Change-Il cambiamento

di marila96
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1: Sara 4/09/'98 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 1.1: Marina 04/09/’98 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 2: Marina 7/9/'98 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 2.1: Sara 07/09/’98 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 3: Sara ***
Capitolo 7: *** Capitolo 3.1: Marina ***
Capitolo 8: *** Capitolo 4: Marina ***
Capitolo 9: *** Capitolo 4.1: Sara ***
Capitolo 10: *** Capitolo 5: Sara ***
Capitolo 11: *** Capitolo 5.1: 12/10/'98 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 6: 31/10/’98 Marina ***
Capitolo 13: *** Capitolo 6.1: Sara 31/10/’98 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 7: Sara 01/11/’98 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 7.1: Marina 1/11/'98 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 8: Marina 26/11/’98 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 8.1: Sara 26/11/’98 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 9: Sara 8/12/’98 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 9.1: Marina 8/12/’98 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 10: Marina ***
Capitolo 21: *** Capitolo 10.1: Sara 14/12/’98 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 11: Silvia “Vacanze di Natale” ***
Capitolo 23: *** Capitolo 11.1: Sara “Vacanze di Natale” ***
Capitolo 24: *** Capitolo 11.2: Marina “Vacanze di Natale” ***
Capitolo 25: *** Capitolo 12: Marina ***
Capitolo 26: *** Capitolo 12.1: Sara ***
Capitolo 27: *** Capitolo 13: Sara ***
Capitolo 28: *** Capitolo 13.1: Marina ***
Capitolo 29: *** Capitolo 14: Sara ***
Capitolo 30: *** Capitolo 14.1: Marina ***
Capitolo 31: *** Capitolo 15: Sara ***
Capitolo 32: *** Capitolo 15.1: Marina ***
Capitolo 33: *** Capitolo 16: Marina ***
Capitolo 34: *** Capitolo 16.1: Sara ***
Capitolo 35: *** Capitolo 17: Marina ***
Capitolo 36: *** Capitolo 17.1: Sara ***
Capitolo 37: *** Capitolo 18: Sara ***
Capitolo 38: *** Capitolo 18.1: Marina ***
Capitolo 39: *** Capitolo 19: Sara ***
Capitolo 40: *** Capitolo 19.1: Marina ***
Capitolo 41: *** Capitolo 20: Marina ***
Capitolo 42: *** Capitolo 20.1: Sara ***
Capitolo 43: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


20/06/’83

Ore 17:06, un’ambulanza accosta, frenetica, davanti ad un ospedale. Siamo in Italia, fa caldo, e nell’aria si sentono solo le grida di una donna che sta per dare alla luce due bellissime bambine. Viene subito portata in sala parto, accompagnata dal marito, il famoso attore Raul Bova. Due ore dopo si sentono i vagiti di due bimbe Sara Danielle e Marina Alexandra. 

Settembre 1998

La vita delle due gemelle viene sconvolta improvvisamente. All’età di quindici anni, sono costrette ad abbandonare la bellissima Italia e i luoghi in cui sono cresciute per trasferirsi in America, a causa del lavoro dei genitori. La madre, Jennifer Aniston, è una famosa attrice americana alla quale è stato offerto un ruolo in un importante film e anche il padre viene contattato per girare delle scene proprio in America. Così tutta la famiglia parte. Per cercare di rendere più facile il cambiamento alle figlie, Raul e Jennifer hanno comprato una bellissima casa, in un delizioso quartiere proprio nel centro di Los Angeles. Nello stesso quartiere, nella casa a fianco e di fronte, vivono due ragazzi, amici fra loro fin da piccoli. Si chiamano Zac e Ian, hanno due anni più delle gemelle, e nessuno dei quattro sa che fra loro sarebbe nata una grande amicizia o forse qualcosa di più. 

SARA

La prima volta che ho visto Ian è stato il giorno stesso in cui ci siamo trasferiti a Los Angeles; lui viveva nel nostro stesso quartiere e mentre aiutavo i miei genitori a portare dentro le ultime valigie l’ho visto uscire dalla casa di fronte alla nostra. La prima cosa che ho notato di lui sono stati i bellissimi occhi color ghiaccio che mi guardavano, ciò che mi suggerivano era un misto fra sorpresa e disgusto. Sono rimasta incollata a quegli occhi, ma presto ho cominciato a squadrarlo da capo a piedi. Era davvero un bel ragazzo. La mia opinione, però, è cambiata quasi subito dopo averlo conosciuto.

MARINA

La prima volta che ho visto Zac ero appena arrivata a Los Angeles e lui si era fermato ad aiutare mia sorella, all’inizio credevo fosse un ragazzo qualunque ma appena incrociai il suo sguardo capii che non era affatto uno qualunque, era il ragazzo più bello che avessi mai visto. Sperai con tutta me stessa di poterlo conoscere e riuscire a diventare almeno amici anche se io speravo in qualcosa di più.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1: Sara 4/09/'98 ***


«Sara Danielle Bova se non ti sbrighi a scendere perderemo l’aereo» urla la mamma dal piano di sotto.
Mia mamma non è una persona che si arrabbia spesso; di solito preferisce parlare dei problemi e trovare una soluzione intelligente e pacifica, ma so che quando alza la voce vuol dire che c’è qualcosa che davvero non va. Sono le 5 del mattino e il nostro aereo per Los Angeles parte fra due ore quindi se non mi sbrigo rischiamo davvero di perderlo, ma ad essere sinceri non mi importa molto. 
La questione è semplice: io non voglio trasferirmi. Metà delle persone, come mia sorella Marina, non vedono l’ora di partire per l’America e l’altra metà, come le mie amiche, vorrebbero essere al mio posto, ma io amo la mia vita in Italia: la campagna Toscana, il mare della Sardegna, i negozi di Milano e la mia amata Roma; i monumenti, i musei e il mio posto preferito in assoluto il Colosseo. Mi mancherà tutto di Roma; il traffico, la metro affollata, le mie amiche, le mie cugine Martina e Silvia, perfino la scuola americana. Poi ovviamente mi mancheranno i nonni, loro vivono a Firenze, ma andiamo e vengono spesso a trovarci. È a Firenze che la mamma e il papà si sono conosciuti e subito innamorati ed è lì che io e Marina siamo nate.
La mamma nonostante fosse americana ha deciso di rimanere in Italia con noi, ma ovviamente essendo entrambi attori hanno capito che Roma sarebbe stata più adatta per la loro carriera così quando eravamo piccole ci siamo traferiti qui. Questo è un altro motivo per cui non voglio trasferirmi di nuovo, anche se non ricordo quasi nulla della vita a Firenze, non voglio essere una di quelle famiglie che cambiano casa continuamente, poi ormai ho quindici anni, sono a metà delle superiori e so, guardando un sacco di film, che quando una ragazza arriva in una nuova scuola le cose non vanno mai bene. 
«Ei, tutto apposto? Se non scendi subito alla mamma verrà una crisi».
La voce di Marina mi riscuote dai miei pensieri. «Si lo so ora scendo devo solo finire di preparare questi scatoloni» le dico un po' scocciata.
«Vuoi una mano?» si limita a chiedermi. 
Marina non è solo mia sorella gemella è anche la mia migliore amica quindi sa che quando rispondo in quel modo la cosa migliore è lasciarmi perdere, ma ovviamente non manca di farmi sentire la sua presenza. 
«Grazie».
Con il suo aiuto in poco tempo finisco di mettere le cose che non uso più negli scatolini e dopo aver chiuso l’ultimo e averci scritto sopra “BENEFICIENZA” scendiamo entrambe di sotto. 
«Finalmente, forza andiamo!» dice la mamma uscendo di corsa di casa, alzo gli occhi al cielo, do un ultimo sguardo alla mia ormai “vecchia” casa e seguo Marina, papà e mamma al taxi.
Il tragitto da casa all’aeroporto non è molto lungo soprattutto perché è davvero presto e non ci sono molte macchine in giro, mentre guardo Roma scorrere veloce dal finestrino prendo il telefono e scrivo un messaggio ad Ale, il mio migliore amico oltre a Marina, per dirgli che sto partendo e che mi mancherà un sacco. Ovviamente non risponde così mi metto le cuffie alle orecchie, faccio partire la playlist di Einaudi e appoggio la testa al finestrino chiudendo gli occhi. Quando arriviamo all’aeroporto scarichiamo le valigie dal taxi e ci avviamo ai controlli e al gate con su scritto “Los Angeles”. Dopo quella che mi sembra un’eternità finalmente chiamano il nostro volo e dopo nuovi controlli dei passaporti e dei biglietti saliamo sull’aereo più grande che abbia mai visto. 
Abbiamo fatto molti viaggi con mamma e papà, ma mai così lunghi e, anche se sembra strano dirlo, non siamo mai state in America; i genitori della mamma sono morti quando eravamo piccole quindi prima d’ora non c’era mai stata occasione di andare lì. Saliti sull’aereo le hostess di volo ci mostrano i nostri posti in prima classe e, dopo aver fatto “sasso, carta, forbici” con Marina e aver vinto, mi siedo comodamente vicino al finestrino “pronta” a partire. 
Finalmente, dopo un cambio e più di sedici ore di volo, alle 15:30 locali atterriamo a LA. Recuperate le nostre valigie usciamo dall’aeroporto dove una macchina noleggiata da papà ci sta aspettando per portarci a casa. La mamma non ha mai voluto mostrarci una sola foto della nuova casa, voleva che fosse una sorpresa ed è per questo che qualche settimana prima era venuta fin qua per sistemare tutto e farci sentire fin da subito a casa. Ho sempre amato la sua premura e il suo essere sempre disponibile, ma so anche che ha fatto tutto questo per cercare di farsi perdonare dato che è per colpa del suo lavoro che ci siamo dovuti trasferire. 
«Terra chiama Saraaa»
«Che c’è?» rispondo seccata a mia sorella.
«Siamo arrivate. Wow guarda che roba!! Smettila di avere quel muso, è bellissima» dice lei rivolta alla villetta davanti alla quale ci siamo fermati. 
Guardandola per bene vedo che è in tipico stile americano, bianca, a due piani, con la veranda sul davanti e con dietro, probabilmente, un enorme giardino.
«Amore vuoi scendere dalla macchina e venire a prendere la tua valigia?» mi dice papà. “Cavolo mi sono di nuovo incantata”. Sbuffando esco dalla macchina e raggiungo papà al bagagliaio «E’ rimasta solo la tua, pensi di farcela da sola?» mi dice lui con le mani già piene.
«Sì certo vai pure arrivo subito.»
«Ok forse non è così facile come pensavo» dico tra me e me, mentre cerco in ogni modo di far uscire la valigia. 
«Lascia faccio io» dice una voce alle mie spalle facendomi sobbalzare.
«Scusa non volevo spaventarti. Io sono Zac vivo nella casa qui davanti, ti ho visto in difficoltà e volevo aiutarti.» 
Vorrei ringraziarlo, ma le parole non mi escono dalla bocca, così resto ferma a guardarlo mentre con estrema facilità prende la mia valigia e l’appoggia davanti a me. 
«Tu non parli molto eh?» mi dice notando la mia espressione vuota.
«Sembri Ian» aggiunge indicando un ragazzo che fino a quel momento non avevo notato. 
Prima era fermo davanti casa con un sorrisetto stampato in faccia quasi fosse divertito dal comportamento mio e di Zac, poi si incammina verso di noi con lo sguardo serio e il solito sorrisetto che sono sicura faccia cadere ai suoi piedi molte ragazze. Ma non è quello a colpirmi di più, sono i suoi occhi, incredibili occhi color ghiaccio che catturano i miei impedendomi di ragionare. Dopo quella che mi sembra un’eternità, ma che in realtà sono solo pochi secondi si ferma davanti a me, mi squadra da capo a piedi e quello che leggo nel suo sguardo è un misto tra sorpresa e disgusto.
Non mi sono mai reputata una brutta ragazza, non sono certo una di quelle cheerleader alle quali lui forse è abituato, ma non penso di essere male. Non sono troppo magra, ho le curve al posto giusto, un po' di fianchi e il seno prosperoso, ma a detta di mia nonna è il viso ad essere la parte migliore di me; ho il naso a patatina, labbra carnose e occhi azzurro-dorati. Dopo avermi fatto quasi una radiografia Ian si volta verso Zac e gli dice «Ei fratello andiamo? Non voglio perdere altro tempo» dice guardandomi per poi aggiungere «Dobbiamo allenarci.» 
Solo in quel momento mi rendo conto che entrambi portano pantaloncini sportivi e una t-shirt, Zac aveva i cappelli biondo-castano all’aria, mentre Ian portava i suoi dentro un cappellino, anche se qualche ciuffo nero ribelle gli sfuggiva, entrambi erano molto belli, ma a parer mio Ian lo era molto di più. 
«Sì certo andiamo stavo solo aiutando...?» comincia a dire Zac prima di rendersi conto di non conoscere il mio nome.
«Sara» rispondo semplicemente. 
«Piacere Sara, io come ti ho già detto sono Zac e lo sbruffone qui accanto a me è Ian. Ti sei appena trasferita?»  chiede curioso prima di essere interrotto da Ian.
«Senti fratello lascia perdere andiamo» dice prendendo Zac per un braccio e allontanandolo un po' da me. 
Quel ragazzo, per quanto fosse incredibilmente bello, stava già cominciando a stancarmi così sbottai «Senti ma chi ti credi di essere, tuo fratello è stato molto gentile con me al contrario tuo che ti sei limitato ad osservare sghignazzando, quindi se vuole è libero di chiedermi qualsiasi cosa».
«Cavolo Ian hai trovato pane per i tuoi denti eh?» afferma Zac ridendo mentre Ian mi guarda dapprima confuso, ma tornando subito sicuro di sé.
«Scusa tesoro non volevo farti innervosire, allora dicci ti sei appena trasferita?»
«Sì esatto» rispondo sostenendo il suo sguardo «Ora se non vi dispiace devo andare a sistemare le mie cose, grazie Zac» dico rivolta a quest’ultimo e senza rivolgere uno sguardo a Ian mi incammino verso casa tirandomi la valigia dietro senza prestare attenzione alle risatine alle mie spalle.

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Capitolo 3
*** Capitolo 1.1: Marina 04/09/’98 ***


Siamo appena scesi davanti la nostra nuova casa a LA, mia sorella si è nuovamente incantata ma decido di lasciarla stare, sicuramente sta pensando all’Italia e agli amici che ha lasciato; a me non manca più di tanto, ho sempre desiderato venire in America, mi ricordo che da piccola per addormentarmi la mamma mi raccontavo della sua giovinezza passata qui a LA, erano le uniche storie in grado di farmi dormire e adesso posso sognare ad occhi aperti perché vivrò nella città dei miei sogni. 
«Papà aspetta ti aiuto!»
 «Grazie tesoro, io provo a far scendere tua sorella dalle nuvole»
 Entro in casa ridacchiando per la “battuta” di mio padre. 
«Mamma vorrei andare a disfare la valigia qual è la mia stanza?» 
«Appena Sali le scale la terza a sinistra» 
«Grazie mamma»
Salgo le scale e raggiungo la mia nuova camera, mentre poso la valigia sul letto per disfarla vedo dalla finestra mia sorella con un ragazzo biondo, appena sale mi dovrà raccontare qualcosa. Inizio a sistemare i panni nell’armadio quando sento il mio telefono squillare.
«Pronto?» 
«Ehi cuginetta siete atterrati?»
«Ciao Marty, si siamo atterrati, sono nella mia nuova camera a disfare la valigia mentre aspetto Sara, mi dovrà raccontare qualcosa l’ho vista parlare con un ragazzo mentre scaricava la sua valigia di macchina.» 
«Un ragazzo, chi è? Quanti anni ha? Come lo conosce?» 
«Ehi rilassati, e la risposta a tutte le tue domande è non lo so ma domani mattina ti farò sapere tranquilla» 
«Ok va bene ci sentiamo domani ti voglio bene e mi manchi» 
«Mi manchi anche te pazza di una cugina, a domani ti voglio bene anche io, salutami Silvia e gli zii!»
Riattacco la chiamata con mia cugina Martina in tempo per sentire mia sorella urlare «Aleeeeex!» ed entrare come una furia in camera mia.
«Eccomi sono qui non importa urlare ci sento benissimo» 
«Si lo so che non sei sorda ma ho bisogno di raccontarti una cosa urgentemente» 
«Tipo chi era il ragazzo biondo con cui stavi parlando prima?» 
«E tu come fai a saperlo? Va be non mi interessa comunque si e no quindi zitta e ascoltami» 
«Ok» mi metto a sedere sul letto insieme a Sara mentre lei mi racconta di quanto sia stato gentile questo Zac e dei meravigliosi occhi di Ian che però è uno stronzo e secondo lei anche donnaiolo, quando mia sorella ha finito di raccontarmi di Zac e Ian va in camera sua a sfare la valigia e riposarsi un po' perché distrutta dal jet-lag. 
Finito di sfare la valigia decido di mettere in ordine lo scatolone dei libri nella meravigliosa libreria a muro che i miei mi hanno messo in camera. Sono le 17 e decido di fare una doccia e poi andare a fare un giro per il quartiere per iniziare ad ambientarmi, vado in camera di mia sorella per sentire se viene anche lei ma sta dormendo, così torno in camera a fare la doccia e a scegliere l’outfit, dato che fa caldo anche se è settembre opto per qualcosa di leggero una maglia a maniche corte, degli shorts e un paio di sandali neri. Scendo in cucina e trovo mia madre.
«Mamma esco a fare un giro, camera la finisco di riordinare tra domani e domenica tanto mi manca solo da finire di sistemare la libreria» 
«Va bene tesoro, stai attenta, massimo le 19:30 ti voglio a casa» 
«Si si mamma tranquilla, Sara dorme se si sveglia prima del mio rientro digli che sono fuori». 
Esco di casa e inizio ad ascoltare la mia playlist degli 883 dal nuovo mp3, mentre cammino per il quartiere un ragazzo mi urta facendomi cadere.
«Scusa non ti avevo vista mi dispiace, ti sei fatta male?»
«Scusa tu ero distratta dalla musica e non stavo prestando attenzione a dove andavo, comunque non mi sono fatta niente grazie» esclamo io sollevando lo sguardo sul ragazzo davanti a me, appena i miei occhi incrociano i suoi rimango imbambolata da quell’azzurro e da quel sorriso abbagliante, il ragazzo mi porge la mano per aiutarmi ad alzarmi e io accetto senza esitazioni ancora incantata. 
«Scusa ancora per lo scontro, mi chiamo Zac» appena sento il suo nome ripenso alla conversazione avuta con mia sorella, chissà se è lo stesso Zac che l’ha aiutata con la valigia.
«Piacere, io sono Marina. Ti dispiace se ti faccio una domanda?» 
«In realtà me l’hai appena fatta, comunque a parte gli scherzi chiedi pure» «Sei per caso te lo Zac che oggi nel primo pomeriggio ha aiutato una ragazza di nome Sara con la valigia?» 
«Si sono io ma tu come fai a conoscerla? Da quanto mi ha detto si è appena trasferita» 
«Siamo gemelle per quello la conosco, colgo l’occasione per ringraziarti per averla aiutata»
«Ora che me lo dici avete gli stessi colori anche se la somiglianza si ferma li per quel poco che ho visto» 
«Si siamo gemelle eterozigote e non ci somigliamo, purtroppo, mi sarebbe piaciuto fare cambio nei compiti d’italiano a scuola» 
«Italiano? Non siete americane?» 
«No fino ad oggi non eravamo mai state in America, veniamo da Roma!»
«Wow, complimenti, dal vostro accento non lo avrei mai detto. Io sto tornando verso casa se vuoi ti faccio compagnia dato che stiamo uno difronte all’altra» mentre mi offre di accompagnarmi guardo l’ora e sono già le 19.
«Accetto volentieri la compagnia grazie, comunque l’accento è dovuto a nostra madre che è cresciuta qui a LA e in Italia abbiamo frequentato una scuola americana» ci incamminiamo verso casa continuando a parlare del più e del meno ed il tempo passa velocemente tanto che mi sembra di arrivare a casa in un battibaleno anche se in realtà ci abbiamo messo 20 minuti.
«Grazie ancora della compagnia Zac ma ora devo andare o i miei si arrabbiano, ci vediamo.» 
«Ha fatto piacere anche a me la tua compagnia, spero di vederti presto» esclama dandomi un bacio sulla guancia. 
Mentre si avvia verso casa rimango imbambolata a guardarlo fino a che non sento qualcuno chiamarmi «Ehi Alex che ci fai li imbambolata» esclama mia sorella Sara risvegliandomi da quella trance. 
«Niente Sara dopo ti racconto ora entriamo sennò mamma si arrabbia è ora di cena.

Spazio Autrici:
Ecco a voi il capitolo, spero vi piaccia, finalmente vediamo l'arrivo del punto di vista di Marina.
Lasciate un commento e fateci sapere se vi piace.
Baci Sara e Marina <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 2: Marina 7/9/'98 ***


Un suono assordante interrompe il mio sonno, cerco di ignorarlo ma non riuscendo nell’impresa decido di aprire gli occhi e spegnere il rumore proveniente dalla mia sveglia; guardo l’ora, sono le 6:40 e se la sveglia suona così presto la ragione è una sola, inizia la scuola. Appena compreso che giorno è decido di alzarmi per prepararmi dato che tra meno di un’ora inizio il mio primo giorno nella decima classe (2° superiore) quindi del sophomores year. Dopo essermi lavata, vestita e dopo un battibecco con mia sorella riguardo al suo essere una “maniaca del controllo”, scendo in cucina per fare colazione. Raggiunta la cucina noto mia madre indaffarata nel preparare la colazione al resto della famiglia, mi accomodo su una sedia e lei, sentendo il rumore, si gira «Buongiorno tesoro, dormito bene?»

«Buongiorno mamma, diciamo che poteva andare meglio!»

Lei mi guarda perplessa non capendo il motivo della mia risposta «Perché poteva andare meglio cos’ è successo?»

«Niente di strano solo che mi sono svegliata praticamente ogni ora per paura di non sentire la sveglia e arrivare tardi a scuola, e quando finalmente prendo sonno la sveglia decide che mi devo alzare, e tra jet-lag e scatoloni da sistemare, sono stanca morta» mentre finisco di raccontare a mamma la mia nottata sento qualcuno scendere le scale.

«Buongiorno principessa, dov’è tua sorella?»

«Buongiorno papà, Sara è in camera che si veste lo sai che è sempre in ritardo».

Il nostro rapporto è qualcosa di unico, fino a pochi anni fa non riuscivamo a stare separate per più di un’ora, mentre adesso che siamo cresciute ognuna riesce a fare le proprie esperienze anche se ci raccontiamo sempre tutto.

«Vabbè dai cominciamo a mangiare prima che si freddi tutto» dice la mamma sapendo come tutti noi che Sara arriverà giusto un minuto prima di partire.

Finita la colazione, come già sapevamo, come una furia arriva in cucina salutando tutti allegramente: «Buongiorno famiglia!»

«Sei in ritardo!» le dico

«Hai visto che ore sono?» le chiede invece la mamma furiosa indicando l’orologio.

Senza aggiungere altro ci dirigiamo alla macchina, sono le 7:10 e se non ci sbrighiamo rischiamo di arrivare tardi a scuola. Arrivate davanti l’edificio ci dirigiamo in segreteria a ritirare il foglio delle lezioni da far firmare ai prof e la mappa dell’edificio per non perderci, appena la segretaria ce li consegna corriamo in classe per non arrivare tardi proprio il primo giorno.

Alla prima ora fortunatamente abbiamo matematica quindi non ascolto granché dato che è la mia materia preferita, al contrario di mia sorella che la odia, le ore successive passano lente tra inglese, storia e italiano dove, date le mie origini, sono una delle più brave . 
Finita anche quest’ultima ora mi dirigo all’armadietto per posare i libri, prima di andare a mensa, ma qualcuno mi viene addosso, sto per cadere quando mi sento sorreggere da due braccia, mi giro per capire chi mi ha evitato la caduta e mi scontro con due pozze azzurre. Riconosco subito quello sguardo, appartiene a Zac.

«Stai bene?» mi sento chiedere.

«S…si g…grazie» balbetto io imbarazzata.

Con il suo aiuto mi rimetto in piedi «Scusami, non guardavo dove andavo e ti ho quasi fatta cadere, un’altra volta» dice lui mentre mi raccoglie i libri che mi erano caduti a terra.

«Tranquillo, non mi sono fatta niente mi hai presa al volo»

«Era il minimo Mari, comunque dobbiamo smetterla di incontrarci così!»

«Chiamami Alex lo preferisco»

«Se posso chiedere, perché Alex?»

«Tranquillo non sei il primo che me lo chiede. Comunque, il mio secondo nome è Alexandra e preferisco Alex a Mari anche se i miei genitori mi ci chiamano lo stesso»

«Bene Alex… per farmi perdonare dell’accaduto il minimo è offrirti il pranzo e invitarti al mio tavolo!»

Io a quell’affermazione guardo mia sorella che ci ha appena raggiunti e poi torno a guardare Zac.
«Ehm… veramente sarei con mia sorella» dico a disagio indicando Sara.

«Nessun problema può venire anche lei. Ciao Sara!» appena finisce di parlare capisco che non rinuncerà facilmente e anche se vorrei accettare perché sarebbe bello pranzare con lui, lascio la decisione a mia sorella.

«Se per Sara va bene allora veniamo!» dico. Mia sorella mi guarda per capire se voglio o no pranzare con lui e ad un mio sguardo affermativo «Per me non ci sono problemi» afferma convinta.

«Perfetto allora andiamo» esclama Zac avviandosi verso la mensa.

Entrati prendiamo i vassoi e scegliamo ciò che vogliamo, arrivati alla cassa io e mia sorella prendiamo il portafogli per pagare il pranzo, ma Zac ci ferma prima di poter pagare «Che state facendo?» domanda sorridendo.

«Paghiamo il pranzo, non è evidente?» affermo io guardandolo.

«So cosa state facendo, non intendo il quel senso, voglio sapere perché vi state pagando il pranzo quando poco fa ti ho detto che ci avrei pensato io» dice prima di pagare il pranzo a tutti e tre e dirigersi ad un tavolo vuoto dove si siede e fa cenno a noi di fare lo stesso.

Durante il pranzo parliamo del più e del meno fino a che «Ehi Zac posso unirmi a voi?»

Zac volta il capo verso il nuovo arrivato, fa un sorriso «Certo amico, non dovresti nemmeno chiedere!»

«Lo so, ma non siamo soli, e non mi pareva educato sedermi senza permesso»

«Allora lo hai fatto solo per questo eh Ian? E io che credevo ti vergognassi».

«Ma quando mai, in realtà mi sarei seduto in ogni caso!»

Mentre i ragazzi parlano, noto lo sguardo intenso che mia sorella rivolge al nuovo arrivato e mi domando se sia lui il famoso ragazzo di cui mi aveva parlato, anche se non credo dato che l’ha chiamato amico e non fratello. Mi giro verso mia sorella per domandaglielo, ma prima di riuscire a dire qualcosa la vedo annuire per farmi capire che è lui.

Mi perdo per un po’ nei miei pensieri; Ian fa cenno a dei compagni di squadra di unirsi a noi e comincia a parlare con loro, Sara e Zac, invece, mangiano in silenzio, fino a quando quest’ultimo non esclama ad alta voce «Ho un’idea geniale» .

Io e Sara lo fissiamo confuse facendolo sentire apparentemente a disagio.
Mia sorella vedendo la sua espressione chiede «Che idea?»

Zac ci osserva ancora «Dato che siamo vicini ed io ed Ian abbiamo la macchina vi possiamo portare noi senza far venire i vostri genitori»

«Per me è okay» afferma mia sorella, dopo aver rivolto un’occhiata ad Ian che però non sembra curarsi della nostra conversazione.

«Anche per me non c’è problema però dobbiamo sentire i nostri genitori» mentre sto ancora parlando mando un messaggio a papà per chiedergli il permesso, non faccio in tempo ad avvertire mia sorella e Zac del messaggio che subito mi arriva la risposta affermativa per poter tornare a casa con loro.
Finita la pausa pranzo torniamo ognuno nella propria classe per affrontare le ultime due ore di lezione, finite queste ci ritroviamo tutti e quattro nell’atrio della scuola e ci dirigiamo verso casa. Zac non fa in tempo a parcheggiare che Sara corre in casa.

«Ei aspetta!» le urlo dietro senza ottenere risposta dato che entra in casa sbattendo la porta.

«Ma che le è preso?” chiede Zac con sguardo dubbioso

«Boh, non saprei!» rispondo io mentre Ian fa finta di niente.

Scommetto che nella reazione di mia sorella c'entri lui, ma per il momento decido di lasciar perdere. Prima di entrare in casa decidiamo di scambiarci i numeri di cellulare per metterci d’accordo per andare e tornare da scuola poi salutati i ragazzi entro e chiudo la porta.

«Allora chi vi ha riaccompagnato?» mi chiede mamma con un sorriso, per poi tornare seria «E soprattutto, come mai tua sorella è così arrabbiata?»

«Sono Zac e Ian i ragazzi che hanno aiutato Sara con la valigia il giorno in cui siamo arrivati vengono a scuola con noi anche se hanno due anni più! E non so perché Sara è arrabbiata».

Dopo aver parlato un altro po’ con la mamma della scuola decido di andare in camera mia per finire di mettere apposto gli ultimi libri e appena finito prendo il mio diario per scrivere un po’.

Caro diario,
oggi è iniziata la scuola qui in America, è stato strano parlare in inglese anche durante le pause, ma fortunatamente non abbiamo avuto problemi. Mentre andavo a mensa mi è venuto di nuovo addosso Zac, è bellissimo con quegli occhi azzurri e i capelli biondi. È vero che generalmente preferisco i mori, ma lui è il più bel ragazzo che abbia mai visto, spero di riuscire a conoscerlo meglio dato che ci darà tutti i giorni un passaggio per la scuola.


Chiudo il diario rimettendolo al suo posto nella libreria, in modo che si confonda tra i libri e nessuno lo veda; faccio per stendermi sul letto quando mia sorella entra sbattendo la porta.

«Disturbo?» mi domanda vedendomi seduta sul letto.

«No sorellina tu non disturbi mai!» le dico prima che si metta a sedere al mio fianco,

«Allora?»

«Allora cosa?»

«Ho visto che fra te e Zac c’è una bella intesa»

«Si è vero ed è anche molto carino” dico io ripensando a quei pozzi celesti.

«Macché carino Alex è proprio un gran figo, sareste una bella coppia!»

«Magari!» gli rispondo con aria sognante poi le chiedo «tu piuttosto, perché eri così arrabbiata? C’entra per caso Ian?»

«A dire la verità si. È davvero insopportabile» risponde lei.

Continuiamo a parlare di loro fino a che non sentiamo «Dove sono le mie principesse?»

Io e Sara ci guardiamo e corriamo giù per salutare papà. Dopo averlo abbracciato la mamma ci informa che la cena è pronta. Durante la cena Sara non parla molto, forse sta ancora pensando a Ian, e subito dopo aver dato la buonanotte scappa in camera sua. Vorrei parlarle, ma so che quando fa così ha bisogno d stare da sola, così dopo essermi lavata i denti e messa il pigiama mi infilo a letto sperando di sognare Zac. 

Spazio autrici:
Eccoci qua con il nuovo capilo, speriamo vi piaccia.
Avremmo pensato di pubblicare due volte a settimana, il martedì e il venerdì che ve ne pare.
Baci Sara e Mary

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Capitolo 5
*** Capitolo 2.1: Sara 07/09/’98 ***


Io e Marina abbiamo passato il weekend a casa con mamma e papà per sistemare le cose che avevamo portato, ovviamente lei ci ha messo molto meno di me perché, disordinata com’è, si è limitata a disfare la valigia e appoggiare le cose un po' in qua e là, io invece che avevo passato il sabato a dormire e a messaggiare con Ale, mi sono ritrovata di domenica a dover fare tutto.
La mia camera e quella di Marina hanno più o meno le stesse dimensioni, ma la sua dà sul davanti della casa, mentre la mia al lato proprio dalla parte della casa di Ian, entrambe hanno un grande armadio guardaroba, ma non il bagno privato. La cosa non mi sconvolge poi molto, abbiamo sempre condiviso il bagno e nonostante non sopporti che lasci le sue cose in giro senza metterle apposto, sono contenta che sia ancora così.
Non sono molte le cose che ho portato da casa, alcuni dei miei vestiti preferiti, che piego per bene e sistemo insieme a quelli nuovi nell’armadio, le polaroid con Ale, Marina e le nostre cugine, Silvia e Martina, che attacco su delle lucine sopra il letto, i miei libri, tra cui quello di Harry Potter, in lingua originale, il mio preferito, che sistemo nella libreria, e ovviamente il computer e telefono con relativi carica batterie. Dopo aver sistemato tutto e una cena veloce io e Marina andiamo a letto presto pronte ad affrontare il primo giorno di scuola.
Quando suona la sveglia sono in piedi già da un ora. Lo so che è una cosa da pazzi; solitamente le persone non sopportano di tornare a scuola, ma questo non vale per me. Io la adoro e per il primo giorno in quella nuova voglio che tutto sia perfettamente in ordine e il fatto di essere una “maniaca della controllo”, come mi dice sempre la mamma, non aiuta. Così controllo e ricontrollo di aver messo tutto nello zaino: «penne, libri, quaderni, calcolatrice, per la tremenda ora di matematica, dizionario, sì c’è tutto» dico fra me e me.
Dopo essere certa di non aver dimenticato niente, vado in bagno a farmi la doccia, e uscendo noto Marina appoggiata al lavandino già pronta
«’Giorno, sorellina. Hai controllato di avere tutto?» mi dice prendendomi in giro.
«Sì, ho preso tutto» le rispondo facendole la linguaccia mentre esce dal bagno per andare a fare colazione. In pace mi asciugo i capelli, li piastro e mi trucco con un po' di mascara, matita e un lieve accenno di cipria, per poi tornare in camera a cambiarmi. Di solito non impiego mai più di 5 minuti, dato il mio disinteresse per la moda, ma questa mattina mi capita di soffermarmi più del dovuto sul mio guardaroba e guardando i jeans neri e la maglietta con scritto “NO BOYFRIEND NO PROBLEM” che avevo scelto ieri sera, penso «E se incontrassi Ian?». Per fortuna torno subito in me «Chissene frega di quello che pensa quello sbruffone» dico vestendomi.
Prendo la felpa di papà e indosso le converse scendendo velocemente le scale rischiando di scivolare. Entusiasta saluto la mia famiglia, che però non è affatto contenta.
«Hai visto che ore sono?» mi chiede la mamma furiosa indicando l’orologio.
Cavolo per colpa mia rischiamo di arrivare in ritardo, così prendo una po' di bacon e seguo Marina e papà alla macchina. La mattina passa abbastanza velocemente, tranne ovviamente per l’ora di matematica. Se c’è una cosa che odio della scuola, è proprio la matematica; cerco per tutta l’ora di capire che cavolo stia scrivendo la professoressa, girandomi più volte verso Marina con lo sguardo implorante dato che lei al contrario di me in matematica è un genio.
Dopo la lezione ci separiamo, dato che abbiamo deciso di seguire alcuni corsi diversi, poi prima di pranzo la raggiungo davanti al suo armadietto, per andare insieme a mensa, ma mi blocco vedendola parlare con un ragazzo. Mia sorella è molto timida quindi non capisco come faccia il primo giorno a parlare già con un ragazzo, ma appena lui si muove vedo che è Zac così mi avvicino per capire di cosa parlano. Marina mi dice che Zac ci ha invitate a mangiare al suo tavolo; so che probabilmente ci sarà anche Ian, ma nonostante non abbia voglia di vederlo, vedo mia sorella implorarmi silenziosamente così acconsento.
Dopo aver preso da mangiare ci sediamo al tavolo e cominciamo a chiacchierare del più e del meno, quando una voce profonda chiede a Zac di potersi sedere al tavolo con noi. Subito capisco di chi si tratta e girandomi per guardarlo meglio mi perdo nuovamente in quegli occhi color ghiaccio. Nel momento in cui mi rendo conto che lo sto guardando da troppo tempo mi volto incontrando lo sguardo di Marina e capisco subito che vuole sapere se sia lui il ragazzo che avevo visto il giorno del trasloco e di cui le avevo parlato. Dopo averle annuito lei spalanca la bocca stupita e io divento rossa come un peperone.
Per tutto il pranzo Ian non mi rivolge nemmeno uno sguardo, ma si limita a parlare con i suoi compagni di squadra che si sono aggiunti a noi poco dopo di lui, così penso che non mi abbia riconosciuta, d’altra parte frequenta talmente tante ragazze.
Alla fine del pranzo uscendo dalla mensa, mentre saluto Marina e Zac che si allontanano chiacchierando, qualcuno fa cadere tutti i libri che ho in mano.
«Ehi, ma che diavolo fai?» dico abbassandomi per raccoglierli.
«Non ne ero sicuro, ma vedo che sei proprio tu» dice Ian mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni, sembrando ancora più sexy.
«Ehm, si sono io, ciao».
Continua a guardarmi senza dire niente.
«Hai intenzione di continuare a fissarmi, oppure pensi di aiutarmi?» gli chiedo.
«No, credo proprio che me ne starò qui» risponde.
«Sei proprio uno stronzo lo sai?»
«Sì me lo hanno già detto» risponde ammiccando prima di andarsene.
“Presuntuoso” penso. Nelle due ore successive non riesco a concentrarmi bene, continuo a ripensare a quello strafottente, “Come si fa ad essere così arroganti?”. Appena suona l’ultima campanella sono sollevata all’idea di tornare a casa fino a quando «Ehi, guarda un po’ chi si rivede!» dice una voce alle mie spalle.
Cavolo mi ero completamente dimenticata che Ian e Zac ci avrebbero riaccompagnate a casa «Ciao», rispondo secca.
«Tutto bene?» mi chiede Marina sedendosi al posto del passeggero.
 «Si si, sono solo un po’ nervosa, sai oggi uscendo dalla mensa un ragazzo davvero maleducato mi ha fatto cadere tutti i libri e non si è degnato neanche di aiutarmi» rispondo lanciando un’occhiataccia nella direzione di Ian, che divertito si limita ad ammiccare. “Dio quanto lo odio!!”. Dopo quella che mi sembra un’eternità, finalmente arriviamo a casa. Senza neanche salutare corro in casa e salutata la mamma mi dirigo in camera mia con l’intenzione di leggere un po' per sbollire. Dopo cena mi limito a dare la buonanotte a tutti e tornare in camera. Non ci hanno assegnato compiti, dato che è stato il primo giorno, ma a me piace portarmi avanti con lo studio così decido di prendere il libro di letteratura inglese e cominciare a leggere l’argomento del giorno seguente. Sono quasi le 22 quando il mio telefono squilla. “Chi sarà a quest’ora?” penso.
Prendo il telefono e vedo che è un messaggio da un numero sconosciuto “Non sapevo tu fossi una secchiona!!”,
“Scusa ma chi sei?” rispondo incredula.
“Ian” risponde semplicemente.                                                                         
 “Come diavolo fai ad avere il mio numero?”
“Me lo ha dato prima tua sorella”.
"Fantastico, dopo la uccido. Comunque, come fai a sapere che sto studiando?”
“Sai, succede quando non chiudi le tende della tua camera”
.

 Mi alzo di scatto dalla scrivania e vado alla porta-finestra dove lo vedo affacciato da quella che deduco sia la finestra della sua camera: è in pantaloncini da basket e, cavolo, senza maglietta. Vedendo la mia faccia sorpresa mi fa l’occhiolino. Infuriata gli urlo «Pervertito» e chiudo le finestre sbattendole. Dopo di che mi sdraio sul letto incapace di continuare a studiare, spengo telefono e luce e cerco di addormentarmi, anche se so, che nonostante la sua strafottenza, non saprò dimenticarlo facilmente.

Spazio Autrici:

Ecco a voi l'abbigliamento di Sara

        

Come promesso ecco la seconda pubblicazione della settimana, speriamo il capitolo vi sia piaciuto.

Ci vediamo martedì con il prossimo capitolo. non dimenticate di farci sapere la vostra opinione.

Baci Sara e Mary

 

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Capitolo 6
*** Capitolo 3: Sara ***


Sono passate due settimane dall’inizio della scuola, Marina si è iscritta a un sacco di corsi extra per accumulare più crediti, mentre io ho dato la disponibilità per essere una tutor data la mia media molto alta. Fra poco inizieranno i primi esami e sono abbastanza tranquilla; l’unica materia che mi preoccupa è matematica, se non prenderò almeno una B la mia media si rovinerà e non voglio assolutamente che succeda.
Oggi la giornata è stata davvero lunga e sono stanca morta, ma devo aspettare che Ian, Zac e Marina finiscano gli allenamenti di Football, Basket e Pallavolo, così decido di andare nell’unico posto di questa scuola in cui non ci siano insopportabili cheerleader, presuntuosi atleti e dove si possa studiare in pace, la biblioteca. Essendo amante dei libri e dello studio, la biblioteca è forse il luogo che preferisco in tutta la scuola; è davvero enorme, suddivisa in due piani dove ai lati ci sono gli scaffali con i libri e al centro i tavoli per lo studio.
Dopo aver salutato educatamente la signorina White, la responsabile della biblioteca, mi dirigo verso il fondo della biblioteca dove c’è un unico tavolo messo a ridosso della parete e quasi nascosto dagli scaffali dove nessuno si siede mai. L’ho scoperto da poco e me ne sono subito innamorata perché una volta seduta all’estremità non posso vedere nessuno e nessuno può vedere me. Tiro fuori l’enorme libro di matematica e comincio a cercare di capire le equazioni.
Dopo circa 30 minuti non ho combinato gran che, così sfinita e rassegnata appoggio la testa sul libro, «Ehi hai trovato il mio tavolo preferito» dice qualcuno.
Alzo la testa per vedere chi è a parlare «Ehi Zac, che ci fai qui, non avevi gli allenamenti?»
«Sì, ma abbiamo finito prima così sono venuto qui per studiare un po' mentre aspettavo voi altri» mi dice sedendosi accanto a me per poi aggiungere «Matematica eh?»
«Già. La prossima settimana abbiamo il compito» rispondo annodando i capelli alle dita come faccio quando sono nervosa.
«Ma tua sorella non è un genio a matematica? Non potrebbe aiutarti?»
«Beh si, ma si è iscritta ad un sacco di corsi ed è sempre impegnata. Non so davvero come fare non voglio rovinare la media, per caso conosci qualcuno che possa aiutarmi?» gli chiedo implorante.
«Mmmm, fammi pensare!! Sì, okay lo faccio»
«Fai cosa?»
«Aiutarti con la matematica. Si da il caso che io sia molto bravo ed essendo più grande di te ho già fatto quelle cose quindi posso aiutarti»
«Lo faresti davvero?» dico alzandomi per abbracciarlo.
«Si certo mi fa piacere. Allora, se a te va bene possiamo vederci nell’ora tra la fine delle lezioni e l’inizio degli allenamenti»
«Certo nessun problema, avevo detto in segreteria che sarei stata disponibile per fare la tutor, ma andrò a dire che lo farò da dopo il compito»
«Perfetto. Abbiamo ancora 15 minuti prima che arrivino gli altri vuoi iniziare a fare qualcosa?»
«No per oggi ho dato andiamo ad aspettarli fuori»
«Okay come vuoi»
Una settimana dopo…
Durante questa settimana Zac mi ha aiutata davvero molto, ogni giorno ci siamo visti in biblioteca al “nostro” tavolo e grazie al suo aiuto sono riuscita a capire qualcosa delle equazioni. Domani ho il compito così ho chiesto a Zac se poteva venire a casa mia dopo gli allenamenti per ripassare un altro po'. Sono quasi le 20 quando Marina entra in camera mia esclamando: «Basta studiare! Io ho fame andiamo a mangiare una pizza»
I nostri genitori non ci sono perché entrambi hanno delle riunioni a lavoro e torneranno solo a tarda sera.
«Io passo, voglio ripassare un altro po'» rispondo non alzando lo sguardo dagli appunti.
«Ma dai Sa, ormai sarai più brava di me e poi devi pur mangiare qualcosa» risponde lei apprensiva
«Tua sorella ha ragione abbiamo studiato ogni giorno e hai risolto tutti i probabili esercizi del compito ormai sei pronta dai andiamo!» aggiunge Zac
«Sì lo so, ma non mi sento ancora sicura su alcune cose. Voi andate pure davvero mi riscalderò qualcosa»
«Sicura di voler restare qui da sola?» mi chiede Marina
«Sì sono sicura. Forza andate!»
Dopo aver fatto un altro po' di esercizi non ce la faccio più, sono quasi le 21 quindi è troppo tardi per la cena, così decido di saltarla e andare a fare un bel bagno nell’enorme vasca da bagno che non ho ancora provato. Accendo tutte le candele profumate che trovo e metto nella vasca i Sali da bagno e il bagnoschiuma alla pesca, poi mi spoglio ed entro nell’acqua calda. Non faccio in tempo ad appoggiare la testa al bordo che qualcuno suo il campanello. “Cavolo Marina si è dimenticata di nuovo le chiavi”. Nervosa afferro un telo e lo metto scendendo le scale, arrivata alla porta la apro urlando «Perché non ti ricordi mai le…» mi blocco vedendo che non è mia sorella, ma Ian.
«Che diavolo ci fai qui?» gli chiedo guardandolo male.
Lui al contrario mi squadra da capo a piedi soffermandosi sul mio seno per poi tornare ai miei occhi.
«Ho chiamato Zac per uscire, ma era con tua sorella che appena ha capito chi fosse al telefono lo ha rubato a Zac per dirmi che eri rimasta a casa a studiare e molto probabilmente non avresti cenato così ti ho portato del gelato».
Solo in quel momento stacco gli occhi dai suoi e noto che effettivamente ha in mano un sacchetto con il logo di una gelateria. Torno a fissarlo cercando di decidere se invitarlo ad entrare «D’accordo puoi entrare, ma solo perché ho fame».
Mi segue in soggiorno e poi in cucina dove prendo due ciotoline per il gelato e due cucchiai prima di sedermi ad uno sgabello dell’isola. Ian, invece, resta in piedi a fissarmi così gli chiedo «Tu non vieni?»
«Senti per quanto mi tu mi piaccia così penso che dovresti andare a vestirti altrimenti non posso prometterti di non saltarti addosso» risponde col solito sorrisetto da “so che mi permetterai di farti qualsiasi cosa”.
A quel punto abbasso lo sguardo e mi rendo conto di avere addosso solo il telo al che mi alzo e correndo su per le scale gli urlo «Sei proprio un pervertito».
Una volta vestita scendo, ma Ian non c’è più, al suo posto c’è la vaschetta di gelato con sopra un biglietto “Spero di piaccia Fior di latte e Nutella!”. Non so perché se ne sia andato così senza dire nulla, probabilmente una delle sue tante conquiste lo avrà chiamato facendogli una proposta migliore, così mi limito a mandargli un messaggio: «Grazie del gelato. Hai preso i miei gusti preferiti».
Non ottenendo risposta finisco il gelato, mi lavo i denti e vado a letto.
Sono le 22:45 quando sento i miei rientrare, ma sono troppo stanca per andare da loro quindi decido che li saluterò domani, chissà che fine ha fatto mia sorella. Prima di dormire le mando un messaggio «Ehi Alex io sono già a letto ti volevo solo avvisare che mamma e papà sono appena rientrati».
Domani dovrà raccontarmi tutto.

Spazio Autrici:
Eccoci a Martedì, se avessimo già finito di scrivere tutti i capitoli credo farei una pubblicazione al giorno, purtroppo però non si può fare per il momento e dobbiamo rimanere sulle due a settimana.
Speriamo che il capitolo vi sia piaciuto, aspettiamo i vostri pareri, a Venerdì
Baci Sara e Marina

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Capitolo 7
*** Capitolo 3.1: Marina ***


Sono già passate due settimane dall’inizio della scuola e io sono impegnatissima; oltre ad essere entrata nella squadra di pallavolo ho deciso di seguire ben due corsi extra, spagnolo e teatro, poi come se non bastasse il prof di matematica mi ha chiesto di fare da tutor ad un ragazzo della mia classe e non potevo certo rifiutare.
Ho appena finito gli allenamenti e raggiungo la macchina di Zac, ma appena arrivo vedo che c’è solo Ian, mentre di Zac e mia sorella non c’è neanche l’ombra.
«Ehi Ian, ma gli altri?»
«Non saprei io sono appena arrivato però so che gli allenamenti di basket oggi sono finiti prima perché il coach aveva una visita o qualcosa del genere»
«Se gli allenamenti sono già finiti e mia sorella non aveva da seguire alcun corso, dove diavolo si sono cacciati quei due? Sono stanca morta e voglio andare a casa».
Ian non fa in tempo a rispondermi che i diretti interessati arrivano alla macchina insieme.
«Dove eravate finiti voi due, qui abbiamo fretta di andare a casa» esclama Ian scocciato.
«Tranquillo fratello ora andiamo, eravamo solo in biblioteca»
Detto questo Zac ci esorta a salire in machina per andare finalmente a casa.
«Alex, siamo arrivati sveglia» dice Zac scuotendomi.
«Oddio scusa mi ero appisolata, grazie del passaggio a domani.»
Io e mia sorella salutiamo i ragazzi ed entriamo in casa.
Una settimana dopo…
Sono in camera mia a studiare il copione di teatro, il prof ha deciso di mettere in scena “La bella e la bestia” e a me tocca fare la sostituta di Belle, quindi anche se non salirò mai sul palco sono costretta a provare le battute nell’eventualità che Violet non possa essere presente, cosa che nel profondo spero dato che Zac interpreta la bestia.
Guardo l’ora e noto che sono quasi le 20 così decido di andare in camera di mia sorella che sta ripassando per il compito di domani insieme a Zac.
«Basta studiare! Io ho fame andiamo a mangiare una pizza» esclamo entrando in camera.
«Io passo, voglio ripassare un altro po'» risponde mia sorella senza alzare lo sguardo dagli appunti.
«Ma dai Sa, ormai sarai più brava di me e poi devi pur mangiare qualcosa» rispondo apprensiva.
«Tua sorella ha ragione abbiamo studiato ogni giorno e hai risolto tutti i probabili esercizi del compito ormai sei pronta dai andiamo!» aggiunge Zac.
«Sì lo so, ma non mi sento ancora sicura su alcune cose. Voi andate pure davvero mi riscalderò qualcosa»
«Sicura di voler restare qui da sola?» domando, non mi piace che stia sola la sera, stasera non ci sono neanche i nostri genitori, faranno tardi per una riunione.
«Sì sono sicura. Forza andate!»
Data la decisione di Sara io e Zac usciamo da camera sua.
«Prima di andare passo da casa a farmi una doccia, passo a prenderti tra mezzora»
«Ok a dopo» lo saluto io accompagnandolo alla porta.
Nel momento stesso in cui richiudo la porta di casa mi rendo conto che andrò a cena solo con Zac e non ho la più pallida idea di cosa indossare così corro in camera per prepararmi anche se il tempo è poco.
Dopo dieci minuti fissa a guardare l’armadio per trovare qualcosa da mettermi trovo finalmente l’outfit giusto. (inserire immagine)
Corro in bagno a darmi una rinfrescata, mi vesto, un filo di trucco e per finire mi piastro velocemente i capelli. Appena finisco in bagno torno in camera per prendere la borsa e vado a salutare Sara.
«Ciao sorellina io vado!» credo non mi abbia nemmeno sentita, presa com’è dal ripassare, quindi decido di non disturbarla. Mentre scendo le scale suona il campanello.
«Arrivo!» urlo per farmi sentire mentre scendo le scale di corsa, apro la porta e rimango imbambolata a guardarlo. Indossa una maglietta attillata che fa risaltare il suo fisico scolpito. (inserire immagine)
«Ciao Alex stai benissimo»
Il complimento di Zac mi riscuote dai miei pensieri «Grazie anche tu stai bene»
«Andiamo?»
«Si, sai già dove andare a mangiare? I non conosco ancora bene i locali quindi mi affido a te?»
«Se per te non è un problema camminare c’è una pizzeria a dieci minuti da qui»
«Per me va bene, approfittiamo della bella serata»
Io e zac ci incamminiamo, dopo pochi passi mi sento prendere la mano, mi giro verso Zac il quale mi sorride.
«Spero per te che la pizza sia buona, i miei gusti sono piuttosto raffinati. Ricordati che sono italiana!» gli dico scherzando.
«Ti porto lì perché è la miglior pizzeria del quartiere, il proprietario è nato in Italia e quindi credo proprio che ti piacerà. Qual è la tua pizza preferita?»
«Fino a poco fa avrei detto lo schiaccino ripieno, ma negli ultimi mesi preferisco prosciutto crudo e mascarpone. La tua invece? Non mi dire quella con l’ananas perché torno indietro.»
«No tranquilla. Non l’ho mai mangiata la pizza con l’ananas preferisco qualcosa di più semplice, direi che la mia pizza preferita è prosciutto e funghi»
«Buona io ne rubo sempre uno spicchio a mio padre è la sua preferita»
«Siamo arrivati, vieni» afferma aprendo la porta e facendo entrare me per prima.
Appena entro vedo che sembra il classico locale di quartiere e questo mi piace perché ho sempre odiato i grandi locali, amo la tranquillità “familiare” anche quando siamo fuori. Mentre mi guardo attorno sento Zac portarmi verso il tavolo che credo gli abbia indicato un cameriere; non faccio in tempo ad avvicinarmi alla sedia che vedo Zac scostarla dal tavolo per farmi accomodare, non credevo fosse un gentleman.
«Grazie!» gli dico arrossendo leggermente.
«Figurati!» mi dice accomodandosi anche lui.
In silenzio osserviamo i menù, fortunatamente hanno la “mia” pizza, poi mentre sto scegliendo la bevanda arriva il cameriere.
«Buonasera, pronti per ordinare»
«Buonasera», esclamiamo insieme, Zac mi guarda per farmi capire di iniziare io ad ordinare.
«Io prendo una pizza crudo e mascarpone e una Fanta media»
«Io invece una prosciutto e funghi ed una Coca-cola media»
Una volta presa l’ordinazione il cameriere va via lasciandoci soli.
«Ci conosciamo da quasi un mese e non so praticamente niente di te tranne che sei brava in matematica, che fai teatro e pallavolo ed hai una sorella gemella»
«È vero, ma anche io di te so poco, anche te sei bravo in matematica e fai teatro, giochi a basket e credo tu sia figlio unico anche se tu ed Ian siete come fratelli.»
Mentre mi sta per dire qualcosa gli squilla il telefono, con lo sguardo si scusa e risponde «Ehi amico dimmi tutto»
Chissà chi è. Da quel poco che sento mi sembra la voce di Ian.
«No Ian stasera non posso sono fuori con Alex»
Appena finisce la frase gli rubo il telefono per poter parlare con Ian «…rà per un’altra volta»
«Ian sono Alex dato che hai voglia di uscire potresti andare a far compagnia a mia sorella, sono convinta sia sempre sui libri e non abbia ancora mangiato niente»
«Ciao Mari, va bene ci farò un salto»
«Quante volte ti ho detto che preferisco Alex?! Comunque, a proposito di mia sorella potresti portarle del gelato i suoi gusti preferiti sono Fior di latte e Nutella»
«Va bene, tanto ti chiamo come mi pare e mi raccomando non fate niente che io non farei»
«Ian!!» esclamo scandalizzata prima di riattaccare il telefono.
«Che ha detto quello scemo?» mi chiede Zac mentre gli rendo il telefono.
«Niente lascia stare, ehi sono arrivate le pizze e non mi sono accorta di niente»
«Tranquilla sono arrivate mentre litigavi Ian»
«Ok, dai mangiamo che la pizza fredda non mi piace»
Iniziamo a mangiare e devo ammettere che la pizza non è per niente male. Ad un certo punto vedo Zac che mi guarda implorante prima di chiedermi
«Se ti do uno spicchio della mia, mi fai assaggiare la tua?»
«Va bene, ecco a te»
Ci scambiamo lo spicchio di pizza, anche la sua è buona, se hanno un biglietto da visita lo prenderò sicuramente cosi posso tornare qui anche con la mia famiglia.
«Zac vado un attimo alla toilette»
«Vai tranquilla, vuoi per caso il dolce?»
«Si, mentre leggevo il menù ho visto che hanno il tiramisù, dovesse venire il cameriere me lo ordini?»
«Certo ci penso io, te vai tranquilla»
Prendo la borsa e vado in bagno, mentre mi lavo le mani e torno da Zac, mentre mi avvicino al tavolo vedo che il cameriere sta portando i dolci.
«Scusi è possibile parlare con il proprietario?» gli chiedo prima che se ne vada.
«Si credo sia disponibile, ve lo chiamo»
«Grazie mille»
Zac mi guarda perplesso «Perché vuoi parlare con il proprietario?»
«Niente di che, voglio solo fargli i complimenti per la pizza è davvero ottima»
Mentre finiamo il dolce arriva al nostro tavolo il proprietario con in mano il conto della cena.
«Buonasera, sono il proprietario mi hanno detto che volevate parlarmi» mi giro verso di lui mentre Zac gli porge la mano per farsi dare il conto e si alza dal tavolino, io sentendo il forte accento italiano decido di parlargli nella mia lingua.
«Buonasera a lei, volevo farle i miei complimenti, la pizza è veramente buona»
«Grazie mille signorina, mi fa piacere ricevere questi complimenti da una mia connazionale, anche se da quanto dice il mio cameriere parla bene l’inglese»
«Sono felice, effettivamente sono qui da poco più di un mese, prima abitavo a Roma, ma mia madre è americana quindi parlo inglese da sempre, ora la lascio al suo lavoro io raggiungo il mio amico alla cassa arrivederci»
«Arrivederci a lei signorina spero torni presto»
Il proprietario si allontana ed io mi avvio alla cassa per evitare che Zac si stufi ad aspettarmi, quando arrivo alla cassa lo vedo che mi aspetta con il mio cappotto in mano, mi avvicino a lui che mi aiuta ad indossarlo.
«Grazie ma devo andare a pagare»
«Prego e non devi ho già fatto io»
«Zac non dovevi in fin dei conti ti ho invitato io stava a me pagare»
«Non è assolutamente vero.»
Ci stiamo dirigendo verso casa quando sento il mio cellulare vibrare per l’arrivo di un messaggio, prendo il telefono dalla borsa per leggerlo e noto che è di mia sorella.
«Ehi Alex io sono già a letto ti volevo solo avvisare che mamma e papà sono appena rientrati».
Appena leggo il messaggio inizio a camminare a passo veloce per arrivare a casa prima possibile
«Ehi Alex, che è tutta questa fretta improvvisa?»
«Scusa Zac ma Sara mi ha appena mandato un messaggio, i miei sono già a casa ed è tardi, sono le undici passate, ci siamo persi in chiacchiere e domani c’è scuola. I miei s’infurieranno di certo»
«Ok, tranquilla vedrai che in cinque minuti siamo a casa comunque mentre camminiamo, che vi siete detti con il proprietario? Io ho approfittato della vostra chiacchierata per pagare»
«Niente di che gli ho solo fatto i complimenti per la pizza, lui mi ha ringraziato dicendo che gli fa piacere ricevere complimenti da un’italiana e mi ha invitato a tornare»
«Ci credo gli facesse piacere avere degli apprezzamenti da un’italiana, comunque siamo arrivati»
Zac mi accompagna davanti la porta di casa, mentre sto per dargli la buonanotte vedo che si avvicina sempre più al mio viso e d’istinto chiudo gli occhi e sento le sue labbra sulle mie, rispondo al bacio incredula di quello che sta succedendo, dopo quella che mi sembra un’eternità ci stacchiamo senza fiato.
«Scusa ma non potevo più resistere, ho voglia di baciarti dalla prima volta che ti ho vista»
«Non ti scusare, lo volevo anche io» gli dico arrossendo e abbassando lo sguardo un po' dubbiosa.
«Tranquilla, voglio fare le cose con calma» risponde lui vedendo la mia reazione
«Okay, notte». Non faccio in tempo a sentire la sua risposta che corro in casa.
«Marina Alexandra Bova ti sembra questa l’ora di rientrare, sono le 23:30 e domani hai anche scuola. Questo sabato non potrai uscire così impari a rientrare tardi»
«Ma papà…»
«Niente ma, fila immediatamente a letto»
«Va bene notte»
Faccio come mi ha detto prima che si arrabbi ancora di più e mi metta in punizione anche la prossima settimana. Arrivo in camera mia, vado in bagno a struccarmi, mi spoglio, mi metto il pigiama ed entro nel letto, menomale lo zaino lo avevo già fatto, mentre metto il telefono sotto carica vedo che mi è arrivato un messaggio da Zac
«Non mi hai dato modo di risponderti. Notte tesoro sogni d’oro <3»
«Notte e sogni d’oro anche a te».


