Destini

di Francyzago77
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il processo ***
Capitolo 3: *** Rose bianche ***
Capitolo 4: *** Una visita ***
Capitolo 5: *** Un insolito invito ***
Capitolo 6: *** Regali e balocchi ***
Capitolo 7: *** Quasi uno scandalo ***
Capitolo 8: *** Ballo tra i fiori ***
Capitolo 9: *** Non sei mia figlia ***
Capitolo 10: *** Decisioni ***
Capitolo 11: *** I biscotti delle grandi occasioni ***
Capitolo 12: *** Sotto la pioggia ***
Capitolo 13: *** Felicità ***
Capitolo 14: *** In Australia ***
Capitolo 15: *** Equivoci ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


 
Questa storia non si ricollega alle mie precedenti, è un’alternativa, è un’altra vicenda che è nata così per caso, o forse per gioco. Grazie a chi vorrà leggere, recensire, commentare.
Un abbraccio
Francy
 



-C’è una lettera di Georgie – esclamò trionfante il conte Gerald rientrando in casa dopo aver preso la posta giornaliera – finalmente avrò sue notizie!
In piedi, nel salone, apriva con foga la busta, impaziente di leggere quello scritto tanto atteso. Wilson si alzò lentamente dalla poltrona e osservandolo sorridendo gli disse:
-Allora io vado Fritz, ti lascio con la tua bambina.
-No resta pure – lo esortò Gerald – non vuoi sapere cosa mi scrive? Non ho segreti con te.
-Me lo racconterai domani – rispose bonariamente l’amico – non voglio disturbarti. Quando è arrivato il postino sei balzato su dalla sedia e ti sei precipitato fuori. È giusto che ti goda da solo questo momento.
-Ti prego di rimanere – insistette il conte – leggerò in silenzio la lettera e poi ti dirò cosa scrive la mia Georgie.
A quel punto Wilson tornò seduto mentre Fritz, ancora in piedi, non toglieva gli occhi da quei fogli scritti fitti fitti. Il fuoco scoppiettava nel camino ma non riusciva a scaldare perfettamente la stanza, nonostante ciò Gerald si era tolto la giacca e continuava a leggere silenziosamente. Dagli sguardi e dalle espressioni che faceva si capiva che le notizie erano buone. Wilson non diceva nulla guardando ora il fuoco ora il suo amico, commuovendosi un poco.
-È incredibile – sussurrò Fritz dopo aver letto tutto con gli occhi lucidi rivolto ora a Wilson – è una vicenda che ha dell’incredibile!
L’altro incuriosito aspettava con ansia un riassunto della lettera. Il conte si sedette e iniziò a raccontare:
-Il viaggio è andato bene, sono arrivati in Australia nei tempi previsti. Il piccolo Abel era entusiasta del mare, della nave, di tutte quelle novità. Si sono stabiliti dal vecchio Kevin, quel vicino che Georgie chiamava zio, un’ottima persona che non vedo l’ora di conoscere e ringraziare. Ma il fatto straordinario sai qual è Wilson? Non immaginerai mai chi hanno ritrovato in Australia!
L’uomo lo guardava sorpreso e sembrava voler dire “Dimmi, non lo so!”
-In Australia – continuò ancora sbalordito Fritz – c’era Arthur!
-Arthur? – domandò Wilson incredulo – Il fratello di Abel? Ma era precipitato nel Tamigi!
-Sì – rispose il conte – ma fu ripescato fortuitamente da una nave che era diretta proprio in Australia. Si è rimesso, è tornato a vivere nella sua terra natale, lavora alla fattoria e si sta riprendendo da tutto quello che ha subito.
Gerald era felice, pensava alla gioia di Georgie, trapelava dal suo scritto. Disse ancora:
-il bambino sta benissimo, ha legato da subito con lo zio, corre e salta per i prati che lì sono immensi e sconfinati. Naturalmente Georgie saluta tutti con affetto, te, i Burns, Dick ed Emma, Joy e l’ingegnere Allen, ma si capisce che sta bene là, è la sua terra, è il suo ambiente, non potevo costringerla qua a Londra.
-Tu vuoi partire, vero Fritz? – gli chiese Wilson delicatamente.
-Certo – rispose con fermezza Gerald – ormai non ho più nulla che mi trattiene a Londra. Con la testimonianza al processo di domani credo di aver concluso il mio percorso in Inghilterra. Mia figlia e mio nipote sono la gioia più grande, non desidero altro che stare con loro.
-Ti capisco – disse Wilson commosso – dopo tutto quello che hai passato è bene che ti goda gli affetti più cari. Dangering è morto, non può più far male a nessuno ma per quello che ha inflitto alla tua famiglia, spero stia ora bruciando tra le fiamme dell’inferno.
E mentre diceva così, metteva altra legna nel camino.
-La sopravvivenza di Arthur – continuò Wilson – è un’altra sconfitta per lui e una vittoria per te.
-Troppo dolore e troppe morti – disse piano Fritz fissando il fuoco – cosa ho vinto?
-Domani si scriverà la parola fine a questa storia – affermò Wilson.
-Ho cercato solo giustizia, non vendetta, amico mio – ammise il conte.
Ripose la lettera nella busta e concluse:
-Da domani Dangering uscirà definitivamente dalla mia vita.
 
 
 
 
  
 

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Capitolo 2
*** Il processo ***


 
Era la tipica mattinata londinese, nebbia e freddo avvolgevano la città e davanti al portone del tribunale c’era un assembramento di persone che parlottavano fra loro in continuazione. Fritz e Wilson arrivarono lì con largo anticipo, cercando di evitare quella folla ma purtroppo non ci riuscirono. Furono fermati da gente che li salutava, stringeva loro le mani, addirittura qualcuno acclamava Gerald come il salvatore della corona inglese.
-Gli stessi che mi hanno disprezzato e umiliato – pensò il conte salendo le scale velocemente, sperando di finir tutto al più presto.
Dangering era ormai morto, le sue malefatte erano state scoperte ma non tutti i suoi complici. Da quella vicenda ne era uscita fuori una storia di intrighi, corruzione e malaffare e non pochi nobili ne erano rimasti coinvolti. Fritz doveva soltanto testimoniare per essere a conoscenza dei fatti, nulla d’importante, con pochi minuti se la sarebbe sbrigata. La sua presenza era però fonte di curiosità e d’interesse da parte dell’opinione pubblica. Effettivamente il suo fu un intervento rapido, coinciso e non determinante ai fini del processo ma tanto era il coinvolgimento della gente a tutta quella storia che la sua deposizione era attesa spasmodicamente. Riuscì a finire presto, come desiderava, si sentiva più sollevato e finalmente tranquillo. Scambiò due parole con un altro conte suo amico e, mentre con Wilson si accingeva ad andarsene, rimase colpito dal brusio che nuovamente animava la folla. Nell’aula era entrato qualcuno che aveva attirato l’attenzione della gente ancora più di lui. Si voltò incuriosito sentendo alcuni presenti che dicevano con disprezzo:
-Ancora in giro quella? Ma non si vergogna? Dovrebbero chiuderla dentro e buttare la chiave!
Un’esile figura avanzava lentamente, pallida, vestita di nero. Soltanto gli occhi spiccavano, erano azzurri come il cielo ma tristi e spauriti. 
-L’hai riconosciuta Fritz? – gli domandò subito Wilson.
-La nipote di Dangering – rispose Gerald – Maria.
Il pensiero andò immediatamente lontano, allo scambio fra Abel e Arthur, alla cella, alle chiavi che proprio Maria aveva dato a Georgie per poter incontrare il suo amato.
-Se non fosse stato per Maria – aveva ripetuto spesso Georgie a suo padre – non avrei potuto amare Abel e il mio bambino non sarebbe mai nato.
Un senso di tristezza e di malinconia assalì Fritz che ora non aveva più fretta ma ascoltava attentamente la conversazione tra Wilson e un tizio sulla porta.
-Sua madre è morta da poco – diceva quello riferendosi a Maria – vivevano fuori Londra, credo. Il padre si uccise dopo tutto lo scandalo, nessuno aveva più visto un membro della famiglia Dangering in città, la sua presenza qui oggi è una notizia troppo clamorosa!
Gerald era disgustato dal tono con cui quel tipo parlava, non sopportava più tutto quell’interesse frivolo tipico di chi vuole solo curiosare senza conoscere veramente la verità.
-È implicata anche lei in qualche fatto? – chiese Wilson pacatamente.
-No, no – rispose il suo interlocutore – è solo una testimone.
-Perché tutto questo livore allora? – s’intromise Fritz seccato.
-Proprio lei conte Gerald mi fa questa domanda? – disse il tizio con stupore – È una Dangering, basta quello per essere messa alla gogna.
Wilson continuò a discutere con l’uomo mentre Fritz, stanco e amareggiato, si distaccò un poco dai due assorto nei suoi pensieri. Aveva voglia di partire immediatamente per l’Australia, raggiungere sua figlia e il nipotino, lasciarsi alle spalle tutta la nobiltà di Londra con le sue falsità, le sue ipocrisie, i suoi perbenismi. 
Finalmente, dopo aver incontrato altri conoscenti ed essersi fermato a scambiare due parole, era uscito da quel luogo ed aspettava Wilson per andar via. Il solito capannello di persone sbarrava l’uscita ma questa volta volavano in aria parole grosse. Sul marciapiede, ad attendere una carrozza, c’era Maria assieme ad una donna robusta e rubiconda che, tenendola sotto braccio, sembrava voler difenderla dalla gente che faceva apprezzamenti poco gentili sul suo conto. Non passava nessuna vettura e le due donne erano lì, in piedi, tra il vocio della folla.
-Signorina Dangering – la voce di Fritz ammutolì tutti – permettete di darvi un passaggio con la mia carrozza.
Maria si voltò allibita, aveva gli occhi rossi dal pianto, il conte gentilmente le porse la mano dicendole:
-Prego, alla mia destra. Naturalmente l’invito è esteso anche alla sua accompagnatrice.
-Voi conte Gerald – sussurrò la giovane donna sorpresa da quel nobile gesto – accompagnereste me?
-Andiamo – sorrise Fritz – la vettura è pronta, laggiù.
S’incamminarono tra lo stupore della folla e, quando furono raggiunti da Wilson, partirono. Dopo l’imbarazzo iniziale il conte prese la parola:
-Vivete fuori Londra quindi? – chiese a Maria, avendo capito dall’indirizzo comunicato al conducente che il viaggio non sarebbe stato proprio breve.
-Sì – rispose a bassa voce lei – se è troppo disturbo per voi venire lì possiamo scendere ed aspettare una vettura.
-No, non fraintendetemi – sorrise Fritz – la mia era una semplice domanda. Non abbiamo più saputo nulla di voi, perdonatemi, non vorrei essere troppo indiscreto.
Maria si voltò verso la donna che era con lei che, prendendole la mano, annuì con il capo come per invogliarla a parlare. 
-Vivo in una piccola casa alla periferia di Londra – iniziò a raccontare – è l’unica abitazione dei Dangering che mi è rimasta. Ci abitavo con mia madre ma un mese fa è morta dopo una lunga malattia. Ora, con la confisca di tutti i beni dei Dangering, credo dovrò lasciare anche quella dimora. Ho chiesto la grazia a Sua Maestà di non togliermela ma non ho ancora ricevuto risposta. La mia cara balia è sempre con me, fortunatamente non sono completamente sola.
E sorrise alla donna che le sedeva accanto, grossa, impacciata ma senza dubbio buona. Wilson preferiva non parlare lasciando a Fritz la conversazione:
-Quando avete scritto alla Regina? – domandò interessato.
-Circa due settimane fa – sospirò Maria – forse sono stata sfacciata ma ero disperata. Sua Maestà mi voleva bene, ero una delle sue pupille a corte, ho voluto tentare. Ormai non ho più nulla da perdere.
-Voi siete estranea alle malefatte di vostro zio – disse il conte con decisione -la Regina capirà, ne sono convinto.
-Anche voi non mi considerate colpevole? – domandò Maria commossa.
-Certo – rispose Gerald con fermezza – voi siete una persona pulita, limpida. Mia figlia ha un ottimo ricordo di voi.
-Come sta Georgie? – chiese lei con impeto.
-Oh bene -rispose il conte – ha avuto un bambino da Abel. Prima di morire è riuscito a darle una bellissima creatura, dopo quell’incontro nella cella.
Maria non riuscì a trattenere le lacrime, sussurrò:
-La nascita di un bimbo è sempre una gioia.
-È vero – ribadì Fritz – ora sono in Australia.
E, con molto tatto, incominciò a raccontare a Maria dell’incontro con Arthur e di tutto ciò che Georgie gli aveva scritto.
-Arthur è vivo – esclamò la ragazza – è un miracolo.
Il conte palesò la sua intenzione di raggiungerli presto e la conversazione andò avanti tranquillamente finché non giunsero a destinazione.
-Le auguro ogni bene – disse Gerald quando scesero dalla carrozza.
-La ringrazio infinitamente – rispose Maria – mi saluti Georgie quando la sentirà.
-Spero di andare presto da lei in Australia – ammise il conte. Congedatosi dalle due donne risalì sulla vettura insieme a Wilson e ripartì per Londra.
-Arthur è Cain, vero signorina? – chiese la balia mentre apriva il cancello di casa.
-Oh sì – affermò Maria con le lacrime agli occhi – quanto l’ho amato, ricordi?
La donna ricordava certamente e avrebbe desiderato tanta felicità per quella ragazza a cui voleva bene da quando era in fasce.
 
