Dagli occhi non scende più niente

di ArcticBlast
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Capitolo 31 ***
Capitolo 32: *** Capitolo 32 ***
Capitolo 33: *** Capitolo 33 ***
Capitolo 34: *** Capitolo 34 ***
Capitolo 35: *** Capitolo 35 ***
Capitolo 36: *** Capitolo 36 ***
Capitolo 37: *** Capitolo 37 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


POV HERMIONE
 
“Buongiorno Hermione”.
“Buongiorno Paul”.
“Questi sono gli ordini di questa settimana…letteratura italiana, bella scelta” sorrise il ragazzo delle consegne.
“Sì, voglio ampliare la sezione internazionale”.
“È una buona idea, magari ci passo uno di questi giorni”.
“Mi troverai qui, e poi forse ho trovato quel libro di fantascienza che mi dicevi qualche giorno fa”.
“Sei sempre molto efficiente, Hermione, grazie”.
“È il mio lavoro”.
“Ora scappo, arrivederci”.
“Ciao Paul, buon lavoro”.
Afferrai lo scatolone e mi diressi verso il reparto giusto.
Adoravo l’odore di libri nuovi al mattino.
Da quando faccio questo lavoro sto riscoprendo le piccole cose.
E la soddisfazione che deriva da esse.
Chi l’avrebbe mai detto che sarei finita a lavorare in una libreria babbana.
Io, reputata una tra le migliori streghe che Hogwarts abbia mai avuto.
La pupilla della professoressa McGranitt.
Eppure eccomi qui, tra i miei amati libri.
Sono ormai tre anni che non frequento più il mondo magico.
Non lo sento più mio.
Non dopo quanto successo con la guerra.
Non dopo Ron.
Prendere e lasciare tutto è stata una scelta dolorosa.
Ma saggia.
Ne avevo tratto un insegnamento con il tempo.
Prima vengo io.
Poi vengono tutti gli altri.
Devo poter star bene con me stessa.
Ricordo lo sguardo triste di Minerva.
Lei che per me era stata una guida.
Una seconda madre.
Ma capiva la mia decisione.
E la rispettava.
Harry e Ginevra mi supportarono in tutto.
Loro che adesso vivevano a Grimmauld Place.
Come una vera coppia.
Molto spesso passavamo delle serate insieme.
Infondo non siamo poi così distanti.
Sono così felice per quei due.
Dopo la guerra si sono dichiarati amore eterno.
Tanto da decidere subito di non voler passare altro tempo lontani.
A maggio di questo anno si sposeranno.
Nei giardini di Hogwarts.
Sarà tutto perfetto.
Loro sono perfetti.
Anche io e Ron avevamo tentato.
All’inizio andava bene.
Vivevo alla Tana insieme ai Weasley.
Il tracollo ci fu quando lui cominciò a bere.
Perché la vita da Auror non faceva per lui.
Perché l’intero mondo non lo voleva.
Perché non trovava un lavoro che lo soddisfacesse.
In realtà Ronald non lo aveva neanche cercato.
Era fatto così.
Si arrendeva al primo ostacolo.
A volte diventava violento.
Ricordo il primo schiaffo come se fosse ieri.
Il giorno dopo le sue lacrime.
Ma era una routine che si ripeteva ogni mese.
Lo amavo.
Volevo aiutarlo.
Lui però non era dello stesso avviso.
Lo trovai a letto con un’altra.
Una tipa ubriaca quanto lui.
Nel nostro letto.
Fu lì che compresi.
Che tutto fu più chiaro.
Io dovevo pensare a me stessa.
Smettere di voler aiutare gli altri ad ogni costo.
Di volerli salvare.
Sempre.
E me ne andai in quel momento esatto.
Senza valigie.
Con il cuore spezzato.
Tornai nella mia vecchia casa a Londra.
Quella che i miei genitori avevano lasciato.
I primi giorni furono un inferno.
Il dolore logora l’anima.
Ma dicevano col tempo passa tutto, passa anche l’inferno*.
Così fu.
Mi rimboccai le maniche.
Trovai questo piccolo negozio vuoto.
Era da sistemare ma aveva potenziale.
Harry e George si occuparono dei lavori.
In qualche mese riuscimmo a ristrutturarlo.
 La mia libreria.
Jane’s Corner.
Perché questo nome?
Perché la mia scrittrice preferita è Jane Austen.
E poi perché sta proprio nell’angolo della via.
Mi sembrava carino mescolare le due cose.
A tutti era piaciuto subito.
Ricordo che all’inaugurazione erano presenti persino i Weasley.
Tranne Ron ovviamente.
Non volevo neanche incontrarlo per caso.
Figuriamoci ad un evento del genere.
A distanza di tre anni posso affermare che questa piccola libreria mi ha dato soddisfazioni.
Ho organizzato anche qualche serata a tema.
Come la serata a tema Sherlock Holmes.
O la volta in cui avevo invitato un giovane autore francese a parlare del suo libro.
Mi sono adattata a questa nuova vita.
E sono felice.
Finalmente.
 
 
 
POV SEVERUS
 
“Severus, devi aiutarmi, sei il vicepreside!”.
“Ricordami quand’è che ho accettato l’incarico”.
“A settembre dovremo riaprire i battenti e noi siamo senza insegnanti, ma ti rendi conto della gravità?!”.
“Cosa dovrei fare, di grazia?”.
“Aiutarmi con la ricerca, ci mancano i docenti di erbologia, astronomia, babbanologia e trasfigurazione”.
“No”.
“Non fare così, io sono troppo vecchia per occuparmi sia della cattedra che della presidenza”.
“Hai già ricevuto qualche curriculum?”.
“Sì, ma ho dei nomi in mente e spero che accettino”.
“Tipo?”.
“Neville Paciock per erbologia, per esempio”.
“Dimmi che stai scherzando”.
“Era il migliore del suo anno ed ha completato una specializzazione in Belgio con ottimi voti, perché non riportarlo qui ad Hogwarts?”.
“Perché era un disastro!”.
“Nella tua materia”.
“Nella vita in generale, e non dire il contrario!”.
“Ho scelto lui, che ti piaccia o no. Gli ho già inviato una lettera, spero di ricevere presto una risposta positiva”.
“Per le altre materie?”.
“Aaron Dalton per astronomia, è un uomo con una certa carriera alle spalle e pare che sia stanco di fare ricerca perciò andrò a trovarlo mercoledì”.
“Lo conosco, ho letto qualche suo articolo e non posso dire nulla sul suo conto se non cose positive”.
“Chelsea Birdstone, nata babbana, lavora al ministero proprio nella sezione dei rapporti con il mondo babbano perciò pensavo di offrirle il ruolo di docente in babbanologia”.
“E per trasfigurazione?”.
“Hermione Granger”.
“Cosa?!”.
“Voglio lei, e su questo sono proprio irremovibile”.
“Ma non ha lasciato il mondo magico?”.
“Sì, ma tu andrai da lei e la convincerai ad accettare la cattedra”.
“No”.
“Non fare il bambino”.
“Tu non dici a me di non fare il bambino! Io dalla Granger non ci vado, non voglio sapere nulla di lei!”.
“Ti ha salvato, dovresti esserne grato”.
Esserne grato, certo.
Quella ragazzina ha fatto un grande errore.
Io dovevo andarmene.
Con il cuore leggero.
E gli occhi di Lily stampati nella mente.
Invece no.
Hermione Granger è tornata indietro per me.
Per salvarmi.
Mi aveva fatto bere almeno dieci pozioni diverse.
Allungando la mia agonia.
Permettendo ai medimaghi di soccorrermi.
Nella rimessa delle barche.
Lei è restata lì.
A parlarmi.
Con gli occhi gonfi dalle lacrime.
Ma la forza di una roccia.
Perché non mi ha lasciato morire in pace?
Ero pronto.
Non è mai tornata a darmi spiegazioni.
Non la vedo da quella notte.
Dalla fine della guerra.
Vigliacca.
So che non vive più nel mondo magico.
Chissà poi perché.
Grazie a lei comunque sono tornato alla mia vecchia vita.
Con più rancore.
Sensi di colpa.
Odio.
Ho ripreso la mia normalità in mano.
La mia cattedra di pozioni.
Tralasciando tutte le cerimonie a cui sono stato invitato in seguito della sconfitta del Lord.
Declinati ovviamente.
O tutti i riconoscimenti che non ho neanche ritirato.
Per l’intero mondo magico sono passato dall’essere un assassino.
Ad un eroe di guerra.
Ma non c’è onore in quello che ho fatto.
Non c’è niente.
Ho protetto il prescelto come ennesima prova d’amore.
Ho fatto la spia per riparare ad un errore.
Io sono stato davvero il cattivo.
Anch’io ho ucciso e torturato.
Eppure agli occhi della gente sono un eroe.
Stupidi.
Io vedo ancora il sangue che scorre sulle mie mani.
Ne sento la puzza addosso.
Quella ti rimane dentro al cuore.
Dentro alla testa.
In tre anni la mia vita aveva subito qualche urto.
Ma alla fin dei conti sono rimasto lo stesso.
Cinico e distaccato.
Tranne con Minerva.
Lei mi ha chiesto scusa.
In ospedale.
Tenendomi la mano.
Lei che ai miei occhi è sempre stata una donna stoica.
Era lì che piangeva indifesa.
Non riesco a portarle rancore.
Le voglio bene.
Come ad una madre.
Perché questo è stata negli anni.
Tra alti e bassi.
Minerva mi aveva riaccolto ad Hogwarts.
Come il professore che ero sempre stato.
Né più né meno.
Ho dato una mano nella ricostruzione del castello.
Insieme ai sopravvissuti.
Faceva male sapere che ero stato uno degli artefici della distruzione.
Anche se ero sotto copertura.
Hogwarts per me è sempre stata casa.
Un rifugio dove sentirmi sempre al sicuro.
Dove la violenza della mia infanzia non poteva raggiungermi.
Nonostante tutto sono qui.
A preparare una nuova apertura.
Sono felice?
Non posso dirmi felice.
Mi vedo fermo.
Nella realtà che qualcun’altro ha scelto per me.
Sto sopravvivendo.
Sono spettatore del tempo che scorre.
Non mi piace questa condizione.
Ma mi sono adattato.
Come sempre.



ANGOLO AUTRICE:
Ciao a tutti, come state? Io bene, finalmente. Sono tornata con un nuovo progetto dopo molto tempo, scusate l'assenza ma l'università e i vari impegni non mi hanno permesso di scrivere e pubblicare. Eccoci di nuovo qui, con una nuova avventura per la nostra coppia preferita, chissà cosa accadrà...Spero vi piaccia, spero che entratriate nel miglior modo all'interno della trama. Mi raccomando lasciatemi una recensione, sapete che sono felice di leggervi e parlare con voi di idee, teorie, possibili sviluppi, errori e chi più ne ha più ne metta.
Bentornata a me, ma soprattutto bentornati a noi!
ArcticBlastSY

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 2
 
POV HERMIONE
 
Nuova giornata di fine estate.
Stranamente Londra è stata piuttosto soleggiata.
Finalmente la solita pioggia aveva lasciato spazio ad un timido sole.
Siamo alla fine di agosto.
Tra poco tutti torneranno alla solita routine.
Fatta di lavoro.
Persino Harry dovrà tornare in ufficio.
E Ginny agli allenamenti.
Io rimarrò qui.
Seduta dietro la mia scrivania in legno.
Con chissà quale nuovo libro aperto davanti.
Con i miei occhiali da vista.
E i capelli raccolti in uno chignon disordinato.
Il mio migliore amico continua a dirmi che in questo stato non troverò mai il mio principe azzurro.
Ma quale principe azzurro?
E poi perché proprio azzurro?
Non potrebbe essere giallo?
Rosso?
Nero?
Nero.
Un principe nero.
L’ho conosciuto.
L’ho salvato.
A distanza di tre anni non ne so ancora il motivo.
Forse perché infondo gli ho sempre creduto.
Ho sempre avuto un briciolo di fiducia in quell’uomo.
E non potevo di certo lasciarlo morire.
Non me lo sarei mai perdonata.
Saperlo in fin di vita e non aver fatto nulla.
No, non era da me.
Non lo è neanche adesso.
Mai un ringraziamento.
Mai un cenno.
Era tornato ad essere il solito professor Piton.
Minerva era solita darmi notizie della sua salute.
Almeno per i mesi che era restato all’ospedale.
Lei diceva che un giorno Severus avrebbe capito il mio gesto.
Perché per lui era una condanna.
Ed io ne ero la carnefice.
Ha sofferto davvero molto.
Nessuno dovrebbe avere una visione della vita simile.
La vita è bella.
Fa male.
Fa cadere a terra.
Ma anche rialzare.
Lottare.
La vita insegna.
Proprio come Piton.
Severus Piton è un insegnante.
Non solo di pozioni, no.
Di vita.
Vengo distratta da questi pensieri.
Il campanellino che ho messo sopra la porta ha suonato.
C’è un cliente.
No, non è un vero e proprio cliente.
È un bambino.
Nelle ultime due settimane è venuto spesso.
Ogni due o tre giorni.
Entra e va dritto nel reparto dei fumetti.
Non tocca nulla.
Li ammira stregato.
Ho provato ad interagire con lui le prime volte.
Ma si allontanava.
Magari è il figlio di qualche turista e non conosce la lingua.
Anche se qualcosa nel suo aspetto mi dice che c’è molto di più.
I suoi capelli sono piuttosto lunghi e spettinati.
I vestiti sgualciti.
Porta sempre una felpa a maniche lunghe blu.
Dei jeans con uno strappo sul ginocchio.
Non so se è una nuova moda tra i giovani.
Sono ormai fuori dal giro.
Non so il suo nome.
So che c’è.
Che prima o poi entrerà dalla porta.
Quello che mi fa strano è il fatto che sia sempre solo.
Non è un bambino irrequieto.
Ogni volta che viene se ne sta in silenzio.
Chissà chi sia.
Quale sia la sua storia.
 
 
POV SEVERUS
 
Stupida vecchia.
Pensavo che una volta cambiato preside non dovessi più prendere ordini.
E invece eccomi mentre trasfiguro i miei soliti vestiti in qualcosa di babbano.
Che schifo.
Rivoglio le mie vesti.
Non questi stupidi jeans scuri.
“Severus, sei pronto?” bussò la preside.
“Sì, mia signora” sbuffai andando ad aprire.
“Dovresti vestirti così più spesso, stai molto bene, ragazzo mio” sorrise la donna.
“Piuttosto, mi hai portato l’indirizzo?”.
“Certo, eccolo, trovala e convincila a tornare da noi”.
“Mi limiterò a portarle il tuo messaggio”.
“Voglio Hermione Granger nel mio corpo docenti, chiaro?”.
“Chiaro”.
“Buona fortuna, Severus”.
“Sì, me ne servirà tanta” sbuffai di nuovo prendendo in mano il biglietto con l’indirizzo.
Mi smaterializzai in un vicolo di Londra.
Conoscevo la città.
Anche la parte babbana.
Infondo sono un mezzosangue.
Meglio mettersi a lavoro.
Knox Street, 24.
Casa della Granger.
Spero di trovarla subito così da finire in fretta.
Mi incamminai per le strade di Londra.
Mescolandomi tra i babbani.
Che non sospettavano assolutamente della mia vera natura.
Per loro sono un uomo qualunque.
E non un mago da poteri invidiabili.
Forse la capisco la scelta della Granger.
Qui lei può essere chi vuole.
Una normale ragazza inglese.
Senza una guerra nella memoria.
O dei lutti sulle spalle.
Finalmente arrivai davanti al portone.
Carino.
Bussai.
Nessuna risposta.
Riprovai altre due volte.
“Sta cercando Hermione?” una signora piuttosto vecchia con un improbabile cappotto rosso mi chiamò.
“Sì”.
“È a lavoro, non tornerà prima di pranzo”.
“Può darmi l’indirizzo?”.
“Ma lei chi è?” pure l’interrogatorio.
“Sono un suo vecchio professore, avrei bisogno di parlare con la signorina Granger urgentemente”.
“Capisco…l’indirizzo è Salisbury Street, 10”.
“Grazie, signora”.
Per fortuna non era troppo lontano da casa sua.
Londra è stranamente tranquilla oggi.
E soleggiata.
Arrivo davanti al negozio.
Jane’s Corner.
Che nome banale.
Presi un bel respiro.
Ed entrai.
Il posto profumava di ciliegia.
E tutto era in ordine.
La riconobbi subito.
Seduta composta dietro al bancone.
Lo sguardo perso nel libro aperto davanti a lei.
È cresciuta.
Porta degli occhiali da vista.
Le stanno bene.
“Salve, signorina Granger” dico avvicinandomi alla sua postazione.
“…professor Piton” sembra sorpresa.
Non ci vediamo da quel giorno.
Dal giorno in cui scelse di salvarmi.
Condannando la mia anima a restare qui.
E soffrire.
Le sue pupille si dilatano velocemente.
Non si aspettava di vedere proprio me.
Non dopo tre anni.
Neanche io.
Non pensavo di rivederla.
O meglio, non volevo.
Eppure Minerva mi ha spedito qui.
In una piccola libreria di Londra.
A convincere la mia salvatrice di tornare ad Hogwarts.
Che strana la vita.


ANGOLO AUTRICE:
Anche il secondo capitolo è online, che ve ne pare finora? Ovviamente siamo ancora in una fase di introduzione dei personaggi e delle vicende, spero non vi scocci. Come sempre vi invito a lasciare una recensione, sono molto felice di rispondere a qualsiasi messaggio: critiche, teorie, pensieri, opinioni...Chi mi segue dalle storie precedenti sa che mi fermo sempre a rispondere, se non subito per qualche motivo, nei giorni subito seguenti. Grazie per aver letto anche questo capitolo, non vedo l'ora di passare al prossimo!
ArcticBlast

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


POV HERMIONE
 
“…professor Piton”.
Non credevo ai miei occhi.
Era lui in carne ed ossa.
Severus Piton.
Sembrava stare bene.
Sembrava quello di sempre.
Ma vestito in modo babbano.
Mai avrei pensato di rivederlo.
Cos’è uno scherzo?
“Vedo che ha fatto della sua passione un lavoro” commentò guardandosi intorno.
“Perché è qui?” volevo sapere tutto subito, non era normale averlo davanti a me nella Londra babbana.
“Nonostante la sua mancanza dal mondo magico da tre anni, non ha ancora imparato ad essere gentile”.
“È successo qualcosa a Minerva? Converrà con me che non è normale che lei sia qui”.
“Lei sta bene, come sempre”.
“E allora?”.
“Sono qui da parte di Hogwarts”.
“No”.
“Granger, non sa neanche quello che ho da dirle”.
“Non voglio saperlo, può andare, professore”.
“Mi faccia finire di parlare, lo sa che odio essere interrotto” usò il suo solito tono fermo, quello che non ammette repliche.
“Prego” incrociai le braccia al petto.
“Minerva mi ha chiesto di convincerla ad accettare la cattedra di Trasfigurazione, visto che non riesce a fare lezione e gestire la presidenza insieme”.
“Ne sono onorata, mi creda, ma non posso accettare” cosa? Io di nuovo tra quelle mura sporche di sangue?
“Perché?”.
“Non sono affari suoi”.
“Sempre la solita bambina viziata”.
Ero talmente presa dal momento che mi dimenticai del bambino all’interno del negozio.
Quando spostai lo sguardo alla destra dell’uomo lo vidi.
Stava rubando un fumetto.
Dovevo fermalo.
“Ehi!” alzai la voce.
Il bambino corse fuori.
Cavolo.
“Granger, dove sta andando?!” sbraitò il professore.
“Ha rubato nel mio negozio, devo riprenderlo!”.
Corsi fuori a ruota.
Rincorsi il fuggitivo.
Ovviamente per strada non c’era nessuno che potesse aiutarmi.
Alle mie spalle c’era anche Piton.
Che figuraccia.
“Fermati! Non voglio farti del male, te lo giuro” urlavo sperando nella sua frenata.
“Granger!”.
Vidi il bambino girare a sinistra.
Fine della corsa.
Era un vicolo chiuso.
“Io odio correre” sputò l’uomo appena raggiunto il punto in cui eravamo fermi.
“Piccolo, te lo giuro non voglio farti del male” cercai di avvicinarmi ma lui spaventato arretrò spalle al muro.
“Basta così, è un ladruncolo” Piton gli si parò davanti con la sua solita aura scura.
Quello che successe dopo mi lasciò senza parole.
Il bambino si rannicchiò.
Da lui partì un’ondata magica.
Vidi Piton volare indietro di qualche metro.
“Calmati, piccolo, stai tranquillo”.
Mi avvicinai all’uomo dolorante a terra.
“Professore! Sta bene?” mi accucciai al suo fianco, era come rivivere quella scena.
“Ma che diavolo è successo?!”.
“È stato lui, è un mago”.
“Io sono un mostro!” urlò in risposta il bambino.
“No, non è così, fidati di noi” gli sorrisi.
“Voi mi picchierete…lo hanno già fatto, io sono soltanto un mostro”.
“Noi siamo come te”.
“Non ci credo”.
“Granger, spostati” Piton tirò fuori la bacchetta e trasfigurò un bidone della spazzatura in una sedia.
“Ma..che…”.
“Ci credi adesso, ragazzino?”.
“Vieni con noi, vieni con me” dissi con il tono più rassicurane che avevo e allungano la mano verso di lui.
Il maghetto sembrò fidarsi.
Tutti e tre tornammo nel negozio.
Per non avere interruzioni misi il cartello ‘Chiuso’ sulla porta.
Dovevamo parlare.
 
 
POV SEVERUS
 
Che diavolo stava succedendo?
Chi è questo moccioso?
Anzi, di chi è?
“Chi sei?” sputai verso il nanerottolo.
“Professore…lasci parlare me” intervenne la So-Tutto-Io.
Alzai le braccia al cielo.
Da quando avevo perso la mia reputazione?
Adesso mi zittiscono anche.
Mi appoggiai alla scrivania della Granger.
Mentre gli altri due si sedettero su delle poltroncine.
Quel bambino era strano.
La Granger deve assolutamente fare le domande giuste.
“Come ti chiami?”.
“Lucas”.
“Lucas…”.
“Soltanto Lucas”.
“Io mi chiamo Hermione, molto piacere…I tuoi genitori?”.
“Non li ho, non li ho mai avuti”.
“Tecnicamente li hai avuti altrimenti non saresti qui” commentai acido davanti a quella scenetta da telenovela spagnola.
“Professore!”.
“Stai facendo delle domande inutili Granger, inutili come te”.
“Faccia lei allora” s’innervosì la giovane.
“Senti, ragazzino, quanti anni hai?”.
“Dieci, ma tra pochi giorni ne compirò undici”.
“Mai sentito parlare di Hogwarts?”.
“Che?”.
Guardai la Granger.
Era tutto troppo strano.
“Potrebbe essere un nato babbano, come me, è normale che non conosca Hogwarts” intervenì la ragazza.
“Devo controllare i registri, c’è qualcosa che non mi torna”.
“Di certo non ha ricevuto un’istruzione magica altrimenti controllerebbe i suoi poteri”.
“Io li controllo…ma ho paura di fare del male, io sono uno scherzo della natura” commentò mogio il bambino.
“Non hai una bacchetta, come puoi controllarli?”.
“Tu non sei uno scherzo della natura Lucas, sei semplicemente speciale esattamente come noi due”.
Lucas alzò una mano in direzione di una pianta d’appartamento.
Si concentrò.
E dalla pianta nacquero tanti fiori colorati.
Le foglie si moltiplicarono.
“Controlla i poteri con le mani…” ero sorpreso, stupito.
Nessun mago dai normali poteri poteva farlo.
Questo era strano.
Considerato oscuro.
Nessun mago dall’origine pura poteva controllare gli elementi.
“Sai farlo anche con l’acqua, con il fuoco e con l’aria?”.
“Sì, so manipolare gli elementi”.
“Granger, devo parlarti”.
Ci allontanammo dal bambino.
Qualche passo verso il reparto dei gialli.
“Nessun mago può controllare gli elementi senza l’uso di una bacchetta”.
“Lo so, ho letto qualcosa a riguardo”.
“Ma che sorpresa…comunque, c’è qualcosa sotto. Non mi fido di lui, della sua storia”.
“È soltanto un bambino”.
“Devo fare qualche ricerca, mando subito un patronus a Minerva per spiegarle tutto quanto”.
“Va bene, possiamo rimanere qui”.
“No, non è sicuro, ci sono troppe persone che passano davanti al tuo negozio”.
“Secondo lei Lucas ha a che fare con la magia oscura? Ma abbiamo vinto la guerra, perché dovrebbe esserci un qualche collegamento?”.
“Aver vinto una guerra non significa aver cancellato la magia oscura, molti discepoli di Voldemort sono ancora a piede libero”.
“Sì, lo so, me lo ha detto Harry”.
“Porta il bambino a casa tua, e se la tua vicina ti chiede spiegazioni tu inventati qualcosa”.
“Come fa a sapere che ho una vicina?”.
“Ti ho cercata prima a casa tua, poi quella vecchietta mi ha detto che ti avrei trovata qui”.
“Impicciona…”.
“Come, scusa?”.
“…niente”.
“Io vado da Minerva, ho cambiato idea, vi raggiungerò appena avrò più informazioni”.
“Va bene, professore”.
“Il discorso di prima non lo reputo concluso, chiaro?”.
“Per me è chiuso invece”.
“Lo vedremo”.
Mi smaterializzai.
Arrivato ad Hogwarts corsi nell’ufficio della preside.
La trovai nel bel mezzo di un colloquio.
Aspettai impaziente che finisse.
Non avevo tempo da perdere.
“Quella era la Birdstone, ha accettato l’incarico” sorrise fiera di se stessa.
“Sì, va bene, ora devi ascoltarmi”.
“Severus, ragazzo mio, che ti prende?” bene, ci mancava il vecchio nel quadro…però forse poteva far comodo.
“È successo qualcosa ad Hermione?”.
“No, ma mentre ero con lei è successo qualcosa di strano”.
“È diventata proprio una bella donna, vero?” commentò Albus sistemandosi gli occhiali.
“Cosa?! No, non c’entra nulla”.
“Albus, lascialo parlare, lo vedo piuttosto irrequieto” intervenne la donna.
“Nella libreria della Granger c’era un bambino, mentre noi stavano parlando ha rubato un fumetto ed è scappato via così lei si è messa a rincorrerlo. Ho seguito entrambi, non so nemmeno perché l’ho fatto a dire il vero. Comunque, quando siamo riusciti a fermare il bambino mi stavo avvicinando a lui ma mi ha sbalzato via con un’ondata magica piuttosto potente”.
“Hai trovato un mago? Quanti anni ha?” Minerva cominciò con l’interrogatorio.
“Non è finita qui. Lucas, il bambino, dice di non avere i genitori e che è un mostro per via dei suoi poteri quindi significa che non ha ricevuto un’istruzione magica e potrebbe essere un nato babbano. La cosa che più mi preoccupa di quel ragazzino è il fatto che controlla gli elementi con il corpo, con le mani per la precisione, senza l’uso di una bacchetta”.
Guardai le espressioni stupite aprirsi sui loro volti.
Entrambi erano scioccati da questo dettaglio.
Tutti sappiamo che non è normale una capacità del genere.
“I maghi della luce non hanno questi poteri…” commentò la preside sedendosi in modo composto alla sua poltrona dorata.
“Per questo sono preoccupato”.
“Non conosco casi del genere ma ricordo che c’è stato un periodo durante l’assenza di Voldemort in cui si vociferava di alcuni esperimenti che stava facendo in giro per il mondo, magari questo a che fare con il bambino”.
“Albus, non me lo hai mai detto!”.
“Chissà che novità, non amava mettere le persone al corrente delle sue scoperte” sbuffai infastidito.
“Dobbiamo assolutamente fare delle ricerche, innanzitutto comincerei dal registro di Hogwarts per vedere se il suo nome compare nella lista dei candidati ad essere studenti. Quanti anni ha?”.
“Dieci, undici tra pochi giorni ma non so quando”.
“Quindi se è un mago riceverà la sua lettera e comparirà nel registro…il cognome?”.
“Non ce l’ha, non ha mai conosciuto i suoi genitori”.
“Severus, voglio che torni da lui e ti faccia dire qualcos’altro che possa aiutarci”.
“Non sono molto bravo con i bambini…”.
“C’è Hermione, fatti aiutare da lei”.
“Potrei chiedere delle informazioni a qualche vecchia conoscenza”.
“No, tu andrai ad aiutare Hermione” non capisco il suo accanimento nei miei confronti, perché devo passare del tempo con la Granger?
“Albus, tu chiedi tra i quadri magari riesci a scoprire qualcosa in più sui maghi con questo genere di potere”.
“Sì, Minerva, vado subito” il ritratto sparì dalla cornice.
Prima di andarmene di nuovo passai in biblioteca.
Nella sezione proibita.
Dovevo documentarmi almeno un po’.
La curiosità mi stava uccidendo.
Presi diversi volumi.
Li rimpicciolii e li misi in tasca.
Era tempo di risposte.




ANGOLO AUTRICE:
Sei stai leggendo questo messaggio ti rigrazio di cuore! Allora, la storia piano piano prende forma, i personaggi si stanno muovendo in questa nuova trama e c'è l'introduzione di questo nuovo personaggio...che ne pensate di Lucas? Cominciate a farvi delle idee? Come sempre sarò felice di ricevere una recensione in cui vi invito a scrivermi quello che vi sentite, che siano critiche o teorie sulla ff.
Alla prossima!
ArcticBlastSY

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


POV HERMIONE
 
Convinsi Lucas a seguirmi.
Gli lasciai portare anche il fumetto che aveva tentato di rubare.
Dovevo riuscire ad ottenere la sua fiducia.
A casa gli feci fare un piccolo tour.
Aveva gli occhi di un grigio particolare.
Grandi.
E a tratti vuoti.
Vederlo rannicchiato sul divano mi faceva male.
Chissà cosa aveva subito per essere così difensivo.
“Lucas, ti va di farti un bel bagno? I tuoi vestiti sono piuttosto sporchi e potrei pulirteli mentre ti rilassi con la schiuma” sorrisi.
“Perché fai questo per me?”.
“Perché voglio che tu stia bene”.
“E lo fai con tutti?”.
“Sono una ragazza gentile, mi piace vedere felici gli altri”.
“Tu e quell’uomo siete diversi”.
“Molto”.
“Perché lui è venuto a cercarti?”.
“Come…queste sono cose da grandi, questioni di lavoro”.
“Lui non mi piace”.
“Il professor Piton è l’uomo più coraggioso che io abbia mai conosciuto”.
“Lo so, l’ho percepito”.
Lucas decise di fare il bagno.
Entrai per prendere i vestiti lasciati sul pavimento.
Rimasi sconvolta alla vista della sua schiena nuda.
Era pieno di cicatrici.
Alcune molto brutte.
Cosa ti hanno fatto?
Aspettai con ansia il ritorno di Piton.
Dovevo dirgli del corpo di quel bambino.
Chissà quanto dolore ha sopportato.
“Ho fatto!” urlò Lucas dal piano superiore.
Gli restituii i suoi vestiti ma puliti.
“Come sei riuscita a lavarli così in fretta?”.
“Con la magia, te l’ho detto anch’io sono come te”.
“Possiamo parlarne?” chiese timido portandosi una mano tra i capelli nero pece.
“Certo, tu finisci di sistemarti e poi scendi”.
In salotto gli feci trovare qualcosa da mangiare.
Dubito mangiasse bene.
Era piuttosto magro.
“Questi biscotti sono tutti per me?” vidi le sue pupille dilatarsi.
“Certo, però mangia con calma altrimenti ti sentirai male”.
Lo osservai.
Era troppo educato per essere cattivo.
Non poteva appartenere all’oscurità.
Lucas aveva dei tratti fisici molto delicati.
E con me si stava lasciando un po’ andare.
Anche se le sue difese sono sempre alte.
“Perché pensi di essere un mostro? Qualcuno ti ha messo in testa questo pensiero?”.
“Sono cresciuto in un orfanotrofio, lontano da qui e quando ero piccolo non riuscivo a controllarmi…gli altri bambini avevano paura di me e mi chiamavano mostro”.
“È importante che tu capisca che non lo sei, non sei un mostro e non lo sarai mai” gli posai una mano sulla spalla destra in segno di conforto.
“Ma gli altri non avevano questi poteri, non erano in grado di controllare l’acqua!”.
“Devi sapere che non tutte le persone sono speciali, esistono degli individui che possiedono delle abilità magiche e per educarli vengono invitati a frequentare una scuola di magia”.
“Sembra una storia frutto di un fumetto…” era diffidente.
“Questi individui, i maghi, non per forza devono discendere da genitori con poteri. Infatti io sono una nata babbana, ovvero i miei genitori non avevano nessun tipo di potere”.
“Quindi babbano significa senza poteri magici?”.
“Esatto. Forse anche tu sei un nato babbano, forse i tuoi genitori ti hanno abbandonato per paura di questo potere che tu hai”.
“Avrei preferito avere dei genitori piuttosto che dei poteri”.
“Lo so, ma non devi sminuire la tua persona”.
“Siete tutti buoni voi maghi?”.
“No, come in ogni fumetto esiste una parte della luce ed una parte dell’oscurità”.
“Tu sei dalla parte della luce, si vede…quell’uomo di prima invece no”.
“Il professor Piton è l’eroe della luce, grazie al suo intervento l’oscurità ha perso una grande guerra tre anni fa”.
“Una guerra?”.
“Sì, poi magari un giorno te la racconterò ma adesso voglio sapere altro…cosa vuol dire che sei scappato?”.
“Mi torturavano e così sono scappato”.
“Cosa?!”.
Proprio in quel momento Piton comparì nel mio salotto.
Odiavo quel genere di entrate.
“Può smaterializzarsi da un’altra parte la prossima volta?” dissi stizzita risistemandomi i capelli.
“Granger, sei proprio una piaga”.
“Ma come ci riesci?” Lucas sembrava euforico.
“Primo, non mi dare del tu. Secondo, sono un mago”.
“Tu non mi piaci” commentò sincero il bambino.
“Comunque, io e Lucas stavamo parlando un po’ della sua storia” m’intromisi prima che il professore lo disintegrasse.
“Hai capito bene, mi torturavano e sono scappato” ripeté.
“Torturato?! Che sta dicendo?”.
“Ho visto la tua schiena prima” sentivo le lacrime premere.
“Qualcuno vuole aggiornarmi?”.
 
 
POV SEVERUS
 
Chi lo aveva torturato?
Perché?
“Togliti la maglietta, ragazzino”.
Lucas si appiattì contro lo schienale del divano.
Forse non stavo usando il tono giusto.
“Per favore, posso vedere il tuo corpo? Posso curarti senza farti del male ma tu devi toglierti la maglietta” spiegai con calma.
“Lucas, puoi fidarti di lui” aggiunse la Granger.
Il bambino si tolse prima la felpa.
Poi la maglietta.
Rimase a petto nudo davanti a me.
Non era un bello spettacolo.
La sua pelle diafana era solcata da innumerevoli ferite.
Molte delle quali si erano cicatrizzate male.
“Chi ti ha ridotto così?”.
“Dei tizzi incappucciati, venivano ogni settimana all’orfanotrofio”.
Incappucciati?
Erano dei Mangiamorte?
Il mistero si infittisce.
La Granger subito spostò lo sguardo su di me.
Potevo percepirlo.
Sentivo la sua paura entrarmi nelle vene.
“Possiamo andare in camera tua, Granger? Per curarlo ho bisogno che si distenda comodo” cercai di respirare e non far trasparire la rabbia che stavo provando.
“Certo, seguitemi”.
Salimmo le scale.
Seconda porta a destra.
La camera profumava di ciliegia.
Proprio come il suo negozio.
Tutto l’arredamento era sui toni del bianco e del lilla.
Moto femminile.
Di buongusto.
“Lucas distenditi a pancia in su e stai tranquillo, ora cercherò di guarirti alcune ferite con la magia”.
“Farà male?”.
“No, se starai fermo immobile, sarà totalmente indolore”.
La ragazza si sedette sul lato vuoto del letto.
Teneva per mano il bambino.
Prima di iniziare con gli incantesimi curativi osservai le cicatrici.
Erano particolari.
Le avevo già viste da qualche parte.
Tutte inflitte con un coltello.
Dalla lama piuttosto larga.
Ne avevo molte anch’io.
Simili.
Sì, era opera dei Mangiamorte.
Ma perché torturare un bambino?
Poi l’illuminazione.
E se fosse un ibrido?
Se lo avessero messo al mondo per creare una sorta di nuovo mago?
Devo assolutamente scoprire di più.
Potrebbe essere il figlio di un Mangiamorte e di un’altra creatura magica.
Lucas potrebbe essere soltanto un esperimento.
Questo spiegherebbe le torture.
I tagli.
“Ti prelevavano del sangue?”.
“Sì, molte volte sono svenuto”.
Lo stavano studiando.
Ma chi poteva farlo?
Nel nostro territorio gli adepti del Lord erano stati tutti quanti catturati.
Ci devono essere dei gruppi particolari.
Magari in un altro paese.
Dovevo calmarmi.
Serviva molta energia per ricucire buona parte delle ferite.
Comincia a sussurrare delle formule in latino.
Con la bacchetta puntata sul petto diafano del piccolo.
Ci misi un’ora.
Precisa.
La pancia era finalmente del tutto guarita.
Rimanevano due piccole cicatrici.
Una sul fianco destro.
L’altra appena sotto al collo.
Per la schiena feci del mio meglio.
Le cicatrici erano molto più profonde.
E rimarginarle tutte era impossibile.
Così curai le più grandi e brutte.
“Abbiamo finito…” mormorai sedendomi sul pavimento.
Ero distrutto.
Avevo rilasciato una quantità di magia oltre il normale.
“Professore, si sente bene?” vidi la Granger preoccuparsi.
“Sì, devo soltanto riprendere fiato”.
“…grazie, non ho sentito nulla” la vocina del bambino risuonò pacifica nell’aria.
Mi limitai ad un cenno della testa.
Tornati in salotto Lucas si mise a leggere il suo nuovo fumetto.
Proprio quello che aveva cercato di rubare dalla libreria.
“Professore, venga in cucina”.
Seguii la ragazza.
E subito mi passò un’ampolla.
“Pozione ricostituente, le servirà”.
“Posso fidarmi?”.
“Sappiamo bene entrambi che ero la migliore al suo corso, persino più brava di Malfoy” sorrise appoggiandosi ad un mobiletto.
“Che modestia, voi Grifondoro siete sempre così umili” ribattei a tono.
“E voi Serpeverde dei provocatori”.
Mi erano mancati questi battibecchi.
Lo ammetto.
Dopo di lei nessuno studente ha più osato contraddirmi.
Hermione Jean Granger.
La mia spina nel fianco personale.
Ma anche la mia salvatrice.
“Cosa le ha detto Minerva a proposito di questa storia?”.
“Che farà delle ricerche, Albus chiederà in giro per i vari quadri del castello e non”.
“Lei ha qualche idea?”.
“Quelle ferite sono state infierite con un tipo di coltello particolare, le ho riconosciute subito”.
“Come fa ad esserne certo?”.
“Perché anch’io ho le stesse cicatrici perciò so di cosa parlo mica ho avuto una vita da principessa come la tua” non riuscivo proprio a trattenermi con lei.
Hermione fece l’unica cosa che non mi sarei mai aspettato.
Si tolse la felpa che indossa.
Rimase con una t-shirt bianca.
Alzò una manica e mi mostrò la sua di cicatrice.
“Se è la stessa lama che mi ha inflitto questa scritta allora c’è da preoccuparsi”.
Mudblood.
Sanguemarcio.
Rimasi paralizzato.
“Chi è stato?”.
“Bellatrix”.
Feci per avvicinarmi ma mi fermò.
“Posso curarla”.
“No, non voglio, questa scritta mi ricorda che una sanguemarcio ha contribuito alla sconfitta dell’ideologia della razza pura. Mi fa sentire meno inutile di quello che sono in realtà, perciò non voglio curarla”.
Avrei potuto ribattere.
Dirle che non è inutile.
Che non lo è mai stata.
Senza di lei Potter sarebbe morto al primo anno.
Ma sto in silenzio.
Non sono bravo a consolare le persone.
Non sono bravo con le persone in generale.
“Come vuoi”.
“Scusate…è normale che ci sia un gufo fuori dalla finestra?” Lucas ci interruppe piuttosto stranito.
“Un gufo?”.
La Granger fece entrare l’animale.
Che lasciò una lettera e se ne andò.
Quella lettera.
La lettera di ammissione ad Hogwarts.
“Professore…”.
“Lucas è ufficialmente uno studente di Hogwarts”.



ANGOLO AUTRICE:
...Inizio scusandomi immensamente per la mancata pubblicazione di giovedì scorso ma purtroppo ho avuto due lauree e vari impedimenti che non mi hanno permesso di mettere mano alla ff fino ad oggi. Ma eccoci qui con un nuovo capitolo, che ve ne sembra? Come vedete i nostri protagonisti? Vi sta intrigando la trama oppure per ora la trovare banale? Spero di poter avere l'opportunità di parlarne con voi perciò vi invito a lasciare una recensione! Grazie per la pazienza!
ArcticBlast

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5
 
POV HERMIONE
 
Lucas aveva ricevuto la sua lettera.
Sarebbe andato ad Hogwarts tra una settimana.
La situazione stava prendendo il sopravvento.
“Cosa sono?” ruppe il silenzio il bambino.
“Granger, tienilo con te per questa notte e spiegagli…tutto” persino Piton non sapeva cosa dire.
“Sì, va bene”.
“Io torno ad Hogwarts e cerco di capirci qualcosa con Minerva”.
“Se avrò bisogno di lei le manderò un patronus”.
Il professore scomparve dalla nostra vista.
Rimasi da sola.
Sola con quei due occhioni grigi che mi fissavano confusi.
Seduti sul divano di casa iniziammo una fitta discussione.
Spiegai a Lucas cosa significasse quella lettera.
Che posto era Hogwarts.
Cosa sarebbe andato a fare.
Risposi alle sue domande.
Era visibilmente eccitato.
Ma nelle sue iridi si poteva notare un velo di preoccupazione.
“Mi sembra di vivere in un fumetto” sorrise.
“Sì, sembra un cartone animato ma ti assicuro che è la verità”.
“Quindi andrò a scuola e seguirò delle lezioni per controllare i miei poteri?”.
“Non solo questo, imparerai tutto quello che c’è da sapere sul mondo magico”.
“E farò parte di una casa”.
“Esatto, e i tuoi compagni di casa saranno le rocce su cui potrai appoggiarti per sette lunghi anni” gli sorrisi.
“Tu di che casa sei?”.
“Grifondoro, la casa dei coraggiosi” lo eravamo stati davvero.
“E i tuoi amici erano della tua stessa casa?”.
“Sì, io e i miei due migliori amici formavamo un trio e ne abbiamo passate tante insieme” ricordare era bello, se non si prendeva in considerazione la guerra.
“Ti va di raccontarmi di loro?”.
“Sei curioso…va bene, comunque, i miei due migliori amici si chiamano Harry e Ron. Harry è un leader, è un mago dai poteri eccezionali ed un asso dello sport. Ron invece è apparentemente un disastro ma anche lui ha delle ottime doti magiche. Insieme formavano il Golden Trio, abbiamo vissuto molte situazioni alcune belle altre meno, abbiamo combattuto una guerra e l’abbiamo vinta”.
“Contro chi avete combattuto?”.
“Contro Lord Voldemort, un potente mago oscuro che con i suoi seguaci voleva prendere le redini del mondo intero. La sua idea era quella di creare un regno del terrore dove vivessero soltanto maghi dal sangue puro, cioè discendenti diretti di famiglie dal sangue magico”.
Dovevo essere riassuntiva.
Altrimenti saremmo stati qui una vita.
Lucas sembrava molto interessato.
Era curioso di sapere tutto ciò che si era perso.
Povero bambino.
“Era proprio un cattivo!”.
“Già”.
“Ma per ogni cattivo esiste un eroe” sorrise.
“In questo caso Harry era proprio quell’eroe, il prescelto, colui che aveva battuto il Lord quando era ancora in fasce. La storia di Harry Potter è molto complicata, sicuramente la studierai a scuola”.
“Potter? Ricordo questo nome…gli uomini incappucciati lo ripetevano spesso”.
“Davvero?” cosa? Fermi tutti.
“Sì, dicevano che andava sconfitto”.
“E che altro?”.
“Che un’altra persona andava uccisa così come Potter ma non so il nome”.
“Se dovessi ricordati qualcosa in più, mi raccomando, dillo perché è importante”.
“Te l’ho detto, il più delle volte svenivo perciò non ho poi così tanti ricordi delle loro discussioni”.
“Grazie Lucas, grazie per avermelo detto” gli sorrisi.
“Tu sei buona ed anch’io voglio essere buono”.
Quella frase mi colpì.
Lui voleva essere buono.
Che dentro di sé sentisse qualcosa?
Qualcosa di sbagliato.
Oltre al fatto che era diverso dagli altri.
Magari inconsciamente sa di questo legame con l’oscurità.
Sono troppo confusa.
Ho la testa che minaccia di scoppiare.
Meglio smettere di parlare.
“Che ne dici di cenare?”.
Il bambino annuì.
La serata fu tranquilla.
Cenammo davanti alla tv.
Sì, ne avevo una.
Ormai mi ero di nuovo abituata a vivere alla babbana.
Tre anni lontano dal mondo magico non sono pochi.
Lucas insisté per passare la notte sul divano.
Nonostante avessi una camera per gli ospiti.
Non voleva essere d’impiccio.
Ma ovviamente non lo era.
Aspettai finché non si addormentò.
Non volevo lasciarlo solo.
Passai la notte insonne.
Non riuscii a chiudere occhio.
I pensieri si susseguivano.
Ed erano tutti catastrofici.
Un solo pensiero era rimasto accantonato in un angolino della mia mente.
L’offerta di Piton.
O meglio, della preside McGranitt.
La cattedra di Trasfigurazione.
Non volevo tornare ad Hogwarts.
Non ci misi più piede dopo la guerra.
Al massimo ero stata nel giardino.
Solamente per i funerali.
Ai miei occhi era ancora sporco di sangue.
Nonostante la ristrutturazione.
Ogni mattone mi riportava indietro a quel giorno.
Alle persone morta ingiustamente.
E proprio non ce la facevo.
Hogwarts rimarrà sempre casa.
Ma preferisco il ricordo.
Il ricordo di un luogo sereno.
E non la vista delle macerie.
 
 
POV SEVERUS
 
“Minerva te l’ho detto che origine hanno quelle cicatrici, per me quel ragazzino è un esperimento dei Mangiamorte”.
“Il bambino è un ibrido, metà mago e metà di non so quale specie. Tra i quadri si vociferava di questo guerriero ma nessuno ha saputo dirmi di più” disse Albus sistemandosi gli occhiali sul naso.
“Dobbiamo fare qualcosa, questo povero ragazzino è una vittima e noi proteggiamo sempre i più deboli” affermò seria la donna.
“Cosa devo fare?”.
“Innanzitutto dobbiamo renderlo ufficialmente un mago per il Ministero quindi convocherò un incontro con il ministro. Dovrete essere presenti sia tu che Hermione dato che lo avete trovato voi ed ovviamente il piccolo. Dopodiché lo preparerete a dovere per l’inizio della scuola quindi provvederete voi al suo materiale, ovviamente potete usare i soldi presenti nei conti di Hogwarts”.
“Non può farlo la Granger? Io voglio muovermi per capirci di più”.
“Tu devi stare attento, se è vero che ci sono dei Mangiamorte in circolazione verranno a cercarti”.
“Ed io sarò pronto”.
“Severus, non voglio che ti accada nulla perciò resta cauto”.
“Minerva ha ragione, non fare nulla di azzardato” incarò la dose il ritratto.
“Non sono uno smidollato, so come devo comportarmi” sbuffai.
“Adesso vatti a riposare, ragazzo mio” sorrise calorosa la donna.
Riposare, certo.
Non chiusi occhio tutta la notte.
Quella nuova situazione mi stava prendendo troppo.
L’incubo non poteva ricominciare.
Abbiamo perso molte persone in battaglia.
Non voglio altro sangue.
Non sulle mie mani.
Ne ho già abbastanza così.
Il mattino seguente tornai dalla Granger.
Mi smaterializzai direttamente nel suo salotto.
Di nuovo.
“Allora non ci siamo capiti, la deve smettere!” urlò furiosa.
La osservai.
Indossava solamente una maglietta grigia oversize.
Le arrivava a metà coscia.
Non potei fare a meno di guardarla.
Le forme di ragazzina erano scomparse.
Avevano lasciato il posto ad un corpo da donna.
Un corpo in forma.
Sinuoso.
Basta, Severus.
Che diavolo stai pensando.
Quella è pur sempre la Granger.
L’ insopportabile So-tutto-io.
 “Ti sembra il modo di accogliere gli ospiti?”.
“Di solito non piombano nel mio soggiorno ma bussano alla porta”.
“Intendevo per quell’abbigliamento”.
“È il mio pigiama e questa è casa mia” puntualizzò.
“Ma voi litigate sempre così?” s’intromise il bambino che aveva assistito a tutta la scena.
“Sì, da sempre” rispose la ragazza spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
“Siete buffi” scoppiò a ridere.
“Piuttosto, andate a vestirvi, Minerva ci vuole nel suo ufficio tra un’ora” sbraitai.
Chi?”.
“Minerva McGranitt è la preside di Hogwarts” spiegò la ragazza.
La Granger salì al piano di sopra con uno sguardo piuttosto scuro.
Chissà cosa le prendeva.
Lucas si infilò i pantaloni lasciati su una poltrona.
Lo osservai.
Sì, avevo fatto un buon lavoro con quelle cicatrici.
Quando prese in mano le scarpe si lasciò andare ad un lamento.
Che ovviamente ignorai.
“…che cavolo” sbuffò.
Stava armeggiando con i lacci.
Vuoi vedere che non sapeva neanche allacciarsi le scarpe.
“Che ti prende?”.
“Hermione mi ha slacciato le scarpe…”.
“E quindi? Non sai allacciartele da solo?”.
“…non ridere di me, io non ho avuto nessuno che mi insegnasse questo genere di cose…in realtà non ho avuto nessuno e basta” mormorò continuando a provare.
“Neanche all’orfanotrofio?”.
“Secondo te mi trattavano bene? Ero il mostro con i poteri lì dentro, nessuno voleva avere a che fare con me”.
Dopo un lungo sospiro mi avvicinai a lui.
Mi inginocchiai e gli feci vedere il movimento per fare il nodo.
“Prova tu”.
Lucas non riuscì al primo tentativo.
Ma una volta capito il meccanismo ecco che il nodo era fatto.
“Grazie”.
Era la prima volta che quelle iridi grigie mi fissavano.
Sentii un qualcosa muoversi nel profondo.
Quel bambino mi ricordava me stesso.
Troppo spaventato dal mondo per emergere.
Lucas era così.
Spaventato dalla vita.
“Eccomi, sono pronta” scese le scale la ragazza.
“Pensavo fossi morta” sbraitai.
“Ma se ho fatto subito”.
“Andiamo?” ci affiancò il bambino.
“Sei ancora capace di smaterializzarti, signorina Granger?” la provocai.
“Ci vediamo lì, professor Piton” prese per mano Lucas e sparirono.
Lei e il suo carattere combattivo.
Da perfetta leonessa.
Da perfetta Grifondro.


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


POV HERMIONE
 
Eccomi di nuovo qui.
In quella che in passato è stata casa.
Luogo di gioia.
Amicizia.
Ma cosa vedo adesso?
Sangue.
Lacrime.
Il dolore che ho sentito qui non riesco a dimenticarlo.
Ad elaborarlo.
Hogwarts è stata teatro di guerra.
Casa è stata distrutta.
“Herm…” abbassai lo sguardo su Lucas che si allontanò di qualche passo e vomitò nell’erba.
“Tranquillo, è normale la prima volta che ci si smaterializza”.
Piton se ne stava a qualche metro di distanza.
Osservava la scena con il disgusto stampato in viso.
“Andiamo, non ho tutta la giornata” sbraitò l’uomo muovendosi verso il grande portone di legno.
Lucas lo affiancò in silenzio.
Mi strinsi le braccia ai fianchi e camminai.
Più mi avvicinavo e più sarei voluta scappare.
Lo sguardo basso.
“Allora? Pensi di darti una mossa?”.
Non replicai.
Non cedetti alla sua provocazione.
Mi limitai a guardarlo e allungare il passo.
“Ma questo posto è super! I quadri si muovono!” Lucas era in piena contemplazione, curioso di scoprire e vedere tutto.
Nell’ufficio della preside c’era già il ministro Shacklebolt.
“Benvenuti, sedetevi pure” sorrise rassicurante Minerva.
“Salve preside, salve ministro” ricambiai.
“E tu devi essere Lucas”.
“…Sì”.
Mi accomodai in una delle sedie libere davanti alla scrivania.
Lucas guardò Piton come a chiedere il permesso.
Aveva paura di lui.
L’uomo gli fece cenno di sedersi mentre si sistemava appoggiato alla libreria alle nostre spalle.
 “Allora, iniziamo dalle basi, Lucas potresti raccontarci la tua storia?” prese parola il ministro.
“Stavo in un orfanotrofio e sono scappato”.
“Quindi i tuoi genitori non li conosci”.
“No, mi hanno abbandonato quando ero molto piccolo infatti non ho memoria di loro”.
“E dov’è questo orfanotrofio?”.
“Fuori Londra, in un posto sperduto in mezzo alla campagna”.
“Perché sei scappato?”.
Lucas lanciò un’occhiata a me e al professore.
“Mi torturavano”.
“Cosa ti facevano di preciso? So che non è bello ricordare, ma più informazioni mi dai e più facoltà avrò per punire i colpevoli”.
“Lei chi è?”.
“Kingsley Shacklebolt, ministro della magia” si presentò.
“È la più alta carica governativa nel Mondo Magico” gli spiegai.
“Da piccolo non ricordo, ma negli ultimi anni mi ferivano con dei coltelli e lasciavano che il sangue sgorgasse dalle mie ferite…poi perdevo i sensi”.
“Ti prometto che catturerò quei mostri e che pagheranno per ciò che ti hanno fatto”.
“…grazie”.
“Adesso però dobbiamo risolvere il problema della sua identità”.
“Che significa, ministro?” chiesi confusa.
“Il bambino è presente nei registri di Hogwarts ma non nel registro delle nascite del ministero e neanche in quello babbano di Londra” spiegò l’uomo.
Questo era ancora più strano.
Però me lo dovevo aspettare.
Lucas non ha un cognome.
“E che si fa?”.
“Si registra, altrimenti non potrà seguire le lezioni qui legalmente”.
“Severus, Hermione, avete trovato voi Lucas ed è giusto che siate voi a firmare per la sua registrazione” prese parola Minerva.
Cosa?
Perché?
“Fermi tutti, dovremmo adottarlo?” intervenì Piton con tono aspro.
“Sì, Severus”.
“Potete uscire e discuterne, noi intanto potremmo mangiare qualche biscotto, che ne dici Lucas?” sorrise la preside allungandogli una scatola.
Mi alzai in piedi ed uscì.
Il professore mi seguì in religioso silenzio.
Non sarebbe stata una discussione semplice.
 
 
 
POV SEVERUS
 
Aspettai che la Granger dicesse qualcosa.
Stava zitta.
Nella sua testa frullavano una marea di pensieri.
Potevo sentire il rumore di ingranaggi.
Era cambiata improvvisamente.
Il suo sguardo sembrava distratto.
Il suo atteggiamento era molto difensivo.
E poi era diventata silenziosa.
Troppo silenziosa.
Non aveva replicata a nessuna delle mie provocazioni.
“Allora, pensa di dire qualcosa a riguardo?” la scossi dal suo stato di trance.
“Per me va bene” mugugnò guardandosi intorno allarmata.
“Si può sapere cos’è che la preoccupa così tanto, signorina Granger? Non arriverà un troll di montagna da quel corridoio, può stare tranquilla” sbraitai.
“Io firmerò le carte per l’adozione di Lucas” finalmente fissò quelle iridi color miele nelle mie.
“Non può dire sul serio…”.
“Senta se lei non lo vuole sono affari suoi, io non lo lascio in mezzo ad una strada”.
“Se non firmiamo entrambi non lo avrà comunque”.
“Perché?”.
“Perché dev’essere per forza una coppia ad adottarlo, non lo daranno mai ad una ragazza giovane come lei e che per giunta vive e lavora nel mondo babbano”.
“Allora troverò qualcun altro”.
“Chi? Pel di carota?”.
“No”.
“Come gli spiegherà il fatto di avere un ragazzo in adozione con me?” fossi io il suo fidanzato andrei su tutte le furie.
“Io non devo spiegare niente a nessuno…se lei non vuole firmare i documenti è una scelta sua, professore, ma io non voglio scappare davanti a quel bambino che ha bisogno soltanto di qualcuno che gli voglia bene”.
“Granger, ti stai affezionando a lui?”.
“Sono un essere umano…e lei?”.
La ragazza davanti a me improvvisamente divenne donna.
Quella frase mi spiazzò.
E anche la fermezza con cui la disse.
“Io non voglio avere niente che mi leghi a te” confessai.
“Neanch’io, ma qui non si tratta di noi”.
“Tu mi hai salvato, tu hai già qualcosa che ti lega a me ma io non lo voglio”.
“Piton, stiamo parlando di un bambino maltrattato che ha bisogno di un po’ di normalità”.
Aveva ragione.
Non ero adatto a fare da esempio a qualcuno.
Non ho mai voluto figli.
Figuriamoci un’adozione.
Lucas non poteva avere il mio cognome.
Il cognome Piton deve morire con me.
Il dolore che portano dentro quelle poche lettere deve essere cancellato.
“Va bene…ma avrà il tuo cognome”.
“Nessun legame”.
“Nessun legame”.


