Gli eredi

di Raven85
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il ritrovamento ***
Capitolo 2: *** Spiegazioni ***
Capitolo 3: *** A Sephiro ***
Capitolo 4: *** Ripensamenti ***
Capitolo 5: *** Incontri ***
Capitolo 6: *** Sospetti ***
Capitolo 7: *** Il soffio dell'amore ***
Capitolo 8: *** Batticuori ***
Capitolo 9: *** La verità ***
Capitolo 10: *** Non sono Hikaru ***
Capitolo 11: *** Come è stato ***
Capitolo 12: *** Il dono di Hikaru ***
Capitolo 13: *** Un bacio che sa di mare ***
Capitolo 14: *** Perdonami ***
Capitolo 15: *** Le parole della principessa ***
Capitolo 16: *** Non siamo loro ***
Capitolo 17: *** Io non sono lei! ***
Capitolo 18: *** La culla della vita ***
Capitolo 19: *** Il vento della vita ***
Capitolo 20: *** Il fuoco della vita ***



Capitolo 1
*** Il ritrovamento ***


Le tre ragazze risalivano il versante della montagna. Apriva la marcia Hikari Takeuchi, quattordici anni, capelli lunghi sul rame. Dietro di lei Mina Yamaguchi, coetanea, capelli lunghi neri. Ultima, Sakura Minamoto, capelli biondi e occhiali.
-Sono stanca- si lamentò Mina con eleganza -Fermiamoci.
-Neanche per sogno- rispose Hikari -C’è ancora molta strada da fare.
-Andiamo! Non morirai per così poco.
Mina sospirò e non disse altro.
La grotta era seminascosta dagli arbusti. Hikari si entusiasmò.
-Guardate! Una grotta!
-Ci entri da sola- disse Mina -Io non vengo.
-Perché devi essere così disfattista? Non sei capace di divertirti?
-Se per te entrare in una grotta umida è divertirsi, allora non ci capiamo- e Mina poggiò lo zaino e sedette su un masso.
-Non te la devi prendere- disse Sakura a Hikari -Entro io con te.
-Andiamo, allora!
Hikari e Sakura percorrevano la grotta, che era piuttosto profonda.
-Non c’è una fine- osservò Sakura -Dove arriveremo?
-Boh? Forse al centro della Terra.
-Esagerata! Non dovresti essere tanto severa con Mina, comunque. Non lo fa per cattiveria, lo sai.
-Non sono severa. È solo così irritante. Ha tutto. Ma che vuole d’altro?
-Forse quello che hai tu.
Hikari volle rispondere, ma poi un bagliore attirò la sua attenzione.
-Guarda! Cos’è?
-Non lo so.
Si avvicinarono. Erano delle cose molto simili a bare ma fatte come di ghiaccio.
-Sono bare, secondo te?
-Bè, così sembra.
-C’è scritto qualcosa.
Hikari tolse l’appannamento da una delle bare e scoprì la scritta, che sembrava essere stata forgiata col fuoco.
HIKARU SHIDO. THE FIREY KNIGHT – SEPHIRO’S PRINCESS
Sotto c’era un altro messaggio, scritto più in piccolo.
Sarai sempre la luce del mio cuore. Kailu Lantis
Hikari si sentì rabbrividire. La ragazza nella bara al centro, e cioè Hikaru Shido, le somigliava in modo impressionante.
-Sakura… hai visto?
-Sì.
La ragazza nella bara a destra era molto bella, i capelli lunghi. Sopra c’era scritto
UMI RYUZAKI – THE WATERY KNIGHT
E sotto, in più piccolo
Il mio amore per te non morirà mai. Baal Ascot
-Non somiglia come una goccia d’acqua a Mina?
-A parte il colore dei capelli, sì.
Nella terza bara la ragazza aveva i capelli biondi e gli occhiali. Sopra, il suo nome
FU HOJI – THE WINDY KNIGHT
E sotto il messaggio
Sarai per sempre la mia vita. Felio
Sakura e Hikari si guardarono. In quel momento entrò Mina.
-Ragazze, che cosa…- poi vide le bare -Non mi dite che sono…?
Annuirono.

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Capitolo 2
*** Spiegazioni ***


Dalla parete di fondo si aprì come una finestra, e poi il volto di un ragazzo. Gli occhi azzurri, i capelli bianchi.
-Salve, ragazze.
Le tre si guardarono.
-Chi sei?- chiese Hikari con cautela -E queste ragazze? Sono morte?
-Calma, Hikari. Saprete tutto. Per cominciare io sono il Monaco Guida
Clef. E chi sono queste ragazze? Bè, potete leggerlo voi stesse.
-Sì, ma che significa? Insomma…
-Vi spiego tutto. Dovete sapere che esiste un mondo in un’altra dimensione, un mondo chiamato Sephiro. Sephiro non ha governi né leggi, a reggerlo è un’unica persona, la colonna portante, che si assume la
responsabilità di pregare per il bene del mondo stesso.
-Una sola persona?
-Sì. Questa persona si chiamava Emeraude. Ma per un motivo troppo lungo da spiegare, decise di esiliarsi e chiamare i Cavalieri Magici… Hikaru Shido, Umi Ryuzaki, Fu Hoji. Tre ragazze terrestri.
-Ma erano delle bambine. Quanti anni avevano?- domandò Sakura.
-Quattordici anni, Sakura. La vostra età.
Le ragazze rabbrividirono. Clef continuò.
-Dovettero superare dure prove, ma vinsero. Un po’ di tempo dopo tornarono, e dovettero combattere contro tre regni che volevano impadronirsi di Sephiro. Vinsero anche questa volta.
-Ma non sono morte?- domandò Hikari.
-Sì, purtroppo. Dopo la seconda missione Hikaru venne incoronata nuova colonna, ma decise di abolire quel sistema, conferendo il potere a tutti gli abitanti di Sephiro. A quel punto tutto sembrava risolto, le ragazze tornavano ogni volta che lo volevano.
-Ma poi che successe?
-Una nuova nemica si profilò all’orizzonte. Per le ragazze era troppo forte… e noi non potemmo far altro che assistere alla loro fine.
-Scusate, ma… quanto tempo fa successe tutto questo?
-Misurato in anni terrestri… poco più di cinquanta anni fa.
-… Cinquanta? Ma… allora voi… eravate un bambino, come loro.
Clef sorrise.
-Quanti anni pensate che abbia?
-… Bè, io non saprei.
-Prova a dire un numero.
-Un… quaranta? Quarantacinque?
Il sorriso del Monaco Guida si allargò.
-Io ho 795 anni.
Per poco le ragazze non caddero a terra. Hikari esitò.
-… Ma… come è possibile?
-Su Sephiro l’età è relativa. Quel mondo deve a loro la sua salvezza. Fecero anche l’impossibile per noi tutti.
-Dovevano… essere molto generose.
-Oh, sì. Lo erano molto. Soprattutto la piccola Hikaru. Fu una benedizione per tutti noi. E poi era la nostra principessa.
-Che altro potete dirmi di lei?
-Quello che so. Aveva tre fratelli maggiori. La sua famiglia aveva una scuola di kendo. Aveva un cane. Amava gli animali.
Il cuore di Hikari batteva forte. Lei non aveva tre fratelli, ma un cane sì, e praticava il kendo.
-… E Lantis? Chi era?
-E’ lo spadaccino magico di Sephiro. Si conobbero nella seconda missione. Si innamorarono presto.
-Erano… innamorati?
-Sì. Non me ne avevano mai parlato, ma so che era così.
-E Umi?- chiese Mina quasi senza rendersene conto.
-Era il Cavaliere dell’Acqua, come vedi scritto. Era la più ribelle. Sapeva bene di essere bella. Era una campionessa di scherma.

-E Ascot?
-Un loro nemico nella prima missione. È un mago evocatore. Nella loro ultima visita tra loro stava nascendo qualcosa.
Sakura era piuttosto impressionata, ma
-Che mi può dire di Fu?
-Che era la più intelligente. Era piuttosto timida. Si sentiva la meno forte. Praticava il tiro con l’arco.
-Anch’io… pratico il tiro con l’arco.

Il Monaco Guida annuì.
-Ma Felio? Era il suo innamorato?
-Sì. Il fratello minore della principessa Emeraude. Lui si fece passare per un vagabondo, e così lei lo conobbe.
Hikari sollevò il capo.
-Il varco per Sephiro. Esiste ancora?
-Sì, Hikari. Esiste.
-Io voglio vederlo. Voglio vedere Sephiro.
Clef annuì.
-Chiudete gli occhi, ragazze.

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Capitolo 3
*** A Sephiro ***


Si trovarono nei corridoi di un castello, ma… erano solo in due. Mina non era con loro. Neanche Clef c’era. Erano sole.
-Sempre dritto davanti a voi, ragazze- era la sua voce.
Sakura guardò Hikari, che annuì. Si incamminarono.
La grande porta si aprì appena la toccarono. Entrarono, e l’interno era enorme, luminoso, con una grande vetrata al posto del soffitto.
E lì davanti a loro, su una ricca sedia c’era il Monaco Guida Clef. Le ragazze se lo erano immaginato più alto, più imponente, invece era più piccolo di loro.
-Monaco Guida. Perché Mina non è con noi?
-La chiamata di Sephiro si realizza solo se la persona vuole davvero esserci. La vostra amica non desiderava venire.
-Non è nostra amica. Questo castello… è bellissimo.
-Sì. Adesso vorrete conoscere coloro che hanno potuto conoscere i Cavalieri Magici.
Dall’uscio venne una ragazza bionda coi capelli raccolti in una lunga coda. Si immobilizzò quando vide le ragazze, e Clef si voltò.
-Plesea, sei qui. No, non sono le nostre ragazze.
Hikari credette di capire cosa potesse provare la ragazza vedendole. Erano i perfetti ritratti di Hikaru e Fu. Si fece avanti.
-Noi non volevamo turbarti. Io mi chiamo Hikari e lei è Sakura.
-Oh- la donna si riscosse -Molto lieta. Io sono Plesea. Sono il Mastro Armaiolo.
Clef annuì.
-Giusto. Plesea, loro sono le ragazze terrestri. Sono giunte fino alla grotta. Per questo le ho condotte qui.
-Bene, ma… non credete che gli altri potrebbero restare turbati vedendole?
-No, non credo. I ragazzi sono forti. Non ci saranno problemi.
-Certo. Se ne siete sicuro.
Hikari guardò Clef perplessa.
-I… ragazzi?
-Sì. Lantis e Felio.
Sakura era esitante.
-Ma loro… sono vivi?
-Certo. Sono vivi.
Si guardarono.
-Ma come è possibile? Dopo tanto tempo…?
-Ve l’ho detto, su Sephiro l’età è relativa.
-Ma che fanno? Cioè… sono sposati? Hanno figli?
-No e no. Vivono nel ricordo del loro amore. Ma non sono disperati, sapete. Potrete verificarlo voi stesse…
I battenti si aprirono ed entrò una bella ragazza, con la pelle scura e i capelli rosa.
-Monaco Guida, volevo chiedervi…
Si bloccò appena vide le ragazze.
-… Io non posso crederci.
-Ti presento Hikari e Sakura- disse Clef -Sono terrestri. E sì, somigliano in modo impressionante alle ragazze.

