La ladra sul tetto che scotta

di lmpaoli94
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'accesa discussione ***
Capitolo 2: *** Furtro sventrato ***
Capitolo 3: *** Ammaliati da bellezza feroce ***
Capitolo 4: *** Muoversi nel buio ***
Capitolo 5: *** Gli ultimi passi ***



Capitolo 1
*** Un'accesa discussione ***


Abel Buttman, divenuto il capofamiglia dopo la morte del padre, si apprestava anche a perdere sua madre.
La donna, ormai di un’età molto avanzata, riposava nel suo letto in attesa di esalare l’ultimo respiro.
Il giovane ragazzo, non potendo la sopportare la perdita di sua madre dopo una vita spesa ad aiutarla, cercava conforto in un fratello disinibito e per niente attaccato alla famiglia.
< Arthur, che cosa stai facendo dinanzi al fuoco? >
< Mi sto gustando questo Rum dalle Americhe > rispose con tono rude il giovane ragazzo < Perché? Hai forse qualche problema al riguardo? >
< Nostra madre sta male e tu pensi a bere? >
< Devo in qualche modo affogare i miei dispiaceri per non pensare a nostra madre, non trovi? >
< Non è così che dobbiamo superare la situazione, fratello > ribatté Abel con tono indignato < Nostra madre chiede di te. perciò alzati a vai a parlargli. >
< Non voglio ricordare mia madre morente in quel letto. Voglio ricordarla forte e piena di energie. Perciò non andrò da lei. >
Abel, non volendo mollare la presa, tolse dalle mani il bicchiere di Rum a suo fratello, scatenando un’ita che credeva impossibile.
< Che cosa stai facendo?! Ridammi subito quel bicchiere! >
< Sei ubriaco. La devi smettere di bere. >
< Non me ne frega niente. Sono abbastanza grande per badare a me stesso. Non ho bisogno di te e dei tuoi consigli. >
< Ti sbagli, fratello. Non ti lascerò da solo. >
< Io non ho bisogno di nessuno! >
Mentre i due giovani uomini si stavano picchiando a vicenda, la loro madre fu svegliata dai loro urli incessanti e dalle loro ingiurie.
Non riuscendo a capire che cosa stava succedendo, camminò con le residue forze che gli erano rimaste.
< Che cosa state facendo voi due? Smettetela! >
Non riuscendo a gridare a causa della sua flebile voce, la Signora Buttman cadde a terra senza energie mentre i due giovani uomini smisero di combattere.
Capendo di aver combinato un guai irreparabile, fu Abel il primo a soccorrerla.
< Lasciala stare. È volpa tua se nostra madre è venuta fin qua. Non doveva vederci combattere. >
< Sei tu il solito irresponsabile. Mi hai provocato > cercò di proteggersi Arthur < E’ chiedere troppo rimanere da solo immerso nei suoi pensieri. >
< Tu sarai la rovina della nostra famiglia, Arthur. Quindi evita di arrampicarti sugli specchi e aiutami con nostra madre. Dobbiamo riportarla a letto. >
Mentre le condizioni della donna erano stazionarie, in fondo Arthur si sentiva colpevole per quello che aveva fatto.
< Nostro padre non avrebbe mai voluto che tu ti conciassi in questo modo > gli confessò Abel con tono perentorio < Lui non era un alcolizzato. Ed è rimasto accanto a nostra madre fino al momento della sua morte. >
< Voglio solo essere… >
< Non rimarrai in disparte facendo finta che la tua famiglia non esista! Quindi vai a chiedere scusa a nostra madre. Ha bisogn0 di vederti forte e vicino a tuo fratello. La divisione non farà altro che portare guai alla nostra famiglia. >
Capendo i timori di suo fratello, alla fine Arthur ascoltò le parole di Abel.
Andando nella stanza di sua madre, vide che aveva gli occhi semi – chiusi mentre un dolore lancinante stava divorando il suo corpo e le sue energie.
< Vieni, Arthur. Avvicinati a me. >
Non dicendo niente mentre il suo dolore diventava più grande, Arthur si accomodò in fondo a letto per stare a distanza di sicurezza.
< Puoi venire qui accanto a me, Arthur. Non è una malattia contagiosa. >
< Ma i medici non hanno capito che cosa ti ha colpito, mamma. Ed io… >
< So che hai paura di morire. Ma ho bisogno di sentire il tuo tocco… almeno un’ultima volta. Questa tempesta che sta colpendo la prateria da alcuni giorni mi sta rendendo molto inquieta e nervosa. Ho bisogno del tuo calore di mano dopo quello di tuo fratello. >
Non riuscendo a contraddirla in nessun modo, Arthur si avvicinò sempre di più a lei per cogliere l’occasione di scusarsi del brutto spettacolo di prima.
< Non ti preoccupare, figlio mio. È tutto passato > la rassicurò sua madre < Ma promettimi che tu e tuo fratello sarete uniti in ogni avversità. Promettetemelo… Non posso andarmene senza sapere che voi non vi volete bene. Gli ho cresciuto con la speranza che un giorno sareste stati giudiziosi e preparati a momenti difficili come questo. Vi prego di non farmi ricredere… Anche vostro padre sarebbe stato della mia stessa opinione. >
< Madre, ti promettiamo che non litigheremo mai più. La famiglia Buttman continuerà ad essere una delle famiglie più importanti della prateria e faremo di tutto per non macchiare il nostro buon nome, mamma. >
< Sono davvero felice di ascoltare queste parole > rispose la donna con un flebile sorriso < Sapevo che non eri un cattivo ragazzo… E tu, come a tuo fratello, assomigliate molto a vostro padre. Quando sarà il momento necessario, troverete delle brave donne con cui vi sposerete e avrete una famiglia proprio come abbiamo avuto io e vostro padre. Sarà in questo modo che il nostro buon nome continuerà nel corso degli anni… Ma nel fare ciò, dovrete essere uniti e rispettosi l’uno dell’altro. Credi di riuscire a farlo anche tu come tuo fratello, Arthur? >
< Sì, mamma. Te lo prometto. >
< Metterai anche da parte i vizi che distruggono l’uomo come l’alcol? >
< Ma io… >
< So che sei un assiduo bevitore, Arthur. Ma non voglio sapere che affogherai i dispiacere dell’alcol. Hai bisogno di qualcuno? Fatti aiutare da tuo fratello. Lui non ti volterà mai le spalle… Credi di fare questo per me? >
Non riuscendo a dirgli di no, Arthur promise a sua madre che sarebbe stato una persona migliore, proprio come avrebbe voluto lei.
