L'oblio

di cin75
(/viewuser.php?uid=558888)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** PRIMA PARTE ***
Capitolo 2: *** SECONDA PARTE ***



Capitolo 1
*** PRIMA PARTE ***


Dopo quell’improvviso buio che lo aveva colto quando aveva oltrepassato l’uscita di servizio di quel bar per seguire l’avvenente cameriera che gli aveva decisamente lanciato l’occhiata “Cogli l’attimo cowboy!”, Dean aveva riaperto gli occhi in un vecchio magazzino.
Era legato mani e piedi ad una sedia. Qualche secondo solo per mettere a fuoco tutto e darsi dell’imbecille con gli ormoni di un adolescente.

“Ben svegliato, Winchester!” fece la figura che lo fissava.

Gli occhi del carceriere si fecero immediatamente neri e l’odore di zolfo nauseabondo raggiunse immediatamente il cacciatore.
“Lasciami andare figlio di puttana o giuro che l’Inferno da cui provieni sarà niente a confronto a quello che ti farò io!!”
“Ma davvero!?!” fece con tono sarcastico, l’essere.
“Davvero!” replicò Dean, con tono deciso. “Chi sei?!”
“Giusto. Le presentazioni prima di andare al sodo.” e gonfiò il petto con fare orgoglioso. “Io sono...”
“Vaffanculo!!” lo interruppe Dean,  strafottente.
Il demone sospirò deluso e continuò. “ ...Oblivius. Ma tu puoi chiamarmi Phil!”
“Beh!! Vaffanculo... Phil!!” fece ancora.
A quel punto, il demone, con movenze fastidiosamente lente e decise si avvicinò al cacciatore e gli afferrò il polso con una tale forza che Dean non riuscì nemmeno a contrarre le dita. Con l’altra mano Oblivius gli mostrò lo strano oggetto che riluceva appena tra le sue sottili dita demoniache.
“Scommettiamo invece che dopo quello che ho intenzione di farti...” fece mostrandogli quella che sembrava una sorta di sfera traslucida. “….perfino tu rimpiangerai il tuo Inferno?!” e poi ghignando malefico: “Ammesso e non concesso che tu riesca ancora a capire qualcosa dopo che avrò finito!!”
“Che vuoi fare?” fece cercando di mantenere la sua arroganza e cercando soprattutto di nascondere un più che giustificato timore. “Partita a bocce?” indicando solo con gli occhi l’oggetto che ora iniziava palesemente ad emanare una certa luce.
“Questa..” fece il demone, alzando appena la sua mano. “..è la sfera dell’oblio. Invenzione mia!” fece con borioso orgoglio.
“Che nome accattivante!” ironizzò ancora Dean, che comunque, istintivamente, cercava di allentare le corde che lo tenevano stretto al legno dei braccioli e dei piedi della sedia, inutilmente.
“Vedi mio caro Dean..”
“Fottiti, stronzo!” lo bloccò il “caro Dean”
“Sì, magari dopo!!...ora mi va di spiegarti come funziona questo giocattolino. L’ho  creata per imprigionare tutto ciò che rende un essere senziente un essere...senziente!” cercò di spiegare.
“Che cazzo significa?!” fece Dean.
“Con cosa sperimentarla se non con voi. Voi esseri umani siete pieni di emozioni, sensazioni, pensieri, volontà , desideri, coscienza, dubbi sensi di colpa, coraggio, paura...insomma tutti con questa sorta di trip da “Ho un’anima, devo usarla al meglio o Dio non mi vorrà in Paradiso!!” ..” disse imitando una voce piagnucolante.
Dean lo fissò furente. “Tu sei uno stronzo e Dio è un gran bastardo che dopo aver abbandonato la nave ha deciso anche di affondarla personalmente...quindi ho davvero poca voglia di dargli qualsiasi pezzo di me che sia fisico o metafisico. Quindi che ne dici di risparmiarci questo trucco da circo di periferia e vedercela alla vecchia maniera?”
“E sarebbe? I miei poteri contro il tuo temperino curdo?!” domandò retorico Oblivius  mostrandogli che sotto la casacca che indossava era ben riposto il pugnale di Ruby.
“Questa è la prima cosa sensata che ti ho sentito dire!” asserì Dean sperando di trovare un accordo anche se essersi appena reso conto di essere prigioniero e senza armi cominciava ad attanagliargli lo stomaco.
“Già, sono molto sensato.” ironizzò il demone. “Ora ti dirò quello che sta per accadere.” fece sistemandosi meglio vicino alla mano di Dean che si agitava nervosamente sulla sedia. “Non appena stringerai tra le mani questa piccola sfera, tutto ciò che sei tu, che fa di te “Dean Winchester”, amore, odio, sensi di colpa, volontà, desideri, pensieri, forza, debolezze ..insomma tutto il pacchetto...finirà qui dentro e tu, tu diverrai solo un semplice involucro di carne e ossa, capace solo di sbavarti addosso.” sentenziò e poi avvicinandosi all’orecchio del cacciatore che sibilò un furioso: “Sta’ lontano da me!”, ghignò: “E spero per te che tu abbia un ...apparato..” indicando le parti basse: “..molto forte o il tuo caro fratellino dovrà far scorta anche di pannoloni!”

“Il caro fratellino non ha intenzione di diventare una badante, figlio di puttana!”

La voce di Sam risuonò forte alle spalle del demone che , preso di sorpresa si voltò di scatto. Lasciò la presa al polso di Dean e cercò di attaccare Sam.
Tutto si svolse rapidamente. Concitatamente.
Sam lanciò un secondo coltello dritto verso la mano di Dean a cui bastò alzarla per afferrarlo al volo, mentre lui continuava a brandire una lama d’angelo.
E nel frattempo il minore iniziava un violento corpo a corpo con Oblivius, Dean rigirava il coltello nella sua mano in modo da poter tagliare la corda che lo teneva prigioniero e una volta liberata la prima , si mosse per tagliare anche la fune all’altra mano e intorno alle caviglie e in quei movimenti Dean capì anche come , Sam, era riuscito a trovarlo solo dopo poche ore: aveva ancora il secondo telefono. Quello che entrambi i fratelli tenevano cucito all’interno dei giacchetti e costantemente attivato con il gps , così che in caso di emergenza l’uno sapesse dove fosse l’altro.
Il suo sguardo saettava frenetico tra le sue azioni e la lotta di Sam con il demone, ansioso di poter raggiungere il fratello e affiancarlo nello scontro.

Ormai libero, Dean, si alzò velocemente e notò che Oblivius aveva perso il coltello curdo, ormai abbandonato sul pavimento. Corse immediatamente verso l’arma bianca, tenendo sempre sotto controllo lo svolgimento di quel frenetico corpo a corpo, quando , all’improvviso, una luce scaturì tra i due corpi avvinghiati nella lotta.
Qualcosa lo bloccò sul posto.
Una morsa di puro panico alla bocca dello stomaco.
Sentì il demone grugnire. Udì un respiro ansato  e spezzato provenire dal fratello.
“Sammy!” sussurrò atterrito.
Senza rendersene conto aveva raccolto il coltello e si dirigeva verso gli altri due.
Oblivius si stava rialzando lentamente, mentre Sam rimaneva disteso a terra.
Istintivamente Dean ignorò il demone e scrutò il corpo del fratello alla ricerca di ferite, sangue o chiunque altra cosa stesse impedendo al minore di rialzarsi.
“Sam..” fece ancora non riuscendo a non far tremare la sua voce.
In quel momento, il demone, si drizzò completamente mentre Dean cadeva in ginocchio accanto al fratello fermo, quasi immobile se non fosse stato per il suo respirare impercettibile e gli occhi insolitamente vacui. Assenti. Spenti.
“Che gli hai fatto, figlio di puttana!?” sibilò tra i denti. Il tono misto tra rabbia e preoccupazione.
“Un Winchester vale l’altro!” fu la risposta sadica da parte del demone che non appena ebbe su di lui lo sguardo furente del cacciatore lucido, aprì la mano destra e mostrò la piccola sfera che riluceva di una luce bianca-celeste.
“No...no...no...” disse allarmato mentre poggiava la mano a terra pronto a scattare verso il demone e riprendersi il manufatto magico.
“Goditi il tuo nuovo fratellino-marionetta!” fece con tono vittorioso e sadico e un attimo dopo Dean si ritrovò ad aggredire il vuoto.
“Noooo!!!!” gridò furioso.

