Just for Love

di DreamWanderer
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Torn ***
Capitolo 2: *** It can't be you ***
Capitolo 3: *** I'm not gonna leave you alone ***
Capitolo 4: *** When did your heart go missing? ***
Capitolo 5: *** Something you'd never expected ***
Capitolo 6: *** Triggers ***
Capitolo 7: *** The plan ***
Capitolo 8: *** Let's start over ***
Capitolo 9: *** A Slytherin Day ***
Capitolo 10: *** Angel ***
Capitolo 11: *** My magic... is back! ***
Capitolo 12: *** Attention Please! ***
Capitolo 13: *** Old Friends ***
Capitolo 14: *** Merry Christmas ***
Capitolo 15: *** A matter of tactic (parte uno) ***
Capitolo 16: *** A matter of tactic (parte 2) ***
Capitolo 17: *** Protected ***
Capitolo 18: *** It's a surprise! ***
Capitolo 19: *** Gente.. che sfortuna del cavolo! (per non usare termini più volgari...) ***
Capitolo 20: *** Muy hermosa ***
Capitolo 21: *** Useless ***
Capitolo 22: *** I Think It's Time For You To Go ***
Capitolo 23: *** It's Between Us ***
Capitolo 24: *** Talking About Them, Talking About Us ***
Capitolo 25: *** Shards Of Night ***
Capitolo 26: *** Tea With Theo ***
Capitolo 27: *** 5 Senses, 7 Sins ***
Capitolo 28: *** A Death Eater's Turnabout ***
Capitolo 29: *** Rebel Girl ***
Capitolo 30: *** Friend or Foe? ***
Capitolo 31: *** You Foul Loathsome Evil Little Cockroach! ***
Capitolo 32: *** Back to December ***
Capitolo 33: *** Hide and Seek ***
Capitolo 34: *** Back to Hogwarts ***



Capitolo 1
*** Torn ***


Just For Love


Torn

Era stata illusa.

Era stata usata.

Era stata tradita.

Era stata spezzata.


E ora, piangeva.


Piangeva, senza fermarsi, mordendo le lenzuola per soffocare i singhiozzi. La testa riccioluta era affondata nel cuscino a batuffolo, in modo che le gocce salate fossero assorbite dalla federa di satino.


Giaceva lì immobile, sul pavimento freddo, singhiozzando. Si era lasciata scivolare giù dal letto così, avviluppata nel lenzuolo e abbracciata al cuscino. E le sembrava tutto insulso, tutto vuoto. Tutto gelido.


Perché l’amore doveva fare così male? Non  era quello che le avevano raccontato tutti i libri che aveva letto… tutti quei libri che aveva letto sognando lui, mentre combatteva la Grande Guerra Oscura con le unghie e con i denti per proteggere la sua vita e i suoi amici. Non era mai stata una che amava le illusioni. Ma aveva bisogno della speranza fugace che quei libri gli avevano dato.


Speranze che erano state infrante pochi minuti prima, con quella telefonata.


“Dannazione! Dannazione, dannazione, DANNAZIONE!”


Schifoso, maledetto codardo… non aveva neanche avuto il coraggio di dirle le cose in faccia. Aveva preferito stracciarla senza vederla.


Perché era così che lei ora si sentiva: stracciata. Ridotta a brandelli.


Come la coperta leggera che stava lacerando tra le unghie. Come il cuscino che stava sbrindellando a morsi.

Fu solo quando si ritrovò davanti ai resti delle sue lenzuola che riuscì a calmarsi. Ora che si era sfogata e osservava il risultato del suo dolore poteva razionalizzare tutto.

E promise. Promise a sé stessa che mai più nessuno avrebbe avuto un tale ascendente su di lei. Non si sarebbe lasciata distruggere un’altra volta.


Mai più.









Angoletto!

Ma ciao! Allora, che ve ne pare di questo primo prologo? prometto, è solo l'inizio e ne vedremo delle belle, ma belle molto!!! Vi avviso, il rating potrebbe alzarsi a rosso ma ancora non sono sicura. Dipende da quello che la mia testolina decide di propinarvi! In ogni caso, vi avvertirò prima che cambi. Me lo lasciate un commentino? Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 2
*** It can't be you ***


It Can't Be You
Just For Love


E eccoci qui col nuovo capitolo! Ho visto che la storia sta ricevendo abbastanza apprezzamenti, sono contenta di essere riuscita a trovare qualcosa che abbia un po’ di successo =). Un piccolo avviso: come ho messo anche nell’introduzione, la storia non è molto OOC. C’è solo una Herm un po’ diversa all’inizio, ma nient’altro.

xxsailorkikaxx: ciao! Dai sono contentissima che la storia ti piaccia *me molto contenta*! Eccoti il continuo, spero che lo gradirai altrettanto!

Clara111294: mmm, spero che la tua curiosità e il tuo interesse si riveleranno ben riposti ^-^! No, non è troppo OOC, c’è solo una Herm un po’ diversa all’inizio ma nient’altro degno di nota! Contenta?

Ale 93: grazie per i complimenti e… eccoti il seguito!









It Can’t Be You



--Prego signore! Prego, si accomodi!--

Fin dal primo momento, Draco sentì di detestare quell’ometto insignificante che lo stava così cerimoniosamente in quell’insulso postaccio. Si maledisse di nuovo per aver accettato quella “scommessa di compleanno”.

Era una specie di rito che vigeva nel circolo di cui tutti lo consideravano il capo: ogni anno, per il suo compleanno, i suoi amici gli proponevano una sfida di coraggio “alla babbana”, ovviamente pagandogli tutti i mezzi. Era un gioco riservato al capo, che rimaneva tale solo finché superava la sfida ogni volta. Se perdeva, si cambiava il capo. E lui non voleva di certo perdere la posizione, anche se doveva entrare in quel luridissimo night club e portarsi a letto una puttana con il buono che gli avevano regalato i suoi cosiddetti amici per consolarlo dell’ultima ragazza che aveva mollato.

Non appena varcò la soglia di quel postaccio si sentì prendere dalla nausea e fu tentato di tornarsene istantaneamente sui suoi passi. Ma non poteva, non se voleva tenersi il suo posto nel suo gruppo. Ormai aveva accettato e doveva andare fino in fondo.

--Le mostro le ragazze o preferisce guardare il depliant?-- riprese l’ometto untuoso che gli faceva cerimoniosamente segno di accomodarsi su una poltrona di fronte a un tappeto rosso porpora.

Draco represse a fatica un conato di vomito. Ma l’aveva per caso preso per un maniaco?! L’avrebbe volentieri Cruciato, se non fosse che i suoi amici giuravano di aver messo delle telecamere in quella schifosissima topaia, quindi gli toccava pure stare al gioco e comportarsi come era in accordi. Ovvero, come l’ometto si aspettava.

Si esibì in un perfetto ghigno made-in-Malfoy e si stravaccò sulla poltrona indicatagli dal proprietario del postaccio.

--Le sembro il tipo che sfoglia riviste per decidersi chi portarsi a letto?-- biascicò annoiato.

L’ometto gli dedicò un sorriso sbilenco, poi schioccò le dita dicendo: “Shanya”.

Una ragazza obbedì a quell’ordine, arrivando con passo elegante sul tappeto rosso. Il rumore che i tacchi a spillo producevano sul tessuto a moquette sicuramente più prezioso del necessario era ovattato, morbido. La ragazza indossava una mise fin troppo succinta, di colore argento vivo che riluceva leggermente sotto le deboli luci ombreggiando le curve in modo insinuante. Sorrideva senza un minimo di pudore.

Draco fece un cenno all’ometto e quello schioccò di nuovo le dita per presentargli Monica. La ragazza in questione indossava un paio stivali alti in pelle. Lo strusciare della zeppa contro la moquette produceva un rumore che era quasi fastidioso. Indossava un completino a due pezzi di pelle, il corpetto che si chiudeva con una zip provocante. I capelli biondissimi e lisci le scendevano fino alla schiena ondeggiando a tempo col ritmo del suo passi. Gli sorrise mordicchiandosi le labbra in modo invitante.

Draco accennò di nuovo col capo e un terzo schiocco di dita accompagnò il nome successivo. Hermione.

“Hermione?” si chiese Draco. Che fosse…? No, era impossibile.

La ragazza avanzò sul tappeto rosso con un passo leggero e felpato. Il suono delle ballerine si sentiva appena tanto era delicato. Lui la guardò in viso. Aveva i capelli ricci, di un caldo castano miele, che le arrivavano sotto le scapole. Gli occhi sottili erano di un profondo color dorato che lui aveva già visto. Indossava una gonna dal taglio a goccia con delle frange alla cintura che le lasciava scoperta una gamba e celava parzialmente l’altra. Il top che mostrava il ventre piatto era tipo a camicia con dei bottoni sul davanti, mentre aveva dei lacci sulla schiena. Era snella ma le curve erano morbide. Seppur tenesse la testa china, gli occhi guardavano dritto davanti a sé come per strillare: “Non sono debole, vediamo se riesci a guardarmi negli occhi schifoso bastardo”.

--Voglio lei.-- decise Draco.

L’ometto le fece segno di tornare dietro le quinte per attendere ordini, già tutto sorridente per l’affare concluso.

--Che camera desidera?-- gli domandò untuoso.

--Una camera calda con un letto a baldacchino. Niente di grandioso, solo una stanzetta decente.-- dispose lui.

--Certo, certo, come desidera.-- fece il leccapiedi. --Volete che la ragazza si vesta in modo particolare?--

Draco si costrinse a reprimere un conato di vomito. Cielo, quanto gli faceva schifo tutto quel posto. Se avesse potuto gli avrebbe dato fuoco.

--Lasciatele pure addosso quel vestito che ha ora.-- disse deglutendo la rabbia.

--Come volete, tutto ciò che volete.-- fece l’omino citando il motto di quella topaia. --Venga, l’accompagno alla camera, e la ragazza la raggiungerà tra poco.--

--Ottimo.--  “Prima finisce questa farsa meglio è.” Si disse.


-<>-*-<>-


Draco entrò nella camera, all’inizio trattenendo il fiato. Ma grazie al cielo non trovò nulla di scandaloso.

Il letto a baldacchino era grande e spazioso, dall’aspetto morbidissimo. Era rivestito da lenzuola di satino, le tende che ondeggiavano mosse da un alito di vento che spirava da una finestra, con le sbarre, appena socchiusa. Le pareti erano ornate di specchi incorniciati da piedistalli in ferro nero che inquadravano l’intera stanza da ogni prospettiva grazie al loro gioco di riflessi. Dal soffitto pendeva un lampadario di cristalli che emanava una luce morbida e soffusa. Nonostante ciò, i flebili raggi delle candele arrivavano ad accarezzare ogni angolo della stanza grazie alla trama di specchi.

Il ragazzo si volse verso lo specchio alle sue spalle e squadrò la sua immagine con occhio critico. Il riflesso gli mostrò un bel ragazzo, sulla ventina d’anni. Era cambiato un po’, e si vedeva. Il fisico aveva abbandonato da tempo le fattezze di ragazzino per sviluppare un fisico molto più deciso. La corporatura rimaneva esile ed elegante, ma sotto gli arti snelli guizzavano i muscoli allenati. I lineamenti del viso aveva perso morbidezza e si erano affilati, rendendo lo sguardo molto più volitivo. Gli occhi colpivano con il loro colore meraviglioso, un grigio ghiaccio screziato di lampi celeste chiaro. I capelli biondi formavano un caschetto corto, leggermente scompigliato. Alcuni ciuffi liberi gli cadevano sottili sugli occhi ombreggiandogli impercettibilmente il volto e dandogli definitivamente l’aria da “bello e dannato”.

Draco abbandonò quel riflesso soddisfacente per andarsi a sedere sul letto a baldacchino. Pose il mento sulle mani giunte a pugno, cercando di riflettere.

Non riusciva a credere che quella ragazza che avesse visto sfilare come una prostituta sul tappeto di un night club fosse la Mezzosangue Grifondoro Hermione Jane Granger. Insomma, cozzava contro tutto che aveva sempre saputo di lei! Se l’era sempre immaginata come una futura insegnate o bibliotecaria, oppure Auror, felicemente sposata con la Donnola Lenticchia Ronald Billius Weasley. Ma trovarla a lavorare lì… poi si ricordò dell’espressione comunque fiera che aveva avuto mentre “sfilava”. L’espressione di una leonessa in gabbia.

Lo scatto della maniglia che veniva abbassata interruppe le sue riflessioni mentre l’oggetto dei suoi pensieri faceva lentamente il suo ingresso nella stanza. Indossava gli stessi pezzi di stoffa che le aveva visto addosso quando gli era stata presentata. Portò il proprio sguardo immediatamente sul suo viso. Gli occhi erano grandi, un castano nocciola diluito con un colore così meraviglioso da parer oro fuso. Le labbra piccole ma piene non sorridevano. I boccoli bruno miele le incorniciavano il viso con alcuni ricci più corti per poi allungarsi e cadere morbidamente dietro le spalle. Lo stava guardando negli occhi, una domanda silenziosa nelle iridi.

--Sei bella, Mezzosangue.-- la salutò Draco esibendosi nel suo classico ghignetto Made-in-Malfoy.

La ragazza sgranò gli occhi e il lampo di comprensione che li attraversò sembrò illuminarle il viso.

--Malfuretto Platinato?!-- sibilò Hermione tra i denti.

Per un secondo, il Principe delle Serpi rivide colei che aveva conosciuto a scuola. L’oro dentro le sue iridi mandava lampi, le labbra tese in un’espressione di palese ostilità, i denti stretti come a cercare di trattenere le grida e le imprecazioni che avrebbe voluto sputargli addosso, i pugni chiusi per resistere alle offese che lui puntualmente le vomitava addosso… tutto questo gli era familiare.

Ma l’attimo dopo l’ex-Grifondoro si ricompose, ricordandosi di essere sul lavoro. Se non fosse stato per altro, lo avrebbe volentieri preso a botte!

--Signor Malfoy.-- lo salutò pacatamente.

Draco sgranò gli occhi, ma non palesò il suo stupore in altro modo. Oh, adesso sì che ci sarebbe stato da divertirsi! Ghignò.

--Granger, non ho intenzione di fare nessuna delle porcate a cui ti presti di solito, complicate o elementari che siano. Non ho chiesto di te per essere un tuo cliente. Quindi risparmiami la tua falsissima deferenza.-- le disse mettendo le cose in chiaro.

Hermione rimase a bocca aperta, sia per quello che le aveva detto sia per il modo in cui le aveva parlato.

--Bene.-- cominciò secca. --Allora posso sapere che cosa ti ha spinto a portare le tue purissime grazie qui tra noi comuni mortali?--

Il ragazzo rise. --Non hai perso il tuo sarcasmo, vedo.--

--E tu non hai perso il viziaccio di eludere le domande!-- sbottò lei. Quel dannato Principino da strapazzo aveva sempre avuto il potere di mandarla fuori dai gangheri semplicemente respirando.

--Oh, scusami tanto!-- la prese in giro Draco. --Primo, sono qui per una scommessa. Secondo, non sono certo tenuto a renderti conto di quello che faccio.--

Le labbra della giovane scoprirono i denti in un ringhio muto, che non sfuggì al biondo.

--Suscettibili?-- la provocò maligno.

--Malfoy, dimmi semplicemente cosa vuoi e poi fatti buttare fuori a calci.-- sputò Hermione. Detestava i giochi di parole, detestava i giri di discorso per non affrontare il punto della conversazione.

--Che cosa ci fai qui, Granger?-- le chiese allora il ragazzo, diretto.

-- Domanda intelligente Malfoy, proprio degna di te. Io qui ci lavoro, come avrai notato… devo farti un disegnino?-- ribatté acida l’ex-Grifondoro.

Draco strinse i denti. Come, come si permetteva di parlargli così? Cercò di calmarsi, anche se gli riusciva difficile con quell’antipatica a pochi metri. Ma se non si fosse calmato non avrebbe ottenuto quello che voleva.

--Forse non mi sono spiegato.-- proferì quindi, cercando di controllare il tono della voce. --Che cosa ci fa una una Grifondoro intelligente e carina come te in una topaia di agenzia per sgualdrine?--

Hermione non sembrò apprezzare i dettagli della domanda. Incrociò le braccia sotto il seno, gli occhi gelidi. Gelidi, come non li aveva mai visti a lei. Eppure conosceva quel gelo, perché l’aveva visto nel suo riflesso allo specchio per almeno un paio d’anni.

--Non sono certo tenuta a renderti conto di quello che faccio della mia vita, Furetto.-- replicò la ragazza, citandolo e aggiungendo tutto il suo astio personale.

La mascella del biondo si tese, ad esternare tutta la sua irritazione.

--Ora, caro Principino dei miei stivali col tacco a spillo, hai intenzione di usarmi per quello che mi hai pagata oppure me ne posso andare?-- chiese ancora sorpassandolo e andandosi a sedere sul letto.

Draco la fissò, allibito. Gli sembrava di essere in una di quelle barzellette che si leggono sui giornalini dei cruciverba, quelle chiamate “Le Ultime Parole Famose”. Se qualche giorno prima gli avessero detto che se la sarebbe trovata davanti in quella situazione si sarebbe messo a ridere! E ora invece c’era dentro.

Chi era la ragazza che gli stava davanti? Non poteva essere Hermione Mezzosangue Granger, la migliore amica di Harry Sfregiato Potter, la fidanzata di Ronald Lenticchia Weasley. Che cosa poteva esserle successo per trasformarla tanto? Quale malsana e perversa catena di eventi aveva potuto congelarla in modo tale da spingerla a vendersi così squallidamente?

--Che cosa ti è successo, Granger?-- sibilò il Principe delle Serpi affilando lo sguardo. --Che fine ha fatto l’orgogliosa Grifondoro, la so-tutto-io, l’amica di Potty e di Weasel?--

Lei lo guardò duramente. --Quella è morta da un pezzo.--

Ma il ragazzo non ci credette: poteva vedere mille sentimenti infuriare dietro a quel velo di ghiaccio che celava l’oro dei suoi occhi. Vedeva la rabbia, il disgusto, la delusione… e poi ancora, più indietro, vedeva la nostalgia, la paura, il dolore. E soprattutto vedeva la solitudine.

--Non puoi essere tu…-- mormorò come sotto shock. --Che cosa ti hanno fatto?--

Hermione si alzò di botto, furiosa. Come osava quel dannatissimo rampollo viziato spuntare dal nulla, dopo 3 anni senza contatti? Dopo sette di dispetti, offese, prese in giro, cattiverie? Dopo anni e anni di disprezzo per chi era e per ciò che rappresentava?

--Tu non sai niente di me, Malfoy, hai capito? NIENTE!-- esplose. Non lo sopportava. Non lo poteva vedere, non lo poteva sentire, non lo poteva respirare.

Draco la guardò stupefatto mentre la ragazza gli sbraitava contro, poi si voltava e usciva dalla stanza sbattendo la porta. Gli ci volle un secondo per riprendersi, poi si catapultò fuori dalla stanza per inseguirla. Purtroppo riuscì solo a tornare fino alla reception guardandosi intorno come un ossesso.

--Hem… posso aiutarla, signore?-- gli chiese lo stesso ometto di prima sbucando da dietro al bancone.

--Sì. La ragazza che avevo richiesto prima… dov’è?-- chiese il biondo, un tono che non ammetteva repliche.

--Oh, beh…-- balbettò il tizio. --Hermione è arrivata qui, e mi ha detto che ci sono stati dei dissapori perché già vi conoscevate… sa, ci sono complicazioni quando si mischiano amicizie e questa professione… lei capisce?--

Draco annuì, serafico, poi decise di riportare la discussione sull’argomento che più gli premeva. --Lei dov’è?--

Quello si torse le mani, a disagio. --Vede, signore… il fatto è che la nostra politica ci impedisce di metterla in contatto con la signorina a causa della vostra relazione di amicizia…--

Ok, adesso il Principe delle Serpi si stava inviperendo davvero!

--Senta.-- disse con una calma che lasciava presagire il peggio. --Della vostra politica in questo momento io me ne sbatto. Se non vuole mettermi in condizione di parlare con la ragazza qui, allora mi dia il suo indirizzo.--

L’ometto deglutì spaventato: aveva udito fin troppo bene la nota di velata minaccia che aveva calcato la voce del biondo.

--Hem…-- balbettò cercando di ricomporsi. --Purtroppo non posso fare nemmeno questo… vede, per questione di tutela della privacy noi non abbiamo i dati personali completi delle nostre lavoratrici… e io non potrei comunque accedervi…--

Gli occhi di Draco s’infiammarono. --Molto bene. disse lentamente, scandendo ogni sillaba per la rabbia. --Allora mi dia un’altra ragazza. E non si preoccupi, gliela pagherò.--

Quello sospirò, sollevato. --Questo lo posso fare. Chi desidera?--

--Mi mandi Monica.--

Se la ricordava la tizia. La biondona che l’aveva guardato come se avesse voluto mangiarselo vivo. Ghignò il più sadico dei suoi ghigni: avrebbe vinto la scommessa e estorto quello che voleva sapere.










Angoletto!

Allora, che ve ne pare di questo capitolo? Ecco qui il primo vero capitolo, dove emergono meglio la storia e i protagonisti. Ma tanti personaggi devono ancora venire alla ribalta! Spero che vi sia piaciuto! Commentino?
Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 3
*** I'm not gonna leave you alone ***


I'm Not Gonna Leave You Alone
Just For Love


Ma ciao meravigliosi! Ho visto che questa storia sta piacendo molto… NON AVETE IDEA DELLA FELICITà CHE MI STATE DANDO CON I VOSTRI COMMENTI! Ma prima di rispondere alle recensioni voglio darvi una piccola informazione: ho aperto un account esterno di posta solo per le cose di EFP, quindi se qualcuno volesse contattarmi potete trovarmi all’indirizzo KissyKikka@gmail.com

Clara111294: sono contenta che la mia storia ti interessi e che la nuova Herm ti intrighi, tutto sommato! Spero che continuerai a seguirmi e che la storia continui a ispirarti! Grazie per avermi detto che non trovi i personaggi troppo OOC, mi hai fatto tirare un sospirone di sollievo!

Giorgia_Malfoy: che bello, la storia ti piace ^-^! Scusa se gli aggiornamenti saranno appena lenti, prometto di renderli più veloci non appena riuscirò a stenderne più capitoli in anticipo!

xxsailorkikaxx: grazie mille per i complimenti, non sai quanto ne sia stata contenta! Eccoti un nuovo capitolo, spero che ti intrighi anche questo!

DumbledoreFan: placa pure l’ansia, eccoti il nuovo capitolo! Grazie per i complimenti sullo stile, sono contenta che ti piaccia *me molto soddisfatta*! Meno male che i personaggi non sono così OOC, avevo paura di aver fatto pasticci… spero che ti piaccia anche questo chappy!

Tanny: che bello, una nuova fan! Me fuori di gioia! In effetti mi sono ispirata alla mia idea di Narcissa Malfoy per costruire la facciata gelida di Herm, ma chissà che non cambi ancora! boh!!! Tranquilla che le belle arrivano presto!

anna96: per Merlino, addirittura un posto tra i tuoi preferiti??? AAAHHH!!! Me commossa!! *o* ^-^!!! Sono contenta che la mia storia ti piaccia a tal punto, io ero preoccupatissima di fare disastri… eccoti il nuovo capitolo, dove diciamo che cominceranno a succederne!

Grazie mille a tutti quanti, a chi mi legge, mi mette tra le seguite o tra i preferiti, ma soprattutto un grazie enorme a chi recensisce! Davvero, mi date una spinta enorme a continuare! Ora vi lascio al capitolo!










I’m Not Gonna Leave You Alone



Draco sogghignò mentre guardava il piccolo, modesto bar che gli stava davanti.

Sembrava un bel posticino tutto sommato. Sotto dei portici di marmo, si trovava in una trasversale della via più frequentata della città. Aveva dei tavolini anche fuori, e quelli che non venivano coperte dal porticato erano sovrastate da ombrelloni. Agli angoli c’erano delle stufette che ora erano accese dato il freddo di dicembre.


I tavolini in ferro imbiancato erano circondati da quattro sedie ciascuno, ognuna con un vaporoso e morbido cuscinone colorato sopra. L’entrata vera e propria del bar era larga, con la porta a vetri automatica.


Dentro c’era un bel calduccio, grazie al sistema di condizionamento. Il bancone con la cassa si trovava in fondo, in modo da garantire agli avventori un “corridoio” che dava la visuale sui manicaretti di pasticceria e paninoteca esposti sotto vetro. Tutta il resto dello stanzone era pieno di tavolini, sia centrali che addossati al muro. Di nuovo quei cuscinoni sulle sedie, per aggiungere un tocco di comodità e di colore.


Gli piaceva quel posto. Sapeva di sicurezza grazie alle classiche colonne portanti incastonate nei muri… persino i capitelli erano stati riprodotti con maestria. C’era un’atmosfera calda grazie alle giocose fiammelle che ardevano vivaci sugli stoppini delle candele avvolte da vasetti in vetro soffiato. I cuscinoni colorati mettevano allegria e rendevano il tutto più informale, più giovanile. Il profumo di cornetto caldo che permeava l’aria faceva pensare a quelle meravigliose pasticcerie a cui si passa davanti quando si è in giro con gli amici, o ai dolcetti sfornati dalla nonna la domenica mattina.


Di casa. Quel posto sapeva di casa.


Draco si sedette a un tavolino piuttosto esterno. Era davvero di buon umore, quella mattina. Aveva vinto la sfida, perciò era ancora a capo della sua cricca. Inoltre, quella sgualdrina della sera precedente gli aveva fornito tutte le informazioni che desiderava sapere. Così era riuscito a risalire a quel posto dove sapeva che avrebbe trovato…


Hermione, l’oggetto dei suoi pensieri, fece il suo ingresso da una porta bianca in fondo alla sala in quell’istante. Non lo notò subito, così lui ebbe il tempo di osservarla.


La divisa da lavoro era davvero semplice, una banalissima camicetta bianca e una gonnellina nera che poteva considerarsi perfettamente decente. Ad arricchire il completo c’erano un paio di stivali color onice alti fino al ginocchio, col risvolto. I ricci castano miele erano raccolti dietro alla testa con un mollettone.


La Granger trasse dalla tasca un piccolo bloc-notes e fece una domanda al tizio dietro al bancone, probabilmente il suo capo. Quello le indicò il tavolo dove lui si era appena seduto e la ragazza si girò. Il suo viso divenne una maschera d’irritazione.


Draco se ne accorse e le mostrò uno dei suoi personalissimi ghigni.


Hermione, dal canto suo, dovette fare uno sforzo per non afferrare uno dei preziosi vasi di vetro che ornavano il bancone e tirarglielo addosso strepitando insulti non esattamente affettuosi. Ancora quel dannatissimo Malfoy? Come diavolo aveva fatto a trovarla?! Oppure quella di perseguitarla era una dote innata?


Promettendosi di cruciarlo non appena ne avrebbe avuto l’occasione (e maledicendo il fatto di non poterlo fare subito a causa dei clienti babbani che frequentavano il bar), si avviò per prendere la sua ordinazione come le aveva chiesto Franco, il proprietario del locale.


--In cosa posso servirla?-- chiese cortese, cavandosi letteralmente le parole di bocca e forzando un tono di voce gentile.


Ma il ghigno che vide accentuarsi sulle labbra del suo nemico d’infanzia non le piacque per nulla.


--Che deferenza Granger… come mai ti incontro sempre in posto dove sei costretta ad essere gentile con me?-- la provocò Draco, riuscendo immediatamente nel suo intento.


Hermione infatti, già di cattivo umore proprio a causa di quel Furetto, s’infiammò subito.


--Che cosa ci fai qui, Malfoy?-- sibilò tra i denti, gli occhi furibondi che mandavano lampi d’avvertimento.


Ma il Principe delle Serpi adorava giocare col fuoco…


--Che gran benvenuto! E io che speravo una situazione più accomodante…--


--L’unica soluzione “accomodante”, come dici tu, sarebbe con te disteso per terra vittima di una mia Cruciatus.-- sputò lei, acida più che mai.


--Uff, che cattiveria… non dovresti essere carina e sorridente con i clienti?-- sogghignò il bel biondo con fare strafottente.


La ragazza sospirò. Possibile? Possibile che nemmeno dopo tutti quegli anni avesse diritto a un po’ di pace?


--Furetto… che cosa vuoi?-- ribatté ancora Hermione, ma stavolta più stanca.


Draco la guardò con quelle sue iridi splendenti, come per sondarle l’anima. Vide gli occhi freddi della ragazza, pieni di dolore rinchiuso da un po’ troppo tempo.


--Voglio capire, Granger.-- le confessò, onesto con lei forse per la prima volta. --Voglio capire che cosa ti ha spinta a venderti_-- e sputò quella parola con disprezzo. --_in un modo così squallido. Voglio capire che fine a fatto la vecchia so-tutto-io.--


Hermione rimase zitta di fronte a quelle parole. Soprattutto sorpresa: non pensava che Malfuretto le avrebbe mai parlato in quel modo, apertamente, senza insultarla o prenderla in giro.


--È per questo motivo,-- continuò Draco sfoggiando uno altro ghigno dei suoi. --che più tardi tu verrai a pranzo con me!--



-<>-*-<>-


Hermione si sentiva estremamente a disagio, per tre semplicissimi motivi…

Primo, era in un ristorante di lusso vestita in un modo pressoché normale e non tirato come sarebbe convenuto.

Secondo, era in compagnia del suo peggior nemico.


Terzo, avrebbe dovuto sopportare l’interrogatorio della sua nemesi.


Insomma, aveva ragioni più che valide per torcersi le mani mentre Draco Furetto Malfoy si faceva riconoscere dal cameriere del ristorante per avere un buon tavolo appartato. Eh certo, lui non aveva mica problemi a essere così disinvolto… quelle cose erano al suo ordine del giorno!


Ma lei? Lei che cavolo ci faceva lì, assieme a lui, a raccontare la storia della sua vita? Niente! Fece per voltarsi e andarsene, ma il cameriere la fermò proprio in quel momento.


--Si è liberato un tavolo, se volete seguirmi.--


E così Hermione Granger si trovò seduta a tavola con il suo peggior nemico.

Draco, dal canto suo, si stava divertendo in un certo senso. L’imbarazzo della Mezzosangue gli sembrava… buffo.

Un momento… BUFFO? Patetico semmai, ridicolo anche, ma buffo?! Buffo è… è… smielato!


Scosse la testa, convincendosi che forse qualcosa nell’antipasto gli aveva fatto male.


--Allora Granger, è di tuo gusto il primo?-- chiese dopo un po’ per spezzare il silenzio che lei sembrava ostinata a mantenere.


La ragazza lo guardò perplessa per un attimo, poi annuì. --È molto buono, grazie.--


Il biondo sbuffò, esasperato. --Granger, e sciogliti un po’! Non ho intenzione di farti del male e non ho intenzione di insultarti, siamo solo due ex-compagni di scuola che si sono incontrati e che vanno fuori a pranzo. Relax!--


Hermione ancora faceva fatica ad abituarsi al modo del Serpeverde di mettere in chiaro le cose. Anche se in effetti era sempre stato un po’ schietto…


Fu in quel momento che avvenne: le parve di sentire un’onda bollente salirle dal petto, dilagarle dentro fino a scuoterle il cuore. Irritazione. Fierezza.


--Molto bene Malfoy. Allora, che hai combinato in questi anni?--


La ragazza si stupì di sé stessa. Da quando aveva ricominciando a ribattere alle ripicche? L’ultima cosa che aveva davvero fatto per amor proprio era stato quando… quando aveva fatto a pezzi le lenzuola in camera sua, l’anno prima.


Draco invece sorrise soddisfatto: la Granger aveva cominciato a recuperare l’orgoglio.


--Mah, niente di che. Ho trovato un lavoro abbastanza decente, anche se potrei benissimo vivere di rendita. Ogni tanto mi vedo con Pansy e Blaise per una rimpatriata tra amici. Ho una villa un po’ fuori da Diagon Alley che ogni tanto dividiamo, ma per lo più vivo da solo. E ho comprato un gufo nuovo.-- concluse sempre sorridendo. Poi aggiunse: --E tu, invece?--


Quanto le dava i nervi… farle certe domande! Chi si credeva di essere per chiederle qualcosa di così confidenziale? Non aveva nessun diritto. Nessuno.


--Lavoro al bar, e poi quella cosa serale. Vivo in un appartamento, da sola.-- rispose schietta l’ex-Grifondoro per poi ricominciare a dedicarsi al suo dessert.


Il giovane si stupì della freddezza e della reticenza con cui aveva raccontato tutto. Sembrava a disagio a parlare di sé, come se avesse qualcosa che voleva a tutti costi nascondere. Ma lui l’avrebbe scoperto, parola di Draco Lucius Malfoy.



-<>-*-<>-


Draco camminava lungo la strada verso la sua macchina, tutto soddisfatto. Dietro di lui, Hermione lo seguiva sfoggiando per l’occasione un magnifico broncio.


Il Principe delle Serpi sogghignò. Quanto adorava mandarla fuori dai gangheri. Tirò fuori le chiavi dalla tasca della giacca e fece scattare la serratura della macchina che produsse uno scatto felpato. Poi, da vero galantuomo, le aprì la portiera. Lei mormorò un grazie, e il suo ghigno si accentuò anche di più. Poi salì a sua volta e mise in moto.


--Malfoy?-- chiese la ragazza mentre si allacciava la cintura.


--Sì?--


--Perché vuoi accompagnarmi a casa?!-- il tono aveva raggiunto un paio di ottave superiori alla norma… dannato Furetto!


--Granger Granger, se mi dici così mi offendo! Devo pensare che tu non gradisci la mia compagnia?-- replicò Draco senza smettere di ghignare. Era anche divertente stare con lei quando non lo prendeva a pugni.


--O mi rispondi o giuro che ti stendo come ho fatto al terzo anno.--


Ecco, appunto.


--Beh, che ti posso dire.-- si strinse lui nelle spalle. --A dispetto di quello che tu, Potty e Lenticchia credete a me è stata insegnata la buona educazione. E io non mollo le belle ragazze sulla strada dopo averle invitate a mangiare fuori.--


Hermione ci mise un secondo ad assimilare tutte le informazioni che implicava la frase appena pronunciata.


Primo dato sorprendente: aveva avuto un’educazione pressoché decente. Buono a sapersi che i genitori non gli avevano insegnato solo ad ammazzare.


Secondo dato shoccante: la considerava una bella ragazza. Quindi non la odiava più… certo che era proprio cambiato in tutti quegli anni.


Terzo dato, il peggiore: l’aveva nominato. Stronzo, maledetto bastardo. Perché ogni volta che sentiva il suo nome doveva sentire una voragine aprirsi dentro?


--Hey Granger? Ci sei?-- la voce del biondo la riportò alla realtà come una doccia fredda.


Prese un bel respiro, cercando di scacciare il senso di vuoto che aveva sentito dilagare accanto al suo cuore prima che lo notasse. Per qualche ragione, con lui riusciva a tornare Hermione Jane Granger. Non la cameriera dolce, non la sgualdrina servizievole. Hermione. L’orgogliosa Grifondoro so-tutto-io.


--Allora, dov’è che abiti?-- le chiese il ragazzo.


--Ho un appartamento a un paio di parallele alla via dove sta il Paiolo Magico. Intanto vai là, poi ti dico io dove svoltare.-- descrisse Hermione automaticamente. In quel momento la sua testa stava fluttuando.


Quel pranzo l’aveva messa di buon umore, come non si sentiva da tanto tempo. Come se qualcosa dentro di lei avesse cominciato a muoversi, strisciando piano. Un rigagnolo d’orgoglio. Incredibile che ci fosse voluto il suo peggior nemico per tirarlo fuori. Non impensabile però: anzi, forse era proprio a causa di quella loro rivalità che era tornato a galla. Ma non l’avrebbe mai ringraziato!


Piegò la testa appoggiandola al finestrino e, nel buio, sorrise.


E Draco se ne accorse.


Ghignò. Qualcosa nella Granger stava cambiando. Ottimo, era un primo passo. Ma ora basta fare il bravo bambino gentile e premuroso.


--Gira a destra qui, vai dritto per un paio di isolati.--


Primo, essere così servizievole non gli si addiceva. Bisognava dire però che era stato bravo a recitare. Inoltre, confondendola era riuscito a mescolare un po’ le carte in tavola.


--Sinistra, il cancello è quello verde aperto con il vialetto in mattoni.--


Secondo, adesso doveva giocare duro. E la parte del bravo ragazzo non era adatta. Anzi, la parte che gli serviva ora era quella che gli veniva meglio: il ruolo alla Malfoy.


--Non c’era bisogno di venire così avanti e di parcheggiare. Potevi benissimo lasciarmi all’entrata.-- lo ringraziò la Granger mentre scendeva.


--Ma ti pare.-- replicò lui senza darle retta. Ovviamente. Poi scese a sua volta e chiuse la macchina.


La ragazza lo notò e si fermò sugli scalini, un’occhiata perplessa e sospettosa negli occhi.


--Scusa Granger.-- cominciò ghignando perfido, mentre le entrava nella mente per carpire immagini di casa sua per la Materializzazione. --Non ho intenzione di lasciarti in pace.--


Hermione sentì la sua mano stringersi saldamente attorno al polso, ma prima che potesse ribellarsi vide il mondo confondersi davanti ai suoi occhi. Stagliata nella sua mente, l’immagine del piccolo atrio del suo appartamento. I colori le danzavano intorno, roteavano… poi la scena cominciò a stabilizzarsi.


E si ritrovò esattamente nel piccolo atrio del suo appartamento!







Angoletto!

Et voilà! Finito anche questo capitolo. Scusate se ci metterò un po’ ad aggiornare perché sono un po’ tanto impegnata e lo stress non dà spazio nemmeno all’ispirazione… prometto che farò del mio meglio, anche perché il prossimo capitolo è già finito… beh quasi! Ci risentiamo tra 5/6 giorni! Mi raccomando commentate eh? Un bacissimo!

Clarisse

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Capitolo 4
*** When did your heart go missing? ***


When DId You Heart Go Missing?
Just For Love



Heylà bellissimi! Allora, prima di tutto vi voglio dare un mega mega grazie in generale visto il sostegno che mi date, quindi… THANK YOU! (all’americana!). Questo capitolo mi è uscito un po’ così, spero che vi piaccia comunque!

Clara111294: hehe, Draco è fatto per stupire il mondo, noi povere mortali che ci possiamo fare? Stai tranquilla che ci saranno TANTE altre sorprese, ma con uno come lui nella storia veniva d’obbligo! Beh, diciamo che Herm ancora risente dell’odio della scuola e non è convintissima… cambierà idea, lei ha testa quindi non è un caso incurabile. Grazie per avermi rassicurata per quella storia degli aggiornamenti, cercherò di essere puntuale comunque ma almeno non ho il fiato sul collo per fare le corse!

anna96: oooh, meno male che mi rassicuri sui miei disastri immaginari! Mi rassicuri anche dopo questo capitolo se ti piace, visto che mi convince così così? Grazie mille per i complimenti, sono contenta che ti piacciano sia i personaggi che la storia! W Draco da bacioooo!!!!

Tanny: ciao, bentornata! Beh, Herm sta facendo di tutto per tenere una faccia di bronzo ma diciamo che il caro Dray sa come fargliela perdere… e sappi che Malfuretto ti sorprenderà! Leggi e fammi sapere, mi raccomando!!!

xxsailorkikaxx: uuuuh che bello, la storia continua a piacerti! Spero di non deluderti con questo capitolo!

Giorgia_Malfoy: grazie, sono contenta che ti sia piaciuto! Eccoti qui il seguito, fammi sapere!








When Did Your Heart Go Missing?



Hermione si staccò da lui con violenza, e Draco la lasciò andare.

--Malfoy ma che ti dice la testa! Perché cavolo sei voluto venire in casa mia?!-- sbraitò la ragazza, furibonda.

No, furibonda era un eufemismo. Era… era… non era mai stata più furiosa in vita sua. Come si era permesso? Così poi, senza chiedere. Arrogante. Ma che fine aveva fatto il Draco carino e gentile? Sadico doppiogiochista! Stupida lei che c’aveva pure creduto.

--Bella casa, Mezzosangue. Vivi da sola?-- fece il dannatissimo Principino guardandosi intorno, cominciando a girare nel salotto.

--Stavolta non me la bevo!-- sbottò ancora irata. --È inutile che ricominci a fare l’innocente, Furetto della malora! L’ho capito io, che credi che sia scema? Il pranzo fuori, le carinerie, il passaggio a casa… tutto per farmi abbassare la guardia, vero?--

--Allora sei ancora intelligente, so-tutto-io. E pensare che temevo che quel tuo brillante cervellino avesse fatto le valige per sempre!-- ribatté lui dall’altra stanza, mentre curiosava nella cucina.

--Vattene!--

Il Serpeverde tornò di fronte a lei per affrontarla. --Te l’ho già detto, Granger. Non ti lascerò in pace_-- Hermione sospirò, esasperata. --_finché non mi avrai spiegato un po’ di cose.--

La ragazza gli rivolse uno sguardo interrogativo, e Draco ghignò.

Decise di temporeggiare, e riprese a guardarsi intorno. Aveva gusto per i mobili, la Mezzosangue.

--L’hai arredato tu?--

--Sì.-- rispose lei, freddissima.

Se l’era aspettata, quella reazione. Ma doveva dare tempo al tempo: sapeva quanto la stesse facendo arrabbiare. Doveva solo aspettare il momento giusto.

Intanto, analizzava l’ambiente. I mobili erano di un bel legno sul marrone-rossiccio, caldo e pulito. Le pareti erano state dipinte di un bel tono di giallo caldo, luminoso. Le tende erano verde acido, una tonalità che sembrava un po’ fuori posto ma tutto sommato stava bene.

--Granger, ma cos’è tutta questa passione per i quadri?-- le chiese additando le numerose cornici che tappezzavano ogni singolo muro.

La ragazza rimase zitta a tenergli il broncio. Cocciuta, pure!

Ricominciò a guardarsi intorno e, posati sul tavolo di una stanza, trovò una pila di fogli in disordine. Strano già che la Granger tenesse qualcosa in disordine. Guardò meglio e notò che erano tutti contrassegnati dal bollo del Ministero della Magia. Risalivano a sei mesi prima.

Il resto della stanza era pieno di vecchi oggetti buttati nell’armadio. Su scaffali tarlati erano stati impilati alla rinfusa almeno un centinaio di volumi. Il letto era ingombro di peluche ammassati.

Nascosta sotto alla sedia vide anche una scatola piena di scartoffie, una targa che recitava “Hermione Jane Granger, segretario del Capo dell’Ufficio Auror”… e una bacchetta magica.

Turbato, richiuse la porta di quella stanza per poi dedicarsi alla camera in fondo al corridoio. Sentì la Granger muoversi per raggiungerlo e impedirglielo, così capì di aver fatto centro. Entrò senza pensarci due volte e si ritrovò nella stanza da letto della ragazza.

Era una bella camera. Un letto grande, a baldacchino, era stato addossato alla parete. Sotto la finestra c’era una scrivania ordinata, con una lampada da tavolo e uno di quegli affari che i Babbani chiamano computer. C’erano mensole con alcuni libri e anche CDs, ma molte erano vuote. Probabilmente prima c’erano quei tomi che aveva visto accatastati nell’altra stanza. Un paio di quelle incomprensibili casse per la musica occupava un il comodino accanto alla porta. C’era anche un armadio, chiuso, ma decise di non curiosarci dentro. Un bel tappeto rosso, forse soffice, era stato rivoltato al contrario in modo che si vedesse il retro della trama. Le pareti erano coperte da drappi neri.

--Perché i muri in questo stato, Granger? Ti è venuta un’incomprensibile passione per la musica e ti servono per migliorare l’acustica oppure c’è un secondo fine?-- le domandò pungente, ma non ottenne alcuna risposta.

Si volse verso di lei e le trovò scolpita in faccia la stessa smorfia ostile che gli rivolgeva quando erano a scuola. Meglio dell’espressione impassibile con gli occhi freddi, comunque. Quella era una sua prerogativa.

L’assunse subito, e la reazione dell’ex-Grifondoro non tardò a manifestarsi.

Hermione vide il viso del biondo cambiare, diventando completamente indifferente. La guardava con gli occhi freddi e antipatici da sotto in su, come se le fosse superiore. Le labbra erano leggermente inclinate in un ghigno impercettibile, il classico Made-In-Malfoy.

Sentì la rabbia montarle dentro, dilagare come un fiume in piena. E il rigagnolo di orgoglio stava alla base della sua furia.

Le sembrò che tutta la stanza attorno a loro sparisse per lasciare il posto al giardino di Hogwarts, davanti alla capanna di Hagrid.

--Mezzosangue.-- mormorò lui.

Hermione non ci vide più e gli diede uno schiaffo.

O meglio, ci provò… Draco aveva visto l’intera scena costruirsi nei suoi occhi e le aveva fermato il polso prima che le sue dita arrivassero anche solo a sfiorarlo.

--Ci hai provato, Granger.-- sibilò pericoloso.

In un batter d’occhio Hermione si trovò schiacciata tra il suo corpo e il muro, una mano ancora immobilizzata dalla presa ferrea di lui.

--Cominci a farmi venire i nervi, SangueSporco… non hai risposto a nessuna delle mie domande e ora provi pure a girarmi la faccia? La mamma non te l’ha detto che certe cose non si fanno?--

La ragazza avvertì il respiro del Serpeverde solleticargli il viso. Alzò un po’ il volto ma non riuscì a reggere a lungo le emozioni che fluivano in quei laghi ghiacciati che erano le iridi grigio argento cerulee del giovane Malfoy. Sentiva i loro corpi aderire l’uno all’altro e non fece la minima fatica ad avvertire i muscoli del petto teso che si alzava e si abbassava nel respiro.
Il Serpeverde abbassò il viso verso di lei. Le sfiorò i lineamenti del viso con le labbra sottili, risalendo poi verso l’orecchio. Infine, fece l’unica cosa che Hermione non si sarebbe aspettata.

--Allora Granger, adesso rispondi alle mie domande?-- le chiese a tradimento e lei poté benissimo avvertire il suo ghigno sulla pelle.

--Io non devo renderti conto di nulla, Furetto.-- ribatté inacidita, e anche un po’ delusa. Ma soprattutto sorpresa. Sorpresa dalla coerenza di quel dannato sadico.

--Oh, non lo metto in dubbio. Ma ciò non m’impedisce di darti il tormento.-- il tono era pacato, quasi beffardo… eppure l’aura di minaccia che emanava era tangibile.

--Fottiti maledetto.-- sputò tra i denti.

Draco si accigliò. Non gli piaceva che quella sgualdrina Mezzosangue gli parlasse in quel modo…  non gli piaceva per niente.

--Non ti tappo la bocca solo perché altrimenti non puoi rispondere alle mie domande.-- mise in chiaro. --Ora spiegami, Granger… come mai anche se avevi un lavoro al ministero hai deciso di lasciarlo per fare la cameriera e la prostituta? E non provare a dirmi che ti avevano licenziata perché non me la bevo.--

La ragazza lo degnò solo di uno sguardo distratto, ma poi si volse senza pronunciare verbo. Beh, lui almeno ci aveva preso: non era stata cacciata.

--Chi è il Capo dell’Ufficio Auror?-- chiese allora cambiando domanda.

Dovette coglierla parecchio alla sprovvista, perché lei cominciò: --Har_--

S’interruppe subito, consapevole di essersi tradita, ma a Draco era bastato. Quindi Potter era il capo degli Auror. Cosa poteva aver spinto la sua migliore amica a dare le dimissioni?

--Da quanto hai questo appartamento?-- aveva capito che doveva andare su domande apparentemente innocenti, ma non era sicuro che ci sarebbe cascata. Anzi, era certo che non ci sarebbe cascata. Ma sperava di avere dalla sua qualche rimasuglio della so-tutto-io che la spingesse a dire qualcosa di più.

--Dalla fine della scuola.-- sussurrò lei stancamente.

“Ottimo.” si disse Draco. “Allora basta fare le domande giuste.”

Se aveva l’appartamento dalla fine della scuola allora voleva dire che per un certo tempo i cari compari del Trio dei Miracoli le avevano dato una mano. Chissà, magari a ritinteggiare le pareti? Era per questo che le aveva tappezzate in quel modo?

--Mezzosangue, cos’hanno i muri di casa tua che non va? Perché li hai ricoperti di quadri e drappi neri?--

--Ho sviluppato una passione per la pittura. Qui in camera non mi piaceva il colore.--

Certo, e lui si chiamava Cassiopea Parker.

--E ritinteggiare le pareti, troppa fatica?--

--No, troppo tempo.--

Ok, questa era plausibile.

Era anche quello il motivo dei suoi così pochi libri? Che non aveva più tempo nemmeno per leggere?

--Perché non l’hai fatto con la magia?--

La Granger tacque. Ecco, aveva centrato il punto.

--Mezzosangue, perché ho trovato la tua bacchetta a impolverarsi in uno scatolone? Hai deciso di abiurare per caso?-- non ce l’aveva fatta. Sapeva che sarebbe stato meglio essere seri e decisi, ma quella battutaccia proprio non se l’era potuta risparmiare. Insomma, era o non era un Malfoy?

La ragazza però non sembrò apprezzare il sarcasmo e si rabbuiò parecchio. --Non credo che le mie scelte di vita ti riguardino.--

Se ne stettero in silenzio per un po’, lui a fissarla mentre lei teneva insistentemente lo sguardo piantato a terra.

Draco aveva sentito dire che il tempo può cambiare le persone. Ma vederne, toccarne con mano gli effetti era tanto impressionante da dargli la spiacevole sensazione di avere un pugnale tra le costole.

Ma da quando Hermione Mezzosangue Granger si rifiutava di fronteggiarlo? Rinunciava così alla sua vita, alla magia che tanto amava, a una carriera più che ideale… il tutto per cosa? Per barattarlo con un’esistenza vuota, sola, mediocre e all’insegna della lussuria. No, non gliela raccontava giusta. Qualcosa era successo. Di sicuro. Qualcosa che l’aveva lasciata a brandelli.

--Hey Granger?-- la chiamò deciso, seccato.

--Cosa vuoi ancora da me?-- mugolò la ragazza. Quella discussione le stava facendo male… la costringeva a rivedere cose che aveva tentato di nascondere, di seppellire dentro di sé. Si sentiva… debole…

--Quando è successo? Quand’è stato che hai perso il tuo cuore?--

Hermione aprì gli occhi di scatto e lo guardò dritto in viso. Improvvisamente sentì una rabbia irrazionale montarle dentro. Un’ira del tutto immotivata, dettata solo dalla paura… la paura di soffrire.

Tentò di divincolarsi tra le sue braccia ma quello non si fece prendere di sorpresa e la schiacciò ancora di più al muro. Smise di ribellarsi ma in compenso cominciò a strillare.

--TU, COME DIAMINE TI PERMETTI? IRROMPI QUI IN CASA MIA, FRUGHI TRA LE MIE COSE, TI METTI PURE A FARE DOMANDE… E HAI IL CORAGGIO DI PRETENDERE RISPOSTE? SAI CHE TI DICO, MALFOY? VAI AL_--

S’interruppe, di botto.

Si ritrovò incatenata a quelle meravigliose iridi di ghiaccio, ma non era solo quello il motivo per cui le parole si erano impigliate nelle sue corde vocali. La vera causa era quella mano fredda che stava risalendo perfida lungo il suo interno coscia.

--Malfoy… Malfoy, cosa_-- cominciò ora quasi spaventata ma di nuovo non riuscì a terminare la frase a causa del gemito che i denti del suo aguzzino le avevano strappato quando lui le aveva chiuso le labbra sul collo.

Sentì la sua lingua lambirle piano la pelle e ciò non l’aiutò certo a cercare di mantenere una facciata indifferente. Anzi.

Inclinò la testa da un lato nel gesto inconscio di esporgli la gola, rassegnandosi. Era una cosa che si era abituata a fare: arrendersi. Abbandonarsi a quel piacere lussurioso in cui annegava volontariamente tutte le sere pur di spegnersi e perdersi. Pur di dimenticare tutto, ogni ricordo… persino sé stessa.

Tremò forte quando le carezze di lui si fecero più sicure e cupide mentre i suoi denti le torturavano la gola scivolando languidamente verso l’orecchio. Un braccio le cinse forte la vita per sorreggerla e sollevarla appena.

Fu un giramento di testa e la ragazza si ritrovò distesa tra le lenzuola del suo letto sovrastata dal suo nemico di sempre. Certo era però che si era fatto proprio bello. Soprattutto in quel momento, con i capelli spettinati che gli ricadevano in ciocche sottili sul volto, il respiro leggermente affannato. Gli occhi, implacabili, erano plumbei. Scuritisi a causa del desiderio.

Draco si avvicinò ancora a lei e le posò un bacio fresco su una guancia. Poi si alzò sulle ginocchia e la stette a guardare distesa sul letto, sovrastandola da quella posizione. Quella spalancò gli occhi di scatto e lo guardò, un’espressione implorante nei begli occhi castani. Il Principe delle Serpi sorrise e ricominciò ad accarezzarle le cosce, dolcemente. La sentiva gemere piano, e la cosa lo stava eccitando da morire. Ma non doveva cedere: approfittarsi di lei non era il suo obiettivo.

Continuò con le carezze, le toccatine fugaci… scostò appena la stoffa striminzita che la copriva… ed entrò in lei. Restava chino su di lei, troppo lontano per farle godere del calore del suo corpo ma abbastanza vicino da vedere quelle iridi cambiare. I colori oro e castano guizzavano così velocemente che sembrava stessero combattendo una guerra. Spinse le dita più a fondo e la guardò gettare indietro la testa, preda di un gemito.

Poi, repentinamente, tolse la mano.

Gli occhi della Granger si calmarono e si fissarono nei suoi alla ricerca di una spiegazione. Ma vi trovarono solo disprezzo.

--Che squallore Mezzosangue.-- sputò Draco con cattiveria senza staccare lo sguardo.

Hermione si smarrì in quel disgusto, in quella purezza. Non capiva. Non capiva più niente. Si presentava al bar, la invitava a pranzo, la riaccompagnava a casa... poi entrava praticamente con la forza in casa sua, faceva domande, la sbatteva contro un muro… in seguito cominciava a baciarla, la adagiava sul letto, l’accarezzava… e ora la disprezzava.

--Malfoy… io… ma che_?-- cercò di dire, quasi impaurita.

--Risparmiami le tue lagne.-- la interruppe lui duro. --Guardati, invece. Ti licenzi dal Ministero perché non puoi più vedere i tuoi amici.--

“Stai zitto… non sai cosa vuol dire, non sai cosa si prova ad essere umiliati e traditi da chi ti prometteva tutto.”

--Hai appeso la bacchetta a un chiodo e lavori come cameriera in un bar.--

“Voglio dimenticare… ma ho bisogno di un lavoro.”

--Fai la sgualdrina ogni notte.--

“Io… io non voglio… io non voglio essere sola.”

--Beh Granger? Ora non parli?--

Hermione non disse nulla. Lo guardava e basta, con le lacrime a inumidirle gli occhi. D’accordo, aveva ragione. E allora? Non poteva fare le sue scelte? Vivere la sua vita?

--Questa non è vita, Mezzosangue.-- le sputò in faccia il biondo.

Cos’è, ora leggeva anche nel pensiero? Perché, perché non la lasciava in pace? Perché stava mettendo su tutti quei giri, tutti quei giochi… era il suo nuovo hobby?

Il ragazzo si chinò ancora su di lei e si pulì la mano contro la sua pelle scoperta. Lei avvertì chiaramente la traccia bagnata che le stava lasciando sulla carne. Cercò il suo sguardo e lui non si sottrasse.

--Guardati Granger. Ti saresti donata persino a me, il tuo peggior nemico. Per cosa, poi? Non è così che troverai il cuore.--

Draco si alzò, le rivolse un ultimo sguardo e poi… semplicemente svanì. Si era smaterializzato. L’aveva lasciata sola.

Hermione si tirò in piedi e corse in bagno, le gambe che le tremavano. Si pose davanti allo specchio lungo e osservò attentamente il suo riflesso. Non si vedeva poi così diversa… si inginocchiò di fronte all’armadietto e estrasse una vecchia foto di lei e Ron, che aveva sepolto sotto mille e mille confezioni di creme e prodotti. La tenne alta davanti al viso e si guardò ancora.

Era sempre sé stessa. Stessi capelli, riccioli ma decentemente definiti da non farla sembrare un cespuglio ambulante. Il corpo era leggermente cambiato certo… non era più quello acerbo di una ragazzina ma aveva delle curve dolci e morbide. I tratti del viso erano leggermente più affilati.
Poi lo notò. Gli occhi. Non ebbe il coraggio di dire “i suoi occhi”. Quelli della ragazza della foto erano così brillanti da sembrare dorati, come se ci fosse una fiamma d’oro fuso dentro che li faceva risplendere come gemme. Gli occhi del riflesso invece erano castani.

Castani e basta.

Vuoti.

Spenti.

E il colpevole del cambiamento si stava fissando in una lastra di vetro riflettente.

“Che cosa mi sono fatta?”






Angoletto!

Allora, com’era il capitolo? La prima parte del piano di Draco è ultimata ma non preoccupatevi, quella Serpe ha ancora tantissimi assi nella manica quindi ne vedremo delle belle! Herm comincia a scuotersi un po’, ma sarà abbastanza per farle tornare il buon senso? Mah!
Commentino? Un bacio,


Clarisse

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Capitolo 5
*** Something you'd never expected ***


Something You'd Never Expected
Just For Love


Ta-daaa!!! Avete visto? Nonostante gli esami per il ritorno a scuola dopo l’anno all’estero sono riuscita a postare in tempo! Contenti? Spero che riuscirò a mettermi avanti con i capitoli ora che ho un poco pochino più di tempo, così magari riuscirò a postare un po’ più in fretta… ma non vi assicuro niente!

anna96: il fatto che io abbia dei problemi di autostima non è certo una novità… meno male che però ci sei tu a dirmi che mi sto solo facendo inutili pare! La tattica di Draco mi sembrava in linea col personaggio perché ricorda un po’ la personalità capricciosa che gli aveva dato la Rowling, tu che dici? Hermione ha cominciato ad accorgersi del suo cambiamento, ma adesso bisogna vedere se riuscirà a rimettersi in piedi oppure no… goditi il capitolo! (Spero di aver reso Draco abbastanza wow!)

Tanny: i miei capitolo ti piacciono?! Uuuuh come sono fiera di me stessa! *me gongolante* Beh certo che la nostra Herm non sta bene, ma Draco cosa c’è a fare sennò? E non sarà il solo a portare i soccorsi… sono molto contenta che tu abbia apprezzato il modo in cui ho usato il riflesso degli occhi per spiegare la situazione emotiva di Herm!!! Eccoti un altro capitolo, mi raccomando fammi sapere!

xxsailorkikaxx: ma grazieee!!! No davvero, grazie mille per i complimenti! Eccoti il nuovo capitolo, spero che ti piaccia!

Clara111294: eh già, finalmente la nostra Herm si sta dando una svegliata! Le spiegazioni arriveranno più avanti, questo capitolo è concentrato sulla reazione di Herm e sull’arrivo di rinforzi, chiamati da Draco. Spero di averti incuriosita! Mi raccomando fammi sapere, ok?

Giorgia_Malfoy: grazie mille per i complimenti, sono contenta che il capitolo ti abbia colpita! Era proprio questo il suo scopo infatti, ecco perché ho scelto di descrivere una scena un po’ forte… sono contenta che tu abbia apprezzato! Ecco qui il nuovo capitolo, poi mi dirai che ne pensi!





Something You’d Never Expected



Draco se ne stava appoggiato al muro, in una posa che chiunque avrebbe considerato insopportabile perché insopportabilmente sexy: la testa leggermente sollevata in modo che gli occhi di ghiaccio guardassero al cielo, i capelli scompigliati che ogni tanto si riavviava con uno scatto della mano, una gamba tesa a terra a sostenere il suo peso e l’altra piegata che si appoggiava al muro, le braccia incrociate. Quel ghigno furbo, di chi la sa lunga, lo rendeva addirittura più intrigante.

Si passò le mani dalle spalle alle braccia, infreddolito, cercando di scaldarsi. Erano le due di notte.

Il ragazzo sbuffò e il rumore del suo respiro solitario si perse nel buio denso.

Poi una lama di luce scivolò dall’uscio di una porta, tagliando l’oscurità circostante.

--Allora ci vediamo domani Herm, e puntuale mi raccomando!-- così una voce salutò la ragazza riccia che stava uscendo in quel momento.

Draco soffocò un imprecazione. Perché, perché diamine quella sciocca ex-Grifona doveva essere così dura di comprendonio?!

Le diede uno sguardo inquisitorio e la beccò a massaggiarsi i polsi mentre camminava a testa bassa. Allora il suo “discorso” non era così stato poi così inutile…

Sorrise nel buio, non visto, poi si smaterializzò.

-<>-*-<>-

Hermione uscì al freddo mordente della notte inoltrata, stanca. Anzi, stanchissima. Quella sera era stata parecchio pesante…

Si massaggiò la gola segnata da morsi e lividi, i polsi violacei per le corde. Ultimamente veniva richiesta solo da dei pazzi sadici che ci godevano a farla gemere di dolore… strano però, prima non le era mai successo.

Continuò a camminare, la testa bassa e le spalle chine.

Si bloccò, quando si rese conto che era la prima volta che camminava in quello stato. A scuola non l’aveva mai fatto: era una Grifondoro per la miseria!  Aveva il senso dell’onore, allora. Poi era venuto il lavoro al Ministero, ma lei era rimasta fiera senza chinare mai il capo: era una segretaria, certo, ma era la segretaria del capo dell’ufficio Auror… e poi aveva combattuto contro il Lord Oscuro in persona! Anche quando la situazione era precipitata ed era diventata cameriera e sgualdrina aveva conservato una sua dignità, in qualche modo. E i suoi clienti se ne accorgevano, perché l’avevano sempre trattata con un certo riguardo.

Ma ora, ora camminava a testa bassa e sentiva male nei punti dove il sangue stava ricominciando a circolare. Riprese la sua strada senza alzare gli occhi da terra, rassegnata.

Draco Malfoy. Draco Lucius Malfoy. Draco Furetto Malfoy. Draco Malfuretto Platinato Lucius Malfoy. Oh insomma, quello! Era colpa sua… solo colpa sua. Perché le aveva detto quelle cose… perché le aveva detto la verità.

Le aveva mostrato quanto fosse squallida la sua vita, senza mezze misure, sbattendole in faccia i fatti senza veli o senza il minimo tatto. E lei ne era uscita distrutta. Si era rialzata tante volte nel corso degli anni, ma quella volta sentiva di non potercela fare. Non da sola.

Lei era una Grifondoro. Non aveva mai amato la solitudine, non era mai stata una Serpe. Aveva bisogno di qualcuno al suo fianco. Ma chi? Harry no, significava troppe cose che stava ancora cercando di dimenticare. Ginny stava con lui, quindi era impossibile. Ron assolutamente no: si era ripromessa di non rivolgere mai più la parola a quel codardo schifoso, e così avrebbe fatto. Di tutti gli altri aveva perso i contatti.

Paradossalmente si ritrovò a fare un pensierino su Malfoy, ma scosse subito la testa: il Principe delle Serpi era venuto e andato, come un uragano che appare e si dissolve. Dopo aver lasciato macerie al suo passaggio, ovviamente.

Si accorse di essere arrivata davanti a casa, così attraversò il portone e prese l’ascensore.

Non notò il battito di ciglia che coprì per un attimo quei due meravigliosi occhi color ghiaccio che avevano vegliato su di lei, fino al momento in cui le porte automatiche del congegno babbano non si erano richiuse per portarla al sicuro nel suo appartamento.

-<>-*-<>-

Draco sbuffò, annoiato. Si accomodò meglio sul sedile della macchina, ringraziando mentalmente il climatizzatore che il quel momento spandeva un piacevole calore. Era da circa una settimana che si appostava lì fuori, davanti alle porte del nightclub, e si era rotto di congelarsi!

Distese i muscoli del collo abbandonando il capo contro il poggiatesta. Tirò la schiena e gemette: a causa dei nodi che gli erano venuti alle spalle per colpa dello stress. Voleva un massaggio! Chissà, forse poteva fare una capatina nell’appartamento della Granger e chiederle se li sapeva fare…

“Certo, così mi spezza il collo di proposito!” si disse poi, convenendo con sé stesso che andare dalla Mezzosangue in quei giorni avrebbe significato la morte! Lo odiava, probabilmente.

L’aveva vista in quelle notti, l’aveva osservata. Era triste e stanca, si massaggiava continuamente i polsi e il collo. Avrebbe scommesso anche la macchina che c’erano dei pazzi sadici che la legavano e la torturavano prima di prenderla. Schifosi pezzenti, ecco cos’erano! Sicuramente lei lo avrebbe incolpato di tutto. E, infondo, come darle torto? Aveva contribuito lui alla sua arrendevolezza, e gli schifosi in questione se ne erano approfittati.

Si passò una mano sul viso, stanco. Era notti che faceva la posta, ma ancora non era successo nulla che gli aveva permesso di avvicinare nuovamente la Granger. E così il suo geniale piano per farla rinsavire era mollato a metà! Era sì riuscito a minare le sue certezze, ma se non poteva completare l’opera le cose si sarebbero potute mettere male. Molto male. Per lei…

In quel momento la porta del locale notturno si aprì, e il ragazzo smise istantaneamente di stropicciarsi gli occhi per concentrarsi sulla figura che stava camminando sul marciapiede. No non camminando, zoppicando. Represse un’imprecazione.

Si accorse che la sagoma dai capelli ricci aveva qualcosa che non andava. Il passo era esitante, sofferto, come se il solo atto di mettere un piede davanti all’altro le costasse fatica. Si massaggiava i polsi, ma i gesti erano a scatti e stizziti. Qualcosa decisamente non andava!

La ragazza si bloccò di colpo e il corpo, irrigiditosi tutt’a un tratto, fu attraversato da due spasmi violenti. Poi semplicemente la figura si accasciò a terra.

Draco ci mise solo un secondo per realizzare la situazione e spalancò subito la portiera, senza poi preoccuparsi di chiuderla. Attraversò correndo la strada deserta e s’inginocchiò di fronte alla ragazza distesa al suolo.

Le curve morbide, i lineamenti dolci da bambina, il corpo vestito di pezzi di stoffa, i capelli ricci e arruffati. Sì, quella era senza dubbio la Granger. La prese in braccio senza pensarci due volte e la portò alla macchina, facendola stendere sui sedili posteriori. E in quel momento notò anche il pallore del volto, le labbra esangui, le gote scavate. Le prese una mano: fredda.

“Oh maledizione!” imprecò tra sé e sé.

Non c’era un minuto da perdere, quella ragazza stava male. E anche un po’ per colpa sua. Afferrò il cellulare e compose subito un numero.
Dopo secondo squillo: --Ciao!-- salutò la persona che aveva sperato rispondesse, riconoscendo il numero del mittente.

--Mi serve una mano.-- disse subito.

-<>-*-<>-

Hermione si risvegliò lentamente, ma si rifiutò di aprire gli occhi.

Aveva mal di testa, forte, e persino la luce smorzata che filtrava attraverso le sue palpebre risultava fastidiosa. Sentiva un gran dolore al collo e ai fianchi, i polsi e le caviglie le formicolavano. Giurò che se quel pazzo sadico si fosse presentato di nuovo davanti a  lei l’avrebbe ammazzato senza farsi troppi problemi.

Si accorse di non aver freddo, e di essere distesa sul morbido. Strano. L’ultima cosa che ricordava era l’asfalto del marciapiede venirle incontro…
Sentiva voci provenire quasi sicuramente da una stanza vicina, ne udiva abbastanza distintamente gli echi ovattati. Una voce era maschile, dal timbro basso ma carezzevole. Le piaceva molto, come voce. L’altra invece sembrava femminile, più argentina e nitida ma altrettanto dolce. Oppure era lei che si sentiva intontita e trovava ogni cosa rilassante.

Udì dei saluti e una porta chiudersi, in lontananza. La persona rimasta nella casa accese la musica e partì una canzone che lei non aveva mai sentito.

La curiosità si fece strada dentro la ragazza, così aprì gli occhi e si tirò su lentamente a sedere.

--Oh, ma ben svegliata Granger! Dormito bene?-- le venne chiesto.

Hermione sgranò gli occhi: davanti a lei, con un sorriso sincero dipinto sul volto e una tazza in mano, c’era Pansy Carlino Parkinson.

Beh, certo che si era fatta proprio una bella ragazza. I capelli mori erano acconciati in un caschetto munito di ciuffo laterale. Il volto non ricordava più il muso di un carlino, anzi: aveva dei lineamenti femminili e delicati, molto più gentili di come lei si ricordasse. Era di corporatura snella ed esile, con delle curve modeste ma morbide.

--Parkinson?-- esalò la ex-Grifondoro senza nascondere tutto il suo stupore.

La mora sorrise. --Già, proprio io! Sono contenta di vedere che ti ricordi ancora di me.--

--Ma cosa ci fai… dove sono… come ci sono… chi mi ha…-- riuscì a balbettare la riccia, senza essere in grado di articolare una vera e propria frase.

Ma Pansy capì il succo della domanda e le rispose con cortesia: --Sei a casa tua, Granger. Uscita dal tuo… lavoro… sei svenuta, ma si dà il caso che Draco fosse da quelle parti e ti abbia vista cadere. Così ti ha portata qui e mi ha chiamata perché ti facessi un po’ di compagnia.--

--Oh.-- riuscì solo a commentare Hermione: non si ricordava assolutamente nulla, ma la spiegazione filava. Fino a un certo punto, almeno. --Perché Malfoy si è dato tanta pena per me?--

Il sorriso della mora si fece malinconico, come se riportasse indietro ricordi amari ma ancora brucianti. Hermione si morse la lingua.

--Sai Granger, solo perché siamo Serpeverde non significa che siamo malvagi dentro.-- le disse l’altra. --Ok che non siamo mostri di altruismo, che abbiamo una certa tendenza alla presunzione e all’egocentrismo, che con il nostro perfido sarcasmo ci si può scrivere un’enciclopedia… ma da lì a essere cattivi proprio no!--

Quelle parole la colpirono molto. La riccia abbassò gli occhi, vergognandosi. Possibile che avesse ancora tutti quei pregiudizi sui Serpeverde? Aveva accettato che i Grifondoro avessero dei difetti, ma non aveva mai nemmeno preso in considerazioni che le loro nemesi potessero avere dei pregi.

--Ma mi odiava.-- continuò testarda, incapace di ammettere il suo torto a voce alta.

--Draco è cresciuto.-- tagliò corto Pansy. --Non è più il burattino di suo padre. E comunque, sappi che avrebbe fatto per chiunque quello che sta facendo per te.--

Ecco, adesso sì che si sentiva meschina.

--In ogni caso, ti ho fatto un po’ di latte.-- disse la Serpeverde offrendole la tazza che teneva in mano. --Sai, a me aiutava sempre in questi momenti.--

Hermione ricambiò esitante il mezzo-sorriso della ragazza e accettò l’offerta. Bevve un sorso e si sentì subito meglio.

Il latte era dolce, leggermente zuccherato probabilmente. Scendeva caldo nella gola ed era molto piacevole visto il freddo che aveva avuto in quelle sere a causa delle camminate per strada nel bel mezzo di notti novembrine. E la tazza scottava leggermente tra le sue mani ghiacciate contribuendo a riscaldarla.

--Grazie mille.-- disse sincera dopo aver finito di bere.

Pansy le sorrise, ora più aperta. Come se si fosse già dimenticata delle spiacevoli domande precedenti. --Ne vuoi un altro po’?--

--Ma certo!-- annuì l’ex-Grifondoro entusiasta. Poi ebbe un’idea, ma si costrinse a prendere un grosso respiro prima di proporre: --Senti, perché non te ne fai una anche tu e non ce la beviamo tutt’e due insieme?--

La mora la guardò stupita, poi fece vigorosamente sì con la testa. Felice.

Due ore dopo le ragazze un tempo nemiche erano sedute sul letto, abbracciate ai morbidi cuscini. C’erano un paio di tazze vuote su un comodino in compagnia di un pacco di biscotti con gocce di cioccolato. Hermione e Pansy si stavano rotolando dalle risate.

--Quindi fammi capire bene, è davvero stato così che Blaise ha avuto la sua prima sbronza?-- riuscì ad articolare Hermione tra le risate.

--Oh sì Granger, ti assicuro che è stato un vero spasso! Soprattutto quando si è messo a provarci spudoratamente con ogni essere femminile che incontrava… scommetterei la bacchetta che ci sarebbe stato persino con la gatta di Gazza!-- le confidò la mora.

Le due si guardarono seriamente per circa mezzo secondo, poi si lasciarono cadere all’indietro ridendo come due matte.

Ci misero un po’ a calmarsi.

--È qualcosa che non ti saresti mai aspettato, vero Granger?-- le chiese Pansy quando ebbe ripreso fiato.

L’altra la guardò interrogativa.

--Intendo essere salvata da Draco-Principe-delle-Serpi-Malfoy e fare una specie di pigiama party con Pansy-Carlino-Parkinson.-- precisò allora.

Hermione la guardò, poi sorrise. --No, in effetti è un completo fuori programma. E poi ormai il soprannome “carlino” è fuori posto, ti trovo molto bene!--

--Davvero?-- cinguettò la Serpe. --Grazie! Sai, Daphne mi ha fatto un make-over. Gestisce una profumeria a Diagon Alley e mi porta sempre un sacco di prodotti incredibili… te la devo presentare uno di questo giorni.--

La riccia sgranò gli occhi: se la ricordava bene Daphne Greengrass. Bionda, alta, bellissima e con un corpo d urlo. Insomma era praticamente la sorella gemella di Draco Malfoy, visto quanto si assomigliavano. L’aveva invidiata tantissimo al tempo della scuola.

--Hem… sei sicura che avrà voglia di rivedermi?-- disse dando voce hai suoi dubbi.

--Ma certo, Daph è simpaticissima. È molto affettuosa, praticamente l’esatto contrario di Draco!-- la rassicurò la Parkinson.

Hermione abbandonò il broncio dubbioso e scrollò le spalle, sorridendo. E pensò che, forse, aveva trovato un’amica che l’avrebbe aiutata a rialzarsi dal trauma che Malfuretto le aveva fatto realizzare.








Angoletto!

Heylà! Allora, abbiamo avuto qualche piccolo movimento direi. Che ne pensate? Ma soprattutto, che ne pensate della descrizione di Draco all’inizio del capitolo? L’ho reso abbastanza wow? Il prossimo capitolo ci racconterà un po’ di Pansy, tanto per chiarire il coinvolgimento del suo personaggio. In seguito salteranno fuori anche altre Serpi, poi leggerete. Dovete sapere a me piacciono molto i Serpeverde, quindi mi vedrete spesso coinvolgerli anche in altre storie. Soprattutto Pansy mi tornerà molto utile in questo racconto…
Un bacio!


Clarisse

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Capitolo 6
*** Triggers ***


Triggers
Just For Love



Ma ciao gente! Visto che stasera ho aggiornato prima? Ho deciso di provare a velocizzarmi… in ogni caso cercherò di aggiornare di nuovo il 15, poi il 20, poi il 25 e così via. Avere date nette mi aiuta a tenere il senso del tempo, soprattutto poi adesso che comincia la scuola e sarò stra-impegnata!

Lovy91: grazie mille per i complimenti, sono contenta che la storia ti piaccia tanto! Sai che sei riuscita a centrare in pieno uno dei punti fondamentali della storia? Il paradosso e il cambiamento. Uno dei titoli che avevo pensato era “Impossible happens”, ma io mi volevo concentrare sulla trasformazione di Hermione quindi “Just for love” è più adatto. Ma complimenti per aver indovinato!

Debora93: wow, addirittura eroico? Ma grazie! Occhio però, che sennò Draco si monta la testa… (E chi si monta? Se io sono un mitico eroe non ci può fare niente nessuno! NdDraco - Ma quale eroe ed eroe! Se non fosse per me, tu saresti ancora un Malfuretto platinato! NdKiara - Seee, credici! Non vedi che le mie fan mi amano? NdDraco - Malfoy, taglia! Anzi, vatti a studiare le battute dai! NdKiara - *Draco si avvia verso il suo camerino mandando un bacio a Debora93*). Scusa lo sclero, ti prego, mi è venuta così… piaciuto il bacio di Draco? Dai ora ti lascio la capitolo!

anna96: davvero sono riuscita a rendere Draco wow? Evviva, mi sento realizzata! (Ma ti prego! Io sono già wow di mio, tu mi hai semplicemente reso giustizia! NdDraco - O.o ma pure qui sei?! NdKiara - E certo! Lo vuoi capire che senza di me non c’è storia? Dai sveglia! NdDraco - *Kiara resta a bocca aperta, poi diventa rossa di rabbia* - MALFOY! FILA A STUDIARTI QUELLE BATTUTE, OPPURE TI RITRASFORMO IN FURETTO! NdKiara - *Draco che scappa nel camerino dedicando un sorriso ammaliatore a anna96*). Aaah, è il secondo sclero stasera!!! Scusa, ma inscenare queste litigate con Draco mi divertono troppo… però lo senti com’è cattivo?! Insomma, poi è colpa sua se non ho autostima… la scelta del personaggio di Pansy è stata studiata e ponderata, adesso leggerai qui. Goditi il capitolo!

Gemella Dramioncella: grazie per i complimenti *me che arrossisce gongolando*, sono contenta che ti piaccia la storia! Sotto tuo sollecito ho aggiornato prima, contenta?! Sono passata da te; la tua storia mi piace, è scritta in maniera molto scorrevole. Mi raccomando aggiorna presto che non vedo l’ora di leggere quando il cuore MOLTO nel profondo di Draco deciderà di avere ragione!





Triggers



Pansy piegò la testa di lato per osservare con occhio critico il bar che si trovava davanti. Era davvero un locale interessante, molto colorato. Entrò silenziosa e si sedette su uno sgabello al bancone.

--Salve, posso offrirle qualcos_-- cominciò una ragazza dalla chioma riccia emergendo da dietro il bancone, ma s’interruppe non appena riconobbe la ragazza. --Parkinson?--


--Heylà Granger!-- la salutò la mora. --Sai che stai proprio bene in divisa?--


Hermione non rispose: era troppo occupata a restare a bocca aperta! Come mai i Serpeverde sembravano possedere l’inquietante capacità di perseguitarla?


--Hem… grazie. Comunque, cosa ci fai qui?-- le chiese cercando di dissimulare la confusione.


--Oh beh, volevo prendermi un caffè e chiederti se venivi a cena da me stasera.-- buttò lì Pansy con nonchalance.


L’altra sembrò esitare.


--Veramente… l’ultima volta che ho accettato l’invito di una Serpe ne sono rimasta un po’ distrutta…-- tentò di obiettare, ma lei non la lasciò accampare scuse.


--Granger, io non sono Draco. Io di certo non ti salto addosso! Quindi quando stacchi da lavoro tu vieni a cena da me.-- le disse sorridendo senza ammettere repliche.


--Parkinson? Ho detto di no.-- scandì la riccia.


-<>-*-<>-

--Granger, hai voglia di un po’ di frutta prima di mangiare?-- gridò Pansy dall’altra stanza, sogghignando come solo una Serpeverde sa fare.

--Come diamine hai fatto a convincermi?!-- strillò la riccia, isterica, dal salotto.


--Sono una Serpe!-- disse tornando a sedersi sul divano accavallando le gambe. --Ti avrò semplicemente ipnotizzata.--


La ragazza al suo fianco le lanciò un’occhiataccia, poi prese una fettina di mela che le veniva offerta. --Allora, come mai questo invito?--


Pansy si limitò a stringersi nelle spalle. --Mah sai, dopo ieri sera mi era venuta voglia di fare conoscenza. Giusto parlare un po’, mica nient’altro. E poi so che hai domande su Draco, quindi tanto vale che chiedi a me!--


Hermione rimase colpita dalla sagacia della mora.


--Perché non ti dai un’occhiata in giro mentre io finisco di cucinare?-- la invitò ancora la ragazza. --Dai fa’ come se fossi a casa tua!--


Hermione le fece un sorriso leggermente esitante, poi si alzò e cominciò a misurare il salotto a grandi passi.


Lo stanzone era grande e luminoso, con una grande finestra che dava sul giardino di fronte al condominio. Le tende erano a veli sovrapposti, i colori che variavano su una gamma di verdi. Il pavimento era di parquet di legno chiaro, un po’ grigino, mentre i mobili erano in ebano. Le pareti erano tinteggiate di un bianco nuvoloso, con alcuni quadri di paesaggi davvero molto belli. Il divano era molto soffice e morbido, in velluto color smeraldo opaco, e occupava un’intera parete. Davanti ad esso c’era un tavolino e, di fronte, un televisore al plasma piuttosto grande con accanto un impianto stereo.


La cucina, collegata al salotto tramite una porta scorrevole, aveva lo stesso tono di grigio chiarissimo sulle pareti. Il tavolo e le ante erano di legno scuro, mentre l’angolo cottura, l’affettatrice, il microonde e il frigo erano di una tonalità argento metallizzato. Il ripiano di marmo invece era di un profondo verde smeraldo, una sfumatura simile al colore dei cuscini sulle sedie di ebano.


Poi Hermione si diresse in bagno, curiosa. Le mattonelle sulle pareti alternavano il verde al bianco sporco, in armonia con il colore di quelle sul pavimento. I ripiani del bagno erano ovviamente in marmo smeraldino, le ante in ebano. C’era anche un porta-salviette in ferro nero, e anche un angolare del medesimo materiale. Gli asciugamani erano, ovviamente, verdi. Su uno dei ripiani dell’angolare c’era un diffusore profumato che sapeva di muschio bianco. E una vasca da bagno a idromassaggio con doccia incorporata!


--Granger, è pronto!-- chiamò la Serpe dalla cucina.


--Eccomi!-- rispose la riccia mentre tornava in cucina. Mentre si sedeva al tavolo aggiunse: --Ho notato quanto tu sia ancora una Serpeverde.--


La Parkinson rise. --In realtà il verde è sempre stato uno dei miei colori preferiti, ma la verità è che ormai mi fa sentire a casa: mi ricorda la mia Sala Comune a Hogwarts. Sai, ci sono stata davvero bene.--


Hermione annuì, pensierosa. Le ci volle un solo secondo per perdersi nei ricordi…


Harry e Ron di fronte al caminetto della Sala Comune dei Grifondoro, cercando di convincerla a lasciarli copiare i compiti di pozioni.


Harry che racconta a lei e Ron del bacio con Cho, le risa inutili e stupide di Ron, il suo rimprovero al rosso. Gli aveva detto di essere sensibile come un cucchiaino, quella volta.


Le feste per i trionfi a Quidditch della squadra, con le Burrobirre infiltrate da Fred e George.


I mille berretti e sciarpe fatti a maglia che aveva disseminato in giro per liberare gli elfi domestici.


--Granger? Granger, ci sei?--


La voce della Parkinson la richiamò al presente.


--Sì, sì scusa… mi ero persa.-- farfugliò riprendendosi. Rimase un attimo in silenzio, disorientata e ferita. Non le piaceva ricordare, non più. Aveva bisogno di distrarsi, di concentrarsi su altro. Così chiese: --Senti, perché non mi racconti un po’ di te?--


Pansy le fece un sorriso triste. --Beh, di cose da raccontare ce ne sono senza dubbio. Il vero inizio, almeno per me, è stato durante la battaglia di Hogwarts. Sai, la battaglia del confronto finale tra Potter e il Signore Oscuro...--


--Sì, la conosco la storia.-- tagliò corto la riccia, leggermente stizzita. Di rivivere quelle memorie non aveva davvero voglia.


--Oh. -- la mora rimase colpita dalla reazione, ma non le fece pesare nulla. --In ogni caso, sai che i miei genitori erano Mangiamorte, no?-- la ex-Grifondoro fece cenno di sì. --Quello che però probabilmente non sai è che… beh… io combattei contro di loro, quella notte.--


Pansy guardò la Granger sgranare gli occhi. E certo, in che altro modo avrebbe potuto reagire? Tutti quanti avevano conosciuto Pansy Parkiston come una puttanella, una troietta viziata futura Mangiamorte. Oppure la inquadravano come la promessa sposa del futuro Mangiamorte Draco Malfoy. Quanto si erano sempre sbagliati, tutti quei pettegoli.


--È successo tutto molto in fretta, anche se per me ogni secondo sembrava un anno.-- riprese a dire, gli occhi persi tra le memorie di quella notte. --Il signore Oscuro aveva indetto una specie di riunione una settimana prima, in occasione della gita a Hogsmeade, in modo che anche noi ragazzi, i figli di Mangiamorte intendo,  fossimo aggiornati sulle procedure. Fu in quel momento, mentre vedevo le implicazioni della missioni dispiegarsi davanti a noi, che tremai dentro. Essere con lui significava uccidere e uccidersi, dannarsi, stracciarsi l’anima. E quando mi volsi verso gli altri Mangiamorte vidi il brillio della gioia per quello che avrebbero compiuto là dentro: una strage. Ebbi paura, e la trovai riflessa anche negli occhi di Blaise, Daphne e Theo. La vidi anche sul volto di Draco, ma solo per un secondo: lui è sempre stato eccellente nel nascondere i suoi sentimenti e si era scomposto per un attimo soltanto. Poi siamo tornati a scuola, e io cominciai ad avere gli incubi. Sapevo che succedeva anche ai miei amici, perché li vedevo sempre distratti, preoccupati, e con due occhiaie da fare invidia a quelle di Piton!--


Le due ridacchiarono leggermente, ma con una vena nostalgica di fondo.


--E poi arrivò la sera della battaglia. Il professor Lumacorno venne giù nella Sala Comune e ci informò dell’avanzata dei Mangiamorte. Ci disse anche che, se volevamo combattere contro Hogwarts, dovevamo andarcene e raggiungere i nostri degni compari. Guardai i miei amici e li vidi assorti. Daph era persino terrorizzata. Così mi alzai e dissi: “Io resto”. E fu così che decretai il mio tradimento. Poi Daph, Blaise e Theo si unirono a me, mentre Draco se ne rimase zitto. Non giudicarlo.-- disse subito vedendo l’espressione che si stava dipingendo sul viso della Granger. --Sai, la portata di un gesto del genere è enorme: non è semplicemente schierarsi da una parte o dall’altra. È voltare le spalle a tutto quello che avevamo, a tutto quello in cui ci avevano insegnato a credere. Significa diventare orfani, perché un tradimento di quel tipo implica il disconoscimento da parte delle nostre famiglie. Di ogni singolo parente. E farci vivi avrebbe significato la morte.--


La riccia cambiò immediatamente espressione. --Mi dispiace.--


--Sì, anche a me.-- replicò Pansy. Sentì chiaramente il dolore montarle dentro come uno tsunami, portandola a dire quello che aveva sempre pensato ma che non aveva mai reso a parole: --Sai, una volta finito tutto mi dissero che ero stata la più coraggiosa: a Draco invece è rimasta Narcissa, dato che poi si è rivelata una traditrice anche lei; Theo vive solo col padre, che era già più vecchio e non avevano un gran rapporto; Blaise invece aveva solo la madre, che però si risposava di continuo e non gli dedicava mai tempo; Daphne invece è sempre stata accudita da delle balie, e nemmeno lei ha sentito molto il distacco; Io invece avevo un ottimo rapporto con i miei, volevo e voglio loro un mondo di bene. È stato come uccidere un pezzo di me.--


La Granger le mise una mano sulla spalla a mo’ di conforto. La mora alzò lo sguardo e si sentì incredibilmente meglio quando non incontrò alcuna compassione in quegli occhi castani. Raddrizzò di nuovo la schiena, pronta a riprendere laddove aveva interrotto.


--Durante la battaglia ho combattuto contro i Mangiamorte, ma ti confesso che se non fosse stato per gli aiuti sporadici dei miei amici non ce l’avrei mai fatta. Poi quando ho visto il corpo esanime di Potter mi sono sentita disintegrare, e quando poi l’ho visto di nuovo faccia a faccia con il signore Oscuro l’ho ammirato davvero molto.--


Pansy chiuse gli occhi, lasciando che la potenza emotiva di quei ricordi l’investisse con tutta la sua forza. La stima per quel ragazzo, suo coetaneo, tornato per miracolo, che rischiava la vita per tutti gli altri. Persino per quelli come lei… La preoccupazione per Potter, e la morsa di paura fredda che sembrava averle stretto lo stomaco in una tenaglia contorta. La speranza per un futuro migliore, senza rimorsi per la scelta così radicale che aveva compiuto, un futuro… felice, forse.


