Il motivo per cui vivere

di Marc25
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Samuel - parte 1 ***
Capitolo 2: *** Samuel - parte 2 ***
Capitolo 3: *** Niro ***
Capitolo 4: *** Il motivo per cui ho vissuto ***



Capitolo 1
*** Samuel - parte 1 ***


Cap 1. Samuel parte 1

~Samuel si stava allenando con la spada, doveva migliorare, quando sarebbe tornato suo padre gli avrebbe fatto vedere tutti i progressi che aveva fatto.
Samuel era un ragazzino di 12 anni, 2 anni prima il padre era andato contro mostri che avevano invaso il Mondo e in particolare vicino al loro villaggio, era un soldato semplice e loro erano cittadini comuni, i soldati erano riusciti a sbaragliare quell’ondata di mostri molto disorganizzati, eppure suo padre non era tornato ma non era stato trovato il corpo, quindi lui sperava che si fosse salvato  e poi suo madre lo aveva rassicurato che sarebbe tornato.
Quando era piccolo, suo padre gli aveva insegnato delle basi con quella spada di legno improvvisata, lui era entusiasta di allenarsi col padre, inoltre si era allenato anche col corpo a corpo, cosa che dovevano fare di nascosto dalla madre, che non apprezzava quel tipo di allenamento, temeva che Samuel potesse farsi male ma suo padre era molto attento.
Allenarsi da solo non era il massimo ma era migliorato molto e aspettava suo padre per fargli vedere i progressi
“Samuel rientra! Ho messo il piatto in tavola, non farlo diventare freddo”
Samuel: “Ok, mamma”
La madre era bellissima, aveva capelli lunghi e neri, gli occhi castani e un sorriso che faceva innamorare, lui amava la sua famiglia e fino ad allora anche se non se ne era ancora accorto aveva avuto un’infanzia felice.
La madre era una cuoca sopraffina, purtroppo loro non avevano molto da mangiare, ma con quel poco riuscivano ancora a vivere, la madre lavorava ai campi, ma non poteva farlo per sempre, il padrone dei campi era davvero buono con lei e le dava più di quanto potessero desiderare ma forse presto Samuel la avrebbe sostituita finché non avesse fatto il soldato come suo padre. Quella era la sua aspirazione.

Quel giorno uscì insieme alla madre per fare delle commissioni, passavano per una strada sterrata che aveva ai due lati prati in fiore fantastici, c’erano fiori di vario genere, tutti bellissimi ma ad un certo punto gli occhi  del bruno Samuel si andarono ad incollare su una ragazza che raccoglieva i fiori, la trovava bellissima, non aveva mai visto una ragazza cosi bella, li raccoglieva in maniera regale, era elegante. La madre continuava a camminare ma ad un certo punto si rese conto che il figlio si era fermato, tornò indietro e guardò in direzione di dove guardava il figlio, sorrise e gli accarezzò la testa e disse semplicemente: “Stai proprio diventando grande Samuel”
Samuel restituì lo sguardo della madre e disse semplicemente: “Chi è quella ragazza?”
Madre: “Non lo so ma di sicuro una ragazza di famiglia nobile”
La ragazza notò lo sguardo di Samuel e gli sorrise, il ragazzo distolse lo sguardo imbarazzato e ricominciarono a camminare ma quando la ragazza tornò a raccogliere i fiori Samuel la osservò ancora una volta con la coda dell’occhio, chissà se l’avrebbe rincontrata pensò.


Samuel fece spesso quella strada quando poteva, voleva rincontrare quella ragazza, si era preso una cotta a prima vista, lo ammetteva, non era stupido. Più giorni andò in quella zona ma non la vide, fino a quando ormai senza speranze un giorno la vide sempre intenta a raccogliere i fiori, stavolta dall’altra rispetto alla strada.
Samuel era imbarazzato nonostante tentato di raggiungerla e parlarci. Aveva aspettato circa una settimana ma ora che era li era impietrito, ammetteva che fosse bello anche solo guardarla intenta nella ricerca dei fiori più belli.
Fu lei ad  un certo punto a guardarlo e salutarlo: “Ciao”
Samuel ancora imbarazzato ricambiò il saluto: “..Ciao”
La ragazza gli sorrise e ricominciò a raccogliere i fiori, lui molto lentamente si avvicinò: “..Come ti chiami?”
“Amelie”
Samuel: “Posso aiutarti?”
Amelie: “Sai che fiori mi piacciono?”
Samuel era stranito perché non aveva risposto alla sua domanda: “No, non ne ho idea”
Amelie: “Beh, un po’ tutti come queste iris, ma ho visto solo nei libri i tulipani e li adoro, ne vorrei tanto uno..
Samuel: “Capisco, io comunque mi chiamo S..
Donna austera: “Amelie, è tardi, andiamo!”
Amelie: “Si, mamma.”
Amelie si girò e se ne andò, senti chiaramente dire a quella donna: “Non dovresti parlare con persone inferiori a te che non siano tuoi schiavi.”
Quelle parole ferirono profondamente Samuel.


Per un po’ Samuel non andò in quella zona, aveva iniziato a lavorare i campi la mattina prendendo il posto della madre, lavorava con alcuni schiavi che però venivano trattati benissimo dal loro padrone, del resto se qualcuno di loro non gli avesse detto che era uno schiavo non se ne sarebbe accorto.

Un pomeriggio decise di ripassare in quella zona dove c’erano i campi in fiore, aveva voglia di rivederla, non gli interessava della madre della ragazza. La vide, decise di non avvicinarsi, voleva godersi la sua visione ma la ragazza lo saluto con veemenza quando lo vide: “Ehi, ciao!”
Samuel non era sicuro si stesse rivolgendo a lui
Amelie: “Si, tu!”
Samuel si avvicinò: “Ciao, come stai?”
Amelie: “Bene, non ti preoccupare per mia madre, io parlo con chi voglio”
Samuel si grattò la testa un po’ imbarazzato: “Oh, non ci stavo pensando” mentì
Amelie sorrise: “Allora, come ti chiami?”
Samuel: “Io?”
Amelie: “C’è qualcun altro nelle vicinanze?”
Samuel considerandosi uno stupido disse: “Samuel”
Amelie: “Vuoi aiutarmi?”
Samuel: “Mi piacerebbe molto”
Samuel raccoglieva i fiori più belli e soprattutto in quantità limitata per evitare di provocare danni elevati alla composizione floreale come voleva anche Amelie.
Mentre raccoglieva parlava di suo padre, della sua passione nel combattimento con la spada e del suo sogno irrealizzabile di andare nell’accademia di Excanum, da tempo aveva abbandonato questo sogno, sarebbe diventato comunque un soldato semplice, praticamente in un’ora raccontò tutta la sua vita ad Amelie. Era cosi pieno di entusiasmo, di speranze che Amelie rimase completamente rapita da Samuel.
Samuel: “Oh, scusa, ho parlato per tutto questo tempo solo io… probabilmente tu hai qualcosa di più interessante da raccontarmi”.
Amelie: “No.. mi è piaciuto tantissimo il tuo entusiasmo nel raccontarmi le tue emozioni, i tuoi sentimenti, la tua storia”.
Samuel: “Davvero?”
Amelie: “Io avrei molto meno da raccontarti e non proverei minimamente il tuo stesso entusiasmo, il ceto sociale spesso non rispecchia la felicità. Scusami, forse non avrei dovuto..
Samuel: “No, sono consapevole che tu sei una nobile e io un semplice cittadino comune, non mi da fastidio.”
Amelie: “Devo andare, grazie di avermi aiutata”
Samuel: “Ma io continuo a non sapere niente di te”
Amelie: “Ma sai cosa mi piace” e detto questo si avvicinò e gli diede un bacio sulla guancia sinistra.
Samuel rimase imbambolato a fissarla finché non sali su una carrozza arrivata da poco e partì
Samuel si toccò la guancia felice.

