Epistole dal viaggio - An Ariadonne Side Story

di DiasproInmay
(/viewuser.php?uid=130883)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Prefazione ***
Capitolo 3: *** Prima lettera ***
Capitolo 4: *** Seconda lettera ***
Capitolo 5: *** Terza Lettera ***
Capitolo 6: *** Quarta Lettera ***
Capitolo 7: *** Quinta Lettera - Parte Prima ***
Capitolo 8: *** Quinta Lettera - Parte Seconda ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Da leggere dopo: Capitolo 3 parte 4
 
***
Appena la porta si chiuse dietro alla ragazza, non potei fare altro che stringere i pugni.
La mia rigida educazione da sacerdotessa mi aveva plasmato ad obbedire ciecamente alla mia maestra ma, dentro di me, la mia anima sobillava come non mai.
Nessuna mia opposizione riuscì a convincerla.
Non meritavo di essere lasciata indietro, non dopo avermi trascinato nella ricerca di quei manoscritti per recuperare il rituale proibito.
L’avevo seguita nonostante le mie perplessità e paure, le avevo giurato di aiutarla e seguirla anche fino nel regno dei morti. Mi ero preparata anche a subire la condanna della congrega…
Il giorno prescelto per squarciare le regole di Ariadonne lei mi ha affidato un compito banale “Che solo io ero capace di fare”.  Non mi ci volle molto a capire le sue intenzioni ma, quando tornai per impedirle di partire da sola, lei non c’era già più. Non sapendo in che luogo avrebbe portato le ceneri della Venerabile per eseguire il rituale, mi precipitai alla congregazione
Sapevo che, qualsiasi esito avrebbe avuto il rituale, lei si sarebbe diretta lì.
Mai mi sarei immaginata però, che l'avrei rivista come prigioniera delle guardie.
Grazie alla dea, le cose sono andate nel verso che desiderava la mia maestra. 
Il rituale, in un certo senso, era riuscito e la congregazione le aveva dato il permesso di perseguire i suoi intenti, seppure senza il loro sostegno.
Dovendo attendere la fine della loro riunione in disparte, decisi di sfogare la rabbia tirando un po’ con l’arco.
Andai nell'area allenamento con la mia fidata arma, incoccai una freccia e centrai il primo bersaglio.
La mia concertazione era perfetta anche da adirata, mi serviva qualcosa di più difficile così incantai i bersagli affinché potessero muoversi.
Uno, due, tre, quattro centri. Era ancora troppo facile, troppi pochi bersagli.
Decisi aumentare la difficoltà moltiplicando gli oggetti da colpire e rendendoli ancora più veloci.
Le mie mani scivolavano svelte nella faretra, le mie dita riuscivano ad incoccare una freccia al buio e i miei occhi inquadravano un obiettivo a lunghe distanze.
Ero pronta per scendere in battaglia, perché Xandra non lo capiva?
«Ehi, rossa!» una voce turbò la mia concentrazione, la freccia che avevo appena incoccato partì senza controllo schivando il bersaglio.
«Chi sei tu?» mentre gli rispondevo scocciata, la freccia rimbalzò sul muro tornando indietro.
«Dovresti fare più attenzione» senza che me ne accorgessi la creatura che mi aveva interrotto si palesò affianco a me, fermando la freccia che stava per colpirmi. 
Era stato così veloce che non ho percepito il suo movimento.
«La tua maestra ti cerca» aggiunse spezzando la freccia. Era lo spocchioso ialino nero con cui Xandra sembrava fin troppo amica. 
Non mi spiegò mai come si sono conosciuti o perché il loro rapporto sembrava molto intimo e la cosa mi innervosiva. La mia maestra era una donna misteriosa e indecifrabile
Senza degnargli di una risposta recuperai le frecce incastrate nei bersagli e tornai nella stanza che condividevo con la mia maestra.
«Mi stavo domandando dove eri finita» esclamò Xandra appena solcai la porta. Indossava la sua veste da notte.
«Avete già finito la vostra riunione? Come è andata?» le domandai con tono irritato, sapevo che non avrei ricevuto una risposta esaustiva e non avevo intenzione di nascondere ancora il mio disappunto.
«Si» mi rispose alzandosi in piedi e, dopo aver finito di pettinarsi i capelli, si infilò sotto le coperte.
«Partiremo domattina, ho bisogno di riposare» sussurrò con voce delusa. Non le andava giù la mia reazione ma non mi dispiaceva deluderla, non in quel caso.
Rassegnata mi sistemai anche io per la notte e mi infilai nel letto affianco al suo.
Lei già dormiva, ed era una cosa davvero inusuale. Probabilmente gli ultimi avvenimenti l’aveva davvero provata. La osservai un'ultima volta e mi addormentai.
 
Nel bel mezzo della notte sentimmo un grido provenire dalla stanza affianco. Sobbalzai tra le coperte ma, quando vidi la mia maestra precipitarsi fuori dalla stanza con il volto preoccupato, ma non allarmato, compresi che probabilmente doveva trattarsi di quella ragazza…
Richiusi gli occhi a forza e tornai a dormire disturbata, da quando era arrivata lei mi sembrava di essere diventata invisibile agli occhi di Xandra.
Ne ebbi la dimostrazione quando mi svegliai, il mattino seguente, il letto della maestra era già vuoto e i suoi bagagli erano stati portati via.
Mi sentii sul punto di piangere, una parte di me sperava che lei cambiasse idea, speravo che, da un momento all'altro, si girasse verso di me per rimproverarmi “Allora non sei ancora pronta?”.
Ma consciamente sapevo che non sarebbe successo. Per calmarmi feci un interminabile bagno e mentre, uscivo dalla vasca, sentii qualcuno entrare nella stanza.
Non riconobbi i passi, indossava delle scarpe che, sbattendo con la suola sul pavimento, facevano dei rumori insoliti.
«Afala, sei qui?» quando i passi si interruppero, udii la voce della mia maestra bussare alla porta del bagno con determinazione.
«Sì» le risposi mostrandomi.
Xandra indossava un inusuale completo da avventuriero con pantaloni, protezioni di cuoio e un mantello color sabbia.
«Sto andando a svegliare la venerabile Ginozkena, appena sarà pronta ci dirigeremo al molo» mi comunicò distante.
«Va bene» le risposi strofinandomi i capelli.
Xandra attese qualche minuto eventuali quesiti o ennesime opposizioni ma io, ero stanca di correrle dietro.
La notte mi aveva “donato consiglio”, avevo accettato, anche se a malincuore, il mio ruolo nelle retrovie e non le dovevo più nulla.
In silenzio la vidi allontanarsi.
«Nell'armadio c’è qualcosa per te» con queste ultime parole chiuse la porta dietro di se. Tornai in bagno senza neanche farmi attraversare dalla curiosità.
Stava davvero partendo senza di me.
Mi specchiai, cercavo di sistemare quella mia patetica figura. Da quel momento in poi non sapevo che fare. Avrei potuto dirigermi al tempio e ritornare alla mia mansione ordinaria di sacerdotessa, in attesa di notizie, oppure rimanere lì, accedere alle conoscenze della congrega e magari studiare qualche nuova conoscenza per ampliare le mie capacità.
Fino a quel momento avevo vissuto la mia vita sotto l’accurata guida della mia maestra. Ma ella era andata via senza darmi un compito.
Quella sensazione di vuoto mi confondeva, potevo fare tutto ciò che volevo, tranne ciò che desideravo.
Dopo una decina di minuti tornai nella stanza e, aprendo l’armadio per scegliermi gli indumenti, vidi un pacchetto di dimensioni notevoli poggiato verticalmente tra gli indumenti. 
Era il regalo che Xandra aveva detto di avermi lasciato. Era arrotolato in un rustico straccio, il pacco aveva una forma familiarmente affusolata.
A quel punto mi lasciai prendere dalla curiosità e lo scartai. Il tessuto rivelò un’arma fatta interamente di legno con delle decorazioni metalliche, a forma di cerchio, sulla punta.
Sapevo benissimo cosa fosse, l’avevo vista e temuta tutti i giorni della mia vita… era il bastone magico della mia maestra. 
Quell'arma che l’aveva accompagnata in centinai di posti e missioni pericolose e, "grazie alla quale", diceva di essere sempre tornata vittoriosa.
Accennato sul tessuto, c’era una scritta rimarcata con dell’inchiostro nero.
E’ arrivato il tempo che succeda a te. Ormai non ho più nulla da insegnarti. Mi dispiace solo non essere riuscita a consegnartelo di persona.
Ma la missione è più importante” immaginai la conclusione della frase, il punto alla fine della parola, persona, sembrava essere stato aggiunto successivamente ed era stato steso con un tratto più indeciso.
La mia mente si illuminò, finalmente libera da ogni rancore e attraversata dalla ragione. Mi furono finalmente chiare le ragioni per cui l'avevano spinta a non portarmi con se e piansi.
Non contenta lei, nonostante le mie infantilità, mi ha ritenuto comunque all'altezza di ricevere la sua eredità.
Indossai la prima cosa che mi capitò sotto mano e corsi più che potevo. Dovevo raggiungerla per augurarle buon viaggio, ringraziarla e dirle che anche io le volevo bene.
Nonostante corsi con tutte le mie energie che possedevo, arrivai troppo tardi. L’Oceanice era già salpata da qualche minuto. La si poteva vedere ormai in piena fase di discesa.
Osservai il ponte per capire se potevano ancora essere lì e li vidi, di spalle con il volto rivolto verso l’ignoto che li attendeva.
Nonostante tutto, agitai le braccia in aria, speravo che qualcuno prima o poi si girasse.
Continuai fino a quando, poco prima di vederli sparire dietro una nuvola, potei intravedere la mia maestra voltarsi e accennare un sorriso.
Grazie di tutto.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Prefazione ***


La storia che vi accingete a leggere è un esperimento, una storia parallela del romanzo fantasy che sto scrivendo "La sacerdotessa di Ariadonne".

