Batman: pirates hunter

di The_Kimo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Notte oscura ***
Capitolo 2: *** Nassau ***
Capitolo 3: *** Nuove minacce ***
Capitolo 4: *** Sorridi ***
Capitolo 5: *** La cena resta sullo stomaco... ***
Capitolo 6: *** Baci velenosi ***
Capitolo 7: *** Pianificazioni ***
Capitolo 8: *** Sorridi (parte 2) ***
Capitolo 9: *** L'orfano ***
Capitolo 10: *** In viaggio ***
Capitolo 11: *** Kingston ***
Capitolo 12: *** Sorridi (parte 3) ***
Capitolo 13: *** Ivy ***
Capitolo 14: *** Robin ***
Capitolo 15: *** Fuoco alle polveri ***
Capitolo 16: *** Una serata da dimenticare ***
Capitolo 17: *** Lo scontro ***
Capitolo 18: *** Assalto al mercantile ***
Capitolo 19: *** Bullock vs Joker ***



Capitolo 1
*** Notte oscura ***


Marzo 1716: mar dei caraibi.
"Diamoci una mossa ragazzi!" Le parole del quartiermastro Cyrus Gold riecheggiavano per la piccola goletta che avevano appena catturato: ormai era calato il buio e l'equipaggio del capitano Jervis Tetch, dello sloop Mad Hatter, era intento a constatare la miseria del bottino di quella giornata.
"Quanto abbiamo recuperato?" Domandò Gold ad una coppia di marinai che risalivano dalla stiva. 
"Praticamente nulla!" Rispose uno di essi. "Sette casse di gallette, mezzo barile di zucchero, altre provviste varie e nella cabina abbiam trovato giusto due caldelabri ed un plico di documenti postali!" 
Gold scosse la testa: una miseria! E per giunta la loro avversaria aveva pure combattuto strenuamente, forse convinta di poter sopraffare la piccola nave pirata, ma troppo sicura di sè. Da almeno tre mesi i bottini che portava a casa Tetch erano scarsissimi, e questa ne era la prova: c'era da scommettere che l'equipaggio avrebbe indetto una nuova elezione di lì a poco, ma non era il momento per pensarci. 
Gold raggiunse il coronamento, dove trovò il capitano intento ad adornare il proprio cappello con delle piume di struzzo trovate sottocoperta. 
"Un bottino dei più scarsi di sempre Jervis!" Gli disse sedendosi accanto a lui. "Speriamo solo che il plico dei documenti nasconda qualche informazione di valore, sennò lo sai che sei fregato, vero?"
Questi non sembrava darci peso: fischiettando beatamente si mise in testa quel ridicolo copricapo verde e si pavoneggiò per un istante sul cadavere del comandante spagnolo, defunto ai loro piedi. 
"Senti amico, non so cosa ti stia passando per la testa..." Riprese Gold alzandosi in piedi: sovrastava il suo capitano di quasi mezzo metro, ed era certo che la sua mole sarebbe bastata ad intimorirlo a sufficienza da farsi ascoltare. "...ma i ragazzi non saranno soddisfatti di quanto abbiamo razziato! Tre sono morti ed altri quattro feriti, ma tu non sembri darci peso! Non vorrei che..."
"Vele in vista!"
L'urlo interruppe il monologo del quartiermastro, che si voltò verso la Mad Hatter, ben assicurata alla fiancata della goletta spagnola. "Da che parte?" Gridò all'uomo che, in cima all'unico albero dello sloop aveva urlato l'allarme.
"Meno di un miglio a nord!" Rispose quello. "Erano illuminate dalla luce delle lanterne di bordo, ma le hanno appena spente!"
"Perchè le avranno spente? Vorranno forse prenderci di sorpresa col buio?" Si domandò Gold tornando a fissare il suo capitano, che ora sembrava più serio. 
"Non credo abbia importanza!" Disse finalmente Tetch saltando a bordo della Mad Hatter. "Tu e sedici uomini restate a bordo della preda e spiegate le vele!" Ordinò: i suoi ordini e la sua autorità potevano essere sempre contestati...ma non in azione, e se una nave era in arrivo, fino alla sua identificazione era come se fossero in battaglia. "Io e gli altri ci muoveremo a circa cento yarde da voi! Rotta a sud-est, per Nassau!" Spiegò mentre gli uomini iniziavano a dividersi tra le due imbarcazioni. 
"Tenete la lanterna ben accesa! E se uno di noi verrà attaccato, l'altro gli darà pieno supporto!" Urlò quando le picche ebbero spinto le due navi a distanziarsi tra loro. 
"Spiegate le rande!" Disse Gold portandosi a poppa per afferrare la barra del timone. "Voi due, andate a riva e spiegate la gabbiola! Tutti gli altri, ricarichino i cannoni!"
Non avevano ancora terminato di eseguire gli ordini del quartiermastro, che il buio della notte fu squarciato da sei lampi di luce, seguiti da altrettante esplosioni, che mostrarono per un'istante la sagoma di uno scafo basso sull'acqua e...nero! Più nero della notte stessa!
Questo scafo era a meno di venti yarde dalla Mad Hatter, e la sua bordata investì in pieno lo sloop pirata, aprendo quattro orrendi buchi nel parapetto di sinistra e spezzando alla base l'albero, che cadde in mare trascinandosi appresso la vedetta ed i tre marinai che tentavano di spiegare il velaccio.

*

Se pochi minuti prima Tetch era solo preoccupato di poter perdere il comando della sua ciurma, ora era letteralmente terrorizzato al pensiero di perdere anche la vita: sulla sua piccola nave restavano solo diciotto uomini, ed ora un veliero più grande e potente aveva arrestato la loro fuga...ed ora li stava affiancando. 
Era buio e quella nave teneva le lanterne spente...non riusciva a vedere nulla, tranne che una sagoma gialla sulla gabbia...una sagoma a forma di...pipistrello!
In quell'istante una quarantina di sagome avvolte in mantelli neri balzarono sul ponte della Mad Hatter, e sfoderate le lame, iniziarono il massacro! Perchè di massacro si trattò: nessuno dei suoi uomini ebbe il tempo o il coraggio di reagire: furono sopraffatti uno dopo l'altro. Jervis sfoderò spada e pistola: sapeva che difficilmente avrebbe avuto via di scampo, ma almeno avrebbe venduto cara la pelle! Sparò un colpo alla schiena di uno dei figuri neri, e questo cacciò un urlo di dolore cadendo supino sul ponte. Altri tre erano in procinto di saltargli addosso, ma una voce incredibilmente roca e profonda li bloccò: "Fermi! Lui è mio!"
Un pesante tonfo proveniente dalle sue spalle spinse Tetch a voltarsi: davanti a lui, illuminato dalla luce della lanterna di poppa della Mad Hatter, spiccava un uomo possente, avvolto in un mantello nero col cappuccio, sul quale spiccavano due punte accuminate, simili alle orecchie di un pipistrello. Non era armato: ma sembrava volerlo affrontare a mani nude.
"Non so chi tu sia..." prese tempo Tetch gettando via la pistola e mettendosi in posizione di difesa con la spada "...ma se vuoi morire fatti pure avanti!"
"Patetico!" Disse l'uomo compiendo un balzo nella sua direzione: Tetch tentò un affondo, ma il suo avversario era pronto: con l'avanbraccio destro deviò la lama, mentre la mano sinistra gli arrivò chiusa a pugno dritta in faccia, fracassandogli due denti e facendogli perdere i sensi per un paio di secondi. Quando si rimise in piedi, il pirata iniziò a menare una serie di fendenti sempre più veloci, che però sembravano non impensierire il suo avversario, che si limitava a schivarli senza degnarlo nemmeno di un sorriso. 
Tetch tentò una finta: il tizio incappucciato sembrò cascarci, così il bucaniere roteò su sè stesso, per beccare il nemico di sorpresa. Mai si sarebbe aspettato che costui avrebbe reagito a una finta con una finta: coi pugni uniti, l'uomo in nero lo colpì dritto al petto, facendolo cadere sul ponte dove una scheggia dei detriti causati dalla battaglia gli trapassò la spina dorsale. 
Mentre era in agonia, Tetch vide all'orizzonte le luci della goletta che sparivano all'orizzonte: Gold lo aveva abbandonato!
"Chi...chi sei tu?" Riuscì a dire con un filo di voce.
Il suo rivale si chinò su di lui, appoggiò la bocca al suo orecchio e, senza cambiare tono di voce disse: "Sono il cavaliere oscuro!"

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Capitolo 2
*** Nassau ***


Nassau: isola di New Providence. Tre giorni dopo.
Un uomo di bassa statura camminava zoppicando per le strade della cittadina: era stato convocato al bordello di Jack Rackam per un incontro tra capitani perciò aveva deciso di affrettarsi. Poi se proprio doveva, almeno era ad un bordello, così dopo si sarebbe potuto divertire un po'. 
Quest'uomo aveva un'aria insolita, quasi buffa, ma dopo che aveva massacrato tre uomini che lo avevano offeso nessuno si sarebbe mai sognato di mettere in dubbio il suo aspetto. Vestiva degli eleganti pantaloni bianchi, così come bianche erano le calze, il panciotto e la camicia, ad essi facevano contrasto la giubba nera adorna di bottoni ed alamari argentei, in tinta con un bicorno leggermente adunco, che richiamava la forma del naso del suo proprietario. Tre pistole spiccavano appese alla giberna di cuoio nero che teneva sotto la giubba, mentre il suo bastone, con il manico argenteo a forma di testa di uno strano uccello, nascondeva la sottile spada con cui era solito battersi. 
L'andatura barcollante e l'occhio destro coperto da una benda lasciavano intendere che non fosse nuovo al combattimento, ed effettivamente così era: sotto la regina Anna era stato corsaro, ma ora i tempi erano cambiati dopotutto.
La porta del bordello era stranamente chiusa: insolito! Forse significava che era una riunione particolarmente riservata questa volta. Usando il bastone l'uomo bussò per tre volte e rimase in attesa: dopo alcuni secondi si aprì uno sportello: "Chi va là?" Domandò una voce dall'interno.
"Capitano Oswald Cobblepot!" Rispose seccato il pirata: "Della Penguin!"
La porta si aprì e rivelò un ampio cortile interno adorno di tavoli, con le finestre del piano superiore piene di giovani donne affacciate ad osservare la scena all'interno. 
Nel tavolo più grande, unico con qualcuno che lo occupasse, al momento c'eran quattro persone: 
-Jack Rackam: fino a poco tempo prima quartiermastro di Charles Vane, ed al momento proprietario del bordello.
-Cyrus Gold, quartiermastro della Mad Hatter, che spiccava per la sua mole, oltre che per il pallore della sua carnagione.
-Edward Nigma, capitano della Riddler, inconfondibile per la sua giubba verde con alamari neri a forma di spirale.
-Jonathan Crane, da poco eletto capitano della Scarecrow, anch'esso riconoscibile per il cappello di paglia e la falce appesa alla schiena.
"Benvenuto Oswald!" Esordì Rackam balzando in piedi. "Aspettavamo solo te! Accomodati, prego!"
Cobblepot si sedette ed appese il cappello allo schienale della sedia. "Allora: a cosa dobbiamo il piacere?" Chiese impossessandosi di una caraffa di rhum per riempirsi un bicchiere.
"Vi ho convocato io!" Esclamò Gold agitandosi sulla sedia, fin troppo piccola per lui. "Tetch è morto!"
Silenzio tombale. 
"Non credo che i Falcone ne saranno troppo tristi!" Commentò Nigma dopo un momento: "Negli ultimi mesi i suoi bottini erano fin troppo scarsi!"
La famiglia Falcone era una delle poche che rivendeva la merce rubata dai pirati: a Nassau sapevano bene che se volevano rivendere in fretta il proprio bottino dovevano darlo a loro! Se però questo bottino era spesso misero, poteva capitare che tale famiglia smettesse di proteggere l'autorità dei capitani...e con Tetch sapevano che presto o tardi sarebbe successo.
"Ma come è capitato?" Domandò Oswald riempiendosi il secondo bicchiere.
Gold si massaggiò il collo taurino: "Quattro giorni fa, al tramonto, abbiamo avvistato una goletta spagnola: non c'erano molte persone a bordo ed eravamo sopravvento, così ci siamo gettati all'attacco! I nostri sei cannoni contro i loro otto erano in minoranza, ma a bordo di essa non c'erano più di una ventina di uomini e dopo tre bordate siam riusciti ad abbordarla." 
Si interruppe per bere un sorso. "Anche se non c'era nulla di valore, questi si sono battuti alla stregua di dei demoni! Non capivo perché ma poi ho trovato questo!" Gettò sul tavolo un plico di documenti, missive e lettere. "Io non so leggere, ma se qualcuno di voi volesse fare gli onori... ma sto divagando! Mentre saccheggiavamo la preda, era calata la notte e siamo stati attaccati! Una nave nera, che non riuscivamo a riconoscere ci ha presi alla sprovvista e la Mad Hatter è stata presa!"
Crane afferrò il plico ed iniziò a scorrere tra le varie buste di carta. 
"Noi per fortuna ci eravamo allontanati abbastanza da riuscire a svignarcela!" Proseguì Gold. "Così ieri, quando siamo arrivati quel pugno di uomini che erano rimasti mi ha eletto capitano, ed abbiamo ribattezzato la goletta Solomon Grundy!" Fece una pausa. "Non c'è altro!"
"Bella storia, ok!" Commentò Oswald con aria di sufficienza. "Ma con noi cosa c'entra? Perchè questa convocazione?"
"Cosa brilla come il sole e fa impazzire le persone?" Esclamò Edward mentre leggeva una delle lettere, attirando così su di sè l'attenzione dei presenti. 
"L'oro?" Ipotizzò Rackam alcuni istanti dopo. 
"Bingo!" Confermò il capitano della Riddler con un sorriso divertito: "E a quanto pare il vicerè di Veracruz ne ha appena trovato parecchio! Tanto da lasciare la città per sovrintendere di persona alla sua estrazione!"
Tutti tacquero fissando l'allampato uomo in verde.
"A quanto rivela questa lettera, scritta da sua eccellenza in persona, han trovato delle ricchissime vene d'oro nell'entroterra, e per questo lui stesso si è spostato in un forte a circa duecento miglia da Veracruz, ed ora in città restano poco meno di seicento soldati a sorvegliarla!" Proseguì Nigma leggendo la missiva con gli occhi che splendevano.
"Inoltre, almeno fino a settembre, la flotta del tesoro non passerà da Veracruz!" Aggiunse Rackam ricambiando il sorriso di Nigma. "Perciò le ricchezze già estratte non potranno essere trasportate via prima dell'autunno!"
Tutti ora sembravano aver capito le ragioni della convocazione. Non si trattava solo di soldi...ma di un potenzialmente immenso mucchio di soldi!
"Non per rompervi le uova nel paniere ragazzi..." Si intromise Crane mentre leggeva altre missive. "Ma a parte questo nuovo cacciatore di pirati con cui ha avuto a che fare Cyrus, non pensate ad un piccolo problema?"
Tutti lo fissarono in attesa che parlasse. 
"La mia Scarecrow è una goletta a palo con sei cannoni da otto libbre e quarantatré uomini!" Disse per poi indicare uno ad uno i suoi soci. "La tua Penguin, Oswald, sarà anche il velacciere più veloce dell'isola, ma con solo dieci cannoni da sei libbre e meno di settanta uomini non può certo dare grande appoggio ad un'assalto cittadino! Cyrus, hai detto che la goletta che avete preso arma otto cannoni...da quanto sono, sei libbre? Forse nove?" Gold fece segno di sei con le mani. "Inoltre presumo che sarai anche a corto di equipaggio per giunta!" Proseguì Crane per poi passare a Edward: "E tu Ed? La Riddler se non mi ricordo male è un Ketch con solo sei cannoni ed altrettante colubrine...quanti uomini imbarcherà? Quaranta? Forse cinquanta?" Si voltò  per guardare Rackam: "Il bottino potenzialmente è ottimo, ma come pensate di riuscire con meno di duecento uomini a sopraffareuna guarnigione di quasi seicento? Oltretutto come pensate di entrare in città senza che i cannoni del forte ci devastino prima?"
Le obiezioni del capitano della Scarecrow erano più che sensate. Anche con quello strano gas che terrorizzava la gente che Crane era solito gettare sui nemici, le loro forze erano ancora misere per una simile impresa.
"Lasciate fare a me!" Replicò Rackam..."Ho già un'idea!" Disse indicando una delle lettere che ancora non era stata letta.