Spazio Autrici:
        

        

Eccoci qui con il nuovo capitolo, è un po' più lungo degli altri, speriamo vi sia piaciuto.
Nel prossimo capitolo ne vedrete delle belle, ecco una piccola anticipazione:
«Tu puoi spiegarti quanto vuoi, ma io non ho intenzione di ascoltarti, lasciami andare»

Baci Sara e Marina, a martedì.

 

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Capitolo 8
*** Capitolo 4: Marina ***


Sono le 6:40, la sveglia è appena suonata ed oggi alla prima ora abbiamo il compito di matematica e come se non bastasse ho anche il compito di spagnolo, ma questo non m’impedisce di essere felice di andare a scuola perché non vedo l’ora di rivedere Zac, così velocemente vado in bagno a lavarmi, mi vesto, prendo lo zaino e scendo per fare colazione.
«Allora signorina vuoi spiegarci come mai ieri sera hai fatto così tardi?» mi domanda papà.
«Ero a mangiare una pizza con Zac e non ci siamo resi conto dell’orario»
«E che ci facevate te e Zac a cena fuori da soli senza che tu ci chiedessi cosa ne pensavamo?» dice papà geloso.
«Non vi ho detto nulla perché eravate in riunione e non volevo disturbarvi e poi è successo tutto all’improvviso. Comunque, l’avevo chiesto anche a Sara, ma lei ha rifiutato invitando me e Zac ad andare anche senza di lei»
«Ok per questa volta te la cavi con poco, ma la prossima volta avvisa sennò niente uscite il sabato per un mese»
«Ok papà»
Guardo l’orologio, mancano cinque minuti alle sette, tra poco arrivano i ragazzi a prenderci e mia sorella non è ancora scesa.
«Vado a vedere a che punto è Sara» dico ai miei salendo le scale.
Arrivo davanti la camera di mia sorella, busso ma non ricevendo risposta decido di entrare e la trovo ancora nel letto.
«Sveglia dormigliona!!» le urlo, ma lei infila la testa sotto il piumone per non sentirmi.
«Muoviti! Non hai sentito la sveglia?» continuo provando a farla uscire, a quel punto la vedo schizzare fuori dal letto e correre in bagno con i vestiti.
Mentre lei è in bagno mi vibra il cellulare, lo prendo dalla tasca e vedo un messaggio di Zac.
«Ehi tesoro noi siamo qui tra quanto siete pronte?»
«Mia sorella non ha sentito la sveglia, massimo dieci minuti e siamo lì»
«Ok, vi aspettiamo, cercate di fare presto. Ian è qui che si lamenta»
«Si, tranquillo Sara è appena uscita dal bagno, tempo di una colazione al volo e ci siamo <3»
Metto il telefono in tasca e scendo in cucina dove trovo mia sorella bere un bicchiere di latte e salutare velocemente mamma e papà.
Non so come ma siamo arrivati a scuola puntuali, il compito di matematica fila liscio, sono la prima a consegnare ed aspetto mia sorella fuori per sapere come pensa le sia andata, quando esce non è molto convinta del risultato, ma non abbiamo tempo per discuterne perché le lezioni ci attendono.
La mattinata è finita, siamo a mensa e con Zac non facciamo altro che scambiarci effusioni e parlare sottovoce.
«Com’è andato il compito di mate?»
«Bene, ma dopo pranzo ho quello di Spagnolo, spero vada bene»
«Vedrai che sarà così»
«Grazie, ci vediamo dopo alla macchina, vado in classe»
«A dopo tesoro»
Saluto mia sorella dicendole di aspettarmi fuori dalla segreteria dopo le lezioni perché devo ritirare l’orario per dare ripetizioni. Anche il compito di spagnolo penso sia andato bene, sono in segreteria che aspetto l’orario, ma la segretaria ci mette una vita a trovarlo. Esco velocemente dalla segreteria dove trovo mia sorella.
«Eccomi scusa il ritardo, ma la segretaria non riusciva a trovare i miei orari»
«Tranquilla nessun problema» risponde mentre ci incamminiamo fuori «Comunque non abbiamo avuto tempo di parlare di ieri seri. Allora com’è andata con Zac?»
Io inizio a raccontarle della cena ed elettrizzata gli racconto del bacio, ma mentre gli sto per finire di raccontare la serata, una scena attira la mia attenzione.
Zac e Violet si stanno baciando appoggiati alla macchina di lui, distolgo subito lo sguardo cercando di trattenere le lacrime e guardo un secondo mia sorella prima di scappare diretta a casa.
«Ehi Alex ferma posso spiegare» mi sento urlare.
Non voglio ascoltarlo è solo uno stronzo che si è divertito ad illudermi, mi sento afferrare per un braccio e so già chi è.
«Alex ti prego lascia che ti spieghi non è come credi te»
«Si certo dite tutti così, ma io so bene quello che ho visto, credevo tu fossi diverso dagli altri»
«Io sono diverso, non l’ho baciata io è stata lei, non so che gli sia preso è più di un anno che ci siamo lasciati e non ha mai fatto così»
«Si certo, sarà anche stata lei a baciarti, ma te non ti sei certo tirato indietro, sei uno stronzo» dico in lacrime cercando di scappare da lui, ma la sua presa sul mio braccio me lo impedisce.
«Non te ne andare, ti prego mi devi credere io non voglio lei, voglio te. È vero non mi sono staccato, ero scioccato, ma appena ho realizzato l’ho staccata da me e vedendoti correre via ti sono venuto dietro per spiegarti»
«Tu puoi spiegarti quanto vuoi, ma io non ho intenzione di ascoltarti, lasciami andare»
Lui però non molla il mio braccio allora per poter scappare da lui gli tiro uno schiaffo.
«Vaffanculo Zac non ti voglio più vedere» esclamo andandomene mentre lui è ancora scioccato dallo schiaffo.
Appena arrivo a casa vado subito in camera di Sara per raccontarle della litigata di Zac e del fatto che non lo voglio più vedere.
«Credo sia improbabile non vederlo, ma se vuoi evitarlo sappi che farò di tutto per aiutarti» mi dice. Passiamo la serata a vedere film strappalacrime, è quasi l’una di notte quando ci addormentiamo entrambe sul suo letto.
Apro gli occhi, sono già le 12, mia sorella dorme sempre quindi vado in cucina per preparare qualcosa, stamani ho sentito i miei uscire e non credo siano ancora tornati. Arrivo in cucina e trovo un biglietto sul ripiano
“Ehi principesse, io e la mamma siamo usciti per stare un po’ da soli, ci vediamo stasera. Comportatevi bene, vi amiamo.
Mamma e Papà <3”
Quando mia sorella scende sono già le 14.
«Dove sono mamma e papà?» mi chiede.
«Fuga romantica, hanno detto che tornano stasera dopo cena» dice con voce tremante.
«Ehi tranquilla, andrà tutto bene e se devo spaccare la faccia a Zac per fargli capire che ha sbagliato sai che lo farò»
«No, ti prego niente scenate non voglio dargli più importanza di quella che ha. Comunque ti ho lasciato un po' di pasta nel forno a microonde io vado in camera a leggere un po'»
«D’accordo»
Mentre scelgo il libro da leggere sento suonare il campanello «Vado io» urla mia sorella dalla cucina.

Mi affaccio alla finestra per vedere chi è e appena noto la capigliatura di zac mi butto sul letto con le cuffie per non sentire cosa si dicono lui e mia sorella.
Spazio Autrici:
Ecco qui il nuovo capitolo, che ne pensate della situazione tra Zac e Marina?
Vi lasciamo con una piccola anticipazione:
“Dio quanto la odio” dico tra me e me uscendo.
Chi lo dirà e sopratutto a chi sarà riferito?
Ringraziamo i lettori silenziosi, anche se un vostro parere ci piacerebbe riceverlo, ci vediamo venerdì.
Baci Sara e Marina

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Capitolo 9
*** Capitolo 4.1: Sara ***


 
«Sveglia dormigliona!!» urla mia sorella entrando in camera.
Non voglio sentirla così prendo il piumone e infilo la testa sotto.
«Muoviti! Non hai sentito la sveglia?» continua lei sedendosi sul letto e cercando di farmi uscire da sotto le coperte.
A quelle parole mi alzo di scatto rischiando di farla cadere. Cavolo sono le 7 e oggi è ho il compito di matematica, avevo messo la sveglia prima del solito per poter riguardare gli appunti e ora rischio addirittura di non arrivare in tempo.
«Cavoloooo!! Perché non mi hai svegliata?» dico furiosa a mia sorella
«Ehi non te la prendere con me, credevo fossi già sveglia» risponde lei sulla difensiva mentre esco di camera con i vestiti in mano e diretta al bagno.
Non so come, ma riusciamo ad arrivare in tempo e al secondo suono della campanella mi siedo al mio banco.
«Buongiorno a tutti» esclama la professoressa «Come sapete oggi c’è il compito, quindi via tutto dal banco tranne penna, foglio e calcolatrice.»
Faccio come dice e mentre lei passa tra i banchi consegnando i compiti prendo la testa tra le mani cercando di farmi tornare in mente tutte le cose studiate. Vedendomi in quello stato Marina mi dice «Tranquilla, andrà tutto bene». Le sorrido e una volta avuto il mio compito e dopo il via della professoressa comincio a svolgerlo.
Al suono della campanella Marina è la prima ad alzarsi per consegnare il compito seguita da altri, fino a che in classe non rimaniamo solo in tre «Forza ragazzi il tempo è scaduto, consegnate i compiti» dice la professoressa alzandosi. Sto cercando di finire in fretta l’ultima equazione quando la professoressa arriva davanti e prendendo il mio compito dice «Signorina Bova ho detto che il tempo è finito»
«Sì mi scusi volevo solo finire l’ultimo…» cerco di spiegarle
«Niente storie ha avuto tempo a sufficienza ora fuori o farà tardi alla prossima lezione»
“Dio quanto la odio” dico tra me e me uscendo.
«Chi la professoressa? È andato male il compito?» mi chiede Marina che mi stava aspettando fuori dalla porta
«Sì e no. Il compito credo sia andato abbastanza bene, ma non sono riuscita a finire l’ultimo esercizio perché quella vecchia megera ha detto “Ha avuto tempo sufficiente signorina Bova”» dico facendole il verso e facendo ridere mia sorella.
Il resto della giornata trascorre tranquillo per fortuna, a pranzo Zac e Marina stanno sempre appiccicati a farsi le coccole e parlottare nell’orecchio, ieri sera deve essere successo qualcosa, dopo mi farò dire tutto, sono contenta di vederla così quindi per adesso non gli chiedo nulla. Ian, invece, come capita spesso ultimamente, ha deciso di sedersi al tavolo delle cheerleader dove ha passato l’intera pausa pranzo a baciarsi con Amanda.
Amanda, bionda, occhi azzurri, fisico da paura e chiamata da tutti Mendy, da quanto ho capito osservandola, è la capo delle cheerleader; il suo braccio destro Violet, invece è mora, ma anche lei ha gli occhi azzurri e un fisico perfetto, stanno sempre insieme e amano mostrare la loro superiorità.
Prima di uscire decido di aspettare Marina che si è dovuta fermare in segreteria per avere gli orari delle lezioni di matematica che deve dare emi ha detto di aspettarla lì fuori.
«Eccomi scusa il ritardo ma la segretaria non riusciva a trovare i miei orari»
«Tranquilla nessun problema» rispondo mentre ci incamminiamo fuori «Comunque non abbiamo avuto tempo di parlare di ieri seri. Allora com’è andata con Zac?» aggiungo.
Tutta contenta mi racconta brevemente della cena al ristorante italiano, ma appena mi dice elettrizzata che Zac l’ha baciata si blocca.
«Ehi che succede?» le chiedo vedendo che trattiene a stento le lacrime.
Non ottenendo risposta mi volto in direzione di dove punta il suo sguardo e vedo che appoggiato alla sua macchina c’è Zac che si sta baciando con Violet. Subito mi volto di nuovo verso mia sorella, che senza dire niente si incammina velocemente dalla parte opposta. Zac però la vede, si stacca Violet di dosso e urla «Ehi Alex ferma posso spiegare».
Anche lui però non ottiene risposta quindi guarda prima me poi Ian gli lancia le chiavi della macchina e gli dice «Porta Sara a casa io devo parlare con Alex».
Decido di lasciare che sia lui a parlarle da solo così mi avvio verso Ian che è circondato dalle altre cheerleader.
«Andiamo?» gli chiedo incrociando le braccia al petto.
«Sì» si limita a dire e dopo aver dato una sonora pacca sul sedere ad Amanda, apre la macchina per farmi salire. Appena anche lui fa lo stesso lo guardo disgustata al che lui mi chiede «Perché mi guardi così?»
«Niente sono solo disgustata dal vedere quanto poco rispetto hai per le ragazze. Ti limiti a mettergli la lingua in gola o a portartele a letto solo per passare il tempo e poi le mandi via con una pacca sul sedere»
«Non sarai mica gelosa di Amanda vero?» mi chiede sghignazzando prima di partire.
«Gelosa? Ti prego non vorrei mai un rapporto così con qualcuno»
«Nemmeno con me?» chiede lui con gli occhi dolci
«Soprattutto con te»
«Ehi guarda che così mi ferisci!»
«Non credo ci sia qualcosa che possa farlo» rispondo guardandolo.
A quelle parole non risponde, ma si limita a guardare la strada davanti a sé. Forse c’è qualcosa dietro a quel suo comportamento da donnaiolo scontroso, ma capisco che non ne vuole parlare quindi cambio argomento.
«Perché ieri sera sei andato via?»
«Ieri sera? Ah, sì quando ti ho portato il gelato»
«Già. Perché non sei rimasto?»
«Beh come dici te avevo un passatempo che mi aspettava»
«Ah che stupida, hai ragione mangiare un gelato con un’amica non è paragonabile ad una bella scopata» dico appena prima che si fermi davanti casa mia.
«Perché noi siamo amici?»
«A dire il vero non lo so. Forse siamo troppo diversi» gli dico scendendo di macchina e lasciandolo lì.
Dopo un’ora torna mia sorella, per fortuna i nostri genitori non ci sono sennò non so come avremmo potuto spiegare il fatto di non essere tornate a casa insieme. Subito viene nella mia camera e mi racconta della sfuriata con Zac e di come non lo voglia più vedere.
«Credo sia improbabile non vederlo, ma se vuoi evitarlo sappi che farò di tutto per aiutarti» le dico, anche perché nemmeno io ho una particolare voglia di vedere Ian, ma non è il momento di parlarle di questo. Passiamo la serata a vedere film strappalacrime, che anche se odio guardo lo stesso. È quasi l’una di notte quando ci addormentiamo entrambe nel mio letto. Quando mi alzo Marina non c’è e dato che sono quasi le 14, con ancora il pigiama addosso scendo di sotto dove la trovo al tavolo a mangiare da sola.
«Dove sono mamma e papà?» le chiedo
«Fuga romantica, hanno detto che tornano stasera dopo cena» dice con la voce tremante.
«Ehi tranquilla, andrà tutto bene e se devo spaccare la faccia a Zac per fargli capire che ha sbagliato sai che lo farò»
«No, ti prego niente scenate non voglio dargli più importanza di quella che ha. Comunque ti ho lasciato un po' di pasta nel forno a microonde io vado in camera a leggere un po'»
«D’accordo»
Ho appena finito di mangiare quando sento il campanello che suona, non voglio che vada mia sorella ad aprire perché temo che sia Zac quindi urlo «Vado ioooo».
Prima di aprire guardo dallo spioncino e vedo che è proprio Zac.
«Che ci fai qui Zac?» dico forse un po' troppo severamente, perché lui abbassa timidamente gli occhi prima di chiedere:
«C’è Alex?»
«Sai che c’è, ma non vuole vederti. Sappi che non ti prendo a schiaffi solo perché le ho promesso di non fare scenate, ma posso sapere che diavolo di è preso? Credevo che tu fossi quello bravo. Perché l’hai fatto?»
«Senti, mi dispiace davvero, ma le cose non sono andate come credi. È stata Violet a baciarmi»
«Non è a me che devi spiegarlo»
«L’ho già spiegato anche a tua sorella, ma non vuole credermi»
«E puoi biasimarla? Ieri sera hai baciato lei e oggi ti vede baciare un’altra»
«Lo so» mi dice visibilmente amareggiato «Puoi solo dirle che sono passato?»
«D’accordo, ma ti prego di rispettare i suoi spazi»
«Lo farò, grazie Sa» dice infine andandosene.

Spazio autrici:
Ecco a voi un piccolo spoiler:
Ad un certo punto lo vedo avvicinarsi sempre di più a me e abbassare lo sguardo sulle mie labbra.
Vi comunichiamo che dalla prossima settimana pubblicheremo tre volte, il luned', il mercoledì e il venerdì, speriamo che la cosa vi faccia piacere.
Baci Sara e Marina

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Capitolo 10
*** Capitolo 5: Sara ***


È passata una settimana da quando Zac e Marina hanno litigato dopo che lo abbiamo visto baciarsi con Violet. Da quello che lei mi ha raccontato e che lui mi ha detto è stata lei a baciarlo, ma resta il fatto che lui non si sia scansato fino a che non ha visto mia sorella andarsene. Da allora ogni mattina Marina esce di casa prima che io e i ragazzi siamo pronti così che non è costretta a venire in macchina con Zac e anche per il ritorno, con tutti gli impegni che ha, è riuscita a non farsi riaccompagnare a casa. Ho provato in tutti i modi a convincerla a chiedere a papà di accompagnarci, ma lei insiste col fatto che io mi comporti come sempre con loro, quindi nonostante tutto decido di accontentarla. Zac da parte sua, dopo il mio invito a lasciarle i suoi spazi, non ha fatto domande e si è limitato a guardarla da lontano.
Sono quasi le 16 quando vado all’armadietto per prendere i libri che mi serviranno per studiare per domani. La scuola è praticamente deserta dato che sono rimaste solo le squadre maschili e le cheerleader ad allenarsi e qualche studente in biblioteca a studiare con i tutor. Anche io ero là fino a due minuti fa con un ragazzino di prima per aiutarlo in scienze. Mi ci è voluta tutta la mia pazienza per non prenderlo a schiaffi; nonostante non riuscisse a capire la differenza tra cellula eucariote e procariote aveva continuato a mandare messaggi col cellulare per quasi tutta l’ora, ma alla fine, dopo averlo minacciato di raccontare tutto al preside, ero riuscita ad ottenere la sua attenzione.
Continuo a pensare a quello stupido ragazzino quando Zac arriva alle mie spalle facendomi sobbalzare.
«Cavolo Zac mi hai fatto venire un infarto»
«Scusa. Senti devo chiederti un favore» al che lo guardo male
«Lo so che non sono nella posizione di chiederti nulla, ma al contrario di quello che pensi ci tengo molto a tua sorella e voglio farmi perdonare. Questa settimana mi sono fatto da parte perché volevo lasciarle del tempo come mi avevi suggerito tu» dice tutto d’un fiano
«Okay Zac riprendi fiato. Qual è questo favore?»
«Non è che potresti tornare a casa con Ian oggi?»
«Perché?» gli chiedo confusa e un po' frustrata
«Lo so che voi due non andate molto d’accordo» dice notato la mia espressione, poi continua «Ma volevo portare Alex fuori e spiegarle per bene come sono andate le cose e con un po' di fortuna riuscire a farmi perdonare»
Resto un momento a pensare poi rispondo: «D’accordo»
«Davvero? Oddio grazie, sei la migliore ti devo un favore Sa»
«Un enorme favore. Ora vai dovrebbe aver finito anche lei le ripetizioni» gli urlo dietro dato che sta già correndo verso la biblioteca.
Torno a concentrarmi sull’armadietto, prendo il libro di Economia e Letteratura Inglese e mi dirigo verso il campo di football. Appena arrivo cerco Ian con lo sguardo, ma è difficile notarlo dato che portano tutti il caschetto, ma ad un fischio del coach tutti si radunano intorno a lui e si tolgono il casco per rinfrescarsi ed è allora che lo riconosco. Porta il numero 19 sulla maglietta e anche se ha addosso le protezioni la maglia sudata gli fascia la vita stretta e gli addominali scolpiti mettendoli in risalto. Come se sentisse il mio sguardo addosso si gira nella mia direzione abbozzando un sorriso che ricambio arrossendo prima di salire sulle gradinate e sedermi. Oltre alla squadra di football anche quella delle cheerleader si sta allenando, ripassando a bordo campo le varie coreografie. Noto subito Amanda e Violet e loro fanno altrettanto con me cominciando a parlottare e ridere tra loro, non voglio darli soddisfazione così apro lo zaino e prendo il libro di Letteratura Inglese cominciando a studiare. Dopo circa mezz’ora sento qualcuno che mi chiede: «Oscar Wilde eh?»
Alzo lo sguardo per vedere a chi appartiene la voce e mi trovo davanti una delle cheerleader. È piuttosto bassina, mora, occhi verde smeraldo e ovviamente un fisico da urlo.
«Già» le rispondo.
«Devo studiarlo anche io. Non so se lo sai, ma siamo nella stessa classe»
«Sì l’ho notato, ma non credevo che tu avessi notato me. Non sei anche tu una delle “amiche” di Ian?»
«Sì in effetti lo sono» risponde e io subito la guardo male, ma lei aggiunge «Oddio, non nel modo in cui credi tu! È vero che quasi tutte le mie compagne di squadra perdono la testa per lui soprattutto Mendy, ma io sono sua amica perché il mio ragazzo, Tyler, gioca con lui.»
«Eccolo lo vedi? È quello con il numero 3» dice indicando un ragazzo che sta parlando con Ian.
«Ah okay, scusa non volevo giudicarti»
«Tranquilla so che noi cheerleader abbiamo un brutta reputazione quando si parla di ragazzi, ma io faccio parte del gruppo solo perché amo quello sport, non sono come le altre sono felice con Tyler» dice guardandolo con amore
«Sì, si vede dal modo in cui lo guardi. Da quanto state insieme?»
«4 anni. Ci siamo messi insieme in seconda media. All’inizio era una semplice cotta da bambini, ma poi abbiamo capito di amarci davvero ed eccoci qua, quattro anni dopo.»
«Wow» le dico. Chissà prima o poi anche io potrei provare un amore così grande per qualcuno o magari lo provo già penso guardando Ian, ma subito ricaccio indietro quel pensiero.
«Ehi, te ci vieni alla festa di Halloween?» mi chiede improvvisamente
«Emmm, Halloween? Ma non mancando ancora due settimane?»
«Sì, ma i capitani delle squadre sportive fanno una festa super esclusiva quindi tutti gli inviti devono essere distribuiti almeno una settimana prima.»
«Beh se è così esclusiva come dici allora non credo che riuscirò a venire»
«Macché non fare la sciocca ti invito io. Ognuno può portare una persona e dato che Tyler ha già il suo biglietto essendo di una squadra io darò l’altro mio biglietto a te»
«Sicura? Insomma, ci conosciamo appena non è che vuoi darlo a qualche tua amica?»
«L’ho appena fatto. Ora devo andare i ragazzi hanno finito l’allenamento ci vediamo domani» dice scendendo le gradinate «A proposito io mi chiamo Chloe Ashley, ma chiamami semplicemente Chloe»
«Io sono Sara, piacere di averti conosciuta e grazie ancora per l’invito»
«Di niente»
Rimango ad aspettare Ian sulle gradinate finendo di studiare, «Andiamo?» mi chiede appena arriva
«Certo» rispondo mettendo via i libri.
Mentre camminiamo rifletto sul fatto che non sono mai salita sulla sua macchina perché usiamo sempre quella di Zac per venire a scuola, quindi quando si ferma davanti a quella che immagino sia la sua resto ferma a fissarla. Non mi intendo molto di macchine, ma la sua mi piace molto forse perché è nera e il nero è uno dei miei colori preferiti.
«Qualcosa non va?» mi chiede
«Niente, stavo solo guardando, che macchina è?»
«Una Camaro del 1967»
«Mi piace molto»
«Grazie»
«Non era un complimento a te, ma alla macchina» gli dico ridendo e salendo dal lato del passeggero. Entrando mi rendo conto che non solo è bella fuori, ma che è anche tenuta molto bene e c’è un buonissimo profumo di menta e di Ian.
«Ti ho vista parlare con Chloe prima. Che ti ha detto?»
«Niente di che, mi ha invitata alla festa di Halloween»
«Ah bene»
«Sai credo sia l’unica ragazza della squadra che non sei riuscito a conquistare»
«Ovvio, lei è la ragazza di Tyler, lui è il mio braccio destro in campo nonostante sia più piccolo e lo rispetto molto quindi non gli farei mai una cosa del genere» dice convito per poi aggiungere ammiccando «Altrimenti avrei conquistato anche lei»
«Certo è ovvio quale ragazza potrebbe mai resisterti»
«Beh a quanto pare una c’è» dice fissandomi per poi fermarsi davanti casa.
Non dico niente, ma sostengo il suo sguardo. Ad un certo punto lo vedo avvicinarsi sempre di più a me e abbassare lo sguardo sulle mie labbra. Prima che possa fare altro dico «Beh grazie del passaggio ci vediamo domani» dico uscendo di corsa dalla macchina.

Devo assolutamente raccontare tutto a Marina. 

Eccoci qui con il nuovo capitolo, vi ricordiamo che da questa settimana pubblicheremo lunedì, mercoledì e venerdì.
Ora vi lasciamo un piccolo spoiler:
«Traditrice, almeno possiamo ascoltare un po’ di musica?»
Chissà a chi sarà riferito, secondo voi?
Ringraziamo i lettori silenziosi, ci lasciate una recenzione? ci piacerebbe sapere cosa ne pensate della storia.
Baci Sara e Marina, ci vediamo mercoledì

 

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Capitolo 11
*** Capitolo 5.1: 12/10/'98 ***


Caro diario,
Questa settimana è stata un inferno, ho evitato Zac più che potevo anche se durante teatro non ho potuto farlo; Violet è stata malata e a me è toccato sostituirla quindi in quelle ore sono stata molto con lui anche se subito dopo le prove scappavo a casa per non dovergli parlare. So che effettivamente sono stata una vigliacca, per poterlo evitare al meglio sono uscita di casa sempre prima che mia sorella scendesse e che loro arrivassero riuscendo così ad evitare i passaggi di quel bugiardo. Sara si è molto arrabbiata con me, ha cercato in tutti i modi di convincermi a farci accompagnare da nostro padre, ma dopo averle spiegato come mi sentivo e che volevo che lei si comportasse il più naturale possibile ha acconsentito a continuare ad andare con loro.
La sveglia sta suonando quindi caro diario ti lascio, alla prossima.


Spengo la sveglia, rimetto il diario al suo posto e inizio a prepararmi a questa giornata, mentre prendo la cartella vedo la mia immagine riflessa nello specchio e mi rendo conto che, sovrappensiero, mi sono vestita come il giorno del mio primo appuntamento con Zac. Anche se provo a non pensarlo è evidente che nel mio subconscio lui è un chiodo fisso.
La mattina, al contrario di quello che credevo appena sveglia, comincia meglio del previsto dato che papà si offre di portarci lui a scuola. Anche il resto della giornata procede bene, non vedo Zac per tutto il giorno, forse oggi non è venuto. Alle 16 sono in biblioteca, ho appena finito di fare ripetizioni, ma non ho voglia di tornare a casa così decido di restare qui a studiare.
A un certo punto mi distraggo dal libro vedendo con la coda dell’occhio qualcuno sedersi al mio fianco, alzo gli occhi per vedere chi è, Zac.
«Cosa vuoi?»
«Solo parlarti»
«E chi ti dice che io voglia parlare con te?»
«Ti prego Alex dammi una possibilità!» esclama guardandomi con sguardo implorante.
«E va bene, ma una sola»
«Grazie, ti giuro che non te ne pentirai»
«Lo spero per te»
«Metti via i libri e vieni con me»
«Va bene, ma dove andiamo?»
«È una sorpresa»
Zac mi trascina fino alla macchina dove mi fa posare la cartella e accomodare sul sedile del passeggero e appena mi siedo mi benda.
«Zac così non vedo niente!!» esclamo un po' divertita
«Lo scopo è quello almeno non ti rovini la sorpresa, e prima che tu dica qualcosa, tua sorella sa che siamo insieme e se i tuoi faranno domande ci penserà lei quindi non hai problemi.»
«Traditrice, almeno possiamo ascoltare un po’ di musica?»
«Certo è tutto pronto»
«Le notti non finiscono
All'alba nella via
Le porto a casa insieme a me
Ne faccio melodia
E poi mi trovo a scrivere
Chilometri di lettere
Sperando di vederti ancora qui»

«Ma tu come fai…?»
«A sapere che è la tua canzone preferita? Lo so, sul tuo mp3 è il titolo che ho visto di più»
«E poi all'improvviso
Sei arrivata tu
Non so chi l'ha deciso
M'hai preso sempre più
Una quotidiana guerra
Con la razionalità
Ma va bene purché serva
Per farmi uscire»

Zac canta il pezzo della canzone insieme a Max ed io sono emozionatissima. Nessun ragazzo mi aveva mai dedicato una canzone, credo che alla fine lui ci tenga davvero a me sennò non avrebbe imparato una strofa della mia canzone preferita, tanto più che per lui è una lingua straniera.
«Grazie Zac è un gesto bellissimo quello che hai fatto»
«Per farmi perdonare e riaverti al mio fianco, questo ed altro, infatti non è finita qui»
Per il resto del viaggio non parliamo, sono troppo concentrata ad ascoltare la musica che quando sento la mia portiera aprirsi mi spavento.
«Non volevo spaventarti, ma siamo arrivati» dice Zac togliendomi la benda.
«Ma questo è il Pacific Park, desidero venire qui dal mio arrivo a La, grazie grazie grazie» esclamo abbracciandolo.
Rimaniamo abbracciati per qualche minuto, mi è mancato più di quanto pensassi, poi ci allontaniamo, ma rimaniamo comunque a guardarci negli occhi.
«Sei bellissima, non sai quanto mi sei mancata»
«Anche tu mi sei mancato, ma ero troppo delusa da te per parlarti»
«Lo so e non sai quanto mi dispiace, ma adesso dobbiamo divertirci»
Zac ed io passiamo il resto del pomeriggio tra bancarelle e montagne russe, è quasi ora di andare, ma lui mi propone un giro sulla ruota panoramica e io accetto senza esitare.
«Alex?»
«Dimmi»
«Vorrei approfittare di questo panorama per chiederti una cosa»
«Ok dimmi tutto»
«So che per colpa mia sei stata male ma las aparencias no son para mí agradezco el día en que te conocí, estoy seguro que te haré feliz, con un beso te haré sonreír (Le apparenze non sono per me apprezzo il giorno in cui ti ho incontrato, sono sicuro che ti renderò felice, con un bacio ti farò sorridere.)»
Appena finisce di parlare prende il mio viso tra le mani e mi bacia, rispondo subito al bacio rendendomi conto che non desiravo altro se non le sue labbra sulle mie.
«Zac le tue parole sono bellissime e vere perché con un bacio mi hai fatto tornare il sorriso»
«Era quello che volevo. Che ne pensi di essere la mia ragazza?»
«Mi farebbe molto piacere, ma ad una condizione. Tieni Violet a distanza».
Al posto di rispondermi mi ribacia.
Dopo essere scesi dalla ruota panoramica ci dirigiamo alla macchina per tornare a casa e arrivati parcheggia davanti a casa sua per poi accompagnarmi al mio portone.
«Grazie, è stata una giornata bellissima» gli dico
«Grazie a te per aver accettato di venire. Domani verrai a scuola con noi?»
«Mi sono stancata di andare a piedi tutte le mattina quindi chiederò un passaggio al mio ragazzo»
«Sono certo che accetterà volentieri, ora è meglio tu vada sennò i tuoi si arrabbiano»
«Hai ragione ora vado, a domani» gli do un bacio ed entro in casa.
«Com’è andata in biblioteca? Sei tornata tardi.» mi chiede la mamma appena entrata.
«Tutto bene mamma, scusa per l’ora. Adesso vado da Sara ci vediamo a cena» do un bacio a mia madre e scappo in camera di mia sorella per raccontagli la mia meravigliosa giornata.
Dopo aver parlato con mia sorella chiamo Martina.
«Ehi cuginetta che succede? Come mai chiami a quest’ora»
«Oddio scusa non avevo visto l’orario comunque niente di che avevo solo voglia di parlare con te»
«Non me la racconti giusta, è successo sicuramente qualcosa sennò mi avresti scritto un messaggio dopo aver guardato l’ora. Dimmi tutto, tanto domani non vado a scuola c’è assemblea»
«Va bene hai ragione qualcosa è successo. Mi sono messa con Zac»
«Lo stesso Zac che aveva baciato una cheerleader?»
«Si lui ma abbiamo chiarito, era stata lei a baciarlo. Indovina dove mi ha portato oggi pomeriggio?»
«Non lo so dimmelo te»
«Siamo andati a Santa Monica e mentre eravamo sulla ruota panoramica mi ha chiesto di essere la sua ragazza.»
«Wow Alex è fantastico, ora però vado a letto che qui sono le due e mezzo»
«Ok notte Marty scusa ancora per aver chiamato così tardi, io vado a cena mamma mi sta chiamando. Ti voglio bene ci vediamo a Natale»
«Ti voglio bene anche io, non vedo l’ora sia Natale»
Lascio il telefono sul letto e scendo a cena.

Spazio Autrici:
Eccoci qui, finalmente questi due hanno risolto, allora è stato bravo Zac?
E adesso il piccolo spoiler:
«Che ne diresti di andarci a rilassare un po’ in giardino?» 
Speriamo il capitolo vi sia piaciuto, ci vediamo venerdì con il prossimo. 
Baci da Sara e Marina

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Capitolo 12
*** Capitolo 6: 31/10/’98 Marina ***


Caro Diario,
dall’ultima volta che ti ho scritto sono passate quasi tre settimane durante le quali io e Sara abbiamo passato molto tempo con Zac e dei nuovi amici.
Questi nuovi amici si chiamano Chloe, Tyler e Mason, Chloe è una cheerleader, ma non è come le altre tanto che ha dato il suo secondo invito per la festa di Halloween a mia sorella, lo avrei fatto io, ma mi ha preceduto.
Tyler invece è il ragazzo di Chloe e fa parte della squadra di football insieme a Mason ed Ian, quest’ultimo invece in queste settimane lo abbiamo visto poco, sembra evitarci, non viene nemmeno più a scuola con noi.
Ho provato a chiedere a Zac se ne sapesse qualcosa, ma ha detto che non sa niente, crede sia successo qualcosa con Sara perché è cambiato dal giorno in cui l’ha accompagnata a casa.

Sara a me ha solo detto che è scappata prima che lui la baciasse, forse si è sentito ferito dal suo rifiuto, ma adesso ti voglio parlare della famosa festa di Halloween.
È una festa esclusiva alla quale sono invitati i componenti delle squadre sportive più un accompagnatore a testa, il “più uno” mio e di Zac non ci sarà perché mi ha chiesto di andarci insieme ed io ho accettato, ora vado tra due ore arriva a prendermi e non voglio fare tardi.


Rimetto velocemente il diario a posto ed inizio a prepararmi, ci vorrà un po’ perché sarò vestita da scheletro ed il trucco richiede tempo, ma prima di passare al trucco mi vesto. Il mio outfit è composto da calze nere con ossa disegnate, un tubino corto con gonna vaporosa anche questo con lo scheletro disegnato e per finire un paio di scarpe nere con il tacco, menomale mamma e papà non ci sono sennò non credo mi avrebbero fatto uscire così.
Finito di vestirmi vado in bagno a truccarmi, ho scelto un trucco messicano, adoro la festa dei morti messicana.
Mentre mi sto truccando mi vibra il cellulare «Tesoro tra quanto vengo? Mandami un messaggio quando sei quasi pronta che qui se sto via troppo rompono»
«Tesoro tranquillo comunque mi sto truccando, quindici minuti al massimo e sono pronta»
«Tua sorella viene con Chloe vero?»
«Si è già da lei, si cambiavano insieme»
«Ok tra venti minuti sono da te»
«A tra poco»

Mi finisco di truccare e scendo le scale, prendo il cappotto e proprio mentre lo sto mettendo suona il campanello.
«Ehi tesoro stai molto bene vestito così, sei lo scheletro più bello che abbia mai visto» gli dico appena lo vedo
«Tu sei bellissima, dovrò stare attento agli altri ragazzi»
«Tanto io guardo solo te» gli rispondo baciandolo per poi aggiungere «Dai andiamo così diamo una mano a finire di sistemare»
«Non ti preoccupare è quasi tutto pronto, quando sono venuto via mancava di accendere tutte le candele nelle zucche ed appendere qualche addobbo»
Arriviamo alla festa a casa di Mendy e vediamo che è tutto pronto e mancano dieci minuti all’inizio della festa, la casa è immensa, mentre mi guardo attorno vedo Violet arrivare, il suo costume credo rappresenti un angelo fatato, ha un tubino bianco, le ali, l’aureola e una bacchetta magica.
Sono alla festa da un’ora e al momento sto ballando insieme a Zac, mia sorella e Chloe non sono ancora arrivate, vedo Tyler nella folla e decido di andare da lui per sapere tra quanto arrivano le ragazze.
«Tesoro vado a chiedere a Tyler che fine hanno fatto le ragazze» dico a Zac prima di andare
«Ok io vado a prendere da bere e ti raggiungo»
«Ehi Tyler sai mica tra quanto arrivano Chloe e Sara?»
«Dovrebbero essere qui a momenti, Chloe mi ha mandato un messaggio dieci minuti fa dicendomi che stavano partendo da casa»
«Ok grazie mille, iniziavo a pensare che non sarebbero venute» gli rispondo scherzando
«Non credo lo avrebbero fatto. Guarda sono arrivate e stanno venendo verso di noi» dice lui indicandole
«Ciao ragazze ben arrivate, Sara che ne dici di lasciare da soli i due piccioncini e venire con me a ballare?» chiedo a mia sorella
«Volentieri, andiamo»
Io e Sara lasciamo Chloe e Tyler e andiamo in pista a ballare, dopo una decina di minuti che siamo lì mi sento afferrare per i fianchi, riconosco subito il profumo di Zac, mi volto verso di lui per ballare insieme.
«Che ne diresti di andarci a rilassare un po’ in giardino?» mi dice all’orecchio
«Mi piacerebbe, ma prima chiedo a Sara mi dispiace lasciarla sola!»
«Te chiediglielo pure, ma non sarebbe sola»
«Che vuoi dire?»
Zac non mi risponde, ma mi volta e vedo mia sorella che balla insieme a Mason, sarebbero una bella coppia peccato che lei abbia il cuore occupato da Ian. Approfitto del cambio canzone per avvicinarmi a loro.
«Ciao Mason, ti rubo mia sorella un secondo»
«Vai tranquilla»
«Sara una cosa veloce, ti dispiace se vado con Zac in giardino?»
«No Alex tranquilla vai pure sono in buona compagnia» risponde lei guardando Mason sorridendo
«Ok a dopo, per qualsiasi cosa vieni a cercarmi»
Io e Zac ci dirigiamo in giardino dove si trova anche una piscina, decidiamo di stenderci su uno sdraio e Zac inizia a spiegarmi le costellazioni.
«Sei un astrologo e non lo sapevo?»
«No, in realtà mi ha insegnato mio padre, è una cosa di famiglia, voi avete passioni tramandate di generazione in generazione?»
«Il teatro, io ho imparata dai mie genitori e mio padre da mio nonno che da ragazzo faceva teatro in oratorio»
«C’è una cosa che voglio chiederti da un po’, com’è essere figlia di due attori?»
«In realtà ti direi normale, io e mia sorella abbiamo avuto un infanzia normale, magari abbiamo viaggiato un po’ di più degli altri, ma per il resto, a parte qualche paparazzo ogni tanto, tutto nella norma» rispondo a Zac quando sento qualcuno schiarirsi la voce vicino a noi.
Mi volto e vedo mia sorella, ha uno sguardo strano credo sia successo qualcosa.
«Ehi Sara tutto bene?»
«Sì non ti preoccupare, vi volevo solo avvisare che sono stanca, perciò chiamo un taxi e vado a casa, ci vediamo dopo»
«Aspetta! Se a Zac non dispiace ci facciamo accompagnare da lui, anche io sono un po’stanca»
«Sicuro che non sia un problema?»
«Tranquilla vi accompagno volentieri e poi un taxi a quest’ora non te lo lascio prendere, non sai mai chi potresti incontrare»
«Ok Zac allora grazie»
Prima di andare mi giro verso Zac e Sara e dico «Cerchiamo Cloe e Tyler per salutarli?»
«Andate pure io vi aspetto alla macchina» risponde Sara. Non so perché non voglia rientrare, ma dalla sua faccia capisco che è successo qualcosa, di nuovo. Per non farle pressioni le dico «Okay arriviamo subito».
Una volta trovati ci scusiamo perché andiamo già via, ma loro ci dicono di non preoccuparci che tanto ci vediamo a scuola. Arriviamo a casa che è mezzanotte, Sara saluta veloce ed entra in casa, io do un bacio a Zac per dargli la buonanotte e seguo mia sorella in casa, la trovo in bagno che si strucca e inizio a farlo anche io.
«Hai voglia di parlarne?» gli domando.
«Non ora, sono stanca ne parliamo domani»
«Ok notte a domani»
Mia sorella esce dal bagno e si chiude in camera, non vedo l’ora di sapere cos’è successo. Finisco di stuccarmi e vado in camera anche io, mi metto il pigiama e infilo sotto le coperte.

Spazio Autrici:
Eccoci qui con l'ultimo capitolo della settimana speriamo vi sia piaciuto, adesso prima del piccolo spoiler vi lasciamo le immagini di alcuni costumi.
        

        

Che ne pensate dei costumi, per vedere gli altri dovrete aspettare il prossimo capitolo e adesso un piccolo spoiler:
«Vedo come lo guardi e come lui guarda te quando crede che nessuno lo veda. Quando entri a mensa alza subito lo sguardo e nei corridoi non ti perde di vista un attimo»

Fateci sapere se vi è piaciuto, ci vediamo lunedì buon fine settimana a tutti.
Baci Sara e Marina

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Capitolo 13
*** Capitolo 6.1: Sara 31/10/’98 ***


Nelle ultime due settimane a scuola è cominciata a girare la voce della festa; per i più grandi sembrava tutto normale mentre i nuovi arrivati, i ragazzi e le ragazze di prima, cercavano di farsi amici quelli delle squadre per riuscire ad ottenere un biglietto per quella che sembrava essere la festa più esclusiva di sempre. Non riuscivo a capire come mai quella festa suscitasse tanto entusiasmo, credevo che le feste americane migliori fossero quelle di fine anno, ma in questa scuola sembrava essere quella. Capii il perché di tanta foga qualche giorno prima della festa durante la pausa pranzo, quando Chloe accennò al fatto che la festa si sarebbe svolta a casa di Mendy, la quale a quanto pare è la figlia di un politico e la sua casa è più un castello che una vera e propria casa.

Da quando ho conosciuto Chloe lei e il suo ragazzo Tyler hanno cominciato a mangiare con me, Zac e Marina e hanno portato con loro un altro ragazzo sempre in squadra con Ian e Tyler, di nome Mason. Mason è carino, simpatico e dolce, ma non è certo Ian. Quest’ultimo dopo l’episodio in macchina dove aveva provato a baciarmi e io ero corsa via, passava tutto il tempo con le cheerleader, ma soprattutto con Mendy, la quale ogni volta che ero nei paraggi e mi capitava di vederli insieme, da stronza com’è lo baciava, inoltre aveva cominciato a smettere di venire in macchina con noi. All’inizio credevo che ci fosse rimasto male per la mia reazione, ma poi vedendolo così vicino a Mendy ho capito che per lui era “normale” comportarsi così.

Il giorno prima della festa sono seduta a pranzo, come sempre, con Chloe, Tyler, Zac, Marina e Mason con i quali parlo dei vari costumi che abbiamo scelto. Mason ha deciso di optare per un vestito da scienziato pazzo, Zac e Marina avranno i vestiti coordinati come anche Chloe e Tyler; i primi si vestiranno da scheletri, mentre Tyler e Chloe da dottore e infermiera, infine io da studentessa di Hogwarts data la mia passione per Harry Potter. Parlando dei travestimenti mi viene in mente Ian “Chissà da cosa si vestirà lui?” penso, prima che i miei pensieri siano interrotti da Chloe che chiede:
«Vi va di venire da me a prepararvi per la festa?»
Subito guardo mia sorella per sapere che ne pensa e lei mi dice: «Io ho promesso a Zac di andare un po' prima per aiutarli a sistemare, ma te vai pure»
«D'accordo, io vengo volentieri» dico rivolta a Chloe
«Perfetto»
«A che ora vengo?»
«Quando vuoi tanto io sono a casa»
«D’accordo, allora appena arrivo a casa sento i miei e ti faccio sapere»
Dopo scuola decido di portarmi avanti con lo studio, dato che domani passerò il pomeriggio da Chloe e domenica probabilmente mi riposerò.
“Ciao amore, io e la mamma torniamo tardi, non aspettateci a cena”. È un messaggio di papà.

Da quando siamo arrivati in America lui e la mamma raramente sono a casa, ma sapevamo che il lavoro li avrebbe tenuti molto occupati, ma va bene così non abbiamo mai avuto problemi a stare per conto nostro. La sera mi addormento presto, prima del loro ritorno, e non ho modo di chiedere alla mamma di Chloe, quindi appena mi sveglio scendo subito di sotto dove la trovo sul divano a leggere un copione.
«Bel film?» le chiedo sedendomi accanto a lei
«Sì. È un film d’animazione quindi non comparirò direttamente io sullo schermo, ma farò la voce della mamma del protagonista» risponde lei alquanto soddisfatta
«Wow, come si chiama?»
«The iron giant»
«Non mi sono mai piaciuti i film sui robot, ma sono contenta per te»
«Grazie tesoro. Comunque, perché sei qui? Non credo solo per chiedermi del mio film»
«No, in realtà volevo chiederti se dopo pranzo puoi accompagnarmi da un’amica»
«Certo nessun problema. Alle 17:00 ho un appuntamento quindi verso le 16:00 posso lasciarti dalla tua amica, va bene?»
«Certo mamma, grazie mille» dico alzandomi e prendendo il telefono per mandare un messaggio a Chloe che mi risponde subito con l’indirizzo.

Quando arrivo davanti a casa sua non è lei ad aprirmi, ma sua mamma.
«Ciao, chi sei?» mi chiede dolcemente. Sto per rispondere, quando Chloe, che è comparsa al fianco della madre, lo fa per me
«Mamma lei è Sara, ti avevo parlato di lei. Le ho chiesto di venire da noi per prepararsi per la festa»
«Certo, entra pure. Piacere di conoscerti Sara, io sono Costance»
«Il piacere è mio signora, grazie mille dell’ospitalità»
«Ti prego non chiamarmi signora mi fa sentire vecchia, Costance va più che bene»
«Va bene» le rispondo sorridendo ed entrando in casa.
«Mamma noi andiamo di sopra» dice Chloe trascinandomi su per le scale.
Appena entro in quella che deduco sia la sua camera mi guardo attorno, anche la camera è più piccola della mia, ma c’è posto per un letto a una piazza e mezzo, una scrivania, una libreria e un cassettone con sopra le foto della squadra di cheerleader, di lei e Tyler e nell’angolo una dove ci siamo io, lei, Marina, Zac, Tyler e Mason, fatta il primo giorno che abbiamo mangiato insieme.
«Allora…? Tu e Mason?» mi chiede Chloe sedendosi sul letto
«Che intendi?» le risponde imitandola e sedendomi davanti a lei
«Ho notato che vi siete avvicinati molto nelle ultime settimane. Tyler dice che gli ha parlato di te»
«Ah sì? Comunque non so, è carino e molto simpatico ma…»
«Non è Ian» afferma non lasciandomi finire la frase «Vedo come lo guardi e come lui guarda te quando crede che nessuno lo veda. Quando entri a mensa alza subito lo sguardo e nei corridoi non ti perde di vista un attimo»
«Davvero? Non me ne sono resa conto»
«Ovvio hai sempre la testa tra le nuvole» dice tirandomi un cuscino in faccia
«Ehi non vale sono disarmata» ribatto prima di prendere un cuscino e lanciarglielo addosso.

Continuiamo a tirarci cuscinate e ridere fino a quando, guardando la sveglia sul comodino, ci rendiamo conto che sono già le 18.30.
«Cavolo fra un’ora e mezzo comincia la festa e dobbiamo ancora cominciare a prepararci!» esclama Chloe scendendo dal letto e cominciando a tirare fuori dall’armadio il suo vestito da infermiera sexy al quale abbina delle calze a rete e un paio di tacchi alti rosso fuoco. Io, invece, sono vestita molto più semplicemente di lei, ho la gonna di Grifondoro che mi arriva a metà coscia e un top nero che lascia intravedere un po' la pacia e il seno, sopra, dato che comunque è fine ottobre e la sera fa fresco, ho deciso di mettere un cardigan nero aperto, mentre ai pieni un paio di decolté nere. Una volta vestite andiamo in bagno a truccarci, in questo sono molto brava; decido di realizzare un trucco sul rosso, oro e nero i colori di Grifondoro, ai quali ho aggiunto una linea di eyeliner e tanto mascara, mentre per le labbra ho opto per una tinta nude. Appena finito guardo il mio rifletto allo specchio e rimango particolarmente soddisfatta del risultato, anche Chloe lo è perché subito mi dice: «Wow sei un vero schianto! Non è che potresti truccare anche me? Ho provato a mettere l’eyeliner, ma proprio non riesco!»
«Certo!»
Il suo trucco richiede solo pochi minuti, le metto l’eyeliner, il mascara e un bel rossetto rosso.
«Cavolo sei davvero brava grazie mille!» esclama lei abbracciandomi per poi aggiungere «Ora andiamo siamo in ritardissimo»
Rischiando di romperci entrambe le gambe corriamo giù per le scale dove la mamma di Chloe è già pronta per portarci alla festa. Quando arriviamo davanti alla casa di Mendy resto a bocca aperta, è davvero una reggia.
«Ciao mamma, dopo mi riaccompagna Tyler, non aspettarmi alzata. Ti voglio bene» sento dire a Chloe prima di trascinarmi dentro.

Sono le 21 quindi c’è già tantissima gente. Non sapendo dove andare seguo Chloe che a quanto pare è già stata qui altre volte, continuiamo a camminare facendoci largo tra la gente fino a quando sento: «Ciao ragazze ben arrivate.» È mia sorella insieme a Tyler «Sara che ne dici di lasciare da soli i due piccioncini e venire con me a ballare?» chiede mia sorella
«Volentieri, andiamo»
Mentre balliamo ci raggiunge Zac che fa voltare Marina per poter ballare con lei.
«Ti va di ballare?» mi chiede Mason che è appena comparso al mio fianco
«Certo» rispondo. Dopo poco Marina e Zac escono e comincia un lento. Mason mette le mani intorno ai miei fianchi e mi avvicina lentamente a sé come se avesse paura che in qualsiasi momento avrei potuto scansarmi, per fargli capire che non ho intenzione di farlo allungo le mani e le intreccio dietro il suo collo. Dopo un altro ballo più movimentato Mason si offre di andare a prendere da bere e io decido di guardarmi un po' attorno. Ci sono davvero un sacco di persone, ma la casa è enorme quindi non siamo troppo pigiati da non respirare, tra le tante facce una cattura il mio sguardo ed è ovviamente quella di Ian. È appoggiato ad una parete poco lontano da me con una birra in mano e Mendy al suo fianco. Lei è bellissima come sempre, è vestita da diavolo. Ha un tubino nero con delle fiamme rosse disegnate sopra che le mette in risalto il corpo, le corna in testa (beh quelle sono azzeccate), guanti rossi che le arrivano sopra il gomito e degli stivali neri col tacco. Ian, invece, non so da cosa sia vestito, credo da Ian perché porta i soliti vestiti neri: maglietta, pantaloni e giubbotto di pelle.
«Ti ho portato una Sprite è l’unica cosa rimasta» dice Mason ricomparendo al mio fianco.
«Va benissimo, grazie» rispondo anche se non amo le cose gassate, ma non voglio essere scortese.
Dopo parte un altro lento e io e Mason torniamo a ballare. Ad un certo punto lo vedo fissarmi intensamente negli occhi per poi abbassare lo sguardo sulla bocca e cominciare ad avvicinarsi, ma poco prima che le sue labbra tocchino le mie vedo qualcuno spingerlo via con forza da me.
«Non toccarla Mason o giuro che ti spacco la faccia e puoi sognarti il posto in squadra» urla Ian minaccioso
«Scusa Ian non credevo fosse la tua ragazza insomma tu stai sempre con Mendy» dice Mason terrorizzato
«Quello che faccio o non faccio con le ragazze non è affar tuo» continua Ian a denti stretti
«Hai ragione scusa, non volevo darti fastidio» risponde Mason intimidito
Dio sono davvero patetici, non voglio ascoltare di più così mi volto per andarmene. Non faccio in tempo ad arrivare alla porta che sento una mano stringersi intorno al braccio costringendomi a fermarmi.
«Dove diavolo vai?» è Ian
«A casa» dico liberandomi dalla sua stretta
«Perché?» mi chiede. Sento l’odore di birra dalla sua bocca.
«Perché sei ubriaco e sono stanca delle tue scenate. Si può sapere che è successo un attimo fa? Perché quella reazione?» non avendo risposta continuo «Non mi parli da settimane e ora questo? Si può sapere cosa vuoi?»
«Te» dice lui esasperato «Voglio te»
«Beh questo non è certo il modo per avermi» gli dico prima di voltarmi e uscire in giardino lasciandolo per l’ennesima volta.

Cerco subito mia sorella e Zac e li vedo su uno sdraio, li raggiungo e mi schiarisco la voce.
«Ehi Sara tutto bene?»
«Sì non ti preoccupare, vi volevo solo avvisare che sono stanca, perciò chiamo un taxi e vado a casa, ci vediamo dopo»
«Aspetta! Se a Zac non dispiace ci facciamo accompagnare da lui, anche io sono un po’stanca»
«Sicuro che non sia un problema?»
«Tranquilla vi accompagno volentieri e poi un taxi a quest’ora non te lo lascio prendere, non sai mai chi potresti incontrare»
«Ok Zac allora grazie».
Mentre loro rientrano in casa per salutare Chloe e Tyler io mi avvio verso la macchina, non ci tengo a rivedere Ian per cui manderò un messaggio a Chloe per scusarmi dopo.

