Una vita per una vita

di 8iside8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01.La cena delle notizie importanti. ***
Capitolo 2: *** 02.Ne parliamo dopo a casa. ***
Capitolo 3: *** 03.Amore, andrà tutto bene. ***
Capitolo 4: *** 04.Vuoi essere una persona migliore e puoi diventarlo. ***



Capitolo 1
*** 01.La cena delle notizie importanti. ***


Biancaneve era su di giri, la voce acuta dall'eccitazione. La sua principessa primogenita si sposava!  
«Oh, Emma,» disse a sua figlia senza lasciarle la mano con l'anello di fidanzamento «sono così felice per te! Tu e Uncino meritate il lieto fine!»  
«Grazie, mamma.» disse Emma emozionata.  
«Bisogna fare l'annuncio.» intervenne David e sua figlia lo guardò interrogativa «Emma, anche se siamo qui a Storybrooke, noi siamo una famiglia reale. Vorrei che non ti perdessi niente niente di quello che avresti avuto se il primo sortilegio non fosse mai stato lanciato.» 
La bionda Salvatrice gli sorrideva.  
«Va bene, papà.» 
 
Killian era seduto sul molo a guardare l'orizzonte. Era rilassante per lui, ma era addirittura perfetto sapendo che presto Emma sarebbe diventata la sua sposa. Riviveva il momento della proposta senza sosta nella sua mente.  
«Pirata!» la voce di Gold lo aveva ridestato dai suoi pensieri. Uncino si alzò.  
«Coccodrillo! A cosa devo la visita?» chiese guardingo.  
«Sono venuto a parlare con te. Ti devo dire una cosa.» sembrava quasi nervoso, come una persona che fa una cosa a cui non è abituata.  
«Sono tutto orecchi.» ribatté l'altro.  
«Sono qui a chiedere il tuo perdono.» 
Killian lo guardò shockato «Sono una persona complicata e che ha fatto cose orribili, ma ho provato ad essere migliore e mi è piaciuto. L'effetto collaterale di quello che ho fatto, però, è che ha avuto effetti sulla mia coscienza e ora sento di dover fare ammenda, per tutto. Non solo per Bealfire, ma per il futuro. Mi è stato spiegato molte volte che c'è sempre una strada retta per risolvere i problemi, ma non l'ho mai capito davvero, fin'ora.» 
«Cosa ti ha fatto cambiare?» Uncino non era ancora convinto.  
«Chi altri se non la Salvatrice? Dopo l'oltretomba ho riflettuto parecchio. Belle non mi vuole accanto a nostro figlio e ha ragione. Ho compreso che non posso diventare migliore per lei o per il bambino. Devo prima esserlo perché è la cosa giusta. Solo allora potrò cambiare. L'Oscurità in me prevale sempre quando voglio proteggere chi mi è caro, quindi per scacciarla devo prima farlo per me stesso, poi potrò proteggere chi amo, nel modo giusto.» 
Uncino era colpito e stavolta gli credeva.  
«Va bene.» disse infine «Non so se quello che c'è stato nel nostro trascorso può essere perdonato, ma sono disposto a credere che nel futuro saprai tenere fede a quello che hai detto. Per questo posso concedere a te di andare avanti senza pensare al nostro passato.» 
«Grazie. Ora ho molte altre persone verso cui fare ammenda. Ti ringrazio, Capitano Jones.» e se ne andò un po' più leggero.  
Il cellulare di Uncino squillò.  
«Pronto? Ciao amore. Sono al porto. Cosa? Sì, va bene. Arrivo.» e ripose il telefono nella tasca prima di incamminarsi verso Granny. Emma gli aveva dato appuntamento lì, perché i suoi genitori volevano parlare del matrimonio. Lui aveva sempre pensato, almeno da quando aveva deciso di farle la proposta, di fare la cerimonia sulla Jolly Roger. Quanto era romantico un matrimonio cullato dalle onde del mare? Sapeva, però, che tutta Storybrooke non ci sarebbe stata sulla sua nave. Camminò lentamente, assaporando l'aria salmastra e godendo della gioia di quel momento. Avrebbe sposato Emma, il che era davvero toccare il cielo con un dito, ma lo avrebbe fatto entrare nella sua famiglia, sarebbe diventato il genero di Biancaneve e del Principe Azzurro. In realtà quest'ultima parte era un bonus, a lui importava solo di Emma e di saperla felice accanto a lui. Entrò nella via principale che portava da Granny. Pensava che forse, un giorno, avrebbe potuto perdonare il Coccodrillo. Era un forse grande come una casa, ma adesso c'era, fino a qualche tempo neanche era pensabile.  
Entrò nella tavola calda.  
«Qui?» David aveva lo sguardo incredulo.  
«Perché no? Alla fine qui...» provava a dire Biancaneve.  
«Adesso basta! Tutti e due!» la sua Emma era intervenuta a fermare i genitori «Un passo alla volta. Siamo venuti per parlare di come fare l'annuncio, invece siete qui a litigare per la location. Una cosa alla volta.» 
«Annuncio?» disse Killian avvicinandosi al loro tavolo.  
«Ciao, Killian.» lo salutò Emma con gli occhi che le brillavano.  
David e Biancaneve si alzarono e andarono ad abbracciarlo.  
«Benvenuto in famiglia.» gli disse David stringendogli la mano.  
Era strano per Capitan Uncino vedersi far festa ed era in imbarazzo. Emma decise di salvarlo e lo portò a sedere accanto a lei, mentre i genitori più gasati delle favole si accomodarono davanti a loro.  
«Allora,» prese la parola Biancaneve «stavamo pensando di dare una festicciola per annunciare ufficialmente il vostro fidanzamento. Io ho proposto di farlo qui, ma David non è d'accordo. Quindi, dacci la tua opinione.» 
Emma gli prese la mano e intrecciò le loro dita. Killian arrossì.  
«A me non importa.» esordì il pirata «Non fraintendermi, adoro stare con voi, ma... Io sono stato un pirata per duecento anni, in cui non avrei mai pensato, neanche nei miei sogni più reconditi, di trovare Emma. Invece, l'ho trovata e amata. Soprattutto lei mi ha reso la persona più felice del mondo quando la bilancia nell'oltretomba ha decretato che il nostro è Vero Amore. Non credevo di poter essere più felice, poi le ho chiesto di sposarmi e ha accettato e... E ho scoperto di poter essere ancora più felice. Sto dicendo questo perché, a prescindere da come succederà, a me basta sposarla.» 
Emma lo baciò. David e Biancaneve si guardarono, certi che la figlia avesse davvero trovato la persona migliore.  
«Killian,» disse Emma guardandolo negli occhi «se dici ora tutte le cose belle, non rimarrà nulla per le promesse.» 
«Chi te lo dice?» rise il pirata «Le promesse le ho già scritte e sono al sicuro.» 
Emma si immerse stupita negli occhi blu.  
«Bene!» trillò Biancaneve «Ora che ci hai fatto commuovere tutti, possiamo pensare a...» 
«Va bene qui.» disse David «Faremo qui l'annuncio. Qui abbiamo presentato al mondo Neal, quindi possiamo presentarci anche la vostra felice unione.» 
I due promessi sposi si sorrisero.  
 