ANGOLO AUTRICE:
Spero non mi odiate...ho dovuto lasciare per qualche mese a causa di problemi personali, per fortuna si è risolto tutto e anche la 'programmazione' di questa storia potrà continuare senza ulteriori problemi. Come tempo fa, ricomincerò a pubblicare un capitolo a settimana il martedì alle 21 circa. Mi scuso davvero tanto per non aver dato più notizie, ma ora sono tornata e ci tengo a concludere nel migliore dei modi questa ff che ha appassionato molti lettori. Quindi, che dire, ci si aggiorna martedì prossimo e spero di leggere qualche commento e di vedere tante stelline!

ArcticBlast 🌷

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


POV HERMIONE
 
Perché tutta questa avversione nei miei confronti?
Gli avevo salvato la vita, sì.
Forse non dovevo prendere la decisione al posto suo.
Andare o restare.
Ma poi non sarebbe stato lui quello con i rimorsi di coscienza.
Non mi pento di nulla.
Capisco il suo volermi stare lontano.
Lo rispetterò.
“Avete preso una decisione?”.
Minerva non aveva smesso di guardarmi con tenerezza nemmeno per un secondo.
Era da molto tempo che non ci vedevamo.
Nonostante avessimo mantenuto un buon rapporto.
Lei era a conoscenza dei miei motivi di allontanamento.
Ma comunque avevo dato buca ai suoi inviti per un tea.
“Firmeremo i documenti e adotteremo Lucas” dissi risedendomi al mio posto.
“Ma prenderà il suo cognome e non il mio” aggiunse l’uomo in piedi dietro di me.
“Severus, ragazzo mio, perché questa decisione?” per la prima volta prese la parola il quadro di Silente.
“Non sono affari che ti riguardano Albus”.
“L’importante è che sia una coppia di persone a firmare, poco importa quale dei due coniugi dia il cognome” commentò il ministro.
“Coniugi?” ripetè Piton.
“Non nel vostro caso, Severus”.
“Esatto”.
I documenti da firmare erano una montagna.
Ci mettemmo quasi dieci minuti abbondanti.
Piton sembrava infastidito.
Io volevo soltanto andarmene.
“Ecco fatto, Lucas è ufficialmente registrato” sorrise Minerva.
“Benvenuto nel mondo magico, Lucas Granger” disse Shacklebolt al bambino.
“Ora possiamo andare?” sbraitò il professore.
“Sì, abbiamo finito…è già ora di pranzo, non pensavo ci avessimo messo così tanto, Hermione volete fermarvi a pranzo qui con noi?” la donna fece il giro della scrivania e mi affiancò.
“No, grazie dell’invito, ma torniamo a casa” cercai di essere il più gentile possibile.
“Sei sicura? Magari a Lucas piacerebbe vedere un po’ quella che sarà la sua scuola per i prossimi anni, no?”.
“Magari…ti prego, Hermione” ci si metteva anche il piccoletto.
“…va bene, ma poi andiamo”.
“Si!”.
“Vorrei parlarti prima che ve ne andiate” ecco, lo sapevo.
Annuii.
Seguii il gruppo per i corridoi.
Tutto era stato ristrutturato.
Tutto era uguale a prima.
Ma non era così.
Non per me che sento ancora le urla di dolore.
E vedo i fantasmi delle vittime scappare.
“Questa Lucas è la Sala Grande, qui si consumano i pasti e si fanno le assemblee” Minerva guidò il bambino lungo la navata.
I ricordi belli si mescolavano al sangue.
Feci qualche passo.
Ma mi bloccai.
L’aria nei polmoni faticava ad entrare.
Sentivo una strana ondata di caldo partire dai piedi.
Il cuore batteva all’impazzata.
Dovevo uscire.
Uscire da quel salone.
Corsi fuori senza dare spiegazioni.
Avevo bisogno di riprendermi.
Raggiunsi le rive del Lago Nero.
Mi lasciai cadere sull’erba.
Calma, Hermione.
Non c’è nessuna guerra.
È passato.
Non sarei mai riuscita a superare quel trauma.
A togliere quel freno.
“Tu vedi ancora la guerra”.
Mi voltai di scatto verso quella voce.
Il professor Piton era a qualche metro da me.
Teneva lo sguardo puntato verso il lago.
“Anch’io” aggiunse quasi sussurrando.
“Ma lei è qui come se nulla fosse”.
“Hai lasciato il mondo magico per questo motivo?”.
“…è uno dei motivi, sì”.
“Devi sistemare questa cosa o non riuscirai ad andare avanti”.
“Tornare qui non è stata una grande idea”.
“Minerva lo sa?”.
“Sì”.
“Offrendoti la cattedra di Trasfigurazione vuole aiutarti”.
“Senti, se sei stato mandato qui da Minerva puoi anche andartene”.
“Finché scapperai davanti ai problemi non starai mai bene con te stessa”.
“Da quale pulpito…”.
“Eppure sei una ragazza intelligente, perché ti fai battere da un trauma? Fatti aiutare Granger perché non potrai continuare ad ignorare la tua vera natura”.
“Qual è questa mia natura?”.
“Tu sei una strega, il tuo posto è qui nel Mondo Magico fattene una ragione”.
Stavo per ribattere acida ma venimmo interrotti da Lucas.
Il bimbo aveva un’espressione mogia in volto.
Ci guardò a lungo prima di parlare.
“Sono io il problema, vero?” ruppe il silenzio.
 
 
POV SEVERUS
 
Il moccioso ruppe il silenzio.
“Che stai dicendo?” la Granger gli prese una mano.
“Tu sei corsa via e lui ti ha seguita…se non mi volete dovete dirmelo in faccia”.
Nella sua debolezza sapeva essere forte.
Sicuro.
Questa nuova situazione è strana per me.
Sono il tutore di un bambino.
Con la Granger.
“Io ti voglio” affermò seria la ragazza.
“Ho il tuo cognome per questo?”.
“Sì”.
“Quindi tu non mi vuoi?” alzò lo sguardo su di me.
“Non voglio figli”.
“Io non sono tuo figlio”.
“Non puoi avere il mio cognome”.
“Perché?”.
“Perché è sinonimo di violenza e morirà con me”.
La discussione per me era conclusa.
Con entrambi.
Me ne tornai dentro.
Che diavolo mi sta succedendo?
Consolo la Granger.
Io.
Per anni l’ho derisa e schifata.
Adesso la consolo dai suoi demoni.
Oh Salazard, che sto combinando.
“Severus, stavo cercando proprio te, puoi chiamare Hermione e il piccolo Lucas?” Minerva si avvicinò con quel solito sorrisetto.
“Non sono mica il loro badante”.
“Da oggi però sarai collegato a loro, dovresti iniziare a trattarli un po’ meglio”.
“No, per me oggi non è cambiato un bel niente”.
Mi avviai verso la Sala Grande.
Il mantello scuro che mi segue fedele.
Continuerò a comportarmi come sempre.
La Granger si occuperà del moccioso.
Io ho soltanto firmato per farlo rimanere.
Per capirci qualcosa di più.
Quanto mi piacerebbe fargli dei test.
Vedere fino a dove possono arrivare i suoi poteri.
Gli elementi sono così difficili da padroneggiare.
“Posso sedermi?” alzo lo sguardo in direzione della voce, è la principessina.
“Penso che Minerva la voglia al suo fianco, è la sua pupilla, no?”.
“Questo posto va benissimo...se è libero”.
“Faccia come le pare, signorina Granger” sbuffai voltandomi verso gli altri ospiti.
Il pranzo fu consumato immerso in un leggero chiacchiericcio.
Un po’ per la presenza del Ministro.
Un po’ per la presenza del bambino.
La preside sembrava entusiasta di spiegare al povero Lucas la storia di Hogwarts.
La scuola stava per ricominciare.
Un nuovo anno fatto di teste di legno e T di troll.
Spero che almeno il nuovo arrivato non sia un incompetente come gli altri.
Non ho la minima voglia di dover iniziare da zero.
Non c’è tempo.
Ogni alunno del primo anno ha un minimo di bagaglio magico.
Ogni genitore cerca di insegnare qualche nozione di base al proprio bambino.
Ma lui?
Lucas non ha conoscenza di nulla.
Come potrà sopravvivere qui?
In quale casa sarà inserito?
Serpeverde, probabilmente.
Ma se lo merita?
Chi lo sa.
Finito di pranzare aspettai in silenzio che tutti si alzassero dal tavolo.
Volevo correre nel mio ufficio a leggere ciò che avevo preso dalla biblioteca.
“Con permesso, mi congedo, ho molto lavoro da fare”.
“Aspetta Severus, devo chiederti un favore” Minerva mi bloccò.
“Di che si tratta?”.
“Puoi badare a Lucas mentre io ed Hermione parliamo un attimo?”.
“Non se ne parla, può stare con voi” l’ultima cosa di cui avevo bisogno era fare il babysitter.
“Severus, devo affrontare un discorso serio con la signorina Granger e gradirei che fossimo da sole” il tono fermo non prometteva altre proteste, perciò accettai.
Perché ho accettato il ruolo di vice preside?
Ancora me lo domando.
“Andiamo, seguimi” sbraitai al bambino che ascoltò lo scambio di battute.

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


POV HERMIONE
 
Sapevo che questo momento sarebbe arrivato.
Minerva McGranitt non molla facilmente la presa su ciò che vuole.
Nell’ufficio della preside erano cambiate molte cose.
Non c’era quasi più traccia del passaggio di Silente.
Rimanevano il suo quadro e la sua bacchetta.
“Vuoi un biscotto, cara?”.
“No, grazie”.
“Il professor Piton ti avrà spiegato perché hai ricevuto la sua visita”.
“Si, ed ho già dato la mia risposta al professore” mi strinsi le braccia al petto.
“Hermione, ti prego, mi serve il tuo aiuto per riportare Hogwarts in alto, dove è giusto che stia”.
“Non sono la persona adatta, mi creda”.
“Invece ti sbagli, chi meglio della miglior strega del suo anno, può ricoprire il ruolo di insegnante?”.
“Io non vivo più qui, non utilizzo più la magia, lo sai”.
“Hermione, mi conosci, se non fosse importante non sarei mai venuta a cercarti ma Hogwarts ha bisogno di te”.
Hogwarts ha bisogno di me.
E dov’era quando io avevo bisogno di lui?
Non sono pronta a ritornare dove ho sofferto di più al mondo.
Non riesco a dimenticare il sangue.
La cattiveria.
La morte.
Ma stare lontana da qui mi ha davvero aiutata?
Mi manca la magia.
Vivevo per lei.
Io una nata babbana.
La migliore della scuola.
Non so se voglio girare le spalle a questa vita.
Ma non sono pronta per ricoprire questo ruolo.
Io una professoressa.
“E se non fossi in grado?”.
“Tu sei nata per questo, per donare ad altri il tuo sapere”.
“Sono piuttosto arrugginita in materia”.
“Io sarò sempre a tua disposizione per qualche consiglio e qualche dritta” mi sorrise calorosamente.
“Ho soltanto una condizione”.
“Dimmi, cara”.
“Ron non lo deve sapere, non voglio problemi”.
“Ti ha toccata ancora?!”.
“No, è un po’ che non mi manda più strani messaggi e questo mi preoccupa” era successo che mi minacciasse lasciando strani messaggi davanti alla vetrina della libreria o a casa.
“Farò di tutto per proteggerti, te lo prometto”.
“Va bene”.
“Ora ti lascerò il programma da seguire e il libro di testo, ovviamente potrai fare qualche aggiustatina e decidere l’ordine degli argomenti”.
Il resto del tempo lo passai ad ascoltare Minerva.
Che con la sua solita calma mi aggiornò.
Mi disse anche chi fossero i nuovi docenti oltre a me.
Fui felice di sentire il nome di Neville.
Ogni tanto mi mandava cartoline dal Belgio.
Con Luna le cose andavo a gonfie vele.
Si erano anche sposati con non so quale antico rito.
Che bella coppia, così anticonvenzionale.
Ma unita.
“E questo è quanto, spero ti troverai bene con i colleghi e con gli studenti”.
“Lo spero anch’io”.
“Come farai con la libreria?”.
“La chiuderò oppure troverò qualcuno che se ne occupi al posto mio”.
“Sai, sono fiera di te...Ti sei costruita una vita anche lontano dalla magia, una vita serena” la donna si sistemò gli occhiali.
“Ci ho messo un po’ ma alla fine dovevo pensare soltanto al mio bene”.
“Tu Hermione incarni perfettamente la tua casa di appartenenza, sono così contenta di te”.
“Grazie mille, Minerva”.
Forse dopotutto aveva ragione Piton.
“Finché scapperai davanti ai problemi non starai mai bene con te stessa”.
 
 
 
POV SEVERUS
 
“Tieni il passo”.
“Tu stai correndo”.
Mi fermai di colpo.
Mi girai e fulminai con lo sguardo il moccioso.
“Ascoltami bene, ragazzino, non puoi darmi del tu, chiaro? Io sono un tuo professore, non ci può essere confidenza tra noi”.
“Ma tu hai firmato le mie carte”.
“Questo non significa niente, impara a stare alle regole”.
“Ci proverò”.
Riprendemmo a camminare.
Mostrai a Lucas la maestosità del Lago Nero.
“È così grande...”.
Sembrava impalato.
“All’interno del lago si trovano molte creature magiche, non tutte sono buone e gentili perciò sta attento”.
“Creature magiche...”.
“Sì, qui non siamo a Londra...qui devi stare attento alla tua salute perché ci sono molti pericoli in giro”.
“Va bene, starò in allerta”.
Non sapevo esattamente cosa fare con lui.
Sicuramente non volevo dialogare.
Puntavo a mostrargli qualcosa che lo lasciasse senza parole.
Muto, almeno per qualche minuto.
“Questo è il campo da quidditch”.
“Da cosa?”.
“Quidditch, è il nostro sport nazionale”.
“E quando dici...dice, nostro, intende dei maghi?”.
“Sì, certo”.
“Posso giocare anch’io?” i suoi occhi si dilatarono dall’entusiasmo.
“No, non è permesso agli studenti del primo anno”.
“Perché?”.
“Perché è un gioco molto violento, bisogna essere grandi ed avere un fisico atletico”.
“Non fa per me allora...”.
“Crescerai, hai bisogno di tempo”.
“Non sono un tipo forzuto, anzi” sbuffò.
“Neanch’io lo ero”.
“Davvero?”.
“Già, io non giocavo a quidditch e sono sopravvissuto ugualmente”.
Lucas sembrò sollevato dalla notizia.
Non aveva molta stima di sé.
“Ma comunque puoi sempre tifare per la tua casa”.
“Cioè?”.
Spiegai il meccanismo del torneo tra case.
Sembrava parecchio interessato.
“Vieni, torniamo nel castello”.
Decisi di andare nel mio ufficio.
Minerva mi avrebbe trovato lì.
“Entra e seguimi”.
Lucas faceva tutto quello che gli dicevo.
Lo portai nel mio laboratorio personale.
“Che cosa sono questi?” Lucas si fiondò a tintinnare i vari barattoli.
“Sta fermo, non toccare!”.
“Che cos’è questo posto?”.
“È il mio laboratorio privato, qui ci lavoro”.
“Cosa c’è in quel calderone?” si affacciò curioso.
“Allontanati, è una pozione ricostituente”.
“Una pozione?”.
“Sì, sono un pozionista e il tuo insegnante di pozioni”.
“Sembra divertente...posso provare?”.
“Ovviamente no, sei ancora troppo ignorante per avvicinarti a questo calderone”.
“Uff...non posso fare niente che tutto è pericoloso per me, guardi che so difendermi bene”.
“Non lo metto in dubbio, ma qui non ci sono combattimenti o altro, con le pozioni si può morire”.
“Capisco...sa, anch’io ne ho bevute di queste cose...”.
“Come?”.
“Sì, mi ricordo, altre me le iniettavano...dovrei avere ancora i segni” il bambino si scoprì il braccio sinistro e mi mostrò dei piccolissimi segni di siringa.
Questo cambia le carte in tavola.
Non poteva essere.
Conosco questi segni.
Ce li ho anch’io.
Fummo distratti da un bussare alla porta.
Doveva essere la Granger.
“Avanti”.
“Lucas, dobbiamo andare”.
“Sì...grazie per il giro”.
“Vai”.
“C’è qualcosa che non va, professore?”.
“No”.
“Allora noi andiamo”.
“Sì”.
Ero sconvolto da quella scoperta.
“Arrivederci”.
Rimasi solo nel mio freddo laboratorio.
Alzai la manica della camicia.
Avevo gli stessi segni.
Negli stessi punti.
In mezzo al marchio nero.
Dovevo vederci più chiaro.
Ma un attimo.
Che si erano dette le due donne?
“Aspetta, Granger” uscii nel corridoio.
“Sì?”.
“Che cosa hai risposto alla preside?”.
“Che ci rivedremo presto” sorrise timida.


ANGOLO AUTORE:
Ciao a tutti! Spero che la ff vi stia pacendo, come sempre spero di ricevere una vostra recensione anche soltanto per scambiarci opinioni a riguardo. Si accettano critiche, domande, dubbi ecc...Grazie per dedicarmi un po' del vostro tempo!
Al prossimo aggiornamento,
ArcticBlastSY 🌷

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


POV HERMIONE
 
“Che ci rivedremo presto”.
Quasi che vidi una strana luce negli occhi di Piton.
Quegli occhi neri come la notte senza stelle.
Dal primo settembre saremmo stati colleghi.
Da oggi invece qualcosa di simile a dei genitori.
Non potrei mai immaginarmi una vita con Severus Piton come marito.
Siamo così diversi.
“Hermione...c’è qualcuno che bussa alla porta” mi risvegliai dal mio stato di trance e guardai Lucas indicare il portone.
“Rimani qui, e controlla che la nostra cena non vada a fuoco” gli scompigliai i capelli.
Appena aprii qualcosa di rosso mi saltò addosso.
Mentre una risata quasi cristallina faceva da sottofondo.
“Ginny, mi stai strozzando...piano, Harry fa qualcosa!”.
“Mi sei mancata così tanto Herm” in effetti era da un po’ che non vedevo i miei due amici.
“Spazio, anch’io voglio salutarla” il ragazzo con la cicatrice mi abbracciò.
“Entrate pure, prego, devo presentarvi una persona...”.
“Hai un fidanzato?! Com’è? Alto, biondo? Potevi dirmelo però!” la rossa mi diede un buffetto sul braccio fingendosi offesa.
“No, non è il mio fidanzato...non è neanche tanto alto a dire la verità...”.
Accompagnai la coppia in cucina.
Lucas appena li vide d’istinto si portò dietro le mie gambe.
“E lui chi è?” domandò sconvolto Harry.
“Lui è Lucas, mio figlio” sorrisi all’indirizzo del bambino.
Le facce dei due ospiti furono impagabili.
“...vuoi spiegarci?” a prendere la parola, dopo qualche secondo di silenzio, fu Ginevra.
“È una lunga storia, vi preparo un caffè?”.
“Si, bello forte, grazie”.
Con calma rassicurai tutti i soggetti seduti al tavolo.
“Ragazzi, vi presento Lucas Granger...Lucas, loro sono Harry Potter e Ginevra Weasley”.
“Quell’Harry Potter?!”.
“Si...sono io”.
“Cavolo...ti immaginavo diverso”.
La risposta del bambino fece ridere tutti e smorzò l’atmosfera.
Partendo dal principio raccontai tutta la storia.
Cercai di essere breve ma concisa.
Subito la coppietta rimase inorridita da quello che poteva aver passato il piccolo.
Harry si infuocò non appena gli spiegai le nostre supposizioni sui Mangiamorte.
“Che vuol dire che Piton è legalmente il padre di Lucas?”.
“Quello che hai detto tu Ginny, abbiamo firmato le carte dell’adozione insieme perché altrimenti ce lo avrebbero tolto essendo senza genitori, non c’era altra soluzione”.
“Quindi...tecnicamente...”.
“Assolutamente no, non c’è nulla tra noi” fui chiara su questo punto.
La serata continuò tranquilla.
Harry decise di ordinare delle pizze.
Così rimasero con noi.
Il bambino sembrava affascinato dal prescelto.
Lo ascoltava con avidità.
Lo vedevo sereno.
“Ti va di parlare un po’...solo io e te?” Ginevra mi affiancò.
“Si, usciamo sul balcone mentre i due maschietti giocano tra loro”.
Nonostante l’inverno non fosse ancora arrivato l’aria serale era fredda.
Subito sentii il naso congelarsi.
“Allora, vuoi dirmi seriamente cosa pensi di tutta questa storia? Come ti senti?”.
“Non lo so...tornare ad Hogwarts è stato un vero trauma, tutto mi ricordava quella maledetta notte. Piton è sempre il solito, anche se devo ammettere che è stato piuttosto ragionevole riguardo a questa faccenda”.
“Come ti senti a dover tornare ad Hogwarts per un intero anno come professoressa?”.
“È davvero strano, non sono ancora del tutto convinta ma Minerva mi è sembrata proprio stanca”.
“Comincia ad avere una certa età, poi si è dovuta assumere tutte le responsabilità dopo la guerra”.
“Ho accettato di tornare alla vecchia vita soltanto per aiutare quella che è stata la mia casa per anni, e per riuscire a capire un po’ meglio la situazione di Lucas”.
“La sua storia è da brividi, mi fa rabbia che potrebbero esserci coinvolti i tirapiedi di Voldemort...Harry si sta facendo in quattro per catturare gli ultimi seguaci, sicuramente si prenderà a cuore Lucas”.
“Piton dice che per trovare delle informazioni deve rivolgersi a delle vecchie conoscenze, ma ho paura che possano fargli del male...cioè, anche Minerva è del mio stesso pensiero”.
“Quindi ti preoccupi per il Mestolaio oscuro?” la ragazza si mise a ridere.
“No, però siamo i genitori adottivi di Lucas e vorrei rimanessimo in due”.
“Sei stata molto coraggiosa a salvare la sua vita...dovrebbe baciarti i piedi”.
“Nonostante lui non sia dello stesso avviso, se tornassi indietro lo rifarei di nuovo...non meritava di morire”.
Come non merita che gli venga fatto del male adesso.
Sarà un percorso davvero complicato il nostro.
Sia da colleghi che da genitori.
 
 
 
 
POV SEVERUS
 
“Ti sto dicendo che io ho gli stessi segni!” urlai in preda all’ira e all’ansia.
“Severus, datti una calmata!” mi riprese Minerva.
Mi sedetti su una poltroncina difronte al camino.
Stavo lentamente perdendo lucidità.
E se io centrassi qualcosa con quello che è successo a Lucas?
Non potrei mai perdonarmelo.
“Spiegami la tua teoria un’altra volta, ma con tranquillità”.
Presi un bel respiro.
“Lucas mi ha mostrato dei segni oggi, delle cicatrici da iniezione che sono uguali a quelli che ho io sul mio braccio, guarda” mi tirai su la manica della camicia.
“Dici questi qui?”.
“Si, alcuni sono coperti dal marchio ma sono certo che si tratta degli stessi segni e degli stessi punti”.
“Tu non sai come te li sei procurati?” la donna era troppo composta, stoica.
“Qualche volta il Lord aveva bisogno di sfogarsi e sceglieva tra i suoi uomini migliori, troppe volte mi sono dovuto lasciar torturare e in molte di queste sono svenuto. Ricordo però di un episodio in cui sono svenuto dal dolore e dalla stanchezza e al mio risveglio mi ritrovai in una cella delle segrete di Villa Malfoy, seminudo con diverse ferite addosso e questi buchi sulla pelle del braccio”.
“Quanto tempo fa?”.
“Non lo so, ma almeno dieci o undici anni fa”.
“Severus...” la donna ora era sconvolta.
“Dobbiamo indagare”.
L’idea di poter essere il vero padre di quel ragazzino mi stava distruggendo.
Non poteva essere sangue del mio sangue.
Ma non è una questione di dna.
Lucas è frutto di un esperimento.
È una possibilità.
Non dovrei fasciarmi la testa prima di cadere.
Potrebbe essere soltanto una coincidenza.
Chi c’era quella sera?
Pensa, Severus.
Chi era presente?
Lucius!
Sicuramente lui saprà qualcosa.
Deve sapere qualcosa.
Chissà dove si sarà nascosto.
Che fortuna sfacciata la sua.
È riuscito a non farsi condannare.
L’unico Mangiamorte a non aver pagato a pieno la sua pena.
Tranne me.
Io non ho mai messo piede in quell’aula di tribunale.
Mi hanno risparmiato.
Sono un eroe ai loro occhi.
Non mi merito questo trattamento privilegiato.
Dovevo scrivere a Narcissa.
Lei sicuramente sapeva dove trovare l’ex marito.
Veloce mi sedetti alla scrivania.
Impugnai la piuma e la intinsi nell’inchiostro.
‘Cara Narcissa, spero tu e Draco stiate bene. È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ci siamo visti, purtroppo gli impegni qui ad Hogwarts non mi permettono di avere molto tempo libero. Vorrei incontrarti per chiederti delle informazioni, niente di grave, non preoccuparti. Spero in una tua risposta affermativa, Severus’.
Ero stato abbastanza gentile da attirarla a me.
Da non insospettirla.
Non ama parlare del padre di suo figlio.
Consegnai il biglietto ad un elfo.
La guferia era troppo lontana.
Non mi andava di farmi vedere da Minerva.
Volevo risolvere la cosa da solo.
A modo mio.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


POV HERMIONE
 
“Vediamo...dobbiamo comprare tutti i libri di testo, tre completi da lavoro, un paio di guanti in pelle di drago, un cappello a punta, un mantello invernale. Poi mancherebbero soltanto, un calderone in peltro misura standard 2, un set di provette in vetro e un set di bilance in ottone. Ho detto tutto?” dissi al mio piccolo accompagnatore che ancora non credeva ai suoi occhi.
Il passaggio per Diagon Alley è qualcosa di stupefacente.
Soprattutto per quelli come noi.
La magia.
Roba da non crederci.
“Ehm...qui c’è scritto anche: una bacchetta”.
“Giusto! Stavo per dimenticarmi la parte principale, scusami, ma con il fatto che tu non ne hai bisogno mi stava sfuggendo di mente”.
“Come farò ad utilizzarla?”.
“Imparerai a scuola, stai tranquillo, ma se posso darti un consiglio...non dire a nessuno quello che sei in grado di fare, okay? Gli altri maghetti non capirebbero” mi abbassai alla sua altezza, in modo da guardarlo diritto negli occhi e rassicurarlo.
“Perché? Gli altri non lo sanno fare?”.
“No, soltanto i maghi più potenti riescono a controllare la magia senza bacchetta”.
“Quindi sono più potente di loro?”.
“Sì, ma sei anche il più pericoloso visto che nessuno ti ha insegnato nulla...Dammi retta Lucas, teniamo questa cosa per noi e tutto andrà bene” gli sorrisi.
“Va bene, Hermione”.
Prima tappa fu il ghirigoro.
Lucas sembrava attratto da quegli scaffali pieni di volumi.
Come biasimarlo.
Ogni volta che potevo ci facevo un salto.
Pronta a comprare le ultime uscite dei miei autori preferiti.
A volte riuscivo a trovare anche qualcosa di babbano.
“Cavolo...ma sono tanti libri, e dovrò impararli tutti?” sbuffò il bambino prendendo in mano la busta.
“Eh sì, qui c’è tutto quello che devi sapere almeno per passare a pieni voti il primo anno”.
Lucas non sembrava molto convinto.
Continuammo con le compre.
“Hermione! Lucas! Aspettatemi!” mi voltai e vidi una chioma rossa correre verso di noi.
“Ginny, che ci fai qui?”.
“Sono venuta a ritirare delle cose per mio padre, niente di ché, poi vi ho visti e passare e vi ho seguiti”.
“Ciao...Harry?” Lucas era entrato in buoni rapporti con il prescelto.
“Mi dispiace piccolo, ma Harry è a lavoro”.
“Ah...peccato...Andiamo?”.
“Cosa vi manca?” Ginevra si allungò per vedere la lista della spesa.
“Tutto...abbiamo preso soltanto i libri”.
“Allora andiamo da Madama Malkin per tutto ciò che dovrà indossare”.
“Sì, andiamo”.
Entrammo nel negozio di abiti.
Subito una commessa ci accolse sorridente.
“Cercate le divise, vero?” una signora sulla cinquantina, vestita di rosso, ci intercettò all’ingresso.
“Esatto, dobbiamo prendere sia le uniformi che il resto” spiegai.
“Vieni con me, ragazzino, che prendiamo le misure” allungò la mano.
“Lucas, vai con la signora, io ti aspetto qui” lo rassicurai scompigliandogli i capelli.
Guardai il bambino sparire dietro una tendina.
Nel frattempo Ginny camminava tra gli scaffali.
“Ma come mai sei sola? Piton dov’è?”.
“Lui non vuole avere niente a che fare con queste frivolezze, lo sai che tipo è” dissi seguendo la ragazza nei suoi spostamenti.
“Però non è giusto, così sei tu a spendere tutti i soldi”.
“Non m’importa, voglio soltanto aiutare Lucas”.
“Questo è un momento importante per un genitore, dovrebbe essere qui a condividerlo con voi”.
“Per noi il discorso è diverso, non abbiamo scelto di avere un bambino ma ci è capitato. Non fraintendermi, sono molto contenta di avere Lucas con me, ma non biasimo Piton se non si sente a pieno un padre”.
“Hai ragione, magari con il passare del tempo riuscirà a prendere seriamente il ruolo che gli è stato assegnato”.
“Lo spero...per Lucas, ovviamente”.
Tutti i bambini hanno bisogno di una figura di riferimento.
Di un eroe da imitare.
Lucas aveva il diritto di averne una a sua volta.
Severus doveva scendere a patti con se stesso prima o poi.
Quel bambino aveva bisogno di un padre.
“Sai, quando siamo tornati a casa l’altra sera ho pensato ad una cosa...non ha senso lo so, ed è altamente improbabile...” il tono della Weasley si era abbassato, come se nessuno dovesse sentire.
“Dimmi”.
“Tu e Piton non sareste una brutta coppia...sì, insomma, lui è un po’ grande ma alla fine per il mondo magico è ancora un giovanotto” rise.
“Ma sei fuori? Io e Piton?! Neanche ti rispondo” ma stavamo scherzando?
Per quanto lo stimassi era fuori discussione.
Piton è troppo difficile per me.
Vorrei starmene in pace per qualche tempo.
Dopo la mia ultima avventura amorosa.
Ron.
A volte ancora penso a quel dolore.
Perché proprio a me?
Sono sempre stata dalla sua parte.
“Herm, hanno finito” mi richiamò Ginevra.
Raggiunsi la cassa.
Pagai il conto.
“Tutto bene?” chiesi al piccolo.
Lucas annuì sereno.
Nel giro di due ore avevamo comprato quasi tutto il materiale.
Mancava soltanto una cosa.
La bacchetta.
Avevo il magone.
“Ragazzi, devo scappare, devo essere in ufficio in meno di venti minuti” la giovane Wealey non era mai cambiata, sempre di corsa.
“Come sta andando il tirocinio al San Mugo?”.
“Bene, per ora non mi lasciano operare ma almeno posso avere una nicchia di pazienti da seguire”.
“Ti lasciamo andare, buon lavoro Ginny e grazie mille della compagnia” l’abbracciai.
“Grazie a voi, ragazzi”.
“Ciao Ginny” Lucas le sorrise.
Guardammo quella chioma rosso fuoco perdersi tra le persone.
“Andiamo a prendere una bacchetta?” chiese il bambino visibilmente eccitato.
“Non una bacchetta, ma la tua bacchetta” una voce profonda ci fece quasi saltare in aria dallo spavento.
Alle nostre spalle comparve Piton.
Con il suo solito abbigliamento nero.
E quel ghigno infastidito.
“Salve professore, non pensavo ci raggiungesse”.
“Ti sbagliavi, Granger”.
“Sto per avere la bacchetta, sarò un vero mago!”.
“Una bacchetta magica non ti renderà un vero mago, ragazzino, dovrai studiare ed esercitarti per diventarlo” rispose greve.
“Sicuramente sarò più simile a loro...” sussurrò guardandosi intorno, il piccolo maghetto.
Durante la mattinata molti bambini si erano fermati a fissare Lucas.
Nessuno lo aveva mai visto prima.
Per giunta con me.
Dopo la guerra ero diventata un’icona.
Ovviamente contro il mio volere.
Le nuove generazioni sanno bene chi sono.
Cosa ho fatto.
“Non dovrai essere simile a loro, dovrai essere te stesso” rispose secco Piton.
Non pensavo fosse in grado di rassicurare un bambino di undici anni.
Lucas sembrava aver apprezzato il commento dell’uomo.
“Entriamo, forza, non ho tutto il giorno”.
Questo è il Piton che conoscevo.
 
 
 
POV SEVERUS
 
Quella mattina ricevetti la risposta di Narcissa.
“Ciao Sev, noi stiamo bene, Draco è completamente assorbito dal tirocino al San Mugo...soltanto pochi giorni fa è stato assegnato nello stesso reparto della giovane Weasley e dopo una lunga chiacchierata si sono scusati reciprocamente per i vari screzi scolastici. Spero che questo aiuterà il mio bambino a stringere nuove amicizie, buone e limpide come è giusto che sia. Ovviamente sono contenta di vederti, ti può andar bene dopodomani, alle 6pm, al Paiolo Magico? Spero in una risposta affermativa, ti auguro una buona giornata. Cissy”.
Risposi subito in modo affermativo.
Ero sollevato dal leggere quelle parole.
Draco era un ragazzo complicato, difficile.
Ma dentro di lui c’era qualcosa di genuino.
Ha soltanto ricevuto gli insegnamenti sbagliati.
Da un padre sbagliato.
“Severus, disturbo?” affacciata alla porta del mio ufficio notai la preside.
“Entra pure, Minerva”.
“Oggi Hermione accompagnerà il giovane Lucas a comprare il materiale scolastico, perché non vai con loro?” sorrise con quegli occhi sempre scintillanti, nonostante l’età e i tanti acciacchi.
“Non sono cose che mi competono”.
“Ma Lucas è tuo figlio, dovresti sforzarti di essere presente per lui”.
“Legalmente, è mio figlio”.
“E questo cosa cambia? Nessuno ti ha obbligato a firmare i documenti per il suo riconoscimento”.
“Io e la Granger siamo d’accordo, si occuperà lei di queste frivolezze”.
“Lucas oggi entrerà ufficialmente nel nostro mondo, tutti lo squadreranno da capo a piedi, come pensi si sentirà? Forse, avere qualcuno dalle spalle larghe come te potrebbe farlo sentire meno fuori posto...Tu che dici?” stava cercando di smuovere qualcosa in me, nei miei ricordi.
Anch’io avevo avuto bisogno di un padre.
Nessuno è venuto in mio aiuto.
Mi sono sentito un emarginato per tutta la mia vita.
Ancora adesso.
Lucas Granger dovrà abituarsi a ciò che lo circonda.
Altrimenti non riuscirà mai a forgiare la sua corazza.
“È giusto così, Minerva. Quel ragazzino dovrà capire in fretta il male che la vita ti mette davanti, non sarò di certo io ad illuderlo” sbuffai.
“Pensi che non l’abbia già provato questo male di cui parli? Hai sentito anche tu la sua storia...Secondo me si merita un po’ di tranquillità, e per quanto ne sappiamo tu potresti essere il padre biologico di quel bambino”.
“Non dirlo! Non abbiamo nessuna prova!” non poteva e non doveva essere così.
“Severus, pensala come vuoi, ma sii migliore di tuo padre” la donna si alzò con qualche tremolio e si diresse fuori dall’ufficio, sapeva di aver colpito la corda giusta.
Dopo aver sistemato il laboratorio decisi di uscire.
Dovevo fare delle compre.
Magari potevo andare a Diagon Alley.
Magari avrei incontrato i due rompiscatole.
Magari mi sarei aggregato a loro.
Ti odio Minerva McGranitt.
Dopo una mezz’oretta ero già lungo la via centrale di Diagon Alley.
Era pieno di gente.
Genitori frustrati.
Figli eccitati.
Il rumore della folla era fastidioso.
Comprai ciò che mancava dalla dispensa del laboratorio.
Uscito dal Ghirigoro notai la Granger.
Stavano andando da Ollivader.
Con passo felpato mi avvicinai alle loro spalle.
“Andiamo a prendere una bacchetta?” chiese il bambino visibilmente eccitato.
“Non una bacchetta, ma la tua bacchetta” m’intromisi nel discorso.
Vidi i due saltare leggermente dallo spavento.
“Salve professore, non pensavo ci raggiungesse”.
“Ti sbagliavi, Granger”.
“Sto per avere la bacchetta, sarò un vero mago!” disse felice il bambino.
“Una bacchetta magica non ti renderà un vero mago, ragazzino, dovrai studiare ed esercitarti per diventarlo” risposi greve.
“Sicuramente sarò più simile a loro...” sussurrò Lucas guardandosi intorno.
La preside non aveva tutti i torti.
Notai subito che tutti gli occhi dei passanti erano su di noi.
Lucas non aveva mai frequentato il mondo magico.
Nessuno lo conosceva.
Per di più accompagnato a noi.
Hermione Granger, eroina della guerra.
Severus Piton, l’eroe più discusso dell’ultimo decennio.
“Non dovrai essere simile a loro, dovrai essere te stesso” risposi secco.
Lucas non doveva sentirsi meno degli altri.
Odiavo quella sensazione.
Essere accettato a tutti i costi.
Essere diversi è la dote più potente dell’universo intero.
Io lo sono sempre stato.
Ho sofferto per questo.
Però poi ho capito.
Essere diversi è un valore.
“Entriamo, forza, non ho tutto il giorno” meglio muoverci.
Il negozio era rimasto sempre uguale.
Nonostante la totale distruzione in tempo di guerra.
Tutto era stato sistemato come prima.
C’era persino lo stesso identico odore.
Ollivander alzò la testa verso di noi.
Era ormai molto vecchio.
Ma stoico continuava a dedicare la sua vita alla sua professione.
“Oh...Salve, come posso aiutarvi?” quegli occhietti guizzarono prima su me ed Hermione, poi ricaddero sul bambino.
“Salve, Ollivander, dobbiamo compare una bacchetta per lui” disse la donna al mio fianco.
“È suo figlio, signora Granger?” chiese curioso.
“Sì”.
“Oh...capisco...e lei?”.
“Sono...suo padre” sussurrai infastidito.
“Che cosa curiosa, ma...è impossibile che sia vostro figlio, no?”.
“Lo abbiamo adottato” la Granger manteneva un tono autoritario.
“Ciao, ragazzo, come ti chiami?”.
“...Lucas”.
“Allora, Lucas, alza lo sguardo, fammi vedere un po’ chi sei...”.
Il negoziante stava osservando il nanerottolo.
Chissà quale bacchetta gli avrebbe assegnato.
Quali caratteristiche possedeva Lucas?
“Aspettami qui, forse ho quello che fa per te...”.
Dopo qualche minuto Ollivander ricomparve con una scatola in mano.
“Prova questa, figliolo, legno di ciliegio con cuore di crine di unicorno”.
Lucas prese in mano lo strumento.
“Devi agitarla, Luc” gli spiegò la grifona.
Il bambino eseguì gli ordini.
Un colpo di luce andò a distruggere uno scaffale.
“Decisamente no, no, non ci siamo” il vecchio riprese la bacchetta.
“Tranquillo, non è successo niente, pensa che io quando provai la mia prima bacchetta sbagliata diedi fuoco all’interna scrivania” rise la Granger tentando di rassicurare il bambino.
“Ecco, questa è una bacchetta di frassino con cuore di corda di drago, provala, su”.
Lucas agitò il legno.
Un lampo fece cadere tutte le bacchette appoggiate su di un tavolino.
“No, neanche questa”.
“È normale che non ce ne sia una per me?” domandò triste Lucas.
“Guardami negli occhi, ragazzo, hai delle iridi così particolari...non devi aver avuto una vita facile, hai molte ombre negli occhi...Dammi la mano, stringi la presa...Forse, sei un divergente...ma quale bacchetta potrei darti? Voglio provare una cosa, spero solo non sia una cattiva idea...” Ollivander scomparve nel retro del negozio.
“Che vuol dire divergente?”.
“Che le bacchette comuni non funzionano con te” risposi senza battere ciglio.
Lucas diventava sempre più un mistero.
Il lavoro con una bacchetta magica sarà massacrante per lui.
Dovrà canalizzare i suoi poteri in quello strumento.
E non nelle mani com’è abituato a fare.
“Questa, signori, è una bacchetta che ho costruito in collaborazione con un collega americano. Nessuno è mai riuscito a farsi scegliere da essa, chissà se il fortunato sarai proprio tu, giovanotto”.
“Farsi scegliere?”.
“Sì, ragazzo, è la bacchetta a scegliere il mago”.
“Cosa ci ha portato?” domandai.
“Legno di ulivo, 12 pollici, ottima flessibilità, cuori di crine di Thestral”.
Cosa?
Lo stesso nucleo della bacchetta di Sambuco.
È una bacchetta molto pregiata.
Difficile da dominare.
L’ulivo però predispone ai duelli.
Lucas, chi sei?
Guardai incantato il bambino prendere in mano lo strumento.
Una forte luce quasi ci accecò.
Lucas si era alzato in volo di un paio di metri.
I suoi occhi avevano cambiato colore.
Erano neri.
Come i miei.
“Professore, lo prenda al volo” urlò la Granger.
Subito afferrai il bambino.
Non sapeva controllare quel potere.
Sembrava ansimare dalla fatica.
“Grazie...è bellissima” sorrise.
I suoi occhi erano tornati grigi.
“Abbiamo trovato il nuovo proprietario di una bacchetta fenomenale, probabilmente abbiamo qui un grande mago” applaudì il negoziante.
Uscimmo dal negozio.
I dubbi ci frullavano in testa.
Le domande senza risposta aumentavano.
Lucas camminava contento davanti a noi.
Stringeva fiero la sua bacchetta.
“Dobbiamo parlare” sussurrai alla Granger.
La ragazza annuì.
“Stasera, quando tutti saranno andati a dormire verrò a casa tua”.
“Va bene”.
“Dobbiamo fare chiarezza su questa situazione”.



ANGOLO AUTORE:
Ciao a tutti! Come state? Come procede questa quarantena? Spero bene, ma soprattutto spero di tenervi compagnia per qualche minuto con questa storia .Voi che idea vi siete fatti? Cosa ne pensate della situazione? Come sempre vi invito a lasciare una recesione, sono aperta a critiche, domande, considerazioni e altro...purtroppo ho avuto problemi con la casella dei messaggi ma ora sembra tutto apposto, perciò ci tengo a scusarmi se ho risposto in ritardo oppure non ho risposto per niente.
Vi ringrazio tanto per seguire anche questa mia ff, vi voglio bene!
Alla prossima,
ArcticBlast🌷

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


POV HERMIONE
 
Quella sera Lucas si addormentò presto.
Stanco della giornata di compre.
Ancora provato da quello che era successo.
Era stato tutto così strano.
Cuore di crine di Thestral.
Come la bacchetta di Sambuco.
Come la bacchetta di Silente.
Ma perché nelle mani di un bambino?
Che tra l’altro non ne ha bisogno.
Intorno a Lucas continuano a formarsi delle domande.
Riusciremo mai a far chiarezza?
Venni spaventata da un rumore alle mie spalle.
Era Piton.
Si era smaterializzato nel salotto.
Fece cadere degli scatoloni.
“Ma che diavolo...” esordì guardando lo scatolone a terra.
“Le avevo detto di non smaterializzarsi più qui dentro!” mi irritai.
Rimisi i libri all’interno del povero contenitore.
“Stai facendo i bagagli?”.
“Sì, dovrò tarsferirmi ad Hogwarts”.
“Giusto...”.
“Lucas potrà scegliere se stare con me oppure nel dormitorio”.
“Sta dormendo?”.
Annuii andando verso la cucina.
“Vuoi del tea?”.
“No, per chi mi hai preso” rispose secco.
Aspettai qualche minuto che il bollitore facesse rumore.
“Granger, dobbiamo parlare di una cosa” l’uomo si appoggiò allo stipite della porta.
“Di quello che è successo oggi, sì, è stato spaventoso” mi versai finalmente l’acqua nella tazza.
“Anche”.
“Cosa mi sta nascondendo?”.
“Lucas mi ha parlato di pozioni che gli venivano date ed iniettate quando stava alla casa famiglia, poi mi ha fatto vedere i segni e li ho riconosciuti, sono come questi...” il professore si tirò su la manica sinistra della camicia mostrando il marchio nero ormai sbiadito.
Mi fece un po’effetto.
Sentii un brivido correre lungo la schiena.
“Le fa ancora male?” la domanda mi uscì d’istinto.
“No”.
Bene.
Tutte le scelte di Severus Piton erano racchiuse in quel marchio.
“Li vedi le cicatrici a forma di punti?”.
“Sì, lei dice che sono uguali a quelle di Lucas?” osservai attentamente.
“Sì, chi non è pratico di queste cose tende a bucare la pelle in modo sbagliato lasciando poi una ferita che diventerà poi una cicatrice. In ospedale, ad esempio, questo non succede, perché il personale è altamente qualificato”.
“Lei come se li è procurati?”.
“Non sono importanti le circostanze, ti basta sapere che sono stati i Mangiamorte” rispose brusco risistemandosi la manica.
“Tutto questo non ha senso...lei potrebbe essere collegato a Lucas in qualche modo, e sappiamo che purtroppo c’entra con i Mangiamorte...”.
“Granger, Lucas potrebbe essere davvero mio figlio”.
No.
Non poteva essere.
Severus Piton, padre?
E chi potrebbe essere la madre?
Per fare un bambino bisogna essere in due.
Mi sta salendo il mal di testa.
Tutte queste informazioni mi stanno uccidendo.
Piton non poteva essere il padre biologico di Lucas.
Non si somigliano affatto.
La genetica non è un’opinione.
Gli occhi di Lucas...
“Gli occhi! Le iridi di Lucas hanno cambiato colore quando aveva in mano la bacchetta, erano...” mi portai una mano davanti alla bocca sconvolta.
“...Neri”.
“Ma...lei non sa con chi è andato a letto dieci anni fa?” forse mi ero spinta troppo oltre, ma non riuscivo a spiegarmi questa storia.
“Granger! Ma come ti permetti?!” si alterò.
“Senta, voglio vederci chiaro, okay? La mia è una domanda lecita”.
“Non sono andato a letto con nessuno” disse dopo qualche secondo di silenzio.
“Non può essere...magari non era proprio in sé...”.
“Ascoltami bene, ragazzina insolente, io so benissimo con chi vado a letto e quando” Piton mi aveva schiacciata contro il ripiano da cucina.
Il viso dell’uomo era ad un paio di centimetri dal mio.
Gli occhi iniettati di sangue.
La presa forte sul legno del mobile.
Ero come in trappola.
Inspirai il suo profumo.
Era davvero buono.
Sapeva di menta e liquirizia.
Lo osservai.
I suoi capelli non erano poi così sporchi.
Erano lisci.
Fluenti.
“Mi dispiace” sussurrai sgusciando fuori dalla sua presa.
 
 
POV SEVERUS
 
Ragazzina insolente.
Come si permetteva di insinuare simili cose.
Io sono un uomo fedele.
Ho amato una sola donna.
Ho ceduto ai miei istinti con riserbo.
Mai in modo sprovveduto.
Sono sicuro di non aver concepito Lucas.
“Mi dispiace” la grifona scivolò sotto al mio braccio destro liberandosi dalla morsa.
“Lucas potrebbe essere il risultato di un esperimento”.
“Cosa?”.
“Sarò diretto, Granger. Quando mi hanno fatto quei segni ero in stato d’incoscienza, una volta mi sono risvegliato al Malfoy Manor con una flebo ancora nel braccio. Ovviamente non so cosa mi hanno fatto, non ho mai indagato però ora devo sapere così ho contattato Narcissa Black”.
“E cosa le ha detto?”.
“La incontrerò e le farò qualche domanda”.
“Mi ascolti bene. D’ora in poi voglio sapere tutto, tutto ciò che scoprirà, perché lei non ha il diritto di nascondermi nulla a proposito di Lucas, chiaro?” si era avvicinata con fare autoritario puntandomi un dito addosso.
“Metti giù quel dito, Granger”.
“Mi ha sentita?!”.
“Sì, come vuoi, ma io condurrò le mie ricerche come vorrò”.
“Faccia come le pare, ma non si metta nei guai”.
Vedere la ragazza così infervorata mosse qualcosa dentro di me.
Era davvero forte.
E audace.
Non sembrava essere spaventata.
O preoccupata.
Lei è l’emblema della casa rosso-oro.
Non posso negarlo.
“Visto che abbiamo finito tolgo il disturbo” dissi seccato.
“Aspetti, c’è una cosa di cui abbiamo parlato con Lucas” sembrava avere uno sguardo intenerito mentre ricordava il discorso.
“Non ho tutta la notte, Granger”.
“Domani sarà il compleanno di Lucas, e pensavo di invitare qualche persona qui per festeggiarlo e farlo sentire amato...ovviamente anche lei è invitato, è il padre adottivo quindi” spiegò senza il coraggio di alzare lo sguardo su di me.
“No”.
“Lucas voleva chiedertelo stamattina ma poi sono successe così tante cose che se ne è dimenticato...lui ci tiene, stranamente, lei gli piace”.
“Stranamente?” alzai pericolosamente il sopracciglio destro.
“Sì, bè, lei non è un tipo tanto...socievole”.
Non posso entrare così tanto nelle loro vite.
Io porto solo dolore.
L’unico colore con cui posso dipingere è il nero.
E per un bambino non va bene.
Neanche per una giovane donna.
Non posso avere qualcuno che mi lega.
Se mi succedesse qualcosa?
Non voglio farli soffrire.
Ma so di avere degli obblighi verso Lucas.
Ho firmato quelle carte.
Io.
Di mano mia.
Ho una responsabilità.
“Hermione, non posso” cercai di essere il più umano possibile.
Sembrava sorpresa.
Questa facciata non la mostro mai.
Non voglio essere debole.
“Perché?” sussurrò appena lei.
“Non sono adatto a fare il padre, non voglio essere un brutto esempio anche per lui”.
“Mi creda...lei non è un cattivo esempio, dovrebbe togliersi quelle lenti scure dagli occhi perché così facendo si accorgerebbe che persona magnifica lei sia”.
Davvero pensava questo di me?
Davvero ha questa opinione di me?
Certo.
Mi aveva salvato.
Ha impedito la mia morte.
Contro la mia volontà.
Scelta sbagliata.
“Non chiedermi più di quello che posso fare”.
“Va bene” mi sorrise debole.
Mi congedai.
Dovevo bere.
Mi smaterializzai ai confini di Hogwarts.
Camminai verso il castello.
Intanto sentivo le ombre calare su di me.
Quegli stessi mostri che non mi lasciavano respirare di notte.
Il sangue.
Le urla.
La paura.
Entrai ansimando nelle mie stanze.
Mi aggrappai al mobiletto dei alcolici.
Versai del whiskey incendiario.
Lo buttai giù come se fosse una medicina.
Un altro bicchiere.
Un altro ancora.
La gola in fiamme.
L’ansia che mi attanaglia il petto.
Mi spoglio.
Via il mantello.
La casacca.
La cinta dei pantaloni.
Apro qualche bottone della camicia.
Ho bisogno di aria.
Mentre le urla non smettono.
Dalle mie mani gocciola del sangue.
Fermati, Severus.
Stai perdendo il controllo.
Pensa a tua madre.
Quanto ti amava in silenzio.
Minerva che ti chiede scusa piangendo.
Narcissa che ti abbraccia.
Poi la vedi.
Li vedi.
Hermione Granger ti sorride calorosa.
Lucas ti corre tra le braccia.
Piano il respiro torna normale.
Il calore diminuisce.
Sto meglio.
Grazie a loro.
Stavo diventando troppo sentimentale.
Per Salazar!
Che rammollito.
Meglio andare a letto.
Dormirci su.
E dimenticare.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


POV HERMIONE
 
“Ma quindi ha accettato?” gli occhi di Lucas si piantarono nei miei.
“Purtroppo non può, ha un impegno molto importante di lavoro” mentii.
“Che impegni potrà mai avere un professore? La scuola neanche è iniziata...”.
“Vieni qui, Lucas” lo feci sedere sulle mie gambe.
Voleva Severus al suo compleanno.
Era stranamente legato a lui.
Nonostante l’uomo non avesse fatto nulla per lui.
C’era qualcosa che li univa.
Forse erano davvero padre e figlio.
“Il professor Piton è un uomo dal carattere molto complicato, non è amante di sentimentalismi vari o di feste. Non verrà oggi, ma questo non vuol dire che non ti proteggerà a costo della sua vita...avrà moltissimi difetti, ma non è un traditore. Ci sarà per te, ogni volta che sarai in pericolo, te lo posso assicurare”.
“Lo so, quando sono con lui...lo sento, so che non mi farà del male, ma avrei voluto averlo al mio compleanno”.
“Sei un bambino molto speciale, tutti ti vogliono bene e avrai una bellissima festa di compleanno! Undici anni non si compiono sempre, è un momento fondamentale nella vita di un maghetto...forza, andiamo ad attaccare i festoni” lo abbracciai prima di alzarci in piedi.
Per fortuna era un bambino comprensivo.
Non fece altre storie.
Anche se nei suoi occhi era presente un’ombra.
E quanto erano simili in quel momento.
Concentrati sul momento.
Ma con la testa da un’altra parte.
Anche Piton faceva così.
Solo io sembravo accorgermene.
A lezione.
A tavola.
Durante la ronda.
Quell’uomo non era mai libero dalle sue ombre.
Le sue iridi non erano mai completamente limpide.
Non l’ho mai abbandonato durante la scuola.
Io ho sempre creduto in lui.
“Così va bene, Herm?” il bambino mi mostrò un palloncino.
“Perfetto” gli sorrisi.
Passammo la mattinata ad organizzare tutto.
Mi dedicai alla cucina.
Feci un sacco di dolci.
Ma pochi di loro erano commestibili.
Così avevo mandato un patronus a Ginevra.
Magari poteva convincere Molly a cucinare per noi.
Con il rischio che Ron sapesse.
Nel frattempo avevamo spostato gli scatoloni in camera.
Il salotto era quasi del tutto sgombro.
Era strano vedere l’appartamento parzialmente vuoto.
Gli addobbi colorati davano una nota di allegria.
Lucas meritava una famiglia vera.
Lucas meritava l’amore.
L’affetto.
Il calore.
E lo avrebbe avuto.
“Quindi oggi conoscerò la famiglia di Ginni?” chiese curioso maneggiando un tovagliolo di carta color rosso fuoco.
“Sì, sono stati anche la mia famiglia e vorrei che anche tu li conoscessi”.
“Ma mi sembravi triste mentre parlavi con lei di questa cosa...”.
“Perché non tutti sono stati buoni con me, ma non sarà un problema”.
Mi ero raccomandata di non farlo sapere a Ron.
Lui non doveva scoprire Lucas.
Non avrebbe capito.
Si sarebbe precipitato qui fuori di sé.
Magari mi avrebbe picchiata di nuovo.
Chi lo sa.
Da quando beve come una spugna non è più lui.
Non è più il mio dolce Ronald.
“Ti proteggo io” sorrise il bambino.
Poi andò vicino alla finestra.
Si affacciò.
Alzò una mano verso il vetro.
Lo raggiunsi.
Stava facendo crescere una siepe come scudo.
Era bellissima.
Piena di fiori colorati.
Per fortuna non c’era nessuno fuori.
La siepe era alta.
Copriva le finestre.
“Grazie, è davvero bella” quasi mi commossi per quel gesto.
“I fiori sputeranno del fuoco se qualcuno tenterà di introdursi” era soddisfatto del suo operato.
“Cosa? Lucas, è pericoloso, fammi fare qualche modifica”.
Presi la bacchetta.
Resi la siepe invisibile.
Non la tolsi.
“Ecco, così nessuno se ne accorgerà”.
“Io ti voglio bene, Hermione”.
“Anche io, piccolo mio”.
Veloce il bambino tornò ad occuparsi dei tovaglioli.
Rimasi qualche secondo a guardare fuori.
Era stato un bel pensiero.
“Forza, vai a fare la doccia e a prepararti che tra poco arriveranno gli invitati”.
“Corro”.
Non me ne ero accorta ma era già pomeriggio.
Avevamo invitato tutti per le quattro del pomeriggio.
Anche io dovevo prepararmi.
In camera erano rimasti pochi vestiti.
Il resto era negli scatoloni.
Infilai i jeans chiari.
Abbottonai la camicia bianca.
Misi le scarpe da ginnastica.
Non mi andava di essere troppo elegante.
Ma neanche sciatta.
Così optai per un look neutro.
Appena suonò il campanello Lucas corse alla porta.
Aprii il cancello esterno con un click.
Erano Harry e Ginni.
Carichi di buste e pacchi.
Lucas aprì la porta con un sorriso enorme.
“Chi è il festeggiato?” chiese ridendo il prescelto.
“Sono io!”.
“Allora credo che questi due regali siano per te” Harry gli passò due pacchi enormi.
Ginevra nel frattempo mi aveva passato qualche busta.
“Come si dice?” guardai il bambino felice.
“Grazie Harry, grazie Ginni” li abbracciò entrambi.
Chiudemmo il portone.
Andammo in cucina.
“Posso aprirli, Herm?”.
“No, aspettiamo che arrivino anche gli altri”.
Vidi il marmocchio sbuffare.
Appoggiò i due pacchi sul divano.
“Quante cose avete portato?”.
C’erano due crostate alla marmellata.
Due vassoi di panini.
Qualche bottiglia di succo di frutta.
“Lo sai com’è mia madre, anzi, dovrebbe arrivare con la torta”.
“Avrò una torta?” gli occhioni di Lucas si dilatarono.
“Certo, ometto” Ginni gli scompigliò i capelli.
Nel frattempo i due maschietti erano in salotto a parlare.
Sistemammo tutto sul tavolo.
“Oltre ai miei, chi dovrebbe arrivare?” chiese la ragazza dai capelli di fuoco.
“Minerva, mi sembrava giusto invitarla”.
“E Piton?”.
“Non verrà, ne abbiamo parlato ma l’ho convinto”.
“Mi dispiace”.
“Anche a me, ma per Lucas, lui ci teneva tanto”.
“Dispiace anche a te, te lo leggo negli occhi”.
“Un pochino”.
Suonò di nuovo il campanello.
Erano Molly ed Arthur.
Dietro di loro c’era George con la sua nuova fidanzata.
Mi pare si chiamasse Lucille.
“È qui la festa?” esordì il rosso ridendo.
Presentai Lucas a tutti.
I due più anziani sembravano essere felicissimi.
Per loro era come avere un nipotino.
Subito gli diedero dei regali.
“Ciao Molly” quanto mi era mancata.
“Oh Hermione, quanto mi sei mancata!” la donna mi abbracciò forte ed io mi sentii finalmente a casa.
“Come stai?” le domandai quasi con le lacrime agli occhi.
“Bene, ma tu sei bellissima mia cara”.
Dopo quello che era successo con Ron avevo allentato i rapporti.
Ci sentivamo via gufo.
Ma preferivo non andare alla Tana.
Per non rischiare di incontrare il ragazzo.
“Hermione, ti vedo bene e poi ho saputo del tuo nuovo lavoro” mi sorride Arthur.
“Sì, ho accettato di tornare ad Hogwarts”.
“Vedrai che sarai una professoressa eccezionale”.
“Tutti lo sappiamo, Mione” si aggiunse Harry.
Gli invitati si accomodarono in salotto.
Con l’aiuto di George spostammo il tavolo con il cibo in giardino.
Quello dietro casa.
Era una bella giornata.
Molly si impossessò della cucina.
Non era cambiata affatto.
“Chi ha eretto quella siepe?” Harry l’aveva notata subito.
“Lucas”.
“È un lavoro che richiede molte energie” sembrava pensieroso.
“Lucas controlla gli elementi, per lui è una passeggiata”.
“Quel bambino ha dei poteri straordinari”.
“Lo so, per questo va tenuto al sicuro”.
Alla fine arrivò anche Minerva.
Felice per il bambino.
Questa sarebbe stata la famiglia di Lucas.
Delle persone che gli vorranno bene per sempre.
Qualsiasi cosa accada.
Ginevra mise su della musica incantando la televisione.
Non sapeva che esistevano canali appositi.
Non sapeva nulla di quell’oggetto.
Sorrisi.
I più giovani ballavano felici.
Mentre gli altri se ne stavano seduti a chiacchierare.
Lucas teneva per mano Lucille e George.
Il miglior compleanno di sempre.
Continuava a ripeterlo.
Ed eravamo stati noi a darglielo.
Sarebbe stato soltanto il primo di una lunga serie.
Era la mia promessa.
“Arriva la torta! Tutti intorno al tavolo!” urlò Molly uscendo dalla cucina.
Aveva cucinato una torta enorme.
Bellissima.
Cioccolato e vaniglia.
In cima capeggiava il numero undici.
Il numero sembrava ballare.
Lo aveva incantato.
“Forza Lucas al centro, tutti vicini che facciamo una bella foto” annunciò George prendendo la macchinetta magica dalla borsa della fidanzata.
Tutti insieme.
Tutti intorno al bambino.
Sorrisi a destra e sinistra.
“Ora soltanto Hermione” Harry si era improvvisato fotografo con una vecchia polaroid babbana.
Lucas mi guardava rapito.
Il bambino più felice del mondo.
“Posso aprire i regali adesso?” chiese euforico.
“Certo, ometto, ti aiuto a portarli fuori” Arthur prese per mano il bambino.
“Grazie a tutti, ragazzi, vi voglio bene”.
“Herm, siamo la vostra famiglia” sottolineo Minerva.
Era la verità.
Ci fermammo tutti a guardare il bambino aprire i suoi numerosi regali.
Ginny gli regalò la divisa delle Holyhead Harpies.
Harry invece l’ultimo modello di pluffa uscito sul mercato e un boccino d’oro.
Molly ed Arthur gli regalarono un maglione blu con una L enorme color argento.
George invece delle caramelle e le immancabili caccabombe.
Lucille gli aveva regalato un libro interattivo sugli animali magici.
Infine Minerva aveva optato per un elegante set di penne d’oca con inchiostro magico.
Tutti regali che resero felice il bambino.
Io il mio regalo glielo avevo dato a mezzanotte.
Avevo scelto un album di fotografie.
Con la promessa che lo avremmo riempito insieme.
Iniziando da quelle di oggi.
“Grazie a tutti...io non ho mai avuto una famiglia che mi facesse questi regali, che festeggiasse con me il compleanno...ma oggi è stato il giorno più bello della mia vita” annunciò Lucas.
Aveva ragione.
Era il giorno più bello della nostra vita insieme.
 
