Sound Music Camp 2

di ali04
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. La Partenza ***
Capitolo 2: *** 2. A Volte Ritornano ***
Capitolo 3: *** 3. Imprevisti ***



Capitolo 1
*** 1. La Partenza ***


Nota autore:

No, non è un'esercitazione e nemmeno un sogno, è tutto vero: la seconda stagione del Sound Music Camp è arrivata!
Che dire, ho lasciato un pezzo del mio cuore in quella storia e non vedevo l'ora di ributtarmici. In realtà sapevo fin dalla fine della Parte Uno che ci sarebbe stato un seguito (ispirazione permettendo) perché l'idea di base di questo seguito mi era venuta per continuare ancora la parte uno. Però poi pensandoci avevo capito che avrei rischiato di esagerare e rendere tutto troppo lungo e complicato. Avrei rischiato che diventasse noioso. Perciò ho messo un freno e scritto il finale della Parte Uno, per poi tenere quell'idea per un seguito.
Seguito che è qui davanti a voi!
La mia fan fiction "Il Dio Perduto" sta spremendo tutte le mie energie e ogni tanto ho bisogno di una storia più leggera e di non dovermi concentrare sul far coincidere le peripezie degli dèi dell'Olimpo, perciò ho capito che la cosa migliore era una storia "via di fuga" e cosa c'era di meglio del mio amato Campo Estivo, con risate e battute da scrivere?
Detto ciò, spero tantissimo che leggerete la storia e che vi piacerà come vi è piaciuta la prima parte. Vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate e se siete felici quanto me di ritrovare i nostri ragazzi persi nei boschi.
Poi, vorrei dire a chi sta iniziando a leggere ora LEGGETE LA PARTE UNO!
Eh sì, cari miei, leggere direttamente questa non avrebbe lo stesso effetto sulle vostre emozioni e poi non ci capireste molto. Perciò se non hai letto "Sound Music Camp" sciò e torna quando l'avrai fatto :))
Ho finito con la presentazione, vi saluto e vi auguro buon divertimento e buona lettura!
 

 
1. LA PARTENZA
 
 

POV BAEKHYUN
 

Tik tok.
Il suono del metronomo era l’unico rumore presente in aula. Tanto spesso aveva scandito le mie esecuzioni, ma quel giorno non lo potevo proprio sopportare. Alzai ancora una volta gli occhi verso l’orologio e il professor Kim se ne accorse. Per mia fortuna si limitò ad ammonirmi con lo sguardo, ma avevo capito il punto: dovevo avere pazienza e seguire la lezione.
Tik tok.
Forse era così che si diventava pazzi, quando un suono continuo ti faceva venire voglia di uccidere qualcuno.
Stavo per sbuffare, ma non era il caso: mi avrebbero sentito sicuramente.
Ancora qualche minuto, dovevo resistere solo qualche…
Al suono della campanella scattai in piedi e, afferrato il mio pesantissimo zaino, mi fiondai fuori dalla classe. Ormai percorrevo i corridoi di corsa ogni giorno alla fine delle lezioni, perciò tutti si erano stancati di dirmi che non si fa.
A bidelli e insegnanti bastava che non investissi nessuno.
Spalancai la grande e pesante porta e in un attimo il forte sole di Seoul mi accecò. Era una splendida giornata di inizio maggio e il sole già scottava la pelle.
Sentii la sua risata ancora prima di vederlo. Stava sicuramente chiacchierando con qualcuno, ma a me non importava di interromperlo: adesso ero arrivato ed era tutto mio.
Si accorse che gli stavo correndo incontro appena in tempo per posare a terra i due bubble tea e afferrarmi al volo, mentre gli saltavo in braccio.
– Gigante! Questa giornata non finiva mai!
Chanyeol scoppiò a ridere, senza fiato: - Sai, quando mi salti in braccio dovresti almeno lasciare lo zaino prima.
Ridacchiai, in imbarazzo. Io faticavo a tenere solo lo zaino, mentre lui teneva sia quello che me.
Forse un po’ di palestra avrebbe fatto bene anche al sottoscritto.
– Scusa – dissi, quando mi rimise a terra – Me ne ricorderò la prossima volta.
Chanyeol non rispose e si piegò a prendere i due bubble tea, poi li passò a me e io gli passai il mio pesante zaino.
Gli presi la mano, mentre attraversavamo la strada e lui si voltò a salutare la persona con cui stava parlando. Riconobbi la vicepreside e alzai gli occhi al cielo.
Ormai Chanyeol era diventato l’Hachiko della Seoul Academy of Art: ogni giorno, con il bel tempo o il cattivo tempo, lui aspettava il suo padrone, cioè io, fuori dalla scuola.
Sempre puntuale e sempre con due bubble tea.
Lo conoscevano tutti ormai e, durante l’inverno, molto spesso gli inservienti l’avevano fatto entrare perché non si congelasse. Inutile dire che Chanyeol aveva fatto amicizia con tutti, davvero tutti. Dal preside, che stravedeva per lui, al custode, agli insegnanti, fino ad arrivare alla vicepreside, che aveva chiaramente un debole per lui.
Lo adoravano tutti, studenti compresi, e io non potevo che essere orgoglioso di lui.
Lo so, avrei dovuto impazzire di gelosia e invidia per tutte le attenzioni e le premure che gli davano, ma ormai non ero più così. Ero cambiato. Ero una versione nuova e meno psicopatica di Baekhyun.
O, come mi conoscevano tutti: il ragazzo di Chanyeol. Nella mia scuola, dove avrei dovuto essere la stella più brillante, conoscevano il mio ragazzo e non me.
– È andata bene oggi? – mi chiese il gigante, mentre andavamo verso casa sua.
Annuii: – Sì, il test di canto è andato bene, ma sono stato tra i primi perciò poi l’ora non finiva più.
Chanyeol scosse la testa, ridacchiando: – Beh, ora è finalmente finita e…
– Abbiamo la serata tutta per noi. – completai la sua frase e lanciai in un cestino il bicchiere vuoto del bubble tea, che avevo già trangugiato.
– In realtà noi dovremmo parlare di una cosa.
Gli rubai il suo bicchiere e bevvi anche la sua bevanda, scuotendo la testa. Sapevo perfettamente di cosa voleva parlare, ma non ero ancora pronto.
Io e Chanyeol ci eravamo conosciuti nel campo estivo musicale più schifoso che la mente umana potesse concepire. O almeno, questa era la mia opinione su quel posto appena c’ero arrivato. Vedevo solo una gran quantità di insetti e ragazzi sfigati.
Ma poi avevo conosciuto dei tipi davvero strani e simpatici e, non so ancora bene come, sono diventati i miei migliori amici. Kyungsoo e Chen ora venivano spesso a casa mia e facevamo gare di canto che non rendevano per nulla felici i vicini.
Suho a volte partecipava, ma solo per fare da arbitro, e quando c’era lui dovevamo seguire le regole e fare i bravi bambini.
Al campo estivo avevo poi conosciuto anche Jongin, il fidanzato di Kyungsoo; Xiumin, che si era messo con Chen e ormai parevano una coppia sposata, se non peggio; Lay, che mi chiedo ancora se venga dal nostro stesso pianeta; e poi Sehun che… avete presente una statua greca, candida e perfetta? Ecco, Sehun.
Tutti loro erano diventati miei amici e, a parte Sehun che era partito per Los Angeles, li avevo visti moltissime volte dopo il campo estivo: il Sound Music Camp.
In quel campo avevo iniziato malissimo, ma poi mi aveva conquistato e un pezzetto del mio cuore era rimasto tra quegli alberi.
Lì, poi, avevo conosciuto quello che sarebbe diventato il mio elfo gigante preferito: Chanyeol.
Era in tutto e per tutto il mio tipo ideale fisicamente: alto, moro, occhi scuri, voce bassa e roca, mani enormi, addominali scolpiti… ma odiavo con tutto me stesso il suo carattere troppo allegro, invadente, appiccicoso, romantico.
Mi venivano i brividi. Ma da bravo gigante elfico era riuscito con chissà quale malvagio incantesimo a farmi innamorare perdutamente di lui e quindi eccoci qui, mano nella mano, diretti a casa sua per una serata di sesso sfrenato.
Almeno questo era quello che speravo, ma Chanyeol voleva che parlassimo della Cosa che non doveva essere nominata, cioè il suo ritorno anticipato al Sound Music Camp.
L’estate prima Leeteuk, il direttore del campo, aveva proposto a Chanyeol di diventare insegnante di chitarra e lui aveva accettato. Ciò comportava che partisse un mese prima di me per andare lì a preparare tutto prima dell’arrivo degli studenti.
Era infantile che io ne soffrissi, ne ero perfettamente consapevole, ma era più forte di me: non volevo separarmi da lui per un intero mese.
Non riuscivo a fare a meno della sua risata inquietante, del suo sorriso ogni volta che mi vedeva, del suo abbraccio … non ce la facevo.
– Baek, dobbiamo parlare.
– Non ti sto ascoltando. – gli lasciai la mano e camminai qualche passo davanti a lui.
– Non fare così, sapevi che sarebbe successo.
Certo che lo sapevo e avevo sperato che quel momento arrivasse più tardi possibile.
– Baek – Chanyeol mi afferrò il braccio e, preso il bicchiere vuoto che tenevo ancora in mano, lo buttò facendo canestro nel cestino più vicino – So che non vuoi parlarne, ma dobbiamo. Oggi era l’ultimo giorno che venivo ad aspettarti fuori da scuola.
Ahi! Questa frase aveva fatto male.
– L’ultimo? – chiesi a bassa voce – Proprio l’ultimo.
Chanyeol sospirò e mi lasciò il braccio: – Sì. Devo fare gli ultimi preparativi e parto tra tre giorni.
Questa frase aveva fatto ancora più male.
– Ma… – sapevo che non potevo farci niente, ma tentar non nuoce: misi il broncio, perché sapevo che Chanyeol lo trovava adorabile e non mi resisteva mai quando lo facevo.
Ma quella volta era diverso.
– Non funziona, piccoletto. Ti prego, non mettermi in una brutta posizione.
Abbandonai ogni sguardo da cucciolo e gli lanciai un’occhiataccia: – Avevi detto che saresti rimasto per il mio compleanno.
– Infatti è così, parto il giorno dopo.
Ecco, lo sapevo, stavo per mettermi a piangere. Eh no, non avrei fatto il frignone davanti a Chanyeol.
Avrei aspettato di essere nella mia cameretta.
– Sai che ci sentiremo spesso – Chanyeol mi prese la mano e sorrise – Ho anche comprato un computer apposta per le videochiamate. Leeteuk ha già detto che mi lascerà usare il suo collegamento a internet.
Annuii e feci un passo verso di lui, posando poi la testa sul suo petto.
– Vedrai che il tempo passerà velocemente – disse ancora, parlando con le labbra delicatamente posate sulla mia testa – Non ti accorgerai nemmeno che passerà un mese e quando ti videochiamerò una volta a settimana…
Spostai la testa di scatto e lo guardai fisso in quei suoi enormi occhi: – Non ci provare, Park! Ogni giorno.
– Baek, non so se Leeteuk…
– Ogni giorno, Yeol! - sbottai ancora e mandai mentalmente al diavolo la mia voce che aveva iniziato a tremare – Avevi promesso!
Chanyeol sospirò, ma poi mi sorrise dolcemente: – Va bene, hai vinto piccoletto. Ogni giorno.
Sorrisi e lo abbracciai con quanta più forza avevo, cioè non molta, e lui mi strinse subito a sé. Eravamo un’accoppiata assurda e in molti non avrebbero scommesso un centesimo su di noi. Ma invece eravamo qui: più innamorati che mai.
– Adesso possiamo andare a fare sesso? – chiesi a voce forse troppo alta.
Chanyeol scoppiò a ridere con quella sua orribile e stupenda risata spaventosa e mi seguì, senza accennare più alla sua partenza.
 