--Ricordo che Draco era arrivato al mio fianco, e gli avevo curato il naso rotto. Era sconvolto, davvero. Non la smetteva di balbettare per la paura, soprattutto per il timore di non poter rimediare: sai, non si era mai davvero perdonato di aver causato la morte di Silente. Quindi immagina il suo sollievo quando ha sentito tutta la verità di Potter. Non riusciva a smettere di piangere, così è rimasto con la guancia sulla mia spalla per tutto il tempo. E niente, poi Potter ha vinto e noi abbiamo parlato con Lumacorno e gli abbiamo spiegato la nostra situazione. Ci ha portati dalla McGranitt, che era diventata Preside, e lei ci ha aiutati molto a rimetterci in sesto. È anche grazie a lei se ora sono qui.--


La Granger annuì, ora più sorridente. Pansy apprezzò molto che si rallegrasse per lei: era davvero una gran bella persona!


--Ho trovato un lavoro come infermiera al San Mungo, e lo adoro!-- riprese poi. --Non sono una dottoressa certo, ma so cavarmela nelle situazioni di emergenza e ho una buona reputazione. Sai, mi fa sentire riscattata aiutare tanta gente. Non so spiegarti, esattamente. È stato lì che ho rincontrato Blaise: era finito in una rissa e l’avevano portato al reparto Lesioni Da Incantesimo. Quando ho visto il suo nome sull’elenco mi sono precipitata a fargli visita.--


Ora sorrideva anche lei, intenerita dai ricordi.


--Il resto è facile. Blaise teneva i contatti con Draco, mentre io sapevo dove trovare Daph e Theo, che erano fidanzati. Ci siamo ritrovati tutti insieme una sera e ci siamo divertiti come matti. Poi Draco ha cominciato ad interessarsi a te, e mi ha chiamata quando ti sei sentita male. Il resto lo sai anche tu.-- concluse, immaginandosi già la replica della riccia.


La Granger infatti aprì la bocca, ma lei la fermò.


--Possiamo prenderci una pausa?-- propose. --Sparecchiamo, prendiamo una vaschetta di gelato con due cucchiaini e ci andiamo ad accomodare in camera mia.--


Hermione annuì, entusiasta di avere la possibilità di mettere in ordine le idee e, soprattutto, di poter dare una mano. La Parkinson era stata davvero gentilissima, e si era davvero rivelata una sorpresa. Era rimasta davvero affascinata dalla storia della ragazza. Doveva essere stata molto dura, ma non aveva dubbi sul fatto che le avesse detto la verità. La cosa più stupefacente però era il modo in cui aveva parlato di Malfoy, Zabini, Nott e della Greengrass: li considerava amici. Amici veri. E lei che pensava che i Serpeverde fossero solo degli opportunisti! Invece quei cinque avevano fatto davvero delle scelte molto coraggiose mettendosi in gioco fino a quel punto.


Eppure c’era quella domanda che le rimbalzava in mente quella domanda che la sua testolina studiosa aveva formulato subito: perché Malfoy aveva chiamato proprio lei per darle una mano a riprendersi? Ma soprattutto, perché Malfoy si dava tanta pena per lei?


Le due ragazze finirono di sparecchiare, poi presero una vaschetta di gelato con dentro cioccolato, fragola e crema e corsero a rifugiarsi nella camera della mora.


Quando Hermione ci mise piede sgranò gli occhi: la stanza era piuttosto grande, arredata sontuosamente. Il pavimento era ricoperto da una sofficissima moquette verdina mentre le pareti erano di quel chiaro grigio sabbia. Un grande e meraviglioso letto a baldacchino, con le tende soffici e trasparenti, occupava un angolo della stanza. Accanto ad esso stava un comodino con tanto di stereo. Sotto una finestrella c’era una scrivania di ebano scuro, con delle assi del medesimo materiali ai lati, colme di libri. C’erano alcuni quadri che ritraevano dei paesaggi, ma quello che la colpì davvero erano le cornici appese al muro con dentro le foto di tutti i suoi amici.


C’erano Malfoy, Nott, Zabini e la Greengrass in una cornice con una scritta che riportava “The Traitors”. Sopra di loro, più in piccolo, c’era una foto della Parkinson. Erano tutte immagini risalenti al settimo anno.


--È il nostro regalo di ben ritrovati che ci siamo fatti a vicenda.-- spiegò la mora sorridente, seguendo il suo sguardo. --Ce l’abbiamo tutti, identica. Beh, cambia la disposizione delle foto all’interno, ma hai capito. C’è scritto “The Traitors” perché abbiamo tradito insieme l’Oscuro Signore. E gli scatti risalgono a dopo la battaglia, dato che è da allora che abbiamo davvero formato un gruppo duraturo.--


Poi c’erano altre cornici. Una con scritto “New Friends”, che aveva ancora quattro spazi tutti vuoti, e poi un’altra con la parola “Love” in lettere stilizzate che si avvolgevano attorno a due cornici interne più piccole, legandole.


--Non ho ancora trovato nulla da mettere in quelle.-- continuò la Parkinson.


--Oh.-- fece Hermione, sorpresa dalla diretta sincerità della Serpe.

Quella le sorrise tranquilla. --Dai, sediamoci. Così mi fai quella benedetta domanda e poi magari mi racconti qualcosa di te!--

Hermione le fece un sorriso un po’ più forzato e si accoccolò sul letto a baldacchino, subito imitata dalla mora che le porse un cucchiaino. Cominciarono a mangiare il gelato con gusto.


--Parkinson?-- chiamò la riccia una volta soddisfatta la golosità iniziale.


--Sì?-- replicò Pansy, ben sapendo che la domanda che aveva pesato sulla ragazza da circa un paio di giorni aveva trovato il momento di ottenere risposta.


--Perché Malfoy si sta dando tanta pena per me? E perché ha chiesto proprio a te di badare a me?--


La Serpeverde si fece subito seria, e prese un bel respiro. --Granger, tu ti ricordi quelle voce sulla mia cosiddetta natura di sgualdrina immagino.--


La riccia annuì.


--Sono state vere, per un certo periodo. Nessuno mi dava una mano. Nessuno. Poi Draco è venuto da me e mi ha sbattuto in faccia tutta la verità, senza mezze misure, senza ammorbidirla, senza smussarla, mostrandomi tutto lo squallore, lo schifo e la miseria della situazione in cui mi ero messa. Caddi in depressione, e tirarmene fuori fu difficile. Mi aiutò molto, e assieme a lui anche Theo, Blaise e Daph. È così che è iniziata la nostra amicizia. Ma io ho sempre considerato Draco il mio miglio amico.--
prese un grosso respiro, per finire nel modo giusto. Lo doveva a Draco. --Per questo ha chiesto a me di tirarti fuori dalla depressione: perché io ci sono passata. E ti sta aiutando perché sente che è la cosa giusta da fare. Perché ci tiene a te infondo, e soprattutto ci tiene a dimostrare che non è più il mostro che suo padre lo aveva costretto a essere. Ecco i suoi motivi.--

La mora si mise in bocca una cucchiaiata di gelato al cioccolato e tacque, mentre Hermione la guardava con lo stupore scolpito in ogni lineamento del suo viso. Non ci poteva credere. La Parkinson era stata nella sua stessa situazione.


--Ma… tu perché_-- balbettò incerta. Temeva di chiedere troppo, di costringerla a ricordare quello che magari non aveva mai davvero accettato.


--Perché mi ero cacciata in tutto quell’affaraccio?-- la precedette la Serpe, e la riccia fece cenno di sì con la testa. Quella sogghignò. --Perché i miei mi avevano appena comunicato che il mio sarebbe stato un matrimonio di convenienza. Sai Granger, noi Serpeverde saremo pure gelidi e cinici, ma io ero solo una ragazzina di quattordici anni. E ancora credevo nell’amore. Ma la notizia così, per lettera, mi aveva tolto la speranza di avere un rapporto vero con qualcuno. Cominciai a starci male, e divenni una sgualdrina. Mi faccio schifo da sola, se ci ripenso.-- concluse la mora con un brivido di disgusto.


Hermione si riconobbe in quelle parole. Avevano avuto lo stesso motivo, loro, e per ragioni piuttosto simili: la morte della speranza; la paura di non vivere appieno l’amore; il terrore di restare sole e vuote. Ed erano finite allo stesso punto.


Ma mentre la Parkinson aveva avuto un amico a tirarla fuori, lei non aveva nessuno dei suoi: quando Ron l’aveva lasciata per telefono, Harry era troppo occupato a sbattersi Ginny. Si era sentita sola, e fredda, e vuota. E così erano finite tante cose belle, segnando l’inizio di una rovina disgustosa.


Hermione si accasciò tra le lenzuola e scoppiò a piangere.








Angoletto!

Rieccomi! È un capitolo un po’ triste, mi spiace… ma mi serviva! Da adesso diventeranno più allegri, promesso! Spero che ora abbiate capito il motivo della scelta di Pansy per aiutare Hermione. Allora, vi è piaciuto? Ormai la storia di Hermione si capisce, ma comunque le dedicherò un flash-back all’inizio del prossimo. Me lo lasciate un commentino?
Un bacio,


Clarisse

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Capitolo 7
*** The plan ***


Ciao gente. Vi prego di scusarmi, per due motivi.

Primo: mi dispiace davvero tantissimo per il ritardo, ma con la scuola che è ricominciata ho avuto dei giorni davvero invivibili… ho cominciato la 5° superiore e i prof hanno già cominciato con la menata degli esami… poi io sono andata via un anno con Intercultura e adesso mi hanno messo sotto con circa cinque materie!

Secondo: dovete scusarmi. Davvero. Questo capitolo è stracorto, ma doveva essere solo la parte di tutto il capitolo. Il problema è che non riesco a scrivere… non ce la faccio, non so quando riuscirò a ricominciare, e poi ora come ora mi devo straconcentrare sulla scuola. Mi dispiace, davvero.

fratwi: ciao! Che piacere averti come nuova fan, mi fa molto contenta! Grazie mille per i complimenti. Che bello, ti piace la nuova Parkinson! EVVIVA!!!

Tanny: eh insomma, qui va un po’ così così… so come ti senti riguardo agli occhiali, io li ho dalle elementari! Devo anche cambiare le lenti adesso che ci penso… sono davvero soddisfatta di averti coinvolta così tanto, era davvero importante per me e sono felicissima di saperlo!!! Grazie mille anche per i complimenti, ormai con le tue recensioni sempre ricchissime stai diventando insostituibile! Prometto che cercherò di ritirarmi su e di sistemare la scuola così mi rimetterò presto a scrivere!!!

Gemella Dramioncella: grazie mille per i complimenti!!!

anna96: eh beh, Draco è sempre Draco! Sì sì, chiamami pure Kikka che non c’è problema! Sono contenta che il capitolo ti abbia emozionata, miravo tantissimo a coinvolgere i lettori e sono strafelice che ti abbia coinvolta tanto! Chi non lo ama il biondino? Sono contenta che la nuova Pansy e la mia Herm ti siano piaciute tanto!

Lovy91: beh dai, diciamo che Harry aveva altro a cui pensare… per me lo stronzo è Ron!!!

xxsailorkikaxx: grazie mille per i complimenti! Prometto che farò del mio meglio per continuare al più presto.

                                                                                                                                                                    Clarisse

 

    The Plan

**inizio flashback**

Pansy guardò la riccia accasciarsi di fronte a lei, scossa da singhiozzi incontrollabili.

<< Hermione, ma cosa c’è? >> disse, subito preoccupatissima. Si accorse di averla chiamata per nome, ma non ci diede alcun peso in quel momento.

La ragazza continuò a piangere, così la mora la strinse a sé amichevolmente dandole piccole pacche sulla schiena.

Quando l’altra si fu calmata, le mise in mano la vaschetta di gelato.

<< Ti senti di raccontarmi? >> le chiese con voce dolce e carezzevole.

Così Hermione cominciò. Le disse della sua carriera lampo all’ufficio Auror al Ministero, subito dopo la fine della scuola. Le parlò della sua relazione con Ron, di come tutto stesse andando a gonfie vele. Le confidò quanto fosse felice per la loro storia, felice di aver trovato un po’ di pace alla fine. Le accennò della relazione tra Harry e Ginny, che procedeva molto bene.

E poi le disse di come tutto fosse crollato, così dal nulla, in un solo secondo. Una sola telefonata era stata più che sufficiente, nella quale Ron le aveva detto che tra loro era finita. E poi aveva riappeso. Non una spiegazione, non una ragione, non una scusa, non un “mi spiace”. Solo parole sputate sui denti, con freddezza, con indifferenza. Le confessò di aver disintegrato le lenzuola, di aver promesso a sé stessa di non farsi mai più ferire in quel modo.

Le spiegò come mai non potesse più sopportare il lavoro al Ministero: vedeva troppo spesso Ron, e la feriva; vedeva troppo spesso Harry, che però le sembrava estraneo. Per questo si era licenziata. Le raccontò di essersi trovata lavoro come cameriera in un bar, e di aver smesso gradualmente di usare la magia: le faceva troppo male. Le parlò del senso di vuoto che la coglieva, ogni notte, quando sentiva la solitudine opprimerla come un macigno sul cuore. Ed era stato così che aveva cominciato a frequentare il nightclub, arrivando poi a lavorarci.

**fine flashback**

<< E poi? >> chiese un certo biondino a Pansy, cercando di saperne di più sulla situazione della Granger.

<< E poi niente Draco, si è addormentata. >> rispose lei stringendosi nelle spalle. << Io l’ho messa sotto le coperte e sono venuta qui a raccontarti tutto. >>

Pansy osservò attentamente la reazione dell’amico. Anche se non lo dava a vedere, era più che certa che stesse assimilando tutte le informazioni che lei gli aveva fornito. Sapeva che Draco, a dispetto di tutte le voci che lo dipingevano come l’Algida Serpe, aveva un cuore d’oro: avrebbe fatto del suo meglio per aiutare la Granger. Bisognava solo farlo capire anche a lui!

<< Le daremo una mano, non è vero? >> chiese fiduciosa, ben sapendo che era una domanda retorica.

Il Principe delle Serpi annuì affermativo. << Dovremo solo capire il motivo per cui ha cominciato a fare la sgualdrina, e soprattutto che cosa le serve per uscire dal vortice. >>

La mora cominciò a riflettere. << Dunque, sappiamo già che le cause scatenanti sono state la paura di non essere amata e la necessità di sfuggire alla solitudine. Le servono soprattutto amici. >>

Draco annuì.

I due rimasero a parlottare ancora per un po’, e alla fine si sorrisero. Poi il biondino si alzò e accompagnò l’amica alla porta.

Pansy gli posò un bacio sulla guancia. << Allora da domani procediamo con il piano? >>

<< Sì, passo io da te la mattina e riprendiamo quando stacca. >> annuì lui.

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Capitolo 8
*** Let's start over ***


Ma ciao gente! Alla fine ce l’ho fatta a scrivere questo capitolo… so che avevo promesso di cercare di postarlo per domenica scorsa, ma proprio non ne voleva sapere di venire giù in maniera decente! Scusate!

anna96: grazie mille per i complimenti! Draco e Pansy saranno molto d’aiuto, e non solo loro… grazie anche per la comprensione, mi fa sentire davvero molto meglio.

fratwi: grazie per la comprensione, mi sento commossa!!! Tranquilla, non vi abbandonerò. Anche perché se smetto di scrivere poi mi sento soffocare. Sono contenta che la storia ti piaccia tanto, e per ringraziarti del tuo sostegno ti regalo un piccolo spoiler: le sorprese non sono ancora finite!

Gemella Dramioncella: beh, eccoti qui il prossimo capitolo allora! Grazie mille per non avermi abbandonata! Spero di riuscire ad aggiornare presto.

Tanny: you are absolutely the best! Di solito mi rimproverano sempre per i capitol corti, invece tu hai capito le ragioni che mi hanno spinta a postarlo così! Grazie mille per l’augurio, in effetti le cose stanno andando un po’ meglio. Inizio duro, dopo tanto che non vedevo i miei compagni c’è voluto un po’ per riambientarmi! Sono contenta che tu ti stia già trovando meglio con gli occhiali, so benissimo quanto possano rompere! Io ho appena cambiato le lenti e ancora mi danno un po’ fastidio dato che è una gradazione diversa… sai, io riesco a concentrarmi nonostante la scuola perché se non scrivo per due settimane comincio a sentirmi soffocare! Quindi ho bisogno di scrivere un pochino, a costo di star su fino alle quattro il sabato notte! Il che non è esattamente da prendere da esempio ^^’. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto tanto, e spero che questo non ti deluderà!

Fata Desi: sono contenta che la storia ti interessi! Grazie per i complimenti e per la comprensione.

Ok gente, queste erano le recensioni! D’ora in poi, aspettatevi un aggiornamento più o meno ogni week-end. Sono mortificata, ma non credo che riuscirò ad aggiornare più in fretta di così con la scuola di mezzo.

Vorrei davvero ringraziarvi uno per uno, venir lì e stringervi la mano, perché mi state dando un sostegno incredibile. Siete davvero meravigliosi. Stavo davvero male prima dell’ultimo aggiornamento, ma voi non mi avete abbandonata, mi avete perdonato il ritardo e mi avete davvero tirato su di morale! Quindi grazie a tutti. A chi legge, chi recensisce, chi segue e chi preferisce!

 

    Let’s start over

Draco entrò nella camera da letto, cauto. La stanza di Pansy gli era sempre piaciuta: era intima e familiare, arredata con un gusto che gli ricordava sempre gli anni passati nella Sala Comune di Serpeverde di Hogwarts.

Il suo sguardo terminò in pochi secondi il check-up completo della stanza, per poi concentrarsi sulla figura della ragazza distesa sul letto. Era proprio bella la Granger mentre dormiva; i capelli ricci, soffici, erano sparsi sulle lenzuola di raso formando dei disegni improbabili. Gli occhi chiusi, dalle ciglia lunghe e nere folte come pizzo, con le palpebre che tremavano leggermente mentre le iridi celate inseguivano chissà quali sogni. Le mani rilassate, una sotto la testa e l’altra al petto quasi per proteggersi. La bocca appena dischiusa, da cui scivolava un anelito di respiro. Era molto tenera così acciambellata come una gattina.

Le si avvicinò con passo felpato fino a sedersi accanto a lei. Ora che la vedeva da più vicino si potevano notare i segni del dolore profondo che l’aveva dilaniata per tutti quegli anni;  leggeri solchi tracciati dalle lacrime, ora nient’altro che una traccia salata sulle sue gote; l’espressione corrugata delle sopracciglia, come se il suo fosse un brutto sogno; la mano che sporgeva da sotto la testa era stretta a pugno, la mascella contratta come se stesse resistendo a qualcosa.

Le posò un mano sulla spalla, con leggerezza, e cominciò dolcemente ad accarezzarla. Con la punta delle dita scendeva lungo il braccio, arrivando al gomito, e poi risaliva sino a sfiorarle il collo.

Hermione avvertì il tocco nel sogno e cominciò lentamente a risvegliarsi. Le girava la testa, i suoi ricordi erano ancora annebbiati dalla stanchezza che il sonno lascia. Gli ultimi avvenimenti di cui aveva coscienza erano il pigiama-party con Pansy e il proprio sfogo. Cominciò a muoversi leggermente, sbattendo più volte le palpebre bordate da lunghe ciglia e mugugnando piano.

Quando volse sul fianco e si ritrovò faccia a faccia con Draco Malfoy che le sorrideva ci mancò poco che le venisse un infarto.

Primo: avere uno del calibro e della bellezza di Draco accanto poteva corrispondere solo a una folle fantasia.

Secondo: sorrideva. E lei non lo aveva mai visto sorridere, solo ghignare.

Quindi doveva essere un sogno. Per forza.

Il sorriso di Draco si allargò un poco mentre le mormorava un gentile “buongiorno”. Hermione borbottò una risposta disarticolata, ma si limitò a restarsene sdraiata immobile tra le lenzuola: se quello era solo un sogno, tanto valeva viverlo tutto.

Così rimase tranquilla con gli occhi socchiusi, a godersi le dita delicate del biondo che le sistemavano teneramente la frangetta ciuffo per ciuffo. Dalla finestra dietro al ragazzo filtrava morbida la luce dell’alba.

<< Ricominciamo da capo Granger, che ne dici? >> le sussurrò quello all’orecchio.

Ricominciare. Era possibile una vita tranquilla, rispettabile, pulita? Era possibile ritrovare il suo cuore, sentirlo battere senza temere di provare un dolore indicibile? Quello sarebbe stato un sogno. Oppure c’era davvero l’ombra di una possibilità di ricominciare?

Guardò Draco e trovò sicurezza in quei meravigliosi specchi di ghiaccio che incontravano i suoi semplici occhi castani. Tutta la sicurezza di cui aveva bisogno.

*****

Pansy abbandonò per qualche secondo la frittella che stava sul fuoco per prendere lo sciroppo d’acero che stava sullo scaffale. Un sabato mattina normalissimo fin lì. Ma le stranezze cominciarono quando vide Hermione Granger entrare nella cucina, sorretta da Draco Malfoy.

La riccia si accasciò sulla sedia tenendosi la testa tra le mani, poi guardò la ragazza ai fornelli con un sorriso piccolo piccolo.

<< Voglio ricominciare, Pansy. >> mormorò.

La mora lanciò uno sguardo incredulo verso Draco, che rispose con un cenno e uno dei suoi tipici ghignetti, e poi si aprì in un sorriso meraviglioso tutto per la sua nuova amica. Tolse la frittella dal fuoco e la mise nel piatto di Hermione, poi la abbracciò teneramente.

<< Non sai quanto ne sono contenta! >> trillò sincera.

La riccia ricambiò il sorriso, poi cominciò a mangiare con gusto. In quel mentre, suonò il campanello.

Pansy scattò per andare alla porta, e così si perse il ghigno alla Malfoy del biondino che giocherellava distrattamente con i boccoli della ragazza. E si ritrovò davanti Blaise e Daphne, tutti e due con un gran sorriso dipinto in faccia.

Il trio di Serpi rientrò in cucina tutto contento e i due nuovi arrivi non esitarono ad abbracciare Hermione, che dal canto suo non potè evitare di sorprendersi.

<< Ma voi cosa ci fate qui? >> chiese Hermione guardandoli sorpresissima.

Daphne le fece un sorriso dolce. << Pansy ci ha raccontato. >> disse subito, onesta.

La riccia sussultò, ma prima che potesse replicare l’altra alzò la mano per interromperla.

<< Hai detto di voler ricominciare, no? >> continuò la bionda. << Siamo qui per aiutarti. >>

Hermione li guardò tutti, perplessa ma commossa. Quanto aveva sbagliato a giudicarli. Draco Malfoy, Blaise Zabini, Pansy Parkinson e Daphne Greengrass. Quattro Serpi con cui non era mai andata d’accordo. Quattro Serpi che non avevano nemmeno esitato a farsi avanti per tirarla fuori da quel baratro in cui si era cacciata come una stupida. Singhiozzò e li abbracciò tutti insieme, di slancio.

<< Pronta? >> le chiese Pansy con un sorriso.

Rispose con un vigorose cenno del capo.

<< Ottimo! >> gioì Daphne. << Allora per prima cosa ti porto al mio centro e ti facciamo un make-over. >>

La riccia si sfiorò il viso. Che cosa stava insinuando quella vipera?!

Pansy colse lo sdegno che baluginava negli occhi dell’amica e si affrettò a tranquillizzarla: << È amichevole Herm, l’avevano fatto anche a me quando ero nella tua situazione. >> l’altra si tranquillizzò. << Fidati, ti sentirai una meraviglia dopo! >>

Hermione si permise un sorriso più gentile. << Allora d’accordo. Mi sistemo e sono da voi. >>

Draco aspettò finchè non rimasero solo lui e le Serpi nella stanza, poi si decise a riacquistare l’uso della parola.

<< Grazie mille per essere venuti subito, ragazzi. >> disse annuendo col capo.

<< Ma figurati Dra. >> sorrise Blaise con quell’espressione tipica dei prediletti di Salazar.

<< Sarà un piacere. >> rincarò Daphne, e poi suggerì ammiccante: << In ogni caso, non so perché ma qualcosa mi dice che dietro a questa tua richiesta di riportare alla vita la cara vecchia Granger deve avere un secondo, distorto fine sotto… >>

Il biondino la guardò piccato. << Hey! Non posso fare qualcosa solo per essere gentile? >>

Tutti e tre gli rivolsero un’occhiata scettica e il ragazzo mugugnò, suscitando le risa degli amici: Draco sarà pur stato una persona meravigliosa, ma essere gentile si poteva considerare paradossale per uno come lui! Principe delle Serpi da sempre e per sempre… questo era il suo motto.

<< Dai Dra, levati quella faccia offesa che non si addice per niente. >> lo prese in giro Blaise. << Ma seriamente, come mai questo slancio di generosità verso la cara vecchia Granger? >>

<< Boh. Mi è venuta così. >> disse il biondino onestamente stringendosi nelle spalle.

<< Per me hai qualcosa in mente. >> obiettò Pansy irritata mettendo in bocca un pezzo di frittella: tutte quelle chiacchiere e nessuno aveva apprezzato i suoi sforzi per fare la colazione!

Blaise, meraviglioso come sempre, capì al volo cosa non andava nell’acidità della ragazza. << Pan, non è che potrei avere una delle tue squisite frittelle con lo sciroppo d’acero? >>

La mora si aprì in un sorriso e gli passò subito un piatto. Non che si volesse sentire sempre al centro dell’attenzione, ma ogni tanto venire apprezzata nelle piccole cose le faceva piacere.

<< D’accordo biondastro, adesso confessa il piano. >> disse, di nuovo di buonumore.

Draco alzò gli occhi al cielo. << Ve l’ho detto ragazzi, il piano_ >>

<< Che piano? >> disse Hermione tornando improvvisamente nella stanza.

Il Principe delle Serpi s’interruppe di botto, incerto su che scusa accampare per togliersi dall’impaccio.

<< Il piano del week-end che passerai assieme a noi! >> mentì Daphne con disinvoltura, salvando l’amico. << Adesso vieni con noi al mio centro estetico, poi un bel giro di shopping e un pigiama party a casa del riccastro platinato qui presente! >>

Draco le lanciò uno sguardo venefico, indispettito dagli aggettivi e dall’impegno che si ritrovava accollato, ma se lo dovette riprendere indietro subito dopo: se la bionda non si fosse inventata tutto con tanta prontezza si sarebbe trovato nei guai.

<< Forza, adesso andiamo così avremo tempo per fare tutto senza dover correre. >> disse la bionda prendendo le altre due ragazze per mano e trascinandole sul pianerottolo.

<< Greengrass, ma tu dove lavori? >> chiese la riccia mentre Pansy la stringeva a lei e all’altra Serpe.

<< A Diagon Alley. E chiamami Daph! >> disse la bionda con un sorriso mentre calava le dita in una tasca della giacca.

Poi Hermione provò il richiamo magico di un incantesimo scagliato, sentì una forza farla girare su sé stessa, e tutti i contorni divennero evanescenti linee sfuocate.

Quando i colori ripresero il loro posto, si ritrovò tra le strade affollate di Diagon Alley. Davanti a lei si ergeva l’insegna colorata che recitava in grande “Chez Daph”, e più sotto “Salone di Bellezza”. Era un negozio meraviglioso: grandi vetrate con vista sul lusso appena accennato dell’atrio dal pavimento in marmo nero. Una porta scorrevole, sul fondo del corridoio, si aprì per un attimo e ne uscì una ragazza con un camice bianco da professionista e la bacchetta assicurata al lato di un marsupio pieno di creme e prodotti.  Dietro di lei, per un attimo, fu possibile distinguere un piccolo attico costellato da almeno altre cinque porte.

<< Wow. >> esalò la riccia entrando, guidata per mano dalla mora Serpe. << Ma tu lavori qui? >>

<< A-ha. >> confermò Daphne con noncuranza salutando tutto il personale con un cenno amichevole della mano.

<< Ma come_? >>

<< Draco mi ha regalato il locale per il mio compleanno, e Pan mi ha aiutata con l’arredamento. >> l’interruppe la bionda, intuendo la sua domanda e rispondendo di conseguenza.

“Però, certo che il biondino ne ha di soldi da spendere.” si disse Hermione mentre si guardava in giro. Tutto aveva uno stile incredibile, ricercato ma informale nello stesso tempo. Poltroncine in stile sofà bianche, disposte a due a due con dei tavolini in vetro nel mezzo. Le pareti dipinte di avorio erano ricoperte a tratti da giganteschi specchi lunghi, e le parti intonacate erano tappezzate di quadri contenenti certificazioni e diplomi dalle più disparate fonti. Ce n’era persino una del San Mungo.

Quanto le piaceva quel posto. In un certo senso le ricordava il bar dove lavorava di giorno: c’era la stessa atmosfera di familiarità, di casa che senitva quando indossava la sua uniforme. E poi le vetrate, immense, davano una vista sulle strade piene di vita di Diagon Alley. Quanto le era mancato, quel borghetto di maghi. Quanto le era mancata l’allegria che metteva quel posto.

Una mano si posò con delicatezza sulla sua spalla, distogliendola da quei pensieri. Ma il senso di essere tornata a casa non se ne andò.

<< Vieni Hermione, mi sono presa la giornata libera e sono tutta per te. >> le disse Daphne con dolcezza mentre prendeva a guidarla nel corridoio, e poi attraverso una porta.

<< E per me! >> si aggregò Pansy raggiungendole raggiante nello studio della bionda.

<< Ovviamente Pan. >> annuì quella, mentre la riccia rimirava i quadri di paesaggi appesi alle pareti. << Allora, voi due adesso vi mettete qui sui lettini e vi rilassate. Poi vi faccio una pulizia del viso, vi porto nella vasca idromassaggio, vi regalo qualche crema e facciamo un trattamento completo con massaggi e oli viso e corpo, parrucchiere e trucco. Ok? >>

La mora battè le mani entusiasta, mentre Hermione si limitò ad annuire imbarazzata e stupita al tempo stesso. Com’era gentile…

La riccia si stese sul lettino seguendo le istruzioni di Daphne, che era andata nella stanza attigua per preparare le creme e le maschere necessarie. Sentiva le due ragazze scherzare nell’altra stanza, e questo la mise di buon’umore. Era contenta che la Granger stesse già cominciando a sentirsi meglio, ed era più che certa che dopo quel trattamento che Draco aveva provveduto ad offrirle si sarebbe sentita ancora meglio.

Draco era davvero strano: tutta quella gentilezza non era da lui. Cioè era sì generoso con i suoi amici, ma di solito era molto chiuso verso chiunque non facesse parte del caro vecchio Circolo delle Serpi. Quindi, doveva esserci qualcosa sotto. Per forza!

Finì di mescolare le creme, poi tornò di là e si mise a spalmare le maschere ottenute sul volto delle due ragazze.

Pansy aveva una pelle meravigliosa. E come sarebbe potuto essere altrimenti, dato che veniva a farsi coccolare da lei almeno una volta ogni due settimane? Era la sua cliente migliore!

Nemmeno la pelle di Hermione era messa male, anzi. Si vedeva che la ragazza ci teneva a prendersi cura di sé stessa, ma probabilmente con tutto quello che le stava succedendo si era un po’ trascurata nell’ultimo periodo. Le fece una maschera, poi lavò via tutto dopo dieci minuti e le applicò un po’ di tonico.

Passò alle sue due clienti un paio di costumi neri, semplicissimi.

<< Spero di aver indovinato la tua taglia Herm. >> disse a mo’ di premessa mentre passava il bikini alla riccia. << Conoscevo quello che ci voleva per Pan, ma con te sono dovuta andare a naso. Comunque, adesso voi due vi cambiate, vi cacciate nella vasca idromassaggio per una mezz’oretta e poi vi fate fare un bel massaggio rilassante. Io esco un attimo, torno subito. >>

E uscì così, di corsa, senza dare alle due il tempo di fare domande.

<< Daph è così. >> sentì Pansy dire, probabilmente in risposta all’espressione interrogativa di Hermione.

La bionda sorrise nell’ombra, poi attraversò la soglia del negozio e si immerse nella folla di Diagon Alley con la dignità che solo una Serpe possiede.

Le stradine erano caotiche, affollate. Sentiva il rumore degli stivali col tacco scandire il ritmo delle sue falcate contro l’acciottolato delle vie, i capelli sciolti che ondeggiavano sulle spalle ad ogni passò. Percepì molti sguardi accarezzarla attentamente e ma non vi diede il minimo peso e, da gran donna qual’era, continuò a camminare a testa alta.

Il negozio davanti a cui si fermò si trovava in una stradina secondaria, quasi nascosta dal caos della principale. Nessuna insegna luminosa, nessun incantesimo particolare che ne segnalasse la presenza. Il lato accanto alla porta malmessa era occupato da un vetro polveroso, che lasciava vedere davvero poco dell’interno. Sull’architrave della porta  era scritto “Non è come sembra”. Daphne entrò.

Il negozio non era niente di quello che sembrava da fuori. L’interno era lussuosissimo, dalle pareti di un caldo color ocra e luci magiche sfavillanti su candele di cristallo. Ai muri erano fissati dei lunghissimi corrimani sul quale trovava posto un numero incalcolabile di capi di abbigliamento. C’era la sezione “uomo” e quella “donna”, con ulteriori divisione per la zona “pantaloni”, oppure “gonne”, “magliette”, “abiti”, “camicette”…

<< Daphne, tesoro! >> esultò una voce, e una donna tra i cinquanta e i sessanta sbucò dalla porta che dava al magazzino. Non era molto alta, abbastanza piatta, con i capelli chiari legati in una coda alta voluminosa.

<< Buon pomeriggio, Dora. >> salutò lei cortese.

<< Allora mia cara, cosa posso fare per te oggi? >> chiese gioviale la proprietaria del negozio avvicinandosi e mettendole amichevolmente una mano sulla spalla.

La bionda rispose con un sorriso e le porse una foto. << Puoi trovarmi dei vestiti per questa ragazza qui? È alta come Pansy, ma ha i miei tratti. >>

Dora prese la foto e la guardò con occhio critico. << Ti troverò qualche capo. Però il meglio sarebbe se venisse lei stessa. >>

<< Lo so, scusa. Te la porto dopo, ma mi serve assolutamente un completo! >> disse lei con un ghigno dolce che era tutto un programma mentre si sedeva sul cuscino a sgabello, in attesa.

L’altra sorrise di rimando, poi alzò gli occhi al cielo e si immerse tra gli appendini del suo negozio.

Daphne rilassò la schiena contro il muro dietro di sé, gli occhi chiusi e un’espressione beata sul viso. Adorava quel negozio. Dora era sempre stata gentile con lei, sin da quando era piccola e accmpagnava sua madre a fare compere in quello stesso negozio. E crescendo era sempre venuta lì. Di buono c’era che era un posto frequentato solo dai migliori, quelli che entravano comunque nel negozio nonostante l’ubicazione squallida spingesse i più ad allontanarsi. “Non è come sembra”. Era una tiritera che tutti i Serpeverde conoscevano bene, per questo era tra di loro che si trovavano i più fedeli clienti. Lei ci avevo portato Pan quando si era ritrovata nella stessa situazione di Hermione. Poi in seguito era stato impossibile tenere lontano Draco e Blaise, che messi insieme facevano quasi più shopping di lei. Facevano paura quando entravano in quel negozio… adesso il prossimo passo sarebbe stato portarci Hermione. Ma forse avrebbe dovuto rimandare a domani dato che si stava facendo tardi contando tutto quello che avevano programmato per quella giornata, e aveva promesso a Draco che sarebbero andati tutti a cena da lui. In quel caso però Herm si sarebbe dovuta tirare un po’…

<< Dora, mi puoi cercare anche un vestito un po’ elegante? >>

Una mezz’oretta dopo, Daphne faceva ritorno al suo salone con un paio di sacchetti neri ornati da ghirigori color argento. Li lasciò nel suo ufficio e si recò subito nella sala massaggi, dove trovò Pansy e Hermione con un’espressione di divina beatitudine dipinta sul viso.

<< Dalle vostre facce direi che ve la siete goduta. >> disse ghignando per prendenderle un po’ ingiro.

La mora fece un’alzatuccia di spalle da vera Serpe, mentre la riccia le rivolse un sorriso smagliante. Si vedeva che era più serena, e la cosa mise molto di buon’umore Daphne.

<< Dai Herm, vieni che ti faccio i capelli e il trucco, poi c’è un vestito che ti devo far provare. >> le disse porgendole la mano per invitarla a seguirla.

Pansy le fece un sorriso d’incoraggiamento.

*****

Circa un’ora più tardi, Hermione non si riconosceva più. Prima di tutto, indossava un normalissimo completo di jeans chiari, maglietta rosa antico con la manica di tre quarti e scollo a V arricciato, ballerine bianche impreziosite da ricami d’oro che s’intonavano con la cintura in vita. Inoltre, i capelli erano acconciati in boccoli grandi e morbidi, il viso veniva valorizzato da un trucco leggero e casual.

Era tanto che non si vestiva più così. Ormai il suo guardaroba si basava sulla divisa da lavoro, tuta per stare in casa e completini per la parte notturna della sua vita. Le era mancato quel tipo di abbigliamento così familiare, più di quanto non avesse creduto. Anche il trucco era diverso: niente mascheroni e non del tutto acqua e sapone, come invece lei si conciava per i due diversi lavori. Come si sentiva bene…

<< Herm, sei pronta? Dai che abbiamo ancora un sacco di cose da fare! >> la richiamò Daphne bussando gentilmente alla porta del camerino.

<< Arrivo! >> rispose la riccia, poi afferrò la borsa ocra chiaro e raggiunse le sue nuove amiche.

La bionda le rivolse un sorriso d’apprezzamento e Pansy le strizzò l’occhio segnandole di fare un giro su sé stessa.

<< Ma perché state facendo tutto questo per me? >> chiese quando ebbe finito di atteggiarsi da modella.

Il sorriso della mora vacillò leggermente. << Perché sappiamo come ti senti. Quindi ascolta bene quello che ti dico adesso. >> cominciò, avendo intuito le paure della riccia e andandosi a sedere di fronte a lei. << Il massaggio, il cambio di look, il trucco e i capelli leggermente diversi… non è perché ti vogliamo cambiare, Herm. È perché hai bisogno di sentirti tu diversa, semplicemente con le piccole cose. Ti aiuterà, fidati. >>

Hermione le sorrise.

Daphne si alzò e battè le mani. << Allora, sei pronta per una giornata Serpeverde? >>

 

ANGOLETTO!

Eccomi qui! Piaciuto il capitolo? Ho introdotto il personaggio di Daphne, spero che vi stia simpatica! A me fa molto sorella maggiore. Spero di riuscire a scrivere presto il prossimo capitolo “A Slytherin Day”, che dovrebbe risultare divertente! Avremo uno zoom-in su Blaise stavolta *o*! Commentino? Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 9
*** A Slytherin Day ***


Pensavate che vi avrei lasciato a secco anche questo week-end, vero?! Sbagliato! Eccomi qui con questo nuovo capitolo bello lungo. Allora, purtroppo non è la Slytherin Day che probabilmente pensavate, ma dopo ci sarà anche quella. Solo che, mentre scrivevo, mi è venuta questa idea e non ho potuto fare a meno di seguirla! Mi raccomando, fatemi sapere che ci tengo davvero tantissimo.

Gemella Dramioncella: ecco qui l’aggiornamento! Temo che il capitolo non sarà quello che ti aspettavi, ma spero che ti piaccia ugualmente! Grazie mille per i complimenti.

francydenis: e come non amare le Serpi? Sono i personaggi assolutamente più divertenti e incredibili! Hanno quel pizzico di perfidia, sanno tirare fuori le unghie come si deve e sotto sotto (anche se MOLTO sotto) hanno un po’ di dolcezza. Sono contenta che il capitolo ti abbia regalato un sorriso, tu hai fatto sorridere me con la tua recensione ^^

anna96: perché avere un’amica che gestisce un centro di bellezza non è una realtà… e infatti questa è una storia! Sono contenta che tu abbia afferrato subito che quello di Hermione non è un cambiamento ma una rinascita, proprio come hai detto tu! È esattamente quello che volevvo comunicare. Draco per ora se ne starà un po’ sulle sue, ma quando entrerà in scena sul serio… CHE ENTRATA IN SCENA!

Lovy91: *Ma perché io non posso fare niente senza avere un secondo fine? NdDraco - Perché tu sei il Principe delle Serpi, non la dai a bere a nessuno caro mio… NdClarisse* grazie mille per i complimenti, sono contenta di sapere che le mie nuove Daphne e Pansy ti piacciano!

Tanny: noooo che bello il tuo commentONE! *me gongolante che canta e saltella. - Ecco, l’abbiamo persa. Blaise, chiama il centro di salute mentale per favore! NdDraco. - Clarisse smette di saltellare e incrocia le braccia menttendo il broncio. Dannata Serpe! NdClarisse* già, purtroppo il nostro Draco si sta facendo incantare dalla forza sepolta della nostra Grifoncina… anche se non lo vuole ammettere con sé stesso! Sono contenta che le nuove Serpi ti piacciano, anche io preferisco vederle unite. Insomma, basta con questa storia che i Serpeverde sono i cattivi! Infondo l’aveva detto pure il Cappello Parlante, no? “O forse a Serpeverde ragazzi miei, che voi troverete gli amici migliori / quei tipi astuti e affatto babbei che poi raggiungon fini e onori” (o comunque qualcosa del genere!). Eccoti qui il nuovo capitolo, che però sarà diverso da quello che forse ti aspettavi… però quando l’ispirazione viene la si può solo seguire!

 

    A Slytherin Day

No. No, no, assolutamente NO! Era impossibile, non poteva essere vero… non era normale che la villa di Draco Malfoy comprendesse un lago! Hermione sembrava sull’orlo di una crisi nel constatare che, invece, era proprio così!

Il furetto in questione colse l’espressione della Grifondoro e scoppiò a ridere di gusto.

Blaise sorrise a sua volta, divertito dalla faccia incredula della Granger e rallegrato dall’euforia del suo migliore amico. Era da tanto che non vedeva Draco così contento. Se ne stava sempre da solo, in quell’enorme villa. Era ovvio che fosse così di buon’umore per una volta che aveva gente intorno.

Chateau Malfoy era una gigantesca villa in stile medioevale non troppo lontano da Diagon Alley. Era molto antica, ma tenuta in perfette condizioni grazie a numerosi incantesimi di conservazione. Era immensa: oltre alla villa, che non era poco, le proprietà si estendevano anche su un lago nelle vicinanze e su un parco che in quanto dimensioni era inferiore solo a quello di Hogwarts. In questo spazio sconfinato erano state installate diverse strutture. Primo fra tutti il maneggio, che Blaise adorava. C’erano sei cavalli meravigliosi, tutti di razza, cresciuti e accuditi splendidamente. Sapeva che Draco passava molto tempo a cavalcare, soprattutto sulle rive del lago.

E in quel momento, un ricordo tornò. Un ricordo simpatico, dolce e, purtroppo, molto lontano…

**inizio flashback**

<< Dra, aspettami! >> gridò un bimbo moro, in sella ad un meraviglioso pony grigio perla.

Stava rincorrendo un altro bambino, biondo, lanciato al galoppo su un velocissimo puledro nero come la notte, tranne che per una macchia bianca sul petto.

Il bambino biondo tirò le redini della sua cavalcatura per permettere all’amico di raggiungerlo.

<< Dovresti venire più spesso Blaise, così non avresti problemi di velocità e potremo correre a briglia sciolta. >> lo rimproverò il piccolo Draco sorridendo.

Uno di quei sorrisi che si sarebbero visti molto raramente sul suo viso negli anni futuri.

Blaise gli diede un pugno scherzoso su una spalla e i due amici affiancarono i cavalli, al passo, per chiacchierare un po’.

<< Allora, ho sentito che ieri hai conosciuto quella che dovrebbe essere la tua futura moglie, o sbaglio? >> chiese il moretto, con una punta di presa in giro nella voce.

<< Non sbagli. >> affermò l’altro scuotendo la testa.

I due rimasero un attimo in silenzio.

<< Beh?! >> sbottò poi Blaise. << Mica ti dovrò tirar fuori le parole una per una! >>

Il biondino scoppiò a ridere. << Va bene, ti racconto. Si chiama Daphne, Daphne Greengrass. Mi sembrava molto timida ieri, si sentiva sotto esame secondo me! Beh, in effetti la mia mamma e il mio papà non scherzavano, la guardavano continuamente! >>

<< Sfido io che si sentisse osservata. >> commentò il bambino, rabbrividendo al solo pensiero di sentire lo sguardo di Lucius Malfoy puntato addosso per tutto il pomeriggio. Non che avesse paura del papà del suo migliore amico, no… solo che quel signore incuteva una specie di disagio.

<< A me sta molto simpatica. >> continuava intanto Draco. << Quando la mia mamma e il mio papà sono andati in una stanza a parlare con i suoi genitori si è tranquillizzata. Era impacciata all’inizio, ma poi abbiamo fatto amicizia. >>

<< Sì? >> chiese il moretto incuriosito.

<< Sì. È sveglia. Abbiamo deciso che quando saremo grandi verremo a vivere qui, con i miei nonni, i miei gentori e i suoi, e avremo la casa piena di bambini così non ci sentiremo mai soli! >> concluse il bimbo con un sorriso felice.

**fine flashback**

Blaise abbandonò quel ricordo con una fitta di nostalgia. Ogni tanto gli mancava il Draco bambino, quello che faceva piani di vita con lui nelle passeggiate a cavallo nella proprietà del nonno, quello che rubava a tarda notte dalle cucine, quello che non odiava i figli di babbani e che se ne infischiava di essere un Malfoy. Quello che sognava una vita felice, ingenuo e innocente come solo un bambino può essere.

Quanto era stata diversa la realtà. Il nonno di Draco era morto due anni dopo lasciando al nipotitno tutta la tenuta, ma lui non era più riuscito a tornarci per il dolore. A quanto sembrava poi Lucius e il padre di Daphne ebbero una lite sui Mezzosangue: il signor Greengrass era molto più moderato verso di loro e Lucius ruppe ogni contatto con la famiglia. Era solo grazie a Hogwarts se Draco e Daphne si erano rincontrati.

Quanto erano cambiati in quegli anni: lei aveva imparato ad aprirsi al mondo, a mostrare la regina che era. Lui invece aveva imparato a mettere una diga a tutti i suoi sentimenti, avvicinandosi al modello di figlio che il caro Lucius aveva fatto tanta fatica a crescere. E poi il tempo aveva di nuovo rimescolato le carte in tavola e Draco, per staccarsi dalla sua famiglia e da tutto quello che essa rappresentava, aveva fatto ritorno alla villa del nonno e vi si era stabilito.

Ma Blaise sapeva quanto la solitudine di quel luogo gli facesse male: alla fine ci era andato a vivere come aveva sempre sognato, però era solo. Non c’erano i suoi nonni, non c’erano i suoi genitori né i suoi suoceri, non c’era una moglie con tanti bambini come invece aveva sempre immaginato.

Scosse la testa. Dannazione a lui e alla sua empatia! Ogni volta la stessa storia: non poteva fare a meno di immedesimarsi nelle emozioni di chi gli stava vicino. Maledetto sesto senso! Ma ora basta con i ricordi e con i pensieri malinconici: non erano lì per la solitudine di Draco, ma per far stare meglio Hermione.

<< Allora Granger, pronta per una giornata Serpeverde? >> disse battendo le mani e avvicinadosi alla ragazza in questione.

Il coraggio negli occhi castani della riccia sembrò vacillare, così la rassicurò con un sorrisone.

<< Dai Herm, vedrai che sarà uno scherzo! >> la incoraggiò Pansy abbracciandola tutta contenta.

Quella annuì, già più sicura. Era solo un pic-nic al lago, giusto? Mica c’era niente di avvelenato!

Il gruppetto cominciò a preparare tutto per il pranzo. Stesero un telo soffice su una delle rocce a strapiombo sul lago, poi tirarono fuori dei cuscini e li disposero ai lati. Da uno zaino opportunamente incantato presero un piccolo barbecue e un cestino con il cibo. Accesero un fuocherello magico sotto la griglia, poi si accomodarono tutti sui cuscini.

<< Quindi è così che passate una tipica giornata Serpeverde? >> chiese Hermione quando il gruppo cominciò a mangiare.

<< Oh, assolutamente no! >> rise Pansy mentre addentava un pezzo di pollo. << Ma capiti proprio in un momento in cui abbiamo il week-end allungato fino a martedì, quindi il sabato diventa un giorno di relax. Tranquilla, avrai tempo per divertirti con noi. >>

La riccia la guardò scettica. << Io però lunedì lavoro. Come faccio? >>

<< Facile, non ci vai. >> disse Blaise con tutta tranquillità nascondendo il ghigno dietro a un morso di pane.

<< COSA?! >>

Il ghigno del moro si allargò; sempre la solita Granger. Fatele saltare i piani per la crociera ai Caraibi e vorrà un risarcimento. Fatele saltare un giorno di lavoro e vorrà la vostra testa!

<< Relax Herm. >> l’ammonì Daphne paziente. << Abbiamo già chiamato il tuo capo, che ha acconsentito a lasciarti un paio di giorni di ferie. E per quanto riguarda il lavoro notturno, considerati pure licenziata. >>

A quell’ultima frase, la riccia si sentì investire da mille emozioni diverse.

Sollievo. Era contenta di non essere più costretta a strumentalizzarsi per soddisfare le voglie sadiche di un qualunque allupato traditore. Non avrebbe più dovuto indossare quei completini disgustosamente succinti davanti a degli sconosciuti, non avrebbe più avuto bisogno di truccarsi a mascherone solo per fare scena, non si sarebbe più dovuta vergognare di sé stessa davanti allo specchio.

Gratitudine e Rabbia, insieme. Sapeva benissimo che se quelle Serpi non si sarebbero messe a fare i piani lasciandola completamente all’oscuro lei non avrebbe mai collaborato. Quindi probabilmente sarebbe ancora sotto il giogo del nightclub. Anche se il suo orgoglio, riaccesosi da poco, non aveva preso troppo bene quella decisione che aveva preso il controllo delle sue scelte.

Paura. Di non riuscire a pagare l’affitto dell’appartamento: il nightclub sarà pur stato un posto di lavoro disgustoso, però pagava bene. Di restare sola una volta che le Serpi avessero finito il loro piano di salvataggio. E se dopo essersi ritenuti soddisfatti l’avessero lasciata sola, abbandonandola di nuovo a sé stessa? Aveva cominciato la sua vita notturna per avere almeno l’illusione dell’amore e dell’affetto, per annegare la sua solitudine in carezze bugiarde. Sarebbe stata capace di farne a meno senza nessuno al suo fianco a sostenerla?

Blaise guardò Hermione negli occhi, e vide tutto. Vide sollievo, gratitudine e rabbia, paura. La capiva, da un certo punto di vista: chiunque, nella sua situazione, avrebbe provato tutti quei sentimenti così contrastanti eppure così perfettamente leciti. Doveva essere un momento difficile per lei; era ovvio che la pugnalata alle spalle dei suoi ex-cosiddetti-amici bruciasse ancora, impedendole di fidarsi completamente. E i vecchi pregiudizi sulle Serpi di certo non aiutavano. Ma la Granger era una ragazza intelligente, e lui non aveva nessun dubbio sul fatto che sarebbe riuscita a rimettersi presto in carreggiata. Ma aveva la paura perpetua dell’abbandono, il timore di non farcela da sola. Le aveva letto quel terrore sin dalla prima volta che l’aveva rivista, quando si era appoggiata completamente al petto di Draco, barcollante per le emozioni intense della sera prima.

Le mise una mano sulla spalla. Così, semplicemente, istintivamente, sinceramente. La riccia si girò e gli rivolse uno sguardo sorpreso. Lui le sorrise. Un sorriso caldo, amichevole, vero. Un sorriso che Hermione apprezzò molto, e che ricambiò.

*****

<< Fatemi capire, quindi oltre al lago questo Chateau Malfoy ha anche un maneggio?! >> esclamò Hermione con un filo di voce a causa dello stupore.

Ma perché i Malfoy dovevano fare sempre tutto così in grande? Si ricordava benissimo la Villa dei genitori del biondastro, che non era niente male: giardino con pavoni, stanze arredate con pezzi di antiquariato antichi e lussuosi, giganteschi lampadari di cristallo, saloni per ricevimenti, segrete da far invidia al Tribunale dell’Inquisizione… ma lo Chateau era mille volte più immenso! Solo nei giorni seguenti si sarebbe resa conto di quanto…

<< Già, ed è davvero un gran bel maneggio. >> confermò Daphne avanzando verso le stalle.

I box per i cavalli erano piuttosto grandi, tutti pavimentati da un cemento ricoperto di fieno. Ce n’erano molti, ma la maggior parte erano vuoti. C’erano sei cavalli: un’aggraziata giumenta bianca, una splendida cavalla color biondo panna, un bel baio marrone scuro, un massiccio destriero grigio perla, una sublime cavalcatura miele-rossiccio, un superbo stallone nero.

<< Appartengono tutti a Draco, ma ce li ha regalati. >> continuò a spiegare Pansy, prendendola per mano e guidandola verso i box. << Il cavallo grigio è di Blaise, Daphne cavalca sempre quella femmina rossiccia infondo. Theo ogni tanto viene qui con Astoria e stanno sempre sul baio, tutti e due insieme. La mia preferita è quella bionda, mentre la cavalla bianca è ancora vagante. Il meraviglioso stallone nero invece è il compagno inseparabile del nostro biondastro preferito. >> concluse la ragazza rivolgendo un sorriso al giovane chiamato in causa.

Draco le rivolse un ghigno ammiccante mentre prendeva la sella e le briglie del suo cavallo per poi avviarsi alla stalla.

Hermione lo guardò sparire oltre la porticina di legno, curiosa, e lo seguì in punta di piedi. Se ne stette in piedi in silenzio, seminascosta dallo stipite dell’ingresso, ad osservare il biondino che sistemava il suo destriero.

Il bel Malfoy stava accarezzando affettuosamente il muso dello stallone, che aveva socchiuso gli occhi per godersi meglio le coccole. Poi il ragazzo prese un oggetto di tessuto morbido e lo mise sulla groppa dell’animale. Assomigliava a una sella, ma non era sagomata: sembrava avere dei rinforzi sui lati, in modo da adattarsi alla schiena della cavalcatura, ma a parte quello non c’era nessun altro elemento rigido. Sotto era imbottita da uno strato di tessuto più morbido, in modo che non facesse male al cavallo, ed era tenuta salda grazie a una pettorina di cuoio che si legava sotto la pancia. Poi Draco gli mise il morso in bocca, facendo passare le briglia oltre le orecchie attente mentre il cavallo mangiava la zolletta di zucchero che gli stava offrendo con la mano libera.

Hermione uscì, silenziosa e invisibile com’era entrata. Le aveva fatto uno strano effetto vedere Malfoy così premuroso con una cosa diversa dal suo riflesso. Era un lato che non aveva mai conosciuto, ma un lato che le… piaceva.

<< Sorpresa? >> le chiese Daphne all’improvviso, richiamandola dai suoi pensieri.

Evidentemente aveva intuito tutto dall’espressione perplessa che le si doveva essere dipinta sul volto. Com’era possibile che le Serpi riuscissero a leggerla con tanta facilità.

<< Non l’avevo mai visto così. >> si giustificò.

La bionda scrollò le spalle. << In realtà non l’ho visto così per molto tempo nemmeno io. Da quando è morto suo nonno si è chiuso molto, la sua situazione a casa è sempre stata difficile. In questi ultimi anni sembra essere più tornato il bambino di un tempo. >>

Hermione annuì, colpita, e alzò gli occhi sull’amica. Era a cavallo di una giumenta color castano rosso, ben dritta con la schiena, i capelli voluminosi legati in una coda. Portava stivali alti al ginocchio, pantaloni aderenti e una camicetta con gilet, e un paio di guanti.

<< Sembri una professionista. >> le disse sincera, anche se un po’ invidiosa: magari fosse stata in grado di cavalcare!

L’altra le sorrise. In quel mentre le raggiunsero anche Blaise e Pansy, già in groppa ai loro destrieri. Draco invece non era ancora montato in sella e li seguiva a piedi.

<< Come mai le selle sono fatte così? >> domandò, notando che tutti i cavalli avevano la stessa strana imbottitura che aveva visto mettere allo stallone nero.

<< È una sella particolare, ideata da mio nonno. >> rispose il biondo avvicinandolesi. << La usiamo più per comodità che per bisogno, dato che tutti noi sappiamo cavalcare senza. >>

<< Wow. >> fu il solo commento che la ragazza riuscì ad articolare, ancora persa nei suoi pensieri.

<< Monta. >>

A quel comando, la ragazza sembrò rianimarsi. << EH?! >>

Il Principe delle Serpi la stava guardando ghignante, in segno di sfida.

<< No no no, neanche per idea. >> insistè la riccia scuotendo vigorosamente il capo. << Io non so mica andare a cavallo! >>

<< Ed è per questo che sarai con il miglior fantino in circolazione. >> ribattè il biondino, cogliendo subito l’opportunità di vantarsi.

Hermione sentì una fitta d’insofferenza prenderle il petto. Proprio non lo sopportava quando faceva l’arrogante!

<< E allora perché Blaise non mi ha chiesto di salire con lui? >> frecciò pungente, lo sguardo battagliero.

Le altre tre Serpi cominciarono a ridere a crepapelle, ma gli occhi di Draco rimasero fissi in quelli della ragazza. Due specchi di ghiaccio incendiati da circa un migliaglio di sentimenti.

La Grifondoro non si sognò nemmeno di abbassare lo sguardo, baluginante di qualche piccola, timida ma esistente, pagliuzza dorata.

Il biondo esultò tra sé e sé e sorrise. Sorrise davvero, con simpatia. << Senti Granger, ci servono i cavalli per arrivare alla tua prossima sorpresa, quindi o monti con me o vai a piedi. >>

Blaise sogghignò.

La riccia sbuffò, ma annuì. Non che non avesse considerato l’idea di andare a piedi, ma si era ricordata di quanto potessero essere estesi i possedimenti di Chateau Malfoy. Meglio non sfidare la sorte!

Draco l’aiutò a mettersi in sella a Blake, lo stallone nero, poi salì a sua volta e diede un leggero colpetto alle redini.

Hermione ci mise un attimo ad abituarsi all’andatura, ma doveva ammettere che le piaceva. << Non è così male. >>

Il biondo ghignò perfido. Cercò lo sguardo dei suoi degni compari, che annuirono. Il resto avvenne in un secondo: passò un braccio attorno ai fianchi snelli della ragazza, si piegò leggermente in avanti e diede un altro colpo alle briglie, lanciando il cavallo al galoppo. Quella lanciò un grido di sopresa, che però si perse nel vento.

*****

Ben dieci minuti di corsa sfrenata più tardi, Draco tirò leggermente le redini e Blake cominciò a rallentare.

Quando il trotto si fu stabilizzato, Hermione riuscì ad aprire gli occhi. DANNATISSIMA SERPE! Le aveva quasi fatto venire un infarto con quella sua bravata da esibizionista. E la cosa peggiore era che le era pure piaciuto! Il vento in faccia, delicato ma deciso, i muscoli del cavallo che si contraevano e si tendevano sotto di lei, il paesaggio sfocato della campagna che correva come acqua sotto i suoi occhi, il braccio di Malfoy che la stringeva e la rassicurava dolcemente...

ALT! Rewind, please. Che diamine sighificava “il braccio di Malfoy che la stringeva e la rassicurava dolcemente”?! Ecco, era impazzita. Non c’era altra spiegazione che avesse una logica di senso compiuto.

Alla fine il cavallo si arrestò del tutto, e Draco l’aiutò a scendere. Blaise le si avvicinò e le porse una benda di velluto blu.

<< Mettitela sugli occhi. >> le disse sorridendo, come se le stesse semplicemente proponendo di giocare a mosca cieca.

<< EH?! >> ma che era, il giorno delle follie? Quelli erano completamente andati… ecco cosa succedeva a vivere come sorci nei Sotterranei di Hogwarts per sette anni!

Blaise rise: la Granger era davvero una persona divertente. Ma loro le dovevano fare quella sorpresa a tutti i costi, altrimenti l’intero espediente della cavalcata sarebbe andato a monte. << Dai Herm, mettila e basta. >>

La riccia lo guardò dubbiosa, poi acconsentì. Ben sapendo che se ne sarebbe pentita entro trenta secondi. “Quanto si sbaglia…” pensò il moro. “Se ne pentirà tra molto meno!”

Hermione si sentì prendere per i fianchi e guidare in avanti, quindi cercò di camminare pian piano, mettendo un piede davanti all’altro il più cautamente possibile per evitare di esibirsi in una bella caduta. Poi venne fatta sedere su qualcosa di lungo e sottile, ma prima che potesse realizzare quello che stava succedendo il terreno le mancò da sotto i piedi e il vento si portò via la benda che le copriva gli occhi. Urlò.

Draco, dietro di lei, cominciò a ridere a crepapelle.

<< DANNATISSIMO FURETTO PLATINATO! >> stava strillando intanto la ragazza, le palpebre serrate per non guardare giù. << COME, COME ACCIDENTI TI VIENE IN MENTE DI METTERMI SU UNA SCOPA DA CORSA?! GIA’ A MOMENTI MI VIENE UN INFARTO AD ANDARE AL GALOPPO, FIGURIAMOCI VOLARE! MA TI SEI AMMATTITO? IO__ >>

<< Granger, perché non ti tappi quella boccaccia? >> la interruppe il biondino, visibilmente divertito dalla situazione.

SADICO! Lei aveva sempre avuto una dannatissima paura di volare, lo sapevano tutti. E lui rideva!

<< Non mi piace volare, io ho bisogno di sentire la terra sotto i piedi! >> ribattè offesa, ma per niente calma.

<< È proprio per questo che ti abbiamo fatto provare il galoppo prima. Se sei sopravvissuta a Blake non avrai problemi con la mia Nimbus. >> sbuffò il ragazzo facendo l’esasperato, ma in realtà si stava divertendo un mondo: adorava volare.

<< Ah, quindi l’avevate pure calcolato? >> sputò Hermione indignata. << Serpi che siete! >>

<< Grazie, modestamente. >> la prese in giro lui. << Invece di fare tutte ‘ste scene, perché non provi ad aprire gli occhi? >>

“Fossi matta!” pensò. In quel momento però altre voci, altre risate, entrarono alla sua portata d’orecchio e la curiosità cominciò a roderle il cuore. “Magari solo una sbirciatina…”

Hermione aprì gli occhi. E fu l’incanto: rimase a bocca aperta, con il respiro sospeso, con gli occhi sgranati a rimirare la meraviglia che si estendeva davanti a lei.

Il paesaggio che regnava era stupendo: il sole morente accendeva il cielo di un tramonto infuocato che colorava di rosa le nuvole vaporose e di arancio le acque increspate del lago; da un lato l’orizzonte era completamente libero, l’aria limpida che lasciava vedere lontano, mentre dall’altra parte si addensavano nubi temporalesche. Eppure anch’esse erano uno spettacolo stupendo: in contraso con l’ombra portata dalla pioggia, grazie all’altezza poteva vedere il cielo rosseggiante sopra lo strato di nuvole nere, mentre dentro di esse saettavano fulmini; il rombo dei tuoni le arrivava attutito da lontano, come una minaccia e una promessa insieme.

<< È… bellissimo… >> mormorò, le lacrime agli occhi per l’insopportabilità di un tale splendore.

Avvertì Draco annure tra i suoi capelli.

 

ANGOLETTO!

Piaciuto? Spero proprio di sì! Sapete, la parte finale con la descrizione del cielo visto dall’alto è uno spettacolo che ho avuto l’onore di ammirare per davvero… mi stavo addirittura commuovendo mentre lo descrivevo! Secondo voi sono uscita troppo di personaggio con Draco? Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 10
*** Angel ***


E rieccomi! Anche stavolta abbastanza puntuale… sapete, il capitolo mi è venuto giù in due serate, ieri e oggi! E io che temevo di essere in ritardo… è un pezzo molto dolce a mio parere, dove mi sono inventata l’interno dello Chateau. È stato divertente dai. Non sarà molto lungo, ma secondo me è più che sufficiente. Spero che vi piaccia!

anna96: Draco dice che se glielo chiedi con servilismo ci fa una pensata per quanto riguarda le lezioni a cavallo! Ti regalo uno spoiler: nel capitolo dopo questo ci saranno lezioni di tiro con l’arco! Sono strafelice che ti sia piaciuta la descrizione finale, è molto importante per me.

Tanny: che bello, quanti complimenti… grazie! Ti accontento e ti rivelo uno spoiler: Harry e Ron torneranno in gioco, prima l’uno e poi l’altro. Sono curiosa di sapere cosa ne penserai… sono contenta di non aver deluso le tue aspettativa sulla giornata Serpeverde, io mi fido moltissimo del tuo giudizio! Grazie ancora per i tanti complimenti, anche se la mia parte più umile non crede di meritarne tanti… sei così buona! Sono davvero onorata di avere la tua ammirazione e di emozionarti tanto. Bacio!

francydenis: grazie, che gentile! Sono contenta, e spero che ti piaccia anche questo!

-

    Angel

Hermione varcò il portone dello Chateau con un’aria sognante, gli occhi ancora pieni di stelle per lo spettacolo che l’aveva completamente conquistata poche ore prima.

<< Qualcosa mi dice che volare non le è dispiaciuto poi tanto. >> commentò Daphne sorridente, rivolgendole un’occhiata in tralice.

Pansy sorrise in risposta al commento, furba.

<< Bene. >> proferì Blaise battendo le mani sonoramente, così da addossarsi l’attenzione di tutti. << Adesso noi andiamo. Herm, Draco ti farà vedere il resto della casa e la tua stanza. >>

La riccia cadde dalle nuvole in quel preciso momento, come se la bolla di ammorbidente in cui si era sentita avvolgere fosse scoppiata di colpo. Avrebbe dovuto passare una notte con Malfoy, da sola? Cos’era, uno scherzo di pessimo gusto?!

<< Sai, noi dobbiamo tornare a casa a sistemare un sacco di roba. La chiamata di Draco è arrivata così inaspettata che abbiamo ancora tutto sottosopra… >> le spiegò Pansy con un’espressione angelica dipinta sul viso, le mani attorcigliate innocentemente dietro la schiena in segno di contrizione.

<< Comunque tranquilla, saremo di ritorno per domattina. >> la rassicurò Daphne. << Draco ti mostrerà un po’ la casa, la tua stanza e poi tutti a nanna. >>

<< Semplice e indolore. >> rincarò Blaise, e intanto accompagnava le due amiche Serpi alla porta. << Non scannatevi, ci vediamo domani! >>

Poi i grandi battenti di legno si chiusero con uno schianto felpato.

Draco ed Hermione si guardarono.

La ragazza si morse il labbro, combattuta. Non sapeva mai cosa potersi aspettare da quel furetto scaltro… chissà come riusciva sempre a tirare fuori un asso dalla manica, e la sorprendeva tutte le volte. Inoltre sembrava soffrire di perdite della memoria, dato che cambiava comportamento come se l’attimo prima non fosse mai nemmeno esistito.

Il giovane guardò l’incertezza dipingersi sul bel volto fine di lei e alzò un sopracciglio, divertito. Prima di tutto, il suo piano stava andando bene ed era stato un vero spasso il tempo che aveva trascorso con quella ragazza dai capelli morbidi e ribelli. Secondo, non vedeva l’ora che cominciasse la seconda parte… i suoi amici avevano ragione: aveva un secondo fine. Magari non ben definito, d’accordo, ma ci sarebbe stato. Tese la mano.

<< Allora Granger, ti va di vedere la mia… umile dimora? >> le chiese, ghignando sornione.

Hermione, dal canto suo, tirò fuori la sua espressione più pungente. << Modesto come sempre, vedo. >> frecciò, e gli prese la mano.

Il ghigno del Principe delle Serpi si accentuò.

I due si avviarono verso la scalinata centrale, i loro sguardi intrecciati in una battaglia senza esclusione di colpi.

<< Ti mostrerò solo le stanze principali. >> le disse il biondino. << Il resto della casa lo scoprirai con Pansy e Daphne domani. Oggi abbiamo avuto una giornata dura. >>

La ragazza annuì, sentendosi stanca, e si lasciò condurre dalla sua guida.

Presto arrivarono in cima alla scalinata, da dove partivano tre corridoi diversi: uno a destra, uno a sinistra, e uno dritto davanti che portava a un’altra rampa di scale.

<< Saliremo ancora più tardi: da quella parte si va alle camere, e ci sono un altro paio di sale che ti voglio far vedere prima. >> le disse Draco, guidandola con sé a destra.

Il corridoio era largo e ben illuminato, delimitato da un corrimano che si costruiva a balconata lasciando così la vista sul grande salone del piano di sotto. Il lato della parete era ornato di tanti quadri, che però non erano ritratti pomposi di qualche nobile antenato: c’erano invece grandi dipinti di paesaggi, pennellati con talmente tanta cura da sembrare reali, a un passo da loro, come se fosse un passaggio tra due mondi.

<< Mio nonno ha sempre avuto la passione per i viaggi. >> spiegò il ragazzo, accorgendosi dello sguardo meravigliato della sua ospite. << Però è sempre stato costretto a una vita di banca, come diceva lui, e non ha mai potuto visitare il mondo alla sua maniera. Perciò collezionava quadri, e devo confessare che anche io li amo molto. >>

Draco sorrise, non visto.

**inizio flashback**

<< Un’altra nonno, un’altra! >> implorò un tenero bambino biondo, tirando insistentemente la tunica di un signore anziano che era seduto sul pavimento a gambe incrociate.

<< Ma come un’altra?! >> rise quello. << Mio piccolo Draco, ormai è ora di andare a letto. >>

<< Ti prego, nonno! >> e qui il bambino tirò fuori la sua arma preferita: gli occhioni da cucciolotto abbandonato!

Il vecchietto sorrise divertito. << E va bene. L’ultima però! >>

Draco annuì e battè le mani, tutto contento. Il nonno sollevò il nipotino e se lo fece rannicchiare sulle ginocchia, poi cominciò a raccontargli la storia che quel quadro di cielo stellato gli stava ispirando.

<< C’era una volta… >>

**fine flashback**

Il biondo Malfoy si riscosse quando sentì i passi di Hermione arrestarsi di colpo.

<< Questi quadri sono meravigliosi. >> esalò incantata ad ammirare il dipinto di un cielo stellato, così bello da sembrare un brandello di notte strappato direttamente dalla volta celeste.

<< Sono d’accordo. >> annuì lui, la nostalgia che gli stringeva il cuore in una morsa. Mise una mano sulla spalla della ragazza per ersortarla a continuare. << La porta là in fondo conduce alle cucine. Conoscendoti ho pensato che ti avrebbe fatto piacere saperlo, in caso ti venisse un attacco di fame notturno! >>

La ragazza gli piantò una gomitata pungente tra le costole, fingendosi indispettita.

Una piccola risata scappò a entrambi, segno che l’atmosfera stava cominciando a sciogliersi.

Poi i due fecero dietrofront, e stavolta imboccarono il corridoio di sinistra. La porta in fondo era di pioppo, e dava su una specie di grande palestra. Hermione entrò, curiosa.

<< È una specie di sala di allenamento, se vogliamo essere generici. >> le stava spiegando il biondino mentre lei si guardava intorno. << Ci veniamo ad allenare qui, sia con gli incantesimo che con l’arco. >>

La riccia rise tra sé e sé. << Sai cavalcare, tiri con l’arco… attento Furetto, ti si potrebbe scambiare per il Principe Azzurro! >>

Draco la guardò un secondo, poi si mise a ridere. Una risata allegra, sincera, libera. Hermione non l’aveva mai visto ridere così. Anzi, non l’aveva mai visto ridere e basta. Era molto più… umano, quando rideva.

<< Scusa Granger, ma l’unico titolo che sono disposto ad accettare è quello di Principe delle Serpi. >> le disse ancora sghignazzando, e lei non potè fare a meno di ridere a sua volta.

<< Magari uno di questi giorni mi insegni? >> gli chise la riccia mentre tornavano alle scale e cominciavano a salire.

<< Certo. >> annuì lui. << Sai è una valvola di sfogo fantastica. Frustrante all’inizio, lo ammetto, ma poi migliori e ci prendi gusto. >>

Si fermarono poi di fronte a una stanza, che stava a due porte dalla scalinata. Hermione mise una mano sulla porta e, incoraggiata da un cenno affermativo del biondo, entrò. E rimase senza fiato.

La camera era una reggia in miniatura. Il pavimento era ricoperto da pregiata moquette color crema, dall’aspetto sofficissimo. Le tende erano a due veli: uno strato pesante, color porpora, e uno più leggero di un chiaro tono di panna. L’armadio, il cassettone, la scrivania, il comodino e le assi erano tutti in un legno caldo sfumato da venature rossastre. Una porta a vetri dava sul balcone, mentre una bianca incastonata in una delle pareti conduceva al bagno. Ma la parte in assoluto più lussuosa era il letto: a baldacchino, con un doppio strato di tende, dalle coperte in raso di un rovente color vinaccia. Sulle coperte erano posata un valigia. E poi, ai piedi del letto, c’era una cuccia.

Hermione, con la meraviglia ancora dipinta sulle labbra piccole e piene, si diresse con delicatezza verso la cuccia. Un tenerissimo gattino color champagne era rannicchiato tra i cuscini blu zaffiro, ronfando della grossa. Eppure, quando la ragazza si inginocchiò di fronte ad esso, socchiuse impercettibilmente un occhio.

<< Come mai c’è un’adorabile palla di pelo in camera mia? >> chiese la riccia, gli occhi grandi e luccicanti di pagliuzze dorate.

Draco sorrise, rallegrato da quelle scaglie d’oro puro che baluginavano in quelle iridi castane. << Ti stava aspettando. L’ho trovato ieri sera che gironzolava accanto alla stalla di Blake e ho pensato che ti avrebbe tirato su il morale dopo quello sfogo. >>

<< Come hai fatto a sapere che ho avuto uno sfogo prima di questa mattina? >> chiese Hermione immediatamente, dando prova della sua ancora impressionante scaltrezza. Le ci volle un secondo per rispondersi da sola: probabilmente a cantare i fatti suoi era stata la stessa persona che si era premurata di andare a casa sua, prepararle le valgie e metterle in bella vista sul letto a baldacchino. << Pansy. >>

Il biondo annuì e ghignò, poi si andò a sedere sulla moquette accanto a lei. << Il micio è tuo, puoi mettergli il nome che vuoi. Ti posso far fare collare e medaglietta entro domani. >>

Hermione gli rivolse un sorriso di gratitudine mozzafiato, poi riportò la sua attenzione sul tenerissimo gattino che stava sfregando la testolina contro la sua mano, in cerca di coccole. Il pelo era di un invitante color champagne, soffice e lucente come seta. La coda alta, piegata a punto interrogativo, che aleggiava morbidamente nell’aria in segno di tranquillità. Il gatto sollevò il musetto e spalancò gli occhi, piantando uno sguardo furbo in quello della padrona. I suoi occhi grandi, espressivi, di un blu elettrico stupendo, la riempirono di meraviglia.

<< Angel. >> soffiò la ragazza senza distogliere lo sguardo da quelle iridi feline. << Questo bel micino si chiamerà Angel. >>

Draco annuì e sorriso, incantato dall’espressione di gioia pura che irradiava il viso della bella Grifondoro.

 

ANGOLETTO!

Allora?? Confesso, l’idea di Draco che regala un gatto a Herm mi frulla in testa dall’inizio della storia, anche se ho sempre voluto metterla giù in maniera diversa… però non stava con gli sviluppi imprevisti degli ultimi capitoli! L’idea originale prevedeva Hermione che si alza una domenica mattina e si trova il gatto in una cesta sulla porta di casa, come regalo anonimo. Ma poi ho pensato che lei è troppo intelligente per non capire, anche se magari dopo un po’, chi gliel’avesse mandato. Ho paura che Draco risulti un po’ troppo OOC. Boh, non so… spero che vi piaccia anche così! Commentino?

Clarisse

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Capitolo 11
*** My magic... is back! ***


WAAAA com’è difficile essere puntuale con lo studio di mezzo… che ritado!!! Chiedo umilmente perdono… sono state due settimane folli, ma la buona notizia è che sto andando meglio a scuola! ^o^! Sarò sincera, questo capitolo è venuto giù interamente oggi e ieri: mi è venuto così, ed è un completo fuori programma! Poi mi fate sapere? E soprattutto, mi perdonate il ritardo?

anna96: grazie, sono contenta che la reggia ti sia piaciuta! Abbiamo visto solo gli ambienti di passaggio, descriverò altre sale quando arriveremo alla festa di Natale. Il micio in realtà ha tutto un secondo fine, come vedrai in questo capitolo… spero che ti piacerà! Mille grazie per i complimenti!

Lovy91: ecco finalmente il continuo! Grazie mille per i complimenti, ho apprezzato molto. Sono contenta che il capitolo scorso ti sia piaciuto!

Tanny: ciaooo! Che bella la tua ultima recensione, mi ha resa felicissima! Ti prego, non odiarmi per il ritardo ma proprio non ho potuto fare prima... non veniva giù! E questo è un capitolo molto importante, segna il punto culminante di una sequenza fondamentale, e volevo essere sicura di averlo fatto bene… dai, mi farai sapere! Sì, Draco sta cadendo anche lui nella trappola che ha costruito con le sue stesse mani, solo che ancora non c’è arrivato! Herm adora lo Chateau, sente molto la differenza con il suo piccolo appartamento. Come darle torto?! Sono contenta che il micio ti piaccia, in realtà sia gatto che nome sono tutti un programma… parte di esso si realizzerà in questo capitolo, per il resto dovrai aspettare. Ma non dico altro! Grazie mille per tutti i complimenti, sappi che ogni volta che vedo il tuo nome tra le recensioni penso: “waaa che bello, ha commentato!”. Mi raccomando fammi sapere che pensi anche di questo! Bacio.

BabyPrincess: ecco il prossimo capitolo, scusa per l’attesa! Sono contenta che tu sia rimasta soddisfatta dal capitolo e dalla storia ^o^

francydenis: purtroppo l’aggiornamento non è arrivato tanto presto, ma è arrivato! Sono contenta di darti tante emozioni, davvero. Grazie mille per avermelo fatto sapere, mi dà una grande soddisfazione! Spero che anche questo capitolo ti faccia sognare.

 

    My magic… is back!

<< Daph, da quando Draco regala gatti? >> chiese una voce femminile con tono cospiratore.

<< Non lo so Pan… non me l’aspettavo. Mi aspettavo che le saltasse addosso! >> replicò un’altra voce, a cui seguì il sibilo di una freccia che fendeva l’aria.

Il dardo tagliò l’aria al suo passaggio, ma andò a conficcarsi solo in un angolo del bersaglio. La bionda sbuffò e si rimise elegantemente un ciuffo ondulato dietro all’orecchio.

<< Se non lo conoscessi, potrei benissimo credere nell’assenza di fini distorti. >> replicò l’altra mentre bilanciava l’arco. << Ma dato che lo conosco, mi rifiuto di credere che sia diventato un amore tutto in una volta! >>

Anche il tiro di Pansy si rivelò un fiasco: la freccia s’incastonò fuori dai cerchi disegnati. Le due ragazze si scambiarono uno sguardo esasperato. Oh, se erano negate con il tiro con l’arco che ci potevano fare?! Riempire degli innocenti bersagli di dardi appuntiti non era il loro hobby preferito, e allora? Le due amiche provarono a incoccare un altro colpo, ma riuscirno solo a trafiggere il cerchio più esterno, quello giallo.

<< Ma siete un disastro! >> le prese in giro Blaise, comparendo improvvisamente alle loro spalle.

Pansy sobbalzò e cercò di ignorarlo, mentre la bionda si accigliò. Fallire era una cosa che le Serpi facevano molta fatica a mettere da parte…

<< Come se tu potessi fare di meglio. >> soffiò acida.

<< Io posso fare MOLTO meglio. >> ribattè il moro senza staccare il loro sguardi mentre si lanciavano la sfida. Poi si concentrò sulla freccia, bilanciò l’arco, tese la corda… e lasciò. Il dardo partì diretto e andò a incastonarsi nel cerchio arancione del bersaglio.

<< Ha! >> esultò, chiaramente fiero di sé stesso.

<< Non hai fatto poi tanto meglio. >> lo riprese la bionda, imbronciata.

Blaise stava per rispondere, ma un rumore secco lo distrasse. Guardò verso il bersaglio e vide una freccia dalle piume argentee conficcata nel mezzo del cerchio rosso. Un centro perfetto.

<< Sai Blaise, non dovresti vantarti quando c’è qualcuno migliore di te a portata d’orecchio. >>

Eccolo là, appoggiato allo stipite della porta con nonchalance, l’arco in mano e un ghigno mozzafiato dipinto sul viso affilato e sottile. Il Principe delle Serpi aveva fatto il suo ingresso.

Hermione li guardò, divertita, e sorrise. Le faceva ancora strano vedere i suoi nemici di sempre compiere gesti così spontanei e semplici. Era tanto tempo che lei non scherzava più così, dato che non aveva più avuto nessuno con cui scherzare.

Il sorrise le tremò sulle labbra. La ragazza si portò un riccio dietro l’orecchio, stizzita. Si riconcentrò sul bersaglio di fronte a lei e mirò con cura, poi tese la corda. Lasciò.

La freccia fece due metri di parabola discendente e cozzò contro il pavimento, a quattro passi di distanza dall’obiettivo.

Gemette. Ma come diavolo si faceva a usare quell’affare?! Maledizione a lei che si era fatta convincere a venire a provare “un antica disciplina tipica della famiglia Malfoy”… perché non se n’era rimasta a leggere un libro e coccolare il suo nuovo gatto?

<< Serve una mano? >> le chiese Daphne posandole una mano sulla spalla. << Sai, anche io avevo quella stessa espressione afflitta all’inizio. >>

<< Guarda che quella faccia la fai ancora! >> le ricordò Blaise mentre mandava un altro dardo a conficcarsi nel cerchio arancio.

La bionda lo ignorò deliberatamente e si concentrò su Hermione.

<< Allora, prima di tutto devi tenere i gomiti un po’ più in alto. >> le suggerì gentile. << Inoltre divarica le gambe ma tieni il peso al centro: ti aiuterà a sentirti più sicura. >>

La riccia annuì e seguì i consigli, ma il tiro migliorò di poco. Sbuffò sonoramente, e l’amica rise dolcemente.

<< Dai, non ti preoccupare. >> le disse Pansy aggregandosi. << Devi solo esercitarti. E poi non dai abbastanza potenza alla freccia… devi portarti le piumette a sfiorare le labbra. >>

<< Non ci riesco, la corda è troppo dura. >> protestò Hermione, e lasciò cadere l’arco.

Si era stufata di star lì a fare la figura della cretina. Tanto non ci riusciva, era troppo debole… a che vantaggio continuare a esercitarsi in qualcosa dove chiaramente non aveva possibilità? In quel momento, l’occhio le cadde su Draco.

Il biondo se ne stava in posizione eretta, la schiena dritta come un fuso e i piedi ben piantati per terra. Teneva l’arco con una mano sola e misurava con lo sguardo la distanza dal bersaglio. Il braccio destro salì alla faretra e vi pescò una freccia, che incoccò subito con un elegante movimento fluido. Sollevò l’arco davanti a sé e cominciò a tendere la corda, finchè le piume seriche del dardo non arrivarono a sfiorargli la labbra sottili e perfette; nel mentre, i muscoli delle braccia guizzarono nello sforzo. Prese la mira accuratamente, poi chiuse gli occhi e respirò profondamente. All’improvviso la mascella si tese e un ringhio impercettibile gli scivolò dalle labbra. Aprì gli occhi di scatto e espirò, mentre la freccia partiva fulminea dall’arco. Tagliò l’aria con forza e andò a conficcarsi esattamente nel centro del bersaglio.

Il ragazzo ghignò tra sé e sé, notevolmente soddisfatto.

<< Ti piacerebbe imparare a tirare così, Granger? >> chiese all’improvviso, girandosi a guardare la ragazza.

Hermione sobbalzò, bruscamente riportata alla realtà dalla domanda. Adesso era tornato gentile?

<< Ma dici a me? >> gli chiese, completamente sorpresa.

Il biondo ridacchiò. << No, dicevo al gatto. >>

Lei s’imbronciò leggermente, assottigliando gli occhi e stringendo le labbra. Dentro le iridi ardeva l’indignazione, dorata e guizzante come un fuoco, e il ragazzo non potè che compiacersene.

<< Grazie, ma non credo che tu mi possa aiutare. >> ribattè Hermione stizzita, e si volse per tornare al suo bersaglio.

Chi si credeva di essere? Non le piaceva averlo intorno quando faceva lo sbruffone. Si posizionò come le aveva suggerito Daphne e imbracciò l’arco. Cominciò a tendere la corda, ma subito ne sentì la resistenza.

Non ce la faceva. Non era abbastanza forte.

Stava per arrendersi quando una mano si posò sul suo polso, mentre un braccio le circondò la vita con decisione. Hermione si voltò, sorpresa, e si trovò a un soffio dal viso di Draco. Quello non disse niente, ma fece una pressione leggera sul suo braccio mentre l’aiutava a tendere la corda. La sua spalla, che le premeva contro la schiena, la manteneva dritta e salda. Le piumette della freccia arrivarono sfiorarle le labbra.

<< Ti aiuto io con la corda, tu concentrati sul bersaglio. >> le mormorò il ragazzo accanto all’orecchio. << Non pensare alla faccia di Weasley, immaginarti di ucciderlo non ti farà sentire meglio e non ti aiuterà a far centro. >>

La riccia sobbalzò impercettibilmente. Come cavolo faceva a sapere che pensava a Ron ogni volta che tirava? Draco non diede segno di averlo notato e continuò a darle consigli mentre l’aiutava con l’arco. La sua voce aveva un moto dolce, carezzevole, e Hermione cominciò a perdervisi.

<< Chiudi gli occhi. Devi concentrarti sulla rabbia: immagina di immagazzinarla tutta nella tensione della corda. >>

Istintivamente, nella mente della ragazza si visualizzò una sfera di colore cupo, pulsante, in corrispondenza del cuore. Quella sfera di energia cominciò a scivolarle dal petto lungo il braccio, fino a passare dalla punta delle dita alla corda dell’arco.

<< Ora trasferisci la rabbia nella freccia, poi respira. >>

Sentì la corda vibrarle tra le dita mentre la sua ira si riversava nella punta affilata del dardo. Si riempì i polmoni lentamente, godendosi la sensazione del torace che si gonfiava di vita, poi espirò. E le sembrò di aver espulso anche quell’ultimo anelito di rabbia che aveva dentro.

<< Adesso apri gli occhi e mira, senza fretta. >>

Spalancò di scatto gli occhi castani, rilucevanti di pagliuzze dorate che vi fluttuavano placide. Lo sguardo luccicante si focalizzò sul centro del bersaglio, rosso… un rosso che non si trasformò nella chioma fiammante di Ronald Weasley. E non tremò di furia e dolore.

<< Tira. >>

La freccia partì sicura e veloce, fendendo l’aria con un sibilo d’ira. Si udì un suono secco, deciso: la punta affilata si conficcò con forza nel centro perfetto del bersaglio, trapassandolo da parte a parte.

Daphne, Blaise e Pansy erano ammutoliti.

<< Sapevo che ce la potevi fare. >> le soffiò Draco all’orecchio, evidentemente fiero di lei.

Hermione arrossì leggermente al suono della sua voce calda contro la pelle, ma gli occhi erano ancora incatenati all’esito del suo tiro.

<< Mi spiace per il bersaglio. >> mugolò sincera. << Non volevo forarlo… se vuoi te lo ripago. >>

Il rampollo di casa Malfoy scosse la testa. << Non ci pensare. È il genere di cose che si riparano con una bacchetta magica. >>

Quelle parole rimestarono qualcosa dentro il petto della riccia. Un’onda strana, indefinibile, travolse il suo cuore sommergendolo in una morsa di struggimento, una nostalgia non bene identificabile. Non voleva quei sentimenti…

<< Mi aiuti a tirare ancora? >> domandò speranzosa.

