlia.
-Selenity…- disse con una strana dolcezza nella voce, raccogliendo il
corpicino esangue con estrema delicatezza. Respirava ancora, poteva salvarla…
-stai calma, piccola. Ti porterò via di qui- la sollevò, rimanendo sbalordito
dalla leggerezza del corpo della piccola. Ella era
nata umana, ma era destinata a diventare un Angelo o un Demone. In lei era
stato infuso uno strano potere che col tempo sarebbe sparito, essendo una
basica copia di un potere migliaia di volte più forte e grandioso.
-Sir Van de Moon! Presto!- la voce di prima chiamò l’uomo, il quale
intraprese una corsa disperata attraverso le fiamme…
Quando Selyn riaprì gli occhi si scoprì a terra, in ginocchio, con le lacrime agli
occhi. Il silenzio assoluto regnò per diversi minuti durante i quali Mitzuki
poté godere appieno la visione della sua rivale ridotta a uno stato pietoso, mentre
sul suo viso regnava la vittoria. L’inglese respirava molto rumorosamente.
Finalmente aveva ricordato quel che per anni aveva dimenticato. Lei non era mai
nata, bensì era stata creata… l’Arc Organite era la sua “famiglia”. In quel
momento un sacco di domande finalmente avevano
risposta. Ecco dove aveva già incontrato la professoressa Hioul, ecco perché
Zato l’aveva trattata così male all’inizio, ecco perché proprio “Selenity Van
de Moon”. Ecco finalmente il viso del padre che a lungo aveva cercato. Eppure
ancora qualcosa non andava…
-Perché hai ucciso il professor
Xion?- chiese infine alzando lo sguardo verso quella che fino a pochi minuti
prima avrebbe reputato una normalissima studentessa.
-Semplice- la voce di Mitzuki si
fece tagliente e fredda, mentre il Demone incrociava le braccia –quando Janus
Cascade giunse in questa scuola dopo l’incendio, non aveva altro posto dove andare. Raccontò la sua storia alla preside
Sakura, che venne a conoscenza dell’Arc Organite e
accolse Cascade nella sua scuola. Egli cambiò nome, e oggi tu lo conosci come Zato-
“Janus Cascade…” la ragazzina lo
sapeva. La professoressa Hioul lo chiamava sempre così quando vivano nell’Arc
Organite.
-La preside allora, da brava
impicciona, pensò di usare uno Specchio Mystico. Sai cos’è?-
Selyn annuì –Sì, Zato me li ha
fatti studiare-
-Furbo-
affermò il Demone –probabilmente ti stava preparando alla battaglia-
“E’ vero…” si disse la ragazzina.
Zato non la lasciava quasi mai da sola. Voleva sempre che qualcuno fosse con
lei, che fosse Locke, Larisse o Saber. Ma Selyn aveva
sempre associato il tutto alla propria instabilità psicologica, mai a una cosa
del genere.
-Xion… si era impicciato troppo
nei nostri affari- concluse il Demone –io sono qui per
il tuo potere. E ora preparati a morire!- la sua affermazione si completò con
un urlo di puro divertimento, mentre la ragazza alzava le mani al cielo,
creando tra i palmi una strana sfera nera. Selyn alzò lo sguardo appena in
tempo per vederla trasformarsi in un’onda d’urto. L’albina, a terra com’era,
fece una giravolta allontanandosi dalla traiettoria dell’attacco, che fece
appena in tempo a schivare. Questo andò a infrangersi contro un muro poco distante,
causandone il crollo. Il cuore della ragazza cominciò a battere più forte,
segno della tensione crescente. Improvvisamente si sentiva carica, non solo
grazie alla consapevolezza acquisita da poco di non
essere affatto debole come aveva sempre creduto, ma anche per la rabbia che le
ribolliva in corpo. Vedeva in quella ragazza l’assassina di un amico, vedeva
anche la falsità, la slealtà. Era lì per lei vero, ma se dopo avesse cercato di
fare del male anche agli altri? Dopotutto non si era fatta scrupoli, e inoltre
aveva parlato di due impiccioni rimanenti. E accanto a lei erano rimasti solo
Locke, Zato, Larisse e Saber. Non poteva permettere che a nessuno di loro
accadesse qualcosa. No, l’avrebbe fermata. Sentì attorno a sé addensarsi una
coltre quasi parlabile di energia.
Mitzuki rimase colpita vedendo
Selyn che cominciava a risplendere di azzurro. Sorrise
diabolicamente, finalmente si cominciava. Fece come la ragazzina
avversaria, alzandosi in volo mentre il suo corpo si illuminava
di viola.
-Preparati a morire, Selyn-
annunciò allegra il Demone –sarai potente, ma non sai usare il tuo potere-
Era vero. Selyn non sapeva nulla
del proprio potere. Ricordava solo che gli scienziati che l’avevano creata le
avevano infuso dentro una sorta di strano potere, una copia di poco valore di
un altro potere. Ricordava invece il momento in cui l’aveva acquisito. Nel
momento preciso in cui era morta come mortale, a causa di una pallottola alla
testa, aveva sentito qualcosa posarsi su di lei, trasformandola in un Demone.
“Esatto!”
Selyn si ritrovò in aria senza
volerlo. Le sue ali si erano aperte di propria volontà, e il suo corpo non le
aveva obbedito. Una voce risuonò nella sua testa. Ebbe paura. Cosa stava succedendo?
-Cosa?!-
esclamò senza capire. Evitò un’altra onda d’energia lanciata dalla nemica.
Stavolta fu però sfiorata, e di conseguenza mandata contro il muro. Si era
distratta. Prese una brutta botta, in seguito alla quale sentì tutte le ossa
del corpo urlarle contro. La testa però era quella a dolerle di più, e forse
aveva ricevuto seri danni… Eppure quella voce…
“Se sei disposta a lasciare il
tutto a me, la sconfiggiamo in… tre minuti”
-Ma chi sta parlando?!- disse la ragazza a bassa voce, in modo che Mitzuki non
potesse sentirla.
“Non c’è tempo per le presentazioni”
riprese la voce, ora più eccitata e infantile, come se fosse stato un bambino a
parlare “lascia fare a me…”
-Sì!-
-Hai finito di parlare da sola?-
con una nuova risata, il Demone in viola caricò tra le mani un globo nero come
accerchiato da energia elettrica. Si vedeva che la ragazza stava faticando per
caricarla, doveva essere uno dei suoi attacchi più potenti.
Selyn avvertì una fitta al petto
che la costrinse ad abbassarsi a terra, mentre con le mani tastava il proprio
petto, cercando di attenuare il dolore. Abbassò lo sguardo, sentendo il corpo e
la mente addormentarsi di colpo. Perse coscienza, lasciandosi andare.
Il Demone poco lontano inclinò il
capo –Cos’è? Sei già morta? Ehi, va bene che voglio farti male, ma devo
portarti viva all’Arc Organite- disse a voce alta, quasi alterata. Ma l’albina non si muoveva. Se ne stava lì a poltrire per
terra, come morta. Mitzuki annullò l’attacco, tornando a terra –Mocciosa, non
sarai davvero morta?- la sola idea non le piaceva. Va bene, da una parte le avrebbe
fatto molto piacere, ma dall’altra sapeva che all’organizzazione se la
sarebbero presa di brutto. L’avrebbero uccisa di sicuro. Lasciarsi sfuggire la preda… Ma perché doveva essere lei a pagare le
conseguenze della debolezza di quella ragazzina? Si incamminò
verso l’albina, fermandosi davanti a lei. Si inginocchiò
alzando attorno a sé una barriera color amaranto, così da difendersi in caso di
attacco –Selenity?- la chiamò per nome, sperando che la ragazzina si
svegliasse, riconoscendo quel nome che tanto odiava.
Selyn non si mosse. Era sdraiata a petto in giù, distesa, completamente immobile,
pareva neanche respirasse. Mitzuki le si avvicinò,
poggiandole una mano sulla schiena, all’altezza del cuore. Grazie ai suoi sensi
affinati poté sentire il battito del cuore. Era ancora viva –Svegliati- ordinò
con tono duro di chi ne ha abbastanza degli scherzi.
Gli occhi di Selyn si
spalancarono in quel preciso momento. Come un fulmine, la ragazzina albina era
già in piedi davanti all’altra, guardandola con un’espressione tremenda sul
volto. Dapprima col volto di chi non ha sentimenti, poi con un sorriso maligno
che disegno sul suo dolce faccino una smorfia di pura pazzia. Sorrise alla
nemica. Mitzuki non ebbe nemmeno il tempo di alzarsi che fu colpita da una
violentissima spinta che la mandò contro il corrimano
in pietra del corridoio esterno, così violentemente da sfondarlo e ritrovarsi
nel giardino, sotto la pioggia fredda e dura. Il suono delle
ossa rotte a causa dello schianto si espanse risuonante. Selenity, o
meglio, colui che in quel momento muoveva il suo
corpo, non volle uscire sotto la pioggia. Semplicemente essa non meritava di
bagnarlo. Mitzuki alzò lo sguardo, riuscendo per un attimo a incontrare gli
occhi di Selyn. Non era lei. –Ma… che diavolo… hanno i tuoi occ…?- quella
domanda non ebbe mai una fine. Pochi secondi prima che la ragazza riuscisse a
completarla, il suo corpo si spezzò in mille parti in un’esplosione di sangue.
L’unico suono che si udì fu quello delle ossa spezzate, dei legamenti che si strappavano,
così come i muscoli, in un botto terribile che durò pochi attimi. Parti di
corpo e vestiti ora erano sparsi per il giardino dove, un mese prima, Locke e
Zato avevano combattuto tra di loro. Il sangue del Demone era sparso ovunque,
sull’erba, sui muri dell’accademia, nel corridoio, così come le membra del suo
corpo.
Selyn, la vera Selyn stavolta,
riaprì gli occhi, trovandosi innanzi ad una scena
orripilante. Sentì un tuffo al cuore quando capì che era lei la fautrice di
quella disgrazia. Il suo primo gesto fu quello di coprirsi la bocca per evitare
di rimettere. Quello spettacolo era oltremodo disgustoso. Mosse qualche passo
indietro strozzando un urlo, con gli occhi sgranati.
“Non posso essere stata io a fare
una cosa simile…!” cercava intanto di convincersi, senza però riuscirvi.
Continuava a dare la colpa alla strana voce che aveva
udito poco prima, tuttavia non era capace di persuadersi della propria
innocenza. Si ritrovò con le spalle poggiate al muro, mentre grondava sudore
freddo. Aveva ucciso una persona. Anzi, l’aveva letteralmente fatta a pezzi.
L’acqua piovana si mescolava al sangue, creando un inquietante liquido rosso
vivo che si espandeva a macchia d’olio sul lastricato e sull’erba. Raggiunse i
piedi della ragazzina, bagnandole le scarpe.
“Che… razza di potere è questo!?” si chiese Selyn rimanendo immobile, attonita,
ammutolita, completamente incapace di una qualsiasi reazione.
“Il potere del Vuoto”
“Cosa!?”
la voce sussurrò ancora una volta nella sua mente, stavolta con più insistenza,
mentre il suo eco si espandeva senza freni, come in uno spazio vuoto. La
ragazza si guardò intorno con fare frenetico, cercando quel qualcuno che le
parlava telepaticamente.
“E’ inutile. Non perdere tempo”
“Dove sei?!”
la voce sembrava ora più fredda, come stizzita. Selyn invece era sempre più
impaurita “Sei stato tu a fare questo? Fatti vedere, dannazione!”
Fu il silenzio assoluto. Nessuna
risposta, nessuna parola, nemmeno un sospiro. Era come se la voce misteriosa
fosse svanita nel nulla. Selyn rimase ferma, poggiata al muro, guardando con
occhi sgranati l’orripilante scena che aveva davanti. Non riuscì più trattenere
la nausea e si accasciò a terra, mentre rimetteva la repulsione che aveva
trattenuto fino a quel momento. Poggiò le spalle al muro, chiudendosi a riccio,
come a ritrarsi da tutto quell’orrore, mentre tremava violentemente. Come
poteva davvero aver fatto lei quella cosa orripilante? Nella migliore delle
ipotesi l’avrebbero cacciata dalla scuola per poi mandarla alla Corte di
Giudizio Celeste, il tribunale degli Angeli, dove sarebbe stata uccisa. “No…”
Una mano fredda si poggiò sulla
spalla della ragazza, mentre questa urlava per la paura alzando lo sguardo.
Prima ancora che l’urlo riuscisse ad espandersi, una
mano bianchissima le serrò la bocca. Con le lacrime agli occhi, finalmente
Selyn riconobbe la professoressa Hioul che le faceva segno di non urlare.
Neanche la ragazzina sapeva perché lo faceva, forse era troppo spaventata,
fatto sta che si gettò al collo della donna, abbracciandola mentre piangeva –Mi
dispiace! Non volevo fare questo! Non volevo ucciderla!- disse cercando di
mantenere un tono di voce basso, senza però ottenere grandi risultati.
La donna rimase per alcuni secondi immobile, sorpresa dal gesto della
studentessa. Si poteva dire che quello fosse il primo gesto non aggressivo che ella muoveva nei suoi confronti. Milia abbracciò la ragazza,
cercando di donarle conforto –Su, tranquilla…-
Tra le sue braccia calde,
Selenity intanto piangeva a dirotto, singhiozzando e stringendo forte i pugni
attorno alla camicia della professoressa. Passò qualche secondo prima che
cominciasse a tremare di meno, quindi alzò lo sguardo verso la donna,
mormorando –Le giuro, non l’ho fatto apposta… ho sentito quella voce…-
Accigliandosi, Milia abbassò lo
sguardo sulla studentessa, chiedendo confusa –Quale voce?- intanto le passava
piano un dito sotto le palpebre, per asciugarle le lacrime.
-Non lo so, non ho capito da dove
veniva!- riprese la ragazza ricominciando a voltarsi ovunque, in contrazione,
con crescente frenesia, come se stesse cercando qualcuno –Io… non lo so, ve lo
giuro! Era una voce dentro la mia testa, non sto scherzando…!- tornò a voltarsi
verso la donna, la quale aveva in viso un’espressione strana, ornata di una
nuova durezza. Non le credeva. Selyn abbassò lo sguardo, capendo che in effetti la sua era la classica scusa dell’adolescente
che, dopo aver fatto qualcosa di grave, cerca di redimersi scaricando le
proprie colpe addosso ad altri. La ragazza si alzò in piedi, riprendendo a
piangere –Lei non mi crede e non mi aspetto che mi creda. Ma
io so quello che ho sentito! E… ed era orribile!- si interruppe
non trovando le parole. In quel momento sentiva solo il suono della pioggia che
batteva forte e del fulmini cadere in lontananza. Fu
proprio durante un rombo di un tuono che la ragazza disse, con voce tanto bassa
da essere completamente coperta dal rumore del fulmine che cadde poco lontano –La
fine è inevitabile-
Milia non capì bene le parole
della ragazza, tanto che si alzò in piedi avvicinandosi a lei, facendo per
afferrarla con delicatezza per il viso. Doveva portarla il più lontano
possibile, e in fretta, prima che qualcuno la trovasse. Probabilmente stava
solo delirando, era ancora molto scossa, glielo si leggeva in faccia, infatti era ancora più bianca del solito, con una certa
colorazione tendente al verdognolo, segno che aveva rimesso e si sentiva molto
male. Ma portarla in infermeria sarebbe stato uno
sbaglio, lì avrebbero sicuramente ricollegato lo stato della ragazza ai pezzi
di corpo che presto sarebbero stati ritrovati in giardino. Anche se la donna
dubitava che la ragazza uccisa potesse essere riconosciuta. Selyn aveva fatto
un lavoro degno di un Demone, facendo l’altra a pezzi talmente piccoli e
mutilati da essere quasi impossibile riconoscere a vista la sua vera identità.
Probabilmente però attraverso i poteri potevano giungere alla verità. Milia non
poté fare a meno di chiedersi chi fosse quel povero essere sventurato.
L’unica cosa che sapeva era che si trattava di una femmina, la ragazzina
gliel’aveva fatto capire. Si chiese se si trattasse di una delle due ragazze
che passavano le loro giornate in compagnia di Selyn. Eppure le sembrava di
averle viste entrambe poco prima girovagare per i
corridoi –Selyn- la chiamò, ma la ragazzina sembrava completamente assente…
-Selyn, ascolta… la tua energia si è sentita da lontano, come le altre volte.
Presto questo posto sarà affollato e tu finirai nei guai- la sua voce era
fredda ed agitata. Sapeva che correva un gran rischio
a restare lì con quella ragazza, ma non poteva lasciarla sola, chissà che cosa
avrebbe fatto. Era troppo pericolosa –vieni con me. Ti porto da Zato- pronunciò
il primo nome che le venne in mente. Sapeva dello stretto legame tra i due, e
sperava che così la ragazzina acconsentisse. Ma Selyn
la guardava senza fiatare, con uno sguardo spento e lontano, come a scrutare
l’infinito. La donna mosse una passo verso la giovane,
facendo per prenderle il viso con una mano, ma ella si allontanò con passo
veloce, quasi invisibile, che sconvolse la professoressa.
-Stia lontana da me- la ammonì la
voce tagliente della studentessa. Milia guardò Selyn. Non sembrava più lei. Va
bene che con lei non era mai stata molto gentile, ma stavolta davvero la
giovane Demone non sembrava se stessa.
-Sel…- la donna provò a
chiamarla, ma accadde qualcosa di assurdo. Ebbe appena il tempo di battere le
ciglia che la ragazza era già sparita nel nulla. Cominciò a guardarsi intorno
senza però vedere nulla, si accigliò, sentendo dei passi avvicinarsi. “Maledizione!”
pensò mentre, attraverso un incantesimo di smaterializzazione, svaniva
trasformandosi in mille piccole luci che si spensero di lì a poco, mentre lei
correva ad avvertire Zato…
Nell’ufficio del vice preside la
luce pomeridiana entrava timidamente, senza farsi troppo notare, facendo da sfondo all’ordinatissima stanza. Locke teneva
davvero molto all’ordine, anche se le masse di documenti di lavoro arretrati
sulla sua scrivania non si contavano più…
Ignorando completamente il
lavoro, il ragazzo se ne stava tranquillamente seduto, comodamente sprofondato
nella poltrona in pelle nera che ormai considerava
propria da diversi mesi. Niente da dire, quella piccola sala isolata dal resto
della scuola era l’ideale per passare momenti di tranquilla solitudine per
pensare, in questo caso leggere. Sfogliava serenamente un libro giallo con
un’espressione annoiata. Proprio non aveva fortuna. Ogni volta che comprava un giallo gli bastava un secondo per capire chi fosse
l’assassino, e di conseguenza stancarsene ancor prima di giungere alla metà.
Eppure, forse per rispetto per quella mente umana che non sarà mai all’altezza
di una mente demoniaca, lo leggeva fino alla fine. Sospirò per l’ennesima
volta, poggiando definitivamente il libro sulla scrivania, per niente sorpreso
dal “finale a sorpresa” che aveva già indovinato molto tempo prima… Guardò la
pila di scartoffie che aveva innanzi, e la sua voglia di vivere quella giornata
calò a picco. Davvero non sapeva se fosse più noioso correggere quella roba o
fare stupidi e semplici compiti di magia nera da consegnare il giorno dopo. Si
ritrovò ad essere geloso di Selyn, immaginando come sarebbe andata tra loro due
se lui non fosse stato di grado così alto rispetto alla ragazza. Rimase diversi
secondi a pensare alla fidanzata, arrossendo di botto. Era davvero troppo
carina, soprattutto ora che portava con fierezza al
collo la collana che le aveva donato. Il ragazzo si voltò verso la parte di
scrivania che preferiva: quella dove padroneggiava una fotografia
di lui e la ragazza. L’avevano scattata poche settimane prima, e li
ritraeva mentre lui la coccolava e lei rideva felicemente. Era così tenera
quando rideva… Locke prese in mano il portafoto, mentre sul suo viso compariva
un’espressione dolce, come ogni volta in cui guardava Selyn.
