La Fenice a Storybrooke

di 8iside8
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01.Ti mostrerò il mondo ***
Capitolo 2: *** 02.Preferisco le camicie, ma... ***
Capitolo 3: *** 03.Oh! Proprio te cercavo! ***
Capitolo 4: *** 04. L'istante in cui l'oscurità è diventata parte di noi ***
Capitolo 5: *** 05. Tanti auguri ***
Capitolo 6: *** 06.Puoi cominciare con lei. ***



Capitolo 1
*** 01.Ti mostrerò il mondo ***


Emma si guardava allo specchio. Il trucco era leggero ed elegante, i capelli raccolti in una mezza coda che terminava con dei boccoli vaporosi. Le sue mani tremavano leggermente, ma le labbra erano piegate in un emozionato sorriso.  
«Emma, sei pronta?» sua madre era entrata nella stanza ed era raggiante.  
«Non credo che lo sarò mai... O forse lo sono sempre stata...» si guardò di nuovo allo specchio. Il lungo abito bianco esaltava le sue curve. Era senza spalline, una morbida scollatura a cuore sovrastava un'ampia sottana di seta con le rifiniture in raso. Era semplice, ma perfetto, perché anche Emma era semplice.  
«A Uncino si mozzerà il fiato quando ti vedrà.» disse David entrando a sua volta.  
«Grazie papà.» era arrossita «Sapete... Come potete immaginare, sono cresciuta pensando che non vi avrei mai trovati, ma immaginavo il mio matrimonio quando avevo l'età di Henry. Non avrei mai pensato che vi avrei avuti ad accompagnarmi all'altare. Mi mettevo stesa nel letto e chiudevo gli occhi. Vedevo tante persone sedute, che si alzavano al mio passaggio, e un uomo bellissimo che mi aspettava all'altare. Tuttavia, adesso so che è la realtà e c'è anche di più. Sto per andare all'altare e là fuori ci sono davvero persone che mi amano. Sto per sposare l'uomo che amo ed è bellissimo. Soprattutto sarete voi a concedermi in sposa. Non credevo che questo giorno sarebbe mai arrivato.» 
«Oh, Emma...» disse Biancaneve abbracciando la figlia.  
David le strinse entrambe. 
«Noi lo speravamo e il tempo lo ha reso certezza. Ti vogliamo bene.» 
«Ve ne voglio anch'io.» 
 
Killian era nell'abito nero e si guardava intorno, emozionato. Dopo aver atteso che decidessero dove sposarsi, Emma gli aveva comunicato che aveva trovato il posto perfetto. Il porto, davanti alla Jolly Roger, al tramonto. A lui era scoppiato di nuovo il cuore, ancora una volta la sua Emma aveva fatto un gesto meraviglioso per lui, per il Capitano Jones.  
Tutta la città era seduta sulle sedie disposte in file ordinate, nella prima vi erano Regina, Zelina e Gold con Belle. Ella lo salutò con un sorriso radioso. Henry lo guardava dal fondo delle sedie, pronto a portare le fedi appena sua madre fosse stata pronta a cominciare. Archie era vicino ad Uncino, pronto a unirli in matrimonio.  
Killian giocava nervosamente con l'uncino.  
«Non devi essere nervoso.» gli disse Archie sorridendo.  
«Lo so che non dovrei, ma credo che sia inevitabile.» rispose lui con un sorriso teso.  
«Quando è arrivata a Storybrooke, Emma non si fidava di nessuno, neanche di se stessa, ma Henry ha aperto la porta del suo cuore. Solo che lui non poteva fare tutto il lavoro... Ci voleva qualcuno che varcasse la soglia e la prendesse per mano. Tu sei questo per lei.» Archie era davvero felice per loro e Killian allargò il sorriso.  
«Eccola!» annunciò Leroy.  
Tutti si votarono verso la fine delle sedie e i violini presero a suonare una melodia dolcissima.  
Henry, nel suo completo attraversò il corridoio tra le sedie con passo solenne e tutti lo guardarono emozionati, ma nessuno lo era più di Killian. I suoi occhi erano spalancati e il cuore accelerò. Henry giunse davanti a lui e gli porse la scatolina blu e bianca contenente le fedi. Blu per il mare e bianco per la purezza. Uncino la prese e a sua volta la consegnò ad Archie, che non smetteva di sorridere.  
Un movimento in fondo al corridoio e comparve Emma a braccetto fra i genitori. Killian la guardava come se fosse la prima volta che vedeva una cosa tanto bella. Il velo le copriva il volto, ma gli occhi verdi e le labbra rosa pallido piegate in un sorriso emozionato le vedeva e il tempo gli sembrava fermo. Invece lei avanzava verso di lui.  
David le sollevò il velo e la baciò sulla fronte.  
«Ti voglio bene, Emma.» le sussurrò.  
Biancaneve le accarezzò il volto.  
«Benvenuta nel tuo lieto fine.» aveva aggiunto.  
«Grazie.» Emma aveva la voce roca dall'emozione e le mani le tremavano, facendo vibrare il bouquet dai fiori bianchi e rossi, come la sua giacca di pelle, che tanto piaceva a Killian.  
Emma fece un altro passo e fu davanti ad Archie. Si voltò verso Uncino e seppe che in quel momento aveva davanti la persona più bella del mondo.  
«Sei uno spettacolo, Swan.» anche la sua voce era impregnata di emozioni fortissime.  
Archie si schiarì la voce e prese a parlare.  
«Cittadini, amici, famiglia. Queste parole coincidono qui a Storybrooke e oggi siamo tutti riuniti per celebrare l'unione di Emma Swan e del capitano Killian Jones, per condividere la gioia di questo momento. Sì, perché noi siamo forti quando siamo uniti, per questo i dolori si dividono quando ce lo ricordiamo, diventano più lievi, ma le gioie si moltiplicano man mano che aumentano i cuori che battono, e oggi qui tantissimi cuori battono per Emma e Killian.» sorrise a tutti che si sedevano, poi guardò gli sposi aprendo la scatolina delle fedi «Se volete pronunciare i voti...» 
Gli anelli erano semplici, due fedi d'oro bianco scintillante. Killian prese la più piccola fra le dita.  
«Emma, ho saputo di provare qualcosa per te dal primo momento che ti ho vista e non ho saputo ammetterlo davvero a me stesso, ma... Ero attirato a te come i marinai sono attratti dall'oceano. In breve tempo ho capito quanto fossi speciale e mai in tutta la mia lunga vita avrei pensato di trovare una persona per cui valesse la pena lottare. Ancora meno avrei potuto immaginare di avere un lieto fine e di condividerlo con te. Sono successe molte cose e, ogni volta che mi hai respinto, io non ho ceduto, perché in amore non c'è questa scelta. Per una triste parte della tua vita ti sei sentita sola e io non permetterò che accada ancora. Lotterò sempre per stare con il mio Vero Amore. Ho amato ogni momento che mi ha legato a te, per questo ti dono questo anello, perché non vedo l'ora di viverne altri.» le infilò al dito la fede, trattenendo il respiro «Mi hai colmato di amore e non sapevo che il mio cuore potesse contenerne tanto. Ti amo, Emma.» 
Nel porto tutti avevano gli occhi lucidi. Fu il turno della sposa, tremava dall'emozione.  
«Killian, per molto, troppo, tempo sono stata sola nella mia vita. Non ho mai avuto nessuno che credesse in me, al mio fianco. Poi è arrivato Henry e mi ha portata qui per spezzare un sortilegio. Non lo sapevo, allora, ma lui mi stava riportando a casa. Ho tenuto lontani i miei genitori, per una rabbia che sembrava non abbandonarmi mai. Ero certa che non si sarebbe mai esaurita... Invece tu l'hai raccolta. Hai atteso con pazienza che me ne liberassi, poi hai lentamente, ma con costanza, aperto una breccia nel mio cuore. Non credevo nell'amore, non credevo a tante cose, ma se Henry mi ha insegnato a credere nelle favole, tu mi hai insegnato quanto grande può essere un amore.» prese la fede dalla scatolina che Archie le porgeva con gli occhi umidi «Io ti dono questo anello, perché è un simbolo. Un cerchio non ha una fine e il Vero Amore neanche.» gli mise l'anello e si presero per mano, senza smettere di guardarsi. La platea era commossa. Regina teneva la mano di Henry e sorrideva a Zelina. Belle prese la mano di Tremotino e vi affondò la propria, mentre si accarezzava la pancia. Biancaneve aveva la testa appoggiata alla spalla di David e si asciugava le lacrime con un fazzolettino candido. Perfino Leroy aveva gli occhi lucidi. Poi Archie parlò con voce forte e chiara.  
«Killian Jones, vuoi tu prendere Emma Swan, per amarla, qualunque cosa accada, ogni giorno della vostra vita?» 
«Lo voglio...» la voce era stata bassa e vibrante di tutte le emozioni e i sentimenti che pulsavano nel suo antico cuore.  
«Emma Swan, vuoi tu prendere Killian Jones, per amarlo, qualunque cosa accada, ogni giorno della vostra vita?» 
«Lo voglio...» la voce tremava appena, ma lo aveva guardato dritto negli occhi mentre lo diceva.  
«Emma... Killian... Vi dichiaro marito e moglie.» concluse Archie.  
Uncino cinse la vita della moglie e la baciò. Emma lo strinse a sè. Erano una cosa sola.  
Esplose l'applauso della città e i neosposi seppero che il loro amore poteva solo crescere.  
 