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Capitolo 3
*** Nuove minacce ***


Jamaica, baia privata a poche miglia da Port Royal.
L'alba stava sorgendo, per fortuna il porto privato di villa Wayne era abbastanza riparato da non dare nell'occhio. Con un po' di fortuna nessuno al di fuori del villaggio li avrebbe visti arrivare. 
Nella baia entrò la Dark Knight: una corvetta armata a nave con sedici carronate da trentadue libbre e dieci colubrine, oltre a due cannoni lunghi da caccia da nove libbre. 
Quella nave, completamente dipinta di nero, con vele nere -malgrado il simbolo del pipistrello con cui era nota la casata Wayne dipinto sulla gabbia- aveva un nonsoché di sinistro, ed era esattamente ciò che il suo armatore desiderava che avesse. Era un peccato che non venissero ancora rilasciati permessi per cacciare i pirati, pensò il cavaliere oscuro mentre sedeva sul coronamento a braccia conserte. Ma pazienza, non era certo il caso di far sapere a tutti della sua attività!
Dalla terraferma alcuni uomini gettarono delle cime alla nave, che nel frattempo ammainò le vele, ed iniziarono a trascinarla verso il molo. 
La villa era in cima ad un ripido promontorio, sotto il quale spiccava un'immensa caverna, abbastanza ampia da contenere una fregata. Dentro di essa vi era un piccolo molo con tanto di bacino prosciugabile, e fu proprio lì che gli uomini trascinarono la nave, in modo da nasconderla alla vista di eventuali passanti e per poter procedere ai lavori di carenaggio dello scafo. 
Il Cavaliere Oscuro scese per ultimo dall'inbarcazione, e solo dopo che il centinaio di uomini che costituivano l'equipaggio ebbero depositato i propri mantelli neri incappucciati dentro le reti delle brande, in modo da tornare alle proprie case prima che il sole fosse alto. Lui li salutò cordialmente, senza levarsi il costume e senza cambiare il timbro della voce, promettendo loro che avrebbe chiesto al signor Wayne di elargire loro un'extra per il successo di quella spedizione. 
Detto questo salì una ripida rampa di scale che conduceva ai sotterranei della villa, e da lì continuò a salire fino al primo piano, dove si trovava la stanza padronale. Una volta arrivato si levò il mantello, il cappuccio, la giubba di cuoio nero che portava sotto il mantello, gli stivali ed i guanti corazzati. Quell'attrezzatura pesava tantissimo! Ma lo aiutava a mantenersi in forma! Quando se la toglieva si sentiva leggerissimo.
"Bentornato a casa signor Bruce!" Un anziano schiavo di colore fece il suo ingresso nella stanza, in tempo per vedere il suo padrone nudo intento a entrare nella vasca che lui gli aveva preparato quando aveva visto il segnale dell'arrivo della nave. "Questa settimana la navigazione è stata un successo?"
"Quasi completo Alfred!" Rispose Bruce rilassandosi dentro l'acqua calda. "Possiamo depennare Jervis Tetch dalla lista! Lui è fuori dai giochi!" 
"Ottima notizia signore!" Commentò il vecchio scostando una tenda che copriva una parete piena di avvisi di taglia. Detto questo con una china fece una croce sulla faccia del capitano Tetch. "Dovremmo distribuire tra gli uomini la ricmpensa di duecento sterline promessa per la cattura?" Chiese poi porgendo una salvietta al suo padrone. 
"Certo Alfred! Provvedi!" lo autorizzò Bruce asciugandosi. "Vado a sdraiarmi un momento, avvisami qualora ricevessimo visite!"
"Provvederò signore!" Obbedì lo schiavo: "Ma la avviso: stasera abbiamo il governatore ospite a cena!" Aggiunse mentre chiudeva la porta. Questo lo salvò dall'inevitabile "Oh no!" Sbraitato da dentro la stanza.
 

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Capitolo 4
*** Sorridi ***


Settanta miglia a sud di Nassau: la sera dopo.
Il ponte era intriso di sangue. Gli uomini dell'equipaggio, in mare da oltre due anni, si erano arresi ma stavano venendo sventrati l'uno dopo l'altro dalle mani del capitano pirata, che continuava ad accanirsi sui corpi disegnandoci strani simboli simili a sorrisi.
Il capitano Stubb era legato all'albero di mezzana, in posizione ottima per vedere tutta la scena, malgrado le lacrime gli inondassero i bulbi oculari. Non solo per la perdita della ciurma, ma anche per la perdita di quasi duemila barili di olio di balena! Un viaggio di due anni in mare, particolarmente fruttuoso, che in due ore era stato cancellato per sempre. Da una piccola cala nascosta dietro un faraglione era spuntato quello strano brigantino viola...un colore che aveva fatto quasi sorridere, se non fosse stato per il fatto che mentre gli si avvicinavano avevano alzato una strana bandiera...raffigurante un teschio con un ghigno folle ed un cappello da giullare in testa. Quella nave gli era balzata addosso ed aveva iniziato il massacro. 
Stubb aveva sperato che in caso di resa li avrebbero risparmiati, ma purtroppo si era sbagliato, e lo aveva capito quando aveva visto il loro capitano.
Era un uomo alto e magro, con la faccia allungata attraversata da due profonde cicatrici, che allargavano il suo sorriso fino alle orecchie, rendendo il suo volto pallido bloccato in un ghigno terrificante. Indossava delle vesti sgargianti, con una giubba viola ricca di alamari dorati e sotto di essa portava due giberne incrociate piene di coltelli, rasoi ed armi da taglio varie, con cui continuava a fare pratica sui suoi uomini.
Gli uomini del pazzo stavano trasferendo i barili sulla loro nave, tranne uno, che stava venendo versato in giro sul ponte, anche addosso agli uomini ancora non morti, che imploravano inutilmente pietà tra le risate dei pirati.
"Siete dei mostri!" Riuscì ad urlare Stubb tra le lacrime, per scatenare solo un paio di risate tra i pirati più vicini a lui.
"Mostri? Noi?" Domandò il loro capitano allargando le braccia con un'estrema teatralità. "Siamo artisti! Facciamo solo un po' di..." Si interruppe come per cercare la parola giusta. "...pratica! Diciamo così!" Gli prese il mento tra le mani per costringelo a fissarlo negli occhi. "Voi uccidete le più nobili creature che esistano al mondo! Se ci son dei mostri qui siete voi!" Il suo alito era pestilenziale, malgrado i suoi denti fossero bianchissimi.
"Fottiti bastardo!" Gli disse con un filo di voce il baleniere sputandogli in faccia.
"Hahahahahahaha!" Scoppiò a ridere il pirata sfoderando un rasoio da barbiere da una tasca. "Mi sembri un po' scocciato...sorridi!" Eslcamò accanendosi sul suo viso, fino allo strappargli le labbra costringendogli la faccia in un sorriso anche più aperto del suo. 
"Siamo pronti puddin!" Urlò una donna bionda truccata in maniera fin troppo pacchiana dal cassero del brigantino. Stubb, nonostante il dolore, notò che ora tutta la ciurma nemica aveva abbandonato la sua nave. 
"E allora tesoruccio, diamo fuoco alle polveri!" Esclamò balzando sulla passerella, che gettò a mare subito dopo aver lanciato una fiaccola accesa sul ponte della baleniera.
Le fiamme si diffusero rapidamente per la nave: le sartie impeciate divennero delle scale di fuoco in pochi secondi, e poco a poco le vele seguirono la loro sorte. Fortuna che avevano portato via l'olio, ora era impossibile che la nave esplodesse, ma le urla di dolore degli uomini sopravvissuti erano sufficienti a dilaniare il cuore e le orecchie di Stubb, che iniziò ad avere caldo, molto caldo!
L'ultima cosa che il baleniere riuscì a vedere, fu la ciurma della nave pirata che se la rideva alla grande dal cassero del brigantino, sotto il quale apparve la scritta col nome: Joker!

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Capitolo 5
*** La cena resta sullo stomaco... ***


Villa Wayne, quella sera verso le 8.
"Non so dove si procuri il vino, signor Wayne..." Esclamò Edward Greyson, governatore della Jamaica, seduto al capotavola opposto a quello di Bruce nell'immensa sala da pranzo della villa, "...ma la prego, ne mandi un paio di barili alla mia residenza! Lo adoro!"
Bruce si lasciò sfuggire una risata: in quanto uomo più ricco della colonia, aveva dei doveri di etichetta, e di tanto in tanto doveva invitare i notabili locali a casa sua, ma la maggior parte di essi non aveva certo la sua simpatia. Lord Edward era tra quella maggior parte, anche se si mostrava davvero gioviale quando beveva. Era salvato solo dalla presenza della moglie Diana e dai due figli: Mircela ed il giovane Richard, rispettivamente di quindici e tredici anni. Quei due ragazzi erano davvero simpatici, anche se un po' troppo curiosi per i gusti di Bruce: a volte li aveva trovati a frugare in giro per la villa, e temeva che scoprissero l'accesso alla caverna, ma per sua fortuna Alfred faceva buona guardia, fuori dalla porta. 
Oltre a Lord Edward al tavolo sedeva un'altra famiglia: quella del commodoro Sir James Gordon, appena arrivato a Port Royal con la sua nave, il sessantaquattro cannoni HMS Centurion, ed una squadra di sette fregate, con l'intento di rendere più sicura la zona. La guerra era finita da sette anni ormai, ma gli strani movimenti spagnoli sulla terraferma facevano paura, per tacere della minaccia pirata, per la quale però le navi di Gordon erano pressochè inutili!
"Comunque commodoro, con tutto il rispetto..." Disse Bruce a proposito della questione: "...delle fregate ed una nave di linea saranno adeguate a tenere alla larga gli spagnoli, ma contro i pirati di Nassau non ci serviranno a un granché!"
Gordon, un uomo di circa cinquant'anni con un folto paio di baffi grigi, si grattò la testa sotto la parrucca: era evidente che non era solito portarla. "E mi dica, signor Wayne..." Esclamò tagliandosi un'ampia fetta dello stufato di montone: "...che genere di navi dovrei usare in questo caso?"
"Imbarcazioni piccole e veloci!" Spiegò il miliardario riempiendosi il bicchiere. "Combattiamoli con le loro stesse armi, ma equipaggiandoci meglio! Nessuno di quei tagliagole utilizza grandi navi! Loro devono poter fuggire sottocosta facilmente, per svignarsela dalle navi da guerra, che lì non possono seguirli!" Fece una pausa per bere un sorso. "Perciò è normale che fatichiamo a contrastarli! Dovremmo emettere delle...patenti di caccia!" Si era appena inventato quel termine, ma suonava bene in effetti. "Dei permessi per i privati di mettersi in caccia dei pirati! Promettendo taglie molto alte, molti civili si unirebbero alla lotta!"
"Bella idea!" Esclamarono James Gordon e la sua figlia adolescente Barbara all'unisono: "Lei che ne pensa governatore?" Aggiunse il commodoro guardando l'ospite d'onore della cena.
"Il signor Wayne mi ha già fatto questa proposta alcune settimane fa!" Rispose costui leggermente seccato. "Non intendo combattere la violenza con altra violenza! Non sarebbe giusto! So poi che il re vuole proporre un provvedimento di grazia per i signori di Nassau! Entro un anno o poco più sarà attivo, ed allora prenderemo provvedimenti, ma solo contro coloro che non ne approfitteranno!" 
Bruce era in procinto di replicare, ma qualcuno bussò alla porta.
"Avanti!" Disse il padrone di casa senza mostrare alcuno stupore. 
Alfred fece il suo ingresso rivolgendo un leggero inchino agli ospiti. "Signori, è appena arrivata una staffetta a cavallo!" Esordì serioso: "Il soldato dice di avere un messaggio urgente, lo lascio entrare?"
I tre uomini risposero con un cenno affermativo, ed irruppe una giubba rossa col fiatone e lo sguardo attonito.
"Signor governatore! Commodoro! Signor Wayne!" Salutò ansimando: "Brutte notizie! Ci sono schiavi in rivolta! Hanno assalito alcuni posti di guardia vicino a Kingston, ed alcune bande hanno preso possesso delle armi dei proprietari terrieri! Si muovono in gruppi sempre più grandi, e temiamo che sian diretti verso la città!"
La sala piombò nel silenzio...ma solo per pochi istanti.
"Grazie della cena signor Wayne!" Disse Greyson saltando in piedi. "Dobbiamo precipitarci al forte per coordinare le difese! Lei si sente al sicuro in casa sua?"
Bruce sorrise: "Ho centoventi uomini capaci di combattere che lavorano per me al villaggio, ed è risaputo che non possiedo piantagioni! Poi la villa è una roccaforte! Non mi attaccheranno!" Lo rasicurò orgogliosamente.
"Ne son felice! Commodoro, vada fuori ed avvisi la nostra scorta di preparare le carrozze! Ci muoviamo subito!" Replicò il governatore: sembrava molto agitato ora.
"Si, signore!" Obbedì Gordon facendo cenno alla donna ed ai ragazzi di uscire dalla stanza con lui. 
"Vuole che le presti alcuni dei miei uomini signore?" Domandò Bruce cercando di sembrare accomodante. "I suoi venti soldati a cavallo potrebbero essere una scorta ben misera nella notte!"
"Stia tranquillo, meno siamo meno possibilità di essere notati ci saranno!" Replicò Lord Edward incamminandosi verso l'uscita: le due carrozze erano abbastanza resistenti e la squadra di soldati li avrebbe protetti in caso di attacco, quindi Bruce non insistette. In maniera ufficiale!
Appena partirono infatti, chiamò a sè Alfred: "Preparami il cavallo!" Gli ordinò: "Vado a prendere il costume!"

