Captain America- Civil War

di JennyPotter99
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Ultimo (mini) capitolo. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


16 Dicembre 1991- Siberia

In un posto freddo e buio, Bucky Barnes era costretto a subire un lavaggio del cervello.
Gli avevano costruito un braccio di ferro al posto del braccio perso anni prima e gli agenti dell’HYDRA lo avrebbero usato come un’arma.
L’uomo veniva comandato attraverso delle parole precise, come se fossero parole d’ordine e il suo cervello automaticamente si accendesse.
Brama, ruggine, diciassette, alba, Homo, nove, benevolo, benvenuta, uno, vagone merci.
Bastava dire queste parole e il soldato era pronto ad ubbidire.

Adesso- Lagos, Nigeria

In seguito agli avvenimenti della Sokovia, i nuovi Avengers continuavano a proteggere il mondo, ma sembrava che il mondo non volesse essere protetto da loro.
Il segnale decisivo giunse quel giorno, a Logos, gli Avengers erano sulle tracce di Runlow, un vecchio agente dello S.H.I.E.L.D., che voleva rubare un’arma chimica molto pericolosa.
Sul campo c’erano Steve, nascosto in un appartamento, Natasha e Wanda sedute ad un chiosco e infine, Mia e Sam postati su un tetto.
Tutti comunicavano attraverso un auricolare all’orecchio.
-Che cosa vedi?- chiese Steve a Wanda.
-Tanta gente…- rispose lei.
-C’è un bancomat, il che vuol dire telecamere, cioè più rogne per noi.- commentò Natasha.
-Nessuno ti ha mai detto che sei possessiva?- intervenne Sam.
-No, non credo.- continuò Mia, dondolando le gambe verso il vuoto. –Quando ci muoviamo?-
-Non essere impaziente, non lo abbiamo ancora individuato.- disse Steve, osservando un sospetto furgone dell’immondizia.- Sam, vedi il camion della spazzatura? Stacci attaccato.-
-Oh, finalmente.- continuò Mia, alzandosi e riscaldando i muscoli.
Falcon spiegò le ali metalliche e volò giù.
Poi Mia, che si gettò dal palazzo per atterrare su di lui.
-E’ magnifico!- gridò Mia, ridendo.
-Non farci l’abitudine!- disse l’altro.
Di Runlow avevano soltanto una foto di un giornale: indossava dei jeans marroni e una maschera che gli scopriva solo gli occhi.
Sam indossava degli appositi occhialetti per vedere meglio da lontano e gli tornarono utili per il riconoscimento facciale di Runlow.- Trovato!- esclamò.
Falcon e Wanda lo seguirono via aria, mentre Natasha, Mia e Steve via terra.
Sembrava essere diretto ad un edificio di sperimentazione attraverso un furgone militare: gli uomini di Runlow utilizzarono un gas tossico per stordire le persone all’interno, mentre loro si misero una mascherina.
-Vedo 6 nemici davanti all’edificio!- disse Sam.
Natasha giunse sul posto con una moto e la fece rotolare a terra per far scivolare due uomini, per poi stordirli con un pugno. -4.-
Mia si ritrovò davanti un uomo disarmato e con i pugni pronti.
La stessa cosa fece lei, ma l’altro la colpì per primo alla fronte.
La Dea aggrottò le sopracciglia arrabbiata e fece trasformare la sua mano destra in un duro martello di ghiaccio, colpendo il soldato al viso e facendolo volare via. -3.-
Steve, invece, venne trasportato dentro il palazzo attraverso i poteri di Wanda.- Togli di mezzo il gas!- le ordinò poi.
Il capitano entrò e si ritrovò davanti tre uomini con fucili puntati: si protesse con lo scudo dai proiettili ed essi rimbalzarono verso uno di loro dritto in testa.
Per il secondo uomo, Steve gli lanciò la propria arma alle gambe, che lo fece inciampare e cadere.
Da quell’angolazione poté notare che l’arma chimica era sparita e avvertì i propri colleghi tramite auricolare, prima che il terzo uomo nella stanza gli lanciasse una mina contro.
Il Capitano tentò di proteggersi con lo scudo, ma l’esplosione lo fece cadere giù dal primo piano del palazzo.
Egli vide che Mia stava utilizzando le mani a forma di lama e tagliava testa a destra e a sinistra.
-Mia!- la chiamò. –Stordire, non uccidere!-
La donna sbuffò. –Oh andiamo, poco poco.- gli disse, facendo gli occhi dolci.
–No, stordisci e basta.-
Mia sospirò e in quel momento vide Runlow fuggire verso il proprio mezzo di trasporto, ma lo bloccò, posizionandosi davanti a lui.
-Ti ricordi di me?- gli chiese, riferendosi a quel famoso giorni in cui i due si scontrarono nell’ascensore del quartier generale dello S.H.I.E.L.D. e per Runlow non era finita bene.
-Oh si.- esclamò lui, cercando di darle un pugno allo stomaco.
Mia lo bloccò e gli rigirò il braccio dietro la  schiena, notando poi una fialetta in una tasca.
Tentò di afferrarla, ma l’uomo la colpì alla schiena con la gamba e ciò la fece cadere a terra.
Così, Mia fu costretta a usare i poteri, ma lui la fermò prima che potesse farlo, usando la punta del proprio fucile per colpirla al naso.
Mia rimase stesa sul pavimento con il naso sanguinante.
A quel punto giunse Steve, mentre Natasha e Sam si occupavano degli altri uomini.
-Finalmente…E’ tanto che aspetto!- ringhiò Runlow, correndo deciso verso Steve.
I due si scambiarono calci e pugni, fin che Mia non ritrovò le forze per rialzarsi.
Nello scontro tra i due, la fiala cadde dalla tasca dell’uomo e la ragazza fece appena in tempo per afferrarla.
Steve riuscì a disarmare Runlow, ma egli sembrava avere in mano un esplosivo.
-Chi è il compratore?!- domandò il Capitano.
-Il tuo amico, il tuo Bucky, lui ti conosce.- rispose l’altro.
-Non devi farlo per forza.- disse Steve.
A quel punto, l’altro si tolse la maschera, scoprendo mezzo volto deturpato.- Mi hai fatto precipitare da un ascensore. Adesso tu cadrai con me.- gli sussurrò, premendo il dito sulla bomba.
Ma prima che potesse esplodere, intervenne Wanda che represse l’esplosione per salvare Steve con i suoi poteri, ma per farla espandere, colpì un palazzo poco più in là, facendo scoppiare un incendio.
Le grida si udirono quasi subito e gli occhi di Wanda si riempirono di lacrime: di sicuro il suo intento non era quello di uccidere qualcuno.
-S-Sam…Ho bisogno di vigili del fuoco.- balbettò Steve.
Mia corse subito verso l’edificio, per tentare di fare qualcosa con i propri poteri,ma salvò solo poche persone rispetto ai morti.

I giornali televisivi parlarono dell’accaduto per giorni e giorni, e Wanda quasi non ce la faceva più a sentire cose brutte su di se.
Quasi tutti gli Avengers abitavano al quartier generale e,passato qualche giorno, Mia bussò alla camera di Wanda, spegnendo la televisione.
-Non è stata colpa tua.- le disse, sedendosi accanto a lei.
-Ah no, allora riaccendi. I giornali ne parlano chiaramente.- ribatté lei.
-Loro non capiscono cosa comporta avere un potere del genere. A volte è difficile controllarlo.- continuò Mia.- Tu non sei un mostro, va bene?-
Wanda  fece un mezzo sorriso.- Grazie Mia.-
Dopo aver abbracciato la sua nuova amica, Mia si diresse ad un convegno per studenti organizzato da Tony in un teatro scolastico: egli era disposto ad accogliere le idee dei ragazzi e così decise di finanziare qualsiasi loro progetto.
Mia si fece viva dietro le quinte e lo aspettò con un sorriso. –Molto generoso da parte tua.- commentò.
-Sei venuta.- disse lui.
-Certo che sono venuta, te lo avevo promesso ed eccomi qua.- continuò lei.
Tony aveva appena fatto un discorso che comprendeva anche i suoi genitori e nel parlarne, si ritrovò un po’ scosso. –Scusami, ho bisogno di una boccata d’aria.-
Mia lo seguì un po’ preoccupata, mentre erano diretti verso l’ascensore.
Davanti ad esso vi era una donna di colore: anche lei aspettava l’ascensore, ma non aveva premuto il pulsante per farlo arrivare.
-Sono davvero tanti soldi.- commentò ella.
-Si fa di tutto per questi ragazzi.- continuò Tony.
-Davvero?- ribatté lei, tirando fuori una foto di un ragazzo sui 19 anni.- Questo è mio figlio, Charlie Spencer: un ragazzo modello, cervello abile e voti alti…E lei lo ha ucciso.- continuò, con freddezza.- Lei non ha fatto tutto per lui. Lei crede di combattere per noi, ma in realtà combatte per se stesso. Adesso mi dica, chi vendicherà mio figlio?-
Mia trascinò Tony in ascensore prima che potesse dire altro.- Non devi ascoltarla, tu hai fatto il tuo lavoro.- gli disse, mettendogli le mani su entrambe le guance per farsi guardare meglio.
-E’ colpa mia.-
-No invece, alcuni possono essere salvati, altri no. Abbiamo cercato di salvare il maggior numero possibile di persone e ci siamo riusciti.-
Tony non disse altro, si limitò ad annuire e Mia lo abbracciò di nuovo, cercando di confortarlo.
La terra la stava rendendo ogni giorno di più umana.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