Quando Samuel tornò a casa era ancora felice per il bacio ricevuto, vide la madre seduta vicino al tavolo, non sembrava molto in forma in confronto al solito.
Samuel: “Scusa mamma, ma dopo il lavoro sono andato ai campi fioriti e ho incontrato Amelie”
Madre: “Tranquillo, hai fatto bene, sono contenta se ti fai amici”
Poi la madre si alzò e inizio a preparare la cena, chissà per quanto tempo avrebbero potuto mangiare pranzo e cena, forse avrebbe dovuto chiedere al padrone dei campi dove aveva sostituito la madre nel lavoro, di lavorare di più per avere un compenso più lauto.
Samuel prima di sederesi al tavolo vide in direzione del piccolo giardino che avevano, vide dei fiori a cui non aveva mai fatto attenzione, chiese alla madre: “Mamma, che fiori sono quelli?”
La madre prestò attenzione alla domanda di Samuel
Madre: “Ah, sono tulipani, ci tengo molto”.
Samuel: “Tulipani…”
Samuel pensò ai fiori che piacevano tanto ad Amelie sui libri, i tulipani.

La settimana successiva dopo aver chiesto alla madre se poteva prendere un tulipano, andò nei campi fioriti a portarlo ad Amelie con il benestare della madre. Quando Samuel arrivò, Amelie lo vide con già qualche fiore in mano che le caddero. Subito Amelie corse incontro a Samuel, il fiore che aveva visto nei libri esisteva davvero. Dopo averlo visto attentamente da vicino estasiata da quella vista senza volgere neanche un’ occhiata al ragazzo, ecco che senza preavviso lo abbracciò e gli sussurrò: “Grazie”
Samuel sorrise e le disse: “Questo è per te”
Amelie: “Non dirai sul serio? Non posso accettare”
Samuel: “Devi” “ E ti prometto che ogni volta che verrai qui ti porterò un tulipano”
Amelie: “Dici sul serio?”
Samuel: “Certo”
Stavolta fu Samuel ad abbracciarla e lei si lascio andare e verso alcune lacrime
Samuel: “Piangi! Ho fatto qualcosa di sbagliato?”
Amelie: “No, sono lacrime di gioia”


Quella sera Samuel tornò a casa contento, addirittura fischiettava, quando arrivò vide sull’uscio della casa un signore con una armatura che parlava con sua madre. Appena la madre lo vide gli intimò di entrare in casa e chiuse la porta, Samuel vide dalla finestra mentre l’uomo e sua madre parlavano. Ad un certo punto, l’uomo con l’elmo in mano, la spada foderata e la barba e i capelli rossi salutò ossequiosamente la madre che rientrò in casa sconvolta. Da quel giorno tutto cambiò.

Quando la madre rientrò in casa sembrava sconvolta, si appoggiò alla cucina e gli dava le spalle e disse: “Lo hanno trovato”
Samuel: “Hanno trovato… Papà?
Disse Samuel in un misto tra lo speranzoso e il timoroso, sapeva che quel ‘lo hanno trovato’ poteva aprire a due scenari opposti.
La madre girò il viso verso di lui e senza aprire bocca con le lacrime che le rigavano il viso fece semplicemente cenno di no con la testa.
Samuel capii e si lasciò cadere sulla sedia, era come se qualcuno gli avesse tolto tutte le forze, non riusciva neanche a piangere.
Tutta la notte rimase seduto su quella sedia come se fosse senza anima.

Il giorno dopo quando si svegliò la madre, Samuel che era sempre stato sveglio chiese arrabbiato: “Come fanno a dire che è mio padre se lo hanno trovato dopo due anni? Avranno trovato solo le ossa, potrebbe essere chiunque, no? Come fanno a dire che è lui?”
Madre: “Perché mi fai queste domande? Non ti basta quello che ti ho detto io?”
Samuel: “Ma tu non lo hai visto morire! Nessuno lo ha visto! Magari potrebbe essere ancora vivo da qualche parte, magari è disorienta..
Madre: “Hanno trovato le sue cose vicino al corpo”
Samuel: “..Potrebbe esserci un’altra spiegazione..”
Madre: “Basta Samuel”
Samuel: “Mi hai mentito! Avevi detto che sarebbe tornato..”
Uno schiaffo della madre prese in pieno volto Samuel, poi però sorprese il figlio ancor di più, si chinò alla sua altezza e lo abbraccio con forza, gli sussurrò: “Puoi piangere, sentiti libero di piangere figlio mio”
Samuel seppur riluttante a tale idea si abbandono al pianto tra le braccia della madre.


Il giorno dopo al ritorno dal lavoro, Samuel trovò la madre seduta vicino al tavolo, la vide tenere qualcosa in mano
Samuel: “Ciao mamma, cosa hai in mano?” “È un bracciale ma io l’ho già visto”
Madre: “Lo portava tuo padre, me lo hanno riportato ieri. Tuo padre voleva donartelo per i tuoi 12 anni, ora ne hai quasi 13”.
Samuel era commosso: “Grazie mamma”
Madre: “Sto solo facendo ciò che avrebbe fatto tuo padre”
Samuel: “Proprio per questo”
La madre sorrise: “Ascoltami bene, tuo padre non lo ha mai usato e forse proprio per questo il bracciale ha ancora un potere magico, pare che di questi oggetti ne esistano una decina in tutto il Mondo...
Samuel era esterrefatto: “..Dici sul serio?”
Madre: “ Si, Samuel ma il potere di  questo bracciale si può usare solo una volta e il suo potere è richiamare l’imperatore Muren, così che possa teletrasportarsi in zona”.
Samuel era a bocca aperta, non poteva credere che tale bracciale avesse un potere cosi forte tale da richiamare l’imperatore in persona.
La madre riprese a parlare: “Solo quando la pietra grigia che vedi si colorerà di arancione vorrà dire che avrai una motivazione così alta da poter chiamare l’imperatore in persona”
Samuel: “Wow!” “Come fai a sapere tutte queste cose?”
Madre: “Beh, ho letto molto e so tutto su questi oggetti, ma finché non si prova potrebbero essere solo leggende.. tuttavia io credo che sia tutto vero. Ah, un’ ultima cosa, pare che la motivazione che lo attiva possa essere solo per il bene di un’altra persona e non per se stessi”.
Samuel annuì, suo padre e adesso sua madre gli avevano affidato un oggetto che forse non avrebbe mai usato ma che per lui aveva già un valore immenso.


Samuel tornò presto anche a cercare Amelie, ogni volta portava un tulipano e glie lo donava. Amelie era sempre più grata a Samuel e se a lui, lei era piaciuta subito, pian piano anche lei si stava decisamente innamorando, per quanto attratta sempre dagli splendidi tulipani, adesso guardava con affetto crescente il ragazzo che ogni volta che la incontrava e che le parlava si illuminava in volto, era davvero uno splendido ragazzo.

Samuel tornò anche quel giorno allegro a casa, nonostante il lutto per la morte del padre saputa soltanto il mese precedente, Amelie e sua madre con il loro carattere riuscivano a risollevarlo e quella che credeva una cotta per quella ragazzina si stava rivelando qualcosa in più. Quelle due donne erano il motivo per cui lui viveva.
Ma quando tornò a casa vide la madre a terra svenuta.
Samuel si avventò subito sulla madre  e disse: “Mamma, mamma, cosa è successo? Sveglati!”
La madre aprì gli occhi: “Samuel, oh, devo essere svenuta”.
Samuel: “Come è successo?” Disse Samuel aiutando sua madre a sedersi su una sedia.
Madre: “Sarà stato solo un calo di zuccheri, sto già molto meglio”
Samuel: “Sono preoccupato, da un po’ di giorni sei pallida e questo lo ho attribuito alla perdita di papà ma fai anche una strana tosse”
La madre gli carezzò il volto: “Stai tranquillo, non è niente”
Samuel: “Ok, oggi cucino io!”
Madre: “Non scherzare, sei tornato da lavoro e sicuramente anche da Amelie, sarai stanco morto e poi è quasi tutti pronto”
Samuel: “Ma mamma, devi riposare!”
Madre: “Ti ho detto che sto bene e insisto, qualche minuto e ti farò leccare i baffi, ora siediti”
Samuel seppur riluttante si sedette.
Mentre la madre preparava tossi una volta abbastanza forte, mise un fazzoletto davanti alla bocca.
Samuel subito si alzò preoccupato ma la madre lo rassicurò girandosi e sorridendogli: “Tranquillo, è passato, presto mi passerà anche questa tosse”
Samuel, ancora un po’ preoccupato si rimise a sedere, non poteva sapere che il fazzoletto su cui aveva tossito la madre si era tinto di sangue.