-Ma che ore sono? È tardi.
-Non preoccupatevi- disse il Monaco Guida -Su Sephiro il tempo scorre più velocemente. Sulla Terra è lo stesso istante in cui siete partite.
-Possiamo vederli, i ragazzi?- chiese Hikari. Clef esitò, poi
-Plesea, và a chiamare Felio e Lantis, se sai dove sono.
-Non Ascot, Monaco Guida?
-Non ce n’è motivo.
Allora Plesea si inchinò e uscì. Hikari si voltò verso il Monaco Guida.
-Sono un po’ tesa- confessò.
-E’ più che comprensibile. Ma sono certo che non ci saranno problemi.
Plesea entrò.
-Monaco Guida, ci sono i ragazzi.
-Falli entrare.
Entrò, e dietro di lei c’erano due ragazzi. L’uno coi capelli neri e un largo mantello, molto alto, l’altro coi capelli verdi e una veste regale.
-Lantis, Felio, venite. Voglio farvi conoscere delle persone.
I due si avvicinarono, ed ebbero un moto di sorpresa al vedere le ragazze. Solo il ragazzo moro non ostentò alcuna emozione.
-… Salve- si fece coraggio Hikari -Io sono Hikari, lei è la mia amica Sakura. Speriamo di non avervi turbati.
Il ragazzo coi capelli verdi si scosse.
-Voi siete terrestri?
-Sì, noi siamo terrestri. Il Monaco Guida ci ha raccontato tutto… di voi e dei Cavalieri Magici.
-Sì. Lo posso immaginare.

Il Monaco Guida si alzò.
-E’ ora che andiate. Ci rivedremo.
-Un attimo… come facciamo se vogliamo tornare?
-Tornate alla grotta. E vi basterà volerlo.
Erano di nuovo alla grotta. Hikari e Sakura si guardarono.
-Oddio, è incredibile!
-Lo puoi dire. Ma dov’è Mina?
-Sarà a casa. Scendiamo?

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Capitolo 4
*** Ripensamenti ***


Mina era a casa. Hikari le telefonò.
-Sapessi, Mina! È stato…
-Non mi interessa- la sua voce era distante -Non ti disturbare.
-Ma perché? Perché non sei venuta con noi?
-Vuoi che sia più esplicita? Non voglio avere nulla a che fare con questa storia. Hai capito o devo ripetertelo?
-… Va bene. Ma non sai cosa ti perdi.
Riattaccò.

Qualche giorno dopo decise con Sakura di salire alla grotta. Non avrebbe voluto chiamare Mina, era stata Sakura a convincerla. E le avevano lasciato un messaggio in segreteria.

Mina azionò la segreteria telefonica.
-Mina, siamo noi… sì, me lo ricordo cosa hai detto. Sakura e io saliamo. Se ci vuoi raggiungere… partiremo alle quattro. Ciao…
Sospirò.

Erano ai piedi della vetta. Hikari guardò l’orologio.
-Non verrà, Sakura. Cominciamo a salire.
-Aspettatemi! Ci sono anch’io!
Mina arrivò di corsa, con lo zaino in spalla.
-Significa che hai cambiato idea?
-Saliamo. O si farà troppo tardi.

Alla grotta, si guardarono.
-Devi volerlo davvero, Mina. Altrimenti non servirà a niente.
-Farò il possibile.
Chiusero gli occhi.

Li riaprirono, e compresero di essere su Sephiro. Tutte e tre.
-Fantastico! Andiamo da Clef!
Andarono in sala grande, e come la volta prima i battenti si aprirono da soli. Seduto sul trono c’era Clef, di fianco a lui Plesea.
-Bentornate, ragazze- i suoi occhi si spostarono su Mina -E vedo che stavolta siete in tre.
-Sì! Non è bellissimo?
-Sì- si rivolse a Plesea -Chiama Ascot, ti prego.
-Certo- e sparì.
-Non sarà…?- chiese Mina, inquieta.
-Hai paura, Mina?
La domanda diretta la zittì subito. Avvampò.
-No. È solo… che credevo che fosse…
-… Morto?
-Sì.
-Non so se le tue amiche te l’hanno detto. Su Sephiro l’età è relativa. Da noi cinquant’anni sono un soffio.

-Clef, volevi…
Ascot si bloccò appena Mina si voltò a guardarlo.
-Sì Ascot, volevo vederti. Voglio presentarti Mina.
Mina cercò le parole. Era scomodo per lei essere il riflesso della persona che lui aveva tanto amato.
-Ti chiedo scusa se ti ho messo in difficoltà. Mi chiamo Mina e vengo dalla Terra.
Ascot si riprese.
-… Sì. No, scusami tu. Io sono Ascot. Molto lieto.

Clef era molto soddisfatto di come avevano reagito i ragazzi. E quando Hikari, Sakura e Mina se ne furono andate si rivolse a Plesea.
-Credo che sia andata molto bene. Non credi?
-Certo…
-Non sei convinta. Cosa ti turba?
-Niente, è solo… forse è stato eccessivo. I ragazzi hanno reagito bene, d’accordo, però…
-Sono forti. Non devi preoccuparti per loro.

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Capitolo 5
*** Incontri ***


La volta dopo alle ragazze fu permesso vagabondare per il castello, e ognuna di loro fece un incontro speciale.

Hikari girellava e si ritrovò di fronte al giardino interno. Non avendolo mai visto si affacciò e restò incantata.
-Wao!
-Sono d’accordo.
Guardò meglio e vide un ragazzo. Era seduto sul bordo della fontana.
-Oh! Non ti avevo visto.
-Tu devi essere una delle ragazze terrestri.
-In effetti. Mi chiamo Hikari. E tu?
-Il mio nome è Kailu. Entra.
Hikari entrò. Sedette.
-Se sai chi sono… allora conoscevi anche i Cavalieri Magici.
-Sì, in effetti. Sai, ero solo un bambino all’epoca. Ma loro, sono dei ricordi molto limpidi.
-Puoi parlarmene?

Sakura camminava lungo uno dei corridoi. La sua attenzione fu attratta dall’enorme vetrata – la stessa davanti alla quale Felio aveva reso a Fu il proprio anello, ma lei non poteva saperlo. Sbirciò fuori, e sentì subito la voce.
-Sei qui di passaggio?
Sollevò il capo sul ragazzo.
-… Sì… io sono… bè, sono terrestre. Mi chiamo Sakura.
-Lo so chi sei- lui disse con un sorriso. Si avvicinò, le prese la mano, la baciò – l’identico gesto che aveva conquistato il cuore della quattordicenne Fu Hoji -Il mio nome è Paris. Sono il fratello del principe Felio.
-… Il fratello?

Mina parlava con Ascot, nel corridoio. Lui le stava raccontando di Umi.
-Sai, lei era davvero bellissima. L’avrai vista. Solo che per lei ero un amico. Era innamorata di Clef.
-Il Monaco Guida? E tu non dicevi nulla?
-E cosa? Non si possono giudicare le scelte del cuore. E poi non sapevo davvero cosa provava. Non me lo disse mai.
-Ma Clef ha detto che tra voi stava nascendo qualcosa.
-Sì, è vero. Ma per consolidare quel legame ci sarebbe voluto tempo. E noi non l’abbiamo avuto.

-Era una ragazza piena di vita. Con me è stata molto dolce. E Lantis la adorava. Ma lei è morta… e tu le somigli in modo impressionante.
-Sì, lo so. È molto triste questa storia. Un amore tanto grande…
-E’ vero. Ci sono dei Tempi, comunque. Se torni potrei portartici.
-Sarebbe fantastico.

-Ero piccolo quando i Cavalieri Magici giunsero su Sephiro. Mia sorella era condannata, Felio lo sapeva bene. Quanto a me… bè, non potevano spiegare una cosa del genere a un bambino così piccolo.
-E dove sei stato durante la battaglia? Ti hanno nascosto?
-No. Sono stato affidato al Monaco Guida Clef, che mi diede in custodia a una famiglia. Ma io sapevo perfettamente di essere di nobili origini.
-E poi? Cosa ti hanno… oh, scusate. Cosa vi hanno raccontato?
Paris sorrise.
-Sei identica a Fu. Non devi darmi del voi. Non sono principe di niente, io.
Sakura arrossì penosamente.
-Sì, io… sì, lo so. Cioè… io ho solo pensato che magari…
-Lo so. D’accordo. Dammi del tu, ti prego.
-Certo.

Mina era in sala grande con Clef, Ascot s’era ritirato nella sua stanza.
-Hai fatto un po’ di conversazione con Ascot?
-Sì. È triste, ma non disperato. È dignitoso.
-Sì, lo è. Bè, è passato del tempo. Ma non si lascia mai andare. È un ragazzo forte.
-Crede in Dio o nel Paradiso?
-Non lo so. Ma di certo crede negli angeli, da quando ha conosciuto Umi. Anche se non sa esattamente cosa sia un angelo.
-Credo che…
La porta della sala si aprì. Clef sollevò lo sguardo oltre le spalle di Mina e s’illuminò.
-Angel! Che sorpresa!
Angel. Il nome non diceva nulla a Mina. Si voltò… e restò come colpita da un fulmine.
Il ragazzo era alto, biondo, con gli occhi di un limpido azzurro. Ma i tratti, la postura… che fosse…?
-Ciao, papà. Vedo che hai un’ospite.
Clef annuì.
-Sì, Mina. È una ragazza terrestre. Mina, mio figlio, Angel.
Mina riuscì solo ad annuire mentre il ragazzo si avvicinava. Le fece il baciamano.
-Molto lieto.
-… Sì… anch’io.

-… Il Monaco Guida ha un figlio?
Mina annuì. Erano tornate sulla Terra, e scendevano verso valle.
-Ma… figlio suo e di chi?- domandò Sakura.
-Secondo te potevo chiedergli una cosa del genere?
-No, già.
Intanto Hikari rifletteva.
-Mina… hai detto che Umi era innamorata del Monaco Guida?
-Così ha detto Ascot.
-E Clef? Ricambiava?
-Io…- Mina esitò -Non gliel’ho chiesto. Ma non credo, no.
-Bè… no, perché altrimenti…
Sakura comprese.
-Non starai pensando che…?
-Non ne sono sicura, ma… potrebbe essere una possibilità.
Anche Mina capì.
-State insinuando che Angel potrebbe essere figlio di Umi?- le altre non risposero -E’ assurdo! Umi aveva solo quattordici anni. Era una bambina! Clef sarebbe potuto essere il suo bisnonno!
-E’ solo un’ipotesi, Mina. La prossima volta ne sapremo di più.

