Stai con me (ex Raccolta di Oneshot)

di ONLYKORINE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un gelato non alla fragola ***
Capitolo 2: *** (Cattive) Abitudini ***
Capitolo 3: *** Hogwarts Express ***
Capitolo 4: *** La pozione ***
Capitolo 5: *** Un gatto dispettoso ***
Capitolo 6: *** Il molliccio ***
Capitolo 7: *** Ti stai sbagliando ***
Capitolo 8: *** Quando la famiglia ti stupisce ***
Capitolo 9: *** Approcci, dichiarazioni e proposte ***
Capitolo 10: *** Accordi ***
Capitolo 11: *** Divieti ***
Capitolo 12: *** in biblioteca ***
Capitolo 13: *** Magie, incantesimi e pozioni ***
Capitolo 14: *** Furti e Strategie ***
Capitolo 15: *** Confessioni e strane idee ***
Capitolo 16: *** Oltre ogni previsione ***
Capitolo 17: *** Eccezionale ***
Capitolo 18: *** Baci segreti, baci e segreti, segreti senza baci ***
Capitolo 19: *** Non sono del tutto convinta, ma... ***
Capitolo 20: *** Burrobirre a Hogsmeade ***
Capitolo 21: *** Zucchero filato a Londra ***
Capitolo 22: *** Gelosie ***
Capitolo 23: *** I provini della vita ***
Capitolo 24: *** Grifondoro - Serpeverde ***
Capitolo 25: *** Ti ho visto cadere ***
Capitolo 26: *** E mi sono sentito morire ***
Capitolo 27: *** Sale, Tequila e Limone ***
Capitolo 28: *** Quello che abbiamo fatto ***
Capitolo 29: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Un gelato non alla fragola ***


001.fragola

Un gelato non alla fragola

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Scorpius Malfoy controllò ancora l’orologio e, nervosamente, spostò il peso da un piede all’altro, guardandosi intorno. Si passò una mano fra i biondi capelli corti e il suo sguardo chiaro cercò fra la folla.

Lily Potter sorrise, vedendolo. Anzi, ghignò. Come se fosse stata una Serpeverde e non la meravigliosa Grifondoro che era da quasi cinque anni. Scorpius sembrava irrequieto: pensava che Albus gli avesse dato buca? Lily ghignò ancora: sperava vivamente che fosse così.

Albus la raggiunse alle spalle e le chiese: “L’hai visto?” Lily scosse la testa, facendo finta di guardarsi intorno e suo fratello sbuffò.

“Mi hai fatto fare tardi, dovevo incontrarmi con Scorpius venti minuti fa!” si lamentò il ragazzo e Lily alzò le spalle. Era vero: era colpa sua se avevano fatto tardi. Sua e di Alice. Si voltò a guardare l’amica.

“Tutto ok, Alice?” chiese alla ragazza. Ultimamente Alice era strana: sembrava spesso distratta o persa in un mondo tutto suo. La biondina annuì e poi indicò il marciapiede davanti alla gelateria Fortebraccio.

“Scorpius è lì, Albus” disse, rivolta al ragazzo occhialuto. Albus annuì sorridendo e la ringraziò, allungando il passo verso il centro di Diagon Alley, dove gli studenti di Hogwarts facevano gli ultimi acquisti prima dell’inizio dell’anno scolastico.

Le ragazze lo seguirono e la rossa quindicenne sbuffò sgridando l’amica: “Perché gli hai detto dov’era?”

Alice spalancò gli occhi, stupita. “Non dovevo?” chiese, confusa.

Uffa, era riuscita a tirar tardi, facendo in modo che partissero da casa in ritardo per lasciar aspettare il biondo Serpeverde e voleva farlo attendere ancora un po’, magari cercando di ingannare Albus con un giro diverso per cercarlo. Ma ora era tutto andato in fumo.

“Scusa il ritardo, Scorp, non è stata colpa mia…” disse il moro, lanciando alla sorella un’occhiata truce, quando si incontrarono con il Serpeverde. Lei sorrise innocentemente.

“Sì, Scorp, è stata colpa mia” ammise con noncuranza alzando una mano come se volesse scusarsi ma senza dire niente per farlo. Scimmiottò anche il modo del fratello di chiamare l’amico: lei non lo avrebbe mai chiamato ‘Scorp’! Cos’era, un cucciolo di Puffskein?

Quando Scorpius posò il suo sguardo grigio su di lei, Lily si sentì vacillare, come non era mai successo, ma riuscì a nasconderlo molto bene. O almeno sperò di riuscirci. “Simpatica, Lily. Immagino che tu l’abbia fatto apposta” disse il ragazzo, vagamente divertito. La ragazza aggrottò il naso: non voleva che lui fosse divertito. Non doveva esserlo.

Lily aveva conosciuto Scorpius quando Albus era tornato a casa dal primo anno di Hogwarts in sua compagnia e ora, che loro stavano per iniziare il settimo, lo conosceva come se fosse un altro fratello.

E se riusciva a tenere a bada James, che era abbastanza gestibile, Albus e Scorpius insieme erano incontrollabili: loro potevano divertirsi e spassarsela, mentre con lei erano peggio della McGranitt, tutto un susseguirsi di ‘Lily non fare questo’ e ‘stai attenta a quest’altro’. E lei non ne poteva più.

E in quel momento ce l’aveva con Scorpius. Da un po’, a dire il vero. Forse una settimana o due. Forse un mese. Sì, un mese, forse. Da quando aveva dormito l’ultima volta a casa loro. Non capiva bene perché, ma non riusciva più a sopportarlo. Solo vederlo le provocava un fastidio alla bocca dello stomaco.

“Allora, pronta per i G.U.F.O.? Ho sentito dire che quest’anno saranno più difficili degli anni passati” disse Scorpius, guardandola.

Ecco perché ce l’aveva con lui: perché era un Troll! “L’ho sentito dire anch’io” gli rispose, mettendo il broncio. Cercava sempre di tirare in ballo la scuola per vantarsi del fatto che fosse il più bravo. Lily digrignò i denti e si girò per chiedere ad Alice se volesse andare prima al Tiri Vispi o lasciarlo per ultimo, quando sentì Albus esclamare: “Ehi, Scorp, ci sono gli altri, guarda!”

Tutti e tre i ragazzi si girarono nella direzione indicata dal giovane moro e Lily sentì Alice emettere un gemito: tre Serpeverde del settimo anno e due ragazze della stessa casa. Perché Alice aveva fatto quel verso? Le piaceva uno di loro? Li guardò bene e li riconobbe: David Rowie, Ethan Baddock e Scott Bole. Forse Scott era il più bello dei tre, ma non era sicura che fosse del tutto intelligente, quindi lo scartò. Gli altri due? Mmm lasciamo stare. Vabbè, avrebbe appoggiato Alice sempre e comunque, anche se le fosse piaciuto uno Snaso.

“Ci vediamo dopo, allora, ragazze?” chiese Albus, dopo aver fatto cenno ai suoi amici. Come? No, no. Se Alice era interessata a Scott il bello o alle qualità nascoste di uno degli altri, dovevano andare anche loro con i Serperverde.

“Mamma ha detto di passare il pomeriggio insieme” si lagnò, come se avesse cinque anni e sorrise di nuovo innocentemente, come se ne avesse tre.

“Ma Lily…” iniziò suo fratello stranito. Effettivamente, di solito, non si facevano scrupolo di disobbedire alla madre.

“Ho voglia di passare del tempo con il mio fratellone e...”, si voltò a guardare il gruppetto dei Serpeverde, “i suoi amici” continuò, sperando che la sua perplessità non fosse troppo evidente.

“No!” esclamò Albus, che volse anche lui lo sguardo verso i ragazzi. “Non potete farvi un giro da sole? Non ci sono i vostri amici?” chiese il fratello. Lily spalancò gli occhi. Ah, suo fratello non la voleva? Questo sì che era un buon motivo per stargli appiccicata.

“Lily…” Alice le toccò un braccio, per non farla discutere con il fratello, ma la ragazza era già partita in quarta.

“Staremo con voi!” esclamò, più per ripicca che perché lo volesse veramente.

“Dai, Lily…” Il tono di Albus ora era così triste che Lily si sentì quasi in colpa. “Cosa vuoi per lasciarmi in pace?” chiese, per cercare di rabbonirla. Quasi in colpa.

“Dammi cinque galeoni” propose la ragazza. Sapeva benissimo che lui non aveva tutti quei soldi, infatti Albus sbuffò e una parte delle lenti degli occhiali si appannò.

“E se vi offro il gelato?” chiese, pulendo gli occhiali con la maglietta e indicando con il mento il negozio Fortebraccio.

“Andata…” acconsentì Lily svogliatamente. Si sarebbe fatta offrire il gelato, ma non gliela avrebbe data vinta.

“Come lo volete?” chiese, quindi, Scorpius che non aveva detto niente fino a quel momento. Alice rispose subito con il suo gusto preferito, ossia limone e cioccolato e lei da brava nipote dei gestori del Tiri Vispi disse che avrebbe dovuto essere del suo gusto preferito, per essere valido il loro patto.

Ma Albus non l’ascoltò e domandò alla sua amica: “Limone e cioccolato?”, alzando un sopracciglio con un sorriso sornione.

“È un problema?” chiese Alice, un po’ stizzita. Lui rise e scosse la testa. Nessuno si accorse che Scorpius si era già avviato verso la gelateria.

“Qual è il tuo gusto preferito?” chiese Albus a Lily ma, secondo lei, non gli stava prestando la giusta attenzione, così sarebbe stato più facile imbrogliarlo.

“Fragola! Possibile che non lo sai?” rispose sbuffando. Il moro annuì e si girò per andare in gelateria.

“Perché gli hai detto fragola? Non è il tuo gusto preferito” chiese Alice, mentre aspettavano.

“Non volevi passare il pomeriggio con loro?” le domandò, curiosa, indicando il marciapiede davanti al ghirigoro. Aveva capito male?

“Io? Assolutamente no! Volevi passare il pomeriggio con quelle?” rispose lei, indicando le due ragazze Serpeverde del gruppo.

Lily le guardò bene e vide una ragazza bionda, con un vestito che lasciava ben poco all’immaginazione gettarsi sul braccio di Scorpius che era appena uscito dalla gelateria con Albus. Era Roxy, Roxy Montague, una delle più stupide ragazze che Lily avesse mai conosciuto. Però aveva un fisico che avrebbe fatto girare un cieco, constatò, sospirando mentre osservava i due ragazzi scambiarsi tre baci sulle guance. L’altra non la guardò neppure.

Aveva ancora il broncio quando Albus le portò il gelato e iniziò a mangiarlo nervosamente, mentre il fratello chiacchierava con Alice. Neanche notò subito che non era gelato alla fragola, ma bensì alla nocciola, il suo gusto preferito.

Albus le chiese se fosse tutto a posto e lei annuì, poi, mentre lui si stava allontanando, esclamò ad alta voce per farsi sentire: “Ti ricordavi il gusto giusto!”

Suo fratello si girò e alzò le spalle: “Ha preso Scorpius i gelati!”

Oh. Lily smise di leccare il gelato e guardò di nuovo il biondo Serpeverde che veniva raggiunto da Albus. Alice guardò anche lei mentre Roxy baciava sulle guance anche il moro e poi chiese, in tono curioso: “E come fa Scorpius a sapere il tuo gelato preferito?”

Lily la guardò e scosse la testa. Già, come faceva a saperlo?



*** Eccomi con questa nuova follia! Non so se riuscirò a completare l'evento con cento ( ! ) Oneshot ma è un po' che vorrei scrivere una Scorily

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Capitolo 2
*** (Cattive) Abitudini ***


Cattive abitudini

 

(cattive ) Abitudini

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“Scusa il disordine, Astoria, sono rientrata dalla Gazzetta del profeta giusto un quarto d’ora fa” si giustificò Ginny con l’amica.

Da quando l’amicizia di Albus e Scorpius si era fatta importante, le due donne, mamme dei ragazzi, avevano deciso di gettare i vecchi rancori e avevano iniziato a frequentarsi; non era un caso isolato, infatti, che Astoria si fermasse a casa dei Potter quando accompagnava il figlio, anche se ormai aveva superato da un po’ l’età per farsi portare a casa dei compagni dalla madre.

“Ma smettila, lo sai che non mi interessa. Piuttosto… parliamo di cose serie…” disse Astoria con tono confabulatorio.

Ginny si avvicinò e annuì, allungandole una tazza di tè. Le donne volevano organizzare una cena la sera della vigilia di Natale, per far stare insieme le due famiglie. Tutte e due pensavano che i mariti avrebbero dovuto fare pace e, visto l’amicizia dei loro figli, passare più tempo insieme.

(Quello che non sapevano era che i loro mariti, che lavoravano tutti e due per il ministero, prendevano il caffè insieme una volta a settimana e chiacchieravano liberamente già da qualche mese. Ma questa è un’altra storia.)

Qualcuno bussò alla porta della cucina e Ginny aprì l’uscio a Molly che entrò portando una torta e appoggiandola sul tavolo.

“Ciao mamma, tutto bene?” la salutò Ginny, versando un’altra tazza di tè per la madre.

“Sì, cara, stavo andando da George e ho pensato di passare per portarti la torta alle pesche” spiegò la strega, sapendo che era la torta preferita della figlia.

“Grazie, fermati un po’ con noi, io e Astoria stavamo organizzando una cena…” E Ginny iniziò a raccontare.

“Ciao ma’, vado a giocare a Quidditch con gli altri” disse James, il suo primogenito, dieci minuti dopo, scendendo dalle scale con la scopa in mano.

Il ragazzo salutò calorosamente la nonna e Astoria, adocchiando il dolce sul tavolo, e quando si allungò a prenderne un pezzo, la madre gli ricordò: “Però, quando torni dal campo non smaterializzarti in casa e lascia gli scarponi fuori, l’ultima volta hai lasciato una marea di fango su tutto il pavimento del salotto e dentro uno degli scarponi c’era un vermicolo!”

“Ecco dov’era finito!” esclamò il figlio con la torta in bocca.

Ginny sbuffò. Forte. “Non parlare con la bocca piena, maleducato!” lo sgridò, dimenticandosi di chiedere cosa intendesse dire. James rise e scappò fuori dalla cucina a gran velocità.

“Che brutte abitudini!” Ginny sospirò rumorosamente “Quand’è che la cosa mi è sfuggita di mano e ho cresciuto dei Jarvey invece che dei figli?”Astoria rise scuotendo la testa e prese un sorso di tè, mentre Molly le accarezzava una mano cercando di consolarla dicendo che l’adolescenza era temporanea. Quando aggiunse ‘quasi sempre’, la figlia strabuzzò gli occhi e le donne risero tutte e tre.

In quel momento dal piano di sopra si sentirono delle grida: Ginny alzò la testa, pronta all’ascolto: da madre e sorella, sapeva riconoscere una bisticciata fra fratelli.

“Cosa ci fa lui qui?” urlò Albus, il suo secondogenito.

“Per Godric, Albus, chiudi la porta!” rispose Lily, l’ultima della famiglia.

Ginny si alzò in piedi quando sentì dei rumori scalpiccianti lungo il corridoio del primo piano. “Ma cosa stai…” si interruppe quando il rumore di qualcuno che inciampava e cadeva riempì tutta casa, insieme all’imprecazione.

“Albus, ma cosa… Scorpius fermalo, non…” La voce della ragazza si spense e improvvisamente riprese a gridare: “No!”

Il tonfo sordo di qualcuno che cadeva sul pavimento si sentì forte e Ginny corse al piano superiore. Anche la madre e Astoria la seguirono e quando furono alla fine delle scale, quello che si presentò loro fu strano: Scorpius, il figlio di Astoria, tratteneva Albus che, con la bacchetta puntata verso la sorella, aveva lo sguardo incattivito. Lily, a sua volta arrabbiata, era dall’altra parte del corridoio, davanti alla porta annerita della sua stanza, con le braccia spalancate.

“Cosa sta succedendo?” chiese Ginny ad alta voce.

Lily girò la testa verso di lei per parlare, ma Albus la precedette: “Mamma, Lily era in camera con un ragazzo e aveva la porta chiusa!”

 “Hai tentato di schiantare Richard!” esclamò Lily, indicando la porta.

“Richard?” Ginny si girò verso la figlia che ebbe la decenza di arrossire.

“Sì, mamma, era Richard e non stavamo facendo niente…” si giustificò la ragazza.

“Vi stavate baciando!“ urlò ancora Albus, agitandosi fra le braccia di Scorpius, che non lo voleva lasciare per paura che lanciasse un altro incantesimo.

“Non è vero!” mentì Lily e Scorpius si girò così velocemente che per poco Albus non perse l’equilibrio.

“Sì, che è vero!” esclamò con così tanta energia il biondo che tutti rimasero in silenzio per un attimo. Sua madre lo guardò, ma quando i loro sguardi si incrociarono, lui abbassò gli occhi e divenne più attento alla presa dell’amico.

Nessuno notò l’imbarazzo della ragazza o che le sue guance erano diventate più rosse dei suoi capelli. Ma Astoria notò l'occhiata che lanciò a suo figlio. E sorrise.

“Cosa abbiamo detto delle porte chiuse quando ci sono i ragazzi?” Ginny sgridò Lily, poi si rivolse verso il figlio: “Al, cosa abbiamo detto degli schiantesimi? E metti via la bacchetta, non c’è affatto bisogno che continui a puntarla contro tua sorella! Voi volete farmi diventare matta!”

Il ragazzo ubbidì e Scorpius non lo dovette più trattenere. “Comunque è un Troll, si è smaterializzato quando ho pronunciato l’incantesimo, chi ti sei trovata, Lily, un codardo?” schernì la sorella con cattiveria.

“Di sicuro non uno spione come te! Sei proprio un…” esclamò arrabbiata Lily, che venne interrotta dalla nonna che urlò: “Ginny! Non parlare così a tuo fratello!”

Tutti si zittirono e si voltarono verso la strega. “Ma… nonna… non sono… io sono Lily” disse la ragazza, confusa.

“Mamma!” esclamò invece la figlia: Molly si guardò intorno con gli occhi sbarrati, capendo l’errore.

“Scusatemi, mi sono confusa per un attimo; mi sembrava di essere alla tana, quando tu, Ginny, litigavi con Ron per via di Harry…” spiegò la strega, quasi con soggezione.

Ginny vide Astoria alzare un sopracciglio divertita e farle un sorriso furbo. Fece fatica a trattenere un sorriso anche lei: le litigate con suo fratello erano molto più pensanti di quella a cui avevano appena assistito, forse perché lei poteva usare la bacchetta anche fuori dalla scuola e gli incantesimi si sprecavano alla Tana. Ginny sospirò: che bei tempi.

“Non vedo l’ora di tornare a scuola, così non correrò il rischio di incontrarti nei corridoi della torre!” esclamò ancora Lily verso il fratello. Le donne iniziarono a tornare al piano di sotto.

“Ragazzi calmatevi ora, su…” disse Ginny, per mettere fine al litigio dei figli: quando litigavano erano più fastidiosi di un gruppo di Pixie.

“Sono un prefetto! Potrò venirti a scovare dappertutto!” si vantò Albus.

“Sì, ti piacerebbe. Io e Alice quando andiamo alle feste del Quidditch…” iniziò anche Lily, che però venne interrotta subito dalla domanda del fratello: “Alice? Cosa va a fare Alice alle feste del Quidditch che neanche gioca?”

“Ma cosa ti interessa di cosa fa Alice con quelli del Quidditch, scusa? Fatti i fatti tuoi!” gridò la ragazza.

Le due donne si girarono verso i ragazzi e i loro occhi si incrociarono: tutte e due conoscevano il tono di un figlio adolescente.

“Ora smettetela di gridare e andate ognuno nella propria stanza!” alzò la voce la madre da metà della scala cercando di riportare un po’ di ordine: non ce la faceva più. “E quando viene Richard, voglio essere avvisata e la tua porta deve rimanere aperta!” ricordò alla figlia, lanciandole un’occhiata, che annuì abbassando gli occhi. “Mentre tu” si voltò verso Albus, “se ti becco ancora a fare un incantesimo offensivo in casa mia contro un’altra persona vedrai che ti succede!” sgridò anche lui.

 Le porte sbatterono ma almeno i ragazzi non dissero più niente. “Oddio, che brutte abitudini! Schiantesimi e offese… e si urlano insulti in continuazione…” disse Ginny sospirando, dov’è che aveva sbagliato?

“Urlavate tanto anche voi, te lo giuro. E a te dovevamo confiscare la bacchetta, ricordi?” le disse Molly, per consolarla, abbracciandole le spalle con il braccio.

“Quindi è una brutta abitudine che hanno preso da me? Stupendo!” esclamò Ginny, sempre più abbattuta.

“Anch’io litigavo con mia sorella. Non è una brutta abitudine” disse Astoria, risedendosi e scaldando la tazza di tè con la bacchetta.

“No?” chiese Ginny corrugando la fronte.

“No. Più si litiga e più ci si vuole bene. Non era così anche per voi?” chiese allora Astoria, e Ginny alzò le spalle: forse. Forse poteva essere così.

“Quindi è una buona abitudine litigare?” chiese e le altre donne allargarono le braccia. Ok, forse lo era.

“Sai però qual è una cattiva abitudine che vi tramandate in famiglia?” le chiese ancora Astoria, divertita. E quando l’amica la guardò corrugando la fronte, si avvicinò e le disse sottovoce: “Vi innamorate dei migliori amici dei vostri fratelli!”

Quando Astoria alzò lo sguardo, incontrò quello di Scorpius, sull’ultimo gradino delle scale. Non gli disse niente, ma lo sguardo di lui parlò per tutti e due. Forse quella cattiva abitudine avrebbe riguardato anche la sua famiglia. E forse non era così cattiva.

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Capitolo 3
*** Hogwarts Express ***


003.Cuscino

“Stupido troll!” gridò Lily, brandendo la bacchetta e lanciando una fattura che si frantumò contro la porta dello scompartimento.
“Lily!” la sgridò Alice, sbarrando gli occhi. “Ma cosa fai?”
“Hai sentito che ti ha detto quel troll? Non dovrebbe passarla liscia!” Alice scosse le spalle alle parole dell’amica.
“Non mi importa. E non dovrebbe importare neanche a te. Se lo avessi fatto a scuola avrei dovuto toglierti dei punti...”
Questa volta fu Lily a scuotere le spalle. “Ma tanto non lo farai, Miss prefetto, perché non siamo ancora a scuola!”
“Sicura, vero, che non ti dà fastidio?”
“Che tu sia diventata prefetto? No. L’ho sempre saputo che avrebbero scelto te, fra quelle del nostro anno.”
Cercò con lo sguardo gli occhi dell’amica e lei annuì, sollevata.
“Avevo paura che ti saresti arrabbiata…”
“No, non mi interessa” rispose. Poi si agitò un po’ sul sedile e mise via la bacchetta. “E quando saremo a Hogwarts gliela faccio pagare, a quel troll. Ma non mi farò beccare da te, così non perderemo punti, non preoccuparti!” Lily rise allo sguardo scandalizzato dell’amica e continuò, più seria: “Comunque è stato un infame, avresti dovuto lanciargliela tu la fattura…”
Mentre Alice alzava le spalle con gli occhi lucidi, si sentì una voce provenire dalla porta socchiusa.

 

“Chi è l’infame?” Albus guardava le ragazze alzando un sopracciglio, incuriosito, mentre apriva tutta la porta dello scompartimento. Aveva sentito solo l’ultima frase di Lily ma, conoscendo la sorella, sapeva che non usava quella parola a sproposito. Infatti Lily sembrava molto arrabbiata mentre Alice Paciock aveva una faccia triste e lui si preoccupò. Che era successo?
“Nessuno” rispose Alice.
“Growich” disse sua sorella, insieme all’amica.

 

Quando Lily si voltò verso di lei per chiederle con lo sguardo perché avesse risposto così, Alice scosse la testa e i suoi capelli biondi svolazzarono intorno. Lei li risistemò dietro la testa, ma Lily ebbe l’impressione che lo avesse fatto più per nervosismo che perché le davano fastidio. Non voleva far sapere di essere stata insultata da un troll? Ok. Avrebbe rispettato la sua scelta.
Sbuffò e si voltò verso il fratello. “Che fai qui?”
Ma Albus non la guardò e fece un passo avanti. “Tutto a posto?” chiese il ragazzo, ma questa volta guardò solo Alice. Lily si alzò e gli si mise davanti per impedirgli di vedere l’amica in imbarazzo.
“Sì, sì, tutto a posto. Ti richiedo: che fai qui?”

 

Albus non era riuscito ad arrivare fino ai posti in fondo, dove erano sedute le ragazze, perché sua sorella lo aveva fermato a metà e non poteva andare più avanti: Lily lo stava facendo apposta. La guardò alzando un sopracciglio, ma lei ricambiò lo sguardo senza spostarsi. Doveva essere ancora arrabbiata per la settimana prima, quando aveva tentato di schiantare Richard dopo averlo sorpreso in camera sua.
Così le disse qualcosa che non poteva assolutamente controbattere. “Sono venuto a prendere Alice. La riunione dei prefetti è stata spostata in un altro scompartimento”.
Sua sorella strinse le labbra e, a malincuore, si spostò. Gongolando, si rivolse ad Alice: “Vieni, non c’è bisogno della divisa, fai in tempo a indossarla dopo, quando torniamo”.
“Torna da sola, però” disse Lily, sbuffando e guardandoli lasciare lo scompartimento.

 

“È successo qualcosa?” chiese di nuovo Albus, mentre faceva strada ad Alice nel corridoio.
“No.”
“Ehi, Potter!” Albus si girò verso lo scompartimento da cui lo stavano chiamando dei ragazzi Serpeverde e Alice lo vide fermarsi a guardare prima verso i ragazzi e poi verso di lei.
“Alice, aspetta che…”
“Vado da sola, non preoccuparti, dimmi solo dove devo andare…” disse la ragazza.
Albus le spiegò in quale vagone recarsi ma disse anche che avrebbe fatto presto. La ragazza annuì senza convinzione e si incamminò.
Passò il primo vagone e si diresse verso l’inizio per passare all’altro. Purtroppo, appena aprì la porta che divideva i due vagoni, si ritrovò davanti Roxi Montague, una Serpeverde del sesto anno, circondata da un gruppetto di ragazze.
“Oh, Paciock, che dici? Lo fai vedere anche a me il tuo cuscino della nonna?” La stronza rise un po’ sguaiata e le sue amiche, intorno, la imitarono, nello stesso modo volgare e appariscente.
Alice alzò gli occhi al soffitto e sbuffò, senza dirle niente e cercando di passare oltre per raggiungere il vagone per la riunione.
“Ehi, no, no, dove vai? Voglio vederlo davvero. E vedere se resiste alla mia bacchetta!” La ragazza rise ancora e lei la guardò malissimo quando la strattonò per un braccio. “Mio padre mi ha detto di aver visto tua nonna questa primavera: barcollava come colpita da una fattura gambemolli!” La sua risata era meschina e crudele.
Alice si fermò e la guardò con uno sguardo di fuoco. Per un attimo Roxi spalancò gli occhi e fece un piccolo passo indietro, ma senza lasciare la presa sul suo braccio.
“Montague, mia nonna è riuscita a dare scacco matto a una manciata di mangiamorte, anche se era già vecchia. Era una gran donna. Ora dimmi: cosa ha fatto tuo padre, invece? La tua famiglia si è piegata per paura dicendo poi di aver agito sotto Imperius?” Quando la bocca della ragazza si spalancò per la sorpresa, Alice scosse il braccio per togliersi dalla presa della Serpeverde, mentre continuava a parlare: “Sono altre le cose di cui vergognarsi, non un cuscino ricamato da una persona cara, sai?”

 

“Che succede qui?” chiese Albus alle spalle della ragazza. Tutte le studentesse si voltarono verso di lui: nessuno lo aveva visto. Il ragazzo sbuffò, cercando di posare una mano sulla spalla di Alice, ma lei si voltò verso di lui, il suo sguardo si rabbuiò e scappò via prima che lui potesse solo toccarla.
Albus rimase lì, immobile come un idiota e poi sorrise imbarazzato alle ragazze che aveva ancora davanti. “Scusatemi” disse e si incamminò velocemente dietro alla piccola Grifondoro.
Venne fermato più volte lungo il tragitto così ci mise un po’ a raggiungere il fondo del vagone. Quello successivo era il vagone dove ci sarebbe stata la prima riunione dei prefetti.
Allungò il passo, ma quando passò davanti al bagno, si scontrò con la porta che veniva aperta.

 

Alice stava uscendo dal bagno e si trovò faccia a faccia con Albus. Fece un passo indietro per richiudere la porta quando lui la bloccò con una mano e la tenne ferma. E purtroppo era più forte di lei.

 

“Tutto bene?” le chiese, preoccupato.
Lei non aveva una bella faccia, doveva aver pianto. Ma cosa era successo? Annuì, ma non sembrava convinta. Albus le prese la mano e la tirò fuori dal bagno.
Mentre camminavano le chiese: “Di cosa parlavate?”
Alice si fermò e lui fece lo stesso, ancora tenendole la mano.
“Mi vuoi prendere in giro anche tu?” La sua occhiata era dura, ma il suo viso deluso. Ma di cosa parlava?
“Come? E per cosa?”
Lei sospirò. “Ho nel baule il cuscino con il girotondo di unicorni che ha ricamato…”
“Tua nonna” finì la frase per lei Albus.
Lei annuì, sorpresa, e mormorò: “Sembra che non sia ‘figo’ venire a scuola con una cosa del genere. È da bambini piccoli”, e così dicendo si rincamminò, lasciandogli la mano.
A volte si aveva bisogno di alcuni oggetti particolari per sentire le persone vicino, soprattutto quelle che non c’erano più. Lui lo sapeva bene. Aveva visto tante persone farlo. Suo zio George aveva una bacheca in casa dove conservava la scopa di suo zio Fred, che lui non aveva mai conosciuto.
Albus sapeva che nonna Augusta era morta il mese prima e che la ragazza fosse molto legata a lei. Gli si strinse il petto al pensiero dello sguardo di poco prima. Quindi il gruppetto di Roxi l’aveva infastidita? Per una cosa del genere?
Si voltò indietro, ma poi decise di lasciare perdere e di tornare da Alice.
La raggiunse e, poco prima di entrare nel vagone dei prefetti, le mise una mano sulla spalla e sussurrò: “Mi spiace…”
Alice alzò le spalle e Albus strinse un po’ la mano ancora posata su di lei.
“Potter! Paciock! Siete gli ultimi, entrate così iniziamo!”

 

***

“Potter!” gridò Growich e Lily quasi ghignò, dopo avergli lanciato una fattura Mangialumache.
Lily gli era corsa dietro per tutto il treno. Voleva fargliela pagare e ora c’era riuscita.
“Ora, troll, ricordati: quando arriverai a scuola, dovrai andarti a scusare con Alice, ok?”
Il ragazzino iniziò a vomitare la prima lumaca e chiese perdono con gli occhi. Ma a Lily non bastava. “Hai capito?” Quando il ragazzino annuì, senza riuscire a dire niente, la ragazza aspettò che vomitasse ancora due lumache e poi fece finire la fattura. Lui scappò via e mentre correva lei gli urlò dietro: “Ricordatelo la prossima volta che avrai intenzione di prendere in giro un mio amico!”

 

Scorpius aveva osservato tutta la scena dal fondo del corridoio del vagone. Quando il ragazzino scappò via, batté le mani e si avvicinò alla sorella di Albus.
Lily si voltò e, quando lo vide, mise via la bacchetta senza dire niente. Scorpius si avvicinò ancora.

 

Lily guardava i bauli che occupavano il corridoio e rendevano difficoltoso il passaggio. Solo così era riuscita a braccare Growich, ma almeno c’era riuscita. Quando sentì qualcuno battere le mani alle sue spalle, si voltò, spaventata, ma poi riconobbe Scorpius e rifoderò la bacchetta.
“Mi spii, Malfoy?” disse dopo un po’, con tono più duro di quello che avrebbe richiesto la situazione.
Il ragazzo le fu vicino e alzò un sopracciglio divertito, prima di risponderle: “Magari mi è stato chiesto di tenerti d’occhio”.
Lily alzò le spalle. “Se non hai di meglio da fare…”

 

Scorpius sorrise alla risposta della ragazza. “O magari sono andato da Towlor, il capitano della squadra di Quidditch Grifondoro” rispose, indicando con il pollice la porta che divideva i vagoni, dietro di sé. Vide chiaramente il rossore salire sulle guance della ragazza. Questa volta lei abbassò lo sguardo e annuì, ma non disse niente.
Si avvicinò ancora e la sorpassò, diretto al suo scompartimento, quando si girò per dirle qualcos’altro, il treno improvvisamente, frenò e si fermò, sbilanciando tutti e due. La ragazza gli cadde addosso e tutti gli scompartimenti vennero invasi dal caos e da voci concitate, mentre si spegnevano le luci.

 

Lily si ritrovò spalmata sul petto del biondo, rimasto appoggiato a delle valigie sovrapposte. Si agitò un po’ per tirarsi su, ma peggiorò la situazione, non riuscendo a staccarsi da lui.
“Calma” disse Scorpius, con tranquillità. La prese per le spalle e la tirò su, spostandola da sé. Lily quasi ci rimase male, sbuffò ma non disse niente. Le porte degli scompartimenti si aprirono e qualcuno mise il naso fuori per capire cosa fosse successo.
“Che è successo, secondo te?” gli chiese, mentre si voltava verso il finestrino per guardare oltre al vetro. Fuori c’erano solo alberi, come se si fossero fermati nel bel mezzo di un bosco.

 

 

“Non lo so” rispose Scorp, tirandosi su e avvicinandosi per guardare oltre al vetro anche lui.
“Guarda!” esclamò, cercando di indicare il vetro con il dito, ma loro erano troppo vicini, così, per far veloce passò il braccio dietro alle spalle della ragazza e picchiò leggermente la mano sul grosso finestrino.

 

Lily guardò la mano del ragazzo posarsi vicino al suo viso. Troppo vicino. Ma lui le toccò la guancia, per girarle il viso e farle guardare di nuovo fuori. “Guarda, guarda lì!”
La ragazza ubbidì e guardò nel bosco: un unicorno correva, un po’ lontano dalla ferrovia, ma si vedeva benissimo. Quando si fermò, lo fece praticamente davanti a loro e girò il collo, come per guardarli. Lily trattenne il fiato: era stupendo. Un bellissimo unicorno bianco, che risaltava nel buio del bosco, elegante sulle lunghe zampe affusolate e la criniera scompigliata dalla corsa, quasi arruffata magicamente, tanto era perfetta. Il lungo corno bianco che aveva sulla fronte, brillava nel buio, ma non di luce, di magia, e lui si inchinò.
O perlomeno era quello che era sembrato a Lily. Non si era veramente inchinato, ma si era fermato e si era girato perché era un unicorno… femmina. Una madre.
Un piccolo puledro d’oro corse verso la madre e frenò sugli zoccoli, alzando polvere e terriccio. Lily spalancò la bocca in un gesto di stupore: non aveva mai visto dal vivo un unicorno, figuriamoci un cucciolo!
Il piccolo si voltò verso il treno e, forse, per la spensieratezza dell’inesperienza, li guardò e si incuriosì. Si avvicinò con quello zampettare allegro e dondolante e voltò il muso verso il finestrino.
Lily tirò giù il vetro e cercò di allungare la mano. “Ciao piccolino…”

 

In quel momento tornò la luce e i ragazzi uscirono dagli scompartimenti in modo rumoroso, che spaventò l’unicorno e tutti e due gli animali scapparono nel bosco.
“Peccato!” esclamò Lily, voltandosi verso gli altri studenti. Se non fosse stato per loro, forse sarebbe riuscita ad accarezzarlo.
“Hai visto com’erano belli?” chiese a Scorpius, mentre ritirava su il vetro del finestrino.
“Belli?” domandò lui, aiutandola.
“Non hai visto il cucciolo?”
“No. C’era anche un cucciolo?”
“Oh, sì, era bellissimo e si è avvicinato, stavo quasi per accarezzarlo! Se non fosse stato per questo casino…”
Tutti e due si girarono verso il via vai di ragazzi. Il corridoio del vagone si stava riempiendo. I ragazzi iniziarono ad andare avanti e indietro, creando ancora più confusione.

 

 

Scorpius si passò una mano fra i capelli e balbettò qualcosa. Si era distratto.
“Ma come hai fatto a non vederlo? Costa stavi guardando, tu?” gli chiese.
Già. Scorpius, cosa stavi guardando di più interessante di un unicorno?

 

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Capitolo 4
*** La pozione ***


Asilo

-

-

 

“Merlino! Quattro?”
Ginny piegò la pergamena ricevuta da sua madre e sbuffò. Quattro proprio no. Quattro era un numero grandissimo. Era più della metà di una squadra di Quidditch. Forse una classe d’asilo. Com’era l’asilo adesso? L’asilo era ancora come quando c’era andata Lily? Dannazione, doveva informarsi.

 

Harry guardava sua moglie brontolare e andare avanti e indietro per la cucina. Cosa stava succedendo?
“Ginny, tesoro…” inziò, alzandosi dal divano. “Tutto bene?”
“Sì, Harry…” La donna che aveva sposato più di vent’anni prima, lo guardò con uno sguardo strano. “Quanto sono grandi le classi dell’asilo?” gli chiese.
Harry spalancò gli occhi. L’asilo? “Come? Che intendi?” Ginny scosse la testa, come per liquidarlo e andò in bagno. A Harry non rimase che guardare la schiena della moglie andarsene dal salotto.

 

Ginny si sedette sulla tavoletta del water e rispiegò la pergamena della madre: le aveva appena comunicato che aveva sognato la nascita di quattro creature. Quattro! E Ginny, che aveva un ritardo del ciclo di cinque giorni, iniziava a preoccuparsi. Sua madre aveva indovinato tutte e tre le volte che Ginny era rimasta incinta, aveva sognato la nascita di Rose e quella di Lucy. Per Hugo e Fred, invece aveva avuto una visione. Dannazione! Non poteva essere. Si prese il viso fra le mani e sospirò.
Non si rese conto del tempo che stava passando finché Harry non bussò alla porta.

 

“Ginny… Ginny, sicura che vada tutto bene?”
Ginny era in bagno da almeno venti minuti e Harry, che non aveva sentito più nessun rumore, si stava preoccupando.
Sua moglie aprì la porta di scatto, lo prese per un braccio e lo tirò dentro il bagno, chiudendo subito dopo la porta.
“Stai bene?” Harry era sempre più preoccupato: Ginny aveva delle brutte occhiaia e il suo viso era molto pallido.
“Sono incinta” sbottò lei. “E sono quattro. Come una classe d’asilo d’infanzia. Metà di una squadra di Quidditch!”
Harry sbiancò in viso. Quattro? “Una squadra di Quidditch è formata da sette giocatori…” tentò di spiegare il mago, confuso dalla situazione e dal ragionamento della moglie.

 

Ginny spalancò gli occhi e le mani iniziarono a tremarle. Perché non capiva? “Ho contato anche una riserva! Chi sei, Hermione che deve sempre precisare tutto?”
“Come? Cosa c’entra Hermione…” Il povero Harry non capiva. Giustamente: era un uomo. Non poteva proprio capire.
La strega sbuffò forte e sospirò. Poi, come se si fosse sgonfiata improvvisamente, si accasciò sul water.

 

Harry si spaventò. “Ginny! Ginny! Ti porto al San Mungo? Questa gravidanza…”
Ginny respirò lentamente e sorrise. “Ok. Non so se sono incinta, ancora. Ho solo… un ritardo”.
Harry sospirò sollevato e Ginny si innervosì, alzandosi di colpo. “Ehi! Sei contento? Non saresti contento se…”
Il viso della strega si irrigidì e Harry pensò che stesse per scoppiare a piangere. “Aspetta. Ginny, Ginny… Calmati”. Pensò di avvicinarsi a lei e quando lo fece, senza premeditarlo, l’abbracciò e la prese in braccio sedendosi sulla tavoletta.
Sua moglie si accoccolò sul suo petto e Harry la cullò come se fosse una bambina. Pensò a qualcosa di pratico e disse: “Spiegami tutto, sai che sono un po’ duro a capire…”

 

Ginny tirò su col naso e si spostò dalla camicia del marito. “No, non sei tu, scusami. Sono io che non mi spiego bene…”
“Allora dimmi, ti ascolto.”
Ginny iniziò a spiegare e raccontò di avere un ritardo del ciclo di una settimana.
“Ma prendi la pozione antigravidanza, no?” le chiese Harry, accarezzandole la testa dolcemente.
“Sì, ma tre settimane fa ho avuto l’influenza, ricordi? E ho vomitato… può essere che abbia influito sul normale corso della pozione?”

 

Harry scosse le spalle. Cosa ne sapeva lui? Era un Auror, mica un medimago! Ginny sospirò ancora. “Perché allora hai detto che sei incinta di quattro bambini?”
La strega sospirò e tirò fuori dalla tasca una pergamena piegata. “Mi ha scritto mia mamma… Ha detto che ha fatto un sogno…”
Oh, Merlino! Quando Molly sognava qualcosa, tutte le donne della famiglia Weasley si radunavano e ci ricamavano su. Molly aveva sognato un unicorno viola a cavallo di una scopa volante? Voleva dire che il bambino che aspettava Angelina era un maschio. Molly aveva visto nel fondo del caffè una macchia a forma di barca con tre alberi? Il Jobberknoll della vicina di casa di Percy (a cui piaceva il caffè), avrebbe covato un nido con tre uova.
Harry non capiva come facessero a capire queste cose, lui ci aveva provato e qualche volta Ginny, Angelina e Audrey avevano provato a spiegarglielo, ma lui non aveva seguito i loro ragionamenti. Solo Hermione era scettica su queste cose, anche se quando Molly le aveva detto che Rose sarebbe stata una bambina nata a maggio, lei che aveva la scadenza in aprile, era rimasta sorpresa e quindi non aveva più detto niente e qualche volta partecipava anche lei alle varie discussioni sui sogni di Molly.
Però quattro bambini erano un po’ tanti. No? Magari si era sbagliata. Magari era uno solo… O magari nessuno.
“Non puoi fare uno di quei… test… Quelli che hai fatto per James, Albus o Lily?” le chiese allora.

 

Ginny annuì: giusto, doveva fare il test. “Dobbiamo andare a Dragon Alley a prendere la pozione”.
Harry annuì e le disse che sarebbe andato a prenderla per lei. Ginny pensò che fosse il marito migliore del mondo e gli sorrise.
Lui le disse di mettersi sul divano e di preparare il tè, così appena fosse tornato lo avrebbero preso insieme e avrebbero fatto il test.
Ginny mise il bollitore sulla stufa e Harry andò a prepararsi. Quando uscì, Ginny si mise comoda sul divano e aspettò il ritorno del marito.
Dopo un quarto d’ora Harry non era ancora tornato e Ginny iniziò a innervosirsi. Quanto ci voleva a materializzarsi a Diagon Alley e tornare indietro? Guardò ancora l’orologio e sbuffò, spazientita. Si alzò in piedi e camminò nervosamente avanti e indietro un po’. Quando si rese conto di aver guardato due volte l’orologio nel giro di due minuti, prese pergamene e piume e decise di distrarsi.
Scrisse a Hermione, parlando del più e del meno. Non voleva svelare all’amica le sue paure e la sua situazione prima di saperne qualcosa di più.
Dopo aver chiuso la busta e averla affidata a Roota, la civetta di casa, guardò di nuovo l’orologio e, accorgendosi che Harry mancava da almeno quaranta minuti, iniziò a valutare l’idea di materializzarsi a Diagon Alley anche lei, quando Harry apparve in salotto.

 

“Harry!” esclamò Ginny, vedendolo.
Harry si portò una mano fra i capelli. “Scusa, Ginny, mi è scappata l’ora…”
“Dove sei stato?” gli chiese la moglie.
“Ho bevuto una burrobirra con…” provò a iniziare Harry, ma Ginny spalancò gli occhi e si innervosì.
“Io ti aspettavo a casa e tu ti sei fermato al pub a bere una burrobirra?” Oh, oh. Harry capì che messa giù in quel modo non solo non andava bene, ma era anche equivoca, la cosa.
“Ho incontrato…” cercò ancora di scusarsi lui. Sapeva che se avesse spiegato a Ginny di aver incontrato Draco Malfoy a Diagon Alley che aveva bisogno di sfogarsi perché al ministero gli avevano giocato un brutto tiro, lei lo avrebbe appoggiato e gli avrebbe detto di aver agito nel modo più giusto.
“Sarà stato un tuo collega, ci scommetto la bacchetta!” Harry chiuse la bocca. Forse non era il momento di dirglielo? Effettivamente Draco era un suo collega. Lei dovette leggergli in faccia la risposta perché sbuffò girandosi e alzando le braccia al soffitto.

 

“Almeno sei andato in farmacia?” Ginny sperava, almeno, che lui avesse fatto l’unica cosa per cui era andato a Diagon Alley.
Harry sorrise e le allungò il sacchetto della farmacia. La strega lo aprì e tirò fuori l’ampolla per la pozione del test di gravidanza. Era un boccetto giallo, più grande di quanto si ricordasse, con il tappo in sughero e la piccola pergamena piegata e legata con un nastrino. Girò il vasetto e lesse le istruzioni.

 

Harry vide il viso della moglie corrugarsi e la sua bocca diventare una linea dritta, prima di tornare a guardarlo e dirgli: “Hai preso quello sbagliato! Questo ci mette cinque ore a dare il risultato!”
Il mago spalancò gli occhi, un po’ preoccupato. Il farmacista gli aveva fatte vedere diverse ampolle e lui, che era in ritardo, aveva scelto di portare a casa quella che costava meno: non aveva fatto domande, pensava fossero tutte uguali…
“Hai preso quella più economica!” lo accusò lei. Harry si bloccò. Era vero, ma se lo avesse ammesso lei si sarebbe arrabbiata ancora di più? Decise di stare zitto.

 

Ginny sbuffò rumorosamente e si chiuse in bagno. Mai una volta che facesse qualcosa di giusto! Una cosa gli aveva detto di fare! Una sola! E lui che faceva? Sbagliava la pozione! Ma cosa doveva fare perché tutto andasse bene?
Guardò l’ampolla e poi lesse bene le istruzioni. Chissà se era cambiato qualcosa dall’ultima volta che aveva fatto un test di gravidanza…
Lesse tutto e poi sospirò: doveva solo aspettare di dover fare la pipì, poi avrebbe fatto il test. Si guardò allo specchio. Era ancora una giovane strega nel fiore dei suoi anni, alla fine, i suoi capelli avevano giusto qualche filo grigio fra le ciocche rosse, che lei copriva giustamente con pochi colpi di bacchetta e la sua pelle aveva qualche ruga. Continuò l’ispezione lungo il suo corpo. Non era più così snella come la prima volta che aveva cavalcato la scopa, ma non si era appesantita, non era sformata e si sentiva ancora in forma, anche se sapeva che il suo modo di affrontare i problemi era cambiato parecchio nel corso della vita: non era più spericolata come quando frequentava Hogwarts e il tempo aveva dato un freno anche ad altre cose.
Sospirò e tornò a guardare il boccetto che aveva in  mano: seguì le istruzioni e versò metà del vasetto nel contenitore. Ora doveva solo aspettare.
Lasciò tutto sul lavandino e uscì dal bagno: Harry la stava aspettando in corridoio.

 

Quando Ginny uscì dal bagno aveva un espressione strana, secondo Harry, ma lui la conosceva da così tanto tempo che non disse niente e aspettò che fosse lei a parlare.
“Aspettiamo cinque ore, adesso.”
Harry annuì e rispose solamente: “Preparo il tè”.
Mentre preparava il bollitore Harry vide Ginny aggirarsi per il salotto, prima di sospirare e sedersi sul divano.
Appena il bollitore fischiò, Harry riempì le tazze e mise due filtri in infusione. Preparò zucchero latte e limone e portò tutto in salotto, appoggiando il vassoio sul tavolino davanti al divano.
“Non ricordo quanti bambini c’erano in classe con Lily quando andava all’asilo…” disse Ginny, dopo un po’, togliendo il filtro dalla sua tazza e facendolo sgocciolare nel piattino.
Harry non rispose niente: come faceva a ricordarsi le classi dell’asilo? I suoi figli andavano tutti a Hogwarts!
“Quattro è un numero strano comunque, Ginny. Dubito che siano molte gravidanze da quattro gemelli…”
Ginny lo guardò senza dire niente e poi aggiunse un po’ di zucchero al suo tè. “Anche solamente uno sarebbe tanto, adesso, Harry…”
Lui annuì: aveva ragione. Un figlio in quel momento, dopo così tanto tempo dagli altri…
“Ti ricordi quando James ha spinto Albus giù dalle scale dentro alla cesta della biancheria?”
Harry annuì ancora alla domanda della moglie. I suoi figli erano stati un po’ vivaci. Un po’ molto, pensandoci. “E quando hanno lanciato Lily giù dal balcone della tana per farla volare?”

 

Ginny spalancò gli occhi e il respiro le si fermò in gola, come quando, richiamata dall’abbaiare del cane, era uscita in cortile e aveva visto il fagottino della figlia cadere verso il basso.
“Almeno le avevano legato il lenzuolo sotto le ascelle, ricordi?” Ginny sorrise malinconica, contenta che quella volta Hermione avesse spiegato molto bene come funzionava il paracadute fra i babbani.

 

“Per non parlare degli attacchi di magia involontaria! Ricordi quando James, preso dalla gelosia, ha fatto sparire la scopa mentre facevo vedere ad Albus come si cavalcava?” Poi, un altro ricordo affiorò nella mente del mago. “E quando Albus ha spaventato Lily a Halloween e lei ha gridato così forte che sono scoppiate tutte le uova che erano sul tavolo in cucina?”
Harry vide Ginny ridere con la mano davanti alla bocca. Sapeva cosa si stava ricordando: avevano riso tutti dello spavento della bambina e lei si era arrabbiata così tanto che aveva generato un eccesso di magia che aveva stravolto la cucina e fatto scoppiare le uova e le zucche. Dopo, mentre ripetevano in continuazione la formula del “Gratta e netta”, si erano divertiti molto meno, ma quella storia veniva raccontata ancora, ogni volta che si parlava della permalosità di Lily (che Harry diceva avesse preso da Ginny) o quando a Natale si raccontavano aneddoti divertenti.

 

“Insomma, siamo fortunati che siano ancora in vita e non si siano uccisi da piccoli…” disse Ginny dopo un po’, bevendo un po’ di tè. Si accarezzò la pancia e sospirò. “Non penso, però, di poterlo fare di nuovo…”

 

Harry si avvicinò alla moglie e appoggiò un braccio sulle spalle, sbirciando l’orologio: mancavano tre ore al risultato. “Siamo stati bravi. E vedrai, saremo bravi anche con questo” mormorò, vicino al suo orecchio e posando la mano sulla sua, ancora adagiata sul ventre.
Ginny appoggiò la testa nell’incavo della sua spalla. “Ci sono stati anche momenti belli, effettivamente…”
Harry sorrise ai ricordi. “Ricordi quando volevano far crescere i fiori in camera nostra per il tuo compleanno?”
Ginny rise. “Abbiamo fatto evanescere terra fino allo svenimento, ricordi? Non sono riuscita a dire “Evanesco” per tre ore, dopo che avevamo finito di pulire…” Si accoccolò meglio fra le braccia del marito e continuò: “Però ti ricordi che bello quando la domenica mattina saltavano nel lettone svegliandoci? O quando ci raccontavamo storie di paura tutti e cinque sotto le coperte? I nostri figli sono cresciuti e fra un po’ se ne andranno per la loro strada. Cosa faremo con un piccolo mago? Prima eravamo giovani, con tanta forza in più…” Una lacrima le scivolò sulla guancia e subito la cacciò via: stava diventando nostalgica come sua madre e iniziava a sentirsi vecchia.

 

Harry le accarezzò la guancia, asciugandole la scia senza dire niente. “Non siamo vecchi” disse, leggendole nel pensiero. Quando la moglie tremò leggermente, la strinse ancora. “Mi piacerebbe avere un altro bambino. Siamo più maturi, sì, ma non vuol dire che non saremmo bravi comunque. E poi, se sarà da solo, sarà più facile; siamo in maggioranza ora: due contro uno!” disse scherzando e facendo ridere Ginny.
“Avrà tre fratelli che lo adoreranno e non saranno gelosi perché sono grandi” iniziò a spiegare Harry. “Magari ci aiuteranno” osò, ma vide Ginny arricciare il naso sorridendo dubbiosa. “Beh, almeno non tenteranno di lanciarlo in giro e non attenteranno alla sua vita!”

 

“Magari questa volta non sarà così vivace. Magari sarà un bambino tranquillo che…” Ginny si fermò: com’erano i bambini tranquilli? Lei non lo sapeva proprio.
“Andrà tutto bene, te lo prometto. Saremo bravi e ce la faremo” promise suo marito. Ginny lo guardò con gli occhi colmi d’amore e si sentì veramente fortunata ad averlo accanto.
Quando l’orologio scoccò le famose cinque ore, Ginny si rese conto che il tempo era volato. Aveva passato il tempo rimanente per la fine del risultato della pozione fra le braccia del marito, vicini, senza neanche baciarsi, tenuti insieme dai ricordi felici e dai pensieri positivi.
Si alzò e andò verso il bagno: aprì la porta e subito dopo la stanza si riempì di fumo. Fumo nero: risposta negativa. Prese la bacchetta e fece evanescere la nebbia scura con un sospiro.
Strano a dirsi, ci aveva quasi creduto e… sperato. Forse era giusto così. Richiuse il boccetto e riordinò sul lavandino.
“Mi dispiace…” La voce di Harry riempì il silenzio e Ginny si voltò verso di lui: le lacrime, copiose, le rigavano il viso e la fecero singhiozzare.

 

Harry coprì con due passi la distanza che li separava e strinse la moglie in un abbraccio stretto e ristoratore. Non si rese conto di essersi commosso anche lui, finché non vide una piccola macchiolina scura sulla camicetta della moglie, lì dove era caduta la sua speranza.
“Ti ho fatto piangere tantissimo, oggi” disse ancora, appena ebbe di nuovo controllo sulla sua voce.
“Sei stato meraviglioso, Harry. Non avrei potuto scegliere un marito migliore di te” gli rispose lei.
Harry stava per dire qualcosa di spiritoso sulle scelte, per sdrammatizzare la situazione, ma Roota entrò dalla finestra del salotto, si diresse verso di loro battendo le ali a gran velocità e si posò sul bordo del lavandino: in bocca una busta che porse alla strega. Harry aggrottò la fronte mentre Ginny si sporgeva per prendere la posta. A chi aveva scritto la moglie?
Ginny aprì la busta e poi sorrise. “Hermione dice che la classe d’asilo di Lily e Hugo era composta da sei bambini, mentre in quella di Albus e Rose ce n’erano cinque”.
“Visto? Ti sbagliavi” disse, abbracciandola e chinandosi a darle un bacio sul collo. Avrebbero potuto far l’amore. Avrebbero anche potuto cercare un altro bambino. Sarebbe stato divertente provarci, pensò, mentre le slacciava il primo bottone e le posava un altro bacio lì in quel triangolino di pelle.
“Dice altro di interessante?” chiese mentre con la lingua disegnava piccoli cerchi sulla sua pelle candida.

 

Ginny gemette e cercò di mettere a fuoco la lettera. Cos’altro diceva? Iniziava a far fatica a leggere.
“Oh! Dice che la loro gatta ha partorito quattro gattini oggi pomeriggio…” Harry si tirò su e la guardò negli occhi: pensarono tutti e due la stessa cosa.

 

“Usiamo precauzioni” dissero insieme e poi scoppiarono a ridere prima di riprendere a baciarsi.

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 ***Lo so, lo so, era tanto che non aggiornavo e non ho scritto niente della nuova generazione... scusate, ma questa os mi martellava in testa da un po' (e ho faticato ad adattarla al prompt, ma non volevo essere banale e farla sotto il prompt 'bambini' 😅 )  spero comunque che vi sia piaciuta lo stesso. Grazie per aver letto. �💜

 

 

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Capitolo 5
*** Un gatto dispettoso ***


0005.gatto

Un gatto dispettoso

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Lily passò il pennellino dello smalto sull’ultimo dito del piede e poi chiuse la boccettina. Lo agitò prima di passare la seconda mano e poi guardò Alice che, sull'altro letto del dormitorio, leggeva un libro.
"Ci sono i provini di Quidditch, domani. Verrai a vedermi?"
La biondina alzò appena gli occhi dalle pagine stampate. "Dovrei? Tanto ti prenderanno sicuramente".
"Oh, grazie" rispose ironica. "Non dovresti, in quanto mia amica, sostenermi sempre e comunque?"
Alice alzò un sopracciglio all'indirizzo dell'amica e sorrise di un sorriso furbo. "Sei figlia di un Potter e di una Weasley che è stata capitano delle Holyhead Harpies, l'ultima cosa di cui hai bisogno è il mio sostegno".
"Io ho sempre bisogno del tuo sostegno!"
Lily continuò ad agitare lo smalto sempre più veloce, un po' per l'agitazione, un po' perché aveva preso il via quando dalla porta rimasta aperta entrò Lumos, il gatto di sua cugina Rose.
Il piccolo felino, con il pelo scuro, lungo e arruffato, saltò sul suo letto rapito dal movimento del braccio della ragazza e lei iniziò a ridere, agitando la boccettina davanti al gatto, cercando di farlo giocare.
Lumos seguiva con gli occhi e la testa il movimento della sua mano, girandosi di qua e di là, fino a quando Alice non chiese: "Ma tuo fratello ci sarà?"
"Chi?" rispose stranita, Lily, fermando il braccio a mezz'aria. Lumos pensò che fosse il momento giusto per saltare e si aggrappò con le unghie al suo polso. La rossa urlò di spavento e di dolore, aprendo le dita della mano e lasciando cadere la boccetta sul copriletto.
Il gatto non si fece scappare l'occasione e si affrettò a coprirlo con le zampe e prenderlo fra i denti.
"Brutto gattaccio! Lascialo subito!" gridò e il felino corse via con il suo smalto in bocca.

 

Lily saltò sul letto e il gatto, per lo spavento, corse ancora più forte. La ragazza lo rincorse per il corridoio del dormitorio e poi giù per la scala a chiocciola.
In sala comune un gruppetto di tre studenti stava entrando dal quadro della signora grassa e il gatto prese l'uscio per scappare dal territorio dei Grifondoro.
"Maledetto!" gridò ancora Lily, scansando uno dei ragazzini che non aveva avuto la prontezza di spostarsi al suo arrivo e, una volta fuori, si guardò intorno per capire dove fosse il gatto.
Lo vide fermarsi e voltarsi a guardarla: quel maledetto animale la stava prendendo per i fondelli! Corse ancora verso il fondo del corridoio e lui scappò verso le scale.
Lily riuscì a stargli dietro fino a quando non imboccò un corridoio che sembrava buio e deserto: non ricordava di averlo mai visto. Improvvisamente sentì freddo e abbassò lo sguardo. Il pavimento sembrava bagnato e lei era scalza perché era corsa dietro al gatto senza infilarsi né calze né scarpe. Quando un brivido di freddo le scosse le spalle, si voltò a guardare indietro, come se la causa del gelo fosse alle sue spalle.
"Miao". La ragazza si voltò di nuovo verso il fondo del corridoio, che sembrava sempre più buio, e si trovò davanti il gatto di Rose che la fissava. Lumos era elegantemente seduto, come solo i gatti sanno fare, con la coda arrotolata intorno alle zampe anteriori.
Lily si avvicinò piano, notando che la boccetta di smalto era appoggiato, stranamente diritta, proprio di fronte alle sue zampette.
Fece un altro passo e quando fu abbastanza vicino da chinarsi per afferrarlo, il gatto, in un gesto veloce e aggraziato, lo riacciuffò fra i denti e corse via.
"Per Godric, maledetto gatto!" La ragazza corse per il corridoio e seguì la corsa fulminea dell'animale, appena girò l'angolo, per poi fermarsi di blocco.
"Scorpius? Che ci fai qui?" chiese, al ragazzo biondo che le sbarrava la strada.
Scorpius accarezzava il gatto: in braccio a lui il maledetto felino faceva le fusa e si lasciava coccolare come se non fosse nato per nient'altro. Stupido gatto pensò Lily, con una smorfia.
Lui si guardò intorno, poi posò il suo sguardo plumbeo su di lei e la ragazza rabbrividì ancora.
"Penso che sia un sogno, sai?"
"Come?" gli chiese lei, senza capire.
Lui volse lo sguardo nel buio corridoio e poi tornò a guardarla, prima di avvicinarsi. "Penso che tu stia sognando".
"E cosa ti fa pensare che sognerei te?"
"Questo forse dovresti dirmelo tu."
Lily rise. Forte. "Io? Sembra che qui tu ne sappia più di me".
"È il tuo sogno, però."
Lily inclinò la testa per guardarlo e lui abbassò lo sguardo verso il gatto. Poi la ragazza si guardò di nuovo i piedi: non aveva più la prima mano di colore. Le sue unghie erano tutte bianche. Eppure sapeva di aver messo lo smalto prima che il gatto glielo rubasse. Non aveva senso.
"Forse hai ragione. Perché allora sto facendo questo sogno?" chiese ancora lei e Scorpius sorrise. Lily rabbrividì ancora e si morse il labbro inferiore.
"Cosa è successo prima che arrivassi io?" domandò lui.
"Mi sono messa lo smalto" disse, guardandosi di nuovo i piedi. "Alice mi ha detto che aveva uno smalto nuovo e volevamo provarlo. Volevo… Richard…" Si bloccò.
"Volevi?" chiese il biondo, facendo scendere il gatto e rivolgendole uno sguardo strano.
Lily voleva farsi bella per Richard. Ma non voleva dirlo ad alta voce. Anche se era un sogno. Era una cosa stupida.
"Ti vergogni?" domandò ancora, quando lei non rispose. "Non sono reale, sai?"
"Anche se sei nella mia testa non vuol dire che tu non sia reale."
Lily scosse le spalle, quante volte aveva sentito dire quella frase? Ora iniziava a comprenderla.
Scorpius sorrise sornione. "Capisco…" Si infilò le mani in tasca. "Quindi…"
Mentre lui si avvicinava, Lily pensò a quello che le era successo: lo smalto sui piedi, il gatto, Alice, tutto sembrava reale, non poteva essere un sogno… Alice! Alice le aveva chiesto di suo fratello. Era perché lei aveva sospettato delle cose su di loro. E quella cosa che aveva detto sul Quidditch? Era vera anche quella. Tutti pensavano che lei sarebbe stata scelta per la squadra, tutti tranne lei, Lily, perché non si sentiva all'altezza e aveva bisogno di Alice che le infondeva sicurezza. Era vero: era un sogno.
E allora perché stava sognando Scorpius? Quando lui si avvicinò ancora, sentì le guance calde. Possibile che davvero i suoi sogni stessero cercando di dirle qualcosa? Qualcosa che non voleva ammettere neanche con se stessa?
"Quindi… Perché io sono qui, secondo te?" Il ragazzo fece un altro passo verso di lei.
"Per il gatto" rispose, prontamente. James le aveva sempre detto che l'attacco è la miglior difesa. E lei sentiva di aver bisogno di una difesa, in quel momento: si sentiva troppo vulnerabile.
"Il gatto?" chiese infatti Scorpius, fermandosi stranito e girandosi verso la direzione in cui se n'era andato prima il felino.
"Sì, è Lumos, il gatto di Rose, mia cugina. Non sei innamorato di lei da tipo… una vita?" Il tono di Lily era un po' denigratorio e lei si sentì particolarmente stupida. Aveva già capito che era un sogno, perché insultare Scorpius anche nella sua mente? Che bisogno c'era?
"Vuoi sapere se sono innamorato di tua cugina?"
"Non mi interessa. Sei solo un sogno!" Lily rise scuotendo le spalle e Scorpius sembrò quasi imbarazzato. Ma poi si riprese subito, facendo un passo e avvicinandosi ancora lentamente. Il suo sguardo era intenso. Penetrante. Lily sentì il petto fermarsi e sempre più caldo. "Non ti avvicinare! Stammi lontano!"
"Perché? Ti faccio paura? O hai paura di quello che potresti provare per…"
"Stammi lontano e basta. Non mi interessa quello che provo per te. Io ho Richard" scandì chiaramente la ragazza. Quando si rese conto di litigare con se stessa, sbuffò e si guardò intorno. "Come si fa a uscire da qui?"
Scorpius le si avvicinò del tutto e lei per un attimo, solo per un attimo, pensò che volesse baciarla. E solo per un altro attimo, pensò che avrebbe voluto sapere cosa si provasse a farlo. Sentì di nuovo le guance in fiamme. Santo Merlino!
Il biondo la stava osservando da così vicino che lei poté vedere tutte le sfumature dei suoi occhi grigi: non c'era solo il grigio, ma un milione di sfumature, e lei poteva vederlo benissimo anche alla poca luce delle lanterne nel corridoio. Chissà se era così veramente.
Ora non le interessava più che fosse un sogno o meno. Più gli guardava la bocca, più sentiva l'impulso di volerlo assaggiare. Si passò la lingua fra le labbra e non capì più niente. Affondò i denti nella carne e alzò su di lui uno sguardo implorante. Al diavolo Richard, al diavolo Rose. Doveva assolutamente sapere cosa si provasse a baciare Scorpius. Ne aveva assolutamente bisogno. E lui sorrise, quel sorrisetto sghembo che aveva imparato a leggergli in viso. Lily pensò che stesse pensando le stesse cose. Le appoggiò le mani sulle spalle e lei pensò che il momento fosse arrivato. Sentì il cuore esploderle in petto.
"Svegliati" disse lui, invece, con un tono strano.
"Come?" chiese la ragazza, palesemente stupita.
"Svegliati, Lily!" Ma che stronzata. Era un sogno.

 

Scorpius prese per le spalle la ragazza che dormiva sulla panca dello spogliatoio del campo di Quidditch e la scosse. "Svegliati, Lily!" disse, un po' bruscamente. "Ti stanno cercando tutti!"
Lily aprì gli occhi e si guardò intorno. "Mi sono addormentata" constatò, con voce stropicciata dal sonno. Scorpius pensò che fosse comunque bella. "Chi è che mi sta cercando?"
"Tutti. Albus, la Paciock, i tuoi cugini… tutti."
"Ok. Ero venuta ad allenarmi."
"La prossima volta dillo a qualcuno. Così evitiamo di cercarti dappertutto."
"Oh. Penso di averlo detto a Rich…"
"Richard non ti sta cercando". Scorpius era sempre più scontroso.

 

"Ok, stai calmo. Mi vesto."
Lily si alzò dalla panca e si guardò intorno. "Scorpius…" iniziò, infilandosi le scarpe. Era scalza, ecco perché aveva sognato di avere freddo ai piedi.
"Cosa c'è?" chiese lui, mentre prendeva le altre cose che lei aveva lasciato in giro.
"Non è che hai tu il mio smalto?" Scorpius la guardò come se fosse pazza e Lily rise nervosamente. Doveva ancora svegliarsi del tutto. "Lascia stare…" Ma poi rise quando lui continuò a guardarla così stranito. Era quasi divertente.

 

"Pensavo che lo smalto fosse della Paciock". Scorpius uscì dalla porta aperta e si incamminò verso l'uscita degli spogliatoi. Quando fu quasi in fondo al corridoio, si voltò e lei, che lo osservava in piedi, al centro della stanza, vide benissimo il suo sorrisetto sghembo, lo stesso del suo sogno. Poi lui ammiccò e uscì.

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***Dopo tatntissimo sono tornata su questa storia... ma ho deciso di non seguire più troppo fedelmente i prompt, così penso che cambierò anche i titoli. Ma non adesso! Ah ah ah.

Spero che la storia vi piaccia comunque, e prometto di non abbandonarvi di nuovo. Grazie a chi legge e, se ti è piaciuto, metti un bel like al capitolo, grazie!

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Capitolo 6
*** Il molliccio ***


006.Paura
006.Paura

(parte 1)

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"Avete sentito del molliccio?" La voce di una ragazzina del quarto anno riempì la sala comune Serpeverde in una tarda serata  di novembre e Scorpius e Albus alzarono la testa insieme dalle loro carte.
"Che molliccio?"chiese Ethan ad alta voce, passandosi una mano sui capelli a spazzola e scartando una carta nel mezzo del tavolino. La ragazzina divenne rossa sulle guance, accorgendosi dei cinque ragazzi del settimo anno solo in quel momento. Scappò via ridacchiando insieme alle amiche con cui stava parlando.
"Gira voce che nel vecchio sgabuzzino si sia infilato un molliccio. Ci sono state delle vere e proprie scommesse. Chissà se qualcuno ha il coraggio di andare a vedere se c'è sul serio". Scott imprecò subito dopo aver parlato, quando una carta gli scoppiò in mano.
"Davvero? Un molliccio?" chiese Albus, lanciando un'occhiata a Scorpius, che alzò un sopracciglio. Il molliccio era una creatura che si trasformava in ciò di cui aveva più paura il suo avversario. Un mostro infido e senza pietà.
"Non lo sapevi? E sì che sei un prefetto, non dovresti sapere tutto? A me lo ha detto Roxi. Mi ha anche detto che se vado nel vecchio sgabuzzino e lo affronto, esce con me" si vantò il ragazzo riccioluto.
"Scott, Roxi esce con tutti…" lo apostrofò Scorpius, quasi sospirando.
"Dici che dovrei dirle che voglio darle una palpatina come premio?" Scott sghignazzò in modo volgare e Albus alzò gli occhi al cielo.
"Se ci andassi e vedessi il molliccio, in cosa si trasformerebbe?" gli chiese allora il moro, cercando di cambiare discorso.

 

Scorpius ascoltò gli altri e non disse niente, neanche quando la discussione si fece un po' stupida e molto allegra. Lui sapeva benissimo in cosa si sarebbe trasformato il molliccio se lo avesse guardato. E se ne vergognava parecchio.
"Scorp, in cosa si trasformerebbe il tuo?" La fastidiosa domanda di Ethan portò il biondo alla realtà della sala comune.
Scorpius pescò dal mazzo e intanto prese tempo. Cosa avrebbe dovuto dire? Guardò la carta che aveva in mano e fece finta di esaminarla prima di metterla nel suo mazzo e di farne cadere un'altra a caso. Poi alzò lo sguardo sugli altri e aprì la bocca. "Io…"

 

"Potter, una ragazza ti sta cercando". La voce del prefetto del sesto anno, un mingherlino alto e dinoccolato che rispondeva al nome di Howard, entrò dalla porta scorrevole chiamandolo a gran voce e indicando con il pollice l'entrata dietro di sé. Albus lo guardò corrugando la fronte: una ragazza?
"È carina?" Il tono alto di Scott fece scattare verso la porta lo sguardo di almeno altri quattro ragazzi e uno ricevette anche uno scappellotto dalla Serpeverde che era seduta vicino a lui.
"Oh, è la Paciock" disse uno di quelli che era riuscito a sbirciare oltre la porta aperta.

Alice? La fronte di Albus si corrugò ancor di più,  senza che lui potesse fare niente per evitarlo.
"La Paciock è molto carina, quest'anno. Non sembra anche a te? Quasi quasi…" La voce di Scott, con il viso rivolto verso Ethan, ora, dava fastidio anche ad Albus.
"Scott sta barando, ha una carta nella manica, Ethan" disse il moro, alzandosi e gettando le carte sul tavolino. Ethan, che aveva un carattere un po' bellicoso e competitivo, fu subito addosso al compagno di casa per verificare il reato.
"Non è vero, ti giuro che stavolta non è vero!" lo sentì dire Albus mentre si guadagnava l'uscita.
Si guardò intorno appena varcata la porta scorrevole e vide Alice poco lontano, vicino al muro, che guardava verso l'entrata della sala comune.
La ragazza si avvicinò al fratello della sua migliore amica con passo svelto.
"Alice, che succede?" chiese il ragazzo, quando vide che la Grifondoro era un po' agitata.
Lei si era avvicinata e Albus poteva benissimo vederla mordersi le labbra. Qualcosa dentro di lui si infiammò, bruciandolo da dentro e scivolando dal petto verso il basso ventre.

 

Alice aveva visto il moro uscire dalla porta scorrevole e per un attimo le era mancato il fiato. Doveva essere per via della preoccupazione. Sì doveva essere per quello.
"Albus…" disse, ma poi si morse il labbro inferiore. Non pensava sarebbe stato così difficile. Attraversare tutto il castello da sola, di notte, non era così facile come lo faceva sembrare Lily. "Non è che…" Si passò una mano fra i lunghi capelli biondi e poi abbassò lo sguardo, guardando altrove. Lily l'avrebbe uccisa. Sì, quella volta l'avrebbe proprio uccisa.
"Va tutto bene?" le chiese Albus. No. Non andava tutto bene. Merlino, era più facile con James! Scosse il capo e poi sospirò. Perché con James era più facile? Non aveva senso.
"Scusa, non volevo farti preoccupare". Era vero: non voleva farlo preoccupare. Forse era meglio non dire più di tanto. "Mi chiedevo solo se… per caso… Non è che hai tu la mappa? Di solito andavo da James, ma…" chiese, abbassando la voce e guardandosi ancora intorno. Quell'anno James non c'era e visto che la Mappa del Malandrino era della loro famiglia, Alice aveva pensato che ce l'avesse lui.

 

Albus strabuzzò gli occhi e, prendendola per un polso, la spinse contro il muro, lontano dalla porta. Andava da James per cosa? E perché aveva nominato la mappa? "Cosa sai della mappa?" Si era avvicinato di più a lei e aveva abbassato la voce per non farsi sentire.
La ragazza alzò gli occhi su di lui e Albus rimase pietrificato: il suo sguardo, che al ragazzo ricordava molto la cioccolata calda che sua madre preparava durante le vacanze di Natale, lo trafisse da tanto gli sembrava profondo.
"Albus, mi fai male" sussurrò e il Serpeverde scattò all'indietro lasciandola andare.

 

"Se cercate una stanza, qui dentro ce ne sono parecchie…" La voce di Scott Bole la fece girare verso la porta scorrevole, dove lui e altri ragazzi li stavano osservando, e Alice capì che la situazione poteva essere fraintesa.
"Scusa, ho sbagliato a venire. Mi sa che di solito ti cercano per altro…" disse, un po' stizzita, senza neanche sapere il perché, visto che non era colpa di Albus.
"Scott è un Troll. Dimmi chi stai cercando e vedo di aiutarti" sussurrò il ragazzo, ma facendolo si avvicinò di nuovo a lei e Alice si sentì invasa dal suo profumo. La ragazza strinse in tasca il biglietto di pergamena che aveva trovato sul cuscino e sospirò.

 

Albus si rese conto di aver di nuovo intrappolato la ragazza contro il muro, ma non riuscì a controllarsi. Perché andava da James? Chi cercava sulla mappa? Un ragazzo?
"Al, tutto bene?" Il Serpeverde si girò verso l'entrata della sala comune e vide Scorpius sulla porta, che lo guardava con uno sguardo corrucciato. Doveva aver mandato via Scott e i suoi compari, ma altri ragazzi si affacciarono sulla porta e Albus non voleva che chiacchierassero su di lui. O su Alice. O su di loro. Anche se su di loro gli sarebbe piaciuto che ci fosse qualcosa di cui chiacchierare, si rese conto in quel momento.
"Cerco Lily, Al. Tua sorella è andata a cercare il molliccio, ma non so dove sia…" sussurrò lei e Al fu combattuto fra l'essere contento e il non esserlo. Contento che lei non cercasse un ragazzo e scontento del fatto che Lily si fosse cacciata nei guai.
"Aspetta qui" disse, facendo un passo indietro. Si girò verso la sala comune, ma poi si voltò di nuovo verso di lei. "Non muoverti" le ordinò, puntando un dito verso di lei.
Con un cenno a Scorpius, entrò in sala comune e si tirò il ragazzo da parte.
"Andiamo a cercare Lily, dovrebbe essere nel vecchio sgabuzzino a cercare il molliccio".

 

Quando Al aveva nominato il molliccio, Scorpius sentì i peli del collo rizzarsi. Cosa aveva fatto Lily? Era andata a cercare il molliccio apposta?
"Vengo con voi" disse, senza quasi rendersene conto.
L'amico si irrigidì. "Mmm, ma no, dai, tanto so dov'è lo sgabuzzino. Facciamo presto".
Al si voltò verso la porta ancora aperta e Scorpius capì che voleva rimanere solo con la figlia di Paciock. Possibile? Lo guardò di sottecchi: ma avrebbe cercato Lily?
"Ok" rispose. Sapeva dove Al teneva la mappa del malandrino: ci avrebbe dato un'occhiata.
Guardò l'amico uscire dalla porta e andare verso la Grifondoro, che nervosamente si stringeva le dita fra di loro; subito dopo il biondo allungò il passo verso il corridoio del dormitorio maschile. Entrò nella stanza del settimo anno e si diresse direttamente verso il baule di Al, ci frugò dentro e tirò fuori la Mappa del Malandrino.
"Giuro solennemente di non avere buone intenzioni" formulò, mentre osservava la pergamena bianca disegnarsi in quell'intricato disegno fatto di stanze e corridoi.
Osservò i puntini di Al e della Paciock muoversi vicini e camminare lungo i sotterranei, diretti al vecchio sgabuzzino. Il suo sguardo li precedette in quel labirinto, per arrivare alla presunta stanza del molliccio, ma, con suo stupore, la vide vuota: Lily non era lì. E allora dov'era? Al gli aveva raccontato una bugia o lo aveva fatto la figlia del professore? Corse con lo sguardo fino al settimo piano, ma Lily non era neanche nel territorio Grifondoro.
Sbuffò nervoso e percorse la planimetria di tutta la scuola fino a quando la scorse: il puntino di Lily Luna Potter si trovava in uno stanzino dei sotterranei, dalla parte opposta a dove era andato suo fratello.
Imprecò e chiuse la mappa. Cosa doveva fare? Doveva andare da Al a dirglielo o doveva andare direttamente da lei? Incantò la mappa, la mise via e guadagnò la porta a grandi passi. Una volta fuori dalla porta scorrevole, però, non dovette neanche pensare, perché il suo corpo girò da solo, incamminandosi verso lo stanzino dove c'era Lily.

