L'opera nera

di enoa79
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


L'opera nera Prologo

Prologo

Questa storia si svolge nel mondo di Arda che si trova in una delle dimensioni della magia. Purtroppo nessuno si è mai preoccupato di definire quale, per cui non possiamo essere più precisi sulla sua collocazione.

Tra i Monti Azzurri, chiamati così perché visti da valle sembrano azzurri, e il Piccolo Golfo, che deve il  nome alle sue dimensioni, sorge la regione di Kadma, protetta da una  barriera magica che gli abitanti del luogo, che come si sarà notato non hanno grande fantasia per i nomi, chiamano il Cerchio di Kadma o più semplicemente “Il Cerchio” per via della sua forma a semisfera che riportata su una mappa determina appunto un cerchio.
La barriera era stata creata durante la Lunga Guerra come ultima difesa contro le truppe dell’Innominabile, un potente conquistatore chiamato così perché nessuno sapeva il suo vero nome, a parte forse qualche erudito che non aveva condiviso le sue conoscenze. Anche le sue origini ed il suo aspetto erano ignoti. Per alcuni era un potente stregone, per altri un demone, per altri ancora un drago, sebbene si ritenesse che i draghi fossero estinti da diverse ere.
Il suo potere si era consolidato nelle terre dei giganti che erano stati facilmente sottomessi dalla magia. Secondo i resoconti storici, in pochi anni l’Innominabile aveva creato un potente esercito fatto di demoni, non mori e mostri assortiti e aveva conquistato ad uno ad uno tutti i regni liberi del pineta.
Le sue Truppe Oscure erano accompagnate da un’ondata di paura che spingeva gli avversari a fuggire o ad arrendersi senza combattere. Solo i maghi e gli elfi erano immuni a questo incantesimo, ma quando l’Innominabile aveva iniziato la sua campagna di conquista né gli uni né gli altri erano molto numerosi.
Grazie all’iniziativa di funzionari illuminati, la Federazione degli Stati Liberi di Arda, che comprendeva i regni a nord-est del continente, l’Unione, a cui aderivano regni del nord-ovest, e la Lega Marittima degli stati del sud siglarono un alleanza per contrastare il comune nemico coinvolgendo anche i pochi stati indipendenti, con la sola eccezione del regno di Idris, i cui governanti erano certi di poter combattere da soli. Il Congresso Alleato istituì la Legione della Luce, una nuova formazione dell’esercito a cui potevano accedere solo maghi o elfi, che avrebbe dovuto essere la principale forza di attacco contro le Truppe Oscure, e assegnò il comando della guerra al Sommo Maestro Reverenda Figlia Anthares di Solaris, che era stata la principale promotrice dell’Alleanza.

Purtroppo l’avanzata del nemico era stata troppo rapida, gli alleati si erano trovati impreparati e, cosa non meno importante, la differenza numerica era schiacciante. Le persone che riuscivano a fuggire dai regni occupati si dirigevano verso Kadma, dove era stato posto il quartier generale della Legione della Luce e dove si erano raggruppati il maggior numero di maghi ed elfi.
Quando le Truppe Oscure avevano distrutto Ovyma, sede del Congresso Alleato, gli elfi e i maghi più importanti avevano formato un Conclave assumendo di fatto il comando di ciò che restava dell’Alleanza e il fenomeno delle migrazioni verso Kadma si era incrementato. Prima che la disfatta fosse totale, il Conclave aveva ordinato alle truppe in ogni parte del continente di ritirarsi a Kadma con quello che restava della popolazione di Arda e aveva sigillato la zona con la magia.
La regione era stata messa sotto assedio dai nemici, ma protette dalla barriera le forze alleate si erano potute riorganizzare. Per governare Kadma era stato istituito il Goldor, un assemblea di tutti i rappresentanti dei popoli sopravvissuti, dove però il potere effettivo era detenuto dai maghi perché gli elfi erano troppo nobili per approfittarsi della situazione.
Il Goldor aveva delegato poteri straordinari al Conclave affinché gestisse il conflitto e la Legione della Luce, rimasta l’unico esercito, aveva cambiato nome diventando l’Esercito degli Eregorius, che in Lesio [1] significa “Guardiani della barriera”.
Tutti gli elfi e i maghi in età adulta erano stati chiamati a prendere le armi e gli studiosi si erano impegnati per unificare la magia, consentendo all’Arte di fare grandi progressi, ma nonostante le continue innovazioni e il valore degli Eregorius la guerra si era rivelata difficile e sanguinosa.

Per oltre 700 anni le Truppe Oscure avevano assediato Kadma senza che nessun attacco riuscisse a spezzare la loro morsa. Le condizioni di vita nella barriera diventavano sempre più difficili con il passare dei decenni, mentre il numero di Eregorius si assottigliava ad ogni scontro. Alla fine il Goldor aveva optato per un’azione disperata. Le spie elfiche avevano scoperto che l’Innominabile si era insediato nel castello di Fonte di Stelle [2]. Un manipolo dei migliori Eregorius era stato inviato nella città per assassinarlo, mentre l’esercito attaccava a sorpresa le Truppe Oscure.

A dispetto delle probabilità, la missione aveva avuto successo e alla morte dell’Innominabile il suo esercito semplicemente era svanito.
La vittoria, tuttavia, era costata cara. Quasi tutti gli Eregorius erano morti, il paese era devastato e la sua popolazione decimata.
Sotto la guida del Goldor, a cui il Conclave aveva rimesso i poteri assumendo una funzione di semplice organo consultivo, le gente di Arda aveva iniziato una difficile ricostruzione. L’ARPA, la sede centrale delle forze alleate, era stata convertita in una scuola per addestrare le future generazioni di maghi che avrebbero guidato il perse.

La nostra storia inizia all’ARPA circa 17 anni dopo la fine della guerra, in un bel giorno di primavera.

 


Note

[1] Lesio: lingua antica in uso nelle regioni meridionali del continente durante la IV era, è oggi usata principalmente dai maghi e dagli eruditi come linguaggio franco. Comunemente si distingue il Lesio Antico in uso nella IV era da quello Classico usato a partire dalla metà della V era come linguaggio colto. Back-->

[2] Fonte di Stelle: piccola cittadina fondata all’inizio della VI era vicino alla fonte del fiume Stelle, un corso d’acqua a poca distanza dalla Barriera che attraversa il Narwhaim, il bosco degli unicorni,  per sfociare nel Belenam, il grande mare.Back-->


Utilities

Mappa di Kadma: https://www.deviantart.com/enoa79/art/Kadma-Map-716862960


Link al fumetto

L'opera nera - pag 1: https://www.deviantart.com/enoa79/art/L-Opera-Nera-Capitolo-1-Pag-1-347046961

Galleria

Deviantart: https://www.deviantart.com/enoa79


Angolo dell'autrice

Grazie per aver letto questo capitolo.

Questa storia nasce da un gioco tra me e i miei amici ed è pensata come base di un fumetto che sto disegnando per diletto personale (trovi il link sopra se fossi interessato/a).

Essenzialmente ci siamo sfidati a scrivere o disegnare una storia contenente quante più citazioni possibili a libri, film e telefilm, animè, videogiochi, personaggi storici o mitologici e perfino materie scolastiche.

Chi legge, deve individuare la citazione e la fonte. I contenuti della storia, pertanto, non sono originali.
Se ti va di partecipare al gioco, indicami pure nei commenti i riferimenti che hai riconosciuto.

Detto questo, mi auguro che ti diverta a leggere tanto quanto mi sono io divertita a scrivere. E se hai tempo e voglia lascia un commento, anche critico. Qualunque feedback è sempre ben accetto. :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


L'opera Nera Libro uno Capitolo uno

Capitolo 1
In cui si tiene la prima prova pratica di Mentalica
e Sigmund evita un litigio

 

Sigmund Snake stava camminando con passo spedito verso l’aula di Mentalica ed era di pessimo umore. Quel gran bastardo del professor Armstrong gli aveva imposto il turno del primo mattino per cui si era dovuto svegliare all’alba, per finire il compito che gli era stato assegnato aveva saltato la colazione ed ora era anche in ritardo per le lezioni.

E pensare che questa volta non meritava nessuna punizione.
Era vero che due giorni prima, durante l’esame pratico di Combattimento, aveva danneggiato due aule, ma era tutta colpa dei suoi insegnanti e delle prove che la loro mente malata riusciva ad elaborare. I bifolchi l’avevano fatto combattere contro un demone di classe Gela nonostante le tecniche per sconfiggere questo tipo di entità si studiassero al VI anno.
Fortunatamente si era ricordato che il sotterraneo della prova sorge proprio sopra le vasche di purificazione. E un demone è pur sempre un demone.
Aveva fatto saltare un pezzo di soffitto, annaffiando il demone per indebolirlo in modo da avere la meglio su di lui senza usare nessun incantesimo che non avrebbe dovuto conoscere. Ma gli insegnanti non avevano apprezzato la sua capacità di pensiero laterale e lo avevano punito con due settimane di lavoro all’Ufficio Materiali Didattici [1].

In tutta onestà, lavorare al UMD non sarebbe stata una brutta esperienza, se non fosse stato per un regolamento scolastico che rasentava l’ottusità.
L’avevano messo a sintetizzare composti, ma senza usare l’alchimia perché il suddetto regolamento, per ragioni di sicurezza, permetteva l’uso dei cerchi alchemici di trasmutazione complessi solo agli studenti che avevano superato il V anno. E poco importa se lui era talmente bravo in alchimia da essere stato ammesso ai corsi avanzati nonostante fosse ancora al IV.

<< Stupido regolamento! E maledetti i professori e il loro perverso senso di giustizia. >> Pensò.
Almeno lo avevano promosso in Teoria e Tecniche di Combattimento, nonostante a loro dire la prova d’esame consistesse nell’essere sconfitto.

<< Si tratta di una prova impossibile, >> gli aveva spiegato Gertrude Sika, la professoressa di Combattimento, << vi abbiamo fatto lottare contro un avversario molto superiore alle vostre capacità per valutare come affrontate il fallimento. >>

Una totale idiozia a suo parere, ma utile secondo i professori per insegnare ai futuri Eregorius ad affrontare la morte.

<< Perché gli Eregorius devono svolgere missioni molto pericolose, spesso senza informazioni o mezzi adeguati. Alle volte le missioni si rivelano superiori alle loro capacità eccetera eccetera… >>Pensò con una smorfia ricordando il sermone della preside.

Come se a lui importasse diventare Eregorius. Che intraprendesse la carriera militare era la fissazione dei suoi insegnanti, in primis del suo tutore, Omoro Flamelin, per il quale uno dei futuri rappresentanti dei maghi al Goldor non poteva che essere un Eregorius.
Purtroppo, in quanto Snake, alla maggiore età gli spettava di diritto un posto nel Conclave indipendentemente dal livello dei suoi poteri [2], cosa che lo avrebbe reso automaticamente anche uno dei rappresentanti dei maghi. In virtù di ciò tutti continuavano a ripetergli che il suoi destino era servire il Goldor come i suoi antenati.

<< Idioti! >> Pensò con fastidio. << I miei antenati si sono serviti del Goldor, più che servirlo! >>
Una delle prime cose che gli avevano insegnato da piccolo era la storia della sua famiglia, e aveva letto parte dei diari che ogni antenato aveva diligentemente scritto da quando la casata era stata fondata. Nessuno Snake aveva mai servito il Goldor, né altra istituzione da almeno un paio di ere. Al massimo i suoi predecessori erano scesi a patti con i regni del mondo esterno per perseguire i loro scopi.

<< Cosa che dovrei fare anche io! >> Gli suggerì quella parte di lui che parlava con la voce di Mojo e la sua irritazione aumentò in modo esponenziale.

Razionalmente si rendeva conto che l’Alleanza era stata una scelta obbligata e, nell’interesse del suo popolo, avrebbe fatto bene ad instaurare buoni rapporti con le autorità locali, ma nessun possibile vantaggio politico o economico riusciva a fargli piacere l’idea di lavorare a Kadma. L’attuale Goldor era formato da un branco di idioti litigiosi e il Conclave era una manipolo di vecchi bacucchi più interessati a conservare i propri previlegi che ad aiutare il paese.
Se fosse dipeso da lui avrebbe mandato tutti a quel paese e se ne sarebbe tornato a casa sua a Mardok. In effetti non desiderava altro che tornare a casa e farla finita con questa sottospecie di scuola dove l’avevano trascinato contro la sua volontà all’età di 13 anni.

<< Hai delle responsabilità! >> Gli ricordò la voce mentale di Aris.

Sigmund fece una smorfia. Odiava Aris quando aveva ragione.

Mentre saliva la scalinata centrale una folata di vento gli scombinò i capelli, che a lezione portava sempre pettinati all’indietro, e lo riportò alla realtà. Il ragazzo indugiò a guardare il panorama da una delle finestre che erano state aperte per far entrare nella scuola l’aria primaverile.

<< Una prigione, anche se ben ventilata, è sempre una prigione! >> Si disse, citando la famosa battuta attribuita a Malvius [3] << Con questo tempo, me ne andrei volentieri nella foresta a cercare qualche pianta rara invece che a quello stupido esame! >> Pensò aggiustandosi i capelli.
Aveva bisogno di fare pratica in pozioni ed erboristeria, ma le serre dell’Arpa, sebbene molto fornite, erano inutili per i suoi scopi. A parte che ci volevano un’infinità di permessi anche per avere un filo d’erba, non l’avrebbero mai autorizzato ad usare le piante che gli servivano. Anzi, non potevano proprio autorizzarlo. Sempre per via della sua età e di quello stupido regolamento.
E poi l’esame di Mentalica doveva sostenerlo, anche se probabilmente sarebbe stato troppo semplice. Il livello della sua classe non era gran ché e stavano ancora studiando le nozioni di base che erano di una noia mortale.

Con un sospiro imboccò il corridoio che segnava l’inizio della Zona Rossa che, ad ulteriore riprova della totale mancanza di fantasia per i nomi della gente di Arda, era chiamata così per via del colore dominante di decorazioni e suppellettili. La scuola, che era tale solo di nome visto che aveva le dimensioni di una piccola cittadina, era stata divisa arbitrariamente in quartieri ad ognuno dei quali era stato assegnato un colore che veniva usato per tetti e porte, per le cornici delle finestre, per quelle dei quadri e per ogni altra decorazione. A parte questa differenza cromatica, gli edifici dell’ARPA erano tutti uguali. Blocchi di marmo quadrati o rettangolari puntellati da archi e colonne, talmente pieni di statue ed altri abbellimenti che solo la magia impediva loro di creparsi e crollare. L’interno era formato da corridoi e stanze con mura e i pavimenti bianchi e lucidi e massicce colonne che reggevano i tetti a spiovente e dividevano le pareti in riquadri regolari. Porte e finestre,  riccamente decorate, si aprivano rigorosamente al centro di ogni riquadro in barba a qualunque principio di praticità mentre i riquadri vuoti erano riempiti con dipinti, statue, mobili in legno intagliato e ogni altro genere di suppellettile.

Sigmund represse una smorfia. Ogni volta che attraversava un corridoio, il che accadeva spesso visto che abitava nella scuola, aveva la sgradevole sensazione di trovarsi in un sanatorio mal gestito. Chi aveva progettato il complesso si era evidentemente ispirato all’architettura elfica, ma con risultati mediocri. L’ARPA non aveva nulla dell’armonia e della delicatezza delle città elfiche e il suo ordine ostentato era opprimente. In più di una occasione era stato preso dell’impulso di sfondare le pareti semplicemente per poter respirare.

Entrò nell’aula e si affrettò a sedersi nel suo banco in ultima fila, salutando i suoi compagni con un distratto buon giorno detto solo per abitudine. Fortunatamente il professore non era ancora arrivato. Gli altri alunni erano già tutti in aula, impegnati a parlottare tra loro e a ripassare in preda all’ansia per la prova. Nessuno rispose al saluto di Sigmund, cosa a cui lui non faceva più caso. Buona parte degli studenti aveva iniziato ad ignorarlo dopo che, a metà del primo anno, si era vendicato delle angherie di Goffredo Badin e dei suoi amici sostituendo il loro sapone liquido con estratto di Orgran [4] iperconcentrato ad effetto ritardato. Tutto il gruppo di bulli era finito in infermeria per tre mesi, e benché nessuno degli studenti colpiti fosse particolarmente amato, tutti erano stati d’accordo sul fatto che Sigmund avesse esagerato. In fondo Goffredo aveva solo cercato di farlo entrare in piedi nel water.
Passando tra i banchi, Sigmund notò Pakins che armeggiava con i suoi appunti in preda alla disperazione e si lasciò scappare l’ennesima smorfia della giornata. Pakins era in assoluto il peggior studente della scuola e Sigmund era certo che avrebbe fallito la prova.

Nicolas Pakins era un ragazzo bassino e paffutello con gli occhi e i capelli castani e il viso da orsetto. Non era molto intelligente ed era così impacciato ed imbranato che suscitava la solidarietà e la compassione dei suoi compagni. Sigmund provava una repulsione istintiva nei suoi confronti. Probabilmente perché era capace solo di piangersi addosso e di approfittare della bontà altrui.

La sua reazione di disgusto non passò inosservata, causando molte occhiatacce, ma lui notò solo il cipiglio di Ellyone Narwhall, l’unica creatura della scuola capace di fargli perdere le staffe. La ragazza era seduta in seconda fila a parlare con i suoi due migliori amici, Thomas DelaFleur e Maxine Fallon.
Erano tre degli studenti più popolari della scuola. Ellyone era una ragazza lentigginosa con i capelli ricci tanto rossi da sembrare fuoco. Di buon carattere, seria e giudiziosa, a detta di tutti era una studentessa modello e Sigmund la detestava perché non faceva altro che riprenderlo con un odioso atteggiamento da capoclasse. Maxine aveva gli occhi e i capelli castani ed era più bassa dell’amica, ma molto più formosa. Allegra e spontanea, era molto apprezzata dai suoi compagni, soprattutto maschi, non esattamente per il suo carattere. Thomas era un ragazzo di statura media, con gli occhi e i capelli neri. Non era particolarmente bello, ma gli occhiali gli davano un aria intellettuale che piaceva molto alle sue compagne.

I maghi, naturalmente, potevano curare con la magia difetti molto più gravi della miopia, ma una vecchia legge mai abrogata, la Sezione 610, vietava ai minorenni di usare la magia per migliorare o correggere il loro aspetto, tranne nel caso di gravissime lesioni o malformazioni che potevano mettere in pericolo la vita del mago. Sigmund era personalmente contrario all’uso della magia per fini estetici, ma considerava questa legge stupida e troppo restrittiva.
La correzione dei difetti di vista non aveva a che fare con l’estetica. Gli occhiali erano un impedimento per lo studio, soprattutto nelle prove pratiche, perché potevano essere persi. Sigmund era sicuro che nessuno avrebbe protestato se DelaFleur avesse chiesto di fare uno strappo alla regola, tanto più che durante la guerra la Sezione 610 era stata infranta in più di una occasione. Inoltre Thomas DelaFleur era il favorito dei professori  e l’idolo della scuola.
Sua madre, Edvige DelaFleur, era uno degli Eregorius che avevano sconfitto l’Innominato e aveva perso la vita nello scontro. Rimasto orfano, Thomas era stato adottato da Aurus Serinus, Primo Consigliere del Goldor. Si era mostrato subito molto precoce e dotato di grande talento e, da quando aveva iniziato i corsi regolari, era sempre stato il primo in tutto, con grande soddisfazione di Serinus, degli insegnanti e apparentemente del Goldor tutto. Oltre ad essere un genio, era anche buono, modesto e altruista e per questo tutti lo amavano, con la sola eccezione di Sigmund che lo considerava un pallone gonfiato.

<< Non capisco cosa abbia contro Nicky! >> Esclamò Ellyone, lanciando un’occhiata di traverso a Sigmund.

<< Chi? >> Chiese Maxine. << Ah! Snake! Ti prego, lascialo perdere. >> Si affrettò ad aggiungere temendo lo scoppio di uno dei soliti litigi.