Emma e Killian prepararono la cena e attesero che Henry li raggiungesse. Emma era molto nervosa mentre preparava i piatti. Killian le prese una mano e la baciò.  
«Swan, non devi essere nervosa.» le respirò sulle dita.  
«Sono convinta che andrà bene.» rispose lei, senza riuscire a sorridergli.  
«Sarà felice anche lui.» aggiunse il pirata.  
«Chi sarà felice?» chiese Henry dalla porta.  
Emma prese i piatti e li mise in tavola.  
«Spero che lo sia tu. Ti devo... Dobbiamo dire una cosa.» 
Il ragazzino si sedette a tavola, vedendo che per cena c'erano hamburger e patatine. Era la cena delle notizie importanti.  
«Va bene, ditemi.» sorrise loro.  
Si sedettero anche Emma e Killian.  
«Vedi Henry,» iniziò lei «sai che Killian ed io ormai ci frequentiamo da un po' e vive qui.» 
«Ah,  ecco chi è che mi occupa il bagno la mattina!» scherzò Henry e piccole risate emersero dal pirata.  
«Divertente...» sorrise Emma «Quello che intendo è che mi ha chiesto di portare la nostra relazione al passo successivo e io ho detto sì.» 
Ci fu un attimo di silenzio, in cui il ragazzino metabolizzò quelle parole. 
«Vi sposate?» chiese con entusiasmo e i due annuirono «Killian, come glielo hai chiesto? Al tramonto sulla Jolly Roger? Hai obbligato il tuo equipaggio a intonare una serenata?» 
«No, gliel'ho chiesto in salotto, senza serenate. Le ho solo parlato col cuore in mano.» Killian era un po' in imbarazzo «Piuttosto, vorrei sapere se per te va bene. Insomma...» 
«Certo che mi sta bene!» Henry non conteneva la gioia «All'inizio non sapevo se tu mi piacessi, ma sono stato felice che la mamma sia voluta uscire con te. Quel giorno gliel'ho detto: voglio una mamma felice.» 
Emma si alzò e corse ad abbracciarlo. A volte pensava di non meritare un figlio così premuroso.  
«Mamma, perché piangi?»  
«Sono davvero tanto fortunata.» rispose lei asciugandosi le lacrime «Ho una famiglia bellissima, un figlio meraviglioso e una persona che non ha mai ceduto allo sconforto, anche se ho provato in tutti i modi ad allontanarla. Vi amo tutti.» il figlio la strinse a sé e Killian poté solo sentirsi sollevato.  
«Bene, Henry.» iniziò Uncino «Ora devo chiederti un'altra cosa, di conseguenza a questa.» il ragazzino era curioso e attese «Ora dobbiamo organizzare il matrimonio e vanno decisi dei ruoli. Insomma, chi celebrerà il matrimonio, dove sposarci, ma quello che voglio io è nominare il mio testimone di nozze.»  
«Vuoi che ti consigli qualcuno?» chiese Henry, mentre Emma era a bocca aperta.  
«No. Henry, vuoi essere il mio testimone?» Uncino attese.  
Il ragazzo era a bocca aperta.  
«Io? Per me sarebbe un onore, ma credi davvero che io sia la persona giusta?» 
«Perché no?» chiese Emma.  
«Il testimone deve fare alcune cose e non so se ho l'età per farle.» insisté lui ed Emma comprese.  
«Ragazzino io non credo che sia un problema.» 
«Di cosa parla Swan?» Uncino era confuso.  
«Nel mondo non delle favole è uso comune che, quando una coppia si sposa, la damigella d'onore preparari una festa di addio al nubilato per la futura sposa e il testimone la festa di addio al celibato per il futuro sposo. Spesso queste cose finiscono in locali con ballerine mezze nude e cose del genere. È questo che lo preoccupa.»  aveva spiegato Emma, un po' in imbarazzo.  
«Io non pensavo a niente del genere.» disse Uncino «Non ho bisogno di vedere altre donne in desabillé, pensavo a una serata a rum e sigari con la ciurma, Henry, David e pochi altri. Nulla di ambiguo.» 
Detto questo Henry fu tranquillo, anche se avvisò che non avrebbe fumato sigari.  
La cena proseguì serena, poi guardarono un film tutti insieme e, infine, andarono a letto.  
 
Killian era già sotto le lenzuola e guardava Emma che lo raggiungeva in un pigiamino bianco.  
«Swan, stavo pensando a quello che mi hai spiegato prima sull'addio al nubilato. Tu cosa farai?» le chiese fingendo indifferenza.  
«Sei preoccupato?» gli domandò infilandosi a sua volta sotto le lenzuola azzurre.  
Uncino fece di "no" con la testa, senza guardarla. Emma lo baciò.  
«Non seguirò la tradizione di questo mondo, comunque. Passerò la serata con mia madre, Belle, Regina, Zelina e qualche altra ragazza. Non devi preoccuparti. Te lo giuro.» e lo baciò di nuovo.  
«Dovrai fare solo un giuramento, Swan, e sarà lo stesso che farò io a te.»  
Emma gli sorrise e si accoccolò al suo petto.  