 
 
  
 

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Capitolo 3
*** Rose bianche ***


Nella piccola sala da pranzo, semplice ma ordinata e pulita, la balia stava apparecchiando la tavola mentre Maria era fuori a sistemare il giardino. La donna  prendeva i bicchieri e le posate dalla credenza e intanto osservava la ragazza che curava con amore le rose bianche. Dalla finestra della stanza poteva vederla che si occupava di quei fiori con passione, erano le rose che piacevano tanto alla sua mamma e la balia si commosse nel pensare a come l’aveva accudita nell’ultimo periodo della sua vita. Era preoccupata per quella giovane rimasta sola, senza una famiglia e soprattutto senza un futuro. Non ce l’aveva fatta a lasciarla, le era rimasta accanto, in fondo le voleva bene come una figlia e se ne sarebbe andata via soltanto quando Maria avrebbe trovato una sistemazione. La balia sperava in un buon matrimonio ma nessuno, a Londra, avrebbe mai sposato una Dangering. Maria, al contrario, non pensava a trovarsi un marito, era ancora troppo scossa dalle vicende familiari e voleva lavorare per mantenersi. Non avrebbe mai sopportato dover convolare a nozze senza amore, solo per sopravvivere. La notizia che Arthur era vivo e stava bene in Australia, appresa qualche giorno fa, l’aveva scossa. Ne era felice ma nella sua mente erano riaffiorati mille pensieri. Aveva sofferto tanto per quella situazione, per lui, per Abel, per Georgie. E per Irwin. Sì, anche per lui. Era suo fratello e gli aveva sempre voluto bene. Non aveva mai capito nulla lei, era un’ingenua e non se lo perdonava ancora. Se solo avesse compreso prima. Si sentiva in colpa Maria, in colpa per non aver capito. Arthur era stato un grande amore per lei, ma a senso unico. Quella ragazzina sognatrice, un po’ frivola non c’era più. Era una giovane donna ora, matura e provata dagli eventi. Curava quelle rose e preferiva non pensare né al passato né al futuro, solo al presente. E tutto era incerto e sospeso.
-Signorina – la chiamò la balia dalla finestra – ci sono notizie importanti! 
Maria posò gli attrezzi da giardinaggio e immediatamente rientrò in casa. Era arrivato un messaggero direttamente dal palazzo reale e aveva lasciato una lettera per lei. La balia l’aveva posata sul tavolino e attendeva con impazienza che Maria l’aprisse. Prese in mano quella busta come fosse un oggetto di cristallo, era la risposta che tanto aspettava ma aveva timore a leggere. Con il tagliacarte aprì lentamente l’involucro e, tirato fuori il foglio, lesse silenziosamente. La balia fremeva davanti a lei, appoggiata alla spalliera di una sedia. La ragazza ebbe un sussulto, poi rise ma di commozione ed esclamò:
-Possiamo rimanere, la Regina mi ha lasciato questa casa!
-Sia lodato il Signore! – gridò la balia abbracciandola.
-E mi dona anche una piccola somma di denaro per mantenermi – continuò Maria – almeno fino a quando non avrò trovato una sistemazione lavorativa definitiva.
-Dice altro? – chiese la donna con curiosità asciugandosi le lacrime con il grembiule.
-Sì – affermò Maria con stupore – è stato il conte Gerald ad intercedere per me e a convincere Sua Maestà a non farmi togliere la casa.
-L’ho sempre detto io che è un’ottima persona! – disse la balia cercando di leggere qualche riga con la coda dell’occhio.
-Devo ringraziarlo – ammise subito Maria andando verso lo scrittoio.
-Mangiamo prima qualcosa – propose l’altra ancora incredula prendendo la pentola sul fuoco.
Fu un pranzo gioioso quello, era da tanto che in casa non si rideva così e le pietanze sembravano ancora più gustose e buone. Nel pomeriggio Maria iniziò a scrivere la lettera di ringraziamento per il conte Gerald ma, pur avendo trovato delle belle parole, aveva l’impressione non fosse abbastanza esaustivo come messaggio. Avrebbe voluto fargli un regalo per sdebitarsi ma non sapeva cosa, mentre pensava guardava fuori alla finestra e, ad un certo punto, ebbe un’idea.
Seduto nel suo studio Fritz consultava gli orari delle partenze per l’Australia, doveva decidere quando imbarcarsi e di conseguenza preparare tutto ciò che implicava un viaggio così lungo. E senza ritorno. Fece una pausa leggendo il giornale poi prese la posta che gli avevano consegnato e, tra le solite missive, vide una lettera che lo incuriosì. Non c’era il mittente ma solo il suo indirizzo scritto da una calligrafia chiara ed elegante. La aprì e nel tirar fuori il foglio caddero dalla busta dei petali bianchi. Gerald li raccolse, li sfregò con le dita:
-Rose bianche – pensò – belle!
Cominciò a leggere.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 4
*** Una visita ***


La carrozza si fermò davanti al vecchio cancello, il conte Gerald scese e prima di suonare osservò quel posto così diverso e lontano dai lussuosi palazzi dei nobili di Londra. Un breve vialetto separava la strada dalla casa, una piccola abitazione a due piani circondata da un giardinetto semplice ma ben curato, adornato da molti fiori colorati. Fra tutti spiccavano le rose. Suonò ma non ottenne risposta, alla seconda scampanellata fece capolino da dietro la casa una ragazza vestita di nero, era Maria.
-Conte Gerald! – esclamò andandogli incontro – Voi qui? Perdonatemi ma da dov’ero non sentivo bene il suono della campana. Sono sola, la balia è andata a fare un po’ di spesa.
Gli aprì il cancello, Fritz entrò e salutandola cordialmente le disse:
-Se disturbo vado via, siete impegnata?
-Oh no – rispose subito lei – stavo curando i fiori. Piuttosto non è un bene per voi venire in casa di una Dangering.
-Che sciocchezze! – sorrise Fritz – Vado dove voglio, non potevo non ringraziarvi per la bella lettera che mi avete scritto. E per i petali di rosa che vi erano contenuti, un pensiero delizioso.
Maria arrossì visibilmente sussurrando:
-Non è niente in confronto a ciò che avete fatto voi per me. So benissimo che siete stato voi a mettere una buona parola con la Regina. Non avevo nulla da donarvi allora ho pensato ad una rosa del mio giardino.
-Siete stata molto gentile – disse il conte – e non dovete sdebitarvi di nulla. I fiori però piacciono tanto anche a me e vedo che voi sapete prendervene cura.
E si guardò intorno notando le piante, i piccoli boccioli e qualche uccellino che beccava e poi volava subito via.
-Venite – lo esortò Maria – nel retro ci sono le rose bianche, le mie preferite.
Erano bellissime, semplici ma maestose, le vere regine del giardino.
-Le amava tanto la mia povera mamma – disse Maria a bassa voce – occuparmi di loro è come sentirla ancora più vicina.
Non riuscì a trattenere le lacrime, Fritz commosso le disse:
-Allora il vostro gesto mi è ancor più gradito, mi avete dato qualcosa che vi sta molto a cuore.
Dato che Maria era in imbarazzo, il conte preferì cambiar argomento e domandò del giardino, degli altri fiori e ne uscì una conversazione piacevole e più rilassata.
-Andiamo in casa – lo invitò Maria – posso offrirvi qualcosa?
-No, vi ringrazio – glissò Gerald – devo rientrare.
Lo accompagnò al cancello, si salutarono, Maria gli disse:
-Avete più ricevuto notizie di Georgie?
-Personalmente no – rispose Fritz – ma ha scritto ai Burns. Mi hanno riferito che tutto procede tranquillamente, il bambino sta bene, tutti attendono il mio arrivo.
-Quando partirete? – gli chiese lei con curiosità.
-Devo ancora decidere – disse il conte – forse a fine mese oppure alla metà del prossimo. Preparare tutto non è facile, comunque fra quaranta giorni al massimo spero di essere in viaggio.
Maria gli sorrise chiudendo il cancello poi improvvisamente gli domandò:
-E di Arthur sapete nulla?
-Da quello che ho percepito si sta riprendendo – rispose Fritz – sta molto meglio.
-Ne sono felice – affermò la ragazza – veramente.
-Se riceverò notizie più dettagliate ve le riferirò – promise Gerald e salutandola di nuovo s’incamminò verso la carrozza.
Maria rientrò in casa, iniziava a sentire freddo ed era pensierosa. La balia arrivò subito dopo, curiosa di sapere chi fosse sulla vettura appena vista ripartire. La ragazza le raccontò della visita del conte e della loro conversazione.
-Non mi stupisco sia un amante dei fiori – affermò la balia – dipingeva e gli artisti si sa hanno una sensibilità particolare per queste cose!
-Era un pittore? – domandò Maria sedendosi sulla poltroncina ad ascoltarla.
-Sì, sì – rispose prontamente la balia –lo ricordo benissimo. La sua passione era dipingere oltre alla politica, ovviamente. È sempre stato molto gentile infatti quando fu accusato dell’attentato alla Regina mi sembrò impossibile potesse essere stato lui a complottare tutto ciò.
-Appunto, era innocente! – constatò Maria di nuovo triste.
-Poi la deportazione – continuò la balia – insieme alla moglie. Povera donna, morì così giovane! Era bellissima, formavano una coppia stupenda.
-Anche Georgie è molto bella – affermò Maria presa dal racconto della donna.
-Ci credo! – esclamò l’altra – Sua madre aveva un qualcosa di angelico, i capelli, gli occhi e pure il conte, da ragazzo, era molto affascinante.
-Anche adesso è un bell’uomo – disse Maria abbassando lo sguardo, vergognandosi un po’ per quell’affermazione.
-Ora si porta sul volto la sofferenza – sospirò la balia – purtroppo non ha più l’entusiasmo e il fervore della gioventù.
Tornò a cucinare mentre Maria pensava a come il dolore potesse segnare fortemente le persone, si sentiva molto affine al conte, anche a lei avevano tolto i sogni e le speranze della giovinezza.
 
