L'incubo del killer

di Iron_Captain
(/viewuser.php?uid=946513)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Rapina ***
Capitolo 2: *** Strane sensazioni ***
Capitolo 3: *** Indagine su un furto ***
Capitolo 4: *** Violenta sparatoria ***
Capitolo 5: *** La sfida dell'assassino ***
Capitolo 6: *** L'indizio dell'assassina ***
Capitolo 7: *** Dubbi e Paure ***
Capitolo 8: *** Sospensione ***
Capitolo 9: *** Lotta in metropolitana ***
Capitolo 10: *** Sospettato principale (parte 1) ***
Capitolo 11: *** Sospettato principale (parte 2) ***
Capitolo 12: *** Il video ***
Capitolo 13: *** Sotto protezione (parte1) ***
Capitolo 14: *** Sotto Protezione (parte 2) ***
Capitolo 15: *** Omicidio prestabilito ***
Capitolo 16: *** Faccia a faccia con l'assassino ***
Capitolo 17: *** Situazione complicata ***
Capitolo 18: *** Momento intenso ***
Capitolo 19: *** Nuovo sospetto ***
Capitolo 20: *** La sensazione di morire ***
Capitolo 21: *** L'odio e il dolore di Judy ***
Capitolo 22: *** Vittima innocente ***
Capitolo 23: *** Sentirsi sbagliata ***
Capitolo 24: *** Rivelazione scioccante ***
Capitolo 25: *** L'identità dell'assassina ***
Capitolo 26: *** Omicidio a sangue freddo ***
Capitolo 27: *** Duello all'ultimo sangue ***
Capitolo 28: *** Risveglio in ospedale ***
Capitolo 29: *** Perché facciamo gli incubi? ***
Capitolo 30: *** La verità omessa ***



Capitolo 1
*** Rapina ***


Capitolo 1: Rapina

Era circa mezzogiorno, e la polizia era ancora appostata davanti alla banca in cui stava avvenendo la rapina. Si erano sentiti diversi spari, durante i quali si temeva che fosse scappato il morto. I ladri erano quattro e utilizzavano armi d'assalto di calibro 50. La situazione era difficile: più passava il tempo, più si temeva che potesse sfuggire di mano. Erano presenti tutti i migliori agenti, incluso il Capitano Bogo.
I criminali avevano detto alla polizia di non fare irruzione e di mettere a disposizione un elicottero con cui poter fuggire. Se quelle richieste non fossero state rispettate, avrebbero ucciso gli ostaggi.
I poliziotti erano in ansia, inclusa la coniglietta Judy Hopps, che continuava a chiedersi quando sarebbe terminata questa crisi.
“Vedrai che finirà bene.” disse Nick avvicinandosi alla sua partner e passandole un fazzoletto.
La sua collega lo prese rapidamente e si asciugò il sudore.
“E se ti sbagli?” chiese Judy, convinta che sarebbe successo qualcosa di brutto da un momento all'altro.
“Io non sbaglio mai, Carotina.”
Era un bene che ci fosse un collega che anche nelle situazioni più difficili riusciva a tranquillizzare la sua migliore amica.
Il Capitano Bogo, che non voleva irrompere nell'edificio con il rischio di ferire o uccidere gli ostaggi, attendeva con enorme ansia l'arrivo dei rinforzi da parte della SWAT.
All'improvviso gli agenti sentirono uno sparo che li mise immediatamente in allerta, riparati dietro le loro auto e con le armi puntate verso l'entrata dell'edificio. Successivamente ce ne furono altri; tuttavia nessuno diretto a loro. Dall'ingresso della banca comparve un giaguaro con una pistola in mano che indossava una camicia bianca, i pantaloni e la giacca neri. Dopo aver frantumato il vetro della porta girevole, il mammifero cadde a terra senza vita. Dopo aver imbottito di piombo quel predatore, i criminali aprirono il fuoco contro la polizia nel tentativo di farli rimanere appostati dietro le loro auto. I ladri non erano altri che due grossi ippopotami vestiti completamente di nero, e ovviamente con i passamontagna. Le loro armi erano talmente potenti da riuscire a scalfire facilmente gli sportelli delle volanti come se fossero fatti di cartone ruvido.
Judy, vedendo in quale situazione si trovava insieme ai propri colleghi, decise di voler raggirare i malviventi e la loro raffica di colpi. Sfruttando a proprio vantaggio il fatto che i ladri erano impegnati a sparare al resto dei poliziotti e sapendo che la maggior parte degli animali di dimensioni colossali non prestavano attenzione ai mammiferi più piccoli, si sporse dall'angolo della macchina e iniziò a sparare una raffica di colpi. Nel momento in cui i due malfattori si ripararono dietro le pareti, per i poliziotti arrivò il momento di rispondere al fuoco. Consapevole che avrebbero preferito aspettare i rinforzi, e che quindi non avrebbero fatto subito irruzione, la piccola agente si mise a correre più in fretta che poteva; e nonostante le era sembrato di aver udito le voci dei propri colleghi, ed in particolar modo del capitano Bogo, nel bel mezzo della sparatoria decise di ignorarle e di irrompere nella banca. Una volta arrivata nel vicolo a fianco si accorse di non essere in compagnia del proprio partner: o non era riuscito a raggiungerla, o aveva preferito non rischiare la propria vita, dal momento che era suo solito essere una volpe molto prudente. Mentre alle proprie spalle si continuarono a sentire gli spari, Judy percorse per qualche metro il vicolo fino a vedere la porta di servizio, usata soprattutto per le uscite di emergenza; essendo progettata per i mammiferi di grandi dimensioni, corse verso la parete alle proprie spalle ed effettuò un salto acrobatico che le permise di raggiungere la maniglia. Una volta aperta avanzò cautamente con l'arma puntata in avanti attraverso il lungo corridoio illuminato da alcune luci fioche, fino a raggiungere dei gradini di una scala. Dopo aver raggiunto il piano sottostante, si accorse di trovarsi in una specie di sgabuzzino, in cui si trovavano il carrello delle pulizie, la cassetta del pronto soccorso, e i vari tipi di detersivi posti sopra delle mensole. Davanti a sé c’era una porta, dietro la quale provenivano diversi rumori e voci.
“Sbrigati! Gli sbirri irromperanno da un momento all'altro!”
La piccola agente intuì subito che erano i criminali. Decisa a volerli fermare subito e a non aspettare l'arrivo della SWAT e degli altri colleghi, effettuò un balzo per afferrare la maniglia della porta. Una volta aperta, saltò giù e andò a riprendere la propria mitragliatrice. Come aveva previsto, l'altro grosso mammifero, un elefante, prese la sua arma e sparò verso la porta che si era aperta, senza prevedere che ad aver fatto irruzione era una coniglietta, che dopo essersi riparata dietro ad essa si sporse e sparò al ladro, il quale cadde pesantemente a terra senza vita. Guardandosi attorno si accorse di trovarsi nella stanza dalla quale si accedeva al caveau. Avanzò cautamente, con l'arma caricata, consapevole della presenza dell'altro criminale, che probabilmente stava aspettando il momento giusto per tenderle un agguato da dietro l'angolo a sinistra, dove si trovavano le scale che conducevano al piano superiore, dove si trovavano gli altri suoi complici e gli ostaggi in attesa di essere salvati. Ben presto Judy capì di aver commesso un grave errore: aveva prestato troppo attenzione verso quell'angolo, credendo che il ladro era di grosse dimensioni, quando invece il mammifero in questione era di piccole dimensioni, ed aveva usato il corpo dell'elefante ucciso per nascondersi; infatti approfittò della distrazione della poliziotta per uscire allo scoperto e spararle contro con un fucile a pompa MP 7. La coniglietta, anche se colta alla sprovvista, ebbe la prontezza di rispondere al fuoco; tuttavia non riuscì ad evitare la pallottola che andò a conficcarsi sul petto, vicino al cuore. Nonostante iniziò a vedere in modo sfocato il malvivente e l'ambiente circostante, continuò a sparare finché non cadde a terra. Non riuscì a capire se era riuscito a scappare, ma cominciò a sentire gli spari al piano superiore che diventavano più forti, e anche delle voci che non riusciva a riconoscere. Ad un tratto le parve di sentire la voce di Nick che in preda al panico la stava chiamando…poi chiuse gli occhi.

Angolo Autore
Alla fine non ce l'ho fatta a iniziare anche questa fanfiction. Dal momento che ci tengo molto, la aggiornerò piano piano, quando sarò sicuro di ciò che scrivo. So che mi ucciderete quando pubblicherò alcuni capitoloi, ma vi assicuro che è una bella fanfiction questa…
Buona lettura

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Strane sensazioni ***


Capitolo 2: Strane sensazioni

"Judy!...Judy!..."
Dopo essere stata scossa varie volte dal suo collega, che continuava a chiamarla in preda alla preoccupazione, la coniglietta si alzò pian piano da terra, avvertendo subito dopo delle lievi vertigini.
"Stai bene Carotina?"
La piccola agente non rispose alla domanda, poiché tentò di rimettere in ordine i suoi ricordi.
"Che strano..." disse ad un tratto. "Ricordo di essere stata colpita dall'ultimo criminale..."
"E di essere svenuta." la interruppe Nick, indicando la spalla della sua collega.
La coniglietta diede un'occhiata alla propria divisa, che serviva in quel caso a nascondere il giubbotto antiproiettili che aveva indossato prima di venire a sventare la rapina in banca. Era bucata, ma non fuoriusciva sangue. Era strano...aveva avuto la sensazione di essere stata ferita.
"Non sembri stare bene...forse è il caso che ti porti all'ospedale." disse Nick, notando il comportamento strano della sua partner.
"No! Sto benissimo!" esclamò Judy, "Dove è il criminale, lo avete preso?"
"No. È riuscito a scappare."
"E gli altri?"
"Tutti morti. Purtroppo...ci sono vittime anche tra gli ostaggi."
La coniglietta, dopo aver abbassato le orecchie, andò a battere una delle sue zampe, chiuse a pugno, sul muro.
"Il Capitano Bogo vuole un rapporto sui fatti avvenuti quaggiù."
I due piccoli mammiferi salirono le scale che conducevano verso la sala principale della banca. Lo spettacolo a cui dovettero assistere fu raccapricciante: c'erano diversi mammiferi morti, i quali erano soprattutto addetti alla sicurezza. Tra le vittime c'erano anche due impiegati. Judy osservò atterrita la scena, animata soltanto dai suoi colleghi, agenti di polizia e colleghi della scientifica, impegnati a svolgere i loro doveri. Una volta usciti fuori notarono che le strade erano completamente invase dalle auto della polizia e dalle ambulanze, con i dottori che controllavano le condizioni degli ostaggi; poi c'erano i Media, trattenuti dai cordoni e da alcuni agenti di polizia. Era sempre la solita, antipatica storia: quando capitava un fatto simile, i giornalisti si precipitavano subito sulla scena del crimine per poter raccogliere più informazioni possibili e metterle per iscritto sui giornali, che venivano pubblicati e letti dai cittadini ogni giorno. Judy li aveva sempre odiati perché non pensavano alle conseguenze che un loro articolo poteva causare, poiché scrivevano di tutto; soprattutto erano sempre in cerca di più dettagli e segreti da poter rivelare. Quando li vide spintonarsi tra loro e tendere i loro microfoni e registratori vocali verso gli agenti e fare domande, la coniglietta fu improvvisamente invasa, per la prima volta, da un profondo disgusto.
Dovreste vergognarvi, pensò. Secondo lei erano dei mammiferi insensibili, disposti soltanto a fare carriera umiliando il prossimo.
"Partner."
Dopo essere stata riportata alla realtà, Judy rivolse l'attenzione verso il suo collega: "Sto arrivando."
I due agenti si diressero verso una delle ambulanze. Dopo essersi sdraiata sul lettino, i dottori le tolsero, facendo molta attenzione, prima la divisa, dopodiché il giubbotto antiproiettili.
"È stata molto fortunata, agente Hopps." disse l'armadillo in camice. "Il proiettile ha perforato il giubbotto, ma non è andato a conficcarsi nella sua pelle. Sta perfettamente bene."
"Dottore..." lo chiamò improvvisamente Judy, che aveva bisogno di chiarire un particolare che le sfuggiva. "Perché ero svenuta allora?"
Il dottore rivolse il suo sguardo dal giubbotto alla poliziotta, che nel frattempo stava indossando di nuovo la divisa.
"Adrenalina, accompagnata da un improvviso attacco di panico."
La coniglietta, preoccupata, iniziò a riflettere: non aveva mai sofferto di attacchi di panico prima d'ora. Tuttavia, non riuscì a trovare un'altra spiegazione plausibile, dal momento che aveva anche molto da fare.
Ad attenderla fuori dall'ambulanza era presente Nick.
"Allora? Sei in pericolo di vita?" chiese sarcastico, con un ghigno malizioso.
"Sfortunatamente per te, no. Sono completamente sana." rispose ironicamente, ricambiando il ghigno.
"Mannaggia, speravo di prendermi qualche giorno di ferie." la prese in giro, fingendo di essere deluso.
"Non oggi, agente Wilde. Abbiamo ancora un criminale da acciuffare, compilare i rapporti sull'accaduto..."
"Qualcosa non va?" chiese Nick non appena notò che la sua partner aveva smesso di parlare improvvisamente e aveva abbassato le orecchie e lo sguardo.
"Dobbiamo anche avvertire i parenti delle vittime...e raccogliere le deposizioni dei testimoni che hanno assistito a tutto questo." disse con tono malinconico.
Per quanto Nick avesse voluto replicare scherzosamente, decise di non farlo, perché capì che non era il momento adatto per dedicarsi alle sue solite battute.
"Il Capitano Bogo è dovuto tornare in centrale per occuparsi di alcune chiamate e pratiche da compilare; il tutto di genere burocratico...Perciò ci attende in centrale. Le indagini sono state affidate all'agente Fangmayer."
I due piccoli agenti, dopo aver informato l'agente Fangmayer, entrarono in macchina. Dopo essersi seduta al posto di guida, Judy avvertì di nuovo quelle vertigini, che durarono solo per un istante.
"Allora? Vogliamo andare?"
Senza neanche perdere tempo a rispondergli, la coniglietta girò le chiavi, azionando il motore; poi tenne lo sguardo fisso sulla strada davanti a sé.

Angolo autore
Ho scritto di getto, questa volta, stando attento agli errori grammaticali. Se notate stranezze o dei punti che non vanno (non mi riferisco agli errori grammaticali) sappiate che sono consapevole di ciò che ho scritto è che...non sono da considerare errori, e soprattutto non potrò rivelarvi il motivo per cui ci sono, perché lo farò nei prossimi capitoli che pubblicherò.

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Indagine su un furto ***


Capitolo 3: Indagine su un furto

Se c'era una cosa che Judy odiava tanto, era telefonare ai familiari e agli amici delle vittime; era veramente difficile dire che un mammifero a loro molto caro era deceduto in una sparatoria, durante una rapina. Ogni volta che informava uno di loro, la coniglietta era costretta ad ascoltare i loro pianti e le loro reazioni, alle volte molto forti. Era più che normale non riuscire ad accettare l'improvvisa mancanza permanente di un amico, o familiare, e rimanere addolorati da ciò. A complicare i drammi, c'era anche la dura richiesta di recarsi in obitorio per riconoscere il mammifero deceduto e a ritirare i suoi effetti personali. Era un lavoraccio, persino per chi era abituato e lo faceva tutti i giorni. Oggi toccava a Judy farlo perché gli altri agenti erano impegnati con le indagini sulla rapina.
"Tutto bene Carotina?" chiese Nick affacciandosi dall'entrata dello studio della sua partner.
La coniglietta volse il suo sguardo verso il collega, poi scosse la testa.
A quel punto la volpe assunse un'espressione seria e andò a sedersi vicino a lei; "Ho capito. Anche per me sarebbe difficile dover dare quelle brutte notizie alle famiglie delle vittime...Anzi, non ci riuscirei proprio a farlo."
Judy vide quella stessa serietà e malinconia, nell'espressione del suo partner, che ebbe quando le racconto della sua esperienza negativa con il gruppo degli scout.
"Hai per caso perso qualcuno?" chiese a bassa voce, mentre poggiò una delle sue piccole zampine su quelle di Nick, che volse il suo sguardo cupo su di lei; era sul punto di piangere.
"Mio padre, tanti anni fa..." disse la volpe, senza voler raccontare l'accaduto.
"Mi dispiace." si limitò a rispondere Judy, che non ritenne giusto approfondire quell'argomento.
A quel punto Nick le accarezzò la testa e le sorrise: era veramente un'amica speciale ed un mammifero eccezionale, dotata di una compassione fuori dal comune.
"Tutto a posto con le vertigini?"
"A volte mi vengono. Soprattutto ora..."
"Ho la soluzione giusta per te." disse infine Nick, alzandosi dalla sedia e uscendo dall'ufficio della sua partner. Lei lo seguì. I due piccoli animali andarono verso il distributore di caffé, dove a fianco si trovava anche quello dell'acqua, con la tanica completamente piena. La volpe, dopo aver preso dal portabicchieri, un bicchiere di plastica, lo riempì d'acqua, dopodiché prese, dalle due piccole ciotole sopra il distributore di caffé, una bustina di zucchero e una stecca di plastica. Quando ebbe dolcificato l'acqua, porse il bicchiere alla partner.
"Grazie, Nick." disse Judy prendendo il bicchiere d'acqua dolce.
"Gli amici servono a questo." rispose Nick, sorridendo.
Per qualche minuto, i due mammiferi si riposarono dal duro lavoro che avevano appena svolto. Anche Nick prese un bicchiere d'acqua, senza dolcificarla. A quel punto, i due colleghi iniziarono a bere.
Dopo aver svuotato e buttato i loro bicchieri, arrivò il capitano Bogo, con un fascicolo in mano.
"Agenti Hopps e Wilde."
"A rapporto, Signore." dissero all'unisono i due agenti mettendosi sull'attenti.
"Riposo. Ho un importante caso da affidarvi." disse il loro superiore, porgendo il fascicolo ai due mammiferi.
Dopo averlo preso, Judy iniziò a leggerlo, insieme a Nick. Sembrava trattarsi di un furto di armi avvenuto a Fort Major, una base militare non lontana da Zootropolis.
Prevedendo che ci fossero delle domande su questo caso, il capitano Bogo iniziò il suo briefing: "Le indagini su questo furto, avvenuto una settimana fa, erano state assegnate alla Polizia Militare. Dal momento che queste armi sono state usate nella rapina sventata questa mattina, il Sindaco ha affidato le indagini a noi, garantendo la completa collaborazione da parte dei soldati di Fort Major e della Polizia Militare. Il vostro scopo principale è scoprire chi è questo ladro, in modo tale da poter inchiodare anche l'ultimo complice sfuggito alla cattura. Ci sono altre domande?"
"Nossignore." rispose Nick.
"Allora muovetevi, prima che avvenga un'altra rapina." disse il loro superiore alzando il tono di voce, dopodiché se ne andò.
Anche i due agenti, senza perdere tempo, andarono a prendere la loro volante, scegliendo di salire sopra un SUV, poiché dovevano dirigersi verso la zona Savana.

Durante il tragitto, Judy non ebbe nessun attacco di panico e nessuna vertigine. Grazie a ciò, i due agenti arrivarono senza contrattempi a Fort Major, una base militare ben sorvegliata al di fuori dei confini della città. Quando l'auto si fermò davanti la sbarra che impediva l'accesso ai veicoli non autorizzati, una tigre arancione con le strisce nere, che indossava la divisa militare e aveva un bel mitragliatore d'assalto MSC 344, si avvicinò al SUV della polizia. La coniglietta abbassò il finestrino.
"Identificatevi."
"Agenti Hopps e Wilde del primo distetto di polizia di Downtown. Siamo qui per l'indagine sul furto di armi avvenuto una settimana fa." disse Judy con il suo solito tono autoritario.
"Aspettate qui." rispose il soldato, che andò nella cabina in cui si trovava un suo compagno.
La coniglietta si passo il braccio sulla fronte per asciugare le gocce di sudore che erano iniziate ad apparire. Nel deserto faceva veramente caldo.
Dopo qualche minuto, quel soldato tornò; "Potete procedere."
Quando la sbarra si aprì, Judy fece partire di nuovo l'auto. Una volta dentro, andarono a parcheggiare nei posti riservati ai visitatori.

I due agenti, dopo essere stati accolti dal comandante Falc, una zebra dai tanti anni di servizio e un militare pluridecorato, e dal sergente Bullyn, un grosso gorilla dal tono duro e severo che si occupava di addestrare le reclute, che li condussero all'interno della base, iniziarono a fare le domande, chiedendo, prima di tutto, chi fosse coinvolto nel furto di armi e quale fosse il movente.
"Quello che vi posso dire, agenti, è che nessuno dei miei ragazzi è coinvolto in questo furto." disse il sergente Bullyn, dal momento che ritenne i suoi soldati non colpevoli.
"Nessuno sta insinuando nulla, signore." rispose prontamente Nick.
"Sergente." disse il Comandante Falc. "Mi occuperò io di rispondere alle domande dei due agenti; lei torni dalle reclute."
Dopo aver fatto il saluto militare, il gorilla se ne andò. A quel punto l'interrogatorio continuò.
"Perciò lei esclude il coinvolgimento di uno dei suoi soldati?" chiese la coniglietta.
"Si: anche perché, prima di denunciare il furto, ho fatto un controllo incrociato su tutti coloro che potevano aver effettuato l'accesso l'armeria. Nessun codice corrispondeva ai miei soldati, inclusi gli ufficiali." rispose il comandante Falc.
Poco prima che potesse fare altre domande, Judy ebbe un'altra vertigine, questa volta più forte: le faceva male la testa, la vista si era appannata, e tutto ciò che era intorno a lei iniziò a deformarsi e a girargli in tutte le direzioni. Fece cadere la penna e il taccuino, e si portò una delle sue mani sulla fronte, e allo stesso tempo traballò, come se fosse ubriaca. Era sul punto di svenire.
"Judy!" esclamò Nick, prendendola tra le braccia.
Quando passò, la coniglietta osservò il suo partner: era terrorizzato.
Anche il comandante era preoccupato, dopo aver visto ciò.
"Vi porto in infermeria." disse la zebra.
"No: sto bene." disse rapidamente la coniglietta ostinata, rimettendosi in piedi. "...Devo soltanto andare in bagno a darmi una sistemata."
"Perdonami, collega, ma non penso tu debba sottovalutare..."
"Sono soltanto attacchi di panico." si giustificò Judy poco convinta.
Nonostante il comandante non fosse d'accordo, decise di non insistere, poiché non era un suo soldato: "Il bagno si trova nel corridoio alla sua destra."
"Grazie. Prosegui tu, Nick." disse infine la coniglietta, porgendo il taccuino e la penna al suo collega prima di avviarsi.

Dopo essersi lavata e asciugata la faccia, la coniglietta saltò di nuovo sopra il lavandino, poiché non esistevano, in quel luogo, lavandini e water per i mammiferi di piccole dimensioni. Mentre si guardò allo specchio, si sistemò alcuni ciuffi di pelo sulla testa.
Che figuraccia, disse tra sé, ripensando al momento in cui aveva avuto quel forte attacco di panico davanti al comandante Falc e a Nick. Quando finì di sistemarsi, la coniglietta scese dal lavandino e si avviò verso l'uscita.
Bip. L'agente si fermò. Dopo essersi guardata attorno, riprese a camminare.
Bip...Bip...Bip...
La coniglietta si fermò nuovamente e tese l'orecchio: era un suono acuto, trasmesso a intermittenza. Proveniva verso le cabine dei water. Oltre a lei, sembrava non essere presente nessun altro, né aveva visto entrare qualcuno. Avanzò con cautela. Aprì la fondina della pistola, cosicché fosse pronta ad usarla, se necessario. Man mano che si avvicinò il rumore diventò sempre più forte, insieme alla paura che iniziò a provare. Quando arrivò davanti alla porta della prima cabina a sinistra, Judy si stese a terra per vedere, tramite lo spazio vuoto che c'era tra il pavimento e la porta, chi c'era dentro. All'inizio aveva pensato di bussare o di dire se c'era qualcuno, ma la paura che ebbe in quel momento la bloccò. Non c'era nessuno. Quando si spostò verso la prossima cabina...
Bip...Bip...Biiiiiiiipp...
La coniglietta si tappò le orecchie con le mani, e in preda al dolore urlò e si contorse: era insopportabile e molto forte. Dopo un paio di minuti, quel fastidioso suono terminò, lasciando che il silenzio tornasse a regnare nel bagno. A quel punto, Judy si alzò in piedi, con le orecchie che le stavano fischiando. Continuò a guardarsi intorno, ma non vide nulla. Si sentì confusa e impaurita, poiché non sembrava esserci nessun mammifero o apparecchio elettronico che avesse potuto emettere quel suono; finché, ad un tratto, non sentì il rumore dello sciacquone provenire verso l'ultima cabina a destra, dalla quale uscì un lupo grigio chiaro con la divisa militare. Quando vide quel lupo, maschio, la coniglietta, seguendo l'istinto, prese la pistola e gliela puntò: "Fermo!"
Il soldato alzò lentamente le zampe.
"Si calmi..."
"Che ci fa nel bagno delle femmine?" chiese Judy furiosa e irritata.
"Veramente...questo è il bagno dei maschi." rispose il lupo con tono calmo.
"No! Questo è il bagno delle femmine!" sostenne Judy, non credendo a una simile sciocchezza. "E adesso esca subito da qui!"
Lentamente, il lupo andò verso l'uscita, con le zampe alzate. Quando aprì la porta, verso l'interno, la coniglietta rimase scossa da ciò che vide appeso in alto ad essa: era il cartello che indicava che il bagno in cui si trovava era quello dei maschi.
No...non può essere, disse tra sé Judy, riponendo la sua arma nella fondina.
"Mi scusi." disse mortificata.
Il lupo, dopo aver abbassato le zampe, squadrò la leporide.
"La prossima volta presti più attenzione." disse il predatore, prima di andarsene via.
Judy osservò di nuovo quel cartello; era convinta di essere entrata nel bagno delle femmine. Cosa le stava succedendo? E quel rumore di prima, da dove proveniva? Mentre era in preda a quelle domande, ebbe un'altra vertigine, fortunatamente più leggera e breve.
"Judy!"
La coniglietta, tornata alla realtà, vide il suo partner raggiungerla di corsa.
"Dobbiamo tornare in città: i nostri colleghi sono stati coinvolti in una sparatoria...Che cosa ci fai nel bagno dei maschi?"
"È una lunga storia..." si limitò a rispondere Judy: sia perché non voleva che il suo collega la prendesse in giro; sia perché non voleva sentirsi dire che doveva andare in ospedale.
Il tempo giocava anche a suo favore, perciò Nick non si soffermò sui dettagli; così i due agenti corsero verso la macchina, dirigendosi subito dopo in città.

Angolo autore
Stavolta è stata dura pubblicare questo capitolo: impegni, blocchi di ispirazione...un vero casino. E poi ho dovuto fare i conti con le parole che neanche mi venivano in mente. Mi spiace avervi fatto attendere tanto, ma non dipende affatto da me. Spero possa piacervi anche questo capitolo, e soprattutto spero sia venuto bene. E come sempre...Buona lettura.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Violenta sparatoria ***


Capitolo 4: Violenta sparatoria

Gli agenti Hopps e Wilde arrivarono di corsa in città, raggiungendo la strada in cui si trovava la banca in cui era avvenuta la rapina; in seguito diventata lo scenario di una pesante sparatoria. I due piccoli mammiferi rimasero stupiti nel vedere una delle auto della polizia completamente in fiamme, e le altre auto, disposte a posto di blocco, frantumate dalle numerose pallottole vaganti. I loro colleghi si riparavano dietro ad esse.
Quando anche loro furono presi di mira dai criminali, Nick fu costretto a girare rapidamente il volante; dopo aver perso il controllo, la grossa vettura andò a sbattere contro un palo. Grazie all'airbag e al fatto che si trovavano in un SUV, i due agenti rimasero illesi dallo schianto.
“Tutto ok?” chiese Nick preoccupato.
“Si…niente di rotto.”
Dopo essersi tolte le cinture di sicurezza, i piccoli mammiferi scesero rapidamente dall'auto e, grazie al fuoco di copertura da parte dei loro colleghi, riuscirono a raggiungere di corsa il loro riparo.
“Quale è la situazione?” chiese Judy all'agente Fangmayer.
“Due dei nostri agenti erano andati a fare domande ai residenti del palazzo davanti a noi, ma non sono più tornati, e siamo stati subito dopo attaccati da due criminali, probabilmente complici dei ladri di banche che avevamo stanato stammattina. Ci stanno sparando da svariate ore, e non riusciamo ad irrompere nell'edificio. Sono armati di armi d'assalto, con proiettili calibro 50, e un lanciarazzi. Ho paura che sia capitato loro qualcosa di brutto.”
La coniglietta iniziò a riflettere e ad osservare i suoi colleghi e le armi che possedevano: fucili a pompa, mitragliatrici pesanti. Ricordò anche la facciata dell'edificio.
"Ho un piano per farvi entrare: dovete darmi fuoco di copertura, mentre io proverò ad entrare." disse Judy proponendo il suo piano di irruzione.
Nick e Fangmayer rimasero perplessi.
"Scusami tanto, Judy, ma non sono d'accordo..."
"È troppo pericoloso."
La coniglietta non si aspettò tanto disaccordo da entrambi.
"Perché?" chiese Judy.
"Io non ti lascerò andare da sola in quell'edificio: avevo rischiato di perderti prima, quando avevi fatto la stessa cosa nella rapina alla banca di stamattina." disse Nick, non sopportando l'idea di vedere la sua partner rischiare per la seconda volta la sua vita da sola.
"Sono d'accordo con l'agente Wilde." concluse l'agente Fangmayer, capo temporaneo della squadra. "Per di più la squadra SWAT sta arrivando. Ci potranno dare una mano ad uscire da questa situazione."
Da metà giornata, Judy aveva notato una sorta di cambiamento nel suo partner: sembrava essere più serio e responsabile, e sembrava non volesse appoggiarla. All'inizio non aveva dato importanza a quel particolare perché pensava fosse a causa della giornata movimentata e incasinata che avevano trascorso; ma si rese conto che probabilmente aveva paura di perdere la sua partner, dal momento che era quasi morta.
Pur comprendendo il motivo, la coniglietta scelse di agire come aveva prestabilito: scattò verso il suo partner, il quale, avendo capito le sue intenzioni, la trattenne.
"No! Lasciami andare!" urlò Judy, che sferrò immediatamente una ginocchiata sullo stomaco della volpe, riuscendo a liberarsi dalla presa.
"Ahi!" esclamò Nick dolorante, toccandosi il petto e inginocchiandosi.
"Agente Hopps!" urlò l'agente Fangmayer. "Fuoco di Copertura!"
Gli agenti iniziarono a sparare ripetutamente sulle finestre dove erano appostati i criminali. La coniglietta era stata fortunata a non essere stata presa di mira quando uscì dal riparo; iniziò a correre e a spararare, fino a quando non raggiunse la porta d'ingresso, che la abbatté lanciandosi contro ad essa, insieme all'aiuto di due proiettili partiti dalla sua pistola. Una volta dentro, si diresse verso il piano superiore per fermare il criminale di sopra, essendo più difficile da stanare rispetto al complice che si trovava al piano terra. Con una certa prudenza, Judy salì le scale, con la sua arma completamente carica, facendo attenzione a non venire colta impreparata. Una volta arrivata, riuscì a capire, grazie al suo udito acuto, da quale stanza provenivano gli spari del criminale; camminò lentamente, con la pistola puntata in avanti. Era nervosa e determiata allo stesso tempo. Quando fu davanti alla porta, Judy si fermò. Dopo aver fatto un profondo respiro, andò ad aprirla lentamente, facendo attenzione a non fare rumore. La visuale della stanza cominciò ad ampliarsi piano piano; finché...la coniglietta fu colpita sul viso da un pugno, che la fece allontanare di pochi passi. Il criminale le andò incontro. La coniglietta bloccò il secondo attacco, per colpirlo, in seguito, con una ginocchiata, allontanandolo un pochino.
L'aggressore era di piccole dimensioni, probabilmente le stesse di Judy; aveva il passamontagna ed era interamente vestito di nero, con indosso anche degli scarponi del medesimo colore. Era chiaro che non voleva farsi riconoscere.
I due mammiferi iniziarono a lottare, venendosi incontro. Judy tentò di colpire quel criminale con un destro. Dopo averlo schivato, colpì la poliziotta con un calcio allo stomaco. Dal momento che quel mammifero aveva gli scarponi, la coniglietta sentì di più il dolore; ma non si fece fermare da esso. Con grande determinazione, sferrò un forte calcio sul viso dell'aggressore, al quale sfuggì un "Ahi!" di dolore. Grazie a ciò, Judy capì che era una femmina, anche se non poté determinare che mammifero fosse.
Con una rapidità improvvisa, la criminale sferrò una ginocchiata molto forte in mezzo alle gambe della coniglietta, la quale sentì un dolore lacinante che le fece abbassare la guardia. Approfittando di ciò, la malvivente diede in seguito un pugno sullo stomaco, poi un calcio sul viso, mettendo K.O. la sua avversaria, facendole perdere i sensi.
Proprio in quel momento sopraggiunse Nick.
"Oh mio Dio: Judy!"
Assumendo un'espressione rabbiosa, la volpe puntò il suo mitragliatore verso la criminale, che nel frattempo iniziò a correre verso la finestra davanti a sé. L'agente la rincorse, mentre incominciò a sparare. Come aveva previsto, i proiettili frantumarono il vetro della finestra: grazie a ciò, la mammifera saltò attraverso la finestra. Dopo aver visto ciò, Nick smise di sparare e andò a dare un'occhiata. Quando si affacciò, vide la criminale che, grazie a una pistola con rampino, era riuscita a scendere in strada, dopodiché fuggì per il vicolo del palazzo, sparendo dalla vista del suo inseguitore svoltando l'angolo.
"Maledizione!" imprecò.
Allo stesso tempo, alle spalle di Nick, due suoi colleghi entrarono nella stanza in cui si trovava prima la malvivente; mentre l'agente Fangmayer si assicurò che Judy stesse bene.
“Li abbiamo trovati!”
Sentito ciò, la volpe andò a dare un'occhiata all'interno della stanza.

