Nameless Heresy

di whitemushroom
(/viewuser.php?uid=266213)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte I ***
Capitolo 2: *** Parte II ***
Capitolo 3: *** Parte III ***
Capitolo 4: *** Parte IV ***



Capitolo 1
*** Parte I ***


Walk on, wandering souls,
For your respite we pray
Let our humble song
Clear your hearts of dismay
Rekindle the flame in your souls and set you free
So walk on and become the light that guides the way


In linea teorica è semplice: chiudere a chiave la porta del laboratorio, staccare il COMM, mettere nero su bianco la relazione e spedirla al Bureau prima di domani mattina.
Sui primi due punti ci siamo. Ed a ben vedere i fogli sono qua davanti, la penna pure, eppure sono tre ore che non si forma nemmeno la più stupida riga.
E la colpa è tua.
Sì, perché, di chi dovrebbe essere, scusa?
È come essere pesanti e leggeri allo stesso tempo. Come fluttuare tra le nuvole, osservando lo scintillare del mare all’orizzonte, ma con una catena che preme le caviglie e le tira verso la terra fino a spezzare le gambe.
Mi fai male.
È iniziato ieri, dopo la battaglia al confine occidentale, quando i comunicati hanno annunciato il nostro trionfo sulle truppe di Milites e gli stormi di Concordia.
Centottantamila soldati di Rubrum caduti. No, centottantamila e trecento sette.
Eri uno di loro, vero? Perché se fossi vivo ricorderei il tuo nome, ma ricordare ed essere ricordati è un lusso dei vivi.
Dovrei decidermi a finire questa stupida relazione.




You stare up at the stars
In the clear, endless skies
Slowly fading lights
Shining back in your eyes
Completely consumed with your search for certainty
You’ll lose sight of everything and get left behind


Dicono che dimenticare sia un dono dei Cristalli per farci andare avanti, per liberarci dal peso del dolore per la perdita di qualcuno: un modo per viaggiare leggeri verso il futuro, per non rimanere attaccati a qualcosa che finirebbe solo per rallentarci. Sembra che solo i ricordi dei l’Cie possano sopravvivere nei cuori della gente, perché il loro coraggio e la loro dedizione siano lo stendardo fiammeggiante da innalzare durante le battaglie per il trionfo del Dominio.
Ed è vero, non provo dolore. Non piango, se capisci quello che intendo.
Non si piange per qualcuno di cui in fondo non si ricorda nemmeno il nome, dico bene?
È solo che questo vuoto non va via.
Su consiglio di Emina ho preso un po’ di tranquillanti ed ho aspettato qualche giorno ma, credimi, questo buco non passa.
Di solito il modo migliore per non pensare è buttarsi a testa bassa sul lavoro, ma più guardo le mie carte, gli appunti, le tabelle da compilare e più invece la testa torna sempre in questo squarcio che mi ritrovo nel petto.
Smettila.




We can leave this place together
All alone, you and me,
We both know the road to follow
And where it may lead
But if the world should come between us and you fall behind
Then just call me
Let your voice reach out, and tell me to wait because


Io devo capire chi sia l’imbecille che tiene un Tonberry domestico! Uno che non ha paura di essere sgozzato nel sonno, è chiaro! Perché anche un cieco capirebbe che questa bestiaccia è addomesticata, quel cretino del padrone gli ha pure messo un vestitino! Lo hanno trovato quelli della Class Zero a rovistare tra gli avanzi della mensa, e quei ragazzini sono stati fortunati a non ritrovarsi almeno tre dita in meno, lo sanno anche quelli del primo anno come reagiscono i Tonberry agli estranei!
Ma la cosa che non capisco è perché lo abbiano portato qui da me! Sono un anatomista, dannazione, non un veterinario!
Pazienza, domani mattina saprò cosa vivisezionare.




All I know is that I want to be with you
To be the one that, ‘till the end, you can hold onto
I’ll keep you safe, so place your trembling hand in mine,
I’d give everything for you to say that you’ll stay by my side


Io giuro che muoio.
Seriamente, un’altra volta e mi prende un infarto, perché non posso svegliarmi nel cuore della notte e ritrovarmi quegli occhietti luminosi e maligni addosso e tutto il mio set di bisturi piantato contro il cuscino.
Io non capisco come quel mostro sia entrato in camera mia -forse uno spirito vendicatore di tutti i Moguri che potrei aver dissezionato per le mie tavole anatomiche- ma magari se resto immobile quello non mi attacca e se ne va, in fondo è un predatore. Vuole il sangue.
Il mio sangue.
Non se ne va. Santo Cristallo, non se ne va.
E cosa sono questi fischi? I Tonberry non emettono alcun verso,
Sta … male?
Appena leva quel coltellaccio dalla mia faccia giuro che lo metto in un cilindro di contenzione e domani altro che vivisezione, fa un bel volo nell’inceneritore e tanti saluti!