Il biondo la squadrò per bene, gli occhi di ghiacciò che la scrutavano implacabili. Infine sentenziò: << Non puoi continuare vestita così, rischi di rovinarti gli abiti. Mettiti dei jeans più aderenti e una maglia che lasci scoperte le braccia, poi torna che andiamo avanti. >>

E le sorrise. Hermione ricambiò, e gli occhi scintillarono d’oro. Uscì di corsa dalla sala di allenamento, con la gioia dipinta sul viso. Era incredibile quanto si sentisse bene: era da tanto che non aveva tanta voglia di correre, saltare, cantare… era sempre stata troppo piena di rancore. Ma ora, tutta la rabbia sembrava essere sparita con quel tiro. Come se l’avesse concentrata tutta nell’arco, passandola poi alla freccia che l’aveva portata lontano da lei.

Entrò nella sua stanza e accese la luce. E per poco non ci rimase!

La camera era ridotta un disastro: c’era sabbietta ovunque, suppellettili infrante al suolo, mobili graffiati, tende sbrindellate… e tra i cuscini sventrati, in un letto di piume, sonnecchiava placido Angel. Possibile che quel gattino avesse fatto tanti disastri?!

<< Dovevo chiamarti Demon. >> gemette Hermione, ancora sotto shock per lo stato della camera.

Il micio aprì gli occhi alzando la testolina, e la salutò con un miagolio che era tutto fusa. La ragazza si sedette sul letto e cominciò a coccolarlo distrattamente, mentre i pensieri andavano alla deriva.

L’avrebbe cacciata, poco ma sicuro. Già gli aveva rotto il bersaglio, e ora un’intera stanza era ridotta in rovina. Non sarebbe mai riuscita a sistemare tutti i danni.

È il genere di cose che si riparano con una bacchetta magica”. La frase di Draco le saettò in mente, come un fulmine a ciel sereno. Lo sguardo le cadde sulla valigia, dove sapeva esserci la sua bacchetta: l’aveva trovata la sera prima mentre metteva la sua roba nei cassetti, probabilmente era stata Pansy a prendergliela. Si alzò e la estrasse, con delicatezza. Era da tanto che non faceva magie… e se avesse fatto solo più casino?

Poi scosse la testa, in un impeto di orgoglio Grifondoro: era sempre stata la migliore della classe, era impossibile che si sarebbe sbagliata ora. Si preparò a fare un incantesimo, e mentre sollevava la bacchetta sentì un’ondata di calore invaderle il braccio e dilagare poi nel petto, come se anch’essa fosse felice di tornare all’opera. Hermione sorrise.

<< Gratta e netta! >> ordinò, e subito tutte le piume, i frammenti e i granellini di sabbia si dissolsero.

<< Reparo! >> pronunciò decisa, e le tende sbrindellate, le suppellettili rotte e i cuscini sventrati si ricomposero da soli. Anche i mobili, le pareti e la moquette tornarono al loro stato originale. Era come se l’uragano felino non fosse mai passato.

La mia magia… è tornata!” pensò euforica, e sulle sue labbra si stampò un sorriso che, per quanto fosse bello, non poteva trasmettere appieno la pura gioia che la riempiva. Si cambiò in fretta, prese in braccio il suo micio tutto fusa e tornò di corsa nella sala d’allenamento.

<< Rieccoti! >> la salutò Blaise gioviale, andando subito ad accarezzare il gattino. Oh sì, Blaise amava molto i gatti! << Come mai l’hai portato? >>

<< Così, volevo che vi conoscesse. >> sorrise l’altra. Ok, non era tutta la verità, ma in parte sì!

<< Che amore… >> tubò il moro mentre faceva i grattini alla gola di Angel. << Draco, ne regali uno anche a me? >>

Il biondo sogghignò, mentre Pansy e Daphne si misero a ridere della grossa: non capitava tutti i giorni che il sofisticato Blaise si mettesse a fare la colombina per un gatto!

<< Ma non avete ancora riparato il bersaglio?! >> esclamò Hermione sorpresa, affidando attentamente Angel a Blaise. Il ragazzo lo accolse teneralmente e si appoggiò alla parete coccolandolo amorevolmente.

<< No, ti aspettavamo. >> le disse la bionda scambiando un sorriso in tralice con l’amica, lo sguardo complice di chi la sa lunga.

<< Sempre tutto io devo fare! >> sbuffò ironicamente la riccia, e imbracciò la bacchetta. << Reparo! >>

Tre paia di occhi, uno azzurro, uno blu e uno castano, si riempirono di piacevole sorpresa. Sui visi dei loro proprietari si dipinse un sorriso.

Un altro paio di occhi, color grigio ghiaccio, esultarono intimamente. Il biondo raggiunse Hermione, pronto ad aiutarla a tendere la corda dell’arco.

*****

Sulla labbra di Draco dominava ancora il ghigno, mentre il ragazzo attraversava con passo elegante i corridoio dello Chateau. Ma era un ghigno che assomigliava davvero molto a un sorriso…

Questo perché era contento: la Granger ormai si era quasi del tutto ripresa. Si stava trovando bene in loro compagnia, si era liberata della rabbia, aveva ricominciato a fare magie. Ormai era il momento che uscisse un po’ dalle mura protettive di quella grande casa.

Il biondo si fermò davanti a una porta e bussò delicatamente.

<< Sì? >> chiese una voce femminile dall’interno.

<< Pan, sono io. >> rispose.

Il battente in ebano si aprì appena, e il viso della giovano Serpe fece capolino dallo spiraglio. << Dimmi tutto. >>

<< Perché tu, Daph e Herm non andate a fare shopping domani? Infondo ormai è quasi Natale. >> propose il ragazzo.

Pansy ci pensò su un attimo. Lei e Daph dovevano lavorare, ma la bionda aveva la mattinata libera e lei il pomeriggio… si sarebbero potute incastrare!

<< In linea di massima direi che si può fare. >> annuì sorridente. << Adesso mando un messaggio a Daph e a Herm, così ci mettiamo d’accordo. >>

Draco annuì e le diede la buona notte, così la Serpe fece per chiudere la porta.

<< Pan? >> la chiamò la sua voce improvvisamente.

<< Sì? >>

<< Sai, dovresti trovarti un ragazzo: nel tuo armadio c’è troppo intimo sexy per una single! >>

La mora gli fece la linguaccia, poi chiuse la porta. Non poteva sapere che il fulmine dell’amore sarebbe caduto quanto prima…

 

ANGOLETTO!

Ciao, eccoci in fondo. Allora, piaciuto il fuori programma? Come avrete intuito dalle ultime righe, la prossima volta shopping! E ne vedremo delle belle, la trama della storia comincerà a smuoversi… altri personaggi ritorneranno di gran carriera, e questo non avrà conseguenza solo su una persona… ma non dico altro! Commentino?

Clarisse

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Capitolo 12
*** Attention Please! ***


ciao gente!

accidenti, non so come dirvelo... per motivi di scuola, sarò costretta a ritardare ancora nella pubblicazione della storia.

metto subito in chiaro: NON è SOSPESA!

solo, gli aggiornamenti non saranno regolari.... spero comunque di riuscire a postarvi il nuovo capitolo già la prossima settimana, e sicuramente cercherò di usare il tempo per mettervi avanti.

NON ho intenzione di abbandonarvi!

scusatemi tantissimo....

risponderò a tutte le recensioni quando pubblicherò il capitolo!

un bacio,
Clarisse

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Capitolo 13
*** Old Friends ***


E rieccomi! Non ci credete, vero?!

Scusate se ci ho messo tanto a rinascere dalle ceneri di questo soffocante blocco dello scrittore, ma guardiamo il lato positivo (se vi fa piacere il mio ritorno): sono tornata! E vi prometto e riprometto di impegnarmi tantissimo per scrivere e scrivere durante queste vacanze di Natale. Così, se mai avrò un altro blocco con questa storia in corso, non vi dovrò far aspettare un mese o poco più per il nuovo capitolo!

Piuttosto, devo davvero ringraziarvi tutti: per il sostegno che mi date e che mi avete dato con le vostre recensioni, siete stati davvero meravigliosi. Ecco i ringraziamenti per le recensioni in risposta all’avviso:

 yumisan: grazie della comprensione, ora rieccomi!

xxsailorkikaxx: ho pensato alla scuola, e ora rieccomi! Contenta?

Gemella Dramioncella: scusa l’attesa, ci ho messo davvero troppo… grazie mille per il sostegno, sei stata importantissima! Non so come avrei fatto senza la sicurezza che mi hai dato.

Tanny: oddio, grazie mille!!! Quanti complimenti, mi fai arrossire… tesoro che sei! Non metterti a recensire se hai 42 di febbre, tanto ci metto sempre un tot a postare: farai in tempo a guarire! Grazie mille per la recensione lunghissima, mi ha dato una grinta pazzesca… non so davvero come avrei fatto senza di te! Sei fantastica.

Lovy91: finalmente ho postato!

Ed ecco qui le recensioni per l’ultimo capitolo!

Lovy91: grazie! Sono contenta che ti sia piaciuto.

francydenis: già, Herm sta tornando la nostra amata Grifondoro… ma la strada per il riscatto sarà ancora lunga: non le farò mancare proprio niente!

Gemella Dramioncella: eh beh, Herm non è Herm senza la sua magia. Prima aveva smesso perché aveva perso contatto con la sua realtà, ma ora che il mondo magico la sta riabbracciando con le sue bellezze sta tornando normale. Blaise mi piace vederlo così, un tenebroso-tenerone! Draco è… Draco! Non potevo non mettergli una battuta del genere, sarebbe stato non renderlo nel modo giusto! Il futuro amore di Pansy è uno che conosciamo, e entrerà in scena tra un po’.

xxsailorkikaxx: sono contenta che la storia ti intrighi. Gli sviluppi ci saranno tra non molto, spero che continuerai a seguirmi!

Tanny: ehhh, Herm e Draco sono una cosa incredibile… lui cambia umore ogni secondo, lei ancora non ci ha pensato… roba da matti! Ma prima o poi, chissà… ^^! Le Serpi sono rimaste sorprese dalla magia di Herm perché Draco aveva raccontato della bacchetta buttata in un cartone di una stanza dimenticata, lasciata a impolverarsi. Ma Hermione si sta ritrovando pezzo a pezzo, e così ritrova anche la sua magia. Harry sta per entrare in scena! Leggeremo in questo capitolo… anche se il punto centrale su di lui sarà nel prossimo. Per questo, c’è un’altra sorpresa in serbo! Sappi che sono sempre felicissima di ricevere le tue recensioni, e non mi offendo assolutamente se commenti in ritardo. Anzi, già il fatto di avere anche una sola delle tue recensioni è assolutamente meraviglioso! Ti devo ringraziare tantissimo, perché non so come farei senza tutto questo tuo meraviglioso sostegno. Un bacio grosso grosso!

Sana1991: salve, mia nuova fan! Mi spiace tantissimo di averci messo tanto a postare il nuovo capitolo, soprattutto perché tu eri nuova alla storia… spero che mi perdonerai! Grazie per i complimenti!

Ancora un grazie enorme a tutti voi.

        Old friends

<< Accidenti, questo negozio è meraviglioso! >> esalò Hermione, meravigliata.

C’erano candele di cristallo che brillavano rischiarando l’intero ambiente, la loro luce magica che scorreva come un fiume tra le volute dai colori dorati delle pareti. I muri erano sostenuti da colonne tondeggianti, i capitelli tempestati corinzi decorate con le classiche foglie d’acanto, dipinte di un color ocra in modo da rendere un contrasto cromatico da togliere il fiato.

“Non è come sembra” diceva l’insegna del negozio. E non sarebbe potuto essere più vero!

<< Cosa posso fare per voi, signorine? >>

Hermione si riscosse, tirata fuori dal suo stato di trance. Di fronte a lei c’era una donna tra i cinquanta e i sesanta, con un sorriso dolce stampato sul viso. Aveva dei capelli chiari e voluminosi, legati in una coda, era statura minuta e senza forme esagerate.

<< Ciao Dora! >> disse Pansy salutando la signora con un abbraccio delicato.

<< Pan, è sempre un piacere averti qui! >> rispose quella con tenerezza, poi si dedicò a squadrare la riccia. << E questa bella ragazza chi sarebbe? >>

<< Oh, questa è Hermione. >> disse subito la Serpeverde presentando la sua nuova amica. << Herm, questa è Dora, la proprietaria del negozio. È una mia amica. >> aggiunse poi rivolta alla donna.

<< Ah, allora sei la benvenuta anche tu cara! >> trillò quella, smettendo di squadrare la riccia con occhi indagatori. Aveva dei begli occhi verdi. << Cosa posso fare per voi? >>

<< Herm a bisogno di un make-over al guardaroba. >>

<< Qualcosa di particolare? >>

<< Un po’ di tutto… però passa il Natale a Chateau Malfoy! >>

<< Allora dovremo includere un abito lungo… >>

Ma Hermione non le stava più ascoltando. Era persa nella contemplazione di una parete speciale, completamente coperta di foto magiche. Sotto ogni cornice era fissata un piccola placca su cui erano incisi i nomi delle persone che comparivano. C’era una cornice doppia con due foto di Narcissa Black, una da bambina e una da adolescente. Fu solo grazie alla targhetta che riconobbe Bellatrix Lestrange, in un formato simile. C’erano anche delle foto più recenti, come quella di Theodore Nott e Astoria Greengrass. E c’erano anche Daphne, Pansy e Blaise… più una foto di un bel bambino biondo, che sorrideva contento mentre una Dora più giovane gli annodava un papillon al collo.

<< Questo è Draco? >> chiese ad alta voce, incapace di trattenersi.

<< Sì. >> le rispose Pansy affiancandola. << Queste sono tutte foto dei clienti più affezionati di Dora, quindi non pensare male se vedi quelle di Mangiamorte famosi. >> la mora fece una pausa e sospirò. << Continuo a dirle che dovrebbe toglierle, ma non mi vuole dar retta. >>

Hermione la squadrò. Sul viso della mora soggiornava un sorriso più dolce dei soliti ghigni, più morbido e struggente, e anche un po’ malinconico.

<< Sai, Dora possiede questo negozio da moltissimo tempo e ha praticamente conosciuto i nostri nonni. Noi Serpi veniamo qui da generazioni perché c’è molta intimità e non dobbiamo sempre comportarci come burattini. Dora ci vuole molto bene, ci ha sempre dato una mano. E anche noi le vogliamo bene: è un po’ la zia affettuosa che non abbiamo mai avuto. >>

Pansy si riscosse di colpo, come se avesse parlato senza rendersene conto. Fu l’urlo di Dora, che annunciava di aver trovato qualcosa, a salvarla da una situazione di confidenze: << Ragazze, ho trovato qualcosa! >>

Le due si avviarono tra i corridoi pieni di corrimani contorti e appendiabiti spogli e colmi di abiti. Quando infine raggiunsero Dora, la trovarono intenta a esporre su un tavolo in vetro alcuni vestiti.

<< Questi sono solo degli standard, se così li vogliamo chiamare. >> disse rivolgendosi a Hermione con un bel sorriso cordiale. << Mi servono per capire i tuoi gusti e vedere cosa ti sta bene. Comincia a provarli, poi vediamo da lì. >>

La riccia annuì, lusingata. Però…

<< Non ci sono cartellini del prezzo. >> obiettò. E quello, considerando i soggetti in gioco, non poteva significare nulla di buono!

Dora e Pansy si scambiarono un’occhiata. La mora fece un cenno e le sorrise, come se da lei non si fosse aspettata niente di meno.

<< Sono un regalo Herm. Non ti preoccupare! >> le disse la Serpe ghignando.

<< Pan, non te lo lascio fare, non posso_ >> cominciò a protestare Hermione.

<< Oh, ma non è mica da parte mia! >> la interruppe l’altra, e prima che la Grifondoro potesse cominciare a fare domande le mise tre appendini sotto il naso. << E ora fila a cambiarti! >>

*****

Ben tre ore dopo, dal negozio uscirono una Pansy sorridente e una Hermione confusa ma felice.

<< Non ho ancora capito a chi devo tutto questo. >> insistè la riccia, determinata a non lasciar cadere la questione del gigantesco debito in cui si sentiva.

L’altra le rivolse uno sguardo obliquo, con un sorriso a metà tra l’obliquo e l’esasperato che le si allargava sul volto. Decise di non risponderle, limitandosi a prenderla per un polso e trascinandola ridendo dentro  il bar a cui era diretta.

Era un locale molto semplice, con tavolini in vetro e sedie dalla forma in metallo. Ma la vera sorpresa era in forma di due ragazzi, seduti a un tavolo per quattro, che chiacchieravano amabilmente. Uno era moro, l’altro biondo.

Pansy si diresse subito verso di loro con un gran sorriso, poi mormorò qualcosa all’orecchio di Draco. << …Preso tutto quindi? >> stava chiedendo Malfoy, mentre la lei annuiva velocemente.

Hermione, che li stava raggiungendo in quel momento, si bloccò all’improvviso quando udì quel piccolo squarcio della loro conversazione.

<< Tu? >> chiese a bocca aperta, guardandolo con tanto d’occhi.

Draco si volse repentinamente verso di lei, creando un gioco di luce sui capelli mentre li scostava dal viso con il movimento. La riccia si trovò ad ammirare quei riflessi biondo platino, e il cuore mancò un battito.

<< Io cosa, Hermione? >>

La ragazza si riprese sbattendo velocemente le ciglia, poi i suoi occhi presero un cipiglio irritato. Accigliata, si sedette di fronte a lui senza distogliere lo sguardo. Il biondastro ghignò, senza spezzare il legame che si stava creando tra le loro iridi.

Fu il suono della campanella della porta a distrarre la riccia. Dato che l’ingresso faceva parte del suo campo visivo, la riccia non potè risparmiarsi la vista che le fece letteralmente fermare il cuore in petto. Sentì i battiti rallentare, mentre l’intera scena le passava davanti a rallentatore. Il respiro si fece più lento, lo sentiva rimbombare nelle orecchie come l’esplosione che riecheggia nel cervello dopo un colpo di cannone.

Draco, dal canto suo, vide gli occhi della riccia riempirsi di un dolore immenso, assoluto. Ne seguì lo sguardo e vide un giovane spettinato affrettandosi a trascinare dietro di sé una giovane dai capelli di fiamma per sfuggire al nevischio di dicembre.

Li riconobbe con un ghigno, così si alzò e andò a pararsi davanti a loro. I due rimasero impietriti dalla sorpresa vedendolo, sotto shock al punto di non riuscire a emettere nemmeno una parola.

<< Potter, Weasley. >> Li salutò il biondo cortesemente, ma quelli rimasero muti. Allora lui si volse verso il suo tavolo, una mano tesa. << Hermione, credo che i tuoi vecchi amici non si ricordino tanto bene di me… >>

La ragazza accettò l’invito di quelle dita gentili quasi automaticamente. Si sentiva come spaccata in tre parti diverse, schegge di uno specchio deformante infranto che rifletteva tre realtà diverse: l’una era il suo aspetto visto da fuori, l’immagine di una ragazza che guardava fisso davanti a sé con una maschera per volto; un’altra era concentrata sul calore del braccio di Draco possessivamente stretto alla sua vita, piacevolmente stupita del calore che l’avvolgeva: se l’era sempre immaginato un tipo freddo; e poi c’era il terzo frammento, una cristallizzazione di dolore che sfumava pian piano per cedere il posto alla rabbia che le stava montando dentro come un’ondata di lava perforante.

Le voce attorno a lei erano ovattate, distanti come gli echi di parole urlate da molto lontano.

<< Perché non vi accomodate al nostro tavolo? Ci farebbe davvero piacere. >> continuava intando Draco, accentuando la presa attorno ai fianchi della ragazza.

Perché l’algido, solitamente posato Malfoy poteva avvertire che cosa stava scorrendo nell’animo della riccia, e così la strinse a sé. Non voleva che si sentisse isolata e vulnerabile di fronte a quel terremoto che avrebbe potuto precipitarla di nuovo sul fondo dell’abisso da cui stava cercando di risollevarla. E non avrebbe permesso a nessuno, tantomeno a quel deficiente di Potty, di vanificare i suoi sforzi. In più, tenerla così stretta a sé si stava ritrovando incredibilmente piacevole.

Fu Ginny la prima a riscuotersi, accorgendosi dello sguardo più gentile di Blaise. Sorrise timidamente e annuì, trascinadosi dietro il suo ex-fidanzato.

Così, grazie all’esuberanza della rossa Grifondoro e del moro Serpeverde, l’incontro che aveva “TRAGEDIA” stampato davanti a lettere cubitali si trasformò un una chiacchierata tuttosommato piacevole, anche se non mancarono i momenti di imbarazzo.

Draco non tolse la mano dal fianco di Hermione nemmeno per un secondo, aiutandola a sentirsi meno sola.

Hermione non provò nemmeno a ribellarsi alla stretta possessiva di Draco, traendo calore e forza da quel contatto così inaspettato. E poi accadde in un secondo, naturale come se nulla fosse mai successo tra loro: Ginny fece una battuta semplice, e lei rise. Le serpi si volsero fugacemente verso di lei, incoraggiandola con tre sorrisi meravigliosi. E fu grazie a quella forza che Hermione non svenne quando il biondo disse:

<< Allora, vi piacerebbe passare il Natale a Chateau Malfoy? >>

*****

Hermione si passò le dita tra i ricci umidi, sospirando, e si strinse addosso la sua nuova vestaglia di seta liscia.

Nemmeno la doccia era riuscita a farle passare lo shock, e questo era già era grave di per sé. Aveva provato a tenersi impegnata per impedirsi di pensare, ma era così distratta che inciampava continuamente o le scivolava dalle dita ogni singola cosa che le capitasse tra le mani. Quindi, aveva lasciato perdere. Il problema era che si ritrovava sola con i suoi pensieri, un garbuglio aggrovigliato di puntini di sospensione, inquietudine, rabbia e una delusione antica.

Vedere Harry e Ginny l’aveva presa alla sprovvista, ma le sembrava di essere riuscita a reagire bene alla loro presenza. Però non ne poteva essere certa: non aveva affatto parlato con loro. Si era limitata a guardarli, prendendo lentamente atto della loro vicinanza a sé, mentre si lasciava coccolare dal calore rassicurante che le aveva trasmesso il braccio di Draco così protettivamente avvolto attorno ai suoi fianchi. Forse, se non fosse stato per lui, non ce l’avrebbe fatta. Ma d’altra parte, se non fosse stato per lui, non si troverebbe così piena di terrore alla prospettiva di dover passare il Natale con i suoi ex- migliori amici!

Fu proprio in quel momento che bussarono alla porta.

<< Hermione, posso entrare? >>

“Parli del diavolo…” mugugnò la ragazza tra sé e sé. Sapeva già che era lui: era l’unico che non la chiamava con il suo soprannome.

<< Sì, vieni. >>

Come volevasi dimostrare, il biondastro fece il suo ingresso nella stanza. Aveva il passo lieve e morbido dei felini, ma in quel momento non la affascinò come invece le succedeva di solito. In quel momento, era troppo concentrata sul modo in cui quella Serpe aveva osato invitare Harry e Ginny a passare il Natale con loro!

Lui evidentemente si accorse dello sguardo risentito con cui lo stava fissando, dal momento che le rivolse uno dei suoi odiosissimi ghigni. La rabbia lampeggiò come una saetta negli occhi dorati della bella Grifondoro… una rabbia che collassò su sé stessa quando lui le chiese:

<< Come ti senti? >>

Hermione lo guardò sorpresa, capendo all’istante a cosa si riferisse: non era da lui essere premuroso, in alcun modo. A disagio, non rispose.

<< Non c’era bisogno di pagarmi un intero guardaroba nuovo. >> disse, piacevolmente sorpresa ma allo stesso tempo indispettita per quel gesto.

Ahhh, brutta bestia l’orgoglio…

Draco sogghignò. << Che ci vuoi fare Hermione… dovevo essere sicuro che fossi alla mia altezza. >>

Lei gli lanciò un’occhiataccia, l’ira che ricominciava a graffiarle il petto. Ma, decise, questa volta non avrebbe fatto una scenata: stavolta, gli avrebbe fatto vedere di che pasta era fatta!

Si alzò in piedi, fluida e morbida. Il biondino la guardò inclinando appena il viso lateralmente, gli occhi che irradiavano onde impalpabili di educata curiosità. Hermione apprezzò l’interesse e gli si avvicinò con passi lenti e lievi. Si fermò quando fu dritta davanti a lui, pronta a fronteggiarlo e a fargliela pagare… con le sue stess armi.

<< Sei stato molto… interessante, oggi. >> gli disse ghignando.

<< Ah, sì? >> domandò il ragazzo, sollevando un sopracciglio.

<< Eh sì. >> confermò lei. << Se avessi stretto ancora un po’ la presa, mi avresti lasciato i lividi. >>

<< Ops. >> il suo dispiacere suonava quasi falso. << Non ne avevo l’intenzione. >>

<< Come mai così… protettivo? >> chiese infine, arrivando dove voleva.

“Uno a zero, Malfuretto.” si disse la ragazza trionfante quando vide una scintilla fragile balenare in quell’intenso sguardo color della tempesta. Ma fu solo un secondo.

<< Perché dovrei risponderti? Tu non l’hai certo fatto per la mia domanda. >> ribattè, sfoderando tutta la sua furbizia.

<< Uhmmm… >> mugugnò la ragazza, facendosi più vicina. Così vicina, in effetti, che Dracò potè sentire il profumo di nuovo della vestaglia sottile. << E non avrei alcun modo di convincerti a soddisfarmi? >>

Il ragazzo sfoderò il suo solito ghigno, una maschera che celava tutta la sua sorpresa e la sua insicurezza. << Ho molti modi di soddisfarti, Hermione… solo che non credo sia quello che tu voglia. >>

La riccia sfoderò il sorriso dello squalo, avvicinando i loro volti. << Allora non ho proprio speranze? >>

E lui scosse il capo. Sì abbassò appena verso di lei. Ormai c’erano solo i respiri a dividere le loro labbra…

Draco si avvicinò ancora, e le posò un semplice bacio sulla guancia.

<< Non sai che i nemici bisogna tenerseli stretti, mia piccola Herm? >>

E poi, in un secondo, fu fuori.

Si richiuse la porta velocemente alle spalle e vi si appoggiò impercettibilmente. La sua gattina aveva tirato fuori le unghie, e sapeva graffiare molto bene. Abbastanza da scalfire persino la sua sicurezza, facendogli perdere per un attimo il controllo della situazione.

Forse il suo orgoglio avrebbe vacillato un po’ meno se avesse saputo che il centro dei suoi pensieri si era appoggiata alla porta a sua volta, il cuore che pulsava nel petto come una stella nascente, accorgendosi appena del gattino color champagne che le si strusciava affettuoso contro le sue caviglie emettendo fusa sonore.

 

ANGOLETTO!

Allora… com’è? I personaggi di Harry e Ginny saranno chiariti molto meglio nel prossimo capitolo, questo aveva altro su cui concentrarsi. Non so quanto sono convinta della parte finale, voi che ne pensate?

Un bacio!

Clarisse

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Capitolo 14
*** Merry Christmas ***


Buon Natale a tutti voi!

Devo ammettere che sono rimasta sorpresa dal numero di recensioni avute: ben nove! Un regalo di Natale davvero bellissimo, vi devo proprio ringraziare! Soprattutto, sono contenta che vi sia piciuto: ho cercato di immedesimarmi molto in Draco e Herm per l’ultima parte, e mi girava un po’ la testa… XD! Quindi sono contenta di aver messo insieme qualcosa di decente in quello stato!

Ora, passiamo alle recensioni:

Lovy91: ti mancava davvero?! Uuuh che gentile! Ecco qui la tanto attesa rimpatriata, in cui Harry e Herm risolveranno i loro conflitti… e Draco non se ne starà con le mani in mano! Però si sbilancerà davvero nel capitolo successivo a questo. Ma non dico altro! buona lettura.

yumisan: è bello essere tornata. Draco qui comincia a essere un po’ più serio, ma per sviluppi significativi bisognerà aspettare un paio di capitoli ancora…

Sana1991: grazie mille per i bellissimi complimenti! Sono contenta che tu ti sia affezionata alla storia, e di averti piacevolmente sorpresa con l’ultimo aggiornamento. Spero che anche questo ti piaccia. Mi ha fatto piacere sapere che hai apprezzato la scena del panico, ci tenevo a farla bene! Spero di riuscire ad approfittare delle vacanze per mettermi avanti con i capitoli, in modo da evitare altri ritardi…

_araia: sì, nuove coppie! A me piace rimescolare le carte in tavola… grazie per i complimenti! Spero che ti piaccia anche la descrizione della festa.

 anna96: grazie mille per i complimenti! Sono contenta che si sia notata la partecipazione di Draco: sarà una carta importante anche più avanti. Felice di essere tornata!

 francydenis: sono contenta che ti sia piaciuto. Beh, Hermione doveva pur ricominciare a rispondergli a tono, no?

Tanny: ciao, che piacere risentirti! Grazie mille per la comprensione. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Sì, il nostro caro Malfoy si sta lentamente arrendendo, ma ancora non se ne renderà conto! Eh beh, mica si può mettere fretta a certe cose, no? Tranquilla, se ne accorgerà… sto già architettando il putiferio che metterà in atto! E poi ormai le Serpi si sono affezionate a Herm e non l’abbandoneranno, di questo puoi esserne certa. Uuh, ma che bella intuizione su Ginny e Blaise… però non ti dico altro, non ti voglio rovinare eventuali sorprese! Ron… ma, forse, chissà! No, tornerà anche lui, e darà una bella scossa all’equilibrio mentale di Draco. Spero che questo mio capitolo-regalo ti piaccia!

 Leah_La Lupa_____X: molto piacere di conoscerti! Grazie mille per i complimenti, sono contenta che la mia storia ti abbia coinvolta! E chi non invidierebbe Hermione per queste amicizie?! E per un principe così! Sono contenta che ti sia piaciuta la mia interpretazione delle Serpi, ci tengo molto. Li vedo come personaggi molto ambigui, a metà tra la luce e l’ombra. Qui sto evidenziando il loro lato tenero, ma quando arriva quello tenebroso ne vedremo delle belle! Spero che ti piaccia il capitolo e che continuerai a seguirmi.

 sam05: grazie mille dei complimenti! Sono contenta che la mia storia ti abbia preso, e che Draco ti piaccia così tanto. Con lui ho sempre paura di uscire dal personaggio perché ha una psicologia molto complicata, almeno secondo la mia interpretazione…

Ancora, BUON NATALE a tutti!

 

        Merry Christmas

<< Daph, secondo te cosa le dobbiamo mettere? Il bianco le sta bene! >>

<< Pan, non si deve sposare… e niente nero, non è un colore che si addice particolarmente al Natale… >>

<< Eviterei anche il rosa, fa troppo confetto! >>

<< Decisamente! Rosso? >>

<< Non me lo dovevo mettere io? >>

<< Ah già. Quindi verde nemmeno. >>

<< No… direi che resta solo_ >>

<< Sì, ci può stare! >>

<< E le scarpe… Pan, che dici di queste? >>

<< No, tacco troppo alto! Deve scendere una rampa di scale. >>

<< Vero... però niente ballerine, mi sembrano da mocciosi! >>

<< Quindi una cosa tipo questa? >>

<< Sì, decisamente. E i capelli? >>

<< È un bel dilemma, Daph… non leghiamoglieli dai! Ha dei ricci meravigliosi… >>

<< Hai ragione, ma non possiamo nemmeno lasciarglieli così liberi. >>

<< No, stonerebbero con tutto il resto dello stile. >>

<< Ma una cosa tipo una coda? >>

<< Non so… se li tirassimo indietro con delle forcine? >>

<< Collasserebbe dopo il primo giro. E se usassimo questa? >>

<< Sì! Daph, sei un genio… abbiamo anche i gioielli abbinati per quella? >>

<< Credo di sì, aspettami che vado a controllare! >>

Hermione scosse la testa, guardando dubbiosa il suo riflesso nello specchio e osservando la bionda che scappava di corsa nella sua stanza.

Non aveva nemmeno provato a parlare durante il fitto scambio di opinioni delle sue amiche… già sapeva che sarebbe stato inutile: quelle due sembravano aver deciso di trasformarla nella loro barbie a grandezza naturale!

La riccia sospirò rassegnata, e Pansy le abbracciò teneramente le spalle guardandola nel riflesso.

<< Andrà tutto benissimo. >> le mormorò piano.

Daphne, appena rientrata, le fece una carezza passandole affettuosamente le dita fresche sulla guancia liscia. Poi le due si misero al lavoro con trucco e parrucco.

*****

<< Herm, esci. >>

<< No. >>

Pansy guardò incredula la porta di legno candido di fronte a lei.

<< Come sarebbe a dire, “no”? >> disse Daphne, accanto a lei, con la voce salita di un paio di ottave.

<< Sarebbe a dire “no”! >> rispose la Grifondoro dall’altro lato del battente.

<< Hermione, non fare la bambina e vieni fuori. >> continuò la bionda, con tono irritato ma paziente.

Dall’altro lato della porta, silenzio.

<< Granger, muoviti a venire fuori da quel bagno oppure chiamo Draco e gli faccio buttare giù la porta! >> strepitò allora Pansy, leggermente alterata dall’ostinazione dell’amica.

Ci furono due secondi di silenzio, poi: << Non lo faresti. >>

<< Oh, invece puoi giurarci! >> ribattè la mora, gli occhi talmente pieni di determinazione che sembravano bruciare la porta laccata di bianco di fronte a lei.

<< E va bene. >> rispose infine una sconfitta Hermione, uscendo dal bagno che era stato il suo rifugio dall’ansia per la serata. Non tanto per il suo abbigliamento o per la sua acconciatura, quanto per gli extra invitati: Harry e Ginny.

Non era tanto sicura di volerli vedere, ma a quanto pare le sue due amiche non le avrebbero lasciato altra scelta…

Pansy le saltò subito al collo trillando un soddisfatto “stai benissimo!”, mentre Daphne, più posata, si limitò a un cenno di approvazione e a un occhiolino. Le due Serpi le porsero le mani in segno di compagnia, calore e forza… e lei accettò.

Si lasciò guidare fuori, l’euforia delle amiche che la contagiava lentamente. Blaise stava ad aspettarle davanti alla porta.

<< Che schianto, Herm! >> le disse subito, e lei arrossì.

<< Draco? >> chiese Pansy.

<< Ad accogliere gli ospiti. >> spiegò il moro, giustificando l’assenza dell’amico.

<< Allora, questo è il piano. >> cominciò Daphne, con aria da cospiratrice. << Io, Pan e Blaise scendiamo adesso, prima che Draco provi ad uccidere Potter. Herm, cominci a scendere quando ci senti arrivare in fondo alla scalinata. >>

La riccia deglutì, senza riuscire a dissimulare il nervosismo. Le due le diedero un bacio sulla guancia, e Blaise le strizzò l’occhio in segno di incoraggiamento. Poi i tre si presero sotto braccio e cominciarono a scendere le scale.

Erano uno spettacolo interessante da vedere. Scendevano un gradino dopo l’altro, perfettamente coordinati: stesso passo, stessa gamba… persino i vestiti oscillavano allo stesso ritmo!

La riccia rimase ad osservarli impegnati nella discesa, i volti illuminati da splendidi sorrisi sereni. Sentì una stretta allo stomaco mentre li guardava, una presa forte e salda nel petto che la riempiva di un calore piacevole sino in gola; era un’onda gentile di tenerezza e affetto quella che si infrangeva dolcemente dentro di lei.

Le tre Serpi arrivarono infondo alla scalinata saltando insieme l’ultimo gradino, così il loro arrivo fu accompagnato da un sonoro eco di tacchi a spillo contro il pavimento di marmo. Hermione si lasciò scappare un risolino divertito… e poi prese un respiro profondo: toccava a lei.

Con passo lento e misurato, giusto per prendere dimestichezza con le sue scarpe nuove, si avvicinò al bordo del primo gradino. Si lasciò alle spalle l’ombra della colonna e si diresse a testa alta verso la luce cristallina del riflettore che illuminava la vasta scalinata di marmo. Posò una mano sul corrimano freddo con leggerezza, saggiando la levigatezza della pietra liscia con la punta delle dita. Prese un altro respiro e cominciò a scendere.

Draco si era appena congedato dai suoi ospiti Grifondoro. O meglio, era stato forzato a congedarsi: gli erano bastati i convenevoli per cominciare a litigare con il caro Potty! E proprio mentre si chiedeva perché avesse compiuto la follia di invitare quel dannato Marmocchio-Sopravvissuto-Per-Troppo-Tempo alzò lo sguardo sulla scalinata, e la vide.

Hermione stava scendendo i gradini, senza fretta. L’abito in scuro velluto blu la fasciava perfettamente, evidenziandone la vita snella e le curve morbide. Il tessuto scuro aveva due spacchi sui lati, velati dallo tulle leggero che le copriva anche le spalle e le braccia. Uno sfavillante filo d’oro le si avvolgeva attorno al collo, con alcune gemme scintillanti incastonate a intervalli regolari. Terminava con un diamante che pendeva leggero appena sopra il solco dei seni. Le stesse gemme ornavano la larga spilla dietro al suo capo, che le tratteneva alcune ciocche in modo da liberarle il viso dolce. Aveva un trucco piuttosto leggero: un po’ di matita e una striscia di ombretto blu scuro, bordato da un alone più chiaro color oro, e un velo di lucido sulle labbra piccole e piene.

Eppure, nonostante tutto il lusso di cui era vestita, erano i suoi occhi i veri gioielli. Due iridi incendiate d’oro, di fierezza, di orgoglio, di gioia. Ma c’erano anche timore e nervosismo, dietro quelle alte fiamme dorate.

Era semplicemente bellissima... Draco sentì una scossa di determinazione scuoterlo dentro: non avrebbe permesso a nessuno di farle del male in alcun modo, quella notte.

La riccia scese l’ultimo gradino della scalinata, e fu piacevolmente sorpresa di trovare il biondo ad attenderla. Gli fece un sorriso piccolo e timido, ma quando lui ricambiò pienamente non potè evitare di trattenere il respiro: quando sorrideva in quel modo, il rampollo Malfoy acquisiva ancora più fascino per lei. Allargò il proprio sorriso e accettò il braccio che lui le stava galantemente offrendo, poi si lasciò portare nell’altra stanza.

Si bloccò solo un secondo sulla soglia della porta, intimidita suo malgrado dalla presenza dei suoi vecchi amici. Se fosse stata da sola, niente avrebbe impedito ai ricordi di prendere il sopravvento e distruggerla di nuovo. Ma il braccio di Draco fece subito sentire il suo calore avvolgendosi attorno alla sua vita, scacciando le ombre con quella presa volitiva e salda che era solo sua. Lei gli strinse la mano a sua volta, sentendolo irrigidirsi per la tensione.

I due si guardarono, uno sguardo pieno di sottintesi.

Lui sorpreso, lei gentile.

Lui rasserenato, lei contenta.

Lui ammiccante, lei insicura.

Lui incoraggiante, lei tranquilla.

Loro, occhi negli occhi, avanzarono nella sala a testa alta e con il sorriso dipinto sulle labbra.

*****

Hermione e Harry non riuscirono a staccarsi gli occhi di dosso per tutta la cena: troppe domande, troppe colpe, troppe paure si celavano dietro i loro silenzi e le loro risposte distratte per lasciarli liberi di godere la serata. Così quando Hermione gli fece cenno di seguirla per parlare, il giovane non esitò ad alzarsi a sua volta.

Draco li guardò cambiare stanza con occhi pieni di ansia, ma uno sguardo di Blaise gli rammentò di stare al suo posto. Aveva invitato i Grifondoro per dare modo a loro e a Hermione di chiarirsi e fare la pace, quindi ora doveva lasciargli spazio.

La riccia guidò il suo ex-migliore amico in una stanzetta più piccola, con un tavolino e un paio di sedie. Entrambi rimasero in piedi, ognuno a una delle estremità del tavolinetto in vetro, e nessuno parlò per alcuni minuti.

<< Hermione… >> cominciò il ragazzo, e lei alzò lo sguardo. << Mi dispiace tanto. >>

La riccia tacque, così Harry prese un bel respiro e cominciò a recitare il discorso che si era preparato.

<< Mi dispiace tantissimo di averti persa di vista per tutti questi anni. Per non averti cercata. All’inizio sono stato così preso da me stesso e da Ginny che non mi sono nemmeno accorto di quando stessi male. Poi hai cominciato a sparire, ma ci ho messo un po’ prima di accorgermene. Quando notai la tua assenza provai a cercarti, ma sembravi introvabile. Forse però io mi sono arreso troppo presto: ammetto di aver provato, ma di non essere stato molto coerente. Qualcosa veniva sempre in mezzo, e alla fine ho pensato che quando ti saresti voluta far trovare, ti saresti fatta sentire tu. E così ho smesso. Una sera, nemmeno troppo tempo fa a essere sincero, Ginny è tornata a casa furibonda: aveva appena sentito suo fratello_ >> e qui ebbe il tatto di non menzionare Ron per nome. << _e mi ha raccontato che lui le aveva confessato ciò che era successo tra di voi. E improvvisamente tutto aveva un senso: il tuo progressivo allontanamento e isolamento, la riduzione dei contatti tra Ginny e suo fratello… ogni pezzo del puzzle è finito al suo posto, e il risultato fu talmente lampante che mi chiesi come avevo fatto a non accorgermene. Ma ormai era tardi, e così ho perso i contatti anche con i Weasley… finchè Ginny non si è decisa a ripescarmi dal mio isolamento di sensi di colpa. È stato lo stesso giorno che ci siamo incontrati al bar per caso. >>

Harry si fermò per riprendere fiato. All’inizio era stato difficile, ma poi le parole avevano cominciato a scorrere fuori da sole tanto aveva avuto bisogno di confessarle. Alzò lo sguardo nei suoi occhi, ma non vi trovò dolore né disprezzo. Solo affetto, comprensione, e sollievo. Il ragazzo aggirò il tavolino e le si avvicinò a passo veloce. Hermione gli sorrise, e lo abbracciò. Lui ricambiò forte, stringendola a sé. Gli era mancata tanto, ma come ogni stupido che si rispetti se ne era accorto solo quando si era lasciato con Ginny e non aveva potuto confidarsi con nessuno.

<< Mi dispiace Hermione. >> le mormorò all’orecchio.

<< Anche a me, Harry. Anche a me. >> sussurrò lei di rimando.

Continuarono ad abbracciarsi in silenzio per alcuni momenti, poi, senza staccarsi da lei, il ragazzo le disse: <>

Fu un attimo: un secondo prima la sua amica era stretta a lui, e il secondo dopo se ne restava impalato a stringere il vuoto mentre la riccia prendeva alcuni passi veloci lontano da lui. I begli occhi dorati ora erano pieni di rancore e rimprovero.

<< Non mi piace che parli così dei miei amici. >> decretò serafica.

Harry la guardò a bocca aperta, una shockata espressione da pesce lesso che prendeva il sopravvento sul suo viso mentre realizzava le implicazioni delle parole.

<< I tuoi… >> cominciò, senza però terminare. << Stai parlando sul serio?! >>

La riccia lo guardò intensamente, alzando un sopracciglio con scetticismo. << Ovvio. Mi hanno aiutata molto, e non hanno chiesto niente in cambio. È questo che fanno gli amici. >>

<< Stiamo parlando delle stesse persone? Ma anche Malfoy…? >> balbettò il ragazzo.

<< Draco_ >> rispose lei, enfatizzando particolarmente l’uso del nome. << _è stato una rivelazione. >>

<< Sfregiato, stai per caso dando fastidio alla mia ospite d’onore? >> domandò il Principe di Serpeverde facendo improvvisamente il suo ingresso nella stanza.

I due Grifondoro si volsero di scatto verso di lui. Il biondo fu irrazionalmente soddisfatto di vedere le iridi di Hermione ancora infiammate di orgoglio, senza nemmeno un’ombra che potesse suggerire dolore. Si sentì improvvisamente fiero di lei.

<< Stavi origliando? >> gli chiese quella, sorridendo.

Draco ricambiò. << Affatto. Sono venuto per informarvi del fatto che tra poco apriremo le danze. Ti unisci a me? >> terminò infine, rivolgendosi esclusivamente alla riccia e ignorando a bella posta il Salvatore del Mondo Magico.

<< Volentieri. >> annuì Hermione, accettando l’invito. << Harry perché non vieni di là anche tu? >>

<< Sì Potter, vieni con noi. >> rincarò il biondo, non senza astio nella voce vellutata. << Sono arrivati altri invitati, quindi non sarai circondato da Serpi. >>

La riccia colse l’ironia malcelata, e si lasciò scortare di nuovo nel salone centrale. Questa volta, lasciò che lo sguardo indugiasse sulle decorazioni, perdendosi nel gioco di luci che il lampadario di cristalli proiettava su tutte le pareti addobbate. Alcuni festoni erano stati appesi tra le arcate delle scale e lasciati pendere leggermente in modo che si piegassero in una morbida curva verso terra. Innumerevoli sfere natalizie erano state agganciate ai capitelli delle colonne o agli stendardi in modo che proiettassero tante luci colorate sui muri. Alcuni soffici addobbi a forma di fiocco di neve erano stati incantati in modo che levitassero in giro per la sala, simulando una nevicata.

<< È bellissimo… >> mormorò estasiata, allungando una mano per sfiorare uno di quei morbidi fiocchi candidi per poi guardarlo rapita mentre quello le volteggiava tra le dita tese a causa dello spostamento d’aria.

<< Ti piacciono? >> le chiese Draco, divertito dalla sua espressione meravigliata. << Daphne ne sarà contenta. Ci ha messo una vita per trovare l’incantesimo giusto.

Lei annuì, gli occhi che stavano ancora viaggiando sulla sala riccamente e splendidamente decorata. Quando però avvertì il calore di un braccio avvilupparsi alla sua vita, spostò lo sguardo dorato di fronte a sé e si scontrò con quello ghiaccio tempesta del giovane Malfoy.

<< Posso avere l’onore di questo ballo? >>

Hermione avvampò e fece un piccolo cenno col capo. Draco sorrise, felice e incoraggiante, per poi prenderla per mano e condurla al centro della pista da ballo.

<< Guido io. >> le sussurrò mentre stringeva delicatamente la presa sui suoi fianchi, attirandola a sé.

Lei si lasciò condurre dai passi sicuri di lui. Sentiva il suo sguardo addosso, ma stava facendo di tutto per evitarlo: teneva gli occhi sulla sala. Mentre il biondo la guidava con sicurezza e impeccabilità, lei lasciava che le iridi vagassero sugli altri invitati. Vide un’esuberante Pansy trascinare in pista un Harry piuttosto shockato, mentre un galante Blaise stava insegnando a una dolce Ginny come ballare correttamente il valtzer. Riconobbe Luna Lovegood e Neville Paciok, che la salutarono sorridenti. C’erano anche Theodore Nott e Astoria Greengrass, la sorella minore di Daphne, che invece si limitarono a un cortese cenno del capo. Riconobbe alcuni Corvonero, inclusa Cho Chang con le sue amiche, e qualche Tassorosso.

Era sorpresa. Non sospettava che Chateau Malfoy fosse un luogo tanto conosciuto.

Draco captò il suo sguardo e ghignò divertito.

<< Sono tutti qui per te. >> le mormorò a bassa voce, ottenendo finalmente il suo sguardo e la sua attenzione. << Abbiamo pensato che tu e i tuoi vecchi amici vi sareste sentiti più a vostro agio con altra gente intorno, anziché solo noi Serpeverde. >>

<< Sul serio? >> fece la ragazza tra le sue braccia, scrutandolo perplessa.

<< Non ti fa piacere? >>

Ma lei si affrettò a scuotere la testa. << No, al contrario. Solo… non mi aspettavo un pensiero così gentile da parte tua. >>

<< È stata un’idea di Pansy e Blaise infatti. >>

“Volevo ben dire…” pensò la riccia tra sé e sé, storcendo leggermente le labbra.

Lui se ne accorse, così terminò la sua spiegazione. << Loro sanno che non mi piace avere gente intorno alle feste, così si sono fatti un po’ di scrupoli a chiederlo. Però ho omesso il fatto che questa sia casa mia, detesto le luci della ribalta che derivano dalla fama per cose che non ci rendono fieri di noi stessi. >>

Hermione rimase a bocca aperta. O la stava prendendo in giro, oppure qualcuno gli aveva fatto il lavaggio del cervello!

<< Quanto sei cambiato… come mai? >> domandò quindi, incapace di frenare la sua curiosità.

Le dita di Draco si mossero nervose sul velluto dell’abito della ragazza, esternando la tensione del giovane: non era un argomento che amasse trattare.

<< Beh… >> cominciò, anche se a disagio. << Quando mi reso conto di che tipo di persona fosse mio padre, ho cominciato a riavvicinarmi alla personalità di mio nonno. Ricordavo poco, ma mia mamma è stata molto felice di parlarmente. A mio nonno non interessava il sangue, lui valutava le persone senza farsi condizionare da pregiudizi. Non amava ostentare lusso e ricchezza, e gli piaceva avere amici intimi intorno. Quindi pensai: “se mio nonno viveva così ed è stato felice, perché non posso farlo anche io?”. >>

<< È da quel giorno che cominciasti a cambiare? >>

<< Sì. E non me ne pento. >>

Hermione lo guardò ancora per un po’, affascinata dal meraviglioso vorticare dell’argento in quelle iridi oneste. Si strinse di più a lui, abbandonando il viso contro la sua spalla e godendo del calore crescente causato dall’accentuarsi della stretta di lui.

Aveva sbagliato tutto con lui. Non aveva mai davvero smesso di guardarlo attraverso i suoi pregiudizi, ma ora vedeva i suoi errori molto chiaramente. Non aveva più a che fare con il rampollo Purosangue viziato, ma con un ragazzo che si era rifatto una vita dalle ceneri. E che ora stava aiutando lei a ricostruire la propria. Inoltre, il suo abbraccio era così caldo e confortante…

<< Grazie Draco. >>

Il biondo si staccò appena da lei per guardarla negli occhi: sapeva che quella gratitudine era rivolta a innumerevoli cose: l’aiuto, la festa, la protezione, la sincerità.

<< Di nulla, Hermione. >> le rispose sorridendole un sorriso vero. Si abbassò leggermente verso di lei e le posò un bacio proprio all’angolo delle labbra, lasciandola sorpresa e arrossita. << Buon Natale. >>

 

ANGOLETTO!

Ohh, che bel capitolo lungo! Mi sento realizzata, sapete? Voi cosa ne dite di questa parte?

Allora, abbiamo visto un Draco un po’ troppo gentile… tranquilli, è perché sta tramando qualcosa! Mica potevo fare un Malfoy innocente senza secondi fini, no? Però è stato sincero, questo ve lo assicuro.

Me lo lasciate un commento?! Buon Natale a tutti, e un grazie enorme!

Clarisse

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Capitolo 15
*** A matter of tactic (parte uno) ***


Buona sera, carissimi!

Allora, prima di tutto mi devo scusare per due motivi:

1.questo capitolo sarà corto. È solo la prima parte, ma il fatto è che devo partire e non volevo andare senza aver chiarito alcuni dubbi che ho sollevato nello scorso e senza rimestare un po’ di curiosita!

2.parto, e non sarò in grado di aggiornare fino al dieci. Mi spiace, il fatto è che non posso proprio portarmi il computer e non avrò internet…

Scusate!

E soprattutto: alcune di voi mi hanno fatto notare che mancava una battuta di Harry… aaah! Comunque, ecco qui quello che dice lo Sfregiato. *Hey! Sfregiato a chi? NdHarry - A te! NdClarisse - Ma tu non eri dalla mia parte? NdHarry - Mio caro… sarò pure dalla tua parte, ma resto Slytherin Princess! NdClarisse -Serpe… NdHarry - Grazie, modestamente! NdClarisse* (ok, scusate lo sclero… passiamo oltre!)

Harry: “Va tutto bene adesso Hermione. Non avrai più bisogno di quelle dannate Serpi.”

Infatti, Herm si indispettisce per l’insulto ai suoi nuovi amici. Vi ho chiarito le cose? So che magari la reazione sembra eccessiva… ma Herm non se l’è presa con lui più di tanto. Solo, ha capito che se avesse chiuso un occhio la situazione Grifoni-Serpi avrebbe rischiato di cadere nel malinteso, così a voluto chiarire le cose fin da subito.

 giusetta91: grazie, sono contenta che la storia ti piaccia!

 caostheory: grazie mille per avermelo fatto notare! Ho risposto sopra nella parte in grassetto, spero di aver chiarito le cose. Scusa se questo capitolo sarà un po’ corto…

 littledramy: figurati, la tua recensione mi fa comunque un piacere incredibile! Sono contenta che la storia ti stia piacendo sempre di più. Non affezionarti troppo al Draco dolce… non dico che sia un falso, ma non è l’intero lato di lui: il meglio deve ancora venire!

 Juls18: non ti preoccupare… anzi, mi fa piacere che la storia ti abbia presa tanto! Grazie mille per i complimenti. Scusa se questo capitolo sarà un po’ cortino, ma spero che stuzzichi comunque la tua curiosità.

 Lovy91: Beh… a confessare tutta la verità, questo è solo un lato di Draco. Questa parte di lui esiste, ma tra poco verrà a galla anche un’altra parte che avrà un ruolo molto importante. Però sono contenta che ti piaccia!

 KatyAniFrancy: ciao anche a te! Grazie per i complimenti, in effetti quello di postarlo per Natale era un piano.

yumisan: ecco qui un assaggio dell’altro lato di Draco, spero che ti incuriosisca! Il resto con il prossimo capitolo, mwahaha! (ooops! Troppo sadica?)

 _araia: eccoti qui un assaggino del piano di Draco… piccolo piccolo, però c’è! L’idea di postare proprio il giorno di Natale era un piano, e sono contenta che tu abbia apprezzato!

sam05: ciao anche a te! Sono contenta che il lato dolce ti piaccia… spero che ti piaccia anche il lato Serpe che assaggerai in questo capitolo! Grazie ancora per i complimenti ^^!

Gemella Dramioncella: tranquilla, non sei ritardata… errore mio, non ho spaziato come si deve tra le virgolette e quel dannatissimo html si è mangiato la frase! Comunque ho spiegato tutto sopra nella parte in grassetto, e spero di aver chiarito le idee! Sono contenta che la descrizione di Hermione ti sia piaciuta, ci tengo molto. Ho voluto immaginare com’è partecipare a un ballo dal suo punto di vista. No, tranquilla: Draco sta tramando, ma non è nulla di orribile… ANZI!

 Sana1991: grazie mille per i complimenti, mi fai arrossire! Sono contenta che il mio stile ti piaccia e che la storia ti stia coinvolgento *me gongolante!*

 francydenis: muy bien, sono contenta che ti sia piaciuto! Beh, diciamo che Draco è anche dolce… ma non solo! Qui forse comincia a delinearsi il suo obiettivo.

 sunrise92: beh, è un piacere averti tra le recensioni! Sono contenta che la storia intrighi e che il capitolo ti sia piaciuto. Grazie mille per i complimenti e per avermi fatto notare la battuta mancante. Ho cercato di chiarire sopra nella parte in grassetto, e spero di esserci riuscita…

 

    A matter of tactic

j

Draco Malfoy se ne stava elegantemente stravaccato sul divano, con il suo compagno di ventura Blaise Zabini accomodato sulla poltrona di fronte a lui.

<< Quindi… la Weasley, eh? >> disse il biondo.

L’amico lo guardò interrogativo. << Di cosa parli? >>

<< Parlo di quelle adorabili lezioni di danza che le stavi impartendo con amorevole pazienza non più di qualche ora fa… >> si spiegò meglio il ragazzo.

<< Aaah, capisco… >> esalò l’altro.

<< E allora? >> insistè Draco. Il suo amico faceva conquiste e non gli raccontava i dettagli? Non se ne parlava proprio!

<< E allora niente. >> commentò il moro. << Abbiamo solo ballato un po’ e chiacchierato, niente di che. Volevo essere sicuro che avessimo un’alleata quando comincerai a fare sul serio con Herm, in modo che riesca a far ragionare quel prevenuto di Potter. >>

<< Chi ti dice che io voglia fare sul serio con Hermione? >> celiò il Principe Serpeverde, le labbra sottili che si piegavano in un ghigno.

<< Draco, io e te da quanto ci conosciamo? >> domandò Blaise a mo’ di risposta.

<< Umh… saranno circa diciassette anni, più o meno. >> rispose il biondo dopo averci pensato su qualche secondo.

<< Ecco, >> riprese l’amico. << Da diciassette anni che ci conosciamo io non ti ho mai visto così disgustosamente gentile e premuroso. >>

Draco rise. << Si cambia. >>

<< Poco ma sicuro, ma non così tanto in un colpo solo. Inoltre_ >> aggiunse il Serpeverde abbassando la voce. << Non ti avevo mai sentito raccontare a nessuno della tua scelta di cambiare partito. >>

Il ghigno abbandonò la bocca del biondo, lasciando il posto a un’espressione piuttosto seria. << E quindi? Non posso decidere di aprirmi con qualcuno per una volta in vita mia? >> Blaise lo guardò storto, e Draco si convinse a smettere di mentire. << Ok, ok. Hermione mi interessa, lo ammetto. Soddisfatto? >>

L’amico annuì, sorridendo. Il biondo ghignò a sua volta, poi prese un sorso dall’elegante flute riempito di vino rosso.

<< Allora mi prometti di non dare in escandescenze se mi becchi a coccolare la piccola di casa Weasley? >> chiese infine il moro.

<< Blaise, ti prego! Dovrei essere un’ipocrita di dimensioni colossali per dimenticarmi dei tuoi generosi sotterfugi tesi a semplificarmi la vita! >> rispose Draco, fingendosi oltraggiato. E soprattutto, fingendo di non sapere che l’interesse dell’amico per Ginevra fosse genuino…

Il moro bevve un sorso di vino, poi domandò: << Quindi ora cosa pensi di fare con Herm? >>

<< Credo che cambierò linea d’azione. >> il ghigno del Principe delle Serpi si accentuò in un modo che non lasciava presagire nulla di buono… o innocente.

<< Perciò la gentilezza esagerata era_ >> iniziò il ragazzo.

<< _Tutta una questione di tattica. >> completò il biondo.

<< E in realtà… da quant’è che ti piace? >>

La domanda venne buttata lì in modo casuale, ma Draco sapeva che tutta la discussione dell’amico era tesa ad avere quell’unica, semplice risposta. Così si limitò a finire il vino in un sorso solo, poi si alzò elegantemente dalla poltrona e incamminarsi verso la sua stanza.

<< Questo resta tra me e i miei sogni. >> decretò ghignando.

 -

.

-

ANGOLETTO!

Eccomi qui! Lo so, lo so che il capitolo è corto, ma il resto proprio non mi piaceva… così ho preferito pubblicare questo pezzetto piuttosto che nulla e lasciarvi sulle spine per altri dieci giorni senza una riga!

A questo punto, desidero fare un chiarimento su Draco a scanso di equivoci. Abbiamo conosciuto un Draco introverso, ma comunque gentile e disponibile. Allora, voglio che ricordiate che Draco è anche gentile, ma non solo! Diciamo che vi ho fatto vedere solo un lato di lui, e che l’altro sta cominciando a manifestarsi. D’altra parte, se l’avessi fatto gentile e basta sarei andata troppo OOC, non trovate?!

Ok, vi ricordo che non potrò aggiornare prima del dieci gennaio causa vacanze. Spero di non aver combinato nient'altro per quanto riguarda i dialoghi... in caso contrario, mi scuso in anticipo e vi chiedo di farmelo notare! E questo è tutto, credo! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 16
*** A matter of tactic (parte 2) ***


Ma saaalve!

Come sono andate le vacanze, miei carissimi? Vi ringrazio moltissimo per la marea di recensioni che mi avete lasciato, sono tutte bellissime *me commossa*! Vi rispondo subito!

 xxsailorkikaxx: grazie infinite per le rassicurazioni, ma come vedi sono qui J!  Grazie mille anche per la comprensione, e ovviamente per la recensione e i complimenti!

TheCrazyHatter: carissima, ma che piacere immenso sentirti anche qui! È il dieci gennaio, e io, come promesso, aggiorno! Sono contenta che la mia storia ti piaccia e ti coinvolga. La trama in realtà doveva essere di una storia originale, ma quando ho visto che non riuscivo a metterla giù in modo decente ho deciso di stravolgerla e adattarla a una FF su HP… è bello sapere che sto facendo un buon lavoro! Sono contenta che tu abbia apprezzato il ritorno dei Grifoni, tra poco arriverà anche Ron e tutto sarà svelato (Non che ci sia molto da svelare: Lenticchia è rincretinito fino in fondo e ha lasciato la mia meravigliosa Herm! NdDraco - Dray, meno aggettivi possessivi. Anche se concordo, Lenticchia è un po’ stupido. NdBlaise - Ragazzi! Basta con gli insulti, magari ci sono anche delle fan di Ron! NdClarisse - *Draco e Blaise guardano l’autrice come se fosse una povera pazza* - Bah, ma io che ne so! Però non voglio offendere nessuno! NdClarisse indispettita). Oddio, sto impazzendo davvero con questi scleri! Sono molto contenta che i miei personaggi ti piacciano tanto. Hermione mi è abbastanza affine quindi è stata facile da rendere, mentre Draco… ho fatto del mio meglio per esprimere la sua doppia personalità, e sono contenta di esserci (a tuo importantissimo parere) riuscita! *me very happy*! Per quanto riguarda Pansy (e gli altri Serpeverde) ho voluto rendere il suo lato “umano” anziché solo quello “Serpe”, e sono strafelice che ti piaccia così tanto! Sono contenta che il mio stile ti piaccia sotto diverse sfumature, è molto importante per me. Mi scuso tantissimo per gli errori di scrittura, prometto che d’ora in poi cercherò di prestare ancora più attenzione quando rileggo! Grazie mille per avermeli fatti notare, apprezzo davvero la sincerità.  In ogni caso, la recensione kilometrica mi ha fatto tantissimo piacere!

francydenis: ecco qui il seguito, grazie per la comprensione! Spero ti piaccia, e sono contenta che lo scorso ti sia piaciuto nonostante le dimensioni ridotte!

 sunrise92: figurati, dovere! Grazie mille per gli auguri (che ricambio anche se in ritardo). In effetti, un conto è la galanteria, ma una gentilezza così gratuita… no! Ma noi non lo condanniamo di certo…

yumisan: mah, quello chi lo sa… lo sapremo più avanti! (tu niente spoiler proprio eh? NdHerm - Affatto! NdClarisse - Ma io sono curiosa!!! ndHerm - Eh, tesoro… aspetterai! NdClarisse - *Herm, che capisce che non c’è storia, se ne va*)

 Gemella Dramioncella: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, anche se corto com’era! Che bello, Blaise e Ginny hanno ottenuto un consenso! I due apprezzano molto. Beh, se Draco fosse diventanto tutto gentile e carino avrebbe perso gran parte del suo fascino, non trovi? Lui è fatto così, doppia faccia. Hermione non si è ancora lasciata abbindolare, ma sta cominciando a volergli bene…

 KatyAniFrancy: ciao! Grazie mille per i complimenti, sono contenta di non essere uscita troppo dal personaggio!

 Lovy91: sono contenta che l’ultima battuta ti sia piaciuta! Come vedrai adesso, ha il suo seguito… auguri anche a te, anche se in ritardo XD

 anna96: mia carissima coniglietta bianca, non ti preoccupare! Sei comunque in tempo, per me è già un sostegno essere recensita. Presto o tardi, mi importa poco… sono contenta che i nuovi capitoli ti siano piaciuti! Più che un secondo fine, diciamo che la gentilezza era una tattica. Adesso… si cambia tattica! Ecco qui il prossimo capitolo, spero che ti piaccia.

 _araia: adesso, “povera Hermione”… non esageriamo! Lei non si lamenta. Sono contenta che Ginny e Blaise insieme ti piacciano (*Blaise e Ginny fanno il girotondo saltellando per la gioia* - Direi che anche loro ne sono contenti… NdClarisse.allibita).

 Tanny: ciao bella! Sono contenta che la mia storia continui a piacerti, non sai quanto mi rendi felice! Sono contenta che i sentimenti di Draco vengano a galla nonostante la maschera che il caro biondo sta cercando di tenere su. Stavolta, avremo un effetto speciale sogno! Non ti preoccupare per le recensioni saltate, io sono già felicissima sapendo quanto apprezzi questa storia! E non lo dico per dire, ogni volta che leggo i tuoi complimenti mi viene voglia di fare sempre meglio! Gente: ringraziate. *tutti i personaggi della FF si inchinano riconoscenti a Tanny sorridendo e le mandano un bacio*. Come vedi, sono riconoscenti anche loro! Bacio.

 

 

 

    A matter of tactic (parte due)

 

Draco si rigirò nel letto, incrociando le braccia sotto il cuscino e sdraiandosi a pancia in giù. La luce tenue dell’alba filtrava impercettibilmente dalle tende tirate, rischiarando minimamente l’oscurità celata dietro le sue palpebre chiuse. Il suono cadenzato del suo respiro riempiva la camera governata dal silenzio.

Poco dopo, un altro suono riempì la penombra mattutina. Era lieve, anche se abbastanza forte da coprire il rumore del suo respiro: passi. Poi le coperte di seta nera frusciarono, marcando i movimenti di un corpo che si spostava sul letto. Un peso leggero e caldo si accomodò sulla schiena del ragazzo, mentre un paio di mani morbide e curate salivano a massaggiargli le spalle e il collo scoperti.

--Sapevo che saresti venuta.-- mormorò Draco, le labbra sottili che si allargavano lentamente in un ghigno.

--Non sarei mai mancata.-- sussurrò rassicurante una voce leggera, femminile.

Le dita delicate continuavano a rincorrersi lungo la spina dorsale, premendo piano per sciogliere i muscoli in tensione. Seguivano un intreccio di linee immaginarie, passavano rapide dalla zona renale ai tendini del collo. I palmi delle mani accarezzavano le spalle con decisione, premevano con delicatezza sulla cassa toracica per regolarizzare e rallentare il respiro secondo il ritmo di quelle coccole rilassanti che lo incoraggiavano ad abbandonarsi a lei.

Non ci volle molto perché Draco cominciasse a sentire caldo. Forse era colpa del profumo lieve ma afrodisiaco che aleggiava nella stanza tramite un fornelletto per l’aromaterapia, o magari del peso della sua massaggiatrice alla base della sua schiena, oppure dei tocchi via via più intensi che gli stavano lentamente rilassando tutti i muscoli…

Ghignando, mosse lentamente un braccio fino a incontrare la gamba liscia della ragazza. La sentì ridacchiare sommessamente mentre le accarezzava la pelle scoperta, in un movimento ascensionale verso il ginocchio. Le strappò un gemito quando sfiorò delicatamente la pelle sensibile dell’interno coscia.

Lei si distese lentamente sulla sua schiena, facendogli venire i brividi a causa del contatto con il proprio corpo caldo.

--Così non mi aiuti.-- soffiò piccata contro il suo orecchio.

Ma sorrideva. Draco sapeva benissimo che stava sorridendo: lo sentiva nel tono trattenuto della voce, nelle forme morbide premute con noncuranza contro la sua pelle nuda, nella vicinanza dei loro volti. Quindi esalò uno strafottente “chissenefrega” in risposta, mentre la mano continuava a procedere.

La ragazza sospirò, divisa fra piacere e rassegnazione, abbandonata sulla sua schiena. Draco ghignò soddisfatto mentre lei si alzava leggermente, giusto quel che bastava per permettergli di voltarsi. Quando si riabbassò, i loro bacini si scontrarono. Il volto di lei calò ulteriormente, arrivando a un soffio da quello di lui. Aggirando le labbra, prese a depositare baci leggeri ma affamati lungo il mento, la mascella, lo zigomo, la tempia, e poi scivolò giù verso l’orecchio. Mentre ne stuzzicava il lobo con i denti e la lingua cominciò ad ondeggiare con i fianchi, prima a destra e poi a sinistra, lentamente…

Draco si lasciò andare a un sospiro e intrufolò le mani sotto il drappeggio di seta che celava alla vista il corpo della ragazza. Sollevò il tessuto color carminio cupo fino all’altezza dei fianchi e prese ad accarezzare la pelle calda, vellutata, con mani bollenti. Le strinse la vita snella con le dita, accompagnando il movimento stimolante del suo corpo.

Lei lasciò scivolare le labbra lungo il suo collo, lambendo la pelle pallida e sensibile. Lo morse senza troppa delicatezza, e contemporaneamente spinse il bacino verso l’alto.

Draco si sentì folgorare da una scarica di eccitazione e insinuò una mano tra i capelli morbidi della ragazza. La strattonò all’indietro, costringendola a staccare i denti dalla sua gola.

--Stai giocando col fuoco.-- sibilò, la voce a un soffio dalle sue labbra.

Per tutta risposta quella ghignò, abbandonandosi alla sua presa salda.

Era bellissima. La pelle riluceva lievemente per il leggero velo di sudore che la ricopriva a causa del calore emanato dai loro corpi. Il respiro era affannato, le guance arrossate. I boccoli castani dai riflessi color miele stretti tra le sue dita erano soffici e ben curati, mentre gli occhi d’oro liquido brillavano accesi come due stelle incandescenti. Il suo profumo lieve e dolce lo circondava, inondandogli i polmoni e annebbiandogli i sensi: orchidea…

--Ah…-- gemette Hermione quando il biondo le si avventò contro affondare i denti nella gola esposta e indifesa. Intrecciò le dita ai suoi capelli, stringendolo ancora di più contro la sua pelle.

Draco la portò sotto di sé senza troppo complimenti, continuando a morderle il collo per tenerla buona. Adorava avvertire il suo peso caldo premere sopra il proprio corpo, ma sovrastarla era un piacere troppo appagante per rinunciarvi. Cominciò a muoversi piano contro di lei, ritmicamente e senza violenza. Hermione si inarcò istintivamente all’indietro, assecondondolo, strappandogli dei sospiri mentre gli accarezzava il torace con la punta delle dita.

I due si guardarono intensamente, incatenati l’uno all’altra dal magnetismo inarrestabile generato dalle loro iridi. Oro fuoco e argento tempesta.

Il biondo si abbassò lentamente mentre la riccia gli andava incontro…

 

Draco aprì gli occhi.

La stanza era avvolta nella penombra, la luce tenue dell’alba filtrava dalle tende pesanti tirate. Ma non c’era il suo profumo di orchidea, non c’era il suo calore, non c’erano i suoi sospiri. Lei, Hermione, non c’era. Draco represse un movimento di stizza.

Forse era a causa dello scambio di battute con Blaise, forse del ballo precendente con lei, o forse no… ma fatto stava che quel sogno era tornato.

Certo, c’erano alcune differenze. Queste immagini erano molto più tenui, come immerse in una luce speciale. Le sensazioni, invece, erano talmente nitide da risultare terribilmente reali, molto più che nel primo. Lui voleva che fossero reali. Soprattutto, gli bruciava all’inverosimile che non aveva potuto baciarla.

Chiuse gli occhi e si accomodò su un fianco, sperando di riaddormentarsi.

Poco dopo un suono leggero s’insinuò nell’oscurità dietro alle sue palpebre: una mano che bussava delicatamente alla porta. Mormorò un “avanti” strascicato, ma non percepì la lama di luce che tagliò la stanza. Udì dei passi leggeri, poi la voce di Hermione chiese:

--Disturbo?--

Draco era sorpreso: possibile che il sogno fosse già tornato? Rispose un “no” sussurrato.

--Volevo sapere se ti andava di darmi lezioni di tiro con l’arco, ma se hai sonno facciamo anche dopo…-- espose la ragazza, imbarazzata per averlo svegliato.

Ah, ecco. Era ovvio che non fosse il sogno, non poteva essere altro che la cruda realtà. Si tirò su lentamente, e una mano salì a riavviarsi all’indietro alcuni ciuffi biondi che gli solleticavano il viso.

--Non preoccuparti, adesso arrivo subito.-- decise, alzando lo sguardo sulla sua ospite e sorridendo. O meglio, ghignando.

Quella ricambiò incerta, poi uscì e richiuse la porta.

*****

Hermione stava aspettando nella sala di tiro con l’arco, appoggiata alla parete.

Si era svegliata incredibilmente felice quella mattina: sapere che i suoi vecchi amici fossero di nuovo parte della sua vita era semplicemente fantastico. E poi, all’improvviso, le erano tornate immente le sensazioni che aveva provato ballando con Draco. La serenità che le provocava, il senso di sicurezza che sentiva quando lui l’abbracciava, la comprensione che le dimostrava, la riconoscenza che gli doveva… era stata investita in pieno da tutte queste emozioni nella loro completezza, tutte insieme.

E ora, era scombussolata! Aveva deciso di sfogarsi con il tiro con l’arco, ma non era molto brava. Nemmeno una delle frecce che aveva tirato aveva raggiunto il bersaglio, e la sua frustrazione era solo aumentata. Perciò, si era convinta ad andare a chiedere aiuto al centro esatto dei suoi pensieri.

Lato positivo: si sarebbe distratta un po’ e avrebbe imparato a tirare decentemente.

Lato negativo: probabilmente un ulteriore, stretto, contatto con lui non avrebbe aiutato a calmarla.

Ma aveva bisogno di fare qualcosa per distrarsi, e il tiro con l’arco era l’unica cosa che le veniva in mente. Ecco perché ora se ne stava ad aspettarlo appoggiata alla parete, dopo averlo svegliato praticamente all’alba.

Quel pensiero le balenò in mente all’improvviso, riproponendole la scena che aveva causato e osservato poco prima: Draco che si tirava pigramente su dal letto mentre le coperte di seta nera scivolavano in basso, scoprendo la pelle pallida, le spalle forti, il torace solido, le braccia affusolate, i muscoli evidenti ma non eccessivi… la penombra aveva impedito che il rossore imbarazzato sulle sue guance la tradisse, ma non aveva potuto evitarle la scarica di sensazioni che l’aveva attraversata come un’onda anomala, lasciandola accaldata e confusa.

In quel momento la porta della sala si aprì, e la Serpe fatta persona fece il suo ingresso. Hermione si sorprese di quanto gli donasse qualunque capo, persino la maglietta nera semplice e i jeans scuri. I capelli erano ancora scompigliati a causa della sveglia leggermente frettolosa, ma per lei gli stavano benissimo anche così.

Draco si accorse dello sguardo della ragazza, e le regalò un ghignetto strafottente che la fece arrossire. Allora non era l’unico ad accusare conseguenze bizzarre!

Avanzò soddisfatto verso di lei e le fece un cenno per invitarla a cominciare.

Hermione annuì e si mise in posizione imbracciando l’arco. Lui si appostò dietro di lei, in modo da non intralciarla, e le corresse appena la posizione delle mani. La ragazza prese un respiro lungo, lento, e tese la corda. Prontamente, le braccia del biondo arrivarono ad aiutarla ad applicare la forza necessaria per preparare un tiro decente. Le sue dita si strinsero con delicatezza sulla sua mano e sul suo polso, provocando a entrambi dei brividi piuttosto intensi. L’arco si curvò docilmente mentre le piume della freccia arrivavano a sfiorare le labbra schiuse di Hermione. Draco ricordò il sogno, così approfittò della situazione per stringersi un po’ di più a lei. La sentì fremere, sorpresa ma intimamente compiaciuta. Le mani del biondo lasciarono la presa e si spostarono più giù, fino a posarsi sui fianchi. Hermione rimase notevolmente stupita quando potè constatare di non avere eccessive difficoltà nel mantenere sulla corda una trazione più che sufficiente per eseguire un buon tiro. Sorrise, rasserenata dalle mani calde di Draco sui suoi fianchi, e lasciò andare.

La freccia partì sicura, fendendo l’aria e volando libera verso il suo obiettivo. Si piantò precisa nel bersaglio proprio nel mezzo del cerchio piccolo e rosso, vibrando leggermente all’impatto.

--Un centro perfetto.-- constatò Draco con fierezza. --Bravissima.--

Lei sorrise e si voltò verso di lui, senza allontanarsi o divincolarsi dalla sua presa. --Grazie, mi hai aiutata.--

Ma il biondo scosse la testa. --Hai fatto tutto da sola. Ti ho dato una mano solo a prendere la posizione, ma lancio, mira e forza sono stati interamente tuoi.--

Hermione lo guardò intensamente, poi gli allacciò le braccia dietro schiena e si abbandonò alla sua stretta. Chiuse gli occhi posando la testa sul suo petto. Il Serpeverde ghignò compiaciuto, e una mano salì ad accarezzarle il collo. Ne solleticò piano la pelle sensibile con la punta delle dita, facendola rabbrividire e gemere piano. Le baciò impercettibilmente una tempia, poi lo zigomo, poi la guancia. La ragazza si inarcò instintivamente contro di lui, gli occhi ancora chiusi ad assaporare le sensazioni piacevoli che le dita di lui stavano irradiando in tutto il corpo. Draco apprezzò parecchio il calore che quel contatto generava, e appoggiò la propria fronte contro la sua.

L’oro fuoco si scontrò con l’argento tempesta. Nel primo, dubbio, confusione, e anche un pizzico di paura. Nel secondo, leggermente più cupo del normale, sicurezza, forza, e un lampo di lussuria.

Hermione venne scossa da un brivido, ma non abbassò lo sguardo e non si divincolò. Era stata una leonessa, e ora il coraggio dentro di lei stava ruggendo come non faceva più da tempo. Sorrise, avvicinandosi impercettibilmente sia col corpo che col viso.

La mente di Draco gli ripropose immediatamente la scena che aveva vissuto in sogno, così avvicinò lentamente il proprio volto a quello della ragazza. Il magnetismo dei loro occhi li attirava l’uno all’altra, lentamente ma inesorabilmente.

Fu un bussare sordo alla porta della sala che interruppe la magia. I ragazzi si volsero di scatto verso i battenti di legno, ascoltando la voce che strepitava:

--Dray! Herm! Se non venite a tavola sfondo la porta!--

Blaise, sicuro come l’oro: nessun’altro lo chiamava con quell’odiosissimo nomignolo!

--Dray?!-- chiese Hermione cercando di non ridere.

Il biondo, leggermente stizzito sia per il soprannome che per l’interruzione, la lasciò andare. --Mi chiamava così da bambino e non ha mai smesso… credo di odiarlo!--

Stavolta la riccia rise piano, e anche lui si lasciò andare al buonumore, contagiato. Non aveva voglia di arrabbiarsi, così riprese la ragazza tra nel suo abbraccio.

--Guarda che secondo me la sfonda davvero.-- lo avvertì Hermione constatando che il giovane non aveva alcuna intenzione di muoversi.

--Sarebbe una scocciatura, ma credo che sopravviverei. I soldi per sostituirla non mi mancano.-- le fece notare il biondo, una punta di vanità piuttosto evidente nella voce.

Quella alzò gli occhi al cielo, più divertita che esasperata, e si staccò da lui.

--Beh?! Mi lasci qui così?-- gemette Draco incredulo.

Lei si volse di nuovo verso di lui, valutandolo con lo sguardo. Inclinò la testa lievemente, prima da un lato e poi dall’altro, e infine gli si avvicinò di nuovo. --Non potrei mai…--

Con un ghigno da Serpe ghigno dipinto in viso, la ragazza gli stampò un piccolo, non troppo breve bacio all’angolo delle labbra. Poi si volse e scappò via.

--Hermione! Torna subito qui!-- esclamò il biondo sorridendo, riprendendosi in fretta dall’attimo di stupore correndole dietro.

Blaise, fuori dalla porta in legno massiccio, sorrise sornione quando si vide passare davanti una saetta dalla chioma riccia seguita a distanza di alcuni secondi da un lampo dai capelli biondi.

Si avviò anche lui in sala da pranzo, camminando svelto, preceduto dall’eco della risata forte e felice di Hermione.

 

 

 

 

ANGOLETTO!

E rieccomi qui! Dopo un rientro alquanto traumatico dalle vacanze (tre scali in aereo, un ritardo di sette ore e i bagagli ancora dispersi!) ho postato questo capitolo fresco fresco! Ora, voglio farvi notare una cosa importante:

La scena del sogno è descritta volutamente in modo soft (o almeno quella era l’intenzione, poi mi direte voi!) perché non volevo fare sembrare Draco un maniaco! Questo sogno è dovuto all’attrazione presente ma repressa che lui sente nei confronti di Hermione, e che il suo subconscio manifesta nella fase rem. Giuro, stavolta è completamente innocente! C’è un riferimento anche a un altro sogno, che è quasi uguale ma meno sfumato e meno intenso. A me piaceva di più questa versione, che è quella che ho scelto di riportare.

Questo è un capitolo diciamo introduttivo alla prossima parte, dove si comincia a giocare sul serio! Me lo lasciate un commentino? Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 17
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Lo so, non ci crederete mai, ma… SONO TORNATA!

Gente, vi devo tante, anzi tantissime scuse! Ma fra una cosa e l’altra non sono riuscita ad aggiornare prima… Ho avuto qualche problema con alcuni miei amici, poi ci si è messa la scuola. Ovviamente lo stress mi ha causato un blocco, e dopo questo si sono aggiunti impegni e una considerevole vena di rabbia verso mia sorella minore, dato che abbiamo avuto qualche conflitto… comunque ora è tutto bene e tutto a posto tra noi!

Quindi, rieccomi qui! Questo capitolo è abbastanza semplice, un po’ una preparazione a quello che succederà nel prossimo. Spero che vi piaccia e che mi perdoniate! (sia per il ritardo che per lo sfogo di sopra…)

 yumisan: grazie mille! Comunque Draco non dovrà patire ancora molto… il prossimo capitolo vedrà notevoli evoluzioni!

 xxsailorkikaxx: grazie per l’interessamento, comunque alla fine anche il viaggio è stata un’avventura. Ora come ora, ci rido sopra XD. Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!

 Lovy91: confesso, in realtà volevo che il sogno confondesse le idee, almeno all’inizio XD. Hermione farà valere la sua rivalsa, dopo l’ennesima provocazione di Draco… ma vedremo nel prossimo capitolo! (sadica? XD)

 francydenis: grazie per i complimenti, e per il bentornata. Anche se un bentornata sarebbe più adatto adesso, vista la mia interminabile assenza dalla tastiera del computer… Draco è molto offeso per il “maniaco” che gli hai -e cito testualmente- così poco gentilmente appioppato!

 Sana1991: mia carissima, ti prego di perdonarmi per non aver aggiornato prima! *me molto dispiaciuta che chiede scusa in ginocchio*. Spero tanto di non averti persa come mia commentatrice… comunque sono molto contenta che la storia ti piaccia tanto! Se mi lasci un altro commentino, prometto di non fare mai più così tardi!

Lisbeth S: mia nuova fan, tanto piacere di conoscerti! Spero tanto di non averti già persa a causa di questo mio ritardo! Comunque sappi che è stata una svista, ho già promesso di non metterci più tanto per aggiornare. Sono molto contenta di trovare qualcun altro che ama i Serpeverde! Povere, povere  le mie Serpi incomprese… fidati, non è facile tenere quei due sulla corda! Ma tra poco ci siamo… ancora un paio di capitoli e poi… !!!!!!!!! Spero davvero che continuerai a seguirmi.

 KatyAniFrancy: grazie, grazie mille! Spero che questo capitolo ti piaccia altrettanto!

 littledramy: non preoccuparti, al bacio ormai manca poco! E ovviamente, dopo il bacio ne succederanno altre!

 giselle: grazie mille per i complimenti! Sono particolarmente contenta del fatto che tu abbia apprezzato il finale. Spero che mi darai il tuo parere anche su questo!

 TheCrazyHatter: haha! Scusa per la confusione che ho causato, ma stai tranquilla: era nei piani XD! Anzi, sono davvero contenta che tu abbia avuto delle impressioni diverse per ogni momento del sogno… mi hai resa davvero felice! Meno male che ci sei tu a rassicurarmi del lavoro che sto facendo con Draco! Mi preoccupo continuamente di come renda, anche se ho il timore di farlo apparire troppo lavorato… quindi sono molto contenta di sapere quanto ti piace! Eh beh, ma se non si dà retta ai consigli che si leggono nelle recensioni, a cosa serve pubblicare?! Se uno scrivesse senza cogliere i consigli per migliorarsi, dov’è il senso della cosa? Spero di non aver commesso errori nemmeno in questo. Grazie mille per aver notato il finale, ci tenevo tanto! Scusa se ci ho messo tanto tempo ad aggiornare, ma spero che mi commenterai anche questo capitolo! Bacione.

 tatythebest: grazie mille per i complimenti! Comunque non ti preoccupare, ormai al bacio manca poco… spero tanto che ti piaccia anche questo capitolo!

 

 

 

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Alle prime luci dell’alba del giorno 31 dicembre, Chateau Malfoy venne scosso da gridolini di gioia palesemente femminili.

Pochi secondi dopo, gli alti echi vocali furono seguiti dall’apparizione di due ragazze che saltellavano allegramente giù per le scale. Pansy e Daphne erano ancora in pigiama, le sottovesti succinte che svolazzavano impertinenti come per protestare apertamente contro il gelo di dicembre.

Blaise, Draco e Hermione, che stavano tutti e tre seduti al tavolo in sala a fare colazione, non poterono trattenersi dal ridacchiare. Certo le due Serpi erano abituate a quel bizzarro comportamento annuale delle loro amiche, ma per la riccia era una cosa completamente nuova.

--Ma siete impazzite da un giorno all’altro?!-- chiese divertita e sorpresa additando il “pigiama” delle due ragazze.

--No!-- risposero le due in coro mentre cominciavano a saltellare in cerchio intorno al tavolo, tenendosi per mano.

--Mi devo preoccupare?-- chiese Hermione voltandosi verso Draco, indecisa se prenderla sul ridere o se iniziare a temere per la salute mentale delle sue amiche.

--Tranquilla. È l’ultimo dell’anno.-- le disse il biondo a mo’ di spiegazione, sorridendo.

--E hanno deciso di inaugurare il primo gennaio con una polmonite?--

Draco si permise un ghigno divertito e complice, ma Blaise scoppiò a ridere a crepapelle senza il minimo ritegno. Oh sì, la cara Granger ormai si stava riprendendo alla grande.

--Ragazze!-- le riprese il moro paziente. --Non credete che sarebbe il caso di spiegare alla nostra ospite il motivo del vostro calorosissimo brio mattutino?--

Le due, ridacchiando per i paroloni usate dal loro cerimonioso amico, smisero di saltellare e si volsero verso la riccia.

--Siamo eccitate per stasera!-- spiegò Daphne sorridendo. --Stasera festeggeremo una notte di capodanno super!--

--Ah sì?-- fece Hermione, ridendo per le facce buffe delle due Serpi.

--Sì!-- esclamarono le due in coppia.

--È il modo in cui noi festeggiamo Capodanno: alla babbana!-- rivelò Pansy facendole l’occhiolino.

--Sarebbe a dire che ci troviamo tutti qui a cena, intendo noi ed eventuali ospiti, e poi ce ne andiamo tutti in discoteca!--

Il sorriso si congelò sulle labbra piccole e morbide della bella riccia, mentre nei suoi occhi dilagavano sentimenti neri e oscuri come il peso di quei ricordi.

Dolore, rabbia, rifiuto, paura.

Ma Pansy non si accorse di nulla, troppo presa dalla sua euforia. --Herm, ti va bene se invitiamo anche Harry e Ginny? Scommetto che il nostro Blaise sarebbe felice di rivedere la sua bella rossa!--

--Oh per favore! Come se tu non avessi voglia di riabbracciare Potter!-- celiò il moro, attaccando per difendersi.

La Serpe gli fece una linguaccia, poi ricominciò a saltellare in girotondo con Daph quando vide il cenno di Hermione in risposta alla sua domanda.

Ma Draco vedeva i sentimenti che tremavano dietro quelle iridi meravigliose. Preoccupato, le si avvicinò e le poggiò delicatamente la mano sul polso, accarezzandole il dorso con le dita. Quella si voltò di botto verso di lui, gli occhi fattisi grandi.

Il biondo strinse la presa sul braccio, un muto invito a seguirlo. La trascinò nella camera di lei sua senza farsi notare, poi richiuse piano la porta.

--Sputa il rospo.-- le disse subito senza troppe cerimonie.

La riccia alzò lo sguardo lucido su di lui. Dapprima strinse le labbra per ricacciare indietro le lacrime, poi aprì la bocca per parlare ma non vi riuscì. Abbassò gli occhi un secondo, infine gli buttò le braccia al collo e cominciò a piangere sulla sua spalla.