***
 
Il mio compleanno fu indimenticabile: i miei genitori avevano organizzato una festa pazzesca nel locale più alla moda di Seoul e tutti, o quasi, i miei amici erano riusciti a venire. Urlai di gioia quando vidi entrare il professor Luhan, che era tornato da Los Angeles. La mia felicità fu però presto sostituita dalla tristezza: c’era un motivo per cui era potuto venire e cioè che sarebbe anche lui partito il giorno dopo per il campo estivo, come Chanyeol.
Mancava infatti Sehun, che aveva ancora qualche settimana di lezione prima di partire per tornare a casa.
Ci divertimmo come dei pazzi e, a parte mia madre che come suo solito ci provava spudoratamente con Chanyeol, fu una serata stupenda.
Avevo la sensazione di vivere l’ultimo pezzetto di felicità prima che arrivasse il tanto temuto mese da solo.
Quella notte non dormii e rimasi accoccolato tra le braccia di Chanyeol, imprimendomi bene nella mente quella sensazione.
Era da stupidi, lo so, ma quel gigante mi aveva rammollito e ora ero tutto sdolcinato. Non ci potevo fare niente e nemmeno volevo. Ero innamorato per la prima volta in vita mia e, sempre per la prima volta, una mia relazione stava durando più di una notte di sesso.
Era un traguardo per me e ne andavo fiero.
Quando il sole sorse all’orizzonte, gli feci il dito medio e provai a intrappolare Chanyeol tra le mie braccia, ma era uno sforzo inutile.
Lo guardai chiudere la sua valigia e la custodia della chitarra, tutto senza che ci rivolgessimo quasi la parola.
Sapevo che era perché eravamo consapevoli che saremmo scoppiati a piangere e nessuno dei due voleva fare la figura della femminuccia isterica. Anche se quello era già il mio ruolo.
– Ho preso tutto? – si chiese ad alta voce, come se un altro Chanyeol potesse rispondergli.
Avevo valutato di nascondergli la valigia, ma era meglio evitare i comportamenti immaturi. Sapevo che anche a Chanyeol non andava a genio l’idea di separarci per un mese intero, ma si stava sforzando di essere forte, perché aveva capito quanto io invece ero in crisi.
Lui aveva lottato per farmi innamorare di sé, mi aveva aspettato e aveva avuto la pazienza di un santo. Era lui quello appiccicoso tra i due, ma in questo caso mi stavo rivelando io quello più terrorizzato dalla lontananza.
Accidenti, mi aveva davvero reso un pappamolle!
– Se hai dimenticato qualcosa posso portartela io quando vengo. – dissi, alzandomi dal letto.
Chanyeol sorrise e allungò una mano verso di me. Io scossi la testa.
– No, niente romanticismi o addii smielati. Tanto ci vediamo tra un mese e tu userai quel maledetto computer per chiamarmi. Sarà facile, vedrai.
Quelle parole erano più per me che per lui. Chanyeol lo sapeva, ma non fece commenti. Si mise in spalla la chitarra e prese la valigia con una mano.
– Ora però avrei bisogno del tuo aiuto – disse, indicandomi con un cenno della testa l’altra sacca che aveva preparato.
Alzai gli occhi al cielo e incrociai le braccia sul petto: – Spero tu stia scherzando! Devo anche portarti i bagagli? Ma che sono, il tuo valletto? Non mi risultava fossi diventato Lord Park.
Chanyeol scoppiò a ridere e, prima che facessi in tempo a spostarmi, mi schioccò un bacio sulla testa.
– Potrei prenderla io – disse, muovendo la mano destra, che aveva ancora libera – Ma questa voglio usarla per tenere la tua mano.
Ecco, queste erano le frasi ad effetto che sganciava ogni tanto e che mi facevano sciogliere sul pavimento.
Sbuffai, ma stavo già sorridendo. Presi la sua sacca e la mia mano andò subito a unirsi a quella di Chanyeol, come era successo molte, moltissime volte.
Scendemmo al parcheggio dove Chanyeol lasciava solitamente la sua auto.
Oh sì, il gigantesco elfo aveva comprato una macchina con gli spiccioli che gli erano avanzati dopo aver comprato il computer. E non sto scherzando, doveva davvero averla pagata una miseria, perché era l’auto più vecchia, malandata e pericolosa che avessi mai visto. Era di un orrendo colore grigio topo ed era così piccola che Chanyeol doveva tenere il sedile completamente spinto all’indietro per starci con le gambe e poter guidare. Il cambio grattava, non aveva il climatizzatore né il riscaldamento e a volte la radio partiva da sola. Ma sapevo che l’aveva presa per fare tante gite con me, per portarmi al ristorante o a scuola quando pioveva. Io potevo tranquillamente dirgli di no, perché la mia auto con autista era cento volte meglio, ma davvero vogliamo paragonare dei sedili in pelle nera, la musica classica soffusa e un uomo gentile che ti apre la portiera, con Park Chanyeol bagnato dalla pioggia, che ti posa la sua manona sulla gamba mentre guida e riceve insulti dagli altri automobilisti per il suo schifo di macchina?
Park Chanyeol tutta la vita.
– Ecco, Luhan è già arrivato. – disse e io mi risvegliai dai miei pensieri.
Luhan era dove si erano accordati di incontrarsi, perché così sarebbero andati al campo estivo insieme.
– Ciao, Lu. – lo salutai, ma lui sbuffò.
– Baekhyun, non dovresti parlarmi in modo così informale. Sono pur sempre un tuo insegnante.
– Tecnicamente, non studio flauto perciò non sei un mio insegnante – ribattei e il ragazzo cinese sembrò restarci male – Secondo, io e te siamo amici, no?
Luhan sorrise, arrendendosi all’evidenza: – Hai ragione, siamo amici. Ma non farlo sapere ai miei studenti al campo.
Ridacchiai e annuii, sapendo che comunque avrei fatto ciò che volevo.
Chanyeol, che era stato zitto fino a quel momento, gli chiese come stava Sehun.
– Ha gli esami finali. Mi dispiace non essere lì con lui in questo momento dell’anno, ma diventa così silenzioso quando è agitato che sarebbe stato come vivere da solo – spiegò Luhan, guardando poi l’orologio – È meglio andare.
Sentii la mano di Chanyeol stringersi più forte alla mia e anch’io mi aggrappai a lui: non sapevo se ce l’avrei fatta a lasciarlo andare.
Quando Chanyeol gli indicò la sua macchina, Luhan rabbrividì visibilmente e io gli feci un sorriso incoraggiante. Avevo rischiato la vita in quella macchina tante volte, adesso avrebbe provato l’esperienza anche lui.
Caricarono i bagagli e a fatica la chitarra di Chanyeol, che sembrava non starci. Il momento dei saluti si avvicinava sempre di più e fui tentato di voltarmi e scappare via per non doverlo salutare, ma non avevo la forza di farlo davvero.
Luhan mi abbracciò stretto: – Ci vediamo tra qualche settimana.
– Non vedo l’ora. – risposi e mi chiesi se anche lui e Sehun erano stati così tristi quando si erano salutati a Los Angeles.
Luhan poi salì in auto, per lasciarci un po’ di privacy e Chanyeol si avvicinò a me, con l’intento di abbracciarmi. Io però feci un passo indietro.
– Attento a te, Yeol! – sbottai, accentuando la mia frase con un movimento del dito indice - Se quando arrivo scopro che ti sei innamorato di qualcun altro, giuro che ti stacco quelle parabole che hai al posto delle orecchie e le butto in mezzo al lago.
Chanyeol faticò a trattenere le risate: – Ti ricordi, vero, che sto andando al Sound Music Camp?
– E allora?
– Lo ricordi? Tante zanzare, pochi ragazzi carini.
– L’estate scorsa sono arrivato io, perciò chissà…
– Tu piuttosto, fai il bravo e non sostituirmi con qualche ragazzo viziato e ricco della SAA. – ribatté Chanyeol, ma la sua voce aveva avuto un leggero tremito, che io avevo colto perfettamente.
Non resistetti più e mi fiondai tra le sue braccia: – Maledetto gigante, con chi cavolo vuoi che ti sostituisca?
Eccole, le tanto trattenute lacrime avevano superato tutte le mie barriere. Scoppiai a piangere e affondai il viso sul petto di Chanyeol.
– Ehi, non piangere. Un mese passerà in un attimo.
– Mi mancherai tanto. – singhiozzai. Che piagnone!
– Anche tu, piccoletto, ma vederti ogni giorno per videochiamata ci aiuterà a far passare prima il tempo. Ora hai gli esami finali e dovrai concentrarti così tanto che non penserai nemmeno a me.
– Col cavolo che non penserò a te! – sbottai e Chanyeol scoppiò a ridere.
Mi prese il viso tra le mani, così che potessi guardarlo negli occhi. Occhi che, come i miei, erano pieni di lacrime.
– Devi pensare solo che quest’estate sarà bellissima e la passeremo insieme. Certo, non saremo nella stessa classe, ma ricordi cosa abbiamo detto: questa volta avrò una camera tutta per me e tu potrai venire quante volte vuoi.
– Stai cercando di consolarmi facendomi pensare a tutto il sesso che faremo?
– Sta funzionando?
Ci pensai: beh, in effetti…
Chanyeol sorrise e mi posò un bacio sulla fronte: – Ti amo, piccoletto, e non vedo l’ora che questo mese passi.
– Anch’io non vedo l’ora. Farò il bravo qui, te lo prometto.
– Bene. - Chanyeol mi diede un buffetto sulla guancia e fece un passo verso l’auto, ma lo afferrai per il braccio e, dopo essermi alzato in punta di piedi, posai le labbra sulle sue.
Mi sarebbe mancato tantissimo, più di quanto osavo ammettere con me stesso, ma l’idea dell’estate che ci aspettava mi faceva stare un po’ meglio.
Solo un mese e sarei tornato al Sound Music Camp. Un mese e avrei rivisto il mio gigante. Avrei ripreso le lezioni con la professoressa Taeyeon, con il professor Henry e quest’anno con l’insegnante di composizione musicale. Chissà chi era.
Avrei incontrato lì i miei amici: Chen, Kyungsoo, Suho e tutti gli altri.
Sussurrai a Chanyeol che lo amavo anch’io, frase che ormai riuscivo a pronunciare senza che mi venisse l’orticaria, e lo guardai salire in auto. Pregai che non li abbandonasse in mezzo ai monti e sorrisi.
Ci vediamo tra un mese.