Seguirà la storia parallelamente, non avrà una cadenza regolare (se non dettata dall'andamento della linea principale). Ho avuto l'idea mentre mi facevo la doccia alle sei del mattino. (per fortuna non era lunedì. Riguardo a questa cosa ho un vecchio aneddoto asd).

La protagonista sarà Afala, la giovane allieva di Xandra. Nella struttura iniziale della storia lei non esisteva, è stata aggiunta in questa stesura ed è risultato un personaggio che è piaciuto così ho pensato di approfondire il suo rapporto con Xandra, mostrandovi le lettere che si scambieranno durante il viaggio.

La lettura di queste lettere è facoltativa per la trama principale ma è necessario aver letto determinati capitoli del romanzo principale per comprenderle e/o non spoilerarsi la storia. Segnalerò il capitolo di riferimento man mano che procederò. Buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Prima lettera ***


Da leggere dopo: Capitolo 5 parte 4
 
***
Era passata più di una settimana da quando il gruppo delle mia maestra era partito e non si avevano notizie del loro viaggio. 
Inizialmente mi sentii persa, ero allieva di Xandra fin da giovane, sono passata dalla ali protettive dei miei genitori a quelle severe della mia maestra ma sono sempre stata guidata da loro. 
Non mi sono mai trovata nella situazione di poter decidere che fare della mia vita e, tutta quella libertà,per un po’ mi stette stretta.
Visto che mi trovavo al centro della più grande raccolta di libri e memorie, decisi di addentrarmi tra gli scaffali più antichi e cercare qualche informazione per capire cosa stava succedendo al mio mondo.
Quello che sapevo di Uriel, e della passata guerra, era solo ciò che mi era stato tramandato a voce dalla maestra e dalle persone che ho conosciuto durante il mio percorso. Ma era arrivato il momento di comprendere a fondo ciò che successe duecentocinquanta anni fa e, magari, riuscire a trovare qualcosa per essere di aiuto, senza combattere.
Il disperato piano di Xandra all’inizio poteva sembrare vincente ma, se quel rituale descritto dagli appunti era davvero efficace, per quale motivo non era stato eseguito già anni orsono? Come potevano aiutare Faith a ricordare la sua vita passata? Quelli e mille altri interrogativi riempirono la mia testa, pensieri che mi fecero dubitare della riuscita dell’incarico della mia maestra. 
Non stavo dubitando della sua decisione, ma volevo assicurarmi che il loro viaggio non fosse vano.
 
Il mio entusiasmo crollò in fretta, nonostante ebbi accesso a tutto il materiale della biblioteca della congrega, non trovai nulla che sosteneva o confutava la validità della tesi di Xandra. Sembrava come se nessuno avesse mai riportato su carta le cronache di guerra, o perlomeno, se era stato fatto nulla era arrivato a noi integro.
 
Un po’ delusa passai alla ricerca di qualche incantesimo della memoria. Possibile che la maestra Xandra non ha pensato ad un metodo del genere per rievocare i suoi ricordi? 
 
Ero intenta a terminare la lettura dell’ultimo tomo di storia, quando, qualcosa bussò due volte alla finestra situata vicino allo scrittoio che occupavo. Alzai gli occhi e vidi un bagliore dorato tentare di entrare.
Era la scia di un incantesimo e sembrava rivolta a me. Aprii la finestra e quel bagliore si posò sulle mie mani trasformando la luce in un biglietto ripiegato in quattro.
 
Come avevo fatto a non ricordarmi? Quella era la magia di trasporto, avevo visto tante volte la mia maestra eseguire quell'incantesimo ma era la prima volta che ricevevo una di lettera in quel maniera.
Senza essere vista da nessuno richiusi la finestra e aprii veloce il bigliettino.
 
Mia cara Afala,
è quasi una settimana che sono partita dalla sede della congregazione, noi siamo da poco arrivati alla prima meta del nostro viaggio. Durante l’attraversata nel deserto abbiamo avuto grosse difficoltà con i cambiamenti atmosferici e, poco prima di arrivare in città, abbiamo dovuto affrontare dei non morti e Faith è riuscita a stanare da sola un Wurukora. Anche se non ha ancora recuperato i ricordi della sua vita passata è rimasta la vecchia scorza tenace di un tempo. Ammiro come sta affrontando, giorno dopo giorno, le difficoltà che già da adesso questo viaggio le sta mettendo davanti. Purtroppo è solo l’inizio per lei… spero continui così fino all'epilogo.
 
Cambiando argomento, ti è piaciuto il mio regalo? Anche io oggi ho ricevuto in dono un’arma.
Spero che tu abbia compreso che ho preferito non farti partecipare a questa missione perché desidero tutelarti e, perdonami, se non ho insistito a donarti il mio bastone di persona, da quando ho evocato l’anima della Venerabile Ginozkena in questo mondo mi sento particolarmente agitata, come se non fossi più me stessa. Le mie sicurezze hanno cominciato a vacillare senza alcuna ragione.
Probabilmente sarà dovuto al fatto che il pericolo che incombe sulle nostre spalle comincia ad essere sempre più reale… A tal proposito, ho bisogno di chiederti un favore. Ho sentito dire che girano voci di una disputa violenta tra le nahikae d’acqua e di terra. Potresti indagare tu per conto mio? E’ troppo sospetto per essere una coincidenza. Da qui non posso fare molto, ho già provveduto ad inviare una lettera alla Swita delle nahikae dell’acqua. Spero mi risponda presto.
Saluti
Xandra
 
Ero davvero contenta di aver ricevuto quella lettera da lei, mi sentii davvero onorata.
Qualche lacrima rigò il mio viso e decisi subito di inviarle una risposta.
Presi subito pergamena e inchiostro, e iniziai a scriverle emozionata.
 
Cara maestra,
come procede il vostro viaggio? Volevo ringraziarla per il dono che mi avete fatto. Porterò sempre con me il vostro bastone come se stessi trasportando il suo spirito combattivo. Mi darà forza e mi inciterà al posto vostro mentre siete in viaggio. Vi siete accorte che ero al molo quando siete partite? Ho visto la vostra testa girarsi verso di me ma non avevo al sicurezza che mi aveste riconosciuta.
 
Appena mi sarà possibile provvederò ad indagare sulle nahikae e le invierò subito il responso. Fate attenzione.
Saluti
Afala
 
Completata la lettera mi resi conto che era inutile se non la incantavo. Xandra non poteva riceverla con il trasporto tradizionale, anche se avessi avuto l’indirizzo del luogo in cui alloggiavano, la lettera non sarebbe mai arrivata in tempi utili. 
Ricordo che la maestra mi aveva insegnato ad incantare con la magia del trasporto le lettere e, per farlo, mi serviva avere a portata di mano un oggetto appartenente alla persona che doveva ricevere il messaggio. 
Pensai che il bastone che mi aveva regalato, e che portavo sempre con me, fosse l’oggetto perfetto ai miei scopi. Le era appartenuto da sempre e avrebbe aiutato il mio incantesimo a trovare la giusta strada. 
«nim myn nei ne ûnaner» sussurrai, il pezzo di carta dove avevo scritto la risposta alla lettera di Xandra diventò una scia di luce azzurra che, appena aprii la finestra, si fiondò fuori prendendo la strada che l’avrebbe portata da Xandra.
 
Alla fine le indicazioni che avevo tanto sperato di ricevere erano arrivate. Chiusi il libro di fronte a me e lo ricollocai nello scaffale dedicato alla storia magica. Decisi di andare ad interrogare gli oracoli per approfondire tutti i miei interrogativi.

-SPAZIO AUTRICE - 
Finalemente sono in pari! Non potevo continuare la storia principale senza prima scrivere questa lettera (altrimeti mi scordavo i dettagli)

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Seconda lettera ***


Da leggere dopo: Capitolo 6 Parte 4
 
***

Raccolsi tutto il necessario per intraprendere il mio viaggio e, con determinazione, mi diressi verso il molo. Da quel luogo partivano due imbarcazioni volanti, l’Oceanice che navigava verso est e la Erydel che procedeva verso ovest. Attesi con ansia l’arrivo del galeone, salii e pagai il compenso per il mio viaggio. Ero un po’ emozionata mentre prendevo posto in una cabina per i viaggiatori, tanto da non riuscire a rimanere seduta ferma. Dentro di me si agitavano mille pensieri, quella era mia prima azione in solitaria, ero contenta di poter dare una mano e di dimostrare il mio valore alla mia maestra. 
Il galeone partì in orario e in men che non si dica mi ritrovai nella terra dei Simiojn. Il tempio della dea Juniper si trovava appena poco più a nord. Evitai di entrare nella città, perché è risaputo che i Simiojn sono contrari alla magia e a chi ne fa uso. Così la costeggiai e, con un giorno di viaggio, mi ritrovai all'orizzonte la figura del tempio.
Mi accampai per la notte ma non riuscii a dormire, l’emozione per il viaggio che avevo intrapreso era ancora grande così passai la notte a fantasticare. Conoscevo il culto della dea Juniper solo di fama. Ella era la divinità onniscente, nata cieca, è capace di vedere attraverso i suoi vuoti occhi passato presente e futuro di ogni creatura. 
I suoi adepti, man mano che raggiungo illuminazione e la protezione della dea, diventano ciechi. 
La privazione del loro senso gli permette di acquisire capacità straordinarie e il potere di poter udire i sussurri della dea che narra il destino di ogni creatura.
Ogni culto possiede un veggente, un profeta capace di parlare con la divinità adorata ma loro erano gli oracoli per eccellenza, ciò che usciva dalle loro bocche era pura volontà divina. 
 