Dopo aver imprecato rabbiosamente, tornò in lui e si rese conto che Sam era ancora disteso a terra , inerme. Svuotato di ogni sua volontà, sensazione, emozione facciale. Privo di quella luce negli occhi che riusciva sempre a farlo cedere quando il minore insisteva con un’idea ben precisa.
Gli andò immediatamente vicino, si rimise in ginocchio e anche sapendo che non avrebbe funzionato, cercò comunque di destarlo. Di scuoterlo da quel torpore. Le mani tremanti intorno al viso del minore.
“Andiamo Sammy….andiamo fratellino...prova a ritornare in te….cerca di ascoltarmi. Andiamo...andiamo!!!!” ma non ricevendo in cambio niente che potesse minimamente sembrare ad una qualche tipo di reazione, si arrese.
“Ok...ok...ti riporto al bunker. Chiamerò Cass e lui rimetterà le cose a posto qui dentro!” disse accarezzandogli la testa e la fronte imperlata di sudore. “D’accordo...andiamo..” e così dicendo, afferrò Sam dalle spalle mettendolo seduto e poi lo prese dalle braccia per spronarlo ad alzarsi.
Il giovane obbedì solo perché quei gesti gli erano imposti. Il suo corpo obbedì solo perché Dean lo costringeva a muovere le gambe sospingendolo dai fianchi, guidandolo nella direzione, tenendogli le mani intorno alle spalle.
Una volta arrivati alla macchina, il maggiore dovette letteralmente metterlo a sedere al posto passeggeri e piegargli le gambe per farle entrare nell’abitacolo. Fu costretto perfino a mettergli la cintura perché Sam sembrava davvero una bambola di pezza pronta ad afflosciarsi al minimo sussulto.

Il tragitto fino al rifugio dei Letterati , benchè solo di poche miglia, sembrò incredibilmente lungo e quando l’Impala si fermò nel suo solito parcheggio sotterraneo, Dean scese in tutta fretta dalla macchina lasciando lo sportello aperto. Raggiunse il lato di Sam chiamando il nome di Castiel, chiamandolo con tutta la voce che aveva, chiamandolo “Castiel!” e non “Cass!” come suo solito. Cosa che faceva esclusivamente quando era nel panico.
E quando non ebbe risposta , cercando di mantenere comunque la calma , portò Sam nella sua stanza e poi prese il cellulare.
Chiamò l’angelo.
Dean ? Dove siete?!
“Dove sei Castiel?”
A quell’appellativo e al tono con cui era stato proferito, la grazia dell’angelo vibrò.
Dean, che succede?!
“Sam...devi aiutarmi. Devi aiutare Sam!” disse criptico, ansiogeno. “Ovunque tu sia, torna qui. Qualunque cosa tu stia facendo, molla tutto e torna qui. Ti prego!” fece.
Poche ore. Arrivo!
“Fa’ presto!” e mise giù.

Come promesso poche ore dopo, l’angelo entrava nel bunker e correva verso il corridoio in cui erano posizionate le stanze dei due fratelli.
“Dean!!” chiamò per farsi sentire.
Il maggiore, a quel richiamo, uscì dalla stanza di Sam.
“Sei qui...Dio ti ringrazio!!” si ritrovò ad esclamare anche se ormai quell’esclamazione , sapeva, valeva a ben poco.
“Che è successo? Dov’è Sam?!” chiese apprensivo.
“Vieni!” rispose Dean, facendogli strada.
Quando entrarono nella camera, Castiel potè vedere Sam seduto su un lato del letto. Aveva il capo appena chinato verso il basso , come se stesse fissando il pavimento. I capelli gli cadevano sul viso, adombrandolo appena. Le braccia erano rilassate e pendevano contro il bordo del materasso.
Castiel lo scrutò, lo osservò , cercando ferite o altro che avesse potuto causare l’apprensione del maggiore.
“Aiutalo!” disse solo, Dean.
“Sam ?!...ma cosa...” fece avvicinandosi e quando vide che Sam non reagiva in alcun modo, gli mise un paio di dita sotto il mento e gli alzò il viso.
Solo allora vide l’assoluta assenza del giovane amico. Non c’era luce nei suoi occhi, non c’era emozione sul suo volto, non c’era alcuna espressione di dolore o preoccupazione o sollievo.
Sembrava che Sam non ci fosse. Che non fosse nemmeno più Sam.
“Ma che cosa gli è successo?!”
“Oblivius!”
Castiel alzò di scatto lo sguardo, allarmato, su Dean.
“Il demone Oblivius?!” chiese come se volesse accertarsi di aver capito bene.
“A quanto pare lo conosci!” rispose amaramente, l’amico.
“Che cosa ha usato?!”
“Una specie di sfera. L’ha chiamata...la sfera dell’oblio.”
“Figlio di puttana ...c’è riuscito!” riflettè l’angelo
“Sapevi dell’esistenza di un simile oggetto?”
“Quando ero a capo della mia guarnigione, alcuni angeli in missione avevano sentito che Oblivius stava creando una sfera capace di annullare ogni volontà in un essere senziente.”
“E non avete fatto niente?!”
“Non so se abbiano fatto qualcosa!”
“Ma non hai detto che eri il capo e che...”
“Poco dopo mi hanno assegnato te e il resto è storia!” gli fece presente. “Che cosa è accaduto?!” chiese ancora mentre iniziava a “visitare” Sam, usando comunque molta cautela.
“Quel bastardo è riuscito a catturarmi e mi ha portato in un magazzino. Voleva usare la sfera su di me, ma Sam mi ha trovato in fretta e ha iniziato a lottare con quel figlio di puttana. La sfera deve essergli finita tra le mani o forse Oblivius è riuscito a fargliela toccare...non lo so. So solo che un attimo prima Sam stava lottando , un attimo dopo era in queste condizioni.” raccontò mentre andava al lato del letto del fratello e rimanendo a fissarlo con apprensione e decisamente senso di colpa.
Nella sua mente il solito rimorso di essere la causa di ogni male del minore: Castiel che non cercava la sfera in costruzione per salvare lui all’inferno; Sam che finiva vittima di quella stessa sfera perché lui era stato così stupido da farsi catturare da un demone.
“Dimmi che puoi aiutarlo?!” disse, spegnendo a forza quei pensieri.
“Ci provo. Farò tutto quello che posso, lo sai!”
“Sì..sì. Lo so!” convenne il cacciatore.
Castiel si tolse l’immancabile trench e anche la giacca e questo gesto che Dean non gli aveva mai visto compiere prima di una guarigione , invece di chetarlo lo agitò ancora di più.
L’angelo si arrotolò le maniche e mise le mani intorno alle spalle del giovane amico. Con gesti lenti e cauti, lo porto giù così che la schiena poggiasse al materasso. Poi gli prese le gambe e le tirò su. Lo sistemò alla meglio e poi si sedette al suo fianco e poggiò le mani, una sul petto  e una sulla fronte. Questa volta il suo tocco non fu solo un tocco di due dita, ma l’angelo posò l’intero palmo, tanto che la luce che iniziò a sprigionare sembrava quasi fare difficoltà a fuggire via da quel contatto tanto era deciso.
Dean lo vide concentrarsi, stringere appena gli occhi. Sapeva che oramai i poteri dell’amico angelo , più passava tempo, più si affievolivano, e vederlo così...teso durante una guarigione, non faceva che confermare quella debolezza angelica. Castiel, mosse le mani come a cercare una posizione migliore e Dean osservò quelle gesta con apprensione. Sembrava come se l’angelo stesse andando in giro a cercare quel male che stava affliggendo Sam.
Poi, vide l’amico aprire gli occhi e fissare il fratello.
“Oh Sam...” sussurrò affranto.
Dean boccheggiò. Cercò di rimanere lucido. Cercò di mettere insieme una domanda sensata.
Invece…
“Oh Sam?...Oh Sam?” ripetè. “Che cazzo significa “Oh Sam”?!” domandò avvicinandosi all’angelo e al fratello.
“Mi dispiace ma io...”
“Ascolta...ascoltami Cass..” fece senza sembrare duro o senza voler addossare una colpa che non era dell’angelo. “So che i tuoi poteri si stanno indebolendo..”
“Dean...”
“..lo so, amico, lo so. Ma devi…”
“Dean, ascolta..”
“...tu devi fare...”
“Dean!!”
“Non può...lui non può..”
“Dannazione Dean, ascoltami!!” quasi gridò per essere ascoltato e soprattutto fermare quelle mezze frasi di panico pronunciate dal cacciatore.
Dean tacque.
Sembrò quasi gelarsi sul posto.
“Non è una questione di poteri o non poteri!”
“E allora cosa….”
“Non posso curare qualcosa che non c’è...” disse e poi spostando lo sguardo profondamente dispiaciuto verso Sam: “...qualcosa che non c’è più!”
Dean si costrinse a respirare di nuovo regolarmente, si costrinse a riacquistare la sua lucidità da cacciatore. Doveva farlo perché ora aveva un nuovo caso.
Uno tra i più importanti che potesse mai avere: Sam.
“Che cosa significa, Cass?!”
“Non c’è niente dentro di lui. Pensieri..emozioni..volontà..sentimenti. E’ come...come se fosse..”
“Un guscio vuoto!” azzardò Dean e Cass girò lo sguardo verso l’amico e si ritrovò ad annuire mestamente.
“E’ quello che fa la sfera dell’oblio. Per questo la mia guarnigione , con o senza di me, avrebbe dovuto cercare Oblivius e annientarlo.”
“E se tu agissi sulla sua anima?” e poi riflettendoci bene e preoccupandosi al tempo stesso. “Perchè la sua anima è ancora lì, vero?!” chiese quasi con timore.
“Sì, sì...la sua anima è intatta ma il potere della sfera la circonda in una spessa coltre di potere oscuro che nessun potere simile al mio o anche di un angelo in piena forma riuscirebbe mai ad oltrepassare. Oblivius ha calcolato bene le sue mosse costruendo la sfera. Sa che l’oggetto ha effetto su ogni essere senziente, che sia umano o soprannaturale, ma sapeva anche che non aveva abbastanza potere per estrarre un anima o una grazia..” spiegò e nel mentre vide Dean guardarlo interrogativo.
Capì quella perplessità.
“Beh! all’epoca eravamo in guerra , era subito dopo la caduta di Lucifero e noi eravamo i primi obbiettivi per cui la sfera era stata pensata. Comunque...” fece riprendendo il discorso principale. “...Oblivius doveva far in modo di render inoffensivo il nemico e costringere la fonte principale di ogni sentimento o emozione o volontà a non essere di intralcio.”
“Così, nel caso di Sam, gli porta via tutto e mette la sua anima sotto chiave così che nessuno possa spronarla a reagire a quello che sta accadendo?!”
“Esattamente.” convenne l’angelo, mentre metteva una mano sulla fronte del giovane amico inerme e con un gesto gentile l’abbassava fino agli occhi così da poterglieli chiudere. Così che Sam, anche agli occhi di Dean, potesse sembrare solo dormiente e non così tristemente assente.
Quando Castiel si voltò verso Dean, lo vide ringraziarlo con un semplice gesto accenno della capo, ma non potè non notare la profonda apprensione che governava in quel  momento l’animo del cacciatore che sopraffatto da quello che stava accadendo si sentì costretto ad uscire dalla stanza.