< Ora posso andarmene in pace, figli miei. Quando questa tempesta sarà passata, il sole brillerà ancora di più nel cielo. Abbiate fede e il vostro cammino sarà illuminato da felicità e bontà. >
Nel dire ciò, la Signora Buttman esalò l’ultimo respiro proprio dinanzi al suo secondogenito.
Mentre le lacrime stavano scendendo piano piano dal viso del giovane ragazzo, Arthur non poteva credere che potesse essere lui il portatore di una brutta notizia del genere.
< Abel… nostra madre… >
Non riuscendo a fare una frase di senso compiuto, Abel gli sussurrò di non andare avanti.
< Ascolterai le parole di nostra madre? > gli domandò Abel con tono duro e serio.
< Sì. L’ho promesso a nostra madre in nome della nostra famiglia. Non mi tirerò mai indietro. >
< Lo voglio ben sperare, Arthur. Perché se lei si fidava di te, per me riesce ancora difficile farlo. >
< Vedrai che cambierò, fratello. Te lo prometto. >
< Lo spero. >
Squadrandosi nei loro rispettivi occhi pieni di dolore, i due fratelli rimasti da soli in quell’immensa villa in mezzo alla prateria e in mezzo alla tempesta, non avrebbero mai immaginato che proprio quella notte avrebbero ricevuto un arrivo inatteso che avrebbe messo a repentaglio la loro unione e il loro nome di una famiglia così importante quanto fragile.

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Capitolo 2
*** Furtro sventrato ***


Ormai era notte fonda nella prateria australiana.
I due fratelli, ancora scossi dalla morte della madre, non avevano nessuna intenzione di andare a dormire.
< Abel, secondo me dovremmo riposarci alcune ore prima dello spuntare dell’alba. >
< Arthur, tu riusciresti a dormire dopo tutto quello che è successo? >
< No… non lo so… >
< Forse la stanchezza prenderà il sopravvento. Ma sinceramente io non riuscirei a chiudere occhio a causa di nostra madre e della tempesta. >
La tempesta… Erano giorni che non faceva altro che piovere.
Abel, non riuscendo ancora a capire la morte della madre, credeva che se un medico fosse venuta a visitarla, l’avrebbe sicuramente salvata.
< Questo brutto tempo ci tiene inchiodati qui > mormorò rabbiosa il fratello maggiore < Se solo nostra madre fosse stata visitata o portata all’ospedale… >
< Sarebbe stato inutile > lo interruppe Arthur.
< Ma cosa stai dicendo? >
< Era questione di tempo prima che nostra madre esalasse l’ultimo respiro. Erano mesi che stava molto male, Abel. >
< Che cosa? Io non ne sapevo niente. >
< Lo so… Per non farti preoccupare, nostra madre non ti ha voluto dare altre responsabilità. Orami eri diventato il capo – famiglia e dovevi badare alla fattoria e ai nostri affari quasi da solo mentre io aiutavo nostra madre in casa. Essendo il principale ad essere in contatto con lei, abbiamo deciso di comune accordo di non dirti niente. >
mentre Abel cercava di trattenere dentro il suo cuore la rabbia che stava affiorando sempre più velocemente, non riuscì a trattenere l’impeto di picchiare ancora una volta suo fratello.
< Hai intenzione di sfogarti in questo modo? >
< Tu! Non avevi nessun diritto di tenermi questo all’oscuro! >
< L’ho fatto solo per nostra madre, Abel. Non puoi prendertela con me. >
Ricordandosi della promessa che avevano fatto alla loro madre, Abel si dispiacque per aver colpito suo fratello.
< Potevamo riuscire a salvarla insieme… Perché hai deciso di ascoltare nostra madre? Lei voleva ricongiungersi solo con nostro padre. Me lo sento. >
< E anche se fosse? Era il suo ultimo desiderio. E come suo secondogenito, non potevo sottrarmi al suo volere. >
In fondo Abel capiva le intenzioni di suo fratello Arthur e di sua madre.
La donna, per quanto potesse essere ancora giovane, da alcuni mesi a questa parte aveva perso la sua voglia di vivere.
Mettendo in conto che un giorno avrebbe abbandonato i suoi figli, pensava che la decisione adatta era di ricongiungersi con suo marito.
Per questo era morta di depressione molto lentamente, causa anche la complicità di Arthur che non aveva fatto niente per riuscire a risollevargli un morale a pezzi.
< Forse è anche per questo che hai cominciato a bere come una spugna? Prima non eri così, Arthur. >
< Sì, magari è così… Dovevo affogare un dolore troppo grande e l’alcool era l’unica soluzione. >
< E non hai pensato che facevi del male a nostra madre e a me? Sei stato molto egoista. >
< Sì, è vero… Ma in molti casi mi ha aiutato ad andare avanti. >
< Spero solo che adesso riuscirai a mantenere la parola data a nostra madre. Perché una volta entrati nel vortice dell’alcool, è difficile uscirne. >
< Ce la farò, fratello mio. Abbia fiducia in me. >
Squadrandosi un’ultima volta prima di andare a dormire nelle loro rispettive stanze, Arthur non riusciva a sottrarsi ad una debolezza che piano piano lo stava corrodendo.
“Mi dispiace. Cercate di perdonarmi… vi prego”
E nel pensare ciò, Arthur si addormentò nel suo letto non prima di aver fatto fuori il resto del Rum che aveva lasciato in sospeso.
 
 
Sembrava che l’alba di un nuovo giorno potesse non arrivare mai.
La tempesta non voleva cessare di fermare la sua forza, mentre un’ombra buia avrebbe presto immerso quella casa che all’apparenza sembrava molto tranquilla.
Arthur, non riuscendo a dormire come avrebbe voluto, venne proprio svegliato da quei misteriosi rumori, mentre suo fratello Abel giaceva addormentato accanto al corpo morente della madre.
Il giovane primogenito non riusciva a staccarsi da sua madre, credendo sempre che in fondo era rimasto accanto a lui.
I due giovani fratelli avrebbero attraversato un momento buio della loro vita, colmato anche da un arrivo inaspettato che li avrebbero scossi nel profondo dell’animo.
Arthur, ancora visibilmente ubriaco per essersi scolato da solo un’intera bottiglia di Rum, richiamò all’attenzione suo fratello Abel mentre aveva appena cominciato a dormire beatamente.
< Abel, ho sentito qualcosa provenire da fuori la nostra villa… >
Abel, per niente allarmato da quelle parole, fece finta di nulla rispondendo a suo fratello di rimettersi subito a dormire.