Fortunatamente l’arrivo del professor Oki evitò ogni possibile discussione.
Edgar “topo da biblioteca” Oki era un omino piccolo piccolo, con gli occhi a mandorla tanto stretti da sembrare perennemente chiusi. Vestiva sempre con lunghe tuniche marroni che lo facevano sembrare un topo di campagna e girava carico di libri. Per questo, gli alunni lo avevano ribattezzato “topo da biblioteca”, nel senso letterale del termine.
Sebbene sembrasse un tipo inoffensivo, doveva essere un mago molto potente, visto che la materia che insegnava, la Mentalica, era una delle più difficili del quarto anno e a dire il vero di tutti quelli successivi. La Mentalica consisteva nell’uso della magia senza supporti materiali, come bacchette o bastoni, ed era un arte in cui riuscivano solo i maghi più potenti. I rudimenti, però, dovevano essere insegnati a tutti.

Oki posizionò i suoi libri al lato della scrivania e iniziò a spiegare che oggetto della prova era la levitazione. Gli studenti, a turno, dovevano sollevare un foglio di carta, ruotarlo su se stesso e riposizionarlo sulla cattedra senza perdere il controllo dell’incantesimo. Sigmund represse l’istinto di alzare gli occhi al cielo. Lui sapeva fare incantesimi infinitamente più complessi con la sola forza della mente.
Con un sospiro, incrociò le braccia e si costrinse ad osservare la cattedra.
Tranne nel caso di DelaFlour, che non solo riuscì a compiere l’esercizio senza problemi, ma dietro richiesta del professore sollevò e fece ruotare un paio di libri tra lo stupore generale, le performance furono così deludenti che non poté evitare allo sconforto di deformargli il viso.
Un paio di studenti, tra cui la Narwhall, riuscirono quasi a completare la rotazione del foglio, ma i più furono capaci solo di sollevarlo.
Il peggiore, come Sigmund aveva previsto, fu Pakins che non riuscì a convincere il suo foglio a muoversi.
Sigmund fu l’ultimo ad essere chiamato e si alzò pigramente dal suo banco. Venne accompagnato alla cattedra da numerosi sguardi di sfida che nascondevano il desiderio di vederlo fallire almeno per una volta. Lui aveva ottimi voti in tutte le materie come DelaFleur, ma mentre DelaFelur era oggetto di universale ammirazione verso di lui gli altri studenti mostravano solo fastidio e disappunto. Probabilmente era dovuto al fatto che non fingeva modestia. Era consapevole di essere più bravo degli altri e lo diceva apertamente, ma quegli sciocchi dei suoi compagni si offendevano invece di apprezzare la sua onestà.

Non avrebbe mai capito la gente del mondo esterno.

L’atteggiamento degli altri studenti lo irritava a tal punto che avrebbe voluto far ballare una yolda [5] tutti i libri di Oki solo per dare uno schiaffo morale a tutti.

<< Non pensarci neppure! >> Tuonò la solita voce nella sua testa. << Non possiamo farci scoprire per un capriccio. >>

A malincuore Sigmund si limitò a eseguire l’esercizio in maniera perfetta, per poi tornare al suo banco con assoluta indifferenza. Se non poteva battere DelaFleur voleva almeno essere il migliore di tutti gli altri. Incassò comunque con soddisfazione il “mooolto bene” del professore e le occhiate di meraviglia dei compagni e il suo umore migliorò un po’.

Al termine della lezione gli studenti si riversarono nei corridoi per raggiungere l’aula di Evocazione nell’Area Grigia.
Maxine, Ellyone e Thomas cercavano di consolare Nicolas per la sua pessima prova.

<< Non abbatterti! >> gli disse Thomas, dandogli una pacca sulla spalla, << la Mentalica è una pratica difficile. Non tutti riescono al primo colpo. >>

<< Devi anche considerare che non hai potuto allenarti molto perché eri di turno alle serre. >> Si affrettò ad aggiungere Ellyone. << Il professore ne terrà conto. Se avessi potuto studiare meglio… >>

<< Avrei fallito ugualmente! >> La interruppe Nicolas. << Ammettiamolo! Sono un totale incapace! Dovrei lasciare la scuola. >>

<< Non sarebbe una cattiva idea! >> Borbottò Sigmund che aveva inavvertitamente ascoltato lo scambio di battute.

<< Che vorresti dire? >> Ellyone si girò di scatto scoccandogli un’occhiataccia.

Sigmund era sorpreso dal fatto che la Narwhall lo avesse sentito a più di un git [6]di distanza nonostante non vantasse le sue doti. La sua discendenza gli aveva garantito sensi molto più sviluppati degli altri maghi, che un addestramento specifico e le circostanze avevano acuito ulteriormente.

<< Probabilmente ho solo parlato a voce alta. >> Gli disse il suo buon senso.

Aveva incontrato grosse difficoltà ad adeguarsi alle regole della comunicazione verbale della gente di Kadma e a volte gli capitava di alzare il tono di voce senza volere. Lo stesso buon senso gli suggerì di ignorare i suoi compagni e di recarsi a lezione, ma era annoiato e la Narwhall aveva una tale espressione di sfida che non resistette alla tentazione di rispondere. Si avvicinò lentamente al gruppo con le vesti nere che ondeggiavano ad ogni suo passo, e nel vederlo Nicolas deglutì, più per ammirazione che per paura.
La divisa dell’ARPA era formata da un paio di pantaloni neri, tenuti in vita da una cintura dorata, e da un maglione anch’esso nero a collo alto con le rifiniture in oro. Su questo vestito si indossava una tunica di velluto nero rivestita internamente di rosso per gli uomini e verde per le donne. Sul petto della tunica era impresso in oro il simbolo del Goldor: la fenice sul sole che sorge. Questa divisa esaltava notevolmente il fisico di Sigmund che era oggetto di ammirazione anche da parte dei suoi nemici più accaniti (i quali tuttavia affermavano che a parte la bellezza, la straordinaria intelligenza e il talento per la magia, non avesse nessun’altra dote di rilievo).
Sigmund Snake infatti era alto e con un fisico aggraziato. Aveva capelli tanto biondi da essere quasi bianchi, grandi occhi grigio argento e tratti delicati che sembrava fossero elementi estetici molto apprezzati nel mondo esterno. L’essere considerato bello era stata una vera sorpresa per Sigmund, visto che a Mardok nessuno aveva mai mostrato particolare interesse per il suo aspetto, e all’inizio aveva pensato ad un modo per prenderlo in giro. Ma in breve tempo aveva dovuto riconoscere che l’apprezzamento degli abitanti di Kadma era autentico, cosa che aveva rafforzato la sua convinzione di essere finito in una gabbia di matti.

<< Potresti trovare un buon impiego statale a Taris, si dice che lì non siano molto schizzinosi. [7] >> Disse sorridendo a Pakins che arrossì furiosamente e indietreggiò di un passo.

<< Non è il caso che Nicolas rinunci alla sua carriera al Goldor solo perché gli è andata male una prova. >> Intervenne Thomas con un tono pacato.

<< Pakins va male in tutte le materie. >> Gli rispose Sigmund. << In altri tempi sarebbe già stato sbattuto fuori! >>

<< Come ti permetti! >> Disse Ellyone. << Se c’è qualcuno che dovrebbero sbattere fuori quello sei tu! >>

<< E perché mai? Sono un… >>

<< Attento a quello che dici! >> Lo ammonì Aris. L’avviso gli permise di correggersi in tempo.

<< …un vero mago, io! >>

Purtroppo per Sigmund, le sue parole furono male interpretate.
Tutti sapevano che il padre di Nicolas era un comune umano, cioè privo di poteri magici. La cosa non era di per sé un limite perché la magia si trasmetteva con il sangue e il figlio di un mago era, a sua volta, un mago anche se aveva un genitore comune. In un lontano passato c’erano state controversie tra i maghi puri e i mezzosangue, ma le questioni raziali erano state spazzate via dalla guerra e da 700 anni di convivenza forzata. Tuttavia, era ancora considerata un’offesa ricordare ad un mago le sue origini comuni ed Ellyone, pensando che l’obiettivo di Sigmund fosse appunto quello di sottolineare questo aspetto, perse le staffe.

<< Ma come ti permetti! Tu…Tu… >> Strillò puntandogli contro un dito accusatore.

Il ragazzo si stupì per quella reazione spropositata, ma prima di poter chiedere chiarimenti sul perché la Narwhall fosse così oltraggiata, Thomas si frappose tra loro per mettere pace e Sigmund non riuscì a reprimere l’istinto di mandarlo a quel paese.
Aveva appena finito la frase che la voce della professoressa Griffin, la direttrice della scuola, tuonò alle sue spalle.

<< Cosa succede qui? >> Queste parole fecero sobbalzare tutti.

Agata Griffin era una donna di mezz’età che da giovane doveva essere stata molto bella. Aveva i capelli neri striati di bianco e un espressione seria perennemente dipinta sul viso. Gli studenti la temevano per il suo carattere inflessibile e severo e la chiamavano la “Lady di Ferro”, o vecchia zitella e arpia quando erano sicuri che nessun professore ascoltasse.

La Griffin trapassò Sigmund con lo sguardo. << Signor Snake! Non starà di nuovo attaccando briga con i suoi compagni? >>

<< Stavamo solo chiacchierando, signorina. >> Si affrettò ad intervenire Thomas.

<< Non ho bisogno che tu mi difenda, DelaFleur! >> Pensò Sigmund e si accorse che aveva espresso ad alta voce i suoi pensieri.

La cosa parve non piacere alla Griffin, ma la professoressa si limitò ad intimare a tutti di affrettarsi a raggiungere l’aula di Evocazione.
Sigmund lasciò il gruppo scoccando un’occhiata in tralice a Thomas. Era uno dei pochi studenti che aveva un’opinione positiva di lui e che aveva cercato di diventare suo amico, ed era l’unico che ancora perseverava nell’intento. Non era mai riuscito a capire a cosa mirasse con la sua gentilezza.
Gli altri ragazzi si affrettarono a seguire il suo l’esempio.

 << Lei no, signorina Narwhall. Ho bisogno di parlarle. Venga con me in presidenza. Il professor Kibir è già stato avvisato. >>  

Ellyone sorpresa seguì la direttrice mentre gli altri si diressero verso l’aula di Evocazione parlottando sull’accaduto, non appena la Griffin fu a distanza di sicurezza.

<< Chi sa perché le vuole parlarle? Spero non sia successo nulla! >> Disse Maxine.

<< Cosa dovrebbe essere successo? >> Domandò Thomas << Sarà semplicemente arrivata una comunicazione di suo padre. >>

<< Veramente la Griffin mi sembrava… “accigliata.” >> Commentò Nicolas.

<< La vecchia zitella è sempre accigliata! Dovrebbe trovarsi un uomo! >> Rispose Maxine.

A Thomas non piacque la battuta. << Maxine! Non dovresti parlare così della direttrice! >>

Per suoi compagni Thomas aveva un unico piccolo difetto. Non gradiva che si parlasse male dei professori. Difetto che gli era perdonato, visto che gli insegnanti della scuola erano in un certo senso la sua famiglia.
Fino a pochi anni prima, l’Arpa era anche sede di alcuni importanti uffici del Goldor e molti funzionari soggiornavano nella scuola. Anche il Sommo Serinus vi aveva vissuto a lungo, portando Thomas con sé. Normalmente, ai bambini non era permesso restare all’Arpa per più di 7 giorni, ma nel suo caso era stata fatta un’eccezione, per cui Thomas aveva trascorso molta della sua infanzia nella scuola.
Solo altri due bambini avevano avuto lo stesso previlegio. Sigmund Snake perché, rimasto orfano, era stato affidato a Omoro Flameling, professore di Pozioni, e Anthony Benedict la cui madre, che come molti Eregorius durante la guerra aveva dovuto sacrificare la famiglia alla patria, aveva deciso che avrebbe personalmente cresciuto almeno il più piccolo dei suoi figli e nessuna autorità era stata in grado di impedirle di tenere il bambino con sé nei lunghi periodi di soggiorno all’Arpa.

<< Almeno ci ha liberato di Snake! >> Affermò Nicolas per cambiare discorso.

<< Ma non l’ha punito! >> Sbottò Maxine. << Non è giusto che quello la passi sempre liscia. Solo perché è uno Snake! >> E continuò a lamentarsi dell’ingiustizia dei privilegi riconosciuti a Snake fino a quando non furono in aula.

Era opinione comune tra gli studenti che i professori trattassero Sigmund Snake con troppo riguardo, e tutti imputavano la cosa alla sua famiglia.
La famigli Snake era potente e ricca, e molti dei suoi membri si erano distinti nell’uso della magia. In particolare l’Arcimago Daneel Snake era stato uno dei creatori della barriera che proteggeva Kadma.
La ricchezza della famiglia era dovuta al fatto che dalla V era gli Snake governavano le terre di Mardok nell’Aras-Nai o, in lingua volgare Valle della Morte. Una piccola valle nell’estremo nord del continente, che era completamente circondata dai Monti Invalicabili. Nell’Aras-Nai erano situati i più ricchi giacimenti del pianeta di Oricalco, Mitrill e numerosi altri materiali fondamentali per la creazione di artefatti magici. Per lungo tempo l’estrazione era stata impossibile a causa dell’Aura, una fitta nebbia che occupava quasi tutta la valle e si estendeva e ritraeva come la marea ricoprendo periodicamente anche le miniere. Secondo gli esperti la presenza di minerali ad alto valore magico era da imputare proprio all’azione dell’Aura, sebbene nessuno fosse mai riuscito a spiegare il fenomeno.
Le leggende di numerosi popoli accennavano alla valle. Secondo alcune l’aura era il confine con il regno delle ombre, secondo altre era il frutto della morte di un Arcano o di qualche incantesimo impossibile. Per i Nani tutto il complesso dei monti invalicabili era la prigione del più pericoloso dei mali del mondo, mentre la tradizione Elfica voleva che l’Aura fosse un potente campo magico creato dai Draghi per proteggere la loro dimora.
Nessuno aveva mai potuto verificare queste leggende perché l’Aura aveva il piccolo effetto collaterale di uccidere tutto ciò con cui entrava in contatto, batteri compresi. Per questa ragione era pericolosissimo avvicinarsi alla valle. Per millenni dalla scoperta dei giacimenti tutti i regni di Arda avevano periodicamente perso possesso della zona e cercato senza successo un modo economico e poco rischioso per estrarre i materiali. L’Aura, infatti, aveva anche la proprietà indebolire la magia fino ad annullarla del tutto, per cui neanche i maghi erano mai riusciti nell’impresa.
La soluzione al problema fu trovata da Menerik Snake. Studiando l’Aura, Menerik era riuscito a sviluppare un tipo di magia capace di resistere alla sua vicinanza. Con alcuni suoi fedeli, aveva preso possesso dell’Aras-Nai, all’ingresso della quale aveva fatto costruire la fortezza di Mardok. Molti regni avevano rivendicato il possesso della valle, ma non erano mai riusciti a scacciare gli Snake. Da un lato, la loro fortezza era inespugnabile perché poteva essere raggiunta senza pericolo da un unico passaggio, il passo di Mardok, pesantemente protetto dalle truppe fedeli alla famiglia. Dall’altro, gli Snake si erano sempre rifiutati di rivelare il segreto dalla loro magia e, anche se fossero stati cacciati, i vincitori non avrebbero mai saputo come sfruttare le miniere.
Alla fine, la Disputa delle Miniere si era risolta a favore della famiglia Snake grazie all’intelligenza di Nerissa Snake. Nerissa aveva formalmente riconosciuto l’autorità della Federazione degli Stati di Arda, impegnandosi a fornire agli stati membri materiale magico dietro equo compenso [8]. Agli Snake restava la proprietà di Mardok e della valle e il permesso di sfruttamento in eterno delle miniere.
A Nerissa si deve anche la soluzione del problema della mano d’opera da impiegare nei lavori di estrazione che, anche se non più antieconomici grazie alla magia, restavano pericolosi e difficili. La maga aveva suggerito di impiegare i criminali, proposta che era stata accolta con entusiasmo in  tutta la Federazione. Erano gli anni in cui si era affermato ad Arda il movimento contro la pena di morte e, sotto la spinta dell’opinione pubblica, molti stati avevano riformato il loro ordinamento. Si era però creato il problema di cosa fare di coloro che si erano macchiati di crimini efferati. A molti non sembrava né giusto né economico mantenerli in prigione a spese dei contribuenti. La soluzione di permettere loro di riabilitarsi lavorando per il bene collettivo era sembrata la più sensata ed umana. Ma le condizioni di vita nelle miniere erano tali che in poco tempo, nella cultura popolare, la condanna alla reclusione a Mardok era diventato sinonimo di “punizione peggiore della morte”.

Così gli Snake si erano arricchiti, ma avevano acquistato una brutta fama, che la guerra non aveva fatto altro che aumentare. Nonostante fosse una fonte strategica di rifornimenti per i suoi nemici, l’Innominato aveva sempre ignorato Mardok. Così l’Aras-Nai era stata l’unica terra, oltre Kadma ad evitare l’occupazione, e la cosa aveva fatto nascere molte domande. Si sospettava che gli Snake praticassero la magia nera da generazioni, anche se nessuno aveva mai trovato prove sufficienti contro di loro, e se qualcuno le aveva trovate, non era sopravvissuto abbastanza per raccontarlo. Gli Snake, comunque, avevano continuato a rifornire Kadma di materiali magici durante tutto il conflitto attraverso il Portale dei due Fuochi, una porta magica creata da Daneel Snake e dal Sommo Maestro degli elfi Anthares ai tempi della costruzione della barriera, proprio al fine di garantire i collegamenti tra Kadma e Mardok. Così, contro la famiglia non era mai stata ufficializzata nessuna accusa.

Sigmund era l’unico erede degli Snake. Sua sorella maggiore e sua madre erano morte in un incidente quando aveva quattro anni e suo padre era deceduto durante la rivolta di Mardok. Aveva un solo parente in vita, il fratello di sua madre, con cui tuttavia non era in buoni rapporti perché mirava solo ad impadronirsi dei suoi beni. E questa era la ragione per cui non era stato affidato ai suoi zii, ma ad Omoro Flameling che lo aveva portato con lui all’Arpa nonostante fosse troppo piccolo per seguire le lezioni.
I suoi zii, tuttavia, avevano ottenuto dal Goldor la gestione delle miniere fino alla sua maggiore età, che per i maghi è a 25 anni. Per fortuna, Mardok aveva le sue protezioni. Non erano sufficienti per allontanare tutti i maghi di Kadma che avevano occupato la valle approfittando dell’assenza di un Reggente, ma erano perfettamente in grado di agire su menti deboli come quelle dei suoi stolti parenti. I suoi zii erano velocemente caduti vittima del potere di Mardok e ne avevano lasciato la gestione al comandante Baffin, ex guardia personale di suo padre. Era una persona di cui Sigmund si fidava molto.

Tutti consideravano Mardok un luogo inospitale e lugubre, ma chi l’aveva visitato riteneva che questa opinione fosse troppo generosa. Per questo nessuno riusciva a capire perché Sigmund Snake desiderasse tornarci. Ma Sigmund era dotato del Terzo Occhio e aveva visto la vera essenza dell’Aura. Dietro l’apparenza di morte aveva trovato la vita; ma soprattutto aveva trovato i Draghi.