Tornati al quartier generale, ad aspettarli vi era il segretario di stato Thaddeus Ross: un quasi anziano uomo dai capelli grigi e il portamento deciso.
Fece riunire tutti gli Avengers attorno ad una tavolata: Steve, Tony, Natasha, Rhodes, Mia, Sam, Wanda e Visione.
Ross mostrò loro tutti i servizi dei telegiornali in cui si parlava di una catastrofe causata dagli Avengers: New York, Sokovia, Washington DC e Logos.
-Negli ultimi quattro anni avete operato senza controllo e i governi del mondo non possono più tollerarlo.- disse Ross.- Ma per questo abbiamo una soluzione.- continuò, mettendo nelle mani di Wanda una pila di fogli.- Gli accordi di Sokovia: stabiliscono che gli Avengers non saranno più un’organizzazione privata,ma opereranno sotto il controllo di un comitato delle nazioni unite quando lo riterrà necessario.- spiegò. –Tra 3 giorni le nazioni unite si incontreranno a Vienna per confermare gli accordi. Discutetene e fate la scelta giusta.-
-E se arrivassimo ad una decisione che non le piacesse?- chiese Natasha.
-Allora andrete in pensione.-
In seguito, tutti si riunirono in soggiorno per fare come richiesto: discuterne.
-Io ho un’equazione.- intervenne Visione.
-Oh, adesso sì che si fa giorno.- commentò Sam.
-Da quando il signor Stark è divenuto Iron Man, i superumani sono cresciuti in modo esponenziali e così le catastrofi.-
-Stai dicendo che è colpa nostra?- domandò Steve.
-Dico solo che è una questione di causa-effetto. La nostra esistenza crea minacce, le minacce creano conflitti e i conflitti portano alle catastrofi.- spiegò l’altro.
Tony se ne stava sdraiato sul divano con gli occhi chiusi, come se non gli interessasse.
-Tony, sei stranamente assente e poco sarcastico.- commentò Natasha.
-Perché ha già fatto la sua scelta.- continuò Steve.
 
 
 
-Come mi conosci bene.- disse Tony, mostrando loro l’ologramma di una foto di un ragazzo di colore.- Lui è Charlie Spencer,  a proposito: ottimi voti, laureato in ingegneria… Ma ha voluto spendere parte della sua vita a costruire case stabili…Dove? In Sokovia.- spiegò. – Gli è caduto un palazzo addosso mentre noi giocavamo a fare gli eroi. Non c’è nessuna decisione da prendere, dobbiamo essere messi in riga, io ci sto.-
-Dovremmo prenderci la responsabilità delle nostre azioni, questi accordi spostano solo la colpa.- commentò Steve. –Se firmiamo rinunciamo al nostro diritto di decidere. E se ci mandassero in un posto in cui non ci sembra giusto andare? Oppure il contrario. Forse non siamo perfetti,ma le mani più sicure rimangono le nostre.-
-Forse Tony ha ragione.- intervenne Natasha. –Se abbiamo le mani sul volante possiamo ancora sterzare.-
-Io non sono d’accordo.- continuò Mia. –Non mi controlleranno… Io non vengo controllata da nessuno, specialmente da uomini in giacca e cravatta che credono di essere i re di Asgard. Noi abbiamo fatto la cosa giusta fin dall’inizio. E poi..insomma.. voi siete l’unica famiglia che ho.-
-Lo saremo comunque anche senza gli Avengers.- le disse Tony.
-Ma non sarà più lo stesso.- ribatté Mia.
-Se non accettiamo adesso,potrebbero insistere in futuro.- continuò Tony.
-Credi che verrebbero a prendermi?- chiese Wanda.
-Noi ti proteggeremo.- esclamò Visione.
Fu a quel punto che Steve ricevette un brutto messaggio che lo portò ad abbandonare la conversazione.
Mia lo vide abbastanza triste, così lo seguì. –Ehi, stai bene?-
-E’ morta stanotte, nel sonno.-
Mia capì subito che si stava riferendo a Peggy.- Oh, mi dispiace Steve.- gli disse, stringendogli una spalla.- Vuoi che venga con te al funerale?-
-Si, mi farebbe molto piacere.-
 
Steve si offrì volontario per portare la bara nella chiesa: Peggy Carter era stata una grande donna, non che una dei capi fondatori dello S.H.I.E.L.D. insieme ad Award Stark.
Sua nipote fece un grande discorso e Steve fu l’unico che rimase dopo la fine della cerimonia, mentre Mia dovette rispondere ad una chiamata.
-Chi ha firmato?- le chiese Steve.
-Tony, Rhodes, Natasha e Visione.-
-Clint?-
-Dice che si è ritirato.-
-E tu?-
Mia ripose il cellulare e prese le mani dell’uomo.- Ho visto un film, qualche giorno fa e mi ha colpito molto. Parlava di una nave, colpita da un iceberg.-
-Oh, Titanic, certo, bel film.-
 
 
-Già: inizialmente mi sono sentita offesa dato che un pezzo di ghiaccio ha ucciso tante persone. Ma poi, alla fine ho capito il significato del film e la mia scena preferita è quando lei rinuncia al passaggio sulla barca per stare con lui. Gli dice “salti tu, salto io.”- spiegò Mia.- Quindi, se per te è corretto non firmare quegli accordi, io sono con te.-
Steve sorrise e le accarezzò una guancia.- Lo sai che ti amo?-
-E tu lo sai?- continuò lei, sorridendo altrettanto. –Io e Natasha andremo a Vienna domani e io dovrò parlare a difesa degli Avengers.-
-Ti sei scritta un bel discorso?-
-Credo di sì, spero di stupirli tutti.-

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


Vienna- Berlino
 
Natasha e Mia presero il primo volo per Vienna e indossarono un completo adeguato alla situazione.
Il consiglio si sarebbe svolto in una grande aula con dei banchi, delle cuffie per far ascoltare il discorso anche ai rappresentati degli altri paesi e un banchetto con un paio di microfoni.
Prima che iniziasse, Mia ripassò il suo discorso osservando il panorama dall’attico del palazzo, era molto nervosa.
-Direi che nessuno dei due è abituato a stare sotto le luci della ribalta.- commentò T’Challa, il figlio del re T’Chaka del Wokanda. Un uomo di colore e molto affascinante.
-No, infatti.- disse Mia, arrossendo.
-Considerando il fatto che lei viene da un altro pianeta,non credevo che l’ambiente politico fosse fatto per lei, ma sono contento che lei sia qui, ci potrebbe far capire il mondo da una prospettiva diversa.-
A quel punto, intervenne T’Chaka, un uomo dalla pelle scura e la folta barba bianca, dall’aria saggia, per annunciare l’inizio della riunione. –Signorina O’Neil, mi fa molto piacere conoscerla.-
-Salve signore, volevo scusarmi di persona per quello che è successo a Logos.- disse Mia.
-La ringrazio per il suo aiuto.-
-Non ho potuto fare molto..-
-Ha fatto quello che poteva.-
Così, tutti si sedettero al proprio posto e T’Chaka fece il suo discorso.- Quando fu rubato del vibranio wakandiano per creare un’arma spaventosa, noi del Wakanda fummo costretti a dubitare del nostro retaggio. Nonostante le grandi morti, non permetteremo alla sconfitta di tirarci indietro. Combatteremo per il mondo a cui vogliamo unirci.- disse l’uomo. – E per farlo, quest’oggi abbiamo deciso di ascoltare il perché gli Avengers dovrebbero continuare ad esistere: perciò invito al microfono la signorina Mia O’Neil.-
Mia fece un bel respiro e si avviò sul piedistallo, ma durante il tragitto, dalle grandi finestre di vetro, ella notò che in strada un gruppo di poliziotti si stava allontanando, spaventato, da un furgone sospetto.
In quel preciso istante capì cosa stava per succedere.
-State giù!- gridò Mia, per poi saltare contro T’Challa e proteggerlo con una spessa lastra di ghiaccio.
In seguito ci fu un enorme esplosione.
Fortunatamente T’Challa rimase illeso, ma non si poté dire lo stesso di suo padre che,purtroppo, non ce la fece.
Le ambulanze giunsero sul posto quasi subito e Mia aiutò a spegnere il fuoco, prima che Steve, arrivato anche lui sul posto, la chiamasse.
-Stai bene?- le domandò lui, vestito con cappello e occhiali da sole per non farsi riconoscere.
-Diciamo di sì: avrei voluto salvare più persone.- rispose la donna, sospirando.
-Eri da sola, non potevi fare niente.- disse lui. -Le telecamere hanno ripreso Bucky vicino al furgone sospetto.-
-Cosa? Bucky?!- esclamò Mia. –Andrai a caccia di lui, vero?- chiese, sapendo però già la risposta.
-Certo, arrivato a questo punto, io sono l’unico che può portarlo dentro.-
-Perché?-
-Perché sono l’unico che rischia meno di morire.-
-D’accordo, vengo con te.- continuò decisa lei, pronta a stargli sempre affianco.- Sai dove si potrebbe nascondere?-
-Lo troveremo.- disse infine Steve, per poi attaccare.
Subito dopo, Mia vide T’Challa addolorato, seduto su una panchina.
-Mi dispiace per tuo padre.- gli disse.
-Non dispiacerti…Grazie per avermi salvato la vita, ti sarò debitore.- disse lui, stringendo in mano un anello argentato. –Nella mia religione, la morte non è la fine, è solo l’inizio. Mio padre ne era convinto, ma io non sono mio padre.-
Mia intuì subito cosa volesse fare: aveva lo stesso tono che aveva usato lei stessa quando Loki era morto.- La vendetta non porta a niente, l’ho imparato a mie spese. Ci saranno altri che decideranno del destino di Barnes.-
-Mi dispiace dissentire, ma io lo ucciderò con le mie mani.-
 