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Parte II ***


We’ve made it through the storm
Take my hand and run with me
Someday, somewhere,
Only the two of us
Together will be free


No, non potevi essere una persona qualsiasi. Non potevi, perché questo vuoto sta inghiottendo anche la mia stanza.
Ridammi il mio cuore, chiunque tu sia.
Domani mi sbarazzo di quella bestiaccia.
Oggi no.
Non ne ho voglia.

Occhi bellissimi, dai colori ormai sbiaditi. Mi afferrano come fossero mani.
È stato il Tonberry a rinvenire questa foto, non ricordavo nemmeno di averla. Mi è bastato scendere a mensa ed al ritorno l’ho trovato seduto in un angolo, con la sua lanterna appoggiata su un fianco e con quell’immagine stretta a sé; non so come ho fatto a prendergliela senza rimetterci una mano.
Hai un viso.
Lo so che è il tuo. Lo so senza saperlo, perché i miei occhi possono ricordare cose che la mente è stata costretta a dimenticare. Sorridevi, uomo misterioso, di un sorriso così semplice che la prima cosa che ho cercato di fare è stata accarezzare il vetro per sfiorare quel labbro leggermente inarcato verso l’alto. E io ed Emina dietro, che invece ridiamo come due imbecilli davanti alla macchina fotografica facendomi nutrire seri dubbi sul nostro livello etilico. Chissà perché ci siamo scattati quella foto?
E perché più mi guardi da un altro tempo e più io cerco di afferrare il tuo nome?
E scavo, scavo dentro di me e vorrei sfasciare tutta questa stanza, più voglio cercare questo ricordo e più mi pare di allontanarmi, di essere scaraventato lontano e continua a bruciare, perché la mia gola sta cercando di strillare il tuo nome. Tu sei qui, in questa maledetta immagine, e so che, da qualche parte dentro la mia testa, le mie orecchie ricordano perfettamente il suono della tua voce e non me lo vogliono più restituire.
Se non restituisco la foto al Tonberry domani mattina temo che mi sveglierò senza qualche parte molto sensibile del mio corpo.
Dimmi, era tua questa bestiaccia?
Ma un gattino come i cadetti normali no, eh?




“Don’t waste your life on me. Save yourself instead”, you cry
“I’ll fine on my own”
Pain well up in your eyes
I brush away your tears and take you in my embrace
“My life’s only wasted without you by my side”


Ho fatto bene a studiare i ragazzi della Class Zero; quando si tratta di prelevare delle cellule per clonare un tessuto occorre sempre prendere la matrice migliore. I gioiellini della dottoressa Arecia sono quanto di meglio l’Accademia possa offrire ed ammetto di essere stato davvero un genio previdente a farli venire nel mio laboratorio con qualche scusa per prelevare un po’ del loro DNA.
Li drogavo? Certo che sì! Hai idea di quante scartoffie avrei dovuto compilare per soddisfare gli standard del comitato etico del Bureau sul consenso delle cav … ehm, degli studenti? E la ricerca non può essere certo rallentata da queste quisquilie moraliste, specie quando mi sono limitato a prelevare solo un po’ di cellule qui e lì.
Va bene, forse qualche porzione di fegato l’ho presa (guarda che ricresce, non lanciarmi quell’occhiata).
Ah, e un rene.
Uno solo.
Di quella Rem, tanto è malaticcia e morirà comunque, ma ad una prima analisi i suoi reni stavano bene e dunque perché non farne un uso migliore? Per te sceglierei soltanto materiale di primissima qualità, come quell’Ace che sembra un cherubino smarrito. O quell’Eight, che non capisco perché non vogliano clonare in massa la sua matrice muscolare per avere un esercito di tutto rispetto, altro che quei ragazzini che mandiamo a morire? Sì, lo so, lo so, quei cadetti sono davvero molto fortunati che sul lavoro io sia sempre molto professionale, non come certi colleghi di mia conoscenza che quando si ritrovano una studentessa carina durante i controlli allungano le ma …
Uff, sì, potrei averti drogato. Una volta o due.
Se avessi la decenza di sussurrarmi il tuo nome, uomo col Tonberry, magari potrei utilizzare direttamente le tue cellule e ci risparmieremmo entrambi una gran fatica, non trovi?



