Viaggio nel passato, giorni di un futuro migliore

di ElenaDamon18
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La leggenda degli Shikon ***
Capitolo 2: *** Il Principe dei Demoni ***
Capitolo 3: *** Rivelazioni inaspettate ***
Capitolo 4: *** Il Ponte del Cielo ***



Capitolo 1
*** La leggenda degli Shikon ***




1
La leggenda degli Shikon


“Bambini, forza prendete posto, oggi ho qualcosa di molto speciale da raccontarvi”.
Sono Kagome, una ragazza di 17 anni, una sacerdotessa devota ai Kami che vive in un piccolo villaggio chiamato Musashi. Oltre a svolgere le mie mansioni ufficiali da sacerdotessa, mi impegno affinché i bambini del villaggio possano avere una buona istruzione, insegnandogli a leggere e scrivere, ma soprattutto intrattenendoli con le storie e le leggende del passato.
“Arriviamo subito Divina Kagome”.
I bambini del villaggio adorano questi momenti, sono sempre più affascinati nel sentirmi narrare le storie di valorosi guerrieri che sconfiggono demoni malvagi.
Dopo che ebbero preso posto sul prato iniziai a il mio racconto: “Oggi vi narro la leggenda della Sfera degli Shikon e della sua creatrice, la sacerdotessa Midoriko”.
Urla di gioia e di entusiasmo fermarono il racconto ancora prima del nascere.
“Ebbene, partiamo dal principio. Midoriko era una sacerdotessa, una delle più potenti mai esistite, tanto che ancora oggi si narra che nessuna sacerdotessa abbia mai eguagliato la sua forza. Ella viveva in un villaggio di sterminatori..”
Venne interrotta però dalla voce curiosa di Hikako. Ah, i bambini e la loro curiosità irrefrenabile.
“Dove viveva prima di trasferirsi la vostra amica Sango?”
“Si, esattamente. Dovete sapere che prima esistevano molti più villaggi, nei quali abitavano sacerdotesse, sterminatori e monaci”.
“ Divina Kagome, perché non ci sono più così tanti villaggi?”
“ Purtroppo i demoni negli anni sono aumentati a dismisura e, hanno devastato molti villaggi, soprattutto quelli che non erano protetti da coloro che erano in grado di tenergli testa”.
“Allora noi possiamo stare tranquilli, abbiamo voi Divina Kagome che siete una sacerdotessa fortissima e ci proteggerete sempre!” mi disse Sota, facendomi sorridere a quel complimento inaspettato.
“ Si Sota, io vi proteggerò sempre, con tutte le mie forze. Ora però riprendiamo il racconto; vi dicevo, quindi, che la somma Midoriko proteggeva il villaggio dove abitava, ma anche quelli circostanti. Molto spesso partiva con un gruppo di abili sterminatori per aiutare i villaggi vicini ad eliminare i demoni. Un giorno, a seguito di una battaglia, incontrò un uomo, un bellissimo uomo, dai lunghi capelli neri come la notte e due occhi penetranti che toglievano il respiro, si chiamava Naraku. Era ferito, ma nonostante ciò, cercava di aiutare gli abitanti del villaggio come meglio poteva. Midoriko vedendo quanta distruzione avessero provocato i demoni, incaricò il Capo degli sterminatori di trasferire i pochi superstiti di quella terribile lotta al loro villaggio così che potessero essere al sicuro. Da quel giorno Midoriko e Naraku furono inseparabili ed alla fine si innamorarono. Passarono le stagioni, la somma Midoriko era sempre una guerriera temibile e Naraku un abile combattente, ma pur sempre un uomo. Durante un attacco al villaggio, Midoriko rimase ferita per proteggere Naraku. La ferita non era così grave da doversi preoccupare, ma Naraku voleva di più, voleva essere più forte, voleva poterle stare accanto senza paura, così espresse tutte le sue incertezze alla sacerdotessa. Midoriko lo accolse come meglio potè, ricordandogli però che era suo dovere come sacerdotessa affrontare qualsiasi demone e, che non poteva esimersi da tale compito. Naraku così, decise di lasciarla, con la promessa di un suo ritorno quando sarebbe stato degno di lei. Gli anni trascorsero e la venerabile Midoriko venne promessa ad un grande Demone Maggiore, Inu No Taisho, il Generale dei Demoni Cani”.
“Ma i demoni non sono cattivi Divina Kagome?” mi chiese il piccolo Shinnosuke.
Prima di avere il tempo di rispondere, fui preceduta dalla piccola Hikako, che si mostrava come sempre attenta e perspicace.
“Baka, ma che dici? Non tutti i demoni sono cattivi, il Signor Sesshomaru non lo è affatto!”
“Ma se è sempre così freddo! Potrebbe ucciderti solo con lo sguardo!!” .
Una risata contagiosa si diffuse nell’aria, fu difficile anche per lei riuscire a riprendere la parola, travolta da quelle risate così genuine.
“Su, su, bambini, avete ragione entrambi. La maggior parte dei demoni è malvagia, ma ricordate, non bisogna mai fare di tutta un’erba un fascio.”
“E cosa significa Divina Kagome ? Cosa c’entra l’erba con i demoni?”
“Significa che non tutti i demoni che vedete sono cattivi”
“Come il Signor Sesshomaru giusto?” disse Hikako, ritornando alla carica.
“Si Hikako, come Sesshomaru. Vedete bambini anche se sembra un ghiacciolo in realtà è un tenerone, ma non ditegli che ve l’ho detto altrimenti mi ammazza davvero”.
“Promesso Divina Kagome!”.
E continuammo a ridere, ancora contagiati dalle precedenti risate.
“Bene, ed ora che ci siamo divertiti vediamo di concludere la storia, altrimenti non finirò mai di raccontarvela”.
Come se gli avesse impresso un sortilegio i bambini si ammutolirono in attesa della fine del suo racconto.
“ Dunque, vi dicevo, la somma Midoriko e il grande Generale, furono promessi, ma il cuore di entrambi era già stato occupato. Midoriko, nonostante l’avesse lasciata, credeva ancora nel ritorno di quell’uomo che era riuscita a rapirle il cuore e, il grande e possente Inu No Taisho si era innamorato come un ragazzino alla prime armi di una valorosa guerriera, Tsukuyomi, anch’ella una Nobile Yōkai, scesa in battaglia assieme al Clan dei Demoni Cane. Nonostante ciò, entrambi avevano sempre mantenuto nei confronti dell’altro un profondo rispetto, che si tramutò ben presto in amicizia. In quel periodo la sacerdotessa percepì una potente aura demoniaca in avvicinamento, premunendosi di avvisare il prima possibile Inu No Taisho del pericolo, ma prima che il Demone Cane potesse far ritorno dalle numerose battaglie a cui era sottoposto con il  Clan, arrivò colui che l’aveva generata. Naraku era tornato e, come aveva promesso era diventato molto più forte. Aveva venduto la sua anima a molti demoni, così da poter diventare inarrestabile, non temendo neppure il possente Generale, e chiese alla venerabile Midoriko di diventare sua moglie e accompagnarlo nelle sue imprese gloriose. Midoriko, dal canto suo, non riusciva a scorgere in quella figura niente di quell’uomo che tanto aveva amato in precedenza, così rifiutò la sua richiesta. Come potete immaginare, Naraku non prese affatto bene quel rifiuto, ed iniziò ad ingaggiare una battaglia contro la sacerdotessa. Voleva ucciderla, farle pagare tutto il male che gli aveva procurato, d’altronde era solo per lei che aveva venduto l’anima a quei demoni, e lei continuava a rifiutarlo. La battaglia durò per sette giorni, entrambi erano sfiniti, ma la  rabbia e il risentimento erano troppo vasti per essere  placati, uno dei due avrebbe dovuto perire. Midoriko, in fondo al suo cuore, era ancora legata a quell’uomo, ed era consapevole di non essere in grado di distruggerlo completamente, anche a causa di tutte le ferite che le aveva impresso quella battaglia. Decise infine di sigillarlo, ma mentre scagliava la sua ultima freccia, consapevole che avrebbe centrato il bersaglio, venne perforata all’addome da un tentacolo velenoso di Naraku. In quel preciso istante tutto il villaggio fu invaso da una fortissima luce rosa.  Quella fu la fine della loro storia d’amore, forse mai iniziata veramente. Naraku sigillato e lei in fin di vita. Dalla ferita infertale da Naraku nacque la Shikon no Tama, la Sfera dei Quattro Spiriti, creata dall’unione delle due anime in lotta fra loro, quella demoniaca di Naraku e quella spirituale della somma Midoriko, e fu proprio la sua creazione la causa di quella luce così intensa. Provarono in tutti i modi a salvare la sacerdotessa, ma nulla poterono contro quel veleno. In fin di vita Midoriko diede il compito a sua sorella, Kikyo, di custodire la Sfera, di purificarla, e di non farla mai cadere nelle mani sbagliate. E così fece, Kikyo passò la sua vita a proteggere la sfera, fino al suo ultimo respiro. La protesse dai demoni che volevano impossessarsene per ottenere il potere assoluto e, persino da alcuni uomini avidi di potere e dal cuore impuro. Decise, infine, di portarla con sé nel regno dei morti, bruciandola assieme al suo corpo. E così la Sfera sparì per sempre”.
Tutti i bambini rimasero senza parole da quel finale così sconvolgente quanto inaspettato. Dopo un lungo silenzio, venne sopraffatta dalle mille riflessioni di quei piccoli bambini, che ancora una volta si dimostrarono molto più maturi della loro età.
“Che storia triste Divina Kagome”.
“Come ha potuto Naraku uccidere la donna che amava?!”
“Hai ragione Hikako, era proprio un cattivone”
“La venerabile Midoriko lo ha sigillato, perché infondo lo amava ancora e lui l’ha uccisa senza pietà”
“Oh Kami, allora cosa potrebbe accadere se il sigillo dovesse spezzarsi??”
“Baka di uno Shinnosuke. Non hai sentito la Divina Kagome all’inizio della storia? Ci ha detto che è una leggenda, quindi Naraku non esiste veramente”.
“Su bambini,  si  è fatto tardi,  è quasi il crepuscolo, dovete rientrare a casa, ne parleremo un’altra volta, e poi è quasi ora di cena. Non avete fame?” intervenne lei.
Gli stessi bambini che prima erano così impegnati a discutere fra loro alla parola “cena” si ridestarono e  iniziarono a correre e saltellare felici di poter tornare a casa.
“ A domani Divina Kagome”
“A domani bambini, mi raccomando fate i bravi”.
E così anche lei si incamminò verso casa, ripensando al finale di questa triste leggenda che la nonna le raccontava quando era piccola.
Già un leggenda... eppure le sembrava così vera.