In corteo tornarono davanti alla tavola calda di Granny, dove era stato allestito il banchetto a buffet e le casse lanciavano melodie delicate.  
«Swan,» disse Uncino dandole un altro bacio «ora non potrai più liberati di me.» 
«Non vedevo l'ora che arrivasse questo giorno.» rispose lei.  
«Signorina Swan, congratulazioni.» Tremotino le prese la mano e la baciò «Sono davvero felice per te. Sono certo che Neal approverebbe, perché lui voleva che le persone che amava fossero felici. Inoltre conosceva il Capitano Jones e so che, anche se hanno avuto degli screzi, lo stimava molto.» 
«Grazie. Di tutto.» rispose lei «Grazie per quello che hai detto adesso, grazie per aver salvato Henry, per aver salvato Killian e me. Grazie perché stai davvero cambiando e Henry può avere il nonno che merita.» 
Tremotino fece un cenno di assenso col capo e si allontanò sorridendo.  
David richiamò l'attenzione della città.  
«Voglio fare un brindisi. Agli sposi e al loro meraviglioso futuro, che hanno appena iniziato a vivere. Ti voglio bene, Emma. Benvenuto in famiglia, Killian.» tutti bevvero e applaudirono, poi iniziarono a sentirsi le note di un walzer.  
Killian prese la mano di Emma, e la portò al centro della strada. Le cinse la vita e le prese una mano. Iniziò a farla volteggiare seguendo la cadenza della musica. Tutti erano rapiti dalla scena. I loro sguardi, persi l'uno nell'altro, erano talmente intensi che non si sarebbero mai separati. Era come se non ci fosse tutta la città, ma erano solo loro due con il loro amore.  
 
David e Biancaneve li accompagnarono a casa e li lasciarono al cancello, lasciandoli alla loro intimità.  
Emma fece un passo verso la casa, ma Killian la prese e la strinse a sè dandole un bacio da mozzare il fiato, poi la prese in braccio. Lei rise, non si lamentò e decise di lasciar decidere a suo marito il livello di romanticismo.  
Entrarono in casa ed Emma spalancò la bocca, mentre Killian la posava a terra. Il salotto era pieno di candele e sul tavolino c'era un elegante secchiello per il ghiaccio con dentro una bottiglia di champagne.  
«Come hai fatto? Non entri in casa da ieri e io sono uscita col vestito da sposa addosso poche ore fa, e non c'era tutto questo...» chiese lei stupita.  
«Ho chiesto aiuto a Regina e Zelina. Durante il rinfresco sono venute qui e hanno posizionato tutto. Non volevo che la nostra giornata più importante fosse finita. Ho preferito ritagliare un pezzetto solo per noi, senza decine di persone che ci guardassero.» spiegò lui, poi la prese per mano e la portò sul divano. Prese lo champagne e ne versò due calici. Si sedette accanto a lei e gliene diede uno. Erano finalmente soli.  
«Ancora non ci credo.» disse lei.  
«A cosa? Che siamo sposati? Perché ho delle prove, come il fatto che siamo in abito da sposalizio e le fedi alle nostre dita.» le sorrideva.  
«Lo vedo anch'io e c'ero quando abbiamo detto "lo voglio". È che fin'ora siamo stati Emma e Killian, adesso siamo moglie e marito. Sono emozionata. Poi... I tuoi voti sono stati...» 
«Te l'avevo detto, Swan, le parole più belle le tenevo solo per oggi e sotto chiave sulla Jolly Roger.» bevve un altro sorso «A proposito, non abbiamo parlato del viaggio di nozze perché volevamo affrontare una cosa alla volta e non eravamo certi che sarebbe andato tutto liscio, ma...» 
«Ma?» lei sorrideva curiosa.  
«Adesso è andato tutto liscio e vorrei arrivare a farlo se lo vuoi anche tu.» la fissava con quegli occhi blu mare che le facevano girare la testa.  
«Cosa avevi in mente?» chiese col fiato corto.  
«Una crociera di due settimane sulla Jolly Roger, solo noi due. Ti porterò in luoghi bellissimi e ti mostrerò il mondo.» spiegò lui «Perché sei troppo bella per restare solo in questo mondo.» 
«Va bene. Partiamo quando vuoi.» rispose Emma.  
«Davvero?» 
«Devi sapere che ti conosco e immaginavo che avresti proposto una romantica e lunga uscita in barca, poi mi ero promessa che se la cerimonia fosse andata bene, avremmo fatto il viaggio di nozze. Per questo ho nascosto una valigia pronta in cantina.» spiegò la Salvatrice.  
«Davvero? Ed Henry?» chiese stupito.  
«Ho parlato di questa cosa all'addio al nubilato e Regina ha detto che avrei dovuto farlo, quindi ho parlato con Henry e lui resta da Regina finché non torniamo.» gli sorrise.  
«Emma, come fai?»  
«A fare cosa?» 
«A sorprendermi ancora.» la baciò con dolcezza, come se fosse un prezioso cimelio da dover proteggere. Il loro viaggio era appena iniziato.  

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Capitolo 2
*** 02.Preferisco le camicie, ma... ***


Erano passate due settimane dal matrimonio di Emma e Killian e la città era tornata alla normalità. Biancaneve attendeva il ritorno della figlia ed era andata a pulire la casa, in modo che il suo nido fosse perfetto al ritorno. Stava sprimacciando i cuscini del divano, il tocco finale, quando la porta si aprì e gli sposini entrarono.  
«Emma!» la voce di Biancaneve era acuta dall'entusiasmo «Ben tornata!» 
«Ciao mamma!» e si abbracciarono.  
Appena ebbe stritolato la figlia, Biancaneve strizzò anche Killian.  
«Bentornati! Com'è andato il viaggio?»  
Emma sorrise e andò a sedersi sul divano con Killian.  
«Bene, mi ha portata a vedere tutta la costa. Poi le notti sotto la luna sono state davvero magiche.» Emma era abbronzata e le donava davvero «Qui, ci sono delle novità?» 
Biancaneve sorrideva.  
«Solo il vostro ritorno a casa.» 
«È bello essere stati via per scelta e non per un maleficio.» commentò il neomarito sorridendo.  
«Bene, ora vi lascio che devo andare a prendere Neal all'asilo, ma stasera vi voglio a cena da Granny. Tutti insieme.»  
 
La cena con tutta la famiglia era meravigliosa. Ritrovare tutti dopo il viaggio di nozze era una gioia. Emma andò in bagno dopo mangiato.
«Cos'avete fatto? Non preso il sola, la mamma è più bianca di prima!» chiese Henry.
«I realtà è stato un viaggio molto tranquillo.» rispose Killian. Biancaneve raccontava a David della giornata e Henry mangiava concentrato. Dopo poco Uncino si rese conto che sua moglie ci stava mettendo un po' più del solito in bagno, quindi decise di andare a controllare.
 
Emma uscì dal bagno della tavola calda con lo sguardo fisso, pensieroso.  
«Amore, tutto bene?» Killian capiva sempre quando qualcosa non andava, ma non era il momento per parlare.  
«Sì, stavo solo pensando a tutte le cose che avrò da fare domani.» gli sorrise e lo baciò. Tornarono al tavolo e la cena proseguì.  
Un boato venne da fuori. Emma e Regina si guardarono.  
«Carino da parte dei cattivi, aspettare che tornassi dalla luna di miele.» commentò la Salvatrice alzandosi e uscendo con la strega.  
Fuori tutti gridavano e scappavano. Il cielo si era annuvolato e a mezz'aria batteva le ali un enorme uccello nero. Aveva una cresta divisa in tre ciuffi sul capo, le piume nere erano opache e gli occhi erano due brillanti rubini. La schiena terminava con nove diverse code, sottili, che sfociavano a loro volta in altrettanti cristalli neri levigati. Era una creatura bellissima.  
«È una fenice nera!» gridò Tremotino che le aveva seguite fuori. 
«Che danni può fare?» chiese Regina urlando per sovrastare la folla.  
«Grossi!» urlò a sua volta Tremotino «Può radere al suolo la città!» 
«Cosa può volere?» chiese Emma.  
«Non lo so.» disse Gold «Io ne ho vista solo una prima d'ora, ma non è la stessa che ho visto io, perché la uccisi.» 
Non poterono dire altro, perché la fenice si alzò in volo e frustò con la coda tutto ciò che incontrava. Emma e Regina le lanciarono contro un attacco molto potente e la fenice gridò il suo dolore e sparì in una fiammata nera.  
«Tutto bene?» chiese Killian correndo verso sua moglie.  
«Sì, certo.» Emma aveva il fiatone. Con la coda dell'occhio vide qualcosa muoversi e spinse di lato il marito. Una pietra nera, grande come un pallone da calcio, era caduta dal cielo. Killian si rialzò subito e corse dalla moglie.  
«Emma come stai?» chiese in ansia.  
Emma era rannicchiata per terra, una mano sulla spalla e l'altra sull'addome.  
«Sto bene, mi ha preso la spalla, posso guarire con la magia.» disse lei mettendosi seduta.  
Regina si chinò su di lei e con un gesto fluido della mano la guarì, poi la fissò per un momento.  
«Emma, forse dovresti farti vedere da un medico lo stesso.» 
«Perché?» chiese Uncino preoccupato.  
«Con la magia curo le ferite, ma è meglio essere prudenti. Victor ti darà un'occhiata volentieri.» spiegò Regina.  
Biancaneve prese la figlia a braccetto e l'accompagnò alla clinica.  
«Non dirmi niente, Emma, io so già tutto. Parlerai quando sarai pronta.» le disse sua madre.  
Emma la guardò, per un momento smarrita, poi le sorrise.  
 