Quel momento di pura calma venne improvvisamente interrotto da quella che potrebbe
essere definita un’onda di potere. L’intero studio fu travolto da un’ondata di
pura forza magica psichica invisibile, che, con un suono sordo, attraversò ogni
cosa, compreso il corpo del giovane vice preside, tranciando tutto in due. Il
grande armadio venne giù rumoreggiando nella caduta, così come la scrivania e
tutto quello che sopra vi era posto. Persino il pavimento venne
attraversato da una lunga ma non profonda crepa. Le porte si erano spalancate
lasciando entrare il vento, il quale ora portava in volo migliaia di fogli
strappati, un tempo importanti pratiche, ora futili scartoffie che ricadevano
pigramente a terra dopo la breve salita. Le grandi vetrate si erano scheggiate,
ma non spezzate, merito dell’incantesimo di protezione che la preside aveva
applicato mesi prima a tutto il complesso. Un rivolo di sangue scorreva lungo
la guancia del vice preside che, ancora ad occhi chiusi, teneva stretta al
petto la foto che poco prima contemplava. Con un rumore tonante, che risuonò
varie volte nella mente del ragazzo, come un’eco lontana, il portafoto si
spezzò in due, così come il suo contenuto. Ora da una parte dello strappo vi
era l’esuberante ragazza, dall’altro lui. Come se fosse un triste presagio…
Locke sapeva benissimo a chi apparteneva quel potere. Posò la fotografia ormai
rovinata sulla sedia, con una cura quasi maniacale. Il vento ora si era
calmato, e il pavimento era completamente ricoperto da fogli strappati. Il
ragazzo passò un dito sulla propria guancia, asciugando il sangue che colava
piano dal taglio che si era appena procurato. Nessun altro effetto aveva avuto
l’esplosione se non quello di provocargli un tagli
lungo la guancia destra e una ferita molto più profonda nell’anima.
Il vice preside alzò lo sguardo
di colpo, e i suoi occhi azzurrissimi sembrarono splendere più del solito
mentre, con un movimento talmente tanto veloce da risultare
invisibile, si allontanava in volo, sfondando le vetrate in un’esplosione di
vetro che gli procurò altri tagli lungo tutto il corpo. Ma
non aveva tempo né voglia di curarsi di se stesso, poiché mentre lui cercava di
fare in fretta, la persona per lui più importante rischiava la vita…
Le grandi nubi che si addensavano
minacciosamente sulla scuola ora sembravano ancora più buie mentre veniva squarciate e le loro forme infrante. A cavallo di
fieri e alteri grifoni, cavalieri vestiti di nero si avvicinavano all’Angel
Devil Academy. Le bestie alate muovevano avanti e indietro i loro arti pennuti
con estrema potenza, falciando l’aria. Avevano la testa della più possente
aquila, grandi e maestose ali color oro e corpo di leone, il loro verso era
agghiacciante, suonava a metà tra uno stridio e un
ruggito, solo cento volte più forte e amplificato. Muovevano freneticamente gli
artigli strappando il tessuto invisibile di magia creato dalla preside Sakura
per proteggere la scuola. Lo scuoiavamo come se fosse composto da burro. Sul loro dorso gli uomini li spronavano ad
avanzare. Almeno una decisa di cavalieri a dorso delle loro bestie procedeva
verso l’edificio, con a capo un cavaliere con un lungo mantello, la cui
cavalcatura era nettamente più veloce e forte rispetto alle altre.
Erano arrivati. D’accordo con il
secondo saied avevano organizzato il loro attacco all’accademia per riprendersi
la custode del potere del Vuoto. Il comandante della truppa arrestò la sua
corsa per alzare le braccia al cielo, caricando quella che da lontano poteva
essere vista e definita come “un’enorme onda mi magia colorata di viola” che
partì poi con forza spaventosa contro la scuola. A pochi metri da terra questa
andò a schiantarsi contro una barriera che acquistò consistenza solo nel
momento dell’impatto, colorandosi di mille riflessi di tutti i colori.
Ricopriva l’intero stabile. La magia però non si fermò, continuando a spingere
contro la barriera creando mille piccole scintille che ricadevano al suolo. Nei
giardini avevano già cominciato a raccogliersi i primi gruppi di studenti
curiosi e allibiti. Ancora poco e la maledetta barriera della preside si
sarebbe spezzata…
A terra una ragazzina osservava
la scena con espressione terrorizzata. Nel suoi grandi
occhi verdi si specchiava quella scena che preannunciava qualcosa di terribile.
Perché li stavano attaccando?
-Saber!-
La voce di Ichigo risvegliò la
ragazza, la quale si voltò a cercarlo con lo sguardo, trovandolo poco più in
là. Ella gli corse incontro, urlando spaventata
–Stanno per entrare! Dobbiamo tornare dentro la scuola!-
-Sì, corri- annuì lui afferrandole
la mano. La fece passare avanti così da coprirla mentre si voltava a dare
un’ultima occhiata al muro della scuola che in quel preciso momento si spezzava
in mille frammenti –Più in fretta!- gridò il giovane, spalancando le proprie
ali così da coprire la propria fidanzata. Sentiva dietro di loro urla di dolore
e odore di sangue. Non osava immaginare i corpi straziati dei compagni colpiti
dai frammenti di barriera. Non aveva idea di chi fossero quei nemici
sconosciuti che li attaccano senza motivo. Ma se erano
risusciti a sfondare il muro magico della preside allora c’era solo una cosa da
fare: scappare.
I veloci passi risuonavano nei
corridoi interni della scuola. La ragazzina dai capelli bianco
neve correva in cerca di qualcuno, ma nemmeno lei sapeva chi.
Probabilmente di Locke, infatti in quel momento Selyn
avrebbe dato qualsiasi cosa per sentirsi protetta ancora una volta dal giovane
vice preside. Ma incontrare Zato non le sarebbe affatto
dispiaciuto. Aveva una bella discussione da fare con lui. Selenity si trovava
nella zona più interna della scuola, poco lontana dal corridoio del lupo, lì
dove i suoni provenienti dall’altro non arrivavano. Le era parso di sentire
delle aure di notevole potenza avvicinarsi, ma erano
subito sparite, dunque non aveva dato troppa importanza alla cosa.
-Selyn?- la chiamò la voce di
Larisse.
Selyn si voltò nella direzione da
cui proveniva il richiamo –Lar…- fece per dire, ma si bloccò non appena i suoi
occhi incontrarono la figura dell’amica. Larisse le stava davanti, con indosso
un lungo vestito nero ed elegante, indossava anche un cappello del medesimo
colore… e aveva una valigia poggiata accanto ai piedi. L’inglese sentì una
strana ansia catturarla –E… ehi, come mai quel bagaglio?-
-Oh… beh, ecco…- cominciò la vampira
ricordandosi solo allora della valigia. Non aveva ancora detto a Selyn che
stava per partire. Aveva avuto troppa paura della sua reazione per rivelarle
tutto, ma non poteva trattenersi oltre. Suo padre stava troppo male… Forte di
questo pensiero alzò lo sguardo deciso verso l’amica, rivelandole tutto –Selyn,
sto tornando in Francia. Mio padre sta male. Non posso più restare-
-Ah…- fu l’unica cosa che la
ragazzina riuscì a dire. Seguirono trenta secondi di puro silenzio. Davanti
agli occhi della ragazza albina partì una serie di scene di lei e l’amica
insieme. Tanti bei ricordi, a partire dal loro primo
incontro. Tutte le giornate passate insieme a scherzare e divertirsi… Ricordò
la loro prima uscita il sabato sera, il negozio di vestiti in cui Larisse le
aveva fatto passare ben due ore, due tra le ore più
divertenti della sua vita. Vedeva nella vampira la sua salvezza. Lei era stata
l’unica ad aiutarla veramente all’inizio. L’aveva costretta a rialzarsi, a
guardare di nuovo il mondo. Aveva aperto gli occhi alla
piccola demone più morta che viva in quel periodo. Ed
ora se ne andava… -E… quando torni?- mormorò la ragazzina con un crescente
dolore al petto.
-… Non so se torno- ammise
l’altra abbassando lo sguardo.
Selyn non aveva mai visto Larisse
così seria e triste. Suo padre doveva stare davvero molto male. L’albina sapeva
che tra la vampira e il padre non vi era un gran rapporto, infatti
ella evitava volentieri di parlare di lui. Ma vederla
in quello stato aggiungeva solo altro dolore al suo. Capiva che la situazione
era critica, e che lei faceva bene ad andare, a stare accanto al padre, lei che
ancora lo aveva…
Selyn abbassò lo sguardo. Doveva
convincersi che era la cosa giusta da fare. Sì, era la cosa giusta… -Capisco-
rialzò gli occhi sorridendo, cercando di fingere un’allegria che in realtà era migliaia di kilometri lontana, quasi inafferrabile. Ma Larisse conosceva Selyn, e di sicuro aveva capito che in
quel momento la ragazzina si stava trattenendo dal fare chissà cosa –Allora
buona fortuna. Spero che tuo padre possa stare meglio…-
sorrise. Mise le mani dietro la schiena, inclinando il capo.
-Selyn…- fece Larisse muovendo un
passo verso l’amica. In quel momento però una violenta scossa di terremoto
squarciò la terra, buttando violentemente a terra la
vampira. Le scappò un urlo impaurito mentre metteva le mani sulla testa,
cercando di proteggersi da eventuali cadute di oggetti. Il pavimento era estremamente freddo… La scossa durò pochi secondi, quindi
scomparve così come era apparsa: senza lasciare segni. Urla spaventate si
alzarono nel corridoio mentre Larisse si rimetteva in piedi, alzando lo sguardo
in cerca di Selyn, senza però trovarla. Era sparita.
-Larisse!- la voce di Saber la
ridestò, e la vampira si voltò incontrando lo sguardo terrorizzato dell’amica.
Con lei c’era anche Ichigo –Siamo sotto attacco! Scappiamo!- urlò l’Angelo prendendola per mano.
-Cosa?!-
esclamò la francese senza capire, lasciandosi però trasportare –Chi ci attacca?
E dove andiamo?-
-Dalla preside!- le rispose
Ichigo mettendosi dietro le due, facendo loro da scudo –Muovetevi!-
La scuola sembrava sotto
bombardamento. La parte est era ormai completamente distrutta, e orde di
studenti correvano in direzione della parte sud, quella della Sala Gialla, dove
li aspettava la preside, la quale già intesseva un potente incantesimo.
Moltissimi ragazzi erano morti. Chi ucciso, chi schiacciato, chi arso… Urla
orribili squarciavano l’aria, ed erano ormai l’unico suono. La disperazione e
l’orrore regnavano padroni in quel caos estremo. Chi si agitava, chi cercava di
correre quanto più velocemente possibile, chi si nascondeva per poi morire nei
crolli. La verità era che ormai non esisteva più un luogo sicuro
nell’accademia. Neanche la
Sala Gialla sarebbe durata nonostante l’incantesimo della
preside, e così sarebbero stati accerchiati, e poi… chissà…
Tutto questo era presente nella
mente dell’unica figura che si muoveva verso est. Bianca ed esile, con un viso
talmente stanco da sembrare quasi affetto da qualche malattia strana, Selyn
appariva davvero come un fantasma. Stava attraversando il corridoio della
lepre, quello che andava da parte a parte dell’accademia, tagliandola da ovest
verso est. Attorno a lei gli altri studenti urlavano correndo nella direzione
opposta, e scoccandole qualche occhiata spaventata. Forse quella ragazzina
bianca voleva morire?
-Selyn! Cosa ci fai qui?- urlò
qualcuno poco lontano da lei. Selyn non riconobbe però la voce, né tantomeno si
voltò per guardarlo, proseguendo per la sua via, senza un pensiero preciso
nella mente. Sentì due mani afferrarle le braccia e trascinarla all’indietro,
ma se le scrollò di dosso con un movimento veloce –Non fare pazzie!- riprese lo
sconosciuto, senza però ottenere nessuna parola in cambio –Stai attenta…-
furono le ultime parole di colui che si allontanava,
rassegnato al destino della piccola mezza angelo.
“Come mai stai andando a
consegnarti?”
-Non voglio più vedere la gente
soffrire per colpa mia…-
“Pensi che sia allora giusto
lasciarsi catturare? Così farai solo il male di tutti. Ti useranno per fare
cose orrende”
-Che ne sai tu? Una piccola voce
senza un corpo…-
“Io cel’ho un corpo. Il tuo”
-Lasciami in pace…-
“Non sarà mica per quella
vampira?”
-Ti riferisci alla mia migliore
amica?-
“E a Locke non ci pensi?”
-Ho fatto soffrire anche lui… Ai
l’ha quasi ucciso per colpa mia. Starà meglio senza di me-
“E tutta quella
storia di credere in te stessa, in Lui e nel tuo Potere?”
-Io credo in Lui. Credo in te,
che sei il mio Potere. Ma io… cosa sono io?-
“Quando hai capito che io sono il
tuo Potere?”
-Non l’ho capito. L’ho sentito-
“Wow, complimenti! E comunque tu
sei solo il mio contenitore. Un oggetto di cui io mi servirò finché avrai
energie per vivere”
-Solo solo un oggetto?- chiese ad
alta voce Selyn, tenendo lo sguardo fisso per terra, come in trance. I suoi
occhi non splendevano più come un tempo, ora erano freddi e vuoti. Non
possedevano più la loro lucentezza. A voce bassa ripeté –Sono solo un oggetto?-
aspettandosi una risposta. Si bloccò in mezzo al corridoio ormai deserto. Sentiva
voci ed esplosioni non molto lontane. Sul volto della ragazza comparve un
sorriso a metà tra il triste e il macabro, intriso di amarezza e anche da una
vena di follia. Pian piano cominciò a ridacchiare tra sé e sé, alzando poi un
po’ la voce. Pose una mano davanti alla bocca, ridendo di gusto. Trovava la
cosa decisamente divertente. La sua voce cristallina
si espandeva per tutto il corridoio con un’eco spaventosa. La piccola si
accasciò a terra, poggiando le spalle al muro, mentre finalmente si calmava,
moderando la voce.
-Complimenti, Nihil! Hai scelto
proprio bene! Un’impura completamente fuori di testa!
Bravo!- urlò, sperando che il suo Potere la sentisse. Finalmente l’aveva
capito: Nihil era il suo Potere. Rilassò le gambe, lasciando che si accasciassero
per terra mentre smetteva di ridere, stanca di quella situazione. Una lacrima
solitaria le scese lungo il viso impolverato, accompagnata da un ultimo
sussurro di disperazione. Selyn ormai non ragionava più, era come se tutto quel
che accadesse fuori non la riguardasse, ormai si era isolata nel suo dolore. I
ricordi dei momenti passati nell’Arc Organite erano tornati più forti che mai,
tartassandole la mente con la forza di mille lame. Quel periodo che a lungo
aveva cercato di ricordare ora si rivelava a dir poco orrendo, pieno di dolore
e di paura, continuamente sotto gli occhi attenti di quelle persone che aveva
sempre avuto accanto e che aveva dimenticato: Milia,
Zato, sir Van de Moon, Seven e Chris. Ora li sentiva tutti. Con i ricordi si
era risvegliato anche il suo Potere, e tutto era diventato un vero incubo.
Sentiva ogni cosa, ogni aura, ogni potere, ogni attacco e ogni incantesimo. Era
come se i suoi sensi fossero esplosi in tutta la loro potenza. Sentiva la
professoressa Hioul dall’altro lato della scuola che, intenta a curare studenti
feriti, ancora sperava di intravederla. Sentiva Locke che la cercava
furiosamente senza darsi pace. Sentiva persino Seven e Chris lontani centinaia
di kilometri, in trepida attesa. Anche loro sentivano ciò che lei sentiva, ed erano a conoscenza della grande battaglia che in
quel momento si combatteva tra le mura dell’accademia. L’Arc Organite era
venuta a riprendersi ciò che era suo di diritto. Il padre reclamava la figlia,
era una cosa del tutto naturale, perciò Selyn non si sarebbe rifiutata. Il suo
sacrificio poteva risparmiare la vita a quelli che l’avevano salvata già molte
volte e che lei non aveva mai ripagato. In quel momento le tornarono in mente
tutte le persone importanti per lei. Locke primo tra tutti, il quale le aveva
donato le emozioni più belle della sua vita, rendendo felice quella piccola
impura che era perennemente depressa. Con pazienza e dedizione, il ragazzo si
era fatto spazio in quel cuore ghiacciato, facendo
sorridere la ragazzina come non faceva da molti anni. Ma
stavolta sarebbe stata lei a proteggerlo, ora Selyn sapeva di avere il
potenziale per difendere chi amava. Larisse, alla quale doveva praticamente tutto. Selyn ricordava bene i primi tempi
passati all’accademia, quando era completamente
impazzita per il dolore portato dalla morte dei suoi genitori e il tradimento
di Jack. Larisse era stata la prima ad avvicinarsi a
lei, senza nessuna paura del suo essere mezza Angelo e mezza Demone,
dimostrandosi fin da subito gentile e disponibile. L’aveva aiutata a rialzarsi
con l’allegria, con la spensieratezza che la distingueva. Aveva insegnato a
Selyn a lasciarsi alle spalle i morti e vivere anche per loro. Saber, il dolce
Angelo dagli occhi verdi, ultima arrivata nel gruppo. Lei e Selyn si erano subito
trovate in una certa sintonia nonostante Saber avesse paura dei Demoni. Avevano
legato subito avendo un carattere molto simile, e ne avevano viste tante
insieme. Lei, Saber e Larisse erano praticamente
inseparabili. Zato, il quale in quel momento correva poco lontano da dove la
piccola si trovava, l’aveva costretta con la forza a dimenticare il passato. E non solo gli eventi accaduti poco prima dell’arrivo a scuola, ma
anche quelli collegati all’Arc Organite. Selenity aveva sempre associato
la perdita della memoria alla brutta caduta che aveva ricevuto arrivando a
Londra, quando si era svegliata sotto la pioggia, ferita gravemente. Invece ora
aveva ricordato tutto, e aveva capito che era stato Zato a cancellarle i
ricordi. Eppure ancora qualcosa le sfuggiva… il motivo di tutto questo.
Gliel’avrebbe chiesto subito, infatti sentiva l’aura
del professore avvicinarsi sempre più, così come i suoi passi veloci.
-Zato…- disse a voce alta la
ragazza quando lo sentì attraversare il corridoio vicino a dove si trovava lei.
Sentì i passi dell’uomo arrestarsi di colpo, mentre questo la scorgeva,
avvicinandosi quindi prontamente.
Zato le
si parò innanzi, assicurandosi delle condizioni della ragazza, la quale
sembrava stare bene. Eppure era completamente coperta di sangue e terra, come
se fosse stata coinvolta nello scontro. Il professore poggiò le mani per terra,
alzando una barriera attorno a loro che li avrebbe resi invisibili a qualunque
occhio. Afferrò le spalle della ragazza stringendola con forza, facendole male
–Cosa diavolo ci fai tu qui?! Perché non sei
scappata?- la sua voce era arrabbiata, ma il suo viso tradiva lo sconcerto.
Sentendo quella provocazione la
ragazza si irritò un po’, rispondendo arrogantemente
–Scappare? Ho un posto dove andare, io?-
Il ragazzo abbassò gli occhi con
espressione pensierosa intrisa di irritazione –Non lo
so. In ogni caso qualunque posto è meglio di questo, ora. Non so come, ma
sembra che l’Arc ti abbia trovata…-
Era la sua occasione. La ragazza
lasciò passare qualche secondo di silenzio per far riflettere Zato, quindi
mormorò piano, scandendo bene le parole –Quando l’Arc
Organite vuole qualcosa la ottiene, Janus Cascade-
Ci volle qualche secondo perché
Zato attutisse il colpo, alzando piano lo sguardo sconvolto e stupito verso la
ragazzina, rimanendo dapprima a bocca aperta ed occhi sgranati -… Hai
r-ricordato tutto…?- chiese con voce che non sembrava neanche la sua, tanto era
debole e frastornata. Non ottenne però nessuna risposta dalla ragazza, la quale
si limitò a fissarlo determinata come poche volte Zato l’aveva vista. L’uomo si
riprese, sentendo però una goccia di sudore freddo attraversargli la fronte.