Passarono dei giorni, la madre a volte sembrava stare bene, eppure Samuel aveva notato che quella brutta tosse non le era passata e se possibile era anche peggiorata ed continuava a preoccuparsi.
Per fortuna per Samuel c’era Amelie, la sua presenza settimanale era attesa da tutti e due con sempre più voglia, un giorno successe l’incredibile.
Amelie vide Samuel arrivare con in mano il solito tulipano, si avvicinò, Samuel le porse il fiore ma la ragazza sorprendentemente gli diede un bacio a stampo sulla bocca.
Samuel rimase esterrefatto, Amelie si limito a sorridergli con amore, un amore forte come quello materno ma ben diverso, lo percepiva, prese il tulipano, era bianco e si limitò a prendere la carrozza senza dire niente, lui sorrideva incantato fino a quando la carrozza non scomparve dalla sua vista.


Mentre tornava al settimo cielo verso casa sentì però il popolo in fermento, sembravano agitati e preoccupati, erano stati avvistati alcuni mostri e sembravano diretti verso il loro villaggio. Corse allora verso casa per avvisare la madre e proteggerla, quando però sentì chiaramente che probabilmente i mostri avrebbero attaccato carovane, carrozze e viaggiatori prima di attaccare concretamente il  villaggio. Subito pensò con preoccupazione ad Amelie, corse ancora più velocemente verso casa e una volta arrivato..
Madre: “Perché sei cosi agitato?”
Samuel: “Dov’è la spada di papà?”
Madre: “Nel cassetto della camera  mia, ma che vuoi fare?”
Samuel non rispose, prese la spada e disse alla madre: “Tornerò presto, chiuditi in casa, i mostri ci vogliono attaccare. Detto questo uscì di casa, lasciando la madre molto preoccupata.

Samuel correva come un forsennato verso Amelie, dove pensava potesse essere stata fermata la carrozza, sperava solo che a fermarla non fossero stati i mostri, alcuni abitanti e alcune guardie volevano fermare quel ragazzino che correva come un pazzo con quella spada, perché più si allontanava dal villaggio, più era possibile incontrasse i mostri, ma Samuel riuscì a evitare che lo fermassero, la sua motivazione era troppo forte. Mentre correva però non si accorse che la pietra del bracciale che aveva si era colorata di arancione.

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Capitolo 2
*** Samuel - parte 2 ***



~Iniziando a uscire dai confini del villaggio vide cadaveri di soldati e di mostri, misti tra di loro, gli venne quasi da vomitare, non aveva mai visto prima morti in battaglia, soprattutto non aveva mai visto corpi dilaniati e maciullati, ma non poteva pensarci in quel momento, doveva trovare Amelie e doveva trovarla viva. Ad un certo punto vide una carrozza rovesciata sulla destra, era la carrozza di Amelie, vide distintamente due mostri, uno aveva nella propria bocca il collo della madre di Amelie, non vedeva la ragazza, ma vedeva un mostro che era posizionato sopra la carrozza e cercava di aprire la porta, probabilmente dentro c’era qualcuno, probabilmente Amelie. Samuel si scagliò prima contro il mostro che aveva tra la bocca la madre di Amelie, il mostro a stento si rese conto della presenza di Samuel, se fosse stato un allenamento sarebbe stato fiero di se stesso ma in quel momento pensava solo a salvare Amelie. Il mostro che prima era sopra la carrozza si scagliò contro di lui facendo un verso: “Squeeze” ma Samuel riuscì a scansarsi e  contrattaccare con forza tagliando a metà il mostro.
Subito salì sulla carrozza cercando di aprire, sentì un flebile no, era Amelie, riuscì ad aprire in parte la porta, si fece vedere.
Amelie: “Sa…muel”
Samuel: “Si, ci sono qua io”
Amelie era stesa sul lato a terra della carrozza e aveva una ferita copiosa alla testa, probabilmente dovuta all’incidente, aveva bisogno urgente di cure.
Amelie con le poche forze rimaste urlò: “Attento..dietro.
Samuel si girò appena in tempo e con un riflesso riuscì a parare con il braccio il morso di un terzo mostro che altrimenti gli avrebbe azzannato il collo senza dargli scampo, tuttavia il colpo fu forte tanto da sfondare finalmente la porta della carrozza e da far ritrovare Samuel schiena a terra, per fortuna accanto ad Amelie e non sopra la povera ragazza.
Il mostro teneva forte la presa ma Samuel  aveva nell’altra mano la spada e riuscì con forza a trafiggere il mostro in pancia con la spada che gli passo da parte a parte, riuscì poi a spostare il corpo del mostro da sopra di sé e guardo Amelie tutto preoccupato, sembrava svenuta, lui guardò per la prima volta il polso dove portava il bracciale, vide chiaramente la pietra colorata di arancione.
La motivazione per salvare Amelie era così alta da essere il motivo principale per cui viveva. Nello stesso momento in cui sentiva una mano accarezzargli il volto lui toccò con forza la pietra colorata di arancione ma un attimo prima che la mano sfiorasse la pietra, questa era tornata grigia. Samuel d’istinto guardò Amelie, era lei che gli aveva accarezzato il volto, era l’ultima cosa che aveva fatto nella sua breve vita . Samuel non ci poteva credere, scosse Amelie, non poteva essere morta, tentò altre volte, non poteva essere morta, tentò altre volte di premere la pietra, accanto al volto sorridente del corpo di Amelie ma non c’era più niente da fare.
Samuel: “No… No… AMELIEEEEEEEEE!!!!

Samuel pianse a dirotto per più di un’ora vicino ad Amelie, poi si addormentò in attesa di qualcuno che lo salvasse o di mostri che lo divorassero. Il braccio destro era fuori uso, era esausto, non sarebbe riuscito ad uscire da solo dalla carrozza. Dopo circa un’altra ora senti vagamente una voce, vide un uomo fare capolino dalla apertura della carrozza e lo vide tendergli la mano, lui istintivamente allungò la mano verso l’uomo che lo afferrò, si girò un’ultima volta verso Amelie e una lacrima gli rigò il volto prima di addormentarsi di nuovo.


Quando poco dopo si svegliò si ritrovò sulle spalle di un uomo alto e robusto con la barba rossa, era quello che aveva dato la notizia della morte del padre poco più di un mese addietro. Si ritrovò anche il braccio ben fasciato, sentiva molto meno dolore, non doveva essere passato molto tempo, evidentemente l’uomo aveva del materiale di primo soccorso.
Samuel: “Mettimi giù”
Uomo con la barba rossa: “Oh, ti sei svegliato”
Samuel: “Grazie per avermi salvato, ora posso andare da solo a casa”
Uomo: “Scusami, ma sappi che ti devi cambiare la fasciatura ogni giorno per una settimana, comunque io mi chiamo Robert”
Samuel: “Grazie, ma so cavarmela da solo”
Diede le spalle a Robert e se ne andò verso casa.

Una volta a casa, la madre lo abbracciò, lui rimase impietrito, il vestito era coperto di sangue e aveva un braccio fasciato, il ragazzo era diventato grande ma questo non era un bene, era prematuro pensò la madre.
Madre: “Che è successo?”
Samuel:  “È morta.”
Detto questo andò in camera sua, gettò il bracciale in un angolo della stanza arrabbiato  e gli uscirono nuovamente le lacrime agli occhi che ricacciò immediatamente indietro, aveva pianto già troppo, si mise sul letto e si addormentò.


Al suo risveglio, il giorno dopo ritrovò il bracciale sul mobiletto vicino al suo letto, probabilmente la madre non voleva che lui trattasse quell’oggetto così importante in quel modo, eppure lui a stento riusciva a guardarlo, decise comunque di metterlo al polso, doveva superare quel lutto il prima possibile, ammesso che ci sarebbe mai riuscito.

Salutò frettolosamente la madre e andò a lavorare i campi come ogni giorno, come se non fosse successo niente, del resto l’attacco dei mostri era stato fermato e  i campi dove lavorava non erano stati neanche lontanamente raggiunti.

Quel giorno tornò a casa non troppo tardi ma quando entrò vide la madre tossire con forza e quasi svenire ma Samuel la sorresse.
Samuel era sempre più preoccupato per la madre, la mise a sedere
Madre: “Sto già mol...
Samuel: “Mamma, niente storie, oggi cucino io e tu non devi fare assolutamente niente, poi dobbiamo sentire il parere di un dottore”
Madre: “No, non è niente, te l’ho detto, passerà”.
Samuel: “Sta durando troppo questa tosse e tu ei pallida da più di due mesi”
Madre: “E come  lo pagheremo?”
Samuel mise le mani sulle spalle della madre che era seduta: “Troverò un modo”
La madre sorrise e accarezzo il figlio: “Sei proprio diventato grande, solo non avrei voluto così presto e in questo modo.”
Samuel: “Lo so.” Si limito a dire, ricambiando comunque un sorriso alla madre per cercare di rassicurarla.