«Amore, tutto bene dal dottore?» Killian era seduto sul divano, intento a lucidare l'argenteria. Doveva essere impazzito nell'attesa.  
«Sì, prima di tornare mi sono fermata in un negozio a prenderti una cosa.» e gli porse un piccolo pacchetto morbido.  
«Perché? Qual è l'occasione? Non può essere l'anniversario, perché ci siamo sposati due settimane fa...» era ancora più nervoso.  
«Aprirlo e basta.» sorrise lei.  
Killian sospirò, poi strappò la carta. Era una maglietta nera.  
«Grazie Swan... Preferisco le camicie, ma...» 
«Girala.» lo interruppe lei.  
«Swan... È quello che penso?» era a bocca aperta. Sulla maglietta c'era disegnato in bianco un neonato e di fianco, sempre in bianco c'era una scritta: "papà, sto arrivando".  
Gli occhi di Killian si riempirono di lacrime.  
«Da quanto lo sai?» chiese con la voce rotta.  
«Stasera a cena. Avevo appena fatto il test, quando mi hai trovata fuori dal bagno. Era una settimana che avevo dei dubbi, ma ho aspettato di tornare per fare il test. Regina lo ha percepito quando mi ha guarita, per questo mi ha suggerito di andare a farmi vedere. Mia madre lo ha capito dal fatto che, quando sono caduta, mi tenevo una mano sul ventre. Non volevo che lo sapessero prima di te, ma...» Emma aveva iniziato a tremare.  
Killian la avvolse in un caldo abbraccio.  
«Oh, Emma... Sono l'uomo più felice del mondo.» lei si lasciò andare e iniziò a piangere «Perché piangi? Non ne sei felice?» 
«No, non pensarlo neanche per un momento! Sono emozionata, non credevo che avrei avuto altri figli prima di scoprire quanto ti amo e ora... Ho la possibilità di fare le cose per bene. Come i miei genitori con Neal.» gli zigomi le divennero rosati «Adesso devo stare molto attenta. Non posso farmi del male.»  
«Swan,» disse Uncino «siamo tutti una famiglia, faremo in modo di proteggere il nostro bambino e lo faranno anche i tuoi genitori, Regina, i nani... Questo bambino avrà tante persone che gli vorranno bene, perché già ne vogliono alla mamma.» 
Emma sussultò quando si udì bussare alla porta.  
Uncino andò ad aprire.  
«Buonasera, capitano.» disse Gold «Sono qui per parlare con la signorina Swan, anzi, la signora Jones.» 
 
«Cosa posso fare per te?» chiese Emma quando l'ospite si fu accomodato in salotto.  
«Io sto cercando di essere una persona migliore, ma ho molto a cui fare ammenda.» spiegò.  
«Per quello che riguarda me, non hai niente da fare. Il mio perdono ce l'hai già.» gli sorrise.  
«Ne sono sollevato, ma non è il solo motivo per cui sono qui. La fenice nera.» ribatté teso «Credo di aver capito da dove arriva. Nella Foresta Incantata ne ho incontrata una e l'ho uccisa. Lei era una Fenice, io l'ho resa nera in punto di morte. Sono rare, le credevo estinte un tempo, poi ebbi a che fare con una di loro. Lei venne a fare un accordo, ma mi mentì. Non aveva detto che non era l'ultima della sua specie, ma che aveva una figlia. Uccisi la madre, ma della figlia non seppi più nulla.» 
«Come posso aiutarti?» Emma lo scrutava.  
«Credo che il potere della Salvatrice possa farla tornare come prima. Glielo devo se ho ucciso sua madre, ma da solo non ho quel potere, sono il Signore Oscuro. A lei servirà la magia di luce.» spiegò ancora Tremotino.  
«Quanto é pericolosa una cosa del genere?» chiese Uncino.  
«Lo è certamente, ma non c'è un altro modo che non tocchi la magia oscura.» era supplichevole.  
«Possiamo vedere di trovare il modo di farlo in modo sicuro per me.» intervenne Emma guardando Killian «C'è sempre un modo. Se mia madre mi ha partorita durante un sortilegio, io posso fare delle cose mentre aspetto nostro figlio.» 
«Sei incinta?» chiese Gold.  
«Sì.» rispose Emma sorridendo «Tuttavia sono certa che riuscirò ad aiutarti.» 
 
«Killian,» Gold era appena andato via ed Emma stava spiegando la sua idea al marito «sono certa di poter trovare un modo per proteggere me e nostro figlio. Ne parlerò con Regina, Zelina, mia madre. Se servirà anche alla Fata Turchina!» 
Uncino era seduto sul divano e aveva il volto preoccupato. Il suo sguardo era fisso al pavimento. Sapeva che Emma era la Salvatrice, ma aveva bisogno di saperla una normale mamma che attende il suo bambino. La voleva impegnata solo a preparare la cameretta e il corredino per il nascituro, non a dare la caccia ai mostri.  
«Killian,» Emma si era seduta accanto a lui «io proteggerò questo bambino a tutti i costi. Non mi interessa quanto sarà difficile, lo farò. Mi dici sempre che credi in me, che a ogni problema trovo la soluzione... Non ci credi più?» lo guardava con gli occhi verdi ingranditi dalla paura che suo marito non si fidasse più di lei.  
«Swan...» Killian si era voltato a guardarla e aveva gli occhi blu che la penetravano intensamente «scusami. Non voglio che pensi che io dubiti di te. Non lo farò mai. Ho solo paura per te e per il bambino.» 
Emma lo abbracciò e lui si lasciò cadere sulla sua spalla.  
«Ti amo, Killian, e ti ho sposato perché mi fido di te. Credi in me, perché se non lo fai tu, non ci riuscirò io.» gli aveva sussurrato.  
 
Gold stava tornado al suo negozio. La Salvatrice era in dolce attesa. Solo questo pensiero lo accompagnò nel tragitto, perché non poté fare a meno di pensare che le cose avrebbero potuto essere diverse. Se Bealfire non fosse morto, adesso sarebbe stato lui ad avere un secondo figlio con Emma Swan, perché lei era il suo unico amore. Pensò ai suoi errori e a come sarebbe stato tutto diverso se non fosse stato prima un codardo, poi il Signore Oscuro. Non poteva rimediare ai propri errori, ma di certo poteva impegnarsi a non ripeterli. Doveva proteggere Emma, lei lo avrebbe aiutato.  
Entrò nel negozio e andò a passo spedito verso il retro. Spostò un asse del pavimento e prese un cofanetto intarsiato, molto antico. Quando lo aprì, trovò un bracciale e lo guardò. Un suo sospiro ruppe il silenzio del negozio. Richiuse il bauletto e lo mise sotto il braccio prima di uscire.  
 
Toctoc!  
Emma era in camera e Killian andò ad aprire.  
«Signor Gold... Emma è a riposare.» disse freddo il pirata.  
«Voglio parlare con te.» rispose semplicemente Gold.  
Uncino lo guardò sorpreso e lo invitò in salotto.  
Tremotino gli porse il bauletto.  
«Che cos'è?» chiese il pirata.  
«È un dono per la Salvatrice, a prescindere che mi aiuti o meno.» spiegò Tremotino «Dentro c'è un bracciale di origine divina che proteggerà lei e il vostro bambino. Ho chiesto il suo aiuto e voglio che, se accetta di aiutarmi, lo faccia nel modo più sicuro. Tuttavia, penso che possa usufruirne a prescindere dalla sua scelta. Questo bracciale fu forgiato su richiesta di Frigg e da lei incantato, perché nessuna madre dovesse soffrire quel che lei aveva patito per la dipartita del figlio Baldur. Protegge chiunque lo indossi da qualunque cosa. Niente di origine umana, animale, vegetale o magica potrà nuocere a chi lo indossa.»  
«Io sono... Commosso...» disse Killian guardando la scatola «Stavolta hai deciso di cambiare e ce la stai mettendo tutta. Grazie.» 
Gold fece un piccolo cenno col capo, poi se ne andò.