Angolo autrice

Buonasera a tutti :) Mi ritrovo su questo sito per la prima volta, non soltanto per leggere ma per scrivere! Sono molto curiosa di sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo. Questa è la mia prima fanfic e non poteva essere che con InuYasha, il mio primo amore. Spero di trattare con riguardo tutti i personaggi di questa magnifica storia. Non vedo l'ora di farvi leggere il resto :)

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Capitolo 2
*** Il Principe dei Demoni ***


Quella mattina la giornata era iniziata davvero presto, aveva seguito la nonna nel piccolo orto dove coltivavano le erbe medicinali e, insieme avevano preparato tutto l’occorrente per due donne del villaggio che erano in procinto di partorire. Ripensava spesso a quante cose avesse imparato negli anni, la nonna era stata davvero una brava insegnante; severa, puntigliosa, ma efficace.

Era passato qualche anno da quando aveva deciso di accettare l’incarico che le era stato offerto così caldamente dal capovillaggio e dalla nonna, la sacerdotessa, infatti, era davvero molto anziana e, il villaggio necessitava sempre di una maggiore protezione. E così dall’oggi al domani aveva detto addio a Kagome, alla ragazza che correva spensierata per i campi e, aveva dato il benvenuto alla venerabile e rispettabile Divina Kagome.

Ah, quanto odiava quell’epiteto!

Travolta da tutti quei pensieri si ridestò, prese arco e frecce e si avviò verso il bosco.

Dopo una lunga camminata raggiunse il villaggio del mezzodemone Jinenji, le sue erbe medicinali erano le migliori per le ferite.

L’ han’yō e sua madre la accolsero felici.

“Venerabile Kagome, di cosa avete bisogno?”

“Jinenji, perdona il mio arrivo improvviso, ho di nuovo bisogno delle tue erbe medicinali”

“Oh, non dovete scusarvi, lo sapete che siamo sempre contenti di ricevere una vostra visita, quali erbe vi occorrono?”

Gli elencai velocemente tutte le erbe e, lui mi fece cenno di attenderlo lì.

Dopo averla conosciuta, Jinenji era cambiato molto, aveva imparato a convivere con gli abitanti del villaggio e, consapevole della sua forza non aveva più tanta paura di mostrarsi in giro. Ricordava ancora nitidamente quanto gli abitanti del villaggio lo disprezzassero, accusandolo ingiustamente di uccidere delle donne innocenti, e tutto questo solo per la sua natura di mezzodemone. Ancora non si capacitava di tutto quell’odio.

Come poteva la sola natura, divisa eternamente a metà, provocare quel simile disprezzo?

Era davvero impossibile credere che un demone, potente e glorioso, potesse davvero innamorarsi di un misero essere umano?

Un suono gentile la risvegliò da tutti quegli interrogativi.

“Ecco a voi, qui ci sono tutte le erbe di cui avete bisogno”

“Ti ringrazio Jinenji, scusami ancora per il disturbo”

“Non dovete ringraziarmi, non è nulla rispetto a quanto voi abbiate fatto per me”

“A presto Jinenji, grazie”.

Mi incamminai velocemente, dovevo tornare al villaggio. Ad un tratto però percepì una forte aura demoniaca, ma non me ne preoccupai e continuai a camminare, ne conoscevo bene il proprietario.

“Quanto tempo vuoi rimanere ancora nascosto su quegli alberi a fissarmi?” dissi con tranquillità al vento, conscia che la mia voce l’avrebbe raggiunto.

“ Sai bene che non mi nascondo”.

La sua voce profonda trafisse il silenzio della foresta.

“Oh, lo so bene Sesshomaru”.

La mia avanzata fu interrotta dalla sua imponente figura. Un bellissimo demone dai lunghi capelli argento come la luna, una mezzaluna viola impressa sulla fronte, gli occhi color dell’oro, freddi e indagatori, pronti a scavare nell’animo, una postura regale, sempre così ferma e decisa.

Sorrisi, era proprio il principe dei demoni.

“Ogni volta mi sorprendi, riesci sempre a sapere che sono vicino” mi disse con tono duro.

“E tu che continui a fissarmi fino a quando non richiamo la tua attenzione? Sai che riconosco la tua aura demoniaca, non ho bisogno di vederti per sapere che sei nelle vicinanze”

“Già.”

Ripresi a camminare, volgendo lo sguardo di tanto in tanto a quel misterioso demone che mi camminava affianco. Non riuscivo mai realmente a comprendere cosa gli passasse per la testa, per non parlare del suo mutismo perenne. Ero l’unica ad aver ascoltato davvero la sua voce, persino con il suo servitore, il piccolo demone Jaken, non spiccicava parola. Nell’ultimo periodo le sue visite si erano fatte più frequenti, sebbene nemmeno io sapessi dove si dirigesse, o ancor di più, quando avrebbe fatto ritorno. D’altronde era pur sempre Sesshomaru, cosa potevo mai aspettarmi da quel demone così simile al ghiaccio.