Angolo autore
Ed ecco il nuovo capitolo, dove inizio a movimentare di più la fanfiction. Ci tenevo a pubblicarlo perché a causa di un grosso impegno che ho rimandato, non avrò la possibilità di aggiornare tanto presto questa fanfiction. Tuttavia vi prometto che la terminerò. Grazie per la comprensione e mi scuso per questo disagio. Spero continui a piacervi…e se ho fatto errori, fatemelo sapere.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** La sfida dell'assassino ***


Capitolo 5: La sfida dell'assassino

Bip…Bip…
Di nuovo quello strano suono. Judy cercò di capire cos'era. Era tutto buio, perciò non riuscì a vedere niente.
“Chi sei?” chiese impaurita, guardandosi intorno, pronta a difendersi da chiunque avesse osato aggredirla.
Bip…Bip…
Iniziò ad impazzire; non riuscì a capire da dove provenisse…o cosa fosse.
“Chi sei? Fatti vedere!”
Bip Bip Bip Bip Bip.
Il suono diventò più forte e veloce. Ebbe paura. Poi…
“Nooooooo!!!”
Improvvisamente iniziò a precipitare nel vuoto.

“Aaaaaahhhh!!!” gridò Judy, svegliandosi di colpo.
“Ehi, calma!” disse Nick preoccupato, mentre mise le zampe sulle spalle della sua collega per tranquillizzarla.
La piccola leporide era sudata e ansimava. Si rese conto di aver fatto un brutto incubo, mentre l'agitazione e la paura iniziarono a sparire.
“Tutto bene?” chiese il suo collega in tono comprensivo.
La coniglietta lo squadrò perplessa: era confusa.
Nick fece altrettanto. Si guardarono senza dire una parola per svariati minuti.
“Cosa è successo?” chiese a un tratto Judy, rompendo il silenzio.
Facendo finta di riflettere, toccandosi il mento, la volpe rispose: “Vediamo un po'…oh si: una sparatoria in corso, tu che esci dal riparo offerto dalle nostre auto mentre i cattivi ci sparavano addosso, riuscendo subito dopo a entrare nell'edificio…dopo qualche minuto irrompiamo anche noi, i tuoi colleghi, dopo aver stanato uno dei criminali, e ti troviamo sul pavimento priva di sensi. E poi…eccoci qui.”
La coniglietta rise al riepilogo del suo collega, dopodiché tornò seria, ricordando pian piano tutto.
“Non avevo scelta, Nick.” Si giustificò.
“Oh si, invece: potevi aspettare i rinforzi per avere più possibilità per stanare quei criminali.”
“E lasciare i nostri colleghi alla loro mercé? È nostro compito salvare e aiutare chi è in difficoltà…”
“I nostri colleghi erano già morti, Judy! Hai rischiato di venire uccisa anche tu!” rispose Nick alzando il tono della sua voce.
La coniglietta abbassò le orecchie e fissò il suo partner con espressione scioccata; “Co…Come morti?”
La volpe volse il suo sguardo altrove.
Judy lo squadrò, sperando che stesse scherzando.
“Secondo i risultati preliminari del medico legale, sono stati uccisi ancora prima che fosse iniziata la sparatoria. Comunque…”
“Chi sono gli agenti deceduti?” chiese la partner, interrompendo la spiegazione di Nick.
“Gli agenti Delgado e Mc Horn.”
A quel punto, la coniglietta abbassò lo sguardo, come un cucciolo che era stato appena rimproverato dal suo genitore perché gli aveva disobbedito.
“Posso sapere che cosa ti succede?” chiese Nick, notando quegli strani aspetti nel comportamento della sua partner.
La domanda del suo collega mise in agitazione Judy: si dimenticava, a volte, che Nick era molto intelligente e furbo, soprattutto con lei, la sua migliore amica e partner; si conoscevano talmente bene da riuscire ad avvertire se c'erano dei cambiamenti.
“Niente: sto benissimo.” rispose rapidamente la coniglietta, che no voleva far preoccupare il suo partner.
Dopo aver sentito quella risposta, prevedibile da parte sua, così come il motivo per cui l'aveva data, Nick accese il motore della volante e partì.
“Dove stiamo andando?”
“All'ospedale.”
“Cosa? No!” esclamò Judy, che non si aspettò una reazione simile dal suo collega, il quale fermò la macchina dopo aver percorso pochi metri.
“Allora mi dici che cosa hai?!” disse Nick arrabbiato.
“Non ho nulla!” esclamò la coniglietta. “E ti proibisco di usare questo tono con me!”
Senza aver riflettuto bene, a causa della rabbia, Judy si rese conto di aver esagerato a dare una risposta simile: non era un suo superiore, e il loro rapporto non era formale e riservato come tanti altri; e aveva anche tutte le ragioni del mondo di preoccuparsi e arrabbiarsi. Purtroppo il danno era stato fatto, e non sembrava esserci alcun rimedio per ripararlo.
La volpe avvertì la risposta della coniglietta come un colpo basso: non si aspettò una reazione simile da parte sua. Con rabbia, ma anche dispiacere, scosse la testa, poi uscì dalla macchina e si allontanò.
Anche la coniglietta fece altrettanto, poi cercò di raggiungere il suo partner.
“Scusami, non volevo risponderti in quel modo!” disse con tono ed espressione dispiaciuta.
“Lasciami in pace, per favore.” fu la risposta di Nick, con tono calmo, ma con espressione offesa.
“Mi dispiace Nick!” lo supplicò in lacrime, mettendosi davanti a lui per impedirgli di proseguire.
La volpe si fermò osservò il suo viso: sembrava essere veramente dispiaciuta.
“Vieni: ti porto a casa.” disse infine il collega.
La coniglietta lo seguì, accompagnata da un brutto presentimento.
Quando andavano a pattugliare le strade, i due piccoli mammiferi chiacchieravano spesso, prendendosi in giro; ma quel giorno non andò così: rimasero in silenzio per tutto il tragitto, con espressioni cupe e tristi. Solamente la radio della polizia animava un po' l'atmosfera. Anche quando Judy ebbe qualche capogiro, Nick non le rivolse la parola o un'occhiata. Lei se ne accorse, ma preferì non peggiorare la situazione…e poi domani sarebbe stato un altro giorno: avrebbe chiarito tutto e si sarebbe scusata come si deve.
“Siamo arrivati.” disse freddamente Nick, spegnendo la macchina.
“Grazie Nick.” si limitò a rispondere Judy. “…Ciao.”
Una volta uscita, la volpe mise in moto la volante per ritornare sulla scena del crimine, senza ricambiare il saluto o fare qualche altro gesto gentile o inaspettato alla sua partner. Nonostante stesse esagerando, era più che normale comportarsi in quel modo, all'inizio. L'importante, però, era riuscire a risolvere i problemi; cosa che la coniglietta avrebbe fatto l'indomani.
Dopo essere andata nella sua camera in affitto, alla Tenuta del Pangolino, Judy si cambiò; indossò una maglietta celestina, all'apparenza grigia, e un pantalone viola. Dopo aver riposto la sua divisa nell'armadio, la coniglietta andò a stendersi sul letto per concedersi qualche minuto di riposo. Dopo un po', il telefonino, che, dopo averlo preso dalla tasca dei pantaloni della sua divisa, lo aveva posato sulla scrivania, iniziò a squillare. La coniglietta si alzò e andò a vedere chi fosse. Sullo schermo apparve soltanto la scritta “numero privato”. Che fosse Nick che stava chiamando dal suo ufficio?
“Pronto?” disse Judy, rispondendo alla chiamata.
“Judy Hopps; l'eroina di Zootropolis. Che onore poter parlare con te.”
“Chi sei?” chiese la coniglietta irritata.
Il mammifero che aveva avviato la chiamata stava usando un mascheratore di voci, fatto apposta per non essere riconosciuti. Quel congegno faceva sembrare la voce dell'individuo più roca o metallica.
“Credevo fossi abbastanza intelligente da riuscire ad intuire chi fossi. Mi piace la tua determinazione, mia cara coniglietta; infatti non vedo l'ora di poter lottare di nuovo contro di te.”
A quel punto la coniglietta capì: era la criminale contro cui aveva lottato prima.
“So già che sei una femmina: perché continui a nascondere il suono della tua voce?”
“Ho i miei motivi, Judy…Comunque ti ho contattata per proporti una sfida.” continuò la malvivente.
“Vuoi lottare ancora contro di me?”
“Oh non preoccuparti: ci saranno altre occasioni che ci permetteranno di incontrarci di nuovo e lottare. No; semplicemente ti sfido a indagare su di me e arrestarmi.”
Judy rimase perplessa da quella proposta: “È mio dovere indagare e acciuffare gli assassini come te. Pensi che non lo farò?”
Senza rendersene conto, la coniglietta aveva portato il punto del discorso dove voleva la malvivente.
“So che lo farai; ma ci tenevo a precisare che più tempo impiegherete ad acciuffarmi, più vittime troverete: una ogni sette giorni…e soprattutto, cosa più importante, devi essere presente sulla scena del crimine e indagare, o altrimenti ucciderò un tuo collega di lavoro; uno al giorno. Non puoi rifiutarla.”
“Tu non farai loro del male!” urlò Judy. “Stai certa che ti darò la caccia, e quando ti avrò arrestata e rinchiusa in una cella di isolamento, butterò via la chiave e ti lascerò marcire là dentro per sempre!”
“Allora, buona fortuna.”
La criminale chiuse la telefonata. Il primo pensiero che ebbe la coniglietta fu di mandare due messaggi, dal proprio cellulare, a Nick e al Capitano Bogo: doveva assolutamente partecipare alle indagini per evitare che le vittime salissero di numero, soprattutto tra i suoi colleghi.

Angolo autore
Ed è così che inizio la mia lenta discesa…verso la rovina. Pur non avendo riletto il capitolo, penso di non aver commesso errori grammaticali (naturalmente controllerò in questi giorni). E poi…capisco perfettamente se avete intenzione di…beh credo abbiate capito cosa intendo dire.
A proposito: mi ero dimenticato di comunicare che questo capitolo lo dedico a "Plando": grazie alla sua recensione del capitolo precedente, ho potuto avere l'ispirazione per scrivere questo capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** L'indizio dell'assassina ***


Capitolo 6: L'indizio dell'assassina

Il giorno dopo, Judy si svegliò stanca: a causa della tensione che le aveva messo quella criminale, non riuscì a chiudere occhio per tutta la notte. Fortunatamente era arrivato Nick a prenderla sotto casa, cosicché potessero andare insieme al distretto. Non appena entrò in auto, la coniglietta si addormentò di colpo, dandole la possibilità di recuperare il sonno perduto.
Povera Carotina, pensò Nick, osservandola di tanto in tanto.
Quando arrivarono al distretto, la volpe svegliò delicatamente la stanca leporide.
“Mmmhh…Nick…?”
“Siamo arrivati, Carotina.” disse il predatore. “Ed ecco un bel caffè molto amaro che ho preso durante il tragitto.”
La coniglietta era ancora troppo assonnata: perciò non prestò attenzione alle parole del suo partner. Dopo aver preso il grosso bicchiere di cartone con il coperchio, iniziò a berlo. A causa di ciò, il sorso le andò di traverso.
“Nick!” esclamò Judy tossendo.
“Te l'avevo detto che era amaro.”
Invece di ribattere, la leporide finì di bere il caffè. Dopo essersi completamente svegliata, i due agenti entrarono nel distretto.

“Ci ho pensato bene, agente Hopps” disse il Capitano Bogo. Dopo aver letto il messaggio ricevuto dalla piccola agente, aveva pensato molto alla situazione in cui si trovavano…e anche sull'assassina.
Oltre a lei e Nick, era stata convocata anche l'agente Fangmayer, che si occupava di dirigere le indagini sul caso della rapina in banca.
“Parteciperà alle indagini e sarà presente sulla scena del crimine…”
“Con tutto il rispetto, Signore, non sono d'accordo con la sua decisione.” intervenne la tigre. “Ieri, l'agente Hopps ha disobbedito agli ordini diverse volte, dimostrando di essere indisciplina e incosciente…”
“Sono a conoscenza di ciò, agente Fangmayer, ma non voglio rischiare di perdere altri agenti.” rispose il Capitano Bogo: quando aveva telefonato alla famiglia dell'agente Delgado, ieri, per comunicare quella spiacevole notizia, la moglie non riusciva ad accettarlo, e piangeva a dirotto. Non voleva permettere che accadesse a un'altra famiglia di uno dei suoi agenti.
“Tuttavia pongo una condizione.” continuò il grande toro, rivolgendo l'attenzione verso l’agente Hopps: “Se anche questa volta non obbedirai agli ordini dell'agente Fangmayer, ti sospendo dal servizio.”
La coniglietta ebbe l'impressione di rivivere un deja vu: quando ebbe il suo primo caso su cui indagare, il Capitano Bogo le aveva dato due giorni di tempo per risolverlo, o altrimenti avrebbe dovuto dare le dimissioni.
“Ci sto, Signore.” disse con ferma convinzione.
“Splendido…in quanto a te, agente Wilde, mi aspetto che tieni d'occhio la tua partner. Ci siamo capiti?”
“Sarà fatto, Signore. Non le toglierò lo sguardo neanche per un secondo.”
Detto ciò, il capitano congedò i tre agenti, i quali andarono rapidamente sulla scena del crimine.

Judy osservò l'ambiente circostante ed esplorò la banca per ore. Il partner la seguì.
“Cosa stiamo cercando, Carotina?”
“Qualunque cosa sia fuori posto.” rispose la coniglietta: aveva l'impressione che l'assassina l'avesse scelta, nonostante non riuscì ancora a capire il motivo, e neanche cosa stesse cercando di preciso. Si trovavano all'ingresso del caveau, nel punto in cui la coniglietta aveva ucciso l'elefante che le aveva sparato contro. Cercò di simulare l'assassina, cercando di sapere il suo modo di pensare e di agire; face finta di impugnare una mitragliatrice di grosso calibro e si mise nel punto in cui le era sembrato di averla visto. Fatto ciò, si avviò verso le scale, raggiungendo il salone della banca, seguita dal suo partner.
“Avevate detto che era riuscita a fuggire?”
“Si…”
La coniglietta cominciò a guardarsi intorno, prestando attenzione ai particolari. Secondo il rapporto, dopo aver eliminato i due criminali, la polizia era entrata in banca ed era avanzata verso la scalinata. Come riuscire ad evitarla? Facendo ricorso al suo istinto, Judy andò a sinistra, trovandosi alle spalle della lunga serie di postazioni degli impiegati: i banchi alti e le sedie formavano un nascondiglio perfetto per un mammifero di piccole dimensioni. Iniziò ad esplorarle una ad una, rimanendo abbassata. Mentre camminò lentamente, iniziò ad annusare il terreno. La volpe la seguì e la osservò pensieroso.
Che abbia intuito qualcosa?
Ad un tratto la piccola poliziotta si fermò, notando qualcosa che all'apparenza sembrava essere irrilevante: un bottone. Era particolare: era in ottone, a forma di semi cupola, e con il disegno di due spade incrociate. Dopo essersi alzata in piedi, lo esaminò attentamente.
“Ma guarda: un bottone da cerimonia.” disse Nick, dopo essersi avvicinato a Judy.
“Un cosa?”
“Questi bottoni appartengono alle uniformi militari da cerimonia. Potrebbe essere del nostro assassino fissato per te.” concluse Nick, sapendo che nessuna delle vittime, inclusi i criminali, non erano stati dei soldati.
In quel momento il cellullare di Judy squillò…
“Pronto?”
“Vedo che hai trovato l'indizio che ho lasciato per te.”
“Quindi lo hai lasciato tu apposta…perché?” chiese la coniglietta, accompagnata da vari interrogativi.
“Te l'ho detto: voglio che tu scopra chi sono io.”
Il tono di voce dell'assassina, ancora camuffato per chissà quale motivo, sembrava essere irritato.
“Ma perché vuoi me? Chiunque può arrivare a scoprire la tua identità.”
“Tu non sei come loro. E poi…ogni cosa a suo tempo. Ricordati delle regole che ho imposto, se non vuoi brutte sorprese, e…buone indagini.”
La telefonata terminò. Judy iniziò a chiedersi come avesse fatto a sapere che aveva trovato quel bottone: non sembrava essere nei paraggi, e il posto era tenuto sotto stretta sorveglianza, a causa delle sparatorie avvenute ieri. Ad un tratto, seguendo sempre il suo istinto, che non sapeva cosa lo guidasse, alzò la testa; il osservò il soffitto dell'edificio, finché il suo sguardo non si posò su una telecamera. La fissò a lungo, notando che era molto bassa e che l'obiettivo era puntato su di lei.
Solo ora capì che quella criminale possedeva molte risorse e mezzi che la rendevano pericolosa. Doveva fermarla a tutti i costi, prima che qualche altro mammifero diventasse la sua prossima vittima.
“Tutto bene Judy?” chiese Nick preoccupato, poiché aveva notato la chiamata di Judy.
“Si. Ti spiegherò tutto strada facendo.”
I due mammiferi si diressero verso l'uscita della banca, raggiungendo gli altri colleghi.

Angolo autore

Ho avuto una settimana difficile, ma alla fine ce l'ho fatta a pubblicare questo capitolo, e questa volta senza commettere gli errori che, a causa della fretta di pubblicare il capitolo perché ero incasinato, non ho commesso (sono consapevole che qualcuno mi possa essere sfuggito). Spero che la fanfiction stia continuando a piacervi e ad appassionarvi.

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Dubbi e Paure ***


Capitolo 7: Dubbi e Paure

Dopo essere usciti dalla banca e aver avvertito l'agente Fangmayer che sarebbero tornati al distretto, i due agenti entrarono nella loro volante e partirono.
“Allora Carotina, cosa mi devi dire?”
“Che lei mi tiene d'occhio.” rispose la coniglietta con tono nervoso.
La volpe squadrò la sua partner, che era tesa e spaventata.
“Cioè…ti osserva?”
“Si…questo significa…”
“Che se non fai tutto quello che ti ordina di fare, lei lo saprà.”
La coniglietta lo squadrò stupita, poi rivolse l'attenzione di nuovo verso la strada. A volte quella volpe sembrava essere acuta e scaltra in modo impressionante.
Per qualche minuto, stranamente, regnò il silenzio. Judy iniziò a preoccuparsi: temette che Nick fosse ancora offeso per l'atto “eccessivamente” eroico che aveva compiuto ieri, irrompendo nell'edificio durante la sparatoria. Poiché non voleva discutere e neanche continuare a vederlo con il muso, decise di chiarire quell'argomento e scusarsi come si deve.
“Ehm…Nick…”
“Forse è un serial killer.” disse improvvisamente il suo partner.
“Come?”
“Pensaci su: una criminale che commette diversi crimini e omicidi che non sembrano avere niente in comune, e che vuole a tutti i costi che tu sia presente sulle scene del crimine e vorrebbe farsi scoprire da te. Sembra essere il modus superandi di un serial killer.”
Judy iniziò a pensarci su. Le vennero in mente infinite supposizioni e domande.
“Se fosse così, perché vorrebbe me?” chiese la coniglietta, curiosa di sapere il parere del suo partner, che probabilmente poteva avere ragione su quella teoria.
La risposta non arrivò subito: forse perché stava riflettendo.
“Magari perché le piaci.” si limitò a dire Nick.
A quella risposta, Judy frenò bruscamente l'auto. Il suo partner andò a sbattere la testa sopra lo sportelletto del porta oggetti; “Ahi!”
“Non mi piacciono certe battute!” disse Judy alzando il tono di voce.
“Non stavo facendo battute: stavo veramente riflettendo.” si giustificò Nick.
“Allora hai dimenticato che l'assassino in questione è una lei.”
“Però tu dimentichi due particolari: prima di tutto, non tutte le femmine vogliono stare insieme ai maschi, e viceversa; poi, quasi tutti i serial killer sono dei matti psicopatici che farebbero di tutto per soddisfare le loro fantasie perverse.”
La coniglietta squadrò il partner con espressione severa, poi rifletté.
“Mi dispiace, ma la tua teoria non regge: lei sembra essere molto organizzata e sa quello che vuole…”
Non solo non voleva credere al suo amico, ma quell’assassina sembrava essere veramente troppo intelligente per essere una mammifera fuori di testa. No: lei aveva coinvolto Judy Hopps per una ragione ben precisa.
A quel punto Nick espose un'altra teoria. La coniglietta non prestò attenzione alle parole del suo partner: la sua vista iniziò ad appannarsi, le girò la testa e la strada iniziò a deformarsi. Si portò una mano sulla fronte. Stava sudando.
“…Ti ho detto di accostare!”
Sembrava essere la voce del suo partner, ma per qualche strana ragione si sentì inibita: non riuscì ad agire o pensare, né riuscì a rendersi conto di cosa stesse succedendo. D'un tratto le passò tutto, ma…
“Attenta Judy!” gridò la volpe, che si rannicchiò su se stessa.
La coniglietta si voltò di scatto, scorgendo un grosso Tir che, arrivando ad alta velocità, si scontrò violentemente contro la loro vettura. Dopo aver fatto un testacoda, andò infine a sbattere contro un lampione.

Judy aprì gli occhi impaurita. Dopo essersi alzata dal letto si guardò intorno: era a casa sua, a Zootropolis. Capì di aver avuto un incubo, nonostante non lo ricordasse. Dopo aver guardato l'orario e alzato le finestre, andò in bagno a fare i suoi bisogni. Dopo essere uscita, sentì uno strano suono.
Bip…bip…bip…
La coniglietta si avviò verso la porta lentamente. Più si avvicinava, più il suono diventava più forte. Quando la aprì, vide un mammifero vestito interamente di nero, con un passamontagna in testa, di basse dimensioni. Judy fu colta da una paura improvvisa che la immobilizzò: non riuscì a muoversi, né a dire una parola. Ad un tratto guardò in basso: vide una bomba.
Bip…bip…bip…
La coniglietta tornò ad osservare il criminale con supplica e paura, sperando che non la facesse detonare. Senza dire neanche una parola, l'assassina la fece esplodere. La piccola leporide fu travolta dalla violenta ondata di fuoco, che la spinse verso la finestra. Improvvisamente si ritrovò a precipitare nel vuoto. La sua vita era finita.

“Carotina!...Svegliati!”
Dopo l'incidente stradale, Nick era riuscito a portare fuori dalla macchina incidentata la sua partner. In preda all' agitazione, aveva chiamato l'ambulanza e il Capitano Bogo. In seguito provò a rinvenire Judy. Dopo un po’, la coniglietta aprì improvvisamente gli occhi, dopodiché aggredì la volpe.
“Judy!...Sono io, Calmati!” esclamò il suo partner, che iniziò a lottare contro una coniglietta spaventata che urlava.
La volpe si sentì costretta a colpirla con un pugno, dopodiché la immobilizzò contro un muro.
“Calmati Judy: sono io, Nick!”
Dopo un paio di minuti, la coniglietta ritornò in sé e si calmò. Dopo essere stata liberata dalla presa del suo partner, si voltò per guardarlo. Capì solo ora di aver avuto un brutto incubo e di essersi presa un brutto spavento.
“Carotina. Va tutto bene?” chiese Nick, notando la sua partner turbata.
Invece di rispondergli, Judy andò ad abbracciarlo. La volpe fu spiazzata dalla sua reazione.
“Mi dispiace!” esclamò la coniglietta piangendo.
Tramite il loro abbraccio, Nick riuscì a sentirla tremare come una foglia.
“Calmati Carotina: era soltanto un brutto sogno.” cercò di tranquillizzarla.
Per la prima volta, nella sua vita, Judy si sentì impaurita e agitata: cosa le stava succedendo? Era forse a causa di quell'assassina che si sentiva confusa e agitata? Non trovò risposte. E ciò che voleva in quel momento era la presenza del suo partner.
In quel momento le sirene dell'ambulanza iniziarono a farsi sentire, in lontananza.

Angolo autore
Questa volta ammetto di essere stato crudele con la povera Judy, che adoro tanto tanto (infatti, dopo aver pensato a questo capitolo, in questi giorni, sono stato influenzato).
Spero tanto che vi stia appassionando e che…siate ansiosi di sapere cos'altro accadrà, perché non finiscono qui i momenti di tensione e le sorprese.
E intanto mi scuso per essere stato crudele e cattivo con la povera Judy.

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Sospensione ***


Capitolo 8: Sospensione

Dopo essere arrivati in ospedale, la coniglietta fu sottoposta a diverse visite mediche. Nick era preoccupato: non riuscì a capire cosa avesse la sua partner. Oltre a chiamare il loro superiore, chiamò anche ai suoi genitori; dopo aver frugato nella rubrica del suo cellullare.
Dopo molte ore di infiniti controlli e visite, i dottori permisero al Capitano Bogo di entrare nella stanza.
“Signore, le posso spiegare tutto…” disse la coniglietta, mettendosi sull'attenti.
“So già tutto.” rispose il toro. “Ed è per questo che ti sospendo dal servizio.”
“Cosa?!” esclamò Judy incredula. “Non può farlo, Signore! L'assassina…”
“Proprio perché quella misteriosa killer pretende che tu sia presente sulle scene del crimine, ho deciso di prendere questa decisione: non posso lasciarti indagare in queste condizioni!” disse il Capitano Bogo con tono severo.
La coniglietta non disse più nulla. A quel punto, il suo superiore uscì dalla stanza. Per pochi minuti, Judy rimase sola, in preda a un'insolita malinconia, causata dal rimprovero del suo superiore. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta.
“Avanti.”
Nella stanza entrarono due leporidi molto alti; uno di loro corse verso Judy per poterla abbracciarla.
“Mamma!” esclamò sorpresa la coniglietta.
“Piccola mia! Stai bene?” chiese Bonnie preoccupata.
“Si: non ho nulla di rotto.”
Dopo aver saputo dell'incidente, i due grandi conigli si erano affrettati a venire a Zootropolis, affidando a Bonnie, una delle sorelle maggiori di Judy, gli altri fratellini più piccoli.
Poco dopo, la madre di Judy sciolse delicatamente l'abbraccio e si allontanò di pochi centimetri. Nel frattempo, si era avvicinato Stu Hopps.
“Ti ricordi cosa ti ho sempre detto, Judy?” incominciò a parlarle con tono serio. “Sguardo fisso sulla strada e niente distrazioni.”
“Stu!” intervenne Bonnie dandogli una gomitata sul fianco. “Nostra figlia ha subito un incidente, e tu pensi a ricordarle le regole sulla guida?”
“Certo che no; sto solamente dicendo che la prossima volta deve stare più attenta…”
La povera Judy scosse la testa, non appena diventò la spettatrice di una delle tante discussioni tra i suoi genitori. Non le piaceva vederli litigare, nonostante fosse normale che qualche litigio ci fosse; ma era meglio evitare di farlo davanti ai figli.
“Basta!” gridò improvvisamente la coniglietta, in preda a una rabbia che fino adesso era stata repressa.
I suoi genitori, oltre ad aver smesso di discutere, furono sorpresi: non avevano mai sentito Judy gridare in quel modo, né l'avevano vista arrabbiata.
“Scusa, piccola mia.” disse Bonnie con tono gentile.
Quando la coniglietta sentì di nuovo il suo abbraccio, si tranquillizzò.
“Mi dispiace: non avevo intenzione di urlare…è solo…che sono stressata.”
Judy raccontò ciò che le era capitato nei giorni precedenti, cercando di non raccontare tutti i dettagli, affinché i suoi genitori non si preoccupassero. Alla fine della storia, i suoi genitori presero la decisione di rimanere per qualche giorno a Zootropolis, finché la coniglietta non si fosse rimessa completamente.
“Ma quell'assassina potrebbe…farvi del male.” ribatté Judy contrariata.
Dopo che i suoi genitori si erano scambiati un'occhiata, rivolsero il loro sguardo alla piccola coniglietta preoccupata.
“Ascoltami Judy: io e tua madre siamo disposti a correre qualsiasi rischio pur di proteggerti e prenderti cura di te…così come i tuoi altri 275 fratelli.”
“E poi non saremo una vera famiglia se ti lasciassimo sola nel momento del bisogno.” intervenne Bonnie.
Judy era emozionata per le loro forti e profonde parole; e nonostante fosse felice e orgogliosa di avere una simile famiglia, temeva potesse accadere loro qualcosa di brutto. Ma sapeva anche che non ci sarebbe stato verso di convincerli, perciò fu costretta ad assecondarli.
“Vi voglio bene!” disse Judy abbracciandoli insieme. Erano veramente dei genitori fantastici che meritavano di essere amati…i migliori del mondo. Dopo quei momenti di tenerezza, la coniglietta sciolse l'abbraccio e disse che voleva rimanere un po' sola. “Oh, certamente; hai bisogno di recuperare le forze.” disse Bonnie, dandole una carezza sul viso. Dopo aver visto i suoi genitori uscire dalla stanza, Judy andò a stendersi sul lettino, concedendosi un momento di silenzio. Ad un tratto il cellulare squillo.
“Cosa vuoi?” disse Judy irritata, rispondendo alla chiamata: intuì subito chi fosse, senza aver bisogno di guardare sullo schermo del telefono chi fosse.
Invece di una risposta a voce, ci fu un suono acuto. Era talmente fastidioso che le provocò dolore all'orecchio, e di conseguenza anche alla testa. A causa di ciò, la coniglietta si accasciò a terra, in preda al dolore; e nonostante avesse gettato lontano il cellulare, quel suono continuò a farsi sentire. Era veramente insopportabile. L'agente non urlò per il dolore, né chiamò qualcuno per farsi aiutare; era come se fosse paralizzata. Ad un tratto, tutto diventò nero…

“Carotina! Svegliati!”
Judy aprì improvvisamente gli occhi; respirava affannosamente ed era sudata. Si rese conto di trovarsi distesa sul lettino dell'ospedale, e il suo cellullare era appoggiato sul mobiletto a fianco.
“Dove sono i miei genitori?” fu la prima domanda che fece, come se ricordasse di averli incontrati e di aver parlato con loro.
La volpe, vedendo la sua partner turbata, decise di tranquillizzarla: “Dopo essere entrati nella sala e aver parlato con te, sono andati dal dottore che ti ha visitato per chiedere i risultati. Poi sono entrato io…e vedendoti addormentata, ho preferito non svegliarti, fino a quando non hai cominciato ad agitarti e a sudare.”
La coniglietta iniziò a ricordare tutto, nonostante riuscisse ancora a ricordare il sogno che aveva fatto poco fa. Era perplessa e confusa…ma anche triste. Dopo essersi messa seduta sul letto, circondò l'amico con un forte abbraccio; poi iniziò a piangere.
“Che cosa hai, Carotina?” chiese Nick.
“Che sono pessima! Ho rischiato di ucciderti in quell'incidente stradale!” esclamò Judy. “Forse è vero che sono pazza!”
Fosse stata una questione non troppo seria o se fosse stata un'altra situazione, Nick ci avrebbe scherzato su.
“Ascoltami, Judy: non sei pazza, e non sei pessima. Probabilmente sei preoccupata e stressata a causa di quell'assassina che ti dà i tormenti. Vedrai che una pausa dal lavoro ti aiuterà.”
Pur volendo ascoltare le parole della volpe, alla coniglietta tornarono in mente le dure intimidazioni della criminale; nelle quali minacciava di uccidere i suoi colleghi se non avesse preso parte alle indagini.
“Ma lei potrebbe far del male a te e…”
Nick le zittì delicatamente le labbra con una zampa, poi avvicinò il proprio muso al suo, fissandola negli occhi.
“Quella criminale può minacciare quanto vuole; e una volta trovata, io sbranerò quel mammifero con i miei denti affilati, perché nessuno deve permettersi di importunare la mia coniglietta portafortuna.” disse Nick tra un tono serio e uno ironico.
Judy strinse ancora di più l'abbraccio, felice di avere un amico straordinario e unico come Nick. Dopo circa un'ora abbondante, la volpe dovette tornare in centrale per portare alla scientifica il bottone trovato sulla scena del crimine, mentre, allo stesso tempo entrò nella stanza una dottoressa che doveva riprendere le visite di controllo sulla piccola agente.