Alle prime luci del mattino smontai la tenda e ripartii per il tempio, in un’ora di cammino mi ritrovai alle porte del luogo di culto della dea Juniper e qualcuno già mi aspettava per accogliermi. Non ci si poteva aspettare niente di meno.
«Ben arrivata, Afala, allieva della Venerabile Xandra» una donna di dubbia appartenenza, mi accolse con un’inchino, i suoi capelli erano color oro e i suoi occhi di un verde sbiadito.
«La nostra reggente la sta aspettando» dicendo questo mi guidò nel tempio attraversando un enorme giardino dove degli allievi si stavano addestrando al combattimento. 
Osservai i loro movimenti e i loro occhi, tutti avevano le iridi più o meno opachi ma nonostante i loro stato di semi cecità, riuscivano a muoversi come se vedessero meglio di me.
Dopo aver attraversato un grosso atrio la donna mi accompagnò davanti alla reggente del tempio, una donna anziana con capelli e occhi bianchi.
«Somma sacerdotessa io…» m i inchinai in segno di rispetto e tentai di parlare ma la reggente fermò le mie parole.
«So bene il motivo della tua richiesta di colloquio, e conosco l’impervio viaggio che sta affrontando la tua maestra con i suoi compagni» esclamò avvicinandosi zoppicando verso di me.
«Quando la somma sacerdotessa è tornata in questo mondo tutti noi abbiamo udito la voce della dea cantare. Non era mai successo in passato di sentire Juniper distrarsi dalle sue predizioni e adorare qualcuno» le sue parole mi misero in soggezione, quella Ginozkena era davvero fuori dal comune.
«Devi fare presto, la tua maestra è in pericolo» senza perdere tempo prese un cristallo sferico dalla sua sacca e me lo porse davanti a me.
«Guarda tu stessa» disse alzando il volto al cielo.
La sfera si illuminò e nella sua luce potei vedere un esercito di nahikae della terra che marciavano in assetto di guerra verso il paese dell’acqua.
«Le nahikae della terra e la loro divinità sono sotto il controllo di Uriel e non si fermeranno fino a quando non troveranno quello che gli è stato ordinato di cercare» mentre la donna parlava nella sfera si susseguivano le immagini di una cruenta battaglia tra nahikae.
«Cosa stanno cercando?» domandai.
«La fonte dei poteri del popolo delle nahikae dell’acqua e la sacerdotessa che viaggia con la tua maestra. Uriel sta tentando di incentrare più potere possibile nelle sue mani, proprio come fece al tempo, per muovere un’altra guerra contro l’intera Ariadonne» la reggente mi permise di vedere oltre il conflitto delle nahikae, le immagini che si susseguivano nella sfera mostravano un futuro di morte e distruzione.
«Non perdere altro tempo!» la voce della donna tuonò nella desolata stanza «A noi veggenti ci è solo concesso osservare ciò che sarà, và, prosegui il tuo cammino e cambia per quello che puoi le sorti del nostro mondo» dicendo questo abbassò il volto e la sfera nelle sue mani smise di illuminarsi.
La reggente si congedò e io, senza neanche accomodarmi, cominciai a cercare come una forsennata una pergamena e dell’inchiostro nel mio zaino. Dovevo scrivere quanto prima una lettera a Xandra per avvisarla dell’imminente pericolo che gravava sulle loro spalle. Uriel non doveva impossessarsi della sacerdotessa, le conseguenze sarebbero state imperdonabili.
 
Cara maestra,
come da vostra richiesta ho provveduto a cercare informazioni sulle voci che avete sentita nella città ialina. Per avere informazioni più veritiere possibili mi sono diretta al tempio di Juniper e sono riuscita ad avere un colloquio con la reggente del culto.
Ciò che avete udito è tutto vero, a breve le armate delle nahikae della terra marcerà su di voi. Scappate prima possibile, non fatevi coinvolgere, le nahikae stanno cercando anche la venerabile Ginzokena per consegnarla nelle mani di Uriel.
Raggiungete quanto prima la vostra meta.
Aspetto ansiosa vostre notizie.
Afala 
 
«Nim myn nei ne ûnaner» appena eseguii l’incantesimo la lettera si trasformò in una scia di luce che corse fuori alla finestra.
guardai quel bagliore allontanarsi e speravo che la lettera arrivasse in tempo, giunsi le mani in preghiera e chiusi gli occhi, come se quel mio gesto potesse in qualche maniera rendere più veloce l’incantesimo. 
Improvvisamente sentii la reggente sospirare, riaprii gli occhi, ormai non era più nella stanza per poterle chiedere il motivo di quel suo gesto e, nonostante chiesi di poter parlare di nuovo con lei, non mi fu più concesso di presenziare al suo cospetto. 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Terza Lettera ***


Da leggere dopo: Capitolo 7 Parte 3
 
***
Restai qualche tempo al tempio della dea Juniper per osservare e seguire i loro insegnamenti. Ero curiosa e impaziente di imparare e, sopratutto, tentai di trovare un modo, una scusa, per poter incrociarmi con la reggente per poterle parlare ancora ma sembrava che non fosse destino che le nostre strade si incrociassero ancora. Ero intenta a consumare un umile pasto quando notai un bagliore venirmi incontro, era più grosso e luminoso degli altri. 
Mi alzai dal tavolo comune e accolsi la lettera vicino alla finestra, non avevo la più pallida idea di cosa potesse contenere.
Nelle mie mani si formò il pezzo di carta, legato saldamente da un cordino a del tessuto arrotolato. Slegai la lettera ma per prima cosa, incuriosita aprii il fagotto, conteneva una punta metallica sporca di un fluido bluastro. Ancora più stranita mi affrettai a leggere la lettera.
 
Mia cara Afala,
come procedono le tue giornate? Comprendo le ragioni che ti spingono a ignorare le mie lettere ma questa volta, ho davvero bisogno del tuo aiuto.
Siamo da poco arrivati ad Ataria e la Swita non ci ha potuto accogliere in quanto lei… era stata ferita mortalmente.
La sua morte mi ha scosso alquanto ma per fortuna adesso è tutto risolto, la venerabile Ginzokena ha risolto l’enigma della morte impossibile.
Le nahikae della terra, che sembravano aver ucciso la Swita, sono in possesso di un veleno a me sconosciuto, capace di rallentare e, in dosi massicce, quasi annullare la rigenerazione delle creature magiche. La punta che ti ho fatto arrivare è stata ritrovata nel corpo della Swita, appena Ginozkena l’ha estratta, la Swita ha ripreso a respirare.
Ti chiedo umilmente scusa se il mio comportamento possa averti in qualche maniera offeso.
Cerca per me di comprendere la natura di questo veleno, sospettiamo che sia uno strumento di caos ideato da Uriel.
Afala, vorrei che tu sapessi che, qualsiasi cosa tu faccia, non mi deluderai… mai.
Ti scrivo mentre attendo il risveglio della Swita, appena le avremo parlato ci rifocilleremo e partiremo subito per i monti Euruko.
Saluti
Xandra
 
Non so per quale motivo, mentre i miei occhi scorrevano per quelle righe, si riempirono di lacrime che, con forza crescente tentai di soffocare. Una miriade di domande affollavano la mia testa.
La mia maestra non sembrava aver ricevuto nemmeno una delle mie lettere! Lei non ha potuto leggere l’avvertimento di non fermarsi ad Ataria e, peggio non poteva andare, credeva che io la stessi ignorando per un semplice capriccio.
Chiusi gli occhi per soffocare ancora le lacrime che quel pensiero fecero nascere… speravo dentro di me che loro potessero davvero uscire dalla città senza essere coinvolti nella guerra ma le immagini che avevo visto in quella sfera erano inequivocabili.
 
Corsi nella mia stanza e scrissi l’ennesima lettera di risposta.
 
Cara Maestra,
da quello che ho potuto leggere dalla vostra missiva non vi sono ancora arrivate le mie risposte? Io… non provo, in alcun modo, rancore nei vostri confronti. 
In questo momento mi trovo ancora al tempio di Juniper, ho approfittato per imparare qualcosa da loro anche se… sono stata molto più concentrata a scoprire qualche dettaglio in più della guerra che sta per scoppiare tra le nahikae di terra e dell’acqua.
Non dovete scusarvi, sono stata io a comportarmi come la sciocca e giovane allieva che non sono altro.
Farò il possibile per indagare sulla composizione e natura di questo veleno, se per caso ne è rimasta ancora qualche traccia sula metallo della punta.
Fate attenzione e andate via più in fretta che potete, la vostra missione è più importante di qualsiasi altra cosa.
Afala
 
Guardai il bastone e ripetei ancora una volta le parole di quell'incantesimo
«Nim myn nei ne ûnaner»
 
Cercai di scandire al meglio ogni sillaba, di metterci più concentrazione del solito, stringendo il suo bastone tra le mani… perché le mie lettere non le arrivavano? Pensai intensamente alla mia maestra e la lettera prese il volo spedita.
Solo dopo averla vista volare via mi resi conto che, forse, avrei dovuto ricontrollare l’incantesimo prima di fare l’ennesimo tentativo.
Aprii subito il libro degli incanti e lo sfogliai alla pagina che descriveva quella magia di trasporto.  
 