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Capitolo 2
*** 02.Ne parliamo dopo a casa. ***


Da Granny si era riunita buona parte della città. Biancaneve e il Principe Azzurro avevano organizzato un aperitivo per fare un importante annuncio.  
Emma era emozionata e si chiedeva come avrebbe fatto il giorno del matrimonio, se già per l'annuncio sentiva il cuore che le scoppiava.  
Vide Zelina entrare e un tuffo al cuore la colpì. Non era per Zelina in sé. Vederla le aveva ricordato che i cattivi sono sempre in agguato. Killian le aveva detto una volta che doveva imparare a vivere la vita nelle crisi, sennò non l'avrebbe vissuta affatto. Aveva ragione, ma non voleva un matrimonio minacciato da mostri di una qualche favola dimenticata.  
Uncino le andò vicino, portandole una coppa di frizzante liquido dorato.  
«Niente rum?» gli chiese Emma ridendo.  
«No.» rispose lui sorridendo «Tuo padre non ritiene che sia adatto all'occasione.» 
«Sono la sua bambina.» rise ancora lei prima di bere un sorso, poi lo prese per il bavero e lo baciò. Dopo il pensiero di un possibile mostro alle nozze, aveva bisogno di sentire qualcosa di reale che la facesse stare bene.  
«Wow! È stato bello, ma mi devo preoccupare?» chiese lui.  
«No. Cioè ho dei pensieri, ma ne parliamo dopo a casa.» Uncino la scrutò «Pensieri da Salvatrice. Ora, però, voglio godermi questo momento. Ti prometto che ne riparliamo dopo a casa.»  
«Va bene, Swan.» decise lui, perché lo sapeva la Emma di prima non avrebbe mai detto la verità.  
 
«Attenzione!» David stava richiamando l'attenzione di tutti «Scusate, vorrei solo dire due parole. Oggi siamo qui perché la mia famiglia ha una lieta cosa da comunicare e spero che vi unirete ai festeggiamenti.» 
Biancaneve sorrideva col piccolo Neal in braccio.  
«È con immenso onore, che io e David, annunciamo le prossime nozze della Principessa Emma e Killian Jones.» 
Un applauso esplose nel locale e tutti si riversarono verso i due futuri sposi per congratularsi.  
Regina era in un angolo ed Henry si sedette con lei.  
«Mamma, va tutto bene?» le chiese.  
«Sono solo un po' malinconica.» rispose lei «Dopo che mi sono chiarita con Emma per la morte di Robin, ci siamo riavvicinate, ma... Fa ancora un po' male sapere che c'è chi non ha perso il suo lieto fine. Passerà.»«Lo avrai il lieto fine.» 
Un uomo passò accanto al ragazzo e lo urtò inavvertitamente.  
«Mi scusi.» disse rauco l'uomo. Aveva la pelle di un color bronzo bellissimo, che gli esaltava le iridi nere. I capelli lunghi e lisci erano raccolti in una coda morbida, a cui era fissata una piuma vermiglio.  
 
 
Emma e Killian tornarono a casa, dopo aver fatto un bagno di affetto da Granny. Il pirata era quasi in imbarazzo per aver scoperto che tanta gente aveva cambiato opinione su di lui.  
«Davvero eri così preoccupato?» gli chiese Emma.  
«Ho fatto molto male nella mia vita da pirata, quindi...» rispose Uncino scendendo dalla macchina e avviandosi verso il vialetto di casa.  
«Killian...» lo fermò appena dentro al cancello, prendendogli un braccio «Sei una persona migliore. Hai aiutato ben più di una persona. Tutti hanno visto cosa sei in grado di fare, quanto sei stato importante contro la Regina delle Nevi.» 
«Swan,» le accarezzò il volto «lo so che tu mi ami e che vedi il buono che c'è in me, ma non credevo che anche tutta Storybrooke lo avesse visto.» 
«Killian, non dubitare mai di te stesso. Io credo in te e ti amo.» 
La baciò con dolcezza, accarezzandole i capelli e desiderandola con tutto il cuore.  
Una volta in camera, Killian la attese sotto le lenzuola e lei, puntuale, si accoccolò posando la testa sul suo petto. Il suo cuore era una ninna nanna.  
«Swan?» sussurrò lui.  
«Mmmh...» rispose lei con gli occhi chiusi.  
«Avevi detto che ne avremmo parlato una volta a casa. Quindi ora mi dici cosa ti inquietava prima?» Uncino aveva una voce vellutata. Emma si sollevò per guardarlo negli occhi. I capelli biondi di lei le ricadevano alla rinfusa. Gli occhi tristi che celavano dei pensieri e l'imbarazzo di esternarli. Ormai non si nascondevano più niente, ma lei doveva sempre fare uno sforzo in più.  
«Prima stavo pensando che... Ogni volta che sta per accadere qualcosa di bello, arriva sempre un nuovo cattivo da affrontare.» iniziò lei.  
«Emma...» 
«Poi mi sono ricordata quello che mi avevi detto il giorno del mostro di ghiaccio. Devo imparare a vivere la mia vita nelle crisi, sennò rischio di non viverla affatto.» sospirò.  
«Che c'è?» le chiese. 
«Ho paura. Il giorno del matrimonio non voglio passarlo scoprendo che nel mezzo comparirà un mostro e non potrò godermelo. I miei hanno avuto il loro e nel bel mezzo si è palesata la Regina Cattiva. Non voglio che capiti a me e... Mi sento stupida a pensarlo, perché non potrò prevederlo, quindi ho paura di un'eventualità e non di un fatto.» aveva voltato la testa per l'imbarazzo. Killian le accarezzò il volto e lo guidò verso di lui. La baciò, lentamente, assaporandola come un piatto prelibato.  
«Emma... Non sappiamo cosa il futuro ci riservi, sappiamo quello che pianifichiamo noi. Poi...» fece un sorriso beffardo «se si presenterà un mostro, potremmo avere un matrimonio davvero particolare!» 
Lei gli accarezzò le guance.  
«Hai ragione. Basta che ci siamo noi.» 
 
