Per arrivare al tuo sorriso

di cassiana
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1977 ***
Capitolo 2: *** 1988 ***
Capitolo 3: *** In Camden Town we'll walk there as the sun goes down ***
Capitolo 4: *** Your eyes say things I never hear from you And my knees are shakin too ***
Capitolo 5: *** Still don't know where you're going You're still just a face in the crowd ***
Capitolo 6: *** Everybody's working for the weekend Everybody wants a little romance ***
Capitolo 7: *** One world, it's a battlegroung One world, and we will smash it down ***
Capitolo 8: *** I was looking for love Like the very first time Didn't realise love never left me ***
Capitolo 9: *** And no one ever told me that love would hurt so much And pain is so close to pleasure ***
Capitolo 10: *** I've got nowhere left to hide, it looks like love has finally found me ***
Capitolo 11: *** Imagine all the people sharing all the world ***
Capitolo 12: *** Search for a better way To find my way home To your smile ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***
Capitolo 14: *** Appendice 1: spazio autrice ***
Capitolo 15: *** Appendice 2: visual board e playlist ***



Capitolo 1
*** 1977 ***


Disclaimer: Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.

PER ARRIVARE AL TUO SORRISO

 

I - 1977

 

- Sei in ritardo!

Il tipo l'aspettava appoggiato a una kadett dorata, le gambe allungate davanti a sé e le braccia incrociate. I lunghi capelli castani incorniciavano il viso sottile e le labbra piene erano atteggiate ad una smorfia annoiata. Brenda guardò l'orologio e aggrottò le sopracciglia: erano le 10 e non le sembrava di essere affatto in ritardo. Anzi quella mattina si era svegliata ancora prima del solito per preparare tutte le sue cose e ripassare il suo discorso. Era stata ad ascoltare le raccomandazioni di Richard e della madre, due tipi di raccomandazioni molto diverse tra loro in effetti. Era persino riuscita a fare colazione con suo padre che di solito usciva sempre molto prima di lei per andare alla banca dove lavorava. Poi aveva dovuto prendere la tube e arrivare fino lì a Fulham. Si scostò i lunghi capelli neri dal viso e rispose con un sorriso, senza lasciarsi intimidire:

- Tu devi essere Malcom, l'amico di mio fratello, giusto? Ti ringrazio per il passaggio ... con questo sciopero dei treni non so proprio come avrei fatto ad arrivare fino a York!

Anche se lui fosse stato maleducato, lei non avrebbe rinunciato alle buone maniere!

- Si si, prego. Dai, sali in macchina che la strada è lunga!

L'auto era piena di pannolini e altre cose per bambini. Brenda posò le proprie borse davanti a sé tra i piedi, sconcertata.

- Scusa per il casino dietro. Richard non te l'ha detto? Maggie è quasi un termine e mi ha pregato di portarle tutte queste cose. E non pensare di toglierti le scarpe qui dentro!

Brenda alzò gli occhi al cielo, come se lei andasse in giro a togliersi le scarpe nelle macchine altrui! Non erano ancora partiti e già era pentita di aver accettato quel passaggio. Cercò di mettersi comoda, l'impermeabile appoggiato sulle gambe. Aveva optato per un abbigliamento confortevole per quel viaggio: i soliti jeans a zampa e un maglioncino corto a righe rosse e bianche. Per la premiazione si era portata un vestito di ricambio. Aveva già calcolato tutto come sempre. L'unica cosa che non era riuscita a prevedere era che i ferrovieri proprio il giorno prima avessero indetto quello sciopero e che nessuno potesse accompagnarla a York. Finché Richard non se n'era uscito con quel suggerimento: un suo amico doveva andare a Leeds così gli aveva proposto di darle un passaggio e quello aveva accettato.
Nel frattempo Malcom aveva messo in moto e si era immesso nel caos londinese. Festoni di bandierine colorate decoravano le strade gremite di mezzi e persone affrettate e i grossi autobus rossi ronzavano come calabroni nel traffico. Quell'anno era il giubileo d'argento della Regina e ovunque Londra portava i segni dei festeggiamenti. Il cielo non prometteva niente di buono e infatti qualche gocciolina iniziò un picchiettare sul parabrezza. Dall'autoradio si diffuse la voce di Donna Summer.

- Mi dispiace piombarvi in ​​casa così, se avessi saputo che tua sorella era incinta avrei detto a Richard di non chiedervi questo favore.
- Dickie Richie mi dovrà ben più di un favore, tranquilla.
- Dickie Richie ... mio fratello sa che lo chiami così?
- Oh si ... e lo detesta!

Brenda scoppiò in una risatina, Richard poteva essere davvero pedante a volte, era sempre così serioso. Ci voleva che qualcuno gli abbassasse la cresta ogni tanto. L'irriverenza di Malcom la divertì e si rilassò. Proseguirono un'oretta nel traffico con Malcom che imprecava e suonava il clacson nervoso. Avevano attraversato la zona di Earl's Court e ora stavano passando per Kensington.

- Che palle, ci metteremo una vita così! Comunque, cosa vai a fare a York?
- Una premiazione.

Rispose Brenda in tono sussiegoso. Non poteva farne a meno, aveva lavorato così a lungo che pensava di non meritare nulla di meno, in effetti.

- E se posso chiederlo per cosa vieni premiata?
- Per un saggio breve sulle guerriglie semiotiche tra i poeti delle nuove avanguardie.
- Mmmh, sembra abbastanza palloso, no?

Il commento di Malcom la smontò un poco. Si voltò verso di lui con un'espressione battagliera sul viso pronta a ribattere, ma si si accorse che lui aveva un sorriso strafottente. Ah, ecco la stava provocando. Decise di non dargliela vinta mostrandosi offesa e cambiò totalmente discorso. 
Nel frattempo la pioggia era aumentata e i tergicristalli grattavano sul parabrezza sempre più frenetici. Malcom era piegato in avanti e cercava di vedere la strada quasi nascosta dalla pioggia scrosciante.

- Che palle, odio gli Abba.

Cambiò su un canale di musica rock.

- Hey, a me non dispiacevano!

Brenda amava ballare, tutti i sabati pomeriggi andava con la sua amica Becky a uno dei club di Camden, il Koko o l'Elettric ballroom di solito e si perdeva nelle canzoni di Gloria Gaynor, Bee Gees, KC and the Sushine Band lasciandosi andare completamente alla musica.

- Ci avrei scommesso, ma sai com'è macchina mia...
- Musica tua. Sei pesante quasi quanto Richie.
- Quando ti comprerai una macchina con i tuoi soldi capirai.
- Si si, non cominciare. A proposito come vi siete conosciuti te e mio fratello?
- A una festa organizzata dal mio club, il Brentford. Lo sai quanto Richie è appassionato di calcio, praticamente abbiamo cominciato a parlare e tra una bevuta e una partita siamo poi diventati amici.

Si erano lasciati alle spalle Londra e l'acquazzone, quando incontrarono una deviazione sulla M1. Un lungo serpentone di macchine occhieggiava di luci rosse.

- Oh magnifico... - Malcom sbatté una mano sul volante - di questo passo non arriveremo mai. A che ora devi essere a York?

Brenda sussultò: la premiazione era alle 6:00 del pomeriggio.

- Senti, qua è inutile proseguire, alla prima uscita svicoliamo. Tra l'altro muoio di fame.
- Ce la faremo ad arrivare in tempo?

Malcom le lanciò un'occhiata intenerita, suo malgrado:

- Ma certo! Adesso ci fermiamo a mangiare, conosco delle strade alternative. Ma sta tranquilla ti ci faccio arrivare alla tua premiazione.

Brenda si appoggiò titubante allo schienale, non poteva farci niente e doveva fidarsi di Malcom. Sperava solo davvero di riuscire ad arrivare in tempo, andava bene anche prendere quelle stradine fangose di campagna che la facevano sballonzolare di qua e di là.
Dopo qualche chilometro disagevole arrivarono a uno slargo, più avanti si intravvedevano i cottage di un tipico paesino dello Yorkshire. Tutto era verde e quieto. C'era un pub di campagna che si affacciava sullo spiazzo. Malcom parcheggiò e uscì stiracchiandosi, la maglia verde gli risalì lasciando intravvedere i fianchi ossuti e il ventre piatto. Brenda lo occhieggiò e quando lui si girò verso di lei abbassò lo sguardo imbarazzata. Si sbrigò ad aprire la portiera e scendere.
Il pub era piccolo e grazioso, con le mura di pietra e legno. C'era un camino enorme che spandeva un piacevole tepore, alcune poltrone foderate in chintz davano un'aria casalinga all'ambiente, le finestre a bovindo creavano delle nicchie di intimità e alcuni avventori già sedevano al bancone con le loro pinte di birra.

- Allora, che prendi?

Malcom pilotò la ragazza verso un tavolo libero, poggiandole delicatamente la mano sulla schiena. Brenda avvertì una minuscola scossa a quel contatto:

- Qualcosa di veloce...

Rispose distratta. Lasciò che Malcom si dirigesse al bancone a fare le ordinazioni e ebbe tutto agio nell'osservalo bene. I jeans lasciavano intravvedere gambe lunghe e tornite e il giubbotto corto metteva in risalto un sedere tutt'altro che disprezzabile. Visto da dietro con quei capelli lunghi poteva quasi essere scambiato per una ragazza, ma la sua postura mascolina non dava adito a dubbi che fosse un uomo. Come se si fosse accorto di essere osservato, Malcom si voltò a metà per sorriderle con quel suo sorriso sghembo appena accennato. Brenda gli fece un piccolo cenno con la mano sorridendogli a sua volta, ma imbarazzata che fosse stata colta ad osservarlo. Lui tornò indietro con due boccali di birra.

- Ora arrivano i nostri yorkie e salsicce.

Brenda arricciò il naso, la birra non sarebbe stata proprio la sua prima scelta e neanche le salsicce: ecco cosa capita a lasciarsi distrarre! Sospirò affondando il viso nel suo piccolo boccale, Malcom guardava fuori sporgendo in avanti le labbra, sovrappensiero. Una cameriera posò loro i piatti davanti e Malcom si avventò sulle salsicce infilzandone una con foga. Questo fece sorridere Brenda:

- I calciatori non dovrebbero seguire una dieta?
- Abbiamo delle linee guida, ma possiamo mangiare come vogliamo finché consumiamo...Ma tu, non sarai fissata con quelle cose? A giudicare da quel che vedo non ne hai proprio bisogno.

Concluse facendole l'occhiolino. Brenda sentì una vampa di calore colorirle il volto. Non sapeva a cosa poteva riferirsi, non aveva i jeans così stretti e il maglioncino le scopriva solo un filo di pancia. Ma era compiaciuta che lui l'avesse guardata in quel modo.

- Ah, no, non direi fissata. Richie si, ci dice sempre che consumiamo troppa carne e troppi latticini e questo prima o poi si ripercuoterà sull'ambiente e tutte queste cose qui.
- E tu l'ascolti?

Brenda fece spallucce:

- Studia biologia, forse ha ragione. Io non mangio molto, ma lui mi accusa sempre di essere troppo golosa...anzi, chissà se hanno già le fragole, magari con la panna!

Malcom scoppiò a ridere e quasi si strozzò con la birra al tono sognante di Brenda.

- Ti giuro: te ne mando un cestino appena le trovo!

Lei incrociò le braccia tra l'offeso e l'imbarazzato.

- In Francia di questa stagione già ci sono quelle piccoline di bosco.

Brenda mise da parte l'acredine e si sporse un po' verso di lui incuriosita:

- Quando sei stato in Francia?
- Tre anni fa, stavo a Marsiglia, poi ho giocato un po' nel Tolone. Sai, nel campionato di terza serie. Abbiamo avuto anche un buon piazzamento.
- Mio fratello ha detto che hai fatto anche il modello, è vero?

Malcom fece spallucce scostandosi i capelli dagli occhi:

- Ho posato un po', si. Più che altro foto pubblicitarie per la squadra. Tuo fratello ti ha detto un sacco di cose.

Brenda sollevò in avanti i palmi delle mani:

- Colpa mia! Dovevo pur sapere tutto il possibile di chi mi avrebbe scarrozzato per mezza Inghilterra in macchina!

Lui annuì e sporse in avanti le labbra giocherellando con un pezzo di pane.

- Mi sembra giusto. Allora fammi sapere qualcosa di te. Hai 21 anni, sei la preziosa sorella di Richie e stai vincendo un premio prestigioso per un articolo noiosissimo, poi?
- Faccio giornalismo a Londra e l'articolo non è affatto noioso! Anzi magari potresti leggerlo, te ne lascio una copia. E fra un paio di mesi partirò per Berlino per uno scambio interuniversitario.
- Dicono che accadono un sacco di cose interessanti lì.
- Oh si: è il centro strategico dell'Europa, ci sono incontri al vertice e intrighi economici!
- Io intendevo cose interessanti tipo musica figa, droghe nuove, sesso strano...

Brenda aggrottò le sopracciglia interdetta e guardò l'orologio per darsi un tono:

- Si sta facendo tardi, sarà meglio andare

disse infatti brusca. Si alzarono dai rispettivi posti e Malcom sovrappensiero le sistemò una ciocca di capelli dietro l'orecchio lasciandola turbata per un momento.
Le macchine sullo spiazzo erano aumentate e un furgoncino, nonostante ci fossero comunque altri posti liberi, si era parcheggiato attaccato alla loro opel, dalla parte del passeggero.

- Magnifico! - alzò gli occhi al cielo Malcom - dai, mettiti lì che faccio manovra...che razza di imbecille.

Brenda si affrettò a raggiungere l'uscita dello slargo e si fermò ad aspettarlo. Malcom sfilò la macchina dal parcheggio, ma nel fare manovra andò ad affondare una ruota posteriore in una pozzanghera che non aveva visto. Un getto di fango colpì in pieno Brenda che cacciò uno strillo. Quando la vide Malcom aprì la bocca in una o perfetta: la ragazza aveva l'impermeabile, le scarpe e la faccia infangate e i capelli le spiovevano flosci sul viso. Brenda aveva allargato le braccia e non riusciva a capacitarsi di quanto fosse appena accaduto. Non sapeva neppure se ridere o piangere tanto la scena era ridicola, con una notevole propensione però per la seconda opzione. E tutto questo proprio davanti a Malcom che, nel frattempo era sceso con quel suo sorrisetto e si vedeva che faceva di tutto per non prenderla in giro.

- Oh no...E' un completo disastro!

piagnucolò lei. Con una risatina il ragazzo le scostò i capelli dal volto:

- Dai, non sei un disastro, sembri solo una tortina di fango!

Lei si mise le mani sui fianchi e aggrottò le sopracciglia:

- E' colpa tua! Ora mi tocca cambiarmi e non mi andava di mettere il vestito così presto.

Recuperò lo zaino dalla macchina e a grandi passi s'incamminò di nuovo verso il pub. Malcom la guardò scuotendo la testa. Richie non gliel'aveva detto che sua sorella fosse così petulante. Era parecchio carina quello si, ma era pure una spina nel fianco. Rientrò in macchina e accese l'autoradio perdendosi nei suoi pensieri. Quando sentì la voce di Brenda ringraziare qualcuno, riaprì gli occhi e mormorò:

- Finalme...nte

La parola gli morì in gola quando si voltò a guardarla. Aveva un abitino a trapezio blu da cui spuntavano le gambe affusolate inguainate nelle calze nere e lo scollo quadrato appena accennato che lasciava intravvedere le clavicole. Si era tirata su i capelli così da mettere in evidenza il collo sottile e gli occhi verdi.

- Dai, partiamo!

Disse infilandosi in macchina inconsapevole della reazione che aveva causato.
La strada era molto più sgombra di prima e il tempo si era rasserenato, viaggiavano con un finestrino socchiuso di pochi centimetri e il profumo di asfalto bagnato pizzicava loro il naso. Durante il viaggio Malcom non aveva fatto altro che cambiare stazione radio ogni volta che veniva trasmessa una canzone che a lui non piaceva e guarda caso erano tutte quelle che piacevano a Brenda. Dopo poco più di un'ora finalmente arrivarono a York. Costeggiarono le mura imponenti per arrivare quasi a ridosso delle shambles, le piccole vie medievali che portavano alla cattedrale. La premiazione si sarebbe svolta allo York Opera Theatre, che a dispetto del nome pomposo, non era un teatro così grande e ospitava spesso eventi promossi dalla vicina università. I parcheggi erano ovviamente inesistenti, così Malcom scaricò Brenda davanti al teatro e andò a cercare parcheggio in un'area apposita.
Il ragazzo arrivò poco prima della premiazione, aveva un fiore in mano rubato ad una fioriera sul marciapiede. Si era reso conto che la sorella di Richie gli piaceva, era così ingenua e nello stesso tempo determinata, con quel visino pulito e i sinceri occhi verdi. E labbra che gli facevano venire voglia di baciarla. Aveva sbirciato le sue gambe per tutto il viaggio e ogni volta che ingranava una marcia avrebbe voluto carezzarle un ginocchio e magari lasciare la mano sulla coscia. Ma non aveva osato farlo, vedeva che lei era sempre un poco tesa. Forse era per questo che era così petulante, forse era stato un po' antipatico con lei. Non poteva farci niente: quando era con qualcuno che non conosceva bene agiva sempre così, per darsi un tono. Era per questo che aveva preso quel fiore, come segno di pace. Stava pensando queste cose Malcom, quando entrò nel foyer del teatro e vide Brenda chiacchierare con alcune persone. Sembrava molto a suo agio, in effetti molto più a suo agio rispetto a quanto lo era stata tutto il giorno con lui: tutto era diverso in lei, dalla postura più dritta al viso rilassato. Rise mentre l'uomo accanto a lei si piegava a dirle qualcosa da più vicino. Malcom fece una smorfia e buttò il fiore proprio prima che Brenda si girasse e si accorgesse di lui.
Lo chiamò sorridente e lui si avvicinò con passo indolente e un'espressione sardonica.

- Eccolo, questo è Malcom, l'amico di mio fratello! E questi sono Devlin, Pamela e Sandjit. Devlin è il mio supervisore e Pamela e Sandjit sono miei compagni di corso.

Devlin sembrava più grande di Brenda, aveva capelli e barba biondi e mentre gli stringeva la mano Malcom non poté fare a meno di notare l'orologio prezioso. In effetti tutto in lui dava l'idea di essere costoso, dal taglio di capelli ben eseguito agli abiti ricercati e Brenda sembrava ammirarlo parecchio. Malcom si irrigidì sempre di più mentre interagiva con quella gente. Non era del loro ambiente, non così ricco, non così acculturato. E se Brenda non sembrava farci caso, lui invece iniziava a sentirsi a disagio. Non che i compagni di corso stessero facendo alcunché per sminuirlo, anzi aveva iniziato una conversazione piuttosto vivace con Sandjit che si era rivelato un tifoso del Tottenham. E Pamela non gli staccava gli occhi di dosso, ma a quello era abituato. Era Devlin che pur comportandosi in maniera più che corretta, sembrava in qualche modo guardarlo dall'alto in basso e questo lo stava irritando parecchio.

- Pensavamo di andare a berci qualcosa dopo la premiazione. Vieni con noi naturalmente.

Disse infatti Devlin con la voce blasonata dall'accento delle classi alte.

- No, dobbiamo tornare presto.

Rispose sgarbato Malcom.
Non ebbero il tempo di scambiarsi altri convenevoli perché li chiamarono per la premiazione. Brenda era emozionata, ma ci era rimasta male per il comportamento di Malcom. Ammirava davvero Devlin, tra loro c'era un rapporto di reciproca stima, sebbene lui fosse più grande di lei non l'aveva mai trattata con aria di sufficienza. Anzi l'aveva seguita sempre senza pregiudizi, aiutandola e guidandola. Perciò non aveva capito perché Malcom fosse stato così odioso con lui. Va bene Devlin era ricco e Malcom no. Non era ai livelli di quei calciatori che guadagnavano milioni e si sentiva che proveniva da una famiglia umile. Non che a lei importasse, ma era proprio vero che la classe non è acqua! Ed era dispiaciuta, anche perché Malcom le piaceva con quel suo modo ruvido di fare e in una maniera del tutto incomprensibile riusciva ad essere anche tenero e divertente. Dovette ammettere a se stessa che era anche molto bello, non aveva mai conosciuto qualcuno sexy come lui e questo la metteva in agitazione. Era molto confusa, ma presto quei pensieri scivolarono in un angolo della mente. Erano seduti tutti vicini e Brenda si ritrovò tra Devlin e Malcom. Ogni volta che Devlin si avvicinava a sussurrarle qualcosa all'orecchio, Malcom stringeva i pugni. Ogni tanto Brenda esplodeva in una risatina se il commento era stato particolarmente sagace e il volto di Malcom s'incupiva sempre di più. Pamela e Sandjit presentarono il loro lavoro sui poeti indiani e sull'influenza di Tagore nella letteratura di Lawrence. Poi un ragazzo dai capelli arruffati e l'eye liner sbavato cantò una sua canzone alla chitarra.
Infine presentarono il lavoro di Brenda. Lei si alzò emozionata e ci fu un piccolo momento imbarazzante quando per passare dovette strusciarsi praticamente addosso a Malcom. Si diresse sul palco con sorriso trionfante sul viso. Mentre la guardava parlare del suo lavoro Malcom si sentiva orgoglioso di lei in maniera incomprensibile sebbene non avesse la minima idea di cosa volesse dire la metà dei termini che pronunciava. Guardò di sottecchi il tipo ricco che la seguiva e non gli piacque l'espressione compiaciuta sul suo volto. Di sicuro con i suoi modi raffinati e la sua cultura aveva già conquistato Brenda. Malcom non riusciva proprio a capire perché se prendesse tanto. In fondo, lei era solo la sorella di un suo amico, non aveva mai avuto nessuna mira su di lei e poi se voleva una ragazza non doveva fare altro che schioccare le dita, aveva sempre avuto successo con le donne e non si era mai dovuto sforzare più di tanto. Eppure man mano che aveva viaggiato con lei e l'aveva conosciuta meglio era rimasto sempre più attratto dal suo essere goffa e petulante e nello stesso tempo brillante e curiosa, era rimasto intenerito dall'espressione della sua faccia mentre la prendeva in giro, o quando l'aveva ricoperta di fango. E ora su quel palco era splendida e lui si accorse di volerla con tutto se stesso.
Quando Brenda tornò al suo posto dovette di nuovo fare quella specie di balletto per sedersi e questa volta lui con un'espressione imperscrutabile sul volto non fece nulla per facilitarle il compito, anzi rendendoglielo forse ancora più complicato. Per un breve momento lei quasi cadde a sedere sul suo grembo e per evitarlo si appoggiò con una mano alla sua coscia. Era solida e calda e Brenda avvampò e si affrettò a tirarsi su, mentre Malcom con quel suo lieve sorriso sghembo le appoggiava una mano sul fianco per aiutarla a mettersi dritta. Si guardarono negli occhi nella penombra e per un momento fugace rimasero agganciati. Poi Brenda fece un sospiro profondo e si mise finalmente seduta. Devlin si voltò a congratularsi con lei. Era ancora tesa e piena di adrenalina, confusa per le sensazioni appena provate, emozionata per gli applausi. Si sentiva vorticare la testa e si rese conto che aveva voglia di festeggiare e non rimettersi in macchina un'altra volta. Forse Devlin o qualcuno degli altri avrebbe potuto darle un passaggio a Londra. Ma Malcom si era prodigato così tanto per lei e poi avrebbe fatto di sicuro uno sgarbo alla sorella che, nonostante fosse incinta, si era messa a disposizione per ospitarla. Per non parlare di Richie che l'avrebbe redarguita per le sue cattive maniere per un sacco di tempo. Quando fu il momento di andare perciò, dopo aver salutato gli altri, seguì Malcom alla macchina anche se aveva un po' di paura a restare sola con lui. Sentiva che le cose stavano andando in una direzione che non si sarebbe mai immaginata quella mattina.
Lui sembrò accorgersi della sua esitazione perché le chiese con dolcezza:

- Volevi andare con loro? Magari io resto al bancone e ti aspetto...

Brenda rimase di stucco a quelle parole, non capiva perché non poteva stare al tavolo insieme a loro. Sì magari non era rimasto molto colpito da Devlin o gli altri, ma perché avrebbe dovuto isolarsi così, non lo sapeva. Poi ebbe come un lampo di consapevolezza e capì tutto: forse si sentiva a disagio o forse non voleva far sentire lei in imbarazzo! Avrebbe avuto voglia di abbracciarlo e provò un'immensa tenerezza e anche un po' di tristezza. Così scosse la testa:

- Ma no, guarda. A dire il vero mi sento un po' stanca e frastornata da tutta la giornata, è meglio se andiamo da tua sorella.
- Ho visto che c'è un take away indiano all'angolo. Ti va se prendiamo qualcosa e ce lo mangiamo lungo il percorso?

Brenda odiava la cucina indiana, ma non ebbe il cuore di dirlo a Malcom che sembrava essersi rianimato.

- Certo, perchè no? Sarai affamato!

Mentre camminavano verso la macchina Brenda annusò l'aria:

- Che strano, sarà la fame ma continuo a sentire odore di cioccolata...

Malcom rise e la prese per un braccio:

- Ma no, è solo la fabbrica della Terry's che spande il suo odore!
- C'è una fabbrica di cioccolata a York?

Brenda sgranò gli occhi incredula. Quella città le piaceva sempre di più, magari avrebbe convinto i suoi genitori a permetterle di trasferirsi lì, dopo Berlino! Man mano che si avvicinavano alla loro destinazione l'odore di curry si faceva sempre più forte fino a sovrastare quello di cioccolata. Presero delle samosa di verdura lei e polpette di pollo speziate con salsa lui e le andarono a mangiare in macchina.

- Mi permetti di offrirti almeno la cena?

Chiese Brenda sbocconcellando il suo fagottino di pasta. Non aveva mancato di notare che Malcom le aveva pagato anche il pranzo e voleva sdebitarsi con lui. Il ragazzo sorrise e scosse la testa:

- Neanche per sogno. E poi Dickie Richie ha già provveduto a darmi il necessario per il tuo sostentamento!

Brenda chiuse gli occhi umiliata e appoggiò la testa al sedile: era così tipico di lui. Il fratello doveva avere sempre avere tutto sotto controllo e Brenda si rammaricò che non l'avesse creduta in grado di potersi pagare i pasti da sola. Poi sollevò la testa e domandò abbattuta:

- Davvero Richard ha fatto questo? Io... mi dispiace così tanto Malcom, davvero!

Ma il sorriso del ragazzo si allargò mentre si scostava un ciuffo da davanti gli occhi:

- Avrebbe voluto farlo. Ma gli ho detto che se la sorella era tanto in gamba da vincere un premio per un suo articolo forse lo sarebbe stata anche per trovare il modo di rifocillarsi. Non è rimasto contento.

Brenda scoppiò a ridere:

- Mi sa che si è pentito di averti chiesto di accompagnami!
- E tu, sei pentita?

Le sfiorò una mano con un dito, lentamente, guardandola negli occhi. Brenda deglutì, all'improvviso seria. Sentiva il cuore batterle forsennato contro le costole. Prima che potesse rispondere una luce l'abbagliò: il custode del parcheggio era venuto a controllare perché la loro macchina fosse ancora ferma e spiegò loro che il parcheggio stava per chiudere e quindi se ne dovevano andare.

- Magnifico!

Esclamò Malcom ingranando la marcia per partire.
Con la superstrada A1 a quell'ora di notte ci voleva poco più di mezz'ora da York a Leeds e non parlarono molto. Ogni tanto i loro sguardi s'incrociavano nello specchietto retrovisore e ogni volta che Malcom sporgeva le labbra in quel suo tic tipico a Brenda veniva voglia di baciarlo. Anzi continuava a immaginarsi le mani e le labbra del ragazzo sul suo corpo e questo la imbarazzava. Si agitò un po' sul sedile in cerca di una posizione comoda, si tirò giù il vestito. Malcom ogni volta che cambiava marcia le sfiorava il ginocchio e questo sembrava infiammarla ancora di più. Lo guardò di sottecchi e si accorse che lui aveva il volto rilassato e una piccolissima fossetta che non aveva ancora notato. Si sentiva bruciare le guance e aprì un poco il finestrino. Il sorriso di Malcom si allargò. Dopo aver scalato l'ennesima marcia le accarezzò il ginocchio. Era un azzardo, lo sapeva. Ma non poteva farci niente: la ragazza gli piaceva troppo e si divertiva a provocarla. Non fu deluso, infatti, dalla sua reazione:

- Hey!
- Scusa, mi è scivolata la mano.
- Bugiardo...

L'accarezzò di nuovo questa volta trattenendo un po' più la mano sul ginocchio:

- Ops...
- Malcom.

Il tono di Brenda lo fece desistere da quel gioco, sotto la vena minacciosa c'era un leggerissimo tremolio nella voce. Erano fermi al semaforo, Malcom si voltò verso di lei che guardava avanti a sé:

- Ohi, stavo solo giocando. Guarda che l'ho capito che in fondo ti piaccio un po', non c'è mica niente di male.
- E' verde!

Fu la risposta. Malcom emise un verso a metà tra il sospiro e lo sbuffo. Brenda si stropicciò gli occhi stanca. Certo che le piaceva: era bellissimo e strafottente, come poteva non piacerle! Uno così piaceva a tutte le ragazze. Si voltò un po' verso di lui:

- Però, a me sembra che stasera quello geloso fossi tu!

Gli lanciò una frecciatina: se voleva anche lei sapeva giocare a quel gioco. E infatti Malcom strinse le labbra mentre s'immetteva in una strada costeggiata da casette a due piani tutte uguali. Si fermò davanti al n.12 e tirò con forza il freno a mano.
Brenda si mordicchiò il labbro, forse aveva esagerato. Ma Malcom sembrava non essersela presa più di tanto: in fondo lei stava con lui adesso e non con quel damerino biondo. Scese e girò intorno alla macchina per aprirle la portiera:

- Madame...

Brenda stava per dargli una risposta pungente, ma ci ripensò e si mise in spalla la borsa.

- Dai, vieni.

Malcom la prese per mano e salirono ridacchiando i quattro scalini che li separavano dalla porta. La quale porta fu aperta da un ragazzo visibilmente agitato, tanto che aveva la camicia non del tutto abbottonata e gli occhiali storti sul naso appuntito:

- Ah Malcom, perfetto tempismo! Maggie sta per entrare in travaglio. Venite su!

Malcom fece gli scalini due a due per sbrigarsi. Quando furono in casa, una ragazza bionda dal ventre enorme veleggiò verso di loro:

- John non sono ancora in travaglio, ma manca poco! Malcom ciao, hai portato tutto quello che ti ho detto? Piacere, cara io sono Maggie. Non spaventarti da tutta questa agitazione. John, amore, la valigetta prendila tu va bene?

Maggie distribuì baci e saluti ai nuovi arrivati, mise in una borsa un piccolo necessaire e nel frattempo si massaggiava le reni. John vagava sperduto per la casa, andò a prendere la piccola valigia, poi sparì di nuovo rendendosi conto che era ancora in calzini.

- Volete che vengo con voi?
- No no, resta pure qui. Sta per arrivare il taxi. Vi telefoniamo noi!

E la coppia uscì con John che sosteneva la moglie mentre lei si lamentava e dava le ultime indicazioni. Quando sentirono la porta sbattere Malcom e Brenda si guardarono.

- Wow!

Esclamò Brenda ancora frastornata.

- Benvenuta in casa Davidson Perkins: loro sono sempre così. Mia madre è peggio.

Brenda scoppiò in una risatina e Malcom guidandola verso il salone proseguì:

- Perché pensi che mi sia imbarcato con tutta quella roba per venire qui? Alla settima telefonata di mia madre per fortuna ha assistito anche tuo fratello.
- Ah, così è venuto a saperlo!
- E meno male, almeno ho avuto qualcuno con cui divertirmi durante il viaggio!

Le fece l'occhiolino. Poi allargando le braccia a indicare la stanza continuò:

- Allora cosa vuoi fare? Sentire dei dischi, guardare la TV? Ci mettiamo sul divano a pomiciare?


Brenda sgranò gli occhi e prese tempo:

- Un po' di the invece? Mi andrebbe proprio!

La cucina era piccola ma molto graziosa, con i classici mobili in formica marrone e il tavolo e le sedie gialle che davano allegria. Si vedeva che Maggie ci teneva: dalle tendine di cotone ai piccoli vasetti di piantine alla finestra, era tutto disposto con cura. Mentre lei era appoggiata al bancone Malcom si aggirava per la cucina, mise il bollitore pieno d'acqua sul fuoco, tirò fuori delle bustine di earl grey e le dispose sul piano insieme alla zuccheriera.

- Scusa.

Si allungò su di lei e aprì l'anta di un pensile proprio sulla sua testa per prenderle una tazza. Quando l'appoggiò sul bancone si resero conto che erano vicinissimi. Brenda sentiva il cuore rombarle nelle orecchie, nelle narici aveva il suo odore mascolino e poteva percepire il calore del suo corpo. Si guardarono negli occhi e Malcom le appoggiò una mano sul fianco, le teste vicinissime. Brenda deglutì: la stava per baciare, lei lo voleva ma nello stesso tempo le sembrava tutto troppo. Troppo presto, troppo intenso. Le labbra stavano per toccarsi quando un fischio penetrante li fece sobbalzare. Lei ne approfittò per sgusciare via.

- Mi vado a cambiare, scusa.
- Magnifico.

Mormorò Malcom sbattendo piano la fronte contro l'armadietto.
Quando Brenda tornò in salotto portava i jeans e il maglione della mattina. I pantaloni erano ancora un po' macchiati di fango vecchio. Non aveva portato un altro cambio con se e si sarebbe dovuta adattare. L'impermeabile poi era proprio un disastro, ma a quello avrebbe pensato la mattina dopo. Malcom stava stravaccato scalzo sul piccolo divano di pelle marrone, aveva portato la tazza con se e l'aveva poggiata sul tavolino tra divano e poltrone. Le fece un cenno e le chiese:

- Come mai non ti sei messa in pigiama?
- Io...No vabbè magari ti faccio un po' di compagnia, se per te va bene e comunque sono troppo agitata per dormire.
- Sono io che ti agito?
- Ovviamente no! Sono preoccupata per Maggie.

Malcom emise uno sbuffo di scherno. Brenda si sedette in punta su una delle poltroncine, le mani avvolte intorno alla tazza godendo del tepore del the. Ne bevve un piccolo sorso attenta a non scottarsi la lingua. Era agitata da tutte le emozioni di quella giornata, il viaggio, la premiazione e l'attrazione che sentiva sempre più forte per quel ragazzo. Rimasero in silenzio per un po' di tempo, un orologio da qualche parte ticchettava forte, dalla strada si sentiva il rumore di qualche sporadica macchina. Malcom aveva reclinato la testa sulla spalliera del divano e aveva chiuso gli occhi. Brenda l'osservò con tutta calma chiedendosi se lui fosse consapevole di essere così bello e cosa potesse provare. Lei non credeva di essere chissà cosa, anzi si considerava del tutto ordinaria. Pensando che si fosse addormentato si chinò a poggiare sul tavolino la tazza con delicatezza per non fare rumore. Malcom aprì un occhio:

- Dai, vieni qua. Non ti faccio niente, giuro! Sono stanco pure io.

Sbadigliò rumorosamente e prese il telecomando della TV:

- Ci vediamo un film, va bene?

Brenda annuì, si spostò sul divano e si schiacciò contro il bracciolo. Dopo qualche minuto di zapping decisero di vedere un vecchio film poliziesco così li avrebbe tenuti svegli. Man mano che gli spari e inseguimenti si susseguivano, però Brenda sentiva le palpebre farsi sempre più pesanti e senza rendersene conto scivolò sempre più vicino a Malcom, fino ad addormentarsi sul suo petto cullata dal suo respiro e dal tepore del suo corpo. Lui guardò ancora un po' il film, ma la vicinanza della ragazza, il profumo dei suoi capelli, il seno schiacciato contro il suo torace lo stavano mandando fuori di testa. Con gli occhi chiusi e il visino rilassato sembrava così serena che non ebbe cuore di svegliarla. Spense il televisore e allungò il braccio per prendere un plaid che Maggie teneva sempre appoggiato in una cesta accanto al divano, si sistemò meglio sotto la ragazza e tirò la copertina addosso ad entrambi. Le sfiorò con le labbra la fronte e chiuse gli occhi.
Uno squillo del telefono fece sobbalzare Brenda che quasi cadde dal divano. Malcom si districò a fatica da sotto di lei mentre il telefono continuava a squillare. Lei schizzò per aria e il ragazzo brontolando qualcosa finalmente riuscì a raggiungere l’apparecchio. Parlò per una decina di minuti mentre il viso gli si illuminava sempre di più. Dopo aver messo giù la cornetta con un sorriso enorme si voltò verso Brenda annunciando la nascita della nipote:

- Si chiama Alice e pesa 3,200 Kg!

Lei batté le mani contenta e congratulandosi con lui.

- Ma vorrai andare da loro, che ore sono? E poi io dovrei proprio togliermi di mezzo...
- Sono le 7:30, è ancora troppo presto per vivere!

Poi si massaggiò la schiena lamentandosi di aver dormito scomodissimo:

- Colpa tua che sei pesante!
- E tu russi!

In quel momento lo stomaco di Brenda brontolò rumorosamente e lei provando un'immensa vergogna si mise entrambe le mani sulla pancia nel tentativo di attutire il rumore. Era affamatissima, praticamente non aveva mangiato niente dal pranzo del giorno prima, dato che poi Malcom si era divorato anche le sue samosa. Lui scoppiò a ridere:

- Ecco, almeno facciamo colazione!

La ragazza zampettò di corsa fino al bagno nel tentativo di darsi un tono. Chiuse la porta a chiave e si spogliò per lavarsi. Rimasta solo con le mutandine si tirò su i capelli con le mani e si scrutò attenta allo specchio. Quel che vedeva era una ragazza come tutte le altre, era davvero così pesante? Si girò di tre quarti osservando la linea delicata della mascella e i seni pieni, l'ombelico era alla sommità del pancino appena accennato e la vita era resa più sottile dalla morbida rotondità dei fianchi. Scosse i capelli neri e li lasciò ricadere sulle spalle pallide spruzzate da lentiggini. Non c'era nulla in lei che non andasse, decise e finì le sue abluzioni.
Quando tornò in cucina Malcom ancora scalzo e con i capelli tutti arruffati, aveva apparecchiato la tavola: due tazze piene di the e un bricchetto di latte, la zuccheriera, un vasetto di marmellata e uno di miele e un piatto con due fette di pane ancora fumante. In quel momento un altro toast saltò fuori dal tostapane e Malcom mise le fette su un altro piatto accanto ai fornelli. In una padella stavano sfrigolando dei fagioli.

- Ci metti sempre così tanto in bagno?

L'apostrofò senza voltarsi agitando la padella. Brenda si sedette e rispose:

- E tua sorella lo sa che le hai praticamente svuotato la dispensa?

Malcom rovesciò i fagioli sul pane e tornò al tavolo col piatto.

- Non sapevo se preferivi una colazione dolce o salata, ma dato che sei golosa penso che miele e marmellata vanno bene.

Brenda, che stava imburrando il pane, sollevò appena lo sguardo:

- Non so come tu ci riesca.
- Non sai come riesco a fare cosa?
- A passare nel giro di cinque minuti dall'essere odioso a essere...mmmh così.
- Così come?

Malcom si stava divertendo, divorava la colazione con la bocca e Brenda con gli occhi. Lei spalmò una dose più che generosa di marmellata sul suo pane e dopo un minuto rispose con un sorrisetto:

- Sèdulo
- Sarebbe un'offesa o un complimento?
- Cercalo sul vocabolario!

Voleva dire premuroso, ma Brenda adorava le parole insolite e non si era lasciata scappare la possibilità di mettere un po' in difficoltà Malcom, che infatti reagì con una smorfia scherzosa:

- Antipatica!

Dopo fatto colazione e essersi preparati lui la osservò con fare critico:

- Non puoi mica andare in giro con quell'impermeabile - disse - aspetta ti do io qualcosa.

Lei provò a rifiutare, in fondo era solo un viaggio breve, poteva andare anche così. Ma lui fu irremovibile, le diede un giacchetto di jeans col colletto di peluche che le andava un po' grande:

- Grazie, poi te lo faccio riportare da Richie.
- Oppure me lo ridarai quando ci rivedremo.

Con uno scatto si chiuse la porta alle spalle. Quella mattina spirava un vento gelido e Brenda fu felice di stringersi nel giubbino. Annusò il pellicciotto e avvertì un leggerissimo residuo del profumo di Malcom. Le toccò stringere le gambe mentre il cuore le accelerava i battiti.
L'autoradio trasmetteva un radiogiornale: due ragazze erano state brutalmente uccise proprio lì a Leeds e la polizia avvisava le donne di fare molta attenzione e non muoversi da sole. Brenda rabbrividì, Malcom cambiò canale finché trovò una canzone di suo gusto. Iniziò a canticchiare il ritornello tambureggiando il tempo sul volante mentre i capelli svolazzavano di qua e di là: Qu'est-ce que c'est Fa-fa-fa-fa-fa-fa-fa-fa-fa-far better Run, run, run, run, run, run, run away oh o... e Brenda rise e si unì al coro.
In una quarantina di minuti, che avevano trascorso a cantare stonati e a ridere, erano arrivati alla stazione di York. Mentre erano davanti al tabellone degli orari per capire a che ora sarebbe partito il suo treno, Brenda sentì una stretta al cuore: non le andava di andare via, di non vedere più Malcom, stava davvero bene con lui e aveva capito che le sue prese in giro erano solo per divertirsi un po' e bastava stare al gioco. Lui la prese per mano e si diressero al binario giusto. Anche Malcom non aveva nessuna voglia di lasciare andare la ragazza. Sperava che una volta tornati a Londra avrebbero potuto cominciare a frequentarsi perché gli piaceva davvero. Il treno era arrivato, lui le accarezzò una spalla:

- Hai tutto, si?

Brenda sgranò gli occhi e si mise una mano sulla bocca:

- Ho dimenticato l'impermeabile a casa di tua sorella!
- Va bene, dai non ti preoccupare. Te lo ridò quando ci rivedremo!

L'altoparlante annunciò che il treno sarebbe partito da lì a pochi minuti. Lui le mise una ciocca di capelli ribelle dietro l'orecchio e la lasciò andare. Si salutarono con la mano un'ultima volta dal finestrino e poi il treno partì.

 

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Capitolo 2
*** 1988 ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO

 

II - 1988



            Il cibo era terribile e le dolevano i piedi. Con un sospiro Brenda sorseggiò il suo champagne e le bollicine le solleticarono il naso, ma almeno su quello gli organizzatori non avevano lesinato! L'evento si svolgeva in una delle nuove gallerie d'arte sorte un po' come funghi a Soho, soppiantando sempre di più i locali equivoci e il mercato del porno che aveva avuto in quel quartiere la sua sede naturale. Ora invece c'erano locali alla moda, gallerie d'arte, librerie di nicchia e ristorantini raffinati. Brenda si guardò intorno, l'ambiente era ampio, forse era stato un garage in precedenza. Lo si poteva dedurre dagli scivoli che immettevano nel locale e dall'aria un pochino umida. In alcune nicchie c'erano dei piedistalli a forma di colonna greca su cui spiccavano delle statue di uomini nudi in pose plastiche modellati in quello che sembrava bronzo smaltato e intagliato come tessere di puzzle, in qualche caso mancanti. C'erano dei quadri enormi appesi alle pareti rosa chiaro inframmezzati da drappi dorati che davano un'aria di opulenza esagerata. Delle piccole palmette e dei rigogliosi ficus riempivano gli spazi vuoti. A un lato della sala c'erano i tavoli da buffet a cui si stava accalcando la maggioranza degli invitati, mentre gli addetti al catering si aggiravano con vassoi colmi di calici di champagne. I dipinti rappresentavano perlopiù occhi sbarrati immersi in colori cupi e sanguigni. Alcuni faretti erano disposti strategicamente in modo da dare più risalto alle opere facendo sembrare ancora più vividi gli sguardi di quegli occhi. La facevano rabbrividire, ma Milton Turner, l'artista a cui quella personale era dedicata, era uno dei giovani emergenti più quotati in quel momento. L'aveva intravisto mentre si aggirava spavaldo per la sala: alto e dinoccolato, in total white, i capelli schiariti ad arte che contrastavano con la pelle bruna, accettava con grazia svampita i complimenti e i commenti che gli venivano rivolti.
        Brenda conosceva molti degli invitati, quelle feste erano frequentate sempre dalla stessa gente: pierre, artisti o pseudo tali, modelle, vip più o meno wannabe, insomma tutti coloro che cercavano una visibilità o di scroccare cibo, il che per alcuni era un po' la stessa cosa. Le donne avevano i capelli acconciati all'ultima moda gonfi di lacca, abiti corti luccicanti di paillettes con spalline voluminose o senza del tutto, trucco e monili vistosi. Gli uomini, dai capelli ordinatamente pettinati, si aggiravano in costosi abiti a due pezzi dai colori sgargianti. Un po' la facevano ridere. Lei per l'occasione aveva indossato un abito verde a bustier e aveva raccolto i capelli come al solito. Veniva direttamente dalla radio e non aveva avuto tempo di mettersi troppo in ghingheri, anzi si era portata apposta il cambio per non dover passare di nuovo a casa. Si era solo truccata con più cura, aggiungendo una linea di kayal agli occhi e un velo di rossetto rosa.
        Forse sarebbe sembrata sottotono rispetto alle altre invitate tutte così glam, ma a dire il vero non le importava poi un granché. Non avrebbe saputo dire perché ma quei party le davano sempre più l'idea di essere il culmine di un qualcosa inesorabilmente destinato a finire di lì a poco, disfacendosi come un frutto eccessivamente maturo che fosse diventato stucchevole. Questo le faceva sempre venire alla mente la vecchia canzone di Brian Ferry, Avalon. Nessuno sembrava rendersene conto, ma era come stessero ballando un'ultima danza, tanto più frenetica quanto inconsapevole, destinati al silenzio post atomico. Brenda scosse la testa per scrollarsi dalla mente quei pensieri cupi e sorrise al suo accompagnatore. Si appoggiò al suo fianco, più per dare sollievo ai piedi che per un reale moto d'affetto, ma lui non sembrò essersene reso conto. Lo osservò in tralice per un momento: era alto e bruno, naso importante e labbra arroganti. Si chiamava Tony, lavorava nell’ufficio commerciale della sua radio ed era un tipo piacevole a suo modo. Era sempre più convinta di aver fatto un errore a incoraggiarlo, ormai era un po' che uscivano insieme e si era resa conto che provava poco più che una tiepida amicizia nei suoi confronti. Lui, invece le sembrava essere sempre più preso tanto che non aveva nascosto il suo compiacimento quando gli aveva proposto di accompagnarla a quella festa. Da parte sua lei non avrebbe avuto la minima voglia di andare, anzi avrebbe preferito di gran lunga starsene sul suo divano a lavorare al prossimo pezzo per la trasmissione, magari con un po' di musica in sottofondo.
        Si sventolò accaldata, invece stava già al terzo bicchiere di vino. L’aria era gravata dall’odore di profumi costosi e fumo di sigaretta stantio e la musica e il vociare della festa stavano diventando insopportabili. Non si era potuta esimere dal presenziare a quella serata però: Turner sarebbe stato uno dei prossimi ospiti alla trasmissione e Serena, la sua produttrice, l'avrebbe uccisa se non fosse stata presente. Brenda amava il suo lavoro, commentare i fatti della giornata, interagire con gli ascoltatori, le interviste ai suoi ospiti. Il suo orario era quello serale un po' di nicchia: troppo tardi per far compagnia gli ascoltatori durante il ritorno a casa dalle rispettive occupazioni, ma troppo presto per le confidenze notturne, così la trasmissione tendeva sempre a essere molto leggera, un po' frivola. Questo all'inizio non era dispiaciuto a Brenda, aveva avuto lei stessa bisogno di leggerezza dopo un periodo più che pesante della sua vita e la proposta della sua amica Serena tre anni prima di tenere una rubrica presso la radio in cui lavorava come produttrice, le era sembrata una manna del cielo. Ma ora avrebbe voluto raccontare anche qualcosa con più mordente dato che rimaneva pur sempre una giornalista ed era brava nel suo lavoro. Purtroppo gli argomenti più interessanti e d'attualità erano appannaggio delle trasmissioni più blasonate del mattino.
        Tony la prese a braccetto e la sospinse delicatamente verso il centro del salone. Si fecero largo con un po' di fatica tra la calca e si portarono a ridosso di un capannello di persone intente a bere e a chiacchierare. Tra di loro le dava le spalle un uomo alto vestito a differenza degli altri semplicemente in jeans, i capelli castani un po' lunghi arricciolati appena sul collo e la schiena ampia fasciata da un giubbotto di pelle marrone. Dalla postura sembrava impacciato, come se non si sentisse a proprio agio in quell'ambiente. Districandosi tra gli altri invitati Tony raggiunse la sua amica e le bussò su una spalla:

        - Terry, hai visto: sono riuscito a portartela!
        - Tony, bello mio, sono proprio tanto contenta di conoscere la tua amica!