 
POV SEVERUS
 
Mal di testa al mattino.
Non va bene.
Ho avuto una serata strana ieri.
L’ho superata.
Come sempre.
Ma sono a pezzi.
“Non andrai” sentii queste due parole alle mie spalle.
Mi voltai.
Silente era nella cornice della mia stanza.
Che ansia quell’uomo.
“Come?” mi presi la testa fra le mani.
“Non andrai al compleanno di tuo figlio”.
“No”.
“Non è una buona mossa se vuoi essere un buon padre”.
“Senti Albus, con tutto il rispetto, non hai altro da fare? Che ne so, non devi andare a giocare a carte con i monaci ubriachi?” sbuffai stanco.
Perché avevo aperto gli occhi?
Mi alzai dal letto.
Ero ancora vestito.
Mi ero buttato a letto senza farci caso.
“No, sai benissimo che dedico ai monaci soltanto nel weekend” rise appena.
Dall’armadietto delle scorte presi una pozione.
Bevvi.
Non aveva un gran sapore.
Aspettai che facesse effetto su quel maledetto mal di testa.
“Minerva non sta più nella pelle, sai, pensa di aver sbagliato regalo” continuò.
“Non m’interessa”.
“Oh, si invece”.
“Tu che ne sai? Sei soltanto una traccia in uno stupido quadro”.
“Severus, non devi metterti in punizione per qualcosa che non hai fatto...se tuo padre non è stato in grado di adempiere al ruolo, non significa che neanche tu lo sia”.
“Non sai di cosa stai parlando”.
“Ripensaci, ragazzo mio, il giovane Lucas ha bisogno di un padre”.
Se ne andò con il sorriso stampato sulle labbra.
Dopo essermi sistemato mi misi a lavoro.
Poppy aveva bisogno di pozioni per l’infermeria.
Presi la lista dalla scrivania.
Entrai in laboratorio.
Accesi il fuoco.
Passai buona parte della giornata in quel modo.
Con la testa affacciata al calderone.
Le mani sporche di chissà quale ingrediente.
Guardai l’orologio.
Erano da poco passate le quattro del pomeriggio.
Il mio pensiero vola nella Londra babbana.
Ad un bambino che sta festeggiando.
Undici anni.
Con gli occhi felici per i regali.
Una torta enorme davanti a lui.
Starà bene.
La Granger avrà mille difetti ma farebbe di tutto per lui.
La mia mancanza neanche si sentirà.
Io non manco a nessuno.
Però una cosa che mancherà c’è.
Il regalo del papà.
Che strano.
Passare da zero figli ad uno di undici anni.
Un bel salto di qualità.
Forse ho un’idea.
Avevo una cosa qui da qualche parte.
Aprii tutti gli sportelli del laboratorio.
Una cosa piccola.
Una pietra.
Bingo!
Vivianite.
Una pietra dal colore verde.
Dal significato specifico.
Aiuta a liberare le emozioni represse.
E infonde serenità.
Forza d’animo.
Grazie a questa pietra si apprezzano le cose belle della vita.
Presi una piastrina.
Di quelle militari.
La modellai con la magia.
Incastonai un frammento della pietra.
Con il resto ci avrei fatto una seconda collana.
Incisi il suo nome.
Lucas, G-P.
Era bella.
Ma la mia idea era un’altra.
Incantai la pietra.
Sarebbe diventata rossa in caso di pericolo.
Anche la mia.
Così saprò sempre se ha bisogno di me.
E dove si trova.
Trasfigurai un fazzoletto in una scatolina.
Improvvisai un pacchettino.
Non sono bravo in queste cose.
Infilai la seconda collana.
Non si sarebbe mai notata sotto i miei vestiti.
Guardai l’orologio.
“Sono appena le sette di sera, se ti sbrighi farai ancora in tempo” di nuovo lui.
“Vado”.
“È la scelta giusta, Severus” l’uomo dagli occhi azzurro cielo sorrise.
Mi smaterializzai nei pressi della via della Granger.
Mi avvicinai alla casa.
E questa siepe incantata?
Non c’era l’ultima volta.
Presi un bel respiro.
Dall’interno provenivano le voci.
Suonai il campanello.
La Granger aprì la porta.
Rimase ad occhi sbarrati.
Ma era contenta.
“Professore”.
“Granger”.
“Prego, entri pure...non l’aspettavamo”.
“Lo so, ma me ne andrò via subito”.
“Lucas!” urlò la ragazza.
Stava bene con la camicia.
Chissà se anche ad Hogwarts si vestirà così.
Piuttosto che le solite felpe colorate.
Dei giorni scorsi.
Il bambino corse all’ingresso.
Rimase di stucco.
Si avvicinò lentamente.
“Avevi detto che non saresti venuto” disse fissando quelle iridi particolari nelle mie.
“Ci ho ripensato”.
“Vuoi un pezzo di torta?”.
“No, grazie...sono passato per darti questo” tirai fuori il pacchettino dal mantello.
“È per me?”.
“Sei tu che compi undici anni, no?”.
“Sì” sorrise spostando lo sguardo da me alla Granger.
Con le dita tremanti tolse il nodo.
Lasciò cadere il nastro argento.
Aprì la scatola.
Smise di respirare.
“Che bella, Lucas, ringrazia il professore” la ragazza sembrò soddisfatta di me.
Lucas infilò subito la collana.
Teneva la piastrina in mano.
“Lucas, G-P...” lesse ad alta voce.
Gli occhi della grifona subito volarono sulla mia figura.
Ero in imbarazzo.
“Grazie, è il regalo migliore che potessi farmi” il bambino si azzardò ad abbracciarmi.
In modo impacciato gli passai una mano sulla schiena.
“Vieni, stavo giocando con Harry e George con la pluffa” il marmocchio mi prese per mano trascinandomi.
Non volevo unirmi agli invitati.
Volevo soltanto consegnare il regalo.
Per poi andarmene.
Mi ritrovai in mezzo alla festa.
Salutai tutti.
Erano a disagio.
“Scusatemi ma devo andare...affari di Hogwarts” mentii.
La Granger intuì la bugia.
“Ti accompagno” disse seguendomi di nuovo dentro.
“Ho fatto il possibile”.
“Lo so, e l’ho apprezzato molto...Lucas era molto triste stamattina per la tua assenza ma ora guardalo, non si stacca da quella collana”.
“Bene”.
“E anch’io sono felice, grazie per esserci stato” mi sorrise solare.
Era bella.
Ormai donna.
Con quei capelli indomabili.
Cos’è questo calore.
Ah...
Misi una mano sotto al collo.
Caldo.
La pietra.
“Hermione! Severus!” un urlo dal giardino.
Sentimmo subito dei colpi.
Tremarono le pareti.
Dalla porta notammo delle fiamme.
Le grida.
Corsi fuori.
Eravamo sotto attacco.
“Lucas!” urlai.
Molly lo stava tenendo dietro un albero.
Al riparo.
Alzai lo sguardo.
Uomini incappucciati.
Mangiamorte.
“Siamo sotto assedio!” urlò Potter.
Cominciammo a lanciare incantesimi.
“Professore, siamo circondati” la Granger era al mio fianco.
Ma che diavolo stava succedendo?
Perché erano qui.
“Granger vogliono Lucas, vai da lui e portalo dentro” diedi il primo ordine.
“Va bene, coprimi”.
Feci da copertura alla ragazza.
Prese il bambino.
Corse all’interno.
“Weasley vai con loro, proteggili dall’interno” urlai al gemello.
“Sì, professore”.
“Ragazzina, aiuta Molly a scappare” chi era quella biondina?
Finalmente i più deboli erano al sicuro.
Potter ed Arthur Weasley e la sua figlia minore scagliavano incantesimi contro i nemici.
Volevo uno di loro.
Dovevo avvicinarmi.
O la va.
O la spacca.


ANGOLO AUTORE:
Colpo di scena, i nostri protagonisti vengono attaccati durante la festa di Lucas, chissà qual è il motivo di questa improvvisata. Severus però è andato alla festa di compleanno e ha portato addirittura un regalo, cosa ne pensate?
Sno felice di leggere le vostre recensioni con impressioni e considerazioni, anche se ho qualche problema con la casella dei messaggi quindi se non rispondo subito non allarmatevi! Vi ringrazio infinitamente per il supporto che mi date e che date a questa storia, spero vi stia piacendo sul serio.
Al prossimo aggiornamento,
ArcticBlast

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


POV HERMIONE
 
Che diavolo stava succedendo?
Eravamo sotto attacco.
Così all’improvviso.
Un attimo prima eravamo tutti felici.
L’attimo dopo soltanto urla.
Per fortuna Lucas è al sicuro.
“George, vai ad aiutare gli altri, qui con Lucas resto io”.
“No Herm, Piton mi ha chiesto di proteggervi”.
“Noi siamo al sicuro, loro sono in minoranza, vai!” gli urlai.
Nel frattempo Lucas se ne stava accucciato tra le mie gambe.
Stava tremando.
Aveva paura.
Povero piccolo.
George uscì dalla camera da letto.
“Ehi, stai tranquillo, adesso Severus risolverà tutto” gli stampai un bacio sulla fronte.
“È colpa mia, sono venuti per me”.
“Non è colpa tua”.
Mi avvicinai alla finestra.
Dovevo vedere.
I mangiamorte se ne stavano in semicerchio.
Con le loro maschere.
Con le loro tuniche nere.
E le bacchette sguainate.
Lanciavano incantesimi ai miei amici.
Una fattura colpì Harry al braccio sinistro.
Ginevra rispose al fuoco.
Arthur e George avevano innalzato una barriera.
Lo scontro sembrava essere equilibrato.
Anche il professor Piton aveva fatto parte di loro.
Del loro gruppo.
Quasi mi viene da piangere al ricordo.
“Dateci il bambino!” urlò improvvisamente quello al centro.
Mai.
Neanche sotto tortura.
Avrei voluto rispondere.
“Perché?” rispose Harry irato.
“È nostro”.
Le nostre teorie erano corrette.
 Lucas era legato ai mangiamorte.
Ma come?
Che fosse davvero un esperimento?
“Piton, ehi, ho sentito molto parlare di te” riprese il nemico.
“Allora saprai che non uscirai vivo da questo scontro” replicò l’uomo lanciando un Sectumsempra.
Colpì all’addome quello a sinistra.
Lo guardai cadere a terra sanguinante.
Bravo, Severus.
“Come osi, lurido traditore?” forse era il capo, l’unico a conversare.
Severus fu protetto dalla barriera di Arthur.
Volevano ucciderlo.
“Perché volete Lucas?” gridò serio.
“Ci appartiene”.
Lo scontro subì un picco.
Gli incantesimi volavano ovunque.
Il giardino era ormai distrutto.
La casa era stata danneggiata seriamente.
“Molly!” urlai dal piano superiore.
La donna comparve pochi minuti dopo sulla porta.
Insieme a lei Lucille.
“Dobbiamo alzare una bolla, siamo a Londra, nessuno deve vedere quello che sta succedendo” spiegai.
“Hai ragione, forza, mettiamoci a lavoro” la donna prese il comando.
Usammo molta energia magica.
Ma riuscimmo ad isolare la casa.
Nessuno poteva vedere o sentire.
I babbani erano all’oscuro di tutto.
“Hermione, cosa vogliono?”.
“Non lo so”.
“Me” Lucas si alzò in piedi.
Sembrava guidato da una forza estranea.
“Vieni qui, tesoro” Lucille prese per mano il bambino.
“No, devo andare”.
Lucas uscì dalla camera.
Lo rincorsi.
Ma con un’ondata magica mi respinse.
“Lucas! Fermo!” urlavo alle sue spalle.
Scesi di sotto.
Il bambino era alle spalle dei miei amici.
“Eccolo qui, finalmente, il nostro principino” rise il capo dei mangiamorte.
Tutti si voltarono a guardarlo.
Gli occhi di Lucas erano neri.
Profondi.
Arrabbiati.
“Lucas!” urlai cercando di raggiungerlo ma una forza mi tirava indietro.
“Mi stavate aspettando”.
“Lucas, stai vicino a me” Severus lo prese per una spalla.
“Mostraci il tuo potere, sgorbio, uccidili tutti” ordinò il nemico.
Gli altri mangiamorte si erano mossi.
Ci stavano accerchiando.
Con poche mosse misero ko Arthur.
Aveva soltanto perso i sensi.
I due fratelli Weasley provarono a vendicarsi.
Vennero sbalzati a terra violentemente.
“Ginny!” Harry corse al suo fianco.
“Dovrete uccidermi, perché non vi farò mai avvicinare a lui” scandì a chiare lettere il professore di pozioni.
“Allora preparati, bastardo, perché ora tocca a noi”.
Gli attacchi arrivavano da ogni parte.
Forti.
Duri.
Dolorosi.
“Crucio! Crucio!”.
Harry cadde a terra in preda agli spasmi.
Lo stesso George.
“Sectumsempra” urlai.
“Confrigo” anche Molly era uscita.
Erano troppi.
Non saremmo riusciti a resistere ancora per molto.
“Arrendetevi!”.
“Mai”.
Guardai Piton.
Eravamo gli unici due in piedi.
Eravamo in netta minoranza.
Il capo dei mangiamorte si avvicinò.
Il professore mi spinse dietro di lui.
Presi per le spalle Lucas.
“Finalmente faccia a faccia, Severus Tobias Piton”.
“Io non ti conosco”.
“Siamo la nuova guardia, e non faremo gli errori dei nostri predecessori”.
“Chi vi comanda?” chiesi.
“Sta zitta, schifosa”.
“Paparino, ci devi dare il bambino”.
“Mai”.
Il mangiamorte alzò la bacchetta.
La puntò al petto di Severus.
No.
Non doveva finire così.
“Avada Ked..”.
 
 
POV SEVERUS
 
“Avada Ked..”.
Sarei morto.
Alla fine.
Senza sapere la verità su Lucas.
Senza capire la situazione.
Gli altri erano a terra.
Privi di sensi.
La Granger dietro di me.
Con il bambino.
Non li avrei protetti.
“...avr”.
Un cerchio di fuoco si innalzò intorno a noi.
Guardai Lucas.
Aveva le iridi nere.
Le mani alzate.
I colpi ovattati degli attacchi.
Nessuno poteva scalfire la gabbia di fuoco.
“Ce la fai a resistere?”.
“Li ucciderò”.
Sembrava posseduto.
Anche la voce era più scura.
Tetra.
“No, non ucciderli” mi abbassai alla sua altezza.
“Vi hanno fatto del male”.
“Lucas, ascoltami, tu non sei un assassino” anche la Granger si era abbassata.
“Hermione, cerca di svegliare gli altri” le ordinai.
Dovevamo scappare da lì.
Ad un tratto il fuoco divenne più aggressivo.
Sentivo le urla dei nemici.
Non potevo vederli.
Ma sapevo che li stava carbonizzando.
“Lucas, basta!”.
Il bambino non mi calcolò di striscio.
“È il male, quel moccioso è il male in persona!” sentii urlare.
Cosa?
“Lucas, fermati subito!”.
Stavo sudando.
Il fuoco era arrivato al cielo.
“Tu non sarai come me” dissi prima di lanciargli un incantesimo.
Lo avevo addormentato.
Lo presi tra le braccia.
Era esausto.
“Andiamocene”.
“Harry, svegliati, dobbiamo smaterializzarci” la voce della ragazza era forte e chiara.
Il ragazzo dagli occhi verdi si alzò in piedi.
“Dividiamoci”.
Presi Lucas in braccio.
Toccai Arthur e Molly.
Non so se arriveremo interi.
È rischioso.
Abbiamo usato molta forza magica.
“Ci vediamo ad Hogwarts”.
Guardai la Granger.
Le lacrime scendevano sul suo viso.
Non piangere.
Chiusi gli occhi.
Hogwarts.
Capitolammo a terra.
Nella Sala Grande.
Mi faceva male la spalla.
Per fortuna Lucas non sbatté sul pavimento.
Eravamo vivi.
A pochi metri da me comparve Potter.
La fidanzata tra le braccia.
“Dov’è Hermione?” urlò.
“Lei hai lasciato due persone da spostare, imbecille!” urlai.
E se non ce l’aveva fatta?
Per Salazar!
Hermione devi comparire.
Ti prego.
Avevo il fiato sospeso.
“Cha diavolo sta succedendo qui?” la preside ci corse incontro accompagnata da Poppy.
“Ci hanno attaccati” spiegò lo sfregiato.
“Hermione...dai...” sussurrai impaziente.
Appoggiai Lucas a terra.
Poi un botto.
Alzai lo sguardo.
George Weasley e la ragazza.
Vennero adagiati a terra dolcemente.
Dove diavolo era la grifona?
Poi notai un movimento.
Un corpo precipitare.
Corsi nel punto d’impatto.
Mi lasciai travolgere.
L’avevo presa.
La spalla impattò con il pavimento freddo.
Urlai dal dolore.
“Granger, ehi, apri gli occhi!” urlai scuotendola.
“Gazza, chiama Hagrid!” corri anche Minerva era preoccupata.
La vidi mandare un patronus.
Forse al San Mugo.
Potter soccorse i coniugi Weasley.
“Poppy aiutami, la Granger non si sveglia”.
L’infermiera fece comparire delle fialette.
Un team del San Mugo comparve dal fondo della sala.
Ci spostarono tutti in infermeria.
Non vidi più nessuno.
Non sentii le voci.
Non poteva essere morta.
Non lei.
La principessa di Grifondoro.
Non avrebbe mai mollato.
“Poppy, lasciami, sto bene”.
“Severus, hai la spalla dislocata...devo intervenire, farà male” mi avvisò.
La lasciai fare.
Due movimenti bruschi.
Urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Dolore allo stato puro.
Sentii un suono simile ad un click.
La spalla era rientrata.
“Adesso ti faccio bendare da un infermiere dell’ospedale, vado da tuo figlio”.
“L’ho addormentato, non credo si sia fatto male”.
“Va bene, vado a controllare che sia tutto apposto”.
“Dov’è la Granger?”.
“Con i medici del San Mugo”.
La donna lasciò il mio letto.
Eravamo tutti divisi.
Con delle tende a coprire la vista.
Mi lasciai bendare.
Stupide garze.
Mi pizzicavano l’addome.
“Ecco fatto, professore”.
“Ora lasciami andare, spostati” scansai il ragazzo.
Affianco a me vidi Molly.
Ed Arthur.
Erano svegli.
Potter e la rossa più in giù.
Avevano qualche livido sparso.
Difronte il gemello.
Con la fidanzata ancora distesa sul letto.
Dov’era Hermione?
Camminai fino al fondo della stanza.
Lucas era ancora addormentato.
Chissà quanta energia aveva perso.
Eccolo.
Il letto della Granger.
Dalla tenda si potevano vedere più ombre.
“Severus, non puoi entrare” mi bloccò Minerva.
“Come sta?”.
“Non riescono a svegliarla, ha qualche livido ma nulla di più”.
“È colpa mia”.
“Non dire così, poi mi spiegherai cosa diamine è successo”.
“Ci hanno attaccati, ecco cosa è successo!” sbottai.
“Preside, è successo un’ora dopo il suo congedo” si avvicinò Potter.
“Oh, per Godric!”.
“Posso vedere Hermione?” domandai cercando di mostrarmi tranquillo.
“No, ci sono i medici con lei”.
“Minerva, ti prego, potrei dare una mano”.
La donna mi piantò quelle iridi azzurre addosso.
La vedevo combattuta.
“Va bene...Harry vieni con me, andiamo ad avvisare il Ministero”.
Spostai la tenda.
La vidi.
Inerme.
Con gli occhi chiusi.
Dovevo fare qualcosa.
Lei mi aveva salvato la vita.

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


POV HERMIONE
 
Sto male.
Il mio corpo mi sta chiedendo pietà.
Sono stanca.
Dove sono tutti gli altri?
Lucas!
“Lucas!” urlai.
Intorno a me è tutto buio.
Non capisco dove sono.
Faccio qualche passo.
Continuo a non vedere niente.
Poi sento qualcuno afferrarmi dalle spalle.
Un braccio intorno alla gola.
Un pugnale.
“Dove stai andando, Sanguemarcio?”.
No.
Non poteva essere.
Ero stata catturata.
“Lasciami” mi dimenai.
La lama argentea scivolò sulla pelle del collo.
“I tuoi amici ti hanno abbandonata a me” una risata malefica.
Era il Mangiamorte di prima.
Il capo branco.
“Non l’avrebbero mai fatto...Dove sono loro?! Li hai uccisi?!”.
“Secondo te?”.
“È un bluff”.
“Stammi a sentire, ragazzina. Se vi aveste consegnato il bambino ora non saremmo a questo punto”.
“Lucas è mio figlio, non lo avrai mai”.
“Non lo è, lui è nostro”.
La stretta si fece più forte.
Facevo difficoltà a respirare.
La paura iniziava a prendere piede.
Mi avrebbe uccisa.
“Cosa vuoi da me?” sussurrai con difficoltà.
“Devi uccidere Severus Piton” disse a chiare lettere.
Cosa?
Non potevo.
Lo avevo salvato dalla morte.
Non potevo ucciderlo.
“No”.
“Allora morirai tu al suo posto” la lama premeva sulla giugulare.
Sentii qualche rivolo di sangue scendere.
Chiusi gli occhi in attesa della mia ora.
“Perché lo difendi?”.
“Perché lui è buono, lui è un vero eroe”.
“Che sentimentale...ma non lo sai quello che ha fatto? Ha ucciso, mentito, tradito, stuprato...”.
Stuprato?
Cosa?
Non poteva essere.
Severus aveva un codice morale.
“Non lo sapevi, piccola?”.
“Stai mentendo”.
“Da quello che mi hanno raccontato era conosciuto per questo, per essere lo stupratore numero uno”.
E se fosse vero?
Se davvero avesse stuprato delle donne indifese?
Che schifo.
Non volevo pensarci.
Il professor Piton che fa una cosa del genere.
“Senti, Sanguemaricio, o lui o tutti i tuoi cari...non ci sono sconti”.
Questo era il dilemma per eccellenze.
Salvare uno sacrificando tanti.
O il contrario?
Ci riflettei.
La famiglia che mi ero costruita con affetto.
O l’uomo che stimavo di più al mondo?
I due piatti della bilancia erano belli pesanti.
Che avrei dovuto fare?
“In questo momento i miei colleghi stanno andando ad Hogwarts per sterminare chiunque si metta tra loro e Lucas...il tempo scorre, tic tac, tic tac...”.
Avevo male alla testa.
Cosa dovevo fare?
“Se tu mi tieni qui, come faccio ad andare ad ucciderlo?”.
“Ti troverà lui, non preoccuparti”.
“Piton non verrà mai a cercarmi” sputai infastidita.
“Ti sbagli, lui ha un certo interesse per quelle come te” rise.
“Mi odia”.
“Odia il tuo carattere non il tuo corpo, Severus Piton è un uomo come tutti gli altri”.
E se mi stuprasse?
Qui davanti a questo bastardo.
Forse dovevo essere la prima ad attaccare.
Se avesse ragione.
Se Piton non fosse mai stato dalla nostra parte?
Tutto una montatura.
Ma allora perché mi ha aiutata con Lucas?
Oddio.
Non riesco a pensare.
Troppe immagini.
Troppi ricordi.
Dovevo prendere una decisione.
Un modo per uscirne ci doveva essere.
Chiusi gli occhi.
“Va bene”.
“Allora, ragazzina, ucciderai Severus Piton?”.
“Sì, lo farò”.
 
 
 
POV SEVERUS
 
“Voglio entrare nella sua testa” dissi sicuro al medico.
“No, è molto rischioso e lei non ha abbastanza energia magica da poter utilizzare per un processo così complicato”.
“Sono l’unico in questo castello a poterlo fare” mi stavo innervosendo.
“Professore, mi creda, non può uscirne vivo da uno sforzo del genere”.
Aveva ragione.
Non ero abbastanza riposato.
Ma dovevo farlo.
Hermione era intrappolata nella sua testa.
Aveva bisogno di aiuto.
Di uno scossone.
Dalla tenda spuntò Poppy con delle fialette.
“Poppy...ti prego, aiutami”.
“Severus, non è sicuro”.
“Ce la posso fare, mi basteranno dieci minuti poi uscirò”.
Guardai la donna consultarsi con il medico.
Stavano discutendo a qualche passo da me.
“Dieci minuti, non di più” asserì l’uomo.
“Va bene”.
“Severus, dieci minuti, e poi ti tirerò fuori io stessa dalla testa della signorina Granger” Poppy mi puntò un dito contro con fare minaccioso.
“Sincronizzate gli orologi, usciremo in tempo”.
Mi sedetti su una poltrona accanto al letto.
Afferrai la mano della grifona.
Puntai la bacchetta alla sua tempia.
“Legilimens”.
Riuscii a superare le sue barriere.
Era talmente esausta che non fece opposizione.
Dove sei Hermione?
Camminai tra i ricordi.
Prima mi mostrò il suo sesto compleanno.
Era una bambina molto bella.
I suoi capelli indomabili.
Gli occhietti lucidi.
Aveva una torta enorme davanti a sé.
E accanto a lei c’erano i suoi genitori sorridenti.
La scena mutò.
Eccola entrare ad Hogwarts.
Avvertii la paura.
Il suo essere saputella come scudo.
Quei due mocciosi che la prendevano in giro.
Dovevano soltanto ringraziarla di essere ancora vivi.
Il ricordo seguente era con Weasley.
Loro che si baciavano seduti davanti alla Tana.
Che schifo.
Come ha potuto fidanzarsi con un tale idiota?
Poi la guerra.
Lei che combatte feroce.
In difesa di quel mondo che l’aveva accolta a braccia aperte.
Eccomi.
Il momento in cui mi ha trovato.
Era china su di me.
Sussurrò qualcosa al mio orecchio.
“Andrà tutto bene”.
Perché Hermione?
Perché mi hai salvato la vita?
La scena cambiò di nuovo veloce.
La guerra era finita.
Lei abitava con Weasley.
La Granger era accucciata dietro al divano.
Stava piangendo.
Poi un colpo alla porta la fece spalancare.
Era il ragazzo.
Sembrava completamente ubriaco.
La prese per i capelli.
Volevo intervenire.
Che diamine combinava?
Partì il primo schiaffo.
Poi il secondo.
I calci.
Come si permetteva?
Sentii la rabbia salire.
La ragazza non faceva nulla.
Non si ribellava.
Piangeva in silenzio.
E subiva.
Poi sentii un rumore.
Mi voltai.
Era comparsa una porta.
Il legno tremava pesantemente.
Forse lei era intrappolata.
L’aprii di scatto.
La vidi davanti a me.
Aveva gli occhi gonfi.
La bacchetta stretta tra le dita.
“Granger!”.
Feci per avvicinarmi la mi lanciò una fattura ai piedi.
“Fermo lì” urlò.
Non sembrava neanche la sua voce.
“Che sta succedendo?” domandai incredulo.
“Devo ucciderti” sussurrò.
Cosa?
Che stava dicendo?
“Fallo, sporca Sanguemarcio!” era una voce maschile adesso.
Non mi era nuova.
“Granger, cosa sta succedendo?”.
“Devo ucciderti...o te, o tutta la mia famiglia” vidi una lacrima scivolare giù sul suo viso pallido.
“Tutto questo non è vero, guardami, devi ascoltarmi”.
Dovevo farla ragionare.
“Mi dispiace” alzò la bacchetta verso di me.
“Hermione, ascoltami, per favore...sei intrappolata nella tua stessa mente, io ho usato la legilimanzia per raggiungerti” le mostrai che ero disarmato.
“Hermione, non è vero! Sta mentendo!” urlò di nuovo quella voce metallica.
Feci un passo verso di lei.
Le mie mani sempre ben visibili.
“Severus...non so più cosa fare, scusa” singhiozzò.
“Fidati di me” fissai quelle iridi color ambra.
Il nero e l’oro.
Sentivo uno strano calore addosso.
Dovevo aiutarla.
“Ho soltanto cinque minuti rimanenti, andiamo via insieme” allungai una mano nella sua direzione.
“Non posso! Devo ucciderti e solo così salverò tutti” pianse.
“Hermione, tutto questo non è vero! Vieni con me, te lo dimostrerò”.
“Non vengo da nessuna parte con te, con uno stupratore!” sputò.
Cosa?
Chi le aveva messo in testa certe idee?
Non ho mai torto un capello a nessuna ragazza.
Non mi permetterei mai.
“Io non sono uno stupratore”.
“Sanguemarcio, devi farlo!”.
Le labbra della ragazza si stavano muovendo.
Mi stava davvero per uccidere?
La grifona si voltò di spalle.
“Uccidimi!” urlò guardando in alto.
Non c’era assolutamente nulla.
Soltanto buio.
Corsi a prenderla.
La strinsi a me.
Chiusi gli occhi.
Tempo scaduto.
“Hermione! Come stai?” sentii del movimento intorno a me.
Aprii gli occhi.
La ragazza mi stava guardando incredula.
Ce l’avevo fatta.
“Severus, vieni, devi stenderti” Poppy mi aiutò ad alzarmi dalla poltrona.
Ero esausto.
“Professore, grazie...” Hermione riuscì a dire quelle due parole prima che i medici le facessero tutti gli esami.
L’avevo salvata da se stessa.

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


POV HERMIONE
 
Oggi è il primo settembre.
Sono passati due giorni dall’attacco.
Mi sono ripresa dallo sforzo magico.
Dall’episodio infelice con il professor Piton.
Non ci parliamo.
Non ci riesco.
Quando alzo lo sguardo su di lui mi vergogno.
Anche se era tutto frutto della mia mente.
Avevo creduto alle parole del nemico.
Piuttosto che all’uomo che ha rischiato di morire per salvarmi.
Ora eravamo pari.
Mi aveva restituito il favore.
Nel frattempo ci eravamo trasferiti ad Hogwarts.
Minerva non voleva che si ripetesse la stessa situazione.
Mi ha assegnato l’appartamento vicino a quello di Piton.
Cerchiamo di non incrociarci.
Lucas sembrava piuttosto scioccato dall’attacco.
Con pazienza l’aiutai a buttare fuori le emozioni.
Come se fossi una psicologa.
Ma non lo sono.
Spero di non aver peggiorato le cose.
Per farlo svagare l’ho accompagnato a prendere il treno.
Anche se abitava già al castello.
Gli avrebbe fatto bene conoscere altri bambini.
E poi c’erano degli auror a proteggerlo.
Avevamo una squadra di auror sempre al nostro fianco.
Con discrezione, certo.
“Signorina Hermione, la devo accompagnare da qualche parte?”.
Mi voltai verso il proprietario di quella voce.
Adam Carter.
Il mio bodyguard personale.
Era come avere una mosca sempre intorno.
Il Ministero era stato tempestivo.
“Senti, Adam, chiamami soltanto Hermione” gli sorrisi.
“Come vuoi, Hermione”.
“Comunque no, non mi devi accompagnare da nessuna parte, sto andando dalla preside”.
“Va bene, anche se il protocollo mi impone di seguirti passo passo”.
“Siamo ad Hogwarts, non verranno qui”.
Adam era stato un Corvonero.
Di qualche anno più grande di me.
Subito dopo il diploma era entrato negli auror.
Anche lui aveva combattuto la guerra.
Mi sentivo serena ad averlo vicino.
Ma non ero abituata a certe restrizioni.
Qualche metro più in giù intravidi Piton uscire dal suo appartamento.
Forse avremmo dovuto parlare.
Aspettai che ci superasse.
Sentii il suo sguardo addosso.
Non era di buon umore.
“Professore, aspetti” salutai velocemente Adam e corsi dietro l’uomo nero.
“Che vuoi, Granger?” disse secco continuando a camminare.
“Volevo scusarmi, ho avuto un comportamento alquanto infantile con lei negli ultimi due giorni”.
“A quanto pare avevi tempo di parlare con quel ragazzino che ti protegge ma non con me, che ti ho salvato la vita...Ah sì, ma io sono uno stupratore, dimenticavo”.
Se l’era presa.
Era arrabbiato con me.
“Severus” lo bloccai prendendolo per un braccio.
Non volevo che le cose iniziassero in questo modo.
Saremmo stati colleghi per l’intero anno.
“Lasciami subito o giuro che ti schianto qui”.
Quegli occhi neri come la pece non mi facevano più paura.
“Mi dispiace per quello che ho detto, non so bene cosa mi stava succedendo mentre ero in coma”.
“Però lo pensi, hai creduto al nemico piuttosto che a me” era delusione quella nella sua voce?
Lo avevo deluso.
Aveva ragione ad avercela con me.
Avrei voluto sotterrarmi.
“Ti chiedo scusa, ci ho ragionato molto e non lo penso davvero. Ma tu stesso hai sempre dichiarato a gran voce che non vai fiero delle crudeltà che hai commesso, io non so quali siano perciò ho dubitato...la tua vita precedente la conosci solo tu, e se mi dici che non hai mai violentato una donna io ti credo”.
“Andiamo dalla preside, non voglio ritardare per colpa tua” sbraitò riprendendo a camminare svelto.
Non era finita qui.
Non aveva accettato le mie scuse.
Sono davvero una stupida.
Entrammo nell’ufficio di Minerva.
C’erano anche altre persone.
Severus sbatté la porta alle nostre spalle.
Tutti gli occhi erano su di noi.
Non conoscevo alcuni professori.
Dovevano essere nuovi.
Poi intravidi Neville.
Almeno una faccia amica.
Mi avvicinai a lui sorridente.
La preside fece le presentazioni.
La riunione durò almeno due ore.
Per decidere i programmi.
Gli orari.
Le aule.
A me assegnò la sua vecchia aula.
Era un onore.
Ma anche una grande responsabilità.
“Ora andate a prepararvi, tra poche ore arriveranno gli studenti e l’anno scolastico inizierà ufficialmente”.
Lentamente la folla uscì dalla stanza.
Rimasi indietro con Neville e Hagrid.
Dovevamo aggiornarci sulle nostre vite.
Entrambi sapevano della storia di Lucas.
La preside volle informare l’intero corpo docente.
“Cosa si prova ad essere genitore alla tua età?” mi domandò Neville curioso.
“È una responsabilità, però anche un’immensa gioia”.
Adoravo Lucas.
Era un bambino molto profondo.
“Quell’ometto è proprio intelligente, l’altro giorno mi ha aiutato a fare i biscotti” raccontò il mezzogigante.
“Sì, mi ha detto che non sono venuti tanto buoni...”.
“Miglioreremo”.
“Piton come si comporta con lui?” riprese la parola il ragazzo con il maglioncino blu.
“Bene, certo, non è molto affettuoso ma è un padre presente”.
“L’importante è questo, che non vi abbandoni”.
“Non lo farebbe mai”.
Severus era un uomo di parola.
Sarebbe restato al nostro fianco sempre.
O per lo meno a quello di Lucas.
Tornai nel mio appartamento.
Trovai Adam seduto sul divano.
“Scusami, mi ero stancato a stare in piedi davanti alla porta” si alzò svelto in imbarazzo.
“Tranquillo, fai pure”.
“Gli studenti arriveranno per l’ora di cena, giusto?”.
“Sì”.
“Allora se non ti serve il mio aiuto vado a coordinare la sicurezza all’entrata del castello”.
“No, rimani...non mi va di aspettare da sola”.
Ero davvero patetica.
Ma non volevo rimanere sola.
Mi sarei intristita troppo.
“Come vuoi...”.
“Vuoi un tea?”.
Il ragazzo dagli occhi azzurri cielo annuii.
Per fortuna negli appartamenti c’era un piccolo angolo cottura.
Così non dovevo scomodare un elfo.
Misi su l’acqua a scaldare.
“Non ti annoi a stare qui a proteggere me piuttosto che stare con la tua famiglia?” chiesi guardandolo.
“È il mio lavoro, i miei genitori lo sanno e mia sorella preferisce avermi fuori dai piedi” sorrise sereno.
“E la tua fidanzata? Non si sente trascurata?”.
“No, mi ha mollato qualche mese fa...per colpa del mio lavoro” ammise.
“Mi dispiace”.
“A me no, io non ho mai nascosto a nessuno l’intenzione di fare questo lavoro e purtroppo comporta dei sacrifici”.
“Ti ammiro sai, hai una sicurezza invidiabile”.
“Disse l’eroina della guerra magica” rise.
“Io sono stata una codarda, mi sono rifugiata nella Londra babbana invece che aiutare nella ricostruzione di Hogwarts”.
“Avevi bisogno di staccare, non devi fartene una colpa” con fare gentile mi prese le mani nelle sue.
Adam era un ragazzo molto dolce.
Lo avevo capito fin da subito.
E molto bello.
Alto.
In forma.
Con i capelli ricci biondo cenere.
Gli occhi azzurro cielo.
I modi gentili.
Il bollitore prese a fischiare.
Mi alzai di scatto.
Come scottata da quel contatto.
Portai le due tazze sul tavolo del soggiorno.
“Grazie, sei stata molto gentile” aveva un sorriso molto bello.
“È il minimo, dopo che devi farmi da balia”.
“Meglio tu che chissà quale funzionario di alto grado del Ministero”.
Ci stava provando con me?
Oddio.
Non ero più abituata a certi approcci.
Mi limitai a sorridere.
Che dovevo fare?
“Come mai hai scelto di far prendere il treno a Lucas?” bravo, Adam, cambiamo discorso.
“Per fargli fare un’esperienza nuova e decisamente più serena di quella di qualche giorno fa. Spero che stia bene, che abbiamo socializzato con qualcuno” ero in pensiero per il mio bambino.
“In effetti era un po’ giù di morale quando l’ho accompagnato da Hagrid”.
“Avete parlato?”.
“Sì, abbiamo fatto due chiacchiere durante il tragitto”.
Lucas non dava confidenza così facilmente.
Era sempre restio con le persone nuove.
“Sta bene?”.
“Era triste per aver messo in pericolo i suoi genitori”.
“Immagino, ne abbiamo parlato ma sente di essere la causa di tutto il male” sospirai rassegnata.
“Tu non hai fatto nulla di sbagliato, Lucas è un ragazzino molto riflessivo ed ha bisogno di tempo per integrare questa spiacevole esperienza”.
“Spero che vivere qui con altri bambini lo aiuti a sbloccarsi un po’”.
“Vedrai che si farà degli amici, tutti qui ad Hogwarts abbiamo conosciuto quelle persone che poi ci hanno accompagnato per tutta la vita”.
Aveva ragione.
Se non avessi conosciuto Harry chissà che fine avrei fatto.
E anche Ginevra.
I miei migliori amici.
Forse avrei preferito non conoscere Ron.
Lui ha portato dolore.
“Secondo te in che casa verrà smistato?”.
Guardai Adam.
Sembrava pensarci davvero.
“Forse Grinfondoro, e non lo dico perché è la mia casa, ma perché ha dimostrato coraggio in tante occasioni” risposi.
“Sì, potrebbe essere”.
Venimmo interrotti da un bussare alla porta.
Andai ad aprire.
L’auror alle mie spalle vigile.
Era Minerva.
“Ciao Hermione, disturbo?” disse sorridendo al mio nuovo amico.
“No, entra pure”.
“Io Hermione vado, grazie per il tea”.
Rimasi sola con la preside.
Osservò la stanza aspettandosi di trovare qualcosa.
Forse una prova.
Sapevo che mi avrebbe chiesto del ragazzo.
“Sono venuta a chiamarti, gli studenti sono arrivati”.
Seguii la donna lungo il corridoio.
Dietro di noi camminava Severus.
Uscito dal suo appartamento poco dopo di noi.
“Comunque il signor Carter è proprio un bel ragazzo, non trovi?” quello sguardo lo conoscevo molto bene, assomigliava a quello di Silente.
“Già”.
“Ed era un Corvonero se non sbaglio, giusto Severus?”.
L’uomo mi lanciò un’occhiataccia.
“Cosa vuoi che ne sappia?!” sbraitò come al suo solito.
“Sì, me lo ha detto lui” risposi fissando la via davanti a me.
“I Corvonero sono sempre dei buoni partiti, io ci farei un pensierino fossi in te” la donna mi fece l’occhiolino.
Volevo sprofondare.
“Non sto cercando l’anima gemella, Minerva”.
“Dovresti”.
Arrivati nella Sala Grande rimasi senza fiato.
Era bellissima.
Addobbata a festa.
Gli studenti più grandi già seduti alle tavolate.
Il chiacchiericcio si alzò appena entrammo.
Tutti mi stavano indicando.
Odiavo quella sensazione.
Anche Severus.
Lo percepivo.
Ma questa è Hogwarts.
E noi siamo gli stramaledetti eroi.
 
 
POV SEVERUS
 
Che faccia tosta la Granger.
Mi aveva affrontato.
Chiedendomi scusa.
Mi aveva dato dello stupratore nella sua testa.
Se ci ripenso mi sale la rabbia.
Però poi voleva farsi uccidere.
Al posto mio.
Non so che pensare.
Quella ragazza aveva davvero fiducia in me?
E poi che significa che i Corvonero sono dei buoni partiti?
Che tra lei e quel ragazzino di fosse qualcosa?
Adam Carter.
Ho qualche ricordo di lui.
Era uno studente mediocre.
Insignificante.
Cosa ci trovava in lui una come la Granger?
Lei aveva bisogno di un uomo vero.
Soprattutto dopo quello che ha passato con Weasley.
Non credevo ai miei occhi.
Il rosso che la picchiava.
Le donne non si toccano.
Mai.
Quante volte avrei voluto schiantare Bellatrix.
Eppure non l’ho mai fatto.
Forse...
Però non si fa.
Poco importa adesso.
Ora devo fare gli onori di casa.
Sono il vicepreside.
Raggiunsi il gruppo di bambini.
Tutti sorridenti.
Intravidi Lucas.
Aveva uno sguardo strano.
Che fosse successo qualcosa?
Ma il ciondolo non ha dato segnali.
“Silenzio”.
Le testoline si voltarono a fissarmi.
Li avevo spaventati.
L’anno cominciava bene.
“Adesso entreremo nella Sala Grande ed uno alla volta verrete smistati nella vostra casa. Grifondoro, Serpreverde, Corvonero e Tassorosso. Ogni casa ha le sue qualità e caratteristiche, mi raccomando state fermi quando vi appoggerò il Cappello Parlante in testa...non ama i bambini particolarmente agitati” gli rivolsi un’occhiataccia.
Come mi veniva bene fare il burbero.
Una volta in fila li guidai.
Odiavo fare questo rituale.
Odio gli sguardi addosso.
Anche la Granger.
Lo avevo percepito mentre entravamo.
Per fortuna sono uscito dalla porta alle spalle dei professori.
Mi sentii tirare il mantello.
Era Lucas.
Si era fermato all’entrata.
“Che c’è?” mi abbassai alla sua altezza.
“Non ti arrabbierai con me se non finirò nella tua casa, vero?” per questo era triste?
“No, certo che no”.
“In treno ho sentito delle cose sulla tua casa, ed io non voglio essere cattivo...”.
“Lucas, secondo te, io sono cattivo?”.
Incontrai quelle iridi grigie.
“No, penso sia una facciata” rispose serio.
“Non tutti i Serpeverde sono cattivi, anche se alcuni di noi hanno fatto delle scelte sbagliate”.
“Sarai fiero di me qualsiasi sarà la mia casa?”.
“Sì”.
Negli ultimi giorni era stato giù di morale.
Si sentiva in colpa.
Invece era stato molto coraggioso.
Voleva proteggerci.
Contro una minaccia più grande di lui.
E ci aveva permesso di scappare.
Non avevamo parlato molto.
I miei impegni da docente non me lo avevano permesso.
Ma so che mi ha cercato.
Sono sempre suo padre.
Lui mi rispetta.
Entrammo insieme nella Sala.
Stava tremando.
La Granger subito ci guardò interrogativa.
Infatti gli altri bambini erano già entrati.
Con calma preparai lo sgabello con il Cappello.
Presi la lista di nomi.
Erano davvero tanti.
Chissà quanti disastri avrebbero combinato.
Iniziai a chiamare.
Uno dopo l’altro vennero smistati.
Ognuno di loro era felice della sua assegnazione.
Le tavolate esplodevano in boati ad ogni ragazzino nuovo.
“Lucas Granger” annunciai.
Chissà dove sarebbe finito.
Se fosse davvero mio figlio nella mia casa.
Ma con lui era tutto così confuso.
Il Cappello sembrò indeciso.
Diceva che era nato in un modo.
Ma che la vita lo aveva cambiato.
Forgiato.
Che era intelligente.
Curioso.
“Corvonero” annunciò il Cappello Parlante.
Mio figlio era un Corvonero.
D’istinto mi voltai verso Hermione.
Lucas sembrava sollevato.
Mi rivolse un veloce sguardo.
Non mi sarei mai arrabbiato per una sciocchezza del genere.
Finita la proclamazione mi sedetti con gli altri professori.
Affianco a me Filius.
E la Granger.
“Il vostro bambino sarà un mio Corvo” sorrise il professore con gli occchiali.
“Già, l’importante è che stia bene” commentò lasciva Hermione.
Ascoltammo il discorso della preside.
La presentazione dei nuovi docenti.
E poi consumammo la cena.
Lucas indossava i colori della sua casa.
Il blu della cravatta spiccava.
Sembrava contento.
“Cosa è successo prima?” mi domandò la ragazza al mio fianco.
“Niente, Lucas aveva paura di...deludermi”.
“Cosa?”.
“Pensava mi fossi arrabbiato se non fosse capitato in Serpeverde”.
“Glielo hai detto che non è un problema, vero?”.
Ma per chi mi aveva preso?
Non sono uno stupido.
“Certo, Granger”.
Tornammo a mangiare.
Al termine della cena gli studenti vennero condotti nei propri dormitori.
Lasciammo che Lucas si confondesse alla folla.
Non volevamo che fosse considerato un privilegiato.
Minerva volle discutere di alcuni dettagli.
La seguii nel suo ufficio.
Un’ora ad ascoltare le sue raccomandazioni.
Finalmente fuori.
Mi incamminai verso le mie stanze.
Domani sarebbero iniziate le lezioni.
Ci voleva riposo.
“Professore”.
Mi voltai.
Hermione e Lucas.
Il bambino corse da me.
“Guarda, sono un Corvonero!”.
“Sì, lo sei”.
“Stavamo andando a prendere le cose di Lucas per portarle nel dormitorio” spiegò la Granger.
“Quindi dormirà con gli altri studenti”.
“Sì, voglio stare con i miei compagni...non succederà niente, mi so difendere” il bambino ci tenne a specificare.
“Ci sarà un auror all’interno del dormitorio, non preoccuparti” sorrise la mia nuova collega.
“Bene”.
“Peccato non ci sia Adam, mi sta simpatico”.
Oddio.
No.
Anche Lucas.
Ma cosa aveva questo Adam?
La giovane Grifondoro aprì la porta del suo appartamento.
Lucas mi tirò dentro.
Voleva che stessi con lui.
Poi sarei stato un professore.
Per tutti.
Anche per lui.
“Guarda, questa non me la sono tolta” mi disse aprendo il colletto della camicia.
Aveva la mia collana al collo.
“Neanche io” gli feci vedere la mia.
Ovviamente di nascosto alla ragazza.
Non volevo che mi vedesse così sentimentale.
“Tu mi vuoi bene” sorrise.
Era mio figlio.
Certo che era importante per me.
Il sangue non sempre è un buon legame.
Mio padre mi odiava.
Eppure avevamo lo stesso sangue.
“Forza, hai preso le tue cose?” Hermione si affacciò alla camera.
Dopo i saluti lo guardai avviarsi verso la sua nuova vita.
Con la mano stretta in quella della sua mamma.
Erano davvero belli.
Ed io non c’entravo molto con loro.
Ma erano la mia famiglia.