 

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Capitolo 2
*** 2. A Volte Ritornano ***


2. A Volte Ritornano
 
 
 
POV BAEKHYUN
 
 
Il paesaggio al di fuori del finestrino era monotono già da un paio d’ore. Alberi, alberi e toh guarda, un albero!
Avevo quasi dimenticato quanto mi fosse mancata la natura, quanto mi fosse mancato avere intorno la quiete del verde e del paesaggio montano.
Il mese che mi separava dall’inizio del Sound Music Camp era stato più corto e sopportabile di quanto mi aspettassi. I primi giorni avevo pianto come una quindicenne mollata dal fidanzatino stronzo, ma poi mi ero ripreso bene. Ero stato impegnatissimo con gli esami finali alla SAA, tutti superati a pieni voti ovviamente, e con le videochiamate a Chanyeol.
Era stato bravo a chiamarmi ogni sera, ma ero certo che a volte avesse dovuto nascondersi sotto la scrivania di Leeteuk, perché lo sfondo dietro di lui era stranamente buio e legnoso.
Ma nulla aveva più importanza ormai, perché tra poco avrei rivisto dal vivo il mio gigante e i miei amici.
In più avevo una sorpresa per lui. Ci pensavo già da un po’, ma stranamente avevo perso la mia vanità insieme alla mia sicurezza di essere il musicista e cantante migliore della Corea, perciò avevo continuato a rimandare fino alla mattina della partenza.
Ora, i miei capelli non erano più castani con i segni orribili della ricrescita dettata dagli impegni. Quel giorno sfoggiavo una, modestamente, stupenda chioma nero corvino.
Sapevo che a Chanyeol sarei piaciuto tantissimo con il nuovo look, perché sia mai che il mio gigante mi trovi monotono.
Chiesi al mio autista quanto mancava all’arrivo e, sapendo che ormai eravamo quasi arrivati, sorrisi tra me.
Seoul non mi mancava già più. Sono tornato, natura!
L’autista fermò la macchina proprio di fronte all’insegna in legno con scritto “Sound Music Camp”. Ricordavo ancora perfettamente cosa avevo pensato l’estate prima, al mio arrivo lì: “che schifo”.
Ora invece, quell’insegna era il bentornato migliore del mondo. Scesi dalla macchina nera e respirai a pieni polmoni il profumo intorno a me, mentre aspettavo che l’autista scaricasse tutti i miei bagagli.
No, non erano diminuiti nemmeno un po’.
Stavo per intimargli di sbrigarsi, quando l’occhio mi cadde su una figura fintamente autoritaria, che stringeva una cartellina in mano.
Quanto doveva essergli mancata quella cartellina.
– Suho! – urlai e corsi ad abbracciare il mio amico, che interruppe a metà una ramanzina a un ragazzino che doveva essere nuovo, considerato che non ricordavo di averlo visto l’estate prima.
– Baekhyun, così mini la mia autorità! – mi rimproverò Suho, ma io non mollai la presa.
– Mi sei mancato tanto!
– Ma non ci siamo visti una settimana fa?
Oh sì, aveva ragione.
Finalmente lo lasciai e lui riprese fiato, voltandosi verso il ragazzino, ma quello se l’era data a gambe appena ne aveva avuto l’occasione.
Suho sospirò e mi guardò sorridere come un idiota.
– Nome? – chiese e io ridacchiai.
– Suvvia, devo davvero dirti il mio…
– Nome? – ripeté Suho, scorrendo le pagine della sua cartellina.
Quel ragazzo prendeva davvero sul serio la sua mansione di responsabile del campo estivo.
– Byun Baekhyun. – risposi, alzando gli occhi al cielo.
– Byun… camerata 4 – lesse Suho e poi un sorriso spontaneo gli illuminò il viso, mentre alzava lo sguardo – Ma guarda, siamo nella stessa.
Risi e finalmente il mio amico smise di scherzare e mi abbracciò.
– Non mi sei mancato, Baek, ma sono felice di averti qui quest’estate.
– Non potevo non tornare! – dissi sorridendo – Come potevate essere il campo estivo migliore della Corea senza il talento migliore della Corea?
– Oh, ma quello ce l’abbiamo: è Kyungsoo.
Diedi a Suho un pizzicotto sul sedere e quello mi allontanò da sé, urlando come una femminuccia.
– Molto spiritoso. – lo sgridai e feci per allontanarmi prima che lui potesse insultarmi, ma poi mi ricordai che avevo le valige da portare.
Il mio autista stava ancora aspettando, perciò lo congedai e mi rivolsi a Suho.
– Quelle le porta il fattorino, vero? Spero l’abbiate assunto almeno quest’anno.
– Niente fattorino. Perciò arrangiati, Byun.
Ma insomma, quel posto non era migliorato nemmeno un po’!
Sbuffai, preparandomi a fare almeno dieci viaggi avanti e indietro, quando una voce alle mie spalle mi fece sussultare.
– Ma è Byun Baekhyun quello?
– Ma cosa dici, Lay? Quello è Byun Sono Il Migliore Baekhyun.
Mi voltai con il dito medio già alzato, rivolto ai miei due amici: Lay e Xiumin. Avevo visto anche loro circa una settimana prima ed ero sconvolto nello scoprire che nonostante ciò mi erano mancati. Forse vedendoli in quel contesto la mia nostalgia aumentava e diventavo ancora più sdolcinato.
– Perché invece di sparare cazzate non mi aiutate con i bagagli? – sbottai, ma i miei occhi stavano sorridendo. Mi lasciai abbracciare da loro e li ringraziai quando accettarono di darmi una mano.
Ovviamente io mi limitai a portare lo zaino, sia mai che mi venisse il colpo della strega: avevo del sesso da fare quella notte.
– Come stai, Baek? – mi chiese Lay – Gli esami sono andati bene?
Nell’ultimo mese, in assenza di Chanyeol, era stato Lay ad aiutarmi con la mia canzone per l’esame finale. L’avevo già composta e il testo era pronto, mancava solo l’opinione di un esperto e un’aggiustatina. Lay era stato fantastico e alla fine del corso il mio insegnante alla SAA mi aveva fatto i complimenti.
Gli raccontai tutto e lui sorrise, facendo spuntare quell’adorabile fossetta sulla guancia.
– E tu, Xiumin? – chiesi all’altro mio facchino personale – Come vanno le cose con Chen? È già arrivato?
– Siamo arrivati stamattina insieme. – rispose lui – Poi ci siamo separati per sistemare i bagagli. Credo che le camerate siano uguali a quelle dell’anno scorso.
Annuii, ma poi pensai che da loro un letto sarebbe rimasto vuoto, o l’avrebbe occupato un ragazzo nuovo. Chanyeol infatti, essendo ora un insegnante, aveva una stanza tutta per sé.
Arrivammo alla camerata numero 4 ed entrai. Era esattamente come la ricordavo: i due letti a castello, uno accanto all’altro; l’armadio sempre troppo piccolo per gli effetti personali di quattro persone; la finestra che dava sul bosco; il pacchettino di lenzuola, coperte e federe posato ai piedi di ogni letto; Kyungsoo che sorrideva.
Kyungsoo!
Urlai il nome del mio amico così forte che Jongin, per lo spavento, sussultò e, visto che stava aiutando il suo ragazzo a sistemare il letto di sotto, colpì la testa su quello sopra e poi si accasciò sul materasso, gemendo di dolore.
– Kyungsoo, mi sei mancato tantissimo! – ignorai i lamenti di Jongin e abbracciai quello che potevo definire il mio migliore amico. Kyungsoo restò sorpreso dalla mia reazione, ma ricambiò subito l’abbraccio.
– Oggi è così – spiegò Xiumin – Abbraccia tutti.
Io non ero mai così appiccicoso, ma ero al Sound Music Camp con i miei amici! Avevo atteso quel momento per tutto l’anno ed ero felice come non mai.
– Ehi ragazzi, ho appena incontrato…
La voce di Chen mi fece staccare da Kyungsoo e con un unico movimento stavo abbracciando l’altro mio amico.
– Oh, ciao anche a te Baekhyun. Bei capelli.
– Quanto mi sei mancato, Chen! – esclamai, rendendomi conto che stavo per piangere – Saranno secoli che non ci vediamo! Quando è stata l’ultima volta?
– Ieri.
– Ah… – ridacchiai e sciolsi l’abbraccio, facendo scorrere lo sguardo su tutti i presenti, stipati in quel piccolo spazio.