Henry era nella sua camera a casa di Regina. Aveva deciso di stare lì per lasciare soli Emma e Uncino. Lo stomaco gli bruciava un po', quel sorso di champagne per festeggiare forse gli aveva dato un po' fastidio. Salutò Regina e andò a dormire. Improvvisamente si sentiva stanco, spossato.  
«Henry Mills.» davanti al ragazzino c'era un uomo alzo con intensi occhi neri e capelli lisci, raccolti da una coda morbida. Lo aveva già visto, ma non ricordava dove. L'uomo mormorava una cantilena in una lingua sconosciuta. Era vestito di pelle scamosciata, o almeno sembrava tale. I piedi nudi tenevano il tempo della nenia.  
Henry si guardò attorno, era troppo buio per capire dove fosse, ma un guizzo dorato sul proprio petto attirò la sua attenzione.  
Dal suo sterno usciva una piccola punta dorata. Guardò l'uomo cantilenante.  
«Che cos'è?» chiese col panico nella voce.  
«Tu, Henry Mills,» rispose in una lingua comprensibile «sei ciò che mi serve per riavere mia figlia. Fra tre giorni sarà tutto finito.» 
 
Emma dormiva col capo posato sul petto di Killian che la stringeva a sè. Ogni giorno sorpreso di avere tanta fortuna.  
Il telefono di Emma prese a squillare e lei allungò pigramente una mano al comodino.  
«Pronto? Ciao Regina, dimmi.» scattò a sedere «Cosa? Sì certo. Arrivo immediatamente.» 
La Salvatrice si stava già infilando i pantaloni.  
«Swan, che succede?» chiese il pirata ora in ansia.  
«Henry sta male. Regina dice che sembra sotto l'effetto di un maleficio. Devo correre da lui.» Emma aveva gli occhi fuori dalle orbite dall'ansia. Killian si alzò e la prese per le spalle.  
«Emma, qualunque cosa sia, la risolveremo.» la rassicurò e quando lei annuì entrambi si vestirono in fretta.  
L'ansia la fece quasi andare fuori strada due volte col maggiolino giallo, mentre Killian telefonava a David per informarlo.  
Arrivati a casa di Regina corse dentro e fecero i gradini due a due per arrivare più in fretta nella camera del ragazzo.  
«Henry...» Regina era china su di lui e gli accarezzava i capelli.  
«Regina, cosa è successo?» chiese subito Emma col fiatone.  
«Sono venuta a svegliarlo stamane e non rispondeva. L'ho scosso, ma niente. Ho sentito una vibrazione dal suo petto e ho controllato. È sotto un incantesimo.» spiegò la strega.  
«L'incantesimo del sonno?» chiese Killian.  
«No.» Regina tentennò il capo «È qualcosa di diverso. Qualcosa che non conosco. Emma, resta con lui. Io vado alla cripta.» 
«Va bene.» rispose lei avvicinandosi al capezzale del figlio.  
«Io vado dal Signore Oscuro.» dichiarò Killian.  
«Perché?» chiese Regina.  
«Perché Henry è suo nipote e ha una conoscenza dei malefici piuttosto vasta.» spiegò il Capitano.  
«Va bene.» intervenne Emma «Smuoveremo mari e monti per Henry.» 
 
Capitan Uncino entrò nel banco dei pegni.  
«Signor Gold!» lo chiamò.  
Tremotino emerse dal retro.  
«Cosa posso fare per te? » chiese con garbo.  
«Per me niente. È tuo nipote che ha bisogno di aiuto.» allo sguardo allarmato dell'altro, gli raccontò quello che era successo.  
«Vengo a vederlo. Devo sentire l'energia per sapere cosa lo affligge di preciso e prima lo sappiamo, prima risolveremo il problema.» ed era già alla porta.  
Andarono in fretta alla casa di Regina. Quando furono in camera del ragazzo, videro che anche Biancaneve e David erano lì. Emma era esattamente dove l'aveva lasciata Killian.  
«Signorina Swan, fammi vedere, per favore.» disse Gold con voce calma.  
Lei si alzò e Uncino la cinse a sé.  
Tremotino passò le mani sullo sterno di Henry. Più e più volte, poi si fermò e senza voltarsi parlò con voce roca.  
«Non ho mai avuto a che fare con questo sortilegio, ma ne ho sentito parlare. Nel cerchio della vita alla magia si chiede sempre una vita per una vita. Questo maleficio permette di riportare in vita qualcuno, ma solo sacrificando un'altra vita in cambio. Qualcuno ha un morto da riportare in vita e...» 
«E sta prendendo quella di Henry.» concluse Emma, tornando al capezzale del figlio.  
Biancaneve telefonò a Regina, era da ragguagliare urgentemente.  
 
Gold era tornato al negozio, con la promessa di cercare una soluzione.  
Emma teneva la mano del figlio e Killian e i suoi genitori erano con lei.  
«Dobbiamo trovare chi gli ha fatto questo.» sussurrò la Salvatrice.  
«Come facciamo?» chiese Biancaneve.  
«Ho un'idea.» rispose Emma guardando Henry con gli occhi pieni di lacrime «L'incantesimo del sonno.» 
«Swan, come può aiutarti?» Killian era perplesso.  
«Mamma,» si rivolse a Biancaneve «tu potevi viaggiare nei sogni quando eri sotto l'effetto dell'incantesimo del sonno. Io potrei muovermi nei sogni di Henry e, magari, potrei davvero trovare qualcosa di utile per capire chi è stato.» 
Biancaneve guardò la figlia tristemente.  
«No, Emma.» era stata Regina a parlare, appena arrivata sulla porta «È un rischio, ma se vuoi posso collegare la tua mente a quella di Henry.» 
«Sì, va bene. Cosa devo fare?» chiese Emma. Regina mosse elegantemente una mano e il figlio sparì in una nuvola di fumo viola.  
«L'ho portato sul mio letto. Emma, ti stenderai accanto a lui, gli prenderai la mano e ti addormenterò. A quel punto ti darò accesso alla sua mente.» spiegò Regina.  
Andarono tutti nella stanza affianco ed Emma si stese accanto a suo figlio e gli posò il palmo sul dorso di quella ormai grande del ragazzo.  
Regina era ai loro piedi e impose le mani su entrambi. L'aria era elettrica.  
 