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


POV HERMIONE
 
Era già passata una settimana.
Le lezioni procedevano ordinate.
Mi trovavo bene con il mio nuovo ruolo.
Gli studenti mi rispettavano.
Avevo creato un buon legame con loro.
Alcuni venivano a chiedermi aiuto anche al di fuori delle mie ore.
Era una bella sinergia.
Non potevo dire lo stesso di Lucas.
Il bambino non riusciva a domare la sua bacchetta.
Non c’era verso.
Combinava soltanto disastri.
Ed ovviamente gli altri studenti lo prendevano in giro.
Ma lui sembrava non ascoltarli.
Si chiudeva in se stesso.
Al riparo.
Non eravamo neanche riusciti a parlare molto.
Ero sempre impegnata.
Preparare le lezioni non era semplice.
Correggere i compiti.
Aiutare nei vari incarichi secondari.
Severus invece se ne stava per conto suo.
Era tornato a ricoprire il suo ruolo.
Quello di Mestolaio delle tenebre.
Avrebbe detto Ginevra.
Non calcolava me.
Non calcolava suo figlio.
Per lui eravamo soltanto una collega e uno studente.
Nel frattempo Harry era andato avanti nell’investigazione.
Il gruppo di Mangiamorte era stato identificato.
Erano dei cani sciolti.
Ovvero non avevano un capo.
Si rifacevano alla dottrina di Lord Voldemort.
Ma lavoravano da soli.
Originari dell’Irlanda.
Il loro covo non era ancora stato trovato.
Chissà quanti di loro erano in giro per l’Europa.
Harry e Adam erano preoccupati per le cosiddette ‘cellule dormienti’.
Altri Mangiamorte che conducevano vite normalissime.
Ma che all’occorrenza ci avrebbero dato filo da torcere.
Adam.
Ero uscita con lui due volte.
Ginevra diceva che era cotto di me.
E forse non aveva tutti i torti.
È un bravo ragazzo.
Ma c’è qualcosa che mi impedisce di vederlo come un qualcosa di più.
Come un possibile fidanzato.
Forse ero ancora traumatizzata dalla mia ultima storia.
Forse era paura.
Oppure.
Il mio cuore era segretamente già di qualcuno.
Qualcuno che la mia testa non voleva accettare.
Che non mi guardava neanche per sbaglio.
Minerva l’ha capito.
Mi ha fatto uno dei suoi discorsetti.
Tifa per me.
Per lui.
Io voglio solo dedicarmi al mio lavoro.
E al mio bambino.
Tutto il resto era una distrazione.
“Hermione, posso?” un bussare alla porta dell’ufficio mi fece alzare gli occhi dai compiti del terzo anno.
Era Adam.
“Certo, vieni pure” gli sorrisi.
“È arrivata questa per te, non era firmata perciò l’abbiamo controllata noi e non sembra essere pericolosa” mi porse una lettera.
Chi poteva scrivermi?
Di sicuro non i miei genitori.
Non li avevo più raggiunti.
Si meritavano una bella vita in Australia.
Senza magia.
Adam uscì dalla stanza lasciandomi la mia privacy.
Aprii la lettera con grande curiosità.
“Ciao Mione, e così hai un figlio adesso...non volevi più stare con me ma ti sei fatta scopare da quel lurido bastardo di Piton! Ma sei diventata tutta scema?! Con tutti gli uomini che potevi trovare proprio con Piton?! Sei una puttana! Ti odio! Ricordati che io so sempre dove sei, io sono la tua ombra e quando meno te lo aspetterai...ti colpirò. Tu mi hai ferito, io farò anche di peggio. Ci rivedremo presto, preparati. Ron”.
Il respirò si bloccò.
Le mani iniziarono a tremare.
Come aveva fatto a scoprire tutto?
Gli Weasley non potevano essere stati.
Non avevano quasi più rapporti con lui.
E poi sono di parola.
George e Ginevra ancora meno.
Una lacrima scivolò solitaria verso il basso.
Buttai la lettera sulla scrivania.
Cosa potevo fare adesso?
Scappare?
Come faceva a stalkerarmi?
Sono circondata da auror.
Avevo paura.
Per me.
Per Lucas.
Ronald non è più lo stesso.
Avevo bisogno d’aria.
Uscii dall’ufficio.
Per fortuna in corridoio non c’era nessuno.
Non mi preoccupai neanche di chiudere la porta.
Corsi fuori.
Avevo bisogno di respirare a pieni polmoni.
Camminai fino al Lago Nero.
Mi sedetti in un angolo lontano dal castello.
Rimasi lì a pensare.
Nella testa passavano soltanto scenari orribili.
Ronald che riusciva ad uccidermi.
Oppure che prendesse Lucas.
In tutte le immagini io non ce la facevo mai.
“Ciao Herm, tutto bene?” Neville comparì nella mia visuale.
“Ciao...no, non proprio”.
“Che succede?” il ragazzo si sedette al mio fianco.
“Ho un problema enorme” non avevo neanche la forza di alzare lo sguardo su di lui.
“Lucas sta bene? Hanno cercato di attaccarvi di nuovo?” era agitato.
“No, ma siamo in pericolo”.
“Hermione, per favore, sii più chiara” usò un tono fermo, da uomo adulto.
Neville era maturato.
Non c’era più traccia del ragazzino sempre spaventato.
Era sicuro di sé.
Coraggioso.
“Ron...Ron mi sta cercando per uccidermi” sussurrai lasciando libere le lacrime che stavo trattenendo.
“Perché?”.
“Ronald non è più lo stesso che hai conosciuto qui, è diventato un mostro...”.
“Lo so, Harry mi aveva accennato qualcosa ma non vedo il motivo per cui dovrebbe ucciderti”.
“Ha saputo di Lucas, di Piton...vuole uccidermi perché ho preferito avere un figlio con Severus piuttosto che con lui”.
“Ma questo non ha senso...non è nato da un vostro...rapporto”.
“Lo so, ma il cervello di Ron ormai è compromesso dall’alcol...chissà che film si è fatto”.
“Qui è pieno di auror, dovresti stare tranquilla” mi passò una mano sulla schiena con fare amichevole.
“Mi è arrivata una sua lettera dove dice che mi tiene d’occhio”.
“Per Goddric! Ma è fuori controllo!”.
Mi limitai ad annuire.
Portai le gambe al petto.
Come quando ero piccola.
E avevo paura del mostro nell’armadio.
“Devi dirlo ad Harry”.
“Non voglio che si metta contro il suo migliore amico...” non volevo creare problemi.
“Allora sai esattamente a chi rivolgerti...” sapevo a chi alludeva.
“Lui non vuole saperne niente di me”.
“Ma è il padre di Lucas, e da quello che ho capito siete entrambi in pericolo”.
“Piton non mi aiuterà” sospirai.
“Io ti starò accanto Herm, lo sai” mi sorrise.
“Lo so, ti ringrazio” ricambiai.
“Adesso devo tornare alle Serre, prendo un po’ d’acqua del Lago e vado...Aspetta, ho un’idea, perché non vieni con me? Ho un rimedio contro la tristezza” si alzò in piedi porgendomi la mano.
L’afferrai.
Lo seguii fino alle sue amate Serre.
Era davvero bravo con le piante.
Tutti gli studenti lo adoravano come professore.
“Fai come me, alza le maniche nel maglioncino e poi infila le mani nella terra di questo vaso” sembrava felice mentre eseguiva tutti i movimenti.
Lo imitai.
Infilai le mani nella terra fredda.
Fino a non vederle più.
“Senti l’umidità sulla pelle?”.
“Sì”.
“Bene, ora chiudi gli occhi e respira affondo”.
Chiusi gli occhi.
Mi rilassai.
Respirai a pieni polmoni.
C’era odore di polline.
E acqua.
Quella era una pratica strana.
Ma mi sentii un po’ meglio.
“Come ti senti?” si voltò a guardami con quegli occhi color del vento.
“Meglio”.
“Ci credi che me lo ha insegnato Luna?” rise.
Effettivamente era strano.
Uno come lui che la terra la maneggia ogni giorno.
“Come sta Luna?”.
“Bene, adesso sta facendo un tirocinio con un magizoologo ed è molto felice”.
“Sono così contenta per lei”.
“Anche io, la vedo finalmente serena e poi...vorrei chiederle di sposarmi erntro quest’anno” il ragazzo diventò rosso in volto dall’imbarazzo.
“Neville, è una cosa bellissima!”.
“Devo ancora decidere come ma voglio che sia un momento intimo e indimenticabile”.
“Se ti servirà una mano chiamami pure” volevo un mondo di bene ai miei amici, avrei fatto qualsiasi cosa per loro.
“Professoressa Granger...” una ragazzina del primo anno di tassorosso mi guardava a disagio dalla porta della serra.
“Dimmi” le sorrisi.
“Il professor Piton la vuole nel suo ufficio” recitò il messaggio a memoria.
“Va bene, grazie mille...Signorina Foltin” cercavo di ricordarmi tutti i nomi dei miei studenti.
La bambina corse via.
“Scusami Nev, vado altrimenti chi lo sente Piton”.
“Vai pure, ma ti prego, digli di Ron”.
“Vediamo”.
Non potevo prometterlo.
La cosa non lo riguardava.
Sicuramente mi avrebbe risposto in quel modo.
E non aveva tutti i torti.
Era un problema mio.
Soltanto mio.
Di nuovo.
 
 
POV SEVERUS
 
“Ciao Sev, come stai?” mi avvicinai al tavolo dove Narcissa Bla ck mi stava aspettando.
“Al solito, Cissy”.
“Ho saputo che siete stati attaccati...”.
“Già, scommetto che sarai stata informata a dover sulla mia nuova situazione”.
Perché le notizie dovevano correre così in fretta?
“Sì, Draco ha parlato con Ginevra Weasley”.
“Un nuovo gruppo di Mangiamorte ci sta alle calcagna, vogliono Lucas e non so come risolvere questa faccenda” sbuffai.
La donna aveva scelto di vederci nella Londra babbana.
Così da non poter essere visti da occhi indiscreti.
Quando arrivò il cameriere ordinammo del vino.
Rosso.
Forte.
Come sempre.
“È così che si chiama tuo figlio? Sai, è proprio strano immaginarti nei panni di padre, ma sarai sicuramente bravissimo visto come hai cresciuto Draco negli ultimi anni” sorrise sincera.
“Ci provo”.
“Scommetto che volevi questo incontro per farmi delle domande”.
Quanto mi conosceva.
Eravamo amici dai tempi di Hogwarts.
Poi sposò il mio migliore amico.
E così era un po’ parte della mia famiglia.
“Già, devo capire diverse cose”.
“Dimmi pure”.
“Ci sono state volte in cui mi sono svegliato al Malfoy Manor con delle flebo attaccate al braccio, solitamente succedeva quando il Lord mi torturava...tu ne sai qualcosa?”.
Guardai la donna giocherellare con una ciocca di capelli.
Stava pensando.
Ero sulle spine.
“Ricordo che ti portavano in una stanza, Lucius mi diceva che almeno ti saresti riposato ma nel suo sguardo non c’era tranquillità”.
“Che vuoi dire?”.
“Che lui sapeva qualcosa, ma non voleva dirmelo...”.
“Sicura di ricordare soltanto questa cosa? Pensaci, hai mai sentito parlare di esperimenti?”.
“Mi chiedi di andare indietro di anni, Sev, non è facile” sospirò.
“Lo so, ma se non fosse davvero importante non te lo chiederei”.
Stavo perdendo la pazienza.
Non con Narcissa.
Lei non c’entra niente.
Ma con la situazione in generale.
Possibile che non riesco a reperire notizie su questo bambino?
Oltre a quello che ha scoperto Potter.
“Ti ricordi di alleati in Irlanda?”.
“Sì! Aspetta, ricordo che a volte il Lord riceveva notizie dall’Irlanda...aspetta...da un posto...si chiamava Saint James, o qualcosa del genere” la donna si era illuminata.
Avevo un nome.
Forse era il nome dell’istituto di Lucas.
“Altro?”.
“Al Manor arrivavano lettere di un certo Signor Derrick, ma ad un certo punto la corrispondenza finì”.
Derrick.
Non mi diceva niente.
“Grazie Cissy, davvero”.
“Figurati, mi dispiace solo che non riesco ad esserti maggiormente d’aiuto” bevve un sorso di vino.
“Pensi che riuscirei a mettermi in contatto con Lucius?”.
“Non lo so, io non lo sento da anni” sbuffò infastidita.
“Forse lui può dirmi qualcosa di più”.
Ci fu un attimo di silenzio.
Entrambi chiusi nei nostri pensieri.
Con i bicchieri tra le mani.
Lucius Malfoy era nascosto da qualche parte.
Lontano da qui.
Dovevo trovarlo.
“Dimmi dov’è”.
“Non ne ho idea”.
“Narcissa, so che lo sai” puntai i miei occhi nei suoi.
“L’ultima volta che l’ho sentito era a Parigi, ma ti sto parlando di tre anni fa”.
“Va bene, almeno è qualcosa” finii il mio bicchiere di vino rosso.
Volevo andarmene.
Avevo ottenuto quello che volevo.
Ma la donna prese a parlare del suo lavoro.
Di come stesse lavorando molto.
Ed io l’ascoltai.
Distratto.
Ma l’ascoltai.
Blaterò per un’ora.
Fuori dal locale passavano alcune macchine.
Il clima di Londra era diventato freddo per poter passeggiare.
“Ad Hogwarts come vanno le cose?” mi interpellò.
“Come sempre”.
“Ho sentito che ci sono alcuni nuovi professori”.
“Sì, alcuni sono ex studenti”.
“Anche Hermione Granger è diventata una professoressa...” quel tono lascivo che soltanto le donne sanno utilizzare mi preoccupava.
Mugugnai un sì.
Sapevo dove voleva andare a parare.
“Hai adottato con lei il bambino, vero?”.
“Sì, cosa vuoi dirmi?”.
“Ma non è che...tra voi...” sorrise insinuante.
“No”.
Tra noi?
Ma stiamo scherzando?
Non ci sopportiamo.
“Allora perché hai accettato di adottare un bambino con lei? Tu non sei il tipo che prende certe decisioni alla leggera, Severus”.
“Lo abbiamo trovato noi, tutto qui”.
“Severus, hai rischiato la vita per salvarla!” la donna voleva un’ammissione da parte mia.
“Immagino che anche questo lo ha raccontato la Weasley” sbuffai.
Cissy annuì ridendo.
Cos’era Hermione per me?
Una collega.
Una so-tutto-io.
Una ex studentessa.
La madre adottiva di mio figlio.
Una bellissima donna.
Intelligente.
Coraggiosa.
Astuta.
Gentile.
Basta, Severus.
Stai esagerando.
Hermione Granger per te è semplicemente troppo.
È qualcosa che non puoi avere.
“Ti piace?”.
Quella domanda mi prese alla sprovvista.
Rispondere di pancia?
Di testa?
Di cuore?
La prima avrebbe detto di sì.
La seconda avrebbe detto di no.
Il terzo avrebbe detto che non lo so.
Che non mi è indifferente.
Che avrei voluto proteggerla da quell’incompetente di Ronald Weasley.
Che quando la vedo con Carter mi sale il sangue al cervello.
E vorrei soltanto distogliere lo sguardo.
Eppure non lo faccio.
La vedo sorridere.
Sistemarsi i capelli.
Quindi non so che dirti Narcissa.
“Non lo so” ammisi, togliendomi la corazza di dosso per un secondo.
Il tempo di rispondere.
“Non fartela scappare, solo questo”.
Ci salutammo.
Rientrai al castello.
Aveva ragione Cissy?
Mi sarei lasciato soffiare Hermione da sotto gli occhi?
Ma adesso devo trovarla.
Dobbiamo parlare di quello che ho scoperto.
Potter è fuori con il Ministro fino a domani.
Siamo solo noi due a dover sapere per ora.
Passai davanti al suo ufficio.
La porta era spalancata.
Strano.
Entrai cercando di individuare la ragazza.
Arrivai alla scrivania.
C’erano dei fogli sparsi.
Compiti in classe.
E una lettera.
Mezza accartocciata.
Lessi.
Era di quel vigliacco di Weasley.
L’aveva minacciata di morte.
Sentii la rabbia montare.
Se lo prendo lo uccido con le mie mani.
Senza magia.
Dovevo trovarla.
Intercettai una bambina del primo anno di tassorosso.
La incaricai di cercare Hermione.
Nel frattempo raggiunsi il mio ufficio.
Mi sedetti.
Dopo dieci minuti sentii bussare.
Era lei.
La invitai ad entrare.
Aveva gli occhi rossi dal pianto.
Teneva le braccia strette intorno al corpo.
In segno di difesa.
Cosa ti ha fatto quel bastardo?
Io ti vendicherò.


ANGOLO AUTRICE:
Mi scuso per il ritardo, ma purtroppo ieri sera ho avuto problemi di rete causati dal maltempo...Comunque, ecco qui il nuovo capitolo! Un nuovo colpo di scena smuove le acque, oltre ai mangiamorte ci si è meso anche Ron...cosa ne pensate? Cosa vi aspettate da questo nuovo pericolo? Neville da bravo e saggio ragazzi qual è, consola la nostra Hermione e cerca di convincerla a rivolgersi a Severus che però sa già tutto...Questi protagonisti non hanno davvero un attimo di pace!
Spero di leggere le vostre recensioni anche questa volta, intanto vi ringrazio molto del supporto❤️
Al prossimo aggiornamento,
ArcticBlast🌷

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


POV HERMIONE
 
Entrai nell’ufficio.
L’atmosfera era cupa e tetra.
Perché se ne stava al buio?
L’odore di qualche intruglio mi pizzicò le narici.
Sapevo che aveva un passaggio segreto che lo portava al suo laboratorio.
Severus era seduto alla sua scrivania.
Con tutti i fogli in ordine.
“Mi stava cercando, professore?” domandai avvicinandomi.
Cercai di sembrare il più serena possibile.
Non volevo che sapesse del mio pianto.
Era stato un momento di debolezza.
“Sì, ho avuto un incontro con Narcissa Black e volevo informarti sui nuovi sviluppi” il suo tono era asciutto, non lasciava trasparire nulla eppure le sue iridi nere mi trasmettevano il contrario.
Mi sedetti in una delle sedie davanti a lui.
Ero curiosa.
Così almeno avrei pensato ad altro.
Lucas era molto più importante.
“Com’è andata? Sì, insomma...cosa hai scoperto?”.
“Ho un nome, Cissy dice che il Lord riceveva lettere dall’Irlanda da un certo Signor. Derrick”.
Cissy.
Che nomignolo stupido.
Perché non la chiama Narcissa e basta?
Sento un certo fastidio.
È vero che Ginny ha fatto pace con Draco.
Ma io non sono tenuta a farmi andare a genio la madre.
Questa confidenza con Severus mi dà sui nervi.
“Tu conosci questa persona?”.
“No, ma so chi potrebbe dirmi di più”.
“Chi?”.
“Lucius Malfoy”.
Sapevo che non fosse più da queste parti ormai da anni.
Harry mi aveva raccontato della sua fuga.
Era riuscito a scampare al carcere.
Ai dissennatori.
“Come pensi di trovarlo?”.
“Cissy dice che tre anni fa era a Parigi” si portò una mano a sistemare un ciuffo di capelli ribelle.
Odio il modo in cui pronuncia quel nomignolo.
O forse sono gelosa e basta.
Non può essere.
Severus non mi piace.
Lo trovo affascinante sì.
Ma è off-limits per me.
E poi mi detesta.
“Vuoi andare a cercarlo?” non mi sembrava una buona idea.
“Sì” disse alzandosi dalla sua seduta.
Lo osservai camminare fino ad una finestra.
“Non mi piace come idea, non può andarci da solo è troppo pericoloso”.
Mi stavo preoccupando.
Severus si girò a guardarmi.
Aveva sempre quello sguardo strano.
“Sono un uomo adulto e sono stato una spia, non mi serve la tua approvazione, Granger”.
“Lei deve rimanere qui con ma a proteggere Lucas, cosa succederà se ci attaccheranno di nuovo e lei non c’è?”.
Forse ero stata egoista.
Non stavo pensando soltanto a quella possibilità.
Ma pensavo soprattutto a Ron.
Alla sua lettera.
Alle sue parole piene di disprezzo.
“Ora stai con Carter, ci penserà lui a proteggervi” sbuffò infastidito.
Era quasi divertente quel nostro modo di passare dal lei al tu.
E viceversa.
Ormai non ci facevamo più caso.
“Siamo soltanto amici” precisai.
“Ci penseranno lui e Potter a voi, poi non starò via per molto”.
“Severus, non è una buona idea e poi dovresti parlarne con Minerva”.
“Non chiamarmi per nome, noi non siamo amici”.
Perché era così duro con me?
Pensavo fossimo qualcosa.
Non dico amici.
O amanti.
Ma qualcosa.
Ero stanca.
Mi alzai in piedi di scatto.
Volevo uscire.
“Dove vai?” mi fulminò.
“Abbiamo finito, no?”.
“Dimmi perché ti preoccupa tanto sapermi lontano” quella affermazione mi colpì in pieno petto.
Non era da lui essere così diretto con me.
“Per Lucas, l’ho detto”.
Hermione concentrati.
Non far trasparire i tuoi sentimenti.
Qualunque essi siano.
“Ho letto la lettera”.
Mi bloccai.
Proprio a pochi passi dalla porta.
Severus sapeva della lettera.
Sapeva della mia situazione.
Lo aveva visto nella mia memoria.
Che vergogna.
“Hai violato la mia privacy”.
“Sono venuto a cercarti nel tuo ufficio e l’ho vista sulla scrivania” cercava forse di giustificarsi?
“Questo non ti dà il diritto di leggere la mia corrispondenza”.
“Perché non sei venuta da me?”.
Perché ho paura che tu non mi capisca.
Perché non voglio sembrare debole ai tuoi occhi.
“Perché la devo risolvere da sola” mentii.
“Così magari ti farai picchiare di nuovo e questa volta non so se ne uscirai viva, Granger”.
“Lei non sa niente di me, della mia storia” urlai.
“Ho visto i tuoi ricordi!” alzò il volume della voce anche lui.
Eravamo agitati.
“Ma non sa nulla di più” dovevo calmarmi.
“Ho visto i lividi Hermione...gli stessi che mia madre tentava di nascondere quando ero piccolo” Severus abbassò gli occhi, triste.
Conoscevo la sua storia.
Suo padre era un uomo violento.
Sia verso la madre.
Che verso di lui.
“Non volevo sembrare debole ai tuoi occhi” ammisi.
Severus sembrava spiazzato.
Potevo sentire il suo cervello lavorare.
Era come bloccato.
Anche lui.
Mi dispiace.
Lo so che odi i sentimentalismi.
Ma io sono fatta così.
 
 
 
POV SEVERUS
 
Che cosa aveva appena detto.
Che cosa avevo appena sentito.
Non voleva mostrarsi debole ai miei occhi.
Ecco perché non mi è venuta da me.
Pensa che la odio.
Lo so.
Hermione se soltanto sapessi.
Se soltanto sapessi quanto mi stai mandando in confusione.
Io che sono sempre stato abituato a non provare nessuna emozione.
A non farmi avvicinare da nessuno.
Invece eccoti.
In mezzo al mio ufficio.
Con gli occhi tristi.
Ma il cipiglio fiero.
Di chi ne ha vissute tante.
“Hermione...” feci per parlare ma lei mi interruppe.
“Lo so, sono una stupida, anche Neville mi ha detto di venire a parlarne con te ma io non voglio starti tra i piedi. So quanto è difficile per te la situazione con Lucas e con me, che di punto in bianco siamo diventati la tua famiglia e quanto tu non mi sopporti perché mi reputi una ragazzina saccente...” stava sputando fuori parole a raffica e muovendo le mani nell’aria.
“Hermione...”.
“Tu non sei tenuto a fare nulla per me...tu sei il padre di Lucas, non il fidanzato di Hermione”.
“Granger, per Salazar!” la ripresi.
La osservai.
Era agitata da tutto quel discorso.
Rossa in viso.
Sicuramente imbarazzata.
“Sei la madre di mio figlio, e come hai detto tu siamo una famiglia perciò se devo aiutarvi lo farò. Non sono un uomo pieno di sentimenti da dimostrare, ho tanti difetti ma sono fedele e leale alle persone a cui tengo”.
L’avevo detto.
Ero stato sincero.
Come mai prima.
Per loro avrei ucciso.
Anche quell’imbecille di Ronald Weasley.
La ragazza fece qualche passo verso di me.
La distanza tra di noi si stava accorciando.
L’aria era diventata stranamente calda.
Pesante.
I suoi occhi color ambra erano fissi nei miei.
“...che fai” sussurrai vedendola alzarsi sulle punte.
Stava forse per baciarmi?
Come ci si comporta in questi casi?
Oddio.
Severus sei un bambino.
“Professore! Professore!” una voce urlava nel corridoio.
Subito ci allarmammo.
Guardai la ragazza a pochi centimetri da me.
Veloce mi affacciai alla porta.
Era uno studente di Serpeverde del sesto anno.
“Che hai da urlare, Goldwin?” sbraitai.
“Suo figlio! Sta facendo una rissa nel corridoio del terzo piano” disse riprendendo fiato.
Cosa?
Una rissa?
Hermione uscì fuori dall’ufficio correndo.
Seguii anch’io il mio studente.
Salimmo le scale con il cuore in gola.
Dov’erano quei maledetti auror?
Avvicinandoci al luogo si sentivano delle voci.
Incitazioni.
Si era formato un cerchio intorno ai litiganti.
Vidi Lucas con il naso sanguinante.
E tre altri ragazzi sovrastarlo.
Un Grifondoro e due Corvonero.
Tutti del terzo anno.
Mentre loro avevano la bacchetta stretta nelle mani.
Mio figlio aveva i pugni alzati.
Stava rispondendo con attacchi corpo a corpo.
“Lurido babbano! Non sai neanche usare la bacchetta perché sei finito in Corvonero?!” gridava uno.
Adesso basta.
“Cosa sta succedendo qui?” usai un tono di voce minaccioso.
Velocemente la folla si diradò.
Rimasero solo i colpevoli.
“Lucas, stai bene?” Hermione si inginocchiò davanti al bambino.
Ci raggiunsero anche la preside e Vitius.
“Ci dispiace, professor Piton” dissero in coro i bulletti.
“Nessuna scusa. Qui ad Hogwarts la violenza è proibita”.
“Esigo delle spiegazioni” Minerva mi superò.
“Questo qui è un buono a nulla, perché è stato smistato nella nostra casa? Ci sta facendo perdere punti!” con coraggio uno dei due Corvonero prese la parola.
“Si vergogni, Signor. Aiden, noi non siamo così egoisti con i nostri compagni” lo rimproverò Vitius.
Il professore si portò via i due studenti per punirli.
Mentre la preside si allontanò con il Grifondoro.
Finalmente eravamo soli nel corridoio.
Potevo constatare la salute di mio figlio.
“Fa vedere, Lucas” mi abbassai alla sua altezza.
Il sangue dal naso continuava a scendere.
Con un gesto rapido bloccai il flusso.
“Lucas ci devi delle spiegazioni” Hermione lo prese per mano.
Insieme scendemmo fino all’appartamento della ragazza.
Non sapevo se entrare oppure no.
“Sei arrabbiato con me?” il bambino mi richiamò.
Voleva che restassi.
Entrai chiudendo la porta.
Poi mi sedetti affianco a lui sul divano.
“No, vorrei che tu ci raccontassi come sono andate le cose”.
“Da quando è iniziata la scuola mi prendono in giro perché sono vostro figlio e perché porto il cognome di Hermione, poi ho dimostrato di essere un buono a nulla...non riesco a fare nulla con la bacchetta e ho perso punti casa...” sospirò mentre con delicatezza la ragazza gli medicava i lividi sul viso.
“Potevi venire da me e dirmelo” rispose protettiva.
“Così mi avrebbero preso in giro di più”.
“Oggi come siete arrivati alle mani?” chiesi cercando si restare tranquillo.
“Stavo scendendo in cortile per provare qualche incantesimo...di nascosto, ma quei tre mi hanno accerchiato e hanno cominciato ad insultarmi. Poi uno di loro mi ha schiantato conto il muro e ho perso le staffe, così mi sono difeso come potevo”.
“E non hai usato i tuoi poteri?”.
“No, mi avete detto che non dovevo farlo”.
Già.
Glielo avevamo detto.
E lui ci aveva ascoltato.
“Non ci si picchia, Lucas” Hermione era seria.
“Lo so, ma loro mi hanno attaccato e io non potevo subire e basta”.
“La prossima volta che ti prendono in giro, tu vieni da noi, hai capito?” lo guardai in quegli occhioni grigi.
Erano dispiaciuti.
“Va bene”.
“Non sono affari loro di chi sei figlio o quale cognome porti. Tu sei un Granger-Piton e nessuno potrà toglierti la tua famiglia, magari non sarà convenzionale come le altre. Magari tu non avrai una madre impiegata al Ministero che cucina torte nel weekend oppure un padre medimago che ti insegna a giocare a Quidditch...ma sappi che noi ti proteggeremo sempre, che sia dai bulli o dai cattivi” volevo infondergli sicurezza.
Hermione mi fissava incantata.
In effetti ero stato troppo sentimentale oggi.
Non era da me.
Che fine ha fatto il vecchio Piton?
Sempre arrabbiato con il mondo.
Sempre silenzioso.
“Grazie Severus...lo so, non devo chiamarti per nome” roteò gli occhi al cielo il bambino.
Scoppiammo a ridere.
Così.
Dal nulla.
Per quel bambino che ci univa.
Come una famiglia vera.
La mia prima famiglia vera.

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


POV HERMIONE
 
Era passata una settimana.
Una settimana esatta.
Dalla rissa di Lucas.
Da quel bacio sfiorato con Severus.
Che strana la vita.
Mi ero ripromessa di non avvicinarmi più ad un uomo problematico.
Ed ecco che per poco bacio il principe Mezzosangue.
Oggi avrei incontrato Ginevra.
Per parlarne.
È domenica.
Lucas mi ha dato buca.
Gli avevo proposto un pomeriggio insieme.
Ma aveva già dei piani.
Con il padre.
Tutto segretissimo.
Il rapporto con Severus era migliorato.
Aveva smesso di ignorarmi.
Ma evitava di rimanere solo con me per troppo tempo.
Minerva lo aveva notato.
Non le sfuggiva niente.
Nel frattempo la vita da professoressa continuava.
Ero completamente sommersa da verifiche.
Compiti.
Saggi brevi.
Ero molto esigente con gli studenti.
“Hermione, scusa il disturbo, la tua amica è arrivata” dalla porta dell’ufficio fece capolino Adam.
Povero Adam.
Avevamo smesso di uscire.
Così.
Di punto in bianco.
Non potevo fingere interesse.
Non quando la mia testa pensava altrove.
Volava, altrove.
“Falla pure entrare”.
Vidi la mia migliore amica entrare con un sorriso enorme in viso.
Non eravamo più riuscite a vederci.
Ci sentivamo via gufo.
“Mi sei mancata amica mia” la rossa mi abbracciò forte.
“Anche tu, non sai quanto”.
“Allora, forza, raccontami tutto” si sedette sul divano ed io con lei.
“Prima tu, allora, come va questa esperienza al San Mugo?” ero così fiera di lei.
Era riuscita a coronare il suo sogno.
Una giocatrice professionista di quidditch.
E una medimaga.
Anche se non aveva ancora terminato gli studi.
“Herm, non puoi capire! Mi trovo finalmente a mio agio, in quelle corsie so di poter fare la differenza e in modo diverso da come mi sento in campo. Quelle persone vanno curate, e io posso aiutarle!” le brillavano gli occhi.
“Sono proprio contenta, Ginny. E con i colleghi come ti trovi?”.
“Bene, non posso lamentarmi. Siamo soltanto due ragazze, ma non ci fanno pesare la cosa...e poi da quando ho chiarito con Draco siamo diventati complici e con lui i giorni di lavoro passano veloci”.
Già.
La tregua.
La pace.
Finalmente tutte le cose sembravano al loro posto.
“...Che poi non sai cosa mi ha confessato! Praticamente si è lasciato con Pansy ormai da tempo, ora si è preso una sbandata per Astoria che è l’altra ragazza che frequenta il tirocinio con noi!” Ginevra era sempre stata avvezza al gossip, anche quando frequentavamo Hogwarts.
“Ma dai! Secondo me riuscirà a conquistarla, Draco è un bel ragazzo e poi è cambiato”.
“Anche secondo me, Astoria cadrà ai suoi piedi...Tu invece? Con Adam? Perché non uscite più?”.
Eccolo.
Il momento più atteso.
Le avrei detto la verità.
“Adam è stato davvero carino con me, molto gentile ma...forse, e dico forse, mi piace qualcun altro” mormorai l’ultima parte.
L’espressione della ragazza mutò.
Prima sorpresa.
Poi curiosa.
“Chi è? Lo conosco? Ma è uno dei nuovi professori oppure l’hai conosciuto fuori?”.
“Lo conosci...è un professore...”.
La vidi riflettere.
Con la mano sotto il mento.
Poi spalancò la bocca.
“No...”.
“...sì”.
“No...”.
“...sì”.
“Hermione, no...non puoi dire sul serio...”.
“Sono molto confusa a riguardo, ma sento qualcosa...”.
“Severus Piton?! Senti qualcosa per Severus Piton?!” le tappai la bocca prima che tutto il castello la potesse sentire.
“Che vuoi che ti dica? Sarà che negli ultimi tempi si è mostrato gentile con me e Lucas...sarà che mi ha salvata...però adesso non lo vedo con gli stessi occhi e quello che vedo mi piace”.
“Sai una cosa? Lo sapevo che ti saresti innamorata di lui, infondo vi somigliate e adesso c’è Lucas che vi lega”.
“Innamorata è una parola grossa, diciamo che mi interessa...”.
“Non mentire a te stessa, non di nuovo”.
L’ultima volta era andata male.
Mi ero illusa che Ron sarebbe migliorato.
Che con il mio aiuto ne sarebbe uscito.
Invece ho ricevuto in cambio solo dolore.
Fisico.
Psicologico.
“Ginny...”.
“Sì?”.
“L’ho quasi baciato...”.
“Voglio sapere tutto, ora”.
“Stavamo discutendo, ero presa dalla foga e lui mi ha zittita dicendo che per lui siamo la sua famiglia e che mi proteggerà sempre...non ho resistito, mi sono avvicinata ma qualcuno ci ha interrotti” spiegai arrossendo al ricordo.
“Chi è quell’imbecille che vi ha interrotti?! Lo vado ad uccidere...”.
“Lascia stare, poi parleremo anche di questo...Comunque, stavo dicendo, che io mi sono avvicinata a lui ma Severus non ha fatto nulla per chiudere quella poca distanza...forse non gli interesso sotto questo aspetto” mi portai le ginocchia al petto.
“Herm, ma che dici? È normale che abbia reagito in quel modo, sappiamo bene entrambe che Piton non è proprio un esperto di queste cose e poi il suo carattere non lo aiuta di sicuro”.
“Hai ragione...”.
“Con lui dovrai andarci piano, però sono sicura che se ti ha permesso di avvicinarti molto probabilmente ricambia i tuoi sentimenti”.
“Vorrei essere ottimista come te” sbuffai.
“Ti aiuterò a conquistarlo, fosse l’ultima cosa che farò!”.
La osservai.
Infervorata per me.
Per aiutarmi.
Era la mia migliore amica.
Sempre pronta a porgermi una spalla.
Su cui piangere.
O solamente su cui appoggiarmi.
A volte percepivo la sua colpa.
Il suo sentirsi colpevole.
Per il comportamento del fratello.
 “C’è un’altra cosa di cui dobbiamo parlare...” questo era un argomento delicato.
Non avevo avuto il coraggio di dirle della lettera.
Ma era giusto che sapesse.
“È una cosa brutta vero? Fai sempre quella faccia quando devi dirmi qualcosa che non mi piacerà”.
“Già...tuo fratello mi ha mandato una lettera dove mi minacciava di morte”.
“Quando?”.
“Una settimana fa”.
“Ora si spiega tutto...” si portò le mani tra i capelli.
“Cioè?”.
“Sai che papà gli ha requisito la bacchetta...bene, è scomparsa, è stata rubata”.
Dannazione.
Verrà sicuramente a cercarmi.
“Herm, non ti lasceremo mai sola”.
“Lo so, però pensavo che non avessimo più nulla da spartire e invece...”.
“Lo ucciderò con le mie stesse mani se dovesse presentarsi l’occasione, deve lasciarti in pace!” alzò la voce.
“Ginny...non devi dire certe cose, è sempre tuo fratello”.
“Mio fratello Ron è morto il giorno che ha alzato le mani su di te” affermò seria.
Dopo aver preso un tea uscimmo.
Entrambe avevamo bisogno di aria.
Adam si era offerto di accompagnarci.
MA la mia amica lo aveva pregato di lasciarci un po’ di privacy.
Cose da donne.
Disse solo questo.
E il ragazzo ci lasciò andare.
 Passeggiammo in giardino.
Tra gli studenti che si godevano la giornata di sole.
Chi studiando sotto un albero.
Chi giocando a gobbiglie.
“Ti ricordi quando abbiamo organizzato il gruppo di studio con Neville, Luna, Dean e Seamus? Dean e Seamus avevano provato a trasfigurare il libro senza successo, anzi avevano creato un criceto fatto di carta?” rise.
“Sì, quella volta fu troppo divertente!”.
Per il resto del tempo insieme spolverammo vecchi ricordi.
Di quando Ginny combinava guai.
Ed io la coprivo.
Che bei tempi.
Poco prima di cena la ragazza tornò a casa.
Harry aveva invitato un collega del lavoro.
Lei doveva correre a preparare qualcosa di commestibile.
Ci salutammo con un lungo abbraccio.
Tornata nel castello incrociai Adam.
Stava sanguinando dal naso.
Si teneva la testa.
“Adam! Che è successo?” corsi da lui.
“Meno male stai bene” rispose tamponandosi il sangue.
“Aspetta, ti accompagno in infermeria”.
Mandai un patronus a Severus.
Solo lui doveva sapere.
Lo feci sedere su un lettino.
Poppy corse a prendere delle garze sterili.
“Chi ti ha ridotto così?”.
“Non lo so, stavo piantonando il tuo appartamento, come sempre, improvvisamente sono stato schiantato contro il muro. Ma non c’era nessuno, lo giuro” spiegò.
“Ho capito...pensi siano stati i Mangiamorte?”.
“No, non è stato rilevato nessun movimento dai colleghi...è stato qualcuno che consce bene il castello, che sa come muoversi eludendo i posti di guardia”.
“Uno studente?”.
“Non lo so, ma che motivo avrebbe avuto di attaccarmi alle spalle?”.
Era un gesto da codardi.
Ed io ne conosco uno solo.
Ronald.
Era riuscito ad entrare.
“Adam mi dispiace molto” mi appoggiai al lettino.
“Non è colpa tua, purtroppo sono inconvenienti del mestiere” sorrise prendendomi la mano tra le sue.
Era un gesto innocente.
Ma un paio di occhi neri come la pece lo travisò.
“Ho interrotto qualcosa?” sbraitò infastidito.
 
 
POV SEVERUS
 
“Perché mi hai fatto chiamare?” Lucas mi guardò curioso.
In effetti era strano.
Era domenica.
“Perché ti devo presentare una persona che ti aiuterà a recuperare i punti persi”.
Il bambino mi guardò pensieroso.
Doveva migliorare i suoi voti.
E imparare a dominare la sua bacchetta.
Qualcuno bussò alla porta dell’ufficio.
“Avanti”.
Una bambina dai capelli biondi legati in due lunghe trecce entrò.
Timida si avvicinò a noi.
“Lucas, lei è Clare Lexton, una Serpeverde del primo anno”.
“Signorina Lexton lui è Lucas Granger, uno studente di Corvonero”.
I due si strinsero la mano imbarazzati.
“Signorina Lexton, le dispiacerebbe aiutare Lucas a studiare? So che vorrebbe diventare un insegnante e visti i suoi ottimi voti, perché non provare ad avere uno studente tutto suo?” la invitai a sedersi.
La bambina puntò quegli occhioni verdi prima su di me.
Poi in quelli grigi di mio figlio.
“Certo...” mormorò.
“Bene, ovviamente alla fine dell’anno terrò conto del suo aiuto”.
Lucas restò in silenzio a guardare la sua nuova tutor.
 “Perfetto, allora è deciso”.
La piccola Serpeverde annuì sorridendo.
 La lasciai tornare alle sue cose.
Rimasi di nuovo solo con Lucas.
“Ora anche lei vedrà l’incapace che sono...” sbuffò.
“Non sei un incapace, devi soltanto studiare più degli altri”.
“Ma perché proprio lei?” incrociò le braccia.
“Perché no?”.
Lucas diventò rosso dall’imbarazzo.
Avevo scelto bene.
Mio figlio aveva una cotta per quella ragazzina.
“Ti piace?”.
“No, ma che dici!”.
“Allora perché sei arrossito?” lo presi in giro.
“Lei è troppo per me, neanche mi ha mai notato...”.
Quanto mi rivedevo in lui.
Anche io non venivo notato dall’amore della mia vita.
Non in quel senso almeno.
Eravamo sempre e solo amici.
“Lucas, ascoltami bene. Se ti piace Clare devi avvicinarti a lei, farla ridere, deve poter capire che sei un bravo ragazzo e infine dovrai dirle quello che provi. Non tenerti nulla per te, perché alla fine quello che ci starà male sarai tu e non saprai mai come sarebbe andata se le avessi confessato i tuoi sentimenti”.
“Tu che ne sai?”.
“Sono stato innamorato anch’io e ho fatto l’errore di non dirle la verità, accontentandomi di esserle soltanto amico” abbassai lo sguardo per un attimo.
“Davvero?”.
Annuii.
“E com’era lei?”.
“Era bellissima, aveva dei lunghi capelli rossi ed occhi verdi...era simpatica, energica e intelligente”.
“Com’è finita?”.
“Che lei ha conosciuto un altro e hanno messo su famiglia”.
“Mi dispiace”.
“Anche a me”.
“Comunque non prendo consigli da te sull’amore...” commentò.
Dovevo offendermi?
“Cosa vorresti dire, piccoletto?”.
“Hermione esce con quel belloccio di Adam e tu non fai nulla”.
Cosa?
Lucas aveva capito?
Non so neanche se l’ho capito io.
Hermione mi piace?
Sì.
“Cosa dovrei fare? Hermione è libera di stare con chi vuole” cercai di sembrare il più distaccato possibile.
“Ma a te piace?”.
“Non sono cose da bambini”.
“Ti piace” sorrise felice.
Vedi un po’ tu.
Stavamo per baciarci.
E non mi sarei ritirato.
Anche se ero parecchio in ansia.
Non sapevo come comportarmi.
Di donne ne ho avute.
Ma non ho mai provato nulla.
E di certo non volevo dei baci.
Hermione è diversa.
Lei è come il sole.
Ti scalda.
Ti illumina.
Non sarò mai alla sua altezza.
Che ipocrita che sono.
Ho appena consigliato a mio figlio di confessare i suoi sentimenti.
Mentre io non lo farò.
Ho imparato dai miei errori.
Ma con Hermione è un’altra storia.
È troppo giovane.
Ha tutta la vita davanti.
Deve incontrare l’amore della sua vita.
Io non posso esserlo.
“A cosa stai pesando?” la voce di Lucas mi risveglia dai miei pensieri.
Lo guardo.
È ancora giovani.
Chissà quante volte si innamorerà ancora.
Per ora è tutto un gioco.
Chissà se Clare Lexton diventerà la signora Granger.
“Al fatto che ti aiuterò io con la bacchetta, ma dovrai studiare ed impegnarti” cambiai discorso.
“Va bene...grazie” mi sorrise.
Lo congedai.
Ma prima di uscire si girò.
La mano ancora a tenere la porta.
“E comunque lo so che hai cambiato discorso per non parlare di Hermione” quello sguardo furbo.
Mi ritrovai a sorridere.
Nel silenzio della stanza.
Quel bambino stava diventando importante.
Ogni giorno di più.
Mi misi a lavorare.
Dovevo spostare l’attenzione su qualcosa di più noioso.
Avevo una montagna di compiti da correggere.
Forse troppi per essere la seconda settimana di lezioni.
Ma avevamo cambiato i programmi.
Ci aspettavamo di più dagli studenti.
Anche alcuni rimanevano delle teste di legno.
Quasi saltai sulla sedia quando vidi il patronus della Granger.
Mi voleva in infermeria.
Che diavolo stava succedendo?
Controllai la collana.
Non era attiva.
Quindi non si trattava di Lucas.
A passo spedito raggiunsi il luogo dell’incontro.
Entrai.
Riconobbi delle voci.
Erano Hermione e Carter.
Che si tenevano per mano.
Lui aveva il naso gonfio.
Ancora sporco di sangue.
Sembrava essere stato aggredito.
Ma rimasi concentrato sulle loro mani intrecciate.
Che stupido.
Pensavo volesse me.
Mi aveva quasi baciato.
Quasi.
Ed ora era qui.
Mano nella mano con Carter.
“Ho interrotto qualcosa?” tossicchiai.
Gli occhi della Granger slittarono su di me.
D’impulso sciolse la presa con il ragazzo.
Mi venne incontro.
Posò una mano sul mio braccio per allontanarci.
La stessa mano.
“Non mi toccare” bisbigliai fermo.
Dovevo togliermela dai pensieri.
Come scottata abbassò la mano.
Aveva capito.
Lo percepivo.
Aveva capito la mia delusione.
“Ron è qui” soffiò.
Sentii il sangue salire al cervello.
“Ha steso il tuo amico”.
“Conosce tutti i passaggi segreti, ha partecipato alla ricostruzione del castello”.
“Cosa vuoi da me?”.
I suoi occhi si fecero lucidi.
Era spaventata.
Per quanto volessi fare il sostenuto...
Odiavo vederla in quel modo.
“Ci penso io”.
Uscii dall’infermeria di gran carica.
Quel ragazzino doveva soltanto pregare che non lo scovassi mai.

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


POV HERMIONE
 
Severus era uscito di gran carica dall’Infermeria.
Aveva uno sguardo furioso.
Mi aveva beccato con Adam.
Non che stessimo facendo nulla di male.
Mi stava tenendo la mano.
Ma conosco il professore.
Quel gesto lo ha infastidito parecchio.
Soprattutto dopo il nostro bacio mancato.
“Hermione, che sta succedendo?” Adam era stato obbligato a fermarsi in osservazione.
Non poteva muoversi dal lettino bianco.
“Niente” mentii.
“Non è niente, mi hanno colpito e il professor Piton è corso via quando gli hai detto qualcosa”.
“Stai tranquillo, non c’entrano i Mangiamorte, ma è una questione privata”.
“Ti sento distante...”.
Era il momento di parlare.
Di essere sincera.
“Adam, mi dispiace ma al momento sono confusa e non mi va di prenderti in giro”.
“Non ti piaccio, vero?” sorrise amaro.
“Sei davvero una bella persona, ma io ho bisogno di altro...”.
“Tu hai bisogno di qualcuno che sappia tenerti testa”.
“Già”.
“Possiamo rimanere amici?”.
“Certo, tu non hai fatto nulla di sbagliato e poi Lucas ti adora”.
“Ma non sono Piton”.
Lo aveva capito anche lui.
Ma era così facile leggermi?
“...lo sai?”.
“L’ho intuito, in questi giorni cercavi sempre il suo sguardo a tavole e poi quando tornavamo alle stanze speravi sempre di trovarlo davanti alla sua porta”.
“Mi dispiace tanto”.
“Ehi, non cade mica il mondo...” Adam mi abbracciò.
Era stato molto comprensivo con me.
Non si era arrabbiato.
Ed io lo apprezzavo molto.
Uscii dall’Infermeria con il cuore più leggero.
Ero stata sincera.
E la sincerità ripaga sempre.
Ora dovevo correre ad avvisare la preside.
Devi essere informata di questa incursione.
Schivai gli studenti per i corridoi.
Arrivai davanti all’ufficio quasi con il fiatone.
“Biscotti al cacao”.
La porta si liberò dalle protezioni.
Entrai bussando.
“Signorina Granger, qual buon vento la porta qui?” mi accolse dall’enorme scrivania.
“Preside, scusi l’improvvisata ma devo parlarle”.
Il mio tono era preoccupato.
La donna infatti chiamò subito Silente.
Che apparve nella sua cornice.
Nonostante gli anni passati lei aveva ancora bisogno del suo supporto.
“Dimmi tutto, è successo qualcosa a Lucas?”.
“No, si tratta di me...”.
“Hermione, cosa vuoi dire?”.
“Ron mi ha trovata, mi ha mandato una lettera qualche giorno fa minacciandomi di morte e...oggi è qui” la mia voce tremava nel ripercorrere con la mente tutti i soprusi.
“Che cosa? Come fai a dirlo?” la preside quasi saltò sulla sedia.
“Mobilito i quadri per trovare il signor Weasley” anche Silente era allarmato.
“Sì, Albus, dobbiamo trovarlo”.
“Ha aggredito il signor Carter, nulla di grave ora è in Infermeria...Il professor Piton sa tutto e lo sta cercando”.
“Severus non dovrebbe prendere queste iniziative da solo, non nella mia scuola!”.
“È colpa mia, gli ho chiesto io di aiutarmi...”.
“Minerva, con permesso, vado a cercare Severus” Silente si congedò sparendo dal suo quadro.
“Hermione, tu stai bene? Ma perché non sei venuta a dirmi di questo avvertimento?”.
Minerva si sedette nella poltrona affianco alla mia.
Mi prese le mani fra le sue.
In modo materno.
Lei sapeva tutto.
Del comportamento di Ron.
Delle botte.
Mi aveva sempre avvertita che dopo il primo schiaffo ne arrivava un altro.
Ed aveva ragione.
“Perché non volevo allarmare nessuno vista la situazione di Lucas, non pensavo che Ronald arrivasse a tanto...Io non capisco cosa voglia ancora da me, mi ha rovinato la vita!”.
“Vuole vederti cadere a picco come lui, perché non accetta che tu sia andata avanti per la tua strada”.
“Potevamo essere felici insieme, invece ha deciso di buttare la sua vita”.
“Tu sei la ragazza migliore che conosca, ed io ti proteggerò sempre, Hermione” sorrise materna.
Le volevo un bene dell’anima.
Era stata la mia guida.
L’esempio da seguire per diventare una grande strega.
“Poi mi spiegherai come mai Severus si è preso così a cuore il tuo caso...” mi lanciò un’occhiata insinuante.
Uscii dall’ufficio.
Dovevo trovare Lucas.
Anche lui poteva essere un possibile bersaglio.
Cercai ovunque.
Nella sua torre non c’era.
Nella Sala Grande neanche.
Diedi un occhio in giardino ma non lo trovai nemmeno lì.
Stavo impazzendo.
Dove poteva essere?
Tornai nei Sotterranei.
Nelle mie stanze.
Magari era lì a cercare qualcosa.
Ultimamente capitava spesso.
Scesi le scale di corsa.
Non badai neanche al cambio di temperatura tipico dei Sotterranei.
“Ciao Mione”.
Mi bloccai in mezzo al corridoio.
A pochi metri dal mio appartamento.
Riconobbi quella voce.
“...Ron” mormorai voltandomi.
Era lì.
In piedi.
Con la bacchetta in mano.
Un aspetto orribile.
Trasandato.
“Ti sono mancato?” aveva uno sguardo spiritato.
Non era in sé.
“Cosa vuoi?”.
“Parlare”.
Si avvicinò a passi lenti.
Cadenzati.
“Io non ho nulla da dirti”.
La sua mano mi spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Io credo di sì, invece” il suo alito puzzava di alcol.
Dal nulla mi tirò un colpo allo stomaco.
Caddi a terra.
Faceva un male insopportabile.
“Ora, io e te, ci divertiremo un po’” mi sollevò di peso.
Entrammo nelle mie stanze.
Venni gettata sul letto.
“Bello qui, è tutto così ordinato...” rise buttando all’aria i fogli poggiati sul tavolo.
“Ti prego, non farmi del male”.
Con un movimento di bacchetta mi immobilizzò a letto.
Fece comparire delle catene strettissime.
Mi ritrovai impossibilitata a muovermi.
Con la sua figura che torreggiava su di me.
“Dimmi un po’, quanto volte ci hai scopato?”.
“Con chi?”.
“Lo sai...con il tuo maritino...CRUCIO!”.
Era impazzito.
Non si poteva scagliare maledizione senza perdono.
Il dolore arrivò diritto al cervello.
Il fiato non usciva dai polmoni.
“Mai” sussurrai in preda agli spasmi.
“Non ci credo, Herm...non mentirmi”.
“Ron, smettila...”.
“Tu mi hai umiliato! Ti sei messa con il nemico!” urlò fuori di sé.
“Severus non è il nemico”.
“CRUCIO!”.
Il dolore ripartì.
Più forte di prima.
Sentivo i lividi sulla pelle.
Il sangue sgorgare dai mille tagli.
“E quel tipo davanti alla tua porta? Ti scopi anche lui? L’ho sempre saputo che sei una puttana”.
“Ron...basta...”.
“Io ti odio!” come una furia salì a cavalcioni su di me.
Mi tirava dei pugni in faccia.
Uno dopo l’altro.
Non lo avevo mai visto così.
“...Ora  ascoltami bene, non me ne frega niente di quel bambino e appena avrò finito con te passerò a lui”.
“Lascia stare Lucas...ti prego...” calde lacrime scendevano dagli occhi.
“E sai qual è il bello? Che nessuno vi troverà perché il tuo nuovo amore sta inseguendo una traccia magica” rise a crepapelle.
Stava depistando Severus.
Quando era diventato così malvagio?
“Non hai via di scampo questa volta, non puoi fuggire”.
“Perché mi vuoi morta?”.
“Perché tu sei mia, ed io deciderò l’esito della tua vita...CRUCIO”.
La tortura sarebbe durata per parecchio tempo.
Dovevo trovare un modo per comunicare con l’esterno.
Ma come?
Severus era un mago molto abile.
Ma come comunicare con lui da qui.
Senza farmi scoprire da Ronald?
La legilimanzia.
Dovevo pensare a lui.
Urlare il suo nome nella mia testa.
Forse il mio grido disperato sarebbe arrivato al destinatario.
Severus è il migliore.
Ma il dolore mi distrae.
Devo concentrarmi.
Hermione ce la puoi fare.
Devi sopravvivere.
Severus.
Aiuto!
Nella mia stanza!
Severus.
Severus.
 
 
POV SEVERUS
 
Dove poteva esserci cacciato quel moccioso?
Sicuramente sarebbe andato a cercare Lucas.
È il punto debole della Granger.
Fermai alcuni studenti.
Dissero che era in biblioteca.
Lo raggiunsi.
Lo trovai con un libro aperto davanti al viso.
Tutto preso.
“Granger, vieni con me” lo chiamai.
Il bambino mi seguì fuori in silenzio.
Lontani da orecchie indiscrete mi abbassai alla sua altezza.
“Devi andare nel tuo dormitorio, e non uscire finchè non ti vengo a prendere io, capito?”.
“Perché? Siamo di nuovo sotto attacco?” le sue pupille si ingrandirono.
“No, però è un momento delicato per tua madre perciò promettimi che farai quello che ti ho detto”.
“Va bene, ma Hermione sta bene? Cosa le è successo? Dimmi qualcosa!”.
“...deve risolvere una questione in sospeso”.
Non volevo entrare nei dettagli.
Non volevo spaventarlo.
“È colpa del suo fidanzato vero? Mi aveva raccontato di lui...”.
Questo bambino è troppo perspicace.
“Sì, ma devono occuparsene gli adulti”.
“Proteggila, ti prego” mi prese per il mantello nero.
“Te lo prometto, ora vai” gli scompigliai i capelli.
Lo osservai correre per il corridoio.
Ora iniziava la caccia.
Lanciai degli incantesimi sui muri della scuola.
Degli incantesimi per rilevare tracce magiche.
Camminavo senza una meta precisa.
Intimai a tutti i Prefetti di tenere d’occhio gli studenti.
Di portarli in luoghi sicuri.
Non potevamo sapere che idee aveva in testa quell’idiota.
Gli auror si divisero.
Alcuni a proteggere Lucas.
Alcuni alla ricerca di Ronald Weasley.
La mia bacchetta vibrò.
Segno di una rilevazione.
C’era una traccia magica che si dirigeva sulla Torre di Astronomia.
Percorsi la strada.
Ma perché andare in un punto del genere?
Così fuori mano?
Se l’intento era vendicarsi della Granger.
Lei non sarebbe mai salita fin lassù.
Le ricordava troppe cose quel luogo.
“Severus!” una voce a me familiare richiamò la mia attenzione.
Era Albus.
In un quadro bucolico.
“Non è il momento”.
“Ti stavo cercando, ragazzo mio, Hermione ci ha detto tutto”.
“Sto seguendo una traccia magica estranea ad Hogwarts”.
“Dove sta andando?”.
“Alla Torre di Astronomia...” abbassai lo sguardo.
Era lì che avevo messo fine alla sua vita.
Fa ancora male.
“Perché andare lassù?”.
“Me lo chiedo anche io”.
“Pensi sia una trappola?”.
“Potrebbe...ho messo in sicurezza Lucas e gli altri studenti”.
“Hai fatto bene, io ho chiesto a tutti i quadri un aiuto così da avere più occhi per il castello”.
“Devo andare Albus”.
“Aspetta...”.
Il suo sguardo si era fatto dubbioso.
Il suo indice sbatteva lento sulle labbra fini.
“E se l’obiettivo fosse proprio la signorina Granger?”.
Hermione era il suo obiettivo.
Ma voleva farla soffrire prima.
Usando Lucas.
Perché cambiare piano?
Lo aveva scritto nella lettera.
In questo modo tutti gli occhi erano puntati su altro.
E non su di lei.
Improvvisamente un rumore mi fece quasi perdere l’equilibrio.
Era come un grido.
“Ragazzo mio, stai bene?”.
Aiuto.
Severus.
Severus.
Caddi in ginocchio.
Sentivo un dolore lancinante alla testa.
“Albus...credo sia la Granger...usa la legilimanzia” mormorai con le mani alle tempie.
“Lasciala entrare, rimuovi le barriere”.
Mi concentrai.
Dovevo abbassare le difese.
Severus.
Nella mia stanza.
Severus.
Severus.
Trovata.
Dovevo correre.
“È nelle sue stanze, è in pericolo!” mi alzai barcollando.
Chissà quanta energia magica aveva perso.
Chissà come stava.
Dalla voce tremolante deduco male.
Corsi giù per le scale.
Dovevo sbrigarmi.
Dal corridoio non si sentivano urla.
Doveva aver silenziato la stanza.
L’entrata era bloccata.
“Alohomora” sussurrai.
La porta si aprì.
“Muffliato”.
Il salotto era libero.
Le urla provenivano dalla camera da letto.
Cosa le stava facendo?
Piano mi avvicinai.
La scena che mi si parò davanti era raccapricciante.
Il rosso le stava strappando i vestiti di dosso.
Hermione era immobile.
Priva di forze.
Non ci vidi più.
Mi scagliai contro di lui.
Lo presi alle spalle buttandolo giù dal letto.
Iniziai a colpirlo.
A mani nude.
In quel momento non pensavo alla bacchetta.
Eravamo entrambi disarmati.
Non riuscivo a smettere di picchiarlo.
Un pugno dopo l’altro.
Il suo sangue sulle nocche.
Aveva smesso di scalciare.
“Sev...er..us...no...” sentii sillabare alle mie spalle.
Era la sua voce.
Troppo bassa per darle retta.
“Sev...sm-ettila...”.
“Professore!” urlò Paciock alle mie spalle.
Mi trascinò via dal corpo di Weasley.
“Lasciami andare, deve morire!” urlai in preda alla furia.
“Basta! Pensi ad Hermione!”.
Lì mi risvegliai dal mio stato di trance.
Mi guardai le mani.
Erano ricoperte dal sangue di un verme.
“È ancora vivo” affermò il mio ex allievo.
Hermione era ancora legata sul letto.
Seminuda.
La coprii con una coperta.
Era ricoperta di sangue.
E lividi blu.
La slegai.
“Portiamola in Infermeria”.
“No, ci penso io”.
La presi a mo’ di sposa.
Subito la sentii aderire al mio petto.
La testa poggiata sulla mia spalla.
L’avrei curata io.
Nelle mie stanze.
Quando uscii notai che alcuni auror stavano correndo verso di me.
C’era anche Potter con la preside.
“Come sta?”.
“Mione, apri gli occhi!”.
Li allontanai.
“Deve riposare, ci penso io a lei”.
Nessuno obbiettò.
Camminai fino alla mia porta.
Qualche metro più in giù.
Era salva.
Era libera.
La posai delicatamente tra le mie lenzuola.
“Gr-azie...” accennò un sorriso.
“Ci sono io adesso” le accarezzai delicatamente il viso.
Mi presi cura di lei per tutta la notte.
Mi addormentai con la sua mano fra le mie.