Ti scongiuro, dimmi che quel Cactuar col mantellino azzurro non è tuo …




I thought I’d leave this place forever
Don’t look back, just let go
In the rain I started walking down
The only road I know
And just when I thought it was over, you’re the freedom that found me
So don’t let me go
I’ll run everywhere if you’ll run with me, too.


Stanotte ti ho sognato.
Eravamo in piedi su una terrazza e mi dicevi di esserti appena fidanzato con una bellissima ragazza.
E io ti ho dato una bella pacca sulla spalla, sorridendoti, mentre mille lame mi aprivano in due.
Mi sono svegliato chiamando il tuo nome, ma la luce del giorno me lo ha rubato dalle labbra.

In sé ricreare un corpo umano non è complicato: ho presentato stamattina il progetto al Bureau, e sembra che siano intenzionati ad autorizzare questo esperimento permettendomi di unire l’utile al dilettevole.
Molto, molto dilettevole.
Il problema, come sto cercando di spiegarti, sta nei dettagli. Figuriamoci, ai piani alti interessa solo creare anonimi soldati senza personalità o il benché minimo gusto artistico, ma tu sei un’altra cosa.
Il mio corpo ricorda tutto del tuo.
Le tue mani, che erano piccole e sgraziate. I palmi coperti di calli e scottature come quelli di un mago; e le passo e passo di nuovo contro il mio viso, cercandone ogni piccola sfumatura, modellandole seguendo memorie che non dovrei possedere. E disegno le tue forme sotto le dita, ad occhi chiusi, smussando le costole che ti ho fatto troppo ampie, levigando giorno dopo giorno la curva delle tue spalle. Perché forse è vero ciò che si dice, che i ricordi siano come una catena e che siano sparpagliati dentro al nostro cuore per mano dei Cristalli, separati ma non perduti per sempre. Giuro sulla mia vita che forgerò di nuovo quella catena, così potrai trovare la strada per tornare da me.
Il Tonberry sostiene che tu abbia una grossa cicatrice sulla mano sinistra; ammetto di essere un po’ geloso del fatto che questo mostriciattolo conosca certi dettagli.
Forse è il caso di metterti qualcosa addosso.
Per il bene di tutti e due.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Parte III ***


I want to hear your voice
To ease the fear inside,
Just let me know that you’ll be here,
Always right by my side
Let me take you in my arms and hold you tight
If I’m with you and you’re with me, we can get through the night


Sai, oggi io ed Emina abbiamo discusso. Dice che, chiunque tu fossi, devo lasciarti andare.
Ma perché?
Perché devo lasciarti scivolare via quando ciò che mi uccide non è il tuo ricordo, bensì questo oblio forzato che non ho chiesto mai?
Mi ritorna in mente quella storia che girava ai tempi dell’Accademia, quella dei Quattro Campioni di Rubrum. Era così famosa che l’avrai sentita pure tu. Ecco, è saltata fuori durante la nostra litigata: tutti noi sappiamo che sono esistiti questi fantomatici eroi, questi “Campioni”, ma nessuno, nessuno ricorda i loro nomi, i loro visi, non c’è nemmeno una statua nel Peristilio. Quattro guerrieri che saltano da un racconto all’altro come dei fantasmi, di cui si narra che l’unico sopravvissuto scrisse nel sangue i nomi dei suoi amici prima di vederli morire tra le sue braccia, e le sue grida scossero talmente tanto le valli innevate che persino i guerrieri nemici chinarono il capo davanti a quel dolore.
E anche il sopravvissuto deve essersene andato, perché sia io che Emina ci siamo guardati negli occhi, sforzandoci di ricordare l’ennesimo nome perduto.
Io non voglio che ti succeda una cosa simile.
Non voglio far sbiadire negli anni questi sentimenti che forse mi immagino soltanto, ma non li regalerò al tempo per un sollievo che so che non avrò mai. E mi rifiuto di credere che tu desideri soltanto volare via da questo mondo senza sapere quanto qualcuno ti abbia amato, perché io stesso non lo vorrei.
In un mondo dove dimenticare è un dogma, accetteresti di diventare la mia eresia?