 
 
 

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Capitolo 5
*** Un insolito invito ***


Non era facile per Fritz organizzare la partenza, decidere cosa lasciare e cosa portare e soprattutto quando partire. La sua voglia di raggiungere al più presto Georgie non si era affievolita ma c’era un qualcosa che lo portava a rimandare, a rinviare. Insomma qualcosa che lo spingeva a rimanere a Londra.
-Dovrei stabilire il giorno della partenza – pensava guardando il ritratto della moglie appeso nel salone –ricongiungermi con nostra figlia e invece ancora non l’ho fatto. Perché? Cosa mi trattiene ancora qua?
Quelle domande, in realtà, le poneva a se stesso accarezzando teneramente la tela come sperando di ottenere una risposta. Da quando Georgie e il bambino si erano imbarcati quella casa era diventata vuota, nonostante gli amici, gli affari e le varie attività gli riempissero la vita.
-Cosa aspetti a prenotare il biglietto sulla nave? – gli chiese Wilson entrando annunciato dalla servitù – Hai scelto quando andare?
-Veramente devo ancora sbrigare qualcosa in questi giorni – rispose Fritz.
-Sei passato dal voglio andarmene subito al c’è ancora altro da fare qui – rise l’amico – non ti capisco proprio!
-Dai, non ridere di me – disse Gerald –dammi il tempo di sistemare alcune cose e poi partirò. Devo anche comprare dei regali per Georgie e il piccolino, non voglio presentarmi a mani vuote!
A questo punto Wilson rise in modo ancor più fragoroso:
-Non mi sembra tua figlia sia una ragazza attaccata a certi formalismi!
-Ho promesso ad Abel Junior di portargli un sacco di doni – disse Fritz rientrando nel ruolo di nonno – non posso non esaudire i suoi desideri.
Rimasero a chiacchierare per un po’ di tempo, il conte era più rilassato e dopo cena se ne andò a dormire cercando di non pensare più a niente.
Il giorno successivo, di buon mattino, era alla sartoria di Emma per scegliere un bel vestito da regalare a Georgie.
-Conte Gerald – gli disse entusiasta la ragazza mostrandogli un abito verde con le balze bianche – questo è perfetto per la nostra Georgie!
-Mi fido di te Emma – rispose Fritz imbarazzato – io non avrei saputo proprio quale prendere!
-Lasciate fare a noi donne queste scelte! – rise lei – Piuttosto, il vestito va accompagnato ad un cappellino ed io non ne vendo. In città ci sono diversi negozi che trattano questi articoli, mi dispiace però che non posso aiutarla ho una montagna di lavoro da sbrigare.
-Oh, farò da solo – rispose il conte gentilmente – mi aiuteranno le commesse se sarà necessario.
L’idea di andare in un negozio per articoli femminili non lo entusiasmava affatto, come giustamente aveva detto Emma erano le donne le più adatte a quelle mansioni e lui temeva di fare una pessima figura. Una sola cosa gli venne in mente, una sola persona poteva aiutarlo in quel frangente bizzarro e singolare. Pensò subito a lei e iniziò a percorrere la strada che lo conduceva lì. Di nuovo.
Seduto davanti a una tazza di tè bollente ascoltava la balia parlare mentre quella gli porgeva un vassoio pieno di biscotti farciti.
-Ha voluto andarci per forza – raccontava la donna riferendosi a Maria che non era presente –io ero contraria. Una ragazza come lei non può andar a cercar lavoro in una panetteria! Non è abituata, ha sempre vissuto nel lusso circondata da servette e cameriere ed ora vorrebbe trovare un’occupazione di quel genere.
-Qualche cosa dovrà pur fare – esclamò Fritz dando il suo parere discretamente.
-Deve sposare un bravo giovane – affermò immediatamente la balia – abbastanza ricco che la mantenga! Ecco cosa deve fare, soltanto il matrimonio può salvarla. Certo, qui a Londra, nessuno sposerà mai una Dangering e questo è un grosso problema. Dovrebbe trovare uno straniero, uno estraneo a tutta la vicenda che sia scevro da pregiudizi.
La donna faceva le sue riflessioni dimenticatasi quasi che davanti a lei ci fosse il conte, imbarazzato da tutto quel discorso.
-Chissà – domandò ora la balia – sarà ancora innamorata di quel ragazzo, Arthur?
Gerald non sapeva cosa rispondere, travolto dal continuo parlare di quella donna, chiacchierona ma visibilmente affezionata e preoccupata, a suo modo, per la ragazza. Fortunatamente il rumore delle chiavi nella toppa interruppe quel continuo parlare, Maria era rincasata.
-Conte Gerald! – esclamò sorpresa nel vederlo lì, alzandosi per porgerle il saluto.
La balia prese un’altra tazza, la poggiò sul tavolo e si congedò da loro.
-Perdonatemi se sono venuto senza alcun preavviso – disse Fritz – ma avrei bisogno di un favore da voi, se potete aiutarmi.
-Ne sarò ben lieta – sussurrò Maria incuriosita – di cosa si tratta?
Gerald si vergognava, fece un respiro profondo e le spiegò:
-Vedete dovrei comprare un cappellino per mia figlia Georgie, è un mio regalo per lei e deve essere abbinato a un vestito che ha cucito la sua amica Emma, una bravissima sarta. Non ho la più pallida idea di come fare, se volete accompagnarmi ve ne sarei veramente grato.
Maria sorrise per quella richiesta così garbata e sincera ma affermò:
-Conosco i migliori negozi di Londra che vendono ciò che cercate conte Gerald, purtroppo però io non posso più entrare lì, non sono una cliente gradita, sono una Dangering.
-No, non andremo in negozi lussuosi – disse prontamente Fritz – Georgie ama le cose semplici, una piccola bottega di periferia andrà più che bene.
La ragazza rimase colpita da quella risposta e continuò:
-Se è così sarò lieta di aiutarvi. Conosco un posto dove potremo andare, non sanno chi sono e non fanno domande.
-Bene – esclamò Fritz risollevato – e se non vi reco troppo disturbo avrei bisogno anche di un negozio di giocattoli per il bambino di Georgie.
A quel punto Maria sorrise come non faceva da molto tempo:
-Verrò molto volentieri conte Gerald.
-Domani pomeriggio? Potete? – chiese Fritz gentilmente.
-Sì, posso – annuì lei ancora stupita ma contenta per quell’insolito invito.
 
 
 
 
 

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Capitolo 6
*** Regali e balocchi ***


-Questo è delizioso – esclamò Maria davanti alla commessa del negozio, tenendo in mano uno dei tanti cappelli che la donna le aveva messo in mostra sul bancone.
-Lo provi signorina – la esortò con gentilezza la venditrice – là c’è uno specchio, prego.
E l’accompagnò mentre il conte Gerald, in piedi un po’ in disparte, osservava tutta la scena. Maria indossò il cappellino sistemandolo specchiandosi e, dopo essersi voltata diverse volte per guardarlo meglio, disse a Fritz:
-È veramente grazioso ma per Georgie, forse, è meglio l’altro, quello con il nastro bianco. Voi cosa ne pensate?
Il conte, talmente frastornato dal luogo e coinvolto dal modo così elegante e delicato di Maria di gestire la situazione, rispose confuso:
-Se lo dite voi, per me va bene. Questo vi sta a pennello.
-Ma il regalo è per Georgie e lei la vedrei meglio con l’altro – affermò decisa facendoselo passare dalla commessa.
Maria lo osservò accuratamente, lo provò immaginando Georgie con i suoi lunghi capelli biondi sotto quel cappellino semplice ma veramente ben fatto.
-Prendete questo – fu la sua sentenza – è perfetto!
Fritz si fidò ciecamente e chiese alla commessa di preparare una confezione da regalo mentre Maria uscì pian piano dal negozio dicendo al conte che l’avrebbe atteso fuori. Erano andati in una zona non al centro di Londra, dove si trovavano dei piccoli negozi non lussuosi ma comunque ben curati e con merce buona. 
-Conte Gerald, li avete presi entrambi – disse Maria meravigliata vedendolo uscire non con uno ma con due pacchi in mano.
-Uno per Georgie e l’altro per voi – rispose Fritz prontamente – vi stava talmente bene che era un peccato lasciarlo al negozio.
-Non dovevate – sussurrò lei rimanendo sorpresa – non posso accettare.
-Vi prego, siete stata così gentile ad accompagnarmi – sorrise il conte –consideratelo un regalo di ringraziamento anche perché ora dovrete venire al negozio di giocattoli, non scortatelo!
Risero contemporaneamente, guardandosi negli occhi prima di incamminarsi verso la carrozza. Lasciarono i pacchi sulla vettura per spostarsi a piedi, passeggiando con tranquillità tra le viuzze del quartiere arrivando poi in quello che ogni bambino avrebbe chiamato la bottega delle meraviglie. Giocattoli in legno, bambole, carillon, pupazzi e tanto altro riempivano quel negozietto gestito da un simpatico signore e da sua moglie. Il conte aveva l’imbarazzo della scelta, aiutato da Maria comprò diversi giochi raccontandole del nipotino e di quanto fosse vivace e simpatico.
-Georgie non si aspetterà tutti questi doni – esclamò Fritz posando nella carrozza pacchetti e pacchettini – rimarrà proprio sorpresa!
-Ormai siete prossimo alla partenza, quindi? – gli chiese Maria a bassa voce.
-Non prossimo – tentennò il conte – ancora devo rimanere a Londra.
-Credevo partiste a giorni – disse la ragazza dubbiosa.
-Sono subentrati altri impegni – spiegò Gerald sapendo di mentire. Poi, cambiando discorso, le domandò:
-Vi va di venire in quel localino laggiù, possiamo sederci e ordinare qualcosa, che ne dite?
Maria acconsentì, il posto era carino e il personale cortese, mentre attendevano le bevande Fritz esordì chiedendole:
-Avete trovato lavoro in quella panetteria?
Lei arrossì rispondendo di getto: 
-La balia non riesce mai a star zitta! Cosa vi ha raccontato?
Il conte rise pensando alla conversazione con la donna dell’altro pomeriggio, continuò diventando un po’ più serio:
-Si preoccupa per voi, si capisce che vi vuole molto bene.
-Vi avrà detto allora – lo interruppe lei – che devo trovarmi un marito!
-Me lo ha detto – disse Fritz distogliendo lo sguardo da quello della ragazza e ringraziando successivamente la cameriera che portava l’ordinazione.
-Comunque – riprese a dire Maria – non mi hanno presa per quel lavoro, non sono adatta, è vero, però ho voluto tentare. Vedete, sono stata molto felice del favore che mi ha fatto la Regina ma sono anche consapevole che quella piccola rendita non durerà in eterno. Sono così confusa conte Gerald, non so cosa fare della mia vita.
-Siete una donna forte, ne sono convinto – la rassicurò Fritz –avete molto sofferto ma per questo siete divenuta più matura e risoluta.
-Mi sopravvalutate – disse Maria con rammarico – tutto il mio castello dorato e ovattato è crollato e mi sono di colpo ritrovata in un una realtà totalmente diversa.
-Ma avete compreso che era un mondo sbagliato, avete affrontato con coraggio gli eventi ed avete accudito vostra madre con amore, fino alla fine – affermò il conte.
Maria si stava commuovendo, sorseggiò la sua bevanda calda poi disse:
-È strano parlarne proprio con voi ma io mi sento in colpa. Se non fossi stata così ottusa, ingenua e avessi capito prima cosa mi stava accadendo intorno forse Abel si sarebbe salvato e quella creatura innocente avrebbe oggi un padre.
-Non fatevi coinvolgere da questi pensieri – la rassicurò Fritz prendendole la mano -lasciate alle spalle il passato, ve ne prego.
La ragazza si asciugò le lacrime, bevve ancora un po’ poi disse:
-Vi ringrazio conte Gerald, è sempre un piacere conversare con voi.
-Lo è anche per me –ammise lui tranquillizzandola ancora.
Quella sera Fritz non riusciva a dormire, seduto sul divano accanto al fuoco ripensava ad alcuni momenti della giornata trascorsa osservando i pacchetti comperati ora ben sistemati in un angolo della stanza.
-Che cosa mi sta succedendo? – si chiedeva – Non riesco più a partire voglio soltanto rimandare.
Sentiva qualcosa dentro che non pensava potesse più provare ma non riusciva ad ammetterlo neanche a se stesso.
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 7
*** Quasi uno scandalo ***