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Capitolo 6
*** Sospetti ***


Erano di nuovo su Sephiro, in sala grande. Mina non riusciva a togliersi dalla mente quel sospetto. Clef era anziano. E se fosse stato vero quello che dicevano Sakura e Hikari? Se fosse davvero andato a letto con una ragazzina? Aveva tradito Ascot, lei?
Decise di chiederlo. Era l’unico modo per conoscere le risposte.

-… Posso farvi una domanda un po’ personale?
-Ma certo, Mina.
-Ecco…- esitò -Io… voi siete mai stato innamorato?
-Sì, certo.
-E… per caso… avete mai provato un affetto speciale nei confronti di Umi?
-Come l’ho provato per tutti i miei ragazzi.
-Sì, ma…
-No, Mina. Sì, ho amato quelle ragazze, e anche Umi. Ma non nel modo in cui lei l’avrebbe voluto, forse.
Mina si trattenne dal sospirare di sollievo. Anche se sapere questo non risolveva del tutto i suoi dubbi, la tranquillizzava un po’.
Clef piegò il capo, poi
-Che cosa ne dite di fermarvi con noi per la notte? Potete sistemarvi nelle vecchie stanze delle ragazze.
Hikari accettò subito per tutte e tre.

A Mina fu destinata naturalmente la stanza di Umi, ma lei era inquieta.
Pensava che Umi aveva dormito in quella camera, aveva vissuto lì. E questo la innervosiva, anche se sapeva – credeva di sapere – che non ce n’era motivo. Se mai lo spirito di Umi stesse ancora vagando certo non era lì su Sephiro, ma sulla Terra, nei luoghi dove era nata.
Ma su Sephiro era morta.
Mina rabbrividì e sedette sul letto, si tirò su dopo aver cercato invano di dormire. Pensava ancora al figlio di Clef. D’accordo, se anche fosse stato figlio di Umi, non erano affari suoi. Ma non riusciva a sentirsi estranea a quella faccenda. Anzi, se ne sentiva coinvolta sempre di più.
Si alzò e sedette di fronte allo specchio. Quante volte Umi lo aveva fatto? Quante volte aveva visto riflesso il suo bellissimo viso, magari prima di andare a dormire… o prima di incontrare Clef o Ascot?
Sollevò il capo e si vide nello specchio. E dietro di lei, c’era riflessa Umi.
Mina sobbalzò e si voltò, col cuore a mille. Ma la stanza era deserta.
Se l’era solo immaginato?
Si passò le mani sul viso. Era stata un’allucinazione, ecco tutto. Si era semplicemente lasciata impressionare. Doveva solo darsi una calmata.
Si calmò, e ne fu sorpresa lei per prima. Si stese sul letto e prese sonno.

Lo spirito di Umi si materializzò dalla parete. Si accostò al letto e per qualche istante osservò Mina addormentata. Poi chiuse gli occhi e con un sospiro entrò nel suo corpo.
Mina si tirò su. Ma adesso non era più Mina Yamaguchi. Dentro di lei c’era Umi Ryuzaki, il leggendario Cavaliere Magico dell’Acqua.
Aprì la porta e uscì nei corridoi silenziosi. Aveva una mèta precisa.

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Capitolo 7
*** Il soffio dell'amore ***


Bussò alla porta. Ascot venne ad aprire.
-Mina. È successo qualcosa?
-Posso entrare un attimo?
-Sì. Certo.
La fece entrare. Chiuse la porta.
-Dunque? Che cosa vuoi dirmi?
Lei sollevò gli occhi a guardarlo.
-Ascot, sono io. Non ti ricordi più di me?
Anche la luce nei suoi occhi era quella che brillava negli occhi di Umi. Ascot restò paralizzato.
-… Umi.
Lei annuì. Vide le sue lacrime e sollevò un dito verso il suo viso.
-No, non piangere. Devo dirti delle cose, e non ho molto tempo.
Allora lui annuì.
-Me ne sono andata tanto in fretta che non ho potuto parlarti. So che tu pensavi… bè, lo sai anche tu cosa pensavi- esitò -Il fatto è che… per me le cose erano già cambiate. Contavo di dirtelo al ritorno dalla missione… ma non sono riuscita a tornare. Non ho potuto.
-Non dirlo. Non è colpa tua.
-Forse per questo, no, ma… per tutto il resto, sì. Forse ti ho dato false speranze… ma questo non conta più adesso. Voglio solo… dirti una cosa.
-Che cosa?
-Non ho potuto dirtelo. Vorrei soltanto che tu sapessi che ti amavo. Che ti amo.
Ascot cercò di parlare, ma non ci riuscì. Lei allora continuò.
-Spero che adesso non soffrirai più… voglio dire, perché non ci sono.
-Non te lo posso promettere. Mi manchi. Mi mancherai per sempre.
-Ma tu mi stai tenendo viva dentro di te. È tutto quello che conta.
-… Farò il possibile. Vorrei solo averti parlato, ma… tu già sapevi.
-In effetti- lei sorrise, e il suo sorriso era luminoso come quello di Umi -Adesso devo andare. Tu sii felice, so che lo sarai.
-Non senza di te.
-Tu sei forte. Ce la farai.
Non disse altro. Solo gli carezzò il viso, e poi si diresse verso la porta.
-A proposito… anche tu mi manchi.
Ascot non seppe dire nulla. Lei se ne andò.

Appena si fu chiusa alle spalle la porta della propria stanza, Umi uscì dal corpo di Mina.
Mina si guardò intorno. Perché era in piedi? Non stava dormendo? Aveva forse camminato nel sonno?
Poco importava. Adesso aveva sonno… ed era stanca. Molto stanca.
Si rimise a letto e si addormentò subito.

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Capitolo 8
*** Batticuori ***


Il giorno dopo aveva scordato sia il senso di inquietudine che il riflesso di Umi nello specchio. Si alzò, aprì la finestra e s’incantò a guardare il mare. Le piaceva da sempre, ma quel mattino lo trovò particolarmente rilassante. Forse, le passò fuggevolmente per la testa, c’era una parte di lei finora rimasta celata. Ma le fuggì subito dalla mente. Si voltò e andò in bagno.

Uscì e incontrò Angel.
-Mina, buongiorno.
-… ‘Giorno…
Le fece il baciamano e lei si sentì in imbarazzo.
-Non… sapevo che tu vivessi al castello.
-Sì, ho una stanzetta. Qui si sta bene, no?
-Sì. Io… ho dormito nella stanza di Umi.
-Bene?
-Sì. Bene.
La lasciò, proprio nel momento in cui arrivavano Hikari e Sakura.
Sospirò.
-Buongiorno, Mina… è tutto a posto?
-Non sono riuscita a chiedere a Angel chi è sua madre.

Si diresse verso la Sala Grande, decisa a trovare Angel. Di certo era lì.
-Monaco Guida, salve…
-Buon giorno. Le stanze erano confortevoli?
-Molto. Vostro figlio non è qui?
-No, cara. È partito per Chizeeta. Fa la spola tra quel mondo e Sephiro.
-Oh, e… quando sarà di ritorno?
-Non so. Non so mai quando torna a trovarmi.
-Capisco…

La notte diventò l’invito per tutta l’estate, e così restarono. Mina si ripromise che al ritorno di Angel gli avrebbe chiesto chi fosse sua madre.

-È molto lontano?- chiese Hikari.
-No, non molto. Ci siamo.
Come promesso, Kailu stava conducendo Hikari nel Tempio di Hikaru. Si trovarono di fronte a una grotta.
-… È qui?
-Aspetta. Entriamo.
L’entrata era un corridoio di grotta, più in là si apriva e c’era un portone scarlatto.
-È chiuso. Non si può entrare?
-Dammi la tua mano.
Hikari eseguì. Kailu la prese e l’appoggiò sul portone, che si spalancò. Hikari guardò Kailu sbalordita.
-… Sei stato tu. Vero?
-Solo una persona dal cuore puro può aprire questa porta. Sapevo che tu ci saresti riuscita.
-… Dal cuore puro… perché?
-Come quello di Hikaru.
Le tese la mano e la condusse all’interno. In fondo alla grande stanza campeggiava un’immagine enorme del Cavaliere Magico della Luce, Hikaru Shido. Sotto, un braciere con il fuoco acceso.
-È…
-Sì, è bello, vero?
-Quel ritratto… è come quello di una dea.
-Lei è questo per la gente di Sephiro. Lei e le sue amiche.

-Mio fratello la amerà per sempre. E sai, noi abbiamo una vita lunghissima.
-Allora prima o poi sarebbe rimasto solo comunque.
-Sì, è vero. Ma sarebbe stato meglio poi.
-Mi dispiace molto.
-Dispiace a tutti.
Aveva degli occhi incredibilmente espressivi. Sakura lo guardò e
-Principe…
Lui la guardò con gentilezza.
-Paris.
-Sì, Paris… voi sareste in grado di amare una persona per sempre?
Lui non rispose subito, solo la guardava.
-Dipende dalla persona.

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Capitolo 9
*** La verità ***


Qualche giorno dopo Angel fece ritorno, Mina se ne accorse senza saperlo davvero. Semplicemente percepiva di nuovo la sua presenza nell’aria. E lo incontrò nel corridoio.

-Salve, Angel.
-Mi aspettavi?
-In parte. Posso parlarti?
-Devo farti una domanda che forse ti sembrerà irrispettosa.
-Nei miei riguardi?
-Nei tuoi e in quelli di tuo padre.
-Bè, chiedi.
-Tuo padre mi ha detto che tu fai la spola fra Sephiro e Chizeeta, così mi chiedevo…
-… Perché?
-Sì.
-Ci lavoro. Sono a servizio dalle principesse di Chizeeta.
-Ah! Pensavo che…
-… Che ci vivesse mia madre?
-In effetti.
-Bè, no. Mia madre vive qui, su Sephiro.
-Certo…
-Angel! Ma sei qui?- era Plesea.
Angel si alzò.
-Sì, mamma. Scusami, se ti ho fatto preoccupare.
Mina ebbe così la risposta alle sue domande. Umi non aveva tradito Ascot. Clef non aveva approfittato dei sentimenti di una ragazzina.
-Bene, se stavate parlando vi lascio. A dopo.
Plesea se ne andò. Angel tornò a Mina.
-Dunque? Cosa volevi chiedermi?
-Io? Niente.
Ma lui lo sapeva, Mina ne era certa.
-Volevi chiedermi chi era mia madre.
-Bè…
-Credevi fossi figlio di Umi, vero?
-Non volevo mancare di rispetto a nessuno.
-Non lo hai fatto.
-Credo di essere un po’ ossessionata. Insomma…
-E’ normale. Ma lei e Ascot si amavano. Non ci sono dubbi.
-Lo so.