Draco rimase stupefatto da quella reazione, e per un secondo si perse nel suo profumo: orchidea… si riebbe in fretta scuotendo il capo, e riuscì a mettere insieme la lucidità mentale sufficiente per stringerla a sé accarezzandole piano i capelli.

Le mani di Hermione si strintero alla sua schiena, cercando sicurezza e conforto.

Le braccia di Draco l’avvolsero protettivamente, creando un baluardo protettivo attorno a loro.

Il resto del mondo restò fuori, incluso il dolce Angel che se ne stava appollaiato sul letto ad osservarli con quello sguardo curioso e attento tipico dei felini.

Poco dopo la riccia riuscì a ricomporsi. I singhiozzi si placarono e smisero di scuoterle le spalle minute, le lacrime cessarono di rigarle le gote arrossate e morbidi. Ma il suo corpo si rifiutava di staccarsi da quello caldo e prestante del ragazzo.

Il Serpeverde intuì la sua debolezza e l’accompagnò a sedersi sul letto, senza però togliere il braccio dalla vita sottile di lei. Angel li raggiunse e si accoccolò accanto a loro, facendo le fusa.

--È in discoteca che è cominciato tutto.-- disse Hermione all’improvviso, attingendo coraggio e forza da chissà dove. Forse da quella mano che stringeva dolcemente le sue. --Le mie amiche babbane mi avevano portata fuori, volevano che smettessi di pensare a Ron. Ma non ci riuscivo e così ho bevuto, ho perso il senso di tutto. Ho incontrato dei ragazzi, non li ricordo nemmeno… e poi il nulla, vedevo tutto sfocato, sentivo il mondo ovattato… ma sentivo male_--

Hermione dovette interrompersi quando una mano fresca si posò delicatamente sulla sua bocca.

--Non c’è bisogno Herm.-- le disse Draco rassicurandola.

Lei spalancò gli occhi di scatto. --Mi… mi hai chiamata Herm.-- gli fece notare balbettando.

Il biondo alzò un sopracciglio, leggermente seccato sia per la sagacia della ragazza sia per l’interruzione. Ma l’irritazione durò solo un secondo. --Strano che tu l’abbia notato in un momento del genere.--

La riccia sembrò rifletterci su, poi un risolino fragile si librò dalle sue labbra. --Hai ragione, che sciocca.--

Anche il biondo ridacchiò piano e le diede un buffetto giocoso sulla guancia. --Ti ammiro Herm, lo sai?-- aggiunse poi insistendo con il soprannome. --Ci vorrà anche molta forza per nascondere i propri sentimenti… ma ci vuole sicuramente molto più coraggio a mostrarli.--

Hermione annuì poco convinta, lo sguardo ancora impegnato ad inciampare sul pavimento. --Io mi sento solo una bambina. Sarebbe ora di lasciarmi tutto alle spalle.-- commentò mesta.

--Non essere così dura con te stessa.-- la rimproverò bonariamente lui. --Anche le esperienze dolorose ci forgiano, determinano chi siamo. Ci danno un’occhiasione per reagire e per mostrare al mondo di che pasta siamo fatti. E se te lo dice uno che ha tradito la sua famiglia ed è ancora capace di ghignare alla vita, ci puoi credere!--

Un’altra risata, più sincera e aperta della precedente, pose fine a quell’attimo di tristezza.

--Grazie.-- disse semplicemente lei con riconoscenza, guardandolo con occhi limpidi.

Il ragazzo annuì. --Quando vuoi.-- disse, e si sporse verso di lei per sfiorarle la guancia con un bacio leggero per poi soffiarle all’orecchio:--Anche se la prossima volta che mi tocca trascinarti in una camera da letto preferirei farla finire in un altro modo…--

Hermione lo fissò scandalizzata, e il ragazzo ne approfittò per divincolarsi dal suo abbraccio e raggiungere la porta con pochi passi.

--Ah, Herm?-- la chiamò ancora.

La fanciulla alzò il bel viso, rossa come un pomodoro per l’allusione di poco prima. --S_sì?--

--Il posto dove andiamo stasera è di classe, quindi vedi di essere decente e non farmi sfigurare!--

Prima che il cuscino appena tirato dalla ragazza lo raggiungesse, scappò fuori sghignazzando e richiuse la porta.

Hermione pestò il piede con forza, indispettita. Quel ragazzo aveva bisogno di uno psicologo, e anche alla svelta! Insomma, prima faceva il premuroso e il comprensivo, poi le baciava una guancia, poi passava alle allusioni spinte e alla fine la prendeva pure in giro! Sì, uno psicologo per lui era d’obbligo, almeno quanto lo era il cardiologo per lei: perché cavolo il suore stava andando a mille da quando l’aveva baciata?!

*****

Hermione, ancora in intimo, stava fissando pensierosa il proprio riflesso con espressione assorta.

Quel biondino l’aveva proprio stancata con quegli stupidi giochetti. Ma l’aveva scambiata per una bambola per caso? Beh, allora si stava sbagliando di grosso! Non poteva pensare di poter mettere in atto i suoi subdoli trucchetti indisturbato, non con lei almeno. Era già caduta troppe volte nelle sue trappole… era tempo di dimostrargli di che pasta fosse fatta lei, parola di Hermione Jane Granger!

--Tesoro, so benissimo che sei bella… ma non sarà il caso di staccarsi dallo specchio e vestirsi?--

La riccia si volse di botto, coprendosi istintivamente con l’abitino che stava valutando. Sulla porta, incorniciate dalla luce chiara che si rifletteva dai lampadari del corridoio, se ne stavano Pansy e Daphne. Le due amiche erano già vestite, gli abiti succinti coperti in parte da vestaglie di seta.

--Daph, guarda un po’ che ghigno DOC sta sfoggiando la nostra carissima e dolce Grifona…-- ridacchiò la mora entrando nella stanza. --Dici che siamo noi o possiamo limitarci a dare la colpa al caro Draco?--

L’altra ridacchiò senguendo l’amica. --Secondo me il problema principale non è il ghigno… quanto il casino di questa camera! Tesoro, hai intenzione di metterti qualcosa addosso o stavi pianificando di venire in bikini?--

Hermione rise divertita. --Ciao ragazze.--

Pansy richiuse la porta e si lasciò cadere seduta sul letto, avendo cura di spostare i vestiti che lo coprivano prima di accomodarvicisi sopra. --Eravamo venute qui per truccarci tutte assieme, ma sembra che tu abbia ancora qualche problema riguardo al tuo abbigliamento…--

--L’hai detto!-- annuì la riccia affranta. --Qualunque cosa mi metta addosso, continuo a vedermi come un manico da scopa vestito a festa…--

La bionda, seduta elegantemente sulla poltroncina nell’angolo della stanza, la guardò semplicemente stralunata. --Ma cosa dici?!--

Hermione abbassò lo sguardo.

Daphne sospirò, poi si mise in piedi e cominciò ad ispezionare con lo sguardo sia il suo armadio sia i vestiti sparsi in camera. Ad un tratto il suo sguardo celeste si illuminò. --Beh se la tua paura è sembrare una scopa dobbiamo solo trovare il modo di mettere in evidenza la tua vita sottile…--

Pansy si avvicinò all’amica e osservò attentamente gli indumenti che aveva scelto. Un ghigno molto Serpeverde si espanse sulle sue labbra con estrema lentezza. Annuì in segno d’approvazione, poi passò i capi ad Hermione.

La riccia prese le stoffe morbide e pregiate tra le dita. La sua espressione si fece attenta, tesa a visualizzare la sua possibile immagine riflessa nello specchio.

--Sapete che così rischio di farmi dichiarare specie protetta, vero?-- disse, leggermente scettica e molto dubbiosa.

Le due Serpi le sorrisero.

--Herm, ma se sei già protetta dalla migliore scorta di Hogwarts a che ti servono gli animalisti?!-- la prese bonariamente in giro Pansy.

Le tre risero, complici. E Hermione non ebbe più paura di quella sera in discoteca.

Col senno di poi, forse avrebbe dovuto averne però…

 

ANGOLETTO!

Ed eccoci di nuovo qui! Spero tanto che vi sia piaciuto. Nel prossimo capitolo vedremo cosa succederà nella serata in discoteca, ma credo di potervi dare un paio di spoilers XD! La nostra Herm sarà molto intrigante, e il caro Draco darà il meglio di sé. Scopriremo qualcosa in più sulle personalità di Daphne e soprattutto su quella di Theo, che finora ho trascurato. Dulcis in fundo, ci saranno alcuni sviluppi riguardanti i vecchi amici di Hermione.

E questo è tutto carissimi! Mi lasciate un commentino? Spero a presto, anche se non so quanto perché è appena spuntato un altro problema… ma prometto che cercherò di non sparire più per così tanto! Un bacio e mille grazie!

Clarisse

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Capitolo 18
*** It's a surprise! ***


Non so davvero cosa dire… MI SPIACE!

Primo, questo non è il capitolo che aspettate (e sperate, dato che ‘sta serata in discoteca la sto menando quasi da una vita) ma giuro: ci sono quasi! È che mi è arrivata all’improvviso questa idea e non ho saputo accantonarla… e visto che mi stava venendo bella lunga ho preferito postarla adesso anziché farvi aspettare ancora di più per la parte in discoteca. Lo so, suona un po’ come un contentino… ma che posso dire? Mi merito un fulmine!

Secondo, sono di nuovo in ritardo! Uffa uffa uffa! Sapete, chiunque sia quel genio che ha inventato la frase “i guai arrivano sempre a braccetto”, beh, ci ha preso di brutto! Tanto per darvi un’idea della situazione, stamattina ho dormito fino a mezzogiorno e quarante… e io sono una che soffre d’insonnia! L’ultima volta che ho dormito così tanto avevo sette anni e almeno 38 di febbre…

Bon, vi ho annoiati (e probabilmente anche depressi) abbastanza! Spero tanto che mi perdoniate per aver cambiato i piani un’altra volta e che vogliate comunque farmi sapere che ne pensate di questo capitolo, anche se non è quello che avevo promesso.

 barbarak: grazie per la comprensione. Comunque è vero, la serata in discoteca sarà molto movimentata… spero che mi scuserai se non sono riuscita a scrivere tutti gli spoiler che avevo promesso in questo capitolo!

 Tanny: CHE BELLO RISENTIRTI!!! Draco in realtà è ancora mezzo-addormentato, ma nel prossimo capitolo si sveglierà per benino. Non è che sembra, Hermione è in imbarazzo quando è con lui… solo che le ci vorrà ancora un po’ per capire fino in fondo quello che prova. Purtroppo dovrai aspettare ancora per la serata in discoteca, ma spero davvero che questo pezzo inaspettato riesca ad emozionarti come le parti tra Draco e Hermione. Parlando di Daphne, adesso vedremo un nuovo lato di lei. Ho voluto concentrare il capitolo su questo personaggio, e spero davvero di aver fatto un buon lavoro: ci tengo! Grazie infinite per i complimenti, li apprezzo tantissimo ogni volta e ancora di più in periodacci come questo. Non preoccuparti per gli ultimi capitoli: a quanto pare, siamo un po’ in ritardo tutti ;P

 Sana1991: il tuo commento mi ha fatto tanto piacere, grazie! Purtroppo non sono né riuscita ad aggiornare in settimana né a darti quello che speravi di leggere, temo. Mi spiace tanto, davvero… spero che il capitolo ti piaccia comunque!

 giselle: sì, Hermione sta recuperando la sua forza. Purtroppo per livelli di alto voltaggio tra i due piccioncini dovrai aspettare ancora un capitolo, perché questo è venuto un po’ fuori programma…

 Leah_La Lupa_____X: ciao anche a te! Non ti preoccupare per gli altri capitoli, io sono già contenta di aver ricevuto una tua recensione per questo! Sono contenta che la mia storia ti abbia sorpresa in modo positivo, e spero che ti piaccia anche questo capitolo un po’ fuori programma. Grazie davvero per i complimenti sullo stile, sono stra-contenta!

 fifi95: giuro, al bacio ci siamo quasi! Spero che mi farai sapere anche cosa ne pensi su quello presente in questo capitolo, così potrai correggermi. Sono contenta che ti piaccia il mio stile, grazie davvero!

 jesuisstupide: grazie del complimento, spero che ti piaccia anche questo. Hai ragione per quanto riguarda la battuta, sono andata a controllare e ho visto che l’ho proprio presa da Will. Sono cresciuta a pane e WITCH, l’ho richiamata inconsciamente immagino… grazie per avermela fatta notare, metterò una nota.

  KatyAniFrancy: grazie mille, sono contenta che ti sia piaciuto! Purtroppo questo non è il seguito che ti aspettavi, ma spero che ti piaccia comunque!

 tatythebest: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! Purtroppo questo non è il capitolo che avevo promesso, ma spero che ti soddisfi comunque.

Lisbeth S: spero che non ti abbia chiamata in matematica! Sono contenta di non averti perso, e mi scuso ancora per questo ennesimo ritardo. Sono contenta che le coppie ti siano piaciute, e spero che ti piaccia anche quella descritta in questo capitolo (che purtroppo non è la serata in discoteca, ma che spero ti piaccia lo stesso!). Sono davvero contenta che ti piaccia questo Draco!

 TheCrazyHatter: col senno di poi, hai fatto bene a non farti troppe aspettative… perché questo capitolo è un totale fuori programma! Lo so, sono un disastro… ma quando l’ispirazione chiama (anche se lentamente, a causa dei mille pensieri e preoccupazioni che ci dona regolarmente la vita), noi scrittori non possiamo far altro che rispondere! Spero che mi farai sapere cosa pensi di questo capitolo. In effetti Herm sta facendo passi avanti, e spero che le tue aspettative siano soddisfatte nei prossimi capitoli! Grazie per la comprensione, lo apprezzo davvero molto.

 

 

 

 

 

    It’s a surprise!

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Draco si riavviò i capelli all’indietro con un gesto irritato della mano, spazientito. Possibile che le ragazze dovessero metterci tanto? Insomma, quanto tempo poteva metterci una persona lavarsi, vestirsi e truccarsi? Quelle tre erano chiuse in camera da circa quattro ore! Il biondo sbuffò sonoramente, poi si lasciò cadere su una delle soffici poltrone del sontuoso salotto.

Blaise sogghignò ampiamente: il nervosismo del suo amico lo stava divertendo parecchio!

--Dra, c’è qualche problemino?-- gli chiese con espressione sorniona.

--Il problemino, Blaise, è che quelle psicopatiche delle TUE amiche non si decidono a scendere! Se ci mettono ancora così tanto ci faranno fare tardi!-- sbottò quello.

--Ti ricordo che sono anche amiche tue.-- lo riprese bonariamente il moro. --E comunque, che hai da agitarti tanto? Dovremo comunque aspettare anche Potter, la Weasley, e anche la sorpresa se non sbaglio.--

Il biondo si bloccò di botto, messo alle strette. Guardò il suo amico con un’ombra di sufficienza nello sguardo, poi borbottò qualcosa come: “donne ritardatarie” e “che combina?”

Blaise ridacchiò soddisfatto di aver smascherato la curiosità del suo migliore amico, poi ricominciò a sfogliare il suo libro. O meglio, un libro che era stato sgraffignato da poco dalla libreria personale del sopracitato migliore amico.

--Quello è uno dei miei?-- chiese infatti il ragazzo.

Ma con Draco era così: quanto era messo con le spalle al muro, contrattaccava cambiando argomento!

--Sì Dray.-- lo prese in giro il moro. Tanto, a che pro fingere quando poteva farlo andare fuori di gangheri?!

Il biondo si accigliò indispettito. --Quante volte ti ho detto che me lo devi chiedere prima? Non mi piace che mi si rubino così i miei preziosissimi volumi!--

--Non sapevo che amassi a tal punto la lettura, Dray.-- celiò una voce femminile alle sue spalle.

Draco si morse un labbro. Ma doveva proprio prenderlo in giro pure lei con quel dannatissimo nomignolo? E poi, accidenti, era stata una maligna congiunzione astrale a volere che lo vedesse proprio mentre dava i numeri?

Blaise chiuse il libro con uno schiocco, un ghigno da Serpe che era un’aperta sfida allo sguardo omicida del suo amico. Sì, ora il suo umore era decisamente alle stelle: aveva vanificato tutti gli sforzi della sua facciata indifferente. Oh che meravigliosa serata!

--Io ti uccido…-- soffiò il biondo.

--Ti voglio bene anche io, Dray.-- rispose lui.

--E anche io!-- saltò su Hermione all’improvviso, salutando il suo angelo personale con un bacio sulla guancia, sicuramente più lungo del necessario, che le tinse le gote di un dolce rosso porpora.

Il ragazzo sorrise compiaciuto, anche se la delusione per il cappotto che la fanciulla, al pari delle amiche, aveva già indossato era molto malcelata nel suo sguardo intenso. A quanto pare, si sarebbe dovuto tenere la curiosità riguardo al suo abbigliamento ancora per un po’…

La riccia sorrise soddisfatta, senza fare il minimo sforzo per nascondere l’appagamento che le suscitavano lo sguardo interessato e indispettito del bel Malfoy. Oh sì, stasera gli avrebbe fatto vedere lei…

--Dici che si sta divertendo?-- sussurrò Pansy accostandosi a Daphne con un sorriso.

Quella piegò leggermente il capo di lato, poi annuì. --Qualcosa mi dice che stasera ne vedremo delle belle…--

In quel momento suonò il campanello.

--Oh, e a proposito di belle…-- commentò Draco quando un’esuberante Ginny Weasley si lanciò al collo di Blaise in un abbraccio molto caloroso.

--Ciao Hermione!-- fu il saluto più freddo ma ugualmente affettuoso di Harry Potter.

--Ciao Harry!-- sorrise invece la riccia abbracciando dolcemente l’amico.

Riaverlo tra le sue braccia era incredibilmente bello. Come se stesse rientrando in contatto con una parte di sé stessa, dimenticata ma mai perduta. Una parte essenziale, perché quello che Harry rappresentava era un notevole numero di ricordi. Un passato che la definiva, che le rammentava quanto quella magia che aveva abbandonato fosse bella, luminosa, buona. Come lei stava tornando in quei giorni.

La ragazza si sciolse dall’abbraccio del moro per andare a salutare Ginny con altrettanto affetto. Si separarono dopo qualche istante e si allontanarono leggermente dal gruppo per andare ad accomodarsi sul divano del salotto, intente a confabulare.

Pansy fece per andare a salutare Harry a modo suo, ma sembrò ripensarci e rimase a tentennare qualche secondo mentre sceglieva se fare o meno quel passo verso di lui. Non vedendosi minimamente considerata, sospirò e si rimise al fianco di Daphne.

--Stiamo aspettando qualcun altro, Furetto?-- chiese Harry con freddezza.

Draco gli rivolse un ghigno di sufficienza a mo’ di benvenuto. --Ciao anche a te, Sfregiato. Stiamo aspettando ancora un paio di persone, e poi possiamo andare.--

--E chi sarebbero questi invitati di cui io non sapevo nulla?-- chiese Pansy curiosa mentre girava lo sguardo sul gruppo.

--Tra cinque minuti arriva Astoria, e mi ha detto che avrebbe portato qualcuno con lei.-- rispose il biondo con tono tranquillo.

Daphne si volse di scatto, mentre un’espressione sorpresa si dipingeva sul suo volto. Rivolse al giovane Malfoy uno sguardo interrogativo, ma quello era già troppo occupato a parlare con Blaise per poterla considerare.

Le sue belle labbra piene si storsero lievemente, indispettite, ma la smorfia irritata che alterò i suoi lineamenti eleganti non durò che pochi secondi per poi ritrasformarsi in un’espressione perplessa. Era strano che Astoria avesse deciso di festeggiare con loro: di solito passava il capodanno con le sue amiche. Ma soprattutto, non riusciva a capire come mai avesse deciso di organizzare il tutto con Draco, senza nemmeno coinvolgere lei che era sua sorella maggiore. Era davvero arrabbiata con lei fino a tal punto?

Fu lo squillo tintinnante del campanello a strapparla dai suoi pensieri.

Hermione vide la Serpe bionda irrigidirsi quasi impercettibilmente, così si avvicinò a Draco con aria perplessa e anche un po’ ansiosa.

--Che le prende?-- domandò curiosa, e tuttavia memore della sua sfida con il Furetto nonostante la preoccupazione per l’amica. Infatti aveva “involontariamente” lasciato scivolare un poco la giacca, in modo che l’aria calda della sala le accarezzasse la pelle scoperta del collo e della spalla.

Il ragazzo notò subito il gesto falsamente casuale, ma si costrinse a ostentare la più totale indifferenza senza nemmeno troppa difficoltà. Se quella ragazza pensava che bastasse così poco a farlo cedere, allora lo stava sottovalutando parecchio.

--È stato al ballo che ha rivisto sua sorella.-- rispose vago, avvicinando le labbra eleganti e sottili al suo viso. --E diciamo che quella non è stata esattamente una bella serata per Daph.--

Sebbene Hermione sapeva che avrebbe dovuto sentire quantomeno una punta di dispiacere per l’amica, in quel momento davvero non le riusciva. Tutto quello che i suoi sensi parevano in grado di percepire era il respiro caldo di quella Serpe di Draco che le accarezzava lascivamente il collo, scivolando piano lungo la spalla scoperta.

Ci pensò una corrente d’aria fredda proveniente dall’esterno a strapparla dall’influenza che il biondo sembrava esercitare su di lei. Di nuovo pieni di lucidità, i luminosi occhi della ragazza corsero attenti alla porta del salotto che si era appena spalancata e si piantarono sulla figura filiforme che stava altera e sorridente sulla soglia.

Astoria Greengrass assomigliava davvero moltissimo alla sorella, nonostante fosse di appena due anni più giovane. Aveva gli occhi di un bel blu vivo e profondo, così intenso da risultare quasi elettrico. I capelli erano più corti di quelli di Daphne, ma ugualmente biondi e ondulati. Su di essi si rincorrevano i riflessi di luce provocati dalle fiamme tremolanti delle candele dei lampadari sopra di loro. Il fisico della ragazza era minuto e snello, le forme ancora acerbe a testimoniarne l’età ancora inesperta.

Astoria lanciò uno sguardo di sprezzante sufficienza alla sala, poi il suo viso s’illuminò di colpo: il suo sguardo si fece quasi scintillante e il blu dei suoi occhi si accese di mille riflessi cangianti mentre la ragazzina quasi correva verso la sorella, a dispetto dei tacchi a spillo che indossava.

--Daph!-- trillò gioiosa mentre buttava le braccia al collo della bionda, stringendola a sé, e ignorando completamente tutti gli altri presenti nella sala. Per lei, in quel momento, non esistevano.

Daphne rimase sorpresa, completamente travolta da quel tornado di affetto che era sua sorella minore. Sapeva perfettamente che quello slancio così esplicito che stava esternando non era altro che un modo per dire “ti perdono”. L’attirò a sé, mentre si dimenticava anche lei del resto del mondo.

Astoria sentì le braccia della sorella serrarsi attorno alla sua vita e avvolgerla in un abbraccio tanto dolce quanto saldo. “Grazie”, significava.

Quando la stretta si sciolse, avevano entrambe gli occhi luccicanti sia di serenità che di commozione. Perché, anche se la bionda dagli occhi blu non era mai stata innamorata, aveva capito cosa nascondesse l’ultima scenata di gelosia della sorella maggiore. E, a voler essere completamente onesta con sé stessa, anche lei aveva avuto la sua parte di colpa la sera del Ballo di Natale a Chateau Malfoy. Ecco perché aveva portato un piccolo regalo per farsi perdonare.

La ragazza si separò dalla sorella e sfilò dalla borsetta che portava a tracolla un soffice foulard di seta color blu oltremare. Con un unico passo elegante, che testimoniava i risultati del corso di danza classica che frequentava da quando era molto piccola, si portò alle spalle dell’altra e le passò la banda di vaporosa stoffa sugli occhi.

--Astoria, ma cosa fai?-- chiese Daphne ridendo divertita, le labbra morbide e piene che scoprivano lentamente i denti candidi come perle in un sorriso spensierato e onesto.

--È una sorpresa!-- trillò quella mentre assicurava il foulard sopra gli occhi con un fiocco morbido. --Perciò fidati e non provare a sbirciare!--

Mentre i presenti si scambiavano occhiate curiose, Hermione non potè trattenere una risata sottile. Conosceva Daphne abbastanza poco, e l’ultima cosa che si aspettava era vederla così leggera. Infatti la bionda si era sempre dimostrata una ragazza solare e incline alla risata, ma sembrava emanare un’aura di solida responsabilità. Solo ora la riccia comprese che questo senso di protezione doveva essersi sviluppato dall’impianto di essere una sorella maggiore.

--E adesso cosa succede?-- domandò curiosa a Draco.

Il bel biondino si sporse di nuovo verso di lei per parlare all’orecchio. --Adesso viene la sorpresa per Daphne.--

La ragazza s’incuriosì ancora di più e fece per fare un’altra domanda, ma il respiro improvviso del giovane a un nulla dalle sue labbra le fece scivolare un brivido lungo la schiene e le parole rimasero impigliate alle sue corde vocali.

--Ti spiego tutto più tardi, prometto. Per ora… guarda.--

Il tono suadente e roco le avevano fatto affluire un rossore involontario e immotivato alle gote, e si affrettò a distogliere lo sguardo per non dover reggere ulteriormente le iridi intense e ardenti di lui.

Draco si lasciò andare a un ghigno divertito mentre si godeva l’imbarazzo della riccia che si rifletteva nei suoi occhi argentei affilati come lame. Non si scostò da lei per alcuni secondi, rimanendo a un soffio dalla sua bocca e beandosi del velo di porpora che era salito a colorarle il viso morbido. Le si avvicinò ulteriormente, e la sentì trattenere il respiro. Senza indietreggiare, alzò il volto e fece scivolare la punta del naso freddo lungo la sua guancia soffice come pesca, risalendo fino all’orecchio.

Hermione quasi gemette per quella carezza appena accennata, sentendo la pelle accendersi in una scia di fuoco làddove era entrata in contatto con quella di lui. Per un secondo i suoi occhi dorati risplendettero come fiamme, e la ragazza fu tentata di girare il volto e catturare le labbra dell’altro in un bacio che di casto avrebbe avuto molto poco. Ma fu solo un secondo, e dopo quell’istante l’incendio dorato sfumò in braci rosseggianti e intense che le lasciarono una cascata di brividi bollenti lungo la spina dorsale.

Alla fine il Principe delle Serpi la liberò dal suo incanto per rivolgere il suo sguardo sull’amica bionda, che nel frattempo era stata bendata e veniva guidata fuori dal salotto verso il corridoio che portava all’uscita principale. Verso, per quello che sperava lui, la sua felicità.

Daphne avanzava a tentoni con il sorriso che troneggiava sulle sue labbra di rosa, guidata per mano dalla sorella.

--Ok!-- udì Astoria ridacchiare leggermente davanti a lei. --Adesso voglio che ti concentri sulle tue sensazioni.--

Lei annuì. La prima cosa che la colpì fu il silenzio rispettoso che le stavano regalando i suoi amici, mentre la seconda furono i profumi decisi e diversi che le aleggiavano attorno.

Udì una porta non lontata da sé aprirsi e richiudersi dopo alcuni secondi mentre veniva investita da una corrente d’aria fredda e pulita proveniente dall’esterno. Quella ventata di ghiaccio fu poi sostituita da una nuova fragranza che la raggiunse fluttuando verso di lei sospinta dal movimento dei battenti. Era un profumo forte, ma incredibilmente penetrante che le entrava dentro, nella pelle. Avvertiva un pizzico di agrumi, ma l’insieme risultava intenso. Un ricordo la punse, ma cercò di accantonare il pensiero.

Poi vennero i passi. Risuonavano lenti e cadenzati contro la moquette del tappeto che ricopriva il marmo, attutiti ma comunque percettibili. Daphne avvertì chiaramente un brivido traditore scivolarle caldo lungo la schiena. In quel preciso momento, temette al tempo stesso sia di aver indovinato l’identità della persona che stava avanzando verso di lei sia sia essersi sbagliata al riguardo. Perché conosceva quel ritmo, come se fosse il battito del suo cuore.

Si riavviò una boccolo disordinato all’indietro, leggermente innervosita dallo sguardo deciso che le bruciava addosso. Una particolarità di Daphne era che sapeva sempre quando qualcuno la stava osservando e riusciva chissà come a imparare a individuare la persona giusta che era impegnata in quell'atto. E gli occhi che lei sentiva addosso erano inequivocabili, erano i suoi. Ma non poteva essere lui… lui se n’era andato.

I passi si fermarono e la punta di dita raffreddate dalla temperatura esterna le sfiorò delicatamente la linea del mento. Poi il palmo della mano le accarezzò dolcemente la guancia in tutta la sua morbidezza, mentre il pollice scivolava oltre per giocherellare con i grandi boccoli morbidi e soffici come organza vaporosa.

Daphne sentì un respiro silenzioso infrangersi contro il suo viso, e pochi secondi dopo quello fu sostituito da un paio di labbra calde che si posarono sulla sia tempia con la morbidezza del un tocco di una farfalla. I baci scesero, scesero… giù sullo zigomo e poi lungo il profilo del volto, fino a fermarsi all’angolo della bocca.

--Posso baciarti, Daph?-- chiese la persona davanti a lei.

Una lacrima scivolò traditrice dagli occhi della ragazza che però rimase intrappolata nella stoffa della benda di seta. Riconosceva quella voce, l’avrebbe riconosciuta anche tra il caos inscindibile di parole pronunciate solo per far rumore, anche sopra il frastuono di vetri infranti e bombe scoppiate, anche se fosse stata sorda. Era un suono caldo e avvolgente, che le trasmetteva calore e gioia con il suo tono basso ma melodioso.

--Ciao, Theo.-- rispose ostentando freddezza, cercando disperatamente di dominare i singhiozzi.

Theodore Nott sorrise mestamente e allungò le mani oltre il capo della bionda per sciogliere il foulard vaporoso. Il fiocco lento cedette immediatamente alla pressione leggera applicata ai suoi nastri di coda e si afflosciò con morbidezza, volando verso il pavimento freddo come una foglia perduta nelle fresche correnti autunnali.

Gli occhi della ragazza, chiari e limpidi come un sereno cielo invernale, si scontrarono duri contro quelli scuri ed espressivi del giovane. Iridi calde e intense, intrise di pentimento e di speranza. E anche di un sentimento che alcuni stupidi sdolcinati avrebbero chiamato amore.

--Non dovresti essere su un aereo a quest’ora?-- chiese impassibile la bionda.

--Dovrei.-- rispose Theo annuendo lentamente. --Ma poi mi sono accorto di essermi dimenticato una cosa importante: non ti ho dato il mio regalo di Natale.--

--Non lo voglio!-- sbottò lei severa. Lentamente, sentiva tutto il dolore che aveva soppresso dentro sé stessa per non essere di peso agli altri vorticare come un tifone, lottare per emergere in superficie e devastare ogni cosa che avrebbe trovato sul suo cammino. Serrò i denti, mordendo le parole per non farsele scivolare dalle labbra strette.

--Daphne…-- ritentò il ragazzo, ma un cenno stizzito della mano di lei lo interruppe.

--Dacci un taglio netto.-- proferì la Serpeverde mentre indietreggiava di un passo per allontanarsi da lui, avvelenando ogni sillaba di dolore. --Abbiamo chiuso la cosa al ballo: tu devi partire per lavorare, e io non ho intenzione di trasferirmi un’altra volta. Quindi ora muoviti ad andare al Ministero e a raggiungere i tuoi colleghi in Nuova Zelanda.--

Theodore scosse la testa energicamente e avanzò con cautela verso di lei, che non si mosse e rimase a sfidarlo con lo sguardo gelido come il freddo tagliente dell'inverno. Allungò le mani finchè le dita non arrivarono a sfiorarle le gote, ma la ragazza si ritrasse.

--Stanotte, resto qui con te.-- le disse con sicurezza. --E domattina partirò alla volta del Ministero per_--

--Per sparire di nuovo per altri tre mesi.-- completò lei per al suo posto, affranta. Per un attimo, infatti, si era davvero illusa che stavolta sarebbe stato diverso. Invece le aveva fatto credere che sarebbe cambiato qualcosa, e lei c’era pure cascata… che stupida! Un sibilo uscì dalle sue labbra contratte: --Serpe…--

Il ragazzo guardò la rabbia e il dolore prendere possesso dei suoi lineamenti femminili. Quanto le piaceva quanto si arrabbiava…

--Non mi hai fatto finire.-- l’avvertì, e di nuovo le sue dita andarono a cercare il viso della donna che amava accarezzare. --Domattina partirò alla volta del Ministero… per licenziarmi.--

La ragazza sgranò gli occhi bellissimi e alzò improvvisamente lo sguardo nelle iridi incendiate e decise del ragazzo.

Theodore sorrise dolcemente e la guardò incantato. Era sempre splendida con quella sua pelle delicata e luminosa, soffice come una pesca. La bocca era ancora dischiusa per la sorpresa, con le labbra simili a petali di rosa sia per morbidezza che colore. Le si avvicinò sicuro e l’attirò a sé, portando le braccia dietro la sua schiena in un saldo abbraccio. La ragazza non oppose resistenza, così lui potè godersi la sensazione di quel corpo caldo e femminile premuto contro il proprio. Averla così vicina era il premio che gli garantiva di aver fatto la scelta giusta.

--Se mai un Serpeverde ha amato_-- le disse solennemente, guardandola dritto negli occhi. --_quello sono io.--

Daphne gli dedicò un sorriso nostalgico, uno di quelli veri e dolci e tristi insieme, di una bellezza così struggente da sciogliere il cuore. --Sei sempre stato controcorrente.--

La bionda allacciò le braccia al collo del ragazzo, cominciando ad attirarlo piano a sé. Le loro iridi si scontravano in un vortice di intensità magnetica, celeste e bruno che si fondevano e si intrecciavano. C’era molto in quello sguardo: tante parole non dette, tanti dolori taciuti, tanti rimpianti e rimorsi soffocati; e mille ricordi felici, mille sorrisi, mille carezze.

Il viso dai tratti marcati di Theodore si abbassò verso quello fine di Daphne, che socchiuse gli occhi luccicanti per godersi fino in fondo le emozioni che la stavano scuotendo dentro con la forza di un incendio. Le labbra delicate della ragazza sfiorarono quelle altrettanto morbide del suo compagno in un contatto dolce e casto. Le mani forti del giovane affondarono completamente tra le onde soffici e bionde dei capelli di lei mentre sentiva le sue dita solleticargli la base del collo. Theo si lasciò perdere tra quelle labbra calde, assaporandole poi con la lingua. Daphne gli consentì l’accesso e la fece intrecciare con la propria, lasciando che le accarezzasse i denti perlacei e che le mordesse l’angolo della bocca. Gli mordicchiò piano il labbro inferiore per poi lasciarsi trasportare in un altro bacio, più dolce e intenso. Quando i due si staccarono avevano il respiro affannato e i battiti accelerati per la passione quasi violenta che li aveva sconvolti. La ragazza si strinse contro il petto del giovane, riposando finalmente le sue angoscie sulla sicurezza solida che lui le prometteva.

Draco sorrise quando incriciò gli sguardi riconoscenti dei suoi amici. Astoria battè brevemente le mani per la contentezza mentre Pansy, incapace di contenere la gioia, si lanciò al collo di Harry coinvolgendolo in un abbraccio entusiasta. Ginny si strinse istintivamente a Blaise, che l’accolse gongolante tra le sue braccia. Hermione invece fece scorrere lo sguardo su Daphne, e poi lo puntò su Draco. Capì che era stato lui, con Astoria come complice, a fare del suo meglio per aiutare la sua amica e gli dedicò un sorriso onesto, sincero, bellissimo. Il biondo rimase abbagliato dalla purezza di quel gesto, e compì uno dei pochi atti spontanei della sua vita: le si avvicinò e la strinse in un abbraccio. La riccia si lasciò cingere dalla sua presa solida, e ne approfittò anche per fargli notare quanto intrigante fosse il suo profumo…

 

 

 

 

 

ANGOLETTO!

Eccomi qua! Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto comunque in fin dei conti. Ho voluto mostrare un lato tenere di due personaggi a cui mi sento molto legata anche se non sono molto approfonditi nella saga originale: Daphne e Theo. Nel prossimo capitolo Draco spiegherà a Hermione come si è sviluppata la loro storia, dato che qui ho messo solo pochi accenni per concentrarmi sulle loro emozioni. E poi ci sarà la tanto attesa serata in discoteca! (*ERA ORA!!! NdTutti*)

Ci terrei che mi faceste sapere cosa ne pensate del bacio che si sono scambiati i miei Serpeverde, dato che è il primo che descrivo e credo di aver davvero bisogno di correzioni! Grazie a tutti in anticipo.

Non so quando riuscirò a postare il prossimo capitolo, ma prometto che cercherò di fare del mio meglio per venire a capo di qualcosa di buono entro due, tre settimane al massimo! Un bacio,

Clarisse

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Capitolo 19
*** Gente.. che sfortuna del cavolo! (per non usare termini più volgari...) ***


CIAO GENTE! Non indovinerete mai che è successo: il mio computer si è beccato un virus e non posso più connettermi a Internet. Sfortunatamente tutti i miei files di scrittura erano sul mio computer, e in casa mia non ce n'è nessun altro computer che usi Windows 2007, quindi non posso aprirli. Il computer che sto usando adesso non ha nè Word nè Nvu, per questo sto scrivendo senza l'html. INSOMMA, IN SINTESI: non posso pubblicare finchè non trovo un computer che posso usare. Gente, davvero, non so cosa dire.... questa cosa uccide più me che voi. Non posso scrivere una riga perchè rischio di infettare i miei files. Forse qualcuno mi capirà perchè immagina quanto scrivere sia importante per me, chi non capirà invece mi manderà mille maledizioni (che merito, visto i miei ritardi XD, anche se stavolta è tutto meno che colpa mia...). Well, che altro dire? I'M SO SORRY! Spero di riuscire a risolvere presto questa crisi. Potete comunque contattarmi dalla mia mail, visto che è l'unico servizio che il computer che sto usando ora riesce ad utilizzare. A presto, spero. Un bacio ;*

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Capitolo 20
*** Muy hermosa ***


Un piccolo avviso, prima di cominciare: sto per cambiare il mio nick-name di EFP: da KissyKikka divento DreamWanderer.

E ora,

Signore e Signori...

Rieccomi! Lo so, è un mezzo miracolo... Ho avuto qualche incidente di percorso, sì. Insomma, prima i virus nel computer, poi la maturità, poi il computer che svampa definitivamente e infine le vacanze. Terminare questo capitolo è stata una vera Odissea! E non solo dal punto di vista dei contrattempi, purtroppo.

Sono state delle vacanze abbastanza terribili, e complicate, ma sono in ripresa! Inoltre sto imparando a litigare con il mio nuovo computer, che è stato configurato per Internet giusto oggi... perciò, eccomi qua!

Spero davvero che questo capitolo vi piaccia e possa ripagarvi della lunga attesa che avete dovuto sopportare!

Risposte alle recensioni per il capitolo “It’s A Surprise

tatythebest: sono contenta che il mio capitolo ti sia piaciuto tanto! Spero sia valsa la pena di aspettare questo seguito, e spero anche che ti piacerà!

flopi: sono contenta che la mia storia e i miei personaggi ti siano piaciuti tanto! Sono mortificata di non aver potuto aggiornare presto, ma spero che il capitolo possa ripagarti della lunga attesa. Sono contenta che ti sia piaciuto il bacio. È un piacere averti tra le mie fan!
barbarak: mi spiace di averti delusa... ma rallegrati, eccolo qui il capitolo della discoteca! Scusa per averti fatto aspettare tanto, ma spero che tu possa perdonarmi. Theo e Daph si faranno da parte solo per il momento... hanno ancora ruoli importanti da recitare.

Gemella Dramioncella: eh cara, non ti preoccupare! Mi spiace di essere stata lontana così a lungo, ma spero che il capitolo ti convinca a perdonarmi! Sono contenta che ti piacciano i pairings che sto delineando. Diciamo che a me piace mescolare le carte in tavola! Eh, il bacio tra Draco e Herm... arriverà alla fine di questo capitolo? Chissà... Sono contenta che il bacio tra Theo e Daph ti sia piaciuto, per me è molto importante. Grazie mille dei bellissimi complimenti!

Tanny: che posso dire... chiedo umilmente perdono per essere sparita così a lungo! Spero che mi perdonerai dopo questo capitolo. Ti voglio ringraziare per le tue rassicurazioni: è un conforto impagabile per me sapere che capisci il motivo dei miei posticipi e che non ti arrabbi per i miei atroci ritardi. Sono contenta di essere riuscita a trasmetterti la profonda complicità che lega Draco e Blaise. E hai indovinato anche i suoi sentimenti per Ginny! Anche la coppia Harry/Pansy è abbastanza evidente, ma credimi: anche loro ci metteranno un po’... Sono contenta che tu abbia apprezzato la mia versione di Astoria! L’ho interpretata molto liberamente, visto che è un personaggio marginale nella saga originale. Comunque no, Astoria non farà coppia con Ron! Troppo facile così, non pensi? Hehe, la mia mente è molto più contorta di così! Sono veramente felicissima che ti sia piaciuta la scena tra Daphne e Theo! Per me è davvero importante, sul serio. Sono una coppia che mi sta molto a cuore, e che sento incredibilmente giusta. Sono davvero contenta di essere riuscita a passarti così bene le loro emozioni. In effetti hai indovinato perfettamente i sentimenti di Daph... ma cara, tu mi rendi orgogliosa di me stessa! In effetti hai ragione anche si Draco e Herm... eeeh, vedrai che ustione che si beccano quei due orgogliosi! Grazie davvero per la tua recensione, mi è l’ho apprezzata tantissimo!

Lovy91: ma cara, grazie davvero per questi complimenti! Per me la parte descrittiva è molto importante, e sono contenta che ti sia piaciuta tanto.

SenzaFiato: sono davvero contenta che Daphne e Theodore ti siano piaciuti tanto in questo capitolo! Ti prego, perdonami per l’atroce ritardo ma ho avuto... complicazioni. Spero che il capitolo possa ripagarti dell’attesa.

PattyOnTheRollercoaster: carissima! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto tanto nonostante non sia quello che avevo promesso! Sono davvero soddisfatta di averti sorpresa, ci tenevo tanto. Mi hai inquadrata perfettamente: adoro rimodellare i personaggi marginali proprio perché posso manovrarli come voglio. I complimenti che mi hai fatto mi hanno davvero sollevata: sono soddisfatta di aver descritto il bacio in modo che ti sia piaciuto. Spero tanto che questo capitolo possa ricompensarti della lunga attesa!

Inoltre, voglio ringraziare personalmente le persone che mi hanno confortata quando ho postato il capitolo avviso:

__ Benny __: TI PREGO, CHIEDO UMILMENTE PERDONO!!! Giuro, è stata una cosa completamente al di fuori del mio controllo... se il computer si rompe io cosa posso fare? Il mio computer ha apprezzato i tuoi auguri di pronta guarigione, ma purtroppo non ho avuto altra scelta che cambiarlo. Grazie mille per i complimenti, sono contenta che la mia storia ti piaccia tanto! Spero tanto che questo capitolo ti piaccia, e che ti possa ripagare della lunga attesa.

Giselle: ciao! Hai ragione, purtroppo è stata veramente una sfortuna. Per fortuna ora è tutto finito, anche se non ho potuto forzare i
tempi... Spero che il capitolo ti piaccia e possa riscattare questa lunga attesa!

elyluna98: sono contenta che la mia storia ti piaccia! Purtroppo il problema col computer ha preso molto tempo, ma ora è tutto risolto. Spero che questo capitolo possa ripagarti della lunga attesa che hai sopportato!

virby: mia cara, per tua fortuna hai recensito il giorno stesso che mi hanno configurato internet sul mio nuovo computer! Ci hai preso in pieno su Draco: finora è stato dolce e anche un po’ ambiguo, ma presto cambierà drasticamente registro. Ma d’altra parte Draco è pur sempre Draco, non ti pare? Eccoti qui il capitolo successivo, spero che ti piaccia! Grazie mille per tutti i bellissimi complimenti, mi hanno fatto davvero piacere!





Muy Hermosa



--La storia tra Theo e Daphne è stata complicata.-- iniziò Draco mentre Hermione, Pansy, Harry, Astoria, Blaise e Ginny prendevano posto sulla limousine assieme a lui. --All’inizio era pura e semplice attrazione fisica. Si stuzzicavano più per divertimento che per passione, e alla fine sono finiti a letto. In quel momento tutti e due si sono accorti che qualcosa era cambiata: Daph si era sentita trattata con dolcezza, cosa che nessun altro le aveva mai riservato, e Theo non si era mai sentito così alla pari con una donna. E ovviamente, da brave Serpi, si sono spaventati. Hanno cominciato a dividersi, diventando semplici amici, anche se tutti quanti riuscivamo a percepire quanto affiatata fosse la loro complicità. Poi Theo si è innamorato di Astoria, e Daphne si è comportata come se la cosa le fosse completamente indifferente. Però non pensare che l’infatuazione di Theo fosse solo un modo per rimpiazzare Daph: ti posso assicurare che le ha voluto bene davvero. Astoria ha un’innocenza candida che ancora adesso lo sorprende ogni volta, e che lo ha affascinato moltissimo anni fa. Questa stessa ingenuità, però, è stata la fine stessa della loro storia: quando è arrivato il momento di tradire i Mangiamorte, lei non è stata in grado di comprendere quanto la scelta gli fosse pesata. Infatti Daphne si era fatta carico della protezione della sua sorellina, tenendola all’oscuro della portata effettiva del voltafaccia.--

--È sempre stata così protettiva?-- chiese Hermione, interrompendo per un attimo il racconto.

--Solo verso la sorella.-- rispose Blaise, assumendo un piglio professionale che ricordava tanto la il professor Lupin quando spiegava Difesa. --Con noi rimane più distaccata, ma solo perché sa che siamo capaci di difenderci da soli. Certo, se avevamo un problema faceva sempre del suo meglio per aiutarci, mi sembra ovvio…--

--Mia sorella mi ha sempre difesa a spada tratta.-- ammise Astoria con un sorriso tenero dipinto sul volto candido. --Non importava con chi stessi litigando o cosa avessi combinato: Daph è stata sempre pronta a soccorrermi. Non ho mai capito quanto le costò il sacrificio di prendersi il tradimento con la nostra famiglia sulle sue sole spalle, e ancora adesso non ho la presunzione di immaginarmelo. Nemmeno quando stavo con Theo ha smesso di proteggermi, e le sarò sempre grata di questo.--

Harry abbassò gli occhi, sentendosi in colpa. Aveva sempre giudicato le Serpi secondo il loro sangue annacquato e secondo la loro Casa, ma non aveva mai fatto il minimo sforzo per conoscerli meglio. E così facendo si era dimostrato ancora più razzista di loro. Ora, solo ora, aveva incominciato a ricredersi: nemmeno lui era stato in grado di rimanere onesto con i suoi compagni che sbaciucchiavano Ginny, quando lui era stato innamorato di lei. Daphne si era già rivelata più matura di lui.

Ginny intuì subito le inquietudini del ragazzo, vedendo i suoi occhi smeraldini incupirsi di rimorso e tristezza. Gli sfiorò velocemente il braccio con dita leggere per richiamare la sua attenzione, poi gli rivolse un sorriso dolce. Lui le sorrise incerto, ma le sorrise. La ragazza annuì contenta, poi chiuse gli occhi e sistemò delicatamente il capo sulla spalla solida di Blaise. Era contenta che lei e Harry fossero rimasti amici: aveva rappresentato una parte molto importante della sua vita, e l’idea di doverlo dimenticare la faceva rabbrividire. L’intimità che avevano condiviso aveva sviluppato tra loro una complicità particolare, che li univa in un legame di amicizia davvero affiatato.

Blaise accarezzò distrattamente la liscia chioma rossa comodamente appoggiata sulla sua spalla. Sentì la ragazza stringersi un po’ più a lui per dimostrargli il suo apprezzamento, così decise di osare leggermente di più e scese a sfiorarle la guancia morbida con la punta delle dita. Le sue intense iridi blu si specchiarono in quelle celesti e limpide di lei, improvvisamente attente e reattive. C’era incertezza,in quello scambio di sguardi. C’erano una minaccia e un bisogno di sicurezza che facevano vibrare forte una paura subdola e sottile negli occhi di entrambi. Per Ginny, era paura di soffrire.

Per Blaise, invece, era paura di amare. Paura di perdere del tutto l’indifferenza apparente che lo caratterizzava, che evitava qualunque forma di dolore emotivo che non coinvolgesse i suoi amici più stretta. Faceva fatica a pensare di potersi aprire con qualcun altro, e temeva la delusione in caso questo altro non riuscisse a comprenderlo.

--Vai avanti, Draco.-- disse allora il moro, cercando di trovare una scusa per distrarre la sua mente da quelle riflessioni che lo agitavano.

--Certo.-- rispose prontamente l’amico cogliendo l’impercettibile tremito nella voce del compagno, e tornò a rivolgersi a Hermione. --Dal momento della rottura con Astoria, Theo ha cominciato a isolarsi. Non sopportava più nessuno di noi, che non eravamo esattamente una buona compagnia in quel momento: stavamo tutti tremando al pensiero delle conseguenze del tradimento. Poi è arrivato il giorno della battaglia, e ognuno di noi si è ritrovato a combattere contro la propria famiglia. È stato proprio durante lo scontro che i nostri protagonisti si sono riavvicinati: Daphne stava combattendo da sola, visto che aveva somministrato un sonnifero ad Astoria perché rimanesse addormentata al sicuro, e Theo le salvò la vita. Da quel momento in poi hanno cominciato a riavvicinarsi, fino ad iniziare una storia seria.--

--E poi cos’è successo?-- chiese Hermione, completamente catturata dalla storia che stava ascoltando.

Sul suo viso si era andata dipingendo un’espressione di pura curiosità, del tutto identica a quella di una bambina mentre scopre il lietofine della favola che sta ascoltando. Draco sorrise, intenerito, e le scompigliò la frangetta in un istintivo gesto amichevole. La riccia rise, dandogli un colpetto sul braccio per ripicca.

Pansy sorrise soddisfatta. Entrambi i due individui più cocciuti che avesse mai conosciuto si stavano lasciando andare a quella complicità trascinante che lentamente andava stabilendosi tra loro. E anche il caro Blaise stava dando i primi segni di cedimento… ma che incantesimo aveva usato la piccola Weasley per abbattere le sue resistenze? Comunque, era contenta per loro. Ora, se solo un altro cocciuto a caso si fosse accorto di lei, sarebbe stato davvero tutto perfetto! La mora girò appena il viso affilato, giusto quel che bastava perché la sua vista potesse scorgere la figura composta di Harry Potter con la coda dell’occhio. Per l’ennesima volta quella sera, si chiese se lui avesse potuto riempire quel nulla che sentiva sotto al cuore.

Pansy non aveva mai amato. Mai. Come Hermione, anche lei aveva ceduto alle lusinghe della prostituzione per non sentirsi troppo sola, ma ovviamente era solo caduta nella trappola. Benché suoi amici fossero riusciti a tirarla fuori da quel girone vizioso, lei non si era ancora innamorata. Eppure, da quando aveva ballato con Harry James Potter, acerrimo nemico del suo migliore amico, aveva cominciato a sentirsi diversa. Aveva scoperto un nuovo lato di sé stessa, più dolce e leggermente malinconico. Un lato che, tutto sommato, non le dispiaceva più di tanto. Ormai si chiedeva spesso se Harry potesse comprendere cosa aveva significato per lei voltare le spalle ai genitori che amava. Lui, che non aveva mai conosciuto i propri. Sarebbe riuscito a rapportarsi a lei, in qualche modo? A donarle quell’affetto intenso di cui aveva bisogno, e che i suoi amici non erano in grado di darle del tutto?
Non aveva risposte. Perciò rivolse di nuovo la sua attenzione al racconto di Draco, cercando di assopire le sue angosce nella culla nostalgica del passato.

--Poi la guerra finì, la scuola finì, e noi ci ritrovammo ad essere dei maghi con il proprio futuro in mano. Prendemmo strade diverse, e Daphne scelse di seguire Theo nel suo cammino. Non si è mai pentita di quella decisione, nonostante abbia comportato molti sacrifici: vedeva poco Astoria, doveva traslocare spesso a causa del lavoro di lui, faticava a mantenere i contatti con noi. Alla fine si è stancata, e ha detto a Theo di volersi stabilire in Inghilterra. Per qualche mese sono rimasti insieme, cercando di vedersi il più possibile, ma i viaggi di Theodore stavano costruendo delle distanze quasi invalicabili tra loro. Il loro legame ormai si era trasformato un rapporto altalenante, che nessuno dei due riusciva a tollerare. Ma Daph non voleva costringerlo a lasciare il lavoro, e lui non aveva il coraggio di rischiare.--

--La crisi peggiore però è scoppiata la sera di Natale.-- continuò a raccontare Astoria, sentendosi chiamata in causa: ora era direttamente coinvolta in prima persona, ed era giusto che fosse lei a terminare la storia. --Theo è arrivato al ballo un po’ in ritardo, e non è riuscito a trovare subito mia sorella. Ha visto me invece, e così ci siamo messi a ballare. Proprio in quell’istante è arrivata Daph, e ci ha visti. Si è ingelosita, ma chiarire in quel momento non era possibile: era già tardi, io dovevo andare, ed eravamo tutti stanchi. Volevamo rimandare al giorno dopo, ma Theo doveva partire quella stessa notte. È stata l’ultima goccia: Daph si è arrabbiata, e gli ha detto di sparire dalla sua vita.--

--Era stanca di soffrire tanto.-- riprese Draco, ricordando con occhi cupi le lacrime inarrestabili che aveva visto allagare le iridi chiare dell’amica. --Pensava che non ne valesse più la pena. Ma Theo è il mio migliore amico, e io conoscevo anche la sua versione dei fatti. Gli ho parlato, gli ho raccontato come stava Daphne. E a quel punto Theo ha deciso che era ora di sistemare le cose: si è licenziato, per starle accanto.--

I lineamenti delicati di Hermione furono alterati da un’espressione dolcissima di tenerezza. --E adesso, come faranno?--

--Vengono a vivere con noi. Theo comincerà a cercarsi un lavoro, ma tanto quello di Daphne basta a mantenere entrambi!-- concluse Pansy. --Adesso passano a prendere Luna e Michael con la loro limousine e poi ci raggiungono direttamente al parcheggio.--

--Michael?!-- squittì Astoria, la voce già più alta di almeno un ottava.

I ragazzi risero divertiti mentre la ragazza arrossiva evidentemente, sotto lo sguardo gentile e comprensivo di Ginny.

-<>-*-<>-

--Chiudi la bocca, che sembri un pesce lesso!--

Dopo quella affermazione così poco galante, Hermione avvertì una mano salda premere sotto il suo mento e riportare le due file di denti a contatto l’una con l’altra. Ecco, almeno adesso non rischiava più di slogarsi la mascella! Ma, d’altronde, chi poteva biasimarla? Lei non era certo abituata a frequentare posti tanto di classe, da far impallidire il lusso più sfrenato, come quello che aveva in quel momento davanti agli occhi.

Più che una discoteca, il “Light Of Night” sembrava un palazzo. Le pareti esterne erano rivestite di lucido marmo nero, circondate da una fila di colonne in stile greco che sorreggevano il tetto. Si creava così un portico sotto il quale si trovava un tappeto rosso, appena visibile a causa delle persone in fila per entrare. Il gigantesco portone in legno scuro era spalancato, e ai lati delle due torce fiammeggianti poste all’ingresso stavano appostati i corpulenti buttafuori.

La ragazze fece per avviarsi in direzione del tappeto rosso, ma si sentì trattenere saldamente per un braccio.

--Ma che fai?-- chiese voltandosi di scatto, ritrovandosi così a pochi centimetri dal viso altero di Draco.

--Dove pensi di andare?-- le chiese lui, divertito.

--A fare la fila come tutti i comuni mortali.-- frecciò la ragazza, irritata dall’aria di superiorità dipinta sul viso del biondo.

--Hermione, Hermione… guarda che per noi maghi c’è un entrata privata. Il portone principale è per i babbani.-- le spiegò il giovane.

--Vuoi dire… che i proprietari conoscono la magia?-- domandò lei, stupita.

L’altro annuì vigorosamente. --Sono maghi loro stessi. Infatti, questa discoteca è famosa per gli incredibili effetti speciali. Nelle serate in cui è aperta anche ai babbani, i maghi vengono tutti controllati in modo che si evitino stupidaggini, mentre per le occasioni importanti per il mondo magico i babbani vengono lasciati fuori e dentro diventa… una cosa inesprimibile.--

Mentre le diceva questo la stava scortando verso un’entrata secondaria, nascosta nell’ombra dell’edificio. Lì un buttafuori delle dimensioni di un’armadio a due ante controllò le loro bacchette, poi li lasciò passare senza dire una sola parola.

Draco prese la riccia per mano, tirandola dolcemente dietro di sé. Quella si trovò a seguirlo ridendo contenta, contagiata dall’euforia che il biondo sembrava emanare. I due arrivarono in una sala completamente vuota, arredata solo da un grande bancone bianco. Sopra di esso stava appollaiata una ragazza vestita di nero che gli rivolse un sorriso affabile quando li vide entrare.

--Buonasera!-- li salutò con cortesia. --Volete lasciarmi i soprabiti?--

--Certo.-- rispose Draco annuendo.

La signorina saltò giù dal ripiano e si avviò nel retro, poi tornò con un paio di appendini in mano. Il biondo ne prese uno ringraziandola con un cenno del capo. Si tolse la giacca con un movimento fluido e lo appese immediatamente, poi prese la bacchetta e la ripose nell’apposito sacchettino attaccato all’appendiabiti. Restituì il tutto alla commessa, poi si voltò verso la riccia… e rimase folgorato.

Hermione aveva già messo via la bacchetta, e ora stava controllando che il suo cappotto fosse sistemato saldamente. I capelli ricci erano liberi, acconciati in boccoli morbidi che le accarezzavano con delicatezza le spalle nude e ricadevano lungo la schiena. Il busto era fasciato da un attillato corpetto nero, che lasciava intravedere una striscia di pelle candida lungo la spina dorsale laddove si intrecciava un intrico di lacci che teneva chiuso l’indumento. La scollatura era dolce, a cuore, e le avvolgeva morbidamente il profilo dei seni lasciandone intravedere appena il solco. I pantaloncini corti, bianchi e molto semplici, erano abbelliti da un drappo sottile di stoffa dorata usata a mo’ di cintura e legata su un fianco con un fiocco minuto. Le gambe ernao scoperte fino al ginocchio, mentre i polpacci erano calzati da un paio di stivali alti, neri, con un aletta più alta che proteggeva la rotula. Un tacco solido, alto qualche centimetro, produsse un rumore netto quando si scontrò con il pavimento di marmo mentre la ragazza mosse qualche passo per allungare l’appendino alla commessa.

Fu grazie a quel suono secco e improvviso che Draco riuscì a rientrare in possesso delle sue facoltà mentali e a riacquistare il controllo del suo corpo. Raddrizzò in fretta la schiena e cercò di stamparsi sul volto un’espressione molto più indifferente di quella che probabilmente aveva avuto fino a un minuto prima.

Si era fatta davvero bella, Hermione. O più probabilmente era lui che non l’aveva mai guardata davvero, troppo preso da tutte quelle cretinate forzategli nella testa da suo padre Lucius. Osservò la ragazza ringraziare gentilmente la commessa e non potè non incantarsi davanti a quel sorriso candido che scintillava sul viso della riccia. Voleva proteggerlo, quel sorriso. Voleva che non si spegnesse mai…

--Draco, ci sei o no?--

Il biondo sobbalzò all’improvviso quando Blaise gli mise una mano sulla spalla, entrando nel suo campo visivo.

--Sì..-- farfugliò riacquistando sia la voce che il dono della parola. --Mi ero incantato.--

L’altro si voltò per seguire lo sguardo adorante dell’amico, incatenato alla figura affascinante di Hermione che aveva appena raggiunto Daphne e Pansy cominciando a scherzare con loro.

--Vedo.-- commentò semplicemente, ghignando.

Il tono malizioso e furbetto irritò Draco, che si scrollò dalla spalla la mano dell’amico e andò a raggiungere Theo.

--Ma quanto sei permaloso.-- lo prese in giro bonariamente quest’ultimo, offrendogli un drink.

Quello gli rivolse un ghigno più divertito, poi bevve il contenuto del piccolo bicchierino tutto d’un fiato.

-<>-*-<>-

La musica batteva al ritmo frenetico dei lampi di luce colorata che a scatti illuminavano il locale. Le sembrava quasi di sentire le note pulsare nelle sue vene, scorrere assieme al sangue, fino ad annebbiarle la mente. Ballava, il tempo dei suoi movimenti scandito dal ritmo assordante, e gli occhi ciechi. Non chiusi, questo no... ma le palpebre coprivano parzialmente l’iride, cosicché la realtà dinanzi a lei era una macchia scura e sfocata. Solo le luci splendevano occasionalmente in quella oscurità, ma lei sembrava non darci peso.

La sua mente era distratta, lontana... annegata in un mare di ricordi della sera che le aveva cambiato la vita.

Sentì a stento le mani forti che si posarono sulle sue spalle. Il suo corpo reagì smettendo di ballare, ma il suo sguardo rimase vacuo. Fu lo scossone successivo a ridestarla completamente dal suo torpore.

--Granger!-- la chiamò Draco scuotendola gentilmente per le spalle.

Hermione boccheggiò mentre sbatteva più volte le palpebre. Gli occhi misero a fuoco il locale con chiarezza, e quando Draco ne vide la reazione attenta seppe che era di nuovo consapevole.

--Ben tornata tra noi, Hermione.-- le sorrise con sollievo.

Lei lo guardò, confusa e affannata. L’aria le sembrò incredibilmente fresca e presente nei polmoni, e si accorse di avere gli occhi lucidi.

--Stai bene?-- le chiese il giovane, notando preoccupato la sua espressione spaesata.

La ragazza annuì, incerta. --Io... sì, credo che sia tutto a posto.--

Il biondo sorrise rassicurante. --Vieni, andiamo dagli altri.--

Poi le passò un braccio attorno alla vita e la portò via con sé.

--Herm, eccoti!-- l’accolse subito Pansy, staccandosi dal gruppo di un paio di passi per abbracciarla con impeto.

La riccia la guardò stranita.

--Sei sparita dopo una mezz’oretta che siamo entrati.-- spiegò Daphne, rispondendo alla sua espressione confusa.

--Ma hai idea di che colpo mi hai fatto prendere?!-- sbottò la mora. --Insomma, un momento prima stavi ballando con noi e il momento dopo non ti si trova più da nessuna parte!--

Hermione la guardò contrita, di nuovo finalmente presente a sé stessa. --Scusa Pansy, vi ho perso di vista e poi mi sono lasciata prendere dalla musica...--

Astoria guardava la riccia, dubbiosa. Aveva la voce leggermente roca, e gli occhi che luccicavano. Sentì di nuovo prendere dalla preoccupazione, esattamente come le era successo mentre la guardava ballare: l’aveva vista socchiudere le palpebre, lasciar cadere la testa all’indietro, respirare affannosamente... poi il suo sguardo si era fatto vacuo, e il suo corpo aveva cominciato a ballare con movenze nuove, molto più ondeggianti e sinuose. E una piroetta l’aveva allontanata da loro.

La giovane Greengrass le posò dolcemente una mano sul braccio. Cercò il suo sguardo ambrato e sconvolto e vi fissò le sue intense iridi celesti, nel tentativo di comunicarle calore e conforto.

--È tutto ok, Hermione?-- le chiese gentilmente.

La riccia la guardò colpita, anche se ancora un po’ disorientata.

--Tutto ok, grazie. Mi ero solo fatta... prendere dai ricordi.-- spiegò titubante, poi azzardò un sorriso piccolo piccolo.

--Magari dovresti prenderti un momento per schiarirti un po’ i pensieri.-- le suggerì amabilmente Theo. --Che ne dite se andiamo tutti a sederci al bar qui infondo un momento? C’è anche roba senza alcol, e poi Luna e Michael ci stanno aspettando là.--

--Sì, andiamo.-- concordò Daphne, poi prese il moro sottobraccio e lo baciò con dolcezza.

S’incamminarono tutti insieme, ma non appena furono in vista dei due Corvonero Astoria si staccò dal gruppo e volò tra le braccia di Michael. Quello sorrise dell’esuberanza della bionda, un sorriso tenero che si propagò anche a tutti gli altri e strappò un accenno di risata a Hermione.

Si sedettero tutti su un gruppo di tre divanetti disposti attorno a un tavolinetto basso e rettangolare. Si stava un po’ stretti, ma tutto sommato era comodo.

--Vado io a ordinare.-- si offrì Harry. --Che volete?--

--Io, Blaise, Daph, Pansy e Theo prendiamo un assenzio.-- elencò Draco.

Il Salvatore del Mondo Magico lo guardò scettico. --Assenzio?--

Il biondo ghignò spavaldo. --È l'alcolico preferito dai Traitors.--

Ammiccò agli altri componenti del gruppo, che gli sorrisero fieri di rimando, e Harry non fece più storie.

--Lo voglio anch’io!-- esclamò Astoria con un sorriso innocente a trentadue denti.

--Levatelo dalla testa.-- le ringhiò Daphne. --Tu l’assenzio neanche lo tocchi.--

La giovane Greengrass cominciò a protestare, ma lo sguardo irremovibile della sorella la convinse a desistere. Quello, e la mano di Michael che me massaggiava piacevolmente la schiena.

--A me del vino rosso.-- lo informò sorridente Ginny.

--E per me una Dorilla.-- pigolò Luna.

Harry la fissò confusa, ma esitò a metterlo in evidenza. Poi però notò lo sguardo altrettanto perplesso di tutti gli altri.

Così si decise a chiedere: --Luna, ma che cos’è la Dorilla?--

Quella gli sorrise angelica. --È un tipo di birra bionda ricavata da baccelli di Luppovito.--

Le reazioni a quell’affermazione pronunciata con un tale candore e semplicità furono diverse: chi fissò la ragazza incredulo, chi soffocò una risata, e anche chi alzò gli occhi al cielo per l’esasperazione.

Fu Ginny a interrompere quell’attimo di imbarazzante silenzio che si era creato.

--Ma Luna, la Dorilla è una cosa di classe!-- esclamò. --Sicuramente non ce l’hanno in discoteca.--

Hermione pensò che quella ragazza poteva fare l’attrice. E dire che aveva persino ordinato dell’elegantissimo vino... eppure avrebbe convinto persino lei. Forse persino sé stessa!

--Sì, hai ragione.-- concordò la Corvonero. --Allora per me una semplice birra bionda.--

--Una bionda anche per me.-- aggiunse Michael.

--Guarda che tu ce l’hai tra le braccia, la bionda!-- scherzò Theo, strappando una risata a tutti.

Michael sorrise sornione, ma Astoria arrossì non poco.

--E tu, Herm?-- chiese poi il Ragazzo Sopravvissuto.

La riccia parve esitare un momento. --Per me niente Harry, grazie.--

--Non dire sciocchezze, Hermione.-- intervenne Draco. --Potter, lei prende una cosa speciale... dì al barista di darti il Ricostituente alla Malfoy.--

--Bene, allora io vado.-- annunciò Harry avviandosi verso il bar, notando la tensione che cresceva dentro la giovane ex-Grifondoro.

--Aspetta, vengo con te!-- esclamò Pansy di colpo.

Si alzò in fretta e furia, poi corse verso l’ex-Grifondoro e gli si affiancò sorridente.

Quando i due furono spariti, Blaise si rivolse al gruppo: --Io giuro che non l’ho mai vista correre dietro a un ragazzo prima d’ora.--
La risata fu unanime.

--Malfoy, non avevi nessun diritto di ordinare per me.-- borbottò Hermione piccata.

--Granger, guarda che è buonissimo e fa miracoli.-- replicò lui, imitandola nel tornare all’uso del cognome.

Lei non si lasciò intimidire. --Sì, ma ciò non toglie che_--

S’interruppe di colpo quando sentì la mano calda del biondo accarezzarle delicatamente una guancia. Si perse qualche secondo nei suoi occhi grigio ghiaccio, e brividi bollenti le attraversarono la spina dorsale quando sentì il suo respiro a pochi centimetri dalle labbra.

--Fidati Hermione... ti piacerà.-- sussurrò Draco, facendo violenza su sé stesso per strapparsi dalla malia della bocca di lei.

Si separarono, entrambi sconvolti, anche se solo lei, dei due, lo dava a vedere.

Astoria rise.

-<>-*-<>-

Hermione deglutì ancora, la tempia appoggiata contro il freddo marmo nero della colonna che stava usando da sostegno. Se ne restava ferma, tranquilla e sorridente, a guardare i suoi amici ballare.

Luna volteggiava sulla pista, ma pareva assente: si comportava quasi come una bambina alla sua prima festa in costume, mascherata da principessa. Girava su sé stessa, le braccia aperte e gli occhi ridenti, spensierata. Lasciava che la gonna del suo abitino girasse in tondo con lei, circondandola di un’onda blu.

Pansy aveva trascinato in pista Harry, che ora la guardava ammirato scatenarsi sulla pista e faceva del suo meglio per starle dietro. La mora girava, ancheggiava, saltava, si abbassava, e poi gli volava tra le braccia per piroettare assieme a lui o per strusciarglisi innocentemente addosso. Il secondo dopo era già tornata a ballare da sola, con il Bambino Sopravvissuto che tentava di riacchiapparla per sentire di nuovo il suo corpo morbido e caldo premere contro il proprio.

Blaise e Ginny ballavano assieme, anche se non sembrava. Danzavano per conto loro, ma occasionalmente i loro corpi si sfioravano e s’intrecciavano al ritmo della musica. I loro sguardi, invece, non si lasciavano mai.

Theo e Daphne se ne stavano abbracciati, ballando al ritmo frenetico delle note selvagge in sottofondo. I loro occhi s’incatenavano per lunghi periodi, trasmettendo tutti i sentimenti che la lontananza forzata li aveva costretti a tenere nascosti. I loro corpi trasudavano passione, mentre danzavano nella musica forsennata.

All’improvviso, mani calde si posarono sulla vita stretta di Hermione. Lei non sobbalzò nemmeno, ma lasciò che un sorriso stirasse le sue labbra piene.

--Mi stavo appunto chiedendo dove fossi, Draco.-- sussurrò, certa che lui l’avrebbe sentita.

Draco ghignò, le labbra sottili immerse nei riccioli profumati della ragazza. --Non mi hai ancora ringraziato per quel buonissimo drink che sono stato così gentile ad offrirti.--

--In effetti non era poi così male.-- rispose la riccia con voce atona.

Questa volta il biondo rise di gusto.

--Ti costa tantissimo mettere da parte il tuo orgoglio e ammettere che avevo ragione, vero?-- le domandò con un’espressione furba.
Hermione annuì vigorosamente e lasciò ciondolare la testa all’indietro. Si trovò a posare il capo sulla spalla del ragazzo, le sue iridi screziate d’oro incatenate ai suoi occhi d’argento.

Draco si abbassò sulla sua gola esposta, e vi posò un bacio ardente. La ragazza si lasciò sfuggire un mugolio soddisfatto quando sentì le sue labbra fresche contro la sua pelle accaldata. Socchiuse gli occhi, mentre sentiva lo sguardo di lui scivolarle lungo le spalle nude e sfiorarle la scollatura in un’impalpabile carezza.

--Balli con me, Hermione?--

Lei riaprì gli occhi di scatto, mentre le sue iridi si fissavano su ombre fuggevoli di ricordi lontani.

--Non credo che sia il caso che io torni in pista.-- mormorò dispiaciuta, la voce ridotta a un esile sospiro.

Le mani di Draco le massaggiarono lascivamente le spalle. --Che cosa temi, eh Granger?--

--Ho paura del passato.-- ammise.

Forse era impazzita a raccontargli i suoi pensieri, oppure era l’effetto dell’alcol che era sicuramente presente in quel ricostituente alla Malfoy... fatto stava che si sentì infinitamente meglio dopo quella piccola confessione.

Il biondo rimase in silenzio per alcuni secondi, poi la prese per i fianchi e la costrinse a voltarsi per fronteggiarlo occhi negli occhi.
--A Hogwarts non c’era niente che avrebbe impedito a Hermione Granger di essere sé stessa.-- le disse con un ghigno, guardandola intensamente. Così intensamente, in effetti, da catturarla completamente. --E non c’ero io, nel tuo passato.--

E così dicendo le porse la mano.

La riccia lo guardò ancora per qualche istante, poi osservò il suo palmo teso amichevolmente verso di lei. Dopo altri due respiri, allungò le dita e lo strinse.

Hermione Granger e Draco Malfoy danzavano assieme sulla pista da ballo del Light Of Night, occhi negli occhi, tenendosi per mano.

Hermione ballava davvero, apprezzando ogni singolo movimento della sua danza così semplice e sensuale al tempo stesso. Il suo corpo era vicinissimo a quello del ragazzo, e spesso lo sfiorava con tocchi delicati ma tutt’altro che fugaci. La verità è che, suo malgrado, aveva bisogno delle spalle forti attorno a cui aveva avvolto il braccio libero, aveva bisogno del calore del suo petto solido, aveva bisogno della sicurezza che le dava la presa salda del suo braccio attorno alla propria vita, aveva bisogno delle sue labbra morbide che esalavano freschi respiri vicino al proprio orecchio. E, soprattutto, aveva bisogno di quello sguardo ammaliante che minacciava di portarla in paradiso al più fugace incontro d’iridi.

Per Draco, ballare con lei era una tortura. Un’estenuante, lenta, meravigliosa, dolcissima tortura. Sentiva il suo corpo di donna stringersi al proprio a intervalli regolari, permettendogli di assaporare lievemente la morbidezza delle sue curve soffici. Sentiva il profumo delicato dei suoi capelli solleticargli le vie respiratorie ed inebriargli i sensi, come una droga. E, in particolare, sentiva la sua serenità. Adorava il sorriso naturale che sfoggiava su quel viso dipinto dagli angeli, e non chiedeva altro che poterlo proteggere con tutte le sue forze. Ma questo, ovviamente, non l’avrebbe mai detto.

Abbassò lentamente il volto verso di lei, lasciandole un bacio dietro l’orecchio.

--Voglio darti una cosa, Hermione.-- le sussurrò.

La ragazza si separò da lui, perplessa.

Draco mise una mano nella tasca, poi estrasse il pugno chiuso. Aprì lentamente le dita, rivelando una catenella sottile che scintillava alle luci colorate della discoteca. Prese delicatamente la mano di lei e le agganciò la catenina al polso.

In quel momento, la guardò ammaliato. L’espressione di sorpresa dipinta sul suo viso dolce era impagabile. Aveva la mano ancora stretta nella sua, e il braccio teso. Le spalle nude erano rilassate, e il suo respiro lievemente affrettato metteva in risalto la morbidezza dei seni stretti nel corpetto. La stoffa scura dell’indumento creava un meraviglioso contrasto rispetto alle ampie porzioni di pelle che lasciava scoperte, facendola apparire ancora più fragile. I boccoli morbidissimi le incorniciavano il volto, dove le pagliuzze dorate brillavano come piccoli topazi all’interno dei suoi intensi occhi castani.

--Buon anno nuovo.-- mormorò dolcemente.

Poi lasciò che lei ritirasse il braccio per esaminare il suo dono.

Hermione guardò attentamente il sottile gioiello, stupita. Era un braccialetto meraviglioso, formato da una catenella d’oro composta da sezioni di metallo sagomate a onde. Tra un’onda e l’altra era incastonato un piccolissimo diamante, che brillava come una stella nel cielo.

La ragazza sollevò le iridi sul giovane Malfoy, senza fiato. Senza riuscire a pronunciare una parola, si gettò tra le sue braccia e lo strinse forte a sé. Gli posò un lungo bacio su una guancia, poi si staccò leggermente da lui e lo guardò intensamente.

Draco le accarezzò dolcemente il viso. Poi le sue dita scivolarono lungo il suo collo, sfiorarono le spalle e, senza fermarsi, scesero lungo la sua spina dorsale. Il suo tocco delicato lambiva quelle sezioni di pelle che erano scoperte dall’intreccio di lacci che le chiudeva il corpetto sulla schiena. Infine la sua mano passò impercettibilmente sulle sue curve, fino a fermarsi in una salda carezza sulla sua coscia. Strinse senza violenza quella pelle così morbida, attirandola più vicina a sé. Il braccio che aveva avvolto si suoi fianchi intensificò a sua volta la stretta.

--Muy hermosa, Hermione.-- mormorò poi, guardandola negli occhi.

Lei, fedele alla sua immagine di so-tutto-io, capì immediatamente ciò che le aveva detto: sei bellissima.

Obbedendo al suo istinto, sollevò una mano e gli posò una dolcissima carezza sul viso.

Lui socchiuse gli occhi, godendosi quel gesto così tenero.

--Hermione...-- mormorò.

--Hermione?-- chiese una voce dietro di lui.

Draco s’irrigidì.

Hermione si bloccò.

Il biondo non si voltò nemmeno, ma girò appena lo sguardo. La riccia, ancora stretta dal suo braccio, tremava. Tremava per la paura, e per il gelo che sentiva dilagare dentro di sé. Il suo sguardo sconvolto era fisso su una chioma di capelli rossi, su guance spruzzate di lentiggini, su occhi celesti.

--Ma sei proprio tu?-- chiese ancora Ronald Weasley.






Angoletto!

Eccomi qui! Mi scuso ancora per questo atroce ritardo, ma spero che comunque mi vogliate fare la grazie di farmi sapere la vostra opinione sul capitolo.

Come avete notato, la storia sta giungendo ad un punto di svolta. Come reagirà Draco alla comparsa del suo rivale? Come si comporteranno Hermione e Harry nei confronti del loro vecchio amico? E cosa combinerà Ron?

Tutte domande a cui spero di poter rispondere in breve tempo! Se ci siete ancora, miei cari lettori, spero che vi piaccia la piega che sta prendendo la storia!

Di nuovo, voglio ricordarvi: tra poco cambierò nick-name da KissyKikka a DreamWanderer.

Un bacio a tutti voi,
Clarisse

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Capitolo 21
*** Useless ***


Just For Love

Salve a tutti! Come potete vedere sono riuscita a postare un aggiornamento prima di quattro mesi... direi che sto facendo progressi!

Voglio ringraziare tutti quanti, dal profondo del cuore, anche chi legge semplicemente. Sto attraversando un periodo di cambiamento, come a volte succede nella vita, e il vostro sostegno è molto importante per me. Perciò, senza ulteriori indugi, passo alle recensioni.

virby: sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto! Era ora che Draco si sbilanciasse un po', almeno tra sé e sé. E poi non bisogna dimenticarsi che Hermione era stata preparata da Pansy e Daphne... di meno non ci potevamo certo aspettare! Ron scombinerà ogni cosa, e porterà la nostra riccia molto vicina allo sclero... ma lei non sarà certo sola. Harry si sta già svegliando, invece... e si sveglierà sorprendentemente prima di Hermione!

barbarak: in effetti, la presenza di Ron sta per causare un vero e proprio maremoto! E sono certa che le reazioni di entrambi ti sorprenderanno... Sono contenta che il comportamento di Draco e Hermione sembri un tira e molla, è proprio quello che volevo!

Eileen__: rieccomi qua! Stavolta ho fatto presto, e spero che il capitolo ti piaccia. Grazie mille per i complimenti, sei troppo buona! Ma sono contenta che la storia ti piaccia tanto. Ron ovviamente, combinerà casini senza nemmeno rendersene conto. Ma lui è fatto così, poveraccio...

zia_addy: haha, grazie mille per lo sclero di complimenti, mi ha regalato un sorriso! Sono contenta che la storia ti piaccia, e temo che tu abbia assolutamente ragione riguardo alla coerenza... non sono esattamente i personaggi che ha descritto la Rowling. L'unico attenuante che posso accampare (XD) è che ho deciso di prendere Draco e Hermione in un momento molto confuso della loro vita. Comunque Draco a breve cambierà ancora atteggiamento... spero che mi farai sapere se sarà in meglio o in peggio! Grazie per essere stata onesta, lo apprezzo davvero moltissimo.

BimbaDolce: il piacere è tutto mio! Sono davvero contenta di conoscere una nuova lettrice, e sono davvero soddisfatta di sapere che la mia storia ti stia coinvolgendo tanto! Grazie davvero per i bellissimi complimenti. Ron doveva ricomparire... Hermione deve rendersi conto da sola della situazione in cui si trova (e in cui si trovava). Ancora non è sé stessa: ha appena cominciato a svegliarsi, ma dovrà passarne ancora qualcuna. Ron è quello che le serve per chiudere i conti, diciamo. Sono contenta che questa versione di Draco ti piaccia! Sto cercando di attenermi al personaggio, ma penso di aver fallito miseramente... XD

__ Benny __: eh già, finalmente sono ricomparsa! C'è voluto un po', ma posso dire che non era tutta colpa mia... XD Va bene, adesso passiamo alla recensione seria. Hehe, che posso dire, Ron è un guastafeste! No, la ricomparsa ha un suo perché, ma causerà non pochi problemi tra Draco e Hermione. Ma quei due, testardi e confusi come sono, non potevano certo fare a meno di crearsi casini immaginari! Spero di aver postato abbastanza presto, e grazie davvero per il caloroso benvenuto!

daffodil: wow, che entusiasmo! Grazie davvero per tutti i complimenti, mi hai resa davvero contenta. Inoltre ti voglio ringraziare tantissimo per avermi segnalato i numerosi errori, apprezzo davvero la tua onestà. La sto riguardando con molta attenzione per correggere tutto. In effetti la storia ha una trama parecchio inaspettata... Hermione adesso è ancora molto sconvolta, ma presto tornerà sé stessa e renderà pan per focaccia a tutti quanti! 

BabyPrincess: eccomi qui! Ho fatto abbastanza in fretta? Sono contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto, e spero davvero che anche questo sia di tuo gusto! Grazie per i complimenti!

marziaaa: tranquilla, io sono già contentissima di aver avuto la tua recensione! Grazie mille per i complimenti, li ho apprezzati moltissimo. Sono contenta che Draco ti piaccia e che la storia ti entusiasmi, visto che sono un po' particolari!

tatythebest: haha! Vedo che qui tutti quanti vorrebbero vedere Ron-Ron stecchito... tranquilla, avrà quello che si merita! Tra un po' però... sarà Hermione a cantargliele, e lei deve ancora svegliarsi del tutto... Spero che l'attesa non ti torturi XD! Alla prossima!

PattyOnTheRollercoaster: carissima! Finalmente sono tornata... Mi è mancato EFP! Quando ho visto la tua recensione-romanzo ho fatto salti di gioia, tranquilla! Mi fa sentire davvero lusingata. Sono contenta che la storia di Daphne e Theo ti sia piaciuta. Sono due personaggi marginali che personalmente trovo molto interessanti, e inoltre la loro vicenda vuole estendere un messaggio a tutta la storia: vuol dire che i personaggi sono cresciuti, e che non sono più i ragazzini di Hogwarts. Questo vuole anche giustificare i miei numerosi OOC, però vabbè XD! Oh, meno male che almeno tu non mi stai maledicendo per il ritorno di Ron! Hai perfettamente ragione, Hermione deve affrontare sé stessa e chiudere tutti i conti... ma purtroppo ci metterà ancora un po' a svegliarsi completamente. Però poveretta, è sconvolta, cerchiamo di capirla! Il Ron che voglio ritrarre io non è cattivo, è solo molto ingenuo. Non si rende conto degli effetti delle sue azioni sugli altri personaggi e combina parecchi guai, ma è fondamentalmente buono. Spero che questo ritratto riesca ad emergere anche nei prossimi capitoli. Capitoli molto tristi non ci saranno: i personaggi cercheranno di fare del loro meglio, ma il sottofondo di tormento e inquietudine sarà palese. Sono davvero felicissima che le diverse focalizzazioni sui vari personaggi siano riuscite ad amalgamarsi l'una con l'altra, e che ti siano piaciute tanto! Eccoti qui il capitolo successivo, spero che ti piaccia anche questo!

Corvetta: beh, Ron doveva venire a rompere le uova nel paniere prima o poi! Hermione deve chiudere i conti... anche se ci vorrà un po'. Sono davvero contenta che le altre coppie ti piacciano! Ho voluto mescolare le carte in tavola, ed è stato un po' un azzardo. Spero che questo capitolo ti piaccia!

PrincessVanilla: HAHAHA!!! L'hai preso proprio male questo ritorno di fiamma, eh? Allora sappi che tra poco lo odierai ancora di più, perché combinerà un sacco di guai senza nemmeno rendersene conto... ma lui è fatto così! Sono contenta che tu abbia apprezzato il coinvolgimento di diverse coppie e che i nuovi appaiamenti ti siano piaciuti: ho voluto dare un azzardo e cambiare un po' le carte in tavola, perciò sono molto soddisfatta di sapere che ti piacciano! Draco non prenderà a calci Ron-Ron (per ora)... toccherà prima a Hermione, ma la ragazza dovrà  combattere lo shock e le sue stelle illusioni prima di poterlo fare. Ma ci arriveremo, tranquilla: giustizia sarà fatta! Hermione... più che tarda, è ancora sconvolta! Ne ha passate tante in poco tempo, perciò possiamo scusarle questa poca lucidità mentale. Poi non scordiamoci che, suo malgrado, nutre parecchi dubbi su Draco, e deve ancora fare chiarezza... soprattutto in sé stesso. Per lei, è ancora tutto piuttosto confuso: ha subito duri colpi, e fatica a riprendersi. Sono contenta che anche Pansy e Blaise ti entusiasmino! Eccoti qui il prossimo capitolo... spero che ti piaccia anche questo!








Useless



Ronald Weasley parlava, anzi, straparlava. Raccontava di quanto fosse sorpreso di vederla lì, di quanto tempo fosse passato dall’ultima volta che si erano sentiti, da quanto ancora più ne fosse passato da quando si erano visti, da come se la stava passando sul lavoro, da quanto era che non usciva con Harry per una serata soli uomini davanti a una partita dei Chuldey Channons...

Hermione, dal canto suo, non stava ascoltando una sola parola.

La mente della ragazza pareva essersi inceppata, come un computer fatica ad aprire un file troppo grosso. Nemmeno riusciva a formulare nessun pensiero di senso compiuto, ma non c’erano dighe per la confusione che sentiva corroderle l’animo, quasi la ricomparsa del rosso fosse acido per lei. Si limitava a guardare dritto davanti a sé, ma non poteva mascherare più di tanto l’espressione tormentata e gli occhi assenti.

Ovviamente, lui nemmeno se ne accorse. Questo però non l’aiutò a riprendersi. Anzi.

Fu grazie a Luna che Hermione riuscì a riscuotersi dallo stato di trance. La bionda si avvicinò a loro per salutare Ron, e la sua voce alta e sognante aiutò la riccia a recuperare il contatto con la realtà. In quel momento si accorse che anche Harry si era messo a chiacchierare con Ron, mentre Ginny la osservava con preoccupazione. La riccia scosse leggermente la testa, schiarendosi la mente giusto quel tanto che bastava a seguire la conversazione. Come volevasi dimostrare, era una conversazione sul Quidditch. Sforzo inutile.

Esasperata, e sentendosi un po’ come ai vecchi tempi, scosse la testa e intravide con la coda dell’occhio i suoi amici Serpeverde confusi con la folla. Ma quando incrociò gli occhi apprensivi di Pansy si rese conto di quanto fossero tesi a causa della situazione, e anche quanto fossero in ansia per lei. Sorrise alle Serpi perché non si preoccupassero, e in quel momento si accorse che non era così male alzare gli occhi al cielo per una conversazione di troppo su quello sport fatto di rischi e manici di scopa.

E fu solo quando Ron le chiese di ballare che si accorse di non aver più il braccio di Draco attorno alla vita.


-<>-*-<>-


Draco si lasciò cadere poco elegantemente su una delle poltroncine accanto a un tavolino del bar; si sentiva improvvisamente spossato. Lasciò ciondolare la testa all’indietro, cercando di respirare più lentamente, ma non riusciva a scacciare quella strana pulsazione fastidiosa che sentiva premergli sulle tempie: si era preso davvero un brutto mal di testa, e la musica assordante di quel locale di certo non lo stava aiutando.

Si raddrizzò, si passò una mano tra i capelli, assaporando il contatto della pelle fresca contro la fronte appena accaldata, e si lasciò sprofondare di nuovo tra i cuscini. Infine, sbuffò sonoramente.