 

***

Lily era un po' spaventata, ma neanche tanto. Aveva lasciato un biglietto per Alice, giusto per farle sapere dove fosse, e si era avventurata giù nei sotterranei. Non aveva mai visto un molliccio. Non erano così facili da incontrare. E Lily era proprio curiosa di vederlo. Era curiosa di sapere in cosa si sarebbe trasformato. Non in ragni e serpenti di sicuro. Siccome sapeva che Alice avrebbe tentato di dissuaderla, semplicemente, non glielo aveva detto e basta, senza scatenare discussioni.
Ora, però, mentre apriva la porta dello stanzino che la cara Roxi Montague le aveva indicato, era un po' titubante. Ma non spaventata, solo… cauta. Ecco, sì, cauta era l'aggettivo adatto. Non è che avesse proprio paura. Non del tutto. Non… forse giusto un po'…
Entrò nel locale, un piccolo bugigattolo polveroso in cui c'erano vecchi attrezzi scolastici e qualche calderone ammaccato, e lì, alla sua destra, in fondo, un logoro armadio di legno giaceva sotto un finestrino che dava sul lago nero. Tutto era scuro e non c'era neanche una lanterna a rischiarare il buio, quel poco che poteva vedere, Lily lo vedeva attraverso la luce che filtrava dal corridoio.
"Lumus" sussurrò, puntando la bacchetta verso il centro della stanza. L'armadio ondeggiò e saltò sul posto.

Il molliccio. Lily tentò di sorridere, ma in quel momento l'idea di essere da sola non le diede sollievo. Cavolo, perché non aveva voluto andarci con Alice? Perché?
Sospirò profondamente e fece un passo avanti verso l'armadio. Non fece neanche in tempo a toccare l'antina socchiusa che questa si spalancò e sua madre uscì di corsa dal ripostiglio.
"Lily! Come al solito stai facendo la cosa sbagliata! Possibile che non impari mai?"
"Mamma…" Lily sbatté gli occhi alla vista di Ginevra Potter che la sgridava e sventolava il braccio verso di lei. Mosse la bacchetta ma non riuscì a dire niente. Fece un passo indietro. Sua madre continuò a elencare tutti i suoi insuccessi, anche quelli di quando era bambina. Puntò la bacchetta balbettando. La sua mamma le voleva bene e la coccolava quando aveva paura, quella non era reale.
Crack. Il molliccio si trasformò in Harry Potter, l'uomo che le aveva rimboccato le coperte e fatta ballare sui suoi piedi. "Oh, Lily, siamo così delusi da te, forse non avremmo dovuto averti…" Lily fece un passo indietro quando suo padre iniziò a scuotere il capo con sguardo addolorato.
Sentì una lacrima scenderle sul viso. Quando anche nonna Molly iniziò a spiegarle quanto fosse amareggiata nel sapere che non era uguale alle altre cugine, Lily sentì le lacrime sgorgare copiose. Fece altri passi indietro, mentre il molliccio continuava a cambiare forma in qualsiasi componente della sua famiglia che la insultava e le spiegava perché non era contento di averla come parente, finché non toccò il muro con la schiena.
La sua bacchetta cadde per terra, puntando la luce proprio contro il molliccio che continuava a beffeggiarsi di lei.
"No!" gridò, senza rendersene conto, poi si coprì il viso con le mani quando Scorpius iniziò ad avvicinarsi a lei. "Non voglio ascoltarti!" gridò, con l'ultimo barlume di lucidità rimastale. Aprì appena le dita per guardare cosa stesse succedendo e in quel momento il molliccio cambiò di nuovo forma, divenendo un signore anziano con lunghi capelli bianchi e un ghigno orribile in viso.
"Riddikulus!" gridò una voce alla sua destra. Lily si voltò e vide Scorpius, qualche passo dentro alla stanza, al suo fianco, con la bacchetta puntata verso il molliccio.
I capelli bianchi del molliccio divennero rosa e verdi, mentre si arricciarono in tanti boccoli intorno alla testa, e sulla bocca dell'uomo si materializzò un ciuccio, uno di quegli affari che si dà ai neonati per farli stare buoni. Quando un bavagliolo comparve al collo del vecchio, Lily rise e il molliccio la guardò, prima di esplodere in tanti piccoli pezzi e disperdersi nell'aria.

 

"Lily, stai bene?" chiese Scorpius, avvicinandosi al punto in cui era sparito il molliccio, per controllare. Sembrava sparito. Si girò verso di lei e la ragazza riuscì solo ad annuire. Con due passi il Serpeverde le fu davanti e lei si tirò su, raccogliendo la bacchetta.
"Chi era il vecchio?" gli domandò, cercando di asciugarsi le lacrime di nascosto. Doveva aver capito che era la sua paura.
"Mio nonno" rispose Scorpius, invece di mentire.
"Quello che ha tentato di uccidere mia mamma?" Scorpius tolse lo sguardo dalla ragazza e annuì, vergognandosi un po'. "Scusa, non avrei dovuto dire…"
"Lascia stare. Piuttosto dovresti smetterla di nasconderti. Ci tocca sempre cercarti". Lo aveva detto con tono duro e stizzito e lui un po' se ne stupì. Ma cosa le stava dicendo? Perché se la stava prendendo con lei? Non era colpa sua.

 

"E come mai sei sempre tu a trovarmi?" Lily si era infastidita dal suo rimprovero, fra l'altro vero, visto che era già la seconda volta che la stavano cercando. Forse anche Alice, questa volta, sarebbe stata arrabbiata, visto che era dovuta andare fino alla sala comune Serpeverde e lei odiava i sotterranei. Probabilmente aveva chiesto aiuto ad Al e Scorpius per cercarla. Di nuovo.
Uscirono dallo stanzino e Scorpius girò automaticamente verso sinistra e a lei, che non si ricordava neanche da che direzione fosse venuta, non toccò nient'altro che seguirlo.
"Me lo sto chiedendo anch'io, fidati". La sua voce era ancora scontrosa.
"Ehi" disse, fermandosi e prendendolo per un braccio per farlo girare. "Non puoi essere così arrabbiato per questo". Non poteva davvero. Altrimenti non sarebbe andato a cercarla.
"Infatti non è per questo" rispose, prima di riprendere a camminare.
Oh. E allora?  Perché lo era? "E allora che hai? Perché sei così scontroso?"

 

Scorpius si voltò e tornò con due passi verso di lei, fino a fronteggiarla. "Il molliccio… Si è trasformato in me. Me! Perché hai paura di me?"
La ragazza lo guardava senza dirgli niente, il suo respiro regolare le faceva muovere il petto su e giù. Aveva visto lui e Scorpius non riusciva a concepirlo. Non ce la faceva. Qualcosa attrasse la sua attenzione e il suo sguardo si posò alle sue spalle.
"Alice!" esclamò la rossa, scansandolo e correndo dall'amica.

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***Eccomi! Ho usato due prompt per una os un po' lunga, così ho deciso di finirla nel prossimo capitolo.

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Capitolo 7
*** Ti stai sbagliando ***



007.Sbagli

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(006.Paura  parte 2)

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Alice guardò Albus parlare con Scorpius e spostò il peso da una parte all'altra del corpo.
Quando il Serpeverde tornò da lei, dall'altra parte del corridoio, una figura familiare iniziò a camminare verso di loro. La Grifondoro notò che la sua camminata si fece più sensuale quando riconobbe il ragazzo accanto a lei.
"Albus, tesoruccio, dove vai?" chiese Roxi Montague, con un sorriso mellifluo. Alice fece finta di non vedere l'occhiataccia che le lanciò.
"Roxi, cosa fai in giro per il castello? Dovresti essere in dormitorio…"
La Serpeverde rise un po' sguaiatamente. "Oh, ti preoccupi per me? Sei così carino! Ora sono tutta tua, se vuoi". E ammiccò, leccandosi le labbra.

 

Al si passò una mano fra i capelli. Aveva ragione Scorpius: quella ragazza ci provava con tutti. Era quasi imbarazzante. Per lei. Stava pensando a come rispondere senza darle corda, quando Alice tossicchiò.
"Oh, Paciock, scusami, non ti avevo vista" disse Roxi, con un finto tono innocente. Al poteva sentire la falsità nella sua voce come se la stesse toccando con la mano.
Alice fece un sorriso di circostanza e ricambiò il suo stesso tono. "Ci credo tantissimo. Vabbè, ragazzi, che ne dite di muoverci? Io dovrei…"
"Tu puoi pure andartene, Paciock, Albus non ha tempo di fare da baby sitter, stasera". La voce della Serpeverde era fastidiosa anche alle orecchie del ragazzo. E quando lei allungò una mano per prenderlo a braccetto e stringersi a lui, Al digrignò i denti per la sua maleducazione. Per non parlare di quando sentì il seno della ragazza spalmarsi su di lui. Era difficile spiegare a qualcuno come Roxi che non eri interessato e lei continuava comunque a provarci.

 

Alice sbuffò e poi si voltò verso Albus. "Mi daresti la mappa? Così vi lascio liberi…" sussurrò. L'ultima cosa che voleva fare era perdere tempo. Lily era via da un bel po' e a lei interessava solo trovarla.
Albus si scostò dalla Serpeverde per farsi più vicino a lei, le prese un braccio e parlò solo per il suo orecchio. "Non c'è bisogno della mappa. So dov'è il molliccio". Alice sorrise senza accorgersene. Perché sapeva dove fosse il molliccio, non perché aveva appena liquidato la perfetta Roxi per parlare con lei. Gioì di quella piccola vittoria, non aveva bisogno di altro. Bastava che lui le dicesse dove andare e lei si sarebbe tolta subito dai piedi.
"E dov'è?"

 

Albus non aveva intenzione di lasciare andare la Grifondoro in giro per i sotterranei da sola. "Ti ci porto io" disse, facendole un cenno. Quando la porta scorrevole si aprì di nuovo e due ragazzi buttarono l'occhio verso di loro, capì che dovevano spostarsi da lì.
"Albus, andiamo dentro…" La mano di Roxi tentò ancora di afferrarlo, ma lui riuscì a schivarla.
"Roxi, dobbiamo proprio andare, ora. Ci vediamo dopo" la congedò, muovendosi e tirandosi dietro Alice.

 

Alice non aveva capito bene cosa fosse successo, ma dopo pochissimo si ritrovò a camminare per un corridoio buio nei sotterranei del castello insieme al fratello della sua migliore amica. E lui la stava tenendo ancora per il braccio.
"Puoi lasciarmi, Al."
"Scusa" disse lui, lasciandola andare all'improvviso, come se si fosse scottato. Quando il ragazzo girò in un altro corridoio, Alice lo seguì senza dire niente.
"Tu sai dov'è il molliccio?"

 

Albus annuì, mettendosi le mani in tasca. Le poche lanterne illuminavano in penombra i tratti del corridoio. "Dovrebbe essere nel vecchio sgabuzzino".
La Grifondoro si fermò di colpo. "Dovrebbe? Al, forse dovremmo prendere la mappa. È una cosa seria, non è…" La ragazza sembrava preoccupata.
"Una cosa seria? È un molliccio!" la liquidò lui. "Comunque è di qua, vieni". La sua mano le toccò il braccio e lei si rincamminò verso la direzione che lui le indicava.

 

"Un molliccio è una cosa seria!" Alice era stupita dal fatto che lui prendesse la cosa alla leggera. "Non sarai uno di quelli che pensa che un molliccio possa trasformarsi solo in ragni e serpenti, vero?"

 

Albus la guardò e fece un sorriso sghembo. "Sembri molto più esperta di me…" tentò di schernirla, ma il suo sorriso svanì quando la ragazza abbassò lo sguardo e si morse di nuovo il labbro. "Alice… hai già visto un molliccio?" chiese, quasi preoccupato. Sembrava che lei parlasse per esperienza. Non l'aveva mai vista così seria. Quando non rispose, capì che non lo avrebbe fatto e le domandò ancora: "In cosa si è trasformato?"
Lei non smise di camminare, ma voltò il viso verso di lui. "Non siamo così in confidenza da dirtelo".
La ragazza lo superò quando lui si fermò nel bel mezzo del corridoio dopo le sue parole. Cosa stava dicendo? "Come?"

 

Alice sospirò. Camminare per tutto il castello con il pensiero di farsi scoprire, le risate dei ragazzi e il tono derisorio della Montague, l'avevano messa a dura prova. E lei era così preoccupata per Lily. Si fermò in un punto in cui partivano due corridoi diversi e si voltò verso di lui. "Da che parte?" chiese, allargando le braccia e indicando con le mani le due strade.
Albus le fece un cenno alla sua destra e lei si incamminò, senza preoccuparsi di sapere se lui la stesse seguendo o meno.
"Quindi? In cosa?" insistette.
Alice sbuffò ancora. "Ragni e serpenti. È quello?" chiese, quando improvvisamente una porta comparve sul muro alla loro sinistra.

 

"Non sembri un tipo da ragni e serpenti" disse Albus, guardandola attentamente e seguendola verso la porta dello sgabuzzino. Aveva capito che gli aveva dato una risposta stupida per liquidarlo, ma lui non voleva mollare.
"Ho paura di tutto. Contento? Di tutto. Potrebbe trasformarsi in qualsiasi cosa".
"Sei una coraggiosa Grifondoro". Albus si sentiva un bambino di cinque anni che bisticciava con la maestra.
Lei rise, ma la sua risata non era allegra. "Già. Ma mi dicono in tanti che probabilmente il cappello si è sbagliato. Anche la tua Roxi".
Al non disse niente, ma lei non aspettava una risposta, infatti subito dopo disse: "Comunque non è di me che dobbiamo parlare. È Lily che ha fatto una cosa stupida come andare da sola da un molliccio".
Come? "Perché sei così preoccupata per Lily? Di cosa ha paura?" In cosa si sarebbe potuto trasformare il suo molliccio? Per la prima volta da quando lo aveva saputo, Albus se lo chiese. Di cosa aveva paura sua sorella? E perché Alice era così in pensiero?
"Sei suo fratello, non lo sai?"
Al alzò le spalle. "Non ha paura di niente. Di solito sono gli altri ad aver paura di lei". In fin dei conti Lily era davvero una perfetta Grifondoro: arrogante, presuntuosa e ostinata. Cinica, dura e cattiva. Chissà, forse Lily avrebbe preso le sembianze del molliccio e si sarebbe spaventato lui.
Alice si fermò e si girò verso il Serpeverde. "Anche le persone che ci sembrano più forti di tutti hanno un punto debole. Non dovremmo mai scordarlo. Sono fortunati quelli che hanno paura di topi e serpenti, sai? Sono paure più facili da affrontare di quelle dell'anima". Albus rimase zitto ad ascoltare la voce della ragazza, come incantato dalla sua bacchetta. "Andiamo da tua sorella. Voglio essere sicura che stia bene". Albus annuì e si rincamminò verso la porta.

 

Quando fu davanti all'entrata del vecchio sgabuzzino, per un attimo, solo per un attimo, Alice vacillò. Non voleva vedere il molliccio, ma voleva sapere se la sua amica stesse bene. Tirò fuori la bacchetta e la spianò; poi appoggiò la mano sulla maniglia, ma non la girò subito: il suo cuore aveva iniziato a battere furiosamente. Sospirò e l'aprì, spalancando la porta. Fu con un misto di sollievo e dispiacere che constatò che il molliccio non c'era. Si era sentita pronta per niente. Entrò con passo deciso nel piccolo stanzino e accese la bacchetta con un 'Lumos', guardandosi intorno: era decisamente piccolino, appena lo spazio necessario per qualche scopa e strofinaccio e nessun posto dove un molliccio potesse nascondersi: niente armadi o sportelli, niente lavandini, niente di niente. E neanche Lily, comunque.
"Penso che con te il cappello non si sia sbagliato per niente. Mi sembri coraggiosa anche tu".

 

Albus aveva visto la paura in faccia alla ragazza, ma la sua determinazione ad aprire la porta era stata più forte. Non era una codarda. Per niente. Il coraggio non era l'assenza di paura, ma il saperla affrontare. Glielo aveva detto un sacco di volte suo padre. E quella ragazza era coraggiosa. Altroché se lo era.
Lo stanzino era vuoto, per fortuna, ma lei respirava ancora con un po' di affanno. Quando le sua labbra si arricciarono, il ragazzo capì che lei si stava mordendo l'interno della guancia e questo la rese tremendamente desiderabile ai suoi occhi. Altro che Roxi Montague!
Quando disse quella frase sul cappello parlante, si sentì quasi uno sciocco, infatti lei si voltò e alzò un sopracciglio. "Dici?" Il suo tono sembrava sinceramente sorpreso. Sì! Sì, ne era sicuro! Al si passò una mano fra i capelli e balbettò qualcosa.

 

"Ok, ma ora… Come facciamo a trovare Lily?" chiese Alice.
Albus era diventato estremamente silenzioso e lei non sapeva più cosa fare. Stava per andare in paranoia. Improvvisamente, l'apparizione di un clown la fece urlare e, nel momento in cui si girarono tutti e due verso l'apparizione, la ragazza saltò indietro per la paura, prima di riconoscere Pix, il poltergeist. Lo stanzino era così piccolo che quando si mosse, finì contro Albus, che a sua volta si fermò contro il muro. "Scusa… Pix mi ha spaventato più del molliccio" cercò di giustificarsi lei, rimediando all'imbarazzo di essere spalmata contro il petto del Serpeverde. Cercò di tirarsi su, ma una mano le si posò sul ventre, spingendola contro di lui. Quando abbassò gli occhi, vide le dita del Serpeverde stringersi sul suo maglioncino e la sua mano che si muoveva in una calda carezza su di lei. "Resta con me" le sussurrò all'orecchio e il suo respiro le fece scorrere un brivido lungo il collo.

 

Al non aveva voluto farsi scappare l'occasione e quando Pix era apparso così vicino a loro che lei era caduta all'indietro, l'aveva fermata, perché era proprio lì che voleva che lei stesse. Lì, contro di lui. Appoggiata al suo petto. Era più alto di lei, quindi riuscì a farle appoggiare la testa sulla sua spalla e rimanere a osservarla di sbieco. La vide aprire la bocca per ribattere la situazione, così sussurrò contro il suo orecchio e la sua bocca si richiuse senza dire niente. Giurò di averla vista arrossire nel buio dello stanzino.

 

Alice era bloccata. Non che lui la tenesse ferma contro la sua volontà: era lei che non voleva muoversi. La mano di Albus si allargò e iniziò a muoversi in una carezza. Poteva sentire il suo calore dappertutto: sulla schiena, sul ventre, sul collo. Quando sospirò capì di aver trattenuto il respiro. E scoprì che lui profumava di buono. Di menta e fiori d'arancio, un mix esplosivo, che le martellava il petto. Era la fragranza più interessante che avesse mai sentito.
Sentì le labbra del ragazzo posarsi sul suo collo, proprio lì, dove la pelle più sensibile sporgeva sulla clavicola e si inumidì al tocco della sua lingua; lei si sciolse e, senza accorgersene, chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore. Doveva essere in paradiso.
Pix si mosse e Alice spalancò gli occhi, rendendosi conto di non essere in paradiso, ma nel vecchio sgabuzzino dei sotterranei. Ad amoreggiare con Albus. Il fratello di Lily. Lily!
"Albus… dobbiamo trovare Lily…"

 

"Oh… che carini che siete…" Li prese in giro il Poltergeist. Albus tirò su la testa dal collo della ragazza e lei si girò verso di lui, con gli occhi sgranati. "Non…" Il ragazzo non la fece finire, scocciato che lei avesse interrotto il momento e che Pix si fosse intromesso. Ma non voleva sentire la Grifondoro dire qualsiasi cosa. Non sapeva neanche lui cosa gli fosse preso. Cosa avrebbe potuto dire? Niente, ecco cosa avrebbe detto.
"Pix, sai dov'è il molliccio?" chiese quindi al Poltergeist, ignorando lo sguardo confuso di Alice. Lei si voltò lentamente verso Pix, ma gli lanciò lo stesso un'occhiata strana che il Serpeverde ignorò, facendo finta di non vedere.
"Oh, chiedete l'aiuto di Pix, adesso? Sì che so dov'è il molliccio… ma non so se voglio dirvelo" cantilenò lui, con voce lagnosa. Albus sospirò contrariato.
"Ti prego, Pix, pensiamo che Lily abbia trovato il posto dove si era nascosto e che…"
"Ho visto una ragazza dai capelli rossi entrare nello stanzino del molliccio, in effetti" confessò il Poltergeist, incrociando le braccia e le gambe mentre svolazzava a un metro dal pavimento.
"Oh! E puoi dirci dov'è?" gli chiese ancora Alice.
"Non lo so…" fece il prezioso lui, ridendo e mettendosi a testa in giù.
Albus sbuffò: non c'era bisogno di essere gentili con Pix. "Vuoi che vada a chiamare il Barone Sangui…" Il ragazzo non fece in tempo a finire la frase che Pix gridò che il molliccio si trovava nell'archivio dove venivano conservati i vecchi calderoni e poi scappò via, oltrepassando il muro.
"Sai dov'è?" gli chiese la ragazza, girandosi verso di lui. Albus non poté fare altro che annuire.

 

Alice uscì dallo stanzino come se improvvisamente il locale si fosse riempito d'acqua e si girò verso il ragazzo solo una volta fuori nel corridoio. Quando Albus la seguì senza dire niente, pensò di essersi immaginata tutto. Effettivamente poteva essere. Magari quando era entrata nello stanzino qualcosa le era caduto in testa, lei non se ne era accorta e ora aveva perso conoscenza. Oppure aveva sognato il tutto.
"Di qua" disse il Serpeverde, indicando un'altra via, diversa da prima. Alice ubbidì sulla fiducia, lei si sarebbe già persa, da sola.
Camminarono in un silenzio imbarazzato per qualche minuto, poi, dopo aver voltato un angolo, videro due figure familiari ferme in mezzo al corridoio: Scorpius Malfoy e Lily si fronteggiavano e non sembrava una conversazione allegra o piacevole.
"Alice!" esclamò la sua migliore amica, correndole incontro con uno sguardo terreo, come se lei fosse l'unica salvezza a cui potesse aggrapparsi.
"Lily…" La strinse quando la rossa l'abbracciò forte. E Alice lanciò un'occhiata al Serpeverde per capire se lui avesse afferrato qualcosa dalla situazione, ma lui scosse il viso in segno di diniego.

 

Sua sorella aveva uno sguardo terrorizzato, Al lo vedeva benissimo e si sentì tremendamente in colpa. Lanciò un'occhiata al suo miglior amico e lui gli fece un cenno con la testa. Doveva aver risolto lui. Lo ringraziò muovendo il capo e il biondo sorrise.
Si voltò quindi verso Lily per capire se fosse tutto a posto, quando una voce lo chiamò dal fondo del corridoio. "Albus, non sei tornato… Oh, stai badando ancora alle piccole?" La voce di Roxi riempì i sotterranei, nonostante tutti loro fossero fuori posto e avrebbero dovuto mantenere un atteggiamento più discreto. E il suo finto sorriso si posò sulle ragazze.

 

"Torniamo alla torre, Lily" disse Alice, quando la Montague si avvicinò a loro.
"Sì, è meglio che ce ne andiamo prima che Roxi inizi a strusciarsi addosso ad Al. È uno spettacolo deprimente quando succede" disse Lily ad alta voce. "Fidati, è proprio uno schifo". Concluse, lanciando un'occhiata di fuoco alla ragazza, che ricambiò il suo sguardo.
Oh. Alice si impose di non rimanerci male. Forse Albus pensava che fossero tutte come lei. Forse pensava che una valesse l'altra. Forse…

 

"Lily!" La voce di Albus non era forte quanto la sua occhiata, secondo Lily, e lei, in risposta, gli rise in faccia.
"Andiamo, allora."
"Vi accompagnamo". Le voci di Scorpius e di suo fratello si mischiarono e lei li guardò stranita tutti e due.
"Non c'è bisogno" disse, rivolta al biondo, senza accorgersi che suo fratello si era staccato da Roxi per raggiungere la sua amica.

 

"Aspetta, Alice, dobbiamo…" Il Serpeverde si era avvicinato a lei, ma Alice non lo fece finire di parlare.
"Albus, penso che tu ti sia sbagliato" disse solamente.
"Sbagliato?" chiese lui, effettivamente sembrava confuso, ma poteva anche fare finta di non capire.
"Sì, hai sbagliato persona."
Alice lanciò un'occhiata a Roxi e poi si girò, chiamando Lily che la raggiunse subito e insieme si avviarono velocemente verso la torre.

 

"Che è successo?" chiese Al a Scorpius, quando lo raggiunse, ma il biondo scosse la testa.
"Non lo so."
"Bene, ragazzi, allora torniamo nella nostra sala comune". Roxi, contenta di essersi liberata delle due Grifondoro, li prese entrambi sottobraccio e li guidò verso l'altra direzione del corridoio con un gran sorriso.

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 -

***Cioè, io lo so che la ship principale dovevano essere loro, la Scorlily, e che questi due stessero bene insieme, io ci avevo già fatto un pensierino. Quello che non immaginavo è che iniziassero a prendersi intere os tutte per loro... 😅

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Capitolo 8
*** Quando la famiglia ti stupisce ***


008.sigaretta

Quando la famiglia ti stupisce

008. Sigaretta – 018.Pigiama party – 048.Bambini

 

 

"Ciao, Lily."
Lily si voltò si soprassalto, spaventandosi al suono della voce del fratello. "Al, volevi farmi prendere un colpo?" Albus ridacchiò. "Dovresti crescere…" sentenziò la sorella, sbuffando rumorosamente.
"E se invece facessimo una cosa da bambini piccoli?" Lily alzò un sopracciglio.
"Tipo cosa, di preciso?"
Al sventolò una bustina di plastica con dentro una sigaretta di pergamena e disse: "Ti ricordi quando facevamo i pigiama party?"
Lily arricciò il naso. "Di solito li facevamo con i dolci, non con una, ripeto, una sigaretta. Sei diventato tirchio?"

 

Al rise e mostrò anche il sacchetto di Mielandia. Vide gli occhi di Lily illuminarsi: sapeva di aver pronunciato il giusto incantesimo. "E comunque…" disse, prima di guardarsi intorno per controllare che nessuno li sentisse. "Questa non è proprio una sigaretta…"
Lily si avvicinò, strappandogli dalle mani la bustina. "Al, per Godric, hai una canna?"
"L'ho sequestrata, a dir la verità."
"Sei proprio un Serpeverde!" tentò di offenderlo la sorella, ma Al non ci cascò.
"Sì o no?"

 

Lily aprì la busta di plastica e annusò il contenuto: mmm così odorava in quel modo, quella roba? "Chi viene?" chiese.
Al alzò le spalle. "Io e te" disse.
"Solo io e te? Cos'è, uno scherzo?" Lily si guardò intorno, cercando di capire se ci fosse qualcuno dei Serpeverde nascosto e pronto a saltare fuori all'improvviso per combinarle qualcosa.
"No…" Al sembrava quasi a disagio: dondolava il peso da un piede all'altro. "È tanto che non passiamo una serata da fratelli… Io… ho paura di averti trascurato e… volevo farmi perdonare".
Lily gli sbatté sul petto la bustina. "Ah, ah, bello scherzo davvero. Chi sei? Gira ancora della polisucco, qui in giro, eh?"

 

"No, Lily, sono io davvero" disse Albus, trattenendola per un braccio quando tentò di andarsene.
"Mmm, per me sei quel troll di Growich…" Lily si girò verso di lui e gli tornò vicino, con la fronte corrugata, come se potesse scovare in lui qualche difetto. "Però gli occhiali sembrano proprio quelli di Albus… Te li ha dati lui?"
"Lily… ti ho detto che sono io, sono Al…"
"Aha, aha. Ok…" Albus capì che stava facendo finta di credergli. "E perché mi stai invitando a un pigiama party, solo io e te? Non ti sembra… incestuoso, Al?"
"Per Salazar, Lily! E io che credevo di essere stato io lo stronzo con te, negli ultimi tempi! Non ti ho neanche chiesto del molliccio e mi sono sentito in colpa…"
"Il molliccio? Sei Scorpius? È il tuo modo per chiedermi spiegazioni per quello che hai visto?" Come? Che cosa?
"Scorpius ha visto il tuo molliccio?" Lily non disse niente, guardandosi intorno, ma non tentò più di chiedergli se fosse il suo migliore amico. Ma a lui era rimasto il pensiero: in cosa si era trasformato il suo molliccio? Era come diceva Alice? "Lily… in cosa si è trasformato il tuo moliccio?"

 

Lily guardò Al, ma non era ancora convinta: e se fosse stato uno scherzo davvero? E se… "Non mi conosci, Albus? Sono tua sorella, secondo te in cosa si è trasformato?"
"Qualcosa mi dice che non si è trasformato in ragni e serpenti…" rispose lui, sospirando. Quella era una frase di Alice!
"Alice?" chiese, tentennando. Perché la sua migliore amica dovrebbe farle uno scherzo tanto crudele? "Non puoi essere Alice! A meno che… Per Grodric, Alice non ce l'avrai ancora con me perché ho tentato di farti mettere con mio fratello, vero?"

 

Cosa? Albus aveva drizzato le orecchie e anche la schiena. Cosa aveva fatto Lily? "Hai tentato di far mettere Alice con James?" Ma Lily gli rise in faccia.
"Sei Alice! Altrimenti come avresti fatto a sapere che era James?"
"Perché l'altro fratello sono io, Lily!"
"Sì, come no…" Il tono denigratorio di sua sorella gli fece perdere le staffe.
"Smettila, Lillynilly!" Albus aveva gridato.
"Merlino, non chiamarmi così, Al!" Sua sorella lo prese per un braccio e lo trascinò per una rampa di scale. Quando arrivarono al settimo piano passò davanti al muro tre volte e la porta della stanza delle necessità apparve.

 

Lily spinse la porta e Albus al tempo stesso. Quando furono dentro, suo fratello si guardò intorno: era una stanza dei giochi. Come quelli dei bambini.
"Embhé?" chiese Albus, guardandosi intorno.
"Sei Al" disse. Non era una domanda. Quel nomignolo oltraggioso lo conosceva solo lui.
"Oh, non ti sfugge niente…" disse lui, ironico. Ora che aveva capito che lei si era convinta, iniziò a girare per la stanza. "Oh, bolle di sapone… Ti ricordi quando le facevamo grandissime?"

 

Al tirò fuori la bacchetta e iniziò a muoverla in modo circolare contro la ciotola di acqua profumata posata su un tavolino: era uguale a quella che loro avevano a casa e che sua madre riempiva di magia e sapone. Sussurrò l'incantesimo e una grossa bolla iniziò a formarsi dalla superficie dell'acqua. Divenne sempre più grande, prima come un limone, poi come un'anguria, quando si ingrandì ancora scoppiò prima di diventare grande quanto un anello della porta di Quidditch. "No!" esclamò, sorridendo.
Anche Lily si avvicinò e fece la stessa cosa, ma la sua non raggiunse la grandezza di quella appena scoppiata, così sbuffò e ci riprovò.
"È una cosa che mi piace di te" confidò lui.
"Cosa? Che io non riesca mai a fare le bolle di sapone grosse come le tue?"
"Che tu non ti faccia mai scoraggiare. Vorrei essere come te."

 

Lily si girò alle parole del fratello e lui fece scoppiare la sua bolla con la bacchetta. "Non lo sapevo".
Al alzò le spalle. "Non te l'ho mai detto".
"E perché non me lo hai mai detto?"
Lui alzò ancora le spalle. "Perché sono un cattivo fratello?"
Lily rise arricciando il naso. "Naaa… Non è vero. Sei il mio fratellone" disse e gli diede una gomitata.

 

"Scusa". La voce di Al si sentì a malapena alle sue orecchie.
"Per cosa?" Lily si guardò intorno e si avvicinò a una casa delle bambole. "Per aver segato la testa alle mie bambole quando ero piccola?" Prese una bambolina seduta su un divano e la mise in piedi sulle scale, per poi spingerla giù con la bacchetta.
"Quello lo facevamo insieme, però."
"Vero. Non facciamo più niente insieme" mormorò lei e Al capì che ne era dispiaciuta.
"Adesso siamo qui" disse. "Vuoi giocare insieme a me?" Al prese una racchetta da Ping Pong e cercò la pallina.
"E se ci fumassimo la canna? Voglio proprio scoprire cosa si prova."
Al sorrise e annuì: gliela aveva offerta perché voleva che la sua prima volta fosse con qualcuno che non avesse secondi fini con lei. Prese la bustina che si era messo in tasca e insieme si sedettero su un divano che comparve in uno schioppo.

 

***

"Così Scorpius ha visto il tuo molliccio? Sono quasi geloso."
Lily guardò in alto e il soffitto le sembrò strano: era colpa della stanza delle necessità o della canna? "Eri uno dei miei mollicci, puoi smetterla di essere geloso" gli confidò.
"Davvero?" La voce di Al le sembrò altissima.
Annuì, alzando le spalle. "Sai, pensavo che sarebbero davvero comparsi ragni o cose così. Una mummia o un ladro o un'assurdità del genere. Ma poi Alice mi ha detto che…"
"I mollicci non si trasformano solo in ragni e serpenti. Già, lo ha detto anche a me."

 

Albus era indeciso se chiederle perché il molliccio avesse preso le sue sembianze o chiederle qualcosa di quello di Alice. Per fortuna fu sua sorella a scegliere. "In te, nella mamma, nel papà… oddio, nonna Molly… in tutti voi si è trasformato…" Lily sembrava sull'orlo delle lacrime. "Sono stata così stupida… giuro, sono stata arrogante, pensavo di non aver paura di niente. L'ho sfidato e lui mi ha terrorizzato…"
"Ma perché?" Lily alzò le spalle alla sua domanda.
"Mi dicevate cose brutte, che non ero degna di far parte della famiglia, che avreste preferito che fossi diversa, che…" La voce le mancò e Al le circondò le spalle con il braccio.
"Sei la mia sorellina. E mi piaci così come sei. Sono contento che tu ci sia, anche se non te lo dico mai."
"Quando ero piccola mi hai detto che sono stata adottata, ricordi? Mi hai detto che ero figlia di babbani e che probabilmente non avrei mai fatto una magia…" Al iniziò a ridere. Lily lo guardò malissimo, ma poi rise anche lei. "Eri proprio un troll…"
"Ma dai! James lo aveva detto a me, dovevo dirtelo per forza, altrimenti che fratello maggiore sarei?" Albus rise ancora e Lily gli diede una gomitata sul fianco, ma lui rise ancora di più. "Se tuo fratello maggiore non ti ha mai detto che sei stata adottata non hai avuto un'infanzia, Lily!" La ragazza sbuffò un po', ma non riuscì a non ridere.
"Uffa…"

 

"Anche gli altri la pensano come me" disse Al, dopo un po'. "Nessuno ti vorrebbe diversa".
"Dici davvero?" chiese, un po' intimorita. Non aveva mai detto a nessuno le sue paure. "A te non fa pressione essere figlio di mamma e papà? Di non essere… alla loro altezza?"
"Un po', forse. Ma non troppo. Cerco di non pensare a loro per quello che hanno fatto, ma cerco di vederli solo come mamma e papà. Mi piacciono come genitori, sai?"
"Sì, anche a me. Adoro la mamma quando mi porta in camera una fetta di torta perché ho avuto una brutta giornata e quando papà torna stanco dal ministero ma fa finta di interessarsi a me e mi chiede come sto: è gentile."
"Papà non è gentile, Lily. A lui interessi davvero."
Lily sentì le lacrime premerle sugli occhi, ma non voleva piangere. Voleva crederci, era bello. "E a te?" chiese, con una vocina piccola piccola.

 

Albus fece una smorfia strana con la bocca. Lo fece apposta così che lei potesse vederla e potesse capire che la stava prendendo in giro. "Smettila!" esclamò sua sorella, dandogli una manata su un braccio.
"Anche a me interessi, e anche a James."
"In cosa si trasformerebbe il tuo molliccio?" gli chiese Lily dopo un po'.
"In ragni e serpenti?" rispose lui, con una smorfia.
"Ti piacerebbe!"
"Sì. Sembra che la paura di qualcosa di concreto sia molto più facile da combattere. Penso di aver paura che a qualcuno succedesse qualcosa di brutto a causa mia."
"Tipo?"
Albus si guardò le scarpe e poi si allungò a prendere il sacchetto di dolci sul tavolino accanto al divano. "Vuoi?" le chiese, ma lei non si fece ingannare: era sua sorella, la figlia dei suoi genitori.
"Tipo cosa, Al?"
"Non ho mai visto un molliccio. Ma la volta in cui mi sono spaventato di più è stata quando ti ho legato al lenzuolo del mio letto e ti ho lanciato dalla finestra. Te lo ricordi?"

 

Lily scosse il capo. Non si ricordava. "E cos'è successo?"
Albus divenne rosso, imbarazzato e vergognoso. Prese un rospo alla menta dal sacchetto, lo scartò e lo mangiò. "Tu avevi tre, forse quattro anni. 'Voglio volare, voglio volare!' dicevi. E io ero curioso, avevo visto una locandina, sai quelle immagini ferme dei babbani?" Lily annuì e lui continuò. "C'era un uomo con un grosso pallone di stoffa legato alle spalle. Zia Herm ci spiegò che i babbani lo usavano, perché loro non potevano volare. 'Paracadute' disse". Lily strinse un po' gli occhi: no, quella storia non se la ricordava proprio. Para… che?
"Così ti dissi: 'vuoi provare a volare?' e tu, giustamente hai annuito. Eri così piccola e leggera… pensavo che sarebbe stato bellissimo. Pensavo avresti volato davvero. Ti ho legato il lenzuolo in vita, come nell'immagine e poi ti ho lanciato dalla finestra della camera dello zio Ron, alla Tana, ma tu non hai volato, sei caduta…"
Lily trattenne il fiato. Caduta? E… cosa era successo?
"Quando hai iniziato a cadere lungo il tetto, ridevi, e anch'io, ma poi hai preso velocità e mi sono spaventato. Sono corso giù e ho gridato che eri caduta dalla finestra e tutti sono usciti in cortile correndo. Forse qualcuno è salito in camera, non ricordo… Nonna Molly gridava come una matta, mamma ha preso una scopa ed ha iniziato a correre per il cortile, papà e zio Ron guardavano il cielo e non capivano dove fossi. Io scoppiai a piangere. Ma da me non venne nessuno. Solo zia Herm, dopo un po', mi prese in braccio, ma anche lei sembrava preoccupata, perché mi strinse a sé e io sentivo il suo cuore battere fortissimo. E noi non ti trovavamo. Correvano tutti per il cortile e non ti trovavamo. Poi zia Herm mi chiese cosa fosse successo e io dissi che ti avevo spinto fuori dalla finestra e la indicavo. Zio Ron disse che forse ti eri impigliata sul tetto, ma papà replicò qualcosa sul fatto che allora avresti dovuto penzolare lì da qualche parte. Mamma volò intorno a casa e fece tantissimi giri, ma tu non c'eri: né sul tetto, né per terra, né eri impigliata da qualche parte. Non ti trovavamo più…"
Lily spalancò gli occhi. "E dov'ero?"

 

Albus si tolse gli occhiali e fece finta di pulirli sulla maglietta. "Nonna Molly era sconvolta. Mi chiese un sacco di volte cosa avessi fatto e io continuavo a ripeterlo. Poi zia Herm mi portò in casa e io non so cosa successe dopo. Mamma e papà quella sera mi parlarono e mi dissero che avevo fatto una cosa pericolosa e che non avrei mai più dovuto farlo. Mi sono spaventato tantissimo. Ma ciò che mi fece stare più male in assoluto è stato quando quella notte mi sono svegliato e ho visto la mamma piangere".
"Piangeva?" Lily era stranita e lui la capiva benissimo: mamma non piangeva mai.
"Sì. Era sulla sedia a dondolo e ti teneva in braccio. Piangeva e ti parlava. Non ricordo cosa ti disse, ma lì capii che si era spaventata. Aveva avuto paura di perderti. Per colpa mia."
Lily non disse niente e annuì. Lui si era sentito una merda. Aveva perso la sua sorellina, l'aveva spinta giù dalla finestra del quinto piano e l'aveva persa. Aveva causato un dolore indicibile a sua madre e l'aveva fatta piangere.
Sua sorella gli prese il braccio e ci passò le mani sotto, come in un abbraccio. Gli appoggiò il viso sul maglione della divisa e non disse ancora niente, ma Albus apprezzò tantissimo e rimasero lì, in silenzio, per almeno un quarto d'ora.
"E dov'ero finita?" gli chiese, alla fine.
"Sul pino in giardino."
Lily scoppiò a ridere. "Davvero?" Albus si grattò la nuca e rise, annuendo.
"Per questo odio non sapere dove sei…"

 

Lily smise di ridere. "Oh. Mi spiace. Ecco perché mi sei venuto a cercare quando mi sono addormentata nello spogliatoio…"
"Non è colpa tua."
"E la storia del molliccio…"
"Oh, lì non c'entro io, non lo sapevo. È stata Alice a preoccuparsi per te" ammise il ragazzo.
"Lei si preoccupa un sacco. Ma penso che fosse il molliccio a farla preoccupare. Di solito…" ammise Lily. "È venuta da te per via della mappa, vero?"
Il ragazzo annuì. "Ma perché hai tentato di farla mettere con James?" le chiese.

 

Albus non riuscì a non farle quella domanda. "Sono stata una scema, eh?" Lily rise. "Non lo so perché, effettivamente. Forse mi illudevo che così sarebbe stata sempre con noi. Con me. Sai, non sembra, ma Alice è veramente forte e in gamba. I ragazzi se ne stanno accorgendo e io ho paura di perderla. Se si mette con uno e poi non vuole più stare con me? Quando abbiamo iniziato Hogwarts avevo una paura allucinante che finisse in una casa diversa dalla mia. Penso che avrei pregato il cappello, se fosse successo. Sarei stata felice anche di essere una di voi, pur di stare con lei".
Albus ignorò il velato insulto e qualcosa nel suo petto di strinse quando ripensò alla frase sui ragazzi. Ma aveva un ragazzo, Alice? Probabilmente no, altrimenti Lily non avrebbe tentato di metterla con James. Ma perché allora con suo fratello ma non con lui? Non ebbe il coraggio di chiederlo, così chiese solamente:"E cosa c'entra James?"
Lily rise. "Eh, bo. Noi stavamo sempre con James, l'anno scorso. Pensavo che andassero d'accordo. Pensavo che a lei piacesse".
Albus si fece più attento. "E invece non le piace?" cercò di buttare lì la sua domanda, ma Lily non fu molto collaborativa e alzò solo le spalle.
"Ora non lo so più. Lo pensavo davvero. Li guardavo scherzare e me li immaginavo insieme. Li guardavo sdraiati e pensavo…"
No, no. "Mmm, sì ok, mi sa che ho capito" disse, interrompendola.
"Secondo te sono stati insieme di nascosto? Senza che me lo abbiano detto? Chissà, magari si sono baciati…" disse, un po' sognante, sua sorella.
Merlino, spero proprio di no! "Non penso. James non è capace di mantenere segreti".
"Vero". Lily rise. "Però è divertente. Chissà perché Alice non ha voluto…"
Albus sorrise senza volerlo. Era stata lei a dire di no? Bene!
"Ma James che ha detto?" chiese, ancora sospettoso.
"Oh, lui non lo sa" rispose lei. Ah, ecco  perchè aveva detto così, nel corridoio.
"Comunque è una stronzata. Sarebbe come sperare che Scorpius si mettesse con te".

 

Lily rise un po' nervosamente. "Vero anche questo" ammise, senza dire nient'altro.
"E con Richard come va?" La ragazza si tirò su dal divano per guardare il fratello in faccia.
"Perché me lo chiedi?" Albus alzò le spalle in risposta.
"Così. Litighiamo spesso anche per lui…"
Oh. Ok. Si riappoggiò al suo braccio contro lo schienale del divano. "L'ho lasciato".
Fu il turno di Albus di stupirsi e di guardarla in faccia. "Perché?"
"Avevi ragione: era un troll". Sperò che non le chiedesse altro.
"Cavolo! Ho perso cinque galeoni!"

 

"Come?" La voce di sua sorella sembrava altissima e Albus si rese conto di aver pensato ad alta voce. "Avete scommesso su di me?"
"Mmm, no. Ma Scorpius diceva che era un troll e che lo avresti mollato prima di Natale, appena te ne saresti accorta. Io ho detto che scommettevo cinque galeoni del contrario. Ho perso. Ma ho fatto tutto da solo."
Lily si accontentò di questa spiegazione. E meno male, perché era la verità.
"Scorpius avrebbe potuto dirlo anche a me. Mi sarei risparmiata un po' di tempo…"
"Te lo avevo detto io!" Albus si agitò. Cavolo glielo aveva detto un milione di volte!
Lily ridacchiò. "Ma tu non vali, sei mio fratello!" Come? Ma che voleva dire? Si voltò a guardarla.
"Perché lo hai lasciato?" Lily tornò seria e le sue guance si colorarono parecchio. Cosa aveva fatto quel troll? Aveva tentato di…
"Non eravamo d'accordo su… alcune cose… quelle cose…" Albus sentì i pugni chiudersi da soli. Quel troll meritava una punizione!

 

Lily vide l'espressione di Albus e tentò di cambiare discorso per riportarlo sulla strada della normalità. E sapeva cosa poteva calmarlo.
"Scorpius mi ha salvato dal molliccio. Si è trasformato nella sua paura. Tu sai qual è?"

 

Albus annuì: il biondo non glielo aveva mai confessato, ma lui sapeva di cosa aveva il terrore. O meglio, di chi.
"Suo nonno?" le chiese e Lily annuì. "Scorpius è una brava persona. Anche se so cosa dice zio Ron sulla sua famiglia. Ti ha aiutato anche se avresti potuto vedere la sua paura più grande. Se questo non fa di lui una brava persona, non so cosa potrebbe esserlo, allora."

 

Lily annuì. Suo fratello aveva ragione. Scorpius l'aveva salvata dal molliccio, senza pensarci due volte. Si alzò e Albus la imitò. "Che fai?"
"Pigiama party finito, Al: devo fare una cosa importante. Ma mi è piaciuto tantissimo parlare con te come ai vecchi tempi."
"Non penso che sia notte, non può considerarsi un pigiama party" tentò di ribattere lui.
"Non ci siamo neanche messi il pigiama, se è per questo. Ma è stato… carino."
Albus annuì. "Sì, è piaciuto anche a me".
Lily inclinò la testa di lato e gli chiese: "Al, perché quando si è bambini non si vede l'ora di crescere e poi quando si è grandi si vorrebbe tornare bambini?"

 

Al scosse le spalle. "Se sapessi rispondere a questa domanda, Lily, avrei risolto metà dei problemi della mia vita".
Sua sorella sorrise di un sorriso un po' strano e poi lo abbracciò. "Devo fare una cosa. Ma è stato bello" lo salutò.
Al la guardò andare via e non disse più niente. Pensava di parlarle di Alice. E invece non aveva detto niente.
Raccolse il sacchetto e ci guardò dentro: erano rimasta solo una cioccorana. La scartò e la infilò in bocca prima che scappasse e curiosò a vedere la figurina: da bambino faceva la collezione, ma ora gli sembrava una cosa sciocca. La guardò lo stesso e sorrise nel riconoscere il capitano dei Bats. La mise in tasca, pensando ancora che quando si è piccoli il mondo è molto più bello.

Uscì dalla stanza delle necessità e si incamminò verso i sotterranei: era quasi ora di cena, ma dopo tutti quei dolci non aveva fame per niente.
Nel corridoio del primo piano, vicino all'entrata della biblioteca si fermò quando vide due persone che conosceva in un anfratto: Towlor, il capitano della squadra di Quidditch di Grifondoro, e Alice stavano discutendo di qualcosa e a un tratto la ragazza scoppiò a ridere, riempiendo il corridoio di un suono melodioso.
Albus sentì il petto offuscarsi e quando Towlor incrociò il suo sguardo e alzò una mano per salutarlo, strinse i pugni e fece finta di non averlo visto.

Alice si voltò e lo vide: il suo sorriso si congelò e poi scomparve, si rigirò verso il ragazzo, gli disse qualcosa e poi se ne andò, incamminandosi nella direzione opposta a lui.

 

***

 

"Scorpius". La voce di Lily lo fece voltare di scatto e il ragazzo sbatté la testa contro un ramo basso dell'albero. Imprecò. "Non sapevo che fumassi…" disse ancora, forse un po' impacciata, indicando la sigaretta che lui reggeva in mano.
Il biondo si guardò le dita: l'aveva rubata a Scott e iniziava a pensare che non fosse proprio una sigaretta di pergamena, ma qualcosa di più artigianale. Alzò le spalle in risposta.
Lei lo guardò un po', rabbrividendo nel buio della sera, senza dire niente, probabilmente perché lui non le stava facilitando il compito. Ma Scorpius era nervoso da quando l'aveva tirata fuori dallo stanzino con il molliccio. Sapeva che non era colpa sua, ma non riusciva a non essere arrabbiato. Così disse: "Non dovresti stare al buio con me, Lily. Non ti faccio paura?" Fece un altro tiro e poi lasciò cadere la sigaretta nell'erba del parco di Hogwarts.
"Io…" Lily sospirò e continuò a dondolarsi sui piedi, ma lui non voleva aiutarla. "Sono venuta per ringraziarti, per l'altra sera..."
"Stai sprecando tempo, vattene". Scorpius la interruppe sventolando la mano.
"Oh, stammi ad ascoltare, non mi scuso spesso!" Lily esplose e lui le rise in faccia.
"Va bene…" disse, ma poi si girò guardando il lago nero.

 

"Io…" Lily si sentiva un po'in imbarazzo, ma forse a lui non interessava molto. "Volevo spiegarti perché hai visto te…"
"Perché il molliccio ha preso le mie sembianze, intendi?" Il tono del Serpeverde era un po' duro e se da un lato Lily poteva capirlo, dall'altro la faceva veramente arrabbiare.
"Allora, non vorrei darti un dispiacere, ma non sei l'unico in cui si è trasformato… Mia mamma, Albus, mio papà, mia nonna Molly…"
Scorpius la interruppe rigirandosi verso di lei con un'espressione sorpresa ed esclamando: "Tua nonna Molly?"
Lily rise un po' nervosa. "Non voi. Non ho paura di voi…" Per un attimo pensò che forse lui aveva veramente paura di suo nonno, proprio di lui come persona.

 

Scorpius si fece più attento: se non aveva paura di loro, perché li aveva visti?
"Io ho paura di quello che la gente pensa di me" disse la ragazza, tutto d'un fiato. Lui continuò a guardarla più intensamente.
"Sei sicura? Tu hai paura di ciò che pensa la gente?" Lei annuì e quando, alla poca luce della luna, vide i suoi occhi luccicare, Scorpius capì che quella confessione le era costata parecchio.
"Della gente a cui tengo, sì…" disse, voltandosi a guardare il lago per un attimo, prima di riposare lo sguardo sul biondo. Probabilmente il suo atteggiamento era un meccanismo di difesa. Per un attimo il desiderio di proteggerla si impossessò di lui, recandogli un dolore al petto così forte da bloccargli il respiro. "Sei il miglior amico di Albus, ti conosco da tanti anni, sei come un fratello per me, fai parte della famiglia…"
"Un fratello?" chiese lui, con un tono strano.
Un luccichio curioso le brillò negli occhi. "Facciamo un cugino, dai…" Scorpius rise: lei faceva sempre così. Era tremenda. Forse per quello gli piaceva così tanto.
"Un cugino va bene" acconsentì.
"Non ce l'hai più con me, allora?" Scorpius sospirò e scosse la testa. "Allora tornerai a rompermi per i G.U.F.O. e a criticare tutto quello che faccio?" Il naso di Lily si arricciò, e il suo tono ironico gli fece capire quanto fosse infastidita.
"Ma io non ho mai fatto queste cose!" si lamentò lui.
"Probabilmente sei così arrogante che neanche te ne accorgi. Come Albus. Siete proprio Serpeverde…"
"Ma non dovevamo fare pace?"
"Oh, sì giusto!" Lily tornò a sorridere e Scorpius fu ancora più confuso. "Allora tutto a posto? Hai capito che non ho paura di te?" Il biondo annuì. Avrebbe però voluto sapere cosa pensasse di lui. "Vieni qui che ti abbraccio, allora". Cosa? Scorpius spalancò gli occhi. "Oh, non fare quella faccia! Ho appena abbracciato anche Albus, oggi è la giornata in cui faccio pace con la famiglia".
Scorpius si avvicinò a lei, un po' in imbarazzo: doveva davvero abbracciarla? E se… "Mi dispiace contraddirti, ma non siamo una…"
"Hai ripreso a criticarmi?" La voce di Lily, nonostante le sue parole, era melodiosa e Scorpius non capì più niente. La ragazza si avvicinò e in un modo molto maldestro cercò di abbracciarlo. "Se mi aiutassi, forse…"
Per Salazar, Lily, non voglio abbracciarti come una sorella! Scorpius sospirò mentre si obbligava a ricambiare il suo abbraccio. Si nutrì del profumo che emanavano i suoi capelli e, senza accorgersene, la strinse a sé. Scorpius, mollala subito! È la sorella di Albus!

 

Lily sentì Scorpius lasciarla andare velocemente e si bloccò quando capì che avrebbe voluto qualcosa di diverso. Si morse il labbro. Non è che i suoi sentimenti nei suoi confronti fossero cambiati? Non è che, invece di odiarlo, in verità…
"Devo andare…" disse e corse via.

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 ***eccomi!!! una lunga Os, per ben tre promp. Ok, penso di essermi stufata di questa cosa dei prompt, quindi magari i prossimi non seguiranno proprio il giusto ordine, perchè la storia inizia a svolgersi da sola e i personaggi iniziano già a fare quello che vogliono... 🙄🙄 vabbè... di solito cerrco di assecondarli, perciò non so cosa succederà nel prossimo capitolo, mi spiace 😅  ma spero che  sarà buono lo stesso. Grazie a tutti! 

 

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Capitolo 9
*** Approcci, dichiarazioni e proposte ***


Approcci, dichiarazioni e proposte

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"Weasley! Ci becchiamo alla prossima partita!" La voce di Fiona Fleet riecheggiò nella sala grande. La Tassorosso del quinto anno sventolava una mano e una strana smorfia verso Hugo Weasley che, seduto al tavolo Grifondoro, tentava di nascondersi il viso nella mano.
Appena la ragazza girò l'angolo, si rilassò e sospirò. "Che succede, Hugo?" gli chiese Alice, con uno sguardo divertito, seduta davanti a lui, vicino a Lily.
"La Fleet si diverte a sfottermi da quando abbiamo fatto un allenamento insieme e mi ha fatto cinque gol uno dietro l'altro… Non riesco a capire perché mi odi così tanto…" Hugo sbuffò, chiudendo il libro.
"Non ti odia, Hugo. Probabilmente le piaci, invece". Rose Weasley stava scrivendo una lunga pergamena di Storia della magia, che avrebbe dovuto consegnare dopo una settimana.
"Dici?" Hugo si voltò verso l'uscita dove aveva visto sparire la ragazza. "E perché, allora, non mi dà tregua, se le piaccio?"
"Ti stuzzica. Se avessi letto il libro che mamma…"
"Sì, sì, va bene…" Hugo sbuffò, interrompendola e cercando di liquidare la sorella, mentre si voltava ancora verso la porta.

 

"Cosa c'è scritto sul libro di zia Herm?" chiese invece Lily, curiosa.
Rose alzò finalmente lo sguardo dalla pergamena e guardò la cugina e la sua amica con un'occhiata un po' di superiorità. "C'è scritto che quando una ragazza è attratta da un ragazzo lo stuzzica, lo infastidisce".
"Ma non è vero!" gridarono in coro le due giovani Grifondoro e poi si guardarono stranite.
"Sì, invece. A volte può succedere anche che lo tratti male senza motivo. Cioè, è più complesso: lei non comprendendo appieno ciò che prova non riesce a capire come incanalare bene le emozioni e finisce che…"
"Sì, grazie, Rose, penso di aver capito" disse Lily, per poi voltarsi verso Alice e aggrottare il naso in una smorfia. Sua cugina riusciva a rendere tutto sempre complicato.

 

"A dir la verità a volte succede anche agli adolescenti maschi…" sussurrò Rose, ma nessuno la stava più ascoltando e lei decise di lasciar perdere.
"Rose, andiamo a fare una passeggiata nel parco, prima di cena?" Steeval, Corvonero, prefetto del settimo anno, caposcuola e fidanzato di Rose, si avvicinò al loro tavolo e si rivolse direttamente alla Grifondoro.
Rose gli sorrise. "Incanto l'inchiostro perché si asciughi prima e arrivo, Carl".

 

Appena i due prefetti lasciarono il tavolo, i tre ragazzi li seguirono con lo sguardo. "Ma secondo voi, quei due, lo fanno?" chiese Lily, tornando a guardare gli amici.
"Immagino di sì, perché non dovrebbero?" Alice alzò le spalle, aggrottando la fronte.
"Sono così noiosi tutti e due… secondo me, no. Probabilmente a letto ripassano incantesimi oscuri o la lista delle pozioni" sentenziò Hugo.
"Beh, quando Steeval sta zitto non è male."
Hugo ridacchiò. "Il problema è che parla più di zio Percy. Ed è noioso uguale. Ti ricordi come si è arrabbiata Rose quando alla Tana abbiamo fatto finta di addormentarci mentre spiegava del suo stage alla Gringott?" chiese il ragazzo, girandosi verso Lily che annuiva ridendo.
"Sì! Oh, Alice, dovevi esserci, è stato divertentissimo. E lui non ha capito niente!"
"Voi siete tremendi…" La biondina sorrideva mentre scuoteva la testa.
"Ti giuro che ridacchiava anche nonna Molly!"

 

"Sarà vera quella cosa che ha detto prima Rose?" chiese il cugino, guardandosi intorno , mentre il suo sguardo si fermava sulla porta dove prima era uscita la Tassorosso.
"Sulle ragazze adolescenti, dici?" domandò Lily e il ragazzo annuì. Ci stava pensando ancora anche lei. Rose poteva essere una gran secchiona pignola, ma se voleva metterti un dubbio nel cervello…
"No: io non ho mai trattato male Richard."
"Ha detto che lo fanno quando un ragazzo piace e loro non è detto che se ne accorgono, non quando ci si sta insieme senza neanche sapere bene perché!" la prese in giro Alice e Lily spalancò la bocca.
"Ma dai! Non è vero! A me lui piaceva davvero!"
"Ma se vi siete lasciati un sacco di volte! Fidati: non intendeva te e Richard di sicuro!" esclamò Alice, ridacchiando e abbracciando le spalle dell'amica.
"Piaceva? Lo hai mollato due giorni fa e non mi sembra che tu stia così male… E poi avresti dovuto dire 'mi piace' e non 'piaceva' se fosse stato vero… " disse Hugo.
"Sei proprio il fratello di Rose!" lo schernì Lily, ridacchiando e tirandogli una piuma. "Ok, forse non ero proprio innamorata…" La ragazza osservò il cugino controllare ancora la porta e un po' si impietosì. "Però potresti provare davvero quella strada, se la Fleet ti interessa almeno un po'. Anzi, sai cosa dovresti fare? Prova a farla ingelosire, fatti vedere con un'altra, se si arrabbia ancora di più, probabilmente ha ragione Rose. Se invece non fa una piega, potrai lasciare perdere senza rimetterci la faccia".
"Sei mia cugina, Lily, non ci crederà mai!" disse Hugo e Lily notò che la sua idea stava germogliando nella sua mente.
"Ma non io, troll! Lei!" esclamò, mentre con la mano abbracciava le spalle di Alice.

 

"Io?!" Alice strabuzzò gli occhi.
"Sì, così poi vi innamorate!" Gli occhi di Lily brillavano, quasi, e la bionda sbuffò.
"Lily…" iniziò, con un tono da maestrina. "Dovresti smetterla di provare a mettermi con la tua famiglia. Non voglio stare con i tuoi cugini! Scusa, Hugo, non è nei tuoi confronti…" proseguì, alzando un palmo verso il rosso che annuì tranquillamente.
"Quindi sta cercando di metterti con un Weasley?" chiese Hugo, ridendo e prendendola in giro.
"Non solo, le ho proposto anche James, ma lei non vuole. Sarà strana?" Hugo annuì, dicendo una fesseria delle sue e Alice ascoltò i due cugini schernirla come se non fosse lì.
"Siete due Troll, sapete?" Ma fece fatica a trattenere una risatina anche lei, quando i due rossi risero forte.
"Dai, Alice, ti prendo in giro. Ti voglio bene, lo sai" disse Lily, stringendole il braccio intorno alle spalle un po' di più e baciandola sulla guancia. "Non lo farò più. E non iniziare a trattarmi male, altrimenti penserò che Rose abbia ragione e tu sia innamorata di me!" Alice rise mentre la spingeva via con la mano.

 

Hugo vide passare nel corridoio Fiona Fleet mentre parlava fitto con un'altra ragazza e non si voltò verso di lui per dirgli qualche battuta stupida come aveva fatto poco prima. E se Rose avesse avuto ragione? E allora perché adesso lei non aveva detto niente nei suoi confronti? Incuriosito si alzò per seguire le Tassorosso e lasciò le due ragazze da sole al tavolo Grifondoro.

 

"E tu pensi che sia vero o no che quello che ha detto Rose sul trattare male i ragazzi?" chiese Lily, ma questa volta la sua domanda era seria. Lei sapeva chi aveva incominciato a trattare male senza motivo. E aveva iniziato a pensare che i suoi sentimenti stessero prendendo una strada diversa. Per quanto odiasse dare ragione a Rose…
"No, non ci credo."
"Davvero?" La risposta di Alice l'aveva lasciata stranita e confusa allo stesso tempo.
"Sì. Se ti piace qualcuno, non lo tratti male, anzi."
Lily soppesò le parole dell'amica e annuì. Era vero anche questo. Però… "E se invece fosse come diceva lei, che la ragazza non ha ancora capito il perché e lo fa senza accorgersene? Oppure pensa che lui non ricambi o è gelosa? Potrebbe essere?"

 

Alice alzò le spalle, un po' a disagio per l'argomento. Anche se Lily era la sua miglior amica, quella discussione la portava a pensare solamente a una persona: l'unica con cui era stata un po' scortese. Lei, che era sempre gentile con tutti. E di cui era stata gelosa, anche solo per un attimo. Il suo sguardo finì verso il tavolo verde-argento in fondo alla sala e decise di giocare la strategia che la sua amica cercava di insegnarle da sempre: attaccare per difendersi.
"Non lo so, Lily. Facciamo così: ti controllerò e ti dirò se tratterai male qualcuno. Così potrai chiedergli un appuntamento per andare a Hogsmeade, ok?" Decisa a chiudere l'argomento, Alice raccolse le sue cose. Sarebbe andata in biblioteca.

 

Lily sbarrò gli occhi: e se fosse successo davvero? E se tutti avessero potuto vedere che a lei piaceva qualcuno prima che se ne accorgesse Lily in persona?
Scosse la testa, per non cadere in un baratro di autocommiserazione.
"Ok. E ti ricambio il favore. Farò così anch'io con te. Appena tratterai male qualcuno, ti obbligherò a uscirci insieme.
Alice fece un sorriso strano e poi disse: "Sì, così usciamo in quattro: io, te e i due poveretti trattati male!"

 

***

 

"Se ti chiedessi di fare una cosa illegale insieme a me, che mi diresti?" Scorpius alzò il viso dal libro di incantesimi e guardò il suo migliore amico che lo osservava con attenzione, ma senza aspettativa.
"Ti chiederei dove e quando". La sua risposta non poteva essere diversa. Scorpius conosceva quel ragazzo da sette anni e si erano parati la bacchetta a vicenda così tante volte che qualsiasi cosa avesse in mente di fare Albus, lui non avrebbe potuto mandarcelo da solo.
"Ho bisogno di un secondo."
Non era una domanda, ma Scorpius annuì: se Al aveva bisogno di un secondo durante un duello, lui non avrebbe negato la sua disponibilità.
"Chi ti ha sfidato?" mormorò, avvicinandosi con la sedia alla sua, mentre si guardava intorno: in biblioteca non c'era molta gente, ma lo stesso le orecchie erano troppe per una discussione del genere.
"Nessuno, ancora". Albus prese una pergamena e una piuma autoinchiostrante e scrisse velocemente un biglietto. Poi prese la bacchetta e la incantò. Dopo qualche piega e qualche giramento, la pergamena prese la forma di un guanto e Al la fece volare per la biblioteca.

 

Albus guardò il suo origami prendere il volo e svolazzare su due tavoli prima di arrivare all'ultimo, quello dove Richard Brown era seduto con i suoi amici.
Osservò con piacere il piccolo foglio schiaffeggiarlo e cadere pesantemente davanti a lui, mentre il ragazzo spalancava gli occhi, guardandosi intorno: i pochi occupanti di quell'ala della biblioteca si voltarono tutti verso di lui e Al vide chiaramente il ragazzo in imbarazzo: gli aveva lanciato il guanto della sfida e ora lui avrebbe dovuto raccoglierlo per accettare il duello.
Quel troll pensava che avrebbe potuto passarla liscia così? Forse non sapeva che sua sorella non andava toccata. Finché loro stavano insieme Al non aveva potuto fare molto. Ci aveva provato anche a casa, a schiantarlo, ma aveva preso su anche da sua madre. Mentre lì, a Hogwarts, nessuno avrebbe potuto dirgli niente.

 

Scorpius trattenne il fiato quando quel troll di Brown raccolse la pergamena e lesse il nome sulla carta: Al si stava mettendo nei guai. Se qualcuno avesse raccontato del duello alla McGranitt, sarebbe stato un disastro.
"Ma perché lo hai fatto qui?" chiese ad Al. Scorp non capiva perché farlo in un luogo pubblico e comunque con testimoni presenti.
"È un Troll. Se non ci fosse stato qualcuno ad assistere, si sarebbe tirato indietro di sicuro."
Scorp annuì: non faceva una piega. "C'entra tua sorella?" Quando l'amico annuì, gli chiese: "Cosa ha fatto? L'ha lasciata?"
Scorpius immaginò Lily mentre piangeva distrutta dal dolore. Strinse un pugno. Vabbè, in fin dei conti era meglio così, no? Cercò di impedire al suo petto di sperare che lei si riprendesse presto e che capisse che lui era un idiota.
"No. L'ha lasciato Lily. Perché lui ha insistito troppo" spiegò, ma Scorp non afferrò subito il senso di tutta la frase: era stata Lily a lasciarlo e lui capì solo quello.
"Come?" chiese, infatti, subito dopo.
Vide Al farsi imbarazzato e poi subito dopo innervosirsi. "Insistente. Troppo insistente. Su Quello" precisò.
Oh. Oh! "Parli di sesso?" Scorpius strinse i pugni senza accorgersene, quando Al annuì, e solo quando le sue nocche divennero bianche e doloranti, si rese conto della cosa, ma non riuscì a non provare rabbia. Lily non andava toccata. Altro che duello! Si meritava molto di più: tipo una cruciatus.

 

Guardò Brown con odio e disprezzo finché il ragazzo, dopo aver lanciato uno sguardo ad Al, si voltò verso di lui e solo allora abbassò gli occhi.
Bene. Si scoprì a ghignare e quando vide sul volto dell'amico la sua stessa espressione, annuì.

 

Al non era del tutto convinto della cosa: sapeva che era stato un grosso azzardo farlo così, davanti a tutti, ma non voleva che lui potesse rifiutare o che la cosa finisse come una scaramuccia in un anfratto del castello: doveva essere un duello a tutti gli effetti.
Si alzò in piedi. "Dove vai?" gli chiese Scorpius e lui sospirò: quello non era l'unico guaio che doveva sistemare.
"Devo parlare con il professor Paciock… Ci vediamo a cena."
Lanciò un'altra occhiata al tavolo del Corvonero, che ricambiò la sua occhiata, e poi si girò per imboccare l'uscita della biblioteca, diretto nelle serre.

 

***

 

Il giorno dopo Albus entrò nella serra sospirando, sperando di essere più fortunato del pomeriggio precedente e di trovare Neville. Purtroppo quella cosa per cui uno dei migliori amici di sua madre fosse anche un suo professore, a volte gli creava imbarazzo.
Sospirò ancora e spinse il portone della serra, entrando sotto un arco di foglie verdi.
"Professor Paciock…"
Fece due passi e poi si bloccò: a uno dei lunghi tavoli, seduta su un panchetto, Alice stava canticchiando, maneggiando le foglie di una pianta quasi tutta gialla. Era molto concentrata, così Al si avvicinò lentamente, cercando di non spaventarla mentre richiamava la sua attenzione.
"Alice. Alice…" ripeté almeno tre volte, ma lei non si voltò mai. Subito pensò che lo stesse ignorando, ma poi vide i grossi paraorecchie che indossava e capì che in verità non lo stava sentendo. Aveva messo quelle protezioni anche lui, quando avevano iniziato a lavorare con le Mandragole. Ma lei non indossava i guanti. Anzi, stava accarezzando le foglie come faceva sua madre con Lily quando cadeva e si sbucciava un ginocchio da piccola. E quella pianta non era di sicuro una Mandragola.
Si avvicinò ancora e quando le fu vicino le toccò una spalla per rivelare la sua presenza.

 

Alice stava intonando uno degli ultimi successi dei 'Diversamente Babbani' e quasi balzò sullo sgabello quando si sentì picchiettare sulla spalla: era convinta di essere da sola, in quanto suo padre era sparito nel retro delle serre subito dopo che avevano discusso e non era ancora tornato.
"Per le scarpe di Merlino!" gridò, voltandosi e vedendo Albus che le cercava di dirle qualcosa. "Cosa?" urlò ancora, ma senza accorgersene.

 

Al sorrise e si avvicinò, mentre le spostava un paraorecchie per farsi sentire. Nel momento in cui lo spostò, però rimase zitto: la musica del gruppo preferito dai giovani maghi usciva dalle cuffie. "Oh!" Si sorprese. "Tiri vispi?"
Alice si tolse i paraorecchie e tirò fuori la bacchetta per spegnerli, annuendo. Al sapeva che il negozio di suo zio aveva modificato quel modello di paraorecchie per incastrarci dentro delle piccole radio, così che i ragazzi potessero ascoltare la musica senza disturbare tutti: li aveva anche lui a casa, ma pensava che a scuola fossero vietati. Anzi, ne era sicuro, lui era un prefetto e conosceva tutte le regole.
Le guance della ragazza si colorarono di un rosso intenso. "Non sono a lezione…"

 

Alice si sentì in imbarazzo perché dal tono del ragazzo si era capito benissimo che la stava sgridando. O perlomeno, era ciò che aveva pensato lei, visto che aveva litigato con suo padre anche per i paraorecchie modificati. Cioè, non solo, ma anche per quelli.
"Piace anche a me, quel gruppo e…"
"Che fai qui?" chiese, un po' sostenuta e senza voler iniziare una conversazione inutile..
Il ragazzo fece un passo indietro e si guardò intorno, mentre la sua voce perdeva la sicurezza che aveva sempre. "Sto cercando tuo padre. Ieri non c'era. Devo assolutamente parlargli…"

 

Al non voleva farle sapere perché dovesse parlare con Neville, così non finì la frase, sperando che lei gli dicesse dove trovarlo senza dover dire altro.
Alice si risedette e prese una piccola forbicina. "Mio padre è di là, nel retro. Ma non è simpatico, oggi, ti avverto" disse, indicando la porta con le lame.
Come? Neville non era simpatico? Neville era la persona più calma del mondo, non si arrabbiava mai e non alzava mai la voce. Quella ragazza non sapeva cosa volesse dire avere a che fare con un genitore poco simpatico.
"Ma va là, tuo padre è sempre così gentile! È impossibile che…" rise di lei, interrompendosi quando incrociò i suoi occhi.
Alice alzò uno sguardo su di lui così brutto che Al fece un passo di lato, verso il locale sul retro. "Papà!" gridò, prima che lui potesse raggiungere la porta. "Papà!" ripeté subito dopo continuando a guardarlo.

 

Quando suo padre arrivò, presentandosi sulla porta, Alice spostò lo sguardo su di lui e gli disse un po' bruscamente: "Albus vuole parlarti", per poi indicare anche lui con la forbicina.
"Ciao, Al, vieni pure. Ti va un po' di tè?" chiese al ragazzo il suo sempre gentile padre e Alice sbuffò sonoramente.

 

"Scusa se Alice oggi sembra un po' così…" iniziò Neville, per essere subito interrotto da sua figlia: "Così come, papà?"
Neville sospirò: le figlie adolescenti erano impossibili da gestire. Con Frank era sembrato più facile. Come gli mancava Hannah in quei momenti!

 

"Di cosa volevi parlarmi?" Albus notò come Neville ignorò Alice e capì che fra i due dovesse essere successo qualcosa, qualcosa che non riguardava lui, ma che forse poteva essere un problema, visto che il professore non aveva rinnovato l'invito a seguirlo nel retro delle serre e lui non voleva parlargli lì, davanti alla figlia.
Chissà se poteva dire di volere davvero un po' di tè… "Ehm, professor Paciock… Neville… Io pensavo…" Albus non riusciva a trovare le parole.
"Albus, va tutto bene?" Neville fece due passi verso di lui, con uno sguardo preoccupato.
"Sì, sì, solo che… mi trovo costretto a lasciare erbologia, Neville. Io non penso di riuscire ad avere i voti giusti…" Ecco lo aveva detto: era uno snaso in quella materia.

 

"Come? No, no. Siediti, Albus, che ne parliamo". Neville prese la bacchetta e avvicinò uno sgabello alla lunga tavola con i vasi. "Ti serve erbologia per fare il pozionista, è una materia di indirizzo" spiegò.
Se Albus voleva diventare pozionista, aveva bisogno di erbologia, non poteva ritirarsi e il ragazzo aveva deciso già anni prima che quella sarebbe stata la sua strada.
Lo fece sedere e si sedette anche lui, lì vicino.

 

Alice vide Albus seriamente in difficoltà. Fece finta di continuare a potare la pianta, ma intanto seguì il discorso fra i due. "Davvero, Neville, non ci riesco, l'anno scorso i miei voti non erano granchè… penso di aver sbagliato a incominciare anche quest'anno…"
"No, Al, ai G.U.F.O. hai preso 'Oltre ogni previsione'! Guarda che puoi farcela, devi solo impegnarti un po' di più. So che quest'anno, con i M.A.G.O. ti sembra tutto più difficile, ma io sono convinto che ce la puoi fare, davvero. Devi diventare pozionista, ricordi, è il tuo sogno!"
"Mi sa che rinuncerò a diventare pozionista, Neville… "
"No, non devi farlo. Al, sei bravo, e sarai uno dei più bravi, devi solo trovare il modo per…"
Suo padre era molto bravo a spronare le persone. Le altre persone. Gli altri alunni. Alice sbuffò ancora, ma dovette farlo rumorosamente, perché tutti e due si voltarono verso di lei.
"Papà, lui non vuole trovare il modo per studiare, vuole che tu gli dia voti più alti. Probabilmente perché siamo amici di famiglia…"
Alice fece una smorfia, mentre guardava Neville. Perché suo padre pensava che tutti gli altri andassero spronati e l'unica che invece non doveva seguire i propri sogni, fosse lei.
Al spalancò gli occhi. "Ti giuro, Neville, che non volevo chiederti questo! Non lo farei mai, davvero".
"Sì, sì…" disse ironica Alice.
"Ehi, ma ce l'hai con me?" le chiese Albus, voltandosi verso di lei. Sembrava arrabbiato.
Alice alzò le spalle. "Sei sempre un Serpeverde…"
"Albus, devi scusare Alice, non ce l'ha con te, ti sta trattando male solo per fare un dispetto a me, non è una cosa pers…"
Come? Non lo stava trattando male! Ad Alice tornarono in mente le parole di Rose. Se lei avesse trattando male Albus, avrebbe voluto dire che era interessata a lui e invece non era vero. Non voleva che fosse vero.
"Non lo sto trattando male!" urlò e tutti e due i maghi la guardarono straniti. Quando si rese conto di essersi alzata in piedi, lentamente si risedette. "Forse non ci riesce perché il tuo metodo di insegnamento non va bene per tutti…" Si sentì un po' stronza, mentre lo diceva, ma non riuscì a non dirlo, doveva assolutamente togliere l'argomento dal suo atteggiamento. E se Al avesse parlato con Rose e volesse prenderla in giro?

 

Neville guardò la figlia e sorrise, rilassato. Doveva solo respirare lentamente e tutto sarebbe andato a posto. Sapeva che sua figlia ce l'aveva con lui e non aveva dubbi sul suo metodo di insegnamento. Alice era in quel periodo per cui lo criticava per tutto e Hannah gli aveva spiegato che era una cosa che poteva succedere, soprattutto alle figlie femmine con i padri.
Così, quando lei si risedette, ebbe l'idea. "Perché non gli fai da tutor tu?"