A grandi falcate raggiunse la sala principale del bunker, afferrò quasi con esasperazione il suo pc e iniziò a digitare qualsiasi cosa potesse aiutarlo, spulciando dai vari file dei letterati, quegli stessi file che Sam gli aveva scaricato sul portatile.
Non puoi usarlo solo per guardare i tuoi cartoni porno!” lo aveva rimproverato il minore.
Passarono ore in quella sorte di stasi. Dean immerso in ricerche più disparate, fatte forse solo per non ammettere che non sapeva da dove iniziare per aiutare Sam, ma almeno stare al computer lo faceva sentire meno in colpa e inutile di stare a fissare il fratello in quel letto.
Castiel, di suo, restò con Sam.

“Dean?!” provò a richiamare il cacciatore dopo averlo raggiunto nel salone principale.
Ma il ragazzo non gli diede segno di averlo sentito.
“Dean!!?”
Il cacciatore sospirò. Restare con gli occhi fissi su quello schermo era inutile. Fingere di non sentire l’amico era inutile. Fingere che Sam non fosse in quelle condizioni assurde era inutile.
Smise di pigiare sulla tastiera, chiuse lo schermo e si afflosciò contro lo schienale della sedia.
“Non può andare così, Cass. Lui non ...può finire così.” disse tra i denti perché, forse, dirlo ad alta voce avrebbe causato più dolore di quello che già stava causando la reale situazione. “Qui dentro non c’è niente che possa aiutarci.” toccando il pc e alludendo all’intero archivio dei Letterati in esso memorizzato. “Dimmi che possiamo fare qualcosa...che c’è una soluzione...una qualsiasi soluzione.”
“Sì!” rispose deciso senza un attimo di incertezza.
Dean strabuzzò gli occhi e finalmente lo guardò trepidante.
“Troviamo Oblivius, lo facciamo fuori e ci riprendiamo la sfera. Una volta morto il demone che l’ha creata, la sfera rilascerà ciò che contiene a chi appartiene.”
“Pensi che la cosa funzioni così?! Che sia così semplice?” chiese non proprio convinto.
“Penso che sia la cosa più logica!” asserì, l’angelo.
Dean deglutì. Che avevano da perdere? 
“E come lo troviamo quel figlio di puttana?! Si starà proteggendo con ogni sigillo immaginabile.”
“Questa è la parte difficile.”

“No, non lo è se il demone in questione lavora per me!”