-E così, conte de Barrie – disse Wilson a tavola gustando della squisita carne – avete comprato quell’ enorme giardino dove terrete una festa la prossima settimana.
-Certamente – affermò con uno spiccato accento francese l’uomo seduto di fronte a lui – verranno diversi rappresentanti della nobiltà di Parigi ed ho pensato di mostrare loro la varietà di fiori e piante presenti lì. Mi spiace non potrete essere presente caro Wilson.
-Dispiace molto anche a me ma proprio quel giorno si sposa la nipote di mia moglie – spiegò Wilson – e saremo fuori Londra.
-Spero che voi conte Gerald – continuò l’altro rivolgendosi a Fritz – possiate venire, ci tengo molto alla vostra presenza.
-Volentieri – rispose cordialmente – vi ringrazio sin da ora dell’invito.
-Naturalmente con la vostra signora – disse de Barrie gentilmente.
-Sono vedovo – puntualizzò Fritz sopra pensiero – ormai da molto tempo.
-Perdonatemi – si scusò subito il francese – non sapevo, è da poco che sono a Londra e non conosco la vostra storia.
-Non c’è problema – sorrise Gerald bevendo un altro bicchiere di vino.
-Potete venire con un’amica – tentò di rimediare il conte de Barrie. 
-Lo terrò presente – ringraziò Fritz educatamente.
Terminata la cena nell’ottimo ristorante e salutato l’amico francese, Wilson e Gerald s’incamminarono verso le rispettive carrozze.
-Bella persona – disse Fritz riferendosi a de Barrie – mi ha subito fatto una buona impressione. 
-Sono contento ti sia piaciuto – continuò Wilson – l’ho frequentato quando ho vissuto a Parigi, eravamo amici, appena saputo che si era trasferito qui a Londra l’ho rincontrato. Mi dispiace veramente di non poter partecipare alla sua festa ma mia moglie ci tiene troppo al matrimonio della nipote!
Fritz sorrise approvando, prima di separarsi Wilson gli domandò:
-Hai già deciso chi portare alla festa? Conosco un paio di dame che farebbero a gara per avere un invito da te.
Il conte, già salito sulla propria vettura, rispose girandosi:
-Porterò Maria Dangering.
Il suo amico sbarrò gli occhi stupito e sbalordito:
-La nipote di Dangering – gli disse – ma sei impazzito Fritz?
-Perché? – rispose prontamente Gerald – Non la conosce nessuno lì, sono tutti francesi, non scoppierà uno scandalo, stai tranquillo.
Wilson non parlò, salutò con un cenno Fritz che stava partendo e, prima di andare anche lui, bisbigliò tra sé e sé:
-Maria Dangering. Il conte Gerald che va ad una festa insieme alla nipote di Dangering. E la ragazza ha l’età di Georgie. Ci sono tutti gli ingredienti per far veramente gridare allo scandalo!
Fritz era invece ben deciso, avrebbe portato proprio Maria a quella festa, sicuramente avrebbe fatto bene alla ragazza uscire e divertirsi. Domani si sarebbe recato da lei per invitarla. Sperava vivamente in un sì.
Maria accettò volentieri l’invito del conte, ne rimase sorpresa ma era felice perché da tanto non partecipava ad una festa dove si sarebbe ballato, conversato, mangiato e bevuto. Il tutto tra i magnifici fiori di quell’immenso giardino che non vedeva l’ora di visitare. Aveva discusso con la balia, questa non voleva che andasse perché la ragazza era in lutto ma Maria si mostrò decisa e la donna si convinse forse anche perché sperava in qualche incontro romantico e proficuo.
Quel pomeriggio fu proprio la balia ad aiutarla a scegliere il vestito adatto, a pettinarsi, a sistemarsi per l’evento.
-State molto bene signorina – le disse la donna mentre le metteva dei boccioli di rose bianche fra i capelli – è stata un’ottima idea quella di decorare la chioma e il decolté con i fiori.
-Non avendo più gioielli ho dovuto sopperire la mancanza con altro – sospirò Maria pensando a tutti gli ori preziosi che era stata costretta a vendere per andare avanti.
La balia le diede una carezza dolce sul volto affermando commossa:
-Non ne avete bisogno, siete ancora più bella di quando partecipavate ai balli a corte. La sofferenza vi ha fatto maturare, i vostri occhi hanno una luce particolare.
Intanto Fritz era arrivato con la carrozza davanti casa della giovane, scese per attenderla. Da una settimana pensava a quella festa, non aveva più prenotato il viaggio in nave né scritto a Georgie per annunciarle la sua partenza. C’era qualcosa che gli impediva di andare, qualcosa che lo tratteneva ancora lì, a Londra. E in quel momento, davanti a quella casa, ammise finalmente a se stesso che quel qualcosa era in realtà un qualcuno. Maria era uscita e stava aprendo il cancello, indossava un abito lilla e bianco, aveva i capelli raccolti adornati da rose e due grandi occhi che sorridevano di gioia.
-Conte Gerald, che piacere rivedervi – esclamò lei andandogli incontro.
-Sono incantato – sussurrò Fritz facendole il baciamano.
-Siete così galante – affermò la ragazza salendo in carrozza.
Durante il viaggio il conte era stranamente silenzioso mentre Maria era entusiasta e non vedeva l’ora di arrivare a destinazione.
-È così giovane - pensò Gerald – e piena di vita, ha un avvenire davanti.
Stavano per giungere al luogo della festa, Fritz accantonò tutte le sue riflessioni e decise di trascorrere tranquillamente quella giornata prendendo tutto ciò che sarebbe venuto con serenità.
 
 
 

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Capitolo 8
*** Ballo tra i fiori ***


 
Il giardino era veramente immenso, luminoso e colorato come il conte de Barrie l’aveva descritto. Appena arrivati Fritz e Maria erano stati accolti con calore dal proprietario che li aveva condotti, assieme agli altri ospiti, a visitare tutto il parco, illustrando loro le varietà di piante e fiori presenti.
-Non dovete aver timore – aveva detto Gerald a Maria prima di iniziare la visita – sono tutti nobili provenienti dalla Francia, nessuno vi conosce qui. E semmai ci fosse qualcuno di Londra non oserà infastidirvi perché ci sarò io a proteggervi.
-Avete rischiato molto a portarmi con voi – affermò lei rimasta colpita dalle parole ferme e decise di Fritz.
-Pensiamo a divertirci – sorrise il conte – godiamoci questo meraviglioso giardino.
Ascoltarono con interesse i racconti di de Barrie, conversando piacevolmente anche con le altre persone presenti. Sia Maria che Fritz conoscevano perfettamente la lingua francese e la ragazza era assolutamente a suo agio in quella situazione. Tutti gli argomenti affrontati erano ben padroneggiati da Maria, dai fiori all’arte, dalla musica classica alla letteratura inglese. Il conte Gerald era sempre più attratto da lei, dai suoi modi di fare, dalla sua grazia e dal suo carattere mite ma forte. E ora anche dalla sua bellezza. Sì, Maria era decisamente bella e giovane. Quell’aggettivo, giovane, tormentava Fritz da tempo. Aveva l’età di sua figlia e questo lui non lo sopportava, forse più del fatto che fosse una Dangering.
Terminata la visita al giardino furono tutti condotti in un’altra zona del parco dove un quartetto d’archi aveva iniziato a suonare delle arie. L’atmosfera era serena e festosa, i camerieri cominciavano a servire da bere, Maria si rivolse a Fritz:
-Conte Gerald dovete esaudire un mio desiderio. 
-Certamente – rispose lui – farò il possibile.
-Fatemi ballare –gli chiese appoggiandosi al suo braccio delicatamente.
Fritz, che non si aspettava quella richiesta, cercò di glissare:
-Non credo di essere la persona più adatta. Guardate, sono sicuro che fra quel gruppetto di ragazzi laggiù ci sarà sicuramente qualcuno che vi chiederà di danzare.
-Io voglio ballare con voi – sussurrò Maria in modo irresistibile – vi prego.
-Neppure mi ricordo come si fa – disse Fritz impacciato come non mai.
-State parlando come un vecchio – ammise delusa la ragazza – non credo che non sappiate danzare!
A quel punto il conte, spinto anche dall’orgoglio, le prese la mano dicendole:
-Signorina, mi concede questo ballo?
-Così mi piacete, conte Gerald – rispose Maria facendo un breve inchino.
Si spostarono al centro del giardino e iniziarono a ballare. Intorno a loro altre coppie danzavano, parlottavano, la gente aveva incominciato anche a mangiare ma per Fritz, in quel momento, era come non ci fosse più nessuno. Solo lui e Maria. Lei fra le sue braccia, così delicata e indifesa, incantevole e splendente. Avrebbe voluto che quell’attimo non finisse mai, si guardavano negli occhi senza distogliere lo sguardo l’uno dall’altra, al ritmo della musica con tutti quei fiori a far da cornice.
-Che meraviglia – esclamò Maria terminata la danza, sedutasi in un angolo del giardino accanto al conte – era da tanto che non ballavo così!
-Sono felice vi stiate divertendo – affermò Fritz ancora coinvolto da tutto quanto gli stava accadendo - siete un’ottima compagna, per danzare s’intende.
-Oh anche voi conte Gerald – ammise lei sorridendo.
-Chiamatemi Fritz – disse il conte con decisione – lo preferisco.
Maria arrossì poi annuendo domandò:
-Quindi passiamo a darci del tu, Fritz? 
-Certamente, Maria – rispose lui con garbo.
Rimasero seduti osservando gli altri ballare, ad un certo punto lei disse:
-Sto molto bene qui, nessuno ha pregiudizi verso di me, posso parlare tranquillamente, ridere, scherzare, danzare senza pensare ai commenti della gente.
-Chi ti conosce nel profondo – affermò il conte – sa apprezzare le tue qualità.
-Poche persone mi conoscono veramente – ammise Maria triste – ho avuto attorno soltanto opportunisti che, nel momento del bisogno, sono scomparsi.
-È quello che è successo anche a me –disse Fritz – ora tengo lontano tutti quelli che vorrebbero salire sul carro del vincitore.
-Siamo molto simili – dichiarò la ragazza mentre Gerald le prendeva teneramente la mano – vorrei non essere una Dangering.
-Ed io vorrei essere più giovane – asserì Fritz guardandola negli occhi.
Maria si alzò lentamente ritirando la mano e disse:
-Vado a rinfrescarmi un poco, devo bere qualcosa.
Intorno tutti continuavano a ballare.
 
 
 
 
 
 
 
  
 

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Capitolo 9
*** Non sei mia figlia ***