“Avevo bisogno di parlare con te, Kagome” mi disse improvvisamente.

Ero sconvolta, non solo mi aveva detto il motivo per cui era tornato, ma mi aveva persino chiamata per nome.

Nonostante mi permettesse già da tempo di chiamarlo con il suo nome, poche volte avevo sentito pronunciare il mio dalla sua voce.

Dopo un attimo di esitazione, mi affrettai a rispondere.

“Certamente, dimmi, cosa posso fare per te Sesshomaru?”

“Spiegami la storia dei Due Mondi”

“Si, …, va bene” dissi titubante.

Presi fiato ed iniziai a raccontare.

“Devi sapere che secondo le antiche scrittura del Kojiki, in principio il nostro mondo non esisteva. I Kami appartenevano al Regno Divino, il Kami No Okoku, e ne regolavano, o meglio, controllavano la stabilità. Le prime divinità diedero alla luce due esseri divini, due fratelli, l’essenza maschile Izanagi e, l’essenza femminile Izanami. Costoro furono incaricati di creare due mondi, uno per l’essenza spirituale, uno per dare vita all’uomo. Per aiutarli in tale compito, venne donata loro un’alabarda ingioiellata, chiamata Ame no hoko, l’ Alabarda Celeste. Si narra che il primo gesto di Izanagi e Izanami fu quello di far sorgere le terre dal mare e mescolarle con l’Alabarda. Dal fango che si ammassò, colando dalla lancia, ebbero origine i due mondi, Onogaro Shima, il Mondo Terreno, destinato all’uomo e, Onogaro Seishin, il Mondo Spirituale, destinato agli spiriti, collegati tra loro dal Ponte del Cielo, l’ Ame no Hashidate. Ma il loro lavoro era appena cominciato: i due Mondi erano ancora una massa di acqua e terra senza forma. Non vi era nulla: né piante, né animali, né creature viventi. Quest’epoca nel Jindai Moji venne nominata come Età degli Dei, durante la quale le due divinità camminavano sui due mondi” .

Presi una pausa e, iniziai a fissarlo per capire se riuscisse a seguire il mio discorso. Il suo sguardo era fisso su di me, non mi aveva lasciata neppure per un secondo, mi stava ascoltando attentamente. E così presi nuovamente fiato e continuai il racconto.

“Vedi, Izanagi e Izanami oltre ad essere fratello e sorella erano anche amanti. Dalla loro unione nacquero il Dio del Mare, il Dio delle Montagne, il Dio degli Alberi, il Dio del Vento, ed infine diedero vita all’uomo. Ma la nascita dell’ultimo Dio, il Dio del Fuoco, costò la vita ad Izanami. Izanagi, adirato, uccise il figlio e si mise in viaggio per il Profondo, lo Yumi Tsu Kumi, il Regno dei Morti, che si trovava nel sottosuolo, con l’intento di condurre fuori la sua compagna. Ma al suo arrivo, il Dio ebbe una spiacevolissima sorpresa, scoprì infatti che la sua sposa si era nutrita con il cibo infernale diventando un demone malvagio. Da allora nacquero i primi demoni che solcarono le terre dei due Mondi. Il Mondo Terreno e il Mondo Spirituale furono invasi dalla violenza di tutti quei demoni che si nutrivano di esseri umani, così i Kami furono costretti ad intervenire. Bloccarono il passaggio del Ponte del Cielo, ponendovi dei guardiani alle porte, inoltre, donarono ad alcuni uomini, pochi eletti, il potere spirituale, così da essere in grado di contrastare i demoni. Da quel momento, il Regno Divino fa da bilancia, mantenendo in perfetto equilibrio i due Mondi”.

Passò un tempo infinitamente lungo, durante il quale nessuno dei due emise un suono.

Mi girai per guardarlo nuovamente, il suo sguardo era così intenso. Stava pensando a qualcosa, ne ero certa.

Eh, no questa volta non mi avrebbe fregata.

Non sarebbe riuscito ad andarsene, non prima di avermi dato una spiegazione.

“Perché hai voluto conoscere questa storia Sesshomaru?”.

Si girò e, i suoi occhi dorati si persero nei miei.

“Totosai” mi disse solamente.

“Totosai? E chi è? Un tuo amico?”

Un ringhio basso e letale colpì le mie orecchie.

Mi trattenni a stento dal ridere, si era innervosito solo perché avevo insinuato che questo Totosai fosse un suo amico.

“Colui che ha forgiato Tenseiga e Tessaiga, l’ho trovato”

Pensai per un attimo a quanto questo fabbro dovesse essersi nascosto bene per riuscire a sfuggire al fiuto di Sesshomaru.

“Volevo sapere se è ancora vivo” mi disse con un tono stranamente triste, non era da lui.

“Sesshomaru, chi stai cercando in realtà?”

In quel momento mi sentì pizzicare la guancia. Pensando che fosse un insetto, lo schiaccia istintivamente con la mano. Rimasi sorpresa quando constatai che non era quel che pensavo.

“Ah, mai sei tu Vecchio Myoga”

“Il vostro sangue è sempre delizioso Kagome. È un piacere rivedervi” mi rispose.

Non potei fare a meno di sorridergli.

“Cosa ti porta qui?” gli chiesi, con non poca curiosità.

“Totosai mi ha detto che il Signorino Sesshomaru è andato a fargli visita, così mi sono recato nei pressi del villaggio sapendo di trovarlo in vostra compagnia”.

Già, ogni volta dimenticavo che quel piccolo demone pulce fosse stato al servizio del padre di Sesshomaru.

“E chissà perché hai aspettato che ci fossi anche io prima di avvicinarti. Vero?” gli dissi ridacchiando.

La pulce iniziò a balbettare parole sconnesse tra loro, era stato colto in flagrante.

Aveva così paura di avvicinarsi a Sesshomaru, temendo che lo potesse spazzare via con un solo artiglio, che aspettava sempre che ci fossi anche io nelle vicinanze.

“Su, Myoga. Non fare quella faccia” continuai a ridere

“Come mai cercavi Sesshomaru?”

Ma lui non mi rispose e, si rivolse direttamente al demone.

“È ancora vivo. Totosai ha percepito la sua presenza solamente toccando Tenseiga”

“Si”

“Tessaiga lo sta proteggendo, dovete trovarlo Signorino Sesshomaru. InuYasha ha bisogno di voi”

Ma cosa stavano dicendo quei due? Non ci stavo capendo più niente.

“Ehi voi due, ma si può sapere di cosa state parlando?

E poi chi è InuYasha?”

“Mio fratello” mi rispose Sesshomaru.

Un fratello? Bene, adesso ero davvero confusa.

“Da quando hai un fratello Sesshomaru?”

Mi aspettavo una spiegazione, ma dalla sua bocca non uscì nemmeno un suono.

Ho già detto quanto detesto il suo ostinato mutismo?

Per fortuna c’era il Vecchio Myoga che mi spiegò tutto.

“Kagome, dovete sapere che molti anni addietro, dopo la nascita del Signorino Sesshomaru, suo padre si innamorò di una donna umana, la principessa Izayoi. Dal loro amore nacque il Signorino InuYasha”

“Perché lo state cercando? Dove si trova Inuyasha?” chiesi con timore.

“Vi racconterò la storia dall’inizio, così potrete capire meglio”.

