In your arms

di ilovebooks3
(/viewuser.php?uid=686761)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** The first hug ***
Capitolo 2: *** Trustfall ***
Capitolo 3: *** Strawberries? ***
Capitolo 4: *** Grace is a lovely name ***
Capitolo 5: *** Ipnotizing you ***



Capitolo 1
*** The first hug ***


THE FIRST HUG


 
Quel tipo strano che sembra un barbone, un tal Patrick Jane, ci ha aiutato a risolvere il caso. Non avrei scommesso neanche un dollaro su di lui.
Invece ha usato degli assurdi trucchetti mentali e ha trovato il colpevole. Che sia davvero un sensitivo? Possibile.
O forse è solo un ex truffatore molto abile, un povero vedovo disperato e dalla vita spezzata che vive di espedienti, probabilmente assetato di vendetta. La sua ossessione non gli porterà nulla di buono. Ho l’impressione che non porterà nulla di buono neanche a me, Wayne Rigsby, e a tutta l’unità capeggiata da Teresa Lisbon.
È stato bravo, però. E pure divertente, a dire il vero.
In realtà Patrick Jane è riuscito a rimanere al CBI, nonostante il capo lo avesse già mandato via più volte, solo perché quell’idiota del nostro collega gli ha tirato un pugno senza motivo: per assicurarsi che il biondino non sporgesse denuncia contro di noi, Minelli gli ha concesso il libero accesso ai fascicoli riguardanti John il Rosso. Roba mai vista che un civile, parente di due vittime, venga coinvolto nel caso.
Ma ho l’impressione che ne vedremo ancora di cose assurde, con lui.
Lisbon l’ha coinvolto pure in un’indagine, forse per distrarlo dai suoi demoni, o forse perché ne ha intuito le potenzialità da detective, e ho l’impressione che questa non rimarrà l’unica volta in cui lo farà. Ho sentito parlare della possibilità di averlo come consulente fisso. L’idea non mi piace, ma la mia opinione non conta molto, a meno che non si stia parlando di ciambelle.
Ora Jane sta abbracciando il capo. Incredibile. Lui sfoggia un sorriso luminoso, lei una smorfia imbarazzata. Lei detesta le smancerie e lui non mi sembra uno che ami i contatti umani. Si conoscono da 48 ore ma, in qualche modo, funzionano già come una squadra. Incredibile pure questo.
A Lisbon probabilmente, quest’uomo fa pena, ma forse non è neanche del tutto vero. In effetti non vedo compassione nel suo sguardo, solo comprensione. Tipico di Lisbon. Per questo è un bravo capo, il migliore che potremmo mai avere. Però scommetto che non è completamente insensibile ai tristi occhioni blu di Jane.
No, tutto questo non ci porterà niente di buono.
Per fortuna abbiamo appena ricevuto la notizia che si unirà a noi anche la matricola Grace Van Pelt, una rossa niente male.
Ho l’impressione che oggi sia un giorno importante.
Meglio mangiarci su.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Trustfall ***