Angolo autore
Vi chiedo scusa se vi ho fatto attendere, ma a causa di tre motivi non ero riuscito a postare prima: prima di tutto sono sommerso di impegni (di studio); poi ho avuto un vero e proprio blocco di idee che ho dovuto spremere per bene; e infine, avevo pensato di scrivere un capitolo diverso da questo, ma ho dovuto cambiare perché non funzionava bene.
Spero vi piaccia, e mi dispiace se ho dovuto scrivere un altro capitolo di “transizione”. Nei prossimi capitoli animerò le situazioni…ve lo prometto. Spero possiate capire…e che non siate arrabbiati con me.

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Lotta in metropolitana ***


Capitolo 9: Lotta in metropolitana

Dopo aver trascorso tre giorni in ospedale, l'agente Hopps poté tornare finalmente a casa; era veramente stanca del cibo che le davano: aveva un sapore disgustoso e faceva passare la fame persino a un mammifero che mangiava tutto il giorno, senza mai fermarsi. Fortunatamente c'erano i suoi genitori che andavano a trovarla, affinché, oltre a non lasciarla sola, non fosse morta di fame: infatti le portarono diversi cibi, a volte cucinati in casa. Naturalmente non mancò l'intera famiglia di Judy: non essendo potuti venire, fecero un video, direttamente a casa Hopps, che inviarono tramite posta elettronica sul tablet di Stu, augurando a Judy una buona guarigione. Quando la coniglietta lo vide si emozionò.
Naturalmente non mancò la presenza indiretta del suo partner, il quale era stato parecchio impegnato con il lavoro e non era riuscito ad andare a trovarla, ma soltanto a tenerla informata, telefonicamente, sugli sviluppi delle indagini: due giorni fa, l'agente Grizzoli era stato ferito a un occhio, costringendo il Capitano Bogo a sospenderlo momentaneamente dal servizio; mentre il giorno dopo era morto un altro poliziotto: era l'agente Drew Houster, che faceva parte delle nuove reclute appena arrivate al distretto. Era accaduto durante il trasferimento del denaro che si trovava nella banca che aveva subito la rapina attraverso un'altra banca, tramite dei camion blindati: lui faceva parte della scorta, insieme al suo partner Ghisoni e a due addetti alla sicurezza.
L'assassina aveva assaltato i mezzi, ucciso le guardie, gli autisti e l'agente di polizia, poi aveva rubato una parte del denaro: secondo l'inventario, mancavano otto miliomi di dollari. Secondo la ricostruzione della dinamica da parte degli investigatori, la criminale aveva eliminato il guidatore del primo camion con un colpo proveniente da un fucile di precisione GS80, un'arma illegale, usata soprattutto dai killer, poi aveva ucciso gli altri con una mitragliatrice d'assalto leggera JK700, poi se ne era andata via, portando con sé una valigetta, dentro la quale aveva messo il denaro. Secondo quelle ricostruzioni, aveva agito da sola.
L'agente Ghisoni, trovandosi sul sedile del passeggero del primo mezzo blindato, aveva battuto la testa ed era svenuto, rinvenendo in una stanza d'ospedale. Fortunatamente non aveva subito traumi cerebrali, ma quando aveva saputo della morte del suo partner, aveva pianto, ed era furioso: pretendeva vendetta.
Oltre a capire molto bene la situazione del loro collega, Judy si sentì travolta da una gran quantità di domande, alle quali non avrebbe ricevuto alcuna risposta da Nick: perché avrebbe agito da sola per rubare soltanto otto milioni di dollari? Perché non assumere qualche sicario, come nella rapina alla banca, per rubare il resto del denaro? Perché lasciare un poliziotto vivo e uccidere tutti gli altri? Decise di tenersi per sé quelle domande, sperando che con il tempo sarebbe riuscita trovarle.
Erano le 18:06, eppure fuori faceva un freddo pungente come se fosse pieno Inverno. Fu per quel motivo che la coniglietta decise di prendere la metropolitana, piuttosto che disturbare la povera volpe, sommersa di impegni di lavoro, per chiedergli se poteva avere un passaggio verso casa, o di aspettare per un sacco di tempo l'autobus, morendo, nel frattempo, di freddo e rischiando di ammalarsi. Grazie a un maglione di lana, un paio di jeans e un giubbino imbottito, la coniglietta era ben coperta. Nella stazione regnava un silenzio insolito; non c'era anima viva a parte lei. Era parecchio inquietante; e non c'era neanche la musica che proveniva dallo stereo: probabilmente perché era rotto. Ad un tratto un vento leggero colpì il viso della coniglietta, che improvvisamente cominciò a sentire freddo e a tremare come una foglia; i brividi sulla sua schiena iniziarono a farsi sentire. Dopo essere stata invasa da un'improvvisa paura, si alzò dalla panchina e si guardò intorno. Non c'era nessuno.
Dopo quei cinque minuti di attesa, immersi in un silenzio che trasmetteva ansia, Judy sentì il forte rumore, alle sue spalle, proveniente dai binari: nonostante sapesse cosa fosse, fu colta di sorpresa, come se non si aspettasse di vederla passare. La metropolitana arrivò a grande velocità, rallentando pian piano, fino a fermarsi completamente. A quel punto le porte si aprirono. Non avendo avuto la possibilità di guardare attraverso i vetri delle finestre superiori, Judy non poté sapere che dentro...non c'era anima viva: nessuno che scese, e nessun'altro, oltre Judy, che dovesse salire. Il suo timore crebbe, ed ebbe il desiderio di esitare, o addirittura di non voler oltrepassare la soglia; ma dopo qualche minuto entrò, convinta che fosse soltanto una sua impressione. Alle sue spalle le porte si chiusero. A quel punto la metropolitana iniziò a vibrare, dopodiché partì. La coniglietta si aggrappò ad una delle maniglie. Guardò da entrambe le direzioni del treno: era completamente deserta. Che fosse fuori servizio? Se è si, perché si era fermata e aveva fatto salire un passeggero?
Durante il tragitto, la luce interna dei vagoni si spense, ma la coniglietta non rimase per lungo tempo al buio: quando arrivò alla fermata successiva, la metropolitana fu illuminata dalle luci esterne della stazione grazie alle finestre. A quel punto le porte si aprirono di nuovo. Judy rimase scioccata quando vide che anche qui non vide salire nessuno. Dopo pochi secondi, la metropolitana partì di nuovo. Il buio era tornato a dominare all'interno dei vagoni. Per qualche strana ragione, avvertì una strana sensazione di pericolo. Avrebbe voluto che fosse stato presente il suo migliore amico, proprio perché sapeva vedere al buio; in questo modo, non si sarebbe sentita così preoccupata. Dopo qualche scatto intermittente, la luce tornò. La coniglietta ebbe l'impulso di voltarsi, ma quando vide la lama scintillante di un coltello da commando comparire alle sue spalle e appoggiarsi sulla gola, non lo fece.
"Non funziona così il gioco." disse l'assassina misteriosa. "Devi essere in perfetta salute per poter indagare su di me."
A Judy le provocò rabbia non poter sentire la sua vera voce: perché continuava a camuffarla? Cosa aveva ancora da nascondere?
"Che hai intenzione di fare? Uccidermi?"
"Sarebbe troppo facile...e poi così rinuncerei al divertimento che riesci darmi ogni volta che ci vediamo e sentiamo." rispose divertita la mammifera.
Prima che la coniglietta poté capire il senso di quelle parole, venne spinta dalla criminale, la quale ripose nel fodero la sua arma. A causa del veloce movimento della metropolitana, scivolò a terra e andò a sbattere con la testa contro le porte chiuse. Quando tentò di rialzarsi, vide quell'assassina avventarsi su di lei. Avvinghiate tra loro, iniziarono a lottare; Judy tentò di allontanarla con un calcio, colpendola sul petto. Fatto ciò, poté squadrare meglio la criminale: era interamente vestita di nero, con degli stivali lunghi e spessi, e con un passamontagna in testa. Tuttavia c'era una cosa che non riusciva vadere: la sua coda. Prima che riuscisse a fare altri ragionamenti, la sua nemica le colpì il petto con un calcio: avendo indosso lo stivale, il colpo era arrivato molto forte, provocandole un gran dolore. Tentò di sopportarlo, dal momento che era una poliziotta e che stava combattendo contro una malvivente senza scrupoli; con gran rapidità, la coniglietta fece inciampare la sua avversaria. Quando tentò, successivamente, di colpirla, la metropolitana svoltò a destra, trascinando le due lottatrici dalla parte opposta in cui si trovavano. Judy riuscì ad anticipare la criminale: dopo essere andata sopra il suo stomaco, e averla immobilizzata, iniziò a riempirla di pugni sul viso, facendo ricorso a tutta la rabbia e le energie che aveva in corpo.
"Dimmi chi sei, maledetta assassina!" urlò la coniglietta furiosa.
Invece di una risposta a voce, la criminale alzò il proprio petto e sferrò un forte pugno all'agente, che si trovò improvvisamente sbilanciata: ciò permise all'aggressore di ribaltare le posizioni in cui si trovavano. La mammifera sferrò diverse volte il pugno destro sul viso di Judy. Il sangue sul suo naso e sulla suabocca iniziò a farsi vedere. Dopo aver ricevuto quella serie di pugni, Judy colpì sul petto la criminale con un calcio, riuscendo ad allontanarla. Ma non servì a molto, poiché non ebbe il tempo e le energie necessarie per contrattacare; infatti l'assassina andò a colpire la coniglietta sul petto con una serie di calci, dopodiché afferrò le sue orecchie e iniziò a tirarle. Il dolore che Judy sentì era allucinante.
"Basta!...Lasciami!"
La criminale non ascoltò le sue parole; tuttavia fu costretta a lasciarle quando la metropolitana svoltò improvvisamente a sinistra, facendo scivolare dall'altra parte le due piccole mammifere. Nonostante fosse sfinita, la coniglietta cercò di reagire: approfittò di quel momento, in cui l'assassina era spiazzata per colpirla sul petto con un forte pugno, facendola sbattere contro le porte chiuse del vagone. Riuscì a farlo un paio di volte, prima che la criminale, dopo aver bloccato il successivo colpo, si spostò alle spalle della coniglietta per spingerla in avanti. Dopo aver sbattuto con la faccia, Judy caddè a terra, perdendo i sensi.

Con molta fatica, la coniglietta si svegliò. Aveva freddo, e mentre respirava riusciva a sentire l'umidità sparsa nell'aria. Si alzò in piedi, completamente frastornata, appoggiandosi alla panchina sulla quale era sdraiata prima. Il luogo in cui si trovava le risultava familiare: le luci accese sul soffitto, le pareti grigie sudice, i binari davanti a sé, posti a un dislivello di qualche centimetro, e le due estremità opposte di due gallerie. Capì di trovarsi in una stazione della metropolitana, ma non sapeva in quale, né ricordò il motivo per cui ci era andata. Ad un tratto sentì il rumore del treno che arrivò a tutta velocità alla stazione. Grazie a ciò, Judy ricordò tutto, anche l'aggressione che aveva subito. Si guardò intorno finché non vide il cartello in cui c'era scritto il nome della stazione. Rimase stupita nel vedere che si trovava dove sarebbe dovuta andare per tornare a casa; eppure non ricordò di essere scesa dal treno, dopo l'aggressione. Ad un tratto i suoi ragionamenti furono interrotti dal rumore delle porte che si aprirono. Prima che i passeggeri, fortunatamente più alti di lei, potessero notare le sue condizioni, che non sapeva quali fossero, ma intuiva che non erano delle migliori, decise di mettersi il cappuccio. Insieme a loro, stando bene attenta a non farsi notare, si diresse verso l'uscita, per andare successivamente a prendere l'autobus.

Arrivò, senza altri incidenti, a casa, accompagnata da una marea di domande e ragionamenti, ma poiché era molto stanca, non riuscì a trovare delle risposte. Dopo aver posato sul tavolo il cellulare, il portafoglio, e tutto ciò che aveva in tasca, andò a stendersi sul letto, senza neanche cambiarsi. Era stanca, e con la testa che era sul punto scoppiare. Avrebbe voluto chiamare Nick e chiedergli di venire da lei, ma lo riuscì a fere solo con il pensiero. Dopo che la stanchezza ebbe preso il sopravvento, la coniglietta, senza rendersene conto, si addormentò.

Angolo autore
Finalmente sono riuscito a scrivere anche questo capitolo...all'inizio avevo pensato a un altro finale, ma non sono riuscito a farlo funzionare bene, perciò ho dovuto cambiarlo. Spero vi piaccia, e di non aver rovinato tutto. Ringrazio di cuore tutti coloro che seguono e hanno recensito la mia storia: Buone Feste di Natale!

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Sospettato principale (parte 1) ***


Capitolo 10: Sospettato principale (parte 1)

La coniglietta si svegliò e si alzò improvvisamente dal proprio letto. Era impaurita e sudata, e i suoi respiri erano veloci e affannati; anche il suo cuore batté forte. Si rese subito conto di aver fatto un incubo, ma non riuscì a ricordarlo: ma sapeva di aver avuto tanta paura.
Ad interrompere i pensieri della povera Judy fu il suo migliore amico, che fuori dall'appartamento bussò alla porta e la chiamò: "Judy?! Sei in casa?"
La piccola mammifera andò subito ad aprirgli, anche se non capì il motivo per cui fosse venuto a casa sua...così come non si aspettò di ciò che accadde in seguito.
"Ma che fine hai..." cominciò a dire Nick, fino a che non vide il viso della sua partner pieno di lividi e con un occhio nero. "È stata lei?"
Il tono della volpe si trasformò improvvisamente: da calmo e preoccupato a duro e severo.
"Nick..." cercò di rispondere Judy, divenuta improvvisamente impaurita a causa dello sguardo cagnesco e del tono minaccioso che aveva improvvisamente assunto il poliziotto.
"È stata lei a ridurti così?" insistette la volpe.
La leporide non era abituata a vedere un Nick aggressivo, nonostante l'avesse visto una volta soltanto, al museo di storia naturale, quando aveva finto di essere diventato rabbioso per incastrare Bellwether, che aveva pianificato le aggressioni ai predatori, divenuti selvaggi a causa degli Ululatori Notturni, che erano dei fiori tossici. Aveva paura di dirgli la verità, ma non voleva neanche raccontargli una bugia: sia perché detestava mentire agli altri; sia perché Nick era abile nel capire quando qualcuno mentiva; sia perché i due mammiferi si conoscevano troppo bene.
"Quella pazza la pagherà cara!" disse Nick con tono scontroso, senza aspettare che la piccola preda rispondesse alla domanda, dopodiché si voltò per andarsene.
"No!" esclamò Judy, che in preda al panico andò subito a sbarrargli la strada.
"Fammi passare, Carotina."
"Per farti ammazzare? Non ci penso proprio!" disse Judy con tono duro, decisa a non permettere che anche il suo migliore amico venisse ucciso come gli altri loro colleghi.
Anche se era piccola, gentile e tenera come un cucciolo, era determinata e ostinata come un mammifero di grossa taglia, ed aveva la grinta di un predatore. Si era messa in guardia, con le zampe alzate e chiuse a pugno, e lo sguardo di chi si prepara a combattere.
"Che vorresti fare, coniglietta ottusa? Azzuffarti con me?"
"Se è l'unico modo per impedirti di fare sciocchezze, allora si!" rispose la coniglietta, nonostante non volesse arrivare a tanto.
"Come vuoi, agente peluche." disse Nick sorridendo.
Le orecchie della coniglietta si abbassarono improvvisamente: fu sconcertata dalle parole che sentì dire dalla volpe: aveva veramente intenzione di fare pugni? E perché sembrava...divertito?
"Nick, non fare scherzi..."
Prima che riuscisse a terminare la frase, Judy vide la volpe balzare con gran rapidità, senza darle il tempo e la possibilità di potersi difendere o di schivare l'assalto. Si ritrovò scaraventata a terra; il predatore era sopra di lei. Vide con chiarezza il suo viso, e i suoi occhi verdi smeraldo che fissavano i propri occhi di colore viola ametista; la sua bocca aperta, con i suoi denti aguzzi a pochi millimetri di distanza dal collo; mentre poté sentire il resto del suo corpo appoggiarsi sopra il proprio; il cuore le pulsava forte a causa dello spavento; e i suoi respiri regolari. Nonostante si conoscessero bene, quella volpe riusciva ancora a sorprendere la piccola leporide, nel bene e nel male.
"Sei sempre la solita: temi che un giorno io ti aggredisca..." iniziò a parlare il canide, dopo aver allontanato un poco il viso da quello di Judy. "Gli unici animali che aggredisco sono coloro che tentano di fare del male a questa dolce e tenera coniglietta dalla disciplina ferrea."
Dopo aver sentito ciò, la poliziotta rimase scioccata, spaventata...e anche arrabbiata.
"Sei un idiota!" esclamò, dandogli uno schiaffo. "Come ti salta in mente di spaventarmi in questo modo!...Hai idea di come mi senta?"
"Si, al cento per cento." si limitò a rispondere. "Però dovresti sapere che non ti farei mai del male."
La leporide continuò ad osservarlo confusa, mentre lui si alzò in piedi. Subito dopo fece altrettanto. Prima che ebbe la possibilità di parlare, la volpe la anticipò: "Perché non mi avevi chiamato, ieri, per farti dare un passaggio verso casa?"
"Perché avevi molto lavoro da fare, e non volevo disturbarti." si giustificò Judy.
"Sai che avrei abbandonato tutto, affinché potessi essere al sicuro; e se vogliamo dirla tutta, anche il nostro buon capitano avrebbe acconsentito a lasciarmi a andare a prenderti, proprio perché sappiamo entrambi quanto sia pericolosa quell'assassina, che avrebbe potuto ucciderti, se avesse voluto." replicò Nick.
"Sai anche che sono in grado di difendermi."
"Nessuno lo mette in dubbio, ma questa è una situazione diversa: quell'assassina è preparata ad affrontarti ed è interessata a te, nonostante non conosciamo il motivo; e lo dimostra il fatto che ieri ti ha conciata male e che poteva ucciderti."
"Si..." intervenne Judy. "Poteva uccidermi, ma non ha voluto farlo."
Nick rimase interdetto quando sentì quelle le parole.
"Che vuoi dire che non ha voluto?"
A quel punto la leporide gli raccontò tutto, senza tralasciare alcun particolare. Al termine del racconto, il partner iniziò a riflettere.
"Questa storia mi sta preoccupando sempre di più: ha la possibilità di ucciderti, ma non lo fa; e ti dice chiaramente che si diverte a farti del male; e poi ti costringe a indagare su di lei per scoprire chi è...e se non lo fai uccide i nostri colleghi."
Judy non rispose. Neanche lei aveva la minima idea di chi fosse questa criminale o del perché volesse tormentare proprio la poliziotta eroina di Zootropolis. Che fosse una criminale che aveva arrestato un po' di tempo fa? Nonostante non le risultò che avesse mai arrestata una criminale così sociopatica, non era escluso che la galera l'avesse resa tale, o magari cercava semplicemente vendetta. Mentre continuò a riflettere, la testa iniziò a farle male e a girarle, e la sua vista si appannò di colpo. Il tutto durò pochi istanti, senza che la volpe potesse accorgersene.
"A proposito: volevo informarti che abbiamo ottenuto i risultati del bottone che avevi raccolto sulla scena del delitto." disse improvvisamente Nick.
La piccola agente tese l'orecchio per sentire meglio la notizia, prima di replicare con entusiasmo: "Cosa abbiamo?"
"Prima di tutto, che non ci sono tracce di DNA o di impronte digitali; abbiamo però trovato un pelo grigio e abbiamo anche scoperto che il bottone appartiene a una divisa che proviene da Fort Major."
A quel punto la coniglietta cominciò a riflettere: quando ci erano andati, il sergente aveva detto loro che i suoi soldati non avevano nulla a che fare con il furto delle loro armi e la rapina alla banca di Zootropolis. O aveva mentito, o la colpevole aveva trovato il modo per non farsi scoprire. In entrambi i casi, dovevano parlare di nuovo con lui.
"Ok, allora andiamo subito a indagare." rispose velocemente Judy, la quale fece segno al suo partner di seguirla.
Dopo aver preso il cellulare, le chiavi di casa e il portafoglio, notò una chiavetta USB di colore grigia chiara: la osservò a lungo, poiché non ricordava di possederne una. Come ci era finita lì?
"Non ricordi che un tale mammifero di taglia grossa, con le lunga corna e l'abilità nel riuscire ad irritare i suoi sottoposti, ti ha temporaneamente sospeso dal servizio?" le ricordò la volpe sarcastica.
A quel punto, la leporide aprì uno dei cassetti della scrivania per poter posare la chiavetta, dopodiché si voltò per osservare il suo collega. Appoggiò le proprie zampe sui fianchi e assunse un'espressione seria e determinata. "Non abbiamo tempo. Adesso andiamo."
Detto ciò, la piccola agente uscì dall'appartamento.
"Va bene, capo." rispose Nick, seguendo a ruota la sua partner.

Da quando era entrata in macchina, la leporide cercò di ricoprire la maggior parte dei lividi con una crema particolare. A volte Nick volse il proprio sguardo su di lei, poiché era molto preoccupato e, per la prima volta, non sapeva come poterla aiutare.
"Mi sapresti descrivere l'assassina?" chiese d'un tratto.
Nel momento in cui Judy stava per mettersi un altro po' di crema intorno all'occhio, si fermò non appena sentì quella domanda.
"È di dimensioni piccole...probabilmente alta quanto me...gli occhi scuri...il muso schiacciato...e credo che abbia la coda e le orecchie piccole, poiché non ero riuscita a vederla bene."
Il canide iniziò a riflettere: "Stando a ciò che mi hai detto, possiamo escludere tutti i mammiferi di grande e minuscola taglia...poi, vediamo un po'...ci sono comunque molti mammiferi della tua altezza: una donnola, un procione..."
"Io escluderei anche i canidi: come ti ho già detto prima, aveva il muso schiacciato, ossia non lungo come il tuo." replicò Judy.
"Ma non tutti i canidi hanno i musi lunghi come i lupi, o me." ribatté Nick.
"Non mi pare di conoscere canidi con il muso schiacciato." replicò Judy. "Ma se ne incontro qualcuno, ti farò sapere."
La volpe sorrise. Dopo aver analizzato quelle teorie, i due mammiferi smisero di parlare, concedendosi il momento di essere assorti nei loro pensieri e ragionamenti.

Una volta arrivati a Fort Major, i due agenti cercarono subito il sergente Bullyn, informandolo del fatto che il criminale che stavano cercando era un loro soldato. Dopo aver comunicato anche i requisiti che il soggetto presentava, il gorilla cominciò ad effettuare delle ricerche: a differenza della volta in cui avevano condotto le indagini sui propri compagni d'arme, incluse le reclute ed escluse tutti coloro che non erano stati dichiarati colpevoli.
"Un paio di anni fa era accaduto che un gruppo di reclute, per essere ammessi ai test d'ingresso dell'accademia, avevano tentato di introdursi nello studio del generale Falc per rubare i documenti con le risposte; per riuscire a fare ciò, avevano preso il suo cartello identificativo. Naturalmente li avevamo scoperti e li avevamo espulsi, ma erano stati abili a non farsi scoprire. Non permetterò che la storia si ripeta."
Dopo qualche ora di ricerche sul database del suo computer, apparve la foto del mammifero che stava cercando: era una gatta grigia tigrata.
"Linda Hawkins: abile cecchina con il massimo dei voti, abile combattente, quoziente intellettivo sulla media, è disciplinata e leale, e ha passato il test scritto d'ingresso con il massimo dei voti. È l'unico mammifero che corrisponde ai vostri requisiti, anche se penso che non sarebbe mai in grado di commettere dei crimini."
"Se ci lasciasse parlare con lei, saremo in grado di stabilire se è colpevole o no: in fondo stiamo ancora indagando." rispose Nick per rassicurare il sergente.
Dopo aver annuito, il gorilla condusse i due agenti verso il campo di addestramento in cui si trovava la gatta.

Angolo autore
Per citare il mio buon amico Plando: "Finalmente si prosegue."
È stato difficile poter scrivere alcune parti di questo capitolo, soprattutto perché ho avuto dei momenti in cui non mi venivano le idee e i vocaboli giusti per continuare. Per di più sono costretto a dividere in due parti il capitolo a cui avevo pensato proprio perché sarebbe venuto troppo lungo. A causa dei miei impegni non potrò aggiornare tanto presto, e non voglio che la storia si rovini a causa della fretta di vederla finita, perciò, in questi giorni in cui non ho avuto tanta fretta, spero sia venuto bene. Buona lettura.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Sospettato principale (parte 2) ***


Capitolo 11: Sospettato principale (parte 2)

Mentre il gorilla condusse i poiziotti da Linda, che si trovava al poligono di tiro, la coniglietta osservò i soldati che si stavano allenando nei diversi campi di addestramento che si trovavano in torno a lei. Cominciò a sentire la nostalgia dei vecchi tempi, quando anche lei era una recluta ed affrontava quegli allenamenti duri in accademia. Era caduta numerose volte, ma alla fine, nonostante fosse sminuita dai suoi genitori e dagli altri mammiferi che conosceva, si era sempre rialzata e impegnata duramente finché non li aveva superati, diventando così un poliziotto a tutti gli effetti. Chissà se anche Nick la sentiva: pensandoci bene, non gli aveva mai chiesto come erano andati i suoi addestramenti; era riuscito ad andare d'accordo con i suoi compagni? Era stata forse dura, per lui, diventare un agente di polizia e cambiare totalmente il suo stato di vita? Perché non si era mai preoccupata, finora, di chiedergli come stava adesso e se questi nuovi cambiamenti gli avevano creato problemi o no? Che fosse stata talmente tanto concentrata sulla propria carriera da non aver trovato neanche un piccolo momento per soffermarsi su quei particolari del suo amico? Prima di riuscire a darsi una risposta o porre anche solo una domanda al suo partner, la coniglietta si accorse di essere arrivata, insieme agli altri due mammiferi, al poligono di tiro.
"Soldato Hawkins a rapporto!" urlò il sergente.
Linda Hawkins, una gatta dal liscio pelo grigio scuro, dopo aver messo a segno un altro colpo, a distanza di 75metri, con il suo fucile di precisione, si alzò da terra, e si diresse verso il suo superiore. Nonostante indossasse la divisa, era facile notare che era magra. Per di più, per essere una militare, aveva un'andatura disinvolta ed era sciolta nei movimenti.
Dopo aver raggiunto il trio di mammiferi, si mise sull'attenti; "A rapporto, Signore."
"Gli agenti Hopps e Wilde, della PDZ, devono farti delle domande; mi aspetto la massima collaborazione da parte tua." le ordinò il suo superiore.
"D'accordo, Signore." rispose la gatta.
A quel punto, il sergente si allontanò per andare a controllare le altre reclute, lasciando soli i due agenti insieme alla sospettata.
"Siamo gli agenti Hopps e Wilde, della PDZ." iniziò a dire la coniglietta. "Dovremo..."
"Sono molto onorato di poterla conoscere di persona, agente Hopps." disse improvvisamente Linda porgendole la mano.
Judy non si aspettò una simile accoglienza, ma la assecondò stringendole la mano.
"Ho sentito molto parlare di lei: il primo coniglio ad essere diventato un poliziotto e che ha risolto il famoso caso dei predatori scomparsi, durato più di una settimana! Ho così tante domande da poterle fare..."
"Frena un momento." intervenne Nick. "Noi siamo qui per lavoro, non per fare due chiacchiere."
La gatta rivolse alla volpe uno sguardo severo; "Non mi sembra di averti interpellato, volpe."
I due mammiferi si lanciarono occhiate aggressive e sembravano sul punto di volersi azzuffare.
Vedendo che la situazione fosse sul punto di peggiorare, Judy si mise in mezzo due mammiferi: "Smettetela!"
Rendendosi conto di ciò che avevano fatto, i due mammiferi smisero di discutere. Prima che la coniglietta potesse prendere di nuovo la parola, Linda la anticipò: "Sentite, dovrei dirigermi verso gli spogliatoi: possiamo continuare a parlare durante il tragitto, ok?"
I due agenti accettarono la sua proposta. Appena iniziarono a camminare, Judy iniziò a parlare: "Come stavo dicendo prima, dovremo porle delle domande riguardo il furto di armi d'assalto avvenuto in questa base un anno fa..."
Per tutta risposta, la militare squadrò Judy in modo sospettoso e contrario.
"Credevo che quel caso fosse di competenza della Polizia Militare."
"Io pensavo che lei sapesse della rapina in banca e degli omicidi avvenuti recentemente in città." intervenne Nick. "Nei quali sono state utilizzate quelle stesse armi rubate in questa base militare."
"E secondo le indagini fatte, il nostro criminale dovrebbe essere un militare che è stato addestrato in questa base militare ed è di taglia piccola." disse subito dopo la coniglietta.
La gatta rimase in silenzio per qualche minuto, prima di poter dire: "Ed immagino che io faccia parte dei sospettati."
I due agenti di polizia non risposero.
Molto intelligente, pensò Nick, il quale sorrise maliziosamente; poiché era una volpe, faceva parte della famiglia dei canidi, i quali trovavano antipatici tutti i mammiferi della razza felina: non perché non gli piacevano, ma perché era, come avrebbe detto la sua partner, una questione biologica: era una specie di istinto che provocava nelle due specie diffidenza e antipatia...anche per i felini era così.
Linda notò quel sorriso: cercò di rimanere calma e di non dare soddisfazione a quell'agente antipatico; ma per quanto si impegnasse, le scappò un leggero ringhio.
"Le indagini sono ancora in corso, ma quel che sappiamo, al momento, lei sembra essere l'unica mammifera di piccole dimensioni che si trova qui." intervenne improvvisamente la coniglietta, notando il pesante disaccordo tra i due. "Non è che per caso conosce altri mammiferi di tali dimensioni che sono stati addestrati qui?"
Senza rendersene conto, i tre mammiferi avevano attraversato tutto il campo, fino ad arrivare davanti a un grande edificio d'acciaio con il tetto semicircolare.
"Ok, agente Hopps, io devo entrare nel dormitorio per cambiarmi: se vuole continuare a farmi domande, può venire con me, ma il suo collega deve rimanere fuori ad aspettare." disse la gatta.
Prima di poter compiere un solo passo, la coniglietta fu trattenuta per un braccio da una volpe niente affatto concorde a mandarla sola là dentro.
"No, non siamo d'accordo: io vado dove va lei."
Per tutta risposta, Linda strinse i pugni e si preparò a ribattere.
Notando ciò, Judy si mise in mezzo per impedire che i due arrivassero a darsele di santa ragione; "Io vado con lei."
Dopo aver sentito ciò, la volpe si allontanò, portando con sé la sua partner per parlarle in privato.
"È fuori questione, Judy: non ti lascerò entrare da sola con quella felina."
"Nick, siamo in una base militare ben sorvegliata: non può capitarmi nulla." lo rassicurò.
"Ti sei forse dimenticata cosa ti è capitato nei giorni precedenti quando sei stata sola?" insistette Nick.
"Posso sapere che problema hai? Per caso trovi antipatica quella gatta? O sospetti che sia lei la colpevole? E anche se lo fosse, non può aggredirmi qui...E poi sta rispondendo alle nostre domande."
"Non è una buona idea."
"Fidati di me Nick." insistette Judy che, senza perdere altro tempo a discutere con il suo partner, andò a raggiungere Linda.