No, non c’era nulla di scorretto nella mia esecuzione. Eppure, quelle lettere sembravano perdersi. 
Guardai il bastone e riflettei… era il bastone della mia maestra, quello che l’aveva vista crescere come guerriera e come sacerdotessa, non poteva già considerarsi mio. 
Se anche se fosse, le lettere avrebbero viaggiato per arrivare a me stessa… non perdersi.
Richiusi la punta della freccia nel lembo di tessuto e cominciai a fare le valige.
Conoscevo qualcuno che avrebbe potuto aiutarci, ma risiedeva quasi stabilmente alla congrega. Dovevo rimettermi in viaggio e ripercorrere il mio percorso al contrario.
Prima di iniziare il mio viaggio mi soffermai in una stanza di preghiera, mi inginocchiai e pregai. Non era importante il tempio… sapevo che ovunque mi trovassi le mie parole sarebbero arrivate alla mia dea, alla dea di Xandra.
«Proteggi i loro cammino e le loro vite» sussurrai chiedendomi ancora per quale motivo le mie lettere ancora non arrivavano.
«Forse perché non devi intrometterti col loro destino» una voce interruppe la mia preghiera e diede una risposta alla mia domanda interiore.
«Di quale destino stai parlando?» domandai irritata ad Isvere, l’allieva prediletta della reggente «Il destino dove la mia maestra muore?!» aggiunsi avvicinandomi minacciosa. I suoi offuscati occhi vitrei ricambiavano fieri il mio sguardo.
«So bene cosa ho visto in quella sfera, la mia maestra giaceva a terra sul campo di battaglia insieme ad un numeroso gruppo di nahikae» all'inizio ho fatto finta di non aver visto ma, nonostante tutto, credevo di aver cambiato le sue sorti avvisandola e invece…
«E’ stata la reggente a mandarmi da te» esclamò quasi giustificandosi «Non interferire col corso degli avvenimenti, questo diceva la sua missiva» non potevo credere alle parole che udivano le mie orecchie… era stata la veggente stessa a spingermi ad agire e adesso mi ammoniva del contrario. Cosa le era successo? Era per questo che non voleva più incontrarmi? Quale visione le ha donato la Juniper per averle fatto cambiare idea?
«Buon viaggio in ogni modo» sentii augurarmi mentre correvo fuori dal tempio. Sembrava più un modo per dirmi che loro sapevano che, comunque, avrei fatto di testa mia.
 
Recuperai più velocemente che potevo le mie cose e, senza neanche ringraziare dell’ospitalità, salii sul mio vallaco per andarmene.
Fu la traversata più angosciosa della mia vita, nulla mi distraeva dal pensiero dalla possibilità di non poter rivedere mai più la mia maestra. Ogni bagliore che accecava la mia vista mi faceva sussultare, come se ogni fascio di luce che il mio sguardo incrociasse potesse essere la lettera di risposta della mia maestra.
Attendevo tormentata la sua più celere risposta.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Quarta Lettera ***


Da leggere dopo: Capitolo 9 - Uriel libera
 
***
Il viaggio del ritorno mi sembrò più celere di quello dell’andata. Correvo come una forsennata sul vallaco, i miei capelli rossi sembravano più la scia della mia figura che una parte del mio corpo.
Arrivata alla congregazione non posai nemmeno i miei bagagli nella stanza, mi diressi con celerità da Silas Leeatlristorm, un giovane ialino bianco, alchimista, che si era fatto strada nella sua categoria grazie alla sua intelligenza e, molto direbbero “audacia”, ma ero più dell’idea che fosse incosciente. Non ci conoscevamo di persona eppure, appena bussai alla sua porta la sua figura mi accolse con cordialità, distratto, ma pur sempre con gentilezza.
Quando gli porsi la freccia dicendogli che sulla punta c’era una sostanza sconosciuta ebbi la sua più completa attenzione. Ascoltò il mio racconto e si chiuse alla velocità della luce nel laboratorio, lasciandomi da sola nella sua dimora.
Rimasi qualche minuto in silenzio nella stanza, non mi aveva dato nessuna indicazione sul tempo che ci avrebbe messo, se era necessario che io l’aspettassi lì oppure meno.
Ero ancora in tremenda ansia, non avevo ricevuto nessuna missiva dalla mia maestra e cominciavo a temere il peggio.
Ispirai ed espirai, poi decisi di andare a fare dei tiri con l’arco, la meditazione non faceva per me!
Raccolsi il mio zaino e lo sollevai quando una piccola lucina si avvicinò a me. Mollai tutto di colpo e l’accolsi porgendo le mani in avanti, era la missiva che tanto aspettavo.
Quando la lettera si materializzò l’aprii con così tanta forza che temetti di strapparne la pergamena.
 
Mia cara Afala,
alla fine la Swita si è destata e ci ha quasi letteralmente “costretto” a prendere parte alla battaglia che hanno visto le nahikae dell’acqua e della terra scontrarsi. Nonostante il mio disappunto, non ho potuto fare a meno di essere accondiscendente, sopratutto perché è stato nel volere della venerabile Ginozkena stessa. Chi sono io per andare contro la sua parola? 
Grazie alla provvidenza divina siamo riusciti a risolvere il conflitto e a ristabilire l’ordine naturale.
Mentre ti scrivo, la venerabile Ginozkena si sta svestendo degli abiti cerimoniali della danza delle sorgenti. Tutte le nahikae erano sconvolte alla sua vista, chi per un motivo, chi per un’altro.
In realtà, in questo clima disteso e festoso, io sono tremendamente preoccupata per la tua sorte.
Comincio a pensare che la tua imperterrita assenza di replica alle mie lettere non è più sintomo di un capriccio dovuto alla tua inquietudine, ma bensì un segno funesto sulla tua salute.
Pregherò per te, affinché il tuo destino sia benevolo.
 
A quelle prime righe mi fermai, una parte di me era sollevata, lei era viva! La visione della sfera di Juniper aveva sbagliato ma, il mio cruccio non svaniva del tutto. Le mie lettere continuavano a non arrivare a destinazione e cominciavo a dubitare delle mie doti da incantatrice.
 
A breve ripartiremo per sormontare la vetta dei monti Euruko, la nostra meta è così vicina che molti di noi sono irrequieti. Abbiamo il fiato sospeso, come se emettendo un respiro più forte del normale potessimo essere preda di Uriel.
Siamo così prossimi al suo lago e temo, anzi ne sono sicura, di non poter seguire la venerabile fino alle sue sponde. La cosa mi dilania, doverla lasciare sola nel momento del bisogno, ma a quanto pare qualcuno veglia su di lei, e le saprà indicare la via.
Spero vivamente che tu stia bene.
Saluti
Xandra
 
Delle lacrime cercarono di uscire dai miei occhi, ma con vigore cercai di ricacciarle dentro. Ero così felice ma al tempo stesso perplessa, per quale motivo la mia maestra aveva scritto di non poter accompagnare la venerabile al lago? Quella sua frase mi riportò in ansia, ero avida di dettagli, ma non mi era possibile avere altre informazioni all'infuori di quelle che mi dava di sua spontanea volontà. Sospirai e chiusi gli occhi abbracciandomi quella lettera.
«Noi ci rivedremo vero, maestra?» sussurrai alla pergamena, come se ella potesse darmi una risposta.
Mi risedetti sulla poltrona e guardai fuori dalla finestra. La mia irrequietezza si era placata grazie a quelle parole e attesi un’altra decina di minuti l’alchimista Silas.
«Oh, ma tu sei ancora qui?» improvvisamente, dalla stessa porta da cui lo avevo visto correre via, Silas rientrò con degli strani occhialini sulla testa.
«Non mi avete detto che potevo andare, ma neanche che dovevo rimanere quindi, nell'indecisione ho pensato di aspettarvi qui» gli risposi pacata.
«Mi dispiace se c’è stato questo equivoco, quando mi trovo davanti ad un nuovo enigma mi lascio trasportare dall'entusiasmo e tutto il resto sparisce» si scusò gentilmente.
«Per vostra fortuna ho finito prima del previsto, però non vi porto buone novelle» mi spiegò sedendosi di fronte a me «Che maleducato, voi siete appena arrivata da un viaggio e non vi ho nemmeno offerto qualcosa» dicendo quello si alzò di colpo per andare nelle cucine.
«La ringrazio» tirai il suo mantello per non farlo allontanare «Non ho bisogno di niente, se non dell’informazione per cui mi sono recata qui da voi» aggiunsi, in realtà avevo fame, però bramavo più di ogni altra cosa il suo responso.
Silas si riaccomodò e, mettendo le mani in tasca, mi restituì la punta della freccia.
«Purtroppo non sono riuscito ad estrapolare nessuna sostanza da questa punta metallica, se la sostanza di cui parlavate esisteva, sarà stata pulita oppure è talmente volatile che non è di facile individuazione» era pensieroso.
«Certo che esiste! La mia maestra non mentirebbe mai!» quasi l’aggredii.
«Se una sostanza del genere, capace di porre fine ad una vita immortale, esistesse davvero, il consiglio deve essere avvisato all'istante. Devono essere mandate delle truppe per sopprimere la ribellione delle nahikae della terra»
«E’ inutile che tu vada a parlare col consiglio» lo fermai «Il gruppo della mia maestra ha già provveduto a sistemare la questione»
Silas sembrava molto sorpreso a quelle mie parole.
«E poi, anche se tu raccontassi della scoperta di questo veleno, loro non ti crederebbero… loro non credono che Uriel stia per ridestarsi. Non ti darebbero ascolto, proprio come non hanno dato retta alla mia maestra» aggiunsi osservando la sua reazione. Sembrava alquanto preoccupato.
«Se è così, partirò quanto prima, a mie spese, per i territori delle nahikae della terra» asserì eccitato, la sua reazione mi sorprese «Se quella sostanza è ancora in loro possesso l’analizzerò e ne troverò un’antidoto» quella sua frase mi fece comprendere le intenzioni che lo avevano spinto a tale gesto. Aveva il viso illuminato, quella sostanza per lui era una nuova sfida, un nuovo enigma che aspettava la sua risoluzione. Un nuovo mistero che lo avrebbe portato sempre più all'apice della sua fama.
«Ti ringrazio della disponibilità» lo ringraziai, anche se sapevo che aveva un secondo fine, e mi congedai. 
Volevo dare quella notizia alla mia maestra, o quanto meno provarci, un’ultima volta.
Se la missiva partiva senza arrivare a destinazione mi sarei rivolta a qualcuno che mi avrebbe aiutato a risolvere il problema, una volta per tutte.
Mi accomodai allo scrittoio della mia stanza e, con sguardo un po’ malinconico osservai il letto dove la mia maestra riposava al mio fianco.
 