Vidi Sesshomaru alzare gli occhi in cielo, non capì quella sua reazione, almeno fino a quando non ebbi finito di ascoltare interamente la spiegazione della piccola pulce.

“Il padre del Signorino Sesshomaru era un grande demone maggiore, uno dei più potenti. Negli anni si fece molti nemici, questi ambivano a sconfiggerlo per dimostrare la loro superiorità. Tutti coloro che l’hanno sfidato ora riposano nel Regno dei Morti, un solo demone, però, è riuscito a tenergli testa. Il demone drago, Ryukotsusei. Gli tese una infida trappola, conscio del suo profondo affetto nei confronti della principessa e del Signorino Inuyasha. Attaccò il loro villaggio, al suo arrivo, il Padrone trovò solo fiamme e morte. Riuscì a ritrovarli solo grazie a Tessaiga, la spada forgiata per proteggere le persone amate, che gli indicò la strada. Non ebbe neppure il tempo di preoccuparsi delle condizioni in cui riversavano che venne attaccato alle spalle. Evitò per un soffio quell’attacco a tradimento. Il padrone sapeva bene che non avrebbe potuto combattere al meglio sapendo la sua donna e suo figlio in pericolo, così decise di lasciargli Tessaiga, consapevole che li avrebbe protetti con la sua barriera. Combatté con gli artigli e con i denti ma, non potendo contare su Tessaiga, la sua valida alleata in tutte le battaglie, fu ferito più volte. Ryukotsusei era potente, ma il Padrone riuscì lo stesso a sopraffarlo. Purtroppo, capì troppo tardi le vere intenzioni del demone drago. Costui per vendicarsi dell’amara sconfitta decise di portare con sé il Signorino InuYasha e la principessa nel Regno dei Morti. Quando il Padrone si voltò verso di loro, erano già scomparsi e, con loro Tessaiga. O almeno così credevamo. In ogni caso, le ferite riportate da quella lotta estenuante lo portano alla morte”.

Dovetti prendere aria più volte per riuscire ad assorbire tutto quello che avevo sentito. Era incredibilmente ingiusto. Provai a guardare Sesshomaru, il suo viso era fisso verso il cielo. Quanto avrà sofferto per tutto questo?

Lo avrei aiutato, ad ogni costo.

“Vecchio Myoga, come è possibile che Totosai sappia che InuYasha è vivo?”

“Beh vedete, le due spade, Tessaiga e Tenseiga, sono state forgiate dalle zanne del Padrone. Dunque, sono legate fra loro. È per questo che Totosai è riuscito a percepire Tessaiga”

“Quindi, se ho capito bene, InuYasha non è mai arrivato nel Regno dei Morti. E allora dove si trova?”

“Questo purtroppo non lo sappiamo” mi disse con aria triste la piccola pulce.

Per un attimo mi venne un’idea. Solo adesso avevo capito perché Sesshomaru mi avesse chiesto di raccontargli la storia dei Due Mondi.

“Sesshomaru” cercai di richiamare la sua attenzione.

“Tu credi che Tessaiga abbia salvato Inuyasha portandolo con sé nel Mondo Spirituale, vero? È per questo che mi hai chiesto di raccontarti il Mito della Creazione”

“Si, è così”

“Bene, allora non ci resta che trovare il modo per arrivarci. Lo troveremo, stanne certo”.

Mi guardarono come se fossi impazzita.

Ma cosa avevo detto di strano?

“Tu starai qui, non andrai da nessuna parte” mi ordinò.

“Eh no mio caro, questa volta ti aiuterò e tu non potrai fare nulla per impedirmelo”.

Sapevo che mi avrebbe fulminata ma non mi interessava.

Infondo ero così curiosa di conoscere suo fratello. Speriamo che InuYasha non sia anche lui un ghiacciolo, sarebbe la mia fine. Mi venne da ridere a quel pensiero.

“Myoga, tu non conosci un modo per arrivare nel Mondo Spirituale?” chiesi all’improvviso.

“L’unico passaggio che conosco è il Ponte del Cielo, ma nessuno lo ha mai oltrepassato, da vivo si intende”

“Va bene, allora dobbiamo trovare un modo per attraversarlo”

“Non se ne parla” mi disse Sesshomaru con un tono che non ammetteva repliche.

“Dai Sesshomaru, non essere sempre così antipatico”

“Non ti porterò con me”

“Allora mi costringi ad andarci da sola!”

La sua risposta fu un ringhio prolungato, che diventava man mano più forte.

“Sesshomaru, lo so che ti preoccupi per me, ma non posso abbandonarti, non adesso. Troveremo tuo fratello. Insieme”

Quell’assordante silenzio fu interrotto, per fortuna, dalla voce di Myoga.

“Vi saluto allora Kagome, andrò in cerca di una soluzione per attraversare il Ponte del Cielo. Ci rivediamo fra qualche giorno al villaggio e vi dirò cosa ho scoperto”.

Non ebbi nemmeno il tempo di salutarlo che quella pulce era già volata via.

Era sempre il solito. Aveva visto tirare una brutta aria e se l’era data a gambe.

E così rimanemmo solo noi due.

Non potevo trattenermi oltre, dovevo rientrare assolutamente al villaggio, l’avevo lasciato da troppo tempo.

“Bene Sesshomaru, ti saluto. Sai dove trovarmi nel caso avessi bisogno di me”.

Mi fece solo un cenno col capo.

Iniziai ad avviarmi quando mi ritornò in mente un curiosità. Era da tanto tempo che volevo chiederglielo.

“Sesshomaru, prima di andare, vorrei chiederti una cosa”

“Dimmi” mi rispose atono.

“Come si chiamava tuo padre?”

“Inu No Taisho”

Al solo suono di quel nome il mondo mi crollò addosso.






Angolo autrice

Buonasera a tutti :) Eccomi con il secondo capitolo! Ringrazio tutti coloro che l'hanno anche solo sbirciata per curiosità. Siamo solo agli inizi, ci sono tante novità in arrivo. Ringrazio soprattutto chi ha recensito il primo capitolo e ha messo la storia tra le preferite <3. Al prossimo aggiornamento!

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Capitolo 3
*** Rivelazioni inaspettate ***


Mi guardai intorno. C’era sangue, decine e decine di corpi martoriati, il villaggio era in fiamme, gli occhi mi bruciavano per il troppo fumo, non riuscivo a tenerli aperti.

Poi una voce di una donna, calda e avvolgente, mi arrivò alle orecchie. Mi stava dicendo qualcosa.

Conosci te stessa, custode di un segreto”.

Riuscì a capire solo questo. Le sue parole furono coperte dal suono di una sadica risata.

 

 

Come se mi fossi bruciata, ansimando, scattai a sedere sul futon.

Cosa significavano davvero le parole di quella donna?

Scossi la testa ed iniziai a respirare profondamente tentando di calmare i battiti impazziti del mio cuore.

Portai una mano sulla tempia per scostare la frangia che si era incollata al viso, non mi stupì di sentire la fronte madida di sudore.

A trasportarmi via da quella strana nebbia di ansia e dolore, fu la voce degli abitanti del villaggio che invocavano insistentemente il mio nome.

“Divina Kagome, Divina Kagome vi prego aiutateci” ansimò un uomo.

“C’è …un demone. Un demone ci sta attaccando!”

Presi in fretta arco e frecce e mi diressi verso la concentrazione di aura demoniaca.

Accidenti, i ricordi di quell’incubo, che rivivevo quasi tutte le notti, mi avevano destabilizzata più del solito.

Non ho nemmeno percepito l’aura di quel demone che si stava pericolosamente avvicinando al villaggio.

Appena lo vidi impallidì.

Era un enorme demone, simile ad una farfalla, dotato di due grande ali che gli cingevano l’intero corpo e delle zampette tozze e pelose.