Una volta arrivati, saluto velocemente Zac ed entro. È già mezzanotte passata quindi i nostri genitori dormono già, vado in camera a mettere il pigiama poi in bagno dove Marina mi chiede di dirle cos’è successo, ma ora non me la sento di parlarne quindi le dico che lo farò domani. Una volta struccata torno in camera pronta a dormire, ma sento qualcuno bussare alla porta-finestra. Raccolgo tutto il coraggio che ho e quello che nemmeno credevo di avere e vado a vedere chi è.
«Ian? Ma come…?» chiedo stupita di come abbia fatto ad arrivare fin qui
«Mi sono arrampicato». Vicino alla mia camera c’è un albero i cui rami arrivano praticamente al terrazzo, ma non credevo riuscisse a supportare il peso di un essere umano.
«Posso sapere perché sei qui?»
«Hai ragione, sono stato un idiota» comincia a dire prima di fermarsi
«Tutto qui?» lo incalzo
«Senti ci sto provando okay? Non è facile per me, non ho mai dovuto farlo»
«Inseguire qualcuno?»
«Già. Di solito sono le ragazze a cercarmi, ma fin da quando ti ho vista la prima volta ho capito che tu eri diversa. So che sembra una frase fatta, ma dal momento in cui mi hai tenuto testa il giorno del tuo arrivo non sono riuscito a toglierti dalla testa»
«Allora perché quando sei venuto a portarmi il gelato sei scappato via? Perché stai sempre con Mendy? Sinceramente vedendovi costantemente a baciarvi non mi sembravi proprio preso da me»
«La sera del gelato ti sei presentata alla porta in accappatoio e sapevo che sei fossi rimasto avrei provato a fare qualcosa di cui mi sarei pentito, perché so che tu non sei quel tipo di ragazza, così sono andato da Mendy per sbollire un po', ma mi sono reso conto che per tutto il tempo pensavo a te. Poi dopo che ho provato a baciarti quel giorno in macchina e tu sei scappata via e ho creduto che tu non mi volessi per questo ho smesso di frequentarvi e passavo tutto il tempo con Mendy, ma poi ti ho vista stasera con Mason e sono scattato. Ho visto che stava per baciarti e non potevo sopportarlo, so che la mia reazione è stata esagerata, ma non volevo che fosse lui a baciarti, ma io» non gli do il tempo di aggiungere altro che lo attiro a me baciandolo. Inizialmente sembra restare sorpreso dal mio gesto, ma gli ci vuole poco per rispondere al bacio attirandomi ancora più a lui per quanto sia possibile farlo. Quando sento la sua lingua sulle labbra capisco che sta chiedendo il permesso per approfondire il bacio al che apro la bocca facendo incontrare le nostre lingue. È lui ora ad avere il controllo e la cosa mi piace. Quando ci stacchiamo siamo senza fiato.
«Qualcosa non va?» mi chiede vedendo che ho abbassato lo sguardo
«Niente. Pensavo solo con quante ragazze tu abbia già fatto questo»
«Oddio credevo non ti fosse piaciuto» risponde lui scherzando «Con nessuna è stato come con te» aggiunge serio
«Altra frase fatta eh?» dico ridendo a mia volta
«Sì, ma è vero» dice fissandomi intensamente negli occhi e facendomi capire che è la verità.
«Comunque, posso dire che mi è piaciuto. Il bacio non era male» lo prendo in giro
«Non era male?» dice prima di baciarmi di nuovo ancora più intensamente
«Anche questo "non era male"» chiede quando ci stacchiamo di nuovo
«Diciamo che questo era un 8 pieno» dico fingendomi seria
«Mi prendi in giro vero?»
«Sì, decisamente» dico ridendo e lui fa lo stesso. Non lo avevo mai visto ridere così, ma mi piace molto.
«Ora vai prima che qualcuno ti senta»
«Okay, ma domani non ti libererai facilmente di me»
«Va bene, ma non sono ancora pronta a dire ai miei di te è un problema?»
«Direi di no, non sono mai stato simpatico ai genitori delle ragazze»
«Forse perché volevi solo infilarti nelle mutandine delle loro figlie?»
«Sì, forse. Facciamo così fatti portare alle 10 a casa di Chloe, so dov'è, ci vediamo lì»
«Va bene, a domani»
«A domani» dice baciando i prima di scavalcare la ringhiera del balcone e scendere dall'albero.
Mentre lo guardo mi viene in mente Chloe, cavolo non mi sono ancora scusata con lei per stasera, così prendo il telefono e le mando un messaggio: "Ciao Chloe, scusa per stasera. Io e Ian abbiamo discusso e non volevo vederlo"
La risposta arriva subito: "Tranquilla, ho visto tutto e immaginavo. Vedrai che prima o poi risolverete"
"In realtà lo abbiamo già fatto ahahahah"
"Come?"
"Si è arrampicato sull'albero fino alla mia camera, mi ha spiegato il suo comportamento di questi mesi e mi ha baciata"
"Cavolo!! Non credevo potesse perdere la testa per qualcuno così, non è da lui, ma sono felice che sia successo con te. Uscite domani?"
"A questo proposito, ti va di essere la mia copertura?"
"In che senso?"
"Posso dire di venire da te tutto il giorno?"
"Certo, nessun problema"
"Grazie mille Clo"
"Niente. Buona notte"
"Notte"

Inviato l'ultimo messaggio metto il telefono in carica, spengo la luce e mi addormento subito. 

Spazio Autrici:
Eccoci di nuovo qua, finalmente abbiamo scoperto a cosa era dovuto il malumore di Sara, io direi che si è ripresa alla grande, il testo vi piace più così con qualche spazio o lo preferite come nei capitoli precedenti?
Come promesso, vi lascio le foto dei costumi mancanti.
        



Tyler e Chloe



Ian

Bene adesso dopo i costumi vi lasciamo un piccolo spoiler.
«Non vorrai mica salire fin là, vero?»
«Invece è proprio quello che faremo»
Chi si starà lamentando?
Prima di lasciarvi vi volevamo comunicare che abbiamo finito di scrivere la storia, ma continueremo a pubblicare tre volte a settimana per questioni di tempo.
Ringraziamo tutti quelli che leggono e siamo fiduciose che prima o poi qualcuno di voi trovi il coraggio di commentare facendoci sapere che ne pensa, speriamo il capitolo vi sia piaciuto ci vediamo mercoledì con il prossimo.
Baci Sara e Marina <3

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Capitolo 14
*** Capitolo 7: Sara 01/11/’98 ***


La sveglia suona alle 8:30. Non ho mai amato svegliarmi presto, ma oggi ho una buona ragione per farlo. Mentre ripenso alla conversazione di ieri sera con Ian e a come mi ha baciata, mi alzo dal letto diretta al guardaroba. Non ho idea di dove mi porterà, ma fuori c’è il sole e ho visto che le temperature arriveranno fino a 25 gradi, nonostante sia ormai novembre, così decido di optare per qualcosa di comodo e carino: un paio di pantaloncini corti, maglietta a mezze maniche, felpa e scarpe da ginnastica. Per quanto riguarda il trucco metto solo un po' di mascara e matita. Una volta pronta scrivo un bigliettino a mia sorella per dirle dove vado poi scendo di sotto per fare colazione. Non ho ancora avuto modo di chiedere ai miei genitori il permesso di uscire così non trovando la mamma in cucina comincio ad urlare: «Mammaaaa?» nessuna risposta
«Mammaaaa?» ancora niente, forse non è in casa. Sto per chiamarla quando mi accordo di un rumore che viene dal giardino così esco e finalmente la trovo.
«Mamma non sentivi che ti stavo chiamando?»
«No, scusa tesoro, ma con questo rumore non sento niente»
«Che sta facendo papà?» le chiedo guardandolo
«Credo che abbia una crisi di mezza età. Stamattina si è svegliato dicendo di volersi dedicare al giardinaggio e si è messo in testa di falciare il prato» risponde con espressione dubbiosa
«Ma non avevamo un giardiniere?»
«L’ha licenziato. Ho provato a persuaderlo, ma non c’è stato modo. Comunque, volevi chiedermi qualcosa?»
«Sì, volevo sapere se potevi portarmi alla 10 da Chloe, passo la giornata con lei»
«Va bene, ma prima vai a fare colazione»
«D’accordo grazie mamma.»
Quando usciamo di casa noto che la macchina di Ian non c’è, quindi deduco che sia già là, infatti appena arriviamo a casa di Chloe lo vedo seduto in macchina poco lontano.
«Grazie del passaggio mamma ci vediamo stasera»
«A stasera, comportati bene e ringrazia la mamma di Chloe»
«Certo»
Aspetto che svolti l’angolo per raggiungere Ian e sedermi al posto del passeggero.
«Ciao» gli dico. Lui non risponde, ma mi prende il visto tra le mani e mi bacia con passione.
«Questo per cos’è?» gli chiedo
«Mi sei mancata» risponde lui sorridendo
«Ci siamo visti ieri sera, non starai cominciando a diventare un romanticone pure tu?»
«No, mai»
«Ecco ora sì che ti riconosco» dico mentre mette in moto la macchina e parte «Dove andiamo?»
«A vedere Los Angeles. Torneremo per cena» si limita a dire
«Nessun problema ho detto ai miei che sarei stata da Chloe tutto il giorno»
«Perfetto»
Dopo circa venti minuti di macchina arriviamo ad un parco meraviglioso che da quanto vedo nel cartello si chiama “Lake Hollywood Park”. Dopo aver lasciato la macchina, Ian mi prende la mano e comincia a camminare velocemente.
«Ehi, rallenta voglio vedere il parco» gli dico
«Non siamo qui per quello. Vieni voglio farti vedere una cosa» risponde continuando a camminare.
Arrivati al centro del parco mi dice: «Guarda»
«Cosa devo guardare? Ci sono solo alberi qui»
A quel punto mi fa alzare lo sguardo e vedo davanti a noi la scritta “HOLLYWOOD”. È da quando sono piccola che voglio vederla, è davvero incredibile.
«Wow è bellissima!!» dico prima di voltarmi verso Ian e baciarlo.
«Non è finita qui eh. Credi ti abbia portata fin qua solo per fartela vedere da lontano?»
«Non vorrai mica salire fin là, vero?»
«Invece è proprio quello che faremo»
Dopo aver attraversato tutta la Mulholland hwy, arriviamo davanti ad un cancello dove finalmente ci fermiamo.
«Ti prego dimmi che siamo arrivati» dico sfinita
«Niente affatto» risponde Ian tranquillo. A differenza di me che non sono una persona sportiva, lui con tutti gli allenamenti che fa, sembra non aver fatto alcun tipo di sforzo.
«Eddai, qui siamo molto vicini, non possiamo fermarci?»
«Assolutamente no. Fidati di me ne varrà la pena»
«Va bene mi fido»
Dopo esserci riposati un attimo attraversiamo il cancello e continuiamo a salire lungo una strada sterrata, la Mount Lee Dr, menomale che ho messo delle scarpe comode altrimenti a quest’ora mi farebbero seriamente male i piedi.
Dopo quella che mi sembra un’eternità raggiungiamo la cima del monte Lee, dove stanchissima mi siedo su una roccia. Guardo l’orologio e vedo che in realtà ci abbiamo messo poco più di un’ora, ma a me è sembrato molto di più. Ian mi raggiunge e chiede: «Sei veramente una lumaca, quel bambino è meno stanco di te» mi dice indicando un bimbo di circa sei anni «non ci avevo mai messo tanto a salire»
«Ah ah ah, sarai venuto qui un sacco di volte e poi sei molto più allenato di me» rispondo alzandomi e spintonandolo dolcemente.
«Guarda un po' là» mi dice senza staccarsi da me.
Quando mi giro vedo l’intera Los Angeles sotto di noi, aveva ragione ne valeva davvero la pena.
«Sai questo è il mio secondo posto preferito» mi dice all’orecchio e abbracciandomi da dietro.
«Ci credo è davvero incredibile. Il primo qual è?» chiedo curiosa
«Il campo da football»
«Già lo immaginavo. Sai che non ti ho mai visto giocare? L’unica volta che sono venuta agli allenamenti avevate praticamente finito e ho studiato quindi non ho visto gran che. Sei bravo?»
«Perché una volta non vieni a vedermi e lo giudichi tu stessa?» dice altezzoso
«Vedrò se riesco a liberarmi, sai sono molto impegnata» rispondo scherzando
«Ah sì?» dice prima cominciare a farmi il solletico.
«Ti prego il solletico no» lo imploro, al che smette, mi attira a sé e mi bacia.
All’improvviso sento un click, come quello di una macchina fotografica così mi stacco da Ian e mi giro verso una ragazza poco più grande di noi che ci dice: «Scusate non volevo interrompere, eravate così carini così vi ho fatto una foto spero non vi dispiaccia» chiede porgendomi una polaroid.
«No, grazie sei stata molto carina» le dico prima che se ne vada.
«Che ne pensi?» chiedo rivolta a Ian mostrandogli la foto.
«Niente male»
In effetti non è venuta male, ci siamo io e lui che ci baciamo in un angolo, mentre gran parte della foto è occupata dalla scritta “Hollywood” e da Los Angeles sotto di lei.
«Pronta a tornare giù?» chiede Ian sorridendo quando lo guardo male.
La strada di ritorno è molto meglio dato che è in discesa e in 50 minuti riusciamo a tornare alla macchina.
«Muoio di fame» esclamo sedendomi
«Beh dovrai aspettare ancora un po' perché non mangeremo qui»
«Ah no? E dove andiamo?»
«Vedrai»
Dopo circa 40 minuti di macchina arriviamo all’oceano precisamente a Santa Monica. È qui che passiamo l’intero pomeriggio, passeggiando sulla spiaggia e guardando i negozietti e le bancarelle sul molo.
Sono quasi le 19 quando arriviamo a casa.
«Grazie della bellissima giornata, il primo appuntamento migliore nella storia dei primi appuntamenti» gli dico
«Sì decisamente, grazie a te» risponde baciandomi fino a non avere più fiato. Quando ci stacchiamo gli dico: «Ci vediamo domani»
«A domani piccola» risponde.
«Ciao amore» mi dice papà appena metto piede in casa «Credevo di doverti venire a prendere io»
«No, papà mi ha accompagnata la mamma di Chloe» rispondo stupita della rapidità con cui ho trovato una scusa plausibile.
«Ah va bene, magari la devo contattare per ringraziarla»
«No papà non c’è bisogno davvero ci ho pensato io. Vado su da Alex» dico dandogli un bacio sulla guancia prima di precipitarmi in camera di mia sorella.
«Posso?» dico affacciandomi
«Devi» risponde lei seria «Voglio sapere tutto. Perché ho dovuto mentire a mamma e papà, perché eri con Ian, cos’è successo, cosa ti ha detto, dove siete andati?»
«Calmati, tranquilla ora ti spiego»
Le racconto tutto, di come Ian si sia presentato la sera prema sul balcone, delle cose che mi aveva detto, del bacio e della giornata di oggi. Quando ho finito, dopo averla convinta che Ian si sta comportando bene, mi racconta della sua giornata e del pomeriggio di prove con Zac. Quando finiamo di parlare, la mamma ci chiama per la cena.
Quando usciamo di casa la mattina dopo per andare a scuola, troviamo Zac e Ian vicino alla macchina di quest’ultimo.
«Perché andiamo con la tua?» chiedo avvicinandomi a Ian prima di dargli un rapido bacio sulle labbra
«La mia non parte. Spero che per i 18 anni i miei me ne comprino una nuova» risponde Zac abbracciando mia sorella che ribatte ricordandogli che manca ancora un anno. Al che saliamo tutti in macchina e dopo una minaccia a Ian da parte di Marina, partiamo.
Quando arriviamo a scuola Ian fa il giro della macchina e mi prende per mano. Quel gesto suscita grande attenzione da parte di tutti gli studenti. Tutti, infatti, sanno che Ian non è un tipo da relazioni serie, ma lui sembra fregarsene degli sguardi di tutti ed entra a scuola come se niente fosse cambiato. Mi accompagna all’armadietto dove, al suono della campanella, prima di andarsene mi dà un lungo bacio
«Ci vediamo a pranzo piccola» dice prima di andarsene.
Mentre lo guardo sento qualcuno alle mie spalle, così mi volto e vedo che sono Violet e Mendy, la quale mi dice: «Così te e Ian state insieme eh?»
«A quanto pare» rispondo sostenendo il suo sguardo
«Beh non farci troppo l’abitudine, Ian non è il tipo da storia seria, presto si stancherà e sappiamo entrambe da chi tornerà» afferma maliziosa prima di prendere sottobraccio Violet e andare in classe.
Decido di non dare troppo peso alle sue parole, raccolgo i miei libri e corro in classe prima di fare tardi. L’ora di pranzo arriva velocemente e, terminata l’ora di economia, torno al mio armadietto per posare i libri per poi andare a mensa.
«Ehi, come va?» mi chiede Mason comparendo al mio fianco.
«Ciao Mason tutto bene grazie, e tu?»
«Bene. Ti ho vista con Ian prima»
«Già. Senti non ti ho mai chiesto scusa. Non volevo illuderti che fra noi potesse esserci qualcosa di più»
«Non ti preoccupare, Tyler mi aveva detto che eri presa da Ian. In realtà lo sapevano tutti, ma io ho voluto provarci lo stesso. Comunque sono felice per voi»
«Grazie Mason, mi dispiace davvero, anche per il suo comportamento alla festa»
«Il comportamento di chi?» chiede Ian arrivando e mettendomi un braccio intorno al collo e facendomi avvicinare a lui.
«Non importa, ci vediamo Sara» dice Mason battendo in ritirata.
«Perché lo hai fatto?» chiedo a Ian guardandolo male e allontanandomi
«Fatto cosa?» mi chiede
«Marcare il territorio in quel modo. Non ce n’era bisogno»
«Lui vuole quello che è mio»
«Lui lo sa quello che provo per te, è venuto qui proprio per dirmelo. Non sei nella posizione di fare il geloso. Sai che Mendy prima è venuta da me?» ribatto
«Che ti ha detto?» chiede serio
«Che ti stancherai presto di me e che tornerai da lei»
«Io voglio te non lei. Ti fidi vero?»
«Ci provo, ma devi farlo anche te»
«D’accordo» dice prendendomi per mano e accompagnandomi a mensa.
Quando anche l’ultima ora finalmente finisce trovo Ian ad aspettarmi alla macchina. Parliamo del più e del meno quando arrivano Zac e Marina tutti contenti.
«Che succede avete scopato?» chiede Ian. Subito Zac gli rivolge uno sguardo torvo e io gli tiro una gomitata prima di rivolgermi agli altri: «Come mai siete così contenti? Cos’è successo?»
A quel punto Marina ci informa che la coach l’ha messa tra le titolari nella partita di venerdì e questo vuol dire che per la prima volta avrà l’opportunità di giocare.
«Cavolo Alex è fantastico, sono così orgogliosa di te» le dico abbracciandola, prima di salire in macchina.
La sera della partita…
Sono seduta sulle gradinate tra Ian e Zac, la partita è quasi finita e mia sorella è stata davvero brava, ha segnato diversi punti che hanno portato la squadra in vantaggio. Adesso che manca solo un punto per vincere sono tutte nervose. All’improvviso sembra che il tempo si fermi, una ragazza alza la palla e Marina schiaccia con forza facendo punto e di conseguenza facendo vincere la squadra. Tutti ci alziamo e iniziamo ad urlare contenti, mentre in campo le componenti della squadra si abbracciano esultando. Mi giro prima verso Ian e poi verso Zac, ma non lo vedo, così lo cerco tra la folla e vedo che sta correndo in campo verso mia sorella, quando la raggiunge la prende in braccio e la bacia provocando una serie di fischi.
«Patetici» esclama Ian abbracciandomi da dietro
«No, dai sono così carini» dico stringendogli le mani
Quando esce dallo spogliatoio Zac prende mia sorella per mano e le dice: «Per festeggiare andiamo da Tonito. Te lo ricordi vero?»
«Certo, come potrei dimenticarlo, mi ci hai portato la sera del nostro primo bacio» afferma lei
«Sempre più patetici» dice Ian beccandosi un cazzotto sul braccio da Zac.
Non ero mai stata da Tonino, ma Marina me ne aveva parlato molto bene, mi aveva detto che la pizza era molto buona e il proprietario carinissimo.
Quando arriviamo un cameriere ci fa accomodare e ci porge i menù. Scelgo una delle mie pizze preferite: rucola, tonno, pomodorini e scaglie di grana e una coca cola.
Dopo che tutti abbiamo ordinate, parliamo del più e del meno.
Finita la cena i ragazzi ci riaccompagnano a casa dandoci la buonanotte con un bacio. 

Spazio Autrici:
Eccoci qui con il nuovo capitolo, finalmente Ian e Sara sono usciti insieme e adesso vi lasciamo con una piccola anticipazione.
«Ehi bellezza chi aspetti qui sola soletta?» dice avvicinandosi a me.
«Non che siano affari tuoi, ma aspetto il mio ragazzo»
«Chi sarebbe il tuo ragazzo?»

Ci vediamo venerdi con il prossimo
Baci Sara e Marina <3

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Capitolo 15
*** Capitolo 7.1: Marina 1/11/'98 ***


La vibrazione del mio cellulare mi sveglia; guardo l'ora e mi rendo conto che sono già le 11. Mentre prendo il cellulare per leggere il messaggio vedo un biglietto sul mio comodino, ma decido di leggere prima il messaggio, è di Zac.
«Ehi tesoro ti andrebbe di provare per lo spettacolo oggi pomeriggio? Se vuoi vengo da te.»
«Buongiorno tesoro <3 mi farebbe piacere aiutarti così ripasso anche io, nel caso a Violet capitasse qualcosa »
«Ahahaha, vai allora ci vediamo verso le quattro?»
«Si va bene a dopo»

Dopo aver rimesso il telefono sul comodino decido di leggere il biglietto
"Ehi sorellina buongiorno, io sono uscita con Ian, ma mamma e papà sanno che sono da Chloe, ti prego di reggermi il gioco, ti prometto che quando torno ti racconto tutto.
Ti voglio un mondo di bene.
Sara"
Mia sorella mi dovrà raccontare un po' di cose quando torna. Scendo in cucina per fare una piccola colazione dato che è tardi, in cucina non c'è nessuno così faccio colazione tranquilla poi, mentre una volta finito mentre sto lavando la tazza, sento dei rumori venire dal giardino.
«Papà che stai facendo?» gli chiedo uscendo
«Buongiorno principessa, sto mettendo a posto il taglia erba» risponde lui
«Perché lo fai tu e non il giardiniere?» domando sempre più perplessa dalla situazione.
«L'ho licenziato, ho deciso che mi occuperò io del giardino»
«Ok non voglio sapere altro, dov'è la mamma?»
«Doveva accompagnare tua sorella da un'amica e poi aveva dei giri da fare, dovrebbe tornare tra poco»
«Ok, vi volevo solo dire che verso le quattro viene Zac a provare per lo spettacolo»
«Zac sarebbe il ragazzo che vi porta sempre a scuola e che ti ha baciata sotto casa il giorno che hai "studiato" in biblioteca fino a tardi?»
«Ehm papà, ma come? Posso spiegare» balbetto
«Sono qui che aspetto»
«Ok va bene, in realtà quel giorno non sono stata in biblioteca, ma Zac mi ha portato al Pacific Park dove mi ha chiesto di essere la sua ragazza» dico abbassando lo sguardo.
«Ehi piccola guardami, non sono arrabbiato, avrei solo preferito saperlo prima, sei la mia bambina e non posso credere che tu abbia già un ragazzo anche se mi è sembrato uno di quelli bravi. Per oggi va bene, parlerò io con la mamma»
«Grazie papà sei il migliore del mondo» gli dico abbracciandolo
Rientrati in casa, troviamo la mamma che mette in ordine la spesa, decido di aiutarla così lei può preparare il pranzo. Dopo pranzo salgo in camera a ripassare il copione prima che arrivi Zac. Sono immersa nella lettura quando sento mia madre chiamarmi.
«Tesoro è arrivato Zac per le prove»
«Fallo salire» dico a mamma mentre rifaccio il letto.
Sento la porta chiudersi e mi giro verso Zac.
«Ben arrivato, spero che i miei non ti abbiano fatto il terzo grado»
«No tranquilla sono stati gentilissimi, ma adesso devo fare una cosa prima di iniziare le prove» si avvicina e mi bacia dolcemente.
«Ora possiamo iniziare, che scena vuoi provare?» dice staccandosi da me
«Decidi te, sei tu il protagonista»
«E va bene allora proviamo l'ultima scena dal punto dove la bestia manda via Gaston»
«Ok, sei pronto? Ricordati che inizi te»
«Vattene»
«Sono qui»
«Belle! Belle? Allora sei tornata?»
«Ma certo che sono tornata! Non potevo lasciare che... (Zac si sdraia in terra perché Gaston in quel punto accoltella la bestia) Oh... è tutta colpa mia... ho cercato di avvisarti»
«Forse è meglio... meglio così»
«Non parlare in questo modo, andrà tutto bene, adesso siamo insieme, andrà tutto bene benissimo, vedrai.»
«Almeno ti ho potuto vedere un'ultima volta»
«No, no! Ti prego, ti prego non lasciarmi! Io ti amo» (La bestia si trasforma in principe)
«Belle! Sono io»
«Sei proprio tu?» Zac mi bacia.

«Ehi che fai? Il bacio non è nel copione» dico scherzando e spingendolo un po' indietro «Ricordati che stiamo facendo la versione originale e non quella cinematografica»
«Potremmo sempre chiedere alla professoressa di metterlo»
«Non ci pensare nemmeno, ti ricordo che baceresti Violet e non me»
«Lo so, vorrei tanto fossi tu la mia Belle» dice abbracciandomi
«Purtroppo non è così, sarà per un'altra volta» dico guardando l'ora, sono già le sei e mezzo.
«Mia sorella non è ancora tornata, chissà che stanno facendo?»
«Ian mi ha detto che aveva organizzato una sorpresa per lei»
«Shh zitto, i miei sanno che è da Chloe, che sorpresa?»
«Ups non lo sapevo scusa, comunque non ti dirò nulla lo farà sicuramente lei»
«Uffa, io sono curiosa, ti prego» gli dico facendo il labbruccio.
«Non fare così sennò ti bacio ancora»
«E tu baciami»
Zac non se lo fa ripetere e mi bacia, sento che chiede l'accesso alla mia bocca ed io glielo concedo senza esitazione facendo giocare le nostre lingue. Quando ci stacchiamo, Zac guarda l'orologio.
«Devo andare, ci vediamo domani mattina»
«A domani»
Accompagno Zac alla porta e torno in camera mia ad aspettare mia sorella dopo una ventina di minuti la vedo entrare.
«Posso?»
«Devi» rispondo seria «Voglio sapere tutto. Perché ho dovuto mentire a mamma e papà, perché eri con Ian, cos'è successo, cosa ti ha detto, dove siete andati?»
«Calmati, tranquilla ora ti spiego»
Mi racconta tutto, di come Ian si sia presentato la sera prema sul balcone, delle cose che le aveva detto, del bacio e della giornata di oggi. Quando ha finito, riesce a convincermi che Ian si sta comportando bene, decido di raccontarle del mio pomeriggio di prove con Zac. Quando finiamo di parlare, la mamma ci chiama per la cena.
Quando la mattina dopo usciamo di casa per andare a scuola, troviamo Zac e Ian vicino alla macchina di quest'ultimo.
«Perché andiamo con la tua?» chiede mia sorella a Ian prima di dargli un rapido bacio sulle labbra
«La mia non parte. Spero che per i 18 anni i miei me ne comprino una nuova» risponde Zac abbracciandomi.
«Mi sa che devi aspettare un po' allora dato che manca praticamente un anno» gli rispondo scherzosa, dopo di che saliamo tutti in macchina, ma prima ti partire guardo Ian e gli dico:
«Sappi che se la farai soffrire te la vedrei con me! Ora parti che sennò facciamo tardi»
La giornata passa tranquilla fino all'ora di Pallavolo, sono ansiosa, venerdì c'è la partita e oggi la coach ci dirà i nomi delle titolari.
«Allora ragazze ho scelto le titolari per la partita di venerdì, ora vi dirò i nomi e non voglio sentire polemiche chiaro?»
«Sì, coach» esclamiamo tutte insieme.
«Le titolari di venerdì sono: Wilson, Black, Johnson, Pierce, Dickson, Smith e Bova. Ora andate a cambiarvi ci vediamo domani per gli allenamenti»
Non posso credere di giocare come titolare, sono la più piccola della squadra e non credevo che la coach mi desse questa possibilità dopo nemmeno tre mesi. Vado con la squadra negli spogliatoi a fare la doccia, quando sto per uscire mi sento chiamare.
«Ehi Bova complimenti per la nomina di venerdì te lo meriti» mi dice la Wilson.
«Grazie capitano, ci vediamo domani»
Esco dagli spogliatoi e mi dirigo al campo di basket, Zac è sempre dentro per cui mi metto sulle scale fuori dagli spogliatoi. Non passa molto tempo che sento la porta aprirsi ed alzo lo sguardo per vedere se è Zac, ma dalla porta esce un suo compagno di squadra.
«Ehi bellezza chi aspetti qui sola soletta?» dice avvicinandosi a me.
«Non che siano affari tuoi, ma aspetto il mio ragazzo»
«Chi sarebbe il tuo ragazzo?»
«Io» esclama Zac appena uscito dagli spogliatoi.
«Scusa capitano, non sapevo fosse la tua ragazza»
«Ora lo sai Jason, vai a casa ci vediamo mercoledì agli allenamenti»
Il ragazzo si allontana verso il parcheggio ed io mi avvicino a Zac.
«Com'è tenero il mio gelosone» dico baciandolo.
«Non sono geloso è che non voglio che qualcuno ci provi con la mia ragazza»
«Tranquillo ci possono provare quando gli pare, tanto io ho occhi solo per te. Comunque, cambiando argomento, ero venuta a darti una notizia»
«Che notizia?» chiede curioso mentre ci incamminiamo verso la macchina.
«Alla partita di venerdì giocherò da titolare»
«Davvero? Sono così felice per te, te lo meriti»
Arriviamo alla macchina dove c'è già mia sorella con Ian, quest'ultimo appena ci vede esclama «Che succede avete scopato?»
Zac gli rivolge uno sguardo torvo e Sara gli tiro una gomitata prima dirci «Come mai siete così contenti? Cos'è successo?»
«La coach mi ha nominata titolare per la partita di venerdì, finalmente potrò giocare»
«Cavolo Alex è fantastico, sono così orgogliosa di te» mi dice mia sorella abbracciandomi, prima di salire in macchina.

La sera della partita...
Siamo all'ultimo set, stiamo 14 a 13 per noi, ci manca un punto per vincere, vedo la Black alzarmi la palla, prendo la rincorsa, salto e schiaccio la palla nel campo avversario e faccio punto. Le ragazze vengono verso di me ed esultiamo per la vittorio quando improvvisamente sento qualcuno afferrarmi da dietro ed abbracciarmi.
«Tesoro sei stata bravissima» esclama Zac
«Grazie, sono così felice»
Zac mi volta verso di sé e mi bacia davanti a tutti provocando i fischi della folla.
«Ora vado a farmi la doccia ci vediamo dopo» gli dico sorridendo
Quando esco dallo spogliatoio Zac mi prende per mano e mi dice: «Per festeggiare andiamo da Tonino. Te lo ricordi vero?»
«Certo, come potrei dimenticarlo»
«Sempre più patetici» esclama Ian beccandosi un cazzotto sul braccio da Zac.
Quando arriviamo alla pizzeria un cameriere ci fa accomodare e ci porge i menù. Scelgo la mia pizza preferita: crudo e mascarpone e una fanta.
Dopo che tutti abbiamo ordinate, parliamo del più e del meno.
Finita la cena i ragazzi ci riaccompagnano a casa dandoci la buonanotte con un bacio. 

Spazio Autrici:
Eccoci qua con l'ultimo capitolo della settimana e adesso lo spoiler:
«Che fai?» gli chiedo
«Ti aiuto a spogliarti» risponde dandomi un bacio sul collo
Baci Sara e Marina <3

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Capitolo 16
*** Capitolo 8: Marina 26/11/’98 ***


Caro diario,
L’ultima volta che ti ho scritto era il giorno di Halloween quasi un mese fa, oggi è il 26 novembre, il giorno del ringraziamento.
Questa sera a cena viene Zac, i miei lo hanno invitato per conoscerlo meglio dato che domani andiamo due giorni a Seattle con i suoi genitori.
All’inizio mamma e papà non volevano perché dicevano che stiamo insieme da poco e che io sono piccola, ma grazie all’aiuto di Sara sono riuscita a convincerli a lasciarmi andare anche se hanno voluto Zac a cena stasera, ho paura subirà il terzo grado da papà.
Tra Sara e Ian va tutto bene, l’altro giorno Ian mi ha chiesto un posto che a Sara piacerebbe visitare ed io gli ho consigliato Disneyland, io e mia sorella adoriamo la Disney e abbiamo sempre desiderato andare a Disneyland quindi sono sicura che le piacerà.
Non vedo l’ora che sia domani, Zac mi ha detto che ceneremo allo Space Needle e io sono elettrizzata all’idea e poi dormiremo in camera insieme per la prima volta.
Ora vado è quasi ora di cena, tra meno di un’ora Zac sarà qui e devo ancora prepararmi.


Metto il diario a posto e inizio a prepararmi, opto per una maglia celeste a maniche corte ed un paio di pantaloni neri con gli stivaletti, vado in camera di mia sorella per chiederle un aiuto con il trucco.
«Ehi Sara mi potresti truccare te?»
«Certo, tu intanto vai in bagno e tira fuori i trucchi io arrivo subito»
«Ragazze sbrigatevi, tra dieci minuti arriverà Zac»
«Ok mamma cinque minuti e scendiamo»
Sara finisce di truccarmi e scendiamo le scale nello stesso momento in cui il campanello suona.
«Vado io» ci dice mio padre mentre mia sorella mi sussurra all’orecchio: «Sei pronta?»
«Si»
«Buonasera signor Bova, buon Ringraziamento» dice Zac porgendo una bottiglia di vino a mio padre
«Grazie Zac, prego accomodati» risponde quest’ultimo facendolo entrare in casa prima di andare in cucina seguito da Sara.
«Ciao, mi sei mancata» mi dice baciandomi.
«Anche tu, ma ora andiamo di là prima che torni mio padre, quei fiori per chi sono?» chiedo notando i fiori che ha in mano
«Mi dispiace tesoro, ma non sono per te, li ho presi a tua madre»
Ci dirigiamo in sala da pranzo dove ci accoglie mia madre.
«Benvenuto Zac»
«Grazie signora Bova è un piacere essere qui. Questi sono per lei» dice Zac porgendole il mazzo di fiori.
«Sono bellissimi Zac, ma ti prego di chiamarmi Jennifer e adesso a tavola che la cena è pronta»
«Grazie ancora per l’invito Jennifer» dice Zac sedendosi accanto a me
«Grazie a te per aver accettato, mi dispiace solo delle domande che riceverai da mio marito, è molto geloso delle sue principesse» risponde lei sorridendo e guardando papà
«Non si preoccupi, credo sia normale»
Una volta che siamo tutti a tavola, Zac ed io da un lato, Sara dall’altro, mamma e papà a capo tavola, lei vicino a Zac e lui tra me e Sara, la mamma inizia a servire. Come primo ha deciso di preparare le lasagne in ricordo della nostra Italia e sapendo che Zac non le ha mai mangiate. Tutti cominciamo a mangiare, devo dire che la mamma si è davvero superato, le lasagne sono squisite.
«Jennifer complimenti, non avevo mai assaggiato le lasagne, sono davvero ottime» si congratula Zac appena finito il piatto.
«Grazie Zac» risponde lei prima di aggiungere rivolta a mia sorella «Sara mi dai una mano a sparecchiare così porto in tavola il tacchino?»
«Sì, certo mamma»
Mia sorella inizia a sparecchiare e sparisce in cucina insieme alla mamma, credo la abbiano fatto di proposito per permettere a papà di fare il suo interrogatorio a Zac senza che quest’ultimo si senta in soggezione.
«Allora Zac so che sei all’ultimo anno di liceo, sai già dove andrai al collage?»
«Sì signore, rimarrò qui a Los Angeles, ho fatto domanda alla UCLA e sono stato accettato»
«È un’università prestigiosa, complimenti»
«Grazie signore»
«Vado un attimo di là dalla mamma e Sara per vedere se hanno bisogno di una mano» dico dirigendomi in cucina e trovandole li ad ascoltare tutta la conversazione che sta avvenendo in salotto, così decido di unirmi a loro.
«Direi che puoi chiamarmi Raul, basta con questo signore» sento dire a papà
«Ok Raul, la volevo ringraziare per l’invito a cena e per aver dato il permesso a sua figlia di venire con me e i miei genitori a Seattle, non vedono l’ora di conoscerla»
«Per Seattle non devi ringraziare me, ma le mie figlie, sono loro che mi hanno convinto»
«Lo farò»
«Ecco il tacchino!» esclama mamma entrando insieme a noi, che mettiamo i piatti puliti.
Il resto della cena prosegue bene, fortunatamente l’interrogatorio è finito presto.
Zac è andato via da dieci minuti augurandomi buonanotte e dicendomi che passerà domani mattina alle dieci dato che abbiamo l’aereo alle 12:40.
«Io vado a letto ci vediamo domani mattina prima della partenza»
«Notte tesoro»
«Notte sorellina»
Salgo in camera, mi strucco, mi metto il pigiama e controllo di aver messo tutto in valigia. Una volta assicurata di avere tutto il necessario metto la sveglia per le 8:45 e mi addormento.
Apro gli occhi al suono della sveglia e comincio subito a prepararmi. Date le temperature più fredde di Seattle  decido di mettere: adidas, pantaloni della tuta e una felpa. Prendo la borsa e la valigia e scendo a fare colazione dove saluto tutti prima di uscire e mi dirigo a casa di Zac senza farlo venire da me.
«Buongiorno signori Efron, grazie dell’invito» esclamo trovandoli indaffarati nel mettere le valigie in macchina.
«Buongiorno Marina chiamaci pure David e Starla» esclama il papà di Zac «Adesso andiamo sennò rischiamo di perdere l’aereo»
In aereo il tempo passa veloce, io e Zac scegliamo di vedere “La bella e la bestia”, giusto per ripassare un po’. È la prima volta che lo guardo in inglese, infatti canto tutte le canzoni in italiano con Zac che mi guarda cercando di capire le mie parole.
Atterriamo a Seattle alle tre e mezzo e ci dirigiamo subito in albergo. Al nostro arrivo una receptionist molto carina, dopo aver controllato la nostra prenotazione, ci da le chiavi delle stanze, mentre un facchino porta su i nostri bagagli. Prima della cena decidiamo di riposarci un po' così io e Zac ci sdraiamo sul letto a coccolarci quando improvvisamente il suo telefono squilla.
«Pronto…? Sì, mamma tranquilla. No, non faremo tardi. Sì, stavamo giusto per prepararci, ci vediamo nella hall» dice al telefono prima di rivolgersi a me:
«I miei ci aspettano tra un’ora nella hall»
«Ok, allora inizio a prepararmi»
Opto per una tuta con pantalone a vita alta con top incorporato a mezze maniche leopardato, tacchi, un cappotto lungo e un filo di trucco, mentre Zac indossa dei jeans, camicia bianca e giacca nera.
Una volta pronti scendiamo nella hall dove i suoi genitori ci stanno aspettando. La mamma di Zac ha un meraviglioso vestito lungo verde scuro con una pelliccia nera, mentre il padre un completo nero.
«Sei davvero un incanto tesoro» mi dice sua mamma
«Grazie, Starla anche lei è davvero bellissima» le dico per poi chiedere «Dove andiamo a cena?»
«Come figliolo, non le hai detto niente?» chiede suo padre
«No, papà volevo che fosse una sorpresa» risponde Zac mentre usciamo. Fuori ci sta aspettando una macchina che ci porta fino ai piedi dello Space Needle.
«Scherzi vero?» chiedo stupita a Zac
«No, per niente» risponde lui prendendomi la mano e conducendomi fuori dalla macchina.
Una volta arrivati al ristorante il responsabile del guardaroba ci prende i cappotti, mentre un camerieri ci porta al tavolo. È tutto davvero incredibile, il ristorante è altissimo e da quassù si vede tutta la città, inoltre il nostro tavolo è proprio vicino al vetro così possiamo vedere ancora meglio. Zac vedendo il mio entusiasmo mi fa sedere vicino al vetro davanti a sua madre.
Una volta ordinato, la mamma di Zac mi chiede: «Allora cara, Zac ovviamente ci ha parlato molto di te, sappiamo che i tuoi genitori sono degli attori famosi, che sei molto brava in matematica, che sei nella squadra di pallavolo e nel gruppo di teatro con Zac, inoltre ci ha detto che sei la ragazza più dolce e carica che abbia vai visto»
«Mamma ti prego così la metti in imbarazzo» risponde lui vedendomi arrossare
«Scusa, tesoro voglio solo conoscerla meglio» si difende lei
«Tranquillo, tua mamma ha ragione» gli dico stringendogli la mano sotto il tavolo per poi risponderle:
«Direi che vi ha raccontato più o meno tutto. Sì, i miei genitori sono famosi, ma credo che la nostra famiglia sia più o meno come quella di chiunque altro, scherziamo, litighiamo, ci confrontiamo. Per quanto riguarda la scuola, invece, è vero che sono molto brava in matematica e che sono nella squadra di pallavolo e nel gruppo di teatro anche se, essendo il mio primo anno, non ho un ruolo da protagonista» dico prima di aggiungere: «Comunque anche vostro figlio è il ragazzo più dolce e carino che conosca»
«Interessante, hai già pensato a quale università frequentare?» mi chiede suo padre quando ho finito
«A dire la verità no. Mi mancano ancora due anni, ma so che mi piacerebbe continuare con il teatro e chissà magari un giorno seguire le orme dei miei genitori»
«Sono sicura che sarebbero molto fieri di te. Zac ti ha detto di essere entrato alla USLA?» dice sua mamma
«Sì, lo ha fatto. Sono molto orgogliosa di lui» dico guardandolo con amore.
«Bene, ora mangiamo» dice lui proprio mentre il cameriere arriva con le nostre ordinazioni.
Il resto della cena procede bene, chiacchieriamo molto. David mi racconta di essere un ingegnere elettrico e che è proprio sul lavoro che ha conosciuto sua moglie, la quale lavorava come segretaria nella stessa centrale prima di dedicarsi a fare la madre.
Quando torniamo in albergo i genitori di Zac ci danno la buonanotte dicendoci che il giorno dopo avremmo potuto passarlo da soli. Ringraziati della cena saliamo in camera. Appena entrata vado in bagno a struccarmi quando sento Zac abbracciarmi da dietro, posarmi un bacio sul collo e abbassando la zip della tuta.
«Che fai?» gli chiedo
«Ti aiuto a spogliarti» risponde dandomi un bacio sul collo
«Grazie dell’aiuto» dico tornando nella camera e appoggiando la tuta sulla poltrona della camera rimanendo in intimo.
«Adesso però ti aiuto io» gli dico levandogli prima la giacca e poi sbottonandogli la camicia e lanciando tutto sulla poltrona insieme alla mia tuta.
Zac mi prende in braccio e mi fa sdraiare sul letto iniziando a baciarmi, rispondo ai baci con passione, mentre lui si toglie i pantaloni rimanendo in boxer. Adesso a dividerci c’è solo l’intimo, ma io non sono pronta ad andare oltre.
«Zac» dico piano
«Tranquilla non ho intenzione di andare oltre, ti amo e ti rispetto troppo per obbligarti a fare qualcosa per cui non sei pronta» risponde lui teneramente
«Ti amo anche io» gli dico mentre si sdraia al mio fianco
«Ora dormiamo che domani dobbiamo girare la citta e domenica abbiamo il volo è alle sei e mezzo»
«Notte amore» rispondo accoccolandomi sul suo petto e addormentandomi.

Domenica mattina…
Siamo appena arrivati davanti casa, il Weekend è durato poco, ma sono stata benissimo, ieri io e Zac abbiamo passato la giornata in giro per Seattle e non vedo letteralmente l’ora di raccontare tutto a mia sorella, così dopo aver ringraziato di nuovo i genitori di Zac e averlo salutato con un bacio entro in casa e vedo i miei a fare colazione.
«Buongiorno!» esclamo
«Buongiorno tesoro, com’è andata?» mi chiede la mamma
«Tutto bene, dopo vi racconto, ma prima vado a disfare la valigia e mi butto un po' sul letto, Sara è sveglia?»
«No, dorme sempre» mi dice papà.
Salgo le scale, poso la valigia in camera e vado da mia sorella per svegliarla, ma appena apro la porta di camera la vedo dormire con Ian, non vorrei disturbarli, ma mamma potrebbe salire in qualsiasi momento quindi mi schiarisco la voce per palesare la mia presenza.
«Che succede?» chiede Sara stiracchiandosi.
«Non per fare la guastafeste, ma sarebbe il caso che Ian vada via, sono già le dieci ed è un miracolo che mamma non sia ancora salita in camera tua» detto questo li lascio soli e vado in camera mia.

Spazio Autrici:
Eccoci con il nuovo capitolo speriamo come sempre che vi piaccia.
E adesso lo spoiler, oggi sarà un po' più lungo:
«Allora? Dove si va?»
«Lo vedrai quando arriveremo. Devi metterti questa» dice passandomi una benda per gli occhi
«Scherzi vero?» chiedo perplessa
«No, per niente» risponde deciso
«E va bene, spero ne valga la pena»
«Ti ho mai deluso?»
«No, mai» rispondo mettendo la benda e sentendo la macchina partire.

Prima di lasciarvi vi lasciamo le immagini della cena
        

        

Ci vediamo Mercoledì con il prossimo capitolo.
Baci Sara e Marina <3

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Capitolo 17
*** Capitolo 8.1: Sara 26/11/’98 ***


Oggi è il giorno del Ringraziamento. È la prima volta che lo festeggiamo dato che in Italia questa festa non è riconosciuta. È un giorno in cui si ringrazia per tutto ciò che abbiamo e quest’anno io devo essere grata per molte cose: ho una famiglia fantastica, un ragazzo meraviglioso e degli amici incredibili. Proprio mentre penso agli amici mi viene in mente Ale, cavolo è da quando sono arrivata che non ci siamo sentiti così appena sveglia prendo il telefono e lo chiamo. Risponde al secondo squillo:
«Pronto?» dice in italiano
«Ehi ciao»
« “Ehi ciao”? È così che mi saluti dopo non esserti fatta sentire per mesi?»
«Scusa, Ale mi dispiace tantissimo. Comunque non è che tu ti sia fatto sentire molto eh»
«Va bene, va bene colpa di entrambi»
«Giusto così. Allora come vanno le cose? La scuola tutto bene? Con Sofia?»
«La scuola abbastanza bene, ho due materie sotto senza il tuo aiuto. Sofia, invece, mi ha lasciato un mese fa»
«Oddio Ale mi dispiace tanto. Stavate così bene insieme»
«Pace, c’est la vie. Te, invece? Novità?»
«A dire il vero sì. Mi sono fidanzata»
«Non ci credoooo, era l’ora insomma»
«Ehi vacci piano eh»
«Deve essere un tipo davvero speciale»
«Lo è. In realtà all’inizio era il classico “bad boy” americano. Era un gran donnaiolo, ma ora è cambiato e sto davvero bene con lui»
«La principessa che ha sciolto il cuore di ghiaccio del principe eh»
«Non fare lo scemo»
«Ahahahha, ma è divertente. I tuoi lo sanno? E Mari invece sta con qualcuno?»
«All’inizio non ho voluto dirglielo, proprio perché anche lei si è fidanzata e credevo che sopportare due fidanzati fosse troppo per papà, così ho aspettato, ma alla fine gliel’ho detto e devo dire che non l’ha presa male. Ancora, però non si sono conosciuti. Stasera verrà Zac a cena, ma Ian non se la sentiva»
«Zac? Ian? Fai chiarezza per favore»
«Zac è il ragazzo di Mari mentre Ian il mio»
«Okay, senti non vorrei andare via subito, ma se non faccio i compiti la mamma mi uccide»
«Va bene, salutami Cristina. Grazie della chiacchierata, mi mancava parlare italiano e mi mancavi tu»
«È stato un piacere, anche te mi mancavi. Vieni in qua per Natale? Potremmo vederci»
«In realtà no, vengono gli zii con Martina e Silvia per Natale, ma ora che mi ci fai pensare, perché non vieni anche tu? Dai sarebbe bellissimo, hai sempre detto di voler venire in America»
«Sarebbe incredibile, ma come facciamo? Manca solo un mese i voli saranno tutti pieni»
«Ho io la soluzione. Gli zii hanno due biglietti in più perché dovevano venire anche i nonni, ma il nonno non è stato bene quindi possono dare un biglietto a te»
«Perfetto, vedrò di organizzarmi con i miei e i tuoi zii, ma credo che non sarà un problema. Ci vediamo a Natale allora»
«A Natele. Ti voglio bene scemo»
«Anche io»
Appena finisco la chiamata con Ale vedo che Ian mi ha mandato un messaggio:
«Buongiorno piccola. Oggi ci vediamo?»
«Buongiorno anche a te. A pranzo stiamo in famiglia e nel pomeriggio devo aiutare la mamma per la cena. Sei ancora sicuro di non voler venire?»
«Sono sicuro, lo sai che queste cose non fanno per me»
«Va bene, ma prima o poi dovrai pur conoscerli»
«Prima o poi. Comunque rinuncerò a vederti oggi solo perché domani ho una sorpresa bellissima che ti terrà impegnata per tutto il giorno»
«Davvero? Cos’è?»
«Vedrai. Ci vediamo domani»
«Uffa, a domani»

La giornata procede per il meglio. Per pranzo abbiamo deciso di stare in famiglia dato che non ci capitava da un po', passiamo il pomeriggio sul divano a vedere film e ad aiutare la mamma con la cena, fino a quando io e Marina non andiamo nelle nostre camera a prepararci, lei ha scelto maglia e pantaloni, mentre io un semplice vestitino nero con le converse, dato che staremo in casa.
Dopo aver aiutato mia sorella a truccarsi scendiamo di sotto proprio mentre suona il campanello. Nonostante un piccolo interrogatorio di papà a Zac la cena va bene. Domani lui e Marina andranno a Seattle con i genitori di lui, lei è un po' nervosa, ma sono sicura che andrà tutto bene.
Alle 8 mi sveglio. Non so dove mi porterà Ian, con lui è sempre tutto un mistero, così decido di mettermi dei jeans corti, dato che oggi a quanto pare farà caldo, una t-shirt bianca e un giubbottino di jeans, mi trucco un po', poi scendo per fare colazione. A tavola ci sono sia mamma che papà così approfitto per dire ad entrambi:
«Oggi esco con Ian, torno per cena va bene?»
«Va bene tesoro, ma prima o poi ce lo farai conoscere questo ragazzo o no?» chiede papà
«Prima o poi» rispondo sorridendogli.
Poco dopo arriva mia sorella che fa colazione velocemente prima di salutarci e andare da Zac.
Alle 9 dico: «Va bene, vado anche io ci vediamo stasera»
«Mi raccomando, comportati bene eh»
«Certo papà, come sempre» rispondo prendendo una borsa a tracolla e uscendo di casa.
Trovo Ian già in macchina ad aspettarmi così salgo, lo bacio e gli chiedo:
«Allora? Dove si va?»
«Lo vedrai quando arriveremo. Devi metterti questa» dice passandomi una benda per gli occhi
«Scherzi vero?» chiedo perplessa
«No, per niente» risponde deciso
«E va bene, spero ne valga la pena»
«Ti ho mai deluso?»
«No, mai» rispondo mettendo la benda e sentendo la macchina partire.
Per tutto il viaggio mi chiedo dove siamo diretti, sono riuscita a capire che stiamo andando dalla direzione opposta rispetto a quando siamo andati a vedere la scritta “HOLLYWOOD”, ma non ho idea di cosa ci sia a sud di Los Angeles. Non parliamo molto dato che ormai sa che se parlassimo lo tormenterei per sapere dove andiamo, fino a che, dopo circa mezzo’ ora o almeno credo, ci fermiamo.
«Posso togliere quest’affare dalla faccia ora?»
«No»
«Eddai Ian»
«Ancora un po' di pazienza»
Lo sento parlare con un uomo e credo stia pagando un parcheggio, infatti, dopo aver sentito l’uomo dire “Buon divertimento”, ripartiamo fino a fermarci di nuovo.
«Okay, ora ti aiuto a scendere, ma non devi levarti la benda fino a quando non te lo dico io»
«Va bene»
Mi prende per mano guidandomi; intorno a me sento un sacco di rumore, persone che parlano, bambini che piangono o ridono. “Ma dove diavolo siamo?” penso tra me e me.
Finalmente Ian si ferma e mi sussurra all’orecchio: «Ora puoi toglierla».
Non me lo faccio ripetere due volte e tolgo immediatamente la benda. Quello che vedo mi lascia senza fiato, davanti a me c’è l’enorme insegna di “DISNEYLAND”.
«Ma come…?» balbetto rivolta verso Ian
«Beh, dopo che mi hai fatto vedere per la terza volta “Il re leone” e un suggerimento da parte di tua sorella ho capito che dovevo portartici»
Non so cosa dire così lo prendo e lo bacio sperando di fargli capire quanto sia contenta. Quando ci stacchiamo sento un bimbo che esclama: «Blea, che schifo!»
«Quando sarai più grande non la penserai più così» gli risponde Ian facendomi ridere.
Dopo aver fatto la fila per far vedere i biglietti, finalmente entriamo prendendo una cartina per orientarci. La prima cosa che ci troviamo davanti è Main Street, dove ci sono un sacco di negozi di souvenir, ma non ci fermiamo, prenderò qualcosa per Marina prima di andare via.
Decidiamo, invece, di andare nella zona chiamata Adventureland. Appena arrivati capisco subito che il nome è appropriato, tutto è stato costruito per assomigliare alla giungla e ci sono molte attrazioni come quella di Indiana Jones. Dopo averle provate tutti torniamo su Main Street percorrendola fino alla fine, fino a che non ci troviamo davanti il castello de “La bella addormentata nel bosco”. Qui incontriamo vari personaggi come topolino, minni, pippo, paperino e le varie principesse che dopo aver salutato i bambini cominciano a ballare e cantare.
Ian non sembra resistere molto perché poco dopo l’inizio dei canti mi chiede implorante: «Possiamo andare?»
Acconsento così ci dirigiamo verso New Orleans Square dove ci sono altre attrazioni tra cui “Pirates of Caraibben” che faccio rifare a Ian per ben tre volte. Credo sia proprio la mia preferita.
Dopo essere passati da Frontierland e aver fatto l’ottovolante Big Thunder Mountain Railroad, è l’ora di pranzo, ma per non perdere tempo decidiamo di mangiare un panino al volo. Il pomeriggio vola, andiamo a Mickey’s Toontown, allo Splash Mountain e sull’attrazione di Peter Pan, infine, ormai stanchi torniamo su Main Street per prendere qualche souvenir. In realtà Ian non ha intenzione di prendere nulla, così decido di risparmiargli lo shopping e lo lascio ad aspettarmi fuori.
«Finalmente, credevo non uscissi più» mi dice spazientito quando esco
«Siamo nervosetti eh»
«Sono stanco di questi stupidi pupazzi» dice rivolgendosi a topolino e paperino che girano lì intorno
«Ahahaha. D’accordo andiamo»
«Dammi la porto io» dice prima di prendere la busta regalo «Cavolo, ma quante cose hai comprato?»
«Non tante. Ho preso a Marina e Zac delle felpe abbinate con Topolino e Minni, a Chloe un pupazzo di Minù, quella degli Aristogatti, alle mie cugine, un pupazzo di tigro per Silvia e una felpa della Sirenetta per Martina e, infine, un pupazzo di Simba per me» rispondo prendendolo per mano mentre ci dirigiamo verso l’uscita.
Quando arriviamo a casa sono quasi le sette. Ian mi accompagna davanti casa dove mi bacia. Mentre ci stiamo baciando sento aprirsi la porta e staccandomi da Ian vedo mio padre sulla soglia
«Ehm papà» gli dico arrossendo
Lui fa scorrere lo sguardo da me a Ian che sostiene il suo sguardo
«Quindi tu saresti il famoso ragazzo di mia figlia?» chiede rivolto a quest’ultimo
«Sì» si limita lui a rispondere
«Come ti chiami?»
«Ian» dice per poi aggiungere «Signore»
«Bene Ian, vuoi unirti a noi per la cena?»
«No, grazie sarà per un’altra volta»
«D’accorto» dice mio padre per poi rivolgersi a me «La cena è pronta vieni?»
«Arrivo subito» rispondo mentre si dirige verso la cucina.
«Dai non è andata poi così male» dico mettendo le mani dietro al collo di Ian e attirandolo a me
«No» dice lui prima di baciarmi di nuovo.
«Adesso vai, ci vediamo domani» dice
«Okay, a domani» gli dico guardandolo andare verso casa sua.
Entrata in casa vado in sala da pranzo, dove racconto la meravigliosa giornata a mamma e papà, quest’ultimo afferma di aver trovato Ian molto diverso da Zac, ma che gli ricorda un po' lui da giovane quindi penso lo abbia accettato. Dopo cena salgo in camera e senza neanche struccarmi né farmi la doccia, metto il pigiama e mi butto sul letto dove mi addormento subito.
Quando mi sveglio la mattina dopo è quasi l’una, così decido di mangiare solo un po' di insalata. Poi torno su, mi faccio una doccia calda e decido di studiare un po'. Quando la mamma mi chiama per la cena, sono a metà della tesina di Letteratura, così decido che la finirò prima di andare a letto.
«Avete sentito Alex in questi giorni?» chiedo durante la cena
«In realtà, da quando mi ha detto che sono atterrati sani e salvi, no. Credo si stia divertente semplicemente tanto, ma ho sentito la mamma di Zac e mi ha detto che hanno passato la giornata in giro per Seattle»
Dopo cena torno in camera, mi metto in pigiama e mi siedo sulla scrivania con l’intento di finire la tesina, ma vengo interrotta da qualcuno che bussa alla porta finestra. So già chi è quindi vado ad aprire.
«Ehi» dice Ian prima di baciarmi «Non ti sei fatta sentire tutto il giorno»
«Sì, lo so scusa mi sono svegliata tardissimo poi ho studiato un po’» rispondo facendolo entrare in camera
«Conoscendoti hai studiato tutto il pomeriggio vero?»
«Più o meno» dico ridendo «Allora che vuoi fare? Guardiamo un film?»
«Perché no! Basta che non sia della Disney per un po' ne ho abbastanza»
«A proposito non ti ho ancora ringraziato della bellissima giornata di ieri, è stato davvero bello quello che hai fatto per me soprattutto perché non era il tuo genere»
«Nessun problema, sono felice di averlo fatto».
Durante il film mi addormento, ma mi sveglio sentendo Ian cercare di scendere dal letto senza svegliarmi.
«Dove vai?» gli chiedo con voce assonnata
«A casa. Non volevo svegliarti»
«Resti con me?»
Non risponde, ma dopo essersi tolto maglietta e pantaloni, si sdraia accanto a me. Lascio scivolare il braccio sul suo fianco e appoggio la testa sul suo petto. Dopo avermi dato un bacio sulla testa lo sento dire: «Notte piccola» prima di sprofondare di nuovo nel sonno.
La mattina dopo mi sveglio sentendo qualcuno schiarirsi la voce
«Che succede?» chiedo stiracchiandomi e notando che è mia sorella ad essere entrata
«Non per fare la guastafeste, ma sarebbe il caso che Ian vada via, sono già le dieci ed è un miracolo che mamma non sia ancora salita in camera tua» dice prima di lasciarci soli.
A quel punto mi volto verso Ian
«Smettila di fissarmi» esclama aprendo pigramente gli occhi
«Mi piace guardarti»
«È ovvio sono meraviglioso»
«Ah sì?» esclamo prendendo il cuscino e provando a tirarglielo addosso, ma avendo i riflessi di un giocatore di football, lo afferra prima che lo colpisca in faccia. Me lo strappa di mano e con un movimento rapido mi fa sdraiare sotto di lui cominciando a baciarmi il collo. Chiudo gli occhi godendomi il momento, non voglio che si fermi, ma a contatto con le mie labbra dice: «Meglio che vada, non vorrei che qualcuno dei tuoi entrasse e ci vedesse così»
«Già» rispondo aprendo gli occhi «Alex prima è entrata e mi ha detto di cacciarti via»
«Ci vediamo dopo?»
«Sì, certo» dico mentre mi alzo.
Sul terrazzo, dopo aver controllato che non ci sia nessuno, lo bacio e lo guardo scendere dall’albero diretto a casa sua. Poi vado da mia sorella per parlare. 