Cara maestra,
non angustiate così il vostro cuore, la mia vita, come avete desiderato, è al sicuro. Mi dispiace tanto che le mie passate risposte non siano arrivate a destinazione ma, prego la dea madre, che questa vi arrivi per rasserenarvi l’animo.
Oggi sono stata da Silas Leeatlristorm, il prodigioso alchimista, e gli ho fatto analizzare la punta della freccia che ho trovato nel fazzoletto.
A malincuore, devo dirvi che non è stato possibile analizzare la sostanza in quanto non Silas non  è riuscito a recuperarne nessun campione dall'oggetto che mi avete fatto arrivare.
Ma non sembrava abbattuto per l’inconveniente, ha deciso di partire per le terre nelle nahikae per analizzare sul posto la misteriosa sostanza e provare a creare un antidoto. E’ un tipo parecchio strano, ma è bravo in ciò che fa. Troverà sicuramente una cura.
Proseguite per il vostro cammino con attenzione, non vedo l’ora di rivedervi appena tutto questo sarà finito.
 
Che la dea sia con voi,
Afala
 
«Nim myn nei ne ûnaner» esclamai stringendo il bastone più forte che potevo tra le mani. Insieme alla parole, potei sentire il cuore uscirmi dalla bocca per accompagnare la mia missiva e fare in modo che arrivi… questa doveva per forza arrivare!

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Quinta Lettera - Parte Prima ***


Da leggere dopo: Capitolo 10 - Parte 5
 
***
 
Appena vidi la scia del mio incantesimo allontanarsi da me sospirai. Le inforazioni che mi aveva dato la maestra con la sua utima missiva avevano creato un pò scompiglio nel mio animo. Alla fine ci eravamo, il gruppo più improbabile della congrega aveva raggiunto i monti Euruko e si apprestava a scoprire il mistero dell’essere sacrificale. Quanto avrei voluto essere lì con lei,  quanto avrei voluto poter fare di più per lei… strinsi le spalle e intrecciai le dita. Come potevo starmene tranquilla a riposare mentre lì fuori si decidevano le sorti del mi mondo?!
Avevo bisogno di fare qualcosa, ma cosa? La pista del veleno si era esaurita prima dell previsto. Ma certo! Il veleno, Silas!
Mi alzai di scatto e risistemai la sacca per i viaggi, non l’avevo ancora disfatta dal viaggio al tempio della dea Juniper, recuperai la faretra piena di frecce e inforcai l’arco indossandolo su una spalla. Perchè non ci avevo pensato prima? Avevo la missione adatta per rendermi utile e non me ne ero accorta, avrei accompagnato Silas nel viaggio che avrebbe affrontato per raggiungere le nahikae della terra. 
Chiusi la stanza a chiave e correndo per i corridori raggiunsi quella di Silas.
«Signor Leeatlristorm» bussai con energia alla sua porta «Signor Silas la prego, mi faccia venire con lei»
A quelle parole la porta si schiuse, Silas indossava uno strano completo di pelle marrone sopra ad una casacca e dei pantaloni beige. Questi indumenti gli coprivano ginocchia, stinchi, mani e avambracci. Aveva un enorme zaino sulle spalle e degli occhialini, foderati con la stessa pelle, che gli coprivano gi occhi.
«Vuoi venire con me?» ripetè sorpreso.
«Lo so che non ci conosciamo ma ho pensato che avreste bisogno di protezione durante il vostro viaggio» recuperai l’arco e glielo allungai «Sono un’ottima tiratrice. Sono capace di riconoscere e centrare un nemico a qualsiasi distanza» speravo che la mia sola parola bastasse per convincerlo.
Lui, in tutta risposta, mi squadrò, vidi i suoi occhi analizzare i miei abiti sotto il mantello, come se non li avesse mai visti prima.
«Oh, ma voi siete una sacerdotessa» commentò con un indecifrabile ghigno sul volto.
«Sì» dissi piegando il braccio e battendomi la mano sul petto .
«Non riconosco l’ordine a cui appartenete» mi disse prendendomi le estremità della casacca e sollevandola. Io, un pò impacciata, arrossii e la spinsi giù, evitando che il mio ventre venisse esposto.
«Sono una discepola dei guerrieri del sacro ordine della dea celeste» alzai la testa fissandolo con aria truce. Come si permetteva a mancarmi di rispetto in quella maniera così spregievole!
«Oh, giusto, era da un pò che non si vedevano adepti di questa setta» commentò allontanando la mano.
«Noi non siamo una setta! Siamo un gruppo sacro agli ordini della dea madre!» alzai un pò il tono della voce avvicinandomi a lui con il busto «Dovresti essere più rispettoso!»  
«Solo perchè siete “dalla parte dei buoni” non è detto che non lo siete. La vostra organizzazione è più simile ad una setta religiosa» incrociò le braccia.
«Da quando ordine e rigore sono la definizione di setta?» ero parecchio seccata dalla sua ideologia. Quando giravo con la maestra avevamo sempre a che fare con persone che comprendevano la nostra posizione e ci rispettavano, se non addirittura veneravano, per ciò che rappresentavamo. Lui invece era così irritante! Sospirai e feci un passo indietro, non aveva senso discutere in quella maniera, Silas era la chiave che mi permetteva di fare qualcosa di utile e non potevo permettermi di inemicarmelo.
«Ricominciamo da capo. Il mio nome è Afala Onymal» gli porsi la mano «Vorrei potervi accompagnare nel vostro viaggio e darvi una mano per quel che posso, farò qualsiasi mansione mi verrà richiesta» aggiunsi aspettando la sua reazione.
Lui ci pensò appena, con un sorriso sulle labbra.
«Va bene, mia giovana Afala» mi disse stringendomi a sua volta la mano «Spero che nel momento opportuno ricorderete le vostre parole» aggiunse facendomi capire che sarebbe arrivato il momento in cui mi avrebbe chiesto davvero “qualsiasi cosa”.
Degutii appena ma ormai il pasticcio era fatto, strinsi ancora di più la sua mano e mossi la testa in segno di assenso.
«Però abbiamo un piccolo probemino» affermò mentre alle sue spalle apparivano, e si aprivano, le sue ali «Avevo intenzione di andarci volando. Non mi pare che tu abbia delle ali» affermò fissandomi le orecchie a punta.
«No, non ho le ali e allora!» strepitai, forse avevo sottovalutato il grado di irritazine che avrei dovuto sopportare.
Quel modo di fare mi ricordava molto l‘amico della maestra, quello spocchioso ialino nero.
«Non ho intenzione di andarci con i vallachi!» disse chiudendo la sua stanza.
«E come facciamo? Non possiamo mica viaggiare separatamente» Silas ascoltò le mie parole e, sollevando un sopracciglio, si avviò verso l’uscita della congrega.
Quello sguardo, e la barriera di silenzio che aveva creato tra di noi, era la chiara rispostaa quella mia domanda. Per lui andava bene, ero davvero sonvolta dalla sua testardaggine. Decisa a convincerlo lo rincorsi raggiungendolo.
«Come farò a proteggervi se viaggeremo con mezzi e tempi differenti?» lo guardai fisso negli occhi, non comprendevo le sue intenzioni. Perchè accettare la mia proposta e poi comportarsi così?
«Non ho bisogno di protezione» ribattè severo «E’ difficile che volando possa ricevere imboscate da parte di briganti o bestie sevatiche» mi fece notare.
«Perchè non ci sono animali selvatici volanti?» affermai cercando di stare al suo passo per le stradine che ci dividevano dal molo.
«Giusto ieri ho letto che, nei territori de nord molti esemplari di Bigy-hi sono diventati aggressivi e attaccano tutto ciò che gli capita davanti» non lo avevo letto il giorno precedente, ma era uno dei tanti casi di esseri impazziti che avevano fatto sospettare la mia maesta la corrosione del sigillo di Uriel.
«D’accordo» affermò finamente convinto dalle mie parole «L’importante che moderi la quantità di parole» affermò avvicinandosi ad un molo vuoto.
«Ti ringrazio! Sarò muta come un varmafi!»
«Lo spero»
Silas era una persona davvero… particolare. Quando lo si incontrava in un contesto normale sembrava scherzoso e giocherellone, ti dava tuttta l’aria di essere infantile, quasi non si poteva dire che lui fosse un membro rispettabie della congregazione eppure, in quel momento, non vedevo più quei comportamenti che erano tipici di lui.
 