 

Come? Albus si voltò verso Neville strabuzzando gli occhi. "Lei?" chiese.
"Sì, Alice conosce tutte le piante e ha sempre preparato tutte le lezioni insieme a me. Anche quelle degli anni successivi" spiegò.
"Non lo faccio più, però" fu la laconica risposta di qualcosa di molto più grande, immaginò Albus, notando il suo sguardo. Quei due dovevano aver litigato o avuto da dire e ora lo stavano mettendo in mezzo.
"Ma sei in grado di farlo" spiegò ancora Neville. Poi si girò verso di lui. "Ti avrei consigliato un tutor comunque. Alice può essere un'idea. Ti assicuro che ne è in grado".
"Ma non è detto che voglia farlo!" brontolò ancora la ragazza.
"Come ti dicevo, non prenderla sul personale, non è nei tuoi confronti, ma nei miei…"
Albus alzò le spalle. L'ultima cosa che voleva era che Alice gli facesse da insegnante: aveva due anni meno di lui!
"Va bene, tanto non voglio neanch'io."

 

Alice si risentì per quelle parole. "Pensi che non possa farlo?" gli chiese, forse con un tono più duro di quello che avrebbe dovuto.
"Smettila di essere così antipatica con lui. Risolviamo diversamente, non c'è bisogno di trattarlo male, non…"
"Non lo sto trattando male!" Alice sbuffò forte e alzò le braccia al cielo. "Qual è la prossima verifica che dovete fare?"

 

Neville trattenne un sorriso: qualcosa gli diceva che aveva vinto lui. "La cura delle piante problematiche. Riconoscere le malattie e saper dare il giusto rimedio."
"E basta?" Alice alzò il sopracciglio. "Dovranno riconoscere loro le piante?"
"Certo che dovranno riconoscere le piante. Sono al settimo anno" spiegò, capendo che Alice stava già organizzando un metodo di studio. Sorrise ancora e si voltò verso Albus, che però aggrottò la fronte.
"Posso trovarti un altro tutor, se preferisci" gli disse comunque, visto che lui non sembrava convinto. Se non era convinto lui, non avrebbe funzionato bene.

 

Albus guardò Neville e poi spostò lo sguardo su Alice. Era abbastanza sicuro che lei potesse essere un buon tutor, anche se al quinto anno: praticamente era cresciuta in un vivaio e sapeva che suo padre le spiegava tutte le piante fin da quando era piccola. Lo sapeva perché spesso aveva sentito Frank, suo fratello, dire che loro due avevano la stessa passione, mentre Frank era nato con la bacchetta nera per l'erbologia, come diceva, mentre sua sorella sapeva riconoscere molte piante solo dall'odore o dalla luce che emettevano.
La ragazza lo guardò per un attimo, ma poi tolse lo sguardo. La cosa la metteva in imbarazzo? Poteva essere. Da bravo Serpeverde, ghignò.
Potevano farlo. Era la sua ultima spiaggia. Non erano molti i ragazzi che facevano erbologia con lui e di tutor non ne avrebbe trovati molti. Forse Tokkon di Tassorosso, ma a lui puzzava l'alito e gli sudavano sempre le mani, l'idea di passarsi strumenti l'uno con l'altro non lo attirava proprio. Per non parlare del fatto che parlottava sempre sottovoce e non si capiva mai ciò che dicesse: ti toccava avvicinarti e…
No, no. Alice era molto meglio di Tokkon. In tutti i sensi, pensò, tornando a posare lo sguardo su di lei. Ripensò allo sgabuzzino e sentì di nuovo il corpo della ragazza contro il suo. Sì, decisamente molto meglio.
Così avrebbe passato un po' di tempo con Alice. Pensò che forse non sarebbe andata così male, neanche se lei avesse dovuto fargli veramente da maestrina.
"No, va bene Alice. Non vedo l'ora" disse, sfoggiando uno dei suoi sorrisi e lanciando alla ragazza un'occhiata divertita.

 

"Allora è fatta. Abbiamo una verifica fra due settimane e…"
"A me non chiedi se sono d'accordo?" Alice aveva interrotto il padre e si era di nuovo alzata in piedi, mettendo le mani sui fianchi.
Suo padre la guardò con una faccia sorpresa. "Avevo capito che…"
"Hai capito male, papà. Mi piacerebbe, ma non ho tempo. Quest'anno ho i G.U.F.O. e devo studiare…"

 

Neville la guardò e dovette capire che stava campando scuse e infatti Alice abbassò lo sguardo. "Mi spiace, Al, davvero…" mentì anche verso di lui.

 

Albus guardò la ragazza mettere via i paraorecchie e radunare poche cose nella borsa dei libri. Quando se la portò a tracolla, capì che se ne stava andando.
"Hank Tokkon può essere un valido tutor, papà, è molto in gamba. Io sceglierei lui."
Al pensò che lei lo avesse detto apposta. Gliela stava facendo pagare per qualcosa che non sapeva?
"Tokkon no, ti prego, Neville, non lui. Chiunque, ma non lui" pregò verso il professore. Avrebbe preferito non fare davvero più il pozionista, che passare del tempo a tu per tu con quel tipo.
"Forse Al non ha poi così bisogno. Forse non è vero che si perde in un bicchier d'acqua e…" Alice gli aveva lanciato uno sguardo quasi di odio, quando lui aveva detto quella frase su Tokkon, e ora stava calcando la mano. Al, però, non fu colpito dal suo atteggiamento, ma da una cosa che stava dicendo: il bicchiere d'acqua. Per un attimo il cervello del ragazzo si scollegò dal presente e tornò indietro nei ricordi e nei pensieri. Acqua!
"Acqua! L'acqua! Hai paura dell'acqua! Il molliccio…" Al venne interrotto da una piccola furia bionda che lo raggiunse subito in pochi passi e lo strattonò per un braccio, mentre l'insegnante al suo fianco strabuzzò gli occhi verso la figlia.
"Sei andata dal molliccio, Alice?" quasi gridò.
"No!"
"Non lo abbiamo trov…"
I due ragazzi risposero insieme, ma Alice strattonò ancora Al, impedendogli di parlare e disse a suo padre: "Vedrò di trovare il tempo, papà. Lo faccio io".
Al si ritrovò fuori dalla serra, tirato da quella ragazzina come da una bacchetta magica molto potente e non poté più dire niente finché lei non si fermò, quasi davanti al portone del castello.

 

Alice riuscì a fermarsi solo dopo molti passi e quando ci riuscì, dovette respirare più volte, da tanto era agitata e il suo cuore batteva fortissimo.
"Non nominare mai più il molliccio davanti a mio padre!" esclamò. Al la guardò stralunato e poi si strinse nelle spalle. "E non raccontargli ciò che è successo nello sgabuzzino!"

 

Al pensò che la voce della ragazza fosse un po' troppo isterica, ma non ci diede troppo peso. "Non glielo avrei raccontato" disse solamente. Anche perché era vero: non avrebbe detto al padre della ragazza con cui si era chiuso nello sgabuzzino che aveva provato a baciarla. Non era mica un Troll!
"Bene". Alice si voltò verso il castello e lui rimase a guardarla.
"Non mi ricordavo dell'acqua". Era vero, non si era ricordato della sua paura dell'acqua alta.
"Tu non sai niente". La sua voce era dura, cosa che fece impensierire Al. "E io non voglio parlarne".
"Parliamo delle lezioni da tutor, allora?"
"Merlino, in che casino mi hai messo!" Alice si voltò finalmente verso di lui e si passò una mano nei capelli, ma anche il ragazzo notò che il suo atteggiamento era cambiato, era più rilassato.
Albus rise. "Chi? Io?"

 

Alice lo guardò finalmente negli occhi. Lì nel parco non c'era molta luce, ma la piccola falce di luna illuminava quella parte di cortile. Lui aveva uno sguardo divertito. Così come sembrava divertito dalla situazione.
Dannazione! Stupido Serpeverde! Quando sentirono i rintocchi della campana della cena, Alice sospirò, dicendogli: "Ne parliamo stasera alla ronda", e poi scappò via.

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Capitolo 10
*** Accordi ***


Accordi

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"Fra una settimana sulla torre di astronomia" ordinò Albus al Corvonero, prendendolo di sorpresa mentre usciva dalla sala grande.
Brown trasalì e poi si voltò, facendo un cenno con il capo verso di lui, ma senza dire niente, e questo fece imbestialire Albus ancor di più. Ma perché Lily si era trovata quell'idiota?
Scorpius, accanto a lui, fece un verso strano, quasi un ringhio e Brown accelerò il passo per raggiungere le scale.
"Codardo" bofonchiò, così tanto piano che Al non fu veramente sicuro di averlo sentito, ma si voltò lo stesso verso l'amico, con un unico pensiero in testa: poteva sempre contare su di lui.

 

I due Serpeverde camminarono vicini verso i sotterranei e per un po' non si dissero niente. Poi, prima di arrivare nella sala comune, Scorpius si voltò verso Al, domandandogli: "Hai trovato Paciock, oggi?"
Il moro si stinse nelle spalle. "Sì…" rispose, lasciando la frase sospesa, come se non sapesse cosa dire.
Scorpius si voltò quasi di scatto, non capendo la sua reazione. "E…?"
L'amico sospirò e mise le mani in tasca. "Mi ha dato un tutor".
"Ma non dovevi lasciare erbologia?" Scorpius sapeva che sarebbe stato un grosso errore lasciare erbologia, ma Al sembrava veramente convinto. Diceva che avrebbe potuto fare qualcos'altro. Scorpius invece pensava che Al avesse una predisposizione per le pozioni ed era veramente bravo nel riuscire a modificarle e a crearne di nuove. Suo padre diceva che era dovuto tutto al suo secondo nome e il padre di Al aveva riso quando glielo avevano detto, ma loro due si erano guardati senza capire.
"Sì, ma Neville non ha voluto, dice che dovrei provare prima altre strade…"
"Effettivamente sarebbe un peccato, te l'ho detto, saresti un…"
"Sì, lo ha detto anche lui…" Al sospirò più forte e Scorpius lo guardò, cercando di interpretare la sua espressione.
"Qual è il problema?"
"Nessuno" rispose, troppo velocemente.

 

Quando l'amico scoppiò a ridere, Al si innervosì. Lo stava prendendo in giro? "Chi ti ha assegnato? Tokkon?"
Sul viso del moro si dipinse un ghigno: oh no, quello era l'unico aspetto positivo della faccenda!
"Niente Tokkon…"
"E chi?"
"Alice" mormorò, come se gustasse il suo nome sulla punta della lingua. Non aveva raccontato a Scorpius di cosa era successo tre giorni prima. Quella sera non si erano parlati per niente, e nessuno dei due era tornato sull'argomento.
"La Paciock?" strillò Scorpius, fermandosi nel bel mezzo del corridoio. Al lo tirò per un braccio da parte e gli fece cenno di non urlare. "Ma sua figlia ha due anni meno di noi! Come fa a…"
Albus sospirò. "Lui dice lei può farlo tranquillamente. Che conosce tutto il programma".
"Beh, effettivamente ci può stare, se nasci in casa di un professore…"
Al storse il naso a quella frase. "Frank non sa niente di erbologia. È lei che è brava" la difese.

 

Scorpius guardò l'amico con attenzione: adesso la figlia di Paciock era brava? Non si ricordava di averglielo mai sentito dire. E Frank? Immaginò che intendesse il figlio maggiore del professore. "Frank Paciock, suo fratello?" chiese ancora, ma il suo interesse era già sfumato.
"Sì. Lily dice che Frank è una frana con le piante e con la scopa, ma che in trasfigurazione invece è un portento. E per essere così ammirata lei, deve essere bravo davvero, quindi immagino che sia vero anche che non capisca niente di erbologia…"
Scorpius sentì la stretta di un laccio al petto che gli impedì di respirare. Paciock, Lily… Perché la frase di Albus gli stava creando quella sensazione fastidiosa? Cosa gli interessava a lui quello che Lily pensava di Frank Paciock?
"E quindi… Frank è bravo?" Non sapendo come cavarsi dall'impaccio, Scorpius disse la prima cosa stupida che pensò.
"Bo, che ne so io. Ma Lily lo ha sempre adorato, magari è di parte. Penso che abbiano passato un sacco di tempo insieme, sai quando si è della stessa casa…"
Scorpius digrignò i denti senza accorgersene. Aveva capito che l'amico parlava dei suoi fratelli e dei figli di Paciock, ma l'ultima cosa che voleva sapere era chi adorasse Lily o meno.
"E la Paciock che ha detto?" chiese invece, cercando di spostare l'argomento.

 

Al sospirò, spingendo i pugni nelle tasche. "Non voleva, si è opposta in tutti i modi" ammise, un po' vergognandosi. Perché effettivamente aveva fatto tanta scena?
"Davvero?" gli chiese Scorpius, alzando un sopracciglio.
"Già, ma poi alla fine ha detto di sì e ha deciso tutto lei."
"Le ragazze sono strane…" E sì, Scorp, le ragazze sono proprio strane, questa specialmente. "Quando farete la prima lezione?" gli chiese, subito dopo.
"Stasera alla ronda ci mettiamo d'accordo." Scorp annuì, scrutandolo con uno sguardo strano. "Cosa c'è?" gli chiese, non riuscendo a sostenere la sua occhiata di ghiaccio.
"Niente" disse, per poi sorridere, mettere le mani in tasca e camminare più velocemente.

 

"Ehi, Scorp! Aspetta!"
Scorpius rise quando l'amico lo rincorse. "Penso che erbologia non sia l'unica cosa che speri di studiare" ammise e rise ancora quando l'amico divenne rosso sulle guance. "Stai attento, va là…"
"L'ho baciata" sussurrò il moro.
Scorp si fermò e lo squadrò: sembrava che non gli stesse raccontando tutto. Non che si raccontassero tutti i particolari con le ragazze, ma questa volta sembrava… strano. Sì, proprio strano. "E…?" chiese.

 

Al alzò le spalle e ripresero a camminare insieme. "Non lo so" ammise.
"Non sai cosa?"
"Non so se c'è dell'altro. È solo che…"
Scorpius sbuffò. "C'è da tirarti fuori le parole. Che fine ha fatto il fascino Potter?" lo prese in giro l'amico.
Al fece finta di ridere. "Ah ah, Scorp, divertente…"
"Dai, non ti sei mai fatto problemi a…"
Il moro capì quello che intendeva prima ancora che finisse la frase: era proprio quello che pensava anche lui!
"Vero? Perché allora mi sembra di camminare sulle uova di drago, questa volta?"
Scorp alzò le sopracciglia. "Ah, non so. Che è successo?"
Al sospirò pesantemente. "L'ho baciata a tradimento. Cioè, a dir la verità non l'ho neanche baciata davvero… Lei…" Non era neanche riuscito a farlo bene. Alice si era tirata indietro ancor prima che lui iniziasse.

 

Scorpius aggrottò la fronte. "Che vuol dire?"
"Guarda, lascia stare…" Il biondo osservò l'espressione del viso dell'amico: non lo aveva mai visto così.
"Allora riprovaci."
"A baciarla?" Al si fece subito attento.
"Sì, così saprai come stanno le cose."
Al infilò di nuovo le mani in tasca e ripresero a camminare. Fu solo dopo qualche minuto che riprese a parlare. "Ma non è una cosa strana, secondo te?"

 

"Cosa?" chiese Scorpius, che iniziava a essere un po' infastidito dal comportamento di Al: di solito non era difficile parlare di ragazze. Di solito. Ma di solito le ragazze che frequentavano loro erano diverse.
"Che io non mi sia mai accorto di lei."
Scorp tossicchiò, come se un rospo alla menta gli si fosse fermato in gola. "C…Come? Non…" Ma Al non aveva bisogno di incoraggiamento.
"Conosco Alice da quando è nata: dorme a casa mia da quando era piccola. Giocavamo a spara schiocco sul tappeto della sala. Io, i miei fratelli, Frank e… lei. Lei non mi era mai interessata. Non… così. Io non mi ero mai accorto che lei fosse…"
Scorpius smise di ascoltare, perdendosi nei suoi pensieri. Al continuò a parlare, ma il biondo aveva iniziato a pensare come capisse perfettamente la sua frase: anche a lui era successo di iniziare a vedere una persona diversamente. Anche lui aveva pensato che fosse strano accorgersi di alcune cose solo da un certo momento in poi. Anche a lui interessava qualcuno che aveva sempre guardato diversamente. Solo che non poteva dirlo. Perché era la sorella del suo migliore amico.
"… sorella. Non ti sembra assurdo?" Scorpius tornò nel corridoio della scuola.
"Come?"
"Non ti sembra assurdo che lei sia la migliore amica di mia sorella?" No, Scorpius non pensava che fosse assurdo. Ma non lo avrebbe mai ammesso.
"Non più del fatto che sia la figlia del tuo prof che è il miglior amico di tua mamma."

 

Al spalancò gli occhi alla frase di Scorpius: Merlino, non ci aveva pensato! Troppa gente coinvolta. "Giusto."
"Allora, cosa farai?"
"Proverò a baciarla ancora!" rispose il moro, sorridendo. Ora sì che iniziava a vedere le cose dal lato giusto: doveva provare a baciarla davvero. Ma non voleva che fosse semplice.
"Ecco tornato il fascino Potter!" esclamò Scorpius ridendo e dandogli una pacca sulla spalla che lo spostò in avanti di due passi.

 

***

 

Alice uscì dalla biblioteca e si fermò poco lontano dalla porta per controllare di aver preso tutti gli appunti: da quando aveva parlato con suo padre e Albus Potter nella serra non capiva più niente, era distratta e non riusciva a concentrarsi.
"Alice, Alice!" Il sussurro di Hugo Weasley, che usciva dalla biblioteca, le fece alzare lo sguardo.
"Ciao, Hugo" rispose, aggrottando le sopracciglia quando il ragazzo si avvicinò molto a lei e le mise un braccio sulle spalle. "Che stai facendo?" sussurrò anche lei, come se lui avesse dato un codice d'ordine a cui attenersi.
"Sh… Stai al gioco, la Fleet sta per uscire… Fai finta di essere carina con me…" mormorò ancora, guardando verso l'entrata della biblioteca e, appena questa si aprì, senza neanche sapere chi stesse uscendo, Hugo si voltò verso di lei sorridendo. "Hugo… non devi dare retta a Lily…" cercò di riportarlo alla ragione lei.
"Non preoccuparti, non mi innamorerò di te, per me sei un'altra cugina" le confidò, voltandosi per capire da che parte stesse andando la ragazza che fino a poco prima avrebbe evitato.
"Sono un po' troppo pallida per essere scambiata per una Weasley, mi sa…" ammise lei, guardandosi una ciocca di capelli: le cugine di Lily avevano delle bellissime capigliature rosse, folte e piene di tutte le sfumature, da quelle del fuoco a quelle del tramonto. Praticamente avevano capelli che brillavano da soli.
"Eccola!" mormorò, subito dopo, stringendola un po' troppo, per i gusti di Alice.
"Hugo, non esagerare, rischi di farla scappare…"
"Ci ha visti, e ci sta ancora guardando!" esclamò, sussurrando contento, subito dopo, tornando a rivolgersi verso di lei. Quando si chinò per baciarla su una guancia, Alice scoppiò a ridere e lo allontanò. "Smettila di fare il Troll! Se ti interessa quella ragazza, vai da lei e basta!"
Il viso di Hugo si fece serio per un attimo. "Eh, ma io non sono in gamba come…"
"Non dire sciocchezze, Hugo Weasley! Sei una persona fantastica e probabilmente la Fleet lo sa già, altrimenti non ti avrebbe adocchiato" gli disse, accarezzandogli una guancia e abbassando la voce per non far sapere a tutti della ragazza.

 

Albus girò per il corridoio del primo piano proprio nel momento in cui Hugo si strinse di più ad Alice e il petto gli fece un borbottio strano. Quando poi la ragazza sorrise e fece quei complimenti a suo cugino, facendogli delle carezze sul viso, si sentì rompere qualcosa dentro. Facendosi forza, ma anche con molta determinazione, fece qualche passo verso di loro e chiamò la ragazza, così loro si voltarono tutti e due.
"Al!" lo salutò il cugino, con una finta allegria. Stranamente, sembrava un primino che era appena stato scoperto a violare una qualche regola della scuola. Albus si mise sull'attenti.
"Di che parlavate?" chiese, con noncuranza, ma prestando attenzione ad atteggiamenti ed espressioni.
"Ehm… di… niente…" rispose incerto Hugo, mentre Alice esclamò, subito dopo il suo primo tentennamento: "Del fatto che sono troppo bionda per essere una vostra cugina!"

 

Alice si stupì da sola di quello che aveva detto, ma le era uscito così, dopo aver visto il rossore ai lati del viso di Hugo e il suo imbarazzo, e non voleva che Albus potesse prenderlo in giro in quel momento di confidenza. Certo che se a volte pensasse un po' di più non le uscirebbero stupidaggini simili, pensò anche.
Quando vide il viso corrucciato di Albus, capì che non le credeva, così si rivolse a suo cugino. "Vero, Hugo?"
"Sì… Ma hai usato un'altra parola… Hai detto pallida" cercò di salvare la situazione anche lui, ma Alice ci rimase quasi male: 'pallida' non era di certo una parola che ti metteva in bella mostra. E poi lei aveva indicato i capelli, invece così sembrava che la pallida fosse lei, sembrando una tipa malata o molto brutta! E lei non voleva che Albus pensasse a lei come a una ragazza scialba o poco sana. No, ma che pensava? Non le interessava ciò che pensava Albus! Oh, Merlino, forse sì, le interessava.
Sospirò lanciando occhiataccie a Hugo e lui ricambiò con uno sguardo perso.

 

"Pallida?" Albus pensava che quei due lo stessero prendendo in giro. Aveva sempre associato il pallore a qualcosa di brutto, mentre invece Alice…
"Pallida di capelli, intendevo" rispose la ragazza, mentre arrossiva sulle guance, lanciandogli uno sguardo così strano che Al non riuscì a concepire nessun pensiero, se non che non sembrasse pallida per niente.
"I tuoi capelli sono belli" disse infatti, pentendosi subito dopo, quando i due ragazzi lo guardarono straniti. E profumano di vanigli
 . Ma questo non lo disse, anche se lo ricordava benissimo da quando l'aveva stretta a sé nello sgabuzzino.

 

Hugo era così imbarazzato che si inventò una scusa per andarsene. Quando notò che nessuno degli altri due capì quello che stava provando, fece qualche battuta e sgattaiolò via velocemente. Non si rese conto di dove stesse andando fino a quando non si fermò a riprendere fiato, appoggiando una mano contro il muro.
"Weasley, tutto ok?"
Hugo alzò lo sguardo verso Fiona Fleet e si guardò intorno: era quasi nelle cucine e non sapeva come fosse finito lì. "Oh, sì, sì…"
Fiona si avvicinò a lui con uno sguardo strano. "Sicuro che vada tutto bene? Vieni, siediti un attimo…" La ragazza lo prese a braccetto e lo condusse verso un anfratto del corridoio, facendolo sedere su una panchetta. Hugo non oppose resistenza.

 

Albus guardò il cugino correre via e poi si voltò verso Alice: anche lei stava guardando il corridoio dove era sparito Hugo.
"Che succede?" le chiese.
La ragazza spostò lo sguardo verso di lui. "Come? Niente!" rispose troppo velocemente perché fosse vero.
"Stai con mio cugino?"

 

Alice spalancò gli occhi: ecco, lo sapeva che il giochetto di Hugo avrebbe creato danni. "No! Lui…" Non sapendo quanto potesse dire a Albus, alzò le spalle. "Mi cercavi?" chiese quindi, cambiando brutalmente discorso.
"Pensavo di parlare della questione del tutor" esordì, senza tante cerimonie.
"Hai cambiato idea?" Alice sentì uno strano formicolio al ventre mentre gli faceva quella domanda. Aveva elaborato un piano di studi per niente? Aveva sprecato tempo? Certo, era solo per quello che si era sentita così strana al pensiero che lui non volesse più farlo, non per altro.

 

Ad Albus non era piaciuto il suo cambio di argomento, ma non poteva insistere senza sembrare invadente, anche se in quel momento iniziava a pensar male di ogni ragazzo che vedeva con lei. Si era inventato una scusa sul momento e fu contento che lei non si ricordasse che dovevano parlarne alla ronda e non prima.
"Tu hai cambiato idea?" le chiese di rimando.
"Io? Anche se mi avete messo in mezzo quasi senza la mia considerazione, io non mi tiro indietro quando prendo un impegno."
Albus alzò un sopracciglio divertito dal tono quasi stizzito della ragazza: così era quasi divertente. "Pensi che a me non importi?"
Alice alzò le spalle. "Avevi già deciso di lasciare erbologia. Per quel che ne so, non ti interessa niente di questo… progetto" sentenziò lei.
Albus si morse l'interno di una guancia: il suo discorso non faceva una piega. "Io ho bisogno di passare erbologia, vorrei fare il pozionista. È solo che… bo, non mi piace tanto come materia e faccio fatica a studiarla…"

 

Quando il Serpeverde parlò con sincerità, Alice sentì il cuore stringersi di tenerezza. "E come farai quando dovrai trovare nuovi ingredienti per le tue pozioni?"
"So a cosa servono tutte le erbe che usiamo nelle pozioni, ma curare le piante, sapere se hanno bisogno della luce del sole o della luna per crescere, beh, non mi sembra così…"
"Interessante" finì per lui Alice. "Sì, posso capire. Io posso aiutarti, so quali piante magiche sono in programma al settimo anno, non è difficile, ma devi fare la tua parte. Io non ti darò niente da copiare, ok?"

 

Albus annuì, passandosi una mano fra i capelli.
"Certo."
"E non mollerai a metà". Al annuì ancora, ma lei lo guardava con sospetto.
"Possiamo rendere la cosa più intrigante."
"Tipo?" Lo sguardo di Alice gli piacque tantissimo: lei era interessata a un'eventuale sfida. Lo sapeva.
"Potremmo trovare il modo di darmi una sorta di premio se dovessi passare il compito in classe" propose, con una certa soddisfazione.
La risata di Alice riempì il corridoio e lui si sentì fortunato.
"Tipico di un Serpeverde: ti faccio un favore e vuoi anche un premio! Vorrei avere la tua sfacciataggine, davvero!"

 

Divertita, Alice, continuava a sorridere: era vero, avrebbe voluto avere la sua sfacciataggine, ma gli piaceva che l'avesse lui, perché lo rendeva veramente carino.
"E cosa vorresti?" chiese, più per curiosità che perché pensasse davvero di accettare.
"Potremmo uscire insieme. A Hogsmeade, subito dopo la verifica" propose lui, con un'ingenuità che avrebbe fatto invidia a un bambino.
Alice si bloccò: la stava prendendo in giro?
"Tu e io?" chiese, pensando di non aver capito bene.
"Sì" rispose annuendo, Albus. Alice lo guardò, pensando ancora che la stesse prendendo in giro. Lui era così contento, troppo contento. Forse pensava di poter continuare quello che era successo nello sgabuzzino? Sentì le guance scaldarsi al pensiero che non le sarebbe dispiaciuto neanche a lei, ma non voleva dargli soddisfazione.

 

"No, trova qualcos'altro."
Le parole della ragazza fecero cadere Albus nello sconforto. Perché aveva detto di no? "Come?" chiese, stupito della sua risposta.
"Trova qualcos'altro. Non… posso uscire con te."
Cosa, cosa, cosa? E perché non poteva? Per quale stupidissimo motivo? L'unica ragione per cui era stato rifiutato, tempo indietro, era stata perché la ragazza a cui aveva chiesto di uscire fosse già impegnata. Da bravo Serpeverde non pensò al fatto che lei non volesse passare del tempo con lui. Primo perché aveva detto che non poteva e secondo perché… perché non voleva ammettere che potesse essere una possibilità.
"Ma tu non hai un ragazzo!" esclamò, forse un po' troppo a voce alta, visto che alcuni studenti che passavano per il corridoio si girarono verso di loro.

 

Alice strabuzzò gli occhi e si dimenticò di farlo allontanare da vicino alla porta della biblioteca, troppo arrabbiata per quello che lui stesse insinuando.
"Perché siete tutti convinti che io non abbia un ragazzo?" chiese, con tono stizzito e una mano sul fianco.
"Perché sei una sfigata!"
I due ragazzi si girarono verso l'entrata della biblioteca e videro Roxi Montague che si avvicinava a loro.
Alice sbuffò forte. Due Serpeverde, doppia strafottenza, doppia rabbia. "Montague, quando il mondo avrà bisogno della tua opinione, te la verremo a chiedere. Fino a quel momento, continua a fingere di capire quello che succede e stai zitta".
Senza guardare più nessuno, Alice si girò verso il corridoio e iniziò a camminare verso la torre dei Grifondoro.

 

Merlino! Al guardò la schiena della Grifondoro ed ebbe paura di aver perso anche l'occasione di erbologia. Ma da dove era sbucata Roxi? E perché se la trovava sempre tra i piedi?
"Ma… cosa ha detto?" Albus la guardò sospirando: non aveva capito che non le aveva fatto un complimento. Forse Scorpius aveva ragione.
"Roxi perché non vai a cercare Scott? So che sarebbe contento di stare con te…"
Lei però gli sorrise di uno di quei sorrisi melliflui che faceva spesso e gli si avvicinò, prendendogli un braccio. "Ma io preferisco te, Albus!"
Al si scrollò la ragazza di dosso e le disse: "Ma io no. E Alice ha promesso di aiutarmi in erbologia. Ne ho veramente bisogno, devo andare".
"Ma ti aiuto io in erbologia!"
Al si rivoltò verso di lei e si chinò per far sì che nessun altro potesse sentire. "Non sai la differenza fra una mandragora e un insetto stecco, Roxi. Non sto cercando compagnia per quello che immagini tu, sto proprio cercando una persona intelligente che mi possa aiutare".
Quando Roxi spalancò gli occhi, non si chiese se si fosse offesa o no, ma girò i tacchi e rincorse la biondina che era scappata via poco prima.
"Alice!" gridò, ma lei era troppo lontana.

 

Alice si girò solo alla terza volta che aveva sentito Al gridare il suo nome, non voleva girarsi neanche in quel momento, ma poi pensò che continuare a ignorarlo non sarebbe servito a niente. Sperò solo che la Montague non lo avesse seguito.
Si fermò ad aspettarlo e Albus la raggiunse in qualche passo. Sorrise quando capì che era affaticato. Cavolo, non era una bella cosa da pensare! Però continuò a sorridere quando notò che era da solo.
"Quindi? Avete già finito?"
Osservò il ragazzo appoggiarsi sulle ginocchia e riprendere fiato.

 

Al pensava di morire. Come aveva fatto a camminare così velocemente? Lui aveva dovuto correre per raggiungerla! Quello che non immaginava era che la rabbia di un'adolescente femmina avrebbe potuto creare magia involontaria per tre ore di seguito.
Ignorò la sua frase e cercò di fermare il fiatone.
"Ok, scusa, non ti ho chiesto se fossi già impegnata per Hogsmeade…"
"Non sono impegnata" ammise lei con riluttanza e Al si sentì sorridere il petto.
"E non hai…" Ma lui non riuscì a chiederle se avesse un ragazzo perché lei lo zittì con una mano.
"No. Ok, no. Non sono impegnata in nessun senso, ma questo non deve c'entrare niente con la nostra… collaborazione". La sua voce era un po' restia, ma lei sembrava sicura.
"Certo, ok. Allora cambiamo il premio."

 

Alice spalancò gli occhi: lui insisteva ancora per il premio? Che faccia tosta! Un po' le dispiacque, ma da un lato sapeva che era la cosa migliore, loro non potevano andare insieme a Hogsmeade.
"Sentiamo cosa vorresti proporre…"Cercò di essere un po' propensa alla cosa, lei.
"Un bacio."
Cosa? Era impazzito? Il cuore di Alice incominciò a battere velocemente e la ragazza per un attimo pensò che le esplodesse il petto.
"Un… bacio?" chiese, sospettosa.
"Sì!" Il sorriso del ragazzo tornò a ripresentarsi sul suo viso e lei dovette abbassare gli occhi perché non riusciva a guardarlo.
"È uno scherzo? C'è la Montague qua da qualche parte?" chiese, sapendo benissimo che lì in quel punto non poteva nascondersi nessuno.

 

Al spalancò gli occhi e il suo sorriso morì sulle labbra. "No, nessuno scherzo! Perché dovrebbe esserlo?"
Vide la ragazza alzare le spalle, ma poi lei alzò di nuovo gli occhi su di lui e Al poté vedere benissimo le sue perplessità. "Perché?"
"Perché, cosa?"
"Prima vuoi uscire insieme, ora… questo. Perché, Albus?" La sua voce aveva tremato a un certo punto e Al non seppe dire bene se fosse una buona cosa o no.
Si sentì preso in trappola e si immaginò una lezione di incantesimi con la McGranitt in cui non si era preparato.
"Io… penso che sia una buona idea."
"Per te?"
"Per noi". Al si avvicinò di un passo e si chinò verso di lei, prima di mormorarle all'orecchio. "Ti ho sentito. Nello sgabuzzino, ti ho sentito. Piaceva anche a te. Facciamo una prova. Un bacio solo. E se non è una cosa per noi, lasciamo stare. Ci stai?"

 

Alice continuò ad ascoltare la sua voce mentre le diceva all'orecchio tutte quelle cose vere. E si sentì arrossire mentre ripensava a quello che era successo e al fatto che le era piaciuto davvero.
"Ti faccio sapere" disse, prima di girarsi e incamminarsi ancora verso la sala comune dei Grifondoro.

 

***

Al era seduto su uno dei tavoli a guardar fuori dalla finestra della stanza dei prefetti, il cielo scuro e puntato di stelle. "Tutto bene, Potter?" gli chiese Towlor, mentre iniziava a scrivere la pergamena.
"Sì, sì, stavo pensando… Chi è di turno stasera?" gli rispose soltanto per prendere tempo, mentre realizzava che Alice non era ancora arrivata e la stava aspettando con ansia.

 

Alice stava camminando al fianco di Hugo mentre scendevano le scale per andare nella stanza dei prefetti. Tutti e due erano pensierosi e non si rivolsero mai la parola, ma nessuno dei due ci fece caso.
Quando entrarono nel piccolo locale, Alice notò Towlor, il capitano di Quidditch, scrivere la pergamena, ma notò subito anche Al che, vicino alla finestra, non l'aveva ancora vista.
Si avvicinò al compagno di casa e prese una piuma autoinchiostrante e una piccola pergamena dal banco, dirigendosi verso la finestra.

 

Al si vide comparire Alice davanti all'improvviso, neanche lei si fosse materializzata. "Alice!" quasi gridò, stupito.
"Prendi questo libro dalla biblioteca e leggilo prima di giovedì. Giovedì ci vediamo dopo le lezioni" disse lei, senza neanche salutarlo e consegnandogli il biglietto.
"Va bene" rispose, leggendo il titolo del libro che lei gli aveva scritto sulla pergamena. "Ma non è un libro di scuola" disse ancora, stranito.
"No. Ma è scritto molto bene e spiega come riconoscere i sintomi delle varie malattie delle piante. Mio padre ha detto che è quello che dovrete fare al prossimo compito."
"Ok" rispose, piegando il biglietto e mettendolo in tasca. "E l'altra cosa? Accetti?"
Alice sorrise e annuì. "Sì, ma avrai il tuo premio solo se prenderai 'Eccezionale' come voto". Eccezionale? Ma era matta? Era già difficile per lui prendere la sufficienza, figuriamoci il massimo dei voti!
Il sorriso che era nato sul viso di Al scemò a sentire quelle parole e lei dovette capire di averlo preso in contropiede perché gli fece l'occhiolino. "Così sono sicura che ti impegnerai davvero". E detto questo, si girò e tornò vicino ai Grifondoro.


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Capitolo 11
*** Divieti ***


Divieti
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"Scorpius!"
Quando sentì chiamare il suo nome, Scorpius si bloccò come se gli fosse piovuta addosso una doccia gelata. Forse più perché aveva riconosciuto la voce che lo aveva chiamato che altro.
"Lily…" Il suo tono era stanco, ma non per colpa della ragazza: aveva fatto un allenamento extra di Quidditch particolarmente intenso e ora si sentiva uno straccio. Prese la borraccia che riposava vicino al baule delle palle.
"Non bere!" Lily arrivò di corsa. "Chi è la ragazza più bella di tutte?" gli chiese mentre gli strappava di mano la borraccia.
"Come? Bo… Estrella Rymer?" Stranito, Scorpius la guardò mentre apriva la borraccia e si versava un po' d'acqua sulla mano; poi gli diede il contenitore e tirò fuori la bacchetta.
"Specialis Revelio!" pronunciò puntando alla sua mano. E insieme osservarono le scritte sollevarsi da quella piccola conca d'acqua.

 

Lily osservò gli ingredienti dell'Amortentia scorrere davanti ai suoi occhi, finché la scritta 'Capello di Roxgail Tangerine Montague' non finì l'elenco.
Ma… "Cioè la Montague si chiama 'Roxgail Tangerine'? Aspetta che lo dica ad Alice!" Lily rise mentre faceva cadere l'acqua sul prato. "Se avessi bevuto, avresti risposto diversamente. Comunque, bella risposta. Anche secondo me la cantante dei 'Diversamente Babbani' è stupenda!" Scorpius scosse la testa, confuso. "Sicuro che tu non abbia bevuto? Vuoi che ti chieda di chi sei innamorato?" gli chiese, guardandolo con uno sguardo sornione. Il ragazzo sbuffò.

 

"Mi hanno messo l'Amortentia nella borraccia?" Il tono di Scorpius si stava scaldando, lo capiva da solo, ma effettivamente si stava innervosendo.
"Oh, non sono mica stata io! Anzi: un bel 'grazie' non sarebbe male, sai?" Lily lo stava osservando con uno sguardo che doveva aver ereditato da sua nonna e Scorpius dovette annuire.
"Sì, hai ragione. Grazie. Come lo sapevi?" chiese, guardando la borraccia.
"Ho sentito Roxi che si lamentava in biblioteca. Non ho capito cosa sia successo con Albus, perché parlava sottovoce, ma sono riuscita a sentire la parte in cui diceva che ti aveva versato il filtro d'amore nella borraccia mentre parlavi con Preece."
Scorpius ripensò a tre ore prima, quando si era fermato a parlare con il capitano della squadra di Quidditch di Tassorosso e si maledisse mentalmente: aveva visto passare Roxi e avvicinarsi a loro, ma mai avrebbe pensato che potesse fare una cosa del genere. "Ma scusa, l'ha fatto per vendicarsi di qualcosa che le ha fatto Al?"
Lily rise. "Santo Godric, non ti interessa il fatto che abbia tentato di rifilarti un filtro d'amore, ma del fatto che non era interessata a te! Nobile, Scorpius, proprio nobile da parte tua!" Rise ancora e lui si sentì un po' stupido.
"Ho sete, però…" disse, guardando gli spogliatoi del campo: avrebbe dovuto bere dai rubinetti, il castello era troppo lontano. Lily si sedette sul coperchio del baule delle palle e chiuse i ganci con gesto esperto.
"Vai, porto io dentro il baule e le altre cose". Tirò fuori la bacchetta e fece levitare il tutto. Scorpius raggiunse gli spogliatoi, mentre Lily lo seguiva con gli attrezzi.
Aprì il rubinetto nel bagno maschile e si dissetò, poi andò a cambiarsi. Sentì la ragazza chiudere la porta dello sgabuzzino degli attrezzi e per un attimo si immaginò che lei lo raggiungesse, per poi scuotere la testa e riprendersi.
Si cambiò e uscì dallo spogliatoio maschile, stupendosi di trovare Lily ancora lì.

 

Lily stava osservando la panca su cui si era addormentata poche settimane prima e ripensò al suo sogno. Era così brutto il fatto che si sentisse così inadeguata da sognare addirittura di aver bisogno di qualcun altro. Ripensò anche al molliccio e un po' si vergognò anche di quello.
Improvvisamente una mano le toccò il braccio, chiamandola. "Lily…"
La ragazza sobbalzò e si girò verso Scorpius, che si stupì della sua reazione. "Scusa, mi sono… Posso chiederti una cosa?" chiese, tutto d'un fiato.
Scorpius corrugò la fronte: ma perché doveva essere sempre così serio?

 

"Dimmi" le disse, quando capì che lei non lo aveva aspettato apposta. Un po' ci rimase male, aveva quasi sperato che lei…
"Come hai fatto a entrare nel mio sogno?" Scorpius sentì uno strano imbarazzo salirgli al viso. Sapeva di avere fatto una cazzata. Così come ne aveva fatta una ancor più grossa quando, volendo sorprenderla, si era esposto da farle capire che era entrato nella sua mente. Fra l'altro era illegale e non voleva che lei potesse dirlo a qualcuno. Si pentì di tutte e due le cose.
"È stato solo un momento…" tentò di giustificarsi lui, anche se lei non lo aveva (ancora) accusato di niente.
"Sì, sì, va bene…"Sventolò una mano, per liquidare la cosa, e poi continuò. "Voglio che mi spieghi come usare la Legilimanzia" insistette.
Scorpius sospirò. "Qui a scuola è vietata da un po' di anni, Lily…"
"Quindi se lo raccontassi alla McGranitt ti toglierebbe dei punti?" Scorpius spalancò gli occhi. La McGranitt poteva anche sospenderlo o espellerlo!

 

Lily capì di averlo in pugno quando il suo viso divenne terreo. Ghignò peggio di un Serpeverde, ma lei non ci pensò. "Insegnami come si fa e non dirò niente a nessuno" lo ricattò.
Vide Scorpius tentennare e vacillare più volte. "Non è una cosa così semplice. Non è un incantesimo che impari e funziona…"
"Come se gli incantesimi riuscissero subito. Come se bastasse impararli. Sei tu il secchione…" Lily sbuffò: sembrava che lui non volesse aiutarla in nessun modo.
"Appunto! Questo è ancora più difficile. Non è che si riesce a entrare nella mente delle persone così!" spiegò, schioccando le dita.
"Non mi sembra che tu abbia faticato per entrare nella mia mente, quando mi sono addormentata…" bleffò. In verità non sapeva se avesse fatto fatica o meno, ma sperò di prenderci.

 

Scorpius tentennò ancora. Quello che stava per dire lo faceva sentire uno stronzo. "È stato facile perché non eri tranquilla. Penso che tu avessi freddo o paura. È più facile quando l'altro… soffre" confessò. Era stato semplicissimo. Quando l'aveva vista lì, rannicchiata sulla panca aveva capito che non stava andando tutto bene e aveva avuto l'istinto di svegliarla, ma poi la sua mente, un diavoletto insinuatore, gli aveva suggerito di entrare nel suo sogno. Ma non pensava che i suoi dolori fossero così segreti: aveva pensato che avesse bisogno di essere salvata o qualcosa così. E non pensava che lei gli si voltasse contro nel suo stesso sogno. Ma avrebbe dovuto immaginarlo: Lily era fatta così. Sorrise nel rendersi conto che forse poteva essere anche qualcos'altro a permettere di entrare facilmente nei pensieri di qualcun altro.

 

Quando lui sorrise Lily sentì le guance scaldarsi, come se avesse capito che lei era spaventata e che se ne vergognava.
"Quindi se qualcuno sta male… è più facile?"
Scorpius lasciò cadere la borsa a terra e sospirò ancora. "Ok, ti spiego" disse e passò  i quaranta minuti successivi a spiegarle come si facesse.
Era complicato davvero, dovette ammettere Lily. E se l'altra persona faceva un minimo di resistenza era quasi impossibile per qualcuno che non fosse predisposto, capace e altamente allenato.
"Oh. Ok, mi sa che non ci riuscirò facilmente, eh?"
"C'è anche un altro modo, in verità. Lo usavano anche i maghi nel medioevo, quando non dovevano farsi scoprire" disse ancora, ma questa volta si rialzò dalla panca dove si erano seduti dopo i primi dieci minuti, e raccolse la borsa da terra.
"Che sarebbe?" chiese Lily, alzandosi anche lei.
Scorpius le girò le spalle mentre spiegava e intanto puntò la bacchetta contro le lanterne in fondo al corridoio che costeggiava gli spogliatoi. "Se è un ragazzo, puoi entrare nella sua mente facilmente in un momento intimo, ma lui deve essere molto coinvolto".
"Intimo?" chiese stranita, guardandolo mentre tornava verso di lei e la sorpassava per andare ad aprire la porta che dava sull'esterno.

 

Scorpius era già abbastanza imbarazzato così, senza doverle spiegare nei dettagli ciò che intendeva. Aprì la porta e le disse, prima di uscire: "Spegni tu le ultime lanterne, Lily". Subito dopo si affrettò per allontanarsi da lei.
"Ok. Lo faccio subito" disse, tirando fuori la bacchetta e spegnendo tutte le luci. Scorpius si voltò e vide il corridoio al buio, ma la porta era ancora aperta e lei non si era mossa. Subito dopo si sentì il rumore metallico di qualcosa che rotolava e Scorpius fece un passo verso l'entrata. Quando sentì ancora il rumore e la voce di Lily gridare, si allarmò. "Tutto bene? Lily dove sei?"
"Mi è caduta una cosa, non andartene, Scorpius."
"Accendo la luce, aspetta" cercò di tranquillizzarla, ma appena toccò la bacchetta, ancora nella tasca dei jeans, sentì la sua voce molto più vicina. "No, non farlo" sussurrò lei, mentre veniva trascinato dentro la struttura da due piccole mani che gli presero il mantello.
Dalla luce che veniva da fuori vide il contorno del suo viso farsi sempre più vicino, ma non immaginò quello che stava per succedere. Cioè, poteva immaginare, ma non riusciva a crederci.
"Penso di aver capito. Intimo così?" gli chiese, e Scorpius sentì il suo fiato sul viso, mentre lei tirò il mantello che teneva in mano per farlo chinare e la ragazza gli posava le labbra sulle sue. Prima che lui si potesse rendere conto della cosa, Lily si strinse a lui e Scorpius poté respirare il suo profumo, che conosceva da tanto ma che non avrebbe mai pensato potesse dargli così alla testa: un misto fra zenzero e olio di mandorla, un misto così strano che solo Lily poteva esserne la regina.
L'audacia della ragazza lo bloccò e gli impedì di spostarsi, mentre lei muoveva le labbra su di lui ed ebbe quasi la sensazione che sorridesse. Quando si staccò, gli dispiacque così tanto che non pensò che fosse sbagliato, che fosse una stupidaggine, che lei fosse la sorella di Albus e che l'amico l'avrebbe ucciso se lo avesse scoperto.
"No" rispose, allungando le mani e circondandole il viso mentre si allontanava, avvicinandola a sé. "Così" disse, prima di chinarsi di nuovo verso di lei e baciarla come si deve.
Lily spalancò gli occhi quando capì cosa volesse fare il ragazzo e li chiuse quando sentì le sue labbra morbide contro le sue, lasciandosi andare.
Lui sapeva dei dolci della nonna, di corse sulla scopa in primavera e di folate di vento sulle scogliere d'estate. Sentì le ginocchia tremare e si aggrappò al suo mantello, mentre le mani di Scorpius erano scivolate lungo il suo corpo e si erano fermate sulla schiena, abbracciandola in un gesto che la fecero sentire al caldo e al sicuro. Si sciolse nel suo abbraccio mentre lasciava che la sua lingua l'invadesse dolcemente e l'accarezzasse.
Non seppe mai dire chi dei due fece il gesto di staccarsi perché per lei erano passati pochi istanti e milioni di anni, ma a un certo punto tutto finì.
Lily si leccò le labbra e abbassò lo sguardo, più per lei che per il Serpeverde perché c'era così buio che non si potevano vedere bene.
"Mi sono scordata di provarci…" ammise lei e la risata di Scorpius riempì il corridoio, le sue orecchie e il suo petto.

 

***

 

"Prefetto Paciok, la preside ti vuole nel suo ufficio. Ha detto subito."
Alice spalancò gli occhi e annuì. "Grazie" disse e il ragazzino corse via.
"Che è successo?" chiese Lily, guardando l'amica.
"Non lo so. Puoi aspettare per quella cosa che volevi dirmi?" chiese alla rossa.
"Oh, sì, certo, vai."

 

Lily osservò l'amica camminare lungo il corridoio per dirigersi verso le scale: l'ufficio della preside era nella torre più alta del castello. Sospirò. Voleva raccontarle di quello che era successo nello spogliatoio dello stadio e stavano andando in biblioteca per parlare, prima che quel primino le portasse il messaggio della McGranitt.
Il bacio con Scorpius non l'aveva premeditato. Davvero. Ma era rimasta così demoralizzata quando lui le aveva spiegato come funzionasse la Legilimanzia che quando aveva tirato fuori l'argomento dell'intimità, aveva voluto provarci. E ora non le interessava più niente della Legilimanzia, ma non riusciva a smettere di pensare a Scorpius. Erano tornati indietro in silenzio senza dirsi niente e quando avevano varcato la soglia del castello, si erano ritrovati in mezzo agli altri studenti, così si erano salutati imbarazzati e si erano divisi.
Sperava che parlarne con Alice l'avrebbe aiutata a fare un po' di chiarezza, ma lei ora se ne era andata. Sospirò ancora, mentre la guardava salire le scale che si muovevano cambiando direzione.

 

Alice avrebbe imprecato, se normalmente fosse stata sua abitudine: le scale si stavano spostando e dalla parte opposta a quella dove doveva andare lei.
Sbuffò quando l'ultimo gradino si appoggiò al pianerottolo del quinto piano e, appena fu stabile, corse lungo il corridoio per cambiare strada e arrivare in una qualche maniera alla torre.
Quando si rese conto di aver sbagliato corridoio, sbuffò ancora e demoralizzata, tornò indietro e imboccò delle altre scale, sperando di fare presto. Non era mai stata chiamata dalla preside e quel 'subito' le metteva un po' di agitazione in corpo.
Dopo dieci minuti era un po' in ansia, ma stava camminando frettolosamente lungo il corridoio dell'ufficio, notando da lontano la statua del vecchio Gargoyle e quando se lo trovò di fronte, Alice tentennò: il primino non le aveva detto la parola d'ordine per entrare.
"Ehm…" provò a dire, quando il Gargoyle la guardò con il suo solito sguardo. "Sono Alice Paciock, la preside mi ha…" La statua incantata si spostò, lasciando libero il passaggio. "Oh, grazie" disse ancora, a nessuno visto che il Gargoyle non la stava calcolando, dato che era una statua, fondamentalmente.
Salì la lunga scala mobile e una volta in cima, si trovò di fronte alla porta con il batacchio. Alzò una mano per bussare, ma questa si aprì da sola prima che lei dovesse toccarla: la stavano aspettando. Un po' di panico la prese: cos'era successo?
Quando entrò nel grande ufficio circolare, notò subito la McGranitt seduta alla scrivania che parlava con suo padre. "Papà?" esclamò, sorpresa e un po' spaventata. "È successo qualcosa alla mamma? O a Frank?"
La preside alzò una mano e indicò una delle sedie oltre il tavolo di marmo e Alice si avvicinò per sedersi.
"No, Alice, a casa stanno tutti bene."
"Si sieda, signorina Paciock."
La voce della McGranitt era più seria di quella di suo padre, che era serio, ma le lanciò un sorriso rassicurante. Alice annuì e si sedette.
Passò qualche minuto, ma nessuno parlò. "Scusate… ma perché sono qui? Cosa sta succedendo?"

 

Minerva guardò l'orologio e calcolò quanto tempo era passato da quando i ragazzi erano stati avvisati. Aveva apprezzato tantissimo la puntualità della signorina Paciock, mentre invece l'altra persona avvisata stava iniziando ad ammucchiare ritardo: non le piaceva per niente. Lanciò uno sguardo a Neville, che annuì.

 

Neville notò le occhiate che Minerva lanciava all'orologio e sperò che il ragazzo non lo stesse facendo apposta. Sorrise ad Alice. "Stiamo aspettando anche un'altra persona, Alice, appena arriverà, la preside McGranitt ci spiegherà tutto". Sua figlia annuì alle sue parole, ma poi chiese: "E chi altri stiamo aspettando?"
"Porti pazienza, signorina Paciock, per cortesia" disse Minerva e Alice sussurrò un 'va bene' a mezza bocca. Neville capiva che era pensierosa, ma sapeva che finché non fosse arrivato Albus, la preside non avrebbe detto niente.

 

Alice si sistemò meglio, un po' maledicendosi per aver corso. Tanto valeva prendersela con calma. Aspettarono ancora cinque minuti e poi la porta si aprì ancora e la ragazza si girò verso l'uscio, troppo curiosa di sapere chi si fosse fatto attendere così tanto dalla preside. Trasalì e spalancò la bocca quando lo riconobbe. "Al?"

 

Albus entrò con passo lento e strascicato nell'ufficio della McGranitt. Pensava di essere stato chiamato perché quell'idiota di Brown aveva fatto la spia e invece non fu lui che si trovò davanti nella piccola stanza circolare.
"Alice!?" esclamò, stupito, guardando subito la preside e il professore di erbologia. Cosa era successo?
"Si sieda, signor Potter" gli disse la McGranitt, indicando la sedia vuota accanto alla ragazza. "Ha avuto problemi a trovare la strada per l'ufficio?" gli chiese ancora e Al, senza accorgersene, fece una smorfia così simile a un sorriso che sembrò quasi dispiaciuto.
"Mi scusi, preside, ho avuto… un contrattempo…" La sua voce suonava falsa anche alle sue orecchie, ma non sapeva cosa dire: quando il ragazzino lo aveva chiamato, dicendo che doveva presentarsi subito nell'ufficio della McGranitt, aveva pensato che Brown avesse fatto la spia e si era un po' inalberato, così, su consiglio di Ethan, aveva cercato di farsi passare il nervoso prima di presentarsi nella torre. In quel momento, invece, pensava di aver fatto un errore.
Si sedette, mentre lanciava un'occhiata ad Alice, ma lei scosse impercettibilmente le spalle, in un gesto che gli fece capire che neanche lei sapeva perché fossero lì.

 

"Vi ho fatto chiamare per la questione 'tutor' delle lezioni di erbologia. È arrivata voce, a me e al professor Paciock, di un fatto un po' increscioso" iniziò Minerva, lanciando un'occhiata a Neville e lasciando a lui la parola.

 

Neville si schiarì la voce, un po' imbarazzato. "Sembra che, dopo che ho assegnato il compito di seguirti alla signorina Paciock, voi abbiate organizzato di appropriarvi di nascosto di una copia del compito in classe, per far passare la verifica al signor Potter…" Guardò i due ragazzi che ricambiarono il suo sguardo un po' confusi. Si fidava di Alice e, anche se ultimamente era un po' cambiato, anche del figlio di Harry, ma loro dovevano verificare la veridicità della voce prima di portare avanti quel… progetto.

 

"Ma non è vero!" Al quasi scattò in piedi, spalancando gli occhi nervoso. Forse l'ira per Brown aveva solo cambiato strada.
"Si sieda, signor Potter" gli intimò la McGranitt, con un'occhiata. Albus si girò verso Alice, ma lei non lo guardò, il suo sguardo era fisso, un po' contratto, sui due adulti.

 

Alice stava pensando. Loro non avevano parlato di copiare. Anzi, lei aveva detto chiaramente ad Albus che avrebbe dovuto studiare e che lei non gli avrebbe passato aiuti, ma gli avrebbe dato una mano con la comprensione. Sì, era stato l'unico momento in cui avevano parlato di una cosa del genere. O lui si era dato delle arie con i suoi amici, dicendo che non avrebbe dovuto fare niente e che lei gli avrebbe passato tutti i compiti, pensò, lanciandogli un'occhiata di sbieco, oppure qualcuno lo aveva detto in giro o alla preside per creare loro dei problemi.
Gli unici momenti in cui avevano parlato delle lezioni, beh, che avevano parlato e basta, alla fine, non si erano visti per altro, era stato nella sala dei prefetti, per la ronda, la sera prima, dove poi si erano divisi perché lei aveva fatto il giro di ispezione con Towlor e quando fuori dalla biblioteca lui le aveva proposto quella cosa assurda del premio. Cercò di non fermarsi a pensare al premio che lui aveva proposto e di continuare a pensare chi poteva sapere della cosa a parte loro e suo padre.
Il nome della Montague le venne in mente quando si ricordò perché avesse rifiutato la proposta di uscire insieme. Lei doveva essere lì ad ascoltare e qualcosa suggeriva ad Alice che non le piacesse molto il fatto che Albus l'avesse lasciata per correrle dietro. Un sorrisetto comparve sulle sue labbra allo stesso pensiero, ma poi cercò di pensare a qualcosa per salvare gli studi dell'amico. E, a giudicare da quello che stavano dicendo lui e gli insegnanti, non se la stava cavando bene.

 

Albus non riusciva a crederci! Loro non gli credevano! "Chi è stato a dire una cosa del genere? È una bugia! Noi non abbiamo mai pensato di farlo!" Anzi, pensò, Alice era stata chiara, non gli avrebbe dato cose da copiare: lui avrebbe dovuto studiare. E ad Albus andava bene.
Mentre tentava di scoprire chi fosse stato, sbuffò all'ennesimo "Non si preoccupi di questo, Potter" della McGranitt e si voltò verso la ragazza per capire perché non avesse ancora detto niente: a lei non interessava che li accusassero così?
Ma Alice effettivamente sembrava da un'altra parte: continuava a guardarli senza dire niente e a lasciare a lui tutto il lavoro. Si innervosì e si mosse sulla sedia facendo stridere le gambe sul pavimento.
"Non ci interessa sapere chi è stato" disse improvvisamente la ragazza. Non alzò la voce, ma arrivò chiarissima a tutti e tre. Cosa? Cosa stava dicendo? Un po' agitato, Albus si mosse ancora. Certo che a lui interessava sapere chi era stato! Lei gli lanciò un'occhiata strana, ma poi si girò ancora verso la preside.
"Se ci avete chiamato è perché avrete preso una decisione, immagino. È abbastanza scontato che noi negassimo le accuse, siano esse vere o false, quindi non è per sapere la nostra opinione in merito che siamo qui, giusto?"
Come?
"Ma dobbiamo sapere chi l'ha detto!" sussurrò lui, girando il viso, solo per lei. Per fortuna quel tavolo era così grande che riuscì a non farsi sentire da Neville e dalla McGranitt.
"È stata la Montague di sicuro, ma non dirlo ad alta voce, non ci aiuterebbe" mormorò Alice, tirandosi su e appoggiandosi dritta sullo schienale. Improvvisamente più sicura di sé, sorrise e anche Albus rimase colpito.

 

"Effettivamente siete qui perché ci sembra il caso di annullare questa cooperazione. In fin dei conti il signor Potter è all'ultimo anno, mentre lei, signorina Paciock…"
"Come mio padre sa già, altrimenti non mi avrebbe proposto come tutor, preside McGranitt, conosco perfettamente il programma del settimo anno e sono in grado di aiutare chiunque nel preparare un compito in classe senza copiare niente."
"Sì, questo lo sappiamo, ma…"
Alice fece una smorfia e, prima che suo padre continuasse chiese: "Quindi il fatto che abbiamo già fatto un piano di studi, per cui abbiamo perso tempo e che dimostra la nostra buona fede, cadrà sotto la bacchetta di una voce di corridoio non dimostrabile?"
Guardò negli occhi la preside e questa alzò un sopracciglio. "Avete organizzato già gli studi?"
"Beh, se avessimo voluto copiare, effettivamente, non ci sarebbe servito, no? Ho anche consigliato a…" si voltò verso Albus, indecisa su come chiamarlo, "al signor Potter di prendere dei libri dalla biblioteca per approfondire la parte sulle malattie delle piante, che è uno dei temi del compito in classe, ma che è noto a tutti. Mostra il biglietto che ti ho dato alla preside, per favore."

 

Albus iniziò a capire e sorrise. "Ho il libro proprio qui, l'ho preso poco fa, ero in biblioteca quando sono stato convocato qui, preside…" Tirò fuori dalla borsa il libro in questione, che aveva preso prima di pranzo e lo appoggiò sul piano per mostrarlo. Magari il fatto di aver detto che era in biblioteca, lo avrebbe esonerato da un rimprovero successivo.
"Lo hai già preso?" gli chiese lei, stupita e, per un attimo, Albus pensò che lo fosse davvero, perché il suo atteggiamento era leggermente diverso da prima.
"Sì. Ti ho detto che avrei preso la cosa sul serio. Ci tengo a prendere 'eccezionale', sai?" le spiegò, ammiccando e abbassando la voce sulla seconda parte. Sorrise quando vide il rossore salirle al viso.

 

Alice si voltò quasi di nascosto dopo le sue parole e notò che suo padre aveva preso in mano il libro, mostrandolo alla McGranitt.
Quando l'uomo tese il libro ad Albus, lanciò un sorriso nella sua direzione. Stranamente, Alice pensò che fosse una sorta di premio, qualcosa per cui lui le stesse dicendo che era stata brava e si era comportata bene.
"Magari potremmo leggerlo insieme" le disse e Alice alzò tutte e due le sopracciglia, mentre un'idea le veniva in mente.
"Effettivamente perché dovremmo cancellare le lezioni da tutor quando noi potremmo comunque studiare insieme? Ci vieterete anche quello?"
"Alice!" La voce di suo padre e la ragazza sorrise, quasi ghignò.
"Preside McGranitt, questa è la bozza del piano di studi a cui avevo pensato. Logicamente non pensavo di doverne fare una bella copia…"

 

Albus osservò Alice che, ignorando il padre, prese dalla borsa dei libri una pergamena piegata e la aprì, consegnandola alla preside che la lesse e poi gliela ridiede.
"Ma se volete comunque annullare lo studio, possiamo capire. È più facile sostenere qualcosa in cui credono tutti che dimostrare che non è così. Penso che tuo padre abbia detto una cosa del genere una volta che sono venuta a cena, Al, giusto?" chiese alla fine, girandosi verso di lui.
Albus non sapeva se ridere o essere preoccupato. Lei si stava riferendo a più di vent'anni prima, quando suo padre, Harry Potter, aveva detto che Voldemort era tornato e siccome nessuno gli credeva, si tendeva ad additarlo come bugiardo invece che ammettere che potesse avere ragione.
"Alice, adesso…" Albus pensò che Neville potesse avere un infarto lì, a Hogwarts, nell'ufficio della preside: il suo viso era tutto rosso e goccioline di sudore gli contornavano la fronte.
"Non si preoccupi, professor Paciock, ho capito cosa intende la signorina. Propongo di lasciare che i ragazzi portino avanti il progetto" iniziò a dire la McGranitt, il suo viso era molto strano, come se fosse disteso, tranquillo e non la solita maschera rigida con cui dava ordini e punizioni. Ad Albus venne quasi il dubbio che stesse sorridendo.
"Grazie, preside McGranitt" disse Alice, con un cenno del capo, ma poi lanciò a suo padre uno sguardo vittorioso e Albus vide la preside cambiare espressione.
"In questo caso però, vedrò di essere presente al compito in classe, così da assicurarmi che non ci siano infrazioni alle regole."
Come? Albus strabuzzò gli occhi: la preside sarebbe stata presente al suo compito in classe? Per tutti i Gargoyle!

 

"Grazie mille, allora, preside. Possiamo andare adesso?" Alice appoggiò le mani sui braccioli e fece il gesto di alzarsi. Lo fece per nascondere il fatto che le mani avevano iniziato a tremare e non voleva che nessuno se ne accorgesse. Il cuore aveva iniziato a batterle fortissimo appena aveva iniziato a parlare con la preside e a sostenere la sua causa. Pensava che non fosse giusto che volessero far saltare il programma di tutor, perché avrebbe significato che l'accusa della Montague, perché era sicurissima che fosse stata lei, fosse vera e le dava tremendamente fastidio.

 

Albus si alzò appena la preside fece un cenno con il capo e prese la ragazza per un braccio, salutando velocemente e trascinandola fuori.

 

"È diventata coraggiosa come te" disse Minerva, sorridendo e voltando il viso verso Neville, appena la porta si chiuse alle spalle dei ragazzi.
"È diventata maleducata!" esclamò il professore e la preside gli appoggiò una mano sul braccio a mo' di carezza, ma senza muoverla.
"Questa generazione è abituata a difendere i propri principi e le proprie idee. A volte esagerano, ma ti assicuro che non ha esagerato, Neville" lo rassicurò.
"Non riesco più a tenerla, discutiamo tutti i giorni. Lei è così…"
"Sai chi mi ricorda?" lo interruppe Minerva, guardandolo con uno sguardo a metà fra il triste e il malinconico.

 

Neville si spostò e fece un passo verso la finestra, guardando fuori. "Non lo dire, Minerva, non lo dire, per favore! Non sai quante volte me lo ha detto anche mia nonna?"
"Devi essere orgoglioso, Neville, porta il suo nome e lo fa con onore."
Alice assomigliava a sua madre, Alice Paciock. E, a quanto pare, aveva il suo stesso temperamento e riusciva a mandarlo in tilt. Non c'erano riusciti i Carrow, non c'era riuscito Piton, né Voldemort quando gli aveva riso in faccia. Ma sua figlia ci riusciva alla perfezione. Sospirò.
"Lasciaglielo fare. È la sua strada" la difese ancora Minerva.
"No."
"L'avrai sempre contro se non la lascerai libera."
"Non mi interessa, non farà l'Auror…"
Minerva si alzò e lo raggiunse. "Così la perderai, Neville…"
Neville gonfiò il petto, proprio come davanti a Voldemort, quando aveva decapitato Nagini. "Potrei perderla comunque…" disse ancora, infilando una mano in tasca ed estraendo la carta violacea e leggermente trasparente di una Bolla Bollente mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime.

 

Alice riuscì a mantenere una velocità normale fino al Gargoyle, poi non riuscì più a resistere e, lungo il corridoio che portava alle scale, scoppiò a ridere mentre saltellava. "Per Godric, per Godric!" Ridacchiò ancora, un po' isterica, forse, con la mano davanti alla bocca.
"Per le scarpe sporche di Merlino, Al, hai sentito cosa ho detto nell'ufficio della preside? Non le avevo mai parlato così!"
Il suo cuore continuava a battere fortissimo, ma una strana sensazione, a cui non riusciva a dare un nome, iniziò a riempirle il petto. Un misto di gioia, emozione, adrenalina e quella che doveva essere un po' di sconsideratezza, iniziarono a farla tremare, mentre ancora rideva.

 

Albus guardò la ragazza sorridendo: era forse isterica, forse rideva troppo, forse esaltata, ma era bellissima da vedere, uno spettacolo incredibile.
"Mi hai incasinato il compito di erbologia! Ecco cosa hai fatto! La preside sarà lì a controllare ogni mia mossa, pronta a segnarsi ogni mio errore…" Un po' nervoso anche lui, ridacchiò inquieto.
"E invece no! Ti preparerò così bene che non potrà dire niente, perché non farai neanche un errore!" Lei era ancora esaltata, mentre gli puntava il dito verso il petto e rideva: i suoi occhi brillavano e Albus desiderò soltanto che fosse tutto vero.
"E mi farai prendere il massimo dei voti?" osò, vedendola così carica, alzando un sopracciglio.
"Prenderai 'eccellente'! E sai perché?" stava dicendo, prima di voltarsi e indicare il punto dove le scale erano poco prima posate sul pianerottolo. "No, le scale! Se ne stanno andando…" No, no, Albus voleva sapere! Osservò la ragazza che guardava desolata le scale, così prese una decisione su due piedi, le prese la mano ed esclamò: "Corri!"

 

Alice spalancò gli occhi e si lasciò trascinare in quella che pensò, ma solo per un momento, fosse una pazzia. Iniziò a correre verso le scale che si stavano allontanando sempre di più, con la mano stretta fra le dita del fratello della sua migliore amica e rise.
"Salta!" Quando il pianerottolo finì, ma prima che si creasse la ringhiera, Albus saltò, tirandola per il braccio e incitandola: Alice non ci pensò neanche su e si lanciò anche lei.

 

Albus atterrò sul primo scalino della scala e riuscì a piantare bene i piedi per rimanere in equilibrio, perché non era la prima volta che lo faceva, ma sapeva che lei non lo aveva mai fatto e, per non farle avere problemi, cercò di voltarsi appena in tempo, prima che Alice gli finisse addosso.

 

Il cuore di Alice stava facendo gli straordinari e lei pensò per un momento che le fosse scoppiato e lei stesse morendo. Ma la morte era così calda... E morbida… E profumava di menta e fiori d'arancio! Fiori d'arancio?
Aprì gli occhi e si accorse di essere fra le braccia di Abus.
"Albus, scusa, io…"
"Sh…" le intimò lui, stringendola un po' di più, fino a quando con un leggero tremolio le scale si agganciarono a un altro pianerottolo.
Lui fece un passo di lato, ma senza lasciarla e lei dovette seguirlo.
"Stai bene?" le chiese, appena ebbero posato di nuovo i piedi su un lungo corridoio fermo e non su uno stretto gradino che si muoveva nell'aria senza protezione.
"Non lo avevo mai fatto!" Spalancò di nuovo gli occhi, annuendo e osservando le scale che ora, forse troppo stanche, riposavano ferme immobili, come se non si fossero mai spostate.
Quando si spostò da lui, sentì subito la mancanza di quel calore che l'aveva protetta poco prima.

 

"Deve essere la giornata delle prime volte, allora" disse Albus, con un sorriso, continuando a guardarla.
"È stato… Merlino, è stato…"
"Fantastico?" tentò di aiutarla lui.
"Eccitante" rispose lei, mentre il viso le si colorava di nuovo di rosa.
Alice si sentiva molto accaldata
."Penso che sverrò" gli confidò.
"Per quello che hai detto alla preside o per il salto?"
Lei rise, mentre iniziavano a camminare lungo il corridoio, cercando di capire dove fossero. "Per tutti e due immagino".
"Così pensi che prenderò 'eccezionale'?" le chiese e Alice sentì di nuovo calore al viso. Ma era in quello stato così sconosciuto che decise di fare una pazzia. "Lo spero" gli confidò.
"Perché ti sei esposta con la McGranitt e tuo padre?" insistette lui. Ma Alice non riuscì a dirgli che voleva il premio, in quel momento, e per non rovinare tutto, scosse le spalle.
Dopo qualche minuto di silenzio, Albus ruppe il silenzio. "Cosa è successo con tuo padre?" Come? Cosa? "Hai discusso con tuo padre già ieri, nella serra. Oggi non avevate finito" le disse, probabilmente le aveva letto in faccia che stava facendo finta di niente.
Alice decise di non mentire. "Sì, è vero…"

 

Albus capì che lei era un po' restia a parlare, ma ora voleva sapere. "Ehi, dimmelo! Fra dieci giorni dovrò sostenere un esame per cui non sono per niente preparato mentre la preside mi scruterà in cerca di ogni mossa falsa, puoi confidarti con me!"
Lei lo guardò e proprio quando Al pensò che si sarebbe negata, annuì. "Abbiamo discusso perché gli ho detto che voglio fare l'Auror…"
"Bello!" esclamò. Suo padre aveva iniziato come Auror e ora era a capo di quella sezione del ministero. Ne parlava sempre con orgoglio e anche sua madre aveva molto rispetto per quella professione.
"Lui non la pensa così. Per via dei miei… dei suoi…" Merlino! Si era scordato dei genitori di Neville! Albus avrebbe voluto battersi una mano sulla fronte.
"Oh…."
"Già." Lei non lo guardò ancora.
"È un bel casino, eh?"
"Già" ripeté ancora, sospirando.

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Capitolo 12
*** in biblioteca ***


CApitolo nuovo

In biblioteca

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"Le foglie a punta sono simbolo di che cosa?"
Albus guardava Alice sfogliare le pagine di un vecchio libro e fargli le domande senza alzare neanche lo sguardo.
"Delle piante che pungono?" Finalmente lei alzò il viso per guardarlo e Al sorrise.
Quando capì che lo aveva fatto apposta, lei sospirò. "Spiritoso…" Tornò a sfogliare il libro e la sua mano sinistra si mosse lentamente verso il viso. Il ragazzo osservò le sue dita premere in punto preciso della fronte e poi spostarsi una ciocca di capelli dietro all'orecchio: era una cosa che Alice faceva quando non era tranquilla e ormai lui aveva imparato a conoscerla.
"Pensavo…" iniziò, avvicinandosi a lei. Erano seduti in biblioteca ai due lati di un angolo di un lungo tavolo.
"Bravo. È un ottimo inizio."
Al la ignorò. "Abbiamo nuotato insieme" disse ancora. Lei alzò lo sguardo di nuovo verso di lui.
"Al, dobbiamo studiare se…"
Ma Albus non la fece finire. "Sì, lo so: vuoi dimostrare a tutti che avevi ragione tu e che puoi farmi prendere un bel voto al compito in classe. Ma non riesco a capire come puoi aver paura dell'acqua e saper…"

 

Alice chiuse velocemente il libro lasciando la mano a tenere il segno. Albus si riferiva alla storia del molliccio e alla sua paura. Ma non erano affari suoi.
"Non è il mome…"
"Ho capito che non vuoi dirmelo. Ma sai…" Il suo sguardo divenne sornione e sul suo viso si disegnò un sorrisetto strafottente. "È solo che non riesco a pensare ad altro, finché non chiariamo questa cosa. Neanche al compito" disse, con un tono che ad Alice sembrò un po' troppo innocente per essere vero.
"E se te lo spiego, dopo ti concentrerai?" capitolò velocemente lei. Anche Lily era così insistente. Doveva essere qualcosa di genetico.
Il ragazzo annuì. "Promesso" disse.
"Ok" concordò, sospirando come se avesse davanti un bambino piccolo che faceva i capricci. Beh, non era molto diverso, effettivamente…
Si avvicinò con la sedia e si chinò verso di lui abbassando la voce.

 

Albus si riempì la mente di fiori di vaniglia mentre lei si accostava a lui dicendo: "Ho paura di annegare, che l'acqua mi sommerga e che io smetta di respirare, contento?"
E come poteva essere? "Ma come è possibile? Sai nuotare!"
La ragazza si morse un labbro e la sua mano si mosse verso la fronte. Senza accorgersene, Al gliela strinse facendola appoggiare sul tavolo. Lei non se lo aspettava e spalancò gli occhi. Subito dopo tolse lo sguardo da lui.
"So nuotare, ma ho paura lo stesso."
"Di non riuscire a nuotare?" chiese Al, un po' confuso.
"Che non dipenda da me. Tre anni fa a una festa in piscina mi hanno fatto uno scherzo e tenuto la testa sott'acqua. Solo che non avevano calcolato il tempo e io… io… non riuscivo a respirare e ho pensato di morire."
"Ma chi è stato?" domandò il ragazzo, sgranando gli occhi.
Lei scosse le spalle. "Era uno scherzo. Non volevano uccidermi" tentò di scherzare tornando a guardarlo, ma Al, al pensiero che potesse aver corso un pericolo, che fosse reale o fittizio, si impensierì comunque. Annuì, ma senza crederci veramente.
"E il molliccio?"

 

Alice pensò di finire di raccontare tutto, così avrebbero potuto lasciarsi alle spalle anche quel discorso lì e riprendere a studiare: non poteva rimetterci la faccia con suo padre e la McGranitt!
"Ho visto un molliccio solo una volta, nella cantina di mia nonna…" Si interruppe, perché un po' si vergognava di quello che era successo e, per paura di dire qualcosa che potesse sentire chiunque, si guardò intorno per capire se qualcuno per caso li stesse ascoltando, ma non c'era nessuno abbastanza vicino a loro.

 

Al strinse un po' di più la mano della ragazza che copriva ancora con la sua e lei alzò su di lui uno sguardo intenso. Quando parlò ancora capì che doveva essere una cosa importante e sperò, per un attimo, di non aver esagerato con le richieste.
"Quando mi ha visto si è trasformato in… in… un mucchio d'acqua. Io… non avevo mai pensato che potesse succedere. La cantina si è riempita. Di… Sì, di acqua. Ha iniziato a salire velocemente e ho iniziato a nuotare, ma quando è arrivata al soffitto… Sono andata in panico, non mi teneva nessuno, ma toccavo il soffitto con la testa e…"
Alice tentò di togliere la mano da sotto quella del ragazzo, ma lui non glielo permise e la strinse ancora, così lei tolse dalle pagine del libro quella che teneva il segno e si asciugò velocemente una lacrima che stava scappando.
"Scusa se te l'ho chiesto. Non avrei…" Al si sentiva imbarazzato e la lasciò andare subito.
La ragazza però lo ignorò. "Mio padre ha aperto la porta proprio quando pensavo che avrei smesso di respirare. Penso che si sia spaventato quanto me…"

 

Alice non riuscì a trattenere un'altra lacrima e si chinò a prendere un fazzoletto dalla borsa che era appesa allo schienale della sedia, dandole l'opportunità di girargli le spalle e, forse, ricomporsi.
Probabilmente era per quello che era successo nella cantina di nonna Augusta che suo padre era così contrario al fatto che diventasse un Auror. Chissà che non avesse ragione, si era quasi fatta uccidere da una sua paura, in fin dei conti.