Spazio Autrici:
Eccoci qui con il nuovo capitolo, speriamo vi piaccia.
Ora vi lasciamo allo spoiler:
«Assolutamente no!» esclama
«E invece sì, io mi sono fidata ora è il tuo turno»
Ci vediamo venerdì!

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Capitolo 18
*** Capitolo 9: Sara 8/12/’98 ***



Oggi è il compleanno di Ian e io, Marina e Zac, mentre siamo in macchina diretti a scuola, stiamo ripassando il piano. Abbiamo deciso di portare Ian, che stamani verrà a scuola più tardi per via di una visita medico-sportiva, a vedere la partita dei “Rams”, la sua squadra di football preferita.
«Allora è tutto deciso! La partita comincia alle 15 quindi dobbiamo uscire da scuola subito dopo l’ora di pranzo. Zac e Alex voi ci aspetterete alla macchina alle 13.30 precise mentre io mi occuperò di portare Ian»
«Sara lo sappiamo, ce lo avrai ripetuto un’infinità di volte» risponde mia sorella
«Sì, lo so ma voglio che sia tutto perfetto. Ricordatevi che non sa niente quindi non fatevi scappare nulla»
«Non lo faremo, stai tranquilla, andrà tutto bene» dice Zac facendomi calmare almeno un po'.
In questi mesi io e Zac siamo diventati molto amici, è quasi il fratello che non ho mai avuto.
Arrivati a scuola saluto entrambi e vado a lezione. Non vedo Ian fino all’ora di pranzo, quando lo bacio e gli sussurro all’orecchio «Buon compleanno». Anche Amanda non può fare a meno di fargli gli auguri e abbassandosi mostrando il seno gli dà un bacio sulla guancia indugiando più del necessario. Marina e Zac escono dalla mensa prima di noi così, mentre anche noi usciamo diretti in classe dico a Ian:
«Eh no non torneremo in classe» dico con voce sensuale
«Che hai in mente?» dice lui guardandomi malizioso
«Non quello che credi tu» dico ridendo per poi trascinarlo fuori nel parcheggio.
Quando arriviamo alla macchina di Zac, vedendo lui e Marina ad aspettarci chiede: «Che sta succedendo? Dove andiamo?»
«E’ una sorpresa fratello. Non saprai niente fino al nostro arrivo» dice Zac
«Te la ricordi questa?» dico mostrandogli una benda per gli occhi mentre ci sediamo in macchina
«Assolutamente no!» esclama
«E invece sì, io mi sono fidata ora è il tuo turno»
«D’accordo» dice infine facendosi mettere la benda.
Parcheggiata la macchina e arrivati davanti al “Los Angeles Memorial Coliseum” tolgo la benda dal viso di Ian che sorpreso esclama: «Cavolo ragazzi, grazie!»
«Non devi ringraziare noi, ma la tua dolce metà, è lei che ha fatto tutto il lavoro» dice Zac
«Non è vero! È anche merito vostro» ammetto prima che Ian mi prenda in braccio e mi baci con passione. Quando entriamo nello stadio sono le 14:30 quindi abbiamo tutto il tempo per cercare i nostri posti e comprare qualche snack. La partita ha inizio alle 15 in punto. Non ci capisco un bel niente di football e nemmeno Marina così per tutto il tempo ci guardiamo incredule, mentre Zac e Ian sono concentratissimi; esultano a ogni touchdown dei Rams e imprecano ogni volta che è la squadra avversaria a farlo. Alla fine di uno dei quattro tempi tutta la folla comincia a fischiare e le persone intorno a noi cominciano a fissarci. Non capisco il perché così mi volto verso mia sorella la quale mi mostra lo schermo gigante. All’interno di un cuore ci siamo io ed Ian e al lato dello schermo c’è scritto “Kiss Cam”.
“Oh cavolo non dovremmo mica baciarci con tutta questa gente che ci guarda vero?” penso tra me e me. Mi volto verso Ian per vedere la sua reazione, ma sembra non esserci accorto di nulla, è appoggiato con i gomiti sulle ginocchia completamente indifferente, ma poi un signore accanto a lui gli tira un leggera gomitata catturando la sua attenzione e mostrandogli lo schermo. A quel punto con un alzata di spalle si avvicina a me e a contatto con le mie labbra dice:
«Vogliamo dare un po' di spettacolo?»
Faccio appena in tempo ad annuire che mi bacia. Improvvisamente è come se tutto lo stadio, la folla e il rumore scomparissero. Ci siamo solo io e lui. Sento la sua lingua sulle labbra al che le schiudo facendola entrare e giocare con la mia. È un bacio passionale, profondo e incredibile. Quando si stacca da me ritorno alla realtà e sento i fischi e gli applausi delle persone intorno a noi ed arrossisco. Poi la “Kiss Cam” inquadra un'altra coppia e l’attenzione delle persone si sposta altrove.
«Esibizionisti» mi dice Marina
«Zitta» dico ridendo e facendo ridere anche lei.
Una volta che la partita è finita ci dirigiamo alla macchina e torniamo a casa. Per tutto il viaggio Ian e Zac non fanno altro che parlare della partita; nonostante la loro squadra abbia vinto non sembrano soddisfatti e parlano degli errori che avrebbero potuto evitare. Quando arriviamo a casa sono quasi le 19 e mentre Marina rimane indietro per salutare Zac, Ian mi accompagna verso casa.
«Grazie del magnifico pomeriggio» dice stringendomi a sé
«È stato un piacere» gli dico baciandolo
«Ci liberiamo di quei due e andiamo a cena?» mi chiede poi indicando mia sorella e Zac
«In realtà la cena era già in programma»
«Perfetto, passo da te fra mezz’ora?»
«Va bene, allora meglio che mi sbrighi dovrò fare miracoli per farmi bella in così poco tempo»
«Lo sei già» dice d’istinto prima di aggiungere «Cavolo, stare sempre con Zac mi sta facendo rammollire»
«Ahahaha, ma no dai» rispondo «Ora vado ci vediamo fra mezz’ora. Alex vieni ho bisogno del tuo aiuto» dico prima rivolta a Ian poi a mia sorella.
Non so come, ma in meno di 30 minuti riesco a farmi, una doccia, truccarmi e vestirmi. Per quanto riguarda il vestito ne scelgo uno nero con la gonna bianca e una striscia di pizzo in fondo nera; ha lo scollo a barca, le maniche lunghe e mi arriva a metà coscia abbinato a delle decolté nere, per il trucco opto per una linea di eyeliner e dei brillantini dorati per illuminare lo sguardo e sulla bocca una tinta nude, infine decido di arricciare i capelli in morbide onde. Una volta pronta, metto il cappotto ed esco di casa dove trovo Ian ad aspettarmi davanti alla macchia. È davvero molto bello, indossa i soliti jeans neri, ma invece di una t-shirt, porta una camicia e un giacchetto di pelle entrambi neri.
«Sei bellissima» dice avvicinandosi e baciandomi
«Anche tu non sei affatto male»
Andiamo in un ristorante elegante, ma molto intimo che mi ha consigliato la mamma. Quando arriviamo veniamo scortati da un cameriere al nostro tavolo che dopo averci consegnato i menù ci dice: «Vi lascio qualche minuto per decidere»
«Grazie» rispondo da parte di entrambi.
Io decido di prendere un primo, mentre Ian la bistecca e dato che nessuno dei due è ancora maggiorenne da bere prendiamo semplicemente dell’acqua.
«Ti ricordi che venerdì c’è lo spettacolo a scuola?» gli chiedo
«Sì, Zac mi ha fatto una testa così cercando di convincermi a venire»
«Beh perché non dovresti farlo?»
«Perché non mi piacciono queste cose»
«Non è vero, ti ho sentito provare con Zac sei molto bravo e ti diverti, non negarlo»
«Recitare mi piace, ma non voglio farlo a scuola negli spettacoli»
«Chissà magari un giorno lascerai il football e diventerai un attore»
«Chi lo sa!» dice serio
«Ehi sai cosa? Avrebbero dovuto prendere te per fare Gaston saresti stato perfetto per quella parte» dico cercando di farlo sorridere e per fortuna ci riesco.
Il resto della cena vola nonostante una piccola discussione su chi doveva pagare il conto e presto ci ritroviamo davanti casa. Prima di entrare prendo una piccola scatolina e gliela do.
«E questo cos’è?»
«Il tuo regalo»
«Ma non era la partita?»
«Quella era da parte di tutti, questo solo da me»
Incerto, ma felice la apre ed estrae il contenuto. È un semplice braccialetto di cuoio nero con la chiusura in argento. Non dice nulla così gli chiedo:
«Ti piace? Non volevo prenderti qualcosa con le nostre iniziali sopra perché non è né il tuo genere né il mio e questo mi sembrava bello, ma se non ti piace posso riportarlo indietro e scegliere qualcos’altro»
«Dovrai levarmelo con la forza perché non ho intenzione di toglierlo più» risponde prima di baciarmi con passione.

Venerdì: Spettacolo “La bella e la bestia”
Dopo aver passato due giorno interi a convincere Ian a venire a vedere lo spettacolo con me finalmente ci sono riuscita e adesso siamo nel teatro della scuola ad aspettare l’inizio.
«Siamo arrivati troppo presto» si lamenta Ian accanto a me
«Non è presto» ribatto
«Sì che lo è, ci siamo praticamente solo noi»
«Non è vero!»
In effetti ha ragione lui, manca quasi un’ora all’inizio dello spettacolo e le uniche persone oltre a noi sono gli insegnati e una coppia di signori anziani, forse i nonni di qualcuno.
A uno sguardo torvo di Ian rispondo: «Ok va bene forse è un po' presto, ma se fossimo arrivati più tardi non avremmo avuto dei posti così buoni»
Dopo poco arrivano altre persone tra cui mamma e papà.
«Mamma papà siamo qui» dico facendogli cenno.
«Ciao tesoro, che ottimi posti» dice la mamma. Alle sue parole guardo Ian come per dirgli “Visto? Te l’avevo detto” e lui alza gli occhi al cielo.
«Ciao Ian, che piacere rivederti» dice mio padre
«Salve» risponde lui
«Hai sentito tua sorella?» mi chiede la mamma
«A dire la verità no» rispondo prendendo il telefono per mandarle un messaggio quando mi accorgo che mi ha preceduta.
«911, vieni subito» dice il messaggio.
«Ti spiace se ti lascio solo un minuto? Alex ha bisogno di me» dico rivolta a Ian. Non muore dalla voglia di restare da solo con i miei, ma accetta.
«Dove vai tesoro?» chiede papà
«Torno subito» rispondo
Quando arrivo dietro le quinte cerco mia sorella e quando la trovo in un camerino vedo che è molto nervosa.
«Finalmente! Ma quanto ci hai messo?» mi dice
«Scusa ho visto il messaggio solo adesso. Che succede?»
«Beh, vediamo. Violet si è presentata con una gamba rotta, a quanto pare si è fatta male durante gli allenamenti oggi pomeriggio e non ha detto niente convinta di poter fare lo stesso lo spettacolo. La professoressa, però, gliel’ha vietato quindi…» dice ormai senza fiato
«Quini farai te Belle!» esclamo entusiasta
«Esatto»
«E qual è il problema?»
«Non so se sono pronta»
«Sì che lo sei. Hai provato forse più di Violet e Zac farà la bestia quindi ti starà vicino, andrà tutto bene. Ora preparati che ti stanno aspettando tutti»
«Grazie sorellina non so come farei senza di te»
Dopo averla aiutata a vestirsi e truccarsi torno al mio posto e dopo poco lo spettacolo ha inizio.
«Vattene»
«Sono qui»
«Belle! Belle? Allora sei tornata?»
«Ma certo che sono tornata! Non potevo lasciare che… Oh… è tutta colpa mia… ho cercato di avvisarti»
«Forse è meglio… meglio così»
«Non parlare in questo modo, andrà tutto bene, adesso siamo insieme, andrà tutto bene benissimo, vedrai.»
«Almeno ti ho potuto vedere un’ultima volta»
«No, no! Ti prego, ti prego non lasciarmi! Io ti amo»
«Belle! Sono io»
«Sei proprio tu?»

Dopo aver detto l’ultima frase Zac, ormai diventato un principe, prende Marina e la bacia. Non sono sicura che nel copione ci fosse, ma sono così carini. Tutti cominciano ad applaudire e con la coda dell’occhio vedo anche Ian farlo.
Quando Marina e Zac escono tutti li facciamo i complimenti.
«Vi va una cena per festeggiare?» chiede papà rivolto a tutti noi e ai genitori di Zac.
«Io devo tornare a casa, grazie dell’invito» dice Ian
«Sicuro di non voler venire?» dico cercando di convincerlo
«Sicuro, ci sentiamo più tardi» risponde prima di darmi un rapito bacio e andarsene.

Spazio Autrici:
Ecco a voi l'ultimo capitolo della settimana, che ne pensate?
        



Questi sono gli outfit della cena, speriamo vi piacciano e adesso lo spoiler:
«Ma prof io sono assolutamente in grado di recitare» ribatte lei zoppicando verso di noi
«Non dire sciocchezze, non puoi con una gamba ingessata, rischieresti di farti ancora più male e poi non è assolutamente estetico salire sul palco con le stampelle, se vuoi assistere allo spettacolo vai in platea.» 

Che sarà successo? 

Speriamo che il capitolo vi piaccia, purtroppo abbiamo notato un calo nelle visualizzazioni speriamo che qualcuno di voi ci faccia sapere che ne persa così da correggere eventuali errori.
Buon weekend a tutti <3

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Capitolo 19
*** Capitolo 9.1: Marina 8/12/’98 ***


Mi sto preparando per andare a scuola quando sento squillare il cellulare.
«Ehi cuginetta che fai di bello?»
«Ehi Marty ti rendi conto che qui sono le 6:50 vero?»
«Oddio scusa non ci pensavo, ti ho svegliata?»
«No, tranquilla mi sto preparando per andare a scuola»
«Come a scuola? Oggi è la festa dell’immacolato non c’è scuola»
«Tesoro ti ricordo che io sono in America e non in Italia, comunque farò solo mezza giornata perché nel pomeriggio andiamo allo stadio per una partita di football»
«Tu ad una partita di football? Ma se non ci hai mai capito nulla, lo fai per Zac?»
«In realtà per Ian è…»
«Ian, che mi nascondi, non è il ragazzo di Sara? Marina che cavolo stai combinando?»
«Niente, se tu mi lasciassi parlare. Ti stavo dicendo che è il suo compleanno e Sara ha organizzato questa sorpresa per Ian coinvolgendo anche me e Zac»
«Ah, mi era preso un colpo, allora buona partita»
«Grazie Marty ora vado sennò faccio tardi a scuola»
«Ok ciao cuginetta»
Riattacco il telefono e corro in cucina per salutare i miei e mangiare qualcosa al volo.
«Buongiorno tesoro. Come mai così in ritardo? Non è da te» dicono i miei in coro.
«Buongiorno. Sì, lo so è colpa di Martina mi ha chiamato mentre mi preparavo, scappo.»
Prendo una fetta di pane e marmellata e mentre la mangio esco di casa dove vedo Zac ad aspettarmi.
«Pensavo mia sorella fosse già qui»
«No, è in ritardo. Ti sei sporcata con la marmellata»
«Dove?»
«Qui» dice Zac mentre mi lecca il lato della bocca per rimuovere la marmellata e iniziando a baciarmi.
«Prendetevi una camera» sento dire da mia sorella appena uscita di casa.
«Ecco la ritardataria, ora possiamo andare» dico mentre lei mi fa una linguaccia e sale in macchina.
Durante il tragitto non ha fatto altro che ricordarci il piano per la sorpresa di Ian. La mattinata è passata velocemente, mi dirigo all’armadietto per posare i libri e trovo Zac che mi aspetta per andare a mensa.
«Ehi amore non c’era bisogno che mi aspettassi, ci potevamo vedere a mensa» gli dico mentre ripongo i libri.
«Lo so, ma avevo voglia di andare con te» mi risponde mentre ci dirigiamo a pranzo.
Mangiamo velocemente per arrivare alla macchina prima di Ian e Sara.
«Pensi che ad Ian piacerà la sorpresa?»
«Ne sono sicuro, sarà entusiasta»
«Speriamo»
La partita per fortuna è andata bene. Adesso sto aiutando mia sorella a prepararsi per la cena che avrà tra poco con Ian. Una volta pronta Sara esce e io vado in sala da pranzo per cenare con i miei.
«Allora com’è andata la giornata?» chiede la mamma
«Bene mamma, ad Ian è piaciuta la sorpresa e la sua squadra ha anche vinto»
«Sono felice che il piano di tua sorella abbia funzionato, era così agitata» dice papà
«Lo so papà, ma fortunatamente si è risolto tutto bene. Cambiando argomento, hai sentito il nonno oggi? Come sta?»
«Bene per fortuna non era niente di grave, un piccolo trombo nel braccio, è per quello che lui e la nonna non verranno a Natale»
«Menomale è tutto a posto anche se mi dispiace non passare il Natale con loro»
«Lo so tesoro, ma ci saranno altre occasioni per vederli»
«È vero mamma, ora vado in camera ho i compiti di matematica da fare»
«Notte tesoro» mi rispondono i miei mentre salgo di sopra.
Prima di tutto mi lavo i denti e metto il pigiama per stare più comoda e appena ho finito di sistemarmi mi metto a finire i compiti per poi andare subito a letto.

Venerdì: Spettacolo “La bella e la bestia”
Oggi la giornata è stata intensa abbiamo avuto le prove generali dello spettacolo e ho dovuto sopportare quella “brava ragazza” di Violet tutto il giorno. Per fortuna alle tre abbiamo entrambe gli allenamenti e fino a stasera non dovrò rivederla.
Io e Zac siamo appena arrivati a teatro quando vediamo la Professoressa venirci incontro agitata.
«Ragazzi menomale siete arrivati, avete per caso visto Violet?»
«Eccomi prof sono arrivata, scusi il ritardo» risponde la diretta interessata
Ci giriamo verso Violet e non posso credere a quello che vedo, ha una gamba ingessata.
«Violet che hai combinato, perché non hai avvisato che non potevi recitare? Avrei fatto venire Zac e Marina prima per provare»
«Ma prof io sono assolutamente in grado di recitare» ribatte lei zoppicando verso di noi
«Non dire sciocchezze, non puoi con una gamba ingessata, rischieresti di farti ancora più male e poi non è assolutamente estetico salire sul palco con le stampelle, se vuoi assistere allo spettacolo vai in platea. Marina, Zac andate nei camerini a provare le battute, avete un’ora poi dovete prepararvi»
Zac mi trascina nel camerino mentre io sono sotto shock dalla notizia dell’essere passata da sostituta a protagonista nel giro di due secondi la sera stessa dello spettacolo.
«Alex guardami andrà tutto bene, abbiamo provato un sacco di volte insieme sai la parte a memoria e sarai bravissima, ti fidi di me?»
«Sì, ma in questo momento ho bisogno di stare sola per metabolizzare»
«Ok io vado, ma per qualsiasi cosa chiamami sono nel camerino accanto»
Appena Zac esce mando un messaggio a mia sorella, in questo momento è l’unica che può calmarmi.
«911, vieni subito»
Dopo quasi mezz’ora finalmente la vedo entrare nel camerino.
«Finalmente! Ma quanto ci hai messo?»
«Scusa ho visto il messaggio solo adesso. Che succede?»
«Beh, vediamo. Violet si è presentata con una gamba rotta, a quanto pare si è fatta male durante gli allenamenti oggi pomeriggio e non ha detto niente convinta di poter fare lo stesso lo spettacolo. La professoressa, però, gliel’ha vietato quindi…» dico senza fiato
«Quini farai te Belle!» esclama entusiasta
«Esatto»
«E qual è il problema?»
«Non so se sono pronta»
«Sì che lo sei. Hai provato forse più di Violet e Zac farà la bestia quindi ti starà vicino, andrà tutto bene. Ora preparati che ti stanno aspettando tutti»
«Grazie sorellina non so come farei senza di te»
Dopo avermi aiutata a vestirmi e truccarmi torna in platea insieme a Ian e ai nostri genitori.
Mia sorella è appena uscita quando sento entrare qualcuno.
«Marina sei pronta? È ora di andare in scena» dice la professoressa
«Sì prof ci sono, andiamo»
«Ah Marina prima che mi dimentichi, dato che te e Zac state insieme, ho deciso di mettere il bacio nella scena finale come nel cartone»
«D’accordo prof»
Faccio un bel respiro ed entro in scena, il sipario è ancora chiuso, così mi metto davanti la libreria aspettando l’inizio della scena dopo l’introduzione del narratore.
«Tanto tempo fa in un paese, un giovane principe viveva in un castello splendente. Benché avesse tutto quello che poteva desiderare, il principe era viziato, egoista e cattivo. Accade però, c'è una notte d'inverno una vecchia mendicante arrivò al castello e offrì al principe una rosa in cambio del riparo dal freddo pungente. Lui, che provava repulsione per quella vecchia dal misero aspetto, rise del dono e la cacciò. Ma lei lo avvertì di non lasciarsi ingannare dall’apparenza, Perché la vera bellezza si trova nel cuore. Il principe la respinse di nuovo in quel momento la bruttezza della mendicante si dissolse ed apparve una bellissima fata. Il principe si Scusa ma era troppo tardi perché lei ormai aveva visto che non c'era amore nel suo cuore e per punirlo lo tramutò in un’orrenda bestia Egitto un incantesimo sul castello e su tutti i suoi abitanti. Vergognandosi del suo aspetto mostruoso, La bestia si nascose nel castello con uno specchio magico come unica finestra sul mondo esterno. La rosa che gli aveva offerto la fata era davvero una rosa incantata e sarebbe rimasta fiorita fino a che il principe avesse compiuto ventuno anni. Se avessi imparato ad amare e fosse riuscito a farsi amare a sua volta, prima che fosse caduto l'ultimo petalo, l'incantesimo si sarebbe spezzato. In caso contrario sarebbe rimasto una bestia per sempre punto con il passare degli anni, il principe cadde in preda allo sconforto e perse ogni speranza appunto chi avrebbe mai potuto amare una bestia.»
Finito lo spettacolo io e Zac andiamo a cambiarci e raggiungiamo gli altri in platea.
«Vi va una cena per festeggiare?» chiede papà rivolto a tutti noi e ai genitori di Zac.
«Io devo tornare a casa, grazie dell’invito» dice Ian
«Sicuro di non voler venire?» cerca di convincerlo mia sorella.
«Sicuro, ci sentiamo più tardi» gli risponde prima di baciarla velocemente e andare via.
Dopo che Ian se n’è andato noi andiamo tutti a cena in un ristorante vicino a scuola.
«Sei stata veramente brava Marina, non deve essere stato semplice sapere di dover fare la protagonista così all’ultimo» si congratula la mamma di Zac
«Grazie mille Starla, effettivamente mi era preso il panico, ma grazie a suo figlio e a Sara sono riuscita a calmarmi» rispondo
«Ehi sorellina dimmi un po’, il bacio finale è stato un’idea di Zac dell’ultimo minuto oppure era nel copione» mi chiede quest’ultima
«A dir la verità l’ha deciso la professoressa all’ultimo, ha detto che gli sarebbe piaciuto inserirlo e dato che io e Zac stiamo insieme ha pensato fosse l’occasione giusta»
«E io che pensavo che Zac avesse improvvisato» afferma un po' delusa
«In realtà l’avrei baciata anche senza l’autorizzazione della prof» ammette lui
La cena prosegue bene tra i complimenti di tutti e le curiosità su Violet ed è quasi mezzanotte quando mi metto finalmente sotto le coperte. Sto per chiudere gli occhi quando sento arrivare un messaggio. È di Zac:
«Notte mia Principessa, stasera sei stata bravissima!»
«Notte anche a te mio principe e grazie anche te sei stato bravissimo».


Spazio autrici:
 Eccoci qui con il nuovo capitolo speriamo vi sia piaciuto, ora vi lascio un piccolissimo spoiler:
«Ian non viene con noi?» chiedo a quel punto non vedendolo arrivare
«No, ha detto che ci avrebbe raggiunti lì» risponde Zac.

Dove sarà Ian e dove staranno andando i nostri protagonisti?

Speriamo il capitolo vi sia piaciuto, a mercoledì <3

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Capitolo 20
*** Capitolo 10: Marina ***


Finalmente oggi è l’ultimo lunedì di scuola prima delle vacanze invernali, non vedo l’ora che sia Natale così potrò rivedere gli zii e le mie cugine, purtroppo i nonni non ci saranno e sarà strano passare il Natale senza di loro, ma hanno promesso che appena il nonno si sentirà meglio verranno a trovarci dato che per noi con la scuola è più difficile andare. Venerdì ci sarà il consueto ballo invernale e oggi durante l’ora di pranzo inizieranno a vendere i biglietti. Il weekend è passato velocemente anche se ho visto poco Zac per colpa dei compiti. Esco di casa insieme a Sara e saliamo in macchina con i ragazzi per andare a scuola.
È quasi l’ora di pranzo e sono all’armadietto per posare i libri quando vedo Violet venire verso di me. Dalla sua camminata credo non venga in maniera amichevole e dalla sua faccia direi che vuole litigare, ma non so per cosa o meglio lo immagino anche se non ha senso.
«Sei contenta adesso?» mi dice appena arriva.
«Contenta di cosa scusa?»
«Di avermi rubato la parte ovviamente, non aspettavi altro dall’inizio eh»
«Guarda che non è colpa mia»
«Sì che è colpa tua, da quando sei arrivata in questa scuola non fai altro che mettermi i bastoni tra le ruote. Prima mi hai rubato il ragazzo e adesso non contenta mi hai anche portato via il ruolo di protagonista»
«Senti Violet falla finita, io non ti ho preso proprio nulla. Punto uno Zac non era il tuo ragazzo, o perlomeno non lo era più quando sono arrivata. Punto due, non ti ho rubato il ruolo, ero la tua sostituta e dato il tuo infortunio la prof ha deciso che ti dovevo sostituire nel fare Belle quindi per favore lasciami in pace che voglio andare a pranzo» dico lasciandola sola davanti al mio armadietto e mi dirigo a mensa dato che ho una fame da lupi.
«Non finisce qui!» mi urla dietro.
Arrivo a mensa e vedo Zac seduto ad un tavolino da solo con due vassoi, mi avvicino e credo che il secondo vassoio sia per me.
«Ehi amore come mai hai fatto tardi?» mi chiede mentre mi siedo
«Niente tranquillo, sono stata trattenuta da Violet»
«Che ti ha detto?»
«Mi ha accusato di averle rubato il ragazzo e il ruolo»
«Ma non è assolutamente vero, noi non stavamo più insieme da un anno»
«Lo so amore rilassati, gli ho spiegato come stanno veramente le cose e l’ho lasciata sola al mio armadietto per venire a pranzo, a proposito grazie per averlo preso anche a me»
«Eri in ritardo e mi sembrava il minimo. Hai fatto bene a lasciar perdere Violet, non merita il tuo tempo. Comunque, cambiando argomento, ti va di venire al ballo con me?»
«Certo che vengo al ballo con te, ma dobbiamo prendere i biglietti»
«Non preoccuparti ci ho già pensato io. Ho trascinato Ian a prenderli appena li hanno messi in vendita, venerdì passiamo a prendervi alle 20»
«Ok non vedo l’ora»
Il venerdì del ballo…
Sono in camera che mi preparo per il ballo di stasera, ho deciso di indossare un vestito celeste corto con il corpetto di brillantini insieme ad un paio di decolté celesti, mentre per il trucco opto per un ombretto celeste e grazie all’aiuto di mia sorella una linea di eyeliner e del mascara. Una volta pronta vado in camera sua per vedere se è pronta.
«Sì, mi mancano solo le scarpe e ci sono»
«Ok, ti aspetto giù»
Vado in salotto ad aspettare Zac, tra dieci minuti dovrebbe essere qui per portarci al ballo. Sara mi è sembrata strana, spero non sia successo niente con Ian. Mentre rifletto sul comportamento di mia sorella la vedo scendere.
«Zac è arrivato?» mi chiede
«Non ancora» rispondo, ma in quel momento vedo papà andare verso la porta, deve essere arrivato Zac, ero così immersa nelle mie riflessioni che non ho sentito neanche il campanello suonare.
«Tesoro è arrivato Zac»
«Arriviamo papà prendo lo scialle»
«Ehi amore sei bellissima» mi dice Zac appena arrivo alla porta «Anche tu Sara»
«Grazie» rispondiamo insieme
«Divertitevi ragazzi, massimo alle una a casa»
«Sì Raoul non si preoccupi per l’una saremo qui» dice Zac a mio padre prima di accompagnarci.
«Ian non viene con noi?» chiedo a quel punto non vedendolo arrivare
«No, ha detto che ci avrebbe raggiunti lì» risponde Zac
Quando arriviamo al ballo noto che la palestra è totalmente diversa, la porta d’entrata è coperta da tanti fiocchi di neve e l’interno è spettacolare, ci sono palloncini bianchi appesi al soffitto alternati da fiocchi di neve e i colori predominanti sono il bianco e l’azzurro.
«Vado a vedere se riesco a trovare Ian» sento dire da mia sorella mentre si allontana
«Ti va di ballare?» mi chiede a quel punto Zac mentre contemplo ammirata la palestra.
«Sì certo, non vedo l’ora di fare il mio primo ballo»
«Primo? Non hai mai partecipato ad un ballo scolastico?»
«No, anche se in Italia frequentavo una scuola americana non c’era i balli, quindi questo è il mio primo ballo scolastico»
«Allora se è così balleremo tutta la sera per recuperare i balli che ti sei persa»
Io e Zac iniziamo a ballare, Sara ed Ian sono arrivati una decina di minuti fa, ma li ho persi subito di vista, spero si stiano divertendo.
Zac è proprio deciso a farmi recuperare i balli persi, stiamo ballando da più di un’ora ed io non mi sento più i piedi.
«Amore ti prego basta ballare, mi fanno male i piedi, andiamo a bere qualcosa» dico esausta
«Ok, andiamo»
Mentre siamo al tavolo delle bevande arriva mia sorella preoccupata. Dopo averci detto di aver discusso con Ian e che non riesce a trovarlo decidiamo di aiutarla.
Stiamo girando la palestra in cerca di Ian quando ad un certo punto lo vediamo in un angolo che sta baciando Mendy. Succede tutto velocemente, mia sorella inizia a piangere e Zac si avvicina infuriato a Ian, lo stacca da Mendy e gli tira un cazzotto per poi tornare da noi e dirci:
«Andiamo ragazze vi porto a casa»
«Ehi sorellina, mi dispiace, per qualunque cosa io ci sono lo sai»
«Grazie Mari, ma ora non voglio parlarne»
È sabato pomeriggio e sono a casa di Zac, mia sorella vuole stare sola e anche se sto male a vederla triste ho deciso di lasciarle i suoi spazi. Io e Zac simo sul letto a vedere un film quando qualcuno bussa alla porta di camera.
«Avanti» dice Zac.
Dalla porta entra Ian. Zac deve averlo colpito davvero forte perché la parte intorno all’occhio sinistro è parecchio gonfia e bluastra. Sembra essere a pezzi, ma non ha il diritto di essere triste, è lui che ha sbagliato doveva pensarci prima.
«Marina mi lasceresti solo con Zac? Ho bisogno di parlargli a quattrocchi» dice
Guardo Zac per essere sicura che gli vada bene, lui annuisce così rispondo:
«D’accordo, ciao amore ci sentiamo domani ti amo»
«Ti amo anche io a domani».

Spazio Autrici:
Eccoci qua,  il capitolo è leggermente più corto degli altri ma speriamo vi piaccia ugualmente, adesso vi lasciamo l'outfit di Marina.

             
Prima di salutarvi vi lasciamo con un piccolo spoiler:
«Qual è il problema?»
 «Non voglio farteli conoscere okay?» mi urla addosso                                                                                  
Ci vediamo venerdi con il prossimo capitolo.
Baci da Sara e Marina <3

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Capitolo 21
*** Capitolo 10.1: Sara 14/12/’98 ***


Sono appena rientrata da scuola quando sento il telefono squillare. Lo prendo e vedo che è Ale.
  «Ciao scemo» gli dico in italiano 
  «Ciao anche a te. Come vanno le cose?» 
 «Tutto bene. Oggi hanno iniziato a vendere i biglietti per il ballo d’inverno e Ian mi ha chiesto di andare con lui» 
 «Cavolo un ballo! Chissà perché da noi queste cose non le fanno»
 «E’ un mistero. Te invece come stai? Hai parlato con i tuoi di Natale?» 
 «Sì, ti ho chiamata proprio per questo. È tutto deciso, verrò con Silvia, Martina e i tuoi zii il 23»
 «Cavolo! Non ci credo! Finalmente ci rivediamo. Non vedo l’ora!» «Lo so, lo so nessuno riesce a vivere senza di me» 
 «Ahahaha, che scemo che sei quando fai così sembri Ian» «Beh deve essere un ragazzo in gamba»
 «Lo è»
 «Me lo farai conoscere spero» 
 «Certo che sì. Non credo di avertelo detto, ma per Capodanno abbiamo deciso di andare tutti insieme negli Hamptons nella casa di Zac» 
 «Gli Hamptons? Ma non è dove ci sono le case sul mare? Non farà freddo?» 
 «Sì esatto, ma non dobbiamo mica fare il bagno Ale»
 «Sì beh in effetti hai ragione» 
 «Come sempre ahahah. Ora vado devo fare un sacco di compiti ci risentiamo» 
 «Va bene, ciao» 
 «Ciao scemo»
Il venerdì del ballo…
La settimana sembra non finire mai, a scuola gli addetti al ballo, supervisionati dallo sguardo attento di Amanda, hanno lavorato molto affinché fosse tutto pronto. Io e Marina siamo andate a fare shopping con la mamma per comprare i vestiti e finalmente il giorno tanto atteso è arrivato. 
Io e mia sorella non siamo mai state ad un ballo prima di oggi perché nella nostra scuola, nonostante fosse americana, i balli non si facevano quindi sono molto contenta di andarci, soprattutto con Ian. Dopo scuola sono venuta a casa sua per stare un po' insieme dato che i suoi genitori non ci sono. L’intento era quello di vedere un film, ma abbiamo finito per baciarci quasi per tutto il tempo.
Quando alle 18:30 decido di andare a casa per cominciare a prepararmi Ian mi accompagna di sotto, quando arriviamo vedo sua madre e suo padre che entrano in casa e ci guardano. 
 «Salve» dico timidamente
 «Ciao cara, tu devi essere una nuova amica di Ian» dice sua madre.
 Non faccio in tempo a rispondere che «Noi stavamo uscendo» dice Ian trascinandomi fuori di casa.
 Quando arriviamo davanti a casa mia finalmente si ferma. «Ehi, ma che diavolo ti è preso?»
 «Che vuoi dire?»
 «Perché non mi hai presentata ai tuoi genitori?» 
 «Non era il momento»
 «Che vuol dire non era il momento? Io ero lì, loro erano lì» Ian comincia ad essere sempre più nervoso e non mi risponde così continuo. 
«Qual è il problema?» 
 «Non voglio farteli conoscere okay?» mi urla addosso 
 «Perché che succede? Tu hai conosciuto i miei perché non posso conoscere i tuoi?» «
Tuo padre ci ha beccati mentre ci baciavamo, non la ritengo una vera e propria presentazione» 
«Beh perché te non volevi. Ogni volta che c’era l’occasione te ne andavi»
 «Perché non volevo conoscerli, non mi interessa queste cose non fanno per me»
«Neanche avere una ragazza fissa era da te eppure eccoci qua» dico ormai furiosa anche io 
 «Beh forse ho sbagliato» dice girandosi e incamminandosi verso casa. 
Arrivato davanti alla porta di casa si volta e dice: «Meglio se ti fai portare da Zac stasera» e senza aggiungere altro entra lasciandomi lì sulla soglia.
Non so perché abbia reagito così, ma per il momento decido di lasciar perdere. Mi ha molto ferito il modo in cui mi ha parlato, non è così che si affrontano le cose in una relazione. Forse qualcosa lo ha turbato, non si era mai comportato così, al ballo proverò a parlarci ancora. 
 Decisa a non farmi rovinare il mio primo ballo, vado in bagno a farmi una doccia, mi asciugo i capelli e li arriccio, a Ian l’ultima volta erano piaciuti così, poi mi trucco. Decido di fare uno smokey eyes sui toni del nero, argento e bianco per riprendere il vestito che ho scelto; il top senza maniche è bianco con dei diamanti argento, mentre la gonna è di tulle nero. Dopo essermi truccata aiuto mia sorella a mettere l’eyeliner e vado in camera a vestirmi. 
 «Ehi sorellina sei pronta?» mi chiede Marina entrando 
 «Sì, mi mancano solo le scarpe e ci sono» rispondo 
 «Ok, ti aspetto giù» dice uscendo. 
 Una volta messe le scarpe che sono delle decolté nere legate alla caviglia e una fascetta di diamantini che va dalla caviglia al piede, prendo il cappotto e scendo di sotto. Zac arriva poco dopo e insieme ci dirigiamo al ballo. 
 La palestra è davvero bellissima con fiocchi di neve appesi ovunque, ma non riesco a concentrarmi su altro che non sia la discussione con Ian così lascio mia sorella e Zac e vado a cercarlo. Lo trovo poco dopo vicino al tavolo delle bevande. 
 «Ciao» gli dico 
 «Ehi, sei un vero schianto» risponde avvicinandosi per baciarmi. 
 «Cavolo Ian, sei ubriaco non credevo ci fossero alcolici qui» 
 «Infatti non ci sono, ho bevuto del barbon a casa. Dai vieni qui balliamo» 
 «Non credevo che ballassi» «
Per oggi farò un eccezione» dice avvicinandosi alla pista e cingendomi in vita 
 «Allora, prima cos’è successo?» 
 «Non voglio parlarne» risponde tornando serio
 «Beh io sì» ribatto decisa 
«Perché non volevi farmi conoscere i tuoi?» 
 «Senti mi hai davvero scocciato. Vado a prendere qualcosa da bere» dice lasciando la presa su di me e dirigendosi al tavolo. 
 «Sì certo vai a bere a quanto pare è l’unica cosa che sai fare» gli urlo dietro, ma credo che non mi abbia senta.
 Resto ad aspettarlo per un po' poi vado al tavolo delle bevande, ma non lo trovo da nessuna parte. Trovo invece mia sorella e Zac. 
 «Ehi avete visto Ian?» chiedo 
 «Non eri con lui?» mi chiede Marina 
 «Sì, ma poi abbiamo discusso e lui se n’è andato, non riesco a trovarlo. Aveva detto che veniva qui» 
 «Tranquilla, andiamo a cercarlo» dice Zac. 
 Insieme cerchiamo in tutta la palestra senza riuscire a trovarlo, stiamo quasi per lasciar stare quando in un angolo lo vediamo. 
È lì, con Mendy avvinghiata e la bocca sulla sua. Il tempo sembra fermarsi, provo a trattenere la lacrime, ma non ci riesco. Poi all’improvviso vedo Zac scattare in avanti, spostare Mendy da Ian e tirargli un cazzotto. 
 «Andiamo ragazze vi porto a casa» dice tornando da noi e lasciando Ian a terra sbalordito.
 Vedo che mi guarda, ma non voglio dargli la soddisfazione di vedermi così quindi seguo Zac e Marina. Arrivati a casa ringrazio Zac e corro in camera.
 «Ehi sorellina, mi dispiace, per qualunque cosa io ci sono lo sai» dice mia sorella entrando in camera. 
 «Grazie Mari, ma ora non voglio parlarne» rispondo. 
 Mi metto il pigiama e vado in bagno a struccarmi. Davanti allo specchio fisso il mio riflesso; il mascara è colato disegnando delle linee nere lungo le guance, sono inguardabile, ma non importa. Prendo un dischetto con lo struccante ed elimino quel che resta del trucco, poi sciacquo il viso e torno in camera. 
Quando mi metto nel lettoà, rimasta sola con i miei pensieri, realizzo quello che è successo. Ian mi ha tradita.

Non riesco a dormire molto, ma non mi importa. Per tutta la mattina resto a letto e non scendo neanche per pranzo, i miei saranno preoccupati, ma non mi importa. Non c’è niente che mi importi. Mi sono sempre ritenuta una persona forte, ma sotto le coperte con le occhiaie di una notte insonne e gli occhi gonfi dopo i numerosi pianti, mi rendo conto che forse non sono così forte come pensavo. 
Marina ora è da Zac e una parte di me vorrebbe tanto essere con Ian, ma cerco di reprimerla. Gli ho dato tutta me stessa, mi sono fidata cecamente di lui convinta che fosse cambiato, ma dopo ieri sera capisco che non è così. Mendy aveva ragione, si era stancato di me ed era tornato da lei. 
Ma solo adesso, a letto con le lacrime agli occhi, mi rendo conto di essermi innamorata di lui. 

Spazio Autrici:
Eccoci qui con l'ultimo capitolo della settemana, che ne pensate? Sara e Ian chiariranno o tra loro è finita?
Oggi niente spoiler ma vi do una piccola anticipazione, i tre capitoli della prossima settimana riguardano tutti le vacanze di Natale e il capitolo di lunedì sarà scritto da un punto di vista diverso dal solito, chi sarà?
Prima di lasciarvi vi mettiamo la foto del vestito di Sara:
        

 

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Capitolo 22
*** Capitolo 11: Silvia “Vacanze di Natale” ***


Sono appena rientrata a casa da scuola e sono stanca morta perché questo è uno di quei periodi dell’anno in cui i professori ci riempiono di compiti e interrogazioni. Vado subito in camera mia, butto lo zaino in terra e mi dirigo verso la sala da pranzo, dove mi aspettano i miei genitori e mia sorella per pranzare.
«Ce l’hai fatta ad arrivare, non ne potevo più di aspettare» si lamenta subito lei
«Non è colpa mia se a quest’ora Roma è bloccata dal traffico»
«Dai ragazze non litigate, vostro padre ed io dobbiamo dirvi una cosa importante» ci interrompe la mamma.
Una cosa importante? Di cosa starà parlando? penso tra me e me.
«Sapete benissimo che ci trasferiremo in America, ma purtroppo non a Giugno, dovremo partire tra due settimane. Approfitteremo delle vacanze di Natale»
«Tra due settimane?!» ripeto infuriata.
«Ci dispiace tesoro ma abbiamo dovuto anticipare la partenza per...»
Nemmeno finisco di ascoltarla, mi alzo di scatto e corro in camera mia. Come possono farmi questo? Io sono felice di partire, mi piacciono i cambiamenti e gli Stati Uniti sono fantastici per quel che so e da quello che mi dicono le mie cugine, ma non voglio partire tra sole due settimane. 
Ero così entusiasta quando mi avevano detto tempo fa che ci saremmo trasferiti, certo avrei dovuto lasciare l’Italia e i miei amici, ma la partenza sarebbe stato un nuovo inizio per me; una nuova vita. Questo inizio, però, doveva essere a giugno, era tutto perfetto: avrei finito con tranquillità l’anno scolastico, avrei avuto molto tempo per prepararmi alla parenza, per salutare i miei amici e i nonni di Firenze. Avevo anche già in mente di passare un Capodanno da favola, perché sarebbe stato l’ultimo qua e volevo festeggiare in grande il nuovo anno, e avevo pensato anche di dare una festa per la mia partenza. Ma adesso è cambiato tutto e non sono più così entusiasta di partire. 
Mentre sono seduta sul letto che penso entra mia madre: con lei ho sempre avuto un buon rapporto e mi ha sempre capita, per questo sono un po’ delusa dal fatto che mi abbia mandato a rotoli tutti i piani.
«Ehi tesoro, mi dispiace aver dovuto anticipare la partenza, so che ci tenevi a stare ancora qualche mese qui, ma a tuo padre hanno offerto di iniziare prima il nuovo lavoro in America»
«Poteva rifiutare no?» rispondo io spazientita.
«Sai che è un incarico importante, non si può permettere di fare come vuole»
Non riesco a credere che lo stia difendendo, lei è sempre stata dalla mia parte e adesso neanche pensa a come sia difficile per me pensare di partire prima.
«So che adesso sei arrabbiata, ma devi stare tranquilla, avrai lo stesso il tempo di salutare i tuoi amici e potrai comunque dare la festa. Per la scuola non ti devi preoccupare, ho già parlato con la zia e mi ha detto che la scuola che frequentano Sara e Marina è molto buona quindi vedrai che anche se inizi a metà anno gli insegnanti saranno comprensivi» cerca di tranquillizzarmi mia madre.
«Non me ne frega nulla della scuola a Los Angeles, volevo finire l’anno qui, sarebbe stato tutto più semplice. Avrei avuto l’estate per ambientarmi e una volta iniziato il nuovo anno sarei stata una studentessa come le altre, non la nuova arrivata che non sa neanche formulare un discorso in inglese. E per la cronaca non voglio la pietà dei professori.»
«Sai che non intendevo questo, volevo solamente farti capire che non è un gran problema se partiamo in anticipo, potrai fare ugualmente quello che ti eri prefissata e poi Sara e Marina ti aiuteranno ad ambientarti. Per l’inglese non ti devi preoccupare, lo parli già benissimo e in poco tempo riuscirai ad imparare molto bene ad interagire. Eri così felice di partire, non rovinarti l’entusiasmo per un dettaglio che è cambiato»
Magari per lei sarà un dettaglio, perché è adulta, là ha già un lavoro e la casa, questo le basta. A me no, e questo “dettaglio”, come dice lei, proprio non mi va giù. Mia mamma capisce che in questo momento sono troppo arrabbiata per poter ragionare con me, perciò decide di lasciarmi un po’ sola. Dopo solo trenta secondi arriva Martina, come se camera mia fosse una stazione, gente che arriva e gente che se ne va.
«Allora Brontolo, ti sei calmata?»
«Sì guarda, sono così felice di partire che sto già facendo la valigia, non vedi?»
«Ok ho capito non sei in vena, scusa. Mi dispiace davvero che partiate prima, a me non cambia molto dato che sarei rimasta comunque qui, ma per te non deve essere facile. Come ha cercato di convincerti la mamma? Ti ha detto che ti ambienterai lo stesso e sarà tutto fantastico vero?» dice in tono sarcastico.
«Più o meno sì» rispondo accennando un sorriso.
«Aspetta ma quello è un sorriso? Pensavo non lo avrei più rivisto» mi dice ridendo anche lei.
Marti è sempre stata brava a tirarmi su il morale, nonostante abbiamo due caratteri diversi e tra noi due ci siano molti anni di differenza, riusciamo ad andare d’accordo e se litighiamo è solo per le cose stupide. Lei mi mancherà più di tutti, ha deciso di rimanere in Italia per completare qua i suoi studi e per stare con il suo fidanzato. Non mi piace l’idea di essere così distante da lei perché ogni volta che ho bisogno so che posso contare su di lei, ma a chilometri di distanza non sarà la stessa cosa. In più passeremo da vederci ogni giorno in casa, a stare insieme solo per le feste, ma so che per lei è importante stare in Italia quindi capisco la sua scelta. Iniziamo a scherzare sull’America e su come sarà vivere lì, in questo modo mi distraggo e mi tranquillizzo un po’.
23/12/1998
Finalmente il grande giorno è arrivato, oggi partiamo e io sono elettrizzata. Nonostante all’inizio non fossi felice di partire in anticipo, adesso sono abbastanza contenta. Sono riuscita a festeggiare e a salutare i miei amici e i nonni e ora sono pronta per questa nuova avventura. Non so come andrà, ma voglio essere positiva, d’altronde Sara e Mari si sono trovate benissimo perciò non dovrei preoccuparmi.
Siamo in aereo e mentre sta decollando penso a tutto quello che sto lasciando, con un pizzico di tristezza e un po’ di malinconia. Poi però inizio a pensare a cosa mi aspetta al mio arrivo: l’America, il sogno di ogni adolescente e non solo. Così inizio a fantasticare su come sarà la mia vita là.
Una bella casa con giardino, un gruppo di amici con cui andarmi a divertire, le classiche feste tra studenti e una scuola ricca di ragazzi popolari. Insomma, sto con la testa tra le nuvole, letteralmente, finché non sento una voce che mi riporta alla realtà.
«Guarda che ormai ci sono solo nuvole, puoi anche smettere di guardare fuori dal finestrino»
È Alessandro, il migliore amico di Sara e grande amico anche di Mari. Inizialmente non doveva venire con noi, ma il nonno è stato molto bene, quindi non è potuto partire e non volevamo lasciare Martina sola durante il viaggio di ritorno in Italia. Lui ovviamente ha accettato subito, quando ti ricapita di passare le vacanze natalizie a Los Angeles in una casa di lusso insieme alla tua migliore amica che non vedi da mesi?
«Stavo solo pensando a quello che mi aspetta» rispondo.
«Una vita da favola per la quale sarai invidiata da tutti?»
«Speriamo»
Il viaggio procede in modo tranquillo e una volta atterrati recuperiamo i nostri bagagli. So che verrà lo zio a prenderci, infatti, appena arriviamo alla sala d’attesa lo vedo seduto accanto a Sara. Mi è mancata un sacco. Non sto più nella pelle così le corro in contro urlando il suo nome.

Spazio Autrici:
Eccoci qua come già anticipato, questo capitolo non è dal punto di vista delle gemelle ma da quello di Silvia, che ne pensate?
Oggi torniamo a lasciarvi uno spoiler del prossimo per cui ecco qua:
«Io ragazzi passo» 
«Sicura? Vedrai che ci divertiamo» prova a convincermi mia sorella
«Sono sicura, andate pure»         
Dove dovranno andare? E chi è che non ha voglia?       
Ci vediamo Mercoledì con il prossimo.
Baci Sara, Silvia (solo per questo capitolo) e Marina.     

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Capitolo 23
*** Capitolo 11.1: Sara “Vacanze di Natale” ***


Ho passato gli ultimi quattro giorni a letto a vedere cartoni della Disney, ma oggi no, oggi non posso stare a letto perché finalmente arrivano gli zii, Martina, Silvia e Ale. So per certo che Marina deve aver spiegato a grandi linee ai nostri genitori cosa sia successo tra me e Ian perché non hanno fatto tante domande e mi hanno lasciata sola senza fare discussioni, ma ieri sera quando ho detto a papà che sarei andata con lui a prendere gli altri all’aeroporto ha acconsentito con un gran sorriso. Dopo essermi svegliata ho deciso di farmi una doccia dato che erano giorni che non la facevo, poi mi sono vestita, ho sistemato la mia camera e quella degli ospiti per Ale. Gli zii e le mie cugine in realtà non so dove staranno, credo abbiano preso un appartamento in affitto per queste due settimane mentre valuteranno la casa accanto a noi per trasferirsi quest’estate. 
Marina stanotte ha dormito da Zac e, dato che anche lui parte oggi, non verrà con me e papà a prendere gli zii, meglio così dato che non le ho detto che verrà anche Ale. Loro hanno avuto una breve storia quando eravamo piccoli, ma poi hanno capito che non era niente di che e sono rimasti molto amici. Dopo pranzo io e papà salutiamo la mamma e ci dirigiamo verso l’aeroporto. L’aereo atterrerà alle 15, ma noi siamo partiti alle 14 perché papà aveva paura di trovare traffico. Come sempre il suo infallibile intuito ha ragione anche stavolta perché troviamo molta confusione e arriviamo all’aeroporto quando mancano solo dieci minuti alle 15. Siamo seduti nella sala d’attesa quando sento qualcuno urlare il mio nome.
 «Saraaa» è Silvia.
Subito le corro in contro e la abbraccio. 
  «Cavolo quanto mi sei mancata» le dico stringendola forte. 
 Poi mi giro verso Martina e abbraccio forte anche lei «Ciao cuginetta, mi sei mancata anche tu» 
«Ciao zia, ciao zio» 
«Ciao tesoro, come sei cresciuta» mi dice la zia. Dopo averli abbracciati finalmente vado da Ale.
«Ti vedo sciupata. Dura la vita in America?» dice ironicamente abbracciandomi e prendendomi in collo. 
  «Non ne hai idea» dico anche io ironica, ma non troppo. 
 «Devi raccontarmi eh»
«Sì, anche a me» dice Silvia venendo vicino a noi.
«Certo, ma dopo ora andiamo»
Tutti ci seguono fuori dall’aeroporto. «Scusate la domanda, ma come faremo a stare tutti in una sola macchina? Siamo troppi» dice Silvia
«Davvero papà, non ci avevo pensato come facciamo?» 
 «Tranquilli, dovrebbe arrivare ora un pulmino che ho affittato. Gli zii verranno con me mentre voi ragazzi e i bagagli andrete con quello» risponde papà proprio quando davanti a noi si ferma un pulmino nero elegante.
  «Woooo, Los Angeles arriviamo!» esclama euforico Ale 
  «Martina mi raccomando, li affido a te»
«Certo zio Raoul, non preoccuparti li terrò a bada io» risponde lei salendo nel posto davanti. 
 Una volta saliti tutti sopra il pulmino e la valanga di valigie caricate partiamo. 
  «Ehm Silvia. Perché avete portato così tante cose? Starete qui solo due settimane, non vi state mica trasferendo»
«In realtà sì»
«Come? E non ci avete detto nulla?» 
 «Mamma credeva che sarebbe stato più bello se vi avessimo fatto una sorpresa»
«Oh mio Dio. Che bello non ci posso credere, staremo di nuovo tutti insieme»
«Non proprio» dice a quel punto Martina
«Che intendi?»
 «Io non mi traferisco»
«Perché no?»
 «Ho conosciuto un ragazzo, Ivan e beh siamo innamorati e dato che ho già 18 anni posso vivere da sola. In realtà non starò proprio da sola, Ivan è di Firenze così andrò a stare dai nonni»
«Wow, sono contenta per te anche se mi dispiace che non ci sarai anche tu» 
 «Tranquilla cuginetta, godiamoci queste due settimane, poi ogni volta che sarà possibile verrò e porterò anche Ivan per farvelo conoscere» 
«Ottimo»
Appena arriviamo a casa tutti salutano la mamma. Marina deve essere in camera sua così dico ad Ale: «Io aiuto gli zii a portare le cose in casa loro te vai pure su Marina dovrebbe essere in camera sua, è la terza a sinistra, fatti indicare la tua camera»
 «D’accordo» 
Ale fa come gli ho detto e io aiuto con i bagagli. Quando finiamo di sistemare tutte le cose che hanno portato è ora di cena e la mamma invita tutti da noi. È così strano essere tutti insieme, ma per la prima volta dopo giorni sono di nuovo felice.
La mattina di Natale…
Sono passati due giorni dal loro arrivo e gli zii, Silvia, Martina e Ale li hanno passati in gran parte a recuperare il jet-lag. Ma oggi è la mattina di Natale e nessuno sembra riuscire a dormire. Io e mia sorella abbiamo sempre amato il Natale e quando i nostri genitori ci hanno rivelato che Babbo Natale non esisteva ci siamo rimaste molto male. Ora però mi rendo conto che in effetti era abbastanza impossibile che qualcuno viaggiasse per tutto il mondo e consegnasse tanti regali, ma la magia del Natale in famiglia non se n’è mai andata. 
 Sono le 9 quando ci ritroviamo tutti in salotto sotto l’enorme albero di Natale che mamma, papà e Marina hanno addobbato prima dell’arrivo degli zii quando io stavo ancora male. Ancora non abbiamo fatto colazione, ma decidiamo di aprire prima i regali. 
Gli zii, Martina e Silvia ci hanno regalato un pigiama di Victoria’s Secret ciascuna, una palla della nazionale italiana di pallavolo a Marina e un profumo a me; noi a loro, invece, abbiamo regalato i pupazzi che ho preso a Disneyland e un braccialetto. Ad Ale ho preso un bracciale simile a quello che avevo comprato a Ian, ma il suo è tutto d’argento, mentre lui a me regala il secondo libro di Harry Potter. 
  «Cavolo! Come facevi a sapere che non l’avevo già comprato?» gli chiedo contentissima
«Ho le mie fonti» dice guardando mia sorella.
Per quanto riguarda noi due, lei mi ha regalato una bellissima scatola di legno con incise le mie iniziali e con dentro tutto il necessario per disegnare: fogli, pennarelli, matite colorate, acquerelli, tempere. Oltre ai libri, infatti, il disegno è la mia grande passione.
 A lei, invece, ho regalato la collana dei libri de “Le cronache di Narnia” che ha sempre desiderato, ma non ha mai comprato quindi ne ho approfittato io. Infine, è il turno di mamma e papà. Non vedo pacchetti quindi mi volto verso papà che assume la postura da “discorso serio”, e infatti:
«Io e la mamma abbiamo parlato e abbiamo deciso che ormai siete diventate grandi abbastanza da cominciare a gestirvi i vostri soldi da sole, così abbiamo aperto a vostro nome un fondo fiduciario. Ci fidiamo di voi e sappiamo che non userete quei soldi per delle stupidate»
«Grazie papà, non vi deluderemo» dice Marina
«Sì, grazie papà e mamma» dico andando ad abbracciarli. 
Dopo aver scartato tutti i regali è ormai tardi per fare colazione quindi mangiamo un paio di biscotti e andiamo a prepararci per il pranzo. Io, Silvia, Marina e Martina decidiamo di prepararci tutte insieme. Anche se staremo in casa ci vestiamo bene, io indosso un vestitino rosso con la parte sopra in pizzo e la schiena leggermente scoperta, Marina un abito a maniche lunghe sopra nero e sotto rosso a pois neri e una cinturina in vita, Silvia un vestitino con le maniche a tre quarti tutto nero, mentre Marina una maglia a collo alto nera e una gonna dorata. Una volta pronta scendiamo di sotto dove la mamma e la zia stanno finendo di preparare il pranzo, papà apparecchia e lo zio e Ale chiacchierano. Ale è vestito davvero bene, indossa dei jeans blu scuro e una camicia bianca con sopra un maglione blu. 
 «A tavola!» sentiamo dire dalla mamma così tutti andiamo in sala da pranzo e ci accomodiamo.
 Lei e la zia si sono davvero superate; come primo hanno preparato i tortellini in brodo, tipici dell’Italia, come secondo pollo e patate arrosto e per dolce torta di mele e crostata alle more. Quando alle 14 finiamo di mangiare, noi ragazze aiutiamo a sparecchiare e a sistemare la cucina, poi non sapendo che fare chiedo:
«Che facciamo ora?» 
 «Beh noi avremmo portato questa» dice Silvia tirando qualcosa fuori da una busta
«Oddio la Tombola! Non ci credo! Dai giochiamo tutti al tavolo» esclamo euforica.
 Papà estrae i numeri. Di solito è il nonno a farlo dato che è il più simpatico, ma visto che non c’è abbiamo dovuto trovare un sostituto. Dopo due ore buone ho vinto un ambo, due quaterne e ben tre tombole. Marina, invece, non ha vinto praticamente nulla, ma per lei vale il detto: “Sfortunata nel gioco, fortunata in amore”. 
 Dopo esserci messi in abiti più comodi passiamo il resto del pomeriggio a vedere i film di “Mamma ho perso l’aereo”. Per cena mangiamo un po' degli avanti del pranzo e andiamo a letto presto.
26/12/’98
La gioia del Natale passa presto. Quando sono andata a dormire ieri sera mi è venuto in mente Ian, “Come avrà passato il Natale?”, “Si sarà divertito?”, “Mi avrà pensata?”, “Sarà stato con Amanda?”. 
 Al momento io, Ale, Silvia e Marina stiamo guardando un film, mentre Martina è a casa a parlare con Ivan, quando sentiamo suonare il campanello.
  «Vado io» dice Ale avviandosi verso la porta. 
 È Zac, deve essere tornato dal viaggio con i suoi. Ci propone di andare a pattinare sul ghiaccio. Marina e Ale non stanno nella pelle, ma io non ho voglia di andarci così dico: 
«Io ragazzi passo» 
 «Sicura? Vedrai che ci divertiamo» prova a convincermi mia sorella 
 «Sono sicura, andate pure»
 «Sì, tranquilli sto io con lei, non ho mai amato andare a pattinare» dice Silvia.                
 Quando gli altri se ne sono andati io e Silvia andiamo su in camera e ci sediamo sul letto.«Allora?» mi chiede 
  «Allora che?»
«Non fare la finta tonta, lo vedo che qualcosa non va. Anche se fingi di stare bene. È per via di un ragazzo vero?»
Ho sempre amato il modo in cui Silvia sa leggermi dentro senza che io le dica niente. Non le ho ancora parlato di Ian perché non ci siamo praticamente mai sentite dal mio arrivo qui. Lei ha cominciato le superiori nella mia vecchia scuola ed era sempre impegnata con i compiti e anche io lo ero. 
  «Già» 
 «Dai racconta» 
Le racconto tutto. Di com’era Ian prima di conoscermi, della prima volta che mi ha baciata, di Hollywood, di Disneyland, della partita e della cena romantica per il suo compleanno, ma anche della nostra litigata, del ballo e di Mendy. 
Per tutto il tempo resta in silenzio ad ascoltarmi fino a quando le dico: «Il fatto è che come sai per Capodanno abbiamo deciso di andare tutti insieme nella casa di Zac a Miami. Non so che fare Silvia, dovrei venirci comunque?»
«Sarò sincera perché lo sai che con te cerco di esserlo sempre, Ian non si è affatto comportato bene con te e non si merita il tuo tempo, ma non ci sarà solo lui giusto?! Ci saranno anche i tuoi amici e noi quindi secondo me dovresti venirci lo stesso»
«Hai ragione. Abbiamo deciso questa cosa prima e ci saranno tutti i miei amici e non intendo permettergli di rovinarmi ancora le vacanze. Sì, mi ha ferita e ci sto ancora male, ma non me ne starò certo qui a casa a piangere mentre lui si diverte»
 «Brava così mi piaci» 
 «Grazie» 
 «Di niente io ci sono» dice prima che la abbracci. 