La stanza era molto grande ed occupata soltanto dalle due file parallele di letti a castello che percorrevano tutto l'edificio. All'inizio, oltre alle due piccole mammifere, erano presenti anche una giraffa e un'elefantessa che, come Linda, erano andate a cambiarsi le loro uniformi: una di loro doveva andare ad esercitarsi sul campo paludoso, mentre l'altra sul campo desertico. Dopo aver salutato la loro collega, le due militari uscirono dal dormitorio, lasciando Judy e Linda completamente sole.
“No…” rispose improvvisamente la gatta. “Non conosco altri mammiferi delle nostre dimensioni che siano stati addestrati in questa base. E nei test di ammissione che ho dovuto affrontare, io ero l'unica mammifera di piccola taglia ad averli sostenuti.”
Dopo aver preso gli appunti sul suo piccolo blocco note, la coniglietta passò alla prossima domanda: “Quindi non ha la minima idea di chi sia coinvolto in questo furto.”
“No.”
“E mi dica: oltre ad addestrarsi, che cosa altro ha fatto?” chiese improvvisamente Judy, la quale, pur avendo seguito la classica procedure di domande da fare, aveva usato, senza farlo apposta, un tono non tanto gradevole.
Sentendo quella domanda e que tono, la militare si fermò di colpo, e sembrò irrigidirsi.
“Sta insinuando che sia coinvolta in questo furto?” chiese freddamente Linda.
“Non sto insinuando nulla: sto solo facendo delle domande. E poi il furto di armi, avvenuto un anno fa, ha a che fare con la rapina e gli omicidi di agenti di polizia avvenuti in questi giorni in città. Io ho solamente intenzione di arrestare i colpevoli e consegnarli alla giustizia.” rispose decisa Judy, che era intenzionata a non fermarsi davanti a nulla pur di acciuffare quell'assassina e fargliela pagare cara per tutto ciò che aveva fatto.
Linda squadrò l'agente di polizia con i suoi occhi marroni chiari, quasi bronzei; la sua espressione sembrava essere intimidatoria.
Nel vedere quello sguardo, la coniglietta ebbe una strana sensazione: iniziò a tremare e a farle male la testa. Era come se quello sguardo le ricordasse, nel proprio subconscio, qualcosa...ma al momento non le venne in mente nulla.
“Ero rimasta qui.” rispose Linda, la quale si voltò e continuò a camminare. “La scorsa settimana avevo esaurito i permessi per uscire dalla base, perciò non ho fatto altro che esercitarmi con il fucile di precisione.”
Mentre prendeva appunti, Judy la seguì, invasa da una strana sensazione di disagio che la mise in allarme.
“Come si trova in accademia? Ha avuto problemi con i suoi superiori o i suoi compagni?”
Prima di rispondere a quella domanda, Linda si fermò: dopo aver preso la chiave, si piegò per aprire il baule alla sua destra e lo aprì.
“Per quel che mi riguarda, io mi trovo bene qui: è un'accademia ben organizzata, nonostante la scarsa sicurezza a cui noi reclute abbiamo continuamente fatto presente ai nostri superiori...”
“Scarsa sicurezza?” ripeté la poliziotta.
Dopo aver messo sul letto la divisa cerimoiale e degli abiti civili, la gatta si alzò e riprese a spiegare. “Secondo te è mai possibile che avvenga un furto nell'armeria di una base militare e che i colpevoli non siano stati ancora catturati? Sono consapevole che possa esserci un mammifero in grado di bypassare i codici di sicurezza, ma non è normale che i nostri superiori non prendano provvedimenti per aggiornare l'intero sistema di sicurezza.” spiegò Linda, la quale si avvicinò alla leporide, che oltre ad ascoltare con attenzione prendeva anche appunti. “Secondo delle voci che ho sentito, nel database continuano ad esistere le vecchie password di coloro che erano stati addestrati, prima di me, in quest'accademia: mammiferi che sono diventati soldati e che si trovano in ogni parte del globo, reclute che sono state espulse o bocciate ai test di ammissione, soldati congedati con disonore, e via dicendo. Anche un hacker con scarse competenze informatiche riuscirebbe a violare questo sistema.”
La coniglietta si guardò intorno, capendo che ciò che la gatta aveva appena detto non si doveva sapere in giro. Dopo essersi accertata che oltre loro non c'era nessuno, proseguì con le domande: “Perché la sicurezza non sarebbe stata aggiornata?”
“C'è chi dice che è a causa di mancanza di fondi...e spero sia per questo motivo.” si limitò a rispondere Linda che, dopo essersi allontanata dall'agente, andò a cambiarsi la divisa sporca che aveva indosso e si mise degli abiti semplici: una maglietta nera e dei pantaloncini bluette, dopodiché indossò dei guanti a mezze dita.
“Io vado ad allenarmi in palestra: ti va di unirti a me in un bel match?”
La leporide non si aspettò una simile proposta; tuttavia ne fu lusingata. Purtroppo fu costretta a rifiutare perché era in servizio.
La militare si limitò a rispondere con uno “Ok”, dopodiché rimise a posto la divisa cerimoniale.
Fu a quel punto che la coniglietta notò qualcosa: un particolare importante.
“Per caso la sua divisa cerimoniale manca un bottone?”
Dopo averla messa a posto, la gatta si voltò verso la coniglietta: “Si. Come fai a saperlo?”
“L'ho appena notato mentre la mettevi a posto.” rispose la leporide.
“Hai una vista d'aquila.” disse Linda compiaciuta. “L'ho perduto durante una festa. Non l'ho più trovato.”
A quel punto Judy, invasa improvvisamente da una sensazione di pericolo e da diversi dubbi, si avvicinò al letto della gatta e guardò verso uno dei lati. Come aveva previsto, seguendo il suo intuito, vide degli stivali neri sporchi con la suola a carrarmato.
“Tutto bene?” chiese la gatta notando la curiosità dell'agente e poggiandole una zampa sulla sua spalla.
La leporide, come se temesse di venire aggredita, si voltò di colpo e alzò i pugni per difendersi.
“Ehi!” esclamò la gatta mettendo le zampe in avanti. “Calma agente: non voglio farle nulla.”
La coniglietta rimase per un momento immobile, temendo di venire aggredita da quella mammifera, poi si avviò verso l'uscita, tenendo lo sguardo fisso su quella gatta...e senza dire neanche una parola.

Angolo autore
Prima di tutto mi scuso per non essermi fatto vivo per tanto tempo, ma ho avuto un grosso blocco dello scrittore e per di più sto per essere di nuovo impegnato come prima con lo studio universitario: perciò non avrò tanto tempo per scrivere ed aggiornare le mie fanfiction. Secondo, mi spiace anche lasciare il capitolo insospeso, visto che lo volevo continuare, ma non ho trovato modo e maniera per aggiungere altro. Spero possa piacervi questo capitolo, che ho cercato di renderlo...il più intrigante possibile e di essere riuscito nel mio scopo...
Non lo rivelerò. Spero sia riuscito bene...

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Il video ***


Capitolo 12: Il video

La piccola agente di polizia uscì di corsa dal dormitorio, invasa da un'insolita paura. Dopo essersi allontanata dall'edificio, si fermò per riprendere fiato.
"Judy!"
La coniglietta tese le sue orecchie, poi alzò lo sguardo: vide Nick che, con espressione preoccupata, si avvicinò velocemente verso di lei.
“Stai bene?”
“Si Nick.” rispose rapidamente Judy.
Per qualche minuto nessuno parlò, tuttavia la coniglietta vide chiaramente che il suo partner non si era tranquillizzato affatto.
"È lei." disse infine la poliziotta, confidandogli il motivo per cui era così agitata.
"Come?"
"Linda: è lei l'assassina che stiamo cercando."
“Ne sei sicura?” chiese il suo partner, che divenne turbato a causa di quelle parole dette con ferma decisione.
Prima che la coniglietta potesse replicare, il suo cellulare iniziò a squillare; quando vide che sullo schermo appariva la scritta Numero Privato, intuì subito che era quella criminale pazza.
"Pronto?"
"Ciao, mia dolce e tenera coniglietta dall'adorabile sapore."
"Che cosa vuoi, maledetta assassina?!" chiese Judy furiosa.
"Mi stavo chiedendo cosa stessi facendo: non ti ho vista arrivare sulla scena del crimine oggi..."
"Sto seguendo una pista..." replicò la coniglietta, interrompendo il discorso della piccola mammifera. "E penso anche di aver capito chi sei."
Ci fu un lungo momento di silenzio.
"Sorprendente, Judy..." riprese a parlare la mammifera dall'altra parte del telefono. “Allora dovrò preparare una bella sorpresa dedicata unicamente a te, tesoro mio. Sei una fantastica agente di polizia, proprio come avevano detto i telegiornali di Zootropolis.”
“Perché non vieni al sodo, brutta idiota?!” ribatté la coniglietta, irritata dal tono di voce divertito di quella misteriosa assassina.
"Come siamo sbrigativi...” replicò la criminale dopo un breve momento di silenzio. “Dopo un'attenta riflessione, ho deciso che non prenderò più di mira i tuoi colleghi poliziotti..."
Judy non si aspettò una simile risposta da parte di quell'assassina. Iniziò a chiedersi cosa avesse in mente di fare; e la risposta non tardò ad arrivare.
"Proprio perché non saresti abbastanza motivata a continuare ad indagare con decisione e a impiegare qualunque mezzo per soprire chi sono, ho deciso che prenderò di mira i tuoi genitori, in questo momento presenti a Zootropolis: se non indagherai su di me e non sarai presente sulle scene del crimine, li ucciderò."
"No!" esclamò la poliziotta completamente scioccata da quella risposta. "Non toccare la mia famiglia!”
"Tu fai come ti dico, e vedrai che non farò loro del male."
La piccola leporide fu improvvisamente invasa da una grande rabbia; "Stammi a sentire, brutta stronza: giuro che non appena ti avrò trovata, ti pesterò di botte, ti rinchiuderò in una cella di isolamento blindata e tornerò a pestarti di botte finché non sanguinerai e ti avrò lasciata in fin di vita...e quando ti sarai rimessa, ripeterò lo stesso procedimento, fino a farti pentire di essere nata!" disse Judy minacciandola.
La volpe fu sorpreso di vedere la sua miglioe amica insultare con parole volgari e minacciare di uccidere qualcuno: in tutti questi anni che aveva lavorato insieme a lei, non l'aveva mai vista così furibonda e perdere in questo modo il controllo; persino quando era arrabbiata riusciva a moderare il suo linguaggio e i modi.
"Allora non vedo l'ora che arrivi domani: sai cosa succederà, vero?"
"Sono talmente occupata a indagare su di te e a cercare di proteggere le tue vittime designate che..."
"Mi deludi, eroina di Zootropolis...Beh, domani ucciderò la prossima vittima."
A quel punto Judy ricordò ciò che le aveva detto l'assassina una settimana fa, circa: avrebbe ucciso un mammifero ogni 7 giorni. Purtroppo non aveva idea di chi avrebbe ucciso, né quale criterio seguiva per selezionare le sue vittime.
"Scommetto che non hai neanche guardato il video che si trova dentro la penna USB che ti ho dato in metropolitana. Meglio che lo guardi subito."
Detto ciò, la criminale terminò la chiamata.
Schifosa bastarda!, pensò tra sé Judy che, dopo aver messo il telefono in tasca, strinse forte i suoi pugni, con il desiderio di volerla prendere a pugni. Improvvisamente iniziò a camminare con un passo pesante e veloce, diretta verso il dormitorio dal quale era uscita.
“Dove pensi di andare?” chiese Nick afferrandole una delle sue braccia.
“Ad arrestare quella gatta.” disse Judy arrabbiata e infastidita.
“Ah si? E con quali prove?”
Dopo aver sentito quella domanda, la coniglietta si voltò verso la volpe che la stava trattenendo, volgendogli uno sguardo pressoché furioso: “Che cazzo ti prende?!”
Nick ricevette una forte spinta dalla sua partner che lo costrinse a mollare la presa. Il canide fu sconvolto e spaventato nel vedere la sua migliore amica in preda a quella forte rabbia: non l'aveva mai vista così scontrosa, volgare e...impaurita; ebbene si: impaurita. Una paura che si nascondeva dietro a quella rabbia che le impediva di ragionare e la rendeva scontrosa con chiunque.
Non appena Judy vide lo sguardo del suo collega che aveva spinto a terra, tentò di calmarsi, rendendosi conto di ciò che aveva fatto...
“Ha minacciato di uccidere la mia famiglia e domani ucciderà qualcuno! Devo fermarla!”
Dopo aver sentito la risposta della sua partner, la volpe si alzò in piedi e andò verso di lei.
Judy abbassò le orecchie e il suo nasino rosa iniziò a tremare, temendo di ricevere uno schiaffo da quella volpe che le era stata accanto in tutti i momenti belli, brutti e difficili; o di ricevere un rimprovero o peggio. Il suo istinto le stava dicendo di scappare; eppure non fece neanche un solo piccolo passo indietro. Il predatore era ormai vicino, con lo sguardo rivolto verso il basso, a cercare quello della coniglietta.
“Ti capisco, Carotina.” disse Nick con tono pacato, mentre appoggiò il palmo di una delle sue zampe sul mento della sua partner, per poi alzare leggermente il suo viso, fino a far incrociare i loro sguardi, guardandosi dritti negli occhi. “Anch'io non sarei affatto lucido se fosse in pericolo la mia famiglia, o te. Ma non possiamo permettere alle nostre paure di offuscare i nostri ragionamenti e incolpare i mammiferi sbagliati. Se quella gatta sia colpevole o no, non possiamo arrestarla senza aver scoperto qualche altra prova valida che la possa incastrare.”
“Lei ha quegli stessi stivali che l'assassina aveva sempre indossato ogni volta che si era fatta vedere di persona, è un soldato di Fort Major, le manca il bottone...”
“Sai cosa ti risponderebbe il nostro superiore: che le nostre prove sono circostanziali e insufficienti.” la interruppe Nick, riassumendo in parole povere ciò che intendeva dire.
Proprio in quel momento, dal dormitorio, uscì Linda, con indosso un'altra uniforme militare. Quando vide i due agenti che la stavano osservando, sorrise e li salutò con la zampa; dopodiché si diresse verso un'altro campo d'addestramento.
“Se è veramente lei la nostra colpevole, dobbiamo continuare a cercare altre prove per incastrarla.” disse la scaltra volpe poggiando una zampa sulla spalla di Judy.
La coniglietta e la volpe avevano osservato lo sguardo della gatta, ognuno con un pensiero diverso: lei pensò che era una brava attrice, e che prima o poi sarebbe riuscita ad arrestarla e a fargliela pagare per i crimini che aveva commesso; lui pensò che non sembrava essere colpevole, nonostante la trovasse antipatica, e che forse poteva essere una vittima dell'assassina, che voleva incastrarla, o che non c'entrasse assolutamente niente.
Ora che i due agenti avevano finito, tornarono alla propria vettura e lasciarono la base militare per dirigersi verso Zootropolis.

Le previsioni metereologiche avevano annunciato che avrebbe piovuto a dirotto: all'inizio c'erano dei grossi nuvoloni grigi che coprivano il cielo, poi iniziarono a cadere le prime gocce, che aumentarono all'istante.
“Che cavolo: speravo che oggi le previsioni fossero sbagliate.” disse Nick contrariato.
Judy non prestò attenzione a ciò che aveva detto ed aveva lo sguardo fisso sul finestrino, che le mostrava le alte montagne rosse della zona Savana, la sabbia, il cielo scuro e la fitta pioggia che si posava sul terreno, divenuto oramai umido. Pensò alle parole della killer, che l'aveva avvertita che avrebbe ucciso i suoi genitori; pensò a ciò che aveva visto nel dormitorio, alla postazione di Linda, e al modo di poterla incastrare. Ma si chiese anche come mai quella gatta fosse così ossessionata da lei. Certo, aveva ammesso di essere una sua grande fan, ma perché arrivare a torturarla e a sfidarla ad indagare su una serie di omicidi che compiva, invece di nascondere le tracce o di prendersela direttamente con lei?
Magari le piaci.
In quel momento ripensò alle parole che Nick le aveva detto una settimana fa. Che avesse veramente ragione? La killer si era veramente innamorata di lei? No: quando si erano incontrate nel dormitorio e avevano parlato, non le sembrava di aver incontrato una mammifera invaghita.
“Siamo arrivati.”
Come se avesse ricevuto un pugno che l'aveva risvegliata, Judy si accorse di trovarsi davanti l'ingresso del grande palazzo in cui abitava. A quel punto si voltò verso il suo partner, con le orecchie abbassate e lo sguardo perplesso; “Scusami se non ci siamo parlati durante tutto il tragitto...”
“Non preoccuparti.” la anticipò la volpe. “Hai tutte le ragioni del mondo per essere assente e avere i pensieri altrove.”
La coniglietta si stupì di vedere un Nick più comprensivo e che non sembrasse nutrire rancore nei confronti della sua partner, dalla quale aveva ricevuto diversi rimproveri pesanti e discussioni accese anche nei momenti in cui non se lo meritava.
“Ti prometto che quando sarà tutto finito, mi farò perdonare per tutte le volte in cui sono stata troppo dura e severa nei tuoi confronti.” disse la coniglietta, nonostante i termini “dura” e “severa” non fossero per niente adatti.
Prima che la volpe dal largo sorriso potesse replicare, ricevette una chiamata dal Capitano Bogo.
“Pronto, Signore?”
Mentre ascoltò le parole del toro, la volpe si voltò verso la coniglietta con espressione preoccupata e sorpresa.
“D'accordo signore, veniamo subito.” detto ciò, la volpe chiuse la chiamata.
“Dobbiamo tornare in centrale, Carotina.”
“Non posso.” fu la risposta della coniglietta.
“Come non puoi?” chiese Nick confuso.
“La criminale ha lasciato un messaggio che devo assolutamente vedere; e non posso tardare oltre, poiché domani ucciderà qualcuno, e non so chi sia.”
Quella risposta bastò per convincere Nick a non insistere.
Dopo essere scesa dalla vettura, Nick fece partire la volante per tornare in centrale; mentre Judy entrò nel palazzo. Salì di corsa le scale, fino ad arrivare al piano in cui si trovava il suo appartamento. Dopo essere entrata, chiuse la porta a chiave e accese il suo computer. Una volta avviato, inserì la pennetta USB. Dopo aver installato il dispositivo, che era un'opzione automatica che siapriva ogni volta che il computer rivelava l'inserimento di una nuova Pen Drive, si aprì una finestra, nella quale si trovava una sola icona su uno sfondo bianco. La coniglietta cliccò il video. Improvvisamente apparve un'altra finestra; all'inizio lo sfondo era nero, poi comparve l'immagine di una mammifera. Era una pecora con un grosso batuffolo di lana sopra la testa, la maglietta arancione che ogni detenuto indossava, e si trovava dietro a un tavolo di ferro, seduta.

“Non mi aspettavo una visita da parte sua.”

“So che ha un grosso problema con quella coniglietta: io te lo posso risolvere.

“Quanto vuoi?”

“Sedici milioni di dollari, di cui otto milioni anticipati.”

“Anche se potessi pagarti, i miei fondi sono congelati.”

“Non preoccuparti di ciò. Se tu mi paghi, eliminerò quella coniglietta.”

“Va bene: ti darò i sedici milioni di dollari, e in cambio tu farai fuori Judy Hopps.”

La conversazione era stata rapida e strana: era come se mancassero dei frammenti del video: probabilmente l'assassina li aveva cancellati o chissà cosa. Tuttavia il messaggio era chiaro: era stata assoldata da Dawn Bellwether per uccidere Judy. Rivide il video più di una volta, sconvolta da quella rivelazione e invasa da una marea di domande alle quali non seppe trovare risposte. Improvvisamente il cellulare iniziò a squillare.
“Si Nick?” disse Judy rispondendo alla chiamata.
“Devi venire subito in centrale.”
“Che succede Nick?” chiese preoccupata, notando il tono agitato del suo partner.
“Dawn Bellwether è evasa di prigione. Devi venire assolutamente.”
“Sto arrivando.”
Dopo aver chiuso la chiamata e spento il suo computer, la coniglietta uscì dall'appartamento, dirigendosi di corsa verso la centrale.

Angolo autore
Scusate il ritardo, ma soprattutto ci tengo a precisare che, oltre ad aver avuto un periodo di pausa dai miei impegni e dalla scrittura, ho scritto l'ultima parte di questo capitolo in base alle idee che mi sono venute sul momento, poiché le precedenti idee non mi convincevano. Non so tra quanto riaggiornerò perché al momento sono bloccato con le idee, ma appena potrò riaggiornerò. Riguardo i dialoghi del video, sono stato costretto a impostarli così; ed infine, qualcuno potrebbe accusarmi di non avere tanta fantasia poiché ho coinvolto Dawn Bellwether: ebbene vi dirò che l'ho coinvolta per un buon motivo che rivelerò in seguito. Spero vi piaccia, e mi dispiace ancora se non mi sono fatto vivo per tanto tempo, e anche di aver introdotto per la prima volta delle parole volgari nella mia fanfiction, ma l'ho ritenuto giusto farlo perché mi sono voluto mettere nei panni di una persona molto arrabbiata e incapace di ragionare in modo lucido. Spero che la storia stia proseguendo bene e che continui a piacervi.

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Sotto protezione (parte1) ***


Capitolo 13: Sotto protezione (parte 1)

Judy Hopps usci dal palazzo di corsa, poiché doveva dirigersi in centrale per essere stata informata sui nuovi elementi che riguardavano l'evasione di Bellwether. Da ciò che aveva appena scoperto tramite quel video che aveva ricevuto, potrebbe essere stata aiutata dall'assassina misteriosa; avrebbe senso, dal momento che era stata assoldata da quella pecorella. Tuttavia, come era accaduto tempo fa quando indagava sui predatori scomparsi e che poi diventavano selvaggi, mancavano alcuni tasselli: per qualche motivo, non riusciva proprio a capire cosa avesse in mente di fare quella killer, la quale, invece di uccidere subito la sua preda quando ne aveva la possibilità, aveva preferito coinvolgere Judy in una specie di “indagine”, minacciando di uccidere gli animali a lei più cari, inclusa la sua famiglia. Che fosse una Serial Killer? Forse; era metodica, incuteva terrore e manteneva le promesse fatte, ma non sembrava essere pazza dal punto di vista psicologico: sapeva ciò che faceva...Che la teoria di Nick, che aveva voluto escludere fino adesso, fosse vera: l'assassina si era innamorata della coniglietta e che avesse cominciato ad avere delle esitazioni nel volerla uccidere? Se si, perché fare del male a chiunque le stesse vicino? Per gelosia? E perché non prendere di mira anche il suo partner, Nick? Le sue domande convergevano a una sola risposta: il “No”. Mancava qualcos'altro. Non riusciva neanche a capire che interesse avesse quella Linda a uccidere e coinvolgere la migliore agente di polizia in questo assurdo gioco pericoloso e perverso: non si erano mai conosciute, né ricordava di averle mai fatto qualcosa. A causa di ciò, Judy iniziò perfino a dubitare che fosse lei l'assassina, nonostante le prove che aveva scoperto e l'assoluta certezza che l'aveva accompagnata fino adesso, e l'avevano portata ad ignorare le supposizioni del suo collega Nick, che sosteneva il contrario.
L'unica cosa di cui aver paura è la paura stessa, disse ai propri genitori un po' di tempo fa; ebbene non sembrava più essere così: aveva paura...non per l'assassina, ma per il fatto che non sarebbe riuscita ad impedirle di uccidere la famiglia, che era la cosa a cui teneva veramente tanto, oltre a Nick. Quella minaccia che aveva ricevuto l'aveva turbata profondamente, soprattutto perché aveva avuto la prova che quell'assassina metteva in pratica le minacce che faceva, ed era organizzata e sempre due passi avanti...come se sapesse in anticipo cosa avrebbe fatto la povera coniglietta tormentata.
Furono proprio quei pensieri e quelle preoccupazioni rivolte a quell'assassina che fecero attirare l'attenzione di Judy su una macchina ferma alle sue spalle, dall'altra sponda del marciapiede. Era molto alta, con le ruote da strada, di colore grigio opaco, e...
Manca la targa!
I suoi respiri regolari iniziarono a diventare più veloci e pesanti, e il suo cuore iniziò a battere più forte, e chiunque fosse stato vicino a lei avrebbe potuto notare nei suoi occhi le pupille completamente dilatate e le palpebre spalancate. I segni evidenti di chi ha paura.
Stai calma Judy..., si disse, mentre prese la sua pistola, dalla quale azionò la levetta di sblocco. Lentamente, un passo alla volta, iniziò ad avvicinarsi all'auto. A causa della paura di ricevere un'imboscata improvvisa, non si rese conto della completa assenza, intorno a lei, di civili che camminavano sui marciapiedi; né del cielo si stava scurendo sempre di più a causa dei nuvoloni neri che si stavano ammassando tra loro, dando un chiaro segno che ci sarebbe stato un violento diluvio; si dimenticò persino di stare attraversando la strada.
La coniglietta continuò ad avanzare lentamente, con la pistola tra le zampe alzata in alto e lo sguardo rivolto verso quell'auto, dentro la quale sembrava non esserci nessuno, temendo di ricevere un brutto agguato da parte di quella criminale. Ma quando si trovò in mezzo alla strada, la piccola agente di polizia iniziò ad avere un forte mal di testa e le si appannò la vista. Quel dolore la costrinse a piegarsi a terra, come se fosse sul punto di svenire.
Bip bip bip bip...
Di nuovo quel suono acuto che si ripeteva, e che non aveva sentito da qualche giorno. Non riuscì proprio a capire da dove provenisse o che cosa fosse; sapeva soltanto che era talmente fastidioso da perforarle i timpani e farle scoppiare la testa.
Argh...Non di nuovo!, disse tra sé la piccola mammifera, in preda a quelle torture dolorose e fastidiose che stava avendo.
Improvvisamente, quel suono acuto sembrò cambiare: diventò più “grave” e anche più forte. Per di più riuscì a capire da dove proveniva. Quando Judy si voltò di fianco, da dove proveniva quel suono, si intravide una fortissima luce venire verso di lei...a gran velocità. Decise di aguzzare la vista: dietro quel folto bagliore le sembrò di vedere due strani cerchi di luce che lo stavano emanando. Pur essendo stordita e disorientata, i suoi sensi e i suoi istinti la fecero reagire, segnalandole il “pericolo imminente” in arrivo. Effettuò un velocissimo balzo che le permise di raggiungere la sponda del marciapiede dal quale era partito prima e di evitare quell'automobile che arrivò a gran velocità che, oltre a non aver rallentato quando aveva scorto con i suoi fari la piccola mammifera, continuò la sua corsa come se niente fosse accaduto. La piccola agente, furiosa, rivolse lo sguardo verso il pirata della strada che si allontanò velocemente, fino a scomparire all'orizzonte.
Maledetto bastardo.
Se avesse potuto vedere con più chiarezza la targa, avrebbe convocato il guidatore spericolato per sequestrargli la patente e magari arrestarlo per guida pericolosa. Non appena si alzò in piedi, caddero le prime grosse gocce di pioggia, che si intensificarono all'istante.
Magnifico.
La coniglietta fu costretta a salire di nuovo nel suo appartamento, per andare a prendere il cappotto impermeabile. Dopo essere uscita di nuvo, si affrettò ad attraversare la strada, raggiungendo l'altra sponda del marciapiede, abbandonando le sue paure e le sue esitazioni. Quando arrivò vicino al muso della macchina, notò una strana tavola di metallo a terra. Quando la prese e la voltò, vide delle lettere e dei numeri; la targa della macchina. Tirò un sospiro di sollievo. Non avendo la possibilità e neanche il tempo per cercare di capire a quale mammifero residente nel quartiere o di lasciare un pezzetto di carta scritto sul parabrezza della macchina, Judy ripose a terra, questa volta a faccia in su, la targa, augurandosi che il proprietario potesse notarla e riattaccarla alla sua vettura. Fatto ciò, si diresse al distretto.