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Capitolo 10
*** Non sono Hikaru ***


-È bellissima.
-Sì, vero?
-E’ triste che abbia fatto una fine simile.
-Sì, lo so. Ma era il suo destino fin dall’inizio.
-Suo e di Zagart.
-No. Lui non c’entrava nella profezia. Ha voluto salvarla. Se ha sbagliato in qualcosa, è stato perché l’amava troppo.
-… E così lei.
-Sì. Ed è stato proprio questo a ucciderli.
Sakura non disse nulla. Era decisamente scossa. Paris sembrò comprendere, la vide con gli occhi umidi. Cambiò argomento.
-Stai bene qui?
Sakura annuì, facendo uno sforzo per non piangere.
-Ti manca?
Paris non rispose subito.
-Ero troppo piccolo. Non la ricordo con chiarezza. Di certo mio fratello ha dei ricordi molto più vividi.

Hikari aveva bisogno di parlare con qualcuno, ma per farlo le serviva un consiglio. Perciò parlò con chi lo conosceva davvero.

-Monaco Guida, posso parlarvi?
-Ma certo piccola mia.
Hikari dubitava che Clef avesse mai chiamato in quel modo le ragazze, comunque lasciò perdere.
-C’è una cosa di cui vorrei parlare con Lantis. Secondo voi è una buona idea?
-Vuoi parlargli di Hikaru?
-… Può darsi, sì. Può darsi che capiti sull’argomento. Credete che gli dispiacerebbe?
-Ascolta. Lui non lo dice mai. Ma se c’è qualcosa che desidera, è parlare di Hikaru.
-Ma forse non con me.
-Tu hai una sensibilità speciale. Sono certo che lui l’ha capito.

Lo trovò dove si aspettava di trovarlo, nel grande giardino. A lei quell’uomo metteva soggezione. Ma fu lieta di trovarlo. Si affacciò.
-Posso?
Lui la vide e non si mosse, non sorrise, niente.
-Vieni.
Lei allora entrò. Lantis si tirò seduto.
-Se disturbo…
-Ti serve qualcosa?
-Sì… un consiglio.
Lui le fece cenno di sedersi.
-E lo vuoi da me?
-Sì. Penso che potrebbe aiutarmi più di chiunque altro.
-Non darmi del voi. Chiamami Lantis e basta.
-Sì. Io vorrei parlarvi… parlarti di Kailu.
-Per qualcosa in particolare?
-Sì, insomma… lui è molto gentile. È fantastico con me. Mi tratta come una regina, mi ha portato al Tempio di Hikaru e… però non so cosa potrebbe voler dire.
-E’ evidente. Ha un interesse nei tuoi confronti.
-E’ un po’ questo che mi preoccupa. Cosa si prova a essere innamorati?
-E’ strano che tu lo chieda proprio a me.
-Ma tu sei innamorato. Lo sai cosa vuol dire.
-So cosa vuol dire. Ma non saprei spiegarlo.
-Bè, io so che… sono sempre agitata. Non sono una persona timida, ma… con lui divento di ghiaccio. Non so perché.
Lantis ascoltava e annuiva, ricordando l’imbarazzo di Hikaru i primi tempi, quando parlava con lui. Certo, non era durato a lungo. La sua spontaneità gliel’aveva fatto superare alla svelta.
-Era così anche lei? Con te?
Lui annuì.
-Sì. Ma solo all’inizio.
-Te ne sei innamorato subito?
-Credo di sì.
-Era la prima volta?
-Sì. È stata lei a insegnarmelo. A insegnarcelo.
-Allora per questo ci avete accolte.
Lantis la guardò, stavolta senza capire.
-Cosa dici?
-Voi ci amate attraverso il loro ricordo. Anche per Kailu è così, vero? Non si sarebbe mai interessato a me, se non fossi la perfetta copia di Hikaru.
-Kailu era solo un bambino. Non può ricordarsi tanto bene di loro.
-Ma conosce ciò che gli avete detto! È come se le avesse conosciute, e si intrattiene con me pensando di stare con lei!
-Voi siete speciali- insistette Lantis -Solo perché siete voi.
-Vorrei tanto che fosse così.

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Capitolo 11
*** Come è stato ***


Nella sua stanza, Ascot rifletteva. Era sempre stato un ragazzo tranquillo e poco portato al chiasso, il che rendeva un mistero come si fosse legato a una persona esplosiva come Cardina. Tuttavia da quando era solo, cioè da quando Umi lo aveva lasciato per sempre, anche con la sua vecchia amica amava parlare poco.
C’era ben poca tranquillità adesso, per lui. Avevano visto i Cavalieri Magici morire sotto i loro occhi. Come diceva Clef su Sephiro cinquant’anni erano poco più di un soffio, e per lui soprattutto – così come per Lantis e Felio – era come se fosse successo da poche ore.

Flashback
Erano di nuovo costrette alla battaglia. Erano tutti in ansia per loro, perché quel nuovo nemico era fortissimo, e più volte erano tornate ferite, anche se non gravemente.
Ascot aveva quel terribile presentimento fin dalla mattina. Come lui anche Felio, anche se non gliene aveva fatta parola. Ed era stato tutto come al solito, la chiamata dei Managuerrieri e le ragazze
-Dobbiamo andare. Ci vediamo dopo.
Era stato colto da un terrore enorme. Aveva preso il braccio di Umi.
-Umi, ti prego, non andare.

-Ma come non andare? Non posso. Devo farlo, questo è il mio compito.
-Per favore…- alla fine l’aveva detto -Ho paura per te.
Lei gli aveva sorriso, quel sorriso dolcissimo che da allora era sempre stato il suo ultimo ricordo di lei.
-Non ti preoccupare. Siamo sempre tornate. Non ci saranno problemi.
Hikaru l’aveva appoggiata.
-Faremo alla svelta. Non dovete stare in ansia per noi.
Fingeva di non sapere che lo erano sempre. Alla fine Ascot era stato costretto a lasciarla.
-Umi…

-Dimmi.
-Cerca di stare attenta. Ti prego.
-Certo che starò attenta.
Erano uscite come al solito. Erano uscite e non erano tornate più.
Stranamente, anche Lantis era venuto. Attraverso il soffitto di vetro della sala grande potevano assistere al combattimento. Felio lanciò un’occhiata ad Ascot, e lui poté capire che sentiva le stesse paure.
Quel tremendo presentimento.

Era accaduto tutto in fretta, tanto che anche se l’avessero voluto non sarebbero riusciti a fare niente. Avevano visto ben poco, solo l’attacco del nemico, che si dirigeva verso Umi. Ascot aveva provato un
dolore fortissimo, uno strappo al cuore che l’aveva fatto cadere in ginocchio. Cardina l’aveva soccorso.
-Che cosa ti succede? Stai male?

Poi gli altri due Managuerrieri avevano continuato a combattere, folli di rabbia e di dolore per il ferimento della compagna. Fu era stata la seconda, e Felio aveva gridato il suo nome in un urlo straziante.
Hikaru era allora rimasta sola, lei la più forte, le compagne uccise, il cuore sanguinante e pieno di rancore. Aveva resistito di più, ma comunque non abbastanza. Nella sala Plesea aveva cominciato a piangere in silenzio. Lafarga aveva gli occhi persi nel vuoto e Clef stringeva il suo scettro con forza. Cardina cercava di soccorrere Ascot che però non voleva il suo aiuto. L’unica cosa che desiderava era essere là fuori, a fare da scudo alla sua donna, magari morendo poi tra le sue braccia, ma certo di avere salvato la sua vita.
Erano corsi all’entrata. I Managuerrieri erano scesi, ognuno con il suo Cavaliere su una delle mani. E loro erano lì, i leggendari Cavalieri Magici che con le loro semplici divise scolastiche sembravano più bambine che mai. Umi sulla mano di Selece. Ascot si era staccato da Cardina ed era andato da lei. Il suo viso bellissimo straziato dalle ferite, un profondo squarcio di blu più scuro sulla sua giacca color notte. Lantis aveva raggiunto Hikaru, lei più bambina delle altre, priva di vita, il fiore rosso di sangue allargato sul cotone bianco del fiocco. E Felio era dalla sua principessa, il viso fragile – senza occhiali, volati chissà dove – e un punto rosso sulla sua divisa verde. Un impietoso squarcio all’altezza del cuore.

Le avevano celebrate insieme, così come si erano ripromesse di restare. Insieme anche nella morte, nelle tre preziose bare vicine fatte realizzare appositamente per loro. Erano stati forgiati i loro nomi e il ricordo dei loro amori, dopodiché erano state poste non su Sephiro, ma sulla Terra.
In loro memoria erano nati il Tempio della Luce, il Tempio del Mare e il Tempio del Vento. Nel tempio di Hikaru ardeva il braciere, simbolo della passione e del futuro, e anche intorno a quello erano nate delle
leggende. Una di esse raccontava che il fuoco non si spegnesse mai, che fossero le stesse mani del Cavaliere Magico della Luce a preservarlo, senza bisogno di qualcuno che lo alimentasse.

Nel tempio di Umi rumoreggiava una cascata. Nessuno era mai riuscito a capire che cosa la alimentasse, se un fiume o il mare, ma i più credevano – e forse era ovvio – che provenisse dalle mani del Cavaliere Magico dell’Acqua.
Nel tempio di Fu non c’era nulla di tutto questo. Ma là dentro sempre spirava un leggero alito di brezza, che per logica non sarebbe potuto entrare da nessuna parte, vista l’assenza di spiragli o finestre. Anche questo era dunque attribuito al potere del Cavaliere Magico dell’Aria.

Raramente Ascot dormiva sonni tranquilli. Era vero che notti prima Umi si era servita del corpo di Mina per fargli visita, ma questo non bastava per farlo sentire meglio.
La verità è che mi manchi da morire, Umi.

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Capitolo 12
*** Il dono di Hikaru ***


Sakura trascorreva sempre più tempo con Paris. Se pure Hikari aveva espresso a lei e Mina il loro timore, cioè che Clef e tutti gli altri le tenessero con loro unicamente per la somiglianza coi Cavalieri Magici, sperava che per lui non fosse così. In fondo non le aveva mai conosciute, no?