Bucarest-Romania
 
Poco tempo dopo, Mia, Steve e Sam riuscirono a trovare il rifugio di Bucky.
Le guardie della Task Force sarebbero presto arrivate per arrestarlo e Falcon controllava dall’alto la situazione.
Indossata la tuta di pelle e preso lo scudo, Mia e Steve entrarono nell’appartamento di Bucky: era piccolo e poco sospetto.
-E’ strano…Questo non è di certo l’appartamento di un criminale..E’ così ordinato.- commentò la donna.
-Si, è strano.- disse Steve.
Quando Mia si voltò verso la porta, vide Bucky e avvisò Steve con un’occhiata.
-Ciao, ci riconosci?- gli chiese il capitano.
-Tu sei Steve.- rispose l’uomo. –Ho letto di te in un museo tempo fa.-
-So che sei nervoso, ma non mentire.-
-Io non ero a Vienna, non faccio più quelle cose.- ribatté Bucky.
C’è una squadra in arrivo da voi tra 4 minuti, intervenne Sam, parlandogli tramite auricolare.
-Anche io credo che tu sia innocente, ma  soldati non la pensano come me e stanno arrivando.- continuò Mia.
-Non deve finire con uno scontro.- commentò il capitano.
Ma Bucky lo guardò titubante, quasi serio. -Finisce sempre tutto in uno scontro.-
Improvvisamente, i soldati fecero irruzione nella stanza e Steve tentò di proteggere gli altri due con lo scudo dai proiettili.
Bucky scappò via per le scale, seguito dagli uomini che Steve cercava di fermare, ovviamente senza ucciderli.
Il Soldato d’Inverno si lanciò giù dalla rampa delle scale e si resse col braccio di ferro alla ringhiera del primo piano, per poi correre alla fine del palazzo e fuggire via.
Intanto, dalla finestra qualcuno lanciò una mina esplosiva che lanciò Mia fuori dall’appartamento, facendola volare di sotto.
Appena in tempo la donna si aggrappò al tetto dell’edificio accanto e ci salì su.
In quel momento, notò una losca figura a qualche metro da se: indossava un costume nero dello stesso metallo dello scudo del fidanzato, aveva delle orecchie da gatto e delle unghie affilate sulle dita.
E questo chi è? chiese Sam, da sopra di loro.
-Non lo so, ma ha un bisogno urgente di una manicure.- commentò Mia, andando in contro al nuovo arrivato.
Il gatto si protesse da tutti i colpi della donna, ma non le fece del male, nemmeno la sfiorò.
Mia non riuscì a capire e lo guardò confusa.-Ma chi sei tu?-
A quel punto, i due videro Bucky e Steve che correvano per strada, inseguiti da auto della polizia.
L’uomo con la tuta volò giù senza problemi, mentre Mia fu costretta a chiedere l’aiuto di Sam.
-Come in Nigeria?- domandò egli.
-Come in Nigeria.-
Quindi Sam volò in picchiata e Mia saltò giù dal palazzo, atterrando su di lui.
Bucky e Steve continuarono a correre verso una galleria, inseguiti dal felino.
Sam lasciò Mia al di sopra di un auto in corsa, in cui ella entrò e trovò un uomo alla guida.
-Salve, mi servirebbe la sua auto per 10 minuti.- gli disse sorridendo.
L’uomo non disse niente, si limitò a guardarle il seno come ipnotizzato.
-Che pervertito!- esclamò Mia, prima di aggrapparsi al tetto dell’auto e con un calcio spedirlo fuori.
Si mise alla guida, ma non aveva mai guidato un’auto prima d’ora.
Provo a spingere il piede sul primo pulsante che vide e sfrecciò velocemente fra le altre macchine con la sirena accesa, distruggendole e inseguendo gli altri tre.
Quasi giunti alla fine della galleria, Bucky trovò il passo sbarrato da dei soldati e fu costretto a fermarsi.
Lo stesso Steve e l’altro tipo col costume che, vedendo l’auto, con Mia dentro, arrivare verso di se a tutta velocità, tentò di proteggersi con il braccio.
La tuta doveva esser stata costruita con un metallo molto duro, tant’è che il muso della macchina si ammaccò e si alzò in aria, ma Mia ne uscì prima che si ribaltasse.
Rimase stesa a terra per un po’, per riprendere fiato.- Odio i gatti.-
Subito dopo, giunse James Rhodes dentro War Machine.- Siete tutti in arresto.-
A quel punto, il nuovo arrivato si tolse la testa da gatto che scoprì il viso di T’Challa.
Mia sbuffò, ancora col fiatone e lo guardò male.- Stai scherzando?-
T’Challa se la rise sotto i baffi, ma Rhodes non sembrava contento.- Complimenti Capitano, adesso sei un criminale.-