< Non può essere la tempesta. Sembrano rumori di passi… >
< Arthur, adesso smettila. Sei troppo ubriaco e scosso per sentire di veri rumori. È solo la tua immaginazione > rispose pacatamente suo fratello < Adesso ti prego di rimetterti a dormire. Domani dovremmo pensar a nostra madre. >
Non riuscendo a convincerlo in nessun modo, Arthur decise di indagare da solo mentre la pioggia battente non accennava a smettere.
Andando fuori di casa, Arthur vedeva solo dei lampi squarciare il cielo e la pioggia battere incessantemente sulla loro testa.
Ma quei rumori che poco tempo prima aveva udito, non era a causa della tempesta.
Se lo ripeteva nella sua mente, convincendosi che c’era qualcosa che non andava.
L’ambiente agitato dal brutto tempo era solo apparente alle sue orecchie e ai suoi occhi.
Il giovane ragazzo, controllando anche nella stalla e nei dintorni della villa, non riuscì a scorgere nulla.
Non era la sua immaginazione. Era qualcosa di reale.
Forse era colpa della sua mente annebbiata dall’alcol, ma Arthur non si era mai sentito così sicuro prima d’ora.
Rientrando alla villa con sguardo sconsolato, vide improvvisamente che le luci delle candele erano state completamente spente.
Capendo che il tutto era molto strano, Arthur era sempre più convinto che c’era qualcosa di assolutamente strano.
Muovendosi nel buio cercando di mantenere la calma, Arthur si guardò intorno con fare circospetto, attendendo che qualcuno potesse realmente fargli del male.
Non aveva paura di niente.
Ma che cosa potrebbe aver voluto da quella famiglia? Soldi? Gioielli? Oppure..
Mentre il buio diventava sempre più fitto e i tuoi diventavano sempre più forti, alla fine il giovane ragazzo fu attaccato da dietro le spalle.
Battendo violentemente la testa sul pavimento, il giovane Arthur cadde svenuto mentre veniva imbavagliato e bendato.
Il ladro, avendo legato ad una sedia ila sua vittima in salotto, continuò il suo operato raggiungendo il piano di sopra.
Sapendo bene che cosa stava cercando, il ladro evitò di fare ulteriormente rumore per non venire scoperto.
Fortuna per lui che c’era in atto la tempesta, così poteva girovagare per la villa quanto voleva.
I rumori venivano attutiti dal rombo dei tuoni e dal fragore della pioggia, mentre piano piano si sarebbe ritrovato dianzi ad un tesoro di inestimabile valore.
Vedendo dinanzi a lui un diamante di grandi dimensioni, il giovane ladro si apprestava a rubarlo dopo averlo tolto dalla teca di vetro.
Non c’erano allarmi o altre cose del genere, perciò fu molto semplice per lui prendere il malloppo e scappare via indisturbato.
ma anche se aveva tolto di mezzo uno dei membri della famiglia, non aveva fatto i conti con il primogenito di essa.
< Tu non andrai da nessuna parte. >
Completamente disarmato e con addosso solo l’enorme diamante che teneva tra le mani, il ladro sentì il suo cuore esplodergli in petto mentre Abel si avvicinò a lui con fare circospetto.
< Posa immediatamente quel diamante > lo minacciò Abel.
Ma il ladro, anche se stava facendo di tutto per nascondere la sua paura, non avrebbe mai ascoltato le minacce del giovane ragazzo.
< Allora?! Non mi hai sentito?! >
< Lasciami andare, ragazzo. Per il tuo bene. >
< Che cosa? chi ti credi di essere?! Girati e mostrati a me! >
< Ne sei davvero sicuro? Secondo me ti pentiresti dopo avermi visto. >
Abel, non riuscendo a capire le parole del ladro, continuò a minacciarlo.
< Ti avverto: ho una pistola tra le mie mani e non ho paura di usarla. >
< Davvero? Se tu avessi il sangue freddo, a quest’ora l’avresti usata, non ti pare? >
Abel, che prima d’ora non si era mai imbattuto in quella situazione, sentiva che la sua mano stava tremando.
< Non ho mai ucciso una persona… E sinceramente non voglio cominciare proprio adesso. >
< Già… sarebbe un vero peccato, sai? >
< Perché dici questo? >
< Sei pronto per scoprire la verità? >
Appena il ladro si voltò lentamente prima di levarsi la sua maschera, Abel non avrebbe mai creduto che dinanzi a lui si sarebbe trovato non un ladro, ma una ladra dagli occhi verdi e dai capelli biondi che gli ricadevano sulle spalle.
Completamente ammaliato dalla sua bellezza, Abel si sentiva impotente dinanzi a lui.
< Come pensavo: voi uomini siete tutti uguali. >
< Che vuoi dire? >
< Scommesso che non hai mai visto una ragazza bella come me > rispose la donna con tono malefico < Non voglio vantarmi, ma vedere voi uomini con la sorpresa tinta nei vostri occhi è davvero molto soddisfacente per me. >
Continuando ad avvicinarsi ad Abel promettendogli che non gli avrebbe fatto del male, Abel non si lasciò sopraffare dalle emozioni.
Cercando di riprendere il controllo del suo corpo, agguantò il ladro da dietro le spalle prima di inchiodarlo a terra.
< Che cosa pensi di fare, giovane ragazzo? >
< Il mio nome è Abel, dannata ladra. E tu non la farai franca andandotene con il diamante della mia famiglia. >
< Davvero? E come pensi di fare? La polizia non verrà mai con questo tempo e dovrai attendere che la tempesta si concluda. Sei sicuro di volermi tenere imprigionata in questa villa per tutto questo tempo? >
Abel, capendo che la misteriosa ragazza voleva solo incutergli terrore, non si fece destabilizzare dalle sue parole.
< Tu rimarrai qui per tutto il tempo necessario… E quando la tempesta finirà, verrai messa in carcere a marcire per tutto il resto della tua vita. I ladri che rubano nelle case ricche d’Australia non hanno vita facile. >
Georgie, per niente terrorizzata dalle parole del ragazzo, si limitò a ridere a squarciagola per iniziare una battaglia di nervi che sarebbe continuata tutta la notte.
< Allora questa notte capiremo chi tra noi due vincerà. Sei pronto? >
< Che cosa vuoi dire? Sono io ad averti preso con le mani nel sacco. Ormai non hai più nessuna possibilità di liberarti. >
< Questo lo vedremo… Perché non vai a chiamare tuo fratello? Sarà molto più bello cominciare questo gioco tutti e tre insieme. >
< Mio fratello? >
< Si trova nel soggiorno qui accanto… Pensava di cogliermi con le mani nel sacco, ma invece… Tu sei stato molto più bravo, Abel. I miei complimenti. >
Mentre lo fissava dritto in volto quella misteriosa donna che non faceva altro che ridere mentre la sua sicurezza era disarmante, non voleva abbandonarla per nessun motivo.