“Rowena!!” esclamarono strabiliati e sorpresi , angelo e cacciatore.
“Ciao, ragazzi!” fece la regina dell’Inferno.
“Oblivius lavora per te?!” chiese Castiel ma non riuscì ad avere risposta poiché Dean incalzò con le domande
“Tu?..dopo quello che abbiamo passato insieme?” fece rabbioso. “Cazzo!! ...non ci avrei mai creduto che saresti stata capace di fare una cosa del genere a Sam. A Sam!?!” rinsaldò , indicando alla strega la direzione verso la stanza dove giaceva il corpo inerme del fratello. “Ha pianto per te in quella cripta e tu lo sai...è andato in crisi per giorni dopo che ti abbiamo persa in quella voragine infernale perché si sentiva una merda per averti uccisa...” le ricordò furioso. “E ora...tu...tu gli fai una cosa del genere?!”
“Io non gli ho fatto niente!!” ribadì la strega sorpassandolo con indifferenza e dirigendosi proprio verso la stanza del giovane cacciatore.
Dean e Castiel la seguirono e non appena furono davanti alla stanza del minore, Dean aprì con rabbia la porta. Indicò Sam alla strega.
“E questo come lo chiami??!” domandò sarcastico. “Niente!?” incalzò retorico.
“I miei ordini a Oblivius erano ben altri e decisamente lontani dall’avvicinarsi ad un qualsiasi umano e quando mi è arrivata voce di quello che realmente voleva fare a te..” disse indicando Dean. “...ho attivato un incantesimo di rintracciamento demoniaco che mi ha portata in quel magazzino e lì un mio demone sentinella mi ha raccontato quello che era successo.” continuava a raccontare con quel suo tono pacato e l’accento inglese fastidiosamente snob. “Non ci è voluto un genio per capire dove eravate, dove l’avresti portato e chi avresti chiamato!” concluse con aria sufficiente, spiazzando Dean e anche l’angelo.
“Cosa puoi fare per lui?!” chiese proprio Castiel mentre si riassettava le maniche della camicia.
“Niente senza la sfera.”
“Ok, allora come...” stava per chiedere Dean, ma Rowena lo anticipò, mentre avanzava nella camera e si andava a sedere sul lato del letto accanto a Sam.
“Rifarò l’incantesimo di rintracciamento ma lo potenzierò così da eliminare un qualsiasi errore temporale o di spazio. Mi porterete la sfera e io userò la mia magia per rimettere tutto in ordine.”
“Non dobbiamo ucciderlo?!” chiese Dean.
“Non serve. Non con la mia magia a disposizione!” fece con tono superbo.
“Ok, fa’ l’incantesimo e mandaci dritti dritti da Oblivius. Voglio comunque squartare quel figlio di puttana con le mie mani!” ringhiò Dean.
“Oh no, no bel ragazzone. Farò quello che chiedi ma tu mi dovrai un favore, in cambio!” asserì con decisione la strega.
“E sarebbe?!” fece Castiel.
“Vuoi davvero porre una condizione per la vita di Sam?!” rinsaldò Dean
“Al contrario. Voglio che mi porti Oblivius, vivo.” richiese e poi alzando gli occhi al cielo: “O per lo meno ancora intero. Deve pagare...” e Dean non potè non scorgere un certo tremore nella sua voce quando Rowena tornò a fissare il volto addormentato di Sam. “...deve pagare e soffrire molto molto molto a lungo con sofferenze inimmaginabili e infinite per quello che ha fatto al mio dolce Samuel!” finì accarezzando la fronte del ragazzo.
Castiel sospirò incerto.
Dean annuì compiaciuto.
“Te lo porterò con un bel fiocco rosso sulla testa.” accordò.
Rowena acconsentì e poi richiese gli ingredienti per l’incantesimo certa che nel bunker ci fossero tutti.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** SECONDA PARTE ***


 

Sistemarono tutto su un tavolo poco distante da Sam, così da non perderlo mai d’occhio.
La strega ci mise alcuni minuti per assembrare tutti i componenti magici e poi recitò qualche parola in una lingua strana che perfino Castiel trovò sconosciuta.
“Privilegi infernali!” fece compiaciuta lei quando scorse quel disagio angelico. “Ma potrei insegnartela Castiel...in privato, magari!” ammiccò sorridendo quando vide l’angelo decisamente in imbarazzo dato che oramai capiva certi atteggiamenti “predatori”
“Ok...vi prenderò una stanza all’Hilton quando avremo risolto questa storia e rimesso Sam in piedi. Ora vediamo di darci una mossa!” si intromise Dean avvicinandosi a loro e al tavolo e poi rivolgendosi alla strega. “Sicura che sarà più preciso dell’ultima volta?”
Rowena non gli rispose, ma agì velocemente.
Gli afferrò una mano, gli fece un piccolo taglio sul palmo e lasciò che il sangue cadesse nella ciotola di rame.
“Ehi!!!” si lamentò Dean. “Ma che...” cercando di riavere la sua mano.
“Rowena cosa stai facendo?!” fece Castiel.
E quando Rowena lasciò la mano di Dean così che questi potesse fasciarsela sibilando un seccato “Non c’è di che!!”, disse: “La sfera è un artefatto demoniaco ma contiene tutto ciò che è Sam e ciò che è Sam è ciò che lega lui..” guardandolo. “..a te!” guardando Dean.
“Ma non c’è il sangue di Sam nella sfera!” fece presente l’angelo.
“No, ma c’è Sam!” asserì la rossa. “E credimi il sangue non è solo un legame biologico, almeno non per i Winchester!” disse con una certa punta di orgoglio quel motto di famiglia che lo stesso Winchester aveva perfino elargito al compianto Crowley.
Castiel annuì impercettibilmente.
Dean si ritrovò a fissare Sam. Poi fece un respiro profondo.
“L’incantesimo è già attivo?!” chiese a Rowena.
“Devo solo pronunciare il resto della formula.” rispose lei.
“Ok. Puoi...puoi darmi solo qualche minuto?!” ed era velatamente supplice.
“Naturalmente, tesoro!” fece dolcemente poggiandogli una mano sul petto perché aveva ben inteso a cosa servisse quel tempo richiesto dal cacciatore
Dean si allontanò da loro e si avvicinò a Sam.
Prese una sedia.
Ci si sedette e per alcuni  momenti restò in silenzio a guardare il fratello.
“D’accordo stronzetto...stammi a sentire. So che tutti dicono che tu non sei più tu in questo momento ma io...io sono sicuro del contrario. So che tu ci sei...sei qui...” disse poggiandogli la mano sul petto, lì dove batteva il suo cuore. Lì , dove sapeva c’era ancora la sua bellissima anima. “..perciò ora io ti dico cosa faremo e tu farai esattamente ciò che ti dirò.” facendo valere tutta la sua autorità da fratello maggiore. “Tu stringerai i denti, resisterai, combatterai fin quando io non sarò tornato e avrò portato a Rowena quella palletta magica e le avrò consegnato quel bastardo con tanto di biglietto di ringraziamento perché..sai una cosa?...” fece abbassando la voce come se non volesse far sentire quello che diceva se non a Sam. “La rossa è davvero incazzata per quello che Oblivius ti ha fatto. Non ti facevo tipo da signora...avanti negli anni!!”
Attese un attimo, come se stesse aspettando che Sam gli rispondesse e lo rimproverasse per l’allusione a quell’assurda liaison amorosa.
Niente.
Nemmeno un fremito. Un tremore. Una semplice contrazione nervosa.
Così, anche sul viso del cacciatore più grande ogni emozione si spense.
“Sammy...non mollare fratellino. Ti prego.” sussurrò rinsaldando il tocco sul torace del minore. “Ok..Ok...devo andare ora.” disse, poi, come per darsi coraggio a lasciarlo in quelle condizioni.
Tornò dall’angelo e la strega.
“Non sei tenuto a venire con me, Cass!” azzardò quando si rese conto che l’angelo aveva indossato di nuovo il suo trench.
Castiel lo fissò, tra l’interdetto e il divertito. “Questa fa ridere perfino me, Dean!” fu la replica a quello strano avvertimento.
“No, dico sul serio e poi se io dovessi fallire , c’è bisogno che uno ci riprovi e perciò...”
“E perciò smetti di dire stronzate!” lo apostrofò Castiel. “E’ vero che i miei poteri non sono più quelli di una volta ma un demone sono ancora in grado di affrontarlo. E poi, Sam è mio amico, è la mia famiglia.. e non esiste che io me ne stia qui con le mani in mano sapendo che potrei essere molto più di aiuto venendo con te, quindi...vediamo di darci una mossa!” asserì deciso.
Dean accennò un gesto di assenso con il capo e poi guardò la strega alla sua sinistra.
“Senti...so che ora sei una regina, che l’Inferno è complicato e stronzate del genere, ma ..insomma..potresti restare qui fin quando torniamo?” chiese lievemente in imbarazzo.
Infondo, ora, Rowena era a capo dell’Inferno e lui le stava per chiedere di fare da baby-sitter a suo fratello. “Non mi va che stia da solo in queste condizioni.”
Rowena sorrise e poi: “Tranquillo zuccherino. Dove vuoi che vada una signora...avanti negli anni!” fece lei, decisamente ironica.
Dean si sentì scoperto e forse arrossì perfino.
“Ohw!! io...sì, cioè...siamo onesti...non sei di certo un giovane bocciolo!!” disse e rendendosi conto un secondo dopo di aver peggiorato la situazione.
Rowena sospirò sconfortata.
“Sei e sarai sempre un boscaiolo maleducato!” asserì offesa.
Dean accusò il colpo ma non se lo tenne. “Oh andiamo...infondo è proprio per questo boscaiolo maleducato che hai mosso il tuo bel culetto infernale dal trono degli Inferi!” disse mostrando uno dei suoi sorrisi impertinenti.
“Dean!!!” esordì l’angelo con tono di richiamo.
La strega ghignò appena e : “ Bel culetto, eh?!” ironizzò.
Castiel lo fulminò con lo sguardo quando vide il cacciatore annuire e sorridere sghembo. Scosse la testa sconsolato e poi trattenne il fiato, certo che ora la strega si sarebbe presa la sua giusta vendetta femminile. E invece…
“Dean Winchester, ti sei salvato in calcio d’angolo!!” fece orgogliosa del suo….bel culetto.
“Ok, penso che ora possiamo finirla e concentrarci.” si affrettò a intromettersi l’angelo così da fermare quello strano dialogo.
“Sì, credo che sia ora!” fece anche Dean.
“D’accordo. Non appena avrò terminato di pronunciare la formula, l’incantesimo vi porterà a soli pochi metri da Oblivius. Dovrete essere molto scaltri e veloci , perché lui lo è.” li avvisò, dopo di che, iniziò a declamare in quella antica lingua e non appena lanciò la polvere di zolfo nella ciotola, una luce incandescente si irradiò ovunque e sia Dean che Castiel sparirono nel nulla.
Rowena sospirò, e si rese conto che era da quando aveva tenuto aperto per ore, quel portale su un altro mondo, che non si sentiva così preoccupata per qualcuno.
Voltò lo sguardo verso quello che avrebbe voluto tanto essere un suo pseudo discepolo e che gli era entrato nel cuore e il suo viso si addolcì.
“Andrà tutto bene, Samuel. Vedrai ..tuo fratello sarà anche uno zoticone testardo ma non c’è niente che lo ferma quando si tratta di te. Quindi...devi solo tenere duro!!” disse sedendoglisi vicino.