Terry, una biondina dai lunghi capelli arruffati ad arte e l'abbigliamento stravagante, era una delle pierre dell'evento, nonché una delle migliori amiche di Tony e forse per questo lui aveva quel tono entusiasta. Si voltò ad abbracciarlo con calore e gli porse la guancia per farsela baciare lasciandogli a sua volta il segno del rossetto. Tony si pulì con un lieve imbarazzo sollevando gli occhi al cielo, ma si vedeva che quella era una sorta di scherzo consueto tra di loro. La ragazza sorrise amichevole a Brenda, ma gli occhi azzurro chiaro erano rimasti seri a scrutarla e lei aveva percepito perfettamente il sotto-testo di quell'occhiata.

        - Vi presento un mio carissimo amico!

esclamò Terry rivolta un po' a tutti, stringendo possessiva il braccio dell'uomo dal giubbotto. Brenda sentiva l'insorgere di un terribile mal di testa, non le importava granché delle amiche e degli amici delle amiche di Tony. Ma quando l'uomo si voltò per poco non si strangolò con lo champagne. Anche lui la guardò stupito per un momento, poi un ghigno si affacciò sul suo viso:

        - Ciao, Brenda!
        - Malcom.
        - Ah, vi conoscete?

la voce di Terry suonò incerta.

        - Più o meno.

Rispose lui. Lo sguardo audace degli occhi castani accarezzò Brenda da capo a piedi. Lei rabbrividì, ma ci mise un attimo a riprendersi, ormai aveva imparato e sorrise a sua volta. Alzò il calice in un piccolo brindisi ironico:

        - Saranno, mmmh dieci anni, no?

Malcom sorrise e le rubò il bicchiere:

        - Allora, com'è Berlino? Sei riuscita a intervistare qualche economista di fama?
        - Tu che dici? Sto ancora aspettando le fragole che mi hai promesso!

replicò Brenda riprendendosi il bicchiere e osservandolo da sopra il bordo mentre beveva un sorso di champagne. Nel frattempo Tony guardava alternativamente l'uno e l'altra con un'espressione stranita e quando incrociò lo sguardo di Terry questa sembrò comprendere perché sbottò:

        - Ok, ok. Malcom ti devo far conoscere assolutamente Jerry Visage, è un vero personaggio, vieni!

Con una smorfia l’uomo fu trascinato via dalla fin troppo elettrizzata Terry verso un altro gruppetto. Brenda esalò un sospiro di sollievo. Rivedere Malcom così all'improvviso, dopo tutto quel tempo, le aveva provocato un brivido strano, una sensazione di nostalgia e rabbia insieme. Scosse piano la testa, stranita: sicuramente era colpa di tutto quello champagne.

In quel preciso istante sentì che non ne poteva più della serata, aveva bisogno di calma per starsene per conto suo ed era stanca. E quelle maledette scarpe le stavano uccidendo i piedi!
        Si aggirò per la galleria, con Tony alle calcagna, schivando le chiacchiere inutili, salutando in fretta i conoscenti, sorridendo tirata. Era in cerca di Turner per poterlo ringraziare di averla invitata e mettersi d'accordo per l'intervista. Lo trovò in una nicchia appartata, appoggiato al muro, sconvolto: la camicia di lino era spiegazzata, la giacca buttata su uno dei piedistalli, gli occhi vacui iniettati di sangue. Le fece un sorriso stentato biascicando qualcosa. Tony la portò via e puntualizzò l'ovvio: sicuramente il pittore si era appena fatto una pista. Brenda strinse le labbra amareggiata, ma chi non si faceva oramai nell'ambiente? Appena si furono allontanati abbastanza, strinse il braccio del suo accompagnatore con fare confidenziale e gli mormorò all'orecchio:

        - Senti Tony, non mi sento tanto bene, credo che andrò via.
        - Che hai? Vuoi che ti accompagni?

chiese lui sollecito e preoccupato. Brenda scosse la testa:

        - No no, tu resta pure a fare public relations. Anzi, non dire a Serena che sono andata via così presto, va bene?
        - Hai bisogno di aiuto? Centra quel tizio per caso?
        - No, no, sono solo stanca.
        - Ma chi è? Un amico particolare? Un ex?
        - Oh, Tony dacci un taglio! E' solo un tizio con cui ho fatto un viaggio in macchina mille anni fa!

Quel che non sopportava di Tony era proprio quel suo essere pungolante e eccessivamente sollecito. A volte le dava l'impressione di volerla soffocare e dio sapeva se non avesse ancora bisogno di quel tipo di attenzioni! Ma osservando la sua espressione abbattuta si pentì di essere stata così brusca. Allungò una mano ad accarezzargli il volto:

        - Dai, fa il bravo ... chiamami un taxi ti va? Ci sentiamo domani.

Lui trattenne per un momento la mano tra le sue e la baciò rasserenato. Annuì e si diresse verso la reception a cercare un telefono.
        Malcom era appoggiato ad una bella macchina scura quando vide Brenda che era appena riuscita a sgattaiolare finalmente via dal locale. Era riuscito anche lui a liberarsi dalle grinfie di Terry giusto in tempo per accorgersi che Brenda stava mettendosi il cappotto presso il guardaroba. L'aveva già notata da un po' alla festa, indeciso se presentarsi o lasciar perdere. A dire il vero a quell'evento non sarebbe proprio voluto andare e solo una certa sua segreta speranza e l'insistenza di Terry l'avevano convinto. La ragazza sapeva essere convincente e poi lavoravano nella stessa associazione e se avesse dovuto fare un po' di pubbliche relazioni in favore lo avrebbe fatto con piacere. Doveva tutto a Ramsay Sullivan e alla sua organizzazione, prodigarsi per lui avrebbe ricambiato solo in piccolissima parte il bene che gli aveva fatto.
        Aveva dovuto sottostare alle infinite presentazioni, alle chiacchiere insulse di gente vacua la cui unica preoccupazione era se frequentare un locale piuttosto che un altro. Aveva anche notato la fila al bagno e intuiva perfettamente la motivazione. Gli era venuto da vomitare. C'era stato un momento in cui era stato indeciso se entrare anche lui a farsi una striscia di coca o se devastare tutto e ciò l’aveva fatto sudare freddo. Era per cose del genere che era finito nei guai, come eufemisticamente li chiamava Ramsay. Si chiese come Terry riuscisse a sopportarlo, letteralmente immersa com’era in quell'ambiente. Lei diceva che fosse stimolante, lui lo trovava rivoltante.
        Tornò a guardare Brenda: indossava un lungo soprabito nero con spalline importanti e una leggera sciarpina celeste le avvolgeva la gola. Era ancora più bella di quanto ricordasse. Anzi la donna attraente e raffinata che aveva davanti non aveva quasi niente della ragazzetta un po' imbranata che ricordava. A parte quell'espressione irriverente negli occhi verdi e il sorrisetto saputo che le aleggiava sulle labbra. Mentre si aggirava per la galleria lui non aveva fatto altro che seguirla con lo sguardo e non aveva mancato di notare che era tallonata  da un altro di quei cicisbei che sembravano piacerle tanto. Invece lui aveva desiderato solo poggiare le labbra sulle sue spalle nude fino quasi a sentirsi male. Ma aveva anche notato il viso tirato, si vedeva che era stanca, forse un po' triste. Quel tipo a cui si accompagnava di sicuro non le avrebbe tirato su il morale. Malcom aveva lasciato ogni scrupolo e si era appostato per sorprenderla.

        - Vuoi un passaggio?

Brenda ebbe come un deja vu: Malcom l'aspettava nella stessa identica posizione di quella famosa mattina di tanti anni prima, lo stesso sorriso sfrontato. Non importava se gli anni sembravano essergli piombati addosso, era affascinante proprio come se lo ricordava, anzi forse anche più interessante. Aveva appena un alone scuro sotto gli occhi e non era più tanto ossuto. I capelli gli spiovevano sul viso, una fossetta appena accennata gli segnava una guancia e quelle labbra indimenticabili erano stirate in un sorriso. Non sapeva se fosse il caso di accettare un passaggio da lui, di infilarsi in una situazione che in quel momento era troppo stanca per gestire. Così scosse la testa:

        - No grazie, sto già aspettando un taxi.

Malcom ammiccò e guardò l'orologio, doveva trovare il modo di convincerla. Era importante per lui: ora che l'aveva ritrovata non se la sarebbe lasciata scappare di nuovo. Ma la sua mente era completamente vuota. Dieci anni prima non avrebbe avuto difficoltà a convincere una ragazza a salire in macchina con lui. Già dieci anni fa. La piega amara che presero le sue labbra e i suoi occhi malinconici non sfuggirono a Brenda. Proprio in quel momento da un'auto in corsa fu sparato il ritornello di Psyco Killer, Malcom seguì il suono con la testa muovendo le labbra. Brenda prese un grosso sospiro come se stesse per buttarsi nell'acqua gelida: aveva rischiato per cose più gravi di quella, un passaggio in macchina non avrebbe davvero avuto nessuna conseguenza. Lei avrebbe fatto in modo che non ne avesse. Così guardò l'orologio e sbottò:

        - Questo taxi non arriva più, uffa. Va bene dai, ma - alzò un dito - solo un passaggio!

E fu davvero appagata del sorriso che gli illuminò volto. Malcom si sollevò dalla macchina sul quale era rimasto appoggiato fino a quel momento e le fece un lieve inchino ironico:

        - Dopo di lei...

La guidò verso la propria auto, una seat ritmo rossa. Brenda rise di gusto scuotendo la testa.

        - Aspetta, libero un attimo il sedile, scusa. Non pensavo di dover accompagnare qualcuno stasera.

Spostò sul sedile dietro uno zaino di tela nera aperto da cui si rovesciarono delle carte, sembravano schemi di qualche tipo.

        - Oh magnifico!

Sbuffò prendendo a manate le carte e buttandole dietro alla rinfusa. Brenda dovette soffocare una risatina:

        - Tranquillo, mi siederei anche sopra un formicaio se dovessi.

Si lasciò andare sul sedile e con una smorfia si massaggiò una caviglia.

        - Puoi toglierti le scarpe, se vuoi.
        - Sbaglio o una delle regole nella tua macchina era proprio quella di non togliersi le scarpe?

Malcom sorrise amaro:

    - Ho derogato parecchio e a parecchie regole negli ultimi anni.

Per un momento rimasero in silenzio:

        - Allora, dove ti porto? Io muoio di fame...

Brenda alzò gli occhi al cielo: meno male che gli aveva detto solo un passaggio, ma la verità era che fosse affamata anche lei:

        - Quei canapè erano terribili! - esclamò - e ho bevuto troppo!

Malcom sogghignò.

        - Mi sembra di ricordare che non ti dispiacesse l'indiano. Ce n'è uno abbastanza buono a due strade da qui.
        - Ti ricordi ancora quella specie di rosticceria di York? Sai che ho avuto bruciore di stomaco tutta la sera?
        - Non me n'ero accorto: pensavo fossi in ansia per Maggie.

e sperava per altro. Ma non glielo disse. Le note della radio riempirono l'abitacolo:

        - Detesto Alan Parsons!

Malcom si sporse in avanti per cambiare stazione, Brenda scosse la testa, ah ecco che cominciava con lo zapping radiofonico, quello se lo ricordava!

        - Allora, niente indiano?
        - No, ti prego. Detesto la cucina indiana!

Malcom la guardò sorpreso:

        - Ma perché non me l'hai detto, all’epoca?

Lei fece spallucce. Già, perché non gliela aveva detto? Forse perché alla fine voleva restare da sola con lui e qualsiasi cosa le avesse proposto avrebbe accettato. Non tutte le azioni di quella sera le erano state chiare. Ma ricordava con assoluta intensità il momento in cui si erano quasi baciati e quello che aveva provato. Era un ricordo struggente e tenero che serbava nel profondo del cuore come un tesoro prezioso. Ma non aveva certo intenzione di dirglielo.
    Si mossero lentamente, il venerdì sera Londra era congestionata come un mattina lavorativa, soprattutto lì a Soho dove si concentrava gran parte della vita notturna, Malcom sbuffò sporgendo le labbra. Brenda si morse una pellicina del pollice, una brutta abitudine che aveva preso in Germania. Le note di Who Wants to Live Forever si spandevano nell'abitacolo e stranamente lui non cambiò. Brenda appoggiò la testa al sedile e chiuse gli occhi:

        - Adoro questa canzone.

Lui la guardò in tralice e la sua espressione gli fece stringere il cuore:

        - Già: chi aspetterebbe per sempre?

Mormorò. Se la vita gli aveva insegnato una cosa era proprio questa: agguantare ciò che c'era di buono, godere delle cose belle perché nulla era sicuro e il tempo era una farfalla dalle ali lacere. Si lasciarono trasportare dalla melodia per qualche minuto, quando la canzone terminò Malcom cambiò stazione di nuovo. Il flusso di automobili sembrava portarli sempre più in direzione del fiume. Parlarono di tutto, Brenda soprattutto, mentre Malcom si limitava ad ascoltare e a commentare qua e là. Parlò del suo lavoro in radio, di come le sarebbe piaciuto cambiare orario e tipo di trasmissione, raccontò gli aneddoti più simpatici che coinvolgevano gli ascoltatori. Si sentiva che amava davvero il proprio lavoro e ci si era votata con tutta l'anima.

        - Possibile che con te si finisce sempre col mangiare in macchina?

Brenda pescò una patatina dal cartoccio che aveva in mano. Alla fine avevano trovato un chip shop a Chelsea e si erano fermati sull'embankment a mangiare il pesce fritto. L'ampio viale alberato che costeggiava il lungo fiume era tranquillo a quell'ora. Appoggiati al cofano della macchina guardavano il Tamigi scorrere davanti a loro. Proprio pochi mesi dopo il ritorno a Londra, mentre i festeggiamenti per la Regina erano al loro apice più solenne, era passato di lì il barcone da dove i Sex Pistols avevano suonato a tutto volume le note della loro irriverente canzone contro la monarchia. Malcom li aveva adorati e cercò di ricordare dove fosse in quel momento, sicuramente sulle rive del fiume a sentirli cantare. Poi era andato tutto a rotoli, ma ora a quello non voleva pensare. Si voltò, sorrise alla donna splendida che aveva accanto e le rubò una patatina:

        - Hey!

Ridacchiarono rubandosi il cibo a vicenda e dandosi piccole spinte. Brenda gettò indietro la testa, da quanto tempo non era stata così bene con qualcuno? Non con Tony o quelli prima di lui e sicuramente non con Devlin, ma non voleva pensare a lui in quel momento.

        - Dov'eri quando i Sex Pistols cantarono God save the Queen dal Tamigi?

Le chiese all’improvviso, sistemandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio, Brenda piegò la testa di lato: da dove gli era venuta una domanda simile? Ci pensò un momento:

        - A Berlino mi sa.
        - Giusto: qui noi tutti a festeggiare la nostra amata Regina e tu te ne stai a Berlino!

Non c'era acredine nella sua voce, solo un blando sarcasmo. Brenda gli lanciò una salvietta appallottolata.

        - I berlinesi sono completamente dissociati! Avevi ragione tu, di giorno sembrano degli integerrimi ma di notte sono scatenati.

Malcom sollevò entrambe le sopracciglia.

        - Ma io non ho fatto niente di sconveniente i primi otto mesi.
        - Come sarebbe a dire?
        - Poi ci sono tornata. Ho lavorato come corrispondente per tre anni.
        - No, come sarebbe dire che non hai fatto nulla di sconveniente i primi otto mesi...che hai combinato poi?

Brenda non voleva pensarci, i berlinesi non erano gli unici che si fossero dissociati. Ma si sforzò di non lasciare trasparire nulla:

        - Mi occupavo della rubrica culturale il che voleva dire della vita notturna perché a Berlino non si dormiva praticamente mai. Sicché mi sono un po' dovuta adeguare: ho conosciuto Moroder e Nina Hagen. Sono andata anche a un concerto di David Bowie!
        - Che invidia...

mormorò sarcastico Malcom. Brenda appoggiò il cartoccio al cofano, interdetta. Si era alzata una brezza fredda dal fiume e si strinse nel soprabito, lui ne approfittò per cingerla delicatamente a sé e lei si lasciò cullare per un momento dal suo tepore.

Due poliziotti di ronda si avvicinarono chiedendo se andasse tutto bene, quello era un quartiere piuttosto tranquillo e la gente che ciondolava in giro non era vista di buon occhio.

        - Ce ne stavamo andando, agenti.

rispose Malcom sorridendo, ma si vedeva che era teso. Sospinse Brenda verso la portiera e s'infilò in macchina. Aveva il volto cupo mentre metteva in moto. Lasciarono il lungofiume in silenzio e percorsero le vie di Londra apparentemente senza una meta.
Sembrava pensieroso, sporgeva le labbra e muoveva nervosamente le mani sul volante, Brenda non aveva idea di cosa gli fosse preso. Dopo parecchi minuti Malcom sembrò ricordarsi di lei perché a un semaforo rosso si voltò e le disse sorridente:

        - Quante probabilità c'erano che venissero a disturbarci dei poliziotti?

Brenda rise:

        - Non lo sai? Le nostre prodi forze dell’ordine non dormono mai! Ti volevo chiedere: tu che fai ora? Abbiamo parlato solo del mio lavoro, sono curiosa!

        - Alleno una squadra di calcio giù a Brixton. Siamo supportati da un'organizzazione per il sociale.

Brenda fece un verso d'interessamento così lui continuò:

        - Sai in realtà Terry è una volontaria, ma ha finito per diventare un po' la nostra pierre. Cerca sempre di dare visibilità all'associazione per raccogliere fondi. E' brava in realtà, un po' sopra le righe a volte.
        - A proposito, dove l'hai lasciata? Pensavo foste venuti insieme!
        - No, no. L'ho lasciata nelle sicure mani del tuo... amico? Tony.
        - Parlami di più di questa associazione.

Brenda lasciò cadere il discorso su Tony.

        - Si chiama Recovery Health&Dignity. Lavora soprattutto a Brixton, cercando di recuperare le aree più depresse del quartiere, dando sostegno ai tossicodipendenti e alle loro famiglie, ai malati di AIDS, ai detenuti e gli ex detenuti, togliendo ai ragazzi dalle strade e dalle gang. L'ha fondata Ramsay Sullivan. Io gli devo tutto.

Malcom si grattò il naso e si scostò i capelli dagli occhi a disagio. Brenda lo percepì perché gli mise una mano sul braccio e molto dolcemente gli disse:

        - E' veramente fantastico quello che fate.
        - Mah, io insegno solo un po' di calcio ai ragazzi del quartiere...

fece spallucce lui.

        - Sono sicura che fai molto più di questo! Mi piacerebbe parlare di questo nella mia trasmissione: è proprio il genere di storia che sto cercando. Credi che Sullivan sarebbe disposto a concedermi qualche minuto per un'intervista?
        - Credo di si. Per lui è importante che l'RH&D sia conosciuta il più possibile. Magari gliene parlo e sentiamo quello che dice, Va bene? Ma a proposito, tu come mai sei finita in radio?

Ora Brenda aveva riconosciuto in che zona si trovavano, erano all'altezza di Holland Park vicino Nottingh Hill, dove viveva:

        - Alla prossima svolta a sinistra. Una proposta che non potevo rifiutare da parte di un’amica e ho finito per innamorarmene.

Lui ubbidì e svoltò per Landbroke Groove. Erano arrivati al n. 3 di Colville Terrace. Malcom tirò il freno a mano, Brenda guardava di fronte a sé mordendosi una pellicina: la serata era terminata per quanto la riguardava e non sapeva neanche lei se questo la rammaricasse o la confortasse di più. Con quell'uomo le sue emozioni finivano per essere sempre troppo intense. Con un sospiro aprì la portiera, ma lui le mise una mano sul braccio:

        - Aspetta: sparirai un'altra volta?

Brenda rimise una gamba dentro l'abitacolo:

        - Non sono io che sono scomparsa l'ultima volta.

C'era un velo di rabbia nelle sue parole. Era vero, Malcom dovette riconoscerlo a se stesso, ma dopo l'incidente era entrato in un blackout durato anni e di certo l'ultima cosa che avrebbe voluto sarebbe stato di portare a fondo con se quella ragazza così pulita. Ma non poteva spiegarlo a Brenda in quel momento. Lei, nel frattempo, era scesa dalla macchina. Si affacciò al finestrino del guidatore:

        - E comunque non puoi sparire ora: abbiamo qualcosa da fare insieme.

Non c'era motivo per tagliare di nuovo i ponti tra loro, aveva deciso. Doveva pensare anche alla carriera e se lui avesse potuto aiutarla non avrebbe permesso al passato di intralciarla. Si voltò per dirigersi verso il portone e mentre cercava le chiavi di casa sentì la portiera sbattere. Con due falcate l’uomo fu dietro di lei:

        - Aspetta - le sussurrò - devo darti questo.

Lei si voltò col cuore in gola, Malcom aveva quel suo tipico sorriso stirato, gli guardò le labbra, si umettò quasi inconsapevole le sue, ma lui le prese una mano e vi depose un cartoncino. Lei guardò la mano, poi guardò Malcom:

        - E' il biglietto da visita dell' RH&D. Ciao!

Le strizzò l'occhio e si voltò per tornare in macchina, mentre Brenda si rifugiava di corsa in casa e si appoggiava al portone non sapendo se sentirsi più stupida o sollevata.

 

 

 

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Capitolo 3
*** In Camden Town we'll walk there as the sun goes down ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO

 

III - In Camden Town we'll walk there as the sun goes down
Suggs - Camden town
 

           Era passato qualche giorno dalla festa e Brenda era a pranzo a casa della sua migliore amica Becky. BiBi le chiamavano nella loro cerchia di amici perché erano inseparabili fin dai tempi della scuola, avevano vissuto insieme avventure e avversità, si erano asciugate le lacrime e tenute i capelli a vicenda, scambiate rossetti e confidenze e il nomignolo era rimasto. Becky era appena tornata da uno dei suoi viaggi di lavoro, questa volta era stata a Hong Kong. Lavorava nel reparto acquisizioni di una grande multinazionale e praticamente non si fermava mai: New York, Milano, Tokio, il mondo non sembrava mai essere troppo piccolo per lei. E nonostante tutto era sempre perfetta, dai corti capelli biondi ai tailleur dall'impeccabile taglio sartoriale. Gli occhiali rettangolari le davano un'aria severa che era proprio quello che Becky voleva: non aveva tempo per essere seducente, era troppo impegnata ad essere produttiva.
Ma Brenda sapeva che con quelle poche persone a cui aveva dischiuso il cuore sapeva essere dolcissima e quando si apriva in un sorriso era di una bellezza travolgente. Erano sedute in veranda nella sua splendida casa di Earl's Court: arredata con mobili di midollino intrecciato e piante sempreverdi in vaso aveva una certa trascurata aria coloniale e romantica. Per questo era la stanza preferita di Brenda, a differenza del resto della casa dell'amica tutta vetro, acciaio e cromature. Le finestre panoramiche lasciavano entrare l'aria ancora tiepida che smuoveva delicata le tende di mussola bianca, mentre il sole ottobrino si rifletteva sulle tovagliette di lino e i bicchieri di vetro soffiato. Anche lì tutto era sempre impeccabile grazie alla gestione di Jasmina, la signora filippina che governava la casa da moltissimi anni, tanto che per Brenda era diventata anche lei un’amica. Eppure, per quanto fosse impegnata, Becky cercava di farsi vedere quanto più possibile: entrambe adoravano quei loro pranzetti durante i quali potevano aggiornarsi su tutto. Quel giorno Jasmina aveva preparato un cocktail di gamberetti, mini aspic di verdure e le pesche melba, le preferite di Becky. Poco prima l'amica le aveva messo davanti due scatole, non mancava mai infatti di portarle dei regali da ogni viaggio. Questa volta si trattava di una pashmina di batik dai colori della terra "per tenere al caldo la voce" e una tazza per la sua collezione: rosa con stampato il musetto di una buffa gattina con un fiocchetto rosso.
 

- Lo so, lo so che è infantile, ma a Hong Kong sembrano andarne tutte pazze!
- Mi piace tantissimo e la sciarpa è stupenda. Grazie Bibi!

rispose Brenda accarezzando la pashmina impalpabile. Quando l'amica le chiese un resoconto della festa, lei le parlò anche dell'incontro con Malcom. Becky appoggiò la forchetta con cura accanto al piatto e la guardò da sopra gli occhiali:

- Aspetta un attimo: non è quel tipo che ti accompagnò a York? L'amico di tuo fratello?
- Si, lui.
- Quel gran figo che faceva il calciatore per cui ti prendesti una mega cotta prima di partire per Berlino?

Brenda alzò gli occhi al cielo:

- Non era una mega cotta solo un leggero interesse.

L'amica sbuffò:

- Ma se poi hai iniziato a tifare la sua squadra solo per sentire parlare di lui! Per non parlare di quella giacca orribile che indossavi sempre...

Brenda abbassò la testa punzecchiando la gelatina di verdura con una smorfia: Becky aveva un modo perfetto per metterla sempre all'angolo.

- Hai un modo di ricordare le cose davvero opinabile, tu. Comunque si, è sempre lui.
- Ti prego dimmi che è ingrassato e ha perso tutti i capelli!

Scoppiarono a ridere. Ma Brenda scosse la testa negativamente:

- No, purtroppo ti devo deludere: però ha tagliato i capelli più corti e si è un pochino appesantito con gli anni.

Aveva lo sguardo sognante e Becky si mise una mano sulla fronte:

- Insomma, è rimasto un gran figo. Dimmi almeno che è sposato con cinque figli! Perché altrimenti non ha alcuna giustificazione del fatto che sia scomparso per tutti questi anni.

Brenda s'incupì, in effetti avevano cercato di rimanere in contatto e rivedersi prima della sua partenza per Berlino, ma tra gli impegni di lei e quelli di lui non erano più riusciti a vedersi. E poi quando era tornata dalla Germania aveva trovato un pacchetto da parte di Maggie: era il suo impermeabile fresco di tintoria. C'era anche un biglietto in cui la ragazza si scusava del trambusto che aveva trovato, dava notizie della piccola Alice e la ringraziava perché aveva osservato che Malcom era particolarmente euforico. Poi più nulla, non era riuscita più a ritrovare il ragazzo, neanche tramite Richie che, anzi sembrava diventare evasivo quando si parlava di lui.

- Neanche l'onnisciente Richard Jones riuscì ad esserti d'aiuto.

la distrasse dai ricordi Becky. C'era sempre quella sorta di acredine quando le parlava del fratello, sembravano non sopportarsi dall'epoca della scuola e Brenda sorrise:

- No, anzi era sempre vago e dopo un po' ho lasciato perdere. Un giorno dovrai svelarmi il motivo per cui tu e Richie continuate a punzecchiarvi.
- Te lo dico subito: tuo fratello è un insopportabile pallone gonfiato! E ora è ancora più intollerabile, il grande attivista ambientalista che solca i mari sul suo gommoncino, che assurdità!
- Ma se siete pazzi l'uno per l'altra.
- Ma quando mai!
- Eppure finirete insieme, ricorda le mie parole...
- Mai, neppure quando gelerà all'inferno! E comunque torniamo al tuo Malcom: sentirò parlare di lui come ai quei tempi? Non so se riuscirei a sopportare di vederti versare di nuovo tutte quelle lacrime, perciò questa volta vedi di concludere.

Brenda stava piluccando il suo cibo:

- Non è il mio Malcom. Deve solo presentarmi a un tipo che devo intervistare.
- Smettila di tormentare quel povero gamberetto che non ti ha fatto nulla. Vuoi raccontartela così, a me va bene. Ma Bibi ti conosco da una vita e mezza...

Brenda mise di nuovo via la forchetta. L'amica aveva divorato il suo cibo e stava attaccando la pesca con il gelato, mentre a lei si era all'improvviso chiuso lo stomaco:

- Lo so che mi vuoi bene, non mi lascerò trascinare come è successo con Devlin...
- Già, quello stronzo narcisista: ha raccolto i cocci solo per potersi sentire dire quanto fosse bravo e nobile ad accudire la fragile moglie. E aveva ingannato anche me!
- Lo ha fatto e continua a farlo con tutti. Ma non importa, mi sono liberata di lui. E ora ho una vita mia e una carriera.
- Carriera...ti sei sepolta in quella radio minuscola fin troppo tempo. Sei sprecata lì Brenda, te l'ho sempre detto. Serena è furba a volersi tenere un talento come il tuo, ma devi spiccare il volo.

Brenda si mordicchiò il pollice e fu subito redarguita dall'amica. Quello del suo lavoro era un argomento su cui avevano discusso più volte: secondo Becky era priva di ambizione e date le sue potenzialità non riusciva a capirla. Ma Brenda non era come lei, non le importava visitare quaranta paesi in un mese, guadagnare una quantità immorale di denaro e diventare la nuova star dell'informazione. Semplicemente non era una cosa che la coinvolgesse. A lei interessavano le persone e raccontare le loro storie. Non aveva voglia d'innescare un'altra discussione sull'argomento per cui cercò di sviare l'attenzione dell'amica:

- Vieni con me a lezione di aerobica?

Becky guardò l'orologio:

- Ho una conference call con Tokio fra un'ora.

Brenda capì che era arrivato il momento di andare e abbracciò Becky:

- Grazie per la chiacchierata. Ti voglio bene Bibi!

Becky si sciolse in uno dei suoi sorrisi più splendidi e l'abbracciò a sua volta:

- Si, si ti voglio bene anche io! E ora sciò...vattene a lezione che devo lavorare!

           Malcom sentiva pompare l'aria nei polmoni e i piedi sbattere con regolarità sul terreno. La maglietta gli si era appiccicata al dorso, si deterse gli occhi dal sudore. Il Clapham Common, il parco che stava proprio dietro casa sua, a quell'ora non era molto frequentato e lui ne approfittava per allenarsi come tutte le mattine. Gli piaceva correre, sentire i muscoli delle gambe contrarsi e i polmoni dilatarsi con regolarità in sincrono con i passi e ormai quella routine era diventata parte irrinunciabile delle sue abitudini. E poi era un bene che facesse del movimento fisico, per dare un esempio ai suoi ragazzi, ma soprattutto per rimettere in forma il suo corpo.
           Ormai aveva smaltito tutte le schifezze che aveva assunto negli anni. C'era stato un momento in cui era stato davvero da buttare via, talmente magro e mangiato dalla dipendenza che non lo avevano neanche più voluto per fare il modello, figurarsi per il resto. Socchiuse gli occhi e accelerò un pochino: ancora due giri, decise. Si sistemò meglio le cuffie sulle orecchie, il marsupio pesava per via del walkman. I ragazzi della squadra gliel'avevano regalato per il compleanno: un walkman giallo della Sony ultimo modello. Per l'occasione gli avevano anche registrato una cassetta con le canzoni che piacevano a loro, per aggiornarsi, avevano detto tra le risate. C'era molta house, molto rap, un po' di funky e reggae. Non proprio la sua musica preferita, ma andava bene per fargli compagnia durante l'allenamento.
 In realtà in quel momento c'era solo un pensiero che occupava la sua mente: il ricordo della serata trascorsa con Brenda. Non gli capitava da tanto di stare così bene con una donna. Erano anni che non aveva una relazione fissa, ma solo parecchie avventure senza seguito. Invece quella sera aveva percepito immediatamente che tra di loro si era ricreato lo stesso tipo di feeling che era nato quella mattina di marzo di dieci anni prima. Anzi, ripensandoci ora, era stato davvero troppo rude la prima volta, ma era giovane e stupido. Ed era stupido anche adesso se pensava che lei si sarebbe fatta affascinare da un tipo come lui. Si vedeva che era una donna di classe, mentre lui cosa aveva da offrirle? A parte un passato oscuro e un presente opaco.
           In realtà, Malcom non disprezzava la propria vita: era riuscito a tirarsi fuori dal buco nero nel quale si era infognato, aveva una casa, un lavoro e un'automobile. Si fermò, si appoggiò con le mani alle ginocchia e riprese fiato. Si passò una mano sul viso e tirò indietro i capelli bagnati di sudore. Non riusciva a rinunciare all'idea di provarci con Brenda, dopo aver vissuto quel che aveva passato forse meritava una seconda occasione con lei, poteva almeno mettersi alla prova.
            Allungò alternativamente le braccia e le gambe e dopo aver finito lo stretching guardò l'orologio: quel pomeriggio aveva appuntamento con Terry a Camden Town per fare un po' di volantinaggio. Gli piaceva quel quartiere, magari ne avrebbe approfittato per comprare qualche disco per il suo vecchio impianto ereditato dal cognato. E poi voleva fare chiarezza con la ragazza, gli dispiaceva che lei pensasse che la stesse incoraggiando, la considerava solo una buona amica e non voleva farla soffrire. Con la voce di Prince nelle orecchie si diresse a casa, mentre il sole gli riscaldava la schiena.
           Brenda era arrivata nell'esclusiva palestra dove si allenava. Non che le importasse nulla della sua esclusività, era solo quella che aveva trovato più vicino a casa e questo era il solo motivo sufficiente per costringerla a frequentarla. A dire il vero neanche le piaceva molto l'aerobica, ma il suo psichiatra le aveva caldamente raccomandato di fare dello sport per mantenere alto il livello di serotonina ed evitare gli psicofarmaci.
Così tre volte a settimana si costringeva a quella sorta di tortura. Mentre sistemava il tappetino al suo posto osservò le altre ragazze strizzate in body e calzamaglie colorate, i capelli raccolti in code vaporose, gli scaldamuscoli d'ordinanza: sembravano tante barbie, lei compresa. L'insegnante dai corti capelli neri, come la pelle, si precipitò in sala e acceso lo stereo, iniziò subito l'allenamento saltellando super entusiasta.
           A Brenda sembravano tutte leggiadre, tranne lei che come sempre invece, faticava a seguire l'insegnante, si muoveva completamente scoordinata con la coda che le ballonzolava di là e di qua sulla schiena e aveva già il fiatone. La classe fece un salto verso sinistra e lei saltò a destra e per poco non si scontrò con una compagna. Era distratta da quello che le aveva detto Becky: era vero che lei ci era rimasta molto male quando, tornata da Berlino la prima volta, non era riuscita più a trovare Malcom, aveva provato a chiedere al fratello ma lui sembrava sempre evasivo. Con la scusa degli auguri di Natale aveva persino scritto di nuovo a Maggie con la speranza che le raccontasse qualcosa del fratello, ma anche lei era stata molto vaga.
Così si era convinta che Malcom non provasse nulla nei suoi confronti. D'altra parte poteva capirlo: era talmente bello, che interesse poteva avere verso una noiosa come lei? Se durante quella giornata insieme aveva provato dell'attrazione per lei probabilmente era perché non aveva niente di meglio sotto mano. Forse aveva incontrato qualcun'altra, nel frattempo che lei era in Germania. Perciò, sì la delusione le era bruciata parecchio, ma d'altra parte anche lei era stata piuttosto impegnata, prima con l'università e poi con i primi impegni da giornalista.
           Aveva finito per considerarlo solo un episodio della propria vita. In fondo, diceva a se stessa, poteva raccontare anche lei di avere avuto un'avventura con un calciatore. Quando le si era presentata l'occasione di tornare a Berlino non se l'era lasciata scappare. Ma ora, dopo averlo rivisto, si era risvegliata in lei quell'antica attrazione nei suoi confronti, era come se ci fosse ancora qualcosa di sospeso tra loro e si erano di nuovo trovati subito in sintonia.
Continuò a saltellare sbagliando tutta la coreografia, tanto che pestò un piede ad una delle compagne. Era sfatta, fradicia di sudore, le gote accaldate e ne aveva abbastanza. Terminò l'ora di lezione svogliata e finalmente andò a fare la doccia. Mentre l'acqua le ruscellava per il corpo il ricordo di Malcom s'insinuò di nuovo nella sua mente e questa volta i suoi pensieri furono tutt'altro che pudici. Si rimproverò, aveva già deciso che con Malcom ci sarebbe stata solo amicizia, non avrebbe avuto senso rischiare una nuova delusione, non ora che sembrava avere trovato un equilibrio.
           Soprattutto non dopo la disastrosa fine del suo matrimonio tre anni prima: Devlin l'aveva tradita in ogni modo possibile in cui un essere umano poteva tradirne un altro. Quando era tornata a pezzi mentalmente e fisicamente da Berlino si era fatto trovare lì, si era preso cura di lei e l'aveva fatta innamorare. Se all'inizio anche lui le era sembrato devoto presto si era accorta che Devlin Saint Claire era devoto solo a se stesso. Aveva iniziato con la gelosia morbosa e nello stesso tempo non disdegnava scappatelle con le sue studentesse. La trattava come una poverina troppo fragile per accettare il mondo esterno, con dolcezza l'aveva messa sotto una campana di vetro che si stava rivelando sempre di più una gabbia dorata. Forse avrebbe anche potuto sopportare tutto questo, in fondo lui le dava una vita opulenta e protetta, anche se cominciava ad andarle stretto il ruolo dell'infelice moglie del grand'uomo.
           Ma ciò che realmente le aveva aperto gli occhi e che le aveva dato la spinta a porre fine a quella commedia era stato scoprire che Devlin si era appropriato del suo lavoro ed era in procinto di pubblicarlo come suo. Avrebbe potuto montare uno scandalo e smascherarlo per quello che era, ma la sua influenza e la sua famiglia potente non le avrebbero dato tregua e poi chi le avrebbe creduto? Lei era solo la povera infelice Brenda che Devlin aveva salvato dall'esaurimento. Così se n'era andata, gli aveva permesso di pubblicare quel suo saggio in cambio del suo silenzio e di una ricca buonuscita. Devlin, che era anche un pavido oltre che un ladro, aveva accettato. E lei si era sentita come non era stata da tanto, troppo tempo: di nuovo leggera, se stessa. E ora aveva paura di infilarsi in qualcosa di più grande di lei, di donarsi a chi non lo meritava, di sbriciolare di nuovo il suo cuore, perché non sapeva se questa volta sarebbe stata in grado di ricomporre i pezzi. Inoltre, non voleva di nuovo mischiare il lavoro con...altro. E a proposito di questo: doveva dire due paroline anche a Tony. Dopo la doccia ed essere venuta a patti con se stessa si sentì così rinfrancata che decise che sarebbe andata a Camden Town, un quartiere a cui era particolarmente affezionata e in cui c'erano sempre storie interessanti da raccogliere.
           Brenda salì per le scale della fermata di Camden Town e si diresse verso il Camden market. Amava perdersi nei suoi vicoli coperti pieni di banchi dove si vendeva di tutto, dall'abbigliamento ai ninnoli, incensi, bigiotteria e cibo, tanto cibo di tutte le cucine del mondo. Non le importava se ogni volta per arrivarci doveva fare una specie di traversata: da Landbroke Grove vicino a casa sua arrivava a King's Cross e poi doveva cambiare con la Northern che l’avrebbe portata fino a destinazione. A quell'ora il mercato non era tanto affollato come nel fine settimana, dove non si poteva quasi camminare per la calca, ma in quel momento la gente era poca. Le piaceva soprattutto scoprire le vie più nascoste e i luoghi dove erano vissuti i personaggi famosi: il poeta Dylan Thomas aveva avuto una casa lì, anche Dickens aveva abitato nel quartiere che nel diciannovesimo secolo era una zona residenziale. Ora invece c'era una popolazione più variegata, punk e goth camminavano fianco a fianco a rockabilly e rasta. E tutti si mescolavano in un fantasmagorico caledoscopio di culture e colori.
Brenda inalò l'odore di spezie e cibo fritto, in sottofondo si poteva percepire il lacustre del canale che scorreva poco distante. Passò davanti Electrict Ballroom dove tante volte era andata a ballare con Becky, c'erano ancora dei concerti il sabato sera e se poteva ci andava volentieri. La musica che sentiva ora era molto diversa dalla disco degli anni '70: le piacevano Brian Ferry, Kate Bush e gli Spandau Ballet, i Depeche Mode e Nick Cave che aveva scoperto a Berlino.            Entrò nel mercato coperto lasciandosi alle spalle il venticello profumato e sentì i propri passi sbattere sul selciato sotto le ballerine. Aveva indossato una gonna a pieghe color mattone e una blusa bianca con richiami etnici sullo scollo a barchetta che si abbinavano alla perfezione con la pashmina di Becky. Aveva legato i capelli in una mezza coda e si sentiva in pace con se stessa e soddisfatta della sua vita, compresa la nuova casa che aveva comprato da poco con i soldi del divorzio.
Becky diceva sempre che Notting Hill era un postaccio, ma a lei piaceva con le sue palazzine dalle porte colorate e gli angolini fioriti di glicini e lillà, sembrava di essere in un paesino invece che nella frenetica e violenta Londra. Mentre osservava distrattamente gli acchiappasogni appesi a una bancarella di articoli etnici si accorse di una sagoma famigliare poco distante: era Malcom quello? La corporatura era quella e anche il giubbotto. Il cuore iniziò a batterle forte, perché sentiva quell'emozione e quello stupido sorriso nascerle sul viso? Fece un passo di lato per avere una visuale migliore e si rese conto che era proprio lui, ma si fermò immediatamente: stava abbracciando una bionda, forse Terry. Lei aveva il volto appoggiato alla sua spalla e lui le dava delle piccole carezze sulla schiena. La donna sollevò il viso e lui le toccò teneramente una guancia. In quel momento si voltò e vide Brenda.
           Malcom stava cercando di consolare l'amica che qualche minuto prima era inciampata ed era caduta rovinosamente a terra. Si erano incontrati circa un'ora prima, ma quel giorno Terry sembrava di cattivo umore e non aveva voluto spiegargli il perché. Malcom non ci fece caso più di tanto, aveva adocchiato un negozio di dischi e sarebbe voluto entrare a dare un'occhiata. Aveva nello zainetto un pacco di volantini dell'associazione e stavano iniziando a distribuirli scambiando due chiacchiere con chi li prendeva. Terry sembrava però più spenta del solito e non stava guardando dove metteva i piedi, come se fosse distratta e quando era inciampata ed era caduta malamente, aveva avuto una crisi di pianto. Malcom l'aveva raccolta gentilmente e stava cercando di confortarla, asciugandole le lacrime che le bagnavano il viso.
           In quel momento, come colto da un presentimento, voltò il capo e vide Brenda: era impalata in mezzo al vialetto, le labbra strette. Terry tirò su col naso e gli chiese un fazzoletto, distraendolo. Quando si girò di nuovo, Brenda era scomparsa.

- Oh, magnifico, cazzo!
- Che succede?

Terry sembrava un po' rianimata, ma mortificata. Le sorrise e le rispose qualcosa di rassicurante, distratto. In realtà era furibondo, in qualche modo riuscì a porre fine all'impegno con Terry e la scortò alla prima fermata della metro utile.

 - Sapevo di trovarti qui: Jamel mi ha detto che mi cercavi.

L'alto e ben piazzato uomo nero con una massa di dreadlocks striati di grigio sedette sulla panca al bordo del campo di terra battuta, accanto a Malcom e gli offrì una lattina di pepsi. Malcom sorrise sghembo nell'accettarla e se l'appoggiò alla fronte. L'uomo più anziano aspettò, mentre l'altro strappava con una certa foga la linguetta di metallo e faceva una lunga sorsata.

- Ti avevo raccontato di questa mia vecchia amica che ho incontrato qualche sera fa.
- Si, quella che vorrebbe intervistarmi.
- Ecco: ho fatto un casino.
- Non mi sembra una novità.

Ramsay sorrideva però e Malcom non se la prese, era un vecchio gioco tra loro.

- Forse non vorrà più dopo quello che è successo prima.
- Se inizi a raccontare le cose dall'inizio forse posso capirci qualche cosa.

Con un sospiro Malcom raccontò quello che era successo a Camden.

- Fammi capire bene: questa Brenda è una professionista, giusto? Allora quel che è successo tra voi o tra te e Terry non influirà sul suo lavoro. Perciò, non hai rovinato assolutamente niente per quanto mi riguarda. E sai bene che tutta la pubblicità che ne può derivare è solo cosa buona e giusta.
- Ma è proprio questo! So, che lei è una giornalista capace e farà il suo lavoro egregiamente...
- ...ma forse non vorrà più vederti dopo.
- Già.

confermò Malcom con una smorfia scompigliandosi i capelli. Per un minuto rimasero in silenzio. Ramsay stappò a sua volta una bottiglietta di Seven up e ne bevve una lunga sorsata.

- Quindi è questo che ti cruccia - riprese - Non hai fatto nulla di male, stavi solo aiutando un'amica. Questo puoi spiegarglielo.
- Oh, non lo so Ramsay. E poi cosa avrei da offrirle? Un ex tossico che ha fatto delle cose orribili solo per una dose?
- No, puoi offrirle un uomo che è stato capace di tirarsi fuori da una situazione schifosa.
- Non ce l'avrei mai fatta senza di te.
- Devi smetterla di sfuggire alle tue responsabilità. Io ti ho solo dato una scelta, sei tu che hai deciso di coglierla. Sei tu che hai partecipato al programma di disintossicazione e sei stato sempre tu a reinventarti una volta fuori. Io ti ho solo dato una mano a indirizzare le tue potenzialità.