 


Note:

[1]L’Ufficio Materiali Didattici (UMD) è l’organo dell’ARPA che si preoccupa di procurare o realizzare i materiali per le lezioni sia teoriche che pratiche. Back-->

[2]Uno dei requisiti per essere ammessi al Conclave è essere un mago o un elfo di livello VII  secondo la classificazione di S.G. Chang, mago vissuto nella V era. Tale classificazione distingue per i maghi e per gli elfi 8 livelli crescenti di potere. Il livello viene assegnato da apposite commissioni a seguito di prove specifiche volte a valutare le abilità dei candidati (per una descrizione più dettagliata vedi nota 4 del capitolo 5)Back-->

[3]Malvius, era sconosciuta. Studioso a cui sono attribuiti importanti testi di magia nera tra cui il Libro Nero conservato nella Biblioteca di Flamelia. Malvius è una figura mitologica nella cultura dei maghi e su di lui si raccontano numerose leggende. La storia a cui fa riferimento Sigmund è quella del soggiorno forzato del mago presso l’antica città di Erena nell’isola di Altrove. Secondo la leggenda il governo cittadino aveva  vietato al mago di abbandonare la città, ma gli aveva assegnato un sontuoso palazzo con molti servitori e nobili e personaggi importanti andavano a fargli visita liberamente. Si narra che durante una festa organizzata in suo onore, un invitato avesse trascorso molto tempo ad elencare le meraviglie della città e a sottolineare il suo clima mite nonostante la vicinanza ad un deserto e Malvius gli avesse appunto risposto <>.Back-->

[4]Organ: pianta urticante molto diffusa nelle foreste delle regioni occidentali del continente.Back-->

[5]Yolda: popolare ballo caratterizzato da movimenti frenetici e rapidi.Back-->

[6]Git: Unità di misura elfica pari alla distanza percorsa da un’onda di magia ad alto potenziale nell’unità di tempo in un sistema isolato. 10 git corrispondono ad 1 hagit, 100 estri ad un rogit, 1000 estri a un virgit.Back-->

[7] Il suggerimento di Sigmund ha un tono canzonatorio. Taris, una delle città che reggevano la barriera era abitata prevalentemente da gnomi, elfi silvani e umani noti per il loro carattere bonario e pacifico. Gli abitanti, interessati esclusivamente all’agricoltura e all’allevamento, avevano convinzioni particolari  per quanto riguarda la politica e l’amministrazione: i loro rappresentanti e gli impiegati statali erano rigorosamente persone che potremmo definire “medie”, senza alcuna dote particolare. Si riteneva infatti, che il classico “tipo medio” potesse fare meglio gli interessi di tutta la popolazione, in quanto statisticamente più rappresentativo della popolazione stessa. La cosa sembrava funzionare, visto che la regione di Taris era la più prospera e pacifica di Kadma, ma nell’immaginario collettivo l’impiegato statale di Taris era l’uomo senza qualità per eccellenza, il mediocre in assoluto.Back-->

[8] Secondo il trattato firmato da Nerissa gli Snake, ufficialmente, non potevano decidere il prezzo delle partite di materiali magici. La somma da versare per i minerali veniva deciso dal piano finanziario della Federazione, ma alla famiglia Snake era riconosciuto il diritto di decidere quanto minerale cedere per quel prezzo.Back-->


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Mappa di Kadma: https://www.deviantart.com/enoa79/art/Kadma-Map-716862960


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L'opera nera - pag 1: https://www.deviantart.com/enoa79/art/L-Opera-Nera-Capitolo-1-Pag-1-347046961

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


L'opera Nera Libro uno Capitolo Due

Capitolo 2
In cui si parla di un rapporto delle 2S

 

Era una piacevole mattinata sull’isola di Piccola Ninfea e una leggera brezza proveniente dal Grande Mare soffiava sulle distese d’erba e sui boschetti in fiore. Il vento si incanalava nel Piccolo Golfo, un’insenatura a forma di goccia creata dall’Artiglio, la lunga penisola che si estendeva sulla costa ovest di Kadma. L’insenatura era fortemente depressa rispetto al livello del mare a causa dell’imponente campo magico della Sorgente della Vita e, nello stretto che separava Piccola Ninfea dalla terraferma, l’acqua che dal mare si riversava nel golfo formava delle suggestive cascate battezzate dagli abitanti di Kadma la Scala delle Sirene. In questo punto, il vento giocava tra le colonne dei Tre Ponti, magnifiche costruzioni sospese che gli Elfi avevano creato per collegare la terraferma con Selia, l’unica città dell’isola. La città era stata costruita proprio nel punto in cui le 100 cascate che nascevano sul Monte Sorgente si gettavano nel mare, in prossimità della Scala delle Sirene e rendeva onore al suo soprannome di Città dell’Acqua. Le torri in marmo e avorio, i palazzi e i giardini con le loro mille fontane e i numerosi ponti che li collegavano sorgevano direttamente sul mare e sembravano il frutto del lavoro del vento e dell’acqua più che delle mani di sapienti costruttori.

Molto più che per la sua bellezza, la città era famosa per le attività commerciali che si svolgevano tra i suoi canali. Selia infatti era il più importante centro mercantile di Kadma e quotidianamente nei suoi porti arrivavano merci e beni da ogni angolo della regione. Qualunque cosa si stesse cercando, dai gioielli di Solaria ai vetri di Titana, dai frutti del Baveron alle armi di Febo poteva essere acquistata nei mercati di Selia, così come ogni transazione commerciale e ogni accordo mercantile tra le gilde era firmato tra i canali e le ampie fontane della città dell’Acqua, che per questo si era meritata il titolo di Capitale del Commercio.

Tra i canali viaggiavano quotidianamente centinaia e centinaia di chiatte cariche di merci di ogni sorta e migliaia di persone intente a gestire i propri affari si muovevano su imbarcazioni pubbliche e private. Nonostante la presenza di ponti e strade, infatti, gli abitanti di Selia preferivano navigare tra i canali su caratteristiche imbarcazioni di forma allungata dette Zoha, dipinte in delicate tonalità pastello che si armonizzavano con i marmi e gli stucchi della città. Anche chi veniva dalla terraferma preferiva viaggiare via mare piuttosto che attraversare uno dei tre ponti che, quindi, venivano usai quasi esclusivamente dalle forze dell’ordine.

Quella domenica le acque del Canal Grande erano più trafficate del solito, complice l’inizio imminente della Fiera di Primavera e la bella giornata che avevano attirato mercanti e turisti da tutta Kadma. Una Zoha di colore grigio, sulla cui fiancata spiccava il nome “Regina delle Ombre” in pesati caratteri gotici, scivolava lentamente sull’acqua, incurante dell’attività che la circondava.

Sulla prua dell’imbarcazione, Omoro Flameling osservava le eleganti facciate e i balconi sospesi dei palazzi che si affacciavano sul canale. Consapevole del clima più che mite della Città dell’Acqua, aveva indossato dei semplici pantaloni di seta con una giubba nera, sulla cui spalla destra spiccava ricamato in oro il simbolo del Goldor, e un leggero mantello, anch’esso nero, che la brezza muoveva lentamente. Come sua abitudine quando non era all’Arpa o in contesti ufficiali, non portava monili con i simboli della sua casata, né altri riferimenti al fatto che fosse un mago, ma era certo che chiunque lo avrebbe facilmente riconosciuto come tale. Omoro infatti aveva il tipico aspetto da pozionista. Pallido, viso maturo di età indecifrabile, un naso importante, capelli neri lisci e occhi che sembravano fosse scure di energia magica, spalle leggermente curve come chiunque avesse passato troppo tempo chino sul suo tavolo da lavoro.

Al momento, il suo sguardo era fisso su un punto indecifrato del paesaggio. Il sole creava dei magnifici giochi di luce tra l’acqua e il marmo dei palazzi che deliziavano la vista e l’aria primaverile invitava a godere del risveglio della natura, del piacevole caldo e del profumo dei fiori appena sbocciati.

Purtroppo un Eregorius non poteva permettersi il lusso di badare a queste cose, soprattutto se era il direttore di uno dei dipartimenti più importanti del Goldor. E infatti Omoro non stava osservando il panorama, ma era impegnato a riflettere sui motivi della convocazione informale a Selia in quello che almeno sulla carta era il suo unico giorno libero. Il dover lavorare nei giorni di riposo non era una novità per il mago. Nei fatti gli Eregorius non avevano diritto a ferie e quando non erano in missione o si occupavano delle attività dei dipartimenti a cui erano assegnati, erano impegnati in lavori di pubblica utilità come l’insegnamento all’ARPA. Questo era tanto più vero nei periodi di crisi come quello che Kadma stava attraversando, che aveva visto un’escalation dei crimini legati all’uso della magia nera. Rituali pericolosi e perversi, furti di libri proibiti, sparizioni e morti sospette erano ormai all’ordine del giorno e gli Eregorius erano tutti sovraccarichi di lavoro. Per il momento almeno, l’opinione pubblica era sotto controllo, ma Omoro sapeva che non avrebbero potuto continuare a minimizzare o insabbiare i crimini in eterno. Il loro tempo stava scadendo e presto o tardi il Goldor avrebbe chiesto al Conclave risposte che al momento nessuno aveva. Come responsabile del DIS era in prima linea in questa battaglia, ma quel giorno aveva dovuto tralasciare i suoi numerosi impegni perché una settimana prima gli era arrivato un elegante messaggio in cui la Reverenda Figlia, Somma Maestra del Cerchio della Terra, Idrill di Acquara gli chiedeva di farle visita per una rimpatriata tra vecchi amici. Nonostante il tono scherzoso del messaggio e il bigliettino rosa maialino con i bordi ricamati da fiorellini, Omoro sapeva che dovevano esserci dei seri motivi dietro quell’invito altrimenti la Reverenda Figlia non avrebbe mai interferito con il lavoro del suo dipartimento.

Il Dipartimento per le Indagini Speciali, ribattezzato Sezione Misteri perché nessuno aveva molto chiaro cosa facessero i suoi membri, era l’organo che si occupava di tutti i problemi che potevano minacciare il paese che gli altri dipartimenti non riuscivano a risolvere. Ufficialmente dipendeva dai Servizi Segreti, per cui la Reverenda Idrill era il diretto superiore di Omoro e avrebbe avuto libertà di convocarlo in qualsiasi momento senza fornire spiegazioni. Nei fatti il DIS godeva di ampia autonomia, tanto che Omoro spesso agiva senza chiedere permessi e rendeva conto del suo operato direttamente al Conclave. Tuttavia, neanche Omoro Flameling si sarebbe sognato di ignorare una richiesta della Reverenda Idrill, e non perché lei era il generale a capo delle 2S [1] . Serinus in persona avrebbe attraversato i Monti Invalicabili senza magia per ascoltare quell’elfa.

La Regina delle Ombre abbandonò il Canal Grande insinuandosi tra la rete d’acqua di Selia, tra alti palazzi e giardini sospesi, e scivolò sotto uno degli archi del Ponte Vecchio, una sottile costruzione in pietra grigia che si estendeva per tutto il perimetro del Lago Centrale, circondandolo come un merletto. Sul ponte i soldati della Prima Milizia erano schierati ordinatamente nelle loro divise azzurre e bianche e vigilavano sull’accesso al Lago. Il grosso specchio d’acqua circondava Aldura, l’isola nell’isola. La città di Selia era stata costruita intorno ad un grande lago in cui convergevano tutti i principali canali della città. Al centro del lago si ergeva la piccola isola di Aldura,  dove erano stati costruiti i templi della terra e tutti gli edifici governativi. Ovviamente l’accesso all’area era vietato ai civili. In altre circostanze Omoro si sarebbe stupito del fatto che le guardie non avessero fermato la zoha per visionare i suoi permessi, ma in questo caso era certo che la Reverenda Figlia li avesse informarti di lasciar passare indisturbata l’imbarcazione su cui viaggiava. Inutile dire che la Reverenda Figlia sapeva sicuramente che sarebbe arrivato con la Regina delle Ombre probabilmente prima ancora che lui mettesse piede a bordo, forse prima ancora che lui scegliesse quest’imbarcazione tra le tante. Ancora più inutile era chiedersi come facesse a saperlo. Le risorse della Reverenda Idrill avevano del miracoloso. << Se ci fosse una così alla Sezione Misteri! >> Pensò Omoro, incerto se desiderare una tale eventualità o esserne terrorizzato.

La Regina delle Ombre approdò al piccolo molo del Palazzo d’Estate, un complesso di edifici bassi e torrette che sorgeva nella zona est di Aldura proprio a rimpetto del lago. Nessuno sapeva con precisione quale fosse la funzione originale del palazzo, ma da molto tempo ormai era stato adibito a residenza dei Reverendi Figli della Terra. Molti comuni, e in vero anche numerosi maghi, si chiedevano perché i Figli della Terra avessero rinunciato ad vivere nella Torre Azzurra che dominava Aldura ed era una delle costruzioni più ammirate di Kadma. Era un ampia torre che sembrava essere stata scolpita in una specie di roccia grigio azzurra simile al vetro, ma resistente come il mitril. Era stata creata con la magia nella notte dei tempi, usando conoscenze che purtroppo erano andate perdute. Ne esisteva solo un’altra simile, la Torre Bianca di Namis, che era sede del Cerchio della Luce. Tenendo conto che buona parte dei Figli della Terra erano Silvani, Omoro sospettava che il loro rifiuto di vivere nella Torre fosse dovuto al fatto che nella zona dove sorgeva ci fosse troppo poco verde. Il Palazzo d’Estate invece si trovava in una specie di fitta foresta nella quale si alternavano con grazia edifici, prati verdeggianti e alberi rigogliosi.

Sul molo due Figli attendevano pazienti il suo arrivo.

<< Il Colonnello Omoro Flameling, immagino. >> Un’elfa con i capelli tendenti al grigio scuro, gli occhi grandi e i modi cordiali gli si avvicinò non appena scese dalla Zoha. << Sono Odessa >> si presentò porgendogli la mano che Omoro strinse brevemente. << E Io sono Meren >> aggiunse un giovane elfo con un sorriso luminoso come i lunghi capelli biondo oro che portava annodati in una treccia dietro la testa. << Siamo lieti di averti al Palazzo d’Estate. La Reverenda Idrill ci ha mandato ad accoglierti. >> Odessa indossava un vestito corto azzurro a bretelline con un motivo floreale ricamato sui bordi, mentre Meren un paio di pantaloni azzurri che arrivavano al ginocchio e una casacca bianca scollata a mezze maniche, fermata in vita da una sottile cintura. Entrambi avevano fiori intrecciati tra i capelli come era uso tra i Silvani in primavera e i loro modi erano rispettosi, ma molto poco formali. Anche questa era una caratteristica tipica degli elfi Silvani.

I due si offrirono di fare da ciceroni ad Omoro durante il percorso nel palazzo come se lui non vi fosse mai stato. Il mago sapeva che Odessa e Meren gli avrebbero fatto visitare qualche sala.  Era il modo in cui i Silvani intrattenevano i loro ospiti per alleviare la loro attesa, prima che potessero essere ricevuti. Anche se onestamente non aveva voglia di fare il turista, sarebbe stato molto scortese rifiutarsi di seguire le usanze dei Silvani nelle loro terre, per cui si ritrovò a discutere amabilmente del suo viaggio fino a Selia e delle meraviglie del palazzo.

Dopo un interminabile cammino tra corridoi, atri e giardini, il mago fu introdotto in un piccolo parco e gli fu comunicato che la Reverenda Figlia lo attendeva nei pressi del salice vicino al ruscello. Odessa e Meren spiegarono di aver avuto istruzioni precise di accompagnarlo solo fino li e si congedarono lasciando il mago ad affrontare da solo una distesa interminabile di alberi verdi e piante, tra cui non c’erano sentieri o indicazioni di sorta.

<< Si dice che solo gli elfi sanno orientarsi qui dentro! >> Pensò con sarcasmo osservando la parete verde che lo dominava quasi minacciosa. Omoro si incamminò tra gli alberi sospirando. Avrebbe dovuto aspettarsi qualcosa del genere da Idrill.

Omoro Flameling era uno dei 37 maghi più potenti del pianeta così trovò facilmente il salice nonostante la vegetazione rigogliosamente intricata. Sotto di esso, la Reverenda Figlia era seduta a gambe incrociate intenta a leggere dei documenti, circondata da una cospicua dose di carte varie che sembravano disposte più o meno casualmente sul terreno. L’elfa era notevole per il suo aspetto, inusuale tanto tra i silvani che tra i grigi. Pelle scura, capelli ramati e occhi dorati erano tratti rari tra gli elfi, già presi singolarmente. La probabilità che apparissero tutti insieme era veramente bassa. A questo aspetto esotico si aggiungeva la peculiarità del suo atteggiamento. Idrill aveva un’aria perennemente assente, come se la sua mente fosse altrove.

Quel giorno indossava un paio di pantaloncini verde prato con un ricamo dorato sui lati rappresentante dell’edera, e una specie di fascia di stoffa dorata che le copriva il petto ma lasciava in bella vista spalle e pancia. Lungo la linea del seno si ripeteva il ricamo di edera, ma in un verde che richiamava quello del pantalone. Al collo aveva un pendaglio dorato raffigurante una piccola foglia a tre punte.

Omoro era abituato alle stranezze della Reverenda Idrill, ma inarcò ugualmente un sopracciglio. Vedendola nessuno avrebbe mai potuto credere che quella fosse uno dei guerrieri più potenti che Arda avesse mai avuto, non ché una dei più scaltri e intelligenti.

Restò ad osservarla in silenzio per un po’, attendendo che terminasse di leggere per richiamare la sua attenzione.

<< Hai intenzione di restare lì impalato tutto il giorno? >> chiese lei improvvisamente senza alzare lo sguardo dai documenti. << E il nero non è adatto ai climi caldi! >> Concluse con una smorfietta deliziosa. Ovviamente la Reverenda Figlia aveva percepito la sua aura mentre si avvicinava.

<< Sono lieto di vederti Idrill. >> Disse. << A cosa devo il tuo invito? >>

<< E’ un piacere anche per me. E’ da Titana che non ci incontriamo in carne ed ossa. >> Disse l’elfa alzando la testa dalle sue carte e sorridendogli. << Scusa il disordine, ma con il casino che sta succedendo ho tante di quelle scartoffie da gestire. >> Aggiunse sbuffando, mentre Omoro si avvicinava cercando di non calpestare nessuno dei documenti seminati sul terreno.

<< Dovresti lavorare nel tuo studio. >> Commentò con una punta di acidità mentre saltava una pila di dichiarazioni del consiglio di Baren. Se c’era una cosa che Omoro difficilmente riusciva a comprendere era il disordine. A suo avviso non era difficile tenere le cose al loro posto.

“ Ogni cosa al suo posto e un posto per ogni cosa ” era il principio in base al quale aveva organizzato non solo i suoi spazi, ma tutta la sue esistenza.

 << Con questo tempo? >> Rise Idrill descrivendo un ampio cerchio con la mano. << E’ un delitto restare chiusi in casa! >> Come tutti i Silvani aveva una risata cristallina che aveva la proprietà di contagiare chiunque la sentisse, o almeno chiunque non fosse un mago consumato con l’autocontrollo di Omoro Flameling.

<< Anche tu avresti bisogno di un po’ di aria fresca. Sei più sciupato del solito. >> Continuò fissando cordialmente il mago che ora gli era accanto.

<< Non avevi bisogno i farmi arrivare fino qui per darmi dei suggerimenti su come migliorare le mie condizioni di salute. >> Rispose Omoro.

Idril sorrise. << No! No di certo. Sempre diritto al punto. >> Sospirò. << Avanti siediti. Devo parlarti di una cosa importante. >>

Omoro rimase in piedi fissandola senza lasciar trapelare emozioni.

<< Siediti! >> Ripeté dando dei colpetti sulla terra vicino a lei. << Non mi piace che mi si guardi dall’alto in basso, e onestamente non ho intenzione di alzarmi e parlare scomodamente in piedi. >>

<< Perché secondo te è più comodo stare seduti per terra. >> Rispose Omoro con una smorfia.

Idrill si limitò a inarcare un sopracciglio e a continuare a fargli segno di sedersi.

Omoro sospirò e si accomodo al fianco dell’elfa. Quella situazione gli ricordava molto le campagne militari della sua giovinezza. Allora con i suoi commilitoni sedeva spesso sull’erba (o nella polvere e nel fango a seconda dei casi) a preparare gli attacchi e le armi o a mangiare e discorre intorno ai fuochi di campi. Ma era passato molto tempo dall’ultima volta che si era seduto in quel modo accanto a qualcuno.

Idrill spinse i fogli che aveva in mano in un angolo e si allungò in avanti ritrovandosi a quattro zampe a spostare una pila di documenti, sotto lo sguardo inespressivo del mago.

Da sotto al mucchio estrasse una corposa cartellina blu, chiusa da un complicato intreccio di foglie in argento. Omoro le riconobbe subito come un sigillo magico estremamente potente. Forse con i mezzi della Sezione Misteri avrebbe potuto romperlo senza l’aiuto della Reverenda Figlia, ma ci sarebbe voluto un po’ di tempo. Ad occhio e croce cinque o seicento anni.

La ragione della sua convocazione era più seria di quanto pensasse.