Dean e Castiel, avevano ancora gli occhi chiusi quasi sentirono di nuovo il duro della terra sotto i loro piedi. Erano all’angolo nord di un vecchio impianto di depurazione.
“Merda!” esclamò Dean, mettendosi una mano sullo stomaco. Odiava davvero spostarsi in quella maniera.
Castiel lo fissò, annusò l’aria. “Sì, è decisamente questo l’odore ma credo sia normale dato che questo era un impianto di depurazione!”
Dean lo guardò deluso. “No, Cas...io intendevo….” e poi sconfitto: “Lascia perdere. Troviamo quel bastardo demoniaco, recuperiamo la sfera e mettiamo fine a questa storia!” si avviarono e quando , da una finestra, videro Oblivius che armeggiava con alcuni oggetti, misero entrambi le mani alle loro armi.
“Ok! Atteniamoci al piano!” fece Dean.
“Dean...il tuo piano...non è che mi convinca!”
“I miei piani funzionano sempre, amico!” disse sicuro di se e indicando all’angelo la direzione che doveva prendere per entrare nell’edificio. Lui sarebbe entrato dall’ingresso principale.

“Ehi, figlio di puttana...ti ricordi di me?!” fece Dean mentre avanzava verso Oblivius che si voltò di scatto a causa di quella intrusione inaspettata.
“Winchester!! o almeno...” fece sarcastico poi: “...quello che rimane dei due! Dimmi?, il fratellino ha iniziato a sbavare e farsela sotto?”
Dean fece scivolare nella sua mano il pugnale di Ruby, lo strinse forte e alzò il braccio come se stesse caricando il colpo. Un passo cauto verso il demone, pronto all’attacco.
Oblivius lo fissò. “Sul serio?!” fece ghignando appena e fece un gesto repentino con la mano come se avesse appena scacciato una mosca. Contemporaneamente Dean sentì la solidità del pavimento allontanarsi dai suoi piedi e una potente onda d’urto lo sbalzò via, lanciandolo senza possibilità di resistenza contro la parete alle sue spalle.
L’impatto gli spezzò il fiato. Battè la testa ma fece ricorso a tutte le sue forze per costringersi a non perdere i sensi. Obbligò le sue gambe a piegarsi così che i piedi potessero puntare contro il pavimento e aiutarlo a rimettersi dritto. Ci riuscì, ma nel tempo di quei movimenti, il demone ebbe tempo di raggiungerlo.
Tutto , poi, avvenne in pochi minuti.
“Cercherò di spiegarti nel modo più chiaro possibile come andranno le cose adesso!” ringhiò Oblivius, afferrando Dean per una spalla e piantandogli un pugno potente al centro dello stomaco. Il cacciatore si piegò in due, strinse gli occhi. Sbuffò in cerca d’aria. Trattenne l’istinto di vomitare ma non potè evitare di sputare sangue.
“Goditela ...fin che puoi….” ansimò Dean, tenendosi il ventre tremendamente dolorante. Si sentiva come se quel pugno lo avesse passato da parte a parte tanto era stato forte. “io...ti ucciderò...”
Oblivius lo colpì ancora , ancora e ancora lasciandolo a terra, con le spalle contro dei bancali abbandonati. E se la godeva davvero a vedere il cacciatore indietreggiare come una preda che cerca di sfuggire inutilmente al suo aguzzino.
“Credi davvero che, ora come ora, conoscendomi...” fece ironico, indicandolo. “...tu possa essere in grado di uccidermi?” affermò con arroganza.
Dean sorrise a quell’arroganza, leggendo soddisfatto un certo stupore sul volto del demone.
“E tu credi davvero che, ora come ora, conoscendoti...” fece altrettanto ironico. “...io sia venuto qui da solo, figlio di puttana!!?” spostando appena lo sguardo alle spalle del demonio.
Oblivius arricciò lo sguardo, perplesso. Poi, una strana energia lo raggiunse. Strabuzzò gli occhi nel momento esatto in cui si voltò e si ritrovò di fronte gli occhi accesi di puro azzurro celestiale di Castiel.
“Avrei dovuto fermarti secoli fa!!” esordì l’angelo, non dandogli alcun tempo di reazione e colpendolo con quanta forza aveva, tanta da metterlo ko. La sua potenza e la magia dell’arma angelica che impugnava , ebbero la meglio.

