Triwizard Tournament

di Juriaka
(/viewuser.php?uid=1118329)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il Calice di Fuoco e i Tre Campioni ***
Capitolo 2: *** La Pesa delle Bacchette e i Tre Draghi ***
Capitolo 3: *** Il corvo e il drago ***



Capitolo 1
*** Il Calice di Fuoco e i Tre Campioni ***


Note importanti
Ciao! Intanto grazie per essere qui. Vi lascio al volo la lista degli elementi canonici di Harry Potter che ho dovuto modificare al fine della trama. In questa fanfiction, Voldemort non è presente, dunque Malocchio Moody, che insegna Difesa contro le Arti Oscure, è davvero l'auror originale, e non Barty Crouch Junior mascherato grazie alla Pozione Polisucco. Per partecipare al torneo Tremaghi non ho inserito il limite d'età dei diciassette anni, ma ho dovuto generalizzare e rendere il torneo accessibile a tutti coloro dal quinto anno in su. In questo modo, ho potuto mantenere invariata la differenza di età fra i protagonisti di Haikyuu (esempio: Hinata, quinto anno; Daichi, settimo anno, due anni di differenza come nel manga). Infine, questa storia è basata sul libro, non sul film. Bene, grazie e buona lettura!


I capitolo

Il Calice di Fuoco e i Tre Campioni


Hogwarts, casa dolce casa. Hinata non riusciva a smettere di sorridere, mentre addentava vorace un cosciotto di pollo intinto nella mostarda. La Sala Grande era luminosa proprio come la ricordava, con il soffitto stellato che brillava su di loro e Nick-quasi-senza-testa che s'accingeva affabile a parlare con i nuovi Grifondoro, traumatizzandoli per sempre. L'entusiasmo degli studenti in procinto di iniziare un nuovo anno era palpabile, pizzicava sulla pelle come le Api Frizzole quando si sciolgono sulla lingua. I quattro lunghi tavoli abbondavano di pietanze prelibate: salsicce, puré di patate, pasticci di manzo, cipolla e pasta frolla, verdure arrostite... Hinata afferrò due porzioni di Yorkshire pudding, porgendone una a Yamaguchi, che sedeva accanto a lui.
«Quanto credete che manchi al discorso di Silente?» domandò Kageyama, sorseggiando avidamente un bicchiere di latte.
«Beh, di solito è sempre dopo il dolce, no?» rispose Yachi, gettando un'occhiata al tavolo degli insegnanti. Silente sorrideva benevolo, le iridi azzurre e brillanti nascoste dalla montatura a mezzaluna. Hinata sospirò estasiato, pensando al proprio letto a baldacchino morbido e soffice che lo attendeva nella Sala Comune dei Grifondoro e alla propria Nimbus 2000, con cui avrebbe presto sorvolato il campo da Quidditch. Neanche lo sguardo ostile che Piton rivolse loro riuscì a incrinare il suo entusiasmo, e non appena l'ultima fetta di squisita torta alla melassa svanì, il Preside si alzò lasciando la lunga veste azzurra ondeggiare soavemente
«Benvenuti ai nuovi studenti, e bentornati ai vecchi!» iniziò con voce forte e chiara, che riecheggiò fra le pareti. «Dunque, come sempre vorrei ricordare che l'accesso alla Foresta Proibita è interdetta, per l'appunto, a tutti quanti voi, esattamente come lo è il villaggio di Hogsmade a coloro che non sono ancora al terzo anno.
«È altresì mio doloroso dovere informarvi che quest'anno la Coppa di Quidditch non avrà luogo...»
«COSA?» urlò Hinata sconvolto, mai stato tanto infervorato in vita sua. Kageyama pareva avesse ingurgitato uova di Doxy, perché divenne verde in viso, e aprì la bocca come un pesce in una boccia senza riuscire emettere un suono. Persino l'espressione perennemente beffarda di Tsukishima fu cancellata da un lampo improvviso di stupore e rabbia. Non furono i soli, comunque. L'intera Sala Grande fu attraversata da bisbigli infuriati, come un ronzio di calabroni che diveniva sempre più intenso, pericoloso.
«Questo perché» continuò Silente affabile, pur assumendo un tono autoritario «la scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è stata selezionata per ospitare un evento assai emozionante, che porterà via tempo ed energie all'intero corpo docenti. È con grandissimo piacere che v'informo che quest'anno si terrà il Torneo Tremaghi!»
Il mondo esplose. Hinata s'accigliò e inclinò la testa spaesato, confuso e arrabbiato, colto alla sprovvista dalle esclamazioni allibite di tutti gli studenti che gli perforarono le orecchie. Persino Daichi perse la propria compostezza, balzando praticamente giù dalla panca.
«Che sta succedendo? Cos'è il Torneo Tremaghi?» domandò, mentre il peso di essere Babbano per nascita si insinuò nuovamente nella sua anima, come un verme in una mela marcia. Hinata detestava non capire, gli sembrava come se stesse rimanendo indietro. Fu il professor Silente a dissipare ogni suo dubbio, visto che gli altri erano troppo scioccati dalla notizia per prestare attenzione ai suoi interrogativi.
«Forse alcuni di voi non sanno di cosa si tratti, dunque ve lo spiego. Il Torneo Tremaghi è una competizione fra le tre maggiori scuole europee di magia: Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang. Un giudice imparziale selezionerà un campione che rappresenterà la propria scuola, e che gareggerà contro gli altri due in tre imprese magiche. Il Torneo Tremaghi si teneva ogni cinque anni, finché il tributo dei morti divenne così elevato da obbligarne la sospensione a tempo indeterminato.»
Tributo dei morti?
«Tuttavia, grazie alla collaborazione con il Ministero della Magia, e dopo aver aumentato le misure di sicurezza, gli Uffici per la Cooperazione Internazionale Magica e per i Giochi e gli Sport Magici hanno convenuto che i tempi fossero maturi per un nuovo tentativo. È stato comunque deciso di porre un limite d'età: potranno proporsi come eventuali campioni esclusivamente gli studenti dal quinto anno in su, poiché le prove saranno pericolose ed è altamente improbabile che studenti ai primi anni di istruzione posseggano le conoscenze necessarie per sperare di superarle.
«I presidi di Beauxbatons e di Durmstrang arriveranno a fine ottobre con la loro squadra di campioni, e resteranno nostri ospiti per la maggior parte dell'anno scolastico. Mi aspetto che tutti voi tratterete i vostri nuovi compagni con la massima gentilezza e che sosterrete sinceramente il campione di Hogwarts non appena verrà designato. E ora filate a letto, dovete riposarvi per le lezioni di domani! Hop hop!»
Le panche si spostarono con un gran fracasso, e Hinata seguì i propri compagni verso la torre dei Grifondoro.
«Che figo, voglio assolutamente provare a partecipare!» esclamò Tanaka, e Nishinoya annuì con entusiasmo a quell'affermazione. «E poi dedicherei la mia vittoria a Kiyoko-san!»
«Io non potrei mai» rispose Ennoshita scuotendo la testa, con il distintivo di 'prefetto' che gli brillava sul petto, seguito dai ragazzi del primo anno.
Hinata, per la verità, non era troppo entusiasta. Era curioso di vedere le prove e di conoscere gli studenti stranieri, tuttavia la cancellazione della coppa di Quidditch gli era sembrato un prezzo decisamente troppo alto da pagare. Con un sospiro depresso, pensò alla propria Nimbus custodita nel ripostiglio delle scope, e dove probabilmente sarebbe rimasta per tutto l'anno.
«Fatti coraggio, Hinata-kun!» sussurrò Yachi, sfiorandogli la spalla. «Vedrai che sarà divertente!»
«E poi puoi sempre provare a partecipare!» aggiunse Yamaguchi, portandosi un dito sul mento, pensieroso.
«Non saprei!» rispose Hinata, poi voltò la nuca per fissare Kageyama. «Tu ci proveresti?»
Kageyama scrollò le spalle, e Yachi sussurrò 'Guazzabuglio!' alla Signora Grassa, che scivolò di lato per permettere agli studenti di entrare. Esausto, scosso per i repentini cambiamenti, Hinata si fiondò nel proprio letto a baldacchino e chiuse gli occhi, sprofondando in un sonno profondo.