TRUSTFALL                                                
 

Jane vuole che mi fidi di lui.
Difficile, se consideriamo gli enormi casini che mi combina ogni giorno. Mi fiderò, quando comincerà a dirmi la verità. Cioè mai. È lui il primo a non fidarsi di me. Predica bene e razzola male.
La “prova della fiducia”, sta blaterando. Secondo il mio folle consulente dovrei girarmi di spalle e lasciarmi cadere a terra all’indietro, sperando che lui non metta in scena uno dei suoi idioti trucchetti e mi prenda. Questo risolverà tutti i nostri problemi. Assurdo.
Ma, cosa ancora più assurda, accetto la sfida.
Come sempre ha il superpotere di convincermi a fare ciò che vuole in circa quindici secondi. Faccio finta di non chiedermi il motivo per cui gliele dò tutte vinte. Probabilmente, neanche lo capirei.
So già che mi sfracellerò al suolo, ma ho deciso di provarci lo stesso. Altrimenti, a sentire lui, non possiamo dirci una vera squadra. E poi non voglio dargli la soddisfazione di avere paura.
In realtà, purtroppo, o per fortuna, siamo già una vera squadra, visto che (appunto) faccio sempre quello che mi chiede, pur consapevole che il 99% delle volte me ne pentirò. Come adesso.
Mi volto, chiudo gli occhi e mi butto giù, pronta all’inevitabile.
Ma prima di rompermi l’osso del collo, due braccia mi afferrano con una decisione che non mi aspettavo.
Incredibile. Nessuno scherzo. Mi ha preso davvero, impedendo un rovinoso capitombolo, che gli avrei fatto pagare con un altrettanto rovinoso pugno sul naso. Mi ha stupito.
Improvvisamente capisco che capiterà ancora: mi fiderò di lui, a volte andrà bene, altre volte mi farò male.
Per un attimo, ma solo per un attimo, penso che sarebbe bella una vita in cui Patrick Jane mi prende tra le braccia ogni volta che rischio di cadere.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Strawberries? ***


STRAWBERRIES?
 


La abbraccia nel tentativo di farsi perdonare.
La abbraccia per assicurarle che ha ancora intenzione di far parte della squadra.
La abbraccia perché vuole che lei si fidi di lui.
La abbraccia per manipolarla.
Ma, stavolta, non è soltanto questo.
Lisbon profuma di buono e di fragole, e non solo perché gliene ha appena offerto un cestino pieno.
All’improvviso Jane si accorge che la sta abbracciando perché ha voglia di farlo.
La stringe a se’ e, per un attimo, la trascina in un piccolo passo di danza su una musica inesistente.
A volte le cose sono molto più semplici di come sembrano.
O, forse, molto più complicate.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Grace is a lovely name ***


GRACE IS A LOVELY NAME



Sta delirando.
Normale, dopo l’incontro ravvicinato con il fuoco che ha avuto oggi.
È già tanto che sia vivo e che non abbia riportato gravi ferite.
È stato un pazzo.
Un eroe.
Ho avuto molta paura.
Temevo di averlo perso.
Senza averlo mai avuto, in realtà.
Ma sta bene, più o meno.
Solo che doveva fermarsi al “Grace è un bel nome”.
Mi ha appena detto che mi ama.
Ma io non voglio ascoltare.
Distolgo lo sguardo, mi tappo le orecchie e gli parlo sopra per evitare di recepire le cose imbarazzanti che Wayne sta blaterando.
Perché, è ovvio, non voglio ascoltare.
Anche se in realtà vorrei solo abbracciarlo.
E dirgli che sono disposta a correre il rischio.
Perché forse ne varrebbe la pena.
Ma non posso.
Ora sono io che blatero: non possiamo stare insieme, siamo colleghi, io tengo alla mia carriera e non voglio buttare all’aria tutto.
Attirata da uno strano rumore sordo, mi giro verso di lui, che immagino steso sul divano come cinque minuti fa.
Si è addormentato.
Probabilmente domani mattina non ricorderà nulla di tutto ciò che ha detto.
Ma io, purtroppo, me lo ricorderò.
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Ipnotizing you ***


IPNOTIZING YOU
 
 
Non è Lisbon questa piccola donna così fragile che si sta per addormentare al ritmo delle mie parole.
Non sono di Lisbon questi occhi smeraldo che si stanno per chiudere.
Non è di Lisbon questo corpicino che si sta abbandonando a me.
Non sono di Lisbon i morbidi capelli che sto accarezzando.
Eppure è proprio lei.
Non è mia la voce con cui la sto ipnotizzando.
Non è mia la bocca che lei sta fissando, troppo a lungo e troppo da vicino.
Non è mia la mano con cui le sfioro la testa.
Non è mia la spalla che la sostiene.
Eppure sono proprio io.
E, per un attimo, con Teresa Lisbon tra le mie braccia, mi sento bene.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3925064