Con un movimento fluido Idrill tornò a sedersi accanto al mago e toccò la foglia che era al centro della cartellina per sciogliere il sigillo. Aprì la cartellina estraendo un voluminoso rapporto rilegato da un nastro argento che porse ad Omoro. Sulla prima pagina in un elegante corsivo spiccava il nome di Frida di Titana, comandante della Terza Sezione, il miglior reparto investigativo delle 2S. Omoro iniziò a leggere il rapporto mentre Idrill attendeva in silenzio. Gli ci volle poco a capire di cosa si trattava e iniziò a scorrere le pagine più velocemente soffermandosi solo sui punti più importanti, saltando alcuni paragrafi e rileggendone altri. Man mano che procedeva il suo sguardo si faceva sempre più cupo.

<< Da cos’è nata quast’indagine? >> Chiese alla fine. Non aveva senso chiedere se le conclusioni fossero certe. Se ci fossero stati dei dubbi la reverenda Idrill non gli avrebbe mai fatto perdere tempo.

Idrill si aspettava la domanda da Omoro ma ne fu compiaciuta ugualmente. I maghi in genere avevano la brutta tendenza a dare molte cose per scontato e accettavano i contenuti dei rapporti senza informarsi sulle condizioni che avevano portato alla loro stesura. Questa era la ragione principale per cui i migliori investigatori non erano maghi. Omoro costituiva una delle poche eccezioni che Idrill aveva incontrato nella sua vita, ma non l’avrebbe voluto sotto la sua direzione per nessuna ragione al mondo. Sarebbe stato come cercare di tenere un Igrimafo [2] al guinzaglio.

<< Un anno fa >> cominciò a raccontare, << un giovane regolatore [3]dei Tibor, Baren Al Seilin, è scomparso a Sirion. Come ben sai i Tibor hanno da sempre gestito i commerci di prodotti artigianali e tessuti tra la regione di Flamelia e quella di Namis, ma negli ultimi anni hanno cercato di espandere le loro attività nella regione dell’ARPA, causando la reazione dei Marai e dei clan che operano in questo territorio. La sera del primo quarto di Grimin [4], Al Selin si è recato con altri regolatori del suo clan al palazzo Vecchio di Siron per incontrare i rappresentanti dei Marai per concordare la data di un incontro ufficiale. Questa è stata l’ultima occasione in cui il giovane è stato visto. Secondo i suoi compagni e gli altri testimoni, si è allontanato dopo la trattativa con i Marai dicendo di avere un impegno. Nessuno sa di cosa si trattasse. Dalle indagini non sono emerse prove per accusare nessuno, ma la Polizia di Sirion ha concluso che il ragazzo sia stato ucciso durante un regolamento di conti tra clan. Ci sono diversi indizi, tra cui la sparizione del corpo, che sembravano confermare questa tesi. Te li risparmio perché ormai sono irrilevanti per i nostri fini, ma se ritieni altrimenti puoi farti mandare una copia dei rapporti delle indagini da Sirion. >>

<< I regolamenti di conti sono un’usanza ancora diffusa tra i nomadi. Anche se hanno i loro rappresentanti al Goldor, e nonostante i nostri sforzi, continuano a seguire leggi proprie. >> La Reverenda Figlia non nascose la sua disapprovazione. In genere i Silvani erano molto tolleranti con le usanze degli altri popoli, ma non potevano nascondere il proprio biasimo per le norme che giustificavano l’assassinio gratuito. << La cosa importante è che la promessa del ragazzo non ha accettato la spiegazione e siccome nessuno voleva ascoltarla si è rivolta al Cerchio della Luce di Namis che ha avviato un’indagine più approfondita dietro sua richiesta. >> Concluse la Reverenda Idrill.

<< Da quando il Cerchio si occupa di giustizia ordinaria? >> Domandò Omoro un po’ perplesso.

<< Il Cerchio si occupa della giustizia e basta. >> Precisò l’elfa. << Qualsiasi caso può essere sollevato alla sua attenzione. >>

<< Intendevo dire che, visto il carico di lavoro a cui sono sottoposti i Sommi Chierici, credevo che i casi fossero affrontati in ordine di priorità. E sebbene la scomparsa di un giovane sia una cosa terribile, credo che il Cerchio della Luce abbia questioni più importanti da gestire. >> Spiegò Omoro.

Idrill scosse il capo. << Non dovrebbe essere così, ma hai ragione. Il Cerchio all’inizio non ha potuto giudicare il suo caso. La sua richiesta è stata raccolta dai Figli naturalmente, ma prima che potesse essere sottoposta all’attenzione di qualcuno sarebbe passata una vita. I Figli probabilmente le avranno spiegato la situazione e avranno cercato di convincerla a tornare a casa, ma lei ha insistito. E’ rimasta tre giorni e tre notti nella Sala dei Soli [5] aspettando che qualcuno potesse parlarle. E probabilmente ci avrebbe passato la vita se il Reverendo Gileas non l’avesse notata. >>

<< E lui ha trovato il tempo di ascoltarla. >> Non era né una domanda né una esclamazione, ma la semplice constatazione di un dato di fatto. Omoro non aveva mai lavorato direttamente con il Reverendo Figlio della Luce, ma lo conosceva bene. La sua fama di persona giusta e capace era dilagata in tutta Kadma quando ancora era un novizio e non si parlava neanche della possibilità che diventasse un Consigliere. Omoro aveva ritenuto opportuno avere più informazioni possibili su una persona che sembrava avere abilità tali da essere paragonato alla leggendaria Antares e passava il suo tempo a curare poveri e disadattati e a difendere i diritti di Orchi e Sirene. Le sue indagini avevano confermato che il Reverendo Gileas era proprio quello che sembrava essere, cioè una persona con una grande intelligenza e un profondo senso di giustizia uniti ad una naturale bontà d’animo. Doti che messe insieme rendevano qualcuno una grande ricchezza per Kadma, o una terribile minaccia a seconda dei casi.

<< Il Reverendo Figlio sa gestire molto bene le sue attività. Ha la straordinaria capacità di trovare sempre tempo di fare ciò che è giusto, non importa quanto carico di lavoro abbia. >>

Omoro colse una nota di ammirazione nelle parole di Idrill e annuì. Anche lui era sempre stato impressionato e affascinato dalle doti organizzative del Reverendo Gileas.

<< Dopo aver parlato con la ragazza si è fatto mandare i rapporti di indagine da Sirion e siccome qualcosa non lo convinceva ha riorganizzato il lavoro del suo staff perché si potesse condurre un’indagine più approfondita. >> Continuò Idrill.

<< Il Reverendo Figlio Gileas ha anche un grande intuito. Riesce a capire quali questioni sono degne di essere considerate e quali no e a vedere indizi che gli altri non vedono. >> Commentò Omoro. << Starebbe benissimo nelle 2S, o anche nel mio Dipartimento. >>

Idrill rise. << Credo che sia ancora troppo giovane. E poi penso che Eritro abbia altri piani per lui. Però hai ragione, qualcun altro avrebbe detto a quella ragazza di accettare l’esito delle indagini di Sirion. Io probabilmente l’avrei fatto. >>

<< Anche io. >> Convenne Omoro.

<< Che la Luce sia lodata per averci dato il Reverendo Gileas, allora >> Sorrise Idrill.

Ad Omoro parve di cogliere una nota strana nelle ultime parole della Reverenda Figlia. Forse l’elfa voleva intendere qualcosa di più con la sua affermazione ma anche per lui era molto difficile capire con cosa le passasse per la testa. Era già difficile capire se diceva cose serie scherzando o scherzava sul serio. 

Idrill continuò con il racconto dei fatti che avevano portato i Servizi Segreti ad interessarsi al caso. << Dopo i primi tre mesi di indagine il Reverendo Gileas aveva già abbastanza informazioni da invalidare le conclusioni delle squadre di Sirion e vista la natura di alcune prove, ha chiesto la consulenza del dipartimento di indagine scientifica avanzata di Titana che ci ha segnalato i risultati. Abbiamo quindi preso in esame il caso e deciso che fosse di nostra competenza. Acquisite tutte le carte dallo staff di Gileas, ho affidato le indagini a Frida che in poco tempo ha identificato un traffico di organi su larga scala. Siamo certi che ci sia un gruppo ben organizzato dietro numerose sparizioni avvenute in tutta Kadma. Un gruppo molto ben organizzato a giudicare da come si sono mossi. >>

<< Tuttavia, da quello che ho letto, non sono stati riscontrati sparizioni imputabili a questa organizzazione nelle colonie. >> Disse Omoro con espressione pensosa.

<< Esatto! Abbiamo avviato altre indagini perché la situazione delle colonie rende difficile la nostra azione. Qualunque risultato otteniamo non potremo mai esserne sicuri al 100% finché il potere del Goldor non si sarà consolidato nelle Terre Esterne e la situazione stabilizzata, ma se vuoi la mia opinione, non troveremo nulla di interessante nelle colonie. Stanno agendo a Kadma. >> disse la Reverenda Figlia.

<< Eppure nelle colonie avrebbero più possibilità di passare inosservati! >> Commentò Omoro.

<< Durante le indagini Frida ha scoperto tracce di esperimenti proibiti. Incantesimi di magia nera. Incantesimi del Libro di Malvius. >> Specificò Idrill condividendo un’informazione che per sicurezza aveva fatto omettere persino dal rapporto.

Omoro si incupì. Il libro di Malvius era stato sottratto due anni prima dalla Biblioteca di Flamelia. Gli assalitori erano entrati senza problemi nell’Area Proibita, avevano ucciso tutte le guardie e si erano dileguate con il libro prima che qualcuno potesse dare l’allarme. Sia le indagini del Nucleo Speciale che quelle delle 2S non avevano dato risultati, e il caso era passato al suo Dipartimento. Dopo un anno di indagini avevano solo qualche idea su come avevano fatto i ladri, non più di due, ad entrare, erano certi che qualcuno si fosse introdotto almeno due volte nella Biblioteca prima del furto, e disponevano di una traccia di Silmir [6]. Quest’ultima non serviva a nulla ovviamente. << A meno di fare lunghi, complessi, pericolosi e costosissimi esami a tutti i maghi ed eventualmente ad ogni altra creatura magica di Arda >>, pensò Omoro con sarcasmo.

<< Siete sicuri? >> Chiese. Conosceva già la risposta ma non aveva resistito alla necessità di chiedere conferma. Si rimproverò mentalmente per il suo scarso autocontrollo.

<< Non è possibile sbagliare. Ci sono incantesimi che sono contenuti solo nel libro di Malvius. Chi li ha fatti deve averlo letto. >> Rispose la Reverenda Figlia con calma.

Omoro annui. Gli unici due modi in cui qualcuno poteva aver letto il libro di Malvius era aver avuto un permesso dal Conclave di consultare il libro prima che questo venisse rubato, e l’ultimo permesso era stato concesso almeno 20 anni prima, o aver partecipato al furto.

<< E’ coerente. >> Annuì Omoro. << Il libro di Malvius è un testo di necromanzia avanzata. Se chi l’ha rubato vuole usarlo deve procurarsi la materia prima o saccheggiando i cimiteri o uccidendo. >> Sottolineò l’espressione materia prima con una nota di disapprovazione che ottenne il consenso della Reverenda Figlia.

<< Ci sono buone possibilità che sia dietro gli esperimenti che dietro il traffico di corpi ci sia la stessa mente. >> Continuò lei. << Ci sono molti elementi che ce lo fanno pensare. Soprattutto la logica con cui è stata gestita tutta la cosa… >>

<< Tuttavia >> puntualizzò Omoro, << non stanno agendo nelle colonie dove potrebbero svolgere le loro attività con molto più profitto e molto più facilmente, e con minori rischi di essere scoperti da noi. >>

<< Forse il loro interesse è solo quello di destabilizzare il Goldor, per questo stanno operando solo all’interno della barriera. O forse quelli che sono dietro tutto questo non possono lasciare Kadma senza destare sospetti. >> Disse Idrill guardando seriamente davanti a se e poggiando le braccia sulle ginocchia.

<< Che vuoi dire? >> Chiese Omoro che pure aveva un vago sospetto su cosa la Reverenda Figlia intendesse.

Idrill si portò le ginocchia al petto e rispose senza guardarlo. << A questo punto non possiamo escludere che i nemici siano tra le nostre file. >> Disse con voce calma. Omoro rimase impassibile, ma dentro di sé rabbrividì. Era da tempo che aveva il sospetto che nel Conclave si annidasse qualche traditore. Le implicazioni di una tale eventualità erano così terribili che il riflettere sulla questione gli aveva procurato un principio di gastrite. Avere la conferma che la Reverenda Idrill condivideva la sua opinione e che si fidava tanto di lui da comunicarglielo non lo faceva sentire meglio.

 


Note:

[1] 2S o SS: abbreviazione per Servizi Segreti. In genere 2S si riferisce al quartier generale di Selia, ma spesso colloquialmente la sigla è usata anche per riferirsi all’organizzazione nel suo complesso.Back-->

[2] L’Igrimafo è un mammifero tipico del Dinamin. Ha la forma di un grosso gatto privo di coda con una corta pelliccia verde scuro. I suoi occhi cremisi privi di pupilla hanno grandi proprietà magiche e erano molto ricercati per la fabbricazione di gioielli prima che la legge ne vietasse questo utilizzo. Gli Igrimafi sono animali molto intelligenti e particolarmente abili nella caccia. Sono anche estremamente feroci e molto difficili da catturare e tenere in cattività.Back-->

[3] Il regolatore è una figura professionale tipica dei clan nomadi originari della piana di Magenta. Si tratta di una specie di diplomatico che tratta con i rappresentanti degli altri clan per definire degli accordi in genere di ordine economico-commerciale.Back-->

[4]Grimin: undicesimo mese del calendario elfico e secondo mese invernale. Il calendario elfico, nella versione in uso nel regno di Lothis, è attualmente il calendario ufficiale di Kadma.Back-->

[5] La Sala dei Soli è l’unico luogo della Torre Bianca dove si può accedere senza permessi. Si tratta di un enorme salone capace di contenere più di trentamila persone, dove vengono accolti i pellegrini che chiedono di sottoporre i loro problemi al Cerchio della Luce. Per legge, nessuno può essere allontanato dalla Sala contro la sua volontà.Back-->

[6] I Silmir sono le forze base della magia. La loro composizione determina i poteri di cui dispone un mago o un'altra creatura magica. In altre parole sono il DNA della magia, ma purtroppo, diversamente dal DNA corporeo, non esiste un test facilmente eseguibile che permette di definire la combinazione di Silmir.Back-->


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L'opera nera - pag 1: https://www.deviantart.com/enoa79/art/L-Opera-Nera-Capitolo-1-Pag-1-347046961

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


L'opera Nera Libro uno Capitolo tre

Capitolo 3
In cui varie persone si preoccupano

 

Il Primo Consigliere, Venerabile Saggio, Sommo Mago del Goldor Aurus Serinus era un anziano signore con la barba bianca che, nonostante la sua veneranda età, riusciva a camminare ancora ben eretto. Durante la sua vita aveva affrontato molte cose terribili, prima come Supremo Generale durante la Lunga Guerra e poi come capo del Goldor durante la ricostruzione, ed era molto abile nel giudicare la gravità di una situazione. Anche se i suoi collaboratori avevano cercato di sminuire il pericolo, il suo istinto gli diceva che i fatti di Faerie meritavano la sua attenzione per cui si era recato personalmente a Taris.

Faerie era un piccolo villaggio ai margini della barriera, nella regione governata dal consiglio di Taris [1], la città della Terra.
L’intero paese era misteriosamente scomparso, o meglio, le case gli oggetti erano rimasti al loro posto, ma gli abitanti erano spariti nel nulla. Non c’erano tracce nè di aggressioni, nè di spostamenti volontari. Era come se improvvisamente le persone si fossero volatilizzate.
La scoperta della sparizione era stata fatta da alcuni mercanti che avevano immediatamente avvertito il Sindaco di Taris.
Il Sindaco, un uomo pacifico e mediocre, che non brillava in intelligenza ed era molto apprezzato dai suoi concittadini proprio per queste doti, aveva ritenuto opportuno contattare direttamente il Conclave, invitando i Consiglieri a mandare degli osservatori.
Non si era certo aspettato di ricevere la visita del Primo Consigliere in persona, e all’inizio la notizia del suo arrivo lo aveva allarmato. Ma poi, l’ambasciatore dei maghi di Taris lo aveva informato che il Primo Consigliere aveva faccende personali da sbrigare in città.
Era suo desiderio, infatti, che il suo pupillo, un promettente giovane che attualmente frequentava l'Arpa, studiasse nei periodi estivi con la decana dei loro maghi, lady Malta Edo. Tra le grandi famiglie era tradizione che questi accordi venissero presi faccia a faccia, ma sia il Primo Consigliere che lady Edo erano persone molto impegnate.
E sarebbe stato sconveniente che maghi del loro calibro abbandonassero le proprie mansioni per questioni personali.
Era invece generalmente accettato che funzionari di alto rango in missione per conto del Goldor o del Conclave, si occupassero anche di faccende personali, e il Sindaco si era convinto che il Primo Consigliere avesse approfittato della sua richiesta per avere un pretesto per far visita a lady Edo. Era il tipico modo di fare dei maghi, e il Sindaco non ne era oltraggiato, anzi, ringraziava la Madre per quel colpo di fortuna che aveva portato i migliori maghi del paese ad occuparsi dei loro problemi.
Ora il Sindaco era nella veranda che dava sul giardino del Primo Cerchio [2] a spiegare la situazione al suo illustre ospite ed ad altri due consiglieri.

<< Per ora abbiamo evitato le fughe di notizia, ma non so per quanto si potrà tenere nascosta la cosa .>>

Il Sindaco, pur essendo di modesta intelligenza, aveva avuto l’accortezza di non diffondere la notizia della sparizione di un intero paese.
Tutti gli abitanti di Kadma conoscevano la storia dell’ascesa al potere dell’Innominabile e nelle cronache si parlava spesso di città i cui abitanti erano svaniti nel nulla.
La paura dell’Innominabile era ancora forte e molti nutrivano il segreto timore che non fosse morto, visto che il suo cadavere non era mai stato ritrovato. La notizia di quello che era successo a Faerie avrebbe fatto scoppiare il panico in tutto il paese, per cui il Sindaco aveva fatto rinchiudere tutti quelli che sapevano dell’accaduto e messo in giro la voce che Faerie fosse in quarantena per una epidemia di Vilillo [3].
In condizioni normali, la presenza in città di tre alti esponenti del Conclave in quel periodo dell’anno avrebbe destato scalpore, ma la notizia che il Sommo Serinus intendesse chiedere a lady Edo di occuparsi del suo pupillo era ormai di pubblico dominio, per cui nessuno si era posto troppe domande.

<< Se mi premette, eminenza, sembra proprio la Sua magia. >> Concluse il Sindaco, sottolineando con preoccupazione l’aggettivo “sua”.
<< Egli è morto, amico mio. Io stesso ho constatato la cosa. >> Rispose Serinus in tono pacato.
<< Però mi avete confermato che si tratta di magia proibita. >> Ribatté il Sindaco.
<< Purtroppo l’Innominabile non era il solo a praticare la magia nera, e temo neppure l’ultimo. Nonostante i nostri sforzi c’è sempre qualcuno che si lascia tentare dalle arti proibite. >> Spiegò il consigliere Siro, una donna di mezz’età austera ed elegante.
<< Non credo ci sia da preoccuparsi. >> Mentì Serinus, << Si tratta sicuramente di un caso isolato, ma occorrerà comunque l’intervento delle Squadre Speciali. Il mago oscuro responsabile della sparizione di Faerie deve essere stanato e arrestato. >>
<< Tutti gli Eregorius sono impegnati nella ricostruzione o nella colonizzazione, e all’ARPA ci sono praticamente solo studenti. >> Fece notare il Consigliere Narwhall, un uomo dal fisico asciutto con i capelli corti e crespi.
<< Si potrebbe richiedere lo spostamento di Ser Misha. Potrebbe occuparsi della questione con Lady Edo. >> propose il Consigliere Siro.
<< Mi sembra una proposta eccellente. Loro due dovrebbero risolvere il problema rapidamente. >> commentò il Consigliere Narwhall.
<< Molto bene, allora. Comunicherò la cosa al Goldor e a breve inizieranno le indagini. >> Serinus rassicurò il Sindaco.

Seduta su un ramo di una delle antiche querce del giardino Aris stava osservando la discussione, ed era giunta alla conclusione che nessuno avesse capito quello che stava succedendo, ma rimase impassibile ad ascoltare.
Il sindaco entrò nell’edificio con il Consigliere Narwhall, e dopo poco Lord Serinus e Lady Siro si apprestarono a seguirli.
<< Non credi che stiamo sottovalutando la cosa? >> Chiese la maga.
<< Probabile. >> Mugugnò Serinus pensieroso.
In effetti secondo Aris stavano proprio sottovalutando la cosa.