Mancava solo una persona, oltre al mio gigante idiota.
– Stavo dicendo – riprese Chen – Che ho appena incontrato Sehun.
Oh Sehun. Proprio lui. Non ero certo che sarei riuscito ad abbracciarlo senza sciogliermi di fronte alla sua perfezione e inoltre non era tipo da smancerie e sdolcinatezze, a meno che non venissero dal professor Luhan.
Loro erano gli unici che non avevo visto per tutto l’anno scolastico, visto che erano stati a Los Angeles. Sehun, infatti, era stato preso in una delle più importanti scuole di danza statunitensi e Luhan l’aveva seguito.
Quei due ragazzi l’anno prima avevano aperto la strada al movimento per i diritti degli studenti che hanno relazioni con gli insegnanti e sapevo di doverli ringraziare. Se loro due non avessero affrontato mille difficoltà per stare insieme, io e Chanyeol ora avremmo dovuto nasconderci e fingere di non amarci.
Chanyeol, ma dov’era?
Rimandai il mio incontro con Sehun e mi preparai mentalmente a rivedere il mio gigante. Salutai i ragazzi e ci promettemmo di rivederci al falò di benvenuto che ci sarebbe stato quella sera e poi corsi via, alla ricerca di Chanyeol.
Credevo l’avrei trovato ad aspettarmi all’entrata, ma non si era presentato perciò ero certo avesse già saputo che ero nella camerata dell’anno prima e mi avrebbe aspettato lì, invece no.
Mentre camminavo per il campo, cercando di evitare ragazzi indaffarati, strumenti che volavano a destra e a sinistra e abbracci con gente che non conoscevo ma che sembrava smaniosa di salutarmi, iniziai ad avere un dubbio.
Non si era dimenticato di me, vero? Era passato un mese e ci eravamo visti in videochiamata solo la sera prima, non poteva non ricordarsi di me, come non poteva dimenticare che sarei arrivato oggi, visto che avevamo fatto il conto alla rovescia insieme.
Forse aveva trovato un altro ragazzo e si era innamorato e ora non aveva il coraggio di affrontarmi. Ma non scherziamo, con tutta la fatica che aveva fatto l’anno prima a conquistarmi!
Oddio, magari era caduto in un burrone e ora era in fin di vita!
Stavo per mettermi a correre urlando, quando lo vidi.
Dovevo immaginarlo: quello scemo altruista del mio ragazzo era impegnato ad aiutare un gruppo di ragazzini a portare i loro strumenti nella camerata. Aveva lasciato a loro le valigie e lui si era caricato sulle spalle ben quattro chitarre.
Era così distratto che non si sarebbe accorto di me, perciò dovevo attirare la sua attenzione e permettergli di mollare quegli strumenti per potermi prendere in braccio.
– Park Chanyeol! – urlai e sia lui che i quattro ragazzini si voltarono a guardarmi.
Il sorriso che si aprì sul viso di Chanyeol fece sparire in un attimo tutti i miei pensieri funesti sul tradimento o la morte imminente. Quanto mi era mancato!
Prima di rendermene conto, stavo già correndo verso di lui. Mi mancava essere circondato dalle sue braccia, sentire la sua voce roca che mi dava il buongiorno, vederlo ridere in quel modo inquietante. Mi mancava ogni piccolo dettaglio, ogni respiro, ogni parola, ogni…
Improvvisamente, chissà da dove, era spuntato un ostacolo e io ero troppo lanciato per fermarmi o anche solo cercare di evitarlo. Doveva essere una roccia piovuta dal cielo, perché quando gli andai addosso sentii che le mie ossa si spezzavano e che venivo sbalzato indietro. Il mio culo pressoché perfetto atterrò sul suolo fangoso e io rimasi steso a terra, a chiedermi perché dovessi morire così giovane.
Avevo qualcosa di rotto? Provai a muovermi un po’ e capii che forse avevo esagerato e che non ero un ammasso di ossa rotte, ma quando aprii gli occhi e mi trovai davanti quel viso, dovetti arrendermi: ero morto e quello era il paradiso.
– O mio dio! Ti sei fatto male? Mi dispiace tanto, non ti ho proprio visto.
 Oh no, tranquillo, non fa nulla. Almeno sono morto felice.
– Baekhyun! – la voce del mio gigante mi fece riprendere e cercai di mettere a fuoco ciò che avevo davanti.
Il viso di Chanyeol era accanto a quello dell’angelo che mi aveva parlato poco prima e io sbattei le palpebre, intimandomi di far ripartire il cervello e le funzioni motorie.
– Ma che cazzo! – esclamai e sentii Chanyeol tirare un sospiro di sollievo: se imprecato, stavo bene.
– Stai bene, Baek? – chiese ancora il mio ragazzo, aiutandomi a mettermi seduto. Accanto a noi si era formato un piccolo gruppo di curiosi e io non potei fare a meno di arrossire.
Che figuraccia!
– Scusami tanto, io…
Guardai il ragazzo che era inginocchiato accanto a me e mi resi conto che non era un angelo del paradiso, ma un normale essere umano meravigliosamente bello.
– Sei pazzo a sbucare così? – lo rimproverai – La mamma non ti ha insegnato a guardare a destra e sinistra prima di attraversare la strada?
Il ragazzo arrossì e abbassò lo sguardo, borbottando una serie infinita di scuse, mentre il mio gigante ridacchiava. Lo fulminai con lo sguardo e lui smise subito.
– C’è da dire che tu stavi correndo in mezzo alla gente. – disse Chanyeol e gli risposi con un pizzicotto sul braccio.
– Non farlo mai più! – sbottai contro l’altro ragazzo e poi entrambi mi aiutarono a rialzarmi – Hai rovinato il mio momento da commedia romantica.
– M-mi dispiace tanto. – si scusò ancora il ragazzo che, visto ora accanto a Chanyeol in tutta la mia lucidità, notai avere solo qualche centimetro di differenza in altezza da lui. Non credevo esistessero altri ragazzi giganteschi.
– Non ti preoccupare – rispose Chanyeol al posto mio – È stata anche colpa di Baekhyun.
Stavo per protestare ma l’altro aveva già fatto dietro front e si era dileguato. Che vigliacco.
– Colpa mia? Non è stata affatto colpa…
Le mie lamentele vennero però fermate dalle labbra di Chanyeol che non persero nemmeno un istante prima di incontrare le mie. La folla di curiosi si era dispersa e finalmente eravamo solo io e lui. Dov’ero rimasto prima dello scontro? Ah già: quanto mi era mancato!
Gli circondai il collo con le braccia e mi misi in punta di piedi, per evitargli di restare piegato a lungo.
– Mi sei mancato – sussurrò con le labbra ancora posate sulle mie – Non immagini quanto.
– Avevo paura ti fossi dimenticato di me.
– Per questo hai pensato bene di dare spettacolo poco fa?
Arrossii e gli diedi uno spintone, ma la mia rabbia non trovava la miccia per scoppiare: in un attimo lo stavo di nuovo abbracciando, con la testa posata sul suo petto.
– Finalmente. – lo sentii dire, mentre mi stringeva forte.
Era come se la terra avesse ricominciato a girare nel verso giusto. Se io e Chanyeol eravamo insieme, niente sarebbe andato storto.
Ero al Sound Music Camp, con il mio bellissimo elfo gigantesco e con i miei strani amici. Ero carico e pronto a migliorare ancora di più nel canto e al pianoforte.
Sarebbe stata un’estate fantastica.
Ma… un momento.
Sciolsi l’abbraccio con Chanyeol e gli lanciai un’occhiataccia, schiarendomi la voce.
Lui mi osservò, confuso: – Tutto bene?
– Non hai niente da dirmi?
Chanyeol aggrottò le sopracciglia. Non poteva non essersene accorto!
– I capelli! – esclamai, indicando la mia divina chioma nera – I capelli, Park!
Chanyeol fece un sospiro di sollievo: – Oddio, temevo di aver dimenticato qualcosa di importante.
– Ma questo è importante!
Il mio ragazzo rise e mi prese il viso tra le mani: – Sei fottutamente bello, Baekhyun.
– Addirittura una parolaccia? Sapevo che avrei fatto colpo.
 