Malcom fece un sorrisetto ricordando ancora il momento esatto in cui Ramsay gli aveva offerto un lavoro. Erano nella saletta colloqui del centro e gli aveva chiesto cosa sapesse fare. Lui aveva risposto: "i pompini". Non sapeva gestire la rabbia molto bene, ancora. Ma Ramsay non si era fatto intimorire, quelli come Malcom erano gelati alla vaniglia in confronto a certi energumeni che aveva rimesso al loro posto. Gli aveva rifatto la domanda senza scomporsi e Malcom aveva risposto che, a parte tirare calci al pallone, non sapeva fare proprio niente. L'uomo più anziano si era illuminato e gli aveva risposto che stava giusto mettendo su una squadra di calcio con i ragazzi di quartiere e gli serviva proprio un coach. Col tempo Malcom ci aveva preso gusto, aveva capito che gli piaceva allenare, prendere una materia informe composta da undici ragazzi tra lo scarso e il riottoso e trasformarli in una vera squadra. Ramsay gli aveva insegnato come fare. Almeno quell'intervista gliela doveva e la doveva ai suoi ragazzi. Sporse le labbra in avanti determinato. Ramsay si raccolse i dreads in una coda e si alzò:

- La prossima settimana si terrà la nostra festa d'autunno, perché non la inviti?  Vedrà un po' come funziona tutto e parlerà un po' anche con gli altri. E adesso vattene a casa.

concluse porgendogli una mano e tirandolo su quasi di peso dalla panca.
           Malcom guardò l'orologio, parlare con Ramsay gli faceva sempre bene, ma ora voleva sbrigarsi a tornare a casa. Prese al volo un 322 e scese alla fermata di più vicina dove abitava. Dopo aver lanciato la giacca sul divano ed essersi tolto le scarpe scalciandole qua e là si diresse subito in cucina. Era affamato. Cucinare era un'altra delle cose che aveva imparato: aveva mangiato per anni delle schifezze ignobili, quando mangiava. Ora ci teneva ad avere un'alimentazione decente, comprava cibo fresco e verdure di stagione anche se non erano il suo cibo preferito. Quella sera aveva deciso per hamburger e insalata. Un miagolio lo salutò e un gatto rosso e bianco venne a strusciarsi contro le sue gambe.

- Ah ecco, mi sembrava. Buonasera anche a te!

Accese la radio giusto in tempo mentre la voce di Tracy Chapman sfumava.

- E questa era Fast Car. Bentornati su Radio 90 beat, il cuore di Londra e io sono Brenda Jones. Per chi si fosse sintonizzato adesso l'argomento di stasera è strani incontri, che siano fortuiti, disastrosi o semplicemente inconsueti chiamate e raccontateci la vostra esperienza. Si, abbiamo Karen, parla pure cara, sei in onda...

Mentre ascoltava la trasmissione Malcom tagliava e condiva le verdure, intanto che la carne sfrigolava in padella. Gli piaceva cenare con in sottofondo la voce di Brenda, l'aveva scoperta un anno e mezzo prima e quasi tutte le sere cercava di ascoltare la sua trasmissione: oltre ad avere una voce bellissima, era spigliata e divertente e lui aveva quasi l'impressione di cenare insieme a lei. Il gatto si aggirava sotto al tavolo aspettando un avanzo, nonostante avesse appena finito la sua pappa.

- Ehi tu, vieni qui!

Si prese il gatto in grembo, lo solleticò sotto il mento mentre quello iniziava a fare le fusa come un trattorino. Si erano trovati qualche mese prima. Malcom stava tornando a casa quando aveva scorto un cespuglio muoversi: ne era saltato fuori un gattino sporco e magro da far paura, miagolando con un vocione del tutto sproporzionato alle sue dimensioni. Malcom era scoppiato a ridere e si era inginocchiato per dargli una carezza. Il gattino aveva iniziato subito a fare le fusa e a dargli piccole testatine e insomma l'aveva scelto.

- Secondo te, ci si può innamorare solo di una voce, eh Best?

Gli offrì un bocconcino di carne. Il gatto socchiuse gli occhi, mentre ripuliva con la linguetta rasposa le dita di Malcom.

- Non lo sai eh? Già, siamo solo due patetici randagi.

Best saltò dalle sue ginocchia e si stirò mostrandogli il didietro.

- Va bene, va bene tu non sei patetico...sei solo un maledetto opportunista!
- Miao!

Malcom scoppiò a ridere e rimase seduto ad ascoltare la radio con la testa appoggiata a una mano.

 

 

 

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Capitolo 4
*** Your eyes say things I never hear from you And my knees are shakin too ***


 

PER ARRIVARE AL TUO SORRISO

 


IV - Your eyes say things I never hear from you And my knees are shakin too

Luther Vandross - If only for one night 

 

- Buon lavoro e tenga pure il resto, grazie.

Brenda salutò il tassista che l'aveva portata a destinazione. Guardò il foglietto su cui aveva scritto l'indirizzo: Effra Road 25, Brixton. Il posto doveva essere quello: un edificio a due piani in uno stile ibrido, che voleva sembrare neoclassico, di mattoni marroncini su cui spiccava un'insegna bianca che diceva Effra Social. Si avvicinò un po' titubante, un gruppuscolo di adolescenti neri con i cappellini indossati alla rovescia e l'abbigliamento oversize era assiepato su una panchina intorno a una boom box da cui uscivano delle note di musica house. La guardarono con insistenza e Brenda si sentì fuori luogo con le sue scarpette dai tacchi alti e il soprabito elegante. L'asfalto bagnato rifletteva il cielo grigio piombo e infreddolita si strinse nel soprabito scostandosi i capelli dal viso.
Il giorno prima aveva ricevuto una telefonata in radio: era Malcom che chissà come era riuscito a recuperare il numero. Ancora turbata per quello che era successo al mercato, aveva tirato un lungo respiro e aveva risposto distaccata, ma gentile. Malcom, altrettanto educato, l'aveva informata di aver parlato con Sullivan che aveva accettato di conoscerla e che ci teneva ad invitarla alla festa d'Autunno che l'RHD organizzava tutti gli anni in quel periodo. Ed era stato tutto, le aveva dato quell'indirizzo di Brixton e l'aveva salutata. Non era riuscita a chiudere occhio per buona parte della notte, ma si era girata e rigirata nel letto senza sosta pensando a ciò che era successo a Camden qualche giorno prima, fino a che era piombata in un sonno agitato. Era una stupida: aveva deciso proprio lei che con Malcom avrebbe mantenuto solo un comportamento  amichevole e invece averlo visto in quell'atteggiamento intimo con un'altra donna l'aveva fatta scappata via, di nuovo. Aveva gironzolato per un po' per il quartiere di cattivo umore, avendo sempre cura di non imbattersi nella coppia e alla fine si era infilata nella prima fermata della metro per andarsene in radio. Non riusciva a comprendere perché fosse così irrazionale nei confronti di quell'uomo. Ciò che le bruciava, intuì in maniera inconsapevole, era che fintanto che lei aveva il controllo della situazione andava bene, ma scontrarsi con la realtà era un altro paio di maniche. Tirò un sospiro e prese una decisione definitiva, quell'episodio l'avrebbe resa ancora più risoluta a rispettare la decisione già presa nei confronti di Malcom: si sarebbe mantenuta a distanza, avrebbe tenuto il suo cuore al riparo. Brenda rimase impalata ancora per qualche minuto davanti al palazzo tormentandosi una pellicina. Una stilettata di dolore la riscosse e si guardò contrariata l'indice da cui uscì una gocciolina di sangue.

- Ti sei persa?

La voce di Malcom la fece sobbalzare: non si era accorta che nel frattempo l'aveva raggiunta. Per un momento rimase incantata ad osservarlo, forse non l'aveva mai visto così sexy: indossava una camicia bianca con le maniche arrotolate sugli avambracci infilata nei jeans neri  e i capelli appena lavati svolazzavano intorno al viso. Si riscosse appena in tempo per sentirlo dire:

- Senti, riguardo a quello che è successo l'altro giorno...
- Guarda che non mi devi nessuna spiegazione - s'irrigidì - Sono qui solo per lavoro: quello che fai nella tua vita privata è affar tuo e non mi interessa.

Malcom ne fu snervato, lei non voleva neanche starlo a sentire. Piegò le labbra in una smorfia amara:

- Ma bene, vedo che mi hai già giudicato e condannato. Avrei dovuto farci l'abitudine, ormai.
- Non fare il melodrammatico. Ovvio che non ti giudico, perché dovrei?
- E invece magari dovresti, non sai niente di me. Niente! Dai, vieni dentro. Divertiti alla festa o lavora, fa come vuoi.

Un'attonita Brenda lo seguì fin dentro all'edificio, ancora sorpresa da quello scoppio d'ira. Malcom aveva le labbra strette e imprecava internamente: magnifico, davvero magnifico, adesso se possibile aveva incasinato ancora di più le cose!
    L'atrio del centro polifunzionale era decorato con zucche scavate e riempite di girasoli, gerbere, foglie gialle e rosse e lunghe spighe, dei festoni arancioni e gialli decoravano le mura coperte da volantini in cui si pubblicizzavano le varie attività del centro e delle associazioni che vi erano ospitate. Uno striscione più grande degli altri campeggiava sopra una porta a doppio battente e recitava 15° Festa d'Autunno dell'EFFRA SOCIAL. Una donna in carne di mezz'età si affacciò dalla porta e si illuminò non appena vide Malcom:

- Ah zuccherino, sei arrivato! Vieni a dare un bacio a Mama LaRue! E chi hai portato qui? Piacere, carina!

Malcom solo vagamente imbarazzato, presentò tra loro le due donne: LaRue era l'infermiera dell'ambulatorio che aveva anch'esso la sua sede in quell'edificio.

- Venite dentro a darci una mano, su!

La sala in cui entrarono, una specie di auditorium o sala riunioni era ampia, aveva a terra uno strato di linoleum verde menta scolorito che cozzava con le decorazioni arancioni, rosse, gialle e marroni. In fondo alla sala c'erano tavoli ricoperti da tovaglie in tema e alcune donne stavano allestendo il buffet: ancora zucche svuotate, ma riempite da tocchetti di carne in una salsa densa e speziata, fette di pane abbrustolito, ciotole colme di patatine e pop corn, mince pies, pasticci di carne e riso speziato, crostate fatte in casa, torte di zucca e lemon curd. L'aria profumava di buon cibo genuino, cannella e cera per pavimenti. Una musica reggae risuonava dalle casse coperta dal brusio e dalle risate di volontari e volontarie. Su altri tavoli più piccoli c'erano plichi di brochure informative e una ragazza e un ragazzo occhialuto erano impegnati a sistemare alcuni moduli e penne. Brenda fu accolta dalle donne che le affidarono subito un vassoio di mezzi panini rotondi che lei doveva imburrare. Presto la sala si riempì di ragazzi vocianti. Brenda rideva divertita mentre distribuiva panini imbottiti. Certo qui l'atmosfera era molto diversa rispetto a quella che aveva respirato al vernissage di qualche settimana prima. Dove lì c'era una sorta di stanca frenesia, qui la gioia di ritrovarsi sembrava reale e spontanea. I ragazzi si spintonavano e ridevano con la bocca piena di cibo, cantavano le strofe delle loro canzoni preferite e commentavano gli ultimi film visti alla tele. Jeanette, LaRue, Kiki e le altre donne che l'avevano accolta le raccontarono che molti di quei ragazzi avevano i padri o le madri o i fratelli in prigione o uccisi per via delle guerre tra bande. La povertà a Brixton era spaventosa, le case popolari fatiscenti e quasi tutti vivevano del sussidio. Qualche anno prima c'erano state delle vere e proprie sommosse popolari contro la polizia che era venuta in forza a "ripulire" il quartiere e che però nello stesso tempo tollerava il traffico di droga.

- Mi sorprende che tu non ti sia stonata per strada, qui fumano tutti.

osservò Kiki massaggiandosi il pancione: era al terzo figlio, le comunicò orgogliosa e Brenda valutò che non dovesse avere più di una ventina di anni. Jeanette, piccola e segaligna, pelle ambrata e fitti riccioli ordinatamente messi in piega di un colore giallo bruciato, lavorava come donna delle pulizie presso diverse banche e uffici, giù alla city. La sera si occupava dei nipoti rimasti orfani dopo che la madre era morta di overdose. Seduta poco più discosta c'era una donna anziana enorme che impartiva indicazioni, era la decana delle associazioni. Si presentò come MarieAntoinette e Brenda si chiese se fosse il suo vero nome. La donna era un'attivista sin dagli anni '60, aveva messo su l'Effra Social praticamente da sola in una sede piccolissima almeno vent’anni prima e aveva partecipato a tutte le manifestazioni di Brixton. Si era anche presa una manganellata ai moti dell'82 raccontò con orgoglio, scostando il turbante colorato e facendo vedere alla donna più giovane la cicatrice tra i riccioli grigi.
Malcom, appoggiato al muro con le braccia conserte e un sorrisino sulle labbra, osservava Brenda: non l'aveva mai vista così animata, parlava con le donne, distribuiva cibo e sorrisi e intanto catturava l'atmosfera di quel posto. Era davvero in gamba e bellissima. Aveva sbagliato a reagire in maniera così rabbiosa alle sue parole, ci era rimasto male perché aveva intuito una certa freddezza nei suoi confronti e si era irrigidito a sua volta. Doveva ricordarselo che lei era un tipino petulante e poi se aveva reagito così vedendolo con un'altra donna voleva dire che ci teneva a lui, no? Forse non tutto era perduto, nonostante tutto. Si staccò dal muro e si avvicinò al tavolo:

- Me lo offri anche a me un panino? Ho una fame terribile!
- Malcom è sempre affamato!

esclamò Jeanette dando di gomito a Brenda:

- Lo so! Non fa altro che trascinarmi a mangiare da qualche parte!

Rispose lei sorridente, porgendogli un panino particolarmente ricco di carne e sottaceti.

- Hey!

Malcom scoppiò in una risata e il cuore Brenda saltò un paio di battiti. Mentre chiacchierava con LaRue, MarieAntoinette e le altre signore si era rasserenata. La vita che conducevano era molto più dura della sua da privilegiata, eppure continuavano ad andare avanti giorno dopo giorno, senza perdersi d'animo. Quando aveva rivelato loro che era una speaker radiofonica si erano emozionate, le avevano fatto mille domande sul suo lavoro, sulla radio e timidamente le avevano chiesto se potesse dedicare loro una canzone di tanto in tanto. Brenda aveva risposto che poteva fare molto di più: poteva parlare di loro e delle loro vite, se lo volevano. Questo le aveva entusiasmate ancora di più. E ora vedere Malcom immerso in quell'ambiente le stava dicendo molto di lui, molto di più di quanto non lo avesse fatto lui stesso. Le signore del centro lo avevano preso sotto le loro ali protettive e ne dicevano un gran bene: era un uomo gentile, rude ma pronto ad aiutare chiunque lì all'associazione e i suoi ragazzi lo adoravano. E lei? Brenda si mordicchiò un labbro mentre l'osservava scherzare con alcuni dei ragazzi e mangiare: aveva una piccola macchiolina di salsa all'angolo della bocca e lei moriva dalla voglia di pulirgliela. Ci pensò lui con la lingua e per un momento gli ormoni di Brenda andarono in confusione totale. I loro sguardi s'incontrarono e un sorriso spontaneo tese loro le labbra: per qualche istante la sala intorno sembrò vuota e silenziosa, i loro occhi intrapresero un'intera conversazione di cose taciute. Poi Malcom le tese la mano:

- Allora vuoi parlare con Ramsay o vuoi continuare a fare salotto tutto il pomeriggio?

Le fece l'occhiolino. Brenda aveva una mezza intenzione di reagire, ma LaRue s'intromise:

- Non essere scostumato!
- E' stato un piacere parlare con voi, grazie per avermi accolto così gentilmente!

Rispose Brenda con tutta la buona grazia che riuscì a mettere insieme.

- Signore...

Malcom fece un mezzo inchino scherzoso mentre portava via Brenda. Le spiegò che sicuramente Ramsay era al piano di sotto dov'erano le stanze dell'associazione e una piccola saletta di registrazione, in cui si fermava spesso a dare una mano ai ragazzi a registrare i loro pezzi. Tra le altre cose Ramsay era stato un dj e produttore musicale ai suoi tempi, gli anni '60 o giù di lì. L'RHD disponeva anche di una saletta per le proiezioni e una sala da lettura dove i ragazzi potevano fare il doposcuola e in fondo al corridoio c'erano gli uffici amministrativi e i bagni. Mentre scendevano le scale Malcom, che era davanti a Brenda, l'avvertì da sopra la spalla:

- Fa attenzione: queste scale possono essere scivolo....se.

Fece appena in tempo a girarsi che lei gli piombò tra le braccia. La tenne stretta a sé forse un momento di troppo, ma era così delicata e cedevole contro di lui, poteva sentire la curva dei seni premuti contro il suo petto, il profumo del suo shampoo alla frutta gli solleticò le narici e quasi gli tolse il respiro. Con una mano scivolò su un fianco tornito e se avesse osato guardarle le labbra non era sicuro che sarebbe riuscito ad evitare di baciarla. Brenda era imbarazzata da morire: per quanto cercasse di darsi un tono non faceva altro che fare figure da imbranata e Malcom l'aveva dovuta praticamente raccogliere un'altra volta. Anzi, in verità la stava spingendo piano contro il muro, poteva percepire il calore e l'odore del corpo sodo contro il suo. La camicia aperta lasciava intravvedere il pomo d'adamo che si muoveva convulso e lei per un folle momento desiderò baciare quel punto adorabile di pelle sottile tra il collo e la mandibola. Malcom a fatica si staccò per primo e sollecito le chiese:

- Ti sei fatta male?
- No, no. Uh!

Appena mise il piede a terra, però, Brenda contorse il viso in una smorfia di dolore.

- Vieni qua.

Malcom la prese per mano e la portò in una saletta vuota dove c'erano poltroncine scompagnate, due librerie ricolme di volumi, tavoloni di formica celeste, una macchinetta distributrice di bibite e snack e un divanetto ricoperto di una stoffa a fiori sbiadita. La fece sedere con gentilezza e s'inginocchiò davanti a lei:

- Fammi vedere.

Le toccò la caviglia e fece per sfilarle una scarpa, ma lei si ritrasse vergognosa.

- Non capisco proprio perché ti ostini a portare queste razza di trappole.
- Forse perché vanno di moda e sono femminili?
- Tu non ne hai bisogno, saresti super femminile anche con un sacco di iuta addosso.

Le sfilò la scarpa e con delicatezza le girò e rigirò il piede. Brenda lo fece fare, ancora sorpresa e segretamente compiaciuta dell'inaspettato complimento. Il cuore aveva iniziato a batterle furioso e uno stupido sorrisino le danzava sulle labbra. Per fortuna Malcom non poteva vederla in faccia, dato che era tutto concentrato sui suoi piedi.

- Credo che abbia preso una botta, ma non è gonfio. Aspetta, conosco un paio di trucchetti che mi ha insegnato un massaggiatore francese.

Con gentilezza iniziò a manipolarle il piede. Brenda si abbandonò sul divano e chiuse gli occhi per un momento: era davvero delizioso quello che le stava facendo, sospirò e si lasciò sfuggire un mugolio di piacere. Malcom per un attimo rimase turbato: quel gemito gli penetrò il cervello e attraverso la spina dorsale galvanizzò ogni singolo nervo del suo corpo, fino ad incendiargli i lombi. Ma non si fermò, anzi serissimo constatò:

- E questo solo toccandoti un piede...

Brenda aprì gli occhi allarmata e si rimise dritta, mortificata. Cercò di togliere il piede dalle mani di Malcom, ma lui lo trattenne ancora per un istante guardandola intenso con gli occhi oscurati, poi con lentezza un sorriso gli stirò le labbra piene e la lasciò andare.

- A posto. Dovrebbe essere ok, adesso.

Si sollevò con quanta più noncuranza riuscisse a mettere insieme, sperando che Brenda non notasse l'effetto che gli aveva fatto.

- Andiamo a parlare con Ramsay, adesso.

Brenda, quasi in apnea nel tentativo di decifrare l'occhiata di Malcom, si riscosse e nervosa si spostò i capelli su una spalla. Mentre lui l'aiutava a tirarsi su sentirono una porta aprirsi e Ramsay si affacciò nella stanza:

- Ah, siete qui!

Malcom fece le presentazioni, di nuovo e Brenda rimase piacevolmente colpita dall'energia che si sprigionava dalla figura dell'uomo più anziano. Anche questa volta aveva la massa di dreads raccolti in una sorta di enorme nodo disordinato e portava jeans neri e un camiciotto di cotone rosso con motivi africani.

- Malcom mi ha parlato di te, sai.
- Spero bene!

Rise Brenda osservando l'amico appoggiarsi imbarazzato al muro con le mani nelle tasche. Ramsay si diresse verso una delle librerie e le chiese:

- Hai mai fatto parte di un club del libro?
- Mmmmh si, da ragazza.

Brenda guardò interrogativa Malcom che fece spallucce. Ramsay tirò fuori un libro e si piegò a cercarne un altro:

- Dammi una mano. Questo mese il tema è il viaggio: sono indeciso tra questi due.

Si rialzò con i volumi prescelti e le fece vedere le copertine:

- Circolo Pickwick o Tre uomini in barca?

Brenda si prese un momento per pensare:

- Tre uomini in barca, penso sia adorabile. E' leggero, ma nello stesso tempo ha una sua profondità.
- Per te, Malcom?
- Si, Jerome è divertentissimo, ma il mio cuore appartiene a Dickens.

Sorridendo Ramsay osservò prima l'uno, poi l'altra e scosse la testa:

- E siamo di nuovo a uno stallo. Mi chiedo perchè mi ostino a chiedere il parere altrui.

Tornò alla libreria e rimase incantato per qualche minuto a guardarla con le mani sui fianchi. Brenda iniziò a mangiarsi una pellicina.

- Una mia nipote aveva lo stesso vizio, finché non le si è infettato un dito e le è diventato tutto nero.

La riprese senza voltarsi, Brenda smise immediatamente guardando con occhi sbarrati Malcom che sorridendo rispose muovendo solo le labbra: non so come faccia.

- E tu, smettila di fare il pesce! Aaah, eccoti qua.

L'uomo quasi si tuffò a pescare un altro libro da uno degli scaffali più in basso della libreria.

- Trovato: Guida galattica per autostoppisti! L'avete letto, si. No? Beh, questo sarà il libro del mese, mia cara, se vuoi partecipare. E tu, fila di sopra: io e la signorina qua, dobbiamo parlare.

Ramsay strizzò un occhio a Brenda che ridacchiò. Malcom un po' controvoglia si decise a lasciare la stanza:

- Ti lascio in buone mani!

lasciò cadere senza rivolgersi a nessuno dei due in particolare.
Ramsay fece cenno a Brenda, entrata ora in modalità giornalista, di sedere pure al tavolo e le chiese se gradisse qualcosa dalla macchinetta. A un suo cenno di diniego prese solo una lattina di 7Up e tornato al tavolo sedette davanti alla giovane donna.

- Allora, adesso parliamo.

    Quando Ramsay e Brenda tornarono su, l'auditorium sembrava ancora più affollato tanto che erano stati aggiunti ulteriori tavoli e altre cibarie. Il vociare era aumentato di volume punteggiato da scoppi d'ilarità e non si sentiva quasi neanche più la musica. Brenda intravide una selvaggia capigliatura bionda fare capolino tra le altre teste e riconobbe Terry che ronzava intorno a Malcom tallonandolo passo passo. Non perdeva occasione, sembrò a Brenda, di avere casuali contatti fisici con lui, a un certo momento lo prese a braccetto e gli offrì una fetta di crostata, quasi imboccandolo. Lui sembrava infastidito e cercava gentilmente di togliersi Terry di dosso, ma lei non voleva capire; fino a che non vide l'espressione di Malcom cambiare mentre Brenda entrava nella sala. La ragazza piegò le labbra in un broncio e si allontanò di scatto, ma lui non se n'era neanche accorto tutto preso com'era da Brenda.

- Hey, dove vai con quella zuppiera!

Kiki apostrofò perplessa Terry che si era caricata di una grossa ciotola ripiena di liquido rosato.

- Faccio girare il famoso punch analcolico di MarieAntoniette, è una tradizione no? Così potremo brindare tutti insieme alla bella riuscita della festa.

E iniziò a vagabondare per la sala cercando di schivare alla meglio gli invitati e facendo riempire i bicchieri che le venivano porti. Non era facile perché la zuppiera era pesante e il mestolo di cui si servivano le persone pericolosamente in bilico. Si avvicinò sempre di più al suo obiettivo.

- Malcom, Brenda! Volete brindare col famoso punch EFFRA style?

E poi nessuno avrebbe saputo come si era svolta realmente la dinamica dell’incidente: forse Terry era inciampata o forse la zuppiera era troppo pesante. Fatto sta che quando la concitazione del momento si calmò, Malcom aveva la camicia inzuppata di punch, Brenda una mano sulla bocca indecisa se ridere e Terry era pietrificata al suo posto con le lacrime agli occhi, mortificatissima. Malcom cercò di consolare l’amica: era ovvio che non l’aveva fatto a posta. Jeanette e LaRua accorsero in modalità pronto soccorso con scopettoni e stracci. In pochi minuti avevano riportato il pavimento a una situazione accettabile. Kiki aveva preso per le spalle una Terry affranta che continuava a mormorare che non doveva andare così e la portò in disparte. Malcom e Brenda si guardarono, poi lui si guardò la camicia.

- Vai giù, negli armadietti lungo il corridoio ci sono le maglie delle divise. Va’ con lui, ti dispiace?

MarieAntoniette aveva impartito l’ordine con un tono tale che i due non osarono contraddirla. Scesero di nuovo le scale e questa volta Brenda fu molto attenta a non scivolare. Malcom si diresse verso i bagni e le indicò dove si trovassero gli armadietti.

- Tieni – disse dandole una chiave – io intanto mi do una lavata che sono tutto appiccicoso.

Quando Brenda tornò verso il bagno Malcom si era già tolto la camicia e lo trovò grondante acqua.

- Oh, scusami!

Si ritrasse di scatto, imbarazzata.

- Hey, mica non hai mai visto un uomo a torso nudo!
- Non ho mai visto te.
- E questo è un problema?

Si era appoggiato allo stipite della porta frizionandosi con un asciugamano. Brenda non riuscì a distogliere lo sguardo dal suo petto ben delineato, velato da una leggera peluria bionda, i capezzoli piccolissimi, il minuscolo cedimento all’altezza ai fianchi. Gli porse la maglietta senza fiatare, voltando appena la testa.

- Mmm...Hai preso una M: mi sta un po’ attillata.

Gli stava da dio.  Brenda deglutì, maledicendolo dentro di sé: sembrava che lo facesse a posta.
Era proprio arrivato il momento di andare prima che accadesse qualcosa d’irreparabile. Lo fece presente a Malcom guardando l’orologio.

- Scusami, stavolta non posso accompagnarti a casa: sono di corvée per aiutare a mettere tutto a posto.
- Non preoccuparti, chiamo solo un taxi e vado. Grazie...di tutto.
- Aspetta, ti do io il numero di un autista amico dell'associazione: qui gli altri tassisti non vengono volentieri. Ti accompagno fuori.

Rimasero silenziosi, persi nei propri pensieri, mentre aspettavano il taxi e quando Brenda s'infilò dentro la vettura si salutarono goffamente.
    Il giorno dopo Brenda era davanti al terminale nel suo minuscolo ufficio alla radio e cercava di mettere insieme le parole per il pezzo che aveva in mente. Non riusciva a smettere di pensare a Malcom, al suo corpo, a come l’aveva toccata. Era sempre più confusa: non poteva negare l’attrazione che provava nei suoi confronti e questo la spaventava ancora di più. Serena bussò allo stipite e fece capolino nell’ufficio. Aveva una massa di capelli ricci rossi che le arrivavano fino alle spalle che Brenda le aveva sempre invidiato e stupendi occhi blu, insomma era quello che si diceva essere il classico tipo irlandese. Incuneò la sua mole tra la sedia e la scrivania sedendovisi ad un angolo e le chiese come stesse andando l'organizzazione della trasmissione di quella sera.

- Molto bene, abbiamo già deciso i particolari con gli altri redattori, Ian ha già stilato la scaletta e insomma devo solo mettermi dietro al microfono, ma Serena volevo chiederti un'altra cosa...

Serena sbirciò le parole sullo schermo:

- Se riguarda il cambio di orario, sai che non è in mio potere. So che hai le potenzialità, figurati in tre anni il tuo slot orario ha più che raddoppiato la sua audience, per non parlare dell'aumento delle inserzioni pubblicitarie.
- Si, so che tu mi aiuteresti se potessi, ma se ti portassi una storia diversa stavolta, pensi che potresti metterci una buona parola su, ai piani alti? So che Sheila vorrebbe trasferirsi e il suo posto resterebbe vacante.

Serena aveva subito drizzato le orecchie:

- Chi ti ha detto che sta per andarsene?
- Non siamo le uniche a fare chiacchiere davanti a un the.

rispose Brenda sibillina. L'altra si rilassò nuovamente contro la scrivania:

- Di che storia si tratta? E bada bene non ti prometto niente!

Animata Brenda le raccontò a grandi linee della situazione a Brixton e del lavoro che faceva Sullivan con la sua organizzazione. Sapeva che era molto diversa dal tipo di storie che raccontava di solito e che forse gli ascoltatori non erano abituati o non volevano sentirsi raccontare certe cose a quell'ora.

- E' un azzardo, lo sai?
- Si, ma è una buona storia e merita di essere raccontata.
- Cercherai almeno di darle un taglio meno pesante? All'ora di cena la gente non ha voglia di stare a sentire di drogati e povertà.
- Non parlerò di quello. O almeno non solo. Parlerò di ingiustizia, riscatto e speranza. Quelle persone si meritano che qualcuno parli di loro senza la stantia retorica populista che li dipinge solo come poveri disgraziati o delinquenti.

Serena si sollevò e le mise una mano sulla spalla: Brenda le era sempre piaciuta per il suo modo fresco nonostante tutto di vedere le cose e se fosse riuscita a parlare di quello che accadeva a Brixton senza annoiare gli ascoltatori meritava una possibilità. E poi, senza Sheila avevano davvero bisogno di una sostituta nella sua fascia mattutina.

- I tuoi ascoltatori sentiranno la tua mancanza.

Disse uscendo. Brenda sorrise e mosse il braccio in un gesto vittorioso. Tornò allo schermo, ma dovette rispondere al telefono che aveva iniziato a squillare.
Tre chiamate, uno spuntino e due riunioni dopo era pronta a rimettersi al lavoro. Ma fu interrotta di nuovo da un bussare discreto, avrebbe dovuto chiudere quella maledetta porta, pensò contrariata. Figurarsi poi, era Tony che entrò con un sorriso smagliante. Non aveva nessuna voglia di vederlo.

- Ti disturbo?
- Veramente si! Devo scrivere un pezzo scusa, fin'ora non sono riuscita a combinare granché.
- Me ne vado subito, allora. Volevo solo chiederti se pranziamo insieme domani? E per sabato ho i biglietti per un concerto all'Electric Ballroom, so che ti piace la musica lì.

Brenda strinse le labbra: era arrivato il momento di fare al ragazzo quel discorsetto. Tirò un sospiro e iniziò declinando entrambi gli inviti. Tony incrociò le braccia con un'espressione scontenta sul volto: era un già un po' di tempo che lo evitata, recriminò.

- C'entra quel tipo che hai incontrato a quella stupida festa, vero?
- No, c'entra il fatto che sei una persona molto piacevole, ma non ho voglia di frequentarti extralavoro.

Lui allargò le braccia, colpito e iniziò a gironzolare per la stanza, poi sedette sul bordo della scrivania. Brenda si pizzicò la sella del naso.

- Va bene, allora t'interesserà sapere che il tuo caro amico è un ex detenuto. Almeno io sono incensurato!

Brenda non ne rimase veramente sorpresa, insomma non ci voleva un genio per capire che forse il motivo per cui Malcom fosse tanto coinvolto nell'associazione di Sullivan andasse oltre al fatto che questi gli avesse trovato un lavoro, ma ne rimase colpita lo stesso. Tante piccole cose si misero a posto e lei poteva vedere come il quadro generale cambiasse prospettiva.

- Come l'hai saputo?
- Terry mi ha chiamato sconvolta ieri: sono dovuto andare a recuperarla fino a Brixton, santo cielo! C'erano certi tipacci che ci guardavano, siamo stati fortunati a salvare la pelle!

Brenda scosse la testa, davvero non si era accorta che razza di cretino fosse il bellimbusto davanti a lei?

- Vieni al punto.
- Insomma era sconvolta. Non so che avesse lei a che fare con sto Michael, ma insomma alla fine è venuto fuori che nonostante i suoi trascorsi in prigione, lei era sempre stata pronta ad essere sua amica. Non capisco proprio che ci vedano le donne in un individuo del genere.
- Non mi sembra che il suo passato debba essere oggetto di conversazione, comunque.

Rispose Brenda sempre più fredda. Tony si piegò verso di lei, abbassando la voce:

- Senti, voglio solo che tu sia al sicuro. Chissà per quale motivo è stato in galera: magari è un ladro o un violento.
- Ecco, appunto non puoi sapere perchè è finito in prigione. Ed è già stato giudicato e condannato, no? Se ora è fuori vuol dire che ha scontato la sua pena.
- Può avere avuto una riduzione o essere uscito per qualche altra motivazione. Non capisco proprio perchè ti sia incaponita per un tipo come lui, Brenda. E' per qualcosa che ho detto o non ho fatto? Mi stai punendo, per qualcosa?
- Ma no, Tony che c'entri tu? Voglio solo dire che la vita privata di una persona non è affare di nessuno. Non il passato di Malcom, né la mia vita privata di ora, se per questo.
- Pensavo di far parte della tua vita, poi te ne sei uscita con questa assurdità del non volermi frequentare dopo il lavoro. Ma sembrava che stessi bene con me.

L'uomo aveva un'espressione affranta, Brenda giochicchiava con una penna: non aveva mai sopportato quel tipo di situazione.

- Tony, credimi il mio incontro con Malcom non ha niente a che vedere con la mia intenzione di non vederci fuori la radio. Ci pensavo da un po', per la verità.

Rimasero in silenzio qualche istante, si sentiva solo il ticchettio della pioggia contro il vetro e qualche isolato clacson isterico provenire dalla strada, non avevano più molto da dirsi in effetti. Tony si sollevò e torreggiò su di lei che smise di giocare con la penna.

- Te ne pentirai Brenda. So che hai avuto un brutto divorzio, evidentemente hai il gusto nell'infilarti in pessime relazioni. Se avrai voglia di un bravo ragazzo sai dove cercarmi, ma non so se mi troverai.

Brenda boccheggiò mentre Tony usciva impettito dall'ufficio: quel colpo basso non se lo sarebbe aspettata da lui. E pensava pure di essere un bravo ragazzo! Scosse la testa e si attorcigliò i capelli in una specie di treccia sulla spalla. Guardò sovrappensiero per un tempo infinito il cursore verdognolo che lampeggiava sullo sfondo nero del terminale. Naturalmente l'informazione che aveva avuto da Tony cambiava tutto: ora si che aveva una storia da raccontare!

 

 

 

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Capitolo 5
*** Still don't know where you're going You're still just a face in the crowd ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO

 


V. Still don't know where you're going You're still just a face in the crowd
Glenn Frey - I belong to the city  


 

- Omar, passa quella palla, Leo vai alto sulla fascia. Dai ragazzi, muovete quelle gambe! Veloci!

Malcom fischiò un paio di volte e i ragazzi in campo ripresero a muoversi con più vigore, si voltò verso il suo vice, un ragazzone con una corta zazzera di ricci neri e occhiali dalla spessa montatura rossa che spiccava sulla pelle bruna e gli fece annotare qualcosa su un portablocco.
    Era l'ultimo allenamento importante prima della partita di domenica. Gli Effra Eagles dovevano giocare con i Clapham Cardinals che era la squadra a capo del loro girone. Era la partita di ritorno e loro avevano due punti di svantaggio.
Malcom aveva deciso di lavorare soprattutto sul possesso palla, perciò aveva diviso i ragazzi in tre squadre, di cui una a rotazione in appoggio di sponda. Quando una delle due squadre riusciva a compiere un numero di passaggi predefinito doveva scattare in avanti e verticalizzare nel modo più veloce possibile.

 
- Allen, sta attento alla tua destra, su, su, su!

I ragazzi correvano passandosi la palla e cercando di rubarsela a vicenda. Uno di loro, più mingherlino, scattò sulla fascia sinistra, saltò un paio di avversari, mantenne la palla in uno scontro uno contro uno e con un calcio potente la piazzò in rete da tre quarti.
I compagni di squadra esultarono e corsero ad abbracciarlo. Malcom fischiò e batté le mani un paio di volte per richiamare i ragazzi intorno a sè:

 
- Bravissimo Nazim, vedi di fare sti numeri anche in campo! Allora, ragazzi: Domenica è una partita importante, i Cardinals saranno più arroganti del solito, non fatevi provocare. Usate la testa e attenetevi alle tattiche che abbiamo studiato, ok? Adesso seguite gli esercizi che abbiamo preparato con Jamal.

Brenda si era avvicinata alla rete che delimitava il bordo campo e poteva osservare Malcom che preparava i suoi ragazzi, indossava pantaloni della tuta grigi e una felpa nera con un logo giallo. Era un po' che lo guardava e fu colpita dalla sua autorità. Si muoveva sicuro avanti e indietro incitando i propri calciatori senza mai essere aggressivo, ma dando loro lo stimolo giusto per fare del loro meglio. Si vedeva che i ragazzi lo avrebbero seguito con dedizione qualsiasi cosa avesse chiesto loro. Malcom si voltò e appena la vide la gratificò di un sorriso estasiato a cui lei rispose con un saluto della mano.

 
- Mister, hey Mister, è la tua fidanzata quella?

Berciò uno dei ragazzi, un biondino dall'espressione furbetta dando di gomito a un compagno, che replicò:

 
- Complimenti Mister: è proprio un bel bocconcino!

Altri ragazzi risero di nuovo.

 
- Ancora no e ora forza: altri tre giri di campo, così smettete di dire cavolate.
- Ma Mister!
- Un'altra parola e i giri diventano cinque! - strizzò un occhio all'assistente - Jamal tienili in riga. Mi prendo qualche minuto.
 
Raggiunse Brenda, che non aveva seguito tutto lo scambio tra allenatore e giocatori.
 
- Come mai sei qui?

le chiese, spostandole una ciocca di capelli dalla fronte:

 
- Mi sa che i tuoi ragazzi mi daranno la colpa per questo.
- Non preoccuparti per loro, tanto dovevano correre comunque.

Le lanciò un'occhiata d'apprezzamento: indossava dei semplici jeans, stivaletti senza tacco e un maglioncino morbido color fragola che le metteva in risalto i capelli neri lasciati sciolti. Brenda aveva deciso di vestire sportiva per l'occasione, anche perché era venuta con i mezzi e voleva essere comoda ed evitare di cadere, prendere storte o fare altre figure altrettanto barbine.
    C'era un baracchino di cibi e bibite calde poco più avanti sulla strada e Malcom le propose di prendere un caffè insieme, era sorpreso e gratificato che lei si fosse presa la briga di arrivare fin là solo per vederlo. Brenda accettò, le stava risultando difficile iniziare la conversazione che aveva in mente: si era preparata tutto un discorso super efficace, ma ora avrebbe dato qualsiasi cosa per procrastinare ancora un po' e accettò volentieri di bere qualcosa con lui. Il cielo era di un celeste limpido, ma tirava un vento freddo che la faceva rabbrividire. Ordinarono un caffè e un the e li andarono a bere seduti a una panchina poco discosta. Brenda soffiò sul caffè bollente, godendo del tepore che le scaldava le mani. Malcom bevve subito un sorso e si scottò la lingua col the rovente. Lei rise mentre, senza pensare, gli asciugava con un dito una piccola goccia di liquido dal mento. Malcom allargò le labbra in un sorriso tenero e Brenda improvvisamente imbarazzata non seppe più dove guardare e mettere le mani. Adorava vederla così vulnerabile e fece veramente uno sforzo su se stesso per non attirarla a sé e baciarla lì su due piedi. Ma si rese conto che Brenda era in difficoltà non tanto per il gesto appena compiuto, quanto perché c'era qualcosa che l'agitava e questo lo mise sul chi vive. Aveva un certo sesto senso ormai per percepire i guai arrivare e il tanfo che sentiva era proprio quello. Perciò attese che lei parlasse, in silenzio, senza metterle pressioni. Brenda prese il coraggio a due mani:
 
- Volevo parlarti dell’intervista per la radio. So che all'inizio ti ho chiesto se potevo parlare di Sullivan, ma ho pensato che mi piacerebbe di più che fossi tu il fulcro di tutta l’inchiesta.
- Perché me? Hai parlato con Ramsay, lui che ne pensa?
- No, no. Volevo prima dirlo a te: sai è una cosa un po' delicata...

Malcom si sentì gelare, aveva una vaga idea di dove lei volesse andare a parare e la cosa non gli andava per niente a genio, aspettò:

 
- Penso che saresti perfetto per il taglio che voglio dare al pezzo, vorrei parlare soprattutto di redenzione non solo a livello di comunità, ma anche personale.
- Senti, vieni al punto.

Brenda sospirò, non aveva senso tergiversare ancora:

 
- Ho saputo che sei stato in prigione.

Malcom era impallidito:

 
- Come l'hai saputo?
- Mi è giunta una voce e ho fatto una piccola ricerca...
- Hai indagato su di me? Oh, ma magnifico!

Si alzò dalla panchina e incrociò le braccia sul petto, irrigidito torreggiò su Brenda che sembrava minuscola, lì ancora seduta.

 
- Senti non c'è un posto dove potremmo parlarne?
- Qui andrà benissimo. Come vedi sto lavorando. Anzi dovrei tornare dai miei ragazzi, ora.

Brenda non aveva idea che lui la prendesse così male, ma certo: cosa si era aspettata, che lui rispondesse di sì tutto giulivo? Si stropicciò gli occhi, sbavandosi un po' il trucco e riprovò:

 
- So che hai trascorso un periodo difficile, ma vorrei proprio che uscisse fuori il fatto che hai saputo superarlo grazie a Sullivan e la sua associazione. Anzi, questo sarebbe anche il modo per annunciare una sponsorizzazione per la squadra.
- Non sai proprio un cazzo. Non ho passato un periodo difficile, ho vissuto un inferno, come tu neanche potresti immaginare nei tuoi incubi peggiori. Non venire a dirmi che sai con tutta la tua arroganza da privilegiata. Ti sei permessa di chiedere di me in giro? Magari al posto di polizia qui di Brixton, così devo anche aspettarmi una visita sgradita: perché mai una giornalista dovrebbe fare ricerche su un ex detenuto tossico, che cosa potrebbe aver combinato? So come ragionano.

Brenda si alzò a sua volta, col volto scuro:

 
- Non ti metterei mai nei guai e non presumere cose che non sai. Non sei il solo che ha avuto una vita di merda.

Malcom per un momento fu colpito, non aveva mai sentito Brenda imprecare e questo gli diede la misura di quanto fosse sconvolta. La sua rabbia si smontò, ma non l'amarezza: era proprio come tutte le altre, pensava solo alla carriera, non le importava nulla di lui, si era solo illuso.

 
- Mi hai usato. Ma d'altra parte l'avevi messo bene in chiaro: si tratta solo di lavoro, vero?

Non era solo lavoro, a Brenda importava davvero di Malcom: pensava fosse una persona fantastica e che aveva fatto un lavoro egregio se stesso.

 
- Mal...senti non farò finta di non essere ferita perché lo sono. Dovresti aver capito qualcosa di me, non sono una fissata con la carriera, ma ci tengo al mio lavoro. Soprattutto mi interessano le persone e le loro storie e tu sei il paradigma perfetto di quello che vorrei raccontare. Ma non capisci? Ci sono così tanti giovani che stanno vivendo un inferno come il tuo, dire loro che se ne può uscire, che se ce l'hai fatta tu ce la possono fare anche loro darebbe una speranza. Io avrei tanto voluto che qualcuno lo avesse fatto con me.

Malcom si scompigliò i capelli in preda alla frustrazione, Brenda si era di nuovo lasciata scappare qualcosa di se stessa e non sapeva più se lo stesse manipolando o se fosse sincera:

 
- Non metterò la mia vita in piazza.

decise. Rimasero un minuto in silenzio, Brenda si mangiucchiò di nuovo a sangue una pellicina.

 
- Non farlo.

Con gentilezza le tolse il dito di bocca. Stizzita mise le mani nelle tasche della giacca, senza guardarlo. Un autobus passò rumorosamente sulla via rilasciando una nuvoletta acre.

 
- Va bene - capitolò lei con un sospiro - capisco il tuo punto di vista e lo rispetto. Vorrà dire che scriverò il pezzo come avevamo concordato dall'inizio.

Fece per andarsene, ma Malcom la bloccò:

 
- Aspetta, ma l'offerta di sponsorizzazione è ancora valida?
- Certo.

    La guardò andare via a testa bassa e si pentì immediatamente di averla trattata così male. Non sarebbe andato da nessuna parte con lei, ma non era neanche sicuro che fosse ciò che voleva anche Brenda. In fin dei conti era stata chiara e non poteva biasimarla se stava perseguendo quello che gli aveva annunciato fin dal principio. Con un sospiro tornò al campo redarguendo i ragazzi che si erano fermati.
Brenda stretta nella calca del treno aveva lo sguardo vitreo. Era furiosa con se stessa: cosa le era venuto in mente di mischiare di nuovo le cose, perché non ammetteva con se stessa che Malcom le piaceva davvero? Si sentiva confusa e in preda all’incertezza, non sapeva più cosa volesse realmente. La mattina dopo, decise, avrebbe chiamato Becky: lei aveva sempre le parole giuste.

 
- Tu gli hai promesso cosa? E chi pensi sarebbe disposto a promuovere una scalcinata squadretta giovanile di Brixton?

La voce di Becky arrivava lievemente gracchiante dal cordless mentre Brenda gironzolava per la cucina. Versò in una ciotola buona parte di una confezione di cereali che tintinnarono sbattendo contro la ceramica.

 
- Ho qualche risparmio: potrei fare una donazione.

Aprì il frigo per prendere una confezione di latte.

 
- Ma fammi il piacere. Hai a malapena di che mantenere te stessa. Che stai facendo?

Brenda versò il latte in nella ciotola colma di cereali:

 
- Niente, preparo qualcosa da mangiare.
- Latte e cereali per pranzo? Da te non promette niente di buono...

Brenda sorrise, portandosi una cucchiaiata alla bocca, sapeva che Becky avrebbe reagito con preoccupazione. C'era stato un lungo periodo in cui nutrirsi era diventata una sfida e Becky aveva trascorso interminabili ore a cercare di farla mangiare.

 
- Non preoccuparti, mi sono solo svegliata tardi. In realtà questa è la mia colazione.