I know the way you feel
You don’t have to lie to me
So close your eyes now
I’ll stay right here with you , it’ll all be fine – you’ll see
And I know that if I promise it’s not over
It’ll only make the end come even sooner than expected


Se chiudo le palpebre so che sei vicino a me, un tenue movimento che si riflette solo nella mia retina. Le nostre spalle che si sfiorano mentre rimettiamo in ordine i libri sullo scaffale, il tuo corpo che emana una piacevole frescura come se fossi Amor Shiva fatto carne.
Con questo caldo che ti fa appiccicare il camice alla pelle, nel mio laboratorio dove il condizionatore è guasto da due mesi ed i tecnici non si scomodano certo per un ricercatore “volontario” … credo che ti avrei fatto una corte spietata anche se fossi stato l’essere più brutto di Orience.
Ah, per tua informazione l’aria condizionata è ancora guasta.
Finalmente potrò scoprire se i Tonberry sudano come gli esseri umani.




But when the day comes and there’s nothing left to do,
I’ll be here to reach my hand out
‘cause the end won’t come as long as I’m with you


Se avessi il tuo nome potrei almeno cercare qualcosa negli archivi; una data di nascita, il recapito del tuo COMM, che classe dell’Accademia hai frequentato. Ho bisogno di dati per riportarti indietro, non lo capisci? O vuoi davvero lasciare tutto alla mia immaginazione? Sarebbe un bel casino, in caso non te ne fossi accorto, perché non c’è giorno in cui non butto i fogli del lavoro in un cassetto e mi perdo a fantasticare per te ogni giorno una vita differente, sempre nuova, sempre adorabile.
Magari lavoravi nel mio ufficio e ci siamo conosciuti per caso davanti all’ennesima macchinetta del caffè guasta tra una lamentela e l’altra sulle nostre misere paghe da ricercatori “volontari”, oppure venivi ogni tanto come tirocinante, spazzolone e secchio alla mano, e ti guardavo mentre cercavi di non vomitare davanti agli ennesimi resti della mia chimera andata male. Oppure … oppure lavoravi in quel bar sotto da me, quello elegante con le poltroncine azzurre, e da dietro il vetro guardavamo sfilare i cadetti borbottando tra noi che la nostra nazione fa davvero schifo per arruolare dei ragazzi così giovani. Forse un giorno hai buttato il grembiule e sei corso ad arruolarti perché questo mondo ti ha fatto schifo.
Ma perché mi prendo in giro?
Quello nella foto è un ragazzo con indosso un mantello della Class First, l’élite.
Sì, tu eri uno di quelli che scendeva in battaglia mentre io rimanevo qui ad aspettarti, ad ascoltare i notiziari con in testa solo il tuo viso e la mia paura. Forse quando sentivo le sirene d’allarme risuonare per tutta l’Accademia volevo morire per il dolore, e stavolta dovrei solo ringraziare il Cristallo per non sentire più quell’angoscia che mi chiudeva il petto e mi piegava le gambe.
Ma non lo ringrazierò.
Non lo ringrazierò perché non ricordo se ai tempi della scuola eri quello che se ne stava in disparte stile Cactuar o se eri l’anima della festa, se noi due ed Emina ci ritrovavamo ogni sabato sera ubriachi in mezzo alla strada o se per invitarti a ballare dovevano pregarti in ginocchio. Se magari ti ho tenuto il broncio dopo aver litigato o se sono dovuto venirti a recuperare perché ti era scappato il chocobo durante una scappatella notturna non autorizzata con le tue amichette, ed io probabilmente finivo per venirti a prendere anche se avrei lasciato volentieri le tue spasimanti annegare nel fiume. Ed ogni sera continuano questi dettagli, questi frammenti di specchio che non so più se siano una mia fantasia, una lastra di vetro con il tuo viso che non riesco più a ricomporre perché i vetri mi tagliano le dita.
L’unica consolazione è che, almeno nei miei sogni, sei solo per me.

Errata corrige: non avevo calcolato che, quando lo scienziato col bisturi incontra il Tonberry col coltello gigante, lo scienziato col bisturi va in cucina a lavare i piatti mentre il Tonberry col coltello gigante riscuote l’ambito premio di saltarti tra le braccia e ricevere carezze sulle tue ginocchia mentre guarda il nemico sconfitto con i suoi occhietti maligni.
Forse avrei dovuto essere più specifico quando talvolta ho pensato che sarebbe stato divertente fare “qualcosa a tre”.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Parte IV ***


And of everyone in this world, you and I came together
If you call me
And let your voice reach out, then
I’ll always wait because