Il conte Gerald rimase seduto, forse era stato troppo diretto ma aveva detto ciò che sentiva. Fu raggiunto da uno dei ragazzi che prima stavano parlando in gruppo il quale, in francese, gli disse elegantemente:
-Buona sera signore, sono Robert il figlio del conte de Barrie, volevo chiedervi il permesso di ballare con vostra …
-La signorina non ha bisogno di alcun permesso – lo interruppe subito Fritz per non sentirsi dire quella parola – buon divertimento.
E alzatosi si congedò lasciando il ragazzo parlare con Maria, appena ritornata. Andò accanto al tavolo del buffet dove alcuni uomini stavano discutendo di politica, si unì a loro. Quel giovane credeva che Maria fosse sua figlia, come dargli torto? Aveva bisogno di distrarsi, iniziò a conversare con quei nobili anche se, con la coda dell’occhio, osservava la ragazza che ora stava danzando con il figlio di de Barrie. Sembrava divertirsi, era normale, pensò Gerald. Quel Robert era anche affascinante, alto, con gli occhi celesti e i capelli castani, elegante e raffinato. Quanti anni avrà avuto? Venti, ventuno o ventidue al massimo. Quanti ne aveva lui? Troppi.
-Caro conte Gerald – la voce di de Barrie lo distolse dai suoi pensieri – mio figlio sembra piacevolmente attratto dalla vostra graziosa accompagnatrice. Posso conoscere il suo nome?
-Si chiama Maria – rispose Fritz un po’ seccato – è una cara amica di mia figlia.
-Spero – continuò il francese – provenga da un’ottima famiglia. Mi fido di voi, non sareste mai venuto alla festa con una ragazza dalla provenienza indubbia.
Gerald finì di bere il suo bicchiere, fissò il conte e gli disse con un pizzico di ironia:
-State tranquillo, garantisco io per lei. 
E si allontanò pensando tra sé e sé:
-Certo caro de Barrie, proviene proprio da un’ottima famiglia, talmente ottima che nessuno in tutta l’Inghilterra la prenderebbe come moglie. E se vi racconto, carissimo, cosa hanno combinato i suoi parenti neppure nella vostra amata Francia la vorrebbero in sposa.
La guardava di nuovo, ora, mentre parlava con Robert e alcuni giovani nell’altro angolo del giardino.
-Solamente un pazzo –pensò ancora – la sposerebbe. Sì, un innamorato pazzo.
Ad un certo punto Maria lasciò il gruppetto di ragazzi per raggiungere il conte.
-Fritz – gli domandò – hai finito di parlare con quella gente? Ti ho visto qui da solo.
-Sì certo – rispose lui affabile – ma non preoccuparti per me, torna pure a divertirti.
-Sono un po’ stanca – ammise lei – ho ballato troppo, non ero più abituata.
-Il figlio di de Barrie – disse Gerald – sembra un perfetto cavaliere.
-Oh, è simpatico – sussurrò Maria – sai mi raccontava di Parigi. Era il mio sogno andare a studiare lì, da ragazzina fantasticavo molto. E forse sarei partita se non fosse successo quello che è successo.
-Parigi è una città particolare – spiegò il conte – magica, per certi aspetti.
-Ci sei stato? – chiese lei incuriosita.
-Sì – rispose – per un anno.
-Con tua moglie? – domandò Maria pentendosi quasi subito.
-No – sorrise Fritz – ero un ragazzo, ancora non la conoscevo.
-Scusami – disse lei rammaricata – sono una sciocca. È che Parigi è la città perfetta per due innamorati, almeno così la immagino io.
Non poteva far a meno di guardarla, ancora un poco imbarazzata per quella domanda. 
-Sai cosa credeva Robert? – disse lei improvvisamente – Che tu fossi mio padre!
E rise allegramente mentre Fritz, più serio, affermò:
-Tu e Georgie avete la stessa età, è una supposizione giusta la sua!
-Ma ti sembriamo un padre e una figlia noi due? – domandò Maria delusa – Io dico di no!
Il conte non rispose, tanto era rimasto colpito dalle parole della ragazza. Non lo considerava un vecchio, pensò, e neppure una figura paterna. In quel momento Fritz ebbe paura, timore per Maria. Non voleva deluderla ma si sentiva fuori luogo.
-Una fetta di dolce? – domandò Robert porgendole un piatto con gentilezza.
Maria accettò ed iniziò a mangiare lentamente.
-Voi conte Gerald – continuò il ragazzo – gradite un po’ di torta?
-No grazie – rispose Fritz cordialmente. Si alzò e lasciò i due giovani da soli.
La festa si protrasse fino a sera, tra balli e musica. Maria conversò ancora con Robert e i suoi amici parigini mentre Fritz fu intrattenuto da un marchese di Nancy, conoscente di Wilson.
-Rimarrò a Londra da mio padre – le disse Robert accompagnandola alla carrozza, quando tutti stavano andando via -   potremo incontrarci, ne sarei molto felice.
-Volentieri – rispose Maria con gentilezza – a presto!
Salì sulla vettura dove Fritz era già seduto ad attenderla.
 Il viaggio di ritorno fu per Gerald ancora più silenzioso di quello di andata.
-È stata una bellissima giornata – gli disse Maria arrivata a destinazione – ti ringrazio per avermi invitata.
Fritz l’aiutò a scendere, l’accompagnò al cancello ed esordì: 
-Mi farebbe piacere rivederti, ho rimandato la partenza, se vorrai un giorno di questi posso passare a prenderti.
Maria annuì sorridendo prima di entrare in casa, il conte la vide sparire dietro la porta. Aveva una sensazione di malinconia, di inquietudine che non sapeva individuare, tornò a casa anche lui, ormai era buio, nel cielo solo poche stelle.
 
 
 
 
 

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Capitolo 10
*** Decisioni ***


Rientrata in casa, Maria trovò la balia accanto al camino ad attenderla. Avvolta da un grosso scialle di lana era seduta su una poltroncina forse troppo piccola per lei ma sicuramente comoda perché si era un poco appisolata destandosi solo udendo i passi della ragazza.
-Ben tornata signorina! – esclamò vedendola – Come è andata?
-Non dovevi aspettarmi – disse Maria avvicinandosi a lei – è tardi!
-Ero tanto curiosa – affermò la balia alzandosi lentamente – è stata bene?
-Benissimo – sospirò la giovane con occhi sognanti – il parco era una meraviglia, pieno di fiori di diverse specie e poi la musica, il cibo, la gente, tutto organizzato alla perfezione. Una festa stupenda!
-E quei francesi – chiese subito la donna – come sono?
Maria rise, la prese sotto braccio e conducendola verso le scale disse:
-Sono molto eleganti, gentili e raffinati. Ora però sono stanchissima e vorrei dormire quindi il resto te lo racconterò domani. Buona notte, cara balia!
E aperta la porta della sua stanza entrò dentro, salutandola di nuovo.
-Ha incontrato qualcuno – sospirò la donna alzando gli occhi al cielo – lo percepisco, lo vedo dal suo sguardo!
S’incamminò verso la sua camera da letto immaginando già la sua ragazza vestita di bianco, davanti all’altare accanto a un giovane, magari parigino.
Il conte Gerald, nel salone di casa sua, davanti al ritratto della moglie, rifletteva come ormai era solito fare in questo ultimo periodo. Quel quadro l’aveva dipinto lui, 
tanti anni fa, quando ancora tutto era sereno nella sua vita e nulla sembrava poter distruggere la felicità raggiunta.
-Non credevo di potermi innamorare nuovamente – pensò ormai sicuro di quel sentimento giunto così inaspettato – ma oggi ne ho avuto la conferma.
Avrebbe voluto dichiararsi a Maria ma si sentiva inadeguato, fuori luogo. Cosa provava lei? Poteva innamorarsi di lui? Non lo considerava vecchio né tantomeno un padre, lo aveva detto alla festa ma sarebbe stata felice accanto a lui? Queste erano le domande che tormentavano Fritz quella sera, dopo una giornata così intensa.
-Oggi era fra le mie braccia mentre ballavamo – ricordava il conte – così tenera e dolce, l’avrei stretta a me per sempre. No, non potevano scambiarla per mia figlia, non ho mai guardato Georgie come guardo lei!
Dal ritratto Sofia pareva sorridergli, con quegli occhi verde smeraldo luminosi e grandi. Non voleva sostituirla, non avrebbe mai immaginato di innamorarsi di nuovo, ma era successo e in fondo non ci trovava nulla di male. Salì le scale per andare in camera, era distrutto e un po’ ansioso. Si buttò sul letto, era tardi. Si rigirò tra le coperte innumerevoli volte, il suo pensiero andava soltanto a Maria. Capì che era stanco, stanco di dormire da solo.
I due giorni successivi furono impegnativi per Fritz, aveva accompagnato il visconte Burns fuori Londra per un affare e, al ritorno trovò, tra la posta, un biglietto di Wilson e una lettera di Georgie. Le poche righe scritte dal suo amico erano per comunicargli i nuovi orari delle navi in partenza per l’Australia mentre sua figlia, con ben cinque fogli, gli chiedeva sostanzialmente quando sarebbe arrivato da lei.
“Qui tutto va a meraviglia – scriveva Georgie – ma il piccolo Abel mi domanda spesso di te e muore dalla voglia di rivederti. Mi manchi molto papà, perché non sei ancora partito? Spero tu stia bene e che nulla ti ostacoli a venire”.
Certo che voleva andare da loro ma prima doveva risolvere una questione che gli stava molto a cuore. Moltissimo. Era giunto il momento di fare quel passo, ormai non poteva più rimandare. Si preparò accuratamente scegliendo la migliore giacca e la cravatta più adatta, pettinandosi davanti allo specchio come un ragazzino al primo appuntamento poi, sceso in giardino, ordinò di far sistemare la carrozza. 
-Dove siamo diretti signor conte? – chiese il conducente quando tutto fu pronto.
-Al mercato – rispose Fritz salendo un po’ sovrappensiero. 
Sapeva di trovare lì un fornito banco di fiori, avrebbe preso un mazzolino di mughetti bianchi per Maria, semplici, freschi e delicati come i suoi sentimenti. La fioraia creò una bellissima composizione stupitasi che quell’uomo così elegante e distinto fosse andato proprio da lei e non in un importante negozio della città a comperare dei fiori.
-Questi sono perfetti – pensò Fritz guardando quei mughetti seduto in carrozza – hanno quella purezza e raffinatezza che t’incantano, come lei.
Chiese di farsi lasciare non proprio davanti casa di Maria ma un poco prima, voleva percorrere a piedi quel pezzetto di strada che l’avrebbe condotto da lei. Camminava a passo sostenuto con il mazzolino di mughetti in mano pensando alle parole più adatte per iniziare il discorso. Girato l’angolo si ritrovò accanto al giardino dell’abitazione della ragazza, il posto dove lei gli aveva mostrato le sue rose bianche dalle quali aveva preso quei petali che tanto l’avevano colpito nella lettera. Alzò lo sguardo e la vide, era di nuovo là, vicino ai suoi amati fiori, sentiva la sua voce limpida e cristallina. Questa volta però non era sola. Al suo fianco Fritz riconobbe il giovane della festa, Robert, il figlio del conte de Barrie. I due parlavano tranquillamente e lei sembrava così serena e sorridente che Gerald non osò avvicinarsi. Rimase fermo sulla strada, osservando ora i mughetti che gli sembravano di colpo appassiti. Era graziosa Maria mentre rideva assieme a quel ragazzo, erano belli, giovani e felici. Fritz la fissò per l’ultima volta, aveva gli occhi offuscati dalle lacrime, poi si girò e tornò alla carrozza. Tornò indietro a passo svelto, salì sulla vettura e adagiò i fiori sul sedile, non li gettò di colpo non era nervoso ma soltanto amareggiato e deluso.
-Cosa credevi Fritz – si ripeteva nella mente osservando il paesaggio fuori dal finestrino – come hai potuto pensare per un solo attimo che lei potesse amare te. Sei un illuso. Ora prenota quel biglietto per l’Australia, vai a fare il padre e il nonno.
La campagna inglese gli passava davanti per l’ennesima volta, scorreva lentamente al ritmo del cavallo che trainava la carrozza ma mai come quel giorno gli appariva triste e sfocata per via delle lacrime che rigavano il volto.