Nonostante avesse il cappotto impermeabile, arrivò alla stazione completamente bagnata fradicia, dal momento che non aveva voluto osare chiamare il suo partner per dirgli di venire a prenderla, preferendo usare i mezzi e correre per i marciapiedi della città, sorbendosi tutta l'acqua della pioggia. Grazie a Clawhouser, che le era venuto incontro, gli consegnò il proprio cappotto zuppo e si asciugò le zampe sul tappeto che si trvava all'ingresso, facendo in modo di non lasciare una lunga scia d'acqua che attraversasse l'intero distretto e anche di non venire ripresa dal suo superiore o da qualsiasi altro collega. La piccola mammifera corse verso gli uffici in cui si trovavano la sua postazione e quella di Nick, che la stava aspettando davanti l'ingresso della grande stanza.
“Scusa il ritardo...”
“Tutto bene?” rispose la volpe con tono freddo, ma preoccupato.
Per la prima volta, Judy non si aspettò una risposta data con un simile tono. Era come se si fosse accorta solo adesso del cambiamento degli atteggiamenti del suo migliore amico; il quale non appariva più spiritoso e irritante.
“Si..ho...soltanto avuto un contrattempo.” rispose Judy confusa, non abituata a un Nick più serio e distaccato. Perché non se ne era accorta prima? Perché solo adesso si sentiva così a disagio di fronte a questo nuovo Nick? Non ebbe il tempo di pensarci su, poiché la volpe prese subito parola. “Il capitano Bogo ci sta aspettando nel suo ufficio.”
Detto ciò, i due agenti si diressero immediatamente dal loro superiore.

Erano arrivati a Zootropolis per rimanere accanto alla loro figlia fino a quando non si fosse ripresa. Naturalmente ne avevano approfittato per fare qualche giro per la città per vedere come fosse. Non era come Bunnyburrow: era più grande e popolata, ma era trafficata e la popolazione era più stressata e nervosa; insomma, preferivano casa loro.
“Judy!” disse improvvisamente Bonnie non appena vide sua figlia che camminava a passo svelto insieme a Nick.
La grande coniglietta, seduta su una confortevole panca insieme a suo marito, si alzò per andare incontro a sua figlia, che fece lo stesso non appena la notò. Le due conigliette si abbracciarono.
“Mamma.” disse Judy, che non si aspettò di trovare i suoi genitori al distretto di polizia.
“Piccola mia.” rispose Bonnie, che successivamente allontanò leggermente sua figlia.
“Cosa ci fate qui?”
Prima che sua madre potesse rispondere, apparve improvvisamente suo padre, con un espressione severa e corrucciata.
“è inaccettabile!” esclamò. “Vedi tu, che mentre io e tua madre stavamo preparando i bagagli per ritornare a Bunnyburrow, vengono due agenti a prelevarci nella nostra stanza dell'hotel per portarci qui...!”
“Stu...” cercò di calmarlo Bonnie.
“No, dico sul serio. Non abbiamo fatto nulla di male per meritarci questo...!”
“Aspetta papà...” disse Judy, non capendo cosa volesse dire suo padre. Purtroppo non funzionò al primo tentativo: quando Stu Hopps era arrabbiato o cominciava a parlare su qualsiasi altro argomento, sia quando era calmo, sia quando non lo era, era difficile farlo smettere.
“Papà!” disse infine Judy, costretta a usare un tono alterato per far si che suo padre potesse ascoltarla. Ciò funzionò: “Ascoltatemi: voi siete in pericolo...”
“A causa del killer di poliziotti?” la interruppe Stu.
“Si...Come lo sai?”
“I telegiornali non fanno altro che parlare di questo, piccola mia.” rispose Bonnie. “E io e tuo padre siamo preoccupati.”
Judy ebbe un brutto presentimento: ogni volta che sentiva dire dai suoi genitori che erano preoccupati per lei, le capitava di ascoltare uno dei tanti loro discorsi che riguardavano il lavoro che svolgeva a Zootropolis come agente di polizia, che nonostante fossero passati tanti anni ancora non lo accettavano.
“Noi..ehm...vorremmo che tu prendessi delle ferie.” disse infine Bonnie.
“Cosa?” chiese Judy incredula.
“Ascoltaci, Judy: io e tua madre abbiamo saputo che questa assassina sta eliminando tutti i poliziotti; e dal momento che tue sei un'agente di polizia...sarebbe meglio che tu venga con noi a Bunnyburrow, dove sarai al sicuro.”
“No!” esclamò Judy senza dare il tempo a sua madre di prendere la parola. “Non intendo abbandonare le indagini, né ho intenzione di permettere a quell'assassina di continuare a uccidere i miei colleghi! Sapete molto bene che devo fermarla.”
“Senti un po', signorinella, l'ultima cosa che io, tua madre e i tuoi fratelli vogliamo, è venire sapere sui giornali che sei stata uccisa da quella killer psicopatica! E per questo motivo tu farai quello che diciamo noi!” rispose alterato il grande coniglio, mandando sua figlia su tutte le furie.
“Se non la fermo, altre famiglie soffriranno per la morte dei loro familiari che sono dei poliziotti!” rispose Judy, che sapeva benissimo che il vero obiettivo della presunta Serial Killer non erano i poliziotti, ma Judy stessa, la quale non aveva intenzione di dire ai suoi genitori che erano stati presi di mira a causa sua. Voleva proteggere la sua famiglia; “Lo volete capire, cazzo!”
Dicendo ciò, i suoi genitori assunsero un'espressione severa; e per di più, Bonnie le diede uno schiaffo.
“Quante volte ti ho detto che non devi usare questi termini volgari?!” rispose la mamma arrabbiata. “Saremo anche degli umili contadini, ma ciò non toglie che dai miei figli pretendo rispetto e educazione per la famiglia e per gli altri!”
“Il fatto è che anche voi siete in pericolo.” disse rapidamente Judy, cercando di giustificare i propri atteggiamenti e il perché i suoi genitori erano stati portati in centrale. Ma la situazione con i suoi genitori continuò a peggiorare.
“Vedi Bonnie: lo sapevo che se avremo permesso a nostra figlia di diventare un agente di polizia saremo venuti incontro a parecchi guai e a situazioni difficili...!”
“Non adesso Stu...”
“Invece si! Se avesse portato avanti la tradizione di famiglia e fosse diventata una coltivatrice di carote non ci saremo trovati in questa situazione!”
Dopo aver detto ciò, nessuno osò replicare. Proprio in quel momento arrivò un orso, con l'uniforme della polizia, che invitò i genitori di Judy di seguirlo fuori dalla centrale. La coniglietta, con le orecchie abbassate, seguì con lo sguardo i due conigli che si diressero verso l'uscita, fino a vedere lo sguardo di Bonnie rivolto verso di lei mentre usciva. Quella risposta che ricevette da suo padre la turbò profondamente: era veramente colpa sua se i suoi genitori erano in pericolo? Era forse vero che se li avesse assecondati nessun killer avrebbe minacciato di morte la sua famiglia? Iniziò a sentirsi in colpa: non aveva mai tenuto in considerazione il fatto che scegliendo di diventare un'agente di polizia sarebbe andata incontro a delle conseguenze così negative; si rese conto di essere stata egoista, perché aveva voluto pensare soltanto a realizzare il proprio futuro e fare ciò che aveva sempre desiderato fare senza tenere conto della vita familiare. Ma non si trattava soltanto del fatto che i suoi genitori e fratelli erano in pericolo, ma anche del fatto che nonostante si fosse impegnata al massimo, non riusciva a difenderli, perché quell'assassina era sempre due passi più avanti a lei...e che era fissata, per qualche strana ragione, per quella coniglietta tanto buona e altruista, quanto ingenua, ottusa e frettolosa.
“Carotina.”
Quella voce familiare fece distogliere la piccola leporide dai suoi pensieri negativi su se stessa. “Il capitano ci aspetta.”
Mentre iniziarono a incamminarsi, la coniglitta lo chiamò: “Nick.”
La volpe si voltò.
“Grazie per aver detto al nostro superiore di mettere sotto protezione la mia famiglia.” disse Judy, intuendo che il suo collega avesse fatto ciò, visto che era l'unico a sapere che l'assassina aveva minacciato la propria famiglia.
“Tu avresti fatto lo stesso con me.” si limitò a dire, con voce seria, la volpe.
Quella risposta basto a far sorridere, anche se per un breve istante, la leporide, che ricominciò a camminare, seguendo il suo collega verso lo studio del loro superiore.

Angolo Autore
Cavolo quanto sono stato in crisi con questo capitolo, che oltre a modificarlo diverse volte nella mia testa, ho alla fine “improvvisato” su alcuni punti. Che tortura.
Detto ciò, spero che questo capitolo sia all'altezza dei capitoli precedenti...visto che ci tengo tanto a questa fanfiction, che per essere il mio primo thriller (ma soprattutto, io nella mia vita non ho mai letto libri o fanfiction thriller), sta venendo scritta bene, e che quindi tengo a non deludere i lettori che la stanno seguendo.
Ho riletto il capitolo,soprattutto l'ultima parte, ma nel caso mi siano sfuggiti degli errori, sarò benfelice di saperlo affinché li possa correggere. Vi ringrazio tanto per le fantastiche recensione che finora avete lasciato a questa mia fanfiction. Vi ammiro tanto!

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Sotto Protezione (parte 2) ***


Capitolo 14: Sotto protezione (parte 2)

Dopo essere entrati nell'ufficio del loro superiore ed essersi accomodati, il Capitano Bogo prese un telecomando e fece partire un video. I due piccoli agenti si voltarono subito nella direzione in cui si trovava il piccolo televisore, che era stato portato da alcuni loro colleghi, che iniziò a trasmettere le immagini di un luogo piccolo e chiuso, con le pareti sudicie, e una detenuta, sdraiata sul lettino, che stava leggendo una rivista. Tutti la riconobbero: era la famosa criminale Bellwether, che in passato era stata colei che aveva organizzato gli attacchi ai predatori con i famosi “Ululatori Notturni”, che li avevano resi selvaggi e aggressivi a tal punto da aggredire e uccidere chiunque fosse stato alla loro portata, inibendo tutte le facoltà mentali legate alla ragione e alla razionalità. Quando Judy la vide di nuovo, anche se non in modo diretto, le tornarono in mente i ricordi su quel caso che aveva risolto insieme a Nick, sia belli che brutti; oltre a un profondo senso di disgusto verso quella crudele mammifera, che a quanto sembra aveva deciso di vendicarsi della coniglietta assoldando un'assassina professionista.
In quel momento ci fu una forte esplosione sulla parete di fianco, alle sue spalle. Dalla breccia comparvero due grandi mammiferi con le uniformi militari, delle armi d'assalto, e il volto coperto dai passamontagna. Comparve anche la piccola assassina, che prese per un braccio la sua assoldatrice e la fece uscire di prigione; seguite subito dopo dai suoi complici.
Quando il video terminò, il Capitano Bogo spense la televisione e aprì le persiane delle finestre.
“Ho ricevuto questo video dalla Sicurezza del penitenziario di massima sicurezza Graviter, dove era stata rinchiusa Dawn Bellwether. Hanno voluto tenerlo segreto fino adesso.”
“Perché?” domandò rapidamente Judy.
“Perché l'investigatore privato che avevano assunto per scoprire dove si trovasse la prigioniera è stato trovato morto ieri notte in un vicolo; e dopo aver saputo della serie di omicidi di poliziotti avvenuti in questo periodo a Zootropolis, hanno deciso di collaborare e di coinvolgere tutte le Forze dell'Ordine.”
“Mi perdoni, Signore.” intervenne Nick. “Ma perché assumere un investigatore privato invece di un agente addestrato per queste situazioni...”
“Quell'investigatore privato, agente Wilde, era un ex marine, che successivamente aveva collaborato con l'FBI, prima di andare in pensione e dedicarsi alle indagini per conto proprio. Il direttore del penitenziario contava soprattutto su quel particolare per cercare di riacciuffare la pecorella nel modo più discreto possibile, facendo in modo che nessun notiziario venisse a sapere dell'evasione.” rispose il toro. “E come avevo detto prima, il direttore del penitenziario non voleva far trapelare la notizia della sua fuga.”
“Che incompetenza.” disse Nick, con tono metà sarcastico e metà serio.
Il Capitano Bogo preferì non rispondere, poiché avrebbe significato dover aprire un argomento scomodo che riguardava tutti coloro che facevano parte delle Forze dell'Ordine: l'arroganza, che era stata spesso la rovina delle carriere di parecchi poliziotti, tra cui dei superiori.
“Piuttosto mi chiedo: perché quell'assassina ha voluto liberare quella criminale, e che tipo di rapporti hanno?”
"Io non le so dire nulla, Signore; ma credo che l'agente Hopps possa rispondere alla sua domanda." replicò subito Nick, ricordando bene quando la sua partner gli aveva detto che doveva tornare a casa perché l'assassina le aveva lasciato un indizio a cui doveva assolutamente dare un'occhiata, intuendo che le aveva rivelato qualcosa di importante.
La coniglietta vide i due poliziotti che la stavano osservando, nell'attesa di avere una risposta. Il primo pensiero che ebbe fu quello di negare di sapere qualcosa, poiché non voleva sentirsi dire che doveva entrare nel programma di "Protezione Testimoni", e di venire estromessa dal caso ed essere sospesa fino a che la criminale non fosse stata catturata. Ma si trattava di dover raggirare il suo superiore e il suo partner: non solo avrebbero scoperto che mentiva, ma avrebbe ricevuto, come minimo, un rimprovero dal capitano; e sarebbe finita per litigare con il suo migliore amico, il quale, oltre ad essere una volpe molto scaltra, la conosceva talmente bene da capire quando non diceva la verità. Per di più, anche in questo modo si sarebbe ritrovata nella stessa situazione di prima.
"E va bene..." disse Judy sbuffando. "Bellwether ha assoldato quell'assassina per uccidermi, offrendole sedici milioni di dollari, di cui otto milioni anticipati."
Mentre il Capitano Bogo rimase leggermente sorpreso, Nick rimase scioccato.
"E ce lo dici solo ora?!" esclamò la volpe, in preda al panico.
"Perché l'ho saputo oggi, Nick! E se proprio lo vuoi sapere, avevo intenzione di non dire nulla, visto che so come avresti reagito!" ribatté Judy.
"Adesso basta!" intervenne subito Bogo. "Se avete intenzione di litigare, lo farete fuori dal mio ufficio!"
I due agenti smisero di discutere e rivolsero la loro attenzione sul toro.
"Date le circostanze, agente Hopps, sono costretto a metterla nel programma di Protezione..."
"No!" esclamò Judy mettendosi in piedi sulla sedia.
Il Capitano Bogo rivolse uno sguardo severo alla coniglietta, attendendo la continuazione della sua risposta.
"Cioè...quello che voglio dire, è che non servirà a nulla: l'assassina continuerebbe a darmi la caccia e ucciderebbe gli agenti che mi proteggono. Perciò, è meglio doverla affrontare che scappare, Signore; affinché possiamo impedirle di far fuori altre vite innocenti."
Il suo superiore iniziò a rifletterci su, introducendo un momento di profondo silenzio: Judy squadrò il suo superiore con ansia, attendendo la sua risposta; mentre Nick osservò entrambi, prima l'uno, poi l'altra. La scena che si presentò ai suoi occhi sembrava essere quella di un duello tra due cowboy, che prima di mettere mano alle proprie "colt" e iniziare a spararsi a vicenda, si fissarono con lo sguardo, studiando le emozioni del proprio avversario.
Dopo quel teso momento di silenzio, il Capitano Bogo prese la parola.
"Hai ragione agente Hopps: non posso nasconderti, né mettere a rischio la vita di altri miei agenti...Ma ciò non significa che non abbia intenzione di metterti sotto protezione."
La coniglietta e la volpe squadrarono incuriositi il loro superiore, attendendo la sua risposta.
"Agente Wilde: poiché l'agente Hopps si fida di te e lavorate molto bene insieme, sarai responsabile della sua sicurezza e farai in modo che non le accada nulla."
Poteva andare peggio, pensò Judy, trovando accettabile la scelta del suo superiore.
"Sissignore: farò in modo che l'agente Hopps sia al sicuro come se si trovasse dentro a una cassaforte." rispose Nick seriamente.
"Molto bene. Io provvederò a indagare sui rapporti che quella pecora ha con l'assassina." disse il grande toro. "E per questo motivo darò il comando "provvisorio" del distretto all'agente Fangmayer. Adesso potete andare."

Una volta usciti dall'ufficio del Capitano Bogo, i due partner si diressero presso le loro postazioni. Di solito parlavano spesso mentre camminavano: litigavano, discutevano, scherzavano, chiacchieravano...; ma questa volta regnava un insolito silenzio tra i due amici; e non era affatto piacevole. La coniglietta, con lo sguardo cupo e le orecchie abbassate, si accorse che Nick, oltre a non camminare al suo fianco come sempre, la stava osservando a qualche metro di distanza; probabilmente aveva già capito che umore aveva la sua cara partner. Preferì non rivolgergli la parola, visto che non aveva alcuna intenzione di discutere. Per di più i suoi pensieri erano continuamente rivolti verso quell'assassina, e le sue preoccupazioni verso i mammiferi a cui teneva così tanto. Perché stava prendendo di mira loro, se il suo scopo era quello di eliminare Judy? E perché quando aveva avuto la possibilità di ucciderla, nella metropolitana, non lo aveva fatto? Queste furono le seguenti domande che emersero dal vasto mare di domande che si era posta da quando era comparsa quella criminale, della quale non sapeva nulla.
"Carotina."
Non appena si sentì chiamare, la piccola poliziotta, oltre a drizzare in su le orecchie per pochi secondi, riconobbe la voce.
"Ascoltami Nick...Io non voglio più vederti." disse con un filo di voce.
"Come?" chiese la volpe abbassando le orecchie.
"Non voglio più essere tuo partner."
"Che stai dicendo Judy?" chiese Nick con tono preoccupato e con l'intenzione ad avvicinarsi a lei.
La coniglietta si voltò di scatto, mostrando un'espressione arrabbiata.
"Che non voglio vederti morire!" gridò Judy, avvicinandosi a grandi passi verso il suo migliore amico, che lo prese per il collo della divisa. "Quella dannata assassina ha preso di mira i mammiferi a cui tengo più di ogni altra cosa al mondo; e nonostante i miei massimi sforzi, non li riesco a proteggere!"
Nick, spaventato, capì che non ce l'aveva con lui, e che quella non era soltanto rabbia...e la lacrima che fuoriuscì da uno degli occhi della sua partner, accarezzandole il piccolo viso delicato, ne era la conferma.
"Io...mi sento un'incapace." continuò a parlare la coniglietta, che iniziò a piangere. "Non solo non riesco a proteggere la mia famiglia, i miei colleghi e te...ma non riesco neanche a capire perché lei stia facendo tutto questo, invece di prendere di mira direttamente me...e non so cosa devo fare!...Non so come riuscire a proteggere i mammiferi a me più cari!..."
I pensieri di Judy iniziarono a venire tutti assieme a galla, impedendole di formulare altre parole, finendo alla fine per abbracciare il suo partner e a piangere a dirotto.
Nick era veramente sconvolto e preoccupato: non gli era mai capitato di vedere la sua migliore amica in quello stato; così vulnerabile e fragile. Tuttavia era un chiaro segno che era forte e che provava dei sentimenti. Non appena si inginocchiò, la allontanò di poco, delicatamente, sciogliendo quell'abbraccio. La guardò dritta negli occhi, scorgendo lo sguardo di una coniglietta completamente invasa dal dolore, e con il viso bagnato dalle lacrime.
"Hai ragione, Judy: non puoi anticipare quella criminale, la quale avrà studiato i tui modi di agire e di pensare. Tuttavia...io, in passato, non avevo conosciuto una coniglietta fragile che si arrendeva alle prime difficoltà..."
"Io non sono forte!" rispose Judy in un mix di rabbia e tristezza.
"Invece lo sei; persino adesso!" disse Nick con tono duro e serio. "Hai una forza interiore e una determinazione che nessun altro coniglio ha; grazie a te ho abbandonato la mia vita da trafficante di ghiaccioli e sono diventato un'agente di polizia; hai ignorato le continue lamentele e gli scoraggiamenti dei tuoi genitori e degli altri mammiferi che dubitavano delle tue capacità, riuscendo, così, a diventare il primo agente di polizia di Zootropolis; e persino quando tutti i predatori erano stati accusati, grazie a te, di diventare selvaggi ed erano sul punto dall'essere esclusi e "banditi" da Zootropolis a causa degli Ululatori Notturni, hai provveduto a dimostrare che non era così, e che la colpa era stata di Bellwether, la quale è stata arrestata grazie a noi...
Lo so che sei stanca, e che l'assassina non vuole darti spazio per recuperare fiato, ma sappi che non sei sola, e che hai una gran tenacia e una determinazione che nessun altro agente di polizia ha. Nemmeno il nostro superiore."
La coniglietta rimase molto colpita dalle sue parole, che le diedero coraggio e le fecero ricordare tutti gli sforzi e i sacrifici che aveva fatto per arrivare dove si trovava adesso.
"Per quanto possa averti studiata, Judy, quella criminale non potrà mai sapere chi sei veramente, cosa sei in grado di fare, e cosa hai fatto finora." disse infine Nick, che andò ad abbracciare quella piccola creatura, che era tanto forte, quanto delicata, allo stesso tempo. "Tu la puoi fermare; e ci riuscirai. Io ho fiducia in te!"
In tutta la sua vita, non si era mai trovata nella situazione in cui avesse avuto il desiderio di venire incoraggiata ed essere confortata da qualcuno. Nonostante fosse sfinita e piangesse, si sentiva felice: si ritrovò a ricordare e a rivivere quello stesso momento in cui aveva convinto, in lacrime, Nick ad aiutarla a risolvere quel caso intricato dei predatori impazziti a causa di quei fiori maledetti. Era come se in quei momenti non dovesse interpretare il ruolo di una mammifera priva di lati deboli e dimostrare che non aveva bisogno dell'aiuto di qualcuno. Era strano che per la prima volta desiderasse essere diversa: voleva la presenza di qualcuno che potesse capirla, incoraggiarla e sostenerla; e che la considerasse per quello che era realmente: una coniglietta che aveva dei sentimenti e una grande sensibilità. Voleva essere "Se Stessa".
"Non permetterò a quella bastarda di farti del male. Ti prometto che quando sarà tutto finito, sbranerò quella pazza psicopatica." disse Nick con tono minaccioso, mentre le accarezzò la testa nel tentativo di consolarla. Non l'aveva mai vista così triste e vulnerabile al punto da sentir dire che dubitava delle sue capacità: era sempre stata integra, decisa e coraggiosa, e sempre pronta a dare il massimo per aiutare il prossimo, arrivando anche a sacrificare se stessa. Ma quella criminale la stava distruggendo poco a poco, e letteralmente. Non era affatto giusto; e soprattutto non lo meritava affatto.
"Semmai ti accompagno io a casa tua, a fine servizio." disse gentilmente la volpe.
"Grazie Nick...grazie per esserci." rispose Judy, la quale non voleva altro che la presenza di un amico che fosse vicino a lei e che la consolasse. Ne aveva bisogno.
Dopo essere riuscito a calmare la sua partner, il predatore la invitò a lavorare insieme a lui nel suo ufficio. Senza battere ciglio, la piccola leporide accettò la proposta, poiché non voleva stare sola in questo momento. Dopo aver raccolto i dossier sul caso della killer che si trovavano sulla propria scrivania, raggiunse il suo collega.

Per fortuna non ci furono altre telefonate da parte della killer psicopatica, e Judy non ebbe altri strani disturbi e dolori per il resto della giornata che i due poliziotti trascorsero al distretto. Erano riusciti ad ottenere un mandato di perquisizione dell'appartamento di Linda, la quale sarebbe stata convocata l'indomani al distretto per essere di nuovo interrogata, questa volta in modo ufficiale; e avevano anche analizzato il resto dei particolari che riguardavano quel caso.
Come promesso, il predatore accompagnò la leporide a suo appartamento.
"Grazie...Grazie per tutto ciò che hai fatto per me, Nick. A domani."
Non appena Judy aprì lo sportello e si tolse la cintura di sicurezza, il suo amico la prese per un braccio.
"Per qualsiasi cosa, non esitare a chiamarmi..."
"Certamente Nick." disse rapidamente la poliziotta, liberandosi dalla presa della volpe.
"E sappi che non sei sola."
Dopo essere scesa e aver chiuso lo sportello, la leporide annuì, poi lo salutò. Non appena vide che la vettura partì, entrò nel palazzo. Quando fu nel suo appartamento, spense il cellulare, si cambiò gli abiti e andò a letto, accompagnata dalle preoccupazioni per il suo migliore amico e la sua famiglia; ai quali fece tante preghiere affinché stessero bene.

Angolo autore
Eccomi qui con un altro capitolo. È stato difficile scriverlo, poiché ho avuto dei momenti in cui non sapevo come andare avanti (credo purtroppo a causa del caldo), ma alla fine ce l'ho fatta. All'inizio avevo anche pensato a un altro modo di strutturarlo, ma quelle idee si sono alla fine modificate.
I prossimi capitoli ce li avevo in mente da tempo, perciò non avrò problemi a scriverli e pubblicarli...E non vedo l'ora di poterli pubblicare!
E a proposito, zamy88, sto provando a seguire il tuo consiglio riguardo ad essere più sciolto e di non preoccuparmi troppo a ciò che scrivo...e spero che vada veramente bene. Comunque grazie ancora per il consiglio.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Omicidio prestabilito ***


Capitolo 15: Omicidio Prestabilito

Dopo essere stata immersa in un sonno profondo molto rilassante, la piccola Judy si svegliò con tranquillità, stiracchiando le proprie zampe in alto. Anche oggi avrebbe affrontato una dura giornata di lavoro. Non appena si alzò dal letto, sentì uno strano verso che riconobbe subito: era un ringhio. Purtroppo la penombra del piccolo appartamento le impedì di riuscire a vedere chi fosse.
"Chi sei?" domandò impaurita.
Come risposta ci fu un altro ringhio. Purtroppo non aveva la vista notturna come il suo migliore amico, perciò non riuscì a vedere nulla. Mosse qualche passo in avanti, tenendo i pugni stretti e alzati. Istintivamente voltò lo sguardo a sinistra, verso la finestra con la persiana chiusa. Oltre al solito ringhio, questa volta ci fu un assordante scricchiolio del pavimento di legno. Prima che la coniglietta potesse pensare o fare qualcosa, venne aggredita dal suo assalitore, il quale la spinse fuori dall'appartamento, distruggendo la porta d'ingresso.
Judy sferrò un doppio calcio sullo stomaco del predatore selvaggio, che non era ancora riuscito a identificare, nel tentativo di allontanarlo. Dal modo in cui gli era saltato addosso e dalla ferocia che aveva, sembrava essere selvaggio. Dopo essersi rialzata ed essersi preparata a battersi contro di lui, la leporide esitò non appena lo riconobbe: "Nick?"
"Ahahahahahahah."
L'agente di polizia si voltò rapidamente verso la provenienza della risata sonora che aveva sentito.
"Come puoi ben vedere, mia piccola Judy, sono tornata...e sono pronta a vendicarmi."
"Tu!" esclamò Judy non appena vide Dawn Bellwether. "Che cosa hai fatto a Nick?!"
La pecorella tirò fuori, dalla tasca della sua giacchetta, una piccola pallina violacea.
"Maledetta stronza, giuro che te la farò pagare!" rispose la coniglietta non appena riconobbe il siero degli Ululatori Notturni che la criminale aveva in mano.
Proprio in quel momento, la volpe selvaggia tornò ad aggredire la leporide, saltandole sopra ed immobilizzandola.
"Ah...Nick...Resisti! Devi combatterlo!" disse l'amica tentando di portare alla ragione il canide "ipnotizzato".
"Vedo che non hai ancora imparato nulla, Judy: nessuno può resistere a quel siero." intervenne la pecora ricominciando a ridere.
"I miei colleghi...ti arresteranno comunque...Uccidermi non servirà a nulla!" esclamò Judy, la quale tentò di opporre resistenza al predatore selvaggio.
"Può anche darsi, coniglietta, ma avrò ottenuto il mio obiettivo principale: vendicarmi di te!" rispose la pecora, che questa volta iniziò a ridere più sonoramente.
In quel momento, mentre la leporide ascoltò quelle ultime parole che la lasciarono di stucco, il predatore addentò il collo della preda, che urlò dal dolore. Ad un tratto la vista divenne rossa, mentre il dolore che prima sentiva la abbandonò completamente, nonostante continuò a vedere e a percepire ciò che le accadeva intorno. Mentre vedeva il suo ex amico che continuava a sbranarla, riuscì a sentire le forti risate di quella pecora, che annunciò chiaramente di aver vinto: era riuscita ad uccidere Judy Hopps.

La leporide si alzò rapidamente dal letto, mettendosi rapidamente seduta. Respirava affannosamente e grondava di sudore. Si guardò attorno completamente agitata, dopodiché si distese pesantemente sul letto, rilassandosi.
Ci mancava solo che anche la Bellwether fosse presente nei miei incubi , disse tra sé la coniglietta, mentre controllò l'orario della sua sveglia: erano le 4:45.
Dopo aver sbadigliato, la leporide si alzò piano piano dal letto. Chiunque l'avesse vista in quel momento, avrebbe pensato che fosse stata vittima di una lite, nella quale il suo avversario l'aveva battuta e conciata per le feste; o che dovesse riprendersi da una sbronza. Probabilmente era a causa degli incubi che ormai faceva tutte le notti, dei suoi misteriosi e strani malori, e del duro stress e della preoccupazione, provocate dalla killer ogni volta che minacciava di far del male a tutti i mammiferi con cui stringeva un qualsiasi tipo di rapporto; in parole povere, si sentiva talmente stanca e distrutta da pensare di chiedere immediatamente, come minimo, un anno di ferie.
Proprio in quel momento, prima che potesse entrare in bagno, il sue cellulare iniziò a squillare.
"Chi è che disturba a quest'ora?", si chiese la coniglietta con espressione scioccata, mentre si avviò, con passo pesante e rigido, verso la scrivania per vedere sullo schermo chi fosse: era Nick.
"Pronto?" disse con voce rauca.
"Sbrigati a prepararti, Carotina!" urlò la volpe allarmata.
Quel tono diede fastidio all'udito della povera Judy, la quale allontanò il proprio cellulare dall'orecchio, e scosse velocemente la testa.
"Ma come ti salta in mente di urlare, Nick!" esclamò arrabbiata.
"Sbrigati a prepararti e fatti trovare giù tra pochi minuti! Ti vengo a prendere!"
Detto ciò, la chiamata terminò. La leporide si affrettò a prepararsi, sperando che il motivo di tanta agitazione fosse a causa di un'emergenza.