Ci fu un silenzio diffidente dall'altra parte del telefono, poi la voce di Becky tornò forte e chiara:

 
- Ripensandoci, forse una sponsorizzazione a una piccola squadra di ragazzi disagiati di un quartiere popolare potrebbe fare al caso nostro: abbiamo bisogno di dare una lucidatina alla nostra immagine. Senti, fammi parlare con qualcuno della mia azienda.
- Dici davvero? Oh Bibi, sei la migliore!
- Lo so. Non ti prometto niente, però. Ora fammi tornare a lavoro: qui siamo nel bel mezzo di un'acquisizione. Torno venerdì prossimo, pranzetto sabato?
- Sabato torna Richie e mamma ci ha invitato tutti a pranzo. Perché non vieni anche tu!
- Perché ci sarà lui, ovvio. Non è stato ingoiato da qualche balena? Peccato.
- Dai, lo sai che sarei felice di vederti!
- E lui?
- Mah non so, siete come cane e gatto...
- Allora verrò, ma solo per fargli dispetto!

    Brenda sorrise mentre chiudeva la telefonata. Si guardò intorno e si rese conto che camera sua era davvero un casino, aveva praticamente smontato gli armadi e c'erano vestiti, scarpe, cappelli, sciarpe e altra roba ovunque. Ma l'aveva trovata alla fine: la vecchia giacca di jeans col pellicciotto che aveva conservato per tutti quegli anni, era passata indenne tra trasferimenti, traslochi, matrimonio e divorzio e ora giaceva sul letto. Un po' scolorita, un po' spelacchiata. Brenda la prese e la trattenne tra le mani un momento prima di affondarci il viso. Ormai aveva perso l'odore di Malcom, ne aveva solo il vago ricordo. L’accarezzò con delicatezza. Doveva restituirgliela, decise. Così non appena avesse finito con l'intervista e tutta quella storia non avrebbe avuto più niente a tenerla legata a lui.

    Erano un po' di giorni che non aveva notizie di Brenda, Malcom si sarebbe mangiato le mani: aveva davvero la magnifica capacità di incasinare le cose. Non aveva fatto altro che pensare a lei, al suo corpo premuto contro il suo quando gli era caduta addosso, a quel mugolio che si era lasciata scappare e che gli causava brividi ogni volta che gli veniva in mente, al suo viso affranto quando avevano litigato e lui le aveva urlato quelle cose orribili, a quando gli aveva asciugato il mento con quel gesto così intimo. I passi lo avevano portato verso Soho, senza che quasi se ne fosse accorto. Aveva solo preso la prima metro che gli fosse capitata e sceso dove scendevano tutti. Piccadilly quel pomeriggio, come tutti i pomeriggi, era congestionata di traffico, clacson urlavano isterici ai semafori e gli autobus sbuffavano ad ogni fermata. Orde di turisti si fermavano a consultare le cartine o guardare estasiati le enormi pubblicità che ammiccavano dagli edifici intorno alla piazza, mangiavano gelati seduti sulle scale intorno alla colonna commemorativa, si fotografavano davanti alle iconiche cabine rosse del telefono e in definitiva intralciavano i londinesi che invece avevano fretta di raggiungere le proprie mete. Malcom s'infilò in Shaftesbury Avenue, la grande arteria commerciale punteggiata da teatri, che portava dritta a Chinatown e guardava senza vederle le vetrine già decorate per l'imminente Halloween, con magliette e altre chincaglierie in mostra, perso nei propri pensieri. Sì, non andava fiero del proprio passato, aveva fatto una cazzata dietro l'altra da quel maledetto infortunio che gli aveva distrutto la carriera, passare dalla dipendenza dagli antidolorifici a quella dagli stupefacenti era stato un passo fin troppo facile. Attraversò la strada attirato da un negozio di musica.
    Brenda quel giorno era molto giù, neanche la notizia che aveva ricevuto da parte di Becky quella mattina, ovvero che c'erano buone possibilità di ottenere la sponsorizzazione era riuscita a sollevarla di morale. Non aveva il coraggio di chiamare Malcom. Aveva sbagliato su tutta la linea con lui e non riusciva a toglierselo dalla mente: il calore del suo corpo mentre la stringeva, quel suo vezzo di sistemarle i capelli che adorava, l'espressione delusa sul suo volto quando aveva parlato con lei l'ultima volta. Non aveva voglia di andare subito al lavoro e aveva qualche commissione da fare a Soho, poi avrebbe raggiunto la radio a piedi, tanto era in zona.
    Malcom entrò nel negozio di dischi per curiosare tra le novità. S'infilò in una cabina per sentire la musica e perdersi un momento tra le melodie, ma ogni canzone che ascoltava gli ricordava Brenda. Quando gli aveva raccontato del litigio, Ramsay non lo aveva rimproverato, come si sarebbe aspettato. Con il suo solito tono pacato gli aveva fatto presente che invece meritava di andare orgoglioso di quello che era riuscito a fare e che Brenda aveva ragione: lui poteva diventare un motivo di speranza per tanti. Era arrivato il momento di smettere di rintanarsi nell'autocommiserazione e farsi avanti. E lui sarebbe stato orgoglioso di averlo come testimonial.
    Brenda si fermò ad osservare i dischi in esposizione proprio mentre Malcom entrava nella cabina. Aveva ragione a ritenere che lei non tenesse a lui, era stata egoista e aveva pensato solo al suo lavoro. Egoista ed arrogante. Come si permetteva di presumere che a lui sarebbe piaciuto spiattellare il suo passato a tutti? Sì, poteva essere di aiuto a tanti, ma non tutti hanno il coraggio di farsi avanti e raccontare dei propri demoni. Lei per prima non lo aveva fatto. Dalla vetrina McFerrin la incitava a non preoccuparsi ed essere felice e Kylie Minogue confermava che avrebbe dovuto sentirsi fortunata. Brenda scosse la testa e si allontanò.
    Un minuto dopo Malcom uscì dal negozio con un sacchettino: aveva comprato l'ultimo LP dei Pink Floyd e un vecchio disco degli Eagles. Si fermò a guardare le locandine del teatro Apollo: davano i Miserabili, Malcom sorrise amaro, conosceva la sensazione. Mentre lui le dava la schiena, Brenda era appena uscita da un negozio kodak dove aveva ritirato delle fotografie di un vecchissimo rullino trovato mentre aveva smontato casa. Era ferma a testa china a sfogliare le foto: lei e Becky che ridevano a Bath, una rara foto di Richie che faceva il gesto della vittoria, un paesaggio dello Yorkshire, la fabbrica di cioccolato di York, alla fine era andata a visitarla da sola. Rimise le foto nella busta ancora più sconfortata. Entrambi si allontanarono in direzioni diverse. Stava per piovere e l'umidità la fece rabbrividire, ma non aveva ancora voglia di salire in radio, Brenda s'infilò in una piccola sala da the poco pretenziosa. Stava sorseggiando la sua bevanda calda ancora persa nelle sue elucubrazioni quando decise che non le importava più: avrebbe parlato di Sullivan e dell'RHD come aveva deciso all'inizio. Era più interessata a salvaguardare la privacy di Malcom che a un'intervista. Anche se poi non avesse più voluto vederla, glielo doveva e se questo avrebbe voluto dire perdere una possibilità di carriera, lui ne valeva la pena.
    Il profumo di ciambelle appena sfornate fece venire l'acquolina a Malcom, non aveva neanche pranzato, così si fermò per prenderne una glassata al cioccolato. Che poi neanche gli piaceva tanto il cioccolato, quella golosa era Brenda: aveva quei suoi occhioni verdi sempre davanti e gli risuonava nelle orecchie la passione nella sua voce, mentre gli diceva che avrebbe potuto fare la differenza. Non sapeva se fosse vero, non sapeva se l'avesse detto perché ci credeva davvero, non sapeva nulla di lei. In quel momento di rabbia aveva presupposto che fosse la ragazzina un po' viziata che aveva conosciuto dieci anni prima, ma sapeva che invece era una giovane donna brillante, lo sapeva da un anno e mezzo e se metteva tutta quella passione nel suo lavoro che male c'era; se lui avesse potuto aiutarla, perché no? Gironzolò ancora finché le prime gocce di pioggia non lo fecero riparare in un portone.
    Brenda era nella saletta interna e non si era accorta che Malcom aveva appena comprato la sua ciambella ed era uscito di nuovo. Guardò l'orologio e si rese conto a malincuore che doveva andare. Pasticciò un po' con l'ombrello e a passi veloci si diresse alla radio, senza guardarsi intorno.

    Dopo parecchio tempo la pioggia era diminuita d'intensità diventando un acquerugiola fastidiosa, Malcom si era appena avviato quando dal portone di fronte a quello dove si era rifugiato uscì un uomo alto e bruno che lo urtò con violenza.
 
- Hey!

esclamò Malcom, irritato. Quello si voltò per berciare una risposta e si bloccò ad osservarlo meglio:

 
- Ma io ti conosco!

Malcom lo guardò per un attimo, non lo riconobbe, mormorò qualcosa tra i denti e si dispose a lasciar perdere e andarsene. Tony gli sbarrò la strada:

 
- Che cosa stai facendo qui? Ti avverto: lascia perdere Brenda!

Malcom serrò i pugni con un sorrisetto strafottente:

 
- Sennò cosa?

Tony sembrò trattenersi a stento dal reagire e con voce gelida replicò:

 
- Sei solo feccia. Lei si merita qualcuno migliore di te, qualcuno che può darle una stabilità e la vita che merita.
- E saresti tu, quello? Ora mi ricordo: sei il cretino che l'accompagnava a quell'orribile festa.
- Si dà il caso che uscivamo insieme e che avrei dovuto riportarla io a casa.
- Eh già, ma poi è tornata a casa con me!

Gli strizzò l'occhio. Tony era livido in volto, si vedeva che non vedeva l'ora di passare alle mani e Malcom provò un gusto particolare nel provocarlo. Sapeva che era un gioco pericoloso, se fosse accaduta qualsiasi cosa avrebbero dato torto a lui. Ma non rinunciò alla soddisfazione di vedere quel pallone gonfiato farsi ancora più rabbioso.

 
- Sta lontano da lei!
- Senti, Brenda non ha bisogno del cavalier servente. Sa benissimo cavarsela da sola, è migliore di me e di te messi insieme.
- Non potrai mai darle quello che potrei darle io: una vita agiata, lusso, tutto quello che desidera.
- Posso darle la possibilità di spiccare il volo.

L’altro non seppe come replicare, non aveva capito a cosa alludesse Malcom.

 
- Non perderò altro tempo con uno come te.

E si allontanò impettito, mentre Malcom lo salutava canzonatorio.
    Quando Brenda lo vide sotto al portone, quasi lo avesse evocato a forza di pensarlo, con i capelli fradici di pioggia e il solito sorriso strafottente, il cuore le si fermò per un battito.

 
- Ciao, ho appena fatto la conoscenza col tuo amico Tony: che personcina deliziosa!

Sembrava di ottimo umore, Brenda si pizzicò la sella del naso, prevedeva guai:

 
- Spero che non abbia detto cose troppo sgradevoli.
- Oh no, ha solo detto la verità: che sono un rifiuto della società. Anzi la parola precisa credo sia stata feccia.

Lei trasalì, andava di male in peggio.

 
- Oddio, scusami tanto.
- Ma non sei tu che devi scusarti per lui. Si definisce abbastanza già da solo. E poi io so la verità. Sono un sopravvissuto e ne vado orgoglioso. E sono pronto a raccontarlo a tutti.

Si avvicinò di un passo a Brenda che era rimasta a bocca aperta:

 
- Davvero? Non voglio costringerti, Malcom. Avevi ragione sono stata egoista e ho pensato solo a me stessa. Non dovevo neanche pensare di chiederti un sacrificio simile. Qui tutti pensano continuamente alla carriera, ma tu sei un uomo incredibile che non merita di essere additato al pubblico giudizio.

Le parole si affastellavano l’una sull’altra, Brenda voleva che Malcom sapesse, capisse che lei non aveva mai avuto nessuna intenzione di sfruttarlo per il suo tornaconto. Lui le si avvicinò ancora un poco:

 
- Fai solo il tuo lavoro e lo fai bene. Era giusto che tu chiedessi, non dovevo reagire in quel modo. Solo, non avrei voluto che lo scoprissi così, avrei voluto dirtelo io.

Il sorriso di Brenda fu la ricompensa migliore che potesse aspettarsi per la decisione che aveva preso.

 
- Ti racconterò tutto, ma a una condizione...
- Si, per la sponsorizzazione ci sono buone possibilità, ho chiesto alla mia amica e forse...
- Una cena, con me.

l'interruppe lui.


 

 

 

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Capitolo 6
*** Everybody's working for the weekend Everybody wants a little romance ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


VI. Everybody's working for the weekend Everybody wants a little romance
Loverboy - Working for the Weekend

 
- Che profumino meraviglioso! Mi sa che tua mamma ha fatto l'arrosto!

Brenda e Becky scesero le scale del seminterrato dove abitavano i Jones. Come si aprì la porta, Becky porse una bottiglia di vino alla padrona di casa:
 
- Un omaggio da Parigi!
- Oh, vino francese! Ma non dovevi cara, su venite dentro!

Brenda era sempre felice di tornare a casa dei genitori, lì a Islington. Angel poi era una zona ancora molto tranquilla con i suoi bei viali alberati, gli edifici a 4 piani di mattoncini con le porte colorate, la grande chiesa di San Peter che era in fondo alla strada. Infatti lei e suo fratello prendevano sempre in giro suo padre: Peter che abita vicino a San Peter. Andava a scuola a piedi con Becky e al pomeriggio passavano sempre al Tesco a due isolati da casa per comprare i giornali da ragazzine o dolciumi o i primi trucchi. La casa era ancora come l'aveva lasciata, una sorta di capsula del tempo ferma agli anni '60 con poche concessioni alla modernità. Un barboncino color miele corse a farle le feste:
 
- Pongo, vieni qua fatti accarezzare, vecchietto mio!

Si chinò ad accarezzare il cagnolino che sculettava e mugolava felice. Dal salotto provenivano delle voci maschili.
 
- Richie è già arrivato, è di là con papà.

Il salotto era dominato da un grande televisore moderno telefunken acceso sulla BBC, come sempre, davanti a cui era disposto un divano a tre posti di velluto senape, come le tende. Kathie Jones amava il giallo e pensava che illuminasse la stanza, dato che era situata a piano terra. La carta da parati era a piccolissimi disegni geometrici di un giallo pallido e s'intonava col tappeto che copriva buona parte del pavimento. La libreria ricolma di vecchi volumi in brossura, due poltrone anch'esse tappezzate con un motivo fiorato sul giallo e un mobile bar completavano l'arredamento. Nell'altro braccio del salone a elle trovava posto una grande tavola imbandita per l'occasione. Su una delle poltrone imbottite sedeva un uomo che cercava di leggere il giornale con aria sconsolata, mentre un giovane lo arringava commentando le notizie provenienti dalla televisione.
 
- Papà!

Peter Jones si alzò contento di interrompere le chiacchiere del figlio maggiore per andare a salutare la figlia e la sua amica che esclamò pungente:
 
- Vedo che ti abbiamo salvato da Richard!

Al che Peter ridacchiò e osservò la ragazza ammirato del suo abbigliamento curato: una gonna nera e una camicetta di satin fucsia e galante si complimentò:
 
- Sono colpito: tutta questa eleganza per il nostro semplice pranzetto in famiglia!
- Ma no, che eleganza: è solo una gonna e una camicetta.

si schernì Becky compiaciuta del complimento.
 
- Non lo sai, papà? Lei è così: sempre perfetta!
- Si, è arrivata Mary Poppins.

Interloquì Richard dal fondo del salone, appollaiato sul bracciolo di una poltrona, mentre si faceva leccare le dita da Pongo.
 
- Vedo che tu sei sciatto come al solito, invece.

In effetti Richard indossava dei vecchi jeans sdruciti, scarponcini gialli, una maglietta verde con la scritta Greenpeace e una camicia aperta a quadri bianchi e neri. Assomigliava alla sorella: aveva gli stessi capelli neri ondulati che portava lunghi e occhi verdi, ma il viso era decisamente più virile, il mento velato da una leggera barba di due giorni.
 
- Richie, scendi da quel bracciolo che lo sfondi! Brenda vieni ad aiutarmi in cucina?

la richiamò la madre. La cucina, contrariamente a quello che ci si sarebbe aspettato, era stata completamente rinnovata: al posto dei vecchi mobili in formica ora era tutta acciaio e gli elettrodomestici erano di ultima generazione. D'altra parte era sempre stata la stanza preferita della madre, che adorava cucinare. Si era inventata una mini attività di catering di pasticceria quando i ragazzi erano andati via di casa e aveva dovuto modernizzarsi.
 
- Aiutami a tagliare il pane, ti va?

Quando esordiva così Brenda sapeva che la madre aveva qualcosa in mente, si accinse a eseguire il compito che le era stato richiesto. Per un momento rimasero in silenzio.
 
- Ieri ti ho sentita un po' pensierosa al telefono.

Esordì Kathie riempiendo una ciotola di spessa salsa d'arrosto.
 
- Sono solo stanca mamma.
- Credi che non sappia quando ti frulla in testa qualcosa? Devo preoccuparmi? Pongo
esci fuori di qui, su!
- Ma no, si tratta solo di lavoro.

Di nascosto Brenda elargì un bocconcino di carne al cagnolino. La madre fece finta di non accorgersene.
 
- Ci sono problemi?
- No, no. E' che sto scrivendo un pezzo nuovo e mi sta prendendo più energie di quello che pensassi.
- Non c'entra un uomo per caso?

La ragazza sollevò gli occhi al cielo, la madre aveva l'innato dono di andare a capire subito quale fosse il punto. Sorrise e rispose enigmatica:
 
- Potrebbe esserci.

La madre smise per un momento di girare le verdure guardandola dubbiosa: la figlia non era stata fortunata in amore.
 
- Mamma non preoccuparti, va tutto bene. Cioè almeno credo.

Brenda corrugò la fronte, ma non poteva fare a meno di nascondere il sorrisino che aleggiava sulle labbra da qualche giorno, da quando Malcom le aveva chiesto di cenare insieme.
 
- E questo dovrebbe tranquillizzarmi?
- Mamma è solo una cena, di lavoro tra l'altro.

Dopo tutte le elucubrazioni cervellotiche che si era fatta nelle passate settimane, da quando aveva incontrato Malcom, non voleva più avere ansie al riguardo. Aveva già fatto troppi casini a forza di rimuginare e incertezze. Era solo una cena. Sarebbe partita da lì. La mamma sembrò rassicurata o forse era troppo concentrata sull'arrosto, per cui Brenda approfittò per scivolare via dalla cucina. Posò il cestino del pane in tavola proprio mentre Richard esclamava:
 
- ...il 40% delle piogge acide! Ecco perché il nucleare è pericoloso e ora? Eleggono Gorbaciov come presidente supremo dei soviet, cioè proprio colui che si è macchiato del più grande insabbiamento dell'era moderna!
- Ti prego Bibi, salvaci dalla logorrea di tuo fratello!

Brenda scoppiò a ridere, mentre il padre scuoteva la testa rassegnato.
 
- Non ti disturbare, me ne vado a fuori a fumare!

Dopo qualche minuto Becky raggiunse Richard nel minuscolo cortile, poco più che un passaggio piastrellato sovrastato da un muro sul quale la signora Jones aveva fatto crescere una siepe di pitosforo che con i suoi fiorellini bianchi ingentiliva l'ambiente. Richard, la sigaretta in bocca, una gamba piegata sotto di sé, era appoggiato alla parete.
 
- Il grande ambientalista che si brucia i polmoni con quelle schifezze.

Esclamò Becky appoggiandosi a sua volta accanto allo stipite della portafinestra a braccia conserte di fronte a lui. Aveva lasciato gli occhiali di là e sbottonato il secondo bottone della camicetta.
 
- Bisogna scegliersi le proprie battaglie, Mary Poppins.

Richard socchiuse gli occhi per il fumo della sigaretta e si allontanò dal muro. Becky rispose sprezzante:
 
- Le multinazionali che tanto disprezzi ringraziano.

Ma Richard le mostrò la sigaretta rollata a mano e lei allargò gli occhi facendolo scoppiare a ridere:
 
- Rimettiti gli occhiali e sta tranquilla: è solo tabacco autoprodotto da alcuni indios del bacino dell'Orinoco. Ti sembra che fumerei una canna a casa dei miei?
- Come se non fosse mai successo...
- Ah e tu lo ricordi bene!

Spense la cicca strofinandola sul muro e la mise in tasca. Le si avvicinò ulteriormente, quasi intrappolandola.
 
- O hai un debole per Mr Jones o ti sei messa tutta in ghingheri per me, dì la verità.
- Certo, lui è senza dubbio migliore del figlio.

Richard abbassò la voce guardandola rapace:
 
- Mi piace questo stile da segretaria porca.
- Non sono una segretaria.
- Ah allora...

Adesso era contro di lei che si protese lievemente mettendogli una mano sul petto:
 
- Bah, più passano gli anni e più ti trovo sgradevole.
- E tu mi sei mancata da morire, strega.

La baciò sul collo e lei lo lasciò fare, la schiacciò contro il muro mentre s'impadroniva prepotente delle sue labbra. Sapeva di tabacco, ma Becky lo ignorò anzi rispose al bacio con altrettanta ferocia. Le sue mani le accarezzavano i fianchi e lei gli si premette contro circondandogli il collo con le braccia, affondandogli le mani nei capelli. Lui le strofinò la barba contro il collo, le leccò la mandibola e lei gli morse un lobo a malapena consapevole di dove fossero:
 
- Rick, Rick non qui...ci vedono!
- Vieni.

La prese per mano e la spinse nella lavanderia attigua. Con un piede chiuse la porta, c'era solo una finestra a bocca di lupo che lasciava entrare un po' di luce nell'ambiente altrimenti in penombra. La premette di nuovo con foga contro la lavatrice e tornarono a baciarsi con passione, respirando uno sulla bocca dell'altro. Lei gli tolse la camicia e lui le sbottonò la camicetta affondando il viso contro i seni velati dal reggiseno di pizzo.
 
- Rick, siamo a casa dei tuoi, santo cielo!

Lui sollevò appena la testa, le accarezzò con il pollice un capezzolo eretto facendola rabbrividire. Aveva un sorriso da lupo famelico mentre sussurrava roco:
 
- Me ne fotto, è troppo che aspettiamo.

Tornò a baciarla ferocemente e le sollevò la gonna. Lei ansimando si strusciò contro la sua erezione facendolo gemere. Gli mise le mani sotto la maglietta, voleva sentire più pelle, più lui. Premette le labbra contro il collo, mentre lui le infilò una mano nelle mutandine:
 
- Sei già pronta, per me.
- Ti detesto da morire Rick...

Lui continuò ad accarezzarla con due dita, più veloce :
 
- Anche io ti voglio. Finito questo stupido pranzo ti trascino a casa e scopiamo fino a domani.

Becky gemeva contro le sue dita aggrappandosi a lui, senza avere più la cognizione del tempo. Sentiva solo il suo piacere, il suo odore, la sua voce roca che le sussurrava sconcezze:
 
- Godi, tesoro, godi per me.

Con un lungo gemito strozzato Becky venne, la testa premuta contro la spalla di Richard, le unghie affondate nella schiena. Poi rimase un po' così, appoggiata contro di lui, ansante. Sentiva il cuore dell'uomo battere forte contro il suo orecchio. Richard tolse le dita da sotto la gonna e lei si tirò su, senza guardarlo.
 
- Non fare cose disgustose!

Gli intimò, ma lui sorrise premendosi una mano sul cavallo dei pantaloni:
 
- Mi hai quasi fatto venire nei jeans come un cazzo di adolescente... solo tu ci riesci. Vieni qui che sei un disastro.

L'attirò di nuovo a sé per darle un bacio tenero e le carezzò i capelli. Le tremavano le mani mentre si riabbottonava la camicetta, lui scosse la sua che era volata sull'asciugatrice e se l'infilò al rovescio. Becky scoppiò a ridere, quasi tentata di lasciarlo uscire così. Richard cambiò verso all'indumento facendole una linguaccia. Si controllarono a vicenda che i segni di quello che avevano fatto non fossero troppo evidenti e si scambiarono un altro bacio dolce. Becky sorrise:
 
- Mi sa che ti ho lasciato qualche bel graffio...te li meriti tutti!

Richard le accarezzò teneramente una guancia con il dorso della mano.
 
- Mi piace: vuol dire che sono solo tuo.

Le rubò un altro bacio veloce e fece capolino con la testa fuori dalla lavanderia:
 
- Ok via libera!

Le fece un occhiolino e scivolò via.
Brenda era in cucina intenta ad aprire il vino, quando Richard la raggiunse e le tolse la bottiglia di mano:

 
- Vino francese eh? Non poteva che portarlo Becky.

Commentò con tono sprezzante.
 
- Mi dici perché ce l'hai tanto con lei?
- Perché il suo stile di vita è contrario ad ogni mio qualsiasi ideale, guarda per chi lavora per esempio.
- La detestavi già da prima...Che hai fatto al collo?

Richard fece spallucce e si coprì con la mano il segno rosso.
 
- Sarà stato un insetto. Dai, dammi il bicchiere: assaggiamo questa prelibatezza.

C'era una vassoio di yorkshire pudding e Brenda ne prese uno e ne diede metà al fratello che lo intinse nel denso sugo dell'arrosto.
 
- Allora come ti va il lavoro?
- Stiamo conducendo una campagna contro lo sversamento del petrolio in mare da parte delle superpetroliere. Non hai idea del disastro che combinano: oceani inquinati per miglia, spiagge distrutte, intere colonie di uccelli ricoperti di petrolio che non riescono neanche a nutrirsi. Dobbiamo ripulirli uno ad uno.
- E' terribile, pensi che potresti venire a raccontare qualcosa in radio, come l'anno scorso?
- Certo! Come va a proposito?
- Bene. Sto lavorando a una storia nuova adesso.
- Il verme si è rifatto vivo?

Brenda scosse la testa, per fortuna l'ex marito aveva posto una specie di bando nei suoi confronti dal divorzio e conduceva la sua vita come se lei non fosse mai esistita, a parte versarle scrupolosamente quanto asetticamente gli alimenti ogni mese. In quel momento la mamma li raggiunse e agitando un mestolo li minacciò:
 
- Ah eccovi, fuori dalla mia cucina su. Andate a tavola che è tutto pronto!

Peter e Becky stavano chiacchierando dei tassi d'interessi della Banca Europea, i fratelli l'interruppero e si misero a tavola. Kathie si accinse a tagliare grosse fette di arrosto e quando Richard si riempì il piatto di verdure al forno, strinse le labbra dispiaciuta. Sperava sempre che il figlio si decidesse a tornare a mangiare la carne.
 
- Grazie Kathie, il tuo arrosto è sempre delizioso!

Becky era seduta proprio accanto a Richard e nel prendere il suo piatto lo fece passare apposta sotto il suo naso. Richard iniziò la sua solita predica sugli allevamenti industriali, sullo sfruttamento degli animali, su di quanto inquinamento causassero.
 
- Va bene, va bene. Kathie la prossima volta fagli un bel pesce a sto ragazzo!

Lo interruppe il padre. Richard scosse la testa e alzò gli occhi al cielo, mentre Becky mormorò a mezza bocca:
 
- Moooh...
- Attenta a fare la vacca.

Le rispose a denti stretti. Nessuno sembrava essersi accorto di quello scambio tranne Brenda, che scosse la testa.
 
- Allora Brenda, raccontaci un po' di questa nuova storia a cui stai lavorando.

Le chiese Peter e lei li ragguagliò dei dettagli. Parlò anche di Malcom in tono noncurante, sperava.
 
- Stai lavorando con Malina? Sai lo chiamavo così.
- E lui ti chiamava Dickie Richie!

Lo interruppe Brenda. Becky scoppiò a ridere, mentre Richard contorse le labbra in una smorfia.
 
- Vabbè, come sta adesso - tagliò corto - che combina?

Brenda gli raccontò di come si fossero incontrati e di tutto ciò che era accaduto tra loro, o meglio quasi tutto.
 
- Sai che era abbastanza preso da te?
- Non credo, altrimenti l'avrebbe cercata no?

Becky versò un po' di vino nel suo bicchiere e in quello di Brenda, saltando il bicchiere proteso di Richard.
 
- Ora te lo posso dire. Pochi mesi da che partisti, credo tre o quattro ebbe un infortunio in campo.
- Che tipo d'infortunio?

S'intromise il padre ringraziando con un cenno Becky mentre gli versava il vino.
 
- Credo un'entrata scorretta di un avversario sul pallone. In ogni modo si ruppe caviglia, tibia e perone. Mi chiese di non dirti niente perché voleva tornare in forma prima che tornassi tu. Ma non credo ci sia riuscito perché poi non si è fatto più sentire. Pensavo avesse perso interesse. Mi ero pure abbastanza incazzato con lui.
- Brenda c'era rimasta proprio male.
- Un pochino, poi mi sono buttata sull'università e non ci ho pensato più.
- Così dice lei.

Brenda diede all'amica un calcetto sotto al tavolo e Becky rispose con uno schiaffetto sulla mano.
 
- Non vi ho raccontato tutto. Qualche anno dopo, lo rincontrai. Vi ricordate quei palazzi dei docks che occupai con altri squatter? Uno di questi era usato come covo dai drogati. Lo rividi lì, messo malissimo, tossico fino al midollo. Tanto che ci misi un po' a riconoscerlo. Praticamente dai tempi dell'incidente era diventato dipendente dagli antidolorifici e di lì aveva fatto il salto all'eroina.
- Povero ragazzo.

Mormorò Kathie mentre ritirava i piatti e metteva la fruttiera in tavola. Richard continuò raccontando che aveva anche provato ad aiutarlo un po' ma come tutti i tossici era imprevedibile. Però di una cosa l'aveva implorato: di non rivelare mai alla sorella che fine avesse fatto. Si vergognava troppo e lei era l'unica cosa bella a cui poteva aggrapparsi e non voleva rovinarla con quello schifo. Brenda rimane molto colpita. Aveva fatto tanti di quei pensieri sul perchè Malcom non l'avesse più cercata, ma questo non l'aveva mai neanche sfiorata. Non aveva mai davvero pensato che potesse diventare un ricordo prezioso per qualcuno, un motivo per andare avanti. Si sentì improvvisamente in colpa, ok non poteva sapere quel che gli fosse accaduto, ma non gli aveva neanche mai dato il beneficio del dubbio. Mentre lui l'aveva voluta proteggere, a modo suo. Non che fosse riuscito a preservarla dalle cattiverie della vita, ma il pensiero era stato davvero dolce, così tipico di lui, ora che ci rifletteva.
 
- Così adesso mi dici che si è ripulito? - la riscosse Richard - Mi fa davvero piacere, era davvero un peccato che si fosse perduto così.
- Non solo, ma escono anche insieme.

Aggiunse Becky porgendogli uno spicchio di mela che lui morse direttamente dalla sua mano.
 
- Non usciamo insieme, stiamo solo lavorando a una cosa.
- Ma ti ha chiesto un appuntamento, no?
- E' una cena di lavoro, veramente.
- Si certo.

Becky fece l'occhiolino a Richard che riprese:
 
- Conosco Sullivan, è davvero un grande e se ci ha pensato lui sono sicuro che Malcom abbia recuperato nel migliore dei modi. Ma è un impulsivo e ha sempre sentito la necessità di dover dimostrare qualcosa. Perciò sta attenta, a volte sapeva essere un vero stronzo.
- Non è l'unico da queste parti.

Affermò Becky. Rick le soffiò un bacio irriverente e lei rispose con una smorfia. Brenda li osservò sospettosa con gli occhi socchiusi, guardando prima l'uno e poi l'altra: Becky sembrava un po' stropicciata, contrariamente al suo solito.
 
- Così domani gioca la sua squadra? Sono proprio curioso di vederlo in azione. Fammi organizzare un attimo le cose, ci andiamo tutti insieme! Vieni anche tu, Grimilde?
- Stronzo!

Soffiò al suo indirizzo Becky senza farsi sentire dai signori Jones.

    Il Park Millennium Arena, nonostante il nome altisonante, era un minuscolo stadio in miniatura dalle parti di Battersea ed era utilizzato come campo di calcio dai Clapham Cardinals. Brenda e il fratello si erano dati appuntamento direttamente lì di fronte e lei fu un po' sorpresa quando vide che si era aggiunta anche Becky. Aveva sempre pensato che ci fosse qualcosa di strano tra il fratello e l'amica e ora era più convinta che mai. Al suo sopracciglio alzato però Becky rispose:

 
- Beh, voglio vedere questo bel pezzo di manzo anche io, scusa!

E prendendola a braccetto seguirono Richard che intanto era andato avanti verso l'ingresso, mostrando i biglietti e borbottando qualcosa. C'erano solo due file di tribune e nessuna separazione tra campo e tifosi a parte una bassa recinzione. I loro posti erano in prima fila, un po' spostati sulla destra rispetto alla panchina dell'allenatore.
 
- Siamo stati fortunati, di qui vedremo benissimo! Allora i nostri sono i gialli, mentre i Cardinals sono i rossi.

Anche Brenda pensava che fossero stati fortunati, da quel posto aveva una buona visuale anche di Malcom. Lui si girò e appena li vide fece un sorriso enorme e li salutò. Becky che era alla sinistra di Brenda le diede di gomito:
 
- Adesso capisco tutto, e brava Bibi!

Richard dall'altra parte di Brenda non diede cenno di aver sentito, ma si rollò una sigaretta con gesti nervosi tanto che metà del tabacco gli cadde sui jeans. Ci fu un boato quando le due squadre entrarono in campo. Per i primi minuti non accadde praticamente nulla, le due squadre si stavano sostanzialmente studiando. C'era una certa tensione nell'aria. Al 15mo però i Cardinals cercarono lo specchio della porta con un destro da fuori area che però finì alto sulla traversa dopo una deviazione. Per una prima mezz'ora il gioco scivolò senza occasioni da goal.
 
- Fate attenzione a quel piccoletto, sulla sinistra. Vedete come gli costruiscono spesso la manovra per farlo verticalizzare?

Richard tra un grido e l'altro stava spiegando alle ragazze la partita. Aveva quel tono da maestrino che Brenda trovava sempre estremamente irritante, ma Becky sembrava seguirlo attenta, più interessata a lui che alla partita in effetti. Brenda cercava di seguire, il calcio non era tra i suoi interessi primari, ma era fondamentale per Malcom e se voleva comprendere lui voleva anche capire quali fossero le regole di quel gioco che aveva tanto influenzato la sua vita, nel bene e nel male. Le due squadre stavano dando il massimo. A poco più della metà del primo tempo uno dei Cardinals particolarmente aggressivo fece una brutta entrata su Omar. I tifosi dei gialli fischiarono in disapprovazione e Malcom si sollevò dalla panchina a chiamare il fallo. Il direttore di gara decretò un calcio di rigore a favore degli Eagles. Con un destro potente Leo dagli undici metri trafisse il portiere avversario e portò in vantaggio i gialli. Dalla tifoseria degli Eagles si sollevò un boato di gioia, Becky e Richard che si erano ritrovati vicini, si abbracciarono. Dopo qualche minuto Nazim ci riprovò, tirò un calcio che però fu respinto da un palo e finì sui piedi di Tomas che invece di deviare in rete pasticciò col pallone e lo mandò fuori proprio mente l'arbitro fischiava la fine del primo tempo. I Cardinals erano sotto di un gol.
    Gli spettatori defluirono dalle tribune e Brenda si trovò sola: Richard era andato a cercare qualcosa da mangiare e anche Becky si era dileguata con la scusa di dover fare una non ben definita cosa per lavoro. Malcom e i suoi ragazzi erano spariti in spogliatoio. Non le dispiaceva però essere rimasta sola, anzi le piaceva osservare le persone intorno a lei: una mamma stava allattando un neonato, un'altra inseguiva il figlio piccolo cercando di soffiargli il naso e la fece ridere. Alcuni ragazzi stavano bevendo delle birre e fumavano parlando delle prestazioni delle due squadre

 
- Mi fa piacere che sia venuta alla partita. Sono riuscito a liberarmi solo adesso. Come sta andando?

Ramsay si era seduto accanto a lei, tirandosi un po' su le gambe dei jeans.
 
- Credo bene: stiamo 1 a 0. Ci fosse stato mio fratello ti avrebbe raccontato tutto per filo e per segno.
- Volevo ringraziare la tua amica. Mi ha chiamato ieri parlandomi dell'intenzione della sua società di sponsorizzare gli Effra Eagles. Sarà una sponsorizzazione a tempo per il momento, ma è comunque importante per noi avere la fiducia di grandi istituzioni. Oltre che per il discorso economico che ci aiuterà a tirare un po' il fiato.

Benda si guardò intorno, dispiaciuta che l'amica non ci fosse a prendersi i ringraziamenti.
 
- Sembra una persona molto dura ma è davvero generosa con le cause che le interessano.

Ramsay sorrise, si rilassò e chiuse gli occhi godendo di quel poco di calore che il sole riusciva ancora a dare in quella stagione. Brenda l'osservò: per essere un uomo anziano era estremamente vigoroso, gli occhi erano circondati da rughe dovute forse più dal molto ridere che dall'età.
 
- Malcom mi ha raccontato cosa è accaduto tra voi.
- Parla molto con te.

Ramsay aprì gli occhi:
 
- Ti da fastidio? E' un po' come se fossi il suo Maestro e lui il mio padawan.

Brenda aggrottò la fronte, aveva una vaga idea di ciò a cui si stava riferendo l'uomo, ma scosse la testa:
 
- No, è importante poter parlare con qualcuno che ti vuole bene e di cui puoi fidarti. A volte si può essere davvero soli in preda ai propri fantasmi.

Ramsay le prese una mano e l'accarezzò gentilmente, aveva la rara capacità di capire molto da poche parole, un vero pescatore di uomini.
 
- Malcom a volte può essere un impulsivo testone. Ma tiene veramente al suo lavoro e anche a te, credo.

Le strizzò l'occhio. Brenda sorrise e si tirò dietro l'orecchio una ciocca di capelli:
 
- Aveva ragione, non mi sono comportata bene con lui. Ma penso che ora siamo riusciti a sistemare le cose. Dovevamo solo parlarci, ma per me non è sempre facile. E lui è stato abbastanza misterioso al riguardo.
- Hai paura del suo passato?
- Ho paura del mio.

Brenda abbassò il capo e i capelli le scivolarono a coprirle il viso. Ramsay le si avvicinò un po' e le disse gentile:
 
- Il passato non è un luogo in cui si possa restare a lungo, non trovi? Perciò potete smettere di voltarvi indietro: non è lì che state andando.

 Gli spalti si stavano riempiendo di nuovo, le squadre tornarono in campo e Richard e Becky si fecero vedere giusto in tempo per il fischio d'inizio, si presentarono a Ramsay e sedettero vicini, le mani intrecciate.
    La ripartenza fu molto più emozionante rispetto al primo tempo: prima Allen concluse con un traversone, al 65mo ci fu un'occasione per i Cardinals che però spedirono il pallone troppo alto. Entrambe le tifoserie incitavano i propri beniamini con calore. Brenda fu contagiata dall'atmosfera entusiasta della partita e si girò verso Becky per dirle qualcosa e notò che l'amica stava facendo un tiro di sigaretta direttamente dalla mano di Richard, aggrottò le sopracciglia, ma non aveva tempo per loro: era tutta concentrata sulla partita o meglio su Malcom. Riusciva a vederne solo la nuca, la schiena e il profilo ogni tanto, ma ogni volta che lui si girava e la notava, le sorrideva e le faceva l'occhiolino. Finalmente Nazim con un tiro a giro insaccò la palla all'incrocio dei pali portando la propria squadra in vantaggio di un altro gol. Il piccolo stadio esplose in un boato mentre i compagni di squadra lo abbracciarono in trionfo. Anche Malcom saltò gioioso per il risultato.
    Un minuto dopo i Cardinals ebbero la loro occasione di mandare la palla in rete, ma Omar riuscì a deviarla in corner. L'atmosfera in campo si stava deteriorando, piccole scorrettezze da entrambe le parti, Malcom urlava ai suoi di stare calmi e non perdere la testa. Vennero ammoniti sia un giocatore degli Eagles che uno dei Cardinals. Entrambe le squadre ormai innervosite persero diverse occasioni da gol. Tanto che poco prima della fine del secondo tempo ci fu un'incredibile carambola davanti alla porta degli Eagles: doppio palo e palla per fortuna allontanata da un Leo in ottima forma. Finalmente dopo qualche minuto l'arbitro fischiò la fine della partita: gli Eagles avevano vinto per due a zero.
    La partita era stata davvero avvincente, nel campo sportivo si respirava un'aria gioiosa, parecchia gente cominciò a defluire, intanto che commentava la partita e si complimentava con i giocatori e l'allenatore. Brenda, distratta da tutto quel movimento, si lasciò trasportare dalla fiumana di gente e si trovò separata da Becky e Richard. Venne sospinta verso un'uscita, ma si rese conto che non era quella principale. Il sole stava giocando con le nuvole e aveva preso a tirare un vento freddo. Si alzò il bavero della giacca e tirò su i capelli svolazzanti in una coda. Si fermò incerta mordicchiandosi il pollice guardandosi intorno: doveva ritrovare l'uscita principale. Forse avrebbe dovuto percorrere semplicemente il perimetro dell'arena. A un centinaio di metri di distanza c'era un piccolo edificio annesso, di cemento grigio e sporco. Si diresse da quella parte, magari avrebbe trovato qualcuno a cui poter chiedere informazioni. In pochi minuti raggiunse l'edificio e fece per mettere mano alla maniglia di una porta d'acciaio, quando questa si aprì facendole fare un salto all'indietro. Malcom sembrò sorpreso di vederla lì:

 
- E tu che ci fai qui?
- Veramente stavo cercando l'uscita.
- Ma stai già fuori.
- Spiritoso. Intendevo, l'uscita principale.
- Ah, e io che mi ero illuso stessi cercando me. Guarda che ti sei persa l'occasione di vedermi un'altra volta a petto nudo!

Le fece l'occhiolino.
 
- Non credere di essere uno spettacolo così irresistibile! - Brenda gli diede una leggera spinta divertita - No, veramente: non trovo più mio fratello e la mia amica.
- Magari sono andati a pomiciare da qualche parte.
- Non credo proprio, non si sopportano.

Malcom le lanciò un'occhiata scettica e un sorrisetto gli allungò le labbra:
 
- Ah, saresti sorpresa di sapere quante cose possono fare insieme due persone che non si sopportano. Senti, ti faccio passare di qua, anche se non potresti che sono gli spogliatoi maschili.

Brenda si ritrasse.
 
- Tranquilla, non c'è più nessuno!

Lo seguì per il corridoio cercando di camminare il più veloce possibile, per paura di incontrare qualcuno. Malcom era ancora pieno di adrenalina per la partita e aveva una gran voglia di sospingerla da qualche parte e baciarla fino a restare senza fiato: la trovava irresistibile con quel suo mix di petulanza e timidezza. Si limitò ad intrecciare le dita alle sue e a guidarla nell'edificio. Brenda si sentiva perduta e non solo perché aveva perso del tutto il senso dell'orientamento: da sola, in un luogo sconosciuto, con l'unica persona al mondo capace di farle battere il cuore. Fu colta da un'emozione struggente: il calore di quella mano decisa sulla sua le stava dando un conforto come non aveva provato da molto tempo e in un attimo sentì scivolare via da se ogni incertezza. Malcom percepì la sua fiducia, anche se solo per quel piccolo momento, Brenda si era completamente fidata e affidata a lui e questo gli allargò il petto in una felicità compiaciuta.
Fin troppo presto arrivarono all'uscita, in quei pochi metri insieme sembravano aver percorso i dieci anni che li avevano separati ritrovando quella loro antica appena nata complicità. Malcom aprì la porta per lei:

 
- Madame...

Quando emersero dall’edificio e si ritrovarono con tutti gli altri vennero apostrofati da Richard:
 
- Ma dove eravate finiti?
- Ho recuperato tua sorella che si era persa in zona off limits.
- Si, lei ha la capacità di mettersi sempre nelle situazioni più imbarazzanti.
- Scusate? Io sono qui, eh!

Scoppiarono a ridere. Era una vera rimpatriata tra vecchi amici, i due ragazzi si scambiarono scherzi e battute. C’era nei loro occhi una diffidenza antica e la consapevolezza nuova di cose vissute sulla propria pelle, ma lasciarono che quella fosse solo un’occasione per due giovani uomini di scambiarsi pacche sulle spalle e nomignoli idioti. Becky prese in disparte Brenda e le sussurrò:
 
- Ma dov’eri sparita? Mi stavo preoccupando e invece eccoti spuntare col tuo bel ragazzo. Brava Bibi!  
- Veramente sei tu che sei stata vaga tutto il giorno. Poi dovrai spiegarmi un po’ di cosette!

Mentre tutti chiacchieravano Malcom aveva casualmente cinto col braccio le spalle di Brenda e l’aveva stretta lievemente a se. Lei lo lasciò fare, il calore che emanava era troppo piacevole: per un bel po’ di tempo si era tenuta lontana dagli uomini e a ogni contatto fisico si irrigidiva. Aveva sempre paura, che si sentissero troppo le ossa, che si percepissero le cicatrici, anche se il suo corpo era tornato in piena salute. Con Malcom non provò nessun timore: tutto era stato così naturale che le sembrò semplicemente giusto, era come se finalmente avesse trovato il suo posto.
 
- Allora che vuoi fare? Devo accompagnare Crudelia da qualche parte per lavoro, ma prima ti porto a casa. Se vuoi.

Malcom le disse che doveva portare i ragazzi al centro e fare il punto con loro. Si avvicinò chinando la testa per darle almeno un bacio sulla guancia.
 
- Allora, ti muovi o no?

Brenda distratta dal fratello voltò il capo e le loro labbra si toccarono. Per un microsecondo entrambi furono presi di sorpresa, poi Malcom premette le labbra su quelle di Brenda in un lieve bacio appena accennato. Sorrise e la lasciò andare lentamente, facendole l’occhiolino. Richard diede un colpo di clacson e Brenda dovette infilarsi veloce in macchina, sul sedile posteriore. Malcom si chinò sul suo finestrino:
 
- Non dimenticarti della nostra cena. Ciao!

Brenda riuscì solo ad annuire frastornata. Non sapeva nemmeno se quello fosse stato un vero bacio, talmente era stato veloce. Si toccò le labbra con un dito e sentì uno stupido sorriso farsi largo sul volto. Becky si girò e le fece il segno di vittoria:
 
- Hey, Malcom ha baciato tua sorella!
- Che devo fare: mi devo complimentare o lo devo picchiare?
- Non era un bacio, ci siamo solo scontrati!
- Malcom e Brenda si sono baciati, Malcom e Brenda si sono baciati!

canticchiarono in coro Richard e Becky sghignazzando.
 
- Idioti? Pensate a voi che mi sembrate tanto strani...che vi piglia sto periodo?
- Non cambiare discorso Bibi!

In macchina, durante tutto il percorso fino a casa, si respirò un'atmosfera elettrica: Becky e Richard non facevano che scambiarsi occhiate dallo specchietto retrovisore, Brenda si distraeva facile e si toccava le labbra sorridendo tra se. Quando il fratello la scaricò davanti casa sentì l’amica ridere e non poteva giurarci, ma le sembrava di aver visto la mano di Richard scivolare sulla sua coscia. Scosse la testa perplessa  e entrò in casa.