Emma si guardò intorno, era da Granny. Tutti erano immobili come delle statue. Guardò meglio e comprese che c'erano tutte le persone intervenute alla festa di fidanzamento della sera precedente. Mancava solo Henry. Guardò ogni singola persona e solo una non sapeva chi fosse. Un uomo alto, con capelli neri e lunghi raccolti da una coda morbida, con una piuma rossa a decorare. Guardava Henry con gli occhi dalle iridi corvine stretti in due fessure. La sua pelle era ramata. Sembrava un nativo americano.  
Uscì dalla tavola calda e si trovò al buio. Henry era davanti a lei e anche l'uomo con la coda, che cantava sottovoce in una lingua sconosciuta. Più cantava, più il petto di suo figlio brillava, finché non emerse una punta d'oro puro. 
Emma provò ad avvicinarsi, ma era come se un vetro le impedisse di procedere. 
«Henry!» lo chiamò cercando di abbattere quella barriera con la magia.  
L'uomo si zittì e si voltò a guardarla dritto negli occhi.  
«Emma Swan.» aveva una voce profonda «Per i figli faremmo di tutto. Tu lo sai che per i figli siamo tutti disposti anche ad uccidere, perché loro sono tutto per noi.» 
«Lascia andare mio figlio, allora!» gridò Emma.  
«No, sennò avrò perduto mia figlia per sempre.» lo sguardo dell'uomo era cupo, ma fece un gesto con la mano ed Emma si sentì cadere all'indietro.  
 
«Amore!» Killian era accanto a lei «Cos'è successo?» 
«Non ero l'unica nella testa di Henry, ma ora so bene che viso ha chi devo trovare.» si alzò e senza riflettere prese una mano a Regina.  
«Come diavolo hai fatto?» le chiese la strega.  
«Non lo so, l'ho fatto e basta.» spiegò Emma.  
«Cos'hai fatto?» stavolta fu David a parlare.  
«Mi ha mostrato il volto della persona che ha fatto questo ad Henry.» Regina lo disse con lo stupore nella voce.  
La Salvatrice raccontò il viaggio nella mente del figlio con dovizia di particolari, poi baciò il figlio.  
«Emma,» sospirò Regina «io resterò a cercare di limitare il maleficio.» 
Biancaneve uscì seguita da marito, figlia e futuro genero, tutti pronti alla caccia all'uomo. Uncino prese il telefono e informò Gold.  
Biancaneve porse il libro delle favole a Emma.  
«Secondo me, chiunque sia, lui avrà una storia in questo libro. Almeno una parte della storia.» 
«Va bene, mamma. Tu vai in biblioteca e prova a fare ricerche con Belle. Papà, Killian, noi andiamo in Municipio a controllare i registri cittadini.» decise Emma. 

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Capitolo 3
*** 03.Amore, andrà tutto bene. ***


Il tempo passava lento, mentre Emma apriva una nuova scatola di documenti. Killian sfogliava il terzo registro e scorreva col dito nome e descrizione della favola di ognuno. David era al computer a controllare eventuali multe o verbali strani.  
Emma strinse i pugni e colpì il tavolo.  
«Maledizione! Se quell'essere è arrivato come la Regina delle Nevi, di lui non ci sarà traccia qui! Mio figlio è in un coma magico e io non posso fare niente. Ha due madri magiche e nessuna delle due riesce a salvarlo!» 
Uncino si avvicinò piano.  
«Swan, questa è una nuova battaglia, ma la vincerai. Sei riuscita a salvare quel ragazzino da Peter Pan, e ti assicuro che non era facile per niente. Adesso calmati. Solo se rimani calma puoi aiutarlo.» la sua voce era bassa e rassicurante. Come sempre lui non dubitava della capacità della Salvatrice di risolvere qualunque problema. 
Dalla porta entrò Biancaneve con il libro delle favole in mano e lo aprì su un tavolo libero. 
«Ho trovato la favola.» annunciò.  
«Qual è?» chiese Emma avida di notizie.  
«Pocahontas.» 
 
«Questa favola mi manca.» disse Uncino.  
«Beh, è la storia della figlia di un capo tribù dei nativi americani.» spiegò Biancaneve «Secondo il libro delle favole, lei era la figlia del capo Powhatan. Quando gli inglesi vennero a conquistare l'America, lei conobbe uno di loro, John Smith, e lo difese fino allo stremo. Il padre decise di lasciarlo libero, ma il prezzo era che Pocahontas doveva rinunciare a lui e così fece.» 
«Non è esattamente un lieto fine.» commentò Uncino.  
«Per niente.» convenne Emma «Quindi il nostro uomo sarebbe...» 
Biancaneve voltò il libro verso la figlia.  
«Il padre di Pocahontas.» 
«Non ha senso. Mi ha detto che deve farlo per riavere sua figlia, ma ce l'ha sua figlia, secondo la favola.» 
«Sì, Emma,» intervenne Killian «ma spesso la storia dice meno della realtà. Se fossi stata al libro non sapresti che il Signore Oscuro è anche il Coccodrillo.» 
«È vero.» ammise la Salvatrice «Quindi ora cosa dovremmo fare? Sono a corto di idee.» 
Uncino l'abbracciò.  
«Siamo solo arenati, ma troveremo una soluzione.» la consolava.  
«Non riesco a stare ferma. Vado da Granny, magari lì c'è un indizio sul padre di Pocahontas.» decise Emma.  
«Vengo con te, Swan.» si fece avanti Killian.  
«Forse sei più utile qui.» rifletté lei.  
«No, Emma,» intervenne suo padre «meglio se viene con te. Io resto qui e chiamo qualcun altro a darmi una mano.» 
 
Emma entrò nella tavola calda. Dopo il viaggio nella mente di Henry, la percepiva ostile. In ogni caso iniziò ad esplorarla. Uncino stava guardando il bordo del bancone e il battiscopa per terra. Nell'angolo vide qualcosa luccicare.  
«Emma!» la chiamò «Guarda, questa è polvere d'oro. Non hai detto che è d'oro anche quella cosa che sta crescendo sul petto di...» 
«Sì, sembra oro puro.» confermò lei «Ne prendo un campione. Magari Regina può farci qualcosa.» 
Squillò il telefono di Emma.  
«Pronto? Cosa? Sì, corro subito.» guardò Killian «Dobbiamo andare da Henry. Era Regina, dice che la situazione è peggiorata.» 
«Vai, io resto a prendere il campione e ti raggiungo Swan, promesso. Ora vai!» 
Lei lo baciò e lo guardò con gli occhi grandi dalla paura.  
«Grazie.» sussurrò, poi prese la porta e corse a casa di Regina.  
 