Quel posto ormai era troppo pericoloso. Le riprese le spalle –E allora cosa ci
fai ancora qui? Scappa e mettiti in salvo, li tratterrò io-
Se da un lato Zato era agitato e
impaziente, dall’altro Selyn mostrava una calma di ferro del tutto estranea
alla ragazza –Non me ne vado- affermò decisa –non
prima di avere delle risposte-
-Non fare la stupida- la riprese
subito il professore –se continui ad indugiare così
rischierai la vita!-
A quelle parole la voce della
ragazzina si alzò, evidentemente arrabbiata
–Indugiare?! Dopo otto anni avrò il diritto di sapere la verità o devo lasciare
che degli sconosciuti continuino a scommettere sulla mia vita?-
Aveva ragione. Il professore
capiva benissimo la ragazzina, ma non era quello il momento giusto per perdersi
in chiacchiere… Non potevano permettersi di aspettare ancora. Sentiva, infatti,
le aure malvagie avvicinarsi sempre più velocemente. Si chiese quanto sarebbe
durata la barriera… -Va bene…- acconsentì infine. Era sempre così quando,
quelle rarissime volte, si trovava davanti Selyn
veramente determinata –ma devi promettermi che dopo che ti avrò risposto
fuggirai il più lontano possibile-
-Sì- affermò
la ragazza, ben sapendo che non l’avrebbe mai fatto. Ormai ne aveva abbastanza
di vedere gli altri morire a causa sua. Aveva già deciso che si sarebbe
consegnata subito dopo aver chiarito i suoi dubbi. L’unica cosa che davvero le
dispiaceva era non poter dare il suo addio a Locke… -prima di tutto voglio
sapere perché mi hai tenuta nascosta la verità per
tutti questi anni-
-Avresti preferito vivere come un
inutile animale braccato per tutta la tua vita?- le rispose subito lui con voce
irritata, come se ella gli avesse chiesto qualcosa di
assolutamente ovvio. Il professore aggrottò la fronte fissando l’allieva con
apprensione. Sentiva di aver fatto la cosa giusta. Con che coraggio avrebbe mai
potuto condannare una creatura così fragile a un’esistenza così indegna? –Mi
sono visto costretto a cancellarti la memoria per farti vivere una vita
tranquilla e senza preoccupazioni. Non immaginavo però che sarebbero riusciti a
trovarti…-
-Avrei preferito vivere con la
consapevolezza di ciò che sono!- esclamò di rimando ella,
alzando la mani, tradendo un po’ di irritazione crescente –E allora perché mi
hai lasciata sola per tutto questo tempo?!-
-Non ti ho mai lasciata
sola. Ho vegliato su di te sin dal primo giorno- assicurò lui, poi accadde
qualcosa di assurdo: la sua espressione divenne stranamente dolce mentre diceva
piano –non per niente sei una mia creatura-
Ma
questo non cambiò la situazione a Selyn, la quale, anzi, sembrò irritarsi
ancora di più. Non sopportava essere definita “creatura”. Sapeva benissimo di
non essere come gli altri, di essere nata artificialmente, ma non per questo
era diversa. Aveva sempre vissuto con la sicurezza di essere fatta della stessa
materia dei suoi amici, ed ora non riusciva ad
accettare una cosa simile. Eppure non riusciva a credere a quel che le diceva
Zato, non era possibile che lui le fosse sempre stato accanto. La ragazzina
abbassò lo sguardo verso terra, mentre la rabbia si smorzava velocemente. Un
pensiero le aveva attraversato la mente -… E dov’eri mentre i miei genitori
adottivi venivano uccisi? E dov’eri mentre sir Van de
Moon moriva?- la sua voce si abbassò ancora di più ricordando il suo triste
passato -… Dov’eri mentre…- non riuscì a completare la frase, arrendendosi.
Zato attese che la frase venisse conclusa, senza però ottenere risultati. Vedendola
però intristirsi così rapidamente le pose una mano sul capo, cercando di
portarle un po’ di conforto –Se fossi intervenuto
saresti già morta, e con te il tuo potere. Come puoi pensare che un padre possa
lasciar morire la propria figlia?- sapeva bene che
Selyn non lo considerava affatto suo padre, infatti ella andava di cognome Van
de Moon, non Cascade. Lei riconosceva suo padre in sir Van de Moon, non avrebbe
mai visto lui e Milia come genitori. Però per lui lei non era solo un’amica, ma
anche una figlia –Ora però devi andartene. Porta con
te Tenebra, così potrò sorvegliarti attraverso lui-
La ragazzina attese qualche
secondo per rispondere, rimanendo in silenzio. No, non sarebbe più scappata.
Sapeva che Zato si sarebbe arrabbiato, ma ormai era decisa a consegnarsi
all’Arc –No, Zato…- disse piano, alzando lo sguardo –non me ne andrò- annunciò
lapidaria, infrangendo la promessa fatta poco prima –sto andando a consegnarmi
a loro-
Il ragazzo si mosse subito con
nuova furia, alzando la voce –Vuoi capire o no che dalla tua vita dipende
l’intero mondo? Come puoi anche solo pensare una cosa simile!?-
ritirò la mano, fissandola con durezza.
Selyn sostenne il suo sguardo,
consapevole che quel che faceva non era la cosa migliore, ma non intendeva più
procrastinare. Si alzò, ponendosi innanzi al professore –Questo Potere, Nihil…
se è davvero forte come tutti sostenete lo userò. Li
sconfiggerò tutti e rimedierò agli errori di tutti-
-Non fare la stupida- ripeté
ancora una volta lui, seguendo i movimenti della ragazza –Il tuo Potere è
leggenda. E’ forte nelle mani di chi lo sa usare, e tu hai appena scoperto di
possederlo! Consumerebbe le tue energie fino a ucciderti!- esclamò, mentre
l’immagine della ragazza che, tornata dal viaggio nei tre tempi, si accasciava
a terra più morta che viva lo terrorizzava.
-Non rimarrò qui a vedervi morire
per me. No, Zato- si allontanò di un passo. Aveva già un piano in mente. Si
sarebbe lasciata catturare e, una volta in mano a quelli dell’Arc, si sarebbe
ribellata –Abbi fiducia in me- provò infine, sicura però che non avrebbe
ottenuto risultati.
-Questa discussione è andata
anche oltre il dovuto- affermò lui senza dare ascolto alle parole della
ragazzina. Non le avrebbe permesso di fare come voleva –Ti
intrappolerò nel mondo delle ombre, e una volta finita questa battaglia ti
cancellerò la memoria-
Selyn rabbrividì. Il mondo delle
ombre era il mondo personale di Zato, quello in cui il
Buio regnava sovrano. Aveva già visitato quella dimensione in un allenamento
col professore, e non era riuscita a far nulla. Tutta quell’oscurità l’aveva così tanto spaventata che si era ritirata a piangersi
addosso. Scosse la testa, rifiutandosi di collaborare. Non aveva alcuna
intenzione di tornare in quel luogo lugubre e vuoto, con la sola compagnia
delle ombre che aleggiavano. Ebbe allora inizio la folle corsa della ragazza
attraverso il corridoio, in cerca di un riparo.
-Ferma!- le urlò Zato senza
ottenere risposta.
Selyn accelerò cercando di
raggiungere la fine del corridoio, così da svoltare. Sentiva che dietro di lei
Zato già stava aprendo il varco per quel mondo che lei odiava. Le gambe
cominciavano a farle male e il fiatone a farsi sentire
sempre più, così come i dolori allo stomaco. Decisamente
non era abituata agli sforzi fisici. Il varco era quasi pronto, sentiva le
ombre fremere per uscire dal piccolo buco nero creato dal professore. La sua
aura si espandeva oltre le pareti, rivelando un’incommensurabile potenza degna
del professore di magia nera. Selyn serrò gli occhi
terrorizzata.
“Che cosa fai?”
-Sto scappando!-
“Ti sembra la cosa giusta da
fare?”
-Cos altro posso
fare?-
“Combattere!”
-Non ce la farò mai contro Zato! Non
so padroneggiare i miei poteri!-
“Allora lascia che faccia io”
-No!-
“Perché? Mi offendi…”
-Perché hai ucciso Mitzuki!-
“Oh beh scusa,
la prossima volta ti lascio morire…”
-Vattene!-
“Prendo il controllo del tuo
corpo per pochi minuti”
-No!-
“Tu rilassati intanto”
-No…-
Un fulmine nero attraversò il
corridoio con velocità spaventosa, coinvolgendo tutto nel suo vortice di paura.
Le ombre contornavano il lampo rendendolo buio e dai contorni indistinti. Tutto
quello che veniva attraversato o colpito
dall’incantesimo si riduceva a brandelli, terminando la sua esistenza poco
prima di trasformarsi in altra ombra che andava a confluire nel potere di Zato.
La ragazzina bianca era in piedi davanti al raggio, con una mano alzata, lo
sguardo spento. Il professore osservava la scena sconvolto.
Selyn non poteva aver sviluppato in così poco tempo il suo Potere. Come aveva
fatto a fermare il suo incantesimo con cotanta semplicità? La ragazza non
sembrava minimamente provata dallo sforzo di bloccare il potere del professore.
Si era improvvisamente arrestata, voltandosi in direzione dell’uomo con aria di
sfida, alzando una mano. Zato ovviamente era sicuro di
vincerla. Il fulmine nero che costituiva il varco per il mondo delle ombre si
era scagliato contro la giovane, e lei, come se nulla fosse, lo aveva fermato
con una mano. Il nero potere non osava toccare la candida pelle della piccola,
bloccandosi a pochi millimetri da lei. Le ombre non riuscivano a superare la
mano di Selyn, la quale incanalava nella ragazzina tutto il potere portato nel
varco di Zato, riempiendola di nuova forza. Era come se il potere del Buio di
Zato si fosse sottomesso a “Nihil”, come Selyn lo aveva chiamato.
-Come accidenti…?- mormorò Zato
mentre il vortice nero veniva distrutto con un
movimento da parte della ragazza. Ella lasciò andare
la mano con cui poco prima aveva fermato il vortice lungo il fianco, e
l’incantesimo si era sciolto in quel preciso momento, spezzandosi in mille
ombre che tornarono a confluire in quella del professore. Egli guardò la ragazza sconvolto. Non era lei. Selyn non aveva gli occhi
così freddi e vuoti…
-La fine
è inevitabile- disse. Le stesse parole pronunciate poco prima alla
professoressa Hioul. E fu ancora la stessa scena… Zato fece per correre verso
Selyn, ma in un battito di ciglia… ella era già
scomparsa… L’uomo si guardò intorno espandendo la propria aura fino
all’estremo, cercando di localizzare quella della ragazza. Ne avvertì
moltissime, alcune appartenenti agli altri studenti, alcune dei nemici, avvertì
anche quella di Locke e quella di Sakura, le più potenti assieme alla sua.
“Niente da fare. Sicuramente avrà schermato il proprio potere”
si disse rassegnato. Pestò un piede per terra, estremamente
adirato con se stesso per non essere riuscito a fermarla “Maledizione!”
L’energia di Selyn si avvicinava,
lo sentiva chiaramente. Locke volava a una velocità estrema, sfidando la rete
di muri dell’accademia, schivando con prontezza ogni ostacolo. Le sue ali, nere
con terminazioni simili ad aculei dalla circonferenza di dieci centimetri,
sfidavano quelle di ogni altro Demone in magnificenza. Il vice preside
schizzava a tutta velocità, in cerca della ragazza che sapeva essere in
pericolo. Non gli importava nulla dei ragazzi attorno a lui, anche se il suo
ruolo gli imponeva di creare piccole onde d’urto per spingere i giovani in
direzione della Sala Gialla. Sentiva pian piano l’energia di Selyn sparire nel
nulla, ma non perché la ragazza fosse stata attaccata, bensì perché lei stessa
la stava oscurando, così da nascondersi. Mossa saggia, ma decisamente
non utile al ragazzo, il quale ormai non sapeva più come fare. La ragazzina infatti non era affatto una sprovveduta, e probabilmente si
era pure resa invisibile per attraversare la scuola senza farsi notare. Eppure…
perché si trovava proprio nell’ala ovest, quella da cui tutti scappavano? Che
stesse andando incontro ai nemici da sola? La sola idea fece agitare ancora di
più il vice preside, il quale strinse i pugni più forte che poteva. “Sel, non
fare pazzie…”
Spirava un vento caldo quella mattina, il sole splendeva nel cielo
completamente sgombro dalle nubi. Era davvero rara una così bella giornata in
quei tempi… Ovviamente Selyn e Locke ne avevano approfittato per una bella
scampagnata da soli. Si erano recati nella pianura settentrionale, poco più a
nord del lago maggiore, e lì avevano passato la giornata. Ora stavano seduti
all’ombra di un albero, godendosi il silenzio della prateria. Selyn si era
seduta tra le gambe del ragazzo, sonnecchiando svogliatamente mentre lui le
carezzava piano la guancia. Il vento soffiava leggero, portando in volo i
lunghi capelli bianchi della ragazzina. Locke si chiedeva se ella
avesse finalmente risolto i suoi problemi con quei capelli che lui reputava
bellissimi. Per un po’ di tempo infatti Selyn li aveva
tinti di rosa, era davvero strana coi capelli di quel colore. Lui era abituato
a vederla con la sua folta chioma color neve, e il contrasto tra il rosso
fiammeggiante degli occhi, il candido della pelle e il rosa non era esattamente il massimo. Ci erano
voluti lui, Zato, Larisse e Saber per convincerla a lasciar perdere e ad accettare
i propri capelli, e alla fine ella aveva capito.
Selyn dormiva beata come una bambina poggiata al suo petto. Locke sorrise innanzi a quella dolcezza infinita, poggiandole un
bacio leggero sulla fronte. La ragazzina emise un mugolio, aprendo piano
gli occhi, ancora pieni di sonno. Li strofinava piano con una mano, alzando il
capo verso Locke, mormorando –E’ già ora di tornare a scuola…?-
-Non ancora, scusa se ti ho svegliata- rispose
lui con un sorriso forzato. Selyn di solito non si svegliava neanche con le
cannonate, possibile che bastasse un semplice bacio a farla rinvenire?
La ragazzina strinse i pugni attorno alla camicia del ragazzo,
sorridendogli di rimando –Non preoccuparti…- quindi richiuse i grandi occhi
rossi, accucciandosi come una micia. Si sentiva un po’ stupida ad addormentarsi
così, ma quella situazione era troppo rilassante. E, si sa, Selyn si addormentava
sempre quando era serena –Locke…- sussurrò ancora la piccola, senza però aprire
gli occhi.
Sentendosi chiamato, il ragazzo rispose –Dimmi-
Al suono della sua voce, dolce soltanto se parlava con lei, l’inglese
sentì il cuore cominciare a battere più velocemente. Non sorrise, poiché quel
che stava per dire era abbastanza delicato, si limitò a dirgli –Voglio che tu
mi fai un giuramento che non dovrai mai rompere per nessuna ragione al mondo-
Locke inclinò un po’ il capo, incuriosito da tutta quella serietà. Era
raro vedere Selyn al contempo rilassata e seria. Sapeva benissimo
però di non riuscire a negare nulla a quella dolce Demone, dunque
rispose con la stessa voce dolce di poco prima –Cosa vuoi che ti giuri,
piccola?-
Selyn finalmente aprì gli occhi, rivolgendo
il suo sguardo cremisi su quello zaffiro del fidanzato, affermando con voce
sicura, quasi dura –Voglio che mi giuri che qualunque cosa accada, anche se io
dovessi morire o sparire, anche se un evento del tutto imprevisto sconvolgesse
la nostra vita, anche se fossimo lontani e non sapessimo se mai ci rivedremo…
voglio che mi giuri che non lascerai mai più che Ai prenda il controllo di te-
quella sentenza risuonò varie volte in un’eco insistente, attraversando la
pianura.
Ci volle qualche secondo perché Locke attutisse il colpo. Quello era
davvero un giuramento degno di questo nome. Fortunatamente Ai non era più
riuscito a prendere il suo controllo da quando lui e la ragazza si erano
chiariti. Ora Locke si sentiva uno stupido. Aveva creduto ad Ai, il quale gli
aveva sempre imposto di combattere gli altri, facendogli credere che un giorno
avrebbe trovato la tanto sospirata pace. E invece… la pace l’aveva trovata ora che finalmente aveva qualcuno a cui appoggiarsi
anche nei momenti difficili, qualcuno che lo ascoltava e sosteneva sempre,
qualcuno da proteggere. Finché Selyn era accanto a lui
non c’era da preoccuparsi, era infatti la ormai fondamentale presenza della
bambina a tenere lontano Ai, nell’angolo più recondito dell’animo di Locke. Ma quel che lei aveva detto lo aveva spaventato. Ella infatti pretendeva che lui non si lasciasse andare
neanche in caso di sua mancanza. Dapprima Locke abbassò lo sguardo,
socchiudendo gli occhi, quindi mormorò –Come posso
resistere se tu sei lontana?- le carezzò piano la gota, meravigliandosi di
quanto la ragazza fosse calda. Sospirò ancora –Eppure, non posso negarti questa
promessa. Ma ricorda, Sel: se tu non ci sei, non ci sono
nemmeno io- la sincerità si poteva leggere sul viso del ragazzo. Era davvero
sicuro di quel che diceva, e gli era costato un grande sforzo interiore
arrendersi all’evidenza: alla fine l’amore aveva trionfato anche sull’odio –Ti
giuro che non permetterò mai più ad Ai di prendere il controllo- pronunciò con
voce solenne, marcando la promessa.
Selyn sorrise guardandolo con espressione dolce. Prese la sua mano,
poggiando poi il capo al suo petto, finalmente sollevata. Ora poteva stare
tranquilla. Aveva la sicurezza che anche se fosse
morta, Locke avrebbe continuato a vivere –Grazie…-
-Sel!- la voce tonante di Locke venne udita tutt’intorno. Il ragazzo finalmente arrestò la
sua frenetica corsa, atterrando mentre già le ali si richiudevano dentro la
schiena, confondendosi con la pelle. Corse incontro alla
ragazzina dai capelli bianchi che gli stava davanti, la quale già correva verso
di lui impaurita. Aveva mascherato la propria energia, infatti
Locke non riusciva a percepirla. Strinse la ragazza tra le braccia, mentre
questa si lasciava abbracciare senza fiatare.
-Selyn, come stai?- chiese subito
lui, accertandosi delle condizioni della ragazzina. Sembrava stare bene, aveva
solo un’espressione molto impaurita.
-Io sto bene- rispose Selyn
alzando lo sguardo verso di lui –e tu?- aveva le lacrime agli occhi –Ho visto
tante persone farsi molto male…- una goccia le attraversò il viso. La sua
espressione si contrasse, piena di dolore. Strinse
forte i pugni sulla camicia di Locke –Ho paura…-
-Stai tranquilla- la rassicurò
lui, prendendola in braccio. Come sempre era leggera come una
piuma, ma quella volta a Locke sembrò davvero che ella fosse vuota
dentro –andiamo via- disse solamente. Riaprì le grandi ali, partendo di nuovo
in volo tra le macerie. Un improvviso crollo di una parete accanto a loro li
colse impreparati. Il ragazzo alzò le ali facendo così scudo a entrambi, procurandosi
diverse ferite. I pezzi di intonaco venivano giù con
un gran frastuono, e la roccia con cui era costruito ogni muro dell’accademia
creava un gran putiferio cadendo. Selyn si accucciò dietro Locke, lanciando un
urlo per la paura, chiudendo gli occhi e stringendo forte la camicia del
ragazzo. Quando Selyn riaprì gli occhi il rumore era
finito, e il muro ormai era completamente caduto. Locke era pieno di tagli
anche piuttosto profondi, e la ragazza cominciò subito a preoccuparsi, alzando
la voce –Ah! Sei ferito!-
-Non è niente, tranquilla- le
rispose lui, riprendendola in braccio. Aprì le ali, ripartendo come se nulla
fosse stato.
-No! Fermo!- urlò la ragazzina
agitandosi tra le sue braccia, ribelle. Cominciò a battere dei piccoli pugni
sul petto del ragazzo, intimandogli di fermarsi –Subito! Ti devo guarire!-
-Non c’è tempo. Ci penseremo
dopo-
-No! Se incontrassimo un nemico saresti svantaggiato! Ragiona!-
Aveva ragione. Anche se non lo
avrebbe mai ammesso, in quel momento Locke si sentiva spossato. La caduta del
muro non gli aveva procurato solo tagli e lividi, ma anche una ferita al fianco
che, prontamente, aveva nascosto alla ragazza, per evitare che ella si spaventasse. Era una ferita piuttosto profonda, che
sanguinava copiosamente sui vestiti del ragazzo, gocciolando poi per terra. Se
qualcuno li avesse trovati non sarebbe riuscito a
proteggerla… Il vice preside si fermò, nascondendosi assieme alla ragazzina in
uno stanzino. Fuori non volava una mosca, si sentivano solo i suoni delle
esplosioni lontane…
-Facciamo in fretta, va bene?-
disse a bassa voce, mettendo per terra la ragazza.
-Sì, tranquillo-
Ella si
diresse subito alla ferita sul fianco. Locke rimase un po’ stranito, come aveva
fatto ad accorgersene? Evidentemente non era stato abbastanza attento. Trovò
ristoro in quella piccola mano che lo curava con suo solito modo gentile e premuroso.
Eppure c’era qualcosa che non andava… quella piccola mano bianca ora spingeva
troppo forte contro la ferita. Cosa che Selyn non avrebbe mai fatto…
In breve quella piccola mano fu
stretta da quella possente di Locke e alzata, storta fin quando un suono di
rottura di ossa non riecheggiò. Selyn urlò di dolore, abbassando lo sguardo.
-Locke! Mi fai male!-
Ma il Demone non l’ascoltava. Un pugno in pieno volto costrinse la bambina a
terra, la quale, alzando lo sguardo, si ritrovò davanti il
vice preside come mai si era visto. Gli occhi furiosi, l’espressione terribile,
quasi rovente. Attorno al suo corpo fremente di rabbia ondeggiava un’aura
azzurra di potere spirituale. Con voce tagliente, il ragazzo ordinò –Lei è più delicata-
Selyn rimase un attimo a terra,
sbigottita, senza parole. Poi, un piccolo sorriso maligno si allungò sul suo
volto mentre si rialzava con estrema facilità, muovendo il polso rotto come se
non le facesse più male. Rise malignamente in faccia a Locke –Finalmente hai
capito che non sono lei?- si svelò.