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


POV HERMIONE
 
Ero sfinita.
Stanchissima.
Sentivo dolore ad ogni parte del corpo.
Soprattutto sul busto.
Era lì che avevo ricevuto la maggior parte dei colpi.
Per fortuna il sangue aveva smesso di sgorgare.
Severus mi aveva curato le ferite.
Mi aveva salvata.
Era corso in mio aiuto.
Lo avevo ringraziato.
Ma poi ero svenuta.
Sono tre giorni che occupo il suo letto.
Riesco a restare sveglia per poco tempo.
Il mio corpo è ancora senza energie.
Avevamo scambiato due parole.
E sempre a proposito del mio stato.
Non vedevo Lucas da troppo.
Severus però mi ha detto che il bambino passava tutti i giorni.
Era arrabbiato per l’accaduto.
Voleva proteggermi.
Ma è soltanto un ragazzino.
Non è ancora pronto.
Mi sono svegliata poco fa.
Sono sola.
L’uomo si era preso la briga di sostituirmi.
Era molto gentile da parte sua.
“...sei sveglia”.
Voltai lentamente il viso verso la porta della camera.
“C-iao Harry”.
“Come stai Herm?” il ragazzo dagli occhi verdi si sedette al mio fianco.
“Mi fa male tutto...”.
“Immagino, il professore mi ha chiesto di darti alcune pozioni” alzò la mano con cui reggeva due boccette.
Mi feci aiutare ad alzare la testa.
Mandai giù i due liquidi.
Non avevano dei sapori buoni.
Ma avrebbero alleviato il dolore.
“Severus?”.
“Sta per arrivare, dovrebbe aver finito le lezioni per oggi...”.
“Tu perché sei qui? Non voglio che perdi ore di lavoro”.
“Tranquilla, comunque il professore non vuole che tu rimanga sola e così a turno lo sostituiamo” sorrise.
Ci teneva a me.
Quasi mi scese una lacrima di commozione.
Non ero mai stata così importante per nessuno.
“Herm...devo dirti una cosa” Harry spostò lo sguardo altrove.
“Dimmi”.
“Ron...è stato chiuso ad Azkaban, verrà processato e tu...dovrai testimoniare”.
“Non so se me la sento”.
Non volevo rivederlo.
Non volevo più saperne.
Nel cuore l’immagine del mio primo amore.
Nella testa l’immagine di un mostro.
Faceva più male del dolore fisico.
“Se non fosse importante non te lo direi”.
“...lo so”.
“Stai tranquilla, ci saremo noi con te” mi prese la mano stringendola.
“Quando?”.
“Tra due settimane”.
“...va bene”.
Dovevo farlo.
Ronald andava punito.
L’aveva combinata grossa stavolta.
Sentimmo il rumore di una porta chiudersi.
Era tornato Severus.
“Granger...questo disastro ambulante ti ha svegliata?”.
Il rapporto tra i due era decisamente migliorato dopo la guerra.
Anche se nessuno dei due lo mostrava.
E finivano per punzecchiarsi.
“No, ero già sveglia” accennai un sorriso.
“Io ora vado, mi aspettano al Ministero” Harry si tirò in piedi.
“Grazie per essere passato”.
“Figurati Herm” mi schioccò un bacio sulla fronte.
Salutò Piton.
Ci lasciò soli.
L’uomo era in imbarazzo.
“Vuoi sederti qui con me?”.
Lo vidi combattere con se stesso.
Poi si spostò verso la poltrona affianco al letto.
“Come ti senti, Granger?”.
“Dopo aver preso le due pozioni meglio, ma sento ancora molto dolore”.
“Ti ha ridotta male, ma nulla di incurabile”.
“Forse nel fisico...ma non nell’animo” sospirai.
“Ha avuto quello che si meritava” disse l’uomo guardandosi le nocche.
Erano ancora sbucciate.
Come se volesse ricordare a se stesso l’accaduto.
“Non avresti dovuto sporcarti le mani con lui”.
“Ho perso la testa” ammise.
“Grazie, non finirò mai di dirtelo”.
“Non devi...ho ricambiato il favore”.
“Quale favore?”.
“Tu mi hai salvato dalla morte”.
Inchiodò quelle iridi color pece nelle mie.
“Pensavo che mi odiassi per questo...”.
“Sì, ti ho odiata perché nessuno può decidere della vita di un altro...però, se fossi morto quel giorno, non avrei mai conosciuto Lucas e i suoi poteri”.
Tutto qui?
“Hai scoperto qualcosa di nuovo a proposito?”.
“Appena ti rimetterai partirò per Parigi, andrò a cercare Lucius”.
“L’idea che tu parta da solo non mi piace”.
“Non sono un pivellino, Granger” sbuffò divertito.
“Lo so...ma non mi va che tu sia da solo comunque”.
Dopo qualche sguardo cadde il silenzio.
Severus era chiuso nei suoi pensieri.
Con la schiena appoggiata alla poltrona.
Le gambe accavallate.
Senza la solita tunica nera.
Era in camicia e pantaloni.
Questa versione di lui era molto interessante.
“Potter ti ha detto del processo?”.
“Sì”.
“Ci andrai?”.
“Sì...solo se mi accompagni tu” mormorai imbarazzata.
“Come?”.
“Voglio che sia tu ad accompagnarmi”.
“Perché?”.
“Perché mi fi sentire protetta”.
L’uomo sembrò colpito dalle mie parole.
Sorpreso.
“Severus...potrei...essermi...” un bussare insistente alla porta mi fece bloccare.
Stavo per dichiararmi.
Mi avevano interrotta.
Guardai il professore alzarsi di scatto.
E andare di là per aprire.
“...essermi innamorata di te”.
Soffia nella stanza.
“Hermioneeeee” un piccolo tornado corse nella camera da letto.
Era il mio ometto.
Bello come il sole.
“Ciao piccolo mio, come stai?” gli sorrisi.
“Tu come stai” si sedette dove prima c’era stato Harry.
“Sono stata meglio...”.
Lucas mi prese per mano.
La scaldò.
Con i suoi poteri.
Forse era fredda.
“Non dovevi dire una cosa a tua madre?” intervenne Severus riprendendo posto alla poltrona.
“Ah, sì...ho preso un eccezionale al compito di Erbologia ed uno ad Incantesimi” era felicissimo.
“Ma bravissimo!”.
“Ho guadagnato ben venti punti per la mia casa!” disse orgoglioso.
“Sono proprio fiera di te, cucciolo”.
Lo vedevo sereno.
Dopo qualche intoppo iniziale.
Hogwarts stava diventando anche la sua casa.
“Severus mi ha fatto conoscere Clare e lei è bravissima in tutte le materie, mi aiuta sempre” arrossì.
Forse questa Clare non è soltanto un’amica.
“Bravo, mi raccomando non farla arrabbiare”.
“Abbiamo anche iniziato le lezioni private per governare la bacchetta” aggiunse l’uomo.
“Se hai preso un eccezionale ad Incantesimi vuol dire che state facendo un buon lavoro”.
“Sì, anche se lui è troppo severo...” commentò Lucas.
“Anche con me era così, ma vedrai che tutto quello che ti insegnerà sarà fondamentale”.
Continuammo a parlare.
Il tempo passava.
Sentivo il morso del sonno.
Ma volevo ascoltare il mio bambino.
Non volevo cedere.
Era così bella l’atmosfera che si era creata.
Quella tipica di una famiglia calorosa.
 
 
POV SEVERUS
 
Vidi Hermione sbattere le palpebre velocemente.
Segno che era stanca.
Lucas continuava a raccontarle delle sue giornate.
Lei combatteva per non cedere al sonno.
“Ehi, Lucas, è ora di andare ad esercitarci” intervenii.
“Ma devo ancora raccontarle della lezione di volo...”.
“Forza, Hermione adesso ha bisogno di riposare” mi alzai in piedi.
La ragazza mi ringraziò con gli occhi.
Quegli occhioni colo ambra.
Così pieni di calore.
Di fuoco.
Nonostante sia inchiodata a letto.
Dolorante.
Mi ero preso cura di lei.
Le feci degli incantesimi antichi per rimarginare le ferite peggiori.
Per evitare che le rimanessero orrende cicatrici.
Come quella che ha sul braccio.
Mudblood.
Quando la vidi rimasi pietrificato.
Era ancora impregnata di magia nera.
Mi salì un conato di vomito.
Anche io facevo parte di quella fazione.
Mai avrei fatto una cosa del genere.
Era da barbari.
Uscii dalla stanza con Lucas.
Insieme ci sedemmo nel piccolo salotto.
“Secondo te quanto tempo dovrà rimanere ancora a letto?”.
“Non so dirtelo, dipende dai tempi del suo corpo...ha perso molta energia magica”.
“Mi insegni la telepatia?”.
Lucas aveva voluto sapere tutti i fatti.
Così gli avevo raccontato della legilimanzia.
Ne era rimasto affascinato.
“Si chiama legilimanzia, ed è una disciplina troppo difficile per un bambino”.
Lo vidi sbuffare.
Si sedette a gambe incrociate sul tappeto verde.
“Dai, iniziamo”.
Avevo scelto di cominciare il suo addestramento con compiti semplici.
Lucas ha ben altre capacità.
Utilizzare una bacchetta non è un gioco per lui.
Sta lentamente imparando a trasferire i poteri dalle mani allo strumento.
A volte ci riesce.
A volte no.
Ma è un bravo studente.
È molto attento.
Forse è il perfetto mix tra il giovane me stesso ed Hermione.
Curioso e allegro come lei.
Attento e introverso come me.
Con il tempo crescerà.
Deciderà che tipo di uomo vuole essere.
Nel frattempo scoprirò la sua storia.
Perché ha diritto a conoscerla.
Quando calò la sera ci fermammo.
Era ormai giunta l’ora di cena.
E Lucas era stanco.
“Come sono andato?”.
“Meglio di ieri, ma c’è molto su cui lavorare”.
“...ce la farò mai a padroneggiare questa bacchetta?” chiese fissandola.
“Con tanto impegno, sì”.
Sembro felice delle mie parole.
Potenzialmente era ancora un pericolo.
Sia per se stesso.
Che per gli altri.
Ma stava migliorando.
“Posso rimanere a cena qui?”.
“Perché?”.
“Vorrei stare con Hermione...”.
“Va bene, ma alle dieci te ne torni nel tuo dormitorio”.
“Promesso” il bambino mi regalò un sorriso a trentadue denti.
E cena nelle mie stanze sia.
Mi sto decisamente rammollendo.
Mandai un patronus a Minerva per metterla al corrente.
Poi ordinai ad un elfo di servire la cena qui.
Lucas si era intrufolato nella camera di Hermione.
“Non è bellissima?” mormorò spostandole una ciocca di capelli da viso.
Lo era.
Davvero.
“...sì”.
“Perché non glielo dici?”.
“Non sono affari tuoi, mocciosetto”.
“A Natale glielo diremo” affermò convinto.
“Diremo?”.
“Sì, ti aiuterò a conquistare Hermione”.
In che mani mi sono messo.
“Svegliala dai, fai piano però” era arrivata la cena per tutti.
Svelti questi elfi.
La ragazza aprì gli occhi lentamente.
Squadrò il bambino.
Poi sorrise.
Non pensava di ritrovarlo ancora lì.
“Ciao Herm...”.
“Ehi, sei rimasto”.
“Sì, Severus mi ha permesso di rimanere a cena qui con voi...così posso aiutarti visto che non mi sono reso molto utile”.
“Sei un bambino, non puoi fare le cose da grandi e poi mi hai resa così felice con la notizia dei voti”.
“Vuoi che ti aiuti a sederti?” chiesi restando in piedi.
Annuì.
“Lucas sposati un secondo”.
Non volevo farle male.
L’afferrai delicatamente.
Per le braccia.
Il bambino sistemò il cuscino dietro la sua schiena.
Vidi la smorfia di dolore sul suo viso.
“Mi dispiace”.
“Tranquillo, non è colpa tua”.
Le feci prendere delle pozioni prima di mangiare.
Per diminuire il dolore.
Io mi sedetti sulla poltrona con il mio piatto di porridge.
Lucas aiutò la madre.
Seduto sul letto.
L’atmosfera era così calorosa.
Da pubblicità babbana.
Chiacchierammo di tutto.
Della scuola.
Del futuro.
Lucas si lasciò andare.
Raccontò qualche aneddoto della sua vita.
Ne aveva passate tante.
Mi rivedevo ancora di più in lui.
Faceva male.


ANGOLO AUTRICE:
Mi scuso tremendamente per il ritardo, ma ho passato questa settimana fuori casa e non avevo nessuna connessione ad internet perciò l'aggiornamento è slittato ad oggi...perdonatemi!

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Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***



 POV HERMIONE
 
“Signorina Granger, ha altro da aggiungere?”.
Il presidente della giuria mi stava fissando.
Erano due ore che mi tartassavano.
Cos’è non si vede che sono stata aggredita?
Ho ancora dei lividi in viso.
Il braccio sinistro fasciato.
Faticavo a camminare.
Qualcuno poteva davvero dubitare della veridicità della mia testimonianza?
“Sì, signore”.
A qualche metro da me c’era lui.
Il mio carnefice.
Era visibilmente sconvolto.
Con degli stracci addosso.
Magro.
Ma con una rabbia immensa negli occhi.
Quelle iridi color cielo.
Che tanto mi facevano sognare.
Mi aveva degnata di un breve sguardo.
Tutto qui.
“La giuria è chiamata a votare sulle sorti del prigioniero Ronald Bilius Weasley”.
Tutti i membri della giuria uscirono dalla stanza.
Restammo in pochi.
Su una delle panche incrociai un paio di iridi color pece.
Era venuto con me.
Mi aveva accompagnata alla fine.
Insieme a lui c’erano Harry e Ginni.
Era difficile per noi.
Ron era parte del gruppo.
Per Ginevra è ancora più complicato.
Rappresenta la sua famiglia in quest’aula.
La famiglia con suo fratello.
Dev’essere devastante.
Ad un tratto Severus si avvicina a me.
Violando non so quanti protocolli.
“Stai bene?”.
“Sì, più o meno”.
“Le ferite?”.
“Bene, è il cuore che sanguina e tu non puoi fare nulla, temo” abbozzai un sorriso.
“Granger, quello che stai facendo è giusto...non dubitarne soltanto perché hai amato quell’essere ed ora ti senti in colpa”.
“Come sei comprensivo...dove lo tenevi nascosto questo lato di te?” scherzai.
“Mi fate schifo!” urlò Ronald dalla gabbia in cui era rinchiuso.
Vidi il professore voltarsi di scatto.
“No...non ne vale la pena” lo presi per la mano.
“Sei un maiale! Ti fai una ragazzina! E tu...tu sei una puttana!” continuò a gridare.
Ginevra si parò davanti a lui.
Seria.
“Vergognati Ronald, sei la rovina della nostra famiglia!”.
Harry subito fece allontanare la fidanzata.
Il prigioniero sembrò bloccarsi.
Le parole della sorella lo avevano fatto smettere.
“Ordine!” rientrò il presidente della corte con tutti i collaboratori a seguito.
I miei amici tornarono ai loro posti.
Mi alzai dalla sedia.
Con non poca fatica.
“La corte ha deciso...Ronal Bilius Weasley, sei condannato a scontare una pena di quindici anni nella prigione di massima sicurezza di Azkaban” affermò l’uomo.
Il ragazzo protestò.
Urlò.
Contro i rappresentanti del Ministero.
Contro di me.
Contro Severus.
Ma alla fine era giusto così.
Ti ho voluto bene Ronald.
Ti ho amato.
Ma non sei più quel Ronald dolce e impacciato che conoscevo.
Questa versione di te mi spaventa.
Tornammo al castello.
Ad aspettarci c’era la preside.
Sapeva già il verdetto.
“Hermione cara, hai avuto molto coraggio...Ginevra, mi dispiace per la tua famiglia”.
“Grazie preside McGranitt, ma doveva andare così” la rossa era sincera, tremendamente sincera.
La coppia si congedò.
Dovevano tornare a lavoro.
Ed io rimasi con il professore.
Che gentile mi riaccompagnò alle mie stanze.
Già.
Non vivevo più con lui.
Ora stavo meglio.
Non ero più uno straccio da pavimento.
“Ora che questa storia è finita...partirai?”.
“Sì”.
“Portami con te”.
“No, Granger, non mi sembra il caso”.
“Non andare da solo”.
“Qualcuno deve rimanere con Lucas, e tu sei sua madre”.
“Chiedo ad Harry di partire con te”.
“Ho detto che me ne occuperò io”.
“Ho paura...per te” mormorai.
Mi sedetti sul divanetto in pelle rosso bordeaux.
“Hermione...andrà tutto bene” anche il suo tono era disteso.
“Giuramelo”.
“Fidati di me”.
“...va bene”.
“È buffo sai...qualche anno fa tu e i tuoi amici mi avreste ucciso a sangue freddo, mentre adesso ti fidi di me” si accomodò nel posto accanto a me.
“Io non ti avrei mai ucciso”.
“Giusto, tu mi hai salvato”.
“Lo rifarei”.
“Lo so”.
“Grazie per essere venuto con me oggi”.
“Lo rifarei”.
“Lo so”.
Seguirono istanti di silenzio.
In cui i nostri occhi sembravano non volersi staccare.
Poi successe.
L’uomo si allungò verso di me.
Appoggiandosi al divano.
Avvicinò le sue labbra alle mie.
Fu un bacio leggero.
Delicato.
Come se non volesse farmi del male.
Mi beai di quel contatto.
Quando ci staccammo cadde l’imbarazzo.
Severus sembrò realizzare il suo gesto.
E veloce si alzò in piedi.
“Devo andare” borbottò prima di uscire a grandi falcate dall’appartamento.
Rimasi imbambolata.
Stordita da quello sfiorare di labbra.
Così innocente.
Ne avevo la conferma.
Anche Severus provava qualcosa per me.
Ma reagire in quel modo è forse troppo esagerato.
Scappare a gambe levate.
Per un bacio a stampo.
Quell’uomo è tutto un mistero.
Prima di andare a pranzo preparai le lezioni del giorno seguente.
Volevo tornare ad insegnare.
Ero stanca di starmene a letto.
Avevo bisogno dei miei studenti.
Di aiutarli con i compiti.
Di tornare ad essere la professoressa Granger.
 
 
POV SEVERUS
 
Che diavolo avevo fatto.
Sono ubriaco.
Certo.
Non c’è altra spiegazione.
Ma no.
Non ho toccato una goccia di alcol.
È mattina.
Ho baciato la Granger.
Perché mi andava di farlo.
Era lì.
Davanti a me.
E ho seguito l’istinto.
Per Salzar!
Ho baciato Hermione Granger.
Mi è piaciuto.
Non è stato un vero e proprio bacio.
Quelli che si scambiano i miei studenti.
Ma un lieve sfregare di labbra.
Un bacio a stampo.
Forse avrei dovuto fare di più.
Sicuramente le ha dato fastidio.
Sì.
Non mi è neanche corsa dietro.
Severus ragiona.
Come poteva?
È ancora malconcia.
Però è stato interessante.
Le labbra morbide.
Il respiro caldo.
Erano secoli che non mi sentivo più così.
Forse perché ho sempre cercato di soddisfare i miei istinti.
Niente di più.
I miei sentimenti andavano tutti in una direzione.
Lily.
Volevo lei.
Soltanto lei.
Nessun compromesso.
Ma adesso non so più cosa voglio.
Cosa provo.
Hermione Granger sta diventando il mio punto debole.
Sono un rammollito vicino a lei.
Questa volta non sbaglierò.
Non la metterò in pericolo.
Sarò il suo scudo.
Per tutto.
Oggi mi si stringeva il cuore a guardarla.
Mentre veniva interrogata.
Con domanda anche private.
Ma lei stoica rispondeva.
A tono.
Senza abbassare mai la guardia.
E poi quello stupido di Weasley.
Che la insultava.
Eppure lei si sentiva in colpa.
Nonostante tutto voleva il meglio per lui.
Per quel ragazzo che ha amato.
Ma che si è scoperto essere un mostro.
Peggio di me.
Io non ho mai picchiato una donna.
Neanche durante le missioni per il Lord.
Mai.
Guardai l’orologio appeso al muro.
Era ora di pranzo.
L’avrei rivista.
Dovevo comportarmi normalmente.
Uscii dall’ufficio.
Camminai per i corridoi.
Schivai qualche studente sbadato.
Ovviamente tolsi qualche punto.
Intravidi Lucas con Claire.
Erano diventati buoni amici.
E forse non solo.
“Severus” vidi che la preside stava raggiungendo la Sala Grande.
“Minerva”.
“Sono felice che hai accompagnato Hermione al processo, è andato tutto bene?”.
“Sì”.
“Che storia...ma per fortuna si è conclusa”.
“Già”.
“Come mai sei di poche parole?” mi scrutò con quegli occhietti.
“Ti risulta che io sia un chiacchierone?”.
“No...però c’è qualcosa che mi nascondi, non so”.
Ho baciato la Granger.
Ecco cosa nascondo.
“Ti piace Hermione! Sì, dev’essere così!” quasi urlò.
“Shh!” la pregai di fare silenzio.
“Allora ho ragione?!” sorrise a trentadue denti.
“Forse”.
“Sareste una così bella coppia!”.
“Come no...si è appena liberata di un mostro, non gliene serve un altro” sbraitai riprendendo a camminare.
“Severus, tu non sei un mostro, tu sei l’uomo migliore che io abbia mai conosciuto”.
“Andiamo a pranzo, ho fame” cambiai discorso.
Non ero il migliore.
Non ero perfetto.
Quasi tutti i tavoli erano pieni di persone.
A quello dei professori mancavamo soltanto noi due.
Mi sedetti al mio posto.
La Granger mi rivolse un sorriso.
Diavolo.
Odio averla vicino anche a tavola.
Non alzai mai lo sguardo dal mio piatto.
Non volevo aprire bocca.
“Severus, questo sabato mi aiuterai con la gita ad Hogsmeade?”.
“Sì, Vitius, come sempre”.
“Grazie, vedrai che tre professori basteranno per tenere d’occhio questi ragazzi”.
“Tre?” domandai curioso.
“Sì, verrò anch’io quest’anno...per sorvegliare” s’intromise la Granger.
“Ah...ne sei sicura? Voglio dire, con quelle ferite sarebbe meglio non esagerare”.
“Ce la faccio, e poi da domani tornerò in aula quindi”.
“Come vuoi”.
Ero in imbarazzo.
Cosa dovevo dirle?
L’avevo baciata.
“Severus...non c’è bisogno di ignorarmi” mi sussurrò all’orecchio.
Il fiato caldo addosso.
Partirono mille brividi.
“Non ti sto ignorando”.
“Okay...volevo solo essere chiara”.
“Non succederà più”.
“Cosa?”.
“Lo sai”.
“Io non credo” disse sorridendo.
Dopodiché iniziò a chiacchierare con Paciock.
Cosa voleva dire?
Allora le era piaciuto.
Che confusione.
Finii di mangiare.
Salutai i miei colleghi.
Mi rifugiai nel mio ufficio.
Non avevo lezioni oggi.
Potevo dedicarmi a qualsiasi altra cosa.
Come arrovellarmi il cervello per Hermione Granger.
Per analizzare le sue parole.
Mi sdraiai sul letto.
Ancora con i vestiti addosso.
Ero stanco.
Sulle coperte c’era impregnato il suo profumo.
Era dolce.
Ovviamente.
Tipico della Granger.
Mi lasciai cullare da quell’odore.
Di ciliegia.
Mi addormentai.
Sognando lei.
Che mi chiamava.
E mi amava.


ANGOLO AUTRICE:
Vi rubo soltanto un attimo per scusarmi della mia assenza delle ultime settimane ma ho dovuto prepararmi per la laurea e alla fine ce l'ho fatta, sono ufficialmente una dottoressa! Da oggi riprenderà la normale programmazione: un capitolo ognimartedì sera. Spero che abbiate ancora voglia di scoprire come va a finire questa storia perchè sto scrivendo dei nuovi capitoli molto interessanti...
Alla prossima,
ArcticBlast

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


POV HERMIONE
 
Un mese da quel brutto incidente.
Un mese dal processo.
Tre giorni dalla partenza di Severus.
Sembrava un’eternità.
Era strano non vederlo uscire dalle sue stanze.
Non vederlo seduto al mio fianco in Sala Grande.
Lucas aveva chiesto subito spiegazioni.
Inventai che era partito per delle ricerche di pozioni.
Che doveva cercare degli ingredienti all’estero.
Perciò era partito.
Ma sarebbe tornato presto.
Almeno ci speravo.
Nessuno sapeva nulla.
Neanche un’informazione minuscola.
“Dai Herm, vedrai che sta bene” ripetè per l’ennesima volta Ginevra.
“Nin doveva partire da solo...”.
“Piton è un uomo che sa decisamente badare a se stesso, non allarmarti inutilmente”.
La ragazza era venuta ad aiutarmi ad organizzare il ballo di Natale.
Non mancava poi molto.
Ed io non avevo idee.
Neanche mezza.
Ginny era un vulcano.
L’idea di occuparsi del ballo la rendeva euforica.
Poi così poteva staccare la testa dai suoi impegni.
Gli allenamenti di quidditch erano stati intensificati per via di alcune partite.
Il corso al San Mugo stava lasciando spazio ai primi esami.
Insomma quello che le serviva era una boccata d’aria nuova.
Pulita.
Ed io gliel’avevo servita su un piatto d’argento.
“Che ne dici se quest’anno il tema fosse il ghiaccio? Ho visto su una rivista che in America ci sono dei locali interamente fatti di ghiaccio...con la magia non dovrebbe essere difficile riprodurre lo stesso effetto, voglio dire, ci sono riusciti i babbani...” sorrise al mio indirizzo.
“Mi piace come idea”.
“Potresti essere più partecipe? Sei tu la professoressa tra noi due”.
“Scusami...”.
“Hermione, non scherzo quando dico che Severus Piton sa come badare a se stesso. Sai benissimo cosa ha affrontato durante la guerra eppure ce l’ha fatta”.
“...stava per morire, però” sindacalizzai.
“Senti, se ti fa sentire meglio questa sera chiederò ad Harry di cercare qualche informazione”.
“Grazie Gin, te ne sarei grata” l’abbracciai.
Quando la ragazza scappò agli allenamenti tornai alle mie stanze.
 Lucas ultimamente si rifugiava lì.
Quando non stava con la sua nuova amica Clare.
Appena entrai lo vidi seduto sul divanetto.
Tra le mani stringeva la collana di Severus.
“Ehi, cosa fai?”.
“Poco fa il ciondolo scottava ma ora è tornato stabile...” commentò.
Severus stava bene?
Sapevo che collana fosse.
Segnala il pericolo.
“Ma ora non più giusto? Sicuramente Severus si sarà imbattuto in qualche creatura magica mentre cercava qualche erba particolare, niente di pericoloso per lui” finsi serenità.
“Dici?”.
“Certo”.
“Ma a cosa sta lavorando?”.
“Non te lo so dire, è molto riservato per quanto riguarda il suo lavoro di pozionista”.
“Tornerà per Natale?”.
“Suppongo di sì”.
“...dovevamo fare delle cose insieme, spero che torni presto” sospirò.
“Cosa?”.
“Non posso dirtelo, è un segreto fra maschi” sorrise.
“...va bene”.
Lucas mi chiese di aiutarlo con la bacchetta.
Ormai era migliorato tanto.
Stava avendo la meglio su quello strumento così caro a noi maghi.
Per lui il dispendio di energia magica era doppio.
Doveva sforzarsi di più per non incanalare la carica magica nelle mani.
“Stai andando molto bene, piccolo” gli accarezzai la testa.
“Per me è difficilissimo, a lezione ho sempre paura di mostrare la mia vera natura...”.
“Vedrai che quando sarà tutto finito potrai essere libero di usare liberamente i tuoi poteri ma qui ad Hogwarts dovrai comunque utilizzare la bacchetta”.
“Lo so...Hermione?”.
“Si?”.
“Pensi che Clare sarà comunque mia amica?”.
“Certo che sì”.
“Lo spero”.
Lucas era cotto.
Innamorato perso di quella bambina.
Chissà se anche il padre ne è al corrente.
Ma Severus sa sempre tutto.
Quindi immagino di sì.
Alla porta bussò qualcuno.
Andai ad aprire.
Trovai Adam con due bicchieri in mano.
“Ciao, che ci fai qui?”.
“Sono appena tornato dalle cucine così vi ho portato due tea caldi caldi” sorrise.
“Oh...grazie, non ce n’era bisogno” lo feci entrare.
L’uomo passò il bicchiere più grande a Lucas.
E l’altro a me.
Era un gesto strano da parte sua.
Non lo aveva mai fatto.
Che cercasse di conquistarmi di nuovo?
Eppure ne avevamo parlato.
A me non interessava lui.
“Questo tea ha un sapore strano...” borbottò il bambino.
“Sì, gli elfi mi hanno spiegato che è una variante più speziata che Neville sta sperimentando nelle Serre...” spiegò sbrigativo.
Adam sembrava strano.
Diverso.
Bevvi un sorso dal mio bicchiere.
Il mio era un classico earl grey.
“Il mio è normalissimo tea”.
“Si vede che si sono sbagliati, se vuoi assaggiare anche tu quello di Neville vado a richiedere un altro bicchiere”.
“No, non importa, sarà per la prossima volta” lo rassicurai.
Il giovane auror si congedò.
Doveva tornare al suo posto di guardia.
Le misure restrittive si stavano allentando un pochino.
Lucas ne sembrava felice.
Si sentiva fuori posto ad avere sempre la scorta.
Ma Adam rimaneva saldo fuori dalle mie stanze.
Era una sorta di guardia del corpo.
Adoravo vedere la faccia di Severus quando al mattino lo trovava lì.
A piantonare la mia porta.
Ancora non gli andava giù la sua presenza.
Ma non ha nulla da temere.
Tra me e l’auror non c’è assolutamente niente.
I miei occhi sono soltanto per una persona.
Esattamente come il mio cuore.
 
 
POV SEVERUS
 
Tre giorni.
Tre maledettissimi giorni.
Di Lucius nemmeno l’ombra.
Sembra che qui nessuno lo conosca.
Neanche nei peggiori sobborghi.
Come se non bastasse sono stato anche attaccato.
Poco fa.
In un vicolo.
Non sono riuscito a vedere il nemico.
È scappato via.
Come un lurido codardo.
Mi ha lanciato una fattura alle spalle.
Per fortuna ho ancora degli ottimi riflessi.
Sono riuscito quasi a schivarla del tutto.
Mi ha graffiato la spalla destra.
Ora sono stornato alla locanda dove alloggio.
Devo mantenere un profilo basso.
Sanno che sono qui.
Sto aspettando una persona.
Un informatore.
Me lo hanno indicato i proprietari della locanda.
Sembra gente apposto.
Ho soltanto detto loro che sto cercando un vecchio amico.
Per un progetto di lavoro.
E che lui si è rifugiato qui dopo la discesa del Lord.
Senza scendere nei particolari.
Prendo il dittamo.
Faccio scivolare qualche goccia sui graffi.
Niente di serio.
Ma comunque fastidioso.
Nonostante tutto sono in una città spettacolare.
Parigi è così suggestiva.
Forse troppo romantica.
Almeno per un uomo solo come me.
Sono partito come un ladro.
Senza salutarla.
L’avevo baciata.
A stampo.
Quindi non so se si può reputare un bacio vero.
Non sono pratico di queste cose.
Però non avevo il coraggio di salutarla.
Sapevo che non era d’accordo su questo viaggio.
Volevo evitare inutili polemiche.
E di cedere all’istinto di assaporare di nuovo quelle labbra.
Di partire con il suo profumo nelle narici.
Dovevo restare concentrato.
Un bussare alla porta mi fece balzare in piedi.
Con ancora la camicia slacciata.
“Chi è?” alzai la voce.
“Sono il locandiere, quel mio amico che le dicevo è arrivato, lo aspetta giù nell’atrio”.
“Arrivo subito”.
Aspettai di udire i passi che si allontanavano.
Mi rivestii con la mia solita tunica nera.
Riposi la bacchetta all’interno della manica.
Ero pronto.
Scesi di sotto.
Notai che seduto in disparte c’era un uomo.
A prima vista sembrava essere più vecchio di me di una decina d’anni.
Indossava un lungo cappotto cremisi.
Ed un berretto nero.
La barba era incolta.
Specchio della sua figura trasandata.
“Salve, lei è il tizio che vuole informazioni?” mormorò a disagio.
“Sì...sto cercando un uomo” mi sedetti davanti a lui sulla poltroncina.
“Mi dica pure il nome”.
“Lucius Malfoy”.
L’espressione sul suo viso cambiò.
Si fece più spaventata.
Più allarmata.
Anche la postura si irrigidì.
“E...perchè lo cerca?”.
“Non sono affari suoi, allora, sa dirmi dove posso trovarlo?”.
“...lei è uno di loro?” chiese con tono tremante.
Bingo.
Forse avrei scoperto qualcosa.
“Loro chi?”.
“...gli incappucciati” fu un sibilo.
“No”.
“Malfoy si sta nascondendo da loro, scusi se le ho fatto questa domanda”.
“Dove posso trovarlo?”.
“Ha una baita fuori città, ma stia attento, la strada per arrivarci è piena di tranelli”.
“Mi dica le indicazioni per arrivarci”.
Ascoltai con attenzione le parole dell’uomo.
Memorizzai ogni indicazione.
L’indomani mi sarei messo in cammino.
Ormai stava calando la notte.
Non era il caso di rischiare.
“E questo è tutto” concluse.
“Bene, ora mi parli di questi incappucciati”.
“...no, non voglio immischiarmi”.
“La prego, sono un auror...può fidarsi di me” mentii.
“Oh...bè, in questo caso...Gli incappucciati sono passati di qui parecchie volte distruggendo tutto, anche loro cercano Malfoy ma lui è riuscito sempre a scappare. Si dice in giro che siano gli ultimi seguaci di Lei Sa Chi”.
“Ho capito, e non sa dirmi altro?”.
“No, noi francesi vogliamo restarne fuori”.
Voi francesi siete inutili.
Ma questo non lo dissi.
“Quanti sono?”.
“Sono un gruppo di sette uomini, signore”.
Sette.
Sono tanti.
“Mai sentito nominare un certo Derrick?”.
“...no, signore, non mi sembra”.
Quindi i Mangiamorte vogliono uccidere Lucius.
Ma perché?
Lui che c’entra?
“Grazie dell’aiuto, signor?” domandai.
“Dubois, Martìn Dubois...e lei?”.
“Prince, Tobias Prince”.
Nessuno doveva conoscere la mia vera identità.
Anche se Tobias e Prince non dovevano stare nella stessa frase.
Mi congedai.
Tornai nelle mie stanze.
Preparai il piano da seguire.
Dovevo fare attenzione per arrivare a Lucius.
Si era nascosto bene.
E non sarebbe stato felice di vedere proprio me.
Tra tutti.
Quella notte non chiusi occhio.
Un po’ dall’eccitazione.
Era ormai molto tempo che non lavoravo sul campo.
Mi faceva tornare indietro.
A quando il rischio era il mio unico pane quotidiano.
Un po’ a pesare era il pensiero di Lucas.
Chissà come se la passava.
Se era davvero al sicuro.
E se facessimo parte di una grande partita a scacchi?
Cosa comporterebbe il mio allontanamento?
A consolarmi era il fatto che Hogwarts era presidiata da auror.
E mi duole ammetterlo ma quell’Adam non avrebbe perso di vista mio figlio.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


POV HERMIONE
 
Le lezioni sono sempre più impegnative.
Gli studenti sentono l’avvicinarsi delle vacanze natalizie.
Fremono dalla voglia di tornare a casa.
Di scartare i regali.
E di rilassarsi.
L’unica persona che invece vorrei veder tornarne non torna.
Un nuovo giorno senza notizie.
Anche la preside comincia a preoccuparsi.
Stamattina mi ha convocata per avere informazioni.
Ma nessuna delle due sapeva cosa dire.
Così ci ha pensato Silente.
Ci ha detto di restare serene.
Che Severus è il migliore.
“Professoressa Granger, ma è vero che si terrà il ballo di Natale?” una ragazza di Grifondoro del settimo anno era curiosa.
“Sì, anche quest’anno ci sarà il ballo”.
“Si può sapere in anticipo quale sarà il tema?”.
“No, signorina Day, è una sorpresa!”.
Lasciai uscire i ragazzi.
Era ora di pranzo.
Soltanto un ragazzo di Serpeverde si attardò.
“Signor Gallagher, le serve aiuto?”.
“...mi chiedevo quando sarebbe tornato il professor Piton” mormorò in imbarazzo.
“Come sa già, il professore è fuori per alcune ricerche in pozioni, ma vedrà che per Natale rientrerà”.
“Grazie...sa, il professore mi aiutava con il mio problema...”.
“...problema?”.
“Sono dislessico, mio padre pretende ottimi voti da me ma non capisce che ho un vero problema clinico”.
“Capisco...se vuole, signor Gallagher, posso sostituire Piton fino al suo ritorno” azzardai.
“Dice sul serio?”.
“Certo, possiamo vederci tutti i mercoledì qui in aula per ripassare insieme le lezioni”.
“Grazie mille, professoressa Granger!” sorrise radioso.
Lo osservai uscire fischiettando.
E così Severus era sensibile anche a queste tematiche.
Chissà quante cose non conoscevo ancora di lui.
Raggiunsi la Sala Grande.
Alcuni colleghi erano già a tavola.
Gli studenti continuavano ad arrivare.
Notai Lucas in compagnia di Adam.
Sembravano chiacchierare sereni.
L’auror accompagnò mio figlio fino al suo tavolo.
Poi uscì dalla Sala.
Quello che serviva adesso a Lucas era una figura maschile.
Almeno finché il padre non fosse di ritorno.
Il banchetto iniziò.
Dalla Sala si levava un vociare allegro.
Tutto sembrava al suo posto.
Ma non lo era.
 Mancava un pezzo.
Al mio fianco.
In tutti i sensi.
La giornata passò tranquillamente.
Finii di correggere gli ultimi compiti.
Ancora una settimana poi vacanze.
Lucas giocava sul tappeto delle mie stanze.
Mi sedetti finalmente sul comodo divano.
Ero stanca.
I ragazzi di Tassorosso e Serpeverde mi avevano distrutta.
Era stata la mia ultima lezione.
Eppure avevo ancora mal di testa.
Il bambino si sedette al mio fianco.
“Tra poco sarà Natale, sei contento?” gli chiesi accarezzando i suoi capelli.
“Sì, sarà il mio primo Natale felice” sorrise.
“Cosa facevi in orfanotrofio?”.
“Niente, al massimo trovavamo qualcosa di particolare a pranzo...ma niente festa, niente regali, niente calore...”.
“Mi dispiace, piccolo, ma ti assicuro che da adesso in poi saranno tutti Natali da ricordare”.
“...sei sicura che non mi lascerete mai? Lo capire se mi riportaste in istituto...” mormorò.
“Ma che dici?”.
“Ricordo che tanti bambini se ne andavano per un periodo e poi tornavano, la vita è così...non si può piacere a tutti, poi se non sei un neonato oppure un bellissimo ed intelligentissimo bambino non ti vuole nessuno”.
“Hai sofferto molto per non aver trovato dei genitori immagino...”.
“Sì, non capivo cosa avessi di sbagliato...crescendo mi sono reso conto di non essere uguale agli altri e mi hanno isolato dal gruppo, ero sempre quello strano”.
“Io e Severus non ti riporteremo mai in quel posto, ormai sei parte della nostra vita e siamo fieri di questo” lo strinsi a me
“Tornerà per Natale?”.
Lo spero.
Lo spero tanto.
Ho bisogno di vedere che sta bene.
“Sì, vedrai, sarà qui” mentii.
“Dobbiamo fargli un regalo!”.
“Certo, appena finiranno le lezioni ci metteremo alla ricerca”.
“Passeremo le vacanze qui?”.
“No, andremo a Londra perché devo sistemare dei documenti per la cessione della libreria”.
“Severus verrà da noi a vivere?”.
“Non credo Lucas, lui ha una sua casa”.
Anche se sarebbe bello.
Tutti insieme.
“Ma le famiglie di solito vivono insieme...”.
“Sì, perché sono composte da una coppia di sposi e i loro figli...io e Severus non siamo una coppia perciò non viviamo insieme”.
“...perchè non vi mettere insieme?” chiese curioso.
Ho provato a parlargli dei miei sentimenti invano.
L’ho baciato ma è scappato.
Non so più cosa fare.
Credo di non piacergli.
“Perché è complicato”.
“Clare dice che l’amore è una cosa bella, che nasce piano piano ma che poi una volta che entra nei cuori delle persone corre veloce e ti fa vivere a pieno la vita” sorrise abbassando lo sguardo.
“...ah sì? E dimmi un po’, ti piace questa Clare?”.
Lo guardai arrossire.
Tossicchiare.
“...forse”.
“Perché non glielo dici?”.
“Anche papà me lo ha detto, ma non credo di essere alla sua altezza...”.
Papà.
Che bella parola.
Severus padre.
Severus che dà consigli di cuore.
“Quindi ne hai già parlato con lui?”.
Lucas annuì.
“Comunque non devi pensare certe cose, tu sei alla sua altezza, sei un bambino brillante e gentile”.
“Non sono un purosangue però, secondo la famiglia di Clare è importante”.
“Sai una cosa? Né io né tuo padre siamo purosangue eppure siamo stati importanti in questa scuola e nella guerra, abbiamo entrambi due ottimi lavori e siamo circondati da persone che ci stimano. Lucas, purtroppo la questione del sangue non verrò mai del tutto superata in questo mondo, ma tu devi essere fiero di ciò che sei, della persona che sei”.
“Io lo sono, più o meno...non conosco le mie origini, ma non ho mai fatto del male a nessuno”.
“Esatto”.
“Clare non crede in questi discorsi, si arrabbia sempre quando sente parlare il nonno”.
“Parlate spesso?”.
“Sì, lei si sfoga con me”.
Come Lily e Sev.
Chissà se Lucas riuscirà a conquistarla davvero.
Questo paragone era triste.
Un po’ per la storia.
Un po’ perché Severus non mi amerà mai.
Non con tutto se stesso.
Come fa con Lily.
Perché so che c’è ancora lei nel suo cuore.
E ci rimarrà sempre.
So di non poter reggere il confronto.
Dopo aver chiacchierato ancora un po’ ci alzammo per andare a dormire.
“Vuoi dormire qui?” domandai.
“No, stasera meglio se torno nel dormitorio altrimenti mi prenderanno in giro perché sono un rammollito”.
“Lucas, ti prendono ancora in giro?”.
“No, però vorrei evitare che riprendano”.
Mi dispiaceva così tanto.
Non sapevo come aiutarlo.
Senza passare per una madre ossessiva.
Lo osservai raccogliere le sue cose.
Aveva fatto i compiti qui oggi.
Il tavolino basso era pieno di pergamene.
Libri.
“Quella non è la tua solita penna d’oca, dove l’hai presa?” ero curiosa, non avevamo comprato nulla di così costoso.
“Oh, sì, è il regalo di Adam per Natale” spiegò distratto.
“Come mai?”.
“Perché probabilmente a Natale non ci vedremo così ha voluto darmi il mio regalo subito, ti piace? Mi ha detto che è molto speciale, era la penna d’oca che suo nonno utilizzava per firmare gli articoli sulla Gazzetta del Profeta”.
Era davvero bella.
Molto particolare.
Nera.
Con delle sfumature argentee.
Ricordo che Adam mi aveva parlato del nonno.
Era molto legato a lui.
Era un giornalista.
Aveva anche scritto un libro di cronache magiche.
“Lo hai ringraziato?”.
“Certo”.
Lo salutai con un bacio in fronte.
Stava crescendo a vista d’occhio.
Finalmente era felice.
E sereno.
Mi infilai il pigiama.
Ma non il mio solito pigiama.
Di nascosto sono riuscita ad intrufolarmi nell’appartamento di Severus.
E ho preso una sua maglietta dall’armadio.
Una sera in cui la sua mancanza era assordante.
Così ora la utilizzo come pigiama.
Quando tornerà gliela restituirò.
Forse.
Magari non se ne accorgerà neanche.
Per fortuna non mi ha beccata nessuno.
Sarebbe stato imbarazzante da spiegare.
Soprattutto a Minerva.
Prima di abbandonarmi al sonno mi ritrovo ad annusare il tessuto.
C’è impregnato l’odore di Severus.
 Forte.
Maschile.
Mi piace.
Mi piace lui.
 
 
POV SEVERUS
 
Ero partito presto.
All’alba.
Dovevo trovare Lucius.
La strada era piena di trappole.
Come diceva quel tizio.
Sono riuscito ad annullarle tutte.
Ho trovato finalmente la baita.
Sono fermo davanti al portone.
Sono anni che non vedo Malfoy.
Che non ci parlo.
Un tempo eravamo ottimi amici.
Mi aveva preso sotto la sua ala protettrice ad Hogwarts.
Grazie a lui sono cresciuto.
Mi sono rafforzato.
Ma non gli devo nulla.
Lui ha scelto la strada peggiore.
Si è rovinato con le sue stesse mani.
È stato un codardo.
Non ha pensato a sua moglie e suo figlio.
Li ha abbandonati.
Non provo più rispetto per lui.
Busso forte.
Tre volte.
La porta si apre ma non vi è nessuno.
Entro.
Il posto è dismesso.
Poco curato.
Con la bacchetta tesa davanti a me inizio a camminare.
Cerco di captare ogni minimo rumore.
Poi lo vedo.
Di spalle.
Con il suo solito portamento fiero.
Che scruta il paesaggio dalla finestra.
“Sapevo che eri tu” commentò con il suo solito tono strascicato.
“Lucius”.
“Severus” si voltò.
Il viso scavato.
Più vecchio.
I capelli corti.
Quasi argentei.
Quel solito ghigno spocchioso.
“Sei venuto ad uccidermi?”.
“Potrà sembrarti strano ma no, non sono qui per quello”.
L’uomo mi indicò una poltrona.
Mi sedetti.
Non staccai mai gli occhi da quella figura così asciutta.
“Allora qual buon vento ti porta qui in Francia?”.
“Mi servono informazioni”.
“Che genere di informazioni? Devono essere molto importanti per farti arrivare fino qui a chiedere aiuto proprio a me”.
Odiavo quel sorrisetto.
Lo faceva apposta.
Per innervosirmi.
“Abbastanza”.
“Ma prima voglio sapere come vanno le cose ad Hogwarts e nel mondo magico?”.
“Piuttosto bene”.
“Sei di poche parole...”.
“Mi conosci...”.
“E...Draco?”.
“Quindi ora ti interessa sapere di lui?”.
“Rispondi e basta, so che hai preso il mio posto con lui e con mia moglie” il suo tono si fece leggermente più duro.
“Ti sbagli, li ho soltanto aiutati quando sei sparito. Non ho preso il tuo posto, né come padre di Draco né come amante di Narcissa”.
“Sai benissimo perché sono sparito”.
“Perché sei un codardo, certo”.
“Non mi sono mancati questi nostri battibecchi” rise.
Quello non era il Lucius che ricordavo.
Era smunto.
Spento.
“Non hai risposto alla mia domanda” mi fece notare.
“Draco sta bene, si sta costruendo un futuro migliore e più dignitoso”.
“Il tatuaggio che porta sull’avanbraccio sinistro rimarrà per sempre, lo sai anche tu che non si smette mai si essere un criminale”.
“Già, ma tuo figlio è maturato ed ora è in grado di schierarsi dalla parte giusta perché non sente più il dovere di compiacerti”.
“Cosa vuoi?” sputò accavallando le gambe.
“Quando il Lord mi cruciava per divertirsi e poi perdevo i sensi, che cosa mi veniva fatto?”.
“Fammi pensare...sai, sono passati molti anni...”.
“Non prendermi in giro, non ho tempo da perdere”.
“Tu cosa ricordi, Severus?”.
“Che mi risvegliavo attaccato a delle flebo”.
“Sì, ti prelevavano il sangue e non solo...”.
“Cosa vuoi dire?”.
“Che il tuo corpo martoriato veniva utilizzato per fare degli esperimenti, secondo il Lord eri quello con la carica magica più alta dopo di lui nel suo esercito”.
Quindi le mie ipotesi potevano essere giuste.
Mi usavano per i loro scopi.
“...ma io non potevo assistere, non so esattamente cosa facevano con te. Ricordo che quando uscivano dalla cella tu eri ancora incosciente così, da buon amico, cercavo di prestarti le prime cure”.
“Gentile da parte tua”.
“Non ero a favore di quel trattamento, eri il mio migliore amico...ma non potevo oppormi, non potevo fare nulla”.
“Cosa succedeva dopo?”.
“Niente, c’era un medico polacco con noi, ti ricordi? Ralaf Kastzyc, si occupava lui di te durante quei momenti”.
“Sai dove posso trovarlo?”.
“Temo sia morto durante la guerra”.
“Conosci un certo Derrick?”.
“Ora è il mio turno di fare domande, Severus...dimmi, perché ti interessa tanto quel periodo?”.
Dovevo dire la verità?
Potevo fidarmi?
Lucius sapeva degli esperimenti.
“Perché negli ultimi mesi sono successe delle cose e ho bisogno di reperire informazioni”.
“Per chi lo fai?”.
“Per me”.
“No, tu non metti mai te stesso davanti...stai aiutando qualcuno, dimmi chi è”.
“...mio figlio” mormorai.
Gli occhi azzurri dell’uomo fecero un guizzo.
Era stupito.
Spiazzato.
“Tu hai un figlio?!”.
“...sì, ma non come pensi tu”.
“Spiegati”.
“L’ho adottato, è un bambino cresciuto in un orfanotrofio irlandese...ha dei poteri fuori dal comune Lucius”.
“Quali?”.
“Controlla la magia senza l’utilizzo di una bacchetta”.
L’uomo si bloccò.
Senza parole.
“...abbiamo le stesse cicatrici di prelievi, ci somigliamo caratterialmente...”.
“Credi sia tuo figlio”.
Annuii.
“Sev...oltre al sangue ti prelevavano altro, ne sono sicuro...”.
“Cosa?”.
“Eri nudo quando se ne andavano dalla cella, ti prelevavano anche lo sperma...”.
Rimasi scioccato dalla scoperta.
Possibile che non me ne fossi mai accorto?
Eppure dovrei avere dei segni di punture.
“Perché non ho segni sul...”.
“Probabilmente utilizzavano il metodo classico...”.
Oddio.
Che schifo.
Che imbarazzo.
Mi sentivo violato.
“Quel bambino potrebbe essere davvero mio figlio”.
“Temo di sì”.
Mi alzai di scatto.
Camminai avanti e indietro per la stanza.
Avevo la testa piena di pensieri.
Stavo impazzendo.
Lucius se ne stava seduto.
Tranquillo.
Ad osservare la scena.
“Conosci un certo Derrick?” mi voltai verso il biondo.
“Ricordo che era il coordinatore di una cellula dormiente di mangiamorte, erano di stallo in Irlanda ed alcuni di loro sono poi intervenuti nella guerra”.
“Tutto è collegato”.
“Arrivavano delle lettere per il Lord da parte di questo Derrick e adesso che mi ci fai pensare bene...arrivavano qualche giorno dopo i tuoi crolli”.
Avevo trovato una strada.
Ora dovevo sistemare i pezzi.
Ma forse ero giunto alla soluzione.
“Non pensavo di dirlo ma...grazie Lucius”.
“Non ho più nulla da perdere”.
“Ti stanno cercando ho saputo”.
“Sì, sono riuscito a sfuggirgli un paio di volte...non so cosa vogliono o chi siano”.
“Credo che sia il gruppo di Derrick, o almeno i sopravvissuti”.
“Torna con me in Inghilterra, mi serve aiuto con questa gente...” non pensavo di ridurmi così.
Le cose sono più complicate del previsto.
Lucius è l’unico che come me conosce il modus operandi dei mangiamorte.
Che può essermi d’aiuto.
Altro che auror.
Questa è una battaglia tra criminali.
“No”.
“Lucius pensaci, saresti più al sicuro con me”.
“È gente spietata, tu non capisci anzi, dovresti andartene il più lontano possibile con tuo figlio”.
“Parti con me, oggi stesso, potrai stare a Spinner’s End e non lo saprà nessuno”.
“Vattene Severus!”.
Non poteva essere così testardo.
Sapeva benissimo che era l’unico modo per sopravvivere.
Sopravvivere davvero.
Anche con un processo sulle spalle.
Anche con la nomina di mostro.
Era comunque più al sicuro.
Un boato ci fece spaventare.
Eravamo sotto attacco.
Lucius ribaltò le poltrone con una manata.
Ci rifugiammo lì dietro.
Sulla soglia della stanza tre figure si guardavano intorno.
Eravamo in trappola.
Non ne saremmo usciti vivi.
“Sectumsempra” urlai verso uno di loro.
“Stupeficium!” si sporse anche il biondo.
Dovevamo riuscire ad arrivare alla finestra.
A qualche metro da noi.
Poi scappare.
Veloci.


ANGOLO AUTRICE:
Mi scuso per l'enorme ritardo ma per problemi di rete non sono riuscita a pubblicare prima...chiedo perdono!

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


NB. Per motivi di trama verranno invertiti i pov dei due protagonisti, in questo capitolo leggerete prima il pov di Severus e di seguito quello di Hermione.
 