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Capitolo 3
*** 03.Oh! Proprio te cercavo! ***


Emma aveva chiamato i suoi genitori, Regina, Zelina e, ovviamente, Henry. 
Dopo aver saputo da Uncino del dono di Gold lo aveva indossato. Il bracciale era d'oro puro, largo tre centimetri, rigido e ricoperto di simboli strani e pietre preziose. Per questo adesso poteva aiutare Gold a cuore leggero e, quindi, poteva dare la lieta notizia ufficialmente.  
Tutti erano seduti in salotto. Emma era seduta su una delle poltrone e Killian sul suo poggiolo.  
«Grazie per essere venuti subito.» disse Emma «Devo parlarvi di alcune cose, ma prima di tutto vorremmo darvi una notizia.» tutti li guardavano curiosi «Killian ed io aspettiamo un bambino.» il sorriso le sollevò gli zigomi e Killian le baciò la testa.  
Esplosero le felicitazioni, ma Emma guardava suo figlio. Henry sorrideva e corse ad abbracciarla.  
«Mamma, è una cosa bellissima! Avrò un fratello… o una sorella!»  
Emma lo strinse a sé, Uncino li guardava sorridendo. Sapeva che Emma temeva la reazione di suo figlio, ma sapeva anche che non ne aveva motivo. 
«Tu lo sapevi?» stava chiedendo David a Biancaneve.  
«Diciamo che ieri l'ho intuito. Non me l'ha detto.» rispose lei leggera.  
«Anche tu lo sapevi già!» si lamentò Zelina guardando la sorella.  
«Quando Emma è caduta e l'ho guarita ho sentito una seconda energia. Non è che potevo non sentirla!» 
Ma tutti ridevano e abbracciavano i futuri genitori. Era un bel momento, ma Emma dovette interromperlo  
«Adesso, però, dovrei passare alle cose più serie.» disse la Salvatrice «Oggi Gold è venuto qui. Secondo lui, la Fenice Nera è la figlia di una Fenice che ha ucciso molto tempo fa, nella Foresta Incantata. Tenendo conto di questo, potrebbe essere una concreta possibilità che sia qui per cercare e uccidere Tremotino.» Killian le aveva posato la mano sulla spalla.  
«Perché è venuto a dirti questo?» chiese Regina.  
«Perché sta davvero provando a cambiare.» Uncino era intervenuto «Stavolta si sta impegnando. È venuto a chiedere l'aiuto di Emma e, quando ha saputo che è in dolce attesa, è andato nel suo negozio ed è tornato con un dono.» 
Emma sollevò il braccio sinistro. Al polso aveva il bracciale bellissimo e le pietre incastonate erano verdi e blu, come se gli occhi di Killian ed Emma fossero stati replicati sull'oro.  
«Questo è il bracciale di Frigg.» disse Emma «Protegge chi lo indossa da qualunque cosa. Ha detto che posso tenerlo anche se scelgo di non aiutarlo.» 
«Quindi tu lo aiuterai.» sospirò Regina.  
«Sì.» rispose Emma «Non l'ho mai visto in grado di migliorare, ma adesso sì. Adesso lo ha dimostrato e più di una volta. Ha salvato Killian e me, poi Henry, ora mi ha regalato una protezione per me e il bambino. Ha chiesto perdono a Killian. Credo davvero che meriti questa possibilità.» 
Regina guardò la sorella.  
«Una grande vittoria per Storybrooke se, dopo la Regina Cattiva e la Strega Perfida, anche il Signore Oscuro diventa un eroe.» 
«Da dove si parte?» chiese Biancaneve.  
«Dovremmo sapere di più sulla Fenice Nera.» decise Emma «Mamma, puoi andare in biblioteca a cercare qualcosa sulle Fenici?»  
«Certo!» rispose la donna.  
«Magari abbiamo qualcosa anche noi nei nostri libri.» propose Zelina indicando se stessa e la sorella.  
«Io posso andare dalle Fate.» dichiarò David.  
«Io controllo il libro.» affermò Henry.  
«Bene,» intervenne Killian «ti puoi riposare Swan.» 
«Ma io non sono stanca.» ribatté Emma.  
«Tesoro,» disse Biancaneve «anche se hai il bracciale, preferirei saperti al sicuro.» 
 
Emma non era felice di stare a casa, ma anche lei aveva paura per il bambino, quindi accettò.  
Killian le portò una tisana.  
«Amore,» le disse «scusami. Avrei dovuto crederti subito.» 
«No, avete ragione tutti.» sospirò Emma «Devo agire solo quando è necessario. Solo che non sono abituata a stare ferma!» 
«Lo so, ma prendiamoci questa giornata per pensare a noi e al bambino.» le sorrideva emozionato.  
Sarebbero diventati genitori. Certo, Emma aveva Henry e anche Uncino era molto legato a lui, ma questo sarebbe stato figlio di entrambi. Killian non pensava ad altro.  
 
Zelina era nella sua camera e, muovendo appena le dita, produsse un piccolo vortice di fumo verde. Quando fu dissolto, teneva in mano una sfera grande come una palla da biliardo.  
«Ho bisogno di parlarti, per favore rispondimi.» sussurrò.  
La sfera divenne nebbiosa, poi si rischiarò. Al suo interno c'era il volto di una ragazza, con penetranti occhi blu e vaporosi capelli castani. Le labbra carnose erano pitturate di rosa scuro.  
«Ciao Zelina! Che piacere vederti. Cosa posso fare per te?» era entusiasta, un vulcano di energia.  
«Ciao, cara. Sono felice anch'io di vederti. Vorrei chiederti una cosa.» rispose Zelina.  
«Chiedi pure.» 
«Sai qualcosa sulle Fenici e sulle Fenici Nere?» 
«Qualcosina... Sono degli uccelli magici, che hanno proprietà curative e uccidono solo se diventano nere, perché l'omicidio copre la loro luce e diventano oscure.» 
«Diventano oscure solo se commettono un omicidio?» s'informò Zelina.  
«No, anche se i loro sentimenti diventano di odio e vendetta. Devi affrontarne una?» chiese la ragazza.  
«Sì,» spiegò la strega «siamo stati attaccati da una Fenice Nera e vorremmo capire di più, perché potrebbe essere la figlia di una Fenice uccisa da un nostro concittadino, che sta cercando di redimersi.» 
«Ma che situazione complicata...» rifletté la ragazza «Potete parlare con le Norne, magari loro sapranno indicarvi una via sicura.» 
 
Regina guardò con le sopracciglia sollevate la sorella.  
«Quindi una dea nordica sta venendo qui per guidarci verso tre dee del destino, in modo che ci dicano qualcosa della Fenice Nera? E secondo te chi dovrebbe andare con lei?» 
«Io non posso, ho Robin. Penso che il Principe Azzurro o lo sposo con l'uncino possano farlo.» disse Zelina sorridendo «Lei, comunque, ha detto che si paleserà direttamente a chi sceglierà per compiere questa scampagnata.» 
«Speriamo che sia utile...» disse preoccupata Regina.  
 
Emma era in cucina e la stava pulendo con foga.  
«Amore, tutto bene?» chiese Killian entrando.  
«No. Pensavo di poter gestire l'inattività, invece con ci riesco. Mi innervosisco e mi sono fiondata a pulire, almeno non sto ferma.» era nervosa.  
Killian la fermò prendendola per le spalle.  
«Ascolta, Swan. Non potrai stare ferma per nove mesi, ma puoi stare attenta. Sono sicuro che non è questo il problema. Dimmi cosa c'è, per favore.» 
Emma posò la spugna e si levò i guanti gialli.  
«Ho una dannata paura di non farcela. Mi sento schiacciata tra la paura di dare alla luce una creatura in un mondo di mostri e la felicità di aspettare un figlio tuo. Mi sento troppo poco, per un bambino. Henry l'ho abbandonato. Io stessa sono stata abbandonata. E ho paura. Ho una maledetta paura di non riuscire a proteggerlo.» 
Killian la strinse a sé. Parlò con voce profonda e le vibrazioni nel suo petto arrivavano alle ossa di Emma.  
«Emma, ho paura anche io, ma ho anche una certezza: tu. Sei sempre tu la mia certezza, il mio porto sicuro. La mia luce. Sei la Salvatrice, per questo so che saprai proteggere nostro figlio. Poi non sei mai sola e non lo sarai mai più. Mai.» le accarezzò la testa, piano, con delicatezza. Da quando aveva saputo della gravidanza, Uncino si era premurato di essere ancora più delicato.  
Toctoc!  
«Aspettiamo qualcuno?» chiese Emma.  
«No...» rispose lui andando ad aprire la porta.  
«Oh! Proprio te cercavo!» una voce femminile aveva trillato dall'uscio ed Emma si avvicinò.  
Una ragazza bellissima sorrideva a Killian. Aveva dei vaporosi capelli scuri e gli occhi blu. Indossava un abito scampanato bianco rifinito in oro e le sue labbra erano carnose e rosa intenso.  
«Chiedo scusa, ma lei chi è?» chiese Emma.  
«Oh! La Salvatrice! Piacere, io sono Freya, dea dell'amore e della passione. Zelina mi ha spiegato la vostra situazione e posso portare uno di voi dalle Norne.» era esaltata.  
«Va bene, vengo io.» disse Emma.  
«No.» il tono di Freya si era fatto serio «Deve venire Killian Jones.» 
«Perché?» chiese la Salvatrice.  
«Perché le Norne mi hanno detto che accoglieranno nella loro dimora solo il Capitano Jones.» 
«Perché io?» Uncino era stupito.  
«Non me lo hanno spiegato. Forza! Non abbiamo molto tempo!» prese per mano il pirata.  
Emma li guardava allibita e per nulla contenta. Non poteva esserlo, una dea dell'amore e della passione bellissima, aveva appena preso per mano suo marito e lo aveva trascinato dalle Norne. Chi diavolo erano le Norne? Perché non lei? 
Si era portata una mano alla pancia e guardava il punto in cui poso prima c'era Killian. Un boato e il cielo si era oscurato.  
«Oh, no...» mormorò Emma.  
 