Non appena uscì dall'edificio, Judy notò la volante, con le sirene accese, parcheggiata sull'altro lato del marciapiede. Con gran rapidità, la coniglietta attraversò la strada, entrando, subito dopo, dentro la volante. "Che succede, Nick?"
La volpe si voltò a guardarla; "È in corso una sparatoria al ristorante cinese Jun Sung, in cui sono coinvolte l'FBI, la SWAT e il nostro distretto di polizia. La situazione è veramente critica, e hanno richiesto urgentemente rinforzi."
"D'accordo, andiamo." tagliò corto Judy.
Il suo partner mise in moto la vettura, partendo a tutta velocità, con le sirene spiegate ad alto volume.
"Come hai fatto a venire sotto casa mia così in fretta?"
"Sono rimasto appostato sotto casa tua da ieri sera."
"Come?
"Pensavi veramente che ti avrei lasciata da sola fino adesso? Ho il compito di proteggerti."
Judy scosse la testa con espressione offesa: "Ascoltami bene, volpe dispettosa..."
"Stai tranquilla che rispetterò la tua privacy." la tranquillizzò Nick.
"Grazie." si limitò a rispondere Judy, che osservò a lungo, incuriosita, il suo partner: trovò strano il fatto che Nick si limitasse a fare il suo dovere senza fare una delle sue battute sarcastiche; nonostante le mancavano i battibecchi che si creavano ogni volta che veniva provocata, al momento preferiva che fosse serio, poiché stava affrontando una situazione veramente difficile: i suoi strani malori e sensazioni, la killer che si divertiva a torturarla in tutti i sensi. E poi, in questo modo, poteva anche confidarsi più spesso e senza temere di venire presa in giro. Chissà se avrebbe continuato ad essere così o se sarebbe tornato sarcastico e scherzoso come prima, una volta risolto il caso.
"Dove stiamo andando?" chiese la leporide che, guardando dal finestrino della macchina, riconobbe le strade e gli edifici che scorrevano a gran velocità.
"In Centrale: dobbiamo prepararci a dovere." rispose il canide.
"Come mai? Che cosa sta succedendo?" chiese rapidamente Judy voltandosi verso il suo migliore amico, e con l'intenzione di avere ulteriori chiarimenti.
"I criminali che hanno iniziato la sparatoria sono in possesso di armi militari dotate di una grande potenza di fuoco: parliamo di lanciarazzi, bombe e altre armi devastanti; sono in tutto tre, e uno di loro è un esperto cecchino di piccole dimensioni."
La coniglietta intuì subito chi fosse; "Linda."
La volpe, pur pensando che quella gatta non sembrasse essere colpevole, decise di non ribattere, poiché non voleva iniziare a litigare con la sua partner...soprattutto ora che era in corso un'emergenza.
Dopo essere arrivati in centrale, i due poliziotti si avviarono verso l'armeria. Lì indossarono le tute antisommossa; composte da elmi d'acciaio con la visiera di plastica, tute in pelle rivestite, sul torace, con una piccola armatura di ferro e con la stessa imbottitura di un giubbotto antiproiettile, degli stivali simili a quelli dei militari, e i guanti in pelle. Dopo aver preso anche delle armi d'assalto, riservate soltanto in alcuni momenti, i due mammiferi si avviarono verso il garage del distretto, dove presero un enorme SUV corazzato.
"Nervosa, Carotina?" chiese Nick, notando i movimenti nervosi delle ginocchia della sua partner, che aveva lo sguardo basso, fisso sul suo SGA2000 a ripetizione.
"Tutto ciò deve assolutamente finire oggi." fu la risposta di Judy, decisa come non mai.
"Questa volta la fermeremo a quella psicopatica. Abbi fede." la tranquillizzò Nick, mentre accese il motore della loro vettura secondaria.

Quando arrivarono sul luogo in cui stava avvenendo la sparatoria, i due agenti videro che la situazione era peggiore di quanto potessero immaginare: un'auto della polizia completamente in fiamme e accartocciata su se stessa; diversi cadaveri degli agenti della SWAT, dell'FBI e di alcuni loro colleghi; e il resto degli agenti delle Forze dell'Ordine barricati dietro le auto e i furgoni blindati che sparavano alle finestre del ristorante, ormai prive delle vetrate che erano andate in frantumi, per dare copertura ai loro colleghi poliziotti, che cercavano di far evacuare i civili delle case vicine per metterli al sicuro, allontanandoli dalla portata del fuoco incrociato tra i criminali e le Forze dell'Ordine.
"Accosta qui." disse rapidamente Judy, dopo aver esaminato bene lo scenario.
La volpe fermò subito il SUV, vicino al marciapiede; "Perché?"
"Possiamo coglierli di sorpresa, per impedire che ci siano altre vittime tra i nostri colleghi." rispose la coniglietta mentre si tolse la cintura di sicurezza e scese dalla vettura.
Nick fece altrettanto, scegliendo di seguire la leporide.
"Aspetta un momento, Judy." disse subito il canide, mentre andò ad aprire il portabagagli del mezzo blindato.
Non appena la leporide lo raggiunse, ricevette da lui due Mac10, una cintura con alcune bombe a mano, un coltello e due pistole.
"Vedo che hai portato abbastanza armi per combattere una guerra." disse scherzosamente la poliziotta.
Dopo aver preso gli altri due Mac10, una doppietta, una pistola e qualche bomba a mano, Nick sorrise alla battuta della sua partner; era felice di vedere che, anche se per un breve istante, avesse ritrovato un po' di ironia e spensieratezza che aveva messo da parte a causa di quella killer, ossessionata dalla povera Judy.
Una volta attrezzati per bene, i due piccoli mammiferi si avviarono rapidamente verso il vicolo dall'altra parte del marciapiede. A quel punto si mossero lentamente, appoggiati sulla parete. Dopo aver seguito la coniglietta, Nick le passò avanti.
"Nick!" esclamò sottovoce la leporide, trattenendolo per una zampa.
"Non ricordi che devo proteggerti?" ribatté la volpe.
Con l'arma puntata in avanti, il canide svoltò l'angolo, uscendo allo scoperto. Per un istante, la coniglietta fu invasa da un'improvvisa paura di vedere il suo partner cadere vittima di un imboscata e di venire ucciso. Fortunatamente, ciò non accadde. Dopo aver tirato un sospiro di sollievo, Judy provò a seguirlo, ma fu colta da un altro improvviso colpo di vertigine e ad avere la vista annebbiata. Fu sul punto di cadere a terra, ma ebbe la prontezza di reggersi con le altre zampe, mollando la propria mitragliatrice. In quel momento ebbe la sensazione di svenire; ma quando quei sintomi le passarono, notò chiaramente le due zampe dal pelo arancione che stavano afferrando i propri gomiti.
"Tutto bene, Judy?" chiese preoccupato Nick che, preoccupato, si era chinato e aveva preso i gomiti della sua partner, nonostante non sapesse cosa fare per farle calmare quei malori.
"Sto bene." rispose velocemente la leporide rimettendosi in piedi lentamente, e prendendo la propria arma. "Andiamo."
Quando la poliziotta svoltò l'angolo e osservò il vicolo che conduceva verso l'entrata laterale del ristorante.
Ma come diamine hanno disposto gli edifici? si chiese Judy, notando la sproporzionata larghezza del vicolo, il quale aveva altri quattro ingressi, due da entrambe le sponde, che conducevano, tramite piccoli vicoli, verso la strada. Gli unici oggetti che potevano offrire un valido riparo erano quattro grossi cassonetti in acciaio dell'immondizia. L'entrata era a qualche metro davanti a loro, con a fianco due finestre, dalle quali i criminali potevano sporgersi e sparare a chiunque osasse avvicinarsi. Grazie al rumore degli spari, i due partner poterono avvicinarsi rapidamente senza trovare alcuna resistenza. Quando raggiunsero l'ultimo cassonetto, dietro il quale si ripararono, il cellulare della coniglietta iniziò a squillare.
"Oh no!" esclamò Judy, ricordandosi che si era dimenticata di metterlo in modalità "Silenzioso", mentre si affrettò a prenderlo.
"Maledizione, Judy: ora sapranno..."
Senza dargli il tempo di terminare la frase, la leporide rispose alla chiamata, dopo aver visto chi fosse.
"Pronto?"
"Bel tentativo quello di cogliere di sorpresa me e i miei compagni; peccato che io non mi faccio mai cogliere di sorpresa, né mi faccio mai trovare impreparata."
La chiamata fu rapida e breve; e non appena terminò, la leporide rimase molto turbata da quelle parole.
"Era lei?" chiese il canide non appena notò l'espressione della sua partner. "Che cosa ha detto?"
La coniglietta si voltò verso Nick; "Sa che siamo qui."
A quelle parole, anche la volpe rimase di stucco; come era possibile che fossero stati notati?
"Va bene: dobbiamo..."
Prima che Judy gli desse il tempo di finire la frase, spinse in avanti il suo migliore amico, cercando di allontanarlo il più possibile dal cassonetto, piombandogli sopra. In quell'istante, un missile colpì il loro ex riparo, facendolo volare per un paio di metri, per poi schiantarsi sul suolo. I due mammiferi osservarono il cassonetto in fiamme.
"Porca miseria!" esclamò Nick, rendendosi conto che se non fosse stato per Judy, sarebbe saltato in aria e bruciato vivo, morendo sul colpo.
"Dobbiamo entrare!" esclamò la coniglietta rimettendosi in piedi e iniziando a sparare verso una delle finestre; seguita subito dopo dal suo partner, che invece sparò verso l'altra finestra.
"Io entro!"
"Aspetta Carotina!"
La leporide corse verso la porta; dopo aver temporaneamente smesso di sparare con la mitragliatrice, prese una granata a mano e, dopo averla armata, la lanciò verso la finestra, centrando in pieno il bersaglio. Mentre si sentì l'esplosione, la coniglietta sparò alla serratura della porta, la quale si aprì verso l'esterno. Quando la raggiuse entrò e, senza dare uno sguardo nei dintorni, ricominciò a sparare. Non appena i colpi terminarono, buttò a terra il suo SGA2000 e, con una rapidità che sembrava essere sovrumana, prese i suoi MAC10 e riprese nuovamente a sparare, consapevole che non erano presenti agenti di polizia, eliminando i due criminali appostati sulle finestre che affacciavano sulla strada principale, dove si trovavano le Forze dell'Ordine, bloccate dietro il loro posto di blocco formato dai loro mezzi a causa del fuoco di sbarramento nemico. Non appena vide, davanti a lei, sulle scale che conducevano al primo piano, una mammifera dalle piccole dimensioni, che sicuramente si trattava della killer, puntò i propri mitra contro di lei; ma non appena iniziò a sparare, non solo i proiettili mancarono il bersaglio, andando a confiscarsi sui diversi punti delle pareti e delle scale, ma finì di svuotare i caricatori delle proprie armi. Approfittando di ciò, l'assassina prese rapidamente la sua pistola e sparò alla coniglietta, colpendola al petto, poi corse sopra le scale.
"Ah!" fece Judy toccandosi il petto. Quando diede un'occhiata al palmo della propria zampa, si accorse che non era sporca di sangue. Improvvisamente si ricordò che indossava la tuta antisommossa, e non un semplice giubbotto antiproiettili. A quel punto, dopo essersi ripresa, si lanciò al suo inseguimento. Raggiunse il piano superiore senza problemi: non fu ostacolata ne dai criminali che si trovavano giù, ne dall'assassina. La sala era veramente enorme, e piena di tavoli poggiati su un solo grande piede cilindrico posto al centro e con varie sedie; il pavimento e le pareti erano di legno ed era ornata di varie decorazioni orientali: alcune erano dei quadri, altre erano dei disegni fatti su grandi fogli di pergamena.
Maledizione, imprecò a mente Judy, che si rese conto che era facile per quella pazza nascondersi e tendere agguati.
"Vieni fuori, vigliacca!" urlò, mentre avanzò piano piano, con le pistole in pugno completamente cariche. Dopo aver superato i primi tavoli, la coniglietta si ricordò di avere con sé ancora quattro bombe a mano: dopo essersi fermata, prese una di esse e, dopo averla armata, la lanciò in avanti. La granata esplose, oltre a emettere un forte rumore, fece crollare alcuni tavoli e saltare in aria le sedie circostanti: alcune di esse furono scagliate a qualche metro di distanza. Purtroppo, in quel punto, non ci fu nessun movimento sospetto. A quel punto la coniglietta prese la terza bomba a mano. Non appena la armò e cercò di scagliarla in un altro punto della sala, fu colpita al petto da un proiettile che, oltre a non ferirla, le fece mollare la presa sulla granata, che cadde a terra, vicino a lei. Con tutte le proprie forze, la leporide si buttò all'indietro, cadendo a terra, evitando per un soffio di venire colpita dall'esplosione. Quando si rialzò, con grande rapidità, si ritrovò davanti a sé l'assassina, che iniziò a sferrare una serie di pugni e calci, colpendole il petto e il viso. Dopo aver subito qualche colpo, Judy ebbe la prontezza di bloccare uno dei suoi pugni e di contrattaccare l'assassina, colpendola sul viso con la propria testa, ben protetta dal casco, allontanandola di qualche passo.
"Mostrami il tuo volto, Linda!" gridò la leporide, che dopo essersi tolto il casco, si mise in posizione di difesa alzando i propri pugni.
"Perché dovrei rovinarti il brivido e il gusto della scoperta?" disse la criminale, continuando a camuffare la sua voce, rimettendosi in piedi. "Se vuoi vedere il mio volto, devi togliermi tu il passamontagna."
La leporide, in preda alla rabbia, dopo essersi lasciato sfuggire un ringhio, attaccò nuovamente la sua assalitrice sferrandole un pugno sul viso. Anche la criminale, a sua volta, sferrò un pugno sul viso della piccola mammifera. A quel punto iniziò la lotta, che fu un susseguirsi di pugni e calci, che a volte andavano a segno. Erano ben determinate ed entrambe resistevano ai continui attacchi che si scambiavano; ma la coniglietta aveva anche il vantaggio della propria rabbia: infatti, furiosa come non mai, sferrò una ginocchiata in mezzo alle gambe della criminale, la quale si piegò in avanti, con le zampe sullo stomaco, e lanciò un gemito di dolore. A quel punto Judy, ansiosa di scoprire chi era quella fantomatica killer e di continuare a suonargliele per bene, tentò di prendere il suo passamontagna e di toglierlo. Tuttavia, la criminale ebbe la prontezza di colpire la sua avversaria in mezzo alle gambe con un pugno molto forte, cogliendola di sorpresa. La leporide si piegò in avanti, poi cadde a terra con la schiena, portandosi le proprie zampe sul bacino.
"Stronza puttana!" gridò Judy a causa del dolore.
Lentamente, l'assassina si alzò in piedi; "Stavolta mi sei piaciuta tanto, cara...e sai: se io volessi potrei mettere fine alla tua vita e alle tue sofferenze in questo momento."
"Perché non lo fai?" continuò a gridare la leporide.
"Perché devi ancora scoprire chi sono...e devi ancora vedere ciò che ho fatto oggi, qui; e cosa farò nei prossimi giorni."
A quella risposta, Judy sputò a terra, poiché l'assassina si trovava in piedi, e non inginocchiata: "Vaffanculo!"
L'assassina si limitò a ridere ironicamente, osservando la sua preda incapace di reagire.
"Judy!" la chiamò Nick salendo di corsa le scale.
Non appena l'assassina lo vide, iniziò a sparargli contro, mentre iniziò a correre verso la finestra alle proprie spalle.
"Fermati assassina!" urlò Nick sparandole con la sua mitragliatrice. I colpi, purtroppo, andarono a vuoto.
La criminale, dopo aver raggiunto la finestra, effettuò un balzo, distruggendo il vetro, e fuggì via.
A quel punto, la volpe si affrettò a raggiungere la finestra. Quando si trovò a pochi metri da essa, comparve dal nulla una granata rivolta verso di lui. Prima che potesse toccare terra e colpire il predatore, una coniglietta molto scaltra nei movimenti e nei riflessi, si buttò addosso a lui: i due mammiferi si lanciarono a diversi metri di distanza dall'esplosione provocata da quella piccola, ma letale, bomba.
"Nick!" lo chiamò Judy preoccupata.
"Sto bene..."
Senza dargli il tempo di finire la risposta, la leporide si alzò in piedi e si diresse verso la finestra: dopo essere saltata sul cornicione, si accorse che sotto di lei, all'uscita, c'erano le scale antincendio. Iniziò a guardarsi intorno, in basso: non vide niente.
Maledetta bastarda, esclamò Judy, capendo subito che la criminale era riuscita ancora una volta a fuggire.
"È scappata ancora!" esclamò la leporide scendendo dal cornicione.
"Era prevedibile." rispose il canide venendole incontro.
"Questa cazzo di storia non finirà mai!" disse alterata la poliziotta.
"Forse non oggi, e probabilmente neanche domani, ma prima o poi questa storia finirà."
A quel punto, Judy, già furiosa, perse la pazienza: "E quando finirà?! Quando avrà terminato di uccidere tutti i mammiferi a cui tengo di più; o fino a quando deciderà di uccidermi e di portare il mio cadavere alla Bellwether; oppure quando avrà sterminato la mia famiglia?!..."
La volpe, che comprese benissimo le reazioni della sua migliore amica e la situazione che stava affrontando, non seppe cosa rispondere.
"Agente Hopps; agente Wilde."
I due mammiferi si voltarono subito: era Fengmayer, che al momento ricopriva il ruolo temporaneo del loro capitano.
"Dovete seguirmi nella dispensa del ristorante." ordinò loro la tigre.
"Che succede, Signore?" chiese Nick.
"Abbiamo trovato un cadavere: ed è necessario che veniate a vedere con i vostri occhi."
La coniglietta rimase molto turbata da quelle parole, che le ricordarono ciò che le aveva detto la killer: ad ogni settimana che sarebbe passata, nel caso non fosse stata ancora scoperta la sua vera identità, avrebbe ucciso un mammifero. Iniziò a correre, lasciando indietro il suo partner, invasa dal pensiero che fosse morto qualcuno a cui teneva tanto.
"Aspetta Judy!" la chiamò Nick, iniziando a correre.
La leporide non lo ascoltò. Era terrorizzata: ripensò alle minacce di quella psicopatica, soprattutto quelle rivolte alla propria famiglia.
Ti prego, fa che non sia nessuno dei miei, pregò. Non riusciva ad immaginare come avrebbe mai potuto reagire se fosse morto uno dei propri familiari.
Corse a più non posso, superando persino il suo temporaneo superiore.
"Un momento, Hopps...!"
Non appena arrivò al piano terra, la coniglietta assistette al macabro spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi: diversi mammiferi morti, tra criminali e agenti delle Forze dell'ordine. Appoggiati sopra il bancone, a sinistra, c'erano una mitragliatrice gatling e un lanciarazzi; sicuramente usati dai criminali. Ciò spiegava il motivo per cui c'erano tante vittime, e soprattutto perché nessun agente fosse riuscito a irrompere nell'edificio. Era stato tutto organizzato.
"La dispensa si trova di sotto." disse Fengmayer raggiungendo la coniglietta.
Sentito ciò, Judy si affrettò a raggiungere il piano inferiore, dove si trovavano la dispensa e il magazzino in cui si conservavano gli ingredienti che si usavano per cucinare le diverse specialità. Mentre scese le scale, si fece spazio da un addetto alla scientifica, che imprecò per la sgarbatezza della piccola mammifera, che oltre a non perdere tempo a rispondergli male, raggiunse il luogo prestabilito. Non appena vide la vittima, a qualche metro di distanza davanti a lei, la coniglietta sgranò gli occhi, poiché la riconobbe: era la pecorella Dawn Bellwether, seduta su una normalissima sedia di legno, e con la testa completamente abbassata, e le zampe che aveva sulle braccia si trovavano dietro la schiena: probabilmente erano legate alla sedia con un pezzo di corda o delle manette. A causa della distanza e della presenza della Scientifica che stava analizzando la scena del crimine, la coniglietta non poté avvicinarsi ad osservare meglio la vittima. Tuttavia, nonostante fosse sollevata dal fatto di non aver trovato deceduto un suo caro, iniziò a chiedersi come mai la killer avesse ucciso colei che l'aveva assoldata per eliminare l'agente Hopps. Non trovando una risposta alla domanda che si era posta, cominciò a pensare che tutto ciò non avesse senso.
"Finalmente ti ho raggiunta, partner...o cavolo." disse Nick non appena raggiunse la leporide e vide la pecorella deceduta.
"È...stata la killer?"
"Si."
"Ma...perché?"
"Non lo so." rispose infine Judy, che fece per andarsene.
"Aspetta: dove vai?" chiese il canide afferrandole il braccio per fermarla.
"A prendere un po' d'aria." rispose la leporide scrollandosi il braccio per liberarsi dalla presa del suo collega e avviandosi verso l'uscita del ristorante.

Angolo autore
Perdonatemi se ho tardato molto a pubblicare questo capitolo, ma ho avuto diversi imprevisti e poi non volevo dividere anche questo in due parti, vista la sua lunghezza.
Ma adesso torniamo al capitolo: cosa ne pensate di questo colpo di scena? Ve lo sareste mai aspettato? Che teorie avete elaborato? Eh si: mi sto divertendo molto a scrivere questa fanfiction, che spero vi stia continuando a piacere...anche perché ci tengo a scrivere bene una storia, proprio perché so che il duro lavoro viene sempre ricompensato da chi la legge.
Se notate degli errori che mi sono sfuggiti durante la revisione, fatemelo sapere.

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Faccia a faccia con l'assassino ***


Capitolo 16: Faccia a faccia con l'assassina

Dopo essere uscito dal ristorante, Nick notò la sua migliore amica seduta sul marciapiede, con la testa piegata in avanti. Nonostante non poté vedere la sua espressione, non gli fu difficile intuire che fosse turbata.
“Tutto bene?” chiese la volpe che, dopo averla raggiunta, si sedette accanto a lei.
“Se tu fossi un assassino professionista, e venissi assoldato da qualcuno per uccidere un mammifero in particolare; che motivo potresti avere per uccidere colui che ti ha assoldato?”
Nick iniziò a riflettere.
“Magari perché io e il mio datore di lavoro abbiamo litigato…magari perché non gli andava bene il mio modo di agire.”
Nonostante la teoria del suo partner sembrasse aver senso, a Judy non le convinceva affatto.
“No: non penso sia andata così.”
“E perché no?”
“Ti ricordi quando avevo informato te e il nostro capitano che l'assassina mi aveva inviato il video in cui menzionava di essere stata assoldata da Dawn Bellwether per uccidermi?”
“Certamente…”
“E se non avesse inviato quel video per dirci che era stata assoldata dalla pecora per uccidermi?” disse Judy.
A quelle parole, Nick iniziò ad essere molto perplesso; chiedendosi quale teoria avesse elaborato la sua collega.
“E per quale altro motivo te lo avrebbe inviato?”
La poliziotta si alzò in piedi ed iniziò a camminare; dopo aver fatto qualche passo in avanti, volse lo sguardo verso il suo partner; e come se avesse avuto una sorta di illuminazione, rispose alla sua domanda: “Per dirmi chi era una delle sue vittime che avrebbe ucciso questa settimana.”
A quella risposta, La volpe fu molto turbata, addirittura scossa, da quella risposta.
“Ricordi cosa aveva detto quella killer: fino a che non sarei riuscita a scoprire la sua vera identità, avrebbe ucciso un mammifero ogni settimana.” continuò la coniglietta.
Nick ascoltò in silenzio, poi tornò a riflettere.
“Ma…Se veramente l'assassina aveva sin dall'inizio l'intenzione di eliminare la pecorella-terrorista, perché farsi assoldare da lei per ucciderti? E perché rubare la parte del pagamento anticipata?”
“Per attirare la sua attenzione.” fu la risposta di Judy.
Prima che i due partner continuassero a parlare e a fare supposizioni, videro da lontano due piccoli mammiferi che si stavano avvicinando all'ingresso dell'edificio, dove c'era il via vai dei poliziotti. Erano due castori, vestiti come dei normalissimi civili, e uno di loro portava una grande telecamera.
Bastardi, disse tra sé la coniglietta, che si diresse verso i due giornalisti che stavano tentando di intrufolarsi sulla scena del crimine.
Nonostante ci fosse un altro poliziotto che si era accorto della loro presenza e che stava tentando di allontanarli, Judy si fece comunque avanti.
“Signori, non dovreste essere qui. Tornate…”
“Per voi le notizie non sono mai abbastanza, non è vero?”
Il poliziotto e i due giornalisti osservarono la coniglietta che stava avanzando con passo deciso, seguita dal suo partner, il quale era molto preoccupato per ciò che sarebbe potuto accadere.
“Siete sempre alla ricerca delle notizie che possano fare più scalpore possibile, non è vero?” domandò acidamente Judy, facendo finta di essere sarcastica.
“Calmati Carotina…” disse Nick a bassa voce, bisbigliando al suo orecchio, nel tentativo di calmarla.
“Stai zitto!” rispose aspramente la leporide allontanando bruscamente il canide.
Ignorando il tono ostile dell'agente, la reporter iniziò l'intervista.
“Agente Hopps: è vero che un pericoloso assassino vaga per la città e sta uccidendo poliziotti?”
Non appena quel castoro le avvicinò il microfono, la coniglietta si arrabbiò, e con un forte schiaffo le tolse dalla zampa il microfono, che poi cadde a terra a qualche metro di distanza.
“E cosa avete intenzione di scrivere?! Che non siamo al sicuro?! Di quanti poliziotti siano stati uccisi, di quante mogli stiano piangendo la morte dei loro mariti ed i figli cresceranno senza un padre solo perché avevano svolto il loro dovere?! Voi giornalisti dovreste soltanto vergognarvi del lavoro che fate! Siete insensibili, e le vostre notizie hanno portato alla rovina tanti mammiferi! Se fosse per me vi farei arrestare tutti quanti…!”
“Ok Judy, adesso basta…” disse Nick, che oltre a cercare di calmarla, le afferrò una delle sue braccia per provare a portarla via.
“Lasciami…!” si dimenò Judy, liberandosi dalla presa. “E adesso sparite immediatamente dalla mia vista…E guai a voi se manderete quelle riprese in onda!” li minacciò la leporide, che non si era affatto dimenticata della telecamera che uno di quei castori stava usando per riprendere tutto. Poco dopo essersi allontanata, la piccola agente si voltò: vide chiaramente che i due giornalisti stavano andando via, accompagnati da quel poliziotto, che oltre ad essere presente e ad aver assistito alla propria sceneggiata, non si era degnato di intervenire per calmare le acque. Quella “reazione” fece riflettere Judy, che al posto suo sarebbe intervenuta.
“Ma come ti è venuto in mente di reagire in quel modo?”
A causa della domanda di Nick, la piccola agente fu costretta a interrompere le proprie riflessioni.
“I giornalisti non fanno altro che criticare e provocare il panico!” rispose irata.
“Tuttavia non hai il diritto di prendertela con dei mammiferi che vengono pagati per fare quel lavoro.” spiegò la volpe.
“Si, certo: uno schifo di lavoro!...Ti devo forse ricordare che era stato a causa loro se le prede avevano iniziato ad avere paura dei predatori ed erano arrivate ad allontanarli senza sapere che erano state vittime dell'effetto degli Ululatori Notturni?”
A quella risposta, Nick la squadrò infastidito.
“Ed io forse dovrei ricordarti e rinfacciarti il fatto che in verità era stato a causa tua se le prede avevano iniziato a temere i predatori e ad allontanarli come se fossero una piaga? E se devo dirla tutta, i giornalisti e i telegiornali si erano soltanto limitati ad informare i poveri cittadini di Zootropolis. Per non parlare del fatto che ti avevano nominata la “Paladina di Zootropolis” che avrebbe protetto le prede da noi predatori?”
A quel punto Judy diede un forte schiaffo al suo partner.
“Non ricordarmi quel periodo, stupido idiota!...E se devo proprio dirlo, è anche a causa di quei fatti che odio i giornalisti!”
Nick riprese a guardarla con uno sguardo serio e cupo. Persino la leporide ebbe un leggero brivido che le percorse la schiena non appena lo vide.
“Sei tu la stupida: il tuo ragionamento da ipocrita è proprio uguale a coloro che pensano che la polizia sia inutile e che non dovrebbe esistere.”
Per qualche secondo la coniglietta rimase in silenzio, prima di tornare ancora alla carica.
“Tu non capisci la situazione che sto attraversando!”
“Se non la capissi, non sarei così serio; e non mi vorresti tra i piedi!”
Detto ciò, il predatore si voltò e si diresse verso la macchina con passo deciso.
Judy lo squadrò mentre si incamminava; poi, istintivamente, si voltò: i due giornalisti di prima e quel poliziotto la stavano osservando…Probabilmente avevano assistito alla discussione che aveva avuto fino adesso con il suo partner. Mostrando apertamente il suo totale disprezzo per i due reporter, la coniglietta sputò per terra. Non appena i due castori furono scortati dall’agente di polizia verso l’esterno delle transenne, Judy andò a raggiungere Nick; ma non appena fece qualche passo, iniziò a sentirsi male: si toccò il petto, che iniziò a farle male, con una zampa e si inginocchiò per terra.
Da lontano, Nick, che stava andando a prendere la vettura, non appena si voltò e vide la sua partner che era per terra, la raggiunse di corsa.
“Judy!”
“Nick…” rispose affannosamente. “Non…riesco a respirare!”
Non solo era accaduto tutto così velocemente, ma più tentava di resistere, più si sentiva male. Era appoggiata sul marciapiede con le ginocchia e una delle sue zampe, mentre con l'altra si toccava la pancia, e aveva lo sguardo rivolto verso il basso. Non aveva le vertigini, ma questa volta si sentiva peggio.
“Non ti agitare Judy…” disse Nick tentando di farle mantenere la calma.
La coniglietta cercò di dargli ascolto, ma non servì a nulla: le sue condizioni stavano peggiorando sempre di più; ebbe addirittura la sensazione di morire.
“Judy!...Resisti…”
La voce del suo partner diminuì sempre di più, fino a non riuscire a sentirla più. Dopo essere stata presa per le spalle dalle zampe di Nick, al quale riuscì a rivolgergli uno sguardo, anche se impaurito, la coniglietta perse i sensi e cadde pesantemente a terra.