Il ragazzo non rispose,
limitandosi ad aspettare che chiunque fosse quel mago, riprendesse le sue
forme.
Con un sorriso divertito, la
falsa Selyn scrutò Locke estremamente soddisfatta –Ce
ne hai messo di tempo, ragazzino- bastò quella frase a far capire al ragazzo
chi avesse in realtà davanti. Chi mai avrebbe immaginato che il potere di Elian
fosse proprio il doppelganger? Ombre simili a quelle usate da Zato cominciarono
a brulicare ai piedi della falsa inglese, accerchiandola e rinchiudendola in un
guscio d’oscurità. L’operazione durò pochi secondi, al termine dei quali le tenebra si dissolsero, lasciando che Elian si mostrasse
in tutta la sua incredibile bellezza. Ora Locke e la donna si fronteggiavano,
scambiandosi occhiate di fuoco, incuranti dei muri che, attorno a loro,
cadevano a pezzi minacciando la loro incolumità.
-Dov’è Selyn?- chiese diretto il
ragazzo. Se la donna aveva preso le sue sembianze, sicuramente sapeva dove si trovava, e il suo compito era solo quello di
distrarlo il più possibile. La sua voce era tagliente, dura, intrisa di rabbia
sia contro la donna che contro se stesso. Come aveva fatto a non accorgersene
prima?
In
risposta ottenne solo una risata soddisfatta. Elian era proprio contenta di
infliggere una così dura sconfitta a quel ragazzino –La stiamo
aspettando. Ha mascherato la sua energia, ma ci ha contattato
via telepatica avvertendoci che presto si sarebbe consegnata-
Locke strabuzzò gli occhi.
Immaginava una reazione simile da parte di Selyn, ma lui era lì, troppo lontano
da lei, a fronteggiare una nemica molto pericolosa. Pregò qualche divinità che
nemmeno lui conosceva che la ragazza non fosse sola, o che qualcuno la facesse
ragionare. Fece un movimento circolare con la mano, e in essa apparve subito la
sua spada.
-Riponi le armi, Locke-
La voce cristallina e infantile
di Selyn tradiva una grande paura, nonostante la bambina si sforzasse di
sembrare il più possibile determinata. Ella, assieme
ad Als, aveva appena svoltato l’angolo. L’uomo le poggiava una mano sulla
spalla, assicurandosi che ella non scappasse. Locke
non se lo fece ripetere due volte. Scoccò
un’occhiataccia ad Als, quindi fece sparire la spada. Finché loro avevano in
mano Selyn non poteva fare niente. Subito corse col
pensiero a cercare l’aura di Zato, ma i suoi poteri vennero
bloccati da un muro invisibile. Varie volte la magia del vice preside tentò di
abbatterlo, ma questo resisteva, bloccando i suoi pensieri all’interno di quel
piccolo quadrato composto dalla sua figura, da quelle appena arrivate di Selyn
e Als, e da quella trionfante di Elian. Locke non aveva dubbi: il muro era
stato eretto da Selyn. Guardò la ragazza pregandola con lo sguardo, ma ella abbassò il suo, non riuscendo a sostenere quello del
ragazzo.
-E’ la cosa più giusta…- mormorò.
-No che non lo è!- esclamò il
vice preside avvicinandosi alla ragazza, ma questa venne
immediatamente nascosta da Als, che si era avvicinato coprendola col suo
mantello nero. Tuttavia Locke decise di provare ancora, parlando alla piccola
figura sotto la cappa –Selyn, usa i tuoi poteri! Puoi ucciderli senza muovere
un dito!- sapeva però che la ragazzina era troppo fragile d’animo per
commettere una simile cosa.
-Non posso…- fu
infatti la prevedibile risposta. Giudicando dalla voce, sembrava che la
piccola stesse per scoppiare in un pianto disperato. Ma
Selyn teneva duro, reprimendo le lacrime, trasformando il dolore in rabbia
–Troppe persone sono morte per colpa mia- e in quel momento, mentre pronunciava
quelle parole, le passarono davanti agli occhi i corpi straziati di tutte le
persone che per lei avevano pagato un prezzo troppo alto. Troppe, davvero
troppe per due gracili spalle come le sue. Una lacrima attraversò la rossa gota
dell’inglese –E’ la cosa più giusta…- ripeté, sapendo
però che Locke non avrebbe comunque capito. Lui era forte, non dipendeva dagli
altri come lei. Lui cel’avrebbe fatta… Aveva creduto
in Lui, aveva creduto nel suo Potere, ma aveva fallito nella cosa più
importante: credere in se stessa. Ed ora sarebbe
morta, ma almeno gli altri avrebbero ancora avuto una possibilità di salvezza.
Era quello l’importante. Già, la ragazza cercava disperatamente di convincersi
che quella era la scelta migliore.
-Basta coi
complessi. E’ ora di andare- annunciò secca la voce matura di Als. Non appena pronunciò quelle parole, alle spalle sue e
della ragazza si aprì un nuovo varco di ombre, attraverso le quali si
intravedeva una stanza: Arc Organite.
Als fu il primo a varcare la
distorsione spaziale, lasciando Selyn nelle mani di Elian. Questa carezzò piano
il viso della ragazza in lacrime, spaventata come poche volte nella sua vita.
La donna rivolse un –Goodbye- a Locke. In quel momento il ragazzo si fiondò in
avanti cercando di afferrare la ragazzina che attraverso il muro magico aveva
annullato ogni possibilità del vice preside di effettuare
magie. Forse poteva almeno afferrarla…
Ma così
non fu. Infatti quando Locke raggiunse Selyn, la sua
mano attraversò la sagoma della ragazza come se questa fosse composta da
evanescente luce –Cosa?!- esclamò il vice preside. Nessuna risposta ebbe in
cambio. Elian, seguita a ruota da Selyn, venne
inghiottita dal vortice, che si richiuse subito dopo il passaggio delle due,
dissolvendosi.
In mezzo a macerie, sotto il
tetto di una scuola ormai cadente a pezzi, tra cadaveri e sangue,un urlo risuonò dal
ragazzo in ginocchio che osservava il suono. Ma la ragazzina il cui nome veniva urlato ormai non era più lì. Era andata via, incontro
alla propria morte.
Note dell’Autrice:
Credo che questo sia il capitolo
fin ora più lungo… Non credevo di completarlo così in fretta. Ma si sa, quando mi
fisso sono inarrestabile! xD Spero che questo quindicesimo capitolo vi sia
piaciuto. Nel prossimo assisterete finalmente alla battaglia finale (a meno che non ci sia qualche imprevisto *tocca il ferro*).
Eh sì… le avventure della piccola Selyn e di Locke sono quasi finite. Oddio, mi
sento già pervasa dalla nostalgia ç_ç Va beh, lasciando perdere le mie pazzie… Probabilmente ci vedremo
dopo la fine della scuola, dunque colgo l’occasione per augurare a tutti una
buona pagella xD
“Eppure fino a poco tempo fa eri convita di ciò che facevi”
-Ho fallito-
“Dunque
ti arrendi?”
-Sì-
“Moriranno tutti”
-Non puoi dirlo con certezza…-
“Tu sai chi sono io?”
-So chi sei-
“Io sono te”
-E allora che farai quando sarò
morta?-
“Tu non morirai”
-Io morirò per salvare loro-
“No”
-Uh?-
“Finché io sarò dentro di te, tu
vivrai. Sappilo.”
Non sapevo se quel che il Potere mi diceva in quel momento fosse vero. Sentivo
solo i rumori intorno a me, le urla, gli ordini, i fulmini cadere poco lontani…
Ma la mia mente era assente. Andavo incontro alla morte, stavolta ne ero certa.
Eppure il Vuoto non sembrava stare dalla mia parte, e di ciò avevo paura.
Quella sarebbe stata la mia scena finale, l’ultima apparizione… O forse una
nuova prova, che avrebbe sconvolto la mia vita, rendendomi diversa? Ancora una
volta… La mia vita non era in mano mia.
Ora so chi sono veramente… E, ad essere sincera, mi pento di averlo scoperto. Sono solo un
contenitore, un oggetto. Oggi, avendo ormai perduto la mia utilità, verrò uccisa. Immagino che tenteranno di estorcere con la
forza il Potere dal mio corpo, ma, come Zato aveva già spiegato durante una
lezione, io ne risentirò. Ho sempre avuto un corpo estremamente
fragile, dunque dubito che riuscirò a sopravvivere. Mi chiedo come stia Locke…
E non solo lui, anche Zato, Larisse e Saber. Immagino che sentiranno la mia
mancanza. Ma è meglio così, lo so. Sento il Potere
crescere di minuto in minuto dentro di me, talmente grande, quasi immenso
direi, da non sapere più se riuscirò a contenerlo. Eppure… Questo essere ha
vissuto dentro di me fino ad oggi… Perché solo ora lo sento muoversi
freneticamente, come in cerca di un modo per uscire? Credevo di aver finalmente
ricomposto il puzzle che a lungo avevo tentato di riunire. Il Potere si
manifestava lentamente -Zato lo aveva spiegato durante una lezione- ma se
questo veniva sollecitato con la forza, poteva avere
effetti disastrosi. Il mio aveva ricevuto una sollecitazione troppo forte
durante lo scontro di Locke e Zato, dunque aveva cominciato a svilupparsi freneticamente, completamente fuori controllo. Aveva
cominciato pure a parlarmi, e la cosa bella era che sembrava avere una propria
volontà, ma soprattutto non voleva darmela vinta. Cominciavo davvero ad avere
paura, ma non della situazione, bensì di quella cosa che si agitava dentro di
me.
-Siamo pronti?-
Direi di sì.
-L’avete
incatenata per bene?-
Posso assicurare che i ganci sono
molto stretti. Ahi.
-Bene, procediamo. Attivate gli
ultrasuoni-
“Beh? Che c’è?”
-Nulla…-
“Perché quella faccia? Sei preoccupata?”
-No-
“E allora?”
-Ho solo paura-
Un silenzio pauroso regnava
assoluto padrone. La foresta sembrava essersi acquietata per partecipare al
dolore dell’ormai distrutta Angel Devil Academy. Il cielo era completamente
scuro, neanche la volta celeste si mostrava illuminata da stelle. La Luna si
nascondeva tra le nuvole. Un vento più freddo del solito spirava, o forse esso
era sempre lo stesso, ed erano i sensi di colpa a renderlo più freddo per Zato,
il quale stava seduto su un macigno, con il capo stretto tra le mani, pensando.
Poco lontano da lui la preside Sakura e la professoressa Milia Hioul
discutevano animatamente sugli ultimi avvenimenti. Durante l’attacco almeno
trenta studenti erano stati uccisi, ma la maggior parte era riuscita a
salvarsi, e nel pomeriggio erano stati prelevati dai genitori, mentre la
polizia angelica eseguiva gli ultimi accertamenti sul caso. La scuola ormai non
esisteva più. Al suo posto vi erano solo un mucchio di
macerie ancora fumanti. Tutti se ne erano andati verso sera, ed
ora rimanevano solo la preside, il vice preside e i due professori.
-Dannazione, preside! Non è
possibile che le abbiano cancellato la memoria!- esclamò Milia avanzando verso
Sakura –Abbiamo urgentemente bisogno dello Specchio Mystico!-
-Vi ripeto che non mi ricordo
niente…- tornò a difendersi la giovane ragazza. Aveva i vestiti sporchi di
polvere, e il suo viso era visibilmente provato: neanche per lei era stata una
battaglia facile –Insomma, venite qui a raccontarmi
una storia assurda su una mia studentessa, affermando di volere uno Specchio
Mystico che io non ho idea di dove sia- sospirò.
Il suo sospiro fu coperto da uno
più profondo. Zato si alzò, raggiungendo le due –Ho ispezionato
le macerie, ma non sembra esserci nessuna altra forza magica oltre le
nostre quattro- rivolse uno sguardo provato a Milia, anche lui era molto stanco
–sembra che lo Specchio sia andato distrutto-
-Ma come?!-
esclamò delusa l’Angelo. Chiuse gli occhi, cercando di distendere i nervi. Tra
tutti lei era quella che aveva avuto più da fare durante l’attacco, infatti aveva passato ore ed ore a curare gli studenti
feriti. Si accomodò su un masso –Dov’è Locke?- chiese agli altri due.
-Il vice
preside sta controllando la zona dall’alto- asserì la preside, la quale era
l’unica a non chiamare per nome Locke, essendo ella più giovane di lui. Alzò lo
sguardo proprio nel momento in cui una sagoma nera squarciò l’aria con un
possente battito d’ali.
Locke odiava quel che stava
facendo. Avrebbe mille volte preferito stare a terra a
cercare lo Specchio assieme a Zato, per quanto i suoi diverbi col professore
fossero insanabili. La priorità era salvare Selyn, non controllare se vi
fossero altri sopravvissuti. Almeno per lui. Atterrò vicino agli altri tre,
sperando con tutto il cuore in una qualche decisione presa in sua assenza
–Nessun sopravvissuto. Ci sono novità?- chiese con
voce atona. Il ragazzo, infatti, era lì solo col corpo, mentre con la mente
correva alla ragazzina ora in mano a quei maledetti scienziati dell’Arc
Organite.
-No, Sakura non ricorda nulla…-
gli rispose Milia abbassando poi lo sguardo verso terra.
-Mi spiace di non potervi
aiutare. Se ricordassi dove si trova questo specchio di cui parlate vi avrei
aiutato volentieri- sospirò triste la preside –non posso credere che tutto
questo sia stato fatto per una sola studente…-
-Zato-
la interruppe Locke alzando gli occhi di ghiaccio al professore –Hai detto che
tu lavoravi lì. Non ricordi nemmeno tu niente?- chiese con una punta d’accusa.
-Il
laboratorio in cui io e Milia lavoravamo…- rispose pronto il professore –fu
distrutto dalla tua ragazza. Sicuramente hanno trasferito la base, e non
abbiamo nessun altro modo per scoprire dove sia-
brontolò tra sé e sé. Zato collaborava sì… per il momento. La sua indole troppo
orgogliosa gli imponeva di lavorare da solo. Non appena sarebbero
giunti all’Arc Organite –se mai l’avessero raggiunta- avrebbe continuato da
solo.
“Come accidenti posso fare… ?!” pensò il vice preside disperato, si sedette sull’erba
ghiacciata, sperando in un qualche miracolo che li aiutasse a ritrovare Selyn.
Ancora, ogni volta che chiudeva gli occhi, se la trovava davanti, piccola e
indifesa, col solito aspetto malaticcio, sempre più bianca, con quel suo
sorriso tenue, sempre pronta ad illuminare la sua
giornata. Ma poi… la mano di Elian che cadeva
minacciosa su quella gracile figura, portandola via. Era stato uno stupido… non
avrebbe mai dovuto coinvolgere la piccola Selyn fino a quel punto. Forse, se
quel maledetto giorno non avesse confermato i sospetti della donna nemica, la
ragazzina non sarebbe stata catturare e avrebbe avuto ancora una possibilità
per scappare. Chissà dov’era in quel momento… non poteva sopportare il pensiero
che, con tutta probabilità, le stessero facendo del
male “Selyn…”
In quel momento però, la pace
notturna tanto a lungo sospirata venne nuovamente
turbata da un suono assordante. Con un’esplosione di luce che mozzò il fiato ai
presenti, un varco di pura magia apparve innanzi al vice preside. Esso mostrava
al suo centro un tunnel assolutamente nero, attraverso cui due gracili figure
si facevano avanti. Locke scattò in piedi, nella sua mano già era comparsa la
sua magnifica spada di potere spirituale. Stessa cosa valeva per Zato, il quale
già si mostrava pronto alla battaglia, anche se la possibilità che fossero ancora agenti del’Arc erano molto remote.
Infatti
quando la luce finalmente si scemò, permettendo ai presenti di vedere
finalmente in volto i nuovi arrivati, le supposizioni di poco prima si
cancellarono. Una ragazza dai lunghi capelli neri e lo sguardo duro,
accompagnata da un ragazzo più grande ma poco più alto di lei, atterrarono
sull’erba fredda.
-Finalmente siamo arrivati!-
esclamò la ragazza sospirando, quindi si apprestò a scrutare con occhi vigili i
presenti, inquadrando soprattutto Zato e Milia. Alzò un dito, puntandolo contro
i due –Voi due! Vi siete lasciati fregare quella bambinetta, vero?-
-Non cominciare per favore-
esordì il professore, sedendosi dove poco prima stava Locke –dammi retta, è già
abbastanza difficile senza che voi due ci mettiate lo
zampino-
-Ma chi sono questi due?- chiese
la preside, curiosamente scrutando gli sconosciuti.
-Ben arrivati!- Milia si
precipitò dai due, sorridente. Quindi si voltò,
apprestandosi a fare le presentazioni –Preside Sakura, signor Ai, questi sono
Chris e Seven. Ehm…- si rivolse a Locke, sapendo che Sakura non avrebbe
comunque creduto alle sue parole –i due esperimenti che l’Arc conduceva nel
periodo della creazione di Selyn-
-Sapete come arrivare all’Arc
Organite?- chiese diretto il ragazzo. Si notava che non gliene fregava
assolutamente nulla di chi fossero quei due. L’unico pensiero che in quel
momento assillava il Demone era trovare un modo per liberare la ragazza. Non
riusciva ancora a scrollarsi di dosso il senso di colpa.
-Calmo, calmo-
lo frenò Seven, ma questa fu a sua volta frenata da Chris, che fece un passo
avanti.
-Sappiamo cosa è successo-
cominciò l’Angelo –lo abbiamo sentito. Fino ad oggi siamo stati in Islanda, in
attesa di avvertire la minima vibrazione di magia che ci riconducesse a Selyn.
Solo un mese fa abbiamo sentito la prima vibrazione, ma non eravamo sicuri che
fosse lei…-
Zato e Locke si scambiarono
un’occhiata veloce. La vibrazione a cui si riferiva
Chris la ricordavano bene entrambi, infatti era accaduta un mese esatto prima,
durante il loro scontro il giorno del funerale di Xion, durante il quale Selyn
aveva sprigionato per la prima volta il suo potere, con conseguenze devastanti
non solo per il fisico della ragazza, ma anche per molti altri studenti, che
aveva risentito gravemente di quell’esplosione assurda di magia.
-O forse speravamo in due che si
sono rivelati inetti- borbottò la mora dietro di lui.
“Ha ragione…” si ritrovò a
pensare il vice preside. Avevano fallito. Tuttavia quella ragazza gli stava già
antipatica, nonostante non avesse motivo preciso.
-Sì, sappiamo
dove si trova l’Arc Organite- riprese il ragazzo bloccando con una mano
la mora, imponendole il silenzio –e vi condurremo lì-
-Bene-
Zato si alzò immediatamente –non c’è tempo da perdere-
-Come intendete fare?- chiese
Milia facendosi da parte. Lei non sarebbe andata, era
bastata una rapida occhiata del professore a farglielo capire.
-Creeremo un’aperta spaziale che
vi condurrà lì. Terremo il varco aperto- prese la
parola Seven –altrimenti potremmo avere problemi a riaprirlo nello stesso
luogo. Ma rendetevi contro che i nostri poteri sono in voi, dunque noi ora
siamo deboli- si voltò, alzando le mani al cielo, e
così fece anche Chris –avrete al massimo un’ora, dopodiché saremo costretti a
richiudere il portale e dovrete cavarvela da soli-
-Sì, va bene- annuì il vice
preside avvicinandosi ai due –faremo in fretta-
-Sì, sarà una toccata e fuga-
continuò spavaldo il professore. Passando però accanto a Milia, questa gli
prese il braccio, con occhi supplicanti –tranquilla- la rassicurò lui con uno
dei suoi rari mezzi sorrisi –vado, li ammazzo e torno- la donna
gli sorrise, rincuorata. Si sapeva: quando lui si metteva in testa qualcosa nessuno poteva smuoverlo. Anche se un difetto di
Zato era quello di insistere a fare tutto da solo,
spesso così creandosi problemi che magari avrebbe evitato agendo con altri.
Anche quella volta sarebbe andata così, era ovvio, infatti
aveva parlato alla prima persona singolare, escludendo Locke. Ma stavolta era diverso: era difficile, e le probabilità di
riuscita non erano mai state così basse.
Chris sorrise, mentre Seven
sbuffava davanti a quella scenetta. Si voltarono, alzando entrambi le mani al
cielo, e in quel preciso istante una piccola scossa mosse la terra. Il vento
soffiò più forte scuotendo l’erba ghiacciata e spostando le macerie più piccole
di qualche metro. La magia confluiva nelle mani dei due ragazzi, trasformando
ogni singola particella spirituale di quel luogo immerso nella magia in potenti
onde energetiche atte a piegare il tessuto dello spazio, aprendo così, davanti
agli occhi allibiti dei presenti, un grande varco, abbastanza largo per farvi entrare tranquillamente due persone, dai contorni
luminosi eppure sfocati, che andavano pian piano mescolandosi col nero della
notte. La sua consistenza era effimera, eppure la potenza emanata poteva essere
sentita benissimo, quasi toccata con mano.