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


Tutti e quattro vennero portati al quartier generale della Task Force di Berlino e le armi gli furono requisite.
Bucky venne messo dentro una gabbia e le mani gli furono legate.
-Quindi ti piacciono i gatti.- commentò Sam, una volta seduti tutti insieme intorno ad un tavolo.
-Sam, non è il momento.- disse Steve.
-Che c’è? Si presenta vestito da gatto e non vuoi saperne di più?-
-La Pantera Nera è stata l’unica protezione del Wakanda per generazioni…E’ passato di guerriero in guerriero. Ed ora, dato che il vostro amico ha ucciso mio padre, sono io a portare questa responsabilità, essendo il re. Perciò vi chiedo: per quanto credete di poter proteggere il vostro amico da me?-
Steve lo ignorò, avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggere il suo migliore amico, che poteva essere visto tramite delle telecamere.
-Che cosa gli faranno?- domandò Mia.
-Valutazione psicologica.- intervenne Tony, porgendo a Sam un foglio.- La ricevuta per le vostre armi.-
-Costume da uccello?!- esclamò Sam, leggendo il foglio.
-Non l’ho scritta io.- ribatté Tony. –Ross voleva farvi causa, l’ho accontentato.-
-Non riavrò quello scudo, vero?- continuò Steve.
-Tecnicamente è proprietà del governo.-
-Io non ho scudi ne armature, sono anche io proprietà del governo?- intervenne Mia, acidamente.
-Nessuno ti farà niente, non lo permetterò.- sussurrò Tony, accarezzandole il mento.
Mia notò in quelle parole un certo affetto che non aveva mai percepito da lui.
-Vi ho portato una cosa.- continuò poi, estraendo dalla giacca una scatolina con dentro due penne.-L’ho prese dall’archivio dei miei genitori: Roosvelt ha firmato un patto con degli alleati nel ’41 con queste. il Ti sto offrendo un ramoscello d’ulivo.- disse a Steve.
-Quindi Award si è sposato, quando l’ho conosciuto io era solo un inventore.-
-Già, non mi ha mai parlato di te…Forse due mila volte.. Quanto ti odiavo.- continuò Tony.- Se firmate, Burnes andrà trattato meglio invece che essere rinchiuso in Wakanda.-
-E tutti gli altri?- chiese Mia.
-Wanda sta bene, è confinata nel complesso, Visione le fa compagnia.-
-Oh mio Dio, Tony! La tieni prigioniera?! Lei non è un pericolo!- esclamò la donna.
-Non è cittadina americana e non concedono l’entrata ad armi di distruzione di massa..-
-E’ una ragazzina!- intervenne Steve.
-Mi hai scocciato!- urlò l’altro.-Faccio quello che deve essere fatto per impedire rischi nel futuro.-
-Continua a raccontartela.- commentò Mia, mentre Steve si allontanò dall’ufficio.
Tony bloccò il braccio della donna prima che uscisse dalla stanza.
-Ho fatto quello che hai fatto tu, mi sono impegnato. Sapevo quello che stavo facendo,
sapevo che facendolo noi non ci saremmo più parlati. Non saremo più stati amici ne colleghi.- le disse, voltandola verso di se.- Mi sono detto che era giusto così perché sapevo di aver ragione. Era la cosa giusta da fare. E..E.. ero disposto ad allearmi con qualcun altro pur di farla. E con tutte le menzogne che ho dovuto dire per riuscire nel mio scopo, c'è solo una cosa che non potrò mai dire a nessuno. Ne ai miei amici, ai miei collaboratori..una sola cosa..- le sussurrò, avvicinandosi.- La sola cosa che avrei dovuto dire a te. Ma che ora non posso dirti..-
Per la prima volta, Mia non riuscì a capire le sue parole.- Di cosa stai parlando?-
-“Ha un leggero e brutto carattere, ma in fondo è un pezzo di pane. La verità è che non conosco nessuno come lei.”-
Mia si ricordò il momento in cui le aveva detto quelle parole mentre parlava della donna di cui si era innamorato.
-Oddio Tony, i-io..- balbettò l’altra, allontanandosi da lui.
-Voglio cercare di convincerti a firmare quegli accordi: niente più pericoli.-
-La mia vita è questa Tony e non intendo rinunciarci.-
-Lo fai soltanto perché c’è lui.- commentò l’altro, digrignando i denti.
-Non solo per questo. Io non intendo firmare e non cambierò idea.-
-Te ne pentirai.- esclamò l’altro, acidamente.
Mia si allontanò e gli diede uno schiaffo, per poi scappare via.
Corse in bagno e si lavò il viso, cercando di capire dove avesse sbagliato.
Ma prima che potesse pensarci su, vide un uomo riflesso nello specchio e improvvisamente un altro le mise un fazzoletto sul viso, facendola svenire.
Nello stesso momento, un altro uomo si presentò nella stanza in cui tenevano Bucky e si mise seduto ad un tavolino.
Doveva essere lo psicologo che avrebbe dovuto rilevare la condizione psicologica del soldato: un uomo dalle sopracciglia sempre aggrottate e due occhi marroni lucidi.
Il resto della squadra osservò le immagini attraverso dei monitor.
-Salve signor Burnes, le nazioni unite mi hanno mandato per valutarla psicologicamente.- gli disse. –Il suo nome di battesimo è James?- domandò, ma l’altro non rispose. –Devo solo farle qualche domanda…Sa dove si trova James?- ma, ancora una volta, silenzio.- Non posso aiutarla se non risponde.-
-Mi chiamo Bucky.- disse il prigioniero.
A quel punto, Steve si guardò intorno e non vide più Mia.- Hai visto Mia?- domandò a Sam.
-No, pensavo fosse con te.- rispose l’altro.
-Era con Tony poco fa.-
-Non preoccuparti, Steve, sarà andata a prendere qualcosa da mangiare.- continuò Sam, vedendolo pensieroso.- Qualcosa ti turba?-
-Non capisco perché la Task Force abbia trasmesso queste foto.-
-Così Bucky è diventato un ricercato. Per informare le persone..-
-Già, fai esplodere una bomba e all’improvviso sette milioni di persone gli danno la caccia.-
-Che cosa stai insinuando?- continuò Sam.
-Mia aveva detto che credeva che fosse innocente.- mormorò Steve, tra se e se.
-Si, ma è solo una supposizione Steve, noi lo abbiamo cercato per anni.-
-E proprio adesso si sarebbe dovuto far vivo?-
-Credi che lo abbiano incastrato?-
All’improvviso, tutte le luci si spensero, come se ci fosse stato un corto circuito.
-No, ne sono sicuro.- esclamò Steve, correndo verso la stanza in cui tenevano Bucky, attraverso un ascensore.
C’erano una decina di morti a terra e il dottore che chiedeva aiuto.
Steve non si fidava affatto di lui: lo afferrò per la maglia e lo sbatté contro il muro.- Chi sei?!- gli domandò bruscamente.
-Non credo sia la domanda esatta, Capitano. La domanda giusta è: dove si trova la sua fidanzata?- disse l’altro, con un sorrisetto compiaciuto.
Allora Steve aggrottò le sopracciglia, sempre più arrabbiato.- Che cosa vuoi?!-
-Veder crollare un impero.-
Prima che si potessero dire altro, Bucky spuntò fuori dal nulla e colpì sia Steve che Sam.
Quest’ultimo rimase a terra, stordito, mentre Steve venne spinto giù per la tromba dell’ascensore.
Bucky si diresse alla pista d’atterraggio degli aerei: Natasha e T’Challa cercarono di fermarlo, ma fu inutile.
Intervenne anche Tony, ma aveva solo alcuni pezzi dell’armatura e decise di usare il guanto.
Colpì Bucky con un raggio, ma l’altro lo evitò, scansandosi.
Il soldato rubò una pistola dalla tasca di Natasha e sparò contro Tony, che però trattenne lo sparo attraverso il guanto.
Infine, Bucky colpì l’altro al viso con la punta della pistola e lo stordì.
Intanto, Steve cercò di arrampicarsi per uscire dalla tromba dell’ascensore e si diresse all’unica via di fuga possibile.
Quando giunse sulla pista di lancio, notò due elicotteri: uno era stato preso da Bucky e un altro da un uomo che sembrava avesse rapito Mia.
La donna non aveva idea di chi fosse, non lo aveva mai visto, ma avevo uno strano accento russo e continuava a parlare ad una radiolina.
Mia aveva le mani legate fra di loro, così che non potesse utilizzare il suo potere e continuava a battere sul vetro per richiedere l’attenzione di Steve, non appena lo vide.
-Sta zitta!- esclamò l’uomo, dandole un forte pugno sul naso che la fece addormentare.
Due delle persone a cui teneva stavano per lasciarlo, ma Steve poteva fare una sola scelta.
 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


Le eliche dell’elicottero di Bucky iniziarono a girare e il mezzo si alzò dal pavimento.
Steve lo afferrò con una mano e con l’altra si resse alla ringhiera della pista per spingerlo indietro.
La sua forza venne messa a dura prova ed infine l’elicottero si ribaltò, facendo volare via le eliche.
Improvvisamente, Bucky ruppe il vetro con il braccio di ferro e afferrò Steve alla gola.
L’elicottero iniziò a scivolare ed entrambi caddero giù, in un laghetto che circondava l’edificio.
Steve nuotò per tirare fuori Bucky, svenuto e tornare in superficie.
Alzò gli occhi verso il cielo: purtroppo l’altro elicottero, con Mia dentro, era già troppo lontano.
 