 

Al si sentiva di merda: non pensava che potesse essere una cosa così… seria. Però avrebbe dovuto capirlo, santo Merlino! L'atteggiamento di Neville al pensiero del molliccio, quella frase sui ragni e serpenti o sulle paure dell'anima… Era stato un troll, avrebbe dovuto imparare a stare più attento, era stato superficiale.
Si allungò e prese uno dei libri ancora chiusi sul tavolo e una penna auto inchiostrante. Cercò di non metterle fretta e quando prese dalla borsa una pergamena nuova, lei disse solamente: "Ci sono", e iniziarono a studiare davvero.

 

***

"Eccoti qua!" Albus alzò lo sguardo dal libro e vide sua sorella arrivare trafelata.
"Lily!" esclamò, quando lei ripeté ancora la frase con la voce affannata e sedendosi accanto all'amica.
"È più di un'ora che ti cerco! Non pensavo foste ancora qui…" Lily si voltò verso la bibliotecaria e si assicurò, probabilmente, che non stesse venendo da loro per rimproverarla e intimarle il silenzio.
"Stavamo studiando…" Si intromise Alice, appoggiando la mano aperta sul libro che stava consultando, come a giustificarli.
"Sì, e lo state facendo da tre ore…"
"Davvero?" Le voci dei due ragazzi si confusero, mentre in contemporanea guardarono l'orologio. Al dovette ammettere che era vero: erano passate più di tre ore da quando erano entrati in biblioteca. Si guardò intorno: effettivamente anche le persone accanto a loro erano cambiate e la sala si era vuotata un bel po'.

 

Lily sbuffò: tipico di suo fratello far finta di niente quando gli faceva comodo.
"È vero che hai sfidato Richard a duello?" chiese, senza tanti giri di parole, la ragazza. Era una domanda retorica, comunque: sapeva già che era successo ed era abbastanza sicura che fosse vero.
"Davvero?" domandò Alice, spalancando gli occhi.

 

Albus guardò le due ragazze con uno sguardo sicuro e poi le ignorò, tornando a scrivere sulla pergamena. "Non sono affari vostri".
"Disse quello che ha appena minacciato il mio ex!" La voce di Lily era quasi stridula.
"Beh, questo mi sembra il male minore: Richard è un troll e lo sai benissimo. Però…" Alice aveva preso la parola, spiegando a sua sorella la sua opinione sul ragazzo in questione, e Al la guardò senza alzare la testa, così la vide quando tornò a girarsi verso di lui. "Ma se la McGranitt vi becca, potrebbe punirvi. E dopo quello che è successo…"
Cavolo! Al spalancò gli occhi: era appena stato nell'ufficio della preside ed era riuscito benissimo a spiegare ai suoi genitori il perché senza farsi sgridare troppo, ma così aveva dovuto dire a tutti di aver bisogno di aiuto per una materia come erbologia che nessuno considerava difficile. E aveva ricevuto lettere anche da zia Herm e dallo zio Ron (Anche se lo zio Ron gli aveva solo scritto di non farsi scoprire e gli aveva dato qualche suggerimento per copiare). Quindi aveva capito che, nonostante tutte le sue spiegazioni, era possibile che non gli credessero. E ora non avrebbe avuto una giustificazione valida per la sfida con Brown. Non voleva spiegare ai suoi la storia di Lily, così come aveva pensato di mantenere segreta la sua collaborazione con Alice, anche se ormai la conoscevano tutti. Sperò solo che nessuno sapesse del premio. Appena fossero stati da soli di nuovo, glielo avrebbe chiesto.

 

Lily sbuffò ancora. Non gli interessava che suo fratello potesse venire punito, espulso o quant'altro. A lei interessava che nessuno venisse a sapere il fatto che lo avesse sfidato per quello che lei gli aveva confidato, ossia che non aveva voluto fare sesso con lui: era già abbastanza umiliante così, senza dover far sapere a tutti i fatti suoi.
Sperava almeno che Alice le desse man forte e invece… Stare con suo fratello non le faceva bene. Per niente.
"Comunque, ti cercava Hugo. Dice che ha delle novità" le disse, e in fin dei conti era vero, soltanto che suo cugino non le aveva detto di chiamarla.

 

Al si fece più attento quando sua sorella nominò Hugo. Aveva visto i due ragazzi insieme e non aveva ancora capito quanto dovesse preoccuparsi. Ma preoccuparsi per cosa? Scosse il capo. Non doveva preoccuparsi di sicuro.
"Novità in che senso?" Sentì chiedere la ragazza. Lei sembrava un po' troppo interessata, ma almeno avevano spostato l'attenzione dal suo duello. Duello che ci sarebbe stato la sera dopo.
"Bo, forse intende il Quidditch? Gli hai dato dei consigli come hai fatto con Towlor?"
"Hai dato dei consigli sul Quidditch a Towlor?" esclamò, stupito, Albus, rivolgendosi ad Alice. Lei arrossì e iniziò a balbettare: "No… non ho dato… sì, consigli… gli ho solo… detto che quando lancia la pluffa… sul lato sinistro del… del campo…" ll ragazzo notò la sua mano sfiorarsi la fronte e girare intorno all'orecchio: era nervosa! Avevano parlato solo di Quidditch? O di che?
"Alice!" la zittì sua sorella. "Per il Quidditch, lui è il nemico. Non sveliamo i nostri segreti" spiegò, indicandolo con l'indice.
Al guardò Lily che gli lanciava uno sguardo vittorioso e cercò di tornare lucido: non riusciva a capire come mai avesse così tanti pensieri strani sui ragazzi con cui parlava Alice. Disse qualcosa a sua sorella, ma il suo tono non doveva essere stato dei più gentili perché Lily gli rispose con voce avvelenata.

 

Alice capì di non volersi intromettere in quella discussione tra fratelli e si alzò, radunando le cose. "Vado a vedere se Hugo ha bisogno. Ci vediamo lunedì? " domandò al ragazzo e lui annuì, così si voltò e li lasciò da soli.

 

Lily occupò il posto dell'amica e poi si chinò su suo fratello, abbassando la voce. "Ora disdici tutto, mi hai capito?"
"No. Se mi tirassi indietro proprio ora tutti penserebbero che sono un codardo."
"Sei un Serpeverde, chi se ne frega di cosa pensano di te! Qui sono io che ci rimetto, se la cosa continua!"
"Perché ci rimetti tu?" Lily spalancò gli occhi, irritata dal suo non capire. O dal suo fingere di non capire.
"Non voglio far sapere a tutti che sono vergine! E quando verrà fuori il perché lo hai fatto, tutti lo capiranno!"

 

Al alzò le spalle. Sua sorella riusciva sempre a essere così egocentrica. Tipico dei Grifondoro. "Penseranno che ce l'ho con lui perché vi siete lasciati e basta. Nessuno penserà che tu sia…" Si fermò su quella parola, perché non aveva pensato di doverne discutere con lei, così tentò una strategia diversa. "Ma poi non è meglio? Sarebbe peggio se tutti pensassero che l'avete fatto, no?"
"E invece no!"
Fu quindi con sollievo che vide Scorpius entrare in biblioteca per consegnare un libro.

 

"Scorpius!" urlò suo fratello, guardando oltre la sua testa. Lily si voltò, quasi terrorizzata al pensiero che il ragazzo ci potesse essere davvero e che l'urlo di Albus non fosse solo un modo per distrarla.
Vide chiaramente il Serpeverde biondo voltarsi a guardarli e anche il suo viso, anche se meno di lei, si fece un po' preoccupato: loro non avevano più parlato, dopo il bacio. Anche se Lily ci aveva pensato. E parecchio.

 

Scorpius si girò verso la voce del compagno di casa e, quando vide la ragazza seduta accanto a lui, per un attimo si pentì di aver scelto proprio quel momento per consegnare il libro che aveva preso in prestito.
Al gli stava facendo segno di avvicinarsi proprio mentre la Pince gli ordinava: "Non fate confusione o vi sbatto fuori. Lo dica ai suoi amici", così Scorpius annuì con il capo e dovette avvicinarsi per forza ai Potter.
"Al. Lily…" Sperò che il suo saluto non fosse troppo… Troppo cosa? Troppo interessato? Troppo indifferente? Troppo strano?
"Scorp, vieni, vieni…" Al continuava a fargli un cenno con la mano, sorridendogli e invitandolo a sedersi. Il biondo capì che non doveva sapere niente del bacio che si era scambiato con sua sorella. Lanciò uno sguardo a Lily, ma lei non disse né fece niente. Non ricambiò neanche il suo sguardo interrogativo, sembrava solo infastidita. Oh. Andiamo bene…

 

Al sperò che la presenza di Scorpius zittisse sua sorella sull'argomento e magari la distraesse, ma lei divenne stranamente silenziosa. Pensava che lei avrebbe detto qualche battuta su Scorpius e poi avrebbero riso tutti insieme, come al solito. E invece no. Forse era davvero molto preoccupata per il duello.
Quando si ritrovarono tutti e tre vicini e nessuno disse niente, la biblioteca si riempì di imbarazzo e di quel silenzio assordante che infastidiva le orecchie e la mente.
"Tutto bene?" chiese allora il biondo e Al capì che era stranito dalla situazione.
"No. Mio fratello sta tentando di farsi espellere e non se ne preoccupa."
Al sospirò, si strinse nelle spalle e guardò l'amico con una faccia del tipo: ormai…
"Tu sapevi che aveva sfidato Richard? Merlino, che domanda stupida: probabilmente lo avrai anche spalleggiato…" Sua sorella sospirò, scuotendo la testa e girandosi di nuovo verso di lui. "Sei già stato richiamato. E se la McGranitt ti convocasse ancora, sarebbero due volte in due settimane…"
"Come hai saputo del duello?" chiese invece Scorpius, direttamente a Lily, ignorando ciò che aveva appena detto.

 

Lily guardò da un'altra parte. "Non è importante…"
"Te lo ha detto Brown!" insistette lui e alla ragazza non sembrò neanche una domanda, ma un'affermazione. Annuì continuando a guardare verso lo scaffale di storia della magia.
"Te lo ha detto davvero lui?" gridò suo fratello, sbattendo la mano sul tavolo, arrabbiato.

 

Albus non riusciva a credere al fatto che quell'idiota di Brown fosse andato da Lily a spifferarle una cosa del genere. La sua stima per il ragazzo calò ancora, sempre che la cosa fosse possibile.

 

"Ci penso io" disse allora Scorpius , scrollando le spalle.
Quando aveva detto quella frase, Lily aveva alzato la testa di scatto e, per la prima volta da quando si era unito a loro, lo aveva guardato. Scorpius non seppe se essere contento della cosa o infastidito.
"Farai annullare il duello?" Scorpius si voltò verso l'amico, in cerca di approvazione o di una negazione. Cosa doveva fare? Nel frattempo poteva comunque coprire Albus in ogni caso, poi magari avrebbero deciso insieme se lasciare le cose come stavano e nascondere il duello a Lily o se avrebbe dovuto trovare un modo per annullarlo davvero.

 

Al non sapeva cosa rispondere alla domanda silenziosa che il biondo gli stava lanciando con lo sguardo. In quel momento più che mai voleva riempire Brown di incantesimi, ma allo stesso tempo sapeva benissimo che Lily e Alice avevano ragione: non era il momento di farsi riprendere dalla preside.
Così fu contento quando Scorpius aggrottò le sopracciglia per un secondo e poi annuì.

 

"Ci penso io" disse ancora Scorpius, senza sapere bene come procedere, ma lo sguardo che Lily gli aveva lanciato gli era piaciuto, e tanto. Lei lo guardava con adorazione quando era piccola, così come faceva con James e con Albus, quando lui non la vedeva. Ma ora… Ora non lo faceva più e lui non sapeva come interpretare la cosa.
Dopo quel bacio, poi…
Era stata lei a prendere l'inziativa, Scorpius non poteva scordarlo, ma poi Lily, dopo che l'aveva baciata lui, l'aveva evitato. Se ne era andata via e non lo aveva più cercato. Questo non riusciva a toglierselo dalla testa. Lei lo aveva baciato davvero solo per la storia della Legimanzia? Non aveva mai avuto così tanti dubbi per una ragazza.
"Grazie" disse lei sottovoce e il suo tono infastidì Scorpius più del dovuto."Dovresti ringraziarlo tu!" E diede uno scappellotto al fratello.

 

"Ahi!" Albus si massaggiò la nuca, dove la mano della sorella gli aveva fatto perdere fiducia e autostima. "Ma smettila! Non dovevi saperne niente, te lo avevo detto che era un'idiota, quel Brown!"
"Hai fatto lo sbruffone e hai fatto una pantomima in biblioteca, come potevo non venirlo a sapere? Se non me lo avesse detto lui, lo avrei saputo comunque!"
Quindi aveva proprio spifferato tutto! Il ragazzo sbuffò ancora: avrebbe fatto passare un po' di tempo e poi avrebbe parlato a tu per tu con Brown. E lì ce ne sarebbero state delle belle.
Lily gli diede un altro scappellotto. "E non pensare di andare da lui una volta calmate le acque!" Merlino, come aveva fatto a capirlo?
"Sei insopportabile. Scorpius, non è che i tuoi vorrebbero adottarla?" chiese all'amico, ma continuando a lanciarle occhiatacce.

 

Scorpius si alzò e sospirò. "No" disse, con voce grave: il pensiero che Lily girasse per casa sua gli procurò un brivido al basso ventre.
Senza neanche salutare si avviò fuori dalla biblioteca.

 

"Visto? Non ti vuole nessuno!" rincarò la dose suo fratello, mentre Lily osservava Scorpius andarsene.
"Già…"


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Capitolo 13
*** Magie, incantesimi e pozioni ***


Magie, incantesimi e pozioni

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Scorpius uscì dalla biblioteca quasi con violenza, infatti lasciò sbattere la porta senza accompagnarla. Si voltò quando il rumore gli fece ricordare alcuni rimproveri di sua madre, ma non se ne curò.
Scese nei sotterranei ed entrò nella camera del settimo anno. Il baule di Albus lo chiamava e sapeva che ne aveva libero accesso, così come l'amico poteva tranquillamente frugare nel suo. Prese la mappa e la controllò: prima di tutto lanciò uno sguardo alla biblioteca, ma i due fratelli Potter non erano più seduti vicini, i loro puntini stavano camminando verso l'uscita della biblioteca, e presero due strade diverse. Sospirò e controllò il resto della scuola: Brown stava entrando nel bagno del terzo piano ed era solo.
Senza pensarci su due volte, incantò la mappa, la chiuse, la mise via e allungò il passo verso il terzo piano: se fosse riuscito a beccarlo prima che uscisse dal bagno sarebbe stata una buona occasione.
Scorpius arrivò al terzo piano quasi con il fiatone, ma quando vide la porta dei servizi, fece un ultimo sprint e quasi corse per entrare.
Aprì piano l'uscio e, con la bacchetta in mano, la incantò, facendo apparire un cartello con scritto 'Fuori servizio' e si intrufolò dentro. Si appoggiò ai lavandini e aspettò che Brown finisse di usare il bagno.
Un ragazzino dei primi anni, con la divisa Corvonero uscì da una delle cabine e si fermò, quando lo vide. Scorpius gli fece cenno di uscire direttamente e lui obbedì, correndo verso la porta senza neanche lavarsi le mani.

 

Brown uscì dalla cabina in centro e si fermò quando lo vide. "Malfoy!" esclamò, anche se Scorpius non seppe dire bene se fosse sorpreso o meno.
"Brown…" rispose un po' senza enfasi lui.
Il Corvonero lentamente si avvicinò a uno dei lavandini per lavarsi le mani e Scorpius lo lasciò fare. Quando finì, si girò verso di lui ma, ancora, non disse niente. La cosa dovette farlo sentire un po' nervoso.
"Senti, se è per il duello di domani…"
"Sei andato a raccontare a L… in giro del duello, Brown. Non si fa…" Scorpius si morse la lingua, decidendo di non scoprire le sue carte con il Corvonero.
"L'ho detto solo a Lily."
"Non hai pensato che forse lei non avrebbe dovuto saperlo?"
"Speravo che raccontasse a Potter com'erano andate le cose, così da risolvere la cosa... pacificamente."
Scorpius si innervosì: un codardo? Era messo così male in incantesimi, da dover tirare in ballo Lily? Ma un altro pensiero gli si intrufolò nella mente…
"Raccontalo a me, come sono andate le cose. E magari vediamo di risolvere fra di noi" lo assecondò.

 

Brown annuì e si passò una mano fra i capelli: sembrava lo stesso nervoso. "Parlerai tu con Potter?"
"Certo."
"E lo convincerai a ritirare la sfida?" Scorpius sbuffò senza far rumore: non un codardo, il peggiore dei codardi!
"Va bene" acconsentì.
"Ok. Forse spiegarlo a te sarà più facile…" Non gli piacque il tono del ragazzo e dovette trattenersi dal lanciargli una maledizione. "Io non volevo insistere. Non sono il tipo che insiste, sai?" Brown rise nervosamente e Scorpius strinse forte la bacchetta sfilandola dalla tasca dei jeans. "Ma, detto fra noi, non è che Lily sia molto normale, no?"
"Cosa?" Il biondo aggrottò la fronte e dovette fermare la mano per impedirle di lanciare incantesimi senza controllo.
Lui rise ancora e si passò, di nuovo, la mano fra i capelli. "Non è che sia una tipa calma e che capisci sempre cosa vuole. A volte è un po' esuberante e poi… È che noi eravamo lì che…"
"Dove eravate?"
"Nella stanza circolare del terzo piano. Quella dove ci sono i vecchi…"
"Sì, ho capito, vai avanti" lo interruppe, di nuovo, il Serpeverde. Conosceva quel posto: era una stanza usata da molti, grande e con tanto spazio per terra perché il materiale di scuola era posizionato su degli scaffali addossati al muro. Si poteva far comparire tappeti e cuscini e, per i più audaci, anche un materasso. Lui non l'aveva mai usata e in quel momento pensò che non avrebbe più potuto farlo senza pensare a loro due lì dentro.
"Lei mi aveva detto che non voleva, però…" Il ragazzo si interruppe, ma Scorpius non riuscì a incoraggiarlo verbalmente, così stette zitto. Dopo un po' lui continuò. "Però mentre ci baciavamo ha iniziato a farsi tutto molto più… caldo. Pensavo che avesse cambiato idea. Non ti è mai successo? Ma sì, insomma, a volte dicono no ma poi… Poi…" Lo sguardo del ragazzo fece accapponare la pelle di Scorpius, che riuscì a controllarsi e ad aspettare che andasse avanti. "Abbiamo continuato a baciarci. Così pensavo che stesse andando tutto bene, ma lei è impazzita quando le ho toccato…"
Scorpius non riuscì a trattenersi e la sua mano scattò da sola, mentre la formula 'Muruscorpus' gli sfuggiva dalle labbra senza preavviso.

 

Il corpo di Brown si staccò da terra e velocemente si capovolse a testa in giù, per poi venire scaraventato contro il muro del bagno. Il ragazzo gemette e Scorpius si avvicinò a lui. Si accovacciò per guardarlo in faccia e gli disse: "Lascia stare Lily. Non andarle vicino, non parlarle, non toccarla, non… guardarla. Se ti becco a fare una qualsiasi di queste cose te ne pentirai amaramente, roba che rimpiangeresti il duello di domani. Ci siamo capiti?"
Il Corvonero sgranò gli occhi. Il biondo aspettò in silenzio e quando Brown annuì, forse resosi conto della sua serietà, fu contento.
"Duello annullato."

 

Scorpius si alzò e si girò per andarsene. "Ehi, ma mi lasci qui?" gridò.
Il Serpeverde si fermò sull'uscio e si voltò di nuovo verso il muro. "Silencio" disse, puntandogli la bacchetta contro. Poi uscì dal bagno e se ne andò senza staccare il cartello appeso alla porta.

 

***

 

"Merlino!" La voce di Rose fece fermare Lily lungo il corridoio dei dormitori dei Grifondoro. Si avvicinò alla porta aperta del settimo anno e mise dentro la testa.
"Rose? Tutto ok?"
Sua cugina, colta alla sprovvista, si girò di scatto verso l'uscio, nascondendo qualcosa dietro la schiena e facendo un urletto. "Lily! Sì, certo, certo. Tutto bene" ripetè.
La piccola di famiglia fece un altro passo nella stanza, chinando il capo di lato.
"Sicura?" chiese ancora, notando quanto la cugina sembrasse agitata.
"Sono sempre sicura" rispose lei, ma Lily notò che il suo sguardo vacillò. Indecisa su cosa fare, si girò verso la porta e poi tornò a guardare la cugina. "Vai, Lily" le suggerì.

 

Rose sperò di essere abbastanza convincente e che Lily capisse che aveva bisogno di rimanere da sola. Doveva assolutamente trovare un modo per risolvere il problema e avere intorno la cuginetta non aiutava. La ragazzina però rimase a fissarla per un tempo che le parve infinito e lei trattenne il fiato senza accorgersene.

 

Lily annuì e fece un passo indietro verso la porta ma quello che successe dopo la bloccò sul posto: il labbro inferiore di Rose tremò. Non un tremolio leggero, ma proprio una vibrazione vera e propria e la ragazza si ricordò l'ultima volta che glielo aveva visto fare.
"Per Godric, Rose, che succede?" le chiese, avvicinandosi a lei e abbracciandola.
Nel momento in cui le braccia della cugina la circondarono Rose iniziò a tremare e tutta la sua compostezza svanì.
"Oh, Lily, sono una sciocca. Ma non dirlo a nessuno…"
"Non lo dirò a nessuno semplicemente perché non è vero, Rose" le disse Lily, stringendola più forte quando capì che era scoppiata a piangere. "Spiegami che è successo che lo risolviamo" propose, subito dopo.

 

Rose si staccò dalla cugina e si asciugò gli occhi. Ci mise molto tempo perché si vergognava di quello che stava per dire, ma alla fine dovette cedere e confessare, anche soltanto perché non aveva intenzione di chiedere l'aiuto di nessuno e ormai Lily era lì…
"Ho bisogno di una pozione test di gravidanza. Io…" Ma si interruppe, non riuscendo a spiegare a Lily che lei e Carl non erano stati sempre… attenti. Cioè, a dir la verità era successo una volta sola e in teoria lei si sentiva abbastanza sicura del fatto che non fosse un problema, ma voleva essere del tutto tranquilla. E si sentiva strana come quando doveva dare l'esame di smaterializzazione e aveva avuto un crollo nervoso.

 

"Respira, Rose, respira. Andrà tutto bene" la confortò Lily, accarezzandole la schiena. Sua madre diceva che Rose era come zia Herm, così tendente alla perfezione che quando non riusciva a raggiungere ciò che si era prefissata diventava inquieta e poteva avere anche una crisi isterica. E Lily non voleva che succedesse. Rose era insopportabile, saccente e pignola, ma era sua cugina e lei le voleva bene.
"Hai provato a ordinarla in farmacia?"
Rose annuì, facendo sventolare una pergamena che aveva in mano: ecco cosa nascondeva quando era entrata! "Arriva fra due giorni… Ma non posso aspettare così tanto!"
Lily si morse un labbro annuendo lentamente, mentre si avvicinava a lei e leggeva la missiva della farmacia che confermava ciò che aveva appena detto Rose. E Lily era d'accordo: non si poteva aspettare così tanto.

 

"Non ce l'ha nessuno, qui?" chiese ancora la piccola Grifondoro, ridandole il foglio e Rose le sorrise: era così innocente! Le passò una mano sulla testa, con fare materno.
"Non voglio che lo sappiano. Sai, è un attimo che si sparge la voce…"
Lily scoppiò a ridere e Rose rimase un po' stranita. "Non ho mica detto di chiedergliela!" Si avvicinò al baule di Emily, una delle sue compagne di stanza, ma Rose la fermò quando capì che intendeva frugarci dentro senza permesso.

 

"Ma non si può!"
Lily rise ancora. Ma che carina, sua cugina. "Certo che si può se è un'emergenza. Poi quando ti arriva quella della farmacia, la sostituisci. Tanto chi se ne accorge?"
"Ma non sono tutte uguali le pozioni test!" tentò ancora di opporsi lei.
Lily sospirò. "E allora che vuoi fare?"

 

Rose guardò la cugina che la osservava alzando un sopracciglio: altro che innocente, era una piccola delinquente! Rubare così alle sue compagne di stanza! "Ma sono mie amiche, non voglio rubare le loro pozioni… Oh, se ci fosse tempo a sufficienza, la preparerei io, ma ci vogliono quattro giorni perché l'erba fondente maceri bene e…"
Lily sventolò una mano per liquidare il suo discorso e la interruppe. "Se ti fossero così tanto amiche non avresti problema a dir loro che ne hai bisogno, no?"

 

Lily sbuffò alle parole di Rose. Se lei si fosse trovata nella sua situazione, non avrebbe avuto dubbi su Alice: sapeva che non lo avrebbe raccontato a nessuno, anche se immaginava che l'avrebbe sgridata apertamente, una volta risolta la cosa. Per un attimo si immaginò a pensare di aver fatto l'amore con qualcuno. Con Richard? Merlino, no di sicuro! L'immagine di Scorpius prese forma nella sua mente e sentì le guance prendere colore.
"Non voglio rubare le loro pozioni…" ripetè Rose, e Lily, contenta di pensare ad altro, rispose prontamente. "Lo faccio io, non c'è problema. Tu controlla se ci sono degli incantesimi di protezione che…"
In quel momento due delle compagne di stanza di Rose entrarono nella camera e Lily si zittì.

 

Rose sgranò gli occhi quando Lily si fece quasi beccare da Emily e Sarah, e il suo cuore accelerò i battiti.
"Ragazze! Noi non stavamo facendo…" iniziò a scusarsi, ma la giovane Grifondoro la prese per mano e la trascinò fuori dalla stanza.
"Rose! Ma sei matta? Stavi per spifferare tutto!" la sgridò, una volta in corridoio.
"Ma no, cercavo di sviare la situazione…"
"Fidati, non era il modo giusto per farlo. Facciamo così: ti trovo io la pozione, tu aspettami fra un'ora al bagno di Mirtilla" propose, e Rose vide chiaramente i suoi occhi pensare. Pensò di rivalutare l'innocenza della sua cuginetta: forse le ragazze più giovani erano davvero più audaci.
"Un'ora?" chiese, quindi.

 

"Preferisci aspettare due giorni? Oppure potresti andare in infermeria e chiedere alla Chips…" Lily sapeva benissimo che nominare l'infermiera avrebbe convinto Rose, così lo fece apposta.
"Merlino, no! Ok, va bene. Fra un'ora nel bagno di Mirtilla."
Lily annuì e si incamminò verso il fondo del corridoio: doveva sbrigarsi se voleva metterci solo un'ora.
"E, mi raccomando, trattieni la pipì!" le sussurrò, ammiccando.

 

***

"Albus."
Al si girò, sorpreso di trovare Lily nei sotterranei, ma forse ancora più sorpreso che lei non avesse gridato per attirare la sua attenzione.
"Lily…" sussurrò, avvicinandosi a lei.
"Ti ricordi quel favore che mi devi?" gli chiese e lui corrugò la fronte: quale favore? Era convinto di non doverle niente, ma con Lily purtroppo non c'era mai niente di sicuro.
"Di cosa parli?"

 

Lily sospirò. "Il casino che hai fatto con Richard!"
"Non ti devo niente! E poi tanto se ne occuperà Scorpius, stasera."
La ragazza sgranò gli occhi. "Stasera?"

 

Al scosse le spalle. Il duello ci doveva essere la sera dopo, quindi Scorpius avrebbe dovuto occuparsi della cosa prima. Ma non lo disse.
"Cosa vuoi? Che ti serve?" le chiese. Tanto valeva andare al sodo.
"Mi serve il mantello."
Il mantello? La guardò con sguardo corrucciato. "E che ci devi fare?"

 

Lily alzò gli occhi al cielo. "Non sono affari tuoi".
Suo fratello era ancora dubbioso, ma almeno fece due passi verso la porta scorrevole che si immetteva nella sala comune delle serpi. "È qualcosa di illegale?" chiese, sottovoce, quando lei lo raggiunse.
"Se non lo fosse, ne avrei bisogno, secondo te?"
"Ho quasi paura a chiedere…" brontolò ancora lui, ma bisbigliò alla porta la parola d'ordine e le fece cenno di seguirlo.
"Allora non farlo."

 

Al scosse la testa alle parole della sorella e le disse di rimanere in sala comune mentre lui andava in dormitorio a prendere il mantello.
Aveva fatto pochi passi verso il corridoio dei sotterranei quando sentì lo scalpiccio dei passi della sorella subito dietro di lui.
"Ti avevo detto…"
"Stanno arrivando la Montague e le sue amiche oche, non ho intenzione di rimanere là da sola con loro!" esclamò Lily, raggiungendolo e continuando a guardarsi indietro.
"Coraggiosa, Lily, eh?"
"Sono in superiorità numerica. E lei gioca sporco… Ehi, hai saputo che ha tentato di mettere dell'Amortentia nella borraccia di Scorpius?" disse tutto d'un fiato.

 

Lily si sarebbe volentieri morsa la lingua: ma cosa gli aveva detto? Perché aveva tirato in ballo il fatto dell'Amortentia?
"Davvero?" le chiese il fratello, ma poi si fermò, come colpito da un fulmine, e si girò verso di lei. "E tu come lo sai?"
La ragazza cercò di scuotere le spalle con disinvoltura e non rispose. Seguì Albus dentro la camera del settimo anno e si guardò intorno mentre lui apriva il baule.
"Dove devi andare? E quando?"
"Nei dormitori femminili" rispose lei, indicando con la mano la direzione del corridoio opposto a quello che avevano imboccato loro.
"Qui?" Albus era stupito. Eh, sì, lo era anche Lily.
"Sì. So che la Montague ha una pozione di cui una mia amica ha estremamente bisogno…" La ragazza prese il mantello e se lo allacciò intorno al collo.

 

Albus guardò la testa della sorella rimanere sollevata nel vuoto, mentre chiudeva il gancio del mantello. Quando Lily disse 'mia amica' pensò ad Alice e la sua bocca parlò da sola. "Una pozione? Io posso…"
"Grazie, Al, sei gentile, ma no. È una pozione per cui ci vogliono quattro giorni solo per far macerare l'erba fondente e a noi serve…" Cosa? Erba fondente? Quattro giorni?
"Non sarà una pozione test di gravidanza!"

 

Lily sorrise a trentadue denti. "Complimenti fratellino, ti meriti un eccezionale in pozioni!" E si tirò il cappuccio sul capo, facendolo cadere oltre la fronte.
"È per Alice?" esclamò Al e Lily si scoprì subito il viso.
"Ma che ti salta in mente! Alice non…" In quel momento la porta della camera del settimo anno si spalancò e quel Troll di Bole entrò come se fosse a cavallo di una scopa in mezzo allo stadio, così lei si ricoprì velocemente per non farsi vedere.

 

Albus notò la sorella nascondersi dietro il mantello e annuì, sperando che lei lo stesse guardando. Sollevato dal fatto che non fosse Alice ad aver bisogno della pozione che stava cercando Lily, si voltò verso Scott per dire qualche stupidata e avvicinarsi alla porta per aprirla e farla uscire.
Purtroppo, mentre l'apriva, entrò Scorpius e si fermò proprio davanti all'uscio, cercando qualcosa nella borsa dei libri, impedendo a Lily di uscire. Al non aveva la più pallida idea di dove lei fosse finita, così tornò verso il letto e chiese all'amico la prima cosa che gli passò per la testa, sperando che Scorpius lo seguisse e lasciasse la via libera. Se fossero stati da soli gli avrebbe detto tranquillamente di Lily, ma essendoci Scott, non si sentiva pienamente tranquillo a far sapere che sua sorella era nella loro stanza.

 

Lily aspettò che Scorpius andasse verso il centro della stanza e poi si incamminò verso la porta, notando il modo in cui Al aveva attirato la sua attenzione per farlo spostare, lasciando uno spiraglio giusto per farla uscire.
"Ho beccato quel Troll di Brown…" disse il biondo, ignorando la domanda che suo fratello gli aveva fatto e lei si voltò, osservandolo: aveva una faccia strana.
"Duello annullato?" gli chiese quindi Al e lui annuì sospirando. Probabilmente anche suo fratello dovette pensare che lui si stesse comportando in modo strano, perché aggrottò le sopracciglia. "Tutto bene?"
"Sì…" esitò, ma poi si sfilò il maglione e lo lanciò sul letto. "Tu sai cosa…" Si guardò intorno e quando vide l'altro compagno di stanza, si zittì. "Niente, lascia stare…"
Lily non si mosse. Richard gli aveva detto cos'era successo? Gli aveva raccontato tutto? Cosa sapeva? Oddio, gli avrebbe lanciato un Avada Kedavra. Doveva assolutamente sapere di cosa avessero parlato.

 

Ad Al non piacque molto la faccia di Scorpius, così si avvicinò a lui, cercando di capire cosa fosse successo. "Scorp…" disse, avvicinandosi. Il Serpeverde iniziò a sbottonarsi i bottoni della camicia. "Al…" E gli indicò con un cenno degli occhi Scott: capì che avrebbero parlato una volta soli, così annuì e tornò verso il suo letto.
"Merlino!" Il sussurro alle sue spalle, appena udibile vicino alla porta, lo fece girare a guardare nessuno, e Al capì che Lily era ancora lì con loro. Si rivoltò verso il letto dell'amico e capì perché la sorella aveva avuto quella reazione: Scorpius era a torso nudo e si stava finendo di spogliare.

 

Lily si premette una mano sulla bocca per non dire più niente, e spalancò gli occhi: aveva visto Scorpius in costume un sacco di volte, ma non quell'estate, così non se lo aspettava proprio così… così in forma. O lui era cambiato dall'anno prima o lei aveva iniziato a vederlo diversamente… Ed era una gran bella visione. Pensò di avvicinarsi per guardarlo meglio, ma sarebbe dovuta passare troppo vicino a suo fratello e lui avrebbe capito quello che voleva fare, così stette ferma: l'ultima cosa al mondo che voleva era che Al pensasse che a lei Scorpius interessava in quel modo. E per Godric se le avrebbe fatto storie! Per fortuna Albus era stato l'unico ad accorgersi della sua esclamazione.
"Che stai facendo?" chiese al biondo, avanzando verso di lui, proprio mentre si stava sganciando la cintura. Lily capì che voleva fermarlo e lei alzò gli occhi al soffitto: era proprio un guastafeste!
Scorpius alzò lo sguardo, confuso. "Mi sto cambiando per l'allenamento di Quidditch?" chiese, guardando stranito Albus.
"Giusto, giusto…" iniziò suo fratello, poi girò su se stesso con le braccia aperte, rivolgendosi verso di lei. "È il caso che usciamo tutti, allora: c'è l'allenamento di Quidditch" disse ancora e Lily dovette soffocare una risata quando capì che la frase era per lei.

 

"Prima aspettiamo che Scott si rivesta, almeno, che dici, Al?"
La voce dell'amico era ilare e molto divertita, così Albus si voltò verso Scott e notò che Scott era completamente nudo, anche se mostrava solo la schiena e il sedere. Oh, santo Salazar! Si girò verso la sorella, ma non vide niente, giustamente, e sperò solamente che lei fosse già uscita.
Ignorò Scorpius e Scott che ridevano e, senza farsi vedere, tastò lo spazio intorno al suo letto e verso la porta per capire dove fosse Lily.
Fu soltanto quando capì che non sarebbe potuta essere da nessuna parte che, tranquillo, chiuse la porta e si cambiò per l'allenamento anche lui.

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Capitolo 14
*** Furti e Strategie ***


Furti e strategie

 -

-

Ginny alzò la mano e si fece vedere appena Astoria entrò nel locale.
"Sono qui!" esclamò e la donna bionda le sorrise facendo un cenno con il capo.
"Allora?" Non riuscì a non chiedere, agitata come da bambina la notte di Natale.
"Ha detto di sì: a capodanno siamo da voi!" esclamò la donna, contenta mentre sistemava il mantello sulla spalliera della sedia. "Quando gliel'ho chiesto mi è sembrato sorpreso, ma non ha fatto storie. Anzi, penso che sia stato sollevato: pensava fossi incinta!" Astoria ridacchiò mentre alzava la mano per chiamare un cameriere.
Ginny si ricordò di quando, solo due mesi prima, avevano avuto quel sospetto anche loro. Sorrise, ma cambiò argomento. "Come mai lo pensava?"

 

Le donne fecero le loro ordinazioni a una giovane cameriera e poi tornarono a parlottare sottovoce.
"Quando gli ho detto che aspettavo Scorpius, ho cucinato per lui e dopo abbiamo fatto il bagno insieme nella stanza patronale!" confidò Astoria all'amica, ridacchiando felice. Non si era accorta di aver fatto praticamente le stesse cose anche se per motivi diversi. Per l'annuncio della gravidanza, che tutti e due avevano aspettato con il cuore in gola, aveva cucinato per dargli la bella notizia e avevano fatto il bagno insieme, gioendo per l'occasione, mentre questa volta…
"Io cucino spesso per Harry. Non si accorgerebbe neanche se facessi qualcosa di più elaborato o meno. Ho fatto diversamente" disse invece Ginny, storcendo il nasino e prendendo il bicchiere.
"Cosa hai fatto? E che ha detto?" chiese quindi Astoria, curiosa.
"Oh, ha detto di sì, ma vai avanti, voglio sapere tutto" liquidò la cosa lei.
Astoria raccontò allora di come avesse preparato una deliziosa cenetta per Draco con tutte le sue pietanze preferite e poi quando si erano ritirati in camera, gli aveva fatto trovare la vasca grande piena di acqua e di schiuma. Effettivamente era stato equivoca, la cosa. Ridacchiò, dicendolo ad alta voce, per poi rattristarsi subito: dopo Scorpius non erano arrivati altri figli, nonostante li avessero cercati. Astoria avrebbe desiderato tantissimo avere anche una bambina. Ma oramai erano sentimenti datati e lei se n'era fatta una ragione.

 

Ginny posò la mano su quella dell'amica quando vide la sua espressione farsi triste: Astoria le aveva raccontato della loro difficoltà ad avere altri bambini dopo Scorpius. E sapeva anche quanto aveva desiderato una femmina. Quando l'amica scosse le spalle, cercando di scacciare le lacrime, disse: "Ti presto Lily. Me la porti indietro dopo tre giorni, te lo assicuro!"
Astoria rise e Ginny fu contenta di averle un po' sollevato il morale. "Lily è una ragazza deliziosa".
"Schiantesimi a parte? Ti ho detto che si smaterializza di già?" Ginny scosse il capo bevendo la sua burrobirra alcolica.
"Dai!" esclamò, stupita, Astoria.
"Già, una volta Harry ha spiegato come al secondo anno la traccia era stata confusa perché era stato Dobby a fare le magie e così lei ha capito come ingannare il ministero…"
"Mi ricorda te alla sua età!" Astoria rise e Ginny non riuscì a trattenere un sorrisino soddisfatto.
"Non ero così!"
"Eri peggio!" E le due donne ridacchiarono.

 

Astoria bevve un lungo sorso per poi sospirare: Draco aveva detto di sì, alla fine. E non aveva fatto neanche tante storie.
"Comunque ha accettato: possiamo iniziare con i preparativi" ricordò all'amica poco dopo. "E Harry, ha fatto storie?"
Ginny scosse il capo. "No. Non gliene ho dato la possibilità" dichiarò.
La bionda aggrottò la fronte: che intendeva? "In che senso?"

 

Ginny sorrise di un sorriso furbetto. Era cresciuta con sei fratelli. "Ho pensato che chiedere il perdono fosse più semplice che chiedere il permesso…" Prese di nuovo il bicchiere e bevette, con uno sguardo divertito negli occhi.
"Oh!" esclamò Astoria.
"Sì. Gli ho detto semplicemente: 'A Capodanno vengono anche Astoria e Draco'. Invece di chiedergli se gli andasse bene o se fosse d'accordo…"
"E lui che ha detto? Non ha protestato?"
"No. Era impegnato. Ha detto solo 'Ok'. Penso… non ricordo le parole giuste… Oh, ma non è importante…" Ginny alzò lo sguardo al soffitto e poi liquidò la questione con la mano.

 

Astoria non aveva capito. "Come? In che senso 'impegnato'?" Cioè, Ginny glielo aveva detto a cose fatte, mentre lui faceva dell'altro e non aveva avuto la possibilità di opporsi? "Ma che stava facendo?" chiese, allora. Forse gli aveva mandato un gufo mentre era al lavoro?
"Stavamo facendo sesso sul piano della cucina" ammise Ginny, con uno sguardo birichino e gli occhi che ridevano.
Astoria spalancò gli occhi: Oh!

 

 

***

 

Harry si diresse verso la cucina del piano: aveva bisogno di un tè, sembrava che quella giornata non dovesse finire mai. In ogni momento spuntavano problemi: un giovane dell'accademia ubriaco che si era fatto scoprire da due babbani a fare magie, un drago tenuto illegalmente nella contea di Moray,  uno snaso trasfigurato male a cui avevano dovuto prestare soccorso e tutta un'altra serie di piccoli, noiosi fatti di cui aveva dovuto scrivere i rapporti.
Si versò un'abbondante tazza di tè e si allungò a prendere lo zucchero, ma poi ne mise solo un cucchiaino, subito dopo essersi guardato la pancetta: non doveva lasciarsi andare. Anzi, avrebbe chiesto di tornare sul campo per essere più attivo, tutta quella burocrazia da scrivania non faceva per lui, pensò, toccandosi il ventre e sospirando.
"Potter, a quanto pare festeggeremo il nuovo anno insieme."

 

La voce di Draco fece girare l'Auror, che gli allungò una tazza di tè quando lo riconobbe. "Già, così pare" rispose, allungandogli il latte.
Draco prese la tazza e poi sorrise.
"Hai sentito la partita ieri?" gli chiese ancora Harry.
Il biondo annuì. "Woondy ha preso il boccino proprio mentre Ruffon segnava punto! Non so da quanti anni non succedeva…"
La partita di Quidditch del giorno prima era finita proprio mentre Rupert Woondy, il cercatore dei Chudley Cannons che era riuscito ad afferrare il boccino soffiandolo sotto il naso del cercatore dei Bats, proprio mentre Alex Ruffon segnava l'ennesimo gol nei cerchi. Era stata una gran partita. "I Bats e i Chudley Cannons che finiscono in parità è praticamente un evento eccezionale!"

 

E i due continuarono a parlare, senza sapere tutto quello che le loro mogli avevano fatto perché convinte che loro non avrebbero mai passato insieme una festa di loro spontanea volontà e che consideravano un evento eccezionale la cena di Capodanno quanto loro la partita del giorno prima.

 

***

Lily si incamminò lentamente, per non fare passi falsi e farsi scoprire, verso il corridoio dei dormitori femminili dei Serpeverde. Sapeva per certo, perché aveva sentito che lo diceva, che la Montague aveva delle pozioni test nel suo baule. Sperava che non si fosse vantata per niente e di non star sprecando il suo tempo.
Seguì due ragazzine del secondo anno verso il corridoio opposto a quello dei ragazzi e cercò di non inciampare in niente e di tenersi stretto il mantello intorno al corpo. Era una cosa difficile, per quanto lo avesse fatto un sacco di volte: bastava che un lembo del mantello prendesse un colpo d'aria o si muovesse e lei si sarebbe fatta scoprire.
Quando le due Serpeverde entrarono in una delle stanze, provò a continuare il corridoio, sperando di trovare la camera del sesto anno e che la porta fosse aperta.
Per fortuna, qualche antenato vegliava su di lei perché non solo sentì la voce della Montague poco dopo, ma questa veniva proprio da una stanza aperta. Si infilò prontamente dentro, per paura che la porta potesse venire chiusa da un momento all'altro.
Una volta all'interno si guardò intorno: cinque letti erano decorati con i colori della casa, ma solo tre ragazze erano nella stanza, la Montague e le sue amichette, MaryKate Pucey ed Edith Davis.
Lily annuì come se dovesse rispondere affermativamente a una domanda, mentre invece stava solo considerando la sitazione: il baule ai piedi del letto della Montague - aveva riconosciuto il suo letto perché c'era su la sua borsa dei libri, quella piena di adesivi magici che aveva visto in biblioteca il giorno che l'aveva sentita raccontare dell'Amortentia – era aperto, così si fiondò a raggiungerlo per guardarci dentro.
L'interno del baule era molto confuso e in disordine, ma Lily vide chiaramente delle boccette colorate sul lato sinistro. Non sapendo di che colore dovesse essere quella dei test di gravidanza, si avvicinò al bordo del baule e allungò una mano per leggere le etichette.
'Pozione per nascondere i brufoli' e 'Pozione per lucidare i capelli' erano i vasetti più grossi, con tappi blu e rossi, contro il lato del baule. Accanto, quattro boccette color verde mela erano le più piccole, con il tappo giallo e Lily, presa d'ispirazione allungò subito la mano verso una di quelle. Girò l'etichetta e dovette soffocare un'esclamazione di gioia quando scoprì che era la pozione giusta.
Purtroppo non vide arrivare la Pucey, ma sentì la Montague che gridò: "Non toccare il mio baule!", così si spaventò e alzò gli occhi, pensando di essersi tradita in qualche modo. Invece, questa volta, la Serpeverde non ce l'aveva con lei, ma con la compagna di stanza che era proprio accanto a Lily, vicino al baule.
"Stai ferma! Ho visto che mi è sparita la pozione per l'abbronzatura perenne, nessuno si avvicinerà più al mio baule!" esclamò concitata la ragazza verso l'amica.
"Roxi, ti giuro che non sono stata io, volevo solo…"
"Non prenderai niente!" La ragazza gridò ancora e diede, con la mano, un colpo al coperchio che scattò tentando di chiudersi.
"Ahi!" esclamò Lily, quando venne colpita sulla mano. Sfilò velocemente il braccio e il baule, dopo che il coperchio ebbe rimbalzato, si chiuse.
Si infilò due dita in bocca e si trascinò lontano dal letto quando notò che tutte e due le ragazze avevano visto che il baule non si era chiuso la prima volta.
"Avevi la mano dentro, cosa volevi rubarmi?"
"Non è vero!" esclamò la Pucey.
"Sì, invece! Volevi prendere le mie cose anche se ti avevo detto di no!"
Lily si alzò lentamente e con attenzione strisciò verso la porta: finché le due Serpeverde avessero continuato a litigare non si sarebbero rese conto di niente.
Sorridendo, ma trattenendo il respiro fino a quando raggiunse la porta della camera, la ragazza iniziò ad affrettare il passo nel corridoio: voleva uscire da lì il prima possibile.
Per fortuna il corridoio e la sala comune erano deserti, così non dovette prestare troppa attenzione. Fu soltanto davanti alla porta scorrevole che capì di non riuscire a uscire perché non si ricordava la parola d'ordine. Gliela aveva detta, Al? O si era scordato? O si era scordata lei?
Merlino!
Era lì davanti che provava a ricordarsi cosa dovesse dire, quando, improvvisamente la porta si aprì e un ragazzo entrò di corsa: Scorpius. Doppio Merlino!
Lily fece appena in tempo a spostarsi, prima che lui le finisse addosso, ma il mantello volteggiò e lei, anche se era abbastanza sicura che il ragazzo non potesse averla vista, perché era già di spalle, trattenne il fiato.
Scorpius si fermò improvvisamente e si girò, con la fronte corrugata. "Lily?"

 

*

"Merlino, Al, ho lasciato in camera il polsino tutore. Inizia tu l'allenamento, arrivo subito."
Con queste parole Scorpius era corso dallo stadio di Quidditch fino al castello e poi aveva imboccato la strada per i sotterranei. Se solo si fosse ricordato dove lo aveva messo avrebbe potuto usare un 'accio' e invece doveva cercarlo. Oh, avrebbe perso tantissimo tempo.
Corse per i sotterranei ormai senza neanche pensare, la sua mente e le sue gambe sapevano già dove andare. Sperò di trovare la porta scorrevole aperta, così da risparmiarsi di fermarsi e dire la parola d'ordine, ma imprecò quando la vide chiusa nel momento in cui girò per il corridoio.
Pronunciò la parola prima ancora di arrivarci davanti e funzionò, perché la vide aprirsi, ma quando entrò in sala comune ebbe una strana sensazione: una folata di vento lo fece fermare.
Non poteva esserci vento. Le finestre davano sul lago nero, quindi erano chiuse. Non poteva esserci vento. Si ripeté. Si fermò e si girò nel momento in cui sentì chiaramente una fragranza di olio di mandorle mischiata a un pizzico di zenzero: solo una persona aveva quel profumo!

"Lily?" chiese, al vuoto.

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***Eccomi, sono finalmente tornata! Per questo voi (e io, specialmente!) dobbiamo ringraziare Alessya che è stata così carina da leggersi la storia tutta d'un fiato (e recensire) e mi ha invogliato a pubblicare anche questo capitolo. Grazie cara! 💜

(correte a leggere anche la sua Scorlily perchè è veramente bella e noi fan di questa coppia siamo così pochi...)

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Capitolo 15
*** Confessioni e strane idee ***


Confessioni e strane idee

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"Lily?"
"Come ca…" Lily si girò e fece un passo avanti senza neanche rendersene conto: il cappuccio del mantello le cadde oltre le spalle, scoprendole il viso. Ma come aveva fatto a scoprirla? Si era tradita?
"Allora avevo sentito giusto! Lily, cosa ci fai qui?"
"Al mi ha prestato il mantello per…" iniziò a spiegare, ma quando sentì delle voci provenire dal corridoio femminile, si ritirò su il cappuccio.

 

Scorpius si voltò verso il camino della sala comune e vide un gruppetto di ragazze sbucare dal corridoio del dormitorio. Velocemente, e soltanto perché l'aveva vista poco prima, allungò una mano verso la ragazza, lì dove aveva calcolato dovesse esserci la sua spalla, e la allontanò dal centro della sala, fin verso la porta scorrevole.
"Vermicoli fritti" disse, appena ci fu davanti e come si aprì, spinse fuori Lily.
"Cosa cavolo ti è venuto in mente? Come hai fatto a prendere il mantello dal baule di Al?" le chiese, appena fuori nei sotterranei.

 

Lily sbuffò e alzò gli occhi al soffitto: tanto lui non poteva vederla. "Non l'ho preso di nascosto! Me lo ha dato lui, prima".
"Prima quando?" Il tono di Scorpius sembrava un po' allarmato e lei sogghignò.
"Quando vi siete cambiati per l'allenamento" disse, pensando se giocare sporco o no.
Scorpius si passò una mano fra i capelli e poi la allungò ancora verso di lei. "Dove sei? Non mi piace non vederti…"
Lily sentì la sua mano sulla testa e subito dopo sentì la stoffa del mantello che le scivolava sulle spalle.

 

Scorpius scoprì il viso della ragazza e scosse la testa: ma perché lei si cacciava sempre in situazioni pericolose? La porta scorrevole si aprì di nuovo e uscì un ragazzino del terzo anno. Senza neanche rendersene conto, dopo un fruscio e una spinta si trovò schiacciato contro il muro, sotto al mantello insieme a Lily.
"Cosa fai?" le chiese.
Lily posò due dita sulle labbra di Scorpius, girandosi a guardare il ragazzino che era uscito dalla sala comune e che si incamminava verso di loro, continuando a guardare qualcosa fra i suoi libri, superandoli senza degnarli di uno sguardo.
"Sh… Malfoy, è un mantello invisibile, ma non è insonorizzato!" sussurrò.
Scorpius sentì le guance diventare calde. E anche il petto. E anche più giù. Non disse niente quando lei lo chiamò per cognome e annuì.
Appena il corridoio fu libero, la prese per mano e la trascinò per qualche metro, fino a quando non trovò una porta: l'aprì e spinse dentro la ragazza, seguendola subito dopo.

 

Lily storse il naso al gesto un po' imperativo del ragazzo, ma non disse niente fino a quando non chiuse la porta. "Ehi!" si lamentò.
"Qualsiasi cosa tu debba fare, non farla" sentenziò lui. Ma cosa stava dicendo?
"Ma…"
Scorpius scoprì entrambi e si ripiegò il mantello sul braccio. "Dimmi cosa devi fare che lo faccio io".
"E perché dovresti?" chiese, stupita, lei.
"Se è qualcosa per cui ti serve il mantello, sarà pericoloso."
Lily sbuffò e alzò di nuovo gli occhi al soffitto. "Non ho bisogno della balia! Quand'è che lo capirete? E poi, se Al non ha fatto storie, perché dovresti farlo tu?"
"Dimmi cosa devi fare" insistette ancora lui.

 

Scorpius sentiva le mani tremare dal nervoso. Già, se Al le aveva dato il mantello, voleva dire che sapeva quello che doveva fare. Ma a lui non lo aveva detto.
"Dovevo intrufolarmi in una camera e non volevo essere vista" ammise lei, un po' contrariata.
In una camera? E di chi? E per cosa? Per fare cosa e con chi?
Si sentì spalancare gli occhi e trattenere il fiato. "Lo faccio io" propose.
"No, non puoi. Ma l'ho già fatto, non preoccuparti. E poi, potevo farlo solo io". Lily incrociò le braccia al petto e iniziò a pestare per terra con la punta del piede.
Perché? Perché doveva farlo lei per forza? E cosa aveva fatto? Si voltò verso la porta chiusa, come se potesse vedere attraverso la sala comune Serpeverde: lei stava venendo via da lì. Immagini di ragazzi che giravano intorno a Lily, affiorarono alla sua mente. Scosse le spalle e si girò verso il muro, come se quel gesto avrebbe potuto impedirle di intuire i suoi pensieri.

 

Lily non capì cosa gli stesse succedendo: non sembrava un despota che voleva impedirle di fare qualcosa di divertente, sembrava più un fratello preoccupato. Per quanto la similitudine le stesse stringendo il cuore, si avvicinò a lui, gli girò intorno per vederlo in faccia e gli mise una mano sul braccio. "Non potevi farlo tu perché era il dormitorio femminile. Voi maschi non…"
Scorpius abbassò gli occhi sulle sue dita e poi li alzò velocemente verso il suo viso. "Dormitorio femminile? E che hai fatto alla mano?" chiese, sfiorandole delicatamente le nocche
Lily osservò la pelle più scura, quella parte che era rimasta sotto al coperchio del baule e ritirò la mano, cercando di muovere le dita: facevano male. "Sì, dovevo prendere una cosa da un baule… ma ho già fatto. E ho beccato anche il coperchio sulla mano, quindi sono già stata punita, non sgridarmi anche tu, è a fin di bene".

 

Scorpius corrugò la fronte: cosa aveva rubato?
Ma poi le prese la mano e le osservò meglio le dita. "Ti fa male? Dovresti metterci della pomata per le contusioni, ce l'hai? Io ne ho un po'…" Inconsciamente si girò verso la direzione della porta scorrevole della sala comune.

 

Lily sfilò la mano dalla sua, imbarazzata. "Sì, ce l'ho in camera, me l'ha data… Rose! Merlino che ore sono? Rose mi sta aspettando!"
"Rose?"
La ragazza si mise a cercare la pozione nella tasca del mantello e rispose troppo velocemente. "Sì, ma non dovevo dirtelo. Non dirlo a nessuno. E mi dispiace. So che lei ti piace e non ti calcola, ma… Eccola qua!" Appena toccò il vasetto, lo estrasse e sorrise: per un attimo aveva pensato di averlo perso, con tutta la fatica che aveva fatto per prenderlo!
"Lily… A me non interessa Ro… Ma quello è un test di gravidanza?!"

 

Scorpius stava tentando di decifrare tutte le parole della piccola Potter e si stranì quando lesse l'etichetta della pozione.
"Sì, Malfoy, so che voi ragazzi non ci credete, ma capita di usarli, sai?" Lily si infilò la boccetta nella tasca dei jeans e fece per oltrepassarlo per uscire. "Dai tu il mantello ad Albus?"
Ma… cosa… "Aspetta, Lily! Perché pensi che mi piaccia Rose?" riuscì finalmente a chiedere. Se da un lato la cosa lo faceva sentire al sicuro, dall'altra aveva bisogno di capire perché lei fosse arrivata a tale conclusione.
Lily si fermò e chinò la testa di lato. "Quest'estate, alla Tana, Al ha detto a Fred che ti vedeva strano. Diceva che pensava che fossi interessato… sì, a…" balbettò e poi lei guardò da un'altra parte, come se non riuscisse a guardarlo.
"A Rose? È impossibile che abbia detto così!"
La ragazza sbuffò e alzò gli occhi al cielo. "No, ha solo detto che pensava che fossi interessato a una ragazza perché avevi smesso di uscire con le altre…"
"Ah!" Scorpius si passò una mano fra i capelli: perché diavolo Al non ne aveva parlato con lui invece di andare da suo cugino? Però poi ci ripensò e concluse che forse era stato meglio così.
"E Fred gli ha detto che quando Louis si è innamorato di Colette ha smesso di uscire con qualsiasi altra ragazza. Così loro hanno pensato che tu fossi…" Lily si interruppe, a disagio.
"Al non può aver pensato che fossi innamorato di Rose!" esclamò il biondo.
Quella piccola streghetta si morse il labbro. Santo Salazar!

 

Lily sentiva le guance andare a fuoco ma, allo stesso tempo, era curiosa e interessata: perché Al non avrebbe potuto pensarlo? Perché?
"No, effettivamente, non ha detto di chi… Ho pensato io che potesse essere Rose, voi siete stati…"
"Lily, non hai capito niente!" Ecco che iniziava a infastidirla!
"E certo, io sono sempre quella che non capisce niente…" Quando sentì le lacrime pungerle gli occhi, tentò di scappare fuori dall'aula.

 

Scorpius si maledisse quando vide quell'espressione triste sul bel visetto della ragazza. No. No. No.
"Lily…" Fece un passo avanti, bloccandola per un braccio. Le mise una mano sotto al mento e la obbligò a guardarlo. Notò gli occhi umidi della sua piccola Lily e sentì una morsa al petto al pensiero di essere stato lui a farla stare male.
"Sei tu. Sei tu, Lily. Non è Rose…"
Si chinò su di lei e si dissetò del suo respiro come se non bevesse da una settimana.

 

Lily, sconvolta dalle sue parole, ci mise un attimo a rendersi conto che Scorpius la stava di nuovo baciando, ma questa volta era preparata e, cullata dalle sue parole, senza pensarci due volte, gli portò le mani dietro al collo e schiuse le labbra in un invito che era insieme innocente e peccaminoso.

 

***

 

Rose aspettava Lily con impazienza, camminando avanti e indietro per il bagno del secondo piano. Il pianto di Mirtilla Malcontenta le avrebbe dato fastidio a prescindere e in quel momento avrebbe voluto ucciderla un'altra volta.
"Mirtilla… Ma perché non la smetti una buona volta?" sbuffò, nervosa e arrabbiata.
"Siete sempre così cattive, voi ragazze, con me!" si lagnò il fantasma. "Mi fate sempre gli scherzi…"
Rose alzò gli occhi al soffitto. "Non ti ho mai fatto scherzi, Mirtilla, lo sai. Ti confondi con le tue compagne di corso, forse. Ma sei morta da più di cinquant'anni e dovresti averlo superato, ormai, o no?" Se fosse stata un pochino meno agitata, sarebbe riuscita a parlare con Mirtilla in modo più calmo, e probabilmente, più gentile, ma Rose non aveva nessuna voglia di essere accondiscende, non quella volta.
"Come sei cattiva, Rosemary, proprio tu che mi hai nascosto il libro di incantesimi ieri mattina!"
Ma… Rose guardò Mirtilla con la fronte corrugata: come l'aveva chiamata? E cosa aveva fatto il giorno prima? I ragionamenti dei fantasmi erano un po' strani e probabilmente lei non si ricordava di essere morta da tanto tempo e che le sue coetanee erano già streghe con i capelli bianchi. Doveva averla scambiata con qualcun'altra.

 

La porta si spalancò e una Lily stranita entrò nel regno del fantasma più lagnoso di tutta Hogwarts. "Finalmente!" gridò Rose, andandole incontro. "L'hai trovata?" le chiese, ma subito dopo la guardò. "Stai bene, Lily?"
Lei distrattamente annuì.

 

La piccola rossa aveva una faccia strana, ma in quel momento Rose aveva altro a cui pensare. Lily le allungò una boccetta e la cugina la prese, chiudendosi in uno dei bagni.
Lesse le istruzioni e vuotò il contenuto della boccetta. Quando lesse il tempo che ci avrebbe messo la pozione a fare effetto, sospirò rumorosamente, uscendo dal bagno.
"Ci vuole un'ora e mezzo prima di avere una risposta" disse ad alta voce, ma a nessuno in particolare, mentre con la bacchetta faceva comparire un timer a grandi numeri sopra al lavandino. Quando vide la cuginetta ancora con quell'espressione strana in viso le si avvicinò. "Sei sicura di stare bene, Lily?"

 

Lily sbatté gli occhi, come se solo in quel momento si fosse resa conto della presenza della ragazza. "Io… Sì, sì, certo…" Poi si guardò intorno e quando capì che Rose non aveva più bisogno di lei, scosse le spalle. "Immagino di dover andare, adesso" disse ancora, ma si sentiva un po' confusa.

 

Rose si preoccupò: poco tempo prima la piccola Lily si era avvicinata a lei, rassicurandola e aiutandola per quello che le sembrava un problema insormontabile e ora lei avrebbe dovuto almeno ricambiare il favore. In fin dei conti era stata gentile e non sembrava che stesse molto bene. Ma pensò anche che non ne volesse parlare.
"Dove hai preso la pozione? A chi dovrò ridarla quando arriverà quella della farmacia?" chiese, per non farla andare via, ma Lily scosse di nuovo le spalle.
"A nessuno. Lei non sa che gliel'ho presa io. Non so neanche se se ne accorgerà…" Mentre parlava alzò una mano e Rose si rese conto che aveva due dita gonfie e le nocche sbucciate.
"Che hai fatto? Ti sei cacciata nei guai per prendermi la pozione?" domandò, sgranando gli occhi e afferrandole la mano: aveva bisogno di un po' di pomata cancella lividi. "Guarda che mano, che hai! Dovevi…" Con la bacchetta appellò la borsa dei libri, da cui non si separava mai e con la mano libera frugò al suo interno per cercare l'unguento.
"Ho baciato un ragazzo…" confessò lei, invece di risponderle.
Come? Rose prese il tubetto di pomata, ma poi alzò lo sguardo sulla ragazzina: i suoi occhi sembravano strani.
"Lui non…" Rose tossicchiò. "Non è stato… gentile? È stato lui a fare questo?" chiese sottovoce.
Lily scosse la testa. "No, non è stato lui. Mi è caduto il coperchio del baule sulla mano mentre prendevo la pozione. Lui… Lui… Ha detto che gli piaccio…"
Rose era molto confusa: se si era fatta male per un incidente e lui le aveva detto che le piaceva, era una cosa buona. O no? "Ma a te, lui piace?" domandò, allora.

 

Lily sospirò così forte che per un attimo pensò che non sarebbe più stata in grado di fare qualsiasi altra cosa. "Io… penso di sì… Oddio, Rose, sai quella cosa che dicevi sul fatto di trattar male qualcuno?"
"Se ti ha trattato male mentre vi baciavate, non va bene. Io intendevo…"
"No, non mi ha trattato male. Anzi…" Lily si voltò verso lo specchio, dove Mirtilla stava piangendo perché a lei nessuno l'aveva mai baciata.

 

Rose chinò lo sguardo sulle dita della ragazza e le spalmò un po' di pomata. "Perché non mi racconti cosa è successo? Tanto dobbiamo aspettare…" Guardò in alto, verso il timer e sospirò, pensando a quanto il tempo, a volte, passasse lentamente.
"Sono sicura che non capiresti…" le rispose la cugina. Ah. E perché?
"Perché non posso capire?"
Lily ritirò la mano dalla sua e si morse un labbro. "Tu sei perfetta, Rose. Non ti senti mai a disagio o confusa. Io…"
Rose rise di una risata nervosa e si passò una mano fra i ricci rossi. "Ti assicuro che non sono perfetta, Lily, altrimenti non sarei nascosta in un bagno a fare un test di gravidanza sperando che sia negativo" ribatté. "E mi sono sentita confusa e a disagio tantissime volte!"

 

"Davvero?" Lo sguardo sgranato di Lily dovette convincere la cugina, perché Rose le mise un braccio sulle spalle, stringendola a sé.
"Certo. Mi sento a disagio quando alla tana Dominique si mette in costume e stringe il reggiseno per far sembrare che ha una taglia in più, quando Lucy si spazzola i suoi liscissimi capelli in cortile o quando zio Percy si vanta dei voti di Molly all'accademia. Potrei andare avanti all'infinito, Lily. All'infinito…" Rose sospirò e a Lily si strinse il petto di tristezza, mentre la lasciava andare.
"Non dovresti sentirti così! Però, Merlino, anch'io affogherei Dominique quando lo fa!" Lily abbassò lo sguardo sul suo seno e sbuffò. Rose stavolta rise davvero.
"Tu hai ancora speranze, devi crescere un altro po'. Io invece…"

 

Rose si portò le mani sulle tette e fece una smorfia. Anche Lily rise. "Comunque i tuoi capelli sono i più belli. Molly e Lucy non riesci neanche a distinguerle da dietro, sono così… banali, lisci che non sanno di niente. Tu sei solo tu, perché te e Hugo li avete ricci come zia Herm. Te li ho sempre invidiati…."
"Ma va! Sono odiosissimi! Una volta a casa ho testato un incantesimo e sono riuscita a farmeli tutti lisci, ma poi mi ha visto mio padre ed è scoppiato a ridere, così non l'ho più fatto."
"Dovresti sentire cosa dice mamma sulla sensibilità di zio Ron…" l'espressione della piccola fece ancora ridere Rose.
"Sì, è il bello di zia Ginny, lei dice tutto in faccia. A tutti. Anche tu sei così…"
"Io?"
"Sì. Non diresti mai a qualcuno qualcosa che non è vera solo per ingraziartelo: sei sincera."

 

"Oh."
Lily percepì dell'ammirazione nelle parole della cugina e la cosa le fece piacere.
"Ora ti va di parlarmi di questo ragazzo? Spero che non sia Brown, perché non mi piace molto, ma posso provare a essere distaccata, solo per te."
Lily scosse il capo. Scorpius. Per un po' aveva smesso di pensarci.
"Ho baciato un ragazzo, qualche giorno fa. È stato un gioco, più o meno. Ma poi l'ho rivisto e…" Si passò la mano fra i capelli, ma emise un verso perché le faceva ancora male. "Lui ha detto che gli piaccio. Che gli piaccio io…" Lily non riusciva ancora a crederci. Lei, la più piccola fra le cugine, la più piccola in famiglia, lei… lei piaceva a Scorpius.
Rose sorrise come faceva nonna Molly quando incantava una sbucciatura sul ginocchio a uno dei nipoti. "E perché sei così stranita? Non è una cosa buona?"
"Io…" Lily pensò che ormai era in ballo e tanto valeva ballare. "Io pensavo gli piacessi tu" confessò.

 

Rose spalancò gli occhi. Non stava parlando di Carl, vero? "E perché lo pensavi?" chiese, tastando il terreno. La piccola alzò le spalle. Oh, non era una confessione. Non doveva essere Carl. Sospirò e cercò di concentrarsi su di lei. "Beh, cosa te lo faceva credere?"

 

Lily alzò lo sguardo su di lei e fece ciò che, secondo sua cugina, le riusciva bene: disse la verità. "Perché è Scorpius. E voi siete stati insieme" confessò.

 

Rose rise e poi si contenne, quando capì che Lily ci era rimasta male. "Sono stata con Scorpius al terzo anno. Per due settimane, mi sembra. Ti assicuro che nessuno dei due pensa all'altro diversamente che da amici". Si avvicinò a lei e insieme si sedettero sul piano del lavandino. "Cosa ti ha detto?"
"Ha detto che non era innamorato di te."
Rose sorrise, nonostante il tono della cuginetta. "Bene. No?"
"Ha detto che gli piaccio io."
"Anche questo è un bene, no?" Lily annuì.
"E mi ha baciato…"
La ragazza le lanciò un'occhiata materna. "Continuiamo ad andare bene, mi sembra. Ti è piaciuto?" La piccola annuì ancora. Ma allora qual era il problema? "E allora…"
"Ha detto che non possiamo stare insieme" mormorò sottovoce.
Cosa? Rose cercò di contenere lo sconcerto di quella rivelazione. "E perché?"

 

Lily alzò le spalle, ancora. "Vero che sembra una presa in giro?" chiese, ma poi notò Rose fare 'quella' faccia. Era la stessa faccia di quando giocava a Quidditch, gli anni passati. Ogni volta che doveva calcolare qualcosa o doveva focalizzare il pensiero su un particolare, lei faceva quella faccia.
"No, non è detto" ammise, infatti, come se ci avesse pensato giorni interi.
"No?" Per un attimo Lily ebbe voglia di piangere: era vero che non capiva niente? Era vero che le cose chiare a tutti lei non riusciva a capirle?
"Penso che possa frenarlo il fatto che tu sia la sorella di Albus" spiegò Rose.
Ma che stupidaggine! "Perché?"
Rose alzò le spalle. "A volte i maschi sono strani. Hanno questa cosa che non si toccano le sorelle dei propri amici… Fred ha imposto a tutti i suoi amici di non provarci mai con Roxeanne. Conoscendo Albus e la sua gelosia, non mi stupirei di una cosa simile: guarda cos'è successo con Brown…"
Ma… Davvero? Lily corrugò la fronte. "Ma…"

 

 

Rose storse il naso e fece una smorfia. "Sembra una cosa stupida, vero?"
"Non sembra: lo è!" esclamò Lily e la riccia non riuscì a non ridere. "È come se io non volessi che Hugo uscisse con Alice!"
"O Albus" la corresse Rose.
"Io ho anche provato a farla mettere con James!" esclamò, ancora, per poi fermarsi alle parole della cugina. "Albus? Ottima idea!"
Rose, stranita dalla reazione di Lily, sobbalzò quando il timer arrivò a zero e suonò un trillo di avvertimento.
"Oh…" Lily alzò lo sguardo e tutte e due le ragazze osservarono i numeri sparire nell'aria. "E ora?" chiese la piccola.
Rose fece un respiro profondo. "Ora bisogna aprire la porta e vedere di che colore è il fumo che si è sprigionato. Se è nero è negativo, se è bianco è positivo" spiegò, con il cuore che le batteva fortissimo.

 

Lily capì che Rose era terrorizzata, così fece un passo verso il gabinetto. "Ci guardo io?" le chiese, con il viso voltato verso di lei.
Rose annuì e Lily appoggiò la mano sul pomello della porta. "Aspetta! Se dovesse essere positivo…" Ma Lily stava già girando la maniglia.
Il fumo che uscì dalla porta era nero. Nero come la pece. "Scusa, non…" Lily osservò Rose cadere in ginocchio e scuotere la testa come a dire che non faceva niente.
"Oh, meno male. Grazie, grazie…"
Lily aggrottò la fronte. "Chi stai ringraziando?"
Lei scosse anche le spalle. "Non lo so. Ma voglio ringraziare. Merlino, forse. Il cielo, anche…"
"Sarà il caso che ora presti attenzione, invece. Non andrò nel dormitorio femminile delle serpi un'altra volta!"

 

Rose si rialzò e abbracciò forte la cugina. "Hai ragione: lo farò. E comunque, grazie anche a te, che hai rubato una pozione per me".
"Sei mia cugina" rispose,  scuotendo le spalle, come se fosse una spiegazione plausibile.
"Lo avresti fatto anche per Dominique o Molly?"
Rose rise quando vide la smorfia della piccola rossa. "Forse da Molly avrei preteso qualcosa in cambio!" E poi scoppiò a ridere.

 

"Ora vado, comunque, devo passare a chiedere un favore ad Alice".
E così dicendo Lily corse fuori dal bagno, diretta alla sala comune nella torre.
Alice era in piedi, con ancora i libri in mano e la borsa a tracolla, che chiacchierava con Hugo, appoggiato a un divano vicino al camino.
"Alice, Alice!" la chiamò e la bionda si voltò verso di lei.
"Lily, ma dov'eri finita?"
La rossa dondolò una mano davanti al viso per non darle spiegazioni e poi si avvicinò per parlare sottovoce. "Ho bisogno di un favore" esordì.

 

Alice aggrottò la fronte: lo sguardo di Lily non le piaceva. Era lo stesso di quando aveva saputo del molliccio. E di quando era andata a cercare Growich per vendicarla. E di quando… Alice lasciò perdere e passò al sodo: "Sputa il rospo".
"Devi metterti con mio fratello Albus!"

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Capitolo 16
*** Oltre ogni previsione ***


Oltre ogni previsione

Oltre ogni previsione

"Devi metterti con mio fratello Albus!"
Alice spalancò occhi e bocca: cosa aveva detto Lily? "Ma sei fuori? Avevi detto che non avresti più provato a farmi mettere…"

 

Lily la interruppe, sorridendo. "No no, non è per te, è per me" precisò.
Lo sguardo di Alice era molto stranito e confuso. Giusto: doveva spiegarle.
"Ho bisogno che tieni impegnato Albus."
"E perché?"
Lily sorrise. "Perché ho intenzione di mettermi con Scorpius e lui mi sarebbe d'intralcio!"

 

Alice sospirò e scosse il capo. "Lily…"
"Alice, ti prego, posso contare solo su di te! Ultimamente siete sempre insieme e andate così d'accordo…"
"Ultimamente siamo sempre insieme perché mio padre ci ha obbligato. E di sicuro tuo fratello non avrà voglia di stare con me dopo aver passato tutto questo tempo per studiare" spiegò, ma allo stesso tempo sentì le guance prendere colore al pensiero del premio che aveva richiesto Al. Forse lui avrebbe accettato di stare più tempo con lei. Forse lei avrebbe anche gradito. Forse… E forse le avrebbe fatto piacere. Senza il forse.
"Cosa hai in mente?" chiese, rassegnata, sospirando. Se c'era una cosa che aveva capito era che per far smettere un Potter di esasperarti era accontentarlo.
Fu così che ascoltò l'amica raccontarle di baci, sospiri, idee, progetti e di come volesse far cambiare idea a un ignaro Serpeverde.
Alice provò quasi pietà per il giovane Malfoy.

 

***

 

Il silenzio della biblioteca era pieno di sospiri e di mormorii sopiti di giovani studenti che, come la maggior parte degli adolescenti, considerava lo studio un passatempo troppo poco fruttuoso per svolgerlo senza scadenze.
"Merlino!"
Alice osservò Albus chiudere di scatto il libro e lanciarlo sull'altro lato del tavolo. "Al!" sussurrò, allungandosi per riprenderlo e allo stesso tempo lanciò un'occhiata alla cattedra della Pince per vedere se li avesse sentiti.
"Non ce la farò mai!" esclamò ancora il ragazzo.
"Ma cosa dici? Hai fatto un sacco di progressi" lo rassicurò lei.
"Non è vero…" Il tono di Al era veramente depresso. Aveva bisogno di incoraggiamento.

 

"Hai risposto a tutte le mie domande. Sai tutto. Conosci tutte le piante, sai riconoscere le malattie più comuni e sai come curarle. Ti assicuro che non ti manca niente."
Albus scosse la testa e si massaggiò la fronte: gli sembrava di essere in difetto. Era sicuro che alla verifica di giovedì avrebbe fatto solo del casino. Davanti alla McGranitt. Guardò fuori dalla finestra la pioggia che cadeva incessantemente da tre giorni, rendendo Hogwarts un luogo grigio, cupo e triste.
"Ok, metti via" rispose Alice. Al tornò a posare gli occhi su di lei. Come? La osservò mentre si alzava e infilava le cose nella borsa dei libri.
"Perché?" chiese, senza muoversi.
"Vieni con me" disse lei, senza cerimonie. E poi si girò e iniziò a incamminarsi verso l'uscita della biblioteca.
Ehi! Ma… Quando capì che lei non si sarebbe fermata ad aspettarlo, si rimise gli occhiali, si alzò in piedi, aprì la borsa appesa allo schienale della sedia e con il braccio ci fece cadere dentro tutte le cose che erano sul tavolo: libri, piume, boccette di inchiostro, pergamene. Richiuse la borsa e la infilò a tracolla prima di correre per raggiungere la ragazza. Rallentò solo quando l'occhiata della Pince tentò di incenerirlo fra gli scaffali.
Imboccò l'uscita e si guardò a destra e a sinistra per capire da che parte fosse andata lei. Quando la vide si sbrigò per non rimanere indietro e la chiamò.

 

"Alice!" gridò il ragazzo e Alice sorrise senza voltarsi.
"Muoviti!" esclamò.
Quando la raggiunse, sentì Al sospirare. "Sei la ragazza più impegnativa che conosca" disse, mettendosi al suo fianco.

 

"Chi, io?" L'espressione sorpresa della ragazza fece capire ad Al che non stava fingendo.
"Sì, tu. Non sono mai corso dietro a nessuna in questo modo!" Lei aprì la bocca, ma poi la richiuse subito. "Dove stiamo andando?" chiese, quando notò che lei non aveva rallentato il passo.

 

"Alla serra" spiegò Alice, tornando sicura di sé. Quando lui aveva detto quella frase sul correre dietro alle ragazze, si era sentita in imbarazzo, lei non stava cercando di fare la preziosa!
"Perché? No" esclamò, fermandosi nel mezzo del corridoio.
"Perché voglio dimostrarti quello che ti ho detto. Ho sbagliato, dovevo portati prima a contatto con le piante, così ora saresti più tranquillo" disse lei, tornando indietro e prendendolo per un braccio.
"Non servirà a niente. Non ci riuscirò…" si lamentò ancora il ragazzo.
Alice sbuffò e gonfiò le guance. "Smettila di fare la ragazzina capricciosa" lo sgridò e Al sorrise.
"Vedrai che è come dico io" continuò, ma non si fermò più.

