Luke ha ormai dieci anni, ed è tutto suo padre. Ha il sorriso di Anakin, la sua bontà d’animo e – a essere del tutto onesti – anche la sua testardaggine, e Obi-Wan lo ama come amava lui. Lo ama con quell’amore puro e sincero che solo i bambini riescono a strapparti dal petto.
 Lo ama e lo odia e si odia per questo.
 Perché Luke ha il sorriso di Anakin, la sua bontà d’animo e anche la sua testardaggine, ma Luke non è Anakin.
 Anakin è morto su Mustafar portandosi via anche il suo cuore, e Luke è il costante promemoria di ciò che è stato e non sarà mai più.

 «Non è come sembra…»
 Anakin si appoggia allo stipite della porta e guarda suo marito con un sorriso sghembo.
 «Ah, no?» lo prende in giro. «Quindi non stavi mangiando pop-corn e guardando i Gormiti…»
 Obi-Wan distoglie lo sguardo dal suo – l’espressione imbarazzata che ha in questo momento dovrebbe essere dichiarata illegale, da quanto è adorabile – e Anakin sorride di nuovo mentre lo raggiunge. Gli prende il viso tra le mani e interrompe i suoi borbottii con un bacio cui Obi-Wan non tarda a rispondere.
 Quando si separano, sorridono entrambi.
 Anakin si siede sul divano accanto a lui, prendendo possesso della ciotola ormai mezza vuota.
 «Allora, a che puntata sei arrivato?»

 Il vento soffia forte sul ponte della nave, ma l’attenzione di Anakin è tutta per i gabbiani che li sorvolano.
 Quella di Obi-Wan, invece, è tutta per lui.
 Anakin si sporge sbracciandosi dalla balaustra, emozionato come il bambino che è stato una manciata di anni fa e che in parte forse ancora è, e Obi-Wan gli cinge la vita con un braccio. Un gesto istintivo come il respiro stesso, protettivo senza essere invadente, e Anakin abbassa la testa per incrociare il suo sguardo.
 Un sorriso, una carezza, un bacio a fior di labbra.
 E quando Anakin torna ad ammirare il paesaggio mozzafiato intorno a loro, Obi-Wan continua ad ammirare lui.

 Quando bussa allo studio del professor Kenobi nessuno gli risponde, ma provando ad abbassare la maniglia – magari non l’ha sentito – trova la porta aperta come sempre.
 «È permesso?» chiede titubante, affacciandosi all’interno. E poi sorride: il suo professore preferito è chino sulla scrivania con la testa appoggiata sulle braccia, e ha un’espressione così beatamente rilassata che Anakin sente che potrebbe passare ore solo a guardarlo dormire.
 Ma probabilmente non è il caso.
 Entra in punta di piedi, attento a non fare rumore, prende la giacca che trova dietro la sedia e gliela sistema sulle spalle.
 «Buon riposo, Obi-Wan» sussurra, assaporando quel nome che ancora non osa pronunciare ad alta voce.

 «Entra pure, Anakin» lo saluta sorridendo. Anakin gli sorride di rimando mentre si siede davanti a lui.
 «Si sente meglio?» gli chiede; Obi-Wan lo guarda confuso, così Anakin continua. «Ero passato anche prima, ma stava dormendo…»
 Ci mette una frazione di secondo a ricollegare tutti i pezzi, poi sorride di nuovo.
 «Allora eri davvero tu… mi era sembrato di sentire la tua voce, ma pensavo fosse un sogno.»
 Il sorriso di Anakin si fa malizioso, e Obi-Wan si rende conto della gaffe prima ancora che apra bocca.
 Possibile che quel ragazzo non riesca a trattenersi per qualche altra misera settimana? È chiedere troppo?
 «Le capita spesso di sognarmi, prof?»
 Appunto.

 «Ani, vieni un attimo!»
 Ti fermi e volti la testa in direzione della voce.
 «Che c’è?»
 «Vieni a vedere…» insiste Obi-Wan.
 Sospiri e lasci da parte la cena pronta solo a metà per andare fuori da tuo marito. Lo trovi seduto sul gradino della terrazza, e quando arrivi sorride e indica il giardino dove stanno giocando i gemelli: Leia sta facendo le bolle tutta contenta, mentre Luke…
 Scoppi a ridere di cuore a quella scena.
 «Amore, non sono un po’ troppo grandi quelle scarpe?» gli chiedi divertito.
 Luke si gira e fa un sorriso tutto fossette, muovendo qualche passetto incerto verso di te con ai piedi le scarpe di Obi-Wan.

 Seduto sull’astronave che lo porta via da Mustafar Obi-Wan si tiene la testa tra le mani, nella vana speranza di riuscire a tenere insieme anche i propri pezzi.
 Eppure ha fatto la scelta giusta.
 Lo ripete all’infinito, ancora e ancora, mentre C3PO lo conduce al sicuro. Continua a ripeterlo incessantemente, come un mantra, e forse un giorno finirà anche per crederci… ma non oggi.
 Oggi il volto sfigurato di Anakin è in agguato in ogni ombra, la sua voce roca risuona in ogni silenzio, e Obi-Wan è un uomo schiacciato dal peso di quella scelta giusta che – già lo sa – rimpiangerà per sempre.
 Eppure ha fatto la scelta giusta. Forse.

 Obi-Wan dorme tranquillo al tuo fianco, e mentre osservi quel viso che ormai conosci meglio del tuo cerchi di ricordare quando “maestro” è diventato “Obi-Wan”. Non che abbia poi tutta questa importanza, in effetti: maestro, amico o amante, Obi-Wan è rimasto lo stesso uomo che ti ha raccolto su Tatooine cambiando la tua vita.
 A volte ti capita di chiederti dove saresti adesso, se non ti avesse preso con sé… ma il solo pensiero è insopportabile.
 Sorridi e lo accarezzi in punta di dita, attento a non svegliarlo.
 Non importa quanto tempo passi: Obi-Wan era il centro del tuo mondo da bambino, e sei sicuro che lo sarà per sempre.