 


 

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Capitolo 7
*** One world, it's a battlegroung One world, and we will smash it down ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


 

VII.  One world, it's a battleground One world, and we will smash it down
Pink Floyd  - Dogs of War

 
         Malcom stava finendo il giro intorno al campo per spegnere le luci, mettere a posto i materiali, raccogliere una felpa dimenticata da chissà chi: non era particolarmente tardi, ma in quella stagione il sole tramontava presto e le ombre si erano allungate. Quel pomeriggio c'erano stati i primi allenamenti post partita, i ragazzi erano ancora galvanizzati dalla vittoria contro i Cardinals ed era stato arduo tenerli a bada per le raccomandazioni tecniche e per il ripasso dei nuovi schemi tattici. Li aveva salutati ed erano usciti vocianti e scatenati come al solito già da un bel po'. Anche Jamal era dentro, nei locali dell'Effra e lo stava aiutando a mettere a posto. Quando Malcom lo raggiunse, gli disse che avrebbe finito lui e che poteva andare. Gli piaceva quel ragazzo: era silenzioso e serio, capace di farsi rispettare con un solo sguardo con un'autorevolezza che era davvero rara alla sua età. Ormai era circa un anno che lo aiutava come commissario tecnico, gli aveva raccontato che quando era più piccolo aveva provato a giocare, ma non era molto veloce. In compenso, aveva notato Malcom, Jamal aveva una memoria prodigiosa per gli schemi e un colpo d'occhio globale davvero notevole, quasi alla Cruijff. Era fondamentale per la squadra tanto quanto i giocatori. Malcom era sovrappensiero mentre stava uscendo dall'Effra Social, con una mano in tasca giocherellava col portachiavi della macchina, rilassato. Quando girò l'angolo dell'edificio si accorse che uno dei suoi ragazzi era attorniato da due giovani più grandi. Avevano pantaloni da hiphop calati sui fianchi, grosse scarpe da ginnastica e il cappuccio delle felpe alzate. Lo stavano incalzando chiudendolo sempre più contro il muro. Era Allen, lo riconobbe l'allenatore, parlottava con voce rotta gesticolando e cercava di uscire dall'accerchiamento, ma uno dei due lo prese per la felpa sbattendolo contro il muro. Malcom fece un passo in avanti e gridò loro qualcosa: per sua esperienza sapeva bene cosa stesse accadendo.
 
- Fatti i cazzi tuoi!
 
Berciò uno della gang, ma Malcom senza farsi intimidire, si mise in mezzo, liberò il ragazzino dalla morsa degli altri due e gli ordinò di tornare dentro. Uno dei ragazzi si tolse un coltello dalla tasca e glielo mise sotto gli occhi con un sorrisetto da maniaco. La lama brillò minacciosa riflessa dagli dalle pupille dilatate degli occhi lucidi:
 
- Sei già brutto di tuo, magari mi diverto un po' con la tua faccia.
 
- Non mi fai paura, stronzo.
 
Una zaffata di alito gli arrivò alle narici, c’era un qualcosa di speziato nel fiato del ragazzo che Malcom non riuscì ad individuare. In quel momento un vociare distrasse i ragazzi, Allen che si era fatto piccolo piccolo dietro alla schiena di Malcom, era sgusciato via appena i due teppisti si erano distratti. Era andato a cercare aiuto e in quel momento intervennero Jamal e Ramsay. Vedendosi in inferiorità numerica i due bulli tagliarono la corda minacciando ritorsioni con toni smargiassi. Malcom si appoggiò al muro, piegato sulle ginocchia con le mani sulla faccia.
 
- Cazzo, c'è mancato poco.
 
- Non ci sai proprio stare lontano dai guai, eh?
 
Ramsay era preoccupato, ma cercò di alleggerire l'atmosfera, teneva Allen vicino a sè e gli diede una ruvida carezza sulla zazzera bionda. Gli fece cenno di tornare dentro. Jamal si scrocchiò le dita delle mani:
 
- Gliel'avrei fatta pagare io, Mister.
 
Malcom sorrise dandogli una pacca sulla spalla e Ramsay alzò gli occhi al cielo:
 
- Eccone un altro. Voi non farete proprio niente, fatemi parlare con Forster. Ricordate che farsi giustizia da sé non porterà da nessuna parte. Forza, ora leviamoci di qui.
 
Tornati nei locali dell'Effra Malcom trovò Allen in sala lettura: guardava incantato la macchina degli snack come se fosse indeciso se prendere qualcosa.
 
- Siediti.
 
Il ragazzino ubbidì e si abbandonò su una delle sedie che circondavano un tavolo muovendo nervosamente una gamba su e giù. Si avventò sulla barretta di cioccolato che gli aveva porto l'allenatore. Malcom aprì lentamente la sua, in attesa. Affastellando le parole con la cioccolata Allen gli raccontò che quelli erano amici del fratello, che era dentro per spaccio. Visto che gli serviva un cavallo gli avevano chiesto di sostituirlo.
 
- Cavallo: sarebbe spacciatore. Senti, quella non è gente che chiede per favore. Se tornano a minacciarti devi dircelo, ok?
 
Il ragazzo si grattò i capelli biondi impiastricciandoli di caramello, si vedeva che era ancora impaurito.
 
- Dai, per stavolta ti accompagno a casa. Allen, non ti lasciamo solo, ma devi darci il modo di aiutarti.
 
Allen  un po' rincuorato annuì risoluto.
     Il giorno dopo Ramsay chiese a Malcom di accompagnarlo al posto di polizia, dove aveva appuntamento con il suo amico della squadra anti-gang. Quando lo vide arrivare si sentì quasi intimorito: Forster era un omone alto quasi due metri e quasi altrettanto largo, debordava dagli abiti stazzonati che sembravano essere sul punto di esplodere. Aveva circa una cinquantina di anni e la pelle ebano luccicava sotto le luci artificiali. Con un grande sorriso salutò Ramsay, gli diede una pacca sulla spalla e propose loro di uscire:
 
- Qua dentro non troverai un caffè decente neanche a pregare e devo fare la mia passeggiata quotidiana.
 
Così lo seguirono per Brixton Road: c'era poco traffico, un gruppetto di punk sedeva scomposto a terra con gli occhi vitrei, alcune signore col carrello entravano e uscivano dai negozi per le spese, dei rasta fumavano tranquilli, un autobus procedeva veloce lungo la via fermandosi all'ultimo momento alla fermata e provocando le proteste di un gruppetto di persone. Nel frattempo Ramsay e Forster si scambiavano ricordi:
 
- Conosco quest'uomo da trent'anni forse e ne abbiamo combinate delle belle insieme! Lui era il mio MC sai? Avevamo messo su questo duo dubstep ed eravamo anche bravini.
 
- Poi sei stato chiamato dalla vocazione al servizio a quanto pare.
 
- Anche tu, anche tu.
 
- Combattiamo la stessa guerra, ma da due fronti diversi.
 
Chiacchierando arrivarono nei pressi della stazione ferroviaria dove gli archi erano costellati di piccoli negozi di quartiere e caffè di poche pretese. Entrarono al Rio, dove Forster era di casa perchè la donna dietro al bancone lo chiamò per nome e lo salutò calorosa. L'uomo si diresse subito verso tavolo che doveva essere il suo abituale, data l'ampiezza della sedia su cui si piazzò. Dopo che ebbero fatto le ordinazioni, due caffè per Ramsay e Malcom e un americano e due toast al formaggio per Forster e altre chiacchiere, Ramsay raccontò nei dettagli l'episodio della sera prima.
 
- Mi sono informato: Mikey Tibideau il fratello di questo Allen, è uno dei SixtySix. Ne abbiamo decapitato i vertici circa sei mesi fa, da allora stanno perdendo terreno sulla strada e ovviamente si sono fatte avanti altre bande che vogliono riempire il vuoto di potere. Questo vuol dire che i SixtySix sono sempre più disperati e sanguinari. Siamo sull'orlo di una guerra tra bande come non se ne vedevano da anni.
 
Concluse l'omone dando un gran morso a uno dei toast, il formaggio gli colò sul tovagliolo. Ramsay finì in un sorso il suo caffè:
 
- Come mai questa aggressività nel prendersela proprio con questa gang? La polizia qui ha sempre cercato di mantenere un profilo basso, sin dall'82.
 
- Sono cambiate le alte sfere e - Forster si avvicinò - ma qui lo dico e qui lo nego, probabilmente c'è stata qualche pressione. Prima ce la prendevamo un po' con tutti per mantenere gli equilibri, lo sai. Fosse per me sbatterei tutti in galera e butterei la chiave!
 
Malcom, che aveva ascoltato attento la conversazione, smise di girare il suo caffè:
 
- Incredibile.
 
- Giovanotto ti dirò una cosa e Ramsay qui te la potrà confermare: sono cresciuto in questo quartiere e non ho mai vissuto un giorno in cui la politica non avesse molto a che fare con la criminalità.
 
Ramsay annuì e riprese:
 
- Cosa ci consigli di fare quindi?
 
- Proteggervi e avere un profilo basso per il momento.
 
Forster si pulì la bocca e Ramsay scattò all'indietro sulla sedia, contrariato:
 
- Non posso nascondere i ragazzi a tempo indeterminato, questo lo sai Alan!
 
- E allora sperate che sia stato solo un episodio isolato.
 
 
Quando tornarono indietro Malcom era pensieroso, Brixton era sempre stata una polveriera: tra criminalità e povertà non c'era da stare troppo tranquilli. Per questo le associazioni combattevano con le unghie e con i denti, a volte salvando dalla strada letteralmente un ragazzino alla volta. Le istituzioni sembrava non avessero interesse a risanare il quartiere, se non farsi vedere in tempi di campagna elettorale elargendo promesse che non sarebbero state mantenute. O manganellate. Ramsay camminava con le mani in tasca altrettanto pensieroso.
 
- Per il momento possiamo solo continuare a fare ciò che facciamo senza lasciarci intimidire. Stai solo attento a movimenti strani intorno ai ragazzi.
 
Malcom annuì. Nonostante fosse preoccupato non pensava davvero che togliere un unico ragazzino dalla strada avesse chissà che impatto sulle strategie della gang. Avrebbe continuato gli allenamenti e tenuto gli occhi aperti.
Tornati all'Effra Social Ramsay si chiuse nel suo ufficio a fare telefonate, mentre Malcom fu chiamato in ambulatorio da una LaRue preoccupatissima che si fece raccontare in tutti i particolari ciò che era successo ad Allen.
 
- E pensare che anche Mikey frequentava questo posto. A volte vorrei tenerli tutti qua sotto le mie braccia e non lasciarli andare via!
 
La donna aveva gli occhi umidi e Malcom la consolò dandole una piccola pacchetta delicata sul braccio grassoccio. In quel momento una delle volontarie entrò di corsa insieme a una ragazzina che piangeva e si teneva un dito avvolto in un fazzoletto sporco di sangue. Malcom tolse il disturbo e quando fu davanti alla porta dell'auditorium Kiki mise fuori la testa chiamandolo con un sorriso.
 
- Allora che te ne pare?
 
Il salone era in piena attività: i bambini, aiutati dai volontari, erano concentrati a decorare l'auditorium per Halloween. Alcuni stavano ritagliando figurine di pipistrelli e fantasmi per farne festoni, i più grandicelli sotto la supervisione di un ragazzo più grande stavano scavando le zucche al che Malcom ricollegò la ragazzina col dito sanguinante. I più piccini erano a terra e disegnavano mostri e ragnatele, alcuni con le manine impiastricciate di colore rosso lasciavano impronte sanguinolente su un lenzuolo. Malcom si voltò verso Kiki con un sorriso:
 
- Sono impressionato: avete messo su una vera fabbrica di decorazioni. E scommetto che li pagherete a caramelle!
 
Fece l'occhiolino e la ragazza rise toccandosi il pancione. Si alzò un vociare dal fondo del salone: due bimbi avevano iniziato a litigarsi un pennarello e Kiki corse a dividerli.
Terry stava aiutando una bambina a disegnare ed erano entrambe sedute per terra sporche di colore. Quando vide Malcom, la ragazza si alzò salutandolo e Malcom le sorrise agitando una mano.
 
- Ho trovato i biglietti di Siouxie e the Banshees per questo sabato qui alla Brixton Academy, ti andrebbe di venire? Forse sono un po' estreme per te, ma ti prometto che ti divertirai!
 
Malcom sporse le labbra, Terry lo guardava speranzosa, era così tenera con quello sbaffo di colore sul viso e lui non voleva più che si illudesse, non se lo meritava. Così la prese con delicatezza per un braccio:
 
- Ci andiamo a sedere un attimo?
 
Lei si lasciò trasportare allarmata, ma già in cuor suo rassegnata: non voleva ammetterlo con se stessa, ma era quasi certa di ciò che Malcom stava per dirle. Sedettero davanti a una finestra, un po' lontana dal gruppo di bambini. Malcom non sapeva come iniziare il discorso, sporse le labbra come faceva sempre quando era nervoso e Terry guardò per un momento di fuori: il cielo si stava rannuvolando e mucchietti di foglie secche volteggiavano inseguendosi l'un l'altra. Alcuni ragazzi con i cappucci delle felpe alzati erano appostati accanto a un lampione che spandeva una luce gialla. Terry sospirò tornando a guardare Malcom:
 
- Non girarci troppo intorno, ok? Ti vedi con qualcuna. Quella giornalista vero?
 
- Si, più o meno. Ma non voglio che tu soffra. Sei una brava ragazza, davvero in gamba. Sono sicuro che presto troverai qualcuno che ti farà felice.
 
- La storia della mia vita: tutti mi dicono che sono tanto brava, ma poi s'innamorano delle altre. Perché sei innamorato di lei, vero?
 
Malcom non rispose, ma il suo viso si aprì in un enorme sorriso: Brenda gli riempiva così tanto il cuore che lo rendeva felice anche solo ammettere di esserne innamorato. Non faceva altro che pensare a lei e a quando aveva appoggiato le labbra sulle sue, a quanto avrebbe voluto stringerla e baciarla come si deve.
 
- Ah non rispondere, guarda che occhi da pesce lesso che hai!
 
Una bimbetta si avvicinò a loro mostrando un piccolo fantasmino creato con una pallina di polistirolo e un fazzoletto. Terry si chinò ad aiutarla a stringere il cordino intorno alla testa, così che Malcom non le vedesse gli occhi umidi. Malcom era dispiaciuto per lei, ma non poteva nascondere quello che provava, non sarebbe stato giusto neanche nei confronti della ragazza.
 
- Terry mi dispiace così tanto.
 
- Non ti preoccupare. Me la caverò.
 
La ragazza con un sorriso deluso si alzò e gli diede un buffetto sul braccio. Tornò a sedersi con i bambini, lodandone uno, aiutandone un altro. La sua bocca rideva, ma gli occhi erano tristi. Malcom rimase per un attimo ad osservarla, dispiaciuto nonostante tutto che le cose tra loro si fossero in qualche modo deteriorate. L'ultima cosa che volesse era fare del male a qualcuno, in passato con i suoi comportamenti aveva fin troppo addolorato chi gli era stato accanto. Non voleva che la sua felicità fosse fonte di sofferenza per qualcun altro, ma non poteva fare a meno di provare quei sentimenti. Per la prima volta dopo tanto tempo si sentiva vivo: era come se il mondo avesse acquistato innumerevoli e brillanti sfumature di colore che non aveva mai visto prima e non voleva privarsi di quella meravigliosa emozione.
    Era immerso in quei ragionamenti quando la sua attenzione fu catturata da un movimento fuori dalla finestra, con la coda dell'occhio notò alcune sagome nere muoversi furtive e veloci e poi qualcosa volò dentro con un boato di vetri infranti. Il volto di Malcom si deformò in un grido muto, mentre si lanciava sui bambini più vicini. Al sasso seguirono alcune bottiglie incendiarie: le fiamme divamparono sulle sedie di legno, i festoni di carta e i disegni dei bambini, un fumo acre si levava dal pavimento in linoleum. Jamal era corso dentro al salone con un estintore e Malcom cercava di soffocare le fiamme col proprio giubbotto. Terry e le altre ragazze spinsero i bambini terrorizzati fuori dall'edificio cercando di contenere il panico. Uno dei volontari arrivò a dar man forte con un altro estintore:
 
- Chi è rimasto dentro? Ramsay è di sotto!
 
Gli urlò Malcom prendendogli dalle mani l'estintore. La priorità era evacuare l'edificio, mentre lui e Jamal cercavano di contenere l'incendio. Nel frattempo qualcuno aveva chiamato il 999 e presto un'autopompa dei vigili del fuoco, annunciata dal lugubre lamento della sirena, parcheggiò davanti all'Effra Center: gli uomini in divisa sciamarono nell'edificio con i manicotti dell'acqua già in azione e in poco tempo provvidero a spegnere del tutto l'incendio. Malcom e Jamal tossendo per il fumo tossico, sporchi di fuliggine erano stati fatti uscire dall'edificio. Data la tempestività del loro intervento i danni furono limitati. Ramsay, che era stato evacuato insieme agli altri nonostante le sue proteste, era rimasto a guardare il lavoro dei pompieri con un'espressione corrucciata sul viso che faceva un inusuale contrasto con il suo solito atteggiamento altrimenti mobilissimo. Quando fu tutto finito si ritirò a parlare con il caposquadra:
 
- Per fortuna non si è fatto male nessuno, a parte questi due giovanotti che hanno respirato il fumo. Le bottiglie non erano completamente piene questo vuol dire che l'accelerante era poco. Mi dà l'idea che sia stata più che altro un'azione intimidatoria. Ma poteva finire in modo tragico e non sarebbe stata neanche la prima volta. Negli ultimi tempi gli attentati incendiari sono aumentati in modo esponenziale. Ho paura che presto ci scapperà il morto o più di uno.
 
L'uomo scosse la testa rammaricato. Aggiunse che avrebbe redatto un verbale e che dovevano allegarlo alla denuncia che comunque lui avrebbe dovuto far partire d'ufficio. Con una stretta di mano i due uomini si salutarono con la promessa di risentirsi presto per aggiornarsi.
        Quando fecero la conta dei danni in effetti il risultato non fu così pessimo: alcune sedie rovinate, qualche lavoro dei bambini distrutto, un paio di zucche arrostite, pastelli a cera fusi sul linoleum e le pareti sporche di fuliggine. Ci sarebbe stata da dare una bella ripulita, cambiare il pavimento, ridipingere le pareti, interventi costosi sì, ma che potevano essere affrontati dai volontari. Una LaRue angosciata caracollava da un gruppo all'altro consolando bimbi in lacrime, controllando che nessuno fosse rimasto ferito, discutendo con Jamal e Malcom perché andassero in ospedale a farsi controllare i bronchi. Malcom da parte sua era furibondo: già era più che grave un'intimidazione di quel tipo, ma prendersela con i bambini era da veri vigliacchi. Perché chiunque avesse lanciato quelle bottiglie lo sapeva che il pomeriggio l'Effra era frequentato dai piccoli che ci facevano il doposcuola. Anche Jamal e gli altri ragazzi erano furiosi, parlavano di rappresaglia, di vendetta. Ramsay li zittì tutti:
 
-Va bene basta così. Nessuno si è fatto male, non ci sono stati danni troppo gravi. Continuiamo a fare quello che abbiamo sempre fatto, andiamo avanti e facciamo vedere loro che non abbiamo paura.
 
Il capannello si sciolse, i bambini furono riportati a casa da chi poteva o dalle mamme che era state avvertite con tempestività. I volontari iniziarono l'opera di bonifica del centro ancora brontolando.
 
- Neanche nei miei momenti peggiori ero finito due volte al posto di polizia nella stessa settimana.
 
Brontolò Malcom che insieme a Ramsay era tornato alla stazione di polizia e aveva raccontato a un Forster non troppo sorpreso ciò che era accaduto. Il poliziotto fece vedere loro il voluminoso fascicolo dedicato ai SixtySix che secondo lui potevano essere i colpevoli più probabili dell'attentato.
 
- E questo solo per avergli impedito di bullizzare uno dei nostri ragazzi?
 
- Te l'ho detto: si stanno facendo sempre più violenti. E poi hanno voluto dare un segnale alle altre bande.
 
Ad ogni modo, grazie alla loro denuncia avevano reso più facile trovare ulteriori capi d'imputazione per sgominare definitivamente la banda. Forster non era fiducioso, però e lo disse chiaramente: le gang erano come un'idra, tagliavi una testa e ne nasceva una ancora più sanguinaria e senza scrupoli della precedente.
    Ora i due uomini  stavano camminando per il quartiere, entrambi persi nei propri cupi pensieri. Si ritrovarono nella zona del Brixton Village, il mercato coperto, costellata di palazzi vittoriani. Ramsay si fermò davanti a un gigantesco murale che prendeva quasi per intero il lato del Carlton Mansion, uno degli edifici vittoriani. Si era un pochino sbiadito nel tempo e in basso era deturpato dalle tag dei graffittari, ma la sua potenza visiva restava intatta. Un gigantesco scheletro vestito con i colori delle bandiere dei paesi che possedevano le bombe atomiche camminava arrogante sulla città di Londra. Dietro di esso, in un cielo ridicolmente celeste, due enormi funghi nucleari spargevano terrore e morte. Ed era tanto più agghiacciante perché proprio due anni prima il reattore di Chernobyl era esploso rilasciando nell’aria di mezza Europa il suo carico di morte e veleno e l'angoscia del nucleare era più viva che mai.
 
- Sai come si chiama? Alba nucleare. Lo hanno dipinto appena dopo i moti dell'81 - Ramsay scosse la testa amareggiato - Ricordo quando la gente di Brixton era coalizzata, rastaman, punk, fratelli musulmani: eravamo noi contro loro. L'orgoglio di quartiere ci teneva uniti, verso l'unico obiettivo di ottenere giustizia, equità, di non essere considerati cittadini di serie B, carne da macello buona solo come bacino elettorale. Ora è solo un tutti contro tutti, questa droga, questa speculazione edilizia che sta strisciando subdola fino a toglierci anche l'orgoglio di essere poveri ma solidali, ci sta mangiando vivi. I ragazzi pensano che il denaro facile, il tossico machismo delle gang sia l'unico modo per emergere e dare un calcio allo schifo che li circonda. Ed è anche così, in parte. Ma stanno facendo sprofondare il quartiere in una spirale di odio e violenza e loro non stanno facendo altro che sprofondare con esso nella tossica illusione di farsi strada.
 
Malcom osservò l'amico, era veramente raro vedere Ramsay disilluso e questo lo crucciò ancora di più. Non sapeva come consolare l'uomo più anziano, si erano sempre trovati a ruoli invertiti e vedere Ramsay in quel momento di fragilità lo turbò:
 
- Credi che sia il caso che dia l'intervista?
 
- Certo, tu sei nella posizione migliore per raccontare cosa sia la dipendenza, a cosa possa portare e quali danni provochi alla società.
 
- Ma forse non è il caso che parli dell'attentato.
 
- Al contrario, è invece fondamentale denunciare. Questi delinquenti non devono pensare di poterla avere vinta, devono sapere che non ci fanno paura.
 
Ramsay si era rianimato. Era un uomo d'azione e la prospettiva di avere un piano da seguire lo distolse dal suo malumore:
 
- Parlerò a MarieAntoniette e agli altri capi delle altre associazioni e faremo vedere che l'Effra Center non si piega alle minacce. Magari organizzeremo una fiaccolata. Si, il fuoco che voleva distruggerci diverrà una luce di speranza!
 
Malcom sorrise rassicurato nel vedere Ramsay di nuovo reattivo. Il suo cuore si fece leggero, aveva voglia di sentire Brenda, la sua voce: voleva chiamarla e raccontarle cosa fosse accaduto. Aveva voglia di vederla e di assaporare ancora le sue labbra.
 
- Muori dalla voglia di vederla, eh Romeo?
 
Ramsay lo beccò con la testa fra le nuvole e Malcom non poté fare a meno di sorridere:
 
- Sono così prevedibile?
 
- Sei come un libro aperto per me. Voglio vederti felice e realizzato.
 
- Ramsay non ho parole per dirti quanto ti sia debitore e darei non so cosa per poter ripagare tutto il bene che mi hai fatto.
 
- Un modo c'è: vivi la tua vita, sii felice. E chiama quella ragazza, testone!
 
    Era piovuto tutto il giorno, ma ciò non aveva scalfito l'umore di Brenda dato che quella sera sarebbe andata a cena con Malcom. Si erano sentiti al telefono qualche giorno prima e lui le aveva raccontato dell'attentato al centro dell'Effra. C'era ancora rabbia e preoccupazione nella sua voce e lei altrettanto incerta gli aveva domandato se volesse andare fino in fondo con la loro intervista.  Malcom risoluto le aveva risposto che era più deciso che mai. Non voleva mettere in pericolo nessuno, ma certe vigliaccate perché di questo si trattava, andavano denunciate in tutte le sedi necessarie. Aveva ammorbidito la voce nell'offrirle la possibilità di non parlarne però, se lei pensava che un argomento del genere non fosse adatto al suo target di pubblico o se avesse paura. Ma Brenda voleva parlarne, era proprio questo tipo di storie che teneva a raccontare. Così si erano messi d'accordo per vedersi dopo la trasmissione direttamente alla radio. Brenda quel pomeriggio ci aveva messo un'eternità per decidere che abbigliamento scegliere: era rimasta davanti all'armadio aperto a esaminare sconsolata ogni probabile outfit mordendosi a sangue ogni singola pellicina. Maglie, pantaloni, gonne, vestiti giacevano alla rinfusa sul letto in un confuso caleidoscopio di colori e texture. Era giunta alla triste conclusione che non aveva abiti adatti. O meglio li aveva ma erano troppo sexy o troppo seriosi. Doveva intervistare Malcom, non sedurlo si era imposta. Ma in qualche modo voleva anche fare colpo su di lui, non c'era niente di male a flirtare un po'. Insomma Malcom lo faceva in continuazione con lei, voleva solo provocarlo un pochino. E poi c'era stato quel bacio tra loro. Anche se non era stato un vero bacio. Ma c'era stato. Confusa, non sapeva come considerarlo e intanto si osservava allo specchio provando a turno i due abiti finalisti dell'ardua scelta: un abito rosso dalla scollatura a V e la gonna svolazzante lunga che non la convinceva per niente o un tubino di velluto nero con le maniche a sbuffo e scollato sulla schiena. Quando si era guardata allo specchio e aveva visto l'ampiezza della scollatura aveva titubato: forse era troppo. Ma poi aveva pensato che al ristorante sarebbero stati uno di fronte all'altra e poi non aveva ancora avuto l'occasione di metterlo. Come buona misura si portò un cardigan di lana sottile. Non sapeva nemmeno lei come fosse riuscita ad arrivare a fine giornata senza combinare un qualche disastro o dire delle corbellerie. Come al solito si era cambiata direttamente in radio, ormai i colleghi la prendevano anche un po' in giro per quella sua abitudine. Aggiustò il trucco, spazzolò a lungo i capelli finché non furono simili a una colata di onde lucide sulle spalle e mise una goccia di profumo ai polsi e dietro le orecchie. Sorrise soddisfatta al proprio riflesso.
    Prima di uscire controllò un'ultima volta il cielo: perfetto, non pioveva, anche se la strada era disseminata di grosse pozzanghere. Malcom l'aspettava, come al suo solito, appoggiato alla macchina a braccia conserte dall'altra parte della strada. Indossava dei jeans scuri e un giubbotto di pelle nero aperto su una camicia bianca. La via era congestionata dal traffico, nonostante l'ora. Brenda era proprio sul bordo della strada in attesa di poter attraversare, quando le passò davanti un autobus rosso a due piani che procedeva con una certa velocità. Quando il grosso veicolo si fu tolto di mezzo Malcom non poté credere ai suoi occhi: prima Brenda era una visione da sogno, il cappotto cammello aperto su uno striminzito vestitino che lasciava intravedere quel suo paio di gambe stupende. Dopo il passaggio dell'autobus si era trasformata in una cosina miserevole bagnata come un pulcino.
 

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Capitolo 8
*** I was looking for love Like the very first time Didn't realise love never left me ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


VIII. I was looking for love Like the very first time Didn't realise love never left me
David Gilmour  - Love in the air  



 
- Non ci credo!

Mormorò Brenda guardandosi sconsolata, mentre Malcom le si avvicinava: l'orlo del cappotto bagnato le si era appiccicato alle gambe, il suo bel vestito nuovo era da buttare e i capelli erano un disastro.
 
- Questa scena mi sembra di ricordarmela!

Esclamò Malcom in tono scherzoso cercando di metterla a suo agio. Ma a Brenda veniva da piangere: con questa era volata dalla finestra qualsiasi velleità di poter far colpo su di lui. Sospirò sconfortata, forse era meglio così, dato che dovevano lavorare e basta. Almeno si erano evitati la goffaggine dei saluti iniziali che nessuno dei due avrebbe saputo come affrontare.
 
- Vuoi che ti porto a casa, così puoi asciugarti o cambiarti?
- Potrei davvero? Non so, magari allunghiamo troppo la strada o facciamo tardi.

Si abbottonò il cappotto rabbrividendo. Malcom le sistemò una ciocca bagnata dietro l'orecchio:
 
- Non c'è problema, guarda come tremi.

Con una mano sulla schiena la guidò attraverso la strada verso la seat parcheggiata poco più avanti. Ci misero un'eternità a districarsi nelle vie cittadine congestionate di traffico, Malcom aveva acceso il riscaldamento al massimo e tra una chiacchiera e l'altra non riusciva ad evitare di sbirciare le gambe di Brenda. All'ennesima volta che cambiava stazione della radio lei sbottò:
 
- Ti dispiace non farlo? Mi sta venendo mal di testa.

Malcom alzò le mani:
 
- A tuoi ordini.
- Scusami, è che ogni volta che stiamo insieme succede un disastro.

Malcom ghignò:
 
- E diventi ogni volta più adorabile. Dai, siamo arrivati.

Tirò con forza il freno a mano e le fece cenno di aspettare, mentre le apriva la portiera della macchina. Brenda sollevò un sopracciglio: quella era una novità. Nel vederla titubante le disse:
 
- Credevi fossi un troglodita? Se voglio so essere galante anche io!

Ma il tono nel dirlo era così dissacrante che Brenda lo prese come una delle sue solite prese in giro. Salirono su casa e gli chiese se gli dispiaceva aspettare mentre lei si cambiava.
 
- E pensare che avevo prenotato un vero ristorante come un vero appuntamento.
- Ma questo infatti non è un appuntamento, è solo una cena di lavoro.

Mentre andava di là Malcom notò un lampo di schiena nuda, si certo cena di lavoro: pensò che non gli sarebbe dispiaciuto seguirla in camera da letto. La casa di Brenda era piccola e molto femminile. Si vedeva che aveva scelto ogni pezzo di arredamento con cura mescolando mobili moderni con altri chiaramente più vecchi creando un mix un po' trasandato, ma molto personale.  L'ambiente profumava di buono, lavanda forse con qualche sentore agrumato. Malcom notò le candele in grosse giare consumate a metà. Un'enorme libreria stipata di libri e ninnoli dominava la stanza.
    In camera sua Brenda buttò in fretta nell'armadio gli abiti disseminati sul letto, non c'era tempo per scegliere qualcosa di elaborato ed era talmente demoralizzata che non le andava di pensare a un outfit particolare da indossare. Scelse un abbigliamento  comodo, con cui si sentiva a suo agio e pazienza se non avesse fatto colpo.
Quando tornò in salotto Malcom rimase incantato a guardarla: aveva indossato fuseaux neri e un maglione oversize beige e si stava frizionando i capelli con un asciugamano. Era deliziosa con quel maglione scivolato sulla spalla, i capelli in disordine e i piedi scalzi.

 
- Stavo pensando: già che ci siamo perché non restiamo qua e magari ordiniamo qualcosa?

Malcom si schiarì la gola, ma riuscì solo ad annuire. La seguì in cucina, mentre lei parlava di volantini e nuovi ristoranti e di passaggio afferrava il cordless dal mobile.
 
- Allora: thai o pizza?
- Cucino io qualcosa - disse lui aprendo sfrontato il frigo - Oh, salve carotina ammuffita, sei qui dentro tutta sola ?
- Non ho fatto la spesa.

Brenda aveva una vocina così mortificata che Malcom si morse le labbra per non scoppiare a ridere:
 
- E va bene, dai. Prendiamo la pizza! Poi non dire che non ci ho provato a farti mangiare decente!

Brenda gli fece una linguaccia, lui le tolse il telefono di mano:
 
- Però faccio io l'ordine.
- Ok, intanto metto su un po' di the, va bene?

Quando Brenda era agitata pensava che non ci fosse nulla di più rilassante che la preparazione del the e quella volta era più necessario che mai. Aveva notato le occhiate di Malcom e il cuore aveva iniziato a saltare qualche battito. Forse aveva fatto male a proporgli di restare a casa. Aveva messo il bollitore sul fuoco quando sentì Malcom chiudere la telefonata e tirò un grosso respiro per darsi una calmata, gli sorrise e aprendo un'anta dell'armadietto gli disse:
 
- Scegli pure la tua tazza!
- Wow!

Nel pensile, stipate in bell'ordine c'erano almeno una cinquantina di tazze di stili e colori diversi, di cui lei faceva collezione e che le piaceva cambiare a seconda dell'umore o dell'occasione. Aveva anche assegnato una tazza a tutti quelli che venivano a trovarla abitualmente così ognuno aveva la sua.
 
- Sai di solito scelgo io, ma per te farò un'eccezione. Dai, scegli!

Malcom era dietro di lei e non riusciva a distogliere lo sguardo dalla sua spalla nuda spruzzata di lentiggini. Si leccò le labbra, all'improvviso secche e si avvicinò fino a trovarsi quasi addosso a lei. Brenda voltò un pochino la testa per esortarlo, ma quando vide il suo sguardo si agitò ancora di più:
 
- Ok scelgo io...penso per te sarebbe perfetta questa.

Tirò giù una tazza a motivi ramage blu che ricordava le azulejos portoghesi. Malcom le mise una mano alla vita e intrecciò le dita dell'altra a quelle di Brenda. Mentre posavano sconnessamente la tazza sul piano, affondò il viso tra la spalla e il collo:
 
- Scusa, ma hai un odore così buono.

Il suo respiro le fece venire la pelle d'oca, era deliziata e nervosa nello stesso tempo. Non se l'era aspettato, ma ora scoprì che era quello che aveva sperato. Brenda si voltò del tutto:
 
- Mal...

Lui sorrideva, gli occhi che sembravano buchi neri di desiderio, le mise entrambe le mani sui fianchi e l'attirò delicato a se. Brenda si morse il labbro inferiore, il cuore le rimbombava nelle orecchie, chiuse gli occhi e finalmente quelle labbra meravigliose sulle quali aveva fantasticato per settimane toccarono le sue. Il bollitore fischiò e lei sobbalzò, ma Malcom la strinse ancora di più, mentre lei gli circondava il collo con le braccia. Aprirono le bocche ad assaporarsi con lentezza, confondere i respiri, i cuori che battevano forsennati all'unisono. Quello si che era un profondo, delizioso, inequivocabile bacio! Il bollitore intanto fischiava e fischiava.
 
- Spegni quel maledetto affare.

Mormorò lui a fior di labbra lasciandola andare. Brenda si rigirò verso il piano cottura e pasticciò un po' tra fornelli e bollitore con le mani che le tremavano:
 
- Non lo vuoi più il the?
- Voglio te.

Mormorò lui solleticandole il collo con le labbra. Brenda ora aveva un caldo terribile, un flusso ardente l'avvampava dal grembo alle guance, ma cercò di alleggerire l'atmosfera:
 
- Non sei molto bravo con i giochi di parole.
- Sono bravo in altre cose.

Rispose lui con voce così roca che lei rabbrividì. Di nuovo le aveva poggiato le mani sui fianchi e tracciò una scia di baci dalla spalla al collo, scostò i capelli dalla nuca e alternò piccolissimi morsi delicati a baci più decisi. Brenda stava morendo, sentiva la sua lingua e il suo respiro rovente e dovette mordersi a sangue le labbra per non mugolare. Si dimenò per voltarsi e porre fine a quella tortura, ma Malcom le catturò le labbra e ricominciarono a baciarsi dimentichi di tutto. Il suono stridulo del citofono li fece saltare entrambi. Malcom sbottò in una breve risata:
 
- Vado io. Non muoverti!

Le intimò scherzoso. Mentre lui pagava la pizza, Brenda emise un respiro tremulo. E così ci erano arrivati dopotutto, era spaventata da morire: dal passato, dal futuro, da quello che sarebbe potuto andare storto. Ne aveva combinati di casini, anche con Malcom. Non aveva mai dimenticato quella sera a Leeds, quando erano stati a un tanto così dal baciarsi e lei era indietreggiata per paura: ora era come se il destino avesse dato loro una seconda possibilità. Magari questa volta non sarebbe scappata, forse valeva la pena provarci dopo tutto. Iniziò a mettere i piatti e le posate in tavola con un sorriso.
Quando tornò in cucina, Malcom annunciò:

 
- Ecco qua: pizza gigante con extra formaggio e doppia salsiccia. Che diavolo sono quelle?

Brenda alzò gli occhi al cielo: ecco spiegato perchè avesse voluto farlo lui l'ordine.
 
- Posate?

Malcom posò il cartone della pizza e lo aprì con fare cerimonioso. Spostò tutti i piatti e le posate da una parte e mise due birre gelate in tavola.
 
- Ora, mia piccola signorinella ti insegnerò come mangiare la pizza! Siedi prego.

Brenda scoppiò a ridere al suo tono sussiegoso  e ubbidì di buon grado. Malcom tagliò con le forbici una fetta di pizza, la prese con le mani e dopo averla piegata in due, la offrì a Brenda. Lei diede un morso piccolissimo per evitare di sporcarsi, ma dietro insistenza di un Malcom scandalizzato si decise a dare un bel morso. Ovviamente s'impiastricciò con il formaggio filante e il sugo e lui la ripulì con la mano. Brenda con una risatina esclamò:
 
- Sei un sudicione!

Malcom si allungò a baciarla di nuovo, le succhiò il labbro inferiore:
 
- Ma dì che ti piace, questo sudicione.

Le fece l'occhiolino tornando a mangiare la sua pizza. Avevano mangiucchiato e riso tutta la sera. Tutta la tensione che avevano provato nelle scorse settimane si era come disciolta lasciandoli freschi e ansiosi di esplorare quel sentimento appena nato. Si erano trasferiti sul divano in salotto, solo una lampada ad arco rischiarava la stanza in penombra:
 
- Finalmente!

Mormorò Malcom tra i baci.

- Finalmente cosa?
- Finalmente possiamo pomiciare sul divano come ti avevo proposto fin dall'inizio!

Brenda lo fermò un attimo, chissà come sarebbero andate le cose se veramente non ci fossero stati impedimenti tra loro, se lei non fosse partita avrebbero saputo gestire l'infortunio di lui o l'avrebbe portata a fondo comunque? E avere una vita regolare le avrebbe impedito di sprofondare nel baratro della depressione? Domande a cui non poteva dare una risposta.
 
- A cosa stai pensando?
- Che se avessi un po' insistito ti avrei baciato già a casa di tua sorella.

L'espressione sul viso di Malcom era così comica che la fece scoppiare a ridere.
 
- Magnifico! E io che volevo essere un gentiluomo! Va bene rimediamo subito!

E si allungò su di lei mordicchiandole le labbra, una mano scivolò sulla coscia mentre l'altra le accarezzava il viso. Brenda tirò indietro la testa e lui ne approfittò per leccarle il collo. La mano era risalita fino al bacino, Brenda gli affondò le mani nei capelli, piegò una gamba a cingergli la vita. Spostò un po' la testa per avere un accesso migliore al collo, gli leccò il pomo d'adamo e gli soffiò in un orecchio facendolo gemere. Malcom le succhiò la lingua e strusciò delicatamente le labbra contro le sue. Lei aprì gli occhi e scorse l'ora sull'orologio a muro. Cavolo era tardi e non avevano neanche iniziato a pensare all'intervista.
 
- Mal, Malcom...questo doveva essere un incontro di lavoro!
- E infatti sto lavorando sulle tue bellissime clavicole, lasciami fare.

Brenda s'inarcò sotto di lui ridendo, mentre Malcom baciava la fossetta al centro della gola e affondava il viso nel solco tra i seni: era così inebriato dal suo odore che poteva perdere la testa.
 
- Dai, cerchiamo di dare un senso a questa serata.

Malcom tirò su il capo e le lanciò un'occhiata lasciva che la fece rabbrividire:
 
- Per me ha un ottimo senso già così, anzi potrebbe solo migliorare.
- Fa il serio.

Implorò districandosi da sotto di lui.
 
- Sono serissimo.

Ma in qualche modo riuscì ricomporsi e a concentrarsi su quello che gli chiedeva Brenda. Quando le aveva proposto la cena aveva avuto in mente per davvero di portarla in un ristorante di classe e dimostrarle che poteva essere alla sua altezza, se lo voleva. Non le avrebbe mai teso una trappola, anche se quella specie di bacio a stampo che si erano dati per sbaglio dopo la partita lo aveva galvanizzato per tutta la settimana. Ma quella sera non aveva saputo resistere nel vederla con quella spalla nuda, così semplice e adorabile. E lei si era dimostrata molto più che volenterosa nel seguirlo su quella strada. Ora con le labbra arrossate e i capelli arruffati era più desiderabile che mai. Sentì il cuore battergli veloce e sporse le labbra. Lo sguardo di Brenda si era fatto determinato e lo convinse che ora parlava sul serio. Si riavviò i capelli in disordine e sedette più composto sul divano. Le lanciò un sorrisetto e le fece cenno che era pronto.
 
- Ti dispiace se uso uno di questi?

Brenda appoggiò sul tavolinetto davanti al divano un mini registratore, segno che faceva proprio sul serio.
 
- Registrerai tutto? E quindi se dovessimo ricominciare a baciarci e ce lo dimenticassimo acceso...non mi dispiacerebbe sentire i tuoi sospiri nelle lunghe notti solitarie.

Brenda arrossì, sapeva che lui scherzava, ma la sola idea la imbarazzò da morire perchè già sapeva che avrebbe ascoltato e riascoltato quel nastro solo per sentire la sua voce. Malcom sollevò il sopracciglio, le labbra gli si allungarono in un sorrisetto saputo creando una fossetta adorabile.
 
- Dai prometto che non dirò cose sconce.
- Er, si sarà meglio che cominciamo.

Di solito Brenda quando intervistava qualcuno cercava di parlare un po' del più e del meno per metterlo a suo agio, ma in quel caso si erano già scaldati abbastanza. Chiese a Malcom da dove volesse iniziare, se volesse un bicchiere d'acqua. Lui si era portato la birra dietro e gliela indicò. Fece un lungo sorso. C'era quiete nella stanza quando iniziò a parlare.
 
- Da dove vuoi che inizi? Ma devo avvertirti di una cosa: per me quel periodo è come un caleidoscopio di immagini confuse e ricordi sconnessi. C'era solo un pensiero fisso: trovare il modo di procurarmi la prossima dose. Era tutto ciò che m'interessasse, non esisteva più famiglia, lavoro. Non avevo nemmeno più una casa fissa, a volte dormivo per strada.
- Come è cominciato?
- All'inizio non ero neanche consapevole di avere una dipendenza. Quando ebbi l'infortunio, sai quel tizio mi sbriciolò la caviglia, volevo solo rimettermi in sesto nel più breve tempo possibile, perchè c'erano buone possibilità di cambiare squadra e fare un salto di qualità. E poi volevo fare colpo su una certa ragazza quando fosse tornata da Berlino. No, non sentirti in colpa. Ma la riabilitazione era più lunga del previsto e soffrivo molto. Così iniziai a prendere sempre più antidolorifici: fentanyl, oxicodone, percocet, nominane uno. Alla fine la caviglia l'avevo recuperata, ma era diventato più importante assumere dosi sempre più alte di antidolorifico, sembrava non fosse mai abbastanza e mi sembrava di impazzire senza. E poi sono scivolato nell'ero, quella si che mi dava una botta.

Brenda ascoltava attenta, senza interrompere il flusso di ricordi dolorosi. Malcom non faceva pause, inanellava una parola dopo l'altra raccontandole la sua non vita da drogato, le botte, le notti passate all'addiaccio o le giornate perse nella sporcizia dimentico di tutto, gli espedienti per sopravvivere fino alla prossima dose.
 
- Ma immagino tu voglia sapere soprattutto della prigione. Sembra strano dirlo, ma credo che sia stata quella a salvarmi la vita. Mi sono dovuto disintossicare a forza, mi hanno messo nelle cucine, ho studiato. Ramsay mi ha trovato in quel momento. Non sapevo che farne della mia vita, mi ha proposto ai servizi sociali, mi ha sostenuto in tutto.
- Dovrei farti delle domande più specifiche ora.
- Per quanto sono stato dentro e perchè?

Brenda annuì.
 
- Si, ecco togliamoci di mezzo la parte burocratica. Quattro anni e due mesi per furto, rissa e detenzione di droga. Poi ho patteggiato per una diminuzione della pena se fossi entrato nel programma di recupero. In tutto sono stato dentro due anni, nove mesi e quattordici giorni. Poi per un altro anno e mezzo sono stato in libertà vigilata con obbligo di firma e analisi tutte le settimane. Ora sono completamente pulito.
- Ma fammi capire una cosa: non mi sei mai sembrato un violento. Impulsivo, sì, impaziente magari. La droga può davvero portare una persona a questi eccessi?
- Per farti capire devo prima raccontarti una storia.

    L'aria puzzava di sporcizia e salmastro del vicino Tamigi. Malcom s'incuneò tra le assi mezze divelte del magazzino abbandonato e scese le scale che portavano alla sua tana. Forse avrebbe trovato Myra. Era relativamente tranquillo, ansioso di farsi, ma voleva aspettare di essere con lei. Di solito si drogavano insieme, quando non avevano abbastanza soldi per una dose intera mettevano insieme quello che avevano racimolato e si dividevano la droga. Lei era minuta, un piccolo folletto dai crespi capelli neri e la pelle ambrata. Sapeva poco di Myra, solo che era scappata di casa qualche anno prima ed era scivolata anche lei in quel cupo mondo parallelo. Avrebbe voluto fare l'attrice e quando era in forma cantava con una bellissima voce angelica. Gli faceva venire le lacrime agli occhi, gli ricordava qualcosa che sapeva essere importante, ma non ricordava cosa. A volte lui credeva che fosse un folletto per davvero: le piaceva fare i dispetti, mangiare marshmallow, ridere sgangherata con la bocca aperta e parlare con gli animali e le piante. Era una strana piccola donna.
 
- L'amavi?

Malcom fece spallucce:

 
- Forse, non lo so. All'epoca non mi facevo domande simili. Stavo bene con lei quando eravamo abbastanza in forma. Non ci conoscevamo da molto e sapevamo davvero poco l'uno dell'altra. Ciò che ci univa in realtà era la droga.