La fine di ottobre giunse relativamente presto. Senza il Quidditch, Hinata era più depresso del solito, ma le lezioni del quinto anno si rivelarono parecchio complicate. In prossimità dell'estate avrebbero dovuto sostenere i G.U.F.O. (Giudizio Unico per Fattucchieri Ordinari), e gli insegnanti cominciarono a vessarli sin dai primi gioni. La Mc Granitt assegnò loro saggi da scrivere di almeno trenta centimetri di pergamena due volte alla settimana, per non parlare del professor Piton, che sembrava avesse sviluppato un odio ancor più radicato nei confronti di Hinata e Kageyama, trasformando le ore di Pozioni nei sotterranei in un vero e proprio inferno. La terza settimana, Hinata si infuriò al punto da non riuscire a dosare correttamente le gocce di sangue di drago, tanto gli tremavano le mani dalla rabbia, e il suo calderone esplose all'improvviso schizzando una sbobba bollente e maleodorante. Non appena giunse in infermeria, Madama Chips gli spalmò un unguento fresco, profumato di rosa, che cancellò immediatamente le chiazze delle bruciature e lenì il dolore. Anche Vitious, nonostante Hinata lo adorasse come insegnante, aveva intrapreso un programma piuttosto ferrato e che lasciava poco spazio al riposo. Con Erbologia, dovendo stare nelle serre che contenevano piante pericolose, almeno poteva sfogarsi e parlare liberamente con i propri compagni, tuttavia dovette abituarsi ad andare a dormire con le braccia graffiate dai geranei zannuti. La materia preferita di Hinata rimaneva comunque Difesa contro le Arti Oscure. Il nuovo insegnante, Alastor 'Malocchio' Moody, era un ex-auror che sapeva decisamente il fatto suo. Hinata lo ammirava molto per le sue capacità e per il suo passato trascorso a combattere maghi oscuri, tuttavia i suoi metodi di insegnamento apparivano piuttosto discutibili, a tratti persino brutali, quasi spaventosi. Yachi dovette trattenersi per evitare di scoppiare in lacrime solamente alla terza lezione, e Hinata il pomeriggio la trascinò a trovare Hagrid nella speranza che lui e Thor  riuscissero a farla stare appena un pochino meglio.
Fra compiti, crisi e occasionali litigate con Kageyama, finalmente giunse il trenta ottobre. Quella sera, le lezioni sarebbero terminate con un'ora di anticipo, permettendo agli studenti di accogliere l'arrivo dei nuovi ospiti al castello.
Per fortuna, l'ultima lezione era Pozioni. Piton non avrebbe avuto il tempo di avvelenarli tutti, e con questa piacevole aspettativa Hinata si infilò in bocca l'ultimo pezzo di bacon della prima colazione, e attese con impazienza e trepidazione l'arrivo del buio.
Alle sette in punto, l'intera scuola si era radunata nel grande parco che circondava il castello, in un punto poco distante dal Lago Nero. La capanna di Hagrid spuntava timidamente in lontananza, mentre il Platano Picchiatore se ne stava quieto e immobile, attendendo che qualche sventurato canarino si poggiasse sui suoi rami oramai quasi del tutto spogli, a causa dell'arrivo imminente dell'inverno. Il cielo era coperto di nuvole cariche di pioggia.
«Sono in ritardo!» borbottò Tanaka impaziente, e Yachi si strinse la sciarpa leggera non appena una sferzata di vento gelido soffiò su di loro.
«Guardate in alto!» esclamò Bokuto alzando le braccia, un tassorosso del settimo anno a cui Hinata era particolarmente affezionato.
«Oh, è la scuola di Beauxbatons!» disse Silente, ridacchiando.
In cielo, qualcosa di grosso - di estremamente grosso - continuava ad avvicinarsi. Hinata impiegò qualche istante per comprendere di cosa si trattasse: era una carrozza, un'enorme carrozza trainata da dei cavalli alati altrettanto giganteschi. Con le labbra socchiuse dalla meraviglia, Hinata la osservò atterrare con un'inaspettata delicatezza sul prato erboso. I cavalli, dal manto lucido e dorato, nitrirono soddisfatti, contenti di aver finalmente terminato il viaggio. Una porta fatta di quello che pareva prezioso legno laccato d'azzurro s'aprì, e Hinata osservò stupefatto gli studenti di Beauxbatons scendere con eleganza, le vesti di seta color indaco e celeste pastello che tremavano e ondeggiavano assecondando ogni movimento del corpo. L'ultimo fu un ragazzo alto, di una bellezza così fatale che Hinata credette di prendere fuoco sul posto. I capelli castani ricadevano soffici e ondulati intorno al viso, gli occhi erano di una tonalità nocciola, calda. Le labbra perfette erano incurvate in un sorriso gentile, dolce come miele, ma qualcosa nel suo viso, nel suo sguardo, trasudava pericolo. Hinata fece istintivamente un passo indietro, mentre il chiacchiericcio delle ragazze alle sue spalle divenne più vivido ed eccitato.
L'ultima a scendere fu una donna grande almeno quanto Hagrid, dalla carnagione olivastra e una spiccata grazia nei movimenti.
«Silonte!» esclamò, con un forte accento francese, avvicinandosi al Preside.
«Mia cara Madame Maxime!» rispose l'altro, inchinandosi e baciandole la mano. Gli studenti di Beauxbatons si guardarono intorno preoccupati, e anche un po' schifati, come se Hogwarts non fosse affatto di loro gradimento.
«Volete entrare nel castello per riscaldarvi, nel frattempo?» propose Silente, affabile. «O preferisci aspettare Karkaroff?»
«Oui, merci! I chevalli però sono tanto stanchi...»
«Non preoccuparti» la interruppe Silente. «Il nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche è perfettamente in grado di occuparsene.»
«Très bien! Potrebbe dire lui però che bevono solamonte whisky di malto?»
«Provvederemo!» rispose il Preside, e Gazza accompagnò Madame Maxime e i suoi alunni verso l'ingresso principale.
Hinata gettò un'occhiata a Kageyama, che ricambiò con lo stesso scetticismo dipinto sul volto. Neanche lui aveva avuto una buona impressione degli studenti di Beauxbatons. «Oh, ecco Durmstrang!» esclamò Silente, indicando il Lago Nero.
La superficie d'acqua ribollì, finché non si formò un vortice al centro, dal quale sbucò quella che pareva essere la punta d'un albero maestro. Dopo qualche istante, affiorò una nave intera che scivolò lentamente verso le sponde del lago, su cui infine ormeggiò. Possedeva un aspetto scheletrico, quasi spettrale, come se fosse stata vittima di parecchi naufragi, e delle luci flebili e giallastre illuminavano il ponte. Una passerella collegò la nave alla riva, e un uomo alto tanto quanto Silente, con un pizzetto piccolo e ricurvo che non nascondeva del tutto il mento debole, si avvicinò.
«Silente!» esclamò con un sorriso untuoso, maligno, quasi crudele. C'era qualcosa di vile che dardeggiava nei suoi occhi, e a Hinata non piacque affatto.
«Benvenuto, Karkaroff» rispose Silente, stringendogli la mano.
«I miei studenti» disse il preside di Durmstrang. Soltanto allora Hinata spostò lo sguardo sulla dozzina di alunni alle sue spalle, e rimase a bocca aperta. Erano tutti piuttosto alti, indossavano una pelliccia ingombrante, ispida, ma possedevano un aspetto forte, una presenza intensa, trascinandosi dietro l'idea d'invincibilità. Fissavano Hogwarts colpiti e meravigliati, a differenza di quelli di Beauxbatons.
«Che fighi!» esclamò allora Hinata ad alta voce, senza riuscire a trattenersi. Tsukishima gli mollò uno schiaffo dietro la nuca, soffiando un 'idiota!' a denti stretti, mentre la professoressa Mc Granitt si schiarì la gola severamente.
«Beh, ora che ci siamo tutti, possiamo dirigerci verso il Castello!» suggerì Silente, e dunque risalirono la collina. Raggiunsero la delegazione di Beauxbatons nella Sala d'Ingresso, e infine entrarono nella Sala Grande. Gli studenti di Beauxbatons, dopo un principio di smarrimento, scelsero di prendere posto al tavolo dei Serpeverde. Quelli di Durmstrang, per l'immensa gioia di Hinata, si sedettero invece a quello dei Grifondoro. Due gemelli pressoché identici, tranne che per il colore dei capelli, si piazzarono proprio di fronte a lui, sfilandosi le pesanti pellicce vermiglie. Il primo osservò impressionato il soffitto stellato, mentre l'altro si limitò a rigirarsi fra le dita le coppe d'oro, incuriosito.
«Buona sera, signore e signori, fantasmi e - soprattutto - ospiti» disse Silente, non appena tutti ebbero preso posto, in attesa di iniziare a cenare. «È un grande piacere per me darvi il benvenuto qui a Hogwarts, spero che la vostra permanenza durante questo anno sarà di vostro gradimento.
«Il Torneo verrà ufficialmente inaugurato alla fine del banchetto. Dunque invito tutti a mangiare, a bere, e a ripristinare le energie per il lungo viaggio che avete affrontato!»
I piatti, come sempre, si riempirono da soli. I due gemelli esclamarono all'unisono 'wooow!', così come altri studenti di Durmstrang. Hinata notò che le pietanze erano parecchio più ricche del solito: c'erano diverse ricette che non aveva mai visto prima.
«Quello cos'è?» domandò, indicando un grosso piatto da portata con una specie di stufato di crostacei dentro.
«Bouillabaisse» rispose Yachi, prendendone un po'. «È francese. È molto buona.»
Kageyama e Hinata si gettarono un'occhiata perplessa, prima di avventarsi voraci sulle salsicce.
«Scusa» disse all'improvviso uno dei gemelli, quello dai capelli più scuri, e a Hinata, per l'emozione, andò di traverso un pezzo di carne. Il fratello biondo scoppiò in una risata di scherno.
«Piantala, 'Tsumu» lo rimproverò il primo, mollandogli un pugno sulla spalla mentre Yachi continuava a dargli pacche sulla schiena per tentare di liberargli le vie respiratorie.
«Puoi passarmi quello?» continuò il primo gemello, con un accento piuttosto marcato. Hinata, un po' offeso ma comunque entusiasta, gli passò affabile il pasticcio di carne e rognone che stava indicando.
«Grazie» rispose, ficcandosene in bocca una forchettata. Hinata continuò a osservarlo pieno di aspettativa.
«'Samu» soffiò il gemello biondo, quello antipatico, afferrando un sanguinaccio. «Questo ragazzino del primo anno ti sta fissando.»
«Sono del quinto anno!» rispose subito Hinata, infervorandosi.
«Quinto?! Stai scherzando? Cos'è, ti hanno affatturato con l'incantesimo Reducio quando eri bambin...»
«Scusalo» lo interruppe l'altro gemello, affibbiandogli un secondo pugno, molto più forte del primo. «Io sono Osamu. E questo idiota è mio fratello, Atsumu, nonché il più grande errore dei miei genitori.»
Hinata strinse con piacere la mano di Osamu, e per educazione prese anche quella di Atsumu, ma si riservò il diritto di rifilargli un'occhiataccia ostile.
Presto conobbe gli altri membri di Durmstrang. Suna lo inquietava, Aran era dotato di un'infinita pazienza, e Kita pareva fosse l'unico in grado di controllare i due gemelli, che erano terrorizzati da lui, nonostante a Hinata sembrasse una persona che stillava gentilezza da tutti i pori. Daichi e Sugawara, poco distanti, si unirono alla conversazione, finché la prima portata sparì per lasciare spazio ai dolci.
Quando i piatti furono ripuliti, Silente si alzò di nuovo. Bisbigli eccitati si diffusero per la Sala.
«Il Torneo Tremaghi sta per iniziare! Mastro Gazza, il forziere, per favore!»
Gazza trascinò un grosso baule tempestato di pietre preziose proprio davanti al Preside. Silente, con un sorriso divertito, sfoderò la bacchetta e picchiettò tre volte sul coperchio, che si schiuse. Ci infilò poi dentro la mano ed estrasse una coppa di legno rozzamente intagliata, del tutto comune, se non fosse stata colma fino all'orlo di lingue di fuoco blu e bianche che danzavano fervide.
«Il giudice imparziale che selezionerà i campioni: il Calice di Fuoco! Tutti coloro che desiderano proporsi scriveranno il proprio nome e quello della scuola a cui appartengono a chiare lettere su un foglio di pergamena, che dovranno poi gettare nel Calice entro ventiquattro ore a partire da adesso. Domani sera, durante il banchetto di Halloween, il Calice di Fuoco risputerà fuori i nomi dei prescelti. Ho tracciato una linea dell'età per assicurarmi che nessuno al di sotto del quinto anno riesca ad avvicinarsi.
«Vi prego di agire con la massima consapevolezza. Una volta che sarete scelti come campioni, non sarà accettabile il ritiro. Inserire il vostro nome nel Calice di Fuoco costituisce un contratto magico vincolante, per cui sarete obbligati a partecipare fino alla fine. Il Calice sarà posto nella Sala d'Ingresso, in modo tale che sia raggiungibile da chiunque. E ora, credo sia giunto il momento di andare a dormire!»
Le panche si spostarono con il solito fracasso. Prima di seguire i propri compagni verso il dormitorio, Hinata intercettò lo sguardo di Osamu.
«Voi dove dormite?» domandò inclinando la nuca, perplesso.
«Sulla nave» risposero Osamu e Atsumu, all'unisono. Poi si osservarono in cagnesco, e Hinata sorrise.
Li osservò mettersi in fila dietro gli altri studenti di Durmstrang, per poi seguire Karkaroff fuori dalle mura. Anche Madame Maxime scortò i propri alunni nel parco, probabilmente in direzione della casa-carrozza.
Nel percorso verso la Sala Comune, Hinata fu libero di ponderare la possibilità di proporsi come campione, essendo al quinto anno. Non ci teneva affatto a fare la figura dell'idiota, tuttavia l'idea delle prove e la voglia di vincere lo allettavano enormemente. Hinata adorava le sfide, soprattutto quelle difficili. Gli facevano venire fame.
«No» lo anticipò Tsukishima, passandogli accanto. «Non pensarci nemmeno, metteresti in imbarazzo tutti i grifondoro.»
«Però con gli incantesimi sono bravo!» ribatté Hinata, punto sul vivo.
«Solo in quelli di Difesa contro le Arti Oscure. In tutto il resto sei una schiappa, e in più non hai cervello.»
«Tsukki!» lo riprese Yamaguchi, per difendere l'amico. «Non è vero che sei una schiappa, Hinata, ma gli studenti di Durmstrang sembrano preparati! E anche quelli di Beauxbatons fanno paura...»
«E poi porteresti sulle spalle il peso di rappresentare l'intera scuola!» esclamò Yachi, saltando giusto in tempo il terzo gradino della scala, quello invisibile su cui Kageyama inciampava sempre. «Io non riuscirei mai a reggere una simile responsabilità!»
Hinata annuì, in parte d'accordo, e in parte decisamente tentato dall'avventura.
«Luci fatate!» disse, non appena si trovarono di fronte al quadro della Signora Grassa, che scivolò di lato per lasciarli passare. Yachi augurò loro la buonanotte, prima di seguire le compagne nel dormitorio femminile. Hinata si infilò nel proprio letto a baldacchino con un sospiro, affondando la faccia nel cuscino.
«Kageyama?» bisbigliò dopo qualche istante, poiché il sonno non accennava a farsi vedere.
Nessuna risposta.
«Kageyama?» riprovò, alzando la voce. «Dormi?»
«Adesso non più» borbottò l'altro, voltandosi a guardarlo.
«Tu vuoi partecipare?»
«Non lo so» rispose, infastidito. «Forse» aggiunse infine, con un bisbiglio.
Hinata chiuse gli occhi, immaginandosi la faccia che avrebbe fatto se avesse vinto le prove, diventando campione della scuola. Quindi sorrise, e s'addormentò.

Solitamente il sabato gli studenti si alzavano tardi, preferendo rimanere a sonnecchiare nei propri letti caldi. Quel giorno, tuttavia, Hinata e i suoi compagni non furono i soli a scendere per fare colazione presto. Non appena arrivarono nella Sala d'Ingresso, videro gli studenti di Durmstrang disposti in una fila ordinata dietro il Calice, seguiti da quelli di Beauxbatons. Tutti infilarono un foglietto di pergamena fra le fiamme bluastre, compresi ovviamente i due gemelli.
«Oh, Shouyou-kun!» lo salutò Atsumu, mentre un ghigno s'allargava sul suo viso. Osamu sbuffò.
Shouyou-kun?
«Buon giorno!» rispose cordialmente Hinata, mentre si avvicinarono verso di lui.
«Hai intenzione di partecipare?» domandò quindi Osamu, osservando incuriosito il foglietto che stringeva fra le dita.
Hinata annuì, sentendosi un po' a disagio - era tutta colpa della statura! - e Atsumu scoppiò a ridere.
«Non sembri molto pericoloso» soffiò, irrisorio. «E neanche bravo. Spero che il Calice non ti scelga, altrimenti diventerebbe tutto troppo facile. E anche noioso.»
Hinata, punto sul vivo, percependo la rabbia rizzarsi come il pelo di un gatto, aprì la bocca per controbattere, ma Kita fu più veloce e gli affibbiò uno scappellotto proprio dietro la nuca.
«Ignoralo» si scusò, esalando un sospiro esausto. «Fa così con tutti.»
«La verità è che gli piaci» aggiunse Osamu, arricciando le labbra divertito. «Ieri ha detto che ti trovava carino.»
Hinata si sentì avvampare, e Atsumu boccheggiò come un pesce fuor d'acqua.
«N-non è vero!» biascicò, a disagio. «Non l'ho mai detto, e poi è troppo basso per i miei gusti! 'Samu, io ti ammazzo
Hinata, adesso decisamente stizzito, si voltò e raggiunse il Calice. Kageyama era già in fila, e questo lo motivò ulteriormente. Tsukishima gettò loro uno sguardo di puro ribrezzo, ma non disse nulla, sapeva che sarebbe stato del tutto futile. Anche Daichi, Tanaka e Nishinoya gettarono il proprio nome fra le fiamme.
Non appena giunse il suo turno, rifletté nuovamente sul fatto che gli sarebbe stato proibito ritirarsi dalla competizione. Se fosse stato scelto, avrebbe avuto il dovere di partecipare davanti all'intera scuola, fino alla fine. Tuttavia Hinata oramai aveva imparato a domare il panico, quattro anni di partite di Quidditch l'avevano temprato come l'acciaio, e inoltre non gli era mai piaciuto lasciare le cose a metà. Sollevando lo sguardo, notò Atsumu fermo a osservarlo. Quest'ultimo sorrise, e poi mosse le labbra.
«Paura, Shouyou-kun?»
«Ti piacerebbe» pensò Hinata, prima di lasciar scivolare il pezzo di pergamena dalle proprie dita, dritto nel Calice.
Era fatta.
Raggiunse Kageyama e Yachi, che lo aspettavano all'entrata della Sala Grande, per poi sedersi al tavolo dei Grifondoro a ingozzarsi di uova fritte e bacon, con un presentimento agitato nello stomaco che non accennava a svanire.