Dean respirò esausto e sollevato, poggiando la testa contro le assi di legno che aveva alle spalle restando fermo con lo sguardo sull’angelo che troneggiava orgoglioso sul corpo senza sensi del demone. Sembrava quasi una trasposizione del quadro in cui Michele sconfiggeva Lucifero.
Poi tossì e il dolore che gli si propagò in tutto il corpo lo rese paradossalmente lucido.
“Te la sei presa comoda!!! Stava per farmi fuori!!” fece cercando di tirarsi su e fallendo miseramente.
“Dean….” fece l’angelo che fece per raggiungerlo, ma il cacciatore lo fermò. "Te l'avevo detto che il piano non mi convinceva!"
"Ti avevo detto di non metterci troppo, però!" replicò il cacciatore, gemendo un attimo dopo per una fitta all'addome.
"Dean!!" 
“No, no...sto bene. Disegna una trappola e ammanettalo. Impacchettiamo il regalo per nostra signora degli Inferi.”e gemette ancora vistosamente mentre riusciva però a rimettersi in piedi.
Castiel prese quello che occorreva dalla sacca che Dean aveva lasciato cadere prima di farsi vedere da Oblivius, tutto però senza staccare gli occhi dall’amico ferito.
“Cass?...la sfera. Dov’è la sfera!?” chiese un attimo dopo, in pieno allarme.
Castiel mise una mano nel suo trench e ne tirò fuori l’artefatto.
“Gliel’ho sfilata dalla giacca prima di colpirlo!” fece fiero sorridendo sghembo. Dean strabuzzò gli occhi dalla sorpresa.
“Cavolo angioletto!! Questo è rubare, con stile, ma è pur sempre rubare. Lo sai che si va all’inferno?” lo provocò.
“Ci sono già stato e poi ho alcune conoscenza laggiù che chiuderebbero di certo un occhio per me!” rispose a tono, l’angelo.
“E stiamo diventando anche spiritosi!!” asserì compiaciuto Dean.
Quando il demone fu “al sicuro” all’interno del sigillo di Salomone e con tanto di manette anti demone, Dean chiamò Castiel.
“Ehi! È ora che tu ti metta in contatto con Rowena così che ci possa riportare indietro!” fece
“Sì, ma lascia prima che ti curi….non mi sembra che tu stia bene!” disse l’altro allungando una mano verso il cacciatore.
“Cass...ti ho detto che sto bene. E poi i tuoi poteri servono per contattare Rowena, non sprechiamoli per cose inutili!! Lo sai...te lo ha detto anche lei quel richiamo è potente, quindi..” disse allontanando la mano e trattenendo un gemito.
“Ma potrei fare….”
“Castiel!!” lo richiamò forse troppo duramente. “Dobbiamo tornare da Sam. Ora!!”
L’angelo si ritrasse a malincuore. “D’accordo. Come vuoi!” obbedì anche se controvoglia.
“Ok!” fece soddisfatto. E poi, ritornando “gentile”: “Grazie e ...tranquillo...sto bene!” cercò ancora di rassicurarlo.

Castiel chiuse gli occhi e iniziò a pronunciare il richiamo che Rowena gli aveva insegnato e che avrebbe permesso loro di contattarla più velocemente che con un incantesimo di evocazione. La strega non aveva voluto cellulari.
Sono troppo potente per abbassarmi a questa tecnologia così antica!” aveva detto quando Dean le aveva proposto di tenere il cellulare di Sam.
E non appena , l’angelo ebbe finito il richiamo magico, una coltre di fumo iniziò a sprigionarsi dal terreno e li avvolse , inghiottendoli definitivamente e portandoli via da quel posto , dove rimase, senza sensi , solo Oblivius, comunque reso innocuo dal sigillo salomonico e le manette anti demone.

Alcuni momenti dopo, riapparvero nella grande sala del bunker , dove ad attenderli c’era proprio la strega. Lei li squadrò e soprattutto non potè non notare le condizioni in cui era Dean. Alzò le sopracciglia in un  gesto di chiara sorpresa.
“Qualcuno si è divertito, a quanto vedo!! E non mi riferisco a te.” ironizzò.
“Già, già...esilarante!” rispose Dean, che recuperava la sfera dal suo giacchetto e la porgeva a Rowena. “A dopo i particolari salienti. Ora, fa’ quello che devi!”
Rowena non replicò, prese la sfera e si recò velocemente nella stanza di Sam.
Dean e Castiel la seguirono, non senza che l’angelo, di tanto in tanto guardasse di sottecchi il cacciatore che a volte arrancava lungo il corridoio, poggiandosi con la spalla al muro come a volersi sorreggere.
“Dean, lascia che io...”
“Smettila di fissarmi Cass!, è inquietante, per non dire imbarazzante. Te l’ho detto: sto bene!!” lo rimproverò entrando nella stanza dove Sam era ancora in quella sua sorta di apatia metafisica. “Sono...sono solo stanco. E poi lo sai che odio spostarmi in questo modo..” disse , andandosi a poggiare alla piccola scrivania del fratello, lì, dove la strega iniziò ad armeggiare con alcuni ingredienti che aveva già preparato.
“Il nostro amico dov’è?!” chiese mentre mescolava questo e quello.
“Bloccato in una trappola del diavolo con tanto di manette anti demone” fece Dean, mentre si cercava una posizione, comunque in piedi, che lenisse il disagio che provava.
Rowena lo guardò e arricciò le labbra, come se fosse delusa. “Come credi possano prelevarlo i miei!”
“Ehi!?” fece seccato il cacciatore. “Tu hai detto che lo volevi in regalo. Io te l’ho impacchettato. Ora... come ritirare il pacco sono problemi tuoi. Fosse stato per me, quel bastardo starebbe già campeggiando nel Vuoto!”
“Ok! Ok!!” fece accondiscendente , lei. “Manderò i miei demonietti più forti!” e si rimise a lavoro.

Poco dopo si avvicinava al letto di Sam, la sfera tra le mani a coppa. Le poggiò sul petto del ragazzo, chiuse gli occhi, iniziò una sorta di nenia arcaica e quando riaprì gli occhi, questi sfavillavano di una luce purpurea e immediatamente dopo anche la sfera iniziò a brillare e pareva che ciò che fosse al suo interno si agitasse, vorticasse come se stesse spingendo per uscire e liberarsi da quella prigione.
Poi con un gesto veloce, Rowena girò le mani, così che la sfera si ritrovasse a contatto con il corpo di Sam e premette con forza contro il torace.
Una luce accecante occupò l’intera stanza, costringendo angelo e cacciatore a chiudere gli occhi e quando riuscirono a mettere a fuoco, lo sguardo di Rowena era di nuovo normale e anche Sam sembrava avere una sorta di espressione sul viso.
“Ma cosa...” fece Dean , avvicinandosi al letto, in apprensione. Si aspettava decisamente che il fratello si riprendesse subito. 
“Rowena?!” si accodò Castiel.
“Tranquilli. Tutto è di nuovo come e dove deve essere!” fece fissando con una parvenza di dolcezza  , Sam.
“Ma perché non è sveglio?!” chiese Dean.
“Ha comunque bisogno di riposo. Dagli qualche ora e riavrai la tua...spina nel fianco!” fece ironica.
Dean avrebbe voluto davvero controbattere a tono, ma desiderava tanto che la sua “spina nel fianco” tornasse a rimproverarlo su tutto, che accettò quella velata presa in giro della strega.
“Ok! Allora ho tempo per andarmi a prendere una birra o forse...due !” fece uscendo dalla stanza senza rendersi conto che Castiel continuava a fissarlo e notare come Dean stringesse ancora un braccio attorno al corpo.
Quando il cacciatore non fu più nella camera, Castiel si avvicinò a Rowena.
“Sicura che lui...”
“Non scherzerei mai sulla sua vita!” disse sorprendentemente seria, carezzando la fronte del giovane.
Dopo alcuni minuti e dopo aver rimesso i vari oggetti ed ingredienti magici nel loro contenitori: “Onestamente è l’altro che mi preoccupa.” azzardò.
“Dean?!”
“Non ha l’aspetto di chi se la passa bene.”
“Oblivius c’è andato pesante con lui. Li ho raggiunti appena in tempo e...” e poi restò in silenzio, fissando la porta della stanza.
Rowena lo scrutò incuriosita. “E?!” lo incoraggiò a continuare.
“...troppo tempo per prendere una birra.” asserì con una certa nota di preoccupazione. Lasciò quello che aveva in mano e uscì dalla stanza.
Percorse il corridoio che portava alla cucina e non appena voltò l’angolo...
“Rowena!!!!” chiamò allarmato.
Dean era riverso a terra. Accasciato contro la parete. Le braccia ancora strette all’addome. La bocca sporca di sangue, quello stesso sangue che imbrattava parte del pavimento.
Castiel gli corse immediatamente accanto, spostò le braccia del cacciatore e scostò anche la camicia, notando sull’addome dell’amico una vistosa macchia violacea. Era decisamente un danno interno, molto probabilmente un’emorragia. Per questo Dean era così particolarmente sofferente. E lo sentiva respirare appena.
“Dean?...Dean??!” lo richiamava apprensivo. Lo mise dritto, spalle al pavimento e impose le mani su di lui, concentrandosi.
La sua magia salvifica iniziò ad agire e nel frattempo venne raggiunto da Rowena.
“Oh per tutto il fuoco dell’Inferno !!” esclamò la strega, affiancandosi all’angelo.
“Il danno è molto esteso….” fece Castiel continuando la sua cura, sforzandosi di restare concentrato. “..ma sono ancora debole. Quella formula di richiamo era molto potente e..”
“Certo che lo era!!” ammise la strega.
“...e io non so se….” e stranamente la regina lo vide sudare. Ed era strano dato che i tramiti non sudavano!!
“Aiutami...” sussurrò. “...per favore!”
“Dovrò essere molto creativa quando ritornerò sul trono e mi chiederanno perché tanto affanno per salvare i Winchester!” fece ironica quando si accoccolò accanto al corpo svenuto del cacciatore.
“Beh!! tu dì loro che la regina non deve dare giustificazioni sui suoi piani di governo!” rispose senza esitare l’angelo.
“Saresti un ottimo consigliere, angioletto!” lo adulò mentre metteva le sue vicino a quelle di Castiel e lasciò che i suoi occhi brillassero ancora. 