< Ti prometto che non fuggirò > sussurrò la ragazza con tono flebile < Non voglio andarmene adesso che questa notte si rivelerà molto interessante. >

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Capitolo 3
*** Ammaliati da bellezza feroce ***


Quando Abel tornò nella stanza accanto dove aveva catturato la ladra, Arthur non poté che provare disprezzo e rabbia verso quella donna.
< Non è colpa mia se ti sei fatto mettere nel sacco, stupido ubriacone > lo prese in giro la ladra con ghigno malefico < Tuo fratello è stato molto più bravo di te. >
< Abel che cosa ci fa’ questa donna in casa nostra? Dobbiamo sbarazzarcene all’istante. >
< Ogni cosa a suo tempo, Arthur. La polizia non potrà venire qui alla villa finché la tempesta non sarà finita. >
< E dovremmo lasciare questa donna in casa nostra?! Non ci pensare nemmeno. >
< Allora che cosa pensi di fare? >
< Te l’ho appena detto! Se la polizia non giungerà fin qua, ce la porterò io in caserma. Personalmente. >
< Non lo farai, Arthur. Quella donna riuscirà ancora a prendersi gioco di te. >
Arthur, indispettito dalle parole del fratello maggiore, stava per prenderlo a pugni come aveva sempre fatto.
< Se non fossi arrabbiato con quella donna, ti avrei già dato una bella lezione. >
< Tu non sai far altro che rispondere con la violenza, vero fratellino? >
< E anche se fosse? È così che si risolvono le faccende tra i veri uomini. >
< E come pensi di fare con la ladra? Picchieresti anche lei? >
Mentre il suo sguardo si spostava verso la donna, Arthur non avrebbe mai avuto il coraggio di fargli del male.
< Che cosa ti prende, Arthur? Non riesci a staccare gli occhi da me? >
< Zitta, maledetta! Non hai il permesso di parlare. >
< Perché? Almeno vi tengo un po’ di compagnia… Sentite ragazzi miei, perché non allentate questi nodi che mi bloccano alla sedia? Mi stanno facendo male i polsi. >
< Così che tu puoi scappare come se niente fosse? Pensi davvero che siamo così stupidi? >
< Non ho pensato questo, Arthur… Ma perché non comportarsi come due veri gentiluomini? Infondo anche se sono una ladra, sono sempre una donna. >
Abel, che cominciava ad essere irrimediabilmente attratto da quella figura, gli domandò come si chiamava e come era giunta a sapere del maestoso diamante che i fratelli Buttman avevano nella loro abitazione.
< Mi chiamo Georgie e sono una ladra di professione. Ricerco preziosi tesori per guadagnarmi da vivere. Sono sempre stata attratta dalla bella vita, sapete? >
< Non hai risposto alla seconda domanda di mio fratello > replicò Arthur con tono fermo < Come facevi a sapere che eravamo i possessori di questo diamante prezioso? >
< Una ladra deve anche essere una perfetta spia. Ed io ho avuto i miei informatori. >
< E chi sono?! Parla! >
< Ragazzo mio, posso contare benissimo su me stessa. Non ho bisogno di essere aiutata da gente che potrebbe accaparrarsi il mio malloppo. Io lavoro da sola. >
< Quindi ci avresti spiati per tutto questo tempo? >
< Diciamo che la tempesta mi ha aiutato nel mio intento. Non vi siete mai resi conto dei miei movimenti che facevo nelle stalle e nei vostri appartamenti nel scoprire le vostre ricchezze. >
Mentre i due giovani uomini si rendevano sempre più conto di trovarsi dinanzi ad una vera e propria ladra silenziosa, capivano che dovevano stare molto attenti ad ogni suo singolo movimento.
< Se sei così brava, come hai fatto a essere scoperta proprio sul momento cruciale? >
< Pensavo di avere tutt0o sotto controllo, ma purtroppo non è stato così… Dovrei farti i miei complimenti, Arthur. Sei arrivato molto vicinissimo a scoprirmi. Ma tuo fratello, come ho detto prima, è stato molto più abile. >
Abel, credendo che la ragazza fosse davvero geniale e molto pericolosa, non riusciva a credere alle sue parole.
Davvero è stata catturata per un errore cos comune? E perché doveva proprio scappare dalla porta principale? Non poteva scappare da una delle finest4re della villa senza essere scoperta da nessuno?
“Ho il timore che questa donna voleva solo farsi catturare… ma perché?”
< Abel che cos’è che ti preoccupa? > gli domandò la donna con tono sensuale < Perché non ti avvicini a me? >
Abel, non riuscendo a dirgli di no, intravedeva nei suoi occhi tutta la sua sofferenza reale.
< Ti piacerebbe aiutarmi? >
< Che cosa vuoi da me? >
< Allenta la presa sui miei polsi. Vedrai che dopo mi sentirò molto meglio. >
< Non posso farlo, Georgie. Tu sei troppo pericolosa… >
< Sarò pure pericolosa, ma so man tenere le promesse quando voglio: non fuggirò da voi e attenderò qui la polizia. Promesso. >
< Abel, spero che tu non gli dia retta. Quella vuole solo manipolarci. >
Mentre Arthur continuava ad inveire contro di lei, Abel gli ordinò di rimettere a posto il diamante.
< Perché non lo fai tu? >
< Io devo rimanere in compagnia di Georgie stando molto attento che non fugga. Tu non sei adatto per questo compito visto che ti sei lasciato sorprendere. >
< Mi stai forse dicendo che sono inutile? >
< Non ho detto questo, fratello. >
< Ma lo lasciavi intendere. >
< Perché continui a discutere? Nascondilo e poi torna qui. D’accordo? >
Arthur, senza pensare a cosa suo fratello potesse fare in compagnia di quella ragazza, decise di acconsentire al suo ordine s’eppur riluttante.
< Bravo, Abel. Ti sei sbarazzato di tuo fratello. >
Assaporando il suo profumo che inebriava la sua mente, Abel non avrebbe resistito al suo charme per molto a lungo.
< Allora? Vuoi aiutarmi? >
Allontanando la presa sulla ladra, Abel poté sentire tutto il suo calore mentre la giovane ladra alzò il collo per poterlo baciare sotto il mento.
Il ragazzo, non facendo niente per contrastarla, alla fine si ritrovò sulle sue ginocchia.
< Adesso come ti senti? >
< Molto più libera, grazie. >
< Bene… Posso portarti qualcosa da mangiare? La notte è ancora lunga e la tempesta non cenna a smettere. >
< Per ora sono apposto così, grazie. Desidero solo la tua compagnia. >
Abel, colpito dalle sue parole, sentì il cuore battergli nel suo petto mentre Georgie lo fissava con sguardo sincero e felice.