-Niente male- disse il professore
con un sorriso compiaciuto. Si voltò verso Locke, il quale però stava già
camminando con passo piuttosto veloce e deciso verso il portale. Il professore
sospirò, rassegnandosi, quindi lo seguì.
-Un’ora - ripeté il vice preside,
addentrandosi nel varco senza aspettare risposta, seguito a ruota dal
professore e dagli sguardi preoccupati di quelli che sarebbero rimasti lì.
“Eccoli!”
-Sì, li ho sentiti…-
“Sapevo che sarebbero venuti! Non sei felice?”
-No. Loro non dovrebbero essere
qui-
“Era scritto che sarebbero
venuti, non crucciarti”
-Li rimanderò a casa!-
“Resta a guardare”
-E lasciarli morire?-
“Loro non moriranno. Stanne certa”
-Non avevi detto che sarebbero
morti tutti?-
“So manipolare bene la mente
altrui”
-Io voglio aiutarli…-
“E allora cosa aspetti?”
-…-
La prima cosa che Locke avvertì
fu una sensazione molto brutta, come se si fosse immerso in una specie di
strano liquido appiccicoso. Una sensazione decisamente
disgustosa. Eppure non sembrava esserci consistenza in quel luogo strano, come
se quella stessa robaccia che sentiva addosso fosse allo stato gassoso. Molte
volte era passato attraverso buchi spaziali, ed ogni
volta all’inizio era davvero orrendo. Ma durava sempre
pochi secondi –per fortuna-, infatti poi il fastidio spariva per lasciare
spazio ad un’anomala freschezza. Sembrava di correre contro il vento mentre
questo ti sferzava vivacemente il viso, ma non faceva troppo male, anche se era
abbastanza forte da procurarti qualche leggero graffio. Il ragazzo cercò di
aprire gli occhi, senza però riuscirvi bene. La prima cosa che vide fu
un’esplosione di luce fortissima, la quale però non li procurava nessun
fastidio. Pensò che probabilmente la cosa era in qualche modo
legata a quel potere trasmessogli da Chris. Stava letteralmente
galleggiando nel nulla, o meglio in uno stranissimo tunnel colorato di bianco e
striato di blu, sembrava davvero di trovarsi dentro un film fantascientifico. La
gravità era del tutto assente, si sentiva una foglia portava in volo dal vento.
Volava molto velocemente, attraversando il tunnel con una serie di capovolte,
giravolte, capriole involontarie. Anche volendo non
riusciva a controllare il proprio corpo. Non riusciva a vedere Zato,
probabilmente era troppo indietro, o troppo avanti, o chissà cosa… Tuttavia era
sicuro che sarebbero giunti insieme. E così fu.
Avvertendo una fortissima
emicrania che lo costrinse a chiudere gli occhi, il ragazzo svenne per qualche
secondo, avvertendo solo il vento attorno a lui. Quando riaprì gli occhi aveva appena poggiato i piedi per terra. Si voltò,
ritrovando il portale alle sue spalle. Zato a pochi metri da lui. Pensò che era un peccato, avrebbe preferito perderlo durante la
traversata. Ma, dopotutto, una mano gli sarebbe
servita.
-E così questa la famosa Arc
Organite?- chiese con tono ironico guardandosi attorno. Era una stanza
perfettamente poligonale, senza alcuna decorazione, il colore dominante era il
grigio spento, macchiato dell’azzurro delle porte scorrevoli. Vi era un
fortissimo odore di reagenti chimici, quasi da dare allo stomaco, e il ragazzo
dovette deglutire cercando di calmare la cena che sembrava pronta a
fuoriuscire. Lui non si era mai recato nella sede dell’Arc, aveva stretto il
patto con Als per il ruolo di saied nel “luogo” in cui “viveva” al tempo.
Semplicemente una stanza di albergo diversa per notte. Da vagabondo senza
speranze ora si ritrovava lì, a tentare il disperatissimo salvataggio della
ragazza che amava.
-Sì, un brutto posto, vero?- il
professore si era avvicinato al vice preside, massaggiandosi piano un gomito
sbattuto durate l’atterraggio, che fece poi
sonoramente crocchiare.
-Avrebbe bisogno di una bella
ristrutturazione- propose con voce bassa Locke, mentre un sorriso che non
prometteva nulla di buono gli illuminava il viso.
-Voglio proprio vedere se
reggerai la mia velocità- lo provocò ancora Zato, che
già stringeva nella mano destra la spada con cui già una volta lo aveva
minacciato. La lama rossissima, più cremisi che mai, l’occhio incastonato
nell’elsa già scrutava curioso, ansioso di colpire.
Ma Locke
era già partito all’attacco. Impugnando nella mano destra un arco blu senza
consistenza, semplicemente formato dalla magia del vice preside, si era
lanciato contro la prima porta. Alzò la mano libera, con la quale fece per
caricare una freccia. Ma dov’era la freccia? Un
secondo dopo la porta esplose in un tripudio di fumo e macerie, e all’istante
un freddo e rumoroso allarme cominciò a squillare in tutto l’edificio, mettendo
tutti in allerta. Da dietro il ragazzo, il professore si fece avanti, curioso
di scoprire quella nuova tecnica. A quanto pareva quella era l’arma segreta del
giovane vice preside: un arco composto da forza
spirituale e frecce trasparenti del medesimo materiale. Nonostante la giovane
età sapeva pienamente padroneggiare i propri poteri: davvero ammirevole. Se non
fosse stato per quella testa calda…
-Fermi!-
L’urlo maschile giunse dall’altra
parte del fumo, e Zato prese subito la parola, superando Locke –Non sprecare
frecce- sapeva che sarebbe stata difficile, ma almeno per ora potevano andare
tranquilli. Erano tutti avversari deboli. Locke fece qualche passo avanti,
mentre il fumo veniva trasportato dal vento,
lasciandogli un maggiore campo visivo. Non ebbe neanche il tempo si spostarsi
che uno schizzo di sangue andò a sporcargli la camicia bianca, o meglio, magari
un tempo era stata bianca. Dopo gli eventi di quella
giornata era grigia tendente al nero. Fece un passo avanti senza nessuna
preoccupazione, ergendo attorno a sé una tenue barriera azzurra. I suoi passi
risuonavano nel silenzio. Era solo uno? Possibile? Li reputavano così deboli da
mandare un solo uomo a fermarli? Non fece in tempo a continuare quel pensiero
che ebbe subito la risposta.
Con un balzo si portò
all’indietro, giusto in tempo per evitare che un dardo lo trapassasse da parte
a parte. Il fumo di certo non lo aiutava ad
individuare alla perfezione il nemico, ma sentiva un’aura potentissima davanti
a lui, talmente grande da espandersi per buona parte della stanza, era praticamente
impossibile capire dove si trovasse esattamente... l’arciere?
Rabbia. Tanta rabbia, ma anche
tristezza, e soprattutto una grande noia, ecco cosa provava Zato correndo per i
corridoi dell’Arc Organite. Gli allarmi strillavano così forte da assordarlo,
ma non demordeva dall’obiettivo che si era prefissato: trovare quel ragazzino
che, da bravo ragazzino, si era perso. Era scomparso
nel nulla durante l’esplosione, e a Zato era toccato andarlo a cercare. Come se
già la situazione non fosse tra le peggiori…
Quel luogo scatenava nel
professore una seria di interminabili emozioni.
Qualcosa di simile alla nostalgia, infatti quel luogo,
anche se non propriamente quel sito, era stato la sua casa per molto tempo, e
proprio lì aveva conosciuto alcune tra le persone che aveva stimato di più e
che aveva cominciato a reputare una “seconda famiglia”. Milia prima tra tutte,
giovane scienziata dalle promettenti capacità, sir Van de Moon, il “padre”
della piccola Selyn, la ragazzina stessa, appena creata, come un miniscolo esserino
completamente bianco che pesava sì e no sei chili
dimostrando sette anni. Scosse la testa cacciando quei pensieri. Ora su di lui
vigeva solo la voglia di strozzare quel ragazzino completamente inetto. Dove si
era cacciato?
-Finalmente ti vedo…-
L’aura fino ad
allora nascosta improvvisamente si mostrò in tutta la sua potenza,
scombussolando Zato, il quale, rendendosi conto di essere caduto in trappola,
si voltò verso quella nuova fonte di magia, sentendo già dei leggeri e regolari
passi accompagnare una figura che sbucava dalle tenebre, ponendosi sotto la
luce artificiale, rivelandosi una donna, una donna bellissima.
L’uomo rimase a guardarla giusto
un attimo, quanto bastava a capire chi fosse la sconosciuta. Sembrava molto
potente e sicuramente di un alto rango nella scala gerarchica dell’Arc
Organite, ella infatti era accompagnata da delle
guardie vestite di nero con il viso coperto da maschere antigas, ma quando
questi si avvicinarono a Zato con l’intenzione di colpirlo, ella li bloccò
tutti con un sol gesto, alzando la mano. Voleva essere lei sola a battersi con
lui.
-Mi sfugge il
vostro nome, madame- il professore rimase immobile a fissare coi propri occhi
quelli della donna, che sembravano risplendere d’ira, quasi quanto quel sorriso
folle che le si era disegnato sul viso mentre squadrava l’uomo. Quel traditore
rimasto impunito.
-Ti concederò l’onore di
conoscere il mio nome solo a fine battaglia- questa fu la risposta placida
della donna, mentre avanzava di un passo.
-Non sono d’accordo con questo metodo-
la risposta sempre pronta di Zato non mancò neanche stavolta. Rilassò i
muscoli, alzando la spada fin quando la punta di questa non fu all’altezza del
suo fiso, tagliando perfettamente in due la figura maestosa della donna che gli
si ergeva innanzi col viso ancora illuminato da quel
folle sorriso –Infatti ti concederò di conoscere sin da subito il nome
dell’uomo che ti ucciderà- ora anche il volto di Zato era illuminato da un
sorriso quasi sadico, bramoso di spargere il sangue di quei disgraziati per cui
Milia era morta e Selyn stava per essere uccisa –Janus Cascade- dunque si
lanciò all’attacco.
Gli uomini di scorta si erano
appena ritirati dietro la porta da cui la donna era entrata, mentre ella, immobile, aspettava il colpo di Zato. Quando furono a un metro l’uno dall’altra, ella, con velocità
improvvisa, si spostò, usando il piede destro come baricentro di rotazione,
evitando la spada del professore e portandosi alle sue spalle. Questa manovra
fu talmente veloce da scombussolare per un attimo Zato, il quale però,
realizzando come si erano svolte le cose nella propria mente, si voltò per
contrattaccare prima di essere colpito. Ma quando si voltò
fu ancora una volta colto di sorpresa. Si ritrovò davanti se stesso. La sua
stessa spada gli si conficcò nella spalla, procurandogli un dolore acuto. Con
un balzo all’indietro si allontanò dalla… donna? Il sorriso da sadico era
diventato curioso, come quello di uno scienziato che ha appena trovato qualcosa
di simpatico da studiare. Ignorò completamente la spalla grondante di sangue,
il quale fluiva velocemente, colorandogli di rosso la camicia che da quella
mattina indossava. Era abituato al dolore, e quella ferita da due soldi non gli
avrebbe stata di inghippo. Solo una differenza ora:
stringeva la spada con maggior vigore, confidando nella rabbia che in quel
momento gli ribolliva nelle vene.
-Doppelganger…- rise in faccia a
se stesso. Dunque era quello il potere della sua
avversaria: emulare.
-Ci sei arrivato?- fu la risposta
del secondo Zato, che ora, con più forza rispetto a prima, si avventava sul primo.La forza
fisica sembrava il punto di forza della copia, la
quale aveva anche un’elevatissima velocità. Ciò fece ragionare Zato mentre
parava il suo nuovo attacco frapponendo tra sé ed ella
la spada rossa, in un incontro di lame dalle quali partivano scintille rosse di
magia. I due contendenti finalmente potettero incontrare i loro occhi, e allora
il vero Zato notò un errore nella copia che lo fece sorridere –Hai sbagliato- rise in faccia a se stesso.
-No. Tu hai sbagliato-
ribadì immediatamente l’altro con una forza spaventosa, sembrava davvero pieno
d’ira nei confronti del professore. Pian piano si stava alzando sempre più,
sovrastando il professore con la sua forza replicata sì, ma incredibilmente
vigorosa. Ora la schiena del vero Zato si stava piegando all’indietro, nello
sforzo di reggere il confronto. Come poteva una donna all’apparenza così
tranquilla essere così mostruosamente forte?
-A quale delle mie tante colpe ti
riferisci?- la provocò ancora il professore con l’intento di farle perdere la
pazienza. L’aura emanata dall’avversario era davvero enorme, e l’uomo non
poteva fare a meno di chiedersi se fosse davvero il caso di perdere tempo a
cercare un punto debole o attaccare cercando di
sfinirla. Una via doveva esserci per forza. Per il momento si limitava a
resisterle con la colonna vertebrale tremante per lo sforzo, tuttavia reprimeva
ogni voglia di riposo, troppo concentrato sulla lotta.
-Tradire l’Arc Organite- fu la
secca risposta del doppelganger, accompagnata in seguito da un violento
strattone col quale la copia si lanciò all’indietro con un balzo, atterrando
pesantemente sul pavimento assieme allo spadone, la cui punta ora sfiorava
appena il lastricato, tenuto sollevato di pochi millimetri dalla copia. Alcune
nuvole di fumo si alzavano da terra, oscurando un po’ la vista dei due
contendenti. In lontananza si udivano allarmi suonare imperterriti, nonostante
ormai tutti sapessero dell’invasione. Il Zato-copia
mostrò un altro sorriso a quello vero, rialzando la spada –Per questo ti
ammazzerò!- esclamò lanciandosi di nuovo all’attacco dell’avversario.
Schivando un fendete fin troppo
potente che andò a conficcarsi nel pavimento rovinandolo non poco, Zato fece
leva sul piede destro, spostandosi di poco, quanto bastava per rialzare la
spada e, coi muscoli tesissimi a causa dello sforzo
compiuto poco prima, indirizzò l’arma contro l’avversario, attaccandolo in
orizzontale. Ma l’altro Zato fu altrettanto sveglio,
infatti, avendo conficcato la punta della spada nel pavimento, la usò come
baricentro per una rotazione di novanta gradi a destra, evitando così il colpo
proveniente dalla sinistra. Subito dopo, con una mossa veloce, con un rumore
sordo estrasse la spada dal pavimento, proprio in tempo per evitare un nuovo
fendente della stessa natura del precedente. Si esibì quindi in un salto con
cui superò in altezza Zato, attaccandolo dall’alto mentre con un piede si
preparava a sferrargli un calcio nello stomaco per bloccargli una possibile
fuga. Il professore sostenne il colpo di spada bloccandola ancora una volta con
la sua, e i due si ritrovarono esattamente come prima, ma stavolta due cose
andarono diversamente: Zato subì silenziosamente il calcio, reprimendo il
dolore. Non sarebbe di certo stato quello a fermarlo. Dall’altra parte, il
doppelganger non resistette a lungo in aria, dunque fu costretto ad un salto all’indietro, per tornare nella posizione di
prima.
“E’ la mia occasione” pensò il
professore mentre, con uno scatto, si lanciava contro il nemico con la spada
puntata. Questa venne ancora parata dalla copia, la
quale sembrava decisamente più forte, almeno fisicamente, del professore.
Ancora una volta il professore poté incontrarsi faccia a
faccia con il doppelganger, e stavolta non si trattenne dal rimproverargli
–Hai sbagliato. I miei occhi sono azzurri, non blu- una risata divertita fece
capolino sul suo viso. La copia inarcò un sopracciglio rivolgendogli uno
sguardo interrogativo? Davvero aveva sbagliato? Sì. Ma
il suo errore più grande non fu quello dell’occhio, bensì quello di ritrovarsi
sorpreso davanti all’affermazione del professore, il quale colse immediatamente
l’occasione. Certo, la copia possedeva una forza fisica superiore alla sua. Ma non il Potere del Buio.
Attorno all’uomo cominciò ad infittirsi una coltre nera si ombre, le quali andavano a
confluire nel suo spadone. Non era sicuro che quel sistema avrebbe funzionato,
ma tanto valeva provare. La sua aura si espandeva in modo sproporzionato e
pauroso, segno per persino per lui, Demone antico e di tutto rispetto, era
difficoltoso usare quel potere senza che esso si ritorcesse contro di lui. Sul
viso del doppelganger si dipinse un’espressione di disgusto verso il
professore: aveva capito che ormai c’era ben poco da fare contro un potere simile.
Lo spettacolo era molto impressionante, infatti, una volta che le ombre furono state assorbite dall’arma, questa si colorò di uno
strano nero striato di cremisi. La potenza dell’arma aumentò smisuratamente,
calando con vigore su quella dell’avversario, il quale provò a resistere con
uno sforzo immane, lo si capiva dai muscoli tremanti e
le gocce di sudore che gli solcavano il viso. Ma dopo
pochi secondi cadde. La potenza del Potere del Buio lo sovrastò, e Zato poté
finalmente affondare l’arma nel petto del nemico, poco a destra del cuore. Il
doppelganger piombò a terra riassumendo finalmente la sua vera forma, quella di
una donna bionda e bellissima ora col petto squarciato, grondante di sangue. Il
liquido rosso si estese a macchia d’olio sul pavimento, bagnando anche le
scarpe del professore, in quale giaceva appoggiato contro la sua spada col
fiatone, cercando di riprendersi dallo sforzo appena compiuto. Aveva vinto. Il
Potere del Buio si ritrasse dentro di lui sotto forma di silenziose ombre.
-Ti ho sconfitta…-
sussurrò il professore con un sorriso stentato, mentre riprendeva fiato.
Inizialmente non ottenne alcuna
risposta dalla donna, la quale sembrava troppo sconvolta per parlare. Aveva
perso, e dunque tutta la sua vita, dedita solo a quello scopo, l’uccisione del
traditore, era diventata improvvisamente vana. Dalla bocca della sconfitta
sgorgava liquido rosso, mentre questa riprendeva fiato, sopraffatta da quel
potere. Gli occhi dapprima sgranati ora semi chiusi, cercava
di mettere ben a fuoco il mondo, senza però riuscirvi. Un dolore lancinante e
la vista appannata glielo impedivano. Si sforzò di parlare, ritrovandosi però a
sputare altro sangue –Hai vinto- affermò. Eppure,
nonostante la sconfitta, sapeva di aver dato il massimo di se stessa, dunque se
ne sarebbe andata tranquilla, sapendo di aver lottato per i propri ideali, per
quanto sbagliati questi potessero essere –Immagino che non ti
interessi conoscere… il nome della persona… che hai sconfitto- sussurrò
tra colpi violenti di tosse.
Zato rialzò la spada. Finalmente
si stava riprendendo dallo sforzo, anche se i muscoli dolevano molto e le forze
languivano. Le rivolse uno sguardo cattivo –No- asserì, quindi riprese la sua
ricerca, lasciando la donna alla morte.
-Zato ce l’ha
fatta…- sorrise la piccola Selyn alzando lo sguardo. Scosse un po’ il capo per
scrollare da sopra gli occhi le grandi gocce di sangue
che le calavano sul viso. Finalmente una piccola speranza si dipingeva davanti
agli occhi della ragazzina. Si trovava in una brutta situazione, ma sapeva che avrebbe potuto scappare senza problemi. Quelli dell’Arc non
erano molto intelligenti. L’avevano incatenata per i polsi e per le caviglie
con catene talmente tanto strette da farle molto male
e addirittura causarle diversi tagli. Le avevano inoltre provocato un lungo
taglio sul capo, al centro della testa, tendente verso
sinistra, e in effetti era stata una buona idea per renderla meno
lucida. Inoltre, era stata rinchiusa in un stanza
insonorizzata, con la sola compagnia di tremendi ultrasuoni che confondevano la
ragazza, impedendole di ragionare. Stava immobile, vestita solo con un camice
bianco quasi quanto la sua pelle ormai sporca di sangue, sudore e polvere. Si
era rannicchiata in un angolino della stanza con il capo stretto tra le mani doloranti,
immobile, silenziosa, senza dare segni di vita. Già,
quelli dell’Arc Organite non erano molto intelligenti. Dopotutto, quali
precauzioni prendere contro una bambina dai poteri immensi e divini? Quella
piccola dea che sembrava così mansueta, in realtà non lo era
affatto… Rinchiusa nel Suo mondo parallelo, faccia a faccia col Suo
Potere, ella stava benissimo, e parlava, parlava, cercava in tutti i modi di
venire a capo di quella situazione che di minuto in minuto si faceva peggiore.