Mentre gli agenti della Task Force rimediarono ai danni, Steve e Sam portarono Bucky in un bunker abbandonato, in attesa che si risvegliasse.
-Siamo al sicuro qui, non ci troveranno.- disse Sam, una volta fatto un giro di pattuglia.
Steve era dispiaciuto del fatto di non aver potuto salvare sia Bucky che Mia e la ragazza si trovava chissà dove.
-Ehi, hai fatto quello che hai potuto, non potevi fermarli entrambi.- gli disse Sam, vedendolo triste.- Salveremo Mia.-
Poco dopo, Bucky si risvegliò lentamente. –Steve..-farfugliò.
-Con quale Bucky sto parlando?- chiese il Capitano.
-Tua madre si chiamava Sarah…E tu mettevi sempre i giornali dentro le scarpe..-
Steve sorrise, ricordandosi dei vecchi tempi.- Questo non si legge in un museo.-
-Adesso improvvisamente è tutto apposto?- esclamò Sam, confuso.
-Tutte le cose che l’HYDRA mi ha messo in testa sono ancora lì.- continuò.- E’ bastato che lui pronunciasse quelle parole.-
-Chi era?-
-Non lo so…Mi ha chiesto della Siberia…Del posto in cui ero confinato.-
-Perché voleva queste informazioni da te?-
-Perché non sono l’unico Soldato d’Inverno.- esclamò Bucky. –Ne sono stati creati altri, geneticamente modificati con un speciale siero. Li facevano diventare delle macchine da guerra per servire l’HYDRA, fin che non si sono ribellati.-
-Sono pericolosi?-
-Sì e sono stati ibernati…Se li libera, sarà la fine.-
Subito dopo, Sam si avvicinò all’amico. –Credi che abbia portato Mia lì?- gli chiese.
-Probabilmente, è la nostra unica opportunità.-rispose Steve. -E se lo dicessimo a Tony?-
-Non ci crederebbe.-
-Allora siamo da soli.-
-Forse no…Conosco un tipo.-
 
Intanto, il dottore aveva portato Mia con se attraverso una navetta rubata alla Task Force, fino in Siberia.
Egli aveva con se  un quaderno dentro cui vi erano scritti tutti i segreti dell’HYDRA e una volta aperto il loro nascondiglio, Mia si ritrovò in un’enorme stanza e attorno vi erano delle celle con cinque persone congelate, addormentate.
-Ma chi sei tu?- gli domandò.
-Mi chiamo Zemo, molto piacere.- rispose lui, sorridendo, mentre si avviò verso una porta che doveva essere aperta tramite un codice.
-Che cosa vuoi da me..?-
-Vedrai.- continuò l’altro, digitando la sequenza di numeri.
Quando la porta si aprì, Mia poté notare una poltrona nera di pelle, circondata da una grossa macchina.
Forse per la prima volta nella sua vita, Mia aveva paura e non poteva fare nulla.
Quindi Zemo afferrò il braccio della ragazza e la fece sedere a forza sulla poltrona, legandole polsi e caviglie ad essa.
-Per cosa ti stai vendicando?- domandò lei.
A quel punto, Zemo la guardò negli occhi. –Eravamo fuori città, quel giorno. Mia moglie disse: “Siamo fuori dalla loro portata, gli Avengers non verranno a combattere qui.” Mio figlio era contento di poter vedere Iron Man fuori dal finestrino.-
-Hai perso qualcuno?- balbettò, guardandolo anche lei negli occhi che divennero lucidi.
-Tutti, non qualcuno.- esclamò lui. –E quando la polvere si assestò, quando le grida cessarono, ci vollero due giorni prima che potessi trovare i loro corpi.- raccontò. –Adesso io voglio sentirti gridare come gridavano loro.-
Di scatto, l’uomo le strappò parte della tuta, scoprendole parte del collo, per poi attaccarci degli elettrodoni.
Infine, le mise un casco che le ricoprì il capo, mentre accendeva la macchina.
-Lui verrà a prendermi!- esclamò Mia.
-Oh si, lo farà.- continuò Zemo, inserendole in bocca a forza una dentiera in plastica. –E io lo aspetterò con ansia.- disse infine, azionando la macchina.
Delle scosse elettriche si insinuarono per tutti il corpo della donna, che la fece urlare.
Zemo era più che felice di attuare la sua vendetta e godé di quelle grida.
 
Intanto, Wanda veniva tenuta nella sua camera e Visione non aveva intenzione di farla uscire.
Nonostante tra i due ci fosse del tenero, Visione seguiva gli ordini di Stark come aveva sempre fatto.
Ma poi, una sera, durante la cena, udirono un esplosione poco più in là e videro il fuoco divamparsi.
Mentre Visione andò a controllare, nella stanza entrò Clint Burton, armato di arco e frecce.
-Clint? Che ci fai qui?- esclamò la ragazza.
-Sto deludendo i miei figli.- rispose lui, lanciando due frecce su due muri paralleli.- Il Capitano ha bisogno di noi.- le disse, prendendole la mano.
Fu in quell’istante che Visione tornò, potendo passare attraverso i muri come un fantasma.
-Clint, non posso permetterti di portarla via.- gli disse.
-Davvero? Mi sono ritirato e guarda, dopo cinque minuti vi fate la guerra a vicenda.- ribatté l’arciere.
-Ti prego, considera le conseguenze delle tue azioni.- continuò Visione, proseguendo verso le due frecce.
-Okay, considerate.-
Dalle due frecce fuoriuscirono delle scosse elettriche che bloccarono Visione.
-Forza, andiamo!- esclamò Clint, correndo verso la porta.
Ma Wanda era ancora troppo titubante.- Ho causato sufficienti problemi..-
Clint sospirò.- Ascolta, se vuoi piagnucolare, allora iscriviti al liceo,altrimenti se vuoi fare ammenda, muovi il culetto.-
Poco dopo, Visione si liberò e attaccò Clint che, tentando di usare delle frecce contro di lui, fallì, ricevendo solamente un pugno in cambio.
L’uomo cadde all’indietro. –Sapevo che dovevo fare streccing.- commentò tra se e se.
Tirò fuori un manganello e cercò di colpirlo inutilmente.
Di scatto, Visione lo disarmò e lo afferrò al collo. -Clint, non puoi sottomettermi.-
-Io no, ma lei sì.-
Wanda iniziò ad usare i suoi poteri per confondere la mente dell’altro.- Visione, lascialo, adesso io me ne vado..- gli disse.
Visione fu costretto a mollare Clint, come se fosse bloccato: Wanda riuscì a scaraventarlo sotto terra, piani e piani sotto di loro, così da permettergli di fuggire.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


Steve, Bucky e Sam, attraverso un maggiolino che non avrebbe dato nell’occhio e dopo aver recuperato le loro armature, si diressero all’aeroporto.
Lì, Clint e Wanda li aspettavano dentro un furgone.
-Non avrei chiamato se non fosse stato urgente.- disse Steve a Clint, stringendogli la mano.
-Non ti preoccupare, ero stanco di giocare a golf.- disse l’altro.
-Grazie per esser venuta.- continuò, parlando con Wanda.
-Era ora che io muovessi il culetto.- commentò la ragazza.
-L’altro tipo ha dormito tutto il tempo.- continuò Clint, aprendo il furgone e scoprendo un uomo ancora mezzo addormentato.
Si trattava di Scott Lang, conosciuto come Ant Man: un uomo semplice, capigliatura scompigliata e occhi azzurri.
-Oh Mio Dio, Captain America… è un onore! Non riesco a lasciarti la mano! Wow…Che figata..Captain America!- esclamò, voltandosi poi anche verso Wanda. –Conosco anche te, sei forte!- commentò, voltandosi di nuovo verso Steve. –Senti… Lo so che conosci molte persone super, quindi.. è un super piacere.-
A quel punto, si udì una voce parlare in tedesco attraverso l’altoparlante.
-Stanno evacuando l’aeroporto.- tradusse Bucky. –Dobbiamo sbrigarci.-
-Stark.- intuì Steve. -Sai contro chi combattiamo?- domandò a Scott.
-Qualcosa tipo…Psico-assassini …E andiamo a salvare la tua donna.-
-Devo avvisarti che siamo ricercati.-
Scott alzò le spalle, indifferente.- Sai che novità.-
 