Sedevano come al solito e parlavano di molte cose. Fra l’altro Paris sembrava apprezzare la sua acutezza.
-Credi che…- non se ne rendeva conto forse, ma era sempre lei a introdurre l’argomento -Le avrebbe chiesto di sposarlo?
-Penso proprio di sì.
-Anche se era il principe?
-Lui non è principe di niente. La sua carica è puramente simbolica. Lo è sempre stata, ma ora meno che mai.
-Ma comunque… non aveva degli obblighi? Non so…
-No. Nessun obbligo. Donò l’anello a Fu proprio per farle capire che il suo cuore apparteneva a lei e a nessun altra.
Sakura annuì.
-L’anello, già.
-Lo hai visto? Al dito di Fu?- Sakura annuì -Lui non lo rivolle indietro. Preferiva che fosse seppellito con lei.
-Sì, certo.
L’anello, certo. Aveva spirito di osservazione e lo aveva notato, al dito della ragazza coi capelli biondi. Paris annuì approvando.
-Sei un’osservatrice.
-Ehm, già.
Anche lei lo era, si aspettò Sakura. Invece no. Il discorso andò avanti in altro modo.
-Vorrei averlo anch’io.
-Ah? Che cosa?
-Un qualcosa da donare a una persona importante. Io non ho nulla di simile. Emeraude possedeva quell’anello solo, la cosa più preziosa che avesse. E mi sembra ovvio che lo donò a Felio.
-Se tu avessi una cosa simile… a chi lo doneresti?
Paris restò solo a guardarla, senza dire nulla.

Kailu condusse di nuovo Hikari al Tempio di Hikaru. Sembrava che lei amasse quel posto, come se stando là dentro si sentisse avvolta dal calore protettivo della principessa di Sephiro. Ma quel giorno accadde una cosa incredibile.

Kailu le parlava, dentro il Tempio, ma a un certo punto Hikari non l’ascoltava più. Sembrava attratta improvvisamente dal fuoco. Si avvicinò sempre guardandolo, Kailu si voltò e la vide.
-Hikari, stà attenta. Il fuoco…
Lei non gli diede retta, e lui si chiese se non stesse vedendo qualcosa, attraverso le fiamme – o forse dentro di esse. Allungò la mano sopra il fuoco. Una persona normale si sarebbe bruciata e l’avrebbe ritratta subito. Lei invece non fece una piega, la sua mano rimaneva perfettamente bianca. Kailu si chiese se dovesse allontanarla
di lì o lasciarla fare.
Gli occhi di Hikari erano vacui. La vide tendere la mano e poi chiuderla, come se le fosse stato consegnato qualcosa.
Fu a quel punto che si accorse che si stava bruciando.
-Hikari!
L’allontanò dal fuoco. Lei non si mosse e non lo guardò, solo si lasciò condurre via, sempre con la mano serrata.

La riportò al castello, ma quando si diresse verso la stanza di lei per metterla a letto – era bollente di febbre – Hikari si ribellò.
-No, non portarmi in camera.
-Hai la febbre.
-Devo vedere Lantis.
-Lo vedrai dopo.
-No! Devo vederlo adesso! Devo dargli una cosa da parte sua.
-Da parte… sua?

Lantis era seduto come al solito nel giardino interno. Hikari lo raggiunse.
-Lantis, c’è una cosa che devo darti.
-D’accordo.
Lei allungò la mano e gli mostrò una piccola gemma color sangue. Lui poté vedere le ustioni sulla sua mano.
-Cos’hai fatto? Ti sei bruciata?
-Mi ha chiesto Hikaru di dartela- rispose lei, come se non l’avesse sentito -Sono stata nel suo Tempio. E lei mi ha dato questa per te.
Lantis tese la mano, che tremava anche se impercettibilmente. Lei poggiò sul suo palmo la gemma. Lantis la osservò come se facesse fatica anche solo a pensare.
-… Te l’ha data proprio lei?
-Sì.
Lui annuì.
-Grazie, Hikari- un attimo -Và a curare quella mano.
-Lei non ti ha mai abbandonato.
Lantis annuì, e Hikari se ne andò lasciandolo col capo basso, la pietra stretta nella mano.

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Capitolo 13
*** Un bacio che sa di mare ***


Hikari era a letto, tormentata dalla febbre. Vicino a lei Mina e Sakura cercavano di tenerla tranquilla, enormemente preoccupate per lei, e Kailu veniva spessissimo.
Quando era lucida raccontava cosa era successo.
-L’ho vista. Era lei! Era Hikaru. Era nel fuoco. Mi faceva cenno di venire avanti. E io l’ho fatto. Lo sapevo che c’era il fuoco. Ma lei mi diceva di non avere paura. E infatti il fuoco non mi bruciava. Non mi faceva niente!
Mina la osservava e a un certo punto si ricordò della prima notte.
-Anch’io ho visto Umi.
Sakura la guardò.
-Come, Mina?
-L’ho vista. La prima notte. Era nello specchio.
L’altra la guardò come se fosse anche lei febbricitante.
-È la verità! Lo ricordo solo ora. L’ho vista, era lei!
Questo scosse un po’ Sakura. Doveva aspettarsi anche lei di vedere Fu?

Angel faceva visite sempre più frequenti su Sephiro. Lui raccontava al padre che lo faceva per stare più vicino a lui e a Plesea, ma Clef aveva più di settecento anni e non era certo facile raggirarlo così. Quindi, anche se sapeva perfettamente quanto il viaggio da Chizeeta fosse lungo e poco comodo, fingeva di crederci quando suo figlio gli dava risposte del tipo “ma è perché vi voglio bene, papà” oppure “voglio solo vedervi di più”.

Condusse Mina nel Tempio di Umi. Erano di fronte, e lei era quasi intimorita.
-Andiamo?
Lei si voltò verso Angel e annuì.
-Sì.
Si avvicinarono. Il portone era chiuso.
-… Come si entra?
-Dammi la mano. O poggiala soltanto sulla porta.
-Io…
-Non preoccuparti.
Mina annuì. Allungò la mano tremante e toccò il portone. E così come era stato per Umi nel Tempio di Selece – ma ovviamente lei non poteva saperlo – la porta si aprì silenziosamente. Guardò Angel esitante. Lui fece un gesto.
-Prego.
Mina entrò. Appena fu sulla soglia capì cosa era il rumore che aveva sentito all’apertura della porta.
-… È il rumore del mare.
Angel annuì seguendola.
-Vieni. Vedi tu stessa.
Come furono nella grande sala Mina notò due cose: l’enorme ritratto di Umi Ryuzaki e la sua straordinaria bellezza, e l’imponente cascata.
-È… una cascata!
-Sì.
-Ma da cosa è alimentata? Com’è possibile? In un luogo chiuso?
-I più sono propensi a credere che siano le stesse mani di Umi ad alimentarla.
-… Ascot… immagino che sia spesso qui.
-Al contrario, lui non ci viene mai.
-E perché?
-Perché lui non vuole ricordare la dea. Vuole ricordare la ragazzina.
Mina guardò l’immagine. Umi. Bella, anzi, bellissima. Ed era morta. Il suo sorriso si era spento. Era così giovane. Era poco più di una bambina, come lei.
Cominciò a tremare, sconvolta. Angel si preoccupò.
-Mina?
-Lei…- faceva fatica a parlare -… Era una bambina. Era solo… solo una bambina.
-Sì- lui l’abbracciò -Sì Mina, lo so.
-Avrei potuto essere lei. O lei avrebbe potuto essere me. È morta. Perché?
-Stai calma. Ormai è passato, e non c’è più niente che si possa fare.
-Perché?
Era sconvolta anche di sé stessa, perché non si lasciava mai andare, e davanti a qualcuno poi. In quel momento si odiò per essere così debole.
-Mina. Va tutto bene.
Si lasciò avvolgere dalle sue braccia.
-Ascot l’amava.
-Sì.
-E lei amava lui.
-Certo.
-Ma lei è morta. E lui è vivo.
Un secondo, poi si sentì in grado di guardarlo di nuovo. E quando lo fece vide i suoi occhi limpidi e azzurri – lo stesso colore del cielo di Sephiro. E poi il bacio, delicato come il rumore della cascata che restava in sottofondo.

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Capitolo 14
*** Perdonami ***


Da tempo Paris aveva in mente quel pensiero, e decise di farlo. Sperava che Sakura fosse contenta, così uscirono.

-Cos’è? Un Tempio?
-Non esattamente. È il Tempio.
-Il…?
Lui annuì.
-Ma entriamo solo se vuoi. Vuoi?
Lei annuì.
-Ma come si entra? C’è un chiavistello, qualcosa?
-Puoi provare tu stessa.
-A far cosa?
-Ad aprire. Appoggia la tua mano.
Sakura esitò, poi lo fece. E la porta le obbedì, aprendosi al suo semplice tocco.
-… Ho aperto io?
-Sì. Vieni, entriamo.
Entrarono.
-Le porte si chiuderanno alle nostre spalle, per cui non spaventarti- disse lui, e Sakura annuì. Si accorse a malapena di questo però, perché aveva visto l’immagine di Fu, e soprattutto aveva sentito il vento muoverle i capelli.
-… C’è vento.
-Sì.
-Com’è possibile? È tutto chiuso, e non ci sono aperture.
-Infatti.
-E allora?
-Le versioni sono discordanti. Ma si pensa che sia stato l’ultimo dono di Fu.
-Lei… è qui? Voglio dire…
-Secondo me sì. Dicono che anche lei, come le sue compagne, scelga accuratamente qualcuno che possa sentirla.
-Sentirla…?
-Sì. Sentire il suo spirito, e forse la sua voce.
Sakura esitava. La sua fine intelligenza le diceva che quasi sicuramente Fu le avrebbe parlato, se solo lei fosse stata pronta ad ascoltarla. Solo che non era certa di esserlo.
Alla fine ruppe gli indugi. Chiuse gli occhi. Subito sentì solo la brezza, nulla di strano, c’era anche prima. Poi la voce.
Sakura
Era lei. Sakura ne fu impaurita, ma coraggiosamente non aprì gli occhi – tanto sarebbe bastato, era certa, per interrompere il collegamento.
non devi avere paura non voglio spaventarti
-Non ho paura- disse a mezza voce. Paris la osservò e capì che Fu l’aveva scelta. Ne era certo, che sarebbe andata così.
lasciati guidare dal vento
-Sì.
ti proteggerò sempre. devi fidarti di me e anche di Paris
Anche di Paris. Sakura cominciò a tremare.
-P… Paris…
-Cosa succede? Stai bene?
-… Io…- lei aprì gli occhi -Portami via, ti prego.
-Certo, vieni. Usciamo.
Mentre lui la conduceva via, Sakura guardò con rimpianto la porta chiusa del Tempio.
Mi dispiace
E le dispiaceva davvero. Hikari aveva avuto il coraggio di ascoltare le parole di Hikaru, e così Mina. Lei invece non era abbastanza coraggiosa.