***
 
Chanyeol mi portò subito a vedere la sua stanza che, a detta sua, era fantastica. Ovviamente lo diceva solo perché aveva tutti i privilegi dovuti a un insegnante, visto che in realtà era un buco.
Nonostante la grandezza ridotta, lo invidiavo: non aveva compagni di stanza, il bagno non era a una camminata di distanza ma subito lì fuori e soprattutto non aveva compagni di stanza. L’avevo già detto?
Non lo avevamo mai detto ad alta voce, ma entrambi sapevamo che quel suo incarico era una benedizione. Dove avremmo potuto darci alla passione sfrenata sennò?
A proposito di passione, non avevo contatti reali con Chanyeol da un mese perciò, appena entrati nella sua misera dimora, chiusi la porta con una manata e lo spinsi verso il letto, baciandolo con una foga da lasciare entrambi senza fiato.
Lui rise contro le mie labbra e provò a protestare, ma non avevo intenzione di fermarmi. Non ci rendemmo conto che eravamo arrivati al letto, finché non ci cademmo entrambi sopra. Chanyeol doveva essersi accorto che non stava sognando e che mi aveva davvero a sua completa disposizione, perché abbandonò i suoi propositi di fermarmi e infilò le mani sotto la mia maglietta, facendole scorrere su tutta la mia schiena e dandomi così dei brividi di piacere.
– Ora sono un insegnante – disse in un sussurro roco – Dovrei mantenere un comportamento adeguato.
– Quello lo puoi fare con i tuoi studenti. Con me non ci devi nemmeno provare. – ribattei e presi a mordicchiargli il collo.
Sapevo che così l’avrei fatto impazzire e ci saremmo trovati nudi e abbracciati in meno di dieci secondi.
Stavo facendo scivolare la mia mano verso la cerniera dei suoi jeans, quando l’improvviso suono della porta che si apriva ci fece bloccare.
– Chanyeol, hai per caso… Oh santo cielo!
Conoscevo quella voce, perciò restai seduto sul bacino del mio ragazzo e allargai le braccia sorridendo.
– Luhan, ciao!
L’insegnante di flauto stava guardando ovunque nella stanza, tranne noi. Le sue guance erano arrossate, segno evidente che era in imbarazzo.
– Ciao, ehi! – esclamò, con finto entusiasmo, arrossendo ancora di più – Scusate se vi ho interrotto, ma avevo bisogno di Chanyeol.
– Arrivo. – disse il mio ragazzo, senza nemmeno interpellarmi. Ma non stavamo per fare sesso?
Mi fece spostare da sopra di sé e si alzo in un attimo, come se niente fosse.
Luhan fece un cenno della mano, sempre senza guardami in faccia, e si dileguò velocemente com’era arrivato.
Chanyeol, ripreso il controllo di sé, fece per seguirlo ma poi sembrò ricordarsi della mia presenza. Quando si voltò a guardami, avevo il mio adorabile broncio a cui non diceva mai di no.
Sapeva qual era il mio intento, infatti sospirò dispiaciuto: – Perdonami, Baek. Ma abbiamo un sacco di lavoro da fare oggi, per il vostro arrivo.
– Certo. – borbottai e mi alzai dal letto. Addio passione sfrenata.
– Continuiamo dopo il falò, d’accordo? – mi chiese e mi posò un bacio sulla fronte.
Maledetto gigante, sapeva che mi scioglievo ogni volta che lo faceva.
– Va bene, ma vedi di farti perdonare.
Lui rise e lasciò la stanza, per seguire i suoi nuovi doveri da adulto responsabile di un branco di ragazzini.
Uscii anch’io chiudendomi la porta alle spalle e quasi rischiai il secondo scontro della giornata.
Stavo per scusarmi, quando riconobbi chi avevo davanti: Oh Sexy Sehun.
– Ciao, Byun. Hai visto Luhan?
– Sì, mi ha appena rubato il ragazzo.
Ci sorridemmo complici, entrambi consapevoli che essere fidanzati con uno degli insegnanti del campo non era una passeggiata. Lui ormai era un esperto, invece io avevo appena avuto la mia prima batosta.
– Se quei due sono troppo impegnati per badare a noi, potremmo divertirci lo stesso.
Lo guardai confuso: intendeva quello che credevo intendesse?
– Ehm…
– Sunny, la cuoca, mi passa del Bubble Tea clandestinamente. Quando loro non ci danno attenzioni, potremmo prenderne uno insieme.
Oddio, avevo capito male! Per fortuna non avevo aperto bocca e mi ero evitato quella figuraccia con Sehun.
– Con piacere. – risposi sorridendo e il ragazzo fece per andarsene, ma all’ultimo si voltò nuovamente verso di me.
– Però se ne abbiamo voglia, possiamo anche fare sesso.
Ah, ecco. Risi, certo che stesse scherzando e mi assicurai che se ne fosse andato prima di farmi aria con la mano. Inutile negare che Sehun faceva un certo effetto, a prescindere.
Mi avviai verso la mia camerata per prepararmi al falò. Adoravo l’aria che si respirava lì: ragazzi che cantavano e suonavano ovunque, tante risate, nessuno squillo insistente dei telefoni. Solo noi e la musica.
Improvvisamente, le parole iniziarono a mettersi in ordine nella mia testa e uno strano motivetto si fece strada tra esse. Eccola, l’ispirazione!
Mi fermai in mezzo al sentiero e chiusi gli occhi, cercando di mettere tutto in ordine e, soprattutto, di ricordarlo. Ogni tanto succedeva: l’ispirazione mi coglieva all’improvviso e, grazie a Chanyeol e agli insegnamenti della SAA, ora sapevo come seguirla e sfruttarla.
– Vuoi una penna?
Spalancai gli occhi e afferrai al volo la penna che lui mi porgeva, prima di scrivere un paio di frasi e qualche nota sulla mia mano.
– Sei meglio di un assistente personale, Taeyong.
Il ragazzo rise e sbirciò ciò che stavo scrivendo. Dopo l’orribile storia che avevamo avuto l’estate prima, io e Taeyong eravamo diventati amici.
Eravamo entrambi studenti della Seoul Academy of Arts e seguivamo insieme le lezioni di composizione musicale. Per quella ragione, Taeyong sapeva che quando mi bloccavo improvvisamente e chiudevo gli occhi, significava che stavo creando e perciò doveva darmi carta e penna il più in fretta possibile.
Come io, d'altronde, sapevo che lui era colto dall’ispirazione quando iniziava a tamburellare con le dita, suonando un pianoforte invisibile e lì era il mio turno di passargli una penna.
Ero felice che con lui le cose si fossero risolte così bene. Non potevo certo dire che con Chanyeol fossero amici, ma almeno si tolleravano a vicenda e li avevo anche sorpresi a chiacchierare del più e del meno fuori dalla SAA.
– Grazie, hai salvato ancora una volta la mia creatività. – gli restituii la penna, dopo aver finito ed entrambi fissammo i segni sulla mia mano, confusi.
– Mah, domani proverò a suonarla. – dissi facendo spallucce e alzai la mano scarabocchiata per salutare, ma quella rimase a mezz’aria.
Accanto a Taeyong era comparso il ragazzo contro cui mi ero scontrato poco prima. Anche lui si era accorto della mia presenza e infatti abbassò lo sguardo, ancora imbarazzato.
Notando il nostro strano comportamento, Taeyong intuì che era successo qualcosa.
– Devo presentarvi? – chiese e, senza aspettare risposta, lo fece – Baekhyun, ti presento il mio amico Lucas. Questo è il suo primo anno al Sound Music Camp e, come te l’estate scorsa, ci è venuto su mio consiglio. Lucas, questo è Baekhyun. Studiamo insieme alla SAA.
Lanciai un’occhiataccia a Taeyong, mentre Lucas si inchinava davanti a me: – È un piacere conoscerti, Baekhyun. E scusami tanto per prima.
Taeyong aggrottò le sopracciglia e io indicai il suo amico: – Questo qui ha provato ad uccidermi!
– Sei sempre il solito esagerato. – mi liquidò il mio amico e io, sbuffando, accennai un inchino.
– Anche per me è un piacere conoscerti. Ma sta attento la prossima volta.
Lucas annuì e, capendo che non ero davvero arrabbiato, sorrise.
Oh santo dio della musica, ma era davvero un sorriso quello? Spalancai la bocca di fronte a tanta bellezza e Taeyong me la richiuse subito, spingendomi in alto il mento.
– Hai già visto Park?
Park? Ah sì, quel Park.
– Sì, ma sai è un insegnante adesso e perciò io vengo dopo i suoi mille impegni.
Non volevo davvero lamentarmi di Chanyeol proprio con Taeyong, ma le parole erano uscite prima che potessi fermarle. Sarà stato a causa della frustrazione e della delusione per il comportamento di Chanyeol, ma avevo detto una cattiveria. Accidenti.
– Sarà meglio che vada nella mia camera a sistemare i bagagli. – dissi velocemente e non aspettai nemmeno che i due ragazzi mi salutassero, prima di dileguarmi.
Raggiunsi la mia camerata e, preso com’ero dai miei pensieri, non mi resi conto dello strano silenzio che la circondava, finché non entrai.
Quanto ero stato stupido a lasciare che la delusione mi facesse deprimere fin da subito. Come potevo aver dubitato che facesse qualcosa di speciale?
Nella mia camerata, c’era Chanyeol. Sorrideva dolcemente e aveva in mano un’unica rosa rossa.
Lo guardai a occhi sgranati e feci i pochi passi che mi separavano da lui.
– La tua scena da commedia romantica è stata rovinata, ma la mia no. Perciò… – disse e mi porse la rosa – Bentornato, Baekhyun.
Non sapevo cosa dire. Fu come se tutto ciò che era successo da quella mattina si fosse annullato e restasse solo quel momento: io e Chanyeol insieme, separati solo da una rosa rossa.
Se fossi stato nel pieno delle mie capacità mentali avrei buttato lì un paio di battute acide e divertenti, prendendolo in giro per il suo romanticismo smielato o avrei indagato su dove avesse preso la rosa. Ma il mio cervello si era fuso e il mio cuore era esploso per le troppe emozioni.
Aspettai che posasse la rosa sul letto, prima di saltargli in braccio e aggrapparmi a lui come se fosse la mia sola ancora di salvezza.
Finalmente mi sentii a casa.