Silas si guardava intorno, probabilmente vedeva se all’orizzonte si vedesse arrivare una erydel. Nel frattempo, io cercavo di rispettare le condizioni del nostro “patto” guardando il vuoto sotto di noi in silenzio.
Era stato così scortese a farmi promettere di rimanere in silenzio. Non ero una tipa così chiacchierina, cercavo solo di convincerlo a portarmi con lui. 
Sospirai e rabbrividii appena quando sentii le sue mani posarsi sui miei fianchi.
«Ehi, che diamine!» non feci in tempo a finire la frase che percepii il suo corpo premere sul mio. La mia testa ancora non stava realizzando cosa stava succedendo e, qualche attimo dopo, mi ritrovai in caduta libera.
Urlai per lo spavento e mi aggrappai più che potevo al petto di Silas. I meiei capelli si dimenavano colpendomi sul volto mentre la discesa diventava sempre più repentina. Sentivo il cuore, anzi tutti gli organi, in gola, mentre l’orizzonte sembrava farsi più vicino. 
Alzai la testa e osservai il volto di Silas, coperto dagi occhialini, i suoi occhi erano al sicuro e osservava davanti a sè, sbirciando nella mia direzione divertito.
«Reggiti forte!» urlò allentando la presa delle sue braccia.
Come aveva fatto a non accorgersi delle mie mani che gli stritolavano il petto? Appena non sentii più la sua presa salda, cinsi i suoi fianchi affondando il voto del suo petto.
«Più sù!» disse costringendomi ad afferarllo per il collo. I nostri volti erano vicini e, un po’ per potergli parlare e un pò per l’ibarazzo, mi avvicinai al suo orecchio sinistro sfiorandogli il collo.
«Ti pare il caso in un momento del genere?!» lo rimproverai, stava davvero tirando a corda.
Lui straunò gli occhi e allargò le braccia, lasciandomi andare.
A quel suo gesto strepitai e, sentendomi cadere, lo strinsi forte aggrappandmi più che potevo.
Per un attimo mi sentii morire, ma la sensazione non durò molto poichè la discesa cominciò a rallentare e diventare più dolce.
Riaprii gli occhi sorpresa e mi resi conto che sotto alle braccia, quello strano completo, aveva dei frammenti di tessuto, come se fossero piccole ali artificiali, cucite sulle maniche e sui fianchi del corpetto. 
Ecco perchè indossava quello strano vestiario, era ideato apositamente per volare! Se avessi continuato a stringerlo sui fianchi, avrei impedito la loro corretta apertura. 
 
In un battere di ciglia, probabilmente quando la velocità di caduta glielo permise, Silas aprì le ali prendendo il controllo completo della discesa.
A quel punto, sollevata dalla situazione, sospirai e mi rilassai.
 
Appena arrivammo a terra Silas mi lasciò andare di colpo, facendomi perdere l‘equilibrio. Caddi come un sacco di patate a terra, sprofondando in una duna.
«Ma sei pazzo!» affermai rialzandomi e pulendomi la divisa dalla sabbia del deserto.
«Ma tu quanto pesi, diamine!» affermò scoprendosi gli occhi «Andavamo giù come un razzo!»
A quelle parole divenni una furia.
«Ah! Quindi è colpa mia se siamo precipitati a picco! Non tua che mi hai buttato giù senza darmi un’avvertimento!» lo rimbeccai.
«E’ stato uno spasso! Dovevi vedere la tua faccia! Impagabile! » se la rideva di gusto «Se te lo avessi detto, non avresti mai accettato di farlo» aggiunse asciugandosi gli occhi umidi.
«Tu. Sei.» mi bloccai ed emisi un verso di rabbia. 
«Eh! Quali erano le condizioni?» affermò mettendomi un dito vicino alle labbra, ma non mi azzittii.
«Perchè non abbiamo aspettato la Oceanice?» come facevano tutte le persone normali, d’altronde.
«Mi fido solo delle mie ali» affermò «E sappi che sto facendo uno sforzo sovrumano per portarti con me. Non sono abituato a viaggiare con pesi morti appresso» dicendo quello mosse e massaggiò le spalle in direzione delle sue ali «E il minimo che tu possa fare è smettere di essere petulante» affermò maleducato.
Mi indignai della sua affermazione ma ormai non potevo tornare indietro. Mi rinchiusi di nuovo in me stessa e, dopo aver smontato quelle ali di tessuto dal suo corpetto di pelle, Silas mi riprese in braccio.
Ripartimmo per la nostra meta, in rigoroso silenzio, intervallato solo da brevi pause per abbeverarci e, poco prima che il sole cominciasse a calare, ci fermammo in una radura di dune giganti per prepararci per la notte.
«Ti sei portata il sacco?» mi domandò posando il suo zaino a terra.
Io non gli risposi, ancora offesa delle parole del mattino, e mi sedetti a terra osservando la sabbia davanti a me.
«Beh, allora vorrà dire che se avrai bisogno di riscaldarti dovrai entrare nel mio, sai nel deserto la notte le temperature scendono inverosibilmente» affermò.
Certo, gli sarebbe piaciuto! Ma, cascasse il mondo, non mi sarei mai rifigiata nel suo giaciglio.
Il suo ghigno soddisfatto fu cancellato di colpo da uno strano, ma inquietante, fenomeno.
Di colpo il cielo si oscurò mentre noi fumo investiti da qualcosa, sembrava l’onda d’urto di una esplosione di un qualcosa di sconosciuto. Appena il cielo tornò normale entrambi ci voltammo nella direzione da cui lo sentimmo provenire. 
Nonostante lui fosse un semplice achimista sembrava aver percepito la natura di ciò che era successo e si voltò verso di me, per la prima volta spaventato, alla ricerca di una spiegazione.
Io non potei fare altro che ricambiare il suo sguardo, spaventata a mia volta. Non avevo mai sentito un’emanazione di potere così intensa e maligna.
Rimanemmo per qualche istante in completo silenzio, senza neanche respirare, come in attesa di ciò che aveva provocato quella specie di esplosione ma non accadde nulla.
«Cosa è stato?» mi chiese trovando coraggio quando ormai il sole tramontava.
«Non ne ho la più pallida idea… sembrava provenire da nord-est» gli dissi pensierosa. 
Quelle mi stesse parole mi fecero ritornare alla memoria un particolare, quel potere sembrava essere provenuto dalla stessa direzione dei monti Euruko, dove il gruppo della mia maestra era diretto.
Strinsi le mani in preghiera, preoccupata, e comincia a enunciare le parole di un rito.
Silas mi ascoltò in sienzio, sedendosi sul sacco senza fare nessuna obiezione alla mia preghiera.
La notte ci avvolse e nessuno dei due sembrava riuscire a dormire. Io facevo la guardia al fuoco mentre Silas si rigirava nel sacco.
Non parlammo mai di quello che era accaduto, non provammo nemmeno ad ipotizzarne la causa, per il timore che qualsiasi nostra congettura potesse poi rivelarsi esatta.
 
La mattina successiva ripartimmo senza pronunciare una sola parola. Quando il sole fu troppo alto nel cielo ci fermammo per consumare una dielmea, ci riposammo all’ombra di qualche palma dopodichè avanzammo ancora fino a quando non notai una piccola scia luminosa.
«Silas» invocai i suo nome rompendo quel silenzio che ci aveva accompagnato fino a quel momento «Fermati un attimo» gi indicai la scia che si faceva sempre più vicina.
Lui interruppe la traversata e si adagiò su una duna in attesa che l’incantesimo ci raggiungesse. Allungai la mano e la scia si adagiò sul mio palmo trasformandosi in una pergamena.
«Una lettera dai tuoi amici della setta?» mi domandò ridendo.
«No» affermai ammonendolo con il mio tono severo «E’ sicuramente la lettera della mia maestra» e ne ebbi conferma quando l’aprii e lessi la prima riga «Loro saranno sicuramente arrivati sui monti Euruko» gli spiegai dandogli le spalle per crearmi un muro invisibile, per poter leggere la lettera in intimità.
 
Mia cara Afala,
è passato tanto tempo dalla mia ultima lettera. Come procede il tuo studio? Ti stai ancora allenando? Mangi regolarmente ogni tipo di alimento? 
Avrei dovuto scriverti prima ma il nostro viaggio ha avuto delle pieghe inaspettate e non saprei propiro da dove cominciare.
Dopo aver lasciato Ataria, ci abbiamo messo davvero poco ad arrivare alle pendici dei monti. Ma non tutti noi abbiamo potuto addentrarci fino alla sua sommità.
Era qualcosa di indescrivibile, l’aria di quel posto era nauseabonda. Più camminavamo e più mi si contorcevano gli intestini. Ben presto solo la Venerabile Ginzokena fu capace di proseguire, insieme ad Enex, così ci siamo separati, abbiamo sistemato laccampamento e li abbiamo attesi riposandoci. Nulla presagiva quello che stava per accadere. Poco prima del calare del sole il cielo fu squarciato da un boato, sembrava quasi come se dovesse venire giù da un momento all’altro, e una voce si fece spazio riecheggiando tra gli alberi.
Uriel, con uno stretagemma, era riuscita a liberarsi. 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Quinta Lettera - Parte Seconda ***


A quella riga interruppi la lettura, il mio animo era così agitato che sentivo di stare per essere vittima di un attacco di panico. Le parole della maestra non potevano che confermare i nostri dubbi più atroci...
La sera precedente, quell’esplosione di potere, non era altro che la scia della rottura dell sigillo che aveva raggiunto anche noi, nonostante fossimo così lontani. 
Per un attimo sentii lo stomaco contorcersi, la mia mente, il mio corpo stesso, rigettavano la notizia tanto da provocarmi forti conati.
Silas rimase lontano, come se incosciamente fosse stato a conoscenza del contenuto di quella lettera e avesse paura di confermare le sue sensazioni.
Vomitai e finalmente mi sentii meglio. Mi pulii la bocca con l’acqua dell’otre e, più consapevole tornai alla lettura dellla sua lettera.
 