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Capitolo 15
*** Le parole della principessa ***


Perfettamente rimessa, Hikari notava un certo fervore a palazzo, come se stessero organizzando qualche festa. Non aveva tempo né modo di chiedere a qualcuno, ma uscendo, incontrando gli abitanti di Sephiro,
venne a sapere che si stava per celebrare qualcosa di veramente speciale.

-Già- osservò Mina -L’8 agosto. È il compleanno di Hikaru.
-E lo festeggiano?
-Così pare. Ma di certo Clef o Plesea ne sanno di più.

In sala grande trovò Clef, e chiese chiarimenti in merito all’evento. Questo annuì.
-Sì Hikari, è così. Ad ogni suo compleanno si organizza una grande festa a cui partecipa tutto il popolo. Viene scelta una ragazza che danzi in onore di Hikaru. È una fortuna che siate qui. Davvero non potete perderla.
-Ma solo per lei, o…?
-Naturalmente, no. Il 3 marzo e il 12 dicembre ci sono delle feste altrettanto sfarzose, per i compleanni di Umi e Fu.
-Possiamo partecipare? Noi tre?
-Ma certo.

Incontrò per caso Plesea, che disse di doverle parlare.
-Riguarda la festa di stasera. Clef ti ha sicuramente detto che ogni anno viene scelta una ragazza che balli in onore di Hikaru.
-… Sì- Hikari credeva di sapere dove volesse andare a parare.
-Bene. Tesoro, io non te lo chiederei se il Monaco Guida in persona non mi avesse chiesto di farlo. Lui avrebbe pensato a te.
Era inevitabile. Di certo, almeno in quel periodo non esisteva una ragazza che somigliasse a Hikaru più di lei.
-… Vuole che sia io a farlo?
-Sì. Ma naturalmente non sei obbligata. Se pensi che potrebbe causarti disagio, o…
-Ma cosa dovrei fare? Io non so…
-Ti insegnerei io. Credo davvero che Hikaru avrebbe scelto te, se fosse qui. Cosa ne pensi?
Hikari sapeva di non avere scelta.
-D’accordo. Io lo farò.

I preparativi furono lunghi. Plesea insegnava a Hikari i fondamenti della danza, rivelandosi una ballerina estremamente aggraziata ed elegante. Lei imparava in fretta, anche se era ansiosa. Era stato deciso che si occupasse Plesea dell’insegnamento, la danza di Cardina essendo ritenuta troppo provocante e “inadatta all’occasione”.

Sceglieva gli abiti che avrebbe dovuto indossare, con l’aiuto di Sakura e Mina – convinta Plesea che ce l’avrebbero fatta da sole.
-Per me non avresti dovuto accettare, Kari- diceva Sakura -Non ti ricordi più cosa è successo nel Tempio?
-Non potevo rifiutare, lo capisci anche tu. Plesea me lo ha chiesto con tanta gentilezza. Loro ci tengono.
-Ma prima di tutto devi pensare a te.
-Sono certa che starò bene. Si tratta solo di pochi minuti di danza, ce la farò benissimo.
Sakura era davvero molto preoccupata. Hikari lasciò il vestito che stava esaminando e l’abbracciò.
-Andrà tutto bene. Hikaru non permetterà che mi accada qualcosa.
-Lo spero davvero- rispose l’amica ricambiando l’abbraccio.

La sera era tutto pronto al villaggio. La festa si teneva all’aperto, visto che non tutti potevano entrare nel Tempio di Hikaru. Era stato preparato un falò e tutti stavano aspettando.

Hikari aveva finito di prepararsi. Non avrebbe dovuto farsi vedere fino alla fine, così uscì con Plesea, che la avvolse in un mantello. Quindi la condusse fuori.

Erano tutti intorno al falò. Gli abitanti danzavano e esultavano in omaggio alla loro principessa, mentre Sakura era vicino a Mina.
-Sono preoccupata. Molto.
-Lo capisco. Dobbiamo solo sperare che tutto vada bene.
Non si aspettava davvero tanta comprensione da parte di Mina, ma l’accettò volentieri. Le restò vicino.

Clef annunciò l’evento.
-E come di consueto, una giovane danzerà per rendere omaggio alla nostra sovrana. Il suo nome è Hikari.
Il popolo esultò. Sakura strinse la mano di Mina.

Hikari sentì annunciare il suo nome e capì che era il momento. Fece un sospirone, e entrò.
Entrò col suo vestito pieno di veli, rosso arancio e giallo, a simboleggiare il fuoco. Kailu per poco non cadde per terra. Lei si inchinò, quindi al braciere. Unì le mani in preghiera come per omaggiare Hikaru, quindi tese le braccia e iniziò a danzare.

Nessuno di loro fu capace di distogliere lo sguardo da lei. Perfino Sakura ignorava che sapesse ballare tanto bene.

Hikari non vedeva niente, non sentiva niente. Nella sua mente c’erano solo i passi di danza imparati da Plesea, e non vedeva le persone intorno a sé ne sentiva gli applausi. Era come se fosse sola.

La danza terminò. Hikari fece una riverenza, ma Sakura notò qualcosa che non andava.
-Mina, la vedi?
-Sì.
Non era più lei. Di colpo i suoi occhi si fecero vacui, ma quando parlò la voce non era la sua.
-Desidero ringraziarvi, amati abitanti di Sephiro, per avermi nuovamente reso omaggio.
Lantis si irrigidì. Plesea per poco non pianse.
-È Hikaru!
Tutti si prostrarono dinanzi a lei. Lei continuò.
-Mio amato popolo. Non vi ringrazierò mai abbastanza per il vostro impegno. Sapete bene che se questo mondo è rifiorito, il merito è solo vostro. Per questo penso che dovete celebrare voi, non me.
Clef ascoltava senza dire niente.
-Vi dico ancora e sempre grazie, popolo di Sephiro. Vi proteggerò sempre.
Lo spirito di Hikaru abbandonò il corpo di Hikari, che lentamente scivolò a terra priva di sensi. Nessuno si mosse, solo Kailu le fu vicino, e così Mina e Sakura.
-Hikari!
-Hikari- Kailu si voltò verso Clef che era rimasto fermo al suo posto - Cosa le hai fatto?
-Io non le ho fatto niente, Kailu- rispose calmo il Monaco Guida -Non sono stato io a sceglierla.
Kailu avrebbe voluto dire qualcosa, ma non voleva essere irrispettoso. Per cui prese Hikari e la condusse via, seguito da Mina e Sakura.

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Capitolo 16
*** Non siamo loro ***


Di nuovo a letto, febbricitante, Hikari era circondata dalle ragazze. Kailu non aveva permesso a nessuno di vederla o visitarla, nemmeno a Plesea, a suo dire a conoscenza di quello che sarebbe successo. Così la
curavano loro tre, Sakura molto preoccupata.
-Io gliel’avevo detto di non farlo- diceva -Lo sapevo che sarebbe successo qualcosa!
-La decisione spettava a lei- osservò Mina -Tu non potevi fare nulla. Smettila di sentirti in colpa.
-Avrei dovuto fermarla. Ecco cosa avrei dovuto fare.
Kailu la osservava e carezzava i suoi capelli.
-Voi non pensate…- le guardò -Non pensate che anche io stia con lei perché somiglia a Hikaru, vero?
-No- rispose Mina con decisione -Noi non lo crediamo.
Lui annuì, continuando a guardare lei.
-So che avrei dovuto fare qualcosa. Non potevamo davvero pensare che non sarebbe successo nulla.
-Secondo voi…- si infiltrò la voce di Sakura -Secondo voi alle altre ragazze è successo lo stesso?
-Vi direi di sì. Ma mentirei.
Restarono in silenzio a guardarla.

Nel delirio Hikari non li sentiva. Vedeva solo lei, la principessa, ed era così bella…
-Mi dispiace molto. Non volevo farti del male. Non era questa la mia intenzione. Devi stare tranquilla. D’ora in poi mi prenderò cura di te, Hikari. Non devi avere paura di nulla- le carezzava il viso -Dentro di te arde un fuoco immenso. Non permettere che lo spengano. Tu sei speciale. Non dimenticarlo mai.
E lei si sentì al sicuro. Sapeva che un cuore puro come quello di Hikaru non poteva mentirle.

Mina camminava a passo di marcia verso la sala grande. Era decisa a sapere tutto, e neanche Sakura era riuscita a fermarla.
-Lo faccio soprattutto per Hikari- le aveva detto -E per me e te.
E l’altra aveva dovuto lasciarla andare.

La porta si aprì da sola, come al solito, e lei entrò.
-Salve, Mina.
-Salve. Vorrei parlarvi di una cosa.
-Come sta Hikari?
-Ha ancora la febbre. Proprio di questo voglio parlarvi. Voi sapevate quello che sarebbe successo?
-No, Mina. Non ne avevo idea.
-E non lo immaginavate?
-Questo sì, forse. Del resto le ragazze non erano mai comparse a nessuno di noi. E se è per questo neanche a nessuno del nostro mondo.
-E non credete che ci stiano usando?
-Può darsi di sì- rispose calmo il Monaco Guida -Può essere che le nostre ragazze abbiamo trovato un canale di comunicazione attraverso voi tre. E questo non può che renderci felici.
-E a quello che proviamo noi? Non avete pensato?
-Non mi sembra che vi sia stato fatto del male finora.
-Ah no? Che mi dite di Hikari a letto con la febbre a quaranta? Vi sembra una cosa di poca importanza?
Combattiva, pensò Clef. Proprio come Umi.
-Mi dispiace molto che Hikari sia stata male. Certo nessuno di noi voleva vederla malata.
-Ma così è. E per colpa vostra.
-Per colpa nostra?- sembrava che il Monaco Guida si stesse agitando -E a cosa proviamo noi, non avete mai pensato? Noi amavamo quelle ragazze. Hanno salvato il nostro mondo e noi le abbiamo viste morire sotto i
nostri occhi! Loro per noi hanno dato la vita. Erano delle ragazze speciali.
-E noi no. Vero? Noi siamo solo delle brutte copie.
Clef non disse nulla. Mina uscì.

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Capitolo 17
*** Io non sono lei! ***


Hikari stava meglio, e volle alzarsi. Kailu la scortava come una guardia del corpo, chiedendole ogni due minuti se stesse bene. Lei era grata delle premure naturalmente, ma si sentiva bene. Molto bene.