Spazio Autrici:
Eccoci qua con il Natale di Sara, manca solo quello di Marina, chissà cosa succederà.
Vi lasciamo un piccolo spoiler:
«Che intendi? Siamo solo amici»
«Marina ho visto la vostra intesa mentre pattinavate e sembravate qualcosa di più che semplici amici»
Chi farà preoccupare così Zac? Le sue supposizioni saranno esatte? Voi che ne pensate?
Ci vediamo venerdì con l'ultimo capitolo del Natale <3 

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Capitolo 24
*** Capitolo 11.2: Marina “Vacanze di Natale” ***


Sono le 10 di mattina, ieri sera i miei mi hanno permesso di dormire da Zac perché nel pomeriggio partirà con i suoi genitori per passare il Natale con i nonni e non ci vedremo fino al 26. Abbiamo appena finito di fare colazione e Zac sta finendo di preparare la valigia.
«Ehi amore sei pronto?»
«Sì, anche se mi mancherai»
«Anche tu mi mancherai, ma staremo lontani solo tre giorni, il 26 sarai di ritorno»
«È vero, ma mi mancherai ugualmente anche se sono felice di vedere i miei nonni, non li vedo da quest’estate»
«Ti capisco, anche a me mancano i miei, non vedo l’ora che possano venire a trovarci»
«Ragazzi venite a tavola è pronto!» ci chiama sua mamma.
Il pranzo passa tranquillo, chiacchieriamo su cosa faremo entrambi a Natale, loro torneranno a San Luis Obispo il paese natale di Zac, mentre io lo passerò con la mia famiglia, gli zii e le mie cugine. Senza rendercene conto sono già alle 14:15 e loro tra quindici minuti partiranno così da arrivare a destinazione prima di cena. Il viaggio sarà lungo e dovranno stare in macchina per circa quattro ore.
«Ciao amore, fate buon viaggio. Mandami un messaggio quando arrivate»
«Sì tesoro tranquilla, divertiti con le tue cugine»
«Con loro il divertimento non mancherà di certo!» esclamo prima di baciarlo.
Dopo aver salutato Zac e averlo visto partire vado a casa dove trovo solo mia madre perché Sara e papà sono andati a prendere gli zii all'aeroporto. Non vedo l'ora che arrivino!
«Mamma ti devo aiutare a fare qualcosa?»
«No tesoro tranquilla, vai pure in camera ti chiamo quando arrivano gli altri»
Caro diario,
dall'ultima volta che ti ho scritto sono successe molte cose, il ringraziamento è andato bene e Seattle è bellissima. Tra me e Zac che va tutto a meraviglia, ma tra Sara e Ian invece no. Durante il ballo lui ha baciato Mendy e da allora non si parlano.
Tra due giorni è Natale e tra poco arriveranno gli zii con Martina e Silvia, le nostre cugine. Come sai loro vivono in Italia, ma da quello ho sentito dire da papà e mamma quest'estate si trasferiranno nella casa accanto a noi e approfitteranno di queste vacanze per vederla e, spero, comprarla. Vorrei tanto che venissero a vivere qui così saremo vicine come una volta; loro sono un po' come sorelle dato che siamo cresciute insieme, anche se non abbiamo la stessa età. Ah quasi dimenticavo, durante la recita scolastica ho fatto la protagonista perché Violet si è rotta una gamba durante gli allenamenti delle cheerleaders.
«Vedo che le vecchie abitudini non muoiono mai» dice una voce dietro di me.
«Ale non ci credo che ci fai qui?» domando al nuovo arrivato, correndo ad abbracciarlo.
Ale è il migliore amico di mia sorella, siamo stati anche fidanzati per qualche mese poi ci siamo accorti che funzionavamo di più come amici.
«Con il fatto che i tuoi nonni non potevano venire, Sara ha chiesto ai vostri zii se potevo venire con loro ed eccomi qui!»
«Sono felice ci sia anche tu, ma adesso sarà il caso di scendere»
«Grazie, anche io sono molto felice. Sara, comunque, mi ha detto che mi avresti fatto vedere la mia camera»
«Sì, per di qua» dico conducendolo per il corridoio.
«Eccola! Hai anche il tuo bagno!»
«Cavolo! Grazie»
«Di niente. Ti lascio sistemare, io vado a vedere se gli altri hanno bisogno d’aiuto»
Scendo di sotto, ma trovo solo i miei.
«Dove sono tutti gli altri?»
«Sono nella casa accanto a sistemare i bagagli» mi risponde mamma.
«Come nella casa accanto? Non avrebbero dovuto decidere se prenderla o no?»
«In realtà si stanno trasferendo qui adesso» mi dice papà.
«Cosa? Ok io vado da loro, non vedo l’ora di vederli»
Esco di casa e appena metto piede fuori vedo mia cugina che sta scaricando l’ultima valigia dalla macchina.
«Martyyyyyyyyyyyyyy!!!» le grido felice di vederla.
La vedo girarsi di scatto, lasciare la valigia a terra e corrermi incontro.
«Cuginetta! Mi sei mancata! Non vedevo l’ora fosse Natale per venire finalmente a trovarti» mi dice mentre ci avviamo a recuperare la valigia.
«Anche io, mi sei mancata tantissimo, menomale vi trasferite qui almeno ci vedremo sempre» le dico mentre entriamo in casa.
«Alex veramente io…»
«Ecco la mia nipotina!»
«Zia, mi siete mancati tantissimo» dico abbracciandola.
«Anche voi ci siete mancati»
«Ciao zio»
«Ciao tesoro»
«Ma dov’è Silvia?»
«È in camera sua con tua sorella» mi dice lo zio.
«Vieni cuginetta, andiamo in camera mia che ti devo dire una cosa» dice seria Martina.
«Ok ti raggiungo subito, vado a salutare Silvia»
«D’accordo, la sua camera è la seconda porta a destra, la mia è la terza invece»
«Va bene a tra poco»
Vado in camera di Silvia e la trovo intenta a disfare le valigie mentre parla con mia sorella.
«Ehi scricciolo» le dico per farla girare.
«Ciao Alex, mi sei mancata» mi dice abbracciandomi.
«Anche te scricciolo, ora però vado da tua sorella che mi vuole parlare»
Esco dalla camera di Silvia. La chiamo scricciolo da sempre, secondo me è il soprannome adatto perché è magrissima.
«Allora Marty dimmi tutto» le dico mentre ci accomodiamo sul suo letto.
«Innanzi tutto voglio conoscere Zac»
«Tranquilla avrai tempo di conoscerlo, adesso non c’è, passerà il Natale dai suoi nonni, ma il 26 tornerà»
«Va bene allora lo conoscerò fra tre giorni. Ti ricordi quando ti ho parlato di Ivan?»
«Sì, ne abbiamo parlato un mesetto prima del mio trasferimento, vi stavate frequentando giusto?»
«Sì esatto, ci siamo fidanzati una settimana dopo la vostra partenza»
«Sono felice per te Marty e mi dispiace che ora non vi vedrete per via del tuo trasferimento»
«In realtà, per quanto mi piacerebbe tornare a vivere vicino a voi, ho deciso di rimanere in Italia con lui, lo amo tanto»
«Ti capisco, ma così starai sola a Roma mentre lui è a Firenze»
«Veramente ho trovato un’ottima università a Firenze così ho deciso di trasferirmi dai nonni, se poi tra noi dovesse finire potrei sempre decidere di trasferirmi qua»
«Ragazze dobbiamo andare a cena» grida lo zio dal piano di sotto.
«Dai andiamo!» dice prendendomi per mano.
26/12/98
Il Natale è passato bene, il pranzo era fantastico e nel pomeriggio abbiamo giocato a tombola. Al momento io, Sara, Silvia e Ale stiamo guardando un film, mentre Martina è a casa a parlare con Ivan, quando sentiamo suonare il campanello. «Vado io!» dice Ale avviandosi verso la porta.
«E tu chi sei?»
Riconosco subito quella voce. È Zac. Corro alla porta per vederlo.
«Io sono Alessandro tu chi sei?»
«Amore, mi sei mancato tantissimo» dico abbracciando Zac.
«Anche te cucciola, ma questo chi è?» chiede rivolto ad Ale
«È Ale il migliore amico di Sara, Ale lui è Zac il mio ragazzo.»
Zac e Ale si stringono la mano e tutti insieme ci dirigiamo in salotto dove presento Zac a Silvia.
«Ehi ragazzi che ne dite di andare a pattinare sul ghiaccio?» ci propone Zac
«Sì» diciamo subito entusiasti io e Ale.
«Io ragazzi passo» dice mia sorella. «Sicura? Vedrai che ci divertiamo» provo a convincerla.
«Sono sicura, andate pure»
«Sì, tranquilli sto io con lei, non ho mai amato andare a pattinare» dice Silvia.
Dopo che io e Ale siamo andati a metterci qualcosa di adeguato a pattinare, lasciamo Sara e Silvia in casa e usciamo.
«Prima di andare vorrei chiedere a Martina se viene con noi»
«Mi sembra una buona idea Mari, vado io a chiamarla» mi dice Ale lasciandomi sola con Zac che approfitta subito per catturare le mie labbra con le sue. Sento la sua lingua chiedere l’accesso alla mia bocca, cosa che gli concedo subito, mi è mancato in questi giorni.
«Ehm ehm» si schiarisce la voce qualcuno.
Io e Zac ci stacchiamo per voltarci verso Ale e Marty.
«Marty lui è Zac, Zac lei è Martina mia cugina»
«È un piacere conoscerti Zac, mia cugina non fa che parlare di te quando ci sentiamo»
«Il piacere è mio, anche di te parla spesso»
Finite le presentazioni saliamo tutti e quattro in macchina diretti alla pista di pattinaggio; entriamo a prendere i pattini e ci dirigiamo negli spogliatoi. Spero che Ale non dica a Zac della nostra vecchia relazione.
«Allora che mi dici di Zac? Ti ha fatto una buona impressione?» chiedo a mia cugina.
«Sì, mi sembra un bravo ragazzo, ma ti posso fare una domanda?»
«Certo dimmi tutto, cosa vuoi sapere?»
«Tua sorella mi è sembrata triste, ha per caso litigato con il suo ragazzo?»
«Diciamo. Al ballo invernale lo abbiamo visto baciarsi con la capo cheerleader, ma credo si chiariranno perché anche lui ci sta male e poi per Capodanno saremo tutti insieme e si dovranno parlare per forza»
«Speriamo si risolva tutto. Ora andiamo a pattinare, voglio vedere se sei sempre brava»
Usciamo dagli spogliatoi e troviamo i ragazzi già in pista. Ale è bravo come mi ricordavo, Zac invece è titubante. Mi sa che dovrò insegnarli qualcosa.
«Ehi amore, sicuro di saper pattinare?» gli chiedo avvicinandomi
«In realtà no, però ti volevo portare qui perché so che ti piace»
«Infatti amo pattinare. Per un periodo l’ho praticato come sport insieme ad Ale, eravamo in coppia nelle esibizioni, ora vi facciamo vedere!» esclamo prendendo Ale per mano e dirigendoci in mezzo alla pista, mentre Zac e Martina ci guardano da un lato.
Io e Ale abbiamo pattiniamo per circa cinque minuti prima di tornare dai ragazzi. Appena arriviamo Zac ci guarda con sguardo strano.
«Usciamo un attimo ti devo parlare» mi dice serio.
«Ok, ragazzi torniamo subito» dico seguendo Zac fuori dalla pista.
«Che c’è tra te e Alessandro?»
«Che intendi? Siamo solo amici»
«Marina ho visto la vostra intesa mentre pattinavate e sembravate qualcosa di più che semplici amici»
«Amore ascoltami, tra me e Ale non c’è niente, è vero abbiamo un buona intesa quando pattiniamo, ma la cosa finisce lì»
«Stavate insieme?»
«Sì, ma stiamo parlando tanti anni fa e non è mai successo niente tra noi se non qualche ingenuo bacio a stampo, rilassati io amo te» dico baciandolo con passione sperando di trasmettergli tutto il mio amore.
«Ti amo anch’io, scusami per la scenata»
«Ti perdono, tranquillo»
Torniamo in pista e aiuto Zac a pattinare fino a che non riesce a stare in piedi da solo e a muoversi senza il rischio di cadere. Poi una volta che tutti siamo distrutti torniamo a casa con l’intento di fare una bella doccia calda. 

Spazio Autrici:
Eccoci qua con l'ultimo capitolo della settimana.
Ma come sono Zac e Marina, io gli adoro (ok sono di parte) sono troppo carini.
Non vogliamo dilungarci troppo  quindi vi lasciamo allo spoiler:
«Perché non si mangiano così?» chiede Chloe.
«Siete proprio Americani!» gli risponde Martina
Di cosa parleranno, quale sarà il piatto della discussione secondo voi?
Fateci sapere che ne pensate nei commenti, ci vediamo lunedì <3
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 12: Marina ***


Caro diario,
finalmente è il 30 di dicembre, oggi pomeriggio con i ragazzi andremo nella casa di Zac a Malibù per passare l’ultimo dell’anno, spero solo che vada tutto bene data la tensione tra Sara e Ian.
Mamma e papà partiranno dopo di noi per passare il Capodanno con i nonni mentre gli zii rimarranno qui per finire di sistemare la casa.
Ora vado, devo finire di fare la valigia e tra un’ora dobbiamo partire.


Metto il diario al suo posto e prendo dalla libreria “Le cronache di Narnia”, il mio libro preferito, che mi ha regalato mia sorella per Natale, ho deciso di portarmelo dietro anche se non riuscirò a leggere molto.
Finisco di fare la valigia ed esco di casa, sono già tutti lì, mancano solo Chloe e Tyler.
«Ma Tyler e Chloe che fine hanno fatto?» domando ai ragazzi
«Mi ha appena mandato un messaggio Tyler, sono appena partiti da casa di Chloe» mi risponde Ian.
«Allora, mentre li aspettiamo direi di decidere chi va in macchina con chi. Zac e Ian guideranno. Essendo nove ci divideremo cinque in una e quattro nell’altra. Direi di fare così: Zac, Ale Sara e io in una macchina e Ian, Tyler, Chloe, Martina e Silvia nell’altra, vi va bene?» chiedo vedendo lo sguardo implorante di mia sorella.
«Sì» mi rispondono tutti.
Il viaggio dura un’ora circa. Appena arriviamo rimango incantata a vedere la casa.
«Ehi amore andiamo?» mi domanda Zac.
«Sì, scusa ero incantata ad ammirare la casa, è veramente bella» dico mentre entriamo in casa e Zac inizia a spiegarci com’è suddivisa.
«Laggiù c’è la cucina, qui il salotto, lì un bagno e fuori c’è il terrazzo che vedremo dopo. Per quanto riguarda le camere ce né una giù e quattro al piano di sopra. Io e Ale…»
«Sì…?» chiede Ale
«In realtà stavo parlando di Alex»
«Amore, per non fare confusione in questi giorni direi che potete chiamarmi Mari» gli dico.
«Sì, hai ragione. Allora io e Marina staremo nella camera al piano di sotto. Poi pensavo che Chloe e Tyler, ovviamente, staranno insieme, così come Silvia e Martina, mentre tu Sara…»
Improvvisamente si blocca e comincia a guardare Sara, Ale e infine Ian.
«Vado con Ale»
«Io prendo la camera con l’idromassaggio»
Esclamano Sara e Ian contemporaneamente.
«D’accordo. Ora che abbiamo deciso vi faccio vedere le camere. Ian te sai dove andare» dice Zac e ognuno si dirige nella camera indicata da Zac. Sto disfacendo la valigia quando lo vedo al cellulare, starà leggendo un messaggio.
«Ehi amore tutto bene? Ti sei incantato al cellulare»
«Sì tesoro tutto ok, vado un attimo da Ian mi ha chiesto di raggiungerlo»
«Va bene, prima che tu vada, in frigo c’è qualcosa per cena o no?»
«Ehm no, direi che ceniamo fuori»
«Ok vado ad avvisare gli altri» dico uscendo insieme a Zac dalla camera.
Mentre aspetto li aspetto vado in cucina per vedere di fare una lista della spesa per questi giorni, come mi ha detto Zac il frigo è vuoto, ma in dispensa c’è qualcosa.
«Ehi Mari che fai?» mi domanda Silvia appena arrivata.
«Ehi scricciolo, sto cercando di fare una lista della spesa per questi giorni, stasera andiamo a cena fuori perché il frigo è vuoto, anzi andiamo di là così lo dico anche agli altri»
Io e Silvia ci dirigiamo in salotto dove ci sono tutti tranne Zac e Ian, appena comunicato della cena fuori ognuno torna in camera per prepararsi. Io opto per una tuta con pantaloni neri a vita alta e busto grigio leopardato a maniche lunghe.
Stiamo cenando in un ristorante sulla spiaggia quando vedo un uomo mangiari gli spaghetti in maniera “indecente”.
«Ma io dico è mai possibile mangiare gli spaghetti in quel modo» esclamo in italiano.
«Cosa?» chiede Zac per tutti.
«Dopo vi spiego, comunque gli americani devono capire che gli spaghetti si arrotolano sennò ci si sporca, guarda quello, menomale ha il tovagliolo al collo sennò la camicia da bianca sarebbe diventata rossa»
«Già, poveri spaghetti, mi sembra di rivedere Zac e Ian quella volta che siamo usciti e hanno voluto provare gli spaghetti» dice mia sorella ridendo.
«Avete intensione di rendere partecipi anche noi dato che ci avete nominato?» chiede Ian.
«Ok va bene. Stavo osservando quel tizio che mangia gli spaghetti e Sara si è ricordata di quella volta che siamo andati a cena con voi ragazzi e mangiavate gli spaghetti in modo” indecente” come quel tipo e sporcandovi la maglia con il sugo» dico a tutti.
«Perché non si mangiano così?» chiede Chloe.
«Siete proprio Americani!» gli risponde Martina
«Gli spaghetti si arrotolano» continua Silvia
«Come si fa ad arrotolarli?» chiede Tyler
«Così» gli risponde Ale, il quale aveva ordinato proprio gli spaghetti che sono appena stati serviti.
Dopo la piccola “discussione” sugli spaghetti il resto della cena passa velocemente. Arriviamo a casa e vedo Zac e Ian confabulare.
«Che ne dite di metterci comodi e guardare un bel film?» propongo.
«Sì» mi rispondono gli altri dirigendosi nelle varie camere per cambiarsi.
Arrivata in camera, vado in bagno a struccarmi e appena rientro in stanza vedo Zac a torso nudo sdraiato sul letto ad occhi chiusi, credo si stia rilassando mentre aspettava che fossi pronta. Per non farlo attendere oltre mi tolgo la tuta e indosso il pigiama che mi hanno regalato gli zii. È molto bello, in raso nero con delle strisce di pizzo, anch’esso nero, sul seno e nella parte inferiore dei pantaloncini.
«Che ragazza sexy»
«Grazie amore, anche te non sei male, ma almeno una canottiera mettitela per andare a vedere la tv»
«Come desidera mia principessa»
«Come sei scemo, andiamo» dico dandogli uno schiaffo sul braccio.
Arriviamo in salotto e sono già tutti seduti, Ale e le mie cugine su un divano e Tyler e Chloe sulla poltrona.
«Ma Ian e Sara?» chiedo.
«Ian mi ha detto che era stanco e andava subito a letto» dice Zac con un sorrisetto strano.
«Sara mi ha detto “cinque minuti e scendo”, ma ne sono passati dieci e non è ancora scesa» mi dice Ale.
«Forse era stanca e si è addormentata, vabbè dai guardiamo il film» dico mettendo alla televisione “Mission Impossible” e andando a sdraiarmi sull’altro divano con la testa sulle gambe di Zac.
Appena il film inizia vedo Zac che continua a sghignazzare così lo guardo storta. Dopo aver notato il mio sguardo, mi mette davanti agli occhi il suo cellulare con un messaggio aperto.
«Ehi fratello, stasera voglio fare una sorpresa a Sara, mi vieni a dare una mano?» il messaggio è di Ian e gliel’ha mandato oggi dopo il nostro arrivo, capisco che molto probabilmente nessuno dei due sta dormendo.
31/12/’98
Apro gli occhi e vedo che sono le 9, decido di alzarmi, un braccio di Zac però me lo impedisce così provo a spostarlo senza svegliarlo, ma la mia impresa fallisce miseramente.
«Buongiorno, dove vai?» mi dice con voce assonnata.
«Amore è più delle 9 e dobbiamo andare a fare la spesa»
«Uffa, va bene andiamo» dice alzandosi dal letto.
Arriviamo in salotto e vediamo scendere gli altri, mancano solo Sara e Ian che staranno ancora dormendo.
«Bisogna urgentemente andare a fare la spesa. Dato che il supermercato è vicino direi che noi ragazze possiamo andare a piedi, però quando siamo pronte ti chiamo e vieni con la macchina» dico rivolta a Zac.
«Va bene amore, ci vediamo dopo»
Io e le ragazze stiamo uscendo dal supermercato con due carrelli pieni di buste quando chiamo Zac per dirgli:
«Amore noi siamo qui fuori, vieni a prenderci per favore»
«Arrivo!»
Dopo cinque minuti arriva Zac e ci aiuta a caricare tutte le buste in macchina, appena finiamo però ci rendiamo conto che dovrà tornare a casa da solo perché la macchina è talmente piena che noi non entriamo, ma non importa possiamo tornare a piedi.
Mentre stiamo portando in cucina le buste della spesa con l’aiuto dei ragazzi arriva mia sorella.
«Oh guarda guarda chi c’è. Ieri sera non sei tornata in camera eh» le dice Ale.
«Come no?» chiedo sorpresa.
«Hai dormito da Ian?» mi segue Silvia
«Sul serio?» dicono Martina e Chloe
«Chi ha dormito con chi?» chiedono Zac e Tyler entrando in cucina con le ultime buste.
«Io e Ian. Contenti? Ora smettetela di stressarmi» esclama alla fine prima che Ian entri in cucina.
Tutti a quel punto lo fissiamo.
«Che succede?» chiede abbracciando mia sorella.
«Sanno che abbiamo fatto pace» risponde lei.
«Eccome» dice Ian guardandola maliziosamente.
«Vado a fare la doccia, poi vi aiuto a preparare il pranzo» dice a quel punto mia sorella dopo aver tirato una gomitata a Ian.
Mentre lei fa la doccia, Ale propone ai ragazzi di guardare una partita di calcio così noi ragazze ne approfittiamo per mettere in ordine quello che abbiamo comprato. Abbiamo appena finito di sistemare che entra in cucina mia sorella.
«C’è qualcosa che devi dirmi?» chiedo a Sara attirando l’attenzione della altre che stanno apparecchiando.
«In realtà sì, ma preferisco farlo dopo quando i ragazzi non saranno nei dintorni» mi risponde chiudendo momentaneamente la questione.
Il pranzo è finito e i ragazzi stanno giocando a calcio mentre noi ci rilassiamo un po’ sulle sdraio del terrazzo aspettando l’ora per cucinare la cena. Mentre prendiamo il sole, Chloe decide che è il momento per Sara di dirci cosa è successo.
«Ora non hai scuse. Racconta» le dice
Dopo l’interrogatorio a Sara andiamo in cucina a preparare la cena.
«Allora ragazze farei così: Marty prepara la besciamella, io il sugo di ragù…»
«Io assemblo le lasagne» mi interrompe mia sorella.
«Va bene, ma prima aiuta Silvia e Chloe ad apparecchiare la tavola»
«Mari posso guardare come fai il sugo? Mi piacerebbe imparare» mi dice Chloe.
Siamo intente a preparare quando mi accorgo dell’ora.
«Silvia, sono già le sei, andresti dai ragazzi a dirgli di accendere il fuoco per la carne?»
«Sì, certo vado subito» dice con un sorriso a 32 denti.
«Mi raccomando li devi far smettere non metterti a giocare anche te, sappiamo che ti piace il calcio» le dico prima che se ne vada.
«Uffa va bene»
La cena è stata un successo, era tutto buonissimo e ora ci stiamo dirigendo in spiaggia per festeggiare con i vicini. Per la serata ho scelto un vestitino con gonna bianca sfasata e corpetto d’orato, è molto leggero, ma in spiaggia con tutti i falò che sono stati accesi fa abbastanza caldo.
«10…9…8…7…6…5…4…3...2…1» urlano tutti. Poi appena scatta la mezzanotte tantissimi fuochi d’artificio vengono sparati in cielo e io e Zac ci baciamo.
«Amore mio buon anno, ti amo» dico staccandomi dalle sue labbra.
«Buon anno anche a te, ti amo anche io»
I fuochi d’artificio sono appena finiti quando sentiamo Ale esclamare:
«Andiamo tutti a fare un bel bagno!»
«Dai Ale non mi sembra il caso, sei mezzo ubriaco» dico cercando di fargli cambiare idea.
«Che c’è hai paura?» mi domanda in tono di sfida.
«Questo mai» dico mentre rimango in intimo seguita dagli altri.
L’acqua è fredda perciò rimaniamo poco. Quando usciamo decidiamo di tornare in casa, ormai sono fasi le 2 di notte quindi dopo esserci dati la buonanotte tutti andiamo in camera.
1/1/’99
Questa mattina ci siamo svegliati tutti tardi per cui abbiamo saltato il pranzo in favore della colazione, i ragazzi hanno deciso di fare Surf mentre noi siamo sul terrazzo indecise su cosa fare.
«Mi è venuta un’idea!» esclamo all’improvviso.
«Cosa?» mi chiedono le altre.
«Se facessimo un mini torneo di beach-volley»
«Ma siamo cinque» dice Chloe
«Lo so ma possiamo fare così: io e Marty contro Sara e Silvia la prima partita poi chi perde lascia il posto a Chloe con una componente della squadra avversaria. Che ne pensate?»
«Si può fare»
Il pomeriggio passa in fretta giocando a beach-volley ed io e Marty vinciamo tutte e tre le partite.
«Ragazze io direi che è ora di andare a fare la doccia» dice Sara esausta.
«Sì direi che è meglio sennò stasera va a finire che non si cena»
Dopo aver fatto la doccia, noi ragazze andiamo in cucina per preparare la cena mentre i ragazzi sono sul divano a vedere una partita di football.
«Ragazze dato che da ieri è avanzata solo mezza teglia di lasagne e il sugo, io direi di fare un po’ di pasta così lo finiamo» propone Marty.
«Direi che è un’ottima idea» dice Sara.
La cena passa veloce anche se i ragazzi non sono molto felici di dover pulire dopo, ma li abbiamo minacciati, o pulivano oppure digiunavano.
Dopo cena decidiamo di accendere un piccolo falò e arrostire i marshmallow. Mentre guardiamo le stelle sento Zac che mi chiede:
«Ehi amore tutto bene?»
«Sì, stavo solo pensando che mi dispiace andare via domani, sono stata così bene. Poi tra due giorni Ale e Marti torneranno in Italia»
«Ti capisco, ma non preoccuparti li vedrai presto ne sono sicuro» 

Spazio autrici:
Scausate per l'ora, generalmente riesco a pubblicare dopo prenzo ma oggi ero indaffaratissima e mi trovo a pubblicare che è quasi Martedì.
Dopo le scuse vi lascio la foto del vestito 


Ed infine prima di lasciarvi ecco lo spoiler:
“Verresti in camera mia? Devo parlarti”
Vorrei rifiutare, ma dentro di me so che muoio dalla voglia di stare sola con lui e sapere cos’ha da dirmi quindi rispondo che sarò lì tra un attimo.

Non ho voluto anticiparvi molto, come avrete però capito anche da questo capitolo il prossimo sarà molto importante per Sara perchè finalmente farà pace con Ian, vi resta solo da scoprire come.
Buona notte e sogni d'oro a tutti <3

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Capitolo 26
*** Capitolo 12.1: Sara ***


30/12/’98
È passata più di una settimana dall’ultima volta che ho visto e parlato con Ian. Oggi dobbiamo partire per Malibù dove Zac ha una casa sul mare; quando abbiamo deciso di andarci ero così contenta, ma ora non faccio a meno di pensare a cosa succederà quando rivedrò Ian. In questi giorni ho parlato tanto con Ale e Silvia e il loro supporto mi è stato molto d’aiuto, sapere che ci saranno anche loro mi fa stare più tranquilla. Dopo aver preparato la valigia ed essermi vestita comoda per il viaggio scendo di sotto per pranzo, ma non ho molta fame.
Quando arrivano le 16:00 usciamo e ci ritroviamo tutti fuori da casa nostra. In totale siamo nove: io, Marina, Zac, Ian, Ale, Silvia, Martina, Chloe e Tyler. Dopo che mia sorella, con il suo fare autoritario, ha deciso i posti in macchina ed essermi assicurata di andare con Zac, salutiamo i nostri genitori che, dopo i soliti riguardi, ci lasciano partire.
Il viaggio non dura tanto, circa un’oretta dato che troviamo traffico, ma per me molto meno perché mi addormento quasi subito. Stanotte sono riuscita a mala pena a chiudere occhio per via di Ian il quale prima mi ha a fatica guardata, ma non importa. Quando sento la macchina fermarsi e Ale scuotermi dolcemente, apro gli occhi e mi trovo davanti ad una cosa, non solo enorme, ma anche bellissima. È quasi tutta in legno bianco e si affaccia direttamente sul mare. Una volta che tutti hanno recuperato le valigie entriamo e Zac ci spiega:
«Laggiù c’è la cucina, qui il salotto, lì un bagno e fuori c’è il terrazzo che vedremo dopo. Per quanto riguarda le camere ce né una giù e quattro al piano di sopra. Io e Ale…»
«Sì…?» chiede Ale
«In realtà stavo per dire Alex»
«Amore, per non fare confusione in questi giorni direi che potete chiamarmi Mari» dice mia sorella
«Sì, hai ragione. Allora io e Marina staremo nella camera al piano di sotto. Poi pensavo che Chloe e Tyler, ovviamente, staranno insieme, così come Silvia e Martina, mentre tu Sara…»
Improvvisamente si blocca e comincia a guardare prima me poi Ale e infine Ian.
«Vado con Ale»
«Io prendo la camera con l’idromassaggio»
Esclamiamo io e Ian contemporaneamente. Lo guardo e sento dire a Zac:
«D’accordo. Ora che abbiamo deciso vi faccio vedere le camere. Ian te sai dove andare»
Dato che ormai sono quasi le 18 e non abbiamo voglia di andare a fare la spesa decidiamo di andare a cena fuori, così dopo essermi fatta una doccia raccolgo i capelli in una coda alta, mi trucco un po' e indosso una tuta elegante nera con i pantaloni lunghi e le maniche corte che lasciano le spalle scoperte e infine metto un paio di decolté.
Andiamo a mangiare in un ristorante vicino alla spiaggia così da ammirare il tramonto e per tutta la cena noto che Ian non fa altro che guardarmi, ma cerco di non ricambiare i suoi sguardi.
Quando torniamo a casa lo vedo parlare con Zac sottovoce e dirigersi verso la sua camera.
“Chissà che staranno combinando quei due” penso tra me e me, prima di sentire la voce di mia sorella che dice:
«Che ne dite di metterci comodi e guardare un bel film?»
Tutti acconsentono così ci dirigiamo ognuno alla propria camera per cambiarci. In casa fa abbastanza caldo quindi decido di mettere il pigiama di Victoria’s secret, che mi hanno regalato gli zii a Natale, anche se ha la maglia e i pantaloni corti. Sono in bagno a lavarmi i denti quando sento Ale bussare e dirmi:
«Io sono pronto, ti aspetto di là va bene?»
«Sì, vai pure cinque minuti e arrivo»
Dopo aver finito di lavarmi i denti, struccarmi ed essermi pettinata i capelli esco dal bagno e prendo il telefono per mandare un messaggio a mamma e papà dato che ancora non gli avevamo scritto. Faccio appena in tempo a mandare il messaggio che ne arriva uno da parte di Ian:
“Verresti in camera mia? Devo parlarti”
Vorrei rifiutare, ma dentro di me so che muoio dalla voglia di stare sola con lui e sapere cos’ha da dirmi quindi rispondo che sarò lì tra un attimo. Prima di andare mando un messaggio ad Ale dicendogli dove sto andando e che tornerò prima che si addormenti. Quando arrivo davanti alla camera di Ian busso e lui viene subito ad aprire.
«Ciao, grazie di essere venuta» dice facendomi entrare.
Ora capisco perché ha scelto quella camera, sembra essere la più grande e ha un terrazzo con la piscina idromassaggio, ma non è quella a colpirmi piuttosto le centinaia di candele che ha acceso in camera e sul terrazzo.
«Dì qualcosa ti prego» dice
A quel punto lo guardo e dico:
«Credevo che queste cose romantiche fossero più da Zac»
«In effetti mi ha aiutato lui»
«Lo immaginavo. Credevo che dopo il ballo non vi foste più parlati»
«Il giorno dopo sono andato da lui e abbiamo chiarito. Credevo che tua sorella te lo avesse detto dato che c’era anche lei»
«No, non mi ha detto nulla»
«Immagino non volesse farti soffrire di più dicendoti di avermi visto»
«Già» rispondo abbassando lo sguardo.
A quel punto mi prende la mano e mi porta sul terrazzo vicino alla piscina. Senza dire una parola si toglie i pantaloncini della tuta e la maglietta restando in box.
«Che fai?» gli chiedo sorpresa.
«Il bagno. Dai vieni» dice entrando nella piscina.
«Ma non ho il costume»
«Hai l’intimo?»
«Certo che ho l’intimo, Ian. Ma per chi mi hai presa?»
«Scusa. Volevo solo dire che puoi stare con quello»
Lo fisso per un po' negli occhi e cerco di capire se fidarmi di lui. Sembra leggermi nel pensiero e infatti dice:
«Tranquilla voglio solo parlare»
«Va bene» dico levando i pantaloncini e la maglia sotto il suo sguardo attento.
Non sono imbarazzata, nonostante quello che è successo tra noi provo ancora qualcosa di forte per lui e una parte di me si fida ancora.
Entro nella piscina e mi siedo dalla parte opposta rispetto a lui. L’acqua è calda e le bolle non permettono di vedere altro se non ciò che è fuori dall’acqua.
Dopo essermi messa comoda guardo Ian che comincia a dire:
«Non sono bravo in queste cose lo sai, ma vorrei provare a spiegarmi. Prima di tutto vorrei che tu sapessi che non ho mai voluto farti del male, dimmi che lo capisci»
Lo fisso negli occhi per cercare di capire e vedo che è sincero.
«D’accordo. Vai avanti» gli dico
«Quella sera al ballo non volevo baciare Mendy, ma ero piuttosto ubriaco e…»
«Il fatto che tu fossi ubriaco non è una giustificazione» lo interrompo
«Lo so che non è una giustificazione, non ne sto cercando una. Cerco solo di dirti cosa è successo»
Leggo nei suoi occhi e capisco dalla sua voce che sta cercando di dirmi qualcosa, ma non ci riesce così gli dico:
«Senti Ian, voglio davvero capirti perché ciò che hai fatto mi ha davvero ferita, ma non ti costringerò mai a dirmi qualcosa che non ti senti di dirmi»
«Lo so, ma non capisci? È proprio perché so di averti fatta soffrire che devo dirtelo, devo spiegarti perché non voglio perderti»
«D’accordo»
«Vedi i miei genitori stanno divorziando. Le cose tra loro non sono mai andate bene. Mio padre tempo fa ha ricevuto un’importante offerta di lavoro a New York, ma ha sempre rimandato dato che io ero ancora piccolo. Crescendo, però, mi rendevo sempre più conto che lui non era più felice a Los Angeles né con mia madre, così qualche settimana prima del ballo abbiamo discusso. Gli ho detto che ormai sono grande e che può andare a New York, ma lui insiste con il dire che sono troppo giovane, che non sono in grado di prendere decisioni da solo e che non so prendermi cura di mia madre dato come mi comporto con le ragazze» si ferma, prende fiato e riprende:
«E’ per questo che non ti ho mai presentata ai miei, non perché non volessi, ma perché ci tenevo troppo a te perché loro credessero che fossi solo una delle tante perché per me non lo sei»
Non penso a cosa fare, sembra che il mio corpo lo sappia da solo. Velocemente, mi alzo e vado verso di lui fermandomi solo quando gli sono davanti. A quel punto mi siedo sopra le sue gambe e provo a baciarlo.
«Aspetta. Per quanto muoia dalla voglia di baciarti devo prima finire di spiegarti»
«Mi basta ciò che mi hai detto» dico provando a baciarlo di nuovo. Le nostre labbra stanno ormai per toccarsi quando delicatamente mi spinge indietro e dice:
«Aspetta, fammi finire»
«E va bene»
«Quando prima del ballo hai cominciato a chiedermi il motivo per cui non ti presentassi a loro, mi è venuto il panico. Non volevo che tu li vedessi perché non volevo li paragonassi ai tuoi genitori perfetti. Poi dopo che sono tornato in casa mi sono reso conto di quello che ti avevo detto, che forse avevo sbagliato a stare con te e mi sono sentito uno schifo. Credevo di non meritarti più allora ho cominciato a bere e dopo aver riparlato al ballo credevo di scoppiare. A quel punto è arrivata Mendy e non so perché l’ho fatto, ma l’ho baciata. Mi dispiace davvero»
«Quello che hai fatto non è stato bello e quello che hai passato con i tuoi genitori non lo giustifica, ma apprezzo che tu ti sia aperto con me»
«Quindi mi darai un seconda possibilità?»
«Sì, credo di sì»
A quel punto mi bacia. All’inizio è tranquillo e dolce, ma voglio di più quindi mi avvicino ancora per quanto sia possibile farlo e faccio passare la lingua sul labbro inferiore prima di morderlo leggermente. A quel punto sento un suono gutturale provenire dalla gola di Ian il quale apre la bocca facendo giocare le nostre lingue. Quando siamo senza fiato si stacca leggermente e dice:
«Mi piace quando prendi l’iniziativa piccola»
A quel punto lo bacio di nuovo. Faccio scorrere le mani prima sulle spalle, poi sugli addominali scolpiti giù fino al ventre e quando arrivo all’elastico dei box mi alzo leggermente da lui per tirarli giù, ma improvvisamente interrompe il bacio e mi ferma le mani.
«Non qui» dice quasi senza fiato.
Si alza e mi tira su con sé, facendoci uscire dalla piscina. Continuando a baciarci rientriamo in camera e arrivati davanti al letto scendo e lo faccio sdraiare mettendomi sopra di lui. Mi guarda attentamente per capire quale sarà la mia prossima mossa, ma io so già cosa fare così mi slaccio il reggiseno lasciandolo cadere ai piedi del letto. A quel punto Ian si alza leggermente catturando nuovamente le mie labbra e, con un rapido gesto, mi fa sdraiare sotto di lui. Continuando a baciarmi si libera delle mie mutandine e dei suoi box poi si stacca da me, apre il cassetto del comodino e prende un preservativo. Torna a guardarmi e dal suo sguardo so già cosa sta per chiedermi così lo precedo:
«Sì, sono pronta»
A quel punto, mi da un leggero bacio sulla bocca, si infila il preservativo ed entra delicatamente in me. Sento un leggero bruciore e mi irrigidisco.
«Tutto bene? Devo fermarmi?» mi chiede
«No» dico baciandolo
Dopo essere venuti praticamente insieme, Ian si toglie il preservativo e lo butta nel cestino vicino al comodino, poi mi abbraccia da dietro. Mi accoccolo contro di lui che dice quasi impercettibilmente:
«Ti amo» per poi crollare nel sonno.
Sorrido a quelle parole e, stringendolo ancora di più a me, mi addormento.
31/12/’98
Mi sveglio quando il sole comincia a picchiarmi in faccia. Apro delicatamente gli occhi e vedo il braccio di Ian stretto a me. Non voglio svegliarlo così cerco di alzarmi facendo meno movimenti possibili, ma lui si accorge subito di quello che sto cercando di fare e mi stringe ancora di più.
«Non te la starai mica svignando vero?»
«No, mi dà noia il sole, ma non volevo svegliarti»
«Credevo ti fossi pentita di ieri sera»
«No»
«Come ti senti?»
«Un po' indolenzita, ma bene» dico appoggiando un braccio sul suo petto.
Sto descrivendo dei piccoli cerci sul suo petto e sul costato, quando mi accorgo di un tatuaggio.
«E questo? Non mi ero mai accorta che avessi un tatuaggio»
«Già. In realtà non ce l’ho da tanto. L’ho fatto qualche giorno dopo il ballo»
«Cavolo! Allora da poco poco. Comunque che vuol dire “Hic et Nunc”» chiedo leggendo
«Letteralmente vuol dire “Qui e Ora”. Ho deciso di farlo quando ho realizzato di averti davvero ferita; in quel momento ho capito che non era importante il passato tra i miei genitori, né quello che sarebbe successo in futuro, ma che l’unica cosa che davvero conta è il presente»
«Sono contenta di averti aiutato a capirlo, anche se non ne avevo idea» dico baciandolo
«Ah prima di dimenticarmi. Ti ho preso un regalo per Natale» dice aprendo il cassetto e tirando fuori un pacchettino.
«Grazie, ma io non ti ho preso niente» dico prendendo il pacchetto incerta
«Non c’è problema, mi basta ciò che mi hai dato ieri» dice ridendo e baciandomi il collo
«Che scemo che sei»
«Dai aprilo» mi incoraggia.
Faccio come mi dice e una volta aperto vedo che è un braccialetto d’argento rigido con due charm dentro, uno rappresenta il castello della Disney, l’altro è l’H di Hollywood.
«Sono i posti in cui siamo stati insieme» spiega
«È bellissimo. Grazie» dico allacciandolo al polso per poi aggiungere: «Ti amo»
Per un secondo mi guarda poi:
«Ti ho battuta sul tempo»
«Credevo non te lo ricordassi perché stavi praticamente dormendo»
«Lo ricordo benissimo ed è vero» dice per poi baciarmi.
Alla fine non ci siamo solo baciati e questo ci ha fatto perdere la cognizione del tempo. Quando Ian si alza dal letto per andare a fare la doccia è quasi mezzogiorno, così mi rivesto e scendo di sotto per vedere che fanno gli altri.
Quando arrivo in cucina trovo l’isola piena di buste della spesa.
«Oh guarda guarda chi c’è. Ieri sera non sei tornata in camera eh» dice Ale sbucando da dietro una busta e facendomi l’occhiolino.
«Come no?» chiede mia sorella
«Hai dormito da Ian?» la segue Silvia
«Sul serio?» dicono Martina e Chloe
«Chi ha dormito con chi?» chiedono poi Zac e Tyler entrando in cucina con le ultime buste
«Io e Ian. Contenti? Ora smettetela di stressarmi» esclamo alla fine prima che Ian entri in cucina con i capelli ancora bagnati.
Tutti a quel punto lo fissano.
«Che succede?» chiede abbracciandomi da dietro
«Sanno che abbiamo fatto pace» rispondo
«Eccome» dice maliziosamente.
Gli tiro una gomitata prima di dire:
«Vado a fare la doccia, poi vi aiuto a preparare il pranzo»
Lascio gli altri in cucina e vado in camera. Dopo aver fatto la doccia, mi asciugo i capelli, mi vesto con dei leggings e una maglia lunga e torno di sotto. I ragazzi stanno guardando una partita di calcio in tv, credo sia stato Ale a scegliere dato che gli altri ne sanno poco di calcio e mentre passo diretta in cucina Ian mi guarda e mi fa l’occhiolino. Ricambio lo sguardo e vado in cucina dove trovo mia sorella e le altre.
«C’è qualcosa che devi dirmi?» chiede Marina attirando l’attenzione della altre che stanno apparecchiando.
«In realtà sì, ma preferisco farlo dopo quando i ragazzi non saranno nei dintorni»
Dopo pranzo i ragazzi scendono in spiaggia per giocare a calcio visto che Zac ha trovato un vecchio pallone in garage, mentre noi ragazze ci sdraiamo al sole sul terrazzo.
«Ora non hai scuse. Racconta» mi incita Chloe
«Beh…» comincio
«Eddai, su» dice Marina
«Ieri sera Ian mi ha chiesto di andare da lui per parlare. Quando sono arrivata tutta la stanza era piena di candele accese»
«Che romantico!» esclama Martina
«Beh l’aveva aiutato Zac»
«Ovviamente» dice Marina
«E poi?» chiede curiosa Silvia
«Poi siamo entrati nella vasca idromassaggio e abbiamo parlato. Mi ha spiegato alcune cose e ho deciso di perdonarlo. Abbiamo cominciato a baciarci e alla fine…»
«L’avete fatto?» chiede impaziente Chloe
«Sì»
A quel punto tutte iniziano ad urlare.
«Shhhh. Volete che lo sappia tutta la spiaggia?» dico
«Anche tutta Malibù. Anzi tutta l’America» dice Martina ridendo
«Sono davvero felice per te sorellina» mi dice Marina
«Grazie» dico abbracciando prima lei poi le altre.
Dopo aver visto un altro po' i ragazzi giocare, rientriamo in casa per cominciare a preparare la cena. Grazie alla nostra esperienza italiana, le lasagne sono buonissime, e anche la carne sulla brace che hanno preparato i ragazzi non è male.
Una volta finito andiamo ognuno nella propria camera a prepararci per la festa sulla spiaggia. Ho ancora le mie cose nella camera di Ale quindi decido di prepararmi lì e portare le cose da Ian dopo. Quando entriamo in camera mi dice:
«Ian ci ha detto quello che è successo stanotte. Sono davvero felice per te»
«Grazie, Ale. Avrei voluto dirtelo io però»
«Fa niente. Vado a fare una doccia, puzzo di fumo da morire»
Una volta che Ale ha finito in bagno vado io a prepararmi. Faccio una doccia veloce, raccolgo i capelli in una mezza coda e li liscio un po' con la piastra, poi mi trucco. Faccio un trucco sui toni del nero, marrone e oro, come il mio vestito che è a maniche lunghe e pieno di brillantini. Quando esco dal bagno Ale mi guarda scioccato:
«Che succede, ho qualcosa che non va?»
«No, sei bellissima»
«Grazie anche tu stai molto bene»
Prima di uscire raduno le mie cose e vado a portarle in camera di Ian. Entro senza bussare e lo vedo a torso nudo. Si accorge subito di me e dopo avermi guardata maliziosamente da capo a piedi dice:
«Dobbiamo andare per forza alla festa?»
«Sì dobbiamo, non possiamo stare chiusi dentro questa camera tutto il tempo»
«Che ci sarebbe di male?» chiede avvicinandosi e baciandomi il collo.
«So che cerchi di fare, ma noi andremo a quella festa quindi sbrigati» dico allontanandolo e lasciandolo lì. Quando arrivo di sotto ci sono già tutti, sono vestiti davvero bene.
«Dov’è Ian?» mi chiede Zac
«Sta arrivando»
«D’accordo intanto usciamo»
Quando arriviamo sulla spiaggia vedo che i ragazzi delle case vicine hanno acceso dei falò enormi e sistemato un impianto stereo per la musica, non so se sia legale farlo, ma per stasera non voglio pensare a nulla se non a divertirmi. Sto fissando delle ragazze intente a prendere della birra da un fusto, quando mi sento abbracciare da dietro.
«Non te l’ho ancora detto, ma sei davvero uno schianto. Credo che dopo mi divertirò parecchio a toglierti questo vestito»
«Sarai contento di vedere quello che c’è sotto» dico maliziosa girandomi e mettendogli le braccia intorno al collo.
«Non tentarmi Sara o ti riporto dentro subito»
Rido e lo bacio a stampo.
Mentre aspettiamo la mezzanotte beviamo un po' di birra e balliamo tutti insieme, fino a quando inizia il countdown.
«10…9…8…7…6…5…4…3...2…1» urlano tutti. Poi appena scatta la mezzanotte tantissimi fuochi d’artificio vengono sparati in cielo.
Ian, che era accanto a me, mi fa voltare e a contatto con le mie labbra dice:
«Ti amo»
«Ti amo anch’io» rispondo baciandolo appassionatamente.
Dopo esserci staccati, sotto indicazione di Ale che deve aver bevuto un po' troppo, ci leviamo tutti i vestiti restando in biancheria e andiamo a fare il bagno. L’acqua è freddina e noi siamo mezzi nudi, ma siamo troppo felici per badarci.
02/01/’99
Sono in macchina con Ian, Chloe, Tyler e Ale e siamo diretti a casa. Ieri mattina mi sono svegliata abbracciata a Ian e la giornata è praticamente volata. Dato che eravamo andati tutti a letto molto tardi quando ci siamo svegliati era praticamente l’ora di pranzo. Dopo aver mangiato i ragazzi hanno deciso di andare a fare un po' di surf mentre noi ragazze abbiamo improvvisato una partita a beach volley e ovviamente la squadra di Marina ha vinto. La sera, invece, dopo cena, abbiamo acceso un piccolo falò e arrostito i marshmallow. Sono stati davvero tre giorni bellissimi e ci siamo davvero divertiti molto. Tra due giorni, però, Ale e Martina torneranno in Italia e la cosa mi rattrista, ma so di poter contare su di loro indipendentemente da dove saranno. 

Spazio Autrici:
Eccoci qua oggi pubblico sempre tardi ma sicuramente prima di lunedì.
Prima dello spoiler vi lasciamo l'outfit di Sara:




Prima di salutarvi ecco lo spoiler:
«Dio quella ragazza è veramente subdola, rinuncerebbe ad una brava atleta come te solo per ferire me»
«Già, ma stai tranquilla non mi farò mettere i piedi in testa da lei» dice.

Cosa sarà successo, chi è la ragazza subdola secondo voi?