Quel pomeriggio, lui e Kageyama si recarono da Hagrid, che preparò per pranzo una specie di zuppa piuttosto saporita. Quando Kageyama tuttavia tirò fuori dalla propria ciotola un lungo artiglio ricurvo, improvvisamente Hinata si sentì sazio e si limitò a sorseggiare del tè.
Parlarono del Torneo. Hagrid aveva l'aria di saperla lunga, ma con un grosso sorriso si limitò a scuotere la testa e a rimanere in silenzio non appena lo pregarono di rivelar loro qualche indizio sulle prove. Quando divenne buio, uscirono dalla capanna di legno e si diressero insieme al Castello, agitati per l'estrazione dei Campioni che si sarebbe tenuta dopo il banchetto di Halloween. Mentre risalivano la collina, gli studenti di Beauxbatons uscirono dalla propria gigantesca carrozza e si accodarono. Hagrid iniziò subito a parlottare eccitato con Madame Maxime, e nonostante l'oscurità, Hinata riuscì a distinguere perfettamente il rossore che gli chiazzava le guance. Si scambiò uno sguardo divertito con Kageyama, sforzandosi di non ridacchiare. Lo studente di Beauxbatons, quello che si era stampato nitido nella sua memoria per la sua strabiliante bellezza, passò loro accanto e ammiccò indisponente, e per un istante Hinata si sentì galleggiare, mentre il cuore gli batteva forte nel petto.
«Deve essere imparentato con una Veela, altrimenti non si spiega!» borbottò Kageyama scocciato, non appena l'altro fu abbastanza lontano.
«Una Veela? Cos'è?»
«Una specie di creatura magica. Tipo una sirena, capito? Sono molto... belle. Ti incantano. Alla finale della coppa del mondo di Quidditch di quest'anno ipnotizzarono l'arbitro, e poi iniziarono a lanciare palle di fuoco sui tifosi avversari.»
«Oh» rispose Hinata, un po' atterrito. «Figo.»
Entrarono nella Sala Grande e salutarono Hagrid, che si diresse verso il tavolo degli insegnanti. Il Calice di fuoco, dalla Sala d'Ingresso, era stato posto proprio di fronte a Silente, in modo tale da risultare visibile a tutti. Hinata prese posto fra Yachi e Yamaguchi, notando con piacere che gli studenti di Durmstrang si erano seduti dall'altra estremità del tavolo. Almeno per quella sera, Hinata non avrebbe dovuto sopportare le continue frecciatine di Atsumu, sebbene apprezzasse parecchio la compagnia di Kita, Osamu e Aran.
Nessuno si gustò il banchetto e le prelibatissime pietanze. Gli studenti erano troppo agitati a causa dell'estrazione, e difatti continuavano a rivolgere occhiate impazienti al Calice e al Preside, allugando i colli come tartarughe. Quando finalmente la seconda portata di dolci venne spazzata via, Silente si alzò e il chiacchiericcio s'interruppe immediatamente. Questa tensione soffocante e bollente, Hinata non l'aveva mai percepita, neanche durante la partita di Quidditch fra Grifondoro e Serpeverde.
«È giunto il momento!» esclamò Silente, sfregandosi le mani. «I campioni che verrano scelti sono pregati di passare davanti al tavolo degli insegnanti e di entrare nella stanza qui accanto, dove riceveranno le prime istruzioni.»
Poi, con un ampio ed elegante gesto della bacchetta, abbassò l'intensità delle candele che scintillavano luminose dalle zucche di Halloween. Nella semi-oscurità, le fiamme del Calice tremolavano ipnotiche.
«Ci siamo!» sussurrò Yachi, mordendosi le labbra. A Hinata iniziarono a sudare le mani, il cuore pulsava rapidissimo nelle orecchie. Con un crepitio e parecchie scintille, il primo foglietto, bruciacchiato un po' agli angoli, schizzò fuori dalla coppa, e Silente lo afferrò al volo.
«Il campione di Beauxbatons» annunciò, con voce forte e chiara. «È Oikawa Tooru!»
Sotto un diluvio di applausi, Oikawa - lo studente bellissimo! - s'alzò dal tavolo dei Serpeverde, strinse la mano a tutti e tre i Presidi - Madame Maxime gli accarezzò affettuosamente i capelli - ed entrò nella stanza.
«Me lo sentivo» sbuffò Kageyama, e Hinata annuì.
Le fiamme del Calice si gonfiarono di nuovo, e tutti trattennero il respiro mentre il secondo foglietto dardeggiò in aria.
«Il campione di Durmstrang» lesse Silente, sistemandosi la montatura sul naso adunco. «È Miya Atsumu!»
«Oh no!» sbottò Hinata, sovrastato però dagli applausi degli studenti di Durmstrang. Kita gli diede una pacca sulla spalla, Aran, orgoglioso, gridò 'bravo!' e Atsumu si alzò con un'espressione arrogante dipinta sul viso. Forse fu soltanto una sua sensazione, ma fu certo che per un istante intercettò il proprio sguardo. Karkaroff gli strinse la mano con entusiasmo, e così fecero anche Silente e Madame Maxime. Scivolò nella stanza, e a quel punto l'agitazione divenne così palpabile da risultare dolorosa, pesante come piombo.
Era il momento del campione di Hogwarts.
Di nuovo, il Calice stillò scintille e il terzo foglietto schizzò per aria.
«Il campione di Hogwarts è...»
Tum-tum, tum-tum, tum-tum...
«Hinata Shouyou!»
Hinata necessitò di qualche momento per recepire il messaggio. Se Yachi non l'avesse spinto con la mano, probabilmente sarebbe rimasto pietrificato al tavolo, senza comprendere cosa fosse successo. Un diluvio di applausi esplose intorno a lui, ma Hinata neanche lo udì.
«Hinata, avanti, muoviti!» sbottò Kageyama, con un baluginio di preoccupazione che fece capolino nelle iridi.
Come se si trattasse d'un sogno, s'alzò inciampando nell'orlo della veste e si diresse verso il tavolo degli insegnanti. Le gambe parevano fossero diventate un prolungamento del tutto estraneo del corpo, e sperò solo che non gli cedessero davanti all'intera scuola. Il tragitto per arrivare gli parve eterno. Come un automa, strinse la mano a Karkaroff, Madame Maxime e a Silente, Hagrid annuì per incoraggiarlo, ed entrò anche lui nella stanza.
«È uno scherzo» sbottò Atsumu, non appena lo vide.
Hinata era talmente agitato che neanche si premurò di rispondere. Le viscere si contorcevano atrocemente, e il sapore della bile gli inondò il palato.
«Va tutto bene? Devi vomitare?» domandò Oikawa, e Hinata non capì se fosse sinceramente preoccupato o se lo stesse sbeffeggiando. Probabilmente la seconda.
Prima che potesse rispondere, Silente, Karkaroff e Madame Maxime entrarono nella stanza, seguiti da altri due uomini che erano seduti al banchetto, ma dei quali Hinata non conosceva il nome.
«Barty Crouch e Ludo Bagman» li presentò il Preside, sorridente. «Si sono occupati della pianificazione del torneo, e faranno parte della giuria.»
Il primo aveva occhiaie piuttosto profonde, e pareva esausto, come se non dormisse da settimane. Ludo Bagman, al contrario, pareva molto più gioviale ed entusiasta.
«La prima prova» cominciò a spiegare Crouch, avvicinandosi «avrà luogo il 24 novembre, davanti agli studenti e alla commissione giudicatrice. Non vi diremo di cosa si tratti, perché l'audacia e lo spirito d'iniziativa di fronte all'ignoto sonno caratteristiche molto importanti per un mago.
«Ai campioni non sarà permesso accettare o chiedere aiuti di nessun genere, e sarete muniti esclusivamente di bacchetta magica. Riceverete istruzioni inerenti alla seconda prova al termine della prima. Considerata la natura estremamente impegnativa del Torneo e del tempo che esso richiede, i Campioni sono esentati dagli esami di fine anno.»
Hinata, a quella frase, parve un po' riprendersi. Almeno una buona notizia.
«Beh, credo sia tutto...»
Silente annuì, sereno, poi si rivolse ai campioni. «Il mio consiglio è quello di andare a riposarvi, anche se immagino che i vostri compagni vi stiano aspettando per festeggiare!»
Oikawa seguì Madame Maxime fuori dalla porta, piuttosto compiaciuto. Atsumu lo guardò e schiuse le labbra, come se volesse dirgli qualcosa, ma poi si voltò e scomparve con Karkaroff. Hinata, ancora confuso e sconvolto, augurò la buona notte al professor Silente e si diresse verso la Sala Comune.
Non riusciva a crederci. Quante probabilità c'erano che venisse davvero scelto lui? D'improvviso, si rese conto di aver sottovalutato il peso psicologico che avrebbe dovuto tollerare. L'ansia di non riuscire a rimanere al passo con gli altri due campioni s'accingeva già a divorarlo. E se avesse fatto una figuraccia? Se Hogwarts avesse perso miseramente a causa sua? Hinata ora s'era fatto carico della reputazione della scuola, più ovviamente di tutte le aspettative e le speranze che gli studenti, che i suoi compagni, nutrivano nei suoi confronti.
Il tragitto per arrivare alla Torre dei Grifondoro gli parve infinito. Quando finalmente bisbigliò la parola d'ordine alla Signora Grassa, che si spostò di lato per lasciarlo passare, fu accolto da un boato assordante di giubilo.
«Grande, Hinata!» esclamò Nishinoya, balzandogli praticamente addosso, seguito da Tanaka.
I due avevano rubato burrobirre, patatine e noccioline dalle cucine della scuola. Hinata non era affatto in vena di festeggiare, troppo preso dall'ansia che pareva fosse intenzionata a polverizzargli le ossa, ma a nessuno importò. Un ragazzo del quarto anno gli avvolse uno stendardo di Grifondoro, con un leone disegnato rosso e oro, intorno alle spalle, e Hinata si sforzò di risultare quanto più fiducioso possibile. Solamente dopo parecchie ore, non appena gli studenti si ritirarono a dormire esausti, Hinata sprofondò nella morbida poltrona vermiglia di fronte al caminetto, circondato da Sugawara, Yamaguchi, Kageyama, Yachi, Tsukishima e Daichi.
«Io te l'avevo detto» disse Tsukishima esalando un sospiro esasperato, pulendosi le lenti degli occhiali con un lembo della divisa.
Hinata grugnì, incapace di formulare una frase di senso compiuto. Sugawara gli accarezzò la nuca, incoraggiante.
«Ti sei un po' lasciato trascinare da Kageyama e da... dagli studenti stranieri» osservò Daichi, e Hinata seppe che con 'studenti stranieri' intendeva dire 'Atsumu Miya'.
«Non è colpa mia se è un idiota» ribatté Kageyama, strizzando gli occhi.
«Tu sei idiota tanto quanto lui» disse Tsukishima. «Non è che se avessero estratto te sarebbe stato meglio...»
«Però non sei da solo» esclamò Yachi, soffice. «Noi ti aiuteremo. In qualche modo ce la farai sicuramente, ne sono sicura!»
Yamaguchi annuì, e Hinata si sentì rincuorato. Sentirli al suo fianco, mentre tentavano di incoraggiarlo, per lui ebbe più valore di qualunque altra cosa.


Note d'autrice
Sono un clown. È la terza Hogwarts!AU che scrivo ma cioè io non ce la posso fare. Le amo. Che devo fare?? L'altra è attualmente in fase di revisione perché l'ho riletta e mi fa schifissimo, ma non vi preoccupate (della serie: ma chi t'ha detto niente) aggiornerò presto anche quella!
Comunque, tornando a noi. Questa storia s'è scritta da sola. È quasi completa, e mi impegnerò a postare un nuovo capitolo ogni 7-10 giorni. Ovviamente mi limiterò a trattare solo l'anno relativo al Torneo Tremaghi, e siccome la mia fantasia è zero mi atterrò moltissimo al libro originale. Comunque, spero vi sia piaciuta, e vi ringrazio per essere arrivati sin qui!
Un abbraccio forte, alla prossima! **

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** La Pesa delle Bacchette e i Tre Draghi ***


Note: questo capitolo partecipa alla 'challenge delle quattro stagioni' indetta da rhys89 sul forum di efp, con il prompt n. 10, stagione inverno gruppo B.

Capitolo II
La Pesa delle Bacchette e i Tre Draghi
(oppure, 'Iwaizumi e Hinata capiscono di essere spacciati')



Nei giorni che seguirono, Hinata si ritrovò a traballare su una specie di corda sospesa nel vuoto. Grazie alla propria Casa, riuscì a riacquisire sporadiche briciole di fiducia in se stesso, poiché i compagni lo appoggiarono e lo supportarono quotidianamente, distraendolo non appena l'ansia diveniva soffocante e infondendogli coraggio quando si faceva prendere dal panico. Persino Tsukishima e Kageyama, seppur a modo loro, tentarono di aiutarlo. Il primo gli insegnò addirittura il Maleficio Mucovolante, e per quieto vivere, Hinata decise di dimenticare il fatto che il compagno lo sperimentò su di lui alle cinque del mattino, facendogli uscire uno stormo di pipistrelli fatti di caccole dalle narici.
Altre volte ancora, invece, addirittura si convinceva che ce l'avrebbe fatta, e lasciava che il proprio animo s'infiammasse di eccitazione all'idea di mettersi alla prova, curioso e infervorato e affamato dall'adrenalina e dalla voglia di vincere. Prima di addormentarsi, s'immaginava con la coppa Tremaghi stretta fra le dita, la Gloria Eterna e i mille galeoni in tasca. Il pubblico lo applaudiva ammirato, e la faccia basita di Atsumu che lo osservava sconfitto gli faceva sempre arricciare le labbra in un sorriso soddisfatto.
Hinata ebbe la sensazione che il tempo scorresse a velocità triplicata, poiché oramai al ventiquattro novembre mancavano meno di due settimane.
Durante i pasti, fu purtroppo costretto a sopportare la continua e opprimente presenza del campione di Durmstrang, che si ostinava a sedersi vicino a lui. Non faceva altro che vantarsi delle proprie capacità con i suoi compagni, gridando ai quattro venti cose come: 'vi ricordate di quella volta in cui trasfigurai un elefante? O di quella volta in cui lottai contro un'Acromantula? Sapevate che so eseguire un Incanto Patronus?'.
«Sai davvero eseguire un Incanto Patronus?!» gli domandò quindi Hinata, stupito suo malgrado, strozzandosi con il succo d'arancia.
«Certo» ripose l'altro, mentre un arrogante ghigno gli s'allargava sul viso. «Roba da niente, per uno come me!»
Hinata si ammutolì, rifiutandosi di toccare un ulteriore boccone della propria colazione. Udirlo discutere con il gemello di fatture che non aveva neanche mai sentito nominare, gli causò un mal di stomaco pungente sin dalle primissime ore del mattino, poiché divenne consapevole del divario abissale che persisteva fra di loro.
Quel venerdì, dopo aver maledetto di nuovo la sua impulsività nel proporsi come Campione, si recò alla lezione di Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Moody introdusse gli Incantesimi di Ostacolo, e Hinata drizzò le orecchie, pensando che si sarebbero potuti rivelare utili durante le prove.
Malocchio scrisse la formula sulla lavagna ('impedimenta!'), ed eseguì una dimostrazione pratica paralizzando a mezz'aria un folletto della Cornovaglia che liberò da una gabbia. Fortunatamente, l'esecuzione gli riuscì alla perfezione dopo solamente due tentativi e si rincuorò, vincendo anche dieci punti per Grifondoro. Tornò depresso non appena entrò nell'aula di Trasfigurazione, l'ora successiva. Tecnicamente sarebbe dovuto essere in grado di trasfigurare il proprio gufo in un binocolo, ma quest'ultimo si limitò a sbatacchiargli infastidito le ali in faccia non appena gli puntò contro la bacchetta.
«Concentrati, Hinata!» lo rimproverò la professoressa Mc Granitt, ma la sua attenzione - chissà perché - immancabilmente si riversava sulla prova che lo attendeva in agguato, e su Atsumu che sapeva già trasfigurare gli elefanti.
Nell'ora di pausa, Hinata si recò nella grande biblioteca del castello, accompagnato da Yachi e Yamaguchi. Sfogliarono diversi libri, sottolineando e selezionando incantesimi e nozioni che si sarebbero potuti rivelare utili. Hinata riusciva già ad eseguire un Sortilegio Scudo, ma scelse di imparare una fattura che congelava il nemico (Glacius!) e l'incantesimo Reducto. Prima di pranzo, Hinata prese in prestito un libro inerente agli Schiantesimi, programma del sesto anno, che secondo Yachi sarebbero stati fondamentali per permettergli di avanzare nel Torneo. Nella Sala Grande mangiarono in silenzio - come sempre, Hinata fece del proprio meglio per ignorare Atsumu, che continuava imperterrito a decantare le sue imprese - e alle due, stringendosi le sciarpe intorno al collo, uscirono nel parco, diretti verso le serre di Erbologia. Hinata non prestò attenzione alla spiegazione della professoressa Sprite, troppo occupato a tentare di ghiacciare un ramo di Tentacula Velenosa che si stava avviluppando attorno al suo ginocchio.
Alle quattro, a malincuore, risalirono la collina per dirigersi verso i sotterranei, dove Piton li attendeva per l'ultima lezione del giorno. A Hinata veniva da piangere. Da quando il Calice l'aveva scelto, l'odio profondo che Piton nutriva nei suoi confronti pareva si fosse quintuplicato.
Non ebbe neanche il tempo di sedersi al tavolo, che l'insegnante iniziò subito a sbeffeggiarlo su quanto l'antidoto per la Pozione Soporifera che gli era stato assegnato da preparare come compito per casa fosse scadente.
«Un Babbano avrebbe saputo fare di meglio» gli disse, prima di togliere dieci punti a Grifondoro per l'inettitudine e l'incapacità che lo contraddistinguevano. Non contento, minacciò di avvelenarlo entro il termine della lezione, così magari avrebbe imparato a preparare antidoti in maniera consona e adeguata al proprio anno di istruzione. Quando Hinata si ritrovò a tremare dalla rabbia, con l'Ardemonio nel petto, mentre Yachi gli sussurrava parole all'orecchio nel tentativo di placarlo, un flebile 'toc toc' interruppe la sfuriata dell'insegnante.
Una ragazza Grifondoro del secondo anno, di cui Hinata non ricordava il nome, s'affacciò timidamente alla porta.
«Sì?» domandò Piton, esasperato.
«Mi scusi, signore, dovrei accompagnare Hinata di sopra...»
«Hinata ha un'altra ora di pozioni» replicò l'insegnante freddamente. «Verrà di sopra quando la lezione sarà finita.»
«Signore, mi scusi...» insistette debolmente la ragazza, praticamente pigolando. «Lo vuole il Signor Bagman, per la Pesa delle Bacchette...»
«Bene!» sbottò Piton, e con irruenza gli fece cenno di andar via. Hinata afferrò la sua borsa, troppo stupefatto per l'enorme colpo di fortuna, e si avviò verso l'uscita.
«Mi hai salvato!» esclamò Hinata stillante entusiasmo, non appena furono abbastanza lontani dalla classe di Pozioni. Quest'ultima arrossì violentemente, e lo condusse davanti un'aula del quarto piano.
«Faccio il tifo per te!» esclamò di botto, prima di fuggire via imbarazzata.  
Senza neanche avere il tempo di ringraziarla, la osservò scomparire per le scale.
«Ti sei fatto la ragazza, Shouyou-kun?»
Hinata esalò un sospiro esasperato, voltandosi bruscamente. Atsumu era dietro di lui, le labbra arricciate nel tipico sorrisetto snervante.
«Non è la mia ragazza!» ribatté piccato, prima di bussare alla porta e di scivolare nella stanza.
I banchi dell'aula erano stati accatastati a ridosso delle pareti, lasciando uno spazio vuoto al centro, con delle sedie imbottite. Ludo Bagman, che rivolse loro un gioviale cenno di saluto, parlottava fitto con una strega vestita di color cremisi.  
«Chibi-chan!» esclamò Oikawa, con la schiena poggiata al muro di marmo. Hinata, sebbene fosse infastidito dal soprannome che il più grande gli aveva affibbiato, sorrise entusiasta e gli si avvicinò. Aveva avuto modo di parlarci spesso negli ultimi tempi, poiché era diventato amico di Iwaizumi e di conseguenza Hinata se lo ritrovava spesso a girovagare per i corridoi di Hogwarts, insieme ai Serpeverde del settimo anno. Aveva così scoperto che dietro ai suoi modi di fare capricciosi e un po' snervanti, si nascondeva una persona davvero piacevole e degna di ammirazione, sebbene a Kageyama non stesse troppo simpatico. E almeno non era arrogante come Atsumu.
«Oikawa-san!» rispose dunque, chinando la nuca rispettoso. Oikawa gli scompigliò affettuosamente i capelli e sorrise. Atsumu, di fianco a lui, inarcò scettico le sopracciglia, mentre un'ombra ostile gli lampeggiò nelle iridi.
«Da quando siete così intimi, voi due?»
«Perché, forse sei geloso?» ribattè Oikawa, ammiccando malizioso e mettendogli un braccio intorno alle spalle.
Shouyou percepì le gote avvampare, proprio come quelle di Atsumu, ma prima che uno dei due riuscisse a controbattere, Bagman li interruppe.
«Non appena arriveranno gli altri giudici, inizieremo la Pesa delle Bacchette!»
«Cos'è?» domandò Hinata, a metà fra il curioso e l'agitato.
«È soltanto un controllo. Dobbiamo verificare che le vostre bacchette siano perfettamente efficienti, prima di farvi partecipare alle prove. L'esperto dovrebbe essere qui a momenti. Oh, e questa» aggiunse, indicando la strega vestita di cremisi al suo fianco «è Rita Skeeter, inviata speciale della Gazzetta del Profeta!»
Rita Skeeter possedeva un aspetto piuttosto eccentrico, persino per una strega. I capelli erano acconciati in riccioli elaborati, color biondo platino, la mascella era pronunciata e le labbra sottili dipinte di rosso fuoco. Indossava una montatura a farfalla, incorniciata di strass, e stringeva le mani intorno a una borsetta in pelle di coccodrillo, le unghie lunghe almeno cinque centimetri.
«Chissà se posso scambiare due parole con Shouyou prima di iniziare...» sospirò leziosa, sbattendo le ciglia.
«Ma certo!» esclamò Ludo Bagman, raggiante. «Cioè, se Hinata vuole, naturalmente...»
«Ehm...»
Hinata in realtà non lo desiderava affatto, perché qualcosa nella personalità della giornalista lo turbava, ma quest'ultima si avvinghiò intorno al suo braccio come la piovra gigante del Lago Nero e lo trascinò in un ripostiglio delle scope, buio e polveroso.
«Mmh, è intimo...» sospirò, armeggiando con la borsetta.
Hinata rabbrividì, mentre una penna d'aquila color verde acido, sgargiante come la proprietaria, schizzò fuori dalla cerniera.
«È una Penna Prendiappunti» spiegò lei, scoprendo i denti - Hinata ne contò almeno tre d'oro - in uno dei sorrisi più falsi che avesse mai visto. «Mi permette di parlarti normalmente!»
Hinata deglutì, a disagio, e la Skeeter si appoggiò a un grosso scatolone.
«Allora, Shouyou, raccontami come mai hai deciso di iscriverti al Torneo Tremaghi.»
«Uhm» iniziò Hinata titubante, grattandosi nervosamente la testa. «Mi piacciono le sfide... Credo. E poi Kageyama ci avrebbe provato, e non potevo mica lasciargliela vincere così facilmente...» aggiunse, non riuscendo a distogliere lo sguardo dalla penna che scriveva come un'ossessa da sola sul foglio di pergamena.
«Ignorala» disse la Skeeter, prima di continuare. «Parlami dei tuoi genitori. Come si sono sentiti, quando hanno saputo che eri stato selezionato come Campione?»
«Beh...» la verità era che Hinata non aveva ancora avvisato né sua madre, né sua sorella, ma non reputò una scelta saggia farlo sapere alla giornalista, così mentì. «Beh, mia mamma è un po' nervosa, immagino...»
«Credi sia fiera? O arrabbiata?»
«Oh... Ehm...»
Fortunatamente, la porta si spalancò inondando il ripostiglio di luce, e non fu obbligato a rispondere. Silente strizzò gli occhi, e Hinata notò che la penna Prendiappunti era svanita come fumo.
«Silente!» esclamò Rita con voce stridula, tendendo la mano. «Come sta? Spero che durante l'estate abbia letto il mio articolo...»
«Oh sì, di una perfidia incantevole!» commentò il Preside, sorridendo affabile. «Ora, la Pesa delle Bacchette sta per iniziare, e non può avere luogo se uno dei Campioni è nascosto in un ripostiglio per le scope.»
Lieto di sfuggire alla Skeeter, Hinata tornò immediatamente nell'altra stanza, affiancando Atsumu che gli rivolse uno sguardo circospetto, forse persino preoccupato. Adesso erano arrivati anche Karkaroff, Madame Maxime, e, con un gemito di sorpresa, Hinata riconobbe il signor Olivander, da cui aveva acquistato la bacchetta quando aveva undici anni, in un caldo pomeriggio d'agosto. Il ricordo di quel momento a Diagon Alley persisteva vivido e indelebile nella sua memoria, come se fosse accaduto soltanto il giorno precedente.
Gli occhi penetranti e trasparenti del fabbricante di bacchette indugiarono su di lui, e accennò un sorriso.
«Vi presento il signor Olivander» esclamò Silente, rivolgendosi ai campioni. «Sarà lui a controllare le vostre bacchette per assicurarsi che siano in buone condizioni prima del Torneo.»
«Signor Oikawa, mi dia la sua, prego» disse dunque Olivander, e Oikawa gliela porse.
Il signor Olivander la esaminò, le sopracciglia incurvate in un'espressione critica. «Legno di rosa, dieci pollici, piuttosto elastica, e contiene... oh santo cielo, un capello di una Veela?»
«Sì» rispose Oikawa, scrollando le spalle. «La Veela era mia nonna.»
Allora Oikawa era sul serio in parte Veela. Shouyou ripensò alla conversazione sostenuta con Kageyama il giorno di Halloween, prima dell'estrazione dei campioni, e si appuntò di riferirglielo. Diamine, sembravano trascorsi secoli.
Il signor Olivander borbottò 'aguamenti', e dalla punta zampillò un rivolo d'acqua.
«Beh, sembra in buone condizioni» commentò, restituendola al proprietario. «Signor Miya, prego.»
Atsumu si avvicinò.
«Oh, questa è una creazione di Gregorovich, vero?» chiese Olivander, rigirandosi la bacchetta fra le dita. «Un bravo fabbricante, seppur il suo stile non sia proprio del tutto... Beh, comunque, legno di abete, nove pollici e mezzo, piuttosto rigida... E fibra di cuore di drago.»
Olivander quindi annuì, poi mormorò: 'avis!', e con uno schiocco secco, uno stormo di canarini si materializzò d'improvviso nell'aula, per poi svolazzare via dalla finestra.
«E adesso, il signor Hinata!»
Hinata gli cedette la propria, agitato.
«Ah, questa è una delle mie!» esclamò Olivander, decisamente più entusiasta. «Ricordo perfettamente, sì. Legno di acero, dieci pollici, molto flessibile... E nucleo in piuma di coda di fenice.»
In seguito sprizzò dalla punta una fine pioggerellina dorata, per poi riconsegnarla a Hinata, confermando che godeva ancora di ottime condizioni.
«Grazie a tutti voi» disse Silente, sorridendo. «Ora potete andare a cena...»
«Le foto, Silente, le foto!» strillò Bagman, eccitato.
Hinata fu quindi obbligato a posizionarsi tra Atsumu e a Oikawa, mentre un mago basso e dal largo cappello rosso salamandra scattava le foto con quella che pareva una specie di polaroid gigantesca. Hinata non aveva mai badato al proprio aspetto fisico, ma non poté fare a meno di sentirsi in difetto rispetto agli altri due, che parevano fossero stati scolpiti sul marmo e possedevano un'aria decisamente più affascinante. Tentò di appiattirsi i capelli, senza riuscirci.
Finalmente furono liberi di andarsene, e i Campioni si diressero direttamente verso la Sala Grande per la cena. Lungo le scale, Oikawa incrociò Iwaizumi che aveva appena terminato la lezione di Aritmanzia, e gli si aggrappò alle spalle, pigolando un 'Iwa-chan!' tutto entusiasta, per poi seguirlo. Atsumu rimase così al fianco di Shouyou.
«Allora» disse, grattandosi il collo. «Sei nervoso?»
«Affatto» mentì Hinata, che non voleva dargli alcuna soddisfazione. «E tu?»
«Per niente. Preparati a perdere.»
Hinata sbuffò e prese posto tra Sugawara e Daichi, sperando che Piton non avesse avvelenato tutti i compagni del proprio anno.