***

Nel salottino comune al primo piana della torre centrale del dormitorio maschile c’era una certa agitazione. Ellyone era seduta sul divano di velluto giallo con aria depressa e Maxine era intenta a consolarla; Victor camminava nervosamente per la stanza con Sys e Anthony che cercavano di calmarlo; Thomas stava riflettendo sul problema di Ellyone, mentre Nicolas sedeva sulla poltrona vicino al camino più depresso di tutti.
I presenti, escluso Anthony, facevano parte dello stesso gruppo di lavoro.
All’ARPA si svolgevano spesso degli esami a squadra in cui gli studenti venivano valutati per la loro capacità di cooperare con gli altri. Generalmente le squadre erano composte da sei elementi e, in teoria i componenti di ogni squadra avrebbero dovuto essere estratti a sorte ad ogni prova, ma in pratica questo non avveniva più da anni. I professori permettevano ai ragazzi di uno stesso anno di organizzarsi da soli e per questo molte squadre erano composte sempre dalle stesse persone.
La loro squadra si era formata al primo anno ed era la più affiatata della scuola. Erano considerati i migliori e avevano sempre ottenuto il massimo in ogni prova (nonostante la presenza di Pakins, commentavano i maligni).

Ora la squadra vincente era stata smembrata.
La professoressa Griffin aveva comunicato ad Ellyone che gli elfi di Namis [4], città in cui si sarebbe tenuta la prova in programma per quel trimestre, per garantire un’adeguata valutazione avevano chiesto che i gruppi della prova fossero composti da cinque studenti. Quindi, lei era stata inserita in una nuova squadra che avrebbe partecipato al primo turno di valutazione.
La Griffin le aveva detto di preparare la sua roba, perché il primo turno sarebbe partito per Namis il giorno dopo.
Normalmente, per via degli impegni di Thomas, la loro squadra era sempre inserita nell’ultimo turno, per cui Ellyone non si aspettava di partire e non aveva ancora preparato nulla. La sua bacchetta era in revisione e non avrebbe potuto farsene mandare un'altra in tempo per la partenza.
Fatto ancora più drammatico, era stata messa nella stessa squadra di Snake. Non solo rischiava di fallire la prova perchè senza una attrezzatura adeguata, ma avrebbe anche dovuto subire le beffe della persona che odiava di più al mondo.

<< In fondo è solo una soluzione momentanea. >> Provò a consolarla Anthony.
Anthony era un ragazzo alto per la sua età, con gli occhi azzurri e i capelli color paglia tagliati corti. Anche se aveva un anno in meno dei presenti, partecipava spesso alle loro riunioni per via dello stretto legame di amicizia che lo univa a Thomas.
<< Ma questo non risolve il problema! >> Irruppe Victor. << Non è pronta per la prova! >>
Victor era il figlio del professor Flamenling e fisicamente assomigliava molto al padre. Era alto e snello, con gli occhi neri e i capelli lunghi che portava sempre legati in un codino. Di carattere, invece, era il suo totale opposto. Era irruento ed impulsivo.
<< Per quello la soluzione è semplice! >> Disse Thomas tranquillamente.
Tutti si voltarono a guardarlo.
<< Uno di noi può prestare la sua attrezzatura ad Ellyone. Noi siamo sempre nell’ultimo turno, e il primo turno rientrerà molto prima della nostra partenza. C’è tutto il tempo anche per far fare un’altra revisione alle bacchette. >>
I ragazzi si guardarono imbarazzati.
<< Hem… >> mugugnò Sys, una bella ragazza con la pelle color bronzo e i capelli nero corvino.
<< Che c’è? Mi sembra una buona soluzione. >> Thomas stava osservando i suoi amici perplesso.
<< E’ una buona soluzione, >> cominciò a dire Anthony, capendo la situazione << ma… >>
<< Ma siamo tutti nella situazione di Ellyone! >> Concluse Victor con foga.
<< In effetti, sono stata così impegnata con gli esami che ho portato la mia bacchetta a Mc Schoch solo ieri. >> Disse Maxine.
<< Io devo ancora portargliela! >> Ammise Nicolas.

Thomas non sapeva se essere sorpreso o arrabbiato per l’irresponsabilità dei suoi amici. La manutenzione degli strumenti era la prima cosa a cui un Eregorius doveva pensare. Lui stesso, come rappresentante degli studenti, aveva preparato un piano per la periodica revisione delle attrezzature per ogni anno, ma evidentemente nessuno lo aveva seguito.
<< La mia è pronta… >> Disse Anthony timidamente.
<< Non puoi prestarmela Anthony. Tra tre giorni hai gli esami di Incantesimi. Ma grazie lo stesso. Non preoccupatevi, mi arrangerò in qualche modo. >> Disse Ellyone sconsolata.
<< Puoi usare la mia attrezzatura. >> Fece Thomas e per la seconda volta tutti si voltarono a guardarlo. << Io l’ho già preparata. >> Concluse con semplicità , un po’ a disagio per l’evidente turbamento dei suoi amici.
<< Le…le presteresti anche la tua bacchetta? >> Farfugliò Nicolas, che parve il primo a riprendersi.
<< Mi pare ovvio! >> Rispose Thomas con calma.

Per i presenti era già incredibile che in pieno periodo di esami, e nonostante avesse numerosi impegni extrascolastici, Thomas avesse avuto il tempo di preparare tutte le cose per la prova con tanto anticipo. Ma ancora più incredibile era la sua disponibilità a prestare a qualcuno la sua bacchetta.
Non era strano che un mago facesse usare la sua bacchetta a qualche amico, anche se era un oggetto personale, ma la bacchetta di Thomas, Shahrazad, era un oggetto molto speciale. Sua madre l’aveva usata nello scontro contro l’Innominabile, ed era l’unico ricordo che a Thomas era rimasto di lei.
Ad essere più precisi era l’unica cosa che era rimasta di lei e della squadra mandata a Fonte di Stella. Lo scontro con l’Innominabile era stato tanto violento che l’intera città era stata ridotta ad un cumulo di macerie roventi. Perfino i mattoni delle case erano fusi e non era stato possibile ritrovare nessun cadavere in quella devastazione. Solo una cosa era rimasta intatta: Shahrazad.
La bacchetta quindi, non aveva solo un valore affettivo, ma era anche un oggetto di grande interesse storico [5]. Per la gente di Kadma era una specie di reliquia e sembrava inconcepibile che Thomas volesse separarsene, fosse pure per Ellyone.

Ellyone cercò di protestare dichiarando che mai e poi mai avrebbe potuto usare una bacchetta così preziosa, ma Thomas fu irremovibile. Arrivò addirittura a minacciare di non rivolgerle mai più la parola se non avesse accettato e alla fine lei cedette, un po’ perchè la bacchetta le serviva veramente e un po’ perchè usare Shahrazad era il sogno segreto di tutti gli studenti dell’ARPA.
Quando si separarono per andare ognuno nei propri dormitori Thomas le sussurrò all’orecchio << E poi, se usi la Shahrazad sarà un po’ come se fossi anche io con te. >> E le sfiorò la guancia con le labbra.
Ellyone avvampò, ma fortunatamente gli altri erano lontani e non avevano assistito alla scena.

***

La Torre D’Avorio, chiamata così dagli abitanti di Kadma per il suo particolare colore, in realtà non era una torre, almeno non in senso tradizionale, e non era neanche fatta d’avorio.
L’edificio era la riproduzione tridimensionale di un essere alato dalle sembianze vagamente elfiche che impugnava una spada. La struttura era un unico, enorme blocco di mitril che emergeva direttamente dalla terra e aveva fondamenta simili a radici che si estendevano per migliaia e migliaia di virgit fino ad oltre la crosta del pianeta. Alcune legende dicevano che la torre fosse stata costruita da una roccia caduta dal cielo, altre che fosse stata ottenuta sagomando una piccola collina. In realtà gli studiosi erano propensi a credere che fosse stata costruita richiamando e sagomando fiumi di mitril dalle profondità di Arda, anche se nessuno era in grado di dire come. Non perchè non fosse possibile attirare un metallo. Molte specie avevano sviluppato qualche tecnica per farlo, ma riuscire a muovere così tante tonnellate di mitril da sotto la crosta del pianeta e a modellarlo avrebbe richiesto una tale quantità di energia da non poter essere neanche calcolata. Eppure, quasi tutti gli studi sembravano confermare l’ipotesi che la torre fosse stata costruita con una tecnica molto simile all’Armonia Metallica [6]sviluppata dai fabbri elfici.
All’interno la struttura era cava e presentava numerosi piani, un terzo dei quali era nel sottosuolo.

La Torre D’Avorio era nota fin dall’antichità e molti erano certi risalisse alla I era, periodo durante il quale erano state costruite varie strutture dalle proprietà inspiegabili che erano sparse un po’ per tutta Arda. Gli archeologi ritenevano che fossero testimonianze di una civiltà molto avanzata che era scomparsa a seguito della grande estinzione, che secondo la tradizione Elfica aveva segnato la fine della I era. [7]Attualmente comunque la Torre era famosa non per la sua storia o per il rompicapo che costituiva per gli studiosi, ma per il fatto di essere il centro del Cerchio, sia da un punto di vista politico che geometrico. Infatti l’edificio era stato usato come perno dell’incantesimo che aveva creato la barriera e pertanto ne occupava il centro perfetto. Inoltre la torre era stata scelta come sede del Goldor che tuttavia ne utilizzava solo i piani superiori. Quelli che si addentravano nel sottosuolo erano stati riservati agli studiosi di magia, il che significava che erano attualmente usati solo dai Consiglieri e da persone autorizzate dal Conclave.

Il Sommo Maestro degli Elfi, reverendo figlio della Luce, Eritro di Namis aveva trascorso tutta la giornata nell’archivio più profondo della struttura, situato all’ultimo piano sotterraneo, dove erano custoditi antichi reperti tra cui gli scheletri di varie specie di draghi.
Il Sommo Maestro non avrebbe dovuto essere lì. Non solo perchè dopo l’ennesima e infruttuosa riunione del Goldor aveva comunicato agli altri rappresentanti di dover tornare a Namis, ma perchè per accedere a quella specifica area era necessaria un’autorizzazione del Conclave che l’elfo aveva omesso di chiedere. C’erano informazioni che potevano essere trovate solo in quegli archivi, ma il vecchio elfo non voleva mettere in allarme tutti i Consiglieri.

<< Le cose vanno male se vieni qui di persona! >>
Eritro finì di leggere i suoi documenti prima di voltarsi ad affrontare il nuovo arrivato.
<< Ah! Temo purtroppo che tu abbia ragione, mio caro figlio. >> Disse massaggiandosi le tempie.
Una luce fatua rendeva appena visibili i suoi lineamenti. Un viso saggio, capelli rosso scuro e occhi nocciola. L’anziano elfo era evidentemente stanco ma i suoi occhi erano ancora vigili.
<< Purtroppo sembra che le cose non stiano andando come avevamo sperato. Anche l’elezione di Gileas… >> Sospirò e scosse la testa lasciando la frase in sospeso.
L’altro si accigliò lievemente, unico segno del suo disappunto.
Il Maestro aveva nutrito grandi speranze in quel giovane elfo, tanto da patrocinare la sua elezione come Custode del Portale dei Due Fuochi.
<< Gileas è una persona molto difficile da controllare! >> Disse piatto evitando di far trasparire qualunque emozione.
<< Già! A quel che si dice, sta dando filo da torcere persino a Boezio! >> Convenne il vecchio elfo, con una punta d’orgoglio che fece aumentare il disappunto del suo interlocutore.
<< Ma non è in grado… >> Questa volta doveva aver fatto trasparire la sua delusione perchè il maestro lo fermò con un gesto.
<< Lo so, figliolo. Avrei dovuto tenere in maggiore considerazione la sua giovane età. >> Il maestro scosse nuovamente la testa. << Purtroppo l’attuale situazione è molto complessa. E questa presunta organizzazione che sembra stia agendo contro di noi…potrebbe essere più antica di quanto si pensi! >> Disse facendo vagare lo sguardo per l’archivio prima di focalizzarlo sul suo interlocutore. << Ma non sei certo qui per assistermi nella mia ricerca! >>
<< No, maestro. >> Rispose lui con una punta di vergogna per aver quasi dimenticato la ragione per cui era sceso negli archivi.
<< Temo che tu debba interrompere i tuoi studi. Odin Griffin ha ricevuto uno speciale permesso per effettuare delle ricerche…per quel suo libro sui draghi. >> Indicò con un gesto uno degli scheletri che torreggiavano nella sala.
<< Ah! >> Eritro sospirò. << Deve esserci lo zampino di Agata. Sta veramente viziando troppo quel ragazzo. >>
<< Sarà qui entro un paio di ore, maestro. >>
<< Capisco, e temo che i suoi studi si protrarranno a lungo. >>
L’altro annuì.
<< Allora dovrò trovare una soluzione, ma per il momento c’è poco da fare. Le mie ricerche aspetteranno! Spero solo che frattempo non succeda nulla di irreparabile. >>

***

L’Arpa era una piccola città i cui edifici erano collegati tra di loro da ponti e corridoi in modo da formare un unico grande complesso.
Come molte città costruite a tavolino dai maghi, aveva una pianta rettangolare divisa in quadrati che si estendevano a raggiera, con la parte centrale dedicata agli uffici, le altre alle aule e ai laboratori, mentre nella periferia erano situati i dormitori e le aule comuni per le attività ricreative.

Sigmund Snake però non aveva un appartamento nei dormitori come gli altri studenti. Un altro privilegio ereditato dalla sua famiglia era di avere a disposizione edificio privato separato dal corpo della scuola, ai margini del Parco Est.
La scuola aveva infatti molti giardini e tre grandi parchi che messi insieme avevano un’estensione molto maggiore della parte occupata dagli edifici.
Un parco era stato ricavato al centro del complesso, mentre gli altri due erano ai lati est e ovest e in pratica circondavano l’intero complesso. Benchè molti pensassero che avessero uno scopo estetico e che la loro costruzione fosse stata decisa per l’influenza degli elfi silvani, in realtà i parchi erano stati pensati per ragioni militari. Erano una zona cuscinetto nella quale si sarebbe potuto combattere nel caso truppe di invasori fossero riuscite a superare le due fila di mura che circondavano la scuola e le torri di difesa, ed infatti erano stati riempiti di incantesimi di protezione.
Per questa ragione nei parchi Est e Ovest non erano state costruite strutture, con la sola eccezione del Cubo, così era chiamato per la sua forma, che era stato voluto dall’Arcimago contro il parere di molti funzionari, che tuttavia non erano nella posizione di poter negare qualcosa a Daneel Snake.
L’edificio era sempre e solo servito come residenza degli Snake quando erano in visita a Kadma o durante i loro studi. Si diceva che vi fossero nascosti grandi segreti, ma sia il Goldor che il Conclave lo avevano fatto perquisire più volte senza mai trovare nulla di sospetto.

Il Cubo era di fattura totalmente diversa dal resto della scuola e a molti studenti sembrava un edificio lugubre, soprattutto per il fatto che era stato costruito con spessi mattoni neri, lisci e lucidi, privi di qualunque decorazione. Grandi finestre ad arco si aprivano lungo i muri, ma erano formate da una semplice cornice metallica che sembrava un’estensione delle pietre in cui era incastonato del vetro scuro che non permetteva di vedere l’interno.
come era ovvio, circolavano le voci più sinistre su cosa ci fosse dentro al Cubo.
In realtà, l’interno era molto accogliente e conteneva tutto quello che un giovane mago avrebbe potuto desiderare per i suoi studi. In senso letterale perchè il Cubo era stato stregato in modo da adattarsi alle esigenze dei suoi occupanti con degli incantesimi purtroppo noti solo all’Arcimago che non li aveva condivisi.
Al momento il piano terra era formato da un ingresso che dava sulla rampa di scale che portava al primo piano e sulla porta della camera da letto, che occupava quasi completamente il piano visto che Sigmund era l’unico abitante dell’edificio.
Nella stanza c’era un grosso letto a baldacchino, una scrivania in legno intagliato e un angolo salotto con due poltrone e un tavolino in vetro di fattura elfica.
Sulla sinistra c’erano le porte che portavano al guardaroba e alla sala bagno.
Al primo piano c’era lo studio, con un altro angolo salotto, la scrivania e numerosi mobili con gli scaffali pieni di libri. C’era anche un piccolo angolo cottura con calderoni e ampolle per le pozioni. Nella soffitta c’era il pentagramma per gli incantesimi più complessi, il materiale per la divinazione e un piccolo angolo osservatorio.
Tutti questi ambienti erano piuttosto sobri se paragonati all’architettura dei maghi, ma Sigmund aveva avuto difficoltà ad abituarsi ad essi. Soprattutto al bagno, visto che a Mardok l’acqua era un bene così prezioso che usarla per l’igiene personale era considerato un peccato capitale.

Sigmund era seduto di fronte all’ampia finestra della sua stanza ed ascoltava con aria preoccupata il resoconto di Aris.
<< Stanno sottovalutando la cosa! >> Commentò .
<< Ovvio. >> replicò Aris con la sua voce impassibile. << Ma noi non possiamo farci nulla. >>

Aris aveva l’aspetto di un bambino con gli occhi e i capelli grigi a caschetto, ma non era un mago. Sigmund non era neanche sicuro che fosse una forma di vita in senso stretto. Gli si rivolgeva al femminile, forse perchè una volta aveva una sorella, ma nel suo caso il sesso non aveva grande importanza, visto che Aris era semplicemente (si fa per dire) una rappresentazione antropomorfa.
L’Aris-en, l’Occhio del Drago, era il potere che presiedeva alla distruzione e alla rigenerazione e aveva assunto forma materiale dopo che Sigmund aveva distrutto il libro dei morti custodito dai Draghi Neri.
Prima della comparsa dei Maghi, su Arda abitavano sette stirpi di draghi, ognuna delle quali presiedeva ad una delle sette forze base della magia che gli Eldar, i Luminosi, chiamavano Silmir.
Contrariamente a quanto si credeva, i draghi non si erano estinti, ma dopo una devastante guerra contro il Nulla, avevano lasciato Arda per preservare l’equilibrio del pianeta. Purtroppo, per l’imperizia dei Draghi Neri, alcuni frammenti con il potere del Nulla erano sfuggiti alla distruzione, per cui il branco era rimasto indietro per porre rimedio, ma aveva incontrato la difficoltà di non poter lasciare l’Aras-Nai, visto che l’Aura che permetteva loro di restare ad Arda senza danneggiarne gli equilibri, era mortale per buona parte delle nuove forme di vita che si erano diffuse sul pianeta.
Per cui i Draghi si erano dovuti avvalere, nel corso dei secoli, della collaborazione di altre creature.
Tra coloro che avevano sposato la loro causa c’era anche Sigmund Snake, Reggente di Mardok e membro adottivo del branco.

Nelle prime fasi di quella che era passata alla storia come la rivolta di Mardok, infatti, Sigmund era accidentalmente caduto nell’Aura, ma incredibilmente non era morto. Le scelte sentimentali dell’Arcimago Daneel gli avevano garantito la benedizione di Anankè, il Silmir dell’armonia universale che lo aveva reso una delle poche creature immuni all’Aura. Il Piccolo Sigmund era stato soccorso da Mojo, il decano dei draghi, che ne aveva fatto il suo figlioccio e gli aveva insegnato la loro magia. E vista la sua capacità di custodire l’Aris-En i Draghi gli avevano chiesto di recarsi nel mondo esterno per distruggere i restanti frammenti del Nulla.
Così, dopo la rivolta e la morte di suo padre, Sigmund Snake si era recato a Kadma con tre obiettivi. Portare a termine la missione affidatagli dai Draghi Neri, farsi riconoscere come Reggente di Mardok in modo da cacciare le truppe di Kadma che avevano occupato il suo paese e imparare la guarigione dagli elfi.
Con l’aiuto dei Draghi e degli alleati che avevano a Kadma, Sigmund era arrivato alla Torre D’Avorio e aveva impugnato il trattato. Purtroppo, contro ogni sua aspettativa, essendo orfano e minorenne era stato affidato ad Omoro Flameling che lo aveva trascinato all’Arpa affinchè diventasse un bravo Eregorius e una persona di cui il Conclave potesse fidarsi.
Lui sarebbe fuggito volentieri, ma sia Aris che l’Elsen [8] avevano stabilito che doveva imparare la magia dei maghi.
Inoltre la scuola era stata il centro amministrativo del paese per secoli, e vi erano custoditi ancora importanti e antichi documenti che potevano essere utili per la sua ricerca.
E durante le vacanze Sigmund  poteva avvalersi dei suoi privilegi di studente dell’ARPA per girare in lungo e in largo per il paese ed accedere a luoghi di sapere preclusi ai comuni. Con la scusa dei suoi studi, si era già recato in tutte le principali biblioteche del Cerchio e grazie ad Aris era riuscito ad accedere anche ad aree proibite.