Il suo corpo era ricoperto da enormi scaglie che lo proteggevano come una corazza.

Le sue grida, acute e fastidiose, squarciarono il cielo.

Impugnai saldamente l’arco ed incoccai una freccia.

Avvertì l’arrivo di Miroku, annunciato dal tintinnare del suo bastone.

“Divina Kagome ho fatto il prima possibile. Da dove è sbucato fuori questo coso?”

“Non ne ho idea Miroku, so solo che dobbiamo farlo fuori prima che distrugga l’intero villaggio”.

Prima di riuscire a scagliare la freccia, una zaffata di vento, provocata dalle ali di quel demone, ci aveva fatto volare lontano.

Mi alzai a fatica, la caduta mi aveva procurato una profonda ferita alla spalla.

Alzai gli occhi e vidi passare sulla mia testa un enorme boomerang, Hiraikotsu.

La mia migliore amica atterrò davanti a me con la sua inseparabile compagna, la nekomata Kirara, che aveva già assunto la forma di una grande e feroce yōkai, anche se ai miei occhi sarebbe sempre rimasta un’adorabile e piccola gattina a cui piacevano tanto le coccole.

“Kagome, stai bene?” mi disse preoccupata

“Tranquilla Sango, sto bene”

“Dov’è finito Miroku?”

Prima che potessi rispondere era già arrivato.

“Oh mia dolce Sango, sei sempre così dolce a preoccuparti per me” le disse mentre le palpava il sedere.

Si sentì solo il rimbombo di un sonoro schiaffo.

Sango era livida di rabbia.

“Maledetto monaco pervertito. Ti sembra il momento per una cosa del genere?” urlò la mia amica.

Li guardavo e non potei far a meno di ridere.

Erano una strana coppia.

Lei una sterminatrice di demoni, bellissima, forte e coraggiosa. Addestrata fin da piccola a combattere, era l’unica in grado di maneggiare Hiraikotsu con quella maestria.

Lui un monaco buddhista, molto, forse troppo sensibile al fascino femminile, dotato di un grande potere spirituale.

Prima che Miroku avesse il tempo di replicare, mi interposi fra loro.

“Bene, adesso che ci siamo tutti andiamo a far fuori quel demone”

Guardai il demone, aveva creato attorno a se un vortice d’aria per difendersi dai nostri attacchi.

“Sango, Miroku dovete distrarlo. Devo capire quale è la fonte della sua origine demoniaca, altrimenti non riusciremo mai a colpirlo” dissi sbrigativa.

I miei amici annuirono e si lanciarono all’attacco.

Recuperai velocemente l’arco e la faretra.

Dovevo capire da dove nasceva quella sua aura.

Dov’era? Nella testa? Nel collo? Nel cuore?

Trovata!

“Sango, Miroku. La spalla destra!” urlai.

L’attacco di Hiraikotsu combinato agli o-fuda di Miroku mi diedero il tempo necessario per prendere la mira.

Tesi il braccio, pronta a scoccare.

La nonna mi aveva insegnato che la concentrazione era tutto, molto più della bravura o della fortuna.

A quel punto sentì tutta la mia energia spirituale dirigersi in un singolo punto, la mia freccia.

Mirai al bersaglio e, scoccai.

La scia rosata rilasciata dall'energia spirituale mi abbagliò per un istante, ero davvero soddisfatta.

Qualche secondo ancora e la pelle di quel demone sarebbe stata attraversata da quell’esorcismo in piena regola.

La creatura avrebbe raggiunto il Regno dei Morti e gli abitanti del villaggio avrebbero potuto tornare a respirare nuovamente, senza l’oppressione della paura.

Prima ancora che potessi tirare un sospiro di sollievo, il demone mi parlò.

“Maledettaaa! Potrai anche aver sconfitto me, ma non cantare vittoria. Tieniti pronta sacerdotessa, la tua ora è giunta! Lui ti ha trovata”.

Furono le sue ultime parole prima di scomparire nella luce rosata.

Sentì le gambe cedere e caddi in ginocchio.

Miroku e Sango mi furono subito accanto.

Cosa voleva dirmi quel demone? Chi mi ha trovata?

Guardai Miroku, aveva lo sguardo fisso nel vuoto.

Starà pensando anche lui alle parole di quel demone? D’altronde era sempre stato il più riflessivo e perspicace di tutti noi, anche se non si direbbe.

I miei pensieri furono interrotti dalla voce preoccupata della mia migliore amica, che ogni giorno diventava sempre più apprensiva.

“Kagome sei ferita, non ti muovere”

“Dai Sango è una sciocchezza, è solo un taglietto” le risposi scocciata.

“Potrebbe fare infezione”

“Ha ragione Sango, Divina Kagome”

“Non ti ci mettere pure tu Miroku” replicai contrariata.

“Sango, portiamola nella capanna della Venerabile Kaede, così possiamo medicarla”.

Non ebbi nemmeno il tempo di alzarmi che quei due mi avevano già caricata di peso su Kirara e trasportata fuori la capanna.

Rimasi sorpresa nel vedere mia nonna fuori l’uscio.

“Nonna, perché siete uscita? Lo sapete che dovete riguardarvi”

“Kagome, mia dolce nipotina, non saranno certo due passi ad uccidermi” mi rispose tranquillamente.

“Venerabile Kaede, ci perdoni per il disturbo, avremmo necessità di alcune erbe medicinali per curare la ferita della Divina Kagome” disse Miroku

“Monaco accomodatevi. Ho bisogno di parlare con tutti voi”.

Nessuno fiatò, rimanemmo tutti a guardare quell’anziana sacerdotessa che rientrava lentamente in casa.

Dopo aver preso posto, la nonna si era messa a preparare il the e Sango si era presa cura della mia ferita alla spalla.

Avrei approfittato di quell’occasione per parlargli.

“Nonna perdonatemi, prima che incominciate a parlare ho bisogno di raccontare a tutti voi cosa è accaduto ieri”.

Gli dissi ogni cosa, del mio incontro con Sesshomaru, della sua richiesta, del Vecchio Myoga e del suo racconto, ma soprattutto della mia intenzione di aiutarli a salvare InuYasha.

“Kagome, conta anche su me e Kirara. Ti aiuteremo!”

“Ti ringrazio Sango, sei davvero un’amica. Ho da dirvi un’altra cosa però”

Presi coraggio ed iniziai a parlare.

“Temo, purtroppo, che la storia che tutti noi conosciamo sulla creazione della Sfera degli Shikon non sia una leggenda”

“Divina Kagome, cosa ve lo fa credere?” mi chiese Miroku

“Vorrei credere anche io di aver preso un’abbaglio, ma ci sono troppi indizi che mi hanno fatto riflettere. Dovete sapere che il nome del padre di Sesshomaru è Inu No Taisho e, già questo è una prova più che valida. Inoltre, è da quando sono bambina che tutte le notti cado preda di uno strano incubo. Il sogno è sempre lo stesso: vedo un villaggio, che non riconosco, travolto dalle fiamme, sento le urla degli abitanti che invocano aiuto, i pianti dei bambini che hanno perso i propri cari e poi una voce di una donna, sopraffatta da una risata. Non sono mai riuscita a capire cosa mi dicesse realmente, fino a stamattina. Mi diceva: Conosci te stessa, custode di un segreto. So che sembra una follia, ma credo fermamente che questa donna c’entri qualcosa in questa storia. Io non so spiegarvi il perché ma è come se la conoscessi”.

I miei amici mi guardavano, erano senza parole.

Il mio sguardo si andò a posare su mia nonna, ero curiosa di sapere cosa ne pensasse, mi bloccai però quando vidi i suoi occhi così tristi e preoccupati.