Mai le era sembrato più lungo un tragitto in quella minuscola città. Pensava solo a suo figlio. Ripeteva il suo nome sottovoce, come un mantra.  
Entrò correndo e corse al piano di sopra. Regina la attendeva sulla porta della camera.  
«Emma, aspetta. Non è un bello spettacolo. Prendi fiato prima di entrare.» le suggerì Regina.  
La Salvatrice respirò profondamente, poi l'altra si fece da parte e lei entrò.  
Henry era steso sul letto e il suo petto era ricoperto da uno spesso strato d'oro scintillante. L'aria era fredda, come se sapesse di morte.  
«Regina,» chiese Emma «se separassimo il cuore dal corpo, potremmo rallentare il processo?» 
«Era di questo che volevo parlarti. Si può fare e lui resterà addormentato finché non troveremo una soluzione. Dobbiamo essere d'accordo tutte e due. Poi il cuore lo metteremo al sicuro.» spiegò la strega.  
«Allora facciamolo.» decise Emma, determinata.  
 
Emma era seduta nel salotto di Regina e la padrona di casa era in camera col corpo senza cuore di Henry.  
Uncino entrò e la vide. La sua Emma, la sua combattente, era con il viso coperto dalle mani, tremava. Stava piangendo.  
«Emma...» sussurrò avvicinandosi lentamente. Lei alzò la testa. Aveva gli occhi rossi e le guance umide.  
«Si sta formando una barriera d'oro sul suo corpo.» spiegò lei con voce rotta, quanto si sentiva lei dentro l'anima «Regina ed io gli abbiamo estratto il cuore, così il maleficio non potrà prenderlo. Ho tolto il cuore a mio figlio...» scoppiò a piangere e Killian si sedette e l'abbracciò forte.  
«Amore,» disse lui con voce calma e bassa che vibrava nel suo petto «hai fatto la cosa giusta. Hai preso del tempo prezioso. Ora troveremo il modo. Probabilmente la soluzione è davanti a noi, ma non la vediamo ancora.» 
Regina entrò nella sala e Killian rovistò nella tasca. Ne estrasse una saliera apparentemente vuota e gliela porse.  
«Cosa me ne faccio di una saliera rubata da Granny?» chiese prendendola in mano.  
«Non è rubata, me l'ha data Granny, per metterci dentro un campione della polvere d'oro che c'era sul pavimento della tavola calda. Ora puoi esaminarla e vedere se ti è di aiuto per salvare Henry.» spiegò Uncino, prendendo la mano di Emma e posandovi sopra un bacio. Uno di quei gesti distratti che si fanno solo quando si condivide la vita con qualcuno.  
«Bene, allora vado alla cripta. Emma, il cuore di Henry è in uno dei miei scrigni, che ho sigillato con la magia del sangue, ma di Henry. Così potrai aprirlo solo tu o la tua famiglia, mentre nella cripta possiamo entrare solo Zelina ed io. In questo modo dovrebbe essere protetto.» spiegò Regina, poi sparì quando Emma annuì.  
 
Biancaneve entrò nella biblioteca. Belle era seduta, e ormai la pancia iniziava a vedersi, quasi nascosta da una montagna di libri.  
«Grazie Belle, per quello che stai facendo.» le disse sedendosi e prendendo un volume con la copertina verde muschio.  
«Figurati! Lo faccio volentieri. Anche se non vivo più con Tremotino, siamo sposati e... Quindi Henry è mio nipote. O comunque a lui piace definirsi così. A me piace averlo intorno, poi... È semplicemente la cosa giusta da fare.» rispose con i grandi occhi blu che spalancava ogni volta che metteva le sue emozioni nei gesti e nelle parole.  
Biancaneve la ragguagliò. Belle si accarezzava la pancia, senza riflettere.  
«Ho trovato un libro sulla storia di Pocahontas.» raccontò Belle «Secondo questo libro, il padre aveva condannato John Smith a morte e lei si frappose tra l'uomo che amava e la mazza che lo avrebbe ucciso. Il padre, allora, le propose un accordo: avrebbe risparmiato e liberato John Smith, solo se lei avesse rinunciato all'amore per l'inglese. Lei accettò.» 
«Aspetta...» rifletté Biancaneve «Allora, non deve riportare in vita la figlia. A Emma ha detto che l'aveva persa, ma non nel senso di "morta". In qualche modo il padre ha a che fare con la morte di John Smith e sua figlia lo ha allontanato. Forse pensa che, se riporterà in vita John, riavrà sua figlia.» 
 
A casa di Regina, Emma stava al capezzale del figlio. Disarmata e fremendo per fare qualcosa. Iniziò a riordinare la camera e Killian le portò una tazza di caffè.  
«Amore, andrà tutto bene.» le ripeté lui.  
Ad altre persone sarebbero saltati i nervi a sentirlo dire così spesso, ma non Emma. Quella frase era rassicurante. Per troppi anni nessuno aveva creduto in lei, ora sapere che lui non aveva nessun dubbio, anche se lei aveva fatto di tutto per respingerlo all'inizio, era una calda coperta. Lui lo sapeva. Lui aveva visto più sfaccettature di Emma rispetto a chiunque altro. Aveva visto il suo volto felice, disperato, gioioso, ferito. L'aveva stretta a sé ogni volta, perché voleva nel suo cuore un pezzo del ricordo di lei.  
Qualcuno bussò alla porta. Entrambi corsero giù e la Salvatrice aprì.  
La Fata Turchina era davanti a loro, con la sua posa rigida.  
«Emma, sono felice di trovarti qui. C'è una persona che vuole parlarti.» 
Si spostò per far passare una ragazza con lunghi e lisci capelli neri. Occhi profondi e una splendida carnagione color rame.  
«Piacere, sono Pocahontas.» 