Non l’avrebbe mai ammesso, neanche sotto tortura, ma era frustrato oltre l’inverosimile. Era frustrato perché Hermione aveva sorriso a quello, anziché girargli quella sottospecie di faccia che si ritrovava con un ceffone.

Un pensiero traditore portò il suo umore a marcire tra le fiamme dell’inferno più nero: non si era nemmeno accorta che se n’era andato.

Draco era rimasto nascosto da un gruppetto di ragazzi mentre guardava l’espressione sconvolta della riccia, ma non aveva ancora interrotto il contatto fisico tra loro. Ovviamente, quell’idiota della Donnola nemmeno se n’era accorto... Stava cercando un modo per intervenire senza peggiorare la situazione, già abbastanza tesa di per sé, quando Luna e gli altri gli avevano tolto la responsabilità di dover sistemare le cose. Era stato allora che si era separato da lei, che però non aveva nemmeno dato segno di accorgersi di quella sottile mancanza. Eppure i suoi occhi attenti erano prova tangibile del fatto che fosse di nuovo cosciente di ciò che le stava succedendo. Confuso e arrabbiato, era rimasto in disparte, osservando la scena senza farsi notare. Poi l’aveva vista sorridere davvero ai loro discorsi, alzare gli occhi al cielo con giocosa esasperazione, e comportarsi come se non fosse cambiato niente. Allora, e solo allora, si era deciso ad andarsene.

Il ragazzo deglutì a vuoto, guardando fisso una delle venature del tavolo davanti a sé.

--Qualcosa da bere per il mio migliore amico.-- annunciò una voce accanto a lui, e subito dopo un bicchiere ricolmo di Ricostituente Alla Malfoy apparve sotto il suo naso.

Theodore posò una mano sulla spalla del biondo a mo’ di conforto, e lui non lo scacciò.

Bruttissimo segno.

--Così Weasley è ricomparso.-- disse il moro sedendosi sulla poltrona di fronte a quella dell’amico.

Draco riuscì a sopprimere il gesto di stizza delle dita, ma non poté trattenersi dallo stirare le labbra in un ringhio muto.

Theo alzò le sopracciglia, ma non fece commenti. Conosceva abbastanza l’amico da sapere che l’avrebbe solo fatto infuriare di più, e non era certo il caso di litigare tra di loro in quel momento. No, quello che voleva era capire cosa passasse nella mente del giovane Malfoy. Certo, sapeva che non avrebbe mai avuto una confessione diretta: non era da lui. Si sarebbe limitato ad osservare le sue reazioni, e ad elaborarle.

--Mi è sembrato che Hermione se la stesse cavando piuttosto bene anche senza di noi.-- gli disse.

--Era una cosa che doveva fare da sola.-- commentò l’altro con un’alzata di spalle.

Inutile. Ecco come si era sentito Draco: completamente inutile. Ovviamente era contento che Hermione se la fosse cavata da sola, ma si era anche sentito incredibilmente superfluo. Così, dopo essersi accertato che lei fosse davvero a suo agio, era uscito di scena.

Theodore inclinò la testa di lato. --Sì, forse ai ragione. Ma credo che dovremmo starle vicini. Questo è un bel colpo per lei...--

Il giovane Malfoy alzò lo sguardo in quello scuro dell’amico, mentre un lampo gli attraversava le iridi argentee: speranza.

I due rimasero in silenzio per alcuni momenti, poi Draco buttò giù il suo drink in pochi sorsi. E si sentì subito un po’ meglio.

--Mi sembri un po’ sciupato, amico. Forse è meglio che te ne vada a letto.-- constatò poi il moro.

Draco socchiuse gli occhi. Poteva essere solo stanchezza quella sottile nausea alla bocca dello stomaco, i pensieri e le sensazioni confuse che gli offuscavano la mente? ... Sì, sicuramente sì.

--Hai ragione.-- annuì. --Mi Smaterializzo a casa e mi stendo un po’. Avverti tu gli altri’--

--Sicuro amico.-- gli assicurò Theo.

Gli occhi scuri del ragazzo seguirono la chioma platinata del ragazzo finché non scomparve dietro le scale.

Un paio di mani calde gli si posarono sulle spalle, massaggiandogliele leggermente.

--Come la vedi?-- gli chiese Daphne senza mascherare l’apprensione nella voce.

Lui, con lo sguardo ancora fisso nel punto in cui era sparito il biondo, sospirò. --Malissimo.--


-<>-*-<>-


Quando la porta dello Château si aprì alle quattro di notte, Draco era ancora appoggiato alla colonna di fronte a camera sua. Teneva la testa appoggiata al marmo freddo, e gli occhi erano chiusi. Quando però udì una voce in particolare provenire dall’atrio decise di sporgersi appena.

Hermione era entrata nel salone centrale, ed era bella come lui la ricordava. Anzi, forse anche di più grazie a quel sorriso che aveva sulle labbra.

--Allora ti sei divertita, Herm?-- le stava chiedendo Theo.

Il sorriso di lei, stranamente, vacillò. --Sono... ancora un po’ scossa, credo.--

Il moro le posò una mano sulla spalla in segno di conforto. --Lo immagino. La discoteca era già un bel colpo di per sé, immagino il resto.--

La ragazza annuì. --Già... mi dispiace che Draco se ne sia andato. Non si è sentito bene?--

--Eh, aveva un po’ di mal di testa e il casino là dentro non lo stava aiutando.-- spiegò il giovane Nott. --Perché non vai a dargli la buonanotte?--

Hermione guardò le scale, un po’ titubante. Fece per muovere un passo, poi si bloccò. Tentennò ancora qualche momento, infine scosse la testa.

--Ora starà dormendo.-- disse, più a sé stessa che all’amico. --E se stava male, dovrei lasciarlo riposare.--

Salutò Theo con un bacio leggero sulla guancia, fece un cenno ad Astoria, Daphne, Pansy e Blaise, che erano collassati sul divano, e si avviò sul lato delle scale che l’avrebbero portata alla sua stanza. Non vide Draco tornare nella sua camera, con un’espressione strana sul viso.

Hermione salì in camera sua e si mise una delle striminzite camicie da notte che le ragazze le avevano fatto comprare, poi sganciò il braccialetto. Lo guardò attentamente per alcuni minuti, rigirandoselo tra le mani. Le piccole gemme incastonate tra le onde d’oro scintillavano vivide nella penombra.

Quel braccialetto la faceva sentire un po’ scombussolata. Se aveva appena cominciato a inquadrare Draco, ecco che adesso si trovava a dover ricominciare tutto daccapo: non aveva la minima idea di come interpretare quel gesto. Certo, poteva essere un semplice regalo, ma ancora non riusciva a classificare il comportamento di Draco sotto l’aggettivo “gentile”. E poi non si regala una cosa così preziosa solo per gentilezza. Ma forse per lui era normale. D’altra parte a Daphne aveva regalato un locale per il suo salone di bellezza, e aveva preparato stanze per tutti i suoi amici a Château Malfoy. Forse per lui fare regali pretenziosi era all’ordine del giorno. Forse.

La ragazza scosse la testa, stizzita dal fatto che non riusciva a comprendere il comportamento di un certo biondo. Era così... lunatico. Sì, lunatico era decisamente la parola giusta: all’inizio sembrava gentile, poi diventava improvvisamente irritato e brusco, dopodiché sembrava indifferente, all’improvviso ricompariva dimostrandosi apprensivo, diventava all’improvviso generoso, infine spariva.
Hermione sbuffò, e accantonò quel pensiero dirigendosi in bagno per sciacquarsi il sudore dal corpo. Sfortunatamente, nemmeno lì poté considerarsi al sicuro: non appena l’acqua calda cominciò ad accarezzarle le spalle, tornarono i ricordi delle ultime ore appena trascorse.

Aveva completamente riallacciato i legami col suo passato, ma i sentimenti che provava la confondevano. Da un lato era contenta di aver recuperato la sua vecchia vita, e sapere di poter tornare indietro quando voleva la faceva sentire bene. Dall’altro, però, aveva una gran brutta sensazione: un’inquietudine strana faceva da sfondo a tutti i suoi pensieri, innervosendola.

Aveva ballato con Ron, cercando di evitare ogni tipo di contatto fisico per non innescare malessere e nostalgia, e intanto aveva lottato con sé stessa per sopprimere l’inquietudine che aveva cominciato a tormentarla. L’istinto di urlargli contro e schiaffeggiarlo era stato forte, ma diversi fattori l’avevano tenuto a bada. Prima di tutto, non aveva la minima voglia di fare scenate in mezzo a tanta gente. Inoltre, non era riuscita a reprimere la speranza di poter tornare alla sua vecchia vita. Una parte di lei voleva con tutte le sue forze ricominciare daccapo con i suoi vecchi amici.

Scosse la testa per l’ennesima volta, rabbrividendo per la sensazione di solletico provocatale dal contatto dei ricci asciutti sulla pelle nuda delle sue spalle. Forse era completamente impazzita.

Rivedere Ron era stato un trauma in piena regola. A dire tutta la verità, sentiva di avere ancora la testa inceppata: era come se la sua proverbiale capacità di ragionamento avesse deciso di prendersi una vacanza. Era anche per quella strana sensazione che non riusciva a classificare a dovere il comportamento di Draco?

Un miagolio frustrato la distrasse da quei pensieri: Angel era saltato sul tavolo, e stava cercando di aprire il suo portagioie.

--Giù da lì!-- esclamò, facendo sobbalzare il micio che mise immediatamente su la sua espressione più innocente.

--Mieow!-- miagolò il piccolo, saltando subito sulla moquette e strusciandosi umilmente contro le sue caviglie.

La riccia ridacchiò, e prese in braccio il gattino.

--Ti piacciono i gioiellini luccicanti, eh piccola peste?-- tubò, vezzeggiandolo con grattini sotto il musetto.

Quello cominciò a farle le fusa, e lei s’intenerì. Gli posò un bacio tra le orecchie, poi lo fece acciambellare su un cuscino e si infilò sotto le coperte a sua volta.










Angoletto!

Ok, credo di aver fatto non pochi casini... Perciò usero questo spazio-angoletto per spiegare un po' le reazioni di Hermione e Draco.

Hermione è sconvolta. Inoltre continua a nutrire l'ingenua illusione di poter rimettere le cose a posto e tornare alla situazione in cui si trovava alla fine di Hogwarts: innamorata, circondata dai suoi amici, felici, con i problemi ormai alle sue spalle. Il motivo per cui si comporta così ingenuamente è che è sotto shock. Infondo gliene sono successe davvero tante in breve tempo, e rivedere Ron è un'altra pugnalata. Non riesce a realizzare lucidamente la situazione, e si sta facendo sopraffare dai problemi. Insomma, in parole povere si deve ancora svegliare!

Draco è stato molto, molto complicato da scrivere in questo momento. Sono stata indecisa fino alla fine su come farlo comportare: prima volevo farlo prendere a botte Ron (un'idea che mi sta ancora girando nella testa), poi ho pensato di fargli fare una scenata... Ma mi sono accorta che nessuna delle due avrebbe seguito la storia che avevo in mente, vista la reazione che avrebbe avuto Hermione: un atto impulsivo da parte di Draco l'avrebbe fatta ritrarre, confndendola ancora di più di quanto già non sia. Quindi ho deciso di farlo uscire momentaneamente di scena, e lasciare che si ritirasse a leccarsi le ferite. Non preoccupatevi, tornerà presto in azione.

Credo di essere completamente uscita dai personaggi... oh beh, ormai...

Un bacio a tutti!

Clarisse

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Capitolo 22
*** I Think It's Time For You To Go ***


Just For Love - I Think It's Time For You To Go
Just For Love


Salve a tutti! Rieccomi qui, sono tornata con un nuovo capitolo...

Sono un po' indecisa, non so cosa pensare... sulla storia in generale, insomma.

Comunque è un capitolo intenso! Tanti ricordi, e soprattutto finalmente ci lasciamo alle spalle questa situazione di stallo in cui eravano caduti i nostri piccioncini preferiti!

Allora, visto che ho notato di aver fatto casino con i personaggi di Draco e Hermione ho cercato di concentrarmi su di loro, per aiutarvi a capirli meglio... o meglio, per cercare di dare loro un senso.

Fatemi sapere! Intanto rispondo alle recensioni...

sbubina
Piacere mio! Sono molto contenta che la mia storia ti sia piaciuta e che ti abbia coinvolta. Scusa se ti ho fatto aspettare un po’... Spero che ti piaccia anche questo capitolo!

daffodil
Figurati! Anzi, apprezzo tantissimo la tua sincerità. In effetti lo scorso capitolo è un po’ strano. Si tratta di un punto di passaggio, in cui la cosa che si sente di più è il dolore sordo che attanaglia il vuoto che Draco ha sentito improvvisamente quando ha realizzato (o almeno, gli è parso) di contare assai poco per Hermione. Un momento un po’ di confusione, se così vogliamo dire.
Buono a sapersi che qualcuno legge la mia pagina profilo! Ci vorrà ancora un po’ per le nuove storie, sono piuttosto impegnata... ma sapere che mi segui mi spinge a voler fare del mio meglio! Grazie davvero per il supporto.
Spero che questo capitolo ti piaccia di più!

ELVE89
Il piacere è tutto mio! Eccoti qui l’aggiornamento, ho fatto il più veloce possibile (studio permettendo). Contenta? Mi è piaciuta tantissimo la tua recensione, e sono davvero contenta che la storia ti stia piacendo. Vuol dire che qualcosa di buono lo sto combinando dopo tutto!!! Haha, fantastica la scenetta che volevi dedicare a Ron! Comunque spero che farai i salti di gioia, perché in questo capitolo riceve la sua parte di botte... vediamo se indovini chi gliele rifila! Ron non è cattivo, è solo ingenuamente distruttivo. Non vuole fare del male, succede e basta. Però combina la sua parte di pasticci. Il suo ritorno getta Hermione nel panico, la scombussola di nuovo... ma le ci voleva. Hai presente quello stato di confusione psicologica, quando hai la sensazione di avere l’ovatta al posto dei neuroni? Quando saresti disposta a tutto pur di ritornare a sorridere come facevi prima? Ecco, lo stato mentale di Hermione è questo. Voilà perché fa quello che fa. Ma non c’è da temere, si sveglierà presto (dopo aver sbattuto il naso contro la dura realtà). Veramente volevo farla riprendere prima, ma mi sembrava inverosimile che si riscuotesse così in fretta. Tranquilla, la tua follia è più che apprezzata! Sono molto contenta quando le lettrici si fanno coinvolgere e mi scrivono recensioni esuberanti, sono molto divertenti da leggere! Non stare troppo male dopo questo capitolo, voglio troppo bene a Hermione per rovinarle la vita XD! E anche a Draco. Le cose andranno bene, solo non come forse ti aspetti... ma non anticipo altro! Grazie davvero per la recensione, mi è piaciuta davvero tantissimo! Ne aspetto un’altra! A presto cara, un abbraccio anche a te!

BabyPrincess
Ciao! Grazie per i complimenti, ho molto apprezzato! Draco è ancora scombussolato, poverino... ma è in via di guarigione! Intanto riuscirà a dare una bella scossa, che non è poco. Goditi il capitolo!

zia_addy
Ahhh, ok scusa, ti avevo fraintesa! Allora ti spiego: Draco è un po’ lunatico di natura, ma in realtà si è esposto tanto perché il suo interesse era semplicemente istigato dalla curiosità, complici i sogni. Adesso però è stato messo un po’ da parte, e ci è rimasto veramente male. La cosa lo confonde parecchio, perché lo mette di fronte a una profondità emozionale che lui non aveva nemmeno contemplato tra le opzioni. E quindi adesso si sente un po’ confuso...
Grazie mille per i complimenti! Ma non ti sembra di esagerare appena? XD
Tranquilla, Ron avrà la sua parte di batoste... e anche di contentini però!

PattyOnTheRollercoaster
Ciao! Sorpresa: anche questo capitolo coinvolge Draco! Mi sono accorta di aver confuso un po’ la situazione, quindi spero di riuscire a chiarire sia i suoi sentimenti che quelli di Hermione. Fammi sapere! Grazie, sono contenta che la mia scelta ti sia piaciuta! Hai centrato in pieno quello che volevo trasmettere, e hai perfettamente ragione: una litigata avrebbe mandato tutto a rotoli. Comunque un minimo di scenata stavolta la farà... perché un Malfoy può sopportare molto, ma non che una donnola metta piede in casa sua! Ma non ti anticipo altro, tanto leggerai tutto da te tra poco! Ti lascio al capitolo senza ulteriori esitazioni, e spero proprio che ti piaccia tanto!

barbarak
Esatto!!! Brava, bravissima, hai centrato il nodo della questione! Certo, in realtà c’è anche altro... Draco è molto confuso in questo momento, come la nostra Hermione d’altronde... Che dire, speriamo che tra poco si sveglino entrambi! Chissà, forse la neve ne combinerà una delle sue... E questo è l’unico spoiler che ti lascio!

EmoGirl92
Ciao anche a te! Voglio ringraziarti tantissimo anche io per avermi fatto avere la recensione di Tanny. Mi dispiace tanto per questo suo distaccamento, spero comunque che riesca a risolvere tutto quanto. Grazie mille ancora! Un bacio.
E ora, mi rivolgo direttamente a te, mia carissima Tanny!
Mi spiace che tu non riesca più a entrare su EFP, ma non ti preoccupare. Spero solo che questa malinconia ti passi presto, così non sarai più tanto giù di morale! Grazie davvero per i complimenti! Certo che ti meriti una risposta, vuoi scherzare? Sei una di quelle che mi segue dal principio è_é! Staaaai tranquilla, non c’è assolutamente nessun problema per le recensioni, io mica mi offendo! Anzi, apprezzo tantissimo lo sforzo che fate sia te che Lucy per farmi comunque avere dei commenti. Beh, certo che l’entrata in scena di Ron ci voleva! Sennò come facevo a mettere Hermione nello stato che mi serve per colpirla e fare riprendere del tutto? EH! Hai centrato in pieno quello che sta passando Hermione... e anche quello che combinerà! Ma non ti anticipo altro, ti lascio direttamente al capitolo! Diciamo che non è molto in sé poverina, è un po’ sotto shock. Ho cercato di spiegare un po’ Draco in questo capitolo perché ho capito di aver fatto casino... spero che così riuscirai a capirlo un po’ meglio! Ciao bellissima, spero che il capitolo ti piaccia! Un bacione e mi raccomando, niente pare! Smack!

ranyare
ODDIOOOOOOOOOO!!!!
*Clarisse sobbalza sulla sedia, sviene.*
Daphne e Theodore la guardano finire lunga distesa per terra.
Daph: Ma dici che dobbiamo fare qualcosa?
Draco: COL CAVOLO! L’hai visto o no tutto quello che mi combina?
Theo: Eddai Draco, non essere un Malfoy! Guarda che se la lasci sul pavimento e quella s’ammala poi finisce che ti sogni Hermione tutte le notti.
Herm: Scusa, chi è che lui si sognerebbe?
Intanto, Pansy e Blaise (che il cielo abbia in gloria le loro anime buone) aiutano Clarisse a rinvenire.
Haha ok, fine sclero! Scusa, è che... insomma, una tua recensione! TUA! Sulla mia modesta storia! TUA!! Cioè, voglio dire, è un onore incommensurabile... TUA!!!
Herm: ma dici che le si è inceppato il cervello?
Clarisse: zitta tu!
Comunque... Tranquilla, ottenere una recensione da te è già un onore, ci manca solo che ti metti pure a scusarti!
Sono contenta che le mie carissime Serpi ti siano piaciute! Io faccio sempre un disastro con i personaggi già definiti, quindi mi piace caratterizzare quelli secondari...
Pansy è un tesoro... è tanto dolce e buona, ed è anche molto empatica (come si vedrà meglio poi più avanti), è piena di voglia di vivere. Eppure non le mancano né il cinismo né il dolore, cose che ha conosciuto molto da vicino. Però è rimasta candida dentro, nonostante la pellaccia. In casa si lascia andare, molto, perché le piace essere sé stessa con chi la conosce. Sono contenta che ti piaccia, e spero che non ti deluda il seguito, visto che ho intenzione di approfondire su di lei (ma anche su tutti gli altri personaggi, claro!)
Blaise qui comincia a essere caratterizzato un po’ di più, spero che non ti deluda! Anche per lui ho in ballo tante cosine... haha! Come forse potrai immaginare dalle ultime frasi del capitolo!
Sciiii, sono contentissima che ti piacciono Theo e Daph! Hai ragione, lo faccio somigliare a Draco. Theo è la mia versione di Draco, in un certo senso: è l’immagine del bel tenebroso che io ho del nostro biondino, solo che lui è completamente mio senza dover anche avere il peso del carattere alla Malfoy. Anche Daph è speciale... è un amore vero? Ha un senso di protezione e uno spirito di sacrificio molto forti.
Non solo ti passo il termine per Astoria, te lo ripeto anche: è coccolissima, non avrei saputo descriverla meglio! Lei forse è l’unico personaggio che rappresenta un po’ la normalità, o almeno la speranza. Lei è quella che non ha dovuto soffrire la guerra, che può permettersi un amore ancora giovane e semplice. E rappresenta tutto quello che vale la pena proteggere.
Draco… onestamente, credo di aver fatto un disastro con questo personaggio! In effetti è ancora molto insicuro, molto confuso... è semplicemente un personaggio che ne ha passate tante.
Anche Hermione è in uno stato mentale molto particolare. Ha attraversato due anni pesanti, che l’hanno distrutta, e da quando ha cominciato a riprendersi ha solo voluto poter ricominciare a sorridere. Quando ha visto che riusciva a riallacciare i rapporti con Harry non ha voluto far altro che poter tornare a essere felice com’era quando stava a Hogwarts, sperando addirittura di poter aggiungere le Serpi alla sua vita. Si sente parecchio sotto shock, insomma. In realtà è ancora furiosa con Ron, ma qui purtroppo entra in gioco la sua falsità professionale, quella che ha acquisito lavorando al nightclub: fingere, e soffocare il disgusto pur di avere la sua parte di felicità.
Ron non è cattivo... è solo un po’ ingenuo. Non si rende interamente conto di quello che ha fatto a Hermione, e soprattutto non sa nulla di quello che ciò l’ha portata a fare. Ma è un pezzo di pane, e infatti ho in serbo una bella sorpresa anche per lui... ma avrà anche la sua ripassata. Non posso mica lasciargliela passare liscia, eh!
Hermione e Draco... eh, in questo momento sono davvero incazzati neri l’uno con l’altra. Lei per quello che sta per succedere, lui perché si sente inutile e trascurato. E si sa, orgoglio ferito e amore non vanno mica tanto d’accordo! Meno male che ci sono le mie Serpi a sistemare le cose...
Grazie davvero per tutti i complimenti sulla storia e sullo stile, ho davvero apprezzato moltissimo. Se persino tu mi lasci due righe vuol dire che qualcosa di buono sono riuscita a combinarlo persino io!
Oh mamma, t'ho fatto una risposta lunghissima! Haha, scusa, mi sono fatta prendere...
Un bacio e grazie ancora!















I Think It’s Time For You To Go


Draco respirò a fondo mentre scioglieva i muscoli delle spalle. Imbracciò l’arco con sicurezza, lasciando che le dita si saldassero sul liscio legno scuro. Assunse una posizione bilanciata, piantando stabilmente i piedi al suolo e allargando le gambe per assicurarsi un ampio baricentro. Sfilò elegantemente una freccia dalla faretra e fissò attentamente la corda alla cocca. Prese un altro respiro profondo, e tese l’arco con un unico movimento fluido. Mentre sentiva le piume del dardo solleticargli le labbra, tentò di concentrarsi e trasferire il tumulto di sentimenti che lo sconvolgeva per incanalarlo nella fredda punta d’acciaio. Esalò il fiato che aveva trattenuto fino a quel momento, e semplicemente lasciò andare la corda.

La freccia guizzò con una rapidità sorprendente, e andò a colpire con forza il muro infondo alla sala.

Un’espressione di disappunto che alterò per alcuni attimi il bel volto del biondo fu l’unica reazione visibile del disappunto che l’invase per qualche istante. Poi ogni emozione scomparì dalla sua pelle senza lasciare traccia, e il ragazzo si limitò ad incoccare un’altra freccia.

Mentre stava per tirare, alcune immagini si sovrapposero a bersaglio che stava fissando con intensità.


Inizio Flashback

Stava guardando Hermione scendere la scalinata principale, saltellando come una bambina e con un bel sorriso dipinto sulle labbra.
Pansy ridacchiò e le fece un cenno ad avvicinarsi con la mano, già contagiata dal suo buonumore.

--Ti sei divertita ieri sera?-- le domandò.

La riccia annuì vigorosamente mentre si sedeva al tavolo per fare colazione. --Sì, sono stata davvero bene! Ammetto che non mi aspettavo di rivedere Ron, ma tutto sommato è stata una piacevole serata.--

Draco strinse le dita attorno al cucchiaino con cui stava mescolando il tè, al punto che le nocche sbiancarono.

--Che ne dite se oggi pomeriggio andiamo tutti assieme a fare un giro?-- propose allegramente Daphne. --Da domani cominciano i saldi, quindi voglio fare un salto per dare un’occhiata.--

--Buon’idea!-- concordò subito Pansy. --Così magari ci possiamo anche far mettere qualcosa da parte e ci possiamo evitare quelle assurde corse agli sconti...--

--Vi accompagno volentieri, ragazze.-- sorrise Blaise. --Un bel giretto si shopping non farebbe male nemmeno a me.--

L’intera tavolata gli rivolse un’occhiata obliqua, per poi scoppiare a ridere quando notarono il suo ghigno sornione.

--Tu vieni Theo?-- domandò Daphne.

--Certo!-- le sorrise lui, ammiccando leggermente. --Non dico mai di no a una passeggiata in compagnia e a una cioccolata calda.--

Daphne arrossì appena, e tornò a concentrarsi sulla sua colazione.

Le altri Serpi ridacchiarono con leggerezza.

--E tu Hermione?-- la interpellò Blaise per sviare l’attenzione dall’amica. --Sei dei nostri?--

La riccia sollevò immediatamente il capo, sentendosi improvvisamente a disagio. Li guardò tutti con una luce mortificata nello sguardo.

--Mi spiace ragazzi...-- mormorò. --Esco con Ginny, Harry e Ron oggi pomeriggio.--

Il silenzio scese di nuovo nel salone, che sembrava improvvisamente enorme. C’era soprattutto stupore sospeso nell’aria. Ma c’era anche qualcosa di più, qualcosa che aveva un retrogusto amaro.

--Beh, non importa!-- trillò Pansy tentando una voce allegra, ma l’atmosfera pesante della sala le diede un tono falso. --Faremo un’altra volta, che sarà mai.--

Hermione la fissò dispiaciuta, con uno sguardo di scuse che illuminava i suoi meravigliosi occhi d’ambra. Poi, vedendo la comprensione e la tranquillità anche sul viso degli altri si rilassò e sorrise.

Draco si alzò con scioltezza, posò il tovagliolo sul tavolo e si avviò verso le scale.

--Non hai mangiato niente.-- lo fermò Blaise con un’inflessione leggermente preoccupata nella voce.

Il biondo scrollò le spalle, come per volersi liberare di una brutta sensazione.

--Hai ancora un po’ di nausea?-- gli chiese Theodore, con una scintilla di furbizia e complicità che baluginava nei suoi occhi caldi e scuri.

--Già, forse.-- disse Draco con voce roca. Si schiarì la gola con noncuranza, ma la situazione della sua voce migliorò assai poco. --Forse sto covando qualcosa. Vado a stendermi.--

--Aspetta!-- lo bloccò Hermione, alzandosi in fretta e raggiungendolo con poche grandi falcate. --Non ti ho nemmeno chiesto come stai. Theo mi ha detto che ti sei sentito poco bene ieri sera.--

Negli occhi dorati della riccia c’era una sincera preoccupazione. Il biondo rimase sorpreso, ma non lo diede a vedere.

--Già, devo aver preso freddo.-- minimizzò atono. --È solo un po’ di stanchezza.--

La ragazza si allungò verso di lui per sentirgli la fronte, ma Draco le bloccò la mano con gentilezza.
--Farai tardi.-- le disse semplicemente.

Lei si ritrasse appena, poi annuì e tornò a sedersi per finire la colazione.

Lui si avviò su per le scale con calma, in silenzio.

Fine Flashback


La corda vibrò all’improvviso, non appena la forza della stretta che l’aveva tesa venne a mancare. La freccia sibilò, fendendo l’aria, e poi si scontrò contro la parete.

Draco stavolta si lasciò sfuggire un sospiro tanto irritato quanto esasperato. Con stizza, estrasse un’altro dardo dalla faretra.


Inizio Flashback

Pansy stava ridendo, come aveva fatto davvero poche volte in vita sua.

--Dai, dimmi che avete fatto dopo!-- la stuzzicò Daphne mentre le faceva il solletico per costringerla a confessare.

--Ma cosa vuoi che abbiamo fatto?! Guarda che lui è uno per bene!-- ribatté la mora, cercando di articolare le parole tra le risate scroscianti.

--Già, San Potty!-- schernì bonariamente la bionda, richiamando il nomignolo che i Serpeverde avevano affibbiato al giovane Potter ai tempi della scuola.

--Ma smettila!-- la rimproverò l’amica.

Si scrollò di dosso l’ex-compagna e controllò il suo riflesso allo specchio. Si sistemò appena le ciocche di capelli per riordinarsi l’acconciatura, e indossò un comodo maglioncino bianco.

Daphne invece era scesa dal letto, si era riavviata con una mano il ciuffo e ora stava allacciando gli stivali sopra i pantaloni da cavallo. Fu velocissima, tanto che quando lei aveva già finito Pansy si stava ancora aggiustando gli abiti.

--Dai Pan, andiamo! Sennò lo sai che Blaise si spazientisce ad aspettarci.--

--Certo, dai la colpa all’impazienza di Blaise.-- la prese in giro Draco mentre entrava nella stanza delle due amiche. --A noi puoi dirlo che invece ci tieni tanto a sbrigarti perché non vedi l’ora di farti una bella cavalcata con Theo...--

La bionda lo guardò malissimo, poi gli tirò una cuscinata che lo centrò in pieno viso.

Il ragazzo la fulminò.

--Molto divertente.-- commentò con un sibilo. Poi si risistemò la sciarpa attorno al collo con noncuranza.

--Pansy!-- strillò improvvisamente Hermione entrando di punto in bianco nella stanza. --Mi presti l’ombretto rosso?--

--Certo.-- annuì subito quella. --Ma esci? Pensavo che venissi a cavallo con noi.--

--Lo so, mi spiace... ma ho promesso ai miei amici che saremmo andati al cinema... Ron vuole provare i film babbani in grande stile e non ho potuto dirgli di no!-- si scusò la riccia applicandosi in fretta l’ombretto. --Ci vediamo stasera!-- disse dando un bacio sulla guancia alle due amiche e scoccandone uno nella direzione di Draco.

Fine Flashback


Un altro dardo balzò lontano dall’arco con una vibrazione secca, ma stavolta rimase piantata nella parete. Il biondo sbuffò con nervosismo e s’incamminò scocciato verso il muro. Provò a sfilare la freccia tirando piano, ma la punta d’acciaio doveva essersi deformata a causa dell’impatto ed era rimasta era incastrata nel piccolo foro che aveva provocato. Allora strinse l’asta più saldamente, mentre la forza montava irrobustendogli i muscoli del braccio, e poi la divelse dall’intonaco con un unico strattone.

Guardò con irritazione il dardo, ormai inutilizzabile, e lo gettò lontano. Cercò di nuovo di arginare le immagini che minacciavano di accecarlo un’altra volta, ma senza successo.


Inizio Flashback

--Hermione?-- chiamò Daphne bussando educatamente alla porta della camera dell’amica.

--Vieni, vieni!-- gridò dall’interno la ragazza.

La bionda entrò sorridendo, ma la sua gioia traballò quando vide l’amica intenta a truccarsi e sistemarsi alcuni riccioli all’indietro con delle forcine.

--Esci anche stasera?-- le domandò. Dalla sua voce però non trasparirono né la sorpresa né l’amarezza che provava.

La riccia la guardò pentita. --Pensavo di sì...--

L’amica fece per richiudere la porta, ma lei la fermò con un gemito. Le due si guardarono, poi Hermione si avvicinò al letto e si lasciò cadere mollemente sopra di esso. Fece per passarsi le mani sul viso, ma subito l’altra la raggiunse e le bloccò i polsi con gentilezza.

--Ti ho dato i miei prodotti migliori, guai a te se ti rovini il trucco per un momento di sconforto!-- le intimò in risposta al suo sguardo interrogativo.

Le due si concessero un breve sorriso prima di tornare serie.

--Mi spiace, Daph...-- cominciò e poi, vedendo che l’altra non dava segno di volerla interrompere, proseguì. --Lo so che sono stata pochissimo con voi in questa settimana. Il fatto è che non mi sembra vero di essere di nuovo con loro, e non riesco assolutamente a trovare un equilibrio.--

L’espressione della bionda si addolcì un poco.

--In effetti hai avuto una serata abbastanza shoccante.-- le concesse, sedendosi accanto a lei. --Immagino che tu sia ancora un po’... scombussolata.--

--Mi sento in colpa però.-- insisté Hermione. --Avete fatto così tanto per me, e io vi ripago trascurandovi.--

Ma l’altra rise bonariamente al borbottio dell’amica. --Dai, non ce la prendiamo.-- minimizzò.  Poi, quasi ci avesse ripensato, aggiunse: --Però ci stiamo preoccupando.--

--Preoccupando?-- ripeté la riccia.

--Giusto un po’.-- confermò Daphne. --Non ti capiamo... ci sembra che tu stia perdendo un pezzo. Insomma, anche Pansy e Blaise escono con Harry e Ginny, ma riescono anche a trovare il tempo per stare assieme a me, Theo e Draco.--

Hermione assottigliò le labbra. --Lo so... Ron qualche volta si offende.--

--Beh, se quell’idiota non è capace di capire che il mondo non resta congelato in un istante mi dispiace davvero per il suo stato di infermità mentale.-- sputò con veleno la Serpeverde.

La riccia la guardò, sorpresa dall’astio.

--Comunque.-- continuò subito l’altra per impedirle di intervenire. --Non ti preoccupare. Noi ci saremo sempre per te.--

Hermione lasciò cadere l’argomento e sorrise all’amica con gratitudine. Le due si abbracciarono con trasporto, e la bionda le posò un bacio sulla fronte.

--Per scacciare i brutti pensieri!-- le disse con un sorrisetto di amichevole presa in giro.

Le risate che seguirono quella piccola battuta s’interruppero di botto quando udirono delle urla provenire dal piano di sotto.

--Pezzente, sloggia immediatamente da casa mia! Chi t’ha invitato a venire a rompermi le scatole, si può sapere?!--

--Maledizione Furetto, scendi dal piedistallo! Sono venuto a prendere Hermione, altrimenti non ci sarei nemmeno voluto entrare in questa tana di vipere!--

Hermione scese in fretta le scale, ma quando arrivò scoprì che nell’atrio si stava scatenando l’inferno.

Draco e Ron stavano ritti l’uno di fronte all’altro, le bacchette già estratte ma ancora abbassate per il momento. Il rosso aveva appena fatto in tempo ad entrare che subito si era scontrato col biondo. E da lì... era stata tutta in discesa!

--Weasley, te lo ripeto: fuori da casa mia!--

--Malfoy, te lo ripeto: non sono qui per te!--

--Fantastico, allora perché semplicemente non sloggi?-- insisté il padrone di casa.

Odio, odio e rancore bruciavano come l’inferno nei suoi occhi di ghiaccio.

Ma Ron non parve capire l’antifona. --Io ci sono stato invitato qui, furetto.--

Un silenzio gelido, più gelido delle fredde mattine d’inverno, scese sulla sala.

Il biondo si voltò lentamente verso Harry e Ginny, che stavano a guardare la scena sbalorditi. Fece per prendersela anche con loro, ma l’intervento di Hermione e Daphne lo interruppe.

--Ma che succede?-- chiese la bionda esasperata. --Vi si sente urlare dal piano di sopra, e date le dimensioni di questo posto è tutto dire.--

Theodore, suo malgrado, sogghignò leggermente alla frase ricca di sarcasmo della ragazza.

--State dando spettacolo.-- continuò lei, rimproverando l’amico.

--Beh, adesso non ho più voce in capitolo su chi entra in casa mia?-- sbottò quello.

--Oh, rilassati Malfoy. Siamo qui solo per prendere Hermione, adesso sloggiamo subito.-- s’inserì velocemente Harry in un maldestro tentativo di chiudere in fretta quella discussione.

--Già!-- sputò Ron. --Non credere che a me faccia piacere a stare in tua compagnia! Anche l’inferno è meglio di questo covo di Mangiamorte.--

Tutti i ragazzi che ai tempi di Hogwarts erano appartenuti a Serpeverde s’irrigidirono, feriti e shoccati.

--Ronald!-- strillò Hermione, quasi più sconvolta di loro.

Ma Daphne non le permise di continuare. Con il viso inespressivo fece pochi passi misurati verso il rosso. Si fermò dritta davanti a lui, e rimase a fissarlo per pochi secondi con intensità. Poi strinse le dita e lo colpì con un destro così forte da farlo barcollare, ma la sorpresa per lui fu tale che finì addirittura per terra.

--Ma sei impazzita!-- sbottò con rabbia, senza però essere in grado di rimettersi in piedi. Il ragazzo si portò una mano a coprirsi il labbro spaccato, che ora sanguinava parecchio.

--Bel gancio, Daph!-- si complimentò invece Blaise con il suo bel ghigno, più strafottente  che mai, dipinto sulle labbra.

--Grazie.-- rispose automaticamente lei senza nessun’inflessione particolare.

--Fammi capire, perché tu puoi farlo e io no?-- le domandò piccato Draco.

--Perché io lo faccio con stile.-- replicò la ragazza con la stessa indifferenza di prima. Dopodiché si volse verso Hermione, mentre la rabbia ancora ardeva nelle sue iridi chiare. --Adesso portati via questo scarto di carota e spiegagli molto bene che se lo ritrovo qui non la passerà tanto liscia, e di certo non se la caverà solo con un labbro spaccato.--

La riccia, incredula, si riscosse di colpo e fece un cenno a Harry e Ginny. I due salutarono con un cenno affettuoso verso Pansy e Blaise e poi raccattarono il loro amico, che se ne stava ancora seduto sul pavimento con la testa che gli ronzava, e lo trascinarono fuori.

Una volta che la porta si fu chiusa dietro di loro, Hermione si volse verso i suoi amici. --Mi dispiace tanto ragazzi, vi chiedo scusa...--

Ci furono alcuni secondi di silenzio, poi Theodore le rispose: --Non è niente che non avevamo già sentito... però fa che sia l’ultima volta che mette piede nella proprietà.--

--Perché la prossima volta avrà a che fare con un sistema di sicurezza molto meno gentile di me.-- sputò Draco, ancora furibondo.

Hermione, spaventata dall’astio e innervosita dalle espressioni scure degli amici, si limitò ad annuire vigorosamente prima di raggiungere i compagni in giardino.

Fine Flashback


Draco si lasciò scivolare lungo la parete, la testa tra le mani. Improvvisamente, quasi per scongiurare tutta la sua furia, un ricordo più dolce gli invase la mente. Un ricordo struggente, di dolore e affetto insieme.


Inizio Flashback

Le note aleggiavano nella stanza, rimbalzando contro i vetri e riecheggiando contro i drappi neri appesi alle pareti che servivano a migliorare l’acustica. Era una sequenza semplice:

do
do
do - re - do
do - re - mi - re - do
do - re - mi - fa - mi - re - do
do - re - mi - fa - sol - fa - mi - re - do
do - re - mi - fa - sol - la - sol - fa - mi - re - do
do - re - mi - fa - sol - la - si - la - sol - fa - mi - re - do
do - re - mi - fa - sol - la - si - do - si - la - sol - fa - mi - re - do
do
do - re - mi - fa - sol - la - si - do - si - la - sol - fa - mi - re - do
do - re - mi - fa - sol - la - si - la - sol - fa - mi - re - do
do - re - mi - fa - sol - la - sol - fa - mi - re - do
do - re - mi - fa - sol - fa - mi - re - do
do - re - mi - fa - mi - re - do
do - re - mi - re - do
do - re - do
do
do

Era una melodia quasi noiosa, molto semplice, ripetuta avanti e indietro in continuazione.

Le mani da pianista del ragazzo si muovevano con fluidità e scioltezza sulla tastiera del pregiato pianoforte a coda. I suoni puliti rimbombavano tra le corde del legno nero e filtravano nell’aria senza impedimenti, poiché lo strumento era scoperto.

Un bussare sordo alla porta interruppe quella monotonia di note.

--Draco? Ti disturbo?--

Hermione fece timidamente capolino tra gli alti battenti, socchiudendoli quanto bastava per potersi affacciare sulla sala.

Il biondo la guardò qualche istante, poi le fece cenno di sì e si rimise a giocherellare con la tastiera.

--Ti ho portato da mangiare, visto che non hai toccato un granché di cibo nemmeno stavolta.-- gli disse mostrandogli il piatto che aveva in mano.

Lui la guardò ancora qualche istante, poi spostò lo sguardo sul piatto. C’era un po’ di stracchino, qualche pezzo di patata lessa e alcune fettine sottili di pomodoro. Infine spostò di nuovo gli occhi nelle iridi calde della ragazza. Dopodiché prese il piatto.
Hermione gli sorrise con calore, quindi gli passò anche la forchetta e si sedette sullo sgabello accanto a lui.

--Daphne mi ha detto che suoni molto bene.-- riferì quando il biondo ebbe finito.

--Mio nonno mi ha dato lezioni quando ero bambino.-- rispose il ragazzo.

Lei tacque, e dopo qualche esitazione lui aggiunse: --Era l’unico in famiglia che non ha mai dubitato di me. Mi ha insegnato a suonare perché diceva sempre che la musica mi avrebbe sempre aiutato in tutto, sia ad apprezzare la gioia che a sfogare la rabbia che a consolare il dolore.--

La riccia gli sorrise. --Gli volevi molto bene.--

Draco la guardò di sfuggita, poi toccò velocemente il si.

--Perché non mi fai sentire qualcosa?-- gli chiese poi.

Il biondo la fissò allibito. --Vuoi che suoni qualcosa per te?--

Lei sembrò arrossire appena. --Sì, certo!--

Il ragazzo cercò di pensare in fretta a una scusa, ma quei meravigliosi occhi d’oro stavano catturando tutta la sua attenzione. E a quegli occhi, lui non seppe dire di no. Per la prima volta, Draco Malfoy si sentiva con sulle spalle al muro.

Cercando di trovare un modo di scacciare quei sentimenti così strani per lui, acconsentì.

Serrò e stese le dita un paio di volte, e poi le posò dolcemente sui tasti. Cominciò a suonare, accarezzando ogni nota con tutti i sensi all’erta. Era consapevole di avere Hermione accanto a sé, ma stava facendo del suo meglio per non pensarci troppo. Lasciò che la musica lo trasportasse via, tagliando i contatti con la realtà, avvolgendolo nel suo abbraccio di conforto.

Quando la canzone finì, lui a malapena se ne accorse.

Hermione era senza fiato.

--Draco... ma sei fantastico...-- balbettò con un filo di voce. --Che cos’era?--

Lui sorrise, sorrise davvero. --Sono contento che ti sia piaciuta. Si chiama Kiss The Rain, di Yiruma.--
--È... è meravigliosa.-- ripeté lei. --Me la suoni di nuovo?--

Ma in quel momento, il suono del campanello dell’ingresso principale trillò sonoro in tutto il piano terra dello Château.

--Devi andare.-- disse semplicemente lui, mentre un lampo indispettito e offeso sfrecciava nelle sue iridi cupe come il cielo di tempesta.

Fine Flashback


Un gemito frustrato sfuggì dalle sottili labbra del biondo.

Non riusciva a fare ordine dentro di sé. Sentiva sentimenti contrastanti e intensi agitarsi nel suo petto, ma il senso logico che avrebbe dovuto collegarli gli sfuggiva. Era frustrato, e confuso.

Aiutare Hermione era una cosa che gli era venuta naturale, l’avrebbe fatto per chiunque. Beh, forse non proprio chiunque, ma i ricordi di Pansy in quello stato gli avevano fatto desiderare di salvare una persona buona dal finire così male. L’interesse, la curiosità erano venuti da soli, mentre cercava di capirla per sapere su che tasti giocare, motivati anche da quei sogni... discutibili... che aveva fatto su di lei.

Ma scoprirsi così profondamente preso era stata una sorpresa anche per lui. Il dolore quasi atroce che aveva provato vedendola dimenticarsi di loro che l’avevano aiutata, vedendola dimenticarsi di lui, era stato tanto intenso quanto imprevisto. Il dolore, lui non l’aveva messo in conto. E ora, nonostante gli costasse tantissimo ammetterlo anche solo con sé stesso, si sentiva spaventato. Un filo nemmeno tanto sottile di paura si agitava nel suo petto, perché sapeva che i suoi sentimenti avevano preso una piega del tutto inaspettata.

Non si chiese se l’amasse. L’amore per lui era solo una formalità, e stava su un piano completamente diverso dal suo. Draco sapeva voler bene, e l’aveva dimostrato diverse volte, ma amare? Non aveva mai avuto bisogno di provarci, e a suo parere saperlo o non saperlo era comunque superfluo. Non gli interessava: gli bastavano già la gelosia, il dolore, l’affetto smisurato che provava per lei, senza doverci sommare anche solo la possibilità dell’amore.

C’erano solo due cose, che Draco riusciva a capire di quella tempesta emotiva che gli si agitava dentro:

La prima, era che teneva a lei con un’intensità mai provata prima. Non era solo gelosia o desiderio di possessione... era più che altro il bisogno di vederla sorridere per poter essere felice.

La seconda, invece, era che non poteva e non voleva starsene ancora con le mani in mano. D’accordo, l’opinione che aveva di sé stesso si era presa una bella botta, ma ora era il momento di rimettere insieme i pezzi e rientrare in partita.

Quale fosse la partita, però, o quale fosse il premio, non gli importava più di tanto. Se c’era una cosa che Draco aveva imparato, è che non ci sono mai né vincitori né vinti. Ci sono solo dei giocatori che fanno del loro meglio con le carte distribuite dalla fortuna per non venire eliminati dal gioco della vita.

E Draco non si sarebbe fatto squalificare da nessuno.


-<>-*-<>-


Hermione spalancò gli occhi nel buio.

Aveva il fiato corto, tremava, e tutto il suo corpo era madido di sudore.

Si tirò a sedere con calma, cercando di evitare giramenti di testa, mentre cercava di razionalizzare quello che le era capitato. Si passò una mano tra i capelli, sentendoli appena umidi alla radice. Man mano che si abituava al buio cominciò a distinguere i contorni di ciò che la circondava; un letto a baldacchino, mobilia in legno rossastro, pareti chiare: era allo Château.

Cercò di ricordare il sogno che aveva scatenato una reazione tale da parte del suo corpo ma, turbata, scoprì di non riuscire a ricordare nulla... nemmeno un’immagine sfocata, un suono, un’emozione.

Si alzò di scatto, colta dall’improvviso bisogno di muoversi, e si diresse in bagno. Quando accese la luce, lo specchio le rimandò l’immagine di una ragazza spettinata, nervosa. La sua camicia da notte in seta era stropicciata laddove doveva averla stretta tra le mani durante l’incubo.

“Ma è stato un incubo?” si chiese la riccia, mentre si sciacquava il viso per schiarirsi le idee.

Aveva studiato un po’ di psicologia, più per passione che per sete di sapere, ed era rimasta affascinata dai sogni. Sapeva bene che questi  sono necessari, perché permettono all’istinto di una persona di sfogarsi e manifestarsi senza i limiti normalmente imposti dalla propria coscienza. A volte si ricordavano, altre no. Sapeva che le cause di questi buchi nella memoria erano spesso provocate da quella parte dell’interiorità che si occupa di equilibrare l’istinto con la decenza. Ma prima d’ora non si era mai posta il problema di indagare sui sogni che non ricordava.

Però prima d'ora non aveva mai avuto un sogno, o un incubo, che la sconvolgesse tanto dal punto di vista fisico senza lasciare la minima traccia nella memoria.

Si asciugò il viso in fretta, poi indossò la vestaglia di seta nera, mise un paio di ciabattine e uscì dalla camera. Girovagò un po’ per i corridoi, come un’ombra incapace di trovare riposo. A un certo punto, involontariamente, si fermò... e si accorse di essere proprio davanti alla stanza di Draco.

Hermione si morse lievemente le labbra, ancora più confusa. Confusa e indecisa.

In quel momento si sentiva una ragazza spaventata, bisognosa di conforto, e qualcosa in lei lo spingeva a cercarlo nel Principe delle Serpi. Forse era perché lui l’aveva tirata fuori dal vizio deleterio della lussuria, o forse perché gli si stava affezionando. Però sentiva anche che non sarebbe stato... giusto, educato... svegliarlo di colpo, nel cuore della notte, perché un sogno che non riusciva a ricordare la stava inquietando.

E poi, a essere sinceri, non era nemmeno tanto sicura di volersi avvicinare ancora di più a Draco. La situazione tra loro era già molto tesa per colpa del suo recuperato rapporto con Ron, e lei temeva di peggiorare le cose comportandosi da bambina fifona.

Però doveva trovare il modo di sistemare le cose con le Serpi. In seguito. Per il momento voleva solo cercare di recuperare la sua vita ai tempi di Hogwarts, di tornare a sorridere felice come allora. Poi avrebbe pensato a ricucire gli strappi tra lei e gli ex-Serpeverde. Così forse sarebbe riuscita a trovare un equilibrio.

Tornò quindi in camera sua, cercando di convincere sé stessa a tranquillizzarsi. Ma si sentiva inquieta, Hermione. E stavolta il sogno non c’entrava.

Aveva la netta sensazione che le stesse sfuggendo qualcosa. Come se non riuscisse a vedere con chiarezza il quadro della situazione, come se le mancasse un pezzo importante di quel puzzle che la sua vita sembrava essere diventato. Strinse il cuscino di piume tra le mani, frustrata.

--Mew!--

La ragazza quasi sobbalzò quando avvertì il peso dolce di Angel atterrare morbidamente sul materasso accanto a lei. Il gattino le si avvicinò e si strusciò piano contro la sua guancia, facendo le fusa. La riccia accarezzò il suo morbidissimo pelo color champagne, sentendo la tensione allentare appena la sua morsa. Il micio si acciambellò sul cuscino, accanto a lei.

E Hermione riuscì a calmarsi.

Mentre scivolava con dolcezza tra le braccia di Morfeo, un ultimo pensiero assurdo attraversò la sua mente stanca: Angel aveva un buon profumo, proprio come Draco. Un profumo che sapeva di casa...


-<>-*-<>-


--Herm, noi pensavamo di andare a fare un giro al lago per pattinare e fare una bella partita a palle di neve. Sei dei nostri?--

--Oh, scusa Daph! Ho già detto a Harry e Ron che sarei uscita con loro oggi pomeriggio.--

--Ma esci sempre con loro!--

--Lo so Pansy, mi spiace... prometto che la prossima volta verrò con voi!--

La stessa scena tutte le mattine, la stessa promessa che veniva infranta tutte le volte. Draco storse la bocca, mentre un lampo astioso attraversava i suoi occhi. Doveva fare qualcosa per cambiare la situazione. Se Hermione li considerava l’ultima spiaggia, forse aveva bisogno di schiarirsi un po’ le idee.

--Granger.-- disse semplicemente, attirando di colpo l’attenzione di tutti.

La riccia lo guardò, e subito si morse un labbro. Non le piaceva che l’avesse chiamata per cognome, e ancora meno le piaceva il tormento rabbioso che vedeva saettargli negli occhi grigi.

--Sì?--

--Credo che sia ora che tu te ne vada.--

Nemmeno dieci parole, e Hermione sentì il suo mondo andare in pezzi per l’ennesima volta.

Un silenzio gelido scese sulla sala. Due iridi d’oro, sconvolte, si fissarono in due gelidi specchi d’argento. Quattro paia di occhi, confuse, sorprese, shoccate, dubbiose, saettavano dall’uno all’altro capo del tavolo.

--M-mi... Mi stai cacciando?-- balbettò la ragazza.

Draco sostenne il suo sguardo tremante con la sua espressione più indifferente. Dietro alle sue iridi plumbee però, ben nascosto dietro a un muro di risentimento, qualcosa si ruppe. Scosse leggermente la testa.

--Ti sto solo dicendo che penso sia meglio che torni a casa tua.-- spiegò, ammorbidendo suo malgrado il tono di voce.

Non sapeva chi stava odiando di più in questo momento: lei, che stava facendo del male a tutti senza rendersene conto e senza realizzare lo stato reale della situazione, o sé stesso.

Lacrime calde scesero a rigare le gote di Hermione. All’improvviso, la ragazza scattò in piedi.

--Non voglio andare via!-- urlò, facendo sobbalzare tutti.

Nei suoi occhi dolci, color miele, c’era paura. Paura di restare sola.

Il biondo si alzò a sua volta, ma la sua voce rimase distante. --Non è il caso che resti. Ti ho tenuta qui finché ho potuto, ma adesso devi tornare alla tua vita. Non capisci?--

Ma no, lei non capiva. Soprattutto, non capiva perché le sue ultime parole avessero preso un’inflessione diversa, quasi tormentata e addolorata.

La rabbia l’assalì all’improvviso, nascendo da chissà dove, forse dalla frustrazione che provava in quel momento, o forse dall’orgoglio e dal rifiuto categorico di mostrarsi ancora come una bambina debole e spaurita.

--Bene!-- sbottò.

Scostò la sedia in malo modo, rovesciandola per sbaglio, ma non se ne curò minimamente. Invece si diresse a larghe falcate verso le scale e le salì senza esitazione. Lo sbattere della porta di camera sua si udì fino alla sala da pranzo.

--Hermione, aspetta!-- la chiamarono Blaise e Daphne non appena vennero raggiunti dall’eco dei battenti, e si lanciarono verso la scalinata per raggiungere l’amica.

Anche Pansy si alzò di scatto, ma corse verso il biondo e l’abbracciò stretto. Mormorava frasi sconnesse, cercando di esprimere il dolore lancinante che sentiva, e che era tale e quale a quello che stava dilaniando sia Hermione che Draco stesso.

Theodore guardava l’amico, con le sopracciglia aggrottate: non riusciva a capire dove volesse arrivare con quella mossa.


-<>-*-<>-


--Hermione, ti prego pensaci!-- stava implorando Blaise. --Draco è offeso e arrabbiato, non drammatizzare questa litigata... è solo un po’ nervoso.--

--Non me ne frega un bel niente!-- strillò la riccia. --Se non mi vuole qui allora nessun problema, sono ben contenta di andarmene!--

--Andiamo, lo sai che Draco è lunatico...-- tentò di ironizzare Daphne. --Dagli un paio d’ore e vedrai che gli passerà.--

Ma Hermione non li ascoltava. Prese un altro vestito dall’armadio e lo cacciò in malo modo nella valigia.

Era furiosa, tanto che non riusciva nemmeno a mettere a fuoco gli oggetti che le stavano intorno. L’ira le scorreva impetuosa nel sangue, alimentata dall’orgoglio ferito. Nei suoi occhi, pagliuzze d’oro rilucevano come le fiamme dell’inferno. Era arrabbiata. E la cosa peggiore, quella stava mandando fuori dai gangheri, era che non sapeva nemmeno con chi prendersela: se con lui, per averla cacciata così, accoltellandola alle spalle e mandando in frantumi le sue speranze, o se con sé stessa per la reazione che stava avendo.

Da un lato, sapeva che Draco aveva ragione: era già un mese e passa che stava allo Château, e doveva tornare a casa per occuparsi del suo appartamento, e doveva tornare al suo lavoro di cameriera al bar.

Ma dall’altro, non se ne voleva andare. E non riusciva a capire perché, e questo la faceva infuriare.

Forse doveva davvero cambiare aria. Magari sarebbe riuscita a trovare quell’equilibrio che le stava tanto insensatamente a cuore.

Improvvisamente decisa a portare a termine quell’ultima decisione, estrasse la bacchetta con un movimento fluido e impacchettò tutte le sue cose con pochi semplici incantesimi. Poi si volse per fronteggiare i suoi amici.

--Vado.-- disse solo.

Gli occhi di Daphne si riempirono di lacrime, e la ragazza corse ad abbracciare l’amica.

--Mi raccomando, Herm: sentiamoci.-- le sussurrò. --Non dimenticarti di noi.--

La riccia la guardò confusa, ma prima che potesse chiederle qualcosa la bionda si staccò da lei e uscì dalla stanza a grandi passi, tenendo una mano premuta con forza sulla bocca.

--Ti aiuto, Hermione.-- si offrì Blaise, prendendo in mano due dei bagagli.

La ragazza annuì e raccolse la cuccia di Angel, poi prese in braccio il micio. --Andiamo allora.--

I due si Smaterializzarono.


-<>-*-<>-


Harry entrò nell’atrio dello Château, ma il sorriso che aveva dipinto in viso gli morì sulle labbra non appena vide la scena che gli si presentò davanti non appena mise piede in sala da pranzo.

Draco era ancora seduto a tavola, perfettamente immobile. Solo il frequente sbattere delle palpebre tradiva un non so che di angosciato, ed era anche l’unico gesto che lo separava da una bellissima ma gelida statua greca.

Theodore, seduto sul divanetto addossato al muro, guardava intensamente il biondo, come se fosse intento a decifrare chissà quale misterioso codice di geroglifici.

Pansy, rannicchiata a terra, si stringeva le ginocchia al petto e vi posava sopra il volto dolce. Aveva le gote appena umide, come se avesse pianto un po’.

Il ragazzo si avvicinò in fretta alla mora.

--Piccola che è successo?-- le domandò con tono affettuoso e confortante.

Lei singhiozzò appena, e si lasciò avvolgere dalle braccia gentili del ragazzo. Harry la cullò amorevolmente, cercando di consolarla. Cercò lo sguardo di Theodore, visto che Draco sembrava completamente ignaro di ciò che gli stava intorno, ma l’attenzione di quello era concentrato sulla figura bionda che stava scendendo le scale in quel momento.

--Si è appena smaterializzata con Blaise, spero che tu sia contento!-- frecciò indispettita verso Draco, e poi si lasciò cadere sul divanetto accanto al moro.

Il Ragazzo Sopravvissuto si guardò intorno, confuso. --Qualcuno mi spiega che diamine sta succedendo?-- chiese innervosito, intuendo che Hermione dovesse essere in qualche modo coinvolta con quel casino visto che era l’unica ormai a mancare all’appello. --Malfoy, che ai combinato?--

Draco spalancò gli occhi e si alzò di scatto, rovesciando la sedia.

--Ma dev’essere sempre colpa mia?-- sbottò inviperito, e afferrò la giacca senza aspettare nessuna risposta.

--No, aspetta!-- lo fermò Pansy, tirandosi su e correndo verso l’amico.

--Lasciami in pace!-- replicò lui, liberando con un gesto stizzito la manica che la ragazza aveva afferrato per impedirgli di andarsene. --Vado a fare un giro a cavallo.--

--Draco!-- lo chiamò allora Theo.
Il ragazzo si alzò in fretta, accarezzando velocemente il braccio di Daph per confortarla, e seguì il biondo.

Harry guardò confuso le facce scure e tese delle Serpi mentre riprendeva Pansy tra le sue braccia.

--Ma qualcuno mi spiega che mi sono perso?--


-<>-*-<>-


Quando Hermione riaprì gli occhi si ritrovò nell’atrio del suo appartamento. Una fitta la colse alla sprovvista quando ricordò di aver già vissuto quella scena con Draco, ma la scacciò indispettita.

Il rumore improvviso dei suoi bagagli posati al suolo la fece trasalire.

Blaise guardava la riccia, preoccupato. Preoccupato sia per lei sia per quel deficiente platinato che si ritrovava come amico. Sapeva bene che quei due provavano un’attrazione l’uno per l’altra, era lampante. Ma per qualche motivo, lei non voleva rendersene conto e lui non riusciva a gestire la cosa.

Draco evidentemente era troppo scombussolato dai sentimenti intensi che si era improvvisamente ritrovato a provare, e ora non riusciva a capire come muoversi. Aveva deciso di lasciare a lei la libertà di scegliere, cercando però di farle capire che non ci sarebbero state vie di mezzo. D’altra parte, lui era un Malfoy: era poco incline ai compromessi.

Hermione invece era molto confusa. Evidentemente non riusciva ancora a ritrovarsi nella nuova vita che si stava costruendo, come se le sembrasse di vivere in un sogno o in una dimensione parallela. Come se non fosse in grado di vedere il quadro completo della situazione. Era strano, per una come lei: era sempre stata la più brillante. Possibile che facesse davvero così tanta fatica a trattare con i propri sentimenti?

Blaise sospirò. Ormai si era affezionato molto a entrambi, e aveva una bella sensazione riguardo a loro assieme.

--Bene Herm, io vado.-- le disse mettendole le mani sulle spalle, ma la sua mente stava già tre passi più avanti: stava elaborando un trucco per aiutare la sua amica.

--Va bene Blaise, grazie per l’aiuto.-- mormorò la ragazza, ancora un po’ scossa.

--Ma ti pare.-- minimizzò il moro, abbagliandola con un sorriso mozzafiato. --Mi raccomando, fatti sentire!--

Poi il ragazzo si Materializzò nel giardino innevato dello Château. Si avviò verso la villa a passo lento, attento a non scivolare, mentre componeva un numero sul cellulare.

--Pronto?-- domandò una voce femminile dopo un paio di squilli.

--Ciao, mia Piccola Fiammiferaia!--

Ginny rise. --Ciao Blaise. Non mi aspettavo di sentirti!--

--Lo sai che mi piace farti le sorprese.-- replicò lui sorridendo, incurante del fatto che la ragazza non l’avrebbe visto. --Ascolta, mi serve un favore. C’entra Hermione.--

La rossa, dall’altro capo del filo, si mordicchiò le labbra con preoccupazione: voleva molto bene alla sua amica, ed era in ansia per lei.

--Dimmi tutto.--















    Angoletto!

Là! E abbiamo terminato anche questo capitolo...

Che dire? Non so quanto di buono ci sia rimasto in questo casino di storia XD

Beh, io scappo a nascondermi! Ciao a tutti!

Un bacio,
Clarisse

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Capitolo 23
*** It's Between Us ***


Buonasera a tutti!

Sì, sono finalmente tornata... tra un'università anche troppo intensa, esami che per la mia testa ancora non esistono, e poco tempo... oh insomma, che ve lo dico a fare?

Comunque, volevo scusarmi con tutti voi per la tempistica EPOCALE con cui sto aggiornando ultimamente. Non lo nego, la storia è un po' cambiata da come volevo portarla avanti all'inizio... e il periodo è quello che è!

Ho deciso di provare anche io di rispondere alle recensioni attraverso la mail, adesso pubblico e poi mi fiondo sulla casella di posta per rispondere a tutti. People, siete stati magnifici in queste settimane, ben 16 recensioni!!! MA IO VI ADORO...
Se qualcuno di voi non dovesse ricevere una mia mail entro domani, contattatemi e rimedierò!

Spero che questo capitolo vi piaccia :)

IMPORTANTE:
voglio fare la mia prima, piccola dedica.
Questo capitolo è per te, ranyare. Grazie per tutto.






It’s Between Us


--Draco!--

Il biondo si volse, un’espressione frustrata, furiosa e ferita nei suoi occhi d’inverno.

--Cos’è, vuoi farmi la ramanzina pure tu?-- sbottò rivolto all’amico.

--Affatto.-- negò Theodore mentre lo raggiungeva. --Voglio solo sapere come stai.--

--Perché, come dovrei stare?--

Il moro si trattenne a stento da alzare gli occhi al cielo. Era sempre così con lui, rispondeva alle domande con altre domande, raccontava solo mezze verità, usava frasi fatte che si prestavano almeno a un centinaio di diverse interpretazioni.

--Non è me che devi combattere, Draco.-- gli disse, gli occhi che diventavano improvvisamente seri.

Le labbra del biondo si assottigliarono in una smorfia di rabbia, poi il ragazzo girò il volto lanciò uno sguardo nervoso, e leggermente colpevole, al tappeto.

La durezza nelle iridi di Theo si allentò, ammorbidendo anche la tensione tra i due amici.

--Potter ce l’ha con me?-- chiese l’altro, senza reale interesse.

Il moro colse il tentativo di fare conversazione. --Sì, ma che c’entra… Potter non capisce niente!--

Un sorriso piccolo curvò appena le labbra del giovane Malfoy.

--Sono tutti così, i Grifondoro.-- disse, ma se aveva cominciato la frase con un tono simpatico, la terminò con una nota amara.

Il moro posò una mano sulla spalla dell’amico, stringendo appena per comunicargli il suo appoggio. Il biondo lasciò che il contatto durasse una manciata di secondi, poi si scostò.

--Vado a fare un giro a cavallo.--

Stavolta toccò a Theo rabbuiarsi. --Non mi pare il caso. Fuori è tutto coperto di neve.--

Un lampo di ribellione saettò negli occhi gelidi dell’altro. --Non ho bisogno di una paternale.--

--E io non voglio fartela. Mi sto solo preoccupando.-- replicò allora, conciliante.

Si squadrarono per alcuni istanti, poi il Principe di Serpeverde si volse, prese la giacca, e si diresse verso la sontuosa porta d’ingresso.

L’amico cercò di fermarlo. --Draco…--

--Theo.-- disse semplicemente il biondo.

E uscì.

E l’altro rimase a guardare i piccoli fiocchi di neve che entrarono quando l’amico sbatté la porta. Li osservò vorticare, sospesi per pochi secondi, e poi assottigliarsi e sparire lentamente, come minuscole stelle evanescenti.

Non l’aveva fermato. Perché aveva capito, semplicemente dal modo in cui aveva pronunciato il suo nome, che aveva bisogno di non essere fermato.

Il rapporto tra Theo e Draco era sempre stato strano. Era un’amicizia basata sulla reciproca comprensione, come tutte le amicizie, solo che il loro modo di capirsi era anomalo. Si erano sempre parlati poco, salvo alcune franche chiacchierate complete che erano stati i momenti in cui erano diventati amici. Ma per il resto non si scambiavano confidenze. La loro comprensione non si basava su confessioni, bensì su intensi sguardi, brevi conversazioni da leggere tra le righe, confusi gesti di complicità. Eppure, quei due si intendevano alla perfezione.

Theodore sospirò, preoccupato e rassegnato, poi tornò nel salotto.

La situazione che aveva lasciato per correre dietro a Draco era cambiata di pochissimo. Pansy si era alzata da terra, e ora se ne stava stesa sul divano accanto a Harry. Daphne invece era ancora accoccolata sulla poltrona, dove lui l’aveva lasciata.

--Blaise è tornato?-- chiese, andando a sedersi vicino alla bionda.

--Ha messo dentro la testa e ha detto che doveva andare a fare una cosa.-- gli rispose distrattamente Harry, senza smettere di accarezzare i capelli lisci della minuta moretta stretta a lui.

--Non l’hai fermato?-- gli chiese Daphne, sollevando su di lui le proprie iridi piene d’ansia.
Theo scosse la testa, ma i suoi occhi emanavano angoscia.

La bionda abbassò gli lo sguardo, poi gli strinse la mano e lo attirò a sé. Lo baciò con dolcezza, e sorrise quando constatò di essere riuscita a scacciare il tormento dalle iridi ardenti del suo compagno. Il moro l’abbracciò, e lei si lasciò coccolare.

--Non avresti potuto fermarlo in ogni caso.-- disse Pansy, la voce nervosa, senza alzare il viso dalla spalla di Harry.

--Forse no. E probabilmente ci stiamo anche preoccupando tanto per nulla.-- concesse Theo, accettando la possibilità, e lasciando che la rassegnazione affondasse a sedare i suoi sensi di colpa.

Si strinse di più a Daphne, nascondendo il viso tra i suoi capelli morbidi, e posandole di nascosto un bacio sul collo. La senti rabbrividire di piacere.

--Cioccolata?-- le propose allora, ghignando.

Daphne si voltò di scatto, le gote rosse per l’imbarazzo e un lampo negli occhi: sembrava sul punto di volerlo prendere a schiaffi.

Il moro rise, e bloccò qualsivoglia reazione violenta baciandola con dolcezza. Poi la prese per mano, e la guidò di sopra.

Il silenzio scese sul salotto, avvolgente come un piumone caldo.

--Ma che è successo tra Theo, Daph, e la cioccolata?!--

Pansy scoppiò a ridere, rischiando quasi di cadere dal divano.

Il moro la fissò, stralunato. --Che ho detto di divertente?--

Lei lo guardò per un po’, poi semplicemente scosse la testa: se avesse rivelato quel piccolo aneddoto, Daphne l’avrebbe uccisa tra i più atroci dolori.

--Ma niente…-- minimizzò con noncuranza, senza riuscire a smettere di sorridere, tornando ad accoccolarsi accanto a lui.

Harry decise di non insistere… non tanto perché gli mancasse la curiosità, ma più che altro perché in quel momento preferiva lasciarla in pace e godere della sua compagnia.

La strinse di più a sé, affondando il viso tra i suoi capelli. Il suo profumo lo colpì forte, tanto da fargli dimenticare per un attimo dove fossero. Era una fragranza decisa, intensa, intrigante, quasi orientale… e allo stesso tempo avvolgente e confortante, tanto da riuscire a strapparlo dalla realtà per consegnarlo a una bolla di pace. Le accarezzò la schiena, premendola ancora di più contro di sé.

La sentì accoccolarsi ulteriormente, come una gattina bisognosa di coccole che non le negò.

Pansy si strinse di più a lui, strofinando il viso fine contro il suo petto. Inspirò forte, e percepì diffondersi in sé una pace che non provava mai. Sentì il suo profumo affondarle dentro, un profumo fresco e familiare. Sapeva di vento di campagna e di bucato pulito, e c’era come un retrogusto caldo, di fuoco scoppiettante nel camino. La faceva stare bene, quel profumo.

--Harry?-- mormorò dolcemente.

--Sì?-- rispose il ragazzo, chinandosi verso di lei.

La mora si sporse appena, baciandolo con dolcezza. Una dolcezza che nessuno, a Hogwarts, le aveva mai attribuito.

Il giovane l’attirò su di sé, godendosi ogni singolo contatto, quasi fosse la beatitudine più assoluta. Lei si accomodò meglio, stendendosi sul corpo solido del suo compagno. Mugolò d’approvazione quando lui cominciò ad accarezzarle i fianchi con le mani calde.

Iridi d’onice e di smeraldo s’intrecciarono in un tornado di ombre e colori, mescolandosi, riempiendosi a vicenda di nuove sfumature chiare e scure. Ardevano, quelle iridi, di bagliori d’affetto e di passione.

Quelle scure della ragazza, però, erano incostanti. Mille pensieri si contendevano la sua attenzione, Harry poteva quasi sentirne gli echi rimbombare nella sua testa. Pansy chiuse gli occhi, cercando di escludere tutto, di trovare un momento di pace. Ma le riflessioni nella sua mente quasi urlavano, cercando di farsi ascoltare.

Era preoccupata per Draco, temeva che potesse succedergli qualcosa. Era sempre stato un tipo chiuso, con tendenze all’asocialità, e quando se ne stava da solo diventava scuro in volto e si arrabbiava. Aveva paura che potesse combinare qualcosa di stupido, perché sentiva il suo dolore come se fosse il proprio e sapeva, lei meglio di tutti, che il dolore poteva spingere le persone a fare cose davvero molto stupide.

Era in ansia per Hermione, e si sentiva triste nel ripensare al casino che era appena successo. Capiva il punto di vista di Draco, ma era anche convinta che avrebbe dovuto cercare di spiegarle le cose in modo più pacato piuttosto che comportarsi alla Malfoy e sollevare quel putiferio. Era preoccupata per la sua amica Grifondoro, aveva paura che tornasse a chiudersi e che sprofondasse per la seconda volta nell’angoscia che l’aveva portata ad approdare a quel maledetto night club. Il fatto che ci fosse Ron adesso, con lei, non la tranquillizzava nemmeno un po’.

Ad alleggerire le sue preoccupazioni, c’era un ricordo. La faccia di quell’ometto, che era esattamente come le aveva descritto Draco, l’avrebbe resa fiera di sé stessa ancora per un po’. Le venne quasi da ridere, ripensando a cosa aveva fatto. Non aveva solo aiutato Hermione, ovviamente senza dirle una parola, no: quel pomeriggio, lei aveva finalmente saldato i conti in sospeso con il proprio passato.

Era triste, che Hermione se ne fosse andata. Aveva paura che adesso dimenticasse loro, quelle serpi tanto ambigue che l’avevano torturata a scuola e salvata nella vita di tutti i giorni. Aveva paura che si facesse riassorbire dall’imitazione del suo passato, dimenticandosi di ciò che era riuscita a costruire in quelle settimane che aveva passato allo Château.

Aveva paura che anche Harry, come Hermione, scomparisse.

Un tocco morbido sulla pelle fragile del suo collo la fece tornare al presente. Per un momento s’irrigidì, stupita: le altre volte che erano rimasti soli, il moro era stato bene attento a non spingersi troppo oltre, a non giocare su troppe ambiguità. Questo all’inizio l’aveva lasciata parecchio sorpresa, perché lei era abituata a convivere con delle serpi, e ciò aveva sempre significato forzare i tempi, sfruttare ogni possibile doppio senso, creare le occasioni per combinare un po’ di tempo da passare in intimità anche a costo di giocare sporco. Con “San Potter”, come l’avrebbe chiamato Daphne, era tutta un’altra musica. Quel bisogno improvviso nel modo in cui la baciava, l’ardore con cui la stringeva, facendola aderire con forza al proprio corpo, l’avevano confusa per la loro imprevedibilità.

Ben presto la dolcezza di quelle sensazioni la fece rilassare. Le labbra di Harry correvano lungo profilo della sua gola, marcando con morsi lievi il tratto di pelle sensibile che andava dall’orecchio alla clavicola. Un brivido intenso le corse lungo la schiena quando sentì la sua lingua scendere un po’ più in basso, cercando di insinuarsi in profondità sotto la stoffa della maglietta.

Harry la sentì sospirare, e si staccò a malincuore dalla sua pelle così morbida per guardarla negli occhi. Ora, in quelle iridi calde, non c’erano più mille angosce. Ora c’era spazio per un solo pensiero, e quel pensiero era lui; ne era certo, perché sapeva che scintillavano in quel modo ammaliante solo quando le stava accanto.

L’aveva sorpresa, se n’era reso conto. A essere onesti, aveva stupito anche sé stesso. Aveva scelto di andare piano con lei, sia perché si sentiva confuso dal modo precipitoso in cui era cominciata, sia perché voleva farle capire che lui non era come tutti gli altri, come tutti quelli che non avevano voluto altro che godere del suo corpo. In quel momento però, aveva capito che Pansy aveva bisogno di dolcezza, ma anche di molta passione. Se n’era accorto quando aveva visto le sue iridi scure divorate dal tormento, e si era reso conto che la dolcezza non l’avrebbe aiutata. Anche perché lei non era una ragazza sdolcinata, e troppo zucchero l’avrebbe solo nauseata. Era contento, lui, di aver avuto l’intuizione giusta, di essere riuscito a rasserenarla un po’.

Pansy si premette contro di lui, facendolo affondare ancora di più tra i cuscini del divano. Lo baciò lentamente, e lui rispose con un ardore che resero quel contatto completamente privo di innocenza o delicatezza, come invece erano stati quelli precedenti. Sentì le labbra della ragazza curvarsi in un sorrisino contro le proprie, e immerse una mano tra i suoi capelli soffici. L’attirò di più contro di sé, sentendo il bisogno spasmodico di averla vicina.

Poi, la mora appoggiò la testa sulla sua spalla, e sospirò. Il giovane mago le accarezzava piano la schiena, cercando di imporsi la calma.

--Perché non ti riposi un po’, Pansy?-- le mormorò dolcemente, lasciando che lei si accomodasse meglio sul suo corpo.

La ragazza sollevò appena il viso, e lo guardò sorpresa. --Ma non vuoi_?--

Lui le sorrise. --Certo. Ma adesso mi sembra un po’… un casino.--

Harry le premette dolcemente la mano sulla nuca, spingendola a riappoggiarsi contro la sua spalla. E lei gli posò un bacio sulla guancia.

Il suo ultimo pensiero, prima di addormentarsi, fu che di ragazzi d’oro come quel San Potter che avevano sempre deriso ce n’erano davvero pochi in giro.


-<>-*-<>-


--Stavolta l’hai anche preparata davvero, la cioccolata.--

Daphne stava in piedi davanti alla finestra, sorridendo al paesaggio innevato del giardino. Alle narici le arrivava il profumo dolce della cioccolata con panna appoggiata sul tavolo. Indosso, aveva solo una sottoveste leggera, l’unica cosa che il suo compagno le aveva permesso di indossare.

--Non l’avevi mai fatto prima.-- rifletté, facendo ondeggiare i lunghi boccoli biondi.

Theodore, ancora sdraiato sul letto, ridacchiò. Si alzò e la raggiunse, abbracciandola da dietro.

--Ma adesso le cose sono cambiate.-- le mormorò all’orecchio.

Sì, le cose erano cambiate. Lui era cambiato: aveva capito che quella distanza li stava rovinando, distruggendo. Era stufo di dover mettere la ragazza che amava dietro un lavoro che nemmeno gli piaceva. Ci aveva messo tanto per capire quanto avesse complicato la situazione, ma i suoi amici gli avevano dato una mano a salvare tutto proprio al punto di rottura. E adesso, adesso che era riuscito a rimettere le cose a posto, le avrebbe dimostrato che era sicuro della sua scelta, le avrebbe dimostrato quanto l’amava. A iniziare da quella cioccolata.

La bionda rovesciò la testa sulla sua spalla, permettendogli di morderle il collo morbido. Theo non si sottrasse all’invito, e ne approfittò per insinuare una mano oltre il bordo della corta sottoveste di raso nero. Incontrò subito la sua pelle calda, morbida, scoperta.

Daphne gemette nel sentire la sua presa ferma scorrerle lungo le cosce e i fianchi. Era bello averlo di nuovo così vicino, ed era ancora più bello sapere che non se ne sarebbe andato. Le era mancato fino all’inverosimile, quel suo tocco possessivo, delicato e saldo allo stesso tempo. Le erano mancate le sue labbra, che le marcavano con dolci morsi la gola nuda, facendo scivolare in basso la spallina dell’indumento. Sospirò, quando una delle sue mani raggiunse la pelle sensibile del seno.

--Theo, sei tremendo!-- ridacchiò, spingendolo leggermente per allontanarlo da sé.

Il moro cercò di riattirarla a sé, posandole un bacio sulla spalla.

L’atmosfera cambiò all’improvviso.

Sentì le spalle della bionda tendersi, e il suo riflesso gli mostrò i suoi occhi stravolti. La ragazza si portò una mano alla bocca, per coprire l’espressione di orrore che aveva distorto i suoi lineamenti come uno specchio deformante.

--Daph, ma che_?--

La raggiunse di scatto, stringendole le mani in vita per sorreggerla. Quando vide ciò che gli occhi azzurri di lei avevano notato, le parole gli morirono in gola.

E fu il suo grido, a svegliare Pansy che dormiva in salotto.

--DRACO, NO!--




Angoletto

Eccomi anche qui! Allora, lo so che adesso vorrete linciarmi... come potrei darvi torto? Rispunto dopo settimane e vi rifilo un capitolo intermedio!

Sì, merito il linciaggio. Incaricate la mia amica JulietteinLove, ci penserà lei a pungolarmi con una forchetta XD

Spero di risentirvi tutti molto presto!

E grazie, a tutti quelli che ancora mi seguono, mi sopportano, e fanno il tifo per me. Grazie davvero.

Un bacio ;*

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Capitolo 24
*** Talking About Them, Talking About Us ***


JFL cap
Just For Love



Lo so, non ci speravate più XD
ndTutti: MIRACOLO!
Che posso dire gente... avete ragione da vendere! Sono passati due mesi... cioè, DUE mesi! Mi spiace tantissimo di averci messo tanto ad aggiornare... quindi vi lascio immediatamente al capitolo! Ci risentiamo nell'angoletto :)





Talking About Them, Talking About Us



Blaise si chiuse la porta alle spalle. Allora, e solo allora, si permise di tirare un sospiro di sollievo. Un sospiro che non passò assolutamente inosservato.

--Come sta?--

Il moro alzò lo sguardo da terra, per rivolgerlo alla figura che occupava il suo letto. Un corpo femminile, snello e tonico, riposava disteso tra le coltri di seta fine. Le lenzuola verde cupo drappeggiavano la sua pelle candida, creando un contrasto ancora più suggestivo con i capelli rosso intenso che giacevano scompostamente sul satino lucido del cuscino.

Blaise sospirò, sentendo il proprio sguardo illanguidirsi, e si sedette sul materasso accanto alla ragazza. Si passò stancamente una mano sul viso.

Ginny si strinse il lenzuolo addosso, si alzò in ginocchio e appoggiò le mani sulla schiena del ragazzo. Le sue dita cominciarono a esercitare una pressione delicata in punto diversi, ritmicamente, morbidamente, e la rossa sentì i muscoli delle spalle di lui sciogliersi sotto il suo tocco. Sorrise mentre Blaise rovesciava indietro la testa, proseguendo il massaggio lieve ai lati del suo collo.

--Come vuoi che stia, Gin… è molto provato.-- mormorò, lasciando che la preoccupazione si riversasse senza filtri nella sua voce.

Chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi sul movimento fresco e piacevole delle mani della sua ragazza, che intanto gli aveva tolto la camicia. E cercando di chiudere fuori quelle immagini, che lo tormentavano più che mai.


Inizio Flashback

Stava rientrando dalla cancellata proprio in quel momento, sorridendo. Era appena stato da Ginny, e aveva ogni motivo per essere interamente gongolante.

La sua gioia però sparì repentinamente quando i suoi occhi colsero un movimento lontano, proprio nel punto in cui il boschetto cominciava a diradarsi per poi sfociare nell’innevato prato del giardino curato. Aguzzò lo sguardo, e vide.

Vide, solo che la sua mente sembrò incapace di comprendere.

--DRACO, NO!--

Il grido di Theo, lontano, risuonò come l’eco di uno sparo nel silenzio ovattato del giardino. Blaise si riebbe di colpo, e cominciò a correre automaticamente verso la figura che vedeva zoppicare lentamente tra la coltre di neve.

Draco camminava a fatica, e il colore scuro dei suoi pantaloni da cavallo creava un contrasto con il candore del giardino che enfatizzava ancora di più la sua andatura sofferente. E sembrava mettere ancora più in evidenza la brillantezza della traccia rossa che macchiava le sue impronte.

--Draco!-- chiamò con forza Blaise, mentre raggiungeva di corsa l’amico.

Il biondo alzò un momento lo sguardo su di lui, e i suoi occhi grigi si fecero improvvisamente sfuggenti. Il corpo prestante dell’ex-cercatore fu scosso da un tremito leggero, e le gambe gli cedettero.

--Draco!-- Blaise sentì la voce shoccata di Pansy ferirgli le orecchie, lontana, mentre lui si lasciava cadere accanto al compagno.

Draco era pallido. Esageratamente pallido, e le sue labbra tendevano a un’inquietante sfumatura violacea. Quando il moro sfiorò la sua pelle, la trovò fredda. Troppo fredda, in quel modo malsano che sembra aggredire persino il cuore. Respirava affannosamente, e debolmente. Quando provò a scuoterlo leggermente, gemette di dolore. Blaise sentì la testa girargli forte quando mise a fuoco le macchie rosse che coloravano le sue dita.

Si riprese quando sentì altri passi poco dietro di lui: Harry Potter era arrivato di corsa, probabilmente allarmato dal grido di Pansy.

--Attento, ha una spalla ferita, e anche la sua gamba non mi sembra proprio messa bene.--

Le parole misurate dello Sfregiato fecero breccia nella sua mente, e Blaise si affrettò a ritrarre la mano dalla ferita che solcava la spalla del compagno.

Solo allora abbassò lo sguardo, e notò che effettivamente aveva una gamba piegata in una posizione innaturale.

Spalla ferita. Gamba probabilmente rotta. Mezzo assiderato.

La sua mente gli aveva fatto un riepilogo quasi clinico e decisamente preoccupante.

--Portiamolo dentro.--

Harry Potter annuì e Blaise pensò che, nonostante lo Sfregiato non gli fosse mai piaciuto, aveva l’utile tendenza a trovarsi sempre nei paraggi quando c’erano guai. Mai un Serpeverde apprezzò tanto suddetta tendenza.

Fine Flashback


Fu la domanda successiva di Ginny a riportarlo presente a se stesso: --Stavolta siete riusciti a capire che è successo?--

Il moro scosse lievemente la testa, cercando di scrollarsi di dosso gli strascichi di inquietudine che i ricordi gli portavano regolarmente a galla, e si schiarì la voce. --Ha farfugliato qualcosa riguardo a una caduta da cavallo. Theo è andato a controllare al maneggio, e in effetti ha trovato il suo cavallo libero appena lì fuori. Evidentemente Blake deve essere scivolato su un punto ghiacciato e ha trascinato Draco con se, che ha battuto la testa. Poi il cavallo è tornato ai box, ma lui è rimasto svenuto nella neve, con la gamba conciata male e la spalla ferita.--

La rossa cominciò a massaggiargli dolcemente la nuca, insinuando le dita delicate tra i suoi capelli. --Avete poi capito se è rotta?--

Lui morse leggermente un’imprecazione prima di risponderle. --Non ci sembra. Crediamo che abbia preso una brutta botta alla coscia, ma la caviglia deve essersi slogata quando è caduto di sella e il ginocchio è gonfio perché ci ha camminato sopra troppo. Ma non possiamo esserne sicuri, visto che si rifiuta di chiamare un medico.--

Il ragazzo sbuffò e si distese sul letto, permettendo a lei di massaggiargli più comodamente la schiena. Ginny seguì il suo movimento sorridendo, intenerita da quel suo istante di assoluta vulnerabilità, e lusingata: solo con lei osava esporsi tanto.

--Theo come sta?-- gli chiese.

Blaise mugugnò. --Si sta torturando. Pensa che sia tutta colpa sua, si rimprovera per averlo lasciato uscire.--

--È assurdo.-- sbuffò la giovane. --Non sarebbe riuscito a fermarlo comunque, non è mica suo padre alla fin fine!--

--Già.-- concordò il moro. --Ma si sente in colpa lo stesso. Per fortuna c’è Daphne che sa come prendere questi suoi momenti.--

Ginny annuì distrattamente, lasciandosi trascinare alla deriva dai suoi pensieri. Che situazione del cavolo. Draco era conciato malissimo. E Hermione era del tutto ignara di quel casino. E sembrava schiava di qualcosa che brillava come un’ombra scura nei suoi occhi. La rossa era preoccupata per la sua amica, così tanto preoccupata…

La ragazza che aveva conosciuto a scuola sembrava essere irrimediabilmente ridotta in cenere, consumata da tutte le dure esperienza con cui la vita aveva cercato di piegarla, messa in ginocchio dal suo stesso dolore. Era l’ombra di se stessa. Perché la vecchia, orgogliosa Hermione non si sarebbe mai lasciata sconvolgere da suo fratello. Non una seconda volta, almeno.

--Ahia!-- gemette Blaise, quando le mani della rossa concentrarono la pressione su un muscolo estremamente irrigidito.

--Scusa!-- sobbalzò lei, allentando subito la presa e cominciando a massaggiargli la spalla con movimenti più leggeri e circolari.

Il ragazzo si rilassò sotto il suo tocco più delicato, e un’espressione rilassata prese possesso del suo volto.

--Dimmi di Hermione invece.-- soffiò piano, senza aprire gli occhi. --Come le vanno le cose?--

Ginny sospirò, continuando a massaggiargli le spalle forti con gentilezza e decisione insieme, assaporando la sensazione della sua pelle tonica sotto le dita.

--Che vuoi che ti dica.-- mormorò rassegnata. --Vanno di male in peggio.--

Il moro fissò lo sguardo sulla rossa. Aveva un’espressione afflitta, quasi tormentata. Si mordeva l’angolo di un labbro, per non perdersi nei pensieri angosciati che le oscuravano i bellissimi occhi celesti.