Quando Dean riaprì gli occhi si rese conto di essere disteso sul suo letto, nella sua stanza.
Castiel leggeva dei fogli dall’aspetto antico, seduto alla sua scrivania.
“Ehi!” lo richiamò il cacciatore.
“Finalmente!” fece l’angelo. “Ti avevo detto che avrei dovuto curarti.”
“Ma che è successo?!” chiese sentendosi bene, ma al tempo stesso ancora leggermente scombussolato.
“Avevi una grave emorragia interna, ti ho trovato svenuto nel tuo stesso sangue...” spiegò Castiel.
“Ohw!!” si sorprese l’altro.
“...e meno male che Rowena era ancora qui e ha potuto darmi una mano!”
“Beh! Il regalo già gliel’ho fatto, vuol dire che ora le manderò anche un cesto di frutta!” scherzò sedendosi sul letto, dando le spalle alla porta della camera.
“Darai un cesto di frutta anche a me?!” replicò l’angelo.
“Sarebbero soldi sprecati dato che tu non mangi!”
“Ma varrebbe il gesto!” lo provocò ancora
“Stai cercando di farmi sentire in colpa?” fece pungente, Dean.
“Tu? Sentirti in colpa?” fece retorico. “Sarebbe una novità!!” questa volta, ironico.
“Ma come stiamo diventando sagaci.” cercò di finire quel battibecco. Poi guardò l’orologio e sospirò. “Ok...sono le sette!” affermò , strofinandosi il viso, come per schiarirsi le idee e portare via quello che era rimasto di quel senso di confusione onirica.
“Devi andare da qualche parte?!” chiese Castiel.
“Quando Rowena ci ha riportati qui prima, ho visto l’ora. Erano le cinque di pomeriggio. Sono le sette adesso, e lei ha detto che a Sam sarebbero servite un paio di ore per riprendersi...quindi penso che ora si sia ripreso perciò voglio andare a…”
“Dean??!” lo richiamò l’angelo.
“Che c’è?”
“Credo che tu….cioè...” incerto su come dire quello che voleva dire. “...insomma...”
“Ok! Sputa il rospo, Cass!”
“Tu hai ragione...sono le sette, ma...”
“Ma che?!”
“In verità sono le ….sette di mattina!” fece già preparato alla reazione che sarebbe venuta da quella rivelazione.
Dean strabuzzò gli occhi, la sua bocca si aprì e si chiuse senza dire parola. “Io...io...”
“Dean!!” leggermente allarmato e impreparato a quella situazione di stasi.
“Io...sono stato ko per un’intera nottata?!”
“E anche la sera , se conti che erano, appunto, solo le cinque e venti quando ti ho trovato svenuto!!” precisò come di solito faceva quando la cosa, secondo lui, meritava chiarimenti.
“Cazzo!! Sam?...dov’è Sam?!!” fece , tirandosi su velocemente dal suo letto, pronto ad uscire dalla stanza, ma....

“Sono qui, idiota!!” fece la voce di Sam alle sue spalle.

Dean si voltò di scatto. “Sammy? Stai bene?”
“Sì!” rispose l’altro, solamente. E poi: “E sono incazzato nero con te.”
“Sì, stai decisamente bene!” convenne il maggiore, andandogli vicino e mettendogli le mani sulle spalle come a voler controllare quello stare bene. E poi non resistette, lo attirò a sé e lo abbracciò. Respirando sollevato e decisamente tranquillizzato.
Sam sorrise in quella stretta fraterna e poi muovendosi appena, cercò di appoggiare il sacchetto del pranzo e le birre che aveva portato, sul tavolo al suo fianco e che Dean aveva completamente ignorato in quell’abbraccio.
Quei movimenti , se pur accennati e cauti, costrinsero il maggiore a mollare la presa su di lui.
“Sammy..” fece rinsaldando la presa delle mani che erano rimaste ancorate alle spalle del minore. “Cosa ricordi?!”
Sam inspirò profondamente incurvando le labbra in una chiara smorfia di confusione.
“A dire il vero...non molto. Ricordo che stavo lottando con Oblivius, poi non so come ...una sorta di fiacchezza mi ha sovrastato e tutto è diventato confuso. Non ho visto più niente, non sentivo più niente. Sapevo di essere vivo, ma stranamente non mi rendevo conto di dove fossi e nemmeno riuscivo a pensare lucidamente. Ero, in un certo senso,  tranquillo ...non so spiegartelo, non meglio di così!”
Dean , istintivamente gli poggiò una mano tra la guancia e il collo, comprensivo, perché sapeva quando il minore odiasse non avere in controllo della sua vita e della sua mente. Cavolo!, se lo sapeva!! Ma era stato comunque lieto di aver saputo che quella situazione assurda non aveva causato dolore al fratello.
Poi….
“Come ti senti?” chiesero all’unisono, suscitando una risata stentata da parte dell’angelo.
Rispose per primo Sam.
“Alla grande. Rowena era ancora qui quando mi sono ripreso e mi ha spiegato tutto. La sfera, il demone e tutto il resto, ma...” inspirò profondamente. “Tranquillo, sto bene!”
“Ok, ok!” fece convinto, il maggiore.
“E tu?!” chiese Sam. “Come stai?!...Castiel mi ha detto quello che avete dovuto fare per recuperare la sfera. Come ti è saltato in mente di fare da diversivo?” ed era decisamente apprensivo. “E se Castiel avesse tardato o trovato un qualche impedimento?”
“No….io non ho...” provò a giustificarsi l’angelo, tirato in causa.
“Beh!! in effetti non è che tu sia stato veloce!” tentò , il cacciatore.
Castiel lo fissò in tralice. “Beh! Cosa volevi che facessi ?, che entrassi in pompa magna con tanto di fulmini, scintille e ali spiegate così da far fuggire Oblivius?” fece ironico. “O aver trovato un modo silenzioso per nascondere al meglio la mia energia e prenderlo alle spalle come tu mi avevi chiesto di fare?!” ora, decisamente sarcastico e accusatorio.
Dean guardò di soppiatto il fratello che digrignava le labbra per nascondere il più possibile un sorriso impertinente e , messo alle strette, non esitò a mostrare il suo di lato impertinente.
“Wow!! qualcuno è diventato permaloso!!” scherzò , alzando le mani verso l’angelo, in segno di resa.
“Io...io..Io non avrei mai permesso che...che tu...”
“Cass?!” e l’angelo tacque. “Ti sto prendendo in giro.” fece accondiscendente e poggiandogli una mano sulla spalla.  “Non c’è niente di sbagliato in quello che hai fatto!” ribadì con decisione, notando un immediato sollievo sul volto dell’amico angelico.
“Già, Castiel!” convenne anche Sam. “E’ solo che Dean sta invecchiando e non regge più un combattimento con un demone!”
Dean lo guardò con offesa. “Ehi!!! Io faccio il culo a te e ad ogni demone che mi si para davanti tutte le volte che vuoi, stronzetto!”
“Seh!, come no!!” replicò Sam.
“Ma che figlio di….”
“Dì la verità...stai rimpiangendo gli effetti di quella palletta magica!” fece scherzando, il giovane cacciatore, solo che stranamente, vide qualcosa mutare sul volto del maggiore. Una strana improvvisa serietà.
“Non dirlo nemmeno per scherzo, Sammy!” parve volerlo ammonire il fratello.
“Dean, io..” cercando di trovare una sorta di scusa. Capendo immediatamente cosa doveva aver causato anche al maggiore, anche se in maniera diversa, quel manufatto demoniaco.
“No...no..” disse sottovoce, senza rimprovero, ma solo con pacata consapevolezza.
“Dean...sto bene.” si sentì di rassicurarlo, avvicinandosi appena.
“Sì, ok. Ma...ma tu non dirlo, ok?!”
“Ok, Dean. Ok!”