 «Ti rendi conto di essere un tantino assurdo, vero?» gli domandi divertito, cercando di non inciampare nei tuoi stessi piedi mentre Anakin ridacchia e continua a condurti per mano.
 Solo quando finalmente vi fermate, tuo marito ti libera da quella ridicola fascia con cui ti aveva bendato.
 «Ok… ora apri gli occhi.»
 All’inizio la flebile luce dei lampioni sembra così intensa da accecarti, ma quando finalmente ti torna la vista…
 Ti senti abbracciare da dietro e sorridi, appoggiandoti a lui.
 «Buon anniversario, prof» ti sussurra all’orecchio.
 Davanti a voi, la panchina dove vi siete dati il primo bacio è addobbata a festa, portando con sé una vita intera di ricordi.

 «Non tornerai più con la mamma, vero?»
 Quelle parole sono una doccia d’acqua gelida, e Anakin guarda incredulo sua figlia.
 «Io… no, amore. Mi dispiace…»
 Leia rimane in silenzio per un po’, come soppesando le sue parole.
 «Papà, tu sei felice con Obi-Wan?» chiede infine; Anakin sorride mesto, accarezzandole i capelli.
 «Sì, tesoro. Ma voglio ancora bene alla mamma… e ne voglio tantissimo anche a te e a Luke» aggiunge subito. «Questo non cambierà mai.»
 Lei annuisce tutta seria, alzando poi la testa per incrociare il suo sguardo.
 Il cuore gli si riempie di sollievo nel vedere un piccolo sorriso comparire su quel faccino prima così triste.
 «Allora va bene.»

 Anakin continua a guardarti di sottecchi, il naso leggermente arricciato come ogni volta che qualcosa lo infastidisce.
 È davvero difficile riuscire a non sorridere.
 «Per caso devi dirmi qualcosa?» gli domandi con nonchalance.
 Lui corruccia ancora di più la fronte, voltandosi dall’altra parte.
 «No.»
 «Ani, non si dicono le bugie…» lo rimproveri finto serio; lui sorride.
 «Vuoi proprio farmelo dire?»
 «Assolutamente sì.»
 Lo vedi alzare gli occhi al cielo.
 «Ti preferivo con la barba, ok? Contento?» ammette a denti stretti.
 Così è anche troppo facile.
 Te lo tiri contro all’improvviso, soffocando con un bacio il suo gemito di sorpresa e – finta – protesta.
 «Direi di sì…» mormori malizioso sulle sue labbra.

 Il cortile dell’università è affollato come sempre, ma l’unica persona cui Anakin presta attenzione è quella al suo fianco. Sorride mentre il suo ormai non più professore lo guida alla loro solita panchina, continuando a chiacchierare.
 «Mi stai ascoltando, Anakin?»
 «Sì, Obi-Wan» ribatte senza esitare, godendosi finalmente la libertà di poterlo chiamare per nome. Lui sgrana appena gli occhi, sorpreso, poi sbuffa.
 «Sfrontato» borbotta, sulle labbra un sorriso malizioso che gli toglie il fiato.
 E senza riflettere, senza averlo premeditato, senza preoccuparsi del fatto che almeno cinquanta persone li stanno guardando, Anakin lo bacia.
 Si separano lentamente, e quando incrocia il suo sguardo Obi-Wan sorride di nuovo.
 «Sì, decisamente sfrontato.»

 «No, non entrare!»
 Anakin lo blocca sulla porta di cucina, la faccia, la maglia e persino i capelli impiastricciati di quello che sembra fango.
 «Che state combinando?» gli chiede, allungando la mano per ripulirgli una guancia.
 Non è fango, sembra piuttosto…
 Prima che Anakin possa rispondere fanno capolino i visetti sporchi e sorridenti dei loro bambini.
 «Abbiamo finito!» annuncia Leia soddisfatta mentre Luke lo prende per mano e lo trascina dentro sotto lo sguardo divertito di Anakin: al centro del tavolo c’è una gigantesca torta al cioccolato tutta storta con la scritta “Buon compleanno papà Obi”.
 Sorride e abbraccia forte la sua famiglia.
 Non ha mai ricevuto regalo più bello.

 Seduto sul divano di quella che è stata la sua casa per dieci lunghi anni, Anakin ascolta rapito quel silenzio così familiare eppure del tutto nuovo.
 È attraverso il silenzio che il suo maestro gli ha insegnato la meditazione, è nel silenzio che trascorrevano interi minuti di soli sguardi, è col silenzio che veniva punito quando era irrispettoso o disubbidiente.
 «Sei pronto, Anakin?»
 Alza la testa per incrociare lo sguardo affettuoso di Obi-Wan, annuisce con un sorriso e si alza per raggiungerlo.
 È in silenzio che si è innamorato del suo maestro, un poco alla volta… e il silenzio continuerà a nascondere il suo più grande segreto. Forse per sempre.

 «Dove andiamo?»
 Alzi gli occhi al cielo senza riuscire a trattenere un sorrisetto.
 «Cosa del termine “sorpresa” non ti è chiaro?» lo prendi in giro. Anakin sbuffa ma non commenta, così camminate in silenzio fino a fermarvi davanti alla caffetteria dell’università.
 «Sarebbe questa la sorpresa?» ti chiede perplesso.
 «No… questo è il posto dove ho capito di amarti. La sorpresa» continui, tirando fuori dalla tasca una scatolina in velluto blu «è questa.»
 L’espressione estasiata e commossa di Anakin ti fa seriamente domandare perché diamine hai aspettato così tanto, a farti avanti.
 «Mi vuoi sposare?» gli chiedi in un sussurro.
 Il suo “sì” si perde in un lungo e dolcissimo bacio.

 Quando riapre gli occhi, il suo primo pensiero è di essere morto e finito in Paradiso.
 Il secondo, che ha appena fatto la figura dell’idiota davanti al bagnino più bello che abbia mai avuto il piacere di incontrare.
 «Ti senti meglio?» Si sente chiedere, e Anakin lo sa che è il suo dannato lavoro, ma vallo a spiegare ai suoi ormoni impazziti.  «Io… sì, grazie» borbotta.
 «Sei stato fortunato, buttarsi da quello scoglio è davvero pericoloso» lo ammonisce, aiutandolo a rialzarsi.
 «Beh, almeno ho potuto conoscerti.»
 A quella risposta sfacciata lui resta interdetto qualche momento, prima di sorridere malizioso.
 «La prossima volta vieni direttamente alla mia torretta… è più sicuro.»