< Se solo fossi libera, ti potrei abbracciare e baciare per ringraziarti. Ma capisco anche che sono solo una delinquente e che tu vuoi consegnarmi alle forze dell’ordine. Non te ne faccio una colpa, ma la mia vita ha scelto questo destino per me. >
< A proposito di destino, potresti avere una vita degna della tua bellezza. Ma perché fare la ladra? >
< Perché è l’unico modo veloce per diventare ricchi. E poi sono estremamente attratta dai soldi e dai gioielli. Come gran parte di noi donne, del resto. E poi se non fossi stata una ladra, non ti avrei mai incontrato. >
< Georgie… io… >
< So che tu possa sentirti confuso, ma credo di tenere molto a te. Che cosa hai pensato quando ti ho baciato sotto il mento? >
< Sinceramente… nessuna mi ha mai fatto provare un sentimento così forte. >
< Forse come me, anche tu sei attratto da me. >
< Può darsi. Ma io non potrò mai fidanzarmi con una ladra. Insomma, sono un giovane ragazzo che deve pensare al buon nome della mia famiglia. >
< E non vuoi che venga macchiato da un individuo come me, giusto? >
< Georgie, io vorrei tanto… >
< Dimenticati del tuo nome e pensa di essere un giovane ragazzo che ha bisogno di essere libero e senza restrizioni. Vedrai che dopo ti sentirai molto meglio. >
< Ma io non so… >
< Evita di pensare alla tua confusione che alberga nella tua mente. Io non sono cattiva come mi stai guardando ora. >
Abel, continuamente attratto dalle parole della misteriosa ladra, si avvicinò a lei per assaporare ancora una volta il suo tocco e il suo calore.
Mentre le labbra della ragazza stavano arrivando su quelle del ragazzo, Arthur si avvicinò verso di loro interrompendoli sul più bello.
< Abel! Che cosa stai facendo? >
< Arthur, io… >
< Non posso crederci che tu sia succube di questa ladra. Ma che diavolo vuoi dimostrare? >
< Niente. Volevo solo che si sentisse a suo agio > rispose il primogenito imbarazzato.
< No, non è vero. Tu sei solo ammaliato dalla sua bellezza… E come darti torto? >
Mentre Georgie capì che aveva raggiunto la prima parte del suo scopo, adesso toccava fare breccia nel cuore di Arthur, il secondogenito ubriacone che sembrava un uomo tutto d’un pezzo.
< Adesso tocca a me fare la guardia alla ladra. Tu vedi di chiamare la polizia. Sembra che la tempesta stia perdendo forza. >
< IO? Perché non lo fai… >
< E rischiare che la ladra possa fuggire? Assolutamente no. >
< Sì, in fondo hai ragione. Vado subito a controllare se il telefono funziona. >
Ora che Arthur era rimasto da solo con la ladra, doveva star attento a non cadere dritto nella trappola della sua bellezza.
Ma invece di comportarsi duramente con lei, continuò senza accorgersene il lavoro di suo fratello.
< Adesso che sei sola con me, il tuo destino cambierà ancora. >
< Davvero? Allora non vedo l’ora di scoprire come. >

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Capitolo 4
*** Muoversi nel buio ***


< Allora Arthur, che cosa vuoi fare in attesa del ritorno di tuo fratello? >
Il giovane uomo, per quanto timido ed estroverso potesse essere, il suo subconscio gli diceva di rimanere lontana da lei per evitare che le sue parole potessero destarlo e indebolire la sua anima.
Anch’egli ammaliato dalla sua bellezza, non sapeva che cosa fare mentre la fissava con sguardo spaurito.
< Arthur, sei sicuro che vada tutto bene? >
< Con tutte le ville che ci sono nella prateria sconfinata dell’Australia dovevi proprio scegliere la nostra casa? >
< Non è colpa mia se avete in casa un bellissimo diamante. Sono attratta dai bei gioielli… In fondo noi donne siamo ammaliati da tali ricchezze. >
< Sei solo una ladra egoista che vuole distruggere una famiglia già in ginocchio. >
< Che cosa vuoi dire? Non capisco. >
< Lascia perdere. Non capiresti. >
Non capendo che cosa potesse affliggere il giovane, la giovane ragazza tento di avvicinarsi a lui mentre era riuscita a slegare i polsi e le caviglie.
Arthur, non comprendendo cosa stava succedendo, si ritrovò avvinghiato tra le braccia della giovane ladra senza poter far niente per contrastarla.
< Stai tranquillo. Non voglio farti del male. >
< Georgie… vattene adesso. Tu non puoi… >
< Perché mi respingi? Io voglio solo aiutarti. Che cosa ti affligge così tanto? >
< Arthur, invece di confessare la morte della madre avvenuta poche ore prima, gli confessò la sua attrazione e il suo amore che stava nascendo dentro un cuore oscuro riempito solo dalla disperazione dell’alcol.
< Che cosa stai sentendo in questo momento? > gli domandò la giovane ladra.
< I tuoi tocchi flebili e rassicuranti. Non avrei mai creduto che tu potessi essere così… bella e gentile con le tue parole. >
< Allora Arthur hai davvero bisogno di me? >
< Sì, Georgie. Il tuo sguardo mi fa capire che tu sei la donna della mia vita. Anche se ti ho appena conosciuta, non voglio farmi sfuggire tale situazione. Non potrei mai sopportare di perderti. >
Georgie, che pensava solo a liberarsi, a fuggire e a far soffrire quei due uomini, si apprestava a dargli un colpo mortale dietro la schiena grazie ad un coltello che nascondeva nei suo stivali.
Nel mentre stava facendo di tutto per distrarlo, non poté credere che il suo intento stava per essere interrotto dal ritorno di Abel.
< Arthur, sei il ragazzo più bello che io abbia mai incontrato nella mia vita. Io ti desidero… Dimmi che lo vuoi anche tu. >
Le parole false ma piene di erotismo stavano facendo resistere il giovane ragazzo.
Pr quanto era succube della sua presenza, Arthur cadde inginocchiato proprio davanti a lei attendendo che la ragazza potesse avvinghiarlo a sé.
Ma tutto ciò non accadde a causa del ritorno di Abel, mentre fissava la donna apprestarsi a ferire a morte il giovane ragazzo.
< Arthur! Attento! >
Mentre il secondogenito dei Buttman veniva ferito di striscio, Georgie fuggì da loro prima di spegnere tutte le candele che illuminavano il soggiorno.
Rimasti completamente al buio, Abel sentiva solo suo fratello mentre si dimenava dal dolore.