--Che c’è, Gin?-- le chiese, la voce fattasi improvvisamente morbida.

Lei rimase in silenzio. Allora Blaise si girò sulla schiena, sottrandosi alle sue carezze, e la tirò dolcemente contro il proprio petto. La rossa si rilassò sulla sua pelle calda, e appoggiò teneramente la testa sopra la sua spalla.

--Sono preoccupata per Herm.-- mormorò.

Combattendo l’istinto di baciarla, il moro la guardò mordersi piano un labbro prima di ricominciare a parlare. Quando riprese, la voce della ragazza aveva ancora una nota di esitazione nascosta dietro i suoi respiri deliberatamente lenti.

--Non è da lei, comportarsi così.-- mugolò, strusciando piano il viso contro il suo petto nudo. --Sembra che qualcosa la stia interamente consumando. È… apatica. Si vede che con noi non è più interamente a suo agio, ma la vedo che si sforza per stare tranquilla e fingere di sorridere.--

Blaise le accarezzò piano i capelli, ripetutamente, con gentilezza. La ragazza prese un bel respiro.

--Sono contenta che siamo di nuovo tutti insieme. Ma… così non funziona. La mia amica è triste e abbattuta e non riesce a parlarne con me…--

Le dita della ragazza si strinsero con forza, e le unghie affondarono leggermente nel palmo delle mani. Quando la pelle calda del moro le sfiorò con una carezza, la stretta si allentò un poco. Il gesto proseguì lungo il polso, provocandole un brivido.

--E con Ron è un casino. Mi sembra che stia ingoiando un rospo ogni volta che lo vede. Sta zitta quasi tutto il tempo, e vedo che si scosta sempre leggermente quando lui la tocca. E l’altro giorno hanno litigato.--

--Oh.-- fece il moro, impressionato. --E come mai?--

--Ron ha visto Hermione che usciva e lei gli ha detto che voleva vedere Pansy e Daph. Non l’ha presa affatto bene.-- spiegò la ragazza. --Hanno litigato per un bel po’, stando a quanto dice Harry, che era venuto a prendere Herm per accompagnarla.--

--E com’è finita?-- domandò Blaise.

Ma in cuor suo, sapeva già la risposta.

--Hermione ha lasciato perdere.-- mormorò la rossa, confermando i suoi pensieri. --Si è chiusa in camera dopo che Ron se n’è andato. Harry dice che l’ha sentita singhiozzare, ma non è molto sicuro. Il giorno dopo Hermione era di nuovo nel suo mondo. Credo che soffra un po’ d’insonnia. Ha sempre certe occhiaie…--

Nel frattempo, il moro non aveva staccato le mani dalla pelle di lei.

Che donna si era fatta, quella ragazza. In un certo senso Blaise l’aveva vista crescere, poiché Draco non la lasciava mai in pace. La tormentava con frecciatine occasionali, ma lei riusciva a non lasciarsi provocare. Come se fosse al di sopra della cosa, come se avesse sempre di meglio da fare. Sotto sotto, Blaise l’aveva sempre ammirata per la faccia di bronzo che aveva regolarmente ostentato di fronte a qualsivoglia tentativo di attaccar briga. Soprattutto perché lei, tra tutti i Weasley, aveva una ragione terribilmente valida per avercela con la famiglia Malfoy.

Sì, Ginevra era decisamente una ragazza speciale. E lui se n’era accorto subito, già da quando l’aveva vista entrare in quel bar. Aveva visto subito che era maturata ancora di più, che non era più una ragazzina vittima delle cotte  adolescenziali. E per esteso, delle cotte adolescenziali che includevano il famoso Salvatore del Mondo Magico.

Dopo lo sbocciare della loro amicizia alla festa di Natale che si era tenuta allo Château si erano sentiti spesso, e dalla serata in discoteca avevano cominciato a uscire. Erano entrambi titubanti all’inizio. Imbarazzati, reticenti, intimiditi l’uno dall’altra, spaventati dalla semplice idea di ciò che sarebbe potuto essere. Blaise non avrebbe saputo dire esattamente quando fosse terminato il momento di diffidenza. Sapeva solo che un momento stava ascoltando un suo sfogo per una brutta giornata, che quello successivo le stava togliendo un baffo di panna dall’angolo della bocca, e che quello dopo lei gli aveva afferrato senza delicatezza il bavero della camicia e gli aveva posato sulle labbra un bacio sorprendentemente dolce.

Continuò ad accarezzarle la testa, piano, con dolcezza. Passare le dita tra i suoi capelli lo aiutava a riflettere e a calmarsi. Dovevano trovare un modo per mettere a posto quella maledetta situazione. Perché Hermione non era felice, e perché Draco non migliorava. Le cose avevano cominciato a guastarsi dall’entrata in scena di Ron, e ormai avevano raggiunto un punto critico.

Soprattutto perché il giovane Malfoy era a pezzi anche dal punto di vista emotivo, e questo impediva che la febbre gli si abbassasse. Un po’ per la febbre e un po’ perché Draco, quando stava male, teneva la finestra della sua stanza aperta. Sempre. Se era inverno ancora meglio, a detta sua. Blaise poteva capire il suo bisogno d’aria, d’aria fresca, ma in quel momento la finestra aperta di notte per la sua salute equivaleva a un aggravante. Ma il biondo non aveva ascoltato i suoi amici. Voleva fare di testa sua, come sempre. Oh, avevano provato a sigillare le imposte, anche con la magia, ma lui aveva trovato il modo di rompere gli incantesimi. Anche senza bacchetta. E non riusciva a riposare, sia per la febbre leggera ma perenne, sia per gli incubi.

--Gin.-- la chiamò, ricordandosi una cosa all’improvviso. --Hai detto che Hermione soffre di insonnia?--

--Beh, in realtà non so se sia proprio insonnia o se non riesca a dormire per dei brutti sogni.-- mormorò lei. --Ma quando vado a fare colazione con lei ha sempre certe occhiaie che deve usare dei trucchi incantati per nasconderle. Le ho passato uno dei prodotti di Daph.--

--Ma Ron? Non potrebbe essere che Hermione non dorme perché… passa la notte… con lui?-- domandò titubante, mordendo ogni parola con tutto il disgusto e tutto il risentimento di cui era capace. Ormai considerava la riccia come una sorella, e il pensiero che quell’idiota di Weasley potesse averle fatto qualcosa gli faceva ribollire il sangue.

--Ron non sta mai da Hermione di notte.--

A quella frase, Blaise aggrottò la fronte. Il suo sguardo blu, intenso, divenne improvvisamente duro e affilato come una lama d’acciaio.

--Ma Gin, scusa, non ti sembra strano? L’ha strappata allo Château e non passa nemmeno le giornate con lei? O le nottate?--

Sentì la rossa irrigidirsi appena alla sua osservazione. La ragazza alzò il viso e incontrò i suoi occhi. Erano limpide, quelle iridi chiare, ma sembravano come ombreggiate da un sospetto.

--Non ci ho pensato.-- ammise, senza spezzare il loro contatto visivo. --Ho solo pensato che Ron fosse un idiota di dimensioni EPICHE ma non ho considerato tanto la cosa. Però in effetti è strano.--

--C’è qualcosa di storto sotto tutto questo Gin. Qualcosa di tremendamente sbagliato. E noi dobbiamo capire COSA, o non ci salteremo mai fuori. Dobbiamo assolutamente risolvere tutto questo, i nostri amici si stanno distruggendo con le loro mani.--

La ragazza annuì vigorosamente, lo sguardo pensieroso. --Hai ragione, dobbiamo fare qualcosa.-- concordò, mordicchiandosi piano le labbra mentre rifletteva.

Blaise osservò i denti candidi torturare la pelle morbida, e non si rese conto del fatto che la preoccupazione per i suoi due amici stava sfumando leggermente. Posò la sua bocca su quella di lei, rubandole un piccolo bacio a fior di labbra.

--Credo che dovremmo dire a Hermione che Draco sta male.-- propose Ginny, interrompendo il contatto senza troppa convinzione. --Dovremmo riuscire a scuotere un po’ la situazione.--

--Direi che è una buona idea.-- confermò Blaise, il respiro lievemente accelerato, la voce carica di malizia e aspettativa. --Domani sentiamo anche cosa ne pensano gli altri. Ma ora, credo che abbiamo parlato di loro anche troppo.--

La baciò ancora, creando un contatto decisamente più intimo del precedente. La sua lingua le accarezzò le labbra con dolcezza, insinuandovisi per assaporare anche il suo palato e i suoi denti. Lei intanto aveva cominciato a sfiorargli piano il petto solido, seguendo i contorni dei suoi muscoli con la punta delle dita.

Il moro si accomodò meglio sul letto, permettendole di stendersi completamente sopra di lei. La ragazza non esitò ad accettare l’invito silenzioso, gustandosi il contatto con la sua pelle tonica, calda, morbida. Sentiva il suo torace solido sotto il suo corpo, i suoi muscoli tesi e forti sotto le sue mani. Sentiva la sua gentilezza sulla propria pelle, il suo respiro sul viso, e la sua brama contro le gambe. Sorrise sulle sue labbra.

Blaise aveva portato mani calde sui suoi fianchi nudi, e glieli stava accarezzando con dolcezza. Le dita scivolavano sulla sua pelle morbida, a volte scendendo per sfiorare il bordo degli slip, altre salendo fino a inciampare nel pizzo scuro del reggiseno. Una mano cominciò a giocherellare con nonchalance con il gancetto che lo chiudeva, mentre l’altra scivolò sul suo fianco e cominciò ad accarezzarle le gambe con leggerezza. Con naturalezza.

--Gin…-- sospirò, quando i suoi denti gli morsero piano le labbra.

E le labbra della ragazza cominciarono a scivolare lungo il suo collo, accarezzando la gola, scivolando a stuzzicargli con delicatezza il lobo dell’orecchio. Il moro sospirò, e portò le carezze un po’ più su.

La rossa mugolò quando lo sentì insinuarsi sotto l’intimo, e cominciare sfiorarla. Seguì la linea della mascella con una scia di baci veloci, una scia che interruppe per gemere forte, quando le sue carezze si fecero più profonde, più spinte. Chiuse gli occhi, ma percepì i lineamenti del suo viso rilassarsi. Un senso di pace si fece languidamente strada il lei, sinuosa come un serpente, elegante come un pantera, e meravigliosa. Semplicemente meravigliosa. I suoi timori, le sue preoccupazioni… tutto veniva ammantato da quell’impalpabile aura di serenità che solo Blaise era in grado di darle. E lei, lei amava tutto ciò, quella dolcezza, quella pace. E le amava perché era lui a donargliele.

--Piano Gin… non è il caso di farci sentire, non trovi?-- ghignò il moro, soffocando i gemiti cristallini della ragazza con i propri baci.

In realtà, non gli importava davvero che qualcuno li sentisse. Non gli importava di nulla, salvo di Ginny, stesa in intimo addosso a lui, che sospirava per le sue carezze. Come aveva potuto ignorarla per tanto tempo? Come aveva potuto essere così cieco, tanto da guardare senza mai vedere? Come aveva potuto metterci tanto ad aprire gli occhi, a realizzare che era LEI, ciò di cui aveva bisogno? Adesso, non avrebbe mai potuto farne a meno. Non avrebbe mai voluto farne a meno. Perché non c’era nulla come il sapore della sua bocca, o il profumo dei suoi capelli, o la morbidezza della sua pelle, o la bellezza dei suoi sorrisi, o la dolcezza della sua voce. Non per lui, almeno. Non c’era nulla al mondo, per lui, che fosse meraviglioso e intenso come ciò che lei gli faceva provare.

--Dovresti fare piano anche tu, allora…-- commentò lei, quando le sue dita gli strapparono un gemito scorrendo maliziosamente lungo il bordo allentato dei suoi jeans.

E fu così che passarono la notte a zittirsi, annegando il proprio piacere l’una sulle labbra dell’altro.







Angoletto!

Eeeeeeee.... eccomi qua!

Mi scuso ancora con tutti voi per averci messo tutto questo tempo ad aggiornare! La verità è che l'intenzione era di pubblicare un capitolo diverso, già successivo a questa scena. Ma mentre lo scrivevo mi sono accorta che non mi convinceva, che stavo affrettando troppo dei pezzi. Avevo bisogno di dare un'asse temporale un attimo più scandita, quindi ho cancellato tutto e mi sono messa a cercare un'idea per un capitolo da mettere un po' come intermezzo-cuscinetto.
Questo è quello che ne è venuto fuori. Voi che dite? Schifezza da cestinare o passabile?

Voglio ringraziare tutti voi che mi seguite, armati di una pazienza veramente invidiabile (forchette a parte XD), e in particolar modo le meravigliose 14 persone che mi hanno recensita!
Grazie a tutti, di cuore.

Allora, in questo capitolo sono saltando fuori un po' di sorprese! Incubi particolari, nuovi sospetti, strategie in sospeso...
Direi che ho lasciato abbastanza curiosità!

Ci sentiamo presto (spero)!
Un bacio a tutti voi,
                                                                                                Clarisse

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Capitolo 25
*** Shards Of Night ***


Shards Of Night
Just For Love



Bubu...SETTETE!!!!!!

Avete visto, sono già tornata a scassare le balle! Contenti?
Non rispontete.

Per prima cosa, ci tengo a ringraziare in modo particolare tutte le magnifiche persone che mi hanno recensita.
GRAZIEEEEEEEEE!!!!!!!
Grazie davvero, per il vostro sostegno e per i meravigliosi complimenti con cui mi avete letteralmente sommersa...
Ma vi ringrazierò uno per uno più tardi in serata, dopo cena, quando risponderò alle recensioni.
E poi voglio ringraziare anche tutti voi che leggete, seguite, preferite, soprattutto per la pazienza che dimostrate.

Allora, questo capitolo si svolge tutto in una notte. Una notte di risate e di paure, di complotti e di incubi.
Una notte di attesa, la quiete prima della tempesta, una quiete che in realtà non è per niente tranquilla!

Draco&Hermione: E LO VIENI A DIRE A NOI?
Kay: ^^'''' Essù, un paio di incubi, che sarà mai!
Hermione: =.=
Draco: °kill°

Hem, gente scusate ma io scappo a nascondermi! La faccia di Draco mi sa di pericolo, non so a voi XD

Ci risentiamo a fine capitolo –anzi, a fine delirio–!





Shards Of Night



--Allora, siamo d’accordo?--

--Sì.--

--Sì.--

--…sì.--

--Va bene, vado io.--

--Bravo. Cerca di essere delicato.--

--Beh, è il motivo per cui mandate me non quest’altro qui, giusto?--

--Giusto.--

--Grazie, eh.--

--Beh, è obiettivamente vero! È più pacato di te.--

--Ti lasceresti trascinare troppo.--

Un grugnito, nel buio di quella notte rischiarata solo dalle stelle invernali e dalla luce tremula di alcune candele.

--Sono una Serpe anche io, fino a prova contraria.--

--Sì, ma sei anche quello più vicino a Draco, come io lo sono a Herm.--

--È più prudente che voi due vi teniate a distanza, che vi limitiate a fare da tramiti… e poi è lui quello che sa tirare fuori le confessioni.--

--Ma Herm è la mia amica!--

--È l’amica di tutti.--

--Più mia però.--

--Sciocchezze!--

--Ma è vero! La conosco da più tempo di tutti voi! Perché non posso prendere parte a tutto questo complotto?--

--Allora, primo non è un complotto. Secondo, non sei un Serpeverde. Terzo, perché non sei abbastanza affidabile!--

--Ma tesoro…!--

--Basta! Le liti da neo-sposini fatele dopo. Abbiamo due amici da riportare alla ragione adesso.--

--Infatti.--

--Giusto.--

--…-- un suono secco, che indicava una gomitata, fu seguito da un’imprecazione a stento trattenuta. --Giusto.--

--Non avrei saputo dirlo meglio.--

--Ma dobbiamo proprio fare tutto così, di soppiatto? Non possiamo solo andare là e dirglielo?--

Un sospiro scandì la breve pausa di silenzio che seguì la proposta.

--Come sei indelicato!--

Qualche risolino e uno sbuffo riecheggiarono nella stanza. Qualcuno azzardò persino un breve battito di mani.

Harry fece scorrere lo sguardo sui ragazzi che erano seduti assieme a lui in salotto. La luce tremula delle candele ne illuminava fiocamente i volti, tanto che distinse a stento l’occhiata divertita ed esasperata di Ginny. Avrebbe voluto condividere il suo ottimismo… ma lui, le serpi non le avrebbe mai capite.


-<>-*-<>-


Correva. Correva forte, cercando di allontanarsi il più possibile dalla casa bianca alle sue spalle. C’era un’ombra che la inseguiva, un’ombra scura piena di guizzanti lampi verdi, e voleva a tutti i costi allontanarla dalla casa. Le saette color smeraldo guizzavano vicinissime al suo corpo, mancandola di un nulla.

Il marciapiede scomparve improvvisamente sotto di lei, facendola rotolare in fondo a una specie di conca. La nube si contrasse, e l’ennesima luce verde si scagliò violentemente contro di lei. Hermione levò le mani al viso in un futile tentativo di difendersi, ma non ce ne fu bisogno: una sfera dorata apparve di fronte a lei e ingoiò il lampo color smeraldo. Si scurì, s’ingigantì, e poi vomitò a sua volta un lampo rosso che allontanò la nube maligna.

E poi la bolla esplose. I suoi frammenti si allungarono come onde, e Hermione rimase immobile, sempre distesa a terra, a guardarli diventare un’enorme sala da ballo. La ragazza si alzò e prese a rassettarsi l’abito lungo che aveva appena scoperto di indossare, mentre gli occhi osservavano le increspature lasciate dalla magia sulle pareti curve. Una folla di ombre irreali apparve all’improvviso, anche se scorse delle figure più familiari aggirarsi tra di loro.

Ma come mosse un passo per raggiungerle, queste scomparvero alla sua vista, inghiottite dalla calca di spettri.

Una luce purpurea, livida, tinse l’atmosfera di un’inquietante tonalità sanguigna. Riflessi rubini e aranciati si rincorrevano sulle torce d’argento e sui lampadari di vetro, proiettando giochi si luce sul pavimento tali e quali a quelli che avrebbe creato una sfera di specchi. Una risata grassa, sguaiata, esplose con la forza di uno sparo nel salone, e grandi maschere rosso scuro emersero dalla folla di ombre seguendo il ritmo dell’eco.

Le vorticavano attorno, tanto vicine da sfiorarla. Ampi graffi le sbrindellarono l’abito, disegnando piccoli squarci sulla stoffa rigida del corpetto e stracciando la lunga gonna. Le sfiorarono anche la pelle nuda delle braccia e delle spalle, provocandole brividi di orrore a causa della loro consistenza viscida ed evanescente, tagliente come la lama di un pugnale.

Hermione urlò di dolore; non un segno sfregiò la sua pelle delicata, ma nei punti in cui le maschere l’avevano toccata si sentiva bruciare come se l’avessero marchiata a fuoco. Il suo urlo però fu un urlo muto, e non un suono si librò dalle sue labbra. E intanto quella voce incorporea e rimbombante rideva. E rideva, e rideva.

Un lampo verde ruppe la cupola della sala da ballo. Le schegge di vetro, crepitanti di magia, si scagliarono contro le maschere. Il minimo contatto era loro sufficiente per carbonizzarle. Il lampo verde, di un bel verde smeraldo cupo, tanto diverso da quello delle saette che l’avevano inseguita prima, si trasformò in un nastro e cominciò a rotearle placidamente attorno. Dalle sue pieghe emerse una stella, una stella d’argento. Emanava una luce morbida e rassicurante, tale e quale a quella dei Patronus, una luce che le asciugò le lacrime che lei non sapeva di aver pianto. Il nastro si avvolgeva dolcemente su sé stesso, volteggiandole attorno, e quando le sfiorava la pelle ferita dalle maschere riusciva a lenire il dolore.

Lentamente, la stella cominciò a pulsare, come un cuore. Hermione si ritrasse, spaventata. Allora la luce argentea esplose in una deflagrazione di luce accecante. La ragazza chiuse gli occhi, incapace di sopportarne lo splendore, e il buio la trascinò via con sé.

-*-

Le mani strette alle lenzuola, i capelli arruffati, il corpo tremante coperto da un velo di sudore freddo. Quando Hermione si svegliò, si sentiva un’anima vomitata dall’inferno.

Di nuovo.


-<>-*-<>-


Draco si rigirava nel letto, con la fronte imperlata di sudore freddo.

La finestra della camera era aperta, e un refolo di freddo vento invernale filtrava tra le imposte. Il nastro d’aria gli accarezzò il viso inquieto con tenerezza, come una madre accarezzerebbe il proprio figlio, portando un momento di sollievo alla sua pelle accaldata.

-*-

Si trovava in un giardino. Un giardino meraviglioso, nel pieno della primavera. Il prato era invaso da fiori sgargianti, alcuni già schiusi e altri ancora in boccio. Gli alberi che ornavano il muro di cinta di quel luogo erano un tripudio di profumi, e i loro petali ondeggiavano morbidi creando arabeschi astratti nel venticello leggero e fresco.

Era un posto splendido. Troppo.

Si guardava attorno inquieto, cercando di capire cosa non andasse in quel semplice quadretto di perfezione. Perché lui lo sapeva, che le cose perfette non sono che maschere per nascondere il marcio che cova all’interno. Sono solo un’illusione, un bel pacchetto che deve compensare il regalo mediocre che contiene. Doveva solo trovare la piccola falla nella bellezza di quel luogo, per carpirne il segreto.

Il vento morbido cambiò all’improvviso, portando con sé una nuova mescolanza di aromi primaverili e fragranze floreali. E lui trovò la pecca che stava cercando. Perché in mezzo al profumo di rose, gigli e frangipani, c’era anche un profumo lieve e sottile, un profumo che conosceva molto bene: orchidea.

S’incamminò nella direzione da cui aveva sentito provenire quella scia flebile, evanescente, tanto delicata che sembrava svanire in mezzo alle altre fragranze più prepotenti, ma il ragazzo non demorse. L’aria si alzò appena, come a voler portare l’aroma di orchidea lontano da lui, e Draco si ritrovò a rincorrere quel respiro di vento.

Si ritrovò improvvisamente immerso nel verde umido e rigoglioso di un boschetto che sembrava essere cresciuto lì all’improvviso. E che stava continuando a crescere, a giudicare dal modo in cui la vegetazione s’infittiva costantemente ma quasi impercettibilmente, a ritmo vertiginoso. Ma lui non demorse.

All’improvviso, si bloccò. Il sentiero che aveva seguito finora, talmente nascosto da non essere nemmeno notato, si biforcava violentemente. Entrambe le diramazioni portavano a un ponte, ed entrambi i ponti gli avrebbero permesso di oltrepassare il fiume che ruggiva rabbioso sotto le impalcature di legno. La struttura a monte era vecchia, in rovina, probabilmente propensa a cedere nel momento meno opportuno, mentre quella a valle sembrava salda e sicura.

Draco osservò entrambe le direzioni, ma quando notò un alito di vento sfiorare le foglie in un punto particolare non ebbe più dubbi riguardo a quale strada prendere. Quella più difficile.

A dispetto di tutti i suoi timori, attraversare il ponte malandato fu sorprendentemente semplice: le tavole erano vecchie, umide, rovinate, ma non cigolarono nemmeno sotto il suo peso. Ovviamente lui non abbandonò la prudenza, e si permise di tirare un sospiro di sollievo solo una volta giunto dall’altra parte.

Il profumo di orchidea lo colpì forte. Ormai il vento non l’avrebbe più allontanato da lui, era troppo vicino. Ma nemmeno quella buona notizia poté concedergli il tempo di riprendere fiato, perché i rovi che costeggiavano il sentiero che serpeggiava nella boscaglia cominciarono a crescere. Diventavano più alti, più fitti, e le loro spine cominciavano ad assomigliare in modo inquietante ad artigli affilati. E crescevano in fretta.

Draco cominciò a correre, cercando di battere sul tempo quell’ennesimo inconveniente prima che le piante formassero una barriera pericolosa e ostinata. I rovi gli graffiarono le gambe e le braccia, stracciandogli brandelli di abiti e macchiando l’erba viva e bianca con piccole gocce di sangue vermiglio.

E poi le spine scomparvero all’improvviso. Draco si trovò in una radura di erba candida, ravvivata da mille e mille orchidee; dominavano quelle rosse e magenta, ma non mancavano isole di colore verde, blu, giallo. I tronchi degli alberi erano neri, scurissimi, e le loro fronde splendevano di foglie di un cupo color ocra. Nel mezzo della radura c’era un cratere, all’interno del quale si estendeva un placido laghetto che scintillava come un diamante incastonato nella neve. Attorno al laghetto si ergevano degli argini, collinette di sabbia cristallina che delimitavano il cratere di pallida pietra. Dalle rocce più alte, infondo alla radura, sgorgava la cascata che dava origine al lago. E proprio sotto alla cascata era appesa una gabbia.

Era una voliera, dalle sbarre che rilucevano come topazi. L’acqua sembrava scorrerci sopra, senza colare magicamente dentro di essa ma scivolandovi attorno, per poi gettarsi nelle onde del laghetto. Al suo interno c’era un trespolo, su cui stava appollaiata… Hermione.

La riccia teneva la testa china, i lunghi capelli ricci che oscillavano ritmicamente mentre lei ondeggiava come se fosse stata in altalena. Da sotto al trespolo pendeva una seconda gabbietta, più piccola della voliera, ma delimitata dalle stesse sbarre dorate. Distesa, al suo interno c’era una bambina addormentata. Una bambina dai disordinati capelli ricci, che se ne stava raggomitolata come una micetta infreddolita. Quella bambina era… Hermione.

Sì, c’erano due Hermione all’interno di quella doppia gabbia. La prima era più grande, più donna, e si dondolava sul trespolo facendo ondeggiare la seconda voliera, come se stesse cullando la seconda, più ragazzina, che vi dormiva.

Preoccupato, Draco si affacciò sull’argine.

L’acqua che sgorgava dalla cascata non aveva ancora riempito del tutto la conca, ma la sabbia era troppo friabile per poterla contenere ancora a lungo. Se però l’avesse fatto, se avesse impedito alle acque di traboccare… la ragazzina non avrebbe avuto nemmeno una possibilità perché la gabbia più piccola sarebbe finita sommersa. Ondeggiava già quasi sul pelo dell’acqua. Se invece gli argini avessero ceduto, il lago avrebbe inondato la radura, il bosco e il giardino, spazzando via ogni cosa nella loro furia, spazzando via lui, e lasciando le due ragazze sole.

Sole, e prigioniere. Un rombo cupo echeggiò dal nulla, un rombo che sembrava una risata. Il cielo si fece livido, ed evanescenti nubi rossastre, sanguigne, cominciarono ad avviluppare la figura di Draco. Lo immobilizzarono, impedendogli di andare ad aiutare Hermione.

Perché lui aveva intravisto la piccola chiave di topazio appesa al collo della bambina, che però non poteva aprire da sola le due gabbie. La ragazza più grande avrebbe potuto, ma non arrivava a prendere la chiave che avrebbe salvato entrambe.

Cercò di dimenarsi, ma affondò solo un po’ di più nella nebbia che lo stava progressivamente allontanando da loro, vanificando tutti gli sforzi che aveva inconsapevolmente fatto per raggiungerle.

Prima che le nubi gli oscurassero la vista, gli occhi dolci della bambina si incatenarono un secondo ai suoi. Come rispondendo a un riflesso, anche l’altra lo fissò per qualche secondo, mostrando un viso bagnato di lacrime amare. Poi la piccola si riaddormentò, la ragazza abbassò di nuovo il capo.

E l’urlo di Draco si perse nella nebbia.

-*-

--Hermione…--

Blaise si voltò di scatto, bloccandosi nell’atto di richiudere la finestra. Accostò gentilmente le imposte, poi si avvicinò al letto dove riposava l’amico.

Draco aveva la fronte madida di sudore, e stringeva le coperte come se stesse disperatamente cercando un appiglio.

Il moro gli riavviò i capelli chiari all’indietro, poi prese la pezzuola che Pansy aveva lasciato sul comodino. Gliela passò gentilmente sulla fronte e sulle tempie, cercando di dargli un po’ di sollievo dal calore bruciante che la febbre gli stava procurando. L’imbevve ancora d’acqua  fresca, e l’usò per inumidire leggermente le labbra del ragazzo per idratarlo almeno un poco.

--Tranquillo amico.-- mormorò con dolcezza. --Stanno arrivando i rinforzi.--







Angoletto!

Ed eccomi qua!
Io l'avevo detto che era un delirio ù.ù

Che dire, ci sarebbero un sacco di osservazioni da fare su questo capitolo... E non vi dico da dove le faccio, queste osservazioni, perché Draco e qualche Serpe mi stanno ancora cercando ^^'''


Cominciamo da quel caotico scambio di battute con cui ho scelto di aprire questo delirante capitolo.
È una conversazione tra Harry, Ginny, Astoria, Blaise, Pansy e Daphne. Il caro gruppetto si è preso allegramente su nel bel mezzo della notte per accordarsi su come dire le cose a Hermione.

Ora, per quanto riguarda i due incubi. Per me è molto importante mettere in chiaro che non sono solo tante immagini suggestive campate per aria. Ho lavorato con molto impegno, prendendo ispirazione anche dai miei stessi incubi (che sono stati particolarmente spaccaballe in questi giorni), e ho cercato di renderli pertinenti alla psiche dei personaggi in cui ho trasformato Draco e Hermione. I riferimenti ci sono, più o meno nascosti.
Se qualcuno di voi si è fatto qualche idea, scrivetemela pure! A me fa sol che piacere ascoltare le vostre congetture, mi aiuta a capire se sono effettivamente riuscita a far trasparire qualcosa...

Che altro dire gente, spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto!
Un bacio a tutti voi

;*

Clarisse

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Capitolo 26
*** Tea With Theo ***


JFL - Tea With Theo
Just For Love



Tranquilli, sono viva!

Vi lascio subito al capitolo, visto che è tanto che lo aspettate, ma prima ci tengo a fare un ringraziamento particolare:

GRAZIE a ranyare, Dali Potter e PattyOnTheRollerCoaster per aver tentato di decifrare quegli incubi deliranti che compongono lo scorso capitolo. Ho veramente apprezzato l'impegno, e devo dire che qualcuno di voi ci è anche andato vicino! Grazie davvero, anche solo a chi ha provato.

Inoltre, se qualcuno in particolare fosse curioso riguardo al capitolo precedente, potete contattarmi sia per sapere chi stava dicendo cosa durante il complotto delle Serpi, sia per sapere come avevo pensato i significati dei sogni di Draco e Hermione.

Infine, un grazie a tutti voi che siete qui a leggere! Ora vi lascio in pace, ci risentiamo in fondo!





Tea With Theo



Hermione si svegliò stanca, quella mattina. Non se ne sorprese, non si scompose. Da quando non vedeva più i suoi amici verde-argento, da quando aveva litigato con Draco, gli incubi non le davano pace. Al risveglio, ricordava poco: un senso di spossatezza, bruciore sulle spalle e sulle braccia, e tanta, tanta inquietudine. Ormai teneva sempre i capelli legati, visto che la nottataccia regolare li trasformava in una balla di fieno dall’aspetto sconvolto e indistricabile, e lievi occhiaie cominciavano ad imporsi sul suo viso insolitamente pallido.

Non che fosse preoccupata per il suo aspetto comunque, non troppo s’intende. Tanto non lavorava più nemmeno al bar: Ronald era stato molto chiaro nell’esprimere il suo disappunto riguardo al fatto che lei, invece, avrebbe preferito continuare.

Stavano litigando molto in quel periodo, per ogni minima cosa. Il suo spirito di indomita Grifondoro non aveva smesso di nutrire un rancore bruciante nei suoi confronti, un rancore che lei aveva rinchiuso nel profondo di sé stessa per impedirgli di fare danni. Peccato che la rabbia repressa la rendesse decisamente irritabile.

Cercava di contenersi, ci provava con tutte le sue forze, ma troppo spesso frecciatine venefiche sfuggivano al suo severo autocontrollo. E allora litigavano, litigavano proprio come facevano a Hogwarts. Aveva pensato che quelle piccole scaramucce le avrebbero fatto piacere, che sarebbero state la dimostrazione di quanto fossero ancora… loro. Invece la infastidivano, la esasperavano. La esaurivano. E lei lo capiva quando vedeva lo sguardo triste di Harry o l’espressione tesa di Ginny, che le cose non erano e non sarebbero mai state davvero le stesse.

La Guerra, quella dannata guerra che aveva combattuto con coraggio al fianco dei suoi amici, l’aveva già costretta a perdere i suoi genitori. Non voleva lasciar andare anche Harry e Ron, non ora che li aveva ritrovati. Non avrebbe permesso a sé stessa di combinare un casino solo perché non riusciva a impedirsi di provare un po’ di rancore.

Doveva, DOVEVA resistere.

Era questo ciò che si ripeteva ogni sera, rannicchiata tutta sola tra le coperte sgradevolmente fresche, quando Ronal la salutava con una carezza lieve tra i capelli. E se lo ripeteva ogni mattina, quando gli incubi minacciavano di arrivare a incrinare anche la sua determinazione così masochisticamente Grifondoro.

Il suono insistente del campanello, improvviso e inaspettato, la fece sobbalzare.

La riccia si passò una mano sul viso, scalciò via le coperte e si alzò. Afferrò la vestaglia senza prendersi la briga di chiuderla troppo, tanto probabilmente era solo Ronald.

Il rosso aveva preso l’abitudine di portarle una brioche ogni mattina dopo la lite del giorno precedente, poi la salutava con un bacio sul naso e le prometteva che si sarebbero visti nel tardo pomeriggio assieme Harry e Ginny. E se ne andava a lavoro.

Passando per il salotto fece una carezza tra le orecchie morbide di Angel, che dormiva acciambellato sul bracciolo del divano. Il micio fece un accenno di fusa, e strusciò la testolina pelosa contro la sua mano. Hermione sorrise teneramente, raddolcita. Quel gatto era un balsamo, per lei, l’unica creatura con cui non sentisse il bisogno di mostrarsi forzatamente contenta o accondiscendente.

In quel momento il campanello squillò di nuovo. Se fosse stata più lucida e meno stanca, la ragazza avrebbe notato che non era il modo insistente e irritante in cui suonava Ronald. Avrebbe notato che chiunque fosse a bussare alla sua porta, era di certo più cortese del rosso.

Ma Hermione era talmente tramortita dalle notti di sogni ricorrenti che non notò assolutamente nulla. Perciò si stampò in faccia la sua maschera: un sorriso ingenuo; un sorriso di zircone, tanto bello quanto falso.

E la sua maschera si frantumò non appena aprì la porta e si trovò faccia a faccia con Theodore Nott.

--Ciao Herm.-- la salutò lui gioviale.

--C_ciao…-- balbettò lei, incredula e sorpresa, boccheggiando.

--Se è un brutto momento ripasso.-- ghignò cortesemente la Serpe, ammiccando divertito al fatto che fosse in pigiama.

--No, ma figurati!-- sorrise Hermione, decisamente più a suo agio senza quell’espressione da ingenua, falsa e fastidiosa. --Mi hai solo presa alla sprovvista. Come mai qui?--

--Oh, passavo.-- rispose il moro con noncuranza, lasciandole intendere che di certo non passava per caso. --Stavo andando a fare colazione e mi farebbe piacere che venissi con me. Che ne dici, ti va?--

La ragazza si mordicchiò lievemente l’interno della labbra, indecisa. Voleva uscire sì, però…

--Ti aspetto mentre ti prepari, non ho fretta.-- mise in chiaro lui, accennando alla sua vestaglia.

La riccia piegò appena la testa. Se Ronald fosse arrivato e non l’avesse trovata, se la sarebbe presa a morte e avrebbe scatenato un putiferio. Era per questo motivo che lei aveva cercato di limitare i suoi contatti con le Serpi. Ma la sua decisione vacillava, dal momento che una di loro si era presentata alla sua porta, mascherando con un pretesto alquanto precario tutta la sua preoccupazione per lei. Era stanca di fingere indifferenza, e loro le mancavano. Le mancavano tanto.

E dovevano mancare anche ad Angel, visto che il micio curioso era venuto a sbirciare chi stesse tenendo tanto occupata la sua padroncina. Come riconobbe il moro, il gatto cominciò a strusciarsi contro le sue caviglie facendo sonoramente le fusa.

Hermione sorrise, per davvero però.

--Entra pure, ci metto un secondo.--



-<>-*-<>-



--Due Earl Gray con limone in teiera, due cornetti alla marmellata e due pan au chocolat, per favore.--

Questa fu la prima cosa che disse Theodore appena mise piede nell’accogliente bar londinese.

Hermione si volse per riprenderlo, irritata dal tono perentorio usato dal ragazzo, ma quando vide il cenno complice e amichevole del barista si limitò a chiudere semplicemente la bocca.

Il moro colse il movimento e le dedicò un ghigno divertito, a cui lei rispose con un’occhiataccia. Poi i due si sedettero.

--Sai, non sei stato per niente carino ad ordinare anche per me.-- frecciò la ragazza, lievemente indispettita dalla sua irritante espressione canzonatoria.

--Sei a colazione con una Serpe, e farai colazione come una Serpe.-- ribatté lui, ostentando un’espressione esageratamente arrogante e palesemente falsa.

La ragazza rise di cuore, divertita.

Il moro lasciò cadere la maschera di supponenza, ricambiando il sorriso. --Tranquilla Herm, ho ordinato quelle che sono un po’ le “specialità della casa”. È tutto buonissimo, vedrai che ti piacerà.--

Lei annuì calorosamente, con vigore, poi si chinò per prendere il telefono dalla sua borsa e mandare un messaggio a Ronald. Sapeva comunque che lui non l’avrebbe letto, visto che si ostinava a rifiutarsi di compiere il minimo sforzo per comprendere la tecnologia babbana; ma almeno lei avrebbe potuto dire di averci provato, a fargli sapere che non sarebbe stata in casa quella mattina.

Theodore osservò con attenzione i movimenti delle mani della ragazza. Erano gesti secchi, a volte rapidi, a volte addirittura esitanti. La riccia si mordicchiava lievemente le labbra a tratti, poi le stringeva in modo quasi stizzito. Taceva, ma i suoi occhi vagavano lungo le pareti verde chiaro del bar, sui tavolini di vetro, sui panini e i dolcetti esposti sotto la teca accanto alla cassa, sui quadri impressionisti appesi alle pareti. E occasionalmente si posavano anche su di lui, per poi spostarsi velocemente. Era chiaro che lo sguardo attento e insistente del moro la mettesse a disagio. Il ragazzo le sorrise, cercando di tranquillizzarla, ma lei ricambiò timidamente curvando appena le labbra.

La colazione arrivò proprio in quel momento, strappando la giovane da quel silenzio che la faceva sentire estremamente sotto esame.

--Ecco qua i tè caldi e le paste.-- annunciò il cameriere posando tutti i piattini sul tavolinetto. --Fanno_--

Ma prima che potesse finire o allungare uno scontrino, Theodore gli stava porgendo una manciata si sterline.

--Conosco i prezzi.-- spiegò in fretta. --Tieni pure il resto.--

Il ragazzo che li aveva serviti lo guardo sorpreso, poi evidentemente compiaciuto.

--È stato un piacere, se vi serve altro vi prego di farmelo sapere e me ne occuperò personalmente.-- ringraziò con partecipazione, poi li lasciò soli.

E Theo fece una cosa che scosse definitivamente Hermione: prese la teiera e versò la bevanda calda al punto giusto nella tazzina che poi le porse.

E nel guardare quel sorriso discreto, disinteressato, sincero, Hermione ricordò della prima sera che aveva visto quel sorriso disarmante. Theodore era stato la persona che aveva avuto più intorno di tutti allo Château visto che non aveva ancora un altro lavoro, e perciò avevano passato piuttosto tempo assieme. Ricordò la sua amicizia salda e mai invadente, ricordò il supporto che le aveva dato silenziosamente su come trattare con Draco, l’aiuto ad orientarsi nella tenuta e la sua disponibilità a fare sempre qualcosa. Ricordò l’amico, dietro la Serpe, e si aprì in un sorriso che le illuminò il volto stanco.

Il moro le fece un cenno d’intesa, sollevato, e poi prese un morso del suo pan au chocolat.

Mangiarono entrambi con gusto, scherzando, ridendo dei baffi di cioccolato e marmellata che comparvero attorno alle labbra della riccia.

--Allora?-- le chiese Theodore, una volta che rimasero solo briciole e tazze vuote.

La ragazza annuì con vigore, evidentemente soddisfatta. --Devo ammetterlo, era tutto fantastico!--

Il moro le dedicò un ampio sorriso, chiaramente contento di averle risollevato il morale. Ma la sua espressione si fece amara, quando le fece la domanda che avrebbe portato a galla tutti i dubbi, tutti i problemi, tutte le incomprensioni.

--Hermione, ti vedo veramente distrutta. La ripresa del lavoro al caffè è stata dura?--

Alla domanda la riccia alzò lo sguardo sull’amico, gli occhi grandi per il dolore e la bocca schiusa in un’espressione di sorpresa. Poi si affrettò a fissare la tazza di tè vuota.

--No, io…-- balbettò, prima di prendere un respiro e vomitare tutta la verità. --Io non lavoro più al caffè. Ronald non vuole.--

Il ragazzo inarcò un sopracciglio, scettico. --”Ronald non vuole”?--

Lei scosse la testa. --Non gli è mai piaciuta l’idea che io lavorassi. È abituato all’idea di famiglia come quella che ha vissuto lui, e Molly è sempre stata in casa. Perciò è convinto che io e lui dovremmo comportarci allo stesso modo. Credo che lo faccia sentire “l’uomo di casa”, in un certo senso.--

Il ghigno del crebbe in un’espressione derisoria, ma si affrettò a nasconderla per non ferire la sua amica. --E… allora cosa c’è che non va, Hermione?--

La giovano alzò nuovamente gli occhi sul moro, occhi colmi di sorpresa e affetto. Perché quella maledetta, attenta, adorabile Serpe si era accorto che lei stava male. Nessuno, di norma, se ne accorgeva mai.

Ronald, di norma, non se ne accorgeva mai.

Invece Theodore se n’era accorto. Ma, a differenza di Harry, si capiva che non si sarebbe accontentato di una banale bugia, di una frase fatta, di un gesto noncurante. No, Theodore sarebbe stato disposto ad ascoltare una cosa sola, l’unica che le stava chiedeva: la verità.

Sentì i suoi dolci occhi dorati riempirsi di lacrime, mute, e nemmeno una le sfuggì dalle ciglia. Perché non avrebbe pianto, non voleva, ma quel piccolo, quasi invisibile gesto di debolezza proprio non poteva contrastarlo. Erano lacrime evanescenti, lacrime che non le avrebbero rigato le guance, ma lacrime presenti. Lacrime di tenerezza, di paura, di solitudine.

--N_niente, solo che… che, insomma, mi sento così… rinchiusa…-- le tremava la voce, e se ne accorse distintamente; avrebbe voluto tacere, schiarirsi la gola e riprendere con un tono un po’ più dignitoso, ma ormai quella maledetta verità aveva cominciato a zampillare dalle sue labbra, senza avere la minima intenzione di fermarsi. --E s_sola, perché sto sempre in casa a leggere. Mi è piaciuto finire quattro libri in una settimana, mi ha fatto sentire un po’ come se fossi ancora a scuola, ma io non sono… non sono più il solito topo da biblioteca, e avrei voglia di uscire, e fare un giro per negozi, solo che Gin sta quasi sempre con Harry e ho paura a chiedere a Daphne e a Pansy perché Ronald fa l’opprimente. E la solitudine pesa, e io da sola non ci voglio più stare, è per questo che_--

Si bloccò di colpo, e Theodore inclinò appena la testa da un lato osservando attentamente l’amica. Aveva ancora la bocca socchiusa, come se la voce le fosse morta in gola all’improvviso, troppo stupita dal pensiero appena formulato per riuscire a metterlo in parole. E aveva gli occhi sgranati, quasi terrorizzati, stupiti da quella specie di confessione che le era praticamente sfuggita di bocca.

--_che avevi accettato il lavoro al night-club?-- tentò il moro, tirando a indovinare.

La riccia portò lo sguardo ancora shoccato su di lui. Lo osservò allibita per una manciata di secondi e poi, lentamente, annuì.

L’espressione del ragazzo si fece improvvisamente tagliente, eppure dolce. --Com’è iniziata?--

Alla domanda, la ragazza rispose quasi automaticamente. Le parole le salivano alle labbra spontanee, quasi avessero una volontà propria che riusciva a vincere persino il muro di riservatezza che lei stessa aveva eretto attorno a sé. E non sembrava esserci modo di frenarle, nonostante uscissero in un sussurro appena udibile.

--È… cominciata per caso, in realtà. Ero giù di morale per colpa di Ronald da un paio di settimane quasi, e alcune ragazze che conoscevo mi hanno trascinata fuori per andare a ballare. Dicevano che dovevo divertirmi, distrarmi, e così mi hanno portata a una discoteca fuori Londra per farmi cambiare un po’ aria. Avevo accettato, perché quella reclusione spontanea mi stava distruggendo, mi sentivo impazzire. Mi hanno offerto subito da bere, e ho accettato senza pensare di essere a stomaco quasi vuoto da giorni, ma quella roba era buona, e scaldava… scaldava dentro, dove io avevo freddo, e mi alleggeriva la testa… non sentivo più nemmeno l’emicrania. E la musica, la musica era così forte, così trascinante… mi portava via i pensieri, non avevo più bisogno di preoccuparmi, e non stavo più tanto male…--

--Così hai continuato a bere e a ballare.-- concluse il ragazzo, strappandola a quelle poche, uniche immagini deliranti che  ricordava di quella sera.

Annuì, gli occhi che cercavano di mettere a fuoco il locale, ma che vedevano solo le luci evanescenti e cupe proiettate dalle sfere scintillanti della discoteca. --Esatto. Poi i luoghi, i volti, i sapori, hanno cominciato a perdere importanza, consistenza. Le bevande alcoliche bruciavano e basta, ma scaldavano. Non mi accorgevo più di chi avevo intorno, ma sentivo delle mani decise accarezzarmi, mani che sembravano quasi venerarmi, e respiri sul collo, e profumi invitanti. Ho aperto gli occhi e ho visto il volto di un ragazzo, con gli occhi cupi ma accesi. E poi il suo sapore forte, sulle labbra, un sapore di frutta annaffiata d’alcol. Mi piaceva, quel sapore, anche se non saprei riconoscerlo. Ricordo una stretta sul polso, un cambio di luce che mi mostrava un’ambiente un po’ più fresco, un po’ più sgombro e silenzioso, ma quel profumo e quelle mani erano ancora addosso a me, e io continuavo a sentirmi euforica per colpa dei suoi occhi cupi, invitanti…--

La ragazza s’interruppe, scuotendo appena la testa come per schiarirsi le idee. Spalancò gli occhi d’oro, mettendo a fuoco il viso di Theodore che la guardava intensamente, ansioso e preoccupato.

--E poi?-- insisté il ragazzo con dolcezza, incoraggiandola a sfogarsi, a continuare, a vomitare finalmente quei ricordi che mai, prima d’allora, avevano trovato voce.

--Il resto è quasi tutto nero, rammento solo le sensazioni. Prima ancora quelle mani, calde, prepotenti, e quel sapore. E poi il dolore.-- sospirò, cercando di calmarsi, ma le palpebre calarono a celare le sue iridi, e le dita corsero al ventre quasi per proteggerlo. --Dolore, tanto, non so più nemmeno dove, ero… confusa, eppure non cercai di controllarmi, di riemergere dall’oblio in cui ero caduta, o di fermare lui. Perché lo volevo. Perché mi ero sentita sola per tanto tempo, e avevo sentito tanto freddo, e lui era caldo e mi voleva. In quel momento, mi bastava.--

Il moro deglutì con forza, la mascella tesa, contratta per la rabbia verso chiunque avesse brutalmente approfittato del momento di debolezza della sua amica. --Ti… ti ha…_--

--Non lo so.-- rispose Hermione, senza nemmeno lasciargli terminare la domanda. --Non mi ricordo. Anche le sensazioni svaniscono dopo un po’. Ero cosciente di me stessa, ma non mi rendevo più conto di nulla di ciò che mi succedeva attorno, mi arrivavano solo echi troppo lontani perché io riuscissi a capirli. Poi immagino di essermi definitivamente addormentata, e so solo che quando mi sono ripresa mi trovavo in una stanza al night club. L’unico ricordo che avevo erano quelle sensazioni, e le volevo provare ancora perché mi avevano fatta sentire viva, nonostante tutto, così…--

--Così appena hai capito in che posto ti trovavi hai deciso di rimanere a “lavorarci”.-- concluse il ragazzo per lei un’altra volta ancora.

--Esatto.-- annuì quella.

Theodore si passò una mano tra i capelli, decisamente colpito. --E… non è che adesso stai pensando di farti trascinare di nuovo dentro, vero?--

La riccia gli lanciò un’occhiata di fuoco, che però si stemperò non appena riconobbe la preoccupazione che ruggiva nelle iridi scure quell’amico: aveva odiato farle quella domanda tanto quanto lei aveva odiato ascoltarla, ma non si sarebbe dato pace se non avesse sentito la sua risposta.

--No, non ci penso nemmeno.-- confermò, la voce che cominciava a riacquistare un po’ del carattere che aveva perso durante il suo racconto. --Ho chiuso. Primo perché non voglio io, e secondo perché mi sarebbe quasi impossibile trovare delle scuse credibili da rifilare. L’altra volta non avevo dovuto farlo, visto che non c’era nessuno a starle a sentire.--

Il moro inarcò un sopracciglio, confuso. --Nessuno?--

--Nessuno.-- ribadì lei, alcune note di rabbia e risentimento che coloravano il suo tono rendendolo tagliente come un pugnale. --Harry e Ginny erano troppo presi dal loro nuovo status di coppietta felice, Ronald era sparito, e i miei_--

S’interruppe per l’ennesima volta, la voce che l’abbandonava di fronte alla realtà troppo pesante che aveva cercato di pronunciare. Le iridi dorate si allagarono di lacrime, lacrime che Theodore guardò scivolarle lungo le gote come gemme luminose.

--I miei non si ricordano di avere una figlia.--

Il moro sgranò gli occhi. Ma non disse nulla, aspettando che fosse lei a raccontare – a vomitare – ancora tutto ciò di cui sentiva il bisogno di liberarsi.

--Avevo cancellato la loro memoria durante la Guerra, per proteggerli. L’idea era quella di tornare una volta finito di lottare, e rimettere tutto a posto. Ma mi sono… sopravvalutata. Sapevo di dover piazzare un incantesimo potente, abbastanza da impedire ai Mangiamorte di vincerlo in caso di cattura. E ci sono riuscita. Solo… solo che l’incantesimo era troppo potente. Persino per me.--

La riccia parlava a bassa voce, la verità che le usciva a fatica, come un respiro trattenuto in gola per troppo tempo. Il suo dolore continuava a mostrarsi, evidente, innegabile, rigando le sue guance morbide di scie lucenti come la coda di una cometa. E il ragazzo era lo spettatore di quella dimostrazione di sofferenza, di quel pianto silenzioso, senza singhiozzi. Perché lei era stanca, e il suo era il pianto di una persona sconfitta, una persona dilaniata, esausta, troppo stanca persino per gemere dal dolore che la scuoteva dentro. A pezzi, non poteva far altro che lasciar scivolare quelle lacrime, senza avere più la forza di fermarle.

--Basta.--

Hermione aprì gli occhi di scatto quando sentì una mano morbida, calda, posarsi sul profilo del suo viso e sfiorare il solco tracciato dalle sue lacrime amare. Theodore le sorrise con una dolcezza commovente, disarmante, e lei si sentì un po’ meno sola. Quando fece per asciugarsi le guance con il dorso della mano, lui le porse un fazzoletto morbidissimo, appena lucido, probabilmente di seta.

La ragazza accettò il gesto con un sorriso timido, e nemmeno si accorse di essersi chiesta se fosse solo una cosa particolare che apparteneva a Theo, o se anche Draco avrebbe fatto così.

Il moro le porse un cioccolatino da un piatto che lei non gli aveva visto ordinare, poi si accomodò meglio sulla sedia.

--Mangia, vedrai che ti farà bene.-- insistette, sfiorandole il dorso con la mano.

Hermione, esitante, prese il cioccolatino e se lo portò alle labbra. Il profumo intenso del cacao la colpì, riuscendo a scuoterla un poco. Le lacrime smisero di colarle lungo le gote, e la ragazza trovò la forza di volontà di vincere la nausea che sentiva aggrovigliata in corpo e mettersi in bocca il dolcetto.

Era ripieno di una crema di ciliegia, fluida, impreziosita da un gusto di liquore. Ed era anche quello che le serviva: il sapore del fondente, la dolcezza della frutta e il calore del lieve gusto alcolico la fecero immediatamente sentire un po’ meglio. Poco, forse, ma comunque meglio.

--Grazie.-- mormorò, e il giovane sorrise nel sentire la sua voce leggermente più forte.

--Ma figurati. Piuttosto, vuoi ordinare un altro goccio di tè?-- le offrì gentile.

Lei declinò con un movimento del capo. --No, non ti preoccupare. Anzi, scusa per lo sfogo di pianto… non so davvero cosa mi abbia pres_--

--Non dire stupidaggini.-- la interruppe il moro, fermando la sua replica con un cenno di stizza, la voce induritasi. --È quest’inattività che ti distrugge, Hermione. Stare da sola in casa ti uccide.--

--Theo, io_-- cominciò la ragazza, rimanendo bloccata all’improvviso. --Come fai a sapere che sto da sola in casa?--

Lui fece per replicare, ma poi richiuse la bocca senza mettere un suono e si passo una mano tra i capelli. Spiò l’amica con gli occhioni scuri, ma nelle sue belle iridi dorate improvvisamente attente c’era solo un lampo di sospetto.

--Hermione…-- cominciò sospirando. --Siamo tutti molto in ansia per te. Ginny ci ha detto che non stai bene ultimamente e ci siamo preoccupati, così sono venuto a vedere come stavi. Scusa se ti ho offeso in qualche modo, mi dispiace.--

La riccia lo guardò a lungo, e poi gli sorrise intenerita. --No, tranquillo. Anzi, apprezzo molto che siate stati… dolci, a modo vostro.--

Allungò la mano, sfiorando il dorso di quella di lui con un gesto d’amicizia.

--È un piacere per noi, tranquilla.-- sorrise il moro, e ricambiò la stretta. --Però avrei una proposta da farti.--

Quella piegò appena la testa, un barlume di curiosità che scintillava negli occhi già più attenti. --E cioè?--

--Beh, più che una proposta è una richiesta d’aiuto.-- scherzò Theo, e le strappò un sorriso. --Daphne vuole aprire un’altra sede del suo salone, e ha chiesto a me di dirigerlo. Così mi trovo un lavoro e le do una mano.--

Lei annuì. --Mi sembra una buona idea. E tu vorresti il mio aiuto perché…?--

--Sarebbe una sede babbana.-- spiegò l’altro, ammiccando col capo. --E io non saprei assolutamente come muovermi.--

--Oh!-- sorrise Hermione, e scoppiò poi a ridere. --Certo, ti aiuto volentieri! Ma sarebbe… tipo un lavoro?--

--Esattamente.-- annuì lui. --Sia come aiutante per quanto riguarda trattare con i babbani, sia come consulente.--

--Consulente?-- fece la ragazza, perplessa.

--Daph sta lavorando a qualche nuovo composto per le creme, e le serve una mano. E visto che sei un genio di strega, abbiamo pensato a te.-- le spiegò il moro.

La riccia chinò il capo, lasciandosi prendere dai pensieri. L’offerta dell’amico l’attirava. Sarebbe stato un modo di continuare a vedere i suoi amici, di rimettersi al lavoro, e anche di rimettersi a studiare per preparare le pozioni per i composti di bellezza di Daphne. Sarebbe stato… bello. Una nuova normalità.

Ma…

“Ronald.”

Il pensiero di lui le fulminò la mente, bloccando ogni sua reazione per qualche secondo. E in quel momento Hermione intuì che quella non sarebbe stata solo una scelta tra accettare un lavoro o continuare a stare in casa con Angel.

--Ci posso pensare per un po’?-- chiese, e sospirò di sollievo quando vide l’amico annuire.

--Ma certo Herm, tutto il tempo che vuoi! Avremo sempre posto per te.-- Le posò una mano sulla spalla, rassicurante, poi si alzò. --Adesso scusa ma devo andare, devo sistemare una cosa allo Château.--

Lei annuì e si tirò in piedi a sua volta, sorridendo con calore.

--Theo?-- lo chiamò appena fuori dal bar, mentre lo abbracciava per salutarlo. --Grazie.--

Lui le scompigliò gentilmente la frangetta. --Piacere mio Hermione. La prossima volta che hai bisogno però chiamaci, non costringere Ginny a fare la spia!--

Risero entrambi alla battuta, che in realtà non era interamente uno scherzo. Poi lui s’incamminò.

--Ah, Theo?--

Il moro si girò al richiamo esitante della ragazza, incrociando finalmente le dita. --Hm?--

E Hermione trovò finalmente la forza di porre quella domanda che già più volte si era affacciata alla sua mente: --Draco… Draco come sta?--

Il ragazzo esultò dentro di sé, ma l’espressione preoccupata a morte che assunse il suo viso era interamente sincera: era contento che l’amica avesse ammesso di voler essere comunque presente anche nella vita di colui che l’aveva in un certo senso scacciata, ma…

--In realtà… è conciato male. Parecchio.--







Angoletto!

Vi prego, non mi guardate così! Lo so, sono di nuovo in "ritardo"... altri due mesi per questo nuovo capitolo, sarei veramente da prendere a sberle... Lo siento mucho :'(
Non so nemmeno io perché questo capitolo ci abbia messo tanto a venir giù in maniera decente, e mi dispiace davvero di avervi fatto aspettare tanto.
Però devo dire che comunque il risultato a me non dispiace, e spero che l'abbiate apprezzato anche voi.

Questo è un pezzo... particolare. L'orgoglio di Hermione si è spaccato in mille pezzi, permettendo alla sofferenza che ha covato dentro per tanto tempo di esplodere. Non so se ciò sia in linea con il personaggio creato da JKRowling, ma secondo me è un gesto... umano.

Allora, in quanti avevano capito che il piano delle Serpi consisteva nel mandare Theodore a chiacchierare con Hermione? XD
Scherzi e cretinate a parte, è una scelta che per me ha senso. Primo perché volevo dare spazio anche a lui, che tutto sommato ho trattato solo durante la storia con Daphne, e un po' perché Theo ha passato molto tempo allo Château con Hermione, visto che ha lasciato il lavoro per stare con la sua bionda. Non sono particolarmente in confidenza, ma lui sa come prenderla.
E infatti è stato bravo!

Nel caso qualcuno sia curioso riguardo a ciò che è accaduto a Hermione mentre cancellava la memoria dei suoi, vi rimando a questa shottina che ho pubblicato tempo fa riguardo a questo episodio:
Spero che possa chiarire eventuali perplessità!

Il taglio del capitolo avviene alla notizia della situazione di Draco. Vi prego non odiatemi per questa scelta (tanto lo sappiamo TUTTI che cosa farà Hermione, nevvero? XD)!
L'ho fatto sia per lasciare un po' di suspense, sia per non farvi aspettare altro tempo, sia per non mettere troppe cose in un capitolo solo, sia per dare rilievo a questa chiacchierata.

Un piccolo spoiler: non è l'unica chiacchierata "intensa" che la nostra Herm si troverà ad affrontare! Qualcuno vuole tirare a indovinare?

Bon, j'ai terminé di rompervi le scatole anche stasera!
Un bacio a tutti quelli che hanno letto, e un grazie speciale a chi ha recensito e a chi recensirà!

Clarisse  
                 

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Capitolo 27
*** 5 Senses, 7 Sins ***


Just For Love





5 Senses, 7 Sins



Draco socchiuse gli occhi, la testa che gli ronzava. Sbatté le palpebre una, due, tre volte, ma non riuscì a mettere a fuoco ciò che gli stava attorno. La sua stanza, che riconosceva solo grazie al profumo delle lenzuola, era immersa in una fitta penombra; non riusciva a distinguere nulla: i suoi occhi percepivano solamente sagome non ben definite.

Lo infastidiva non essere in grado di percepire in modo chiaro ciò che lo circondava, ma l’atmosfera scura non lo disturbava. Anzi; la scarsità di luce era un balsamo per il suo mal di testa, e il buio era decisamente rilassante in quel momento.

Il biondo abbandonò il capo sul cuscino morbido, grato per quel banale attimo di tregua. Respirò con calma, profondamente, e solo allora si accorse di un aroma sottile che aleggiava nell’aria... un profumo che di norma non apparteneva alla sua stanza: orchidea.

Cercò di tirarsi a sedere di scatto, quasi folgorato da quella fragranza, ma i muscoli non gli obbedirono. Il corpo del ragazzo si contrasse, preda di uno spasmo involontario, ma si rifiutò di portare a termine il movimento in modo corretto.

Subito, una mano fresca si posò sulla sua fronte.

--Stai tranquillo.-- mormorò una voce bassa, un poco roca, come se le parole riarse uscissero di gola con difficoltà. --Non agitarti, o starai peggio.--

Però era dolce, quella voce. Gli parlava con affetto, con tenerezza. Era una bella voce.

La sensazione di un bacio affettuoso, sulla fronte. Pelle calda, ma fresca contro la febbre bollente che Draco sentiva ruggire dentro di sé.

Labbra morbide.

Capelli lunghi, che gli sfioravano il collo e le spalle.

Calore.

Orchidea.

--Mmmh… Her__mione…--

Hermione fece per scostarsi velocemente, di scatto, ma si bloccò. Sapeva di non dover fare movimenti bruschi, ma ciò non le impedì di sussultare come se le avessero tirato una frustata.

L’aveva riconosciuta.

Non sapeva come, né perché, ma Draco aveva capito che era lei, in quel momento, a controllare come stesse, a preparare le medicine, a cambiargli le bende, a chiudere la finestra.

Quando Theo le aveva spiegato la condizione del biondo le era preso un colpo al cuore. E aveva deciso di getto, senza pensare a niente, senza curarsi delle possibili complicazioni.

--Portami da lui.--

Questo aveva detto. Tre parole, mormorate con una sicurezza che strideva palesemente con il volume della sua voce. Tre parole che avevano fatto tutta la differenza, che avevano portato un sorriso stanco ma sollevato sul volto del moro.

Aveva deciso, Hermione, di rispolverare un vecchio cassetto della sua vita. Dopo aver combattuto nella Guerra, la prospettiva dell’Auror per lei aveva perso ogni fascino. Non voleva più vedere gente morire per nulla, non voleva formare una famiglia costruita sulla paura e sui rischi. Ma non aveva smesso di combattere, questo no: aveva semplicemente scelto di lottare attraverso una strada diversa, quella della Medimagia. Aveva scelto di salvare vite innocenti, piuttosto che dover condannarne altre, anche se colpevoli.

Aveva cominciato a studiare già dal sesto anno, già dall’estate dopo la battaglia al Ministero. Aveva fatto quasi tutto da autodidatta, salvo chiedere qualche consiglio a Madama Chips, e poi anche al professor Lumacorno. Le dicevano che era brava, che l’avrebbero raccomandata per un apprendistato al San Mungo, oppure addirittura all’infermeria di Hogwarts.

E Hermione ci sarebbe andata davvero, se… se non fosse successo ciò che invece era successo. In quel momento, però, era sorprendentemente appagante trovarsi a mettere in pratica gli impiastri curativi e le fasciature che prima aveva solo provato. Le… piaceva, prendersi cura di Draco.

Soddisfatta di sé stessa per la prima volta dopo tanto tempo, la ragazza si sedette sul bordo del letto del giovane ancora delirante, e cominciò a svolgergli le bende al petto per cambiarle.

Arrossì un poco, quando accarezzò distrattamente il petto del ragazzo. Cercò di controllarsi, ma non poté impedirselo. Il fatto è che non aveva mai realizzato quanto fosse… bello.

Cioè, non in senso fisico ovviamente; era impossibile considerarlo privo di fascino da un punto di vista oggettivo. Ma lei non si era mai sentita coinvolta dal punto di vista personale della cosa.

In quel momento, però, mentre avvolgeva la spalla solida del ragazzo con una fasciatura pulita, non poteva fare a meno di pensare che lui fosse davvero bello. E non più solo in senso oggettivo: era bello e basta, glielo diceva chiaramente qualcosa dentro di lei, qualcosa che le faceva scaldare il sangue come non le capitava più da tempo.


-<>-*-<>-


--Allora, come sta?--

Hermione si passò una mano tra i riccioli mentre si abbandonava su una delle comode sedie attorno al tavolo. --Probabilmente gli resterà una cicatrice sulla schiena, ma non credo sia un ostacolo: si riprenderà.--

Blaise, seduto accanto a Daphne sentì il cuore farsi improvvisamente più leggero. Un sospiro di sollievo gli sfuggì dalle belle labbra piene, mentre una serenità pacata gli invadeva il petto.

Da un punto di vista logico, non aveva mai davvero temuto che la situazione di Draco fosse critica, ma si era preoccupato fino all’inverosimile. Gli succedeva sempre, da quando aveva visto l’amico rischiare di morire dissanguato senza che lui potesse nemmeno portarlo al San Mungo.

--L’unica cosa che mi preoccupa è quella cicatrice che ha sul braccio. Voi sapete cosa si è fatto?--

Appunto.

La mascella del moro si tese. I suoi occhi blu cercarono quelli più chiari di Daphne, e i due amici si scambiarono uno sguardo esitante: Hermione era loro amica, si fidavano di lei… ma quello era il segreto di Draco.

La riccia, ovviamente, non man
cò di notare l’occhiata d’ansia che corse tra i due.

--Ragazzi, non ve lo sto chiedendo per mera curiosità.-- puntualizzò paziente, anche se leggermente piccata. --Ve lo sto chiedendo perché le ferite gravi come quella che ha lasciato una cicatrice del genere vanno curate con farmaci particolari. Se non so come la sta trattando rischio di dargli qualcosa che provochi una reazione negativa, e allora lui starebbe peggio. Molto peggio.--

I due si scambiarono un altro sguardo. Ma se lei sembrava titubante, la determinazione negli occhi del moro faceva quasi paura. Quando Daphne aprì la bocca per parlare, sbatté violentemente la mano sul tavolo.

--Non ci provare. Non una parola.-- sibilò con ira intuendo le intenzioni dell’amica.

--Blaise, ragiona…-- tentò lei, cercando di ammorbidire il taglio affilato e stizzito dei suoi occhi azzurri.

L’occhiataccia dell’altro fu furente. --No. Tocca a Draco, se mai le vorrà dire qualcosa, non certo a noi.--

--Blaise, ma…-- azzardò la riccia, ma subito venne interrotta anche lei.

--Ma cosa? “Ma se non me lo dici rischio di somministrargli qualcosa di dannoso”? È un rischio inesistente, Granger. Non sei Medimaga, non puoi comunque prescrivergli nessun medicinale, perciò non rischi di rifilargli qualcosa che possa peggiorare la situazione. Puoi usare i farmaci che abbiamo in casa, vanno più che bene.--

--Che succede qua?--

La voce di Theodore schioccò come un tuono, insinuandosi con prepotenza nel clima di tensione che sembrava aver preso il controllo dispotico del salotto. Il ragazzo si avvicinò ai tre seduti al tavolo, un’espressione cauta negli occhi d’onice.

--Va
tutto bene amico?-- chiese a Blaise posandogli una mano sulla spalla.

Quello scosse la testa energicamente, ma non era un gesto di diniego: lo fece per calmarsi. Prese un respiro profondo, e portò il pollice e il medio della mano destra a massaggiarsi le tempie. Gli dispiaceva di essere stato così rude con le sue amiche, ma gli era venuto spontaneo. Voleva proteggere Draco attraverso la tutela di quel suo piccolo segreto.

--Tutto bene Theo.-- affermò, una volta che si sentì sotto controllo. --Mi sono solo fatto prendere dal momento. Hermione… scusa. Mi spiace di essere stato brusco.--

--Non è nulla.-- lo liquidò lei, incapace di portare rancore a quel sorriso sinceramente pentito.

Ma le spalle della riccia erano pesanti, ingobbite a causa del colpo che le parole ringhiate dall’amico l’avevano costretta a incassare. Non era arrabbiata con lui, questo mai: aveva capito che era l’istinto di protezione a farlo rispondere in quel modo ed era una cosa che poteva comprendere, visto che lei probabilmente avrebbe reagito alla stessa maniera.

No, Hermione si era sentita piccata nel vedersi sbattere in faccia una scomoda verità: non aveva mai concluso gli studi di Medimagia. Nonostante ne sapesse parecchio, probabilmente abbastanza da poter essere un’eccellente apprendista, e nonostante si stesse prendendo cura di Draco, in realtà non poteva guarirlo. Non del tutto. Poteva fargli andar via la febbre, ma non poteva occuparsi della sua ferita alla schiena o della sua cicatrice al braccio.

Anche se avrebbe voluto farlo.

--Io vado. Pansy mi ha chiesto se posso passare a prenderla a Diagon Alley visto che si sta facendo buio e Harry è occupato. Ne approfitto per prendere una boccata d’aria.--

La voce di Blaise la strappò quasi violentemente dai suoi pensieri. La riccia tornò alla realtà proprio mentre l’amico si alzava quasi di corsa dalla sedia per poi precipitarsi a grandi passi verso l’ingresso. Acchiappare il giaccone e infilare la porta per lui furono quasi un unico movimento.

La ragazza si torturò le labbra per qualche secondo, ma la domanda fu più forte del suo autocontrollo. --Se n’è andato per colpa mia?--

Theodore le sorride bonario mentre si sedeva sulla sedia lasciata libera, e lei si sentì quasi infantile. Sbatté le palpebre con forza, cercando di scacciare la frustrazione.

--No tesoro, non ti preoccupare.-- le rispose Daphne carezzandole distrattamente il braccio con le dita curate, uno sguardo affettuoso negli occhi chiari. --Ha solo bisogno di respirare un po’.--

Ma l’altr
a girò il viso
, poco convinta
. --Davvero, se però divento invadente o sono di troppo potete dirmelo, non mi offendo…--

Lo sbuffo divertito di Theo si sovrappose alle sue ultime parole. --Non ci pensare Herm, Blaise è fatto così! Si prende molto a cuore questa storia. E semmai qua sono io l’intruso.-- aggiunse con tono scherzoso nel tentativo di alleggerire l’atmosfera, mentre un sorriso ironico giocava sulle sue labbra.

La riccia sorrise istintivamente, rallegrata dal cambiamento di atmosfera, nonostante non avesse capito la battuta.

--Vero, ma rimani il mio intruso preferito.-- soffiò Daphne, chiaramente complice dell’esperienza a cui il moro si era evidentemente riferito.

Theodore si chinò sulla compagna e le posò un tenero bacio sulle labbra piene. La ragazza si lasciò viziare da quel breve contatto e gli allacciò le braccia attorno al collo, un silente segno di condivisione.

Guardandoli, Hermione ebbe un flash della statua di Amore e Psiche, il capolavoro di Canova che lei adorava. Ed ebbe anche un battito di invidia, per il rapporto meraviglioso che univa i suoi due amici. Era un affetto sottile, il loro, fatto più di gesti che di parole, fatto di un passato di tensione e litigi. Era un rapporto ancora difficile, visto che entrambi dovevano abituarsi alla presenza costante l’uno dell’altra; ma tentavano reciprocamente di darsi spazio, di prendersi cura l’uno dell’altra senza tuttavia imporsi in modo asfissiante.

--In che senso “intruso”?-- mormorò la riccia con discrezione.

Non era stata solo la curiosità a spingerla a fare quella piccola, bisbigliata richiesta; era stato anche il bisogno di distrarsi, di mettere a tacere la voce di quel sentimento amaro che per un attimo si era sentita pulsare in petto.

--Ah, è una nostra vecchia battuta ironica.-- le spiegò Theodore prima di cominciare a raccontare, le mani ancora posate sui fianchi di Daphne. --Sono quello un po’ diverso dal resto del gruppo, così per scherzare mi hanno affibbiato il suddetto soprannome.--

--Nel senso che tu eri quello più asociale?-- tentò Hermione, ricordando il moro come una figura piuttosto solitaria a scuola.

--Più o meno. In realtà è anche perché sono quello che ha avuto meno difficoltà tra noi Traitors.-- il moro colse il lampo di perplessa curiosità che balenò nelle iridi dorate della sua amica, così continuò: --A parte un padre decisamente assente, non ho avuto particolari grane. Avevo pochissime influenza, costrizioni, pressioni… è stato più difficile quando ero a Hogwarts perché ero cresciuto praticamente per i fatti miei e sentivo la differenza con i miei compagni di casa, che invece erano tutti legati dagli stessi ferrei pregiudizi. Ma quando è arrivato il momento di voltare le spalle all’Oscuro Signore mi è andata di lusso: non ho avuto quasi nessuna ritorsione per la mia scelta, salvo qualche scocciatura da parte di altri Mangiamorte; mio padre non ha nemmeno accarezzato l’idea di punirmi. L’ho fatta franca, per così dire.--

Hermione lo guardò dubbiosa, la testa lievemente inclinata da un lato. --Ma se eri un po’… fuori dal gruppo, come avete fatto a diventare così legati tu e gli altri?--

--Beh, un po’ per via dei miei trascorsi con le sorelle Greengrass, un po’ perché in ogni caso avevo tradito assieme a loro, e un po’ perché__-- Theo s’interruppe di colpo e lanciò uno sguardo esitante alla bionda tra le sue braccia.

Daphne ricambiò l’occhiata senza alzare il capo dalla spalla di lui, gli occhi chiari che s’incupivano appena, e uno sbuffo ironico aleggiò sulle sue belle labbra morbide.

--__e un po’ perché mi ha salvato la vita durante la battaglia di Hogwarts.-- completò Daphne, le dita dalle unghie laccate d’argento che cercarono istintivamente la mano del suo compagno. --Ero… inciampata in un manipolo di Dissennatori, mettiamola così.--

La bruna si mordicchiò distrattamente l’angolo della bocca, pensierosa. --In effetti credo che Harry mi avesse accennato qualcosa riguardo ai Dissennatori, ma non mi sembra di averne visti durante la battaglia.--

--Perché avevo voluto occuparmene io, anche se alla fine ho avuto bisogno di aiuto. Pensavo che avrei potuto affrontarli tutti, ma ho capito di essermi sopravvalutata quando mi sono trovata sola di fronte a loro.--


Inizio Flashback

Girò lo sguardo, ma non riuscì a distinguere nulla. Attorno a sé vedeva solo grigio scuro. I suoni le arrivavano attutiti, pallidi echi di lamenti che lei però non voleva ascoltare. Il freddo pungente che le penetrava fin sotto la pelle era l’unica chiara sensazione che poteva percepire.

Strinse con forza la bacchetta, e i capelli biondi frustarono l’aria immobile a causa del movimento del braccio. La alzò, puntandola di fronte a sé, e tentò di concentrarsi.

--Expecto Patronum.--

Una lieve luce argentea inondò lo spazio, e il freddo parve arretrare un poco. Ma presto l’incantesimo incompleto venne consumato, e una nuova ondata di malinconia si fece strada nel suo cuore.

Strinse i denti: così non andava affatto bene.

--Expecto Patronum!-- esclamò ancora, ma la sua voce era debole e indecisa, e di nuovo la magia non riuscì a manifestarsi: del suo pavone, nessuna traccia.

Il secondo sbuffo argenteo venne divorato dai mostri che la circondavano. Un artiglio di ghiaccio le si posò sulla spalla, e pianti dimenticati le esplosero nella mente. Si divincolò, tentando ancora l’incantesimo in un disperato moto di ribellione, ma non riuscì nemmeno a completare la formula.

Era sfuggita al Bacio, ma non poteva scappare dalle immagini che il contatto con il Dissennatore le aveva piantato nel cervello.

I suoi genitori che la guardano da bambina. L’indifferenza nei loro occhi mentre esaminano i suoi capelli fini, il profilo elegante del suo volto, il colore chiaro delle sue iridi, il candore della sua pelle. Il distacco nella loro voce mentre le dicono che era bella, e che sarà un ottima aggiunta alla loro famiglia.

La sua sorellina Astoria è appena nata, sono tutti e tre al San Mungo. La piccina è distesa in una culla bianca in un lato della stanza. I suoi genitori parlano: suo padre si rammarica del fatto che sua moglie non gli abbia dato un maschio. Dice di non voler lasciare tutti i suoi beni a qualcuno che non possa portare il cognome Greengrass dopo il matrimonio che verrà concordato.

I suoi genitori che parlano a notte fonda, il giorno prima di farla portare a King’s Cross per la prima volta. Parlano delle Case di Hogwarts. Hanno paura che lei non diventi Serpeverde: che cosa faranno se fosse finita da un’altra parte? Dovranno trovare un modo per farla sparire.

Quando il nome di Theodore Nott riecheggia nel salone eccessivo di casa Greengrass è seguito da un grugnito di disapprovazione: i genitori non vogliono che le figlie frequentino “quello spiantato”. Loro devono far parte dell’élite, o non troveranno un purosangue che voglia unirsi a loro in un matrimonio di convenienza.

È notte, ma lei non riesce a dormire. Si è rifugiata in biblioteca per leggere un po’. Sente dei passi e si nasconde sotto il tavolo: non vuole che i suoi la trovino in piedi. La voce di suo padre lacera il silenzio: chiede a un certo McNair un consiglio su come comportarsi in caso sua figlia Astoria non entri a Serpeverde. McNair ridacchia e tranquillizza il suo amico, la voce che sembra provenire da dietro una maschera; gli dice che se dovesse avere problemi si occuperà lui di sventare l’eventuale rischio di calunnia in modo che la famiglia Greengrass ne esca pulita.

Dopo i ricordi vennero gli incubi, e Daphne crollò in ginocchio senza però sentire il terreno erboso sotto le gambe.

Nella sua mente presero a rincorrersi immagini viste solo in sogno, più e più volte. Paure, dolori sepolti, a volte illusioni e timori, altre volte esperienze cancellate dalla memoria e poi riproposte dall’inconscio.

Mani, quelle di suo padre, sporche di sangue. Risate provenienti da maschere pesanti, a forma di teschio. Lame affilate, boccette piene di liquidi strani, bagliori verdi. Astoria in catene che le grida di aiutarla mentre una serpe d’ombra dagli occhi rossi incombe dietro di lei, nascosto tra gli intarsi dello stemma di famiglia.

La consapevolezza di sé svanì. Sopraffatta dall’orrore che aveva seppellito dentro sé stessa, la ragazza si sentì cadere. Il freddo le si strinse attorno, soffocante. Spire di ghiaccio le avvolsero il petto e la schiena, immobilizzandole completamente le braccia. Il gelo le entrò fin nelle vene, tanto che le sembrò di sentire il sangue arrestarsi.

Un soffio di morte le accarezzò le labbra.

Poi, il calore. Una luce buona che filtrava fin sotto le sue palpebre chiuse. L’impatto duro con la terra sotto di sé.

Le grida della battaglia si accesero all’improvviso, strappandola all’oblio in cui non si era accorta di essere caduta.

--Daphne! Rispondi Daph, coraggio!--

Aprì gli occhi, e il viso di Theodore entrò nel suo campo visivo. I bagliori lontani degli scontri illuminavano l’entrata della grotta dove aveva creduto di poter intrappolare i mostri. Una volpe d’argento danzava sopra di loro, emettendo impalpabili onde d’urto che facevano arretrare i Dissennatori.

Fine Flashback


--Sono arrivato giusto in tempo, vero?-- le soffiò Theodore tra i boccoli biondi, la stretta possessiva sui suoi fianchi che non sembrava avere intenzione di allentarsi.

--Già, mi hai evitato il peggio…-- ammise lei, il tono che si affievoliva mentre pronunciava quella piccola ammissione di debolezza. --Immagino di aver peccato di superbia.--

--La superbia è il tuo peccato, ma chérie, lo sappiamo tutti!--

I tre si girarono di botto quando una voce ironica fece il suo ingresso nel salone preceduta da un secco "crack", facendo breccia nel piccolo angolo di confidenza che si era creato sopra di loro. Pansy si avvicinò e si sedette sportivamente sul tavolo nella più totale nonchalance, spostando una sedia con la gamba.

Blaise, che la seguiva, accettò l’invito silenzioso dell’amica. Prese posto accanto a Hermione, lanciandole uno sguardo da cucciolo dispiaciuto mentre si sedeva. Lei gli sorrise e fece un cenno noncurante con la mano, segnandogli che era tutto a posto. Il moro e la riccia si sorrisero, per poi concentrarsi sulla conversazione in corso.

--Poco ma sicuro!-- stava esclamando Daphne, concordando con l’affermazione con cui la bruna aveva esordito poco prima.

--Se lei è la superbia, te sei la lussuria.-- puntualizzò ironicamente Theo, pizzicandole dispettoso una gamba.

--Touchée.-- scherzò quella, mettendo su una falsa espressione snob che scatenò l’ilarità del gruppetto.

--E tu Blaise, che peccato incarni?-- chiese ammiccante il moro, mostrando un ghigno divertito che non preannunciava nulla di esattamente rassicurante.

La replica del diretto interessato fu bloccata dall’urletto corale delle due amiche: --AVARIZIA!!!--

Theodore esplose in una risata piena e liberatrice, e fu subito seguito a ruota da Hermione.

--Braccino corto, Blaise?-- lo pungolò la riccia, trascinata dall’euforia generale.

Quello sbuffò, piccato. --Meglio tirchio che in banca rotta! E comunque sono messo meglio di te, Nott.-- insinuò poi con un sorriso furbo che sostituì la piega permalosa che avevano preso le sue labbra. --Ce lo dici tu il suo peccato, riccioli d’oro?--

Daphne, sentendosi chiamare in causa, arrossì vistosamente. Le sue gote si tinsero di un delicato velo di porpora.

--Gola.-- mormorò, riuscendo a trovare la forza di ribattere. --Decisamente gola, non è vero mio tesoro? Tu e la tua cioccolata, eh?--

Theodore rise e annuì con fare colpevole. --Lo ammetto, ma non me ne pento! Ma non parlarmi di cioccolata adesso che sennò mi vien voglia…--

--Dai scemo!-- esclamò imbarazzata la giovane, trovandosi però a sorridere quando sentì le labbra del compagno lasciarle un bacio caldo sotto l’orecchio.

Pansy alzò gli occhi al cielo, ma l’espressione intenerita che le segnava il viso palesava tutto l’affetto che nutriva per i suoi amici.

--A Draco, che peccato gli rifiliamo?-- chiese poi.

--Accidia?-- tentò timidamente Hermione, ma la sua proposta fu accolta da arricciamenti di nasi.

--Naah, quello prima forse! Ma ora come ora non ce lo vedo.-- commentò Theo.

--Già, quella è più Astoria.-- concordò Daphne, senza nascondere una lieve smorfia divertita per quella piccola, affettuosa presa in giro ai danni di sua sorella.

--Draco è l’ira.-- affermò Blaise.

Il tono del ragazzo avrebbe voluto essere leggero e ironico, ma a nessuno sfuggì la nota amara che segnava quell’insospettabile verità.

--Non potrei essere più d’accordo! Se si arrabbia seriamente e decide di vendicarsi… apriti cielo!--

--È vero! Vi ricordate quella volta che siamo stati per la prima volta al Light Of Night?--

--E chi se la scorda più! Ho pensato che avrebbe staccato la testa a quel polipastro babbano…--

--O quella volta che avevano fatto confusione con dei documenti? Giuro che ho pensato che fosse lì lì per far saltare in aria tutto il Ministero!--

Hermione non poté non sorridere davanti a quell’euforico, rapidissimo scambio di battute. Ma era un sorriso un poco amaro, perché sapeva che stavano facendo riferimento a ricordi ed esperienze di cui lei non avrebbe mai potuto far parte. Però le sarebbe piaciuto, essere parte del loro gruppo.

E guardandoli ridere e scherzare tutti assieme, osservando quell’amicizia nata dove nessuno si sarebbe mai aspettato e forgiata da tante difficoltà, trovò il suo peccato: l’invidia.


-<>-*-<>-


Hermione si richiuse la grande porta alle spalle e sospirò, mentre si lasciava cadere stancamente sulla panca appena fuori dall’entrata.

La neve ancora cadeva, nascondendo le impronte che segnavano la spessa coltre bianca che ricopriva il giardino. Sentiva il legno leggermente ghiacciato sotto di sé, talmente freddo da trasmetterle una sensazione d’inverno anche sotto ai vestiti.

Nella mente, sentiva ancora le risate delle quattro Serpi che ridevano, scherzando e condividendo aneddoti.

Provata, malinconica, si prese la testa tra le mani. Quando si era accorta di quel battito d’invidia dentro di sé, si era sentita meschina e ingrata. Le era parso un modo di sputare sopra il rapporto che l’aveva legata a Harry e Ron durante gli anni di Hogwarts.

Già, il rapporto d’amicizia del Trio dei Miracoli… come avevano fatto a separarsi tanto? Come aveva potuto, lei, cadere tanto in basso da mettere da parte tutto ciò che li aveva uniti solo per la fine della storia con Ronald? Secondo quale contorta, perversa catena di pensieri aveva deciso di accettare il lavoro la night club dimenticando persino tutto il suo orgoglioso spirito Grifondoro?

Disperazione e paura erano le risposte a tutte quelle domande. Aveva sentito tutti così lontani, e era stata talmente spaventata dall’idea della solitudine da accettare quasi di buon grado l’illusione d’affetto occasionale che quel lavoro le procurava.

Ma Hermione era già scesa a patti con i suoi errori. E, sebbene sapesse essere obiettiva riconoscendo la sua parte di responsabilità, non riusciva a impedirsi di provare un po’ di rancore verso Harry e Ron. Non era certo solo colpa sua, se la loro amicizia si era ritrovata abbandonata in un pantano ad affondare tra le difficoltà della vita di tutti i giorni. Era anche colpa loro, perché non erano stati capaci di starle vicino quando aveva avuto bisogno di qualcuno.

Per contrasto stridente, i Traitors erano stati capaci di restarsi accanto a vicenda. Nonostante i pregiudizi del mondo, i rancori reciproci e le diverse direzioni che avevano preso, erano stati capaci di riunirsi sotto un’unica bandiera quando uno di loro si era trovato nei pasticci. Il Trio dei miracoli, invece, era crollato miseramente.

La riccia si accarezzò la nuca in punta di dita, massaggiandosi il collo con i palmi. Si volse leggermente all’indietro, quando bastava per spiare attraverso la finestra, e vide il tavolo del salotto circondato dalle quattro Serpi. Ridevano e scherzavano, chiacchieravano, facevano gli scemi. Certo, mancava Draco, ma nonostante la preoccupazione negli occhi dei suoi amici la scena formava comunque_

--_un bel quadretto, non pensi?--

Hermione sobbalzò violentemente per la sorpresa, tanto che per un momento rischiò di scivolare giù dalla panchina ghiacciata.

Astoria scoppiò a ridere di gusto, divertita dalla scenetta.

--Scusa, non volevo spaventarti!-- esclamò con un sorriso dispiaciuto, cercando di tornare seria.

L’altra scosse leggermente la testa, la mano ancora premuta sul petto come per calmare i battiti impazziti che lo spavento le aveva causato. --Ma no, figurati, è solo che… non ti ho proprio sentita arrivare!--

La bionda ridacchiò ancora, incapace di trattenersi, e si sedette sulla panca. Attese in silenzio che la ragazza si riprendesse, limitandosi a guardarla con la coda dell’occhio per non risultare scortese o pressante.

Era contenta che fosse tornata. Era l’unica che poteva aiutare Draco a guarire, visto che quella platinata testaccia cocciuta non aveva la minima intenzione di chiedere un parere a un Medimago. E poi, era contenta di riaverla in giro per lo Château: nonostante si fossero incrociate appena un paio di volte, era un’ottima compagnia.

--Va meglio?-- le chiese dopo un poco, posandole gentilmente una mano sulla spalla e allungandola la sua sciarpa; la riccia, che era seduta fuori al freddo con la maglietta indosso, accettò di buon grado l'offerta.