 Quella missione inaspettata si è rivelata decisamente stancante, ma alla fin fine non pericolosa come aveva temuto quando ha deciso di lasciare Anakin al Tempio.
 Sorride pensando al visetto imbronciato del suo Padawan e lo cerca con la Forza per raggiungerlo.
 Non deve sforzarsi poi più di tanto.
 Senza alcun preavviso Anakin gli si getta tra le braccia con tanto impeto che cadono entrambi a terra sotto lo sguardo scandalizzato di alcuni Jedi più anziani… ma quando il suo piccolo apprendista solleva la testa per guardarlo negli occhi e lo implora di non lasciarlo mai più, Obi-Wan ignora ogni etichetta e lo stringe forte a sua volta.
 Finalmente a casa.

 «Padmé e Rey danno una festa… ci andiamo?»
 «Mi piacerebbe, ma qualcuno mi ha fatto rimanere indietro col lavoro, quindi devo rimettermi in pari.»
 «E dai! È venerdì sera!» protesti.
 «Ho detto di no, Ani… non insistere.»
 Sorridi malizioso.
 «Scommettiamo che ti faccio cambiare idea?»
 Prima che possa dire qualcosa, ti inginocchi di fronte a lui e gli abbassi la zip.
 «Questo è sleale…» sussurra – senza fermarti.
 «Allora, che hai deciso? Ci andiamo alla festa?»
 «Interrompiti adesso e l’unico posto dove andrai sarà a quel paese» ribatte a denti stretti. Sogghigni.
 «E se invece faccio il bravo bambino?» soffi sulla sua pelle bollente. Obi-Wan sospira.
 «Andremo dove vuoi… come sempre.»

 Quando Anakin lo bacia senza preavviso, labbra serrate e guance rosse d’imbarazzo, Obi-Wan sa bene cosa dovrebbe fare: dovrebbe separarsi da lui con delicatezza, rassicurarlo che non è arrabbiato ma al contempo fargli capire che non dovrà più succedere.
 Lo sa… ma non ci riesce.
 Sa anche che non dovrebbe chiudere gli occhi e ricambiare quel bacio, sospirando quando Anakin socchiude le labbra per permettergli di approfondirlo; non dovrebbe immergere una mano nei suoi capelli, né perdersi nel suo sapore.
 Ma soprattutto, non dovrebbe illudersi che andrà tutto bene… perché sa che non sarà così.
 Eppure, con Anakin stretto tra le braccia, illudersi è così facile che fa quasi paura.

 «Non osare ridere» lo ammonisce Obi-Wan.
 «Non mi permetterei mai» ribatte, trattenendo un sogghigno. «Piuttosto,» aggiunge tornando serio «credi che ci sia un modo per annullare questa… cosa?»
 «Spero proprio di sì» commenta seccato Obi-Wan, cercando di risistemarsi i vestiti ora troppo larghi. «Dove diamine è l’oloproiettore?» Lo sente borbottare tra i denti.
 E Anakin sa che la situazione non è divertente e che dovrebbe dimostrare di essere maturo come ci si aspetta da un Jedi, ma…
 «Ti avevo chiesto di non ridere, Anakin.»
 «Scusa, è solo che… ecco, sei davvero carino come ragazza, maestra.»
 E lo è ancora di più quando arrossisce, ma questo se lo tiene per sé.

 Accade all’improvviso, senza lasciarti scampo. Il momento prima eravate solo voi, tornati vittoriosi dall’ennesima missione. Eravate voi e i vostri scherzi e quegli sguardi pieni di complicità, ed era tutto assolutamente perfetto.
 «Ani!»
 E poi è arrivata lei.
 Anakin si volta raggiante verso Padmé, negli occhi di entrambi una luce cui non puoi permetterti di dare un nome perché i nomi rendono tutto troppo reale e questo non lo è. Non deve esserlo.
 Come non è reale quel dolore acuto che ti ha stretto il cuore in una morsa, mozzandoti il fiato.
 Un profondo respiro, e la maschera è di nuovo ben salda sul viso.
 «Senatore Amidala, è bello rivedervi.»

 «Credevo di essere l’unico ad aver bisogno di un po’ d’aria…» gli hai detto ormai ore fa, con un imbarazzo che si è sciolto non appena avete iniziato a parlare.
 Era come se vi conosceste da tutta la vita… anzi, forse anche da prima.
 La musica del salone fa da sottofondo a quella conversazione inaspettata condita di sorrisi e sguardi e parole nascoste, e il tuo cavaliere ti guarda così intensamente che gli occhi dietro la maschera sembrano quasi bruciare.
 Un fuoco che non hai alcuna intenzione di estinguere.
 «Che ne dici se andiamo via?» gli domandi, malizioso quanto il sorriso che ricevi in risposta.
 «Dico che è un’ottima idea.»

 «Tieni lontano quel gattaccio!»
 «Voleva solo giocare!»
 «Sì, a “chi mi pappo stasera”!»
 «Non è vero!»
 Sospiri e chiudi la finestra con l’illusione di poter chiudere fuori anche i tuoi figliastri e i loro bisticci… almeno per un po’.
 «Che pessima idea» borbotti.
 «Nah… una pessima idea sarebbe prendere anche un cane, oltre al gatto e al topo» ti stuzzica Anakin. Gli lanci un’occhiataccia e lui ridacchia, stringendoti a sé. «È un regalo stupendo, Obi… e vedrai che presto riusciranno ad andare tutti e quattro d’accordo.»
 Ti rilassi sospirando nel suo abbraccio.
 «Obi?»
 «Scordatelo.»
 «Cosa?» chiede innocente. Alzi gli occhi su di lui.
 «Noi non prenderemo anche un cane, Anakin.»