Era meglio uscire e provare a scappare? Ma se
l’avessero seguita e avessero continuato a braccarla con un povero animale
ferito?
“Allora è meglio ucciderli tutti ora, non credi?” le fu proposto.
-Sì, lo so… ma non voglio
sporcarmi ancora le mani…- ammise ella. Già si era
macchiata della colpa dell’assassinio di Mitsuki, non
avrebbe sopportato altro.
“Sei debole.”
-Lo so, cosa credi?- un certo
accento scocciato era udibile nella voce della ragazzina mentre, assieme al
Potere del Vuoto, scrutava quello strano mondo in cui si erano rifugiati. Il
vuoto assoluto regnava, e nessun segno di vita oltre i due sembrava esserci. La
ragazzina era seduta per “terra” davanti ad un’aura bianca impalpabile, la
quale la scrutava dall’alto in basso. Nihil sembrava piuttosto deluso, ma in quel
momento la ragazza era talmente indecisa e debole da rischiare grosso in caso
di combattimento –Perché il mio corpo non sostiene lo sforzo di usarti?-
domandò di punto in bianco, senza alzare lo sguardo dalle proprie mani poggiate
sulle gambe –Locke e Zato non hanno problemi a usare i loro poteri. Io invece
sto male se ti uso. Perché?- il tono di voce incrinato lasciava a intendere
quanto questa cosa la facesse soffrire. Persino in questo si sentiva inferiore
al professore e al vice preside.
“Perché sei giovane, è normale
che tu non mi sappia usare” spiegò con voce abbastanza tranquilla il Vuoto.
Tuttavia Selyn non poteva fare a meno di chiedersi se quella voce che sentiva
riecheggiare fosse vera o in realtà fosse solo un’illusione che Nihil
utilizzava attraverso i propri poteri psichici per proiettarsi nella sua mente
e comunicare con lei “inoltre io non sono come la Luce
e il Buio. Io sono qualcosa di più, nessuno può controllarmi al meglio. Senza
contare che tu hai un corpo debole per natura”
-E allora perché hai scelto me?!- esclamò la ragazzina alzando lo sguardo –Una mezza
Angelo e mezza Demone oltretutto mezza morta sin dalla mia creazione!-
“L’hai detto” la interruppe Nihil
“tu non sei nata. Sei stata creata, e dentro di te avevano impiantato un potere
molto primordiale per permetterti di sopravvivere in questo mondo dove sopravvive il più forte! Io, il Buio e la Luce ci
reincarniamo in tre esseri accomunati da qualcosa, dunque abbiamo scelto te e
gli altri due esperimenti. Anche se… beh, c’è di meglio di
te”
-Grazie, Nihil! Sei davvero molto
incoraggiante!- sorrise ironicamente la piccola Selyn, alzando lo sguardo al
Potere –Non mi sono mai sentita più inetta, ma ti voglio bene-
“Stupidi umani…” ovviamente al
Potere non sfuggì il tono ironico della giovane.
-Non c’è un modo per sconfiggerli
senza ucciderli?- provò ancora la ragazza.
“No. Lo sai benissimo che ti
darebbero la caccia. Sono caparbi” rispose pronto il Potere
dandole le “spalle”.
La ragazza sospirò abbassando il
capo. A quanto sembrava non c’era davvero altra scelta. Aveva ucciso una
persona, le sue mani si erano macchiate si sangue, proprio come un’altra volta
in passato, quel passato doloroso che cercava di
dimenticare. Stavolta però non aveva alternativa. Per
il bene del mondo avrebbe dovuto alzare la testa. Era un’impresa disperata,
sperava di non causare troppe morti, ma che altro si poteva fare a quel punto?
Ora che Locke e Zato erano venuti a prenderla? La scelta che stava per fare la faceva soffrire molto, ma era l’unico modo per sopravvivere.
Forse era stato un male lasciarsi catturare, ma ora poteva agire addirittura da
dentro l’Arc Organite.
“Hai deciso?” il Potere tornò a
guardarla, come se avesse percepito i pensieri della piccola.
Selyn alzò lo sguardo fino ad incontrare un occhio del Potere, qualcosa di
assolutamente inumano, né tantomeno descrivibile. Qualcosa che la osservava
immobile, trasmettendole onniscienza infinita e al contempo tanta, tanta paura.
Ma quello era il suo Potere, e non doveva aver paura
di lui. Per dieci secondi buoni regnò il silenzio, dopo il quale la ragazzina prese un alto profondo sospiro, alzandosi in direzione del
Potere, con occhi sicuri e decisi. La ragazza annuì –Sì-
La porta della sala in cui la
ragazzina pericolosa era tenuta prigioniera esplose. Il gran fracasso venne udito nonostante gli allarmi attivatisi poco prima
squarciassero ancora l’aria col loro trambusto. A quel punto persino gli
allarmi anti incendio cominciarono a gettar acqua a fiotti, nell’intento di
spegnere un fuoco piuttosto violento causato dalla ragazza ricoperta di sangue
che varcava la soglia della stanza in cui era stata tenuta prigioniera. Intorno
a lei si affrettavano uomini armati di fucili intenti a spararle, l’ordine era
di fermarla a tutti i costi. Ma Selenity aveva chiuso gli occhi, rievocando gli
eventi della notte in cui era fuggita da quella stessa organizzazione, ed agendo nel medesimo modo. Ricordava se stessa avanzare in
mezzo a uomini armati, ed ad ogni suo passo questi
morivano cadendo come foglie, ma stavolta c’era qualcosa di diverso: una
consapevolezza più adulta, ma a sua volta accompagnata da un sentimento nuovo,
imposto nella ragazza apparentemente addormentata dal suo Potere: la voglia di
uccidere. Da parte di Nihil per puro sadismo, da quella di Selyn per proteggere
se stessa e per giungere alle uniche due persone in quel plesso che lottavano
per lei, che non l’avevano abbandonata nonostante la situazione fosse
catastrofica.
Traballava un po’ di qua e un po’
di là, come se, nonostante si sforzasse, non riuscisse a trovare un baricentro.
Teneva il capo chino, con la lunga massa di capelli accorciata malamente dagli
scienziati che le sfiorava gli occhi chiusi. Non aveva bisogno di tenerli
aperti, in quanto per orientarsi utilizzava le auree
altrui. La camicia malandata sfiorava il suolo, trascinata dal lento incedere
della ragazzina, la quale lasciava dietro di sé una
striscia di sangue non solo proprio, ma anche altrui. Quello delle persone che
letteralmente esplodevano con suoni rivoltanti lasciando come prova della
propria esistenza passata pezzi di corpo sparsi qua e là e tanto, tanto sangue.
Era uno scenario alquanto apocalittico. L’esplodere dei colpi, ovviamente a
vuoto, dei fucili, tempestava i timpani della ragazzina, infastidendola molto.
Proprio per questo le armi si alzarono in volo dalle mani degli uomini che le
guardavano sconvolti, mentre queste venivano
materialmente annullate dai poteri di Selyn, sparendo in mille fuocherelli
evanescenti. Ora vi era chi si affrettava a fuggire il più in fretta possibile,
ma nessuno poteva scappare alla furia di una piccola semi dea.
I piedi dolevano alla ragazzina,
ma non le sembrava nulla rispetto al dolore portato dalla consapevolezza che
era colpa sua se, mentre passava dritta in mezzo agli uomini, come in marcia,
questi morivano tra atroci urla. Ormai si era specializzata nel far esplodere
la gente.
“Direi che ci siamo quasi”
-A cosa?- mosse piano la bocca,
atterrendo quei pochi ancora vivi che di lì a poco
sarebbero morti. Quella strana ragazza oltre ad essere invincibile era anche
una pazza che parla da sola?
“Alla stanza in cui ci aspetta la
battaglia finale”
Con l’ennesimo suono disgustoso
di carne strappata, la ragazza finalmente uscì dal lungo corridoio che aveva
percorso, ritrovandosi alla luce di alcune lampade che illuminavano quell’unico
corridoio dell’Arc Organite diverso dagli altri: sembrava di essere passati da
un laboratorio scientifico a un salone di un castello di un re. Incredibile a
dirsi, se nel corridoio prima gli allarmi urlavano come forsennati, lì non si
udivano nemmeno, come se quel luogo fosse insonorizzato.
“La stanza lì in fondo”
Fu come se il Potere del Vuoto
uscisse per un attimo da Selyn, in un’apparizione visibile per un secondo solo,
indicando l’unica porta visibile nel corridoio oltre quella bianca e sciatta da
cui erano entrati. In effetti tutto conduceva ad essa:
il tappeto cremisi, le lampade che illuminavano a tratti, i bassorilievi che
rappresentavano scene di battaglie tra eroi e creature mitiche. La ragazzina
aprì gli occhi, strofinandoli per pulirli dal sangue che ancora le colava dalla
ferita sul capo. Fece qualche altro passo in avanti sentendo le gambe farsi
sempre più pesanti, colpa del potere che le tormentava il corpo, stremandolo
pian piano. Il grande portone lasciava a intendere che dietro vi fosse una
stanza importante. Diversi strani simboli senza un apparente significato lo
fregiavano di mille colori, dal rosso al giallo, dal blu al nero. Al centro,
accanto alle maniglie, si estendeva in tutto il suo splendore
la figura incisa di un uomo che alzava un oggetto contundente al cielo.
Chissà cosa significava…
Selyn afferrò piano, con
delicatezza quasi innaturale per quel momento, le maniglie, aprendo la porta.
Aveva paura, il cuore le batteva molto forte, infatti
sapeva che presto si sarebbe trovata faccia a faccia con l’uomo che tutto aveva
organizzato, a cui non riusciva a dare né un nome né un volto, ma la cui aura
si udiva, eccome se si udiva. La poteva avvertire già mentre faceva il suo
ingresso all’Arc accompagnata da Elian. Selyn teneva lo sguardo basso, non
trovando la forza di affrontare la prova finale.
“Vuoi restare qui?”
La mezza Angelo e mezza Demone rimase immobile per alcuni secondi, in quel silenzio
assoluto che si era formato nello stabile. Ascoltava in lontananza l’aura di
Zato, stanca ma vittoriosa, avviarsi verso quella di Locke, molto lontano. Non
riusciva a immaginare cosa il ragazzo stesse facendo, e ciò le procurava
dolore. Non poteva essere vicina a lui in quel momento, ma confidava nelle sue capacità,
e sapeva che lui ce l’avrebbe di sicuro fatta anche
senza di lei. Qualunque fosse stato l’esito dello scontro verso il quale si
apprestava ad avviarsi –Ho sempre fatto troppo affidamento sugli altri. E’ ora
che mi assuma le mie responsabilità ed affronti i miei
problemi da sola, giusto?-
“Sì. Ma non
preoccuparti, ci sono io”
La ragazzina sorrise piano. Nihil
era alquanto ipocrita, faceva il gentile e le offriva il suo aiuto, ma
percepiva la sua stessa potenza scalpitare per la voglia di sangue. Alzò lo
sguardo, aprendo con più forza le porte fin quando queste smisero di coprire la
sua piccola figura, dunque la ragazza varcò la soglia.
Era una sala enorme e buia,
piuttosto spartana, priva di colori. La sua altezza a dir
poco spropositata era direttamente proporzionale alla sua grandezza.
Probabilmente era il loco più grande del plesso. Un’unica luce proveniva dal
fondo della camera, e Selyn dovette acuire la vista per cercare di capire da
dove provenisse di preciso. Faceva molto freddo, e la
ragazzina portò le mani alle braccia, cercando di scaldarsi come poteva, con
scarsi risultati, infatti il gelo le penetrava fin
dentro le ossa, e non sembrava pietrificare soltanto i suoi muscoli, ma anche i
suoi poteri. Infatti, entrando in quel luogo, non aveva più avvertito nulla,
era come se tutto si forse fermato. Non sentiva più né Locke né Zato, né nessun
altro. Mosse qualche passo avanti guardandosi intorno freneticamente, il fatto
che le sue abilità fossero state bloccate era un male, infatti
in caso di attacco a sorpresa non avrebbe potuto ripararsi in tempo. Una nuova
paura la coglieva impreparata, facendola tentennare di tanto in tanto, ma ella, stringendo i pugni, andava avanti. L’unico suono che
risuonava era quello dei suoi passi irregolari, improvvisati solo quando la
morsa della paura si faceva più debole, tornando poi a stringere nel suo freddo
guscio la ragazzina attraverso brividi che la immobilizzavano ancora. Cosa ci
faceva lei, una ragazzina poco più che bambina, lì, a rischiare la morte?
“Non farti soggiogare dalla
paura”
Neanche stavolta la ragazza
rispose, alzando ancora una volta lo sguardo che aveva posato per terra. Tornò
a muovere qualche passo, avvicinandosi sempre più a quella luce magica che
sembrava provenire dal Paradiso. La ragazzina ora era un po’ confusa, mentre
finalmente scorgeva la fonte di cotanta luminosità: un enorme bassorilievo su
cui erano incise tre figure luminescenti. Vi erano una
spirale, un cerchio demoniaco e sopra, in alto, molto più grande dei primi, una
piuma. Una bellissima e candida piuma. La ragazza si bloccò ai piedi della
scalinata che conduceva a quella specie di monumento, osservandolo inclinando
piano il capo. Le era molto chiaro: raffigurava i tre poteri
primordiali: Luce, Buio e Vuoto. La Luce era simboleggiata dalla
spirale, la quale sembrava innalzarsi fino al cielo, il cerchio era il Buio, e
gli spazi bianchi al suo interno simboleggiavano il fatto che
dal Buio nasce la Luce e nel Buio muore la Luce, in un circolo vizioso. La
piuma era il Potere del Vuoto, semplicemente perché era simbolo di purezza e
leggerezza, quasi inconsistenza, tanto il suo essere effimera
la rendeva solenne. Selenity era rimasta a fissare quella parete come
incantata, la trovava davvero magnifica. Chissà chi aveva creato quell’esempio
di maestosità.
-Davvero bellissima, non trovi?-
La voce fece rinsavire la
ragazza, la quale si voltò verso sinistra, direzione dalla quale si udivano
provenire dei passi regolari e calmi. Dall’ombra della sala fece la sua comparsa un uomo all’apparenza molto giovane, tuttavia dai
capelli già bianchi. Non era però lo stesso bianco platino della ragazza, segno
del suo albinismo, era più un bianco senile. Ma allora
cosa ci faceva quel bianco su un uomo così giovane? Gli occhi cremisi della ragazza
incontrarono quelli cattivi dell’uomo, il quale la scrutava non con malignità,
ma con tranquillità. Peccato la sua aura malvagia fosse talmente tanto forte da
essere avvertita persino da Selyn i cui sensi erano schermati.
-E per capire ciò che hai capito tu con uno sguardo, io ho impiegato anni…- continuò
egli, facendo un passo avanti. Più lui si avvicinava, più Selyn indietreggiava,
“Non avere paura” ripeté Nihil.
-Non avere paura- furono le parole dello sconosciuto -… Selyn-
Ma la
ragazzina non si sarebbe mai fidata di qualcuno del genere. Ella
lo osservava con fronte aggrottata, indecisa se attaccarlo immediatamente o
aspettare. Solitamente nei libri o nei film, in situazioni del genere il
protagonista sembrava pronto e scattante. Perché invece lei, che ora si trovava
nella stessa situazione, era paralizzata dalla paura? Perché non si mostrava
coraggiosa come gli altri eroi? Inutile dare la colpa
alla sua giovane età, doveva smetterla di dar la colpa a fattori esterni e
assumersi le sue responsabilità. Chiunque fosse quell’uomo che si trovava
davanti, lei era forte, e non si sarebbe lasciata dominare. Alzò gli occhi
riaffrontandolo –Non avere paura è segno di stoltezza- affermò sentendo uno
strano fuoco arderle dentro. Voleva, poteva e doveva farcela.
L’uomo rise una risata sommessa,
alzando piano le spalle mentre l’ombra gli carezzava ancora dolcemente le
spalle –Saggia ragazza, degna figlia di tuo padre. Lo conoscevo,
sai?-
-Lavorava qui, è ovvio che lo
conosca. Immagino conosca anche Janus Cascade- continuò Selyn.
-Certo, anche la signorina Milia
Hioul e il signor Hearcliff. Gli scienziati che lavoravano al tuo caso e ad
altri due molto importanti. A proposito, che fine hanno fatto?-
La ragazza improvvisò un sorriso
di sfida mentre una goccia di sudore le solcava la fronte –Sono qui per salvare
il mondo, non per le ciance- lo provocò.
-Giusto…- le sorrise ancora lui.
Scoccò un’occhiata veloce al bassorilievo, tornando poi sull’esile figura della
ragazzina –ma sai, sono più di cinquant’anni che ti aspetto. E ora che ti trovo
qui… non ho parole- rise ancora. Era la classica situazione in cui non si sa
cosa dire.
-Cinquant’anni?- la paura in
Selyn cresceva, e più questa cresceva, più le sue spalle si incurvavano
come a volersi fare piccola –Se li porta bene…- riuscì solo a mormorare piano,
tremante. L’aura dello sconosciuto si stava pian piano ingrandendo con una
potenza spaventosa, poteva quasi sentirla addosso, con i suoi tentacoli oscuri.
-No. Me li portavo male, te lo
assicuro- rise ancora lui. Sembrava ad uno spettacolo
comico, non ad uno scontro tra auree. Infatti quella
della Mezzosangue cercava di respingere la sua con forza latente. Sì, era una
piccola dea, ma la sua forza era ancora molto instabile, facilmente piegabile coi metodi giusti –ma sai, l’elisir di lunga vita risiede
nella giovinezza. Ed è così facile da rubare ai bambini…-
La cattiveria dell’uomo
disgustava la ragazza, la quale ora aveva ancora più paura.
“Non perdere la calma. Nervi saldi”
-Facile dirlo per te- rispose
Selyn a Nihil.
L’uomo aggrottò la fronte,
ponendo subito dopo una mano innanzi al mento, pensando –Riesci già a
comunicare col tuo potere? Interessante…- di certo l’intuito non gli mancava.
Osservava la piccola Selyn come se avesse davanti non un essere umano, ma
un’invitante fialetta piena di liquido sconosciuto pronto per essere studiato.
La Mezzosangue rimaneva immobile
dov’era, pronta a scatenare la sua magia in caso di attacco. Aveva ancora i
brividi, e il sudore freddo ora avanzava sul suo corpicino già debole di
natura. Si chiedeva se avrebbe retto allo scontro.
-Mi dispiace, Selyn Van de Moon-
alzò finalmente lo sguardo lui, riemergendo dai mille perché che si stava
ponendo –anzi, cancella tutto, perché non mi dispiace per niente, nonostante tu
sia molto giovane- l’aura del nemico cominciò ad
agitarsi andando a formare una grande lama nera –devi morire- sussurrò, e il
fendente partì contro la ragazzina.
Questa non fu altrettanto veloce,
provò infatti ad alzare una barriera con la sua aura,
ma fallì miseramente subendo il colpo. Fece un volo che terminò con un violento
atterraggio sul pavimento. La ragazza si lamentò un po’ massaggiandosi la testa
“Accidenti, diventerò stupida a furia di botte” si disse. Aprì un occhio appena
in tempo per vedere un secondo fendente abbattersi su di lei. Cacciò un urlo
mettendo la mano davanti al viso. Udì un fortissimo rumore,
ma nessun nuovo dolore.
“Apri gli occhi!”
Eseguendo gli ordini di Nihil, la
ragazza si guardò intorno. Incredibilmente, il suo stesso potere le aveva fatto
scudo di propria volontà, creando attorno alla ragazza una barriera invisibile.
Selyn si alzò in fretta, provando a far esplodere il nemico come aveva fatto con gli uomini di prima, ma i suoi sensi incontravano
una barriera nemica invisibile, che non le permetteva di avvicinarsi a lui e
che lo circondava per un raggio di tre metri. Usando la propria aura come
prolungamento a mo’ di spada, la caricò in un raggio bianco che andò a
infrangersi contro l’aura del nemico. Questa, molto forte, premeva su quella
della ragazzina parando o schivando i suoi attacchi con grande abilità. Selyn
cercava di infondere in essi quanta più potenza possibile, ma la stanchezza era
tanta e grande, infatti riusciva a parare pochi
attacchi, mentre gli altri andavano a colpire la barriera della ragazza,
cercando di indebolirla. Qualche screpolatura cominciava a farsi avanti, segno
che il muro non avrebbe retto ancora a lungo. Selenity ritirò l’aura proprio
nel momento in cui la barriera si ruppe, dunque cominciò a correre lungo una
linea retta verso il lato della sala opposto a quello
dov’era il nemico, col cuore in gola sia per lo sforzo che per la paura. Veniva inseguita dall’aura del nemico ormai addetta a fare
la spada, la quale affondava colpi molto violenti cercando di schiacciare la
ragazzina che però riusciva sempre a fuggire, dunque si conficcava per pochi
secondi nel pavimento creando forti rumori e grandi voragini, dunque riprendeva
l’inseguimento della preda.