POV SEVERUS
 
Improvvisare.
Quello che ho dovuto imparare a fare.
Essere in grado di trovare una soluzione.
Guardai Lucius.
Continuava a lanciare incantesimi.
I tre continuavano ad avanzare.
Bisognava prendere una decisione.
In fretta.
Non saremmo riusciti a salvarci entrambi.
Era ovvio.
Ma uno dei due doveva proteggere Lucas.
E per quanto il biondo avesse un caratteraccio mi fidavo di lui.
Di quello che era stato il mio migliore amico ad Hogwarts.
Il mio unico vero amico.
“Lancerò un incantesimo, tu corri verso la finestra” cercai di farmi sentire tra i vari rumori.
“No, devi andartene tu”.
“Ti seguirò”.
“Smettila di fare l’eroe!”.
“Fa quello che ti ho detto!”.
Leggevo disappunto in quel viso ormai segnato dalle rughe.
“Avada Kedavra” urlai con tutta l’aria che avevo nei polmoni.
Vidi il mio alleato lanciarsi fuori dalla finestra.
I due erano stati travolti dalla mia ondata magica.
Provai a saltare.
Davanti a me la schiena del biondo.
Correva verso il bosco.
Lo imitai.
Almeno finché non venni colpito da un incantesimo.
Alla schiena.
Sentii la pelle squarciarsi.
Il sangue sgorgare.
Il dolore arrivare diritto al cervello.
“Severus!” Lucius fece per tornare indietro, verso di me.
“Vattene! Vai dove siamo stati bene e proteggi mio figlio e sua madre!”.
L’ultima cosa che vidi fu il segno d’assenso di Malfoy.
Poi buio.
Per non so quanto tempo.
Venni svegliato ore dopo.
In una stanza piccolissima.
Con un secchio d’acqua gelata diritto in faccia.
Ero legato ad una sedia.
Davanti a me i tre tizi incappucciati.
“Finalmente ci conosciamo sporco traditore” il più alto prese parola.
“Belle maschere...” commentai per non mostrare il moto di allarme che avvertivo.
“Tu non sai chi siamo ma noi sappiamo benissimo chi sei tu...Severus Tobias Piton”.
“Avete fatto i compiti, bravi”.
“Sta zitto!” mi diede un colpo allo stomaco il tipo alla mia destra.
Faceva male.
Ma avevo subito colpi peggiori.
“Dov’è il bambino?”.
“Quale bambino?”.
“Sai benissimo quale bambino, quello che hai adottato insieme alla sanguemarcio”.
Che fastidio.
Odiavo sentire quell’insulto.
Soprattutto se rivolto ad Hermione.
“Io non ho adottato proprio nessuno, vi hanno informati male”.
“Cruciatus!”.
Il dolore invase il mio corpo.
Veloce.
Pungente.
“Allora, Severus, noi non abbiamo fretta e tu? Potremmo stare qui per giorni a torturarti ma tu puoi parlare e far finire questa agonia”.
“Non so niente”.
“Cruciatus”.
Ero distrutto.
Sentivo il sangue scivolare fuori dalle ferite.
Il dolore toccare livelli insani.
Ma non avrei mai parlato.
Non avrei mai messo in pericolo la mia famiglia.
“...perchè cercate un bambino?” mormorai.
“Perché è nostro”.
“Una persona non è di proprietà di nessuno”.
“È il nostro esperimento riuscito male ed ovviamente, come ogni prodotto fallato va buttato”.
Volevano uccidere Lucas.
“Che significa esperimento?”.
“No, no, no, mio inerme ospite...qui siamo noi che facciamo le domande, qui comando io e tu devi rispondere se non vuoi essere ucciso” il capo mi prese per i capelli, voleva che lo guardassi involto.
Quelle odiose maschere.
Ho bruciato la mia.
Non volevo vederla più.
Era simbolo di male.
“Non so niente, mettitelo in testa” sputai fra i denti.
Seguirono altre torture.
Altre cruciatus.
Finché non persi di nuovo i sensi.
Sarebbe stata una lunga prigionia.
Non avrei parlato.
Piuttosto mi sarei fatto uccidere.
Anche se non era nei piani.
Perché Lucas ed Hermione avevano bisogno di me.
Chissà se Lucius manterrà la sua promessa.
Deve prendere il mio posto.
Proteggere la mia famiglia.
Come io ho fatto con la sua negli ultimi anni.
Perché non mi sono tirato indietro.
Ho aiutato Draco nella ricerca del suo futuro.
E Narcissa nell’imparare a gestire tutto da sola.
Quella notte passò lentamente.
Ripresi i sensi che il sole era ancora lontano dal sorgere.
Cominciavo a sentire i morsi della fame.
Non facevo un pasto decente da almeno ventiquattro ore.
Sentivo la testa leggera.
Di chiudere occhio non se ne parlava.
Dovevo carpire qualche informazione in più.
Trovare la mia bacchetta.
E scappare.
Tornare ad Hogwarts.
Per preparare un piano d’attacco.
Con l’aiuto del Ministero.
L’unica cosa che volevo era tornare da loro.
Le uniche persone importanti per me.
Lucas.
Hermione.
 
 
POV HERMIONE
 
Come ogni giorno affrontai le lezioni.
Le vacanze erano sempre più vicine.
Nell’aria già si poteva sentire l’atmosfera natalizia.
Ma per me non era così.
Mancava un pezzo importante.
Che avrebbe reso felice sia me che Lucas.
Invece di Severus neanche una notizia.
Gli scenari peggiori mi si succedevano in mente.
Tutto il tempo.
Harry non era riuscito a sapere nulla.
Soltanto dove aveva alloggiato.
Ma del professore nessuna traccia.
Era una spia.
Sapeva bene come svolgere il suo lavoro.
Eppure era strano.
Mi aveva promesso di tornare.
“Professoressa Granger! Professoressa!” una vocina urlava il mio nome a pieni polmoni.
Uscii dall’ufficio.
Lasciando una marea di compiti sul tavolo.
Era Clare.
L’amichetta di Lucas.
“Dimmi”.
“Lucas non si sente bene, è in biblioteca, ma non vuole dirmi cos’ha” spiegò spaventata.
“Grazie mille, ora vado a vedere io”.
Corsi per i corridoi.
Contro ogni regola.
Che poteva essere successo?
Trovai il mio bambino accucciato in un angolo appartato.
Con le mani strette al collo.
Ed un’espressione sofferente in viso.
“Ehi, piccolo, cosa c’è?”.
“La collana...brucia...” sussurrò con fatica.
Oddio.
La collana che Severus gli aveva regalato.
Che segnalava se uno dei due fosse in pericolo.
 “Toglila, ci riesci?”.
Lo aiutai.
Il ciondolo era bollente.
Lucas aveva una piccola ustione sul petto.
Presi la collana dalla parte della cordina.
Poi portai Lucas nelle mie stanze.
Ci voleva del dittamo.
E qualche coccola.
Per fortuna non era una ferita grave.
“Papà è in pericolo!”.
“...potrebbe, ma adesso stai tranquillo che ci penso io”.
“Adam dice che papà non tornerà...”.
“Cosa?! Certo che tornerà, andrò io stessa a riprenderlo ovunque sia per queste maledette ricerche”.
Perché l’auror diceva certe cose a mio figlio?
Che senso aveva spaventarlo?
Non era da lui.
Il suo comportamento era strano.
Troppo strano.
Medicai Lucas.
Povero piccolo.
“Hermione” mi voltai verso la voce.
Era il preside Silente.
Che aveva scansato la donna del mio quadro.
“Si?”.
“Devi andare da Minerva, ora”.
Guai all’orizzonte.
Almeno a giudicare dallo sguardo dell’uomo.
“Vengo anche io” si alzò in piedi il bambino.
“Lucas, sono cose di lavoro” mentii.
“No, è per papà...io lo sento”.
Quegli occhioni grigi.
Come dirgli di no.
Insieme marciammo verso l’ufficio della McGranitt.
Con il cuore in gola.
L’ansia addosso.
‘Ghiacciolo alla fragola’.
Superai il passaggio.
Lucas mi stava attaccato addosso.
Stretto nel suo maglioncino di corvonero.
Seduta dietro alla scrivania in mogano c’era la preside.
L’espressione sul suo volto non era accogliente.
Era spaventata.
Seduto di fronte a lei un uomo.
Alto.
Con i capelli argentei.
Poi lo riconobbi.
Lucius Malfoy.
Non era un buon segno.
Subito si girò verso di noi.
“Che ci fa lui qui?” chiesi rapida.
“Hermione, meglio se ti siedi...anche tu Lucas, dobbiamo parlare” il tono della donna non ammetteva repliche.
Eseguimmo gli ordini.
Lucas studiava quell’uomo trasandato di fianco a noi.
“Lucius raccontale quello che hai detto a me, per favore”.
“Severus è venuto a cercarmi in Francia, stavamo parlando e siamo stati attaccati...”.
“Dov’è?!” quasi ad alta voce.
“...è stato preso” concluse con un soffio.
“L’hai venduto?! Dimmelo!” lo aggredii.
“Hermione, basta” mi rimproverò la preside.
“Papà...sta bene?” la vocina del bambino ci fece voltare verso di lui.
“...non lo so ma mi ha chiesto di proteggervi ed io lo farò” rispose serio il biondo.
“Lui si fida di te?”.
“Sì, devo restituirgli un favore”.
“Ho chiesto di organizzare una task force con gli auror del Ministero, il signor Malfoy ci dirà tutto quello che sa e poi decideremo come intervenire”.
“Minerva, voglio esserci”.
“Hermione sei già abbastanza scossa, non so se può farti bene e poi qualcuno deve pensare a Lucas”.
“Io vengo con voi” s’impuntò mio figlio.
“Domani organizzeremo la prima riunione per capirci qualcosa di più”.
“Domani?! Perché non subito?” urlai sbattendo i pugni sulla scrivania.
“È ormai sera, Lucius ha affrontato un viaggio e deve rimettersi...fidati di me, l’opzione migliore è iniziare domani con le ricerche”.
Minerva aveva ragione.
Ma io volevo partire subito.
Uscire dai confini di Hogwarts e smaterializzarmi.
Io devo trovare Severus.
È in pericolo.
Ha bisogno di me.
Come io di lui.
Non può finire tutto così.
Abbiamo un figlio.
Abbiamo una dichiarazione in sospeso.
“Voglio che sia Harry a guidare la task force” annunciai alzandomi per andarmene.
“Sarà fatto”.
“Lui dove starà?”.
“Nelle stanze di Severus, almeno per il momento”.
Bene.
Avevo un nuovo vicino.
Di cui non mi fidavo.
“...non farti vedere da Draco, non ne sarebbe felice” sputai prima di andarmene.
Lucas mi seguì in silenzio.
Cercai di resistere fino alla mia camera.
Poi mi sciolsi in un pianto disperato.
Il bambino mi abbracciò forte.
Mentre piangeva anche lui.
Cos’eravamo noi senza Severus?
Nulla.


ANGOLO AUTRICE:
Comunicazione di servizio, non sono riuscita a pubblicare causa problemi del database di efp ma eccovi il capitolo. Inoltre vorrei avvisarvi che il giorno di pubblicazione non sarà più il martedì ma bensì il mercoledì per comodità di scrittura e impegni vari. Spero non vi cambi nulla e che continuate a leggere la storia perchè siamo ad un punto molto interessante!
Vi voglio bene,
ArcticBlast

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


POV SEVERUS
 
Tre giorni.
Tre giorni di prigionia.
Ma iniziavo a perdere le coordinate temporali.
Ero stanco.
Affamato.
Dolorante.
Ogni giorno nuove torture.
Sia magiche.
Che corporali.
Ma non avevo detto una parola.
Neanche il nome di mio figlio.
Lo avrei salvato.
Anche sacrificando la mia stessa vita.
Quel tipo continuava a riempirmi di domande.
Voleva sapere dove fosse Lucas.
Ora era chiaro il suo obiettivo.
Ucciderlo.
Perché non era cattivo.
Perché non era malvagio come loro.
“Buongiorno amico mio!” entrò di nuovo uno dei miei sequestratori.
Sapevo che Derrick non era qui.
Il capo del gruppo.
Nessuno dei presenti aveva un accento irlandese.
Quindi lui non c’era.
Questi erano soltanto scagnozzi.
Anche se uno di loro sapeva molto di tutta questa storia.
Non avevo neanche le forze per rispondere.
“Oggi ti va di parlare con me?”.
Mai.
“Non vuoi sapere l’origine di questa brutta storia?” rise.
Dopo la prima cruciatus della giornata non capii più niente.
Ero confuso.
L’uomo rideva.
Si godeva lo spettacolo.
Tornai più o meno vigile soltanto quando mi tirò una secchiata d’acqua gelida.
Un’ondata di brividi mi pervase.
Avevo freddo.
“Quel bambino è nato da un rapporto tra una Veela che avevamo rapito e uno dei maghi più potenti ancora in vita, dicono che sia il successore del Lord e di Silente”.
Una Veela.
Certo.
Questa specie magica controlla la magia senza usare la bacchetta.
Lucas fa la stessa cosa.
“Quel ragazzino ha poteri fuori dal normale, proprio per questo doveva stare dalla nostra parte ma si è mostrato un debole perciò va eliminato”.
“...ma è soltanto un bambino” mormorai con difficoltà.
“Ai nostri occhi è soltanto una minaccia”.
Chi poteva essere il mago successore di Voldemort e Silente?
Chi poteva avere questi poteri?
“Quindi, Severus Piton, che ne dici di parlare?”.
“Mai”.
Le torture andarono avanti per ore.
Finché un altro del gruppo non venne a fermare il suo compagno.
Non avevano l’ordine di uccidermi.
Ero troppo importante.
Sapevo dov’era Lucas.
Quando finalmente mi lasciarono da solo ripresi a respirare.
Con fatica.
Ero distrutto.
Sentivo una forte pressione alla testa.
Era qualcuno che cercava di raggiungermi con il pensiero.
Una sola persona.
Hermione.
Non avevo le forze per farla entrare.
Faceva male.
Troppo male.
Però voleva dire una cosa.
Questa sua intrusione.
Che mi stavano cercando.
Lucius aveva mantenuto la promessa.
Era andato ad Hogwarts.
Lo sapevo.
Mi potevo ancora fidare di lui.
Mi doveva un favore.
Dovevo pensare ad un piano.
Un modo per fuggire.
Ma ero senza bacchetta.
Chissà cosa ne avevano fatto.
Inoltre non sapevo dove fossi.
Probabilmente ancora in Francia.
Ma niente di più.
In questo stanzino non ci sono finestre.
Tranne un buco sulla parete destra.
Nel punto di giunzione con il soffitto.
Il primo giorno mi era sembrato di sentire un fruscio di foglie.
Forse siamo in un bosco.
Dovevo riprendere le forze in qualche modo.
Avevo sete.
E fame.
Mi stavo facendo i bisogni addosso.
Non mi facevano spostare mai.
Sempre seduto su quella maledetta sedia di ferro.
Legato con un incantesimo.
Ad ogni movimento le corde magiche si stringevano.
Ero in difficoltà.
Per la prima volta.
“Ehi! C’è qualcuno!” urlai.
Che male alla gola.
Alle corde vocali.
Continuai ad urlare.
Fare rumore.
Finché uno di loro non arrivò.
Sbattendo la porta.
“Cosa vuoi, traditore?”.
“Acqua...”.
“Hai sete?”.
Annuii.
“Dimmi quello che voglio sapere e avrai tutta l’acqua che vuoi” bastardo.
“...non ho più sete”.
Non avrei ceduto.
Guardai l’uomo andarsene.
Ridendo.
Di me.
Nessuno rideva di me.
Me l’ero ripromesso.
C’era una sola cosa da fare.
Far entrare Hermione.
Rischiando la morte cerebrale.
Finendo le poche energie.
Ci avrei provato.
Ma prima dovevo capire qualche informazione di più sul luogo in cui ero.
Altrimenti non sarei stato d’aiuto.
Chiusi gli occhi.
Mi concentrai.
Eliminai tutti i rumori superflui.
Dovevo arrivare all’origine.
Era dura.
Il dolore pulsava nelle tempie.
Sentivo del vento.
Le foglie.
Gli uccelli cantare.
E poi degli spari.
Degli spari?
Eravamo tra i babbani?
Tra i babbani!
Una zona di caccia.
Un bosco.
L’edificio in cui eravamo era dismesso.
Non molto grande.
In cemento.
Dalle fattezze dello stanzino e della porta in legno era una casa colonica.
Avevo qualche informazione.
Non molte.
Ma almeno una base da cui partire.
Dovevo lasciar entrare Hermione alla prossima occasione.
Anche se forse non sarei sopravvissuto.
Almeno sarei morto sentendo la voce di Hermione.
Buffa la vita.
La prima volta volevo morire con gli occhi di Lily davanti.
Ora con la voce di quella ragazzina in testa.
Severus.
Finalmente avevi una famiglia.
Un figlio straordinario.
E una donna bellissima affianco.
Invece stai per morire.
Ne è valsa la pena.
 
 
 
POV HERMIONE
 
Non siamo venuti a capo di niente.
Stupidi auror.
Non vogliono intervenire.
Perché?
La vita di Severus è importante.
Harry dice che non abbiamo informazioni.
Lucius ci ha dato delle dritte.
Perché non iniziare a scandagliare l’area?
Magari hanno lasciato qualche prova del loro passaggio.
Ero furiosa.
Lucas per fortuna era a lezione.
Non sapeva ancora nulla.
Che probabilmente suo padre sarebbe morto.
E noi qui con le mani in mano.
“Herm, aspetta!” il ragazzo con la cicatrice mi stava inseguendo.
“No, devo sbollire la rabbia”.
“Lo sai che non possiamo fare niente”.
Tornai sui miei passi per fronteggiarlo.
Che cosa aveva detto?
“Spero tu stia scherzando”.
“Hermione non abbiamo informazioni, quello che ci ha detto Lucius non basta...potrebbero averlo portato ovunque, hai idea di quanto dia grande la Francia? E poi hanno collegamenti con l’Irlanda, quindi il territorio da scandagliare è troppo vasto”.
“Cavolate! Siete pieni di uomini eppure non volete utilizzarli per cercare lui!”.
“Gli voglio bene, lo sai, ci siamo chiariti negli anni ma purtroppo non abbiamo tutti questi uomini liberi”.
Ripresi a camminare furiosa.
Verso il lago.
“Hermione ti prego, prendertela con me...sto cercando di fare il possibile”.
Ci riflettei.
Dovevamo trovare delle persone disposte ad aiutarci.
Almeno nella ricerca.
E se richiamassi l’Ordine?
C’era una nuova generazione adesso.
Aggiungendo gli auror dovevamo raggiungere un numero cospicuo.
“Richiamiamo l’Ordine, Harry”.
“Non basterebbero ancora, rassegnati, dobbiamo scoprire più cose su questa nuova organizzazione”.
Mi sedetti nell’erba.
Stanca.
Sfiduciata.
Doveva esserci una soluzione.
Dovevo salvare Severus.
Il ragazzo sopravvissuto si sedette al mio fianco.
Sapevo che voleva chiedermi una determinata cosa.
Ma non aveva il coraggio di farlo.
“Herm...ma tu e Piton...si, insomma...”.
“No”.
“Eppure tu te la prendi molto a cuore questa faccenda”.
“È il padre di mio figlio”.
“State insieme?”.
“No...ma lo vorrei tanto” ammisi.
Lo sguardo del ragazzo schizzò su di me.
Stupito.
Incredulo.
Ma non sembrava schifato.
“Anche lui” aggiunse dopo qualche minuto di silenzio.
“Non credo”.
“Quando Ron ti ha attaccata lui sembrava pazzo, voleva salvarti a tutti i costi”.
“Perché per quanto cerchi di nasconderlo, Severus ha un’anima buona” commentai portandomi le ginocchia al petto.
“Si, anche, ma per me c’era sotto qualcosa di più profondo...anche quando ti ha portata via non ha voluto lasciarti in infermeria, voleva che stessi con lui”.
In effetti mi aveva portata nelle sue stanze.
E Severus è molto geloso dei suoi spazi.
Quando lo salverò mi dichiarerò.
Senza più aspettare.
Dovevo togliermi questo peso dal cuore.
“Poi tu hai cercato di comunicare con lui e con nessun altro quando Ron ti ha rapita” mi fece notare.
Già.
Aspetta un attimo.
Abbiamo comunicato telepaticamente.
Me lo aveva insegnato Silente.
Prima di morire.
Potevo raggiungere Severus ovunque fosse.
Anche adesso.
“Harry! Sei un genio!” dissi ad alta voce.
“Cosa?”.
“Ho usato un incantesimo simile alla legilimanzia quando ho instaurato quella connessione con Severus, potrei rifarlo per scoprire dove sta!” ero eccitata all’idea.
“Herm, ti porterò via molte energie magiche...ne sei sicura?”.
“Sì, certo, posso provarci anche ora”.
Harry mi fece un cenno d’assenso.
Volevo tentare.
Almeno per sapere se fosse ancora vivo.
Mi concentrai.
La pratica di questo genere di incantesimi era molto pericolosa.
E difficile.
Pochi maghi riuscivano ad utilizzarla.
Severus.
Severus.
Severus.
Cercai di instaurare un collegamento.
Avevo freddo.
I brividi.
Ma venni spinta fuori.
Severus mi aveva percepita.
Ma spinta via.
Ci riprovai.
E di nuovo la stessa situazione.
“Hermione, basta, hai il fiatone” Harry mi fece fermare.
Era preoccupato.
“Mi ha respinta...”.
“Come?”.
“Mi ha percepita, ma mi ha respinta...con debolezza in realtà, ma lo ha fatto”.
Il professore era vivo.
Ma forse esausto.
“Lucius ha detto che lo avrebbero torturato, forze Piton non ha le forze necessarie per farti entrare” ipotizzò il moro.
“Sì, dev’essere così!”.
“Secondo te per quanto potrebbe resistere ancora?”.
“Non lo so, contanto che Severus è un osso duro lo staranno torturando da almeno tre giorni...forse abbiamo meno di due giorni, sperando che lo facciano almeno bere”.
Era davvero poco tempo.
Dovevamo pensare ad un piano d’azione.
E se provassi a spingere di più?
Entrerei di prepotenza.
Almeno per farmi dire dove sta.
Dovevo fare delle ricerche.
Quanto può sopravvivere il cervello?
“Harry devo andare, tu richiama tutti per un incontro domani mattina, sia auror che membri dell’Ordine...forse ho un’idea”.
Di corsa tornai dentro il castello.
Diretta alla biblioteca.
Sezione proibita.
Nel frattempo tutti erano in Sala Grande per pranzare.
Meglio per me.
Avrei avuto la biblioteca libera.
Non avrei abbandonato Severus.
Non senza tentare l’impossibile.
Come una furia mi lanciai alla ricerca di qualche libro utile.
Non sapevo esattamente come muovermi.
La sapientona che è in me mi avrebbe sicuramente aiutata.
“...Hermione?”.
Dopo non so quanto tempo che stavo leggendo qualcuno attirò la mia attenzione.
Era Lucas.
“Ehi, piccolo...tu non potresti stare qui” gli sorrisi mentre lo invitavo ad avvicinarsi.
“Lo so, ma non ti trovavo da nessuna parte e il professor Paciock mi ha detto che quando eri una studentessa passavi molto tempo qui”.
“Già, ma tu non farlo...okay?” maledetto Neville.
Il bambino si sedette affianco a me.
Iniziò a guardare la marea di libri sopra il tavolo di legno.
“Che stai facendo?”.
“Sto cercando delle informazioni...Lucas, non chiedermi come lo so perché è complicato, ma tuo padre è vivo!” annunciai felice.
Gli occhioni del piccolo si dilatarono.
Erano delle grandi nuvole grigie.
Felici.
“Davvero?!”.
“Sì! Ora sto cercando un modo per comunicare con lui”.
“Posso farlo anch’io?” chiese curioso.
“No, ci vogliono anni ad imparare il metodo e tantissima energia magica”.
“...allora puoi dirgli che mi manca?”.
“Certo” abbracciai il mio ometto.
“Disturbo?” Lucius Malfoy in tutta la sua eleganza se ne stava davanti a noi.
Annuii.
Lucas era un po’ spaventato da lui.
Effettivamente incuteva un po’ di paura.
“Potter mi ha detto l’idea che hai avuto così ho pensato che potesse servirti una mano...” da quando era così gentile con me?
“Perché lo fai?” non riuscivo più a trattenermi.
“Te l’ho detto, ho fatto una promessa ed intendo mantenerla...soprattutto se a chiedermelo è stato il mio migliore amico”.
Severus era ancora il suo migliore amico.
Se lui si fidava di Lucius non potevo far altro.
“Papà è il tuo migliore amico?” una vocina s’intromise.
“Sì, ci siamo conosciuti qui ad Hogwarts proprio quando avevamo la tua età” accennò un sorriso.
Forse anche Malfoy era cambiato negli anni.
La solitudine lo aveva fatto pensare.
Riflettere sui suoi errori.
“Tieni, questi sono alcuni libri che non sono riuscita ancora a leggere...sto cercando informazioni sulle comunicazioni telepatiche”.
“Perfetto”.
E così passai la mia giornata.
Con Lucas tra le braccia.
E Lucius Malfoy a darmi una mano.
Che strana la vita.
Fino a qualche anno fa voleva uccidermi.
Perché non ero degna di essere chiamata strega.
Una nata babbana come me.
Una sanguemarcio.
Eppure eccoci qui.
A lavorare fianco a fianco.
Entrambi per salvare una persona importante.
Un uomo che meritava di essere salvato.

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


NB. Scambio POV
 
 
POV HERMIONE
 
Avevo trovato le informazioni che cercavo.
Ma non erano buone notizie.
In base alla salute del ricevente la situazione cambiava notevolmente.
Secondo Lucius stanno torturando Severus senza pietà.
Dolore fisico.
Niente cibo.
Niente acqua.
Il fisico del professore sarà distrutto.
La sua energia magica ai minimi livelli.
Potrebbe essere fatale per lui.
Potrebbe non sopravvivere.
Quindi ne vale davvero la pena?
Non voglio essere io la sua assassina.
Non voglio avere questo peso.
Ne morirei anch’io.
Così facendo ucciderei l’uomo di cui mi sono innamorata.
Il padre di Lucas.
Dovevo prendere una decisione.
In fretta.
Non c’era molto tempo.
Era una situazione critica.
Tentare tutto.
Lasciar perdere.
Secondo Lucius dovrei provare.
Dice che Severus non ci penserebbe due volte a fare lo stesso.
Perché il professore è uno che rischia.
Che si gioca tutte le carte pur di vincere.
Harry invece non è d’accordo.
Non vuole rischiare.
Ha paura.
Io cosa voglio fare?
Hermione cosa vuole fare?
Ovviamente voglio salvare Severus.
Ma non è così facile.
Devo decidere.
“Hermione...”.
“Sì?”.
Lucas mi guarda con due occhioni enormi.
Pieni di cose non dette.
Lo sento.
“Posso sapere perché sei così pensierosa?”.
“Ho un quesito per te...se tu fossi l’unico a poter salvare una persona, ma il salvataggio potrebbe andare male e rischieresti di uccidere quella persona...tenteresti oppure no?”.
“Dipende”.
“Da cosa?”.
“Dalla persona”.
“Spiegati meglio” ero curiosa.
“Mi chiederei se quella persona farebbe lo stesso per me”.
Severus lo farebbe?
Sì.
Non esiste nessuno più coraggioso di lui.
Più protettivo.
Ma non voglio fargli del male.
Non voglio peggiorare le cose.
“...quella persona farebbe lo stesso per te?” riprese la parola il bambino.
“Sì”.
“Allora hai trovato la tua risposta” sorrise.
Avevo trovato la mia risposta.
“Devo andare da Lucius, grazie piccolo mio” lo abbracciai forte.
“Vai a salvare papà?”.
Annuii.
“Digli che mi manca”.
“Lo farò”.
Aspettai che Lucas uscisse dalle mie stanze.
Non poteva assistere.
Non sarebbe stato un bello spettacolo.
Lucius aprì subito la porta.
Aveva già capito.
“Stenditi sul letto”.
Toccava a lui assicurarsi che io ne uscissi integra.
Cosa non si fa per amore.
Mettersi nelle mani di quello stesso uomo che mi disprezzava.
E probabilmente continua a farlo.
Mi accomodai sul letto.
Le lenzuola avevano ancora l’odore della pelle di Severus.
Allungai le braccia parallele ai miei fianchi.
“Adesso chiudi gli occhi e concentrati, io sono qui per ogni evenienza” disse con tono calmo.
“Sai è buffo, fino a qualche anno fa volevi uccidermi mentre ora sei il mio controllore...”.
“Risparmia il fiato, ragazzina, te l’ho già spiegato perché sono qui e ti conviene fidarti di me”.
“Va bene, iniziamo”.
Dovevo rilassarmi.
Controllare il respiro.
Concentrarmi su Severus.
Queste pratiche non erano per niente facili.
Entrambe le menti potevano andare incontro a danni irreparabili.
Il consumo di energia magica era rapido e notevole.
Dovevo essere veloce.
Anche per limitare gli sforzi di Severus.
Sperando che mi lasci entrare questa volta.
Che non opponga resistenza.
Ma lui lo sa.
Questo è l’unico modo di comunicare.
“Se vedo qualcosa di strano interrompo tutto” commentò il biondo.
Poi percepii i suoi movimenti.
Si era seduto.
Affianco al letto.
Con le gambe incrociate.
Eravamo pronti.
Dovevo entrare nella testa di Severus.
Dovevo chiamarlo.
Attirarlo.
Severus.
Severus.
Severus.
 
 
POV SEVERUS
 
“Neanche oggi vuoi dirci una parola...peggio per te, morirai qui in questa lurida cella” rise uno dei miei sequestratori.
“...no, mai” non avevo più un filo di voce.
La gola bruciava come lava.
Come tutto il resto del mio corpo.
Avevo perso sensibilità alle gambe.
Ero uno straccio.
Vicino alla morte.
Lucas lo sto facendo per te.
Per garantirti un futuro.
La libertà.
La serenità.
Perché loro in mano non hanno niente.
Soltanto fumo.
“Mi sa che qualcuno sta per salutarci...guarda che aspetto orribile, ormai sei come un filo d’erba”.
Aveva ragione.
Non avevo forze.
“Dov’è finito il terribile mago che ha mentito al Lord? Eh?” rise di nuovo.
In silenzio subii le cruciatus.
Le prime cruciatus della giornata.
“Basta!” eccolo, il capo.
Interruppe quella tortura.
La stessa da non so quanti giorni.
Ho perso l’orientamento.
“Lo uccideremo, non possiamo lasciarlo qui” aggiunse.
“Ma morirebbe comunque, guardalo”.
“Severus Piton ha sempre un asso nella manica, non fidatevi di lui”.
“Capo ma come facciamo con le informazioni? Non ha detto una parola”.
“Non ne abbiamo più bisogno, ho avuto una soffiata...so dov’è il bambino” annunciò.
Seguii quello scambio di battute.
Avevo sentito bene?
Avevano trovato Lucas?
Come?
Era impossibile.
“È con Malfoy”.
“La cosa si fa interessante...stiamo per uccidere i due fedeli cagnolini del Lord”.
Lo sapevano.
Sapevano che Lucas è con Lucius.
E adesso cosa faccio?
E se fosse un bluff?
Una manovra per manipolarmi?
Sono debole.
Ma non stupido.
“...sbagliato, belle ragazze” sputai quasi.
“È inutile che menti Piton, ormai lo sappiamo e partiremo oggi stesso per andare ad uccidere quel bambino”.
Troveranno una schiera di Auror.
Sicuramente.
Vinceremo questa battaglia.
“Forse ci siamo dimenticati di dirti una cosa importante...Sai, quel mostricciattolo è vulnerabile ad una sola cosa...”.
“Cosa?”.
“Questa pozione” tirò fuori una fialetta dalla tasca.
La osservò alla luce della lanterna che aveva con sé.
“...gliel’abbiamo iniettata quand’era appena nato, se torna nel suo corpo perderà tutti i poteri e sarà un bambino qualunque”.
“Facile da uccidere, no?” concluse l’altro.
Merda.
Avevano un piano.
Ma come fanno a sapere tutto ciò?
E quella pozione da dove l’hanno presa?
“Ora ti lasciamo solo Piton, abbiamo un attacco da organizzare ma non preoccuparti...i tuoi occhi si chiuderanno presto e per sempre”
Rimasi da solo.
In quella lurida cella.
Al buio.
Con una miriade di domande in testa.
Era finita.
Per tutti.
Per me.
E per mio figlio.
Fine dei giochi.
Avevo perso.
...Severus.
...Severus.
....Sev.
Una pressione forte alla testa mi fece piegare indietro il capo.
Era doloroso.
Troppo.
Ma sapevo chi fosse.
Riconoscerei quella voce tra un milione di voci.
Hermione.
Voleva comunicare.
Dovevo farla entrare.
Anche se poteva costarmi la vita.
Abbassai le mie difese.
“Severus, sei vivo? Come stai?”.
“Sta zitta, fammi parlare...non abbiamo molto tempo”.
“Dimmi”.
“Sono in una casa colonica, forse una vecchia fattoria...in cemento, quasi del tutto distrutta...siamo tra i babbani, in una zona di caccia...secondo me in un bosco qui in Francia” dissi tutto quello che sapevo.
“...non è molto, ma ci muoveremo”.
“Aspetta. Sanno che Lucas è con Lucius...vogliono uccidere Lucas perciò scappate da lì...”.
“Dici che lo sanno davvero oppure è un bluff?”.
“Non lo so, ma per sicurezza andatevene”.
Ero stanco.
Il dolore alle tempie era quasi insopportabile.
“Chi potrebbe essere la talpa?”.
“N-non lo so...hanno una pozione che toglie i poteri a Lucas, tienilo d’occhio...se ingerisce quel veleno sarà una preda facile”.
“Ci penso io, tu devi tornare da noi!”.
“Tornerò...ma a-adesso esci dalla mia testa...sono stanco...”.
“Severus...”.
“Hermione...”.
Persi i sensi.
Sfinito.
Fine della corsa per Severus.
Almeno ho detto loro di scappare.
Di mettersi in salvo.
Il mio ultimo gesto.
Lucas mi mancherai.
Hermione ti ho amata.
Anche se non sono riuscito a dirtelo.
Ma ad essere sinceri non ci sarei riuscito mai.

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


POV HERMIONE
 
“Sei pronta?” guardai Lucius affianco a me.
“Sì”.
“Herm, stai tranquilla, Lucas è al sicuro qui ad Hogwarts” Ginny e Neville si sarebbero occupati di lui.
Con Harry avevamo escogitato un piano.
Hogwarts era sorvegliato sia dagli auror che dall’Ordine.
Tutti pronti ad un possibile attacco.
Gli studenti erano stati mandati a casa.
Niente più ballo di Natale.
Il castello era abitato soltanto da persone pronte al peggio.
Afferrai la passaporta.
Si sarebbe attivata tra pochissimo.
Questione di minuti.
Il biondo fece lo stesso.
Ed eccoci smaterializzati.
Fu tremendo come sempre.
Non ci si abitua mai.
“Salve, voi dovreste essere i due insegnanti mandati da Hogwarts...” ci accolse un uomo sulla quarantina con un fastidioso accento francese.
“Sì, siamo noi” annunciai.
“Bene, io e la mia squadra abbiamo setacciato tutte le zone che il signor Potter ci ha indicato ed abbiamo individuato due edifici”.
“Allora dividiamoci, e troviamo Severus Piton”.
Ci incamminammo.
Lucius il primo della fila.
A chiuderla degli auror francesi.
Dovevamo stare attenti.
Poteva essere una grande trappola.
Il terreno era scosceso.
Il rumore degli spari era quasi inquietante.
Arrivati in prossimità dell’edificio ci fermammo.
Dietro a dei cespugli.
Dovevamo capire se era vuoto.
Ci dividemmo.
Ognuno a sorvegliare un punto diverso.
Lucius continuava a farmi segno di stare dietro di lui.
Voleva proteggermi.
Lo aveva promesso.
Ma non sapeva con chi aveva a che fare.
Avevo combattuto una guerra anche io.
Non ero il tipo da starmene dietro alla schiena di un uomo.
Io lottavo in prima linea.
“Proviamo ad avvicinarci ad una finestra” disse il biondo.
Optammo per un incantesimo di disillusione.
Lentamente ci avvicinammo.
Avevo il battito del cuore accelerato.
Severus sto arrivando.
Ti riporterò a casa.
Da tuo figlio.
Dalla tua famiglia.
La casa era quasi del tutto diroccata.
Cadeva a pezzi.
Persino il tetto presentava dei buchi enormi.
Ci affacciammo dalla finestra.
Non c’era nessuno.
Feci per scavalcare ma Lucius mi fermò.
“Sta ferma, vado io”.
“Non sono una bambina, posso entrare per prima” sbraitai.
“E se ti attaccassero? Severus mi ammazzerebbe, no, entro io per primo che non ho nulla da perdere”.
Lo guardai spingere le imposte.
E scavalcare.
Appena ricevetti il suo permesso lo seguii.
La stanza era piuttosto buia.
Sembrava un salotto.
Su un lato c’era il caminetto.
Iniziammo ad ispezionare quel posto.
Lucius il piano superiore.
Io i sotterranei.
Scesi le scale sperando che non scricchiolassero sotto al mio peso.
Tutto libero.
A terra trovai un secchio con dell’acqua.
Qualche macchia di sangue secco.
Infondo al corridoio c’era una porta di legno.
Dall’altra parte non proveniva nessun rumore.
Piano la spinsi.
Era pesante.
Uno stanzino.
Buio.
La bacchetta ben spianata in avanti.
La mia unica arma.
Nessuno.
Usai lumus.
E lo vidi.
Vidi un corpo senza vita.
Legato ad una sedia.
I capelli neri a coprire il viso.
I vestiti squarciati.
Sangue raffermo ovunque.
“Severus!” urlai correndo vicino al corpo.
Cercai di sentirgli il battito.
Chiamai Lucius a gran voce.
A malapena riusciva a respirare.
Era in una condizione critica.
Appena il mio alleato arrivò gli sfilai lo zaino dalle spalle.
Ero partita pronta ad ogni evenienza.
Con tante pozioni mediche.
E materiale di bendaggio.
“Ma...è morto?”.
“No, ma non abbiamo molto tempo! Aiutami a poggiarlo a terra, dobbiamo curarlo!”.
Delicatamente lo spostammo.
Severus era privo di sensi.
Sporco.
Smunto.
“Fuori nel corridoio c’era un secchio d’acqua, prendilo” ordinai.
Cercai le pozioni di cui avevo bisogno.
Le stappai.
Piano alzai la testa all’uomo.
Gli feci ingerire tre pozioni ricostituenti.
Poi dell’acqua.
Le ferite erano infette.
Con il dittamo le disinfettai.
Poi con calma le bendai.
Cercai di scuotere appena il corpo.
Il respiro si era fatto più regolare.
Severus iniziò a tossire.
Lo spostammo su un fianco.
Così da non potersi soffocare.
Il petto forte in piena vista.
Lo avevano torturato per giorni.
Un miracolo che fosse ancora vivo.
Subito pensai a Lucas.
Aveva ancora un padre.
“...Her-mione” sussurrò con un filo di voce.
“Sono qui, sono vicino a te” lo strinsi a me.
Doveva sentire il calore del mio corpo.
Perché non era un sogno.
Era davvero salvo.
Anche se non potevamo dire di aver vinto questa battaglia.
Gli accarezzai il viso.
I capelli.
Ero così felice di vederlo.
Lucius non disse nulla.
Ma aveva tirato un sospiro di sollievo.
Il suo migliore amico era ancora vivo.
“Vado ad avvisare gli auror che lo abbiamo trovato” Malfoy ci lasciò da soli.
Severus si era aggrappato al mio braccio.
Non voleva che lo lasciassi.
“Adesso torniamo a casa, torniamo ad Hogwarts”.
“L-Lucas”.
“Sta bene, è sorvegliato da persone fidate”.
“...G-razie”.
Non riuscii a trattenermi.
Lasciai libere le lacrime.
Dopo giorni di tensione.
Mi avvicinai al suo viso.
Lo bacia.
Piano.
Delicatamente.
Volevo sentirlo solo mio.
Senza che nessuno ci giudicasse.
Eravamo soli.
Con fatica rispose al bacio.
Aveva le labbra ancora un po’ secche.
Mi staccai appena sentii dei passi.
Con l’aiuto degli auror lo portammo fuori.
Continuai a fargli bere qualche pozione.
Doveva avere la forza di affrontare il viaggio.
Lucius lo teneva in piedi.
“Hai ma-mantenuto la promessa” mormorò guardandolo negli occhi.
“Per te”.
L’amicizia che legava quei due era forte e particolare.
Nonostante tutto c’era rispetto.
“Ahi...” il pozionista crollò in ginocchio.
Stava male.
Si toccava la tasca dei pantaloni.
Infilai la mano.
La collana.
Lucas era in pericolo.
Dovevamo correre.
Il ciondolo scottava.
“Cos’è?” chiese il biondo confuso.
“Un amuleto che permette a Severus di sapere se Lucas sta bene oppure no, e in questo momento sta succedendo qualcosa” spiegai.
“Signorina Granger, la sua passaporta è pronta” l’uomo che ci aveva accolti qualche ora prima mi passò un vaso.
“Severus, credi di farcela?” fissai le sue iridi scure.
Annuii.
“Lo tengo io” mi rassicurò Lucius.
I problemi non erano finiti.
Afferrammo il vaso.
E partimmo.
Lucas stiamo arrivando.
Resisti.
 
 
POV SEVERUS
 
Ero vivo.
Di nuovo.
Sempre grazie a lei.
La mia piccola guerriera.
Hermione mi aveva trovato.
Mi aveva stretto tra le sue braccia.
E poi baciato.
Che significava?
Era bello poter uscire da quello stanzino puzzolente.
Vedere la luce.
Anche se mi bruciano gli occhi.
Respirare a pieni polmoni.
Il mio corpo andava a fuoco.
Avevo dolori ovunque.
Ed eccolo lì.
Un dolore diverso.
Nella tasca dei pantaloni.
Oddio.
Lucas.
Hermione prese la collana dai miei pantaloni.
Era spaventata.
Mi aggrappai a Lucius.
E via.
Verso Hogwarts.
Appena arrivammo crollai a terra.
Non riuscivo a muovermi.
“Andate, non pensate a me” dissi con difficoltà.
“No, non possiamo lasciarti qui” quella ragazza cocciuta.
“Hermione, vai da nostro figlio”.
La vidi pensarci un attimo.
Poi corse via.
Rimasi solo con Lucius.
“Andiamo, ti porto al sicuro” il biondo mi aiutò a rialzarmi.
“Non riuscirò a combattere”.
“...e con questa?” il biondo sfilò dalla cintura la mia bacchetta.
Avvertii un brivido lungo la schiena.
“Dove l’hai trovata?”.
“Per terra al piano superiore di quella catapecchia”.
“Ora lasciami qui, vai ad aiutare Hermione”.
“Sicuro?”.
Annuii.
Ero appoggiato al tronco di un albero.
Nel giardino.
Dal castello si sentivano dei rumori forti.
Di una battaglia.
Di una lotta.
Avevo recuperato qualche energia.
Tentai un incantesimo di cura.
Su me stesso.
Almeno per sentire meno dolore.
E rendermi utile.
Lì dentro c’era mio figlio.
Recitai una formula in latino.
Puntandomi la bacchetta sul petto.
Sentii qualche ferita chiudersi.
Finito il rituale provai ad alzarmi.
Le gambe erano leggermente inferme.
Ma mi sentivo un po’ meglio.
Anche se avevo bisogno di ben altre cure.
All’improvviso sentii dei scricchiolii provenire verso di me.
Mi nascosi dietro all’albero.
Era Carter.
Che strattonava mio figlio.
Seguito dalla Weasley.
Erano riusciti a salvare Lucas.
Ginevra lanciò una fattura in direzione dell’auror.
Cosa?
Carter rispose atterrando la rossa.
Era uno di loro.
Era una talpa.
Uscii dal mio nascondiglio.
“Papà!” urlò il bambino.
“Dove credi di andare?!” urlai verso il ragazzo.
Lo osservai.
Aveva le iridi vuote.
Fredde.
Mi attaccò.
Riuscii a proteggermi.
“Sectumsempra” lanciai l’incantesimo.
Riuscì a schivarlo.
Lucas cercava di sottrarsi a quella presa.
“Aiuto!”.
“Lascialo andare!”.
“Lui viene con me” fu l’unica risposta che ricevetti.
Non avevo abbastanza energie per vincere un confronto.
Non contro un auror.
Ero troppo debole.
La giovane Weasley non accennava a rialzarsi.
Dovevo trovare una soluzione.
“Lucas, ascoltami, puoi liberarti...sai come fare” accennai ai suoi poteri.
“...non riesco!”.
Gli avevano dato la pozione.
Lucas era senza difese.
Bastardi.
“Stupeficium!”.
“Protego”.
Andammo avanti così per un po’.
Stavo per cedere.
Adam Carter sembrava pieno di energia.
Come se tutto questo non lo scalfisse.
Negli occhi di Lucas vedevo paura.
Paura di essere portato via.
“Adesso basta, dobbiamo andare...Avada Kedav...” Carter stava per usare l’anatema che uccide su di me.
Il bambino approfittò della concentrazione dell’uomo sull’incantesimo per mordergli la mano.
La fattura finì in aria.
“Sectumsempra” urlai con tutta la voce e la forza che mi erano rimaste.
Lucas corse verso di me.
Carter cadde a terra.
Era in una pozza di sangue.
Dal sentiero arrivarono Hermione e Potter.
Il ragazzo corse dalla fidanzata.
Per fortuna aveva soltanto perso i sensi.
“Hai uccido Adam?” Hermione era senza parola.
Guardava quel corpo agonizzante.
Che le importasse ancora di quello stupido?
“Severus, lo hai ucciso?!” gridò di nuovo.
Come risvegliato da una sorta di trance corsi a vedere il corpo.
Era ancora vivo.
Perdeva molto sangue però.
Carter mi guardò negli occhi.
Confuso.
“C-che succede...” sussurrò toccandosi l’addome.
Era sotto Imperius.
Ecco perché gli occhi vuoti.
Avevo quasi ucciso un innocente.
“Era sotto imperius” soffiò la mora.
“Papà!”.
Non sapevo cosa fare.
Il mio cervello rifletteva a rallentatore.
Il mio corpo chiedeva pietà.
Troppi sforzi.
Decisi di tentare l’ultima mossa.
Ero l’unico a conoscere l’incantesimo di cura.
Mi inginocchiai.
La bacchetta a sfiorare i profondi tagli.
“Vulnera Sanentur...Vulnera Sanentur...” era una filastrocca, una canzone.
Continuai finchè il sangue non smise di uscire.
E le ferite non si chiusero.
Poi crollai sull’erba sfinito.
La mia redenzione.
Non ho ucciso un innocente.
L’ho salvato.
“Papà! Papà!”.
“Portiamo dentro al castello” ordinò la giovane grifona.
Stanco chiusi gli occhi.
Mi lasciai trasportare.
Anche questa volta era tutto finito.
Anche questa volta Lucas era in salvo.

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


POV HERMIONE
 
Severus sta dormendo.
Lucas sta dormendo.
Entrambi a Spinner’s End.
Ci eravamo spostati per sicurezza.
Le acque sembravano essersi calmate di nuovo.
Negli ultimi giorni l’atmosfera sembrava distesa.
Gli incontri con Harry e i suoi auror fidati avvenivano nella cantina.
Tutto di nascosto.
Il nuovo Ordine di Silente era stato creato.
Una generazione decisamente più giovane.
Persino Draco voleva contribuire.
Ma stando lontano dal padre.
Già.
Si erano visti.
Per casualità.
Il biondo non ha detto una parola.
Si è limitato a scrutare il padre.
Per poi sedersi affianco al letto di Severus.
In ansia.
Per fortuna il professore ora è fuori pericolo.
Il suo corpo stava riprendendo colore.
E forza.
I segni delle torture stavano guarendo lentamente.
“Signorina Granger, anche lei sveglia a quest’ora?” Lucius mi affiancò.
Eravamo affacciati ad una finestra.
A fissare il buio.
Non era un bel quartiere.
“...non mi faccio una dormita decente da giorni” sbuffai.
“Paura dei mostri?”.
“Paura che tutto questo non abbia una fine”.
L’uomo resto in silenziò per qualche secondo.
“Non dormo più di tre o quattro ore a notte da anni ormai, vivo con la costante paura che il male che ho fatto mi si ritorca contro...Questa non è vita Hermione, tu sei diversa, puoi risolvere i problemi che ti circondano e vivere felicemente con tuo figlio e, bè, tuo marito” azzardò.
“Io e Severus non stiamo insieme”.
“Voi vi appartenete, sei stata tu a legarlo alla tua esistenza quando hai deciso di salvargli la vita”.
Ora era il mio turno di stare in silenzio.
 Di riflettere.
“Perché non provi a ricostruire un rapporto con Draco e magari anche con Narcissa?”.
“Li ho persi perché ero un vero stronzo, non per mancanza di amore...in questo caso è più difficile ripartire da zero”.
“Io credo nella redenzione”.
Che strano.
Parlare così apertamente con Lucius Malfoy.
Era cambiato.
Molto.
Sembrava più docile.
Per lo meno non mi odiava per via del mio sangue.
O forse lo nascondeva bene.
Spero davvero che riesca a trovare un po’ di pace.
Come Severus.
“Torno in camera, spero di riuscire a chiudere occhio” mi spostai dalla finestra.
“Buona fortuna” accennò un sorriso.
Mi infilai nel letto che condividevo con Lucas.
Spinner’s End non era poi così grande.
Era fuori discussione intrufolarmi nella camera di Piton.
Tra noi tutto era bloccato.
Le attenzioni erano su Lucas.
Sui nemici.
Neanche un accenno a quel bacio.
Il giorno del ritrovamento.
C’è tempo.
Meglio non pensarci.
Mi addormentai all’alba.
Venni svegliata dal bambino che chiedeva la colazione.
Ancora con gli occhi gonfi dal sonno.
E i capelli spettinati.
Era davvero bellissimo.
“Buongiorno piccolo, arrivo subito”.
Prima di scendere in cucina mi diedi una sistemata.
Avevo delle occhiaie orrende.
Nel salotto trovai Lucius e Severus intenti a parlottare.
Era la vigilia di Natale.
E noi eravamo nascosti.
Salutai prima di entrare in cucina.
Nessuno muoveva un dito.
Odiavo essere l’unica donna della casa.
Preparai uova e bacon.
Caffè.
Latte caldo.
Ci sedemmo tutti in cerchio.
Ognuno perso per i fatti suoi.
Guardai Lucas.
Il suo primo Natale in famiglia.
Non potevamo passarlo in tristezza.
“Domani è Natale” azzardai.
“Quindi?” alzò lo sguardo dal giornale Severus.
“Quindi festeggeremo come è giusto che sia”.
I due uomini si lanciarono un’occhiata.
“Senza tante proteste, è il primo Natale di Lucas con noi ed io voglio che sia tutto perfetto” mi impuntai.
“Dobbiamo tenere un profilo basso”.
“Lo faremo”.
Il bambino seguiva quella discussione curioso.
Leggevo speranza nei suoi occhi.
“Non mi sembra il caso...non voglio gente in giro per casa mia”.
“Inviteremo poche persone, cucinerò io”.
Dopo qualche minuto Severus cedette.
Accettò la proposta a patto che fossi io a gestire tutto.
Lui non avrebbe alzato un dito.
Lucas saltò dalla gioia.
“Dopo la riunione con l’Ordine facciamo l’albero, okay Lucas?”.
“Sii”.
Ce la potevo fare.
Per lui avrei fatto di tutto.
Volevo che fosse felice con noi.
Con questa famiglia un po’ sbilenca.
I componenti del gruppo cominciarono ad arrivare.
Lasciai Lucas a fare i compiti delle vacanze.
Su una scrivania a qualche metro da noi.
Così da poterlo tenere sott’occhio.
Ma per non farlo preoccupare Severus gli aveva fatto un incantesimo.
Il bambino era come dentro ad una bolla.
Non poteva sentire i nostri discorsi.
In questo modo eravamo liberi di osservarlo senza mettergli paura.
Nella cantina Harry presidiava gli incontri.
C’eravamo quasi tutti.
Ginevra e Geroge.
Neville e Luna.
Draco.
Minerva e Albus in una cornice messa appositamente per lui.
I tre auror di fiducia di Harry.
All’appello mancavano Molly ed Arthur.
Che erano partiti per andare a trovare Bill e Fleur.
Ma all’occorrenza sarebbero corsi a dare una mano.
“Allora, riprendiamo da dove ci siamo fermati l’ultima volta” iniziò Harry.
Severus stava cercando di ricostruire ciò che aveva scoperto.
Tutti in silenzio pendevamo dalle se labbra.
Mi appollaiai sulla mia sedia.
Immobile.
Pronta ad ascoltare.
Sperando di riuscire a trovare un modo per liberarci da quelle persone.
Per salvare Lucas.
Per salvare noi stessi.
 
POV SEVERUS
 
“Lucas è il frutto dell’unione tra una Veela e il magio più potente dopo Albus e il Lord”.
“Usavano il tuo sperma per fare degli esperimenti...giusto?”.
Annuii a disagio.
“Ho parlato con Fleur, lei dice che i figli maschi non ereditano i poteri delle madri, perciò il caso di Lucas è davvero strano” s’intromise la piccola Weasley.
“Non se il padre è uno dei maghi più potenti in circolazione...come te, Severus” di aggiunse Minerva.
Tutti gli occhi si puntarono su di me.
Anche quello di Silente.
Credevano che fossi io il padre?
Non era possibile.
“Non sono così potente” sbiascicai.
“Severus, tu sei l’erede dei due maghi più potenti del secolo scorso attualmente deceduti” rimbeccò la preside.
Tutti annuirono.
Anche Hermione.
Ero il padre di Lucas.
Lucas era davvero mio figlio.
“...non può essere”.
“Pensaci hanno rapito te quando potevano prendere Hermione, volevano anche loro delle informazioni più sicure. Professor Piton, lei è il padre biologico di Lucas, il suo sperma è stato utilizzato per dare alla luce quel bambino dai poteri straordinari” Paciock prese parola.
“Ecco un altro problema, i poteri di Lucas” riprese il comando il ragazzo con la cicatrice.
“Dicevano di avere una pozione per bloccare i poteri, probabilmente Carter è riuscito a fargliela bere altrimenti non si spiega”.
“Mi dispiace...è soltanto colpa mia se Adam si è avvicinato a noi” la Granger aveva un tono piuttosto sofferente.
Effettivamente stavano insieme.
E a Lucas piaceva Adam.
“Non dire così, non potevi sapere che sarebbe stato incantato dai nemici” la Lovegood cercò di consolarla.
“Dalle analisi fatte sul bambino però non risulta nessuna sostanza strana” prese parola Draco con fare professionale.
“Come hanno fatto allora?” anche il gemello non sapeva darsi una spiegazione.
Restammo in silenzio.
Tutti a riflettere.
Poi l’illuminazione di Hermione.
“Può essere soltanto ingerita una pozione? E se fossero riusciti a farla entrare nel corpo di Lucas in un altro modo? Ad esempio attraverso un oggetto?”.
La ragazza si alzò dal tavolo.
Andò verso il bambino.
Poi tornò con una penna d’oca in mano.
La lasciò al centro del tavolo.
“Adam regalò questa penna a Lucas, apparteneva al nonno e ci teneva che l’avesse lui. Perché? Forse perché è intrisa di quella pozione, tenendola sempre in mano il bambino assorbiva dai pori della pelle quel veleno e a lungo andare a perso i poteri”.
L’ipotesi poteva essere giusta.
Servivano ulteriori analisi.
Lucas ci guardava confuso.
“Io e Ginevra ci occuperemo di analizzarla in laboratorio, però Sev devi trovare una pozione che ne annulli gli effetti” Draco voleva rendersi utile alla causa, per lui era una redenzione.
“Certo, Paciock mi serviranno diversi ingredienti dalla tua serra”.
“Certo, professore”.
“Puoi usare i laboratori di Hogwarts quando vuoi ragazzo mio, lo sai”.
“Bene, allora direi di riaggiornarci” Potter si alzò dalla sua sedia.
Hermione fu la prima a lasciare la stanza.
Portò con sé anche il bambino.
Quando risalii al piano superiore.
Ormai solo.
La trovai indaffarata con un albero di Natale.
Lucas immerso negli addobbi.
“Come sta andando?”.
“Papà, guarda come è bello!” mio figlio corse a prendermi per mano.
Per fortuna non sentivo più tanto dolore addosso.
Potevo lasciarmi andare a lui.
“Siete stati bravissimi” mormorai.
La ragazza sembrava pensierosa.
Nonostante continuasse ad attaccare palline colorate.
“Ci dai una mano, papà?”.
Papà.
Quella parola aveva acquistato un valore diverso.
Lucas era davvero sangue del mio sangue.
Ma non era nato dall’amore.
No.
Ma dalla sete di potere.
Hermione gli stava dando tutto l’amore possibile.
Fin dal primo giorno.
Come una vera madre.
Ed io?
Sarei stato all’altezza?
Dovevo dirgli la verità?
Il mio cognome.
Mio figlio non porta il mio cognome.
Cominciavo piuttosto male.
Ma avrei rimediato.
Quando tutto sarà finito rimedierò.
Lucas Granger Snape.
Perché doveva portare entrambi i cognomi.
Della persona che lo aveva amato subito.
E della persona che sta imparando ad amarlo.
Senza riserve.
Debole a quello sguardo così particolare cominciai a dare una mano.
Sotto lo sguardo stupito della ragazza.
“Grazie” mormorò.
“Devo essere migliore, no?”.
Quando l’opera fu conclusa lasciammo al piccolo l’onore di accendere le lucine.
Era proprio un bell’albero.
Questa casa non era mai stata testimone di calore umano.
Di atmosfera natalizia.
Ma le cose cambiano.
Per tutti.
Anche per me.
“Adesso fila a farti la doccia così poi ceniamo” la grifona gli scompigliò i capelli.
“Ma non aspettiamo Lucius?”.
“Gli lasciamo qualcosa da parte”.
Lucius aveva accompagnato Draco a casa.
Voleva riparare il rapporto.
Almeno un po’.
Il ragazzo però non era della stessa opinione.
Ma si stava impegnando.
Rimasi da solo con Hermione.
Lei intenta a cucinare.
Io immobile sulla soglia della cucina.
“Stai bene?”.
“Sì, perché?” neanche mi guardò.
“Non mentirmi, sei strana...”.
“Mi sento in colpa”.
“Non devi, non è colpa tua se Carter è stato incantato”.
“Se solo non mi fossi avvicinata a lui adesso Lucas starebbe bene”.
“Lucas sta bene, soltanto non ha i suoi poteri”.
“Secondo te è giusto?”.
“No, ma Hermione non devi stare qui a crogiolarti...avevi il diritto di rifarti una vita con un uomo che non fosse Weasley”.
Da quando ero così comprensivo?
“È così strano sentirti dire certe cose...” sorrise.
“Lo so”.
“Non ti andava a genio fin dall’inizio, vero?”.
“...non perché fosse lui, ma perché ti stava accanto e tu meritavi di più”.
“Davvero?”.
Annuii.
“Eppure sono una giovane madre single”.
Single.
Già.
“Arriverà qualcuno che ti ruberà il cuore”.
“Mi sa che è già arrivato”.