 Sospiri sconsolato, guardando imperversare il discendente diretto del diluvio universale.
 Ovviamente hai anche scordato l’ombrello, quindi la polmonite è assicurata.
 «Ancora qui, Anakin?»
 «Prof!» esclami sorpreso. «Sì, in effetti stavo aspettando che smettesse di piovere.»
 Obi-Wan si avvicina e guarda con te verso il cortile.
 «Beh, magari mi sbaglio, ma non sembra averne l’intenzione…» commenta con un mezzo sorriso. «Vuoi un passaggio?»
 «Io… ecco, non vorrei disturbare. Abito quasi dall’altra parte della città…»
 «Nessun disturbo, tanto è di strada.»
 Sul serio?
 «Ma lei non abitava qui vicino?» chiedi prima di riuscire a trattenerti. Lui ti lancia un’occhiata in tralice.
 «Lo vuoi un passaggio oppure no?»
 Gli sorridi riconoscente.
 «Sì… grazie.»

 «Maestro, ma quello è davvero…» sussurra Anakin.
 Obi-Wan annuisce con un sorriso a quell’espressione sorpresa, per poi unirsi alla sua risata mentre Anakin corre a perdifiato verso l’acqua e si tuffa tra le onde.
 Chissà da quanti anni desiderava farlo…
 Si siede sulla battigia e guarda il suo piccolo Padawan ridere e giocare e saltare in lungo e in largo fino a non poterne più. E quando, stremato e bagnato fradicio, si lascia cadere al suo fianco, Obi-Wan sbuffa e lo avvolge nel proprio mantello.
 «Maestro, il mare mi piace un sacco!» esclama estasiato, il visetto che spunta appena dalla stoffa.
 Sorride e gli scompiglia i capelli.
 «Ne ero sicuro.»

 «Posso vederla?»
 Obi-Wan sorride e ti porge quel cofanetto che ha cercato tanto a lungo… e che si rivela essere una semplice bussola, vecchia e inutile.
 «Ehm… capitano? Che ce ne facciamo di una bussola rotta?»
 «Quella bussola non punta a nord, mio giovane apprendista… ma in direzione della cosa che più vuoi a questo mondo.»
 Continua a sorriderti, il capitano, e mentre il cuore accelera i battiti l’ago rallenta sempre di più fino a fermarsi tremando su di lui.
 Ditemi che non è vero…
 «Ora capisci perché è così preziosa?» ti chiede, incamminandosi verso il timone.
 Quell’ago maledetto riprende a muoversi, seguendolo passo passo.
 «Sì, capitano… ora ho capito.»

 «Buonanotte, Ewan» ti sussurra assonnato.
 «Buonanotte, piccolo» mormori di rimando.
 Non lo chiami praticamente mai col suo nome attuale: per te, è sempre Anakin il suo vero nome.
 Quello che gemevi sulla sua pelle sudata quando niente e nessuno sembrava potervi dividere… e che invocavi nel sonno quasi ogni notte dopo la sua caduta a Mustafar.
 Quel nome che ti ha tormentato ogni singolo istante da quando ti sei risvegliato in un mondo dove non sapevi se lui esistesse ancora.
 Lo abbracci stretto e affondi il viso nel suo collo.
 «Ehi… tutto bene?» domanda preoccupato.
 Annuisci con un sorriso, alzando la testa per incontrare le sue labbra.
 Sì… adesso sì.

 Obi-Wan e Padmé ti sorridono dalla foto sul comodino, entrambi al tuo fianco come sempre: un tuo braccio a cingere la vita di lei e l’altro sulle spalle di lui.
 Quando ancora non avevi rovinato tutto… quando eravate davvero felici. Insieme.
 Distogli lo sguardo sospirando e ti porti le mani tra i capelli. Sai che dovrai scegliere, e che dovrai farlo presto perché altrimenti finirai col perderli entrambi… ma non ci riesci. È come se il tuo cuore fosse diviso in due, e solo tenendo insieme queste due metà così diverse potesse ancora continuare a battere.
 Sorridi amaro.
 Se solo fosse vero, che non si possono amare due persone contemporaneamente…

 «Ho solo fatto un errore!» si lamenta Anakin. «Dici sempre che tutti sbagliano a volte, e che non è un problema.»
 Obi-Wan respira a fondo per calmarsi.
 «È vero, Ani» gli concede. «Ma il vero problema è che tu riconosci benissimo le scelte giuste… e poi fai l’opposto, di proposito. Immagino tu voglia vedere quanto ci metto ad impazzire» borbotta tra sé.
 Anakin lo guarda tutto contrito, e Obi-Wan capisce di aver perso in partenza.
 «Mi dispiace, maestro… non succederà più.»
 Appunto.
 Sorride e gli scompiglia i capelli.
 «Lo spero davvero, Anakin.»
 E invece succederà ancora e ancora, già lo sa… come già sa che lo perdonerà ogni singola volta.

 Quando finalmente arrivate alla spiaggetta nascosta di cui ti ha parlato Obi-Wan resti senza fiato.
 È perfetta.
 «Avevo ragione, vero?»
 Gli sorridi senza rispondere, poi…
 «L’ultimo che si tuffa lava i piatti per un mese!» urli all’improvviso, mentre gli tiri addosso la tua maglietta e corri verso riva.
 La risata di Obi-Wan ti segue giusto un istante prima di lui, e sei già arrivato sulla battigia quando le sue braccia ti cingono la vita sbilanciandoti all’indietro. Ridi anche tu e cadi quasi a peso morto sul tuo fidanzato che per tutta risposta ti stringe forte a sé.
 Le sue labbra sono ancora incurvate all’insù quando le preme deciso sulle tue.

 Non appena metti piede in casa un piccolo proiettile umano ti si fionda dritto tra le braccia. Sorridi e ti abbassi per stringere forte la tua figliastra.
 «Mi sembra di capire che stai meglio» le dici, scostandole una ciocca dietro l’orecchio mentre Leia annuisce tutta contenta.
 «Anche troppo» bofonchia una voce familiare. Alzi gli occhi per incrociare quelli esausti di tuo marito… e poi scoppi a ridere.
 I capelli pieni di forcine colorate, gli occhi impiastricciati di azzurro e sulle labbra un’esagerata quantità di rossetto rosa confetto.
 «Sei adorabile» lo sfotti. Anakin ti guarda storto un momento, poi sogghigna.
 «Tesoro, credo che anche Obi voglia giocare alle principesse con noi…»

 Il profumo di caffè ti solletica invitante le narici, tuttavia non apri ancora gli occhi.
 «Ani… dai, tirati su» sussurra Obi-Wan accarezzandoti i capelli.
 «Non voglio…» bofonchi assonnato, e anche attraverso le palpebre serrate percepisci il suo sorriso.
 «Devo ricordarti che l’ultima volta che hai dormito sulla scrivania ci hai messo tre giorni a raddrizzare la schiena?» ti prende in giro.
 Socchiudi gli occhi solo per guardarlo storto, facendolo ridere di gusto mentre si china a catturare le tue labbra imbronciate con un bacio.
 Quando si allontana sorridi anche tu e cominci a stiracchiarti.
 «Ti perdono solo perché mi hai portato il caffè» ci tieni a precisare.
 «Ovviamente» ribatte sogghignando.