-Devo distruggere la sua
barriera!-
“E’ sempre formata da aura.
Sconfiggi questa spada e abbatterai anche la barriera!”
-E come faccio?!-
urlò la Mezzosangue, disperata.
Un’altra freccia si abbatté nella
nebbia, mentre Locke riprendeva fiato. Quella situazione si stava facendo
davvero irritante. Zato aveva sconfitto il suo nemico ed
ora aveva ripreso la ricerca di Selyn, la quale sembrava essere sparita dopo
un’iniziale esplosione di energia. Sicuramente aveva ucciso delle persone, ed ora stava molto male. Doveva raggiungerla… Ma come poteva
fare a passare attraverso a quella dannata nebbia con un arciere che sembrava
avere un’aura che si estendeva per tutta la parete opposta, coperto
dall’oscurità, praticamente invisibile? Una goccia di
sudore tradì la stanchezza del ragazzo, nonostante fino
a quel momento avesse combattuto valorosamente, incurante dei diversi tagli,
delle vesti strappate, dei flutti di sangue che perdeva. Del resto era solo
colpa sua, che non era abbastanza forte. Se solo per una volta avesse potuto
far uscire il suo demone interiore…
Un’altra freccia venne prontamente evitata dal ragazzo, facendogli cadere gli
occhiali a terra, ma ormai Locke era impossibilitato alla qualsiasi. Non solo
gli allarmi squillanti rendevano impossibile sentire il nemico spostarsi, ma in
più anche il fumo rendeva molto limitata la visuale, insomma erano le peggiori
condizioni per un arciere. Non ce l’avrebbe mai fatta
in quel momento. Si poggiò a terra, indeciso sul da farsi. Ma
stavolta non cercò le lenti, consapevole che erano troppo lontane e che,
raccogliendole, avrebbe solamente dato un’altra occasione al nemico per
colpirlo a morte. Chiedere aiuto ad Ai era fuori questione, non solo avrebbe
sicuramente preso controllo del corpo, ma aveva anche promesso a Selyn di
combatterlo e non farlo più comandare. Però forse,
grazie al potere della Luce, poteva fare qualcosa, il tutto stava
nell’impadronirsi dei poteri di Ai. Infatti il potere
era stato diviso tra le due anime del corpo, doveva in qualche modo riuscire ad
avere l’intero controllo.
Venti secondi di assoluto
silenzio passarono sia da parte dell’arciere misterioso che da parte
dell’arciere bianco, durante i quali nessuno tra loro
si mosse, quasi non stessero neanche respirando. Locke era ben visibile nella
sua brutta posizione in cui era stato costretto, anche se il fumo e lo squillo spacca timpani degli allarmi agevolavano, anche se di poco,
pure lui. Ma se dalla sua parte ben nascosta il nemico
cercava di capire le intenzioni di Locke, lui dall’altra combatteva una
battaglia interiore che di tanto in tanto lo faceva tentennare. La fronte
corrucciata, i muscoli tesissimi, così come gli altri, stesi e duri, le mani
poggiavano a terra coi palmi, piegato sulle ginocchia
com’era. Una goccia di sudore scese lungo le tempie, segno del dolore che
provava mentre stringeva i denti, affrontando la propria oscurità interiore. La
stessa che un Demone della Luce non dovrebbe avere. Ma
aveva giurato a Selyn che non avrebbe permesso ad Ai di prendere il controllo,
dunque non si sarebbe rimangiato la parola. Continuava imperterrito la sua
lotta con il suo male. Era stato stupido, avrebbe dovuto capire subito che era
quella la giusta via per sconfiggere la causa di buona parte del suo dolore,
non farsi sfruttare da sconosciuti e giungere fino a quel punto.
L’aria fu ferita in un attimo da
una nuova freccia, scoccata con mano sicura da colui che
si faceva scudo con il buio. Mirata per colpire il vice preside proprio in
mezzo al petto, questa non giunse a destinazione, poiché, con mossa fulminea,
egli mosse una mano alzandola da terra, bloccando l’arma in modo quasi
incredibile. Tenendola stretta tra le dita, carezzandone la punta con due dita,
la poggiò a terra, laddove vi aveva posato l’arto poco prima.
Un sorriso poco amichevole comparve sul volto del ragazzo, mentre questo apriva
gli occhi ora improvvisamente di una colorazione scura, come quella che
assumevano ogni qualvolta che Ai prendeva il controllo. Eppure, stavolta, era
diverso, in quanto, se fosse stato il Demone dell’odio, questo non si sarebbe
mai permesso di perdere tempo a scrutare la parete presso cui
si nascondeva il nemico, piuttosto avrebbe cominciato ad attaccare
all’impazzata pur di trovarlo. Che quello fosse Locke? La risposta si ebbe subito dopo, quando il ragazzo alzò una mano, la quale,
illuminatasi, sprigionò un’immensa luce tanto accecante quanto bruciante, la
quale sferzò l’aria e tutto ciò che vi era intorno a loro, attraversandolo
illuminando a giorno il loco. A questo punto fu chiaro che Locke era riuscito
nel suo intento di vincere Ai, ottenendo così intero controllo del potere sulla
Luce. Questa, talmente forte da piegare ogni cosa intorno a lui alla sua forza,
esplose, creando così mille fiammelle che in un attimo confluirono in un unico
grande fuoco devastatore. Il fumo aumentava sconsideratamente, ma a Locke non
importava. L’avversario era sicuramente morto nell’esplosione, e gli allarmi
anti incendio non sarebbero serviti a nulla contro quel potere. Soddisfatto, raccolse
gli occhiali caduti poco prima, e il mondo tornò estremamente
lucido. Li sistemò in fretta con una spinta sicura sul
naso, dunque uscì dalla stanza aprendo le grandi e maestose ali, mentre i suoi
occhi riprendevano la solita colorazione azzurro cielo. Stranamente il
corridoio era deserto, anzi non proprio. Mucchi di cadaveri si estendevano, la maggior parte dei quali fatti a pezzi. Non
c’era dubbio: Selyn era passata di là. Non gli restava che proseguire per
quella strada dipinta di macabro rosso e l’avrebbe trovata.
I passi calmi e regolari del
nemico risuonavano nella sala del grande bassorilievo. La luce, ora più tenue,
sembrava voler aiutare Selyn, la quale, per disperazione, era stata costretta a
nascondersi nell’angolo più buio del luogo, per trovare cinque minuti per contattare Zato senza farsi scoprire. Lo sforzo di schermare
la propria magia le si leggeva sul piccolo viso
grondante di sangue, mentre teneva il capo stretto tra le mani. Aveva persino
ridotto al minimo il proprio respiro per non farsi beccare. Avvertiva, seppur
molto flebilmente, l’aura del professore poco lontano, e quella di Locke, che
si avvicinava sempre più per aiutarla nella lotta. Si assicurò bene di aver
nascosto la propria magia, quindi lanciò una serie di pensieri attraverso la
porta poco distante, indirizzati al professore.
“Credi che li riceverà?” le
domandò Nihil.
“Se non li riceve
siamo persi. Abbiamo solo una possibilità” rispose la ragazza, ora più
tranquilla, mentre seguiva quel piccolo sprizzo di magia per i corridoi
dell’Arc Organite, ormai semi distrutta. Aveva chiesto
a Zato di trovare la sala di controllo e, al momento opportuno –avrebbe
percepito da solo quando-, attivare il processo di auto distruzione, sperando
che anche quel luogo, come ogni laboratorio che si rispetti, lo avesse.
“Ci penso io”
La voce di Zato le risuonò nella
mente, ma subito il sollievo svanì quando si accorse che l’amico non poteva
sapere che ella si stava nascondendo, dunque non aveva
schermato la magia, facendola scoprire. Formulò il pensiero appena in tempo per
fare un salto in avanti e darsela a gambe, poco prima che la parete a cui era poggiata cadesse miseramente sotto i colpi
dell’aura del nemico.
-Sei proprio brava a scappare- la
provocò questo avvicinandosi piano.
La ragazzina, che era caduta a
terra a causa della spinta causata dal movimento
veloce dell’aria, poggiò una mano per terra, sostenendosi, mentre si metteva
con un ginocchio piegato che toccava il pavimento e l’altro in posizione per
alzarsi. Fissò con disprezzo il nemico, il quale non si era neanche degnato di
presentarsi. Non che la cosa importasse molto alla ragazza –visto e considerato che in quel momento rischiava la vita-, ma un
po’ di educazione non avrebbe di certo guastato la scena. Gli occhi dei due si incontrarono, e Selyn poté avvertire un altro brivido
salirle lungo la schiena. Era come se quell’uomo la intimorisse talmente tanto
da farle paura, infatti abbassò subito lo sguardo,
ergendo intorno al suo corpo una nuova barriera.
Un sorriso malvagio si dipinse
sul volto dell’uomo, mentre spronava nuovamente la sua aura contro la barriera
della ragazza. Ma stavolta qualcosa andò storto. Nel
momento in cui l’aura nemica si abbatté sulla barriera della ragazza, questa venne spezzettata in migliaia di filamenti che, ormai non
più uniti, non potettero niente contro la Mezzosangue. Selyn strinse il capo
tra le mani, colta da un forte capogiro, mentre il nemico ritirava l’aura
facendola tornare rigida. Era stata lei? La ragazzina ora era ferma, respirava
molto forte per recuperare le energie. Alzò piano lo sguardo per scrutare il
nemico, mentre spostava il peso dell’intero corpo sul piede sinistro.
-Interessante. Molto
interessante. Nonostante tu abbia scoperto da pochissimo il tuo potere, lo
maneggi facilmente. Strano, e aggiungerei inquietante. Forse ti meriti qualche
chance…- la sua voce sembrava essersi affilata, e ciò non piacque minimante
alla ragazzina. Pian piano, l’uomo ci avvicinava. Non sembrava avere intenzione
di attaccarla, infatti aveva ritirato la propria aura,
alzando le mani per apparire innocuo –Selyn…- le si fermò davanti, scrutandola.
La Mezzosangue rimaneva immobile –Sei una ragazza strana-
-Me lo dicono in tanti- rispose
prontamente la ragazza con un sorriso amaro. E quanto era vero quel fatto ormai
universale.
-Ma scommetto che il mondo non ti
capisce. Per loro… tu sei solo una sporca Mezzosangue, dico bene?-
Aveva colto nel segno così bene
che la ragazzina si ritrovò a guardando sconvolta. Aveva ragione. Quelli che
fin ora aveva incontrato la trattavano come una
diversa. Ella aveva nelle vene sia sangue angelico,
sia sangue demoniaco. E questo era reato. Dunque era sempre incappata in
atteggiamenti di razzismo, accentuati dal suo essere albina.
Abbassò lo sguardo, sentendosi colpita.
-Il
mondo là fuori è malvagio. Tutti si credono perfetti, nessuno aiuta più il
prossimo. Si sono persi i valori etici dell’esistenza- continuò lui guardandola
dall’alto in basso. Si abbassò, giungendo col viso alla stessa altezza di
quello di lei –non trovi?-
Per un attimo, quando i loro
occhi si incontrarono, Selyn credette di incappare
nella trappola, tanto essi erano profondi e invitanti. Il loro verde smeraldo
sembrava riflettersi all’infinito nei suoi. Quando capì che era un inganno
scosse la testa, cercando di non lasciarsi soggiogare. Tuttavia non poteva
negare che egli avesse ragione. Annuì col capo basso, sentendo una fitta al
cuore. Si accasciò per terra, sedendosi. Ormai era chiaro che nemmeno lui per
ora aveva intenzione di attaccarla, lo sentiva. Aveva rinchiuso la sua magia, e
se l’avesse rilasciata l’avrebbe avvertito immediatamente. Ma
forse era un male fidarsi…
-Forse non avrei dovuto
attaccarti. Perdona il mio errore, ma pensavo che anche tu, nonostante sia
Mezzosangue, fossi ormai stata corrotta dall’idea comune- si
sedette anche lui davanti a lei. Ora la luce irradiata dal bassorilievo
gigantesco lo illuminava da dietro, creando agli occhi della piccola Selyn
l’immagine di un uomo bellissimo. La ragazza continuava a ripetersi che poteva
tutto essere un inganno e non doveva lasciarsi soggiogare –vedi, piccola Selyn,
anch’io, come te, sono un Mezzosangue- le sorrise di
sbieco l’uomo. Selyn arrossì, sentendo il cuore battere più forte. Il faccino
ora rosso lasciava a intendere il grande imbarazzo che l’aveva colta. Era la
prima volta che si trovava davanti un Mezzosangue…
-Io sono sempre stata additata
come Demone…- disse piano la ragazza, ricordando con amarezza la sera del suo
arrivo all’accademia. La preside Sakura, per evitare problemi, l’aveva
direttamente mandata tra i Demoni. Ma lei era anche
mezza Angelo… E nessuno l’aveva mai accettato. Le si strinse
il cuore a ripensare a tutte le volte che l’avevano insultata, picchiata,
trattata come un essere inferiore per quello stupidissimo pregiudizio –la gente
mi ha sempre trattata… molto male…- la prima reazione di Saber quando le aveva
rivelato la verità, l’aveva guardata male. Zato, che le ripeteva sempre che non
era un vero Demone. La preside, che non aveva neanche chiesto il suo parere. I
ragazzi dell’accademia, per cui lei era sempre stata “la strana”. Persino Locke
aveva avuto una strana reazione quando gli aveva rivelato
di essere una Mezzosangue –tutti loro sono normali. Io no…-
-No, smettila di dire queste
cose. Non è assolutamente vero- la rimproverò l’uomo con sguardo duro, al quale
la ragazzina si sentì ancora più in colpa –Tu non hai
niente di diverso, anzi tu sei migliore, perché hai sia il bene che il male.
Loro, che si credono tanto superiori, sono invece imperfetti,
e peccano di superbia. Il peccato è radicato in loro, nessuno può ormai salvare
le loro anime- quello che l’uomo diceva suonava a Selyn verità ovvia. Anche lei
ci aveva riflettuto parecchie volte, ed era giunta alla stessa conclusione –il
peccato non può più essere estirpato. Va eliminato alla radice…-
Selyn alzò lo sguardo, e i suoi
occhi stranamente languidi tornarono a specchiarsi in quelli dello sconosciuto
Mezzosangue –Che cosa…?- aveva il terrificante sospetto di aver capito le vere
intenzioni dell’uomo.
-E solo tu, col tuo immenso
potere, puoi compiere il giudizio divino…-
Selenity non se ne era
completamente accorta, ma pian piano aveva abbassato la sua barriera, ed ora niente divideva più i due. Se in quel momento lui
avesse voluto ucciderla, non avrebbe incontrato nessun ostacolo. Eppure
qualcosa andò in modo assurdo, infatti il nemico
poggiò delicatamente una mano freddissima sul visino della giovane quasi in
lacrime, mormorandole, ormai vicinissimo –ed è più facile di quanto sembra-
-Che cosa dovrei fare…?- la
vocina della ragazzina ormai era praticamente nulla,
ridotta a un brevissimo sospiro, completamente in balia del nemico.
-Te lo spiegherò con calma, vieni
con me…- disse solo, e Selyn, la quale ormai non aveva più il controllo della
propria mente, annuì alzandosi e seguendolo.
“E’ dura”
-Ma cosa si dovrebbe fare?-
“Purificare tutte le anime. E’
fattibile, ma richiede moltissima energia, e non credo che tu l’abbia”
-Come si fa?-
“Tu sali più in alto che puoi, da
dove puoi vedere il mondo… A quel punto ti concentri e
inizia il giudizio. Tutte le anime usciranno dai loro corpi, umani, Angeli e
Demoni moriranno tutti in un unico istante”
-Morire?-
“Per pochi attimi. Tu le
purifichi attingendo alla tua magia, dunque le fai tornare ognuna nel proprio
corpo. Ma ti rendi conto di cosa porterebbe ciò?”
-Cosa?-
“La cancellazione istantanea di
ogni qualcosa sia malvagia. I Demoni non rivivrebbero, oppure si
trasformerebbero in Angeli”
-Sarebbe un bene, no?-
“Oh, per Qualcuno lassù direi di
sì, per un Altro laggiù direi di no”
-Tu dove sei?-
“Esattamente a metà tra i due”
-E cioè?-
“Insieme a
te”
-Hai capito tutto?- la voce
maschile di poco prima rimbombava nelle orecchie della ragazzina ora seduta sui
gradini davanti al bassorilievo. Pian piano, Selyn aprì gli occhi, ritrovandosi
ancora una volta faccia a faccia con quello che fino a
poco prima era un nemico. Ma ora… che cosa
rappresentava costui? Tuttavia non poté fare a meno di
annuire, sentendo la sua volontà schiacciata da qualcos’altro. Che fosse
un incantesimo che non le permetteva di ribellarsi? Fatto sta che tutto le era
chiaro, ed era pronta ad eseguire gli ordini. Ormai le
sue facoltà intellettive l’avevano abbandonata da un pezzo, e vedeva tutto il
mondo intorno a sé come coperto da un velo che le impediva di discernere il
giusto dallo sbagliato. Ma cosa c’era di male nel
purificare il mondo, così che, finalmente, tutti fossero buoni e
collaborassero? Che cosa c’era di male nel trovare un posto nella società anche
ai Mezzosangue come loro? Locke avrebbe capito, e anche Zato… tutti avrebbero capito. Questo si ripeteva la ragazzina.
-Molto bene, Selyn, molto bene-
La lunga fila di cadaveri
sembrava non terminare più. Era incredibile pensare che tutto quel sangue era stato sparso dalla piccola Selyn. La puzza di morto
regnava in quel luogo, e Locke fu costretto a reprimere il ribrezzo mettendo
una mano davanti al naso, cercando di non ispirare più quell’odore di
putrefazione. Sorvolò l’ennesimo braccio staccato, scoccando rapide occhiate
alle parti buie di quel corridoio tanto lungo quanto sinistro. Nonostante ormai
non ci fosse più traccia di vita, il giovane non era tranquillo.
“Moccioso” la voce di Zato gli
risuonò nella mente, sembrava già pronto a rimproverarlo per chissà cosa.
-L’hai
sentita?- ovviamente Locke si riferiva a Selyn.
“Sì. Quanto
tempo è passato?”
Il vice preside parve indeciso.
Continuava il suo volo facendo due calcoli –Trentacinque minuti-
“Ascoltami
bene, sto per attivare il processo di autodistruzione del plesso. Selyn
sta combattendo, ma aspetta te. Una volta attivato il processo avremo massimo tre minuti per scappare. Sarò
nella sala controllo fino al vostro messaggio”
-Va bene. Non tarderemo-
Avevano un piano, dunque. Locke accelerò. Giunse davanti all’ennesima porta,
che buttò giù violentemente, ritrovandosi in un nuovo corridoio. Eppure questo
sembrava diverso…
-Sel è sicuramente passata di
qui- mormorò con voce dura, aggrottando la fronte. In lontananza scorgeva una
grande porta finemente decorata, la quale era protetta da un incantesimo che
non lasciava vedere cosa accadesse dentro. Selyn era lì dentro, ne era sicuro.
La luce era tornata debole,
sembrava andare e venire, così come la coscienza della giovane Selyn, che
andava e veniva attraverso forti capogiri che la facevano rinsavire per pochi
secondi di tanto in tanto. Scosse la testa, sforzandosi di guardare il
bassorilievo, sperando che la luce abbagliante la aiutasse a riprendersi. E
così fu. La Mezzosangue posò una mano contro la tempia destra con un mugolio di
dolore, mentre l’uomo tornava a metterle una mano sulle spalle, come a recarle
conforto –Va tutto bene?- chiese con la sua profonda voce l’uomo.
Ma non ottenne risposta, infatti in quel momento la porta che si trovava al lato
opposto al loro si aprì sbattendo violentemente contro il muro, lasciando
entrare un ragazzo occhialuto dall’aria decisamente nervosa, la quale divenne
furiosa non appena notò quello sconosciuto mettere le mani addosso alla sua
Selyn –Toglile le mani di dosso, bastardo…- lo ammonì.
-Locke!- la voce emozionata della
Mezzosangue trillò in tutta la sala, mentre questa si voltava a guadarlo. Gli sorrise: era felice di vederlo.
Quando la ragazza si voltò, Locke
poté osservarla e vedere quanto era cambiata in pochissime ore: le avevano
tagliato i capelli con troppa fretta, rovinandole le morbide ed
argentee ciocche che tanto amava carezzare. Era vestita di stracci sporchi e
vecchi, non adatti alla sua principessa. Ma la cosa
che più lo sconvolse fu la brutta ferita che le sfigurava il volto,
impastricciandolo di sangue. Il ragazzo sentì una morsa gelata stringergli il
cuore, e, cosa ancora peggiore, avvertì una lacrima solitaria salirgli
all’occhio quando notò che nonostante tutto ella
sorrideva beatamente, con la dolcezza infinita di una tenera bambina. Come
poteva essere così innocente? –Selyn…- mormorò sentendo un groppo alla gola
–Selyn… come stai…?- era una domanda stupida, ora ovvio che stava male.