    Ma negli ultimi mesi i suoi occhi erano diventati opachi e non rideva più. La dipendenza l'aveva consumata. Quel giorno non l'aveva trovata, aveva aspettato un po' ma l'ero lo chiamava e lo chiamava così si era abbandonato sul giaciglio di materassi sporchi e si era preparato la siringa. Lasciò la parte per Myra e si bucò, finalmente appagato. Quando la ragazza tornò, molto più tardi, non si rese conto istupidito com'era, che era sfatta, il corpo illividito dalle botte, le gambe macchiate di sangue, i vestiti strappati. Quando si era risvegliato lei gli era accanto, svenuta, la siringa ancora conficcata nel braccio. L'aveva trascinata fuori e non sapeva ancora come, era riuscito a chiamare qualcuno che lo aiutasse. Ma Myra non sopravvisse, aveva usato la sua dose e quella lasciatele da Malcom. Dissero volontariamente. Perchè quella non era stata neanche la prima volta, sul corpo le avevano trovato le evidenze di molti abusi ripetuti. Chissà a quali nefandezze si era sottoposta per procurarsi e procurargli la droga. Gli era praticamente morta tra le braccia. Da quel momento divenne rabbioso, quella piccola parte di umanità che conservava grazie a Myra era scomparsa insieme a lei. Avrebbe potuto fare di tutto, non gli importava più di niente e nessuno, neanche di se stesso. Fu arrestato qualche mese dopo. Non ricordava nemmeno il processo, ciò che sapeva lo aveva letto poi più tardi dagli atti. Non gli avevano dato il massimo solo perchè era al suo primo arresto. I primi giorni alla Brixton Jail era stato costantemente sotto osservazione. Alternava momenti di violenza incontrollata ad altri di catatonia. Il momento peggiore fu quando entrò in astinenza, morire gli sembrava l'unica soluzione praticabile.

    La stanza era silenziosa, si sentì solo il clic del registratore che aveva finito il nastro. Malcom era a testa china e i capelli gli coprivano il volto.

 
- Mal.
- Non osare - dovette schiarirsi la voce - non osare avere pietà di me.

Ma quando alzò la testa, negli occhi di Brenda vide solo un'immensa compassione, non la commiserazione superficiale che si destina a chi è meno fortunato, ma l'empatia di chi ha compreso veramente il dolore altrui, perché è stato ferito a sua volta e sa cosa sia la sofferenza. Le fece un sorrisetto.
 
- Vieni qui.

L'attirò a sé e rimasero allacciati in una specie di goffo mezzo abbraccio. Lei lo cullò, gli accarezzò i capelli con delicatezza e mano mano sentì il corpo di lui rilassarsi tra le sue braccia. Se la portò in grembo e cercò le sue labbra, le sfiorò con le sue delicato. Amava sentirla su di sé, col suo peso sembrava tenerlo ancorato al mondo.
 
- Raccontami tu qualcosa.

Le chiese accarezzandole il naso con un dito.
 
- Che cosa vuoi sapere?
- Non ho potuto fare a meno di osservare che i tuoi occhi a volte diventano tristi e che aspetti che sia sempre qualcun'altro a toccarti per primo, di cosa hai paura?

Brenda si districò e si sedette accanto a lui. Dopo qualche secondo di silenzio rispose:
 
- Non ti facevo così osservatore.
- Sai ci sono luoghi in cui devi imparare a decifrare ogni minima variazione di comportamento altrui, se vuoi mantenerti integro.

Lei iniziò a mordicchiarsi una pellicina, segno che si stava agitando: le era sempre difficile raccontare certe cose.
 
- Puoi anche non dirmi nulla se non ti va.

Ma lei scosse la testa, in fondo Malcom si era confessato con lei tutta la sera, si meritava la sua fiducia:
 
- Quando ero in Germania avevo preso a fare una vita un po' - esitò - disordinata. Sono tornata che ero l'ombra di me stessa. Non permettevo a nessuno di avvicinarsi, non la mia famiglia e nemmeno Becky. L'unico che sembrava capirmi e a cui ho permesso di prendersi cura di me era Devlin.
- Il tuo professore? Quel tipo biondo e snob di York?
- Si. Snob, narciso, ladro e opportunista. Sono stata sua moglie per tre anni prima di accorgermi che tipo fosse.
- Ti ha fatto del male?
- Non fisicamente. Mai. Ma aveva quel modo di fare in grado di farti sentire una nullità.

Brenda rabbrividì e Malcom sembrò ricordare qualcosa della serata a York. Le prese una mano e intrecciò le dita con le sue per darle conforto.
 
- Sai, è tipico delle personalità narcisistiche - spiegò lei -  trovare il tuo punto debole e poi avvolgerti in una specie di ragnatela di dipendenza.
- E te lo sei pure sposato. E poi quell'altro, Tony...
- Che vorresti dire? Che ho un pessimo gusto in fatto di uomini? Attento.

Si allungò a baciarla con un sorrisetto:
 
- Sei migliorata, decisamente.

Brenda sorrise, le piaceva così tanto quell'atteggiamento irriverente di Malcom, le era piaciuto sin dalla prima volta che l'aveva visto. Si accorse che qualcosa gli era caduta dalla tasca dei jeans: erano le chiavi della macchina, al portachiavi era attaccato un piccolo tao tutto rovinato. Lui l'osservò per attimo con un piccolo mezzo sorriso:
 
- Mi sa che è tuo, ti era scivolato dalla tasca dell'impermeabile.
- Che cos'è? Aspetta. Ma dai, mi sa che era uno dei ciondoli di un mio braccialetto, sai quelle cose frikkettone che andavano all'epoca. Si vede che l'avevo messo in tasca e poi me lo sono dimenticato.  Ma come...
- L'avevo attaccato a un portachiavi per non perderlo e ridartelo. Ma non c'è stata più occasione. E poi ho finito per affezionarmici. Tieni, te lo ridò adesso.

Fece per sganciarlo dall'anello ma Brenda lo fermò:
 
- No no, tienilo: è tuo. Anzi anche io dovevo ridarti una cosa. Aspetta!

Malcom la guardò interrogativo, mentre spariva nell'altra stanza. Tornò con la sua giacca di jeans.
 
- Non ci credo. L'hai tenuta tutto questo tempo?
- Becky la detestava, ma non volevo darla via. Non era neanche mia, non mi sembrava giusto buttarla. E poi ha finito per seguirmi ovunque come una specie di... sai quelle cose che non vuoi buttare, ma non vuoi neanche tenere.
- Non credo mi stia neanche più, adesso.

Lei gli diede una pacchetta scherzosa allo stomaco:
 
- Questo perchè ti piace cucinare!

Con un versetto lui l'attirò a sé e riprese a baciarla, la giacca scivolò a terra dimenticata.
 
- Che ne facciamo adesso?

Gli chiese dopo un po' raccogliendo il giubbetto e appoggiandolo al bracciolo del divano.
 
- Tienila, ancora per un po'. Mi sa che adesso vado, guarda che occhi stanchi che hai.

Brenda sbadigliò.
 
- Scusami.

Aveva bisogno di stare da sola, anche se aveva adorato ogni singolo istante di quella serata. Per lo meno dal bacio in poi. Aveva bisogno di pensare, di elaborare tutto quello che era accaduto. Lo accompagnò all'ingresso e ci misero un'infinità di tempo a salutarsi: appoggiati alla porta alternavano baci e saluti senza riuscire a separarsi:
 
- Dai, ti chiamo domani. Un ultimo bacio e vado.

    Malcom si sentiva il re del mondo, canticchiò tutto il percorso in macchina. Gli sembrava come se i pezzi della sua vita fossero finalmente scivolati ognuno al suo posto. Raccontare tutto lo schifo che aveva vissuto era stato catartico, si sentiva come se si fosse liberato di una zavorra che lo teneva ancorato a terra. Baciare Brenda, tenerla fra le braccia, sentire il suo sapore, il suo odore, non ne avrebbe avuto mai abbastanza. Sorrideva come uno stupido adolescente. Quando lei gli aveva raccontato del suo esaurimento gli si era spezzato il cuore. Avrebbe dovuto essere lui a proteggerla e curarla e non quell'idiota. Scosse la testa: era inutile fare quei pensieri adesso. Forse se non avessero vissuto le vite che avevano vissuto a quell'ora non sarebbero diventati le persone che erano. Forse dieci anni prima non era arrivato ancora il tempo per loro. Ma ora, Malcom lo sentiva con tutto se stesso, era il momento giusto, voleva stare con Brenda, proteggerla, supportarla, renderla felice. Amava farla ridere: non c'era nulla di più bello che il suo viso che si apriva in un sorriso. Tirò il freno a mano e uscì dalla macchina. Per fortuna aveva parcheggiato abbastanza vicino a casa. I lampioni spandevano una luce gialla sulla strada e lui era perso nei propri pensieri.
 
- Hey capo hai da accendere?
- No, amico.

Ma non fece in tempo a finire di parlare che qualcosa lo colpì al fianco destro, altri colpi, cadde a terra, una lama balenò nel buio. Fece in tempo a rotolarsi per schivarla e il giubbotto lo protesse dal fendente. Una zaffata di fiato speziato lo raggiunse. Malcom si chiuse in posizione fetale proteggendo la testa dai calci fino a che tutto divenne nero.


 

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Capitolo 9
*** And no one ever told me that love would hurt so much And pain is so close to pleasure ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


IX. And no one ever told me that love would hurt so much And pain is so close to pleasure
Queen  - One year of love  


 
- Questo colore è orribile su di me, ma a te sta una favola!

Becky si guardò critica allo specchio del camerino, mentre comparava la stessa camicetta malva su di lei e Brenda. Erano da Harrods a fare compere, più che altro a trascorrere la mattinata insieme. Era uno dei loro passatempi preferiti da quando erano ragazze quello di andare nell'enorme grande magazzino e scambiarsi gli outfit, curiosare tra i nuovi cosmetici e annusare le boccette di profumo fino a farsi venire il mal di testa. Brenda si osservò a sua volta allo specchio, non le dispiaceva il sopra, ma la gonna era abbastanza discutibile così stretta e con quel volant messo in diagonale.
 
- Agli stilisti questa cosa dei fronzoli sta sfuggendo decisamente di mano.

Becky fece una risatina, sbottonandosi la camicia e provando una maglia verde.
 
- Ma insomma, alla fine com'è andata ieri?
- Bene.

Rispose con un mezzo sorriso Brenda, litigando con la gonna e rimettendosi i jeans.
 
- Bene. Solo? Tu non me la racconti giusta Bibi, con quella faccetta lì!

Anche Becky si rivestì col suo abito di lana rosso corallo guardando l'amica scettica.
 
- Offrimi una tazza di the e ti racconto tutto.
- Allora andiamo che sono curiosa! Ma prima aspetta, voglio provare una nuova montatura degli occhiali.
- Sei in vena di cambiamenti?
- No, è che devo rifare le lenti, mi sa che queste non vanno più bene: mi fanno venire la nausea.

Dopo aver provato qualche montatura, tutte molto simili tra loro, tanto che Brenda chiese all'amica che se le provava a fare, finalmente salirono al quarto piano a ristorarsi nella sala da the interna. Si affacciarono sull'enorme salone decorato con colonne che s'ispiravano alle architetture neoclassiche, statue di bronzo di pavoni e chimere e un enorme bancone in marmo rosa. Brenda aveva sempre trovato quel lusso così appariscente da rasentare il kitsch. Ma il the e i dolci erano ottimi. Becky ordinò anche una  fetta di torta al rabarbaro, giustificandosi con l'amica:
 
- Questo periodo ho una fame terribile, sicuramente è il cambio di stagione. Allora vi siete baciati o no?

Brenda bevve un sorso di the.
 
- Mmm.. si - un sorriso le allungò le labbra - Molto e a lungo.
- Lo sapevo! E' bravo? Ah sono così contenta per te. Ma dalla tua fronte aggrottata capisco che c'è un ma.
- No, è che mi ha detto che mi avrebbe chiamata oggi, ma ancora non l'ha fatto. Lo so che la giornata non è finita, che magari ha da fare, ma se si fosse pentito? Se avessimo corso troppo? Lo cercherei io, ma non voglio essere appiccicosa e..
- Bibi, calma. Respira. Avete corso troppo? Dieci anni ci avete messo, volevi andare più lenta ancora? E poi perché pentito, ho visto come ti guardava alla partita - ammucchiò un bel po' di panna su un pezzo di torta - ed è cotto di te!

Offrì a Brenda il cucchiaino ricolmo di dolce. Brenda si strinse nelle spalle, sapeva che l'amica aveva ragione, ma aveva paura a pensare a quel sentimento. Che gli piacesse e anche parecchio l'aveva capito anche lei. Dove questo li avrebbe portati non lo sapeva. Inghiottì il boccone mentre Becky le diceva:
 
- Vivitela come viene, ti meriti di avere qualcuno accanto che ti faccia brillare gli occhi. Guardati lì: t'illumini appena nomini il suo nome!

Brenda sorrise all'amica, grata.
 
- Dai, non voglio monopolizzare la conversazione. Raccontami del tuo prossimo viaggio!
- Credo che non viaggerò più molto per un po'. No, non preoccuparti! Sto solo cambiando lavoro!

Becky raccontò all'amica che si era stancata degli squali dell’economia, si la borsa e le manovre di alta finanza erano eccitanti e le interessavano ancora, ma aveva anche bisogno di nuovi stimoli. Era da un po' che ci pensava così aveva iniziato a guardarsi intorno. Le era davvero piaciuto coordinare la sponsorizzazione alla squadra degli Effra Eagles e aveva fatto richiesta come fundraiser manager a una grande associazione no profit e stava aspettando una risposta.
 
-  Non puoi capire, c'è in ballo una montagna di soldi, veramente più di quanti ne potresti mai immaginare. Allora ho pensato che sarebbe bello poterli utilizzare per qualcosa che sia utile davvero.
- Mi sembra quasi di sentir parlare Richard, che ti abbia convinto?

Brenda approvava la scelta dell'amica, aveva notato che anche lei aveva bisogno di un cambiamento e poi si era addolcita negli ultimi tempi.
 
- Non convinto, mia piccola ingenua amica - le rispose Becky - semmai questo è il dispetto supremo. Ora non avrà più armi per attaccarmi e avrò vinto io.

Un cameriere passò a portare via loro i piattini e depositò un'altra teiera d'argento sheffield colma di acqua bollente. Brenda aspettò che se ne fosse andato per attaccare:
 
-  E il premio sarebbe? Senti, non sono cieca. Lo so che questi anni vi siete girati intorno, pensi non mi sia accorta che domenica facevate gli stupidi tutto il tempo?

Becky giocherellava con le molliche sulla tovaglia, sembrava incerta e raramente Brenda l'aveva vista così.
 
- Ti dico solo questa cosa, poi non ne parliamo più. Rick è stato il mio primo.

Brenda quasi si strozzò col the:
 
- Il primo cosa? Oooh...ma quando, che avete fatto? No, non dirmelo!

Si mise le mani sulle orecchie, mentre Becky scoppiava a ridere.
 
- Tu stavi uscendo con Arthur a quei tempi: ti ricordi giocavamo sempre a quello stupido gioco della bottiglia? Un giorno dopo avermi accompagnato a casa mi sfidò a baciarlo mentre eravamo soli. E le cose ci sono un attimo sfuggite di mano.

Brenda guardava l'amica con la bocca aperta in una O perfetta, lo sapeva che nascondevano qualcosa! Ma che durasse da così tanto tempo...
 
- Ma poi non siete mai stati insieme...o si?
- Ti avevo detto che non ti avrei raccontato altro.

Le disse Becky alzandosi dal tavolo e mettendosi il cappotto.
 
- Ma...

Brenda la imitò litigando con la sciarpa e la borsa. Quando riuscì a vestirsi Becky l'aspettava alla cassa con la carta di credito in mano. Nel tentativo di pagare la sua metà Brenda lasciò perdere per il momento il discorso, ma ci sarebbe tornata.
 
- Io vado: sto facendo tardi per il lavoro. E non ti preoccupare Bibi, sono sicura che ti chiamerà!

Becky la baciò sulla guancia e s'infilò in un taxi prima che Brenda riuscisse a riprendere il discorso su lei e Richard. Scosse la testa e si diresse verso la fermata della metro: aveva tanto da rimuginare. Invece la giornata era passata e Brenda non aveva avuto nessuna notizia da Malcom.
    Il pomeriggio seguente era arrivata in radio accompagnata da una sorta d'inquietudine che non sapeva spiegarsi. Certo si sentiva un pochino delusa, non voleva pensare che Malcom fosse stato così superficiale da averla voluta solo assaggiare e lasciarla perdere. Non le sembrava fosse da lui, non si sarebbe confessato altrimenti. Lasciò cadere la borsa sulla scrivania e accese il pc. Sicuramente se ancora non l'aveva chiamata aveva i suoi ottimi motivi, solo Brenda non riusciva a immaginare quali fossero. Tambureggiò con le dita in attesa che lo schermo s'illuminasse. Voleva dargli il beneficio del dubbio e fidarsi di lui. Già una volta si era lambiccata immaginando i motivi più scorretti per cui Malcom non si fosse fatto più sentire dieci anni prima. Non voleva fare lo stesso errore. Brenda aprì la directory su cui conservava gli abbozzi degli articoli e si mise a leggere l’ultimo che aveva iniziato a scrivere. Dopo la quinta volta che scriveva e cancellava sbuffò rumorosamente: non era proprio a fuoco quel giorno. Mentre picchiettava una matita contro i denti le venne un'idea. Avrebbe chiamato Ramsay, gli avrebbe chiesto qualcosa, tipo se poteva citare la fiaccolata anti illegalità e senza parere avrebbe chiesto notizie di Malcom. Sorrise, le sembrava un'ottima idea. Iniziò a rovistare nella borsa in cerca del bigliettino dell'Effra Center. Era sicura di averlo messo lì. Rovesciò il contenuto sulla scrivania continuando a ravanare. Accidenti al suo disordine! Si raccolse i capelli puntandoli con la matita e rimise a posto le cose buttandole a caso nella borsa. Ora era in piedi e si mordicchiava il labbro inferiore, gli occhi si fermarono sul telefono. Ma certo! Avrebbe chiesto il numero al servizio informazioni. Si tolse uno dei grossi orecchini a clip e iniziò a ruotare il disco del telefono per fare il numero. Era lì, con la cornetta tra orecchio e spalla in attesa di poter parlare con l'operatrice, che sentì un vociare concitato provenire dal corridoio. Aggrottò le sopracciglia e col telefono in mano si diresse verso la porta, districò la prolunga dalla sedia e si affacciò sul corridoio per capire cosa stesse accadendo. Con sua sorpresa Terry stava discutendo con Rhonda, la centralinista. Appena la vide puntò dritta su di lei. Brenda mise giù la cornetta e si trovò faccia faccia con una Terry trafelata.
 
- Finalmente, riesco a trovarti! Puoi dire a questa signora che devo parlare con te con urgenza?

Brenda fece un cenno alla ragazza del centralino confermando le parole di Terry.
 
- Vieni dentro - le disse con il telefono ancora in mano - che succede?
- Non c'è tempo. Posa quel coso e vieni con me!
- Senti, aspetta un attimo. Mi stai facendo preoccupare. E' successo qualche altra cosa al centro?
- Ma quella tizia del centralino non ti ha detto niente?

Terry si era messa le mani nei capelli che quel giorno portava legati in una coda laterale. Con la gonna di jeans sopra i fuseaux neri corti al polpaccio, gli stivaletti e il toppino di pizzo sembrava quasi una sosia di Madonna. L'agitazione della ragazza aveva contagiato anche Brenda:
 
- E' successo qualcosa a Malcom?
- L'hanno aggredito.
- Dove, quando? Dov'è adesso?

Le domande si affastellavano mentre le due donne percorrevano a passo veloce il corridoio. Brenda lasciò un appunto per i collaboratori e poi scappò via con Terry.
 
- Ieri ti abbiamo cercato qui in radio per avvertirti. Ho detto al tizio del centralino di lasciarti detto che era importante. Non ti hanno detto niente?

Brenda fece due conti: il giorno prima lei non c'era perchè era il suo giorno libero e al centralino c'era Rocco, non era molto affidabile e probabile che non avesse neanche preso l'appunto. Mise da parte queste considerazioni e si concentrò su Malcom. Da quanto le stava dicendo Terry era stato aggredito proprio la sera che era stato a casa sua. Le si strinse il cuore.
 
- Non sapevamo il numero di casa tua e Malcom quando si è svegliato ha fatto un casino perchè voleva assolutamente avvertirti.

Proseguì Terry guidandola verso una moto.
 
- Andiamo con quella?
- Certo, faremo prima. Dai, monta!

Mentre sfrecciavano nel traffico Brenda era attraversata da mille preoccupazioni. Innanzitutto Malcom: se si era svegliato voleva dire che era vivo e se aveva avuto abbastanza fiato per protestare forse non era grave. Questo era confortante. Si stringeva a Terry cercando nel contempo di levarsi i capelli dagli occhi, quando non li chiudeva proprio, terrorizzata. Non sapeva se Terry fosse davvero così spericolata o se avesse destinato quel trattamento a lei. Più volte aveva sentito un clacson risuonare nervoso, avevano superato un autobus in partenza e l'autista aveva gridato loro cose irripetibili, forse avevano anche bruciato qualche semaforo. Brenda non voleva sapere. Finalmente erano arrivate all'ospedale san Thomas dove era ricoverato Malcom. Mentre incatenava la moto Terry raccontò a Brenda quel poco che sapeva lei stessa. Era davvero ironico che tra tutte le persone del centro avessero deciso di mandare proprio lei ad avvertire la ragazza di Malcom, pensò Terry con una punta di amarezza. Brenda fremeva mangiandosi una pellicina. Il suo istinto sarebbe stato quello di correre dentro e cercare la stanza di Malcom come una pazza. Forse era un bene che Terry se la prendesse comoda. La ragazza invece stava cercando di farsi coraggio:
 
- Non so bene come stanno andando le cose tra di voi. So che lui ci tiene a te, come avrei voluto che tenesse a me. E sei un'idiota se non lo capisci. Perciò se tu lo deludi o gli fai del male in qualsiasi modo io ti vengo a cercare.

Brenda avrebbe voluto replicare ma il tono di Terry era così accorato che provò una punta di pena per lei, per un attimo le sembrò  come se le avesse rubato qualcosa. Si dibatteva tra il senso di colpa, la preoccupazione, l'incertezza e fu sorpresa quando Terry la prese per mano e la condusse verso l'entrata del pronto soccorso. Quando furono al desk delle informazioni fu nuovamente Terry a prendere la parola mentre Brenda era come ammutolita dall'ansia e dai mille pensieri che le vorticavano nella mente.
 
 - Bene. Quarto piano, reparto di medicina generale, stanza 223.

Erano davanti al pannello delle indicazioni cercando di venire a capo tra le varie informazioni. Come tutti gli ospedali anche il San Thomas era una sorta di labirinto in cui la metà del tempo la si trascorreva cercando il piano e il reparto giusti, come una specie di caccia al tesoro dove il premio spesso era una visita frettolosa con un medico il più delle volte troppo esausto. Ogni reparto era contrassegnato da un colore diverso. Quello di medicina generale era giallo. Mentre le ragazze cercavano di raccapezzarsi seguendo come novelle pollicine le frecce gialle che apparentemente indicavano la direzione giusta, infermiere e tirocinanti sfrecciavano loro accanto diretti verso urgenze che conoscevano soltanto loro. Finalmente dopo aver sbagliato padiglione, fatto due volte su e giù con l'ascensore, cambiato una decina di volte corridoio Brenda e Terry arrivarono al reparto giusto. Il linoleum sbiadito per terra scricchiolava ad ogni passo, lungo la parete ormai grigiastra correva un maniglione verdognolo. Un capannello di persone aspettava davanti a una porta a doppio battente chiusa dato che non era ancora l'orario di visita. Brenda riconobbe Ramsay e Jamal. L’uomo più anziano andò loro incontro scusandosi con Brenda per non averla potuta avvertire prima e le raccontò cosa sapeva dell'aggressione:
 
- Potrebbe essere stata una spedizione punitiva. Per fortuna sembra che siano stati disturbati e non hanno fatto in tempo ad accanirsi troppo. Ma ecco, sta uscendo il dottore.

Si assieparono intorno all'uomo dal camice bianco, alto e brizzolato con un sorriso bonario che sembrava mettere tranquillità. Si vedeva che era stanco, aveva gli occhi cerchiati di scuro ma rispose gentilmente a tutte le domande:
 
- Gli ho dato sei settimane di prognosi. Più che altro si tratta di ecchimosi ed ematomi estesi, soprattutto nella fascia lombare e toracica, fra qualche giorno vedremo se ha riportato delle incrinature alle costole. Gli abbiamo fatto le lastre e ha riportato una frattura a due dita della mano sinistra. Ha ricevuto anche un brutto colpo alla milza, ma per fortuna non c'è stenosi. Gli hanno dato una bella ripassata, povero ragazzo. Gli abbiamo somministrato per il momento una terapia a base di antinfiammatori e antibiotici, ma rifiuta di prendere alcun tipo di antidolorifico.

Li salutò mentre parenti e amici degli altri degenti si accalcavano attorno a lui per avere informazioni. Malcom li aspettava semiseduto sul letto. Aveva il viso stanco e sofferente, un labbro spaccato e gli aloni scuri sotto gli occhi contrastavano col pallore del volto. Un cerotto a farfalla teneva insieme un angolo del sopracciglio destro. Indossava il camicino dell'ospedale e aveva una flebo attaccata al braccio. Una steccatura teneva fermi il medio e l'anulare della mano sinistra appoggiata mollemente sulle coperte. Si rianimò un pochino quando vide i suoi amici entrare nella stanza. Si assieparono intorno a lui chiedendo notizie. Nella stanza con lui c'era un ragazzo che aveva avuto un incidente con la moto e aveva una gamba in trazione.
 
- Quegli stronzi mi hanno già rovinato due giacche - esordì sarcastico - Mi avete portato qualcosa da mangiare? Ho una fame terribile!

Jamal con un sorrisetto diabolico estrasse dalla giacca un kebab ben incartato su cui Malcom si avventò vorace.
 
- Grande. Se non fossi già il mio vice ti promuoverei! Sei andato da Best, l'hai visto? Gli hai riempito le ciotole di croccantini e acqua? Povera bestiola.
- Sembri una mamma chioccia - rispose Jamal - non l'ho visto il tuo gatto, però gli ho riempito le ciotole
- Dobbiamo avvertire qualcuno dei tuoi?

Gli chiese Ramsay.
 
- Mia sorella, dopo vi do il numero - rispose Malcom con la bocca piena- ma per carità non ditele che sto in ospedale o mia madre scenderà in picchiata, lei si tipo chioccia. Mi viene l'ansia al solo pensarci.

Ramsay prese nota. Terry gli lisciò la coperta e gli raccontò un aneddoto simpatico per farlo ridere. Si vedeva che si sforzava di sembrare amichevole. Brenda invece se ne stava in disparte. Fecero ancora qualche chiacchiera, poi l'uomo più anziano scambiò un'occhiata con Malcom:
 
- Bene - disse - è proprio il momento di andare.

Vide Terry titubare e la prese per le spalle. Mentre la portava fuori dalla stanza le stava dicendo:
 
- Ho questa idea bellissima, ma per l'organizzazione serviresti tu. Senti cosa intendo fare...

Jamal diede una stretta delicata alla spalla di Malcom e salutò seguendo i due che erano appena usciti. Anche i famigliari dell'altro ragazzo se ne stavano andando. Il ragazzo si voltò su un fianco cercando di dormire.
 
- Non me lo dai un bacio?

Sussurrò Malcom a Brenda quando furono soli. Lei si chinò e delicatamente strofinò le labbra su quelle di Malcom cercando di non fargli male, ma lui la trattenne per la nuca:
 
- Dai, non sono di vetro.

E la baciò con più foga. Brenda sentì il sapore ferroso del sangue e si staccò mentre lui faceva una smorfia di dolore.
 
- No, ma sei un testone. Guarda come ti hanno conciato.

Si sedette accanto al letto e lui le cercò la mano con la mano sana.
 
- Non è la prima volta che mi succede. L'ultima volta ci ho perso anche due denti.

Cercò di scherzare lui.
 
- Ha detto il dottore che non vuoi prendere gli antidolorifici.
- Non mi servono.
- Non è vero: si vede che stai soffrendo, Mal.
- Non la prendo quella robaccia. Piuttosto l'agopuntura, i fiori di Bach, quello che volete, ma quelli no.

Brenda vide la paura affacciarsi negli occhi di Malcom e cercò di rassicurarlo:
 
- Non credo che i dosaggi sarebbero gli stessi di allora.
- E se ci ricascassi? No, non voglio rischiare.

Lei gli carezzò la fronte, poteva capirlo. Dopo tutto quello che aveva passato, non era un capriccio il suo.
 
- Vediamo, possiamo chiedere ai medici di non darti oppioidi. Gli hai detto che sei…
- Un ex tossico? Si.

Rimasero per un momento in silenzio. Brenda non riusciva a staccare gli occhi da lui.
 
- Scusa se non sono riuscito ad avvertirti subito. Quando mi sono risvegliato sono riuscito a malapena a chiedere aiuto e poi nella concitazione del momento ho pensato che fosse meglio chiamare Ramsay. Ma gli ho detto che ti dovevano avvertire subito.
 - Ma scherzi? Anzi mi dispiace di non essere venuta immediatamente. Non l'ho saputo fino ad oggi pomeriggio.
- Avrai pensato che sono il solito stronzo.
- No, ho già fatto questo errore una volta e non voglio farlo mai più con te. Mi fido di te Mal, mi fiderò sempre.

Malcom ammorbidì il viso in un sorriso, anche se la ferita al labbro gli tirava, le strinse un po' la mano:
 
- Vieni qui, vieni da me.

Lei lo abbracciò dolcemente e si baciarono con molta più delicatezza di prima. Gli assistenti ospedalieri stavano iniziando a distribuire la cena, segno che gli ospiti dei degenti dovevano andarsene. Con ultimo bacio leggero Brenda salutò Malcom e gli promise che sarebbe tornata il giorno dopo.
    I giorni in ospedale trascorrevano lenti e Malcom non era un bravo paziente, odiava l'albero delle flebo, smaniava per potersi alzare e fare tutto da solo e imprecava contro la steccatura alle dita. Gli avevano portato riviste e libri che lui lasciava perdere dopo averli sfogliati un po', aveva il suo walkman con le cassette registrate dai ragazzi, ma la loro musica non gli piaceva molto; per fortuna c'era la radio, ma anche lì aveva il solito vizio di cambiare canale ogni poco e finiva per stancarsi anche di quella. La verità era che si annoiava a morte. Così passava la maggior parte del tempo sonnecchiando e pensando. Pensava al campionato di calcio e alle strategie da riferire a Jamal, che ora aveva preso in mano l'allenamento degli Eagles. Sapeva che avrebbe fatto un buon lavoro. Pensava ai suoi aggressori, sapeva che erano i Sixtysix, probabilmente gli stessi che aveva allontanato da Allen. Anzi era sicuro che almeno uno di loro fosse tra quelli che l'avevano aggredito. Ne aveva riconosciuto l'alito, qualcosa di speziato e medicamentoso. Cercava di capire che spezia fosse, ma non riusciva a riconoscerla. Pensava a Brenda, a quanto fosse dolce la sua bocca, a quanto gli piacesse trascorrere il suo tempo con lei, anche se l'ospedale non era certo il luogo ideale. Il momento migliore della sua giornata era quando lo venivano a trovare: Jeanette e LaRue lo riempivano di coccole e manicaretti deliziosi, Jamal e Ramsay lo aggiornavano sulle notizie di cronaca e sul calcio. Le indagini sembravano ferme: gli inquirenti sapevano benissimo che erano stati i SixtySix, ma la banda si era chiusa a ostrica e ovviamente non c’erano elementi per collocarne qualcuno sulla scena dell'aggressione, a parte la parola di Malcom. Ogni tanto veniva a trovarlo anche qualcuno dei suoi ragazzi, magari saltando la scuola, cosa per cui lui li rimproverava, ma di cui era segretamente contento. Soprattutto aspettava con ansia l'arrivo di Brenda. Quelle settimane trascorse in ospedale avevano in qualche modo cementato la loro relazione, parlavano di tutto dalle minuzie quotidiane ai grandi temi. Si prendeva cura di lui: lo aiutava a farsi la barba, gli sistemava i cuscini dietro la schiena, lo accompagnava alla macchinetta degli snack, prendendolo anche un po' in giro perchè mangiando sempre sarebbe uscito dall'ospedale con chissà quanti chili in più. Ridevano molto insieme e Malcom pensava che nonostante le ferite, il luogo, il dolore quello fosse uno dei periodi migliori della sua vita. Quel pomeriggio lei gli stava spalmando sul torace una crema contro gli ematomi. Malcom aveva la maglietta tirata su e la pomata aveva un odore pungente. Brenda era delicata e concentrata sul suo petto per evitare di fargli troppo male.
 
- Mi dispiace che devi fare l'infermiera con me, non sei obbligata a farlo.
- Voglio farlo Mal.

Sollevò appena gli occhi per guardarlo in viso, Malcom si guardò il petto e sospirò:
 
- Guarda qui, con tutta questa pelle verde e blu sembro uno di quei uomini pesce…
- I tritoni intendi...E il tridente dov'è?

Malcom sollevò appena il bacino e strizzò un occhio:
 
- Non mi provocare.
- Che scemo che sei!

Brenda lo guardò fisso e fece scivolare la mano fin sotto l'ombelico, lui trasalì e le bloccò il polso:
 
- Attenta.

Sussurrò con la voce arrochita, ma Brenda si chinò a baciarlo sulle labbra:
 
- Non vedo l'ora che esci di qui - mormorò facendogli a sua volta l'occhiolino - devo andare ora.

Si salutarono con un ultimo bacio e Malcom sospirò nel vedere la sua schiena allontanarsi.
 
- Hey, sei proprio fortunato ad avere una ragazza così!

Gli disse il compagno di stanza.
 
- Ci credi che non so neanche se stiamo insieme?
- Beh, amico o sei cieco o sei stupido: si vede da lontano che è pazza di te!

Malcom si mise più comodo sul letto, sorridendo. Mentre percorreva il corridoio Brenda sorrideva tra sè. Era incredula di come fossero evolute così in fretta le cose tra lei e Malcom. Avevano raggiunto quel grado di intimità che si poteva notare in coppie molto più longeve e a dire la verità non sapeva neanche se fossero davvero una coppia. Era dispiaciuta che Malcom fosse sofferente, rinchiuso in ospedale, ma intuiva che questo avesse dato loro modo di avvicinarsi ancora di più. Malcom era smanioso, ostinato e sfacciato, ma sapeva anche essere dolce e premuroso. Era ferma davanti l'ascensore e quando si aprirono le porte un ragazzo quasi ruzzolò fuori scontrandosi con lei. Appena la riconobbe fece marcia indietro cercando di squagliarsela. Brenda lo bloccò:
 
- Aspetta, io ti conosco. Sei Allen vero?

Il ragazzino non rispose e fece spallucce.
 
- Mi sembra di non averti ancora visto da Malcom.
- Il Mister sta bene?
- Si, ma perchè non vai a chiederglielo di persona? So che sarebbe molto felice di vederti.
- Non credo.

Aveva sussurrato Allen con il viso contrito. Brenda lo guidò verso una delle sedie agganciate al muro:
 
- Sediamoci un attimo, ti va?

Il ragazzino si fece quasi trascinare e si mise seduto in punta di sedia, nervoso, pronto a scappare via.
 
- Perchè credi che Malcom non voglia vederti, pensi che sia arrabbiato con te?

Allen annuì:
 
- E' tutta colpa mia.

Brenda strinse le labbra, in qualche modo infuriata per quella situazione:
 
- Non è colpa tua Allen. Tu sei una vittima esattamente come Malcom. La colpa è di quei delinquenti che vi hanno messo le mani addosso. Hai capito bene? La colpa non è mai della vittima, non colpevolizzarti per una cosa che è al di fuori del tuo controllo.

Allen si mordicchiò un labbro incerto:
 
- Davvero pensi che il Mister non sarà arrabbiato con me?
- Ma certo! Va da lui.

Un sorriso timido si fece largo sul viso di Allen, si vedeva che non vedeva l'ora di andare a trovare Malcom, si alzarono in piedi.
 
- Và!

Lo spronò Brenda sorridendo a sua volta e aspettò che il ragazzo si muovesse, lui si girò un paio di volte e lei lo esortò con un gesto. Allen le fece per un'ultima volta l'ok con la mano sorridendo, poi allungò il passo e non si voltò più.
Erano trascorsi dieci giorni e Malcom non ne poteva più: gli avevano cambiato la terapia e quei nuovi farmaci gli davano molta sonnolenza. O forse era la noia, non lo sapeva. Sentì un ticchettio di scarpe e dal passo riconobbe Brenda che infatti entrò poco dopo, il cappotto ancora umido della pioggia che era caduta tutto il giorno. Si chinò a baciarlo:
 
- Mi ha detto la caposala che fra un paio di giorni ti dimettono! Credo che non ne possano più di te!
- Era ora, secondo me mi stanno sedando di nascosto, mi sento tutto intontito.

Si lamentò lui con un sorriso flebile. Lei gli si sedette accanto, tenendogli la mano sana e gli raccontò le ultime novità cittadine. Malcom, che quel giorno non era in vena, si lamentò ancora un po’,  in particolare del cibo che gli davano:
 
- Scommetto che Jeanette e LaRue ti stanno rimpizzando di nascosto. 
- Per fortuna: loro sono le mie fatine buone.
- Pensavo di essere io la tua fatina!
- Tu sei il mio angelo.

Rispose Malcom con voce assonnata chiudendo gli occhi. Brenda lo osservò mentre riposava:  con i capelli appiccicati, le splendide labbra riarse, le ciglia tremule che ombreggiavano il viso, le sembrò davvero un angelo. Un bellissimo angelo caduto. Si era preoccupata da morire quei giorni e non riusciva a smettere di guardarlo. Fu in quell'istante che la consapevolezza la trafisse come una lama di luce. Non era semplicemente infatuata di quell'uomo. Voleva vederlo invecchiare, crescere i suoi bambini, andare a vedere tutte le sue partite, voleva persino parlare di calcio con lui, anche tutte le sere se voleva. Aveva quasi rischiato di perderlo per capire che ne era innamorata. Lui sorrise nel sonno, quasi parte di quella luce avesse colpito anche lui. Un'infermiera mise dentro la testa e toccandosi l'orologio le fece capire che era ora di andare. Brenda a malincuore lasciò il capezzale di Malcom. Ma una gioia inesplicabile le riempiva il cuore. Era innamorata, ora sapeva davvero cosa si provasse e il cuore quasi le esplose di felicità. Non poteva aspettare oltre così si diresse verso uno dei telefoni a gettoni dell’androne dell’ospedale e compose un numero che sapeva bene.
Il telefono squillò nella casa silenziosa. I due amanti si riscossero a fatica:
 
- Dio, ma che ore sono?
- Sono appena le 6 del pomeriggio. Fammi rispondere.

Becky si districò dal corpo di Richard, che si appoggiò al gomito per osservarla.
 
- Pronto. Bibi! E' successo qualcosa a te o Malcom?
- No no, Malcom sta bene e anche io. Ma qualcosa è successo!
- Ma chi è?
- Zitto, è tua sorella

Rispose Becky coprendo la cornetta con una mano. Richard si era avvicinato e le stava baciando il collo.
 
- Ma ti ho disturbato. C'è qualcuno con te?
- No, no - Becky cercò di scrollarsi di dosso l'uomo - che dici. Che succede, perché mi hai chiamato?
- Perchè ho capito Bibi. Ho capito che sono perdutamente, profondamente, perfettamente innamorata! E dovevo dirlo a qualcuno o sarei esplosa dalla felicità.

Becky allargò le labbra in un sorriso, mentre alzava gli occhi verso l’alto. Con una mano cercava di tenere a bada l’uomo che le stava accarezzando una coscia.
 
- Brenda ma è magnifico! Sono tanto contenta per te; dove sei, ancora in ospedale? Va a casa adesso. Ci sentiamo domani, si. Ti voglio bene Bibi!

Mise giù il telefono con una risatina mista a un sospiro. Richard la guardò interrogativo:
 
- Allora che voleva?
- Tua sorella si è accorta di essere innamorata.
- Finalmente! Era rimasta l'unica a non averlo ancora capito. E ora vieni qua...non abbiamo ancora finito io e te!

L'attirò di nuovo sul letto, mentre Becky rideva.


 

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Capitolo 10
*** I've got nowhere left to hide, it looks like love has finally found me ***


 
PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


X. I've got nowhere left to hide, it looks like love has finally found me
Foreigner - i want to know what love is   
 



- Sei pronto?

Ramsay aspettò paziente che Malcom finisse di mettersi una scarpa e l’aiutò a infilarsi la giacca di pelle rovinata dallo squarcio del coltello. In mano aveva il borsone degli effetti personali di Malcom che salutò il compagno di stanza. Erano passati dieci giorni, ottobre si era trasformato in novembre e il tempo quella mattina era cupo e umido. Una volta fuori dall'ospedale Malcom tirò un lungo respiro di cui si pentì subito.
 
- Ah, mi tira tutto.

si lamentò.
 
- Vuoi che ti porti a casa o vuoi andare da Forster? Mi ha detto che ha qualche foto da farti vedere.
- Andiamo da Forster. Voglio togliermi subito di torno quest'incombenza.

L'aria in macchina, una vecchia ford grigio metallizzato col paraurti ammaccato e macchie di ruggine che ne deturpavano la carrozzeria, era gelida perché si era rotto il riscaldamento. Ramsay usava l’auto come un'estensione dell'associazione, perciò era piena di impicci: locandine, volantini, libri e quaderni scolastici, ora anche un mezzo rotolo di linoleum, pennelli e latte di vernice che spandevano il loro odore pungente. Non aveva mai il tempo per portarla a pulire, figurarsi a riparare. Mentre arrancavano tra il traffico e i lavori in corso sulla A23, era anche iniziata a scendere una pioggerellina insidiosa contro cui i tergicristalli sembravano inutili. Malcom cercava di non tremare troppo per evitare che i lividi gli facessero male e questo gli rese il viaggio ancora più gravoso. Quando finalmente arrivarono era esausto e gli scoppiava la testa.
    Il posto di polizia era deprimente come ricordava, per fortuna al desk delle informazioni quella mattina c'era una poliziotta giovane e carina. Appena puntò gli occhi su di loro e aprì bocca però, Malcom si rese conto che le sue attrattive finivano lì. Con voce scorbutica indicò loro l'unità operativa di Forster e senza più degnarli d'uno sguardo tornò a dedicarsi a ciò che stava facendo. L'unità antigang si trovava al secondo piano e appena si aprirono le porte dell'ascensore i due uomini furono accolti da un vociare sconnesso, odore di corpi sudati, cibo stantio e caffè bruciato. Ramsay fece una smorfia e a Malcom gli si rivoltò lo stomaco. Il caldo era soffocante. Percorsero il corridoio rivestito come tutti gli edifici pubblici di un linoleum scadente, questo color grigio, le pareti azzurrine erano scrostate in più punti e avrebbero avuto bisogno quantomeno di una rinfrescata. Alcune donne in abiti vistosi sedevano su una panca di legno e si lamentavano del trattamento che stavano subendo. Attraversarono un open space dove diversi poliziotti stavano lavorando alle scrivanie, battendo rapporti al pc o rispondendo al telefono. Uno di loro si avvicinò chiedendo chi desiderassero in tono sbrigativo e Ramsay spiegò paziente che avevano un appuntamento

 
- McGhee lasciali passare!

Dal fondo dello stanzone si alzò una cavernosa voce baritonale: Forster li aspettava seduto alla sua scrivania in un minuscolo cubicolo che gli spettava di diritto, essendo a capo dell'unità. Poiché lo spazio era quasi del tutto occupato dalla sua mole, restava ben poco posto per i visitatori. Cosa che probabilmente era voluta.
 
- Togliete quella roba di mezzo e sedetevi. Allora giovanotto come stai?
- Come uno che hanno preso a calci.

Rispose Malcom togliendo alcuni faldoni da una sedia e restando in piedi non sapendo che farci. Forster gli fece cenno di lasciarli su uno schedario, già straripante di carte pericolosamente in bilico.
 
- Ci sono novità?

Ramsay si sedette sul bordo della scrivania, dopo aver spostato alcune cartelline ricolme di fogli senza farsi scrupoli. Forster bevve con una smorfia qualcosa da un bicchiere di plastica, rabbrividendo:
 
- Persino lo zucchero dal the mi hanno tolto - buttò il bicchiere nel cestino - sostanzialmente nessuna. Si sono chiusi a riccio e si coprono a vicenda. Se potessi darci qualche elemento in più...

Avvicinò a Malcom un grosso libro nero pieno di foto segnaletiche esortandolo a vedere se riconoscesse qualcuno. Malcom sfogliò lentamente il libro soffermandosi su ogni foto. Quando era stato aggredito, entrambe le volte era buio e i ragazzi indossavano felpe col cappuccio, non avrebbe saputo riconoscerne qualcuno con certezza: uno aveva due denti di metallo, questo lo ricordava bene.
 
- Non sono sicuro, forse questo. Ma la prima volta ero troppo concentrato sul coltello e la seconda mi hanno colpito di sorpresa. Però ricordo che entrambe le volte uno di loro aveva uno strano odore
 - Che tipo di odore?
- Una qualche spezia che però non riesco a riconoscere, con un qualcosa di medicamentoso.
- Una spezia medica?

Forster guardò Ramsay con fare interrogativo e quello si strinse nelle spalle.
 
- Non una spezia medica. Era una spezia, ma con un retro fondo di medicinale. Non lo so.

Malcom scosse la testa, lo faceva impazzire perchè erano giorni che si arrovellava per capire che tipo di odore fosse senza venirne a capo. Gli uomini discussero ancora un poco sullo stato delle indagini che languivano e poi si salutarono.
    Dopo un altro viaggio penoso Ramsay lo lasciò al suo portone chiedendogli se dovesse salire per dargli una mano. Malcom fece un gesto di diniego, era stanco e voleva solo riposare. Lasciò cadere il borsone a terra e chiuse la porta: finalmente era a casa sua. Strinse i denti quando una fitta al fianco lo colse, ma cercò con gli occhi Best. Lo chiamò un paio di volte e il gatto uscì da sotto il divano e zampettò verso di lui. Si chinò sulle gambe allungando una mano e lasciando che la bestiolina lo annusasse per bene, quando gli diede una testatina lo attirò verso di sé e lo gratificò con una bella grattatina sotto il mento:

 
- Non posso tirarti su, amico. Ma mi sei mancato davvero. Vediamo se Jamal ti ha riempito le ciotole.

Si diresse verso l'angolo cottura tallonato dal gatto che nel frattempo stava danzando intorno a lui disegnando una serie di otto intorno alle sue gambe. Non mancò di notare che l’appartamento fosse stato tirato a lucido e che profumasse di detergente al pino: sicuramente LaRue, o molto più probabilmente Jeanette, si erano preoccupate di dare anche una pulita. Sul bancone della cucina vide che qualcuno aveva lasciato un biglietto: infatti era di Jeanette che gli augurava un buon ritorno a casa e gli indicava che nel frigorifero lei e LaRue e qualche altra donna del Centro aveva cucinato qualcosa per lui. Malcom aprì il frigorifero e lo vide stipato di vaschette argentate ripiene di chissà quale bontà. Chiudendo l'anta sentì una stretta al cuore: l'associazione era diventata la sua famiglia adottiva e si erano davvero tutti preoccupati del suo benessere, questo lo commosse:
 
- Stai diventando sentimentale vecchio mio.