 «Ani, hai visto la mia cravatta blu?»
 Eppure l’avevo messa qui… eccola!
 «Cosa?» ti chiede una voce confusa dall’altra stanza.
 «Niente, l’ho trovata… ma stai ancora giocando?» gli domandi intanto che finisci di sistemare il nodo.
 Il silenzio che ricevi in risposta è più eloquente di qualsiasi parola.
 Sorridi e scuoti la testa, entrando in salotto proprio mentre quel ragazzino che hai sposato impreca contro chissà cosa. Ti avvicini al divano fino ad essergli proprio alle spalle e – senza preavviso – ti abbassi per baciarlo.
 «Io vado a lavoro… tu fai il bravo bambino, ok?»
 Anakin sogghigna e ti tira di nuovo giù.
 «Uhm… ci proverò» sussurra malizioso sulle tue labbra.

 Obi-Wan ti tiene stretto in un abbraccio che se dipendesse da voi non si scioglierebbe mai. Sospiri e ti tiri indietro, prendendogli le mani nelle tue mentre ti appropri delle sue labbra per un ultimo bacio.
 «Devi andare» sussurri. Lui annuisce.
 Un tempo protestava… ora non più.
 «Ti amo» mormora di rimando, come sempre. E, come sempre, sorridi amaro.
 «Perché sei pazzo» ribatti come da copione.
 Lui sorride e chiude le sbarre, fa scattare il lucchetto e, finalmente, se ne va.
 Alzi gli occhi verso il soffitto, immaginando il cielo notturno sopra di esso.
 Il mostro che hai dentro già freme d’impazienza, aspettando la luna piena che sta per sorgere.

 «Sei qui per uccidermi, Obi-Wan?»
 Sospiri.
 «Sai che non potrei mai ucciderti…»
 Anakin abbozza un sorriso cinico che ti fa gelare il sangue.
 «Certo… e dimmi, lo sa anche maestro Yoda?»
 Lo guardi fisso negli occhi senza prenderti neppure la briga di ribattere, e la maschera di Anakin va in frantumi.
 «Perché sei qui, Obi-Wan?» ripete. «Dimmelo!»
 «Non lo so» sussurri infine. «Io… io so solo che non sarò mai tuo nemico. Anche se mi ucciderai… o se qualcuno ci ucciderà entrambi… io sarò dalla tua parte. Sempre.»
 Anakin schiude le labbra in una risposta che non sentirai mai, strappato dal sogno per essere gettato nell’incubo quotidiano che chiami vita.

 Quando raggiungi il luogo dell’appuntamento – stavolta con solo pochi minuti di ritardo – Obi-Wan è già lì, seduto sul bordo della fontana. Legge un libro, come al solito, ed è talmente assorto che non alza gli occhi neppure quando ti siedi al suo fianco.
 In silenzio lo abbracci da dietro, soffocando un risolino al suo sobbalzo per poi rilassarti insieme a lui mentre avverti le sue labbra sulla tempia.
 «Vuoi andare via?» ti chiede.
 Scuoti appena la testa, lui sorride.
 «Vuoi che legga ad alta voce?»
 Sorridi anche tu, appoggi il mento sulla sua spalla e – con gli occhi chiusi e le orecchie bene aperte – ti lasci trasportare dalle sue parole.

 «Posso camminare da solo!» brontola Anakin mentre ti dondola davanti.
 Continui ad avanzare spedito, ignorando le sue lamentele finché non arrivi in fondo al muretto e salti giù insieme a lui. Soltanto allora lo deponi a terra, allentando la presa sulla sua collottola per permettergli di scuotersi dalle orecchie alla coda.
 Il tutto senza degnarti di uno sguardo, ovviamente.
 Sospiri a fondo e trattieni un sorriso per non ledere ulteriormente il suo orgoglio ferito.
 Cuccioli… non solo si mettono nei guai, ma poi si offendono quando intervieni per aiutarli.
 «Avevo tutto sotto controllo» borbotta infatti all’improvviso.
 Ti avvicini per dargli una testatina affettuosa, facendolo sorridere.
 «Ma certo, Ani… come sempre.»

 Fiamme e rabbia.
 “Tu eri il prescelto… io ti amavo!”
 Gelo e apatia.
 “Non saresti dovuto tornare!”
 L’urlo che accompagna il colpo di grazia si fonde con quello che esce dalle tue stesse labbra quando ti svegli di soprassalto.
 «Obi-Wan!»
 Ti volti, e lui è lì. Ewan. Obi-Wan. È lì e sorride mentre ti scosta i capelli sudati dal viso.
 E all’improvviso tutto – tu, lui, quell’assurda sensazione che ti ha pizzicato la coscienza dalla primissima volta che l’hai visto – ha finalmente un senso.
 «Sei tu… sei qui» sussurri incredulo. Il suo sorriso si allarga mentre una singola lacrima gli scivola sulla guancia.
 «Sì, Anakin… sono io. Sono qui. Con te.»

 È seduto tranquillo sul divano a guardare un film quando sente aprirsi la porta d’ingresso.
 «Obi-Wan?» chiede la voce di Anakin.
 «In salotto!» risponde semplicemente, un gran sorriso che gli si allarga sulle labbra prima ancora di vedere suo marito entrare nella stanza.
 Anakin arriva a passo pesante, teatralmente stravolto da quella sfiancante giornata di commissioni, e si getta di malagrazia sul divano di schiena fino ad appoggiargli la nuca sulla gamba.
 «Hai fatto presto» commenta Obi-Wan, guadagnandosi un’occhiataccia.
 «Mi prendi in giro?»
 «Solo un po’» ribatte divertito… prima di prendergli la mano e baciarne dolcemente il dorso. «Bentornato» sussurra sulle sue dita.
 Quando torna a guardarlo, sorride anche Anakin.