Samuel non sapeva che cosa fare, la madre peggiorava ogni giorno, anche se c’erano giorni in cui sembrava stare molto meglio, lui voleva prendersi cura tutto il giorno di lei ma non poteva. Lavorava ogni giorno mezza giornata, tanto bastava solo per il loro sostentamento, un giorno però bussò Robert.
Samuel aprì, quel giorno la madre stava molto male
Robert: “Salve”
Samuel era un po’ intimorito, pensava che fosse l’unico uomo che gli incuteva timore, un timore immotivato, non  era il primo uomo dalla statura imponente che aveva visto, provava anche vergogna, quell’uomo gli aveva salvato la vita e lui lo aveva trattato male anche se il momento lo giustificava in parte.
Samuel: “Salve,…prego entri..
Robert: “Grazie”
Samuel: “Senta, per quanto riguarda quel giorno, io volevo sc..
Robert: “Non c’è ne bisogno, capisco perfettamente”
Samuel: “Come mai è passato di qui?”
Robert: “Ero molto amico di tuo padre e di conseguenza anche di tua madre, so che hai dei problemi a lavorare e prenderti cura di lei e vorrei aiutarti quando potrò, ma capisco se non ti fidi.”
Samuel: “Forse perché mi ha salvato la vita o forse perché so che ha avuto e ha un buon rapporto con la mia famiglia tenderei a fidarmi, per me sarebbe un grande aiuto. Solo, mi permetta di chiedere a mia madre se le fa piacere vederti più spesso, non posso dirle per assisterla, la farebbe sentire un peso e non lo sopporterebbe e poi è solo questione di tempo prima che guarisca, no?”
Robert non rispose
A Samuel vennero le lacrime agli occhi ma congedò Robert dicendo: “Appena si sveglia glie lo dico, grazie.. di tutto intendo”
Robert: “Di niente.” Disse sorridendo quasi impercettibilmente
Samuel aveva paura, non sapeva cosa aveva la madre e quando Robert se ne andò pianse silenziosamente, non poteva perdere l’unica persona per cui viveva.. non si accorse che la madre lo stava guardando.


Un giorno come tanti altri Samuel si svegliò e vide la madre sorridergli in piedi, Samuel si stropiccio gli occhi, non gli pareva vero, erano passati giorni da quando aveva parlato con Robert, e si erano alternati nell’assisterla, almeno quando Robert poteva, c’erano giorni in cui stava meglio certo ma mai come sembrava quel giorno.
La madre sembrava in perfetta forma
Samuel: “Mamma, che ci fai in piedi?”
Madre: “Non mi dire che adesso non posso neanche alzarmi da sola?”
Samuel: “Ahaha, no, certo che no, solo non voglio che ti affatichi”
La madre stava per rispondere ma improvvisamente Samuel sentì un profumo che non sentiva da un anno esatto
Samuel subito si affacciò in cucina e vide la ciambella della madre: “Non ci credo”
Madre: “Buon tredicesimo compleanno figliolo”
Si abbracciarono
Madre: “Stanotte non riuscivo a dormire e mi sentivo bene, per cui..
Samuel: “Non dovresti farlo, potresti cadere..e..
Madre: “Non sono una bambina e ti ho detto che sto bene, non roviniamoci la giornata con questi discorsi, ti prego”
Samuel annui e le sorrise
Madre: “Ti taglio una fetta”
Samuel: “Solo una?”
La madre rise come non faceva da tempo.

Samuel aveva appena finito di mangiare le sue fette quando bussarono alla porta, era  Robert
Samuel: “Ehi, Robert. Ciao, sei in anticipo, meglio così, vuoi un po’ di ciambella? L’ha fatta mamma”
La madre sorrise
Robert era sorpreso: “Volentieri”
Si sedette e disse un po’ imbarazzato: “Cosa festeggiamo?”
Samuel: “Il mio compleanno”
Robert guardò per un attimo la madre del ragazzo, poi spostò lo sguardo su Samuel e disse: “Auguri”
Samuel: “Grazie”

Robert finì di mangiare, la madre di Samuel insistette per pulire, e nonostante le opposizioni di Samuel, la ebbe vinta lei.
Così Samuel poté però parlare con Robert da solo
Samuel: “Robert, sai qualcosa dei poteri di questo bracciale?”
Robert: “Ero un ottimo amico di tuo padre, so tutto ciò che sapeva lui”
Samuel disse molto sottovoce: “Io so per chi vivo, per mia madre, ho una fortissima motivazione nel salvarla, perché non si attiva? Perché l’imperatore potrebbe salvarla, no?”
Robert deglutì, temeva di dire quella cosa a Samuel ma lo fece: “Da quello che so, l’imperatore ha il solo potere di curare le ferite, non può guarire dalle malattie. Quindi anche se tu riuscissi a chiamarlo potrebbe non riuscire a fare nulla, è probabile che per quello non riesce ad attivarsi.
Samuel voleva piangere ma non poteva farlo, c’era la madre e poi certo non si sarebbe arreso, lui amava la madre e avrebbe trovato il modo di guarirla, ne era sicuro.

Samuel si congedò dando un bacio alla madre e salutando molto cordialmente Robert, doveva andare a lavorare i campi, appena usci voleva già tornare.

Poco dopo che Samuel uscì la madre stava svenendo, fu presa per fortuna da Robert e non cadde
Robert: “Oggi ti sei spinta al limite
La aiuto a mettersi in piedi nuovamente, lei si girò guardandolo negli occhi: “Ho deciso, dobbiamo farlo oggi”
Robert annuì: “Lo immaginavo”


Samuel non era nel migliore dei suoi giorni di lavoro, per fortuna il padrone dei campi era sempre stata una persona comprensiva e paziente, non solo ma lo pagava anche di più di quanto avrebbe dovuto ma non bastavano; bastavano per mangiare, per avere un tetto sulla testa ma in quei giorni doveva assolutamente chiamare un dottore per la madre. Per riuscire a racimolare i soldi anche per le cure che sperava il dottore le avrebbe dato, doveva rinunciare a qualcosa.
Prese una decisione molto sofferta, avrebbe rinunciato alla spada del padre, in questo modo probabilmente avrebbe detto addio definitivamente anche alla carriera da soldato ma per la madre avrebbe fatto di tutto.


Samuel era abbastanza contento, anche se mentre stava tornando a casa, sapeva che non sarebbe stato facile rinunciare alla spada, quando però arrivò vide la madre sull’uscio della porta.
Samuel: “Mamma, che ci fai sulla porta?”
La madre si abbasso all’altezza di Samuel anche se Samuel era diventato molto più alto nell’ultimo anno, la madre alzò lo sguardo vedendo gli occhi di Samuel, lei aveva le lacrime agli occhi
Samuel: “Mamma, perché stai per piangere? Dai, entriamo…”
Madre: “Ho venduto la casa, avrai i soldi per andare ad Excanum”
Samuel: “Cosa hai fatto? Sei imp..
Madre: “Sto morendo e non voglio che tu veda anche questo”
Samuel: “Non dire così, io ho..
La madre gli mise il dito sulla bocca: “Shh…Samuel”
Detto questo gli mise le mani sulle spalle avvicinò la bocca vicino alla guancia destra di Samuel dandogli un bacio e aggiunse: “Ti amo Samuel, e ti amerò per sempre.”
Poi improvvisamente lo spinse con forza
Samuel: “Ma..mma”

Samuel fu colto di sorpresa e cadde per terra, si rialzò subito ma la madre aveva già chiuso la porta a chiave.
Samuel disperato batteva la mano sulla porta: “Mamma, aprimi! Aprimi, ti prego!
Poi senti qualcosa prenderlo con la forza, era Robert che lo prese e lo mise in spalla, poi Robert si girò, così Samuel si ritrovo a vedere in direzione della casa, per più secondi si divincolo e tirava dei piccoli pugni sulla spalla di Robert dicendo: “Che fai? Lasciami!!! Lasciami!!!”
Ma era come se Robert non sentisse, Samuel stava piangendo: Ti prego, ti supplico..
La casa si allontanava sempre di più, Samuel vide la madre in lontananza guardare dalla finestra e gridò: Mamma!!! MAMMA!
Piangeva e continuava a invocare la madre, si allungava quanto più poteva, nonostante la presa di Robert, allungava la mano come a voler raggiungere la madre
Lei combatteva se stessa e mise la mano sulla finestra come a rispondere al figlio, era qualcosa di istintivo, le lacrime scendevano da sole sulle guance della donna. Ad un certo punto Samuel sparì all’orizzonte, lei si mise a sedere sul pavimento e pianse facendo uscire tutte le lacrime che aveva in corpo. Sapeva che per quanto potesse vivere, era morta qual giorno.
 