< Abel! Dove sei?! >
< Fai silenzio, stupido. Ti sei fatto sfuggire quella dannata ladra > lo redarguì il suo fratello maggiore.
< Che cosa? ma io non ho fatto niente. >
< Hai fatto in modo che si potesse liberare mentre tu non avresti fatto nulla. Ti rendi conto che adesso abbiamo una criminale a piede libero? Piuttosto, dove hai nascosto il diamante? >
< In camera di nostra madre. Vedrai che non riuscirà a trovarlo in mezzo a questo buio. >
< Vorrei ricordarti che se è giunta fin qui all’interno della nostra casa, è perché si muove bene nell’oscurità. Quindi occhi aperti. >
< E come pensi di riuscire a vedere nel buio? >
< Riaccenderò queste candele e… >
Ma appena Abel si stava dirigendo in cucina cercando di assicurare suo fratello Arthur, venne ferito di striscio da qualcosa di appuntito che gli si conficcò nel braccio.
Credendo che fosse stata quella dannata ladra, inveì contro di lei minacciandola ancora una volta.
< Caro Abel, sei stato tu ad aver allentato la presa nella mia cattura. E perché secondo te? Perché tu mi desideri. Proprio come tuo fratello. >
Adagiando il coltello non molto lontano da lei, Georgie si avvicinò ad Abel mentre il giovane ragazzo rimase inerme e spaventato allo stesso tempo.
< Come riesci a muoverti nel buio? >
< Ormai ci sono abituato, Abel. Vedo tutto… tutto quello che i tuoi occhi non riescono a percepire. >
Abel, capendo di essere con le spalle al muro, decise di cogliere la minima occasione in cui la ladra avrebbe abbassato la guardia.
Ma il buio, troppo tetro e presente dinanzi ai suoi occhi, non riusciva nemmeno a percepire ogni suo singolo movimento.
< Abel, non ti preoccupare. Non voglio farti del male. >
< E come pensi che io mi possa fidare di te? >
< Dovrai farlo. Non hai altra possibilità. >
Muovendosi intorno al suo corpo inginocchiato cercando di trattenere il dolore, Georgie prese il corpo del giovane ragazzo per distenderlo proprio sotto di lei.
< Che cosa stai facendo? >
< Vioglio solo assaporare il tuo tocco e il tuo profumo. >
Georgie, mentre stava cominciando a spogliare l’uomo mentre lo stava baciando all’altezza del collo e della faccia, Arthur si muoveva nella casa sbattendo da tutte le parti.
< Arthur! Vattene via subito! Cerca aiuto! >
Ma non capendo che Georgie era proprio dinanzi a lui, Arthur cadde nella trappola della ragazza mentre veniva trascinato in cucina insieme a suo fratello.
< Abel, che cosa sta succedendo? >
< Non lo so, Arthur. Questa ladra sta giocando con i nostri sentimenti. >
< Allora non sei così stupido come vuoi far credere, Abel > mormorò la donna con tono serio < Ma perché hai fatto in modo di cadere nella mia trappola? >
< Perchè volevo coglierti di sorpresa. Ma non ha funzionato. >
< Caro ragazzo mio, è molto difficile riuscire a sorprendermi… Io sono una ladra e mi muovo molto bene nel buio. Ma voi che cosa pensate di fare mentre siete accecati e feriti allo stesso tempo? >
< Non riuscirai mai ad avere la meglio su di noi. >
< Tu credi, Arthur? Adesso tocca a te sorprendermi per riuscire a catturarmi. Fai capire a tuo fratello che non sei proprio una nullità. >
< Maledetta! >
Muovendosi nell’ombra senza riuscire a capire che cosa stava facendo, dovette arrendersi subito mentre la ladra l’aveva immobilizzato senza accorgermene.
< E’ inutile sprecare energie. Non credi anche tu, Arthur? >
< Lasciami andare. Ti prego. >
< Ogni cosa a suo tempo… Adesso guarderai tuo fratello mentre mi divertirò con te. >
Accendendo una candela dopo che aveva dei fiammiferi nascosti in una delle sue tasche, Georgie, cominciò a baciare appassionatamente Arthur sotto lo sguardo interdetto di Abel.
< Abel, che cosa stai pensando in questo momento? Rodi di gelosia e di rabbia, vero? >
< Che cosa vuoi dimostrarmi, Georgie? >
< Che l’indole di un uomo è debole dinanzi ad una donna affascinante come me. >
< Tu ti credi molto superiore a noi solo perché sei bella e riesci a muoverti nel buio? >
< Certo. Non credi che sia abbastanza? Tu sei ferito e riesci a malapena a muoverti, mentre io sento tuo fratello che non fa niente per resistermi… Ma anche tu faresti lo stesso al suo posto, non credi? >
Troppo arrabbiato e furibondo per quello che stava vedendo, Abel si alzò di scatto per riuscire a trovare il coltello con cui era stato pugnalato sul braccio.
< Non affaticarti, Abel. Tra poco verrò da te. >
Mentre Georgie affondava la sua lingua dentro la bocca del giovane Arthur, i fulmini della tempesta continuavano a squarciare un cielo plumbeo mentre l’alba era pronta a spuntare.
< Lasciami andare! > gridò Arthur cercando di divincolarsi dalle sue prese.
Georgie, alzandosi da lui per raggiungere Abel, inciampò malamente quando il giovane Arthur si apprestava ad ucciderla a morte.
< Hai finito di prenderti gioco di noi! >
Abel, non volendo vedere altri spargimenti si sangue, fermò suo fratello prima di commettere un errore madornale. >
< Abel che diavolo stai facendo?! >
< Lasciala andare. Non vedi in cosa ci ha trasformato? Noi non siamo degli assassini. >
Ma Abel, completamente accecato dalla bellezza della donna, era corroso dalla sua gelosia.
Voleva la donna tutto per lui, decidendo ti togliere di mezzo suo fratello.
< No, Abel. Dobbiamo farla fuori. Ora! >
< Nooo! >
Cercando di desistere dalla sua forza, Abel spinse suo fratello verso lo spigolo del tavolino che lo colpì dritto nella sua nuca.
Il giovane secondogenito, non riuscendo a credere alla follia che aveva colpito suo fratello, si accasciò a terra senza vita mentre Georgie godeva internamente per quello che aveva scatenato.
< Abel… mi hai dimostrato che sei tu il più forte. Adesso io e te potremmo stare per sempre insieme. >
Mentre il suo volto cadeva nelle braccia di quella dannata donna che l’aveva cambiato per sempre,. Abel non riusciva più a riconoscersi.