 

*

 

La pioggia cadeva incessante, rumorosa, bagnata e fastidiosa come un Pixie arrabbiato. I ragazzi vennero colti di sorpresa appena misero fuori il naso dal portone e l'umidità si incollò loro addosso, attaccando le divise alla pelle.
"Porco Salazar!" esclamò Al, nel rendersi conto di aver sottovalutato il clima. Si portò la borsa dei libri sulla testa, cercando di frenare la pioggia.
Alice tirò fuori la bacchetta e con un incantesimo non verbale lasciò che una protezione magica li avvolgesse per non farli bagnare.

 

"Oh! Figo!" esclamò Albus, riportando la borsa sul fianco e osservando come l'incantesimo fosse utile.
"È una variante che ho inventato io. Quando ti scordi sempre l'ombrello…" Alice scosse le spalle e sorrise.
Al non disse niente, ma continuò a osservarla mentre camminava spedita verso le serre. Il ragazzo la seguì docile e lasciò che lei decidesse la strada. Oltrepassarono gli orti e anche la prima serra.
Soltanto quando si lasciarono alle spalle anche la terza serra, Al iniziò a corrugare la fronte. "Ma dove…"
"Fidati di me, Potter, e sta' zitto" rispose lei alla domanda che neanche aveva finito di pronunciare.
Oh. Va bene.

 

Alice passò anche la quarta serra e spinse la porta di quella che sembrava una cantina, tanto era buia e umida. Ma una volta dentro, non c'era frescura e la luce era soffusa al punto giusto.
"Non sono sicuro di essere mai stato qui…"
"Probabilmente non sei mai stato punito, allora!" Alice ridacchiò, interrompendo l'incantesimo e infilandosi la bacchetta nella tasca posteriore dei jeans.
"Perché tu sì?"
"Diciamo che spesso mi sono trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato senza volerlo…" spiegò, non volendo dire ad Al che di solito era quando seguiva Lily che si ritrovava nei guai.
"Ah!" Il sorriso divertito del ragazzo le fece arrossare le guance, così fece un passo avanti e posò la borsa su uno dei lunghi tavoli, al tempo stesso gridando: "Papà!"

 

Al si stranì al suono della voce della Grifondoro e si bloccò come incantato: Neville? Appena la figlia lo chiamò, il professore apparve dalla stanza sul retro. "Alice?" chiese, con in mano uno straccio su cui si stava pulendo le dita.
"Ciao, siamo venuti a chiedere il permesso per visionare le piante della serra sette. Visto tutto quello che è successo…" Il tono della ragazza sembrava un po' accondiscendente e Albus immaginò che lo stesse facendo apposta: non lo stava di nuovo tirando in mezzo per via di un litigio con suo padre, vero?

 

Neville sospirò all'espressione sul viso della figlia: lei non poteva immaginare quanto somigliasse alla nonna in quel momento. Lui stesso aveva visto degli sprazzi di quella determinazione negli occhi di sua madre, nonostante svanissero subito e fossero per lo più falsi momenti lucidi.
Annuì: le serre erano a disposizione degli alunni, soprattutto di chi volesse incrementare lo studio. "Andate pure, ma non fate disordine" raccomandò.
Alice si voltò verso il figlio di Ginny e gli sorrise, sempre con quello sguardo vittorioso in viso. Era determinata. Era in gamba. Era sua figlia. Ma lui aveva comunque una paura folle di perderla.
"Ok."
E senza dire nient'altro, tirò per un braccio il ragazzo, raccolse la borsa dal tavolo e trascinò tutti e due fino alla porta comunicante con le altre serre, in fondo al locale.

 

"Ok, eccoci qui" esordì lei, spingendo una grossa porta di legno che immetteva nell'ultima serra.
"Cosa c'è qui?" chiese Al, seguendola e guardandosi intorno.
"Qui ci sono le piante malate. Non tutte si possono salvare e non tutte possono essere guarite immediatamente. E qui si possono fare esperimenti."
Davvero? Al si guardò intorno: era come le altre serre, ma le vasche con le piante erano più fitte, c'era meno spazio fra una vasca e l'altra e le panche molto, molto meno di quando faceva lezione nella serra due o tre.
"Vieni qui" ordinò la ragazza, dopo essersi infilata di lato lungo una vasca e aver raggiunto la fine del locale.
"Ehi, aspettami!" esclamò, prima di correrle dietro. Merlino, era la seconda volta in pochissimo tempo!

 

Alice riuscì a raggiungere le piante che voleva mostrare ad Al e si fermò solo quando si trovò nell'angolo più lontano. Aspettò che il ragazzo la raggiungesse e poi posò la borsa dei libri su l'unico tavolo pulito, contro la parete. Con il capo gli fece cenno di imitarla e poi si avvicinò a un Bubotubero.
"Sai che pianta è questa?" gli chiese, quando sentì la presenza del ragazzo alle sue spalle.

 

Al sbuffò e il ciuffo di capelli sulla sua fronte si spostò. "È facile… È un Bubotubero…"
"Non ci sono cose facili e cose difficili, Al. Ci sono cose che si sanno e altre che non si sanno. Non noti niente di strano?" gli chiese ancora, indicando il fusto contorto.
Il ragazzo si fece attento quando notò effettivamente che la pianta non era come al solito: le grosse protuberanze che la ricoprivano non erano grosse, gonfie e lucenti come lo erano l'ultima volta che l'aveva vista.
"I suoi bozzi sono diversi" disse, avvicinandosi e studiandola un po'. Tirò fuori la bacchetta e la batté sul fusto. "Sembrano vuoti…" spiegò.
"Vuoti come quando vengono spremuti?" domandò ancora la ragazza. No. Al scosse la testa, sicuro. Non erano come al solito.

 

"No, quando vengono spremuti, con il suo pus si fa un ottimo unguento per l'acne," sciorinò il suo sapere il ragazzo, "i suoi bozzi restano circolari. Sono solo meno gonfi. Questa sembra che abbia qualcosa che non va".
Alice sorrise e gli fece qualche altra domanda, ma quando capì che lui sarebbe arrivato da solo al ragionamento che gli avrebbe fatto capire la malattia della pianta, rimase zitta e lasciò che lui proclamasse da solo la diagnosi per la pianta.
"Tutto giusto, bravo. Ora vieni, guardiamo questa…" disse, facendogli un cenno con il capo e facendo un passo verso un altro arbusto.

 

Al si riprese quasi subito: subito dopo aver capito che al Bubotubero mancava un terriccio argilloso e una tazza di pozione ricostituente per piante non verdi, aveva preso un po' di sicurezza e aveva iniziato a guardare le piante con un occhio diverso: quando l'arbusto riceveva poca 'acqua o aveva ricevuto un incantesimo sbagliato, cambiava colore, e la parte bassa del fusto iniziava a sfumarsi, diventava trasparente e giallognola. Scoprendo quale fosse il loro problema, era molto più semplice capire come curarle.
"Ok, facciamola difficile…" iniziò Alice, girando per la serra e scrutando le piante esposte. Al rise: fino a quel momento era stato facile? La ragazza si girò verso di lui con uno sguardo sornione e i suoi occhi brillarono di divertimento. Ricambiò l'occhiata e si avvicinò a lei: voleva giocare? Era bravissimo nei giochi, lui. E anche nelle sfide.
I quaranta minuti successivi furono pieni di strane insinuazioni, malattie magiche o esotiche, improbabili soluzioni, altre probabili ma di difficile esecuzione e, alla fine, anche idee un po' assurde e stupide, ma assolutamente, furono pieni di risate, battutine e tanto divertimento.
"Te lo avevo detto: sai tutto, non devi preoccuparti" disse alla fine la ragazza, chinandosi ad annusare una pianta. "Mannaggia, questa non è guarita…" constatò, accarezzando una foglia blu piena di buchi.
"E se me la vedo male?" chiese Al, avvicinandosi a lei. Non era più impaurito, ma lei era stata molto carina e sperava di ricevere altre 'coccole'.

 

Alice era impegnata a osservare un esemplare di Frullobulbo con i tentacoli adagiati sulla terra, invece che ondeggianti lungo l'arbusto, e non notò il tono del ragazzo, accarezzando la pianta con le lacrime agli occhi.
"Chiudi gli occhi e usa gli altri sensi" spiegò semplicemente in risposta al gioco di parole, ma non si voltò verso di lui.
"Gli altri sensi?"
"Sì, annusa e tocca" confermò.
"E non assaggio niente?" Nel momento in cui lo disse Alice si sentì prendere la mano e girare: in un solo gesto, Al la strinse a sé posandole una mano sulla schiena e le sorrise. Uno di quei sorrisi irresistibili ma finti, che Alice aveva visto un sacco di volte, uno di quelli che i ragazzi facevano quando volevano qualcosa. E lei aveva capito cosa volesse Albus, probabilmente pensava che quel sorriso funzionasse con tutte. Con tutte quante. E Alice riusciva a crederci perfettamente, visto che era bastato quello per smuoverle il petto e farle battere più forte il cuore. Ma l'idea di essere come tutte le altre non le piaceva per niente. Si voltò a guardare di nuovo il Frullobulbo e si sentì riempire di tristezza. E sarebbe stato così facile rimuovere quella tristezza con l'aiuto di Albus. Ma lui non avrebbe mai compreso appieno il perché lo avrebbe fatto. E questo rendeva il tutto ancora più triste.
"Al…" iniziò, quando la sua mano si allargò sulle sue reni e tentò di spingerla verso di lui. "Non è una buona idea…" disse ancora, abbassando lo sguardo: aveva il terrore che lui potesse leggerle la bugia negli occhi.

 

Ad Al si spense il sorriso e la lasciò andare. Forse davvero stava perdendo i colpi. Forse a lei, lui non interessava davvero. Forse il 'fascino Potter' come lo chiamava Scorpius, si era esaurito e ne era rimasto solo a James.
In quel momento si sentì la porta comunicante con le serre aprirsi e Alice fece un altro passo indietro prima di alzare uno sguardo triste su di lui e girarsi verso il fondo del locale.
"Alice?" chiamò la voce di Neville.
"Sì, papà, siamo qui…" rispose lei, lanciandogli un'altra occhiata per poi raggiungere il professor Paciock.
"Avete… finito?" chiese ancora l'uomo, lanciando uno sguardo a lui e poi alla figlia, per poi continuare ancora con occhiate confuse.
"Sì, abbiamo finito" concordò Al, tornando a prendere la borsa dei libri dalla scrivania lungo la parete.

 

Neville guardò i due ragazzi uscire, ma capì anche lui che era successo qualcosa. "Tutto bene?" chiese sottovoce alla figlia, mentre Albus teneva la porta aperta verso l'esterno: il professore capì che la stava aspettando.
"Sì…" rispose Alice, ma poi si morse il labbro inferiore e il suo sguardo si fece triste. Senza farlo apposta, Neville guardò Albus, ma lui stava guardando il cielo scuro. Forse si stava sbagliando.
"Sicura?" insistette.
La ragazza annuì, ma non guardò mai verso la porta, si voltò invece verso le vasche delle piante. "Quello…" Indicò vagamente con la mano il fondo della stanza. "Il Frullobulbo…" Si morse ancora il labbro e Neville si tranquillizzò un pochino.
Guardò nella direzione indicata dalla ragazza e annuì. "Sì, era quello della nonna. Non si è più ripreso dopo che…" Neville non riuscì a finire la frase. La morte di Nonna Augusta lo aveva lasciato solo e di nuovo orfano, come se avesse ancora undici anni e fosse di nuovo il ragazzo sovrappeso e timido che affrontava Hogwarts per la prima vola.

 

'Papà… Durante le vacanze andiamo al San Mungo?' Alice avrebbe voluto tanto riuscire a fare quella domanda, ma poi non ne ebbe il coraggio e non disse niente: si avviò verso la porta e solo una volta sull'uscio si girò verso il padre, ma i loro sguardi non si incrociarono e lei uscì dalla serra.
Si stupì di trovare Al ad aspettarla: dopo il due di picche che gli aveva dato, pensava che se ne sarebbe andato via arrabbiato, e invece lui era lì fuori.
"Non piove più" constatò e lei annuì con il capo senza dire niente.

 

Al aggrottò la fronte: Alice aveva un atteggiamento strano. Non capiva se fosse per l'interruzione di suo padre o per altro, ma il suo sguardo era abbattuto e le si avvicinò. "Grazie, comunque" disse, schiarendosi la voce.
"Oh… Sì. Beh, alla fine avevi solo bisogno di un po' di incoraggiamento."
Sicuramente anche lei ne avrebbe avuto bisogno, di incoraggiamento. Soprattuto con lui. Decise di non mollare. Si avvicinò a lei e le prese la mano: era freddissima.
"Stai bene?" le chiese, per un attimo seriamente preoccupato.
Alice staccò la mano dalla sua.  "Devo andare…" Allungò il passo e Al dovette correrle dietro. Ma cosa stava succedendo?
"Ehi, fermati…"

 

Quando sentì il maglione della divisa tirare indietro, Alice sospirò: non ce l'avrebbe fatta. Non con lui. Si voltò. "Senti… Va bene studiare, va bene il tuo premio… ma basta, finita lì. Noi… Io…" Gesticolò e fece un respiro profondo.
"Pensi di non essere il mio tipo" dichiarò lui, concludendo la sua frase. Alice rise nervosamente.
"Io non sono il tuo tipo!" esclamò, quasi arrabbiata.
"Non puoi saperlo" insistette Al, con un sorrisetto sghembo. Oh, che nervoso le faceva venire quel sorrisetto: era proprio un Serpeverde! Convinto di poter avere tutto, che tutti siano ai suoi piedi. Si girò e prese a camminare verso il castello.
"Certo che lo so! Ho visto quelle che frequenti e IO non sono come loro!"

 

Al sorrise ancora mentre allungava il passo per starle dietro. "Ah, sei gelosa?"
Lei si fermò, si voltò velocemente e il ragazzo le finì quasi addosso. "Io non sono gelosa di te, Albus Severus Potter!" Era così infastidita dal fatto che lui avesse insinuato la cosa che non riusciva più a tenere ferme le mani.
"Dici?" la stuzzicò ancora. Oh, Merlino lei si era fermata in un punto buio e quando stette zitta non seppe dire bene se fosse arrossita o meno. Era così carina quando succedeva.
Gli voltò le spalle e riprese a camminare. Lui la raggiunse e l'affiancò. "Ti ricordi quella frase di qualche giorno fa? 'Non siamo in confidenza e non ci conosciamo bene'… Oh, lo hai detto tu!" precisò, alzando le mani quando Alice si era girata verso di lui per fulminarlo con un'occhiataccia. Non ribatté niente, così lui continuò. "Non mi conosci e non sai qual è 'il mio tipo', in fin dei conti. Mentre io so benissimo chi…"
"Guarda che a te basti che respiri…"
"Adesso mi offendi…" Si portò una mano al petto e fece una smorfia innocente. Lei sbuffò e non ci cascò. "E un po' offendi anche te, a dire il vero…"

 

Alice sentiva il nervoso salirle e scendere lungo tutto il corpo: lui stava girando il significato di tutto. Quel troll di un Serpeverde! Si avvicinò ad Al e bisbigliò: "Sai perché pensi di volere proprio me?"

 

Al corrugò la fronte: ma che domanda era? Ma lei non voleva una risposta, pensò, perché subito dopo continuò a parlare. "È perché non ho ceduto. Non sono caduta ai tuoi piedi dicendoti quanto sei bello e intelligente e non smanio dalla voglia di cacciarti la lingua in bocca!" Subito dopo lei sospirò e il suo corpo, rigido fino a poco prima, si rilassò. Al, invece di arrabbiarsi, trovò la cosa molto divertente.
"Dici che ci starebbero proprio tutte?"

 

Quando il ragazzo disse quella frase stupida e allargò gli occhi in una smorfia divertita, Alice sbuffò ancora, rigirandosi e tornando verso il castello a passo veloce. "Stupido Serpeverde!"
"Dai, Alice, stavo scherzando!"
Lei si fermò ancora. "Io non sono una sfida" disse.
"Sei il mio premio."
"E allora aspetta giovedì. Avrai ciò che vuoi, no?" Tipico di un Serpeverde: voleva, a ogni costo, tutto prima del tempo. Senza pensare a nessun altro che a se stesso, visto che rimetterci sarebbe stata solo lei. Perché Alice ne era convinta: le sarebbe piaciuto. Tantissimo. E lui sarebbe andato avanti, contento di aver vinto, mentre lei sarebbe rimasta lì, con il suo sapore sulle labbra a rimpiangere qualcosa che sapeva già che non avrebbe mai avuto. E non voleva illudersi.

 

Al pensò che il suo tono fosse intriso da molto più di nervosismo e rabbia. Sembrava… triste e lui non riusciva a interpretare la cosa.
"Domani ci vediamo?" chiese invece, non sapendo più cosa dire.
Alice alzò le spalle. "Non ha senso ripassare. Per me sei preparato". No. No. Lei non aveva capito.
"E se ci vedessimo senza studiare?"

 

Alice si morse il labbro inferiore. Da un lato aveva promesso a Lily di tenere impegnato suo fratello, e farlo, le piaceva. Ma dall'altro, se lui avesse provato di nuovo a baciarla, non era sicura di riuscire a dire ancora di no. E doveva dirgli di no. Primo perché altrimenti il premio non avrebbe avuto valore, e secondo… per tutto quello a cui aveva pensato prima. Per un attimo si chiese quali erano le cose che l'avevano convinta che fosse sbagliato: Merlino, si sentiva confusa.

 

Al vide la ragazza tentennare. Non voleva più vederlo? Ma davvero? Non era solo uno scherzo fra di loro? "Da amici?" capitolò lei alla fine. Al annuì. "Prometti?" No.
"Certo."

 

Alice annuì, perché così avrebbe accontentato tutti: Al, Lily e anche se stessa.

 

***

"Domani riesci a tenere Al in biblioteca fino a cena?" Lily aveva fermato Alice prima ancora che mettesse piede nella stanza del quinto anno.
"Abbiamo finito di studiare. Domani non andremo in biblioteca" le rispose l'amica, posando la borsa sul suo letto.
"Per i denti di Merlino!" Lily si buttò sulla trapunta con la scena più melodrammatica che Alice avesse mai visto. Rise, perché l'adorava e avrebbe voluto avere metà della sua audacia.
"Mi inventerò qualcosa, dai…" le rispose, sapendo perfettamente che era stato lui a chiederle di passare il pomeriggio insieme e non il contrario, e per questo si sentì colpevole come se stesse tradendo la sua amica, ma non voleva raccontarle niente, ancora. Conoscendo Lily non l'avrebbe più lasciata stare e ad Alice faceva comodo che lei avesse in mente altre cose per il momento.
"Ti ho detto che sei la mia amica preferita?" A quelle parole la rossa le saltò al collo, tirandola sul letto e serrandola in un abbraccio killer.
"Lily, sono la tua unica amica, le altre le hai esasperate tutte!" la prese in giro, ridendo.
"Vero! E per questo sei anche la migliore. Ti voglio bene!" Lily le stampò un bacio sulla guancia e le ragazze rimasero sdraiate sul letto a guardare il baldacchino fino a quando non si fece ora di cena.

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Capitolo 17
*** Eccezionale ***


Eccezionale

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'Che un lupo mannaro ti mangi vivo'

 

Al rilesse le parole di buon auspicio di quel bigliettino trovato sulla panca del tavolo della colazione e il suo sguardo corse in fondo alla sala grande, verso gli studenti Grifondoro. Alice era seduta vicino a sua sorella e, forse per telepatia o per casualità, alzò gli occhi proprio in quel momento. Al levò in alto la mano che reggeva la pergamena in un saluto e lei sorrise, facendogli un cenno del capo.
Il giorno prima non si erano visti perché Scorpius aveva organizzato un allenamento extra di Quidditch, dicendo che lo stadio si era liberato improvvisamente ed era impensabile rinunciare a un'occasione così. Tutti loro si erano guardati straniti, ma poi alla fine avevano alzato le spalle e accettato la cosa. Però così non era riuscito a beccare Alice in nessun modo, perché lei era sempre con Lily. C'era stato un momento in cui aveva pensato di fregarsene e portagliela via, ma siccome non gli era venuto in mente nessun motivo per farlo senza che sua sorella potesse pensare qualsiasi cosa, aveva rinunciato. Rompere le barriere di Alice era già abbastanza difficile, se anche Lily avesse tentato di mettergli i bastoni fra le ruote, non ci sarebbe mai saltato fuori.
Sospirò.

 

Scorpius si sedette accanto all'amico proprio nel momento in cui sospirò.
"Tutto ok?" gli chiese, mentre gli sfilava dalle mani il vassoio con le uova strapazzate e se ne prendeva una generosa porzione.
"Guarda". Gli mostrò il biglietto aperto senza rispondere veramente alla sua domanda. Scorp lanciò un'occhiata alla scritta e prese una forchettata. "Chi è? Una delle tue amiche?"

 

Al sbuffò. Perché tutti pensavano che avesse un sacco di ragazze? "No, è Alice" precisò, scocciato che l'amico non lo avesse capito subito.
"Ah, la Paciock, giusto. Come va con lei? Non mi hai più detto niente."
Al guardò di sottecchi l'amico mentre si versava un bicchiere di succo. "Effettivamente sembra che tu mi stia evitando, ultimamente…" constatò subito dopo averci pensato.
"Chi? Io?" Scorp rise. "Sei tu che sei costantemente impegnato con la figlia del prof, in verità!"
"Ma non è vero! Ieri non l'ho vista per colpa del tuo allenamento a sorpresa. A proposito, devo ancora capire perché hai improvvisato una cosa simile. Non abbiamo neanche una partita vicina!"

 

Scorp alzò le spalle fingendo di masticare. Cosa doveva dirgli? Che Lily aveva iniziato a non dargli tregua? Che lo sorprendeva negli angoli più bui del castello e a lui veniva sempre un infarto quando pensava che qualcuno potesse vederli insieme?
Non sapeva come, ma lei aveva capito che Scorpius, dopo la sua puerile dichiarazione, aveva il terrore che Al scoprisse cosa provava per Lily e il fatto che potesse venire a sapere che l'aveva baciata (e più volte) gli faceva scorrere brividi di paura lungo la schiena. Cosa avrebbe fatto? Lo avrebbe additato come un traditore? O magari gli avrebbe dato una pacca sulla spalla dicendogli che era contento? No, era un'utopia, non sarebbe mai successo.
Chinò la testa sul piatto e mangiò ancora.
"Ora non studieremo neanche più insieme… E Lily è sempre fra i piedi… Oh, Scorp non è che…"
Scorpius capì cosa volesse chiedergli l'amico e si alzò prima ancora di mandar giù il boccone. "Ho scordato un libro, ci vediamo a pozioni. E per Erbologia…"

 

Albus ringraziò l'amico quando gli fece un augurio magico e lo guardò andare via. Chissà cosa aveva dimenticato, visto che la prima ora aveva incantesimi.
Il moro finì la colazione e al suonare della prima campanella si diresse verso le serre. Passò di proposito davanti al tavolo dei Grifondoro, ma non fu Alice a dargli un pugno sul braccio in un augurio abbastanza colorito.
"… fratellone! Dai dai che è la volta buona!" concluse sua sorella in quel suo modo delicato di fare tutto. Poi si fermò e chinò il capo. "Oh Merlino, sei nervoso davvero?"
Al alzò una spalla: era nervoso sì, se non fosse riuscito a prendere almeno una sufficienza avrebbe potuto dire addio per sempre al suo sogno di fare il pozionista.
"Ma va là, andrà tutto bene, vedrai. E chi lo sa, magari prenderai pure un 'Oltre ogni previsione'!" lo incoraggiò e Albus si sentì un po' meglio, tanto da arrivare a strafare.
"Magari prenderò 'Eccezionale'."
Ma sua sorella storse il naso e fece una smorfia. "Vabbè, l'importante è crederci!" e così dicendo sparì nella calca di studenti del quinto anno.
Sospirò ancora.

 

***

Sette erano le piante che doveva esaminare e cinque erano state veramente facili da capire cosa avessero. Le ultime due iniziavano a dargli dei grattacapi, invece. Okay che avrebbe comunque ottenuto la sufficienza, ma ora voleva davvero puntare all'Eccezionale. Voleva baciare Alice. E se per lei quello era l'unico modo per farlo, lui avrebbe preso il massimo dei voti. E poi aveva detto che poteva riuscirci tranquillamente. Però lei non aveva visto la Mimbulus Mimbletonia o quell'altro cespuglio di cui non riusciva a vedere altro che numerosissime foglie di forme differenti. Mentre si avvicinava alla Mimbulus si ricordò quale pianta avesse come caratteristiche le foglie dalle diverse conformazioni, così tornò indietro e scrisse sulla pergamena, fissata alla cartellina con un pezzo di magicscotch, con scrittura elegante e sofisticata, 'Centinodia'e tutte le caratteristiche che avrebbe dovuto avere la pianta sana e quelle che aveva questa davanti a lui. Scrisse così tanto che pensò di finire l'inchiostro nella piuma auto inchiostrante e sorrise quando riuscì a scovare il suo problema e l'incantesimo per guarirla. Sorrise mentre passava accanto alla McGranitt che vegliava sulla verifica. Stranamente, lei gli rispose allo stesso modo.
Il vero problema rimase l'ultima pianta. La Mimbulus Mimbletonia era grigia e sembrava un semplice cactus, più piccolo di quelli che aveva visto in giro. Ci girò intorno più volte e, almeno per cinque minuti, non seppe proprio dire cosa diavolo avesse quella pianta.
Fece ancora quello che gli aveva insegnato Alice e scrisse sulla pergamena tutto quello che sapeva sulla pianta, poi fece l'unica cosa che non aveva ancora avuto bisogno di fare: si avvicinò e chiuse gli occhi. Allungò le mani e inspirò forte, cercando di cogliere tutto ciò che emanava e che era, la pianta. Dovette farlo due volte, perché si fece distrarre da ciò che aveva intorno e la prima volta perse concentrazione.
Fu solo mentre suonava la campanella di fine lezione che capì cosa avesse quell'esemplare e sorrise mentre allungava la pergamena al professore.

 

"Com'è andata?" gli chiese Neville, mentre si sporgeva a prendere la cartellina.
"Bene". Il ragazzo sorrise e l'uomo fece finta di non vedere l'espressione della McGranitt mentre li osservava.
"Hai ragione" disse, sorridendo e facendo scorrere la verifica. Si confrontò con Minerva e poi con la bacchetta fece apparire il voto in alto a sinistra, prima di allungarlo al ragazzo.

 

Albus riprese il compito con un brutto sospetto: le parole del voto erano troppe. Quando lesse le scritte in rosso quasi gli cadde la bacchetta: Oltre ogni previsione.
Ma perché? Lui aveva fatto tutto giusto!

 

***

 

Al uscì dalla serra velocemente: forse sarebbe riuscito a beccare Alice prima che iniziasse l'ora successiva. Che materia aveva detto di avere? Non lo ricordava, porca Morgana!
Rientrò al castello, ma invece di girare per le aule del piano terra, salì le scale automaticamente e si rese conto da solo di sapere già dove doveva andare.
Passò davanti all'aula di Storia della Magia e subito dopo si scontrò con una manciata di studenti del quinto anno che si stavano dirigendo verso di essa.
Sarebbe stato più facile vedere Lily, probabilmente, ma fu la chioma bionda di Alice che Al adocchiò subito, e passando accanto a loro, la bloccò per un braccio mentre gli studenti continuarono a camminare.
"Al!" esclamò lei, spalancando gli occhi, quando se lo trovò di fronte.

 

Lily non si era accorta del fratello, ma aveva notato di non aver più accanto l'amica. Si girò indietro e li vide, così chiamò Al, chiedendogli come fosse andata.
Il moro si girò verso di lei e con un gran sorriso le mostrò il pollice alzato: fantastico!
Tentò di gridare un'esclamazione, ma uno dei suoi compagni la spinse dentro l'aula, e lui non la sentì. Tornò fuori subito, ma dal corridoio erano spariti sia Alice che Al. Oh.
"Signorina Weasley, non resti sulla porta che intralcia il passaggio. Dovrà aspettare di essere un fantasma per poterlo fare."
Lily arricciò il naso e la bocca alla brutta battuta del professore Ruf e annuì rientrando.

 

Alice non aveva capito niente. Al l'aveva fermata mentre stava andando a lezione di Storia della magia e si era girato quando Lily gli aveva chiesto come fosse andata, così lei non aveva capito la risposta, e ora la stava trascinando lungo il corridoio del primo piano.
"Al, ma dove stiamo…"
"Qui" la interruppe lui, facendola entrare in una nicchia del corridoio.
Quando si trovò in un passaggio buio, tirò fuori la bacchetta e illuminò l'ambiente. "Al, ma che è successo? Com'è andata?"
Lui sembrava nervosissimo e lei si preoccupò: possibile che fosse andata male? Non avrebbe più fatto il pozionista? (Ed era tutta colpa sua?)

 

Albus non sapeva da dove cominciare: dal fatto che aveva fatto tutto giusto? Della Mimbulus Mimbletonia che in verità non aveva niente e che era stata messa come trabocchetto? O che era riuscito a scovare subito quello delle prime cinque piante? Ci aveva messo una vita per scrivere tutto, ma poi alla fine, era stata una cosa semplice.
Si passò una mano fra i capelli e si sedette su una protuberanza del muro di pietra.
Cercò di iniziare dall'inizio e raccontò delle prime malattie che aveva trovato, spiegandole come c'era arrivato – sempre- per qualche suggerimento che le aveva dato lei. Dovette intartagliarsi più volte, perché la fronte della ragazza si corrugò molto.
"… e quella cavolo di Mimbulus Mimbletonia! Ci sono stato dietro almeno mezz'ora, non capivo, Alice, te lo giuro, così ho scritto tutto, come mi avevi detto tu e alla fine, quando è suonata la campana ci sono arrivato: non era malata! Non aveva niente!" Gesticolò ancora, nella fretta di spiegare e continuò. "Ma non ho fatto in tempo a scriverlo, così tuo padre mi ha dato solo Oltre ogni previsione, ma io lo avevo capito, lo sapevo, ci ero riuscito, ci credi? Ce l'ho fatta! E poi…"

 

Alice spalancò la bocca, delusa dal fatto che lui fosse così contento di aver preso Oltre ogni previsione invece di Eccezionale e ci rimase male. Lui sorrideva, invece. Un po' nervosa, perché era sicurissima che lui ci sarebbe riuscito e convincendosi del fatto che se aveva svolto correttamente tutto, non c'era differenza, fece due passi avanti, si infilò fra le gambe del ragazzo, gli prese il volto fra le mani e lo baciò.

 

*

 

"Ma, Neville, se avevi capito che Albus aveva fatto tutto il compito corretto, perché gli hai dato solo Oltre ogni previsione?"
"Perché così quando ha ammesso che la Mimbulus Mimbletonia non aveva nessuna malattia, gli hai alzato il voto tu, Minerva. Scommetto che ai suoi occhi è stato molto più soddisfacente che se lo avessi fatto io. Quel ragazzo aveva bisogno di un'impennata di autostima e ora ce l'ha!"
Minerva scosse il capo quasi sorridendo. "Sei sempre stato una persona dall'animo gentile, Neville. E continui a dimostrarmelo".
Magari fosse stato sempre così semplice! Neville si toccò in tasca la carta della caramella e la fece scivolare fra il pollice e l'indice: era una cosa che faceva quando era nervoso e lo sapeva bene. Forse avrebbe dovuto parlarle. Forse avrebbe dovuto lasciarla andare. Alla fine, sarebbe ritornata. O l'avrebbe persa per sempre.

 

***

 

Al era rimasto stranito quando lei si era fiondata su di lui e gli aveva preso il viso fra le mani per baciarlo, ma non ci aveva pensato su tanto e aveva goduto della situazione, portandole le mani sui fianchi e rispondendo al suo bacio.
"Mi dispiace per il voto…" mormorò Alice, quando si staccò da lui, con tono afflitto. Merlino, non lo aveva baciato per pietà, vero? Le prese una mano e la tirò giù fino a quando lei si sedette sulle sue gambe, stringendola di più a sé e baciandola subito dopo averle sussurrato di stare zitta. Chiuse gli occhi e le portò una mano al viso quando lei schiuse le labbra e si lasciò baciare ancora: doveva essere in paradiso.

 

"Te lo avevo detto che sarebbe stato fantastico!" Il sussurro del moro solleticò la pelle di Alice e lei si sentì arrossire fino alla cima dei capelli.
Non sapeva cosa dire, così non disse niente e gli posò una mano sulla spalla. "Sì, lo avevi detto" si sentì rispondere, mentre sorrideva. Fece per alzarsi, ma lui la trattenne.
"Resta qui. Se mi bacerai solo oggi, dovrà durare molto" disse sottovoce, cercando ancora le sue labbra. Alice non voleva smettere, a dir la verità. Le dispiaceva che lui non avesse preso il massimo dei voti, perché era sicura che se lo meritava, ma dall'altra parte non le interessava niente dei suoi voti in quel momento magico. Quando lo aveva baciato per la prima volta, consapevole di ciò che stava facendo, era pronta a scoprire come sarebbe stato, ma ora, che sapeva cosa si provasse, avrebbe voluto che non finisse mai.

 

Al non la forzò in nessun modo e anche dopo il quarto o il quinto bacio, quando aveva rallentato la presa su di lei, lasciandole l'opportunità di andarsene, lei non lo aveva fatto. Le spostò una ciocca di capelli dietro all'orecchio e poi avvicinò di nuovo la bocca al suo orecchio, come se dovesse confessarle un segreto. "Non mi hai lasciato finire… Ho preso Eccezionale. Ma mi è piaciuto molto di più, così" ammise e quando notò che le guance di Alice presero colore si sentì fortunato.

 

"Hai preso Eccezionale?" chiese Alice passandosi la mano fra i capelli. "Ma avevi detto…"
"Sì, stavo dicendo che subito Neville mi aveva dato Oltre ogni previsione, perché pensava che non avessi risolto il problema dell'ultima pianta, ma poi quando gliel'ho spiegato, la McGranitt mi ha alzato il voto!"
"La McGranitt?" domandò, ripetendo le sue parole. Al annuì e lei si portò una mano al viso, scuotendo la testa: che figura!
"Ehi, non fare così. Sono contento, invece, che sia stata tu a baciarmi. Non aspettavi altro, eh?" le disse, con un sorrisino furbetto.
"Che Troll!" lo sgridò, mentre cercava di trattenere una risata, dandogli una manata sulla spalla.
"Sì, ma sono contento comunque."
"Eh sì: diventerai un pozionista!"
"Ho baciato Alice Paciock" ribatté, invece lui, facendole un occhiolino. Alice trattenne il respiro per un attimo, ma poi si riprese.
"Pensavo di essere stata io a baciarti…" lo corresse e si chinò di nuovo su di lui: com'è che aveva detto? 'Visto che era solo quel giorno, doveva durare a lungo'.

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Capitolo 18
*** Baci segreti, baci e segreti, segreti senza baci ***


Baci segreti, baci e segreti, segreti senza baci

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"Alice!" Lily alzò il braccio per chiamare l'amica e le fece cenno di raggiungerla sulla panca dei Grifondoro durante il pranzo. "Dov'eri finita? Ruf è così logorroico… Senza di te è una noia mortale seguire le sue lezioni…"
"Scusa, tuo fratello mi ha raccontato del compito e…"
La rossa alzò gli occhi al soffitto mentre i vassoi del cibo iniziavano a comparire sui tavoli. "Sì, immagino, quando Al inizia non finisce più di parlare…"
"Eh, già…"

 

Alice non sapeva bene cosa dire a Lily, ma della lezione di erbologia di Al, lei sapeva ben poco. Avevano passato quelle due ore, che lei avrebbe dovuto passare nell'aula di Storia della Magia, nella nicchia lì vicino, a baciarsi, a ridacchiare e a fare gli stupidi tutto il tempo. Inutile dire che era stato bellissimo. Si toccò le labbra, che sentiva ancora gonfie, non spiegandosi come mai Lily non se ne fosse accorta e poi lanciò un'occhiata al tavolo Serpeverde, giusto in tempo per veder entrare, da una delle porte laterali, Albus e Malfoy. Il moro alzò lo sguardo verso il loro tavolo e quando incrociò i suoi occhi, le sorrise e lei rispose allo stesso modo.
Merlino, sentiva ancora il cuore batterle fortissimo, per non parlare di come percepisse su di sé il profumo di Al. Senza farsi notare da Lily alzò l'orlo dello scollo del maglione e se lo avvicinò al naso, chiudendo gli occhi: ma lei come faceva a non sentirlo?

 

Lily vide Al e Scorpius entrare nella sala grande e sbuffò quando osservò il biondo sedersi accanto a suo fratello e non guardare mai dalla sua parte. Probabilmente lo stava facendo apposta: era impossibile che non sentisse il suo sguardo trapassargli la testa. O il torace. O più giù. Decise di darci un taglio.
Si sporse per prendere il vassoio con il pasticcio di carne e, intanto, si girò verso Alice. "Però è andato, bene, giusto? Mi ha fatto un segno affermativo quando gliel'ho chiesto".
La bionda annuì, mentre la guardava versarsi una buona dose di cibo. "Sì, ha preso Eccezionale."
"Davvero?" Lily era così stupita che il mestolo si fermò a mezz'aria. Alice annuì senza dire niente e lei si fermò a pensare.

 

"Beh, in questo caso, potresti aiutarlo ancora, no? Se continuerete a studiare insieme probabilmente diventerà la sua materia preferita!"
Alice, che conosceva bene Lily, le lanciò un'occhiata da sotto le ciglia. "Cosa stai architettando ancora?" le chiese a bruciapelo.
"Chi, io?" rispose la rossa, con un sorrisino di finta innocenza.
"Sì, tu: Lily Luna Potter."
Lily alzò di nuovo gli occhi al soffitto e sbuffò ancora. "Ok, mi hai sgamato. È che non ho concluso niente con Scorp. Sì, beh, ci siamo solo baciati per un po', ma…"
Solo? Alice alzò un sopracciglio. Anche lei e Al si erano baciati per due ore e non avrebbe mai messo nella stessa frase il 'solo' che aveva usato Lily. Era stato sconvolgete, si era sentita viva, si era sentita grande e bella, aveva… Sospirò, e Lily si fermò nel raccontare. "Cosa c'è?"
"Lily, se lui ti piacesse davvero, non diresti che vi siete solo baciati. Perché quando baci qualcuno che ti piace…"
"Hai baciato qualcuno di recente?"
"Come?" Stranita, Alice si fece attenta: si era tradita? Non era ancora pronta a condividere Al con qualcun altro. Neanche con Lily. Specialmente con Lily, che era sua sorella.
"Hai un'espressione strana e normalmente non parli di semplici baci così, come se fossero… qualcosa di importante."
"I baci sono qualcosa di importante, Lily!"
"Sì, se non sei costretta a elemosinarli!" Come? Ma cosa stava dicendo?
"Che intendi?"
"Intendo che Scorpius, nonostante la sua dichiarazione nell'aula, a parte quella volta lì, non ha mai fatto il gesto di baciarmi. Inizio a pensare che non sia vero e che me lo abbia detto perché gli facevo pena."
"Oh, Lily, sono sicura di no" la consolò Alice, posandole una mano sulla sua e stringendogliela. Era brutto il fatto che lei fosse così felice e che alla sua migliore amica, invece, sembrava che andasse tutto male.

 

"Ti ho detto qual è il problema di Scorpius, Lily" s'intromise nella loro discussione Rose, sedendosi sulla panca di fronte a loro e prendendo uno dei vassoi.
"Sì, che è un Troll" concluse per lei la cugina. Rose scosse il capo: voleva aiutare Lily, ma aveva bisogno che lei capisse. Aveva osservato Scorpius abbastanza, abbastanza da far ingelosire Carl effettivamente, e aveva capito il suo atteggiamento: a lui Lily piaceva. Rose aveva visto come la guardava quando pensava che nessuno se ne accorgesse. E probabilmente gli piaceva così tanto che non riusciva a scegliere fra lei e l'amicizia con Albus: ormai sapeva cosa passava per la testa dei maschi, avrebbe potuto fare tranquillamente la psicomago per gli adolescenti.
"Ha solo bisogno di una piccola spinta."
"Nel lago nero?" chiese Lily ironicamente.

 

"Lily…" La bionda cercava sempre di fare l'avvocato del diavolo, secondo Lily.
"Alice, ma secondo te dovrei stare con uno che, per quanto abbia detto che gli piaccio, non tenta mai di baciarmi? Persino Richard mi cercava più di lui!"
"Oh, Richard voleva solo portarti a letto, e questo lo sai anche tu, non dovresti neanche metterli sullo stesso piano…"
Sì, quello che diceva Alice era vero, soltanto che di Richard non gliene fregava niente, mentre di Scorpius…
"Quanto lo baci tu, ricambia?"
Lily sentì le guance avvampare alla domanda di Rose. Le piacevano i baci di Scorpius. E sì, sembrava piacessero anche a lui. Quello che non le piaceva era il fatto che dovesse sempre essere lei a cercarlo e a fare la prima mossa. Solo le prime volte era stato lui a baciarla. Ed era stata una sensazione bellissima. Sentì Alice ridacchiare affettuosamente al suo fianco e stringerle le spalle con un braccio.
"Mi sa di sì, Rose. Forse ha davvero solo bisogno di una spinta…"
O forse non la voleva veramente. Ma l'orgoglio di cui portava i colori sulla divisa le impedirono di dirlo ad alta voce.

 

"Andate a Hogsmeade insieme e mettilo alle strette. O ignoralo. O fallo ingelosire. O…"
Rose propose tutti i trucchetti che avevano usato lei o le sue amiche, ogni volta che volevano raggiungere un obbiettivo con un ragazzo.
"Non verrà mai da solo con me" ammise Lily, ma poi si voltò verso Alice. "Però…"
Rose vide l'espressione della bionda e rise: avere a che fare con la loro famiglia quando si mettevano in testa qualcosa, doveva essere faticoso da reggere. Ma divertente.
"Però?" chiese infatti lei, con un tono rassegnato.
"Potremmo andarci in quattro. Se quel Troll pensa che la sua amicizia con Al sia più interessante dei miei baci, andiamo a Hogsmeade tutti insieme."

 

"Potrebbe funzionare, sai? Ma deve sembrare che la cosa parta da loro" spiegò Rose, che iniziava a provarci gusto.
"Devi farti invitare da Al per uscire sabato. Potresti dirgli che è per festeggiare il suo voto o che deve offrirti una burrobirra perché lo hai aiutato e ha preso Eccezionale…" ordinò, quasi, alla bionda.
Alice tentò di tirarsi indietro, dicendo che Al avrebbe potuto capire che era una farsa e la rossa insistette dicendo qualcosa che fece guardare tutte e tre le ragazze verso il tavolo dei Serpeverde.
Scorpius e Albus alzarono entrambi lo sguardo su di loro, ma se Al sorrise, facendo un cenno con la mano, Scorpius corrugò la fronte.
"Ma dai, guardalo! È più Troll del suo amico. Non ci arriva di sicuro."

 

Alice sentì una punta di amarezza premerle lo stomaco. "Non dire così, non è vero! Tuo fratello è molto intelligente e…"
"Sì, sì, va bene…" la liquidò l'amica, con una mano, ma Alice notò che Rose le aveva lanciato uno sguardo curioso.

 

 

Rose sorrise materna quando Alice abbassò lo sguardo. Alice e Al? O solo Alice dietro ad Al? Beh, il sorriso di Al di prima poteva essere un buon indizio.
"Potrebbe non essere una farsa. Potreste andarci davvero…"
"Oh, ho già tentato di farla uscire con qualcuno dei nostri, ma ha detto di no. Però, forse, non ha detto di no per Al… Alice, non ricordo: avevi rifiutato anche Al?" Si voltò verso l'amica, ma lei era impegnata a guardare la sua forchetta. Alzò lo sguardo svogliatamente e con una certa studiata sorpresa. Finta. Ma l'amica non la calcolò, perché stava guardando il recipiente con il secondo. "Ehi, ma chi ha finito il polpettone? Merlino… Ehi, giù la forchetta, quel vassoio è mio!" continuò Lily, alzandosi subito dopo.
Come si alzò, Alice tornò a guardare il suo piatto, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di Rose, che comunque continuò a guardarla sorridendo.
No, il sorriso di Albus non era stato casuale. Continuò a osservarla e notò che le sue guance erano rosse. Ohhh. Sì, qualcosa stava succedendo.
"E quali sono le altre qualità di Al, Alice?"

 

Alice vide il sorriso sornione della rossa, ma non capì cosa intendesse: aveva capito e voleva giocare con lei? Ma poi: capito cosa? Che a lei piaceva Al? Che si erano baciati? Che lui… Lily tornò con un vassoio e la bacchetta spianata e si risedette accanto a lei, in modo molto chiassoso.
Lanciò un'ultima occhiata a Rose, ma lei si era voltata verso Lily. "Lily, Al ti ha mai detto se è interessato a…"
"Rose, abbiamo sentito dire che non giocherai la partita contro i Serpeverde, il mese prossimo, è vero?"

 

Rose si voltò verso Alice e rise: per essere sempre all'ombra di Lily, la ragazza era furba. O chi lo sa, magari non era solo Lily a essere in gamba, a quanto pare: aveva sviato l'attenzione in modo molto interessante.
"Avevi detto che avresti giocato! Che anche se il Quidditch non ti interessava più tanto, lo avresti fatto per la squadra!" Lily aveva sgranato gli occhi, con un'occhiata che l'accusava di tradimento.
"Lily… No, ho deciso di ritirarmi definitivamente dalla squadra: non ha senso che giochi, visto che non ho partecipato neanche a un allenamento. Preferisco concentrarmi sui M.A.G.O."
"E perché Towlor non ci ha detto niente? Lui lo sa?" La rossa sembrava veramente in ansia.
"Lo dirà al prossimo allenamento. Io l'ho informato stamattina…" disse, per tranquillizzarla, ma senza riuscirci. Giusto, quella mattina. Ma allora…
"Ma tu come lo sapevi? E perché non me lo hai detto?" chiese la rossa, girandosi verso Alice.
"Già, tu come hai fatto a saperlo? Anzi, voi. Hai detto 'abbiamo sentito'…" Rose era molto più tranquilla e la osservava con curiosità, ma senza essere arrabbiata.
Aveva detto a Micheal Towlor che si ritirava dalla squadra e non avrebbe giocato poco prima, ed erano solo loro due. Sapeva che Towlor non lo aveva ancora detto a nessuno, semplicemente perché era stata a lezione con lui fino al suono della campanella e poi erano andati a pranzo. Come faceva a saperlo Alice? Poi si ricordò di quella nicchia nel corridoio. La usavano gli studenti dei primi anni per nascondersi da Ruf. Magari nascosta lì. E se non era da sola… Scoppiò a ridere.

 

Alice lo aveva sentito un'ora prima, proprio da Rose: era passata dal corridoio del primo piano insieme ad altri studenti del settimo anno e stava parlando con Towlor della partita: lo aveva sentito anche Albus e lei aveva dovuto baciarlo quando aveva esclamato qualcosa e rischiato di farsi scoprire.
"L'ho sentito in giro… Mi sa che la notizia circola già" Cercò di giustificarsi, ma l'occhiata che le lanciò ancora Rose, la tacciò come bugiarda. Abbassò gli occhi: doveva aver capito.

 

Rose sapeva che stava mentendo. Ma non le interessava molto: alla fine, lo avrebbero saputo tutti.
"Oh, non preoccuparti, Alice. Chissà, magari la voce è arrivata anche ai Serpeverde, allora? Dici che Al lo sa già?" le chiese, con l'intenzione di farle capire che sapeva ma che non avrebbe detto niente e intuì che la ragazza aveva afferrato il senso della sua domanda perché divenne di nuovo rossa.
Ma, appunto, non voleva svergognarla.

 

Alice sentì il calore salirle ancora al viso quando Rose aveva nominato Al: doveva aver capito che era con lui. Si preparò a un'eventuale sconfitta, per aver sfidato una strega abile come lei. Scosse le spalle. "Non saprei. Ma è molto… probabile" ammise, pronta a incassare un'eventuale battuta che la smascherava agli occhi di Lily.
"Andrò a dirgli di non farlo sapere a nessuno. Anche se immagino che Scorpius potrebbe saperlo già: ricordiamoci che Al non gli nasconde niente."
Alice pensò che la frase fosse per lei e scosse le spalle ancora, mostrando una sicurezza che non sentiva. "Beh, è il capitano di Quidditch, ci sta che glielo racconti, no?. Magari non gli dice proprio tutto il resto…" Era veramente così? Alice non era sicura. Al avrebbe raccontato a Scorpius di loro? Di quello che avevano fatto nel nascondiglio del corridoio?

 

Rose si alzò. "Andrò ad assicurarmene. Non voglio che la voce arrivi alla squadra prima che glielo abbia detto Towlor".
Lo sguardo allarmato di Alice le fece scuotere la testa: non doveva preoccuparsi. Sperò di riuscire a comunicarglielo senza aprire bocca.
Si girò e si avviò verso il tavolo dei Serpeverde, diretta verso il cugino e il suo migliore amico.

 

Al non si accorse di Rose finché lei non si sedette davanti a loro. "Ragazzi" li salutò con un sorriso strano.
"Rose" rispose Al, mentre Scorpius alzò gli occhi dal piatto e le fece un cenno con il capo.
"So che avete saputo… Cioè, so che eri nascosto nella nicchia del corridoio del primo piano mentre spiegavo a Micheal della partita" spiegò, guardando Al negli occhi, quasi ridendo.
Al vide Scorpius girarsi verso di lui e alzare un sopracciglio, ma non disse niente ad alta voce. E non avrebbe detto niente: era il suo miglior amico, se avesse voluto cazziarlo per qualsiasi cosa, anche avergli nascosto dov'era veramente durante le ore di pozioni, lo avrebbe fatto una volta da soli loro due. Annuì verso Rose e lei proseguì.
"Volevo chiedervi di non dirlo in giro, non ancora. Finché Micheal non darà l'annuncio ufficiale…"
"Certo, Rose, non era nelle nostre intenzioni dirlo in giro" rispose Scorpius, da nobile e gentiluomo qual era. "Chi prenderà il tuo posto? Lily?"
Al si voltò verso l'amico e lo guardò corrugando le sopracciglia. Lily? Lily, sua sorella?
Rose scosse le spalle. "Non saprei, deciderà Micheal, immagino".

 

Scorpius non era riuscito a smettere di pensarci da quando Albus gli aveva detto di averlo sentito: chi avrebbe fatto il cercatore dei Grifondoro? Lily sicuramente era la migliore, anche se adesso giocava da cacciatrice.
"Ho la vostra parola, comunque?" Tutti e due i Serpeverde annuirono. "Ah, stavo parlando con le ragazze, là al tavolo" disse ancora, indicando il lato dei Grifondoro in fondo alla sala, ma senza voltarsi.
Tutti e due lanciarono un'occhiata in quella direzione, ma sia Lily che la Paciock, quando videro che loro le stavano guardando, tolsero lo sguardo per parlare fra di loro. Scorpius non capì se lo avessero fatto apposta o meno.

 

"Ed è venuto fuori che…" Rose fece una pausa misurata e aspettò che i ragazzi la guardassero. "Che a loro piacerebbe andare a Hogsmeade, sabato".
Chissà se così riuscivano a capire. Guardò Al e subito dopo Scorpius per poi aggiungere: "Sperano che qualcuno si faccia avanti… Oppure ci andranno con qualcun altro…"
Poi, senza aspettare risposta, si alzò e se ne andò.

 

Scorpius rimase a guardare Rose come quando, da bambino, sua madre lo ammoniva per il suo comportamento.
"Deve aver capito che l'ho sentita quando ero nascosto con Alice. Secondo te, lei ci verrebbe con me a Hogsmeade?"
Scorpius non aveva ascoltato l'amico e continuava a guardare il tavolo Grifondoro, ma Lily non guardò più verso di lui. "Chi, Rose?"
"Scorp!" esclamò Al, dandogli una pacca sulla spalla. "Ma mi ascolti o no?" continuò, per poi abbassare la voce. "Intendevo Alice: se la invito, mi dice di sì? Era questo che intendeva, giusto? Dici che l'ha invitata qualcun altro?"
Scorp scosse le spalle e tornò a guardarlo. "E che ne so, io?" rispose concitato il biondo, perché era convinto, in verità, che la frase fosse stata detta per lui. Per lui e Lily. Chissà se la storia degli altri ragazzi era vera o no. L'unica differenza fra lui e Al era che Al avrebbe potuto tranquillamente invitare la bionda, mentre lui non avrebbe mai potuto uscire con Lily. Non senza una giustificazione. E non ne aveva. "Quindi hai fatto sesso con la Paciock?" gli chiese, soltanto per metterlo in imbarazzo perché era nervoso. Aveva immaginato che fosse con lei per le ore di lezione, ed era invidioso: lui riusciva a stare con Lily solo per pochi minuti, di sfuggita e male. Si passò una mano fra i capelli: doveva dirglielo. Doveva parlare con tutti e due. Ma non in quel momento. Si sentì un vigliacco.

 

Al si sentì quasi un dodicenne. Sentiva l'imbarazzo crescergli nel petto, ma la cosa lo faceva sentire bene. "Volevo raccontare ad Alice del compito e fra una cosa e l'altra si è fatto tardi… Non abbiamo fatto… Niente di male…"
Scorpius lo guardò alzando un sopracciglio e lui si sentì un Troll. "Di male? E da quand'è che sei diventato così… puritano?" Il biondo quasi gli rise in faccia e Al alzò le spalle.
"Va bene così" disse semplicemente.

 

Scorpius dovette mordersi la lingua per non rispondergli male. Non voleva litigare con il suo miglior amico, ma era nervoso e aveva voglia di sfogarsi. E lo capiva perfettamente: anche lui pensava che stare vicino alla ragazza giusta fosse meglio che fare sesso con una qualsiasi. Così sospirò silenziosamente e gli chiese: "L'hai baciata?"
Al sorrise in un modo così strano che tornò bambino e Scorpius si sentì di nuovo invidioso. E subito dopo in colpa. "Mi ha baciato lei" ammise, con lo stesso tono con cui, qualche anno prima, gli aveva detto che per Natale aveva ricevuto una Firebolt III serie gold.
Scorpius pensò ancora a Lily: anche lei lo aveva baciato. Più volte. Ma spesso sembrava arrabbiata con lui, più che felice. Come se si aspettasse qualcosa. Come se lui non le avesse spiegato che non avrebbero potuto fare niente. Se non baciarsi di nascosto qualche volta. Ok, questo non glielo aveva detto, ma lo pensava.
"Potremmo andare in quattro, che dici? Hai chiesto a qualcuna di uscire, sabato?"
Scorp guardò l'amico con la fronte aggrottata, tornando con la mentre nella sala grande. "Non l'ho chiesto a nessuna" ammise. E non voleva chiederlo a nessuna, pensò tornando a guardare il tavolo Grifondoro e notando che Lily si stava alzando.
"Perfetto!" Come? Cosa era perfetto? Si chiese, non capendo.
"Diciamo alle ragazze che andiamo insieme a Hogsmeade e…"
"No, non è una buona idea, Al, tutti e quattro…" disse Scorpius, forse troppo velocemente, ma l'ultima cosa che voleva fare era passare una giornata in compagnia di Al e Lily e di dover stare attento a quello che diceva, che faceva e che pensava. Non era neanche sicuro di riuscire a stare nella stessa stanza per dieci minuti, con Lily e Al, figuriamoci una giornata intera.
"Non ho detto che staremo insieme tutti e quattro!"
Come? Scorpius si voltò velocemente a guardarlo: conosceva Al da tantissimo tempo e sapeva che quell'espressione non prometteva niente di buono. "Cosa hai in mente?" chiese, con una brutta sensazione: avrebbe quasi preferito dover partecipare al duello con Brown.
Quando Al gli raccontò ciò che aveva ideato, Scorpius pensò che i fratelli Potter fossero nati per farlo ammattire. Scosse la testa mentre il moro rideva e gli spiegava perché il suo piano fosse così perfetto.

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Capitolo 19
*** Non sono del tutto convinta, ma... ***


Non sono del tutto convinta, ma...

Non sono del tutto convinta, ma…

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Alice stava uscendo dalla lezione di Aritmanzia e si sentì tirare per un braccio prima di trovarsi al buio dietro all'arazzo del cervo che corre, del terzo piano. "Alice!" La voce di Al le riempì i pensieri e il suo profumo di fiori di arancio e menta le fece girare la testa. "Al?" chiese, ma sapeva già la risposta, infatti non disse nient'altro quando sentì le mani del ragazzo stringerla a sé a chinarsi a baciarla.
Quel giorno, per fortuna, sembrava lunghissimo per le cose belle. E iniziava a capire perché molti ragazzi si nascondevano nei corridoi bui. O perché le ragazze si facessero mangiare il lucida labbra così volentieri.

 

Al non riusciva a staccarsi da Alice, e neanche voleva farlo. Quando iniziò a sentirsi accaldato, però, capì che la situazione iniziava a sfuggirgli di mano. "Facciamo una passeggiata nel parco?" le chiese, sperando che l'aria della fine di novembre raffreddasse i suoi bollenti spiriti. O perlomeno che gli facesse tornare il sangue a una temperatura accettabile.
Quando la ragazza sospirò sul suo viso, pensò di rimangiarsi l'invito e di trascinarla in un posto più comodo, ma poi riuscì a controllarsi. "Va bene" rispose lei, ma subito dopo sentì di nuovo le sue labbra su di lui e le sue mani che si intrufolavano fra i capelli: Merlino, così sarebbe stato difficile!
Fu soltanto dopo dieci minuti che uscirono da dietro all'affresco e Al riuscì a ricomporsi. Anche Alice dovette sistemarsi i capelli, ma mentre lo faceva gli lanciò un sorriso così bello che il ragazzo pensò che sarebbe valsa la pena anche affrontare un drago.
"Però andiamo verso il lago…" suggerì la ragazza, mentre nel corridoio abbassava gli occhi, facendo finta di cercare qualcosa nella borsa quando incontravano altre persone: avevano finito l'ultima ora di lezione e gli studenti stavano reclamando la tanto attesa libertà, prima di tornare a studiare sui libri.
"Il lago?" chiese Al, incurante di tutti e prendendole la mano.

 

Quando lui le prese la mano, Alice sentì il cuore scoppiarle in gola. Abbassò lo sguardo quando incontrarono dei ragazzi che incrociarono il loro cammino e poi tornò a guardarlo. "C'è l'allenamento di Quidditch, adesso. Lily…"

 

La ragazza non terminò la frase e Al Annuì: andare vero il lago li avrebbe allontanati dallo stadio di Quidditch, dove poco dopo sarebbe iniziato l'allenamento dei Grifondoro. E quindi ci sarebbe stata Lily. Tutti e due non volevano che sua sorella sapesse. Bene, andavano già d'accordo.
Al sorrise mentre le stringeva le dita un po' di più.

 

***

 

Lily era uscita dagli spogliatoi con uno sguardo terreo in viso. "Tutto bene, Lily?" le chiese Nicole, una delle battitrici, scorgendo la sua espressione.
La rossa riuscì solamente ad annuire: Micheal aveva detto che voleva parlare con la squadra (tutta la squadra, riserve comprese!), prima dell'inizio dell'allenamento, ma lei sapeva già cosa voleva dire ed era questo che le aveva messo addosso quella strana sensazione. Ansia, preoccupazione o chissà cosa, fatto sta che stava sudando freddo.
Da un lato sapere che il posto da cercatrice sarebbe stato libero, le dava la spinta per provare a chiedere al capitano quel ruolo, dall'altro… non era del tutto convinta di riuscirci. Merlino, quand'è che avrebbe iniziato a sentirsi capace e sicura e come fingeva di essere?
Si avvicinò al campo e si affiancò a Hugo che, già con le protezioni indossate, aspettava con la scopa in mano e uno sguardo svogliato.
"Hugo" lo salutò, chinandosi a raccogliere una pluffa e lanciandola verso il cugino.
"Lily…" Il tono del rosso era quasi scocciato.
"Che hai?"
"Niente… Tu sai di cosa ci deve parlare Micheal?" Lily aggrottò la fronte: lui non lo sapeva? Rose era sua sorella!
"Non lo sai?" gli chiese, stupendosi. Come faceva allora a saperlo Alice, se non ne era a conoscenza neanche Hugo?
Il ragazzo scosse le spalle e fece per aprire la bocca, quando Micheal entrò nel cerchio formato dai giocatori. "Ragazzi" esordì, muovendo la scopa e sospirando. "Ho una brutta notizia. Rose Weasley ha…"
"Rose Weasley-Granger" lo corresse la ragazza, comparendo dietro di lui e mettendosi al suo fianco.
"Rose?" esclamò Hugo e la sorella gli fece un cenno con il capo, sorridendo mesta.
"Forse dovrei spiegare io, giusto Michael?" Il capitano annuì, muovendo il braccio che reggeva la scopa per invitarla a parlare.
"Ragazzi, mi dispiace molto, ma devo abbandonare la squadra. So di aver partecipato ai provini, di aver portato via il posto da cercatore a qualcun altro e di non aver dato a nessuno, in questo modo, l'opportunità di allenarsi, ma…" Rose sospirò e si passò una mano fra i capelli ricci.
"Sei incinta?" le chiese Christopher Rowand, uno dei battitori, con un ghigno degno di un demone.
"Coglione" sussurrò Lily, ma non abbastanza basso da non farsi sentire da tutti.
Rose le indirizzò un sorriso e poi fece un passo verso il ragazzo. "No, Chris. È solo che sto cercando di dare più M.A.G.O. possibili e, anche se pensavo di riuscirci, ho paura di non poter prestare la giusta attenzione al Quidditch. Quindi… sono qui a lasciare il posto…"
Rowand non la fece neanche finire e si girò verso Michael. "Chi sarà il nuovo cercatore?"
Michael scosse le spalle. "Non ho ancora deciso. Con il fatto che c'era Rose, nessuno si è presentato ai provini per quel ruolo…"
"Lo faccio io, allora. Hai delle riserve per me."
"Ehi, no!" Si trovò a reclamare Lily. "Dovresti fare una selezione comunque" propose a Michael.
"Vuoi proporti tu, piccoletta?" Rowand, che era all'ultimo anno, si avvicinò a lei, ma Lily non si fece ingannare. Né dalla sua altezza, né dalla sua postura: non era giusto che il posto lo prendesse lui senza una selezione.
"Lily potrebbe. È agile e corre veloce. Non sottovalutare la cosa, Michael" la sostenne Rose.
"Non ho tempo per i provini. La partita contro i Serpeverde è fra nove giorni. Sceglierò qualcuno della squadra… tipo… mercoledì. Qualcun altro oltre a Chris e Lily vorrebbe candidarsi?" chiese allora, girando su se stesso: nessuno accettò l'invito.
"Potter, sai di non avere speranze, vero?" le chiese Rowand, con uno sguardo divertito.
"E chi lo sa" rispose lei, guardandolo con espressione dura.
"Perfetto. Vinca il migliore, allora" le augurò lui, alzando una mano a mo' di saluto.
Mentre si allontanava, salendo a cavallo della scopa, Lily si chiese cosa le fosse saltato in mente: lei cercatrice. Non lo aveva mai fatto. Beh, sì, aveva giocato con gli altri alla Tana, ma per quanto si impegnasse, non erano veramente partite 'importanti', quelle!
Osservò il resto della squadra iniziare l'allenamento e sospirò. "Dai, Lily, puoi farcela di sicuro! Non fare quella faccia…" Hugo si era avvicinato a lei per darle una pacca sulla spalla.
Avrebbe voluto avere metà della sua sicurezza. Sospirò e prese il volo anche lei.

 

***

Freddo, c'era freddo. Questo era sicuro. Ma ad Al non era ancora passata la voglia di stringere Alice fra le braccia senza lasciarla più andare.
Avevano camminato fino alla riva del lago, chiacchierando di cose senza senso, ma senza mai staccare le loro mani unite e le dita intrecciate. Una volta sulla battigia, Al la tirò a sé e la baciò ancora.
Lei non oppose resistenza, ma si scostò velocemente da lui quando si sentirono delle voci poco lontano.
"Al… Potrebbero vederci…"
"Lascia che guardino" le rispose lui, allungando una mano verso il suo viso, ma lei fece un passo indietro.

 

Lui non capiva. Un conto erano i baci che si erano scambiati quella mattina, o prima, dietro all'arazzo, un altro conto era farsi vedere da tutti. Hogwarts, era un posto pettegolo, pieno di lingue, orecchie e occhi. E Alice non voleva che gli altri li vedessero. Non voleva spiegare a nessuno del premio e che quel giorno sarebbe stato così speciale per loro. E non voleva che lo sapesse Lily, perché si sarebbe illusa. E non lo avrebbe fatto solo Lily.
Fece un passo indietro e lasciò la mano del ragazzo.
"No, non…" Tentò di spiegarsi.
"Esci con me, sabato?" la interruppe Al. Come? Sabato? Fra due giorni? Ma…
"Sabato?" chiese, troppo sbalordita per mettere insieme altre parole.
"Sì, sabato". Al rise, ma la sua risata si tinse di un tono strano.

 

Al per un attimo pensò che lei dicesse di no. Ma perché avrebbe dovuto? "Andiamo a… Hogsmeade" continuò, decidendo di mentirle per paura che il suo no diventasse reale e definitivo.
"Di solito vado a Hogsmeade con Lily, non so se…"
Oh, era tutto lì il problema? "Ho già pensato a Lily. Cioè, ci penserà Scorpius. Usciremo in quattro e…"
"Avete già organizzato tutto?" Il suo tono sostenuto fece venire ad Al il dubbio di aver parlato troppo. Era una cosa brutta aver già pensato a come uscire con Alice?

 

Da come la stava mettendo, Alice pensò che Al desse per scontato che lei e Lily avrebbero accettato l'invito con entusiasmo. Ed effettivamente, sarebbe stato anche così, se loro non si fossero baciati per una stupida scommessa e Lily non fosse arrabbiata con Scorpius.
"E cosa ti fa credere che diremo di sì?" Si sentì in dovere di chiedere e un po' gioì a veder Al vacillare.
"Perché non dovreste voler venire con noi?"
"Devo ricordarti che quest'estate ci avete offerto un gelato per non stare con noi?"

 

Il sorriso di Al scemò: per Salazar, era vero. E di sicuro se lo ricordava anche Lily: le ragazze avevano una memoria pazzesca per cose così stupide. Ma allora aveva capito male le parole di Rose o lei stava facendo la preziosa? Tentò comunque di insistere.
Si passò una mano fra i capelli. "È stata un'idea mia, non di Scorpius" precisò, tentando si salvarsi, ma lo sguardo della ragazza si incupì.
"Giusto. E ora ci inviti…" Beh, lui voleva passare il pomeriggio con Alice, di sicuro non con Lily, e se per farlo doveva 'accasare' temporaneamente Lily, Scorpius glielo avrebbe fatto, come favore.
"Pensavo che dopo stamattina…" esordì, ma lo sguardo della ragazza lo trapassò.
"Oggi è un altro discorso. Oggi è il tuo premio. Ma domani…" Come? Ma non era così!
Si avvicinò e le prese la mano. "Stamattina mi hai baciato tu. Puoi raccontarti quello che vuoi, ma non lo hai fatto di sicuro per il premio. E neanche adesso…"

 

Alice non riuscì a sostenere il suo sguardo e abbassò gli occhi, perché era tutto vero: lo voleva anche lei, ma stava giocando a un gioco di cui non conosceva le regole. "Sì, hai ragione. Ma… e se poi va male?"
Le sembrava che in ballo non ci fossero solo loro.

 

"E se poi va bene?" la stuzzicò Al, con un sorriso. "Esci con me. Dimmi di sì". Si avvicinò ancora, le prese il viso con una mano, prima di chinarsi e posare labbra sulle sue. Capì di aver vinto quando lei si lasciò andare e schiuse la bocca.
"Non ti dovrebbe riuscire tutto così facile. Non è giusto" brontolò Alice e il ragazzo sorrise.
"Vuoi che indovini il tuo gelato preferito?" la prese in giro, visto che aveva già scoperto i suoi gusti e lei rise.
"Ti piace vincere facile, eh?" Mi piace vincere te. Ma non lo disse ad alta voce. "Beh, potresti provare a indovinare il mio colore preferito, in questo caso…" Lo sguardo sornione di Alice era un misto fra innocenza e peccato e Al pensò che non avrebbe mai visto niente di più bello. Annuì.
"Va bene" rispose, allegro.

 

Alice rise del suo ottimismo. Probabilmente pensava, come facevano troppi Serpeverde, che essendo una Grifondoro il suo colore preferito fosse uno di quelli della sua casa. "Io starei attento a non cadere nel banale, se fossi in te. Non sono né il rosso né…"
"Azzurro. Il tuo colore preferito è l'azzurro" rispose sicuro Al, prima che lei finisse la frase.
Oh, Merlino! E come faceva a saperlo con sicurezza? Con quella sicurezza?
"E come fai a…"
"Le tue piume per scrivere sono azzurre, il cordoncino che lega le pergamene che hai nella borsa è azzurro, la stella che ti pende dal collo è…"
Alice si toccò il ciondolo che le aveva regalato nonna Augusta: Al aveva prestato attenzione a quelle cose? Il calore le riempì il petto e la coccolò come un gatto che faceva le fusa.

 

Al non capì bene il suo gesto: aveva sbagliato? Non gli sembrava. Per un attimo la sua sicurezza vacillò, quando il suo sguardo si riempì di tristezza, ma poi lei sorrise e tutto il mondo tornò a girare nel giusto verso.
"Mi sa che verrò con te a Hogsmeade, sabato" disse lei e Al pensò che non fosse il caso di specificare che non sarebbero andati a Hogsmeade, visto tutte le storie che aveva appena fatto, così annuì.

 

***

 

Lily era arrabbiata nera: quel Troll di Rowand l'aveva stuzzicata per tutto l'allenamento fino a quando non aveva sbottato e gli aveva dato una spinta che lo aveva fatto cadere di parecchi metri prima che riuscisse a riprendere il controllo della scopa. Così Michael Towlor l'aveva richiamata, Hugo era intervenuto in sua difesa, una delle cacciatrici aveva tentato di difendere il battitore e il tutto era finito in una grossa caciara.
"Lily!" La voce di Hugo l'aveva fatta voltare, ma non si era fermata.
"Cosa c'è?" Quando il cugino la raggiunse le fece un sorriso che le ricordò molto lo zio Ron e si ammorbidì: sembravano sempre dei teneroni. "Scusa, Hugo. Anzi, grazie per prima…"
"Rowand è un Troll, spero che qualcosa impedisca anche a lui di giocare in squadra". Hugo alzò le spalle e la seguì verso il castello.
"Addirittura?"
"Certo. Anzi, devi proprio batterlo!" Poi Hugo vide Fiona che lo aspettava sul portone di entrata e fece un cenno di saluto alla rossa, prima di raggiungere la Tassorosso.
Lily sbuffò: una giornata di… Ma che le era venuto in mente? Non sarebbe mai riuscita a farsi ammettere come cercatrice. Però provare non costava niente… Beh, a parte l'orgoglio.

 

Scorpius riuscì a intercettare Lily lungo un corridoio del terzo piano: sapeva che dopo l'allenamento lei sarebbe andata direttamente in camera e voleva raggiungerla prima che entrasse nel regno rosso e dorato dei Grifondoro.
Le si affiancò. "Lily" la salutò, ma lei girò appena lo sguardo verso di lui e, anche se alzò un sopracciglio per la sorpresa, non disse niente.
"Towlor vi ha detto che…"

 

Lily si fermò di colpo: Scorpius lo sapeva? "Sai di Rose?" gli chiese.
Il Serpeverde annuì. "Me l'ha detto Albus" si giustificò. Ah. Per un attimo, aveva pensato male. Ma perché Alice e Albus lo sapevano mentre anche Hugo ne era all'oscuro? Scosse il capo.
"Le voci girano in modo strano…" disse, a nessuno in particolare. "Tu cosa vuoi, invece? Non penso che tu mi abbia cercato perché morivi dalla voglia di vedermi, no?"

 

Scorpius incassò il colpo: sapeva di non essersi comportato nel migliore dei modi, ma non l'aveva mai trattata male. "Sei nervosa?"
"Sì, mi stai rendendo nervosa tu. Ho appena scoperto che dovrò battermi contro un mezzo gigante per il ruolo di Rose e non sono…" Ma cosa stava dicendo?
"Towlor non ha dato a te il posto da cercatore?" Scorpius era stranito. Secondo lui, nella squadra di quell'anno, non c'era un Grifondoro migliore di Lily per quel ruolo.
"Che fai, mi sfotti, Malfoy? Perché non ho molto tempo per queste…"
"No, aspetta… Non volevo… "Lily sospirò pesantemente e poi riprese a camminare. "Senti, posso aiutarti io per il ruolo. Puoi allenarti con me". La ragazza lo guardò come se gli fossero spuntate due teste direttamente dal petto.
"Tu?" Il suo tono era scettico, ma non lo stava deridendo. E meno male! Non si sarebbe vantato, ma era un cercatore dal suo secondo anno, ed era il più bravo in assoluto.
"Sì" rispose solamente. Lei si fermò di nuovo e fece una faccia strana, come se stesse valutando la cosa.
"Sabato prossimo c'è la partita contro di voi. Non mi sembra una cosa… cioè, dici sul serio?"
"Certo."

 

Lily stava pensando che forse poteva approfittare della cosa. Rose non aveva tempo di aiutarla e Scorpius era uno dei cercatori più bravi. Lei comunque doveva sostenere quella sorta di provino fra meno di una settimana. Non aveva tempo per cercare qualcuno, non sapeva a chi chiedere e… Merlino! Va bene, va bene!
"Michael deciderà mercoledì prossimo. Probabilmente ci sarà una gara o qualcosa di simile..." Scorpius annuì ancora. Lily si morse il labbro, forte. "Ok, andata".

 

Scorpius osservò la piccola rossa allungare la mano verso di lui e gliela strinse. Avrebbe voluto dirle che dovevano suggellare con un bacio o una cosa così, ma stette zitto perché in quel momento passarono due studenti Corvonero del secondo o terzo anno. Sapeva che doveva chiarire con Lily, lui l'aveva evitata, ma quel giorno era stata lei a non cercarlo e ora pensava di aver fatto una cazzata e si stava pentendo.
"Ci vediamo allo stadio?" gli chiese lei, ma Scorpius dovette scuotere la testa.
"Il campo è prenotato, domani. Dovremo fare domenica mattina".

 

Lily strabuzzò gli occhi: domenica mattina? "Non volevi iniziare subito?" le chiese un attimo dopo, capendo il suo sguardo. Sì che voleva, ma… Merlino, domenica? Annuì. "Ma non facciamo troppo presto. E se facessimo sabato?" gli domandò. Magari domenica sarebbe riuscita a dormire un po'.
"C'è Hogsmeade, sabato" rispose lui, con la fronte corrugata.
Oh, giusto. Hogsmeade. Quella cavolo di gara le stava mandando in tilt il cervello. "Ah, ok, va bene domenica, allora" acconsentì.
"Magari a Hogsmeade ci mettiamo d'accordo per gli allenamenti. Non c'è molto tempo e…"
Cosa, cosa, cosa?

 

"Ehi, frena quando voli in curva, Malfoy, cosa andiamo a fare a Hogsmeade?" Scorpius capì che lei non sapeva niente. Al gli aveva detto che sarebbero andati a Hogsmeade e di averne parlato con la Paciock, ma probabilmente lei non lo aveva ancora detto a Lily. Tentò di arrampicarsi sui vetri.
"Pensavo che sarebbe stato carino…" Cosa avrebbe dovuto dire? Spiattellare la storia di Al e la figlia del professore? Non era sicuro che sarebbe stata una buona idea.
"Mi stai invitando a uscire?" gli chiese lei, senza mezzi termini, ma la sua espressione non era propriamente quella di una ragazza contenta.
"No?" le domandò in risposta, come se volesse lasciare decidere a lei.

 

 

Lily alzò le spalle. "Di solito vado con Alice ma… Immagino che non sia un problema, comunque" concluse alla fine, annuendo. Chissà, avrebbero potuto parlare di quello che stava succedendo fra di loro? Perché lei avrebbe gradito sapere come stavano le cose…
"Allora ci vediamo… direttamente sabato?" chiese comunque, per capire se si fossero messi d'accordo nel modo giusto.

 

Scorpius annuì. "Sì, sabato mattina davanti al portone" concluse. Quando Lily si avvicinò a lui, pensò che volesse baciarlo, così lanciò un'occhiata intorno a loro, per assicurarsi che non ci fosse nessuno: fece un passo verso i lei e si chinò leggermente, ma Lily gli diede una pacca sulla spalla. "A sabato" esclamò, ma subito dopo capì quello che lui si era aspettato e i suoi occhi furono attraversati da un lampo divertito, così avvicinò il viso al suo e si leccò le labbra prima di dire: "Questa volta caschi male, Malfoy!"
Scorpius ci rimase male come se gli avessero dato un due di picche. Merlino!