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Capitolo 6
*** Baci velenosi ***


Aperta campagna: Notte fonda!
Le carrozze correvano sullo sterrato nel buio: da un'ora erano partiti da villa Wayne, e le luci di Kingston erano ormai visibili a distanza. Ma non erano normali luci di lampade o torce...erano anche piccoli incendi!
Lord Edward si era affacciato al finestrino per osservare la scena, ed ora più che agitato appariva afflitto. "Se non riusciamo a rimettere in riga questi bastardi..." Sentenziò riportando la testa nell'abitacolo "...non so come mi potrò giustificare col re! Stavolta saremo davvero nei guai!"
"Non sarà necessario tesoro!" Rispose la moglie: malgrado fosse una composta donna della piccola nobiltà inglese, non era certo nuova alle situazioni di pericolo, tanto che sollevò ul lembo della gonna, mostrando di avere una piccola pistola legata ad una gamba. "Li sistemerai a dovere! ne sono certa! E poi..."
Uno sparo li interruppe, ad esso ne seguirono molti altri, in una successione rapida ma disordinata, e ad essi seguirono le prime urla di dolore.
"Ci attaccano! Proteggete le carrozze!" Gridò il comandante della scorta, un tenente di soli diciassette anni che non riuscì a non tradire la paura nel suo tono di voce. 
"Cocchiere, più veloce!" Ordinò il governatore aprendo un piccolo stipite, in cui nascondeva una coppia di pistole tra le migliori della Jamaica: leggere e ben bilanciate, in una mano esperta non avrebbero mancato il bersaglio!
I soldati si disposero attorno alle due carrozze senza rallentare l'andatura dei cavalli: dalle piantagioni che li circondavano provenivano di continuo degli spari che per la maggior parte si infrangevano sulle vetture o colpivano di striscio una delle guibbe rosse, che non osavano rispondere al fuoco: schiavi di colore, nascosti nelle piante di notte...praticamente invisibili. Avevan scelto il momento migliore per attaccare!
Due soldati furono disarcionati, ed i loro cavalli rallentarono il passo, rimanendo indietro rispetto al convoglio. Essi furono poi presi da alcuni uomini che li spronarono all'inseguimento. La città distava meno di un miglio ormai: se fossero riusciti a proseguire in fretta l'avrebbero raggiunta in una decina di minuti...potevano farcela...ma quella non era certo una notte in cui la speranza arrideva ai bianchi!
Uno dei quattro cavalli che tirava la carrozza del governatore fu colpito e cadde a terra: data la velocità il cocchiere non riuscì a fermarsi, e la vettura si schiantò sulla carcassa, andandosi a ribaltare. La carrozza del commodoro non fu più fortunata: la lanterna della prima carrozza si era spenta, e nella fretta il secondo cocchiere non riuscì ad evitare di andare a sua volta a sbattere contro di essa, ribaltandosi a sua volta con un impatto particolarmente violento. Fu allora che gli schiavi iniziarono l'attacco.
 
*
 
Spuntavano dappertutto e svanivano subito dopo: molti soldati caddero senza riuscire a sparare un colpo o a sfoderare le sciabole: ai lati del sentiero delle figure scure armate sia con pistole che con fruste, zappe o forconi, balzavano fuori, colpivano uomini e cavalli e si ributtavano nella vegetazione. Quando i soldati furono ormai ridotti solo a sette, scesi da cavallo e radunati tra i relitti delle due carrozze per cercare di difendersi meglio, gli schiavi si fecero più spavaldi, ed uscirono allo scoperto.
Greyson era vivo: forse la sua gamba destra si era rotta, ma era vivo! Poggiandosi col piede sano su un lato della carrozza riuscì ad affacciarsi al finestrino: giusto in tempo per vedere l'assalto finale. I soldati ora si battevano al meglio, ma erano solo sette, gli schiavi almeno venti o trenta, e tra essi, un gruppo di cinque persone si dirigeva con calma verso di loro. Diana ed i bambini respiravano ancora, anche se sembravano privi di sensi, quindi Edward ignorò il dolore alla gamba, impugnò le pistole e fece fuoco, abbattendo due delle ombre dirette verso di lui...le altre tre allora affrettarono il passo, ed in poochi secondi gli furono addosso. Uno di essi, particolarmente grosso e nerboruto, lo trascinò fuori dall'abitacolo, scaraventandolo a terra, mentre il secondo, anch'esso armato ocn due pistole, saltò sulla carrozza e sparò nell'abitacolo, causando due grida soffocate dall'interno ed una acutissima di dolore dall'esterno!
"Noooo!" Pianse il governatore alzando il braccio verso al carrozza, dove ora giacevano i cadaveri dei suoi cari. Si cercò di alzare, ma una sottile gamba lo bloccò a terra: in quel momento, nonostante le lacrime, l'uomo riconobbe la figura che aveva davanti. Era una ragazzina di colore coi capelli stranamente lisci e rossi...la schiava che lavorava nella sua serra! Se la ricordava, certo...se l'era portata in ufficio per scoparsela alcune volte...ed ora si stava pentendo di averlo fatto...come si chiamava...Ivy forse...
La ragazza si chinò sul suo corpo, sfoggiò uno strano sorriso, e dopo avergli afferrato la testa tra le mani, lo baciò vigorosamente sulla bocca. Quando esso si ritrasse, la ragazza replicò: "Credevo ti piacesse! Mi costringevi a farlo di continuo!" 
Lord Edward avrebbe replicato...ma non potè: si sentì male...violenti conati di vomito iniziarono a risalirgli per l'esofago, ed i muscoli non rispondevano più...era come paralizzato, e presto il vomito lo avrebbe soffocato. Si sforzò di sputarlo fuori, ma per quanto si impegnasse, non riuscì a muoversi...resistette il più possibile, ma alla fine il respiro gli morì in gola.

*

Gordon era praticamente illeso: così come la figlia Babara. Avevano solo perso i sensi per qualche istante, ma dopo aver recuperato conoscienza, si sentivano pronti a contrattaccare. La ragazza si strappò la gonna ed impugnò una cutlass che teneva sotto il sedile, ed il padre fece altrettanto, dopo essersi levato l'uniforme per potersi muovere più agilmente. Solo quattro soldati erano ancora in piedi, e stavano cercando di raggiungere la sua carrozza, i cui cavalli seppur malconci erano ancora vivi. I due Gordon si strinsero velocemente in un abbraccio, per poi gettarsi fuori nella mischia. James trapassò la schiena di uno schiavo, liberando poi la lama con una pedata per abbatterla sul braccio di un altro. Nelfrattempo Barbara si acquattò, menando un fendnete che aprì le viscere del più massiccio tra gli assalitori. Rotolando su sè stessa, affondò la lama nell'inguine di un altro schiavo, e rialzatasi lo finì colpendolo in testa con l'elsa. 
I Quattro soldati, colpiti dall'impeto dei due, corsero al loro fianco, creando un'improvvisata linea di battaglia: sei persone schierate da un lato, diciannove dall'altro...non certo uno scontro alla pari...
"Indietreggiamo!" Ordinò il commodoro. "Lentamente! Raggiungiamo i cavalli, talgiamo le cinghie e via!" Gli schiavi ansimavano: le corse e gli attacchi vari li avevano sfiancati, e sembravano restii a lanciarsi in un nuovo attacco. Tuttavia ad ogni passo indietro compiuto dai loro avversari, loro ne facevano due in avanti...avvicinando i bianchi alla propria fine.
La ragazzina coi capelli rossi, Ivy, nel frattempo aveva recuperato una cavalcatura, e montata in sella si mise a cavalcare in testa al suo piccolo esercito. Lei era tutt'altro che stanca...sembrava anzi assetata...del loro sangue. L'ex schiava alzò un braccio...i suoi uomini si fermarono: stavano recuperando il fiato, pronti per un nuovo assalto. Con un sorriso che Gordon e i suoi poterono distinguere solo grazie al bianco dei suoi denti che spiccava al buio, la ragazza stava per ordinare la carica, ma anch'essa fu interrotta da un'altra carica!
La carica di un cavaliere oscuro, completamente coperto di nero, su un cavallo nero, che assalì alle spalle la formazione degli schiavi, scompaginandola in una frazione di secondo. 
"Ora!" Urlò il commodoro, ed i sei corsero alla carrozza ribaltata, sciolsero i quattro cavalli, ci si strinsero in sella e fuggirono verso la città.
Maledicendo la sua sfortuna, Ivy si voltò verso l'uomo in nero: questi era balzato giù dalla sella, ed a pugni e calci stava stendendo uno dopo l'altro tutti i suoi uomini...era veloce, forte e quasi invisibile nella notte! Chi diavolo era? 
Non c'era tempo per le domande. Il governatore e la sua famiglia erano morti. Era già un bel messaggio! Ivy fischiò il segnale convenuto e spronò il cavallo a correre tra i campi, dove i tredici uomini ancora in piedi che le restavano la seguirono in una corsa sfrenata, scoparendo alla vista del Cavaliere Oscuro, ancora intento a picchiare uno schiavo che non voleva saperne di andare al tappeto.
Sedendosi su un rottame della carrozza per riprendere fiato, Bruce si tolse il cappuccio e con un fischio richiamò il cavallo. Era arrivato troppo tardi!  Si maledisse per il suo mancato tempismo! Doveva essere sempre pronto ad intervenire! Sperando che la sconfitta subita gli potesse servire da lezione, rimontò in sella: stava per dare di sprone quando un pianto proveniente dalla carrozza del governatore lo fermò. Si avvicinò ad essa e, senza rimettersi il cappuccio, sbirciò all'interno. La moglie e la figlia maggiore di Lord Edward erano morte...accasciate in un lago di sangue sul fondo della carrozza...ma con loro c'era ancora Richard...vivo...e distrutto dal dolore!

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Capitolo 7
*** Pianificazioni ***


Cabina grande della Penguin, quella stessa notte.
Oswald Cobblepot entrò nel suo alloggio e si sedette sulla panca di poppa per levarsi gli stivali. Sentiva un forte dolore alla gamba destra, quindi prima di aprire lo sportello del gabinetto si calò le brache per potersi esaminare la ferita. 
Non sembrava che si fosse infettata...ma erano tre anni che, anche se pulita, continuava a causargli sporadiche fitte di dolore. Una vera seccatura, pensò svuotando l'intestino in mare. Appena ebbe finito si levò la giubba, che appese vicino all'ingresso e si sedette al grosso tavolo che occupava il centro della cabina, per srotolare le mappe ed studiare un piano d'azione per l'assalto a Veracruz. 
La città era ben difesa, ed anche se sguarnita di soldati, gli oltre trentacinquemila abitanti potevano comunque rappresentare una minaccia una volta iniziata l'invasione. Per essere sicuri di portare a compimento un buon assalto sarebbero serviti almeno millecinquecento uomini, non meno di trecento! Ed anche così non ci spi poteva certo addentrare nella città via mare! Le batterie del forte avrebbero facilmente sopraffatto le piccole navi della flottiglia pirata. Rackam insisteva a dire di avere un piano per aumentare le loro forze, ma Oswald era il San Tommaso di turno: se non vedeva, non credeva! 
Un familiare suono provenne dalla coperta: qualcuno bussava alla sua cabina. 
"Avanti!" Esclamò il capitano riabbottonandosi i pantaloni. Fece così il suo ingresso un uomo anziano, piuttosto basso, con due spesi occhiali ed un sorriso mesto. Costui era Arnold Wesker, il quartiermastro, un vecchio burattinaio fallito che avevano catturato tre anni prima su un mercantile: in poco tempo si era fatto apprezzare dalla ciurma, ed il fatto che fosse istruito lo aveva reso molto utile a bordo, tanto che era stato eletto alla seconda carica più importante di bordo.
"Salve Oswald!" Esclamò appena entrato. "Come è andato l'incontro con Jack?"
"Poteva andar meglio Arnold!" Rispose il capitano. "Ci sono i presupposti per lanciare un assalto particolarmente profiquo a Veracruz, ma purtroppo temo che manchiamo della forza necessaria! Ah, dimenticavo: Tetch è morto!"
Arnold si sedette e stappò una bottiglia di Porto, versandone un po' ad entrambi: "Chi sarebbe coinvolto nell'impresa?"
Oswald bevve: "Noi, Rackam, Nygma, Gold e Crane al momento...ma non bastiamo!"
Il quartiermastro bevve a sua volta. "E avete pensato ad un cavallo di troia?"
"Cosa?"