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Capitolo 4
*** 04.Vuoi essere una persona migliore e puoi diventarlo. ***


Emma aveva fatto accomodare Turchina e Pocahontas in salotto e aveva offerto loro dell'acqua.  
«Quindi tu sei viva...» constatò Emma.  
«Sì, non è me che mio padre vuole riportare in vita, ma John.» spiegò la ragazza «Quando lui lo risparmiò, mi chiese in cambio di lasciarlo andare via. Accettai, ma dovevo dirgli addio, quindi la notte seguente lo vidi e, mentre ci scambiavamo un bacio di addio, mio padre lo attaccò. Quando decise che era più arrabbiato con me, mi si scagliò contro con l'ascia di guerra e John si frappose fra noi e morì al mio posto. Dissi a mio padre che non ero più sua figlia e scappai in un altro reame.» 
«Dove?» chiese Killian.  
«Sull'Isola che non c'è.» rispose lei «Strano che non ti ricordi di me, Uncino. Camelia di Campo, così mi chiamavo quando correvo con Giglio tigrato. È lei che mi ha detto che sei diventato un eroe e che ti avrei trovato insieme alla Salvatrice.» 
«Mi ricordo di te. Non ti ho rammentata subito, ma sì.» disse lui.  
«Ok,» sospirò Emma «tra voi ci sono dei trascorsi. Fantastico...»  
«Scusa, Uncino.» disse Pocahontas.  
«È acqua passata.» la liquidò lui, poi si rivolse a Emma «Avevo trovato un fagiolo magico per andarmene con la Jolly Roger e il mio equipaggio dall'isola che non c'è, ma Pocahontas era ricattata da Peter Pan e glielo confidò. Dopo ci fu una battaglia e mi prese il fagiolo. Rimasi sull'isola per altri cento anni. Come ho detto, è acqua passata.» 
Emma era dispiaciuta per loro, ma doveva prima risolvere un problema ben più grave.  
«Pocahontas, come fermiamo tuo padre?» doveva essere diretta.  
«Posso aiutarvi a trovarlo. Voi avete la magia?» chiese la ragazza, Emma le sorrise e lei ricambiò «Perché con lui potrebbe essere necessaria.»  
 
Regina guardava la ragazza con circospetto.  
«Fatemi capire. Lei è la figlia dell'uomo che sta uccidendo nostro figlio e ci vuole aiutare a trovarlo.» era una sintesi perfetta.  
«Esatto.» convenne Emma, che sembrava aver di nuovo trovato la combattività «Lei ci aiuterà a trovarlo e a fermarlo.» 
«Mio padre protegge la capanna in cui fa i riti con un incantesimo del sangue. Io potrò entrare e fermarlo.» spiegò Pocahontas.  
«Chi vuole riportare in vita?» chiese Regina.  
«Si tratta dell'uomo che ha ucciso. Dell'uomo che amavo. È per questo che sono scappata sull'Isola che non c'è. Non potrò mai perdonarlo, ma posso salvare la vita a un innocente e lo farò.» aveva lo sguardo triste, ma determinato.  
Regina la scrutava. Anche lei aveva perso Robin e sapeva quanto doveva costarle rinunciare ad averlo.  
«Dobbiamo andare a cercarlo, subito.» intervenne Emma, ridestando l'amica dai suoi pensieri.  
 
Partirono alla volta della foresta. Altro posto che per Regina era gremito di ricordi di Robin, ma ora doveva pensare a Henry. Biancaneve vegliava su di lui, mentre le tre donne, accompagnate da Uncino e David si inoltravano nel bosco a cercare il padre di Pocahontas.  
Dopo più di un'ora, Pocahontas si fermò a guardare delle impronte. 
«Sono di mio padre.» sentenziò, poi indicò verso la sua destra «È andato di qua.» 
Seguirono il percorso da lei indicato. Dopo un'altra mezz'ora si trovarono davanti a una capanna. Il perimetro attorno era segnato da una magia di protezione. Pocahontas la varcò senza battere ciglio ed entrò nella capanna.  
Uncino si avvicinò ad Emma e le mise la mano sulla spalla.  
«Andrà tutto bene, Swan.» glielo disse sottovoce, con amore e la certezza che sarebbe stato così.  
Dalla capanna si udirono le voci dei due familiari ritrovati.  
«Figlia mia...» 
«Padre... Dovete smettere.» 
«No, ti ridarò il tuo amore e io riavrò te.» la voce dell'uomo era folle.  
«No, padre. John non sopporterebbe di essere riportato in vita a spese di una persona innocente. È morto da eroe, per salvarmi da te, non levargli questo onore per egoismo.» lei era calma.  
«No, andrò fino in fondo.» ora la voce dell'uomo era cupa e ferita. Non si metteva bene.  
«Padre, non puoi farlo. Non condannare la tua anima. Non ne vale la pena.» Pocahontas era supplichevole.  
Da fuori si udì un rumore sordo. Poi più nulla.  
Emma e Regina si guardarono e, senza dirselo, tesero le mani in avanti e sprigionarono i loro poteri. Aveva fatto qualcosa a Pocahontas e loro non potevano perdere tempo. Uncino e David osservavano, tesi.  
Emma e Regina tremavano. D'un tratto, Pocahontas apparve accanto a loro.  
«Mi ha tramortita, ma la mia gente sa portare il proprio spirito fuori del corpo. Prendetevi tutti per mano, vi farò entrare.» disse.  
«Come?» chiese Regina.  
«Fate come vi dico.» ribatté lei.  
Regina prese la mano di Emma, che prese la mano di suo padre, che a sua volta prese la mano di Uncino.  
Pocahontas varcò il limite magico e prese la mano di Regina. Uno alla volta entrarono nell'area circostante alla tenda, poi la proiezione scomparve. Emma preparò la pistola ed entrò nella tenda.  
Era buio, solo una fiamma guizzava sul pavimento nel cui cuore fluttuava la piuma vermiglio, senza bruciarsi, i fumi le bruciavano gli occhi. 
«Emma Swan.» la voce dell'uomo la accolse. Era chino in ginocchio e accarezzava la testa della figlia. «Sei venuta per fermarmi. Sapevo che non ti saresti fatta fermare da niente per tuo figlio. Come me per lei.» 
«Lei non vuole che tu lo faccia.» dichiarò lei puntandogli la pistola alla testa.  
«Lei non sa cosa vuole.» sospirò lui «Solo noi genitori sappiamo cosa è meglio per loro. Come voi, che avete tolto il cuore al giovane Henry. Ha solo rallentato l'incantesimo, ma rispetto chi sa prendere decisioni difficili.» 
«Non è vero quello che dici.» disse Regina entrando «Se io avessi controllato le scelte di Henry, lui non sarebbe stato felice. Io so come sta tua figlia. Anche io ho perso l'uomo che amo e non smetterò mai di amarlo, ma... Lei ce lo ha detto: è morto da eroe e non puoi levargli questo. Gli mancheresti di rispetto e non è giusto. Lo sai anche tu, sei un capo.» 
Pocahontas si stava riprendendo.  
«Padre, se lo farai non potrò perdonarti. Non è questo il modo di rimediare. Se lo farai, mi preoccuperà di darti la caccia con le madri di questo ragazzo, finché non ti avrò ucciso con le mie mani.» aveva detto tutto con voce soffiata, ma si stava pian piano alzando.  
«No, figlia.» l'uomo la guardava severo «Io so cosa è meglio.» 
«Come quando hai ucciso l'uomo che amavo? Ora è morto e non è il modo giusto di fare ammenda quello che hai scelto. Non lo è. Se non interrompi subito io...» poi prese un pugnale dalla tasca e se lo portò allo stomaco «Non ti piacerà la conseguenza delle tue scelte.» 
Emma e Regina erano immobili. Una nuvola di fumo si levò dal centro della tenda e la fiamma ne fu inghiottita.  
«No!» gridò Powhatan raccogliendo la piuma «Il mio incantesimo!» 
La ragazza guardò Emma e Regina.  
«L'incantesimo era provocato da quel fuoco. Dov'è finito?» 
Dalla tenda entrò Tremotino.  
«Sono stato io. Ho distrutto l'incantesimo che stava uccidendo mio nipote. E ora ucciderò chi l'ha lanciato.» tese una mano verso il padre di Pocahontas, che si teneva la gola, non respirava.  
«Tremotino!» Uncino era entrato a sua volta nella tenda «Non farlo! Hai detto che vuoi essere una persona migliore e puoi diventarlo, ma non se lo uccidi!» 
Il Signore Oscuro abbassò la mano e l'altro riprese a respirare. Uscì e Regina mise ai polsi dell'aspirante assassino di suo figlio delle corde, bloccandolo. Emma aiutò Pocahontas ad uscire.  
«Emma,» disse Regina «noi due abbiamo una cosa da fare.» 
David e Uncino annuirono.  
«Andate.» dissero loro in coro.  
 