Buona serata a tutti, speriamo il capitolo vi sia piaciuto perchè  forse è il nostro preferito.
Ci vediamo Venerdì <3

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Capitolo 27
*** Capitolo 13: Sara ***


06/01/’99
Sono solo due giorni che Ale e Martina se ne sono andati e già mi mancano un sacco. Dato che siamo stati via diversi giorni e visto che domani ricomincia la scuola, ho passato gli ultimi due giorni a finire i compiti delle vacanze; questo mi ha permesso di non pensare a loro, ma mi ha anche tolto del tempo per stare con Ian. Stasera, però, niente compiti d’altra parte è anche il giorno di “Befana”.
Dopo esserci preparati tutti, siamo venuti dagli zii per cena. Siamo a tavola e lo zio parla con papà di lavoro quando ad un certo punto si volta verso me e Marina e chiede:
«Ragazze, per domani mattina come siete organizzate per andare a scuola? Devo portarvi tutte e tre io?»
Domani oltre al primo giorno di rientro dalle vacanze di Natale è anche il primo giorno di Silvia nella nuova scuola. Fino ad ora non l’ho vista troppo in ansia, ma appena sente suo padre fare quella domanda la vedo innervosirsi.
«In realtà di solito ci accompagnano Zac e Ian» comincia a dire Marina
«Sì, esatto» continuo io «Se a voi sta bene potrebbero portare anche lei»
«Sono ragazzi davvero affidabili Stefano» ci sostiene papà vedendo lo zio non troppo entusiasta
«D’accordo mi avete convinto»
«L’unico problema è il pomeriggio perché i ragazzi e Marina hanno sport e io faccio la tutor o rimango a studiare in biblioteca quindi rientriamo spesso la sera» dico
«Nessun problema, io tanto per quell’ora sarò già tornata dal lavoro quindi posso passare a prenderla io quando voi non ci siete» dice la zia.
Una volta finita la cena mamma, papà e Marina salutano gli zii e Silvia e tornano a casa mentre io ho deciso di restare ancora un po' lì con lei.
Saliamo in camera sua e ci sdraiamo sul letto.
«Allora vuoi dirmi che c’è?» le chiedo
«Niente, sono solo un po' nervosa»
«Ti capisco! Anche per noi all’inizio non è stato facile»
«Sì lo so, ma voi avete cominciato all’inizio dell’anno mentre entrando adesso sarò per tutti “quella nuova”»
«Ma dai Silvia, non siamo in uno di quei film in cui tutti guardano la ragazza nuova e la prendono di mira. All’inizio è ovvio che ti noteranno, ma a parte le cheerleader sono tutti abbastanza tranquilli. Poi non sarai sola, ci saremo noi»
«Hai ragione non ha senso preoccuparsi troppo, andrà come deve andare»
«Ecco ora sì che ti riconosco. Non credo di averti mai vista così giù di tono di solito sei molto sicura di te»
«Già, ma qua è tutto diverso e se sbagliassi a dire qualcosa?»
«Prima di tutto non sbaglierai, parli l’inglese benissimo. Secondo me neanche si accorgeranno che non sei americana. Poi anche se sbagli che importa? Tutti sbagliano, anche loro»
Sta per rispondermi quando sentiamo bussare alla porta.
«Avanti» dice Silvia
È la zia che chiede rivolta a me:
«Sono le quasi le 22. Ti fermi a dormire qui tesoro?»
Guardo Silvia chiedendole mentalmente se preferisce che io resti, ma lei mi dice:
«Tranquilla, va tutto bene. Vai pure»
«D’accordo. Ci vediamo domani mattina» dico avviandomi alla porta «Ah, non fare tardi che per quello basto io altrimenti Mari ci uccide a tutte e due»
«Ahahaha, va bene. Notte Sara e grazie»
«Notte tesoro»
Dopo essere tornata a casa e aver dato la buonanotte a mamma e papà che sono a guardare un film sul divano, vado di sopra da mia sorella. La trovo al telefono e mimo con le labbra: «Zac?»
Lei fa cenno di sì con la testa allora decido di lasciarla in pace, ma appena vede che sto per uscire di camera gli dice al telefono:
«Ehi amore aspetta un secondo» poi si rivolge a me e chiede «Tutto bene da Silvia?»
«Sì, era solo un po' nervosa, ma credo che ora stia meglio. Non volevo interrompervi, continua pure e saluta Zac»
«Va bene, buonanotte»
«Notte»
Vado in bagno, lavo i denti, pettino i capelli e poi torno in camera per mettere il pigiama. Sto mettendo la maglietta quando sento arrivare un messaggio. È Ian.
“Sai dovresti proprio ricordarti di chiudere quelle tende”
Guardo dalla finestra e lo vedo affacciato alla sua. È senza maglietta e mi sta guardando con quel sorrisetto seducente.
“E tu dovresti mettere una maglietta”
“No, altrimenti non mi guarderesti in quel modo”
“In quale modo scusa?”
“Vogliosa”
“Non sono io quella che sbircia dalla finestra”
“Se non chiudi le tende niente mi impedisce di guardarti”
“Non te lo impedirei comunque”

Dopo aver inviato il messaggio guardo alla finestra per vedere la sua reazione, ma lui non c’è. Non so dove sia andato quindi mentre aspetto che risponda mi avvio verso il letto, ma sento bussare alla porta-finestra.
«Che ci fai qui?» gli chiedo
«Volevo il bacio della buonanotte» risponde per poi baciarmi.
07/01/’99
Ian si è fermato da me più a lungo di quanto credevo quindi quando la sveglia suona non riesco ad alzarmi. Per fortuna ci pensa mia sorella a farlo, entrando in camera mia e urlando:
«Saraaa, muoviti. Oggi è il primo giorno di scuola di Silvia, non vorrai farle fare tardi»
Mi limito a mugolare prima di scostare contro voglia le coperte e alzarmi.
Dopo essermi preparata e aver fatto colazione, in ritardo come sempre, esco di casa. Sono già tutti davanti alla macchina ad aspettarmi. Ian viene verso di me e mi da un rapido bacio sulle labbra perché viene interrotto da mia sorella che dice:
«Ci vogliamo muovere? Non voglio che Silvia arrivi tardi»
«Va bene, va bene. Direi che qualcuno si è svegliato con il piede storto stamani» dico a mia sorella che mi risponde con una linguaccia.
Dato che siamo con la macchina di Zac Marina va davanti e io mi sistemo dietro tra Ian e Silvia. Per quasi tutto il tragitto lei guarda fuori dal finestrino senza dire una parola così quando siamo ormai arrivati a scuola le dico a bassa voce così che gli altri non mi sentano:
«Andrà tutto bene vedrai»
«Sì lo so»
Appena usciti dalla macchina Marina si volta verso di me e chiede:
«Ci pensi te ad accompagnare Silvia in segreteria?»
«Sì»
«Mi raccomando non perdetevi in chiacchere o farà tardi»
«Sì, signora» dico imitando il saluto militare. A quel punto mi lancia un’occhiataccia, dice buona fortuna a Silvia, prende Zac per mano ed entra a scuola.
«Devo incontrare i ragazzi della squadra, ci vediamo dopo» mi dice Ian
«D’accordo» dico baciandolo
«Ti amo» dice prima di andarsene.
«Bene, ci siamo. Andiamo?» dico rivolta a Silvia
«Andiamo»
Quando arriviamo in segreteria Silvia dice il suo nome e cognome alla segretaria che le fa compilare i soliti moduli, le dà l’orario delle lezioni e le spiega i vari corsi extra oltre a dargli la piantina della struttura.
«Per questo posso pensarci io, grazie» dico rivolta alla segretaria rifiutando la piantina.
«Va bene, buona giornata ragazze»
«Anche a lei» rispondiamo in coro.
Stiamo uscendo dalla segreteria quando arriva Chloe tutta di corsa.
«Ehi Chloe, che succede?» le chiedo
«Mendy ha indetto una riunione delle cheerleader per la partita della prossima settimana e per l’appunto a me non ha detto niente»
«Perché?»
«Credo sia gelosa della nostra amicizia»
«Dio quella ragazza è veramente subdola, rinuncerebbe ad una brava atleta come te solo per ferire me»
«Già, ma stai tranquilla non mi farò mettere i piedi in testa da lei» dice.
Poi accorgendosi di Silvia le dice:
«Ciao Silvia, primo giorno eh!»
«Già» le risponde
«Buona fortuna, vedrai che andrà tutto bene. Ora scappo, devo dirne quattro a Mendy e Violet»
«Grazie!» dice Silvia
«Ci vediamo a pranzo» le urlo mentre corre verso la palestra.
«Mancano ancora quindici minuti all’inizio delle lezioni, la tua aula è da quella parte in fondo al corridoio a sinistra. Vuoi che venga con te?»
«No, tranquilla penso di potermela cavare da sola»
«Okay, ci vediamo a pranzo»
«A dopo, grazie dell’aiuto»
«Di niente, per qualsiasi cosa chiamami»
«Va bene»
La giornata passa in fretta, i professori non hanno perso tempo e ci hanno subito detto che dalla prossima settimana cominceranno gli esami e questo vuol dire un altro fine settimana a studiare. Ian e Zac sembrano molto preoccupati soprattutto per via dell’inizio del campionato, mentre Silvia alla fine si è molto tranquillizzata. Mi ha detto di aver fatto amicizia con una ragazza di nome Kate, l’avevo già vista in giro e mi sembra davvero una brava ragazza quindi sono contenta per lei.

Spazio Autrici:
Scusate tantissimi per questo ritardo ma ieri ho avoto una giornata super impegnato, avrei voluto pubblicare quando sono rientrata  a casa ma erano praticamente le 2 del mattino e sono crollata appena toccato il letto.
Che ne pensate del capitolo?

Come sempre vi lasciamo una piccola anticipazione:
«Aspetta un attimo, sono riuscita a ricordarmi le nozioni, non ci credo, ho detto tutto giusto!» esclamo abbracciando Zac.
«Amore non per fare il guastafeste, ma non ho idea se ciò che hai detto fosse corretto o sbagliato»

Di cosa parleranno Zac e Marina?
Ci vediamo Lunedì, prometto di essere puntuale <3.

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Capitolo 28
*** Capitolo 13.1: Marina ***


Caro diario,
giovedì è cominciata la scuola, le vacanze sono volate e fortunatamente Sara e Ian hanno fatto pace; non riuscivo più a vedere mia sorella triste.
Purtroppo, Marty e Ale sono dovuti tornare in Italia, mi mancherà non averli intorno tutti i giorni, per fortuna però almeno Silvia e gli zii adesso abitano qui.
Giovedì è stato il primo giorno di scuola per mia cugina ed era davvero agitata. Non dev’essere facile cambiare scuola a metà anno, ma grazie a mia sorella si è integrata bene. Da domani inizia una settimana piena di test e io sono preoccupata per quello di venerdì perché per quanto vada bene a scuola, biologia non mi vuole entrare in testa fortunatamente Zac ha detto che mi darà una mano.
Ora devo andare perché anche se matematica mi riesce bene, un piccolo ripasso non può che farmi bene.

14/01/’99

Sono in camera di Zac a studiare biologia, lui ci prova ed è anche bravo a spiegare, ma alcune cose non mi vogliono entrare in testa nonostante il suo aiuto.
«Amore basta, non prenderò mai una sufficienza, non mi vogliono entrare in testa e poi non voglio uccidere nessuno ed il test verte sulla vivisezione della rana, non mi interessa vedere l’interno di una rana dal vivo mi bastano le illustrazioni dei libri. Che senso ha addormentare una rana per aprirla e studiare i suoi organi se poi dopo che la richiudi viene uccisa perché non riuscirebbe a sopravvivere in natura? Che poi io dico, non lo puoi imparare dal libro che la colonna vertebrale è corta e composta di solito da otto vertebre presacrali; che queste ultime sono fissate saldamente tra di loro per concedere solo delle leggere flessioni in senso laterale e dorsoventrale, mentre quelle post - sacrali sono fuse a formare l'urostilo, chiamato più comunemente coccige.» urlo esasperata.
«Aspetta un attimo, sono riuscita a ricordarmi le nozioni, non ci credo, ho detto tutto giusto!» esclamo abbracciando Zac.
«Amore non per fare il guastafeste, ma non ho idea se ciò che hai detto fosse corretto o sbagliato»
«Come non lo sai, ma se sei bravissimo in biologia»
«Sarò anche bravissimo, ma se scleri in italiano non ti so dire se ciò che dici è giusto, ti ricordo che d’italiano conosco poche parole» mi dice sarcastico.
«In italiano? Io non ho parlato in italiano»
«Invece si, di tutto quello che hai detto le uniche cose che ho capito sono state: amore basta e aspetta un attimo, sono riuscita a ricordarmi le nozioni, non ci credo, ho detto tutto giusto. Il resto del discorso non l’ho capito, hai parlato in italiano senza accorgertene»
«Oddio amore scusa non mi ero accorta di aver cambiato lingua mentre parlavo però grazie perché per merito tuo il mio compito di biologia andrà benissimo, sei un ottimo maestro»
«Per la mia principessa questo ed altro! Ti va di fare una pausa? In cucina, ho un po’ di gelato nel frigo»
«Sì, gelato!» io adoro il gelato specialmente alla stracciatella.
Arriviamo in cucina e mi accomodo sul piano dell’isola mentre Zac prende i cucchiai e le ciotole per metterci il gelato.
«Amore io stracciatella e limone» gli dico.
«Lo so amore tranquilla, è la vaschetta che mi hai portato te l’altro giorno e ci sono stracciatella, limone, cioccolato e fior di latte, i nostri gusti preferiti» dice appoggiando il gelato sul piano dell’isola accanto a me prima di infilarsi tra le mie gambe e iniziare a baciarmi. Fa per scostarsi, ma lo trattengo e a quel punto dice.
«Amore se continuiamo così va a finire che il gelato lo beviamo» mi dice provando nuovamente ad allontanarsi da me.
«Non m’interessa del gelato, m’interessi te» gli rispondo afferrandolo per la maglia riavvicinandolo a me per baciarlo.
I baci si fanno sempre più passionali, sto per levargli la maglia quando mi squilla il cellulare.
«Mmmm, che palle» mugolo scocciata dal dovermi staccare da Zac per rispondere al telefono.
Non guardo nemmeno da chi arriva la chiamata e rispondo scocciata «Che c’è?»
«Come sei acida sorellina, hai ingoiato un limone per caso?» domanda mia sorella dall’altro lato del telefono.
«Ahahaha simpatica, non ho ingoiato un limone è solo che ero impegnata e la tua chiamata mi ha interrotto quindi che vuoi?»
«Interrotto eh, che stavi combinando? Comunque, ti ho chiamato per sapere se domani tu e il tuo “impegno” venite alla partita di Ian» mi dice maliziosa.
«Chi ti dice che la cosa con cui ero impegnata sia Zac, stavo studiando per il compito di biologia, Zac è appena tornato in camera, era giù a prendere il gelato»
«Bugiarda» mi sussurra Zac nell’orecchio mentre scende a baciarmi il collo.
«Sì sì e io ci credo. Allora venite o no domani?» insiste mia sorella.
«Aspetta che glielo chiedo… Ehi amore, chiede mia sorella se domani andiamo alla partita di Ian»
«In realtà volevo portarti al Drive-in, danno Grease so che ti piace» mi risponde lui.
«Ok allora glielo dico… Sorellina la risposta è no, Zac mi porta a vedere Grease al Drive-in»
«Va bene. Senti qui c’è mamma che chiede se a cena ci sei o rimani da Zac»
«No vengo a casa, il tempo di radunare le mie cose e sono a casa, a tra poco» dico riattaccando la chiamata e salendo in camera di Zac a prendere le mie cose.
«Amore io vado ci vediamo domani» dico baciandolo e uscendo da casa sua.
«A domani amore»
15/01/’99
Sono in camera che mi preparo per andare con Zac al Drive-in, quando entra in camera mia sorella.
«Ehi sorellina ci vediamo dopo, io vado giù ad aspettare Zac fai l’imbocca al lupo a Ian per la partita. Ti voglio bene»
«Ok ci vediamo stasera ti voglio bene anch’io divertiti!»
Scendo in salotto per aspettare Zac, sul divano vedo mio padre intento a guardare una rivista di viaggi.
«Ehi papà che fai?»
«Tesoro ciao, sto guardando questa rivista, mentre aspetto di portare le ragazze alla partita.»
«Che rivista?»
«Pensavo di portare la mamma in viaggio per San Valentino, a voi non dispiace stare sole qualche giorno vero?»
«No papà tranquillo, io e Sara ce la sappiamo cavare benissimo, mi sono dimenticata la borsa e il giacchetto in camera, vado a prenderli prima che arrivi Zac»
«Vai, se dovesse arrivare mentre sei su gli apro io tranquilla» mi dice papà mentre salgo in camera, faccio in tempo a tornare giù che suona il campanello.
«Ciao papà io vado è arrivato Zac»
«Ciao tesoro divertiti»
Siamo appena arrivati al Drive-in, fortunatamente non c’è ancora molta gente e riusciamo a parcheggiare la macchina in una delle file centrali in modo da vedere bene il film, anche se lo so praticamente a memoria, è il mio preferito.
«Ehi amore Danny e Sandy non ti sembrano un po’ come Ian e Sara?» domando a Zac prima dell’inizio del film.
«Sì, hai ragione un po’ gli somigliano» mi risponde mentre inizia il film.
«Ecco invece Cha-cha Degregorio sembra Mendy, stronza uguale» dico mentre sullo schermo c’è il ballo tra Danny e Cha-cha.
«Hai ragione, domani dico ad Ian che sembra Danny Zucco»
«No amore ti prego, potrebbe reagire male, sai com’è fatto» gli rispondo facendo gli occhi dolci e il labbrino.
«Ok, ma tu non fare quella faccia sennò non rispondo di me e siamo in un luogo pubblico»
«Va bene, dai finiamo il film e poi però andiamo a casa, sono stanchissima, dopo tutto lo stress di stamani il mio corpo si sta rilassando»
«A proposito di stamani, come pensi sia andato il test?»
«Credo bene. Quando il professore è entrato è ci ha detto che non avremmo dovuto vivisezionare la rana volevo ucciderlo per avermi fatta preoccupare inutilmente, ma alla fine meglio così»
«Già, ti è andata bene» risponde ridendo.
Alla fine del film Zac mi riaccompagna a casa.
«Come pensi sia andata la partita?» gli chiedo appena arriviamo
«Spero bene. Ian era davvero nervoso, c’era un talent scout del collage venuto a vederlo»
«Cavolo, allora speriamo davvero sia andata bene. Ma mia sorella lo sa?»
«Non lo so, ma non credo, penso che Ian voglia aspettare il responso prima»
«Ah ok, terrò la bocca chiusa allora. Ora vado ci vediamo domani, notte amore» dico baciandolo
«Notte principessa»

Spazio Autrici:
Oggi sono riuscita a pubblicare ad un'ora decente, come avrete notato da adesso i capitolo parlano di giornate diverse, non sarà così per tutti ma per la maggior parte si. vi lascio allo spoiler:
«Non fare l’antipatica è urgente» le dico «Ciao, Kate» dico rivolta a quest’ultima.
«Ciao, Sara. Come possiamo aiutarmi?»
Chi è che non deve fare l'antipatica secondo voi e soprattutto di cosa avrà bisogno Sara?
Ci vediamo Mercoledì con il prossimo capitolo <3

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Capitolo 29
*** Capitolo 14: Sara ***


15/01/’99
L’ultima settimana è stata davvero un incubo. Ogni giorno abbiamo avuto un compito, ma credo siano andati tutti molto bene. Silvia si è ambientata subito e le sue paure sono svanite già il primo giorno, credo che il merito sia soprattutto di Kate, la sua amica. In questi giorni hanno pranzato spesso con noi e devo dire che Kate è anche meglio di come pensavo all’inizio. È molto simpatica e ci fa sempre ridere, ormai è diventata parte del nostro gruppo e ne siamo tutti davvero contenti.
«Bene ragazzi, giù le penne il test è finito» sento dire dal professore di economia.
Raccolgo rapidamente le mie cose e vado alla cattedra a consegnare il compito. Anche se è stato all’ultima ora è stato un sollievo fare questo compito perché per fortuna era l’ultimo. Finalmente è venerdì e ciò vuol dire che io e Marina dobbiamo fare da tutor e Zac e Ian gli allenamenti. Oggi ci sarà la prima partita del campionato invernale e Ian ha passato quasi ogni minuto libero della settimana ad allenarsi; sembra che questa partita lo renda molto nervoso e non so perché dato che di solito quando gioca è tranquillo. Penso allo strano nervosismo di Ian per tutta l’ora e quando esco dalla biblioteca sento mia sorella affiancarmi e chiedermi:
«Ehi, che succede? Ti ho vista molto distratta»
«Lo so»
«A che pensavi?»
«A Ian. Non ti è sembrato nervoso in questi giorni?»
«Sara lui è sempre nervoso»
«È vero, ma intendo più del solito. Credo che c’entri la partita di stasera»
«Non so, ma vedrai che avrà un buon motivo per esserlo. Non preoccuparti sono sicura che quando sarà il momento te ne parlerà. Ora andiamo non facciamoli aspettare»
Appena arriviamo a casa saluto Zac che resta indietro con Marina, mentre Ian mi accompagna verso casa.
«Allora stasera verrai alla partita?» dice facendomi voltare verso di lui mettendo le mani sui miei fianchi. Intreccio le dita dietro il suo collo e rispondo:
«Certo, te l’ho promesso» mi guarda intensamente senza dire niente così continuo «Mi sembri molto nervoso ultimamente, va tutto bene? Ti serve qualcosa?»
«Questo» dice annullando la distanza tra noi baciandomi. Ogni volta che mi bacia sento come una scarica che va dai capelli alla punta dei piedi, è incredibile che mi faccia sempre quell’effetto dopo tanto. Lo stringo sempre di più intensificando il bacio e facendo incontrare le nostre lingue. Quando ci stacchiamo siamo senza fiato.
«Meglio?» chiedo
«Decisamente» risponde maliziosamente. Sta per baciarmi di nuovo quando.
«Dio, prendetevi una camera» urla Zac dietro di noi.
«Zitto idiota» risponde Ian per poi tornare a guardarmi «Adesso vado, ci vediamo alle 20 non fare tardi»
«Non lo farò» dico dandogli un rapido bacio e guardandolo allontanarsi. Vedo che passa volutamente vicino alla macchina di Zac e gli tira un rapido cazzotto sulla spalla.
«Cavolo! Non scherzate mica voi due» esclama Marina quando arriva accanto a me.
«Nemmeno tu e Zac eh!» ribatto
«A che ora c’è la partita stasera? Ti ricordi che io non ci sarò vero?»
A quel punto sbianco.
«Che succede? Stai bene?» chiede lei allarmata
«Oh mio Dio, mi ero scordata che tu e Zac stasera andate al cinema. Adesso con chi vado alla partita?» chiedo allarmata
«Perché non chiedi a Silvia? Penso che sia a casa con Kate, potreste andare tutte e tre insieme»
«Mari, sei un genio!» esclamo abbracciandola e correndo verso casa di Silvia.
«Ciao tesoro!» esclama la zia facendomi entrare.
«Ciao zia, Silvia è qui?»
«Sì, è in camera sua con Kate, vai pure»
«Grazie»
Salgo velocemente le scale ed entro in camera di Silvia senza neanche bussare cosa che lei non manca di farmi notare.
«Ehi non si bussa?»
«Non fare l’antipatica è urgente» le dico «Ciao, Kate» dico rivolta a quest’ultima.
«Ciao, Sara. Come possiamo aiutarmi?»
«Allora stasera c’è la partita di Ian e mi sono scordata che Marina e Zac non ci saranno. Non è che verreste con me?» dico cercando di fare gli occhi dolci.
«Non mi incanti, non sei brava a fare gli occhi da cerbiatto» dice Silvia
«Cavolo! Mi conosci troppo bene. Comunque che ne dite? Vi va di venire?»
«Io ci sto!» esclama Kate
Poi tutte e due ci voltiamo verso Silvia che sentendosi fin troppo osservata cede.
«E va bene! Tanto non avevo niente di meglio da fare»
«Grazie, grazie, grazie» dico abbracciandola
«Mi devi un favore!»
«Certo, certo! Tutto quello che vuoi. Ci vediamo alle 19:45 ci accompagna papà»
«Va bene a dopo» dicono insieme.
Torno a casa e decido di farmi un bel bagno nella vasca. Dopo questa tremenda settimana mi ci vuole proprio. Sono in camera che scelgo cosa mettermi da vestire che sento la porta aprirsi.
«Ehi sorellina ci vediamo dopo, io vado giù ad aspettare Zac. Fai l’imbocca al lupo a Ian, ti voglio bene e divertitevi!»
«Ok, ci vediamo stasera. Ti voglio bene anche io»
Quando sono finalmente sono pronta scendo di sotto e non vedendo papà inizio a chiamarlo.
«Papà! Andiamo o facciamo tardi»
«Guarda che io sono già pronto da venti minuti» dice comparendo dalla cucina.
«Lo so, scusa. Mi ci è voluto un sacco per scegliere cosa mettermi»
«E’ solo una partita tesoro e tu sei sempre bellissima»
«Grazie, anche se credo tu debba dire così dato che sono tua figlia» dico ridendo.
Anche lui ride poi rivolto alla cucina dice:
«Tesoro, vado ad accompagnare le ragazze torno tra una ventina di minuti»
«Ciao mamma» dico.
«Va bene. Sara comportati bene e tieni d’occhio Silvia»
«Lo farò»
Quando arriviamo a scuola salutiamo papà ed io, Kate e Silvia ci dirigiamo verso il capo da football.
Mancano cinque minuti all’inizio e ci sono un sacco di persone, ma per fortuna riusciamo a trovare tre ottimi posti. Appena seduta cerco Ian con lo sguardo e quando lo vedo noto che lui mi sta già guardando. Lo vedo ammiccare da lontano prima di concentrarsi di nuovo su quello che il coach sta dicendo; in quel momento le cheerleader guidate da Mendy cominciano la loro esibizione. Devo dire che sono davvero brave; Chloe fa un salto incredibile proprio alla fine, dopo di che, vedendomi mi saluta con la mano beccandosi un’occhiataccia da parte di Mendy e Violet. Io le ignoro e ricambio il saluto.
Dopo il fischio dell’arbitro la partita ha inizio. Il gioco va avanti senza intoppi. Non avevo ancora mai visto Ian giocare, ma dalle urla dei compagni e dalle pacche sulla spalla da parte del coach credo che giochi come mai prima d’ora. Devo ammettere che, anche se non sono mai stata troppo appassionata di sporto, vederlo giocare è incredibile. Sembra essere nato per fare questo; intuisce quasi sempre ciò che faranno gli altri giocatori e trova sempre la strategia giusta per segnare facendo risaltare non solo il meglio di sé, ma anche quello dei compagni.
Dopo l’ultimo touch down che li fa vincere la partita, tutti i giocatori si radunano intorno a Ian abbracciandolo.
«Non è stato poi così male eh?» dico rivolta a Silvia mentre ci incamminiamo fuori dal campo.
«Devo dire di no, mi sono divertita molto»
«Te lo avevo detto!» le dico
«Poi a un’amante come te degli sport non poteva non piacere» continua Kate.
Dopo circa dieci minuti i primi ragazzi cominciano ad uscire dagli spogliatoi e tra loro c’è Mason.
«Ehi Mason!» esclamo alzando la mano per farmi notare.
«Ciao Sara, come va?» dice lui avvicinandosi a noi.
«Tutto bene, tu?»
«Bene, grazie» risponde guardando Silvia e Kate accanto a me.
«Ah che stupida! Loro sono Kate e mia cugina Silvia»
«Piacere di conoscervi»
«Anche per me» dice Kate
«Avete giocato davvero bene stasera, non avevo mai visto una partita di football, ma è stato davvero incredibile» dice Silvia tutto d’un fiato. Quando è nervosa comincia a parlare senza fermarsi più e a quanto pare Mason le fa uno strano effetto.
«Beh grazie, sono contento ti sia piaciuto» risponde lui arrossendo leggermente. Cavolo a quanto pare anche a lui piace lei. Rimangono a fissarsi qualche secondo, poi per rompere il ghiaccio dico:
«Davvero Mason avete giocato proprio bene»
Le mie parole sembrano riscuoterlo dai suoi pensieri.
«Sì, grazie. Comunque tutto merito di Ian, stasera è stato davvero bravissimo»
«Ah puoi dirlo forte» risponde quest’ultimo avvicinandosi. Viene subito da me, mi abbraccia e mi bacia il collo, facendo scivolare delle goccioline che mi fanno il solletico.
«Ian hai ancora i capelli bagnati» dico ridendo «Prima o poi ti verrà il raffreddore o la febbre, siamo pur sempre a gennaio»
«Tranquilla piccola, sono piuttosto forte» risponde ammiccando.
«Beh ragazzi io vi saluto, mio padre mi aspetta» dice Mason.
«D’accordo, ci vediamo» gli dico.
Prima di andarsene però guarda intensamente Silvia la quale diventa subito paonazza.
«Guarda, guarda chi ha fatto colpo!» esclamo guardandola
«Non è vero!» ribatte lei
«Sì certo, come no. So bene quando a Mason piace qualcuno ed è evidente che a lui tu piaci»
«Non ricordarmelo» dice Ian
A quel punto Silvia prende sottobraccio Kate e cominciano a parlare fitto incamminandosi verso il parcheggio. Io e Ian rimaniamo a distanza tenendoci per mano, quando ad un certo punto sento qualcuno chiamarlo. Riconosco subito la voce. È Mendy. Ci fermiamo e ci giriamo verso di lei che come sempre è seguita da Violet ed altre due cheerleader.
«Ian, volevo solo dirti che stasera sei staro davvero fantastico» dice toccandogli il braccio.
Lui subito sposta la sua mano e poi dice:
«Grazie, Mendy»
«Ci vediamo» dice lei prima di dargli un bacio sulla guancia e aggiungere «Chiamami qualche volta»
Questo è veramente troppo. La afferro per il braccio impedendole di andarsene e costringendola a guardarmi.
«Senti Mendy sono davvero stanca dei tuoi giochetti. Non so cosa tu abbia contro di me, ma io sono qui e non ho intenzione di andarmene quindi credo tu debba abituarti all’idea che non puoi controllare tutto e tutti in questa scuola». A quel punto le lascio il braccio e per la prima volta intuisco che non ha niente da dire, infatti si limita a guardare le sue amiche e dire loro:
«Andiamocene ragazze», ma prima che lo faccia aggiungo:
«Ah Mendy tranquilla, Ian non si stancherà di me e se anche lo facesse sappiamo entrambe da chi non tornerà»
Faccio appena in tempo a finire la frase che sento qualcuno abbracciarmi. All’inizio credo che sia Ian, ma le braccia che mi stringono non sono muscolose come le sue.
«Wow, sei stata davvero grande! Ci voleva qualcuno che gliene dicesse quattro» dice Chloe al mio orecchio.
«Grazie, Chlo. Non ce la facevo più, quella ragazza crede che ogni cosa le sia dovuta sempre»
«Hai fatto bene» dice Tyler
«E tu non dici niente?» chiedo a Ian
«Scusa, ma sono ancora scioccato. Se non lo avessi fatto tu le avrei detto io qualcosa, ma non sarei stato così carino»
Ridiamo tutti fino alla macchina.
«Ma che fine avevate fatto? Eravate dietro di noi» dice Silvia
«Abbiamo visto Mendy, sembrava davvero fuori di sé» aggiunge Kate
«Già Sara gliene a dette delle belle» afferma Chloe
«Racconta ti prego» mi supplica Silvia
«Certo, ma prima andiamo a mangiare qualcosa che muoio di fame»
«Gelato?» propone Tyler
«A Gennaio?!» chiede stupita Silvia
«Ah voi italiani!» esclama Ian
«Io ci sto, andiamo!» dico prima di salire in macchina.

Spazio autrici:
Ciao a tutti eccoci qua con il nuovo capitolo, speriamo vi sia piaciuto  si è divertita un sacco a scrivere la conversazione con Mendy, a voi è piaciuta?

Come sempre prima di salutarvi vi lasciamo un piccolo spoiler:
«Dai amore, fermo sennò brucio tutto»
«Perché ti distraggo?»
«Sì abbastanza, renditi utile invece e portami i piatti così mangiamo»
Chi sarà il disturbatore secondo voi?

Ci vediamo Venerdì con il prossimo capitolo <3

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Capitolo 30
*** Capitolo 14.1: Marina ***


Caro diario,
è passato un mese dall’ultima volta che ti ho scritto; la partita di Ian è andata bene, non sappiamo ancora se gli verrà data la borsa di studio e mia sorella non credo sappia neanche di questa possibilità perché non mi ha detto niente, però siamo fiduciosi che il responso del talent scout sia positivo.
La sera della partita oltre alla vittoria c’è stata anche un’altra novità a scuola, Mendy. Finalmente ha smesso di rompere le scatole a Ian ed è un po’ meno acida con il resto della scuola, questo suppongo sia merito di mia sorella che quella sera, stufa dei suoi atteggiamenti, gliene ha dette quattro, speriamo duri.
Oggi è il 13 febbraio e sono sola in casa. Mamma e papà sono andati a New York per una vacanza romantica e mia sorella dorme da Ian; doveva venire a dormire Zac, ma poco fa mi ha mandato un messaggio dicendomi che aveva avuto un imprevisto e non possiamo vederci fino a domani.
Ora ti lascio, vado a prepararmi la cena.
 
Rimetto il diario al suo posto e scendo in cucina. Sono davanti alla porta della cucina quando sento suonare il campanello, chissà che sarà. Apro la porta e non posso crederci, è Zac.
«Amore, non ci dovevamo vedere domani?» gli chiedo sorpresa
«Lo so, ma ti volevo fare una sorpresa, per cui eccomi qui» dice baciandomi.
«Vieni entra, stavo per preparare la cena»
«Vuoi una mano?»
«Non importa tanto faccio le omelette al formaggio»
«Buone, allora mentre te cucini io apparecchio la tavola»
«Affare fatto»
«Siamo solo noi a cena?»
«Sì sì»
Lascio Zac in salotto mentre io vado in cucina dove, dopo aver preso tutto l’occorrente per le omelette, mi metto ai fornelli.
Ho appena chiuso le omelette quando Zac mi cinge la vita e inizia a baciarmi il collo. In un primo momento mi lascio andare contro il suo petto chiudendo gli occhi, ma poco dopo mi riprendo per non bruciare la cena.
«Dai amore, fermo sennò brucio tutto»
«Perché ti distraggo?»
«Sì abbastanza, renditi utile invece e portami i piatti così mangiamo»
«Ok»
Dopo aver mangiato inizio a riordinare la cucina mentre Zac sceglie un film da guardare.
«Ehi amore che film guardiamo?» mi urla dalla sala.
«Non so scegli te tra le videocassette sotto il televisore» gli rispondo mentre mi asciugo le mani per poi andare di là da lui.
«Hai scelto?»
«Si sono indeciso tra Pretty woman e Top gun sono gli unici che non ho mai visto»
«Vada per Top gun almeno non lo so a memoria» gli dico rubandogli la cassetta dalle mani e dando il via al film.
Siamo accoccolati sul divano a guardare il film quando decido che è l’ora di riprendere il “discorso” iniziato a casa sua l’altro giorno prima dell’interruzione di mia sorella.
Giro la testa verso Zac ed inizio a lasciargli una scia di baci sul collo, lui si gira verso di me e fa congiungere le nostre labbra. I baci si fanno sempre più appassionati e Zac mi fa sdraiare sul divano mentre io porto le mie mani al bordo della sua maglietta per sfilargliela.
«Amore aspetta» mi dice lui interrompendo i baci.
«Che c’è?»
«Dov’è tua sorella?»
«Ti sembra il momento di chiedermi di mia sorella?»
«Beh non vorrei che rientrasse da un momento all’altro e ci trovasse così»
«Sono certa che non succederà niente del genere. Dorme da Ian e credo abbia altro da fare che tornare a casa»
Zac rassicurato riprende a baciarmi e io inverto le nostre posizioni ritrovandomi a cavalcioni su di lui.
«Sei troppo vestita» dice con voce roca sfilandomi la maglia.
«Anche tu» esclamo levandogli i pantaloni mentre lui mi toglie il reggiseno.
«Perché non continuiamo in camera mia?» propongo io.
Zac invece di rispondermi si mette a sedere sempre con me sopra e senza il minimo sforzo si alza in piedi e sale le scale diretto in camera mia.
«Zac mettimi giù so camminare» gli dico ridendo.
«No, ti porto io, tanto non pesi molto» mi risponde baciandomi mentre apre la porta di camera e mi sdraia sul letto stendendosi sopra di me facendo forza sulle braccia per non schiacciarmi.
Riprendiamo a baciarci, e Zac mi slaccia i pantaloni levandomeli, ora ci divide solo la stoffa delle mie mutandine e dei suoi boxer, di cui però ci liberiamo velocemente.
All’improvviso però Zac si alza con faccia preoccupata ed inizia a fare avanti e indietro per la stanza, mi alzo per pararmi davanti a lui e fermarlo cercando di capire qual è il problema.
«Amore che succede?» gli chiedo preoccupata, accarezzando i suoi addominali scolpiti.
«Non ho il preservativo» dice afflitto.
«Non ci serve» sorrido io.
«Sì invece, non voglio incasinarti la vita con il rischio di una gravidanza»
«Amore, non ci serve, prendo la pillola per il ciclo da quando ho 12 anni» gli dico iniziando a baciarlo e facendo scontrare le nostre lingue.
Appena sente cosa ho detto non esita un attimo a rispondere ai miei baci e a ristendermi sul letto.
«Sei sicura?» mi chiede premuroso.
«Mai stata più sicura»
Zac entra delicatamente in me. Inizialmente sento una scarica di dolore e questo fa fermare Zac che cerca di lasciarmi abituare a lui fino a che il dolore viene sostituito da un’onda di piacere.
Dopo essere venuti insieme Zac esce da me e si sdraia al mio fianco abbracciandomi e così stanchi ci addormentiamo.
Mi sveglio sentendo Zac muoversi accanto a me. Apro gli occhi e vedo che mi sta fissando.
«Da quant’è che sei sveglio?» gli chiedo con voce assonata
«Da un po'»
«E perché mi fissi?»
«Perché sei bella. Stai bene?»
«Mai stata meglio» dico per poi baciarlo
«Senti non per rovinare l’atmosfera, ma muoio di fame» dice Zac facendomi ridere
«Anche io. Mettiamoci qualcosa addosso e andiamo giù»
Ho davvero fame quindi decido di mettermi sono le mutandine e una maglia lunga poi, una volta pronta, mi volto verso Zac.
«Che c’è?»
«Ho solo i boxer qui»
«Vabbè tanto non c’è nessuno»
Rassicurato lo prendo per la mano e insieme scendiamo le scale, ma arrivati a metà ci blocchiamo vedendo chi c’è in salotto. Ian tiene in mano il mio reggiseno e lo vedo sorridere. Si accorge subito della nostra presenza e avvicinando il reggiseno nella nostra direzione dice:
«Era l’ora eh ragazzi. Ci avete dato giù pesanti?»
Vedo Zac scattare e strappargli di mano il reggiseno.
«Giù le mani Somerhalder» dice con rabbia
«Okay, okay. Tranquillo»
«Ian perché sei qui? Dov’è mia sorella?» gli chiedo a quel punto
«Sono qui» la sento dire. Guarda prima me, poi Zac in boxer con in mano il mio reggiseno e infine Ian.
«Devi dirmi qualcosa sorellina?» continua
«Vieni con me» dico lasciando i ragazzi in salotto e portandola in cucina.
Una volta arrivate mi fermo e la guardo per capire che pensa.
«Allora? Non hai niente da dirmi?» le chiedo
«Solo una cosa a dire la verità. Sei felice?»
«Sì, molto»
«Anche io» dice per poi abbracciarmi.
Ci stiamo ancora abbracciando quando sentiamo i ragazzi entrare. Zac si è rivestito e scherza tranquillo con Ian.
«Vi fermate per colazione?» chiedo a Sara e Ian
«Perché no!» esclama quest’ultimo.
Siamo seduti a tavola a mangiare quando Ian ad un certo punto guarda me e Zac e chiede:
«Ehi ragazzi, avete usato precauzioni vero?»
Zac sembra strozzarsi con l’acqua mentre io sorrido. Mia sorella capisce al volo il perché, lei sa che prendo la pillola mentre Ian no, infatti alla reazione di Zac sbianca.
«No fratello, non fare così. Non voglio diventare zio così presto»
«Ian ti sembrano domande da fare?» chiede Sara
«Intendevo solo che se ne avessero avuto bisogno bastava che cercassero in camera tua»
«Ian!»
«Tranquilli, non ci sono di questi problemi» dico stringendo la mano a Zac.
A quel punto tutti iniziamo a ridere.

Spazio Autrici:
Scusate immensamente per il ritardo ma ero fuori casa e dal telefono non riuscivo a pubblicare, per farci perdonare abbiamo deciso con Sara di pubblicare anche domani così con mercoledì ci rimettiamo in pari.
Prima di lasciarvi come sempre un piccolo spoiler:

«Sì, il responso mi è arrivato qualche settimana fa ed è positivo. Ho ottenuto una borsa di studio» 
«Tesoro ma è una notizia fantastica, non vedo davvero quale sia il problema»

Chi avrà ottenuto la borsa di studio? Perchè sempra triste all'idea?
Ci vediamo domani con il prossimo capitolo <3

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Capitolo 31
*** Capitolo 15: Sara ***


08/03/’99
Gli ultimi mesi sono davvero volati. Io e Ian abbiamo passato il nostro primo San Valentino insieme, ma non abbiamo fatto grandi cose. La mamma e il papà sono partiti per qualche giorno e io sono rimasta a dormire da lui due notti dato che sua mamma era fuori città. La prima di queste Zac è stato a casa con Marina e hanno avuto la loro prima volta insieme. È stato davvero epico quando la mattina dopo io e Ian, ignari di tutto, siamo entrati in casa e li abbiamo visti mezzi nudi. Anche Silvia e Mason hanno passato il San Valentino insieme. Dopo la partita di Ian, infatti, hanno cominciato a scriversi e a passare parecchio tempo insieme e alla fine si sono fidanzati. Sono davvero carinissimi. Anche la scuola procede bene, ma nonostante la fine degli esami, i professori ci riempiono ancora di compiti ed è per questo che ho dovuto fare più ore come tutor in modo da aiutare altri ragazzi e ragazze. 
Marzo è arrivato e, nonostante qualche giorno di pioggia, le temperature stanno aumentando.
Oggi è l’8 ed è la Festa della Donna; Ian stasera mi porterà a cena fuori con sua mamma. Sono davvero felice ed emozionata perché per la prima volta la conoscerò. Per Ian è sempre stato difficile parlare della famiglia data la situazione del divorzio dei suoi, ma finalmente le acque si sono calmate: suo padre è a New York e sono tornati in buoni rapporti e sua mamma sembra essersi tranquillizzata. Mi ha invitata a cena qualche giorno fa quando, mentre ci stavamo baciando in camera sua, mi ha detto che gli avrebbe fatto piacere portare a cena le sue due donne e io non ho potuto fare a meno di dirgli di sì.
Sono appena tornata da scuola e, anche se è solo lunedì, sono a pezzi. Butto lo zaino in terra e mi sdraio sul letto chiudendo gli occhi. Resto in quella posizione per qualche minuto poi mi viene in mente che è un bel po' che non sento Ale; l’ultima volta è stato per il suo compleanno il 22 gennaio, mi manca e in più posso approfittare della chiamata per fare gli auguri a sua mamma e dirgli una novità, così prendo il telefono e lo chiamo. 
Risponde dopo poco:
«Ehi straniera, come va?»
«Ciao scemo, tutto bene, tu?»
«Bene anch’io»
«Sono contenta. Senti volevo fare gli auguri a tua mamma»
«Perché?»
«Perché oggi è la Festa della Donna. Ti sei dimenticato vero?»
«Ehm sì»
«Mai che ti ricordassi di qualcosa tu»
«Ehi, piano con le offese»
«Scusa. Ma insomma me la passi?»
«Sì, aspetta un attimo»
Lo sento scendere le scale e scambiare un paio di battute con sua mamma prima di passarle il telefono.
«Ciao tesoro, come stai?» chiede
«Tutto bene Cri. Tu? Volevo farti gli auguri per la Festa della Donna»
«Grazie tesoro, anche a te. Sai che quel disgraziato di mio figlio se n’è dimenticato?»
«Ah lo so, ma che ci possiamo fare!»
«Io ho perso le speranze. Ora te lo ripasso ciao tesoro, salutami la mamma e il papà»
«Lo farò, un bacio»
«Allora? Hai chiamato solo per parlare con mia mamma?» chiede Ale appena ripreso il telefono
«No scemo, ho una bella notizia da darti, dovevo farlo prima ma mi sono dimenticata quindi perdona il poco preavviso»
«Vai dimmi tutto»
«Tra due settimane veniamo in Italia»
«Scherzi?»
«No, che non scherzo. Il 21 è il compleanno della nonna quindi andiamo a Firenze»
«Wow, grandi. Ma chi verrà?»
«Mamma, papà e gli zii sono impegnati con il lavoro quindi non verranno. Saremo io, Mari, Zac e Silvia»
«Come niente Ian?»
«No, va a New York a trovare suo padre»
«Ah ho capito. Comunque va benissimo penso proprio di riuscire a venire»
«Perfetto, non vedo l’ora. Ora ti lascio perché devo assolutamente finire la tesina di letteratura e poi vado a cena con Ian e sua mamma»
«D’accordo, divertiti ci sentiamo»
Riattacco con Ale e vado alla scrivania per finire questa maledetta tesina. Quando finisco sono le 18, ho fissato con Ian tra circa un’ora quindi ho tutto il tempo per prepararmi. Vado in bagno, faccio una doccia veloce, asciugo i capelli e decido di arricciarli, poi mi trucco. Opto per un trucco semplice: sulla palpebra mobile metto un ombretto bianco che poi sfumo con uno nero per creare un arco in fondo all’occhio e nella piega, poi metto una riga di eyeliner e tanto mascara, mentre sulle labbra un rossetto nude. Soddisfatta del risultato torno in camera e indosso un vestito nero con lo scollo a barca e le spalle scoperte, più corto davanti e più lungo dietro e un paio di decolté anch’esse nere, infine prendo una pochette dove metto telefono e portafoglio.
Una volta pronta scendo di sotto dove trovo il papà a vedere la tv.
«Papà io vado» gli dico
«D’accordo tesoro, fai la brava e non tornare troppo tardi»
«Tranquillo, tanto c’è anche la mamma di Ian quindi non credo ci sia questo problema»
«Perfetto, allora buona serata»
«Anche a voi, saluta la mamma e Marina quando tornerà»
«Va bene»
Marina e Zac passeranno una serata tranquilla a casa di lui perché i suoi sono fuori città. Prendo il giubbotto di pelle nero, dato che la sera fa ancora freschino, ed esco di casa.
Ian e sua mamma mi stanno aspettando vicino alla macchina. Lui indossa camicia e jeans neri, mentre sua madre un vestito blu scuro, porta i capelli raccolti in uno chignon morbido e basso ed ha un trucco leggero, ma è sufficiente perché è davvero bella. Ian le somiglia molto e ora so per certo da chi ha preso gli incredibili occhi azzurri.
Ian mi raggiunge e mi da un leggero bacio sulla guancia poi, guardando sua madre, dice:
«Mamma, lei è Sara»
«Finalmente ci conosciamo! Io sono Edna la mamma di Ian»
«Piacere di conoscerla» dico timida arrossendo un po'
Lei sembra notarlo perché subito dice:
«Tranquilla cara, non mordo» per poi aggiungere guardando il figlio «Quasi mai»
Ridiamo tutti fino a quando Ian non ci esorta a salire in macchina per andare al ristorante e una volta arrivati davanti ad un piccolo, ma elegante ristorante ci fermiamo. Ci accoglie quello che deve essere il capo sala, che prende i nostri soprabiti e li consegna al guardaroba, per poi farci accomodare ad un tavolo d’angolo.
«Ecco a voi i menù, passo tra qualche minuto per le ordinazioni» ci dice
«Grazie» rispondiamo tutti e tre.
Una volta ordinato la mamma di Ian mi dice.
«Allora Sara, mio figlio mi ha parlato un po' di te perché aveva paura che ti assillassi troppo con le mie domande, ma spero non ti dispiaccia se te ne faccio alcune»
«Certo che no! Anzi mi fa molto piacere» dico guardando prima lei poi Ian
«Visto? Te l’avevo detto che saremmo andate d’accordo» dice rivolta al figlio
«Sì, sì come vuoi tu mamma» dice lui sorridendo e bevendo un po' dell’acqua che è appena arrivata
«Bene. Come vi siete conosciuti?» 
«Mamma ti prego!» si lamenta Ian
«Smetti di fare così, sono felice di rispondere» dico rivolta a Ian, poi torno a concentrarmi su sua mamma.
«Ci siamo conosciuti il giorno del mio trasferimento quando Zac mi ha aiutato a scaricare le valige, anche se la vera conoscenza è iniziata il primo giorno di scuola dopo che Zac ha offerto a me e mia sorella un passaggio a casa. Da lì abbiamo iniziato a passare del tempo insieme soprattutto da quando mia sorella Marina si è messa con Zac»
«Ian! Non mi avevi detto che Zac si era fidanzato»
«Non era importante mamma»
«E invece sì lui è come un secondo figlio per me. Comunque sono molto contenta che tu abbia portato mio figlio sulla buona strada Sara, non so se lo sai ma prima di te Ian era un vero dongiovanni, io e suo padre speravamo tanto che trovasse una brava ragazza e finalmente è stato così» dice Edna prima di rabbuiarsi.
Credo sia per via del marito quindi le dico:
«Mi dispiace molto per lei e suo marito»
«Tranquilla, mia cara. Le cose tra me e Robert non andavano bene da anni, ma ora finalmente le cose sono al loro posto, io sono felice qui a Los Angeles e lui a New York»
Alla parola New York è Ian a farsi buio così gli chiedo:
«Ehi tutto bene?»
«Sì, ma devo dirvi una cosa» dice lui serio
«D’accordo tesoro, dicci tutto»
«Ti ricordi quando alla prima partita, tornati dalle vacanze di Natale, ero molto nervoso? Beh, non era per la partita in sé, ma perché un talent scout era venuto a vedermi»
«Okay, è una bella cosa no?» dico 
«Sì esatto, hai saputo qualcosa?» chiede sua mamma
«Sì, il responso mi è arrivato qualche settimana fa ed è positivo. Ho ottenuto una borsa di studio»
«Tesoro ma è una notizia fantastica, non vedo davvero quale sia il problema»
«L’università che mi ha accettato è la Columbia»
«La Columbia? Ma non è a…»
«New York, esatto. Ci ho pensato molto, i Lions sono una bella squadra e i corsi sono ottimi, ma volevo comunque sapere la vostra opinione prima di dare una risposta»
«Tesoro, sono molto fiera di te e dell’uomo che stai diventando. Non mi importa dove andrai al college l’importante è che tu sia felice e vedo che l’idea di andare a New York ti rende tale poi laggiù ci sarà anche tuo padre. È per questo che vai a New York fra due settime?»
«Sì, volevo vedere papà e approfittarne per dare un’occhiata all’università»
«E fai bene. Comunque per me non ci sono problemi puoi andare»
«Grazie mamma» le dice abbracciandola prima di guardarmi.
«La penso come tua madre. Io voglio quello che è meglio per te e se è a New York va bene lo stesso» dico dopo di che si alza e mi bacia.
Per il resto della cena parliamo del più e del meno fino a che arriva l’ora di tornare a casa. Ian insiste per pagare e dato che stasera è una serata importante per lui decido di non contraddirlo.
Una volta arrivati a casa saluto sua madre con un abbraccio.
«È stato bello conoscerti Sara, spero di rivederti presto»
«Anche per me Edna, a presto»
Anche Ian saluta la madre e mi accompagna a casa. 
«Sei stata piuttosto silenziosa nel viaggio di ritorno, tutto ok?» mi chiede
«Sì, stavo solo pensando che tra sei mesi te ne andrai»
«Posso non accettare, ci sono tanti collage anche qui, potrei andare con Zac alla USLA»
«Non dire sciocchezze! Ti brillavano gli occhi parlando di New York. Non ti permetto di buttare via quest’opportunità»
«Ti amo lo sai vero?»
«Ti amo anch’io» dico lasciandomi sfuggire una lacrima
«Non piangere ti prego»
«Non piango perché sono triste, ma perché solo molto orgogliosa di te. Tua madre ha ragione sei cambiato davvero molto da quando ci siamo conosciuti»
«Tutto merito tuo»
«No, il merito è tuo» 
A quel punto ci baciamo fino a non avere più fiato. 

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Capitolo 32
*** Capitolo 15.1: Marina ***


Mi alzo al suono della sveglia, oggi è il 19 di marzo, finalmente partiremo per l’Italia e rivedremo i nonni dopo quasi sei mesi. Saremo solo in quattro perché Ian non può venire dato che passerà il weekend da suo padre a New York.
«Sorellina, hai finito di fare i bagagli?» mi chiede Sara entrando in camera.
«Certo, ho finito ieri te?»
«Ho appena fatto, hai preparato Zac?»
«Preparato Zac? In che senso?»
«Al terzo grado dei nonni»
«Del nonno vorrai dire, comunque si l’ho avvisato tranquilla. Lo sai che ieri mi ha chiesto lezioni d’italiano per fare bella figura?»
«Ahahah non ci credo, si doveva svegliare un po’ prima no?»
«È quello che gli ho detto e sai che mi ha risposto?»
«Cosa?»
«Mi insegni in aereo tanto sono 16 ore di volo no?!»
«È matto, non ha intenzione di dormire un po’?»
«Non chiederlo a me, io sicuramente dormirò, al massimo gli presto il mio lettore mp3 con gli 883» dico io ridendo.
Le notti non finiscono
All'alba nella via
Le porto a casa insieme a me
Ne faccio melodia
E poi mi trovo a scrivere
Chilometri di lettere
Sperando di vederti ancora qui

«Dove ho messo il cellulare?» dico cercandolo nella stanza appena sento la suoneria.
«Eccolo» dice mia sorella porgendomelo.
«Grazie… Ehi Marty dimmi tutto» dico rispondendo al telefono.
«La nonna vuole sapere a che ore arrivate domani»
«Il volo parte di qui tra tre ore, alle 12 quindi saremo a Firenze intorno alle dieci di domani mattina, chi viene a prenderci?»
«Vengo solo io così basta una macchina»
«Vai perfetto ora ti saluto che dobbiamo andare a vedere se Zac e lo scricciolo sono pronti»
«Vai a domani»
Prendo la valigia e la borsa e scendo in salotto dove trovo mia sorella e i miei che parlano.
«Mi raccomando chiamate appena arrivate» dice la mamma.
«Mamma forse è meglio un messaggio dato che qui sarà notte fonda no?»  gli domando ironica.
«È vero mi ero dimenticata che arrivate lì alle 10, comunque ricordatevi il messaggio sennò sto in pensiero»
«Sì mamma, non preoccuparti» le dice Sara mentre suonano alla porta.
«Questo deve essere Zac, noi andiamo, ci vediamo lunedì sera» dico ai miei mentre li saluto.
 
Sara, Silvia, Zac ed io siamo appena saliti sull’aereo, ovviamente io e Zac siamo accanto e lui mi sta tormentando per insegnargli un po’ d’italiano per far bella figura con i nonni anche se loro sanno bene l’inglese.
«Amore ti prego basta, i nonni parlano l’inglese senza problemi, te l’ho setto hanno vissuto due anni in America quando il nonno era nell’esercito, perché ti vuoi complicare la vita?»
«Dai almeno la presentazione la voglio dire in italiano» mi supplica lui.
«E va bene cosa vorresti dirgli?»
«Non so qualcosa tipo signori Bova è un piacere fare la vostra conoscenza, mi hanno parlato tutti molto di voi e dell’Italia e sono felicissimo di essere qui. Io sono Zac il ragazzo di Marina»
«Qualcosa di più corto no vero?»
«No, allora come si dice?»
«Uffa va bene ora te lo dico e te provi a ripeterlo ok?»
«Perfetto»
«Signori Bova è un piacere fare la vostra conoscenza, mi hanno parlato tutti molto di voi e dell’Italia e sono felicissimo di essere qui. Io sono Zac il ragazzo di Marina»
«Sinori Bova è un piacere fare la vostra conocenza, mi hanno parlato tutti molto di voi e dell’Italia e sono felisissimo di essere chi. Io sono Zac il ragazzo di Marina»
«Ci sei quasi riprova»
«Signori Bova è un piacere fare la vostra conoscenza, mi hanno parlato tutti molto di voi e dell’Italia e sono felicissimo di essere qui. Io sono Zac il ragazzo di Marina»
«Bravo, ora hai ben 16 ore di tempo per impararla a memoria io leggo un po’, buono studio» gli dico prendendo il mio libro e sentendolo ripetere la frase a bassa voce.
 
Siamo finalmente atterrati all’aeroporto di Pisa e tra un’oretta saremo a casa dei nonni, traffico permettendo.
«Ehi ragazzi ben arrivati» ci dice Marty appena recuperati i bagagli.
«Ciao cuginetta, ci sei mancata» le dico facendo un abbraccio di gruppo con le ragazze.
«Anche voi, ma ora andiamo così vi potete dare una rinfrescata prima di pranzo»
Saliamo tutti in macchina, durante il viaggio Martina ci dice che a casa dei nonni c’è anche Ale, e che Ivan invece ci raggiungerà domani.
«Ah quasi dimenticavo, il nonno ha sistemato le camere mettendo Zac in camera con Ale e non con te Mari»
«Che cosa? Ma figuriamoci, io dormo con il mio ragazzo e se a nonno non sta bene andiamo in albergo» dico arrabbiata.
«Dai amore, non importa se dormiamo separati l’importante è stare tutti insieme» cerca di tranquillizzarmi Zac.
«È vero, ma io dormo con te comunque» dico chiudendo il discorso.
Finalmente siamo a casa dei nonni, sono distrutta, non vedo l’ora di fare una doccia e dormire un po’ ma prima di dormire mi tocca il pranzo.
«Ecco le mie nipotine» esclama nonna venendoci incontro.
«Nonna!» esclamiamo io, Sara e Silvia abbracciandola.
«E a me non mi salutate?» dice il nonno uscendo di casa e noi corriamo ad abbracciarlo.
Zac si avvicina ai nonni per presentarsi, è il momento della verità.
«Signori Bova è un piacere fare la vostra conoscenza, mi hanno parlato tutti molto di voi e dell’Italia e sono felicissimo di essere qui. Io sono Zac il ragazzo di Marina»
«Piacere nostro Zac, per essere americano te la cavi bene con l’italiano, ma parla pure in inglese, così noi lo ripassiamo» dice la nonna sorridendo e abbracciandolo come uno di famiglia.
«Grazie signora»
«Nonno, nonna, questo come ha già detto lui è Zac il mio ragazzo. Zac loro sono Andrea e Maristella, i nostri nonni»
«Marina quante volte ti ho detto di farmi chiamare Stella»
«Lo so nonna ci stavo arrivando»
«Bene ragazzi ora che le presentazioni sono state fatte direi che ci possiamo accomodare in casa così potete posare le valige nelle camere e darvi una rinfrescata prima di pranzo» dice il nonno entrando in casa.
«Allora le camere sono divise così: Martina e Silvia nella prima stanza del corridoio, Sara e Marina nella seconda mentre Ale e Zac nella terza dove ci sono i quattro letti singoli così domani che arriva Ivan dorme con loro» dice il nonno.
«Con tutto il rispetto nonno, ma io dormo con Zac ed è giusto che Martina dorma con Ivan»
«Non esiste, in casa mia uomo e donna dormono insieme solo con la fede al dito» alza la voce nonno.
«Allora vorrà dire che io e Zac andiamo in albergo»
«Non ci provare signorina, sei sempre una bambina e in questa casa decido io»
«Non sono un tuo soldato, signor generale, e dormo con chi mi pare e se non ti va bene vado in albergo e ci vediamo domani per il compleanno della nonna»
«Tu con lui non ci dormi!»
«Mi vuoi spiegare qual è il problema? Di cosa hai paura?»
«Non ho paura di nulla»
«Sì certo come no, lo so qual è il problema, hai paura che decida di farci l’amore, beh notizia flash è già successo. Ora se volete scusarci noi andiamo a farci una doccia» esclamo afferrando Zac per un braccio e trascinandolo nella camera che il nonno aveva assegnato a me e Sara.
«Amore non dovevi litigare così con tuo nonno minacciandolo di andare in albergo, potevo dormire tranquillamente con Ale e Ivan»
«No che non potevi, ti voglio con me. Aspetta un attimo come fai a sapere cosa ci siamo detti?»
«Ale mi traduceva le vostre parole» dice andando in doccia dopo avermi baciato.
“Quasi quasi lo raggiungo in doccia”
«Cuginetta ti sei calmata?» dice Marty entrando in camera.
«Sì, ma non intendo cambiare idea»
«Lo so, ti conosco, sei più testarda di un mulo, comunque nonna ha tranquillizzato il nonno dicendogli che in fondo zia Jennifer è rimasta incinta prima del matrimonio anche se lei e lo zio non dormivano insieme e che tu comunque prendi la pillola e non corri rischi»
«Solo la nonna riesce a calmarlo»
«Già per fortuna c’è lei» dice Martina ridendo e facendo ridere anche me.
 