Al momento erano sulle tracce dell’Opera Nera, un artefatto che era appartenuto all’Innominabile e che era sfuggito allo scontro con l’Alleanza, a favore della quale i Draghi erano intervenuti per quanto possibile, per esempio mantenendo le truppe oscure lontane da Mardok e garantendo così i rifornimenti a Kadma.
Sigmund era quasi certo che l’Opera fosse stata trovata e nascosta dal Conclave. Probabilmente da qualche mago, visto che solo loro avevano una magia così potente ed erano sufficientemente folli da custodire quella cosa.
Forse i maghi si erano resi conto della sua pericolosità e, non sapendo come distruggerla, avevano deciso di nasconderla per impedire che qualcuno potesse usarla ancora, ma Sigmund era più propenso a credere che qualche vecchio stupido l’avesse conservata per sfruttarne il potere.
Purtroppo, la ricerca si era rivelata più difficile del previsto, anche a causa dei frequenti crimini collegati all’uso della magia nera che affliggevano Kdma e avevano reso gli Eregorius sempre più paranoici. All’inizio si era trattato di casi sporadici che le autorità avevano attribuito ad amici delle tenebre isolati, ma negli anni si era verificata una vera e propria escalation che era culminata con i fatti di Faerie.

<< Quindi… non faranno altro oltre mandare Lord Misha? >> Era una domanda retorica in quanto il resoconto di Aris era chiaro.
<< Non per il momento, ma il Conclave è agitato. >> Sottolineò l'entità.
<< Branco di stolti! >>
<< Sono divisi, e questo rallenta le loro decisioni. Ma reagiranno, e quando accadrà lo faranno con durezza. >>
Sigmund si accigliò.
<< Conoscendoli, non è una bella prospettiva! >> Scosse la testa. << Ho un brutto presentimento! >> disse, mentre guardava la sua immagine riflessa nel vetro della finestra. Il vetro era stato creato in modo da essere trasparente dall’interno, ma era notte fonda e le nuvole coprivano le lune e le stelle, rendendo il mondo un ammasso scuro e informe nel quale non era possibile distinguere nulla.


Note:

[1]Taris: una delle quattro città che, con l’ARPA, reggono il Cerchio. Capoluogo dell'onomina regione, è nota anche come “il granaio di Kadma perchè dalla sua regione proviene il 70% delle scorte alimentari del paese. Taris è una città pacifica, i cui abitanti non sono portati per l’arte della guerra, e durante il conflitto il loro compito è stato esclusivamente quello di produrre i generi alimentari necessari alle altre regioni e all’esercito. Solo i maghi e gli elfi più potenti hanno partecipato a vere e proprie azioni militari, ma per lo più si è trattato di operazioni di supporto.Back-->

[2] La città di Taris ha forma circolare e vista dall’alto sembra formata da cerchi concentrici che si sviluppano intorno al Palazzo del Consiglio, sede del governo della regione. Il Primo Cerchio è costituito delle mura che circondano il palazzo.Back-->

[3]Vilillo: malattia infettiva il cui sintomo più evidente è la comparsa di bolle violace sul corpo. Se curata nei suoi primi stadi, l’infezione non è mortale, ma per la terapia sono necessarie complicate pozioni e una lunga degenza. Non è ancora noto in che modo la malattia venga trasmessa, ma si diffonde molto rapidamente, per cui i paesi in cui si verifica un caso di Vilillo vengono messi in isolamento fino a quanto il Nucleo Malattie Infettive non dichiara debellata l’epidemia. Nell’area isolata entra in vigore la legge militare e la zona viene pattugliata dalle Squadre Ordinarie degli Eregorius fino ad un massimo di 15 giorni dopo la fine dell’isolamento.Back-->

[4]Namis: la Città dell’Aria, è una delle quattro città che con l’ARPA reggono il Cerchio. Sorge in cima ad uno dei monti più alti di Kadma,il Kimesi, detto anche il “Re dei Monti”. A differenza delle altre città che hanno una popolazione molto variegata, Namis è abitata quasi esclusivamente da Elfi.Back-->

[5]Dopo il ritrovamento, Shahrazad era stata sottoposta ad ogni genere di analisi, ma non si era riusciti a capire come la bacchetta fosse rimasta intatta nello scontro. C’era stato un lungo dibattito per decidere cosa fare del prezioso oggetto, ma alla fine in Goldor aveva deciso di seguire le volontà testamentarie di Edvige DelaFlour e di restituire la bacchetta a suo figlio. Non tutti nel Goldor avevano gradito la decisione, ma la pressione dell’opinione pubblica (e di Serinus) era stata troppo forte. Così, quando aveva 12 anni, Thomas era entrato in possesso di una leggenda.Back-->

[6] Armonia Metallica, detta in Lesio Ahall Kaletaras, è una tecnica sviluppata nella V era nella città di Namis da Talariel di Namis, famoso artigiano e armaiolo, e completata e perfezionata dai suoi discendenti. L’Armonia Metallica è essenzialmente una tecnica di modellazione dei metalli volta a creare artefatti magici, ma può essere utilizzata anche come tecnica estrattiva poichè consente di fondere e muovere un metallo nello spazio utilizzando esclusivamente l’energia magica dell’incantatore.Back-->

[7]La teoria delle Svolte Epocali accettata da molti studiosi della VII era deriva dalla tradizione elfica di dividere la storia di Arda in periodi, la cui fine è determinata da un grande evento o cataclisma. Nella V era, vari studiosi avevano ripreso tale tradizione dandole valore accademico e avevano deciso di chiamare tali eventi significativi Svolte Epocali, anche se gli eventi scelti come spartiacque erano catastrofi che avevano annientato buona parte delle forme di vita del pianeta. Nello specifico gli studiosi attualmente distinguono le seguenti ere: la I era terminata con la grande estinzione, un ignoto evento catastrofico che aveva annientato più del 99% delle forme di vita del pianeta; la II era terminata con la prima glaciazione; la III era terminata con il grande diluvio; la IV era terminata con la seconda glaciazione; la V era terminata con la fine della terza guerra del potere e la VI era terminata con la sconfitta del Grande Nemico. La nostra storia si svolge, secondo tale distinzione, nella VII era.Back-->

[8] Elsen: Lesio, sostantivo neutro singolare, seconda declinazione. Letteralmente significa fratello/sorella maggiore, ma viene anche usato nei confronti di una persona più grande con la quale si ha un particolare rapporto di confidenza e amicizia. In quest’ultima accezione il sostantivo esprime profondo rispetto verso la persona a cui viene attribuito.Back-->

 

Utilities

Mappa di Kadma: https://www.deviantart.com/enoa79/art/Kadma-Map-716862960


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L'opera nera - pag 1: https://www.deviantart.com/enoa79/art/L-Opera-Nera-Capitolo-1-Pag-1-347046961

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


L'opera Nera Libro uno Capitolo tre

Capitolo 4
In cui gli studenti dell’ARPA sono attaccati

 

Secondo gli esperti di Kadma, il metodo più rapido di viaggiare è usare le Strade della Magia [1], un insieme di tecniche che consentono di saltare da un punto all’altro dello spazio. Le Strade della Magia sono attualmente appannaggio esclusivo dei maghi e degli elfi, che le usano solo in caso di necessità perché sono difficili da creare e pericolose da attraversare anche per gli esperti.
Per questa ragione, agli studenti dell’Arpa non era permesso usarle salvo nei casi particolari elencati nei commi 650, 651 e 652 della Sezione 80, la legge che disciplinava la materia.
Anche quando erano costretti a spostarsi per motivi di studio, gli studenti dovevano avvalersi di mezzi tradizionali come gli Swenw, creature magiche dall’aspetto di grossi cavalli pelosi che avevano la capacità di muoversi così velocemente da distorcere lo spazio, e permettevano di percorrere in pochi giorni distanze che avrebbero richiesto mesi di viaggio.

Nonostante quindi l’Arpa distasse da Namis più di 800 vigit, il primo turno, formato da 35 studenti accompagnati da 3 insegnanti, avrebbe raggiunto la città elfica in soli tre giorni.

In realtà il viaggio avrebbe potuto essere ancora più breve se il gruppo avesse usato la Strada di Giada, una lunga bretella che passa per le 5 città che reggono il Cerchio e collega direttamente l’Arpa con Namis, ma questo avrebbe significato viaggiare senza interruzioni o trascorrere una notte accampati nell’Endarin. I professori avevano ritenuto che nessuna delle due opzioni fosse opportuna per ragazzi così giovani, anche perché a dispetto del nome [2], l’Endarin era in realtà una vera e propria foresta, con zone così tetre e intricate che erano evitate persino dai Silvani.
Gli insegnanti avevano quindi deciso di attraversare il lago Charity e fermarsi per una notte a Forte Fiorito, un avamposto a pochi vigit dalla città elfica di Dalin. Il mattino dopo, il primo turno aveva attraversato la parte meridionale dell’Endarin e aveva raggiunto la Strada di Giada che al momento stava percorrendo per entrare nella regione di Namis. Una volta nelle terre degli elfi Grigi, il gruppo avrebbe abbandonato la Strada di Giada per fare tappa alla Torretta, la roccaforte ai piedi del Kimesi, il monte sulla cui vetta sorge Namis. Il primo turno vi avrebbe trascorso la notte per poi partire alla volta della città.

Quando avevano lasciato l’Arpa gli studenti erano elettrizzati, ma ben presto ogni entusiasmo era stato spento dai disagi del viaggio, che il regolamento scolastico non aveva fatto altro che esasperare. Gli studenti, infatti, dovevano attenersi ad una rigida disciplina, non potevano conversare tra di loro ed erano obbligati a cavalcare in formazioni molto strutturate. Soddisfare quest’ultima richiesta non era facile a causa della velocità  sostenuta degli Swenw.
Ellyone era grata ai suoi genitori che l’avevano istruita fin dall’infanzia a cavalcare creature magiche di vario tipo, perché era certa che senza questo addestramento non sarebbe stata in grado di mantenere la formazione. Una parte di lei non vedeva l’ora di arrivare a Namis, un’altra era preoccupata. Non per l’esame in sé, ma per il fatto di dover fare squadra con Snake che notoriamente era un piantagrane.  
Poiché lei e Snake erano nemici giurati, probabilmente i loro insegnanti li avevano inseriti nella stessa squadra nella speranza che la necessità di superare l’esame li portasse ad appianare le loro divergenze, ma Ellyone sapeva che non sarebbe mai riuscita ad andare d’accordo con un tipo simile. Sigmund Snake era arrogante, egoista, totalmente indifferente alle regole e irrispettoso verso l’autorità. Al primo anno aveva pubblicamente chiamato la Griffin vecchia zitella e, sebbene tutti gli studenti concordassero che quello era l’appellativo più adatto a lei, l’educazione imponeva di non rivolgersi ai professori in quel modo. Era odioso e dispotico anche verso i suoi compagni, per cui, nonostante fosse uno dei migliori studenti della scuola, nessuno aveva piacere a lavorare con lui. E aveva la brutta tendenza a fare di testa sua. Raramente rispettava le procedure. Ellyone sapeva che avrebbe dovuto combattere per metterlo in riga.

<< Se non altro, il resto della squadra non è male! >> Pensò per consolarsi.

Era in gruppo con la sua amica Rika Tong, una ragazza magra e bassina, con gli occhi a mandorla e i capelli corti e neri, che era decisamente abile in incantesimi. C’era poi Eric Noir, un ragazzone biondo e paffuto con un perenne sorriso stampato in faccia, che era stato lodato più volte dagli insegnanti per la sua diligenza. L’ultima componente del gruppo era Palmira Morena, una robusta ragazza sempre abbronzata con i modi di un maschiaccio, che Ellyone conosceva solo di vista, ma le sembrava simpatica.

Mentre faceva questi pensieri la professoressa Sika, che guidava il gruppo, aveva dato ordine di passare nuovamente alla marcia di riposo. Per regolamento ogni quattro ore di galoppo, era obbligatorio fare un ora di cavalcata a velocità di trotto, o di riposo come si diceva in gergo, sebbene gli Swenw fossero in grado di galoppare anche per un’intera giornata senza risentirne. La velocità ridotta, permise ad Ellyone di notare che si erano addentrati molto nell’Endarin. Il paesaggio era più sgradevole di quanto si fosse aspettata. Erano in una larga galleria di legno e foglie, perché la vegetazione era così fitta da costituire un’unica parete che circondava tutta la strada. Rami, tronchi e radici nodose si contorcevano e si piegavano gli uni negli altri; foglie, fiori ed erba si confondevano e muschi, funghi e licheni crescevano ovunque. La luce si faceva strada a fatica in quel groviglio per cui tutto l’ambiente era buio nonostante fosse pieno giorno. L’umidità era altissima ed Ellyone sentiva la divisa bagnata aderirle al corpo. Avrebbe voluto lanciare un incantesimo per isolarsi da quell’ambiente ostile, ma il regolamento lo vietava e pertanto si costrinse ad assumere un atteggiamento di stoica sopportazione.

Per distrarsi dai vestiti appiccicosi e dall’aria irrespirabile si concentrò sui suoi compagni.
Alcuni sembravano moto provati. Non tutti sopportavano le velocità elevate ed Ellyone aveva sentito di gente che era stata male dopo una lunga cavalcata, e nel caso delle creature magiche gli effetti dell’alta velocità potevano essere devastanti.
Come era ovvio, invece, i suoi insegnanti non sembravano aver risentito del viaggio, o almeno la professoressa Sika era imperturbabile, mentre in merito al professor Bonsiepe a del professor Kibir non avrebbe potuto dire. Purtroppo era a metà del corteo, troppo lontana per vedere bene i suoi professori e non era brava a leggere il linguaggio del corpo come le sue sorelle. Comunque, dal modo in cui Kibir era rigido sulla sella, le sembrava che fosse a disagio, ma questo significava poco visto che il professore era sempre a disagio quando non poteva sfoggiare uno dei suoi ricchi completi. Belan Hortensie Kibir, il professore di Evocazione Pratica, era un mago egocentrico e vanitoso che amava le comodità e vestire alla moda. Se si considerava solo il suo aspetto era un uomo affascinante. Aveva corti capelli neri sempre molto curati, occhi scuri, una mascella volitiva e un fisico muscoloso. Purtroppo aveva anche un pessimo carattere e detestava il lavoro d’insegnante. Per questa ragione era molto poco tollerante nei confronti dei suoi alunni che lo odiavano più o meno con la stessa passione con cui lui odiava loro.

Maurice Bonsiepe, invece cavalcava con una postura rilassata, troppo rilassata per i gusti di Ellyone. Ma anche in questo caso la cosa poteva essere determinata dal suo carattere piuttosto che da un tentativo di dissimulare la stanchezza. Maurice Bonsiepe, l’insegnante di Runologia Generale, aveva fama di essere una persona infaticabile anche se il suo aspetto sembrava indicare il contrario. Il mago, pur essendo piuttosto anziano, sembrava un ragazzone svogliato con corti ricci neri che non volevano stare a posto e occhi verdi perennemente assonnati. Era flemmatico nei movimenti e così calmo di carattere da sembrare menefreghista. Nessuno lo aveva mai visto agitato o semplicemente di fretta. Eppure era uno stacanovista, e si diceva che non ci fosse compito che non fosse in grado di portare a termine.

Sul fatto che la professoressa Sika, invece, non stesse risentendo del viaggio non potevano esserci dubbi. Anche perché la professoressa era una pluridecorata veterana della Lunga Guerra e attualmente prestava servizio come membro scelto del Nucleo di Soppressione delle Arti Oscure.
<< Solo i migliori tra gli Eregorius vengono scelti per far parte del Nucleo di Soppressione! >> Si disse Ellyone, ricordando la frase che i suoi genitori pronunciavano inevitabilmente quando si parlava di questa istituzione e dei suoi componenti.
In verità, nonostante la loro ammirazione per il Nucleo di Soppressione, i suoi genitori erano spesso critici verso la professoressa Sika. Suo padre ne apprezzava le capacità come Eregorius ma disapprovava alcune sue scelte di vita come quella di non sposarsi, mentre sua madre le raccontava sempre che da giovane era stata una persona difficile da trattare ed evidenziava come ancora adesso non avesse appreso l’arte della diplomazia. E in effetti la professoressa Sika era una persona schietta e diretta, e alle volte aveva atteggiamenti un po’ eccentrici per un Eregorius, ma era anche devota al bene pubblico e molto competente nel suo lavoro. Ed era un’ottima insegnante, apprezzata da colleghi e genitori e ben voluta da tutti gli studenti.
Le sue lezioni erano sempre molto piacevoli oltre che interessanti.
E le sue massime erano frequentemente citate dagli altri Eregorius, non solo da quelli che l’avevano avuta come insegnante.

<< E pensare che nessuno direbbe che è uno dei migliori Eregorius della sua generazione! >> Il ricordo della voce di Victor le riaffiorò alla mente. Il suo amico ripeteva questa frase praticamente dopo ogni lezione.
Un’affermazione che probabilmente era legata sia all’aspetto che al carattere della professoressa. Gertrude Sika era una donna di mezz’età che non poteva dirsi né bella né brutta. Indossava sempre abiti comodi, anche nelle occasioni formali, e sebbene non fosse trascurata era evidente che non si preoccupasse più di tanto della sua immagine. Aveva capelli castani tagliati in modo irregolare e occhi marroni perennemente vigili. Fisicamente era così minuta che effettivamente si stentava a credere che fosse un grande guerriero. Suo padre, le aveva spiegato che proprio un corpo leggero era la forza della professoressa. Lo spazio necessario per lanciare un incantesimo senza pericolo infatti è proporzionale alla massa del mago. Pertanto più piccolo è il mago, meno spazio gli serve perché possa usare la magia in sicurezza. A questo si aggiungeva il fatto che la professoressa aveva imparato a muoversi molto velocemente, in modo da sfruttare al massimo l’agilità che la sua piccola massa le consentiva. I suoi le avevano raccontato che quando era studentessa, la professoressa era stata soprannominata dai compagni Vespa, proprio per la velocità con la quale si spostava da un punto all’altro.

Ellyone si chiese se mai sarebbe riuscita a diventare abile come la professoressa. Fin da quando era bambina, il suo unico desiderio era diventare Eregorius come i suoi genitori, ma la carriera militare richiedeva grandi sacrifici e soprattutto capacità che lei non credeva di avere.
Scosse la testa per scacciare quel pensiero e si rimproverò. Lei era una Narwhall.

<< E i Narwhall hanno la guerra nel sangue! >> Diceva sempre suo padre.

Doveva solo impegnarsi e tenere duro e forse un giorno sarebbe diventata anche lei un membro del Nucleo di Soppressione. Annuì a se stessa. Ci sarebbe sicuramente riuscita. Non avrebbe gettato la spugna come le sue sorelle, che avevano ripiegato sulla guarigione, con grande disappunto di tutta la famiglia. E pensare che i loro genitori si erano dati tanto da fare per istruirle adeguatamente in modo che potessero affrontare al meglio la vita nell’esercito.
Ellyone si costrinse a non scuotere la testa pensando al fatto che sia Ile che Arcadia avessero deciso di diventare guaritrici. Anche perché le sembrava ingiusto biasimarle completamente. La guarigione era una nobile arte e le sue sorelle erano professioniste apprezzate che avevano salvato molte vite con il loro lavoro. Tuttavia Ellyone non poteva fare a meno di pensare che avrebbero potuto essere più utili al paese se avessero seguito la vera vocazione dei Narwhall.