 

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Capitolo 11
*** I biscotti delle grandi occasioni ***


 
I vetri erano ancora un po’ bagnati dalla pioggia che era scesa per tutta la notte. Dalla finestra Maria osservava le piccole pozzanghere formatesi nel suo giardino, forse, più tardi sarebbe incominciato di nuovo a piovere, il cielo era infatti grigio e cupo. La ragazza aveva uno sguardo assorto, quasi assente a tutto ciò che la circondava mentre dalla cucina proveniva un buon profumino di zucchero scaldato, lo stesso dei dolci che si preparano a Natale. La balia entrò nel salottino con in mano un vassoio pieno di biscotti, lo pose sul tavolo facendo rumore. Maria, a quel punto si voltò ed esclamò con un mezzo sorriso:
-I tuoi biscotti allo zenzero! Quelli delle grandi occasioni!
-Certamente signorina – disse trionfante la donna andandole vicino – sono sicura che a Robert piaceranno molto.
-E a chi non piacciono i tuoi dolcetti! – affermò Maria – Non capisco però qual è il grande avvenimento di oggi per cui hai cucinato una delle tue specialità.
La balia la fissò scuotendo la testa dicendo quasi con tono di rimprovero:
-Sono già due volte che Robert viene a trovarvi dal giorno della festa. Non ci vuole molto a capire che prova un interesse per voi. Prima o poi si dichiarerà e oggi può essere il momento giusto.
-È passata già una settimana da quell’evento – sussurrò Maria pensierosa.
-E voi siete innamorata – sentenziò la balia – ve lo leggo negli occhi. Vi conosco bene, vi vedo tutti i giorni silenziosa e scostante. È tipico delle giovani quando provano un sentimento così forte!
Maria arrossì alle parole della donna che non potè continuare il suo discorso, avevano infatti appena suonato al cancello esterno. 
-È la posta signorina – disse la balia tornando con una lettera in mano – credevo fosse Robert ma effettivamente è presto.
Diede la busta alla ragazza che la aprì ed iniziò a leggere in silenzio. La balia intanto si era spostata nel saloncino, preparava la tavola mettendo una bella tovaglia ricamata e portando le tazze con la teiera.
Improvvisamente Maria entrò nella stanza prendendo la sua borsetta che era sulla poltroncina accanto al camino, buttò la lettera da una parte e disse con agitazione alla donna che la guardava stupita:
-Devo andare, devo trovare una carrozza, non può partire così senza che io gli abbia parlato!
-Dove sta andando? – chiese la balia ancora più perplessa – Chi parte?
-Il conte Gerald – rispose Maria affannata – ha prenotato sulla nave per l’Australia che salperà fra dieci giorni. E mi saluta così, per lettera! È un biglietto di sola andata, capisci?
-Ha fatto benissimo – affermò la balia – finalmente si ricongiungerà alla figlia e al nipotino.
Maria intanto si era infilata la mantella e il cappellino, la donna continuò seguendola:
-Dove volete andare? Tra poco arriverà Robert, al conte può rispondere con una lettera ringraziandolo per la sua generosità.
-Balia – ordinò Maria con fermezza – pensaci tu a Robert. Io devo raggiungere Fritz.
-Chi? – domandò la donna confusa mentre la ragazza si avvicinava alla porta.
-Il conte Gerald – disse voltandosi – non può partire senza aver saputo che lo amo.
E corse fuori sperando di trovare al più presto una vettura libera.
La balia rimasta sull’uscio esterrefatta ed allibita balbettò qualche parola:
-Era per il conte allora che batteva il suo cuore!
Rientrò dentro guardando il cielo che minacciava di nuovo pioggia sperando che Maria almeno trovasse una carrozza prima del diluvio. Era impossibile fermarla, decisa e determinata sarebbe andata a palazzo Gerald, pensò la balia, noncurante di tutto e di tutti.
La sua Maria assieme al conte, mai la donna aveva contemplato quell’eventualità, eppure era palese ora che ci rifletteva per bene. Certo lui era un uomo maturo, molto maturo pensò la balia però Maria non era più una ragazzina superficiale e volubile. Era una donna ormai, segnata dagli eventi e dal dolore e, paradossalmente, proprio il conte l’aveva aiutata comprendendola come nessuno aveva fatto mai. Il destino aveva intrecciato nuovamente Gerald ai Dangering, rifletté ora a voce alta la donna mentre si metteva seduta davanti al vassoio pieno dei suoi squisiti dolcetti allo zenzero. Quella era veramente un’occasione speciale fu la sua ultima considerazione. Prese un biscotto e iniziò a mangiarlo, era proprio buono, ora doveva solo trovare una scusa plausibile per mandare via Robert.
 
 
 
  
 

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Capitolo 12
*** Sotto la pioggia ***


-Piove – costatò Fritz nel giardino del suo palazzo –devo rientrare.
Lentamente arrivò al portone pensando che non lo infastidiva camminare sotto la pioggia, poteva nascondere le sue lacrime. Entrò nell’androne per poi raggiungere il suo studio dove iniziò a sistemare dei documenti e delle carte che potevano essere utili per il suo viaggio. Il continuo picchiettare della pioggia sui vetri non lo infastidiva, era normale in Inghilterra avere giornate come quella odierna. Pensò che in Australia avrebbe trovato un clima totalmente diverso e il sole che lo aspettava in quel posto lontano poteva essere un buon presagio per una vita felice. Aveva già comprato una casa a Sydney, preferiva comunque la città alle campagne sconfinate, Georgie e il bambino non erano molto distanti e, se sua figlia avesse voluto, sarebbe potuta andare tranquillamente a vivere da lui. Sapeva benissimo che Georgie amava la vita all’aria aperta, la fattoria e le praterie immense, lui aveva assecondato il suo desiderio di ritornare in quella terra che l’aveva cresciuta e si era ripromesso di raggiungerla lì. Aveva indugiato troppo, ora era ben felice di partire per starle sempre vicino.
Terminato il suo lavoro tornò nel salone, avendo sentito suonare insistentemente al cancello d’entrata.
-Chi era? – domandò al maggiordomo che stava rientrando da solo.
-Una persona non gradita signor conte – rispose quello – non capisco con quale coraggio una Dangering si sia accostata a questo palazzo!
-Maria! – esclamò Fritz sgranando gli occhi – Non l’avrai mica cacciata?
-Signor conte non l’ho fatta entrare – balbettò l’uomo mentre Gerald si dirigeva di corsa verso la porta. 
Uscì sotto la pioggia, ora divenuta fine e fastidiosa e vide Maria rimasta lì, appoggiata al cancello chiuso, in attesa. La raggiunse dicendole mentre apriva l’inferriata:
-Vieni dentro che ti stai bagnando, non ti hanno fatta entrare, ti chiedo scusa fin da subito!
Le prese la mano, entrambi ebbero un sussulto, lei si fermò al centro del vialetto:
-Ho ricevuto la tua lettera Fritz – gli disse –partivi senza salutarmi.
-Ti ho scritto augurandoti tanta felicità Maria – ammise lui – te la meriti.
-Non è la stessa cosa – aggiunse lei – non volevi più vedermi?
-Avevo fretta di partire – tentennò il conte – ho capito che frequentavi quel ragazzo, Robert, quindi non volevo essere d’intralcio.
-Anche tu con Robert! – esclamò Maria – Come la balia! È venuto due volte a trovarmi ma a me non importa nulla di lui. Se ora sono qui, sotto la pioggia, un motivo ci sarà, Fritz.
-Ascolta – iniziò il conte ora di fronte a lei – sei giovane e bella, hai molte qualità, se non sarà Robert sicuramente troverai qualcun altro con cui dividere la tua vita.
-Stai scappando? – gli chiese lei di getto – O non t’importa di me?
-Proprio perché mi stai a cuore – rispose lui –vorrei il meglio per te. Ed io non so se potrò renderti felice.
Ormai la pioggia li stava bagnando continuamente, i capelli, gli abiti erano zuppi, erano immobili a guardarsi negli occhi. A quel punto il conte capì che non poteva più tirarsi indietro e palesò i suoi sentimenti:
-Ti amo Maria e credimi non pensavo di poter provare ancora qualcosa di così intenso ma sono pronto a rinunciare a te, per il tuo bene.
-Perché non possiamo vivere il nostro amore? – chiese lei –Per l’età? A me non importa. Per la mia famiglia? Non ho più nessuno. Per la Regina, per la gente, per la nobiltà? 
Allora Fritz la strinse a sé e le disse dolcemente:
-Se non importa a te a me tutto questo non interessa minimamente. Sono pronto a qualsiasi cosa pur di vederti felice.
Erano ormai così vicini che le loro labbra si sfiorarono e, sotto quella pioggia fina, delicatamente si baciarono. Il conte allora le domandò con tenerezza:
-Maria, vuoi sposarmi e venire con me in Australia?
-Speravo tu me lo chiedessi – sorrise la ragazza –certo che lo voglio.
E rimasero lì fuori, abbracciati, incuranti della pioggia.
-Hai chiuso tutte le imposte? – chiese il maggiordomo alla cameriera camminando per il corridoio a passo svelto.
-Quasi – rispose la giovane – manca quella del salone.
-Fai in fretta – ordinò l’uomo – non vorrei un altro rimprovero da parte del conte, credevo di aver agito bene non facendo entrare quella Dangering. Chissà se ora se n’è andata!
-Oh no – disse prontamente la servetta guardando fuori dalla finestra – è qui.
-Ancora? – domandò il maggiordomo – Vorrei capire se la sua presenza è gradita al signor conte.
La cameriera con un sorriso un po’ beffardo si voltò verso di lui dicendo:
-Credo proprio di sì, visto che la sta baciando!
E ritornò ad osservarli dalla vetrata, raggiunta ora dal maggiordomo incredulo.
-Non avrei mai pensato di vedere nulla di tutto ciò – affermò l’uomo scandalizzato – è la nipote di Dangering!
-Molto presto – sentenziò la cameriera – diventerà la contessa Gerald, fossi in te non farei commenti!
E chiuse le imposte tornò in cucina mentre l’anziano maggiordomo scuoteva ancora la testa non credendo ai suoi occhi.


-

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Capitolo 13
*** Felicità ***