Mormorò fra sé e sé. E a proposito di famiglia, agguantò il telefono e sedendosi con cautela sul divano compose il numero della madre.
    Il giorno dopo passò anche Brenda a trovarlo. Il pensiero di lei a casa sua l'aveva gettato in uno stato di vaga agitazione. Non aveva molto da fare e d'altra parte con una mano immobilizzata e indolenzito com'era non è che avesse molte alternative. Aveva acceso la tv più per farsi compagnia che per reale interesse a qualsiasi trasmissione. Fece un po' di zapping e si soffermò su una puntata di Miami Vice: Sonny Crockett aveva stile e gli piaceva la musica. Per un po' sognò di trovarsi a Miami pieno di soldi. Magari avrebbe potuto portarci Brenda un giorno. Sorrise immaginando la scena di loro due sfrecciare su un motoscafo, lui vestito come Don Johnson e lei con i capelli al vento. Aveva così tanta voglia di vederla che contava letteralmente i minuti. Best doveva aver sentito l'agitazione del suo compagno bipede perchè anche lui non riusciva a restare tranquillo: saltava sul tavolo, il divano, la poltrona, si acciambellava per un istante sulla sua sedia e poi di nuovo tornava a saltare come una pallina di un flipper impazzito. Malcom che si divertiva a osservarlo, appallottolò una pallina di carta e gliela lanciò ridendo di gusto quando il gatto vi si avventò e la inseguì come se fosse il peggior nemico. Le ore si allungavano stirando il tempo in una lunga attesa. Aveva anche provato a farsi una doccia, ma lavarsi con una mano sola non era stato affatto comodo e aveva lasciato che l'acqua ruscellasse sul suo corpo, spogliarsi e vestirsi era stata un'agonia, ma non poteva presentarsi a Brenda con solo i pantaloncini da calcio. Indossò anche una maglietta larga e si guardò allo specchio, mentre cercava di darsi una sistemata ai capelli. Fece una smorfia a se stesso, era a malapena presentabile. Si passò il rasoio elettrico sul mento eliminando ogni traccia di barba e si rimise ad aspettare.
    Quando Brenda arrivò ci fu una sorta di paralisi elettrizzata di gatto e padrone, Malcom aprì la porta e sorrise incerto, ma Brenda si allungò a baciarlo sulle labbra incurante del suo aspetto. Gli lanciò anzi un'occhiata di apprezzamento che gli fece pensare che forse gradisse questo aspetto un po' selvatico. Lei indossava un semplice tubino nero di lana e il cappotto cammello che abbandonò su un angolo del divano. Si osservò intorno, si era immaginata di entrare in una tana da scapolo e invece il minuscolo appartamento di Malcom era matenuto in ordine scrupoloso. I mobili erano dozzinali, ma tenuti con cura, come la moquette beige chiaro. In un angolo della stanza c'era la cucina a vista e un tavolo. Dall'altro lato c'erano il divano, un mobile con la tv e lo stereo e un altro mobiletto ricolmo di vinili e cassette. Una piccola libreria con qualche classico e molti tascabili era disposta in modo da dividere l'ambiente in due aree distinte. Un gatto rosso e bianco si avvicinò lentamente a lei.

 
- Hai paura? E' solo curioso, non ti fa niente.

Brenda si chinò verso il gatto che si strusciò alle sue gambe.
 
- Hai visto? Piaci anche a lui.
- Come si chiama?
- Best.
- Come la canzone?
- Come George.

Brenda scosse la testa sorridendo, il calciatore ovviamente! Lasciò cadere la borsa sul divano e aspettò che Malcom si sedesse. Le raccontò della visita inconcludente alla polizia: per quanto Ramsay sembrava fidarsi del suo amico Forster, lui non aveva molta stima per i poliziotti. Gli sembrava solo che girassero in tondo come tante galline senza testa e non arrivassero mai da nessuna parte. Era frustrato e poi stava impazzendo nel cercare di identificare quel maledetto odore. Forse non era importante, ma se era caratteristico di uno degli aggressori forse avrebbe avuto la soddisfazione di vederne almeno uno in galera. Brenda cercò di rassicurarlo come poteva e lui si scusò per averle gettato addosso le sue preoccupazioni. Le chiese se avesse mangiato e se volesse dividere con lui una delle prelibatezze che gli avevano lasciato.
 
- Adesso non ho molta fame, è presto. Però fra un pochino molto volentieri. Come è andato il primo giorno a casa?
- Noioso da morire. Mi sento come un vecchio di 90 anni!
- Devi avere pazienza, il dottore ti ha dato quaranta giorni di prognosi, ti manca circa ancora un mese.
- Uffa, non sono paziente in queste cose: adesso capisci perchè mi è successo la prima volta?
- Ti fa tanto male?
- No, per fortuna. Mi sento solo tanto indolenzito e non riesco a fare quasi niente con questa mano bloccata - le scoccò un'occhiata - e mi sento ancora l'odore dell'ospedale addosso.
- Vuoi che ti dia una mano? Magari ti aiuto a lavarti i capelli?
- Prima non vuoi coccolarmi un pochino?

Brenda sorrise e gli prese il volto fra le mani lasciando una scia di piccoli baci sulle guance, le tempie, le mandibole. Quando arrivò alle labbra lui la bloccò e infilò la lingua tra le sue forzandola un po' ad aprire la bocca. Le accarezzò il viso con dita leggere e fermò la mano sulla gola, sotto i polpastrelli sentì una vena pulsare forsennata. Brenda interruppe il bacio con una risatina:
 
- Aspetta, aspetta: sono qui da appena un'ora e già stiamo avvinghiati sul divano!
- Perchè, ti dispiace? Mi sei mancata, lo sai.

Lei ammorbidì il viso:
 
- Dai, ti aiuto con i capelli.

Si sollevò con vivacità dal divano e abbandonate le scarpe, lo prese per la mano sana aiutandolo ad alzarsi a sua volta.
        Il bagno era un piccolo quadrato dove entravano a malapena il lavandino, i sanitari e una vasca. Da sotto il lavandino Malcom estrasse uno sgabellino dove appoggiava i vestiti o i libri quando ne aveva bisogno. Brenda lo fece mettere seduto con la testa rivolta verso il lavandino, gli chiese se fosse comodo e se il braccetto della doccia fosse removibile. Arrivava a malapena al lavandino, ma si sarebbero accontentati. Aprì l'acqua a una temperatura accettabile e gli bagnò i capelli. Mise una dose di shampoo sulla  testa e iniziò a massaggiare. Malcom muoveva le gambe nervoso, l'odore di Brenda, le sue mani che gli frizionavano il cuoio capelluto con delicatezza, l'abitino che aderiva al corpo mettendo in risalto il ventre e le cosce lo stavano mandando fuori di testa. Provò a chiudere gli occhi, ma le sensazioni sembravano moltiplicarsi e fu costretto a riaprirli. Brenda si muoveva con gentilezza; a causa della posizione di vasca e lavandino era costretta a stare quasi addosso a Malcom, ma le piaceva passargli le dita tra i capelli. Lui non riuscì a fare a meno di accarezzarle un fianco, la mano seguì le curve del corpo e lei ridacchiò, accaldata. Gli sciacquò i capelli e si allontanò in cerca di una spugna. Lui capì le sue intenzioni perché si tolse la maglietta: nonostante i lividi e le escoriazioni Brenda non potè fare a meno di ammirare ancora il suo torace. Insaponò la spugna e la strizzò, poi la passò delicatamente su di lui. Malcom rabbrividì. Non riusciva quasi più a parlare, così l’attirò a sé con il braccio sano.

 
- Hey, mi bagni tutta così.
- Lo spero.
- Sei proprio scemo!
- Levati questo coso, dai.

Brenda lo guardò per un momento: si sentì  languida e surriscaldata dall'atmosfera torrida che si era creata tra loro. Prese una decisione e si tolse il vestito restando in intimo. Malcom sorrise e con un dito le fece cenno di avvicinarsi. Adesso fu lui a bagnare la spugna e la strizzò su di lei all'altezza della gola. L'acqua ruscellò tra i seni, sul ventre fino all'inguine. Brenda emise un verso strozzato, aderì al corpo di Malcom cercandone le labbra. Lui scese a baciarle la mandibola, la gola, con un dito abbassò una spallina del reggiseno e le mordicchiò la spalla, poi tornò indietro con la lingua. Con i pollici le accarezzò la schiena su e giù facendola rabbrividire. Lei chiuse gli occhi godendo dei suoi baci, senza più remore, voleva sentire ancora le sue mani calde sulla pelle, la sua lingua, le sue labbra. Si chinò a baciargli il collo, gli succhiò un lobo dell'orecchio, leccò la pelle sottile della clavicola, inspirando il suo odore virile. Malcom con le dita della mano sana stava lavorando sulla chiusura del reggiseno, lei lo aiutò a sganciarlo. Quando si sollevò, Brenda si morse il labbro inferiore, l'espressione negli occhi dell’uomo era torbida quasi sconvolgente da quanto fosse intensa. La fece sedere su di sé e continuò a baciarla, esplorò i seni con la lingua, circondò uno dei capezzoli con le labbra e lo succhiò facendola gemere. Con la mano sana le accarezzava il ventre e poi scese sotto l'orlo delle mutandine. Brenda spalancò gli occhi quando sentì un dito insinuarsi dentro di lei e accarezzarla. Il profondo sospiro di gola che emise fece quasi impazzire Malcom che aggiunse un altro dito muovendo la mano più veloce, succhiandole la pelle del collo, divorandole la bocca forsennato. Brenda si aggrappò a lui mugolando e chiuse le gambe.
 
- Tesoro... voglio fare l'amore con te.

Le mormorò all'orecchio con un tono che era metà una preghiera e metà una richiesta.
Brenda si alzò e si voltò. Malcom avrebbe anche potuto restare due o tre ore ad ammirarne la schiena se non fosse stata per l'urgenza del desiderio. Lei si raccolse i capelli portandoli tutti davanti a una spalla e voltò lieve la testa verso di lui, sorrise:

 
- Vieni?

Un ghigno gli allungò le labbra, con più entusiasmo di quanto non sarebbe stato preferibile si sollevò dallo sgabello e un pò guidandola, un pò trascinandola tra un bacio e l'altro la portò in camera da letto. Best li aspettava acciambellato su un cuscino, aprì appena un occhio. Malcom lo fece scendere:
 
- Mi dispiace amico, ma questo non possiamo condividerlo.

Lo convinse a trottare fuori dalla stanza accompagnandolo e chiuse la porta. Quando si voltò Brenda lo aspettava mezza inginocchiata sul letto. Lui si morse un labbro: la sua sagoma controluce era soffusa dal lucore proveniente dalla finestra e sembrava una qualche creatura delle fiabe. Una creatura molto sexy e molto desiderabile. Lo abbracciò baciandolo ancora e poi lo fece sdraiare sulla schiena:
 
- Stai buono, ci penso io a te.

Gli si mise a cavalcioni, sollevò i capelli con le mani lasciandosi ammirare. Il modo in cui lui la guardava la faceva sentire così  deliziosamente provocante. Con le labbra e la lingua gli sfiorò ogni singolo livido: sul torace, intorno ai capezzoli eretti circondati dalla pelle d'oca, sul ventre, intorno all'ombelico facendolo rabbrividire. Lo guardò da sotto in su e aderì completamente al suo corpo tornando a baciargli le labbra, si strusciò sulla sua erezione e lui gemette di nuovo. La tenne stretta a sé, mentre la baciava ancora e ancora.
 
- Finisci quello che hai iniziato.

La voce roca le vibrò sulla gola. Lei si tolse l'ultimo velo di tessuto che li divideva ancora, ma lui la fermò di nuovo indicandole il cassetto del comodino. Lei riemerse col piccolo quadrato di plastica in mano. Malcom era più che pronto e lei lo aiutò, poi con lentezza si lasciò cadere su di lui e iniziò a muoversi. Il tempo gocciolava denso come miele, mentre si amavano dandosi senza riserve l'uno all'altra.
    La pioggia batteva sul vetro rendendo tutto ovattato. Malcom e Brenda erano abbracciati, sotto al lenzuolo in una intimità sonnolenta. Le stava accarezzando con movimenti pigri la schiena.

 
- Che strano fare l'amore in pieno giorno, mi dà l'idea di qualcosa di clandestino: come se stessimo marinando la scuola.
- Hai fatto molto sesso marinando la scuola?
- Sono una brava ragazza, io! Semmai quello scostumato sei tu.

Malcom ghignò al suo tono fintamente scandalizzato.
 
- Non credere, non tanto quanto avrei voluto - le baciò la fronte - ma non mi vanterò delle mie performance.
- Che arrogante! Sei fortunato solo perchè sei così adorabile.

Ridacchiarono e si coccolarono ancora per qualche minuto. Brenda si sollevò su un gomito tornando seria:
 
- Prima guardando nel cassetto non ho potuto fare a meno di notare: che ci fai con tutte quelle scatole di preservativi?
- Li ho presi pensando a te. Ahi - gli aveva dato una schicchera - non infierire su un uomo gravemente ferito!

Lei gli baciò la spalla.
 
- In realtà sono per i ragazzi della squadra. Mi assicuro che non ne siano sprovvisti.
- Che ti dicevo, non so come tu faccia a essere così insolente e così premuroso nello stesso momento.
- Fa parte del mio fascino.

Rispose lui dandole un piccolo bacio sul naso. Lei sollevò gli occhi al cielo facendogli il verso. La mano di Malcom scivolò sulla schiena e all'altezza di un fianco trovò un’abrasione della pelle, come un cordone di carne, che prima nella foga del desiderio non aveva notato.
 
- Che cos'è questa?

Chiese incuriosito. Brenda si rigirò sul dorso all'improvviso silenziosa, si portò un avambraccio a coprirsi gli occhi.
 
- Bri?

Brenda si tirò su acciambellandosi su se stessa, le ginocchia al petto, come una gattina. Aveva le labbra strette e un'espressione tormentata sul viso.
 
- Tesoro, parlami.

Lei continuava ad avere lo sguardo perso nel vuoto. Malcom non l’aveva mai vista così turbata e si stava preoccupando.

    Si svegliò acciambellata su se stessa in un luogo che non riconobbe. Il letto, o meglio il materasso su cui giaceva puzzava di vomito, era il suo? Brenda si sentiva malissimo, aveva la nausea e le girava la testa. Cercò di sollevarsi in piedi e in preda alle vertigini cercò un luogo dove svuotare lo stomaco. Dall'altra parte della stanza, su un altro materasso, dormiva una ragazza che non conosceva. Ma non ebbe tempo di soffermarsi troppo su di lei, in preda ai conati com'era. C'era un lavandino e lo raggiunse a malapena prima di vomitare alcol e bile. Le martellava la testa, non ricordava assolutamente nulla della notte prima. Dalla luce che entrava dalla finestra doveva essere giorno inoltrato, con sgomento si rese conto solo in quel momento che non indossava nulla sotto il vestito. Si guardò le gambe e vide lividi e graffi. Si mise una mano alla bocca pietrificata dall'orrore. Il materasso era sporco di sangue, non sapeva se fosse il suo. Si sollevò meglio il vestito e si accorse di un taglio scabroso dietro la schiena all'altezza del fianco. Era sporco di sangue raggrumato, non sapeva quanto ne avesse perso, ma forse il taglio non era così profondo anche se le bruciava ancora parecchio. Girò intorno a se stessa cercando freneticamente le proprie cose e scappò in strada. Era certa di non avere preso droghe o aver bevuto troppo, la sera prima. Era andata con Klaus e Katarina in quel locale vicino al Muro dove si esibivano gli artisti underground new romantic. A lei non piacevano molto, ma doveva scriverci un pezzo per questo aveva cercato di rimanere sobria il più possibile. Ricordava di aver visto il concerto ed essere rimasta un po' con i suoi amici, forse aveva preso un taxi. Era lì che era iniziato il blackout. Con il cuore in tumulto cercò di capire in che zona fosse, c'era una fermata della metropolitana e ci s'infilò tremante. Quando fu a casa si fece una doccia bollente e strofinò il corpo fino a farlo diventare viola. Non le importava se si fosse ferita: nulla poteva essere peggiore di quello che le era capitato.

Brenda aveva la voce piatta mentre confessava quello che aveva subito.

 
- Ho provato ad andare alla polizia a raccontare quello che era accaduto, sono anche entrata in commissariato, ma appena ho visto le facce dei poliziotti ho pensato che non mi avrebbero creduto. Ai loro occhi sarei sembrata la solita ubriacona inglese che non si ricordava neanche con chi aveva scopato la sera prima. E' così che è cominciato. Ero terrorizzata da tutto: la possibilità di essere rimasta incinta, le malattie, divenni paranoica, non mi fidavo più di nessuno. Soprattutto mi faceva diventare matta il fatto che non avessi idea di cosa mi fosse capitato di preciso, cosa mi avevano fatto, come mi ero ferita, chi fosse stato. Passai a Berlino un altro anno orribile e poi crollai completamente e fui costretta a tornare a casa. Ecco, tu sei la seconda persona, dopo il mio psichiatra, che sa tutta la verità.

Malcom era senza parole, terrificato da quello che aveva subito Brenda, infuriato contro chi le aveva fatto questo. Non sapeva se toccarla, le accarezzò una spalla titubante e fu lei a rifugiarsi contro il suo petto. La strinse nel calore del suo abbraccio, dandole piccolissimi baci delicati sulle guance, le palpebre, le tempie, mormorandole parole di conforto. Quando lei sollevò il viso sorrideva e Malcom pensò che la parola sorriso non poteva neanche iniziare a descrivere la meravigliosa espressione sul viso di Brenda, si sentì così pieno di amore per lei che fu colto da una vertigine.
 
- Scusami, se ti ho raccontato queste cose.
- Non dirlo neanche per scherzo. Non riesco a immaginare quanto possa essere stata orribile come esperienza.

 Le prese il viso tra le mani e la baciò a lungo. Quando riemersero da quel bacio Brenda sembrava essere tornata di buon umore:
 
- Sto morendo di fame. Sbaglio o mi avevi promesso un pranzo?
- Hey, mi hai rubato la battuta! Andiamo a vedere in cucina cosa mi hanno lasciato.

Brenda si alzò per prima, il lenzuolo scivolò sul suo corpo nudo lasciando Malcom senza fiato: non si sarebbe mai stancato di ammirarla. Con più lentezza si alzò anche lui e cercò qualcosa da infilarsi, Brenda lo osservava a sua volta con la testa inclinata da una parte, in ammirazione:
 
- Sembri una statua greca.
- Si, una con i rotoli - Malcom fece una smorfia - non vedo l'ora di tornare a correre.
- Ma non sai che le maniglie dell'amore sono sexy?

Brenda gli aveva rubato la maglietta ed era in cerca delle mutandine. Poi gli si avvicinò e gli accarezzò la pancia.
 
- Dai, statua greca, andiamo in cucina.

Esclamò lui mentre le dava una leggera pacca sul sedere. Lei sobbalzò deliziata. Prima di mangiare Malcom accese la radio e mentre le note di Phil Collins pervadevano l'aria aprì il frigorifero.
 
-Allora vediamo: shepherd pie, pollo alla creola con riso basmati, questo mi sa che l'ha fatto MarieAntoniette, polpette, spezzatino, un curry non so come. Cosa preferisci?

Le chiese riemergendo dal frigorifero. Brenda nel frattempo aveva apparecchiato, con grande sorpresa di Malcom che non aveva idea di come avesse fatto a trovare il necessario. Scelsero il pollo col riso. La salsa della pietanza era ricca e speziata e lo stomaco di Malcom brontolò rumorosamente. Non vedeva l'ora di mangiare.
 
    - Dai, rimettiti in forze - le strizzò l'occhio - che dopo continuiamo!

Brenda con un sorrisino mescolò il suo riso con la salsa e il pollo, mentre Malcom aspirava l'odore del piatto e rimase bloccato. L'espressione sul suo viso preoccupò Brenda:
 
- Mal, che succede?

Ma lui stava sorridendo:
 
- Eccola, l'ho trovata, la spezia che non riuscivo a riconoscere! Secondo te cosa c'è dentro?

Brenda annusò a sua volta:
 
- Mmmh mi sembra coriandolo, cumino, noce moscata…
- No, no: ce n'è un'altra, adesso chiamo MarieAntoniette e mi faccio dire la ricetta!

La interruppe alzandosi con troppa foga e lanciando un gemito e un’imprecazione.
 
- Aspetta - Brenda annusò di nuovo - chiodo di garofano?
- Chiodo di garofano! Brava amore mio!

Disse chinandosi verso di lei e stampandole un bacio sulle labbra. Brenda rimase attonita: l'aveva chiamata amore? Ma Malcom tutto entusiasta aveva preso il telefono:
 
- Adesso chiamo Forster e glielo dico!



 

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Capitolo 11
*** Imagine all the people sharing all the world ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO


XI. Imagine all the people sharing all the world
John Lennon - Imagine 

 

 - L'avvocato vi riceve subito.

La segretaria rilasciò l'interfono e fece cenno a Ramsay e a Malcom di entrare. Si trovavano a Pimlico dove aveva il suo studio un altro dei contatti di Ramsay. Quando l'amico gli aveva proposto di passare allo studio Thurman e soci per una consulenza legale, Malcom aveva pensato che Ramsay conoscesse davvero mezza Londra. Gli aveva spiegato che gli avvocati di quello studio spesso lavoravano pro bono quando si trattava di cause legate al sociale e che a volte la loro consulenza era stata preziosa per dirimere certe controversie legali che avevano visto coinvolte le associazioni del Centro. Era passato qualche giorno da quando Malcom aveva scoperto l'odore che lo perseguitava e l'aveva raccontato anche al suo mentore. Le sue ferite stavano migliorando molto velocemente grazie l'aiuto di Brenda, anche se forse tutto quel movimento extra non era l'ideale. 
Ramsay gli aveva chiesto se se la sentiva di accompagnarlo e lui aveva risposto di si, anche perchè non ne poteva più di stare rinchiuso a casa. Li accolse una donna nera di mezza età, con una corta capigliatura di riccioli afro e il volto dai tratti decisi. Si aprì in un sorriso all'indirizzo di Ramsay e diede la mano a Malcom: la sua stretta era sicura, il palmo asciutto. L'avvocato Carola Thurman poteva essere minuta di aspetto, ma i modi energici indicavano senza indugio che non fosse una persona da sottovalutare. Fece cenno loro di sedersi dietro alla grande scrivania di legno scuro su cui erano accatastati in bell'ordine pile di fascicoli, un pc di ultima generazione, un telefono e una cornice d'argento all'interno della quale due donne sorridenti si abbracciavano.
Le pareti dello studio erano ricoperte da librerie di mogano in cui facevano bella mostra tomi di legge dalle copertine di pelle rossa e blu e riviste di settore. Una parete era dedicata alla conversazione con un divano in pelle marrone e due poltrone abbinate.  

- Come sta Davina?

Chiese Ramsay sedendosi e osservando la foto.

- Lei sta bene, è impegnata con la campagna elettorale. Sai, vuole farsi eleggere come consigliera municipale: sarebbe una delle prime consigliere nere lesbiche della storia della città. Mi sta facendo diventare matta - rispose inforcando gli occhiali - ma passiamo a noi. Da quel che ho capito quando e se ci sarà un processo volete costituire il Centro come parte civile. La Corte potrebbe decidere di cumulare le accuse, quella di incendio doloso e quella per lesioni.

Entrambi annuirono.

- Ovviamente tu - disse rivolta a Malcom - sei la parte lesa. Non so se in sede di dibattimento civile riusciremo a spuntare qualcosa. Ma se riuscissimo a dimostrare che i SixtySix hanno avuto dei proventi dalle loro attività illecite potremmo richiedere il loro pignoramento per un risarcimento.
- Non li voglio i loro soldi!

Affermò subito Malcom.

- Ovviamente, ma pensa che tornerebbero alla comunità - intervenne Ramsay - potremmo comprare delle divise e degli scarpini nuovi ai ragazzi per esempio. O nuove forniture per il Centro. Carola, pensi che qualcun'altro potrebbe unirsi a noi nella causa civile?

L’avvocato mordicchiò una stanghetta degli occhiali:
 

- Una class action contro una gang; non si è mai vista. Interessante prospettiva. Ma direi che al momento sarà meglio concentrarci sul pestaggio di Malcom. Mi diceva Ramsay che sei riuscito a riconoscere uno degli aggressori?

Lui fece una smorfia, sporgendo in avanti le labbra nel suo broncio caratteristico:

- Si, più che altro ho ricordato un odore particolare che aveva addosso.
- Chiodo di garofano con qualcosa di medicamentoso - interloquì di nuovo Ramsay - Ho parlato con LaRue l'infermiera del Centro. Le è venuto subito in mente l'eugenolo e che spesso i dentisti usano questo preparato per anestetizzare le gengive.
- Quindi, vuoi dirmi che questo criminale era andato dal dentista?

Ramsay fece spallucce e Malcom si tirò un po' indietro sulla sedia irrigidendosi.

- Non è quella che si dice una prova schiacciante.
- Possiamo andare per esclusione però. Sicuro non è andato in uno dei lussuosi studi di Maida Vale.
- D'accordo, ma hai idea di quanti dentisti ci siano nella sola Brixton? Sarebbe come cercare un ago nel pagliaio.
- No, se noi sappiamo già di chi si tratta. Questo ci aiuterebbe a collocarlo sul luogo del crimine.

L'avvocato rimase in silenzio giochicchiando pensosa con gli occhiali, poi li gettò sul tavolo:

- Sono prove indiziarie. Ci servirebbe qualcosa di più, magari una confessione. Però non abbattetevi, è un inizio se non altro. Certo non reggerà in tribunale, ma la polizia avrebbe quantomeno un motivo per interrogare questo teppista.

Dopo qualche altro minuto di chiacchiere i tre si salutarono e Malcom e Ramsay si congedarono. Malcom era abbattuto, a quanto pare non sarebbero riusciti a cavare un ragno dal buco e quei criminali l'avrebbero fatta franca. Ramsay cercò di consolarlo, ma anche lui era abbastanza amareggiato.

- Però hai sentito cosa ha detto la Thurman? E' un inizio, si tratta di abbinare gli elementi. Se scopriamo che uno dei SixtySix che ti hanno aggredito quel pomeriggio è stato dal dentista almeno avremo la prova che si trovava sul luogo del delitto. E quando sei nelle mani dei piedipiatti sta tranquillo che loro sono in grado di farti parlare.

Dopo l'avvocato Ramsay decise di passare di nuovo all'ambulatorio dell'Effra per parlare con LaRue e farsi venire qualche idea.

- Dai, fammi vedere questi lividi. Lo so che non sono graziosa come la tua ragazza, ma tira un po' su sta maglietta.

Intimò LaRue a Malcom che alzò gli occhi al cielo con un sorrisino, mentre esponeva il torace all'occhiata attenta dell'infermiera. Ramsay si sedette accanto a loro su uno sgabello.

- Non conosci qualcuno che fa uso di quel medicinale?
- Qui molti dentisti lo usano. E' relativamente a buon mercato e un ottimo analgesico. Ti posso dire con sicurezza che questo tipo non stava facendo otturazioni perchè l'eugenolo è oleoso e per questo interferisce con gli amalgami.

LaRue toccò delicatamente il fianco di Malcom, mentre rispondeva a Ramsay che continuò:

- Perciò un intervento abbastanza lungo, ma che non prevede o non prevedeva in quel momento innesti.
- No, solo devitalizzazioni o interventi di estrazione.
- Una bocca malridotta già così giovane?

Esclamò Malcom tirandosi giù la maglietta. LaRue si deterse le mani con un liquido disinfettante:

- Qui tanti hanno la bocca disastrata già in giovane età, le cure dentali costano e molti sono denutriti o fanno uso di droghe. Poi dovresti saperlo visto che anche tu hai avuto qualche problemino.

Malcom si strinse nelle spalle: era vero. A volte aveva l’impressione che il suo passato fosse solo un brutto sogno e percepiva il se stesso di quegli anni come una figura quasi irreale.

- Questo allarga o restringe le nostre opzioni? - Ramsay iniziò a contare sulle dita - Sappiamo che è un ragazzo giovane, sappiamo che fa parte dei SixtySix, sappiamo che deve fare una lunga ricostruzione dentaria e che probabilmente va da un dentista molto economico del quartiere.
- E Allen si rifiuta di parlare - aggiunse Malcom - Se potessimo avere la sua testimonianza sarebbe un gran passo in avanti, ma non vogliamo sottoporlo a uno stress del genere. Senza contare che quelli della gang si vendicherebbero certamente su di lui o sul fratello. Già la loro situazione è abbastanza precaria così.
- Conosco la madre di Allen, è disperata perchè vuole almeno salvare i figli minori. Il padre di Mikey è morto e quello di Allen e dell'altro fratello Tobias, se n'è andato quando il piccolo aveva pochi mesi. Jenna cerca di fare tutto il possibile, ma è così difficile.

LaRue scosse la testa, afflitta: ne vedeva tante di situazioni simili e quasi tutte finivano male.

 - Cercherò di parlare con qualche madre - continuò - e vedere se per caso uno dei loro figli ha problemi di denti: posso camuffarlo come una ricerca che stiamo facendo per l'ambulatorio. Uno screening diciamo. Magari è la buona volta che ci accordiamo veramente con un dentista per allargare i nostri servizi.

Malcom sorrise, come Ramsay anche LaRue era una donna concreta e dove poteva vedere un'opportunità per migliorare la vita dei suoi assistiti l'afferrava al volo. Poi parlarono della fiaccolata:

- Abbiamo fatto un bel lavoro di pubblicità.
- Sono veramente elettrizzata. E' tanto tempo che il quartiere non si unisce in una buona causa. Spero che non dia motivi di disordini!
- Probabilmente ci sarà qualcuno di Forster a sorvegliare la situazione. E anche noi abbiamo messo su un nostro servizio d'ordine. Vedrai che sarà bellissimo. Abbiamo abbastanza candele per illuminare tutta Westminster!
- Si e Kiki mi ha detto che Terry è riuscita a procurarsi parecchie di quelle fiaccole che si usano nelle spiagge.
- Sai cosa? E' tempo che il quartiere si ritiri su. Voglio organizzare altre manifestazioni, non so un carnevale magari!

Malcom guardava i due amici esortarsi a vicenda e pensò che era uno spettacolo starli a sentire come si esaltavano facendo progetti ed elaborando proposte sempre più grandiose. Decise che anche lui avrebbe fatto la sua parte:

- E se organizzassimo un mini campionato di calcio anche per i bimbi più piccoli? Magari creiamo sei squadre, diciamo, gli facciamo fare qualche allenamento e poi ci prendiamo un weekend per il torneo.

Ramsay approvò subito l'idea e LaRue si preoccupò giusto perché i bambini fossero in sicurezza e non si facessero troppo male, ma ne fu entusiasta anche lei.

Finalmente era arrivata la sera della famosa fiaccolata. Ramsay era riuscito a farsi dare tutte le autorizzazioni necessarie e prevedeva un grande afflusso di persone, non solo i frequentatori abituali dell'Effra Center. Sia Brenda che Terry avevano dato il loro contributo dando pubblicità all'evento una nella sua trasmissione radio e l'altra attraverso i suoi contatti nel mondo dell'arte, così che c'erano anche persone che normalmente non frequentavano Brixton, ma che avevano a cuore le tematiche sociali. Il tragitto sarebbe stato breve: sarebbero partiti dal Centro, avrebbero percorso i poco meno dei trecento metri di Brixton road, costeggiato di giardini di St. Matthews e fermati al deposito degli autobus di Saltoun road. Poi sarebbero tornati indietro per la stessa via. Alcuni uomini della polizia avrebbero sorvegliato con discrezione il corteo senza dare troppo nell'occhio. Ramsay sperava che non ci sarebbero stati disordini o movimenti strani ed era teso, ma eccitato per l’evento. Quella sera c'erano tutti: Malcom e Brenda, LaRue, Jeanette, Jamal e i ragazzi della squadra, Terry con qualche suo amico artista. Era l’inizio di dicembre e il morso del freddo si stava facendo sentire, per fortuna però il cielo era limpido e l'aria ferma, l'ideale per muoversi con un centinaio di candele in mano. I bambini del doposcuola aveva preparato striscioni colorati e salva-mano per le candele bucando e decorando i pirottini di carta dei muffin. Alle 6:00 di pomeriggio era abbastanza buio perché la fiaccolata facesse il suo effetto, ma ancora abbastanza presto perché i bambini potessero partecipare. Ramsay era stato molto attento a questo aspetto. Voleva la massima sicurezza per i partecipanti al corteo, ma anche dare un avvertimento a chi volesse fare casino. Finalmente il serpentone di persone partì, silenzioso e suggestivo: i bambini in prima fila, dietro un enorme striscione che inneggiava alla legalità, le torce ardevano ai lati esterni e tutti avevano una candela, chi bianca, chi colorata a torciglione, qualcuno aveva riesumato le candele di Natale dell'anno prima, glitterate, rosse, oro o argento. Dopo pochi metri una voce di donna iniziò a cantare:

Imagine there's no heaven, It's easy if you try
No hell below us Above us only sky
Imagine all the people living for today


A poco a poco altre persone si unirono al canto e i versi di imagine si librarono per Brixton Road. Per l'occasione il London Regional Transport aveva accettato di far parcheggiare i propri autobus nel deposito in modo da fare spazio alle persone convenute e aveva permesso di innalzare un piccolo palco, poco più di una pedana. Quando arrivò a suon di musica allo spiazzo, il corteo si era gonfiato di un centinaio di persone. Ramsay salì sul palco, gli occhi lucidi di commozione. Parlò per qualche minuto ribadendo l'importanza del valore della legalità e che se si fossero uniti il quartiere sarebbe rinato sotto il segno di un nuovo progresso. Ci furono molti applausi e qualche battuta. Non fu l'unico a tenere un discorso: anche il capo del Comitato di quartiere, la presidentessa degli Amici dei Murales di Brixton, un consigliere del municipio e qualche altro presero la parola incoraggiando ed elogiando gli abitanti del quartiere e ringraziando Ramsey per la bella iniziativa. A sorpresa i ragazzi del Centro avevano preparato una freestyle battle rap a tema.
Poi il corteo si snodò di nuovo per Brixton road fino a tornare al punto di partenza. Il Centro era rimasto aperto per l'occasione. La folla si disperse, qualcuno rimase a chiacchierare, alcuni ragazzi improvvisarono una gara di break dance. Mentre Malcom chiacchierava con Jamal e MarieAntoniette, Brenda si era fermata a guardare i ragazzi che ballavano. Qualcuno li incitava e lei riconobbe l'odore di chiodo di garofano. Si voltò per  capire chi avesse parlato. Un ragazzo alto e magrissimo con il volto equino si spostò proprio dietro di lei. Disse ancora qualche altra parola e Brenda riconobbe chiaramente il profumo della spezia: non poteva credere alla faccia tosta di quel tipo. Si sporse per osservare meglio i gruppetti di ragazzi, se ci fosse qualche movimento strano tra di loro. A un primo momento sarebbe voluta andare subito da Malcom e Ramsay ed avvertirli, ma sembrava tutto così tranquillo. Non voleva neanche lanciare false accuse o creare tensione. Soprattutto quello, visto il momento delicato. Scorse Allen che furtivo cercava di stare alla larga il più possibile proprio dal tipo dalla faccia equina e i suoi amici. Gli si avvicinò e gli chiese:

- Allen, quel ragazzo è uno degli amici di tuo fratello? - Il ragazzino si mise sulla difensiva e non rispose - E' quello che ti ha maltrattato e che ha litigato con Malcom?

Insistette lei. Ancora una volta Allen cercò di negare. Sembrava irremovibile, Malcom le aveva raccontato che anche con loro e con la polizia si era chiuso a riccio e non aveva detto una parola. Ma lei era caparbia e con la delicatezza e l'astuzia del mestiere riuscì a estorcergli qualcosa:

- Facciamo così. Non devi rispondermi per forza. Se è uno di loro mi offrirai una di quelle ciambelle del baracchino all'angolo.

Allen quasi si lasciò scappare un sorriso mentre schizzava via. Brenda si trattenne nei pressi, senza parere cercava di avvicinarsi il più possibile ai ragazzi, voleva raccogliere qualche informazione in più prima di andare da Malcom.

- Bella bro, ci vediamo dopo al Jinko!

Il tipo seguito da Brenda si dileguò insieme ad altri due ragazzi, mentre lei si mordeva una pellicina in ansia.

- Eccoti, ti stavo cercando!

Malcom le si era avvicinato da dietro e le aveva baciato il collo.

- Si, mi ero distratta a osservare i ragazzi che ballano. Davvero molto bravi!
- Vogliamo andare? Mi sento tutto irrigidito con questo freddo.
- S..si - Brenda voleva aspettare ancora un pochino nel caso Allen si fosse fatto vedere - volevo salutare MarieAntoinette e LaRue.

In quel momento il ragazzino le si parò davanti e con la faccia serissima le diede la ciambella e cercò di scappare via nuovo.

- Allen, aspetta un attimo!

Brenda gli corse dietro:

- Per te ha un senso la parola jinko? Ti prego dimmi solo questo. Poi ti lascio in pace giuro!

Con mossa fulminea Allen le mormorò qualcosa all'orecchio e stavolta si dileguò tra la folla. Quando tornò da lui Malcom la guardò con fare interrogativo sistemandole una ciocca ribelle dietro l’orecchio.

- Oh, è solo una piccola cosa tra noi! Vuoi?

Gli offrì la ciambella e lui ne strappò una buona metà in un morso solo riempiendosi le guance. Lei scoppiò a ridere, mentre gli prendeva la mano.

La sera dopo Brenda era di nuovo a Brixton, questa volta da sola. Era vestita completamente di nero per dare meno nell'occhio, il viso nascosto dal cappellino di lana e la sciarpa scura. Per l'occasione si era anche messa le scarpe da ginnastica. Non portava la borsa, ma solo un marsupio con lo stretto necessario e il piccolo registratore in tasca. Prima di uscire aveva fatto bene attenzione che le batterie fossero cariche e di avere una cassetta vuota. Ad ogni buon conto si era portata un ricambio delle une e dell'altra. Aveva circa 45 minuti di registrazione prima di dover girare la cassetta e questo voleva dire che erano gli unici minuti che avrebbe avuto a disposizione. Il JinnasiumKo, a quanto le aveva detto Allen, era una sala giochi frequentata da tipi poco raccomandabili in generale e dal quel ragazzo con la faccia equina in particolare. Lei non era così pazza da entrare, voleva solo curiosare un poco lì intorno. Era iniziata a scendere una pioggerellina insistente che aveva svuotato quasi del tutto le strade. Brenda si era appostata nelle vicinanze di un take away turco e per non dare troppo nell'occhio aveva comprato un kebab. L'odore speziato di curry e unto le rivoltava lo stomaco, ogni tanto guardava l'orologio come se stesse aspettando qualcuno. Davanti al JinKo un gruppetto di ragazzi fumava sotto la pioggia e lanciava i mozziconi per strada creando lunghi archi di scintille, come minuscoli fuochi artificiali. Le scarpette di tela non riuscivano a tenere i piedi al caldo e presto Brenda si sentì gelare. I ragazzi rientrarono e lei decise che era il momento di dare un'occhiata più da vicino. Gettò in un bidone quella schifezza unta e attraversò la strada. Il locale era stretto tra un vicolo sudicio da una parte e un rivenditore di ricambi per auto dall'altra. Brenda si avvicinò di soppiatto al vicolo cercando di sentire qualcosa dalla finestra dal vetro sporco. Si acquattò al muro quando udì delle voci, qualcuno doveva essersi avvicinato alla finestra. Mise in play il registratore.

 

- Ehy Blade fra un po' dovremo cambiarti nome! Tipo Sdentato eh?
- Chiudi quella fogna.
- Sei andato di nuovo dal dentista?
- Se continui così dovrai metterti la dentiera!
- Perché non
te ne vai un po' affanculo?

Le voci si allontanarono. Brenda spense il registratore, sperava di essere riuscita a carpire qualcosa. All'improvviso si sentì afferrare da dietro:

- Guarda un po' cosa abbiamo trovato qui!

Un tipo grosso e quadrato l'aveva agguantata per le ascelle e la stava trascinando fuori dal vicolo. Brenda cercò di divincolarsi, ma l'energumeno aveva una stretta d'acciaio. Qualcuno si affacciò al vicolo.

- Oh, che succede?

Un ragazzo con l'onnipresente felpa nera sogghignò nel vedere la scena e chiamò gli amici. Brenda sudava freddo, ma cercò di restare calma:

- Ehm, forse c'è stato un malinteso...E mollami!

Il ragazzo invece continuò a spintonarla, mentre lei puntava i piedi a terra nel vano tentativo di non lasciarsi trascinare, ma quello la gettò praticamente di peso dentro il locale.

- Che c'è Muddie?
- Ho trovato questa squinzia che ficcanasava qui fuori.

Brenda cercò di darsi un contegno e sorrise:

- Ma c'è stato un equivoco sicuramente - disse cercando di fare la finta tonta - cercavo il Konji a Small Brick Road, ma ovviamente devo essermi sbagliata.
- Infatti qui siamo a Small Brick Lane.

Le rispose stolido uno dei ragazzi.

- Chiudi il becco Moose!
- Aah allora siamo a posto, che scema! Devo aver sbagliato indirizzo. Bene, grazie di tutto, allora vado!

E fece per dirigersi verso l'uscita mettendosi senza parere le mani in tasca e riaccendendo il registratore. C'era un piccolo squarcio nella tasca e lei ci spinse contro il registratore facendolo cadere dentro la fodera del giubbotto.

- Dove cazzo vai, eh?

Uno dei ragazzi la bloccò in malo modo e quello dal volto equino si voltò:

- Ma io ti conosco!
- Non credo, sai? Noi bianche ci somigliamo tutte...

Quello le andò sotto e le fece arrivare una zaffata di chiodo di garofano.

- Chi è, Blade?
- E' la puttana di quel tipo, quello stupido allenatore che abbiamo malmenato l'altro mese.

Brenda ebbe un fremito, l'aveva trovato! Fece un passo indietro andando a sbattere contro uno dei tavoli da biliardo.

- Senti, non so di cosa parli amico. Ora fatemi uscire, da bravi.
- Col cazzo, stronza.

Un altro dei ragazzi le si era avvicinato pericolosamente.

- Sta troia fa la giornalista.

Riprese Blade che evidentemente aveva anche lui preso le sue informazioni la sera prima. In quel momento un ragazzo più grande degli altri, massiccio, con un largo volto quadrato e occhi a mandorla, una corona di treccine che gli aderivano al cranio, smise di giocare a uno dei cabinati e si avvicinò al gruppetto con fare annoiato:

- Allora, che succede qui?

Gli altri ragazzi gli spiegarono esagitati la situazione.

- Va bene, va bene. Fate silenzio ora - si grattò il mento meditabondo - Slinky, Rake perquisitela. Voglio sapere se ha un registratore o qualcosa di simile.

I due ragazzi non vedevano l'ora di metterle le mani addosso, ma Brenda si tolse la giacca in fretta scuotendola:

- Ecco, non ho niente!

Quello più basso e mingherlino che si chiamava Rake si leccò le labbra, mentre lei si rimetteva il giubbino:

- Ti faccio un servizietto, eh?
- Non osare mettermi quelle manacce addosso!
- Hey Monster, hai sentito come mi ha trattato?
- Non frignare come una fighetta - quello che doveva essere il capo si rivolse di nuovo alla ragazza - quindi cosa dovremmo farne di te?

Brenda lo guardò dritto in faccia, il suo cervello pensava freneticamente a una via d'uscita:

- Magari potreste raccontarmi la vostra versione della storia.
- Cazzate, ci vuole incastrare!

Saltò su Blade.

- Già, perché invece non la sfondiamo e la lasciamo davanti a casa del suo tipo?

Rake le fece vedere la lingua con fare lascivo. Monster si accarezzava il mento, sembrava riflettere. Poi si rivolse di nuovo a Brenda:

- Lascio divertire i ragazzi, eh? E poi forse ti raccontiamo la nostra storia. Che ne dici di questo titolo: i SixtySix violentano e sgozzano una giornalista come monito. Che ve ne pare come storia, ragazzi?

Quelli sghignazzarono scompostamente. Brenda sentì la bocca riarsa e il respiro farsi corto. Doveva uscire subito da quella situazione, ma la sua mente era in blocco totale. Monster la fece sobbalzare quando le si avvicinò e la trascinò dietro in una piccola nicchia creata dai cabinati.

- Ci penso per primo io a te!

Gli altri ragazzi urlarono sconcezze e applaudirono al loro capo. Lui sbatté la ragazza contro uno dei videogames, la nicchia impediva agli altri di vederli del tutto. Aderì al corpo della ragazza e le  mormorò all'orecchio:

- Stammi bene a sentire, sono un agente infiltrato. Fà esattamente quello che ti dirò di fare e forse ne uscirai illesa.

Brenda annuì col capo terrorizzata, era riuscita a comprendere che quel ragazzo non fosse in realtà chi fingeva di essere.

- Dobbiamo creare un diversivo, cercherò di portarti vicino alla porta e poi dovrai correre come il vento. Hai capito?

Di nuovo Brenda balbettò qualcosa.

- Ora urla per dio, sembra che stiamo pomiciando!

Le diede un ceffone per spronarla e lei iniziò a divincolarsi e a urlare. Il cuore di Brenda iniziò a martellare ancora più veloce e fu quasi presa da un attacco di panico. In un momento alcune immagini sconnesse si erano sovrapposte a quello che stava vivendo: parole in tedesco, risate sguaiate. Si muoveva convulsamente implorando pietà. Monster rimase come bloccato: o era un'attrice da oscar o le era successo qualcosa di veramente terribile. Le sbottonò i pantaloni, ma non li tirò giù e le sollevò la felpa fino al mento senza toglierle il giubbotto. Le legò il marsupio di traverso a mò di bandoliera: non voleva che la ragazza lo perdesse. Lei continuava a divincolarsi e gli graffiò la faccia. Monster imprecò e decise che ne aveva a sufficienza. Si caricò la ragazza sulle spalle.

- Fate attenzione ragazzi che questa gattina morde e graffia!

I SixtySix risero e urlacchiarono contendendosi il prossimo turno. Monster si avvicinò alla porta e in quel momento Brenda, che si era un poco calmata, capì che era arrivato il momento del famoso diversivo. Lui l'aveva messa a terra e la teneva da dietro per le braccia, senza stringerla troppo. Brenda gli diede una testata sul mento e lui la spinse contro la porta.

- Questa puttana mi ha rotto il naso!