*

Non appena Hinata spalancò gli occhi, il piumone tirato fin sotto al naso, impiegò qualche istante per comprendere come mai il proprio cuore scalpitasse tanto agitato nel petto: quel giorno era il sabato prima della prova, e il martedì seguente avrebbe dovuto affrontare l'ignoto, scendendo nello stadio al fianco degli altri campioni. Con un sospiro esausto, scivolò via dal letto e si vestì. I Grifondoro quel pomeriggio avrebbero visitato Hogsmeade, tuttavia Yachi e Yamaguchi sarebbero rimasti con lui per aiutarlo con le fatture. Era riuscito a padroneggiare Glacius alla perfezione, ma con l'esecuzione degli Schiantesimi aveva ancora parecchi, troppi, problemi. Al massimo aveva fatto tremolare leggermente il cuscino contro il quale l'aveva scagliato, e difatti Tsukishima s'era messo a ridere, prendendolo in giro.  
Quando entrò nella Sala Grande per la colazione, Hinata comprese immediatamente che qualcosa non andasse, poiché sguardi incuriositi e sorrisi irriverenti lo perforarono come trapani. Imbarazzato, s'affrettò a raggiungere Yachi e Yamaguchi, seduti in disparte all'estremità del tavolo.
Yamaguchi, quando lo vide, corrucciò il viso in un'espressione preoccupata.
«Che sta succedendo?» chiese Hinata, non troppo convinto di voler conoscere la risposta.
«Niente» rispose sbrigativo l'altro, arrotolando il giornale che stava consultando.
«Diciamoglielo» sussurrò Yachi, intristita. «Tanto lo scoprirà comunque.»
«Dirmi cosa?» riprovò Hinata, adesso decisamente agitato. Un rivolo di sudore freddo gli attraversò la schiena.
Yamaguchi, con una smorfia disgustata, gli porse la Gazzetta del Profeta. La sua faccia occupava gran parte della prima pagina.

''Hinata Shouyou, il campione che porterà Hogwarts alla sconfitta?''


Era il titolo centrale dell'articolo, a cura di Rita Skeeter, che aveva trasformato la loro intervista nel ripostiglio delle scope in un fiume di notizie e di affermazioni false e sconcertanti. Hinata si costrinse a proseguire la lettura - che continuava a pagina sette e otto, per giunta! - con lo stomaco che s'arricciava sempre più dolorosamente.
''Hinata Shouyou, studente del quinto anno ad Hogwarts. Mi ha rivelato in esclusiva di non essere nemmeno capace di eseguire un semplicissimo incantesimo di Levitazione. È un Nato Babbano, forse questo ha influito sulle sue abilità magiche, e ha confermato di essere terrorizzato all'idea di affrontare la prima prova, soffre di insonnia da quando il Calice l'ha scelto...''
«Ma non è vero!» esplose Hinata sbattendo furioso il pugno sul tavolo, rovesciandosi addosso un bicchiere colmo di succo d'arancia. Yachi estrasse la bacchetta e sussurrò 'tergeo!' per ripulirgli la veste, ma la Skeeter non s'era limitata solo a scrivere quel mucchio di baggianate sul suo conto. Aveva intervistato anche terze persone, per conoscere dettagli più specifici inerenti alla propria vita privata.
«Un altro studente, che preferisce rimanere anonimo, afferma che Hinata passa la maggior parte del proprio tempo libero con Kageyama Tobio. Che abbia trovato l'amore?''
Hinata boccheggiò scioccato, letteralmente senza parole. Una sorta di ronzio gli esplose nelle orecchie, mentre il sangue scorreva rapido e infiammato nelle vene e sulle guance. In quel momento, qualcuno gli sfilò il giornale dalle dita.
«Che hai da strillare di prima mattina?» domandò Atsumu beffardo, e Hinata si sentì morire. Il Campione di Durmstrang era l'ultima persona che avrebbe dovuto leggere quell'articolo.
«Ridammelo!» ringhiò, alzandosi di scatto. Tentò di riappropriarsene, ma Atsumu era molto più alto di lui, così sollevò il giornale fuori dalla sua portata. Infervorato da una rabbia cieca, Hinata sfoderò la bacchetta pronto a lanciargli fatture a raffica una volta buona per tutte, tuttavia Sugawara e Daichi lo costrinsero a sedersi, afferrandolo per le braccia prima che la Mc Granitt potesse accorgersi di qualcosa, altrimenti sarebbero stati guai seri.
«Hinata Shouyou» lesse Atsumu, mentre un ghigno irrisorio s'allargava sul suo viso. «di notte piange dalla paura al pensiero del Torneo. Ha confessato che, se potesse, si ritirerebbe...»
Poi, qualcosa nella sua espressione mutò: il sarcasmo svanì del tutto, e le iridi si rabbuiarono.
«Ha trovato l'amore? Kageyama?» disse, allibito. Prima che potesse continuare, Osamu e Kita si materializzarono al suo fianco. Kita gli sfilò il giornale dalle mani, restituendolo a Hinata, mentre Osamu gli mollò un forte scappellotto dietro la nuca. Entrambi chinarono la testa, scusandosi. Hinata, in quel momento, avrebbe soltanto desiderato trasformare Atsumu in una zucca gigantesca per poi spappolarla con la mazza di un Troll.  
Gli studenti di Durmstrang si sedettero quindi poco lontani. Atsumu continuò a rivolgergli un'occhiata colma di disprezzo, che Hinata ricambiò con vigore, finché un gufo bruno atterrò nel suo piatto. Chiedendosi che altro ancora ci fosse - ed erano solo le dieci del mattino! -gli sfilò la lettera dalla zampa e allungò al volatile qualche pezzo di salsiccia per ricompensarlo.
La missiva era di Hagrid.
''Vieni da me stasera a mezzanotte''.
Hinata, con un sospiro, ripiegò la lettera in tasca e si alzò senza neanche terminare di mangiare, dirigendosi in biblioteca, valutando sul serio l'opzione di afferrare la propria Nimbus 2000 dal ripostiglio e darsi alla macchia per sempre.