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Capitolo 3
*** 3. Imprevisti ***


 
3. Imprevisti
 
 
 
POV BAEKHYUN
 
 
Ogni prima sera al Sound Music Camp veniva organizzato un falò di benvenuto e chiunque volesse poteva partecipare esibendosi. L’estate prima l’avevo fatto anch’io e Chanyeol mi aveva confessato che quello era stato il momento in cui si era innamorato di me.
Sarebbe stato bello se, in onore di quel momento, io e il mio gigante avessimo potuto esibirci come duo, ma purtroppo agli insegnanti non era permesso.
Niente però ci vietava di andarci insieme e stare seduti l’uno accanto all’altro. Grazie Sehun e Luhan.
Arrivammo quando i posti erano già quasi tutti occupati, ma fortunatamente vidi la manina di Kyungsoo alzarsi in mezzo a tutte quelle teste e, una volta raggiunto, scoprimmo che ci aveva tenuto un posto in mezzo agli altri nostri amici.
– Ci sono più iscritti quest’anno o è una mia impressione? – chiese Chen, guardandosi intorno.
– Hai ragione – spiegò Suho – Il direttore ha detto che quest’anno c’è stato un aumento di iscrizioni e, se andrà avanti così, dovrà fare delle audizioni per decidere chi potrà partecipare.
– Sono certo che Leeteuk troverà una soluzione per evitare le audizioni. – disse Chanyeol – Piuttosto farà costruire delle camerate in più.
L’applauso che si era alzato dalla folla, interruppe il nostro discorso e tutti guardammo al centro della scena, dove accanto al falò acceso si era posizionato il direttore del Sound Music Camp: Leeteuk.
– Ragazzi e ragazze, bentornati o benvenuti al Sound Music Camp!
Un forte boato si levò dalla folla e tutti applaudimmo.
– Come ogni anno, siamo qui stasera per il falò di benvenuto e chiunque voglia è libero di dimostrarci il motivo per cui è qui. Quest’anno sarà ancora migliore del precedente e tutti i nuovi arrivati sono ragazzi di grande talento che porteranno il nostro campo estivo a un livello superiore.
– Sono fortunati ad avermi ancora con loro. – commentai, facendo ridere il mio gigante.
– Ma bando alle ciance, lascio lo spazio a voi, miei preziosi protetti. Divertitevi!
Un altro applauso si levò e subito dopo i primi ragazzi si misero accanto al falò per fare la loro esibizione.
– Vado anch’io! – esclamò Jongin, facendosi largo tra di noi per passare. Nessuno aveva dubbi che sarebbe andato: era il ballerino migliore del SM Camp e ballare gli era necessario come respirare.
Lui e Kyungsoo avevano avuto dei momenti parecchio brutti l’estate prima, ma tutto si era risolto ed erano diventati schifosamente sdolcinati. Ma tanto io e Chanyeol lo eravamo di più. Eravamo i migliori a farci carinerie, caso chiuso.
– Dovresti andare anche tu – disse il mio ragazzo – Non tirarti indietro.
Ci pensai qualche istante: ma sì, era tempo di far vedere a quei dilettanti cosa significava cantare.
Mi alzai in piedi e mi feci largo anch’io tra la folla, seguito da Chen che evidentemente voleva esibirsi come me. Ci mettemmo in attesa del nostro turno e nel frattempo, come delle vecchie pettegole, commentavamo le altre esibizioni. L’unico su cui non avevamo nulla da dire era Jongin: sempre impeccabile.
– Quest’anno niente danza. – disse improvvisamente il mio amico, cogliendomi di sorpresa.
– Cosa? Ma Chen…
– Niente ma Chen. L’anno scorso l’ho fatto per mia madre e, anche se sono migliorato, non voglio diventare un ballerino. Le ho parlato e ha accettato che seguissi solo le lezioni di canto.
Non sapevo se essere felice o no per il mio amico, ma sapevo che cantare era la sua grande passione e la danza era solo un mezzo per rendere felice sua madre, che era una famosa e stimata ballerina classica.
Gli diedi una pacca sulla spalla e gli augurai il meglio, mentre un pensiero si faceva strada nella mia mente: perché io non ballavo?
Insomma, ero fantastico nel canto e al pianoforte e l’estate prima, al saggio finale, mi ero dimostrato anche un ballerino discreto. Perché non ci avevo mai pensato?
Mi ero cimentato nella composizione musicale ed era andata benissimo, perciò non sarebbe stato male fare qualcosa di nuovo.
Inoltre Chanyeol sarebbe stato impegnatissimo, perciò almeno avrei avuto qualcosa da fare mentre aspettavo che finalmente fosse tutto per me.
Chanyeol. Il ragazzo più talentuoso che avessi mai conosciuto. Sapeva suonare il pianoforte, la chitarra, la batteria, cantava, componeva, faceva rap… insomma, un mago della musica.
Perché anch’io non potevo fare più cose? Avevo deciso: il giorno dopo sarei andato nell’ufficio di Leeteuk e gli avrei chiesto se potevo avere un posticino nella classe di danza.
Certo, il professor Eunhyuk mi terrorizzava, ma sapevo che ce l’avrei fatta.
Finalmente arrivò il mio turno di esibirmi e andai accanto al falò, che mi fece quasi sciogliere per il calore.
– Ehi, ciao a tutti. So che mi conoscete dall’anno scorso perché suvvia, è impossibile dimenticarmi, ma mi presento lo stesso, per i poveri inconsapevoli che non mi conoscono. Sono Byun Baekhyun!
Mi aspettavo un applauso fragoroso, invece un’unica persona stava applaudendo. Indovinate chi.
Alzai gli occhi al cielo e, nonostante non se lo meritassero, deliziai tutti con la mia sublime voce.
Quegli antipatici dovettero ricredersi, infatti vidi più di una lacrima scendere mentre cantavo.
Alla fine del mio acuto, tutto il Campo esplose in un applauso: adesso sì che si ragiona!
– Sei stato bravissimo, Baek. – si complimentò Kyungsoo, quando tornai al mio posto.
Chanyeol mise un braccio intorno alle mie spalle e mi avvicinò a sé.
– Sei sempre il migliore per me. – mi sussurrò e io non potei fare a meno di baciarlo.
Quanto mi faceva sciogliere quel gigante melenso.
Il falò sembrava durare all’infinito e, a causa del viaggio e della giornata ricca di emozioni, iniziai ben presto a sbadigliare. Accorgendosene, Chanyeol mi prese la mano.
– Se sei stanco posso accompagnarti in camera.
– Non credo di riuscire a reggere ancora molto. – risposi, strofinandomi un occhio.
– Allora andiamo.
Ci alzammo e salutammo i nostri amici, che parevano altrettanto esausti. Senza farci vedere, sgattaiolammo sul sentiero, nascosti dal punto in cui si teneva il falò.
– Leeteuk dovrebbe fare una scaletta – disse Chanyeol, sbadigliando – Se permette a chiunque di esibirsi durerà tutta la notte. Ora tu devi andare a riposare, domani iniziano le lezioni e…
Ma che gigante ingenuo.
Quando fummo al bivio che portava alle camerate degli insegnanti, afferrai la mano di Chanyeol e lo trascinai verso la sua.
Il mio ragazzo strabuzzò gli occhi, sorpreso.
– Cosa fai? Sai che non puoi dormire nella mia stanza.
– E chi ha detto che voglio dormire? – risposi, lanciandogli un’occhiata maliziosa.
Chanyeol scoppiò a ridere quando finalmente capì che la stanchezza era stata una scusa per darcela a gambe.
Quando aprimmo la porta della sua camera, quella sbattè per la forza della spinta che le avevamo dato. Ci saltammo letteralmente addosso e in tempo record i vestiti erano volati per tutta la camera e io stavo urlando. Mi avrebbero sentito? Quella sera no grazie al falò, ma sapevo di dovermi controllare.
Ma per la nostra prima notte dopo settimane volevo che Chanyeol sapesse quanto mi era mancato.
 