--Certo!-- annuì poi, appoggiandosi con un sospiro contro lo schienale della panca. --Scusa se ho reagito così, ma sai com’è… ho sviluppato una certa tendenza a saltare alle ombre…--

--Nah, non preoccuparti! In effetti avrei dovuto pensare che la neve avrebbe attutito i miei passi.-- commentò la giovane Greengrass inclinando appena il capo.

--Piuttosto, che stavi dicendo poco fa? Non sono riuscita a capire.-- ammise Hermione cercando di cambiare discorso e porre fine a quel bizzarro scambio di scuse, che si stava facendo stranamente imbarazzante.

--Ah, dicevo solo che i Traitors fanno proprio un bel quadretto. Qualche volta diventano talmente affiatati che mi sento di troppo e ho bisogno di cambiare aria un secondo. A dirtela tutta… un po’ li invidio.-- confessò, lasciando l’altra di stucco, nello stupore più totale.

Hermione si ritrovò a dover racimolare un minimo di contegno e richiudere la bocca prima di dire qualcosa di indelicato. Guardò bene la ragazza: assomigliava moltissimo a sua sorella, eppure le piccole differenze tra loro riuscivano chissà come a porle agli antipodi.

Daphne e Astoria erano entrambe stupende. Avevano il dono di una bellezza evidente, ma tanto fine e delicata da riuscire a non risultare mai ostentata o eccessiva.

Avevano entrambe lunghi capelli biondo oro, anche se quelli della maggiore erano di una spanna più corti e pratici, il taglio meno netto e ordinato. La pelle della più piccola era morbida e chiara, ma rosea: non possedeva il pallore etereo che emanava quella di sua sorella. I tratti di Daphne, per quanto il dolce viso a cuore li ammorbidisse, erano più asciutti e affilati.

Tutto in lei ricordava il suo passato, suggeriva che Astoria avesse subito qualcosa in meno di lei. Come l’attacco dei Dissennatori.

--Sarò sempre grata a mia sorella per avermi difesa e protetta anche a mia insaputa.-- affermò Astoria, dimostrando di essere sulla stessa lunghezza d’onda dei pensieri di Hermione. --Ma qualche volta avrei voluto che mi avesse permesso di combattere accanto a loro. In realtà però devo ammettere di non aver mai fatto nulla per ricordarle che sapevo badare a me stessa. Sono stata un po’ pigra, diciamo che ho… dormito sugli allori.--

La riccia ridacchiò, ripensando alla conversazione appena avuta con gli altri.

--Altre volte, invece, sono stata contenta di essere un poco estranea al gruppo.-- continuò la bionda scostandosi gentilmente una ciocca di capelli dal viso. --Ho sempre avuto un po’ paura di mettermi in mezzo. Era talmente raro vederli così sereni e sorridenti, come se la loro guerra contro il mondo fosse dimenticata… avevo paura di guastare le cose con la mia interferenza. E tutto sommato mi piaceva considerarli quasi una persona sola.--

--Una persona sola?-- ripeté l’altra, senza riuscire a nascondere un’espressione divertita. --Addirittura?--

Astoria annuì con un filo d’imbarazzo. --Già. Infatti quando mi sentivo un po’ lasciata da parte mi distraevo giocando ad assegnare ad uno di loro uno dei cinque sensi.--

A questa piccola rivelazione, Hermione non poté impedirsi di esplodere in un attacco di ridarella.

--Lo so che è un po’ infantile, ma riusciva a togliermi l’amarezza!-- si giustificò la giovane Greengrass, vistosamente piccata, arrossendo nel riconoscere l’immaturità del suo trucchetto.

--Fammi indovinare, Theo era il gusto!-- tentò la riccia decidendo di stare al gioco, una scintilla di ilarità che brillava fulgida nel suo sguardo.

--Beh, non è che fosse così difficile da immaginare! È goloso da morire… per me è sempre stato il gusto, anche da prima di quelle battute sulla cioccolata di cui, tra parentesi, ancora non ho colto il senso!-- sbottò indispettita.

Poi guardò la Granger, che continuava a ridacchiare, e si lasciò contagiare dalla sua euforia aprendosi in un sorriso allegro. Le labbra rosse e piene si tesero, scoprendo i denti candidi come la neve che aveva ripreso a cadere dalle nubi.

--A Blaise invece ho affidato l’udito.-- continuò poi. --In realtà, un po’ perché era sempre lui a darmi retta. Quando litigavo con Theo o con Daphne era da lui che mi rifugiavo. Sai com’è, Pan era in un periodaccio, e Draco… è sempre stato piuttosto schivo. Ma a volerla dire tutta, ce lo vedo Blaise a fare l’udito. Ha sempre quell’aria cauta e posata che sembra perso tra castelli di carta, e invece salta fuori che si accorge di ogni minimo movimento!--

Hermione alzò gli occhi, pensierosa, ma si ritrovò ad annuire concorde. Il moro in effetti sembrava sempre un po’ distratto, come in attesa, ma notava ogni minima cosa. Una volta stavano facendo quattro chiacchiere in salotto, ma la conversazione era giunta ad un punto morto. Dato che sembrava perso nella contemplazione del soffitto, lei si era alzata e si era andata ad accomodare sul divano. La domanda del ragazzo “così stai più a tuo agio?” l’aveva sorpresa, soprattutto perché gliel’aveva posta senza posare lo sguardo intenso su di lei: semplicemente, aveva intuito.

--Pansy la identifico con il tatto.-- proseguì Astoria. --Quando ero più piccola, non passava un momento senza che cominciasse a pettinarmi i capelli o a farmi le trecce… le piace sentire le sensazioni tra le dita, così mi diceva. Hai mai notato che non tiene mai le mani ferme? O tamburella sulle superfici, o giocherella con qualcosa, o si sistema i capelli, o liscia e stropiccia i vestiti, o gesticola…--

--Ultimamente sta sempre a coccolare Harry, nemmeno l’avesse preso per un peluche.-- le svelò la riccia con un sorriso tenero, e un poco agrodolce. --Adesso ho capito perché.--

La piccola Greengrass annuì. --Già. Per Daphne invece ho tenuto la vista. Quella ragazza è come Blaise, solo in un altro senso. Nota tutto, e per davvero eh! Ma d’altra parte è un bene, visto che si diverte a fare l’estetista.--

--Daph è incredibile.-- commentò Hermione, e un’espressione ammirata e incredula si formò sul suo viso mentre ricordava un episodio in cui l’amica le aveva dato una dimostrazione di questa sua abilità. --Una volta avevo sistemato una maglia che Angel mi aveva affettato appena sul fianco, ma lei ha notato subito il mio rattoppo alla bell’e meglio e si è offerta di riparare il danno!--

La bionda di gusto. --Ha imparato a cucire per “colpa” mia, da piccola mi stracciavo sempre gli abiti e lei me li rammendava…--

--Colpa fin lì, i miei vestiti ti ringraziano!-- esclamò l’altra con entusiasmo, ma la risata seguente le morì in gola: s’interruppe e prese a mordicchiarsi appena le labbra, portando le mani in grembo, e le disse: --Quindi a Draco rimane…--

--L’olfatto.-- terminò Astoria per lei. --Ma non è solo una conseguenza dell’andare per esclusione eh! Per spiegarti, lui non sarei mai riuscita a prenderlo di sorpresa come mi è capitato con te prima: Draco avrebbe saputo che ero nei paraggi perché avrebbe riconosciuto il mio profumo. Lo so che suona strano e assurdo, ma ti giurò che è vero! Infatti quando si prende un raffreddore diventa intrattabile, dice che fa fatica a rendersi conto di ciò che lo circonda! No, ma ci credi? Pensa che una volta…--

Ma Hermione non l’ascoltava più. Quando aveva sentito la menzione riguardo al fatto che il giovane Malfoy sapesse riconoscere alcune persone dal profumo, la sua mente si era inceppata. I suoi pensieri erano tornati a qualche ora prima, quando la voce rotta del ragazzo aveva masticato il suo nome. Quindi Draco aveva capito che lei era lì, perché aveva riconosciuto il suo profumo. Aveva capito che lei era lì accanto, a prendersi cura di lui… e non l’aveva scacciata.

--Terra chiama Granger!-- l’esclamazione piccata della ragazza e la sua mano che le sventolava davanti al viso la strapparono d’improvviso alle sue riflessioni. --Perché sorridi?--

La Grifondoro si rese conto del sorriso sciocco che si era silenziosamente imposto sulle sue labbra senza che se ne rendesse conto. Arrossì appena, sentendosi colta sul fatto dallo sguardo affilato ed curiosamente perplesso dell’amica.

--Ma no, niente, solo un pensiero.-- si affrettò a rispondere, cercando di non tentennare, ma non poté fare a meno di cominciare ad arrotolare un ricciolo tra le dita. --Sono… sono solo contenta che tu abbia condiviso con me questo tuo trucchetto per scendere a patti con l’affiatamento degli altri. Anche io mi sento un po’ un’intrusa ogni tanto.--

Mezza bugia, mezza verità: era davvero grata alla giovane Greengrass. L’aveva fatta sentire un po’ meno sola, e l’aveva aiutata davvero: ora le sarebbe stato molto più facile osservare l’affetto sincero che legava i Traitors senza sentirsi amareggiata, perché aveva imparato a vederlo sotto una luce diversa.

Lo sguardo di Astoria si addolcì, e le sorrise con calore. --Sentiti libera di approfittarne quando vuoi. Ma ricorda: è un segreto!--

--Non lo dirò a nessuno, parola di Grifondoro!-- promise alzando la mano destra, per poi scoppiare a ridere allegramente seguita a ruota dall’altra.

Fu così che le trovò Theodore quando aprì il portone: sedute su una panchina mezzo congelata, con le teste appena reclinate all’indietro e i capelli che si rincorrevano nel venticello ancora invernale che disperdeva le nuvolette di condensa create dal loro fiato, a ridere a crepapelle.

--Mi sono perso qualcosa?-- chiese loro mentre lo superavano per rientrare, senza riuscire a impedirsi di sogghignare a sua volta.

--Assolutamente nulla!-- risposero le due in coro, saltellando briose nel corridoio accogliente e caldo dello Château.









Angoletto!

Buonasera a tutti!

Lo so, sono in un bel ritardo... lo sapete che mi dispiace un sacco, vero? Vero???
...dai, non è colpa mia! È colpa dell'esame di storia! Se lo sapevo prima che bastava darlo per recuperare la voglia di scrivere lo davo il mese scorso!

Comunque, per premiare la pazienza dei (probabilemente pochi) lettori che ancora seguono questa storia, ho voluto fare una bella cosa: ho postato un capitolo lungo! Paradossalmente, è uno di quelli che ho scritto in meno tempo XD
È un capitolo abbastanza ricco, credo. Personalmente trovo che i punti salienti siano il "segreto di Draco" così candidamente custodito da Blaise&Co. e il ricordo di Daphne.
Il flash-back sui Dissennatori è venuto da sé la sera prima dell'esame... spero di aver fatto un buon lavoro perché è un pezzo a cui tengo molto, nonostante non fosse previsto nello schema del capitolo che mi ero fatta. Ma quando si scrive è così, si sa!
Nel dialogo tra Hermione e Astoria ho cercato di descrivere molto anche la loro gestualità. Secondo voi ci sono riuscita? Mi sembra di non riuscire mai a descrivere abbastanza bene la loro presenza fisica all'interno delle scene...

E, dulcis in fundo...
(le trombe squillano e i tamburi rullano)
ta-daaaaaan! Ho aperto una piccola, modesta pagina-autrice su facebook! Che dire, mi farebbe molto piacere se trovaste il tempo di farci un salto, anche solo per insultare questa buffa signorina ritardataria XD
Scherzi a parte, mi trovate qui:
DreamWanderer (EFP)
Per domande, dubbi, curiosità, insulti, io sto lì. Tra link e album e note. E spoiler, ovviamente!

Un bacio a tutti voi!
;*

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Capitolo 28
*** A Death Eater's Turnabout ***


Just For Love



            A Death Eater’s Turnabout    


--Te cosa dici?--

--Mah, credo che si stia sentendo un po’ meglio. La finestra di sicuro non l’ha riaperta.--

--Credi che si sia accorto di lei? Che sia tornata, intendo.--

--Non lo escluderei. Ma ricordati che era delirante.--

--Delirante lo è di suo, Pansy cara.--

Uno sbuffo, il suono di un riso sogghignato.

--Mai messo in dubbio.--

--Guardate che vi sento.--

Il suo sussurro, un poco gracchiante a causa dei giorni che aveva passato senza proferir parola, risuonò nella stanza con l’eco di uno sparo.

Draco, sorpreso dal suono della sua stessa voce, prese un respiro profondo e si girò in modo tale da avere la schiena distesa contro il materasso morbido. Sbatté le palpebre un paio di volte, gli occhi che bruciavano a causa del raffreddore, mentre il mondo cessava di essere una macchia indistinta e semovente di fronte alle sue iridi chiare.

--Te la sei presa comoda, amico.--

Blaise era seduto accanto al letto, un sorriso strafottente sul volto affilato. Era bello come certe cose non cambiassero mai, nemmeno dopo tutti quegli anni. Il moro aveva ancora lo stesso ghigno scherzoso ma sollevato che gli dedicava quando si svegliava la mattina con un mal di testa allucinante a causa della sbornia di turno mentre quello era già in piedi ad abbottonarsi la divisa, fresco come una rosa.

--Rompiti te una gamba cadendo da cavallo, poi vediamo come e quando ti svegli.-- frecciò il biondo mentre si riavviava all’indietro alcune ciocche dispettose e appiccicaticce.

--Macché rompere e rompere, sei sempre il solito fatalista!-- esclamò l’amico, decisamente sollevato nel sentirlo scherzare. --Sembrava una frattura, ma per fortuna ti sei solo slogato la caviglia e stirato qualche muscolo. E ti sei buscato un’influenza con i fiocchi.--

--Non me n’ero accorto.--sibilò sarcasticamente il giovane Malfoy, accettando con un cenno di ringraziamento il fazzoletto che gli porgeva Pansy e soffiandosi energicamente il naso. --Allora, chi di voi si è divertito a giocare all’infermiere mentre io me ne stavo qua convalescente?--

I due amici si scambiarono un’occhiata veloce.

--Ci abbiamo provato.-- gli disse la bruna Serpeverde, sedendosi accanto a lui sul letto. --Ti abbiamo sistemato la caviglia e ti cambiavamo le bende, ma non riuscivamo a farti abbassare la febbre. Stavi malissimo… e abbiamo chiamato rinforzi.--

Draco inclinò il capo con fare colpevole di fronte all’espressione cupa della sua amica. Odiava sapere di averla fatta preoccupare fino a star male. Poi si ricordò dell’ultima parte della sua frase.

--Rinforzi?-- chiese, la fronte corrugata.

Un sospetto s’insinuò nel suo sangue, guidato da un profumo.

Orchidea
.

--Hermione.--

--Esatto.-- annuì Blaise, confermando la risposta di Pansy. --Quando ha saputo di te è passata per vedere come stavi. T’ha squadrato con occhio clinico e ha detto: “posso fare qualcosa”. Sapevi che ha voleva studiare per diventare medimaga? Stava seguendo dei corsi preparatori.--

--Ma davvero.-- commentò il biondo, solo che le parole che sarebbero dovute essere una domanda gli uscirono senza l’inflessione interrogativa.

L’unico pensiero che occupava la sua mente, in quel momento, era il fatto che Hermione avesse rimesso piede allo Château. Perché aveva saputo che lui non stava bene, aveva varcato le pesanti porte della gigantesca villa dei Malfoy.

--Già. Oh, poi me lo spieghi però perché se c’è lei la finestra però resta chiusa.-- gli disse l’amico, piccato.

E lui rispose senza rendersene conto: --Perché ha un buon profumo.--

Ma prima che potesse mordersi la lingua, Blaise esplose in una risata liberatoria. --Da che pulpito! Amico, te l’ho già detto che hai un bisogno disperato di farti una doccia?--

Pansy lo seguì a ruota, lasciandosi cadere tra le coperte di Draco per dare libero sfogo a tutto il suo divertimento. E la replica piccata di Draco si sentì fino in salotto.

--Ragazzi, andate ampiamente a quel paese!--


-<>-*-<>-


Hermione aprì delicatamente la porta della camera, e per un momento rimase frastornata dalla luce abbagliante che inondava la stanza. Dovette sbattere le palpebre un paio di volte per permettere ai suoi occhi di abituarsi a quell’inaspettata luminosità, e poi cominciò a guardarsi intorno non poco sorpresa.

Le finestre erano aperte in modo da far cambiare l’aria, e allo stesso modo era spalancata la porta finestra, con il velo delle tende leggere che ondeggiava nella pungente brezza ancora invernale. La stanza era in ordine, nonostante il letto disordinato e un cambio di vestiti miseramente abbandonato a casaccio in giro per la stanza.

Istintivamente, la riccia emise uno sbuffo esasperato e si chinò per raccogliere gli abiti. E mentre toglieva un paio di pantaloni neri dalle lenzuola aggrovigliate, si rese conto di una cosa: il letto era sfatto. Sfatto e… vuoto? Come vuoto? Dove si era cacciato il suo “paziente”?

Quello che accadde dopo fu piuttosto veloce. O forse era il suo cervello che si trovò misteriosamente a lavorare a rilento. Una porta sbatté quasi con violenza e la ragazza si girò di colpo, il paio di pantaloni stretto tra le mani, ancora mezza china.

E fu così che Hermione si ritrovò a fissare dal basso il suo “paziente”, i capelli completamente bagnati, il corpo tonico ancora gocciolante, e solo un asciugamano addosso a coprirgli dalle costole a metà coscia.

Oh porca miseria ladra.

--Granger, che diamine stai facendo?-- le chiese Draco con le sopracciglia inarcate, cercando di suonare scocciato mentre cercava invece di non lasciarsi andare a un ghigno ilare.

La giovane, ancora troppo sorpresa per mettere insieme qualcosa di senso compiuto, deglutì e cominciò a balbettare. --Non… stavo… io… tu sei…--

--Sì…-- la prese in giro lui, parlando lentamente che si usa con i bambini quando non capiscono qualcosa di estremamente semplice. --Tu Hermione, io_--

--Malfoy!-- sbottò quella, irritata dalla sua accondiscendenza.

--Stavo per dire Draco in realtà. Sai com’è, visto che io ho usato il tuo nome pensavo di rimanere sulla stessa lunghezza d’onda.--

--Ha. Ha. Ha. Molto divertente.--

--Sono felice di notare che hai ritrovato l’uso della parola.--

I due si squadrarono in cagnesco per due minuti scarsi. Poi la ragazza scosse la testa, facendo ondeggiare i ricci morbidi.

--Sono venuta a vedere come stavi.-- gli disse, suonando ancora piccata. --Perché non sei a letto?--

Il giovane la guardò divertito, inarcando le sopracciglia chiare: --Mi sono fatto una doccia, Granger. Rilassati, mica sparisco.--

--Oh.--

Giusto. Logico. Ma che diavolo era andata a pensare? Hermione esalò un sospiro silenzioso, cercando di riprendere il controllo della sua mente.

-E ora, col tuo permesso, andrei a vestirmi.-

-NO! Aspetta.-

Ecco, parlando appunto di controllo.

Draco la guardò sorpreso, e terribilmente divertito da quell’ultima uscita.

--Scusami?!--

La riccia si rese conto del diniego che le era così entusiasticamente uscito di bocca. Sentì le guance andare a fuoco, mentre un’ondata di imbarazzo si propagava per tutto il suo corpo facendola sentire improvvisamente accaldata. Ma che diavolo le prendeva?

--Cioè, volevo dire, aspetta che ne approfitto per farti la fasciatura alla spalla.-- si affrettò a specificare, quasi tentando di correggersi.

Il biondo la stava squadrando con ironia, un ghigno divertito candidamente disegnato sulle sue labbra morbide e sottili. Per un momento, la ragazza s’incantò a fissare quel sorriso.

--Posso almeno mettermi i pantaloni?-- chiese lui, il tono che cercava di celare una risata-

--Certo.-- annuì.

I due rimasero a guardarsi ancora per qualche attimo, tanto che la ragazza cominciò a chiedersi perché lui non si muovesse a prenderli, quei maledetti pantaloni. Fu ancora lui a rispondere a quella sua domanda inespressa.

--… guarda che ce li hai in mano tu.--

--Oh.-- la ragazza tornò improvvisamente consapevole della stoffa morbida intrappolata tra le sue mani, e desiderò con tutta sé stessa di poter sprofondare attraverso il pavimento. --Giusto.--

Glieli porse in silenzio tenendo lo sguardo basso, incapace di reggere il ghigno in quelle iridi così chiare e così penetranti. Draco prese i pantaloni, rovistò un po’ in un cassetto e si ritirò in bagno per rivestirsi.

Ma che diavolo mi prende?! si chiese Hermione, finalmente libera di prendersi la testa tra le mani. Avrebbe quasi voluto sbattere un paio di volte la fronte contro il muro, tanto si sentiva in imbarazzo. Si sentiva una vera e propria stupida.

Da dove diamine veniva quell’assurdo comportamento? Era Draco Malfoy, per la miseria! Lo conosceva da una vita! Com’è che all’improvviso si comportava come una ragazzina?

Perché l’ho visto anche un po’ di più che mezzo nudo. si rispose da sola, incapace di nascondere a sé stessa una punta di imbarazzo. E perché l’ho visto in piedi.

Già, l’aveva visto in piedi, con le sue forze, sulle sue gambe. Dopo tutto il tempo passato a curargli la febbre e le ferite, era stato quasi un colpo. Ma ciò che l’aveva veramente presa alla sprovvista era stata scarica di contentezza che l’aveva travolta: dopo tutta la pena e l’ansia che aveva provato per lui, vederlo star bene era stata davvero una gioia. Una gioia tanto inaspettata da farle venire un mezzo collasso psicologico, vista la sua reazione.

Si sentiva una scema.

Hermione passeggiò un po’ per la stanza, cercando di dissipare quella matassa di sentimenti confusi che le si era aggrovigliata in petto durante la loro breve conversazione. Arrivò fino al davanzale della finestra e vi si appoggiò quasi con abbandono. La sensazione del corrimano freddo sotto le dita e del vento rigido sulla pelle del viso fecero breccia nella sua mente, aiutandola a schiarirsi i pensieri. La ragazza fece qualche respiro profondo per scacciare l’imbarazzo bruciante che ancora sentiva scottarle il collo, il fiato che si condensava in nuvolette evanescenti a causa della temperatura invernale.

Lo sbattere delle imposte della finestra che veniva chiusa si sovrappose allo scatto della porta del bagno che si apriva, e Draco tornò nella sua camera.

--Facciamo la fasciatura?-- gli chiese la riccia con leggerezza, voltandosi verso di lui.

Il biondo annuì mentre chiudeva le altre finestre, un leggero velo di pelle d’oca che cominciava a delinearsi sulle sue spalle nude. Poi andò a sedersi sul letto, mentre lei estraeva dallo zaino un barattolo bianco e alcune garze pulite.

Hermione lo raggiunse, inginocchiandosi dietro di lui sul materasso. Svitò il tappo del barattolo di plastica e si sporcò le dita con la mistura che conteneva. Era una sostanza cremosa, dal profumo pungente e di color panna, una mescolanza di tonalità pastello di ocra e verde oliva.

--Che cos’è?-- le chiese il giovane.

--Un impacco di erbe curative, mescolato a gocce di pozione cicatrizzante e soluzione disinfettante.-- gli rispose mentre cominciava a spalmare la sostanza sulla schiena di Draco, il quale rabbrividì per la sensazione fresca della crema.

La riccia non poté fare a meno di sorridere nel notare come le ferite fossero ormai in via di guarigione. D’accordo, Daphne l’aveva aiutata a preparare l’impacco quindi non era tutto esclusivamente merito suo, ma lei si sentiva comunque incredibilmente fiera di sé stessa: finalmente ne aveva combinata una giusta.

Le sue dita viaggiavano, stendendo uno strato sottile di crema sulla pelle lesa del ragazzo con delicatezza. Partiva dai bordi più esterni della ferita, proseguendo poi verso l’interno, fino a raggiungerne le labbra. Tracciava il solco della cicatrice il più leggermente possibile, lasciando uno strato un po’ più spesso di impacco.

--Ma facevi i massaggi?-- le chiese Draco, completamente rapito dal tocco gentile ma deciso che riservava in particolare alle zone di pelle lontane dai graffi.

--No.-- rispose lei con voce un poco assente, tanto era assorbita dal suo incarico di infermiera.

--Peccato.-- replicò il biondo mentre la sua testa tornava indietro nel tempo, a un sogno fatto ormai qualche mese prima, e un sorriso insinuante si disegnava sul suo volto. --Ho la sensazione che saresti molto brava.--

--Umh.--

Rimasero in silenzio per un po’.

Lui si beava del suo tocco fresco e lieve, della sensazione delle sue mani che gli scorrevano sulla pelle. Il solletico fastidioso che percepiva quando scivolavano sulle cicatrici era poca cosa rispetto al piacere che gli procurava quel massaggio del tutto non intenzionale, tanto che non riusciva nemmeno a togliergli dalla mente quella… fantasia che l’aveva colto già un paio di volte nel sonno.

Lei si dedicava con attenzione ad applicare l’impacco in modo uniforme sulla pelle, cercando di aiutarla ad assorbirlo più velocemente con carezze che si concentravano soprattutto sulle zone intatte perché meno reattive alla crema. Ma non poteva impedirsi di arrossire: parte di lei era anche troppo consapevole dell’affetto che stava sviluppando nei confronti dell’insopportabile e innegabilmente bel Malfoy, che era tanto abbandonato alle sue cure.

--Sai, ero preoccupata.-- ammise mentre cominciava ad applicare con attenzione la garza sulla sua spalla.

Draco spalancò gli occhi, la sorpresa e il piacere che facevano sbocciare un ghigno compiaciuto a lei invisibile. --Davvero?--

--Sì. Quando Theodore mi ha detto come stavi mi ha preso un colpo.-- mentre lo diceva sentì la garza tremarle tra le mani, come se il ricordo la turbasse ancora. --Mi ha detto che non riuscivano a farti abbassare la febbre, e che se avessero chiamato un medico saresti diventato una furia. Perché?--
Toccò a lui rabbrividire a causa dei ricordi. La linea della mascella si tese mentre stringeva i denti per una rabbia mai sopita, e la voce gli uscì in un ringhio.

--Vecchi rancori.-- disse semplicemente, e Hermione capì che si sarebbe dovuta accontentare della risposta.

Per un po’ non dissero nulla, entrambi prede di ricordi e rancori decisamente sgradevoli. Stavolta fu Draco a riavviare il discorso per cambiare argomento.

--Sai, non pensavo che saresti venuta ad aiutarmi.-- ammise, riprendendo la stessa struttura d’esordio che aveva usato anche lei.

--Perché scusa?--

--Perché io ti ho cacciata dallo Château.--

Entrambi si irrigidirono: il tasto dolente, l’origine del loro imbarazzo, era stato scoperto.

I movimenti di Hermione si bloccarono. Un silenzio pesante avviluppò i loro respiri per qualche secondo, e il biondo sentì la sua gabbia toracica farsi improvvisamente pesante. Poi, semplicemente, la ragazza riprese a bendare il torace del giovane Malfoy.

--Non è stato piacevole in effetti.-- confessò lei in un sospiro. --Anzi, è stato proprio brutto. Ma credo di essermelo meritato.--

Draco avrebbe tanto voluto girarsi per vedere la sua espressione in quel momento, ma i gesti della giovane lo bloccavano.

--Avevi ragione, vi stavo usando come un hotel. Ho fatto male soprattutto dopo che tu sei stato così gentile co__ …voglio dire, a insegnarmi a tirare con l’arco. Non avrei dovuto comportarmi così.--

Il ragazzo sorrise alla sua esitazione, cogliendo perfettamente il significato di quelle parole nonostante il suo tentativo di ammantarlo.

--Granger, è una mia impressione o ti stai scusando?--

--Malfoy, sarebbe carino da parte tua non rendere questa mia ammissione di colpa ancora più difficile.--

E la giovane strinse il nodo alla fasciatura, chiudendo anche quella strana discussione. Il biondo si alzò in piedi e ruotò appena le spalle per sciogliere i muscoli. Le bende si mossero con lui senza dargli il minimo fastidio.

--Grazie.-- le disse, un sorriso soddisfatto sulle labbra. --È perfetta.--

La ragazza ricambiò il sorriso. --È stato molto più facile fartela mentre stavi diritto. Quando dovevo bendarti mentre deliravi era decisamente complicato!--

I due si guardarono un secondo, e una risata sottile aleggiò sulle loro labbra.

--Ah Draco… a proposito… c’è un’altra cosa di cui ti volevo chiedere.--

Il bel Malfoy si girò completamente verso di lei, reso inquieto dal suo tono di voce preoccupato ed esitante. --Sì?--

--La… la cicatrice che hai… sul braccio…-- la riccia vide il suo sguardo incupirsi, le iridi grigie trasformarsi in nubi temporalesche. --Com’è successo?--

Un sorriso amaro si disegnò sul viso del biondo, che strinse i pugni. --Hai davvero bisogno che te lo dica io? Allora credo che il tuo brillante cervellino ha decisamente perso colpi.--

La riccia s’irrigidì, colpita dal tono tagliente che aveva preso la sua voce e un po’ ferita da quelle parole dure. Lo fissò per alcuni attimi, confusa dalla rabbia affilata che era sorta improvvisamente nel suo sguardo.

--È… era il Marchio, vero?-- riuscì ad articolare, appena tremante.

--Ma che brava Granger. Cinquanta punti a Grifondoro!-- sputò lui con ironia, risultando ancora più intimidatorio.

Ma Hermione non era certo il tipo di farsi spaventare da quel genere di sarcasmo. Scivolò lungo il materasso per avvicinarsi ancora di più a lui, e gli sfiorò una mano con le dita. Il ragazzo si voltò verso di lei quasi sibilando.

--Draco.-- mormorò, gli occhi d’oro fissi nelle sue iridi.

Iridi che si schiarirono un poco al contatto fisico che la giovane aveva timidamente stabilito, come se si fosse strappato da un ricordo per riportarsi al presente.

--Sì, era il Marchio.-- le confessò, lo sguardo fisso sul pavimento e la voce tremante. --Non lo sopportavo più. Non ce la facevo più. Continuavano a guardarmi come se da un momento all’altro mi sarei trasformato in Voldemort stesso per fare una strage. Era intollerabile. Volevo, dovevo togliermelo, a qualsiasi costo.--

--Come?-- le chiese lei in un sussurro, come se temesse di interromperlo: era evidente che gli stava costando non poco, quella verità.

--Con l’Ardemonio. Ho scoperto cos’erano gli Horcrux e mi sono ricordato che il diadema di Corvonero l’avevate distrutto così.--

Le mostrò il braccio sinistro. Ora che sapeva cosa cercare, la riccia distinse una certa regolarità nelle cicatrici sull’avambraccio, come se fossero state causate da una serie di graffi.

--Una sera… non so perché, ma è diventato tutto insostenibile. Ho invocato un artiglio di Ardemonio.-- continuò Draco, la voce quasi distante. --Sono riuscito a controllarlo, per un po’. Ho fatto in modo che… graffiasse via il Marchio. Letteralmente.--

Lei si portò le mani alla bocca, gli occhi dolci e intensi sciolti da lacrime di orrore.

--Per il dolore, ho perso il controllo dell’incantesimo. Villa Malfoy è un cumulo di macerie. Blaise mi ha tirato fuori da lì, anche se ancora nessuno di noi due ha capito esattamente come. Per questo reagisce così quando non sto bene.-- una piccola risata interruppe il suo racconto, come un ricordo lontano di cui si sente la mancanza: una vecchia battuta tra amici. --Non sono voluto andare al San Mungo per i troppi problemi con i medici che avevo avuto in passato. I tagli si sono rimarginati dopo due mesi di soluzione cicatrizzante e fasciature.--

Hermione fissò le cicatrici per qualche secondo ancora, poi spostò lo sguardo nelle iridi di lui. Due specchi tremolanti di rabbia, dolore e ricordi di paura ricambiarono la sua occhiata. Si alzò in fretta, la mano che si stringeva istintivamente sul suo braccio per trasmettergli calore e appoggio. I corpi accostati vicinissimi, i volti a un soffio l’uno dall’altro, rapiti dal gioco di sguardo solido come una catena che era improvvisamente esploso tra loro.

--Draco…--

E la porta si spalancò.











Angoletto!

Ebbene sì, finalmente sono tornata! Vero che siete contenti? Non rispondete, mi tengo l'illusione XD

Allora, che c'è da dire su questo capitolo... è decisamente un punto di svolta, come lo sarà il prossimo. Come potete intuire, infatti, la porta spalancata preannuncia una litigata con i fiocchi. Ma di quelle che metà basta eh!

Ora, due cose.

La prima è una domanda: che ve ne pare del momento "comico" tra Draco e Hermione all'inizio del capitolo? Credo che sia la prima volta che voglio scrivere una cosa così cretina, e sinceramente non riesco proprio a capire se sia uscita bene o male! A voi come sembra?

La seconda: sappiate che ho litigato con il finale di questo capitolo fino ad... adesso. Non sapevo come mettere il racconto di Draco, perché volevo raccontare che gli è successo ma avevo bisogno di tenere qualche cosa da parte visto che le cicatrici torneranno fuori un paio di volte anche nei prossimi capitoli. Quello che è uscito è questo racconto fatto quasi interamente dal monologo di Draco. Ho volutamente tagliato fuori le sue emozioni, salvo qualche scorcio di reazione da parte di Hermione, perché è uno di quei racconti che si fanno quando si è completamente persi in sé stessi, come in trance, quasi i contatti con la realtà fossero tagliati. Spero di essere riuscita comunque a comunicarvi ciò che si agita nel petto del nostro biondo dietro questa confessione all'apparenza così piatta.

Dulcis in fundo: ecco a voi il link della mia pagina FB! Potete trovare qualche spoiler, link a delle storie, immagini di vario tipo, stralci di strofe musicali... per qualunque cosa (domande, curiosità, critiche possibilmente senza insulti XD) sono lì.
DreamWanderer (EFP)

E niente, ho finito. Un bacio a tutti voi, splendide persone, vi auguro un buon agosto!
;*

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Capitolo 29
*** Rebel Girl ***


Just For Love

Rebel Girl


--Ne riparliamo.-- era riuscita a mormorare Hermione a Draco, prima che la sorpresa di vedere Ron sulla soglia affondasse dentro di lei.

Il rosso fece due grandi passi verso di lei e le afferrò il polso con violenza, scintille di rabbia che luccicavano nei suoi occhi solitamente gentili --È qui che vieni da giorni? In questo covo di serpi velenose?--

Sulle labbra di Hermione sbocciò un ringhio d’ira, e diede uno strattone nel vano tentativo di liberarsi dalla sua presa.

--Ronald, vedi di darti una calmata. Non mi sembra il caso di mettersi a dare spettacolo.-- lo ammonì sfuggendo alla presa delle sue dita.

--“Ronald” un corno!-- sibilò quello allungando nuovamente la mano e serrandola più saldamente attorno al polso esile di lei. --Rispondimi! È per correre da questo bastardo purosangue che bidoni me, Harry e Ginny quasi tutte le sere?--

--Io non bidono nessuno!-- ribatté la ragazza cercando di concentrarsi sul ritmo del proprio respiro: non le andava di mettersi a gridare e abbassarsi al livello del rosso isterico che le stava davanti. --Io ho semplicemente degli altri impegni, e non mi sembra che né Harry né Ginny abbiano mai avuto problemi con questa cosa!--

--Per forza, loro li hai sempre avvertiti! A me invece non hai mai detto una parola, ho dovuto sapere da loro che eri occupata, ogni dannatissima volta!-- sbottò Ronald avvicinando il viso a quello di lei e sporgendo il busto in avanti, un movimento inconsciamente minaccioso.

--Io ho SEMPRE avvertito anche te!-- replicò la riccia; sentiva la rabbia montare, aleggiare nell’aria come una promessa pericolosa; vedere Ron così aggressivo però le impediva di restare calma, pensare con lucidità: non riusciva a impedirsi di rispondergli a tono. Istintivamente allungò il braccio libero come per voler proteggere Draco che era ancora in piedi dietro di lei. --Ho sempre avvertito tutti voi con un messaggio, ma tu sei l’unica zucca testarda che non vuole nemmeno prendere in mano un certo aggeggio babbano chiamato telefono cellulare!--

--Chiamami zucca testarda un’altra volta e io__--

--E tu niente, Weasley.-- intervenne una voce femminile, bassa ma tagliente come il ghiaccio.

Pansy stava in piedi sulla soglia, una furia gelida che scolpiva i tratti affilati del suo bel viso dalla pelle chiara. Gli occhi scuri erano due pozzi neri, nerissimi, di ira repressa. Ogni muscolo del suo corpo era in tensione, pronto ad agire in mille modi diversi, e in quel momento nemmeno uno stupido l’avrebbe considerata uno scricciolino inoffensivo.

Persino Hermione, per un momento, ebbe paura.

Ronald le lasciò andare il polso, zittito dall’aura di minaccia nemmeno troppo sottile che sembrava quasi velare tutta la figura della ragazza: pareva essersi ridimensionato improvvisamente, come se qualcuno avesse bucato

Pansy gli dedicò un’altra occhiataccia, quasi volesse bucargli quella testa da pallone gonfiato che stava dimostrando di avere, poi spostò lo sguardo sulla figura di Draco.

Il biondo era ancora in piedi, pallido, il viso smunto che tradiva tutta la sua stanchezza. Teneva le braccia rigide lungo i fianchi, i pugni stretti, come se dovesse trattenersi dall’allungare le mani davanti a sé e stringerle attorno alle curve dolci della vita di Hermione. La riccia, dal canto suo, aveva assunto una posizione istintivamente protettiva verso di lui: la mano finalmente libera dalla stretta del rosso era chiusa a pugno, il gomito leggermente piegato per essere più veloce nel caso si fosse presentato il bisogno di difendersi; l’altro braccio invece era allungato all’indietro a formare un’ansa protettiva che avrebbe voluto schermare il giovane Malfoy.

--Se voi due avete finito di dare spettacolo, qui c’è qualcuno che sta male.-- sibilò glaciale, lottando per mantenere il controllo: okay che il suo amico era guarito, ma era ancora convalescente per la miseria! --Quindi, se volete discutere, vedete di andarvene prima che vi butti fuori a calci nel sedere.--

Il rosso non se lo fece ripetere due volte, quasi non aspettasse altro per portare la litigata da un’altra parte, e infilò la porta a una velocità quasi sorprendente.

Hermione invece rimase indietro. Si volse verso il biondo e lo osservò preoccupata, poi gli posò le mani sulle spalle per convincerlo a sedersi sul materasso del letto.

--Mi dispiace tanto.-- si scusò contrita spostandogli alcuni ciuffi chiarissimi dalla fronte. Il suo sguardo si adombrò considerevolmente quando si accorse che pareva già più caldo al tatto: la febbre non era ancora del tutto sparita.

Draco scosse la testa, per quanto le dita di lei e le vertigini gli permettevano. --Mica è colpa tua se Rosso Malpelo è un povero idiota.--

--Non insultare la letteratura italiana.-- lo riprese lei, un sorriso complice sul volto: Malpelo aveva un cervello, al contrario del rosso che stava scendendo le scale con la delicatezza di una valanga.

Pansy, che era ancora accanto alla porta, si lasciò scappare una risata divertita. La riccia si voltò verso di lei, improvvisamente richiamata alla realtà da quel riso lieve, e subito il suo sguardo si rifece dispiaciuto.

--Scusa Pan. Ha fatto un casino assurdo.-- borbottò, il mento piegato verso la gola in un gesto inconscio di contrizione. --Non so proprio che gli sia preso.--

--Come ha detto Draco, non è colpa tua.-- le sorrise la bruna, la voce già morbida e amichevole: la velocità con cui quella ragazza riusciva a dimostrare indifferenza e calore era incredibile. --Vai pure, a lui qui ci penso io.--

--Ma__--

--HERMIONE!--

--La voce del deficiente.-- sentenziò Draco mentre si stendeva nuovamente tra i cuscini, e in quel momento la riccia non poté fare a meno che concordare ampiamente con lui.

Alzò gli occhi al cielo, e ignorò il richiamo per nulla beneducato di Ronald. --Sicura?--

--Sicurissima.-- le assicurò l’amica. --Anche perché adesso Draco deve prendere le medicine e fare la nanna, prima che gli torni la febbre!--

Il biondo sobbalzò, scosse energicamente il capo, e si tirò il lenzuolo fin sopra la testa. --Non le voglio! Sono cattive!--

Le due scoppiarono a ridere al comportamento esageratamente infantile del giovane.

--Sei un bambino.-- lo apostrofò affettuosamente la brunetta Serpeverde.

--Dai Draco, sennò poi non ti riprendi più.-- le diede manforte Hermione prendendolo amichevolmente in giro.

--Sciocchezze!-- borbottò Draco. --Mi riprendo lo stesso, solo ci metto un po’.--

--Vuoi guarire in tempo per goderti l’inverno? Allora apri la bocca e caccia giù l’antibiotico!-- lo ricattò Pansy.

Gli occhi grigi del ragazzo fecero capolino da sotto le coperte. --Serpe che sei.--

La replica, ovviamente, ebbe come unico effetto quello di far ridere la riccia ancora più forte.

E poi, veloce come uno schiocco di dita e fastidiosa come uno strillo sguaiato, la realtà si fece prepotentemente risentire.

--HERMIONE, MISERIACCIA!--

La ragazza sbuffò esasperata in direzione delle scale, poi guardò ancora i suoi amici. --Mi sa che devo andare. Comunque torno presto. Anche perché io e te, caro il mio biondo, abbiamo qualcosa in sospeso!--

Alla promessa di riprendere il discorso che erano stati costretti ad abbandonare, Draco tornò a nascondersi sotto le coperte: non amava l’argomento e, anche se si stava comportando apposta come un bambino, l’idea di dover rivangare tutto da lucido lo spaventava.

Hermione gli accarezzò dolcemente una delle mani che stringevano il lenzuolo e dedicò a Pansy una stretta sulla spalla carica di affetto, e poi infilò la porta. Su di sé sentiva una nuvola scura che portava in sé il peso di troppi brutti pensieri, tanto che per un momento si sentì schiacciata e confusa.

Arrivata in fondo alle scale trovò Ron ad aspettarla, il piede che batteva rumorosamente sulle piastrelle in marmo del pavimento. Subito quello le agguantò di nuovo il polso e prese a trascinarla verso l’ingresso quasi fosse un sacco di patate; lei rimase tanto sorpresa da quel ritorno alla rudezza che fu troppo sorpresa per ribellarsi alla stretta, la mente gravata da pensieri e rancori che tornavano prepotentemente a galla.

Mentre passavano per l’entrata principale scorse Theo e Blaise che la osservavano preoccupati, il secondo già sul piede di guerra. La vista del giovane Nott le ricordò una cosa, e alla mente della ragazza cominciò a bussare un’idea… Ma poi i pesanti battenti di legno massiccio si chiusero dietro di lei, e Hermione si trovò circondata dalla brezza fredda e dai fiocchi di neve volanti. Il giovane continuava a tirarla quasi fosse una bambola lungo il vialetto, borbottando a mezza voce diversi rimproveri e insulti vari.

E poi, l’idea sfondò tutte le sue difese. All’improvviso la ragazza si bloccò, piantando le punte dei piedi nello strato di neve calpestata.

--Che c’è, adesso?!-- sbottò lui, guardandola esasperato.

E le parole le uscirono da sole, rompendo quella patina di sorpresa che le aveva incatenato la lingua. --Voglio andare a lavorare alla sede babbana di Chez Daph, Theo mi ha offerto un posto e io ho intenzione di accettare.--

I fiocchi di neve cadevano a terra lenti, uno dopo l’altro. Cadevano, proprio come fece la mascella del rosso quando le sue parole aleggiarono nell’aria rigida dell’inverno.

Avete presente uno di quei momenti in cui il silenzio si fa talmente assoluto che si sente il lieve soffio di vento che accarezza la pelle? Ecco, quello era uno di quei momenti.

Ronald la fissò come se le fossero improvvisamente spuntate un paio di corna da cervo, poi sembrò riprendersi e balbettò: --C_come scusa?--

--Voglio andare a lavorare con Theo e Daphne.-- ripeté, stavolta molto più cosciente delle parole che pronunciava.

--Come sarebbe a dire che vuoi andare a lav_--

Ma lei non gli lasciò terminare la frase: --E voglio anche andare al San Mungo a sentire per un tirocinio o per un corso speciale per potermi rimettermi in pari con i miei piani di diventare medimaga.--

--Che cosa?!-- gemette l’altro, la voce ora decisamente più acuta.

I due rimasero lì a fissarsi, occhi sconvolti in occhi decisi, lui con la bocca spalancata e lei con le labbra strette. Poi la riccia riprese a camminare.

--Ma che diavolo vai blaterando?-- le chiese il ragazzo quasi correndo per riprendere il passo con lei, la cui andatura ormai sembrava una marcia.

--Sto dicendo che voglio aiutare Theo a curare la nuova sede di Chez Daph mentre riprendo gli studi per diventare medimaga, almeno finché non posso lavorare al San Mungo a pieno titolo.-- rispose lei continuando a camminare con decisione, una luce determinata negli occhi annegati di pagliuzze dorate.

Hermione si sentiva tremare dentro. Tremava, sì, sconvolta da quella fiamma che le si era improvvisamente accesa nell’animo. Come fosse successo, quale catena di pensieri l’avesse portata dalla preoccupazione prima alla rabbia, poi alla spensieratezza, poi alla stizza, e infine alla speranza, non avrebbe mai saputo dirlo. Ma aveva cambiato tanti di quegli stati d’animo nel giro di appena 15 minuti che nemmeno vi dava peso.

Ormai erano arrivati all’enorme cancello che delimitava la proprietà dei Malfoy. La ragazza sfiorò le sbarre con una carezza mentre le superava, sapendo benissimo che le avrebbe varcate di nuovo e nell’altro senso. Presto.

--Ma da dove ti vengono queste idee assurde?-- sbottò Ronald, irritato dall’attesa per una risposta che lei sembrava intenzionata a celargli.

--Mi vengono dalla voglia di costruire qualche cosa, di cominciare a fare qualche cosa con la mia vita! E dal bisogno di pagarmi il mio appartamento.-- gli disse lei senza nemmeno voltarsi.

--Quello te lo posso pagare io!-- esclamò Ron, illuminandosi improvvisamente, e le afferrò ancora la mano. --Guadagno abbastanza per mantenerti. E se pagare sia casa mia che casa tua diventa troppo costoso posso spostarmi io da te come avevamo programmato tre anni fa e__--

--NO!-- sbottò la giovane ritirando le dita dalla sua presa e ruotando rapidamente su sé stessa per fronteggiarlo vis-à-vis. --Non voglio che tu mi mantenga! Voglio essere capace di badare a me stessa, senza dipendere da nessuno, men che meno da te! Non mi serve e non voglio! Voglio essere capace di stare in piedi da sola, di avere altro oltre a te e Harry e Ginny. Voglio costruirmi la mia vita!--

--Ma noi SIAMO la tua vita!-- gemette il ragazzo.

--No, voi siete PARTE della mia vita! Io voglio vivere per me stessa!-- sbottò lei, esasperata, gridando al vento di febbraio quella verità che lei stessa aveva dimenticato.

Dopo l’ultima replica i due rimasero a guardarsi con rabbia, ansanti, le gole che pizzicavano per le urla che si erano lanciati addosso a vicenda. Poi Hermione si voltò ancora e ricominciò a camminare lungo il marciapiede.

--Brava!-- le gridò dietro Ron. --Va’ pure a fare la figura della cretina! Va’ pure a spaccarti la schiena come una cagna fra libri e straordinari, se proprio ci tieni tanto! Stai solo scegliendo la strada più difficile, deficiente!--

Nemmeno si prese la briga di rispondergli. Anche se, doveva ammettere con sé stessa, l’uso della parola “cagna” proprio non le era piaciuto.

Ma Ronald era così: sempre a sputare vocaboli senza curarsi del modo in cui si possono dire le cose. Era certissima che quella sera, quando lei sarebbe rientrata tardi sommersa di scartoffie lui l’avrebbe aspettata al varco, pronto a ripeterle che stava solo cercando un modo di ingarbugliarsi la vita.

E lei gli avrebbe risposto con un sorriso entusiasta: perché lei era brava a gestire le cose complicate.


-<>-*-<>-


--Quindi Ronald ce l’ha con te eh?-- domandò Theodore mentre gettava a terra una delle tante scatole di cartone che campeggiavano in giro per il locale.

--È furibondo.-- confermò Hermione annuendo, ma senza la minima amarezza nella voce: le era uscita come una mera constatazione.

--Non sembri molto toccata.-- notò infatti il moro.

--Forse sono troppo euforica per perdermi a commiserarlo.-- replicò lei con un sorriso.

Euforica lo era, eccome se lo era! Aveva passato già due settimane a fare avanti e indietro tra il negozio e l’appartamento, a portare scatoloni e mobili e prodotti. Quando poi aveva visto la cantina dove avrebbero tenuto le scorte di elisir e pozioni da mettere nelle creme, con tanto di calderone e libri e ingredienti, si era sentita veramente rinata. Il San Mungo l’aveva esaurita un po’ con tutte le trafile burocratiche per farle prendere un corso avanzato di medimagia di qualche settimana per poi affidarla a un tirocinio, ma a fine mese avrebbe finalmente potuto cominciare. Detto nei denti, delle lune di Ronald non le importava proprio, anche perché sia Harry che Ginny avevano dimostrato tutto il loro appoggio: due sere prima l’avevano portata fuori a cena per festeggiarla.

A parlare con Draco, ancora non ci era riuscita. Tra una scatola e l’altra non aveva avuto il tempo di prenderlo per l’orecchio e ripercorrere la cosa seriamente, anche perché sospettava che lui facesse di tutto per evitare l’argomento. Ma Hermione sapeva di poter fare qualcosa: nozioni di cicatrici lasciate da incantesimi oscuri o malefici ancora le giravano per la mente, quando anni e anni prima aveva cercato informazioni sulla cicatrice di Harry, e ricordava piuttosto distintamente di aver letto riguardo a proposte di cure che variavano da caso a caso. Doveva solo farsi spiegare meglio la situazione da Draco, e convincerlo a farsi vedere da un medimago che ne sapesse parecchio più di lei.

--Hermione, metti quel cartone vuoto nella pila da buttare?-- le chiese Theo, indicando lo scatolone che stava accanto alla porta dello scantinato.

--Vado subito a metterla fuori!-- annuì la riccia, e fece per avviarsi verso la strada per buttare l’oggetto nel mucchio di cartacce che finiva sempre per debordare dai bidoni della raccolta differenziata.

Non fece nemmeno in tempo a uscire dal negozio che il battente in vetro dell’ingresso rischiò di scontrarsi duramente contro il suo naso. Si ritrovò sbattuta rudemente contro il muro, la maniglia che premeva per fortuna senza troppa forza contro il suo stomaco.

--Scusa, non ti avevo proprio vista!-- squillò una voce tremante di dispiacere, seguita dal rumore della porta che si chiudeva.

Hermione riprese un momento di fiato, mentre la sorpresa scemava e rimetteva a fuoco il mondo: davanti a lei c’era una ragazzina dal fisico minuto, dai lunghi capelli striati di ciocche bionde e gli occhi scuri che chiedevano perdono.

--Nulla di rotto.-- rispose, cercando di abbozzare un sorriso per tranquillizzarla.

Alla smorfia che vide sul viso della riccia, la ragazzina si produsse in un’altra valanga di scuse. Parlava quasi a raffica, con il tono agitato e ansante di una persona che ha appena terminato una corsa, le mani che volavano continuamente a torturare i capelli.

--Ma che succede qui?-- domandò Theodore entrando nella stanza, attirato da tutto il baccano.

Sul volto del ragazzo si dipinse un’espressione di assoluto stupore, e anche un po’ ilare, quando realizzò la scena che si trovava sotto lo sguardo: Hermione, una mano sui polmoni, cercava di riprendersi tanto dal fiato mozzo che dallo spavento, mentre una giovane più simile ad una macchinetta parlante che ad altro in quel momento snocciolava scuse e dispiaceri a capo chino.

--Va tutto bene?-- chiese ancora, un leggero divertimento che gli colorava la voce calda.

--Tutto bene.-- rispose la riccia. --Stavo uscendo mentre lei entrava e ci siamo lievemente scontrate.--

--Nulla di grave?-- fece lui, premuroso.

Hermione agitò la mano per minimizzare. --Macché, solo un colpo.--

--E tu, invece?--

Sentendosi chiamata in causa, la ragazzina arrossì vistosamente e borbottò un “grazie, sto bene” in risposta.

Il moro la guardò inclinando il capo di traverso, incuriosito. --Come mai sei entrata? Il negozio è ancora chiuso, apriamo settimana prossima.--

Quella s’imporporì ancora di più e prese a guardarsi in giro. --Sì, lo so… ecco, io… volevo sapere se potreste avere un lavoro per me.--

--Non c’è un cartello fuori.-- obiettò la riccia, perplessa quanto il suo amico.

--Ho visto… è che, insomma, ne avrei davvero bisogno, quindi sto chiedendo un po’ dappertutto, ecco… anche se non ci sono cartelli, d’altra parte non si sa mai, giusto?-- tentò la ragazzina, cercando di rivolgere ai due un sorrisino amichevole.

Theodore la squadrò soprappensiero, poi annuì appena. --Come ti chiami?--

--Annabelle. Ma solo Anne va benissimo.--

Hermione le sorrise bonaria. --Immagino che il soprannome Belle ti irriti parecchio.--

--Non sai quanto…-- rispose Annabelle storcendo la bocca sottile in una smorfia esasperata, un poco più a suo agio.

--Beh, se vuoi puoi darci una mano a sistemare un po’ in questi giorni, e se ci troviamo bene magari puoi restare anche a fare la commessa. Sei maggiorenne?-- le domandò il moro.

--Ho compiuto i diciott’anni il mese scorso.-- rispose la ragazzina.

Due cose, in ciò che aveva detto, sorpresero Hermione: intanto, le avrebbe dato giusto sedici anni, e in secondo luogo le sembrava che avesse riferito la sua età in modo… strano; senza l’orgoglio di chi è finalmente maggiorenne, aveva pronunciato le parole come se fossero una constatazione banale, completamente priva di ogni rilevanza.

Theodore sorrise. --Allora non vedo controindicazioni. Dai, vieni di là nello studio che vediamo un po’ come organizzarci.--

Annabelle annuì, un sorriso tremante sulle labbra sottili. --Grazie.--

La riccia fece per seguire i due nell’altra stanza, ma la voce del suo “capo” la fermò: --Non avevi uno scatolone da buttar via?--

Lei lo guardò, stupita, e poi ricordò: il cartone le era caduto dalle mani quando aveva sbattuto contro la porta.

Si batté piano il polso contro la tempia ed esclamò: --Giusto, vado e torno!--

Theodore le sorrise mentre si voltava in un vortice di riccioli, e sparì assieme ad Annabelle oltre la porta scorrevole in legno chiaro.

Forse, se fosse stata più attenta, Hermione avrebbe notato il tremito delle mani della ragazzina e il terrore di pece che le allagava gli occhi. Ma, frastornata com’era dallo scontro poco delicato con la porta, non si rese conto di un bel niente. Così raccolse la scatola vuota e si incamminò verso il bidone all’angolo.








Angoletto!

Ebbene sì, finalmente rieccomi qua! Wow, quasi non mi sono accorta di tutto il tempo che è effettivamente passato... questi giorni son volati. L'università è ricominciata, e con essa i viaggi in treno, i laboratori di lingua, i corsi serali, il nuovo alloggio... mi sono fatta strappare un po' da tutto il resto ^^'''''

Ma adesso sono qui e son tornata! Allora, di questo capitolo vorrei dire giusto tre parole.

L'argomento centrale è ovviamente la litigata con Ron, che spero vi sia piaciuta e che sia riuscita bene... l'avevo scritta di getto praticamente subito dopo aver finito "A Death Eater Turnabout", salvo poi riprenderla quasi interamente XD non era tanto diversa dalla versione finale, solo decisamente più corta!

Ecco, abbiamo anche uno scorcio in cui vediamo una Pansy decisamente particolare! Questa è una scena che ho sempre avuto in mente, da quando questa storia a cominciato a definirsi, quando ho cominciato a sforare dai quindici capitoli con cui era nata. Oggi come oggi, questa parentesi è solo un preludio della vera furia verde-argento, che vedremo presto... ma ci arriveremo, e in maniera decente spero!
Come tutte le parti che coinvolgono Pansy in maniera particolare, è dedicato alla meravigliosa ranyare, che spero apprezzi <3

In ultimo, Annabelle. È un personaggio ancora tutto da scoprire, che ha un passato un poco triste. Non avrà una vera e propria storia a sé, ma potrebbe uscirci un capitolo incentrato su di lei se riesco a farmelo uscire decentemente :) L'idea di lei e delle vicende che la intrecciano con JFL ha acquistato spessore di recente, nella mia testa. Posso solo sperare che vi piaccia!

Dulcis in fundo: come al solito vi ricordo qui sotto l'indirizzo della mia pagina Facebook, dove potete trovare un'immagine di Annabelle. Per qualunque cosa potete cercarmi lì: è il posto giusto :)
DreamWanderer ~EFP

Un bacio enorme e mille ringraziamenti a tutti voi. E un grazie speciale a quelle persone che spendono due minuti per recensire questa storia o per scrivermi sulla mia pagina.
Con affetto,
;*

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Capitolo 30
*** Friend or Foe? ***


Just For Love

    Friend or Foe?


Le settimane cominciarono a susseguirsi, accavallandosi, confondendosi, dilatandosi inesorabilmente in mesi; i giorni scorrevano tutti uguali, pur essendo tutti diversi, ed Hermione li navigava come una barca a vela sospinta da folate di libeccio, tanto in fretta da inciampare tra quei numeri neri e rossi segnati sul calendario, a volte addirittura rimuovendo dalla memoria interi quadratini.

Il tempo sembrava non bastarle mai: il corso serale di Medimagia a cui si era iscritta le impegnava le serate fino a tardi, così Theodore aveva cominciato a ridurle gradualmente i turni di lavoro alla sede londinese di Chez Daph, decidendo alla fine di farla lavorare solo nei pomeriggi, cosicché le mattine potesse passarle a studiare; il weekend era sempre una giostra da calibrare con una perfezione quasi architettonica in modo da non scontentare nessuno – né le ex-Serpi, né gli ex-Grifoni.

La situazione le aveva improvvisamente permesso di tirare fiato quando Ginny aveva proposto di cominciare ad uscire tutti assieme: lei stava frequentando Blaise, Harry e Pansy ormai sembravano essere diventati l’uno il completamento dell’altra… che senso aveva continuare a mantenere i gruppetti divisi, fingendo di non conoscersi?

Tuttavia, Draco si era immediatamente chiamato fuori dalla proposta, accettando di ospitare il gruppo sui terreni della sua famiglia o tra le stanze dello Châteu, quando i ragazzi decidevano di passare le giornate isolandosi dal caos di Diagon Alley, ma senza mai prendervi parte attivamente, limitandosi a fare comparsate o ad offrire gentilezze quali inviti per cene o picnic – ma, d’altra parte, era ciò che gli si confaceva da cortese, impeccabile padrone di casa qual era.

Anche Theodore e Daphne partecipavano raramente alle loro uscite, essendo entrambi due individui più scostanti e riservati, ma non disdegnavano la compagnia per passeggiate a cavallo o, anche se più raramente, sortite di shopping durante i saldi post-natalizi.

Con Ronald, invece, era… beh, era guerra aperta.

Il rosso si opponeva strenuamente a qualsiasi iniziativa contemplasse la presenza di chiunque non facesse parte di quella ristretta cerchia di persone che, ad Hogwarts, erano state la sua famiglia, finendo per costringere Harry ed Hermione a dividere i weekend in maniera più indolore possibile, nonché riempiendo sua sorella Ginny di tonanti scenate di gelosia riguardo a “quel disgustoso escremento umano con cui si ostinava ad andare in giro” – una frase che la rossa aveva riferito smorzando i termini che, di certo, non erano stati affatto altisonanti.

C’era da dire che Blaise si era comportato da gran signore, trattenendosi dallo spaccare la faccia al delizioso fratello maggiore della sua ragazza – sfasciando, in compenso, tutti i bersagli per il tiro con l’arco di Draco, che però gli aveva sorriso e gli aveva offerto il palmo della mano in un complice “batti-il-cinque”.

Il clima di sopportazione, però, non era affatto destinato a durare: Ginny stessa stava già dando segni di cedimento, avendo sempre mal sopportato qualsivoglia genere di interferenza nelle sue vicende sentimentali, ed Harry stesso cominciava ormai ad averne abbastanza di tutto quel fracasso.

Hermione, dal canto suo, la pazienza l’aveva esaurita da parecchio: il suo rapporto con Ronald era uno sfacelo, per quanto il rosso continuasse a considerarla “la sua ragazza” nonostante lei quasi non gli rivolgesse la parola neppure durante le loro uscite. No, ormai la riccia ne aveva avuto abbastanza di quel ragazzino capriccioso ed infantile. Le cose su cui si stava concentrando davvero erano il corso di Medimagia, il suo lavoro e… il suo rapporto con Draco.

Difatti, Malfoy e la Granger sembravano bloccati in un’impasse tutta loro: non si ignoravano e non si evitavano, ma nemmeno interagivano particolarmente l’uno con l’altra; era come se avessero deciso di mettere in attesa qualunque cosa potesse causare un cambiamento nel loro rapporto, al punto da aver persino lasciato in sospeso il discorso riguardo alla cicatrice di Draco. Eppure, la tensione tra di loro era evidente e vivace, guizzante come una corrente elettrica ad alto voltaggio che non si sarebbe lasciata imbrigliare ancora a lungo… ma sembrava aver bisogno di qualcosa prima di poter finalmente esplodere in libertà – qualcosa come una spintarella, un catalizzatore.

Un punto di svolta.

Un punto di svolta che arrivò, puntuale, circa nove settimane dopo quella furiosa litigata tra lei e Ronald che aveva fatto tremare i cancelli dello Châteu.

|~*~|

Hermione terminò di scrivere un’ultima cifra e ripose la penna stilografica con evidente soddisfazione, contemplando orgogliosamente il risultato di quel test di prova che il suo professore di Lesioni da Incantesimo le aveva fatto avere, in via del tutto eccezionale: 100%.

La sua vena da studentessa perfezionista non l’aveva per niente abbandonata, rifletté la riccia, sorridendo però di fronte a quelle tre cifre sinonimo di impegno ed eccellenza.

Era stato così bello riscoprirsi ancora impaziente di apprendere, e tanto brava a capire e memorizzare. Lo studio l’aveva avvolta come un piumone caldo, confortandola e rassicurandola, dimostrandole quanto – nonostante quel periodo buio da cui ormai si era quasi completamente ripresa – non fosse poi così cambiata dai tempi della sua adorata Hogwarts.

Uno scricchiolio la riportò improvvisamente al presente, facendo svaporare il ricordo delle scalinate di pietra; la giovane si affrettò a coprire la prova del test di valutazione per la richiesta d’apprendistato presso il San Mungo, proprio nel momento in cui una cliente tutta sospiri si avviava all’uscita con un’espressione beata in viso. La signorina – una trentenne – lanciò un’ultima occhiata sognante al bel massaggiatore del centro estetico, poi salutò con cortesia ed infilò la porta. Annabelle, che stava riordinando le riviste della sala d’attesa, aspettò che fosse completamente fuori vista, poi controllò rapidamente l’orologio; un sorriso sbocciò sulle sue labbra sottili.

-E anche oggi è fatta!- esclamò con un sorriso, stirando leggermente la schiena per sciogliere le spalle un po’ affaticate.

Si affrettò a girare la targhetta che pendeva sul battente a vetri, decretando così la fine, per quel giorno, delle attività. Il suo sguardo dardeggiò verso l’alto quando un tintinnio di acciaio contro vetro richiamò la sua attenzione: c’erano delle campanelle a vento appese alla porta della nuova sede babbana di Chez Daph.

Era un aggeggino semplice, una di quelle impalcature orientaleggianti a cui erano appesi tanti tubicini di metallo, che trillavano finemente nel cozzare gli uni contro gli altri al minimo soffio d’aria, o quando la porta ci sbatteva contro nell’aprirsi.

Tin-tin-tin…

Era un suono che Annabelle amava. Un suono familiare, lieve, ma per lei tanto tiepido. Le ricordava i pomeriggi passati a giocare sul portico della nonna, con le campanelle che suonavano allegre quando si alzava il vento che le scompigliava immancabilmente i capelli.

Però erano ricordi lontani… così irrecuperabilmente lontani: appartenevano a un’infanzia non ancora segnata dalle liti che avevano consumato la sua famiglia, che avevano condannato sua sorella, e che ora rischiavano di schiavizzare anche lei.

Divorzi. Litigi. Ebbrezza. Rabbia.

Tin-tin-tin.

E quel suono che tornava a salvarla, strappandola ai suoi ricordi grazie alla porta che si richiudeva docile dietro al cliente appena entrato, e che ora lei doveva rispedire in strada e pregare di ripassare in orario di apertura con tutta l’affabilità in suo possesso!

--Ci dispiace ma abbiamo appena chiuso, la preghiamo di tornare dom__-- si bloccò, riconoscendo di colpo chi aveva davanti, e rabbrividendo. --__ani.--

Sentendo la seguente pausa di silenzio sconvolto, Hermione alzò gli occhi dagli incartamenti e dalle ricevute di cui si stava occupando e li fissò sull’ingresso.

La potenziale cliente era una giovane donna dai capelli bruni, legati in un distratto nodo sotto la nuca. Aveva un viso pulito, libero da qualsiasi traccia di trucco, eccezion fatta per un filo di matita che accentuava l’implacabilità dei suoi occhi grigio ardesia – occhi che, in quel momento, sembravano aver raggelato la piccola Annabelle, che aveva l’espressione terrorizzata di chi ha visto per la prima volta Nick-Quasi-Senza-Testa togliersi la testa dalla gorgiera senza essere preparato.

Fu quel particolare a spingere Hermione ad intromettersi. --Posso aiutarla, signorina?--

La donna spostò lo sguardo sulla riccia, producendosi immediatamente in un sorriso cortese e fece per replicare, ma la sua voce venne sovrastata dal furioso squillo delle campanelle appese e dallo sbattere del battente.

Ronald Weasley aveva fatto il suo ingresso da Chez Daph, e non sembrava affatto di buon umore.

--Non sei ancora pronta ad andare?-- esordì, irritando immediatamente la giovane Granger.

--Ronald, ti avevo detto che sarei venuta a casa da sola, non ho bisogno che tu mi venga a prendere come se fossi una bambina.--

Annabelle sbuffò sonoramente, chiudendo gli occhi e scacciando con irritazione i ricordi dolorosi che le riaffioravano alla mente ogniqualvolta si creasse un litigioso trambusto nell’ambiente in cui si trovava. Svincolandosi con difficoltà dallo sguardo della malcapitata cliente, infilò il corridoio e si diresse senza colpo ferire verso l’ultima porta: lo studio di Theodore.

Bussò due volte con cortesia, attendendo il cenno che le desse il permesso di entrare, così schiuse l’uscio e vi fece capolino.

--Signor Nott, posso disturbarla?--


--Ronald, non ti sopporto più!-- stava strillando Hermione nell’esatto momento in cui Theodore apparve dalle ombre del corridoio, le labbra strette per l’irritazione e il viso tirato.

--E io non sopporto questo comportamento, invece.-- s’intromise, facendo scattare la riccia all’indietro al solo suono della sua voce. La scrutò in volto, pensieroso, dispiaciuto eppure inflessibile. --Capisco tutto, Herm, ma ti pregherei di risolvere le vostre beghe al di fuori del posto di lavoro.-- la riprese, cercando di suonare comprensivo e severo al tempo stesso. Quando si rivolse al rosso, invece, ogni traccia di disponibilità si era dileguata dalla sua espressione come neve al sole. --Signor Weasley.--

Ron gli rispose uno sguardo sprezzante, ma qualcosa in lui venne profondamente inquietato dall’occhiataccia implacabile del bruno. --Nott, che vuoi?--

--La prego cortesemente di non importunare più le mie dipendenti sul luogo e in orario di lavoro.-- lo informò, avvicinandoglisi di qualche passo e mormorando: --Anche perché di certo non mi spingerai a licenziarla facendola sbottare di proposito qui in negozio.--

Le orecchie del giovane Weasley avvamparono. --Io non__!--

--La prego di uscire, adesso, in modo da permetterci di chiudere in tutta tranquillità.-- lo interruppe immediatamente Theodore, affatto intenzionato a dare ulteriore legna da ardere a quella ridicola discussione. --E di scusarsi con la nostra cliente per la scena penosa a cui l’ha costretta ad assistere.-- aggiunse, indicando la sconosciuta bruna con un gesto della mano.

Ronald digrignò i denti, come se fosse tentato di ringhiare, ma si trattenne. Dedicò uno sguardo di sfuggita alla ragazza in questione, fece un cenno contrito col capo e infilò la porta senza aggiungere altro. Theodore, per buona misura, diede un giro di chiave.

--Non si preoccupi, signorina, è solo per scongiurare ulteriori sfuriate.-- sorrise affabile alla cliente, che in risposta ridacchiò affatto preoccupata.

--Nessun problema.-- li tranquillizzò, voltandosi poi verso Annabelle. --Sono solo passata per recuperare mia sorella e portarla a casa.--

Theo annuì. --Annabelle non ci aveva detto di avere una sorella.--

La giovane in questione chinò il capo, arrossita, brontolando qualcosa che suonava molto come un “so camminare anche da sola” che però la bruna non mancò di cogliere.

--Lo sai perché insisto, Annie.-- la riprese con gentilezza, un’ombra a oscurare un secondo i suoi occhi.

Hermione, dal canto proprio, non riusciva a togliersi l’impressione di aver già visto la maggiore delle due brune…

--Shannon, io non__--

--Se non è un problema posso riportare io Annabelle a casa.--

Tutti i presenti si voltarono verso Keith, il giovane massaggiatore ventiduenne. I suoi occhi verdi scrutavano attentamente il volto di Annabelle, chiaramente preoccupati dall’evidente disagio che vedeva solcare l’espressione di colei che, nel corso di quei due mesi passati a lavorare assieme, considerava ormai una sua cara amica.

La ragazza gli sorrise con gratitudine, arrossendo appena e ringraziandolo con un cenno – ringraziandolo, soprattutto, per lo sguardo intenso che stava rivolgendo a lei e non a quella gnocca impareggiabile che era sua sorella Shannon.

--Posso, Shannie?-- le domandò, sempre senza guardarla negli occhi.

La maggiore le sorrise con affetto. --Ma certo, ci mancherebbe altro. State attenti per strada, okay?-- aggiunse infine, rivolgendosi al ragazzo con espressione gentile.

Annabelle raccolse in fretta la borsa e il cappotto, poi Theo aprì ad i due la porta e sparirono nell’aria frizzante della sera londinese.

Shannon li guardò perdersi tra le ombre prima di voltarsi verso il bruno. --Signor… Nott, mi è parso di aver capito, potrei scambiare due parole con la sua gentile collaboratrice per prendere un appuntamento?--

Il giovane ex-Serpeverde inclinò appena il capo lateralmente, ma non mostrò altri segni di disagio o sorpresa. Annuì verso la bruna con gentilezza e si avviò verso il corridoio per tornare al suo ufficio, senza però lesinare un “chiamami se hai bisogno” mormorato a mezza voce mentre passava accanto alla sua amica.

La riccia annuì, perplessa, sorridendogli debolmente mentre lo guardava svoltare l’angolo per poi riportare le proprie iridi ambrate in quelle grigie – grigie di un piombo tormentato, anche troppo familiare per i suoi gusti – della bruna.

--Signorina Shannon, vuole prenotare un massaggio o vuole provare alcuni dei nostri prod__--

Ma quella fece un gesto di noncuranza con la mano, trapassandola con un’occhiata tanto intensa da parerle quasi disperata. --Hermione, mi devi aiutare.--

|~*~|

Camminava di corsa, Hermione, marciando con passo deciso verso i sobborghi di Londra, infilando una stradina tortuosa dietro l’altra con una disinvoltura che, col senno di poi, avrebbe tanto voluto non avere. I suoi piedi calcavano il percorso con una naturalezza dettata dall’abitudine, mentre la sua mente era libera di vagare tra quei ricordi sconvolgenti, risalenti ad appena due giorni prima.


Lo sguardo della sua ex-collega è confuso, ma Shannon si aspettava di non venire riconosciuta.

--Mi scusi, ma io non credo di averla già incontrata, signorina…-- tenta infatti la riccia, strappandole un sorriso amaro.


--Permettimi.-- si scusa.


Con un solo gesto l’elastico per capelli scivola via dalla sua nuca, e le sue dita scompigliano quella chioma di crini in modo da lasciarla più gonfia e voluminosa. Stringe le labbra in una smorfia altera e superba, sollevando il mento e dedicandole uno sguardo dall’alto in basso, piegando la bocca in un mezzo sorriso irriverente, un luccichio birichino ed invitante negli occhi improvvisamente piatti e opachi.


Vede il riconoscimento farsi strada immediatamente sul visetto impallidito di lei.


--Shanya?!--



Era stato uno shock, per Hermione, riconoscere in quella pulita giovane donna bruna la ragazza spregiudicata e sicura di sé che tante volte aveva calcato con lei la stupida moquette rossa di quello che, dopo il suo licenziamento, aveva cominciato a definire come un “disgustoso bordello”.

Non sapeva, esattamente, cosa in quel momento la stesse spingendo a ripercorrere quel labirinto di viuzze che l’avrebbe riportata nuovamente lì, tra quelle stanzette asfittiche ed appariscenti che era stata felice di non vedere per così tanto tempo. Ma alla preghiera accorata di Shannon proprio non era stata in grado di fare orecchie da mercante.


--Uno degli scout dell’ometto ha adocchiato Annabelle.--

Shannon guarda lo sgomento dipingersi sui tratti ancora tirati della giovane, e capisce di aver trovato qualcuno che, anche se non potrà aiutarla, per lo meno l’ascolterà.


--Non voglio che venga tirata dentro queste schifezze. Io in un certo senso ho avuto poca scelta, o facevo così o non sarei nemmeno riuscita a mangiare, e ora sto cercando di trovare un’altra strada. Ma Annie non deve finirci in mezzo.--



Non aveva chiesto a Shannon quale fosse stata la sua storia, non ne aveva avuto bisogno e di certo non ne avrebbe avuto il diritto. Aveva colto qualcosa qua e là, ovviamente, tra il suo racconto e i tanti piccoli indizi che facevano capolino durante le chiacchierate distratte con Annabelle – divorzi, sfratti, studi incompleti e bollette da pagare –, ma non sarebbe certo andata a chiedere i dettagli di una vita a una ragazza che, alla fin fine, nemmeno conosceva così bene.

Eppure questo favore glielo voleva fare. Shannon le aveva chiesto solo di tornare al night-club e al suo menu clandestino per convincere il gestore a lasciare in pace Annabelle.


--E cosa pensi che possa fare io per convincerlo?!-- le chiede la riccia, la voce notevolmente più acuta a causa della pressione che il suo discorso accorato le sta scaricando sulle spalle.

--Non lo so! Un tentativo, Hermione, ti chiedo solo un tentativo, piuttosto denuncialo per il bordello.--


--Shannon, se io lo denuncio, tu__--


Ma lei l’aveva interrotta con uno svolazzo determinato delle dita: non aveva bisogno di sentirselo dire.

--Troverò un modo, ma Annabelle deve essere al sicuro. Deve finire gli studi e viversi la sua vita senza interferenze da mondi del genere. Ci sto lavorando anche io, ho quasi preso una laurea e con quella potrò cercare un lavoro che possa darmi un po’ di respiro dal punto di vista finanziario. Ma per tenere dietro a tutto ho bisogno di sapere che Annie è a posto.--


Ancora non sapeva che cos’avrebbe fatto… ma un tentativo che male può fare?, si chiese, mentre contemplava la scala antincendio che l’avrebbe condotta ai salotti clandestini del night-club.



L’ometto tarchiato che piantonava l’atrio dello strip club tirò un immenso sospiro di sollievo quando il battente affacciato sulla scala antincendio si richiuse sonoramente alle spalle della loro ex-collaboratrice Hermione: fu lo stesso sospiro che aveva esalato alcuni mesi prima, quando una fatina furiosa dagli sbarazzini capelli bruni lo aveva affatto candidamente minacciato di non avvicinarsi mai più alla giovane donna che se n’era appena andata.


Entra con un passo disinvolto, sicuro, tanto spavaldo che lui, quasi, la scambia per una nuova collaboratrice. Invece bastano le sue poche, dure parole intimidatorie d’apertura per fargli cambiare drasticamente idea.

Chiama subito i due energumeni che si occupano della sicurezza, allarmato dalla rabbia e dal disgusto così evidenti nello sguardo della brunetta, ma l’effetto sortito è nullo: i gorilla sono storditi a terra in appena un battito di ciglia – non l’ha nemmeno vista muoversi, per l’amor del cielo!


--Ora ascoltami bene, inutile omuncolo tirapiedi che non sei altro.-- esordisce quella furia di donna afferrandolo per il bavero e tirandolo a sé, costringendolo a stendersi sul banco dietro al quale siede appollaiato su uno sgabello. --Voi lascerete in pace la mia amica Hermione, sono stata chiara? Niente pedinamenti, niente intimidazioni, niente ritorsioni. Se pesco anche solo l’ombra di uno dei vostri scout nelle sue immediate vicinanze torno qui, ti cavo gli occhi e ci giocherò a biglie sul tuo sporco, puzzolente cadavere. Ci siamo capiti?--



L’ometto tremò al ricordo, visibilmente inquietato, sollevando la cornetta per dare nuove disposizioni a quello scout che, sicuramente per caso, aveva malauguratamente incrociato la strada della riccia – sperando ardentemente che la furia non ne sapesse ancora nulla!

|~*~|

Annabelle picchiettava a terra con un piede, nervosa e a disagio, il tacco di gomma delle ballerine che ticchettava soffice contro le piastrelle di marmo levigato. Hermione la guardava di sottecchi, alzando furtivamente lo sguardo dalle ricevute di tanto in tanto.

--Non capisco perché hai chiesto a mia sorella di passare a prendermi.-- soffiò distrattamente, evidentemente indispettita per quell’accordo che la riccia aveva preso con Shannon.

--Perché stasera Keith non c’è per accompagnarti a casa visto che ha preso un giorno di malattia.-- le rispose la giovane Granger con pacatezza, continuando a scribacchiare con la sua adorata stilografica sulla sull’agenda che usavano come registro di conto.

Sentì la sua giovane collega brontolare, piccata, borbottando un “non sono più una bambina” che la fece sorridere. Ma quando le campanelle a vento tintinnarono, annunciando l’entrata di Shannon, tutta l’impazienza della ragazza parve improvvisamente svaporare, come se dopotutto non è che avesse tutta quella voglia di sorbirsi la strada di casa in compagnia della sorella maggiore.

--Non c’è bisogno di guardarmi così, Annie, stasera guidi tu per tornare a casa.-- le fece l’occhiolino la maggiore, ristorando immediatamente il suo entusiasmo e strappando una risatina divertita ad Hermione.

--Ti aspetto in macchina!-- annunciò Annabelle afferrando la borsa e correndo fuori in un tintinnante, caotico scalpiccio.

--Sì, ma non partire senza di me!-- le gridò dietro Shannon, divertita, per poi girarsi con espressione grave verso la sua ex-collega.

Per Hermione era sorprendente accorgersi di quanto quel viso potesse essere reso irriconoscibile dal semplice mutare della smorfia sulle sue labbra.

--Mi hai chiamata.-- constatò la bruna, incalzandola con evidente impazienza.

La riccia le sorrise rassicurante ed annuì. --Ci ho parlato.-- esordì. --Hanno detto che lasceranno in pace tua sorella.--
Si era preparata ad una qualche manifestazione di sollievo, Hermione, ma un impetuoso abbraccio tanto stretto da spezzarle il fiato proprio non l’aveva messo in conto.

Shannon ci mise qualche istante ad acquietarsi, aggrappata con una forza insospettabile alle spalle della giovane Granger, ed anche quando si separò da lei mantenne il respiro affrettato.

--Come hai fatto?-- le domandò in un fiato, gli occhi grandi e lucidi per il sollievo.

Hermione, semplicemente, si strinse nelle spalle. --A dir la verità non ne sono sicura. Non appena mi ha vista l’ometto al banco si è tutto agitato, credo avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di mandarmi via…-- le spiegò, pensierosa.

La bruna si espresse in un esauriente fischio di ammirazione. --Incutiamo timore, cara la mia ragazza? Sicura di non essere andata lì dentro armata?--

L’altra si concesse una modesta risata al pensiero delle facce stordite ed incredule che si sarebbe trovata di fronte se si fosse presentata armata di bacchetta magica! --Sicura. Credo ci sia lo zampino di qualcuno di mia conoscenza, ma credo che per stavolta mi terrò il mistero!--

--Molto saggia.-- fu il commento spassionato che ricevette in cambio.

Shannon la ringraziò ancora alquanto profusamente, poi si rimise in spalla la borsetta a sacca e si avviò verso la porta. Una mano sul vetro del battente, tuttavia, parve esitare, dondolandosi indecisa avanti e indietro per alcuni secondi. Si voltò a guardarla nuovamente, come riluttante.

--Hermione…-- esordì lentamente. --Quel rosso isterico così maleducato di qualche giorno fa è il tuo ragazzo?--

Hermione la guardò stranita, incapace di comprendere dove l’altra volesse andare a parare. --Diciamo di sì. Anche se come avrai notato le cose non vanno esattamente bene.--

--Ma convivete?--

La riccia scosse la testa, sempre più confusa. --No, non proprio. Diciamo che è praticamente sempre da me, però ci passa solo le giornate e dopo cena se ne va via per ripresentarsi in tarda mattinata. Ci sono delle eccezioni, per mia fortuna: meglio sole che male accompagnate.-- …quell’ultima, amara uscita proprio non fu in grado di risparmiarsela. --Che succede, Shannon?--

--Vorrei dirti una cosa.-- le confessò la bruna, tuttavia ancora esitante, tormentando nervosamente le frange della sua borsa. --Forse non dovrei, ma ti devo un favore… e credo che ti meriti la verità.--

Hermione, ormai decisamente inquieta, fece del suo meglio per apparire impassibile, in modo da non mettere fretta alla sua recalcitrante ex-collega per non rischiare di spingerla a rimangiarsi tutto.

Dopo qualche minuto, guardandola dritto negli occhi, Shannon confessò: --Ecco, io… beh, so dove passa le notti. E con chi.--












Angoletto!

Non è all'altezza dell'attesa – visto quanto è stato lungo l'intervallo tra questo e lo scorso capitolo, non credo potrebbe mai esserlo... ma questa storia merita una conclusione e la meritate anche voi più di chiunque altro.

Voi che restate a seguire questa storia nonostante le interruzioni e le attese.
Voi che mi mandate anche messaggi privati, chiedendomi come sto, se va tutto bene, se questa storia è stata abbandonata o se è ancora in corso.
Voi che siete arrivati fin qui.

A voi io dico grazie.
Infinitamente grazie.

Non dovrebbero esserci ulteriori interruzioni nella storia: è quasi tutto scritto, ma comunque non manca molto. Ci risentiamo tra due settimane!

Con affetto,
;*

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Capitolo 31
*** You Foul Loathsome Evil Little Cockroach! ***


Just For Love

    You Foul Loathsome Evil Little Cockroach!


--TU, BRUTTO PERFIDO LURIDO SCHIFOSO SCARAFAGGIO!--

Theodore guardò verso l’alto, divertito: i delicati, flebili toni soavi di Hermione si sentivano distintamente dalla strada, come se lei stesse dando spettacolo sul marciapiede piuttosto che dal suo appartamento ubicato al secondo piano del condominio! E che ingegnosa e originale sequela di insulti… alquanto notevole da mettere insieme, a ben pensarci, specie se colei che la articolava stava, per citare una delle sue battute preferite di un famoso film babbano, “ardendo di scorno come una furia empia d’inferno”.

--SEI UN BASTARDO, RONALD WEASLEY, MI HAI SENTITO?--

Forse non avrebbe dovuto presentarsi discretamente sotto casa della sua amica, rifletté Theodore… ma aveva sentito per caso il finale del dialogo tra lei e Shannon, e di perdersi lo spettacolo proprio non ne aveva voluto sapere!



Osserva Hermione boccheggiare, sconvolta, evidentemente incapace di dare una qualsiasi parvenza di senso alla frase a mezza voce mormorata dalla sua bruna interlocutrice.

--Lui… tu…--

Ma Shannon sgrana gli occhi. --Ommioddio, NO!-- si affretta ad esclamare, improvvisamente dimentica di tutte le sue esitazioni precedenti. --Per carità divina, no! Cioè, senza offesa ovviamente… ma sai NO!--

Quel diniego così veemente – di fronte al quale Theodore non riesce proprio a trattenere un ghigno soddisfatto – sembra fare breccia nel silenzio ovattato che pare aver riempito di cotone le orecchie della riccia, aiutandola a riaversi nel tempo di una scrollata del capo.

Shannon prende fiato, cercando recuperare il filo di quel discorso che l’insinuazione oltraggiosa della sua ex-collega le ha fatto smarrire. --Il rosso viene al night-club da parecchio, ormai, ci passa quasi tutte le notti. Entra in tarda serata ed esce praticamente all’alba, forse per questo non l’hai mai incrociato visto che tu attaccavi più tardi e staccavi dopo qualche oretta. Chiede sempre… beh, chiede sempre della ragazza bionda, quella che si presenta col nome di Malise.--


--UN BASTARDO! FUORI DA CASA MIA, FUORI!--

--Io l’avevo detto che era troppo strano che non passasse mai una fottuta notte con Hermione.-- interloquì Blaise, evidentemente soddisfatto di aver intuito l’inghippo di tutte quelle fin troppo sospette coincidenze.

…beh, ovviamente non poteva venire a sapere un pettegolezzo così ghiotto e non informarne seduta stante il suo amico Blaise.

--E infatti ti abbiamo dato ragione… per la centesima volta!--

…o la sua Daphne.

--Infatti, quindi ora taci e facci sentire!--

…o quella ficcanaso di Pansy.

--Non credo che avremo problemi a sentirla.--

…o l’interessatissimo Draco, ovviamente.

E, ovviamente, non appena i suoi adorati degni compari avevano saputo la notizia si erano affrettati a catapultarsi al suo fianco per nascondersi dietro la siepe del giardino, troppo impiccioni per tollerare l’idea non assistere alla scena.

--FUORI!--

Come volevasi dimostrare, Draco aveva ragione: non si faceva alcuna fatica ad udire le strida indignate di Hermione.

--Bisogna ammettere che ha un’estensione vocale notevole!-- commentò Blaise, sogghignando con evidente soddisfazione.

Daphne annuì vigorosamente, il suo vecchio sorriso da serpe rispolverato per l’occasione che si pavoneggiava, altero, sulle sue belle labbra. --Quanto era ora che gliele cantasse!--

--SPARISCI, STRONZO BUGIARDO CHE NON SEI ALTRO!--

La voce riecheggiava più distante adesso: forse la coppietta amorevole si stava allontanando a passo di danza dall’appartamento, perciò le urla stavano probabilmente riecheggiando per la tromba delle scale.

--Ragazzi, tutti dietro gli alberi!-- li esortò frettolosamente Draco, confondendosi tra le ombre delle fronde. --Tra poco dovrebbe uscire dal portone.--

Il gruppetto si affrettò a dargli retta; come volevasi dimostrare, Draco ebbe ragione – per la seconda volta di fila in una sola serata – e un trafelato Ronald Weasley sbucò dall’ingresso del palazzo.

Il rosso si guardò attorno, confuso, controllando di non avere ferite addosso alla luce di uno dei lampioni; poi si voltò verso la facciata dell’edificio, gridando verso il balcone: --Andiamo, Hermione, non possiamo provare a parlarne?--

Ci fu silenzio per diversi istanti; gli ex-Serpeverde attesero muti, il fiato sospeso, appiattiti dietro la siepe o addossati ai tronchi degli alberi del giardino. La quiete venne improvvisamente spezzata dal rumore di una maniglia abbassata, il cigolio della porta del balcone che si apriva.