“Midoriko” mi disse improvvisamente

“Nonna…, cosa vuol dire?”

“Kagome, è ora che tu conosca la verità”

“Venerabile Kaede, di quale verità state parlando?” le chiese Miroku

“Quello che vedi nei tuoi sogni sono i ricordi della Venerabile Midoriko. La voce che senti è la sua. Ti sta dicendo di conoscere te stessa, ovvero la tua storia. La Sfera degli Shikon esiste, e tu mia dolce bambina ne sei la custode”

“La custode? Come è possibile?”

“Si Kagome, tu sei l’unica che può trovare la Sfera, solo tu puoi compiere quest’impresa. Tu, che sei la reincarnazione della sacerdotessa più potente mai esistita, Midoriko”

“No, non è possibile. Come fate a sapere che sono la sua reincarnazione?” chiesi sconvolta

“La risposta è celata nel tuo passato. Come ben sai, prima di morire Midoriko diede il compito a sua sorella Kikyo di proteggere la Sfera. Quando Kikyo morì, la Sfera venne bruciata assieme al suo corpo, da quel momento tutti hanno sempre creduto che fosse andata distrutta o persa. La verità è che la Sfera ha viaggiato per i Due Mondi e, ancora oggi si trova nel Mondo Spirituale. La Sfera è custodita lì, all’interno di un santuario del monte sacro, il Monte Hakurei. Nessuno vi può accedere, tranne la custode”

“Questo però, non spiega come potete essere certa che proprio io sia la reincarnazione di Midoriko”

“Da quando sei nata ho capito che eri speciale. Vedi, quando tua madre ti diede alla luce, l’intera stanza si colorò di una luce rosa accecante, ma non fu solo questo. Nello stesso istante si percepì una potente aura demoniaca. Non ne avevo mai sentita una così forte, soprattutto da quella distanza. Era tremendamente soffocante, eppure tu, non ne risentivi affatto. Qualche giorno dopo, mi recai presso il villaggio dal quale avevo percepito quell’aura mostruosa. Del villaggio che cercavo non c’era traccia, solo una vasta desolazione. Cercai qualche indizio ma non trovai nulla, tranne una freccia sacra spezzata a metà. Conoscevo bene quel tipo di utilizzo delle frecce sacre. Era stato posto un sigillo, molto potente quanto antico. Chiesi ai villaggi vicini se qualcuno avesse notato qualcosa di sospetto, ma nessuno mi seppe rispondere, fino a quando non incontrai un monaco, vostro nonno Sommo Miroku. Mi spiegò che il sigillo di Naraku era stato spezzato, segno che la Venerabile Midoriko si fosse reincarnata per portare a termine la sua opera. In cuor mio, sapevo già quale era la risposta. Quando lo portai al tuo cospetto, anche lui si rese conto che un energia spirituale come la tua non poteva che appartenere alla potente sacerdotessa defunta. Più crescevi  e più i tuoi poteri aumentavano e, di conseguenza anche i demoni che ti davano la caccia. Il monaco Mushin chiese aiuto anche ad un gruppo di sterminatori, affinché potessimo insieme proteggerti al meglio. Questo è anche il motivo per cui sia tu Sango che Miroku vi trovate qui oggi. Lo stesso Sesshomaru ti salvò nel bosco che eri ancora una bambina e, da quel momento ha sempre vegliato su di te” .

Non potevo crederci, non poteva essere vero.

La mia vita era stata una menzogna, mi avevano sempre mentito. Mia nonna, i miei genitori, persino Sesshomaru.

“Venerabile Kaede, a questo punto però mi sorge un dubbio. Se Kagome è la custode della Sfera e la stessa si trova nel Mondo Spirituale, come sarà in grado di recuperarla?” le chiese Miroku

“Monaco, voi dovreste conoscere bene la storia del Mondo Spirituale. Questo in principio era nato per contenere al suo interno le anime spirituali ma, dopo la nascita dei primi demoni, che hanno portato sventura e morte, i Kami sono intervenuti ristabilendone l’ordine. Il passaggio del Ponte è protetto da Due Guardiani e la sola l’anima può varcare quella soglia. Al cospetto dei Guardiani, Kagome sarà la sola in grado di attraversarlo, poiché l’anima di Midoriko, che è già morta, le farà da tramite per il passaggio”

“Ma non possiamo lasciarla andare da sola!” urlò Sango, sconvolta quasi quanto me.

“Non lo farete infatti. Sesshomaru e voi andrete con lei” rispose l’anziana sacerdotessa

“Ma … come faremo?”

“Questo ve lo spiegherà Sesshomaru a tempo debito”.

Basta! Era troppo. Avevo bisogno di aria.

Mi alzai e mi diressi verso il mio unico luogo di pace, l’albero sacro Goshinboku.

Mi sedetti ai suoi piedi e chiusi gli occhi.

Era l’unico posto che riusciva a calmarmi da quando ero una bambina.

E così, lasciai vagare la mia mente, persa, in tutte quelle verità apprese che mi avevano terribilmente turbata.

 

 

 

All’improvviso sentì un brivido lungo la schiena, non era di certo causato dalla leggera brezza e, quando riaprì gli occhi il paesaggio era sparito.

Che stessi sognando?

Attorno a me c’era il buio, riuscivo a vedere solo una figura vestita di rosso, era girata di spalle.

Non riuscì a vedere il suo volto, solo le sue orecchie. Aveva delle piccole e carinissime orecchie da cane sulla testa. E poi sentì nuovamente la voce di Midoriko:

Misto di sangue ed un’aura sacrale

Son destinati a sconfiggere il male

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Capitolo 4
*** Il Ponte del Cielo ***


Erano passati diversi giorni da quando il Vecchio Myoga era partito, ma non avevamo ancora ricevuto sue notizie. Sesshomaru aveva fatto ritorno al villaggio questa mattina e la nonna volle parlare con lui per aggiornarlo delle ultime novità.

Insieme a Sango e Miroku, recuperammo tutto il necessario per il viaggio che ci attendeva.

Sperai davvero di non essermi dimenticata nulla.

Prima della partenza avevo bisogno di pregare e così mi diressi al santuario.

Terminate le mie preghiere andai a salutare mia nonna.

“Nonna, ve ne prego, abbiate cura di voi” le dissi sinceramente preoccupata.

“Sta tranquilla bambina mia. Ricordati sempre quello che ti ho insegnato tanti anni fa: una buona sacerdotessa si contraddistingue dalla sua concentrazione. Mi raccomando stai attenta”

“Lo farò. Arrivederci”.

La lasciai che aveva quasi le lacrime agli occhi.

E così, immersa nei miei pensieri, raggiunsi gli altri nella radura.

“Divina Kagome, ben arrivata” mi disse Miroku accogliendomi

“Grazie Miroku. Bene, vedo che ci siamo tutti”

“Manca solo quella dannata pulce”

“Sesshomaru, non essere sempre così glaciale. Arriverà, non preoccuparti” gli dissi con calma.

Nell’attesa, iniziammo a pensare a qualche strategia; soprattutto per evitare di finire nei guai prima del previsto.

“Venerabile Kagome, Venerabile Kagome”

Uno squittio arrivò alle mie orecchie, seguito da una fastidiosa puntura sul collo. Qualcuno mi stava chiamando.

“Vecchio Myoga, finalmente sei arrivato. Ti stavamo aspettando”

“Avete ragione, perdonatemi, ma ho scoperto più cose del previsto” mi disse affannato

“Dicci tutto” ordinò perentorio Sesshomaru

Lo fulminai con lo sguardo. Doveva essere per forza così scontroso?

“S..subito Signorino Sesshomaru” disse la pulce letteralmente terrorizzato.

Ogni volta che Sesshomaru cambiava un pò il tono di voce quella vecchia pulce voleva scappare a gambe levate.