Nella camera di Henry, Biancaneve attendeva con ansia. Teneva la mano del nipote e gliela baciava. Poi vide che la spessa patina d'oro andava ritirandosi e il ragazzo riprendeva un colorito roseo.  
«Ce l'hanno fatta!» esultò.  
Una nuvola di fumo viola materializzò Emma e Regina. Quest'ultima aveva tra le mani il cuore di Henry.  
«Fallo.» la incoraggiò Emma.  
Regina si sedette accanto al corpo del figlio e con una cura che solo una madre può avere, accomodò il cuore al suo posto, nel petto.  
Henry inspirò profondamente e in un momento si trovò abbracciato da entrambe le madri.  
«Oh Henry.» Regina piangeva.  
 
«Quindi mi avete tolto il cuore?» chiese Henry  stupito, seduto sul letto.  
«Sì e abbiamo avuto davvero tanta paura.» disse Regina.  
«Stavolta la favola era davvero Pocahontas? Oh, devo conoscerla!» Henry era entusiasta, come se nulla gli fosse accaduto.  
Emma era talmente contenta che non riusciva a parlare. Uscì a prendere una boccata d'aria, così avrebbe lasciato Henry con Regina.  
«Swan!» Killian stava scendendo dal furgone di David e le corse incontro «È tutto a posto?» 
Lei si lasciò stringere dalle sue braccia e affondò il volto nel profumo della sua giacca di pelle.  
«Sì, sta bene.» mormorò lei con la voce rotta dal pianto «Mio figlio è salvo.» 
Killian la cullò lentamente, mentre David correva in casa per vedere il nipote di nuovo sveglio e privo di malefici.  
«Va tutto bene, Emma. Sapevo che anche questa volta ce l'avresti fatta.» sorrideva il pirata.  
«È stato Gold. Dopo vado a ringraziarlo, è il minimo. Oggi è stato un eroe. È davvero cambiato?» chiese lei asciugandosi le lacrime, senza lasciare il porto sicuro delle sue braccia.  
«Stavolta un po' ci credo. Prima della festa di fidanzamento è venuto al molo e mi ha chiesto di perdonarlo.» spiegò Killian «Gli ho voluto credere e non gli ho concesso il perdono, ma gli ho dato il permesso di guardare avanti. Almeno per quello che riguarda me.» 
«Sono colpita.» disse Emma fissando il blu profondo dei suoi occhi. 
«Mi sono sorpreso anche io, ma... Tutta la città mi ha perdonato e ho pensato che fosse ora di fare anche io un passo verso la pace di qualcuno. Lui ha portato delle buone motivazioni e ho voluto lasciargli questa possibilità.» concluse lui.  
«Ora abbiamo una cosa da fare...» Uncino la scrutava interrogativo «Il matrimonio. Ho quasi perso mio figlio oggi, quindi voglio mettere insieme la nostra famiglia il prima possibile.» 
«Swan, non voglio far passare un minuto senza di te.» 
Killian strinse il corpo di Emma al suo, i loro nasi si sfiorarono. Si inebriarono dei loro profumi e il bacio che ne seguì era pieno di amore, di certezze, di fiducia nel futuro. 


*Eccoci qua! Questo è l'ultimo capitolo di questa long, tutta via ho già scritto un seguito per questa serie di racconti che al loro interno hanno tutti i tasselli che serviranno nella prossima storia e, forse, oltre (chissà quante ne avrò scritte...?). Questo è ciò che avrei voluto vedere nella serie dopo il ritorno dall'Oltretomba, una trama che coinvolgesse di più la storia d'amore tra Killian ed Emma, che non ha mai avuto tutto lo spazio che meritava. Spero sia gradita la serie.*

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