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Capitolo 20
*** Burrobirre a Hogsmeade ***


Burrobirre a Hogsmeade

 -

 -

Lily arrivò davanti del quadro della signora grassa e incontrò Alice che, dall'altra parte del corridoio, stava parlando con alcune ragazze.
"Lily!" la chiamò lei quando la vide e la rossa la raggiunse subito.
"Alice, vieni, ho un sacco di cose da raccontarti!" disse, tirandola per un braccio, senza rendersi conto che anche l'amica voleva dirle qualcosa. La trascinò dentro la sala comune e si diresse subito verso la scala a chiocciola. "Non ci crederai mai!"

 

Alice voleva raccontare a Lily di suo fratello e del fatto che l'avesse invitata a Hogsmeade. Intanto l'avrebbe informata sul premio e sul fatto che quella giornata l'avevano passata insieme. Sentì un po' di calore salirle al viso: cosa avrebbe detto Lily? Sarebbe stata contenta per lei o no?
"Micheal ci ha confermato che Rose lascia la squadra e lui deciderà, la settimana prossima, chi prenderà il suo posto e… indovina? Scorpius mi aiuterà ad allenarmi!"
"Scorpius?" le chiese, stranita.
Gli occhi di Lily brillarono e Alice si bloccò. "Sì! E non è finita qui: mi ha chiesto se vado a Hogsmeade con lui. Beh, in verità non penso sia un appuntamento vero e proprio, dice che così possiamo metterci d'accordo per gli allenamenti. Ma è sospetto, no? Avremmo potuto tranquillamente parlarne stasera dopo cena o domani. E invece lui mi ha detto sabato…" Lily era contenta. Agitata e contenta. E blaterava senza sosta. "E poi si aspettava che lo baciassi e io mi sono tirata indietro! Avresti dovuto vedere la sua faccia! C'è rimasto come uno snaso nelle sabbie mobili. Però gli ho detto di sì per sabato. Non volevo tirare troppo la corda…" Stavano camminando per raggiungere la stanza del quinto anno e ancora Lily non aveva ripreso fiato, nonostante cercasse di non alzare troppo la voce. "Secondo te vuole chiedermi di stare insieme per davvero? Probabilmente ci sarà anche Al e quindi ha intenzione di ammettere anche davanti a lui che vuole stare con me. Tu cosa dici?"
Alice sbatté gli occhi quando Lily si fermò davanti alla porta della camera del quinto anno e non seppe cosa rispondere. Al le aveva detto che aveva chiesto a Scorpius di uscire con loro e Lily, e lei aveva pensato che sarebbe stata una bella cosa ma… Ora l'entusiasmo dell'amica la stava preoccupando: se le avesse detto che lei lo sapeva perché Al aveva chiesto a lei di accompagnarlo a Hogsmeade, avrebbe capito che il biondo glielo aveva chiesto solo per quello? Ma poi, quali erano le intenzioni di Scorpius? Magari si stava facendo tanti problemi e in verità il Serpeverde aveva deciso da solo di chiedere a Lily di uscire. Oppure…

 

La sua amica aveva una faccia strana. Lily le posò una mano sulla spalla e la scosse. "Ohi, Alice, tutto bene?"
"Come? Sì, certo…" le rispose, ma la rossa non era del tutto convinta.
"Dici che Scorpius ha intenzione di dire a Al che vuole stare con me?" Ad Al e al resto del mondo, pensò Lily. Aveva finalmente deciso? Ripensò a quando si era aspettato che lei lo baciasse e al fatto che c'era rimasto male. Forse si sarebbe dato una mossa. E se invece il suo interesse era veramente solo quello del Quidditch? Si morse il labbro.

 

Alice vide Lily torturarsi il labbro con i denti e capì che non sentiva veramente tutta la sicurezza che manifestava. La passò un braccio sulle spalle, aprendo la porta della stanza. "Sono sicura che sabato avrai tutte le tue risposte" le disse cercando di non mentire.
"E se non fossero quelle che mi aspetto? O quelle che vorrei?" Lily mormorò talmente piano che Alice avrebbe pensato che avesse detto qualcos'altro, se non l'avesse conosciuta così bene.
"Ti aiuterò a fargli il culo" rispose e Lily rise dirigendosi verso il suo letto.
"Scusami, cosa dovevi dirmi?" le domandò, dopo un po', mentre radunava le cose per andare a fare la doccia.
"Oh, niente di importante" mentì, ma non riuscì a guardarla.

 

Lily si sentì in colpa. "So che ti ho stressato tanto, ultimamente, con la storia di Scorpius…"
"Non preoccuparti, Lily, siamo amiche…"
"Ti ho anche obbligato a stare con mio fratello, chissà quanto mi odi!"
"Ma no, cosa dici! Anzi, a dir la verità…"

 

Alice pensò che forse poteva approfittare delle parole dell'amica per confessargli quello che sentiva per Al, quando una ragazza si affacciò alla porta della stanza. "Potter! Un tipo grande e grosso mi ha detto di dirti che anche se fai comunella con il cercatore dei Serpeverde, non puoi batterlo!"
Lily iniziò a brontolare su uno dei giocatori della squadra di Quidditch e si avviò fuori dalla stanza, dicendo che sarebbe andata a dirgliene quattro.
Alice sospirò: non sembrava mai il momento giusto.

 

***

Finalmente sabato era arrivato e le ragazze, seppur per motivi diversi, erano abbastanza agitate: Alice non era poi riuscita a dire alla sua migliore amica che sarebbe uscita con suo fratello e Lily era nervosa all'idea di non sapere cosa aspettarsi da quella giornata.
"Sto bene?" le chiese la rossa e Alice le sorrise come una zia.
"Sei bellissima, Lily" l'assicurò, osservando la ragazza tirarsi il maglione sui jeans.
Scesero le scale ridacchiando a braccetto e Alice, per tutto il tempo, non si chiese mai cosa sarebbe successo quando i Serpeverde si sarebbero presentati.
Si morse il labbro, senza poter confidare i suoi pensieri a nessuno. In fin dei conti, presto si sarebbe rivelato tutto, no? Glielo avrebbero detto insieme.

 

*

 

"Cavolo, sono insieme!" esclamò Albus verso l'amico quando dalla porta che dava sull'entrata videro le ragazze scendere dalle scale.
"Beh, cosa ti eri immaginato? Non hai detto alla Paciock che saremmo andati tutti?" Al alzò le spalle: sì, era vero le aveva detto così.
"Ora devo solo riuscire a trovare il modo… Perché non vai a chiamare mia sorella? Con una scusa potresti portarla via un attimo…"

 

A Scorpius non piacevano molto i giochetti. Forse perché non era molto bravo in quelle cose, ma poteva assecondare Al lo stesso. "Potrei dirle che voglio parlare di Quidditch. Non penso che alla Paciock interessi molto lo sport, così non insisterà per venire…"
Scorpius pensava che invece l'amica di Lily fosse al corrente di loro due, così era sicuro che qualsiasi scusa avesse usato, non avrebbe accampato storie. Sempre che Lily volesse veramente andare con lui; dopo giovedì sera, non ne era così sicuro.
"Quidditch? E di cosa dovreste parlare? Lily non vuole dirmi niente di Quiddich, ha paura che scopra qualche schema o qualcosa che potrebbe andare a nostro vantaggio sabato prossimo."
Scorpius alzò le spalle con una studiata noncuranza e si preparò a lanciare la cacca-bomba. "Le ho promesso che l'avrei aiutata per prendere il posto di Rose. Faremo qualche allenamento…"
Albus si voltò verso di lui con uno sguardo strano e Scorpius si preparò a un eventuale confronto: forse era il momento di dirglielo. Fece per aprire la bocca, ma l'espressione di Al si distese e poi sorrise. "Ottima idea! Non sarei riuscito a pensare a niente di meglio!"

 

Al diede una pacca sulla spalla all'amico e poi tornò a guardare le ragazze che si stavano avvicinando. "Guarda che intendo aiutarla davvero" precisò Scorpius e il moro si voltò di nuovo di verso di lui.
"Davvero?" Era stranito: perché Scorp avrebbe dovuto farlo?
Il biondo si strinse nelle spalle. "Mi sembrava una cosa carina, l'ho incontrata l'altra sera e ha detto che le sarebbe piaciuto fare il provino, ma aveva paura di non farcela…"
"Lily? Davvero pensa di non farcela?"
Scorpius si strinse nelle spalle. "Alla fine ha solo bisogno di incoraggiamento, penso che sia un po' insicura".
Albus annuì. "Bene, allora tienila impegnata così. Io porterò via Alice e magari loro non si faranno troppe domande…"

 

Scorpius alzò un sopracciglio all'esagerato ottimismo dell'amico. "Ma la Paciock non sa dove andrete?"
Al scosse tutto il busto. "No. Pensavo mi avrebbe detto di no. Non so perché, ma è restia a lasciare da sola Lily."
Forse perché erano amiche? Scorpius alzò gli occhi: ma il suo migliore amico aveva una sorella e non capiva niente di queste cose?
"Ma non bastava dire a Lily che volevate stare da soli?"
Al sbuffò. "Guarda, preferisco non tirare in ballo mia sorella. Mi… dà fastidio, la cosa. Come se lei poi si sentisse in diritto di mettersi in mezzo. Sai com'è fatta, no?"
No, Scorpius non lo sapeva. Cioè, sì, lo sapeva. Ma a lui piaceva come si 'metteva in mezzo' Lily. "Quindi neanche la Paciock vuole dirlo a Lily?" chiese. Ma su questo era scettico: aveva visto le ragazze insieme più volte a casa dei Potter, e lui era abbastanza sicuro che non si sarebbero nascoste una cosa così. Ma le ragazze erano sempre un casino, quindi chi era lui per esserne così sicuro?
"A dir la verità, penso che Alice non aveva capito che non volevo solo un bacio. Lei pensava che… sarebbe stato solo l'altro giorno. Non…" Scorpius notò la difficoltà di Al nello spiegarsi. E, come aveva notato i giorni prima, capì che per lui era una cosa nuova: la figlia del professore lo stava mettendo in discussione.
"Lei pensava che volessi solo fartela e non aveva capito che le tue intenzione erano più… serie?"

 

Al si passò una mano fra i capelli. "Sì, una cosa così". E sapeva che Alice avrebbe fatto storie anche per quella giornata lì. Al immaginava che finché si trattasse di nascondere a sua sorella una giornata di baci, sarebbe stata d'accordo, ma nascondere di più... Non era del tutto convinto. E lui, siccome non voleva dire niente a sua sorella fino a quando non fosse stato sicuro di ciò che c'era con Alice, preferiva stare zitto. Forse, convincere Alice sarebbe stato più difficile. Il giorno prima ne avevano parlato e lui era riuscito a schivare la discussione, ma non sapeva fino a quando ci sarebbe riuscito.
"Dai, è ora di andare…"

 

*

Lily vide arrivare Scorpius dalla porta dei sotterranei e, per quanto si sforzasse di rimanere impassibile, si scoprì a sorridergli.
"Ragazze" le salutò. Sembrava imbarazzato e a Lily fece tanta tenerezza: Scorpius imbarazzato era una cosa così dolce!
"Scorpius, sei solo?" chiese, guardando alle sue spalle: si era aspettata anche Albus, ma il biondo non era stato raggiunto da nessuno.
"Ehm…" Il Serpeverde si passò una mano fra i capelli mentre si voltava verso il corridoio dei sotterranei. "Eh sì…"
"Albus non viene?" Ora Lily era stranita: non doveva esserci anche lui? Si voltò a guardare Alice, ma lei le sorrise.

 

Alice vide la confusione sul viso dell'amica, così intervenne: "Se volete andare, dico io ad Albus di raggiungervi, appena lo vedo".
"Sicura? Non ti dispiace aspettare qui da sola?" le domandò Lily con incertezza.
Alice si sentì a metà fra l'essere in colpa e dare all'amica la possibilità di uscire con il ragazzo che le piaceva.
"Sì, non preoccuparti. Al massimo faremo la strada insieme per venire a Hogsmeade."

 

Scorpius guardò la biondina incoraggiare Lily con gli occhi e qualche gesto di conforto. Lily non voleva andare da sola con lui? E perché? Preferiva che ci fosse anche suo fratello?
"Intanto andate. Sono sicura che abbiate tanto da… dirvi" disse ancora la figlia di Paciock. Scorpius alzò un sopracciglio alla velata insinuazione e la biondina lo guardò come se volesse sfidarlo. Poi Lily acconsentì e si voltò verso il portone. "Va bene, andiamo intanto che non c'è nessuno per il controllo dell'uscita" spiegò, tirandolo per un braccio.
Il biondo stava ancora guardando la Paciock e lei cambiò espressione quando Lily si voltò, mimando sulle labbra: "Comportati bene, Malfoy".
Per un attimo, ebbe una brutta sensazione, ma poi Lily lo strattonò ancora e lui si voltò verso la ragazza. "Sì, arrivo…"

 

Alice osservò i due ragazzi uscire dal portone e sorrise dolcemente, ma poi si rabbuiò: sperava soltanto che fra i due andasse tutto bene.
Pochissimo tempo dopo che loro furono usciti dal portone, vide Al avvicinarsi all'entrata e lì capì che il tutto era stato fatto apposta: ma apposta per chi? Per Lily e Scorpius o per lei e Al? Non le piaceva la strana sensazione che le stava prendendo lo stomaco.

 

"Ciao" salutò la biondina, Al, quando si avvicinò a lei, mettendole un braccio sulle spalle e tirandola a sé per baciarla sulla guancia.
"Al…" lo rimproverò lei senza troppa convinzione, ma non si spostò.
"Alice…" rimbeccò lui, lasciandola poi andare. "Andiamo?" chiese, prendendole la mano.
"Lily e Scorpius sono appena usciti" gli disse, seguendolo verso la fila d'uscita davanti al portone.
"Sì, lo so. Ho mandato Scorpius prima apposta" le confidò.

 

"Perché? Non dovevamo uscire tutti insieme?" chiese Alice, stranita. Aveva capito male? Non avrebbe detto a Lily la verità neanche quella volta?
"Sì, ma ho cambiato idea" rispose, scandendo il suo cognome al nuovo custode: era il settimo in sette anni e non aveva ancora imparato i nomi di nessuno.
"Ah, tu hai cambiato idea e tutto il mondo ti segue?" gli chiese, un po' seccata, mentre controllava come fosse stato scritto il suo nome: perché lo sbagliavano tutti?

 

Al rise, passandosi una mano sulla testa, coperta dal berretto verde argento. Perché lei riusciva sempre a fargli domande scomode? "Più o meno. Ma fra amici funziona così, no? Mi ha fatto un favore, così possiamo rimanere da soli…" Tentò di spiegare, mentre seguivano altri ragazzi fuori dal cancello di Hogwarts, tutti diretti a Hogsmeade.
"Ma tanto poi ci vedrà ad Hogsmeade insieme, no?" disse lei, guardandolo stranita.
Al sospirò: era difficile da spiegare, ma prima di dirlo a Lily, e se avesse potuto avrebbe aspettato più tempo possibile, aveva bisogno di chiarire con Alice alcune cose.
"Più o meno…"
"In che senso?"
Per sviare l'attenzione le chiese se avesse già parlato a sua sorella di loro e fu sollevato quando lei scosse la testa.
"Volevo ma poi lei…"

 

Alice non sapeva come spiegare ad Al, che non sapeva niente di Lily e di Scorpius, quanto sua sorella fosse agitata al pensiero di uscire con lui quel giorno e di non essere riuscita a parlarle. E di come quel segreto con la sua migliore amica le stesse rovinando lo stomaco.
"Bene, meglio così" disse lui, rimettendo il braccio sulle sue spalle e tirandola di nuovo a sé. "Siamo abbastanza lontani da scuola, ora? Me lo dai un bacio?" sussurrò vicino al suo orecchio e lei sentì un brivido accarezzarle la nuca.
Si girò verso di lui e gli prese il viso fra le mani. "Non vedevo l'ora…"

 

*

 

"Dove andiamo?" gli chiese Lily, lanciandosi un'occhiata alle spalle senza farsi vedere: di Alice e Al non c'era traccia. Forse Alice lo stava intrattenendo così che lei e Scorpius potessero chiarire le cose prima che arrivasse Al.
"Non so… Ai Tre manici di scopa?" rispose Scorpius e lei annuì.
Il caldo del pub li accolse con piacere e Lily si tolse mantello e cuffia mentre si sedeva sulla panca. Si voltò a guardare il biondo mentre si toglieva la sciarpa. "Non sembri preoccupato che qualcuno possa vederci, stavolta" lo provocò, con uno sguardo divertito.

 

Scorpius sospirò mentre appoggiava il mantello sulla sedia accanto a lui. "No" rispose, ma non era preoccupato soltanto perché Albus sapeva perfettamente dove fosse e con chi. E cosa stesse facendo.
"Bene" disse, un po' troppo felicemente Lily. "Quindi siamo qui per…"
Scorp alzò un braccio per chiamare il barista e poi si voltò verso di lei, ignorando la sua frase almeno finché non avesse saputo come rispondere correttamente. "Burrobirra?" chiese allora.

 

"Oh, sì! Una burrobirra calda, per cortesia" ordinò Lily all'uomo che si era presentato al tavolo. "Con…" Si allungò a prendere il menù e si mise a leggere le varianti.
"Non la prendi con una fetta di arancia, di solito?" le chiese lui.
"Sì, ma stavolta volevo cambiare. Mi ci può aggiungere un po' di cannella in polvere?" chiese e il cameriere annuì, facendo segnare alla piuma auto inchiostrante l'ordinazione su un taccuino.
"Per me una burrobirra normale, grazie. Fredda" specificò dopo lui.
Quando il barista se ne andò Scorpius la guardò stranito. "La cannella è molto dolce, non so se ti piacerà…"
Lily, un po' divertita e un po' infastidita dalla cosa, gli rispose a tono. "Forse ci sono cose su di me che ancora non sai" lo stuzzicò.
Lui alzò le spalle e si guardò intorno, sperò di averlo incuriosito.

 

Scorpius sperò di non aver fatto una cazzata: avrebbe voluto portar fuori Lily in un'altra occasione. Avrebbe voluto parlare con lei senza preoccuparsi di chi aveva intorno, baciarla senza il pensiero che Al venisse a scoprirlo e…
"Non avevi intenzione di vederci molto presto, vero, domani?" gli chiese lei, interrompendo i suoi pensieri, appoggiando le mani sul tavolo e allargando le dita.
Scorp sorrise: sapeva che le piaceva dormire. Pensò di stuzzicarla, dicendole un orario assurdo e lei impallidì prima di rispondere: "Ma davvero?"
Quando lui rise lei gli diede una pacca sul braccio, ma poi scoppiò a ridere.
Continuò a provocarla mentre arrivarono le burrobirre e scoprì la gioia di non doversi sforzare per scherzare con lei.

 

Passarono due ore e le burrobirre finirono, consumate insieme a battute, risate e aneddoti del passato.

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*** Eccomi! Scusate il capitolo corto, ma ho dovuto dividerne uno più lungo ed è stato un casino

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Capitolo 21
*** Zucchero filato a Londra ***


Zucchero filato a Londra

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"Forse dovremmo avviarci verso Hogsmeade" propose Alice, staccandosi dalle labbra di Al: era passata quasi mezz'ora ed era giunto il momento di rincontrare Lily e Malfoy.
"Non andremo a Hogsmeade, Alice". Il tono del moro era strano e un po' lo era anche lui: si passò una mano guantata sul berretto e sorrise (quel sorriso a cui iniziava a far fatica a dire di no!), poi le accarezzò una guancia con il dorso delle dita.
"No? E dove andremo?" Stranita, la ragazza si voltò verso il viale ciottolato: Al voleva tornare a scuola? E perché avrebbero dovuto farlo proprio nell'unico giorno in cui potevano uscire?
"Ti fidi di me?" le chiese e Alice lesse nel suo sguardo la speranza che lei accettasse senza fare domande. Si morse un labbro, ma poi, senza sapere bene perché fosse così, annuì.

 

Al strinse la ragazza in vita e si smaterializzò per comparire in un vicolo di Londra. Non lasciò andare Alice subito, perché aveva paura che scappasse, così aspettò che lei si rendesse conto di dov'erano.

 

Alice non si era aspettata la smaterializzazione e lo strappo allo stomaco la prese un po' in contropiede, ma quando si ritrovarono nella Londra babbana, spalancò gli occhi, ancora più sorpresa. "Albus!" esclamò, meravigliata da ciò che vedeva, mentre si girava fra le sue braccia: le decorazioni natalizie, la gente che vedeva camminare lungo la via principale, i suoni di campanelle benfestanti e tante, tantissime altre cose, la fecero sorridere.
"Alice, vuoi passare questa giornata con me, nella Londra babbana?" le chiese allora lui, con quel sorriso da Serpeverde, consapevole del fatto che difficilmente avrebbe risposto di no.
Infatti lei rise.

 

Al sorrise soddisfatto: voleva sorprenderla e c'era riuscito. Ma non era ancora tutto.
"Siamo a Londra nel giorno di Hogsmeade!" esclamò ancora Alice e Al non seppe dire se nella sua vita ci fosse stato prima di quel momento un istante così felice.  "Merlino, se ci beccano…"
Lui scosse le spalle e le prese la mano. "Pensiamo alle cose belle: non ci scopriranno. Torneremo in tempo, te lo prometto".
"Dovresti fare solo promesse che puoi mantere, Potter!" lo prese in giro lei, ma continuò a guardare verso la strada principale.
"Ti prometto che sarà un giorno bellissimo, allora" disse ancora, prima di avventurarsi verso la calca che vedevano dal piccolo vicolo dove si erano materializzati.
"Che hai in mente?" gli chiese, ma anche Al capì che lei si stava lasciando andare.
"Pensavo di pranzare con lo zucchero filato e bere cioccolata calda in tazze da passeggio. Potremmo guardare le vetrine natalizie e poi…"

 

Alice sbarrò gli occhi quando si inoltrarono nella via principale: il via vai di persone era caotico e tremendamente eccitante, vedeva i chioschetti di cibo babbano e annusava loro profumi, immaginando gusti che si scioglievano sulla lingua.
"Non so cosa sia lo zucchero filato, però…" ammise, quando iniziarono a camminare lungo la via.
"Te lo farò assaggiare, ma prima guarda là…" Lui le indicò con il dito un punto della strada che si affacciava sul Tamigi e lei sgranò di nuovo gli occhi quando vide il ponte nella sua maestosità. "Il Tower Bridge!"

 

Al si stupì. "Lo conosci?"
"Conosco tutti i ponti del Tamigi. James e Frank ci avevano promesso che se li avessimo imparati tutti a memoria ci avrebbero portato qui, due anni fa. Questo è il più bello perché si apre. Le navi non volano, ma ci passano in mezzo!"
Oh. Non era una novità per lei? L'idea che James l'avesse portata in giro come stava per fare lui, gli fece digrignare i denti.
"Ci sei già stata?" chiese, per la prima volta pensando di aver sbagliato sorpresa. Cosa avrebbero fatto, ora?
Ma la ragazza rise nervosa e si passò una mano sulla guancia. "No, ci avevano preso in giro" rispose, quasi sconsolata e Al si sentì un po' una brutta persona al pensiero di esserne contento.
"Beh, ora siamo qui. E lo guarderemo aprirsi mentre le navi ci passano in mezzo."
Gli occhi della ragazza brillarono mentre si voltava verso di lui. "Davvero?"
"Davvero."
"Non vedo l'ora."

 

Al si fermò a un chioschetto di dolciumi e prese delle gommose a forma di animali e uno stecco su cui una nuvola di zucchero filato colorato si dondolava dolcemente.
"Questo è lo zucchero filato" le disse, mentre glielo porgeva sotto lo sguardo stranito dell'ambulante.
"Wow! E come si mangia?" chiese lei, facendolo girare per osservare quell'opera d'arte. "Come un gelato?"
"Come vuoi, anche così" spiegò, staccandone un pezzo e avvicinandolo alla sua bocca per farglielo assaggiare. Lei chiuse gli occhi quando lo zucchero le si sciolse sulla lingua e Al si sentì fortunato guardandola mentre si leccava le labbra compiaciuta.

 

Santo Godric era una goduria! Un'insieme di tutti i dolci di Mielandia sullo stesso stecco. Quando riaprì gli occhi, lo sguardo di Alice si incrociò con quello del moro e l'occhiata intensa che lui le lanciò le fece accalorare le guance.
"Me ne fa un altro, per…"
No, no no!
"No, dividiamo questo" insistette lei. Al alzò le spalle e ordinò dolci diversi.
Si allontanarono e lei ne staccò un altro pezzo. "È il tuo turno" disse, allungando le dita verso di lui. Il lampo che passò negli occhi del ragazzo le suggerì che avrebbe fatto qualcosa di audace, ma non ascoltò il suo sesto senso e quando Al aprì la bocca per mangiare lo zucchero filato, le sue labbra non si fermarono e arrivarono a lambirle le dita. Un brivido le corse dalle dita fino al petto e quasi si sentì tremare di piacere. Spalancò gli occhi e lui le bloccò la mano per continuare quella carezza fino al palmo.
"Mi piace molto lo zucchero filato…" riuscì a dire, ma la sua voce venne fuori roca alle sue stesse orecchie e lei dovette tossicchiare per schiarirsi la gola. Al sorrise ancora: peccaminoso, intrigante e assolutamente affascinante. 
"Comunque si può mangiare anche dallo stecco, così…" spiegò lui, continuando a guardarla e chinandosi verso di lei che teneva lo stecco vicino al viso.
Alice capì che voleva addentare direttamente lo zucchero filato, così all'ultimo lo tirò via, sporgendosi verso di lui e baciandolo.

 

Al le posò la mano sul fianco e la strinse verso di sé.
"Sai di dolce" disse lei, ancora con le guance rosee. Al non voleva staccarsi da lei, ma voleva giocare ancora, così si sporse a staccare con i denti un grosso pezzo di zucchero solido, per poi tornare verso di lei e invitarla a servirsi direttamente dalle sue labbra. Lei rise, ma poi lo accontentò e tutti e due mangiarono finché le loro bocche non si incontrarono di nuovo.

 

Alice si stava divertendo tantissimo: avevano mangiato dolci, si erano baciati, avevano passeggiato mano nella mano, si erano fermati a baciarsi ancora, avevano curiosato in un mercatino babbano e si erano provati strani cappelli colorati. Per non parlare di quando avevano visto davvero il ponte aprirsi in due per lasciar passare le navi! E lì si erano baciati ancora. Forse erano i baci che rendevano quella giornata così bella.
"È stata la più bella uscita a Hogsmeade che abbia mai fatto, senza essere a Hogsmeade!" ridacchiò lei, in un momento del pomeriggio, quando il sole iniziava a calare.
"Ma non è mica finita. C'è un'altra sorpresa"
Alice sgranò ancora gli occhi: le sembrava di non aver fatto nient'altro per tutto il giorno. "Ancora? Non vorrai viziarmi, Potter!" esclamò, contenta di ogni cosa.

 

Albus rise: era proprio quello che sperava di fare. Allungò il passo, tirandola appena per la mano, smanioso di vedere la sua reazione alla vista della sorpresa successiva.
Quando girò l'angolo e si ritrovarono sul lungo fiume, le indicò la cosa più grande sulla riva opposta: la London Eye, la grossa ruota panoramica che sembrava toccare il cielo, nella sua maestosità.
"Andiamo lì?" chiese lei, spalancando la bocca e, per un attimo, ma solo per un attimo, Al si domandò se avesse dovuto prima chiederle se soffrisse di vertigini. Ma poi si ricordò che lei voleva fare l'Auror e per farlo bisognava anche sostenere l'esame di volo, quindi lei non poteva avere paura dell'altezza. O almeno, non troppo.
"Pensavo di sì. Che dici?"
"Che ho intenzione di baciarti e di non smettere finché il sole non sarà calato oltre i palazzi di Londra!" Continuando a guardare la grossa ruota, lei fece scivolare la mano contro la sua e intrecciò le dita in cerca di contatto.
Al le strinse la mano: Alice non era noiosa come sostenevano alcuni studenti del sesto anno (a cui lui non aveva detto che non lo fosse, però: più le stavano lontano, meglio era) ma era una ragazza con una gran voglia di divertirsi. Aveva pensato che avrebbe fatto più storie per il fatto di infrangere le regole della scuola e smaterializzarsi lontano da Hogsmeade, e invece lei non si era preoccupata e aveva giocato con lui tutto il tempo.

 

La fila per salire sulla ruota panoramica era lunghissima, notò Alice, ma il ragazzo accanto a lei usò diversi Confundus e altri incanti per passare davanti a tutti e salire, quasi immediatamente, sulla cabina che li avrebbe portati a fare il giro.
Alice, appena salita, ridendo del fatto che se fossero stati scoperti avrebbero corso più del rischio di spolverare tutti i trofei della scuola, corse subito verso il vetro di fronte a lei per vedere il fiume e poi si voltò verso il ragazzo. "È stupendo!"

 

Al riuscì a confondere l'addetto alla sicurezza e lasciò che la capsula, che poteva contenere anche una ventina di persone, partisse con solo loro a bordo. Sperò che la cosa non facesse notizia e che non arrivasse alle orecchie di suo padre (o peggio, quelle di sua madre!) e si avvicinò ad Alice che, con le mani appoggiate al vetro, osservava il sole calare dietro i palazzi.
"Sì, è veramente bello. Non pensavo fosse così…"
"Non ci eri mai stato?" Alice si voltò verso di lui e i loro visi si ritrovarono vicinissimi.
Scosse il capo.
La ragazza sorrise. "Bene". Oh. E Perché? "Vuol dire che non ci sei stato con nessun'altra: mi piace" continuò lei, come se avesse sentito la sua domanda. E tornò a guardare fuori, mentre la ruota girava lentamente per permettere il riempimento di tutte (le altre) capsule.
Al le prese la mano più vicina a lui. Come farle capire che non aveva in mente un'altra ragazza, né pensava che lei fosse come… come le altre… sì, come quelle con cui era uscito fino a quel momento. Non voleva dirle niente, così le baciò le dita e tornò a guardare fuori insieme a lei.
"Sai, si dice che sia stato Kingsley a far costruire la London Eye. Dopo la battaglia di Hogwarts voleva che anche la Londra babbana facesse qualcosa di grandioso per festeggiare la vittoria contro Voldemort. Solo che loro non lo sanno" spiegò Alice, mentre guardava la luce calare e quando disse 'loro' indicò con il pollice dietro di sé, come se i babbani fossero proprio lì vicino. Al era sicuro di aver già sentito quella storia, ma sì, qualcuno doveva averla già detta, ma sentirla raccontare da lei rendeva il tutto più bello. Non disse niente e continuò a rimirare la città dall'alto.

Fu solo quando la ruota raggiunse il punto più alto che lui parlò ancora. Era andata bene. Lei non poteva pensarla diversamente ed era giunto il momento di fare la sua proposta.
"Stai con me, Alice, stai con me".

 

"Come?" Alice staccò la mano dalla sua e lo guardò mentre ci rimaneva male.
"Non sei una sfida perché mi hai detto di no. Non sei solo un premio. Stai con me. Io… ti voglio."
Quando lei non rispose, lui dovette pensare di aver sbagliato tutto e fece un passo indietro. Alice tornò a guardare fuori il sole che calava. Era stata una giornata bellissima. Poteva finire meglio? O peggio? No, sarebbe finita meglio. Era ora di osare. Come accettare di passare una giornata a Londra senza permesso. Come baciare pre prima il fratello della sua migliore amica. Come quando aveva detto a suo padre che sarebbe diventata un Auror.
Si voltò verso di lui e con uno sguardo fintamente scandalizzato, gli chiese: "Mi vuoi, hai detto. Quindi vuoi solo portarmi a letto?"
Lui spalancò gli occhi e iniziò a balbettare cose strane.

 

Lei aveva capito male! Al si passò una mano fra i capelli: non riusciva neanche a spiegarsi… Lei pensava parlasse di sesso. Ed effettivamente la sua frase poteva averlo dato da intendere, ma non era così. Beh, non ancora, non in quel momento anche se… si dovette sedere sul sedile che c'era al centro della capsula: era un Troll. "Non intendevo… Merlino, sembro un pervertito…" mormorò, fra i denti, sconsolato.

 

Alice ebbe pietà di lui e scoppiò a ridere. "Stavo scherzando, Al, ho capito" lo tranquillizzò.
Lui la guardò stranito e poi si alzò, mentre faceva un passo verso di lei. "Volevi prenderti gioco di me?" Fece un altro passo, mentre la sua bocca si curvava in un sorriso giocoso e allungava le mani davanti a sé, come se volesse afferrarla.
Alice capì il gioco e rise, lanciando un urletto e girandosi per tentare di scappare verso il lato lungo della capsula.

 

Al la raggiunse quasi subito: aveva gambe più lunghe e correva più veloce. O forse lei non voleva scappare veramente. Quando successe, l'abbracciò da dietro, come la prima volta che aveva sentito il suo profumo così da vicino e la strinse, posandole la guancia contro la sua.
"Voglio stare con te. Tu vuoi stare con me?" le chiese, sussurrando al suo orecchio e lei annuì.

 

Alice aveva sentito la carezza del suo respiro sulla pelle e aveva iniziato a girarsi fra le sue braccia, finché non si trovò cullata nel suo abbraccio. Gli portò le mani dietro al collo e si strinse a lui.
"Certo che voglio stare con te. Ti ho appena scoperto e non voglio già perderti. E poi, come hai detto tu: andrà tutto bene, no?"
Il viso di Al si contrasse in una smorfia. "Ehi, non dovresti dire qualcosa tipo che è una vita che aspetti che io te lo chieda perché hai sempre pensato che fossi uno strafigo o una cosa così?"
La ragazza rise e gli baciò la bocca. "Sei un'arrogante Serpeverde. Ma quanto è grande il tuo ego?"
"Ma dai… Sarebbe stato…" Al non finì la frase e Alice appoggiò la fronte contro il maglione.
"Sei un presuntuoso Serpeverde. Egocentrico. E altezzoso."
"Dovresti smetterla di farmi tutti questi complimenti: poi mi monto la testa."
La ragazza rise e lui l'abbracciò ancora. Poi si chinò ancora sul suo orecchio. "Per quel che vale, non vedevo l'ora di fare il compito in classe solo per poterti baciare."
"Anch'io" mormorò lei girando appena il viso.

 

Al allungò una mano verso il suo viso e le accarezzò una guancia. "Avresti potuto baciarmi nella serra, allora".
"No."
"Perché?" le chiese lui, stupito del suo tono risoluto.
"Perché avevo il terrore di quel momento."
Come? Cosa? "E come mai?"
Lei si staccò dal suo petto e scosse le spalle. "Prima sarebbe successo, prima sarebbe finito. Pensavo che sarebbe stato solo un bacio, Al. Non pensavo che tu volessi davvero…"
"Stare con te?"
Alice annuì, fece un passo indietro e guardò per terra, poi si passò una mano fra i capelli e tornò a guardarlo, con un sorriso incerto, ma bellissimo. Si riavvicinò e si chinò su di lei.
Ora stavano insieme, non c'era nient'altro da dire o di cui parlare.

 

*

 

"Ma non è un po' tardi? Dov'è Albus?" Quando aveva visto che anche il primo pomeriggio era passato, Lily aveva iniziato a farsi questa domanda. E anche Alice, dov'era?
Lei e Scorpius avevano chiacchierato, e non solo di Quidditch, ma di veramente tante cose, erano usciti dal pub e avevano girovagato per i negozi. Si erano rimpinzati di dolci da Mielandia e Lily ne aveva fatta una buona scorta da portarsi in camera.
Fu solo quando si ritrovarono ancora lungo il viale principale di Hogsmeade che si rese conto di che ore fossero. Così aveva fatto quella domanda al biondo, che si era subito chiuso in se stesso.

 

Scorpius sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Aveva detto ad Al che avrebbe dovuto farsi vedere, a Hogsmeade, prima o poi, ma lui aveva liquidato la cosa.
Si infilò le mani in tasca sotto al mantello e si preparò alla parte più difficile della giornata. Era un peccato perché era stato veramente un bel sabato. Lui e Lily avevano chiacchierato e scherzato e Scorpius non si divertiva così con una ragazza da tantissimo tempo. E aveva una voglia matta di baciarla. Ma non lo avrebbe fatto lungo la via principale di Hogsmeade. No no. Forse sulla via del ritorno, forse a scuola. Anche se iniziava a sentirne il bisogno, non voleva che fosse davanti a tutti.
"Albus non verrà, Lily…"

 

Lily aggrottò le sopracciglia. Come?
"In che senso?"
"Lui è uscito con una ragazza. Ma non…"
"Ah!" esclamò lei, senza lasciarlo finire. Al doveva essersi smaterializzato da qualche parte. Sapeva che lo faceva anche James, l'anno prima. "Mi hai invitato solo perché sapevi che lui non ci sarebbe stato?"
Scorpius scosse il capo, chinando la testa di lato, come se non volesse darle una brutta notizia e fosse costretto.
Poi Lily capì: quelli del settimo anno che avevano già dato l'esame di smaterializzazione, fondamentalmente non avevano bisogno di altro, era tutto concesso. Se non ti beccavano. E forse Al aveva paura che lei parlasse o dicesse a qualcuno che stava infrangendo le regole. Il nervoso che le fece agitare le mani si impossessò di lei: forse fare la spia non era poi una cosa così malvagia da fare se tuo fratello si preoccupa così tanto che tu possa farla.
"Si è smaterializzato e tu sei qui per assicurarti che io non dica niente a nessuno?" E non per stare con lei? Sentì la tristezza attanagliarle lo stomaco: era stata una giornata così bella…

 

Scorpius voleva spiegarle. "No, non…" Al non aveva mai dubitato di lei e Lily doveva saperlo. "Non pensava che tu lo dicessi a qualcuno…" Si intartagliò sotto lo sguardo duro della rossa.
"Allora mi hai invitato tu di tua spontanea volontà?" gli chiese, contropiede.
Scorpius si sentì una merda e non rispose. Lei dovette capirlo lo stesso perché un'espressione delusa le passò sul viso. "Al sa di noi? Di ciò che è successo in questi giorni?" Lui scosse il capo, mentre realizzava che lei stava arrivando a capire tutto.
"Perché lo ha chiesto a te?"
"In che senso?"
"Perché a te. Perché non ha chiesto a qualcun altro di… tenermi impegnata… Aspetta, ti ha detto anche di aiutarmi a Quidditch?" Questa volta il viso della ragazza era veramente mesto.
"No!" esclamò lui, quasi gridando. "No, mi sono offerto io perché pensavo che ti sarebbe stato d'aiuto…"

 

Lily si morse il labbro forte quando sentì le lacrime pungerle gli occhi: si sentiva tradita e sola. "Certo, io non sono capace di fare niente…"
"No. Tu sei perfettamente in grado di farlo!" Scorpius si avvicinò a lei e allungò le mani per prenderla per le spalle, ma Lily fece un passo indietro, per non farsi toccare.
"Lo farò da sola, allora."
Cercò di ignorare il senso di colpa sul viso del biondo e domandò a bruciapelo: "Con chi è uscito Al?" Se era uscito con quella stronza della Montague gliela avrebbe fatta pagare. Pesantemente.
"Con la Paciock" sussurrò Scorpius e Lily pensò che la terra franasse sotto i suoi piedi. "Alice?" Il biondo annuì e lei si sentì una stupida. Stupida per tutto: per non essersi accorta di niente, per esserci cascata e per essersi illusa.
Quindi anche Alice aveva tramato alle sue spalle? Per cosa, poi? Poteva uscire con Al quando voleva, lei!

 

Scorpius notò la sua espressione e si sentì in colpa. "Lei… Alice… era d'accordo con voi?"
"No."
"Giuramelo" sussurrò lei.
"Te lo giuro su quello che vuoi. Al voleva separarvi perché pensava che altrimenti lei non sarebbe andata con lui a…" Si bloccò quando si rese conto che stava dicendo troppo.
"Sembra che almeno uno di voi faccia di tutto per stare con la ragazza che gli piace."
Scorpius incassò il colpo e non disse altro.
"Sai che c'è, Malfoy? Sei un Troll. Se non vuoi stare con me, va bene. Ti lascerò stare. Cosa credi, di essere l'unico con un bel faccino?"
E detto questo, Lily si girò e corse verso la scuola.
Scorpius non potè fare nient'altro che seguirla.

 

*

Lily era incazzata nera. Con Scorpius, con Albus, un po' anche con Alice. Perché non aveva detto di no a suo fratello e non era andata a cercarla? Si fermò. Alice aveva tentato di parlarle. E se avesse voluto dirle che si era innamorata di Al? Lei era stata così impegnata a correre dietro a Scorpius e poi con la preoccupazione per il ruolo di Rose che forse aveva un po' trascurato Alice. Ed era stata lei a dirle di tenere impegnato suo fratello. Era la stessa cosa che Al aveva chiesto a Scorpius, fondamentalmente… Però non dovevano mettersi insieme loro! Si sentì una stronza a pensare una cosa del genere e riprese a camminare lentamente verso la scuola. Se loro erano già arrivati avrebbe cazziato Al.
"Lily!" Al suono di quella voce familiare, la rossa sorrise: un ragazzo, davanti al cancello di Hogwarts aveva alzato la mano e la sventolava nella sua direzione, richiamandola.
"Teddy!" esclamò, prima di iniziare a correre e finirgli addosso in un abbraccio fraterno.

 

Scorpius aveva quasi raggiunto Lily quando la sentì urlare di piacere e correre fra le braccia di un tipo che l'aspettava fuori da Hogwarts.
"Merlino!" esclamò sottovoce, mentre la gelosia gli serrava lo stomaco.

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Capitolo 22
*** Gelosie ***


Gelosie

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"Teddy! Che ci fai qui a Hogwarts?" Lily si staccò dalle braccia di quello che da sempre considerava un fratello e gli sorrise.
"Cercavo Al. Al Ministero è passata la richiesta per un corso da Alchimista e volevo farglielo sapere prima di tutti."
Lily storse il naso: Albus era quello più fortunato, ora pure raccomandato dal Ministero.
"È uscito con una ragazza, non so quando tornerà" disse, girandosi indietro verso il sentiero: vide Scorpius arrivare lentamente, mentre li osservava da lontano.
"Oh, giusto: il sabato di Hogsmeade, non ci avevo pensato…"

 

Teddy guardò verso il sentiero, mentre un gruppetto di ragazzi risaliva verso la scuola; anche lui e Vic andavano insieme a Hogsmeade. Sorrise come se fosse stata una vita prima. O chissà, forse lo era davvero.
"Perché non entriamo? Qui fuori si gela…" propose Lily.
Oh, certo. "Va bene, lo aspettiamo dentro" acconsentì mentre si incamminarono insieme agli altri studenti nel cortile della scuola. "E tu come stai, Lily?"

 

Lily alzò le spalle: di sicuro non avrebbe raccontato a Teddy tutto quello che le stava succedendo. "Me la cavo, dai. E tu? Vic? Tutto bene?"
Il sorriso di Teddy si fece più luminoso e si chinò verso di lei prima di entrare dal portone. "Le chiederò di sposarmi!" Oh! Lily spalancò la bocca e la coprì con la mano, mentre i suoi occhi brillarono alla notizia.
"Ma è una notizia stupenda! E hai già…"
"Vuoi vedere l'anello?" le chiese e Lily saltellò contenta.
"Certo! Ce l'hai qui?" esclamò.

 

Teddy mise la mano nella tasca interna del mantello e prese la scatolina che da tre giorni si portava dietro ovunque andasse. Era un anello modesto, ma lui ne andava fiero: aveva risparmiato per un sacco di tempo e quando lo aveva visto aveva capito che era quello giusto per la sua Vic.
Lo mostrò a Lily e lei spalancò gli occhi. "È bellissimo, Teddy! Complimenti, sono così contenta per voi!"

 

Lily abbracciò di nuovo Teddy. Ora erano nell'androne del castello e c'era un po' di via vai di gente e lei, distratta dalla situazione, non aveva più visto Scorpius.
"La mamma lo sa?" gli chiese, mentre lui rimetteva via il suo piccolo tesoro.

 

Teddy annuì. "L'ho detto a Ginny ancora prima di prendere la decisione. Mi ha aiutato tantissimo. Lo sai che hai una mamma in gamba?" Il ragazzo si scoprì quasi commosso: era andato a casa di Harry tantissime volte in quel periodo: ogni volta che aveva un dubbio o una perplessità lo aiutavano sempre, non avrebbe saputo cosa fare, senza il loro aiuto. Era fortunato ad avere un padrino così.

 

Lily rimase ancora un po' a chiacchierare con il ragazzo e poi, quando venne chiamata da Michael, lo salutò quasi con dispiacere.
"Vai, non preoccuparti. Aspetto Al e poi vado anch'io."
La ragazza lo abbracciò ancora e non vide né Scorpius che si era fermato a osservarli, né Al e Alice che stavano entrando dal portone.

 

***

Alice aveva sentito l'umore di Lily già quando era entrata in sala comune e l'aveva vista seduta su uno dei divani a chiacchierare con Hugo. Aveva tentennato giusto qualche secondo, ma poi si era diretta subito verso di lei: sapeva che doveva aver capito con chi era sparita per tutto il pomeriggio, ma come l'avesse presa, non lo immaginava neanche.
"Ciao" esordì, avvicinandosi ai ragazzi.

 

Lily alzò lo sguardo sull'amica e arricciò sgradevolmente il naso: ce l'aveva ancora con lei, anche se non era del tutto arrabbiata.
"Alice… sei tornata finalmente. Com'era Hogsmeade? O dovrei dire: com'era Albus?"
Hugo alzò un sopracciglio al sentire la cugina rivolgersi così ad Alice e si girò verso la bionda che sorrise verso di lui e tornò a guardare l'amica.
"Lily… scusa se…"
La rossa sbuffò rumorosamente e si alzò, come se fosse infastidita dalle parole della compagna di casa.
"Ora devo proprio andare…"

 

"Ma cosa…" Hugo sembrava veramente stranito e Alice capì che Lily non gli aveva detto niente.
"Lascia stare, è colpa mia…" disse, ma poi alzò le spalle: di cosa aveva colpa, poi? E Lily non avrebbe dovuto raccontarle del pomeriggio passato con Malfoy? O forse era arrabbiata perché non era andata bene? Valutando se dovesse o meno correre dietro all'amica che aveva appena imboccato la scala a chiocciola, Hugo la distrasse, facendosi più vicino.
"Sei alla ronda, dopo?"
"Sì. Perché?"
"Ho un sacco di cose da raccontarti!" sussurrò.
Alice alzò un sopracciglio e si sedette più vicina a Hugo. "Non vorrai lasciarmi così! Cosa è successo?"
Ma il rosso si alzò e sorrise sornione. "No, no. Non qui. E poi un po' di attesa non ha mai ucciso nessuno!" Strizzò un occhio e scappò via, canticchiando felice.
Alice lo osservò fino a quando non prese la scala a chiocciola e poi scosse la testa sorridendo, prima di avventurarsi verso i dormitori femminili.

 

***

 

C'era freddo. Dannatamente freddo.
Lily fregò le mani una contro l'altra e poi impugnò la scopa in quella gelida domenica mattina. Aveva deciso lo stesso di andare al campo da Quidditch presto anche se immaginava che Scorpius non l'avrebbe aiutata con gli allenamenti: in fin dei conti doveva comunque farlo e poi si era svegliat e non era più riuscita ad addormentarsi, quindi tanto valeva fare qualcosa di utile.
Salì a cavalcioni della scopa e fece un giro di campo, ma l'aria era veramente gelata: in Scozia l'inverno non scherzava mai.

 

Scorpius vide la sagoma della piccola Potter vagare nella nebbia e sorrise: lei era venuta lo stesso. Salì sulla scopa e la raggiunse da dietro.
"Buongiorno!" gridò, come le fu alle spalle e lei sobbalzò: non si aspettava di vederlo e un po' il ragazzo ci rimase male.
"Scorpius, per Godric, volevi farmi cadere?"
"Sono venuto ad allenarti. Anche questo fa parte del…" Ma lei sbuffò e si allontanò, senza lasciarlo finire.

 

Lily si scostò dal biondo e gli girò le spalle: pensava veramente che non sarebbe venuto e non era pronta a rivederlo dopo il pomeriggio passato insieme e quello che si erano detti.
"Lily!" la chiamò, ma lei non si voltò. Quando la affiancò, lo guardò storto.
"Cosa sei venuto a fare?" lo aggredì.

 

Scorpius sospirò paziente.
"Lily…"
Ma la ragazza sterzò bruscamente per tagliargli la via e bloccarlo. "Ascoltami tu: io sono qui solo perché voglio diventare il nuovo cercatore della squadra; non mi interessa di te, di quello che dici ad Albus, del fatto che non mi vuoi o…"
Lui la interruppe. "Io voglio solo aiutarti. Tregua?" propose. Vide la ragazza annuire senza dire niente, così le porse la mano. Aspettò che lei si convincesse e, poco dopo, le loro mani si strinsero in un patto quasi formale.

 

Lily osservò il ragazzo mettere una mano in tasca e tirare fuori un boccino. Ma?! Dove lo aveva preso?
"Ok. Ora, ricorda: ogni boccino è diverso, perché unico, e tutti hanno qualcosa di particolare" spiegò. Lanciò in aria il boccino che aveva in mano e questo distese le ali, facendo vibrare l'aria e le piume: era sempre uno spettacolo unico, quando succedeva.
Poi prese la bacchetta e ne fece comparire altri due. Erano finti, non boccini veri, ma sembravano perfettamente reali. "Osservali meglio, ma ricorda che hai pochissimo tempo prima che la partita inizi. Cerca di memorizzare soprattutto il loro odore e il rumore che fanno le ali" disse ancora lui. Odore? Ma i boccini profumavano? Lily spalancò gli occhi, ma effettivamente riuscì a notare piccole differenze sul dorso curvo del boccino e sulla stesura delle ali, notando tutti e tre i boccini vicini.
Poi Scorpius, con un colpo di bacchetta, li lanciò poco lontano e poi le disse: "Ti ricordi qual è il primo che ti ho fatto vedere?" Lily annuì: lo vedeva ancora. E anche se i tre boccini volteggiavano come bambini che giocavano ad acchiapparella fra di loro, poteva ancora vedere qual era quello 'originale'.
"Bene" disse ancora Scorpius. "E ora…" Con un colpo di bacchetta fece apparire una decina di giocatori di Quidditch e con altre due sventolate e incantesimi, anche le tribune si riempirono. L'aria si impregnò di grida e rumori, chiacchiericci e frusci di scope.
"Ma cosa…" Lily si guardò intorno: riconobbe i giocatori dei Bats, la squadra preferita di Scorpius e fra il pubblico c'era anche qualcuno della scuola. Sapeva già che, come gli altri boccini, erano finti, ma lo spettacolo era impressionante. "Perché hai…"
"È facile seguire un boccino e vederlo durante un allenamento di calma piatta. Ma un'altra cosa è durante una partita vera e propria" spiegò. Lily annuì: la cosa aveva senso. "Ora andiamo a prenderlo!" disse, dando il via al vero allenamento.

 

*

"Sei stata brava."
Il complimento del Serpeverde le arrivò al petto direttamente e Lily sorrise nonostante il fiatone.
"Merito dei tuoi suggerimenti" ammise: effettivamente buona parte della riuscita dell'allenamento andava a lui e Lily non poteva negarlo.
Scorpius scosse le spalle e insieme si incamminarono verso il castello: la colazione ora era proprio invitante. Rimasero zitti per tutto il tempo che ci misero a raggiungere il cortile e il portone d'entrata, poi Lily si girò verso di lui prima di entrare.
"Allora… grazie. Domani…" Si mangiò la lingua: lui l'avrebbe aiutata anche il giorno dopo?
"Domani abbiamo l'allenamento con la squadra" disse il biondo e lei annuì: giustamente la squadra avrebbe avuto la precedenza. Anche perché giocavano contro di loro.
"Giusto…"
"Se vuoi, possiamo fare dopo cena, ma dovremo usare la stanza delle necessità, se la troviamo libera."
Come? La stanza delle necessità? Di solito era presa d'assalto dalle coppiette che volevano imboscarsi in posti sicuri. "Sarà difficile… ma poi… non sarai stanco?" Ma lui scosse le spalle, come se la cosa non lo riguardasse. Beh, almeno non aveva nessun appuntamento, pensò Lily, ma subito dopo se ne pentì: non voleva pensarci. Forse era meglio andarsene subito.
"Ok, potremmo provare. Ora vado, però. Grazie per… essere venuto lo stesso."

 

Lei stava per andarsene e lo aveva ringraziato due volte, così Scorpius pensò che fosse sincera. "Lily…" la chiamò. La ragazza si voltò sorridendo un po' stanca, ma felice, e aspettò che lui continuasse. "Io non ho mai detto che non ti voglio".

 

Lily si bloccò sul portone e lo osservò a bocca aperta. Poi dei ragazzi passarono dall'androne per andare in sala grande a fare colazione e il momento passò. Senza dire niente, si girò e imboccò le scale.

 

***

 

Dopo cena Lily si era fermata in sala comune perché ammettere che senza Alice tutto diventava noioso, era un po'… vergognoso. E avrebbe voluto raccontarle di Scorpius: nessuno l'avrebbe capita come Alice, ma lei non si era comportata benissimo nei suoi confronti, né il giorno prima, quando l'aveva vista tornare, né quel giorno, in cui l'aveva ignorata e si era sempre finta impegnata. Ma probabilmente lei si era consolata con Albus… A cena, nervosa perché probabilmente l'amica l'avrebbe evitata, per non dover essere scartata, Lilysi era andata a sedere con le amiche di Rose. E si era annoiata a morte.
Sospirò e prese da uno dei tavolini davanti al camino una rivista, sfogliandola senza attenzione, mentre aspettava che l'amica si facesse vedere.
"Che fai?" Sua cugina si sedette sul bracciolo della poltrona che stava occupando e appoggiò il braccio sullo schienale imbottito.
Lily alzò le spalle. "Niente".

 

Rose guardò la cugina di traverso e poi sospirò. "Fammi indovinare: hai litigato con Alice?"
"No, in verità no" ammise la piccola rossa.
"Allora come mai non sei con lei?" Lily alzò su di lei uno sguardo duro, le ricordò molto zia Ginny, ma ci vide qualcosa sotto che preferì ignorare la sua occhiataccia. "È per Albus?"

 

Lily spalancò gli occhi: anche Rose lo sapeva?
Ma la cugina dovette capire la sua espressione perché scosse il capo. "In verità non me l'ha detto nessuno: l'ho capito solo osservandoli. Beh, devo dire che era abbastanza chiaro, gli indizi c'erano tutti…"
Come? Davvero? Forse… Forse…
"Ascolta il consiglio di una che di relazioni sociali non ne ha un granché…"

 

Rose sospirò e si chinò sulla cugina. "Tieniti stretta le vere amiche. Nessuno è perfetto. Ci saranno incomprensioni e contrasti, ma se vi volete bene, riuscirete a risolvere tutto, con un po' di buona volontà".

 

Lily storse la bocca e guardò il fuoco, rimuginando sulle parole della cugina. Quindi avrebbe dovuto lei fare il primo passo? Voleva bene ad Alice e il pensiero di perdere la sua amicizia le faceva male, ma il pensiero di essere stata all'oscuro di tutto… Oppure era colpa sua? Una cosa era certa: avrebbero dovuto chiarire.
Sentì Rose alzarsi e andarsene; le lanciò un'occhiata e la cucina si voltò, facendole un cenno del capo e un sorriso materno. Decise allora che fare la prima mossa sarebbe stata una cosa saggia, così, quando Alice entrò in sala comune dal quadro della Signora Grassa, si alzò per raggiungerla. Subito dietro di lei, però, entrò anche Hugo e Lily si accorse in quel momento che i due stavano ridendo e parlottavano fra loro. Una morsa le strinse il petto, ma non riuscì a capire cosa fosse: gelosia? Invidia? Sicuramente nessun nobile sentimento, comunque.
Continuò ad avvicinarsi ai due, che non l'avevano ancora vista e continuavano a parlarsi fitto, fino a quando non vide la mano di Hugo posarsi sulla spalla dell'amica: sapeva che era un gesto in amicizia, lo aveva visto tantissime volte, lo aveva fatto lei stessa con altri ragazzi, ma in quel momento le diede enorme fastidio. Una piccola parte della sua mente voleva che Alice, dopo che lei l'aveva ignorata, fosse triste e disperata per aver perso la sua amicizia, mentre invece la sua vita continuava ad andare avanti e sembrava anche piuttosto bene. E poi avrebbe voluto raccontarle di quella mattina, e invece lei non le aveva chiesto niente…
Nervosa e cattiva, anche se capiva che era sbagliato e che era in torto, si avvicinò a loro e sputò sull'amica una delle più brutte frasi che le aveva mai rivolto e di cui non pensava neanche una virgola, solo per farle del male.

 

Alice stava ascoltando quello che le diceva Hugo con un misto di sorpresa e di gioia: lui era uscito con la Fleet e il loro appuntamento era stato grandioso.
"Ma ora…" iniziò, poco prima di trovarsi una Lily arrabbiata e furiosa davanti.
"Stupendo, non ti bastava mio fratello, ora lo tradisci con mio cugino? Diventare prefetto deve averti fatto montare la testa…"
Cosa? Alice notò l'imbarazzo di Hugo a quella frase cattiva e si sentì male per l'amica. "Lily, ma cosa stai…"
"Devo andare" la interruppe la rossa, invece, passando fra di loro per dividerli e uscendo dal passaggio del quadro, investendo un ragazzino del secondo anno.

 

Lily uscì di corsa dal quadro, prima che qualcuno potesse vederla piangere e corse, arrabbiata con se stessa, fino alla porta della stanza delle necessità, sperando che fosse libera.

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Capitolo 23
*** I provini della vita ***


I provini della vita

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"Ciao!"
La voce della sua migliore amica fece alzare la testa a Neville di scatto. "Ginny!" esclamò, ma senza muoversi.
La serra numero sette era la sua preferita, quando doveva pensare, ma quel giorno non lo stava aiutando per niente.
"Beh, l'ultima volta hai avuto una reazione diversa… Non ti fa piacere vedermi?" disse sorniona la rossa, guardandolo con finto rimprovero. Neville sorrise e scosse il capo: adorava il fatto che lei non fosse cambiata per niente.
"Ginny, Ginny… Ti manda Hannah?" Si avvicinò a lei e l'abbracciò.

 

Ginny si lasciò coccolare dall'amico e poi si staccò da lui, dandogli un leggero scappellotto sul coppino. "Cosa mi combini?" lo sgridò.
Neville scosse la testa e tornò a sedersi. "Non ne voglio parlare" ammise lui.
"Immaginavo. Infatti sono qui per questo" gli rispose lei, appoggiando la borsa e il mantello sulla vasca delle piante e sedendosi su uno sgabello.

 

Neville osservò l'acqua inzuppare il mantello dell'amica e spostò le sue cose sulla scrivania alle sue spalle. "Non…"
"Ti ricordi quando Piton ha…"
"Non iniziare, per Godric!" Neville si infiammò, e guardò l'amica con gli occhi spalancati, poi si rese conto di aver urlato e si risedette sullo sgabello, appoggiando i gomiti al bordo della vasca, e prendendosi la testa fra le mani.

 

Ginny si rialzò e si avvicinò all'uomo, posandogli un braccio sulle spalle, prima di appoggiare il mento sui suoi capelli. Lentamente portò una mano sulla sua testa e iniziò ad accarezzarlo come se fosse un cucciolo impaurito o un bambino piccolo. Non si sorprese quando sentì i suoi singhiozzi, bassi e lenti, mentre copiose lacrime iniziarono a bagnarle il maglione, ma non se ne curò e iniziò a dondolare dolcemente, come quando James da bambino aveva un incubo e riusciva a calmarsi solo in braccio a lei.

 

Fu solo dopo quello che a Neville parve tantissimo tempo, che riuscì a riprendersi e a smettere di piangere.
"Scusami…" disse, spostandosi da lei e asciugandosi gli occhi.
"Non c'è niente di cui scusarsi, Neville". Stranamente, il tono gentile della donna, riuscì a calmarlo ancora di più, perché sapeva che lei era sincera.
"Non voglio perdere anche lei…" iniziò.
"Preferiresti che facesse un lavoro più tranquillo, ma più noioso o che non fosse felice?" gli chiese allora: tutti e due sapevano che stavano parlando di Alice.
Così Neville le fece una domanda brutta. "Come facevi a dormire la notte, sapendo che Harry era là fuori in pericolo?"

 

Ginny sospirò: da quando Harry aveva avuto la promozione la sua vita lavorativa aveva iniziato a essere un po' meno pericolosa e lei era contenta della cosa, ma sapeva che il marito apprezzava di più il lavoro sul campo che dietro alla scrivania.
"Non bisognerebbe smettere di vivere solo perché si ha paura della morte, Neville…" gli disse.
"Sembrano parole di Luna, non tue" le rispose lui, con un piccolo sorriso e Ginny rise.
"Se te le avesse dette Luna, sarebbe stata più convinvente!" E rise anche l'uomo.
"Ti ricordi quando Harry ha messo James sulla sua prima scopa?" Neville sorrise divertito e annuì. Ginny se lo ricordava bene perché lei, che era incinta di Al, non poteva seguire la cosa da vicino ed era preoccupata che Harry non proteggesse bene il figlio e James si facesse male. Lei aveva messo una marea di incantesimi di protezione nel giardino della Tana, nel caso fosse caduto, nel caso la scopa avesse iniziato a prendere il volo e anche per qualunque altra cosa che non era poi successa. "Sai cosa ricordo di quel momento?"
"L'ansia e il cuore che batte impazzito?" propose Neville, ma dal suo sguardo capì che la stava prendendo in giro.
"Anche. Ma è la risata di James che mi torna in mente ogni volta…" Si girò, per sfiorare un fiore rosso di una pianta che non sembrava stare molto bene e sospirò. "Mia madre una volta mi ha detto che il compito dei genitori, fondamentalmente, è solo: indicare la strada, non lasciare trapelare la preoccupazione e sperare che vada tutto bene."

 

Neville scosse il capo. Erano tutte cose che sapeva già. Ma davvero non poteva, per una volta, essere un po' egoista? Non voleva perdere sua figlia, era un crimine?
"E poi, se continui a dirle che non può fare l'Auror, vorrà farlo per forza, anche se magari si renderà conto che non è quello che vuole. Vuoi davvero fare questo gioco con lei? Gli adolescenti tentano spesso di andare contro i genitori, a volte solo per testare i propri limiti."
Sbuffò. Sapeva che Ginny, come tutti gli altri, aveva ragione. Ma era difficile da accettare.
"Quindi dovrei dirle che deve fare l'Auror, così non vorrà più farlo?"

 

Ginny fece un sorriso a metà fra un sospiro e uno sbuffo. "Devi dirle che sarai al suo fianco e che l'appoggerai, qualsiasi cosa sceglierà".
"E quando sarà in servizio, come farò a gestire la situazione?"
"Ti farai un bagno caldo, farai l'amore con Hannah oppure ti berrai una pozione di ansiolitico, esattamente come fanno tutti gli altri i genitori."
Quando lui sorrise, Ginny capì che almeno ci stava pensando. Poi lui prese una grossa forbice da giardinaggio e tagliò una foglia morta da una pianta che lei pensava fosse ormai irrecuperabile. "E te, novità?"
Ginny tornò a sedersi e sorrise. "A capodanno verranno a casa nostra Astoria e Draco. Beh, dovevano venire a Natale, ma poi…"

 

Neville sapeva che l'amicizia fra Albus e Scorpius aveva riavvicinato i due genitori, sapeva che Malfoy ora era un'altra persona. Quello che non disse, però, era che aveva visto Lily e Scorpius in un anfratto a baciarsi. Non voleva seminare zizzania o malumore, perché non sapeva come i suoi amici avrebbero appreso la cosa. Così sorrise e ascoltò Ginny parlare di menù e vino elfico: quando fosse toccato ad Alice lui sarebbe morto di sicuro, altro che Auror!

 

***

"Scorpius" lo chiamò, una voce melodiosa.
Scorp si girò mentre percorreva il corridoio della biblioteca per raggiungere i sotterranei ed esclamò: "Mamma? Che ci fai qui?"
Astoria Malfoy fece tre passi sorridendo al figlio e lo abbracciò con affetto. "Ero qui vicino a fare una commissione e ho pensato di venire a trovarti" rispose.
"Una commissione?" chiese lui, incredulo. "Qui vicino? E cosa dovevi fare?"

 

Astoria rise. "Cos'è un interrogatorio? Non ti fidi? O ti vergogni della tua mamma che è venuta a trovarti?"
Scorpius, almeno, ebbe la decenza di arrossire e questo fece provare a sua madre tanta tenerezza, che gli scompigliò i capelli con una mano. "Mamma, dai, smettila!" sussurrò lui.
La donna decise di lasciarlo stare e fece domande più innocue.

 

*

"Ma quella è la signora Malfoy?"
La voce del cugino fece girare Lily che osservò la splendida donna che abbracciava suo figlio. "Sì, è Astoria. Che ci fa qui?" chiese, a nessuno in particolare.
"Però… è una gran…" Lily si girò verso Hugo e lo sgridò apertamente. "Vabbè, ma che ho detto?"
"Sei un Troll. Comunque sì, lei è molto elegante… Hai visto come sono alti i suoi tacchi? E ha sempre dei vestiti che costano un sacco di galeoni… Forse per questo sembra una modella. È così bella… altro che mia mamma!"
"Zia Ginny?" chiese Hugo, con la fronte aggrottata. "Alice dice che tua madre ha la capacità di stare bene con qualsiasi cosa addosso. Che sia una tuta o un vestito per il galà del Ministero…" Lily alzò una spalla: era vero, Alice glielo diceva spesso. Chissà forse voleva ingraziarsela già da tempo. Si pentì di quel pensiero subito dopo averlo forgiato. "Forse dovresti smetterla di pensare male…"
Lily si voltò incattivita. "Te lo ha detto lei che penso male di tutti?" esclamò, nel bel mezzo del corridoio, facendo girare un gruppetto di ragazzini dei primi anni.
Hugo la guardò stranito. "Lei chi? Zia Ginny? Lily, ma cosa stai dicendo?"
"Oh, Lily!"
La voce di Astoria Malfoy interruppe la sua discussione con il cugino e la rossa si girò velocemente verso la strega. "Buongiorno, Astoria" salutò, alzando una mano e facendo qualche passo verso di lei.

 

Astoria lasciò che la ragazza si avvicinasse e poi l'abbracciò con affetto. "Ho saputo che vuoi diventare Cercatore. Chissà come sei emozionata all'idea!" La ragazza corrugò la fronte e lanciò una strana occhiata a Scorpius. "Non preoccuparti, non me l'ha detto lui…" le sussurrò all'orecchio e sorrise quando vide le sue guance diventare rosse. Adorava Lily: era una ragazza sveglia e determinata, aveva il coraggio dei suoi genitori e la lingua di Ginny. Avrebbe tanto voluto essere come lei, da ragazza. "Me l'ha detto la tua mamma: è così orgogliosa di te. Oh, ma non dire che te l'ho detto: lo negherebbe per lo stesso motivo!"
Lily rise alla sua frase e Astoria avrebbe voluto prenderla ancora fra le braccia.

 

"Ragazze!" Lily si girò quando sentì anche la voce di sua madre e la osservò mentre si faceva largo fra gli studenti che impegnavano il corridoio: accanto a lei c'era il padre di Alice, che camminava verso di loro, sorridendo.
"Com'è andata?" le chiese Astoria sussurrando, quando Neville si fermò da dei ragazzi che avevano attirato la sua attenzione, e tutte e due le donne lo osservarono senza farsi notare.
Che stava succedendo?
"È andata" rispose sua madre, con un sorriso di quelli così simili a nonna Molly e Lily capì, senza afferrare niente della situazione, che sua madre era davvero una strega speciale. Era vero, doveva smetterla di pensare male di tutti.
"Mamma!" Lily si sporse verso di lei, come se si fosse accorta della sua presenza solo in quel momento e l'abbracciò, felice, anche senza poter spiegare il perché.

 

Ginny alzò un sopracciglio verso Astoria, quando Lily l'abbracciò, contenta di vederla come quando le faceva una sorpresa durante i primi anni e l'amica alzò le spalle in un gesto affettuoso ma che voleva dire anche: 'Non farti domande, ma goditi il momento'.
Ginny ricambiò l'abbraccio della figlia e poi le sussurrò all'orecchio: "Va tutto bene, piccola?"

 

Lily, per la prima volta in quei giorni, poté sorridere e dire la verità.
"Sì, adesso sì."

 

***

 

Il mercoledì arrivò in un baleno, nonostante sembrasse che il tempo non passasse mai.
Lily si preparò già in camera, ma era agitata e continuava a sfregare le mani contro la coscia, in un tic nervoso. Oh, come avrebbe voluto non aver fatto la stronza con Alice, in quel momento!
Perché Lily sapeva che si era comportata male: aveva continuato a ignorala e tutte le volte che l'amica aveva tentato di avvicinarla le aveva risposto male. E quella mattina, quando lei le aveva chiesto a che ora ci sarebbe stato il provino, le aveva detto chiaro e tondo che non voleva vederla intorno al campo.
Fin Albus aveva tentato di parlarle, ma lei non gliene aveva dato la possibilità. E ora si odiava per questo.
L'unico con cui aveva parlato era stato Scorpius, ma si era rifiutata di discutere con lui di qualunque cosa di diverso dal Quidditch. E ora si sentiva dannatamente sola.
Si caricò sulle spalle il poco coraggio che sentiva di possedere, tutta la sua insicurezza e, senza neanche accorgersene, si incamminò verso il campo di Quidditch.
Quando arrivò allo stadio, notò subito Rose e Towlor, poi vide anche gli altri della squadra e, infine, notò Rowand che da mezzo metro da terra, a cavallo della scopa, le lanciava occhiate di sfida ghignando. Oh, lui non era neanche nervoso? Merlino!
Lily si avvicinò uscendo da sotto le tribune, notando in quel momento che anche le tribune erano occupate: non c'era il movimento che c'era per le partite di Quidditch, ma c'era parecchia gente. Quel provino incuriosiva parecchie persone. Nervosamente, si asciugò il palmo della mano che non reggeva la scopa, sui pantaloni. Si avvicinò al gruppetto e salutò, guardandosi ancora intorno: forse Alice era venuta lo stesso.
"Lily, fallo nero. Se Rowand vince, mi toccherà mangiare fango per cena…" Hugo le si era avvicinato e le aveva dato una pacca sulla spalla.
"Hai scommesso su di me?" gli chiese lei, sbarrando gli occhi.
"Ho scommesso sulla tua vincita. E poi, quel tipo lì, in squadra non mi piace. Figurati come Cercatore…"
Lily sentì il peso di un'ulteriore responsabilità e sospirò: ora avrebbe voluto avere vicino Alice. Si guardò ancora intorno: non che si aspettasse Scorpius, però… Però aveva detto chiaramente a tutti che non li voleva lì e aveva precisato che loro l'avrebbero soltanto fatta innervosire e così avrebbe perso la possibilità di essere Cercatrice. Merlino, che stronza che era stata!
Lasciò che tutti i pensieri negativi le scivolassero via e si ripromise, una volta finito il provino, in qualsiasi modo sarebbe andata, di cercare quella che considerava ancora la sua migliore amica e di prostrarsi ai suoi piedi e di rimanerci finché lei non l'avesse perdonata.
Con quella forte convinzione nel cuore, impugnò la scopa, la fece roteare e poi si avvicinò a Towlor, per poi girarsi verso Rowand e fargli un augurio sportivo.

 

*

 

"Si vede pochissimo, da qui…" si lamentò Alice, da sotto la tribuna.
"Allora usciamo e andiamo più vicino" propose Al, arrivandole dietro e circondandole la vita con le braccia.
La ragazza scosse la testa. "No. Non voglio che si arrabbi o si agiti più del dovuto. Poi magari perde per una sciocchezza e non me lo perdonerei mai…"
Alice continuò a sporgersi oltre i pali della tribuna, ma effettivamente si vedeva pochissimo. Una volta che i due ragazzi presero il volo, poi, non riuscì più neanche a distinguerli.
"Non perderà" disse Malfoy, poco lontano, mentre anche lui guardava oltre i pali.
Alice si voltò verso di lui e sorrise. "Vero".
Sentì le mani di Al stringerla un po' di più e poi il ragazzo chinarsi su di lei a baciarle il collo. "Non dovresti guardare il provino?" sussurrò, girandosi appena verso di lui, mentre ridacchiava perché le sue labbra le facevano il solletico.
"Scorpius dice che vincerà: mi fido di lui" rispose, sorridendo contro la sua pelle.

 

"L'ha visto!" esclamò il biondo e Al si girò di scatto verso di lui, prima che Alice iniziasse a saltellare contenta, strusciandosi contro di lui.
"Sì, sta volando a prenderlo! Sta volando!"
Il ragazzo sospirò e si staccò velocemente da lei: tanto Lily era diventata più importante di lui, per fortuna. Si avvicinò ai pali e si mise fra i due ragazzi che lanciavano esclamazioni di incitamento a sua sorella, che tanto non poteva sentirli. Strinse forte le mani sulla ringhiera di sostegno e quasi perse l'equilibrio quando Alice si buttò su di lui urlando: "L'ha preso! L'ha preso!"

 

Scorpius esultò lanciando in aria il pugno chiuso: Lily ce l'aveva fatta! La sua Lily ce l'aveva fatta! Stranito da quello che aveva appena pensato, si voltò verso l'amico, ma lui era intento a trastullarsi con la Paciock.
"Perché ora non andiamo da lei?" disse poco dopo Al, staccandosi dalla ragazza.

 

Alice rimase ferma mentre Al faceva un passo indietro. "E se lei non ci… volesse?" chiese, sussurrando.
"Sono sicuro che non accadrà" le rispose lui, sorridendole dolcemente.
Si voltò verso il gruppetto che aspettava in fondo al campo e annuì: Merlino, doveva almeno provarci. "Ti aspetto là" disse, ma poi si girò di nuovo e guardò verso il biondo. "Vi aspetto là" precisò, prima di lanciargli un'occhiata che sperò che lui capisse.
Corse lungo il prato e raggiunse Rose, Hugo, Michael e gli altri.
"Lily! Ce l'hai fatta!"

 

Lily si girò verso l'amica e sorrise, sgranando gli occhi: Alice!
"Merlino, Alice, mi hai visto?" rispose, mentre la ragazza, correndo le finì fra le braccia. Alice era lì! E lei aveva fatto una prova eccellente!
Michael aveva liberato il boccino e lei, seguendo tutti i consigli di Scorpius, era riuscita a non farselo scappare. Aveva notato che Rowand si era infastidito dalla confusione che arrivava dalle tribune e dalle grida che salivano dal campo, così era stata contenta anche di aver fatto quegli allenamenti così particolari.
"Certo che ti ho visto, sciocchina! Non potevo mancare. Ricordi? Sono la tua migliore amica! Cioè…" Quando Lily vide l'amica bloccarsi e guardare altrove, si sentì quasi male. La riabbracciò e le disse sottovoce: "Sei la mia migliore amica. Scusa se l'ho dimenticato…"
"Ti voglio bene, Lily."
Lily sorrise, mentre lacrime di gioia le bagnavano le guance.
"Anch'io, Alice."

 

Dopo mezz'ora, Towlor diede ufficialmente il verdetto e la carica di Cercatore a una Lily incredula ma entusiasta.
Rose fece apparire delle burrobirre e i ragazzi festeggiarono stappando bottiglie colorate. "Sapevo che ce l'avresti fatta, piccola" disse alla cugina, stringendola in un abbraccio che non aveva niente da invidiare a nonna Molly. "E sono contenta: Rowand non mi piace per niente" sussurrò al suo orecchio, prima di girarsi e dire qualcosa anche ai due Serpeverde che stavano arrivando.

 

Lily sorrise ad Al. "Siete venuti a vedermi…" ammise con sopresa. Suo fratello ricambiò il sorriso e prese una burrobirra indicandola con il collo della bottiglia.
"Certo che siamo venuti. Anche se starnazzavi che non ci volevi, in verità sappiamo tutti che…"
"Io non starnazzo!" gridò Lily iniziando a correre dietro al fratello. Al scoppiò a ridere e iniziò a correre, fino a quando non raggiunse una scopa, ci montò sopra e prese il volo. Lily corse a prendere la sua e, ridendo come una matta, si affrettò a seguirlo.

 

"Allora, Malfoy, pronto per sabato?"
Towlor si era avvicinato a Scorpius mentre, insieme alla Paciock, guardavano i fratelli Potter rincorrersi come bambini.
"Certo. Vi daremo parecchie mandragole da sradicare" rispose il biondo sorridendo e dandogli la mano: Towlor gli piaceva, era un bravo capitano e un giocatore corretto. Lui rispose con una risata alla sua finta provocazione.
"Lily ce la metterà tutta per dimostrare ciò che vale. Io non sarei così sicura, Malfoy…" Lo stuzzicò la Paciock, lanciandogli un'occhiata divertita. Ah, davvero? Fu la volta di Scorpius di ridere: non vedeva l'ora. "Ho già notato che quando…"
"Ah, no, Alice…" Towlor appoggiò una mano sulla spalla della ragazza e la spostò da vicino a lui, per mettersi in mezzo. "Non si parla di tecniche di Quidditch con il nemico" la rimproverò, bonariamente, lanciandole uno strano sorriso.

 

Lily raggiunse Al, tagliandogli la strada e giocando con lui, mentre insieme ridevano. Si rincorsero ancora un po', fino a quando non si spostarono verso l'altra parte del campo e alla fine, stanchi, atterrarono sull'erba.
"Scusa" disse, affannato, Albus.
"Per cosa ti scusi di preciso?" Sentì il fratello ridere e rise con lui, quando non riuscì a trattenersi. Il ragazzo le scompigliò i capelli e lei si divincolò, fino a quando non caddero vicino per terra.