*

I problemi di Iwaizumi iniziarono il trenta ottobre, non appena Oikawa Tooru si sedette al suo fianco al tavolo dei Serpeverde con la veste di seta azzurra svolazzante e la stessa arroganza nello sguardo di chi era convinto di stringere l'universo in una mano. Dapprima s'era lasciato abbindolare dai suoi occhi grandi e tiepidi, e da quel delicato accento francese che aleggiava sul suo modo di parlare come il profumo della crostata al limone la domenica mattina. Gli aveva stretto la mano e l'aveva trovata morbida e affusolata, e la Sala Grande intorno a lui aveva iniziato a galleggiare. Poi s'era ripreso, come se si fosse svegliato da un sogno - da un incubo[1] -, e aveva rivolto la propria attenzione al tanto anelato sformato di rognone. Oikawa, per un istante, s'era accigliato come se fosse rimasto sorpreso, ma Iwaizumi non gli aveva attribuito importanza, troppo affamato per poter soppesare ciò che si verificava intorno a lui.
Tre giorni di tempo però furono abbastanza per permettergli di comprendere che Oikawa fosse giunto a Hogwarts con il solo intento di rovinargli la vita.
Il sogno di Iwaizumi era quello di diventare Medimago. Nello specifico, desiderava poter assistere e curare gli infortuni durante le partite di Quidditch. Per realizzare la propria aspirazione, avrebbe dovuto ottenere voti di almeno 'Oltre Ogni Previsione'[2] nei M.A.G.O. di Erbologia, Difesa contro le Arti Oscure, Pozioni, Trasfigurazione e Incantesimi, previsti a fine anno. Per questo motivo non aveva gettato il proprio nome nel Calice di Fuoco, preferendo dedicare anima e corpo allo studio e al raggiungimento di risultati appaganti. Oikawa, tuttavia, pareva avesse sviluppato nei suoi confronti una specie di ossessione, e più Iwaizumi tentava di evitarlo, più l'altro gli si appiccicava come una cozza. Era riuscito inoltre ad affascinare tutti i suoi amici Serpeverde, che stravedevano per lui. Gli occupavano sempre un posto durante i pasti, e lo invitavano per studiare insieme in biblioteca nelle ore buche, così Iwaizumi dovette abituarsi alla sua presenza pressoché costante. Sapeva perfettamente che Oikawa non era uno stupido, e che dietro quella facciata all'apparenza infantile e capricciosa si celava una mente brillante, tuttavia non poté non notare la naturalezza con cui si rigirava le persone fra le dita, e Iwaizumi non ci teneva a diventare una di quelle, a rimanere invischiato nella sua tela, e a farsi manovrare come un burattino nelle mani di un sadico.
Oikawa era molto popolare, sia perché era un campione, sia per l'aspetto fisico, ed era sempre seguito da un gruppo numeroso di ragazze ridacchianti, che facevano troppo rumore per i suoi gusti.
Quel sabato pomeriggio, a tre giorni dalla prima prova, gli studenti ebbero il permesso di visitare Hogsmeade. Iwaizumi non vedeva l'ora di gustare la propria Burrobirra seduto ai Tre Manici di Scopa, e così dopo pranzo, avvolgendosi la sciarpa verde e argento attorno al collo, s'incamminò verso la città con i compagni e con Oikawa, che era stato invitato da Yahaba.
Non appena si avvicinarono alle vetrine di Mielandia, Oikawa si pietrificò al centro della strada, la bocca schiusa dalla meraviglia. Se Iwaizumi avesse lanciato 'lumos maxima!' in piena notte, non sarebbe comunque riuscito a eguagliare lo sfolgorio che illuminò le iridi del campione di Beauxbatons.
«Ehm... vuoi entrare?» domandò dunque inarcando un sopracciglio, allibito da tanto entusiasmo.
Oikawa annuì, voltandosi a guardarlo con le guance arrossate, le labbra tremolanti d'euforia, il viso colmo di aspettativa. Per la prima volta da quando l'aveva conosciuto, il sarcasmo e la malizia erano svaniti del tutto dai suoi lineamenti, come se si fosse sollevata una pellicola, lasciando solo una sincerità disarmante. Iwaizumi non percepì il proprio cuore stringersi in una morsa soffocante - no, no e no! - , e quelle che gli svolazzavano nello stomaco non potevano essere farfalle.
Le salsicce. Sicuramente gli avevano fatto male le salsicce. O le uova. Oppure aveva preso freddo. Il cambio di temperatura improvviso, ecco tutto.
«Voi andate» sbuffò Iwaizumi ai compagni. «Vi raggiungiamo direttamente ai Tre Manici di Scopa.»
Matsukawa accennò a un sorriso, e Yahaba gli fece l'occhiolino. Iwaizumi li fissò entrambi in cagnesco, prima di voltarsi ed entrare nel negozio di dolciumi.
Mielandia, come sempre, era affollatissima. Le pareti color carta da zucchero evidenziavano le confezioni arcobaleno dei prodotti, che lampeggiavano invitanti. Oikawa si osservava intorno come se avesse desiderato possedere almeno dieci paia di occhi in più, emozionato come un bambino che segue un aquilone sulla spiaggia.
''È carino'', pensò Iwaizumi per un istante, ma poi s'affrettò a pinzarsi il naso e a sbuffare esasperato, scacciando dalla mente quell'aggettivo inappropriato che aveva fatto capolino, attribuendo la colpa a un Gorgosprizzo.
S'intrufolarono fra gli scaffali in fondo, e Oikawa indicò eccitato le confezioni di Piume di Zucchero Deluxe.
«Oh, da me non esistono!» civettò afferrandone un paio, una all'anice e una all'arancia.
Iwaizumi prese invece un pacchetto di Gomme Bolle Bollenti, e uno di Gelatine Tutti i Gusti + 1.
«Queste cosa sono?» domandò poi, indicando degli involucri esagonali color giallo ocra.
«Cioccorane» rispose Iwaizumi. «Io faccio la collezione di figurine.»
«Le voglio» esclamò Oikawa deciso, arraffandone parecchie. «Così poi possiamo scambiarcele!»
Iwaizumi sospirò, esausto. «Da te non ci sono?»
«Da me vendono le lumache di cioccolato. Però quando apri la confezione ti sgusciano addosso, sbavano, e fanno un po' senso. E non ci sono figurine.»
Iwaizumi annuì, un po' impietosito, ringhiando e arrossendo non appena dei ragazzini Corvonero del primo anno, correndo euforici, lo spinsero addosso a Oikawa, che finì con l'afferrarlo da sotto le braccia per impedirgli di cadere rovinosamente sugli scaffali.
Dopo che Oikawa ebbe praticamente svaligiato l'intero negozio, comprando un lecca-lecca più grosso della sua faccia, una confezione di Api Frizzole, una di Zuccotti di Zucca, e una di Bon Bon esplosivi, si avvicinarono alla cassa per pagare.
Non appena l'altro estrasse il proprio portafoglio, Iwaizumi lo fermò.
«Lascia, faccio io» borbottò, un po' imbarazzato.
Oikawa esitò un istante, ma poi rimise ubbidiente il portafoglio in tasca. Iwaizumi ignorò di proposito la malizia che gli aveva arricciato le labbra, ed estrasse alcune - parecchie - falci d'argento, poggiandole sul bancone.
«Grazie, Iwa-chan!» civettò Oikawa, aggrappandosi al suo braccio.
«Non farti strane idee, Shittykawa» ribatté lui, scrollandoselo di dosso. «È solo perché sei un ospite.»
Non appena scivolarono via da Mielandia, ritrovandosi per la strada principale di Hogsmeade, il gelo dell'inverno che incombeva li investì senza pietà in raffiche che punsero forte le guance, e fecero lacrimar loro gli occhi. Oikawa rabbrividì, e iniziò a battere i denti. Soltanto allora Iwaizumi notò il suo abbigliamento leggero e decisamente inappropriato per quel periodo dell'anno.
«Non avevi qualcosa di più pesante, Shittykawa?» domandò, scettico.
«Smettila con questo Shittykawa, Iwa-chan!» pigolò in risposta Oikawa, offeso. «Comunque non ci ho pensato, è che da me fa ancora piuttosto caldo in questo periodo.»
Iwaizumi esalò un sospiro frustrato, prima di sfilarsi la sciarpa verde e argentata. Soffocando l'imbarazzo con qualche imprecazione, la appallottolò e gliela lanciò dritta in faccia.
«Tieni.»
«Ma non devi!» esclamò l'altro sorpreso, afferrandola prima che cadesse.
«Non rompere, Shittykawa. Sei il Campione, fra tre giorni hai la prova, se ti ammalassi sarebbe un guaio.»
Oikawa sorrise, prima di avvolgersi la sciarpa intorno al collo, tirandosela su fino al naso.
«Iwa-chan» gli disse sottovoce, avvicinandosi, «sono sicuro che diventerai un medimago fantastico.»
Iwaizumi avvampò e gli mollò uno schiaffo proprio alla base della nuca, prima di avviarsi a passo spedito verso i Tre Manici di Scopa.
Raggiunsero il tavolo con gli altri Serpeverde, e Iwaizumi ordinò due boccali di Burrobirra, poiché Oikawa non l'aveva mai provata. Delle ragazze piuttosto carine, sbattendo le ciglia lunghe, s'avvicinarono dopo circa un'ora per chiedergli l'autografo. Una addirittura si fece firmare la pergamena con il rossetto che portava nella tasca. Oikawa parve piuttosto compiaciuto, ma a suo agio, come se fosse abituato a gestire tanta fama e popolarità.
«Sei geloso?» gli bisbigliò Yahaba all'orecchio, per non farsi udire dal campione.
«Non dire stronzate» ribatté Iwaizumi ringhiando, affrettandosi a nascondere il viso dietro il boccale. Non appena le ragazze se ne andarono, Oikawa tornò a chiacchierare come se niente fosse successo, e Iwaizumi si limitò grugnire di tanto in tanto controvoglia.
Non appena arrivarono le sette, si alzarono dal tavolo e salutarono Madama Rosmerta, per poi dirigersi nuovamente verso Hogwarts. Quando arrivarono al parco, Oikawa s'incamminò verso la carrozza, dicendo che li avrebbe raggiunti per cena. D'improvviso, però, afferrò il lembo il lembo della divisa di Iwaizumi, costringendolo a voltarsi bruscamente.
«Ma cosa cazzo...»
«Mi stavo dimenticando di ridarti la sciarpa» spiegò l'altro, avvolgendogliela con delicatezza intorno al collo. Iwaizumi rimase paralizzato, sorpreso da tanta vicinanza. Poi, con un sorriso dolce come il cioccolato di Mielandia, l'altro s'allontanò.
Iwaizumi rimase imbambolato per qualche istante, prima che i fischi irrisori dei suoi compagni lo fecero rinsavire. Imbarazzato e furioso, si diresse ad ampie falcate verso la Sala d'Ingresso. Un profumo caramellato gli entrò soffice nelle narici. Era l'odore di Oikawa, che si era amalgamato al tessuto di lana.
Senza pensarci, si avvolse più stretta la sciarpa attorno al viso, e in quel momento capì di essere spacciato.

*

Alle undici e mezza, Hinata estrasse il mantello dell'invisibilità dal baule e se lo avvolse intorno al pigiama di flanella. Con un passo felpato, attraversò il ritratto della Signora Grassa e sgattaiolò giù per le scale. Al terzo piano rischiò quasi una collisione con Gazza, che girò l'angolo d'improvviso, ma trattenne il fiato e lo superó in silenzio, mentre Miss Purr gli rivolse un'occhiata colma di puro ribrezzo, agitando la coda. Non appena inspirò l'aria fredda nel parco di Hogwarts, folate di vento gelido lo fecero rabbrividire, ma strinse i denti e le spalle e discese lungo la collina, raggiungendo la capanna di legno.
«Hagrid!» bisbigliò, bussando alla porta. «Sono io!»
Non appena l'altro aprì, il primissimo istinto di Hinata fu quello di scoppiargli a ridere in faccia, ma riuscì a trattenersi appena in tempo. Il guardiacaccia aveva tentato di acconciarsi i capelli in due code basse e crespe, e indossava un abito elegante con un fiore all'occhiello, che però somigliava a un enorme carciofo. Un penetrante odore di eau de cologne appestava l'aria, e la sua espressione era tremendamente agitata.
«Che... che sta succedendo?» domando Hinata, scivolando all'interno della capanna.
«Devo farti vedere una cosa» rispose l'altro, afferrando la balestra «È importante!»
Ricordando le precedenti 'cose importanti' secondo Hagrid, Hinata deglutì, mentre un brivido di terrore si sprigionò lungo le gambe. Sperò che non si trattasse dell'ennesimo mostro letale, come le Acromantule al secondo anno che avevano tentato di mangiarselo vivo insieme a Kageyama, o gli Schiopodi Sparacoda al quarto, animali che pungevano, mordevano e scoppiettavano contemporaneamente, ma che Hagrid continuava imperterrito a definire come 'del tutto innocui'.
«Seguimi, fai piano e resta coperto!» si raccomandò dunque, uscendo dalla capanna.
«Ma dove...»
«Sssh!»
Hinata si morse le labbra per tapparsi la bocca, e gli andò dietro. Si stavano dirigendo, con suo enorme fastidio, verso la carrozza di Beauxbatons. Hagrid bussò tre volte alla porta in legno color azzurro pastello, e attese.
Comparve Madame Maxime, con un prezioso scialle di seta avvolto attorno alle spalle larghe.
«Agrid... È ora?»
«Bonsoir!»  la salutò Hagrid, chinando la testa e porgendole la mano, aiutandola a scendere dal gradino. Hinata, a questo punto, era decisamente confuso. Neanche Hagrid era tanto ottuso da invitarlo a uscire dal castello in piena notte, facendogli rischiare punizioni per il resto della propria carriera scolastica, solamente perché necessitava di compagnia durante quello che pareva essere in tutto e per tutto un appuntamento.
Hagrid e Madame Maxime si diressero verso la Foresta Proibita, e Hinata li seguì scettico e riluttante. Dopo circa un quarto d'ora di camminata fra gli alberi scheletrici e sibilanti, il giovane Grifondoro fu travolto dalla voglia di piantare in asso Hagrid e di rigirare verso il castello, dove il soffice letto a baldacchino lo attendeva nel dormitorio della Sala Comune. D'improvviso, tuttavia, delle grida catturarono la sua attenzione. Con un fastidio pungente alla bocca dello stomaco, e l'ansia che diveniva sempre più bruciante, si avvicinò alla fonte del rumore. Un ruggito tanto potente da spaccare i timpani riecheggiò fra gli arbusti, e Hinata non riuscì a trattenere un grido di spavento, che però fu coperto da quello della Preside di Beauxbatons. Fatture rosse iniziarono a zampillare dai cespugli, e con il cuore che pulsava come un forsennato nelle costole, Hinata affiancò Hagrid che si era finalmente fermato, e le sue labbra si schiusero in un'espressione di puro orrore.
In gabbie grosse come l'intera aula di Incantesimi, c'erano dei draghi.
Erano tre, tutti adulti e completamente sviluppati. Le zanne lunghe e affilate erano scoperte in un ringhio minaccioso, gli artigli sfoderati grattavano nervosamente il terriccio secco della foresta.
«Attenti, attenti!» gridarono alcuni maghi, indietreggiando appena in tempo per evitare un getto di fuoco a forma di fungo.
Uno possedeva scaglie iridescenti blu e argentate, con corna appuntite e il muso dalla forma rotondeggiante. Era piuttosto tozzo, ed emanava fiamme dalle narici color blu acceso. Un altro era dotato di scaglie lisce e scarlatte, una stramba frangia dorata che ricadeva attorno al grugno rincagnato, e occhi estremamente sporgenti. L'ultimo era nero carbone, ricordava più un grosso lucertolone che un drago, possedeva corna bronzee e punte che fuoriuscivano dalla coda, come se fosse una mazza chiodata. Gli occhi erano gialli, incandescenti e le pupille assottigliate. Probabilmente fu a causa della suggestione, ma Hinata per un istante credette che stesse guardando proprio nella sua direzione.
Madame Maxime si portò le mani davanti alle labbra, inorridita e al contempo meravigliata, a differenza di Hagrid che invece fissò le creature quasi commosso, bramoso. Hinata ricordò 'Norberto', il Dorsorugoso Norvegese che il guardiacaccia tentò di accudire quando frequentava solo il primo anno.
Erano presenti almeno una trentina di maghi, circa dieci per ogni drago, che tentavano invano di placarli e di rabbonirli.
«Così non ce la facciamo! Schiantesimo al mio tre!» esclamò uno esasperato, e in coro gridarono 'Stupeficium!'.  I draghi, colpiti dalle fatture, barcollarono e ricaddero a peso morto con un boato che fece tremar la terra, anestetizzati.
Hagrid intercettò un guardiadrago, e si avvicinò per parlargli.
«Di che razza sono?» domandò, con uno scintillio negli occhi che non prometteva niente di buono.
«Quello è un Ungaro Spinato» rispose l'altro, indicando il drago simile a un lucertolone. «L'ho visto sputare fuoco fino a quindici metri! Quello rosso invece è un Petardo Cinese, quello blu e grigio con le corna un Grugnocorto Svedese.»
Infine, il guardiadrago rivolse un'occhiata scettica a Madame Maxime, che ora si era distanziata per poter ammirare le fiere più da vicino.
«Non dovevi portarla, Hagrid» lo rimproverò, scuotendo la testa. «Ora si sentirà in dovere di dirlo al suo allievo, no? E i campioni non dovrebbero sapere nulla sulla prima prova.»
Hagrid scrollò le spalle a disagio, grattandosi il collo con un sorriso nervoso. «Beh, pensavo solo che le sarebbe piaciuto. E senti, i campioni cosa devono fare? Batterli?»
«Solo superarli, credo... Noi ovviamente saremo pronti a intervenire con gli incantesimi Idranti, nel caso in cui si verificassero incidenti...»
Con il cuore in gola e la voglia di vomitare, Hinata decise di aver sentito e scoperto abbastanza per quella notte. Lasciò Hagrid in compagnia di Madame Maxime e dei tre draghi, e ritornò in silenzio verso il castello, con le gambe che tremavano.
Draghi. Erano la prima prova.
E Hinata era spacciato.