Maria osservava la sua immagine riflessa nello specchio, era una sposa semplice e graziosa, senza orpelli né fronzoli, soltanto una collana adornava il suo decolté, era un regalo di Fritz. Il vestito, bianco e non troppo elaborato, era stato realizzato da Emma nel giro di due giorni proprio come il matrimonio, organizzato in tutta fretta per permettere agli sposi di partire per l’Australia con la nave prenotata.
-Ecco qua il vostro mazzolino di rose bianche – esclamò la balia entrando nella stanza con il bouquet in mano – ora siete veramente a posto.
E intanto, con gli occhi già lucidi, sistemava il velo alla ragazza che sorridendo disse:
-Sei proprio elegante cara balia, questo abito ti dà un tocco di classe!
La donna, stranamente in silenzio, l’abbracciò forte dicendole:
-Sapesse da quanto attendo questo giorno! Con la vostra povera mamma immaginavamo spesso insieme come sarebbero state le vostre nozze. Certo avevamo in mente una cerimonia sfarzosa, con un ricevimento a palazzo Dangering e tutta la nobiltà di Londra fra gli invitati ma ora, visti gli eventi che si sono succeduti, credo che non potevate fare un matrimonio migliore di questo.
Maria, guardandola con affetto, rispose:
-Non farmi commuovere prima del tempo, sei tanto cara e ti porterò sempre nel mio cuore. Io sono molto felice ora, non ho bisogno di una cerimonia appariscente, quella chiesetta sul lago lontana dalla folla è il posto ideale. Io e Fritz, tu e Wilson come testimoni e il prete. Non serve altro.
A questo punto la balia si mise a piangere veramente e fu Maria ad abbracciarla, senza pensare all’abito che poteva stropicciarsi o al velo che stava di nuovo per cadere. 
 -Questa puoi portarla alla Regina –disse il conte a Wilson, mentre erano in carrozza, dandogli in mano una lettera – ho scritto i motivi della mia partenza e del mio matrimonio con Maria. Ho seguito il tuo consiglio, non potevo tenere all’oscuro Sua Maestà delle nozze. Comunque può pensare ciò che vuole, mi toglierà il titolo? Non m’importa più nulla, in Australia sono pronto ad iniziare una nuova vita.
Wilson rise mettendosi in tasca quella lettera poi chiese al suo amico:
-E a tua figlia non hai scritto? Come pensi possa prendere Georgie la notizia?
-È inutile scriverle – rispose Fritz – arriveremmo prima noi della posta! Non credo che Georgie abbia qualcosa in contrario, io ho sempre assecondato le sue scelte, lei dovrà accettare le mie.
Annuì col capo Wilson, senza aggiungere inutili parole, sapeva che Fritz era irremovibile quando prendeva una decisione e preferì godersi il panorama della vecchia campagna inglese che conduceva alla chiesetta sul lago.
Non fu molto lungo il viaggio, giunti sul posto trovarono il prete che li attendeva sul sagrato della chiesa, intorno tutto silenzio e tanto verde.
-Hai preso le fedi? – chiese Fritz preoccupato al suo amico mentre scendevano dalla vettura.
-Certo – rispose subito Wilson – ho pensato a tutto io!
Poi, dandogli una pacca sulla spalla, aggiunse:
-Ti vedo un po’ agitato caro mio!
-Senti – esordì Gerald – io vado a parlare con il sacerdote, tu aspetta qui fuori Maria per poi accompagnarla all’altare. Non voglio che entri da sola.
Wilson acconsentì di buon grado, in quei giorni era diventato una specie di factotum per Fritz ma in fondo era contento, lo vedeva felice e questo era l’importante.
Quando arrivò la carrozza con la sposa, infatti, Wilson era lì ad attenderla. Aiutò la balia a scendere e poi si occupò con gentilezza di Maria. 
-Vi ringrazio – sussurrò la ragazza – ero rattristata al pensiero di entrare da sola.
-È per questo che Fritz mi ha chiesto di accompagnarvi all’altare – disse l’uomo porgendo il braccio alla giovane, ora più sorridente sotto il velo.
E mentre la balia era già entrata quasi commossa, Maria s’incamminava verso la piccola chiesa felice d’iniziare una nuova vita.
La cerimonia non durò molto, il prete disse due parole prima della formula di rito e la balia pianse dall’inizio fino allo scambio delle fedi, facendo commuovere Maria. Sollevandole il velo, al termine, Fritz potè baciare la sposa. Erano marito e moglie.
Finalmente il conte poteva partire per l’Australia, fra due giorni si sarebbe imbarcato su quella nave che l’avrebbe condotto da sua figlia ma ciò che gli riempiva il cuore di gioia era che non sarebbe andato da solo. Ora Maria era accanto a lui e sapeva che era per sempre.
-Mi scriverete vero? – piangeva la balia al porto salutando la sua ragazza ormai signora Gerald.
-Certamente – rispose Maria prendendole le mani – appena arrivata lo farò e ti comunicherò il mio indirizzo.
-Come vi avevo detto –continuò la donna – mi trasferirò da mia sorella, potete spedire lì le lettere.
Le due si abbracciarono con tenerezza consapevoli che non si sarebbero più riviste e la balia rivolgendosi questa volta a Fritz disse:
-Comunque andrò io ad occuparmi delle rose bianche nel giardino, in fondo è iniziato tutto grazie a loro!
Quella frase mise tutti di buon umore e mentre le donne continuarono a parlare e a salutarsi, Wilson comunicò al conte:
-Ho portato a Sua Maestà la tua missiva, l’ha letta davanti a me ieri pomeriggio.
Fritz rimase in attesa di sapere il responso della Regina, il suo amico iniziò:
 -È rimasta stupita e in silenzio per alcuni minuti, non si aspettava assolutamente questa notizia.
-Conosceva il mio desiderio di trasferirmi in Australia – ribadì il conte – ma ovviamente non poteva immaginare delle nozze con Maria, fino a un mese fa neppure io l’avrei mai pensato!
-Vuoi che ti riporti le sue testuali parole? – domandò Wilson – Le ho qui in mente da ieri sera.
-Ti ascolto – rispose Fritz interessato e incuriosito dal parere della Regina.
- Il conte Gerald – disse Wilson imitando un po’ la voce di Sua Maestà – non poteva trovare modo migliore di questo per vendicarsi del duca Dangering, porgete agli sposi i miei migliori auguri.
Fritz sorrise poi mise le mani sulle spalle di Wilson dicendo:
-Ricorda, non ho mai cercato vendetta ma solo giustizia. E il mio è un matrimonio di vero e puro amore.
-Ne sono convinto, amico mio – sussurrò l’altro con gli occhi lucidi.
La nave partì puntuale, da sopra di essa Maria e Fritz salutavano Wilson e la balia agitando le mani e i fazzoletti. Era un addio e tutti lo sapevano bene ma l’amicizia e il forte sentimento che legava quelle anime non sarebbe scomparso mai.
 
 
 

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Capitolo 14
*** In Australia ***


Il pane era ben cotto, l’arrosto pronto, le stanze pulite e sistemate e il suo cuore era in pieno subbuglio. Georgie stava andando ad accogliere suo padre al porto, finalmente sarebbe arrivato e lei, al solo pensiero, gioiva e non vedeva l’ora di riabbracciarlo. Aveva però un timore, una paura che la tormentava dentro mentre s’avvicinava il momento dell’incontro. Chiuse la porta di casa e si diresse da Arthur che, col carro, la stava aspettando fuori al cancello.
-Andiamo – gli disse salendo su – speriamo di far presto e che non ci siano ritardi.
-Georgie –la rassicurò lui con dolcezza – non ci sarà alcun problema. Abel junior è con zio Kevin nei campi, possiamo prenderci tutto il tempo che serve.
Lo sguardo della ragazza era preoccupato e Arthur sapeva bene il perché. Dopo aver percorso un breve tratto di strada in silenzio, Georgie iniziò a dire:
-Credevo non arrivasse più, dovrà spiegarmi perché ha rimandato per così tanto la partenza! Mi mancano le nostre chiacchierate, le sue parole di conforto, il suo modo di fare così rassicurante e sincero.
-Tra poco lo rivedrai – asserì Arthur – è qui per restare.
-Non gli ho mai nascosto nulla – aggiunse lei con rammarico – è per questo che non sopporto la situazione!
-Cosa dovevamo fare? – domandò lui guardandola – Georgie tra poco chiarirete ogni cosa e tutto andrà bene.
-Arthur, non l’ho reso partecipe della mia gioia e sai quanto mi dispiace! – continuò lei – Il destino ci ha divisi per ben quindici anni poi, quando ci siamo ritrovati, lui mi è stato accanto in ogni modo. La morte di Abel, la tua prigionia, la nascita del bambino sono tutti eventi che ho affrontato con forza anche grazie a lui. 
La voce di Georgie si era spezzata, Arthur fermò il cavallo e tentò di tranquillizzarla:
-Georgie, lo abbiamo detto molte volte, era l’unica cosa che potevamo fare.
E l’abbracciò teneramente. Lei rimase in silenzio poi guardandolo disse:
-Non gli ho fatto sapere del nostro matrimonio, non me lo perdonerà.
-Amore mio – le sussurrò lui – potrà rimanere sorpreso, stupito ma poi ne sarà felice. Sono certo di questo.
-All’altare mi ha accompagnato zio Kevin, si sentirà messo da parte – continuò Georgie ancora pensierosa.
Arthur, ripreso il viaggio, iniziò a dire:
-Avremmo dovuto aspettare il suo consenso per lettera, sarebbe passato troppo tempo. Abbiamo deciso di sposarci subito per andare a vivere sotto lo stesso tetto anche per il bene del bambino. Hai sempre affermato che tuo padre è un uomo comprensivo, capirà.
-Lo spero tanto – sospirò Georgie appoggiando il capo sulla spalla di suo marito.
-Abbiamo pensato di fare una bella festa di nozze con lui, ricordi? – sorrise Arthur – Il nostro è stato un matrimonio semplice, con poche persone proprio per aspettare tuo padre e festeggiare in grande.
-È meglio dirglielo al porto o aspettare di arrivare alla fattoria? – chiese Georgie ora presa da questo dubbio.
-Sicuramente – esordì ridendo suo marito – prima dell’arrivo di Abel junior, altrimenti sarà lui a fargli questa sorpresa! Sono giorni che attende l’arrivo del nonno anche per parlargli del matrimonio della mamma.
L’immagine del suo bambino felice con suo padre fece sorridere Georgie, ora meno preoccupata e un poco più serena.
Si sentiva amata accanto ad Arthur, il destino li aveva ricongiunti, anche Abel lo avrebbe voluto, lei ne era certa.  
Arrivati al porto trovarono molta gente, la nave proveniente dall’Inghilterra era già approdata e i passeggeri stavano scendendo fra il trambusto e la confusione.
Georgie cercava di scorgere suo padre facendosi largo tra la folla assieme ad Arthur.
-Non lo vedo – disse ansiosa – non riesco a distinguerlo con tutte quelle persone che ora vengono giù dall’imbarcazione.
-Tranquilla – la rassicurò Arthur – forse deve ancora uscire.
Era così impaziente ed agitata che stringeva forte la mano di suo marito, Arthur era felice perché sapeva che tutto sarebbe andato bene. Ad un certo punto lui si sentì tirare il braccio, Georgie urlò:
-Eccolo, l’ho visto, è lassù! – e spontaneamente fece il gesto di indicare la nave nel punto più alto. 
Arthur, che non aveva mai conosciuto il conte personalmente, le domandò:
-Qual è, cara? Qual è il tuo papà?
-Guarda – disse lei con la voce emozionata – è quell’uomo che sta scendendo ora con la giacca marrone e un piccolo bagaglio in mano.
Iniziò a sbracciarsi Georgie sperando che suo padre la vedesse.
-Aspetta almeno che stia sulla terra ferma! – esclamò ridendo Arthur, contento di vedere sua moglie felice e non più preoccupata - Avviciniamoci.
Fecero qualche passo in avanti, Georgie, con gli occhi fissi su suo padre disse:
-Ora lo vedo benissimo il mio adorato papà! Vedi com’è gentile? Sta aiutando quella ragazza a scendere, è proprio nobile d’animo.
Entrambi osservavano il conte Gerald, Arthur ora un po’sorpreso dichiarò:
-Quella ragazza, Georgie, a me sembra … non è possibile … ma è Maria?
-Maria? Oddio è vero, ma è lei? – domandò ora Georgie incredula.  
Si fermarono all’unisono rimanendo distanti dalle persone che stavano avanzando, sia Arthur che Georgie era come volessero nascondersi.
-È proprio lei – sussurrò Arthur – non sto sbagliando.
Si strinsero ancora più forte le mani, lui non distoglieva lo sguardo da quella figura che camminava accanto al conte un po’ intimorita.
-L’ha portata con sé in Australia – disse Georgie a bassa voce.
-Perché? – chiese Arthur a sua moglie – Perché tuo padre è venuto con Maria?
-È semplice – bisbigliò lei rimanendo indietro e non palesando ancora la sua presenza – io gli ho scritto che ti avevo ritrovato in Australia, lui avrà incontrato Maria a Londra, da qualche parte, lei era innamorata di te e mio padre che è una persona generosa e di buon cuore ha ben pensato di condurla qui.
-Ma sai benissimo che io non sono innamorato di Maria! – esclamò Arthur anche un poco alterato.
-Lo vedi che abbiamo fatto male a non scrivergli del nostro matrimonio! Che pasticcio! – disse Georgie con agitazione.
Il conte intanto si voltava intorno, cercando di scorgere sua figlia da qualche parte.
-Dobbiamo andar loro incontro – affermò Arthur – e con calma dovrai parlare con tuo padre.
-A Maria si spezzerà il cuore! – ammise Georgie rattristata e tesa – Ha sofferto tanto, come faccio a dirle che tu sei mio marito ora!
-Anch’io le sarò per sempre grato ma non le ho mai promesso nulla – disse Arthur – tuo padre non si è mosso con delicatezza, questo devo dirtelo cara! Poteva scrivertelo che aveva intenzione di portare Maria così tu lo avresti fermato in tempo.
Rimase ferma in piedi Georgie, non aveva il coraggio di avanzare ma sapeva che doveva farlo. Tutto, ora, le pareva complicato e non sapeva più cosa pensare.  