 

Al sospirò. "Non dovevo chiedere a Scorpius di ingannarti. Scusami. Dovevo dirtelo subito…"
"Va bene. Cioè, è andata bene…" Lily si fermò in tempo prima di dire che a lei non era dispiaciuto: non aveva intenzione di dire a suo fratello che le piaceva Scorpius, soprattutto perché a lui non piaceva abbastanza da ammetterlo con Al.
"Alice non ha colpa: ho ideato tutto io, lei non c'entra".

 

Lily fu contenta di come il fratello difendesse Alice: anche se lei aveva capito che era andata veramente così, sapere che lui ci tenesse a proteggerla, le fece molta tenerezza.
"In verità lo sapevo. Cioè, ho dubitato di lei, le ho detto delle cose orribili, ma io lo sapevo che non era colpa sua. Perché sei tu, quello cattivo!" Ridendo tornò a giocare con lui e a saltargli addosso, colpendolo non proprio delicatamente.

 

"Merlino, Lily!" esclamò Al a un certo punto, ma sapeva benissimo che doveva subire, perché lei aveva ragione. "Aspetta di vedere quello che ti farò, se la farai soffrire!" gli disse poco dopo, un po' ridendo e un po' seria.
Al le bloccò un polso. "Non la farò soffrire".

 

"Ti conviene!" Poi Lily gli diede una manata sul petto. "Però non avete fatto niente… Cioè…" balbettò per spiegarsi. Come dire che sembrava che fra loro non ci fosse niente di importante perché non li aveva mai visti baciarsi in pubblico o cose così?

 

Al capì il suo interrogativo e le spiegò: "Finché non darai la tua approvazione, lei non vuole che lo sappia nessuno…"
"Ah!" esclamò, stranita.
"Già" concluse il ragazzo, alzando una spalla.
"Ma quindi la Montague non lo sa?"
Come? E cosa c'entrava? Al corrugò la fronte. "Dovrebbe?"
La smorfia di Lily non avrebbe avuto niente da invidiare al ghigno di un Serpeverde. "Oh, io non vedo l'ora di vedere la sua faccia!" Cosa? E come mai?
"Perché?" le chiese allora, ma la sorella lo liquidò con una mano, mentre alzava la testa verso il gruppetto che era rimasto in fondo e faceva una faccia strana. "Che c'è?"
"Torniamo là, che Michael ci sta provando di nuovo con Alice…"
Cosa? Cosa? Al si alzò in piedi, guardando verso il lato opposto del campo: Towlor, il capitano della squadra dei Grifondoro aveva una mano sulla spalla di Alice e lei rideva mentre loro si parlavano. Fece uno scatto e sentì Lily ridere.
"Prendi, così fai prima" gli disse, lanciandogli la scopa. Al la prese al volo e ci saltò su con un gesto esperto.

 

Lily osservò suo fratello partire di corsa verso Micheal, Scorpius e Alice e sorrise fra sé e sé: finalmente anche lui avrebbe fare i conti con la gelosia. Sembrava quasi umano, quel Serpeverde! Salì sulla scopa e li raggiunse proprio mentre Al lasciava cadere il manico e, senza calcolare nessuno, con tre passi si avvicinò alla ragazza, le prese il viso fra le mani, le fece fare un passo indietro per staccarla dal Capitano e la baciò davanti a tutti.
Lily sorrise, mentre sentiva qualche applauso e fischio venire dagli altri della squadra e a qualcun altro che si era unito al gruppo.

 

"Fammi indovinare, glielo hai detto tu?" Scorpius si avvicinò alla rossa mentre si chinava a prendere una burrobirra.
"Che Michael ci stava provando con Alice? Sì!"
"Ma Towlor non ci…"
"No! Davvero?" Il tono di Lily era fintamente sorpreso. Si portò la mano sulla bocca, fingendo di spalancare gli occhi per aver fatto un errore.
Scorpius scosse la testa e sorrise. "Beh, dovevano pur uscire allo scoperto, no?"
Per un attimo Scorpius pensò che fosse una provocazione nei suoi confronti e si rabbuiò, ma poi lei si chinò ancora e poco dopo gli porse una burrobirra con un gran sorriso.
"Tieni, Malfoy, festeggia ora, perché sabato vi faremo il culo!"

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Capitolo 24
*** Grifondoro - Serpeverde ***


Grifondoro - Serpeverde

Grifondoro - Serpeverde

 

Alice arrivò trafelata davanti alla porta della biblioteca, dove Lily la stava aspettando.
"Eccomi! Scusami, ma mio padre mi ha fatto chiamare e non riuscivo più a venire via…" si giustificò la bionda, lasciando cadere la borsa fra le gambe e portandosi le mani ai capelli.
Lily alzò le spalle, ma le guardò il capo incuriosita. "Ma che hai fatto?" le chiese, allungando una mano e la ragazza sospirò, scuotendo il capo.
"La Montague mi ha fatto uno scherzo…"

 

"Cosa?" Lily sgranò gli occhi e la sua mano si fermò a mezz'aria. "Che scherzo?" chiese ancora, osservandole i capelli bagnati.
"Ma niente di che, anzi, mi incanti tu, che non ci vedo?" Lily annuì, prendendo la bacchetta e, con poche parole, fece girare la ragazza e le sistemò i capelli. "Grazie" disse ancora, quando l'amica ebbe finito e tornò a voltarsi verso di lei.
"Però dovresti…" La rossa pensava che Alice avrebbe dovuto iniziare a rispondere a quella megera per le rime e, soprattutto, lanciarle qualche fattura, cosa in cui era molto brava, anche se nessuno lo sapeva.

 

L'ultima cosa che voleva Alice era sentirsi fare la ramanzina da Lily, così la interruppe quasi subito. "Non volevi, vero, andare in biblioteca?"
Lily scosse le spalle e l'amica sorrise: non era proprio la strega più studiosa del mondo. "No, no, possiamo andare nell'aula circolare, se vuoi."
"Sicura di non dover fare dei compiti?" le chiese comunque, perché non voleva che per colpa sua potesse prendere dei brutti voti.
"No, no. Però fra due ore ho l'allenamento con la squadra…" rispose, guardando l'orologio.
"Oh, bene. E sì, all'aula circolare: sono stanca e ho solo voglia di cioccolata e di coccole" disse, stiracchiandosi e controllandosi i capelli: avrebbe dovuto risistemarsi la treccia.

 

Al sentì solo l'ultima frase della ragazza, ma si avvicinò a loro sorridendo e circondò la vita di Alice con le braccia. "Coccole? Mi offro io" disse, chinandosi e baciandola sul collo.
Sentì il gridolino della bionda, che si accoccolò contro di lui, mentre girava il viso per guardarlo. "Al!"

 

Lily aveva visto il sorriso di Alice e cercò di non essere invidiosa e solamente tanto contenta per l'amica, soprattutto osservando quanto suo fratello fosse affettuoso: l'aveva mai visto così con una qualche ragazza? Non era sicura e la cosa le fece molta tenerezza. Poi alzò il viso da loro e vide Scorpius, alle spalle di Al. Il ragazzo le fece un cenno con il capo e lei ricambiò allo stesso modo, per poi togliere lo sguardo: era ancora difficile.
Il gruppetto si incamminò verso l'aula circolare al terzo piano e Lily si ritrovò davanti, accanto al biondo Serpeverde.

 

"Allora, pronta per sabato?" le chiese Scorpius, infilandosi le mani in tasca.
"Sì. A dir la verità sono sia spaventata che eccitata all'idea!" gli confidò, con un sorriso, che però non era rivolto a lui, notò.
"Come la prima volta sulla scopa?" le chiese, cercando di capire perché gli sembrava che lei stesse mantenendo le distanze.
"Come la prima volta… Sì, dai, come il primo volo!" lo accontentò, ma Scorpius lesse cose diverse nelle sue parole: intendeva di sicuro qualcos'altro, ma cosa? Non stava parlando di… sesso? Imbarazzato dai suoi stessi pensieri, non riuscì a chiederle altro e lei tolse lo sguardo dal suo.

 

Lily iniziava a sentirsi a disagio. Avrebbe voluto ammettere che si sentiva come la prima volta che aveva varcato il portone di Hogwarts, ma non voleva sembrare troppo infantile, così gli diede corda, senza specificare niente.
"Lily sarà bravissima, e tu, Malofy, dovrai stare molto attento, perché potrebbe sfilarti il boccino da sotto il naso!" Alice si intromise fra di loro e l'abbracciò, insinuandosi sotto al suo braccio. Alla rossa fece così piacere che si fosse staccata da Al per lei, che sorrise al Serpeverde come se avesse ricevuto un grosso regalo.

 

Scorpius guardò la Paciock portarsi via Lily ridacchiando e sentì Al affiancarlo mentre loro erano già davanti alla porta della stanza circolare.
"Non eri obbligato a venire…" iniziò il moro, ma lui alzò le spalle.
"No, no, non c'è problema. E poi qualcuno ha parlato di cioccolata…" Sorrise ad Al, sperando che lui non si facesse troppe domande: aveva bisogno di stare con Lily perché lei aveva iniziato a essere troppo distaccata e ora capiva che doveva recuperare tutto il loro rapporto, amicizia compresa. "Se vuoi, dopo vi lasciamo da soli…" propose, così da sviare ogni tentativo di pensiero da parte dell'amico.

 

Al sorrise nervoso e rallentò il passo prima di raggiungere le ragazze che avevano già aperto la porta. "In verità è il caso che io non resti da solo con Alice" ammise, passandosi una mano fra i capelli.
"In che senso?" gli chiese Scorpius, fermandosi stupito.
"Sì, beh… Se rimanessimo soli poi… Sai…"
Il biondo piegò il capo di lato, stranito. "Stai dicendo che non vuoi?"
"Certo che voglio!" lo interruppe, quasi stizzito che non capisse.
"Allora non ho capito il problema" chiese spiegazioni.
Al sbuffò. "Ho insistito per uscire. Ho insistito per stare insieme. L'ho praticamente imbrogliata per portarla a Londra e obbligarla a passare del tempo con me. Non mi era mai successo. Non ho mai dovuto… insistere. E se stessi esagerando? E se non mi accorgessi quando dovrei fare un passo indietro? Non ho mai dovuto preoccuparmi di queste cose!"
Scorpius capì cosa intendesse, stranendosi lo stesso perché per lui era così facile capirlo: aveva le stesse paure con Lily. Però lui aveva pensato che standole lontano avrebbe risolto e invece aveva fatto tutto quel casino…

 

Al osservò l'amico annuire e farsi pensieroso.
"Ci sono momenti in cui mi sembra di esplodere, Scorp" continuò, sottovoce. "Anche ieri, mi sono dovuto staccare da lei perché non se ne accorgesse, ma io…" Sospirò e si passò una mano fra i capelli. "Io…" Non riusciva a spiegarsi: dopo un po' che baciava Alice, quando erano soli o purtroppo anche quando non lo erano, come era successo il giorno prima, lui iniziava ad avere voglia di lei. E sapeva come ci si doveva comportare, ma stava diventando più difficile. Sempre più difficile.
"E se arrivassi a obbligarla senza accorgermene?" sussurrò, un po' spaesato.
Scorpius scosse il capo.
"Non penso che succederà. Tu non sei il tipo" lo rassicurò, ma Al scosse la testa: e se invece si sbagliasse?
Scorpius fece qualche passo, raggiunse la porta dell'aula dove erano sparite le ragazze e l'aprì, tenendogliela aperta.
"E fidati: lei non sembra il tipo che te lo permetterebbe."

 

*

 

"…E la McGranitt ha detto che quest'anno gli esami per i G.U.F.O. saranno sempre di mattina."
Alice era seduta a gambe incrociate sul pesante tappeto dell'aula circolare e si accarezzava i capelli tentando di farsi una treccia morbida, mentre ascoltava Lily che, seduta sul divano, si lamentava delle notizie ricevute quella giornata.
"Qual è il problema di fare gli esami di mattina?" chiese Malfoy e Alice si voltò verso di lui, che era sdraiato sui gomiti, alle sue spalle.
"Lily non carbura fino alle undici" gli confidò.
"Se è per questo non carbura neanche di pomeriggio" si intromise Al e la bionda gli lanciò un sorriso, mentre arricciava il naso.
"Simpaticissimo, Al" brontolò la ragazza in questione, ma non se la prese più di tanto.

 

"I G.U.F.O. sono facili, comunque, pensa quando dovrai dare i M.A.G.O…" disse suo fratello e Lily sbuffò: sempre esagerato, lui.
"Una volta passati, tutti gli esami sembrano facili. Anche i compiti in classe di erbologia!" Lily mandò un bacio volante ad Alice, che aveva lanciato quella frecciatina ad Al con uno sguardo divertito e tenero allo stesso tempo e sentì Scorpius ridere.

 

"Quando hanno ragione, hanno ragione" si intromise il biondo e Al sbuffò, ma poi alzò il viso dal piccolo calderone portatile che stava mescolando e guardò la sua ragazza che gli stava facendo gli occhi dolci.
"Ho comunque preso Eccezionale" rimarcò, lanciandole un'occhiata provocatoria.
"Per merito mio, però!" precisò lei, ridendo e Al sentì anche gli altri unirsi a lei.
Brontolò sottovoce e continuò a mescolare.
"Dai, non arrabbiarti, ti prendiamo in giro affettuosamente, lo sai…" Alice si allungò verso di lui e gli fece una carezza sul braccio. "Che stai facendo, lì? Ha un profumo…"
Al non alzò il viso, ma le prese la mano stringendole le dita dolcemente.
"È cioccolata calda, anche se non te la meriti, visto che mi prendi in giro…" spiegò, mentre anche lei ricambiava la stretta e intrecciava le dita con le sue.
"Per me?" chiese, sorpresa.
"Se la mia ragazza dice che ha voglia di cioccolata e fuori c'è freddo, questo è il modo migliore per accontentarla" disse, vedendola arrossire.

 

Alice si sentì quasi commossa. "Ho delle stecche di cannella, aspetta che le prendo, così le aggiungiamo. Qualcuno è allergico alla cannella? Scorpius?" chiese, perché non lo conosceva molto bene, mentre prendeva la borsa e ci curiosava dentro.
"No, Scorpius non è allergico, ma trova la cannella troppo dolce" chiosò Lily.
La bionda si bloccò. "Oh. Aspetta, potrei avere dello zenzero, allora. Non è molto dolce".

 

Scorpius scosse il capo. "No, no, va bene. Non ho problemi con la cannella" disse, lanciando a Lily un'occhiata curiosa, mentre lei lo guardava come se lo stesse sfidando. Ma cosa aveva?
"Potrei avere anche dell'anice stellato e…" La Paciock infilò quasi la testa nella borsa. "Eccolo! Ho anche del peperoncino!" esclamò.
"Peperoncino?" chiese Al, stranito.
"Sì, lo hai mai assaggiato con la cioccolata calda? È buonissimo."
"Occhio che è afrodisiaco!" Lily fece l'occhiolino alla coppietta sul tappeto e Scorpius notò che anche Al si imbarazzò: quella piccola streghetta lo aveva detto apposta per fare infastidire suo fratello!
Volendo aiutare l'amico, chiese alla ragazza: "Ma quante spezie hai, nella borsa?"
Ma Lily, che probabilmente aveva capito, rispose per lei: "È figlia di una barista e di un erborista, praticamente; può non portarsi dietro qualunque cosa per insaporire cioccolata calda e burrobirra? A proposito, Hannah non c'era a 'I Tre Manici di Scopa', sabato, come mai?"

 

Alice sospirò mentre si girava verso di lei e Al le metteva una mano sul fianco, facendole il solletico. "È da zia Kate: ha appena avuto un altro bambino e le ha chiesto se l'andava ad aiutare…"
La rossa annuì e lei si voltò verso Al. "È pronta?" gli chiese, riferendosi alla bevanda.
"Sì."
I ragazzi fecero apparire le tazze e il moro versò cioccolata calda per tutti.
"Mi è piaciuto, prima, quando hai detto che sono la tua ragazza…" sussurrò ad Al, dopo un po', mentre gli metteva un Marshmallow nella tazza.

 

Lily vide Al sorridere a qualcosa che gli aveva detto Alice e sussurrarle all'orecchio qualcosa che la fece sorridere teneramente. Decise che forse era il momento di lasciarli soli.
"Scorp, accompagnami al campo da Quidditch" ordinò, senza chiedere, al biondo, appoggiando la tazza vuota su un tavolino.
"Di già?" chiese Alice, guardando l'orologio.
"Sì, pensavo di andare un po' prima…" spiegò, mentre prendeva le sue cose.
"Ma sei sicura? Veniamo con te, allo…"
"Finisci la cioccolata, Alice. Ci pensa Malfoy, giusto?"

 

Scorpius annuì alla frase di Lily soltanto perché lo sguardo che lei gli aveva lanciato gli ordinava di farlo.
"Sì. Devo anche passare dalla biblioteca a restituire un libro" aggiunse e la rossa gli sorrise. "Ci vediamo a cena, Al" lo salutò.
Prese le sue cose e seguì Lily fuori dalla porta.
"Tuo fratello mi ucciderà."
"Per cosa?" gli chiese lei.
"Non vuole rimanere solo con la Paciock."

 

Lily si bloccò lungo il corridoio: cosa aveva detto? E perché mai non avrebbe dovuto volerlo?
"Cosa?" Vide Scorpius in imbarazzo e lui si passò la mano fra i capelli. Capì che non voleva dirglielo, ma questo non rientrava nei suoi piani. "Quindi?" insisté.

 

Scorpius si era pentito di essersi fatto scappare quella frase e ora non sapeva come cavarsela.
"Ohi, Malfoy, hai bisogno di un Veritaserum?" lo incitò.
"Ha paura di fare la stessa fine di Brown" disse.

 

Che cavolo aveva detto? E cosa c'entrava Richard? "In che senso?" E cosa sapeva Scorpius di lui?
"Ha paura di insistere troppo e che lei lo lasci. Beh, in verità non ha paura che lo lasci, ma non vuole esagerare. E ha paura di non rendersene conto. Che lei si senta obbligata a…" spiegò.
"Ma che stronzata!" si lasciò sfuggire Lily, interrompendolo, quando capì quello che stava dicendo e notò Scorpius alzare le sopracciglia in una smorfia divertita. "Inutile che fai quella faccia!"

 

Scorpius rise. "Tuo fratello è una brava persona. Già il fatto che si faccia tutti questi problemi, vuol dire che non succederà. Ma penso che stia vivendo male la cosa. Il fatto che lei abbia poca esperienza lo riempie di dubbi…" continuò, facendosi serio.
"Ma stai dicendo sul serio?" Lily si era fermata e lui la imitò.
"Volevi la verità…" disse, allargando le braccia.
"Non so se considerarlo un idiota o tentare di apprezzare il suo virtuosismo…" Lily riprese a camminare, pensando. "Cioè, ha paura di essere così eccitato da violentarla? Merlino, non solo è un Troll, ma non conosce Alice… Anch'io ho paura delle sue fatture… " La ragazza si guardò indietro e poi sospirò. "Dovrei tornare indietro a dirgli che è uno stupido come tutti gli altri".
Gli altri chi? "Come?"
Lily guardò il biondo e scosse il capo. "Siete due Serpeverde che non vedono al di là della loro bacchetta. Alice mi ha raccontato come è andata fra di loro: il premio, il bacio, la gita a Londra… Quello che Al non ha capito è che non è che è stato lui a far capitolare lei!"
Scorpius corrugò la fronte. Ah, no? "Dici? Te lo ha detto lei?"

 

Lily scosse di nuovo la testa: non glielo aveva detto Alice, ma lei la conosceva e aveva capito, da ciò che le aveva raccontato, come erano andate effettivamente le cose.
"Ci sono alcune ragazze che ti fanno credere di condurre il gioco. Ma in verità, sono loro che hanno deciso che potevi giocare. Perché sono loro che hanno scelto te."
Alice non avrebbe mai fatto qualcosa che non voleva. Poteva sembrare timida, ma non era insicura per niente: era quasi riuscita a circuire suo padre per farle fare l'Auror e lui non voleva neanche sentirlo nominare!
Quando notò che Scorpius non era più al suo fianco, si girò per cercarlo e lo vide fermo con la fronte corrugata.
"Cosa c'è?"

 

Scorpius sbatté le palpebre: ora gli dispiaceva davvero di non aver giocato.

 

*

 

"Cosa voleva tuo padre?" le chiese Al, una volta soli.
"Niente, voleva sapere se potevo fare da tutor a un altro studente". Alice si spostò e si fece spazio accanto a lui sul tappeto, contro al divano. Le sue parole lo distrassero e non fece caso al fatto che lei si era accoccolata troppo vicino.
"A chi? Gli hai detto di no?" La sua voce dovette risultare un po' stridula perché lei gli lanciò un'occhiata divertita dal basso.
"Perché dovevo dirgli di no?"

 

"Non voglio…"
Alice sapeva che probabilmente suo padre le stava lanciando un modo per riprendere i rapporti e non capiva lo strano comportamento del moro.
"Non dovrei farlo perché tu non vuoi?" gli chiese, allora, tirandosi su e mettendosi a sedere davanti a lui: si stava innervosendo. Lui borbottò qualcosa, ma la bionda non lo sentì. "Non ho capito".

 

Al non voleva ammettere di essere geloso. Era una cosa strana per lui e doverlo dire ad alta voce lo faceva sentire… debole. "Non voglio e basta" sostenne.
"Allora abbiamo un problema" dichiarò Alice e lui vide il suo cipiglio corrugato.
"Ma perché lo vuoi fare? Non ti basto io?"

 

Come? Alice sgranò gli occhi. "Che stai dicendo? Non ti aiuto più con erbologia!"
"Beh, potresti, no? Ci saranno altri compiti quando torneremo dalle vacanze."
Ma cosa stava dicendo? "Io… bo, non ci avevo pensato, sì, posso aiutarti, ma non vedo come…"

 

Al capì che si stava arrampicando sugli specchi: ormai tanto valeva andare avanti. "Non avrai tempo di aiutare qualcun altro, se aiuti me" continuò.
"Io penso di sì, invece."
"Però non voglio."
Alice alzò un sopracciglio in un modo così perfetto che Al pensò lo avesse studiato allo specchio. "Dammi un buon motivo e potrò pensarci". Eh, fosse facile.
Alice si stava innervosendo, lo vide benissimo: incrociò le braccia sotto al seno e sbuffò. Il suo sguardo cadde proprio lì, per poi spostarsi subito quando se ne rese conto.

 

"Quindi? Non hai un buon motivo?"
"Sicura che sia un maschio?"
Alice sbatté le palpebre e le sue braccia caddero lungo i fianchi: cosa aveva detto?
"Al…" si allungò verso di lui e gli posò una mano sul braccio. "Al…" lo chiamò ancora, ma lui non la guardò in faccia. "Al, sì, è un maschio: si chiama Steve e ha dodici anni…"

 

Finalmente Al la guardò. Dodici anni? Un ragazzino? Merlino! "Cosa?" buttò sul ridere.
"Pensavi che…" Alice non finì la frase, stranita dai suoi stessi pensieri. Poi si morse il labbro e divenne rossa sulle guance. "Mi piace, che tu sia geloso…" sussurrò, chinandosi su di lui.
"Non sono geloso" tentò di salvarsi.
"No" ironizzò lei, ma rise mentre si chinava a baciarlo.
"Ma certo che sono geloso!" sbottò subito dopo.
"Anch'io sono gelosa di te…" confidò lei, sorridendo.
"Non so proprio di chi dovresti esserlo, comunque."
Lei rise nervosamente e si sedette davanti a lui. "Ah, no? Solo la Montague mi lancia incantesimi alle spalle e le altre mi guardano chiedendosi se ti ho somministrato qualche pozione, praticamente rischio la vita ogni volta che vado in sala grande!"

 

Alice fu contenta di averlo detto ad alta voce. "Cosa è successo?" le chiese lui.
Ma lei liquidò la cosa gesticolando con la mano. "Sei il ragazzo più bello del settimo anno, senza considerare che metà della scuola sarà stata nel tuo letto, secondo te cosa dovrei pensare?"
"Ma non è vero!" Alice fece una smorfia che da sola si ricordò la McGranitt e poi rise.
"Che sei il più bello o che te le sei fatte tutte?"
"Beh, potrei effettivamente essere il più bello…" Alice rise ancora e gli lanciò un cuscino raccolto da sopra il divano. "Però non devi preoccuparti. Davvero". La ragazza annuì: le piaceva il fatto che lui tentasse di rassicurarla, così lo fece anche lei.
"Neanche tu devi preoccuparti" disse e Al annuì, sospirando.
"Va bene". Lei sorrise, prima di baciarlo.
"Vedrò di non farmi sedurre da Steve il dodicenne, ok?" Scoppiò a ridere, spostandosi, e Al le tirò indietro il cuscino di prima.

 

Tanto valeva parlare chiaro, pensò Al. "E Towlor?"
Alice sbarrò gli occhi. "Qualunque cosa tu abbia sentito, non era un appuntamento!" Che cosa? Lui non aveva sentito niente! Aveva solo avuto quel brutto presentimento e poi… Merlino! "Che appuntamento?"
"Lascia stare, non è importante…" Tornò ad accoccolarsi contro di lui e Al dovette concentrarsi su ciò che iniziava a sentire. Tornarono a baciarsi e il ragazzo le portò una mano in vita.

 

Alice si spostò e nel farlo la divisa si scompose, così tirò un po' il maglione, sfilando la camicetta dalla gonna. Quando sentì le dita di Al sulla pelle nuda, trattenne il respiro, ma subito dopo lui spostò la mano. "Scusa" disse.
Di cosa? Stranita, la ragazza corrugò la fronte: aveva già notato che lui cercava di non toccarla, ma pensava di aver avuto delle paranoie. Ora, invece, le sembrava di avere una conferma.
"Perché ti scusi?"

 

Al si staccò da lei: era sempre più difficile. A ogni bacio sentiva sempre più caldo e aveva il terrore di non riuscire a ragionare più.
"Ti stavi sistemando e…"
Lei si morse il labbro inferiore e fece un sorriso strano. "Non mi stavo sistemando: volevo sentire la tua mano accarezzarmi" spiegò.
COSA? Voleva ucciderlo, lì in quel momento? "Ah".
"Avevi detto che ti piacevo. Pensavo che…"
"Tu mi piaci!" sostenne lui, agitandosi quando lei fece spazio fra di loro, sedendosi più lontano.
"A me sembra di no" dichiarò lei, mentre alzava su di lui uno sguardo duro.
Ma che ne sapeva lei? "Ma cosa dici?"

 

Alice sapeva di non essere appariscente, di non avere un fisico spettacolare o tante curve da far girare qualcuno per i corridoi. Ma fino a quel momento lì, le era andato benissimo. "È perché non sono… come loro? O perchè non faccio quello che fanno loro?" Quanto le faceva male fare quella domanda?
"Chi? E cosa vuol dire… Alice, di cosa stai parlando?"
Sospirò, ma poi guardò da un'altra parte: non riusciva a guardarlo in viso. Forse non era così coraggiosa come diceva Lily. Forse le ragazze che la prendevano in giro avevano ragione.

 

Al, quando lei non parlò più, si sentì preso da panico. Si inginocchiò verso di lei e le prese le spalle. "Guardami" le disse e la ragazza alzò i suoi occhioni su di lui. "Ti giuro che mi piaci. Mi piaci tantissimo. Mi piaci così tanto che a volte penso di esplodere" con una risatina nervosissima si passò la mano fra i capelli.
Non aveva intenzione di dirle quanto pensasse a lei, la sera o sotto la doccia, ma se avesse dovuto convincerla, o anche solo farle passare quella tristezza dallo sguardo, forse poteva arrivarci, anche se aveva paura che potesse sembrare un ricatto.
"È una cosa nuova per me. E lo è proprio perchè sei diversa dalle altre…"

 

Alice sgranò gli occhi. E poi sorrise. Tornò vicino ad Al e lo baciò. "Allora mi sa che dovremmo trovare un modo nuovo perché le cose funzionino bene per noi" disse, subito dopo, togliendosi il maglione.

 

***

 

Il sabato mattina arrivò in un baleno.
Lily era un po' agitata e un po' eccitata, proprio come aveva confessato a Scorpius. Ma il fatto di giocare come cercatrice la riempiva di gioia e non vedeva l'ora di entrare in campo per volare e cercare il boccino.
Si mise la divisa e uscì dagli spogliatoi femminili con un po' di agitazione, incamminandosi dietro agli altri giocatori della squadra.
"Michael è contrario al sesso prima della partita, Weasley, non parlarne ad alta voce."
Lily drizzò le orecchie e spalancò gli occhi, notando Hugo che parlava con Stuart.
"Hugo?" Si sentì chiedere, quando realizzò il senso della frase.
Il rosso si girò verso di lei e si fermò, aspettando che con il passo successivo lo raggiungesse.
"Lily! Che un lupo…"
"Ma taci! Con chi è che hai fatto sesso?" lo interruppe.
"Porta sfortuna interrompere un augurio magico, lo sai!" rispose lui, scandalizzato, per poi abbassare la voce. "E non urlare: io, che Michael fosse contrario, non lo sapevo!"
"Ma hai una ragazza?"
Hugo sorrise e Lily vide chiaramente i lineamenti dello zio Ron nelle foto che nonna Molly aveva a casa.
"Sì. Alice non ti ha detto niente?" La rossa scosse le spalle: cosa doveva dirle Alice? "Effettivamente è successo tutto quando avete litigato…"
Oh, Lily si ricordò di aver visto Alice e Hugo parlare spesso, effettivamente. Quindi aveva raccontato a lei di aver fatto sesso per la prima volta, perché loro tre avevano parlato molte volte sull'argomento e Lily sapeva perfettamente che Hugo era vergine quanto loro, fino a poche settimane prima.
"Oh. Beh, sì…" Ma cosa avrebbe dovuto dire? Doveva fargli i complimenti?
"Sh… non farmi scoprire!" sussurrò Hugo, prendendola per un braccio. No, no, non lo avrebbe fatto. Scosse il capo per rassicurarlo, ma poi continuò a pensarci: ma se Alice e Albus lo avessero fatto anche loro, lei sarebbe rimasta l'ultima di loro tre a essere vergine? Non ci aveva pensato, ma in quel momento la cosa iniziava a darle qualche grattacapi.
"Lily, sei pronta?" le chiese il capitano, appena prima di uscire dalla porta degli spogliatoi. Lei annuì e decise di concentrarsi sulla partita: avrebbe fatto vedere a tutti quanto valeva.
"Certo, Michael, non vedo l'ora!" rispose, alzando la scopa. Tutta la squadra urlò l'inno dei Grifondoro e poi uscirono all'aperto, per andare verso il campo.
"Siamo in mano a una ragazzina. Perderemo sicuramente…" Lily si voltò nel sentire la voce di Rowand che la criticava e quando lui incrociò il suo sguardo le lanciò un'occhiataccia. Aveva ragione Hugo: quel tipo non doveva neanche stare in squadra. Ricambiò il suo sguardo e si girò per raggiungere gli altri: non si sarebbe fatta intimidire da lui.

 

Scorpius aspettava che la squadra Grifondoro uscisse dagli spogliatoi. Non sapeva cosa aspettarsi da questa partita: avrebbe combattuto direttamente contro Lily e non avrebbe saputo bene dire se fosse ansioso o eccitato dalla cosa. Sorrise quando pensò al fatto che praticamente lei aveva detto di sentirsi allo stesso modo.
Per fortuna anni e anni di rigida educazione purosangue riusciva a fargli controllare i suoi sentimenti. O almeno sperava che dall'esterno si vedesse così.
"Tutto bene?" gli chiese Al, avvicinandosi. Annuì, cos'altro avrebbe potuto fare? Di sicuro non voleva parlare. "Ora hai paura di aver dato troppi suggerimenti a Lily, eh?"
Il biondo sorrise, contento che l'amico avesse frainteso. "Sono sicuro che sarà una partita interessante" disse, sapendo che almeno non stava dicendo bugie.
"Dopo ho bisogno di un consiglio…" gli disse il moro, volgendo lo sguardo verso la porta degli spogliatoi che si stava aprendo.
Come? Alzò una spalla, annuì e poi fecero un passo avanti per salutare i giocatori dell'altra squadra prima di iniziare.

 

Lily strinse la mano al fratello e a Scorpius per ultimi, come aveva fatto da quando era in squadra, ma questa volta lanciò a tutti e due un augurio magico. E sorrise quando Scorpius, stringendole la mano più a lungo, le disse che voleva vederla agguerrita.
"Mi aspetto la stessa cosa, Malfoy" gli rispose, ricambiando la stretta.
Salirono sulle scope e notò il biondo che volava vicino al baule prima che venissero sganciate le palle, lo aveva visto fare altre volte, ma ora sapeva cosa stava facendo: cercava di cogliere tutti dettagli del boccino d'oro. Velocemente lo seguì e riuscì a raggiungere un punto strategico, ma quando il baule venne aperto, alle sue spalle sentì la voce di Rowand gridare: "Potter, non puoi prenderlo adesso, il boccino!", e la sua grassa risata. Si fece distrarre e girò la testa giusto per vedere il capitano che diceva qualcosa al battitore, ma poi tornò a prestare attenzione alle palle.
La pluffa e i bolidi vennero sganciati e poi, per ultimo, il professor WhiteBall slegò la cinghia che teneva stretto il boccino. Subito si alzò, rimbalzando sul suo sostegno e poi, a mezz'aria, distese le sue lunghe ali d'oro.
Lily notò subito il colore sfumato d'arancio e, quando sbatté le ali, un dolce profumo si propagò fino alle sue narici.
"Pop Corn!" esclamò, sottovoce e, senza rendersene conto, guardò Scorpius che le fece l'occhiolino prima di volare via.

 

*

 

La partita era iniziata già da due ore e la pluffa aveva cambiato campo più volte, mantenendo sempre in pari il punteggio, distaccandosi sempre di poco: la partita era agguerrita.
Lily girava per il campo cercando di non farsi distrarre da nient'altro se non dal boccino, ma quella dannata pallina non si vedeva da nessuna parte. E sapeva che era così perché ogni tanto osservava Scorpius e anche lui aveva difficoltà a trovarlo. C'erano stati due momenti distinti in cui a tutti e due era sembrato di vederlo, e lei sapeva che almeno una delle due volte quel cavolo di boccino c'era stato davvero, ma si era volatilizzato appena loro erano riusciti ad arrivarci vicino.

Iniziava a essere frustrante: almeno da cacciatrice non c'erano questi momenti mezzi morti. Poi, una fragranza particolare le arrivò sotto al naso: Pop corn! Il Boccino! Girò di scatto la testa, proprio mentre vide Scorpius fare la stessa cosa e tutti e due videro il puntino dorato allontanarsi da loro.

 

Scorpius vide la scia dorata sparire subito, ma la vide: il boccino! Quando partì verso quella direzione, capì che anche Lily l'aveva vista, perché anche la sua scopa cambiò rotta per inseguire il piccolo tondino.

 

Lily si trovò accanto a Scorpius mentre inseguivano il boccino, erano alla stessa altezza, uno a fianco all'altra e lui sembrava molto concentrato.

Lo guardò due o tre volte con la coda dell'occhio e notò che effettivamente lui riusciva a non farsi distrarre da niente.

Esattamente come al provino di mercoledì, anche lei tentò di concentrarsi sull'obbiettivo e si chinò un po' per prendere velocità. Improvvisamente, esattamente come facevano i boccini e come era giusto che fosse, la piccola pallina indemoniata virò verso destra e lei fu lenta nel seguirla, mentre notò che Scorpius aveva girato subito, riuscendo a non farlo allontanare troppo.

Cercando di non farsi prendere dal panico, tentò di raggiungerlo e recuperare lo svantaggio.

 

Scorpius percepì la presenza di Lily quando riuscì a raggiungerlo: c'era da dire che la gara era interessante. E competitiva. Si sentiva agguerrito e carichissimo: era sicuro di vincere, ma gli piaceva l'idea che non sarebbe accaduto facilmente.

Solo un'altra volta gli era capitato che anche l'altro cercatore vedesse il boccino insieme a lui e che dovessero duellare così per prenderlo.

Quando il boccino iniziò a salire verso l'alto, notò la piccola Potter chinarsi e avere la meglio su di lui, mentre acquisiva velocità: lei era più leggera e in salita era un vantaggio. Imprecò mentalmente e cercò di tagliare l'aria anche lui nei modi che conosceva: non poteva permettersi di perdere! Cosa avrebbero pensato gli altri?

 

Lily notò che stava sorpassando Scorpius e sorrise, per poi allungare la mano per vedere se riusciva a raggiungere il boccino: ormai era questione di poco, anche se reggere la scopa con una mano sola rallentava la precisione di guida.
Notò che lui si era abbassato un po' verso il manico e che stava recuperando terreno. Allungò anche lui la mano in avanti e ormai era proprio questione di poco.
Sentì il sibilo, ma non realizzò subito e non si girò a controllare, nonostante l'istinto di cacciatrice le stava cercando di mantenere i sensi all'erta.
Poco dopo vide tutto nero e il campo di Quidditch sparì.

 

Scorpius teneva lo sguardo fisso davanti a sé: vedeva solo il braccio di Lily e le sue dita, lo smalto nero che spuntava oltre i guanti da Quidditch.
Riuscì a darsi la spinta e, appena la scopa scattò in avanti, si sporse per prendere il boccino, cercando di non lasciarsi scappare l'occasione.
Quando l'afferrò, tirando il manico verso di lui con l'altra mano e frenando la corsa, alzò il pugno al cielo e si guardò intorno: ma Lily dov'era?

Abbassò lo sguardo e la vide mentre cadeva insieme alla scopa: sgranò gli occhi e gli sembrò che il cuore si fermasse all'improvviso.

***Eccomi! Allora, so benissimo che i boccini che non hanno un odore particolare. (o no? La zia Rowling lo ha per caso scritto? 'I boccini non hanno odore?' perchè in questo caso,  posso fare come voglio... 😅 Ok, scherzi a parte, lo so che non  è mai stato detto che abbiano un odore, ma a me la cosa piaceva molto (ma scusate, con tutte queste magie, con l'Amortentia, come si fa a non pensare che i profumi siano qualcosa di importantissimo e che hanno sempre un loro perché? ok, dopo questo pippone che non sta né in cielo e né in terra, spero che non me ne vogliate per la storia del profumo del boccino. Tutto qua. Grazie a chi legge. 😊

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Capitolo 25
*** Ti ho visto cadere ***


Ti ho visto cadere…

 -

-

Scorpius sentì i tre fischi di fine partita prima ancora di riuscire a muoversi nel vedere il corpo di Lily cadere inerme sul prato. Si diede una scrollata e puntò verso il basso la scopa, pensando di non essere mai andato così forte e allo stesso tempo così lentamente.
Atterrò, abbandonando la scopa, e subito notò il professor Whiteball, con la bacchetta spianata fare lo stesso: capì che aveva incantato Lily per farla adagiare sul terreno senza che avesse ulteriori danni.
"Che cazzo è successo?" gridò Towlor, facendosi largo fra i giocatori che avevano accerchiato Lily.
"Un bolide l'ha colpita" spiegò Hugo, scendendo dalla scopa e avvicinandosi preoccupato alla cugina.
"Ma come è possibile?" chiese qualcun altro.
Scorpius non ascoltava, ma si inginocchiò accanto a Lily, cercando di svegliarla.
"Fermo, Malfoy: è stata colpita alla testa, non agitarla. Aspettiamo l'infermiera" lo fermò il professore.
Al si avvicinò a lui e sbarrò gli occhi: il biondo vide nel suo sguardo il suo stesso tormento.

 

"Ma come ha fatto un bolide a colpirla?" Al sentì chiedere da uno dei suoi giocatori quella strana domanda. Come? Per un cacciatore venire colpito da un bolide era abbastanza normale. Ah, giusto: Lily non giocava in quel ruolo e nessuno dei cacciatori le era vicino. Ma allora com'era successo?
Osservò mentre gli infermieri caricavano la sorella sulla barella e per un attimo si sentì spaesato.
"Dovrò scrivere a mia madre…" disse, confuso, come se non fosse troppo convinto, notando che la ragazza non si era risvegliata.
"Mando io un patronus a Ginny". La voce di Neville si materializzò al suo fianco e Al si voltò verso di lui annuendo in ringraziamento: anche il suo viso era preoccupato.

 

*

 

"È stato quel troll di Rowand" sussurrò Alice, scendendo dagli spalti. Lei lo aveva visto mentre prendeva la mira su Lily. L'era caduto l'occhio perché stava osservando quello che faceva Albus e poco distante aveva notato Rowand che colpiva il bolide e, pensando che fosse in una posizione strana, aveva seguito la traiettoria del tiro.
Passò da dietro e si diresse verso l'infermeria, per evitare la calca del pubblico e cercare di raggiungere i giocatori, ma purtroppo arrivò in ritardo perché qualcuno l'aveva pensata come lei e si era ritrovata in mezzo a una miriade di studenti; era riuscita a raggiungere il castello e ad arrivare al primo piano solo dopo quello che le sembrò un'eternità, trovando già un mucchio di gente nel corridoio.
Notò Albus e si avvicinò a lui, che aveva ancora addosso la divisa. "Al" lo chiamò, avvicinandosi.
Lui fece un sorriso tirato. "Alice" rispose e le mise un braccio sulle spalle, stringendola a sé in un gesto naturale, appoggiandole la guancia sui capelli. Sembrava preoccupato e lei lo capiva benissimo: Lily era rimasta incosciente per tutto il tempo che l'avevano portata via, probabilmente aveva bisogno di un po' di supporto anche lui.
"Come sta?" chiese, facendo scorrere una mano sulla sua schiena in una carezza confortevole.
"La stanno visitando e non ci fanno entrare: non sappiamo neanche se si è svegliata…" spiegò Hugo, avvicinandosi alle sue spalle insieme agli altri giocatori della squadra Grifondoro. Annuì senza sapere bene perché.

 

Al vide arrivare Towlor con una faccia seria e si avvicinò a loro porgendogli le borse che avevano lasciato negli spogliatoi: erano venuti via subito e non avevano neanche pensato a recuperare la bacchetta! Fu Alice a prendere le sue cose e quelle di Lily, e lui gliene fu grato: si sentiva un po' confuso.
Notò che Scorpius aveva fatto cadere la borsa ai suoi piedi senza neanche prendere la bacchetta e lo guardò, mentre lui ricambiava il suo sguardo preoccupato.
"Non l'ho vista, non me ne sono accorto…" si incolpò il biondo e Al corrugò la fronte: non era colpa sua!
L'infermiera uscì dalla porta: subito le si fece calca intorno, ma Alice lo spinse appena e lui riuscì a trovarsi di fronte alla strega con facilità. "Come sta?" chiese.
"Sta bene, si è svegliata."
Al sentì parecchi sospiri di sollievo alle sue spalle.
"Possiamo vederla?" Subito dopo che lui ebbe solo pensato quelle parole, qualcuno aveva già fatto la domanda, si girò e notò Scorpius che, impaziente, premeva per sapere come stesse Lily.
"Adesso no, vi chiamo io" rispose la strega, ritornando dentro velocemente.

 

Scorpius non riusciva a pensare lucidamente: vedere Lily mentre cadeva e non poter fare niente per impedirlo lo aveva fatto sentire un inetto. E lei era rimasta incosciente. Come stava? Stava bene davvero? Aveva subito colpi irreparabili? Aveva visto cos'era successo?
"Ehi, Scorp, non preoccuparti, non è colpa tua…" Sentì Al rassicurarlo ma lui scosse il capo: avrebbe smesso di preoccuparsi nel momento in cui l'avesse vista con i propri occhi. "Sei più agitato di me. La Nurseelan ha appena detto che sta bene…"
Ma lui ancora non era convinto. Guardò l'amico negli occhi e spiegò: "Quando ne sarò sicuro, smetterò di preoccuparmi. Non capisco perché tu sia così calmo, invece…"

 

"Ma cosa stai dicendo?" Al sgranò gli occhi quasi offeso dalle parole dell'amico.
"Ehm… ragazzi…" Alice, accanto a lui, li aveva presi per un braccio e li aveva fatti spostare dalla calca. "Penso che sia arrivato il momento. Al, Malfoy deve dirti una cosa importante… Ecco mettetevi qui…" disse ancora, guardando Scorpius che abbassò gli occhi ma poi annuì, rialzandoli su di lui.
"Al…"
"Cosa mi devi dire?" chiese, irritato, pensando che il suo migliore amico stesse per dirgli qualcosa che lo avrebbe fatto arrabbiare, anche se non capiva cosa.
"Al, io… Lily…" Il biondo si passò una mano fra i capelli e guardò verso Alice, che lo esortò con un gesto delle mani. Cosa stava succedendo? Al tornò a guardare Scorpius e si preparò a qualcosa di molto brutto. "Sono preoccupato per Lily, Al. L'ho vista cadere e non ho fatto niente, mi sono sentito un Troll e…"
"Ti ho già detto che non penso sia stata colpa tua."
"Non è quello che pensi tu, il problema. Cioè, non stavolta. Ora è quello che sento io, il mio problema…" Al era ancora più confuso di prima.
"In che senso?"
"Al, mi piace Lily. Tanto. Da quest'estate. E ti giuro, ci ho provato a non pensare a lei, ma non ci riesco. E mi sembra di tradirti. So quello che pensi sui suoi ragazzi e…"
Al stentava a crederci. "Ti piace mia sorella?"

 

Scorpius sospirò. "Sì. E non riesco a smettere. Poi lei è venuta da me e…"
"Lily è venuta da te?"
Prima che lui potesse rispondere, arrivarono altri ragazzi dal corridoio e ci fu una discussione. Quando la Paciock urlò qualcosa e loro si girarono, Al partì alla carica nel vederla fra le braccia di Towlor.

 

Appena i due ragazzi iniziarono a parlare, Alice tornò verso gli altri che erano davanti alla porta dell'infermeria, dove Miss Nurseelan era sparita subito dopo aver detto che Lily era sveglia e stava bene. Si fermò vicino a Rose e a Hugo e lanciò un'occhiata dietro di sé per guardare i due Serpeverde.
"Mi sa che qualcuno sta confessando, vero?" disse Rose, guardando anche lei i ragazzi.
Alice annuì. "Sarebbe ora, no?"
"Sono maschi…" spiegò, con un tono che fece sorridere Alice.
In quel momento Rowand e l'altro battitore, nonché Cecily, una cacciatrice Grifondoro, arrivarono un po' spavaldi verso di loro.
"Michael, te lo avevo detto che avremmo perso, se avessi messo lei come cercatrice: non sa neanche stare sulla scopa!"
Alice sentì la rabbia riempirle ogni parte del corpo e sbottò: "Ma se è stata colpa tua, che la hai colpita!"

 

Rose vide il ragazzo sbiancare e poi ridere nervoso: Alice doveva avere ragione. "Ma cosa dici, nanerottola? Non sono stato io. Deve essere stato un battitore Serpeverde!" spiegò, voltandosi verso gli altri, mentre anche i ragazzi Serpeverde li raggiungevano.
La piccola Paciock si avvicinò a lui a grandi passi e gli puntò contro il dito. "Io ti ho visto, Rowand. Hai preso la mira verso di lei e hai battuto il bolide!"
Quando anche Michael si fece avanti chiedendo se fosse vero, Rowand fece un'altra risatina nervosa. "Dai, Towlor, non le crederai mica? È solo una ragazzina in difesa della sua amica. E poi hai visto, non…"
"Sei stato tu!" gridò ancora la biondina, con una voce così forte che rimbombò nel corridoio senza bisogno di un sonorus e tutto il gruppo si zittì.
Michael guardò Alice, che non staccò mai gli occhi dal giocatore, e poi si voltò verso di lui. "È vero? Sei stato tu?"
Rowand scosse il capo, ma si capiva che non era del tutto sincero.
"Potrei aver colpito il bolide… Ma stavo puntando a Malfoy!" cercò di salvarsi, guardando verso il fondo, dove i due Serpeverde si erano rintanati a parlare.
"Bugiardo di un Troll…" Alice scattò in avanti e il giocatore tirò fuori la bacchetta per colpirla.
Rose mise mano alla sua ma, prima ancora che riuscisse a pensare a un qualsiasi incantesimo difensivo, Rowand cadde sotto la luce rossa di uno Stupeficium non verbale.

 

"Rose, ma ti sembra il caso?"
"Non sono stata io, Michael!"
Alice sentì la voce dei ragazzi come se le arrivasse da molto lontano.
"Ma cosa hai fatto? Santo Merlino…"
La voce della ragazza accanto a Rowand era stridula e quando Alice vide che aveva in mano la bacchetta, puntò ancora la sua, ma fu fermata da due braccia forti che la cinsero da dietro.
"Ferma, piccola, o finisci nei guai" disse una voce alle sue spalle, mentre Rose neutralizzava la giocatrice.

 

Al arrivò in quel momento. "Ma che succede?" chiese, a tutti e a nessuno in particolare, spaesato da tutto ciò che stava succedendo: Lily, Scorpius e poi… quello.
"La tua ragazza è stata più veloce di me. Non ti conviene farla arrabbiare, mi sa…" Realizzò poco di quello che gli stava dicendo la cugina, ma annuì comunque: cosa aveva fatto Alice? E perché Towlor la stava abbracciando?

 

Alice si liberò dalla stretta di Michael e si guardò intorno, un po' spaesata. Quando incontrò lo sguardo della Montague (ma cosa ci faceva lì?) lei abbassò subito gli occhi e fece un passo indietro, nascondendosi dietro a una delle sue amiche, che la guardò con gli occhi sbarrati.
"Ehi, tutto bene?" le chiese Al, avvicinandosi a lei. Annuì, ma quando vide tutte le persone che la stavano guardando, gli occhi le si riempirono di lacrime.

 

Rose vide la ragazza un po' confusa, così cercò di aiutarla: mise via la bacchetta e iniziò a battere le mani. Subito dopo Hugo si unì a lei e poi anche gli altri della squadra e, notò con piacere, anche i Serpeverde.

 

"Ma cosa fanno?" Alice si stupì della cosa e si guardò intorno ancora: ma quanta gente c'era? C'era anche la squadra dei Serpeverde e molti dei loro studenti.
"Ti stanno dando supporto. Funziona così" spiegò Al battendo le mani anche lui.
Oh. Ohhh.
"Alice, cosa succede?" La voce di Neville, apparso in fondo al corridoio, fece fermare tutto il battimani: cosa sarebbe successo? Suo padre l'avrebbe mandata dalla preside perché aveva schiantato uno studente?
Mentre si stava chiedendo quelle cose, sentì Al, ancora al suo fianco, dire: "Mamma?", così realizzò che Ginny Potter era in fondo al corridoio e le stava sorridendo.

 

"Ma cosa sta succedendo?" le chiese il suo migliore amico, appena arrivò di corsa da un lungo corridoio.
"Niente, Neville. Tua figlia ha appena schiantato quel Troll che ha fatto cadere Lily dalla scopa e se osi sgridarla te la vedrai con me" spiegò sottovoce Ginny, tornando poi a sorridere verso il gruppetto che sostava nel corridoio e incamminandosi verso i ragazzi. "Sono arrivata appena ho saputo. Purtroppo mi ero scordata la scopa e ho dovuto correre da Hogsmeade fino a qui. Come sta Lily?" chiese, facendosi largo fra gli studenti per raggiungere la porta dell'infermeria e mettere una mano sulla spalla del figlio, sorridendo alla ragazza accanto a lui.
"Miss Nurseelan dice che è sveglia e che sta bene, ma non ci fa entrare…" disse, sconsolata, la ragazza.
Ma figuriamoci!
"Di sicuro non mi butterà fuori, vieni, entra con me" propose alla ragazza e lei, lanciando un'occhiata al padre, annuì e la seguì dentro l'infermeria.

 

"Grazie, Ginny. Mi guardavano tutti…" mormorò Alice, entrando con lei nel locale e chiudendosi la porta alle spalle, lanciando un'occhiata al gruppetto che era rimasto fuori.
"È perché hai fatto una gran cosa e nessun altro ha avuto il coraggio di farlo. Sei stata bravissima, a proposito, ma non dire a Minerva o a Neville che te l'ho detto, perché poi passo dei guai anch'io!" Alice sorrise a Ginny e lei le mise un braccio sulle spalle, tirandola verso di sé. "Vieni che ci assicuriamo che Lily stia bene" disse ancora, tirandosela dietro con passo veloce.

 

*

 

Lily stava bevendo un succo di zucca quando la tenda accanto al suo letto si spostò, rivelando la presenza di sua madre e della sua migliore amica. "Mamma!" esclamò, quasi versandosi addosso il liquido arancione dalla sorpresa.

 

Ginny sorrise nel vedere la figlia sana e salva: non avrebbe mai ammesso con nessuno di essere preoccupata, ma vederla sveglia e in salute le tranquillizzò il cuore e la mente. "Lily…" la salutò, sedendosi sul letto. "Come stai?"
La piccola rossa alzò una spalla e guardò, oltre la strega, la sua migliore amica. "Sto bene. Come dovrei stare? Mi dispiace aver fatto perdere la partita…"

 

"Lily, ti ha colpito un bolide!" esclamò invece Alice, sventolando le mani in aria: possibile che non lo capisse?
"È quello che fanno i bolidi" spiegò, con naturalezza.
Ah, ma davvero? La bionda rise un po' nervosa e si passò la mano fra i capelli. "Oddio, Lily sei mitica…" Fece un passo verso di lei e si chinò ad abbracciarla.

 

Lily appoggiò il bicchiere sul comodino accanto al letto e ricambiò l'abbraccio dell'amica. "Sicura di stare bene? Ti ha colpito in testa…" disse ancora.
La rossa si portò una mano ai capelli e fece una faccia strana. "Ah! Ecco perché ho questo bernoccolo! Ci ho fatto mettere un po' di Pomata Cancellalividi per Traumi Sportivi e il male è subito passato, anche se immagino che ci vorrà un po' prima che se ne vada il gonfiore…" spiegò.
"Hai detto tu alla Nurseelin di metterci la Pomata Cancellalividi?" le chiese sua madre, alzando un sopracciglio.
"Sì" rispose, spiegando di quando Ginny spiegava i trucchetti che utilizzava lei a Quidditch, insieme a suggerimenti vari e strategie.

 

Ginny si riempì di orgoglio a sapere che Lily l'ascoltava veramente: e lei che pensava che tutto ciò che le diceva le passava per la mente per pochi secondi per poi uscire e lasciare spazio ad altre cose.
Sorrise teneramente, senza accorgersene e strinse la mano della figlia. Lei dovette capire qualcosa, perché mormorò: "Non dovevate preoccuparvi…"
E la donna sentì le lacrime pungerle gli occhi.

 

Alice capì di voler lasciare sole le due rosse e disse che sarebbe andata a tranquillizzare gli altri, rimasti fuori.
"Perché, chi c'è?" chiese Lily, aggrottando la fronte.
"Praticamente tutti."
"Davvero?" La bionda annuì. "E sono arrabbiati perché non ho preso il boccino? Merlino, ero così vicina… Non ho neanche visto il bolide…" continuò la rossa, per poi inclinare la testa. "Non pensavo neanche di dover starci così attenta, comunque…"
"Poi ne parlerai con Micheal…" disse solamente: non voleva spiegarle di Rowand.
Notò l'occhiata che Ginny le rivolse e alzò le spalle quando le chiese in una muta domanda, perché non le avesse raccontato tutto: in fin dei conti non c'era bisogno.
"Vado. Ti faccio portare la borsa con le tue cose da Al" le disse, baciandola sulla guancia.
"Mi fai portare anche una cioccorana e delle piume di zucchero?"
Alice rise e annuì mentre usciva dallo stanzone.
Una volta fuori, Al e Scorpius si avvicinarono subito, ma anche gli altri si girarono verso di lei.
"Sta bene" esordì. "Ha già chiesto dei dolci…"

 

Al sorrise: se sua sorella aveva già fatto richieste, stava benissimo.
Sentì Rose alle sue spalle ridere e dire a Towlor che probabilmente sarebbe stata in grado di risalire sulla scopa e continuare la partita, se non questa non fosse stata già finita.
"Vado dentro e torno subito: non andartene" disse ad Alice, lanciando un'occhiata di sottecchi alla squadra Grifondoro che stava parlando in cerchio: doveva assolutamente scoprire perché Towlor sembrasse così in confidenza con la sua ragazza. Anche Lily aveva detto qualcosa su di lui.

 

***

 

Suo fratello era entrato e uscito dall'infermeria come se avesse avuto un Drago alle calcagna, probabilmente voleva solo fare bella figura con sua madre. Lily storse la bocca e arricciò il naso in una smorfia.
"Tutto bene, tesoro?" le chiese Ginny, accarezzandole la testa di lato, dove non aveva battuto.
"Mamma… ti sei mai sentita come se stesse andando tutto male?" chiese, sospirando. Quando sembrava che tutto stesse prendendo una piega favorevole, succedeva sempre qualcosa che ribaltava di nuovo tutto.

 

Ginny sorrise tristemente: al suo primo anno era stata posseduta dall'anima di Voldemort ed era quasi morta; quando, finalmente, Harry si era innamorato di lei, l'aveva lasciata per andare incontro a un altro Avada Kedavra; senza contare il suo sesto anno, quando avevano dovuto organizzare una resistenza per impedire ai Carrow di ucciderli.
Si strinse la testa della figlia al petto e chiese: "Ti va di raccontarmi cosa ti preoccupa?"

 

E lì, Lily, come se avesse cinque anni, scoppiò a piangere e raccontò alla madre di come si era sentita negli ultimi due mesi. Riuscì a raccontare di come si era sentita sola quando aveva litigato con Alice, dell'ansia che l'aveva colta quando aveva dovuto affrontare il provino di Quidditch, e di come facesse male essere rifiutate dal ragazzo che le piaceva. Ma riuscì a raccontarle tutto senza nominare mai i nomi dei ragazzi.
Stranamente, sua madre non disse molto, ma la lasciò sfogare, cullandola come quando era piccola e questo, di per sé, l'aiutò già tantissimo.

 

Ginny continuò ad accarezzare e a dondolare la figlia, non sapendo bene se le parole che voleva dirle sarebbero state quelle giuste: purtroppo, a volte, fare il genitore era difficile. Le delusioni e le esperienze negative facevano crescere ed erano importanti, ma lo si capiva solo quando si riuscivano a superare e a guardare voltandosi indietro nel corso della vita. Anche se si tendeva a tenere i figli lontano dalle cose brutte, queste capitavano lo stesso. Bisognava crescerli perché fossero in grado di affrontarle e sperare continuamente che non dovessero mai farlo.
Era contenta che avesse fatto pace con Alice, perché le due ragazze avevano un legame che, Ginny ne era sicura, sarebbe durato tutta la vita e faceva bene a tutte e due. Come lei con Hermione e Luna. E con Neville. Sorrise al pensiero che forse, un domani, anche i figli delle due ragazze avrebbero potuto essere amici.
Così, invece di grandi filosofie di vita, Ginny raccontò di quando era adolescente lei, di come si era sentita quando aveva scoperto che il suo amore non era ricambiato e di quello che provava quando volava sulla scopa.

 

Lily piangeva e rideva insieme, mentre chiacchierava con sua madre, non c'era nessuno come Ginny Potter che riuscisse a consolarla così bene. Soltanto il suo profumo, quel odore di casa, di buono, di infanzia, che respirava quando lei l'abbracciava, la rendeva serena e felice.
"Piccola mia…" disse, dolcemente, baciandole i capelli. "Sei già così grande…"
"Sembri nonna Molly" la prese in giro, stringendola affettuosamente.
"Già. Passi tutta la vita a voler essere diversa, e poi ti rendi conto che fai le stesse cose che faceva la tua mamma alla tua età" confidò, sospirando, più a se stessa che a lei, comunque.

 

"Tua nonna ha cresciuto tanti figli e tutti nel migliore dei modi" disse Ginny, pensando che lei poteva solo sperare di esserci andata anche solamente vicino.
"Com'è stato crescere con tanti fratelli?" le chiese la ragazza e la strega sorrise pensando al tempo passato.
"Bellissimo. E devastante. Ma ho imparato un sacco di cose. E poi, io ero l'unica Weasley, anche se ero la più piccola."

 

Lily fece una smorfia. "Anch'io sono la più piccola…"
"Sì, ma tu sei una Potter. E sei unica anche tu."
"Scusate, c'è un ragazzo qui fuori che non è ancora andato via e aspetta di entrare…"
Miss Nurseelin andava avanti e indietro già da un po', ma loro non ci avevano fatto caso, impegnate com'erano a chiacchierare, ma effettivamente era appena rientrata dalla porta che dava sul corridoio.
"Sai chi potrebbe essere?" le chiese sua madre, ma Lily scosse la testa: non ne aveva la più pallida idea.

 

Ginny guardò l'orologio ed esclamò: "Ma è qui fuori da un'ora! Devi assolutamente farlo entrare!"
"Ma non so chi è!" rispose la ragazza, ma la rossa capì, da come guardava verso la porta, che era curiosa.
"Sai cosa mi ha detto una volta Fred, mio fratello? Che a volte, tutto ciò che serve sono venti secondi di stupido coraggio" sussurrò verso la figlia. "Esco subito Miss Nurseelin, lo faccia pure entrare".
Si alzò dal letto, si chinò sulla figlia e le diede un bacio, mentre la porta si apriva sotto la bacchetta dell'infermiera.
Quando il ragazzo entrò, un po' titubante, Ginny sbatté gli occhi nel riconoscerlo.
Lily lo chiamò per nome, in un misto di sorpresa e di emozione.
La donna si voltò velocemente verso la figlia, ma lei non la guardò: il suo sguardo era posato sul ragazzo che era appena entrato. E sembrava incantata da un filtro d'amore.
Oh. Sorrise: conosceva quello sguardo e ricordava quella sensazione.
Per un attimo tornò nella sala comune dei Grifondoro, subito dopo la partita di Quidditch contro i Corvonero, quando, per la prima volta, Harry l'aveva baciata.

"Ciao, Scorpius" lo salutò, con un sorriso, mentre usciva dall'infermeria.

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Capitolo 26
*** E mi sono sentito morire ***


e mi sono sentito morire

E mi son sentito morire

 

Scorpius fissava la porta dell'infermeria come se ne andasse della sua vita.
"Alice ha detto che sta bene" disse Rose accanto a lui e il biondo si girò.
"Preferisco assicurarmene personalmente" rispose.
La ragazza sorrise. "Sì, lo immagino" disse solamente. "Com'è andata con Al?"
Lui si passò una mano fra i capelli. "Non lo so, Al è strano".
"Penso sia innamorato" rispose la rossa, girandosi verso Alice che parlava con gli altri della squadra.
Il biondo fece una risatina nervosa. "È geloso" confermò, indicando con il capo la ragazza e il capitano di Quidditch.
Rose strabuzzò gli occhi. "Di Michael? Ma…"
Scorpius la interruppe alzando le spalle. "Già. Però non penso gli faccia male, sembra più…"
"Più vivo? Meno sicuro di se stesso e quindi meno egocentrico?"
Alzò le spalle per rispondere alla ragazza: per ora l'interesse di Al per la Paciock, a Scorpius aveva portato solo cose favorevoli, ma chi lo sa. Sicuramente era meglio di Roxi, comunque.
E, come diceva sua madre, per essere veramente sicuri bisogna sempre avere un dubbio, altrimenti non si può vivere.

 

Rose vide Al uscire dall'infermeria e gli fece un cenno quando notò i ragazzi della squadra chiacchierare tutti insieme. "Come sta?"
"Sta bene, sta bene. Brontola e si lamenta di me."
Rose sorrise nel notare Scorpius rilassarsi un po'.
"Perfetto" rispose, lasciandoli soli e raggiungendo gli altri senza voltarsi.
"Al" iniziò Scorpius, pensando che tanto valeva finire il discorso di poco prima, ma notando che lui era continuamente girato verso la Paciock e Towlor.
"Ti piace mia sorella" disse il moro, capitolando.
Annuì. "Mi piace Lily, sì". Ecco, lo aveva ammesso davvero. E mai come in quel momento era così sicuro della cosa.
"Così era lei… Merlino, Scorp avevo capito che c'era qualcosa, ma non avrei mai pensato… Vabbè, quindi ci pensi tu, allora?"
Cosa? Come? Cosa stava dicendo? "Scusa?"
"Ti conosco da tanto e mi fido di te. Penso che sarà in buone mani, in fin dei conti. Io…" Si girò verso i ragazzi ancora raggruppati, mentre qualcuno aveva iniziato ad andarsene e la sua fronte si corrugò quando Towlor si chinò sulla Paciock per dirle qualcosa. "Sì, beh, se proprio ci tieni, perché no? Meglio te di un altro!"
Ma… Ma… MA COSA?
"Ehi, ma non dovresti dirmi qualcosa tipo che mi prometti delle fatture se la faccio soffrire o tratto male?" Scorpius non riusciva a crederci: gli aveva detto soltanto 'perché no'?
"Ti dimentichi che vi conosco tutti e due. Sono molto più preoccupato per te che per lei. Ma sei grande: te la caverai, vedrai" rispose con un sorriso sbilenco e anche abbastanza divertito, dandogli una pacca sulla spalla e girandosi poi verso la Paciock, che era rimasta ad aspettarlo, mentre Towlor era chino sulla sua borsa.

 

Al notò che il capitano dei Grifondoro era ancora accanto ad Alice, anche se almeno avevano smesso di bisbigliarsi cose e ridacchiare. Quella cosa che gli prendeva lo stomaco non gli piaceva per niente; anche se lei aveva detto che poteva stare tranquillo, si sentiva inquieto.

 

Alice vide Al andare verso di lei, ma non capì, dall'espressione sul suo viso, cosa pensasse della situazione fra Malfoy e Lily.
"Tutto bene?" gli chiese e lui annuì, ma sembrava ancora pensieroso.
"Guarda che non devi preoccuparti. Loro… sono molto carini insieme, in verità" tentò di rassicurarlo.

 

Al piegò la testa. "Loro chi?"
"Lily e Malfoy. Non sei preoccupato per loro?" chiese lei. Cosa? Scosse le spalle, senza neanche chiedersi cosa lei sapesse più di lui sull'argomento, notando che Towlor si era rialzato e si era portato la borsa oltre la spalla: dannazione, era uno di quelli che le ragazze consideravano un bel tipo? Al sapeva solamente che era un giocatore corretto, aveva stima di lui e sembrava una persona gentile. Di nuovo gli bruciò la bocca dello stomaco.
"No, non sono preoccupato per loro" ammise, non riuscendo a non guardare male Towlor.

 

Alice capì che il problema era Michael mentre osservava il suo ragazzo guardarlo male. Sospirò scuotendo la testa: doveva parlargli subito. Quello che non aveva previsto era il fatto che il capitano dei Grifondoro si girasse verso di loro. "Vado anch'io. Magari passo a vedere come sta Lily in serata. Potter" lo salutò,  facendo un cenno con il capo, per salutarlo, e poi le mise una mano sulla testa, chiamandola 'Piccola', per poi girarsi a lanciare un cenno del capo a Malfoy.

 

"Smettila" disse Al, verso il ragazzo e Towlor si voltò verso di lui con la fronte corrugata.
"Come?"
"Non chiamarla così. Non… toccarla. Lei…" Per fortuna riuscì a fermarsi prima di sembrare un troglodita e dire 'lei è mia'.
Ma Towlor, che per i denti di Merlino era comunque una persona intelligente, capì lo stesso. "No, Potter, hai frainteso, io…"
"Al, non…"
"Siete usciti insieme?" Si sentiva veramente un idiota, ma non riusciva a non pensarci. Cos'era successo? Si erano baciati? Avevano provato a stare insieme? Perché non riusciva a smettere di pensarci? Perché sembrava che lui la conoscesse così bene? Lily aveva detto che lui ci aveva provato. Perché…
"Ne abbiamo già parlato!" sbottò lei e Al notò che si stava arrabbiando, ma non poteva farci niente.

 

Alice sentiva la rabbia colmarla e salirle dallo stomaco: lui non le credeva? Non si fidava di lei?
"Forse non glielo hai spiegato bene" disse Michael, fondamentalmente molto calmo. "Lo faccio io, non c'è problema".
"No!" esclamò lei, ora era arrabbiata anche con lui. "Dovrebbe fidarsi di me e farsi bastare quello che gli ho detto!"

 

Al si sentiva estraneo a quella situazione, ma capiva una cosa: loro gli stavano nascondendo qualcosa.
"Potter, non voglio provarci con la tua ragazza. Io sono già impegnato. Lei…" Towlor si girò verso Alice e le sorrise. "Lei è la mia sorellina. Te lo giuro. Sto…"
"Non dovrebbe esserci bisogno di dirglielo!" sbottò ancora lei, arrabbiata. Come? Al non capì.
"Non c'è problema, Alice, ho scritto ai miei genitori, ormai lo devono aver capito… Potter, io sto con Frank, suo fratello. All'inizio della scuola abbiamo litigato perché io non volevo ammettere apertamente la nostra relazione e ci abbiamo messo un po' a…" Imbarazzato non per quello che aveva ammesso, ma per come si era sentito, Michael si interruppe, per poi riprendere. "Alice mi ha solo aiutato quando stavo male".
Oh. OH. OH! Al si passò una mano fra i capelli. "Scusa, io…"
"Tutto a posto" rispose lui, togliendolo dall'imbarazzo.

 

"Non è tutto a posto."
Alice sbuffò, fulminando Al con lo sguardo.
"Se Frank avesse fatto una scenata del genere a Theodore, avrei gongolato per il resto della vita" le disse, facendole l'occhiolino, e la ragazza sentì il calore riempirle il viso. "Però, Potter, stai attento: ho visto Alice arrabbiata e non vorrei mai essere sotto la sua bacchetta in quei momenti. Trattala bene, mi raccomando". Lanciò ad Al uno sguardo di avvertimento e lui ebbe la decenza di imbarazzarsi.
"Lo farò" replicò, lanciandole uno sguardo che le fece sciogliere tutta l'arrabbiatura.
Quando Michael se ne andò, Alice tornò a guardare il moro. "Sei un cretino" disse, sospirando.
"Lo so. Scusa…"
"Però sei il mio cretino…"
Lui sorrise, mentre le prendeva una mano e la tirava verso di sé. "Questo è sicuro. Vieni qui, dammi un bacio che abbiamo vinto la partita e merito un altro premio" le disse, chinandosi su di lei.
"Questi premi…" ridacchiò Alice, prima circondargli il collo con le braccia.

 

"Prefetto Paciock…"
Alice si voltò verso il ragazzino che si era avvicinato, ma senza staccarsi dall'abbraccio di Al.
"Sì?"
"Il professor Paciock…" Il bambino si imbarazzò, anche se Alice non seppe dire se fosse perché aveva interrotto il loro bacio o per via dello stesso cognome: a volte i più piccoli si intartagliavano non sapendo se dire 'tuo padre' o 'il professore'.
Alice sospirò e si girò verso di lui, prestandogli tutta la sua attenzione. "Cosa ha detto il professore?" gli chiese, quando lui non parlò più.
"Dice di andare da lui nel suo ufficio!" riferì, prima di correre via.

 

Al si morse l'interno della guancia. "Dici che ci ha visto?"
"Era qui, ci ha visto sì, Al" gli disse, non capendo cosa volesse dire, mentre invece lui era preoccupato: era stato così sciocco da far sapere al padre della sua ragazza che stavano insieme prima ancora che lo sapesse tutta la scuola?
Lei, comunque, non aveva capito. "Intendo… Tuo padre. Dici che ci ha visto?"
"Non saprei…"
Storse il naso e poi le chiese: "Vuoi che venga anch'io?"

 

Alice strabuzzò gli occhi: assolutamente no!
"Non penso che ce ne sia bisogno, vorrà sgridarmi per lo schiantesimo, probabilmente" disse lei. La ragazza rise quando vide il sollievo sul suo volto. "Ma non dovresti offrirti per qualcosa che non vuoi fare, lo sai, vero?" gli chiese, subito dopo.

 

Al alzò una spalla: lui cercava solo di fare le cose fatte bene. "Allora vado in sala comune, alla festa".
Alice lo guardò chinando la testa. "Festa?"
"Beh, abbiamo vinto: ci sarà sicuramente una festa."

 

Alice annuì meccanicamente: giusto. "Ok, allora ci vediamo stasera?"
Al le fece un sorrisino. "Potresti venire anche tu" propose.
Come? Nei sotterranei? A fare cosa? "Io? Per festeggiare i Serpeverde?" chiese, alzando un sopracciglio.
"Per festeggiare… me" precisò lui e lei sentì il calore riempirle il petto e salirle al viso.
"Mmm… Va bene. Vedo se riesco a passare, dopo" acconsentì, senza troppa convinzione: lei non voleva andare di sicuro in sala comune!
"Ho capito: ci vediamo stasera" brontolò lui, prendendo la borsa.
Sentendosi in colpa, Alice lo raggiuse. "No, dai, vedo se riesco…"
"Non c'è problema" disse, un po' contrariato, con un tono che smentiva le sue parole. Poi si girò verso il biondo, seduto per terra con la schiena appoggiata al muro. "Scorpius, resti qui?"
Al cenno affermativo del capo del biondo, Al si incamminò verso le scale e Alice fu lì lì per raggiungerlo, ma poi si voltò verso l'altra direzione del corridoio e si avventurò verso la torre e l'ufficio di suo padre.

 

Scorpius osservò i ragazzi andarsene in direzioni opposte: non aveva sentito cosa si fossero detti perché erano lontani, ma non avevano delle facce contente. Rimasto solo, si sedette per terra e tirò fuori la bacchetta dalla borsa, aspettando che Ginny uscisse per poter entrare a parlare da solo con Lily.

 

***

 

Era passato un bel po', da quando era rimasto solo, e Scorpius, per ingannare l'attesa, aveva tirato fuori la bacchetta e giocava con il boccino che gli era rimasto in tasca, lanciandolo e incantandolo quando si allontanava troppo, per non alzarsi dal pavimento.
"Ma sei ancora qui?" La voce dell'infermiera Nurseelan, gli fece alzare la testa di scatto, perché non aveva sentito aprirsi la porta.
"Posso entrare?" chiese, con calma, cercando di non scatenare il brutto carattere della strega, visto che era lei che decideva le visite.
"Aspetta un attimo" disse, per poi sparire oltre la porta. Scorpius lentamente si alzò, rimise in tasca il boccino, e quando vide la porta aprirsi da sola, probabilmente sotto la bacchetta dell'infermiera, con un timido passo, entrò.
Aveva aspettato per così tanto tempo, che gli si era intorpidito il sedere e un po' anche il cervello. Vide Ginny, la madre di Lily, sorridere di un sorriso strano, come quando sua madre lo guardava di nascosto, e salutarlo, prima di uscire.

 

Lily osservò Scorpius entrare in infermeria con fare timido, ma senza imbarazzo.
"Ciao" lo salutò, quando lui si fermò, senza più avanzare.
"Stai bene" disse, ma senza fare una domanda. Era proprio un'affermazione. E anche la ragazza sentì il sollievo nella sua voce. Sorrise, nonostante tutto.
"Ora dovresti chiedermi come sta il bolide."

 

Scorpius rise e riprese a camminare verso di lei, con più slancio e con un altro spirito: stava bene davvero.
"Sappi che hai preso il boccino solo perché sono stata abbattuta, comunque" sostenne lei, con una voce un po' strana e il ragazzo, se non l'avesse conosciuta così bene, avrebbe quasi detto che fosse imbarazzata dalla situazione.
"Non lo metto in dubbio" rispose, ma la rossa sbuffò come se lui avesse detto tutto il contrario e Scorpius si ritrovò a sorridere mentre si avvicinava ancora.

 

Lily lo osservava camminare verso di lei e sentiva il suo cuore picchiarle contro la gabbia toracica in un modo sempre più rumoroso alle sue orecchie: lui non lo avrebbe sentito, vero? Per quanto continuasse a dire stupidaggini, il ragazzo non si fermò e, una volta vicino al letto, si sedette sulla sedia accanto al piccolo mobile che faceva da comodino.
"Ti ho visto cadere…" esordì. Lily non seppe cosa rispondere e quindi non disse niente. "È stato… bruttissimo. Devastante, quasi. Mi è sembrato che il mondo si bloccasse e mi sono sentito… morire".
Quando finì la frase, alzò lo sguardo su di lei e la guardò con occhi seri. Lily pensò di fare una battuta, di dire qualcosa di spiritoso sul fatto che sembrasse sempre colpa sua o qualsiasi altra cosa, ma non riuscì a dire niente e abbassò lo sguardo. Si odiò, un po' per questo.
"Sto bene" mormorò solamente.
"Sì, ma io no" disse lui e Lily rialzò lo sguardo, preoccupata: cosa voleva dire che lui non stava bene? "Non riesco a smettere di pensare che forse avrei potuto fare qualcosa e…"
"E cosa avresti dovuto fare, scusa? Stavamo giocando, il tuo compito era prendere il boccino." Scorpius alzò le spalle. "Sono io che dovevo stare attenta ai bolidi. E ti dirò, di solito sono piuttosto brava, nel farlo. È stato il vostro nuovo battitore?" chiese.