Nella mia testa non smettevano di riecheggiare le voci del consiglio, che si accanivano su di me, loro lo sapevano, loro mi avevavano avvisata e io ero stata così sciocca e accecata dalle mie ragioni per non prevedere quell’evenienza. E se fossi stata davvero io a provocare la liberazione di Uriel? 
Se avessi dato ascolto al consiglio, lei si sarebbe comunque risvegliata? Quel dubbio mi ha fatto sprofondare nella disperazione più nera. La Venerabile non accenna a recuperare nessuno dei ricordi della sua vita precedente e Uriel era libera e pronta a mettere le mani su tutti i regni di Ariadonne.
Nonostante tutto abbiamo ingoiato il rospo e abbiamo proseguito il nostro viaggio. Più di prima è necessaria una controffensiva, una strategia per evitare che tutto ciò che successe durante la prima guerra possa riaccadere.
Adesso che abbiamo la certezza che l’umano sacrificale non si trova sui monti Euruko possiamo, con ritrovata speranza, dirigerci verso i monti Liri e sventare una volta per tutte i piani di Uriel.
Adesso abbiamo passato qualche giorno ad Amarfinie, stiamo riposando dopo un primo incontro faccia a faccia con Uriel.
Ci credi che, neanche dopo qualche ora dalla sua liberazione al lago, è scesa a valle per intimorire noi e la Venerabile Ginzokena che stava aiutando il nostro popolo nella battaglia contro la pioggia acida? Tutti questi anni in prigionia non l’hanno aiutata a comprendere le sue malefatte, anzi, sembra più decisa che mai.
Per fortuna sembra che neanche Ginozkena sia cambiata, e questo sarà la nostra salvezza. ma, nonostante tutto, la situazione è critica.  Con tutta la sua buona volontà, sta progredendo in maniera troppo lenta… ammetto di avere il timore di non farcela. 
Afala… cosa ho fatto? Ho davvero condannato Ariadonne alla distruzione?
 
Quella era davvero la lettera più funestra che avessi mai ricevuto in vita mia, la missiva che meno mi sarei aspettata di leggere, la maestra era così sconvolta che non aveva neanche terminato la lettera con i suoi soliti saluti.
«E’ tutto a posto?» mi chiese Silas vedendomi tremare. 
Posò una mano sulla mia spalla per cercare un contatto con me ma io continuavo a guardavo incredula quelle paro mentre delle lacrime rigavano il viso finendo sulla carta della pergamena, rovinando l’inchiostro.
«E’ finita!» urlai voltandomi in preda al pianto «E’ finita, Uriel… lei si è liberata» la mia affermazione sembrò turbarlo.
«Non è possibile» disse fiondandosi su di me, mi rubò la lettera dalle mani e cominciò a leggerla con foga.
Sentivo il mondo crollarmi addosso, la mia mente si proiettava al futuro e a tutto quello che saremmo stati costretti ad affrontare. La morte sarebbe tornata ad essere padrona delle nostre strade.
«E’ terribile» esclamò dopo aver concluso la lettura, la piegò con cura dopodichè me la poggiò sui palmi delle mani.
«Rispondi subito alla tua maestra! avvisala di ciò che stiamo facendo» con delicatezza guidò le mie dita a chiudersi a pugno per farmi stringere con determinazione la missiva. Ma io avevo difficoltà a comprenderlo, la mia testa era altrove, i rumori intorno a me erano diventate sfumature di una realtà che non volevo accettare.
«Afala!» invocando il mio nome poggiò le mani sulle mie braccia e mi scosse, quel suo gesto mi fece tronare in me «E’ importante che noi arriviamo a destinazione, non ti perdere proprio adesso. Dobbiamo trovare l’antidoto per quel veleno e fornirlo a tutti i guerrieri sui campi di battaglia» 
«Sì» affermai asciugandomi gli occhi inumiditi «Hai ragione. Dobbiamo andare!» ripresi camminando con passo deciso mentre sprofondavo nella sabbia.
«Aspetta, prima è il caso che avvisi la tua maestra della nostra missione» mi raggiunse fermandomi.
«Risponderle?» ripeteii come confusa «Non so se funziona».
«Per quale motivo lei non dovrebbe essere mess al corrente?» controbettè.
«No, sono daccordo con te ma vedi... E’ da quando che è partita che tento di comunicare con lei ma sembra come se le mie lettere non le arrivassero. Lei mi scrive di continuo in attesa di una mia replica. Non so più come fare» dicendo quello presi una pergamena dallo zaino «Posso riprovarci ancora ma… cosa cambierebbe dalle altre volte?» strinsi la mano a pugno con forza schiacciando la carta.
Silas mi guardò con un’espressione neutra, sembrava distratto dopodichè uscì una mappa e alzò la testa al cielo. Non capivo cosa volesse fare.   
«Saremo costretti a fare una deviazione» affermò riarrotolando la pergamena.
«Una deviazione?»
«Sì, ti porto da qualcuno che può aiutarti con quell’incantesimo. Non possiamo certo spedire una lettera così urgente con i metodi tradizionali» affermò avvicinandosi a me «Anche se il sole è ancora alto, partiamo subito, lui abita da questi parti» mi allungò una mano, segno che dovevo aggrapparmi di nuovo a lui. 
Sospirai e lo guardai incuriosita. Non l’avrei mai detto che lui potesse avere delle capacità di comando. In poco tempo è riuscito a contenere il mio disagio ed indirizzarmi ad una soluzione.
Mi appoggiai a lui e subito Silas prese il volo, sorreggendomi con entrambe le braccia e, in men che non si dica, lo vidi planare in una oasi.
Non chiesi informazioni su quellla misteriosa persona ma se lui pensava che mi avrebbe potuto aiutare con il mio problemino di magia, non avevo motivo per dubitare della sua valutazione.
«Che posto magnifico! Proprio nel bel mezzo del deserto!» affermai guardandomi intorno.
Mi sembrava di essere atterrata in un enorme giardino, con una piccola capanna di legno al centro, quasi del tutto ricoperta dalla vegetazione. 
Ci avvicinammo all’entrata e Silas bussò.
Il silenzio ci avvolse, nessuno sembrava abitare quel luogo.
«Sei sicuro che ci sia?» gli domandai con l’entusiasmo calante, forse mi ero fatta troppe aspettative.
Silas aprì la bocca per pronunciare la sua risposta e contemporaneamente la porta si aprì.
Un giovane uomo dai corti capelli candidi spuntò dall’uscio, indossava vesti lunghe ed era sporco di terra sul volto e sulle mani.
«Cosa ci fate in questo luogo, viaggiatori?» domandò con tono seccato.
«Siamo venuti qui per parlarvi, il mio nome è Silas» si presentò «Mentre questa è la mia amica Afala» aggiunse poggiando una mano sulla mia spalla.
L’uomo dai capelli bianchi e dal sorriso di circostanza, si voltò verso di me diventando pallido.
«Non gradisco ospiti» esclamò distogliendo lo sguardo.
«Ci dispiace disturbarla ma abbiamo un problema che solo voi potete risolvere, è una questione di vita o di morte»
«Cosa vi fa pensare che io sia il vostro uomo?» esclamò indietreggiando e posando la mano sulla porta, era pronto a chiudercela in faccia.
Con passo svelto avanzai con il piede sinistro e bloccai l’uscio. Non potevo permettergli di fuggire!
Lui ebbe un sussulto e mi guardò turbato dalla mia esuberanza. Lo fissai a mia volta, a quella distanza così ravvicinata, mi ritrovai ad annusarlo, quell’uomo emanava un profumo dolcissimo. O forse proveniva da quel luogo misterioso?
«Il vostro nome gira ancora per il mercato nero della magia» affermò cercando di attirarlo con delle lusinghe, ma Silas aveva una strana concezione di complimento «Ma probabilmente ho sbagliato persona, andiamo Afala» continuò facendomi segno di andare via.
«Silas, non possiamo. Dobbiamo rispondere assolutamente a Xandra» tentai di persuaderlo ma lui era davvero intento ad andare via. Mi voltai verso lo sconosciuto e mi aggrappai alla sua tunica.
«La prego, la supplico» alzai il volto per scrutarlo ma di colpo arrossii, i suoi occhi, la sua carnagione chiara, le sue labbra sottili, mi sembrava l’uomo più bello che avessi mai incontrato. Arrosii quando i suoi occhi si porsero su di me e, senza che me ne accorgessi, cominciai a balbettare.
«Abbiamo bisogno del suo aiuto, Ariadonne ha bisogno di voi» aggiunsi facendomi coraggio.
«Vi ascolterò» acconsentì scacciandomi un pò bruscamente.
Lo ringraziai con un’enorme sorriso e, insieme a Silas, entrammo nella sua dimora.
Ci fece accomodare in un salottino, tutta la sua casa era arredata con elementi naturalistici. Sembrava un uomo molto legato alla terra.
«Quindi, fatemi capire, qual è il vostro problema» esclamò offrendoci del tè.
«La mia maestra, Xandra Dramailoran, è in viaggio da diversi giorni per una missione importante. Ci stiamo tenendo in contatto tramite lo litteravem onemaria, o perlomeno ci proviamo. Sembra che lei non riesca a ricevere la mie lettere» gli spiegai «E’ molto importante che lei riesca a ricevere quest’ultima missiva» l’uomo ascoltò le mie parole sorseggiando la sua bevanda dalla tazza. Era così adorabile! I miei occhi erano ipnotizzati dalle sue labbra e dalla sua lingua che si intravedeva quando le schiudeva.j
Quanto desideravo essere baciata da lui.
«Quando pronunci l’incantesimo usi un oggetto appartenuto alla tua maestra?» mi domandò alzando il tono della voce, per rimproverarmi.
«Sì» gli risposi stringendo le spalle.
«Afala» mi sentii chiamare da Silas «Tutto a posto?» mi domandò stringendomi il braccio. Mi guardava quasi pietrificato «Non è da te rispondere così mansueta. Sei tutta rossa, hai la febbre?» mi domandò posando le mani sulla fronte.
«Sto benissimo!» affermai allontanando la sua mano bruscamente «Il signor Rilas è così gentile» affermai cercando di non farmi sentire «Perchè non rimaniamo qui per la notte?» domandai al mio compagno di viaggio, desideravo passare più tempo con quell’uomo così affascinante.
«Non possiamo lo sai» affermò guardandomi in malo modo.
«Signorina» prese parola «Sentite per caso un odore particolare?» mi domandò incriciando il mio sguardo «Un odore che è particolarmente gradevole?» aggiunse sorridendomi.
Lo osservai con un sorriso ebete, qualcuno mi svegli, da quando il paradiso era sulla terra?  
«Come fate a saperlo?» gli chiesi corrispondendo il suo sorriso «E’ da prima che lo sento» adagiai la tazza sul tavolino e mi alzai «Quale fiore emana questo magnifico profumo?» gli domandai guardandomi intorno.
«Ma allora… è tutto vero!» esclamò Silas guardandomi con aria sempre più sorpresa, quasi sconvolta.
«Si fermi!» Lui di colpo si alzò tentando di fermarmi ma, per un fortuito incindente, mi ritrovai a cadere su di lui. Lo colpii e lo scaraventai a terra.
Quando il mio volto sprofondò sul suo petto potei annusare la sua pelle e finalmente compresi da dove arrivava quel profumo, era lui. 
Il mio cuore cominciò a battere come una furia e nei miei pensieri cominciò a crescere il desiderio di essere cinta dalle sue esili braccia ed essere sfiorata da quella pelle vellutata come il petalo di un fiore.
«Conviene sbrigarci» affermò alzandosi velecemetne in piedi senza neanche aiutarmi a rialzarmi.
«Fammi assistere all’esecuzione dell’incantesimo, ti dirò quale sia il problema» affermò attendendomi.
Con la testa tra le nuvole mi alzai annuendo, ero davvero contenta che lui mi stesse aiutando! Tirai fuori una pergamena e l’inchiosto e, piegata sul tavolino del salottino, comincia a scrivere la lettera che dovevo spedire.
 