 

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Capitolo 15
*** Equivoci ***


La gente stava pian piano abbandonando il molo, Georgie fece un passo in avanti e il suo sguardo, finalmente, incrociò quello del conte.
-Papà! – urlò agitando il braccio – Papà sono qua!
E corse verso di lui spinta dalla voglia di abbracciarlo.
-Bambina mia – sussurrò Fritz stringendola a sé – sono qui con te.
Era come quando si erano ritrovati dopo anni e anni di separazione, un filo invisibile li legava, entrambi sentivano che dovevano restare uniti. Per sempre. Maria aveva le lacrime agli occhi, era rimasta un po’ indietro come Arthur, avevano preferito non intromettersi in quell’abbraccio spontaneo e tanto desiderato.
-Credevo non arrivassi più! – esclamò Georgie – Hai ritardato di molto la partenza.
-Cara – esordì il conte –devo raccontarti molte cose.
-Vedo che non sei venuto da solo – asserì lei voltandosi verso Maria – sono così sorpresa, stupita ma sei la benvenuta!
-Georgie cara – sussurrò l’altra in imbarazzo – è successo tutto così in fretta, poi parleremo.
In quel momento anche Arthur si avvicinò lentamente, Fritz gli strinse subito la mano con calore:
-È un immenso piacere per me rivederti in salute.
-Grazie conte Gerald, io sono felice di conoscerla – disse il giovane con un sorriso, poi si rivolse a Maria – non ti aspettavamo, come stai? 
La ragazza dolcemente rispose:
-Non sono mai stata meglio, sono contenta di ritrovarti.
-Ma il mio nipotino dov’è? – domandò Fritz incuriosito – Non l’hai portato?
-È con zio Kevin – rispose prontamente Georgie – lo vedrai più tardi. Ora è meglio dirigersi alla fattoria.
-Conte Gerald – esordì Arthur – possiamo caricare i bagagli sul carro, per lei abbiamo prenotato una carrozza, naturalmente c’è posto anche per Maria.
-Benissimo, grazie ragazzi – disse Fritz – allora è meglio andare.
Sistemarono tutto in poco tempo e poi partirono, Georgie e Arthur sul carro e il conte con Maria sulla carrozza.
-Che facciamo? – domandò subito Georgie al marito appena partiti - Hai visto Maria com’è felice, lo vedo dai suoi occhi.
-Non possiamo nasconder loro che ci siamo sposati! – disse Arthur con decisione – Tuo padre ha avuto una pessima idea, capisco le sofferenze di Maria, sicuramente a Londra avrà passato brutti momenti e non avrà avuto più nessuno lì ma portarla qui per ritrovare me è stato un azzardo!
-Dove la metteremo a dormire? – chiese lei imbarazzata.
-Georgie è l’ultimo dei problemi questo! – ammise Arthur stufo – Per una notte io posso andare nel fienile, il bambino può stare con te e a Maria daremo la sua stanza. A tuo padre hai già sistemato la camera accanto alla nostra.
-Sì ma domani sera papà andrà a Sydney nella sua nuova casa – sentenziò lei – e Maria che fine farà? Dovrà stare con noi?
-Lo vedi che tuo padre ha sbagliato tutto! – disse più forte Arthur – Quella ragazza mi è tanto cara ma io amo te, ho sempre amato te Georgie.
-Mio padre non lo sapeva! – esclamò lei cercando di trovare una giustificazione – Ho sbagliato anche io a non scrivergli delle nostre nozze. 
-Adesso basta! –dichiarò lui con ancora più fermezza – Appena giunti alla fattoria parlerai con tuo padre e poi vedremo come muoverci con Maria.
Georgie non disse più nulla, ora un po’ triste e non solo preoccupata. Allora Arthur, ritenendo di essere stato troppo duro, le disse con dolcezza e un sorriso:
-Parla subito con lui, amore mio, altrimenti lo farà il piccolo Abel!
Quella frase fece sorridere la ragazza ma per poco. Più il percorso si abbreviava più Georgie tornava tesa e nervosa.
-Credi abbiano capito qualcosa? – domandò Fritz a sua moglie che era incantata dal paesaggio che osservava dal finestrino.
-La mia presenza ha scosso Georgie, l’ho percepito – rispose Maria – forse era meglio scriverle delle nostre nozze.
-Non c’è stato tempo! – disse il conte – Passa troppo tra una lettera e l’altra…certo, lei si sarà domandata perché sei qui!
-Crederà che sono venuta in Australia per ritrovare Arthur? – chiese lei ridendo.
-Non penso proprio – affermò lui – Georgie non mi ritiene così sprovveduto! Come avrei potuto condurti qui senza conoscere i sentimenti di Arthur?
-E allora avrà capito che sono diventata tua moglie? – chiese Maria con impeto.
-Non ne ho idea – sussurrò Gerald – comunque appena arrivati le parlerò.
-Oh sì Fritz – lo supplicò lei – non voglio fraintendimenti però ho anche paura che Georgie non accetti questa situazione.
-Cara – le disse il conte prendendole la mano – no, stai tranquilla, ne abbiamo parlato molto in nave, Georgie sarà felice per noi. Piuttosto, Arthur proverà ancora qualcosa per te?
-Ma cosa dici? – asserì Maria sbalordita – Lui non è mai stato innamorato di me.
-Devo chiarire tutto con mia figlia – ammise Fritz pensieroso mentre la carrozza andava lentamente.
 
 

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Capitolo 16
*** Epilogo ***


La fattoria piacque subito a Fritz e Maria fu colpita soprattutto dai campi così vasti ed assolati. Appena scesi dalla carrozza furono condotti da Georgie in casa mentre Arthur sistemava alcuni bagagli in camera.
-Ci sono dei regali per il piccolino – disse il conte a sua figlia – quando arriverà?
-Tra non molto – rispose lei laconica e un poco preoccupata, doveva parlare immediatamente con suo padre perché il bambino di certo gli avrebbe raccontato delle nozze quasi subito.
-E ‘bello qui – iniziò a dire Fritz guardando la stanza e il grande camino mentre si sedeva.
-Ci sono cresciuta papà – affermò Georgie guardandolo intensamente – era l’abitazione dei genitori di Arthur.
Gerald annuì pensando che si era perso tutta l’infanzia della sua cara figliola, capì che aveva fatto bene a lasciare Londra per tornare da lei ed era pronto a confessarle tutto quello che doveva dirle. Maria, che lo aveva intuito, con gentilezza chiese:
-Georgie, vorrei vedere gli animali della fattoria, mi incuriosiscono tanto, se Arthur può accompagnarmi farei volentieri un giro.
-Certo – rispose prontamente il ragazzo – vieni con me.
Uscirono mentre Georgie, convinta che Maria volesse stare da sola con Arthur, iniziò a provare una forte angoscia. Si voltò verso suo padre e si avvicinò a lui, ormai doveva dirglielo e spezzare il cuore a quella povera ragazza. Fritz le prese la mano invitandola a sedergli accanto. 
-Georgie cara – esordì – devo parlarti.
-No papà – disse lei decisa – sono io che devo farti una confessione.
-Quello che devo dirti – continuò il conte – è una cosa molto importante.
-Mai come ciò che ti rivelerò io! – ammise Georgie scoppiando in lacrime – Ti prego non fermarmi altrimenti non riuscirò più a dirtelo.
Fritz, a questo punto, preoccupato, l’ascoltò e lei come un fiume in piena iniziò:
-Ci rimarrai malissimo perché non ti ho detto nulla ma non avrei potuto fare altrimenti. Io e Arthur ci siamo sposati e viviamo insieme qui con il bambino. Ho capito di amarlo, è il solo e l’unico con cui potevo stare dopo Abel, l’unico. Non volevo escluderti da questo passo importante della mia vita ma avremmo dovuto aspettare troppo. Mi ha accompagnato zio Kevin all’altare, ti ho tolto anche questo privilegio ma non significa che non ti voglio bene.
Fece un respiro profondo, essendo riuscita a togliersi quel peso dal cuore mentre il conte la guardava senza parole. In quel momento rientrarono Arthur e Maria, il ragazzo, avendo capito perfettamente, si rivolse a Fritz:
-Conte Gerald mi perdoni, avrei dovuto io chiederle il consenso di sposare sua figlia ma, come lei capirà, sarebbe passato troppo tempo. Non potevamo vivere insieme senza essere sposati e dovevamo celebrare le nozze al più presto, anche per il bene del piccolo Abel.
Poi si voltò verso Maria che intanto era andata accanto a Fritz.
-Sei stata tanto cara – le disse Arthur dolcemente ma con fermezza – ma io amo Georgie, l’ho sempre amata. Tu ora hai affrontato tutto questo viaggio, non so quali saranno i tuoi progetti futuri ma questa è la realtà, è meglio essere sinceri da subito.
Maria a quel punto si mise seduta lentamente, Georgie sussurrò:
-Ti prego non portarmi rancore, vorrei aiutarti ma non so cosa fare. Papà se ti avessi scritto del mio matrimonio tu non avresti mai condotto qui Maria e non ci troveremmo in questa situazione. 
Scoppiò di nuovo in pianto mentre suo padre le lasciò delicatamente la mano per prendere quella di Maria.
-Georgie – la chiamò Fritz – mi reputi davvero così poco discreto. Avrei mai potuto portare così lontano Maria senza conoscere i vostri sentimenti?
Lei si asciugò le lacrime e spontaneamente chiese al padre:
-Allora perché le hai fatto fare tutto questo lungo viaggio?
-Era quello di cui volevo parlarti io – le rispose con calma il conte mentre stringeva la mano di sua moglie.
Georgie notò ora quel particolare ma non riusciva a capire, Arthur, che invece aveva intuito, le andò vicino sedendosi accanto a lei.
-Non siete gli unici che vi siete sposati in fretta – disse Fritz mentre Maria lo guardava approvando – anche noi non potevamo aspettare, volevamo partire.
Ora Georgie non riusciva più a parlare, né a piangere ma era attonita e fissava suo padre e Maria.
-Ci siamo trovati a quel processo – iniziò a raccontare il conte – abbiamo cominciato a frequentarci e ci siamo innamorati. Lo so Georgie, ti sembrerà strano ma è successo, da principio non ci credevo neanche io poi, dopo aver preso consapevolezza dei nostri sentimenti, ho proposto a Maria di sposarmi e di venire qui, in Australia. Non è stato facile neppure per me non fartelo sapere ma non c’era tempo! Maria non è ben vista a Londra, è stato meglio partire subito.
Fritz fece una pausa poi continuò rivolgendosi ad Arthur:
-Non ho nulla contro il vostro matrimonio, se avete capito di amarvi è stata la cosa più bella che potevate fare.
Arthur annuì sorridendo mentre Maria, a questo punto, prese la parola:
-Georgie, spero possiamo diventare veramente amiche, io lo vorrei con tutto il cuore. Comprendo il tuo stupore ma con calma ti racconterò ogni cosa. 
-Sono proprio sorpresa – sussurrò lei – tutto mi sarei aspettata tranne che mio padre si risposasse e con Maria! È strano però vi vedo felici quindi sono contenta anch’io!
Un rumore proveniente da fuori ruppe quell’intima atmosfera, era il carro di zio Kevin e il piccolo Abel, sceso in tutta fretta, si era precipitato nel cortile perché sapeva che avrebbe finalmente ritrovato il nonno.
-Come sei cresciuto! – esclamò Fritz prendendolo tra le braccia – Mi sei mancato, sai?
-Anche tu, tanto – rispose il ragazzino.
-Ti ho portato un sacco di regali, come promesso! – continuò Gerald – Però, prima, voglio presentarti una persona.
Si voltò verso sua moglie che era accanto a Georgie e Arthur e disse al piccolo:
-Lei è Maria ed è venuta con me in nave dall’Inghilterra.
Il bambino la guardava estasiato, le chiese:
-Rimarrai per sempre qui in Australia?
-Certo – rispose lei facendogli un bellissimo sorriso.
Il piccolo allora disse a Fritz:
-Complimenti nonno, che bella moglie hai!
Tutti rimasero stupiti, il conte domandò al nipotino:
-E chi ti dice che è mia moglie?
-Non avrebbe mai fatto un viaggio così lungo fino qui – rispose prontamente il bimbo – se non lo fosse!
Quell’affermazione così sincera e spontanea fece scoppiare tutti in una bella e fragorosa risata. Il candore del bambino aveva di colpo fatto sparire i dubbi, i pregiudizi, le perplessità e i preconcetti. Era l’inizio di una nuova vita sotto il cielo d’Australia.


 
Questa prima parte della mia storia termina qui ma c’è una seconda parte in cantiere che spero di pubblicare al più presto. Dato che le prossime vicende, ambientate in Australia, prenderanno una piega un po’ diversa preferisco narrarle in un’altra storia dove la protagonista sarà, ve lo anticipo, Georgie.
Grazie per aver letto, grazie per esservi soffermati sui capitoli, grazie a Vento di luce, Baudelaire, Alarnis, Tetide, CarSav, Kika777 e Nunzianavarra6 per aver recensito.
A presto!
Francesca
 
 
 
 
 

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