 

Scorpius strinse le labbra e corrugò la fronte. "La Paciock non te lo ha detto? Non siamo stati noi. È stato…"
"Cosa? Non sarà stato mica Rowand!"
Il ragazzo annuì e Lily imprecò coloritamente. "Quel brutto… Mmm, che Troll… Alice non mi ha detto niente!" continuò, quasi fra sé e sé.
"Forse non voleva agitarti" le rispose, anche se non aveva fatto nessuna domanda, notando che effettivamente si stava innervosendo. Doveva omettere il resto?
"Adesso dovrà pagarla! Quel lurido…"
"La Paciock l'ha schiantato dopo che ha tentato di accusare noi. Effettivamente è un vigliacco…" disse il ragazzo, senza pensarci, lasciando che i pensieri trovassero la via per la bocca da soli.
"Davvero? Mi spiace essermelo perso! E com'è stato?"
Scorpius sorrise. "È stato forte, un attimo prima erano lì che gridavano e quello dopo, lui aveva tirato fuori la bacchetta ma non è riuscito neanche a usarla. La tua amica è stata più veloce di Rose".

 

Lily sorrise: Alice era così, non si perdeva in chiacchiere ed era fortissima, peccato che non fosse il tipo da mettersi in mostra. "E suo padre non vuole che faccia l'Auror…"
Per un po' rimasero in silenzio e dopo, Scorpius si alzò velocemente in piedi. "Ho una cosa per te" disse.
Per lei? Lily lo osservò mettersi una mano in tasca e tirare fuori il boccino d'oro: spalancò la bocca. Perché lo voleva dare a lei? Era il suo trofeo!
Ma l'imbarazzo è una cosa brutta e, esattamente come aveva fatto con Alice quando era arrabbiata, gli disse una frase maligna, per non dover apprezzare il gesto. "Così mi ricorderò per sempre che ho fallito il mio incarico da cercatrice?"

 

Scorpius si bloccò: per lui aveva un altro significato! "No. io…" Ma poi si bloccò e la guardò seriamente.

 

Lily capì che Scorpius aveva intuito il suo stato d'animo e si odiò un altro po', perché sembrava che lui la conoscesse così bene e lei si sentiva senza nessun tipo di protezione. Si sedette sul letto vicino a lei, prendendole una mano e posandoci sopra il boccino, che stese le ali facendole vibrare e provocandole il solletico. "Non vorrei mai che tu pensassi una cosa del genere. E questa era solo la tua prima partita, ricordalo: ce ne saranno altre e saranno migliori".
"Adesso mi dirai che anche alla tua prima partita hai perso, magari."
Il ragazzo si passò una mano fra i capelli. "Non te lo dirò mai" ammise e Lily scoppiò a ridere.
"Dovresti tenerlo tu, comunque. È il tuo premio."
"Beh, in verità, dovrei restituirlo a Mr. Whiteball, ma se lo sono scordati tutti, grazie a te."
Lily chiuse la mano e impedì al boccino di scappare quando pensò che lo avrebbe fatto. "Va bene, allora."
"Lo tieni solo perché non dovresti farlo" disse il ragazzo e Lily arricciò il naso, in segno affermativo.

 

Scorpius, appena lei fece quella smorfia, le passò una mano sulla guancia e Lily tornò seria, scostandosi. "Non toccarmi, Scorpius. Per favore" mormorò. Se lei gli avesse lanciato una fattura si sarebbe fatto meno male.
"Io volevo…"
"Ci sarà una festa, nei sotterranei, perché non ci vai?" gli disse, cercando di liquidarlo e se Scorpius non avesse letto nei suoi occhi la tristezza, avrebbe pensato che volesse mandarlo via davvero.
"Lily lasciami parlare" provò ancora, ma effettivamente abbassò la mano. "Tu mi piaci" disse, cercando le parole giuste.

 

Lily storse la bocca: sapeva già quella parte e non aveva voglia di sentirla ancora. La faceva sentire poco importante, come se lei non valesse abbastanza. O forse in verità a lui non piaceva così tanto. O forse non gli piaceva per niente.
"Senti, sono stanca e poi ne abbiamo già parlato: va bene. Hai troppa paura di perdere l'amicizia di mio fratello piuttosto che stare con me, ma non mi interessa più."
"Non ti interessa?" chiese lui, con un tono stridulo, come se avesse sentito solo quello e Lily avrebbe sorriso malignamente, soltanto qualche mese prima.
"Te l'ho detto: facciamo finta di essere amici, ma…"
"Io non faccio niente per finta!"
"No?"
"No!"

 

Scorpius si stava innervosendo: era rimasto fuori ad aspettare di sapere se lei stesse bene o meno e aveva pure detto tutte quelle cose ad Al, cose che non avrebbe mai ammesso ad alta voce, se non ce ne fosse stato assolutamente bisogno, comunque.
"Non vuoi più stare insieme?" le chiese, pensando che il tempo che lei ci avrebbe messo a rispondere sarebbe stato lunghissimo.
"Adesso vuoi stare con me?" lo stuzzicò, senza rispondere.
Il ragazzo sospirò: lei era impossibile. "Ti sembra che avrei aspettato fuori così tanto, altrimenti? Se non mi importasse di te, non avrei insistito per vederti e ora sarei giù, nei sotterranei, a farmi fare scherzi idioti per festeggiare la vittoria" disse, tutto d'un fiato.
"Strana dichiarazione, la tua, Malfoy."

 

Lily sentì le guance andare a fuoco, ma non lo avrebbe mai ammesso: l'orgoglio dei Grifondoro era troppo radicato, in lei.
"Per una ragazza come te, ci vuole qualcosa di diverso."
"Dovrebbe essere un complimento?"
Scorpius scosse la testa, alzandosi dal letto. "Sei impossibile…" Si passò una mano fra i capelli.
"Forse dovresti insistere un po' di più."

 

Scorpius sgranò gli occhi: cos'è che voleva? E come faceva a insistere più di così?
Poi lei continuò. "È più di un mese che ti rincorro, che ti cerco, che ti bacio… Mi hai evitato, mi hai fatto sentire così male, inutile, inadeguata…" Si fermò e sospirò, guardando fuori dalla finestra. Il biondo pensò che per lei, una confessione del genere fosse un grande passo.
"Lo so, Lily, mi spiace, è che volevo prima…"
"Forse dovresti andare. Non voglio stare con una persona e chiedermi continuamente se sono importante per lui o no. E, sinceramente, finché non capisci cosa provi per me, non è il caso che noi…"
Scorpius non voleva che lei finisse la frase e, per la prima volta in vita sua, fuori dal campo di Quidditch, fece una cosa improvvisata, che non aveva previsto, che gli era passata per la testa e che forse sarebbe stata la scelta più stupida e sbagliata in assoluto: tornò verso di lei, le prese il viso fra le mani e la baciò come se stesse per perderla.

 

Lily sentì la differenza con gli altri baci di Scorpius: questo era famelico, appassionato e focoso, dettava urgenza e voglia di toccarsi. Lui era sempre stato controllato, fondamentalmente, e lei pensava che fosse per via della sua educazione da purosangue e nobile snob, ma in quel momento… In quel momento Scorpius sembrava il protagonista di uno di quei romanzetti che leggeva sua cugina Dominique, uno di quei bellimbusti che fanno sospirare le ragazze e che quando le baciano le lasciano senza parole. Santo Godric, ora avrebbe voluto aver letto di più di quei romanzetti: cosa si faceva quando non riuscivi più a dire niente? Quando il tuo cuore sembrava impazzito e stava per scoppiarti nel petto?
Scorpius si staccò da Lily e lei notò, con un misto di piacere e di eccitazione, che aveva il fiatone, come se avesse corso intorno al castello tutto il giorno. La sua mano le accarezzò la guancia e i suoi occhi erano scuri e bellissimi, mentre continuavano a guardarla come se fosse una pietra preziosa.
"Scorpius…" mormorò, ma lui le posò il pollice sulle labbra.
"Non parlare, Lily, ti prego. Ti farò cambiare idea, se non vuoi più stare con me. Ti prenderò per sfinimento, se è questa la punizione per essermi comportato come un vigliacco. Hai perfettamente ragione, per il mio comportamento, ma fidati: sei importante per me e voglio stare con te più di qualsiasi altra cosa e…"
"Scorpius…" tentò di interromperlo ancora lei e lui alzò scherzosamente gli occhi al soffitto e si interruppe davvero.

 

La voce della ragazza era roca e questo riempì Scorpius di orgoglio ed eccitazione, ma sapeva che doveva smorzare tutte le sue recriminazioni, e per farlo, doveva farla parlare il meno possibile; probabilmente era l'unico modo.
"Lily, taci per una volta, sto cercando di dirti quello che mi hai chiesto, di darti le spiegazioni che meriti e…"
"Scorpius… va bene: ti credo. Ma ora… andiamo via?"
Il ragazzo strabuzzò gli occhi. "E dove andiamo?" le chiese.
"Nell'aula circolare, nella stanza delle necessità, dove vuoi. Andiamo via di qui, in un posto dove possiamo baciarci senza che nessuno possa interromperci."
Oh. Sì. Sì, si poteva fare, giusto. Ma quindi non doveva fare nient'altro? Non avrebbe dovuto convincerla a… In quel momento lei si sporse verso di lui e lo baciò. "Andiamo via e basta" disse e lui si convinse.
"Aspetta, lasciamo un biglietto a Miss Nurseelin."
E la sentì ridere, prendendolo in giro per il suo senso di responsabilità.

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Buona Pasqua a tutti e grazie per le letture!

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Capitolo 27
*** Sale, Tequila e Limone ***


Sale, tequila e limone

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Alice bussò alla pesante porta di quercia e questa si aprì magicamente. Un po' titubante, ma non troppo, entrò. In fin dei conti, dopo quello che aveva fatto, si aspettava di essere richiamata. "Papà?" chiamò, una volta dentro, quando vide che la scrivania del direttore dei Grifondoro era deserta.
"Entra, Alice, entra. Sono qui" le rispose la sua voce, da una porta socchiusa che c'era in fondo alla stanza. "Eccomi" disse, con un sorriso, affacciandosi alla porta, mentre si asciugava le mani con una salvietta.  "Accomodati, arrivo subito".
Mentre si sedeva, la ragazza sentì lo sciacquio del lavandino del bagno dell'ufficio del genitore: di solito era più facile trovarlo nelle serre, ma quel giorno c'era stata la partita di Quidditch e probabilmente non era ancora tornato fra le foglie e la terra, anche se aveva delle piante anche lì, pensò, facendo cadere lo sguardo su alcune aiuole piene di margherite e primule, dietro la scrivania.
Si sedette davanti alla scrivania e guardò fuori dalla finestra, mentre il gelo colorava tutto di una nebbiolina fitta.

 

Neville uscì dal bagno e, prima di chiudere la porta, osservò la figlia seduta, tranquilla, che guardava fuori dal vetro, il cielo grigio della Scozia. Era la sua bambina. Sarebbe sempre stata la sua bambina. Ma ora stava crescendo. E aveva schiantato dell'idiota di Rowand, che aveva fatto perdere la partita alla squadra. Sorrise ripensando a come dei bimbetti del primo anno raccontavano l'accaduto come loro si raccontavano gli ultimi pettegolezzi della scuola: con eccitazione e coinvolgimento. Sembrava che lei fosse stata brava, che il ragazzo non avesse neanche fatto in tempo a pronunciare un incantesimo che Alice lo aveva steso a terra senza parlare. Merlino, avevano ragione tutti: sarebbe stata un ottimo Auror.

 

"Alice" la chiamò suo padre, mentre Alice si voltava verso di lui.
"Mi hai fatto chiamare?" L'uomo annuì e a lei sembrò un po' troppo pensieroso per essere una cosa tranquilla di routine. Lo osservò mentre si sedeva alla scrivania e, sempre senza dire niente, ma continuando a guardarla, sorrise. "Mi spaventi, papà. È successo qualcosa alla mamma? O alla zia Kate?" Sperò che non fosse successo niente al piccolo Stuart.
L'uomo scosse il capo e guardò in basso, verso la cassettiera sotto il piano di legno. "No, no, tesoro, non devi preoccuparti, non è successo niente di grave. Tua madre era in soffitta e…" Poi si interruppe. "Anzi, prima ti andrebbe di raccontarmi cos'è successo nel corridoio dell'infermeria?"
Il suo tono era così pacifico, come se le avesse chiesto se avesse dato da bere alla Mimbulus Mimbletonia, che Alice pensò che fosse una domanda trabocchetto. Solo che di solito suo padre non lo faceva.
"Ehm… Parli di…"
"Com'è andata con Rowand?" A malincuore, ma abbastanza soddisfatta del fatto che lui fosse così tranquillo e quindi non voleva sapere niente di Al, raccontò di come il ragazzo avesse tentato di accusare i battitori dei Serpeverde, quando in verità era stato lui a colpire a tradimento Lily. Alice aveva pensato di raccontare piano, con pochi dettagli e in modo sbrigativo, fondamentalmente, ma mentre spiegava tutto ciò che era successo un po' si agitò e l'adrenalina riprese a scorrerle nelle vene per quello che aveva fatto, e finì che il suo racconto prese un po' troppa enfasi.
"Così lo hai schiantato…" Il tono di suo padre era serio, ma sempre tranquillo. Ora pensava di aver raccontato troppo.
"Sì" confermò.
"Usando un incantesimo non verbale…"
"Sì" ripeté, stranita, perché il suo tono era sempre più serio.
"Un tuo compagno di casa… Sai che devo decurtarti dei punti per questo, vero?"
Cosa? Alice abbassò lo sguardo perché non aveva senso ribattere: non poteva schiantare qualcuno, neanche qualcuno che se lo meritava, e non rimetterci proprio niente. Sperò soltanto che i suoi compagni non l'avrebbero odiata per questo.
Annuì, continuando a guardare per terra. "Dovrò toglierti dieci punti, mi spiace" continuò e la ragazza sospirò: non erano neanche tanti.
"Però…" Alice alzò lo sguardo, incuriosita dalla parola e dal suo tono. Quando il padre si fermò, avrebbe voluto incalzarlo e chiedergli spiegazioni, ma riuscì a stare zitta e non dire niente e lui, finalmente, continuò. "Però è anche vero che sei stata molto brava nel lanciare uno schiantesimo non verbale in così poco tempo, quindi direi che ti meriti dieci punti per la tua prontezza di riflessi".
Come? Alice sentì il sorriso nascerle sul viso: alla fine non avrebbero perso punti? Quelli che aveva tolto, glieli aveva ridati, fantastico!
"Oh. Sì. Beh, graz…" iniziò a dire, ma lui la interruppe subito, alzando il dito indice verso di lei.
"Solo questa volta. La prossima volta, SE succederà, ci saranno solo la decurtazione dei punti e una punizione. Doppia. Ci siamo capiti?"
"Sì, papà" rispose lei, annuendo con il capo: se l'era cavata con poco. Anzi, con niente!

 

Neville vide il sollievo riempire il viso della figlia e le sorrise dolcemente. Avrebbe voluto dirle che era fiero di lei e sperò di esserci riuscito senza poterlo dire a parole.
"Posso andare, allora?" gli chiese e l'uomo alzò un sopracciglio: possibile che avesse fretta? Forse voleva assicurarsi di come stesse Lily. Lui sapeva che stava bene perché l'infermiera glielo aveva fatto sapere e anche perché, poco prima che la ragazza entrasse, Ginny gli aveva mandato un patronus per avvisarlo che la rossa era più ferita nell'orgoglio che nel fisico.
"Hai fretta di tornare da Lily?" le chiese, con tono gentile.

 

Alice sentì il calore salirle al viso: non aveva pensato proprio a quella Potter… Voleva solo andare a cercare Al, perché le dispiaceva per come si erano lasciati.
"Io…" Suo padre sorrise al suo tentennamento.
"Non devi preoccuparti: sta bene" le disse, con un sorriso, e lei si sentì ancora più in colpa. Annuì senza dire niente ma non tentò di nuovo di alzarsi.
"In verità ho un'altra cosa da dirti" continuò, portando lo sguardo dove lo aveva prima di chiederle dello schiantesimo e si sentì benissimo il rumore di un cassetto che si apriva. "Anzi, da darti. Tua madre era in soffitta per cercare non ho capito cosa per il bambino di zia Kate e ha trovato un baule di nonna Augusta…"
Il braccio di Neville scomparve dietro la scrivania e quando ne fece capolino reggeva in mano un piccolo quaderno bordeaux dall'aspetto antico, ma in buono stato.
Sulla copertina un nome, scritto con inchiostro magico, appariva e scompariva insieme ad altri disegni di stelle, cuori e linee: Alice McKinnon.
Alice trattenne il fiato, mentre sentiva gli occhi sgranarsi: sua nonna. Quel quaderno doveva essere appartenuto alla donna di cui portava il nome. Anzi, alla ragazza, perché c'era il suo cognome da nubile.

 

Neville notò lo sguardo della figlia e il suo sorriso si addolcì: lui aveva avuto la stessa reazione. Nessuno pensava che sua nonna Augusta potesse avere cose di sua madre e invece… Quel diario, quelle pagine di scrittura fitta e adolescenziale, erano state fonte di sorrisi e di lacrime per Neville, ma sicuramente di tanto amore.
"Era il suo diario quando aveva la tua età: se ti andasse di leggerlo…" le disse, spingendolo verso di lei e notò benissimo il suo sorriso e i suoi occhi riempirsi di gioia.

 

"Sì, mi piacerebbe!" esclamò, contenta, Alice, mangiandosi con gli occhi il piccolo libro.
"Prendilo, allora" le disse suo padre, con un sorriso, mentre glielo porgeva.
Lei si alzò, stringendo il piccolo quaderno fra le mani, cercando di studiare ogni dettaglio della copertina.
"Sai, papà, cos'altro mi piacerebbe?" sussurrò, senza alzare gli occhi dal nuovo oggetto.
"Cosa, tesoro?" le chiese, alzandosi e girando intorno alla scrivania per andarle vicino.
"Vorrei che andassimo al San Mungo, durante le vacanze…" Parlare le era costato tantissimo, ma doveva farlo, lo sapeva.
"Lo faremo, allora" rispose suo padre.

 

Neville trovò il sorriso della figlia bellissimo. "Davvero?" Annuì.
"Certo."
"Grazie. Magari potrei prenderlo su?" chiese, indicando il diario.
Il professore scosse il capo. "Sarebbe inutile, ma perché no?"
"Non è detto che sia inutile."
"Loro non guariranno mai, lo sai vero?"
"Certo che lo so. Ma forse rivederlo potrebbe farle provare delle belle sensazioni. Come un sogno, quando al mattino non ti ricordi cos'è successo, ma sai che sei stato bene."
Neville dovette trattenere le lacrime, così annuì in silenzio. La ragazza si avvicinò a lui e lo salutò con un bacio sulla guancia.
"Grazie, papà, è un regalo bellissimo" disse e lui, che era a conoscenza di cosa c'era scritto sul diario, sapeva che era proprio così: ad Alice sarebbe piaciuto molto.
Prima che uscisse dall'ufficio la richiamò e lei si girò. "Sì? Ti sei scordato di dirmi qualcosa?" chiese.

 

"Sarai uno dei migliori Auror, proprio come lo era lei."

 

*

Alice vide la porta scorrevole della sala comune dei Serpeverde e sospirò; era andata in dormitorio per mettere al sicuro il diario della nonna e aveva anche pensato di leggerne qualche pagina, ma il pensiero di Al le teneva occupato il cervello così aveva deciso che avrebbe letto il diario quella sera e si era diretta nei sotterranei. Ma ora che era lì, non era più sicura che fosse una buona idea: quando la porta scorrevole si apriva e richiudeva per lasciar passare degli studenti, si sentiva una musica ad alto volume e il fumo biancastro che usciva faceva capire che la festa non solo era in corso, ma era una GRANDE FESTA.
Forte delle parole del padre, se avesse voluto davvero fare l'Auror, avrebbe dovuto tirar fuori un po' di coraggio, no? Si incamminò in quella direzione.
"Ehi, Paciock, forte il tuo schiantesimo!" esclamò un ragazzo, appoggiato al muro del corridoio, che fumava e aveva un bicchiere di burrobirra in mano, alzato nella sua direzione come un brindisi.
"Oh… Sì… grazie…" mormorò, confusa: cosa avrebbe dovuto rispondere?
Delle ragazze uscirono dalla porta scorrevole e una fermò le altre con la mano, indicandola. "È lei, è lei quella che ha schiantato il battitore!" disse e subito dopo le altre fecero degli urletti striduli. "Ti ho visto, io ti ho visto, sei stata velocissima! Chissà come sei brava in incantesimi…" l'adulava una delle altre, avvicinandosi con devozione. Ma che stava succedendo?
"Beh, sì non me la cavo male" rispose, quando capì che loro attendevano una sua replica.
"Sei stata grande, invece!" Sospirò l'ultima, poi le passarono accanto e due si girarono sorridendo quando la oltrepassarono. Ma… davvero?
Si affrettò verso la porta scorrevole prima che si chiudesse dopo l'uscita delle ragazze, ma questa si richiuse proprio davanti al suo naso.
"Merlino!" esclamò, sbuffando e pestando il piede per terra: ora avrebbe dovuto aspettare che qualcuno uscisse di nuovo. O forse…
Si girò verso il ragazzo appoggiato al muro e gli chiese: "Mi fai entrare?", indicando la porta e lui si staccò dal muro per raggiungerla, con un ghigno in viso.
"Che mi dai?"
"Non ti schianto?" propose e lui rise. Si avvicinò alla porta e sussurrò qualcosa che lei non sentì, ma la porta si aprì, rivelando davvero un gran casino: la sala comune era quasi tutta al buio, solo alcune luci si illuminavano ogni tanto di qua e di là nella stanza, ma la musica era altissima. Ma non era male per niente.
"Prego, signorina" la invitò ad entrare, con un buffo inchino e il braccio teso verso la porta. Lo ringraziò ed entrò, ma quando la porta si chiuse alle sue spalle, per un attimo si sentì in trappola: non sapendo la parola d'ordine, non poteva uscire.
"Ma guarda chi c'è… La Paciock…" Alice si girò di scatto verso Roxi Montague che le si avvicinò appena mise piede dentro la sala comune, stando sull'attenti. Riusciva a scorgere i suoi lineamenti solo quando le luci pulsavano in quella direzione, ma l'avrebbe riconosciuta ovunque. Lei e i suoi orecchini lampeggianti sotto i capelli chiari. "Ehi… sei venuta tu, non vorrai attaccarci tutti, vero?"
Eh? No, no. Alice si rilassò quando capì che lo aveva detto perché la sua mano era scattata alla bacchetta, nella tasca posteriore dei jeans.
"Sì, io…" Si passò una mano fra i capelli, imbarazzata, cercando di guardarsi intorno per orientarsi: non era mai stata lì e di sicuro il buio non aiutava.
"Attenta!" le disse ancora la ragazza, spingendola indietro con una mano, mentre un ragazzo passava accanto a loro con un secchio colmo di ghiaccio e lanciandolo sulla gente.
Per poco lui non le aveva fatto la doccia. "Oh. Grazie…" borbottò, non sapendo bene che dire, scrollandosi delle gocce dai jeans.
"Sai com'è: alcol, musica e ragazzi eccitati dalla vittoria di una partita, non sempre formano un insieme intelligente" spiegò la Serpeverde, alzando una spalla. "Gran bella mossa, oggi: quel Troll voleva far cadere la colpa su di noi. Avresti potuto lasciarlo fare e non lo hai fatto…"
"Non era vero!"
La Montague rise della sua espressione e bevve da un bicchiere che, Alice si rese conto solo in quel momento, aveva in mano. "Tipico di voi Grifondoro: la verità prima di tutto!" Alzò una spalla e continuò. "Sei stata brava, comunque. Ne hanno parlato tutti".
Imbarazzata, Alice, non disse niente. "Vuoi da bere?" le chiese l'altra, ma poi rise e le chiese se fosse abituata alle cose forti.
Quando le passò un bicchiere con un liquido colorato, Alice si girò e fece un incanto Revelio: fidarsi è bene… Quando la ragazza la vide, scoppiò ancora a ridere: probabilmente era un bel po' che stava bevendo, pensò la ragazza.
"Ma dai, che non ti faccio niente…" le disse, sospirando, ma poi si girò verso un punto della sala, quando delle grida vennero da quella parte. "Comunque se cerchi il tuo ragazzo, è là" continuò, indicando con il bicchiere la parte in fondo della sala.
Alice osservò il punto che le stava indicando e vide Al, insieme a Bole e ad altri della squadra. "Ma cosa fanno?" chiese, quando li vide, coordinati in una specie di danza della pioggia babbana.
"Fanno festa" rispose la ragazza, semplicemente.
Alice continuò a guardare i ragazzi su un piccolo palchetto che facevano comunque gli stupidi, secondo lei, ma erano molto carismatici: si stavano divertendo molto, si capiva da come ballavano e quando alla fine gridarono tutti insieme, anche lei si sentì parte della festa: aveva iniziato a muoversi a ritmo della musica, che andava e veniva e aveva iniziato a bere l'intruglio che le avevano messo in mano.
"Devi andare là, non ti vedrà mai se resti qui" le disse ancora la Serpeverde.
"Cos'è? Mi stai aiutando?" la stuzzicò Alice, sorridendo dietro al bicchiere: iniziava a sentirsi bene, nonostante tutto, e la voglia di divertirsi le stava facendo ondeggiare il bacino a tempo con la musica, mentre portava in alto le braccia.
La ragazza sbuffò e Alice rise, battendo il bicchiere contro il suo in un brindisi. Subito dopo la sala esplose in un urlo. "Tequila! Tequila! Tequila!" Tutti i ragazzi urlavano e tutte le mani scattarono in alto, verso i ragazzi della squadra, ancora sul palco.
Notò Al sorridere e scuotere la testa, alzando un palmo verso di loro. "Io no. Stavolta passo" disse, facendo cenno agli altri di andare avanti e spostandosi. La sala brontolò rumorosamente.
"Oh, che carino" esclamò, al suo fianco la bionda Serpeverde e Alice si girò verso di lei. "Penso che lo stia facendo per te" spiegò, con un sorrisino un po' storto.
Alice non capì cosa intendesse, ma non voleva ammetterlo, così le disse: "Com'è che sei così gentile con me, adesso? Non mi farai più scherzi?"
La Montague fece un sorriso divertito e poi una scintilla le illuminò lo sguardo. "Certo che te ne farò. Anzi stai attenta a cosa faccio ora…" disse, girandosi poi verso la folla e urlando, con il bicchiere alzato e la mano libera a coppa intorno alla bocca. "Se volete che Potter beva tequila, dovrete venire a prendere qui la Paciock!"
E la indicò con la mano, urlando e gridando versi di incitamento.
Alice non capì, ma strabuzzò gli occhi appena si accorse che un gruppo di ragazzi accorse urlando verso di loro e la sollevò di peso. Perse il bicchiere, ormai vuoto, mentre la trasportarono per la stanza, per poi farla scendere direttamente sul palchetto vicino ad Al e agli altri giocatori: lui sorrideva beato.
"Sei venuta" disse solamente, prendendole una mano per aiutarla, quando la lasciarono malamente, mentre gli altri fecero loro cerchio intorno.
"Avevo detto che lo avrei fatto."

 

Al aveva bevuto giusto qualche bicchiere, e non di burrobirra, ma non poteva non festeggiare la vittoria, Scorpius non c'era e lui doveva almeno fare le veci del Capitano, in quel momento. E poi la musica caricava tantissimo.
Si esibirono di nuovo in quello stupido balletto che per tradizione la squadra Serpeverde faceva quando vinceva e poi si lasciò un po' andare: in fin dei conti avevano vinto, ma quando iniziò il coro per fare il gioco della tequila, si bloccò. Merlino, la tequila no. Tentò di scendere dal palco, negandosi al gioco, ma glielo impedirono, così si preparò a qualcuno di quegli scherzi idioti o anche alla doccia di ghiaccio: insomma sapeva che qualcosa si sarebbe fatto. Cercò di tirarsi indietro ancora due o tre volte, mentre il coro continuava, ma poi, dal fondo della sala, non troppo lontano dalla porta scorrevole, sentì una ragazza urlare qualcosa e tutti si girarono verso di lei. Era troppo lontano e nella sala c'era troppa confusione per capire cosa avesse detto, ma quando sentì il nome di Alice, Al si fece attento.
Poco dopo, quattro dei ragazzi più grossi si diressero verso quel punto e vide Alice essere caricata sulle spalle e venire trasportata verso di lui. Finì di bere il liquido che aveva nel bicchiere e poi lo appoggiò da qualche parte andandole incontro in fondo al palco.
La prese per mano quando Parker l'adagiò non proprio delicatamente sul legno e lei barcollò perdendo l'equilibrio. "Sei venuta" le disse, sorridendo, come se fossero solo loro due; dire che era contento era un eufenismo: il fatto che lei fosse lì, nella sala comune dei Serpeverde, anche se la sua squadra aveva perso, voleva dire molto, per lui.
"Avevo detto che sarei venuta". Il suo sorriso si illuminò alle luci lampeggianti della stanza.
Però non era detto che lei avrebbe… "Hai scelto il momento più…" Si passò una mano fra i capelli, ridendo un po' nervoso, forse per colpa dell'alcol.
"Più…?" chiese lei, prima che i ragazzi tornassero a gridare e a battere le mani.
"Tequila! Tequila!" Al scosse il capo, girandosi verso i suoi compagni di casa.
"No, ragazzi, dai…"
"Dai, Paciock, Potter ha troppa paura per farlo: togliti il maglione!"

 

Alice si voltò alla voce della Montague: cosa doveva fare? "Cosa devo fare?"
"Niente, niente, non…" iniziò Al, alzando ancora una mano verso gli altri.
"Non sarai una codarda, vero?" gridò ancora la Serpeverde, dal fondo della sala; ora Alice poteva vederla bene, era seduta su un tavolo e le stava mimando di spogliarsi. E poi le fece l'occhiolino. Stranamente, la ragazza decise di fidarsi. "Ok" disse ad alta voce, girandosi poi verso Al.
"Cosa fai?" le chiese lui, quando alzò l'orlo del maglioncino che portava.
"Mi tolgo il maglione" rispose, con la voce più calma del mondo.

 

Al sentì l'urlo simultaneo che accompagnò il maglione azzurro di Alice al pavimento e sospirò forte quando lei rimase con una canottiera di pizzo così aderente che si vedeva ogni curva della pelle e, per fortuna, anche il reggiseno.
"O Santo Salazar…" Si sentì dire e lei gli sorrise.
"Continua!" gridò una voce maschile, subito seguita da altre due o tre.
"No, no, va bene così!" esclamò a sua volta lui, alzando le mani e chiedendo il silenzio con determinazione.

 

Alice lo guardò zittire tutti e si riempì gli occhi di quello che lesse nel suo sguardo. Poi si sentì il rumore di un tavolo che veniva spostato; si girò verso la porta scorrevole e vide che la Montague le sorrideva senza cattiveria, alzando il bicchiere verso di loro, prima di bere. Al le si avvicinò, e le chiese: "Sicura?"
Lei alzò le spalle: tanto valeva giocare. "Ma adesso?"
"Adesso Tequila!" gridò qualcuno vicino a loro e al suo fianco si materializzò un vassoio fluttuante con una decina di bicchierini pieni di un liquido trasparente e che immaginò fosse la famosa tequila, una montagnola bianca e un mucchietto di fette sottili di limone. Capì che avrebbe dovuto fare qualcosa perché il vassoio continuava a svolazzarle intorno, ma Al si era girato verso altri ragazzi, e non avrebbe potuto esserle d'aiuto, così si voltò di nuovo verso la Montague: nella tempesta, ogni porto andava bene.
La ragazza tirò fuori la bacchetta e una fettina di limone si alzò dal mucchietto; Alice la prese con due dita, per poi tornare a guardare lei che le fece cenno di infilarla fra le labbra. Ok, facciamolo. Come lo mise in bocca tutta la sala esplose in un grido e la Montague mimò con le labbra: "Ora non farlo cadere".
Come? Cosa voleva dire?

 

Al, che forse aveva bevuto un po' troppo per ragionare decentemente, fece un altro passo e le posò le mani sui fianchi. Si chinò su di lei, baciandola sotto l'orecchio, mordicchiandole il lobo e procedendo in basso, lungo la linea delicata del collo. La sentì sospirare quando con la lingua le sfiorò la pelle ed eccitato, la strinse con le mani, fino a infilare i pollici sotto la stoffa per accarezzarla.

 

Alice pensò di morire per un momento, quando sentì tutte le emozioni concentrarsi su di lei. Per un attimo si vergognò di essere in mezzo a così tanti ragazzi, sotto lo sguardo di tutti, ma poi si scordò subito di loro, quando Al continuò a baciarla anche oltre il collo. Le sue dita la facevano vibrare e in quel momento capì cosa intendesse la Serpeverde, stringendo di più la fettina di limone fra i denti: sentì l'asprezza dell'agrume mescolarsi con i gemiti che avrebbe voluto poter fare.
Rabbrividì seriamente quando lui scese fino a sfiorare con le labbra il pizzo della canottiera e sentì la spallina caderle, scoprendole un po' più di pelle, che lui fece subito sua. Quando la sua lingua lasciò una scia umida, si tirò su di colpo e lei tornò, improvvisamente, nel sotterraneo, spalancando gli occhi.

 

Al si era ricordato del fatto di non essere da soli e aveva scelto il posto dove spargere il sale praticamente senza pensarci, ma volendo solo fare presto per mettere fine alla cosa, prima di spingersi troppo oltre. Allungò un braccio per prendere un po' di granelli di sale dal vassoio e li sparse praticamente sul seno della ragazza, dove era passato con la lingua: la sala urlò ancora, incitandolo.
Si chinò velocemente a leccare il sale, prese il bicchiere con la tequila, lo vuotò in sorso e rubò dalle labbra di Alice il limone. I suoi occhi sorrisero e lì Al capì di non essere sobrio per niente, dal momento che pensò una cosa così assurda, ma poi strappò la buccia dal limone con i denti, per mandarlo giù velocemente e un brivido lo scosse mentre ingoiava quel grumo aspro, per poi chinarsi di nuovo sulla sua ragazza e baciarla con passione. Le mise una mano sulla nuca per paura che lei scappasse e che, se non avessero finito il gioco fino alla fine, glielo avrebbero fatto rifare, mentre lui voleva solo defilarsi con lei, ma Alice lo sorprese non solo ricambiando il suo bacio, ma portandogli le braccia al collo e stringendosi a lui.
La stanza esplose ancora, ma poi la musica riprese ad alto volume e i ragazzi tornarono ad agitarsi.

 

"Per Godric…" ridacchiò Alice, ancora accaldata dalla situazione, quando si staccarono.
Al le sorrise e le accarezzò la guancia. "Sei stata magnifica…"
E lei si sentiva davvero euforica. Fece un passo indietro e si girò verso il pubblico, ormai ambientata benissimo. "Posso bere Tequila anch'io?" chiese, ad alta voce e tutta la sala si zittì, per riprendere a urlare subito dopo. "Tequila per la Paciock!" gridò qualcuno e poi qualcun altro la incitò scandendo il suo nome.
Il vassoio volteggiò ancora vicino a lei, mentre alzava lo sguardo sul moro. "Ora tocca a te" disse.

 

Al vide una luce peccaminosa negli occhi della propria ragazza e pensò che lo shottino di tequila avesse peggiorato la sua vista  e la sua capacità di ragionare.
"Spogliati" gli disse, con un sorriso sornione. Cosa?
Gli occhi di Alice questa volta lampeggiarono davvero, e Al non seppe dire se fosse magia involontaria o se lui fosse sotto un incantesimo. "Cosa?"
"Potter, spogliati, Santo Salazar!" gridò qualcuno dal fondo della sala e Al vide Roxi incitarlo mentre un ragazzo si univa a lei.
"Ti aiuto?" Alice fece un passo verso di lui e Al capì che faceva sul serio.
"Vieni qui, piccola" la incitò, mentre il suo maglione e la maglietta che portava sotto finivano sul pavimento e lui rimaneva a torso nudo. La sala urlò, ma meno di prima, dovette ammettere.

 

Alice, forse guidata da ciò che aveva bevuto, ma divertita, fece due passi e gli posò la mano sul petto. Alcune grida riempirono la stanza, ma diverse da prima. Lo fece indietreggiare fino a raggiungere un tavolo che c'era in fondo al palco, dove lui posò il sedere, spingendolo ancora perché si abbassasse e dovette appoggiarsi all'indietro con le mani.
"Il limone. Potter, non ti scordare" mormorò, facendogli l'occhiolino e lui rise, cercando con lo sguardo il vassoio, che li raggiunse subito.

 

Al prese una fettina di limone e la strinse fra le labbra, divertito, ma quando Alice si chinò sul suo collo facendo esattamente quello che aveva fatto lui poco prima, rischiò di lasciar cadere il frutto e dovette stringerlo con i denti per non rischiare che tutti se ne accorgessero.
Lei scese a baciarlo lungo il petto, accarezzandolo con la mano calda, mentre lui sentiva ogni respiro farsi pesante e roco, nello sforzo di trattenersi dal chiudere gli occhi e lasciarsi andare all'indietro e tirarla con sé.
Capì perché lei lo avesse fatto abbassare così tanto quando scese ancora, giocando con la pelle del torace, improvvisamente sensibilissima. Tracciò con le labbra la scia delle costole e poi raggiunse l'ombelico, sfiorandogli, con le labbra e le dita, gli addominali, che iniziarono a tremargli. Ormai Al respirava a fatica, il limone era strizzato e pensò anche che il suo succo stesse colando.
Alice si fermò e lui pensò di avere un po' di respiro prima che lei tracciasse, con la lingua, una lunga scia umida proprio contro la cintura dei jeans e Al rabbrividì: probabilmente lo aveva fatto apposta. Sentì dei fischi di incoraggiamento, ma per il resto era circondato dal silenzio.
Non seguì quando lei mise il sale sulla sua pelle, probabilmente soltanto per farlo morire, visto quanto ne dovette mettere per coprire tutta la zona umida. Riuscì a vedere a malapena il sorriso sornione di lei mentre leccava il tutto e poi si tirò su per bere lo shottino. La sala esplose in urla e grida, mentre la musica tornò a bombare e la ragazza si appoggiava a lui per raggiungere il limone, sfiorargli le labbra con le sue, far sparire il frutto e poi tornare a baciarlo a bocca aperta.

 

Alice capì quando i ragazzi avevano tolto l'attenzione da loro perché si sentiva solo pulsare la musica. Riaprì gli occhi e sorrise mentre si appoggiava al tavolo per tirarsi su. "Pensavi che voi Serpeverde foste gli unici a volervi divertire, eh?"
Al scoppiò a ridere e la sua mano scivolò sulla sua schiena, impedendole di allontanarsi da lui, mentre si staccava dal tavolo.
Fece qualche passo indietro, ma lei continuò a sorridere, divertita. "Prendi la bacchetta e raccogli le nostre cose" sussurrò, con una voce roca e sexy che le scaldò il petto,  mentre si guardava intorno.
Non gli chiese neanche perché e ubbidì. "E ora?" chiese, quando la mise via dopo aver fatto evanescere tutto in un posto sicuro.

 

Al sorrise come un pirata babbano, e portò tutte e due le mani sotto al suo sedere, sollevandola e costringendola ad abbracciarlo con le gambe: lei spalancò gli occhi, ma rise ancora, mentre si aggrappava al suo collo. Non si curò delle grida, dei versi di incitamento, né delle occhiate, più o meno curiose, né di quelle invidiose e scese dal palco, passando in mezzo ai ragazzi, con gli occhi fissi su di lei.
"Ora andiamo via" spiegò, sparendo dalla sala comune con in braccio quella che considerava la ragazza più audace del mondo.

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***Eccomi! Ho faticato ad aspettare fino a oggi, perché il capitolo mi è piaciuto tantissimo scriverlo e non vedevo l'ora di pubblicarlo. (Lo so che non è niente di che, ma ricordatevi che la storia è verde :-) )

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Capitolo 28
*** Quello che abbiamo fatto ***


Quello che abbiamo fatto

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"Andiamo nell'aula circolare?"
Lily prese la mano di Scorpius appena fuori dall'infermeria. "Meglio la stanza delle necessità" rispose lei.
Il ragazzo aggrottò la fronte, squadrandola. "Perché?"
Lily non voleva spiegargli ciò che aveva in mente. "Così…"

 

Scorpius non si mosse di un passo e la ragazza si trovò bloccata dalle loro mani, ancora unite. Si voltò. "Allora? Che c'è?"
"Hai in mente qualcosa" dichiarò, sicuro. Quello che non disse era che suo fratello aveva quella stessa espressione, quando architettava qualcosa. E lo faceva spesso.

 

Lily sgranò gli occhi, ma riuscì a ricomporsi in un tempo record, alzando le spalle. "Ma no, non è ve…"
"Hai in mente qualcosa" ripeté lui, senza muoversi; i suoi occhi la scrutarono e Lily si sentì quasi nuda. Infastidita dal fatto che lui la conoscesse così bene e allo stesso tempo contenta, si morse un labbro. "Ok, sì, forse…" ammise, alzando la mano libera.
Scorpius non disse niente e aspettò. Due ragazzini dei primi anni che portavano lo stemma dei Corvonero sul mantello, passarono loro accanto e Lily sospirò: ok, lo avrebbe accontentato.

 

La ragazza mise una mano in tasca e Scorpius corrugò ancora di più la fronte quando tirò fuori il boccino d'oro che lui le aveva appena regalato. Riportò lo sguardo sul suo viso e le chiese: "Che vuol dire?"
"Che finiremo la partita, questa volta!" esclamò lei, stringendo il boccino che sventolava elegantemente le ali.
"Ma sei appena stata colpita…"
"Dai, sto benisssimo!" Lily si avvicinò e si strinse a lui. "Me lo devi. O hai paura di perdere?"
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. "Va bene. Ma…"
"Grazie" lo interruppe, baciandolo sulle labbra per non farlo più parlare. "Allora andiamo!"

 

Scorpius lasciò che la ragazza si staccasse da lui e corresse avanti per raggiungere la scala. "Però non metterci una vita!" esclamò e la sua risata riempì il corridoio. Il biondo sospirò e sorridendo si incamminò verso di lei: era una bomba pronta a esplodere, ma a lui piaceva anche per questo.

 

Lily rise quando lo vide incamminarsi verso di lei e si voltò per correre verso la scala; quando arrivò al corrimano, però, dovette fermarsi e aggrapparsi alla ringhiera: per un attimo, la scuola vacillò sotto di lei. O forse, fu lei a vacillare. Si girò lentamente verso il ragazzo e lui arrivò correndo.

 

Scorpius aveva visto Lily tentennare e, siccome era una cosa che lei non faceva quasi mai, si preoccupò. Quando stette ferma per quel che gli sembrò una vita, allungò il passo e nel momento in cui si voltò verso di lui, pensò che sarebbe caduta per terra.
"Stai bene?" le chiese, posandole la mano sul lato del braccio. Lei annuì, ma il suo sguardo si perse in giro. "Guardami, Lily: stai bene?" ripeté, prendendole tutte e due le spalle. Dopo quello che gli sembrò un'eternità, lei annuì sorridendo. "Ci sei cascato!" esclamò, ma con una voce strana. Il Serpeverde scosse la testa e la trascinò via prendendola per una mano.

 

Lily si sentiva un po' strana: si era dovuta appoggiare alla balaustra quando aveva iniziato a girarle la testa, ma non voleva ammettere con Scorpius che lui potesse aver ragione. Mentre la trascinava, lentamente ma con sicurezza, da qualche parte, lei si toccò, di nascosto, il bernoccolo sulla testa: era ancora lì, ma per fortuna aveva smesso di farle male.
Fu con stupore, quindi, che si ritrovò al settimo piano: lui l'aveva portata lo stesso nella stanza delle necessità? Sorrise: forse aveva voglia anche lui di volare insieme.
"Passa tu, davanti al corridoio" le disse, lasciandole la mano e indicandole il punto in cui avrebbe dovuto comparire la porta d'entrata alla stanza.
Lily annuì e avanzò lungo il corridoio, tornando indietro e poi ripassandoci: quando la porta apparve, si voltò verso di lui con un gran sorriso.

 

Scorpius si avvicinò mentre Lily apriva la porta della stanza delle necessità. Non era sicuro di quello che avrebbero trovato, ma fu molto meno deluso di lei, quando notò una stanza molto simile a quella circolare: un divano, un tappeto e un sacco di cuscini per terra. Nessuno stadio di Quidditch. Per fortuna? Purtroppo? Non aveva ancora deciso.

 

Lily sentì il morale caderle sotto i piedi: la stanza non aveva funzionato, quella volta, e lei non sapeva neanche che fosse possibile. "Perché non c'è il campo?" si sentì chiedere, prima di rendersene conto.
"La stanza non può creare qualsiasi cosa solo perché…" iniziò lui, saccente.
"La stanza delle necessità può prendere qualsiasi forma! L'unica cosa che non può fare è creare del cibo" gli rispose, con lo stesso tono.
Lui la osservò con un sorrisetto divertito, come se lo avesse capito. "Prima legge di Gamp".
Lily alzò gli occhi al soffitto. "Forse staresti meglio con Rose" lo prese in giro, ma non troppo.

 

Scorpius sbuffò e le prese la mano. "Ogni tanto piace anche a me avere ragione, in verità" ammise e lei rise. E poi quello che provava per Lily non lo aveva sentito per nessun'altra, ma non voleva dirglielo, visto che anche lui si sentiva parecchio confuso dalla cosa.
"Ascolta" disse, facendola girare verso di lui. "È una stanza delle necessità, non dei desideri. Non ha creato uno stadio perché non è quello di cui hai bisogno adesso" spiegò. Lei alzò una spalla e annuì, forse rassegnata. "Non hai fatto finta, prima, vero?"
Lily sospirò e poi storse il naso, senza rispondere: se lo era immaginato. "Dai, vieni" le disse, prendendole una mano e facendo un passo verso il divano.

 

Dire che era seccata e delusa era un eufemismo: Lily sbuffò ma seguì docilmente il ragazzo. "Per questo hai fatto passare prima me?" Probabilmente lo aveva fatto per farle vedere che aveva sempre ragione: arrogante Serpeverde.
"Se fossi passato prima io sarebbe apparsa una vasca da bagno e la cosa mi avrebbe messo in imbarazzo" ammise lui, lasciandole la mano e toccandosi la divisa sporca di fango con il palmo. Lily gli sorrise: forse aveva qualche pregiudizio. Forse…

 

Scorpius si sentì tirare e dopo pochissimo si ritrovò disteso sul divano: ma non era il caso che si stendesse lei? A dir la verità pensava che sarebbe apparsa l'infermeria, quindi immaginò che forse lei non stava così male. Forse le era solo girata un po' la testa, forse non… "Ammetto che hai ragione, contento?" gli disse, prima di sdraiarsi su di lui ridendo e appoggiarsi sulle mani ai lati della sua testa. "Allora dovrai tenermi impegnata in un altro modo, mi sa…" Si chinò a baciarlo e Scorpius sorrise, senza pensare più a niente.

 

*

"Prima sbronza?"
Lily aveva la testa appoggiata sul petto di Scorpius e giocava con i disegni della maglietta che lui portava sotto la divisa, mentre gli faceva un sacco di domande, fra un bacio e l'altro.
"Dodici anni. Prima festa del Quidditch" rispose lui.
Lily tirò su la testa per guardarlo. "Quando dico a mio fratello 'festa del Quidditch' si fa subito strano. Mi sa che da voi ne succedono delle belle, eh?"
Scorpius rise, quasi imbarazzato. "Un sacco di scherzi: schiuma colorata e docce di ghiaccio, più che altro, ma sì, anche alcol a volontà. Ma ora cerchiamo di limitare almeno i ragazzini".
"Vi divertite solo voi grandi? Non è giusto!" Ridacchiò lei, tornando a posare la guancia su di lui. Scorpius le accarezzò la schiena, senza risponderle.
"E tu? Prima sbronza?"
Lily rise. "Oh, niente di che, avevo otto anni".

 

Scorpius si mosse e per poco non la fece cadere di lato. Otto? E che voleva dire 'niente di che'?
La ragazza rise ancora, probabilmente della sua reazione. "Alla Tana: era il compleanno di qualcuno, ma non ricordo di chi. Avevano aperto una bottiglia di spumante molto grande, perché quella volta eravamo in tanti e…"
"Quella volta?" chiese, ironico lui; quando a casa sua c'erano tutti erano una decina di persone e solo se univano le famiglie di suo padre e sua madre; la Tana, invece, era invasa, sempre, da un sacco di gente, erano sempre almeno una ventina. Lily alzò gli occhi su di lui e notò che sembrava divertita. Poi continuò.
"Io e Hugo ci eravamo arruolati come camerieri e zia Fleur ci consegnava i bicchieri pieni di vino da portare a tutti. Solo che noi facevamo il giro lungo e quando passavamo dietro al gazebo che c'era in cortile ne bevevamo un sorso prima di consegnarlo. E, appunto, eravamo in tanti, quindi tanti bicchieri.
Non avevamo neanche finito di consegnarli tutti che avevamo iniziato a sghignazzare e a barcollare; zia Herm e mio padre se ne accorsero perché i nostri bicchieri iniziarono a essere troppo vuoti e si alzarono per venire da noi. Ma noi eravamo brilli e non lo capimmo subito…"
"Hai vomitato?" le chiese lui.
"Oh sì. Tantissimo. Mamma mi teneva i capelli. E sembrava arrabbiatissima…"
"Sembrava?" chiese, non capendo la frase.
"Sì, sembrava. Mi ha sgridato dicendo che non avrei dovuto farlo  e tutto il resto: che il vino fa male ai bambini eccetera eccetera… Ma poi quella sera, in camera con papà l'ho sentita che rideva, raccontandogli che lo aveva fatto anche lei, quando era piccola!" Lily rise, perché effettivamente, raccontarlo in quel momento, sembrava buffo. "Ok, Malfoy, ora sta a te: prossima domanda?"

 

Scorpius continuò ad accarezzare la schiena di Lily: stava adorando quel pomeriggio con lei, le domande sulle loro vite, i baci, le carezze… Si sentiva in paradiso e non sarebbe mai uscito dalla stanza delle necessità.
"Hai fame?" le chiese alla fine, invece di farle altre domande.
"Mi mangerei un drago" rispose lei, sospirando come se ci avesse pensato solo in quel momento.
E in quel momento la stanza delle necessità iniziò a trasformarsi e un lungo tunnel prese forma dove prima c'era la porta.

 

Lily alzò la testa per osservare quella trasformazione. "Ma… Dove porta?" chiese, ricordandosi di quello che aveva detto prima sul cibo e le leggi della magia.
"Nelle cucine, dagli elfi. Vuoi fare un giro?"
La ragazza si alzò del tutto e annuì: non era mai stata in cucina!
"Ma tu ci sei già stato?" gli chiese, mentre si infilava le scarpe.
Lui annuì e le porse la mano per aiutarla ad alzarsi. "Sì".

 

*

 

Lily aveva fatto un lungo bagno e si stava coccolando con dei dolcetti alla frutta che aveva rubato dalla cucina di Hogwarts, mentre leggeva "Streghe al Top", una rivista per adolescenti.
Quando aveva iniziato a sbadigliare e a sbattere gli occhi per la stanchezza, Scorpius l'aveva obbligata a tornare in camera, dicendole che aveva bisogno di riposarsi. Lei effettivamente si sentiva stanchissima, così non aveva replicato, ma ora, dopo il  bagno, non riusciva a dormire.
Lanciò, di nuovo, uno sguardo al letto di Alice: era l'unico vuoto, perché negli altri tre le altre stavano dormendo.
In quel momento si aprì la porta della camera e una debole luce rischiarò il pavimento della stanza, mostrando il contorno della ragazza: un ghigno comparve sulle sue labbra quando capì che stava bene. "Signorina Paciock! Le sembra questa l'ora di tornare?" disse, con la sua migliore interpretazione della voce della preside e quando l'amica sobbalzò, scoppiò a ridere.

 

Alice entrò dal quadro della signora grassa nel silenzio più assoluto: era tardi anche se non troppo, per essere un sabato sera, ma la sala comune era deserta e solo il rumore e la luce del camino riempiva la stanza. Si incamminò lungo la scala a chiocciola e continuò il tragitto fino alla stanza del quinto anno.
Le lanterne illuminavano fiocamente il corridoio, così non ci fu bisogno di accendere la bacchetta. Spinse la porta cercando di fare meno rumore possibile e fece un passo dentro la stanza quando la voce della McGranitt la fermò sulla porta, sgridandola. Per un attimo il cuore mancò un battito e, subito dopo, riprese il suo ritmo normale quando sentì Lily ridere e capì che le aveva fatto uno scherzo.
"Lily! Volevi farmi morire?" esclamò, sottovoce, avanzando verso il suo letto. Quando notò che aveva un vassoio di dolcetti con la frutta, si sedette e gliene rubò uno, facendolo sparire in un boccone. "Sei già fuori dall'infermeria? Effettivamente sembra che tu stia benissimo…" la sgridò bonariamente.

 

Lily le fece la lingua quando l'amica la prese in giro, per poi animarsi subito dopo. "Scorpius mi ha raccontato di quando hai schiantato Rowand! Oh, per Godric avrei voluto vederlo!"
Alice alzò le spalle: lei era così. Scorpius le aveva raccontato di come tutti erano rimasti ammutoliti dalla cosa e di come lei fosse stata addirittura più veloce di Rose, che, essendo la figlia del Ministro della Magia, era considerata un portento, ma Alice alzava sempre le spalle, come se si fosse allacciata le scarpe correttamente e la cosa non fosse importante. Chissà, forse era per questo che le voleva così bene.
"Se lo meritava: è stato un Troll" si difese lei. "E con Malfoy? Com'è andata?"
Il sorriso di Lily avrebbe rischiarato la camera se fosse stato correlato di magia: era stato un pomeriggio fantastico, nonostante avessero perso a Quidditch.
Le raccontò quello che era successo nella stanza delle necessità, delle domande, del campo da Quidditch, dei baci di Scorpius…
"Ma ora stai bene, giusto? Non ti è più girata, la testa?" Lei rispose scuotendo il capo e Alice le raccontò di come i ragazzi avessero parlato prima che Scorpius entrasse in infermeria.
"Cavolo! Così glielo ha detto… Avrei voluto esserci, per Godric! Svengo una volta e guarda quante cose succedono!"
"Io penso che sia stato il fatto di averti visto cadere, che l'ha fatto decidere di uscire allo scoperto" le fece notare Alice.

 

Quello che Alice non disse era che era stato veramente spaventoso vederla mentre veniva colpita dal bolide e rimanere a guardare senza poter fare niente, mentre cadeva nel vuoto insieme alla scopa; decise di non dirlo ad alta voce, perché anche lei si era spaventata tanto e non voleva più pensarci.
Prese un altro dolcetto, si leccò un dito sporco di crema e Lily la guardò con la fronte aggrottata. "E tu, invece, dove sei stata? Non c'eri, a cena" le chiese.
"Ci… siamo… addormentati" rispose, balbettando e con la bocca piena, cercando di non far cadere niente. Sentì il calore salirle alle guance al pensiero di quello che era successo nel pomeriggio: prima la tequila, poi il resto…

 

Lily sgranò gli occhi.
"Tu e… Al?" Alice annuì, mentre il suo sguardo scendeva ancora verso il vassoio. "E avete fatto…" Non sapeva se chiedere o meno. Da un lato, voleva sapere tutto, dall'altro… voleva davvero sapere di Al? Oh, Merlino, era arrossita! Sì, voleva saperlo!

 

Alice sentì le guance infiammarsi alla domanda dell'amica. Per un attimo guardò verso la porta, perché si sentirono dei passi provenire dal corridoio, ma poi questi passarono: probabilmente erano ragazze del sesto o settimo anno che tornavano in camera.
"Oddio, Alice, sei tutta rossa! Lo avete fatto?" esclamò Lily saltando sul letto: così avrebbe svegliato tutti!
"Ma no. No…"
"Alice Augusta Paciock, non mi raccontare delle balle!" la rimproverò l'amica.
"Sh… Lily, calmati. No, non abbiamo… Cioè…" Si voltò ancora verso il letto in fondo alla stanza e le fece cenno di stare zitta, mettendosi l'indice davanti alle labbra.

 

Lily sbuffò quando l'amica si interruppe ancora. Ma insomma!
"Non siamo andati… fino in fondo" sussurrò, quando tornò a guardarla, ma abbassò subito gli occhi.
"E cosa avete fatto?" domandò, ancora con gli occhi sgranati.

 

Alice allungò una mano per prendere un altro pasticcino, quando Lily glielo portò via. "Devi raccontarmi tutto. Oppure non te lo do!"
"Tutto?"
"Certo, ogni cosa!" asserì la rossa.
"Va bene" acconsentì, con un sorriso biricchino. "Prima mio padre mi ha tolto dieci punti per lo schiantesimo, poi…"
"Cosa?"
Lily abbassò la mano senza accorgersene e la bionda le portò subito via il dolcetto. "Ma poi me li ha ridati. E mi ha dato anche…"
Se Lily diceva 'Tutto', Alice l'accontentava.

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***Eccoci ormai alla fine. Lily e Scorpius sono finalmente insieme. La coppia AliceXAl mi ha preso un po' la mano, devo ammettere, ma forse è anche il bello dei personaggi, quando decidono di fare di testa loro, no? Il prossimo capitolo sarà l'epilogo e poi, chiuderò finalmente il tutto. Grazie a tutti voi che mi avete seguito in questo marasma di casino e avete continuato a leggere la storia, nonostante fosse molto confusa. Chi lo sa, magari un domani la revisionerò e correggerò tutti i buchi di trama che (sono sicura!) ci sono. Grazie ancora.

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Capitolo 29
*** Epilogo ***


Epilogo

 

 

"Le vacanze sono una stronzata…"
"Al, non dire così…" Alice, per la terza volta da quando avevano lasciato il vagone dei prefetti per raggiungere Lily e Malfoy, sospirò: Al si lagnava nello stesso modo in cui lo faceva sua sorella e questo la fece sorridere.
Stava pensando a cosa dire quando un ragazzino dei primi anni le finì addosso, facendole perdere l'equilibrio.

 

Al riuscì a prendere la ragazza per un braccio, evitando di farla cadere e, una volta assicuratosi che lei stesse bene, si rivolse al ragazzino. "Non correre, altrimenti ti tolgo dei punti" disse, contrariato.
Alice alzò gli occhi e gli diede una manata sul braccio, probabilmente per dirgli di smetterla di bleffare, ma poi decise di rassicurare il piccolo studente che aveva sgranato gli occhi terrorizzato.
"Scusa, prefetto Potter, non lo faccio più" mormorò lui, ma poi, vedendo arrivare altri ragazzini, scappò via nella direzione che aveva preso.
"Non correte, per Salazar!"
"Dai, smettila…" Alice gli prese il braccio e fece scivolare la mano fino a raggiungere la sua e intrecciare insieme le loro dita.
Il ragazzo sbuffò: perché lei non era infastidita come lo era lui? Se fossero rimasti a scuola si sarebbero potuti vedere tutti i giorni, senza che nessuno ficcanasasse il naso, e invece così… A casa sicuramente sua madre avrebbe voluto che partecipasse a tutti i pranzi di famiglia e altre cose assurde. Anche l'ultima riunione con i prefetti era stata assurda, secondo lui. Avrebbero dovuto rimanere a Hogwarts.
Poi Alice gli strinse le dita e Al sospirò, voltandosi a guardarla mentre ancora camminavano lungo il corridoio.

 

Alice si avvicinò ad Al quando due ragazzi del quinto anno incrociarono il loro cammino e ne approfittò per stringersi a lui. "In verità, secondo me, sarà…"
Ma lui non le fece finire la frase e la spinse contro la parete rientrante del vagone, subito prima della congiunzione di due carrozze.
"Se fossimo rimasti a scuola, ci saremmo potuti vedere tutti i giorni, mentre così, fra il mio stage al Ministero e il resto, non riusciremo a vederci fino all'anno nuovo, ci scommetto…"
Alice sorrise come aveva sorriso poco prima al ragazzino: lo avrebbe tranquillizzato, anche lei voleva vederlo spesso. Alzò una mano per accarezzargli la guancia e lui gliela prese per baciarle le dita.
Al appoggiò una mano alla parete dietro alla ragazza e si chinò su di lei per baciarla: per fortuna non fece obiezioni, Alice aveva smesso di nascondersi e l'unico problema di cui lui si preoccupava era Neville, ma stava sempre attento ad assicurarsi che non fosse in giro.
"Se tu mi lasciassi parlare, forse…" disse Alice, appena lui si staccò, ma il ragazzo rise, perché lei non sembrava avere voglia di interrompere il bacio; nessuno dei loro baci.
"Spara" concesse: lei sembrava sempre un passo avanti a lui e per Al era stata una cosa talmente nuova che si stupiva ogni volta.
"I miei sono a Hogsmeade" iniziò la ragazza. Come? Davvero? Sentì un sorriso spuntargli sul viso. "A casa siamo solo io e Frank, ma…" Al sentì sparire il suo sorriso.
"Ma?"

 

Alice spalancò gli occhi per un secondo, contenta di avere la sua attenzione. "Non possiamo invitare gente e i miei hanno deciso di bloccare i camini e di impedire le materializzazioni, quindi…" Al imprecò, ma lei continuò. "Quindi dovrò venire a prenderti io".
"Cosa vuol dire che devi venirmi a prendere?"
"Materializzazione congiunta, Potter" mormorò, omettendo che lei e Lily lo avevano fatto un sacco di volte, sia con James che con Frank.

 

Al sgranò gli occhi quando capì quello che intendeva: avrebbe guidato lei la materializzazione? Era illegale! Alice dovette capire quello che stava pensando perché subito dopo aggiunse: "Se con me c'è un maggiorenne con patente, il Ministero non può sapere con certezza da chi proviene la magia e se…" Giusto! Al tornò a sorridere e non ascoltò la fine della frase: sapeva di quella falla, suo padre l'aveva raccontata, qualche volta, in passato. "Beh, sempre che a te non dia fastidio che debba condurre io la mat…"
Ma cosa gli interessava a lui? "Voglio stare con te, non mi interessa nient'altro" la interruppe.

 

Alice sorrise e gli prese il davanti del maglione per tirarlo a sé. "Bene, perché sai cos'è che voglio io?"
Al le posò le labbra sulle sue e le circondò la vita con le mani. "Cosa vuoi?"
La ragazza si sollevò sulle punte e sussurrò: "Voglio fare l'amore con te", prima di tornare a baciarlo.

 

***

 
"Sapevate che Olivia Clark, delle Holyhead Harpies, si ritira?" chiese Lily, mentre, con la testa appoggiata alle cosce di Scorpius, leggeva Teen Quidditch sdraiata sui sedili dello scompartimento dell'Hogwarts Express.
"Sì, sembra che sia incinta" rispose Fiona, la fidanzata di Hugo, mentre pescava un rospo alla menta dall'enorme sacchetto di dolci del ragazzo.

"Davvero? Mamma non me lo ha detto" constatò, corrugando la fronte. Ma poi tornò a guardare la rivista patinata dove scope e divise svolazzavano a ogni pagina. "Chissà chi prenderanno al suo posto…" Sospirò, voltando pagina.
"Peccato che Rose non giochi più, altrimenti…" Hugo si infilò in bocca una piperilla e continuò a parlare con la bocca piena.

"Davvero! L'avrebbero presa subito, senza neanche fare il provino, ci scommetto!" esclamò la rossa, sospirando subito dopo.

 

Scorpius teneva una mano sulla pancia di Lily e la mosse in una carezza inconsapevole, mentre guardava fuori dal finestrino. "Te dovrai aspettare ancora due anni".
"Per far che?" gli chiese lei, inclinando la rivista e guardandolo da sotto.
Scorpius abbassò lo sguardo su di lei. "Per fare i provini per il Quidditch" precisò; Lily sapeva volare meglio di un gufo, era veloce e agile, ed era in grado di guidare la scopa anche solo con una mano. Probabilmente avrebbe potuto farlo anche bendata e con una mano incantata dietro alla schiena. Per lui, avrebbe potuto giocare da professionista, in qualsiasi squadra. Con qualsiasi ruolo.
Lily arricciò il naso in un gesto che smosse il petto del biondo. "Non so…"

 

"Devi solo trovare il coraggio di provarci" disse ancora lui, continuando ad accarezzarla sopra il maglione.
Quando Lily alzò di nuovo gli occhi su Scorpius, lui le fece l'occhiolino e poi spostò lo sguardo fuori dal finestrino, ma senza staccare la mano da lei. Ma…

Si tirò su e si voltò verso il ragazzo. "Ma parli sul serio?"

 

Scorpius si girò appena sentì che Lily si era spostata. "Come?" chiese, non capendo.
"Pensi davvero quello che hai detto?" gli chiese lei, sottovoce, come se fosse un segreto. Eh? Non avrebbe parlato se non lo avesse pensato!
"Ma certo. Perché dovrei…" Quando lei si morse il labbro, Scorpius si sentì perso. "Tu non pensi di poter…" Si interuppe quando il rumore del sacchetto di Weasley e della Tassorosso al suo fianco gli ricordò che non erano soli. "Ehm…"
"Hugo, andiamo da Stuart, che prima ha detto che doveva parlarci" disse la ragazza, alzandosi in piedi.

 

"Stuart? Ma non ha detto niente del ge…"
La Tassorosso fece una smorfia con la bocca e interruppe il rosso tirandolo per un braccio. "Certo che lo ha detto! Magari non lo ricordi" lo apostrofò, mentre il ragazzo la guardava confuso, poi si rivolse a Lily. "Tuo cugino ha poca memoria, mi sa…"
Lily sorrise nervosamente e si passò una mano fra i capelli, mentre con un cenno la ringraziava. Osservò i due amici uscire dallo scompartimento, ma poi rimase a guardare la porta anche quando lei e Scorpius rimasero soli.
"Guardami, Lily" le disse, dopo un po', e la ragazza obbedì, girandosi verso di lui, ma senza alzare gli occhi.

 

Scorpius le prese il mento con la mano e le alzò il viso. "Adesso mi spieghi" ordinò, quasi.
"Pensi veramente che potrei giocare in una squadra di Quidditch?" Ma che domanda era?
"Tu giochi già in una squadra di Quidditch!" le rispose.
Lily sbuffò e alzò gli occhi al soffitto. "Ma è quella della scuola!" esclamò, come se fosse niente. Scopius fece cadere la mano.
"Per te che sei brava è solo la squadra della scuola, ma c'è anche chi non è stato ammesso…"

 

Lily si morse l'interno della guancia; non capiva se lui volesse farla sentire in colpa o la trattasse come una bambina capricciosa. Comunque non le piaceva nessuna delle due cose. "Quindi, secondo te sono brava?" chiese ancora.

 

Scorpius sorrise. "Certo che sei brava. E lo sai anche tu" rispose, facendo scorrere il dorso delle dita sulla sua guancia: adorava toccarla.
Lei rise e si spostò su di lui, salendo a cavalcioni sulle sue gambe. "E quanto sono brava, allora?" domandò, chinandosi su di lui per baciarlo.
Il ragazzo le posò le mani sui fianchi, accarezzandola attraverso i jeans. "Beh…" Si fermò perché lei aveva iniziato a strusciarsi contro di lui; non andava bene per niente. "Lily…" sospirò.
"E sono più brava di te?" gli chiese ancora, ridendo.
"Cosa dovrei rispondere?" Lei rise ancora. "Se ti dicessi che sei più brava di me, diresti che sono un ruffiano, mentre se sostenessi che sono più bravo io, tu…"
"Direi che sei un arrogante presuntuoso!" lo interruppe, ridendo.
"Già, lo immaginavo!" rispose lui, iniziando a farle il solletico. Lily rise e si buttò di lato, fino a quando non si ritrovarono sdraiati vicini.

 

Lily sospirò e passò le mani fra i capelli del ragazzo; le piaceva così tanto, farlo.
"In verità ho scoperto che non sei male, sai?" disse, continuando ad accarezzarlo.

"Lily che mi fa un complimento? Ma chi sei tu? E che ne hai fatto di lei?" Scorpius riniziò a farle il solletico e lei rise ancora, mentre il mondo sembrava lontanissimo, fuori dal loro scompartimento. Lily ci pensava da un po': Scorpius l'aveva aiutata con il Quidditch, la sosteneva e le diceva sempre che era brava. Perfino Alice aveva detto che in certi momenti il suo atteggiamento valeva più dei baci e delle carezze.
"Potrei dirti che…"

"Mi dici già quanto pensi che io sia snob e altezzoso, sai? Non c'è bisogno che tu lo faccia anche adesso!" la interruppe lui, ridendo, ma Lily mise il broncio: per una volta che era seria!
"Sei sempre gentile…" iniziò, come se lui non avesse detto niente, rendendosi conto per la prima volta che, forse, anche lei poteva essere una persona gentile come lui. Continuò ad accarezzargli i capelli. "Sei bravo a Quidditch, sei così bello che tutte le ragazze ti corrono dietro e…" La voce le morì in gola e un groppo alle corde vocali le fece mancare le parole che voleva dire dopo.
"Lily, non…" Scorpius cercò di tirarsi su, improvvisamente serissimo, ma lei gli impedì di muoversi.
"Shh… zitto. Chissà quando ricapiterà che io sia così sincera con te" disse ancora, prima di baciarlo e lui obbedì. Continuò a far scorrere le mani su di lui e poi scese fino alla spalla e continuare un po' sulla schiena. "Hai i voti migliori che io abbia mai visto. E non per qualcosa, ma ti ricordo ancora che sono cugina di Rose; sei sempre carino con tutti e non ti ho mai sentito prendere in giro o insultare nessuno…"

 

Scorpius rimase a bocca aperta: Lily gli stava elencando tutte quelle qualità, ma lui se le meritava davvero? Era davvero così come lo vedeva lei? "Io non…"
Gli chiuse le labbra con un dito, intimandogli ancora di tacere. "E sei così dannatamente perfetto che naturalmente non lo sai. Scorp, io…"
Lei si interruppe ancora e lui rimase in bilico fra il prenderla in giro perché aveva sempre detto che non lo avrebbe mai chiamato 'Scorp' e sentire quello che voleva dirgli, così rimase in silenzio a perdersi nei suoi occhi nocciola, quegli stessi occhi che ora lo guardavano con intensità.

 

"Io… penso di amarti" concluse Lily, in fretta, subito dopo, spostando lo sguardo verso il finestrino, per osservare campi e boschi che si susseguivano in un loop infinito di emozioni.
Stranamente, si sentiva bene; non in imbarazzo, come pensava, né smaniosa di sentirgli dire la stessa cosa, lei voleva solo dirglielo, non per sentirlo rispondere, ma perché lui doveva saperlo.
"Lily…" la richiamò il biondo, accarezzandole ancora il viso e lei tornò a guardarlo, con una strana tranquillità nel petto.
"Non devi dire niente, Scorpius, non voglio che tu ti senta obbligato…"

Ma lui non la fece finire e si chinò fino ad azzerare lo spazio fra le loro labbra. "Io, invece, ne sono sicuro: ti amo, Lily" disse prima di baciarla e farla sentire in paradiso.

 

***

Santo Merlino!

Ginny stava correndo per la scala che portava ai piani superiori perché si era scordata i guanti in camera. O nel guardaroba. O… Beh, dannazione, se se lo fosse ricordato, dov'era, avrebbe potuto fare un accio e tutto si sarebbe risolto in pochissimo tempo, invece era già a Diagon Alley quando si era accorta di averli lasciati a casa e di non riuscire a resistere senza.
Sbuffò quando inciampò su uno dei gradini e si impose di darsi una calmata: sapeva perché si sentiva così nervosa e irritata. Era perché Lily, la sua cara figliola di soli quindici anni, aveva raccontato alla sua miglior amica, la sera prima, che quel giorno avrebbe fatto l'amore per la prima volta con Scorpius, il suo ragazzo e lei, che aveva sentito la conversazione di nascosto, non aveva potuto far altro che fingere di non sapere niente. Ma come si fa a fingere di non sapere? Sua figlia, la sua bambina più piccola, stava perdendo la verginità forse proprio in quel momento. Nervosamente guardò l'orologio. Come sarebbe andata? Sarebbe stata un'esperienza bella come la sua con Harry? O sarebbe stato disastroso? Scorpius sarebbe stato gentile oppure

Si impose di continuare a camminare. Ma perché si era messa con un ragazzo che lei conosceva? Uno che aveva visto crescere, che considerava parte della sua famiglia... Cosa avrebbe fatto se avesse dovuto lanciargli una cruciatus perché non era stato attento con sua figlia? Per le mutande sporche di Merlino, avrebbe davvero preferito non sapere!
Entrò in camera e lì, sul comodino, trovò ciò che l'aveva fatta tornare indietro fino a casa. Sorrise scuotendo il capo e si affrettò a prenderli. Desiderosa di pace, cercò anche di tranquillizzarsi: Scorpius sarebbe stato perfetto per Lily, esattamente come lo era stato Harry con lei. Sarebbero stati attenti a tutto e ogni cosa sarebbe andata bene. Sorrise e fece dietro front per tornare a fare gli acquisti.
Invece di smaterializzarsi, però, una volta fuori sul corridoio, vide la porta della stanza di Al chiusa: ma quante volte aveva detto ai ragazzi di lasciare le porte aperte la mattina così che l'aria circolasse dappertutto? Le stanze degli adolescenti poi avevano bisogno di aria, se qualcuno voleva entrarci ancora.
Con un sospiro profondo aprì la porta ma, quello che vide la bloccò prima che potesse raggiungere la finestra: Al era sdraiato a letto, mentre sul suo torso nudo era appoggiata una ragazza, nuda dalla vita in su e si stavano bisbigliando frasi chiaramente d'amore.
Quando lei si girò verso la porta spalancata, per poco Ginny non perse l'equilibrio: Alice! Merlino, suo figlio era a letto con Alice. E sicuramente avevano fatto… Oh, Merlino!
Chiuse la porta di scatto e poi si fermò a guardarla dal corridoio, come se stesse vivendo in trance e stesse per proclamare una profezia.
"Ginny? Tutto bene?"
La voce dell'uomo la riportò velocemente sul vecchio tappeto che si ostinava a non buttare e che era stato colpevole di aver attutito i suoi passi; come sentì la porta di casa chiudersi e rumori inconfondibili riempire la cucina, riaprì la porta della stanza del figlio, per mettere dentro la testa.

"Vedete di rivestirvi. Anzi, smaterializzatevi: tuo padre è qui" annunciò.
"Ma papà non aveva quella cosa al Ministero?" chiese suo figlio, mentre lei sbuffava ancora.
"Non il tuo, il suo!" urlò bisbigliando, per poi chiudere di nuovo la porta e raggiungere Neville giù e impedendogli di salire.
Era una situazione bizzarra: Lily e Scorpius, Al e Alice… ma cosa era successo? Non c'era più gente nuova a Hogwarts? Per un attimo ripensò a quando aveva pensato che i figli di Lily e di Alice avrebbero potuto essere amici, da grandi. Amici, aveva pensato, non cugini, per Godric!
"Hai uno strano sorriso, Ginny" le disse Neville, quando raggiunse la fine della scala. Oh, davvero? Stava sorridendo? Buttò un occhio allo specchio in corridoio e notò di di avere un'espressione contenta. Beh, effettivamente la situazione era buffa e divertente. Guardò verso il pianerottolo, lì dove pochi mesi prima i suoi figli si erano tirati schiantesimi e ora, invece, stavano crescendo davvero. Ma era giusto così.
"Ho trovato uno zellino vicino al letto" mentì, ma felice.
"Porta fortuna"

"Sì, l'ho sentito anch'io. Andiamo? Harry ci raggiunge a pranzo da Hannah" disse, prendendo l'amico a braccetto e spingendolo con decisione verso la porta, per farlo uscire.
"Oh, mamma!" esclamò James, incrociandoli davanti all'uscio.
"James, cosa fai a casa?" domandò, aggrottando la fronte; il rossore sulle guance del figlio le fecero capire che non si aspettava di incontrarla e che era a disagio. Un altro che tornava a casa di nascosto per incontrarsi con qualcuno? Quasi rise.
"Oh, aspetti una ragazza?" chiese e quando gli si arrossò anche la fronte, rise davvero.
"Beh, mamma, pensavo che in casa non ci fosse nessuno…" Il ragazzo si portò una mano alla nuca e Ginny non riuscì più a trattenersi.
"Ah, e fammi indovinare: non mi hai detto niente perché la conosco di già!"
James spalancò gli occhi e la bocca. "E tu come fai a saperlo?"

 

La rossa si allontanò ridendo al braccio del suo miglior amico: ma sì, la vita era imprevedibile ed era proprio questo a renderla così bella.

 

Fine

 

 

***Eccomi alla fine! Ma più che altro, eccoci! Sì, perché senza di voi, questa storia, tirata, strampalata, nata diversa, finita un po' così, non ci sarebbe stata. Quindi grazie. Grazie di aver letto subito quando pubblicavo, grazie per le vostre recensioni, per i vostri commenti, per tutto. E scusate se (e probabilmente è così) la storia avrebbe meritato di più. È che era nata in un modo, ma poi io mi sono stufata delle os, loro (i personaggi) hanno deciso di fare quello che volevano, fregandosene di tutto ciò che avevo pensato io con la scaletta e hanno fatto un po' di casino. Doveva esserci molta più Scorlily e doveva essere molto diversa. Me ne scuso. Ma spero almeno che la coppia Al e Alice vi sia piaciuta (perché io l'ho adorata e ho fatto fatica a non farle prendere tutta quella scena).

Quindi ancora grazie.

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