Note d'autrice
NON CI CREDO. Ho aggiornato in orario e dopo sette giorni in cui avrò toccato il PC sì e no due volte (infatti se questo capitolo è una cosa obbrobriosa sappiate che è stata una settimana infernale ahahha). Cooomunque, aaah, grazie per il supporto! Sono contenta che il primo capitolo sia piaciuto e spero che questo non faccia troppo schifo, ma ci tenevo a rispettare l'orario, per dimostrare a me stessa che posso essere seria, quando voglio! Quindi, grazie di cuore per la lettura, e per essere arrivati sin qui! Io mi sto divertendo un mondo a scrivere questa cosa, quindi grazie davvero! GRAZIEEE *urla e lancia sushi pizza caramelle quello che volete*. Come sempre, ci vediamo fra 7-10 giorni (anche se sto tentando di mantenermi il più possibile vicina a una settimana, ma ho imparato che è meglio lasciarsi un margine ampio per non infrangere promesse ahahah). Grazie di cuore, davvero, sono super mega contentissima! ♥

Apici  

[1] - essendo Oikawa in parte Veela, nel mio headcanon (e in questa storia), ha tentato di incantare Iwaizumi, che però è riuscito subito a 'sottrarsi' dall'ipnosi, come se fosse immune al suo fascino. Non sapevo se fosse un concetto chiaro, ma comunque ne riparlerò meglio nei capitoli successivi;
[2] - lo specifico perché non ricordo se nei film viene detto: i M.A.G.O. sono gli esami che gli studenti del settimo anno devono sostenere, e per poter fare determinate professioni bisogna ottenere dei voti specifici in determinate materie. Oltre Ogni Previsione è il secondo più alto, dopo Eccellente.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Il corvo e il drago ***


Il corvo e il drago


Hinata riuscì a dormire appena un paio d'ore quella notte, e chissà perché sognò di essere inseguito per la scuola da draghi affamati. Quando lo Spinato schioccò le fauci tranciandogli di netto il braccio, Hinata si svegliò di soprassalto nel proprio letto a baldacchino con il pigiama fradicio di sudore e il battito del cuore che rimbombava dolorosamente nelle orecchie. Incapace di rimanere immobile, scivolò via dal dormitorio con passo felpato e sprofondò nel divano vermiglio della Sala Comune, quello vicino al caminetto ancora scoppiettante. Depresso e rassegnato, attese che sorgesse il sole e che i suoi amici si destassero.
Per la prima volta nella sua vita, Hinata soppesò sul serio la possibilità di fuggire da Hogwarts e svanire per sempre dal mondo magico, tornando a vivere con sua madre e Natsu. Come diamine avrebbe mai potuto sconfiggere un bestione di dieci metri armato di zanne e artigli letali, e che per giunta sputava pure fuoco? La propria bacchetta magica, al cospetto della creatura, non appariva che come un fragile bastoncino di legno.
Finalmente, alle dieci del mattino, Hinata riuscì a trascinare i propri compagni in un'aula vuota, dove raccontò loro ciò a cui aveva assistito la notte precedente.
«Oh merda» sibilò Tsukishima, dando voce ai pensieri di tutti. «Sei letteralmente spacciato.»
«Grazie, Tsukishima» rispose Hinata, amareggiato.
«Troveremo un modo!» disse Yachi, con voce tremante e le iridi stillanti preoccupazione.
Si recarono nella Sala Grande per fare colazione, e Hinata sbocconcellò il proprio toast controvoglia, mentre l'ansia gli stringeva le viscere. Poi s'alzarono in fretta e furia, e andarono in biblioteca, dato che era domenica e non ci sarebbero state le lezioni.
Hinata aveva solamente due giorni di tempo a disposizione per riuscire a scovare un modo per battere un drago. Racimolarono tutti i volumi possibili e immaginabili dalla sezione dedicata agli Animali Fantastici e alla Cura delle Creature Magiche, e seppellirono la faccia nei tomi spessi e ingialliti, nella speranza di trovare anche la più piccola informazione che avrebbe potuto rivelarsi utile. Dopo ore di vuoto cosmico, Hinata giunse alla conclusione che dopotutto battere un drago era impossibile.
«Potresti provare a trasfigurarlo in una cosa morbida. Tipo una Puffola Pigmea gigantesca» sussurrò allora Kageyama, colto da un'illuminazione improvvisa, e Hinata si voltò speranzoso verso Yachi. Quest'ultima si limitò a rivolgere loro un'occhiata impietosita.
«È troppo grosso. Dubito che persino la professoressa Mc Granitt ci riuscirebbe...»
«Prova a immobilizzarlo» bisbigliò ancora Kageyama, soffiando via la polvere dalla copertina di un grosso volume. «Con Petrificus Totalus.»
«Stupido» ribatté Tsukishima, schioccando la lingua con disappunto. «Nessun incantesimo può  trapassare la pelle di un drago. È troppo spessa.»
«Nemmeno uno Schiantesimo?»
«Da soli è impossibile» sussurrò Hinata, depresso. «Nella Foresta ci sono voluti più di dieci maghi adulti per drago, per farli finire al tappeto.»
«Deve trattarsi di qualcosa di semplice» aggiunse Yamaguchi, portandosi l'indice sul mento. «Un incantesimo alla portata degli studenti, altrimenti non l'avrebbero scelta come prova...»
«Continuiamo dopo pranzo» lo interruppe Kageyama, con lo stomaco che brontolava.
Siccome la mente di Hinata oramai era invasa da un sordo ronzio, annuì e seguì gli altri nella Sala Grande. Il pasticcio di Rognone non gli era mai parso tanto insipido.
Trascorsero il resto della giornata in biblioteca. Hinata soppesò la possibilità di chiedere aiuto a Sugawara o a Daichi, tuttavia temeva che avrebbe messo Hagrid nei pasticci. Il fatto che Hinata fosse a conoscenza della prima prova, doveva rimanere un segreto. Già era stato abbastanza rischioso rivelarlo ai suoi compagni di anno.
Alle otto di sera, Hinata aveva lo stomaco chiuso come se fosse stato cementificato, e si diresse direttamente nella Sala Comune senza cenare, portandosi quanti più libri possibili fra le braccia. Non erano riusciti a scovare niente di niente, e a quel punto iniziava sul serio a sentirsi disperato.
Poco tempo dopo, Yamaguchi entrò dal ritratto della Signora Grassa e si sedette accanto a lui, allungandogli una fetta di crostata.
«Vediamo che domani troveremo senz'altro qualcosa» gli sussurrò incoraggiante, e Hinata si limitò a mettersi in bocca e a masticare vigorosamente il pezzo di dolce, mentre il groppo in gola diveniva sempre più caldo e invadente. Se avesse parlato, probabilmente sarebbe scoppiato a piangere.
A mezzanotte, Yamaguchi lo costrinse a infilarsi nel letto a baldacchino, obbligandolo a farsi almeno sette ore di sonno.
«Troveremo un modo.» 
Parlò con così tanta convinzione che Hinata ci credette.
«Noi cinque possiamo farcela.»
E ripetendosi quelle parole nella mente, come un mantra, Hinata chiuse gli occhi e si abbandonò al sonno.

*

Il giorno seguente, terminata la colazione, Hinata avrebbe avuto lezione di Erbologia. Decise che avrebbe seguito i corsi del mattino, per poi saltare tutti quelli del pomeriggio chiudendosi in biblioteca. Non appena i suoi compagni iniziarono ad avviarsi verso le serre, lo sguardo di Hinata cadde su Atsumu, seduto vicino al gemello, intento a ingozzarsi di pane imburrato. Hinata sospirò affranto, e prese una decisione.
«Voi andate» disse ai suoi amici, e Yachi gli gettò un'occhiata perplessa. «Vi raggiungo tra poco.»
E stringendo i pugni, si avvicinò.
«Atsumu-san? Possiamo parlare?» gli chiese, con un tono di voce piuttosto duro.
Atsumu sollevò lo sguardo dal piatto incuriosito, in attesa che continuasse.
«Da soli» specificò Hinata, con le orecchie che avvamparono improvvisamente, e il viso dell'altro si aprì in un ghigno beffardo.
«Per caso vuoi dichiararti, Shouyou-kun?»
Hinata si costrinse ad appellarsi a ogni briciolo di calma che possedeva nell'animo, per evitare di piantarlo in asso senza rivelargli un accidente. Atsumu infine si alzò dal tavolo, ficcandosi in bocca l'ultima mollica di pane, e lo seguì nella Sala d'Ingresso. Hinata si diresse verso una panchina in marmo piuttosto appartata, sentendo il gelo sotto le cosce, e l'altro si sedette al suo fianco.
«Molto romantico» convenne Atsumu, osservandosi intorno.
Hinata gli rivolse un'occhiata storta. «Draghi.»
«Come, scusa?»
«Draghi» ripeté Hinata, incastrando lo sguardo nel suo, vivido e infiammato. «È la prima prova. So che sembra impossibile, ma li ho visti. Ce ne sono tre, uno per ognuno di noi, e dobbiamo superarli in qualche modo...»
Atsumu schiuse le labbra, atterrito. Senza quell'arroganza che gli brillava negli occhi, Hinata lo trovò quasi carino.
«Sei sicuro?» gli domandò dunque sottovoce, diffidente.
«Sicurissimo.»
«Come hai fatto a scoprirlo? E perché dovrei crederti?»
Hinata boccheggiò, offeso. «Non è importante come l'abbia scoperto! E non dirlo in giro, altrimenti ci passo i guai. E poi non potrei mai raccontare una bugia del genere, neanche a te!»
Atsumu continuò a fissarlo attentamente, ancora accigliato, come se cercasse nelle sue iridi pagliuzze che puzzavano di inganno, o di presa in giro.
«È vero, non sembri il tipo che dica bugie per sabotare gli altri» convenne Atsumu, dopo qualche istante. «Però hai perso la tua unica occasione per avere un vantaggio su di me. E questo è strano.»
Hinata si grattò il collo, agitato. Detestava non essere creduto. E poi, lui non avrebbe lasciato neanche il suo peggior nemico ad affrontare un drago senza sapere minimamente a cosa andasse in contro! Sarebbe stato un gesto troppo vile, per quanto comodo. E Hinata aveva sempre mal tollerato i sotterfugi viscidi.
«Oikawa lo sa già» provò dunque a spiegarsi. «È corretto così, no? Non mi sarebbe piaciuto vincere sapendo che non partivamo tutti alla pari. Voglio batterti al meglio delle tue condizioni![1]»
Atsumu non rispose, limitandosi a gettargli un'occhiata inquisitoria, intensa. Vedendo che il silenzio non faceva che divenire sempre più imbarazzante, Hinata si schiarì la gola e si alzò dalla panchina.
«Beh, ci vediamo» disse impacciato. Non appena si voltò per dirigersi verso le serre, Atsumu lo afferrò per il polso, costringendolo a fermarsi.
«Sei stato molto onesto, Shouyou» sussurrò l'altro, sorridendo. Hinata tentò di liberarsi dalla sua stretta, scrollando il braccio, ma l'altro pareva fosse fatto di pietra. «O molto scemo.»
«Questo lo vedremo» ribatté Hinata, seccato. Poi l'altro allargò le dita, permettendogli di scivolare via, voltargli le spalle e scendere giù per la collina.
Non lo avrebbe ammesso neanche sotto tortura, ma quel contatto l'aveva trovato piacevole.

*

Dopo la lezione di Trasfigurazione, Hinata e i suoi amici si diressero direttamente in biblioteca, saltando il pranzo. Sfogliarono febbrilmente pagina dopo pagina, incaponiti e decisi e soprattutto costretti a trovare una soluzione entro quella sera stessa. L'indomani si sarebbe tenuta la prima prova, e al solo pensiero a Hinata veniva da vomitare e gli girava la testa, mentre l'ansia si impossessava della sua pelle e lo stomaco si stringeva come se qualcuno glielo stesse infilando a forza in un barattolo.
Alle due, Kageyama e Yamaguchi si alzarono per dirigersi verso l'aula di Divinazione, e Yachi e Tsukishima partirono alla volta di Antiche Rune.
«Ci vediamo dopo!» sussurrò Yamaguchi, con un segno di incoraggiamento.
Hinata, che aveva già deciso di boicottare le lezioni del pomeriggio sperando in un miracolo, ricambiò il salutò e seppellì nuovamente la faccia tra le pagine.
Tutto ciò che successe non appena rimase solo, fu che un cupo ronzio s'impossessò del suo cervello. Le lettere vorticavano davanti agli occhi, e quello che rimaneva della sua concentrazione continuava imperterrita a saettare verso i draghi, e alle immagini sanguinose della sua morte imminente.
All'improvviso, delle risatine e dei bisbigli eccitati lo distrassero. Hinata sollevò lo sguardo verso la fonte del rumore, un tavolo occupato da ragazze del secondo anno, prima di esalare uno sbuffo frustrato. Atsumu era appena entrato nella biblioteca e si stava dirigendo verso di lui, con la veste rosso fuoco che scintillava sotto la luce guizzante delle candele.
«Shouyou-kun» lo salutò sottovoce, occupando, con suo grande disappunto, il posto su cui prima sedeva Yachi.
«Atsumu-san» rispose Hinata a denti stretti per educazione, per poi tornare a leggere depresso 'Come allevare un drago', che al momento spiegava come ne andassero lavate le zanne con uno speciale dentifricio all'essenza di peperoncino.
«Come sta andando?» gli chiese Atsumu altezzoso, arricciando le labbra, con l'aria di conoscere già la risposta.
«Bene» rispose funereo Hinata, evitando di guardarlo negli occhi.
«Non sembrerebbe» ribatté Atsumu, rubandogli il volume dalle dita con suo enorme fastidio. «E questa roba non ti servirà a niente.»
«Tu sai già come fare?» gli chiese dunque Hinata, incuriosito suo malgrado.
«Certo, ma non te lo dico.»
«Non te l'avrei chiesto a prescindere!» sbottò offeso, alzando la voce. Madama Pince, la bibliotecaria, rivolse loro uno sguardo tanto omicida che Hinata rabbrividì, prima di mimare con le labbra un 'mi scusi', avvampando sino alla punta delle orecchie.
«Tu lo sai che la prova è domani, vero?»
«Atsumu-san, senza offesa, ma come potrei dimenticarlo?»
Per un istante, Hinata si detestò, perché il suo tono di voce aveva lasciato trapelare ansia e preoccupazione. Tornò nuovamente a far finta di leggere, e Atsumu si limitò a rimanere in silenzio per qualche minuto.
«In cosa sei bravo, Shouyou?» gli chiese poi, avvicinandosi per bisbigliargli all'orecchio. Hinata percepì uno strano formicolare pervadergli il collo e il padiglione, ma lo ignorò.
«In che senso?»
«In nessun senso. In cosa sei particolarmente bravo? Qual è il tuo talento?»
Hinata gli rivolse un'occhiata sospetta - non aveva mica tempo da perdere, dannazione! - ma provò a riflettere. Era piuttosto bravo nella materia Difesa contro le Arti Oscure, anche se pareva avesse sviluppato una specie di blocco con gli Schiantesimi (non che sarebbero stati utili contro un drago, comunque). A Pozioni era penoso, anche se probabilmente la colpa era di Piton che lo rendeva isterico. A Incantesimi se la cavava, mentre con Trasfigurazione si ritrovava sempre a chiedere aiuto a Yachi o a Tsukishima per i compiti...
«So giocare a Quidditch» rispose quindi amareggiato, pensando alla propria Nimbus 2000. «Sono bravo a volare.»
«Ah sì? In che posizione giochi?»
«Cercatore!» disse Hinata, non riuscendo a trattenere un sorrisino orgoglioso.
«Io sono un Cacciatore.»
«Figo, come Kageyama!»
Atsumu storse il naso, disgustato. «Non ci tengo a essere paragonato a lui, grazie.»
Poi s'alzò, e con un silenzio stizzito uscì dalla biblioteca. Hinata gettò uno sguardo al grosso orologio a pendolo, e notò di aver perso mezz'ora. Maledisse Atsumu, e tornò ai propri libri.
Tuttavia, non riusciva a togliersi dalla testa l'immagine della sua scopa. Gli mancava volare, sgusciare fra gli anelli dello stadio, evitare i Bolidi... Gli mancavano gli allenamenti, gli mancavano persino gli insulti di Kageyama!
In effetti, sconfiggere il drago a bordo di una scopa sarebbe stato decisamente più facile. Avrebbe avuto una possibilità, via aerea. Tuttavia l'unica arma che gli era concessa era la propria bacchetta...
E d'improvviso, tutto andò al suo posto. C'era un incantesimo che gli avrebbe permesso di ottenere una scopa... Ma la sua Nimbus 2000, per quanto fosse ottima, non avrebbe mai potuto competere contro un drago... Per vincere, aveva bisogno di...
«KAGEYAMAAA!» esclamò Hinata, correndo affannosamente per le scale, giungendo fuori dall'aula di Divinazione proprio nell'istante in cui uscirono gli studenti.
«Che vuoi?» gli domandò Kageyama, perplesso dalla sua foga.
«Kageyama, devi assolutamente prestarmi la tua Firebolt[2].»