Una silhouette bitorzoluta solcò la notte, baluginando oscuramente con rapidità mentre passava sotto al cono di luce proiettato da un lampione.

TUNF!

Ronal cacciò uno strillo isterico mentre saltava all’indietro, spaventato dal tonfo secco di un alieno trolley rosa pieno di roba sua che si schiantava a poca distanza – a troppa poca distanza, per i suoi gusti. --Maccheccazz__!--

La voce di Hermione, proveniente dall’alto, fu musica per le orecchie dei giovani occultati dagli spettri tenebrosi che il profilo dei tronchi proiettava al suolo.

--EVAPORA, O LA PROSSIMA VOLTA MI ASSICURERÒ DI PRENDERE BENE LA MIRA!-- gridò la giovane, inviperita, sporgendosi dal balcone per accompagnare a gestacci le proprie imprecazioni.

Ronald, ora seriamente preoccupato per la sua incolumità, si affrettò a defilarsi. Giunto all’angolo della strada però, parve riconsiderare le sue azioni: così tornò sui suoi passi, trascinò il trolley lontano dalla luce del lampione per richiuderlo senza rischiare traumi fisici e, infine, se ne andò.

Ma Hermione non aveva intenzione di lasciare che si dileguasse con la benché minima parvenza di dignità.

--E SAPPI CHE SE OSI FARMI RIVEDERE LA TUA FACCIA TI FARÒ DESIDERARE DI NON ESSERE MAI STRISCIATO FUORI DAL BUCO DI QUELLA VACCA BIONDA!--

Incapaci di trattenersi oltre, cinque voci esplosero all’unisono in un ululato di risate proveniente dall’oscurità dietro la siepe.



Nemmeno troppe ore dopo, furono tre colpi al grande portone in legno massiccio dello Château a far allargare il sorriso che, da tutta la sera, campeggiava sulle labbra dei vivaci giovani che si davano ai brindisi, affondati tra i sontuosi sofà del maniero.

Blaise si alzò, traballando appena – anche se con una grazia invidiabile –, e andò ad aprire. Non appena riconobbe l’attesa ospite che si trovò di fronte, ammiccò allegro: --Eccoti, finalmente!--

Quando Hermione se lo trovò davanti, con le guance appena imporporate dallo champagne e una paresi facciale a trentadue denti, non poté fare a meno di inarcare un sopracciglio. Poi scosse la testa, ridacchiando. --Mi stavate aspettando, deduco.-- ribatté entrando, lasciandosi alle spalle il lussureggiante giardino della tenuta Malfoy. --Vi siete goduti lo spettacolo?--

Fu la voce di Daphne a risponderle con una risata di cuore: --Dolcezza, non sai quanto!--

--Era ora che gliene cantassi un paio!-- s’intromise Pansy facendole l’occhiolino, sbucando da uno dei grandi archi che segnavano il passaggio dal disimpegno d’ingresso al salone principale. --È stata una gran bella soddisfazione, vero?--

Hermione, incapace di trattenere il proprio sorriso mefistofelico di risposta, si ritrovò ad annuire.


È già da mezz’ora che fa avanti e indietro per il suo appartamento, furiosa.

Non è tanto il “tradimento” che la disturba – quello in realtà è quasi un sollievo: è la sua uscita di scena perfetta, è la porta sul retro che le permetterà di liberarsi una volta per tutte di quel frammento di un passato che, stavolta, vuole definitivamente lasciarsi alle spalle.

No, a disturbarla è la faccia tosta con cui quell’immenso imbecille ha deciso, mesi fa, di ricomparire – così, dal niente, come se lui non l’avesse mai abbandonata! –, avanzando diritti su di lei e strappandola a quella vita che tanto faticosamente aveva tentato di ricomporre per un capriccio – un capriccio che evidentemente non significava nulla, per lui, visto che passava ogni notte con Malise.

Se la ricorda, Malise: alta e formosa, biondissima, occhi scuri e sorriso sfacciato, portamento insinuante, abbigliamento provocante.

Ronald ha preteso il diritto di veto sulla sua vita mentre passava le sue notti a scoparsi una puttana.

La rabbia impazza dentro di lei, inesorabile come la marea, distruttiva come la magia che comincia a riempire l’aria di scintille elettriche e che fa tremare i soprammobili in equilibrio sulle superfici, minacciando di rovesciare tutto ad una sua reazione più stizzita delle altre.

Perdiana, e lei che ha passato gli ultimi mesi a cercare di accontentarlo, a cercare di far quadrare la vita che voleva per sé con quella che lui voleva con lei!


Oh, ma non lo tollererà, assolutamente! Gli ha fatto vedere di che pasta è fatta: lei è Hermione Jean Granger, signore e signori, e gliela farà pagare cara se solo oserà rispuntare!



--Hermione!--

La riccia si distrasse dai propri ricordi nel sentire la voce di Harry Potter che la richiamava – ma no, non era stata un’allucinazione: il suo amico era proprio lì, a fare capolino proprio sopra il capo sbarazzino di Pansy.

--E tu che ci fai qui?-- gli domandò, stupita.

Il giovane uomo varcò l’arcata, tutto sorridente. --Aspettavo te per brindare alla tua salute.-- spiegò, porgendole un calice di champagne e invitandola automaticamente a farlo cozzare gentilmente con l’altro che teneva in mano. --E Ginny di là ti aspetta per fare lo stesso.--

La riccia accettò il bicchiere, fissandolo con un sopracciglio inarcato. --Non dovresti essere a consolare il tuo sfrattato amico bistrattato dalla sua ormai per-la-seconda-volta-ex-ragazza?--

Harry sembrò seriamente considerare l’opzione: levò gli occhi verdissimi alla campata del corridoio, come soppesando le sue possibilità. Quando riportò lo sguardo su di lei, però, scosse il capo con decisione. --La cazzata immensa che ha fatto non merita alcuna comprensione da parte di nessuno, a prescindere da quanto bene gli si possa volere.--

Quella sentenza, per quanto veritiera, portò un amaro retrogusto nella gola di entrambi, che dilatò il silenzio sceso ad avvolgerli. Tuttavia, in quel momento, nessuno dei due aveva la benché minima voglia di farci i conti.

--Andiamo, vieni a brindare con noi!-- le propose perciò Harry, sorridendole con complicità. --Hai fatto una scelta importante stasera e ti sei liberata di una zavorra non indifferente, è giusto festeggiare!--



Quando Hermione riaprì la porta della camera che, per qualche mese, aveva occupato – appoggiandovisi a peso morto, visto che era considerevolmente brilla –, la trovò esattamente come l’aveva lasciata; certo, il letto era stato rifatto con lenzuola pulite, ma a parte quello era tutto perfettamente identico a quando se n’era andata.

Quella vista familiare, per qualche bizzarro motivo, la confortò: quella non era casa sua, non era la sua camera, eppure sapere la consapevolezza di avere un nido sicuro dove poter riposare e dove sarebbe stata la benvenuta era… rassicurante.

--Come vedi, la stanza è rimasta qui ad aspettarti.--

Draco, comparendo dietro di lei all’improvviso, con quel suo maledetto passo da furetto, diede voce ai suoi pensieri, facendola pure sobbalzare per la sorpresa.

La riccia, dopo aver preso un bel respiro per ricomporsi mentre ancora fissava la camera in ordine ad occhi spalancati, girò – un poco traballante – su se stessa per fronteggiare il biondo – magari per rimproverarlo, facendogli passare la voglia di coglierla alla sprovvista con certe sue furtive entrate in scena… e invece si ritrovò a fissarlo in silenzio, incapace di comprendere quello sguardo insolito che lui le stava rivolgendo.

I suoi occhi, per lei, non erano mai stati più impenetrabili.

--Cosa ti ha fatto decidere di tornare?--

Quella domanda a bruciapelo la mandò ancor più in confusione, mentre le immagini le si mischiavano dentro alle iridi dorate.


È il fracasso tintinnante di qualcosa che cade a distrarla dai suoi propositi di vendetta.

Sta fumando di rabbia, Hermione, ma nonostante sia decisamente frustrata è certa di non aver perso il controllo della sua magia, nemmeno per sfogarsi. Si precipita dunque nella propria camera da letto – da dove le è parso di sentire il rumore – per controllare che cosa sia successo.

È solo per fortuna che non inciampa nel suo gatto, Angel, che sta giusto per passarle fulmineo in mezzo ai piedi. Abituata a rincorrere felini dispettosi, la riccia lo acciuffa senza colpo ferire, tirandoselo in braccio incuriosita.

--Che hai combinato, disgrazia di pelo?-- gli domanda, sospettosa.

Tuttavia il micio non le risponde, impegnato com’è a stringere tra i dentini la preda che ha trafugato pochi istanti prima dal portagioie della sua sagace padrona, facendolo cadere dal comodino e spargendone il prezioso contenuto sul pavimento.

Hermione si accorge dell’accaduto e, dopo alcuni istanti di morsetti e lievi rimostranze artigliate, riesce infine a recuperare il maltolto.

Quando i suoi occhi si posano sul lucido metallo di quell’unico regalo che Draco, eoni prima, le ha donato sotto le luci psichedeliche di una sfera a specchi, si riempiono di stupore.



Hermione non gli rispose direttamente: semplicemente levò il braccio, mostrando il proprio polso ornato da quel semplice, fine gioiello d’oro che lui le aveva regalato quella fatidica sera, al Light of Night.

--Ah.-- esalò il biondo, preso alla sprovvista.

Quella decisamente non se l’era aspettata.

--Non sono nemmeno riuscita a ringraziarti per bene.-- stava riflettendo intanto la riccia ad alta voce, rigirandosi il bracciale sulla pelle con le dita. --Di questo mi dispiace.--

Draco semplicemente tacque, prendendo atto di quelle scuse sincere con un quieto cenno del capo.

--Quando l’ho visto per caso me ne sono ricordata.-- continuò lei, un piccolo sorriso furbetto a stirarle le labbra. --Vi ho sentiti ridere mentre cacciavo fuori Ronald__--

…oh, allora se n’era accorta.

--__e ho pensato che sarebbe stato sicuramente passare la serata a riderne con voi piuttosto che sprecare il tempo a fare su e giù per il mio salottino…-- s’interruppe, guardandolo con ironia – aveva gli occhi lucidi per l’alcool, notò lui. --…anche se, lo ammetto, non pensavo che steste addirittura brindando!--

Draco ridacchiò. --Beh, sai, certe evoluzioni vanno celebrate con il giusto brio e con un’adeguata razione di bollicine!-- si giustificò, ammiccando al calice vuoto che Hermione non si era accorta di avere ancora in mano. S’interruppe un momento, guardandola intensamente, e poi sussurrò: --È stato bello vederti rientrare da quella porta.--

Hermione gli sorrise; istintivamente le sue dita si posarono affettuosamente sul polso di lui mentre gli mormorava in risposta: --È stato bello riattraversarla.--

Il biondo annuì. --Spero che vorrai farlo più spesso.--

C’era una sfumatura nuova nei suoi occhi, notò Hermione, un’inflessione diversa nella sua voce. Fece per parlare, per chiedergli qualcosa, ma lui la fermò con uno svolazzo della mano.

--Comunque, l’unico che puoi chiamare “brutto perfido lurido schifoso scarafaggio”, qui, sono io.-- le comunicò, facendole l’occhiolino.

La giovane scoppiò a ridere, non interamente sorpresa dal fatto che lui avesse riconosciuto e rammentato quella peculiare sequela di insulti che aveva strillato nel cacciare lo sciagurato Ron Weasley dalla propria casa. --Te lo ricordi?--

--Come dimenticare?-- annuì vigorosamente Draco. --Nessuna ragazza mi ha mai lasciato segno più… indesiderato?--
Hermione rise con lui, di gusto.

Draco, nel guardarla, parve indeciso per qualche istante – ma che cosa gli stesse frullando in testa in quel momento, Hermione non avrebbe saputo dirlo –; poi semplicemente scosse la testa, risolvendosi ad abbracciarla brevemente e a lasciarle un lungo bacio su una tempia.

--Buonanotte, Hermione.-- le mugolò all’orecchio mentre si separava da lei, allontanandosi di qualche passo dalla soglia della stanza.

La riccia, imbarazzata e disorientata, annuì in risposta. --Buonanotte.--

Il loro era evidentemente un saluto definitivo, ma il biondo non accennò a muoversi finché lei non si decise a chiudere la porta – e solo allora, oltre la soglia del battente accostato, la giovane sentì il soffice tonfo dei suoi passi che si allontanavano.

Avrebbe voluto rimuginare sullo scambio di battute che avevano appena avuto, Hermione… avrebbe voluto, certo, ma quando si distese tra le coltri di quel letto così morbido ed accogliente  lo champagne e la stanchezza della giornata ebbero la meglio su di lei: non fu in grado di far altro che scivolare nel sonno.












Angoletto!

E rieccoci qua con il nuovo capitolo, piuttosto puntuali, via!

Non ne sono estremamente soddisfatta, in particolare per quanto riguarda la parte finale tra Hermione e Draco, ma avevo detto due settimane e non me la sentivo di tenere i miei lettori sulle spine per un po' di insicurezza... e tutto sommato il tono di quell'ultima sequenza in realtà è quello di quasi tutta la FF, quindi penso che infondo possa andare.

Che dire, spero vi piaccia!

Piccola nota: il film a cui si riferisce Theodore è, ovviamente, "Pirati dei Caraibi - Ai Confini del Mondo". Jack Sparrow, la tua ironia è e sarà sempre ispirazione per tutti noi.

Da ultimo, ma non per importanza: grazie a chi ancora legge e segue. Grazie davvero.

Ci risentiamo tra due settimane, dolcezze mie!

Con affetto,
;*

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Capitolo 32
*** Back to December ***


Just For Love

        Back to December


Il pentolino brontolava gentilmente sul danzante fuocherello evocato dalla magia. Hermione fissava intensamente l’acqua al suo interno, ingenuamente convinta che, magari, sarebbe arrivata più in fretta al punto di ebollizione.

Era tardi… forse le tre, ma in realtà non avrebbe saputo dirlo con certezza. Il castello era piuttosto freddo: nonostante i fuochi bruciassero alti nei caminetti e alcuni incantesimi isolanti aiutassero a spandere e conservare il calore emanato dalle fiamme, la pietra in cui era edificato lo Château rimaneva ostile – almeno laggiù, nei paraggi delle cucine, mentre il rivestimento di arazzi e tendaggi e tappeti dei piani superiori riusciva ad arginare il clima innevato di dicembre, sostituendolo con un’atmosfera decisamente confortevole.

Era tornato dicembre.

Era passato circa un anno – settimana più settimana meno – da quando Draco l’aveva trovata al bordello, da quando l’aveva accolta in casa sua aprendole quante più porte lei gli avrebbe permesso, da quando aveva ordito una delicata festa natalizia per aiutarla a riconciliarsi con il suo passato. Era passato circa un anno – giorno più giorno meno – da quando Ronald era franato nuovamente nella vita di cui lei si stava ancora riappropriando, rovinandole il Capodanno e adombrando i sei mesi successivi con le sue ingombranti ed intransigenti pretese mentre lei tentava di ristabilire le proprie priorità, impegnandosi per aiutare Theodore a gestire la sede babbana di Chez Daph e per ottenere l’ammissione ai corsi specializzati in Medimagia del San Mungo.

Era stato un anno intenso, fatto di cambiamenti e colpi di scena, di decisioni e rimpianti, di sorprese e di delusioni. Era stato soprattutto un anno faticoso, durante il quale Hermione aveva lottato molto – forse senza troppa convinzione, all’inizio, ma poi sempre più duramente – per ritrovare sé stessa e per darsi quella seconda possibilità che ora stava gradualmente assumendo i contorni definiti della realtà.

Eppure, nonostante tutti i mesi passata a spostarsi e a cambiare, era tornato dicembre e lei si ritrovava di nuovo lì, sotto il tetto dello Château. Come se non se ne fosse mai andata…

…ma lei se n’era andata. Si era pentita della sua decisione ed era tornata sui propri passi, certo, ma se n’era andata. E, oltre alle sparse piccolezze che sottolineavano questo fatto di tanto in tanto, c’era un elemento in particolare che non le permetteva di scordarsene nemmeno per un giorno: il comportamento di Draco.

Dopo quella breve chiacchierata che avevano condiviso sulla soglia della camera di lei, l’atteggiamento del biondo era stato distante e chiaramente “tiepido” – non aveva mai dato segni d’insofferenza né di freddezza, ma nemmeno era stato attento e presente come durante la sua prima permanenza allo Château – nei suoi confronti. Certo, in realtà non si erano nemmeno visti così tanto in quegli ultimi mesi: lui era spesso in giro per la tenuta in modo da mantenerla il più perfetta ed efficiente possibile, lei aveva passato molto del suo tempo tra lo studio e il San Mungo per il corso di Medimagia a cui si era iscritta e che aveva ormai completato – le mancavano solo tre ultimi esami per poter risultare idonea ad un apprendistato con un medimago. Eppure nessuno di questi impegni poteva scusare le sue assenze e le sue discrete fughe in quei momenti durante i quali, tutto sommato, non c’era molto da fare: si era negato più di una volta, anche se sempre per via di impegni effettivi anche se non urgenti, e quelle volte che non l’aveva fatto le era parso introverso, quasi… in guardia, ecco.

Hermione aveva deciso di fare la brava, di non pressare la situazione: gli aveva lasciato i suoi spazi e aveva accettato i suoi rifiuti senza insistere, supponendo che fosse rimasto ferito dal suo comportamento durante il dicembre precedente e la prima lite furiosa con Ronald, poco fuori dai cancelli dello Château. E, per quella stessa ragione, aveva deciso di non tirare fuori l’argomento con nessuno.

O quasi.


--Io questo suo comportamento proprio non lo capisco!-- sbotta Hermione, frustrata, facendo inconsapevolmente ondeggiare con energia il contenuto del proprio bicchiere.

Blaise, improvvisamente in ansia alla prospettiva di dover ripulire una macchia di vino rosso dai suoi pregiati cuscini di broccato, rimane in silenzio.

--Ha ragione, ho sbagliato, ma che motivo ha di continuare con questo atteggiamento così… ostile?! Ho chiesto scusa o no!?-- continua la giovane, gesticolando vistosamente – troppo, per i gusti del suo interlocutore.

Blaise scivola lungo il divano, avvicinandolesi. --Non dovresti prendertela così tanto, Hermione. Non lo fa per ferirti.-- la conforta, mettendole un braccio attorno alle spalle – e, al tempo stesso, spostando entrambi i loro calici di vino in un punto più “sicuro” del tavolino.

Il gesto palesemente diffidente, benché assai discreto, non sfugge all’attenzione della riccia, che lo rimprovera con un’espressione piccata. --Non sono così ubriaca né così maldestra, grazie.--

Il moro replica al sarcasmo con un’elegante scrollata di spalle. --Sono i miei cuscini preferiti.--

E il modo in cui lo dice è così sincero e disarmante che lei proprio non riesce a trattenere una breve risata, che si libra nell’atmosfera e spezza il groppo di irritazione e cocente dispiacere che sente occluderle la gola. Si appoggia contro la spalla dell’amico, riconoscente per la considerazione che le ha dimostrato ormai ore prima offrendole un bicchiere di vino ed un orecchio a cui rivolgersi; gli si stringe un poco addosso, grata per il calore e la familiarità che le trasmette – sensazioni che smorzano l’ostilità di quel castello che le è improvvisamente così freddo ed estraneo.

--Ci sono rimasta male, tutto qui.-- conclude a bassa voce, ascoltandolo poi sospirare profondamente in risposta.

Blaise le lascia una carezza tra i capelli, comprensivo. --Ha solo bisogno di darsi una calmata. So che è difficile dargli tempo, ma fargli pressione è controproducente. Stai andando benissimo.-- la rassicura, sincero, per poi aggiungere sommessamente: --Se ti consola, si è comportato così anche con noi, una volta visti i segni…

È a quella frase che Hermione, aggrottando del sopracciglia, capisce che lei e Blaise non stanno più parlando della stessa cosa – non esattamente, almeno.

--I segni?--


Era stato così, di colpo e senza preavviso, che aveva illuminato il motivo della reticenza di Draco: non era perché era rimasto deluso, non era perché non voleva più fidarsi di lei; era perché lei aveva visto la cicatrice non del tutto rimarginata che gli deturpava irrimediabilmente il braccio.

Era perché aveva paura – paura che lei avesse domande e proposte a riguardo, paura di essere costretto a rivangare e spiegare qualcosa che ancora tentava quasi disperatamente di ignorare e dimenticare.

Hermione era così assorta in quei pensieri che era già del tutto dimentica dell’acqua che oramai ribolliva nel pentolino – o almeno lo fu finché lo sbattere improvviso della porta violentemente spalancata non la fece sobbalzare e girare così in fretta da rovesciare tutto quel che stava sul ripiano… inclusa l’acqua rovente, che traboccò ad inzupparle il pigiama.

La ragazza sibilò sofferente, chiaramente tentando di sopprimere gli improperi che le erano saliti alle labbra e allontanando il più possibile la stoffa zuppa d’acqua rovente dalla propria pelle.

--Ti sei fatta male?-- le domandò, senza esitazione alcuna, Draco – lupus in fabula! – raggiungendola ed intenzionato ad aiutarla, avendo già intuito e ricostruito cosa doveva essere accaduto.

Hermione deglutì mentre la fitta di agonia si riduceva ad un dolore pulsante – meno intenso ma più persistente – e scosse la testa con ostinazione. --No, ora passa, non credo sia niente di grave.--

Ripiegò la manica su sé stessa, in modo che la porzione di calda stoffa bagnata non stesse a contatto con la sua pelle, contemporaneamente attenta a tenere il pigiama ben lontano dalla carne sensibile del proprio fianco, e si girò per valutare il danno che aveva arrecato al piano cucina.

--Guarda che disastro…--

Ma Draco non parve nemmeno accorgersi delle sue parole. --Fammi vedere.-- le disse semplicemente, in un tono che non ammetteva repliche, quasi ordinandoglielo.

--Ma non è necessario, va__-- tentò di rifiutare la giovane…

…ma le parole la abbandonarono all’istante una volta che la sua mente si rese conto che quel fresco sollievo che percepiva altro non era che la sua mano che sfiorava con attenzione e delicatezza la sua pelle arrossata per stimare la gravità dell’ustione.

--Draco…--

Lui la interruppe con un perentorio cenno del capo. --Credo di saperne più di te sulle bruciature, Hermione.--

Il sottinteso di quella frase le fu subito evidente. Scelse senza esitazione di non ribattere, accettando e riconoscendo quel breve accenno per quel che era: un inizio.

Qualche attimo dopo Draco allontanò le dita dal suo fianco e la guardò in viso, le labbra non più così tirate dalla preoccupazione.

--T’è andata bene.-- sentenziò secco. --Ma stai più attenta la prossima volta.--

--Mica l’ho fatto apposta, sai!-- ribatté la giovane, indispettita, orgogliosa.

La replica così da lei fece sorridere il biondo, che scosse il capo in un segno di bonaria rassegnazione.

--Vieni di là con me.-- le intimò, anche se non con l’intransigenza di poco prima, invitandola a seguirlo con un cenno della mano. --Vediamo se nell’armadietto delle medicine c’è qualcosa che possa darti sollievo.--

Per la terza volta Hermione tentò di rifiutare, leggermente a disagio per l’imbarazzo. --Ma ti ho già disturbato abbastanza, non vorrei__--

Per la terza volta Draco insisté, interrompendola. --Nessun disturbo.-- le assicurò; e, dopo uno sguardo ed una breve esitazione, aggiunse: --Tanto ci stavo andando comunque.--

Fu allora che gli occhi di Hermione registrarono quelle sparse macchioline rosse che punteggiavano il candore della garza che Draco teneva appallottolata in mano.



Qualche decina di minuti dopo erano entrambi seduti in uno dei salottini dei piani padronali, affondati nei morbidi cuscini di un bel divano, mentre le fiamme del camino ingaggiavano la loro abituale battaglia per spezzare il freddo dei lunghi inverni inglesi. Sul tavolino di fronte a loro erano appoggiati un flacone di vetro blu scuro che la ragazza aveva arraffato dall’armadietto che Draco aveva dischiuso per lei, numerosi batuffoli di cotone ed un rotolo di bende pulite.

Hermione stava passando uno dei sopracitati cotoncini sul proprio fianco, sentendo la pelle gioire al sollievo fornito dalla sostanza di cui l’aveva imbevuto, sotto lo sguardo vigile del rampollo Malfoy.

Ad un certo punto, fin troppo consapevole del peso di quegli intensi occhi, ripose il batuffolo e gli dedicò la propria completa attenzione: --Si può sapere che hai da fissare?!--

La tensione sul viso di lui venne annullata da un sorriso divertito e il giovane accennò un gesto di scuse con uno svolazzo della mano. --Non era mia intenzione infastidirti. Mi stavo solo chiedendo come hai potuto combinare un tale macello semplicemente voltandoti.--

La ragazza, fingendosi risentita per la bonaria presa in giro, gli rispose con una smorfia che però diede come unico risultato quello di strappargli una piena risata di cuore – risata a cui lei si unì volentieri.

--Guarda che è stata colpa tua, mi hai fatto prendere un colpo!-- puntualizzò poi quando ebbero smesso. --Dico, ti sembra il modo di aprire le porte?--

Lui si scrollò di dosso il rimprovero con un ghigno; le passò un braccio attorno alle spalle e se la tirò vicino, sussurrandole all’orecchio con fare da cospiratore: --Il mio castello, le mie porte.--

--Quanta boria, furetto!-- lo apostrofò Hermione, divertita, fingendo di volerlo spingere via.

Il biondo oppose resistenza, ma poi la liberò dalla propria stretta per recuperare le bende fresche. La strega rimase in silenzio ad esaminare quei gesti rapidi ed efficienti che trasudavano esperienza, abitudine. Ma, per quanto di routine, fasciare il proprio braccio con una mano sola non era un lavoro facile; vedendo i segni dell’impazienza risalire alle labbra del biondo, decise di tentare un azzardo: avvicinò le proprie dita alle garze, offrendogli silenziosamente il proprio aiuto.

Draco si bloccò, improvvisamente scostante, e la guardò di sottecchi. --So farlo da solo.--

--Lo so.-- assicurò subito lei, forse cogliendolo di sorpresa con quella sua risposta così tranquilla e diretta. --Era solo per far prima.--

Insicurezza e dubbio balenarono in quegli occhi chiari, diffidando, valutando… ma poi il giovane le offrì sia il resto delle bende che il proprio braccio.

Hermione gli si accostò meglio, svolse la fasciatura che Draco aveva già cominciato e, anziché rifarla subito, si allungò verso la bottiglietta.

--Non credo potrà fare qualcosa, Hermione.-- protestò immediatamente il suo “paziente”, ma lei lo ignorò a bella posta e prese a passargli un batuffolino imbevuto sulla pelle, delicatissima.

--Di certo non può farti male: è già tutto rimarginato.-- replicò, accennando col capo ai segni profondi che, ancora nitidi, gli marchiavano la carne del braccio. --Com’è possibile, a proposito?--

Non lo guardò in faccia mentre gli poneva la domanda: non voleva mettergli alcuna pressione e pensava che un suo atteggiamento quasi casuale nei confronti della questione avrebbe contribuito a non innervosirlo.

Draco la guardò a lungo prima di rispondere: --Credo sia parte dei residui del Marchio, è sempre stato così. Ci sono certe cose che succedono, certi… stati d’animo che a volte causano la riapertura delle cicatrici o un loro peggioramento. Quando poi il momento è passato i segni riprendono a migliorare, anche se non hanno mai avuto un gran bell’aspetto.--

Hermione limitò la propria risposta ad un mugugno di comprensione. --E cos’è stato stavolta che le ha fatte aprire?--

Il biondo scrollò le spalle, abbacchiato. --Un brutto sogno, suppongo.--

I gesti della riccia si arrestarono per un istante, sottolineando la sorpresa di colei che li stava compiendo, prima di riprendere come se niente fosse – anche se ora gli occhi bruni di lei erano fissi sul volto tirato dell’amico. --Qualcosa di brutto?--

--Orribile.-- Draco le rivolse un mezzo sorriso. --La McGranitt che mi interrogava in Pozioni.--

La giovane si fermò del tutto e lo fissò allibita, confusa, cercando di capire se la stesse prendendo in giro o se le avesse detto la verità… e poi, semplicemente, si lasciò andare ad una risata che, da appena accennata, divenne ben presto una sghignazzata di coppia al pensiero dell’espressione arcigna che avrebbe campeggiato sul viso di quella donna nel ritrovarsi a tenere lezione nel labirintico sotterraneo di scaffali e calderoni che era stato il regno del Professor Piton.

--Ma tu non eri bravo in Pozioni?-- gli domandò poi lei, una volta che si furono ripresi dal nuovo accesso di ilarità della serata.

Lui emise uno sbuffo divertito. --Perché Piton mi alzava i voti, ma non sono mai stato quel gran pozionista. Però deve avermi influenzato ad un certo punto perché, paradossalmente ho finito di sviluppare a mia volta una certa passione per Difesa contro le Arti Oscure.--

--Comprensibile.-- sogghignò la giovane, abbandonando il batuffolo imbevuto di fresco e passando alle garze. --A me invece Pozioni piaceva, anche se Piton i voti me li abbassava.--

--Non credo abbia mai potuto abbassare più di tanto…-- obiettò il biondo, ricevendo però in risposta un commento venato di pungente ed irriverente risentimento sillabato a denti stretti mentre le bende continuavano, obbedienti, ad avvolgersi attorno alla sua carne.

--Oh, tranquillo, a rovinarmi la media ci riusciva lo stesso!--

Hermione terminò la fasciatura con una rapidità notevole e la chiuse con un fermaglio resistente e discreto. Draco fletté i muscoli un paio di volte, mettendo alla prova l’operato della giovane.

--Allora? Come lo senti?-- lo incalzò quella, visibilmente nervosa – terrorizzata di aver fatto qualcosa di sbagliato, di averlo spinto a ritirarsi ancora di più da lei.

Ma Draco alzò gli occhi sul suo viso, esterrefatto. --Meglio.--

Lei si concesse solo un sorriso radioso prima di scoccargli un non troppo rapido bacio su una guancia, raccogliere batuffoli e boccetta sparsi sul tavolino in una sola bracciata e avviarsi verso la scalinata che conduceva alle camere da letto. Il biondo, ancora stupito dal risultato e dall’assenza del disagio che aveva sempre caratterizzato la riapertura delle cicatrici, le andò dietro con un certo ritardo, raggiungendo la base delle scale quando lei aveva già salito circa un terzo dei gradini.

--Hermione, aspetta!-- la richiamò indietro. --Cos’hai usato sul braccio? Cosa c’era sul batuffolo?--

La ragazza di fermò, in bilico tra due gradini, e, con un sorrisino enigmatico, lanciò la boccetta verso di lui che, pronto, la prese al volo – complici i suoi riflessi da ex-Cercatore – senza alcuna difficoltà.

Lui la sentì proseguire per la sua strada, i passi che rintoccavano nettamente sui gradini di marmo; non vi prestò attenzione, però, occupato ad elaborare la scritta elegante che campeggiava sull’etichetta del flacone.

Aloe.

--Granger!-- chiamò, innervosito.

Tuttavia fu il suo turno di sobbalzare, colto alla sprovvista, quando la voce di lei gli arrivò da una distanza di poche falcate. --Non c’è bisogno di urlare, sai, ci sento ancora.--

Quindi i passi che aveva udito prima avevano sceso – e non salito – la scalinata.

Draco si voltò repentinamente, un’espressione quasi intimorita negli occhi chiari. --Aloe?--

Lei annuì, seria. --È un gel liquido che porta alla pelle diversi benefici ed è un sollievo impareggiabile per le scottature.-- istintivamente la mano di Hermione sfiorò il fianco scottato dall’acqua bollente e che, ormai, non le doleva più. --Sapevo che non avrebbe guarito le cicatrici, ma di certo non poteva farti male.--

--Ma allora, se non è l'aloe, perché…-- boccheggiò il biondo, confuso. --
…perché non sento dolore?--

L’amica scosse impercettibilmente il capo. --Per lo stesso motivo per cui ti si aprono di tanto in tanto, suppongo, solo con effetto inverso.--

--Quindi viene tutto dalla mia testa, è sempre legato alla maledizione.-- alla sua conclusione, lei annuì affermativamente. --Come facevi a saperlo?--

Hermione sorrise. --Non lo sapevo. Ho solo… fatto l’amica sperando di poterti far sentire meglio.-- arrossì lievemente e, quando se ne accorse, abbassò lo sguardo. --E, evidentemente, tu ti sei sentito abbastanza meglio da contrastare gli effetti residui della maledizione. Tutto questo conferma le supposizioni che avevo fatto a riguardo.--

--E hai carpito un intero quadro clinico da queste semplici reazioni?-- obiettò ancora lui, incredulo, scuotendo il capo.

--Sto studiando Medimagia, dopotutto.-- replicò lei, ridacchiando. --E ho studiato tante di quelle nozioni sulle cicatrici da incantesimo quando, da ragazzina, cercavo di capire cosa scatenasse i bruciori di quella di Harry, che ormai dovrei essere un’autorità ad honorem nel campo!--

Lui rimase in silenzio, ignorando persino la battuta sullo Sfregiato, esterrefatto da tanta semplicità. --Se le cicatrici possono migliorare…-- le domandò cauto, timoroso della risposta. --…potrebbe esserci un modo per cancellarle?--

--Forse non cancellarle…- gli rispose lentamente Hermione. --…ma credo che ci potrebbe essere un modo per estirpare gli effetti collaterali della maledizione. Credo che le cicatrici rimarrebbero, ma sarebbero solamente cicatrici.--

--Senza coinvolgere il San Mungo?--

Le labbra di lei accennarono un ghigno furbo. --Ho un’idea per il mio apprendistato che potrebbe aggirare la tua avversione per quei guaritori, però devo prima terminare i corsi da privatista e dare gli esami di idoneità.--

Per alcuni, infiniti battiti di cuore, Draco tacque, assorto. Quando ebbe preso la sua decisione la fissò dritto negli occhi, senza più alcun dubbio.

--Aiutami.--












Angoletto!

Ave, gente!
Oggi ho qualche impegno a cui tener dietro (cose fa fare, persone da vedere, posti dove andare), quindi l'aggiornamento vi arriva in mattinata...
(Peter: la fa suonare estremamente sofisticata, ma deve solo andare in erboristeria e a fare le fotocopie degli appunti da una compagna perché durante il tirocinio non riesce a seguire le lezioni -.-'')

Non ero completamente sicura di inserire questo capitolo. In realtà il mio piano era di passare direttamente a quello successivo, un PoV Blaise, che doveva riferire i punti salienti questa scenetta con un piccolo flashback. Però ci ho pensato, e mi sono detta che non ci stava bene. La storia è su Draco e Hermione e sul loro rapporto, a dispetto di tutto quel che ci è spuntato in mezzo, e solo perché io ho cambiato punto di vista su molte cose non ho il diritto di stravolgere la struttura della storia solo perché queste parti per me sono diventate difficilissime da scrivere.
Vi dovevo una bella scenetta tra loro. La dovevo a loro.
Quindi eccola qui! Che dire altro dire, spero vi piaccia ^-^'''

Oggi sono di cattivo umore, quindi vi propongo un piccolo gioco: qualcuno ha qualche idea su quale sia l'idea dell'apprendistato che ha in mente Hermione?
Chi indovina riceverà la risposta al commento in anticipo e avrà diritto a farmi una domanda a piacere!

Infine: grazie a chi ancora legge e segue. Grazie davvero.
Ci risentiamo tra due settimane, dolcezze mie! Oppure, con chi indovina, un po' prima...
Con affetto,
;*

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Capitolo 33
*** Hide and Seek ***


Just For Love

    Hide and Seek



Blaise scese la scalinata decorata a fiori e frutti con sicura rapidità, annuendo soddisfatto alla vista del salone sapientemente addobbato.

--Pan, lavoro stupendo!-- lodò la giovane Parkinson, ancora intenta ad apportare gli ultimi ritocchi da perfezionista con precisi svolazzi della bacchetta. --Ho detto a Hermione di portare giù Draco tra un quarto d’ora, va bene?--

--Benissimo!-- confermò la bruna, rinverdendo alcune fronde decorative con un’elegante rotazione del polso.

Il giovane le dedicò un ultimo cenno ammirato e fiero mentre percorreva gli ultimi gradini e si rivolse ad Harry, che lo attendeva in fondo alle scale: --Perché non cominci a far entrare gli ospiti, Potter?--

Quello annuì, ma esitò prima di incamminarsi. --Perché qui tutti hanno soprannomi e nomignoli mentre io sono ancora “Potter”?--

--Sei già passato da “Sfregiato” a “Potter”.-- precisò Blaise allungandogli una pacca consolatoria su una spalla. --Non cercare di bruciare le tappe. Ora, dov’è il resto della mia truppa?--

Harry sbuffò una risata ed elencò: --Pan fa su e giù dai cornicioni, come hai visto; Ginny è al tavolo che fa da bar a tenere in fresco i vini e a preparare qualche caraffa di quel tinto de verano di Siviglia che le ha commissionato Hermione; Theo e Daphne dovrebbero essere in cucina, ma io non ci vado a controllare.--

--Ci vado io, così mentre passo per il salone controllo che le tende ondeggino al vento come si deve. Tu convinci la tua ragazza a lasciar stare gli addobbi e fate accomodare gli ospiti!--

--Signorsì, signore!-- esclamò Harry, scattando addirittura sull’attenti.

Blaise sorrise senza però degnarlo di risposta – non che l’altro se ne aspettasse una – e continuò a marciare per la sua strada.

Aveva una festa da organizzare, lui, una festa importante. Draco se la meritava…



I corridoi in pietra di Hogwarts offrono un piacevole refrigerio durante i caldi mesi estivi. Blaise attende, quieto, passeggiando avanti e indietro tra quelli del secondo piano, senza allontanarsi mai troppo dai doppi battenti che conducono all’Infermeria della Scuola.

Una tale mancanza di comodità in uno spazio adibito, a tutti gli effetti, a sala d’attesa non la perdonerebbe a nessuna struttura – anzi, si precipiterebbe dal direttore con un veemente reclamo, esigendo immediate migliorie e soprattutto scuse – …ma quella non è una struttura qualunque, quella è Hogwarts, e Blaise non si lamenterebbe nemmeno se fosse costretto a sedersi sul pavimento.


Draco è dentro già da un po’.

Sa che non ha motivo di agitarsi – è solo una visita preliminare, Madama Chips è una guaritrice anche migliore dei medimaghi del San Mungo, c’è Hermione con lui –, ma è agitato lo stesso.


Finalmente le porte dell’Infermeria si schiudono ed i suoi amici accedono al corridoio. Blaise si dirige a passo svelto verso di loro.


--Quindi?-- gli domanda, incapace di trattenersi, ancora prima di averli raggiunti.


Draco ed Hermione si scambiano un sorriso nel comprendere quanta fosse la preoccupazione del posato Zabini.


È il biondo a rispondergli. --Dice che si potrebbe fare. Ci saranno di mezzo controlli e analisi per verificare e capire esattamente che tipo di procedimento c’è da eseguire, ma crede di poterlo fare.--



Madama Chips era stata di parola: aveva richiamato il giovane Malfoy diverse volte durante l’estate per fare tutti gli accertamenti e gli esami del caso – permettendo in via del tutto eccezionale ad Hermione di assistere, e solo perché la ragazza sarebbe stata ufficialmente sua apprendista a partire da settembre – e, alla fine, aveva confermato la propria idea… e la sua fattibilità.

Draco si sarebbe recato di nuovo ad Hogwarts di lì a pochi giorni per mettere la parola fine a quella storia e lui, da bravo amico, aveva deciso di dare una festa per fargli coraggio.

E non se la sarebbe fatta rovinare da nessuno, tantomeno dai suoi degni compari.

Fu per ciò che, quando raggiunse la cucina, ne spalancò vigorosamente la porta declamando: --Voi due disgrazie sappiate che se state facendo sesso sul piano di lavoro io vi ammazzo!--

Né Daphne né Theo si scomposero minimamente a quell’entrata trionfale – anzi, il moro trovò pure il coraggio di rispondergli un “Tranquillo, abbiamo già fatto prima nella dispensa” che fece scoppiare a ridere la ragazza al suo fianco.

Per la seconda volta nel giro di poco, Blaise si ritrovò a scegliere di ignorare la battuta di un suo interlocutore – non gli importava se avevano fatto sesso, purché l’avessero davvero fatto nella dispensa e non sul tagliere su cui avevano cucinato per tutto il giorno.

--Sapevo che permettervi di fare la torta al cioccolato non era una buona idea.-- commentò solo, esasperato da quella fissa improvvisamente pericolosissima dei suoi due amici.

Daphne ridacchiò e ribatté allegramente: --Troppo tardi, ormai! E non fare il melodrammatico, è venuta bene.--

In effetti, alla vista del bellissimo dessert, a quello non poté replicare – ma nemmeno ammise la sua soddisfazione, preferendo tenerli sulle spine. --Spero per voi. Siete pronti a portare fuori il buffet?--

--Sì, abbiamo tutto.-- confermò Theodore imbracciando un vassoio. --Vedrai che allestiremo tutto in men che non si dica.--

--Gli elfi domestici, invece, dove li avete spediti? Se Hermione li dovesse vedere darebbe di matto e sarebbe lei a rovinare la mia serata di gala!--

Daphne sbuffò ed alzò gli occhi al cielo. --Li abbiamo dovuti implorare, ma li abbiamo convinti a prendersi la serata libera. E comunque Hermione sa che ci sono e sa che Draco li tratta bene, smettila di esagerare.-- il sopracciglio alzato di Blaise le fece capire che lui, secondo il proprio parere, non stava esagerando affatto. La ragazza sospirò, rassegnata. --Che ci dici di Draco e Hermione?--

--Ormai dovrebbero scendere tra poco.--



--Per la cronaca, io la festa non la volevo.-- si lamentò di nuovo Draco mentre bisticciava ed inveiva mentalmente contro il nodo dell’immancabilmente verde cravatta.

--Blaise non ha accettato dinieghi né limiti.-- gli ricordò di nuovo Hermione mentre un piccolo sogghigno si stirava sulle sue labbra ammorbidite dal lucidalabbra.

L’altro sbuffò, affatto placato. --Maledizione a lui e al suo bisogno patologico di strafar__e maledizione a questa cravatta!--

Questa volta lei non poté fare a meno di ridacchiare, strappandogli un nuovo versaccio. Si alzò, lisciando inconsapevolmente le grinze del proprio abito con un gesto automatico, e si frappose fra lui e lo specchio.

--So farlo da solo.-- obiettò immediatamente lui, come al solito.

--Lo so, ma così facciamo prima.-- replicò pronta lei, come al solito.

Quello scambio era diventato ormai il loro personale ritornello – un ritornello rassicurante che sapeva di aloe, profumava di falò e aveva la morbida consistenza di un cuscino.

Draco la lasciò fare, ma non la smise di lamentarsi. --Non c’era bisogno di invitare quasi tutti quelli del nostro anno di Hogwarts.--

--Voleva festeggiare in grande e, a suo parere, “non si può fare una festa in grande in quattro gatti e uno Sfregiato”.-- recitò la giovane senza guardarlo, concentrata sulla stoffa che le scorreva tra le dita.

--Non sanno nemmeno perché sono davvero qui!--

Hermione sospirò e terminò efficientemente di fare il nodo per potergli prendere il viso tra le mani. --Sono qui per festeggiare te e il tuo nuovo futuro, Draco. Forse non hanno tutti i dettagli, ma il motivo per cui sono qui è autentico.--

Il tuo nuovo futuro, Draco.


--Signor Malfoy?--

Blaise sta ancora stritolando il suo amico in un abbraccio soffocante quando quella voce inaspettata e familiare si insinua nella bolla di ottimismo che sembra aver avvolto il gruppetto.


La Preside Minerva McGranitt li sta guardando, l’usuale portamento fiero e le labbra strette, come al solito vestita di uno di quei suoi abiti con qualche sottile dettaglio che rimanda vagamente alle sue origini scozzesi, i capelli ancora folti e come sempre ordinatamente trattenuti da una crocchia.


È guardando il suo aspetto rilassato, quasi ringiovanito rispetto a quell’apparenza tirata che aveva durante i loro ultimi quattro anni ad Hogwarts, che Hermione si rende conto di quanto il ritorno di Voldemort avesse minato alla salute mentale di molte più persone di quante lei non avesse immediatamente considerato.


--Professoressa.-- la saluta subito Draco rispettosamente, riprendendosi per primo dalla sorpresa per quell’incontro inatteso. --Posso fare qualcosa per lei?--


La donna, diretta proprio come la ricordavano, non perde tempo: --Sono qui per offrirle il posto di insegnante che era del Professor Piton.--



Draco non lo avrebbe mai ammesso, ma quell’offerta lo terrorizzava. Aveva deciso di accettare, ma era comunque terrorizzato.

Prendere il posto del Professor Piton, dell’uomo che gli aveva risparmiato di diventare un assassino uccidendo a sua volta.

Sarebbe stato all’altezza?

--Non sono pronto.-- affermò all’improvviso, abbassando di scatto il capo per cercare il conforto degli occhi di Hermione.

Lei gli sorrise dolcemente, gli lasciò una carezza sul volto. --La tua cravatta dice il contrario.--

Il giovane lanciò un’occhiata rapida allo specchio, constatando con esperienza l’effettiva maestria con cui era stato ultimato il nodo. --E questo da quando lo sai fare?--

Sul viso della riccia si palesò un’espressione di pura nausea. --Da quando sia Daphne che Pansy erano fuori l’ultima volta che lui doveva prepararsi per portare Ginny fuori a cena. Mi ha costretta a fare e disfare i nodi cravatte e papillon finché non è stato soddisfatto…-

--Considerando gli standard di Blaise, almeno novantaquattro volte, quindi.-- ridacchiò il biondo.

Gli occhi della ragazza lo fissarono, ancora grandi per la paura al mero ricordo di quell’infausto evento. --Sai, ora che ci penso meglio non credo che quelle due serpi fossero fuori per caso.--

A quella frase Draco cominciò a ridere – e rise fino alle lacrime per cinque minuti buoni. Quando si fu calmato si ritrovò costretto a sedere sul letto della propria camera per riprendere fiato e con le iridi dorate di lei che, oltraggiate, lo guardavano storto.

--Ti ho fatto ridere, furetto?--

Un altro ritornello: lo chiamava sempre così quando voleva prendersi un’infantile rivincita su di lui, ma le riusciva solo perché lui lasciava correre l’offesa che, dopotutto, ormai non lo offendeva più.

--Assai.-- le confessò, ma il suo sorriso prese a vacillare man mano che riprendeva contatto con la realtà. --Ma alla festa non voglio venirci lo stesso.--

A quel punto Hermione si spazientì e, ben sapendo che non avrebbe mai potuto davvero forzarlo a scendere nel salone, si risolse ad inventarsi una soluzione creativa.

Ostentando una sicurezza che dopotutto non possedeva fino in fondo, percorse quelle poche falcate che dividevano il letto e lo specchio con l’andatura di una marcia militaresca, afferrò il confuso biondo per il colletto della camicia e, prima che un’esitazione le facesse riconsiderare il tutto e cambiare idea, lo baciò.

Non fu un bacio vero e proprio, non poté esserlo – né avrebbe dovuto esserlo: era tutto troppo improvviso, lei era troppo nervosa, lui era troppo sorpresa. Fu un gesto dimostrativo, più che altro, una dichiarazione.

La riccia, un poco instabile, ruppe il contatto lentamente, dimostrando quell’esitazione che aveva negato in primo luogo.

--Se ne vuoi ancora…-- espose, dedicando solo una rapida occhiata timida alle sue iridi stupefatte. --…dovrai venire a stanarmi alla festa.--

E si affrettò ad andarsene lasciandolo lì, seduto sul letto e sconvolto.

Draco, dal canto suo, rimase pietrificato per qualche istante ancora, troppo incredulo per riuscire a reagire con la prontezza che avrebbe invece voluto dimostrare.

Lei l’aveva davvero… quindi lei… e allora lui poteva…

Il rumore del battente che si richiudeva lo raggiunse solo in quel momento.

Puttana Eva.

--GRANGER, TORNA SUBITO QUI!--

Hermione, che era rimasta accanto alla porta in attesa di una sua reazione, ovviamente, si affrettò invece giù per le scale.



Il salone dello Château esplose in un boato di “auguri”, “bravo” e “congratulazioni” non appena lui apparve all’imbocco della scalinata, il tutto fomentato dal modo plateale di Blaise di stappare lo champagne – fece persino l’atto d’innaffiare alcuni degli invitati nelle sue immediate vicinanze, eppure non una goccia arrivò a macchiare i loro bei vestiti da sera.

Draco, brontolando maledizioni tra i denti, si affrettò a raggiungere gli amici in fondo ai gradini, che lo accolsero con caldi sorrisi e, ovviamente, un calice pieno.

Harry Potter gli rivolse un cenno d’incoraggiamento – ne sapeva qualcosa, lui, di attenzioni ingombranti e non richieste – per poi levare il proprio bicchiere e declamare un “a Draco!” che fu immediatamente echeggiato dall’interezza degli ospiti.

Il biondo si produsse in un sorriso da manuale e fece scorrere lo sguardo tra i suoi amici – notando subito che quel demonio di donna mancava all’appello, certamente di proposito.

--Dov’è Hermione?-- domandò loro, incapace di trattenersi e suscitando uno sbuffo derisorio tra i ranghi.

--Non c’è di che, tesoro, organizzarti la festa è stato un piacere, sì, grazie, è tutto bellissimo e ti vogliamo bene.-- snocciolò Pansy, sogghignando.

Non ci voleva certo un genio per intuire il divertito, lieve accenno di rimprovero. --Hai ragione, Pan. Vi ringrazio dal profondo del cuore, è davvero una meraviglia e vi voglio tanto bene anche io.-- elencò a sua volta, sapendo che loro avrebbero percepito la sincerità delle sue parole anche dietro la forma di ringraziamento forse troppo affrettata ed inusuale; implorante, aggiunse: --Sapete dov’è Hermione?--

Ginny, al braccio di Blaise, scosse il capo. --È passata prima ma si è volatilizzata immediatamente. Pan ha fatto a malapena in tempo a farle una foto con quell’aggeggio babbano che le ha regalato Hermione.--

La brunetta chiamata in causa squittì eccitata. --A proposito… Harry, sorridi!--

--Ma cos__--

Flash!

L’aggeggio babbano in questione, infatti, era una vecchia macchina fotografica che scattava istantanee. Benché le immagini non fossero in movimento, la brunetta trovava appassionante ed estremamente spassoso catturare le espressioni ridicole che l’assenza di movimento non poteva nascondere.

La foto di Harry era effettivamente comica: volto imbiancato dal flash fuori luogo, espressione abbagliata con un occhio un po’ più aperto e uno un po’ più chiuso, labbra arricciate nella formazione di una protesta.

--Mi fai vedere quella di Hermione?-- domandò Draco, incuriosito da quelle strane immagini immobili.

--Certo.-- Pansy insinuò le dita nella borsetta che portava a tracolla – che lei diceva non essere espansa magicamente, ma il giovane non riusciva a credere che tutta la roba che l’amica era solita portarsi dietro potesse entrare in quella taschina di stoffa senza alcun aiuto magico – e produsse un’altra istantanea. --Mi è venuta mossa però.--

In effetti la foto era talmente fuori fuoco da rendere i tratti del soggetto difficilmente riconoscibili, ma ciò creava un affascinante effetto sfumato sui capelli ricci e sul vestito svolazzante. Era strana per gli standard di un mago, ma bella.

--Pan, continua a scattare questo genere di cose e diventerai una fotografa destinata a sconvolgere il Mondo della Magia.-- si complimentò, sincero, restituendole l’immagine.

L’amica saltellò entusiasta e arrossì, poi dedicò una linguaccia ad Harry. --Te l’ho detto che sono brava!--

Lui le sorrise in risposta, paziente. --Sì, ma per gli standard di un babban__--

--Siete molto carini, ma rimandate il bisticcio per quando vi ritirerete nel nido.-- li interruppe Draco, per niente dell’umore di sentire una dissertazione sugli standard babbani e preferendo tornare alla questione che più gli premeva. --Davvero non sapete dove sia and__-- fu in quel momento che, mentre scandagliava i dintorni, colse il sogghigno di una certa bionda a caso. --Tu.--

Il sorriso birichino di Daphne si fece radioso. --Sembra che qualcuno passerà la serata a giocare a nascondino…--

Malfoy, affatto contento della risposta sibillina, le si avvicinò con fare imperioso. --Parla, disgrazia.--

Ma quella rise e volse languidamente il capo verso il giovane alle proprie spalle. --È la seconda volta nel giro di un’ora che mi danno della disgrazia.--

Theodore ridacchiò e le posò un bacio tra i capelli, vicino all’orecchio. --Non distrarti, o gli verrà un attacco isterico.--

In effetti, il volto di Draco stava pericolosamente virando al rosso.

--Rilassati, la troverai.-- gli disse allora la bionda, rassicurante, addolcendo il tono. --Ma se fossi in te prenderei questo tranello come una sfida, o finirai per rovinarti la serata.--

Draco inclinò la testa, soppesando il suggerimento. Una sfida… e perché no, infondo? Messa così gli sembrava quasi un divertente imprevisto.

Ghignò deciso e si rivolse alla sua complice. --Un indizio per la partenza?--

Lei specchiò la sua espressione, soddisfatta. --Fossi in te, comincerei da laggiù.--

Il giovane annuì in segno di saluto e s’incamminò nella direzione indicatagli.

Blaise attese di averlo fuori portata d’orecchio, poi chiese: --Lo costringerà a rincorrerlo per tutto il salone, vero?--

Daphne, che aveva intuito perfettamente le intenzioni dell’amica, si limitò a sorridere enigmatica.



Hermione si era mossa per la sala con circospezione, alternando la protezione fornita dai tendaggi alla confusa visibilità garantita dai distinti gruppetti di invitati. Così facendo era riuscita a far girare Draco in tondo e, di conseguenza, a fargli salutare tutti gli ospiti.

Ne era valsa la pena, l’aveva capito dalle sue espressioni piacevolmente sorprese e compiaciute, ma non era stata esattamente una passeggiata: aveva dovuto stare attenta a tenerlo d’occhio occasionalmente e a volte correggere il proprio percorso di conseguenza; inoltre, inizialmente, lui pareva volersi rifiutare di stare al gioco – ma lei si era imposta di non cedere alla sua stupida pressione e, alla fine, era stato l’orgoglio di lui a trovarsi costretto a capitolare; e bisognava anche dire che aveva fatto di tutto per stanarla.

Tuttavia lei, testarda come se non più di lui, aveva diligentemente continuato a sfuggirgli, spinta a perseverare nella sua fuga dalla confusione che regnava tra i suoi stessi sentimenti, rimandando il momento del confronto.

Non si era pentita di averlo baciato, questo no. Aveva voluto – voleva – farlo. Era stato un gesto spontaneo su cui si era deliberatamente rifiutata di rimuginare, preferendo lasciarsi guidare dall’istinto che l’aveva letteralmente spinta tra le sue braccia. Baciarlo era stato semplice, era stato il naturale culmine di quella tensione che aveva regnato tra loro sin dai tempi della scuola, che era rimasta nell’aria anche una volta svaniti quei preconcetti che li avevano contrapposti e che aveva preso, specie negli ultimi mesi fatti di serate di chiacchiere e ricerche davanti al fuoco, una piega quasi intima; anche quei pochi, occasionali contatti fisici che avevano condiviso erano a loro volta divenuti, chissà come e chissà quando, momenti d’imbarazzo che tuttavia li lasciavano curiosamente irrequieti, in attesa di chissà cosa.

Ormai ore prima, nella sua stanza, Hermione si era ritrovata ad essere improvvisamente consapevole di quella tensione. L’aveva intuita, riconosciuta e seguita senza dubitarne, perché era sicura di sé stessa – e dei propri sentimenti.

Di lui, invece, non poteva dire di esserlo altrettanto. Perciò, terrorizzata dalla possibilità di un suo rifiuto, tormentata dal pensiero di aver frainteso e di aver sbagliato, gli era sfuggita per tutta la sera, calcando quel salone in lungo in largo e calcolando accuratamente ogni mossa – le proprie come le sue.

Finché non avevano cominciato a danzare.

Era stato tutto così improvviso che non aveva avuto il tempo di reagire: gli invitati erano indietreggiati verso le pareti e liberato un cerchio al centro della sala; era partita una musica elegante e raffinata, la cui suddivisione in un tempo di tre quarti era stata immediatamente riconoscibile – un valzer. Come tutti, anche lei si era distratta per lanciare uno sguardo incuriosito a cosa stesse succedendo… e, raggelata dallo stupore e dalla meraviglia, non era più riuscita a muoversi.

Una coppia alla volta, ad ordinati intervalli di una battuta, i suoi amici avevano preso posto ordinatamente nello spiazzo – Ginny e Blaise, Pansy ed Harry, Daphne e Theo – e avevano cominciato a danzare.

Hermione aveva momentaneamente perso contatto con la realtà, incantata dall’armonia di quei movimenti – da quando Ginny ed Harry sapevano ballare così!? – e dal fruscio casualmente ordinato degli abiti lunghi delle ragazze – avorio, smeraldo, vino. Per un secondo le era parso di essere tornata al Natale di due anni prima e poi ancora più indietro, al suo quarto anno ad Hogwarts, ma qualcosa dentro di lei aveva protestato con forza: quello era assai più maestoso della sua ultima festicciola natalizia, infinitamente più raffinato del Ballo del Ceppo; era un tuffo in un passato ancora più antico, era un’ombra straordinariamente nitida di quell’età dell’oro di un'aristocrazia che apparentemente si era conservata, in una certa misura, nelle tradizioni che le famiglie purosangue si tramandavano di generazione in generazione, di erede in erede – di Nott in Nott, di Greengrass in Greengrass, di Parkinson in Parkinson, di Zabini in Zabini, di Malfoy in Malfoy.

Era tutto così perfetto ed impeccabile che aveva capito subito che mancava qualcosa: lei.

Mancava l’oscurità del suo vestito color notte a fare da contrappunto alla luce irradiata da Ginny, mancavano i suoi ricci lunghi a completare la chioma fluente di Daphne, mancava il biondo di Draco a spezzare il girotondo bruno impostato dai tre cavalieri.

Con gli occhi lucidi per qualcosa che non avrebbe mai saputo identificare, Hermione era rimasta a guardare rapita quella magica danza a ritmo di valzer.

Quando la musica fu terminata uno scroscio di applausi ne prese il posto. La giovane fece per aggiungere il proprio tributo al coro… ma non ne ebbe l’occasione: una mano le coprì la bocca, un braccio le circondò un fianco e la strattonò indietro oltre l’oscurità protettiva di una tenda, un torace aderì alla sua schiena.

Quando si divincolò, spaventata, il suo rapitore le sussurrò all’orecchio: --Non strillare, non ce n’è bisogno.--

Riconobbe immediatamente la voce, si calmò… e morse, stizzita, la mano che le racchiudeva il viso. Toccò quindi a Draco cercare di non imprecare ad alta voce mentre si affrettava a ritrarre le dita. La lasciò andare e lei ruotò su sé stessa, trovandosi a fronteggiare la sua non molto contenta espressione.

--Chiedi scusa.-- pretese il biondo mostrandole la mano “lesa”.

Gli rispose con un versaccio oltraggiato. --Nei tuoi sogni! Malfoy, mi hai fatto prendere un colpo! Ma dico, non potevi semplicemente coprirmi gli occhi e dire “indovina chi”, dovevi proprio optare per la strategia da cavernicolo?!--

Lui sogghignò piano, divertito dalla fantasia che l’altra spesso dimostrava nell’insultare qualcuno.

Gli occhi dorati della riccia si strinsero nel constatare la sua ilarità. --Tu l’hai fatto apposta! Tu volevi spaventarmi!-- comprese; l’allargarsi del suo sorriso fu per lei un’ammissione di colpa. --Tu, brutto__!--

Gli si avvicinò rabbiosamente, intenzionata a dargli uno spintone, ma Draco aveva già messo tutto in conto: velocissimo la prese per le spalle e si mosse con lei in modo da intrappolarla con la schiena contro la parete ed il petto contro il proprio e, senza esitazione alcuna, la baciò.

Inizialmente presa in contropiede, Hermione non si mosse per alcuni secondi; quando realizzò cosa stava succedendo ne gioì e, senza attendere oltre, rispose al bacio.



Harry e Blaise, entrambi in piedi e a braccia conserte, osservavano già da qualche minuto la tenda dietro cui Daphne aveva visto sparire Hermione e Draco.

--Ti andrebbe una scommessa, Potter?-- domandò l’ex-Serperverde di punto in bianco, senza distogliere l’attenzione dalla cortina di drappi.

Harry parve soppesare la proposta. --Su cosa scommetteresti, esattamente? Sul tempo che ci impiegheranno ad uscire da lì o su cosa combineranno in quel tempo?--

Sperava vivamente che scegliesse la prima, perché lui, a quello che poteva accadere là dietro, proprio non ci voleva pensare – insomma, lei era sempre la sua amica Hermione e lui era ancora il suo arcinemico Malfoy!

--Sul tempo, Draco ha troppa fantasia per poter fare pronostici sul cosa.-- fu la risposta non molto rassicurante di Blaise – ma l’ex-Grifondoro si sarebbe accontentato.

--E cosa ci giochiamo?-- gli domandò.

Quello parve pensarci su. --Consigli. Se vinci tu io ti do qualche dritta su una serie di trucchetti per fare contenta Pansy. Se vinco io__--

--Ti do qualche dritta su una serie di trucchetti per fare contenta Ginny?-- propose lui, equo.

--No, grazie, sono più che a posto in argomento.-- fu la risposta negativa – e sempre meno rassicurante – dell’altro. --Però qualche trucchetto su come piacere ai Weasley sarebbe apprezzato.--

Per la prima volta da quando avevano intavolato quell’assai curiosa conversazione, gli occhi verdi di Harry abbandonarono l’immobilità delle tende e si fissarono – allibiti – sul volto – appena arrossito – di Blaise.

La voce di Theodore richiamò entrambi all’ordine. --Cosa confabulate, voi due?--

Zabini gli rispose con naturalezza: --Stavamo considerando se piazzare o meno una scommessa. Parteciperesti?--

Theo rise. --No, grazie, io ci tengo alla pelle! E, fossi in voi, rifletterei un po’ meglio su chi state scommettendo e su chi state stabilendo la posta.--

I due tacquero per alcuni istanti.

--Sai, non è che abbia una gran voglia di scommettere.-- decise Blaise.

--Mi hai letto nel pensiero.-- concordò Harry.

Nott annuì con espressione ilare. --Saggi.--

--E poi tanto i Weasley mi adoreranno di sicuro.-- aggiunse soprappensiero l’ex-Serpeverde.

--Nel dubbio punta sui gemelli.-- gli consigliò Potter di getto.

Blaise gli lanciò una lunga occhiata, poi accennò un sorriso di gratitudine. --E tu non aver paura di sorprendere Pansy. Ama le emozioni forti.-- gli confidò, rammentando quanto le relazioni spente del passato avessero fatto soffrire la sua amica d’infanzia.

Theodore diede una pacca d’approvazione sulle spalle di entrambi. --Bravi ragazzi. E ora forza che ci aspetta un viennese!--

--Un altro valzer?-- s’informò Harry, strappando un sorriso agli altri due.

--Circa. Solo che è più veloce.--

--E più elaborato.--

--Sono finito.--

Quelli risero.

--Incollati a Pan e vedrai che andrà tutto bene.-- fu il loro ultimo consiglio prima che tutti e tre raggiungessero le loro partner per prendere ognuno la propria posizione.



L’attacco della musica sorprese Hermione, facendola esitare lievemente.

Draco se ne accorse e, sorridendo, interruppe il loro bacio senza tuttavia allontanarsi da lei. --Ci siamo distratte, signorina Granger?--

La ragazza arrossì vistosamente e lui rise di gusto.

--Smettila.-- lo rimproverò lei, dandogli anche una pacca sul braccio, per poi seguire il richiamo della musica e di quella danza che – lo sapeva – stava avvenendo al centro del salone: posò leggermente una mano accanto al punto di sovrapposizione di due drappi, schiudendone i lembi per creare uno spiraglio attraverso il quale sbirciare.

Le labbra di Draco calarono sul suo collo strappandole un brivido.

--Possiamo avvicinarci, se vuoi.-- le sussurrò contro la pelle, compiaciuto del tremito che percepì attraversarle il corpo.

--Non ti dispiace?-- gli domandò lei imbarazzata, in cuor suo troppo indecisa per costringersi a dargli una risposta definitiva.

--Per tua fortuna la tua faccia incantata è abbastanza buffa da farmi passare la stizza per essere costretto a portare pazienza ancora per un po’.--

La protesta di Hermione – come buffa?! – fu sedata sul nascere dall’improvvisa luce che invase l’angoletto in cui si erano rintanati quando il biondo squarciò – in senso figurato, ovviamente, le tende erano di velluto – quel sipario che lui stesso aveva tirato tra loro e il mondo.

Lei a malapena si rese conto di essere trascinata verso il centro della sala, inizialmente preoccupata dagli sguardi che i suoi ex compagni di scuola le avrebbero puntato addosso… solo che non ci furono sguardi: gli occhi di tutti erano stati rapiti dall’elegante danza delle tre coppie. Draco, dal canto suo, parve alquanto offeso da quella totale mancanza di attenzioni e puntò altero verso la prima fila, senza prendere a spallate nessuno ma fissando torvo chiunque osasse protestare contro la loro avanzata – Hogwarts o meno, Voldemort o meno, lui era sempre un Malfoy, diavolo, e comunque quella era casa sua!

Una volta arrivati al limite del cerchio creato dalla folla di invitati, il biondo lasciò che Hermione si sistemasse avanti di un passo mentre lui, galantemente, prendeva posto alle sue spalle. Essendo più alto di lei era libero di godersi, compiaciuto ed ammirato, la sua espressione meravigliata – che lui aveva definito buffa, ma solo per prenderla in giro.

--Sono una cosa divina.-- mormorò in quel momento la giovane, estatica. --Sono fantastici.--

--Su Daphne e Theo non si discute.-- concordò lui accostandolesi leggermente in modo da non dover alzare la voce e disturbare così il corso della sinfonia. --Ma la Weasley e Potter sono pietosi.--

La riccia gli rifilò una lieve gomitata. --Lo dici solo perché non fanno parte della tua ristrettissima cerchia di amici. Sono bravi!--

Il biondo scosse la testa – Hermione sentì i suoi capelli corti sfiorarle una guancia – ridacchiando piano. --Ti sembrano bravi perché non conosci il valzer. Sono Pansy e Blaise che sono eccezionali e sanno guidare così bene da far fare bella figura anche ad i più sgraziati principianti.-- precisò e poi, dopo qualche istante di attenta osservazione, aggiunse: --La Weasley sembra un manichino e Potter si muove come uno spaghetto scotto.--

La riccia avrebbe voluto difendere i suoi amici, davvero, ma fu troppo occupata a trattenere una fragorosa risata.

Gli ultimi accordi conclusivi della musica furono accolti da uno scroscio di lodi e battimani, ma, di tutti gli applausi che esplosero nella sala, nessuno fu più entusiasta e sincero di quello di Hermione.

Mentre le ragazze si inchinavano ai loro cavalieri e al pubblico, raccogliendo le sontuose gonne degli abiti – erano le uniche, notò Hermione in quel momento, ad indossare un abito lungo come lei e la cosa, di certo, non era un caso –, Draco le accostò le labbra all’orecchio per farsi sentire a dispetto della cacofonia di ovazioni e mormorò: --Vuoi ballare?--

Diamine, avrebbe dato un polmone anche per un solo giro di danze!

La ragazza fissò gli occhi sull’intarsio cesellato del pavimento lucido, desiderosa ma intimidita. --Non credo di essere capace.--

Sentì lui ridere dolcemente alle sue spalle. --Come dimostrano egregiamente i tuoi amici, mia cara, la prima fondamentale regola del valzer è scegliere un partner che sappia guidare.-- le prese la mano, rassicurante. --Vieni.--

Hermione si lasciò condurre nello spiazzo libero del salone. Pansy, Ginny e Daphne le sorrisero incoraggianti, Harry inarcò bonariamente un sopracciglio ammiccando verso il biondo – lei gli rispose con una smorfia –, Blaise e Theo annuirono e si mossero su un’immaginaria scacchiera di figure per far sì che le quattro coppie formassero un quadrato.

--Ascoltami bene, ora.-- la richiamò Draco mentre la guidava al loro posto. --Questo è un valzer lento, non è un viennese, e parte piano abbastanza da permetterti di capire come funziona.-- presero posizione. --Concentrati sul venirmi dietro col piede giusto e conta un tempo di tre battiti. Quando i passi cominciano a venirti automatici, tieni gli occhi su di me. Se ti faccio un cenno vuol dire che devi guardare o Daphne o Pansy e imitare i loro movimenti.-- lui la strinse in un abbraccio, una mano sul suo fianco e l’altra che stringeva la sua. --Schiena dritta, spalle giù, tieni il braccio destro, metti la mano sinistra appena sotto la mia spalla ma cerca di non pesarci su. E non starmi completamente di fronte, dovresti tendere leggermente alla mia destra.-- una volta che il biondo fu soddisfatto della posizione della sua dama, le sorrise. --Adesso fai un bel respiro e non preoccuparti che penso a tutto io. Pronta?--

La ragazza annuì esitante.

Il giovane Malfoy intuì la sua tensione e le bisbigliò: --Granger, sul serio: se ti becco a sbirciare verso la Weasley anziché verso Pansy e Daphne giuro che ti pianto in mezzo alla pista.--

La riccia cercò di pestargli un piede, ma lui schivò e le fece un occhiolino.

Quando le chiese di nuovo se fosse pronta lei annuì più convinta, l’ansia spezzata da quel breve momento di ilarità. Draco scambiò uno sguardo con Pansy, Blaise e Theo e, ad un loro cenno, il terzo valzer della serata si diffuse nell’aria morbida di quell’accogliente sera d’agosto.

Dapprima Hermione rimase irrigidita, nervosa, impegnata a contare scrupolosamente il tempo e a seguire i movimenti del proprio cavaliere. Meno lentamente di quanto pensasse, tuttavia, si ritrovò a familiarizzare con il ritmo e con i passi base. Dopo qualche battuta passata ad osservare la straordinaria, elegante maestria dimostrata da Pansy e Daphne, aveva anche cominciato ad intuire i gesti che doveva eseguire.

Smise di pensare e si perse in Draco.

E Draco, a sua volta, si perse in lei.

Secondi, minuti ed ore si ritrovarono ad essere unità di misura senza significato alcuno: il tempo era scandito solo dalla suddivisione in tre quarti tipica del valzer. La musica varia ma regolare sostituì il mondo attorno a loro, cancellando il brusio di sottofondo provocato dagli invitati che danzavano, chiacchieravano e sorseggiavano champagne al lume di infinite candele, le cui luci tremolanti giocavano a nascondino con le loro stesse ombre sulla superficie irregolare e semovente delle decorazioni frondose e del grande stendardo verde foresta appeso all’entrata del salone su cui campeggiava, in lettere d’argento, la scritta Auguri Draco, nuovo Professore di Difesa Contro le Arti Oscure di Hogwarts.

Ed il disegno di quel ballo trionfale ordito da Blaise e da Daphne fu completo.








Angoletto!

Buonasera, gente!

Ecco qui il nuovo capitolo, puntuale puntuale di sabato sera come avevo promesso. Mi è venuto un po' lunghetto, spero che non sia un dispiacere per nessuno XD
Non so bene cosa dire su questo capitolo, a parte scusarmi per la ridondanza del ballo di gala – lo so, è il secondo che faccio spuntare fuori nel giro di una sola storia, forse è un po' troppo?

Diciamo che per lo più mi interessa il vostro parere!
Che ne pensate invece sui rapporti tra i personaggi secondari?
Draco e Hermione vi sembrano riusciti bene?
Pansy con la macchina fotografica babbana e Blaise che piazza scommesse con Harry sono risultati divertenti? La battuta sullo spaghetto scotto di Draco strappa almeno una risata?
Avete pronostici sul prossimo futuro di Draco e Hermione?

Il prossimo capitolo – che, lo confesso, sarà l'epilogo – è previsto tra due settimane, come al solito. E adesso vado a fare l'aggiornamento del sistema operativo del computer, prima che mi si impalli anche Gmail.

Venite a trovarmi su Facebook, su Polyvore, su Tumblr e su DeviantArt, sono sempre contenta di fare chiacchiere quando capita l'occasione!
Con affetto,
;*

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Capitolo 34
*** Back to Hogwarts ***


Just For Love



          Back to Hogwarts


La mattina di Natale Draco si svegliò in un luogo familiare eppure, a dirla tutta, più accogliente di quanto non ricordasse: Hogwarts.

Quando, da ragazzo, aveva occupato il dormitorio dei Serpeverde incastonato nei sotterranei della scuola era stata sua abitudine, in quei giorni in cui si svegliava prima del solito, recarsi ai piani più alti per ammirare in santa pace la vista impareggiabile del castello e del parco ammantati delle prime luci dell’alba. Non gli era capitato molto spesso, per via delle lezioni, ed in realtà aveva cessato del tutto questo suo vizio con il passare degli anni: “guardare quattro rami e due o tre file di merlature con una faccia da triglia non era cosa che si confacesse ad un Malfoy”, gli aveva detto suo padre.

Successivamente, Draco aveva rimpianto tutte le occasioni che aveva rifiutato per ammirare la sconfinata libertà che regnava in quelle mattine silenziose. Perciò spesso, durante l’ultimo semestre – e soprattutto quando Hermione aveva il turno di notte in Infermeria –, aveva colto diverse opportunità per riparare a quel torto che aveva fatto a sé stesso.

Quella mattina, tuttavia, la prospettiva di una passeggiata solitaria per i corridoi delle torri non lo attraeva minimamente.

Ancora mezzo addormentato allungò un braccio alla sua sinistra, a stringere i fianchi caldi di Hermione. Sorrise nel sentire la sua pelle vellutata sotto la propria – sorrise nel rammentare di come proprio quel braccio, che ora percepiva distintamente la morbidezza del corpo di lei, per una manciata di interminabili anni non avesse conosciuto altro che il bruciore, il dolore e la consistenza della garza premuta contro la carne.

Rimuovere gli ultimi residui della maledizione non era stato facile – così gli aveva riferito Hermione, visto che lui era stato addormentato e non sapeva esattamente cosa fosse successo. Sorprendentemente, aveva scoperto che ricorrere all’Ardemonio per squarciarsi un braccio era stato la sua salvezza.

 

--Il Marchio non è solo un tatuaggio.-- gli spiega Hermione senza riuscire a guardarlo, appollaiata sul bordo del letto dell’Infermeria. --Serviva a Voldemort per chiamarvi a sé, ma anche per trovarvi. Doveva essere uno strumento di tortura a doppio taglio: doveva tormentare gli altri attraverso l’operato dei Mangiamorte e doveva tormentare i Mangiamorte che avrebbero potuto rivoltarsi contro colui che l’aveva impresso.--

Draco annuisce, attento, invitandola a continuare.

--Per torturare i Mangiamorte aveva due strategie: la prima era giocata sulla pressione psicologica esercitata dalla sua semplice esistenza, dalla consapevolezza che Lui poteva trovarli, che l’avrebbe fatto e che li avrebbe uccisi; la seconda invece doveva essere più un meccanismo di sicurezza che avrebbe disperso del veleno nell’organismo del traditore, se mai questo dovesse tentare di graffiarsi via il tatuaggio.--

Il biondo sgrana gli occhi, inorridito. --Il Marchio… è avvelenato?

La riccia annuisce con fare grave. --Non è inchiostro normale quello che viene usato per imprimerlo, è una pozione contenente una tossina non identificata che si diffonde nel corpo se la superficie del simbolo che lo “contiene” viene intaccata.--

Assurdo. Diabolico. Orribile.

--Come fate a sapere tutte queste cose? Quando le avete scoperte? E perché…--

…perché non sono morto?

Hermione, finalmente, alza il capo e fissa i propri occhi nei suoi. --Le tue cicatrici non erano superficiali, Draco. L’Ardemonio ti ha scavato il braccio, lasciando dei brani di carne cauterizzata anche nei tessuti più profondi dell’epidermide… e così facendo ti ha salvato la vita: il veleno del Marchio è rimasto intrappolato nelle cicatrici, che non presentano ricambio cellulare e che perciò non hanno permesso la diffusione delle tossine.--

Lui riesce solo a guardarla fisso mentre la sua mente fatica ad ingranare, dibattendosi, confusa e spaventata, in tutte quelle nuove e terribili informazioni.

Obietta: --Ma sanguinavo, a volte.--

Sul viso di lei si disegna una smorfia amara. --Quello non è un veleno normale. Sa che deve uccidere e cerca di farlo anche se non si trova in condizione di entrare in circolo. In qualche modo riusciva a risuonare con le tue paure e ad aprire dei tagli nelle cicatrici, ma i rimasugli dell’inchiostro erano incastrati talmente in profondità nel tessuto cicatrizzato da non riuscire comunque ad interagire con il resto dell’organismo. Forse, se fossero rimasti lì, prima o poi ci sarebbero riusciti… ma li abbiamo tolti, ormai. Non ti nuoceranno più.-- conclude, cercando di sorridergli rassicurante.

--Sapete tutto questo perché avete analizzato i campioni che avete estirpato da me.-- conclude il biondo.

Hermione scatta senza preavviso alcuno e gli prende il volto tra le mani per guardarlo con quei suoi occhi grandi che, ora, mostrano tutto il suo turbamento.

--Avrei potuto perderti, Draco. Se tu avessi colpito il Marchio in un qualsiasi modo che avesse lasciato anche una sola briciola di quello schifo in circolo, saresti morto.-- lacrime calde si affacciano alle sue ciglia. --Ti avrei perso e non l’avrei nemmeno mai saputo.--

Draco nemmeno perde tempo a risponderle: d’impeto alza il braccio sano per stringerle il mento tra le dita e attirarla a sé in un bacio fatto di sollievo e di paura. La sente rispondere alla sua passione, percepisce le sue mani aggrapparsi al colletto del suo pigiama.

--Signor Malfoy, lei dovrebbe riposare.--

Il richiamo severo di Madama Chips li spinge a interrompersi bruscamente. Si scusano in coro, abbassando i capi in segno di contrizione; quando sentono la porta del suo studio richiudersi sollevano gli sguardi l’uno sull’altra e si scoprono entrambi arrossiti. Cominciano a ridere piano, sentendosi improvvisamente due adolescenti colti sul fatto.

 

Draco si puntellò su un gomito e si tirò a sedere contro la testiera del letto, esponendo l’avambraccio alla luce mattutina che filtrava dalle finestre.

La sua riabilitazione era stata indolore e sorprendentemente rapida, a dispetto della complessità dell’intervento – avevano dovuto riaprire ogni cicatrice e scavare per poter richiamare, attraverso un incantesimo, tutti i frammenti infetti del Marchio, poi risistemare gli squarcio sul suo braccio dopo aver controllato che nessuna tossina fosse entrata in circolo. Il suo corpo era guarito in fretta, dando prova di quanto la tempra della famiglia di sua madre fosse ben presente in lui.

Ormai sulla sua carne erano impresse solo alcune linee biancastre – spesse e piuttosto vistose nonostante il suo incarnato pallido, ma nemmeno lontanamente evidenti come le crepe con cui aveva convissuto per anni.

E tutto grazie a lei, che aveva atteso, che aveva pazientato, che aveva insistito… che aveva rotto le scatole fino alla fine. E perciò, decise Draco, lei non avrebbe dormito un secondo di più.

Tornò a stringerle i fianchi morbidi tra le braccia e l’attirò a sé – senza badare troppo alla delicatezza – per poi annegare il viso nella piega profumata del suo collo, dove lasciò un bacio.

--Sveglia…- le soffiò all’orecchio.

Lei mugugnò un diniego. --Ancora cinque minuti.--

--Sveglia…-- insisté il biondo, scivolando con le labbra lungo la sua spina dorsale.

La riccia sospirò. --Chiudi le tende, c’è troppa luce.--

--Se è per questo c’è anche un casino da far accapponare la pelle in tutta la stanza, vista la… fretta che avevamo ieri sera.-- le rispose la sua voce da un punto non ben definito sotto il copriletto.

Lei brontolò qualcosa di indistinto riguardo alla sua mania di volere tutto subito.

--Granger, sveglia.--

Hermione spalancò gli occhi all’improvviso e squittì, scattando di lato con le coperte strette al petto. Stizzita, allungò una mano per scostare i lembi delle lenzuola che non aveva trascinato con sé, scoprendo un Draco molto sorridente e molto soddisfatto di sé stesso.

--Mi hai morso!-- lo accusò, più incredula che arrabbiata. --Scusa, ma ti pare il caso?!--

Lui si strinse nelle spalle in risposta. --Non ti volevi svegliare.--

La riccia alzò gli occhi al cielo e sospirò. --Sei impossibile.-- soffiò indispettita, ma gli permise di stringerla a sé mentre lasciava gli occhi sorvolare sulla camera che condividevano. --Dici che Blaise e compagnia ce l’hanno con noi per la nostra fuga precipitosa di ieri sera?--

Draco le posò un lento bacio su una spalle, mugolando soddisfatto nel sentire la sua schiena nuda aderirgli al petto. --Abbiamo passato con loro la sera della Vigilia, abbiamo aperto i regali e abbiamo brindato. Se ne faranno una ragione.--

Lei sorrise, la mano che scivolava lungo il suo braccio e risaliva fino al suo viso per poi attorcigliarsi ai suoi capelli fini. --Abbiamo effettivamente lasciato un gran disordine.-- commentò senza un vero motivo, solo per sentire la sua voce roca per il risveglio.

Draco la guardò, la dolcezza e la malizia che giocavano a nascondino tra le sfumature dei suoi occhi chiari. --Avevamo altro a cui pensare.--

La giovane donna arrossì, sorridendo timidamente nel sentire le proprie gote scaldarsi: stavano assieme da mesi, ma riusciva ancora a farla reagire come una ragazzina.

Quel ballo di gala dei primi di agosto era stato per loro una rivelazione, un inizio. Hermione non avrebbe saputo dire per quanto avessero danzato, passando da una sinfonia all’altra senza nemmeno accorgersene, perduti com’erano in quel labirinto di sguardi e di figure. Non ricordava nemmeno gli ospiti che salutavano prima di andare; ricordava solo la propria mano stretta in quella di Draco, la loro corsa su per le scale mentre lui, con un sorriso luminoso ed estatico quanto il suo, la guidava verso la camera padronale – la sua camera.

Tutto ciò che era accaduto subito dopo, invece, lo ricordava bene – tremendamente, dolorosamente, meravigliosamente bene.

Rammentava anche il giocoso applauso di Daphne e Pansy e Blaise e Theo quando, la mattina dopo, avevano riconosciuto l’espressione inebetita e raggiante che aveva colonizzato i loro volti; Harry aveva accennato un lieve brindisi con la sua tazza di tè, Ginny le aveva rivolto un soddisfatto gesto d’approvazione.

Incredibilmente, persino la Professoressa McGranitt aveva sorriso quando li aveva sorpresi per caso a baciarsi in un nicchia di un corridoio durante un cambio d’ora, anche se si era premurata di chiedere ad Hermione di mantenere una condotta appropriata quando nei paraggi degli studenti – una raccomandazione che non aveva fatto a Draco, invece, ben sapendo che l’avrebbe preso come un divieto e che, per inconscio spirito di ribellione, avrebbe quindi fatto di tutto pur di contravvenirvi.

Sorrise a quel pensiero, assorta; poi un lieve morso sul collo la riportò alla realtà.

--Mi stai ignorando, Granger.-- si lamentò il biondo, stringendola contro di sé per avvolgerla meglio col proprio corpo e sentirla il più vicina possibile. --Non mi piace e non ci sono abituato. Persino in classe pendono tutti dalle mie labbra.--

In effetti, il giovane Professor Malfoy era incredibilmente portato per l’insegnamento e stava collezionando soddisfazioni ed elogi, ma lei non poté fare a meno di prenderlo in giro. --Solo perché le ragazzine non riescono a staccarti gli occhi di dosso e perché i ragazzi sperano che qualche incantesimo rimbalzi e sfregi questo tuo bel faccino.--

Draco rise di cuore mentre allentava la presa per permetterle di girarsi a fronteggiarlo. --Mia cara, sei in errore: i ragazzi sperano che qualche incantesimo rimbalzi per essere spediti in Infermeria ed essere accuditi dalla bellissima e bravissima assistente di Madama Chips.--

In effetti – amori più o meno platonici e del tutto ipotetici a parte – entrambi godevano di una certa popolarità tra gli studenti: erano due nuovi membri del corpo insegnanti ed erano giovani, il che significava che dovevano aver avuto esperienza diretta della terribile Seconda Guerra Magica.

Hermione sorrise e sfregò felinamente il capo contro il viso di lui. --Geloso?--

La sua risata le riverberò tra i capelli. --Un po’.-- le sollevò il mento con un dito, guardandola negli occhi. --Gelosa?--

--Ovvio. Quindi, mio caro, ho intenzione di tenerti qui a letto tutta mattina e stancarti per bene, in modo che tu non abbia nemmeno la voglia di considerare accettare le avances delle tue piccole studentesse.--

Draco ghignò, le mani calde che scorrevano per i suoi fianchi irresistibili ed oscillavano lentamente su di lei, accarezzandole le gambe e la schiena. --Mi sembra una buona idea. Così buona, in effetti, che credo m’impegnerò anche io per stancare te ed assicurarmi che tu non rimanga insoddisfatta.--

La baciò a fondo, con passione, intrappolandola tra sé e il materasso morbido; tuttavia le braccia di lei si incrociarono sul suo petto e si distesero per spingerlo indietro.

--Non ci provare, amore.-- gli ringhiò contro le labbra, intervallando i baci alle parole e dando inizio ad una di quelle loro così piacevoli schermaglie. --Stai sotto tu.--

Draco premette il bacino contro di lei, mordendole piano la gola e lottando dolcemente per non permetterle di ribaltare le posizioni – non ancora, almeno. --Non te la darò vinta senza combattere, amore.--









 

Angoletto!

Ma buondì!
Ebbene sì, signore e signori, siamo arrivati alla fine: questo è l'epilogo di Just for Love.

Non so cosa dire, veramente ^^' è strano pensare che sia finita, visti tutti gli anni che è stata in ballo, incompleta o con aggiornamenti in ritardo, a languire... e invece fin qui ci siamo arrivati.
Non so nemmeno se posso definirla esattamente una "fine"... perché ho qualche shottina successiva in mente: una su Astoria, una su Shannon e Annabelle, una su Blaise che va a conoscere i Weasley... cosette così, insomma. Conto di cominciare a postarle tra un mese al massimo e di pubblicarle ad intervalli regolari di ogni due settimane, come ho fatto finora per questi ultimi capitoli... quindi, se siete interessati a scoprire possibili retroscena di questa serie, tenete d'occhio la mia
pagina autore o la mia pagina Facebook!
Inoltre, visto che devo ancora cominciare, volevo chiedervi: delle tre che ho elencato ce n'è una che vorreste leggere per prima in particolare? Potrei provare a pubblicare prima quella che riceve più "nomination", se mi riuscisse! Scrivete pure le vostre eventuali preferenze – non per forza in una recensione se non avete il tempo, basta anche una voce di commento su FB. Cercherò di tenere in conto eventuali preferenze – tempo e ispirazione permettendo, ovviamente!

Da ultimo, ma non per importanza, se qualcuno di voi fosse interessato, mi sono resa disponbile per fare traduzioni su commissione; i testi tradotti (in inglese, forse in spagnolo se proprio proprio il committente dovesse insistere) verranno pubblicati sul mio account di
FanFiction.net e pubblicizzati in giro tramite il mio DeviantArt e il mio Tumblr. Se siete interessati date pure una voce!

E... niente, non ho molto altro da dire, se non che vorrei non dovervi salutare. Siete state delle persone meravigliose a seguirmi fino a questo punto, a non dimenticarmi nonostante paresse che io mi fossi dimenticata di voi e di questa storia. Vi assicuro che non era quello il caso.
Spero che questa storia vi sia piaciuta e che il finale vi abbia soddisfatto!
Un bacio immenso ed un grazie infinito.
Sempre vostra,
Clarisse

;*

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