Mia adorata Maestra,
avete ricevuto tutte le mie lettere?
Sapete oggi ho conosciuto un uomo davvero affascinante. Vorrei tanto poter stare con lui, conoscerlo e magari avere tanti figli con lui.
 
Silas improvvisamente fece un colpo di tosse e mi fulminò con lo sguardo, dalla sua espressione era evidente che stesse leggendo il contenuto della mia lettera.
«Non spiare!» affermai avvicinando la lettera al petto.
«L’antidoto, scrivi dell’antidoto!» mi rimproverò seriamente. Sbuffai e tornai subito alla lettera.
 
Silas vuole farle sapere che presto saremo nel territorio delle Nahikae della terra.
Vuole trovare l’antidoto per quel veleno che quella Uriel ha usato per uccidere la Swita. 
Chissà se anche Rilas può essere d’aiuto contro l’imminente battaglia contro Uriel.
Non conosco i suoi poteri ma deve essere proprio forte, quanto vorrei che mi proteggesse da tutti i mali.
Adesso devo salutarvi perchè Silas continua a guardarmi male. Immagino vorrà ripartire subito.
Fate buon viaggio  
Afala
 
«Bene! La lettera è pronta» affermai contenta mentre la sigillavo.
Rilas sospirò e mi fece alzare.
«Proseguiamo, adesso fa il tuo incantesimo» disse incrociando le braccia.
Io, persa dalla sua bellezza, ci misi un pò a rendermi conto che stava parlando con me. Mi fiondai sullo zaino e recuperai il bastone della maestra.
Chiusi gli cchi, presi lunghi respiri per rilassarmi e concentrarmi sulla maestra. Strinsi il bastone e pronunciai l’incantesimo.
«Nim myn nei ne ûnaner» percepii la lettera sul palmo della mia mano mutare in energia e fluttuare. Aprii gli occhi per seguire la scia dorata ma appena mi accorsi che Rilas aveva unito le nostre mani durante l’incantesimo mi distrassi.
«Rilas…» sussurrai imbarazzata.
«Allora? Riceverà la lettera?» domandò agitato Silas.
«Signorina Afala» udii la sua maestosa voce chiamarmi e il mio cuore si fermò «Non c’è nulla che non va con il suo incantesimo» disse allontanando la mano «Per assicurarci che questa missiva arrivi al destinatario ho unito il mio potere al vostri» A quelle parole mi sentii le gambe molli e il mio animo tremare dall'emozione.
«Anche per oggi Ariadonne è al sicuro» disse ironico, ma non mi diede fastidio, anzi, lo trovai estremamente amabile.
«La ringraziamo» disse Silas urtato «Adesso penso sia il caso di togliere il disturbo» affermò prendendomi sotto braccio.
«Purtroppo non ho spazio per gli ospiti» cominciò indicando la sua dimora «Fate buon viaggio» aggiunse chiudendo il discorso in maniera molto dura.
«Ci scusi ancora per il disturbo, signor Rilas» Silas mi strinse e mi trascinò fuori da lì.
«Rilas, arrivederci» mi liberai dalla presa del mio compagno e tornai dall’uomo «La prego, posso avere un suo ricordo?» affermai allungando il volto verso di lui.
Rilas rimase in silenzio e per un attimo mi sembro farsi vicino, tanto che chiusi gli occhi in trepidante attesa.
«Siete troppo gentile» Silas mi tirò nuovamente verso di lui dividendo il nostro bacio ancora prima che sbocciasse «La mia amica vi sta importunando, leviamo subito il discoro»
«La porti subito via» affermò coprendosi il volto con le mani. Senza neanche darmi un ultimo saluto si affrettò a rientrare e chiudere la porta dietro di sé.
«Afala» Silas mi trascinò lontano da quella casa e non parlammo finche il buio non calò «Come ti senti?»
«Sto bene» affermai confusa «Certo che quell’uomo poteva essere più gentile, ma tu sei sicuro che lui fosse la persona giusta?» gli domandai guardando l'orizzonte.
«Credevo che fossi offesa con me perchè ti ho impedito di baciarlo» mi spiegò ridendo.
«Ba-baciarlo?» lo guardai di traverso «Ma cosa dici! Ti ho detto che io sono una sacerdotessa!» gli rispiegai in modo che gli entrasse nella zucca.  Ma che scherzi sciocchi riusciva a partorire la sua stupida mente?
«Tu, davvero non ricordi niente?» mi chiese sorpreso «Ma allora le voci su di lui sono vere» 
«Voci?» ripetei ancora più confusa.
«Rilas è conosciuto come un talentuoso mago, la sua maestria era leggenda e in giovane età era conosciuto ogniddove» 
«Non dava proprio quella sensazione» commentai il suo racconto «E’ proprio vero che non si dovrebbe giudicare un libro dalla copertina» feci una pausa per riflettere «Come mai io non avevo mai sentito parlare di lui?»
«Tutti i re umani lo volevano alla loro corte» continuò il racconto senza rispondere alla mia domanda
«Umani?» esclamai sconvolta «Vuoi dirmi che lui è un umano?»
«No, in realtà si dice che sia un mezzo sangue. Si racconta che avesse delle splendide ali bianche e che un giorno una seguace oscura, invaghita di lui gli supplicò di diventare il suo amante, promettendole eterno amore. Lui rifiutò la proposta della donna e lei, in preda alla collera, lo punì maledicendolo. Se un giorno avesse mai trovato l’amore si sarebbe trasformato in una pianta, perdendo di fatto la sua vita»
«Un seguace oscuro» sussurrai quasi inrtimorita da quelle parole «E cosa centra la maledizione con quello che hai detto prima?» sembrava aver raccontato una favoletta per distrarmi dall’argomento principale.
«Quella donna lo voleva proprio morto perchè non ha voluto aspettare che potesse succedere per caso, sembra che qualunque bella donna gli si avvicini venga a sua volta incantanta e viene spinta a sedurlo per far si che lui si innamori e che la maledizione si concretizzi»
«Ma è terribile» affermai colpita dal suo racconto.
«Io credevo che fosse solo un marpione che si era invetato una scusa per abusare dei suoi poteri e approfittarsi delle ragazze. Ma oggi ho assistito ad una cosa davvero sorprendente»
Lo guardai alquanto scioccata.
«Mi stai prendendo in giro, spero»
«No» cominciò a ridere «E’ stato troppo forte, arrossivi per ogni sua parola, gli sei caduta addosso e lo palpavi come una ossessa, hai anche tentato di farti baciare da lui e nella lettera alla tua maestra hai scritto che volevi fare tanti figli con lui»
«Cosa?» strepitai imbarazzata «No è possibile, stai mentendo. Non posso aver fatto queste cose»
«Perchè dovrei mentirti? Abbiamo la lettera come prova, e grazie all’aiuto di Rilas arriverà sicuramente a destinazione»
A quelle sue parole il sangue mi si raggelò, la maestra non poteva leggere una lettera del genere! Cosa penserà della sua migliore allieva? Che si era lasciata andare alla lussuria…
«Non può essere! Non può essere!» strepitosi mettendo sotto sopra lo zaino alla ricerca di un’altra pergamena «Devo scrivere un’altra lettera! Devo spiegarle tutto»
Arrivata al fondo della mia sacca sprofondai nella disperazione più totale, avevo esaurito la pergamena magica e quella sera non mi fu possibile rimediare a quell’enorme errore.
Con l’umiliazione addosso mi congedai nervosa da Silas e mi avvolsi nella copertina di lana che avevo portato per il viaggio, e cercai di riposare.
Ebbi difficoltà ad addormentarmi ma, dopo diverso tempo, arrivai alla conclusione che la mia maestra, in qualche maniera, avrebbe capito che qualcosa non andava. Lei mi aveva praticamente cresciuto, sapeva che ero fedele ai miei voti.
Finalmente quel pensiero mi tranquillizzò e riuscii a dormire il tempo necessario per riprendere un pò le forze per l’imminente ripartenza.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3840399