10 anni dopo
Samuel era di ritorno alla miniera di Azebaum, il suo ruolo era proteggere quella miniera di materiali magici dai mostri che erano attirati da questi.
Ormai era un anno da quando era uscito da Excanum, era contento di essere arrivato tra i migliori 16, anche se era consapevole di non essere tra i migliori 10 che erano usciti dall’Accademia.
Dall’ultima volta che aveva visto sua madre erano passati più di 10 anni, da qualche giorno era morto anche Robert, lui aveva avuto il permesso di dargli l’ultimo saluto. In realtà due giorni dopo che lo aveva portato via dalla madre, lo aveva messo su una carovana per Excanum e in quei giorni si era limitato a non farlo scappare perché andasse dalla madre.
Sapeva che stava seguendo solo le sue volontà, ma non riuscì a non odiarlo, lo odiò per molto tempo.
Una volta all’accademia, passarono due settimane circa e ricevette da Robert la notizia della morte della madre, fu l’ultima volta in vita sua che pianse a dirotto.
Ricevette con una certa frequenza altre lettere da Robert, alcune le butto via senza neanche darle un’occhiata, altre invece le aveva conservate, ma non le aveva lette, in realtà non sapeva perché le avesse conservate.
Mentre andava a dare l’ultimo saluto a Robert, durante il viaggio, le lesse, chiedeva in quasi ogni lettera perdono per quello che aveva fatto e fu quello che gli chiese anche in punto di morte. Nonostante tutto, anche se in una certa maniera voleva bene a quell’uomo dalla barba rossa, non lo aveva ancora perdonato, ma disse il contrario a Robert, che spirò serenamente.


Una volta tornato alla miniera vide un certo fermento. Sir Wayden a capo della miniera lo chiamò: “Ehi, Samuel”
Samuel: “Si, signore?”
Wayden: “Lo vedi questo ragazzino? Insegnali come usare al meglio la spada. Samuel è un cavaliere oscuro, sii onorato ragazzo”
Niro: “Wow! Un cavaliere oscuro!”

Samuel non sapeva ancora quanto quello schiavo lo avrebbe segnato.

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Capitolo 3
*** Niro ***


~~Cap 3. Niro   

Samuel era stranito del fatto che avrebbe dovuto insegnare l’arte della spada ad uno schiavo. Tutti gli schiavi che vedeva lì erano trattati male, e l’unico loro compito era lavorare in miniera per tutta la loro spesso breve vita. E poi per uno schiavo usare la spada era un reato nel regno. Lui non aveva mai visto gli schiavi dall’alto verso il basso, in fondo non li considerava inferiori, ma doveva ammettere che in quell’anno aveva avuto davvero pochissimi rapporti con gli schiavi, chissà, forse inconsciamente.. li pensava inferiori, scostò ben presto quei pensieri dalla testa, l’importante era che lo schiavo imparasse a combattere decentemente, del resto era il primo schiavo che addestrava ma non certo la prima persona.


La disperazione che aveva provato era intatta, Niro non poteva negarlo, ma per un attimo, per quel momento che stava vivendo era quanto meno mitigata. L’essere stato utile contro quel mostro, anche il solo fatto di essere davanti a quel cavaliera era qualcosa di inaspettato e per un po’ non aveva pensato a quel fallimento che lo aveva condannato alla miniera.

Samuel: “Ho saputo che hai ucciso quel mostro”
Niro: “Si…, ma come ha detto padron Wayd..
Samuel: “Sta zitto e fammi vedere quello che sai fare”
Niro aveva il cuore che gli batteva forte e disse con timore: “Devo atta..ccarla?”
In un secondo Niro sentì subito la lama fredda della spada del cavaliere vicino al collo, a stento aveva visto Samuel muoversi
Samuel: “Senti schiavo, non pensare che questo addestramento sia una passeggiata, molte guardie hanno rinunciato al loro addestramento con me dopo pochi minuti e io non ho tempo da perdere, perciò mi fai vedere quello che sai fare oppure ti conviene spezzarti la schiena in miniera tutta la giornata se non vuoi morire qui ed ora”
Samuel abbassò la spada e attese. Niro prima fece un sospiro di sollievo  poi disse: “Si, signore, mi dispiace signore”
Porgeva sempre tanti ossequi ma qualcosa era cambiato nel suo sguardo, sembrava determinato, impugnò la spada abbastanza bene e velocissimo scagliò un colpo al fianco di Samuel che per un pelo riuscì a parare con la sua spada, lo aveva colto di sorpresa. Parò gli altri colpi con molta più facilità ma ammetteva che il ragazzino ci sapeva fare per essere un principiante, se era davvero determinato sarebbe potuto diventare il suo migliore allievo e dire che lo conosceva da pochi minuti.
Ad un certo punto Samuel disarmò Niro con un colpo ben assestato alla spada del suo avversario che sbalzò via e di nuovo mise la spada vicino al collo di Niro
Samuel: “Ora saresti morto”
Niro: “Si, signore”
Samuel: “Comunque non partiamo da zero”
Niro non credeva alle proprie orecchie: “Gr..grazie signore”
Samuel: “Non ringraziarmi, piuttosto prendi la spada e ricominciamo”
Niro: “Si, signore!”


L’allenamento fu molto faticoso per Niro, era il primo giorno e pensava di essersela cavata male, Samuel certo non era loquace e non faceva complimenti, tutt’altro però il fatto che gli avesse detto a inizio allenamento che non partivano da zero un po’ lo rassicurava. Era contento di non dover lavorare alla miniera  dall’ora di pranzo all’ora di cena, tuttavia certo i pasti non erano nutrienti e lavorare alla mineira diventava faticoso.
Ma Niro non poteva permettersi di lamentarsi, prima di tutto perché sarebbe potuto essere ucciso dalle guardie ma soprattutto non voleva assolutamente perdere la possibilità di allenarsi con la spada con un cavaliere oscuro.


Erano passati dei giorni da quando Wayden aveva affidato Niro a Samuel ma bevendo e parlando con un suo amico in quel momento diceva: “È incredibile come migliori velocemente quel ragazzo. Impara tutti gli insegnamenti di Samuel e li fa suoi quasi all’istante”
L’amico: “Già, e dire che ha solo 13 anni, se non fosse uno schiavo, molto probabilmente a quest’ora sarebbe stato accettato dall’accademia Excanum”
Wayden: “Penso la stessa cosa” disse con un velo di tristezza che non si spiegava e a cui non diede molta importanza.


Samuel era colpito dai progressi fatti da Niro, ma non glie lo diceva, voleva che andasse oltre, sapeva che in qualche anno avrebbe potuto superarlo e batterlo. Iniziava a provare un affetto crescente per quel ragazzino, era fiero dei suoi progressi e ciò lo faceva sentire utile. Era strano, aveva allenato tante persone in quell’anno, ma era la prima volta che era cosi felice dei progressi di un suo allievo, perché sentiva quella sensazione? Sentiva la necessità di chiedere il motivo del perché era stato portato alle miniere, se erano vivi i suoi genitori, se aveva fratelli, ma sarebbe stato strano per lui, un cavaliere oscuro fare quelle domanda ad uno schiavo. Perciò fino ad allora aveva sempre desistito.
Quel  giorno, mentre Wayden parlava con il suo amico, Samuel e Niro facevano il solito allenamento, molto più intensificato della prima volta.
Samuel: “Ok, credo che per oggi possa bastare. Niro, togliti la maglietta, voglio vedere i progressi fisici che sono fondamentali per migliorare la potenza degli attacchi”
Cosi fece Niro
Samuel: “Non male, pare che il lavoro in miniera stia dando i suoi frutti ma puoi ancora migliorare, mi raccomando non trascurare il lavoro in miniera, la tua prestanza e potenza fisica aumenta soprattutto grazie al lavoro.”
Niro: “Si, signore”
Samuel: “Ok, è ora di cena, vai. “
Niro con quella faccia da ragazzino innocente quale era lo ringraziò
Samuel fece un leggero sorriso di rimando.