Paris condusse Sakura ai piani alti del castello.
-Dove mi porti?
-In un posto speciale. Fidati.
E lei si fidava. Era stata Fu a dirglielo. E lei ci credeva.
-Ecco qua.
Era un’ampia terrazza. Spirava un vento leggero, non fastidioso, molto discreto.
-Wow!
-Sì, è bello vero?
-Bellissimo, ma… come mai è un posto speciale?
-Bè- Paris la guardò -Un motivo potrebbe essere che è stato proprio qui, che mio fratello ha dichiarato i suoi sentimenti a Fu.
-Oh!
Ed era vero, perché lei poteva sentirlo. Poteva quasi vederli, Fu e Felio, Cavaliere Magico e principe. Eppure nei loro sentimenti non c’era alcuna differenza.
-È stupendo.
-Sì, lo è. Mio fratello mi racconta che non c’è mai stato un alito di brezza quassù. Ma c’è, da quando Fu è scomparsa.
-Dici proprio sul serio?
-Certo. Ti ho mai mentito?
No, non le aveva mai mentito. E tanto meno lo stava facendo ora. Poteva vederlo dalla luce nei suoi occhi onesti. E non solo.
-Vorrei soltanto che tu potessi immaginare quanto sei speciale.
-D… davvero?
-Sì. Tu non sei il riflesso di nessuno. Sei tu. Sei Sakura.
Sì. Lui aveva ragione, era ora che smettesse di credersi l’ombra di qualcun altro. Annuì, facendosi nuovamente timida, per l’ennesima volta con lui. Solo che questa non somigliava a nessun altra. Perché adesso lui la baciò.

Mina era rimasta sola. Angel non era al castello così lei decise di uscire. Arrivò in riva al mare, e seduto sulla sabbia riconobbe Ascot.
Non aveva più parlato molto con lui, un po’ perché era per lei fonte di imbarazzo, prima di tutto per la somiglianza con Umi. E poi perché ricordava adesso chiaramente che aveva “trasportato” la sua anima per
permetterle di parlare col suo amore.
Si avvicinò timorosa – proprio lei!
-Posso?
Lui la vide e annuì.
-Certo.
Sembrava piuttosto tranquillo. Più rilassata, Mina sedette.
-Anche a te piace il mare?- domandò Ascot.
-Non lo sapevo neanch’io, ma sì.
-A me non piaceva affatto. Ma venire qui mi fa stare meglio. È come se potessi ancora sentire la sua voce.
Mina si limitò ad annuire. Ci risiamo, pensò. Nulla da fare, con chiunque parlasse, si finiva sempre per nominare loro.
-Sei preoccupata?
-No. No, è solo…- cambiò argomento, anche se non del tutto -Sono stata nel Tempio di Umi.
-Il Tempio- ripeté lui, come se la cosa lo infastidisse.
-… Angel mi ha detto… che tu non ci vai mai.
-Infatti. Sono stati loro a farla diventare una dea. Io l’amavo perché era una ragazzina. Perché era lei.
-… Ma è giusto che sia celebrata, no? Si è sacrificata per questo mondo.
-Sì, sarà così. Ma avrei preferito morire io, al suo posto. Non sarei diventato un eroe, né un dio. Ma lei sarebbe viva.
Mina l’ascoltava in silenzio. Il fastidio iniziale si era dissolto. Ascot era solo un giovane disperato, e lei non gli avrebbe negato il suo aiuto.
-Non… ne parli mai con nessuno?
-Non amo parlarne. Felio sarebbe l’unico con cui potrei farlo, ma anche lui ha subito una perdita simile, e non voglio fargli del male.
-Forse invece potrebbe far bene a entrambi.
-Già, forse. Grazie comunque.
Lei non disse nulla. Si voltò a guardare il mare tranquillo. Anche Ascot non parlava più. Forse la sua presenza non gli dava fastidio.
-Come va con Angel?- le chiese inaspettatamente.
-Bè, io… noi… bene. Siamo amici.
Lui annuì.
-Forse dovresti stare attenta. Clef non era capace di amare, e dubito che suo figlio lo sia.
-… Tu sapevi…?
-Che Umi lo amava? Sì, te l'ho detto. Del resto avrei dovuto essere stupido per non capirlo. E lui le spezzò il cuore.
-Magari non lo ha fatto di proposito.
-Sono certo di no. Cerca solo di stare attenta. Sei una cara ragazza e non vorrei vederti soffrire.
-Certo. Starò attenta.
Le stava parlando come un padre, e questo la fece sorridere. Ascot era davvero un ragazzo eccezionale. Capiva come Umi avesse potuto innamorarsi di lui.
Forse anche a lei era destinato uno come lui. Si avvicinò senza accorgersene – aveva visto un animale bellissimo.
-Bello! Cos’è?
-Ah?- lui si voltò -Sì. Quella è una fenice.
-Una fenice! Ma allora esistono!
-Qui esistono un sacco di cose.
Si voltò e se la trovò attaccata. Non avrebbe mai voluto farlo, ma date le circostanze il contrario sarebbe stato impossibile. E fu un bacio delicato, il tempo di qualche secondo.
Lei non l’avrebbe vista tanto tragica, se lui allontanandosi non avesse detto quella parola, o meglio quel nome.
-… Umi.
Si allontanò lei, tornando alla realtà.
-No! Basta con questa storia!
-Aspetta scusami…
-No! Io non sono Umi. Non sono lei!
-Perdonami! Non intendevo…
Ma lei non gli diede retta e se ne andò. Ascot sospirò.
-Mina, scusami. Potresti essere mia figlia.

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Capitolo 18
*** La culla della vita ***


Al castello tutto era tornato più o meno alla normalità. Clef parlava con suo figlio nella sala grande.

-Penso davvero che dovresti dirglielo. Non puoi continuare a illudere quella ragazza, e nemmeno Tata.
-Se ricordo bene sei stato tu a spingermi a farlo.
-Perché non avevo previsto l’arrivo di Mina. E nemmeno che ti avrebbe colpito tanto.
-Neanche io l’avevo previsto. In ogni caso non provo nulla per Tata, te l’ho detto.
-Avresti dovuto essere sincero con Mina.
-Certo. Così non avrei potuto neanche cominciare a conoscerla.
-Io ti ho avvertito. Ricordati solo che le bugie hanno le gambe corte.

Un pomeriggio, Mina percorreva il corridoio in compagnia di Hikari e Sakura. Cardina passò loro vicino e per poco non le travolse.
-Ah! Scusatemi ragazze!
-Dove vai così di corsa?- domandò Hikari.
-In sala grande! Sono arrivate le principesse di Chizeeta!
-Finalmente le conosciamo!- esclamò Sakura -Che tipi sono?
-Ah, sono fantastiche!- Cardina si perse nell’adorazione -Sono bellissime. Giustissime. Simpaticissime. E…
-… Issime- sorrise Hikari -Abbiamo capito. Allora le dobbiamo proprio conoscere.
-Venite!

Arrivarono nella sala grande. Vicino a Clef c’era Angel, e con lui due donne, entrambe coi capelli rossi lunghi, l’una sciolti e l’altra legate in una treccia. Queste guardarono le ragazze con un sorriso di benvenuto, che subito si spense.
-… È impossibile!
La solita storia. Mina ne aveva abbastanza e stava per dire qualcosa – niente di gentile, di sicuro – ma la mano di Sakura sulla sua la fermò.
-Sono delle ospiti- disse Clef alle donne -Tata e Tatra di Chizeeta, permettetemi di presentarvi Hikari, Mina e Sakura.
-Ah!- la donna con la treccia sospirò e l’altra si avvicinò con un enorme sorriso.
-Delle nuove amiche! Che bellezza! Io sono Tatra, e lei è mia sorella Tata.
-Piacere…- Hikari si riprese per prima dalla sorpresa -Io sono Hikari. Loro sono Mina e Sakura.
Anche l’altra donna annuì.
-Molto liete. Io sono Tata. La sorella di Tatra… e la fidanzata di Angel.
Mina ebbe l’impressione di stare per svenire. Sakura le tenne forte la mano. Perfino Tata si rese conto che era impallidita.
-Va tutto bene? Ho… detto qualcosa che non dovevo?
La mano di Hikari calmò Mina. Riprese il controllo con velocità sorprendente. Scosse il capo.
-No, sto benissimo.
-Ah, perché… eri pallida.
-Mi dispiace di avervi fatto preoccupare. Spero che vi sposerete presto.
Angel la guardava come interrogativo. Tata, di nuovo rilassata ridacchiò.
-Glielo chiedo sempre anch’io! È che gli uomini sono talmente volubili! Vero?
Mina annuì.
-Sì. Sono d’accordo.

Uscì nel corridoio, seguita da Sakura e Hikari.
-Mina, aspetta! Dove vai adesso?
-A fare un giro.
-Ma veniamo con te!
-No. Torno presto.

Si ritrovò in riva al mare. Non era in sé, ma non voleva pensare. Angel aveva già una ragazza. Le aveva mentito. Peggio, aveva mentito a lei e alla sua ragazza. Perché aveva baciato lei. Ascot aveva ragione, Angel
non sapeva amare.
Il mare. All’improvviso le sembrò tanto bello da farle venire le lacrime agli occhi. E pensò che era solo lì che doveva andare. Era certa che avrebbe ritrovato sé stessa.
Attraversò la spiaggia e si immerse nell’acqua.

Non si sentiva bagnata. Era come se fosse sospesa in aria. Eppure era nell’acqua, stava galleggiando. Si sentiva leggera come una bolla di sapone. Non aveva freddo né paura. Si sentiva al sicuro.
Mina
Era Umi. La chiamava.
lui non ti ha mentito
-Sì, invece- disse Mina -Ha una ragazza e non mi ha detto niente.
per lui non significa nulla. Devi avere fiducia nei suoi sentimenti
-Come faccio? Come posso essere sicura che non mi mentirà ancora?
dai ascolto solo al tuo cuore. fidati solo di lui
E Mina annuì.
-Sì.
sono qui per proteggerti
-Lo so. Grazie.
Si tirò su e si trovò nell’acqua. Ancora lontana dalla riva. Cominciò a nuotare, i capelli neri galleggianti. Dopotutto il suo cuore non le aveva mentito. Ed era certa che Angel provasse qualcosa. Doveva essere così, se l’aveva detto Umi. Lei sapeva tutto.

Ormai poteva stare in piedi, e iniziò a camminare verso la riva. Vide qualcuno venire dal castello.
-Mina! Mina!
Era Angel. Era venuto a cercarla. Lei non si affrettò, semplicemente arrivò lentamente alla spiaggia. Angel le venne incontro e Mina si lasciò prendere tra le braccia.
-Per fortuna sei qui! Stai bene? Cosa è successo? Sei caduta in acqua?
Lei fece cenno di no.
-Sono andata da sola. Ho sentito Umi. Lei mi ha detto che tu non mi hai mentito.
-E’ vero. L’ho fatto non dicendoti di Tata. Ma su quello che provo non ho mai finto.
-Lo so.
-Perdonami. Non volevo ferirti.
-Lo so.
Non sembrava nemmeno più lei, con quella voce tanto esile. Angel la strinse.
-Lo so che mi sono comportato male. Non sono mai stato capace di amare. Me lo hai insegnato tu.
-Come lo ha insegnato Umi ad Ascot.
-Non parliamo di lei. Tu non sei Umi. Tu sei Mina.
Lei annuì. Si lasciò stringere e rispose al suo bacio. Forse, pensò, non era stata solo lei a insegnargli qualcosa.