 
«Eccoci qui.» disse Freya. Erano alla base di un albero enorme, Uncino non ne vedeva la fine. La dea si avvicinò a una radice alta come una casa e la sfiorò. Al tocco delle sue dita prese forma una porta. Il pirata la seguì dentro quell'umido accesso.  
Si trovarono in una stanza e vide tre donne che trafficavano in cose diverse. Una giovane che aveva in mano un libro. Una che sembrava un'avvenente quarantenne che dipingeva su una tela. La terza era molto anziana e ingobbita, che si cullava su una sedia a dondolo.  
«Salve Norne! Come va?» chiese Freya con entusiasmo.  
«Come vuoi che vada? Un secondo alla volta!» aveva risposto acida la Norna più avvenente.  
«Scusa Verdandi. Killian Jones, ti presento le tre Norne. Quella bisbetica è Verdandi. La nonnina è Urd e la ragazza è Skuld. Norne, lui è Killian Jones. Sapete, per quel problema che sua moglie e lui devono risolvere con una Fenice Nera di cui vi ho parlato prima. Avete detto che parlerete solo con lui e ve l'ho portato.» aveva una voce acuta. Tuttavia le tre continuarono ad ignorarli 
Killian allora tentò.  
«Buonasera, mie dame. Vi ringrazio per l'invito.» e fece un piccolo ed elegante inchino.  
Urd alzò il capo e lo guardò.  
«La buona educazione, ecco cosa manca sempre di più. Anche se sono certa che lui lo avrebbe detto prima, se Freya lo avesse lasciato parlare.» aveva una voce roca e gli occhi un po' sbiaditi.  
«Non ha importanza,» disse Skuld chiudendo il libro con un piccolo tonfo e alzandosi «vieni con me Killian. Ho io quello che ti serve.» e si avviò verso una porta che Uncino non aveva visto. Non si sentiva a suo agio, troppe donne e sua moglie troppo lontana. Non aveva intenzione di fare niente, ma non voleva che Emma si preoccupasse. Sperava che si fidasse abbastanza.  
Entrò in una stanza piena di candele, tutte spente. La Norna prese un cestino e vi pose dentro quattro delle candele, poi lo porse a Uncino che lo prese.  
«Killian Jones, devi portarle nel tuo mondo. Con la magia le dovrai far accendere. Ognuna possiede i ricordi di una delle quattro persone che sono coinvolte in questo intreccio. Devo avvisarti, i nostri doni non hanno un prezzo, saranno le lacrime che verserete a pagare il conto. Ho anche una cosa da darti.» gli pose una pergamena nel cestino.
«Cosa vuol dire che saranno le lacrime che verseremo a pagare il conto?»
Skuld lo guardò glaciale.
«Le lacrime di una vita intera sono la nostra moneta, perché le lacrime sono emozioni e sono quelle a permetterci di tessere la tela del destino.»
Killian fece un breve inchino di ringraziamento e la seguì nella camera precedente. Freya guardava male le due Norne e fu felice di portare via Killian.

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Capitolo 4
*** 04. L'istante in cui l'oscurità è diventata parte di noi ***


Uncino si ritrovò nel suo salotto, col cestino al braccio. Emma fece un grido di sorpresa e si lanciò ad abbracciarlo.  
«Killian! Dov'eri finito?» 
Lui la strinse a sé e la baciò.  
«Dalle Norne. Sono tre donne che tessono i destini di tutta l'umanità. Mi hanno dato questi.» le mostrò il cestino «Le candele sono i ricordi di quattro persone che hanno a che fare con questa storia.» 
«Chiamo tutti gli altri. Dobbiamo vederli insieme.» decise Emma.  
 
In mezz'ora erano tutti a casa di Emma. Killian spiegò loro di Freya e delle Norne. Anche Gold era stato invitato e osservava le candele con curiosità. Biancaneve teneva la mano del marito. Regina e Zelina si erano sedute e aspettavano la fine del resoconto.  
Emma prese la prima candela e la posò al centro del tavolino.  
«Siete pronti?» chiese.  
«Gold, c'è qualcosa che dobbiamo sapere, prima di vedere? Perché una di queste memorie è certamente tua.» chiese Regina.  
«Non credo, ma lo scopriremo presto.» affermò.  
Emma mosse una mano da sinistra a destra e la fiamma sulla candela si accese.  
 
Emma si sentiva nel sogno di qualcun altro. Un'ospite intangibile.  
Era in un castello sontuoso. Una donna vestita di abiti umili con una folta chioma di capelli rossi giunse in una sala.  
Tremotino non si voltò a guardarla.  
«Oh, una creatura molto rara entra nel mio salone. Deve avere qualcosa di importante da chiedere...» 
La donna aveva gli occhi color oro che brillavano.  
«Signore Oscuro, sono giunta a voi con una richiesta.» disse determinata.  
«Io so già cosa vuoi. Io so tante cose.» intervenne Tremotino «Tuttavia, mi piace quando esponete le vostre motivazioni. Dimmi pure, cara...» 
«Io sono una Fenice. La mia razza sta morendo, ho bisogno di qualcosa che mi protegga mentre sono umana.» disse con un orgoglio nella voce che Emma aveva sentito in bocca a pochi.  
«Sì. Ho qualcosa per te.» Tremotino andò a un mobile e ne aprì una piccola anta per prendere un anello d'argento «Questo è un anello che protegge chi lo indossa. Il proprietario lo può tenere per dieci anni, poi tornerà da me. Il prezzo di questo ninnoli è solo una tua piuma.» 
La donna lo fissò.  
«Cosa ve ne fate di una mia piuma?»  
«Una piuma di un uccello magico è un bel cimelio, ma una piuma di un uccello magico che sta per estinguersi è una meraviglia. Allora? Ci stai?» chiese lui giocando con l'anello. 
La donna annuì piano e prese la forma di Fenice. Le piume erano rosse come i suoi capelli in forma umana e gli occhi dorati erano ancora più luminosi.  
Porse un'ala a Tremotino che si prese una piuma.  
La Fenice tornò a prendere la forma umana e Tremotino le porse l'anello. 
 
Emma si ritrovò nel salotto, stretta a Killian e vide che tutti erano stralunati dall'esperienza quanto lei.  
«Quindi le hai dato un anello di protezione in cambio di una piuma. Cosa ne hai fatto poi?» chiese Regina a Gold.  
«Le ho lasciato l'anello e la piuma l'ho usata per cercare Bealfire, ma non ha funzionato. Lei mi aveva ingannato: non era l'ultima della sua specie, sennò la piuma mi avrebbe portato da mio figlio.» spiegò Tremotino.  
«Adesso andiamo avanti o ci attaccherà ancora senza e noi non avremmo imparato niente di nuovo.» disse Emma sostituendo la prima candela con la seconda, poi ne accese la fiamma.  
 
Erano in un villaggio. La donna coi capelli rossi era accasciata a terra. Certamente morta. Tremotino se ne stava andando con passi distratti.  
Una ragazzina, con gli stessi capelli della donna, le si gettò addosso. Piangeva e invocava la mamma.  
«Mamma... Mamma... No... Io sarò una brava Fenice, te lo prometto. Non ti vendicherà, come mi hai chiesto, ma tu proteggimi ovunque tu sia.» 
 
Emma ancora non si abituava a quel dentro e fuori dai ricordi.  
«Perché l'hai uccisa?» chiese Henry rivolto al nonno con lo sguardo inumidito dalle lacrime. 
«Perché ero un cattivo.» dichiarò Gold «La sua piuma non aveva funzionato ed ero furioso con lei, quindi attesi che i dieci anni scadessero e, un minuto dopo, ero nel suo villaggio. Non sapevo che avesse una figlia, ma temo che sarei stato molto più crudele.» 
«Ma, nonno,» gli disse ancora Henry «sono sicuro che sarebbe bastato chiedere e lei ti avrebbe aiutato.» 
«Adesso lo so, ma all'epoca ero una persona diversa.» 
Emma aveva già preparato la terza candela e la accese.  
 
Stavolta era la memoria del Signore Oscuro, Emma ne era certa. Sentiva l'oscurità che era stata dentro di lei vibrare nell'aria.  
Tremotino era nel bosco, di notte. Un fuoco al centro di una radura. Gettò la piuma nella lingua di fuoco, che divampò.  
«Bae... Sto venendo da te... Mi farò perdonare, ragazzo.» lo mormorava come un mantra.  
Il fuoco avvampò di nuovo e divenne dorato. Poi niente.  
La fiamma era spenta.  
Tremotino gridò di rabbia e frustrazione, poi si calmò e disse una sola frase.  
«Godi questi dieci anni, Fenice.» 
 
Emma aveva davanti Gold, che si asciugava una lacrima.  
«Questo aspetto lo abbiamo chiarito prima, non c'è bisogno di aggiungere altro.» decise Emma, spostando la terza candela e posizionando l'ultima. Ancora una volta la accese. 
 