Una volta indossate tutti le armature, Steve e Bucky si diressero verso il proprio mezzo di trasporto, ma furono bloccati da Tony e Rhodes, nelle loro rispettive armature, la Pantera Nera e Natasha.
-Wow, è così strano incontrare certe persone all’aeroporto, non trovi?- chiese Tony a Rhodes, sarcasticamente.
-Molto strano.- disse l’altro.
-Lasciami andare, Tony.- disse Steve. –Ha preso Mia e non hai idea di cosa le farà.-
-Ross mi ha dato 36 ore per trovarti e me lo ha detto 24 ore fa.- continuò Tony. –Burnes ha ucciso tantissime persone.-
-Tu non capisci, non era Bucky e ci sono altri cinque supersoldati che stanno per essere sguinzagliati, ma tu vedi solo quello che vuoi vedere.-
-L’hanno rapita perché tu non ci stavi attento.- commentò Iron Man.-Se non stessi dalla parte dell’uomo sbagliato, lei sarebbe ancora qui.-
-A te interessa solo che non ricambi i tuoi sentimenti.-
Tony lo guardò arrabbiato. – A me interessa che sei un’idiota!- esclamò. –Basta, sono stanco di parlare… Bimbo ragno!-
A quel punto, dal nulla, comparve un ragazzo che attraverso delle ragnatele appiccicose rubò lo scudo al capitano, gli legò i polsi e volò al di sopra di un elicottero.
-Bel lavoro, ragazzo.- gli disse Tony.
-Grazie, l’atterraggio poteva andare meglio, ma mi devo abituare al nuovo costume.- disse l’altro.
-Okay, okay, non c’è bisogno del tuo commento di sottofondo.- ribatté Tony.
-Salve Capitano, Peter Parker, suo grande fan.-
-Vedo che sei stato occupato.- commentò Steve.
-Occupato a creare una squadra per fermarti.- continuò l’altro.
-Beh, anche io ho portato degli amici.- disse il Capitano, alzando le braccia. Dall’alto arrivò una freccia da Clint che tagliò le ragnatele. –Lang, tocca a te.-
Il potere della tuta di Ant Man era quello di rimpicciolirsi e ingrandirsi a proprio piacimento.
Lang era nascosto nello scudo del capitano e una volta tornato a grandezza naturale, lo prese dalle mani del ragazzo ragno per restituirglielo. –Questo deve essere suo, Capitano.-
Le due armature in acciaio si vibrarono in volo. –Rhodes, vedi qualcun altro?- gli chiese Tony.
L’amico utilizzò le lenti ultraviolette dell’armatura per guardare dentro l’aeroporto.- Wilson e Burnes sono dentro.-
-Burnes è mio!- esclamò T’Challa, correndo verso l’interno dell’edificio.
Steve tentò di fermarlo e gli lanciò contro lo scudo, ma esso rimbalzò sulla tuta dell’altro, tornando nelle mani del Capitano.
T’Challa sembrava molto allenato e utilizzava unghie e gambe per attaccare Steve.
Intanto, Lang si trovò davanti Natasha ed era un po’ titubante se battersi con lei o no.
-Cavolo, sei una donna, non so se posso..- le disse.
-Io non mi farei scrupoli.- commentò Natasha, dandogli una ginocchiata sulla pacca della tuta e poi una gomitata sulla schiena.
Successivamente, l’uomo si rimpicciolì e si fece spazio nella tuta della donna, afferrandole il braccio e girandoglielo dietro la schiena.
Ma la Vedova Nera aveva un’arma, un bracciale dalla cui fuoriuscivano fili elettromagnetici che, usati contro il piccolo uomo, lo scaraventarono via.
Allora stesso tempo, Peter Parker, conosciuto nel Queens come Spiderman, l’eroe di quartiere, ruppe il vetro ed entrò nell’edificio per fermare Bucky e Sam.
Usava le ragnatele per spostarsi dall’alto e atterrò poi con una doppia capriola, cercando di dare un pugno al Soldato.
Bucky gli bloccò il pugno, scoprendo che il ragazzo sembrava essere molto forte.
-Hai un braccio di metallo, che figata amico!- commentò Peter.
A quel punto giunse Sam sulle sue ali, che afferrò il ragazzo e lo lanciò via.
Spiderman si aggrappò ad un palo e bloccò ad entrambi mani e piedi con le ragnatele.
-Scusate tanto, ma non posso stare qui a giocare con voi: oggi il mio lavoro è stupire Mr. Stark!- esclamò l’uomo ragno.
Non potendo muovere quasi niente, Sam tirò fuori la sua arma segreta: si trattava di un drone di colore rosso, che egli teneva dentro il suo zaino.
Proprio mentre Spiderman stava per lanciare un’altra ragnatela, il drone si attaccò ad essa e fece volare via il ragazzo.
-Non potevi farlo prima?- domandò Bucky, col fiatone.
-Ti odio.-
Al di fuori dell’edificio, Steve tentava ancora di contrastare la Pantera Nera, mentre Tony aveva i raggi puntati contro Clint.
-Come mai sei qui? Ti sei stancato di giocare a golf?- gli chiese Tony.
-Abbastanza…Non faccio altro che c’entrare la buca.- rispose lui, lanciando una freccia contro di lui, ma mancandolo.
-C’è una prima volta per tutti.- commentò l’altro.
-Solo per farti guardare.-
Improvvisamente, dall’edificio alle spalle di Iron Man, iniziarono a cadere auto, controllate da Wanda con i suoi poteri.
Esse sovrastarono Tony, ormai rimasto senza nessuna mossa da fare.
Quando finalmente Steve sembrava aver cacciato via la Pantera, intervenne Scott che gli lanciò in mano un camion giocattolo.
-Lancialo contro questo.- gli disse, facendogli vedere un piccolo oggetto circolare dal colore blu.
Una volta lanciati contemporaneamente l’uno contro l’altro, il camion si ingrandì e quasi non colpì Rhodes, creando un’esplosione.
-Accidenti, credevo che contenesse acqua…Ehm..scusa..-
Subito dopo, Steve chiamò a rapporto la sua squadra, sfruttando il diversivo di Scott, per dirigersi verso il loro mezzo di trasporto.
Ma intervenne Visione che lì bloccò con un raggio, creando un confine tra  il gruppo di Steve e quello di Tony.
-Che facciamo adesso Capitano?- domandò Sam.
-Combattiamo.-
 
 

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


Le due squadre corsero l’una contro l’altra e nessuno era intento a tirarsi indietro.
-Non si fermano…- commentò Peter.
-Nemmeno noi.- esclamò Tony.
La battaglia costrinse a far battere fra di loro nemici ed amici: Spiderman contro Wanda. Tony contro Steve.
T’Challa contro il colpevole della morte di suo padre, Bucky.
I due volatili, Sam e Rhodes combatterono in cielo.
E infine Natasha combatté contro il suo migliore amico Clint.
-Siamo sempre amici, vero?- gli chiese lei.
-Dipende da quanta forza metti.- rispose lui, sorridendo.
La Vedova gli diede un calcio sullo stomaco, ma quando venne il momento di usare anche l’altra gamba, Wanda gliela bloccò con la magia e la spedì lontano da Clint.
Intanto, Lang si rimpicciolì di nuovo e salì su una delle frecce dell’arciere.
-Sei in sicurezza?- gli domandò egli.
-Si, si, sto bene. Vai!- esclamò Scott.
Clint puntò la mira verso Iron Man e Ant Man si nascose dentro la sua tuta, iniziando a staccare fili di cui non sapeva nemmeno a cosa servissero.
Il sistema di armamento è offline, disse F.R.I.D.A.Y.
-Cosa?- si domandò Tony.
-Ehm, devi portare questa cosa dal meccanico.- disse Lang.
-Ma chi sta parlando?-
-La tua coscienza…Capita a molti oggi giorno.-
Attivazione sistema anti-incendio.
Scott aveva tolto qualche filo di troppo, così adesso l’armatura produceva vapore per spegnere gli incendi.
Fu costretto a fuggire fuori dall’armatura e saltare giù.
Nel mentre, Steve e Bucky si nascosero dietro un aereo per decidere sul da farsi.
-Dobbiamo andare, ormai il dottore sarà già arrivato in Siberia.- disse Bucky.
-Dobbiamo fermare chi vola: io penso a Visione, tu e Sam andate al jet.- disse il Capitano.
-No, voi due andate al jet! Noi rimarremo qui…Non è questa la vera battaglia.- commentò Sam. –Serve un diversivo, qualcosa di grosso.-
-Io ho qualcosa di grosso!- intervenne Lang. –L’ho provato solo in laboratorio…Potrei rischiare di strapparmi in due…Ma posso farcela!-
-Va bene, fallo!- esclamò Steve.
Quindi Lang azionò la sua tuta ed improvvisamente divenne grande quanto un gigante: afferrò Rhodes per una gamba e lo tirò via come fosse un uccellino.
-Okay, adesso il piccoletto è gigante..è-è gigante..- balbettò Rhodes.
E mentre tutti si occupavano di Ant Man, Bucky e Steve fuggirono verso il jet, ma furono bloccati da Natasha e inseguiti dalla Pantera.
-Perché non ti fermi?- gli chiese la donna.
-Sai che non posso.-
Natasha sospirò e puntò la propria arma dietro di loro.- Me ne pentirò.-
Dal suo braccio uscirono fili elettromagnetici che immobilizzarono la Pantera, lasciando tempo agli altri due di salire sul jet e volare via.
Furono subito inseguiti da Rohades che dietro aveva Sam.
-Visione, blocca Wilson! Disattiva capacità di volo!- ordinò Rhodes.
In quel momento, Visiona aveva appena portato in salvo Wanda da un esplosione e fece come ordinato.
Sam captò il pericolo e si scansò dalla mira del raggio che, però, andò a colpire Rhodes, facendolo cadere da una grande altezza.
-Tony…I motori non rispondono.- balbettò spaventato.
-Vengo a prenderti!- esclamò Tony.
Ma purtroppo War Machine cadeva con troppa velocità e Iron Man non riuscì a salvarlo in tempo: la macchina si schiantò al suolo.
Tony gli tolse subito la mascherina: James era ferito, ma era vivo.
 