La sua visione e la perdizione che l’avevano profondamente colpito, l’avevano reso un’anima maledetta in grado di essere manipolata da una semplice ladra il cui scopo era arricchirsi.
la famiglia Buttman, ormai succube di una donna dannata, stava cadendo a pezzi in maniera velocemente.
< La tempesta si sta diradando, Abel. Che cosa decidi di fare adesso? Vuoi davvero chiamare la polizia per farmi arrestare? >
Ma Abel, per quanto confuso potesse essere, evitò di rispondere alla sua domanda.
< Prima ho perso mia madre, adesso mio fratello… Prendi pure tutto quello che vuoi. ormai non mi appartiene più nulla. >
credendo che il suo charme aveva fatto fin troppo effetto, Georgie abbandonò Abel in cucina per concentrarsi sul suo unico tesoro: il diamante di inestimabile valore della famiglia Buttman.
Ma appena i raggi solari avrebbero inondato quella famiglia ormai distrutta, Georgie avrebbe assaggiato la vendetta di un buonismo che non colpisce solo gli uomini per la voglia di una rivalsa sarebbe arrivata giusto in tempo.

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Capitolo 5
*** Gli ultimi passi ***


Georgie era tornata in possesso del diamante della famiglia Buttman, mentre ascoltava le grida disperate di Abel dopo aver ucciso suo fratello.
L’aveva fatto solo per salvare la sorte di una ladra che in poco tempo gli aveva annebbiato il cervello.
La disperazione di una mente perversa tanto fragile, l’avevano cambiato per sempre.
Lui, come era suo fratello Arthur, non aveva mai avuto la possibilità di innamorarsi di una donna bellissima come Georgie.
Avrebbero desiderato che la giovane donna fosse stata diversa da quello che era, ma purtroppo dovevano assaggiare il gusto amaro di uno scontro che avrebbe per sempre diviso le loro due anime.
In questo caso, colui ad avere avuto la peggio era stato Arthur, il giovane secondogenito che non era mai stato amato da nessuno della famiglia.
Infatti il ragazzo aveva sempre mostrato squilibri e debolezze mentali legati all’alcol e alla depressione. Crescere insieme a suo fratello Abel e ad una famiglia che lo aveva sempre sostenuto, non erano riusciti a renderlo un uomo migliore.
Dopo che aveva promesso a sua madre che avrebbe portato avanti insieme a suo fratello il nome dei Buttman, non avrebbe mai immaginato che proprio Abel sarebbe stato a farlo fuori a causa di una donna.
E non di una semplice donna, ma di una ladra.
La famiglia Buttman era caduta molto in basso e adesso Abel si sentiva più solo che mai.
Non aveva più niente per cui vivere, pensando di conseguenza a suicidarsi.
Era come se una sorta di maledizione avesse colpito quelle povere anime che in fondo al cuore non erano così malvagie.
Abel, dal canto suo, era un primogenito giudizioso e molto onesto. Ma che fine avevano fatto questi sentimenti dinanzi ad una donna misteriosa quanto malvagia come la ladra Georgie?
Tutto era andato perduto mentre gli era rimasta sola la disperazione.
Ma non poteva permettere che potesse essere successo tutto questo.
Volendola finire in tutti i modi, aveva solo un ultimo passo: uccidere la giovane ladra.
Per riuscire a toglierla di mezzo, doveva combatterla con i suoi stessi mezzi: doveva muoversi nel buio ed essere silenzioso. Tecniche per niente facili per uno come lui.
Si sentiva battuto in partenza, ma aveva il vantaggio di conoscere la sua villa come nessun altro.
Prendendo una pistola che nascondeva in salotto, Abel avanzò piano piano verso i piani superiori dove Georgie si apprestava a scappare dalla finestra della camera da letto della madre defunta dei due uomini.
Vederla morente e con quello sguardo triste, fecero desistere alcuni secondi la giovane ladra.
Georgie, dal canto suo, non aveva mai visto un cadavere prima d’ora.
Voleva solo immaginare che fosse una figura dormiente e che presto si sarebbe risvegliata.
Ma quando si era decisa a scappare una volta per tutte, vide che le finestre della camera erano sigillate.
Completamente persa nel panico, allora Georgie decise di usare la porta accanto dove inizialmente era custodito il diamante di famiglia.
Ma anche la buio, il prezioso gioiello non smetteva di brillare.
Mentre i tuoni si stavano diradando, le luci dell’alba si fecero ancora più forti.
Georgie non riusciva a capire che cosa gli stava succedendo, perché non riusciva ad avere la situazione sotto controllo come era sempre stato.
Vedeva il fantasma di Arthur dappertutto mentre lei non aveva nessun riguardo nei suoi confronti.
I sensi di colpa stavano avendo il sopravvento, mentre Abel si sentiva più forte e più sicuro che mai,
La paura e il dolore della perdita di suo fratello sembravano scomparsi per sempre, mentre Georgie non riusciva ad essere silenziosa come un tempo.
La ladra per eccellenza si sentiva intrappolata, mentre Abel da vittima si era trasformato in cacciatore.
Non riuscendo a fuggire nemmeno nella stanza del diamante, Georgie decise di nascondersi per riuscire a mettere alle strette una volta per tutte l’unico superstite della famiglia Buttman.
“Qui dentro sarò al sicuro. Devo attendere il momento adatto e…”
Ma appena Abel si ritrovò padrone del buio, fu lui adesso a cogliere di sorpresa la giovane donna.
Georgie, colpita nel profondo, cercava di fuggire dal suo odio che vedeva essere cresciuto in maniera esponenziale.
Ma la trappola era già stata messa in atto e la pietà di Abel sarebbe stata oscurata dall’odio.
Mentre il giovane ragazzo aveva chiuso la porta per non far fuggire la ladra, aveva acceso una candela flebile per vedere in faccia anche per un’ultima volta la sua nemica.
< Ecco come ti voglio vedere: debole e prostrata ai miei piedi… Adesso dimmi Georgie, come ci si sente impotente? >
< Non mi hai ancora ucciso, Abel. Credi davvero di riuscire a usare quella pistola con tutto questo buio? >
< Lo vedrai presto con i tuoi occhi. >
Puntandola contro la giovane donna, Georgie non si mosse per un istante, rimanendo a fissare negli occhi il giovane uomo.
< Abel, non puoi uccidere la tua amata. >
< Dimmi un valido motivo per cui non dovrei mai farlo, Georgie. Ma vedi di fare in fretta: il mio sangue freddo non è infinito. In pochi secondi può cambiare tutto: la tua vita e la mia esistenza. Sta a te scegliere. >
Non avendo nessun motivo per temporeggiare, Georgie doveva dar sfogo alla sua bellezza e alle sue parole convincenti per riuscire a scampare al suo ultimo ostacolo.