Stavolta erano a Storybrooke. Una ragazza con lunghi capelli rossi era legata ad un albero.  
«Lasciami andare! A cosa ti servo?» piagnucolava lei.  
Un uomo con lunghi capelli neri raccolti in una coda morbida le puntava una lancia al collo.  
«Devo ridare una cosa a mia figlia e, per farlo, devo avere una tua piuma.» aveva detto lui con voce profonda «Dammi la tua piuma e ti lascerò vivere.» 
La ragazza lo fissava con occhi color oro, che chiuse prendendo atto della sconfitta. Si trasformò in una Fenice identica alla madre. L'uomo le strappò una piuma con malagrazia e la Fenice lanciò un grido di dolore, ma rimase ferma, nell'attesa che l'uomo la liberasse, ma non successe. Se ne andò, lasciandola lì, legata. La Fenice gridò e gridò ancora la sua protesta, ma non ottenne niente. Alzò lo sguardo al cielo e i suoi occhi divennero più lucenti che mai, poi le sue piume persero il rosso e si tinsero di nero pece. Era diventata una Fenice Nera. Emma stava vedendo l'odio diventare tangibile. L'oscurità inghiottirla dopo averla combattuta per tanto tempo.  
 
Emma si rese conto che stava piangendo e guardò gli altri. Anche Biancaneve e Henry si asciugavano il volto, Gold fissava un punto sul pavimento, mentre le due streghe si guardavano atterrite e David accarezzava le spalle della moglie. Si voltò verso suo marito e Killian la fissava preoccupato.  
«Più di una persona qui dentro ha vissuto quel momento.» disse Uncino «L'istante in cui l'oscurità è diventata parte di noi. Odio e vendetta sono sempre alla base della caduta nel male. Se noi siamo riusciti a cambiare, può farlo anche lei.» 
«Come?» chiese Zelina.  
«La stessa cosa che ha cambiato tutti noi.» rispose il capitano «L'amore. Sygin ha detto che è sempre la risposta a tutto ed è quello che hanno sempre fatto il Principe Azzurro e Biancaneve. È così che Zelina e Regina sono cambiate e anche io.» guardò Emma.  
Regina prese a camminare per il salotto.  
«Dobbiamo comunque avere un piano, perché non credo che ci ascolterà e basta. Soprattutto non crederà subito all'amore, perché è ferita molto profondamente.» 
«Per questo esiste la Salvatrice.» affermò Emma.  
«No, Swan, non puoi.» disse Uncino.  
«Perché no?» chiese Emma «Ho il braccialetto che mi ha dato Gold e non sarò sola, lo faremo tutti insieme.» 
«Io credo di avere un'idea.» era stato Tremotino a parlare «La Fenice è forte perché ha i suoi pieni poteri, ma se la facessimo entrare in luogo senza magia sarebbe umana e le resterebbero la rabbia, l'odio e la possibilità di ascoltare. Magari prima può provare a parlarle la signorina Swan, poi andrò io stesso a chiedere perdono.» 
«Ma così Emma non avrebbe i suoi poteri e il braccialetto non funzionerebbe.» obiettò Killian.  
«No, il bracciale è di manifattura divina, quindi i suoi poteri valgono ovunque. Le doti della signorina Swan, invece, sono particolari, quindi non so con certezza se verranno sospese.» 
Emma si guardò le mani, poi la candela ora spenta.  
Regina si era fermata davanti alla cesta e prese la pergamena che vi era posata dentro.  
«Questa che cos'è?» chiese aprendola.  
«Me l'ha data una delle Norne, ha detto che era un dono.» spiegò Uncino.  
«Beh, è un dono strano.» disse Regina «Soprattutto illeggibile.» la porse ad Emma che guardò e vide le rune che la componevano cambiare forma e disposizione sulla pergamena.  
«Io riesco a leggerla. Dice che le Norne hanno predetto che mi sarei innamorata del figlio di un cattivo, ma che sarebbe morto con eroismo. Poi che sarei rimasta incinta di un cattivo che non lo è più e che questo Vero Amore da loro non previsto avrebbe dato il frutto più potente di tutti, creando un eroe immortale.» non si era resa conto di tremare. Killian le teneva le spalle.  
«Sygin aveva detto che avevi cambiato il corso degli eventi per me e che questo ti aveva portato al Vero Amore che per te non era previsto.» aveva aggiunto suo marito. 
«Quindi nostro figlio è speciale.» disse Emma, poi sorrise ad Henry «Lo sapevo. Se il mio primogenito è l'Autore, il secondo avrebbe preso le orme dell'intera famiglia. Tutti eroi.» il ragazzino sorrise alla madre naturale.  
«Amore, mi fido di te. Quello che deciderai per me sarà legge.» decise Uncino.  
«Scusate, ho notato solo io che nell'ultima visione c'era il padre di Pocahontas?» chiese David.  
«No, adesso vado a interrogarlo, infatti.» rispose Emma e, insieme ad Uncino, uscì a passo spedito, trovandosi seguita da tutta la compagnia.  

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Capitolo 5
*** 05. Tanti auguri ***


All'istituto di igiene mentale era seduto sul suo letto ad occhi chiusi. L'infermiera guardò Emma.  
«Passa le sue giornate così. Gli diamo da mangiare e lui spesso lo lascia intatto.» 
«Con me parlerà.» disse Emma entrando.  
«Entro anche io.» decise Uncino.  
«No,» Emma lo fermò con un gesto della mano «resta qui. Non voglio che si senta numericamente inferiore, parlerà se si sentirà alla pari o superiore.» 
Il pirata alzò le braccia in segno di resa e le diede un bacio veloce, per farle sapere che aveva la sua piena fiducia.  
 
«Buonasera.» disse Emma cordiale.  
L'uomo la guardò con distacco e rimase in silenzio.  
Emma si sedette sulla sedia a distanza dall'uomo, che la guardava senza sbattere le palpebre.  
«Ho una cosa da mostrarti.» disse lei e lasciò che il silenzio riprendesse il sopravvento per diverso tempo.  
«Cosa vuoi da me?» chiese infine l'uomo. Emma esultò dentro di sé per il piccolo passo avanti.  
«Sapere chi è la Fenice Nera che ci attacca.» rispose candida.  
L'uomo la fissò imperscrutabile.  
«So che la conosci. La piuma che hai nei capelli viene da lei.» aggiunse Emma.  
«Sì, l'ho conosciuta.» affermò lui.  
Emma sapeva che ci voleva pazienza.  
«Come si chiama?» chiese lei.  
«Rea.» rispose rilassando la postura.  
«Cosa vuole?» avanzò Emma.  
«Quello che vuole ogni persona pervasa dall'oscurità, vendetta.» spiegò.  
«Tu non agivi per vendetta.» osservò la Salvatrice. 
«Io sono caduto nella pazzia, non nell'oscurità. Per me l'oscurità è stato un mezzo. Ero un bravo capo e un padre saggio, poi l'arrivo della tua gente mi ha reso sospettoso e ho dubitato del giudizio della mia stessa famiglia. Ho portato morte, ma per paura. Se avessi ucciso tuo figlio avrei superato un limite, quello oltre cui un uomo non potrà mai trovare perdono. Per questo devo a voi molto. E tu, Salvatrice, hai il mio rispetto.» si portò una mano ai capelli e prese la piuma tra le dita «Tieni Salvatrice. Spero che ti sia di aiuto per conoscere il tuo nemico.» e le porse la piuma scarlatta.  
Emma la prese e lui trattenne gentilmente la mano di lei.  
«Salvatrice,» la guardò «Tanti auguri.» 
 
Emma uscì dalla stanza, con lo sguardo preoccupato e shockato.  
«Amore?» Killian era davanti a lei «Cosa c'è? Cosa ti ha detto?» 
Emma ripeté quello che lui aveva detto.  
«Cos'è che ti ha sconvolto tanto?» chiese David.  
«Mi ha fatto gli auguri per la bambina.» lo disse incredula. Biancaneve e David la guardavano allibiti.  
«Gli credi?» chiese sua madre.  
«Sì, aveva gli occhi sinceri.» guardò Killian e si sfiorò il ventre «Avremo una bambina.» 
Uncino aveva uno sguardo rapito, la trapassava con quegli occhi blu, come se davanti avesse la più grande meraviglia del mondo.  
«Una bambina...» sussurrò lui «Sarà la gioia del suo papà e della sua mamma...» 
 
La giornata era stata intensa. Aveva fatto qualche progresso con la Fenice Nera e aveva appreso di attendere una bambina.  
Un tarlo la infastidiva da prima di queste rivelazioni. Non era mai stata una persona gelosa, ma di sicuro molto insicura, e vedere Uncino che spariva con quella dea non le aveva fatto bene. Sapeva che l'amava, ma non le passava quella sensazione sotto pelle che le metteva piccoli e puntigliosi dubbi. E se un giorno Uncino si fosse stancato che ci fosse sempre qualcuno da salvare? Era bello da togliere il fiato, anche quella dea se ne sarà accorta, quindi lui poteva avere di meglio di lei. 
Emma si infilò nel letto e Uncino la raggiunse.  
«Cosa c'è, amore?» le chiese vedendola seria.  
«Com'è stato dalle Norne?» gli chiese a sua volta. Lui fece un sorrisetto e la baciò.  
«Sei gelosa?»  
«Dovrei?» buttò lì, mentre sistemava il lenzuolo sulle gambe.  
«Andiamo! Hai detto che non dovevo preoccuparmi di Pinocchio, quindi...» 
«Questa è una cosa diversa! August è l'unico amico che ho avuto prima di Storybrooke, Freya è la dea dell'amore e della passione...» 
«Emma...» si calmò appena sentì pronunciare il suo nome e lo guardò, perdendosi nel blu dei suoi occhi «può arrivare davanti a me qualunque donna, divina o umana, che io avrò occhi solo per te, sempre. In questo mondo i matrimoni vanno e vengono, ma per me che ho duecento anni alle spalle un matrimonio è una roccia. Se ti ho chiesto di sposarmi è stato perché non ho dubbi. Ci ho pensato tanto prima di chiedertelo. Mi sono domandato se fossi pronto ad impegnarmi per sempre con te e non ho avuto un solo dubbio al riguardo. Io ti amo e amo sapere che mio figlio è nel tuo grembo. Non ho mai voluto figli prima di te.» e la baciò teneramente, accarezzandole la pancia.  
 