*

Cassero della Riddler: più o meno lo stesso momento.
Edward si sedette a fumare la pipa vicino al coronamento della sua piccola nave. Alla fine della riunione al bordello era salito per servirsi delle funzioni di quell'edificio, ed ora stava con le chiappe poggiate su una sedia vicino alla lunga barra del timone del "suo" veliero. Non amava stare in cabina: le tre finestre di poppa erano fisse e l'aria diventava viziata abbastanza in fretta. Pensò che avrebbe dovuto cercare di catturarsi una nave migliore...magari una come quella di Oswald, malgrado i velaccieri fossero decisamente rari in quelle acque. 
Accanto alla Riddler si era ormeggiata la Solomon Grundy, quella goletta appena catturata da Gold, e Nygma notò che anche lui sedeva a poppa, solo vicino al coronamento, in maniche di camicia, mangiandosi una coscia di pollo. 
"Anche tu preferisci l'aria aperta alla cabina?" Gli domandò a voce abbastanza alta perchè il "collega" lo sentisse. 
Gold ridacchiò: "Non proprio...è che non riesco a stare in piedi là sotto! Il ponte è troppo basso!" 
"O tu sei troppo alto!" Lo corresse Edward. "I tuoi quasi sette piedi in effetti pesano in certi casi, non pensi?"
Gold scosse la testa e diede un gran morso alla coscia. "Ho mandato John e Carl a cercare di reclutare altri uomini, sono un po' a corto di equipaggio!" Disse con la bocca ancora piena. "Domani gli lascerò eleggere il quartiermastro...spero che scelgano qualcuno di capace!"
"Cosa riempie la tua vita ma ti lascia vuoto se lo ignori?" Chiese il capitano della Riddler per mettere alla prova l'amico. 
Gold rifletté per un istante: "L'ambizione?" 
Il suo interlocutore si lasciò sfuggire un applauso: "Bravo Cyrus! Hai afferrato al volo! Fa che scelgano qualcuno che non ne abbia troppa, o cercherà di scalzarti al primo insuccesso!"
"Non ti tiro le ossa addosso solo perchè macchierei quella bella giubba verde!" Gli disse sorridendo. "A proposito, conosci mica un buon sarto? Oltre alla nuova bandiera dovrei farmi fare una giubba seria...non ne trovo mai una abbastanza grande per me!"
I due chiacchierarono del più e del meno per un po', finché non spuntarono sul molo due figure fin troppo familiari: erano Cobblepot e Crane, e sembravano andare di fretta.
"Ragazzi..." Ansimò Oswald appena fu a portata di orecchio per entrambi: "Riuscite a mettere le navi in mare entro un paio di giorni?" 
"Certo, perché?" Chiese Edward precipitandosi sulla passerella. 
"Se recupero almeno una quindicina di uomini, certo che sì!" Confermò Cyrus raggiungendoli a sua volta.
"Nelle lettere che ho sfogliato, una parlava di un Indiaman rimasto isolato vicino a Congo Town!" Spiegò Crane eccitato. "Risale a due settimane fa il suo avvistamento: era stato disalberato ed era fermo per cercare legna per riparare i danni!"
"Se lo prendiamo..." Si intromise Oswald con un ghigno sadico "...potremo usarlo per entrare a Veracruz indisturbati...ci nasconderemo lì dentro, e da esso dilagheremo nelle loro strade, saccheggeremo le loro ricchezze, uccideremo i loro soldati!" Fece una pausa per dare effetto alla frase. "E riempiremo le stive di una nave bella grande, così avremo tanto di quel bottino da dividerci che le nostre stive prese singolarmente non basterebbero per fare altrettanto!"

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Capitolo 8
*** Sorridi (parte 2) ***


Nota dell'autore.
Avrete notato come i capitoli sul Joker non seguano direttamente la trama ma abbiano una propria continuity parallela. In futuro le due linee si intersecheranno, ma per il momento il Clown apparirà solo mentre fa ciò che sa fare meglio... uccidere!



Villaggio di Freetown, alba del giorno dopo.
Le case erano in fiamme. Quello strano brigantino viola era approdato al molo la sera prima alzando bandiera inglese, ma all'ultimo aveva alzato uno strano Jolly Roger raffigurante un teschio ghignante con un cappello da giullare...sembrava quasi il jolly delle carte. Solo che aveva ben poco di divertente, almeno per gli abitanti.
Era stata una notte di stupri, violenze e saccheggi. Il villaggio aveva poco da offrire a quei tagliagole, ma essi non sembravano fregarsene. Tutti portavano la faccia tinta di bianco, con dei sorrisi disegnati col sangue, come ad imitare lo strano individuo che li guidava, intento ora a disegnare a terra una scritta di saluto con gli intestini delle persone che sventrava. 
Non erano più persone quelle...erano dei mostri! Invasati seguaci di un pazzo omicida che seminava caos su ogni nave o ogni porto che toccasse. Il sindaco si trovava appeso a testa in giù, coi piedi infilati nel cappio delle esecuzioni e la testa che sfiorava la botola. Al suo fianco la moglie, stuprata da almeno una decina di pirati, era stata appesa con un rampino d'abbordaggio conficcato nella spina dorsale, e stava morendo lentamente tra le lacrime, mentre il sangue imbrattava il cadavere di loro figlio, posto sventrato ai loro piedi con le viscere che formavano la scritta: "Smile!"
Il sangue ormai era salito alla testa del sindaco. Tanto che i suoi piedi erano ormai blu, e le lacrime non gli sgorgavano più dagli occhi, che erano quasi fuori dalle orbite. Nei minuti precendenti era stato trattato come un sacco da boxe, colpito più e più volte dai pugni dei pirati, che si sbellicavano dalle risate quando lui vomitava o si contorceva come un pesce preso all'amo, ed ora cominciava a non sentire quasi più il dolore...voleva solo morire!
Uno dei piraati alzò sull'alzabandiera della città un nuovo vessillo: era il loro! Rifatto un po' più rozzamente, ma era senz'altro il loro. I cadaveri erano stati accatastati per terra, ormai quasi dissanguati, ma tre persone si erano inginocchiate al cospetto dello strano capitano. Avevan chiesto di unirsi a lui. Questi, sorridendo come un pazzo, (non che potesse farne a meno: quelle cicatrici gli impedivano di sembrare triste, serio o arrabbiato) si era avvicinato loro, e gli aveva chiesto di ucciderlo. Uno di loro si era rifiutato, col solo risultato che il pazzo aveva impugnato la pistola e lo aveva fatto fuori. Gli altri due si erano allora gettati sul capitano, che aveva facilmente messo al tappeto entrambi, per poi farli alzare a dar loro il benvenuto nella sua ciurma. 
Il sindaco provò a dibattersi un'ultima volta, non ottenendo altro che attirare l'attenzione del pirata, che si avvicinò a lui quasi ballando, per poi chinarsi in modo da guardarlo in faccia.
"Si?" Chiese mentre gli grattava la testa come se fosse un gatto.
"Perché?" Fu la sola parola che riuscì a pronunciare.
Il pazzo rise: "Il mondo è triste amico!" Rispose infilandosi un anello con n dente di squalo al posto della pietra. "Noi proviamo solo a...divertirci un po'!" 
Detto questo si alzò e, con il dente di squalo, gli aprì la pancia, strappandogli poi gli organi che lanciò addosso ai suoi uomini, suscitando nuove risate tra essi. Il sindaco sentì le forze venir meno: l'ultima cosa che vide, fu uno dei pirati chericeveva in faccia la sua vescica. Poi nulla!

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Capitolo 9
*** L'orfano ***


Villa Wayne: poco prima dell'alba.
Il cavallo di Bruce entrò nel cortile della villa: sulla sua groppa sedevano due persone. L'adulto, il cavaliere oscuro. Il ragazzo, poco più che un bambino che aveva appena perso la famiglia, e che ora era appoggiato alla schiena di Bruce crollato a pezzi, con le lacrime ormai secche che gli ornavano le guance. Bruce lo capiva bene: aveva all'incirca la sua età quando i suoi genitori erano morti, perciò non aveva potuto lasciarlo lì! 
Alfred vide arrivare il suo padrone, e capì subito grazie alla fioca luce dell'ormai imminente alba che qualcosa non aveva funzionato. Appena sceso dal cavallo, Bruce gli diede in braccio il ragazzo, che sembrava ancora privo di sensi. 
"Mettilo in una delle stanze vuote!" Gli disse appena ebbero varcato la soglia della villa. "Il ragazzo ha peso tutto! Ha bisogno di riposare un po'!"

*
Dopo essersi levato il costume di dosso, Bruce scese nella caverna. Nello scendere le scale gli giunse alla vista per un momento l'enorme ritratto di famiglia fatto vent'anni prima, a solo tre mesi dalla morte di Sir Thomas e Marhta Wayne, i suoi genitori. Con un sospiro il cavaliere oscuro fece loro un saluto, per poi aprire la porta segreta che conduceva alla stretta scala a chiocciola che lo portò alla caverna. Dalla scala, che ai suoi lati dava sul vuoto, la caverna appariva davvero enorme! Era lunga quasi trecento yarde ed alta almeno un ottantina, cosa che  avrebbe fatto tremare i denti a molte persone che fossero state tanto pazze da scendere la sola via d'accesso dalla villa. 
Dentro la grotta, oltre al bacino di carenaggio che conteneva la Dark Knight, spiccavano due capannoni, costruiti per conservare fuori dall'umidità i pezzi di ricambio per la nave, di per sè sufficienti a costruirla altre due volte. Inoltre spiccavano dei depositi per le munizioni, una vera e propria palestra per tenersi addestrati, un poligono di tiro, un laboratorio per la costruzione di nuove armi, e addirittura una fonderia per i cannoni, tutti rigorosamente in bronzo, in modo da poter essere più leggeri, così che si potesse assegnar loro meno uomini possibile. 
Non che Bruce Wayne non potesse permettersi di assumere un equipaggio più numeroso, ma meno persone portava con sè meglio era! Non voleva che i "Figli del buio" come si facevano chiamare, fossero in troppi: cento bastavano ed avanzavano per manovrare la corvetta ed usarla in battaglia. Inoltre nessuno di loro aveva mai visto il Cavaliere Oscuro senza maschera, anche se sapevano tutti di lavorare per Bruce Wayne, ma non credevano che il loro comandante ed il loro armatore fossero la stessa persona. Anche perchè Bruce aveva isolato la cabina grande, in modo che non fosse possibile sentire nulla nè da dentro per fuori, nè da fuori per dentro! Inoltre aveva usato uno strano vetro scuro per le finestre di poppa, in modo che non potessero affacciarsi e vedere al suo interno. 
Insomma, ogni precauzione era stata presa, quindi Bruce potè scendere nella caverna senza problemi: gli uomini intenti a riparare i leggeri danni subiti dalla nave lo salutarono col rispetto dovuto al loro signore, e non si stupirono nel vederlo entrare nel laboratorio, dove un altro ex-schiavo, seppur con una mente ed un'istruzione superiore a quella di chiunque altro, era al lavoro per creare nuovi strumenti per la lotta alla pirateria. Costui era ormai anziano, anche più di Alfred, ma sembrava instancabile! Lavorava di continuo alle sue creazioni. Il suo nome era Lucius Fox!

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Capitolo 10
*** In viaggio ***


Alto mare: quattro giorni dopo.
Jonathan Crane salì sulla crocetta di trinchetto. La Scarecrow era sottile, agile e quasi irraggiungibile al traverso o di bolina, ma al gran lasco le altre navi riuscivano a starle al passo ed anche a superarla, come stava per fare la Penguin, tanto che per mantenere il convoglio unito, Oswald aveva fatto ammainare la grande randa di maestra.
Tutte e quattro le navi avevano imbarcato nuovo equipaggio, ed ora veleggiavano verso l'ultima postazione nota dell'indiaman disperso alzando bandiera inglese. Crane si sedette con le gambe a cavalcioni dell'alberetto, ed impugnato il suo cannocchiale iniziò a scrutare l'orizzonte: a parte le isole lontane, in vista verso prua non c'era altro che cielo e mare, e quella sensazionre a lui non piaceva affatto! In alto mare le loro piccole navi erano vulnerabili! Potevano facilmente essere raggiunte e assalite da qualche legno dell'Armada o della Royal Navy, ed in quel caso la loro scarsa potenza di fuoco si sarebbe fatta sentire. 
Beninteso, anche durante l'assalto all'indiaman la potenza di fuoco sarebbe stata a favore del nemico: gli indiaman erano grandi come vascelli di quarto rango, ed anche se armavano in genere trenta cannoni o poco più, essi erano almeno da dodici o diciotto libbre, cosa che avrebbe reso quella nave una preda molto difficile, se non fosse stato per la carenza di equipaggio. Crane se la rise: tre anni prima era stato su un indiaman come passeggero, e ricordava come a bordo ci fossero non più di un centinaio di persone, solo sessanta delle quali effettivamente capaci di combattere. Che razza di idioti comandano la compagnia delle indie? Si domandò ruotando attorno all'alberetto in modo da scrutare verso poppa. Su una simile nave sarebbero serviti almeno trecento uomini, forse per questo di solito quelle navi viaggiavano in convoglio: per farsi forza col numero! 
Crane accantonò i suoi pensieri: a poppa della Scarecrow veleggiava la Solomon Grundy: Gold era al timone, che nelle sue immense mani sembrava quasi un rampone da baleniere invece che una solida barra, ed a prua spiccava la figura del nuovo quartiermastro: un allampato uomo completamente calvo di nome Victor Zsaz, probabilmente tra i più abili tiratori che Crane avesse mai visto, anche perchè portava ben nove pistole a doppia canna appese a due bandoliere sul petto. Chissà se lo sbilanciavano? Si chiese il capitano tenendosi il cappello con una mano, per evitare che il vento glielo strappasse. 
La Riddler chiudeva la carovana: quella nave era panciuta e goffa, faticava a tenere il passo con le altre, tanto che Edward aveva dovuto spiegare i coltellacci e gli scopamare, riuscendo a malapena a tenere il passo coi suoi complici, le cui navi erano ben più rapide. Nonostante tutto, grazie alla sua larghezza, era riuscita ad imbarcare altri trenta pirati, così ora l'equipaggio complessivo per la missione sfiorava i duecentocinquanta uomini. Più che sufficienti per la prima parte, e si sperava abbastanza per incentivare altri uomini ad unirsi per la seconda fase.
"Preparate altre bombe ragazzi!" Ordinò riponendo il cannocchiale. "Voglio che i nostri nemici non possano vederci arrivare!" Detto questo si calò giù per una sartia, senza stare ad usare le griselle, arrivando in questo modo ad atterrare sul ponte in pochi secondi.
Lì trovò i suoi uomini, sotto la guida del quartiermastro Eduardo Flamingo, intenti a versare dentro alle granate di vetro la polvere da sparo mista ad una polvere verde che Jonathan ricavava da delle pietre che crescevano vicino a Nassau. Quella polvere, una volta bruciata, emanava un forte fumo verde, che si diffondeva rapidamente anche sul ponte di una nave, disorientando gli occupanti e rendendoli facili prede per le lame dei suoi uomini. 
"Scendo in cabina a prepararmi per lo scontro ragazzi!" Annunciò dopo aver controllato la posizione del sole: ormai l'isola sarebbe dovuta apparire all'orizzonte in pochi minuti. 
La sua cabina non aveva grandi finestroni di poppa, solo un lucernario, che però illuminava a sufficienza lo spazio occupato da tavolo, sedia, baule, branda e specchio. Non c'era altro.
Dentro il baule però, oltre ai ricambi e le armi, c'era anche la tenuta da battaglia di Jonathan Crane: il pirata indossò pantaloni e camicia scuri e stappati in più punti, due stivaloni con la punta d'acciaio, un cinturone a cui appese due pistole e due piccole granate contenenti la sua polvere verde, in testa si infilò un sacco di juta bucato nei pressi della bocca e degli occhi, che coprì col cappello di paglia, si infilò i guanti, anch'essi pieni della polvere, in modo da poter stordire ulteriormente i suoi avversari qualora li avesse presi a pugni, ed infine impugnò la falce: aveva un aspetto che nel fumo delle sue bombe sarebbe apparso più che sinistro, spettrale! 
Nel momento della battaglia non ci sarebbe stato il capitano Crane, ma solo lo Spaventapasseri!