Ma l’odio negli occhi di Abel era troppo forte e non sapeva se ne fosse uscita viva.
In fondo, a parte il diamante, non aveva niente da perdere, mentre Abel poteva perdere la sua dignità e la sua libertà.
< Abel, chissà che cosa penseranno di te quando domani mattina troveranno il mio corpo morente e quello di tuo fratello Arthur. Che cosa spiegherai ai vicini e alla polizia? Ti metteranno sicuramente in carcere e sarai condannato per il tuo crimine. Non potrai mai cercare una giustizia insperata, lo sai? >
< Georgie, hai finito di provocarmi. Io non ho niente da perdere, mentre tu vuoi ancora prenderti gioco di me. Ma adesso hai finito di farlo, Georgie. >
< Ti prego, non farlo… >
< Mi piace vedere nei tuoi occhi la tua paura di morire. Mi rassicura molto, sai? >
< Ma tu non sei un assassino, Abel? >
< E questo chi lo dice? Ogni essere umano ha un’indole nascosta dentro di sé. Magari la mia indole maledetta è proprio essere un assassino… Georgie, mi hai fatto capire che la vita è crudele e spietata allo stesso tempo. Cercavo solo un po’ di conforto tra le tue braccia e il tuo profumo inebriante. Invece no, hai deciso di tradirmi con il solo scopo di appropriarti del mio diamante. In fondo se ti ucciso che cosa possono contare i soldi e le cose belle per te? non ti rendi conto che la cosa più preziosa che abbiamo è la nostra vita. E tu la stai sprecando in questo momento. >
< Se tu mi uccidi, anche tu sprecherai la tua esistenza. >
< Io, a differenza tua, non ho più nulla per cui vivere. Tu sei stata la mia benedizione e la mia maledizione allo stesso tempo. E il fato del mio destino deciderà della tua sorte. >
Ma prima che Abel potesse fare fuoco con la sua pistola, Georgie chiese in ginocchio un perdono per i suoi modi di fare e per aver dato il colpo di grazia definitiva alla famiglia di Abel.
< Io non volevo arrivare a tanto. Non avrei mai voluto uccidere tuo fratello. Volevo solo rubare questo diamante e andarmene per sempre. Ti prego, Abel. Cerca di ragionare. >
< La ragione non fa più parte del mio essere… Addio, Georgie. >
Arrivati nel momento cruciale di una notte ormai passata, Abel venne disarmato incredibilmente da un individuo che si muoveva nell’ombra.
Mettendo il giovane ragazzo fuori gioco, subito dopo la polizia che aveva ricevuto una segnalazione da una fonte anonima, circondò tutta la casa prima di arrivare nella fatidica stanza dove si sarebbe consumata una tragedia fin troppo brutale.
Georgie, mentre stava ancora capendo cosa stava succedendo, venne arrestata e portata via con la forza, mentre Abel giaceva svenuto sul pavimento della stanza.
Ci volle solo pochi minuti per risvegliarlo, e quando vide suo fratello Arthur dinanzi a lui e in perfetta salute, pensì che tutto quello che era successo fosse stato un sogno.
Ma i poliziotti e le pattuglie che avevano circondato la villa gli fecero capire che era in mezzo ad una situazione tremendamente surreale.
La tempesta si era definitivamente diradata, mentre i raggi solari stavano illuminando una prateria tanto bella quanto sconfinata.
< Arthur… sei davvero tu? >
< Abel, vedo che sei riuscito a tenere il tuo sangue freddo fino alla fine. Meno male però che io e i poliziotti siamo giunti in tempo prima che tu… insomma, avresti davvero ucciso quella ragazza? >
Mentre Abel si rialzò dal divano con un fortissimo mal di testa, riuscì ad intravedere per un’ultima volta la figura di Georgie che lo stava fissando.
La giovane ragazza fu finalmente catturata dalla polizia e da quel giorno, Abel e Arthur non l’avrebbero mai più rivista.
< Abel? Avresti davvero ucciso quella ragazza? >
Emanando un respiro profondo, Abel confessò a suo fratello il suo amore per quella ragazza.
< Ha giocato con i nostri sentimenti in così poco tempo che ancora non riesco a capire che cosa sia realmente successo… Io mi ero davvero innamorato di lei. Ma quando h0o capito che si stava prendendo gioco di noi, non ci ho più visto dalla rabbia. >
< Tu mi hai quasi ucciso, Abel. Non credi che dovrai risolvere un problema principale invece di pensare a quella ragazza? adesso non sarà più un problema per noi. Rimarrà in carcere per tutto il resto della sua vita. >
< Arthur, io… non so cosa dire… >
< Lascia stare. In fondo anch’io mi sono comportato come uno stupido. Anch’io ero innamorato di quella ragazza e avevo il cervello completamente inebriato dalla sua bellezza… Ma quando ho inscenato la tua morte, ho capito che era il momento giusto per agire e per toglierla di mezzo.
Nel mentre la stavi fronteggiando, le forze di polizia si sono precipitate qui alla villa per catturare quella criminale.
Georgie era ricercata in tutta l’Australia a causa dei suoi numerosi furti. Ormai aveva le spalle al muro ed era solo questione di tempo perché venisse catturata… E adesso che tutto è finito, dobbiamo riuscire in qualche modo a tornare alla nostra vita di un tempo. >
< E come possiamo fare, Arthur? La nostra vita non sarà mai più quella di prima. Soprattutto dopo la morte di nostra madre. >
< Abel, tu hai ancora il cuor spezzato. Lo vedo dai tuoi occhi e dalla tua tristezza. >
< Non so se riuscirò mai a dimenticarla. Non gli ho potuto nemmeno dire addio. >
< Non avrai la possibilità di rivederla un’ultima volta. Mi dispiace, Abel. Ma in fondo è un bene per tutti e due. >
< Un bene per tutti e due? O solo per te? >
< Che cosa vuoi dire, Abel? Non capisco. >
Mentre la disperazione si impadroniva ancora del giovane primogenito, sapeva molto bene che non avrebbe mai dimenticato la sua Georgie.
Lei era sempre vivida nei suoi pensieri e quei suoi tocchi sarebbero stati indelebili sulla sua pelle.
< Va bene Arthur, torneremo ad essere una famiglia… Ma da questo momento, non riuscirò mai ad innamorarmi. Perché io penserò sempre a lei… Penserò alla mia Georgie. >
E nel dire ciò, Abel passò gli anni della sua vita in completa solitudine, morendo da solo e senza l’amore di una donna che poteva davvero capirlo come aveva fatto Georgie.
“Rispetterò la tua decisione, fratello. Ma sappi che tu non sarai mai solo… Mai.”

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