Lei fulminea si scapicollò fuori e corse senza fermarsi, mentre sentiva i passi e le urla dei ragazzi farsi sempre più lontani. Un peso rassicurante le fece capire che non aveva perso il registratore. Mentre le scarpe sbattevano frenetiche sul selciato ai suoi occhi le strade di Berlino si sovrapposero a quelle di Londra in una sorta di caleidoscopio  delirante. La pioggia era aumentata d'intensità e Brenda si trovò fradicia in pochi secondi, ma non smise di correre. Non conosceva bene Brixton, non voleva ritrovarsi in guai ancora peggiori. Le faceva male la milza e dovette rallentare, guardandosi indietro ogni pochi secondi. Si nascose in un portone con il respiro affannoso. Tremava ma non era ancora arrivato il momento di rilassarsi. Si riabbottonò i calzoni, era un miracolo che non li avesse persi nella corsa e si diede una sistemata, chiudendosi il giubbetto per ripararsi dal freddo e riallacciandosi il marsupio in vita. La sciarpa e il cappellino persi chissà dove. Doveva parlare con qualcuno, Ramsay o ancora meglio, il suo amico della polizia. Ma non sapeva neanche dove si fosse smarrita.
Si affacciò cauta dal portone, la strada era deserta. Il cuore ancora le batteva frenetico e nonostante il freddo stava sudando. Doveva pensare, soprattutto voleva allontanarsi da lì. Poco distante scorse una palina dell'autobus e un mezzo avvicinarsi alla fermata. Con uno scatto Brenda corse verso l'autobus e riuscì a saltarci sopra. Con mani tremanti diede qualche monetina all'autista e gli chiese in che direzione andasse. Quello scuotendo la testa, neanche troppo sorpreso dalla foga con cui era salita, le rispose Clapham. Questo le fece brillare gli occhi. Sapeva che casa di Malcom era vicino al Clapham Common e chiese all'autista se si sarebbe fermato da quelle parti. A un suo cenno affermativo finalmente Brenda si accasciò sul sedile. Mentre osservava le gocce di pioggia spiaccicarsi e scivolare lungo i finestrini dell'autobus pensò a Richard: non capiva come facesse il fratello a essere così intraprendente e mettersi in quelle situazioni di pericolo di sua volontà.
Dopo parecchi minuti l'autista l'avvertì che era arrivata. Con passo svelto Brenda si districò tra le vie del quartiere, cercando il parco. Da lì sapeva orientarsi perchè casa di Malcom era proprio a due passi. Man mano che acquistava sicurezza e la paura svaniva si sentiva sempre più euforica. Si, se l'era vista brutta, ma era riuscita dove altri avevano fallito. Accarezzò con una mano il registratore. Era entrata nella tana del leone e ne era uscita indenne. Nessuno l'avrebbe mai più potuta accusare di essere una debole e di non sapere cavarsela da sola. E in effetti si sentiva fiera, quasi invincibile quando citofonò a Malcom.

- Brenda! Che ci fai qui? Vieni dentro sei fradicia.

Malcom l'accolse con un'espressione a metà tra il piacevolmente sorpreso e il preoccupato.

- Ce l'ho, Malcom, la prova che cercavamo! Ce l'ho fatta!

Brenda si sfilò il giubbotto e quasi distrusse del tutto la fodera nella foga di tirare fuori il registratore. Best, che si era avvicinato curioso, ai suoi movimenti convulsi corse a nascondersi sotto una sedia. Affastellando le parole Brenda iniziò a raccontare quello che era accaduto.

- Aspetta, calma, calma. Sembri isterica. Vieni qui, asciugati un attimo.
- Non c'è tempo: dobbiamo andare  da quell'amico poliziotto di Ramsay! Anzi che ore sono? Le 11:00. Forse è ancora sveglio, dobbiamo chiamarlo.
- Noi non chiameremo proprio nessuno finché non ti calmi e non mi spieghi bene quello che è successo.

Rispose ostinato Malcom incrociando le braccia.

- Ma l'ho trovato Mal, il tuo aggressore! E ha confessato tutto, l'ho registrato.
- Tu hai fatto cosa?

Per tutta risposta Brenda accese il registratore. In mezzo ai fruscii e ai rumori prodotti dallo spostarsi della fodera si sentirono le parole dei ragazzi che confessavano i loro crimini. Man mano che la registrazione proseguiva il volto di Malcom perdeva sempre più colore fino a farsi terreo. Quando il nastro terminò non disse una parola, troppo attonito da quello che aveva sentito, le labbra piegate in una smorfia. Brenda lo guardava con espressione di sfida negli occhi.

- Non posso credere che tu l’abbia fatto.

disse Malcom in tono gelido, mentre rabbia mista a paura s’impadronivano di lui.

- Ma Mal, ora possiamo andare dalla polizia con delle prove concrete. Hai detto tu che senza una confessione quei tipi l’avrebbero fatta franca. Non sei contento?

Malcom si stropicciò la faccia, incredulo che lei non capisse la gravità di quello che aveva fatto. 






 

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Capitolo 12
*** Search for a better way To find my way home To your smile ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO

 

XII. Search for a better way To find my way home To your smile
David Gilmour - Smile 

 

 

- Magnifico, Brenda, di tutte le cose stupide che potevi fare questa è stata la più idiota, pericolosa e avventata di tutte! Come puoi pensare che io sia contento che tu ti sia andata a infilare in una situazione simile? Me ne frego che hai trovato le prove per incastrare quei criminali!


Malcom si scompigliò i capelli per la frustrazione. Il volto di Brenda si accartocciò in un'espressione a metà tra il deluso e l'incredulo:
 

- Quindi tutto quello che ho fatto, per te non conta niente?
- Ma certo che sì, ma cosa pensavi ti dicessi? Brava che hai rischiato la pelle? Sai quante volte ho preso le botte, dentro e fuori dalla galera.
- Ma non è giusto Mal!
- La vita non è giusta, tesoro. Ma proprio tu non hai pensato alle conseguenze, con quello che ti è successo?
- Proprio per quello che mi è successo, se posso non permetterò mai più a nessuno di passarla liscia!
- Ciò non toglie che per questo debba infilarti in situazioni così pericolose.


  Brenda aveva chiuso i pugni e sentì le unghie premere dolorose contro i palmi.
 

- Ah ecco cos'è allora. Sarà sempre così? La piccola Brenda che non è capace di fare niente da sola e avrà sempre bisogno della protezione di un uomo?


Malcom sbottò in una risata amara:
 

- Che. Colossale. Stronzata: non l'ho mai neanche pensata una cosa del genere di te, mai. Ti ho sempre dato il credito di essere una persona in gamba. Non mettermi in bocca cose che immagini tu.


Rimasero per qualche secondo in silenzio a fronteggiarsi, ansanti. Poi Brenda fece quello che per impulso faceva sempre, cioè fuggire. Raccolse le proprie cose e si voltò per andarsene.
 

- Bri, ma dove vai?


D'istinto Malcom l'afferrò per un braccio e lei gli si rivoltò contro come una vipera:
 

- Lasciami!


Urlò. Lui la mollò subito facendo un passo indietro. Il suo sguardo ferito la colpì più di uno schiaffo e le fece contrarre il cuore di pena. Nononono pensò: come poteva fargli capire che lei sapeva che non le avrebbe mai fatto del male, che si sarebbe sempre sentita al sicuro con lui e che l'amava più di ogni altra cosa? Il suo corpo decise per lei: si avventò verso l'uomo e gli prese il viso tra le mani, sbilanciandolo all'indietro. Lo baciò con foga, si aggrappò alle sue spalle e lui, dopo appena un secondo di esitazione, rispose con uguale ardore tenendola stretta a sé. L'adrenalina alimentò il loro desiderio, mentre si accarezzavano con sempre più passione cercando e scoprendo la pelle. Malcom la sospinse sul divano, le tirò indietro i capelli umidi e le premette le labbra sulla fronte, le tempie, le palpebre. Brenda fremeva tra le sue mani: gli tirò su la maglietta, gli mordicchiò il collo, il petto, gli sbottonò i jeans, lo accarezzò facendolo rabbrividire. Lui le fermò le mani e iniziò a spogliarla. Ad ogni indumento che volava via Malcom sostituiva la propria bocca baciando ogni centimetro di pelle scoperta, soffermandosi con particolare delicatezza su ogni cicatrice, segno e smagliatura, amandola in ogni piccola imperfezione. Voleva che la sua pelle avesse solo il ricordo delle sue mani e delle sue labbra. Quando trovò il suo centro si fermò per interminabili minuti, morse con delicatezza l'interno delle cosce e Brenda gemette tirando indietro la testa e accarezzandogli i capelli. La baciò e leccò fino a percepire le sue contrazioni contro le labbra. Poi con un sorriso tornò a cercarle la bocca, aveva un bisogno fisico di baciarla ancora. Lei aveva gli occhi chiusi, dimentica di ogni cosa che non fosse il piacere che Malcom le stava dando con le dita: era completamente in suo potere ed era così bella mentre godeva che lui non si fermò quando venne, ma continuò ancora e ancora fino a che lei non gli bloccò la mano esausta. Lo sguardo sazio che gli lanciò, il piccolo sorriso soddisfatto che le tendeva le labbra, lo eccitarono ancora di più. La fece scivolare sulla moquette e la rivoltò sulla pancia, le allargò le gambe con un ginocchio e prima di entrare in lei esitò un momento:
 

- Sì Mal, sì.


E lui lasciò che l'adrenalina, la rabbia e la paura sublimassero nel rogo del suo ardore, abbracciandola stretta, la fronte appoggiata al suo collo, muovendosi in spinte sempre più frenetiche fino a svuotarsi sulla sua schiena stupenda. Si lasciò cadere esausto accanto a lei, sul pavimento:
 

- Wow.


Mormorò togliendosi dalla fronte i capelli fradici di sudore. Le scoccò uno sguardo incerto, ma lei gli accarezzò il volto col dorso della mano con un'espressione appagata sul viso. Rimasero qualche minuto a riprendere fiato, senza parlare, sopraffatti. All'improvviso Brenda si sentì toccare il piede da qualcosa e fece un salto con un'esclamazione spaventata. Poi scoppiò a ridere quando si accorse che era solo Best che incuriosito le aveva annusato un alluce. Il gatto si ritrasse, spaventato dalla sua reazione.
 

- Povero, chissà dove era andato a rintanarsi mentre facevamo tutto quel casino!


Esclamò Malcom cercando di avvicinare il gatto e prendendoselo in braccio quando ci riuscì. Brenda non riusciva a fare a meno di ridacchiare e lui la seguì fino a che scoppiarono a ridere entrambi, mentre Best scappava di nuovo.
 

- Aspetta, ti do da mangiare!


Malcom si rialzò dal pavimento con un lamento e si abbottonò i pantaloni, intanto che andava a rifocillare il gatto. Brenda lo guardò aggirarsi per casa, a petto nudo, scalzo, con i capelli sconvolti e sorrise con le lacrime agli occhi, travolta dall'amore che provava per lui. Si sollevò a fatica, le tremavano le gambe e nuda com'era lo andò a baciare su una spalla:
 

- Ti aspetto di là.


Ma quando la raggiunse a letto lui si accorse che si era addormentata, le si sdraiò accanto cercando di non svegliarla e tirò le coperte su entrambi, rimboccandole per bene dalla parte di Brenda.
Malcom aprì gli occhi e si sporse per controllare sulla radiosveglia che ore fossero: i verdi numeri digitali indicavano le 4:44. Lame di luce occhieggiavano dalle tapparelle parzialmente abbassate, i fari di una macchina solitaria si rifransero sul soffitto. Brenda aveva i capelli sulla faccia e le mani sotto al cuscino. Doveva essersi agitata perché il lenzuolo le era scivolato e rivelava la curva della schiena e le due semilune bianche dei glutei. Gli venne voglia di toccarla, di passare un dito lungo la spina dorsale e baciare di nuovo la cicatrice che spiccava ancora rosea sulla pelle chiara. Invece la ricoprì per bene e lei si mosse bofonchiando qualcosa. Si distese di nuovo cercando di non fare troppo rumore, ma Brenda sollevò la testa togliendosi i capelli dagli occhi:
 

- Che ore sono. Va tutto bene?
- Si, si. E' tardi, torna a dormire.
- Non sei uno di quei tipi inquietanti che guardano la propria donna nel sonno, vero?


Malcom sbottò in una breve risata rassicurandola che si era appena svegliato anche lui. Lei si rimise giù e si voltò sul dorso, gli prese la mano e la baciò:
 

- Ti fa male?


Nella foga di prima si erano completamente dimenticati che Malcom aveva tolto la steccatura il giorno precedente. Lui mosse le dita a indicarle che era tutto a posto e si sporse verso di lei per baciarla.
 

- Scusa per prima, se sono stato...ruvido.
- No, avevi ragione: credo proprio di aver fatto una grande stupidaggine.
- Ah si, anche quello. Ma io intendevo dopo, quando abbiamo fatto l'amore.
- Immagino di essermelo meritato, credo.


Malcom si appoggiò sul gomito e con l'altra mano le prese il mento per farsi guardare:
 

- No, amore, no. Il sesso non deve essere mai usato come una ritorsione. Non volevo farti male.
- Non mi hai fatto male. Mi è piaciuto, così. Davvero!


Malcom la osservò ancora qualche secondo per essere sicuro che lei fosse convinta. Brenda gli accarezzò il viso:
 

- Niente di quello che faccio con te è sbagliato. Non mi sono mai sentita tanto al sicuro e giusta tranne che con te.


Solo allora Malcom sorrise rassicurato. Si ridistese e la tenne per la mano. Se ripensava al pericolo corso dalla ragazza ancora gli si gelava il sangue. Era stata davvero più che incosciente, ma non voleva arrabbiarsi di nuovo. Quasi avesse percepito il suo stato d'animo Brenda aggiunse:
 

- Se avessi saputo che le cose sarebbero andate così non mi sarei mai avventurata da sola. Sono stata un'ingenua a pensare che non avrei corso pericoli. Ma ti giuro volevo solo dare un'occhiata, curiosare un po' e scappare via.
- La prossima volta che vuoi fare qualcosa di spericolato, avvertimi. No, non voglio proteggerti. Voglio vivere un'avventura emozionante anche io!


Ridacchiarono.
 

- Credi che quel poliziotto sia in pericolo? Non me lo perdonerei mai se per causa mia dovesse capitargli qualcosa di brutto.


Malcom fece spallucce, sperava anche lui che il comportamento sconsiderato di Brenda non avesse ripercussioni sull'infiltrato della polizia.
 

- Quando le cose si saranno calmate voglio conoscerlo per ringraziarlo. Ti giuro che farò un casino pazzesco affinché gli diano una medaglia. Domani andiamo a consegnare la cassetta a Forster ok?
- Si, prima voglio farne qualche copia, però.


La voce di Brenda si era fatta flebile e la ragazza aveva richiuso gli occhi.
 

- Malcom?
- Mmmh?
- Ti amo.


Il suo respiro si fece più pesante segno che si era addormentata di nuovo. Malcom la osservò ancora per qualche minuto con un sorriso compiaciuto, finché il sonno non colse anche lui.
Dopo qualche settimana Brenda fu chiamata al posto di polizia di Brixton per i riconoscimenti formali dei sospetti. Tra il nastro che aveva consegnato e le testimonianze raccolte dall'agente infiltrato la squadra anti gang aveva avuto tante prove da poter mettere su una vera e propria retata e arrestare i membri della banda che erano ancora a piede libero. Quando Brenda aveva consegnato la cassetta aveva sperato che le cose si sarebbero mosse con una certa velocità, ma al vaglio degli inquirenti c'era parecchia carne al fuoco. Nel frattempo stava preparando l'intervista con Ramsay e Malcom e aveva già diffuso nella sua trasmissione il nastro registrato nel covo dei SixtySix. Aveva fatto un grande scalpore ed era stato ripreso anche da alcuni giornali maggiori e perfino alcuni consiglieri municipali si erano interessati della questione. Quello scoop sarebbe stato il suo lasciapassare alle trasmissioni mattutine.
        
Quella mattina il cielo era limpido, ma tirava un vento gelido dal mare del nord che scuoteva gli alberi ormai nudi e faceva tremare i cartelloni pubblicitari. La città si stava addobbando per le imminenti festività natalizie: le strade del centro avevano già acceso le luminarie a tema e Harrods era particolarmente sfavillante decorato con un enorme fiocco rosso, presto sarebbe stato innalzato il grosso e tradizionale albero di Natale di Trafalgar Square e i negozi già sfavillavano di lucine, ghirlande, pacchetti e altre decorazioni. Nell'aria si sentivano odore di cannella e mandarini e le note delle canzoni natalizie. Brenda aveva le mani intirizzite dal freddo che neanche gli spessi guanti di lana riuscivano a fermare. Malcom indossava anche lui un giaccone imbottito e un cappello di lana gli teneva calda la testa. Il posto di polizia era surriscaldato come al solito. Nell'androne faceva mostra di sé uno striminzito alberello di Natale di plastica e da una radiolina uscivano le note di Last Christmas. Aspettarono per un po' su una delle scomode panche di legno del corridoio bevendo thè bollente dai bicchieri di carta. Finalmente Brenda fu chiamata, Malcom le strinse la mano per darle coraggio, mentre il poliziotto le apriva la stanzetta dei riconoscimenti. Le sorrise e con una mano sulla schiena la sospinse nella stanza, rassicurandola che i sospettati non potevano sentirla né vederla dietro il finto specchio. Ma sapevano che al di là del vetro c'era qualcuno pensò Brenda, per un momento la paura s'impadronì di lei. Era come un gioco delle parti, dove lei avrebbe riconosciuto i suoi aggressori e i suoi aggressori erano a perfetta conoscenza di chi li stesse riconoscendo. Non c'erano molte altre alternative d'altra parte. Come avesse presentito la sua titubanza Forster le si avvicinò con un sorriso caloroso e le mise una mano sulla spalla:

 

- Coraggio, sta facendo la cosa giusta.
- Sanno chi sono, vero?
- Se lei testimonierà avrà contribuito a metterli dentro e le assicuro che con le imputazioni che hanno a loro carico staranno al fresco per un bel po' di tempo.


Brenda pensò a Brixton vessata da bande come quella, al Centro distrutto dal fuoco, ad Allen e suo fratello, a tutti coloro che avevano sofferto per colpa di quei criminali. Soprattutto pensò a Malcom, a quello che aveva subito e a quello che lei stessa aveva rischiato per lui. Le parole di minaccia e offesa nei suoi confronti le risuonarono ancora nella mente. Quella sera, distrutta dal calo di adrenalina, dal sovraccarico di emozioni, dalla stanchezza e dal sesso sfrenato con Malcom era crollata. Ma le notti successive aveva avuto dei problemi ad addormentarsi. A volte si svegliava nelle braccia di Malcom, madida di sudore. Forse quando tutto fosse finito anche i suoi sonni sarebbero tornati tranquilli.
 

- Per quanto il suo operato sia stato sconsiderato, per fortuna non ha inficiato il lavoro del nostro infiltrato.


Interloquì un uomo che era rimasto in silenzio fino a quel momento: l'Avvocato della Regina era sulla cinquantina, piccolo di statura, un riporto di capelli rossicci gli copriva a malapena il cranio e un gran paio di occhiali quadrati davano al suo viso l'aspetto di una tartaruga i cui occhi cerulei erano ingigantiti dalle spesse lenti. Molti si erano lasciati ingannare dal suo aspetto mite, ma in aula Sir Albert Lytton Strauss era tutt'altro che caritatevole. Il fatto che si occupasse di quel caso era il segno di quanto l'Old Bailey tenesse a dimostrare che le bande erano problema più che serio e che la giustizia avrebbe comminato pene esemplari. I membri dei SixtySix potevano dire addio ad ogni speranza di patteggiamento o clemenza da parte della corte. Brenda strinse le labbra in un'espressione risoluta e fece un cenno affermativo a Forster. Quello premette un cicalino sul muro:
 

- Possiamo incominciare. Fate entrare il primo gruppo di sei.


Gli uomini entrarono indolenti, qualcuno con uno sguardo di sfida e si disposero davanti allo specchio. Brenda riconobbe quello che chiamavano Slinky e Blade. Li indicò al poliziotto che ordinò loro attraverso l'interfono, di fare un passo in avanti. Il loro avvocato a braccia conserte chiese a Brenda se fosse assolutamente sicura e lei ferma rispose di si. Andarono avanti così per poco più di un'ora mentre le tornate di uomini si alternavano davanti al finto specchio. Brenda li riconobbe tutti: non avrebbe mai potuto dimenticare le loro facce. Quando finalmente uscì dalla saletta, Malcom la prese tra le braccia e le diede un bacio gentile. Poi fu il suo momento di entrare per i riconoscimenti. Nel suo caso era più difficile perché non aveva molti elementi visivi su cui basarsi. L'avvocato dei SixtySix, infatti, contestò con durezza il riconoscimento di Malcom, ma Lytton Strauss lo rimbeccò prontamente.
 

- Va bene, avvocati. Ne discuterete al processo. Qui abbiamo finito.


          Ma quelli erano giorni intensi non solo per via dell'imminente processo ai SixtySix e della crescente frenesia del Natale: era anche arrivato il momento in cui Brenda aveva avuto il via libera dai suoi superiori di poter intervistare Malcom e Ramsay, anche in virtù della risonanza prodotta dalla diffusione della registrazione della sua disavventura nel covo dei SixtySix. Era stata proprio la sua denuncia di quello che aveva subito che aveva costretto le autorità a occuparsi del caso in maniera rigorosa, il motivo per cui era stato inviato a promuovere l'accusa addirittura Lytton Strauss.
In radio c'era una certa eccitazione, Serena era nella saletta attigua insieme a Ruben che curava di solito la regia della trasmissione di Brenda. Ramsay era nel suo ambiente e aveva chiacchierato con gli altri dj di musica e attualità. Malcom se ne stava da una parte imbronciando le labbra in maniera quasi ossessiva. Brenda gli mise una mano sulla spalla:
 

- Sei nervoso?


Malcom sorrise:
 

- Si vede tanto?
- Coraggio, pensa che stiamo solo facendo una chiacchierata tra noi.
- Sì e che ci sentiranno chissà quante altre persone.


Serena fece cenno loro che la trasmissione stava per iniziare. Entrarono nella sala di registrazione e si misero le cuffie. Dopo il consueto jingle iniziale il regista fece un cenno a Brenda che si avvicinò al microfono:
 

- Buongiorno, sono Brenda Jones e siete sintonizzati su Radio 90 beat il battito di Londra. Questa sera ho il piacere di parlare con due persone molto speciali: Ramsay Sullivan e Malcom Davidson. Ci parleranno della loro lotta alla droga e alle gang e della vita a Brixton.


Brenda fece un cenno d'incoraggiamento a Malcom e Ramsay si dimostrò un ospite perfetto, fu puntuale nel rispondere alle domande e chiaro nello spiegare le attività della sua associazione e dell'Effra Center, appassionato nel perorare la causa degli abitanti di Brixton. Malcom inizialmente fu abbastanza timido, rispondeva solo se spronato da Brenda che gli tenne la mano tutto il tempo. Col passare dei minuti però, grazie alla parlantina di Ramsay e alla bravura della speaker si sciolse anche lui. Erano quasi arrivati al termine del secondo blocco. 
 

- Malcom hai un passato da tossicodipendente, so che è molto difficile parlarne per te, ma c'è qualcosa che vorresti dire ai ragazzi o ai loro genitori che ci ascoltano?


Malcom si leccò le labbra e si grattò il naso:
 

- Che è facile dire non drogatevi o state lontani dalle droghe, ma la verità è che è difficile rendersi conto che si ha una dipendenza fino a che non ci si è dentro fino al collo e allora è troppo tardi. All'inizio hai la convinzione di poterla controllare, di smettere quando vuoi, ma a quel punto sei già fregato. Diventa una spirale e alla fine tocchi il fondo senza neanche accorgertene. E uscirne non è facile, non è solo questione di volontà, non se ne esce con uno schioccare delle dita. Ma se ne esce, è dura, fa male ma quando ci si è liberati dalla dipendenza si torna a vivere ed è magnifico.
- Sono parole di grande speranza, grazie a Malcom e Ramsay per aver condiviso la vostra storia con noi. E ora un altro po' di musica: questa è Gimme hope Jo’anna di Eddie Grant.


Quando la canzone partì Brenda si tolse le cuffie e abbracciò stretto Malcom:
 

- Sei stato bravissimo, sono fiera di te!


Lui sorrideva, frastornato ma compiaciuto allo stesso tempo. Non avrebbe mai pensato che sarebbe stato in grado di parlare di quella parte della sua vita con tanta calma, Ramsay gli diede una pacca sulla spalla sorridendo. Brenda fece loro cenno di rimettersi le cuffie. Dopo un giro di telefonate in cui gli ascoltatori si complimentavano o facevano domande pertinenti, Brenda indicò il numero di conto corrente dell'HRD per chi volesse fare una donazione e salutò il pubblico dando appuntamento per la sera successiva. Serena si affacciò alla porta e si complimentò con tutti e tre.
 

- Tra il servizio sulla gang e questa intervista credo proprio ti sia guadagnata un passaggio alla fascia mattutina.


Brenda quasi saltò dalla gioia:
 

- Davvero?


Serena annuì sorridente, mentre scoccò all'uomo di colore un'occhiata interessata.
 

- Allora c'è da festeggiare! Che ne dite, andiamo a bere qualcosa? - interloquì Ramsay - Questa bella signora vuole venire con noi?


Serena annuì compiaciuta:
 

- Con molto piacere.


           La sera successiva avevano deciso di rimanere a casa di Brenda: avrebbe cucinato Malcom e lei aveva solo il compito comprare le cose sulla lista che lui le aveva preparato. Quando l'era venuta a prendere in radio lei scorse delle buste nel sedile posteriore:
 

- Non mi dire che hai fatto altra spesa!
- Conoscendoti ti sarai limitata a comprare solo le cose che ti ho scritto. Così resterai di nuovo col il frigo vuoto. Non puoi nutrirti solo di cereali e the.


Brenda si sentì punta sul vivo perché in effetti Malcom aveva proprio colto nel segno: si dimenticava sempre di fare la spesa anche se sapeva che per il suo equilibrio psicofisico avrebbe dovuto consumare pasti regolari. Questo le diede la misura di quanto Malcom, pur prendendola in giro, in realtà si preoccupasse per lei e lasciò correre la risposta pungente che avrebbe voluto dargli. Si limitò a fargli una linguaccia. Da Soho a Notting Hill il traffico era vivace, alimentato dal leggero nevischio che aveva preso a scendere.
 

- Che dici, avremo un bianco Natale quest'anno?


Malcom fece spallucce sporgendo le labbra. Le lanciò un'occhiata in tralice:
 

- Scommetto che hai già decorato tutta casa.
- Mmmh a dire il vero ancora no. Non mi piace molto farlo da sola.


Brenda si mordicchiò la pellicina del pollice. Il Natale era un momento difficile per lei, soprattutto da quando viveva da sola. Di solito si rifugiava a casa dei suoi e per tradizione erano invitate anche Becky e la sua mamma, così non rimanevano sole per le festività natalizie. La famiglia Jones le aveva praticamente adottate.
 

- Hai programmi? Immagino andrai a Leeds dai tuoi.


Lui sporse le labbra, da anni non avvertiva la "magia del Natale", anzi per molto tempo non aveva neanche saputo in che periodo dell'anno stesse vivendo: divideva le stagioni in troppo freddo o troppo caldo.
 

- Non so, il Centro sicuro organizzerà qualcosa - approfittò del semaforo rosso per guardarla - vorresti...


Un clacson l'interruppe costringendolo a partire imprecando. Ma nel frattempo il cuore di Brenda aveva perso un battito: la sua mente era subito corsa agli scenari più romantici. Ci misero un po' a trovare parcheggio e lasciarono perdere per il momento il discorso sulle feste natalizie. Sistemarono la spesa e Malcom si mise a preparare. Per quella sera aveva deciso per trancio di salmone con pomodorini e insalata di spinacino, noci e semi di melagrana.
 

- Ti do un compito difficile - disse tutto serio mettendo in mano a Brenda il frutto dalla buccia spessa- dovresti sgranare i semi e metterli in quella ciotola.


Prima però Brenda volle mettere po' di musica, inserì nel suo nuovo cdplayer un cd della sua piccola collezione e le note rock e una voce calda si sparsero nella casa.
 

- Oh, David Gilmour: mi piace!


Esclamò Malcom mentre disponeva i tranci di pesce nella padella. Brenda tagliò a metà la melagrana e picchiettò il fondo in modo che i semi cadessero da soli. Diede un'occhiata divertita a Malcom che la osservava scettico e un sorrisino saputo le allungò le labbra:
 

- Credevi che combinassi un casino? Mia mamma è una cuoca, mi ha insegnato qualche trucchetto.


Lui si aprì in un sorrisetto storto:
 

- Mi serve anche il succo. Hai uno schiaccianoci per caso?
- Credo nel terzo cassetto.


Con metodo Malcom iniziò a rompere le noci e a disporre i gherigli in un'insalatiera con lo spinacino e i semi di melagrana.
 

- Sei bravo a cucinare.
- Ho imparato in prigione.
- Scusa, me l'avevi detto...
- Tranquilla - le accarezzò una guancia con il dorso di un dito - Non è un problema parlarne.


Distratta Brenda lasciò che il sugo di melagrana le colasse sulla mano e su un polso. Non fece in tempo a prendere una salvietta per pulirsi che Malcom le sollevò il braccio e guardandola sornione le leccò via il succo. Brenda rabbrividì:
 

- Mal, abbiamo tempo per quello...
- Non è colpa mia se sei una pasticciona.


Ma sorrideva mentre la rimproverava e lei gli punzecchiò la mano con una forchetta.
 

- Sfacciato!


Cenarono tranquillamente, la voce di Gilmour faceva loro compagnia.
 

- Sono contenta che il cd che ho scelto ti piaccia, di solito cambi musica mille volte al minuto.


Malcom ghignò, lo sapeva che era un suo difetto e sapeva anche che dava sui nervi a Brenda.
 

- Sai, l'ho comprato pochi giorni dopo averti incontrato di nuovo.
- Davvero?
- Si, perché mi sembra che lui ti assomigli un po'.


Brenda ora non lo guardava, resa timida da quella confessione. Si sentiva stupida. Come per la giacca, aveva comprato il cd solo per poter sentirsi in qualche modo più vicina a lui. Così, anche se non lo avesse più incontrato, avrebbe avuto qualcosa che glielo avrebbe ricordato e sulla quale poter fantasticare. Era proprio una ragazzina a volte. Malcom guardava il volto del cantante sulla copertina del cd: le labbra piene, gli occhi azzurri, la barba accennata sulla mascella ben delineata, i capelli castani appena arricciolati sul collo e fu colpito da un pensiero. Davvero lei lo vedeva così bello? Sì, era stato molto carino quando era più giovane, prima di tutte le brutte esperienze che aveva vissuto. Ma ora non era più tanto sicuro. Fece un sorrisetto impudente:
 

- Io però ho gli occhi castani!


Si allungò a baciarla sul naso e Brenda tirò un sospiro di sollievo. Sapeva che quello era il suo modo di accettare i complimenti e che non la considerava una disagiata. Mangiò una forchettata dell'insalata e la trovò davvero buona.
 

- Anche io ho una confessione da farti.


Disse Malcom dopo qualche minuto di silenzio. Brenda incuriosita posò la forchetta:
 

- Non ero a quella festa per caso.
- Che vuoi dire?
- Che era già da un po' che ti ascoltavo in radio.
- Quanto tempo.


Domandò lei inquisitoria.
 

- Un anno o poco più. All'inizio non avevo idea che fossi tu. Ti ho scoperto per caso mentre saltavo da un canale all'altro. Ma mi ha colpito subito la tua voce. Ricordavo di aver conosciuto una ragazza adorabile di nome Brenda che avrei voluto frequentare di più, ma che era partita per Berlino. Poi ho scoperto che eri tu.


Malcom non le disse che aveva comprato tutti i giornali con le informazioni sulle trasmissioni radio per capire chi fosse quella speaker la cui voce e il nome l'avevano tanto colpito.
 

- E la festa?


Brenda non sapeva come prendere quella notizia: doveva essere compiaciuta o arrabbiata, lui si era preso gioco di lei in qualche modo o non aveva saputo come dirglielo?
 

- Quando Terry mi ha detto che ci saresti stata anche tu ero solo curioso di vederti, scoprire se eri proprio tu e come eri diventata.
- E se fossi stata sposata? Se fossi stata, non lo so, diversa da come ricordavi?


Malcom si strinse nelle spalle e la guardò negli occhi:
 

- Non so cosa sarebbe potuto accadere. Ma so cosa è successo da allora: mi sono innamorato di te.


Brenda si sentì sciogliere come un ghiacciolino in una torrida giornata di sole, accidenti a lui! Trovava sempre il modo di sorprenderla con quelle sue dichiarazioni dolci.
Malcom la osservò allarmato mentre lei si alzava e cambiava stanza. Per qualche momento si maledì, forse aveva rovinato tutto, ma non riusciva a capacitarsi come era potuto accadere, cosa le avesse detto per farla reagire così. Dopo pochi minuti lei tornò tenendo in mano una fotografia.
 

- Guarda. L'ho fatta sviluppare qualche settimana fa. E' di un vecchissimo rullino di mio fratello che non so come ho ritrovato a casa mia.


Gli mise in mano la foto: dalla grana e l'abbigliamento si capiva che era stata scattata alla fine degli anni '70. C'erano Richard e Brenda, lui che faceva una smorfia e lei che guardava l'obiettivo divertita. Tra di loro c'era Malcom che faceva il segno della vittoria, i capelli lunghi gli spiovevano sul viso e aveva il suo solito sorriso strafottente. Con l'altro braccio cingeva la vita della ragazza.
 

- Non mi ricordavo quel giorno, finché non ho chiesto a Richard: lui ha una memoria d'elefante. Eravamo a una partita della tua squadra e avevate vinto. Richie era riuscito a beccarti al volo e a costringerti a farti una foto con noi. Poi sei scappato via e non ti ho visto più. Me ne ero completamente dimenticata.


Malcom continuava ad osservare la foto, con un dito toccò prima l'immagine di sé stesso, poi accarezzò quella di Brenda. Lei lo guardava, preoccupata che non avesse detto ancora una parola. Lentamente un sorriso si dipinse sul suo volto, mentre alzava lo sguardo su di lei.
 

- Sai cosa penso? Che eri tu. Sei sempre stata tu.
- Sempre stata io cosa?
- La donna destinata a me.


Brenda si aprì in un sorriso felice e allungò una mano per accarezzarlo in viso. Lui l'attirò e la baciò a lungo. La musica era finita da un pezzo ma non se n’erano accorti, presi com'erano l'uno dall'altra. Si erano trasferiti sul divano a coccolarsi. Un fruscio attirò la loro attenzione: aveva iniziato a nevicare. Di sicuro lui non poteva mettersi alla guida con quel tempo. Accarezzandogli il petto con un dito gli chiese:

- Resti con me, stanotte?

Lui la guardò ammiccante:
 

- Resto finché vuoi.


Brenda tirò un sospiro e si buttò:

- Tipo, per sempre?
 - Si.

Malcom le prese il viso tra le mani e la baciò dolcemente.

 

 

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


PER ARRIVARE AL TUO SORRISO

 

XIII. Epilogo

                  

 

- Sono in ritardo! Aiutami con questo coso ti dispiace?


Malcom si staccò dalla macchina alla quale era appoggiato e tolse di mano a Brenda il port-enfant blu e bianco. Sbirciò dentro e vide che era stipato di piccola biancheria e pannolini.
 

- Le stai portando un altro corredo?
- Sono solo le cose di prima necessità.
- Lo hai detto anche la settimana scorsa: a te e tua madre questa nascita sta sfuggendo di mano.
- Disse quello che andò a Leeds con la macchina stipata di cose per la prima infanzia...me lo ricordo sai!


Malcom aprì la portiera posteriore e sistemò il port-enfat sul sedile, mentre Brenda si era già accomodata davanti.
 

- E allora ti ricorderai anche che fu mia madre che mi obbligò a portare tutte quella roba.


Brenda fece una risatina.
 

- E meno male, altrimenti non avrei mai avuto quel passaggio!


Rispose tirando fuori dalla borsa un cd. Malcom aveva già messo in moto e stava per accendere la radio.
 

- Aspetta! - lo fermò consegnandogli il cd - Per l'autoradio nuova. Io e Ruben ci abbiamo messo una vita per metterlo insieme: ci sono tutte le tue canzoni preferite.


Le labbra di Malcom si stirarono in un sorriso emozionato e la guardò con tenerezza.
 

- Sospetto che sia per evitare di farmi cambiare stazione ogni due per tre.


Disse invece dopo essersi schiarito la gola e si allungò a baciarla sulle labbra. La tenne per la nuca e le fece capire con la lingua quanto apprezzasse il pensiero.
 

- Anche Ruben riceverà lo stesso ringraziamento?
- No, questo è dedicato in esclusiva alla donna petulante che mi siede affianco!


Brenda scoppiò in una risata. Natale era arrivato e passato, l'anno nuovo era iniziato portando con sè venti di rinnovamento e la Pasqua era caduta bassa, già a Marzo. Il processo ai SixtySix era stato emotivamente faticoso per tutti e due, ma a Febbraio si era concluso il primo grado con la condanna di tutti gli imputati. Questo aveva dato loro modo di rilassarsi e dissipare la tensione che scorreva sotterranea e la paura per la propria incolumità che aveva continuato a serpeggiare ogni giorno fino a che il dibattimento era stato in piedi. Brenda aveva inoltre dovuto rivoluzionare tutta la sua routine a causa del cambio di orario della propria trasmissione. Ma si sentiva appagata: ora poteva parlare dell'attualità come aveva sempre sognato.
 

- Terra chiama Brenda, ci sei?


La voce di Malcom la richiamò alla realtà, mentre la Seat si muoveva nel traffico cittadino congestionato. Anche se faceva ancora un po' freddo l'aria si era già stiepidita e gli alberi si stavano ricoprendo di gemme.
 

- Allora, Marylebone giusto?
- Si, il Portland Hospital.
- E figurarsi se Becky poteva scegliere un ospedale pubblico!
- Dai, è il primo figlio: persino Richard non ha avuto niente da ridire.


Malcom imbronciò le labbra, mentre con un colpetto di clacson stimolava la partenza della macchina di fronte a lui al semaforo verde. Era rimasto esilarato nello scoprire la relazione tra i due piccioncini, non che ne fosse stato sorpreso più di tanto, mancandogli i retroscena. Brenda invece all'inizio non l'aveva presa benissimo, l'aveva considerato quasi un tradimento nei suoi confronti, come se l'amica e il fratello avessero voluto prendersi gioco di lei. Il che tra la tensione del processo e quella per il lavoro l'aveva resa particolarmente emotiva. Malcom aveva dovuto essere molto, molto paziente e questo aveva dato la misura di quanto fosse innamorato, dato che la pazienza non era stata mai tra le sue virtù più sviluppate. Ma poi Becky aveva rivelato di essere incinta e le  amiche si erano chiarite e riappacificate. Anzi erano più unite che mai.
 

- Insomma riesci a crederlo? Quei due imbecilli erano talmente cotti l'uno dell'altra che hanno fatto il giro, pizzicandosi in continuazione come cane e gatto! Altro che fame da jet lag e lenti inadeguate: era incinta e manco se n'era accorta!


Malcom sbottò a ridere, Brenda a volte sembrava ancora non darsi pace della svolta inaspettata della relazione tra l'amica e il fratello. Le fece una carezza intenerito e lei gli rispose con uno dei suoi sorrisi che gli illuminavano sempre la giornata.
 

- Non mi hai detto cosa voleva quel tipo che ti ha cercato l'altro giorno dopo gli allenamenti.
- Mi ha proposto un ingaggio. Per una delle squadre del circuito semiprofesionista.
- Oh Malcom, ma è fantastico!
- Non lo so - sporse le labbra - Cioè, è magnifico, ma vorrebbe dire lasciare i ragazzi dell'Effra.


Brenda gli carezzò una coscia, capiva cosa provasse il compagno. Quei ragazzi gli erano entrati nel cuore e fare loro del bene era il suo modo di risarcire la società degli errori che aveva commesso quando era ancora tossicodipendente.
 

- Ramsay cosa dice?


Malcom le scoccò un'occhiata, mordicchiandosi il labbro inferiore:
 

- Non gliel'ho ancora detto. Volevo che la prima a saperlo fossi tu.


Brenda sentì un tremolio alla base della gola, il fatto che Malcom si fosse confidato prima con lei che col suo amico e mentore le fece capire che la loro relazione fosse passata a un livello superiore. Non ebbe tempo di rifletterci sopra, però perchè l'edificio del Portland era ormai in vista e Malcom si era tutto concentrato nel cercare parcheggio.
Quando arrivarono in ospedale Richard li aspettava fuori con una sigaretta mezza consumata:
 

- Oh, siete arrivati finalmente! Avete trovato traffico? Qui parcheggiare è un po' complicato. Non fanno fumare dentro. Fanno bene, fosse per me vieterei il fumo in tutti gli edifici pubblici.


L'uomo sembrava esagitato e parlava a macchinetta, con un'ultima tirata consumò quasi tutta l'altra metà della sigaretta, poi dopo averla spenta sul marciapiede, mise in tasca il mozzicone. Diede una pacca a Malcom entrando in ospedale.
 

- Venite, vi faccio conoscere Noah!


Entrando nella camera la prima cosa che colpì Brenda fu la luce negli occhi dell'amica: Becky sembrava quasi trasfigurata mentre allattava il neonato. Appena li vide si aprì in uno dei suoi sorrisi stupendi reso ancora più dolce dalla maternità. Richard andò a mettersi vicino a lei protettivo e le mise una mano sulla spalla carezzandola lieve.
 

- Non è un capolavoro mio figlio? E' la cosa migliore che abbia mai fatto!
- Si, magari avrei dato un piccolo contributo anche io, eh!


Brenda sorrise, era bello vedere che i due non avevano smesso di battibeccare, per quanto in un modo più complice adesso: si vedeva che erano pazzi l'uno dell'altra e questo la scombussolava sempre un pochino.
 

- Senti, Geppetto, Bibi mi ha detto che ci ha portato delle cose, perchè non andate a prenderle tu e Malcom?
- Si, mia Regina di cuori. Presto, andiamo o ci farà tagliare la testa!

Richard fece il segno di tagliarsi la gola.
 

- Mi comanda a bacchetta - aggiunse mentre usciva dalla stanza con Malcom - Sono pazzo di quei due, accidenti! A proposito, tu che intenzioni avresti con mia sorella?
- Serie, Richie, le più serie.


Quando i due uomini furono usciti Becky fece cenno a Brenda di avvicinarsi ancora un poco. Noah aveva finito di succhiare dal suo seno e le guardava con occhi quieti, le labbrucce atteggiate a un broncetto morbido.
 

- Bibi, è stupendo!


Entrambe osservarono in silenzio per qualche istante il neonato, aveva gli occhi verdi come il papà e una riccia peluria bionda sulla testolina.
 

- Ti giuro, avevo così paura: se qualcosa fosse andato storto con Rick avrei perso anche te e i tuoi. E lo sai, per me voi siete la mia famiglia. Ma per fortuna è arrivato lui a sistemare tutto.
- Oh Becky! Ti voglio tanto bene, questa è la cosa più bella che ci sia mai capitata, anche se insomma solo tu potevi avere il coraggio di metterti con un testone come mio fratello!


Becky ridacchiò prendendo la mano dell'amica e poggiandole la testa sulla spalla:
 

- Lo amo da quando avevo quattordici anni, quell'idiota. A volte non so se sia più scema io o lui! Sai, sono contenta che Noah abbia preso gli occhi dei Jones, così quando lo guardo mi ricorda anche te.


Le due amiche avevano le lacrime agli occhi quando i due uomini tornarono.
 

- Perché stanno piangendo?


Chiese Malcom preoccupato. Richard sollevò le spalle:
 

- Bah, non chiederlo. Questi mesi sono stati praticamente tutta una montagna russa emotiva. Se Noah non si fosse sbrigato a nascere sarei saltato da una finestra per la disperazione.
- Capirai che perdita: sono solo questi maledetti ormoni!


Rispose Becky facendo scoppiare a ridere Brenda. Noah si era addormentato tra le braccia della madre, i due uomini erano presso la finestra a parlare di calcio e del nuovo ingaggio di Malcom. Becky stringeva una mano a Brenda e le chiese:
 

- L'avresti detto, un anno fa, che saremmo finite così?


Brenda guardò l'amica col suo bambino e i rispettivi compagni parlare animati e dopo qualche attimo di silenzio, rispose:
 

- Qualcuno una volta mi disse che il passato non era un luogo in cui andare, ma la felicità credo di si. Ed io ci sono appena arrivata.


Malcom, areolato di luce, si voltò e le lanciò uno dei suoi dolci sorrisi storti.

 

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Capitolo 14
*** Appendice 1: spazio autrice ***


Ringraziamenti e noticine

Ci siamo: siamo arrivati alla fine di questo viaggio in compagnia di Malcom e Brenda. Ringrazio con tanto amore chi ha viaggiato con noi: chi ha letto, chi ha messo la storia tra le seguite, ricordate e preferite e soprattutto chi ha commentato. Le vostre recensioni sono state per me un continuo spunto di riflessioni, uno sprone a continuare e a fare sempre del mio meglio. E' stato bellissimo vedere come vi appassionavate alle vicissitudini dei miei poveri personaggi, non escludo che in qualche forma torneranno!
Per quanto riguarda i luoghi, molti di voi mi hanno fatto i complimenti per la mia precisione nel descriverli e la cosa mi ha compiaciuta non poco. Ho cercato di essere il più aderente possibile alla realtà, anche se non sono mai stata in Inghilterra, ancora. Ovviamente per esigenze di trama, qualcosa è stato inventato, modificato o spostato. Per esempio il teatro della premiazione a York è da tutt'altra parte, così come non esistono Small Brick Lane e Small Brick Road! Il murales Alba Nucleare invece esiste ancora e per quanto inquietante è molto bello e necessiterebbe di un restauro. Il deposito degli autobus dove si svolge la fiaccolata è diventato una bella piazza. Internet è davvero una gran bella risorsa se non ci perdiamo troppo dietro ai social e alle fake news! C'è ancora una cosa importante che vorrei sottolineare. In questo periodo in cui si leggono sempre di più romanzi e storie dove relazioni tossiche vengono presentate come la normalità, in cui comportamenti abusivi vengono romanticizzati come se solo questo tipo di relazioni fossero capaci di dare emozioni ho voluto scrivere invece di una relazione sana, ci sono gli scontri e le incomprensioni certo, ma sempre i protagonisti si amano e si rispettano l'un l'altro. Anche l'amore sano può far battere il cuore ed emozionare.
Ultimo ma non ultimo, come si dice, vorrei anche fare un ringraziamento speciale pieno d'amore al mio fidanzato Domenico che mi ha sopportato e supportato durante la stesura di questa storia, mi ha dato parecchi suggerimenti quando ero impantanata in qualche punto cruciale della trama e si è insomma sorbito tutta la prima stesura! (a proposito di relazione sana!)

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Capitolo 15
*** Appendice 2: visual board e playlist ***


Per arrivare al tuo sorriso - visual boards

 



 

 

 

Brenda

 

 

Malcom


 

Brenda, Peter, Kathy, Richard, Becky, Noah e Pongo!
 



Malcom, Maggie, Alice, John e Best!

 

 Ramsay, MarieAntoniette, LaRue,
Jeanette, Kiki, Jamal e Allen



Gli altri personaggi



 Il cd comprato da Brenda



 la famosa fotografia con Richard,
Brenda e Malcom

 

Ho anche preparato questa playlist per entrare meglio nel mood del romanzo! Ma non è quella che Brenda ha regalato a Malcom! 

 

 

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