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Capitolo 11
*** Kingston ***


Cabina grande della HMS Centurion, primo pomeriggio.
Il commodoro Gordon negli ultimi giorni aveva dormito male! Dalla notte dell'assalto alla carrozza, in cui il governatore e la sua famiglia risultavano morti, aveva impiegato ogni sforzo per sedare le rivolte: almeno trecento schiavi erano morti nei piccoli scontri o tramite impiccagione al termine di essi. Una buona metà dei grandi proprietari terrieri era morta, e con essi anche le loro famiglie, e della ragazza che aveva preso la guida dei rivoltosi si erano perse le tracce. Ora il piccolo forte era presidiato a doppi turni, e nel suo interno si erano rifugiati tutti i benestanti rimasti in vita. Era stato necessario un rastrellamento da parte delle giubbe rosse e dei marinai per riportare ordine in città, ed ora erano sedici ore che non veniva denunciato nessun omicidio o avvistamento di schiavi in fuga: forse il peggio era passato!
L'ufficiale era seduto alla sua scrivagnia, con la giubba buttata sullo schienale e il gilet aperto, ed aveva davanti a sè una serie di mappe arrotolate e delle lettere con le denunce dei danni che i privati gli recapitavano. Possibile che ora toccasse a lui occuparsene? Non poteva credere che nell'incendio della villa del governartore fossero periti anche i suoi amministratori: si ripromise di fari impiccare quella puttana nera coi capelli rossi appena le avesse messo le mani addosso.
Qualcuno lo distrasse dai suoi pensieri bussando pesantemente alla porta: senza aspettare un "avanti," un corpulento uomo di qualche anno più anziano di James, con indosso una vecchia uniforme da capitano di vascello lisa e sgualcita ed una massa di capelli grigi che gli incorniciava il volto fece irruzione nella cabina, sbattendo la porta alle sue spalle. 
"Buongiorno a te Harvey!" Lo salutò il commodoro senza alzarsi dalla sedia: notò solo in quel momento che portava un grosso sacco di tela cerata nella mano destra. "Spero tu abbia passato una buona mattinata, perchè ci aspetta un lungo pomeriggio!" 
Il suo interlocutore si fece avanti senza mostrare altra espressione che non fosse scocciatura: Harvey Bullock era stato uno dei più abili comandanti di fregate durante la guerra: aveva catturato parecchie imbarcazioni nemiche, finchè non aveva fatto il passo più lungo della gamba, assalendo un quarto rango francese e danneggiandolo molto gravemente. In quella battaglia però era stato battuto e catturato, e la corte marziale lo aveva condannato per aver accettato uno scontro evitabile e dall'esito pressochè certo solo a causa del proprio stato di ubriachezza. Il denaro delle sue vecchie prede era bastato appena appena per permettergli di pagare le pene del processo e potersi mantenere per alcuni anni come civile, ma sarebbe stato trovato a mendicare in strada se Gordon non fosse riuscito a convincere l'ammiragliato a reintegrarlo in servizio. Ora Harvey comandava la HMS Respect, una fregata da quaranta cannoni che stava cercando di rendere più efficiente: il suo precedente comandante era stato troppo blando!
"Ti piacerebbe, vero Jim!" Esclamò gettando sul tavolo la borsa. "Sono le teste del governatore, della moglie e della figlia!" Spiegò causando un moto di disgusto nel suo superiore: "Il ragazzino risulta scomparso! Non c'erano tracce del suo cadavere!" Si sedette di fronte a Gordon e, presi due bicchieri da un cassetto, li riempì con una fiaschetta che teneva nella giubba. "Un brindisi al governatore?"
Il commodoro guardò l'orologio che teneva al taschino: "Sono le due!" 
Harvey sbuffò: "Non ti ho chiesto che ore sono! Ho chiesto se potevamo brindare al governatore!"
Con un risolino James accettò, anche se prima gettò sul pagliolo la sacca con le teste. 
"Prima che tu prosegua: ti riferisco il mio rapporto!" Chiarì il capitano dopo aver scolato il bicchiere: "Centonovantasette civili sono morti, oltre a sessantadue soldati e ventiquattro marinai, tre dei quali della mia nave!"  Si interruppe per tagliarsi un pezzo di tabacco da masticare. "Nel rapporto scritto che ti porterà uno dei miei tenenti sarà tutto descritto più precisamente, ma ora dimmi Jim: a cosa ti riferivi con un lungo pomeriggio?"
Gordon finì di vuotare il bicchiere e guardò negli occhi il vecchio amico: "Qualcuno sta mettendo a ferro e fuoco gli insediamenti delle isole vicine!" Spiegò srotolando una mappa del mar dei caraibi. "Questa nave ha colpito qui, qui, qui e qui solo nelle ultime due settimane!" Disse tracciando dei punti con un carboncino. "Inoltre abbiamo ottime ragioni di pensare che l'affondamento di una baleniera, due mercantili ed almeno una corvetta spagnola siano stati opera delle stesse persone, visto che le navi erano sì bruciate, ma ancora visibili, ed ogni legno di passaggio ha notato che le persone erano state tutte uccise e sfregiate: abbiamo a che fare con un pazzo!"
Bullock si grattò la barba ispida: "Oppure con qualcuno di incredibilmente motivato! Guarda!" Prese a sua volta un carboncino ed indicò i punti degli assalti: "Nessuno degli attacchi è stato fatto nelle acque in cui i pirati operano abitualmente: questo ha anche dovuto attraversare ampi bracci di mare aperto, dove con una delle bagarole che usano quei tagliagole sarebbe stato fin troppo vulnerabile! O è troppo sicuro di sè o dispone di una nave abbastanza potente da poter sfidare una fregata!" 
"O abbastanza veloce da svignarsela!" Replicò Gordon, inizaindo a comprendere la teoria dell'amico. "Oppure ancora, ha una nave che non desterebbe sospetto! Una che non sembrasse in alcun modo una nave pirata!"
"Giusto!" Convenne il comandante: "Non siamo in guerra! Quindi se si camuffasse a dovere sarebbe diverso...ma ancora qualcosa non quadra!"
Qualcuno bussò nuovamente alla porta. 
"Avanti!" Dissero all'unisono i due ufficiali.
Irruppe un sergente dei fanti di marina, che con un leggero sorriso fece il saluto ai suoi superiori.
"Parla ragazzo!" Esortò Gordon.
"Si Sir James: è appena arrivata una buona notizia da un mercantile: la Mad Hatter è stata trovata affondata poco a sud di Nassau! Jervis Tetch è morto!"
"Finalmente una buona notizia! Grazie ragazzo, vai pure!" Ordinò Bullock scalzando la gerarchia che avrebbe imposto fosse Jim ad ordinargli di andarsene. "Proporrei un nuovo brindisi, ma prima voglio chiederti un'altra cosa:" Si voltò di nuovo per guardarlo in faccia. "Quando ho chiesto perché dicessi un lungo pomeriggio mi hai parlato di questo pazzo: cosa dovrei fare con lui?"
Gordon capì che Harvey aveva intuito qualcosa. "So che sei tra i migliori nel reperire informazioni tra i poco di buono!" Gli disse, rivelando uno dei motivi per cui aveva insistito per il suo reintegro. "Quindi voglio che tu salpi entro domattina e faccia la spola tra i luoghi in cui questo pazzo ha colpito! Scopri se c'è una qualsiasi informazione utile, qualcosa che possa farci capire chi diavolo è! Se mai lo incontrassi, affondalo! Ma in caso contrario, rientra e fai rapporto!" 
Bullock rimase zitto, poi scosse la testa ed estrasse nuovamente la fiaschetta: "Mi serve un altro goccio!"

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Capitolo 12
*** Sorridi (parte 3) ***


Come penso abbiate capito, ogni quattro capitoli appare il nuovo assalto del Joker, ogni volta più spietato che mai! 

Corvetta francese Revenant: nove del mattino.
Era spuntato dal nulla! Solo tre ore prima, nella fioca luce dell'alba, quella strana sagoma violacea aveva aperto il fuoco e si era gettata addosso a loro, seminando un caos senza precedenti.
La Revenant scortava un piccolo convoglio di tre mercantili, i suoi diciotto cannoni sarebbero bstati per affrontare qualunque nave pirata, o almeno così credeva il comandante Montmorin. Quello strano brigantino era apparso dal nulla, uscendo da un banco di nebbia aveva mostrato un'affusolata prua munita di un lungo rostro, ed investendo in tutta velocità la piccola goletta Pucelle, che trasportava un carico di riso, le aveva aperto una grossa falla, che aveva poco a poco fatto gonfiare il carico, tanto che le stive erano state sventrate dall'interno, mentre le pistole di quegli strani marinai truccati da pagliacci massacravano tra le risate lo scarno equipaggio della piccola imbarcazione.
La Revenant era intervenuta, ma non si sarebbe mai aspettata una simile prontezza di risposta dal brigantino, che passandole agilmente di poppa, le aveva spazzato i ponti mettendo a ferro e fuoco la coperta, fracassandogli il timone e spezzandogli l'albero di mezzana. Dopo un altra decina di minuti, nei quali i pirati avevano spinto le due navi rimaste a scappare verso la costa, causandone l'insabbiamento, quel mostro del loro capitano aveva finalmente ordinato di finire il lavoro con il cane da guardia.
Montmorin aveva ancora almeno settanta uomini in grado di battersi, e li aveva fatti radunare a poppa, visto che il legno nemico si stava nuovamente avvicinando in quella direzione. Cutlass, pistole ed asce eran state distribuite, i nove fanti di marina in giubba blu erano saliti sulla coffa di maestra, pronti a far fuoco sul coronamento appena si fossero affacciati i pirati, mentre sotto al cassero due cannoni stavano venendo voltati verso poppa, anche se difficilmente avrebbero terminato l'operazione prima dell'inizio dell'assalto.
Il fiato degli uomini era teso: lentamente le vele del brigantino venivano ridotte, per avere l'abbrivio minore possibile. Montmorin dovette ammetterlo: erano davvero abili quei pazzi! Una dozzina di rampini vennero lanciati e le due navi si avvicinarono sempre di più, non si erano ancora toccate che tutti i cannoni del brigantino fecero fuoco a salve. Il fumo che ne uscì era molto colorato: probabilmente era povere da sparo per fuochi d'artificio, ma in ogni caso tutta la poppa della Revenant si trovava ora avvolta in una fittissima nube policromatica. Nessuno vedeva niente, nessuno sentiva niente!
Uno dei marinai più giovani non si trattenne: con un urlo selvaggio corse verso il coronamento brandendo la sua scure, e scomparve alla vista dei commilitoni, svanendo attraverso la nube di fumo. Silenzio assoluto!
Montmorin ordinò che tutti caricassero le pistole, senza però tentare un'avanzata: era strano che nessuno avesse ancora fatto niente, era già passato quasi un minuto!
Si udirono dei passi: passi provenienti da stivali o scarpe col tacco probabilmente, ed un'allampata figura si fece avanti da sola in mezzo al fumo, che venne rinvigorito da una seconda bordata a salve.
Agli occhi dei francesi apparve un uomo alto e magrissimo, con indosso delle sgargianti vesti viola scuro di pregiatissima fattura, ricche di orpelli e medaglie, con spalline dorate ed un cappellone adorno di piume di struzzo, che l'uomo si levò per fare un vistoso inchino, come esso si fu chinato, dalle sue spalle volò un oggetto che atterrò ai piedi del comandante: era la testa del giovane marinaio, recisa e con le labbra asportate per creare un sinistro ghigno, molto simile a quello dell'uomo che avevano di fronte. 
Esso si rialzò: stava ridendo! Rideva e rideva ancora, come se fosse divertito dalla loro inazione. Montmorin perse la pazienza! Era in procinto di ordinare l'attacco, quando il respiro gli morì in gola: una picca gli aveva perforato il collo! Nei pochi istanti che gli rimasero il comandante capì: una parte dei pirati si era tuffata impungnando armi bianche ed approfittando della nube era nuotata fino a mezzanve, dove era salita a bordo grazie alle scalette fisse, ed ora i suoi uomini eran fra due fuochi! Spacciati!
L'uomo in viola estrasse due pistole e freddò altrettanti uomini, e nello stesso momento dal fumo alle sue spalle almeno quaranta uomini e donne si alnciarono alla carica, mentre alla guida di una ragazza armata di una mazza di legno, altrettante persone avevano già iniziato a massacrare i francesi alle spalle. Fu una carneficina: nel fumo i marinai distinguevano a fatica l'amico dal nemico, e molti di loro caddero senza riuscire a menare nemmeno un fendente. Ognuno di quei pazzi portava molte pistole, e sembrava spinto dall'irrefrenabile desiderio di colpire il nemico in modo che esso morisse lentamente: a quasi nessuno fu concessa una morte rapida! Alcuni sparavano alle gambe o agli inguini, in modo che il dissanguamento rendesse molto dolorosa la dipartita. Altri facevano cadere i marinai sul ponte ed affondavano le gaffe nei loro deretani, ed altri ancora immobilizzavano i malcapitati e gli aprivano i ventri, lasciando gli intestini sparsi sul ponte. 
A uomini e donne seguivano poi alcuni ragazzini, truccati allo stesso modo, che piombavano sui moribondi armati di piccoli coltelli ed iniziavano a descrivere dei macabri sorrisi sulle loro facce, accompagnando il tutto con delle fragorose risa, rendendo il trapasso per quei poveretti ancor più traumatico, se possibile.
All'interno del caos, l'uomo che li aveva guidati camminava tranquillamente, dirigendosi verso le sartie di maestra con tutta calma. Raggiunta la donna armata di mazza, si fermò per stamparle un profondo bacio sulla bocca, a cui seguì uno spintone con il quale la ributtò nella mischia, dopodichè il capitano si arrampicò sulle griselle, smettendo per un momento di ridere.
Dalla coffa la situazione appariva poco chiara: il fumo non si era diradato e i nove soldati non potavano vedere a cosa o a chi stavano sparando, perciò dopo la prima salva erano rimasti fermi, inattivi. Sentivano urla di dolore e risate, ma non vedevano nulla. Dall'alto dei quidici Yarde che distavano dal ponte, tutto appariva diverso, e l'ampia piattaforma era il solo angolo silenzioso della nave.
"Bonjuor mes amì!" Una strana voce sinistra e squllante anticipò l'esplosione di una piccola carica fumogena: ora anche loro erano immersi in una cortina: una cortina di fumo viola. 
"Non temete ragazzi! Questo è solo fumo!" Replicò la stessa voce, che sembrava essere tutto attorno a loro. 
"Chi sei?" Chiese terrorizzato uno di loro. 
"Buh!" Esclamò l'uomo comparendogli davanti al viso: il soldato, spaventato fece due passi indietro, urtando un commilitone e fecendo precipitare entrambi giù dalla coffa.
"Hahahahahaha! Funziona sempre!" Rise il pazzo sparendo di nuovo tra il fumo: in un minuto altri sei soldati erano stati spinti di sotto, su un ponte dove ormai iniziava a calare il silenzio. 
"Che succede?" Si chiese l'ultimo soldato rimasto. "Perchè nessuno urla?" 
Il fumo si diradò grazie ad un provvidenziale alito di vento: fu grazie a questo evento che il viso del capitano pirata apparve ben visibile agli occhi del fante di marina. 
Era un viso allungato, con profonde cicatrici ai lati della bocca, che risalivano fin quasi alle orecchie, era pallidissimo, sembrava quasi avere la pelle bianca, in netto contrasto col bordo nero degli occhi e la bocca tinta di rosso. 
"Sai ragazzo, temo che i morti...non possano urlare!" Esclamò l'uomo, ed in quel momento affondò un pugnale nel suo petto, a debita distanza dal cuore.
"T..... ch.... s....." Sbiascicò il diciottenne soldato Fauchè mentre il sangue iniziava ad uscirgli dalla bocca.
"Prego?" L'uomo fece un'espressione perplessa. "Temo di averti trapassato un polmone! Non credo sarai più molto..." Si interruppe per mostrargli un nuovo sorriso. "Loquace!" 
Detto questo lo spinse di sotto con una forza impensabile per un uomo all'apparenza tanto gracile. L'impatto sul ponte all'inizio non gli fu letale: con la coda nell'occhio riuscì a vedere quella ragazza, che gi posò la mazza sulla testa e, dopo averla alzata in aria, la calò su di lui! Poi il buio!