Henry era nella sua camera a casa di Regina e consultava il libro delle favole. Sua madre entrò.  
«Tutto bene?» gli chiese.  
«Sono preoccupato. Questa cosa va risolta in fretta e, per quanto sia un buon piano, non voglio che l'altra mia mamma stia male o soffra. È bello che il nonno voglia fare ammenda, ma...» 
«Lo so, quello che abbiamo visto è stato brutto.» concluse Regina.  
«Mamma... Mi dispiace che tu sia stata come la Fenice. Mi dispiace anche per la zia Zelina e per Uncino. Siete diventati dei cattivi per cose che vi sono successe, come alla Fenice.» 
«Sì, ma Emma ha cambiato me e io ho dato la stessa possibilità a Zelina. Emma ha cambiato anche Capitan Mascara! Può davvero fare tutto.» sorrideva.  
«Ho paura per lei. Era bello pensare che una delle mie mamme è la Salvatrice, ma... Ora ho paura per lei. Non può durare per sempre.» Henry guardava Regina affranto.  
«Hai paura di perderla? Perché farò sempre di tutto per proteggerla. Questa città, anche se ci ho messo troppo a capirlo, è la mia famiglia. Io la proteggerò sempre.» accarezzò la testa del ragazzino «Cioccolata calda?» 
 
Emma riposava tra le braccia di suo marito, felice di stare accoccolata. Era mattina e si era svegliata da un po', ma stava talmente bene in quel modo che non desiderava muoversi.  
Un rombo fece svegliare Uncino di soprassalto ed Emma era scattata in piedi.  
«La Fenice Nera.» disse lei infilandosi i pantaloni. Killian scattò a vestirsi e in pochi secondi erano fuori della porta, pronti a saltare in macchina. 
L'enorme uccello si stava dirigendo verso il centro cittadino.  
Uncino aveva iniziato a telefonare febbrilmente a tutti, mentre Emma guidava.  
La Salvatrice inchiodò l'auto in mezzo alla strada. La Fenice era davanti al negozio di Gold e colpiva la vetrina col becco. Era quasi entrata.  
Emma scese dalla macchina e corse più vicino alla Fenice. Da vicino sembrava che avesse le piume ricoperte di petrolio.  
«Rea!» la chiamò.  
La Fenice si bloccò e voltò il capo a guardarla.  
«Rea, possiamo parlare?» le chiese la Salvatrice.  
L'enorme uccello si allontanò di qualche passo dalla porta del negozio e aprì le ali verso il cielo.  
Nella visione del ricordo aveva folti capelli rossi, invece ora il rosso aveva ceduto il posto al nero. Sembrava che le avessero rovesciato sul capo un secchio di vernice nera. Aveva un lungo cappotto scuro, con alti stivali. Il trucco pesante le scavava gli occhi gialli. 
«Come fai a sapere il mio nome?» le chiese urlando.  
«Ho cercato informazioni su di te.» spiegò Emma.  
«Per scoprire il mio punto debole?» la Fenice era rabbiosa.  
«No!» si affrettò a dire Emma «Qui non funziona così. Noi aiutiamo le persone e le creature.» 
«Io sono oscura, come Tremotino!» non c'è nulla da salvare!» 
«Non è vero, Rea. Ho combattuto contro la Regina Cattiva e ora siamo amiche, la Perfida Strega ora è una madre amorevole, Capitan Uncino ora è un eroe! Tutti possono abbracciare la luce se è quello che vogliono!» 
«No, io non posso e Tremotino non può.» la Fenice riprese la forma animale e volò via.  
Emma tremava, Uncino arrivò a sostenerla in tempo perché non rovinasse a terra.  
«Emma, amore, cosa c'è?» le chiese prendendola in braccio. Lei si strinse a lui e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Killian la guardò per un momento e la portò da Granny.  
Dentro il locale la mise a sedere su uno dei rigidi divanetti e andò a farle fare un tè da Granny.  
Pochi istanti dopo, Killian tornò da lei con una tazza fumante, che Emma sorseggió distrattamente.  
Biancaneve e David si sedettero davanti alla figlia.  
«Emma,» Biancaneve toccò la mano della figlia «cos'è successo?» 
«È stato assurdo. Ho sentito tutto il dolore di quella ragazza e ho sentito una voce che veniva da dentro di me. Diceva... Diceva... Salvala, non è ancora perduta, salvala mamma.» Emma non aveva più fiato e gli occhi luccicavano.  
«Tesoro,» intervenne Killian «sappiamo che sarà un eroe immortale, secondo le Norne.» 
«Lo so.» Emma non smetteva di tremare «È che sta succedendo in fretta. Speravo di avere una gravidanza normale, in cui abituarmi alla presenza della bambina ed essere pronta quando fosse nata... Invece la magia sta bruciando le tappe e ho paura che non sarò pronta, come non lo ero con Henry...» 
I suoi genitori la guardavano comprensivi e Killian la strinse a sè.  
«Con Henry eri sola e spaventata, adesso non lo sei. Adesso hai una famiglia, hai tante persone che ti vogliono bene e hai me, che non ti lascerò mai da sola. Te l'ho promesso nei voti nuziali e mantengo sempre la parola data.» Killian era così rassicurante...  
«Emma,» intervenne sua madre «ha ragione Uncino: non sei sola! Noi lotteremo con te, sempre.» 
La Salvatrice annuì.  
«Io... Ho sempre avuto la mia armatura, ma col tempo mi avete insegnato che non ne ho bisogno. Ora l'ho levata, ma sembra che io abbia il problema opposto. Mi sento troppo vulnerabile...» Emma tremava.  
«Tesoro,» Uncino le sollevò il mento e lei si perse ancora una volta in quel mare blu «non sei troppo vulnerabile, sei perfetta. Prima tenevo dentro i tuoi dubbi e le tue insicurezze, ora non lo fai più ed è bellissimo, perché ti vedo così come sei, senza dovermi preoccupare che tu mi nasconda qualcosa. I tuoi genitori ti hanno insegnato che l'onestà paga e tu lo hai insegnato a me. Impara a essere forte delle tue vulnerabilità. So che ne sei capace, come lo sa la nostra bambina. Lei non ti ha detto solo di salvate la Fenice Nera, ti ha ricordato chi sei davvero.» 
Il cuore di Emma martellava nel petto. Come faceva a sapere sempre cosa avesse bisogno di udire? Come faceva a dirlo in quel modo? Le pause nei momenti giusti e gli occhi... Oh quegli occhi! Le leggevano l'anima, sempre.  
«Grazie, Killian.» disse lei, raddrizzandosi a sedere «Non so come fai, ma sai sempre qual è la cosa migliore da dirmi. Hai ragione, devo imparare ad affrontare il mondo senza armatura.»  
I suoi genitori le sorrisero.  


*Questo è il penultimo capitolo, domani posterò il finale della ff. Non so se piaccia questa serie, ma è ciò che avrei voluto vedere, per questo il mio percorso comprende altre due storie. Vi invito a dar loro una chance e non esitate a commentare, per darmi consigli o suggerimenti per migliorare. Scrivere è un'arte e, come tale, la vorrei perfezionare. Ho cercato di fare meno errori di battitura possibile, ma qualcuno può essermi sfuggito. Grazie a chi sta seguendo la mia serie!*

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Capitolo 6
*** 06.Puoi cominciare con lei. ***