Dopo cena Niro si apprestava a tornare al lavoro in miniera, aveva un sorriso sulle labbra, cosa che non passo inosservata a tre schiavi invidiosi di lui
Schiavo 1: ”Da quel sorriso sulla faccia sembri terribilmente felice”
Niro non si era neanche accorto degli schiavi che si erano avvicinati per cui rimase sorpreso
Schiavo 2: “Pensi di essere migliore di noi?”
Schiavo 3: “Ho sentito che a chi è di guardia danno da magiare della zuppa di formaggio!”
Niro pensava che tutto questo fosse senza senso, non pensava di essere migliore di loro, e anche se mangiava di più, era appena sufficiente per sostenere l’allenamento e il lavoro in miniera
Schiavo 1: “Noi stiamo morendo sobbarcandoci anche il tuo carico di lavoro, perciò non fare quel fottuto sorriso dinanzi a noi, mi fa venire voglia di ucciderti”
Niro: “…..”
Schiavo 1: “Tutte le guardie sono destinate a morire quando c’è un attacco da parte dei mostri prima o poi, credi che sorriderai anche quando verrà il momento?”
Guardia: “Ehi voi! Cosa ci fate li impalati? Tornate subito al lavoro!”
Schiavo 1, 2 e 3: “Si, signore!”

Niro era un po’ frastornato e dispiaciuto delle frasi degli altri schiavi, mentre tornava a lavorare, un vecchio vicino a lui commentò ciò che aveva appena sentito: “Bastardi ingrati, sono vivi grazie a te”
Niro: “Nonnino”
Vecchio: È la natura dell’essere umano, gli uomini odiano chi dimostra di saper fare meglio di loro, sono spaventati anche dalla differenza tra loro e rimangono interdetti difronte a qualcuno che si dimostra più forte. Ma alla fine siamo tutti condannati allo stesso destino”.
Niro notò che dal vecchio stava per uscire una lacrima.

 

Quella notte fu molto movimentata per Niro: Sognò la madre con il corpo adagiato sul muro, violentata, picchiata e uccisa dal padrone che la aveva comprata da pochi giorni, intorno a lui solo sagome, poi le sorelle, Silvy e Wendy che si affacciavano sulla scena, lui mise le mani davanti agli occhi lacrimanti delle due, lui non piangeva, non poteva, non davanti alle sorelle.
L’assassino veniva portato via dalle guardie e gridava: “Non potete arrestarmi per questo!! Vale quanto un cavallo, l’ho pagato quanto un cavallo, mi arrestato perché ho ucciso un mio cavallo?!!

Stacco della scena:
Si vide prima di essere portato alle miniere quando rassicurò le sorelle che piangevano che sarebbe tornato presto e che loro dovevano essere ligie e ascoltare gli ordini del padrone. Davanti a loro sorrise come se fosse sicuro di sé, quando in quel momento non era sicuro neanche se sarebbe sopravvissuto fino all’arrivo alla miniera.

Poi vide le sorelle piangere disperate e lui che le rincorreva ma non riusciva mai a raggiungerle e loro erano sempre più lontane.

Si svegliò di soprassalto, respirava affannosamente, quasi non ci riusciva, gli mancava il fiato. Si mise le scarpe fatte dalla madre e mentre tutti stavano dormendo, uscì, anche il signor Wayden e il suo amico dormivano beati.
 Per un attimo pensò di fuggire, come poteva tornare dalle sorelle altrimenti? Ci sarebbe mai stata occasione migliore? Ma se fosse stato preso, come era molto probabile, che fine avrebbero fatto le sue sorelle? Per quella notte decise di non rischiare.
Comunque senza farsi vedere dalle uniche guardie che facevano il turno di notte, andò nella zona dove c’era la casa di Samuel, ma Samuel era fuori ed era come se parlasse da solo, aveva una mela in mano ed era sicuro di averlo per un attimo sentito singhiozzare, Niro pensava di non essere visto ma..
Samuel: “Niro, so che sei qua, fatti vedere”
Niro: “Scusi signore..
Samuel: “Non riesci a dormire?”
Niro: “No, signore”
Samuel: “Neanche io come vedi, probabilmente ti stavi chiedendo perché stessi parlando da solo, perché stessi quasi piangendo.”
Niro: “Ecco, io..
Samuel: “Non temere, ti capisco, io stesso mi sento strano quando me ne rendo conto, il fatto è che penso ai miei genitori, morti tempo fa e ad una persona a cui tenevo molto, le loro facce, le vedo sempre più sfocate…., è strano, non avevo mai confidato a nessuno questi miei pensieri”
Niro: “….Io..la capisco signore”
Samuel decise di chiedere a Niro perché fosse lì: “Perché sei qui? In questa miniera?”
Niro: “Perché ho usato la spada per difendere l’imperatore da alcuni tori, volevo far vedere che meritavo di andare ad Excanum ma gli schiavi non possono usare una spada, perciò mi hanno mandato qua.”
Samuel: “Io sono andato a Excanum”
Niro: “Wow! Davvero? Ecco perché è un cavaliere oscuro”
Samuel sorrise per il genuino entusiasmo del ragazzo: “ Non è una passeggiata”
Niro: “Lo so, ma era una delle poche possibilità per liberare le mie sorelle dalla schiavitù, farei di tutto per proteggerle”
A volte Niro aveva uno sguardo così determinato da fare paura, il contrario dello sguardo che faceva normalmente
Samuel: “E i tuoi genitori?”
Samuel si pentì subito della domanda, doveva intuire che era rimasto orfano.
Negli occhi di Niro si intravedeva la malinconia: “Mio padre è morto per una malattia, poi mia madre è stata venduta all’uomo che doveva curare nostro padre e lui la ha violentata e picchiata fino ad ucciderla, veniva portato via da alcune guardie mentre paragonava mia madre ad un cavallo…ora probabilmente sarà già libero, mentre io dovrei rimanere per sempre in questa miniera solo perché ho usato la spada, che giustizia è questa?”
Concluse con rabbia Niro guardando negli occhi Samuel. Se tali pensieri li avesse espressi dinanzi a qualcun altro avrebbe rischiato la vita, ma Samuel lo capiva e gli voleva bene. Una delle poche persone a cui voleva bene dopo la morte della madre, se non l’unica, non voleva perdere anche lui.
Niro aveva le lacrime agli occhi ma non piangeva.
Samuel: “Perché non piangi? Puoi farlo, io non ho passato quello che hai passato tu ma anche io ho perso i miei genitori alla tua età, liberati di questo peso.”
Niro: “Non posso , signore, mia madre ha detto di non piangere davanti alle mie sorelle e anche se adesso non son qui, non so, è come se mi dovessi trattenere, è come se piangere per mia madre fosse qualcosa che lei non vorrebbe, io non posso.”
Samuel si abbasso all’altezza del ragazzo come fece la madre tempo addietro quando morì suo padre, gli mise una mano sulla spalla e disse: “Io ovviamente non ho mai conosciuto tua madre ma sono sicuro che ti voleva bene e che se adesso fosse qui vorrebbe che tu ti liberassi di tutto quel dolore che hai provato e che ancora provi per averla persa. Fidati di me Niro”
Niro che aveva lo sguardo abbassato, dopo quelle parole lo alzò e vide negli occhi Samuel, anche il ragazzo che lo consolava aveva le lacrime agli occhi, Samuel lo capiva.
Niro non trattene più le lacrime, scesero da sole praticamente, le lasciò andare finalmente. Iniziò a singhiozzare anche se delicatamente per non farsi sentire da nessuno che non fosse Samuel.
Samuel lo abbracciò con forza, Niro senza pensarci accettò quell’abbraccio ricambiandolo con forza e piangendo sulle spalle di Samuel.
Quel momento durò per più di un minuto, una volta staccatosi, Niro guardò Samuel e lo ringraziò con gli occhi, tuttavia non parlò di ciò che era appena successo, doveva ancora metabolizzare, aveva considerato Samuel sempre come il suo severo maestro di spada, quella loro chiacchierata e quell’abbraccio rendevano il giovane cavaliere più vicino a lui, forse in parte era uno dei pochi che lo capiva, sicuramente più di altri.
Niro: “…Bene, ora io tornerei a dormire ”
Samuel sorrise annuendo
Niro si voltò e inizio a incamminarsi
Samuel: “Niro”
Niro si girò verso Samuel e prese al volo una mela che il giovane cavaliere gli aveva lanciato
Niro: “Grazie!”
Samuel: “Non fraintendermi, è solo perché ti voglio nel pieno delle forze per l’allenamento di domani”
Niro annuì sorridendo.
Samuel si era proprio affezionato a quel ragazzo, forse aveva esagerato, ma si sentiva bene, si sentiva come un fratello maggiore, andò anche lui a dormire tranquillo.