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Capitolo 13
*** Ivy ***


Jamaica, dieci miglia fuori Kingston
Una simile distesa floreale era rara a trovarsi in un'isola come la Jamaica. Piante in fiore a perdita d'occhio: l'imminente primavera aveva fatto sbocciare in anticipo una rigogliosissima massa di piante, e per Ivy quello era un vero paradiso!
Quella radura era stata ottimale per costruire il suo rifugio: era molto vicina al mare, un laghetto le forniva acqua dolce e la vegetazione la nascondeva alla vista dei passanti, in modo che la sua piccola armata di schiavi ribelli poteva ritenersi al sicuro, almeno per il momento. 
Delle vecchie case di pescatori abbandonate avevano fornito loro un minimo di protezione, in modo che almeno le donne e i bambini potessero avere un tetto sopra la testa, gli altri usavano tende ricavate da stoffa rubata durante la loro piccola rivoluzione. Una delle più piccole capanne era stata occupata da Ivy stessa: che ora stava pestando in un mortaio della cera d'api mista ai petali di alcuni fiori. 
Ivy non aveva mai avuto altro nome che quello: a due anni era stata trasportata in Jamaica con sua madre, che era morta durante il viaggio, e l'unicictà di una nera coi capelli rossi aveva fatto sì che molti padroni se la contendessero. A undici anni era rimasta incinta per la prima volta, dopo che il suo padrone l'aveva stuprata appena aveva visto che le eran precocemente venute le mestruazioni, ma il bambino non era sopravvissuto, morendo tre mesi prima del momento del parto. 
Lei era stata venduta pochi mesi dopo, ed era passata alle dipendenze del governatore Greyson, che l'aveva confinata nella serra per non far insospettire la moglie, che sapeva bene che al marito le piante non interessavano. Nei sei anni successivi Ivy aveva ricevuto quasi ogni sera la visita del governatore, e durante la sua permanenza era rimasta incinta altre due volte. Il problema in ognuno dei casi era stato risolto con qualche cazzotto sul ventre appena questo iniziava a gonfiarsi, causandole non poco dolore, e non solo a livello fisico.
Le piante erano la sola compagnia con cui adesso si trovasse a suo agio: aveva diciassette anni, e temeva che non ne avrebbe vissuti ancora molti se fosse rimasta alla villa dei Greyson. Studiando i fiori della serra aveva scoperto l'effetto velenoso di alcuni di essi, e dopo l'ennesimo stupro subito aveva deciso di mettere in pratica la sua vendetta. La ribellione degli schiavi era stata provvidenziale: le aveva permesso di svignarsela senza dare nell'occhio, e mostrando ad alcuni di essi la sua creazione, che ora tentava di potenziare, era riuscita facilmente a farsi mettere alla guida di una delle bande, con cui si era presa la sua piccola rivincita sulla causa dei suoi incubi. 
"Ivy, hai un momento?" A parlare era Waylon, uno degli ex schiavi: era un uomo enorme, alto quasi sette piedi, tanto che veniva usato per le lotte clandestine in cui si esibiva indossando una pelle di alligatore, che tuttora portava indosso.
"Si, dimmi!" Chiese la ragazza iniziando a mescolare il composto ottenuto.
"Ho seguito le tracce del tizio vestito da pipistrello che ci ha attaccato! Vanno verso una villa dalla quale partivano anche le tracce delle carrozze del governatore!" Le disse rimanendo appoggiato sull'uscio, quasi troppo basso per lui.
"Si...ricordo..." Disse Ivy tra sè e sè, iniziando a spalmarsi sulle labbra il composto, per poi spalmarselo anche sulle unghie. "Vorrà dire che sarà quello il nostro prossimo obiettivo!" Aggiunse sorridendo. "Il nostro prigioniero è qui fuori? Voglio testare il mio rossetto nuovo!"
"Lo vado a prendere subito!" Esclamò Waylon scostandosi dal piccolo ingresso. "Ma non dovresti rivestirti prima di uscire? D'accordo che fa abbastanza caldo, ma sei nuda!"
Ivy non potè fare a meno di guardarsi: era vero, presa dal lavoro non ci aveva più fatto caso. Ridendo divertita si mise indosso una camicia verde che aveva rubato al guardaroba della signora Greyson: era troppo lunga per lei, ma almeno le permetteva di non indossare gonne, che avrebbero limitato troppo i suoi movimenti. Si infilò anche gli stivali e sfoggiando il suo sorriso migliore si incamminò nel mezzo della radura, dove Waylon aveva trascinato un corpulento uomo bianco coperto di lividi. 
Molti schiavi gli sputavano addosso: quell'uomo aveva marchiato a fuoco molti di loro, e nonstante tutto riusciva a non mostrare paura: era seduto vicino al laghetto e sembrava solo rabbioso, furente. Come se tutti coloro che lo circondavano non lo spaventassero.
"Perchè non dice nulla?" Chiese Ivy appena fu a due passi dal malcapitato. 
Waylon si infilò una mano nella tasca ricavata dal ventre del rettile che lo rivestiva e ne estrasse una lingua umana. "Un piccolo ricordino mia cara!" Si giustificò dopo che lei lo ebbe fulminato con un'occhiataccia. "Non temere, può sempre soffrire ancora!"
Ivy scosse la testa e si chinò ad osservarlo: "Ciao, bellezza!" Gli disse prima di stampargli un bacio sulla bocca.
Alcuni uomini protestarono, ma lei li zittì, indicando loro il corpo del marchiatore, che iniziava a colorarsi di verde e ad essere scosso da convulsioni: ne seguirono il vomito, il sanguinamento dagli occhi ed infine la morte: tutto in meno di un minuto!
"Ragazzi, trovatemi altri fiori come quelli che ho nella mia capanna!" Urlò per farsi sentire da tutti: "Userò il mio nuovo veleno per coprirci le vostre spade, per bagnare le pallottole e per tingere le vostre unghie! Nesuno fermerà la nostra armata!"
Ne seguirono urla di giubilo: ognuno aveva anni ed anni di sofferenze da chiedere indietro con gli interessi, ed ora sarebbe iniziata la loro riscossa!

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Capitolo 14
*** Robin ***


Villa Wayne: 18,20
Richard aprì gli occhi: non sapeva dire per quanto tempo fosse stato addormentato, ma si sentì morire di fame e sete. Era in una grande stanza da letto, ed alla sua destra, su un comodino c'era dell'acqua. Il ragazzino afferrò la caraffa e bevve avidamente, per quanto si sentisse triste, l'istinto di sopravvivenza ebbe la meglio. Provò ad alzarsi: notò che era stato pulito, visto che era completamente nudo e sul suo corpo non c'era segno di polvere, ma solo alcuni lividi ormai parzialmente guariti. 
Richard notò che c'erano dei vestiti su una sedia, vicino alla porta: li prese e li indossò. Erano un paio di pantaloni ed una camicia rossi, con calze del medesimo colore e gilet, giubba e scarpe nere, e sembravano fatti su misura per lui. Non c'erano nè la cravatta nè altri orpelli che suo padre era solito fargli indossare, e la cosa non gli dispiacque: odiava indossare quelle cose! 
Il ragazzo cercò di far mente locale: ricordava tristemente l'attacco, la carrozza che si ribaltava, gli uomini neri che sparavano addosso alla sua famiglia ed una strana figura vestita di nero che lo aveva salvato, ma nient'altro. Aveva perso i sensi sul cavallo di quello strano uomo e non sapeva da quanto si trovasse in quella casa...qualunque fosse. C'era una grande finestra nella camera, quindi Richard provò a scostare la tenda ed a guardare fuori. La finestra dava nell'entroterra: si vedeva solo una strada e dell'erba alta nella quale si muovevano alcuni uomini di colore: probabilmente schiavi. Il sole doveva essere appena tramontato, perchè il cielo stava iniziando a rabbuiarsi. Aprì uno dei battenti della finestra: era al secondo piano di una casa coi piani piuttosto alti, saltare era fuori discussione! 
Si sedette sul letto con la testa tra le mani: aveva bisogno di riflettere, capire cosa fare, dove fosse, come tornare a casa...ma prima di tutto doveva pensare a rimettersi in forze!
Svuotò la vescica in un vaso da notte che trovò sotto il letto e, cercando di non fare rumore, aprì lentamente la porta della stanza: questa dava su un grosso corridoio con decine di porte ed un decoratissimo tappeto persiano sul pavimento. Chiunque fosse il padrone di casa, era sicuramente uno degli uomini più ricchi della colonia. Il ragazzo percorse il corridioio fino alle scale che probabilmente conducevano al salone principale. Le scese e si incamminò fino alle cucine. Non sembrava esserci nessuno, ma in un vassoio trovò un bel paio di aragoste già sgusciate e non stette ad aspettare: la fame lo attanagliava.
Le divorò in pochi secondi, poi ricominciò la sua esplorazione. 
Stava giusto ripassando sulle scale, quando il suo sguardo fu attirato da un enorme dipinto: era un ritratto di famiglia che mostrava un uomo, una donna ed un bambino, elegantemente vestiti davanti ad un caminetto acceso. Alle loro spalle, leggermente defilato, c'era un uomo di colore più o meno coetaneo della coppia, con indosso una livrea da valletto, strano che l'avessero incluso nel ritratto, normalmente nessuno si preoccupava di includere la servitù nei dipinti. Richard ne dedusse che più che un semplice schiavo, quell'uomo fosse considerato quasi come uno di famiglia. 
La faccia del bambino gli era però familiare! Aveva già visto quella persona!
Si avvicinò per vedere meglio, ma quando si trovò sul pianerottolo, notò che sotto i suoi piedi, il pavimento suonò vuoto. Strano, molto strano! 
Battè i tacchi sul pavimento, lo sentì vibrare: c'era una botola! 
Richard si guardò intorno: nessuno in vista, anzi, la casa iniziava a diventare buia a causa dell'imminente arrivo della notte. Non ci diede peso: mise le dita sul pavimento e trovò a tentoni il bordo della botola, che sollevò non senza un certo sforzo. Questa rivelò una grande scala a chiocciola che scendeva per decine e decine di yarde al di sotto della casa. Il ragazzo non resistette, da una parete recuperò una lanterna e, dopo averla accesa, si precipitò giù per le scale, senza far caso ad un uomo che lo stava osservando a distanza, e che appena fu sicuro di non poter essere sentito, si lanciò al suo inseguimento.
Le scale erano parecchie, e per i primi tre giri della chiocciola percorsero solo nuda roccia, ma poi il ragazzo sgranò gli occhi: sotto quella casa c'era un'immensa caverna che conteneva una nave da guerra! Una nave completamente nera con vele nere raffiguranti un pipistrello ed un numeroso gruppo di uomini, tutti con indosso dei mantelli neri col cappuccio, intenti a caricarla: quella nave sarebbe salpata presto!
Notando che la caverna era già illuminata, Richard spense la lanterna: non voleva dare nell'occhio, e continuò a scendere la scala. Arrivato non senza un po' di fiatone in fondo ai gradini, iniziò ad esplorare quell'immensa grotta cercando di non essere visto da nessuno. Guardandosi attorno notò che c'era un vero e proprio arsenale dentro la caverna, oltre ad un'impianto di produzione per la polvere da sparo, un'acciaieria, un piccolo campo d'addestramento, un bacino di carenaggio ed abbastanza legname da costruire altre due navi come quella nel bacino, che in quel momento stava venendo allagato.
Incredibile! Qualcuno nascondeva un'arsenale segreto sotto una villa! ma chi poteva essere? Richard continuò a guardarsi attorno, finchè non vide una capanna con le luci accese e la porta aperta. Si avvicinò in punta di piedi e provò a sbirciare: vide due uomini al suo interno: uno era un uomo di colore sulla quarantina, che impugnava una strana pistola con ben quattro canne, e l'altro era...
"Bruce Wayne!" Esclamò Richard senza rendersi conto di aver urlato, ed in quel momento venne letteralmente placcato da un vecchio, che lo atterrò ed immobilizzò in pochi istanti.
Mentre stava venendo fatto rimettere in piedi, rapidamente il ragazzo fece due più due: l'uomo che lo aveva salvato, altri non era che Bruce Wayne.