***
 
Mi dovevo essere addormentato, perché venni svegliato da dei forti colpi alla porta.
– Chanyeol! Chanyeol!
Qualcuno urlava il nome di Chanyeol. Ero ancora io a farlo? Quella però non era la mia voce.
– Chanyeol svegliati, presto!
Eppure quella voce la conoscevo: era Luhan. Il gigante accanto a me si mosse e spostò lentamente la mia gamba, che si era intrecciata alle sue.
I colpi alla porta erano forti e, quando fui abbastanza sveglio da ragionare lucidamente, capii che il tono era allarmato.
– Yeol, sveglia. – borbottai, toccando la spalla del mio ragazzo.
Luhan batteva alla porta e improvvisamente disse due parole che fecero sparire gli ultimi residui di sonno e fecero svegliare completamente entrambi: – Al fuoco!
Chanyeol scostò le coperte e si precipitò alla porta, infilando a fatica un paio di jeans.
Aprì quel tanto che bastava per vedere Luhan ma per nascondergli la mia presenza.
– Cosa succede? – chiese a un Luhan affannato.
– Vediamo del fumo tra i boschi, dobbiamo andare a vedere.
Chanyeol imprecò e afferrò la maglietta da terra: – Arrivo subito.
– Sbrigati. – rispose Luhan, andandosene.
Chanyeol richiuse la porta e si sedette sul letto per mettere le scarpe.
– Che sta succedendo? – chiesi spaventato. Non mi capitava spesso, ma quando succedeva perdevo la calma – Sta bruciando il bosco?
– Non lo so, andiamo a controllare.
– No – dissi, afferrando il braccio di Chanyeol, che si era già alzato – Non andare, per favore. È pericoloso.
– Baek, se ci sono delle fiamme dobbiamo spegnerle o chiamare i pompieri. Inoltre lì c’è…
– Non mi interessa! – sbottai, perdendo la calma – Non può andare qualcun altro?
– Sono un insegnante adesso, sono responsabile di tutti voi.
I colpi alla porta tornarono e sentimmo la voce del professor Eunhyuk chiedere a Chanyeol se fosse sveglio.
– Sì, ci sono! – rispose e fece per uscire, ma poi tornò indietro – Torna nella tua camerata e resta lì, ma stai pronto, in caso le fiamme dovessero arrivare da noi.
Mi si riempirono gli occhi di lacrime e le maledissi mentalmente: – D’accordo, ma sta attento.
Chanyeol annuì e si affrettò a uscire dalla stanza.
Fuori si sentiva una grande agitazione e perciò, nel caso stessero facendo un appello, mi affrettai a farmi vedere.
Come immaginavo, le insegnanti donne erano rimaste al campo e stavano passando di camerata in camerata per vedere se eravamo tutti lì. Arrivai nella mia giusto in tempo prima che la professoressa Taeyeon entrasse.
– Kim Chen, Do Kyungsoo e Byun Baekhyun. – lesse, segnando i nostri nomi nella sua cartellina. – Non uscite da qui, se ci sarà bisogno di evacuare il campo sentirete una sirena e dovrete raggiungere l’entrata il più in fretta possibile.
– Dov’è Suho? – chiesi, quando la professoressa se ne fu andata.
– Con gli altri responsabili – spiegò Kyungsoo, sedendosi sul letto – Ma cosa sta succedendo?
Raccontai ai miei amici quello che avevo sentito e dissi loro che Chanyeol era andato nel luogo dell’incendio.
Doveva essere evidente che ero terrorizzato, perché Chen mi abbracciò e mi disse che Chanyeol non si sarebbe fatto nemmeno un graffio.
– Tu lo conosci Chanyeol – piagnucolai – Potrebbe inciampare nei sui stessi piedi e cadere di faccia sul fuoco. O potrebbe sbagliare strada e finire in mezzo alle fiamme. O ancora potrebbe morire nel tentativo di salvare qualche scoiattolo sperduto.
– Wow, hai davvero una fiducia incondizionata nel tuo ragazzo. – commentò Chen, scambiandosi un’occhiata con Kyungsoo.
D’accordo, in quel momento non ero particolarmente fiducioso e nella mia mente si stagliavano le peggiori immagini del mio gigante in fiamme.
Le lancette dell’orologio continuavano a scorrere ma il tempo sembrava durare molto di più. Ogni minuto durava almeno un’ora.
Non sapevo che cosa fare, ero spaventatissimo e in ansia. Provai a sbirciare fuori dalla porta, ma da lì non vedevo niente.
– Io vado a dare un’occhiata. – decisi, ma subito una presa ferrea si serrò sul mio braccio.
– Cosa credi di fare tu? – chiese Chen – Non dobbiamo muoverci.
– Non voglio andare proprio dove c’è l’incendio, ma almeno dove posso vedere meglio.
– Perché?
– Per vedere quanto è grave! – sbottai e mi liberai dalla sua stretta – Devo forse ripeterti che il mio ragazzo è lì?
Chen sospirò, ma quando Kyungsoo si alzò dal letto e infilò una felpa, non poté più ribattere.
– Veniamo con te.
Sapevamo che dall’entrata del campo si poteva vedere abbastanza bene in lontananza, non essendoci camerate o altri edifici a coprire la vista. Ci avviammo lì, silenziosi ma veloci.
Quando raggiungemmo l’insegna del Sound Music Camp, mi fermai a guardare la colonna di fumo nero che si alzava dal bosco. Le fiamme vere e proprie non si vedevano, ma il loro rosso acceso colorava il nero della notte.
– Temo sia più grave di quanto immaginavamo.
Sussultammo tutti e tre sentendo un’improvvisa voce arrivare dall’oscurità.
Ecco chi mi avrebbe davvero capito: Sehun.
Il ragazzo fissava lo stesso punto che stavo guardando io, con le mani infilate nelle tasche dei pantaloni grigi della tuta.
– Luhan non mi ha permesso di andare con lui – disse, con un tono di voce che non gli avevo mai sentito: era spaventato. – Avrei potuto aiutarlo.
– Sono sicuro che sta bene. – disse Kyungsoo, per tranquillizzarlo un po’.
Sehun si passò una mano tra i capelli e un lungo sospiro lasciò le sue labbra. Subito dopo, un forte rumore improvviso squarciò il silenzio.
Le sirene si avvicinavano sempre di più e, anche se non vedemmo i vigili del fuoco passare, capimmo quando ci avevano raggiunti e superati per andare nel luogo dell’incendio.
– Voglio andare lì. – dissi tra me e me, ma sapevo che era una sciocchezza. Cosa avrei potuto fare? Sarei stato solo d’intralcio e, anzi, potevo farmi male e far perdere tempo a chi era lì per spegnere l’incendio.
Mi sedetti su un tronco caduto e mi presi la testa tra le mani. Come se stessi vedendo un film, mi tornò in mente quando l’estate prima ero stato seduto su quello stesso tronco, ma per un motivo ben diverso: volevo andarmene.
Avevo sbattuto contro la realtà, cioè che non ero il più bravo al mondo in canto e pianoforte, e perciò la mia grande idea era quella di rinunciare a tutto e tornare a casa. Ma Chanyeol mi aveva rincorso e costretto a rimanere.
Non volevo pensare a scenari tragici, ma più il tempo passava, più la mia paura cresceva. Ero ad un passo dal farmi prendere dal panico, quando sentimmo un vociare arrivare dal bosco. Mi alzai e anche i miei amici si misero sull’attenti.
I nostri eroi stavano tornando? Ora che c’erano i pompieri la loro presenza non era più necessaria, giusto?
Le voci erano sempre più vicine e io non vedevo l’ora di riabbracciare Chanyeol.
La prima figura spuntò dagli alberi, seguita da altre due. Poi iniziarono ad aumentare sempre di più e ben presto ci ritrovammo a guardare un gruppo numeroso di ragazzi e ragazze spaventati.
Rimanemmo lì fermi, come dei perfetti scemi: ma chi erano quelle persone?
– Andate avanti, forza. Mettetevi in ordine.
Luhan sbucò dalla vegetazione e quasi stentai a riconoscerlo: i capelli castani erano sporchi di nero e spettinati, i vestiti erano anch’essi sporchi e una manica della maglietta era strappata. Aveva uno sguardo esausto e gli occhi lucidi.