Tutti quelli che non appartenevano alla squadra di Tony, vennero arrestati e imprigionati dentro un Helicarrer sull’oceano.
Rhodes venne subito portato a fare una visita medica e rischiava di rimanere paralizzato.
Visione si giustificò dicendo che si era distratto, probabilmente per colpa di Wanda.
-Mi dispiace Tony.- gli disse Natasha.
-Tu li hai lasciati andare.-
-L’abbiamo gestita amale.-
-Non puoi fare a meno di fare il doppio gioco vero? Ce l’hai nel sangue.-
-E tu no puoi smettere di pensare al tuo ego per un cazzo di secondo?- commentò lei. –Ho pensato a quella ragazza…E’ con noi da molto tempo e merita di essere salvata.-
Ma Tony sembrava voler evitare il discorso. –Beh, T’Challa ha detto a Ross quello che hai fatto, quindi verranno a cercarti.-
-Non è da me che devono guardarsi le spalle.- disse infine Natasha, voltandogli le spalle.
Fu in quel momento che da F.R.I.D.A.Y. arrivarono notizie da Berlino: il vero dottore che doveva interrogare Bucky era stato trovato morto in una camera d’albergo.
Quindi Tony iniziò a pensare che forse si trattava davvero di un complotto contro il Soldato.
Prese un elicottero e si avviò all’Helicarrer, scoprendo altre notizie: la camera d’albergo era intestata al dottor Zemo e dentro erano state trovate anche delle protesi per assomigliare a Bucky.
Era stato Zemo a far esplodere la sede centrale dell’ONU: Tony aveva sbagliato e doveva fare ammenda.
 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


A Wanda era stata messa una camicia di forza per impedirle di usare i poteri, mentre tutti gli altri erano stati messe dentro delle celle.
Tony giunse nella stanza per parlargli e si udì subito un applauso da parte di Clint.
-Il veggente, signori e signori, è arrivato il veggente!- esclamò egli. –Sa cosa è meglio per te, che ti piaccia o no.-
-Fammi il favore, Burton. Non sapevo che vi avevano messo qui, dai.- gli disse Tony.
-Si, ma sapevi che ci avevano messi da qualche parte.-
-Non su un carcere di massima sicurezza che viaggia sull’oceano..Questo..Questo è per..-
-I criminali? Stai cercando questa parola?-
-Hai infranto la legge..E’ stata una tua scelta.-continuò, guardandolo con disprezzo.
-Mi hanno sempre detto di non fidarsi di uno Stark.- commentò Scott, in quell’istante.
Tony lo ignorò e si avvicinò alla cella di Sam. –Che vi serve? Avete da mangiare?-
-Sei il poliziotto buono, adesso?- continuò Sam.
-Sono quello che deve sapere dov’è andato Steve.-
-Dovrai fare il poliziotto cattivo per estorcermi informazioni.-
A quel punto, Tony usò F.R.I.D.A.Y. per disattivare l’audio della stanza. –Ho appena tolto l’audio, tra trenta secondo capiranno che non dipende da loro.-
Sam era un po’ titubante, ma alla fine si arrese.- Va bene…Ma devi andarci da solo…E da amico.-
Una volta acquisite abbastanza informazioni, Tony riprese il suo elicottero in cui vi era l’armatura e la indossò, avviandosi in Siberia.
Steve e Bucky erano appena arrivati e si guardavano le spalle, armati di fucile e scudo.
Improvvisamente udirono un rumore provenire dalla porta e notarono Iron Man.
-Che ci fai qui?- domandò Steve.
-Anche io voglio salvarla, okay? Vengo in pace.- rispose Tony. –Hanno trovato il vero dottore morto…Mi sono sbagliato, lo ammetto.- continuò, osservando poi che Bucky non aveva ancora abbassato l’arma. –Ehi, c’è una tregua qui, abbassa quel coso.-
I tre proseguirono verso un enorme stanza dove tenevano i supersoldati dentro una bara, ibernati.
Ma, guardandoli più da vicino, si poté notare un foro di proiettile sulle loro fronti.
Erano morti.
-Sono morti addormentati, se questo vi da conforto.- intervenne Zemo, seduto comodamente dentro una gabbia con un vetro di protezione. –Credevi davvero che li avrei usati tutti contro di voi, Capitano?-
-Hai ucciso tutte quelle persone solo per condurci qui?- chiese Steve.
-Si, ma anche io ho la mia arma segreta.- continuò il dottore. –Non volevo usarli tutti e cinque, altrimenti vi avrebbero battuto in dieci minuti…Volevo usarne solamente..Uno.-
A quel punto si aprì un’altra stanza, da cui uscì Mia: sembrava sempre la stessa, aveva qualcosa in mano, ma non apriva bocca.
-Fagli vedere il video, soldato.- le disse Zemo.
Dal pavimento si aprì una botola che estrasse un computer e un lettore di cassette.
La ragazza era molto fredda, guardava sempre a terra, mai gli altri.
Steve tentò di avvicinarsi a lei. -Mia?-
Allora lei lo guardò. –La tua preziosa Mia se n’è andata.- gli disse, inserendo la cassetta.
Su di essa vi era un incisione: 16 Dicembre 1991.
Si trattava della registrazione di una telecamera di sicurezza su di una strada che Tony riconobbe immediatamente.
Anche Bucky capì di che missione si trattasse.
Tony rimase a guardare ipnotizzato: Bucky si trovava al di sopra di una moto, accanto ad un auto dentro cui lanciò una mina.
La macchina sbandò e finì contro un albero.
Quindi il Soldato d’Inverno scese dalla moto e prese qualcosa dal bagagliaio, per poi dirigersi ai posti avanti.
Award Stark scese ferito dalla macchina, implorando il loro aggressore di aiutare sua moglie.
Ma Bucky fece tutt’altro: colpì Award al volto più volte con il braccio di ferro e poi, evidentemente sotto controllo dell’HYDRA, soffocò anche sua moglie.
Delle lacrime scese dal volto di Tony che, vedendo la morte dei suoi genitori per mano di Bucky, divenne furioso.
Si mosse subito verso di lui, ma Steve lo bloccò. –Tony, non è colpa sua.-
-Tu lo sapevi?- gli domandò l’altro.
-Non che fosse stato lui.-
Tony si liberò dalla sua presa.- Non prendermi per il culo, Rogers! Lo sapevi.-
Steve fu costretto ad annuire, dando così via ad un odio che sarebbe rimasto per sempre.
Di scatto, Iron Man attaccò Bucky con un raggio ed egli volò a terra.
Steve doveva a tutti i costi fermarlo, ma quando cercò il proprio scudo, di solito legato alla sua schiena, non lo trovò.
Guardandosi intorno, notò Mia poco lontano da se, che giocherellava con la sua arma.
-Perso qualcosa?- gli chiese ridacchiando.
-Non voglio combattere con te.- le disse il Capitano.
Mia gli lanciò lo scudo contro il petto e Steve si piegò in due per afferrarlo.
-Dovrai farlo.- esclamò l’altra, prima di corrergli incontro.
Steve tentò di evitare tutte le sue percosse e soprattutto di non farle del male, fin che lei non lo atterrò facendolo scivolare e gli premette la suola della scarpa sulla gola. –E’ ora di tornare nel ghiaccio, Capitano.- gli sussurrò, chinandosi su di lui.
In quel momento, egli fu costretto a colpirla con lo scudo alla tempia per liberarsi dalla sua presa.
In quel momento di stordimento, Steve corse verso Tony e Bucky per impedire che si facessero del male a vicenda.
-Te li ricordi, almeno?- domandò Tony a Bucky, mentre lo teneva per il collo.
-Io ricordo tutti.- rispose l’altro, afferrando il collo dell’armatura con le braccia libere e facendogli fare una capriola in avanti per atterrarlo.
-Non si fermerà, va via!- gli disse Steve.
A quel punto Mia, che si era ripresa, lanciò dei ghiaccioli appuntiti che si sgretolarono a contatto con lo scudo del Capitano.
In lontananza, verso l’uscita, entrambi notarono che Iron Man stava usando i suoi raggi contro il Soldato d’Inverno e il suo braccio di ferro venne completamente distrutto.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


In un momento di distrazione, Steve afferrò il collo di Mia e la tenne a terra, mentre la donna gli mise uno stivalo sul viso per tentare di scansarlo via e gli tolse la maschera che portava.
Poi, di scatto, il Capitano batté lo scudo contro il suo viso e la fece svenire.
Con Bucky a terra esausto, Steve fermò Tony prima che gli desse il colpo di grazia e i due presero a combattere violentemente.
Tony venne atterrato e Steve si mise a cavalcioni su di lui, iniziando a dare pugni, fin che anche la sua maschera d’acciaio non si tolse.
 