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


POV HERMIONE
 
“Arriverà qualcuno che ti ruberà il cuore”.
“Mi sa che è già arrivato”.
Severus fu sorpreso da quell’uscita.
Dalle mie parole.
Ma non disse nulla.
Sembrò rifletterci su.
Poi scomparve dalla mia vista.
Insieme a Lucas.
Ecco.
Brava Hermione.
Non solo sei ancora single.
Ma l’uomo che ami è appena scappato.
Sono ridicola.
Sto morendo dentro per un uomo che non mi considera.
Perché sempre a me?
Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria.
Di stare sola.
Con i miei fallimenti amorosi.
“Esco” urlai dal salotto infilando la giacca e il cappello.
“Dove vai?” un Severus piuttosto confuso tornò sui suoi passi.
“A fare due passi”.
“Granger, hai presente dove ti trovi? Questo quartiere è pericolo e inoltre ci saranno cinque gradi fuori”.
“So difendermi, sono sempre stata sola” sbuffai.
“Ma...”.
“Prenditi cura di Lucas”.
Uscii sbattendo la porta.
Adesso eravamo tornati al Granger.
Dopo tutti gli sforzi per farmi chiamare per nome.
Come se tra noi ci fosse un po’ di confidenza in più.
Mi sbagliavo.
Nonostante le situazioni passate insieme.
Per Severus Piton sono Granger.
La ragazzina petulante dei tempi della scuola.
Invece no.
Sono una donna.
Con dei sentimenti.
E delle esigenze.
Ho sempre messo me stessa al secondo posto.
Lasciando che mi rubassero l’amore.
Prima Ron.
Poi quella mezza cosa con Carter.
E infine Severus.
Per Goddric, Hermione.
Ma un po’ di pace?
Camminai senza meta.
Avvolta dalla nebbia.
Con il freddo pungente che mi bruciava la pelle.
Camminare e darmi della stupida.
Questo stavo facendo.
Tra poche ore sarà Natale.
Ed io sono sola.
Come gli ultimi Natali della mia vita d’altronde.
Nonostante quest’anno ci sia una novità.
La presenza di Lucas.
Povero bambino.
Senza famiglia.
Torturato.
Ed ora ricercato.
Avrà mai un po’ di pace?
Di serenità?
Forse abbiamo la certezza sulla paternità.
Severus potrebbe essere a tutti gli effetti il padre di Lucas.
Strano pensare a lui che viene...
Sì, insomma...
Masturbato da altri.
Chissà come si senta a proposito.
Severus mi sembra un uomo molto riservato.
Soprattutto sul suo privato.
Eppure è nato un bambino bellissimo.
Dal suo inciucio con una Veela.
Chissà come sarebbero i nostri figli.
Assomiglierebbero più a me o a lui?
Capelli castani ed occhi neri.
Oppure capelli neri ed occhi ambra.
Ma è soltanto un sogno cara Hermione.
Perché lui non ti ama.
Mentre tu sei cotta.
Cotta a puntino.
E faresti qualsiasi cosa per vederlo felice.
Perché se lo merita.
Iniziò a nevicare.
Lentamente.
Da bambina adoravo guardare i fiocchi scendere.
Me ne restavo in casa.
Con il naso premuto sul vetro della finestra.
La mamma che mi rimproverava.
Diceva che in quel modo sarebbero rimasti i segni.
Papà invece accendeva la radio.
Cercando una canzone natalizia.
E insieme contemplavamo quello spettacolo.
Chissà come sarebbe averlo affianco adesso.
Cosa direbbero?
La loro piccolina madre.
Si innamorerebbero subito di Lucas.
È talmente dolce.
Il freddo iniziava a penetrare nelle ossa.
Forse era meglio rientrare.
Guardai l’orologio.
Era fuori da ormai un’oretta buona.
Chissà se Severus aveva preparato la cena al bambino.
Ritornai sui miei passi.
La neve aveva preso a scendere più velocemente.
Corsi verso il portone.
Rientrai.
Finalmente un po’ di caldo.
Dei due maschi nemmeno l’ombra.
Tutto silenzio.
Soltanto l’albero con le lucine accese.
“Lucas? Severus?” chiamai dal corridoio.
Niente.
Che fossero usciti?
Mi accomodai sul divano.
Davanti al caminetto.
Poi eccolo.
Lucas.
Vestito di tutto punto.
Accompagnato da Lucius.
Erano buffi.
Sembravano due camerieri.
“Signorina, prego, ci segua...” affermò il bambino sorridendo.
Erano super seri.
“Qualcuno la sta aspettando sul retro” aggiunse il biondo.
Mi alzai piuttosto confusa.
Che stava succedendo?
Mi lasciai guidare.
 
 
POV SEVERUS
 
Era tutto pronto.
Lucas aveva coinvolto anche Lucius.
Quel bambino era diabolico.
Aveva già pensato a tutto.
Voleva vederci felici.
Io ed Hermione.
Voleva che finalmente ci dicessimo la verità.
Che quello che ci unisce è più forte di ciò che ci divide.
Come promesso mesi fa.
Avevo allestito una cena.
In giardino.
Sotto alla neve.
Con una cupola magica a proteggerci dal clima invernale.
Doveva essere tutto perfetto.
Avevo tolto la solita tunica per l’occasione.
Rimasi in camicia bianca.
Pantaloni neri.
Niente di troppo formale.
Infondo non sapevo come avrebbe reagito Hermione.
Ma le sue parole mi avevano colpito.
Diritto in faccia.
Diritto al cuore.
“Mi sa che è già arrivato”.
E vederla andare via mi aveva spronato.
Aveva qualcosa in testa.
Doveva pensare.
Lontano da noi.
Lontano da me.
Ma adesso eccomi qui.
In piedi vicino ad un tavolo pieno di cibo.
Teso.
Nervoso.
Come non mai.
Sono innamorato di lei.
In maniera diversa da Lily.
Ma comunque forte.
E l’ho capito tardi.
L’ho accettato tardi.
Vedo Lucas e Lucius arrivare verso di me.
Dietro di loro la ragazza dai capelli indomabili.
Lei non poteva vedere all’interno della cupola.
Non sapeva nulla.
La osservai attraversare incerta la parete magica.
I suoi occhi si sgranarono.
Belli.
Profondi.
“Che significa tutto questo?”.
“Significa che sono stato uno stupido in questi ultimi mesi, che non ti vedo più come una studentessa ma come una donna pronta a spaccare il mondo pur di proteggere chi ama...compreso me”.
“Perché hai organizzato questa cosa?”.
“Per dirti che anche per me è già arrivato qualcuno che mi ha rubato il cuore”.
Era strano per me parlare in questo modo.
Lasciarmi trasportare dalle emozioni.
Mostrarmi così vulnerabile.
Hermione rimase in silenzio.
La invitai a sedersi.
Per cenare insieme.
Cercai di chiacchierare nella maniera più sciolta possibile.
Di mostrarmi sincero.
La regina di Grifondoro aveva subito troppi colpi.
Non si fidava più.
Ma poteva fidarsi di me.
“Lucas?”.
“Starà con Lucius...in realtà è stata una sua idea” sorrisi in imbarazzo.
“Davvero?”.
“È molto sveglio il ragazzo”.
“Ed è veramente tuo figlio”.
“Già, non sai quanto mi stupisce questa cosa”.
“Perché?”.
“Non pensavo potesse nascere un bambino così buono, intelligente, limpido da me”.
“Tu hai una percezione sbagliata di te, Severus, io ho sempre nutrito rispetto ed ammirazione nei tuoi confronti”.
“Non sono stato un brav’uomo nella mia vita”.
“Nessuno è perfetto”.
Avrei davvero voluto vedermi con gli occhi di Hermione.
Forse la miglior versione di me.
La serata procedeva bene.
La ragazza si era sciolta.
Il vino l’aveva aiutata.
Era bella.
Bella in modo assurdo.
Stretta nel suo maglioncino azzurro.
Ed era qui.
Con me.
“Ti è piaciuta la neve mentre eri fuori?”.
“Opera tua?”.
“Sì, ti ho vista un po’ scossa prima così ho pensato che potesse tirarti su il morale”.
“Grazie, mi ha ricordata dei momenti felici” sorrise.
Finito di mangiare trasfigurai il tavolo in un divano.
Per stare comodi.
E continuare a parlare.
“Hermione, devo dirti una cosa” era il momento.
Dovevo prendere tutto il coraggio possibile.
E dirle la verità.
“Dimmi”.
“Per quanto può sembrare patetico detto da un uomo della mia età...mi sono innamorato di te”.
La reazione della ragazza mi stupì.
Sul suo viso di aprì un sorriso.
Calde lacrime scesero dai suoi occhi.
Perché stava piangendo?
“Ho detto qualcosa che non va?”.
“Hai detto la cosa giusta”.
Hermione avvicinò il suo viso al mio.
Fece toccare le nostre labbra.
Lentamente.
Fu un bacio perfetto.
Con quell’atmosfera magica intorno.
Il Natale migliore di sempre.
Come nei film.
Noi due.
I nostri sentimenti.
E l’amore.
Severus.
Sei proprio cambiato.
Forse rammollito.
Ma sicuramente sei più felice.

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


POV HERMIONE
 
Mi sembrava di vivere in un sogno.
Da almeno qualche giorno.
Tra me e Severus le cose procedevano bene.
In presenza di qualcuno ci mostravamo come al solito.
Cane e gatto.
Gli unici a sapere della novità era Lucas e Lucius.
Il primo era contentissimo.
Soprattutto perché si dava il merito di tutto.
Mentre il secondo sembrava fiero del suo amico.
Non ero riuscita ancora a vedere Ginevra.
Ma sarebbe stata la prossima a sapere di me e Severus.
L’uomo non aveva perso il suo caratteraccio.
Odiava i grandi gesti d’affetto.
E le smancerie.
Però mi sopportava di più adesso.
“Hermione!” mi affacciai dalla cucina.
“Dimmi, piccolo”.
“Papà vuole farmi bere un altro di quegli intrugli” sbuffò.
Dietro di lui arrivò il pozionista.
“È per il suo bene” sbuffò Sev.
“Ehi...è il quarto tentativo oggi, dagli tregua” povero bambino.
“Visto, papà? Anche Herm mi dà ragione!”.
“Va bene, va bene, basta pozioni” alzò gli occhi al cielo.
“Posso andare a giocare con il mio regalo di Natale?”.
“Vai, ma tra poco facciamo i compiti”.
Lucas corse di sopra in camera.
Ero riuscita a reperire in un negozio di Londra un videogioco.
Uno di quelli di ultima generazione.
Dopotutto mio figlio era cresciuto nel mondo babbano.
Bella la magia.
Ma mai quanto un videogioco.
E poi sorpresi anche Severus e Lucius giocarci.
Come due ragazzini.
“Che fai?” Severus si sporse verso i fornelli.
“Preparavo una crostata”.
“...come sta venendo?”.
“Ehi, cos’è quel tono preoccupato?!”.
“Diciamo che alcune fonti mi hanno detto che non sei una bravissima cuoca...”.
“Ah, sì?” gli diedi un buffetto sul braccio sinistro.
Mi piaceva vedere Severus così sereno.
Sciolto.
Mi lasciò un bacio sul collo.
Ed uno sulla fronte.
Poi tornò nel suo laboratorio per lavorare.
Tra qualche giorno torneremo ad Hogwarts.
Ricominceranno le lezioni.
Per fortuna ero riuscita a destreggiarmi tra i vari impegni.
Le riunioni dell’Ordine.
La preparazione del programma.
E le faccende di casa.
Anche perché i tre maschietti non mi stavano dando una grossa mano.
Piuttosto non vedevo Lucius dalla mattina.
Chissà se sta cercando di convincere Draco a dargli un’altra possibilità.
Una volta sfornata la crostata guardai l’orologio.
Era ancora presto.
Potevo lasciare Lucas a Severus e andare da Ginny.
Farle una sorpresa in ospedale.
Scesi di sotto nel laboratorio.
“Sev, scusa il disturbo, volevo chiederti se per te fosse un problema aiutare Lucas con i compiti così io riesco ad andare da Ginevra al San Mugo”.
L’uomo era in camicia.
E pantaloni.
Senza la solita tunica.
Con gli avanbracci scoperti.
Il tessuto bianco appiccicato al petto per via del vapore.
Una visione molto sexy.
“Ti sei incantata?” sì, forse sì.
Severus si avvicinò con passo elegante.
“Oppure...puoi rimanere qui con me” mi sussurrò all’orecchio accarezzandomi la schiena.
Mille brividi partirono dal punto in cui la sua mano si era fermata.
Era una sensazione piacevole.
Ma elettrizzante.
“...l’offerta è allettante ma chi baderà a Lucas?”.
“Può cavarsela da solo...”.
Il primo bacio.
Il secondo.
Severus sapeva come attirare l’attenzione.
Non pensavo fosse un uomo così intraprendente.
Piano indietreggiammo fino alla scrivania.
L’uomo mi fece sedere.
Stava davvero per accadere?
Ma io ero pronta ad un simile passo?
“...fermo” gli misi una mano sul petto.
“Perché?”.
“Perché non posso”.
Mi allontanai.
“La regina dei Grifoni non se la sente?” sorrise.
Forse credeva fosse un gioco.
Una scusa.
“Devo andare”.
Uscii di casa.
Corsi al San Mugo.
Avevo bisogno di una faccia amica.
Avevo appena fatto una figuraccia.
Con la persona più insensibile che conosca.
Al volo presi due caffè in un bar lì vicino.
Entrai chiedendo di Ginevra Weasley.
“Ehi, amica!” eccola in tutta la sua bellezza.
“Ciao, ti ho portato un caffè”.
“Finalmente uno decente, quello dell’ospedale è molto simile ad un brodo nero”.
Per fortuna doveva ancora fare la sua pausa.
Così ci dirigemmo nell’area relax dell’edificio.
“Che mi racconti Herm? Scusa se sto saltando gli incontri dell’Ordina ma qui è un casino”.
“Tranquilla, Harry ce lo ha detto”.
“Allora? Tu come stai?”.
“Devo dirti una cosa...io e Severus...stiamo insieme” sganciai la bomba.
La rossa ci rimase di stucco.
Ma poi mi abbracciò forte.
Sapeva del mio interesse per l’uomo.
“Dimmi tutto, subito!”.
“A Natale, con l’aiuto di Lucas, Severus mi ha organizzato una cena. Ha allestito una cupola magica in giardino con all’interno una cena e poi ha fatto nevicare per me...”.
“Non sembra neanche lui...”.
“Infatti...ma è stata una serata bellissima, mi sono sentita davvero in sintonia con lui che finalmente si è mostrato un po’ meno chiuso nei miei confronti”.
“Sono così stupita ma allo stesso tempo felice per te, spero che Piton sia davvero l’uomo che faccia al caso tuo”.
“Lo è, mi sento al sicuro con lui come con nessun altro” ammisi.
“Bene, l’importante è questo, soprattutto dopo la tua relazione con mio fratello”.
“Severus non è come Ron, lui mi rispetta come donna”.
“E dimmi un po’, come procede?”.
“Stiamo andando con calma, senza affrettare le cose, anche perché ora l’importante è salvare Lucas. Però Severus si sta mostrando affettuoso a modo suo, ogni tanto lo sorprendo a fissarmi oppure quando siamo soli ci scambiamo qualche bacio”.
“Hai capito il pipistrello...”.
“Gin!”.
“Scusa, hai ragione, è il tuo fidanzato ora” rise.
Quanto mi era mancata quella ragazza.
Era così viva.
Estroversa.
“Prima di venire da te però c’è stato un momento strano...sono praticamente scappata dalla sua presa” ammisi.
“Herm, ti sei ombrata tutto ad un tratto...ti ha fatto qualcosa di male? Dimmelo, vado e lo uccido!”.
“No, figurati...Solo che stavamo per andare oltre ma io mi sono bloccata...e lui mi ha presa in giro”.
“Ma è scemo?!”.
“Severus mi vede ancora come quella ragazzina saputella e coraggiosa dei tempi di Hogwarts, ha dato per scontato che il sesso per me non è un problema...ma dopo Ron, non riesco più a vivermi la mia intimità serenamente” abbassai lo sguardo.
“Amica mia, se potessi ammazzare mio fratello lo farei perché ti ha rovinato la vita in tutti i modi possibili...ma tu sei una bellissima ragazza, amata dall’uomo dei suoi desideri, devi stare tranquilla e lasciarti andare perché fare l’amore con la persona che ami è qualcosa di stupendo”.
“Lo so, ho soltanto bisogno di tempo per ritrovare la fiducia nella mia femminilità”.
“Prova a parlarne con Piton, sicuramente capirà e ti aiuterà a farti sentire in sintonia con te stessa” sorrise prendendomi una mano tra le sue.
“Sì, forse è l’unica soluzione”.
Meno male che c’era lei.
Apparentemente è una ragazza super distratta.
Ma sa essere profonda.
Ginevra riusciva ad analizzare le cose sempre seguendo un’ottica positiva.
Senza lasciarsi condizionare dalle brutture della realtà.
Ci completavamo.
“Grazie mille Ginny, sei la mia àncora di salvezza!”.
“Figurati, a cosa servono le amiche sennò?”.
Continuammo a parlare per qualche decina di minuti.
Poi vidi passare Draco seguito dal padre.
Allora Lucius si stava davvero impegnando.
I due sembravano tranquilli.
L’espressione del ragazzo non sembrava arrabbiata.
“Lucius viene a trovarlo quasi tutto giorni” disse la rossa.
“Vuole riparare il rapporto con il figlio”.
“Draco ogni tanto si sfoga con me, dice che vorrebbe riavere un padre ma che questa volta si comporti come tale senza inutili segreti”.
“Ha ragione, Malfoy lo ha sempre usato per i suoi scopi mentre adesso deve soltanto abituarsi all’idea che la paternità è tutt’altro”.
“Secondo te riusciranno ad andare d’accordo?”.
“Sì, magari non subito...ma ci riusciranno”.
Difficile da ammettere ma Lucius era cambiato.
Sia nel carattere.
Che negli ideali.
E forse questa versione di sé era perfetta per il ruolo di padre.
Un padre dev’essere un mentore.
Una guida.
Un porto sicuro.
Esattamente come mio padre è stato.
Come Severus sarà.
 
 
POV SEVERUS
 
“Perché Hermione è uscita senza salutarmi?”.
Lucas si affacciò alla porta del laboratorio.
Effettivamente non sapevo spiegarmelo neanche io.
La ragazza è fuggita.
Forse per quello che stavamo per fare.
Per quello che ho detto.
Non so.
Con le sto bene.
Veramente bene.
Sento che Hermione può aiutarmi ad essere migliore.
Questi giorni da coppia sono passati veloci.
Senza intoppi.
Ho scoperto un lato di me che non conoscevo.
Mi sorprendo di quanto io pensi a lei durante la giornata.
Spesso giro per casa con l’intento di guardarla.
Semplicemente osservarla.
Forse perché inconsciamente penso di non meritarmi una donna così.
Bella.
Forte.
Intelligente.
Coraggiosa.
Gentile.
Hermione Granger ha davvero mille qualità.
E anche qualche difetto che tiene viva la coppia.
Perché questo siamo.
Adesso.
Una coppia.
Finalmente.
“Papà? Mi rispondi?”.
“...non lo so, è andata dalla sua amica Ginevra” tornai ad armeggiare con il calderone.
“Ma non è strano?”.
Lucas entrò nella stanza.
Stando a debita distanza dal fuoco.
Lo avevo già rimproverato.
Ora che è senza poteri non è più invincibile.
“Cosa?”.
“Che se ne sia andata senza dirmi nulla...A te ti ha salutato?”.
“Sì, qualcosa del genere” bofonchiai.
“E cosa vi siete detti?”.
“Non so, qualcosa tipo...ciao, a dopo”.
“Papà”.
“Uhm?”.
“Non ti credo! Cosa è successo?”.
Ecco.
Ero stato scoperto.
Invitai Lucas a sedersi su uno sgabello.
Vicino alla scrivania.
“Diciamo che potrei averle dato troppe attenzioni e lei potrebbe non averle prese bene...”.
“Cioè?”.
Come potevo spiegare ad un bambino che volevo farmi sua madre?
Per Salazar!
“Sai, quando due persone adulte si amano...vogliono esprimere il loro affetto andando oltre ai semplici baci...questa forma di amore è più fisica diciamo e non a tutte le ragazze piace raggiungerla velocemente”.
“Come quando si fanno i bambini?”.
Ottima domanda.
“Esatto, diciamo che c’è una forma di intimità tale che si sta senza vestiti...”.
“Ed Hermione non voleva?”.
“All’inizio sì, ma poi è letteralmente fuggita” sospirai.
Sto parlando delle mie intenzioni sessuali con mio figlio.
Un bambino di undici anni.
Sono proprio patetico.
Dov’è Lucius quando serve?
“E non sai perché lo ha fatto?”.
“No”.
“...forse sei stato troppo insistente”.
“No, non mi era mai capitato di spingermi oltre con lei”.
“Che cos’è l’intimità?”.
“Diciamo che dipende a cosa fai riferimento, in questo caso direi che è una sorta di legame profondo basato sulla fiducia reciproca e sui sentimenti...” mi ero spiegato?
“Hermione non ha molta fiducia nei maschi però” osservò serio.
“Che intendi?”.
“Papà, il suo ultimo fidanzato le ha fatto del male, ricordi?”.
Giusto.
Aveva ragione.
Mio figlio è più saggio di suo padre.
“Hai ragione, forse è per questo che si è sottratta alle mie attenzioni”.
“Quel ragazzo l’ha fatta soffrire molto perciò forse...Hermione non si sente pronta a questa cosa, questa intimità”.
“Sei molto più bravo di me con le donne” sorrisi.
“Peccato che non possa vedere Clare...” sbuffò.
“Tra poco la scuola ricomincerà e potrai rivederla”.
“E se nel frattempo non le sto più simpatico?”.
“Ma figurati!”.
“Potrebbe aver conosciuto un altro amico”.
“Senti, perché non le mandi un gufo? Dai, scriviamo a Clare una lettera così poi lei ti risponderà”.
“Lo faresti davvero con me?” i suoi occhi grigi guizzarono nei miei.
“Certo, forza, andiamo di sopra” gli scompigliai i capelli.
Forse aveva ragione Lucas.
Hermione non era pronta.
Chissà come l’aveva fatta sentire quel verme di Weasley.
Dovevo parlarle.
Dirle che per me non era un problema aspettare.
Salimmo le scale.
Il bambino corse a prendere piuma e pergamena.
Ci sedemmo al tavolo del salotto.
“Che scrivo?”.
“Cara Clare, sono Lucas?”.
“Ma è un inizio bruttissimo, papà!”.
“E allora dimmi tu”.
Lucas si mise a riflettere.
Poi iniziò a scrivere.
“Ciao Clare, sono Lucas, come stai? Io sono a casa di mio padre, sto passando qui le mie vacanze e devo dire che si sta proprio bene anche se il quartiere è piuttosto triste. Il colore che prevale è il grigio topo. Inoltre il tempo è stato sempre piovoso tranne una sera che ha nevicato, anche da te ha nevicato? Ti sto scrivendo perché non vedo l’ora di riprendere a studiare con te, fare i compiti con Hermione è noioso...mentre con te era sempre divertente e poi sei un’ottima insegnante!”.
“Che fai ti fermi?”.
“Non so più cosa scrivere...”.
“Chiedile...cosa ha ricevuto per Natale, se anche lei non vede l’ora di tornare a lezione di pozioni...”.
“Ehi!” sorrise.
Era bello condividere del tempo con lui.
Era un bambino così brillante.
“...firmato, Lucas Granger” posò la piuma.
“Bravo, proprio una bella lettera”.
“Ora?”.
“Adesso vai alla finestra e chiama Ezekiel”.
“Ezekiel?”.
“Sì, il mio gufo personale”.
“Hai un gufo personale?”.
“Era un regalo del preside Silente”.
Lucas curioso corse alla finestra del salotto.
Iniziò ad urlare il nome del gufo.
Con la sa pergamena in mano.
Nel frattempo andai in cucina per prendere uno strofinaccio.
Per scrivere aveva macchiato il tavolino.
Stetti via qualche secondo.
Quando tornai nella stanza più grande vidi Lucas a terra.
Con Ezekiel che lo guardava confuso.
Che stava succedendo?
Mollai tutto.
Corsi a tirare su il corpicino.
Era freddo.
Gelato.
“Lucas! Lucas!” gridai scuotendolo.
Nessuna risposta.
Ma cosa era successo?
Mandai via il gufo con la lettera attaccata alla zampetta.
Presi in braccio il bambino.
E mi smaterializzai al San Mugo.
“Ho bisogno di aiuto! C’è qualcuno?!” urlai all’entrata.
Ero spaventato.
Forse per la prima volta in vita mia.
Lucas non riprendeva conoscenza.
“Aiuto!”.
“Severus!” vidi Draco correre verso di me.
“Non so cos’è successo ma Lucas ha perso i sensi...”.
“Lascia fare a me”.
Il biondo mise il bambino su una barella magica.
Poi sparì infondo al corridoio.
Lo seguii.
Ma venni bloccato da un’infermiera.
“Severus, che succede?” la Granger era dietro di me con la Weasley.
“Lucas...Lucas sta male, è svenuto...non so cosa sia successo...” sbraitai confuso.
“Vado a vedere, aspettate pure qui in sala d’attesa” la rossa corse giù per il corridoio.
Hermione mi guardava con occhi sgranati.
“Vieni, raccontami tutto” mi fece sedere su un divanetto.
“Stavamo scrivendo una lettera, Lucas stava chiamando il gufo dalla finestra ed io sono andato un secondo in cucina...quando sono tornato l’ho trovato per terra, non so cosa sia successo ma non riuscivo a svegliarlo”.
“Sev, calmati, andrà tutto bene!” le braccia della ragazza si strinsero attorno a me.
Mi lasciai cullare.
Coccolare.
Fino a ritrovare una calma apparente.
Mi sentivo in colpa.
Non ero con lui.
La vita da padre iniziava davvero male.

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Capitolo 31
*** Capitolo 31 ***


POV HERMIONE
 
Siamo qui da ore.
Io seduta su una poltrona.
Non ho le forze di alzarmi.
Come se avessi corso una maratona.
Severus invece non smetteva di agitarsi.
Di fare su e giù per la sala d’aspetto.
Sbraitando a destra e sinistra.
 Ancora nessuna notizia.
“Ti puoi sedere, per favore?”.
“Non mi assillare, Granger” sputò.
“Non fare lo stronzo con me” risposi secca.
Non era il momento per litigare.
Per trattarmi male.
L’uomo si lasciò cadere a peso morto vicino a me.
Sbuffando sonoramente.
“Ma ti sembra normale che ancora non sappiamo niente?!”.
“No, ma arrabbiarsi non serve a nulla”.
“È mio figlio, voglio sapere come sta!”.
“È anche mio figlio fino a prova contraria, anche io sono in pensiero ma preferisco che si concentrino per aiutare lui piuttosto che stare qui a parlare con me e perdere tempo”.
“...mi dispiace” mormorò.
“Non è colpa tua” allungai una mano a prendere la sua.
“Sì, lo è, era con me perciò dovevo stare più attento”.
“Sev, sarebbe potuto accadere in qualsiasi momento”.
“Sono suo padre, si è sentito male con me perciò non puoi sapere come mi sento in questo momento” il tono tagliente.
“...non sarà mio figlio naturale, ma non sei nessuno per sminuire il mio ruolo e i miei sentimenti per Lucas, chiaro? Pensala come ti pare, ma ti sto dicendo che poteva succedere anche con me o con Lucius perciò evita di darti colpe che non hai”.
Mi zittii.
Tornai seduta composta.
Lasciando la sua pelle.
Il suo palmo caldo.
Non poteva comportarsi in quel modo con me.
Lucas è mio figlio.
Sono sua madre.
Lo amo.
Ho paura di perderlo almeno quanto lui.
Ma non mi comporto da stronza.
Rispetto il suo dolore.
“...scusa” sussurrò guardandomi.
Severus appoggiò la testa sulla mia spalla.
Non era da lui.
Doveva essere parecchio scosso.
“Non provavo una preoccupazione così grande da...dalla morte di Lily” ammise.
“Lo capisco, ma ti prego non allontanarmi”.
“Ci proverò”.
“Vedrai che adesso qualcuno verrà ad aggiornarci sulla situazione” gli accarezzai i capelli.
Le cose tra noi erano così.
Sempre una montagna russa.
Alti e bassi.
Ma c’era qualcosa che ci legava.
Fino a sfidare la morte.
Noi eravamo i nostri rispettivi angeli custodi.
E lo saremmo stati anche per Lucas.
Nulla ci avrebbe schiodati da quelle poltroncine color rosso pastello.
Mentre intorno a noi la vita andava avanti.
Persone che correvano da una parte all’altra.
L’ospedale era un posto orribile.
Fermo nel tempo.
Ma allo stesso tempo frenetico.
Qui non c’era niente di sicuro.
Tutto poteva ribaltarsi.
E velocemente bisognava scendere a patti con la vita.
Severus questo non lo capiva.
Era tutta questione di attesa.
“Perché sei così tranquilla?”.
“Vorrei evitare di cadere nell’ansia, sto cercando di illudermi che tutto va bene”.
“Beata te...io non ci riesco proprio, l’ultima volta che sono stato qui ho salutato mia madre per sempre...” confessò.
“Davvero?”.
“Sì, sono venuto a trovarla ogni giorno finché non si è spenta...era una donna forte, determinata, che ha amato l’uomo sbagliato”.
“Ho letto la sua storia in un libro...mi dispiace molto”.
La nostra storia si somigliava molto.
La mia e quella di Eileen Prince.
Entrambe innamorate dell’uomo sbagliato.
Picchiate ed umiliate.
Come fossimo state bestie.
“A cosa stai pensando?” Severus richiamò la mia attenzione.
“Al fatto che ho vissuto lo stesso male di tua madre ma tu sei riuscito a salvarmi”.
“Con lei non ci sono riuscito”.
“Io penso di sì, tu l’hai sicuramente resa fiera di suo figlio” sorrisi.
“...chi lo sa”.
Mi voltai verso il corridoio.
Distratta.
Per non perdermi in quelle iridi nero pece.
Ma subito individuai una chioma rossa fuoco.
Ginevra.
Diedi un colpetto all’uomo al mio fianco.
Come due molle saltammo in piedi.
La ragazza aveva un’espressione seria in viso.
“Allora?” la spronò Severus.
“Sediamoci, venite con me” disse prima di prendere a camminare.
La seguimmo in silenzio.
Ci fece accomodare in un ufficio.
Lontani da orecchie indiscrete.
Inutile dire che avevo il cuore in gola.
Mi tremavano le gambe.
Il mio piccolo Lucas doveva stare bene.
“Lucas purtroppo è ancora incosciente, ma la buona notizia è che questa volta siamo stati noi a sedarlo. Il veleno che sospettavamo avesse assunto con quella famosa penna era ancora in circolo e il corpo di Lucas ha collassato. Purtroppo non abbiamo ancora scoperto l’origine di questa sostanza che circola nel suo sangue” spiegò.
“Com’è possibile? Stava bene, a parte il fatto dei poteri”.
“Purtroppo quello non era l’unico effetto sul bambino, a quanto pare questa tossina va ad intaccare la salute di Lucas abbassando le sue difese immunitarie in maniera vertiginosa”.
“Sto lavorando all’antidoto ma ancora non sono riuscito a fare progressi”.
“Professore, se vuole possiamo affiancarle un team di ricercatori dell’ospedale...magari più teste possono essere utili”.
“Posso avere accesso alle scorte dell’ospedale?”.
“Non lo so, ma parlerò con il responsabile”.
“Cosa faremo ora?” m’intromisi.
“Potete stare con lui, per fortuna la sostanza non è contagiosa per gli altri...ma finché non ci sarà una cura lo terremo sedato, il suo corpo non ha abbastanza energie per sopravvivere da solo”.
Quella verità mi colpì diritta in fronte.
Lucas stava rischiando la vita.
E tutto questo perché?
Per un capriccio.
Per un esperimento di chi l’ha voluto al mondo.
Per eliminare quello che per loro era un risultato sbagliato.
Come può una vita essere sbagliata?
Non riesco a capire.
Non lo lascerò da solo.
Starò qui.
A vegliare su di lui.
Perché lo amo.
 
 
POV SEVERUS
 
Devo assolutamente trovare quell’antidoto.
Lucas non può restare in queste condizioni.
La Weasley non l’ha detto ma io lo so.
Non possono tenerlo sedato per molto tempo.
Altrimenti il suo corpo collasserà.
Andando incontro alla morte.
Mi devo impegnare al massimo.
Il doppio.
Lucas è mio figlio.
Ed io lo salverò.
A costo di giocarmi tutto.
A costo di donargli la mia vita.
Se esistesse un incantesimo del genere lo utilizzerei.
Perché è soltanto un bambino.
E merita di vivere.
Felice.
E libero.
“Potete andare da lui se volete, la sua stanza è la 394” annunciò la giovane.
Hermione si alzò di scatto.
Aveva gli occhi lucidi.
Tremava.
Stava soffrendo.
Come al solito penso soltanto al mio dolore.
Trascurando quello degli altri.
Le prendo la mano.
Non m’interessa se la sua amica ci sta guardando.
Voglio farle sentire il mio supporto.
Perché questa è la nostra vita.
E quello è nostro figlio.
In silenzio ci dirigemmo alla stanza.
Presi un bel respiro prima di aprire la porta.
Mi si strinse il cuore.
Il corpicino nudo di Lucas era coperto da una coperta.
Lasciando intravedere soltanto una parte del petto.
In cui erano attaccati dei macchinari.
Per tenere monitorati i suoi parametri.
Gli diedi un’occhiata.
La sua energia magica era a zero.
Per un mago significa la morte.
Senza magia siamo spacciati.
Ma Lucas continuava a respirare con fatica.
A combattere.
Hermione subito gli accarezzò i capelli.
Gli baciò le guance.
Lasciandosi sfuggire qualche lacrima silenziosa.
Rimasi a debita distanza.
Non volevo rovinare quel momento.
Non mi volevo intromettere.
“Non vieni a salutarlo?” la ragazza si voltò a guardarmi.
Quelle iridi color ambra ormai spente.
Lucide.
Feci qualche passo verso il letto.
Quasi mi dava fastidio vederlo in quello stato.
Debole.
Bianco come il latte.
E piuttosto rigido.
Gli passai una mano sulla guancia.
Accarezzando quei lineamenti così dolci.
Per fortuna non mi somigliava.
Niente capelli neri e grassi.
Niente naso aguzzo.
Nel suo corpo scorreva il sangue di una Veela.
Una Veela!
Certo.
Forse avevano ideato il veleno partendo da ciò che uccide una Veela.
Dovevo fare delle ricerche.
Cosa rendeva vulnerabili quelle creature?
Stupido Severus.
Come hai fatto a non capirlo prima?
“Sai, mentre dorme stringe le labbra come te...” commentò la giovane grifona.
Si era seduta su una sedia.
Teneva la mano del figlio stretta nelle sue.
Come ha volergli far percepire la sua presenza.
“Davvero?” mi avvicinai a lei.
“Sì, anche tu lo fai...ti ho guardato dormire alcune volte e vi somigliate molto” sorrise.
“Non lo sapevo...”.
Hermione mi aveva osservato mentre dormivo.
Era una cosa tenera.
Non pensavo che la sua cotta per me andasse avanti da molto.
Eppure non me ne sono accorto.
Pensavo che il mio interesse fosse unilaterale.
Fosse solo mio.
Invece no.
Siamo due idioti.
Innamorati da tempo.
Insieme da poco.
Ma per lei ci sarò sempre.
Sarò presente.
Come non ho potuto fare con mia madre.
Con Lily.
Con lei ho costruito una famiglia.
Ancor prima di volerne una.
Lucas è la cosa più bella che abbiamo.
Ed ora ha bisogno del nostro aiuto.
Mi impegnerò per trovare una cura.
E lo stringerò a me appena riaprirà gli occhi.
Perché sarò lì.
Con sua madre.
“Torno in laboratorio, voglio mettermi subito a lavoro” annunciò alla mia compagna.
“Va bene, io resterò qui”.
“Herm, non esagerare...ricordati di riposare un po’”.
“Stai tranquillo, tu vai pure...Lucas starà con me” sorrise.
Le baciai la fronte.
Con tutto l’affetto che provavo per lei in quel momento.
Ed era incalcolabile.
“Io credo in te, Severus, tu salverai nostro figlio” affermò con sicurezza Hermione.
“E tu veglierai su di lui mentre io non ci sarò”.
La baciai con trasporto.
Perché era la mia donna.
Quella di cui mi fidavo ciecamente.
Da qui all’eternità.


ANGOLO AUTRICE:
Buongiorno a tutti!
Vorrei chiedervi umilmente perdono per essere scomparsa ma purtroppo sono stata incasinata tra università e qualche giorno di vacanza in un posto in cui internet non prende...ma adesso si riparte con una nuova programmazione degli aggiornamenti: un capitolo al mercoledì sera ed un capitolo al sabato. Spero che apprezziate questo doppio appuntamento settimanale che mi impegnerò a rispettare!
ArcticBlast

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Capitolo 32
*** Capitolo 32 ***


POV HERMIONE
 
“Harry, ti prego, voglio vederlo”.
“No, Herm, non posso lasciartelo fare”.
Stavamo discutendo da almeno un’ora.
Nella sala d’aspetto del San Mugo.
Con le infermiere che ci chiedevano di abbassare la voce.
“Perché?”.
“Perché non può incontrarlo nessuno, è la legge magica”.
“Voglio vedere Adam”.
“Hermione non insistere, ci sarà un processo e nessuno può interferire con esso”.
“Non intendo interferire, voglio soltanto chiedergli delle informazioni a proposito dell’avvelenamento di mio figlio”.
“Sarà la Corte a fare queste domande”.
Mi alzai in piedi nervosa.
Avrei spaccato qualsiasi cosa a mani nude.
Ero stanca.
Non dormivo da giorni.
E Lucas era sempre lì.
Sdraiato su quel letto.
Inerme.
Tutte le pozioni create da Severus non avevano sortito effetto.
Mi sentivo in trappola.
Ferma.
Inchiodata nello stesso istante di tempo.
Ripetuto infinite volte.
“Io capisco come ti senti, ma dovresti iniziare a riposarti un po’” commentò il ragazzo dagli occhi verdi.
“Oh no, tu non lo sai! Hai figli?!” lo affrontai a muso duro.
“...neanche tu prima di questi ultimi mesi”.
“Un bambino ti cambia la vita, che tu sia un genitore naturale oppure adottivo...Quando assumi questo ruolo ti rendi conto che tutte le tue certezze non valgono più se messe in relazione con tuo figlio, tutto ti spaventa e vorresti soltanto proteggerlo dal mondo”.
“Hai ragione, Herm. Ma credimi quando ti dico che sto lavorando giorno e notte per aiutarvi, purtroppo Adam è in isolamento fino al processo perciò nessuno può avvicinarsi a lui”.
“Sciocchezze! Sei una persona influente al ministero, ti basterebbe stringere qualche mano per potermi dare anche soltanto dieci minuti con Adam”.
“Severus lo sa?”.
“È una mia idea” mormorai.
No.
Severus non sapeva nulla.
Era ormai troppo impegnato a cercare un antidoto.
Tra noi le cose erano in stallo.
Io ero piantata qui da giorni.
Mentre lui era chiuso nel suo laboratorio.
A parte qualche chiacchiera non ci beccavamo mai.
Mi sentivo tremendamente sola.
Ed inutile.
Tutti si stavano muovendo per aiutare Lucas.
Io invece ero ferma.
A tenere calda la mano del mio bambino.
Aspettando i controlli giornalieri dei medici.
Nella speranza che ci fosse anche soltanto un minuscolo miglioramento.
Ma Lucas era stabile.
Nelle sue condizioni ancora gravi.
“Allora non glielo hai detto”.
“Non deve mica essere al corrente di ogni cosa” sbuffai.
“Credevo foste una coppia”.
“Infatti”.
“Parlane con il professore, non fare di testa tua”.
“Cambierebbe qualcosa?”.
Harry scosse la testa.
“...come pensavo”.
“Facciamo una cosa, provo a parlare con chi si occupa della questione Carter...non ti assicuro nulla, ma provo a strapparti un incontro” alla fine cedette.
“Grazie Harry!” gli saltai letteralmente addosso.
Eravamo amici da così tanti anni.
Nonostante le nostre incomprensioni eravamo uniti.
Come un fratello e una sorella.
“Adesso devo tornare in ufficio” si alzò in piedi stiracchiandosi.
“Va bene, aspetterò tue notizie”.
“Promettimi soltanto una cosa, Herm”.
“Cosa?”.
“Vai da Severus, riposatevi perché ne avete davvero bisogno” mi lasciò un bacio sulla fronte.
Protettivo.
Maturo.
Non era più quel ragazzino scapestrato.
“Te lo prometto”.
Guardai il ragazzo sparire infondo al corridoio.
Presi un bel respiro.
Forse incontrerò Adam.
Dal giorno del suo arresto non lo avevo più visto.
Sembrava essere scappato.
Ma alcuni auror erano riusciti ad acciuffarlo.
Non ero arrabbiata con lui.
Era sotto imperius.
Non era cosciente delle sue azioni.
Ma speravo in qualche informazione.
Anche un piccolo dettaglio poteva essere utile.
Lucas si fidava di lui.
Erano diventati buoni amici.
Adam era sempre gentile.
Premuroso.
Come avevo fatto a non accorgermi del suo cambiamento?
Con questi pensieri in testa entrai nella camera 394.
Baciai la guancia del mio ometto.
Gli sistemai le coperte.
La sua pelle era così fredda.
“Ehi Lucas, la mamma deve andare da papà...Lo conosci anche tu, quando si intestardisce su qualcosa poi non fa altro, ma deve riposarsi. Tu mi prometti che farai il bravo? Che non ci giocherai brutti scherzi? Ti voglio bene, piccolino mio”.
Solo il silenzio ad ascoltarmi.
Nessuna risposta.
Accarezzai i capelli del bambino un’ultima volta.
Poi lasciai la stanza.
L’ospedale.
Mi materializzai a casa.
A Spinner’s End.
Trovai Lucius in soggiorno.
Stava leggendo la gazzetta del profeta.
“Severus?”.
“Di sotto”.
“Ha almeno mangiato?”.
“No...devi fare qualcosa”.
“Ci vado a parlare”.
“Hermione devi riuscire a stanarlo da quel laboratorio prima che diventi pazzo, non dorme e non mangia da giorni!”.
“Lo so”.
“E poi anche tu dovresti riposarti un po’, sei sempre in ospedale”.
“...non voglio lasciare Lucas da solo” ammisi.
“Ci vado io, se vuoi”.
“Lo faresti?”.
“Qualcuno deve vigilare la sua stanza, onde evitare attacchi a sorpresa”.
“Grazie”.
“Figurati”.
“Adesso vado da Severus” poggiai la borsetta sul divano.
“Hai bisogno di te”.
Lucius abbandonò il giornale sul tavolino basso davanti a lui.
Si alzò in piedi sistemandosi la camicia.
Ed uscì da casa.
Ora eravamo da soli.
Io.
E Severus.
 
 
POV SEVERUS
 
Chiusi un secondo gli occhi.
Ero stanco.
Sfinito.
Da giorni lavoravo a questo maledettissimo antidoto.
Senza nessun risultato positivo.
Qualsiasi mossa era sbagliata.
Qualsiasi passaggio sembrava inutile.
Come se non bastasse avevo iniziato a perdere la concentrazione.
Non dormivo da ore.
Oltre Lucius e qualche addetto dell’ospedale non vedevo nessuno.
Neanche Hermione.
Neanche Lucas.
Non avevo più messo piedi fuori dal laboratorio.
Mi limitavo a cambiarmi d’abito.
Ogni tanto.
Avevo un aspetto orribile.
Ero sporco.
Puzzolente.
Eppure non mollavo.
Dovevo riuscire a salvare mio figlio.
 “Si può?”.
Il viso di Hermione fa capolino dalla porta.
È sempre bella.
Seppur stanca anche lei.
Ha delle occhiaie molto profonde.
“Entra” continuo a girare la pozione a cui sto lavorando.
La ragazza fa qualche passo incerta verso di me.
Lentamente.
Come se mi stesse studiando.
“Come sta procedendo?”.
“...male, sto provando a migliorare la formula che ho ideato ma continuo a commettere errori da principiante”.
“...sei troppo stanco, dovresti fermarti un po’”.
“Non ti ci mettere anche tu” sbraito.
Persino Minerva si era scomodata per venire qui.
Per dirmi di riposare.
“Stai commettendo degli errori dovuti alla stanchezza...guarda la formula che hai scritto alla lavagna, non potrà mai funzionare perché il quantitativo di radice di salice deve essere sempre inferiore al quantitativo di sangue di acromantula”.
Mi volto a guardare la formula.
Ha ragione lei.
Ho sbagliato le dosi.
Ecco perché il liquido non ha mai cambiato colore.
“Questo accade perché sei stanco, quindi perché non vieni di sopra con me? Ci buttiamo un po’ sul letto, ci rilassiamo”.
Hermione mi prese la mano.
Forte.
Poi mi accarezzò il viso.
Alla fine cedetti.
Quelle iridi color ambra mi incantavano sempre.
Una volta di sopra decisi di farmi una doccia.
Calda.
Quasi bollente.
In modo da far scivolar via l’unto dei fumi.
Lo sporco degli ingredienti.
Il fallimento.
Non ero il miglior pozionista del mondo.
O il mago più potente ancora in vita.
Ero semplicemente un fallito.
Che non riesce a trovare un antidoto per salvare suo figlio.
Anni di preparazione.
Di studio.
Di conoscenza.
Ed eccomi qui.
Incapace di dare una mano.
A chi poi?
A Lucas.
Mio figlio.
“Sev, ti ho preparato qualcosa da mangiare...te lo lascio qui” la voce della donna mi fa tornare con i piedi per terra.
Veloce esco dalla doccia.
Mi asciugo.
E torno in camera.
Lei è lì.
Sdraiata nel letto.
Quello che condividevamo da qualche tempo.
Sul mio comodino c’era un vassoio.
Con qualche tramezzino.
Ed un po’ di verdura.
Era stata gentile.
“Non riesco ancora ad abituarmi alla bellezza del tuo corpo” commenta sorridendo.
Mi ero accomodato vicino a lei.
Con addosso soltanto un asciugamano legato sui fianchi.
Con i capelli ancora umidi.
“Smettila di mentire, il mio corpo è orrendo...è pieno di cicatrici”.
“Hanno il loro fascino” mi baciò con trasporto.
Ma poi si allontanò.
Lasciandomi il sapore delle sue labbra.
Sulle mie.
“Devi mangiare e riposare, ricordi?” rise.
“Mi sembra di non vederti da giorni...” ammisi.
“Ci siamo un po’ persi ultimamente”.
“Posso avvicinarmi a te?”.
La ragazza annuisce.
Io allungo il bracio dietro alle sue spalle.
Voglio sentirla vicina.
Mi è mancata.
Con la mano libera prendo il vassoio.
Lo appoggio in mezzo a noi.
La invito a mangiare.
Perché per quanto cerchi di nasconderlo so che è sfinita.
Almeno quanto me.
Se non di più.
Lei ha scelto di rimanere al fianco di Lucas.
Di vegliarlo.
Mentre io non ho trovato il coraggio di andare a trovarlo.
Mi vergognavo per questo.
Che pessimo padre.
Ma non sopporto il pensiero di vederlo lì inerme.
Ripresi a mangiare.
Anche se tutto sembrava non avere sapore.
Il mondo ai miei occhi era grigio.
Soltanto due persone erano ancora colorate.
Hermione.
E Lucas.
I miei fari nella notte.
“Sai, stavo pensando ad una cosa...” buttò lì la giovane grifondoro.
Quando iniziava un discorso in questo modo non erano buone notizie.
“Dimmi”.
“Voglio parlare con Adam...”.
Gelo.
Cosa voleva fare?
“Perché?”.
“Perché magari può aiutarci”.
“Come? Era sotto imperius quell’impiastro” sbraito.
“Sì, ma potrebbe ricordarsi qualche frammento di conversazione...”.
“Hermione, non mi sembra un buon piano”.
“Voglio soltanto parlare con lui”.
“È pericoloso”.
“Ma se anche tu hai detto che era sotto imperius, conosco Adam e so che non mi farebbe mai del male”.
“...fa come vuoi” mi chiusi a riccio.
Di nuovo quel Carter tra di noi.
E se Hermione non lo avesse dimenticato del tutto?
Se volesse incontrarlo per altri motivi?
No.
Non lo farebbe mai.
Lei è onesta.
È corretta.
“Ti prego Sev, non chiuderti con me...vorrei soltanto rendermi utile”.
Mi voltai a guardarla.
Delle lacrime silenziose scendevano dai suoi occhi.
I suoi bellissimi occhi.
Con il pollice le catturai.
Prima che potessero scendere giù.
“Tu sei utile, senza di te sarei morto!”.
“Sai che non è vero, mentre tutti state lavorando per Lucas io mi limito ad osservarlo...sempre lì, inchiodata in ospedale”.
“Tu sei il suo angelo custode, Hermione, sei la chiave di tutto” le baciai la fronte.
Questa situazione ci stava logorando.
Nessuno sapeva come muoversi.
Dove cercare.
Forse il piano della ragazza non era male.
O almeno non era totalmente da buttare.
“Va bene, vai a parlare con Carter...ma io ti accompagnerò”.
“Dici sul serio?”.
“Sì”.
“Grazie Sev, non ti deluderò!”.
“Non potresti mai deludermi” accennai un sorriso.
Eccoci lì.
Adagiati sul letto.
Stretti l’uno all’altra.
Ad addormentarci sfiniti.
Ognuno con i suoi pensieri in testa.
Ognuno con i suoi incubi.
Ma insieme.
Uniti.

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Capitolo 33
*** Capitolo 33 ***


POV HERMIONE
 
Guardo la strada davanti a me.
Severus camminava al mio fianco.
Avvolto nella sua veste nera.
Davanti a noi Harry ed un collega.
Era riuscito a farmi incontrare Adam.
Avevo soltanto dieci minuti.
Ma sarebbero bastati.
Volevo andare diritta alla verità.
A ciò che mi serviva.
Che ci serviva.
Tutto per salvare nostro figlio.
“Signorina Granger, il Ministero le fa questo favore visto come ha servito il Mondo Magico ma non può restare con il prigioniero più di dieci minuti” spiegò il collega di Harry.
“Certo, grazie mille”.
“Lei, professore, non può entrare”.
“Uhm” grugnì il mio compagno.
Entrammo in un edificio poco lontano dal Ministero.
Scendemmo fino ai sotterranei.
Era pieno di auror.
Facevano la guardia.
“Pensavo fosse ad Azkaban” mormorai.
“No, Carter è in attesa di giudizio perciò sta qui in isolamento” rispose Harry sicuro.
Seguii i due uomini.
I corridoi erano piedi di celle.
L’atmosfera era buia.
Tetra.
Non volava una mosca.
“Eccoci arrivati, cella 114”.
Lanciai un’occhiata a Severus.
Sembrava tranquillo.
Anche se le sue iridi dicevano il contrario.
Aspettai che le guardie aprissero la pesante porta di legno.
Harry mi fece segno di entrare.
“Sono qui fuori” sussurrai tra i denti Severus.
Gli sorrido.
Prendo un bel respiro.
Ed entro.
La cella è stretta.
Piuttosto buia.
Una guardia ha appoggiato una lanterna sul piccolo tavolo centrale.
Adam è rannicchiato sulla sua brandina.
Non si è neanche voltato a vedere chi sono.
“Ciao Adam” mormoro a disagio.
Sento il sangue scorrere nelle vene.
Qualche brivido scendere giù dalle spalle.
L’uomo si muove lentamente.
In silenzio.
Fino a guardarmi.
Chissà come reagirà.
Sicuramente sono l’ultima persona che vuole incontrare.
“H-Hermione” tossicchia.
“Ehi...”.
“Sei sempre...bellissima” accenna un sorriso.
Che strano vederlo in quelle condizioni.
I vestiti sporchi.
I capelli spettinati.
In lui non riuscivo a vedere l’Adam di Hogwarts.
Di qualche mese prima.
“...grazie, ma non ho molto tempo, devo chiederti una cosa”.
“Sei qui per insultarmi? Ti giuro che non sono cattivo, non sono uno di loro!” alzò il tono di voce.
“Adam, io ti credo, lo so che sei un bravo ragazzo”.
“Mi hanno stregato, io non sarei mai in gradi di torcere un capello a Lucas”.
“Lo so, stai tranquillo...ma ora ho bisogno del tuo aiuto”.
Il ragazzo si sistemò a sedere sul bordo della brandina sudicia.
Pronto ad ascoltarmi.
“Ti ricordi per caso qualcosa che hanno detto? Anche qualche frammento di conversazione, qualche nome...”.
“No, sai meglio di me che sotto Imperius non si conservano ricordi”.
“Ma tu sei un ottimo mago, se ti concentri puoi farcela” gli poggiai una mano sulla spalla.
“E se usassi la Legilimanzia su di me? Potresti arrivare a vedere ciò che io non ricordo”.
Era una buona idea.
Ma ci sarei riuscita?
L’ultima volta ho perso tanta energia magica.
E poi ho soltanto cinque minuti.
“Non so...”.
“Hermione voglio aiutarvi, ce la farai sicuramente, entra nella mia mente”.
Mi accovacciai davanti a lui.
Mi specchiai in quegli occhi ormai vuoti.
Tirai fuori la bacchetta dalla manica della giacca.
Era il momento di rendermi utile.
Per salvare Lucas.
“Legilimens”.
La mente di Adam era piuttosto rumorosa.
Aprii diverse porte che mi si paravano davanti.
Adam bambino con il padre.
Adam ad Hogwarts.
Poi l’addestramento per diventare auror.
In fine eccola lì.
Una porticina minuscola.
Buia.
Sapevo che dovevo entrare.
Che quello che cercavo era a qualche passo da me.
Le immagini erano confuse.
Non riuscivo a seguire la scena.
Adam era piuttosto scombussolato sotto Imperius.
‘...non potrà salvarsi’.
‘L’avvelenamento da aeris flos è un killer silenzioso...’.
‘...succo di limone con cristalli di rugiada iberica...’.
Trovato.
Avevo scoperto l’antidoto.
E il veleno.
Ci ero riuscita!
Non riuscii a gioire.
Una presa mi scaraventò fuori dalla testa di Adam.
Caddi a terra.
Stanca.
Davanti a me incombeva Severus.
La sua espressione non prometteva nulla di buono.
Mi alzai tremolante.
Salutai velocemente Adam.
Ed uscii.
Correndo.
Fuori da quell’edificio.
Avevo bisogno di aria.
Di luce.
Dovevo riprendermi.
Però avevo la soluzione.
“Ma dico sei impazzita?!”.
Ora erano cavoli amari.
Severus mi stava fulminando con lo sguardo.
 