Sai perché non sopporto i maghi? Perché guardano tutti dall’alto in basso, come se soltanto loro si fossero macerati gli occhi sui libri e le mani con l’energia arcana. La magia viene conferita dal Cristallo secondo una propria volontà, mentre la medicina, l’alchimia, l’ingegneria … non richiedono nessuna consacrazione, solo forza di volontà, occhi buoni ed una caffettiera all’opera ventisette ore su ventiquattro.
La dottoressa Arecia oggi mi ha guardato come se fossi un ratto quando le ho chiesto udienza, implorando il suo aiuto, una briciola dei suoi poteri mistici. Lei, lei ha il segreto della vita eterna: lo sappiamo tutti che fa risorgere i mocciosi della Class Zero dopo ogni battaglia, è lei a riforgiarli con corpo e mente intatti. Perché quella donna sfugge alle regole di noi mortali e ci osserva mentre le nostre memorie ci scivolano via?
Avrei fatto qualunque cosa se avesse potuto dare al tuo corpo la scintilla della vita.
E invece … invece ha chiamato degli assistenti per farmi uscire, lei con quella schifosa puzza di fumo che le invade l’ufficio, lei con quel suo sorriso stizzoso che le avrei staccato volentieri a mani nude se non fossi, appunto, poco più di un ratto.
Perché tanto alla fine torno sempre qui, al buio, a squittire.
Ti imploro, aiutami. Mi basta un indizio.
Ho paura di non farcela. Di continuare a guardarti per sempre, intrappolato oltre la vita per colpa della mia incapacità.
Mandami a quel paese, se vuoi. Insultami, litighiamo, esci di qui sbattendo la porta.
Sposati con tutte gli uomini e le donne del mondo.
Ma, ti prego, apri gli occhi.
Stringi solo per una volta le mie dita tra le tue.




All I know is that I want to be with you
To be the one that, ‘till the end, you can hold onto
I’ll keep you safe, so place your trembling hand in mine,
I’d give everything for you to say that you’ll stay by my side


Non avere paura.
Ho sigillato l’ingresso del laboratorio, finestre non ne ho. Se quelle … cose … entreranno, sarà dalla porta.
Non avere paura.
Ci sono io con te.
I ragazzi gridano, ne hanno appena preso un altro.
E un altro.
Ho qualche fiala di acido nell’armadio.
Sì, tu saresti già corso lì fuori a salvarli. Ma io non sono te.
Sono il ratto che squittisce, ricordi?
Li sento, sono arrivati alla libreria.
Il Tonberry sta ringhiando verso la porta.
Non mi importa che sia giunto Tempus Finis, io non ti lascio. Stavolta no.




Walk on, wandering souls,
For your respite we pray
Let our humble song clear your hearts of dismay
Rekindle the flame in your souls and set you free
So walk on and become the light that guides the way


Sono arrivati. Loro due in persona, capisci?
Loro due, qui.
Nel mio laboratorio, davanti a te.
Ti hanno riconosciuto.
Loro, loro si ricordano. Si ricordano di tutto.
Si ricordano di te.
Quella ragazza è scoppiata in lacrime quando ti ha visto, a lei e solo a lei ho concesso di toccare le tue mani. Lei ed il suo bellissimo marito hanno trovato il tempo di scendere qui sotto e guardarti, ed abbiamo parlato di … non lo so. Non mi importava nulla.
Farò qualsiasi cosa per loro. Mi hanno chiesto di ricostruire i corpi dei loro compagni (Class Zero? Abbiamo mai avuto una Class Zero?) con le lacrime agli occhi, loro che sono ben oltre la supremazia dei maghi, e loro in cambio mi offriranno tutte le memorie in loro possesso. E guardandoti sorridevano, e sorridevo anche io, perché quando hanno sussurrato il tuo nome ho sentito ogni sillaba scivolarmi dentro ed anche adesso nulla ha davvero importanza, perché danza dolcemente sulle mie labbra e lì rimane.
Anche il Tonberry agita la coda quando lo ripetiamo insieme, accoccolati sul letto, contando i giorni al momento in cui sarai tu ad alzarti da lì e correre verso di noi, e stringerci finché non diremo basta.
Non voglio più perdere nessun ricordo.
Non voglio più perdere nessuno.
Voglio solo guardarti negli occhi e dirti quanto vuota sia stata la mia vita senza di te.


La canzone usata è Zero di Bump of Chicken. Non esiste una versione, ma vi lascio questa versione fanmade delle prime strofe che mi piace assai e che serve per dare il ritmo di lettura alle successive. La traduzione è quella rilasciata nel gioco (e che ho copiata a mano), anche se credo non sia corretta al 100% visto che online ho trovato traduzioni diverse.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3926958