Il giorno dopo…
 Niro era in miniera, stava lavorando vicino al vecchio che gli aveva parlato il giorno prima e lo aveva salutato con un cenno della testa a cui l’anziano aveva risposto con un sorriso.
Poco dopo però sentì il suono che annunciava l’attacco da parte di qualcuno.
Quando Niro uscì vide un ecatombe, c’erano molte guardie uccise e il signor Wayden, in ginocchio dinanzi ad una mostruosità gigantesca, almeno tre volte più grande di quella che avevano combattuto settimane prima, il motivo per cui aveva avuto la possibilità di allenarsi con Samuel.
Solo che a differenza di quel mostro che faceva solo dei versi, questa parlava!
Wayden: “Ho chiamato i rinforzi ,presto voi bastardi morirete tutti! Per la gloria dell’Impero! Imperatore, vieni prima che puoi!”
Mostruosità gigantesca: “Presto non sarete gli unici ad avere un impero”
Wayden: “Cosa? Non vorrai dire che..
Ma il mostro con uno spadone grande quasi quanto Niro gli tranciò di netto la testa che Niro vide rotolare impietrito.
Mostruosità gigantesca: “Prendete questa miniera!”
I mostri piccoli che lo seguivano erano pronti a combattere, tra Niro e i mostri si mise in mezzo Samuel che da solo aveva già affrontato e sconfitto una decina di mostri.
Samuel: “Stai indietro Niro! Sei troppo giovane per affrontare questi nemici. Guarda attentamente, questo è uno di quei momenti in cui la spada splende di più!”
Samuel si gettò con foga contro i mostri li uccise con facilità uno dopo l’altro, risucì ad arrivare al confronto diretto con il capo dei mostri. Si lanciarono con forza l’uno contro l’altro brandendo le loro lame…

Niro: “Sameul…
Mostruosità gigantesca: “Che peste fastidiosa! Pensavo mi avresti fatto divertire di più, visto come hai massacrato i miei sottoposti”
Samuel era stato colpito da quella lama gigantesca, quel colpo fece fuoriuscire quasi tutto il sangue che aveva in corpo, prima di cadere a terra disse con forza: “Niro, scappa!”

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Capitolo 4
*** Il motivo per cui ho vissuto ***


~~Cap 4.  Il motivo per cui ho vissuto

Quelle due parole, ‘Niro scappa!’ erano come rimbombanti nelle orecchie di Niro, dopo quella frase vedeva tutto a rallentatore, Samuel pieno di sangue cadde all’indietro come un corpo morto, non si muoveva neanche di un centimetro. Vide i mostri avvicinarsi, lui era come bloccato, non riusciva a scappare, non riusciva a soddisfare le ultime volontà di Samuel, fino a quando il mostro che lo aveva ferito mortalmente non passo sul braccio sinistro di Samuel che ancora teneva la spada spezzandoglielo, a Samuel scappò un flebile urlo con quel poco fiato che glie era rimasto.
A Niro stavano per uscire  delle lacrime ma nello stesso tempo era furioso verso quel mostro, voleva scagliarsi contro quell’essere, sarebbe stata una fine coraggiosa…, no sarebbe stata una fine stupida. Improvvisamente anche se Samuel non aveva aperto bocca tornò a ripiombargli nelle orecchie ‘Niro scappa!’, finalmente i suoi piedi si schiodarono da terra e riuscì a scappare verso l’interno della miniera, si sentiva come se corresse con un macigno addosso e il cuore gli batteva all’impazzata.
In quei momenti di emergenza anche gli schiavi si dovevano dotare di spade, probabilmente anche se incapaci di combattere insieme avrebbero anche potuto vincere, ma quando arrivò da loro vide qualcosa che non avrebbe voluto vedere.

Tutti gli schiavi erano in ginocchio e tutte le spade erano a terra, tutte raccolte in un punto, come grottesco rappresentante di quel gruppo c’era lo schiavo che il giorno prima, insieme ai suoi amici aveva espresso tutto il suo ingiustificato disprezzo.
Niro: “Cosa state facendo?”
Schiavo 1: “Vogliamo chiedere ai mostri di usarci come schiavi, tanto i padroni sono tutti uguali, umani o mostri.
“Puahaahaahaha, che spasso gli umani, mi dispiace ma non abbiamo bisogno di schiavi ma di carne”
Niro si volto terrorizzato, era entrato il mostro gigantesco, seguito da qualche sottoposto
Mostruosità gigantesca: “Uccideteli tutti!”
Niro fu l’unico che con la spada si avventò contro un sottoposto uccidendolo
Mostruosità gigantesca: “Eh?”


Samuel stava per perdere i sensi, vedeva tutto sfocato, continuava a fuoriuscire del sangue, se alzava leggermente la testa vedeva chiaramente una pozzanghera di sangue che lo circondava. Per non parlare del sapore di sangue alla bocca, se tossiva inoltre ne usciva parecchio. Girandosi vide un mostro che stava mangiando una guardia vicino a lui, non voleva morire divorato da quelle mostruosità, aveva paura. Lacrime gli rigavano il volto, poi improvvisamente ripensò a Niro, sperava fosse riuscito a scappare, ma se era entrato nella miniera, ora probabilmente era in trappola, i mostri erano andati in quella direzione. Samuel fu preso dal panico, no, non doveva morire Niro, non anche lui! Poi girò casualmente lo sguardo verso il polso del suo braccio destro, la pietra era arancione, aveva completamente dimenticato la paura per sé stesso, ora l’unica cosa che pensava era salvare Niro!

Samuel non riusciva a muovere il suo braccio sinistro, era stato spezzato poco prima, in che altro modo poteva premere la pietra colorata di arancione e chiamare l’imperatore Muren? Stava pian piano andando in paranoia, decise di calmarsi, vedeva però tutto sfocato, doveva resistere, non doveva morire, non finché non avesse chiamato l’imperatore.
Gli venne un’idea anche se difficilmente praticabile, aprì la mano del braccio sinistro rotto, in modo che gli cadde la spada dalle mani, doveva girarsi su un fianco in modo da avere il braccio sinistro vicino al braccio destro e con le due mani vicine sarebbe riuscito a toccare con la mano sinistra la pietra sul polso destro.
Inizialmente non riuscì a muovere il suo corpo di neanche un millimetro, poi ci mise tutta la sua forza, per girarsi, urlò con tutto il fiato che gli rimaneva, il dolore fu lancinante ma non gli importava, era riuscito ad avvicinare il polso destro alla mano sinistra.
Con difficoltà muoveva le dita della mano sinistra, cerò di avvicinare ancora di più il polso destro alle dita della mano fino a quando non riuscì a sfiorare la pietra. Aspettò qualche istante, la pietra era ancora arancione per fortuna, poi un vortice nelle vicinanze si formò e da lì uscì finalmente l’imperatore.


Quel mostro gigantesco era riuscito a colpire Niro, anche se lo aveva colpito solo con la punta dello spadone e con lo stesso spadone aveva sollevato il leggero corpo del ragazzo senza dargli ancora il colpo di grazia, Niro era ben cosciente.
Aveva ucciso una quantità notevole di sottoposti di quel mostro ma non era riuscito assolutamente a colpirlo, del resto era solo contro quel mostro che probabilmente aveva ucciso Samuel, Niro sperava fosse ancora vivo. Il mostro mise un po’ più dentro la spada nella pancia di Niro che sputò del sangue.
Mostruosità gigantesca: “Che ragazzino interessante, sei piuttosto  forte”
Niro: “Mi sono allenato..per…proteggere persone come loro”
Mostruosità gigantesca: “Saresti molto più utile di quel mucchio schifoso lì dietro ma i ragazzini sono anche quelli che hanno la carne più buona, perciò ti mangerò subito”
Niro cercava di divincolarsi ma questo non faceva altro che acuire la sua ferita, il mostro aprì quella che assomigliava più a fauci che a una bocca. Niro ebbe paura, non voleva morire, non così, non senza aver dato una vita diversa alle sorelle, non doveva finire così.