21/03/’99
Ieri alla fine è andato tutto bene, io e il nonno abbiamo chiarito a pranzo e subito dopo ha iniziato a fare il terzo grado a Zac che ha risposto sempre in maniera educata. A volte mi chiedo come faccia a essere sempre così razionale, ma poi mi viene in mente il pugno che dette a Ian la sera del ballo.
«Amore è ora di scendere, tra poco pranziamo e arriva Ivan» mi dice Zac ridestandomi dai miei pensieri.
Scendiamo giù mentre Martina entra dalla porta insieme ad un ragazzo biondo con gli occhi chiari, la cosa che mi sconvolge è la sua corporatura, sarà alto almeno 1.90 ed è parecchio muscoloso; deve essere Ivan.
«Ehi ragazzi, lui è Ivan. Amore loro sono mia cugina Marina e il suo ragazzo Zac»
«Piacere, non sai quanto mi ha parlato di te mia cugina» gli dico
«Piacere mio, anche io ho sentito parlare molto di te, che ne dici se smettiamo di parlare in italiano così anche il tuo ragazzo capisce cosa diciamo?»
«Hai ragione, amore scusaci, abbiamo solo detto che Martina ha parlato molto di me a Ivan e di lui a me»
«Tranquilli»
«Ragazzi a tavola» urla nonna dalla sala.
Ci accomodiamo tutti a tavola e Martina presenta Ivan anche a Sara.
«Ivan se non ricordo male Marty mi ha detto che giochi a pallavolo giusto?» domando io
«Esatto, il prossimo anno dovrei iniziare a giocare nel Perugia»
«Wow, anche io gioco a pallavolo, ma non sono hai tuoi livelli»
«Mari viene un attimo in cucina con me?» mi chiede Marty.
«Che c’è?»
«È l’ora della torta» dice lei.
«Vero mi ero dimenticata, te prendi la torta in frigo e io prendo le candeline»
«Perfetto, le ragazze pensano a spengere la luce»
«Tanti auguri a te, tanti auguri a te, tanti auguri a Stella, tanti auguri a te» contiamo tutti insieme mentre Martina posa la torta davanti a nonna che soffia sulle candeline.
 
22/03/’99
Purtroppo la “vacanza” Italia è già finita, siamo sull’aereo di ritorno, i nonni mi mancheranno come mi mancherà mia cugina. Sono felice di aver finalmente conosciuto Ivan. Ieri pomeriggio abbiamo fatto una partita a pallavolo in giardino, Ivan e Marty hanno sfidato me e Zac e hanno vinto, ma per solo due punti. Ivan è veramente bravo e sono felice che stia con mia cugina, sono fatti l’uno per l’altra. Con l’Italia e la bella Firenze alle spalle appoggio la testa sulla spalla di Zac e mi addormento.

Spazio Autrici:
Alla fine ieri non sono riuscita a pubblicare quindi ne ho pubblicati due oggi, spero vi piacciano,
Ecco a voi un piccolo spoiler:
«Amore noi siamo fuori, tra quanto siete pronte?»  mi chiede Zac per messaggio.
«Io sono pronta, sto aspettando mia sorella, dovrebbe essere pronta tra poco» gli rispondo io.
Dove dovranno andare?
Ci vediamo venerdi <3

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Capitolo 33
*** Capitolo 16: Marina ***


Il suono della sveglia mi desta dal sonno. È prestissimo, sono solo le 3 e mezzo ma alle 7 abbiamo un volo e non possiamo assolutamente arrivare tardi. Vado in bagno per farmi una doccia veloce e dopo mi vesto, ho scelto il mio outfit preferito per i viaggi, l’ho usato anche quando siamo andati a Seattle con Zac.
Finito di prepararmi vado a controllare a che punto è mia sorella, spero sia quasi pronta anche se ho paura stia sempre dormendo dato che non ho sentito rumori provenire dalla sua camera.
«Sei ancora a letto? Ti vuoi muovere?» le dico irrompendo in camera sua.
«Altri 5 minuti»
«Non abbiamo 5 minuti devi alzarti subito e sbrigarti»
«Mi sto ancora chiedendo come mai abbiamo dovuto prendere il volo così presto» dice alzandosi svogliatamente dal letto.
«Perché abbiamo un sacco di cose in programma» ribatto seccata «E ora sbrigati ti aspetto di sotto tra dieci minuti» aggiungo uscendo dalla stanza e scendendo in salotto.
«Amore noi siamo fuori, tra quanto siete pronte?»  mi chiede Zac per messaggio.
«Io sono pronta, sto aspettando mia sorella, dovrebbe essere pronta tra poco» gli rispondo io.
Appena mia sorella scende le scale recuperiamo le valigie e usciamo di casa raggiungendo i ragazzi alla macchina, andremo con quella di Ian perché quella di Zac è di nuovo guasta.
 
Arriviamo all’aeroporto alle cinque, facciamo il check-in e andiamo ad un bar per fare colazione.
«Buongiorno, che vi porto?» domanda la cameriera squadrando i ragazzi.
«Quattro brioche, due con la nutella e due con la marmellata e quattro cappuccini» ordino io velocemente conoscendo bene i gusti di tutti e volendo mandar via la cameriera il prima possibile.
«Cara Marina lo sai vero che siamo dotati della parola e di un cervello per poter ordinare da soli?» mi dice Ian con tono sarcastico.
«Caro Joseph» dico calcando sul suo secondo nome «Lo so benissimo ma quella stava “sbavando” su te e Zac e volevo levarmela dai piedi»
«Come sei acida, dovresti fare più ginnastica da camera cara Marina. E non chiamarmi Joseph» mi risponde irritato.
«Non ti preoccupare, la faccio ginnastica da camera. Smetto di chiamarti Joseph se tu smetti di chiamarmi Marina. Affare fatto?» dico porgendogli la mano.
«Affare fatto Alex!» afferma stringendomi la mano.
«Avete finito voi due di battibeccare, stanno arrivando le ordinazioni» ci dice Zac.
 
Atterriamo a New York alle 15:30 locali, ma riusciamo ad arrivare a casa solo alle 17:30 per il ritardo dei bagagli e la sosta per comprare la cena. Abbiamo appena finito di cenare quando:
«Non so voi ragazzi ma io ho bisogno di una doccia» afferma Ian.
«Vieni con me?» chiede poi rivolto a mia sorella.
«Certo!» le risponde lei guardandolo maliziosamente.
«Fate i bravi» dice Zac mentre loro salgono le scale.
«Che facciamo noi?» dice guardandomi.
«Prima di tutto riordiniamo la cucina sennò domani tocca svegliarsi ancora prima per farlo»
«Ti aiuto e poi guardiamo un film sul divano?»
«Va bene il divano però niente film, vediamo cosa c’è in televisione» gli dico finendo di riordinare.
Siamo seduti sul divano facendo zapping alla tv ma non essendoci niente che ci interessa decidiamo di andare a letto stanchi dal viaggio.
Mentre siamo accoccolati sotto le coperte sentiamo dei rumori provenire dalla camera di mia sorella e Ian.
«Noi non siamo così rumorosi» mi dice Zac ridendo.
«Non saprei, secondo me è colpa delle pareti» gli rispondo accoccolandomi sul suo petto e addormentandomi.
 
04/04/’99
La sveglia stamani è suonata alle 6, oggi andiamo alle Niagara Falls e io sono felicissima perché ho sempre sognato andarci ed ora sono qui sull’aereo diretto a Buffalo per vederle. La giornata di ieri è stata stancante, abbiamo visitato praticamente tutta New York e devo dire che è bellissima anche se io preferirò sicuramente la giornata di oggi.
È mezzogiorno e finalmente siamo arrivati alle cascate, all’una abbiamo il traghetto con la guida turistica che ci racconterà la storia ma adesso mangiamo qualcosa.
«Ehi ragazzi per stasera ordiniamo qualcosa o volete uscire di nuovo?» domanda Zac mentre pranziamo.
«Io proporrei Mc» dico.
«Per me va bene» rispondono i ragazzi in contemporanea.
«Allora Mc aggiudicato almeno mangiamo a casa e poi possiamo fare i bagagli con calma e magari guardare un film tanto domani la sveglia suona alle 11» afferma mia sorella.
«Per me non c’è alcun problema, ma sarebbe il caso di svegliarci verso le 9 e non alle 11» dico io.
«Perché ti vuoi alzare così presto anche domani?» mi chiede esasperata mia sorella.
«Forse perché dobbiamo ancora comprare il regalo a Chloe e qualcosa a mamma e papà?» gli domando io retorica.
«Cavolo mi ero completamente dimenticata che dovevamo fare shopping»
«Shopping?» domandano i ragazzi terrorizzati.
«Sì shopping, ma state tranquilli non vi obblighiamo a venire» dico.
«Grazie Alex, te si che ci vuoi bene» esclama Ian prendendo uno scappellotto da mia sorella.
«In realtà non lo faccio per voi, ma perché voglio passare un po’ di tempo da sola con Sara, è tanto che non usciamo, ci siete sempre voi in mezzo» dico facendo la linguaccia a Ian.
«Va bene ragazzi basta così è ora di andare, tra dieci minuti inizia il giro» dico Zac sedando gli animi.
«Benvenuti alle Niagara Falls» ci dice la guida appena siamo tutti saliti.
«Le radici storiche delle cascate risiedono nella glaciazione del Wisconsin. Le cascate originariamente erano situate nei pressi di Lewiston e Queenston, ma l'erosione delle acque le ha fatte arretrare fino al sito attuale. Questo ha fatto sì che le cascate si separassero in American FallsBridal Veil Falls dalla parte statunitense e  Horseshoe Falls dal lato canadese. Nonostante l'erosione sia rallentata nell'ultimo secolo, a seguito di lavori di ingegneria idraulica, le cascate regrediranno abbastanza da raggiungere il lago Erie il cui bacino è più alto del letto del fiume Niagara: gli ingegneri idraulici sono al lavoro per ridurre la velocità di erosione il più possibile allo scopo di ritardare al massimo questo evento. Come forse alcuni di voi sanno il nome Niagara ha origine dal termine in lingua irocheseOnguiaahra, che significa acque tuonanti. Gli antichi abitanti della regione erano infatti una tribù irochese gli Ongiara» continua la guida.
«Scusi? È vero che esiste una leggenda sulle cascate?» domando curiosa ricordandomi di aver letto qualcosa.
«Sì esatto, è una leggenda della zona narra di Lelawala, una bella ragazza obbligata dal padre a fidanzarsi con un ragazzo che ella disprezzava. Piuttosto che sposarsi, Lelawala scelse di sacrificare sé stessa al suo vero amore He-No, il Dio Tuono, che dimorava in una caverna dietro la Cascata a Ferro di cavallo. Ella pagaiò sulla sua canoa nelle veloci correnti del fiume Niagara e precipitò dal bordo della cascata. He-No la raccolse mentre precipitava e i loro spiriti, secondo la leggenda, vivono uniti per l'eternità, nel santuario del Dio Tuono sotto le cascate. La ragazza diventò la dama della nebbia per via del vapore acqueo della cascata.» ci dice la guida prima di scendere dal battello»
 
Finalmente siamo tornati a casa, posiamo la cena presa al Mc sul tavolo e decidiamo di andare nelle camere per fare una doccia e cambiarci, sono sotto la doccia quando mi sento abbracciare da dietro.
«Sei bellissima» mi sussurra Zac all’orecchio.
«Anche tu ma così si raffredderà la cena» gli dico girandomi nel suo abbraccio e avvolgendogli le braccia al collo.
«In questo momento non ho molta fame di cibo» afferma catturando le mie labbra con le sue e facendomi avvolgere le gambe intorno a lui.
 
Dopo mezzora stiamo finalmente scendendo in sala per cenare con gli altri.
«Vi sembra questa l’ora di scendere, noi abbiamo fame» esclama Ian con tono malizioso.
«Ma stai zitto Joseph che sicuramente siete scesi adesso anche voi» esclamo io vedendo mia sorella arrossire.
«Non è assolutamente vero Marina, noi siamo scesi venti minuti fa»
«La faccia di mia sorella mi dice tutt’altro» gli dico mentre lui si gira verso Sara.
«Traditrice!» esclama Ian contrariato per essere stato scoperto.
«Va bene bambini basta litigare è ora di cenare, tutti a tavola forza» ci dice Zac per interrompere il nostro battibecco e togliere mia sorella dall’imbarazzo.
«Sì, papà» esclamiamo io e Ian insieme per poi metterci a ridere.
«Siete due casi persi» ci dice Sara mentre ci accomodiamo a tavola.
Io e Sara abbiamo appena finito di riordinare che i ragazzi arrivano con la scatola di Monopoly. «Guardate cosa abbiamo trovato» esclamano.
«Sì, il Monopoly» urlo entusiasta.
«No, odio il Monopoly» dice invece mia sorella.
«Eddai, Sara è l’unica cosa che abbiamo trovato» mi prega Zac.
«D’accordo, ma vi avverto non vincerete mai contro mia sorella.»
«Lo vedremo» dice Ian
«Dai cominciamo» dico
«Noi prendiamo il fungo» dico io.
«Io il Cactus» dice Zac
«Uffa e io che prendo?» chiede Ian osservando i quattro segnalini rimasti.
«Prendi il candelabro, siete entrambi due teste calde» dico a Ian che mi fa una linguaccia.
Ian aveva ragione, io sarò anche brava ma lui e Zac sono molto meglio di me. Stiamo giocando da due ore, io e Sara siamo finite in banca rotta un’ora fa e adesso la partita è tra i ragazzi, il problema è che nessuno dei due vuole perdere e se continuano così non finiranno mai.
«Dai ragazzi andiamo a letto la finite in parità» esclama Sara sbadigliando.
«Neanche per idea, devo vincere io non mi piace la parità» esclama Ian mentre paga Zac per essere finito su una casella di sua proprietà.
«Allora facciamo così se non la finite in parità ti mando in bianco per un mese» gli risponde mia sorella alzandosi e avviandosi in camera con un sorrisetto sulle labbra.
«Cosa? No no, Sara stai scherzando vero? Dai amore torna qua ti prego» dice Ian disperato all’idea di non fare l’amore per un mese.
«Mi sa che ti conviene andare da lei se vuoi evitare la “catastrofe”» gli dico io.
Ian alle mie parole corre dietro a mia sorella per paura che lo mandi in bianco per davvero.
«Dai amore mettiamo a posto e andiamo a letto» mi dice Zac avendo visto il mio sbadiglio.
 
05/04/’99
Sono le 9 e la mia sveglia ha appena suonato, fortunatamente sono riuscita a spegnerla prima che svegliasse Zac. Scendo delicatamente dal letto e vado in cucina a preparare la colazione.
«Buongiorno sorellina» sento dire da mia sorella.
«Buongiorno, tieni questo è il tuo latte» dico dandogli la tazza.
«Grazie»
Quando finalmente usciamo di casa sono le 10, i ragazzi dormono sempre, gli abbiamo lasciato la colazione pronta.
«Allora cosa compriamo a Chloe?» domando a Sara.
«Non saprei, una borsa o un paio di scarpe? Ma dipende dal costo, se costano il giusto possiamo regalargliele anche tutte e due tanto anche i ragazzi fanno il regalo con noi»
«Io partirei dalla borsa, se poi ci avanzano i soldi cerchiamo un paio di scarpe»
«L’altro giorno mi è parso di vedere un paio di borse carine da Louis Vuitton»
«Beh che aspettiamo allora, andiamo subito a vedere, tanto è qui vicino se non ricordo male»
«Sì è un po’ più avanti, dovremmo esserci tra una decina di minuti»
Siamo dentro il negozio alla ricerca di una borsa per Chloe quando mia sorella mi prende per un braccio e mi trascina verso uno scaffale.
«Questa!» esclama indicandomi una pochette nera semplice, ma molto elegante.
«Sì, mi piace e poi non costa neanche tanto, così possiamo comprarle anche un paio di scarpe»
«Andiamo a pagare così pensiamo alle scarpe, ho visto un negozio di Louboutin proprio qui di fronte»
Siamo appena uscite dal negozio e abbiamo comprato a Chloe un paio di decolté nere, con la suola rossa credo le piaceranno molto, adesso stiamo girando per cercare qualcosa da regalare a mamma e papà.
«A papà potremo regalare una cravatta, praticamente ne fa la collezione» dice Sara.
«Sì, magari una cravatta e dei gemelli e a mamma una parure»
Stiamo tornando a casa quando sento arrivare un messaggio. È di Zac.
«Amore tra quanto arrivate, il pranzo è quasi pronto»
«Stiamo tornando, dopo gli acquisti ci siamo fermate a fare un po’ di spesa per non lasciare vuoto il frigo al papà di Ian»
«Ok, vi aspettiamo»
 
Finalmente siamo atterrati, sono già le 19:30 per cui abbiamo deciso di andare direttamente a casa, siamo stanchi morti questi giorni sono stati molto intensi non ci siamo fermati un momento.
«Allora amore ti sei divertita?» mi domanda Zac mentre siamo in macchina.
«Sì molto, New York è bellissima»
«Già hai ragione peccato che Tyler e Chloe non siano potuti venire»
«È vero ma ci torneremo e loro verranno con noi, spero che a Chloe il nostro regalo piaccia»
«Sono sicuro che lo adorerà»
Sono appoggiata alla spalla di Zac quando sento mia sorella urlare il nome di Ian.

Spazio Autrici:
Eccoci qui con l'ultimo capitolo della settimana, che ve ne pare?
Prima dello spoiler vi lasciamo i regali che hanno fatto le gemelle:
        

Chloe


Papà


Mamma
E adesso lo spoiler:
«Ti piace?» dice con voce roca.
«Sì, New York è davvero bellissima»
«Non mi riferivo a quello» dice ripercorrendo all’indietro la strada e baciandomi il punto sensibile dietro all’orecchio.

«Anche questo mi piace» dico senza fiato, voltandomi e baciandolo.
Speriamo che lo spoiler vi abbia incuriosito, ci vediamo lunedì <3 
 

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Capitolo 34
*** Capitolo 16.1: Sara ***



02/04/’99
«Sei ancora a letto? Ti vuoi muovere?» dice mia sorella irrompendo nella mia camera.
«Altri 5 minuti» mi lamento
«Non abbiamo 5 minuti devi alzarti subito e sbrigarti»
«Mi sto ancora chiedendo come mai abbiamo dovuto prendere il volo così presto» dico alzandomi svogliatamente dal letto.
«Perché abbiamo un sacco di cose in programma» ribatte secca Marina «E ora sbrigati ti aspetto di sotto tra dieci minuti» aggiunge uscendo e lasciandomi finalmente sola. Ho sempre odiato svegliarmi, ma soprattutto non sopporto quando mi parlano appena sveglia.
Faccio una doccia veloce, metto un paio di leggings, una maglietta lunga e una felpa, non mi trucco nemmeno anche perché ho intenzione di fare una bella dormita in aereo.
«Oh finalmente! Sei in ritardo! Avevo detto dieci minuti» mi apostrofa Marina quando arrivo al piano di sotto.
«La smetti di urlare? Sono le 4 del mattino abbi pietà» dico massaggiandomi la testa.
«Ian e Zac ci stanno aspettando andiamo»
Recupero la valigia che, sia io che mia sorella, avevamo portato giù la sera prima per evitare di svegliare mamma e papà ed esco di casa.
Dopo un’infinità di controlli finalmente saliamo sull’aereo e mi fiondo letteralmente sul mio sedile.
«Tutto bene?» chiede Ian sedendosi accanto a me. Prima che riesca a rispondere sento mia sorella dire: «Sta bene, odia solo svegliarsi presto»
Le faccio una smorfia, adoro mia sorella, ma certe volte vorrei davvero ucciderla.
«Va tutto bene, niente che un paio di ore di sonno non possano sistemare. Comunque non credo di averti ancora ringraziato abbastanza per averci invitati a casa tuo padre, è stato davvero gentile da parte tua» dico rivolta a Ian.
«Beh, so che non sei mai stata a New York, poi mio padre, come vi ho già detto, è fuori città per lavoro e quando sono andato a trovarlo l’ultima volta ha detto che sarei potuto andare quando volevo quindi…»
«Hai fatto bene. Chloe mi ha parlato molto di New York, mi dispiace solo che lei e Tyler non ci siano soprattutto perché domani è il suo compleanno»
«Già, non ci voleva che prendesse la meningite proprio ora»
Continuo a pensare a Chloe e a quanto era emozionata di partire con noi, quando mi addormento.
Atterriamo che sono le 15:30 locali. Ho dormito quasi tutto il viaggio quindi ora sono molto più rilassata.
«Ragazzi io muoio di fame che ne dite di recuperare velocemente i bagagli e andare a casa?» dice Zac.
«Non potrei essere più d’accordo fratello» lo segue Ian.
Ma i nostri desideri vengono infranti al ritiro bagagli quando ci viene detto che dobbiamo aspettare circa 30 minuti per un guasto al carrello.
Quando arriviamo a casa del padre di Ian, sono le 17.30. Ci abbiamo messo parecchio ad arrivare perché per strada ci siamo fermati a prendere del cibo cinese. La casa è bellissima, semplice e moderna, è un attico nell’elegante quartiere dell’Upper East Side. È suddivisa su due piani; il piano di sotto è caratterizzato da un open space tra cucina e salotto, poi ci sono un bagno e l’ufficio del padre di Ian, al piano di sopra invece, la camera padronale con bagno, un salotto informale, un bagno e un’altra camera.
Nonostante siano presto per la cena decidiamo di mangiare comunque visto che non abbiamo pranzato.
«Non so voi ragazzi ma io ho bisogno di una doccia» afferma Ian. Poi si rivolge a me e chiede: «Vieni con me?»
«Certo!» dico guardandolo maliziosamente.
«Fate i bravi» dice Zac alle nostre spalle mentre saliamo al piano di sopra e lasciamo lui e Marina sul divano.
Io e Ian dormiremo nella camera di suo padre, mentre Marina e Zac nell’altra. Una volta arrivati in camera Ian posa le valigie ai piedi del letto mentre io rimango incantata guardando dall’enorme finestra. Dalla camera di suo padre, infatti, si vede gran parte della città. Sono persa nei miei pensieri quando sento Ian abbracciarmi da dietro e cominciare a baciarmi partendo dall’orecchio per scendere lungo il collo.
«Ti piace?» dice con voce roca.
«Sì, New York è davvero bellissima»
«Non mi riferivo a quello» dice ripercorrendo all’indietro la strada e baciandomi il punto sensibile dietro all’orecchio.
«Anche questo mi piace» dico senza fiato, voltandomi e baciandolo.

03/04/’99
Mi sveglio sentendo un rumore infernale. Non so che ore siano così apro gli occhi e vedo che sono appena le 7:00. Cerco di spegnere la sveglia il più velocemente possibile, ma visto che non è la mia ci metto un sacco di tempo.
«Spegni quella maledetta sveglia ti prego» sento brontolare da Ian.
«Ci sto provando, ma non so come si fa»
Con un rapido gesto Ian si allunga sopra di me e spenge quel rumore infernale.
«Finalmente» dice appoggiando nuovamente la testa sul cuscino e abbracciandomi in modo che stia parzialmente sopra di lui.
«Scusa, non credevo di aver messo la sveglia» dico dandogli un rapido bacio sulle labbra.
«Non ti preoccupare. So che hai fatto una lunga lista di cose da vedere quindi, nonostante ami averti nel mio letto, direi di alzarci»
«D’accordo» rispondo dandogli un altro rapido bacio prima di alzarmi e andare a fare la doccia.
Quando scendiamo le scale sono le 8.30. Ci abbiamo messo un bel po' a prepararci perché Ian ha deciso di raggiungermi in doccia.
«Cavolo, ce ne avete messo di tempo, la sveglia era alle 7» sento dire da mia sorella che è alle prese con la colazione.
«Allora sei stata te a metterla. Come, quando?»
«Ieri, prima che voi saliste»
«Sì, okay, ma perché l’hai fatto? Sono distrutta»
«Perché sapevo che sennò vi sareste alzati tardi e comunque se stanotte aveste dormito di più invece che fare quel baccano»
“Oh mio Dio, ci avevano sentito”
«Sì, vi abbiamo sentito. Le pareti qui sono parecchio sottili»
Orami umiliata decido di sedermi e fare colazione.
Una volta tutti pronti usciamo di casa.
«Da dove volete partire?» chiede Zac.
«Sara ha fatto una lista, quindi dicci tu» dice Ian rivolto a me.
«D’accordo» dico tirando fuori dalla borsa la lista.
«Ho scritto molti posti, ma non sono sicura che riusciremo a fare tutto. Però li ho messi in ordine così non dobbiamo fare su e in giù perdendo tempo»
«Che precisina!» mi prende in giro Marina. Poi aggiunge «Dai andiamo, vorrei riuscire a vedere il più possibile!»
Partiamo da Central Park, poi il Lincoln Center, il Rockefeller Center, Times Square, l’Empire State Building, Madison Square Garden (per la gioia dei ragazzi, ma soprattutto di Zac), le Torri Gemelle, Little Italy, Chinatown, la Statua della Libertà, Brooklyn e infine sulla strada del ritorno decidiamo di fermarci a vedere la casa di Sarah Jessica Parker, quando interpreta Carrie in Sex and the City. Io e Marina adoriamo quella serie quindi chiediamo a Zac e Ian di farci un’infinità di foto.
«Ragazzi io sono a pezzi! Che ne dite di tornare a casa per riposarci un po' prima di cena?» chiede Zac.
In effetti abbiamo fatto i salti mortali, ma sono contenta che ci siamo riusciti a vedere tutto anche se solo in lontananza o da fuori e un po' velocemente.
«Sono d’accordo» dice Marina.
Sto per rispondere anche io quando Ian mi precede.
«Voi andate pure, devo portare Sara in un ultimo posto»
«Va bene ci vediamo dopo»
«Dove andiamo?» chiedo curiosa.
«E’ una sorpresa» risponde Ian parlando all’orecchio del tassista per non farmi sentire l’indirizzo.
Dopo quello che sembra un secolo ci fermiamo davanti a un edificio bianco enorme, con colonne altissime. Capisco subito dove mi ha portata.
«Questa è la Columbia vero?» chiedo.
«Sì, volevo fartela vedere»
«Wow»
«Già» risponde cercando di capire cosa penso. Lo guardo e gli prendo le mani.
«Va tutto bene Ian, sono davvero felice per te»
«Sicura?»
«Sicura» dico baciandolo.
Una volta arrivati a casa non abbiamo il tempo di riposarci perché sono le 19:30 e Ian ha prenotato in un ristorante alle 20:30, quindi facciamo una doccia veloce e ci prepariamo. Indosso un tubino nero a maniche lunghe con la schiena scoperta, un paio di scarpe con il tacco largo e legate alla caviglia, mentre per il trucco metto solo una riga di eyeliner, mascara e tinta nude sulle labbra. Quando sono pronta prendo il cappotto, dato che qui fa più freddo che a Los Angeles, e scendo di sotto dove gli altri mi stanno aspettando. Anche loro sono molto eleganti.
Il ristorante che Ian ha prenotato, sotto consiglio di suo padre, è su un grattacielo enorme da dove si vede quasi l’intera città.
«Caspita!» diciamo io e mia sorella contemporaneamente.
«Sono contento vi piaccia!» ci dice Ian prendendomi la mano, mentre Zac fa altrettanto con mia sorella.
Dopo cena, sazi e stanchi, decidiamo di tornare subito a casa visto che anche domani mattina dobbiamo svegliarci presto dato che abbiamo deciso di andare a vedere le Cascate del Niagara. È stata Marina ha insistere per andarci, lei è sempre stata innamorata di quel posto e visto che non sono molto lontane da raggiungere con l’aereo, abbiamo deciso di accontentarla.
Sto dando la buonanotte a mia sorella e Zac quando mi viene in mente una cosa.
«Cavolo ragazzi Chloe!» esclamo.
«Cos’è successo a Chloe?» chiede Marina allarmata.
«Oggi è il suo compleanno e non l’abbiamo chiamata»
«Hai ragione!» dice Ian.
«Chiamiamola ora! Qui sono le 22.30 quindi a casa dovrebbero essere le 19.30» aggiunge Zac.
«Vai chiamala» mi incita mia sorella.
Digito subito il numero di Chloe che dopo un paio di squilli risponde.
«Ah finalmente! Credevo vi foste dimenticati di me»
«Scusaci Chlo, davvero! Abbiamo perso la cognizione del tempo, ci dispiace davvero tanto»
«Dai tranquilla, scherzavo! Allora vi è piaciuta New York?»
«Tantissimo! Avevi ragione tu è bellissima, ci dispiace che voi non siate riusciti a venire, ma non preoccuparti ci torneremo assolutamente. Tu come stai?»
«Bene dai, ormai sono guarita, ma la mamma non vuole farmi ancora alzare dal letto, dice che devo stare a riposo, menomale ho Tyler»
«Meno male davvero! Senti ti passo gli altri. Tanti tanti auguri tesoro, ti voglio un sacco di bene ci vediamo quando torniamo»
«Va bene. Ti voglio bene anche io Sa»

05/04/’99
Stamani la sveglia è suonata alle 9 per me e mia sorella visto che abbiamo deciso di passare del tempo insieme facendo shopping nella “Grande Mela”. Anche la giornata di ieri è stata incredibile. Marina aveva ragione sulle Cascate del Niagara sono davvero bellissime.
Dopo aver fatto colazione usciamo di casa per cercare un regalo da fare a Chloe per il suo compleanno e qualcosa per i nostri genitori. A Chloe prendiamo un paio di Louboutin e una borsetta di Louis Vuitton, a papà una cravatta e dei gemelli mentre alla mamma una collana e degli orecchini coordinati.
Dopo un pranzo gentilmente preparato dai ragazzi, finiamo di sistemare le ultime cose e andiamo all’aeroporto. Stavolta riesco a godermi di più il viaggio e la meraviglia della prima classe. Stavolta non sono seduta vicino a Ian perché lui e Zac volevano vedere un film di guerra che davano in televisione, mentre io e Marina no, quindi sono seduta vicino a lei ed entrambe decidiamo di leggere. Non ho ancora iniziato il libro di Harry Potter che mi ha regalato Ale per il compleanno così approfitto di queste lunghe cinque ore.
Quando atterriamo sono le 19:30 locali. Siamo tutti abbastanza provati del viaggio e raggiungiamo la macchina in silenzio. Zac e Marina parlano del più e del meno dietro di noi, mentre io e Ian stiamo litigando per la radio.
«Ti prego lascia “My heart will go on”» dico.
«No, amore ti prego dopo la terza volta che mi hai fatto vedere il Titanic non ne posso più»
«Non è colpa mia se Di Caprio è bellissimo»
«Beh anche lei non è male»
A quel punto lo guardo storno.
«Sai io non ti lascerei morire congelato, dividerei l’anta dell’armadio con te» ribatto secca.
«D’accordo, sei più bella te» dice a quel punto Ian distogliendo un attimo lo sguardo dalla strada per prendermi la mano.
«IAN!» urlo vedendo due fari venire rapidi verso di noi. 

Spazio Autrici:
Eccoci qui con il nuovo capitolo, che ne pensate?
Cosa succederà nel prossimo capitolo?

Vi diamo una piccola anticipazione:
«Amore andrà tutto bene» dice una voce vicino a me, credo sia Zac.
«Il suo amico ha ragione, ci sono i miei colleghi che si stanno occupando di loro non si preoccupi. Le fa male qualcosa?»
«Non lo so» dico prima di perdere i sensi.

Ci vediamo Mercoledì con il prossimo capitolo <3

 

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Capitolo 35
*** Capitolo 17: Marina ***


«Signorina mi sente?» sento dire in lontananza.

«Mmmm» mugolo aprendo gli occhi.

«Come si chiama?»

«Marina»

«Marina, sono un paramedico, lei e i suoi amici avete fatto un'incidente, la portiamo in ospedale»

«Sara?»

«Amore andrà tutto bene» dice una voce vicino a me, credo sia Zac.

«Il suo amico ha ragione, ci sono i miei colleghi che si stanno occupando di loro non si preoccupi. Le fa male qualcosa?»

«Non lo so» dico prima di perdere i sensi.

Sento uno strano suono provenire da lato, non mi sembra la sveglia, provo ad aprire gli occhi e dopo qualche minuto finalmente ci riesco.

«Amore stai bene?»

«Mamma?»

«Sì, sono qui, come ti senti?»

«Mi fa male il braccio, cos'è successo?»

«Avete avuto un'incidente mentre tornavate da New York»

«I ragazzi?» domando mentre due figure entrano dalla porta.

«Amore» dice una delle due avvicinandosi, appena mi è accanto noto che è Zac.

«Principessa, menomale stai bene» esclama l'altra, mio padre.

«Zac, dove sono Sara e Ian?»

«Vedi amore, abbiamo fatto un'incidente e loro al momento sono...»

«No no non è vero» lo interrompo prima che finisca di parlare.

«Ehi amore tranquilla, fammi finire, stanno relativamente bene. Ian è appena uscito dalla sala operatoria, aveva un'emorragia interna, i dottori hanno detto che si dovrebbe svegliare entro due giorni appena lo tolgono dal coma farmacologico mentre Sara è ancora sotto i ferri, ha riportato uno grave commozione celebrale»

Appena Zac finisce di parlare scoppio a piangere, non posso pensare che possa succedere qualcosa a mia sorella, non posso vivere senza di lei, siamo le due parti della stessa medaglia.

«Principessa, vedrai che andrà tutto bene» mi dice papà abbracciandomi riuscendo a farmi calmare, per poi uscire dalla camera insieme alla mamma per chiedere notizie di Sara.

«Zac, io non mi ricordo molto, so solo che ero appisolata sulla tua spalla, poi mia sorella ha urlato a Ian.»

«Si, un macchina ha invaso la nostra corsia, Ian ha provato a sterzare ma non è riuscito ad evitarla completamente e appena ci ha colpiti la macchina si è ribaltata finendo fuori strada.»

«Oh mio Dio! Tu invece come stai?»

«Sto bene tranquilla, sono quello che si è fatto meno male, ho avuto solo una leggera commozione, se stanotte i controlli vanno bene domani posso uscire»

«Voglio uscire anche io, non mi piace stare qui»

«Amore lo so, ma vedrai che ti faranno uscire presto, hai riportato solo una frattura scomposta del braccio sinistro»

«Voglio vedere Ian»

«Aspetta qui chiedo all'infermiera se ti posso portare»

Mentre Zac è fuori vedo rientrare la mamma con faccia triste.

«Tesoro, tua sorella è uscita dalla sala operatoria, adesso è in terapia intensiva, ma i dottori hanno detto che anche se l'operazione è andata bene, Sara è in coma e non sanno quando o se si sveglierà» finisce di dire mamma mentre mi abbraccia.

«Non piangere tesoro, Sara è forte, vedrai che si sveglierà presto, dopo se vuoi andiamo da lei, ora c'è papà e non fanno entrare più di uno alla volta»

«Ok, ora Zac è andato a chiedere all'infermiera se posso andare a vedere Ian»

Da quella via rientra in camera Zac con una sedia a rotelle, viene vicino al letto e mi aiuta ad alzarmi per mettermi a sedere sulla sedia e andare da Ian. Appena arriviamo davanti alla sua camera noto che non c'è nessuno.

«Amore, ma i suoi genitori non ci sono?» domando sorpresa.

«No, stanno arrivando, come sai suo padre era fuori New York e prima di venire qui è dovuto tornare a casa e Edna non era in città, è stata avvertita ed è su un aereo diretta qui. Ti porto dentro e torno dopo, il dottore passerà tra dieci minuti in camera mia per portarmi a fare una Tac di controllo» mi dice Zac portandomi vicino al letto di Ian ed uscendo dalla stanza.

«Ehi Ian, sono Marina, so che stai dormendo ma spero ugualmente che tu possa sentirmi. In questi mesi sei diventato come un fratello e ho bisogno di te per affrontare questa situazione. È vero bisticciamo spesso, ma ti voglio bene e so che se avessi bisogno di qualcosa tu ci saresti per me come io ci sarei per te. I dottori hanno detto che le tue lesioni non sono gravi e che ti risveglierai presto, quando succederà ti dovrò dire di Sara anche se spero che anche lei si sveglierà presto. Non fare scherzi eh, io e Zac siamo qui che ti aspettiamo, ora vado a trovare Sara. Ti voglio bene fratellone»

Esco dalla camera di Ian aiutata da mamma che è venuta a prendermi per portarmi da mia sorella. Appena entriamo in camera sua mi salgono le lacrime agli occhi, fa male vederla stesa immobile su un letto con la testa fasciata e l'ossigeno per respirare, mi avvicino a lei e le prendo la mano.

«Ehi Sorellina, ti prego torna qui, non puoi lasciare qui da sola, lo sai che ho bisogno di te e non sono l'unica, pensa a mamma e papà, i nonni, gli zii, Martina, Silvia e tutti gli amici, ma pensa soprattutto a Ian, senza di te non so cosa gli accadrà, forse ritornerebbe come prima e io non voglio. In questi mesi Zac, Ian, tu ed io siamo diventati un bel quartetto e non possiamo perdere alcun componente, se tu te ne andassi noi cadremo in depressione. Non puoi lasciarci, tra pochi anni potresti diventare zia e i miei figli devono conoscerti e poter contare su di te, chi li consolerà dopo un litigio con me? Chi penserà a loro quando io non potrò? Con chi parleranno delle prime cotte e dei primi amori se tu non ci sarai? Quindi non fare scherzi e torna presto qui con me. Ti voglio bene sorellina» finisco di dire lasciandogli un bacio sulla fronte e facendo entrare mamma mentre papà mi riporta in camera a riposare.

8/4/'99

Io e Zac siamo stati dimessi e adesso stiamo andando da Ian, Edna ci ha detto che si è svegliato e ha chiesto di noi oltre che di Sara, nessuno però gli ha detto niente sulle condizioni di mia sorella, ma hanno chiesto a me e Zac di farlo.

«Ehi fratello» esclama Zac appena entriamo nella camera.

«Finalmente siete qui, nessuno mi vuole dire cos'è successo»

«Tranquillo Ian adesso ti spieghiamo tutto noi» gli dico sedendomi accanto al letto.

«Ok, ma Sara dov'è?»

«Ora ci arriviamo te cerca di rilassati» dice Zac accomodandosi dall'altro lato del letto.

«Vedi Ian, mentre tornavamo da New York abbiamo avuto un'incidente, una macchina ha invaso la nostra corsia, tu hai provato a sterzare ma non sei riuscito ad evitarla completamente e appena ci ha colpiti la macchina si è ribaltata finendo fuori strada. Quello che si è fatto meno male è stato Zac, se l'è cavata con una leggera commozione e ieri è stato dimesso, io sono stata operata al braccio per una frattura scomposta, infatti come vedi ho il gesso però mi hanno dimesso stamani. Quelli che si sono fatti più male siete stati tu e Sara. Te hai subito un'operazione per un'emorragia interna ma ti rimetterai presto, Sara invece è stata operata alla testa per una grave commozione cerebrale e adesso è in coma, i dottori non sanno se e quando si sveglierà anche se sono fiduciosi»

Vedere Ian piangere non è una cosa da tutti i giorni ma capisco come si sente in questo momento, Sara è una parte fondamentale della nostra vita e non è semplice sapere che forse non ne farà più parte.

«Voglio vederla» dice una volta essersi ripreso un po'.

«Non so se è possibile, fratello. Fanno entrare solo i familiari in terapia intensiva» gli dice Zac.

«Non mi importa» urla «Lei è la mia ragazza» continua cominciando a staccarsi fari fili da dosso «Io la amo e devo vederla»

«Ian stai tranquillo, non ti sei ancora ripreso del tutto» dico provando a calmarlo.

«No, non posso stare calmo. Ma non capite che è colpa mia? Ora mi ricordo mi ero distratto un secondo per prenderle la mano. È colpa mia»

«No Ian, non è colpa tua è stata quella macchina a venirci addosso» dice Zac.

«Esatto, la polizia ci ha interrogati e ci ha detto che quell'uomo era ubriaco, non è assolutamente colpa tua. Comunque capisco il tuo bisogno di vederla, quindi andremo a convincere chi di dovere per farti andare da lei» gli dico prima di uscire dalla stanza con Zac.

20/4/'99

Dal nostro incidente sono passate due settimane e mia sorella non si è ancora svegliata, una settimana fa Ian è stato dimesso. Sono in camera mia, dovrei fare i compiti anche se non è facile in questa situazione, i dottori stanno perdendo le speranze su di un possibile risveglio di Sara ma noi no. Mamma e papà sono lì con lei e io li raggiungerò insieme ai ragazzi tra un paio di ore, tempo di finire i compiti.

Sono alla scrivania che studio quando sento il cellulare squillare e vedo che è mamma, mi affretto a rispondere.

«Ciao mamma, che succede?»

«È Sara» dice piangendo.

Spazio Autrici:

Non linciateci per come è finito il capitolo vi prego, un po' di suspance ogni tanto ci vuole.

Prima di salutarvi vi lasciamo lo spoiler del capitolo di venerdì:

Quello che vedo mi lasciasenza parole. Ian è lì davanti ai suoi genitori, ma è diverso da come loricordo io. È sempre bello, ma è più grande, un filo di barba gli incornicia ilviso, ma gli occhi sono sempre gli stessi. Anche i suoi genitori sonoinvecchiati, hanno i capelli brizzolati, ma non è quello a sorprendermi quantopiuttosto il fatto che si tengano teneramente per mano come fossero ancorainnamorati. 

Che sarà successo?

Ci vediamo venerdì <3

 

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Capitolo 36
*** Capitolo 17.1: Sara ***


Mi sveglio di soprassalto. Non so dove mi trovo. Mi gira la testa. Vedo solo luce intorno a me. Provo a strizzare gli occhi per cercare di mettere a fuoco il posto in cui mi trovo. Dopo alcuni minuti riesco a distinguere le cose che mi circondano. Sono a scuola, seduta al centro del corridoio.
“Che ci faccio qui?” mi domando tra me e me.
Cerco di mettermi in piedi. Sento uno strano formicolio alle gambe, ma non riesco a capirne il motivo. Quando finalmente riesco ad alzarmi sento la testa girarmi vorticosamente così mi appoggio ad un armadietto. Una volta che il mal di testa è passato mi guardo attorno. La scuola è sempre la stessa, ma appeso alla bacheca, il calendario segna il 5 aprile del 2013.
“Ma che diavolo?”
Sono più confusa che mai. Guardo meglio il calendario e vedo che è venerdì e se è venerdì vuol dire che la scuola dovrebbe essere piena di ragazzi.
“Allora perché ci sono solo io?”
Non trovando risposta alle mie domande lì dentro, decido di uscire. Quando arrivo all’esterno vedo che le cose sono sempre uguali a come le ricordo, ma al tempo stesso mi sembrano così diverse, come se in realtà niente di ciò che vedo mi sia familiare. Il mal di testa continua a tormentarmi, ma sono più decisa che mai a trovare delle risposte, così decido di andare nell’unico posto che mi viene in mente. Casa.
Camminando per la strada noto che le persone in giro sono poche, più che altro anziani che si ritrovano al bar per fare colazione e parlare, persone che portano a spasso il cane o lavoratori che escono di casa con la ventiquattrore a portata di mano. Una coppia di anziani mi passa a fianco, ma sembra non fare caso alla mia presenza.
“Questo posto è sempre più strano”
Dopo una ventina di minuti arrivo nella via di casa. È come la ricordavo quindi tiro un sospiro di sollievo e comincio a correre.
La prima casa che incontro è quella di Ian. Quando mi fermo davanti a casa sua sono affannata così mi fermo un attimo per riprendere fiato.
“Chissà se è in casa?”
Delle voci all’interno mi danno la conferma che qualcuno ci sia così vado alla porta è busso, ma dal contatto delle mie mani contro la porta sembra non provenire alcun rumore. Dopo l’ennesima prova mi arrendo, scendo dal portico e vado alla finestra che da sul salotto. Quello che vedo mi lascia senza parole. Ian è lì davanti ai suoi genitori, ma è diverso da come lo ricordo io. È sempre bello, ma è più grande, un filo di barba gli incornicia il viso, ma gli occhi sono sempre gli stessi. Anche i suoi genitori sono invecchiati, hanno i capelli brizzolati, ma non è quello a sorprendermi quanto piuttosto il fatto che si tengano teneramente per mano come fossero ancora innamorati. “Tutto questo è impossibile! I genitori di Ian si sono separati. Saranno tornati insieme? Suo padre sarà tornato a lavorare qui?”. Cerco di trovare una risposta sensata alle mie domande, ma capisco presto che non c’è.
Vedo Ian accendere la televisione, che è molto diversa da quelle che ho visto finora, molto più grande e bella. Si siete sul divano con i suoi genitori e quello che compare in tv mi lascia ancora più sconcertata. C’è Ian. Sembra che abbia girato un film o una serie tv, non saprei, ma vedo, dagli occhi dei suoi, che sono molto orgogliosi di lui.
Rimango un altro po' lì a guardarli poi succede qualcosa di ancora più strano. Sento come una voce in testa.
«Ehi piccola» riconosco subito che è papà «Sai ci manchi tanto, ma non devi avere fretta, prenditi il tempo di cui hai bisogno noi saremo qui ad aspettarti»
“Perché mi sta dicendo questo?”
Non ci sto capendo più niente.
“Dove sono? Perché nessuno sembra accorgersi di me?”
Guardo di nuovo nella finestra della casa di Ian, poi decido di andare a casa mia. Magari mamma e papà sapranno dirmi cosa succede.
Sto salendo i gradini quando la testa torna a farmi male e una nuova voce compare.
«Ehi Sorellina»
Stavolta è mia sorella.
«Ti prego torna qui, non puoi lasciarmi qui da sola»
“Ma io sono qui! Non sono andata da nessuna parte”
«Ehi amore, la mamma ti vuole tanto bene»
«Ora basta!» urlo chiudendo gli occhi.
Quando li riapro il mal di testa e le voci sono passati. Sono dentro casa, ma è diversa dal solito. Alle pareti sono appese foto di mia sorella il giorno del diploma e della laurea, di Zac e Ian, di mamma e papà e di due bambini che non conosco, un maschio e una femmina.
“Che strano!”
Sento delle voci venire dalla cucina così le seguo, ma faccio appena in tempo a varcare la soglia che mi blocco.
Zac è ai fornelli intento a preparare la colazione, mentre al tavolo è seduto un bambino di circa 12 anni con un quaderno aperto.
«Forza Dylan finiamo questi esercizi di matematica prima che arrivi la mamma»
“Oh mio Dio! Marina e Zac hanno avuto un figlio!”
«La mamma è già qui» sento dire alle mie spalle.
Mi scanso per far passare mia sorella, ma lei sembra non accorgersi di me. È molto più grande, come Zac d’altronde, avranno circa 30 anni. È ancora più bella di com’è ora, o forse dovrei dire di com’era prima. Porta i capelli raccolti in uno chignon morbido, ha un trucco leggero e indossa un abito nero elegante. Solo guardandola meglio mi accorgo che per la mano ha una bimba. Non avrà più di 4 o 5 anni, ha i capelli lisci mori, ma più chiari di quelli di mia sorella, gli occhi grandi e azzurri e non so perché ma in qualche modo mi ricorda me da piccola.
«Dylan quante volte di devo ripetere che devi finire i compiti la sera?» dice al bambino.
«Scusa mamma!» dice abbassando gli occhi.
«Va bene, stavolta ti perdono» dice facendo sedere la bimba a tavola vicino al fratello. Poi si avvicina a Zac e gli dice qualcosa all’orecchio, lui fa un accenno con la testa e le da un bacio sulle labbra.
«Io vado ci vediamo oggi pomeriggio» dice rivolta ai bambini prima di dare ad ognuno un bacio sulla fronte. Dopo di che esce dalla cucina.
Decido di seguirla, ma non prima di aver guardato i due bambini e Zac. È proprio mentre lo sto guardando che sento la sua voce nella mia testa.
«Ciao Sarina, ci manchi tanto. Lo sai che ti voglio bene e farei tutto per te quindi torna ti prego»
“Ma se sono qui davanti a te Zac?” penso confusa. Ma lo Zac davanti a me è concentrato a preparare la colazione quindi chi è che sento nella mia testa?
“Che dovevo fare? Ah sì, Marina”
Esco dalla cucina e raggiungo mia sorella all’ingresso. Sta per uscire quando la bimba arriva di corsa chiamandola.
«Mamma, mamma dove vai?» le chiede.
«Amore, la mamma deve fare delle commissioni, ma torna presto d’accordo?»
«Posso venire con te?»
«No, devi andare all’asilo, ma quando torno ci andiamo a mangiare un bel gelato che ne dici?»
«Va bene, mamma»
«A dopo, mia piccola Danielle» dice con voce roca prima di baciare la figlia e uscire di casa.
“Danielle? Perché ha chiamato sua figlia con il mio secondo nome?”
La seguo fuori di casa, non prende la macchina ma va a piedi. Meglio così posso seguirla. Passiamo davanti alla casa di Ian e non posso fare a meno di voltarmi.
“No di nuovo no” penso sentendo di nuovo mal di testa.
«È tutta colpa mia! Riuscirai mai a perdonarmi?» è Ian «Ti amo, sempre e per sempre»
“Perdonarti? Perdonarti per cosa? Non hai fatto niente”
Una volta essermi ripresa vedo che mia sorella mi ha dato un bel distacco, così faccio una corsetta per raggiungerla.
Camminiamo ormai da dieci minuti. Non riesco a capire dove stiamo andando, finora si è fermata solo per prendere un mazzo di margherite bianche e gialle, le mie preferite. Anche questo non riesco a capirlo, ma ormai mi sono rassegnata al fatto che non capisco cosa mi stia succedendo.
Dopo altri cinque minuti di camminata capisco finalmente dove siamo. È il cimitero.
“Oddio! Chi è morto? Mamma, papà?”
Continuo a seguire mia sorella terrorizzata al pensiero che si possa fermare sulla tomba della mamma o del papà, ma resto ancora più sconcertata quando vedo che si ferma davanti ad una che ha scritto sopra il mio nome


“No, no, no. È impossibile! Io non sono morta!”          
«Mi manchi tanto sorellina, non lo immagini nemmeno. Vorrei tanto che tu fossi qui!» comincia a dire mia sorella.
«MA IO SONO QUI. GUARDAMI, TI PREGO MARI GUARDAMI. SONO QUI. PERCHE’ NON MI SENTI? GIRATI» urlo con tutto il fiato che ho in gola, ma niente non mi sente.
Provo a toccarla per farla girare e guardarmi, ma tutto torna ad essere luminoso e non riesco a vedere niente.
“E ora che succede?”

Spazio Autrici:
Eccoci qua con l'ultimo capitolo ella settimana, speriamo vi sia piaciuto.

Ecco a voi lo spoiler di lunedì:
«Posso?»
«Certo!» dico facendogli spazio vicino a me.

Come avete visto dallo spoiler non si capisce molto del prossimo capitolo, vi toccherà aspettare Lunedì <3. 

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Capitolo 37
*** Capitolo 18: Sara ***


20/04/’99
«Amore? Amore mi senti?»
“Sì, ti sento” cerco di dire, ma dalla mia bocca non esce alcun suono. Cerco di aprire gli occhi, ma la luce mi dà noia.
«Amore, sono io la mamma» dice quella che però io vedo essere solo un’ombra.
«M… mamma?» riesco a dire finalmente.
«Sì, tesoro sono io» sento che sta piangendo «Qui c’è anche papà» dice indicando l’altra ombra.
«Papà» dico.
«Sono qui» risponde lui.
Piano piano riesco a mettere a fuoco le loro facce.
«Cos’è successo? Dove sono?» chiedo.
«Sei in ospedale. Voi ragazzi avete avuto un brutto incidente» risponde papà mentre la mamma mi stringe la mano con ancora le lacrime agli occhi.
«Gli altri come stanno?»
«Tua sorella e Zac stanno arrivando, li abbiamo chiamati quando hai cominciato a svegliarti»
«E Ian? Ian sta bene vero?» chiedo allarmata all’idea che gli sia successo qualcosa.
Papà sta per rispondermi quando sento mia sorella urlare.
«Saraaa»
Subito viene ad abbracciarmi, ma dall’impatto comincia a girarmi la testa e chiudo gli occhi.
«Amore, fai piano si è appena svegliata dopo due settimane» dice Zac raggiungendola al mio fianco «E’ bello vederti Sarina»
«Grazie Zac, anche per me» dico abbracciandolo piano «Due settimane hai detto?»
«Già» risponde mia sorella «Sei stata in coma per due settimane»
«In coma? Cosa mi è successo?»
«Credo che mamma e papà ti abbiano già accennato qualcosa, ma…» comincia a dire Marina prima di essere interrotta da un’infermiera.
«Scusate il disturbo, ma dovete uscire qualche minuto dobbiamo visitare Sara»
«Ma dopo possiamo tornare vero?» chiede Marina.
«Sì, certo che potete» risponde lei.
Una volta usciti tutti l’infermiera si concentra su di me.
«Allora Sara, ti farò qualche domanda e qualche controllo, poi per le altre analisi più invasive ci penseremo dopo che avrai parlato con la tua famiglia d’accordo?»
«D’accordo» rispondo.
«Allora ho visto che hai riconosciuto subito i tuoi familiari quindi direi che per quanto riguarda la memoria a breve termine non ci sono problemi, ma sai dirmi per esempio quando sei nata?»
«Certo, il 20 giugno 1983»
«Dove?»
«A Firenze, in Italia»
«Hai vissuto sempre lì?»
«No, qualche anno dopo che io e mia sorella siamo nate ci siamo traferiti a Roma e poi qui a Los Angeles, ovviamente»
«Benissimo!»
«Ora guarda su e poi giù» dice puntandomi negli occhi una lucina.
«Sì, direi che è tutto apposto. Dopo faremo una tac alla testa per sicurezza, qualche analisi del sangue e verrà la dottoressa a rivisitarti, ma direi che ormai sei fuori pericolo»
«Grazie!»
«Di niente! Vado a chiamare la tua famiglia»
Mamma e papà restano fuori a parlare con l’infermiera mentre Zac e Marina entrano.
«Allora volete dirmi cos’è successo?»
«Sì ora ti racconto tutto» dice mia sorella accomodandosi al mio fianco per poi riprendere a parlare.
«Beh stavamo tornando da New York, non era tardi, erano le 20:00 più o meno, ma un uomo ubriaco ci è venuto addosso con la macchia. Ian ha provato a sterzare, ma ci ha preso comunque e la macchina si è ribaltata. Zac ha battuto solo la testa quindi è stato dimesso quasi subito, io mi sono rotta il braccio e ho dovuto tenere il gesso fino a due giorni fa»
«E Ian? Cosa gli è successo? E perché non è qui?»
Adesso a rispondermi è Zac.
«Ha avuto un’emorragia interna e l’hanno messo in coma farmacologico per due giorni dopodiché si è ripreso velocemente. Sai che è forte!»
«Sì, lo so, ma perché non è qui?»
«È stato sempre vicino a te, ma si è sempre incolpato dell’incidente e diceva che era stato lui a ridurti così. Era qui quando hai cominciato a svegliarsi, ma poi se n’è andato, credo non sapesse cosa dirti»
«Oddio! Ma non è colpa sua, glielo avete detto vero?» dico cercando di mettermi a sedere.
«Aspetta ti aiuto» dice Zac «Certo che glielo abbiamo detto, ma lo sai com’è fatto, quando si mette in testa una cosa è difficile fargli cambiare idea»
«Voglio vederlo»
«Lo abbiamo chiamato prima venendo qui, ma non ha risposto» dice Marina.
Cerco di non piangere, ma non riesco a trattenere una lacrima che cade e mi riga la guancia.
«Ehi non piangere, sai che ti ama. Verrà.» mi consola Zac.
«Sì, stai tranquilla sono sicura che arriverà presto» dice mia sorella.
Una volta essermi calmata gli dico.
«Sapete che vi ho sentito mentre ero in coma?»
«Davvero?» chiede Zac.
«Cos’hai sentito?» continua Marina.
«Piccole cose. In realtà non ricordo molto. Era come se fossi in un mondo alternativo, ma nel futuro. Dopo l’incidente io non mi ero più svegliata. Voi abitavate a casa nostra, credo che foste sposati perché avevate due bambini. Si chiamavano Dylan e Danielle.»
«Come il tuo secondo nome» dice Marina.
«Già e mi assomigliava anche. Credo che l’abbiate fatto per me»
«E poi?»
«Poi Marina è andata al cimitero per trovarmi. Io provavo ad urlarle e dirle che ero lì, ma era come se nessuno riuscisse a vedermi o sentirmi»
«E le cose che dicevamo qua? Come facevi a sentirci?» chiede Zac.
«Quando uno di voi parlava mi veniva un gran mal di testa, credo per il fatto che avessi battuto la testa, comunque vi sentivo. Dicevate che vi mancavo e di tornare presto»
«È vero lo abbiamo detto!»
«Già, credo sia stato quello ad aiutarmi a risvegliarmi»
«Incredibile!» esclama papà.
Lui e la mamma sono sulla porta della mia camera e credo abbiano sentito tutto.
Rimangono tutti per un’altra ora poi arriva la dottoressa per farmi la tac e l’infermiera di prima per il prelievo del sangue.
Dopo aver fatto tutti gli esami e aver visto che è tutto nella norma, decidono di spostarmi dalla terapia intensiva in una camera tutta mia. È grande e dai toni caldi.
Sono quasi le 19:00 quando i miei mi salutano e se ne vanno promettendo di tornare a trovarmi domani. Appena usciti dalla porta però li sento parlare con qualcuno e qualche minuto dopo entra Ian. Resta semplicemente lì, in piedi davanti alla porta a guardarmi senza dire niente, allora decido di parlare io.
«Non è colpa tua» gli dico semplicemente. A quel punto prende una poltrona e la avvicina al mio letto sedendosi.
«Ti prego guardami» dico prendendogli il viso tra le mani, poi una volta catturato il suo sguardo aggiungo: «Smettila ti incolparti per ogni cosa, la colpa non è tua»
Finalmente risponde: «Invece sì. Se non mi fossi distratto forse avrei potuto evitare che quell’idiota ci prendesse, che tu finissi così»
«Io sto bene!»
«No che non stai bene!» ringhia alzandosi e cominciando a camminare su e in giù per la stanza.
«Sei in un fottuto ospedale e per due settimane non ti sei svegliata. Sai che i dottori stavano perdendo le speranze? Dicevano che se non ti fossi svegliata presto forse non lo avresti più fatto?» ormai sta praticamente urlando.
Sento una fitta alla testa e la prendo tra le mani.
«Mi disp…»
«No» lo interrompo «Smettila! Niente di tutto questo è colpa tua. Ricordo perché ti sei distratto, è stato per prendere la mia mano, quindi nel caso è stata colpa mia, ma in realtà non è stata di nessuno se non dell’uomo ubriaco»
Le mie parole sembrano calmarlo almeno un po' perché torna a sedersi al mio fianco prendendomi la mano.
«Sai che ti ho sentito?» gli dico.
«Quando?» chiede.
«Quando ero in coma. Marina e Zac mi hanno detto che hai fatto una scenata per riuscire a venire da me»
«Beh sì, quegli idioti dei dottori continuavano a dire che sono i familiari potevano entrare in terapia intensiva, ma tuo padre e tua madre hanno insistito molto e alla fine hanno permesso a me e a Zac di venire. Ma ancora non mi hai detto cos’hai sentito?»
«Ho sentito te che ti incolpavi per ciò che ci era successo, che speravi ti perdonassi e che mi amavi. Ti ripeto che la colpa non è tua quindi non hai bisogno che io ti perdoni nulla e anche io ti amo»
A quel punto si alza e mi chiede indicando il letto:
«Posso?»
«Certo!» dico facendogli spazio vicino a me.
«Ricordi altro di quando eri in coma?»
«Alcune cose. Ricordo che i tuoi genitori stavano di nuovo insieme e che tu avevi girato un film o una serie tv»
«Wow, bello! E te?»
«Io non c’ero. Era come se io fossi morta il giorno dell’incidente»
«Allora non può essere il futuro»
«Perché no?»
«Perché non esiste per me futuro senza di te» risponde prima di baciarmi appassionatamente.