 La palla che hai lanciato ha sorpassato il canestro per dirigersi verso la testa di un poveretto che stava pranzando sulla panchina accanto al campetto… ma non hai fatto in tempo ad urlargli nessun tipo di avvertimento che quello l’aveva già bloccata con una mano.
 Accidenti, che riflessi!
 È solo quando ha alzato gli occhi su di te che l’hai riconosciuto, sentendoti avvampare.
 «Una sola lezione e già cerchi di uccidermi, Anakin?» ti ha preso in giro. I suoi occhi brillavano divertiti, facendoti rilassare di riflesso.
 «Dice che avrei dovuto aspettare almeno la terza?» hai ribattuto, strappandogli una risata.
 Probabilmente è lì, in quel preciso istante, che è cominciato tutto.

 «Ho litigato con Padmé» esordisce Anakin all’improvviso. Sospiri.
 «E come mai?»
 «Per tutto!» sbotta lui. «Perché sono immaturo, perché corro con la macchina, perché non la capisco… tutto!» ripete. È seduto a capo chino, le dita infilate nei capelli, e a stento resisti all’impulso di aggiungerci le tue e stringertelo contro.
 «Credi che dovrei lasciarla?»
 Quella domanda improvvisa ti mozza il fiato. Ti perdi nei suoi occhi, nella cieca fiducia che ci leggi… e ti costringi a sorridere.
 «Credo che dovresti almeno dormirci su, senza agire d’impulso come al solito… perché te ne pentiresti.»
 Anakin ci riflette qualche secondo, poi si apre in un piccolo sorriso.
 «Sì… forse hai ragione.»

 Quando sei partito per la guerra non avevi paura. Dopotutto sono anni che vai in missione col tuo maestro, lottando al suo fianco per la vostra vita… cosa cambia?
 Tutto, ecco cosa.
 Cambia il numero di nemici, cambia il numero di alleati, cambia il numero di caduti da entrambe le parti. Giorno, dopo giorno, dopo giorno. Ogni secondo in stato di allerta, continuando a combattere una battaglia dopo l’altra con l’ombra della morte che ti alita sul collo in trepidante attesa di un solo, infimo errore.
 Cambia che, quando scende la notte, non avete più l’energia per continuare a mentirvi, stretti in un abbraccio proibito che si scioglie soltanto all’alba.

 Ti affacci cautamente nello studio, attirato dalla musica come dal canto di una sirena, e resti in silenzio a goderti la scena: Anakin è seduto con la chitarra in grembo e ne accarezza le corde con tanta dolcezza che potresti quasi esserne geloso, perso in un mondo tutto suo.
 Un mondo fatto di note e pause e parole di una canzone che è soltanto nella sua testa.
 «Pensi di contemplarmi ancora a lungo?»
 Sorridi all’espressione divertita di Anakin e ti avvicini a lui.
 «Beh, sei uno spettacolo niente male» ribatti, facendolo ridacchiare.
 E poi la musica torna ad avvolgervi… ed è come se, adesso, quella canzone la sentissi anche tu.

 Sapevi che questo pianeta fosse freddo, ma non avevi capito quanto finché non siete atterrati.
 Allora è questa la neve...
 Cammini cauto su quella scricchiolante distesa bianca, poi la tua attenzione viene attirata da un gruppetto di bambini poco distanti.
 «Che cosa fanno, maestro?»
 Lui segue il tuo sguardo.
 «Dovrebbe essere un pupazzo di neve» ti spiega sbrigativo. «Coraggio, dobbiamo andare o faremo tardi.»
 Annuisci appena, deluso ma silenzioso, e subito avverti tra i capelli una carezza gentile.
 «Che ne dici, torniamo qui quando abbiamo finito? È una vita che non faccio un pupazzo di neve…»
 Sorridi e lo abbracci di slancio, trotterellando via tra il ridacchiare del tuo maestro.

 Il gioco della dama non l’ha mai entusiasmato più di tanto… ma si sa, l’alcol rende tutto più interessante.
 Quando perde l’ennesima pedina Anakin solleva il bicchierino verso di lui con un sorrisetto malizioso che probabilmente non azzarderebbe se quello fosse il primo – o anche terzo o quarto – shot della serata.
 «Alla tua, capo» brinda, prima di portarselo alle labbra senza staccare gli occhi dai suoi.
 Una goccia di liquore scivola lenta sul mento, e poi sul collo, e…
 Inspira a fondo, costringendosi a distogliere lo sguardo prima di fare qualcosa di cui domani si pentirebbero entrambi.
 Le labbra di Anakin sono sulle sue prima ancora di riuscire ad espirare.

 Aveva solo quattordici anni quando si accorse che la vicinanza del suo maestro, invece di tranquillizzarlo, gli faceva battere il cuore all’impazzata. Era strano, imbarazzante e incomprensibile, e tale rimase fin quasi ai diciott’anni.
 E poi, all’improvviso, tutto fu dolorosamente chiaro.
 Con la consapevolezza venne anche il primo petalo. Scivolò fuori dalle labbra dopo qualche fastidioso colpetto di tosse e Anakin se lo rigirò a lungo tra le mani, perplesso, solo per gettarlo via malamente all’arrivo del suo maestro.
 Sorrideva, Obi-Wan, e Anakin gli sorrise di rimando senza curarsi dell’insistente fastidio alla gola né della consistenza setosa sotto la lingua.
 Dopotutto, l’Hanahaki era soltanto una leggenda… non poteva esistere davvero.