Sospirò e cercò di pensare ad altro. Purtroppo era difficile trovare qualcosa di positivo su cui concentrarsi in quell’ambiente lugubre. I suoi compagni sembravano condividere il suo pensiero visto che tutti apparivano giù di morale.

<< Tranne Snake! >> Si disse quando il suo sguardo cadde accidentalmente sul ragazzo che cavalcava a poca distanza da lei.

Sigmund Snake stava ben eretto sula sella e nulla nel suo atteggiamento sembrava indicare che stesse risentendo del viaggio, dei vestiti bagnati o dell’atmosfera.
Il viso aveva un’espressione seria e assorta che Ellyone gli aveva visto solo quando si impegnava in qualcosa che riteneva importante.

<< Ma che ha Snake? >> Si chiese. << Sono giorni che si comporta stranamente! Non ha protestato per la mia presenza in squadra, non ha fatto battutacce e non ha trattato male nessuno. Sta cavalcando con serietà e compostezza, nonostante questo viaggio sia pesantissimo… >>

Ellyone era perplessa. Vista l’inimicizia che c’era tra di loro, si era aspettata qualche frecciatina fin dalla partenza, ma Snake si era limitato a salutare tutti con un distaccato buon giorno e a montare in sella dopo aver ascoltato con attenzione le istruzioni dei professori.
Era stato assorto nei suoi pensieri per tutto il viaggio e a Forte Fiorito si era tenuto in disparte. Aveva mangiato velocemente e si era subito ritirato nella sua stanza. Quel mattino quando erano scesi nel cortile, Snake era già lì con gli insegnanti, in sella al suo Swenw pronto a partire.

<< Si sta comportando in modo impeccabile! >> Dovette riconoscere la ragazza.

<< E il fatto che sia così pensieroso…Che sia per l’esame? >> Si chiese incredula.  

Snake non aveva mai mostrato grande interesse per lezioni ed esami, ma forse stava cambiando. In fondo era un po’ di tempo che non faceva brutti scherzi ai suoi compagni e non era più tanto sfacciato con i professori. E veniva regolarmente a lezione senza che nessuno dovesse minacciarlo.

<< Forse ha finalmente capito che deve essere più serio e diligente! >> Si disse speranzosa.

In quel momento la voce di Sigmund la riportò alla realtà.

<< Vado a parlare con la prof! >> Sbottò, e prima che qualcuno potesse fermarlo stava già cavalcando verso il capo della fila. Sguardi increduli lo seguirono mentre bloccava il passaggio alla Sika, infrangendo una dozzina di norme del regolamento. Geltrude Sika era la professoressa che si era sempre mostrata più insofferente ai colpi di testa di Snake e gli studenti si aspettavano di vederla esplodere come i vulcani dell’Aras Tiris [3] a questa ennesima bravata. Invece la professoressa si mise ad ascoltare Snake con grande attenzione. I ragazzi intorno a loro, che potevano sentire quello che i due si stavano dicendo, sembravano preoccupati, gli altri si guardavano sempre più perplessi. Ellyone era troppo lontana per seguire il discorso, ma dai gesti della professoressa capì che qualcosa non andava.

La sensazione fu confermata quando Gertrude Sika diede ordine di estrarre le bacchette e invertire la marcia. Gli studenti erano spaesati, ma la professoressa non fece in tempo a dare spiegazioni.

Ellyone sentì un urlo alle sue spalle e si girò giusto in tempo per vedere un Fechupon [4]atterrare un suo compagno. In un attimo l’intero corteo si trovò accerchiato e fu il caos. Gli studenti non erano completamente impreparati all’attacco per via dell’ordine di estrarre le bacchette, ma non reagirono prontamente a causa della sorpresa. I soli Fechupon presenti nella barriera erano allevati alla foce dell’Odin [5] in apposite strutture.

Nel tumulto che seguì, il corteo si sfaldò e molti furono spinti lontano dalla strada. Superato lo shock iniziale, Ellyone iniziò ad analizzare la situazione. Era nel bosco con una decina di suoi compagni; tutti avevano perso i loro Swenw durante il primo attacco, ma la situazione non era molto grave. Anche se nessuno di loro aveva mai partecipato ad una battaglia reale, erano tutti ben addestrati ed i Fechupon erano avversari semplici per studenti del quarto anno. Ellyone riteneva che sarebbero facilmente riusciti a metterli in fuga nonostante la superiorità numerica. I compagni che erano con lei avevano evidentemente fatto il suo stesso ragionamento e si erano disposti in formazione di attacco, come gli era stato insegnato in addestramento. Le parole dei loro incantesimi risuonarono tra i rami ed il bosco si riempì di lampi blu e dorati.

Gli studenti, tuttavia, dovettero presto imparare che una battaglia vera è una cosa diversa da una sulla carta. Il fragore e la confusione ti impediscono di concentrarti e non è facile mantenere i ranghi nel tumulto della lotta. Per di più i nemici non ti danno il tempo di completare gli incantesimi o di estrarre le componenti ad essi necessarie.
Alcuni ragazzi caddero sotto gli artigli dei mostri mentre gli altri, stanchi e contusi, cominciarono a rendersi conto con angoscia che la magia non funzionava a dovere. Un Fechupon piombò sul compagno che copriva Ellyone spezzandogli il collo e poi si lanciò verso di lei colpendola all’addome e facendola stramazzare al suolo. Un altro nemico la afferrò per i capelli mentre ancora la testa le doleva per la botta, ma la ragazza ebbe la prontezza di difendersi.

<< Shat na Fleme, Nogmeginato! >> gridò alzando Shahrazad.

Dalla bacchetta partì un onda azzurra che in teoria avrebbe dovuto congelare tutti i mostri nell’arco di 20 git. In pratica, invece, il colpo ebbe effetto solo sul Fechupon più vicino, mentre gli altri, dopo un breve momento di stordimento, ripresero l’attacco come se nulla fosse.
Ellyone cercò di analizzare di nuovo la situazione, nonostante le facesse male ogni angolo del corpo. Ormai erano rimasti solo in quattro, ed erano tutti stanchi e feriti; la magia non aveva effetto e la superiorità numerica dei nemici era schiacciante. Non avrebbero resistito ad un altro attacco e lei non riusciva a vedere nessuna via di scampo. I suoi riflessi erano appannati e un Fechupon la colpì nuovamente ferendole braccio e fianco. Per la seconda volta Ellyone si accasciò al suolo. Aveva la divisa lacerata e sporca di terra e sangue, la testa le girava e sentiva un dolore acuto. In un attimo il mostro le fu addosso, ma quando stava per darle il colpo di grazia svanì in un lampo bianco. Tra gli spasimi del dolore, Ellyone vide la professoressa Sika avanzare con altri sei alunni. Tutti avevano ancora i loro Swenw e non sembravano feriti, anche se erano sporchi di sangue e terra. In un attimo Sigmund Snake le fu a fianco, smontò dallo Swenw e la sollevò da terra.

<< E’ ancora viva! >> Gridò alla Sika che, nel frattempo, aveva dato ordine a due studenti che erano con lei di soccorrere gli altri loro compagni, mentre lei e i restanti ragazzi combattevano contro i Fechupon. Uno di loro cercò di cogliere Snake alle spalle, ma lui se ne liberò facilmente e caricò Ellyone sul suo Swenw. Ellyone sentì Snake stringerla e si rilasso tra le sue braccia. Non aveva nulla da temere con lui.

<< Andrà tutto bene! >> Le sussurrò lui e queste furono le ultime parole che sentì prima di perdere i sensi.

 

***

Forte Fiorito sorge su una delle due strade che collegano Dalin [6] al resto del mondo, ed essendo l’unico svincolo verso la citta elfica nel sud di Kadma, nel corso dei secoli era diventato una piccola cittadina. La sua amministrazione, tuttavia, era ancora in mano all’esercito e per questo tutti gli uffici pubblici si concentravano nel forte che dava il nome alla città.

Il forte era una struttura abbastanza originale poiché, nonostante sorgesse in una zona pianeggiante, aveva una pianta irregolare che era dovuta al fatto che gli antichi costruttori avevano voluto sfruttare le correnti energetiche del pianeta per creare le mura magiche che lo circondano e gli danno il nome.

Le mura di Forte Fiorito, infatti, erano state ottenute usando la difficile tecnica del Legno Cantato [7] che aveva permesso di intrecciare migliaia di alberi di Orospino [8] e Argentario [9].

Poiché l’Argentario fioriva nei mesi invernali, mentre l’Orospino in quelli estivi, le mura erano sempre un trionfo di fiori e foglie.

<< Un maledetto spreco! >> Pensò il maggiore Frida, mentre osservava le mura dalla finestra della sala Florenzuoli nel palazzo della guerra. << Se ci fosse un attacco, tutti quei fiori andrebbero distrutti e le piante soffrirebbero! Ma cosa avevano in mente i druidi [10] quando hanno progettato questo posto! >> Si disse scuotendo la testa.

<< Sto cercando solo di distarmi! >> Gli fece notare il suo senso del dovere.

Frida sospirò. Era vero, ma l’indagine che le era stata assegnata era arenata nell’ennesimo vicolo cieco e c’era poco che lei potesse fare al momento.

<< Continuare a rimuginarci su è controproducente. >> Si disse mentre osservava la sala, una tipica struttura degli elfi silvani tutta legno e intagli con motivi floreali, che era occupata da una lunga tavola ovale. Da un lato si aprivano grandi finestre ad arco mentre dall’altro c’era una Gheimann-Ohji che occupava tutta la parete. I Gheimann-Ohji, in Lesio Kerisos Helos , erano stati creati da meno di 20 anni in seguito alla felice intuizione di un tecnico dell’ISMA [11] che aveva capito come sfruttare alcune proprietà delle sfere magiche per creare lastre magiche in grado di trasmettere informazioni. L’esercito le aveva impiegate subito e si erano diffuse nei forti come fuoco sulla paglia.

Frida osservò la parete con un po’ di disagio. Benché sapesse usare i Gheimann-Ohji e ne apprezzasse l’utilità, era un Eregorius della vecchia scuola ed era molto più a suo agio con i mezzi tradizionali.

<< Ma non si può fermare il progresso! >> Si disse.

<< Sto nuovamente divagando! >> Gli fece notare ancora il suo senso del dovere.

Frida sospirò irritata con se stessa. L’indagine era importante, e il suo sesto senso le suggeriva che aveva tralasciato qualcosa, ma al momento non era in grado di dire cosa e comunque non poteva fare molto fino a quando non si fosse aggiornata con la reverenda Idrill. Tanto più che era stata convocata a Namis e non aveva più nessuna scusa per ritardare la partenza.
La terza sezione investigativa, di cui Frida di Titana era il comandante, vantava il maggior numero di casi risolti ed era considerata la più efficiente dei servizi segreti. Per questa ragione, sulla sua scrivania arrivavano tutti i casi più complessi e delicati, compresi quelli che coinvolgevano importanti autorità del paese e che nessuno voleva seguire.

L’ultimo caso che le era stato assegnato era del tipo peggiore. Così delicato ed importante che per il momento la Reverenda Idrill aveva deciso di non informare delle indagini nemmeno il Conclave.
Per cui Frida era arrivata a Dalin con una scusa. Ufficialmente per dare supporto in un’indagine su un traffico di armi. Per evitare che qualcuno sollevasse obiezioni sulla sua presenza a Dalin sostenendo che la terza sezione dovesse essere impegnata per questioni più importanti, la Reverenda Figlia aveva fatto in modo che l’assegnazione sembrasse un gesto di cortesia e un premio per il suo rendimento. Infatti sua sorella minore Mika era a Dalin per un corso di perfezionamento al termine del quale avrebbe sostenuto la difficile prova della Carità e della Speranza necessaria per l’abilitazione al IV livello. Coinvolgere Frida nell’indagine sul traffico d’armi significava darle la possibilità di assistere alla prova e, in caso di successo, alla cerimonia di promozione dell’amata sorella senza che dovesse chiedere un permesso [12].

Non c’era membro nell’esercito che non conoscesse la storia di Lady Frida di Titana, la migliore investigatrice del cerchio. Come molti altri Eregorius, i genitori di Frida erano morti durante il conflitto lasciando lei e tre fratelli più piccoli di cui l’elfa si era presa cura da sola nonostante i sui crescenti impegni nell’esercito. Per molti soldati, Frida era stata un fulgido esempio di dedizione. Purtroppo anche Daleen e Sirim, due dei suoi fratelli,  erano deceduti servendo la patria, e ora le restava solo Mika, la più piccola dei quattro, che non aveva potuto intraprendere la carriera di Eregorius a causa della sua salute troppo cagionevole. Vista l’indiscussa stima che tutti provavano nei confronti del comandante della terza sezione, Lady Idrill era certa che nessuno avrebbe osato allontanarla dalla città prima della cerimonia, il che le avrebbe permesso di condurre le sue indagini con relativa tranquillità.
La scusa aveva funzionato fin troppo bene. Visto il suo ottimo rendimento, Mika era stata invitata a concludere l’ultima parte dell’aggiornamento a Namis, e il Sommo Maestro in persona aveva convocato anche lei per affidarle un delicato incarico che le avrebbe permesso di passare qualche altro mese con la sorella. E Frida non poteva rifiutare, anche perché i trafficanti d’armi erano stati catturati e l’indagine per cui era stata mandata ufficialmente nel distretto di Dalin stava per concludersi. Si trattava solo di trovare dove erano state prodotte materialmente le armi sequestrate, ma di questo poteva occuparsi tranquillamente la polizia di stato.
Frida quindi era in attesa dei colleghi per effettuare il passaggio di consegne. In realtà avrebbe già dovuto passare l’incarico e partire per Namis quella mattina, accodandosi al gruppo di studenti dell’Arpa che era diretto in città per l’esame semestrale, ma era riuscita a ritardare la partenza con la scusa di voler coordinare l’arresto di uno dei trafficanti personalmente. Qualcuno avrebbe potuto accusarla di eccesso di zelo, ma la cosa era poco importante, visto che Frida doveva accertarsi che i trafficanti non avessero informazioni utili per la vera ragione che l’aveva portata a Dalin, un traffico ben più oscuro e pericoloso di quello di armi. Frida infatti stava indagando su un traffico di persone e organi finalizzato alla negromanzia. Il crimine era abominevole, ed era uno dei più gravi del loro codice. Le indagini su questo tipo di attività oltre ad essere spiacevoli, erano sempre delicatissime perché nessuno a Kadma avrebbe potuto praticare la negromanzia in modo sistematico senza un qualche tipo di protezione politica. Ma questo caso in particolare era molto più grave degli altri, perché Frida aveva trovato prove dell’esistenza di un’organizzazione criminale che sembrava aver contaminato non solo il Goldor, ma anche le alte sfere delle Truppe Speciali. Era stata inviata nel distretto di Dalin proprio per indagare su alcuni colleghi, ed inizialmente la madre l’aveva favorita, perché durante le indagini sul traffico di armi erano emersi collegamenti con la misteriosa organizzazione di negromanti. Purtroppo, dopo mesi d’indagine non era riuscita a trovare nulla di più concreto di qualche documento con riferimenti criptici o superficiali. Quest’organizzazione sembrava essere come l’Uyxayde [13]

<< Eppure non ho considerato qualcosa! >> Le disse il suo sesto senso per l’ennesima volta.
<< Lo so!>> Ammise, spostando una ciocca bionda che era sfuggita alla sua acconciatura. L’aspetto di Frida era inusuale per un silvano. Come gli elfi della sua razza era alta e slanciata e aveva un viso regolare e solare, ma i suoi capelli erano di un biondo molto chiaro e i suoi occhi erano azzurro mare. Questi due tratti non erano diffusi tra i silvani ed erano oggetto di un certo apprezzamento, che da giovane l’aveva infastidita molto.
<< Dovrò riguardare tutte le carte sul caso… >> Mentre faceva questo pensiero la porta della sala si aprì e Maharan e Jasea entrarono.

Maharan era poco più giovane di Frida e prestava servizio nell’unità anticrimine di Forte Fiorito. Era un elfo più alto della media, con un viso di un ovale perfetto in cui si incastonavano grandi occhi marroni. I suoi capelli castani erano raccolti in una treccia che era adornata con fiori e rametti di Haiamen [14] secondo la tradizione.

Anche Jasea, il comandante di Forte Fiorito, portava fiori e rametti intrecciati tra i capelli castano chiaro raccolti in una acconciatura, troppo elaborata per i gusti di Frida, che terminava in una coda di cavallo. I suoi occhi verdi si posarono immediatamente su di lei e la squadrarono da cima a fondo.
In altre circostanze Frida si sarebbe rimproverata per aver dimenticato di intrecciare dei fiori tra i capelli o almeno dei rametti di Asfea [15] come ogni altro silvano che si rispetti, ma in quel momento era troppo concentrata sull’atteggiamento degli elfi che erano appena entrati.
Benché fossero entrambi molto composti, era evidente che fossero preoccupati e portassero brutte notizie.

<< Lady Frida. >> La salutarono con un lieve inchino.
<< Che succede Jasea? Ci sono problemi? >> Chiese anticipando il comandante.
Sia Jasea che Maharen parvero sorpresi per la sua domanda, ma si ricomposero subito.

<< Lady Frida, è appena arrivato un messaggio da Dalin .>> Disse Maharen cercando evidentemente di controllare il tono di voce. << Sua sorella ha avuto un incidente. >>
Quelle parole furono sufficienti a far dimenticare a Frida qualunque problema, compresa la delicata indagine che stava seguendo, ma da Eregorios quale era mantenne la sua compostezza.
Jasea, tuttavia, si affrettò a rassicurarla.

<< Non preoccuparti. Non corre pericolo. >>
Sia lei che Maharan potevano ben immaginare come la notizia fosse stata recepita anche se il maggiore non lasciava trasparire i suoi sentimenti.

<< Cos’è successo? >> Chiese Frida, facendo un grande sforzo per controllare la voce.

<< Sono mesi che l’albero sacro è irrequieto, e Mika ha deciso di provare a parlargli. >>

Per un attimo, nonostante il suo addestramento, Frida sbiancò.

<< Benedetta ragazza! >> Non riuscì ad evitare di dire. << Sa perfettamente che non può parlare alla natura senza supervisione! Rischia di perdersi o di consumare tutta la sua energia magica e morire. >>

<< Da Dalin ci dicono che al momento è priva di sensi, ma non è in pericolo. Secondo i guaritori ha solo bisogno di un periodo di riposo, ma la terranno qualche giorno in osservazione per sicurezza. >> Le spiegò Jasea.

Frida annuì sentendosi più tranquilla. << Questo mi rincuora. >> Disse.
Poi scosse la testa. << Vorrei sapere cosa credeva di fare? >>

<< Ha solo cercato di capire le ragioni dell’agitazione del sacro albero! >> Jesea cercò di spezzare una lancia in favore di Mika.

Il maggiore intanto si stava rimproverando mentalmente. Conoscendo il carattere della sorella, avrebbe dovuto immaginare che avrebbe tentato di parlare a quell’albero impossibile nonostante le sue raccomandazioni. La città di Dalin era protetta dall’unico esemplare attualmente noto di Pero Sapiente, un albero magico benedetto dalla Madre con il dono dell’intelligenza, ma dal carattere molto difficile. Da tempo il sacro albero li avvisava di un pericolo, ma le indagini condotte dagli elfi non avevano rilevato minacce.

<< Jasea, parlare alla natura è un’arte molto difficile e pericolosa. >> Disse Frida. << E anche se mia sorella ha il talento per padroneggiarla, non può usarla con leggerezza. Tanto più che le informazioni ricavate dalle piante, compreso il Sacro Pero, sono spesso difficili da capire e interpretare visto che le piante parlano per emozioni. Ci vuole un druido esperto… >>

<< Ma sua sorella ha capito il Sacro Albero, lady Frida >> Intervenne Maharan. << O almeno così sembra! >> Si corresse l’elfo difronte all’occhiata sorpresa del maggiore.

<< Gia! >> Intervenne Jasea. << Sembra che il Sacro Pero abbia mostrato a tua sorella delle creature oscure che si aggirano per l’Endarin. >>

<< Dove di preciso? >> Chiese Frida, il suo io investigatore improvvisamente all’erta.

<< Tra la barriera e il territorio di Namis. Purtroppo Mika ha perso i sensi prima i poter dire altro. >> Spiegò Jasea.