Intanto, Zemo era uscito dall’edificio e si era seduto sulla neve a pensare con una pistola in mano.
Tony non sapeva che qualcuno lo aveva seguito ed era venuto a conoscenza che Bucky non c’entrava niente con l’esplosione all’ONU: T’Challa si tolse la maschera della Pantera e andò verso Zemo con passo attento.
-Stavo per uccidere l’uomo sbagliato.- disse la Pantera.
-Tutt’altro che un innocente.- commentò il dottore.
-Era questo che volevi? Vederli ammazzarsi fra loro?-
-Sapevo di non poterli uccidere. Uomini più potenti di me ci avevano provato. Ma, se fossi riuscito a farli uccidere a vicenda…- continuò. –Mi dispiace per tuo padre, sembrava un uomo in gamba, con un figlio coscienzioso.-
-La vendetta ti ha consumato..E ha consumato loro…Ma non permetterò che consumi me..- disse la Pantera, ritirando gli artigli.-La giustizia arriverà a tempo debito.-
-Va a dirlo ai morti!- esclamò Zemo, prima di puntarsi la pistola alla gola, ma T’Challa lo afferrò e represse il colpo.
-I vivi non hanno ancora finito con te.-
 
Mia stava pian piano riaprendo gli occhi e quello che vide davanti a se, fu l’esatta copia della visione che Wanda le aveva fatto vedere poco tempo prima: Steve e Tony che combattevano fra di loro, come se si fossero dimenticati la loro amicizia.
-Lei non può vivere, non capisci?! Non è  più la nostra Mia.- esclamò Tony.
-Non ti permetterò di farle del male…Io tengo a lei.- sussurrò l’altro.
-Anche io ci tenevo.- ribatté Iron Man.
A quelle parole, Steve lanciò un grido di rabbia e afferrò lo scudo: inizialmente sembrava che volesse conficcarglielo nel collo,ma poi lo inserì al centro dell’armatura che si disattivò.
Ormai stanco, Steve si alzò in piedi e notò che Mia si muoveva: accorse subito in suo soccorso. –Stai bene? Ti ricordi qualcosa?- le domandò.
Mia scosse la testa, con gli occhi pieni di lacrime. –No..-
-E’ tutto okay, ti portò via di qui.- continuò il Capitano, aiutandola ad alzarsi.
La stessa cosa fece Mia con Bucky, tentando di sorreggerlo.
I tre non si incamminarono da eroi, ma da vili soldati che sapevano di aver sbagliato.
Tony, invece, non sembrava avere rimorsi. –Non ti meriti quello scudo! Lo ha costruito mio padre!- esclamò.
Allora Steve si fermò e lasciò cadere la sua arma, come se si stesse arrendendo.
Poi improvvisamente, la tuta di Iron Man si riattivò e Tony puntò il raggio contro di loro, ma li mancò, colpendo il tetto sopra le loro teste.
Dei tre, solo Mia si accorse che un grosso masso stava per schiacciare Steve e quello che l’istinto le disse di fare, fu quello di scansare il Soldato e venire travolta dalle macerie.
Quando la polvere si assestò, Steve fu il primo a farsi strada tra i detriti e quello che vide lo spaventò a morte: Mia era stata schiacciata dal petto in giù da un grosso masso.
Egli tentò di scansarlo, ma sembrava impossibile.
Fu a quel punto che Mia mise una mano sulla sua, come per fermarlo. –Non farlo Steve..- balbettò. –Sta tornando, me lo sento, quello che mi ha fatto…Non sono più io.-
Steve scosse la testa più volte, come se non accettasse la cosa. –Troveremo aiuto, d’accordo?-
-No, Steve…E’ meglio così..-
Il Capitano sapeva che era una decisione difficile, ma il tempo era poco, il macigno avrebbe presto fermato il cuore di Mia e quindi decise che lasciarla andare era la scelta migliore.
Cercò soltanto di godersi quegli ultimi attimi con lei, guardandola, accarezzandole la guancia. –Non ho avuto occasione di ascoltare il tuo discorso... Mi piacerebbe sentirlo.-Mia trovò le ultime forze per parlare. -Signori e signore, oggi siamo qui per prendere atto che la Terra verrà sempre protetta in eterno da amicizia, amore e legami che non si slegheranno mai. Gli Avengers potrebbero essere il futuro e  chiunque vuole unirsi a noi è il benvenuto. Quindi non disperate quando una bomba esplode o qualcuno spara davanti ai vostri occhi. Noi saremo lì per voi, siamo gli Avengers e vendicheremo la Terra anche quando non esisterà più.-
-E' davvero un bel discorso..- commentò lui.
-Steve..-
-Si?-
-Sai, non ho mai conosciuto nessuno come te.-
-Nemmeno io.-
-E non ho mai amato nessuno come te.-
-Ti prego no, non dire addio…-
-Promettimi che continuerai ad essere quello che sei sempre stato, anche se la situazione è critica.-
Improvvisamente, Steve prese a ridere con le lacrime agli occhi. –Questo è Titanic.-
-Già.- ribatté lei, ridendo con lui e tossendo subito dopo.
-Te lo prometto.- le disse l’altro, tornando serio.
-Ti amo.- balbettò Mia.
-Ti amo anche io.- sussurrò, piegandosi su di lei per darle un bacio sulle labbra.
Quando riaprì gli occhi, notò che i suoi erano fissi nel vuoto e la pupilla era allargata.
Steve fece una cosa che non faceva da tempo: si mise a piangere, mentre strinse la testolina della donna al petto.
In quel momento giunse Tony con delle lacrime secche sulle guancie.
-L’abbiamo uccisa… L’abbiamo uccisa noi…!- esclamò Steve,dondolando il corpo di Mia a se.
Tony non disse niente, usò solo le sue ultime forze per togliere la roccia e poi, voltò le spalle.
 
 
 

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Capitolo 10
*** Ultimo (mini) capitolo. ***


Ultimo (mini) capitolo:
 
Jotunheim
 
Thor tornò sulla Terra attraverso il Bifrost e fu proprio Steve a consegnarle il corpo di Mia per seppellirla nella sua terra natia.
Pulì il corpo dal sangue e dalle ferite con dell’acqua ghiacciata e le sistemò i capelli in modo che le si vedesse il viso pallido.
La mise accanto alla tomba dei suoi antenati, come Laufey, e ricoprì il suo corpo con una spessa lastra di ghiaccio così che si potesse posare lo sguardo sulla sua bellezza all’interno.
Infine, fece una preghiera per lei come ultimo saluto.
 
Terra.
 
Passato qualche giorno, Tony presentò a Rhodes un marchingegno ideato da lui per aiutarlo a camminare.
Mentre lo stavano provando, arrivò un corriere con un pacchetto per Tony.
All’interno vi era una lettera e un telefono.
 
Tony, sono contento che tu sia tornato al quartier generale, non mi piace l’idea che vaghi da solo chissà dove. Abbiamo bisogno di una famiglia e gli Avengers sono forse la tua, più che la mia. Io sono da solo dall’età di diciotto anni. Non mi sono mai integrato, da nessuna parte. Ripongo la mia fiducia negli individui e sono felice di dire che la maggior parte non mi ha mai deluso. Motivo per cui non posso deluderli nemmeno io. Ho deciso di non dirti dei tuoi genitori per risparmiarti, ma ora capisco che volevo solo risparmiare me stesso e mi dispiace. Mia è morta per un nostro grande errore e voglio far sì che non si ripeta.  So che anche tu le volevi molto bene. Quindi qualunque cosa accada, se hai bisogno di noi, se hai bisogno di me: io ci sarò.
 
CONTINUA…
 
La neve continuava a cadere leggera sulla tomba di Mia.
Chicco dopo chicco, le atterrava sopra ed essa l’assorbiva come fosse ossigeno.
E fu in quel momento che, grazie al ghiaccio e al freddo, Mia aprì un paio di occhi color rosso sangue.
Prese di nuovo a respirare e il primo gesto istintivo che fece fu spezzare la lastra di ghiaccio e uscire da quel posto stretto.
Non appena ebbe ripreso i sensi, notò che c’era qualcuno davanti a se che riconobbe subito.
Loki era in attesa, come se avesse sempre saputo che si sarebbe presto risvegliata e la guardava con un sorriso soddisfatto.- Ben tornata.-

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