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Capitolo 19
*** Il vento della vita ***


Tata prese abbastanza bene la cosa, tutto sommato, e per Mina la faccenda era a posto. Anche Clef approvava.

Spesso Sakura pensava a Fu. Voleva diventare più forte, abbastanza per avere il coraggio di ascoltare la sua voce. Dopotutto lei non poteva fargli del male. Era un fantasma. Le veniva quasi voglia di chiamarla, ma come?
Che domande! Ascoltando il vento, ovviamente, come Fu stessa le aveva suggerito. Chiuse gli occhi e si concentrò. Non doveva avere paura. Lei non voleva il suo male.
ciao Sakura
Sorrise. L’aveva sentita!
non sei me. ricordatelo
-Lo so.
fai in modo che tutti lo ricordino
-Certo.
La sua voce svanì, anche se sentiva ancora la sua presenza.
-Fu?
sì Sakura sono qui
-Perché non mi parlavi più? Che cosa succede?
voglio darti qualcosa
Sakura aggrottò la fronte.
-Cosa devo fare?
tendi la tua mano
E lei lo fece. Sentì qualcosa nella mano, qualcosa di piccolo.
-Devo darlo a lui? A Felio?
Un alito di brezza le rispose di sì. Sakura strinse l’oggetto nella mano e corse giù per le scale. Andando incrociò Paris.
-Sakura, cercavo proprio te. Volevo…
-Dopo Paris, perdonami. Devo fare una cosa. Sai dov’è tuo fratello?
-Cosa? Sì, credo sia nell’entrata…
-Grazie!
Scese velocemente, lasciando Paris con gli occhi sgranati. Cosa mai doveva fare di tanto importante?

Felio era proprio dove Paris aveva detto, sull’entrata del castello. Osservava il cielo perfettamente azzurro e si chiedeva perché Fu non avesse cercato prima un modo per farsi vedere da lui. Guardava l’azzurro sperando di scorgervi un segno, o meglio ancora il suo sorriso. Ma non c’era nulla.
Sospirò, e in quel momento arrivò Sakura.
-Principe…
Si voltò.
-Sakura. Dimmi pure.
Lei fece per inchinarsi, ma lui fece un gesto.
-Non confonderti con queste cose. Io non sono sovrano di niente e di nessuno.
-Bene… io… devo darvi questa.
Gli fece vedere la piccola pietra verde smeraldo.
-Cosa è?
-E’ per voi.
-Sì, ma chi te l’ha data?
-Me l’ha data Fu.
Felio la guardò con gli occhi sgranati un momento, quindi
-Dov’era?
-E’ importante?
-Sì, lo è molto. Dov’eri quando ti ha parlato?
E lei gli diede la risposta che, ne era certa, lui si aspettava.
-Su balcone. Dove spira il vento.
Il principe annuì. Lei gli diede la gemma e Felio trattenne la sua mano fra le sue.
-Tu sei una benedizione, Sakura. Non so come potrei mai ripagarti.
-Per… per cosa, principe?
-Per avere avuto il coraggio di ascoltare la sua voce.
Sakura annuì.
-Lei vi ama con tutto il suo cuore. Vi amerà per sempre.
Il principe annuì.

Tornò sul balcone e lì trovò Paris.
-Hai trovato mio fratello?
-Sì, proprio dove mi avevi detto.
Paris annuì. Lasciò che lei si avvicinasse, poi
-L’hai sentita, vero?
-Sì.
-Cosa ti ha detto? Ti ha dato qualcosa? Da consegnare a mio fratello?
-Sì. Un pezzo del suo cuore.
Lui annuì di nuovo.
-Sei stata coraggiosa.
-Non ho fatto nulla.
-Invece hai fatto moltissimo.
Sakura si poggiò contro la balaustra e non si accorse che Paris voleva dirle qualcosa.
-Sakura?
-Sì.
-Vorrei darti qualcosa, ma prima… hai per caso un ragazzo?
-Un ragazzo?- lei lo guardò sorpresa -No, non ho un ragazzo.
-Allora… guarda. Voglio donarti questo.
In mano aveva un anello. Sembrava fosse simile a quello che Felio aveva regalato a Fu. Possibile che ce ne fosse un altro? Perché non era lo stesso, no?
-Cosa…?
-Tranquilla, non l’ho rubato dal dito di Fu. Ho chiesto al Monaco Guida di fabbricarlo per te.
-Per me? Ma principe…
-Non ti piace?
-Sì, mi piace… ma lo sapete che nel mio mondo un anello è un dono molto impegnativo?
-Sì, mio fratello me l’ha accennato.
-E volete regalarmelo comunque?
-Sì, e proprio per questo. Forse per gli altri sei la copia di Fu. Invece per me sei la ragazza di cui mi sono innamorato.
Sakura restò immobile, come chiedendosi se fosse un sogno.
-… Io… non so se posso accettarlo.
-Se lo facessi mi renderesti felice. Ma non è indispensabile. Mi basta sapere se mi ami, anche se- la guardò negli occhi -Forse non è necessario nemmeno questo.
Aveva letto nei suoi occhi, Sakura lo sapeva. Non poteva fare altro che dargli la conferma di ciò che lui già sapeva. Gli porse la mano e lui le infilò l’anello. Poi l’abbracciò, e Sakura con le lacrime guardò il cielo. Poteva vedere il sorriso di Fu.
grazie
Sorrise anche lei.
-Grazie a te.

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Capitolo 20
*** Il fuoco della vita ***


Hikari stava nel giardino. Amava quel posto, come lo aveva amato Hikaru, e questo gliela faceva sentire estremamente vicina. Nonostante tutto avevano moltissimo in comune, molto più del nome o del cane.
Girava ammirando gli splendidi fiori, e non si rendeva conto di una persona che invece stava ammirando lei.

Kailu era alla ricerca proprio di Hikari, e l’istinto l’aveva portato nel giardino. Si affacciò con cautela e la vide, immersa nei fiori. Fu più che lieto di vedere che stava bene. Doveva essere proprio un cuor contento, pensò, per essere così allegra dopo tutto quello che le era successo.

Hikari saltava da una parte all’altra e intanto pensava. Hikaru non le aveva più parlato e questo la preoccupava. Stava forse per succedere qualcosa?
-Ehi, Hikari!
Si voltò verso Kailu.
-Ciao.
-Hai voglia di fare due passi?
-Dove? Fuori?
-Sì. Vieni?
-Certo.

Uscirono e raggiunsero l’aperta campagna. Hikari si guardava intorno estasiata. Mina con Angel e Sakura con Paris li avevano raggiunti.
-Che bello! Potrei viverci!
-Qui su Sephiro?
-Sì!
Sollevò il naso sentendo qualcosa.
-Lo sentite anche voi?
-Cosa?
-Odore di fumo.
Voltandosi verso le sterpaglie capì di cosa si trattava.
-Un incendio!
-Che facciamo?- domandò Sakura.
-Dobbiamo avvertire Clef!
Angel stava per contattare suo padre telepaticamente, ma Hikari guardava avanti, gli occhi sgranati.
-… Guardate.
-Dove?
I ragazzi non vedevano niente. Mina e Sakura sì.
-… Io non posso crederci!
-Cosa?- Paris prese la mano di Sakura -Che cosa?
-Sono loro.
-Loro?
Davanti a loro c’erano tutte e tre. Hikaru teneva lontane le fiamme e le circoscriveva, Fu calmava il vento, Umi spegneva il rogo. Così l’incendio fu domato, sotto gli occhi del principe, del figlio del Monaco Guida e del terzo giovane che non riuscivano a capire.
-Ma cosa…?
Le ragazze invece sorridevano. A cosa, non si capiva.
-Grazie- disse Hikari. I tre Cavalieri Magici ricambiarono il sorriso, un sorriso che significava sempre noi avremo cura di voi.
Kailu si riprese dalla sorpresa e afferrò la mano di Hikari.
-Possiamo andare?
-Aspetta. C’è qualcuno che ha bisogno di aiuto.
Alcuni animali erano rimasti feriti, e il gruppo si mise a curarli.
-Hikari?
-Dimmi.
-Dicevi sul serio che vorresti vivere qui?
-Sì.
-E lo faresti? Per sempre, intendo?
Lei scosse il capo.
-No. Ma potrei venire qui spesso.
-Per… vedere il Tempio?
-Anche per vedere te.
Kailu non sapeva se aveva capito bene. Ma Hikari gli fece un sorriso così luminoso che lui si dovette ricredere.

L’autunno era arrivato sulla Terra, e per le ragazze era il momento di tornare a scuola. Tornavano però spessissimo su Sephiro, e così un giorno, una visita come tante.

Kailu cercava Hikari dovunque senza trovarla. Poi gli venne in mente che poteva essere in un posto solo, e lì la trovò.

Angel tornava quasi esclusivamente quando veniva Mina, tanto che spesso suo padre lo rimproverava. Solo a voce però, perché in fondo era felice che fosse innamorato.

Paris non lasciava per molto tempo Sakura da sola, ma quel giorno non riusciva a trovarla. Eppure credeva di sapere dove poteva essere.

La vide inginocchiata davanti al braciere. Non disse nulla e non la chiamò per non disturbarla, ma lei lo sentì. Si voltò e lo vide.
-Ciao- si alzò.
-Ciao. Non volevo disturbarti.
-Non mi disturbi. Mi piace venire qui. È come se sentissi il suo abbraccio.
Kailu annuì.
-Ti ho cercata dappertutto.
-Scusami.
La cinse con le braccia e le diede un bacio.

-Mina, sei qui.
Lei non si mosse. Era proprio bellissima, i lunghi capelli mossi dal vento. La cinse con le braccia e lei lo lasciò fare.
-Quanto ti piace il mare?
-Tantissimo. Ogni volta è come se lei mi stesse aspettando.
-Sono sicuro che è proprio così. Lei veglia su di te.
-Lo spero.
Si lasciò dare un bacio.

Sakura stava seduta con gli occhi chiusi, sentendo il vento. Paris stava invece sulla soglia e la osservava, chiedendosi se stesse parlando con Fu.
Lei aprì gli occhi.
-Non ti avevo sentito.
-Non volevo disturbarti.
-Non parlavo con lei. Mi piace sentire il vento.
-Hai ancora paura?
-No. So che vuole solo proteggermi.
Lui annuì, e sorrise vedendo scintillare l’anello al suo dito.
-Quello te lo togli mai?
Lei seguì il suo sguardo e avvampò.
-… No. Ci dormo anche.
-Questo mi rende felice.
Sakura sorrise. E lui le venne vicino e le dette un bacio.

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