 «… e allora io gli ho detto che lo sapevo da solo come fare il mio dannato lavoro e di chiudere quella boccaccia» conclude Anakin, bevendo un sorso di aranciata per confortare la gola secca.
 «E lui ti ha licenziato» aggiungi senza neppure distogliere gli occhi dall’ombrellone che stai finendo di fissare.
 «Sì!» esclama tuo marito accalorandosi di nuovo. «Ti pare giusto?!»
 Sospiri e cerchi il suo sguardo.
 «Dipende… quante volte l’hai insultato prima che ti licenziasse?»
 Anakin apre la bocca a vuoto un paio di volte, poi mette il broncio e si alza in piedi.
 «Vado dai bambini, così li porto in acqua» borbotta senza guardarti.
 Già, come pensavo…

 Ti risvegli in una stanza d’ospedale con la testa che sembra scoppiare, senza avere idea di come diamine ci sei finito… ma prima che il panico possa avere la meglio qualcuno è al tuo fianco.
 «Non agitarti… hai una brutta commozione cerebrale» ti ammonisce una voce gentile.
 Alzi gli occhi su di lui – un dottore, stando al camice che indossa – e cerchi di metterlo a fuoco nonostante il terribile pulsare alle tempie.
 «Che cosa mi è successo?» chiedi in un sussurro roco.
 Lo vedi esitare, sorpreso.
 «Hai avuto un incidente… ti ricordi?»
 Ci pensi su, ancora e ancora, prima di arrenderti all’evidenza.
 «No» rispondi sconsolato. «Io… io non ricordo niente.»

 «Quindi mi chiamo Anakin…»
 «Skywalker» concludi per lui.
 «Giusto» sussurra tra sé. «Questa la sapevo» aggiunge con un sorrisetto, e sorridergli di rimando è la cosa più naturale del mondo.
 «Domanda di riserva: quanti anni hai?» lo provochi, stando al gioco.
 «Venticinque!» risponde con un entusiasmo eccessivo che ti fa ridacchiare.
 Ti alzi in piedi.
 «Bene, direi che per oggi può bastare…»
 «Te ne vai?»
 Beh, considerando che sei a lavoro da quasi dodici ore…
 Alzi gli occhi nei suoi, e la delusione che ci leggi dentro ti stringe il cuore.
 «No… cioè, vado a prendere qualcosa da mangiare, ma poi ritorno» ti correggi.
 In fondo il riposo è sopravvalutato.

 Sono quasi le tre, e ancora non riesci a dormire. Sorridi amaro: eppure eri così felice quando ti hanno tolto gli antidolorifici, perché significava che almeno il tuo corpo stava finalmente guarendo dall’incidente.
 Significava che qualcosa stava tornando alla normalità.
 E invece hai scoperto che, senza farmaci, il tuo stupido cervello ha tutto il tempo di concentrarsi sul nulla cosmico che lo pervade: niente ricordi di persone, di luoghi, di odori o di sapori… niente di niente.
 O quasi.
 All’improvviso il volto di Obi-Wan riempie i tuoi pensieri, la sua voce spazza via il silenzio e il suo sorriso ti quieta l’animo.
 Stai sorridendo anche tu, quando infine ti addormenti.

 Quando entri nella sua stanza, Anakin sta guardando il telefono.
 «Hai scoperto qualcosa?» gli chiedi. Lui alza sorridendo gli occhi su di te.
 «In effetti ho trovato una vecchia foto di me col mio cane» ti risponde, mostrandoti una foto su facebook di lui che tiene in braccio un cucciolo. E nella descrizione…
 «R2D2?» domandi perplesso.
 Che razza di nome è?
 Anakin ridacchia tra sé.
 «Lo so, è assurdo… chissà che mi passava per la testa.»
 Il sorriso ha ceduto il posto a un’espressione malinconica, e d’istinto ti avvicini per stringergli piano una spalla. Solo questo, ma tanto basta per farlo sorridere di nuovo.
 Ed è l’unica cosa che conta.

 Obi-Wan esamina la tua cartella ancora qualche secondo, poi ti sorride.
 «Sembra che l’ematoma si sia riassorbito del tutto, e l’RMN… la risonanza magnetica» spiega al tuo sguardo confuso «non ha rilevato lesioni.»
 Annuisci una volta, senza ribattere. Obi-Wan ti lascia giusto un paio di secondi di silenzio, poi si avvicina fino a sedersi sul bordo del letto.
 «Ehi… guarda che è una buona cosa, sai?»
 Alzi gli occhi su di lui e ti sforzi di sorridergli.
 «Lo so. È solo…» la voce si spenge, incapace di formulare quella domanda spinosa: se davvero il tuo cervello è guarito, come mai i ricordi non sono ancora tornati?
 Ma soprattutto… torneranno mai?

 Anakin è già pronto per andarsene. Sai che è giusto così, e che l’unica possibilità di riavere i suoi ricordi è riprendere la propria vita come prima dell’incidente, però…
 «Viene a prenderti qualcuno?» gli chiedi.
 «No, ho chiamato un taxi» risponde con un sorriso mesto.
 Però sembra così dannatamente fragile che non puoi fare a meno di volerlo proteggere.
 Prima di poterci ripensare, gli passi un foglietto ripiegato.
 «Se avessi bisogno di qualcosa, anche solo di parlare un po’… beh, quello è il mio numero.»
 Anakin ti guarda sorpreso un lungo momento, poi sorride e ti abbraccia di slancio.
 «Grazie» sussurra soltanto.
 Per tutta risposta, lo stringi ancora più forte.

 Dopo tre giorni passati nell’incertezza ormai è chiaro che, a quanto pare, sei mancato solo al tuo cane: a eccezione del vicino che ha badato ad R2D2, nessuno si è fatto vivo.
 E dire che, stando alle foto sui social, dovresti essere pieno di amici…
 Ti sdrai sospirando sul divano. Non è da te autocommiserarti, – o almeno credi – ma questa situazione si sta rivelando ancora più pesante di come sembrava quando eri ricoverato.
 Probabilmente perché lì non eri solo.
 Fissi indeciso il telefono per qualche altro secondo, poi sorridi e apri la rubrica.
 Dopotutto è stato Obi-Wan a darti il suo numero… sarebbe stupido e maleducato non farsi più sentire.