04/05/’99
Dopo altre due settimane in ospedale e un’infinità di esami finalmente domenica sono uscita.
Sono venuti a trovarmi tutti: Silvia, Mason e Kate, gli zii, Chloe e Tyler, oltre che ovviamente a mamma, papà, Marina, Zac e Ian. Anche Martina e i nonni sono venuti qualche giorno, erano davvero preoccupati quindi non c’è stato modo di convincerli a non venire, volevano portare anche Ale, ma purtroppo non è riuscito a venire anche se non ha fatto a meno di farmi sentire la sua presenza.
Oggi è martedì e teoricamente avrei potuto cominciare la scuola già da ieri dato che nell’ultima settimana sono riuscita a mettermi in pari con lo studio, ma mamma e papà hanno insistito perché ricominciassi oggi dato che non ci saranno le lezioni per via dell’“Arbor Day”. 
Così dopo essermi vestita e preparata scendo di sotto pronta a ricominciare.

Spazio Autrici:
Eccoci qui con il nuovo capitolo, speriamo che il risveglio di Sara vi abbia fatto piacere.

Senza dilungarci troppo vi lasciamo allo spoiler:
«Vedi siete fatti l’uno per l’altra» dice Ian.
«Lo sappiamo Joseph» rispondo facendogli la linguaccia.
«Dai Sara continua, e voi due smettetela» dice Kate.

Prima di lasciarvi vi comunichiamo che mancano 6 capitoli alla fine  e scperiamo vi piacciano come i precedente <3.

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Capitolo 38
*** Capitolo 18.1: Marina ***


Caro diario,
sono tre mesi che non ti scrivo, durante i quali sono successe un po’ di cose ma la più importante è che al ritorno dalle vacanze di Pasqua passate con Sara, Ian e Zac a New York abbiamo avuto un’incidente per colpa di un uomo ubriaco. Fortunatamente siamo tutti vivi. Sara era quella che si era fatta più male, è stata due settimane in coma ma poi finalmente si è svegliata. Oggi è lunedì 3 maggio, Sara sarebbe dovuta rientrare oggi a scuola, ma siccome domani andremo nel parco vicino a scuola a piantare gli alberi in onore dell’Arbor Day, che si è svolto il 30 aprile, i nostri genitori hanno deciso di farla rientrare domani così non ha dovuto affrontare una giornata di lezioni dopo un mese di assenza.

4/5/’99

«Ragazze siete pronte?» ci domanda mamma dal piano di sotto.
«Sì, arriviamo» dice mia sorella.
Scendiamo e, dopo aver fatto colazione, insieme a mamma e papà saliamo in macchina diretti al Grand Park.
Appena arriviamo notiamo Zac e Ian con i loro genitori; anche loro ci notano e, salutandoci , ci vengono in contro.
«Ciao bellissima!» mi dice Zac baciandomi.
«Ciao amore» dico sorridendo
«Non iniziate a sbaciucchiarvi, siete in un luogo pubblico non in camera da letto» dice Ian sarcastico.
«Molto simpatico, ma faresti meglio a stare zitto perché ci siamo solamente baciati come avete fatto voi due» rispondo io.
«Ok, ragazzi non iniziate a battibeccarvi sennò mi viene il mal di testa» ci dice mia sorella.
«Sara ha ragione. Ma gli altri dove sono?» chiede Zac
«Eccoli là stanno arrivando» dice Sara vedendo Chloe, Tyler, Silvia, Mason e Kate venire verso di noi.
Appena ci raggiungono facciamo appena in tempo a salutarci che la preside richiama l’attenzione.
«Buongiorno ragazzi e benvenute rispettive famiglie, sono felice di vedervi così numerosi. Oggi siamo qui per l’Arbor Day, che come forse saprete è una giornata di festa in cui le persone sono invitate a piantare nuove piante e a prendersi cura degli alberi esistenti. Il primo Arbor Day fu indetto il 10 aprile 1872 e si stima che circa 1 milione di alberi vennero piantati quel giorno nel Nebraska. In tanti paesi del mondo viene celebrata una festa simile, ma in diversi giorni dell'anno a seconda del periodo di semina dei rispettivi paesi. Come sapete qui negli Stati Uniti tale festa viene celebrata l’ultimo venerdì di Aprile, ma dato che molte classi del nostro istituto in quel giorno avevano dei progetti da terminare, con il corpo docenti abbiamo deciso di farlo oggi per cui tutti a lavoro!»
Con i ragazzi passiamo la mattinata a piantare alberi. Ian come sempre all’inizio ha avuto da ridire, ma grazie all’aiuto di mia sorella siamo riusciti a convincerlo a collaborare. All’ora di pranzo gli adulti si accomodano ad un tavolo mentre noi stendiamo una coperta in terra e mangiamo tutti insieme stile pic-nic.
«Sono felice tu sia tornata a scuola Sara» dice Chloe.
«Anche io sono contenta, non ne potevo più di stare in ospedale o a casa»
«Sì, ti capisco ma avevi bisogno di riposo. Ti ricordo che sei stata in coma per due settimane!» le dice Silvia.
«Lo so. Ah quasi dimenticavo, lo sapete che mentre ero in coma ho avuto una strana visione?»
«A noi lo hai raccontato, ma a loro no» dico io indicando prima Zac e Ian e poi gli altri.
«Cos’hai visto?» chiede Kate curiosa.
«Ero nel 2013 e Ian aveva girato un film o una serie tv…»
«Wow chissà se lo farai davvero Ian» dice Tyler.
«Boh si vedrà» risponde Ian evasivo come sempre.
«Mentre Alex e Zac erano sposati e avevano due bambini, Dylan di 12 e Danielle di 5…» continua Sara.
«Vi eravate dati da fare eh?» domanda Mason ridacchiando.
«Spiritoso! Comunque come Sara sa ho sempre desiderato avere un figlio presto e se fosse maschio lo vorrei chiamare veramente Dylan» dico io.
«Mi piace Dylan come nome e anche io non voglio aspettare troppo per diventare genitore» dice Zac abbracciandomi.
«Vedi siete fatti l’uno per l’altra» dice Ian.
«Lo sappiamo Joseph» rispondo facendogli la linguaccia.
«Dai Sara continua, e voi due smettetela» dice Kate.
«E niente, il sogno è finito con Alex che andava al cimitero sulla mia tomba dove c’era scritto che ero morta il 5 aprile di quest’anno» termina mia sorella.
«Wow menomale ti sei svegliata!» esclamano Silvia e Chloe.
«Disturbiamo?» chiedono, improvvisamente, Mendy e Violet che sono appena arrivate vicino a noi.
«Che volete?» chiedo io sulla difensiva.
«Volevamo solo sapere come sta Sara e scusarci per come ci siamo comportate» dice Violet.
«Sto bene, grazie» risponde Sara.
«Accettiamo le scuse, ma non saremo mai amiche» ribatto io.
«Tranquilla non c’è questo pericolo non è nostra intenzione diventarlo, ma volevamo che sapeste che non ci proveremo più con i vostri ragazzi» dice Mendy prima di prendere Violet sottobraccio e allontanarsi con lei.
«Incredibile! Quelle due non finiranno mai di sorprendermi» dice Chloe facendoci ridere tutti.
Quando nel pomeriggio torniamo a casa sono sporca e distrutta. Piantare quegli alberi è stata più dura del previsto, così decido di fare una doccia calda. Una volta lavata, nonostante abbia dei compiti da finire, mi butto sul letto per dormire un po', metto la sveglia per un’ora dopo e chiudo gli occhi.

Spazio autrici:
Eccoci qua, finalmente Sara è tornata alla normalità, che ne pensate di Mendy e Violet?
E adesso vi lasciamo allo spoiler:

«Mari, vado dalla mamma di Ian d’accordo?» dico a mia sorella.
«Vai, vai io intanto aspetto i genitori di Zac»

Come mai le sorelle aspettano i rispettivi "suoceri" che dovranno fare?
Ci vediamo venerdì con il prossimo capitolo <3

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Capitolo 39
*** Capitolo 19: Sara ***


03/06/’99
«Ciao Ale. Come va?»
«Ciao anche a te. Tutto bene voi?»
«Bene, bene»
Da quando abbiamo avuto l’incidente sono passati ormai due mesi, al contrario degli altri sono dovuta tornare spesso in ospedale per degli accertamenti, ma per fortuna tutti gli esami sono stati positivi. Domani la scuola finirà e anche se non vedo l’ora di godermi l’estate sono triste al fatto che Ian e Zac l’anno prossimo non saranno più dei nostri. I professori all’inizio sono stati abbastanza comprensivi nei miei confronti, ma non è durato molto, già dalla seconda settimana in cui sono tornata, infatti, mi hanno riempita di compiti come gli altri. Non ho ripreso a fare la tutor, però, perché ogni tanto quando mi concentro per troppo tempo mi fa male la testa quindi ho preferito focalizzarmi sugli esami di fine anno. Oggi abbiamo avuto l’ultimo visto che domani ci sarà la famosa consegna dei diplomi con tanto di lancio del tocco e la sera non può mancare il “Prom”, ovvero il ballo di fine anno in cui verranno eletti il re e la reginetta.
«Ehi! Ci sei? Terra chiama Sara?» sento dire al telefono.
«Sì, scusa Ale ero sovrappensiero. Che stavi dicendo?»
«Che ieri mi sono arrivati i biglietti per venire là per il compleanno tuo e di Marina»
«Grande! Vieni con i nonni, Martina e Ivan o parti direttamente da Roma»
«No, parto da Roma. All’inizio è stata dura convincere la mamma, ma non aveva senso fare su e in giù»
«Sono d’accordo»
«Com’è andato il compito oggi? Era l’ultimo giusto?»
«Sì, finalmente, non ne potevo davvero più. Comunque è andata bene. Te, invece?»
«A me, ne mancano ancora un po' dato che da noi la scuola finisce l’11 e non domani come da voi!»
«Ah già mi ero dimenticata che nonostante fosse una scuola americana segue comunque il calendario italiano»
«Purtroppo!»
«Ma no dai, ha i suoi pro e contro»
«Hai ragione» dice e poi sento di sottofondo «ALESSANDRO SE NON STUDI TE LO SOGNI IL VIAGGIO A LOS ANGELES!»
«Ahahaha, era tua mamma immagino»
«Sì, mi sa che ti devo lasciare»
«Va bene, ci vediamo presto, ti voglio bene scemo»
«Anche io, ciao»

04/06/’99
Come succede spesso, anche oggi è mia sorella a svegliarmi e non la sveglia.
«Sorgi e splendi sorellina» dice entrando in camera e spalancando le finestre.
«Mmmm»
«Dai su, alzati oggi è un giorno bellissimo» dice buttandosi sopra di me.
«Dai, Mari spostanti» dico spingendola dall’altra parte del letto perché non mi stia addosso.
«Un giorno dovrai spiegarmi come fai ad essere così pimpante di prima mattina» aggiungo.
«È un trucco! Comunque niente Ian stamani?»
«No, sua mamma voleva che stesse a casa per fargli un’infinità di foto che immortalino questo giorno» dico stropicciandomi gli occhi.
Negli ultimi mesi Ian era rimasto spesso a dormire da me, un po' perché era terrorizzato all’idea di non tenermi d’occhio, come se nel sonno il mostro sotto al letto decidesse di uscire e uccidermi, un po' perché ormai papà si era abituato alla sua presenza e non ero più tanto contrariato all’idea che stesse qui.
«Beh ha ragione anche la mamma di Zac farà lo stesso. Ora alzati!»
«Va bene»
La seguo giù dal letto. Apro la cabina armadio e prendo il vestitino che avevo già scelto di indossare. È bianco con dei fiori rossi, corto, ma con le maniche a tre quarti che lasciano le spalle scoperte e in vita diventa più stretto grazie ad un laccino con un fiocco, ai pedi metto delle zeppe bianche perché saremo nel parco. Infine vado in bagno a sistemare i capelli e truccarmi. Per quanto riguarda i capelli li arriccio, ma li lego in una coda alta e morbida, per il trucco invece mi limito ad un po' di mascara e matita. Una volta pronta scendo a fare colazione.
«Wow tesoro, sei un amore» mi dice la mamma.
«Grazie, mamma» rispondo sedendomi a tavola davanti a mia sorella. Anche lei è molto carina, indossa un vestitino diviso in due parti, la parte superiore è di pizzo bianco mentre la gonna è nera e stretta in vita.
Dopo aver fatto colazione papà ha accompagnato me e Marina a scuola. Lui non verrà perché ovviamente i posti sono riservati solo ai genitori dei diplomandi e agli ospiti.
Arrivati al parco vedo la mamma di Ian.
«Mari, vado dalla mamma di Ian d’accordo?» dico a mia sorella.
«Vai, vai io intanto aspetto i genitori di Zac»
«Ciao Edna» dico avvicinandomi.
«Ciao, tesoro. Come sei bella» mi dice lei sorridendomi e abbracciandomi.
«Grazie, anche lei. Robert non viene?» le chiedo non vedendo il papà di Ian.
«Sì, mi ha detto che stava cercando parcheggio»
E proprio appena finisce di rispondere sentiamo.
«Non capirò mai perché, nonostante tutti i soldi che abbiamo dato a questa scuola, non abbiano ancora fatto un parcheggio più grande» dice Robert avvicinandosi a me e Edna.
Dopo averla salutata si volta verso di me.
«Ah, tu devi essere la famosa Sara. Mio figlio mi ha parlato molto di te, ma ancora non avevamo avuto occasione di conoscerci» mi dice stringendomi la mano.
«No, infatti. Comunque sì io sono Sara piacere di conoscerla ehm…» dico non sapendo come chiamarlo.
«Robert va bene»
Improvvisamente due braccia forti mi stringono da dietro e una voce profonda mi sussurra all’orecchio.
«Sei bellissima!»
Sorrido e mi volto verso di lui. È buffo con il tocco e la toga blu così sorrido.
«Ti prego non ridere! Mi sento già in imbarazzo, ma la preside ha insistito, dice che se non mi fossi conciato così non mi avrebbe dato il diploma»
«Beh ha ragione figliolo, la tradizione è la tradizione e va rispettata» dice sua mamma.
«Faculo la tradizione, sono ridicolo»
«Il linguaggio» lo ammonisce suo padre.
«Tranquillo! Il tuo fascino rimarrà intatto se per un’ora rimani vestito così» gli dico.
«Mmmm» risponde poco convinto.
«Ora devo andare prima che mi becchino per essere scappato via»
«D’accordo, ci vediamo dopo» gli dico dandogli un rapido bacio prima che se ne vada.
«Quello era Ian?» chiede Marina avvicinandosi con i genitori di Zac.
«No, macché era il mio nuovo ragazzo. Ma certo che era Ian»
«Ah ah ah, lo sa vero che non aveva il permesso di uscire?»
«Sì, ma non credo gli sia importato molto»
«Come sempre! Dai andiamo o perderemo i posti migliori»
Passata un’altra mezzora da quando io, Marina, e i genitori di Zac e Ian, ci siamo accomodati finalmente la cerimonia della “Graduation” inizia.
La preside e i professori sono i primi a salire sul palco insieme ad ospiti che perlopiù sono docenti universitari o rettori, poi è il turno degli studenti dell’ultimo anno. Quando tutti si furono accomodati la preside raggiunge il centro del palco.
«Buongiorno a tutti, sono lieta della vostra presenza qui oggi. Sono anni che insegno in questa scuola e devo dire che qui oggi davanti a me ho alcuni dei migliori studenti che io abbia mai avuto. Chi di voi mi conosce sa che difficilmente mi spendo in parole perché preferisco i fatti, ma voi ragazzi mi avete resa molto orgogliosa. Vorrei che sappiate che da oggi siete veri e propri adulti e dopo oggi comincerete a vivere nel mondo vero, la scuola vi ha fornito molti strumenti per poterlo affrontare, ma sta ad ognuno di voi saper usare al meglio quegli strumenti. E ora senza ulteriori indugi vorrei chiamare sul palco un ragazzo d’oro, uno studente diligente e un’eccellente atleta, Zac Efron»
Vedo i genitori di Zac e mia sorella alzarsi così li seguo nel loro applauso a Zac.
Lentamente Zac sale sul palco e, dopo aver stretto la mano alla preside, si avvicina al leggio. È nervoso lo so, ma vedo che cerca di nasconderlo.
«Salve a tutti! Compagni, professori e familiari. Oggi è un giorno davvero speciale per noi, un giorno che ricorderemo per tutta la vita! Vorrei innanzitutto ringraziare i professori per averci insegnato tanto, ringrazio il mio coach per avermi detto di non mollare mai perché esiste sempre un modo per fare canestro e ringrazio i miei compagni per avermi accompagnato in questi meravigliosi quattro anni. Vorrei anche ringraziare la mia famiglia per avermi sempre sostenuto, i miei migliori amici per essermi sempre rimasti accanto e la mia ragazza per aver sempre creduto in me»
Mi volto per guardare mia sorella e come immaginavo sta piangendo.
«È vero, da domani molte cose cambieranno, ma le cose che abbiamo imparato qui, i sorrisi, le vittorie, le sconfitte e le amicizie che abbiamo stretto faranno sempre parte di noi se solo saremo capaci di farne tesoro. Grazie!»
Una volta finito il discorso di Zac, la preside passa alla consegna dei diplomi chiamando uno per uno di diplomandi. Applaudiamo a tutti, ma ovviamente gli applausi più grandi li riserviamo a Zac e Ian. Quando anche l’ultimo diploma è stato consegnato e l’ultimo ragazzo è tornato al suo posto la preside dice:
«Ecco a voi la classe del 1999» e tutti i ragazzi e le ragazze lanciano in aria il cappello.
Dopo infinite foto con Ian e i suoi genitori e Zac andiamo via da scuola.
«Ci vediamo a casa alle tre per prepararci okay?» mi chiede Marina. Lei andrà a mangiare con Zac e i suoi genitori mentre io con Ian e i suoi.
«Sì, perfetto a dopo» Le rispondo io per poi raggiungere Ian e i suoi genitori. Appena arrivo da loro noto nelle espressioni di Ian un misto tra felicità e disappunto.
«Ehi che succede?» chiedo.
«Abbiamo regalato a Ian una macchina per il diploma uguale a quella che aveva prima perché sapevamo che la amava molto, ma sta volta non sembra apprezzarla granché!» mi dice sua mamma.
Capisco subito il perché, è con la sua macchina che abbiamo avuto l’incidente.
«Vi dispiace darci un minuto?»
«Certo!» mi risponde suo padre.
«Ehi» dico facendolo voltare verso di me «Va tutto bene, se non te la senti puoi riprendere a guidare tra un po’, ma quello dei tuoi genitori è stato un bel pensiero»
«Lo so, amavo davvero quella macchina, ma ora ogni volta che la guardo mi vieni in mente tu in ospedale»
«Non ne posso più di ripeterti che la colpa non è tua, questo può essere un buon modo per ricominciare»
«Sì forse hai ragione, ma per un po’ non ti porterò»
«Mi sta bene, Ora andiamo»

Io e Marina impieghiamo quasi tutto il pomeriggio a preparaci per il ballo, ma finalmente siamo pronte. Marina indossa un vestito lungo senza spalline con il top nero, in vita una fascia di brillantini e la gonna di tulle celeste. Anche il mio vestito è lungo, ma è rosso stretto in vita da un fiocco legato dietro, le maniche sono filino e sulla schiena si incrociano. Per il trucco invece ho messo solo l’eyeliner, mascara e rossetto rosso, mentre i capelli li ho lasciati sciolti, ma sono mossi.
Scendiamo le scale lentamente per via dei tacchi alti. Mamma e papà ci aspettano di sotto con la macchina fotografica in mano.
«Siete bellissime!» ci dice la mamma.
«Eh sì, sono tutte il papà» dice il papà beccandosi un’occhiataccia dalla mamma.
«Dai voglio delle foto» dice.
Dopo un’infinità di foto suona il campanello.
«Finalmente!» dico esasperata.
Alla porta ci sono Zac e Ian nei loro completi. Ian è tutto vestito di nero ed è semplicemente bellissimo. Entrambi restano senza parole nel vederci.
«Pensi che se ti baciassi ora tuo padre mi ucciderebbe?» mi chiede Ian avvicinandosi.
«Mmmm, probabile. Vuoi correre questo rischio?» chiedo.
«Eccome» risponde baciandomi.
«Piano giovanotto!» esclama papà avvicinandosi.
«Scusi, signore»
«Dai Raul, fai delle foto ai ragazzi poi lasciamoli andare»
Dopo un altro migliaio di foto usciamo di casa pronti a goderci questo ballo.

Spazio autrici: 
Eccoci qua con l'ultimo capitolo della settimana, sotto vi lascieremo la foto dei vestiti della cerimonia, per quelli del ballo dovrete aspettare  lunedì.
        

Come sempre prima di lasciarvi vi diamo un piccolo spoiler:
«Ehi tranquillo, per quanto vorrei ucciderli ho un’idea migliore per fargliela pagare» esclamo io con un sorrisetto.
«Sono a tua completa disposizione» mi dice curioso di sapere cos’ho in mente.
Chi starà parlando? E sopratutto chi saranno i mal capitati?

Buon fine settimana a tutti, con la prossima settimana si arriverà anche alla fine della storia <3.

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Capitolo 40
*** Capitolo 19.1: Marina ***


Spazio Autrici: 
Come promesso ecco a voi i vestiti:
Sara
        
Marina

Ian

Zac
        
E adesso Vi lasciamo al capitolo.


«Siete bellissime!» ci dice la mamma appena scendiamo le scale.
«Eh sì, sono tutte il papà» dice lui beccandosi un’occhiataccia dalla mamma.
«Dai, voglio delle foto» dice mamma.
Dopo un’infinità di foto suona il campanello.
«Finalmente!» dice esasperata mia sorella.
Alla porta ci sono Zac e Ian nei loro completi. Zac è tutto vestito di blu tranne per la camicia che è bianca, è bellissimo. Entrambi restano senza parole nel vederci.
«Amore sei bellissima!» mi dice Zac.
«Grazie amore, anche te!»
«Grazie» risponde baciandomi sulla guancia.
«Dai Raul, fai delle foto ai ragazzi poi lasciamoli andare» dice mamma.
Dopo un altro migliaio di foto usciamo di casa pronti a goderci questo ballo.
Siamo arrivati a scuola e devo dire che la palestra è veramente bella, a differenza del ballo invernale il colore predominante questa volta è l’argento e le luci creano un effetto bellissimo, all’entrata si trovano cinque archi fatti di palloncini mentre i lati della palestra cono decorati con delle “cascate” di perle argento e oro. Il comitato ha fatto proprio un bel lavoro.
«Ehi, guarda Violet e Mendy» mi dice mia sorella indicandole.
«Chi sono i ragazzi con loro? Non li ho mai visti a scuola» chiedo guardandole.
«Saranno ragazzi del collage. Guarda come sono vestite piuttosto»
«Già, non male» dico concentrandomi sui vestiti.
Mendy indossa un vestito completamente nero con un bello spacco sulla schiena dove si intrecciano vari nastri, immagino lo abbia scelto perché mette in risalto tutte le sue curve. Personalmente però mi piace più quello di Violet, è un vestito aderente con una spallina e una fascia fatta a volant che gira intorno al corpo ad altezza seno, è blu e anche il suo le sta perfettamente.
Sto ballando con Zac quando la preside interrompe la musica per l’elezione del re e della reginetta della scuola.
«Ragazzi un attimo di attenzione!» esclama. Poi ottenuto il silenzio prosegue.
«Grazie a tutti, è arrivato finalmente il momento tanto atteso per eleggere il nostro re e la nostra reginetta» dice mentre un ragazzo le porge una busta.
«Il re di quest’anno è… Ian Somerhalder»
«Cosa?» esclama Ian scioccato.
«Dai amore, vai» dice Sara.
«Ma io…»
«Dai fratello non preoccuparti presto verrà sicuramente Sara a farti compagnia» dice Zac per tranquillizzarlo.
Ian sale sul palco e la preside lo incorona.
«Vediamo chi sarà la tua reginetta, la reginetta di quest’anno è… Marina Bova»
«Cosa? Non è possibile» esclamo posando lo sguardo su Ian, Zac e infine su mia sorella.
«Dai Alex vai non fa niente, meglio te che un’altra» dice Sara fingendosi seria, ma in realtà vedo che ride scambiandosi uno sguardo con Zac.
«Voi due, cosa avete combinato?» chiedo guardandoli.
«Noi? Niente sorellina»
«Avanti sputa il rospo»
«E va bene. Zac potrebbe aver fatto gli occhi dolci alla responsabile delle votazioni, ma eravamo già noi quattro in lizza per la corona»
«Signorina Bova, dovrebbe salire sul palco» dice la preside richiamando la mia attenzione.
«Questa me la pagate» dico a Zac e mia sorella prima di raggiungere Ian sul palco.
Ian mi guarda dubbio poi dopo avermi messo la corona la preside ci invita ad andare in pista per il ballo tradizionale tra re e regina.
«Odio queste cose!» dice Ian mentre cinge la mia vita con un braccio.
«Non dirlo a me! Ah ma la pagheranno stanne certo» dico mentre iniziamo a ballare.
«Chi la pagherà? Non puoi fare nulla se la scolaresca ci ha eletto»
«Ma quale scolaresca, non sono stati loro»
«Come no, allora chi è stato?»
«Sono stati le nostre dolci metà a farci questo scherzo»
«Che cosa? Ma io li uccido» dice Ian scioccato e arrabbiato.
«Ehi tranquillo, per quanto vorrei ucciderli ho un’idea migliore per fargliela pagare» esclamo io con un sorrisetto.
«Sono a tua completa disposizione» mi dice curioso di sapere cos’ho in mente.
Il ballo è finito e dopo il nostro ballo io e Ian ci siamo comportati normalmente aspettando il momento giusto per la nostra rivincita.
Siamo appena arrivati davanti casa di Zac e i ragazzi ci stanno accompagnando a casa, ma una volta arrivati davanti alla porta, io ed Ian decidiamo di mettere in atto la nostra vendetta come da piano.
«Ehi ragazzi io e Alex vi volevamo ringraziare per stasera, è stato divertente essere re e reginetta» dice Ian a Zac e Sara.
«Sì, infatti e poi vi siamo debitori» dico io.
«Debitori? Perché?» chiede mia sorella non capendo.
«Vedete è da un po’ che volevamo dirvi una cosa e grazie a quello che avete fatto stasera abbiamo deciso che questa è la sera giusta» dico io mentre mi allontano da Zac e Sara con Ian per avvicinarci e metterci davanti a loro.
«La serata giusta per dirci cosa?» chiede Zac scioccato.
«Sapete è una cosa iniziata un mesetto fa circa» inizia Ian.
«E perché ce lo dite solo ora?» domanda Sara sempre più confusa.
«Perché è il momento migliore e poi non potevamo più mantenere il segreto. Vi ricordate quel pomeriggio di maggio quando vi hanno trattenuto a scuola e noi siamo tornati a casa insieme e vi abbiamo aspettato per due ore per poi andare a cena tutti insieme?» chiedo io seria.
«Sì» dicono Zac e Sara titubanti.
«Bene quel pomeriggio è successo qualcosa che non avevamo previsto»
«Cosa?» chiede Zac sospettoso, forse capendo dove andrà a parare il discorso.
«Ecco vedete…» inizio io.
«Se vuoi glielo dico io» dice Ian guardandomi dolcemente.
«Grazie, io non ci riesco» dico ricambiando lo sguardo.
«Ci volete dire o no cos’è successo quel giorno?» esclama mia sorella spazientita.
«Sara ho paura di aver capito cosa ci vogliono dire» dice Zac iniziando ad alterarsi.
«Cosa?» gli chiede mia sorella.
«Ci avete traditi vero?» ci chiede Zac.
«Zac, ma cosa dici non ci credo non lo farebbero mai» dice Sara convinta.
«Sara purtroppo Zac ha ragione, non lo avevamo programmato, ma è successo e adesso non possiamo più tirarci indietro, non dopo aver capito che ci amiamo» concludo io.
Tra di noi cala il silenzio, Sara e Zac sono completamente scioccati, ci guardano come se fossimo delle allucinazioni poi mia sorella trova il coraggio di parlare.
«Non è vero! Non ci voglio credere, non potete averci fatto questo, non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme»
«Sara invece è tutto vero, mi dispiace» dice Ian serio.
«Se è tutto vero voglio le prove sennò non vi crederò» continua Sara non volendo arrendersi all’evidenza.
«Se non ci credete vi daremo una prova» dice Ian girandosi verso di me e cingendomi i fianchi.
Zac e Sara restano scioccati ed immobili a guardarci mentre io avvolgo le mie braccia dietro al suo collo, le nostre labbra si avvicinano sempre di più fino a che non arriviamo ad un centimetro l’uno dall’altra e scoppiamo a ridere allontanandoci.
«Oddio ragazzi dovreste vedere le vostre facce, sono bellissime, ora vi faccio una foto ricordo» dice Ian continuando a ridere mentre immortala le loro facce scioccate, sembra che abbiano visto un fantasma.
«Dai ragazzi riprendetevi era solo uno scherzo» cerco di spronarli io continuando a ridere.
«UNO SCHERZO? VI SEBRA UNO SCHERZO DA FARE?» ci urla Zac.
«Dai amore non urlare, è più di mezzanotte, sveglierai tutto il vicinato e poi ve lo siete meritato» gli dico accarezzandoli i capelli cercando di calmarlo, cosa che funziona.
«Che vuol dire ce lo siamo meritato, noi non abbiamo fatto niente» esclama Sara scioccata mentre io le circonda la vita con un braccio.
«Vedi piccola, non abbiamo apprezzato lo scherzo che ci avete fatto e se proprio dovevo essere re del ballo avrei voluto te al mio fianco e non tua sorella, lo stesso vale per lei che avrebbe voluto Zac non me» dice Ian spiegandogli il perché lo abbiamo fatto.
«Voi ci avete terrorizzato a morte solo perché abbiamo modificato le votazioni del ballo?» chiede Zac.
«Esatto amore, così imparate a non farci più scherzi, potrebbero rivolgersi contro di voi» dico io.
«Ok abbiamo capito niente più scherzi, ma voi siete stati cattivi» dice Sara.
«Lo sappiamo, ma almeno avete capito l’errore. Ora vieni qui e fatti baciare che si è fatto tardi» dice Ian baciando Sara.
«Anche se ti ho spaventato me lo dai un bacino?» chiedo a Zac facendo gli occhi dolci.
«Vieni qui mia piccola strega» dice lui baciandomi.

Spazio Autrici:
Eccoci ancora qui, in questo capitolo siamo un po' invadenti ma i vestiti erano necessari così potete dirci che ne pensate.
Non vogliamo dilungarci troppo per cui ecco a voi lo spoiler:

«Va bene, ecco a voi» dice papà porgendoci i pacchetti.
Li afferriamo immediatamente e iniziamo a scartarli, si tratta di una scatolina abbastanza piccola, ma quello che c’è all’interno ci lascia senza parole.
«Siete contente?» chiedono mamma e papà.

Cosa avranno regalato i genitori alle gemelle per lascirle senza parole?
Prima di lasciarvi vi vogliamo fare una domanda, che ne pensate degli scherzi che si sono fatti?
Ci vediamo mercoledì <3

 

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Capitolo 41
*** Capitolo 20: Marina ***


Oggi finalmente è il 19 di giugno e a mezzanotte io e Sara compiremo 16 anni. Abbiamo deciso di fare la festa, che inizierà alle 20, in giardino e anche se non saremo tanti va bene lo stesso perché, come dice sempre la nonna, meglio pochi ma buoni.
«Sorellina buongiorno. Sveglia è ora di fare colazione» dice Sara entrando in camera mia ed aprendo la finestra per far entrare l’aria.
«Spiegami perché mi svegli così presto, sai che durante le vacanze mi piace dormire fino a tardi, quindi come ti salta in mente di svegliarmi alle…» guardo la sveglia per vedere l’ora.
«Alle 9?» gli chiedo alterata.
«Adesso facciamo una cosa tu richiudi immediatamente quella finestra ed esci di qui e faremo finta che tutto questo è stato solo un brutto sogno, okay?»
«No per niente, consideralo un pareggio di conti per tutte le volte che mi hai svegliato te per andare a scuola. Comunque mamma e papà vogliono fare colazione con noi, hanno detto di avere qualcosa da darci»
«La cosa è un po’ diversa comunque va bene arrivo, il tempo di lavarmi il viso, tanto scendo in pigiama»
«Sì, tanto anche io sono sempre in pigiama, ma muoviti ti aspetto qui» dice.
Dopo che mi sono “sistemata” Sara ed io scendiamo in cucina dove i nostri genitori ci stanno aspettando. Varcata la porta notiamo sul tavolo due pacchetti e siccome siamo molto curiose corriamo a prenderli, ma quando siamo a pochi centimetri vengono levati dal tavolo.
«Ma papà!» esclamiamo io e mia sorella contrariate.
«Niente ma, prima la colazione e poi i pacchetti» risponde lui.
«Non è giusto, sai che siamo curiose!» esclama Sara.
«Sì, è vero perché non possiamo aprirli ora?» continuo io.
«Perché è una sorpresa che vi gusterete meglio a pancia piena» risponde lui.
«Uffa va bene!» acconsentiamo.
«Allora emozionate per stasera?» chiede la mamma.
«Sì, non vedo l’ora di sapere cosa ci hanno regalato i ragazzi» dico io mentre iniziamo a fare colazione.
«Infatti, è una settimana che lo vogliamo sapere, soprattutto da quando ci hanno detto che è qualcosa che non ci aspettiamo» continua Sara.
«Dai tranquille ormai mancano poche ore a saperlo, dovete resistere un altro po’» ci dice papà.
«Riusciremo a resistere anche se sarà dura, menomale tra poco scarteremo i vostri pacchetti»
Finiamo di far colazione in silenzio e appena terminiamo io e Sara guardiamo imploranti i nostri genitori.
«Va bene, ecco a voi» dice papà porgendoci i pacchetti.
Li afferriamo immediatamente e iniziamo a scartarli, si tratta di una scatolina abbastanza piccola, ma quello che c’è all’interno ci lascia senza parole.
«Siete contente?» chiedono mamma e papà.
«Queste sono chiavi di macchine vero?» chiedo per aver conferma.
«Esatto e sono vostre» dice mamma.
«E dove sono le macchine voglio vederle» dice Sara mentre io annuisco concorde.
«Sono fuori» dice papà «Forse però è il caso che vi andate a vestire prima, non vorrete mica uscire in pigiama» ci dice papà ridendo.
Non fa in tempo a finire di parlare che noi corriamo di sopra a vestirci e in soli dieci minuti siamo pronte per vedere i nostri regali.
«Dato che siete finalmente presentabili possiamo uscire» dice mamma.
Uscite nel vialetto vediamo due maggiolini della Volkswagen uno blu e l’altro nero.
«Il blu è mio vero?» chiedo ammirando la macchina.
«Sì tranquilla e il nero è di Sara, ognuna il suo colore preferito» ci spiega la mamma.
«Grazie mille, è un regalo bellissimo» dice Sara abbracciando i nostri genitori, seguita da me.
«Sara ha ragione, possiamo farci un giro?»
«Sì, certo!» dice papà.
«D’avvero?» chiediamo sempre più emozionate.
«Ovvio che no! Non ricordo abbiate già preso la patente»
«Uffa è vero non ci avevo pensato» dico.
«A cosa non avevi pensato amore?» mi sento chiedere da qualcuno dietro di me. Zac.
«Ciao amore, mamma e papà ci hanno regalato la macchina per il compleanno e noi le volevamo provare, ma papà ci ha giustamente ricordato che non abbiamo ancora la patente»
«Beh se il problema è questo vorrà dire che guideremo io e Ian» dice lanciando uno veloce sguardo a quest’ultimo.
«Grazie amore, andiamo subito allora, ragazzi ci vediamo al parco o direttamente qui?»
«Io direi che ci rivediamo qui così ognuno fa il giro che vuole. Voi andate pure, prima di partire devo parlare un secondo con Ian» dice Sara.
«Ok, allora noi andiamo» dico salendo sulla mia macchinina, ma al posto del passeggero.
«Forse ho sbagliato a proporre questa cosa, ho paura che Ian non si senta ancora pronto a portare Sara in macchina con lui» mi dice Zac.
«Ehi amore tranquillo, vedrai che mia sorella lo convincerà, ha poteri persuasivi su di lui»
«Suppongo che sia un’eredità di famiglia perché li hai anche te con me»
Alla fine, Sara è riuscita a convincere Ian e adesso io, lei, Silvia e Ale siamo sul divano che aspettiamo i parenti per il pranzo. Papà e lo zio sono andati a prendere i nonni, Marty e Ivan all’aeroporto, mentre Ale è già arrivato da qualche giorno.
«Dove sono le mie nipotine?» chiede la nonna entrando in casa.
Ci alziamo subito dal divano e corriamo incontro ai nonni.
«Ciao nonna» dico abbracciandola, mentre Sara va dal nonno. Poi dopo aver fatto cambio sento dire da Martina:
«E a me niente?»
«Marty! Quanto ci sei mancata» le dico abbracciando anche lei.
«Ciao Ivan! È la prima volta in America?» sento chiedergli da mia sorella.
«In effetti sì, grazie dell’invito»
«Ma ti pare! È un piacere averti qui» gli dico per poi abbracciarlo.
Una volta finiti tutti i saluti e aver aspettato che i nonni, Martina e Ivan avessero posato le valigie dagli zii, ci sediamo a tavola. Dato che fa caldo abbiamo deciso di mangiare fuori.
«Allora raccontateci un po', com’è andata la fine della scuola?» ci chiede il nonno.
«Tutto bene, è stata dura ma alla fine ce l’abbiamo fatta» inizio a dire.
«Già, gli esami erano abbastanza difficili, ma li abbiamo superati tutti molto bene» continua Sara.
«Anche te tesoro tutto bene?» chiede la nonna rivolta a Silvia «Il “babbo” mi ha detto che ti sei integrata bene e che hai trovato il fidanzatino»
«Come il fidanzatino? Ma è troppo giovane!» esclama il nonno facendoci ridere tutti.
«Cos’avete da ridere è ancora una bambina» continua lui.
«Ma no papà, ha quasi 15 anni ormai! Se ricordo bene anche la mamma quando vi siete messi insieme aveva più o meno la stessa età» dice la zia.
«Sì, ma erano altri tempi. Dei ragazzi di oggi non ci si può fidare! Voglio conoscere questo ragazzino!»
«D’accordo nonno, tanto stasera ci sarà però prometti che non lo assillerai troppo»
«Va bene, va bene»
Ridiamo di nuovo tutti soprattutto mia sorella.
«Non credere che mi sia dimenticato di te signorinella. Ancora non mi hai presentato Ian» le dice.
«Ah! Fregata! Stasera tocca anche a te!» le dice Silvia.
«Hai ragione! Te lo farò conoscere!» dice Sara.
Dopo la breve discussione sui ragazzi, il pranzo procede senza intoppi. È davvero bello avere la famiglia riunita!
Finito il pranzo tutti diamo una mano a sparecchiare e a riordinare la cucina, mentre i nonni vanno a casa degli zii per riposarsi un po' prima della festa.
«Allora come ci organizziamo per sistemare la casa per la festa?» chiedo.
«Ah beh a quello penseremo noi!» ci dice la mamma.
«Esatto!» conferma papà.
«E noi che dovremmo fare tutto il pomeriggio?» chiede Sara a quel punto.
«A questo penseremo noi, vero Silvia?» dice Martina.
«Eh sì, dai andiamo o faremo tardi!» dice Silvia.
«Tardi? Tardi per cosa?» chiedo.
«Oh non vi preoccupate lo vedrete presto» dice Silvia prima di trascinarci fuori di casa.

Spazio autrici:
Eccoci con l'ultimo capitolo effettivo di Marina, prima di lasciarvi allo spoiler vi lasciamo le foto delle macchiene


        

E adesso lo spoiler dell'ultimo capirolo prima dell'epilogo:
«Puoi aiutarmi con la zip?» mi chiede.
«Certo! Vieni qui»

Ci vediamo venerdì con il capitolo di Sara <3

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Capitolo 42
*** Capitolo 20.1: Sara ***


19/06/’99
«Allora come ci organizziamo per sistemare la casa per la festa?» chiede Marina una volta sistemate le cose del pranzo.
«Ah beh a quello penseremo noi!» ci dice la mamma.
«Esatto!» conferma papà.
«E noi che dovremmo fare tutto il pomeriggio?» chiedo a quel punto.
«A questo penseremo noi, vero Silvia?» dice Martina.
«Eh sì, dai andiamo o faremo tardi!» dice Silvia.
«Tardi? Tardi per cosa?» chiede mia sorella.
«Oh non vi preoccupate lo vedrete presto» dice Silvia prima di trascinarci fuori di casa.
«E adesso?» chiedo una volta fuori.
«Adesso prendiamo una delle vostre macchine e poi vedrete» dice Martina.
«Di chi sono queste chiavi?» chiede Silvia.
«Mie» risponde Marina.
«Bene allora prendiamo la tua, è quella blu immagino!» dice Martina.
«Sì»
Una volta salite tutte in macchina partiamo e dopo circa 20 minuti ci fermiamo davanti ad un centro estetico.
«Adesso andiamo a farci belle» dice Martina scendendo di macchina.
«Esatto! Avete in programma: ceretta, manicure, pedicure, trucco e parrucchiera» aggiunge Silvia.
«Oddio! Ma è fantastico grazie mille ragazze!» dico.
«D’avvero, grazie» dice Marina.
Passiamo le seguenti tre ore a farci belle. Per le mani e i piedi decido di mettere uno smalto color latte dato che il tema della serata sarà il bianco, per quanto riguarda il trucco, invece, decido di farmi fare qualcosa di  più elaborato del solito, dato che è un’occasione speciale optando quindi per un trucco sui toni del marrone sulla palpebra mobile, sfumato sulla rima cigliare inferiore con del blu e oro e per accentuare lo sguardo del bianco sulla punta dell’occhio. Infine per i capelli decido di schiarirli e farli raccolti in una coda morbida con una treccia laterale e dei ciuffi che mi ricadono sul viso. Marina, invece, sceglie un trucco leggero suoi toni dell’oro con una riga di eyeliner, mentre per i capelli uno chignon morbido con una treccia a lisca di pesce.
 
Quando torniamo a casa sono quasi le 18:30.
«Siamo tornate!» urla Martina.
«Wow! Come siete belle!» dice la mamma comparendo dalla cucina.
«Grazie, mamma!» diciamo insieme io e mia sorella.
«Possiamo vedere fuori?» chiedo.
«No, è una sorpresa! Qui è già quasi tutto pronto quindi andate a farvi una doccia e vestirvi che fra un po' arrivano i vostri amici»
«D’accordo» rispondiamo entrambe.
Dopo aver salutato e ringraziato Martina e Silvia per il bellissimo pomeriggio, andiamo di sopra per finire di prepararci.
«Vado a vedere che fa Ale così intanto ti fai la doccia te» dico a Marina.
«D’accordo» risponde.
Arrivata alla camera di Ale busso.
«Avanti!»
Lo trovo sdraiato sul letto al telefono.
«Disturbo?» chiedo.
«No, no. Cavolo sei bellissima!»
«Ahahaha, grazie. Manca ancora il vestito però. Te sei pronto?»
«Devo solo vestirmi, ma c’è ancora tempo»
«Sì, sì. Com’è venuto il giardino?»
«Ah non ci provare! Non ti dirò niente»
«Uffi!»
«Sara, ho finito con la doccia vai pure» sento dire da Marina al di là della porta.
«Vado! Ci vediamo fra un po'» dico ad Ale prima di uscire.
Farsi la doccia senza rovinare né il trucco né i capelli risulta essere un’impresa faticosa, ma alla fine ci riesco. Torno in camera avvolta nell’accappatoio e vado nella cabina armadio a prendere il vestito. È bianco, ovviamente, con le maniche a filino, il top è tutto pieno di brillantini mentre la gonna è fatta da più strati di seta morbida e ai piedi indosso le zeppe bianche, dato che saremo in giardino. Mi guardo allo specchio per l’ultima volta e devo dire che il risultato mi piace molto.
Mi sto ancora guardando quando entra Marina.
«Puoi aiutarmi con la zip?» mi chiede.
«Certo! Vieni qui»
Anche il suo abito è bianco, ma non del tutto. Ha una sola spallina fatta da un motivo floreale nero che le ricopre in parte il vestito e in vita ha una fascia nera, mentre ai piedi porta anche lei delle zeppe, ma nere.
«Ecco fatto!» dico.
«Grazie! Ora andiamo che sono quasi le otto»
Scendiamo insieme e ci dirigiamo in giardino. Appena arriviamo restiamo entrambe senza parole. Al lato destro è stato sistemato un tavolo lungo con una tovaglia bianca per il buffet, mentre sparsi per il giardino ci sono tavolini e sedie bianche con sopra delle candele, ma la cosa più bella sono le lucine che sono state appese dal terrazzo della camera dei nostri genitori fino all’albero in modo da ricoprire quasi tutto il giardino.
«Allora? Vi piace?» chiede la mamma avvicinandosi.
«Scherzi? Mamma è bellissimo grazie mille!» dico.
«Sì, è davvero incredibile» dice Marina.
Ci sono già i nonni, gli zii, Silvia, Martina, Ivan e ovviamente Ale e i nostri genitori, mancano solo i nostri amici, ma improvvisamente sentiamo il campanello.
«Devono essere i ragazzi!» esclama Marina correndo ad aprire la porta. In effetti ha ragione perché vedo Zac e Ian. Zac abbraccia e bacia subito mia sorella, mentre Ian mi viene incontro.
«Caspita!» dice.
«Ti piace?»
«Se mi piace? Sei bellissima e devo dire che i capelli così mi piacciono molto» dice prima di baciarmi.
«Giovanotto, giù le mani da mia nipote». È il nonno.
«Ian questo è mio nonno Andrea, nonno lui è Ian» dico presentandoli.
«Piacere signore» dice Ian porgendogli la mano.
«Piacere!» dice il nonno ricambiando la stretta di mano.
«Wow, che stretta» dice Ian.
«Puoi dirlo forte ero nell’esercito io»
«Ah sì? Anche mio nonno lo era!»
«Davvero? Come si chiamava?»
«Somerhalder, ma non credo lo conosca lui lavorava qui in America»
«E invece, si da il caso che io abbia lavorato qui per ben due anni e ho conosciuto tuo nonno. Vive ancora qui? Mi piacerebbe molto rivederlo»
«In realtà è morto un paio di anni fa»
«Mi dispiace era un uomo davvero in gamba»
«Sì, ha ragione»
«Vedo che sono arrivati gli altri vostri amici vi lascio andare da loro, è stato un piacere Ian»
«Piacere mio signore»
Dopo aver salutato Chloe, Tyler, Mason e Kate, la mamma con l’aiuto della zia comincia a portare fuori da mangiare. Il nonno fa la conoscenza di Mason, ma devo dire che per lui non va così bene come con Ian.
Finalmente la mezzanotte sta per arrivare e la torta viene portata fuori. Sopra ci sono 16 candeline e la scritta “Tanti Auguri Sara e Marina”.
Allo scoccare della mezzanotte dopo aver cantato “Tanti Auguri” io e mia sorella soffiamo le candeline esprimendo ad occhi chiusi il nostro desiderio.
«E ora i regali!» esclama Silvia «Prima il nostro! Daglielo Marti»
«Aspetta! Come il vostro? Voi ci avete già fatto il regalo!» dico.
«Quello era una parte, questo l’altra. È da parte mia, di Silvia, Ivan e Ale»
«Grazie ragazzi!» dice Marina.
All’interno del pacchettino che ci ha dato Martina ci sono due collanine identiche. Sono d’argento con un cerchio dove c’è disegnato il segno dei gemelli e dietro, in corsivo, la scritta “Gemini”. Sono davvero molto belle e azzeccatissime dato che non solo siamo gemelle “di sangue”, ma anche come segno zodiacale.
«Grazie davvero ragazzi sono bellissime» dico aiutando mia sorella a metterla prima che lei faccia altrettanto con me.
«Questi sono da parte di noi zii e dei nonni» dice la zia porgendoci due grandi pacchi.
Dentro ci sono i nuovi computer della Apple.
«Caspita! Grazie!» diciamo noi contemporaneamente, andando ad abbracciare tutti.
«Questi invece da parte mia, di Tyler, Mason e Kate» dice Chloe.
Stavolta dentro i due pacchetti troviamo una macchina fotografica.
«Non so più cosa dire ragazzi. Il miglior compleanno di sempre, grazie mille anche a voi» dico.
«Sì, grazie tante» mi segue Marina.
«Beh, in realtà manca ancora il nostro regalo che in qualche modo è connesso a quello dei ragazzi» comincia a dire Zac.
Nel frattempo Ian da dietro la schiena tira fuori quella che sembra essere una mappa.
Io e mia sorella ci guardiamo confuse, ma poi una volta srotolata la mappa restiamo a bocca aperta. Su di essa infatti sono segnati un sacco di posti.
«Non è quello che penso vero?» chiedo guardandoli.
«Dipende quello che pensi» dice Ian.
«Non ci porterete mica in tutti questi posti?»
«Invece è proprio quello che faremo» dice Zac.
«Oh mio Dio, ma voi siete matti!» esclama Marina abbracciandolo.
«Voi lo sapevate già?» chiedo rivolta a mamma e papà.
Loro fanno sì con la testa.
«E vi sta bene?»
«All’inizio eravamo un po' incerti, soprattutto per via di tutti gli aerei che avreste dovuto prendere, ma Ian ha detto che suo padre vi presterà il jet aziendale, poi ci fidiamo di voi e di loro quindi siamo d’accordo»
«Il jet? Sul serio?» chiedo sempre più scioccata.
«Sì, ha raccontato al suo capo quello che è successo quest’anno e dato che la compagnia non ne ha bisogno è stato d’accordo sul prestarcelo»
«Gli manderemo un biglietto di ringraziamento» dice Marina.
«Quando partiamo?» chiedo.
«Fra due giorni» risponde Zac.
«Cavolo! Non perdete tempo voi due» dico.
«Beh, i posti da vedere sono molti, abbiamo fatto perfino fatto un elenco dettagliato» dice Ian.
«Voi? Un elenco dettagliato? Mmmm, dovrò darci un’occhiata» dico.
«Va bene, ma ora non mi merito almeno un bacio?» chiede Ian.
«Sì, hai ragione» dico prendendolo per la camicia e baciandolo.
Quando andiamo a letto sono quasi le 2:00. È stato davvero il migliore compleanno di sempre, non solo per i bellissimi regali, ma anche per le meravigliose persone che hanno condiviso con noi questa serata. Fra due giorni partiremo e chissà che meravigliose avventure vivremo. Non vedo davvero l’ora.
 

Spazio Autrici:

        

        

Eccocci qua con l'ultimo capitolo effettivo, manca solo l'epilogo e poi sarà veramente finita. Ci tenia a ringraziare chi ha commenteto, votato o solo letto la nostra storia, grazie infinite per il vostro supporto.

In questo spazio autrici non ci sarà nessuno spoiler, ci vediamo domenica con l'epilogo <3.

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Capitolo 43
*** Epilogo ***


E così le gemelle partirono in compagnia dei loro ragazzi per un viaggio incredibile che le avrebbe portate alla scoperta del mondo. Partendo dall’esercito di terracotta e percorrendo la grande muraglia in China, proseguendo poi, dopo un meritato riposo in Thailandia, verso l’Australia e l’Africa per ammirare le fantastiche specie animali, fino a tornare in America. Qui dopo aver attraversato Argentina, Brasile, Cuba e Messico fanno ritorno a Los Angeles.
Adesso, a distanza di qualche settimana dal loro ritorno a casa, si trovano davanti ad una nuova sfida. Devono, infatti, salutare i rispettivi ragazzi diretti al Collage.

30/08/’99: Sara
Sono le 9 del mattino e sono qui, all’aeroporto, davanti all’enorme tabellone dei voli. Sono riuscita a prendere la patente in tempi record perché volevo essere io ad accompagnare Ian che in questo momento mi tiene stretta la mano anche se non riesce a farmi sentire meglio. Grazie al nostro viaggio insieme abbiamo passato gli ultimi 3 mesi praticamente sempre insieme e adesso doverci separare è davvero dura. Lui ha promesso di tornare per tutte le feste e ogni altra volta che gli sarà possibile e anche io gli ho detto che andrò a trovarlo, ma questo non rende meno doloroso questo momento.
«Andrà tutto bene vedrai!» mi dice Ian facendomi voltare in modo che i nostri sguardi si incontrino.
«Come puoi esserne sicuro? E se incontrassi un’altra ragazza? Una bella ragazza bionda dell’Upper East Side? Come posso io competere con una ragazza del collage?» dico tutto d’un fiato.
Ian mi guarda sorridendo e facendomi irritare ancora di più.
«Si può sapere che hai da ridere?» chiedo dandogli una leggera spinta.
«Niente! Sei carina quando fai la gelosa» risponde.
«Ah ora te la faccio vedere io la carina» dico provando a tirargli un’altra spinta, ma lui è più veloce di me e mi blocca il braccio.
«Andrà tutto bene!» ripete abbracciandomi «Non dovrai competere proprio con nessuno perché non ho intenzione di trovare un’altra ragazza mi va bene quella che ho già»
«Ah, ti va bene?»
«Hai capito che intendo»
«Sì» rispondo incrociando le braccia dietro il suo collo «Mi dispiace per la mia reazione, ma voi ragazzi dite tutti così e poi non siamo mai stati così tanto lontano»
«Tranquilla, io ti amo e nessuna bella ragazza dell’Upper East Side potrà cambiarlo»
«D’accordo» faccio appena in tempo a dire prima che venga chiamato il suo volo.
«Devo andare» dice prima di baciarmi.
Cerco di assaporarmi ogni momento, la morbidezza delle sue labbra, il contatto delle nostre lingue e le sue braccia che mi stringono, fino a che non ci stacchiamo senza fiato.
«Ti chiamo quando arrivo okay?» mi dice.
«Okay» dico. Poi si avvia verso il gate. Sta per scomparire tra la folla quando lo chiamo urlando:
«Ian?»
Si volta subito. Gli corro incontro saltandogli in braccio e lo bacio di nuovo.
«Ti amo anch’io. Sempre e per sempre» gli dico.
«Sempre e per sempre» risponde.

30/8/1999: Marina
Sono le 10 di mattina e mia sorella è appena rientra dall’aeroporto dopo aver accompagnato Ian.
Io sto finendo di prepararmi perché tra dieci minuti arriva Zac a prendermi per andare insieme al campus del college.
«Marina, Zac è arrivato» mi urla mamma.
«Scendo subito»!
«Ehi amore pronta per andare?» mi chiede Zac.
«Sì»
«Allora sei sicura di tornare con l’autobus?»
«Per la milionesima volta sì sono sicura, ora andiamo» rispondo mentre ci avviamo alla sua macchina.
«D’accordo. Comunque non ho capito perché non hai preso anche te la patente come tua sorella»
«Perché volevo fare le cose più con calma»
«Sì, in effetti hai ragione. A proposito di tua sorella come sta? Ho visto che è già tornata dall’aeroporto»
«Sì, è già a casa, sta abbastanza bene dai, sicuramente non sarà facile per loro stare separati, soprattutto dopo che sono stati sempre insieme per tre mesi, ma sono sicura che riusciranno a farcela»
«Lo credo anch’io, ne hanno passate troppe per mandare tutto all’aria per la distanza»
«Eh già e sono convinta che si vedranno più loro di noi» dico sarcastica.
«Non è vero amore perché ho intenzione di tornare tutti i weekend per stare con te» mi dice sorridente.
«Bene, vorrà dire che aspetterò i weekend con trepidazione»
Per il resto del viaggio ascoltiamo la musica, il suo college pur essendo a Los Angeles dista quasi un’ora di macchina da casa, per questo potremo vederci solo i fine settimana e durante le feste.
Arrivati al campus Zac parcheggia la macchina e scendiamo.
Dopo aver visto il suo dormitorio e averlo aiutato a sistemare un po' le sue cose gli dico triste:
«È arrivata l’ora di salutarci»
«Già, mi mancherai durante la settimana, ma nei weekend recupereremo il tempo perso»
«Hai perfettamente ragione, non vedo l’ora che sia venerdì sera» dico avvolgendo le braccia intorno al suo collo.
Zac mi cinge la vita e avvicina la sua bocca alle mia, appena le labbra si toccano chiede l’acceso e io non esito un momento facendo incontrare così le nostre lingue che iniziano a “danzare” insieme. Dopo un po’ ci stacchiamo per riprendere fiato, ma rimaniamo sempre abbracciati.
«Mi mancherai, ti amo»
«Ti amo anch’io mia principessa»
«Era tanto che non mi chiamavi così» sorrido io.
«Hai ragione, ricordati che ti amavo, ti amo e ti amerò sempre»
«Sempre» dico staccandomi da lui per dargli modo di recuperare gli ultimi bagagli e dirigersi al dormitorio.
«Ci vediamo venerdì» gli urlo mentre mi dirigo alla fermata degli autobus per tornare a casa.

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I progetti fatti insieme sono molti, ma le cose andranno davvero come avevano immaginato? Quale delle due coppie verrà messa alla prova più duramente? Sara e Ian separati da lunghe ore di volo e da un passato di cuori infranti di quest’ultimo? Oppure gli amorevoli Marina e Zac rimasti entrambi a Los Angeles?

Spazio Autrici: 
Eccoci arrivati alla fine, le domande in sospeso sono molte e noi ve ne facciamo un'altra, vi piacerebbe un sequel?
 

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