Si posizionò sulla mia spalla, luogo dove evidentemente si sentiva sicuro dalla possibile furia di Sesshomaru, ed iniziò a raccontarci, di cosa era venuto a conoscenza con le sue ricerche.

“Il Ponte del Cielo si trova sulle montagne del Nord, all’interno della Caverna Infuocata, nei pressi del covo dei demoni corvo. Appena giunti lì, dovrete distruggere la barriera che la principessa Abi ha innalzato per proteggere sua madre, la yasha Tekkei. Quando vi troverete al cospetto dei Guardiani, dovrà essere la Venerabile Kagome a parlare con loro, spiegandogli le sue intenzioni. Solo a quel punto, l’anima della sacerdotessa Midoriko, insieme a Tenseiga, vi faranno da tramite per attraversare il Ponte”

“Ti ringrazio Vecchio Myoga” gli dissi gentilmente

“Venerabile Kagome, non ringraziatemi. È mio dovere aiutare il Signorino InuYasha e, anche voi nella vostra ricerca”

Gli sorrisi con dolcezza. Era una piccola pulce fifona, ma voleva davvero bene al Generale, e di conseguenza anche i suoi figli.

“Prima che andiate però, ho da farvi una raccomandazione. Appena varcherete la soglia del confine del Mondo Spirituale fate attenzione. Nessuno sa realmente cosa vi abiti in quel mondo. Quando tempo addietro fu sigillato il Ponte, vi erano ancora dei demoni, che potrebbero essere morti, o ancora peggio essersi fusi con le anime spirituali, purtroppo non sono mai giunte notizie al riguardo”

“Staremo attenti, grazie ancora. Arrivederci Vecchio Myoga”

“Arrivederci. Fate buon viaggio” ci salutò prima di allontanarsi.

“Bene, e adesso è arrivato il momento di metterci in viaggio” disse Miroku

“Si. Forza, andiamo” dissi incoraggiandoli.

Chissà cosa ci riserverà il destino.

 

Molte ore dopo, arrivammo ai piedi delle montagne del Nord, nei pressi del covo dei demoni corvo.

“Siamo arrivati” disse Sesshomaru.

Ci ritrovammo davanti ad un’immensa barriera.

Mi stupì, era davvero forte.

Guardai i miei amici: Sesshomaru aveva già sfoderato Tokijin, segno che i demoni corvo erano più vicini del previsto; Sango, in groppa a Kirara, pronta a lanciare Hiraikotsu; Miroku, invece, era intento a trovare una soluzione per disfarsi della barriera.

Chiusi gli occhi e, mi lascia trasportare dal mio potere spirituale.

Lo sentivo scorrere dentro di me, mi stava indicando il bersaglio da colpire.

Presi la mira e scoccai.

La barriera venne distrutta al solo tocco della punta della freccia sacra. Non appena si dissolse, fummo attaccati dai demoni corvo.

Dopo un pò di tempo mi guardai attorno, ne avevamo eliminati già una buona parte.

D’un tratto percepì un’aura demoniaca più potente, accompagnata da altre più deboli. Stavano arrivando i rinforzi.

“Maledettiii. Avete distrutto la mia barriera. La pagherete cara”

La principessa Abi si fiondò su Sesshomaru, che ovviamente non aveva nessuna difficoltà a contrastarla. Però, sentivo ancora chiaramente un’aura demoniaca, molto più potente di quelle che stavamo combattendo.

A chi poteva appartenere?

Ma certo! Come avevo potuto dimenticarmi di Tekkei?

Quest’aura apparterà, sicuramente, alla regina dei demoni corvo. D’altronde, la barriera serviva a proteggere lei.

Un demone corvo mi colpì. Accidenti, mi ero distratta.

Quel maledetto corvaccio era riuscito ad allontanarmi dall’arco.

Prima che potessi lanciarmi a recuperarlo, qualcosa mi afferrò dalle spalle.

“Bene, bene. Cosa abbiamo qui? Mmm.. una giovane sacerdotessa. Umana, sarai il primo succulente spuntino della mia giornata” mi disse la grande demone, che con i suoi artigli mi aveva intrappolata.

Si scagliò verso di me con il suo enorme becco, provando a divorarmi in un sol boccone.

Sentì le urla di Sango e Miroku e il fruscio della veste di Sesshomaru che si avvicinava a me.

Aveva aspettato il momento che il mio arco fosse lontano, così che non potessi colpirla con una mia freccia.

Povera stolta.

Credeva davvero che bastasse così poco per farmi fuori?

Le lancia una sfera di energia spirituale dritta in testa.

Si purificò all’istante, divenendo cenere.

Prima che cadessi rovinosamente a terra, Sesshomaru mi prese tra le braccia, lasciandomi atterrare delicatamente al suolo.

“Lurida umana. Come hai osato? Ti ucciderò senza pietà!” mi urlò la principessa dei corvi, che aveva assistito impotente alla scena.

“Basta, è ora di finirla, mi hai stufato” sbuffò Sesshomaru.

Con uno scatto fulmineo la raggiunse.

La principessa non ebbe nemmeno il tempo di sferrare il suo attacco che Sesshomaru l’aveva già colpita con Tokijin, tagliandola a metà.

“È finita” dissi mentre recuperavo arco e frecce.

“Andiamo” mi disse Sango posandomi dolcemente una mano sulla spalla.

Camminammo ancora un pò, e giungemmo fino ad un grande portone.

Eccola, l’entrata della Caverna Infuocata.

C’eravamo quasi. Un altro piccolo passo e ce l’avremmo fatta.

“Fermati” mi ordinò Sesshomaru

“Eh? Perché?” gli chiesi stranita

“Kagome, cosa credi di fare? Andare dai Guardiani e dirgli: Ehi, voi due, fatemi passare?” disse imitandomi

“Non proprio così, però quello era l’intento. Lo stesso Myoga ha ribadito che avrei dovuto parlaci io”

“Quella pulce non ha detto solo questo. L’unico modo che abbiamo per passare tutti vivi è unire la tua forza spirituale a Tenseiga”

“La mia forza spirituale con Tenseiga? E come potrei mai fare? Al mio solo tocco si purificherebbe all’istante e, anche se non lo facesse, io non ho sangue demoniaco nelle vene, non posso controllare la tua spada”

“Non ce ne sarà bisogno. Basterà che la impugni assieme a me. Tenseiga non respingerà la tua energia spirituale, ma la intensificherà” mi spiegò

“Ma certo! Tenseiga è pur sempre una spada taumaturgica. È la spada che riporta in vita i morti uccidendo gli spettri dell’Aldilà, per questo non subirà il contraccolpo della tua energia spirituale” spiegò Miroku

“Non è soltanto questo monaco. Tenseiga sugli essere viventi è innocua, mentre è letale per qualunque essere dell’Aldilà”

“Sesshomaru, quindi, mi stai dicendo che i Guardiani ci faranno passare tutti quanti, perché la mia energia spirituale unita alla lama di Tenseiga, sarebbe capace di uccidere persino un Guardiano. Vero?”

“Si” mi disse atono

Ero scioccata, non credevo fosse possibile una cosa del genere. Sperai tanto, di non arrivare a questo.

Ci scambiammo uno sguardo d’intesa ed entrammo nella caverna.

Era tutto molto silenzioso, c’erano molte ossa di demone sparse lungo il tragitto.

Continuammo a camminare, fino a quando non ci trovammo dinnanzi a due imponenti statue di pietra, ai loro piedi vi erano due focolari.

Ma dov’era il Ponte del Cielo? E i Guardiani?

“Vuoi passare?” disse una voce

“Ma… chi ha parlato?” disse Sango flebilmente

“Rispondi, vuoi tu oltrepassare questa soglia?”