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Capitolo 15
*** Fuoco alle polveri ***


HMS Respect: alto mare, 19:05
"Vele in vista!" 
L'urlo della vedetta richiamò Harvey verso il castello di prua: il comandante strappò il megafono dalle mani del nocchiere e, portatoselo alla bocca, chiese informazioni.
"Quante e dove?"
"Nord-nordest capitano!" Rispose il giovane gabbiere. "A circa sei miglia, vedo chiaramente un relitto vicino alla costa, ed almeno quattro navi, una ha le vele viola!" Aggiunse descrivendo la situazione con il cannocchiale in pugno. 
Harvey sbuffò: se quel che si diceva su quel pazzo era vero, le vele viola potevano indicare la sua nave. Del resto chi altri sarebbe stato tanto folle da usare colori così vistosi! "Posti di combattimento!" Urlò lanciando il megafono al suo legittimo usufruitore. "Rotta nord-nordest, aprite anche i coltellacci ma state pronti a passare all'assetto da battaglia! Caricate i cannoni di sinistra con proiettili a grappolo ed i pezzi da caccia con palle incatenate! Signor O'Hara, il mio cannocchiale presto!"
Snocciolò quella lunga serie di ordini camminando verso il cassero, mentre il primo tenente William O'Hara, un irlandese ventiduenne che gli era stato affidato come comandante in seconda, si affrettò a mandare a prendere il cannocchiale del suo superiore. Era un incarico più adatto ad un ordinanaza o ad un famiglio che ad un primo ufficiale, ma ormai avevano capito tutti che il capitano Bullock era indifferente a gran parte della gerarchia di bordo: gli bastava che la nave fosse efficiente e pronta al fuoco!
Entrato in possesso dello strumento richiesto, Harvey osservò l'orizzonte, vedendo solo gli alberi delle navi lontane: una di esse in effetti era inclinata in modo innaturale, probabilmente era il relitto, mentre la più grossa e quella con le vele viola si davan battaglia: il fumo che le avvolgeva non lasciava dubbi. Ripiegato il cannocchiale se lo mise in tasca e scese nella sua cabina, che già stava venendo sgomberata dal mobilio in vista di un possibile combattimento. Si levò il tricorno, che in battaglia gli sarebbe stato più di impiccio che altro, poi prese due grosse pistole da una cassa e si appese una massiccia cutlass al fianco: molto meglio quella grossa daga di una di quelle stupide sciabole sottili che usavano altri ufficiali: lama corta ma punta accuminata avrebbero permesso di cavarsela meglio in una mischia!
Prima di lasciare che i suoi uomini finissero lo sgombero, Harvey aprì un secondo baule, ripose il cannocchiale e si infilò in tasca una fiaschetta di brandy, non prima di averne bevuto un sorso. Fatto questo sal' in coperta, trovandola affollata di uomini intenti a portare in batteria i pezzi o a regolare le vele, mentre i quaranta fanti di marina si distribuivano su due linee lungo le impavesate coi moschetti carichi. La nave era quasi pronta notò il capitano: sperò solo che l'avversario di quel pazzo resistesse abbastanza a lungo.


Sessanta miglia a est: prua della Riddler
Il capitano Nygma fece alzare la sua bandiera: un drappo verde scuro con sopra un teschio dorato con incrociati sotto due bastoni simili al suo. Sarebbero sembrati dei pastorali se non fosse che il punto interrogativo con cui culminava il suo era in realtà un affilatissimo uncino, che aveva già sparso molto sangue e molto di più ne avrebbe sparso in futuro! 
L'indiaman era ormai stato raggiunto: vistosi attaccato se l'era svignata dalla baia in cui si nascondeva ed aveva tentato la fuga. Era più veloce del previsto! La Penguin e la Scarecrow stavano cercando di braccarlo, sparando alle sue vele in quanto uniche navi abbastanza veloci da potergli tenere testa, ma si sarebbero dovuti sbrigare. La sera stava calando e presto quel bestione avrebbe potuto tentare la fuga approfittando delle tenebre, o peggio, avrebbe potuto fare fuoco sulle navi pirata singolarmente! 
Edward aveva contato sessanta portelli per i cannoni, ma tutti sapevano che un indiaman fingeva di essere ben armato: ad essere portati in batteria erano stati solo trentadue pezzi, ma comunque più che sufficienti a far desistere le navi pirata dall'affiancarsi a lui. 
Gold si trovava a metà tra Edward e i loro alleati: guadagnava terreno, ma Nygma lo perdeva, e lui era il capitano con la ciurma più numerosa: il successo dell'impresa era quasi impossibile senza i suoi rinforzi! 
"Che facciamo capitano?" Gli domandò uno dei marinai più giovani di cui Ed manco ricordava il nome.
Il pirata rifletté...poi forse gli balenò in mente un'idea! 
"Posso dare un buon vantaggio, chi mi usa è un uomo saggio, prendo tutti alla sprovvista e al vincitor apro la pista!" Disse sorridendo al suo interlocutore. "Che cosa sono?"
Il marinaio rimase interdetto, poi fece una faccia pensierosa e rispose: "Una sorpresa?"
"Esatto!" Si congratulò il capitano. "Presto, vai alle bandiere, dì a Crane di tentare un abbordaggio!"
"Cosa?" Si stupì il ragazzo. "Ma non ha abbastanza uomini da solo!"
"Lo so bene, ma la ciurma dell'Indiaman no!" Gli spiegò accigliandosi. "Se ora lui lo abborda, Oswald e Cyrus lo aiuteranno in fretta, e noi potremo così raggiungerli e mettere fine alla battaglia! Muoviti!"
 

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Capitolo 16
*** Una serata da dimenticare ***


HMS Respect: pochi minuti dopo
"Il brigantino se la svigna capitano!" 
Non che ci fosse bisogno di farlo notare: come la Respect si era avvicinata abbastanza perché i suoi lunghi pezzi da caccia iniziassero a martoriare la poppa della Joker, era prevedibile che questa iniziasse a rimettersi in movimento. La corvetta francese era stata abbandonata in tutta fretta, ed ora il brigantino pirata aveva ri-spiegato le vele, come a voler fuggire dalla ben più potente fregata pesante che lo stava tallonando.
"Riduciamo la velatura per un momento!" Ordinò Harvey: se il brigantino si fosse avvicinato troppo alla terraferma, correre verso di lui sarebbe stato pericoloso: una costa sottovento era tra i peggiori nemici di un marinaio. Inoltre in questo modo si sarebbe potuto osservare se ci fossero stati sopravvissuti francesi sulla Revenant. 
L'inglese era di per sè indeciso: se ci fosse stato qualcuno dell'equipaggio rimasto vivo, la nave non poteva contare come preda, ed in tal caso lui avrebbe perso il suo diritto ad un quarto del suo valore, ma se fossero rimasti solo i passeggeri...
I gabbieri serrarono il trichetto, la maestra ed i tre velacci: la nave si mosse solo con le gabbie, la randa e le vele di straglio, affiancandosi alla corvetta. Solo allora agli inglesi si rivelò il tragico spettacolo della devastazione compiuta dal pirata.
Corpi mutilati e sfregiati, tutti con un orribile ghigno inciso sulla faccia con dei coltelli, sangue che imbrattava il ponte, quasi un centinaio di marinai francesi morti gettati in cataste di corpi, sui quali iniziavano già a volare le prime mosche e, vicino al cassero...qualcosa che si muoveva.
Una dozzina di fanti di marina puntò istintivamente il moschetto in quella direzione, attendendo l'ordine di fare fuoco. Per un paio di secondi regnò un relativo silenzio, ma alla fine, da una catasta di corpi, si alzò una giovane donna bionda, con indosso vesti stracciate e insanguinate e col volto terrorizzato. 
"Serrate le gabbie! Presto gettare i rampini, prendiamo questa nave!" L'ordine di Bullock non stupì gli uomini: a quanto pare avevano rotto le uova nel paniere al pazzo, ed ora questo se la svignava senza aver ultimato il suo, per così dire, lavoro!
Diversi uomini salirono sulla nave francese ed iniziarono a controllare gli uomini che giacevano sul ponte: molti respiravano ancora, quindi vennero soccorsi. I marinai di Harvey li aiutarono a sedersi contro la balaustra di sinistra mentre veniva fatto chiamare il medico. Bullock non conosceva il francese, quindi chiese al tenente O'Hara di andare a parlare con la donna, per spiegarle che ora non aveva nulla da temere.
La ragazza, in preda alle lacrime, abbracciò il giovane ufficiale, facendolo arrossire non poco e, mentre il capitano era in procinto di scendere sottocoperta per verificare che i pirati non avessero inferto seri danni allo scafo, la vedetta urlò un nuovo avvertimento.
"Capitano, uno dei mercantili arenati si è disincagliato e viene verso di noi!" La voce della vedetta era calma, ma poco dopo divenne preoccupata.
"Signore! Il brigantino pirata ha invertito la rotta! Avanza di bolina nella nostra direzione!"
"Cosa?" Lo stupore di Harvey era forte, ma improvvisamente realizzò una cosa: era una trappola!
La ragazza infatti sfilò rapidamente un coltello dalla cintura di O'Hara e glielo conficcò nella schiena, trasformando la propria espressione da quella di una donzella disperata a quella di una folle omicida: in pochi secondi gli uomini feriti si rimisero in piedi, rivelando che il sangue che li copriva non era certo il loro, ed estratte dalle vesti pistole e coltelli, si gettarono a capofitto addosso agli uomini di Harvey, molti dei quali, colti completamente alla sprovvista, perirono senza nemmeno estrarre le armi.
Levatesi le vesti, la giovane bionda si gettò vicino ad un cadavere, scostandolo con un calcio ed estraendo un'enorme mazza, che però sembrò non pesarle, visto che la abbattè sull'inguine di un fante di marina con una violenza assurda.
Sofderate daga e pistola, Harvey si gettò nella mischia cercando di conquistare la passerella per tornare sulla sua nave: era più che evidente la drammaticità della situazione. Il brigantino si sarebbe affiancato sulla dritta della Respect, abbordandola da quel lato, mentre la sinistra era impegnata a combattere la Revenant, ed infine il piccolo mercantile si sarebbe affiancato sulla prua, tagliandogli ogni via di fuga: doveva impedirlo!
Con un colpo fortuito, Bullock freddò uno dei pirati, e dopo un paio di salti fu sulla passerella, con la quale tornò a bordo della sua nave.
"Cannoni di dritta pronti al fuoco, presto!" Ordinò al tenente Peel, un ragazzino di soli vent'anni che al momento si era trovato ad essere il nuovo primo ufficiale, vista la morte di O'Hara. "Marines, tutti sul cassero! Uccidete quella puttana ed i suoi uomini!"
Il comandante dei fanti di marina, un tenente sedicenne di nome Armstrong, fece un sorrisetto compiaciuto e corse con gli uomini che gli rimanevano sopra la sovrastruttura poppiera, ordinando loro di fare fuoco sulla Revenant.
Il rischio di colpire qualcuno dei loro stessi uomini ormai era minimo: dei trentuno che erano andati con Harvey, almeno venti erano morti subito, e gli altri combattevano solo per cercare di aprirsi una strada verso la passerella, ormai occpuata da due pirati armati di picca che la agitavano per impedire l'arrivo di rinforzi.
La prima salva non fu molto efficace: mirare del resto in mare è sempre difficile. Due pirati caddero, ma il resto dei colpi mancò il bersaglio. 
Il secondo tiro andò meglio: stavolta gli uomini colpiti furono sei, ma solo quattro di loro morirono: gli altri lanciarono un urlo di dolore e tornarono a combattere.
Fu la terza salva ad essere incredibilmente fortuita: un colpo prese in pieno un barile di polvere da sparo posto vicino all'albero maestro. L'esplosione scaraventò almeno cinque o sei pirati fuoribordo, ma purtroppo spezzò anche il grande tronco che costituiva la base dell'albero, il quale cadde verso dritta, precipitando sul ponte della Respect, ed ancorando così le due navi l'una all'altra: ora non ci si sarebbe potuti muovere.
La ragazza si mise in piedi sopra uno dei cannoni della corvetta ridendo come una pazza. Prese la sua mazza e, puntandola verso la nave inglese urlò: "Carica!"
I pirati rimasti a brodo della Revenant erano solo una quarantina, ma si gettarono a capofitto sull'albero abbattuto e sulla passerella, inondando il ponte della Respect, affollato da alemno un centinaio di marinai, oltre ai fanti di marina, che subito corsero a cercare di reagire all'assalto.
"Cannonieri in coperta presto! Respingete l'abbordaggio!" Ordinò Harvey mentre ricaricava la sua pistola. "Lasciate giù solo tre uomini che facciano fuoco appena il brigantino ci affiancherà!"
Ma il brigantino non li affiancò: virando con l'agilità di un cutter cambiò le mure ed andò ad impattare contro la prua della fregata, rivelando il fatto di avere un rostro sulla prua, il quale aprì una profonda falla che per grazia divina fu solo a prua della paratia di collisione. La nave avrebbe imbarcato sì molta acqua, ma per fortuna non avrebbe corso il rischio di affondare.
L'impatto fu molto violento: nessun uomo che si fosse trovato sulla fregata riuscì a mantenere la posizione eretta. Il prezzo peggiore lo pagarono la vedetta ed i pochi gabbieri ancora a riva, che spinti dall'impatto precipitarono in mare o andarono a fracassarsi le ossa sul ponte. Harvey stesso nella caduta prese una forte botta sulla fronte, tanto che per alcuni secondi vide tutto nero.
Questo gli impedì di accorgersi del fatto che, arrampicandosi sul bompresso, altri pirati, tutti con le facce coperte di trucco bianco e con dei sorrisi agghiaccianti, si stavano riversando sul castello, facendo strage dei suoi marinai. Questi avrebbero probabilmente avuto la peggio, se non fosse stato per l'arrivo degli artiglieri. 
Questi, guidati da quattro guardiamarina meno che quindicenni, si lanciarono in una carica fuori dai boccaporti e sparando e menando fendenti riuscirono a riequilibrare lo scontro almeno per un po'. Quel tanto che bastò al loro capitano per riprendere conoscenza ed accorgersi che la sua tasca era bagnata.
Bagnata? Sanguinava forse?
Si alzò: non sentiva dolore...ma allora...
Aprì la tasca: la fischetta si era rotta! Gli avevano fatto sprecare il suo Brandy migliore!
"Bastardi!" Urlò in preda all'ira e, scavalcata la balaustra del cassero, corse a prua brandendo la daga nella destra e, nella sinistra, la pistola tenuta per la canna, in modo da usarla come clava, ed iniziò a riempire l'inferno con le anime dei suoi nemici.
 