Appena lo vide, Sehun gli corse incontro e lo strinse in un abbraccio che avrebbe potuto spezzarlo a metà.
– Piano, Sehun – Luhan ridacchiò e lo strinse a sua volta – Sto bene, stai tranquillo.
I ragazzi sconosciuti continuavano ad aumentare e a riempire lo spazio all’entrata del campo. Poco a poco arrivarono anche i primi insegnanti, tutti ridotti male come Luhan.
Il mio sguardo setacciava ogni viso, ma non si posava mai su quello di Chanyeol.
– Yeol? – provai a chiamarlo, camminando in mezzo a quel gruppo di persone – Chanyeol?
I ragazzi ricambiavano il mio sguardo, ma non sapevano di chi stessi parlando.
Raggiunsi il professor Eunhyuk, che stava facendo mettere i ragazzi in fila.
– Ha visto Chanyeol? – gli chiesi, ormai in preda a una crisi isterica.
Eunhyuk, guardò alle sue spalle e poi intorno a sé: – Era dietro di me.
Mi mancò il fiato e, ignorando l’insegnante che mi chiamava, feci qualche passo in mezzo al bosco, chiamandolo a gran voce.
Vedevo solo altri ragazzi e, ora, anche degli adulti, ma di Chanyeol nessuna traccia.
Iniziai a imprecare con tutti gli insulti e le parolacce che conoscevo, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.
– Ecco il mio scaricatore di porto preferito.
Sussultai e potei giurare che il mondo avesse ripreso in quel momento a girare. Chanyeol era a pochi passi da me, irriconoscibile.
Sembrava essere appena uscito da una vasca di fuliggine, la sua voce era molto più roca del solito e ogni tanto tossiva, tenendosi una mano sul petto.
– Sto bene. – fece in tempo a dire, prima che corressi ad abbracciarlo.
Byun Baekhyun, il ragazzo che odiava piangere, in una sola notte aveva speso le lacrime di una vita intera.
Chanyeol mi accarezzò i capelli, cercando di calmarmi: – Sto bene, piccoletto. Solo un po’ ammaccato.
Ogni colpo di tosse sembrava una sofferenza, perciò mi allontanai per lasciarlo respirare.
– Non mi sembra che tu stia bene.
– I medici mi hanno già visitato, ma più tardi torneranno per darmi qualcosa. Ora c’erano altre persone di cui prendersi cura.
– Ma stai male!
– È solo un’intossicazione da fumo – sorrise – Ah, e ho una piccola scottatura sul braccio, ma niente di serio.
Solo in quel momento notai il braccio in parte fasciato e la manica della maglietta completamente strappata. Anche i suoi jeans erano rotti e si potevano vedere dei tagli e delle piccole ferite.
– Sto bene. – ripeté, vedendo come il mio sguardo setacciava il suo corpo.
– Ma cosa è successo? – chiesi, ma lui non fece in tempo a rispondermi, che dal bosco arrivarono anche Leeteuk, affiancato da una donna bionda.
Quando ci vide, il direttore ci fece cenno di uscire dal bosco: – Andiamo, dobbiamo riunirci.
Lo seguimmo e, nel poco tempo in cui eravamo rimasti appartati, l’entrata si era riempita non solo dei ragazzi sconosciuti, ma anche di quelli del nostro campo, incuriositi dalla situazione.
Irene corse a vedere come stava il fratello, ma lui la tranquillizzò velocemente per poi rivolgersi a tutti noi.
– Ragazzi, stanotte è successa una cosa molto grave. C’è stato un incendio qui vicino e purtroppo tutto ciò che le fiamme hanno raggiunto è stato distrutto.
Nessuno osò fiatare o fare commenti, tutti in rispettoso silenzio.
– Non tutti voi sapete che qui accanto c’era un altro campo estivo, il Korean Idol Camp. Purtroppo, l’incendio è partito da lì.
Sgranai gli occhi e finalmente capii chi erano tutti quei ragazzi: altri studenti con i loro insegnanti. Non sapevo che accanto al Sound Music Camp ci fosse un altro campo, ma in fin dei conti il mio sogno non era diventare un idol, perciò un campo estivo con quel nome dovevo averlo ignorato a prescindere.
– Ora devo chiedere a tutti un po’ di comprensione e di gentilezza – continuò Leeteuk – Per il resto della notte divideremo i ragazzi tra le varie camerate. Fate in modo che si sentano a loro agio e che abbiano ciò che gli serve. Domani io e la loro direttrice, la signora Lee Chaerin, decideremo cosa fare.
Finito il suo discorso, Leeteuk ci congedò e gli insegnanti iniziarono a dividere i ragazzi tra le nostre camerate.
– È meglio se vai, io devo farmi una doccia e preparare un letto per chi verrà nella mia stanza. – disse Chanyeol.
– Non posso venire io nella tua stanza? Non dovresti nemmeno preparare il letto e il mio alla camerata sarebbe libero.
Chanyeol ridacchiò e mi posò un bacio sulla fronte: – Ci hai provato, piccolo. Ci vediamo domani.
Sospirai e guardai il mio ragazzo allontanarsi. Avrei voluto restare con lui, curare le sue ferite, controllare che quella tosse gli passasse e abbracciarlo per far sparire la paura di perderlo che avevo provato.
Invece cercai i miei amici e li trovai che circondavano un Suho in versione responsabile.
– Voi avete una camerata da quattro persone, come anche noi. Ma la vostra è più grande. – stava dicendo, indicando Jongin.
– Nella nostra c’è posto per almeno tre sacchi a pelo. – disse Lay, nel tentativo di aiutarlo.
– Fai anche cinque, possiamo spostare un po’ i letti. – disse Xiumin e Suho sembrò sul punto di abbracciarli e baciarli entrambi.
– Bene, allora a voi diamo cinque ragazzi e a noi… – Suho pensò alla nostra camerata.
Era molto più piccola e l’unico spazio libero sul pavimento era il corridoio tra i due letti a castello.
– Uno?
– No – lo corresse Chen – Noi tre.
Lo guardammo confusi e il ragazzo fece spallucce: – Se Baek e Kyungsoo dormono nello stesso letto e io e Suho facciamo altrettanto, restano liberi due letti e il pavimento.
Suho ci pensò un attimo, poi annuì: – Andata. Tornate tutti in camerata. Tra poco vi mandiamo i ragazzi.
 
***
 
Passarono solo pochi minuti, prima che tre spaventati e imbarazzati ragazzi bussassero alla nostra porta.
– Hanno detto che domani organizzeranno meglio. – disse come scusa uno di loro, arrossendo.
Decisi di prendere in mano la situazione e saltai giù dal mio letto, che ora condividevo con Kyungsoo, e sorrisi al ragazzo.
Ora che gli ero di fronte, mi resi conto di essere qualche centimetro più basso di lui e molto meno imponente. Guardai il suo fisico e poi il suo viso: i due erano in netto contrasto.
– Non dovete preoccuparvi – dissi, rivolto anche ai due ragazzi dietro di lui – Speriamo che starete comodi e, se vi serve qualcosa, non vi basta che chiederla.
I miei amici si guardarono allibiti per tanta gentilezza.
Ragazzi miei, quello era il frutto degli insegnamenti di Chanyeol sul vivere in un paese civile.
Il ragazzo che aveva parlato stese il sacco a pelo per terra, mentre gli altri due si sdraiarono nei letti. Mentre stavo salendo per mettermi anch’io sotto le coperte, lui mi fece un inchino.
– Grazie mille, sei molto gentile. Tutti voi lo siete. Io mi chiamo Jungkook.
– Baekhyun. – risposi e restai in attesa di altre presentazioni, ma subito mi resi conto che si erano tutti addormentati, stremati.
Mi affrettai a sdraiarmi accanto a Kyungsoo e non feci nemmeno in tempo ad andare sotto le coperte, che il sonno venne ad afferrarmi e a portarmi con sé.

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