-Bene, tranquillo!- il paradosso
spaventò il ragazzo. Selyn gli sorrideva inclinando il capo, com’era solita
fare. Non era situazione in cui sorridere. Il ragazzo strinse più forte l’arco,
allora la piccola annuì –Non preoccuparti! Il signore mi stava solo spiegando
alcune cose-
-Alcune… cose?-
-Sì-
annuì ancora lei –anche lui è un Mezzosangue come me. Mi ha fatto vedere come
eliminare i pregiudizi e il male. Vedrai, libererò il mondo dai cattivi!-
esclamò la ragazzina con due rossetti che facevano capolino sulle sue guance.
Provocò una tale tenerezza a
Locke che quasi lasciò l’arco che aveva in mano, ma non appena sentì ciò che la
ragazza diceva il suo quadro si distrusse in mille pezzettini. Selyn aveva
deciso di allearsi col nemico? La prospettiva fece rabbrividire Locke, che
tutto si sarebbe aspettato, tranne un tradimento della protagonista della
questione!
-Allora accetti di collaborare?-
chiese il nemico con un sorriso appena accennato.
Selyn tornò a lui con lo sguardo,
annuendo. Sembrava felice. La presa sull’arco da parte di Locke divenne
debolissima, quasi nulla. Gli occhi si sgranarono di loro volontà, la paura si insidiò in lui, attraversandolo in lunghi e terribili
brividi gelati. Perché la ragazzina sembrava così felice? –Cosa stai dicendo?-
Anche Selyn mostrò un faccino
sorpreso davanti alla strana domanda di Locke, verso cui voltò il capo,
lasciando un attimo perdere il sorriso rivoltole dall’uomo –Uh?- la sua vocina
ora aveva un’intonazione più seria –Come scusa?-
-Cosa stai
dicendo?- ripeté Locke, guardandola fissa, scandendo bene le parole, come se
stesse osservando una pazza. Mosse qualche passo in avanti.
Nello stesso momento Selyn disse
–Perché fai così? E’ giusto, devi solo riflettere e capirai- annuì ancora,
convinta delle sue parole.
-Lui non può capire- intervenne
il nemico scoccando un’espressione disgustata a Locke –è ormai consumato dal
pregiudizio, come tutti gli altri-
-Pregiudizi? Mezzosangue? Ma che
diavolo state dicendo?!- esclamò il vice preside
sempre più confuso –SIETE COMPLETAMENTE IMPAZZITI O COSA?!- urlò, spaventando
Selyn. La ragazzina si coprì il capo con le mani, spaventata dalle urla. L’uomo
dagli occhi verdi le pose una mano sul capo per
tranquillizzarla, osservando Locke come se fosse un alieno.
-Ma… ma…- mormorò quasi in
lacrime l’albina –cosa c’è di sbagliato?-
-Cosa c’è di sbagliato? Tutto!
Non lo capisci da sola?! Questo stronzo ti ha
rimbambita fino a questo punto?! Cosa c’è di difficile
da capire?!- Locke sembrava davvero infuriato. Giunse
davanti ai due, guardando con odio puro il nemico che riempiva di attenzioni la
Sua ragazza. Si rivolse a Selyn con tono serio –Dov’è la vera Selyn?-
-Cos…- la ragazzina cominciò a
tremare. Sgranò gli occhi, sentendo il cuore impietrirsi. Il viso le divenne
ancora più bianco del solito.
-Dov’è la ragazza che cerco? Tu
non puoi essere lei!- l’accusa continuò, impossibile da fermare.
-Ma sono io! Che cosa c’è che non
va in quello che penso?!- esclamò allora lei in
rimando, scoppiando il lacrime. Strinse i pugni, il viso le divenne rosso dalla
rabbia.
-No-
asserì il vice preside. Alzò l’arco di luce, bellissimo come sempre, puntandolo
contro la ragazza indifesa, mirando al cuore –Tu non sei Selyn- affermò. Tra le
sue dita una freccia fece la sua comparsa. Incoccò il dardo, scoccando però
prima uno sguardo furioso alla ragazza. Sembrava davvero aver perso le staffe.
-No!- urlò la ragazza tra i
singhiozzi –Sei tu lo stupido! Voi tutti pretendete che io capisca tutto senza
che voi mi spiegate niente, ma come posso fare?!
Almeno lui mi ha spiegato qualcosa!- indicò l’uomo accanto a lei, e Locke provò
un’altra fitta al cuore.
-Ti ha spiegata
come intende usarti- sibilò –non posso credere che tu sia caduta così in
basso…- la sua voce ora bassa e venata di cattiveria fu l’ultimo suono prima di
quello della freccia che veniva scoccata. Questa, durante il tragitto, si
moltiplicò in altre cento frecce che andavano in direzione di Selyn. Nessuno
mosse un dito, nemmeno la ragazza per proteggersi, mentre i dardi le passavano
accanto, mandandola di striscio, andando a conficcarsi nel muro del
bassorilievo. Una sola fu talmente crudele da colpirla, ma
non ferirla gravemente. Si limitò a passarle così vicino da aprirle un
taglio sulla gota destra. Il tempo parve fermarsi, come il cuore della
ragazzina. Osservò gli occhi di Locke, leggendovi rabbia, tanta, troppa rabbia, tutta da riversare su di lei. Fu breve, ma
abbastanza lungo da rivoltarle lo stomaco. Con lentezza inaudita portò una mano
al taglio, il quale ora sanguinava copiosamente, sfiorandolo incredula. L’aveva
attaccata, aveva cercato di ucciderla. Lui.
-… La prossima non mancherà il
bersaglio- furono le ultime parole che le vennero
rivolte. La mano si Selyn, ormai priva di forze sia per agire che per ragionare, cadde malamente a terra, mentre gli occhi
spalancati e inondati dalle lacrime si chiudevano piano, reprimendo il dolore
che le divorava il petto. Una sola lacrima le scappò ancora, dunque abbassò lo
sguardo, respirando appena.
-Patetico-
fu l’unico commento da parte dell’uomo dagli occhi azzurri davanti a quella
scena. Parlò a Locke come a volerlo incenerire con lo sguardo, ma non poteva
davanti a Selyn. Si mosse per abbracciarla, stringendola piano, mentre ella già era avvolta nella sua morsa di dolore. Le passò una
mano sul viso, gesto che fece alterare ancora di più il ragazzo occhialuto –Su,
su. Non ascoltare questo idiota- le sussurrò.
Un mugolio sommesso provenne
dalla Mezzosangue tenuta stretta in quell’abbraccio, caldo e gelido allo stesso
tempo. Sembrava tremare, ma fu con voce fredda che pronunciò la frase –Facciamo
quello che dobbiamo fare-
Locke caricò un’altra freccia,
puntandola contro la ragazza. L’uomo dagli occhi verdi annuì, e piano lasciò
andare la ragazzina. Selyn scosse un secondo il capo, cercando di scacciare le
lacrime. Rivolse un languido sguardo a Locke, guardando come si guarda il proprio esecutore. Alla fine lì, tra loro tre, chi
era la vittima e chi il carnefice? Il vice preside
prese meglio la mira, caricando per bene l’arco, socchiuse gli occhi, sentendo
le dita dolore per lo sforzo: la freccia era pronta. Selyn aprì le mani
restando seduta, e tra i palmi di esse apparve un
piccolo globo, che la ragazza caricava senza guardare, concentrandosi
unicamente su Locke. Il globo crebbe, diventando della grandezza di un pallone
da calcio. A quel punto furono pronti. Un ultimo sguardo e, contemporaneamente,
rilasciarono i propri attacchi.
L’uomo dai bellissimi occhi
smeraldo fece un lunghissimo volo che lo portò a sbattere contro un muro,
creando un piccolo cratere alle sue spalle assieme al rumore di ossa rotte.
Selyn corse da Locke attaccandosi al suo braccio mentre questo si sistemava gli
occhiali.
-Ce ne hai messo di tempo!-
esclamò con voce falsamente di rimprovero la ragazza.
-E tu sei una grandissima attrice- le sorrise lui.
-Ho imparato dal migliore- lei
fece l’occhiolino.
Dalla direzione in cui era
atterrato il nemico si udì un mugolio –Dannati… era
tutta una farsa…-
-Oh, sei ancora
vivo?- chiese Locke, più annoiato che stupito. Prese la manina candida
della ragazza, ponendo davanti a sé il corpicino di lei
–Che ne dici di un attacco finale in grande stile, mia cara?-
-Direi che ci sta benissimo-
sorrise sinistramente la ragazzina. Come prima, un globo venne
caricato tra le sue mani, ma stavolta anche quelle dell’arciere su unirono alle
sue a formare la magia, mentre le guance della ragazzina si coloravano di
rosso. Un forte vento si alzò in tutta la sala, mentre la luce del bassorilievo
si estingueva misteriosamente, e quella prodotta da Selyn e Locke aumentava. Una grande luce azzurra ora illuminava a giorno
l’intera, grandissima stanza. Ora sì che erano pronti all’attacco finale.
“Zato. Ora!”
“Certo, piccola”
Il nemico balzò in piedi, pronto
a sferrare il suo nuovo incantesimo. Contemporaneamente, dall’altra parte dello
stabile, il giovane professor Janus Cascade scoccava l’ultimo sguardo all’Arc
Organite, premendo sul pulsante di autodistruzione. Un sorriso malvagio
illuminava il viso del professore –Goodbye-
La luce azzurra prodotta dai due
giovani guardiani si scontrò duramente contro quella
scura prodotta dal nemico, in un fragore di magia e suoni assordanti. I capelli
di Selyn solleticavano il viso a Locke, dandogli qualche problema a vedere. Peccato, voleva gustarsi la scena.
Un botto molto forte.
Un’esplosione, la terra tremò per leghe e leghe. Molta
gente urlò in preda al panico. Milia e la preside Sakura si gettarono a terra,
mentre Chris e Seven si sorridevano soddisfatti a vicenda. L’Arc Organite
veniva giù come tanti pezzi di lego, uno dopo l’altro. Macerie ovunque, la
strage era compiuta. L’unico muro rimasto in piedi era quello del bassorilievo,
ormai spento.
L’aria fresca del mattino
sferzava il viso della piccola Selyn, mentre questa volava stretta a Locke. O
meglio, lui volava, lei si godeva il “panorama”.
-Ce ne avete messo di tempo!- una
voce li colse di sorpresa.
-E non rompere!- esclamò Locke,
scocciato –Non posso neanche godermi un’alba nuova con
la mia fidanzata?-
-Se ci tieni a tornare a casa-
rise Zato –proprio no-
Selenity rideva, rideva come non mai. La battaglia finale era conclusa.
Avevano vinto. Era tutto finito.
Note dell’Autrice:
La prima cosa che ho fatto appena messo l’ultimo punto è stata urlare “E’ finitooooooo!”, ricevendo un bel “Ah, Nina, che urli?!” da
mia madre xD la seconda cosa è stata contattare il
mio grande amico, il più grande appassionato di questa Fan Fic e il più grande
mio sostenitore! E’ finito! Sul serio? Ovviamente no, manca ancora l’epilogo xDabbiate pazienza! Spero che la
battaglia finale vi sia piaciuta. Io ho battuto tutti i miei record con 20 pagine di capitolo, sono felicissima! Kiketta,
scusa se ti ho fatta aspettare, spero che questo
capitolo basti a farmi perdonare.
Ci vediamo prestissimo –se riesco
stasera stesso- per l’ultima danza!
Il tramonto primaverile era un
vero spettacolo. Le mille striature di rosso illuminavano il paesaggio creando
un’atmosfera mistica e surreale. Le colline, ora invase da quella luce,
sembravano più lontane del solito, più stanche. Come tutti in quel luogo,
imploravano riposo. In cielo era già comparsa la luna
e le prime stelle, segno che quella sarebbe stata una nottata piuttosto
tranquilla. Come non ne avevano da lungo tempo…
La ragazza dai lunghi capelli
bianchi inspirò a pieni polmoni l’aria fredda di fine inverno. La primavera era
ormai quasi giunta, mancava pochissimo, eppure il gelo non aveva ancora
abbandonato quelle lande, e di qua e di là si potevano scorgere rimasugli di
grigia neve. Gli alberi già cominciavano a colorarsi di nuovo. Era strano
vivere così pienamente il cambiamento di stagione, ma era anche molto
piacevole. Selyn si sentiva molto bene ora che il suo Potere era esploso, aveva
trovato stabilità, e conviveva con lei tranquillamente. Certo, qualche litigata
c’era sempre, ma cose passeggere.
Erano passate due settimane dall’avventura
all’Arc Organite, ma molte cose erano cambiate, mentre
altre erano rimaste le stesse. L’Angel Devil Academy
era in ristrutturazione. La preside Sakura, Zato, Milia, lei e Locke si stavano
impegnando per farla tornare il luogo sicuro che era prima.
Chris e Seven erano spariti per l’ennesima volta. Il loro compito era concluso,
ed ora potevano godersi un po’ di meritato riposo. Il
loro non era stato un addio, ma un arrivederci, e,
cosa incredibile, la mora era più commossa del ragazzo. Larisse
era tornata. Suo padre, purtroppo, era deceduto. La giovane alchimista però non
sembrava voler cedere al dolore, e questo le faceva onore. Aveva ascoltato
tutto il racconto dell’avventura di Selyn con gli occhi pieni di commozione,
con occhi sognanti. Saber e Ichigo si erano
temporaneamente trasferiti ad Arsa, ed ogni giorno si
recavano alle rovine della scuola per aiutare come potevano. Era un lavoro
lungo e difficile ricostruire una scuola come la grande e
famosa Angel Devil Academy. Selenity si era scusata con Milia per come l’aveva
trattata in tutto quel tempo, e le due avevano stretto un rapporto molto simile
all’”amicizia”. Zato era cambiato, ora incredibile, sembrava rinato. Le linee
marcate di rabbia che lo avevano sempre caratterizzato erano sparite dal suo
viso, lasciando spazio solo alla serenità. Anche lui, forse, aveva trovato la
pace a lungo cercata. Dopotutto ora era il Guardiano del Potere del Buio, non
poteva dirsi più soddisfatto di così!
Selyn e Locke si sorridevano a
vicenda. Ella, seduta sulle gambe del ragazzo,
sembrava più serena che mai. Lui, dal canto suo, sembrava molto felice mentre
la coccolava tranquillamente.
-Ammettilo-
cominciò lei.
-Hai degli occhi bellissimi-
Selyn, la quale osservava il tramonto, si voltò a
guardarlo arrossendo piano.
-Non dico questo-
-E allora cosa?-
-Ammetti che mi hanno tagliato
malissimo i capelli- sbottò.
Locke ridacchiò –Stai bene in
ogni caso. Anche se forse un incantesimo di Larisse li sistemerebbe un pochino-
sentendosi addosso l’occhiataccia della ragazza si
voltò a ridere piano. Quando si assicurò che ella
stesse nuovamente osservando il paesaggio riprese a parlare –E’ strana… tutta
questa pace intendo-
-Da quando sei arrivato tu abbiamo avuto molti problemi- annuì lei. Non aveva molto
senso annuire alle proprie frasi, ma era un vizio di Selyn.
-Grazie mille- ironizzò
lui.
-Devo dire che senza di te la mia
vita farebbe schifo- continuò Selyn –sul serio, lo sai che senza di te sarei
ancora un mocciosa emo che scarica i suoi problemi
sugli altri? I problemi che mi hai causato mi hanno fatta
crescere-
-Oh, ne sono felice. Gran bella
consolazione-
Selyn alzò un dito contro di lui –Sei
lo sbaglio più bello che mi sia mai capitato- sorrise da sotto il ciuffo
tagliato male, mentre, veloce, gli regalava un bacio –e alla fine, bello, sono
io la fonte di tutti i nostri guai, ricordalo-
-E sei anche il guaio più bello
che mi sia mai capitato-
Sembrava strano sentire tutte
quelle parole dolci da parte di un tipo freddo come Locke Ai,
ma Selenity sorrise –Sono cresciuta!- esclamò mentre, come sempre, due
rossetti facevano capolino sul suo tenero volto.
-Siamo maturati tutti. Siamo
pronti a una nuova avvenuta- annuì Locke, contagiato
dalla mania della ragazza. Cinque secondi di assoluto silenzio passarono, dopo cui la voce di lui si corresse –ritiro tutto-
Forse era stata l’occhiata
malefica di Selyn a fargli cambiare idea? Chissà…
-Sono pronta a godermi
delle sane vacanze di puro…-
-Selyyyyyyyn! Looooocke! Abbiamo
bisogno di aiuto!-
-Riposo-
la voce prima squillante della ragazzina si trasformò in un mugolio disperato.
Con un sospiro si abbandonò sul petto di Locke, disperando di trovare pace –odio
la scuola- disse scocciata.
Lui le sorrise, dunque tornò a
guardare il tramonto, ormai sul terminare. Nuova oscurità si gettava sui due,
era il tramonto del passato. Ma presto, l’alba di un
nuovo futuro sarebbe nata. E chissà, magari avrebbe portato altri guai. Ma per ora, bastava essere insieme, uniti, a godersi quell’attimo
di pura semplicità.
“E’ davvero tutto
finito?”
“No.
E’ appena iniziato.”
“Cosa
intendi?”
…
“Nihil?
Nihil? Perché non mi rispondi…?”
“Lo
capirai. La risposta è nel Buio”
“Nel Buio?”
“In Te.”
Note dell’Autrice:
E’ dura da dire dopo due anni. “The
Nothing Power” è conclusa. Beh, per me è triste… dire goodbye a chi mi ha fatto
sognare per due anni è doloroso, ma è la vita. Tutto
passa… Bene, ora basta con queste cose tristi. Sono stronza. Lo so. Ma state tranquilli, il fantomatico seguito annunciato da
Nihil è solo un progetto in cantiere. Ma chissà… di
certo mi farebbe felice, ma voi? :)
Angel Devil Forum mi appariva
bellissimo alla mia prima visita. Mi chiedevo “com’è possibile che un forum
così bello sia morto?”. Appunto per questo contattai
la founder, Sakura. Sì, Sakura, la mia gemy. In due giorni lo riportammo in vita, trasformandolo
nel famoso Angel Devil GDR, che alcuni di voi sicuramente conosceranno. Angel
Devil GDR ormai è stato chiuso per vari problemi, ma i due anni che ho passato
lì sono stati meravigliosi. Tutti i personaggi di questa Fan Fiction sono
reali, ma partiamo con calma con i ringraziamenti…
A Locke. Il mio Locke. Colui che ogni giorno mi da la forza di andare avanti, colui
che ha sopportato le mie manie emo e la mia crescita e maturazione. Colui il
cui sorriso è per me fonte di gioia.
A Barny,
o Zato, come lo si voglia chiamare. Nessuno più di lui
mi ha aiutata a realizzare “The Nothing Power”. Lui, il mio Guardiano delle Tenebre più oscure, il mio migliore
amico e furuto contabile u_u
a lui il ringraziamento più grande. Sei un mito.
A Sakura, la mia gemy, senza la quale tutto questo non sarebbe mai accaduto.
Sakura, no, Mayu, no Yukino, insomma c’hai troppi nomi, gemy! xD In ogni caso, leggete le sue
fic u_u la mia angioletta che vorrebbe essere
demonietta ma è troppo buona e dolce per riuscirci. Buahuah,
sono io la gemy malefica.
A Larisse LaCroix, vampirella alcolista, alchimista più brava del mondo,
meravigliosa erede della famiglia LaCroix, nonché mia
pazza, pazza, pazza amica u_u colei che si quota da
sola! x°°
A Saber, con cui, purtroppo, ho
perso i contatti, ma che considero grande amica. Come ormai avrete capito, il
suo personaggio è proprio Saber di Fate, e Ichigo è il suo ragazzo preso da BleachxD
A tutte le comparse della storia,
persone realmente esistenti ripeto, tutte stupende, chi più chi meno: Milia, Kinsei
Satan, Zaro, Mitzuki, Ichigo, Andrea, Malilù, Ririn, Karin, i mitici Seven e
Chris, la nonna Tic Tac! All’unico personaggio creato da me (e da Barnino ovviamente): Sir Van de Moon, il quale simboleggia
la saggezza, la forza del piccolo essere umano, l’amore paterno, in cui ho
reincarnato il mio papà.
A Lilith,
la quale credevo che dopo la chiusura di ADG non
avrebbe più seguito la fic, e invece mi ha stupita anche stavolta! A tutti coloro che hanno recensito la storia o l’hanno tra i
preferiti!
Alla mamma, che, nei momenti di
lapsus in cui non riesco nemmeno a coniugare i verbi, mi aiuta sempre!
Alla piccola Selenity Van de
Moon, la quale vivrà per sempre nel mio cuore.