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Capitolo 17
*** Lo scontro ***


Sotterraneo di villa Wayne
"Sveglia ragazzino!" Richard fu scosso da un paio di mani e poco a poco riprese conoscienza, malgrado la testa gli facesse ancora male dopo il colpo con cui l'avevano stordito.
Si trovava nella piccola costruzione nella quale aveva visto Bruce Wayne con indosso le vesti dell'uomo che lo aveva salvato, ed ora lo rivedeva, vestito alla stessa maniera, con quello strano abito nero con un pipistrello ricamato sul petto ed un ampio mantello con un cappuccio munito di due punte accuminate che andava a nascondere il suo volto. Oltre a lui c'erano i due uomini di colore: uno decisamente anziano ed elegantemente vestito, l'altro comunque non più giovane, ma in tenuta da lavoro.
"Salve signor Wayne!" Disse il giovane Greyson aspettandosi di essere legato; il suo stupore quando si accorse di essere solo seduto su una sedia fu notevole, ma il ragazzo cercò di non darlo a vedere. "Posso sapere cos'è questa messinscena?"
Il cavaliere oscuro prese un'altra sedia e, voltandola in modo da appoggiare le braccia sullo schienale, si accomodò dinnanzi al giovane.
"Nessuna messinscena!" Disse modificando il tono della voce, in modo che apparisse più cupa. "Ho cercato di salvare te e la tua famiglia appena mi son reso conto che eravate in pericolo, ma sono arrivato tardi!"
"Questo l'ho capito!" Urlò Richard con le lacrime che ricominciavano ad uscirgli dagli occhi. "Ma perché tu fai queste cose? Cosa sei?"
"Abbassa la voce giovanotto!" Gli impose il più anziano degli uomini. "Porta rispetto per..."
"Finiscila schiavo!" Riprese il ragazzino, probabilmente ancora scosso, rimediandoci però un leggero manrovescio sulla faccia da parte del signor Wayne.
"Non ti permettere!! Lo rimproverò Bruce. "Io non uso schiavi!"
"E quelli che stavano nel giardino allora?" Replicò nuovamente Richard, causando reazioni di stupore nei tre uomini.
"Cosa?" Chiese nuovamente Bruce alzandosi dalla sedia. 
"Certo! Ho visto numerosissime persone nere muoversi nel giardino dalla finestra della camera in cui mi sono svegliato!" Tacque un istante notando lo stupore dei suoi interlocutori. "Saranno state quasi un centinaio, perchè mi guardate così..."
Bruce non lo ascoltava più: con un balzo da leone si precipitò fuori dalla stanza urlando a tutti gli uomini di seguirlo su per le scale, mentre il più anziano degli uomini gettò una pistola in mano al ragazzino. 
"Spero tu la sappia usare questa!" Gli disse serio. "Perché presto potrebbe essercene bisogno!"
Quaranta metri sopra di loro, tra l'erba alta del giardino della villa, Ivy si guardò intorno: la notte presto sarebbe calata, e dalla villa non si vedeva nessun movimento. Era l'ora di cominciare!
"Signori..." Disse indicando il portone: "...possiamo andare!"

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Capitolo 18
*** Assalto al mercantile ***


Ponte della Scarecrow: pochi minuti dopo.
L'impatto fu piuttosto violento, ma meno di quanto Crane si sarebbe aspettato: la sua nave, tagliando la scia dell'Indiaman, si era andata a schiantare contro la sua fiancata di dritta, troppo bassa per poter essere colpita dai cannoni di quel bestione. 
"Ora!" Urlò calcandosi in testa il cappello, ed i suoi uomini, con delle urla selvagge, lanciarono le loro bombe fumogene sul ponte della nave inglese.
Il fumo invase l'ampia coperta, rendendo tutta l'area invasa da una nauseabonda nube verdastra. L'esiguo equipaggio perse di vista non solo la nave nemica, ma letteralmente qualunque cosa si trovasse a meno di sei yarde dai loro occhi. Un giovane avvocato, imbarcatosi come passeggero per un viaggio fino a Londra, si era recato sul ponte, in quanto ci si aspettava che chiunque contribuisse alla sicurezza della nave, ma ora non vedeva nulla attorno a sè, ed ebbe paura! Paura di non vedere più la moglie, che in caso di sua morte si sarebbe certamente gettata tra le braccia del cognato, suo fratello, ne era certo. Paura di non poter mai vedere il suo bambino ancora non nato, che sarebbe dovuto venire al mondo entro il suo ritorno, ma che ora forse non avrebbe mai visto. Paura di...
Non potè più preoccuparsene: un colpo di falce gli aprì la schiena, mandandolo al tappeto, e subito dopo, uno stivale gli si abbattè violentemente sul collo. Una, due, tre volte! Alla quarta la colonna si spezzò, e la vista dell'avvocato si spense...per sempre! 
Sopra la sua prima vittima, nel fumo che iniziava a diradarsi, Crane era in testa al suo equipaggio, ed aveva preso possesso del castello. Appena la visibilità tornò normale, i due equipaggi si poterono osservare: a prua una quarantina di pirati guidati da una specie di spaventapasseri torreggiavano sul castello, mentre a mezzanave, almeno un centinaio di persone tra marinai e passeggeri impugnavano le armi, consapevoli che la loro superiorità numerica era il solo vantaggio di cui godevano, poichè la ferocia ed il valore probabilmente erano dalla parte del loro nemico. 
Un uomo con una folta barba grigia ed una lisa uniforme da capitano della compagnia delle indie svettava in cima al cassero con due pistole in mano: guardava fisso Crane, come ad invogliarlo a lanciarsi all'attacco. 
Ma il pirata non aveva certo intenzione di farlo: aggrappandosi ad una sartia urlò: "Tenersi!" Ed i suoi obbedirono in un istante: subito dopo l'Indiaman fu nuovamente colpito da una forte scossa: la Penguin lo aveva speronato a sinistra. L'impatto fece perdere l'equilibrio a diversi uomini dell'equipaggio inglese: era quello il momento!
"Carica!" Crane si lanciò sulla coperta, conficcando la sua falce nella testa di un ragazzino che tentava di rialzarsi in piedi. Alle sue spalle altri uomini si buttarono nella mischia, iniziando a sfoltire le file nemiche.
Nel frattempo, all'alteza dell'albero maestro, diversi uomini vestiti di nero iniziavano ad abbordare la nave. Questi non iniziarono subito ad uccidere: alzarono invece una specie di passerella, sulla quale si fece largo Oswald con tutta calma: non voelva certo mostrare di avere fretta nell'affrontare delle nullità come quelle che avrebbe incontrato. 
Cyrus Gold era a meno di seicento yarde da loro: in qualche minuto li avrebbe raggiunti, mentre Edward ce ne avrebbe messi almeno una decina: sperò che i suoi colleghi riuscissero a tenere testa all'equipaggio nemico per un periodo sufficiente: dipendeva tutto da questo.


 

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Capitolo 19
*** Bullock vs Joker ***


H.M.S. Respect 
La situazione aveva raggiunto uno stallo: gli inglesi, ripresi dalla sorpresa, resistevano alla pressione dell'assalto pirata, ma i morti da entrambe le parti lievitavano ad un ritmo esponenziale. Harvey, in testa ai suoi marinai, tentava di riprendere il controllo del castello di prua, mentre la ragazza bionda sembrava aver preso il comando degli arrembatori, coi quali stava tenendo il fianco sinistro della nave. In quel momento la donna era vicino alla scaletta del boccaporto, intenta a menare la sua mazza su chiunque provasse a salire in coperta per dar manforte all'equipaggio, mentre alcuni dei suoi uomini facevano fuoco su di loro con le pistole. 
Harvey abbattè il calcio della pistola sulla mascella di uno dei pirati più giovani, spezzandogli qualche dente e mandandolo al tappeto, per poi divincolarsi onde riprendere fiato ed osservare la situazione: il mercantile che si era liberato dalla sabbia era vicino, presto li avrebbe raggiunti, e se anche a bordo di esso ci fossero stati altri pirati la situazione sarebbe presto degenerata! Doveva assolutamente riprendere il controllo della nave il prima possibile.
"Armstrong!" Ordinò al comandante dei fanti di marina, "Salga sulla coffa di maestra coi suoi marines! Mi liberi un passaggio! Voglio riuscire a tagliare le cime del bompresso!" 
Il giovane tenente, pallido in viso, si limitò ad annuire, per poi chiamare a sè i pochi soldati che gli rimanevano. 
Il capitano si toccò la giubba: un sorso di brandy gli sarebbe piaciuto in quel momento, ma avrebbe dovuto farne a meno! Si levò il fodero della cutlass dal fianco, in modo da essere più libero nei movimenti, e dopo aver tirato un sospiro corse a prua, dove però i due schieramenti si erano distanziati: il capitano pirata era apparso sulla Respect, ed ora torreggiava in fronte al collega in tutto il suo macabro splendore.
Harvey vide un uomo di un pallore innaturale, coi capelli lunghi tinti di verde e quelle strane cicatrici che allargavano il suo sorriso fino quasi alle orecchie. Era davanti a lui con due massicci coltelli tra le mani...e rideva! Rideva follemente osservando l'operato della sua ciurma, che approfittava della sospensione del combattimento per incidere dei sorrisi sul volto delle vittime. 
Harvey deglutì: quell'uomo doveva avere meno di trent'anni, mentre lui aveva da tempo superato i cinquanta: e sembrava sicuramente molto più in forma di lui, oltre che indubbiamente meno stanco. Lo scontro sarebbe stato molto difficile, ma la situazione sembrava richiederlo. L'invito era abbastanza esplicito!
Il vecchio capitano rinfoderò la pistola ed, armato di sola cutlass, si fece avanti: gli uomini attorno a loro si aprirono ulteriormente; il duello poteva iniziare!
Il pirata rinfoderò una delle sue lame, come per dire che non ne aveva certo bisogno per abbattere il suo nemico, e dopo aver fatto due veloci passi di danza, si alciò all'attacco. Tentò un affondo alla spalla destra di Harvey, che fu però deviato dalla più lunga lama del capitano, che dopo aver fatto un passo indiero cominciò a camminare in circolo, imitato dal suo rivale.
"Lasciatelo dire amico!" Esclamò il pirata notando i movimenti sgraziati dell'ufficiale: diamine se era inquietante la sua voce! "Hai l'eleganza di un ippopotamo sai!" Tra i pirati si levarono alcune risate.
"Se il tuo scopo era farmi ridere, razza di pagliaccio..." Replicò Bullock ansimando "...sappi che non era divertente!" Continuò a camminare per un pò: doveva prendere tempo, solo qualche altro secondo...
Il pirata fece un secondo attacco: roteando come un ballerino assestò un calcio nello stinco di Harvey, mandandolo in ginocchio sul ponte, mentre il coltello gli fece un leggero taglio alla spalla destra. Stava per menare un nuovo affondo, quando fu lui ad essere colpito dall'elsa della cutlass del capitano, che andò ad impattargli sul naso facendoglielo sanguinare.
"Ha ha ha hahahahahahahaha!" La sua risata ora aveva un qualcosa di selvaggio, quasi animalesco. "Bella mossa grassone!" Gli disse allontanandosi di un passo, come per lasciargli la possibilità di rialzarsi. Sembrava essere divertito dal dolore. 
Harvey però non si alzò: osservò invece il cielo e poi, abbassando lo sguardo, sorrise a sua volta: "Grazie pagliaccio!" Disse sospirando per il dolore alla spalla. "Addio!" Ed i marines presenti in coffa fecero fuoco!
Una pallottola fece saltare via il cappello dalla testa del pirata, altre due lo presero di striscio ed una quarta gli bucò uno stivale; Bullock non scoprì mai l'esito degli altri colpi, perchè i suoi uomini, veendo il loro nemico colpito, furono galvanizzati e tornarono alla carica, gettandosi nella mischia urlando come pazzi.
Non fu necessario che Harvey si rialzasse: in ogni caso sarebbe caduto subito dopo, poichè il mercantile nel frattempo era arrivato... ma senza pirati! 
I pochi marinai francesi avevano imbarcato anche i colleghi dell'altra nave arenata, ed assieme avevan liberato lo scafo dalla sabbia. ORa si erano andati a schiantare contro la Joker, spezzandole il bompresso e mandandola ad adagiarsi contro la Respect. I pirati, vedendosi in minoranza, iniziarono a saltare a bordo della propria nave, e pochi minuti dopo, questa stava volgendo la poppa alla fiancata di dritta della fregata...e fu allora che mise in batteria le carronate!
Due enormi pezzi corti caricati a mitraglia fecero fuoco, seminando ulteriore morte e sangue sul ponte del legno inglese, che si trovò da quel momento avvolto in un silenzio macabro, interrotto soltanto dai lamenti dei feriti. 
Harvey attese un altro minuto e si rimise in piedi. La sua nave era salva quindi...beh, per modo di dire!
Osservò la Joker intenta ad allontanarsi: a bordo non vide più di una quarantina di persone rimaste in piedi, ma il pazzo era ancora là! Vivo ed intento a sconquassarsi dalle risate, scimmiottando un saluto militare in direzione del suo avversario.
"Sta bene capitano?" Domandò il signor Coningsby, un guardiamarina di tredici anni col braccio destro che penzolava inerte sul fianco.
"Meglio di lei di sicuro Coningby!" Replicò il comandante massaggiandosi la palla ferita. "Scenda subito in infermeria! Non vorrei che le dovessero amputare quel braccio!" 
"Aye aye sir!" Obbedì il ragazzino: delle profonde lacrime gli rigavano le guance, ma sembrava sforzarsi di trattenerle. 
"Capitano!" Un urlo proveniente dal castello di prua lo portò ad osservare due marinai che indicavano lo scafo a prua. 
"Che succede?" Domandò avvicinandosi loro. "Imbarchiamo altra acqua?"
"Nossignore!" Rispose uno di loro mostrando al suo superiore la scena. "Credo solo che il nostro amico abbia dimenticato qualcosa!"
Ad Harvey sfuggì un sorriso: con le gambe ingarbugliate in delle cime spezzate, appesa al mascone di dritta c'era una donna bionda, che stava ridacchiando in preda ad una specie di folle ilarità. Magari il pazzo gli era sfuggito ed aveva dimostrato di essere molto più abile di lui, questo era vero...ma aveva perso la sua puttana.
"Portate quella bagascia nella cella!" Ordinò lasciando cadere la cutlass sul ponte insanguinato. "Se non altro, tra la corvetta e lei, non torneremo a casa a mani vuote!"

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