Quando si svegliò, Judy poté sentire le carezze delicate che quel mammifero, molto probabilmente Nick, le stava facendo sul viso.
“Ehi Nick…” disse con un tono delicato e gentile.
A causa della scarsa luce che proveniva dalla Luna, non riuscì a capire dove fosse; a parte il fatto che si trovasse sul letto, sotto le coperte. E fuori dalla finestra si potevano vedere gli enormi grattacieli di Zootropolis illuminati.
“Dove mi trovo?”
“In ospedale.”
Judy riconobbe quella fastidiosa voce metallica; ma soprattutto riuscì a intravedere quella figura nera che si trovava di fronte a sé, seduta sul letto.
“Tu!” esclamò la coniglietta, che per tutta risposta aggredì l'assassina con tutte le proprie forze che aveva. Le due mammifere, avvinghiate tra loro, caddero dal letto e iniziarono a lottare per terra.
“Dimmi dov'è Nick, brutta stronza!” chiese la leporide furiosa, tenendo stretto tra le proprie zampe il collo della sua maglia nera.
“Semplice: è qui fuori; e l'ho ucciso.” rispose sarcastica la killer.
A quelle parole, Judy fu invasa dalla rabbia e dallo stupore; per un’istante si sentì pietrificata, oltre che incredula.
“Nooooooooo!!!!!!!” urlò la coniglietta, che iniziò a picchiare selvaggiamente quella mammifera sul volto.
Più pensava a quelle parole, più la sua rabbia e il disprezzo crebbero, facendole nascere il desiderio di volerla massacrare, addirittura sbranarla.
Dopo averle prese per un po', la killer bloccò i suoi pugni afferrandole con gran forza i polsi, poi ribaltò le posizioni: erano entrambe sdraiate, ma lei stava sopra la poliziotta, che si stava dimenando per liberarsi.
“Giuro che ti ammazzo, maledetta bastarda!” disse la coniglietta, talmente furiosa da non riuscire a controllare i propri istinti omicidi.
“Voglio proprio vedere se lo farai veramente.” fu la risposta della killer.
A quel punto, Judy rotolò nuovamente; ma non di riuscì a sedersi sopra il petto dell'assassina, la quale riuscì ad allontanarsi agilmente dalla sua vittima, che stava difendendosi disperatamente. Non appena le due mammifere si rimisero in piedi, la poliziotta si lanciò alla carica, mollando un pugno molto forte sul volto mascherato della sua assalitrice, che non perse tempo a restituirglielo nello stesso punto. Per un momento, le due lottatrici si colpirono, a turno, sul viso con i pugni; i quali erano talmente forti da riuscire a spaccare la mascella ai teppisti. Non sapendo quanto avrebbe resistito ai prossimi ganci, la leporide decise di andare addosso alla sua acerrima nemica, che riuscì a spingerla contro il muro.
“Perché mi stai facendo questo?!” urlò la coniglietta colpendo con i pugni i fianchi della killer. “Che cazzo ti ho fatto per meritarmi ciò? !...Rispondimi, stronza!!!”
A quel punto, l'assassina prese il collo di Judy; e dopo averla messa contro il muro, iniziò a stringere la presa.
“Vuoi veramente sapere cosa mi hai fatto?!” urlò la criminale.
In quel momento, la coniglietta si sentì impaurita: per la prima volta vide quella killer furiosa, come se stesse cercando vendetta contro qualcuno che le aveva fatto un torto.
“Ti basta sapere che tu sei riuscita a realizzare i tuoi sogni e a crearti una vita; mentre io no. Ed è per questo motivo che io annienterò tutto, a cominciare dai tuoi cari, e a finire da te.” rispose con voce fredda e pacata.
Nel sentire ciò, Judy le diede una forte ginocchiata sul linguine.
“Mi stai dicendo che sei gelosa di me e della vita che mi sono creata?!” gridò la poliziotta incredula, iniziando a pensare che quella mammifera fosse veramente fuori di testa.
La killer, ancora dolorante, non rispose.
La coniglietta, furiosa più che mai, e senza aspettare la prossima mossa della sua nemica, che al momento sembrava che stesse soltanto osservando la sua vittima, fu sul punto di saltarle ancora addosso, ma proprio in quel momento qualcuno aprì a calci la porta ed entrò nella stanza.
“Judy!” urlò il canide, che a differenza della leporide, vedeva molto bene al buio.
La criminale non perse tempo a iniziare a correre verso la finestra, seguita dagli spari della pistola del predatore. Dopo averla raggiunta, l'assassina saltò: poiché aveva lasciato la finestra aperta subito dopo essere entrata nella stanza, per prepararsi la via di fuga, non ci furono frammenti di vetro che caddero insieme a lei.
I due agenti corsero verso la finestra: a differenza di Judy, che non sapeva a che piano si trovassero, Nick lo sapeva benissimo. Non appena si affacciarono, videro la criminale sopra il tetto di un grosso furgone, in piedi; e poiché si trovava soltanto al primo piano, ed aveva saltato abbastanza lontano da atterrare sul grande mezzo, l'assassina era rimasta incolume.
Il primo istinto di Judy fu quello di inseguire la mammifera psicopatica, che rapidamente aveva preso la sua pistola e si preparò a sparare. Tuttavia fu trattenuta dalla volpe, che decise di mettersi in mezzo tra il proiettile partito dall'arma dell'assassina e la sua migliore amica, venendo colpito al posto suo.
“Nick!” esclamò Judy, che sorresse il suo corpo non appena iniziò a cadere davanti a sé.
In quel preciso momento, la coniglietta sentì il rumore del motore di un mezzo di trasporto; senza alzarsi per vedere dalla finestra, intuì che si trattava di quel furgone che l'assassina, grazie a un altro suo complice, aveva appena utilizzato per fuggire via…ancora una volta.
Tuttavia non si curò di ciò, poiché le sue preoccupazioni erano rivolte al suo partner, che per proteggere la sua migliore amica, si era beccato una pallottola.
“Resisti, Nick.” disse Judy, che si alzò rapidamente in piedi per cercare il pulsante di emergenza, che doveva trovarsi al fianco del letto del paziente, e che veniva usato quando c'era un problema. Dopo qualche minuto di ricerca, e diverse imprecazioni causate dalla paura di perdere il suo migliore amico, lo trovò e lo azionò; poi raggiunse di nuovo il canide per stargli vicino.
“Adesso stai tranquillo, che tra poco arriverà un'equipe medica.” lo tranquillizzò Judy.
“Calmati...Carotina.” disse Nick con tono calmo, dopo essere stato per un bel po' in silenzio per sopportare il dolore e cercare di stare sveglio. “Io sto bene.”
Dopo aver sentito ciò, la leporide abbassò le orecchie e sgranò gli occhi per la paura.
“Che stai dicendo Nick! Sei ferito!” esclamò Judy, temendo che stesse delirando.
“Va bene così: io…io ho il compito di proteggerti…L'importante è che tu stia bene.” disse la volpe con tono calmo; era come se non stesse dando importanza alla ferita che aveva, come se avesse già saputo che sarebbe accaduto così. Con un gesto delicato, accarezzò una delle guance di Judy, e le sorrise con dolcezza.
Nel vedere ciò, la coniglietta abbracciò Nick, e iniziò a piangere a dirotto.
“Carotina…” disse la volpe ricambiando l'abbraccio.
In quell'attimo, la leporide ebbe la sensazione di aver bisogno di quell'abbraccio, perché si sentiva vulnerabile: era come se la sua forza di volontà fosse stata piegata e fatta a pezzi, e quando aveva sentito dire dall’assassina che aveva ucciso Nick aveva avuto l'impressione che una parte di sé fosse morta: si era sentita addolorata e infuriata, ma soprattutto aveva sentito un'altra cosa, dentro di sé, che per un istante aveva preso vita: sembrava essere la “Vendetta”, ma sentiva che era qualcosa di più, ed era potente e pericolosa. E ciò la spaventava parecchio, perché si era sentita diversa…e non in senso positivo.
Dopo qualche ora, la luce si accese, e alcuni medici entrarono nella stanza in cui si trovavano i due agenti abbracciati. Dopo aver visto il canide ferito, che aveva perso tanto sangue, fu portato con estrema urgenza in un'altra stanza per essere ricoverato. Nonostante dovesse sottoporsi a delle analisi, Judy disse ai medici che voleva stare vicino a Nick fino a che le sue condizioni non si fossero stabilizzate.

Angolo autore
E finalmente…sono tornatooooo!!!! Dopo tanti mesi di inattività, sono riuscito a tornare di nuovo in carreggiata: tra blocchi dello scrittore, lavoro sulla mia Tesi di Laurea e altri impegni che mi si sono aggiunti in questo periodo, posso dire di aver attraversato un “periodo nero”; e probabilmente è vero che sento un po' fuori allenamento…ma ho fatto del mio meglio in questi giorni. E spero non abbia iniziato male il mio ritorno.
Concludo col dire che “Sono felice di rivedere i miei fan-scrittori che seguono con attenzione le mie fanfiction.

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Situazione complicata ***


Capitolo 17: Situazione complicata

Judy aspettò tutto il giorno davanti la sala operatoria in cui era ricoverato Nick: era seduta su una delle sedie che si trovavano nel corridoio, con la testa piegata in avanti e le mani, chiuse a pugni, appoggiate sulle ginocchia; era furiosa e desiderava andare a caccia quella killer e massacrarla. Tuttavia era preoccupata anche per le condizioni del proprio partner, che si trovava dentro la sala operatoria da parecchio tempo, e la lampada rossa era ancora accesa.
In quel momento arrivò un tasso femmina che indossava il camice bianco e portava con sé una cartella clinica.
“Agente Hopps: deve venire con me per sottoporsi a delle analisi.”
La coniglietta, preoccupata che potesse accadere qualcosa a Nick durante l'operazione, non aveva intenzione di seguirla.
“Me ne andrò solo quando saprò che Nick starà meglio e sarà fuori pericolo.” disse la leporide con tono acido.
La dottoressa esitò: le zampe le tremarono, ed era indecisa su come convincere la paziente.
La coniglietta notò i suoi gesti, dovuti probabilmente dal fatto che non aveva un carattere deciso, o che fosse alle prime armi. In entrambi i casi, sapeva come affrontarla.
“Ascolti; i dottori si stanno occupando del tuo partner affinché le sue condizioni possano migliorare…”
“A proposito di questo…” intervenne Judy, interrompendo la risposta della dottoressa. “Dove cazzo eravate ieri notte, quando era scoppiata quella sparatoria, eh?”
Il tono leggermente alterato della coniglietta fece tremare il tasso femmina, che smise di parlare all'istante.
“Come mai ci avevate messo così tanto ad arrivare? Volevate far crepare quella povera volpe?”
A quel punto la leporide si alzò dalla sedia, con le zampe chiuse a pugno, e si avvicinò alla dottoressa con passo deciso.
“Finché non avrò saputo che il mio partner sta meglio, non andrò a sottopormi a nessuna visita; e se dovesse morire…ve la farò pagare cara.” disse la coniglietta con tono minaccioso, tenendo stretto tra le proprie zampe il collo del camice della dottoressa.
“C…Certo.” si limitò a rispondere il tasso esitante, che cominciò a temere di venire presa a pugni da quella poliziotta isterica.
Non appena Judy mollò la presa, la dottoressa decise di andarsene via, con l'intenzione di stare il più lontano possibile da quella poliziotta isterica.
Per un breve istante, la coniglietta rimase indifferente, ma poi pensò alla reazione che aveva appena avuto: era stata troppo dura con lei e l'aveva quasi aggredita, arrivando a impaurirla e a demoralizzarla. Ritornò a sedersi e a riavere la stessa postura di prima: piegata in avanti, con le orecchie e il viso abbassati, e le zampe chiuse a pugni.
Ma che diavolo sto facendo?
Incominciò a riflettere sulla reazione che aveva avuto con la dottoressa, la quale non aveva alcuna colpa per quanto riguardava le condizioni di Nick; forse neanche sapeva il motivo per cui i medici erano arrivati in ritardo. Probabilmente non era neanche di turno quando era successo quel maledetto fatto. Cominciò a sentirsi in colpa: a causa di ciò, probabilmente, non sarebbe più stata così gentile, sorridente ed soddisfatta del proprio lavoro; forse avrebbe cominciato ad avere difficoltà a rivolgersi ai pazienti. E se a causa di ciò avesse iniziato ad essere offesa e a rispondere male a chiunque? A causa di quella reazione, che aveva minato la sua autostima, e di quelle riflessioni, la leporide iniziò ad essere arrabbiata con se stessa.

“Ricordati, Carotina: a ogni azione che compi, seguono sempre delle conseguenze.”

Ripensò più volte a quelle parole che le aveva detto Nick una volta, durante uno dei loro turni di pattuglia.
A quel punto iniziò a sentirsi in colpa per averle risposto in quel modo, nonostante sapesse molto bene il motivo per cui avesse reagito così diverse volte: la killer. Il fatto che tenesse sulle spine la sua vittima e, oltre a minacciare, di poter far fuori tutti i mammiferi a cui teneva senza riuscire a proteggerli, la facevano innervosire parecchio; senza contare il fatto che anche la propria famiglia era diventata un bersaglio e un motivo di ricatto per spingere la coniglietta ad indagare su quella mammifera psicopatica. Per la prima volta, in tutta la sua vita, non si era mai sentita così vulnerabile e presa di mira così intimamente; ma d'altronde i serial killer erano fatti così: studiavano bene le loro vittime per poi far loro del male, puntando alle loro fragilità.
Nonostante le fosse capitato di essere stata una preda da parte di alcuni predatori, non si era mai sentita così braccata e messa sotto pressione in questo modo. Era in difficoltà: non sapeva come affrontare questa situazione, nonostante fosse in grado di difendersi fisicamente da quella criminale: poiché ad andarci di mezzo erano i suoi colleghi di lavoro, gli amici e la famiglia, che erano stati presi di mira dall'assassina, che riusciva a stare sempre un passo avanti a lei, impedendole di proteggere i propri cari.
L'unico particolare che non era ancora riuscita a sapere era se quella killer fosse soltanto invidiosa di lei, o se c'era qualcos'altro che le continuava sfuggiva. In entrambi i casi, avrebbe fatto di tutto per fermarla.
La leporide si sentì talmente stanca da essere sul punto di addormentarsi.
“Judy!”
La coniglietta ritornò vigile e si voltò verso la direzione da cui proveniva la voce: due conigli adulti si stavano avvicinando. Non appena li riconobbe, corse loro incontro.
“Mamma, Papà!” esclamò Judy abbracciandoli.
“Tesoro mio, stai bene?” chiese Bonnie preoccupata.
“Abbiamo saputo che ti sei sentita male e che eri stata aggredita da un criminale.” disse subito dopo Stu.
“Sto bene. Però voi non dovreste trovarvi qui.” rispose Judy, consapevole del fatto che erano ancora in pericolo.
I due conigli adulti si scambiarono un'occhiata preoccupata; poi fu il papà a prendere la parola.
“Judy, lo sai cosa siamo noi? Siamo una famiglia: e per questo motivo ci preoccupiamo, ci aiutiamo e ci prendiamo cura l'uno per l'altro, senza neanche sfiorare l'idea di abbandonare un membro della nostra famiglia.”
Sentendo quelle parole, la leporide ruppe bruscamente l'abbraccio e si allontanò dai suoi genitori. Aveva lo sguardo impaurito e preoccupato.
I genitori, nel vedere quella reazione, e il naso della loro amata figlia che tremava tanto, si preoccuparono come non mai.
“Judy…?”
“No: voi dovete stare lontani da me.” rispose la leporide terrorizzata. “Possibile che non riusciate a capire che questa assassina vi vuole morti, e che si diverte a dirmi che può uccidervi come e quando vuole!”
Per qualche minuto, regnò il silenzio totale, in cui nessuno dei tre familiari parlò. In quel momento, la luce rossa al di sopra della porta si spense; a quel punto i medici uscirono con alcune apparecchiature.
Judy fu sul punto di chiedere come stava il suo amico, ma fu il dottore ad anticiparla, dicendole che l'operazione era andata bene e che poteva vederlo anche subito. La coniglietta corse immediatamente dentro la stanza, senza dare la possibilità ai propri genitori di fermarla.
La volpe era sdraiata sul letto, ben rilassata; non appena vide la sua partner entrare nella camera, sorrise.
La leporide, senza riuscire a trattenere le proprie emozioni, corse ad abbracciarlo.
“Nick!” esclamò Judy in lacrime, felice di vedere che il proprio partner non fosse morto.
“Ehi…piano Carotina.” disse il canide, che sentì l'abbraccio di Judy molto stretto.
Senza dire una parola, la coniglietta allentò un po' la presa, ma continuò a piangere.
Entrambi i mammiferi pensarono a cosa dire, ma nessuno parlò; tuttavia la volpe decise di abbracciare la povera leporide, continuamente messa alle strette da quella criminale psicopatica.
“Vedrai che la prenderemo.” rispose infine il partner, cercando di consolarla.
La leporide si limitò ad annuire; i suoi pensieri però si soffermarono sul suo partner, che aveva rischiato di perderlo per sempre, come era successo ai loro colleghi, con la sola differenza che era particolarmente legata a quella volpe: se fosse morto…non se lo sarebbe mai perdonato, e sarebbe uscita fuori di testa.
Non appena Judy fu sul punto di parlargli, finalmente, uno dei dottori entrò nella camera.
“Agente Hopps: deve sottoporsi a delle analisi.”
La coniglietta guardò prima il dottore, poi Nick.
“Non preoccuparti, Judy: sono in buone zampe.” rispose il canide sorridendole.
Come se stesse parlando con un genitore, la leporide annuì. Non appena scese dal letto e seguì il dottore, si sentì invasa da milioni di pensieri: si sentì invasa dal senso di colpa per essersi comportata male con quella dottoressa; poi ripensò alla notte scorsa, quando aveva visto il suo partner cadere a terra perché era stato ferito: aveva rischiato di perderlo per sempre; e quando l'assassina le aveva mentito dicendole che lo aveva ucciso, aveva sentito il mondo crollarle addosso, proprio perché, nonostante i suoi sforzi, non era riuscita ad impedire che ciò accadesse.
Nonostante sapesse il movente di quell'assassina, c'erano ancora alcuni particolari che purtroppo le sfuggivano…e lo aveva capito dal tono di voce, furibondo, che aveva usato.
In quel momento, la coniglietta sentì appoggiarsi sulla spalla una zampa. Ebbe una strana reazione di paura che la fece rabbrividire, rendendola incapace di reagire.
“Judy.”
La leporide si voltò, non appena seppe che era sua madre.
Bonnie fu sul punto di dirle qualcosa, ma non appena vide l'espressione impaurita della figlia, si bloccò. Le due leporidi si squadrarono a lungo senza dire una parola: era come se volessero evitare di confrontarsi. Persino Stu sembrò essere paralizzato: non volle intervenire, ma allo stesso tempo temette, inutilmente, che avrebbero cominciato a litigare.
“Stai tranquilla, piccola mia.” disse infine la mamma della leporide accarezzandole la guancia.
Dopo essersi limitata ad annuire, Judy riprese a seguire il dottore per sottoporsi alle analisi.
Dopo aver visto tutta la scena, Stu si rivolse a sua moglie; “Che cosa ti è preso, amore?”
Bonnie sapeva bene che doveva dire una cosa importante a Judy, ma nel momento in cui l'aveva osservata, era come se avesse avvertito la sua paura e la stesse provando.
“Io…Scusami caro…”
In quel preciso momento squillò il cellulare di Judy, che si trovava all'interno della borsa della mamma: mentre la figlia si trovava in “prognosi riservata”, aveva chiesto ai dottori se poteva avere gli effetti personali della figlia, in modo particolare il cellulare e il portafoglio, affinché non li avesse persi.
“Pronto?” disse Bonnie che, dopo aver visto che sullo schermo apparve la scritta “Numero Privato”, rispose alla chiamata.
“Voglio parlare con Judy.” disse la killer con la sua solita voce metallica mascherata dopo qualche secondo di silenzio.
Le orecchie della coniglietta adulta si abbassarono, e la sua espressione era sconvolta.
“Stammi bene a sentire: se non lasci mia figlia in pace, ti farò pentire amaramente di averle fatto del male di averla molestata!” rispose alterata, intuendo che fosse l'assassina che aveva preso di mira la sua amata figlia.
Dopo qualche altro secondo di silenzio, la criminale terminò la chiamata.
Dopo aver osservato per un breve istante il telefono della propria figlia, Bonnie lo rimise in borsa.
“Chi era, tesoro?” chiese Stu preoccupato, dopo aver assistito alla brusca risposta di Bonnie al telefono.
“Noi…dobbiamo fare qualcosa per nostra figlia.” disse la coniglietta, che non aveva affatto l'intenzione di assistere e aspettare che venisse fatto del male a Judy.

Angolo autore
Rieccomi qui, con un nuovo capitolo. Ho passato il resto della settimana a pensare come impostarlo e scriverlo: le idee sono state parecchie, una più bella dell'altra…ma alla fine ho pubblicato questo…e spero possa piacervi. Nei prossimi capitoli…vedrò di inserire le idee che avevo intenzione di pubblicare da un po' di tempo.

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Momento intenso ***


Capitolo 18: Momento intenso

Finita la moltitudine di analisi, che si trattavano soprattutto di radiografie, prelievo e analisi del sangue, e Tac, Judy venne riaccompagnata da uno dei dottore verso la camera dell'ospedale che le era stata assegnata. Non appena i due mammiferi attraversarono la sala d'aspetto, fu chiamata da una voce a lei familiare: “Agente Hopps!”
La coniglietta si fermò e tese le orecchie per ascoltare, poi si voltò: era il Capitano Bogo, che si avvicinò con passo deciso.
“Capitano.” disse Judy mettendosi sull'attenti.
Non appena il mastodontico toro fu abbastanza vicino, la leporide poté notare l'espressione irritata, se non addirittura furiosa, del suo superiore: nonostante fosse normale vederlo serio e infastidito, la piccola agente aveva imparato a capire quando era veramente di malumore…e in quel momento lo era.
“Dobbiamo parlare delle indagini.” tagliò corto il capitano, che fece caso alla presenza del dottore, al quale gli rivolse lo sguardo.
Il medico, un lama, si limitò ad annuire, capendo che doveva parlare in privato con la paziente. Dopo aver fatto cenno di seguirlo, il dottore condusse entrambi i mammiferi dentro la stanza.
Una volta rimasti soli, la coniglietta iniziò a parlare; “Ci sono sviluppi sulle indagini?”
Invece di risponderle, il toro, dopo aver notato che nella stanza c'erano sia il televisore, sia il lettore dvd, prese da una delle proprie tasche un dvd che mise dentro il dispositivo elettronico; dopodiché accese la TV. Le prime immagini che apparvero furono quelle di un orso, seduto su un tavolo, con alle spalle la città di Zootropolis, e diverse scritte che scorrevano da destra a sinistra sulla parte inferiore dello schermo. Era un pezzo di un'edizione del telegiornale.

“E adesso passiamo alle notizie di cronaca nera: diversi agenti delle Forze dell'Ordine sono state coinvolte in un conflitto a fuoco con una banda di criminali al ristorante cinese Jung Sun. Le vittime sono numerose. Ma secondo la testimonianza di due giornalisti, il capo di quella banda sarebbe un serial killer che sta seminando il terrore per le strade di Zootropolis; e sempre secondo la loro testimonianza, a confermare ciò sarebbe stata la stessa Judy Hopps, che oltre ad aver negato di venire intervistata, avrebbe allontanato i due reporter dalla scena del crimine con brutalità e violenza.
A loro la parola.”

La registrazione proseguì con l'intervista a quei due castori, i quali iniziarono a drammatizzare più del dovuto ciò che era successo, raccontando anche che aveva avuto una lite con un suo collega; e della loro ipotesi che il capo di quella banda fosse in realtà un serial killer di poliziotti, e che aveva assoldato dei mercenari per portare a termine il suo scopo.
Maledetti bastardi, disse tra sé Judy.
Non appena la proiezione finì, il Capitano Bogo che tolse il dvd e spense i due apparecchi; poi si rivolse alla giovane poliziotta.
“Si può sapere che cavolo hai combinato?!” domandò il toro con tono severo.
“Quei due stronzi hanno mentito: non li ho cacciati via maltrattandoli, e non ho avuto alcuna lite con Nick!” protestò la leporide, esponendo la propria versione dei fatti.
Il capitano ascoltò attentamente le parole di Judy, alla quale credeva; tuttavia non cambiò umore.
“Sto cercando in tutti i modi di non far sapere alla popolazione di Zootropolis che un serial killer sta circolando per le strade della città per evitare che entri nel panico…”
“Signore…”
“Fammi finire di parlare!” disse il Capitano Bogo con tono alterato. “E vengo sapere che, non solo due giornalisti sono riusciti a sapere dell'esistenza di questa serial killer, ma anche che tu non hai voluto smentire le loro teorie, e hai preferito insultarli e allontanarli dalla scena del crimine!...Lo sai cosa sarebbe accaduto se questa registrazione fosse andata in onda?...”
“Come?” chiese Judy stupita.
“Che la gente sarebbe entrata nel panico e che il procuratore e il Municipio avrebbero preteso una sospensione, o peggio, le tue dimissioni!” continuò il toro. “Io non ho tempo per occuparmi di risolvere anche i casini che combini tu, soprattutto adesso, dopo l'enorme casino che ha combinato quell'assassina con le Forze dell'Ordine al ristorante cinese…e anche con i nostri colleghi!”
Non appena ebbe finito di parlare, il Capitano Bogo consegnò alla leporide un foglio piegato in quattro parti, che se aperto era grande quanto un mammifero di basse dimensioni.
“Questa è l'autorizzazione per entrare nel carcere in cui era rinchiusa la Bellwether: è l'unica cosa che sono riuscito a fare per la tua indagine. Io non posso più aiutarti e neanche coprirti le spalle, adesso: perciò non commettere altre sciocchezze, se non vuoi andare incontro a delle conseguenze a cui non esiste rimedio per risolverle.”
Dopo aver preso l'autorizzazione e ascoltato il consiglio del suo superiore, la coniglietta poté finalmente fare la sua domanda: “Signore: come ha fatto a impedire che quell'intervista andasse in onda?”
Come se si fosse aspettato quella domanda, il capitano le sorrise: “Ho degli agganci fidati, tra i quali dei giornalisti che mi dovevano qualche favore. Ma come ti ho detto poco fa: se farai un altro passo falso, non potrò coprirti di nuovo.”
Dopo aver sentito ciò, il grande toro uscì dalla stanza, lasciando sola la leporide, che lesse l'autorizzazione che gli aveva lasciato. Dopo qualche secondo, l'agente Hopps aprì piano piano l'enorme porta, dopodiché si affacciò: vide chiaramente i suoi genitori e il suo superiore che stavano parlando con il dottore che le aveva fatto le analisi. Forse li stava informando dei risultati sulle condizioni della paziente; o magari erano stati loro che lo avevano fermato per avere degli aggiornamenti. Approfittando della loro distrazione, la leporide si allontanò di soppiatto per andare a trovare Nick.

“Quindi non ci resta altro da fare che andare nel carcere di massima sicurezza per cercare gli indizi che ci servono.” disse Nick osservando il mandato.
“Già.” si limitò a rispondere Judy con tono grave, abbassando lo sguardo.
Non appena il canide notò l'umore demoralizzato della partner, le appoggiò una zampa sulla spalla.
La coniglietta avvertì subito il tocco del suo collega, al quale rivolse uno sguardo malinconico.
“Vedrai che riusciremo ad acciuffare quella stronza.” disse Nick sorridendole.
Come se non fosse abbastanza convinta di ciò che le aveva detto il suo partner, la leporide iniziò a cacciare dagli occhi le prime lacrime.
“Io…Non so come arrestarla.” disse la giovane poliziotta singhiozzante.
“Allora troveremo un modo.” fu la risposta della volpe, che le asciugò delicatamente, con la propria zampa, le lacrime che fuoriuscivano dai quei grossi e teneri occhi color ametista.
I due mammiferi si fissarono per qualche istante, senza dirsi una parola: era come se l'uno aspettava che fosse l'altro a rompere quell'atmosfera di silenzio imbarazzante. Dopo qualche istante, Judy decise di avvicinarsi di più al suo partner, dopodiché appoggiò la propria zampa sul suo petto: all'inizio la mise sopra la maglietta bianca fornitagli dall’ospedale, poi la spostò sotto di essa; dopodiché la mosse delicatamente in alto, fino a raggiungere il punto in cui era stato ferito dall'assassina.
“Ti fa male?” chiese preoccupata.
Il canide era rimasto immobile e sorpreso da quella istintiva, o inconscia, reazione della sua partner, nonostante non lo desse a vedere.
“No.” disse Nick abbracciandola. “Ma mi dispiace vederti così triste e vulnerabile.”
A quel punto, il canide decise di baciare delicatamente le labbra della sua migliore amica. Invece di respingerlo, la leporide ricambiò quel gesto, usando quella stessa delicatezza, immergendosi in un momento particolare, dedicato ai sentimenti.
Dopo qualche minuto i due mammiferi smisero di baciarsi, tuttavia continuarono ad abbracciarsi, ed erano ancora seduti sul letto. Si guardarono intensamente negli occhi, con stupore e compassione…e forse qualcosa di più: fu in quel momento che iniziarono a provare qualcosa di grande ed inspiegabile l'uno per l'altra. Anche le loro paure si erano intensificate: fu come se avessero capito solo in quel momento l'importanza di avere al proprio fianco una persona speciale, e di avere anche paura di perderla per sempre. Erano delle sensazioni e dei sentimenti che provavano entrambi l'uno per l'altra.
La reazione del canide a quei sentimenti che si ritrovò a provare fu che tentò di baciare ancora la leporide, la quale lo fermò appoggiandogli l'altra zampa sul petto. Lui la osservò: era spaventata e turbata.
“Tu…non devi aver paura di me.” disse Nick con tono calmo, appoggiandole una zampa dietro la sua testa e iniziando ad accarezzarla.
“Io non ho paura di te…Ho paura di…perderti.” fu la risposta della giovane poliziotta, la quale fu sul punto di cominciare a piangere: era la prima volta che iniziò a provare un sentimento completamente nuovo, e allo stesso tempo molto forte, nei confronti di quella volpe. Il cuore iniziò a batterle forte. Improvvisamente non riuscì più a capire cosa stesse provando: ebbe paura ed entrò nel panico, ma soprattutto non riuscì più a controllare le proprie emozioni; era come se stesse lottando contro di esse per impedire che venissero fuori tutte insieme.
Vedendo quella piccola preda turbata e triste, Nick prese la sua zampina, poggiata sul proprio petto, e la scosto. A quel punto, decise di darle un altro bacio sulle labbra, stavolta più breve.
“Questo non accadrà mai.”
La coniglietta continuò a squadrarlo con gli occhi spalancati e lucidi. Sentì le proprie emozioni che cominciarono ad essere sempre più incontrollabili; insieme alla paura di perdere per sempre il suo partner per mano di quella killer. Iniziò a sentirsi confusa: non riuscì più a capire cosa stesse provando; ma qualsiasi cosa fosse, era grande…e piacevole.
Forse i propri sentimenti avevano avuto la meglio sull'autocontrollo, o magari aveva deciso di lasciarsi andare, mettendo da parte ogni incertezza e esitazione; sta di fatto che alla fine Judy afferrò con la propria zampetta libera il collo della maglietta bianca del suo partner per avvicinarlo a sé, dopodiché lo baciò. Nonostante non se lo aspettasse, Nick decise di ricambiare quel gesto. I due mammiferi si abbracciarono con e si baciarono intensamente e in modo passionale, spinti e trascinati dal profondo sentimento di amare e di desiderare l'altro.
A quel punto, i due partner finirono per stendersi sul letto e incominciarono a baciarsi più intensamente e iniziarono a toccarsi l'un l'altro, immergendo le loro zampe sotto i vestiti.

Mentre erano stati immersi in quel momento di profondo amore, ricambiato da entrambi, nessun dottore si era fatto vivo; ma anche se fosse accaduto nessuno sarebbe riuscito ad entrare nella camera, poiché la porta era stata chiusa da Judy, bloccandola con una sedia, che era stata incastrata sulla maniglia.
Non appena ebbero finito il loro "leggero" rapporto, i due agenti, ora stanchi, si sentivano svuotati da ogni preoccupazione e stress. Erano ancora sdraiati sul letto, e per di più ancora vestiti, nonostante ciò che avevano fatto, ed erano vicini, fianco a fianco, ancora abbracciati tra loro.
“Grazie.” disse la poliziotta con tono calmo e delicato, sentendosi finalmente libera da tutta quella rabbia che nutriva nei confronti dell'assassina e dalla preoccupazione per l'incolumità dei propri cari; nonostante fosse soltanto una situazione temporanea.
Nick non disse nulla, ma si limitò a sorriderle e a ricambiare l'abbraccio; ed era felice di essere riuscito a ridare alla sua Carotina il sorriso.
Tuttavia nessuno dei due poté immaginare e notare la mammifera che li stava osservando da molto lontano, grazie al mirino del proprio fucile di precisione, e che era pronta ad usare contro la sua preda anche questo momento a scopo di ricatto e minaccia.

Angolo autore
Ciao…Inizio col dire che era da un po' che volevo introdurre questo…rapporto d'amore “spinto”, poiché il mio scopo è di scrivere una “storia fatta bene”, dove ogni cosa quadra…ma avevo sempre avuto ripensamenti: sia perché non riuscivo a trovare il momento giusto per inserirla; sia perché non trovavo il modo di descriverla, e perciò temevo di infrangere, senza volerlo, il regolamento, che ho letto più e più volte…
Poi ho pensato ai lettori che seguono le mie storie, e di tutti i consigli che mi hanno dato per arrivare dove sono arrivato adesso…e mi sono detto: “Beh…immagino che se nella mia fanfiction ci sia qualcosa che non va, e non me ne sono accorto, me lo direbbero”. Se sarà così, correggerò ciò che non va. Perché io ho fiducia in voi, e le mie storie sono dedicate a voi che le leggete.