*

«Potrebbe davvero funzionare» disse Yachi, portandosi pensierosa un dito sul mento. «Come te la cavi con gli incantesimi di Appello?»
«Abbastanza bene, credo» rispose Hinata, poi levò la bacchetta e gridò: «Accio dizionario!»
Il pesante tomo di Antiche Rune si levò dai palmi di Tsukishima per ricadere direttamente nei propri.
«Fantastico!» rispose Yamaguchi, stringendo i pugni.
Kageyama incrociò le braccia, accigliato. «Io la mia Firebolt non te la do.»
«Ma Kageyama! Sono spacciato senza!»
«Non m'interessa. Cavoli tuoi che ti sei proposto.»
«Ma...»
«No.»
Yachi scosse la testa, accennando un sorriso. «Kageyama-kun, per favore. Hinata ha bisogno del tuo aiuto!»
«Io non ho bisogno del suo aiuto, ho bisogno della sua scopa...»
«Hinata-kun!»
«D'accordo, d'accordo!» sbottò Hinata, alzando le braccia. «Kageyama, per favore, aiutami.»
Kageyama lo osservò in cagnesco, ma poi sospirò arrendevole. «D'accordo, ma mi farai i compiti di Trasfigurazione per un mese. E se mi rompi la scopa, io ti spacco la testa.»
Hinata annuì, con un tepore improvviso che gli sbocciò nel petto dopo settimana, che gli ricordava tanto il sapore della speranza.

*

Dopo quella parvenza di piano, parte della sua paura cieca lo abbandonò, e riuscì ad addormentarsi per qualche ora. La mattina dopo, tuttavia, tornò tutta intera a stritolargli le viscere.
Scese a fare colazione della Sala Grande accompagnato dai suoi amici Grifondoro, che lo costrinsero a ingurgitare qualche pezzo di uovo e salsiccia. Hinata provava come la sensazione di essere slegato dal corpo, e tutto ciò che lo circondava appariva distante e ovattato, come se fosse in un sogno. Atsumu non c'era, e nemmeno Osamu. Probabilmente erano rimasti sulla nave a prepararsi per la prova.
Le lezioni, quel martedì, sarebbero terminate a mezzogiorno, per permettere agli studenti di sistemarsi nel grande stadio che era stato eretto nella Foresta Proibita, dove Hinata aveva visto i draghi il sabato prima. Quando Yachi si alzò dal tavolo, lo afferrò timidamente per l'orlo della veste e Hinata la seguì ubbidiente verso l'aula di Incantesimi.
Il tempo scivolò via come un soffio di vento. D'improvviso, Hinata stava attraversando il parco per andare nelle serre di Erbologia, ed ecco che arrivarono le dieci, le undici, le undici e mezza...
La professoressa Mc Granitt, piuttosto agitata e nervosa, venne a chiamarlo mentre attraversava la Sala d'Ingresso, di ritorno al castello.
«Hinata, eccoti qui» sbottò, sebbene gli occhi stillassero preoccupazione. «I campioni devono venire giù adesso...»
«Oh» rispose Hinata, con una voce che non somigliava affatto alla propria. «Va bene.»
Yamaguchi gli strinse la spalla in un gesto incoraggiante, Yachi gli sussurrò 'buona fortuna!', mentre Tsukishima si limitò ad alzare il mento, senza dire nulla.
Hinata si voltò e fece per seguire la Mc Granitt, quando Kageyama lo chiamò.
«Hinata» disse, con le sopracciglia aggrottate come se gli costasse parecchio. «Resta... Resta concentrato.»
La sorpresa fu talmente tanta che Hinata, per un istante, si dimenticò della paura e si sentì leggero e svolazzante come un palloncino. Era la prima volta che Kageyama lo confortava - più o meno - tanto apertamente.
«E non vomitarti addosso!» aggiunse subito dopo. Hinata non fece in tempo a controbattere, ché la Mc Granitt lo afferrò con poca gentilezza per il lembo della divisa e lo trascinò via.
Camminarono per la Foresta Proibita, finché non raggiunsero una tenda montata strategicamente per celare alla vista dei campioni l'ingresso dello stadio in cui si sarebbe svolta la prova. Hinata immaginò che ci fossero i draghi ad attenderli, dall'altra parte.
«Devi entrare lì dentro con gli altri campioni» disse la Mc Granitt, le labbra tremanti. «Bagman ti spiegherà la... la procedura. Buona fortuna, Hinata.»
«Grazie» rispose lui, e con le ginocchia che parevano essersi trasformate in caramelle mou, entrò.
Atsumu e Oikawa si trovavano già all'interno. Il primo passeggiava avanti e indietro scompigliandosi ripetutamente i capelli, e gli rivolse un sorrisino che però non nascose del tutto la grande ansia che si era stampata sul suo viso. Oikawa, invece, era seduto su una sedia a gambe incrociate, e pareva piuttosto a suo agio, tuttavia continuava a stringersi convulsamente le mani, lasciando trasparire nervosismo.
«Oh, ecco il nostro campione più giovane!» disse Ludo Bagman, praticamente saltellando. Sprizzava gioia ed entusiasmo da tutti i pori, e Hinata per un momento pensò a come sarebbe stato bello trovarsi negli spalti in mezzo agli altri studenti, al sicuro, senza quell'ingente peso sulle spalle e sul petto.
«Venite qui» aggiunse poi, e i campioni si radunarono intorno a lui.
«È giunto il momento! Tra qualche minuto, da questa borsa» - quindi mostrò un sacchetto viola, e lo scosse - «estrarrete a turno un modellino del... della, ehm, cosa che affronterete. Ce ne sono diversi tipi, sapete... e il vostro compito sarà quello di impadronirvi dell'uovo d'oro!»
Oikawa borbottò un 'okay', e Atsumu e Hinata annuirono, senza spiccicare parola. Se Hinata avesse socchiuso le labbra, gli avrebbe vomitato sulle scarpe, poco ma sicuro.
«Tutto chiaro? Bene, ora aspettiamo che tutti prendano posto...»
Hinata percepì gli studenti camminare e sedersi sugli spalti vivaci ed eccitati. Non appena il rumore dei passi s'interruppe, Bagman porse il sacchetto a Oikawa.
«Signor Oikawa, prego.»
Con un respiro profondo, Oikawa infilò la mano ed estrasse un modellino di un drago dalle scaglie iridescenti, blu e argentate. Quest'ultimo gli starnutì una fiammella sulla mano, per poi appollaiarsi meglio sul suo palmo, come se fosse un nido. Al collo, portava appeso un cartellino con il numero 'uno'.
«Oh, il Grugnocorto Svedese! E sarai il primo ad affrontare la prova.»
Oikawa annuì, e Hinata non riuscì a intravedere alcuna scintilla di sorpresa o di stupore nelle sue iridi. Ci aveva visto giusto, Madame Maxime doveva certamente avergli rivelato in cosa consistesse la prima prova.
«Signor Miya, prego!»
Atsumu estrasse invece un drago rosso fuoco, che gli morse il dito aggressivo. Atsumu non disse nulla, limitandosi a squadrarlo un po' accigliato. Al collo aveva il numero due. «Il Petardo Cinese! E in ultimo...»
''Lo Spinato'', pensò Hinata mentre un sapore amaro come fiele gli inondò il palato.
E difatti, tirò fuori dal sacchetto il modellino di un drago simile a un grosso lucertolone, con la coda irta di aculei spessi e letali. Scoprì le zanne, e ringhiò. Al collo portava appeso il numero tre, di conseguenza sarebbe stato l'ultimo.
«Bene, ci siamo! Ognuno ha estratto il drago che dovrà affrontare. Ora vi devo lasciare, perché farò la telecronaca. Signor Oikawa, non appena sentirà il fischio entrerà nello stadio, d'accordo?»
Oikawa annuì, e così fecero anche gli altri due, e Bagman uscì dalla porta.
«Lo sapevate dei draghi, vero?» domandò Oikawa inclinando la nuca con aria furba, non appena fu certo che fossero da soli.
Hinata, che non vedeva nessun motivo per mentire, annuì e anche Atsumu borbottò quello che pareva essere un assenso.
«Meglio così.»
Un fischio lungo risuonò cristallino nell'aria, e Oikawa, ondeggiando elegantemente la veste azzurra, si diresse verso la porta.
«Buona fortuna» gli disse Hinata, tentando di sorridere, sebbene i muscoli della sua faccia parevano paralizzati e quello che riuscì a produrre fu solo una smorfia amara.
«Anche a te, chibi-chan. Ne avrai bisogno» rispose l'altro con un occhiolino, e svanì dalla loro vista accolto con un tripudio di applausi da parte del pubblico.
«Dannato arrogante» borbottò Atsumu, riprendendo a camminare avanti e indietro.
Hinata, per un istante, fu tentato di dirgli che l'unico arrogante era proprio lui, ma Bagman cominciò la telecronaca e immagini tremende presero a formarsi nella sua mente, portandolo per l'ennesima volta a ponderare seriamente l'eventualità di darsi alla fuga. Si domandò se sarebbe riuscito a mantenere la calma durante il suo turno, o se non sarebbe semplicemente impazzito iniziando a scagliare incantesimi contro tutti.

*

Iwaizumi, seduto fra Hanamaki e Matsukawa, strinse i pugni talmente forte da conficcarsi le unghie nella pelle.
Quel drago era gigantesco. Oikawa, in confronto, pareva una lenticchia azzurra e tremolante.
Silente doveva essere impazzito, così come gli altri giudici e maghi. Nessuno sano di mente avrebbe permesso a dei meri studenti di affrontare una creatura tanto temibile e letale.
«Calmati Iwaizumi, stai facendo nevicare» gli disse Hanamaki, indicando i fiocchi di neve che svolazzavano intorno a lui.
Iwaizumi annuì, senza tuttavia distogliere lo sguardo da Oikawa.
«Sono calmissimo» grugnì in risposta, la voce appena tremante. Poi però gli si mozzò il fiato. «Ma che diavolo sta facendo quell'idiota?!»
Se Oikawa fosse sopravvissuto alla prova, Iwaizumi giurò che l'avrebbe strangolato con le sue stesse mani. Armato esclusivamente con la sua minuscola bacchetta, si stava avvicinando frontalmente al drago a passo lento e sicuro, come se fosse uno spuntino di carne succulenta che decidesse spontaneamente di farsi sbranare, spalle e mento eretti con orgoglio.
«Ma è impazzito?!» sbottò a quel punto Matsukawa, stringendo le ginocchia e portandosi avanti con il busto.
Iwaizumi stava sul serio ponderando l'eventualità di scendere giù dagli spalti, catapultarsi nello stadio, salvargli la vita e poi riempirlo di testate. Oikawa stava letteralmente andando in faccia alla morte, con passo sicuro e gradasso, e gli insegnanti e i giudici non parevano fossero minimamente intenzionati a fermarlo.
Dopo qualche istante, Iwaizumi comprese finalmente perché. La posizione del drago diveniva sempre più rilassata, le zanne non erano più scoperte, e a un certo punto esalò uno sbuffo di fumo e dondolò il muso come se fosse vittima di un colpo di sonno improvviso.
Infine, s'appollaiò vicino alle uova e abbassò le pesanti palpebre, iniziando a russare, sollevando la pancia a ritmo lento e regolare. Oikawa, a quel punto, si avvicinò con cautela al mucchio di uova, scavalcò la coda del drago e afferrò quello d'oro, stringendoselo fra le braccia. Prima che il pubblico potesse festeggiare la sua vittoria, tuttavia, il drago, ancora dormiente, sputò un getto di fuoco inaspettato dalle narici, che gli avvolse il lato destro del corpo.
«Cazzo!» esclamò Iwaizumi, balzando in piedi. Oikawa, tuttavia, non si fece trovare impreparato, ma sguainò la bacchetta e spense le fiamme con un abbondante getto d'acqua. Sorrise alla platea, sollevò il braccio per esultare e infine s'inchinò elegantemente, mentre un tripudio di applausi fu libero di sbocciare.
Soltanto allora Iwaizumi si concesse di esalare un sospiro di sollievo, accorgendosi di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo. Lo stomaco gli faceva male per quanto era stato teso e contratto dall'ansia.
«Dove vai?» gli domando Yahaba, seduto dietro di lui.
«Nella tenda del pronto soccorso» rispose Iwaizumi, afferrando la propria borsa. «Madama Chips mi ha chiesto di aiutarla con i Campioni.»
Madama Chips, l'infermiera della scuola di Hogwarts, si era presa Iwaizumi particolarmente a cuore, poiché aveva intenzione di continuare il suo percorso scolastico nell'ambito della Medimagia, e lei era diventata un po' come la sua tutrice. Gli permetteva spesso di assistere mentre guariva i pazienti, oppure di curare febbre, raffreddori ed effetti di pozioni e incantesimi minori agli studenti, in modo tale da farlo imparare e da accrescere il proprio bagaglio di esperienza sul campo.
Non appena la raggiunse, lei gli fece cenno di entrare nella tenda.
Oikawa era seduto su una brandina, con un'ustione per fortuna abbastanza superficiale che gli attraversava il braccio destro, parte del fianco e della guancia. Gli rivolse uno sguardo eccitato, quasi speranzoso.
«Spalmagli questa» disse Madama Chips, porgendogli un vasetto di ceramica con su scritto 'Bruciature di Drago e Salamandra'.
«Iwa-chan, ti sei preoccupato per me?» gli domandò Oikawa arricciando le labbra soddisfatto, non appena si avvicinò. Dannazione, era affascinante anche dopo aver affrontato un Grugnocorto Svedese.
«Affatto» ribatté Iwaizumi, immergendo il dito nella pasta densa e gialla, applicandogliela abbondantemente sull'epidermide. «Ma che cosa gli hai fatto, al drago?»
«L'ho incantat-ahia!» pigolò Oikawa, quando Iwaizumi sfiorò un punto particolarmente dolorante.
«Sto facendo piano, Shittykawa.»
«...Dicevo, l'ho incantato. Sono piuttosto bravo a farlo, in realtà.»
«Piuttosto bravo? Nel senso che te ne vai spesso in giro a ipnotizzare gli altri?»
«Beh, spesso no. Con alcuni sì. Ma non preoccuparti, su di te non ha effetto, chissà perché.»
Iwaizumi si irrigidì, poi passò al fianco, disinfettandogli prima la ferita. «Come fai a sapere che su di me non ha effetto?»
«Perché ci ho provat-AHIA!»
«Iwaizumi!» lo rimproverò Madama Chips, affacciandosi per vedere cosa stesse succedendo.
«Mi scusi!» rispose Iwaizumi, poi tornò a rivolgere la propria attenzione a Oikawa. «Hai provato a incantarmi, Shittykawa?! Guarda che ti ammazzo.»
«Andrebbe contro ogni principio di un bravo Medimago, Iwa-chan. E poi, l'ho fatto solo una volta!»
Iwaizumi ringhiò. Mancava solo il lato destro della guancia, per cui trattenne il fiato, sforzandosi di non avvampare, e prese a picchiettargli dolcemente la pomata sullo zigomo alto e definito. Oikawa chiuse gli occhi e avvicinò il viso, e a quel punto avrebbe potuto persino contargli le ciglia.
«È per questo che mi piaci, Iwa-chan.»
Iwaizumi esordì con un educatissimo 'AH?!', ma prima che potesse fuggire o mollargli un testone, Madama Chips entrò di nuovo nel cubicolo.
«Devi andare a vedere il punteggio Oikawa-san, altrimenti non può iniziare il secondo campione!»
Con un sorriso, Oikawa s'alzò e Iwaizumi rimase immobile sulla brandina, le dita ancora sporche di crema. Probabilmente l'aveva detto di proposito, perché sapeva che si sarebbe agitato. Anzi, sicuramente era andata così.