Nello stesso momento in cui Niro stava per essere divorato, l’imperatore Muren si avvicinò al ragazzo che lo aveva richiamato. Aveva usato l’artefatto del teletrasporto che aveva sul polso.
Samuel cercava di dire qualcosa che l’imperatore non capiva, decise di girare il corpo del ragazzo in posizione supina, quando lo girò vide molto sangue e un taglio profondissimo in pancia, probabilmente neanche lui sarebbe riuscito a salvarlo ma cercò comunque di curare la ferita con la magia, tuttavia il ragazzo spostò la mano dell’imperatore con decisione e cercò di parlare, ma dalla sua bocca usciva sangue, poi riuscì a dire: “N…Ni..ro, mi…nie, poi tossi e uscì altro sangue dalla bocca, Samuel stava lacrimando
Muren: “C’è qualcuno dentro la miniera?”
Samuel annuì tocco la mano dell’imperatore con il braccio sano e riuscì a dire chiaramente: “Salvalo”
Muren: “Te lo prometto”
Si diresse verso l’interno della miniera, nel frattempo Samuel perse i sensi.


Il mostro aprì la bocca, era spaventosa, stava per avvicinare Niro alla sua bocca, Niro perdeva sangue, sudore  e lacrime, chiuse gli occhi e fece un sospiro di rassegnazione, era finita così.

Ma poi sentì improvvisamente un grande calore, aprì gli occhi, una grande fiamma aveva disintegrato il mostro eccetto parte del braccio che teneva con lo spadone il ragazzo biondo.
Niro cadde per terra, riuscì a vedere chi lo aveva salvato, l’imperatore Muren
Muren: “Appena in tempo, fortunatamente è stato usato l’artefatto del teletrasporto.”
Poggiò Niro su una roccia
Muren: “Niro, sei un eroe che ha protetto il mio popolo.”
Niro: “ È..un..onore..che vi siate ricordato…il nome di.. un misero schiavo.. come me.. Vostra Maestà.”
Riuscì a dire a stento Niro ma consapevole che probabilmente non si sarebbe salvato fece una richiesta all’imperatore: “Riportereste…la mia azione..alle mie.. sorelle..”
Muren: “No. Non lascerò che tu muoia qui”.
Detto questo si avvicinò a Niro ferito e mise la mano sulla copiosa ferita del ragazzo che nel frattempo era svenuto, una luce azzurra uscì dalla mano dell’imperatore, la ferita era notevolmente diminuita.

Poi improvvisamente tre schiavi cercando di non farsi notare avevano preso in mano le spade, erano quelli che avevano criticato Niro il giorno prima.
Schiavo 1: “Vostra Maestà, quel ragazzo è stato inutile, si è solo messo in mezzo e ferito, siamo noi che abbiamo protetto la miniera, vostra Maestà!”
Muren: “Le vostre lame sono troppo pulite per aver protetto la miniera”.
Gli schiavi sgranarono gli occhi
Muren: “L’unico che può fregarmi sono solo io”
Detto questo fece un movimento con la spada da cui uscì un’altra fiamma che disintegrò quei 3 ingrati.

Nel frattempo lo raggiunsero alcuni soldati che al contrario di Muren non si erano teletrasportati ma che appena seppero dove era andato l’imperatore erano corsi lì, a quanto pare l’imperatore aveva già sconfitto gli ultimi mostri rimanenti.
Muren prese in braccio Niro incosciente e disse: “Capitano!”
Capitano: “Si, vostra Maestà!”
Muren: “Quando questo ragazzo sarà completamente guarito assicurati che sia mandato all’accademia Excanum! Assicurati di avvisare i membri dell’accademia.”
Capitano: “Sarà fatto signore”

Uscì dalla miniera tenendo ancora Niro in braccio incosciente, si fermò vicino a Samuel per cui purtroppo non c’era niente da fare.
Samuel: “….Niro
Niro sentì chiaramente Samuel e si svegliò per un attimo dicendo: “..Samuel..
Poi tornò incosciente
Le guance di Samuel stavano nuovamente rigandosi di lacrime che gli scendevano dagli occhi ma stavolta era per la gioia e non per la tristezza, sorride pensando: “Mamma, ho trovato un motivo, una persona per cui ho vissuto e sono felice… Mamma, Amelie, sto arrivando…


Niro non poteva credere a quello che era successo in quelle poche ore, era stato colpito dal mostro, ma era arrivato l’imperatore, lui era sicuro di stare per morire ma l’imperatore gli aveva assicurato che non sarebbe morto , poi buio totale anche se era certo di aver sognato Samuel.
Si era svegliato su in giaciglio, bendato in più parti del corpo ma non sentiva più dolore, vicino a lui c’era Muren, per lui era un onore passare cosi tanto tempo in compagnia dell’imperatore e quando seppe che sarebbe andato ad Excanum quasi gli scoppiava il cuore di felicità, fino al giorno prima stava pensando di fuggire dalla miniera e ora invece…era vivo e aveva la possibilità di diventare e soprattutto di far diventare le sorelle cittadine comuni.
Poi Muren gli aveva raccontato la triste storia del buon sovrintendente della miniera, si chiamava Gigas, era morto anche lui e Muren aveva deciso di affidargli la sua spada, era bellissima.
Infine gli aveva raccontato di colui che lo aveva praticamente salvato, Samuel. Era rimasto si stucco, spesso pensava di essere solo al mondo, a parte le sue sorelle ma Samuel era la prova che qualcuno gli aveva voluto bene incondizionatamente, era triste per la sua morte ma il pensare a Samuel lo fece sorridere.


L’indomani era pronto a partire, salutò le sorelle e si raccomandò con loro di seguire gli ordini del padrone. Sarebbe partito proprio con il sui padroncino Evan e il maggiordomo, Niro aveva avuto il diritto di viaggiare comodo ma preferì viaggiare come spesso facevano gli schiavi quando servivano, dietro all’aperto, dove venivano messi i bagagli, era una bella giornata, aveva una coperta e soprattutto avrebbe evitato lo sguardo di disprezzo che gli avrebbe rifilato il giovane padrone per tutto il viaggio.

Niro si addormentò, nel suo sogno si ritrovò come sorretto dalle nuvole, era così piacevole, poi vide Samuel di spalle, tentò di chiamarlo  e lui infatti si girò e gli sorrise
Samuel: “Niro”
Niro: “Samuel, pensavo fossi morto”
Samuel: “Lo sono”
Niro: “Anch’io?”
Samuel: “No, questo è un tuo sogno. Tuttavia…
Samuel si abbassò all’altezza di Niro e gli mise le mani sulle spalle come la madre aveva fatto con lui quel giorno di dieci anni prima.
..ti chiedo una cosa, rendimi fiero. Non ti nascondo che il percorso che vivrai sarà pieno di insidie, ostacoli e che vivrai pregiudizi, so che sarai determinato per le tue sorelle, per rendere fieri i tuoi genitori scomparsi e per te stesso ma ti prego fallo anche un po’ per me. Ti prego Niro, resisti e vivi!”
Samuel abbracciò Niro, mentre Niro ricambiava l’abbraccio del suo mentore vide una donna e una ragazza che non aveva mai visto che gli sorridevano.
Poi improvvisamente svanirono sia Samuel che le due donne e si risvegliò.

Quando vide che in lontananza si scorgeva Excanum rimase esterrefatto dalla imponenza e dalla bellezza dell’accademia, notò di avere un paio di lacrime agli occhi, poi mise il suo pugno sul cuore  come simbolo di giuramento
Niro: “Te lo prometto Samuel, ce la metterò tutta, mi libererò dalla schiavitù e ti renderò fiero.”

Fine

 

Ringraziamenti

Ringrazio tutti quelli che mi faranno l’onore di leggere la mia storia fino in fondo, e anche tutti quelli che se vorranno mi lasceranno qualche commento. Inoltre ringrazio i miei due amici che hanno letto in anteprima questo ultimo capitolo. Ringrazio chiunque grazie al mio racconto magari ha recuperato il validissimo manhwa che ha ispirato questa storia, Slave B!

 
 

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