 
POV SEVERUS
 
Quella ragazza era fuori di testa.
Come le era venuto in mente di usare la Legilimanzia?
Con un pregiudicato poi.
Da sola in quella minuscola cella.
Sarebbe potuto succedere di tutto.
Che irresponsabile.
“Ma dico sei impazzita?!”.
“Scusami”.
La guardo mentre riprende fiato.
Era stanca.
Non era abituata a quegli sforzi magici.
“Non puoi andare in giro ad usare questa pratica come ti pare!”.
“L’ho fatto per una buona causa”.
“Hermione, guardati, sei sfinita!”.
“Herm! Stai bene?” anche Potter ci aveva raggiunti.
Mi allontanai per qualche secondo.
Quella scellerata aveva rischiato molto.
Per Salazar!
Quando l’ho vista lì accucciata avevo già capito.
Stava giocando la sua ultima carta.
Oltrepassando i limiti.
“L’importante è che stai bene, amica mia”.
“Sì, non preoccuparti e poi ho scoperto tutto” aggiunse felice.
“Parla, allora” sbraitai.
“Hanno avvelenato Lucas con l’aeris flos...sai cos’è?”.
“Dal latino fiore di rame, è un fiore molto raro che cresce nei boschi...Irlandesi! Come ho fatto a non pensarci prima?!”.
Che stupido che sono.
Dovevo pensare al luogo di provenienza di questi farabutti.
Il fiore di rame è rarissimo.
L’ultimo avvistamento risale a dieci anni fa.
Come hanno fatto a trovarlo?
Quel fiore rilascia una tossina se fatto bollire.
Una tossina che uccide lentamente.
Perché va a diminuire i livelli magici.
Così Lucas ha perso i poteri.
“E l’antidoto dev’essere a base di succo di limoni e-’’.
“Cristalli di rugiada” finii la frase al posto suo.
Dovevo correre a casa.
Dovevo mettermi a lavoro.
“Andiamo, non c’è tempo da perdere”.
Raggiunsi velocemente il punto di smaterializzazione.
Riapparii a casa.
Entrai senza badare a nulla.
Lucius era seduto sul divano.
Con un bicchiere di vino in mano.
“Allora?”.
Tirai diritto.
“Severus, aspettami!” eccola, era arrivata.
La ragazza mi bloccò quasi sulle scale.
Quelle che portavano al mio laboratorio sotterraneo.
“...sei arrabbiato con me?” mormorò afferrandomi un braccio.
La guardai.
Ovviamente mi persi in quelle iridi.
Erano dispiaciute.
“Non voglio vederti in pericolo, tutto qui”.
“Ma l’ho fatto per una giusta causa”.
“No, Hermione, prima di mettere te stessa in pericolo devi studiarti tutte le opzioni”.
“Ne avevano?”.
“Potevo farlo io, potevo entrare nella mente di Carter senza rischiare nulla”.
“...lo so”.
“Sono contento che tu sappia usare questo tipo di incantesimi, ma non sei ancora pronta ad usarlo a destra e manca”.
“Mi dispiace, hai ragione tu...ma te l’ho detto, volevo rendermi utile perché tutti state lavorando per Lucas mentre io mi limito a fissarlo lì in quel letto d’ospedale”.
“Hermione, serve anche qualcuno che lo vegli, perciò non sei inutile...senti, ti va di darmi una mano con l’antidoto?”.
Eccola quella luce particolare.
Quasi accecante.
Che rendeva le sue iridi così belle.
Poi il sorriso.
Quel sorriso mozzafiato.
“Sarei felice di aiutarti”.
“Bene”.
La ragazza mi stampò un bacio sulle labbra.
Pieno di amore.
Di speranza.
Insieme salveremo Lucas.
Non abbiamo mai smesso di crederci.
Finalmente potremo abbracciare di nuovo nostro figlio.
Perché non era soltanto mio.
Nonostante la questione di sangue.
Lucas era il figlio di Hermione Granger.
Insieme come una famiglia.
I Granger-Snape.

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Capitolo 34
*** Capitolo 34 ***


POV HERMIONE
 
“Stiamo iniettando l’antidoto che ci avete portato diritto nelle vene di Lucas” spiegò Ginevra mentre armeggiava con la flebo del bambino.
“Nelle prossime ore dovremmo vedere i primi miglioramenti” aggiunse Draco.
I due si erano premurati di aiutarci.
Volevano essere loro a somministrare la pozione.
Severus se ne stava appoggiato alla finestra della stanza.
In silenzio.
Eravamo stanchi morti.
Per riuscire a perfezionare l’antidoto eravamo rimasti svegli tutta la notte.
Lavorare insieme era bello.
Finalmente Severus credeva nelle mie capacità.
Non mi aveva insultata neanche una volta.
Anzi.
Ascoltava i miei consigli.
Le mie supposizioni.
“Ecco fatto, adesso non ci resta che aspettare” annunciò la rossa.
“Io devo andare a controllare il paziente della 225, ma non esitate a chiamarmi per qualsiasi cosa” sorrise il giovane Malfoy.
“Aspettami, anch’io devo andare da un paziente”.
In poco tempo rimasi da sola con Severus.
Entrambi impegnati a fissare il nostro bambino.
Sperando in un miracolo.
Un veloce miracolo.
Nonostante sapessi che ci voleva tempo.
Le cellule di Lucas dovevano legarsi a quelle della pozione.
Creare uno shock.
E rigenerarsi.
Così da poter ricominciare a vivere.
Di tornare ad avere i suoi poteri.
“Stamattina ho ricevuto una lettera da Minerva” sussurrò l’uomo vestito di nero.
“Non mi sono accorta di nulla”.
“Stavi dormendo, non ti ho svegliata”.
“E cosa diceva?”.
“Che ci stanno sostituendo a lezione, che non dobbiamo preoccuparci di nulla ma soltanto stare vicino a Lucas”.
“Meno male, cominciavo a preoccuparmi di lasciare gli studenti indietro”.
“Sai, all’inizio non credevo che tu potessi essere una brava docente...quando la preside mi disse che voleva te per quella cattedra rimasi a bocca aperta, come poteva una So-tutto-io insegnare invece che emergere?”.
“Ah grazie per la fiducia...amore...” sbuffai.
“Poi quando sei arrivata qui, alla tua prima lezione, ti ho osservata dal corridoio ed ho capito che sei nata per questo”.
“Davvero?”.
“Sì, tu Hermione sei un’ottima insegnante”.
“Grazie Sev, detto da te vale il triplo!” mi lanciai tra le sue braccia.
Ho sempre avuto una grande stima nei suoi confronti.
Fin dal primo giorno di scuola.
E poi era l’unico a sfidarmi mentalmente.
A non sprecare inutili complimenti.
Distolsi lo sguardo dall’uomo.
Lo posai su Lucas.
Forse avrei rivisto quegli occhi così profondi.
Grigi.
Come il cielo annuvolato prima di un temporale.
Esattamente quel colore.
Sapere che la sua mamma era una Veela mi ha colpita.
Solitamente le Veela non hanno figli maschi.
Eppure ecco qui questo piccoletto.
Bello come il sole.
Forte come il mondo.
Perché Lucas è così.
Si può descrivere in questo modo.
“Hermione...” guardai Severus passare una mano sulla fronte del figlio.
“Sì?” non capivo.
“Sta bruciando” mormorò.
Mi alzai dalla poltroncina.
Feci lo stesso gesto.
Poi passai la mano sul viso.
Sul petto in bella mostra.
Sulle braccia.
Il corpo sembrava andare a fuoco.
Diversamente dai giorni precedenti.
In cui era gelido.
Privo di vita.
Era un buon segno?
“Dici che è normale?”.
“Lo spero...e se avessimo sbagliato qualcosa? Se quello di Carter fosse stato un falso ricordo?”.
“Me ne sarei accorta, credo”.
“No, perché non sai ancora padroneggiare la Legilimanzia come si deve”.
“...oddio”.
“Sono sicuro che la nostra è solo ansia, che adesso Lucas tornerà a sorriderci in quel modo sbilenco” sorrise l’uomo.
Cercai rifugio tra le braccia del mio fidanzato.
Avevo bisogno di sentirlo addosso.
Di sentire che non ero sola.
Che non avevo sbagliato.
Severus mi strinse a sé.
Insieme continuammo a monitorare il bambino.
Finché il corpicino non iniziò a muoversi.
Sembrava un tremolio.
Un leggero spasmo delle dita.
Sia delle mani.
Che dei piedi.
Chiamai Ginevra.
Ero spaventata.
La rossa corse nella stanza accompagnata da Draco.
Insieme controllarono i parametri di Lucas.
Era tutto nella norma.
Quella reazione era inspiegabile.
Lucas aprì di colpo gli occhi.
Ma sembravano vuoti.
Il bambino si alzò dal letto.
Sospeso in aria.
Le coperte scivolarono a terra.
Lasciandolo in mutande.
Eravamo tutti senza parole.
“Lucas! Lucas, mi senti?!” urlò Severus.
Nessuna risposta.
Iniziammo a chiamarlo tutti.
Ma non sembrava cosciente.
“Piccolo mio, ehi, sono Hermione...mi senti?” dissi avvicinandomi di qualche passo.
“Herm, ferma!” l’uomo mi prese per un braccio.
Un’ondata magica spedì Severus contro la parete.
Come il giorno in cui lo trovammo.
Come successe in quel vicolo.
“Severus!” urlai preoccupata voltandomi.
Draco corse dal suo padrino.
Lucas cadde sul letto.
Di botto.
Come un peso morto.
Al mio urlo.
Mi avvicinai spaventata.
Due occhietti mi stavano guardando.
Confusi.
“Mamma” il bambino mi saltò in braccio piangendo.
Era lui.
Era il mio Lucas.
 
 
 
POV SEVERUS
 
“Severus, stai bene?”.
Ero piuttosto frastornato.
Lucas mi aveva scaraventato via da Hermione.
Con un’ondata magica fuori dal comune.
Mi girava un po’ la testa.
Guardai Draco.
Mi specchiai in quelle iridi glaciali.
Sembravo tutto intero.
“Papà!” una vocina sovrastò le altre.
L’avrei riconosciuta tra milioni.
Lucas era tra le braccia della madre.
Con gli occhi rossi.
Stava piangendo.
Mi rialzai da terra.
“Professore, tutto okay?” la giovane Weasley mi posò una mano sulla spalla destra.
Non dissi nulla.
Feci un cenno col capo.
Poi mi lanciai verso la mia famiglia.
Li avvolsi con le braccia.
Strinsi forte.
Finalmente eravamo riuniti.
Tutti e tre.
“Ci sei mancato, piccolo” mormorai.
Sentii gli occhi lucidi.
Non era da me piangere.
Ma mi commossi.
Aspettavo questo momento da tanto tempo.
Che quasi ci avevo perso le speranze.
Quasi.
Perché un Piton non si arrende mai.
E Lucas è un Piton a tutti gli effetti.
“...perchè eri per terra?” chiese innocente.
Io ed Hermione ci guardammo.
“Niente, non preoccuparti” risposi raccogliendo l’ultima lacrima prima che cadesse giù.
“Sono stato io, vero?”.
Annuii.
“Mi dispiace...poco fa mi sono sentito strano” tossicchiò.
“Strano come?” domandò la donna.
“Come se una scarica elettrica mi pervadesse”.
Aveva di nuovo i suoi poteri.
Doveva essere per quello.
Una grande carica magica può avere questi effetti.
“Adesso potete uscire per qualche minuto dalla stanza? Dobbiamo fare i nostri controlli di routine” spiegò Draco.
Hermione lasciò la presa sul bambino.
Adagiandolo sul letto.
“A tra poco, piccolo mio” gli stampò un bacio sulla fronte.
Uscimmo nel corridoio.
Guardai la donna davanti a me.
Aveva ancora gli occhi rossi.
Ma il suo sorriso era inconfondibile.
Erano giorni che non splendeva in quel modo.
D’istinto la baciai.
Con le mani perse tra i suoi capelli.
Sempre così morbidi.
E profumati.
“Ce l’abbiamo fatta” le sussurrai poi all’orecchio.
“Non pensavo di poter sentire una felicità tale”.
“Neanche io”.
“Lucas sta bene!”.
“Già, tornerà più forte di prima, vedrai”.
“Ora, dobbiamo fare l’ultimo sforzo...trovare quei mangiamorte” mormorò staccandosi appena da me.
“Sì, e temo che non sarà facile”.
“Secondo te riusciremo a vincere ed essere finalmente una famiglia normale?”.
Quasi affogai in quelle iridi liquide.
Fatte di oro puro.
“Abbiamo un asso nella manica che loro non sanno...Lucas”.
“Giusto! Loro non sanno che siamo riusciti a salvarlo e a ridargli i poteri”.
“Esatto”.
“Potrei avere un piano” disse pensierosa.
“Quale?”.
“Torniamo ad Hogwarts, spargiamo la notizia che Lucas sta bene ma che non ha più i suoi poteri...che è un babbano insomma, e questa voce dovrà fare il giro di tutto il mondo magico. Però aggiungiamo che Lucas non può stare a contatto con gli altri ragazzi perciò è stato spostato in un luogo sicuro nella foresta...”.
“Così da condurli lì”.
“Esattamente, sarà un’esca ma ad aspettarli ci sarà l’intera squadra”.
“Dici che potrà funzionare? Quei tipi non mi sembravano così idioti”.
“Quando scopriranno la notizia che Lucas è vivo non vedranno l’ora di finire il lavoro, anzi, saranno piuttosto disperati perché non sono riusciti ad ucciderlo prima”.
“Dobbiamo parlare con Potter e con Minerva”.
“Sev...aspetta, oggi godiamoci nostro figlio...che ne dici?”.
“Hai ragione, oggi niente pensieri tristi” accennai un sorriso.
Da qualche tempo ho reimparato a sorridere.
È strano per uno come me.
Che non ha mai avuto nessun motivo per sorridere.
Eppure adesso ne ho ben due.
Una donna fantastica al mio fianco.
Ed un figlio davvero brillante.
‘Visto, mamma? Non mi manca nulla, finalmente tuo figlio ha trovato la felicità’.
Pensai.
Pensai a lei.
Alla sofferenza che ha provato.
Alla sua idea di famiglia distrutta da un omuncolo.
Mi guardava sempre in un certo modo.
Da piccolo non capivo.
Ma adesso sì.
Sperava per me un futuro diverso.
Senza insulti e botte.
E per anni mi ha visto sbagliare.
Allontanarmi da quella via felice che immaginava per me.
Ora sono vecchio.
Sono un adulto.
Però eccomi qui.
Con una compagna ed un figlio.
A sorridere come un bambino.
“Potete rientrare” aprì la porta la Weasley.
“Come sta?”.
“Bene, Herm, in ottima forma” sorrise.
“Per questa sera lo teniamo ancora qui in osservazione, però potete stare con lui quanto volete” aggiunse il mio figlioccio.
“Grazie mille ragazzi, davvero” li abbracciò la grifona.
Entrai nella stanza 394.
Quel numero rimarrà sempre impresso nella mia memoria.
Per diverse ragioni.
“Papà, guarda, zio Draco mi ha regalato una caramella!” sorrise il piccolo.
“Fa vedere...oh, ma è un’apefrizzola! Non sai quante ne ho mangiate insieme a Lucius”.
“...ma dov’è Lucius?”.
Giusto.
Dovevamo avvisare i nostri amici.
Ma senza lasciare tracce.
Niente lettere.
Meglio dei patronus.
“Herm, mando un patronus a Lucius e Minerva” l’avvisai.
“Sì, io lo mando ad Harry”.
Insieme evocammo i nostri patronus.
E poi successe.
Quello di Hermione era cambiato.
Niente più lontra.
Ma aveva una cerva.
Come il mio.
Come quello di Lily.
Che fosse la sua benedizione?
“Wow! Questo non me lo avete mai fatto vedere!” saltò sul letto il bambino.
“Quando sarai più grande anche tu ne avrai uno, stai tranquillo” gli scompigliai i capelli.
Passammo il pomeriggio seduti nel giardino dell’ospedale.
Raccontammo a Lucas cos’era successo negli ultimi giorni.
Ma sembrava non ricordarsi nulla.
Vederlo camminare.
Saltare.
Sorridere.
Era bellissimo.
Soprattutto dopo averlo osservato steso su un letto.
Gelido.
Rigido.
Il nostro piccolo terremoto era tornato.
Ed ora dovevamo prepararci alla battaglia finale.
Quella che avrebbe chiuso i conti una volta per tutte.
Uniti ce la faremo.
Perché i Granger-Snape sono tornati.

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Capitolo 35
*** Capitolo 35 ***


POV HERMIONE
 
“Diamo il bentornato alla professoressa Granger e al professor Piton!” annunciò felice la preside.
La sala esplose in un applauso al mio nome.
L’entusiasmo si smorzò con quello di Severus.
Gli lanciai un’occhiata veloce.
Era soddisfatto.
Potevano togliergli tutto tranne la sua aria spaventosa.
Ero davvero contenta di essere tornata a lavoro.
Mi erano mancati i ragazzi.
I colleghi.
Le lezioni.
I compiti.
Questo era il mio posto.
Forse da sempre.
Ma ero troppo impegnata a leccarmi le ferite per accorgermene.
L’esperienza della libreria non l’avrei mai dimenticata.
Mi aveva permesso di crescere.
Creare uno scudo protettivo.
Pensare meno al dolore della guerra.
Alla sofferenza che mi aveva causato Ronald.
Chissà come se la passa.
Sono mesi che non sento più il suo fiato sul collo.
Dal giorno del processo era davvero sparito.
Ed io sentivo di aver archiviato una parte importante della mia vita.
“Tu cosa ne pensi, Hermione?”.
Mi voltai verso la preside.
Mi stava fissando con quelle sue iridi color cielo.
“La Granger non stava ascoltando Minerva, era troppo presa a contemplare la sala” mi prese in giro Severus.
“Scusate, ma questa per me è stata casa e lo sarà ancora per molto spero...mi ero persa un attimo nei ricordi”.
“Stavo dicendo che Lucas mi sembra stare bene”.
“Oh sì, era così felice all’idea di tornare a scuola”.
Dopo due giorni dal suo risveglio Lucas era tornato a casa.
Lucius lo accolse facendogli trovare il tavolo pieno di dolci.
Una montagna di dolci.
Presi tutti nella miglior pasticceria di Londra.
Si era spinto in mezzo ai babbani per il bambino.
Con calma Lucas aveva ripreso ad esercitarsi con la bacchetta.
Era tutto apposto.
I suoi poteri erano gli stessi di prima.
Severus si era impegnato ad aiutarlo a riutilizzarli.
Avevano anche rotto diversi vasi in casa.
Poi l’invito di Minerva.
Hogwarts era pronta a riaccoglierci.
Nella foresta ci aveva offerto una vecchia baita.
Come quartier generale.
Perché questa era una tregua.
Non eravamo ancora fuori dai guai.
Soprattutto Lucas non era ancora in salvo.
“Per fortuna siamo tornati qui...” mugugnò l’uomo tra me e la preside, masticando con gusto.
“Perché?” chiese curiosa la donna curiosa.
“Perché finalmente si mangia qualcosa di decente”.
“Ingrato!” gli diedi un colpetto sul gomito.
La preside rise a quel teatrino.
“Per tutto il resto sei una buona donna di casa ma la cucina...non è il tuo forte”.
“Non mi sembri sciupato” sbuffai.
“Ha ragione” mi diede manforte Minerva.
“State dicendo che sono ingrassato?!”.
Non riuscii a trattenermi.
La faccia di Severus era troppo buffa.
Scoppiai a ridere.
Poi gli posai una mano sulla coscia.
Sotto al tavolo.
In segno di affetto.
Per me era l’uomo più affascinante di tutti.
La cena finì presto.
Gli studenti si divisero all’interno del castello.
Ognuno nelle sue stanze.
Lucas avrebbe dormito nel mio appartamento.
Nei sotterranei.
Comunicante con quello di Severus.
Per sicurezza.
A lui non sembrava dispiacergli molto.
“Allora, piccolo corvonero, come ti senti?” chiesi una volta entrati nelle mie stanze.
“Sono un po’ stanco, ma felice di essere qui” sorrise.
“È normale, sarai frastornato dalle emozioni di tornare a scuola dopo molto tempo”.
“Mi è mancato indossare questa divisa, è così elegante e bella”.
“Un vero ometto!”.
“Posso?” il viso di Severus fece capolino dalla porta comunicante.
“Ciao papà”.
“Ciao, Lucas, tutto bene?”.
“Sì, stavo dicendo ad Hermione che sono proprio felice di essere di nuovo uno studente di Hogwarts”.
L’uomo si sedette con noi sul lettone.
Chissà se avrebbe scelto di dormire qui con me.
Oppure di stare separati.
“Immagino che grande parte di questa felicità sia dovuta ad una certa ragazzina...” insinuò il padre.
“...può essere” arrossì il bambino.
“Ho visto che ti ha abbracciato” mi aggiunsi al discorso.
“Clare è così bella e profumata”.
“Le ragazze sono così, belle e incredibilmente profumate”.
“Forse perché voi maschi siete sempre puzzolenti” commentai ridendo.
“Non è vero!” protestarono in coro.
La serata continuò in questo clima.
Leggero.
Familiare.
Sdraiati sul lettone.
A scherzare.
Parlare.
Ci addormentammo così.
Vestiti.
Senza andare sotto alle coperte.
Con le lanterne ancora accese.
Lucas stretto tra di noi.
Come se avessimo paura di perderlo di nuovo.
Di lasciarcelo sfuggire in una notte come tante.
Ma non succederà.
Perché noi vinceremo questa guerra.
 
 
 
 
POV SEVERUS
 
Ero tornato ad Hogwarts.
A casa mia.
L’unico vero posto che mi aveva accolto.
Con tutti i miei difetti.
E con il caratteraccio che mi ritrovo.
Un brivido mi attraversò la schiena appena attraversa il portone.
Il mio corpo sapeva di essere al sicuro.
In un luogo del cuore.
Perché questo castello mi ha visto soffrire.
Mi ha visto brillare.
E fare le scelte sbagliate.
Ma mi ha anche visto amare.
Aiutare un amico.
Combattere.
Hogwarts era tutto per uno come me.
Che una vera casa non ce l’aveva mai avuta.
Perché quel posto che tutti chiamano casa per lui era l’inferno.
Venni svegliata da una strana luce.
Lentamente misi a fuoco la scena.
Le lanterne della stanza ancora accese.
Un groviglio di corpi tra le mie braccia.
I vestiti del giorno prima ancora addosso.
Ci eravamo addormentati.
Osservai le due persone accanto a me.
Hermione e Lucas che si abbracciavano.
Entrambi con la testa sul mio braccio.
Che era morto già da tempo.
Eppure non sentivo alcun fastidio.
Era coperto da quell’affetto che mi impediva di svegliarli in malo modo.
La mia famiglia.
Ancora mi suonava strano dirlo.
Come mi suonava strano essere chiamato papà.
Eppure non mi dispiaceva affatto.
Guardai l’orologio infondo alla stanza.
Era quasi ora di scendere per la colazione.
Oggi era il primo giorno di lezione per tutti e tre.
Meglio non fare tardi.
“Ehi dormiglioni, forza, è ora di alzarsi...” mormorai vicino alle loro orecchie.
Non ottenni nulla.
Riprovai.
Niente.
“In piedi scansafatiche!” urlai.
Vidi i due aprire gli occhi confusi.
“Allora ci vogliono le maniere forti con voi due”.
“Buongiorno...” biascicò Lucas.
“Che ore sono?” domandò sbadigliando Hermione.
“Sono quasi le otto e siamo in ritardo perciò forza, giù dal letto!”.
Con calma si alzarono.
Finalmente sentii il sangue tornare a scorrere nelle vene del braccio.
Aprii e chiuso il pugno un paio di volte.
Bel quadretto.
Ma troppo scomodo per me.
“Lucas, vai a lavarti i denti”.
“Sì, mamma”.
“Vado a cambiarmi” annunciai.
“Neanche un bacio?”.
“Ti sei lavata i denti?”.
“Uff” sbuffò la ragazza.
Attraversai la porta comunicante sorridendo.
Passai per il bagno.
Mi resi presentabile.
E poi un veloce cambio di vestiti.
Tanto ero sempre vestito di nero.
Quando tornai dagli altri trovai Hermione davanti allo specchio.
“Io intanto vado” Lucas era vicino alla porta.
“Aspetta, hai tutto il maglione sgualcito” la giovane grifondoro con un colpo di bacchetta sistemò le pieghe.
“Grazie!”.
“Ora puoi andare, ma non dimenticarti i libri”.
“No, mamma, a dopo”.
Il bambino corse fuori dalle stanze.
Emozionato per il primo giorno.
Come biasimarlo.
Mancava da tempo qui a scuola.
“Che fai?” chiesi alla donna che si stava ancora specchiando.
“Non so se mettere questo maglioncino oppure quest’altro”.
Con in mano due capi uno rosso ed uno verde.
“Quello verde”.
“Mi vuoi avvicinare alla tua casata?” sorrise maliziosa.
Mi misi dietro di lei.
Abbracciandola.
Lasciandole piccoli baci sul collo.
“Forse”.
“Sai...non mi dispiace” mormorò.
“Ma dobbiamo andare perciò sbrigati ad indossare quello stupido maglione” mi staccai.
La lasciai finire di vestirsi.
Una volta afferrata la maniglia della porta si bloccò.
“Hermione?”.
“Come dobbiamo comportarci adesso?”.
“Prego?”.
“Sì, intendo a scuola...immagino che tu tornerai a trattarmi con disprezzo”.
“Ci puoi scommettere!”.
Il suo sguardo si incupì.
Forse lei non stava scherzando.
“Hermione, ovviamente non potremo scambiarci effusioni nei corridoi come due adolescenti...ma questo non significa che io non ti ami”.
“Lo so...”.
“Ma?”.
“Ma io voglio essere libera di esprimere i miei sentimenti e di girare per la scuola con te”.
“Io ho una reputazione da mantenere”.
“Sev, non interessa niente a nessuno!”.
“Perché è così importante? Ti prego non dirmi che sei una di quelle donne che percepisce l’interessamento altrui soltanto se ostentato” sbuffai.
“E se fosse?”.
“Hermione io ti amo, te l’ho già detto ma il luogo di lavoro è un ambiente in cui non posso mostrarmi smielato”.
“Allora faccio a meno di vederti smielato anche nel privato...buona giornata, professore” la ragazza se ne andò indispettita.
Con passo svelto.
Pesante.
Segno che il suo umore non era dei migliori.
E per cosa poi?
Per una stupida discussione.
Io la amo.
Perché questo non basta?
Perché bisogna sempre esternare le proprie emozioni?
Io i sentimenti li ho sempre provati nella mia intimità.
Non sono abituato a mettere il mio cuore in piazza.
Ed Hermione deve capirlo.
Non è una mancanza di rispetto nei suoi confronti.
Ma è il mio modo di essere.
Di vivere.
Dovrà accettarlo.
Ma il discorso non è chiuso qui.

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Capitolo 36
*** Capitolo 36 ***


“Hermione, cara, ti vedo un po’ pensierosa da quando sei tornata” Minerva mi invitò a sedermi con lei in sala professori.
“Ma no, preside, va tutto bene”.
“Problemi con Lucas? Mi sembra che se la stia cavando bene”.
“Infatti, no, non è lui il problema”.
“Allora è Severus, il problema”.
Volevo seriamente parlarne con la preside?
Sbandierare i miei affari personali?
Infondo Minerva conosce bene sia me che Severus.
Chi se non lei?
“Sì, cioè non ci sono problemi gravi tra noi ma soltanto che abbiamo vedute diverse su una cosa”.
“Quale cosa?”.
“Lui vuole tenere nascosta la nostra relazione qui a scuola, non vuole farsi vedere con me in atteggiamenti teneri mentre io vorrei essere libera di vivermi la nostra storia senza preoccuparmi degli altri”.
La donna trattenne una risata.
“È proprio da Severus”.
“La sera che siamo arrivati ne abbiamo discusso, ora non ci calcoliamo più di tanto”.
“Severus è un uomo che tiene molto alla sua immagine, lui vuole farsi vedere come il professore più cattivo e tenebroso della scuola e farsi vedere con te mano nella mano rovinerebbe questa reputazione. Hermione cara, devi capire che questo non significa che ti ami di meno, ma semplicemente che non vuole mettere in piazza i suoi sentimenti”.
“Non si tratta di mettere in piazza nulla, soltanto che vorrei essere libera di stringergli la mano quando andiamo nella stessa direzione oppure anche solamente guardarlo negli occhi”.
“Capisco il tuo punto di vista, ma conosco il tuo fidanzato da molti anni ormai e lui è fatto così”.
“Non è una giustificazione...”.
La chiacchierata purtroppo si interruppe lì.
Minerva fu chiamata a risolvere chissà quale cavillo burocratico.
Me ne tornai nel mio ufficio.
Stringendo i libri di testo al petto.
Dopo le lezioni non avevo più incrociato Lucas.
Spero stia bene.
Ho saputo che è riuscito a conquistare qualche punto per la sua casata.
Sono proprio felice.
Se ripenso all’inizio della sua carriera scolastica.
Tutto per lui era un ostacolo.
Poi essere preso in giro dai compagni.
Eppure Lucas ha affrontato le cose con grande tenacia.
Ne ha passate molte.
Appena tutto finirà lo porterò in vacanza.
Magari in America.
Oppure in Giappone.
Per divertirsi.
Per girare il mondo.
E Severus se vorrà unirsi potrà farlo.
È suo padre.
“Professoressa!” qualcuno attirò la mia attenzione.
Tre grifondoro e due serpeverde stavano discutendo con Severus.
“Sì?”.
“Può aiutarci?” mi chiese uno dei tre grifoni, il signor Milton se non sbaglio.
“Che succede?”.
“Abbiamo prenotato il campo da quidditch almeno una settimana fa per allenarci oggi, ma il professor Piton ha revocato il nostro permesso per darlo ai suoi protetti” sbuffò arrabbiato il ragazzo.
“Me lo hanno chiesto prima loro” commentò l’uomo.
“Ma sono settimane che lo usate soltanto voi!” protestò il secondo grifondoro, il signor Keane.
“Modera i termini, signor Keane, oppure avrai altro a cui pensare invece del quidditch”.
“Ve lo do io il permesso, ora andate” dissi quasi non prestando attenzione al capo delle serpi.
“Grazie, professoressa Granger!”.
Severus era rimasto senza parole.
I ragazzi si dispersero per il corridoio.
I tre griondoro di corsa verso il campo.
I due serpeverde verso la loro sala comune.
Ripresi a camminare per la mia via.
Avevo altro a cui pensare piuttosto del quidditch.
“Ehi, dove vai?” l’uomo mi bloccò per un braccio.
“Punto primo, vado in ufficio a lavorare. Punto secondo, vedi di lasciarmi il braccio perché qualcuno potrebbe vederci”.
“Ma che ti prende?”.
“Nulla”.
“Non fare la bambina con me, parla” alzò il tono.
“Stai dando spettacolo” dissi guardando nella direzione di un gruppo di tassorosso.
  Sfuggi alla sua presa.
Continuai la mia strada fino all’ufficio.
Sentivo bene i suoi passi dietro ai miei.
Decisi comunque di ignorarlo chiudendo la porta.
Non feci in tempo ad appoggiare i libri sulla scrivania che era entrato.
Sbattendo la porta.
Fissandomi con il suo solito sguardo serio.
Era nervoso.
Forse arrabbiato.
“Mi hai mancato di rispetto” sputò.
“Perché?”.
“Perché mi hai scavalcato davanti a degli studenti”.
“Stavi sbagliando”.
“Faccio quello che voglio”.
“Anche io”.
L’uomo si appoggiò alla scrivania.
“Ce l’hai con me per quella storia dell’altro giorno?”.
“Sì”.
“Ma allora sei proprio una bambina” sbuffò.
“Esatto e questa bambina deve lavorare adesso perciò ti invito ad uscire dal mio ufficio”.
Stava per replicare ma decise di andarsene.
Senza fiatare.
Questa volta avrei fatto valere la mia posizione.
Perché per me era importante.
E non mi farò intimidire da Severus.
Il pomeriggio proseguì tranquillo.
Incontrai qualche studente per dei chiarimenti.
Ed altri per un progetto che volevo fare in aula.
Era bello stare dall’altra parte della cattedra.
Soprattutto se ti piace il tuo lavoro.
Io adoro parlare con gli studenti.
Sentire le loro idee.
Aiutarli con degli argomenti ostici.
Coinvolgerli con qualche progetto.
Spero di essere ricordata da loro come una brava insegnante.
Che li ha ascoltati.
Guidati.
Perché è quello che volevo io alla loro età.
Guardai l’orologio attaccato alla parete di fronte a me.
Era ora di cena.
Mi stiracchiai un po’ prima di avviarmi verso la sala grande.
Incrociai Lucas per i corridoi.
Corse a salutarmi.
Lui non si vergognava di farsi vedere con me.
Con la sua mamma.
Forse in questo caso era il padre a dover prendere esempio dal figlio.
“Questa sera avete l’incontro con Harry?”.
“Sì, piccolo”.
“Immagino che non posso venire...”.
“Meglio di no, sono cose da grandi”.
“Posso aspettarvi in camera?”.
“Certo”.
“Salutami Lucius!”.
“Sarà fatto, ora vai, Claire ti sta aspettando”.
Abbracciai il mio ometto.
Entrai nella sala dall’ingresso per i professori.
Così da evitarmi la sfilata al centro della stanza.
Raggiunsi il mio solito posto.
Tra Severus e Neville.
Cenammo in silenzio.
Senza neanche degnarci di uno sguardo.
“Herm..tutto bene?” sentii la voce del ragazzo affianco a me.
“Certo”.
“Anche con...lui” indicò il mio fidanzato.
“Sì, perché?”.
“Di solito parlate...oggi sembra che vi evitiate”.
“Anche se fosse?”.
“Credevo foste una...coppia” mormorò in imbarazzo.
“Lo siamo, ma qualcuno preferisce tenere la cosa nascosta perciò dobbiamo sembrare due perfetti sconosciuti” alzai il tono della voce.
Volevo che l’uomo ascoltasse.
Neville sorrise a disagio.
Poi tornò al suo piatto.
Io venni incenerita dagli occhi color pece di Severus.
Tutto sotto lo sguardo vigile della preside.
Finimmo di mangiare.
Le pietanze erano sempre squisite qui ad Hogwarts.
Gli elfi erano degli ottimi cuochi.
Mi alzai con Neville.
Mi stava raccontando della sua ultima scoperta.
A quanto pare c’è una pianta che fa passare il morbillo.
“Hermione, scusami, puoi rimanere?” Minerva mi chiamò.
“Certo”.
“Voglio presentarti il nuovo preside di Durmstrang, sai è un giovane molto affascinante” sorrise furba.
Severus era ancora nelle vicinanze.
Non mancò di avvicinarsi a noi.
“E, di grazia, perché sarebbe qui?” s’intromise.
“Perché stiamo pensando ad un progetto di scambio studenti”.
“Ma così soltanto gli studenti maschi potranno partecipare” ero scettica a riguardo.
“No, il signor Gregor Savic ha ideato un programma anche per le studentesse così da poter dare pari opportunità”.
“Allora dev’essere proprio un brav’uomo se è andato contro alla politica millenaria dell’accademia Durmstrang”.
“È un giovane molto intraprendente”.
“Dobbiamo andare alla riunione” disse secco Severus.
“Puoi andarci tu, io voglio conoscere questo signor Savic”.
“Credo che tuo figlio sia più importante”.
“Infatti, è proprio lì, seduto al suo tavolo”.
“Cos’è, mio caro Severus, sei geloso?” intervenne la preside.
“Vi siete coalizzate contro di me?”.
“Severus, smetti di essere così insensibile ed ascolta la tua fidanzata prima che trovi un uomo con cui sostituirti” lo riprese la donna.
“Ma io...”.
“Niente ma! Hai al tuo fianco una delle streghe più belle e intelligenti dell’intero mondo magico e ti preoccupi del giudizio degli altri? Cresci un po’!”.
Assistei alla scenata.
Minerva si stava comportando da madre con entrambi.
Ci stava rimettendo in riga.
Soprattutto Severus.
“So benissimo chi è Hermione”.
“Allora tienitela stretta!”.
Rimasi da sola con l’uomo.
La preside ci lasciò borbottando tra sé e sé.
Guadai l’uomo.
Forse era meglio parlarne in privato.
E non in sala grande.
 
 
POV SEVERUS
 
 
“Ma ti pare che debba subire una scenata anche dalla preside?!” sbottai.
Stavamo uscendo dal castello.
Per incontrare gli auror.
E sentire i nuovi aggiornamenti.
“Almeno lei mi ha ascoltata” sbuffò la ragazza con le braccia incrociate al petto.
“Hermione te l’ho già spiegato, perché non vuoi capire?”.
“Voglio essere libera di mostrare a tutti l’affetto che provo nei tuoi confronti...non dico che voglio saltarti addosso ogni volta che ti incrocio per i corridoi, ma voglio essere libera almeno di sorriderti quando ti guardo”.
“Tutto questo rovinerà la mia reputazione di professore autoritario”.
Continuammo a camminare nella foresta.
Con le bacchette sguainate davanti a noi.
Con l’incantesimo di luce a farci strada.
“Quale reputazione?! Non è che se ti vedono con me allora smetti di essere uno stronzo!”.
“Modera il linguaggio!”.
“Scusa”.
“Hermione io ti amo, più lo dico a voce alta e più ne sono convinto...ma sono sempre stato restio al mostrare i miei sentimenti in pubblico, trovo che questo mi renda vulnerabile e voglio evitare inutili attacchi alla mia persona”.
“Non interessa a nessuno, Sev...iniziamo a stare insieme qualche volta, a camminare per i corridoi come facevamo a casa tua e ti accorgerai che agli altri non interessa”.
Forse non aveva tutti i torti.
Forse era una mia paranoia.
Eppure ne ho subite così tante.
Quando ero innamorato di Lily mi prendevano sempre in giro.
Perché nessuno credeva che una ragazza dolce e bella come lei potesse volere uno come me.
Ho sofferto.
E adesso avere Hermione mi fa sentire così fortunato.
Lei mi rende un uomo degno di nota.
Non voglio essere preso di mira per questo.
Soltanto perché anch’io ho dei sentimenti.
Ma la preside ha ragione.
Se continuo a nascondere il tutto la perderò.
Si stancherà di me.
E se ne andrà con un altro.
Dobbiamo trovare un compromesso.
Un modo per far felici entrambi.
“Ho un’idea, ti propongo un compromesso” dissi serio.
“Quale?”.
“Possiamo farci vedere insieme a scuola, possiamo camminare uno affianco all’altra ma niente baci e abbracci”.
“Posso tenerti la mano?”.
“Solo quando siamo soli”.
Sembrò pensarci su.
Con quel suo visino furbo.
Poi sorrise.
“Accetto”.
“Bene, faida conclusa?”.
“Faida conclusa” ripetè.
Eravamo quasi arrivati alla base.
“Posso baciarti?” mi chiese con le braccia unite dietro la schiena.
Stessa postura dei bambini quando vogliono qualcosa.
Bruciai la distanza tra noi.
Sentii le foglie far rumore sotto i miei stivali.
Assaggiai quelle labbra con smania.
Da due giorni non si avvicinava a me.
Quasi che il mio corpo reclamava il suo.
Le mie mani la sua pelle.
Ci baciammo per un tempo indefinito.
Poi mi allontanai.
Era chiaro il messaggio del mio bassoventre.
O fino in fondo oppure stop.
E in questo caso scelsi lo stop.
Perché dovevamo lavorare.
Entrammo nella base tattica.
Erano già tutti presenti.
Gli auror.
Potter e compagna.
Lucius e Draco.
Ascoltai in silenzio quello che avevano da dire.
Sembra che i mangiamorte siano stati avvistati.
Da una sentinella stazionata a Diagon Alley.
Si stavano muovendo verso di noi.
Dovevamo iniziare a definire il piano d’azione.
Quello proposto da Hermione andava bene.
Ma aveva bisogno di qualche limatura.
“Che ne dite se vi trasferite davvero qui?” propose un collega di Potter.
“Non metterò a rischio mio figlio”.
“Ma lui resterà ad Hogwarts, useremo la polisucco!”.
“Non mi sembra una buona idea”.
“Però pensaci Sev, così potremo finalmente batterli”.
“Non sono così idioti, se ne accorgerebbero subito che è un inganno” sbuffai.
“Ha ragione, alcuni mangiamorte sono molto astuti” si aggiunse Lucius.
“Forse c’è soltanto una soluzione” mormorai.
“Quale?” Potter mi lanciò un’occhiata.
“Andare a cercarli, battermi con loro...infondo vogliono uccidere anche me quindi perché non fare da esca?”.
“No, Severus, non rischierai la tua vita così”.
“Non sarebbe la prima volta”.
“Dobbiamo ragionare sul piano d’azione, questo sarà l’ultimo intervento sul campo contro di loro perciò non possiamo fallire” riprese la parola il ragazzo con la cicatrice.
“Il ragazzino deve fare da esca, su questo non c’è dubbio” esordì un altro auror.
“Mio figlio non verrà messo in pericolo in alcun modo, chiaro?!”.
“Ma è lui che vogliono!”.
“Lucas non è in grado di difendersi”.
“Ha dei poteri fuori dal comune, di certo non gli serviamo noi” sbuffò.
Stavo per tirargli un pugno in faccia.
Hermione mi posò una mano sulla schiena.
Per calmarmi.
“Io e Severus rifletteremo su questo spunto, prepareremo Lucas e poi nei prossimi giorni ci aggiorneremo qui con voi”.
“Herm, ne sei sicura?”.
“Sì”.
La riunione finì.
Uscimmo da quel rifugio che puzzava di segatura.
Ero furioso con quell’auror.
Parlava in quel modo perché Lucas non è suo figlio.
Forse perché lo vede come un mostro.
“Qualunque sarà la vostra scelta io proteggerò sempre Lucas” Lucius ormai era diventato il suo angelo custode.
Voleva restituirmi il favore.
Dopo aver cresciuto Draco al posto suo.
Come un vero uomo.
E non come un burattino.
Ci congedammo dagli ultimi rimasti.
Tornammo verso il castello.
“Secondo te dovremmo davvero utilizzare Lucas come esca?” la giovane mi guardò diritto negli occhi.
“Non lo so”.
“Effettivamente non abbiamo altre idee...”.
“Te la senti di metterlo in pericolo?”.
“No...ma magari possiamo addestrarlo”.
“Forse”.
“Severus, secondo me, Lucas, è la chiave di tutto”.
“Lo credo anch’io”.
Fuori faceva freddo.
L’inverno stava andando verso la fine.
Eppure l’aria ancora bruciava la pelle del volto.
Ma io quel gelo lo avevo dentro.
Nelle ossa.
Al solo pensiero di giocare con la vita di mio figlio.
Anche se mi rendo contro che è l’unica mossa possibile.
Che forse ha ragione Hermione.
Dobbiamo addestrarlo.
Ma come si allena un bambino che ha il doppio dei tuoi poteri?
Mi servivano delle ricerche.
Dovevo parlarne con Albus.
Lui mi avrebbe potuto aiutare.
Entrammo nel castello.
Regnava il silenzio.
Era molto tardi.
Si udiva soltanto il rumore dei nostri passi.
Fino ai sotterranei.
“Dormi da me?”.
“Mi vuoi?”.
Le iridi di Hermione erano così chiare.
Dorate.
Mi stavano invitando.
Annuì energica.
La seguii all’interno del suo appartamento.
Le lanterne erano accese.
Trovammo Lucas dormire sul divanetto.
Vicino al fuoco.
“Ci voleva aspettare” sussurrò la giovane.
“Aspetta, lo copro” presi una coperta appoggiata sulla poltrona vicina.
Lo avvolsi.
In modo che non prendesse freddo.
“Papà...” mormorò aprendo lentamente gli occhi.
“Dormi che è tardi” gli sistemai la frangetta.
“Ti voglio bene...”.
“Anch’io”.
Hermione ci stava osservando sorridente.
Ma ora le mie attenzioni erano tutte per lei.
Chiaramente non potevamo fare nulla di azzardato.
Mi limitai a stringerla al mio petto.
Ad accarezzarle le spalle.
L’addome.
I capelli.
Finalmente era tornato il sereno.

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Capitolo 37
*** Capitolo 37 ***


POV HERMIONE
 
“Io non capisco perché devo stare qui mentre i miei amici stanno in sala comune a divertirsi...” sbuffò il piccolo Lucas.
Io e Severus avevamo iniziato il suo addestramento.
Fargli fare da esca era l’unica soluzione.
Non ne andavamo fieri.
Per giorni ci siamo interrogati sulla nostra integrità genitoriale.
Ma i mangiamorte vogliono lui.
E Lucas deve essere pronto.
Ad ogni evenienza.
Ogni pomeriggio lo portiamo nella Stanza delle Necessità.
Questo mi riporta indietro nel tempo.
Quando fondammo l’Esercito di Silente.
Ed Harry ci allenava qui di nascosto.
La stanza si è presentata con le stesse fattezze.
Salvo per i colori scuri che presentava.
Infondo c’era anche Severus con noi.
La preside ci aveva dato il suo consenso.
I poteri di Lucas non possono essere esercitati liberamente.
Sono imprevedibili.
Potremmo mettere in pericolo la vita di qualcuno.
Quindi ci siamo spostati qui.
“Lucas, è per il tuo bene” gli accarezzai i capelli.
“Dite sempre così ma quando mi spiegherete la situazione?”.
“Quando sarà il momento” intervenne il padre.
Severus stava alzando il livello di difficoltà ad ogni lezione.
Lucas finiva sempre per addormentarsi stremato alla sera.
Ma stava prendendo finalmente possesso dei suoi poteri straordinari.
Anche se era difficile poi incanalarli nella bacchetta.
Quella bacchetta che lo ha scelto.
Una delle più potenti in circolazione.
In mano sua.
Di un bambino.
“Vedo che sta migliorando” sentii una voce alle mie spalle.
“Preside Silente!” mi avvicinai al quadro.
Lo avevamo messo lì apposta per lui.
Severus gli aveva chiesto aiuto.
E da quel giorno non mancava un appuntamento.
Seguiva i progressi con grande interesse.
“Come procede l’allenamento di oggi?”.
“Bene, anche se comincia a stancarsi”.
“È normale, Lucas è pur sempre un bambino e certe cose non le può ancora capire”.
“Vorrei potergli dire la verità, che dovrà combattere questa guerra con noi perché si tratta della sua vita ma ho paura di spaventarlo”.
“Non è facile, me ne rendo conto, ma credo che lei signorina Granger saprà cogliere il momento adatto per fare questo discorso” l’uomo dalla lunga barba argentea sorrise.
“Severus vuole portarlo al limite, ma non so quanto questo gli farà bene...”.
“Lo so, ne abbiamo parlato insieme. I poteri di Lucas sono sconosciuti ai più, anche a me, perché i maghi elementali sono sempre stati soltanto leggenda ed invece eccolo qui...Con Severus abbiamo deciso di vedere fino a che punto può arrivare, ovviamente facendo attenzione alla sua salute”.
“Capisco...ma crede che Severus riuscirà a fermarsi?”.
“Cosa vuole dire?”.
“Lui ama la conoscenza, il sapere...per lui avere Lucas a sua disposizione significa poter scovare nuove informazioni su qualcosa di ancora sconosciuto, non vorrei che questo lo porti ad oltrepassare i limiti”.
“Quello è suo figlio, sangue del suo sangue, non lo metterà mai in pericolo”.
Aveva ragione.
Se c’era una cosa di Severus che amavo più delle altre era proprio quella.
Il proteggere a costo della vita le persone a lui care.
E Lucas è la più importante di tutte.
Anche di me.
Perché è suo figlio.
Il suo erede.
La traccia che lascerà qui nel mondo.
“L’ho aiutata a dissipare qualche dubbio, signorina Granger?”.
“Sì, preside, come sempre” sorrisi.
“Bene, ne sono contento. Ora però devo lasciarvi, ho una festa...”.
“Quale festa?” ero proprio curiosa.
“Con i monaci ubriachi...”.
“Mi raccomando preside, faccia come si deve!”.
“Sempre, signorina Granger, sempre” rise andandosene.
Che invenzione quella delle tracce magiche nei quadri.
Così non si perde mai una persona.
Un eco della sua personalità rimane ai vivi.
Per soffrire di meno.
“Hermione!” la mi attenzione fu richiamata dalla voce dell’uomo.
Lucas era a terra.
Si teneva un braccio.
Piangendo.
“Di nuovo ustioni?” chiesi sapendo già cosa fare.
“Sì”.
Nello zainetto che mi portavo ogni pomeriggio tenevo le pozioni curative.
Presi la fialetta del dittamo.
Ne lasciai cadere qualche goccia sulle ferite.
Lucas urlò dal dolore.
Lo strinsi a me.
Poi lentamente la ferita si rimarginò.
“Ecco fatto, piccolo”.
“Sono stanco”.
“Non possiamo fermarci adesso, stavi per farcela”.
“Papà sono stanco, non ho più forze”.
“Sev, basta, riprendiamo domani”.
Vidi il mio compagno sbuffare.
Sapevo che non era d’accordo con me.
Uscimmo dalla stanza senza dare nell’occhio.
“Posso andare, ora?”.
“Sì, ci vediamo dopo a cena” gli stampai un bacio sulla fronte.
I due maschi si salutarono con la mano.
Restai da sola con Severus.
Anche lui era piuttosto stanco.
Ma non voleva ammetterlo.
Insieme raggiungemmo i sotterranei.
“Vado a correggere i compiti” disse poggiando la mano sulla maniglia del suo ufficio.
“No, ora tu vai a fare un bel bagno rilassante” lo presi per le spalle spingendolo verso la porta affianco, quella dei suoi alloggi.
“Hermione devo lavorare, sto lasciando indietro i miei doveri di insegnante per aiutare Lucas”.
“Ti aiuterò io”.
Nel frattempo eravamo nell’appartamento di Severus.
Freddo e buio come il proprietario.
“Dai, non scherzare, devo fare ancora un sacco di cose”.
“Vai a fare il bagno, devi riposarti anche tu!”.
Questa volta non ammisi repliche.
Lo spinsi verso il bagno.
“Mi fai compagnia?” sorrise malizioso.
“Per il bagno?” ero confusa.
“Sì”.
“Perché?”.
“Perché sono sicuro che mi riposerei meglio se ti avessi con me nella vasca” mi baciò il collo.
“...va bene” mormorai.
Lo seguii in bagno.
Mi tramavano le gambe.
Che fosse giunto il momento?
Quel momento?
Fare l’amore.
In una vasca?
Me la immaginavo diversa la nostra prima volta insieme.
Ma sono davvero pronta?
Amo Severus.
Amo il suo rispettarmi sempre.
L’uomo iniziò a spogliarsi.
Prima il mantello.
Poi la casacca nera.
Lentamente slacciò i bottoni della camicia.
Rimase a petto nudo.
Subito alzò lo sguardo su di me.
Forse si aspettava una reazione diversa.
Io ero rapita.
Dalla sua bellezza.
Dalla sua forza.
Mentre lui si aspettava di vedere un’espressione schifata.
Per va delle numerose cicatrici presenti sul suo petto.
Invece no.
Perché erano segno di una vittoria.
Di uno sbaglio.
E di una rivalsa.
Poi iniziò a sganciare la cinta dei pantaloni.
In poco tempo era in mutande.
In boxer per essere precisa.
Non pensavo fosse quel tipo d’uomo.
Ma non mi dispiaceva affatto.
Forse anch’io dovevo iniziare a spogliarmi.
Iniziai dalle scarpe.
Come fossi una bambinetta.
Non amavo il mio corpo.
Dovevo ringraziare Ronald per questo.
Ricordo che il rosso aveva sempre un motivo per umiliarmi.
‘Le tue cosce sono enormi’.
‘Il tuo seno è misero’.
All’inizio non era così ovviamente.
Ma con il tempo le cose cambiano.
E gli insulti aumentano.
Almeno con lui.
“Che hai?”.
“Nulla”.
“Hermione, ti conosco, parla” si avvicinò con sguardo dolce.
Mollai la presa sul bordo della maglietta.
Mi appoggiai alla porta.
“Mi sento a disagio”.
“Ti va di parlarne?”.
“Non mi piace il mio corpo...”.
“Ma sei impazzita?! Sei bellissima, sei perfetta” sorrise.
Credo che ogni coppia debba affrontare questo genere di temi.
E Severus sembrava particolarmente disponibile.
Forse era giunto il momento di vuotare il sacco.
Il sacco delle insicurezze.
 
 
POV SEVERUS
 
Ero nel mio bagno.
In mutande.
Con una donna bellissima.
Vorrei saltarle addosso.
Prenderla qui.
Nella vasca.
Appoggiata al muro.
Ovunque.
Invece mi trattengo.
Perché non sono un ragazzino.
E perché capisco che non sta bene.
Che ha qualcosa.
Non le piace il suo corpo.
Come fa a dire una cosa del genere?
È una ragazza mozzafiato.
A stento riesco a credere che voglia stare con me.
Con uno che ha ormai una certa età.
Che ha il corpo ricoperto da orrende cicatrici.
“Sono stata umiliata molte volte a causa del mio corpo...” abbassa lo sguardo.
“Da chi?”.
“Da Ronald, dopo le prime volte insieme iniziò a insultarmi...diceva che ero grassa, che la mia pelle era come quella di una nonnetta, che ero frigida...” sapevo che stava piangendo silenziosamente.
Mi parai davanti a lei.
Le spostai i capelli dal viso.
Raccolsi qualche lacrima con i pollici.
“Weasley non è mai stato un vero uomo, credimi. Un vero uomo ama la sua donna, dal primo all’ultimo giorno e non la fa sentire sbagliata in alcun modo”.
“Io penso che avesse ragione...”.
“Hermione non sei grassa, non sei vecchia, non ha nulla fuori posto. Sei sensuale, sei prosperosa nei punti giusti, sei bella”.
Hermione Granger era una donna bellissima.
Una dea.
Ogni tanto mi perdo ad immaginarla nuda.
Lo ammetto.
Ed ogni volta la vedo in forma
La sua pelle liscia e profumata.
Come può dar ragione a quell’idiota?
“Lo pensi davvero?” mormorò.
“Sono qui, davanti a te in mutande...cercando di non avere un’erezione per non fare figuracce” dissi sincero.
Hermione divenne rosso fuoco in viso.
Era la verità.
Ma forse la donna davanti a me aveva bisogno di qualche tempo in più.
Per lasciarsi andare.
Per fidarsi di me.
Anche sotto questo punto di vista.
“Ho un’idea” le presi le mani.
“Quale?”.
“Non voglio obbligarti a fare nulla, aspetterò tutto il tempo necessario se servirà a farti fidare di me”.
“Io mi fido di te”.
“Sì, ma magari le esperienze che hai avuto prima di frenano ed io non voglio metterti fretta in alcun modo”.
“Grazie, sapevo di aver scelto bene il custode del mio cuore” sorrise.
“Quindi, ti invito a fare il bagno con me ma io rimarrò con le mutande addosso e tu sarai libera di scegliere se vuoi spogliarti, se vuoi andare via, se vuoi invece rimanere in intimo”.
La vidi riflettere.
Spero di non essere stato indelicato.
Perché sono un uomo adulto.
So che certi argomenti toccano nel profondo le donne.
E una parola storta può renderle insicure per sempre.
Hermione non è stata fortunata.
Ronald Weasley si è preso quello che voleva.
La sua verginità.
E poi l’ha buttata via.
Come si fa con un giocattolo rotto.
Ma lei non merita questo.
Nessuna donna lo merita.
“Va bene”.
Hermione finì di spogliarsi.
Rimase in intimo.
Portava un completino color avorio.
Trattenermi sarebbe stata un’impresa.
 Preparai la vasca.
Tanta schiuma.
Acqua calda.
Poi entrai per primo.
Aspettando che la ragazza facesse lo stesso.
Mi appoggiai con la schiena sulla ceramica bianca.
Hermione entrò.
Si sedette fra le mie gambe.
Con la schiena rivolta verso di me.
“Così sarà meno imbarazzante...” commentò.
“Se lo dici tu”.
Sentirla così vicina era strano.
Avevamo già dormito insieme.
Ma non in seminudi.
Qualcuno si stava risvegliando.
In basso.
Ma era inevitabile.
“Sev...”.
“Ignoralo”.
A stento trattenemmo le risate.
Mi allungai fino ad arrivare a prendere una spugna.
Volevo coccolare Hermione,
Farla sentire bene con me.
“Lasciati curare da me, non avere paura” sussurrai al suo orecchio destro.
Raccolsi un po’ di schiuma ed acqua.
Poi strizzai la spugna sul collo della giovane.
Ripetei il gesto più e più volte.
Toccandole l’addome.
Il petto.
Le cosce.
Volevo farle capire che l’amavo.
Amavo tutto di lei.
Per me era la donna più bella del mondo.
Non so per quanto tempo restammo a mollo.
In quella posizione.
In quella intimità tutta nostra.
Soltanto quando l’acqua iniziò a raffreddarsi uscimmo da lì.
L’avvolsi nel mio accappatoio.
Verde smeraldo.
Me io mi avvolsi in un semplice asciugamano.
Volevo viziarla.
Farla sentire unica.
L’aiutai ad asciugarsi.
Senza magia.
Limitandomi ad usare la bacchetta soltanto con i vestiti fradici.
Hermione era felice.
Potevo leggerlo in quelle iridi ambrate.
Forse avevamo appena fatto un passo in avanti come coppia.
Come una vera coppia.

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