 «R2, fermo!»
 Anakin non ha neppure finito di parlare che R2D2 – venticinque chili di esuberante fedeltà – ti è saltato addosso tutto contento. Ridi e gli accarezzi la testa mentre cerchi lo sguardo di Anakin; lo vedi sorriderti divertito… salvo tornare serio tutto insieme quando ti avvicini.
 «Cos’hai lì?» chiede preoccupato, indicando il tuo braccio.
 Lo guardi confuso, poi capisci.
 «Solo qualche graffio… non è niente.»
 «Sì… beh, comunque vanno disinfettati subito» ribatte deciso.
 Sorridi e alzi le mani.
 «Ai suoi ordini, dottore.»
 Il sorriso che ti fa Anakin in risposta, prima di sparire nel bagno, ti fa mancare parecchi battiti. Sospiri.
 Sì, ti stai cacciando in un gran brutto guaio.

 «Ehi… che succede?»
 Alzi lo sguardo dall’e-mail per incontrare quello preoccupato di Obi-Wan.
 «Non mi rinnovano il contratto» borbotti, aggiungendo mentalmente “lavoro” alla lista di cose che l’incidente ti ha portato via – insieme ai ricordi e ai finti amici da cui eri circondato.
 «Sai… credo di aver ufficialmente toccato il fondo» mormori amaramente.
 Obi-Wan si siede al tuo fianco e ti stringe piano una spalla.
 «Mettiamola così: adesso puoi lasciarti andare all’autocommiserazione… o puoi stringere i denti, rimetterti in piedi e dimostrare al mondo quanto vali» conclude sorridendo.
 Gli sorridi di rimando, gli occhi persi nei suoi mentre ti avvicini lentamente al suo viso…
 … e all’improvviso Obi-Wan si allontana.

 Il misto di delusione, sorpresa e imbarazzo che leggi sul volto di Anakin ti fa star male, ma prima che possa alzarsi lo fermi per un polso.
 «Aspetta» gli dici, lasciandolo solo quando finalmente torna a guardarti. Poi sospiri. «Non pensare neppure per un istante che io non voglia baciarti, perché lo voglio. Dio, se lo voglio…» aggiungi, sbuffando una risatina nervosa.
 La sua postura è ancora rigida, ma lo vedi rilassarsi sensibilmente.
 «Quindi sei già impegnato?» tira a indovinare.
 Scuoti deciso la testa.
 «No, sono… sono solo preoccupato.»
 Uno, due, tre secondi di silenzio. Infine è Anakin a parlare di nuovo.
 «Posso saperne di più o è un segreto?»

 Il tono è più seccato di quanto intendessi, quindi lo stemperi con un sorrisetto. Sorride anche Obi-Wan, stringendoti una mano.
 «Io… una parte di me teme che tu provi…» esita un attimo «quello che provi perché in pratica sono l’unica persona che conosci.»
 «Ma non è vero!» ti infiammi. Lui continua a sorridere, senza scomporsi.
 «Ma non è nemmeno del tutto falso… giusto?»
 Il silenzio è l’unica non-risposta che riesci a dargli, e allora continua.
 «Devi darti il tempo di riprendere in mano la tua vita, Ani… io non vado da nessuna parte. Non senza di te» precisa con un sorriso che ti scioglie il cuore.
 E allora, semplicemente, annuisci.

 «A che pensi?»
 La voce di Anakin lo riporta alla realtà e Obi-Wan sorride.
 «Pensavo che avuto altre storie, prima di te-»
 «Quindi non sei arrivato vergine a quarant’anni?» lo interrompe. «Sono sconvolto!»
 Gli lancia un’occhiataccia – cercando di non ridere.
 «Hai finito?»
 «Sì, scusa… vai avanti.»
 «Ho avuto altre storie,» ripete «ma… non mi ero mai innamorato.» Esita solo il tempo di un sospiro. «Ora non posso più dirlo.»
 Il volto di Anakin si illumina, rendendolo se possibile ancora più bello.
 «Quindi mi ami?» chiede giocoso.
 «Sì… anche se non te lo meriteresti.»
 Un sorriso, un bacio, una carezza.
 «Ti amo anch’io.»
 Un sussurro che vale tutto l’oro del mondo.

 «Ecco, visto?» commenti soddisfatto, sistemandoti quasi del tutto disteso su tuo marito mentre un bel po’ d’acqua straripa dai bordi. «E tu che dicevi che due adulti non potevano starci, in una piscinetta per bambini…»
 Con la testa appoggiata sul petto di Obi-Wan, percepisci la sua risata prima ancora che risuoni nell’aria.
 «Oh, le mie scuse per aver pensato che la fisica potesse avere la meglio sulla tua testardaggine» ti sfotte.
 Sogghigni e gli porti una mano tra i capelli.
 «Credevo che ormai mi conoscessi…» sussurri malizioso. «E poi-»
 Obi-Wan ti interrompe con un bacio.
 «Allora ammetti che ho-»
 E poi un altro, e un altro, e un altro ancora.

 Seduta sulle tue spalle, Rey ride e ti incita ad andare più veloce.
 «Avanti, possiamo prenderli!»
 Ridi anche tu, tuo malgrado divertito dalla piega che hanno preso gli eventi, e muovi una mezza corsa verso Anakin e Padmé. Li raggiungi appena in tempo per impedire a Padmé di sbilanciarsi e rischiare di cadere – tanto si era allungata verso di voi – e Rey le afferra subito una mano.
 «Presa!» grida divertita mentre Anakin si avvicina ancora, in volto un sorriso luminoso che non esita a premere sulle tue labbra.
 Non alzi gli occhi per controllare, ma sei quasi sicuro che – ai piani alti – anche le ragazze abbiano seguito il vostro esempio.

 «Coraggio, non aver paura» ti esorta il tuo maestro. «Vedrai che è molto più facile che usare la Forza.»
 «Non ho paura» borbotti risentito, e per provarglielo ti immergerti fino al collo. L’acqua è fredda ma non spiacevole, così alzi lo sguardo in aspettativa.
 «Ok, e adesso?»
 «Tira su i piedi e sdraiati supino» ti spiega. «Rimani rilassato e vedrai che starai a galla senza problemi.»
 L’idea non ti piace, ma ubbidisci… ed è come entrare in un altro mondo, col rumore del mare nelle orecchie e la sensazione di essere leggero come una piuma. Chiudi gli occhi e sorridi, cullato dalle onde e dalla presenza rassicurante del tuo maestro.