L’angelo, che fino a quel momento, era rimasto in silenzio, colpito anche lui da quel momento in cui Sam mostrava la sua forza, e paradossalmente, Dean, la sua debolezza, tentò di intromettersi.
“Sentite ….” li destò da quello scambio di sguardi che era l’ “universo Winchester”. “...lungi da me il voler interrompere il “vostro” momento..” ironizzò, suscitando un sorriso ai due fratelli e segretamente pensò di essere riuscito nell’intento.”...ma sono stanco di sentire brontolare lo stomaco di Dean. Quindi che ne dite se andiamo di là e mentre lui si ingozza, facciamo il punto della situazione “Chuck vs Jack”!?!”
I due fratelli si fissarono, si sorrisero e annuirono in sincrono.
“Che ti dicevo, Sammy?...qualcuno è diventato permaloso!” istigò Dean mettendosi alla destra dell’angelo una volta usciti dalla stanza.
“O forse geloso...” lo provocò Sam, alla sinistra , invece.
“Io non sono...” cercò di giustificarsi, l’angelo.
“Sta’ zitto, Cas!!” fecero all’unisono , ridendo con lui.
Raggiunsero il salone del bunker e mangiarono insieme, ridendo per gettarsi alle spalle le ultime ore, prendendosi in giro: gli atteggiamenti ancora ingenui di Castiel, la “vecchiaia” di Dean, i capelli di Sam perfettamente in ordine anche dopo quello che aveva passato.
Poi il maggiore si alzò per andare a prendere altre birre in cucina.
Sam e Castiel rimasero al tavolo.
Silenzio. Un silenzio che Sam intuì era a stento trattenuto dall’angelo.
“Ok! Se devi chiedere ….chiedi. Ma smetti di trattenerti. Sembra che tu stia per esplodere!” fece sorridendogli.
Castiel si guardò intorno , o meglio, si assicurò che Dean non fosse di ritorno.
Sam notò quel comportamento guardingo.
“Castiel, ma che hai?!”
“Perchè gli hai mentito?!” chiese senza troppi giri di parole.
“Mentito?”
“Io so che cosa fa davvero la sfera. E di certo non è tranquillità come tu...”
“Castiel...”
“Se così fosse stato...un’intera guarnigione angelica non ...”
“Castiel, sta’ zitto!” gli ordinò Sam, guardando verso il corridoio. “Hai ragione, ma ..sta’ zitto!”
“Spiegami!” disse l’angelo accondiscendente. “I segreti tra voi non hanno mai portato a niente di buono.”
Sam sospirò. Castiel aveva ragione, ma questo di certo era un segreto che non avrebbe danneggiato il rapporto tra lui e Dean.
“Hai ragione. In quella sfera tutto era fuorché tranquillo. Anzi...provavo angoscia, rabbia , un’oppressione talmente profonda da provare dolore. Impazzivo dalla frustrazione di non riuscire a reagire, di sapere che non avevo la possibilità di reagire in alcun modo. Ma tu….” e poi fissò Castiel negli occhi: “...tu dimmi. Che cosa cambia per Dean sapere o meno quello che davvero ho provato?”
“Ma lui...”
“Castiel, mentre tu controllavi Dean, Rowena mi ha parlato della sfera, della ricerca abbandonata da parte degli angeli dopo che tu andasti via per salvarlo dall’Inferno, di come..”
“Ma come diavolo fa a saperlo?!” chiese interrompendolo , sorpreso da ciò che Rowena non poteva sapere.
“Non chiederlo a me. Già sapeva cose segrete quando era solo una strega. Figurati adesso che è la regina dell’Inferno!!” ironizzò il ragazzo.
“Ma perché hai mentito a Dean? Infondo non c’era pericolo che potesse cercare vendetta su Oblivius. Quel demone sarà già nelle mani di Rowena e quasi mi fa pena!!”
“Non era della vendetta che avevo paura, ma di quello che avrebbe provato Dean. Conosco mio fratello, lo conosco fin troppo bene. Si sarebbe dato la colpa di tutto perché avrebbe pensato che se il Paradiso non ti avesse comandato di tirarlo fuori dall’Inferno, tu avresti portato a termine la missione. Avresti trovato la sfera, ucciso Oblivius e quello che mi è successo non sarebbe mai accaduto!” spiegò e Castiel non riuscì ad obbiettare. Perché infondo al suo cuore sapeva che il giovane amico aveva ragione. “Quindi ...per favore, Castiel. Lasciamo le cose come stanno, ok?!”
Castiel lo fissò consenziente, annuì impercettibilmente.
Stava per dire altro, ma la voce allegra di Dean che ritornava con le birre, lo fece desistere e così lasciò che la serata continuasse in quella meritata tranquillità.

**************

In un luogo lontano dal porto sicuro che era il Bunker, il più delle volte, ...in un luogo dove era la luce del fuoco a farla da padrone, in un luogo dove non era la musica classic rock a fare da sottofondo, o l’odore del whisky invecchiato a solleticare l’olfatto, o le risate di due fratelli e del loro angelo custode a riecheggiare tra i vari corridoi,...in quel luogo disperso tra i meandri dell’Inferno più profondo, le urla di un demone risuonavano disperate.
“Mia regina...ti prego...” piangeva in cerca di compassione, una compassione che non avrebbe avuto. “….perdona il mio errore...”
“Ti avevo dato un compito…un semplice compito di controllo del territorio e tu? Tu hai disobbedito. Hai disobbedito a me!?!” fece con fare sconvolta. Guardando gli altri demoni che la circondavano. Stava impartendo una lezione che voleva fosse pubblica.
“Io...io pensavo...di arrecarti piacere...eliminando i Winchester!!” cercò di giustificarsi.
“I Winch...” fece alterata. “I Winchester fanno parte di un mio piano di governo che non sono tenuta a rendere pubblico ad un semplice demone come te!!! e se te li avessi lasciati uccidere, le conseguenze sarebbero state innumerevoli!!” rispose facendo suo un suggerimento angelico. “Tu dovevi solo obbedire!” fece severa e poi si voltò verso i demoni che assistevano. “Che questo sia di lezione a tutti.” e con un semplice gesto della mano, il corpo del demone iniziò di nuovo a contorcersi facendolo gridare di puro dolore.
“Lunga vita alla regina!!” fece un demone, mentre Rowena gli passò accanto, così che anche altri iniziassero ad esultare intanto che la strega regnante passasse tra di loro, impettita e austera.




 



 

                                                                                                          

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3928401