<< Ha parlato di demoni! >> Precisò Maharan guadagnandosi un occhiata di disapprovazione dal comandante, ma catturando l’attenzione immediata di Frida.

<< Per le piante tutte le creature oscure sono demoni! >> Disse Jesea con tono di rimprovero. << Ma non è possibile che dei demoni vengano evocati in quella parte dell’Endarin. A parte che questo bosco è troppo impervio perché un mago oscuro sano di mente decida di farvi alcunché, quella zona è vicina ai confini dell’antica Lothis [16].La magia della luce dovrebbe impedire qualunque infiltrazione! >>

Frida non era d’accordo. Né l’impenetrabilità dell’Endarin né la magia della Luce erano deterrenti per maghi oscuri abbastanza motivati o abbastanza disperati.

<< E demoni e negromanzia vanno a braccetto! >> Si disse ripensando ad alcuni indizi emersi dall’indagine segreta che le era stata affidata.

<< Tuttavia non è detto che qualcosa non ci sia nell’Endarin! >> Disse.

Jesea annuì. << Ho avvisato Namis e i forti lungo il confine. Manderanno qualcuno ad indagare. >>

<< Mandiamo anche noi delle squadre a perlustrare la zona. >> Disse Frida. << Queste creature potrebbero avere a che fare con i nostri trafficanti. >>

<< Lo penso anche io. >> Disse Maharan. << Onestamente, la consegna di armi che abbiamo sventato mi è sembrata un diversivo. >>

Frida aveva avuto la stessa impressione.
<< Vai nell’Endarin con la tua squadra. >> Disse all’elfo facendogli in cenno con la testa. << E cerca di scoprire qualcosa. >>

L’elfo si illuminò a quell’ordine. Maharan aveva affrontato quel particolare caso con una passione che aveva sorpreso tutti. Fece un inchino e lasciò la stanza.

<< Pensi veramente che siano i trafficanti? >> Chiese Jesea.

<< Non lo so. >> Rispose Frida. << Sono emersi evidenti indizi sul fatto che questi trafficanti hanno contatti con maghi oscuri. Ma le presenze avvertite dal Sacro Albero potrebbero non avere nulla a che fare con loro. Potremo farci un idea solo dopo che le squadre faranno rapporto. >>

<< Almeno abbiamo un riferimento geografico da cui partire. >> Disse Jesea ripensando ai mesi di indagini a vuoto.

In quel momento un campanello scattò nella mente di Frida.
<< Gli studenti che stavano andando a Namis…dovrebbero essere quasi arrivati nella regione. >>

Il volto di Jesea si scurì a quelle parole. Se il gruppo aveva rispettato la tabella di marcia, al momento era nell’area indicata da Mika.

<< Manda un messaggio alla Torretta e chiedi che una squadra vada loro incontro. >> Disse Frida.
<< Giusto per sicurezza. >>

Jesea annuì. Gli studenti erano accompagnati da tre Eregorius esperti, tra cui Gertrude Sika, quindi difficilmente avrebbero corso rischi anche se le misteriose presenze avessero deciso di attaccarli. << Cosa molto improbabile. >> Pensò Jesea. I Maghi viaggiavano con le loro insegne ben in vista e pertanto erano facilmente riconoscibili. Nessun mago oscuro avrebbe attaccato tre Eregorius del loro livello a così poca distanza dalle terre elfiche. Era molto più probabile che gli eventuali criminali si tenessero alla larga per finire qualunque cosa avessero iniziato una volta che il corteo dell’Arpa fosse stato a distanza di sicurezza. Tuttavia l’ordine di Frida era sensato.

<< Con gli amici delle tenebre non si è mai troppo cauti. >> Disse annuendo al maggiore con un cenno di approvazione.

 

***

 

Soccorsi i loro compagni, i ragazzi serrarono nuovamente i ranghi, respingendo con facilità gli attacchi nemici. La professoressa Sika era una veterana della Lunga Guerra e aveva capito subito perché gli incantesimi basati sulle forze elementari che determinavano effetti fisici erano inefficaci. Semplicemente i loro avversari non erano Fechupon, ma Hjiam-Af, i Masheras Daghorus comunemente detti demoni dell’illusione [17],contro i quali erano necessari incantesimi sacri non ancora padroneggiati da studenti del IV anno. Pochi ragazzi si erano resi conto dell’inganno e avevano avuto la prontezza e la capacità di reagire. La presenza dei demoni significava che da qualche parte c’era almeno un mago oscuro che li aveva evocati, e doveva essere molto potente, visto che aveva quasi ingannato persino lei. La professoressa sapeva che non aveva senso combattere i demoni, visto che la loro vera essenza non era su questo piano di esistenza, ma era necessario abbattere l’evocatore. Chiunque fosse, però, aveva alzato un potente campo magico per non farsi trovare, per di più un campo sfasato [18]. Erano anni che non affrontava un avversario tanto abile. Forse con l’aiuto dei colleghi sarebbe riuscita a stanarlo, ma si erano separati all’inizio dello scontro. Chi li aveva attaccati aveva cercato di renderli inoffensivi con una gabbia mistica. Lei e i suoi colleghi avevano impiegato solo pochi secondi per annullate la magia, ma erano stati sufficienti perché molti ragazzi, spaventati, si disperdessero. Gli studenti dei corsi avanzati non avrebbero mai rotto i ranghi in quella situazione anche senza la supervisione di un insegnante, ma non si poteva pretendere tanta lungimiranza da ragazzi così giovani.
In quella situazione, non avevano potuto fare altro che separarsi per cercare quanti si erano inoltrati nell’Endarin. Ragazzi del quarto anno non erano in grado di affrontare questo tipo di attacco, anche se alcun di loro si erano comportati molto bene. La sua priorità al momento era portare il gruppo che aveva raccolto al sicuro e possibilmente salvare qualcun altro lungo la strada.

La soluzione migliore sarebbe stata dirigersi verso il fiume Speranza che segnava l’inizio delle terre degli elfi ed era protetto dalla loro magia. Le sue acque erano sacre ed i demoni non avrebbero potuto avvicinarsi ad esse. Tuttavia, le distorsioni create dagli incantesimi e dal campo magico del nemico le impedivano di definire con precisione la direzione in cui si trovava il fiume. Si accorse, inoltre, che il loro avversario aveva anche lanciato un incantesimo di distorsione dello spazio, probabilmente per farli finire in trappola.

 << Veramente diabolico. >> Pensò mentre stendeva altri quattro demoni.

Sigmund stava facendo gli stessi ragionamenti della sua insegnante, ma era molto meno propenso a lodare il loro avversario. Anzi, mentalmente lo stava apostrofando con epiteti che neanche lui avrebbe mai pensato di poter usare contro qualcuno. << Probabilmente sta usando la Visione di Jesel [19] o roba simile per colpirci a distanza, quel xxxxxx xx xxxx [20]. Potrebbe essere ovunque il bastardo xxxxx! >> Pensò. << xxx! Se solo riuscissi ad identificare il centro del campo di occultamento, o almeno il flusso magico del fiume Speranza! >>

Aris giunse in suo soccorso. << La Speranza è a nord dalla tua posizione, dietro quella radura. >>  La sua voce impassibile risuonò direttamente nella sua testa. << Il nostro avversario invece è a sud, Fuori dall’Endarin. Siamo molto lontani da lui. >>

Sigmund sarebbe voluto partire immediatamente alla ricerca del disgraziato che era la causa di tutto quel tumulto, ma questo significava abbandonare i suoi compagni.

<< Se la caveranno da soli! >> Pensò senza convinzione mentre la sua coscienza lo pungolava. Ellyone, in quel momento gemette. Aveva bisogno di cure urgenti. La coscienza di Sigmund si fece ancora più insistente. Da quello che aveva visto, i suoi compagni non avevano idea di quello che stavano facendo e certo la Sika da sola non poteva difenderli in eterno.

<< Ci sono altri superstiti? >> Chiese ad Aris.

<< 2 a nord, 4 a sud e 5 a ovest. >> Rispose lei.

Sigmund capì che non era possibile aiutare tutti. Spronò lo Swenw e si avvicinò alla Sika.

<< Ho identificato il flusso di energia del fiume! >> Urlò.
Lei capì al volo e diede ordine a tutti i presenti di seguirlo. La professoressa aveva trovato un inatteso quanto valido aiuto in Sigmund Snake. Non solo il ragazzo aveva percepito l’aura maligna dei nemici per primo, ma aveva capito da solo la loro natura di demoni e si era comportato in maniera eccellente durate tutto lo scontro. Era stato più abile di quanto la Sika si aspettasse.

<< Troppo abile per la sua età! >> Si disse la donna. Un campanello suonò nella sua mente, ma la Sika era una guerriera consumata e sapeva quando era il caso di mettere da parte i pensieri non direttamente utili alla sopravvivenza fisica. Avrebbe pensato a Sigmund Snake dopo.  

Il gruppo cavalcò verso nord, soccorrendo per strada altri due compagni, e sbucò su un costone di roccia. Il fiume Speranza scorreva una decina di git più in basso. Era in piena per lo scioglimento primaverile dei ghiacciai. I nemici avanzavano minacciosamente alle spalle dei superstiti. La Sika non poté fare altro che ordinare a tutti di buttarsi in acqua.


Note:

[1] Strade della Magia: termine introdotto da A. Papel nella VI era per indicare l’insieme di tecniche che consentono di viaggiare nello spazio. Il nome deriva dal suo famoso saggio Regathas-Mogh in cui lo studioso ha raccolto e classificato tutte le tecniche di viaggio note fino alla sua era. La classificazione di Papel distingue 3 famiglie di tecniche di viaggio: Vie, Ponti e Porte. Le Vie sono gallerie extra dimensionali che collegano due punti nello spazio, possono essere permanenti o temporanee e attualmente se ne distinguono 11 diverse categorie. I Ponti sono tecniche che consentono di saltare da un punto all’altro dello spazio e  pertanto si prestano all’uso individuale. I Ponti sono distinti in 5 categorie e sono generalmente più facili da utilizzare rispetto alle Vie,  ma non creano nessun passaggio permanente. Inoltre l’energia necessaria per un Ponte è proporzionale al numero di persone che deve essere trasportato e alla distanza tra luogo di partenza e luogo di arrivo, mentre l’energia per la creazione di una Via è costante e dipende dalla categoria di Via che si intende creare. Le Porte, dette anticamente Portali o Passaggi, sono degli squarci nello spazio. Le Porte sfruttano l’energia del pianeta e sono indifferenti alla distanza, ma sono anche molto più difficili da creare. Si distinguono in 13 categorie delle quali 10 sono solo teoriche.Back-->

[2] Il nome Endarin può essere tradotto come “bosco interno” o “bosco che è dentro”. Il nome deriva infatti dall’unione di due parole in Lesio:  Arin, che significa bosco/selva, e End, sostantivo che indica ciò che è all’interno o contenuto in qualcos’altro.Back-->

[3] Aras Tiris: detta comunemente Terre di Fuoco o Terra dei Giganti, è una regione che sorge quasi al centro del continente ed è dominata dalla catena dei Flamesi. E’ famosa per essere la zona con il maggior numero di vulcani attivi di Arda e prima della lunga guerra era stata dimora dei Muspell, i Giganti di Fuoco.Back-->

[4] Fechupon: impropriamente detti demoni succhia-sangue, sono dei grossi anfibi feroci e scarsamente intelligenti originari dell’area del Grande Golfo. Sono creature dalla forma vagamente umanoide con teste tozze munite di sei occhi e pelle liscia e oleosa di colore scuro. Vivono in branco e generalmente sono animali notturni, ma nel periodo dell’accoppiamento cacciano anche di giorno. Non dispongono di particolari capacità magiche, ma la loro pelle li rende resistenti agli incantesimi minori.  I loro organi e liquidi corporei sono ingredienti usati in diverse pozioni e la loro pelle è usata per la fabbricazione di diversi accessori magici per la facilità con cui assorbe la magia.Back-->

[5]Odin: fiume che nasce dal monte Sunmesi e sfocia nel Belenam. E’ famoso perché scorre a breve distanza dall’Arpa e da Taris.Back-->

[6] Dalin, detta la Città Albero perché è stata costruita collegando centinaia di alberi secolari, sorge molto all’interno dell’Endarin, in un luogo così impervio che solo la tenacia degli elfi avrebbe potuto rendere abitabile. Per via della sua ubicazione, la città può essere raggiunta solo da due strade, una a nord che parte da Aurora e una a sud che parte da Forte Fiorito. In realtà esistono altre due strade che raggiungono Dalin, una che termina poco lontano dalla Torre d’Avorio e una che collega la città alla Strada di Giada nel tratto tra Namis e l’Arpa, ma sono poco più di mulattiere e vengono usate solo dagli Eregorius o da qualche funzionario in caso di necessità.Back-->

[7] Legno Cantato: detto Jahalen Gneko in elfico e Aheleto Krothe in Lesio, è un insieme di tecniche molto complesse che consentono di modellare e attribuire proprietà magiche a piante o parti di esse lasciandole vive e sane. Benché tecniche simili sembra siano state sviluppate anche da altri popoli, il Legno Cantato è comunemente associato alla cultura elfica e in particolare alla tradizione dei druidi elfici che durante la V era diedero un fondamentale contributo allo sviluppo della magia.Back-->

[8]Orospino: nome comune dell’Egheita Sueite , pianta tipica delle regioni meridionali di Arda, diffusa in particolare nell’isola di Logos, si caratterizza per un tronco contorto e spinoso, piccole foglie verde scuro e fiori dal tipico colore dorato che assorbono la luce del sole e per poi disperderla nelle ore notturne. La pianta fiorisce nei mesi estivi e primaverili ed è stata a lungo usata da vaie popolazioni in alternativa alle torce, ai fuochi fatui e alle luci alchemiche.Back-->

[9] Argentario: nome comune dell’Agoyh Gliarlinis , è una pianta tipica delle regioni nordiche che fiorisce in inverno e si caratterizza per un tronco irregolare sul quale crescono gruppi di grandi foglie argentate e fiori dello stesso colore. I fiori hanno la proprietà di assorbire la luce solare e diffonderla nelle ore notturne emanando un caratteristico bagliore argentato. Molto più rara dell’Egheita Sueite, la Agoyh Gliarlinis era considerata da molte popolazioni del nord come una pianta sacra.Back-->

[10] Il termine Druido è comunemente usato dagli Elfi per indicare coloro che si impegnano in attività legate alla cura della natura ad alto livello, come gli Esperti di agraria di Taris o di botanica di Titana. Gli elfi silvani in particolare usano il termine anche come formula di rispetto verso coloro che mostrano una particolare affinità con la natura. La parola deriva dalla tradizione del Druidesimo, che si era diffusa nelle aree meridionali di Arda durante la VI e la V era. Il Druidesimo era un insieme di pratiche magiche che spaziavano in numerosi campi, ma anche uno stile di vita che ebbe molta influenza sulla cultura elfica che ancora oggi ne abbracciano molti precetti. Da un punto di vista scientifico, il Druidesimo è stato una disciplina a se stante fino alla fine della V era, ma nella VI è stata assorbita da discipline più specifiche. Oggi non esiste più come materia di studio e viene ricordata solo nelle leggende e nelle storie.Back-->

[11] L’Istituto per lo Sviluppo della Magia Avanzata (ISMA) di Titana è il principale centro di ricerca di Kadma.Back-->

[12] Durante la guerra, con l’aggravarsi della situazione nella barriera, molti abitanti di Kadma avevano abbracciato l’irragionevole idea secondo cui gli Eregorius dovessero dedicarsi esclusivamente all’attività bellica e non avessero diritto ad una vita privata. Per evitare che i soldati incorressero nel pubblico biasimo, si era pertanto diffusa l’usanza di assegnare ai più meritevoli degli incarichi temporanei nelle città di residenza dei loro familiari nel caso i soldati avessero la necessità di ricongiungersi ad essi.Back-->

[13] Uyxayde mitico essere dalle grandi proprietà magiche citato nelle tradizioni di molti popoli. Nelle leggende elfiche assume spesso la forma di un uccello dal piumaggio oscuro o di una bambina dai lunghi capelli argentati. Secondo la tradizione Elfica che è confluita nel famoso ciclo Aluriano, la Uyxayde è un essere estremamente sfuggente. Nelle leggende più antiche non può essere né vista né toccata e si manifesta solo attraverso alcuni segni fisici come impronte o capelli e piume persi nei posti in cui è solita passare. Numerose sono le storie che parlano della caccia, solitamente infruttuosa e dal finale tragico, alla Uyxayde. La Uyxayde viene spesso citata anche in molte filastrocche, canti e poesie come metafora di ciò che non si può ottenere.Back-->

[14] Haiamen, nome elfico della Belisma – Sel , nota comunemente come lacrime di Belisma o gocce di luce, è una pianta da fiore tipica nel Narwhaim che si caratterizza per piccole foglie verde chiaro e fiori dal colore intenso giallo arancio. La pianta ha varie applicazioni nel campo delle pozioni ed è l’ingrediente principale di molte pozioni di fortuna, buona sorte o modifica del destino soggettivo. Gli elfi silvani usano agghindare i loro capelli e gli abiti con questo fiore nei mesi primaverili in segno di buon auspicio.Back-->

[15]Asfea, nome elfico della Magahuil Helo , pianta tipica della costa occidentale di Arda, si caratterizza per un tronco molto chiaro, quasi bianco e per piccole foglie argentate. E’ usata in molte pozioni o per la creazione di artefatti magici.Back-->

[16]Lothis, regno elfico creato alla fine della V era con capitale Namis. Nella VI era è confluito nella Federazione degli Stati di Arda di cui è stato uno dei regni più importanti fino alla Lunga Guerra.Back-->

[17]Masheras Daghorus (nome magico: Hjiam-Af) detti Demoni dell’illusione in lingua comune, sono delle entità incorporee che vivono in un altro piano d’esistenza. Possono essere evocati con un complesso rituale e si manifestano come una foschia semitrasparente. I Demoni d’illusione hanno la capacità di generare illusioni nella mente delle vittime  e non possono essere distrutti se non nel loro piano d’esistenza. Per accedere a tale piano è necessario entrare nel cerchio che li ha evocati. Se il cerchio viene distrutto i demoni perdono la capacità di agire sul piano reale. I demoni sono fortemente legati alla volontà del mago che li ha evocati, per cui il mago viene ucciso i demoni vengono distrutti.  Back-->

[18] Esistono numerosi tipi di campo magico. Quelli a cui si riferisce la professoressa Sika sono campi di occultamento ed esclusione, che possono essere usati per numerose applicazioni, tra cui nascondere un oggetto o una persona. I maghi esperti sono generalmente in grado di percepire la presenza del campo e, con complesse operazioni di calcolo, anche definire la posizione della fonte di generazione. Questa operazione, tuttavia, risulta molto difficile da compiere senza supporti magici nel caso dei campi sfasati. (In queste sede non si entra nei dettagli tecnici. Per approfondimenti sui campi e sulle tecniche per identificarli vedere “Ashei Moghe”di A.P.Papell; “Gigias Moghe Phila” di S.G. Chang e “Defise a Mogh Ashos y Durkut Minol” di E. Gloryhart).
I campi sfasati sono molto efficaci durante le battaglie perché anche i maghi più esperti non hanno gli strumenti e il tempo di identificarli nel tumulto della lotta. Tuttavia questi campi sono molto difficili da generare e mantenere, perché sono instabili per loro natura, e solo i maghi più abili e potenti sono capaci di compiere altri incantesimi mentre stanno reggendo un campo del genere.Back-->

[19] L’incantesimo a cui fa riferimento Sigmund consente ad un mago di esercitare la sua magia in un luogo fisico, senza esserci realmente. Questo tipo di incantesimo richiede una approfondita conoscenza di numerose discipline tecniche tra cui la mentalica. L’incantesimo, non appartiene, di per sé alla magia nera, ma era stato  ugualmente bandito dal Goldor, per cui apparteneva alle Arti Proibite.Back-->

[20] Alcune parole sono censurate in quanto eccessivamente volgari.Back-->

 

Utilities

Mappa di Kadma: https://www.deviantart.com/enoa79/art/Kadma-Map-716862960


Link al fumetto

L'opera nera - pag 1: https://www.deviantart.com/enoa79/art/L-Opera-Nera-Capitolo-1-Pag-1-347046961

Galleria

Deviantart: https://www.deviantart.com/enoa79

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