La porta di Granny si spalancò.  
La Fenice, in forma umana, entrò e andò spedita al tavolo di Emma. Non disse nulla, fece un gesto con la mano e una fiammata nera avvolse sé stessa ed Emma.  
La Salvatrice si trovò a cadere in un pavimento che non era quello della tavola calda. Era nella foresta attorno a Storybrooke.  
«Hai detto di voler parlare.» spiegò la Fenice sedendosi a terra davanti a Emma.  
«Sì, voglio capirti, Rea.» confermò la Salvatrice.  
«Allora ti parlo un po' io. Mia madre si chiamava Gea. Eravamo le ultime due Fenici rimaste. Le nostre piume servono in molti incantesimi potenti e oscuri, anche se siamo creature di luce, quindi abbiamo cercato di nasconderci fra gli umani per non essere perseguitata. Per molto tempo è andato tutto bene, poi io sono cresciuta e i miei poteri iniziavano a manifestarsi, solo che non ero in grado di controllarli. Noi Fenici attraversiamo questa fase di rivelazione dei poteri e dura una decina di anni. Per questo mia madre andò da Tremotino e si fece dare un cimelio per proteggermi. Sapeva che una cosa del genere costava molto, quindi lasciò intendere all'Oscuro Signore che era l'ultima della sua specie, così avrebbe accettato la sua piuma come pagamento.  
Mia madre era consapevole che non sarebbe stata impunita questa truffa, quindi mi spiegò che Tremotino avrebbe cercato vendetta e di non farmi prendere. Ho tenuto fede alla parola data a mia madre e ho sopportato di nascondere i miei poteri e il mio odio. Ho stretto i denti ogni volta che sono stata picchiata, venduta come schiava. Ho sopportato solo perché sapevo che avrei potuto uccidere con un solo fiato tutti.  
Poi sono venuta qui, perché sapevo che c'era la Salvatrice, tu. Ho pensato che mi avresti dato il lieto fine, la vendetta. Invece sono arrivata e da te ho avuto solo dei tentativi di farmi desistere. Adesso ti ho detto tutto, sperando che tu stia dalla mia parte.» 
Emma aveva ascoltato ogni parola e si sentì così simile a lei.  
«Rea... Mi dispiace per quello che hai passato. Io sono finita in questo mondo che avevo solo pochi minuti di vita e ho ritrovato i miei genitori solo a ventotto anni. Ero piena di rabbia, li ho odiati per avermi abbandonata, ma ho capito che il loro amore era più grande del mio odio. Come quello di tua madre, che ti voleva al sicuro. Io ho lasciato che la luce prendesse il posto dell'oscurità.» 
«Tu non sai cosa sia l'oscurità.» la interruppe Rea con rabbia.  
«Invece lo so bene. Ho ospitato dentro di me l'oscurità del Signore Oscuro. Ho fatto del male, ma ne sono uscita, grazie a Killian e la mia famiglia.» 
«Non ho la fortuna di avere una famiglia. A me resta solo L'Oscurità.» mosse pigramente le dita ed Emma fu trasportata di nuovo sul divanetto da Granny.  
 
Uncino era alla porta.  
«Vado a cercarla...» stava dicendo ai suoceri, ma si fermò guardando alle loro spalle «Swan!» corse al tavolo e l'abbracciò tanto forte da sollevarla da terra.  
«Emma!» Biancaneve e David si avvicinarono.  
La Salvatrice disse loro tutto quello che si erano dette lei e Rea.  
Gold era arrivato e si avvicinò per essere ragguagliato.  
«Signorina Swan, ti ringrazio. Come mi devo comportare adesso?» chiese.  
«Ora devo riuscire a convincerla.» rispose Emma con semplicità.  
 
«Tremotino! Fatti vedere!» 
Rea lo stava chiamando dal centro della strada.  
Emma guardò tutti e le girò la testa. Si sentì chiamare, ma ormai la voce di Killian era lontana.  
 
«Emma Swan.»  
Si trovava in una caverna fatta di pietra di luna. Era seduta su una sontuosa poltrona tappezzata con pelliccia bianca e soffice. Davanti a lei c'era una bellissima donna, bionda con occhi azzurro ghiaccio.  
«Sigyn!» esclamò Emma vedendola «Dove siamo? Non è la caverna di Loki.» 
«No, cara. Questa è la mia dimora. Ti ho portata qui in sogno perché devi sapere una cosa. Quando ho dato la mia benedizione al tuo cuore per contenere la Spada della Vittoria, ho reso cuore e spada la stessa cosa. Il cuore è tuo, quindi...» 
«Quindi io sono la Spada.» guardò Sigyn «Grazie.» 
 
Emma si svegliò e scattò in piedi. 
«Devo parlare con Rea.» disse guardando tutti.  
«Troppo tardi, Tremotino è uscito.» Uncino le indicò la porta.  
«Killian, ti fidi di me?» gli chiese. Aveva bisogno di sentirglielo dire per trovare la forza di fare quello che andava fatto.  
«Certo Swan.» rispose lui guardandola apprensivo.  
«Allora restate tutti qui.» disse solo, prima di uscire.  
 
«Sono qui, Rea.» Tremotino camminava verso il centro della strada.  
La Fenice Nera sorrideva.  
«Bene, allora posso avere la mia vendetta.» 
Dalle sue mani emersero due fuochi neri, vibranti e dall'aria gelida.  
«Sì, se è questo che ti serve per trovare la pace, sono pronto a morire. Voglio solo essere certo che non sarà un altro peso sterile sul tuo cuore.» spiegò lui.  
«Non lo sarà, te lo assicuro.» e le fiamme nere partirono per colpirlo. Tremotino aveva chiuso gli occhi e aspettava l'impatto. Che non arrivò.  
«Rea!» 
Tremotino aprì gli occhi e vide una chioma bionda che gli sbarrava la visuale.  
«Rea! Non farlo!» Emma si era frapposta tra loro e le fiamme erano sparite a contatto con lei.  
«Levati! Non voglio fare del male a te!» le gridò la Fenice, gli occhi così brillanti che sembrava di guardare dentro due lampadine.  
«Lo so che non vuoi farmi del male, come so che non è Tremotino che vuoi uccidere. Tu vuoi far fuori il tuo senso di colpa e pensi che ucciderlo ti farà stare bene, ma non è così.»  
Fece un passo verso Rea.  
«Tu sei ancora quella bambina. Sei ancora una giovane Fenice che vuole fare la cosa giusta, solo che il tuo cuore è offuscato dal dolore e dalla rabbia. Lascia che io ti aiuti.» 
Fece altri due passi.  
«Stai lì! Salvatrice, stai lì!» le stava urlando Rea ormai isterica, ma Emma fece altri due passi e aveva superato metà della distanza.  
«No, non ti lascio sola. Lì sei sola, ma io sto venendo da te e non lo sarai più, te lo prometto. Guarda…» aveva sollevato la sua piuma scarlatta «C'è ancora speranza…» 
Fece ancora un passo.  
«Cosa ne sai?» chiese Rea con rabbia.  
«So cosa vuol dire non avere una madre.» disse Emma e ora era a un solo passo dalla Fenice «So che puoi avere l'amore che cerchi.»  
Le tese le braccia e lei rimase a fissarla per interminabili secondi, poi scoppiò a piangere ed Emma l'abbracciò.  
Una luce bianchissima venata d'oro le avvolse entrambe e dalla Fenice uscirono fiamme nere che sbiadivano, lasciando il posto a un meraviglioso vermiglio. Sembrava un piccolo tramonto sulla strada.  
Si udirono tante voci urlare il nome della Salvatrice, compresa quella di Gold che la chiamava col nome di battesimo.  
Quando le fiamme si spensero, Emma era inginocchiata per terra, ricoperta di cenere. Tra le sue braccia c'era un neonato che piangeva con tutte le sue forze. Lei si alzò con cura di non far male alla piccola creatura e la portò a Tremotino.  
«Se vuoi fare ammenda per il tuo passato, puoi cominciare con lei. Ti presento Rea.» gli disse.  
Lui aveva gli occhi lucidi.  
«Emma, io non so come ringraziarti. Lo farò. Le darò tutto l'affetto che le ho tolto.» 
Tese le braccia ed Emma vi posò la piccola Rea.  
 
«Swan!» Killian la chiamava e lei corse nel suo abbraccio.  
«Sei sempre fantastica.» le sussurrò «Come hai fatto a farlo?» 
Lei lo baciò e si toccò il petto.  
«Quando sono svenuta ho parlato con Sigyn e mi ha detto che non mi ha solo dato la Spada, ma che è tutt'uno col mio cuore, quindi io sono la Spada della Vittoria. Sapevo che non mi sarebbe accaduto niente, perché il bracciale di Frigg mi proteggeva. Non ho mai messo in pericolo né me né la bambina.»  
Killian la baciò ancora.  
«È per questo che so che sarai una madre meravigliosa.» 
 
Regina aveva spiegato ad Henry che era tutto a posto e lui era corso dal nonno per vedere la neonata Fenice.  
Poco dopo qualcuno busso alla porta e Regina aprì.  
«Ciao Emma! Uncino! Credevo che foste a festeggiare.» le disse invitandola ad entrare. 
«Sì, ma prima dovevo fare una cosa.» rispose entrando seguita dal marito che restò in silenzio. 
«Di cosa si tratta?» chiese la mora incuriosita.  
«Siamo amiche ormai da un pezzo e siamo due brave madri, per questo ho pensato che, se dovesse succedermi qualcosa, non vorrei che mia figlia non potesse godere della tua persona.» Regina la scrutava confusa ed Emma proseguì «Insomma, vuoi essere la madrina della nostra bambina?»  
Regina era rimasta a bocca aperta e gli occhi si erano inumiditi.  
«Emma... Io... Sì, certo! Certamente! È un onore!» 
Le due si abbracciano, in una pace che non aveva a che fare con i mostri assenti, ma era una questione di anime una volta in tempesta e ora quiete. Killian godeva di un altro miracolo della sua meravigliosa moglie.  Finalmente, forse, erano tutti felici e contenti.  



*Eccoci qua! era l'ultimo capitolo di questa ff. Non è finta la storia, però, quindi mi farebbe piacere avere le opinioni di chi dedica del tempo a leggere quello che sto scrivendo. Sono già pronta con il racconto successivo della serie spero che sia gradito, domani inizierò a pubblicarlo. Grazie a tutti coloro che mi hanno fatto l'onore di leggere questa serie.*

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