Quella voce, proveniva dalle statue.

Ne ero certa, erano loro i Guardiani.

“Si, voglio passare” dissi decisa

“Se è così, fatti avanti”

Le due statue aprirono gli occhi.

I focolari che erano rimasti accesi sino a quel momento, si spensero.

I Guardiani si mostrarono con la loro vera forma.

“Noi siamo Goju e Meju, i Guardiani protettori del Ponte del Cielo. Tu chi sei ragazza?”

Per un attimo, rabbrividì.

“Io sono Kagome. Sono una sacerdotessa”

“Perché vuoi oltrepassare il Ponte sacerdotessa?” mi chiesero

“Come reincarnazione della sacerdotessa Midoriko ho il compito di trovare la Sfera degli Shikon e purificarla. Dunque, mi farete passare?”

“Venerabile Midoriko, era da secoli che attendevamo che la vostra anima giungesse fin qui. Prego, accomodatevi”

mi dissero chinando il capo.

Alle loro spalle apparve un maestoso ponte rosso.

Eccolo, il Ponte del Cielo.

“Aspettate. Vedete ho bisogno che anche i miei amici vengano con me nel Mondo Spirituale”

“Solo alle anime è concesso oltrepassare questo portone. E chi insiste a voler passare, morirà per mano nostra”

Sesshomaru, Sango e Miroku mi furono subito alle spalle.

“Ora” mi disse Sesshomaru sbrigativo.

Era il momento.

Lo sentì estrarre la spada e passarmela.

Impugnai alla meglio Tenseiga portandola avanti in posizione d’attacco.

Sesshomaru era sempre rimasto dietro di me e, lo sentì allungare le mani, giusto il necessario per riuscire ad impugnare anche lui la spada.

Al nostro tocco combinato, Tenseiga iniziò a pulsare, emanando oltre alla sua solita aura demoniaca, anche una luce rosata molto intensa.

Che fosse dovuto alla mia energia spirituale?

“Cosa significa questo sacerdotessa?” mi chiesero indispettiti

“Guardiani, per favore, fateci passare. Abbiamo una missione da portare a termine. Non costringetemi a ferirvi, ve ne prego”

“La vostra anima è la sola che può attraversare il Ponte del Cielo. Se anche ci uccideste, sulle vostre spalle ricadrebbe la colpa del ritorno all’instabilità dei Due Mondi. È questo che volete?”

“No, assolutamente. Non è mia intenzione ferirvi, figuriamoci uccidervi. Sappiate prima però, che Midoriko mi ha parlato più volte nel corso degli anni, ma solo da poco ho realizzato cosa volesse dirmi realmente. Per completare la sua opera ho bisogno di aiuto, da sola non potrò riuscirci. Devo purificare la sfera, la devo assolutamente trovare prima che cada nelle mani sbagliate. Vi prego, ho bisogno che ci lasciate passare” gli urlai con tutto il fiato che avevo in gola

Mi guardarono fissa in volto. Che avessero capito?

“Le vostre intenzioni sono nobili sacerdotessa e, il vostro cuore è puro. Vi lasceremo passare per questa volta” mi dissero sparendo.

Non potevo crederci. C’ero riuscita, e senza dover usare la forza.

Mi sentivo a pezzi, sembrava che avessi lottato contro un Oni talmente che ero stanca.

“Andiamo. InuYasha e la Sfera ci aspettano” dissi.

E così, attraversammo il Ponte del Cielo.

Finalmente. Ce l’avevamo fatta.

Eravamo arrivati nel Mondo Spirituale.

Il peggio era passato, per fortuna.

Percepivo qualcosa, un’energia, piuttosto lontana, molto più forte rispetto a tutte le altre che c’erano nelle vicinanze.

Non avevo mai sentito qualcosa del genere.

Non poteva essere un’aura demoniaca, ne sentivo solamente la sua potente energia pura.

“Divina Kagome, lo percepite anche voi?” mi chiese Miroku

Sapevo bene cosa intendesse. Questo mondo era davvero strano.

“Si Miroku. Le aure demoniache sono diverse rispetto a quelle del nostro mondo. Come se avessero qualcosa di spirituale” gli risposi.

“Cosa facciamo adesso? Andiamo alla ricerca della Sfera?” mi chiese Sango

“No Sango. Prima troviamo InuYasha, potrebbe aiutarci. Lui conosce sicuramente più di noi questo Mondo”.

Mi girai verso Sesshomaru. Era sollevato. La mia decisione di cercare prima il fratello doveva averlo reso felice.

“Sesshomaru, indicaci la strada” gli dissi

Mi fece un cenno col capo ed iniziò a dirigersi verso un bosco nelle vicinanze.

Lo seguimmo. Mentre camminavamo, mi guardai attorno.

Il Mondo Spirituale sembrava così simile al Mondo Terreno, eppure erano estremamente diversi.

Non avevamo ancora incontrato nessun essere umano, nessun villaggio.

C’era solo una vasta desolazione.

Si era fatta sera, c’era voluta qualche ora per attraversare l’intero bosco. Eravamo giunti ai piedi di una cascata e decidemmo di fermarci per passare lì la notte.

Mentre Miroku accendeva il fuoco, Sango prese dallo zaino delle provviste che avevamo preparato questa mattina.

Cenammo in tranquillità, coccolati dal dolce suono dell’acqua che scorreva.

Prima ancora che riuscissimo a stenderci per riposare, Sesshomaru richiamò la nostra attenzione.

“Ci stanno attaccando”

Accidenti, ero distrutta. Ma questi dannati demoni non riposavano mai?

Presi arco e frecce e mi preparai alla lotta.

Erano parecchi. Scoccai qualche freccia per eliminarne il più possibile.

Sesshomaru ne stava distruggendo una gran quantità con la sola forza dei suoi artigli avvelenati.

Sango e Miroku erano in groppa a Kirara e con degli attacchi combinati stavano facendo davvero un bel lavoro.

C’era qualcosa di strano. Più ne eliminavo e più notavo che altri demoni, si dirigevano verso di me. Che fossi io il loro bersaglio?

Mi avevano quasi circondata.

“Kagomeeee. Attenta” mi urlò Sango.

Prima che potessi girarmi due braccia possenti mi avevano afferrato, circondandomi del loro calore.

Chi mi aveva salvata? Un ragazzo?

No, non può essere un ragazzo.

Riuscivo a percepire la sua aura demoniaca, ma era strana, aveva qualcosa di diverso, ne sentivo anche, il calore umano.

“Sankon Tessou” urlò il mio salvatore, colpendo con gli artigli il demone, che mi stava attaccando alle spalle, facendolo a brandelli.

“Ti ringrazio” gli dissi

“Tzé, vedi di stare attenta la prossima volta ragazzina” mi rispose scorbutico mentre mi posava a terra.

Ma quanto era antipatico questo tizio?

E poi, ragazzina a chi? Ma come si permetteva?

Lo guardai meglio in viso.

C’era qualcosa in lui di familiare, sentivo di conoscerlo.

Un particolare, che prima mi era sfuggito, mi saltò agli occhi.

Le parole di Sesshomaru diedero voce ai miei pensieri.

“Ciao fratello”

 






Angolo autrice

Buonasera a tutti :)
Finalmente sono tornata alla carica! Purtroppo in questo periodo così complesso per l'umanità non è stato facile trovare un momento per dedicarmi alla mia passione più grande, ma alla fine ce l'ho fatta. Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ma soprattutto, che la storia vi stia intrigando, ho ancora tante sorprese nel cassetto. Ringrazio con il cuore tutti coloro che hanno dedicato anche solo un minuto a questa stramba storia.
Alla prossima :)

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