*

Hinata trattenne il fiato, agitatissimo.
«Oh no, c'è mancato poco!» urlò Bagman, e la folla gridò di terrore, mentre il ruggito del drago gli riverberò nei timpani. «Sta rischiando grosso, il nostro campione!»
Trascorsero circa dieci minuti, e poi la folla scoppiò in un applauso fragoroso, un diluvio che poteva significare soltanto una cosa: Oikawa aveva preso l'uovo.
«Meraviglioso!» urlò Bagman, estasiato. «E ora il punteggio dei giudici!» aggiunse, dopo un po'.
Hinata immaginò che la giuria tenesse alti i numeri, mostrandoli alla folla, perché Bagman non li gridò ad alta voce.
Dopo un po', un secondo fischio lungo attraversò il tessuto della tenda, riecheggiando nell'aria. Hinata incrociò lo sguardo di Atsumu, e per un fuggevole istante scorse solo una grande paura attraversarlo. A quel punto, ogni ostilità nei suoi confronti scemò. Dopotutto si trovavano tutti sulla medesima barca.
«Atsumu-san!» esclamò, aggrappandosi al tessuto vellutato della sua divisa scarlatta prima che uscisse. L'altro si voltò a guardarlo, sorpreso.
«Uhm... Buona fortuna» biascicò Hinata impacciato, e gli tese la mano sudaticcia.
Atsumu, con le sopracciglia sollevate, l'afferrò e la strinse. Era gelata, ma morbida. Hinata notò che possedeva le dita di una forma lunga e affusolata, al contrario delle sue che era più minute e tozze.
«Anche a te, Shouyou» rispose l'altro, poi la lasciò andare e scomparve, accolto dall'applauso fragoroso della folla. Soltanto allora Hinata concesse alle proprie guance di avvampare, mentre un sentimento del tutto estraneo e inaspettatamente tiepido s'amalgamò all'ansia che gli attanagliava le viscere.
Bagman iniziò nuovamente la cronaca, e Shouyou si ritrovò a essere ancor più coinvolto di prima. Difatti, non appena Bagman gridò 'Attenzione!', e la folla esplose in un urlo raccapricciante, Hinata fu soffocato dalla preoccupazione, e per un istante pensò sul serio di correre fuori per assicurarsi che l'altro stesse bene. Fortunatamente, Bagman riprese a parlare come se non fosse successo nulla di grave.
Trascorsero altri dieci minuti, finché un nuovo boato di giubilo lo fece sobbalzare. Anche Atsumu doveva avercela fatta.
E adesso toccava a lui.
Un fischio lungo attraversò la tenda per la terza volta. Hinata inspirò ed entrò nello stadio, sperando e pregando che le gambe non gli cedessero, e che non vomitasse davanti a tutti. Le urla della folla gli esplosero nelle orecchie esattamente come i loro abiti e le loro espressioni, che spiccavano vivacissime intorno a lui, come se qualcuno avesse intensificato l'intensità e la saturazione dei colori.
Lo Spinato si trovava proprio al centro dello stadio, appollaiato con gli artigli sfoderati vicino a un mucchio di uova grandi quanto la sua testa. In cima, svettava quello dorato. Concentrati.  
La voce di Kageyama gli risuonò limpida nelle orecchie. Con un gran respiro, svuotando la mente e tendendosi al massimo, levò la bacchetta e gridò: «Accio Firebolt!».
Allora attese riparato dietro un masso, e dopo quella che gli parve un'eternità, mentre il pubblico bisbigliava perplesso o rideva, uno 'swooosh' familiare proveniente dalle sue spalle gli raggiunse le orecchie come un balsamo per l'anima. La scopa di Kageyama sfrecciò dritta verso di lui, immobilizzandosi all'altezza del bacino pronta per essere cavalcata. Con i denti scoperti nel primo, vero e raggiante sorriso dopo settimane, ci balzò sopra e spiccò il volo.
Il pubblico gridava impazzito, e Hinata s'accorse di sentirsi leggero, sereno, determinato. A terra aveva lasciato anche tutta la sua paura, e s'era guadagnato delle effettive possibilità per superare quella prova.
Con le mani avvolte saldamente intorno al manico lucido, s'avvicinò al drago con cautela, che non staccava le iridi sottili e infuocate da lui. Improvvisamente, quest'ultimo soffiò una fiammata nella sua direzione, ma Hinata la schivò con facilità. Era proprio come evitare un Bolide durante una partita di Quidditch.
«Questo sì che è volare, signori!» esclamò Bagman ammirato, dalla tribuna.
Hinata rifletté rapidamente. L'uovo era al sicuro fra le zampe del drago, e neanche con la velocità di una Firebolt sarebbe stato sicuro avvicinarsi. Lo Spinato avrebbe potuto azzannarlo, schiacciarlo, o infilzarlo direttamente con la coda irta di spini spessi e acuminati.
L'unica opzione era quella di costringerlo ad alzarsi in volo.
Si avvicinò ancora con cautela, muovendosi prima a destra e poi a sinistra, come se fosse una vespa fastidiosa. Voleva obbligare il drago a inseguirlo, tuttavia quest'ultimo, seppur stesse ringhiando, non accennava minimamente a muovere mezza zampa.
«E dai, andiamo...»
Hinata si avvicinò ancora, e il drago sputò di nuovo un getto di fuoco. Questa volta, non fu altrettanto abile nello schivarlo. Le fiamme gli colpirono la spalla, e un dolore bruciante gli sbocciò sull'epidermide. Anche la coda della scopa s'era bruciacchiata, e Hinata provò un brivido pensando a come lo avrebbe ridotto Kageyama. Prese rapidamente quota, mentre il pubblico gridava di orrore e spavento, ma la sua non sembrava una ferita profonda, e l'adrenalina riuscì subito a mitigare il dolore.
Si riavvicinò di nuovo, questa volta più all'erta, zigzagando sempre più velocemente. Il drago tendeva il suo lungo collo come una tartaruga, seguendolo, e finalmente, con uno sbuffo esasperato, lo Spinato spalancò le grandi ali e si alzò in volo per tentare di azzannarlo.
Hinata, tuttavia, si precipitò giù in picchiata verso il mucchio di uova a tutta velocità, sfrecciando al di sotto delle possenti zampe del drago, e prima che quest'ultimo potesse rendersi conto di cosa fosse successo, Hinata aveva afferrato l'uovo fra le braccia e stava già risalendo nel cielo, lontano dalla creatura, lontano dal terrore e dall'ansia che gli aveva oppresso le ossa e l'anima.
Il pubblico esplose, e mentre l'applauso fragoroso gli riecheggiava nelle orecchie, Hinata sfrecciò verso le tribune sorridente, e raggiunse i suoi compagni Grifondoro.
«Ce l'hai fatta!!» esclamò Yamaguchi, più raggiante di lui e con gli occhi lucidi.
«Sei stato eccezionale!» aggiunse Yachi, abbracciandolo felice e scoppiando a piangere.
«Su, su» provò a tranquillizzarla Hinata, dandole pacche morbide dietro la schiena. «È tutto passato!»
Tsukishima gli rivolse una smorfia meno sprezzante del solito, e questo fu un immenso traguardo. Infine, incrociò lo sguardo di Kageyama, che appariva pallido e smunto.  Hinata gonfiò le guance e incurvò le labbra, aspettando trepidante una gratificazione anche da parte sua.
«...Sei stato...» iniziò l'altro con un borbottio, come se gli costasse una gran fatica parlare.
«Fantastico? Meraviglioso? Spettacolare?» gli suggerì Hinata, avvicinandosi.
Kageyama parve rifletterci sopra un momento, poi scosse la testa e assottigliò le palpebre disgustato.
«Sei stato un idiota! Guarda come hai ridotto la mia scopa, razza di scemo...»
«Ma è solo una bruciatura, si sistema subito!»
«In realtà» disse Sugawara malizioso, materializzandosi alle sue spalle e scompigliandogli affettuosamente i capelli, «era preoccupatissimo, e quando hai preso l'uovo ha esultato più forte di tutti noi altri.»
«Sugawara-san!» s'arrabbiò Kageyama, accigliandosi. «Avevi promesso di non dirlo!»
«Ops...»
In quel momento, l'arrivo della professoressa Mc Granitt li interruppe.
«Ottimo Hinata!» esclamò, e Hinata rimase sconvolto, quello era davvero un complimento insolito per lei. Notò che le tremavano le mani. «Devi andare da Madama Chips per farti curare prima che i giudici assegnino i punti...»
Hinata la seguì fino alla tenda del pronto soccorso, che era suddivisa in cubicoli. Intravide la figura di Oikawa e di Iwaizumi attraverso la tela. Madama Chips, che imprecava contro i draghi e il pericolo che avevano affrontato, gli s'avvicinò spruzzandogli senza troppi complimenti del liquido violetto sulla ferita che bruciava e fumava, infine diede un colpo di bacchetta e Hinata la sentì guarire all'istante.
«Ora siediti un minuto, e poi potrai andare a vedere il punteggio dei giudici... Sta' seduto un minuto, ho detto!» ribadì l'altra alzando la voce, non appena Hinata provò a sgattaiolare all'esterno.
Immobile sulla brandina, rimirò meglio il pesante uovo d'oro che aveva conquistato. C'era una sottospecie di serratura sulla punta, ma Hinata non s'azzardò a toccare o a far scattare nulla per timore di rompere qualcosa.
D'un tratto, un viso fin troppo conosciuto spuntò dal velo della tenda.
«Ciao, Shouyou-kun» disse Atsumu, con un grosso sorriso che per una volta non possedeva nulla di arrogante. Hinata lo ricambiò con il medesimo entusiasmo, troppo felice che finalmente quella prova fosse terminata.
«Voli bene» continuò poi, sedendosi vicino a lui. Hinata rimase esterrefatto dal complimento, ma prima che potesse ringraziarlo, l'altro lo interruppe. «Anche se mai quanto me, s'intende.»
Hinata sbuffò, ma si astenne dal replicare. Per la tanta gioia che gli sprizzava a fiotti nel cuore, persino la compagnia di Atsumu gli parve ottima.
«Andiamo a vedere i punteggi?»
Hinata annuì e lo seguì fuori, afferrando la Firebolt che s'era portato dietro.
«A proposito, bella scopa.»
«Non è mia, è di Kageyama» rispose, e Atsumu gli gettò un'occhiataccia, schioccando la lingua infastidito.
Si avvicinarono allo steccato, dov'erano seduti tutti i giudici che gli rivolsero sguardi benevoli, eccetto Karkaroff.
«Ciascuno può darti al massimo dieci» gli spiegò Atsumu, e Hinata attese trepidante.
Madame Maxime, il primo giudice, levò la bacchetta e fece uscire un gran nastro argentato, che formò un otto in aria.
«Non male» commentò Atsumu, battendo le mani. Hinata si domandò se non lo stesse prendendo in giro. «Credo ti abbia tolto dei punti per via della spalla.»
Poi toccò a Bagman, che sparò in aria un dieci. Silente e il signor Crouch - un mago del Ministero della Magia che s'era occupato insieme a Bagman di organizzare il Torneo - gli assegnarono un nove, mentre Karkaroff un sei.
«Oh, sei secondo! Pari merito con Oikawa» disse Atsumu, con un sorriso soddisfatto.
«Significa che tu sei arrivato primo?»
«Certo che sono arrivato primo, che domanda idiota.»
«E come hai battuto il drago?»
Atsumu ci pensò un istante, prima di rispondergli. «Gli ho lanciato l'incantesimo Conjiunctivitis. Gli occhi sono il loro punto debole.»
«Oh!» esclamò Hinata, ammirato. Dopo qualche istante, Ludo Bagman li raggiunse.
«Vi dispiace se torniamo nella tenda? Devo darvi le direttive per la seconda prova!»
Oikawa, che entrò nella tenda insieme a Iwaizumi, aveva parte del braccio destro coperto da una densa pasta gialla. Sorrise a Hinata e fece una linguaccia ad Atsumu, mentre Iwaizumi si complimentò con entrambi.  
«Ben fatto!» esclamò Ludo Bagman, battendo le mani, come se ad affrontare i draghi fosse stato lui. «La prossima prova si terrà il ventiquattro febbraio alle ore nove e mezza, ma non potete sperare di superarla se prima non troverete l'indizio che custodisce l'uovo! Se guardate bene, c'è una specie di segno, proprio lì... Ecco, quella è la serratura. Aprite l'uovo e tentate di risolvere l'indovinello al suo interno. Tutto chiaro? Sicuri? Bene, allora potete andare!»
Hinata seguì gli altri verso il castello, pensando esclusivamente al banchetto con lo stomaco gorgogliante. Finalmente gli era tornato l'appetito. Nella tasca, sentì qualcosa tremare, perciò ci infilò le dita ed estrasse il modellino dello Spinato, che sbadigliò e si accoccolò sul suo palmo.
«A che pensi?» gli domandò Atsumu, dandogli una schicchera dietro il collo.
«Ahia» borbottò Hinata, però sorrise. Poi tornò a rivolgere lo sguardo al modellino, che sonnecchiava beato. «Penso che i draghi siano animali davvero gentili, dopotutto.»


Note d'autrice
Intanto, importantissimo: questo capitolo partecipa alla 'challenge delle Quattro Stagioni' indetta da Rhys89 sul forum di efp. Bene, okay. Questo capitolo è immenso. Ma giuro che contava le classiche cinquemila parole all'inizio, poi però prima di pubblicare (ehm, mezz'ora fa) mi sono ricordata di Oikawa e di Iwaizumi. Ed ero tipo: AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH. E niente, la loro parte non doveva superare le cinquecento parole proprio per non scrivere papiri, ma col cacchio che Oikawa si accontenta di cinquecento misere parole, quindi niente mi dispiace ma insomma eccoci qui. Ed è orrenda e la revisionerò, lo giuro (non è vero, non lo farò mai). Poi, scusate, non ve ne frega nulla ma io sono FIERA, FIERA DI ME STESSA, perché ho aggiornato in tempo, DI NUOVO. E per me è tipo un miracolo, davvero. Poi, un'altra cosa che mi fa volare (da sola) è che ommioddio tra poco ci sarà il capitolo sul ballo del ceppo (non il prossimo, il prossimo prossimo) e niente io NON VEDO L'ORA, me lo dico da sola. Cioè, sappiate che io ho scritto questa storia solo ed esclusivamente per inserire 'sto maledetto ballo, lo giuro.
Vabbè. Insomma, scusatemi se la parte IwaOi è particolarmente oscena ma l'ho scritta tutta di botto in pochissimo tempo, vedrò di revisionarla appena il mio cervello sarà collaborativo (in questo momento vi saluta, e vi ringrazia, e balla la samba).
Vabbè (devo smetterla di dire vabbè), grazie di cuore per aver letto, per essere passati, per tutto! Anche questa volta ci vediamo fra un massimo di dieci giorni. Un abbraccione, grazie di cuoreeee! ♥ 

Apici
1- frase che Hinata dice realmente nel manga.
2- la Firebolt è una scopa utilizzata dalla nazionale irlandese. Nei libri, Sirius Black la regalò a Harry dopo che la sua Nimbus 2000 fu distrutta dal Platano Picchiatore.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3925946