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Nuovo sospetto ***


Capitolo 19: Un nuovo sospetto

I due partner rimasero in ospedale per qualche giorno, sotto stretta osservazione da parte dei medici. Poiché si trovavano in due stanze diverse, la coniglietta andò a trovare ogni giorno il suo “intimo” amico per stargli accanto e assicurarsi che stesse bene; fino a quando non fu trasferita nella sua stessa stanza. Non era stato difficile capire che era stato il loro superiore ad aver presentato quella richiesta, dal momento che un paio di agenti armati di mitragliatrici sorvegliavano l'ingresso della loro camera. Ma ciò che sorprese e allo stesso tempo spaventò Judy fu che in questi giorni l'assassina non si era fatta sentire e neanche vedere. Molto probabilmente stava elaborando un qualche diabolico piano per ferire ancora più interiormente la sua vittima. Da quando Judy aveva fatto l'amore con Nick qualche giorno fa, le sue paure si erano intensificate: aveva il terrore che la killer lo venisse a scoprire, e che il suo partner rischiasse di diventare un bersaglio “prioritario”. Pensò e ripensò a quel momento: nonostante iniziò a pentirsi di averlo esposto come bersaglio, non aveva la possibilità di cambiare ciò che era accaduto, né poteva dire a Nick che non potevano più amarsi; non voleva ferirlo, e probabilmente neanche sarebbe stata sincera. Aveva paura di perderlo…ma gli voleva bene…lo amava…non seppe più spiegarsi cosa provava.
Erano circa le 9:15, e mentre Judy era immersa nei propri pensieri, seduta sul letto, a fianco del proprio partner, Nick le sussurrò all'orecchio; “Che cosa succede?”
La leporide poté sentire il suo muso muoversi lentamente su una delle proprie guance, regalandole delle sensuali e rilassanti carezze. La propria zampa sinistra afferrava delicatamente quella di Nick.
“Lo sai che cosa ho.” fu la risposta di Judy, con un tono mischiato tra l'irritazione e la preoccupazione.
A quel punto, il predatore smise di coccolarla e, dopo averle lasciato anche la zampa, la squadrò negli occhi con uno sguardo serio.
“Tu non devi temere di perdermi, perché non accadrà.”
Nonostante cercasse di apparire convincente e di mandare via le sue paure, la leporide non si lasciò incantare.
“Non riesci a proprio capire: lei ha dimostrato in diverse occasioni che può farmi del male e uccidere chiunque stia vicino a me quando e come vuole!” fu la risposta brusca di Judy.
Il canide osservò la sua partner alzarsi rapidamente dal letto e camminare nervosamente avanti e indietro per la stanza, indecisa su cosa fare adesso.
“Allora usciamo di qui e dirigiamoci al penitenziario in cui era rinchiusa Bellwether e troviamo ulteriori indizi su questa assassina genocida.”
La leporide si fermò, poi osservò il predatore.
“Ma…non so se sia una buona idea…” disse con tono indeciso.
La volpe si alzò rapidamente dal letto e camminò con passo deciso verso di lei.
Nel vedere ciò, la coniglietta si preoccupò e gli andò incontro; “Che cosa fai, Nick?! Devi rimanere a letto!”
Non appena i due piccoli mammiferi furono finalmente vicini, il predatore si abbassò, poggiando le proprie ginocchia a terra, e abbracciò la sua preda e la baciò sulle labbra.
Per Judy, tutto questo successe in un attimo: si sentì impreparata. Sentì crescere di nuovo i desideri istintivi di voler rimanere vicina e abbracciata a lui.
“Ti prego…” disse la preda interrompendo quel bacio, preoccupata per lui.
Nick sentì una delle sue zampine che gli stava toccando il petto; mentre l'altra che si avvolgeva intorno al collo, dando forma a un delicato abbraccio.
“Sto bene, mia piccola, dolce e tenera Carotina.” rispose Nick accarezzandole delicatamente una delle sue guance.
A quel punto i due partner decisero di non lasciare più spazio al dialogo: lasciarono che i sentimenti riempissero l'ambiente in cui si trovavano. Il loro abbraccio divenne più forte, facendo in modo che potessero avvertire sempre di più il contatto tra i loro corpi; la guancia sinistra di Nick andò ad accarezzare quella di Judy, che chiuse gli occhi affinché potesse immaginare e sentire sempre di più il tocco delicato e tenero del proprio partner, e mentre lo continuava ad abbracciare e a toccargli il petto, sentì le zampe di Nick che sciolsero l'abbraccio per spostarsi verso le proprie spalle.
In quel momento Judy fu combattuta tra il dover continuare quel momento d'amore e decidere di andare oltre, o se interrompere tutto e concentrarsi sulle indagini. Il cuore iniziò a batterle forte; e la tentazione di voler continuare a portare avanti il loro rapporto attuale era molto forte e irresistibile.
La volpe smise di accarezzarle la guancia e iniziò a squadrarla. Lei aprì lentamente gli occhi e ricambiò lo sguardo. Lui sorrise. Per un istante, Judy pensò che volesse portare avanti il momento romantico, magari finendo per stendersi sul letto e fare l'amore.
“Dai, andiamo.” disse alzandosi in piedi.
La leporide abbassò le orecchie, dispiaciuta per quella risposta.
Il predatore la squadrò.
“Ascoltami Judy: prima chiudiamo questo caso, e prima finirà questo incubo; e quando avremo rinchiuso dietro le sbarre quella psicopatica, potremo dedicarci a noi. Adesso andiamo.”
Nel sentir nominare la killer, la coniglietta strinse i pugni e lasciò che la propria rabbia iniziasse a circolare, ricordandosi di ciò che aveva subito a causa sua e pensando al fatto che doveva difendere i propri cari a tutti i costi, senza perdere tempo.
Non appena i due piccoli mammiferi uscirono dalla stanza, Nick fece una chiamata al Capitano Bogo, al quale chiese il permesso di poter uscire dall’ospedale insieme a Judy.

Dopo aver firmato l’autorizzazione e aver dichiarato di stare bene, i due agenti presero i propri effetti personali e lasciarono l'ospedale, dirigendosi verso la fermata dell'autobus che si trovava sull'altra sponda del marciapiede.
“Stavolta guiderò io la volante.”
“Non se ne parla proprio, Judy.” fu la risposta di Nick, che ripensò alle volte in cui lei aveva avuto quei misteriosi malori.
“Guarda che sto bene…”
“Ma io non voglio rischiare la tua incolumità.”
“Ed io forse dovrei ricordare che sei stato sottoposto a un intervento delicato perché eri stato ferito da quella criminale?”
Notando di essere osservati da alcuni mammiferi che stavano assistendo alla loro discussione, la volpe decise di sospendere il discorso; “Va bene, ne riparliamo in centrale.”
Non appena passò l'enorme mezzo pubblico, la coppia di fidanzati salì sopra di esso. Fortunatamente non era esageratamente affollato, perciò non c'era il problema della mancanza di spazio vitale.
Per tutto il tragitto i due mammiferi non proferirono parola, ma si scambiarono diversi tipi di occhiate, da quelle serie a quelle sorridenti: era come se stessero comunicando con esse, come se non ci fosse bisogno del dialogo per comunicare.
Ad un tratto Judy, che si stava aggrappando a una maniglia di misure regolabili appesa sulle sbarre superiori, decise di raggiungere Nick. A causa delle forti turbolenze del bus, la leporide finì per scivolare in avanti, tra le zampe del canide, che si era precipitato a salvarla dall'imminente caduta. Non appena Nick riafferrò la maniglia del bus, la coniglietta avvolse il proprio abbraccio intorno al suo corpo, poi poggiò delicatamente la testa sul suo petto e abbassò le orecchie. Approfittando del fatto che nessun grosso mammifero potesse notarli, la volpe decise di abbracciarla con la zampa libera e le diede un bacio sulla fronte; ma non appena allontanò le proprie labbra da lei, Judy alzò lo sguardo e lo baciò sulle labbra; era delicato, ma intenso e pieno di passione. L'autobus era talmente affollato di enormi mammiferi da fare in modo che non venissero notati anche da quelli piccoli.
Nick la abbracciò sempre più forte, con l'intenzione di attirarla sempre di più a sé; mentre Judy continuava baciarlo sempre più intensamente, avvertendo il piacere sensuale del contatto tra i loro corpi, coperti dalle loro divise.
La prima fermata del mezzo pubblico, però, costrinse i due “amanti” a interrompere il loro momento romantico: smisero di baciarsi e sciolsero l'abbraccio. Entrambi si aggrappavano alle maniglie del mezzo pubblico, e in quel momento erano vicini, l'uno a fianco dell'altro. I due partner si scambiarono un'altra occhiata…ed entrambi sorrisero non appena notarono il rossore presente sui loro volti. Nessuno dei due osò dire niente in quel momento, tuttavia era facile capire che erano imbarazzati, poiché avevano messo a nudo tutto, a cominciare dalle loro emozioni, e a finire con le loro fragilità, finendo per mettere da parte le “corazze” che avevano costruito per nascondere agli altri mammiferi la loro vera personalità.
Per tutto il tragitto, i due agenti non dialogarono; tuttavia si scambiavano spesso un sacco di occhiate.

Arrivati al distretto, i due partner furono accolti da un entusiasta Clawhauser, felice di vedere che stavano meglio. Tuttavia i due piccoli mammiferi non poterono permettersi di perdere altro tempo con le chiacchiere, così presero subito le chiavi e andarono a prendere la vettura nel parcheggio, situato alle spalle dell'enorme edificio, e si avviarono verso il penitenziario. Alla fine Judy riuscì a convincere Nick a cederle il posto di guida. Naturalmente fu tenuta sotto controllo dall'acuta volpe, che era molto preoccupata per le sue condizioni.
Non appena la coniglietta frenò l'auto, di fronte alla luce rossa accesa del semaforo, rivolse un'occhiata irritata al proprio partner; “Lo sai che mi metti ansia?”
“È forse un crimine preoccuparmi per la tua salute.” fu la risposta di Nick.
“Sto bene, Nick.”
“Perdonami, Carotina, ma mi risulta molto difficile crederti.”
La coniglietta gli rivolse uno sguardo severo.
“Si può sapere che cosa ti prende?” chiese Judy, che sembrava essere sul punto di arrabbiarsi. Si sentiva molto a disagio e infastidita dal tono che il suo fidanzato aveva iniziato a usare: lo trovava fastidioso e irritante.
“Che mi preoccupo per te, stupida!” fu la risposta alterata della volpe.
Non appena scattò il verde la coniglietta spinse violentemente il pedale dell'acceleratore, facendo partire a gran velocità l'automobile. Dopo aver sorpassato un'altra vettura, andò a parcheggiarla in un posto libero. A quel punto, dopo essersi tolta la cintura di sicurezza, andò verso il posto del passeggero in cui si trovava Nick; dopo essersi messa seduta sulle sue ginocchia lo fissò negli occhi.
“Non rivolgerti mai più a me con questo tono, capito?” lo minacciò Judy alzando in alto il pugno destro.
“Altrimenti cosa farai? Mi riempirai di pugni sulla faccia? Sappi che opporrò resistenza.” fu la risposta del canide, che la squadrò aggressivamente.
I due mammiferi rimasero immobili per parecchio tempo, attendendo timorosi il probabile inizio della lotta. Alla fine Judy abbassò il pugno e rilassò i propri muscoli.
“Perché ti comporti così?”
“Perché ho il dovere di proteggerti: come migliore amico, partner fisso…e adesso anche come fidanzato.”
“Sono io che devo proteggerti!” rispose Judy, che fu sul punto di piangere. “Ma qualsiasi cosa faccia, quella puttana è sempre pronta e preparata a precedermi!...E…e…Non so come impedirle di farti del male!”
Non appena il canide vide la sua amata Carotina che iniziò a piangere a dirotto avvolse le proprie zampe attorno alla sua vita e la attirò a sé.
La leporide appoggiò la testa sul suo petto, nascondendo il proprio viso singhiozzante e bagnato di lacrime.
“La verità…è che ho paura di perderti…e questo non lo posso sopportare!...Non voglio perderti!...Io ti amo!”
Dopo aver detto ciò, la coniglietta abbracciò il suo fidanzato sempre di più, come una figlia che voleva profondamente bene ai propri genitori.
Quelle parole colpirono profondamente Nick, il quale riuscì a capire perfettamente le condizioni e i sentimenti di Judy, che l'avevano portata ad innamorarsi proprio di lui; il suo migliore amico…il suo partner. A causa di quella killer, Judy viveva nel terrore…aveva paura di perdere tutto ciò che le era caro. Quella mammifera conosceva talmente bene la sua vittima da sapere in quali punti intimi e privati poteva colpirla e ferirla. Era infima e crudele, oltre che dannatamente metodica e intelligente. Tuttavia c'erano due domande in particolare che i due agenti continuavano a porsi e alle quali non riuscivano a trovare risposta: chi era e perché stava facendo tutto questo. Con il fatto che Judy era terrorizzata e occupata a pensare come difendere i mammiferi a lei più cari e ad affrontare questi strani malanni che ogni tanto le venivano, non riusciva a completamente a concentrare tutte le proprie forze per scoprire l'identità della sua persecutrice, dalla quale era stata costretta ad indagare su di lei.
“Anche io ti amo, Judy…e ti prometto che farò di tutto per acchiappare quella stronza e farle pentire di essere nata.” disse con un tono leggermente aggressivo. Era intenzionato e determinato ad aiutare la sua amata, poiché era lucido e non aveva alcun tipo di restrizione che gli avrebbe impedito di scoprire l'identità della criminale.
La coniglietta rimase abbracciata al canide per circa un'ora, prima di ritornare al posto di guida della vettura e dirigersi al penitenziario.

Non appena arrivarono e mostrarono il mandato alla guardia che sorvegliava l'ingresso del penitenziario, i due agenti andarono dal direttore del carcere, un enorme orso bruno vestito in modo elegante: camicia bianca, giacca e pantaloni grigi scuri, e con una cravatta color petrolio; il quale fece accomodare i due poliziotti nel proprio ufficio. Aveva il classico sguardo serio che dimostrava la sua alta autorità.
“Ebbene; cosa volete sapere?” chiese con tono seccato, poiché avrebbe preferito risolvere privatamente la questione.
“Come era avvenuta l'evasione?” domandò Judy con tono serio.
“Come avevo già raccontato al vostro superiore e ai vostri colleghi, i criminali sono arrivati con un furgone che faceva un rumore assurdo con i tubi di scarico; era arrivato a gran velocità, distruggendo la sbarra di accesso e i cancelli a rete automatici; poi erano scesi numerosi mammiferi alti con i passamontagna e i giubbotti antiproiettili, e le armi d'assalto. Avevano iniziato ad aprire il fuoco su qualunque cosa si muovesse. E ciò era servito come diversivo per piazzare gli esplosivi sulla parete della prigione in cui era rinchiusa la Bellwether. Dopo averla liberata, la prigioniera e i criminali erano rientrati nel furgone e se ne erano andati. Il tutto era successo così velocemente che non c'era stato il tempo di impedire l'evasione e di fermare quei mercenari pluriomicidi.”
I due agenti ascoltarono con attenzione la spiegazione del direttore.
“Cosa le fa pensare che fossero dei mercenari?” chiese rapidamente Nick.
“Giubbotti antiproiettili, armi d'assalto con munizioni calibro 50, e ben organizzati; i mammiferi che hanno questa caratteristica e un simile equipaggiamento sono militari o ex soldati che sono diventati mercenari o addirittura terroristi.”
“Dopo che quel furgone aveva sfondato la sbarra dell'ingresso e i mercenari erano scesi e avevano iniziato a sparare, cosa hanno fatto i suoi uomini? E lei?” intervenne Judy.
“Come vi avevo già detto prima, non c'era stato abbastanza tempo per organizzare una buona difesa…e tutte le guardie che si trovavano fuori erano state prese di mira da quei criminali, che avevano iniziato a sparare ovunque, come se fossero stati circondati da un esercito. La maggior parte dei miei uomini è finita in ospedale e le loro condizioni sono gravissime.” rispose il direttore, che non si fece scrupoli a mostrare la sua irritabilità.
“Perché ha voluto nascondere questo fatto alla polizia, invece di informarla subito e chiederle aiuto per acciuffare quei balordi e riacciuffare la fuggiasca?” domandò Nick, il quale cominciò a supporre che nascondesse qualcosa.
Dalla reazione che Judy notò nel comportamento dell'orso, che iniziò a guardarli storto, capì che sembrava essere così…forse.
“Cosa state insinuando?” chiese l'orso minaccioso chiudendo le proprie zampe a pugno.
A quel punto intervenne Judy, per evitare che accadesse il peggio: “Prima di questo fatto, ci sono stati altri eventi irregolari…? Che so…delle strane visite oppure…qualcos’altro?”
Nel sentire quella domanda, il direttore osservò entrambi con lo stesso sguardo di prima, ma senza l'espressione intimidatoria di prima.
“A parte la visita del suo legale, avvenuta lo scorso mese, la detenuta Dawn Bellwether non aveva ricevuto altre visite. Tuttavia potete saperne di più dalle guardie che erano di turno quel giorno e dall'addetto alla videosorveglianza.”
Detto ciò, il direttore premette un tasto sul telefono che era sulla scrivania. Non appena sentì la risposta di una delle guardie, gli disse di venire nel proprio ufficio.
Mentre la aspettarono, Judy decise di riprendere a parlare per impedire al proprio partner di provocare ancora l'enorme mammifero; “La ringraziamo per la sua collaborazione, direttore…”
“Le consiglio di tenere al guinzaglio quella volpe e di insegnargli a non mancare di rispetto!”
A quella risposta, Nick lanciò un'occhiata aggressiva all'orso. La coniglietta, temendo che i due predatori sarebbero arrivati a sbranarsi a vicenda, appoggiò la propria zampa sinistra su quella destra del collega per tentare di calmarlo. Ma a salvare la situazione fu la guardia che entrò nell'ufficio del suo capo: colei che era stata chiamata dal direttore.
“A rapporto, signore.” disse mettendosi sull'attenti.
“Agente Collins. Gli agenti...Hopps e Wilde vogliono informarsi di più sull'avvocato che aveva fatto visita alla detenuta Bellwether un mese fa. Mi aspetto che tu dia loro tutte le informazioni di cui hanno bisogno.”
“Sissignore. Seguitemi.”
Mentre i due agenti seguirono l'elefante Collins, la volpe, prima di varcare la soglia per uscire dall'ufficio, rivolse un'ultima occhiata aggressiva, accompagnata da un leggero ringhio, al direttore del carcere, che lo continuava a fissare storto.

Collins condusse i due piccoli mammiferi nella camera di sorveglianza. Uno dei motivi per cui dimostrava di essere più collaborativo del suo capo era perché tanto tempo fa era stato un poliziotto: perciò capiva bene cosa significava svolgere le indagini. Pur non essendo stato un genio, svolgeva il suo dovere molto bene; ma a causa del suo ex partner era stato ingiustamente incriminato per spaccio di droga. Era stato espulso dalla polizia e anche processato, ma fu assolto dalle accuse non appena si era venuto a sapere dell'omicidio del suo ex partner: le indagini su quell'omicidio avevano fatto saltare fuori le prove che permisero a Collins di venire scagionato. Quando tentò di rientrare nelle Forze dell'Ordine, fu assegnato al penitenziario in cui lavora tutt'ora. I tre mammiferi, durante il tragitto, continuarono a discutere sulle indagini: la volpe e la coniglietta facevano le domande, mentre l'elefante rispondeva.
“Quindi questa…avvocatessa…non aveva neanche avvertito in anticipo che sarebbe arrivata quel giorno?” domandò incuriosita Judy.
“Esatto…”
“E che voi non avete saputo nulla di nessun processo in corso in cui era stata di nuovo coinvolta la Bellwether.” intervenne Nick.
“Si…eppure quell'autorizzazione sembrava autentica, ad un primo sguardo. Però sentivo che c’era qualcosa che non andava.” rispose Collins.
I due poliziotti iniziarono a riflettere.
“Ma poi vi eravate informati se il caso della Bellwether era stato veramente riaperto e che stavano facendo un nuovo processo per scagionarla dalle accuse?” domandò successivamente Judy.
“Si, e non era affatto vero.” fu la risposta di Collins.
A quel punto la coniglietta fu invasa da una gran serie di domande: chi era questa legale? Perché aveva voluto incontrare la pecorella a tutti i costi? E perché mostrare un'autorizzazione fasulla e mentire sul fatto che si stava facendo un nuovo processo per scagionarla?
A quanto pare non bastava dover sospettare anche di quella felina militare, Linda Hawkins; ora doveva anche indagare su quest'altra mammifera, della quale, al momento, non sapeva ancora nulla…tuttavia non sarebbe durato ancora a lungo questa situazione.
Una volta arrivati davanti la porta della stanza, la guardia Collins li fece entrare. Dentro c'era un altro mammifero, un alce, che in quel momento aveva il turno.
“Ciao James.”
“Ciao Andy.” ricambiò la guardia Collins, che invece di scherzare come al solito con il suo amico, decise di passare subito al dunque; “Questi due agenti di polizia vogliono sapere di più su quella ocotone che era venuta qui in veste di avvocato…”
“Scusate un momento: avete detto ocotone? E che razza di mammifero è?” intervenne Judy confusa.
“Credo che tu e gli altri mammiferi di campagna lo conoscete meglio con il nome pica.” fu la risposta di Nick.
Grazie al suo partner, la coniglietta capì di quale mammifero stavano parlando.
“Ehm, scusate un momento, ma perché voi lo chiamate…con un altro termine?”
“Forse perché per voi mammiferi di campagna quel termine è troppo difficile da pronunciare.”
“Mi stai per caso dicendo che chiunque sia cresciuto nei piccoli paesi e nelle campagne è ignorante?” ribatté Judy infastidita al suo partner.
“Guarda che non siamo soli…” disse Nick, pentendosi di essersi lasciato andare.
Nel frattempo l'elefante si era avvicinato.
“Sentitemi, mi dispiace interrompere la vostra piccola discussione abitudinale e confidenziale tra partner, ma noi, e credo anche voi, non abbiamo tempo da perdere.”
Prima di procedere con le domande alle guardie del penitenziario, la leporide scambiò un'occhiataccia al canide.
“Dopo tu e io faremo i conti.”
Nick si mise ad annuire, senza riuscire a nascondere un leggero sorriso sarcastico: era da più di una settimana che non vedeva la sua amata Carotina essere…sé stessa. Anche lui si sentiva cambiato: era più serio e anche preoccupato. E il tutto era stato a causa di quella killer che si divertiva a torturare la povera Judy e a minacciarle di far fuori i suoi cari. Voleva recuperare un po' di quella normalità che era sparita tutta d'un colpo. Eppure c'era qualcosa che era cambiato…il loro rapporto: non erano più soltanto dei semplici amici e colleghi di lavoro; ora erano anche amanti. Nick cominciò a pensare di avere in qualche modo esagerato. E se l'avesse inavvertitamente offesa e non gli avrebbe rivolto più la parola?
Devo chiedergli scusa, disse tra sé la volpe, che non appena avrebbe avuto il momento giusto, si sarebbe scusato con la propria fidanzata.
Non appena seguì Judy, notò subito che iniziò a barcollare. Con gran rapidità, andò a sorreggerla per le spalle.
“Judy!...Tutto bene?”
“Si…” fu la risposta della coniglietta, che si rimise subito in piedi. “Ho soltanto avuto delle vertigini.”
“Forse è il caso che ti porti a casa.” disse rapidamente Nick.
Non appena Judy notò la preoccupazione stampata sul viso del proprio partner, sorrise.
“Sto bene. Prima chiudiamo questo caso, meglio sarà per noi e per i miei cari.”

Angolo autore
Ebbene eccomi di nuovo qui! (Finalmente). Dopo aver avuto altri momenti di blocco su come proseguire questo capitolo e anche di come mi siano venute in mente altre belle idee su questo thriller, mi sono ritrovato a pubblicare ora il proseguimento di questa fanfiction. Sapete già che vi dirò di farmi notare se ho commesso qualche errore grammaticale che mi è sfuggito…e spero che vi stia continuando a piacere e ad inquietarvi questa bella storia.
Mi sento eccitato!...

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** La sensazione di morire ***


Capitolo 20: La sensazione di morire…

Ciò che Judy e Nick avevano ricavato dalle testimonianze delle due guardie penitenziarie fu molto sospetto: non solo non avevano voluto far vedere il video di sorveglianza che proiettava la discussione tra Bellwether e la sua avvocatessa; ma avevano dichiarato che era stato rubato: ogni giorno, soprattutto di notte, il cd in cui venivano registrate le conversazioni tra i detenuti e i visitatori veniva sostituito, poiché quei numerosi video occupavano parecchio spazio. Ma questa volta, quando era arrivato il momento di cambiarlo, le guardie non lo avevano trovato. Le ipotesi erano tante, incluse quelle che prevedevano che lo stesso personale del penitenziario fosse stato complice della sparizione del cd.
“Il direttore del penitenziario non mi piace affatto.” disse la volpe, con tono sospettoso.
I due agenti stavano incamminandosi verso la loro auto, dentro il parcheggio del carcere di massima sicurezza.
“Stai forse dicendo che lo stesso direttore è coinvolto nell'evasione di Bellwether?”
“E perché no: ha voluto tenere nascosto per tutto questo tempo la sua evasione e per di più veniamo a sapere che il cd in cui era registrata la conversazione tra la pecora e la sua legale sarebbe stato rubato. Secondo me lo sta tenendo nascosto a noi.”
A quel punto Judy si fermò e volse lo sguardo verso il partner, armata del taccuino e della penna che si preparò ad usare; “E sentiamo un po', volpe acuta…quale sarebbe il motivo per cui sta facendo tutto questo?”
Nick la squadrò con sguardo riflessivo, pensando a una risposta convincente. In quel preciso momento, squillò un cellullare. Senza prestare attenzione al nome del mammifero che stava effettuando la chiamata, la coniglietta rispose.
“Pronto.”
“Ma ciao, piccola agente.”
Non appena sentì quella voce metallica, l'espressione della leporide cambiò all'istante, lasciando di nuovo spazio alla rabbia e al disprezzo.
Non appena Nick vide di nuovo quell'espressione stampata sul volto della sua partner, capì subito di chi si trattava. Non gli piaceva vedere la sua amata Carotina furente e priva di lucidità; così decise di prenderle il cellulare dalle sue zampe con gran rapidità.
“Nick!...” esclamò la coniglietta, che non ebbe il tempo di impedirgli di prendere il cellulare.
“Stammi bene a sentire, dannata vigliacca: lascia in pace la mia partner e sparisci per sempre da Zootropolis, o la prossima volta che ti vedrò non mi limiterò ad ucciderti sparandoti!”
“Nick!” esclamò Judy, invasa dal terrore nei confronti del canide: sia per la reazione, sia di ciò che gli sarebbe potuto capitare.
Ci fu un momento di silenzio, che sembrò non finire mai. Mentre la volpe aspettò la risposta della criminale al cellulare, la coniglietta, invece, si guardò attorno impaurita. Ebbe un brutto presentimento: era come se sapesse che presto sarebbe accaduto qualcosa di terribile. Ci fu un bagliore dall'alto che le colpì gli occhi, costringendola a chiuderli; poi si coprì il viso alzando una delle zampette; le parve di vedere una strana macchia nera in cima a uno degli edifici davanti a lei, di fronte al penitenziario. La sua paura crebbe, e non le ci volle niente a capire chi fosse.
“Attento Nick!” urlò Judy correndo verso di lui.
Dopo aver emesso un gemito di dolore, il canide si accasciò violentemente a terra. La leporide lo raggiunse subito dopo.
“No!...Nick!...Svegliati!” urlò agitata, mentre lo agitava diverse volte, in preda al panico.
“Ahia…piano Carotina; mi fai male!” rispose la volpe con un filo di voce.
Nel vedere ciò, Judy prese rapidamente il proprio cellulare dalla zampa del collega e si allontanò leggermente da lui.
“Io ti ammazzo, stronza! Giuro che te la farò pagare e ti farò pentire di essere nata!”
Mentre disse quelle cose, Judy sentì il dolore e la disperazione crescerle dentro di sé, alimentando sempre di più la sua rabbia e l'odio che provava per quella psicopatica. Era anche sul punto di piangere: voleva urlare e massacrarla di pugni…anche spararle diverse volte; ma voleva anche piangere…aveva l'esigenza di volerlo fare. Ma era costretta a reprimere le proprie debolezze e fragilità. Nonostante fare ciò significasse farsi del male, fino a distruggere la propria personalità, non poteva non farlo. E lei lo sapeva benissimo…sapeva tutto.
Sentì la risata ironica di quella psicopatica; e ciò non fece altro che far infuriare ancora di più la povera Judy.
“Che cazzo hai da ridere, eh?!...Dimmi perché cazzo stai ridendo, troia?!!!!”
“Perché sei proprio divertente, tesoro.”
“Vaffanculo!” urlò la coniglietta con tutto il fiato che aveva in corpo, dopodiché terminò la chiamata. Dopo essersi messa in ginocchio e aver fatto cadere a terra il cellulare, iniziò a piangere.
Nick la osservò da lontano: provò un enorme pena nel vedere la sua partner triste…impotente…e tormentata. Nonostante il dolore e la consapevolezza di aggravare sempre di più la sue condizioni, decise di rialzarsi per raggiungere la povera Judy. Non appena arrivò, la piccola agente, che si era accorta della sua presenza, si voltò per abbracciarlo forte. I suoi pianti non davano segno di terminare. La sua paura si trasformò in terrore, e il suo bisogno di stare vicina al suo partner era cresciuto a dismisura: aveva bisogno della sua presenza e del suo conforto. Anche Nick aveva paura di perderla; decise di ricambiare l'abbraccio, poi la attirò a sé, come se volesse tentare di proteggerla e di nasconderla dalla vista della killer psicopatica.
In quel momento il cellulare di Judy riprese a squillare. Lei lo ignorò: non la voleva sentire e neanche ascoltare. Nick se ne accorse.
“Ti prometto che non riuscirà a farti del male.” disse il canide tentando di rassicurarla.
La leporide lo abbracciò più forte, in cerca della sua protezione. Continuava a piangere a dirotto. Era furiosa…e allo stesso tempo triste e disperata.
Dopo qualche secondo, si sentì il forte rumore di uno sparo, poi il grido del mammifero che era stato colpito: non appena Judy vide il suo partner allontanarsi e distendersi a terra, con l'espressione dolorante, fu invasa improvvisamente dal panico.
“Nick!!”
“Argh…Mettiti in salvo…!” le ordinò il canide.
“No!” fu la risposta di Judy, notando la ferita sulla parte superiore sinistra del petto; nonostante non fosse stato colpito al cuore, l'assassina poteva avergli perforato il polmone.
“Aiuto!” urlò la leporide. “Qualcuno mi aiuti!”
In quel momento le squillò il cellulare. Senza guardare lo schermo, Judy rispose subito alla chiamata…poiché sapeva già chi era.
“Il tuo amato cagnolino vivrà: mi sono limitata a ferirlo superficialmente.”
Nel sentire ciò, la coniglietta fu molto scioccata e incredula.
“Che vuoi dire?!” chiese irritata.
“Che è un avvertimento. La prossima volta che chiuderai bruscamente la chiamata o se oserai non rispondermi al cellulare, eliminerò il tuo tenero e amorevole cagnolino fedele.”
“Tu sei pazza!” urlò Judy infuriandosi ancora di più. “Perché fai questo?! Che cazzo ti ho fatto?!...Dimmelo, stronza!”
Per tutta risposta, la criminale rise; poi ricominciò a parlare.
“Vuoi veramente sapere perché sto facendo questo? Perché ho intenzione di distruggerti, lentamente e interiormente, fino a farti pentire di essere riuscita a crearti una vita e ad avere avuto successo…ed eliminerò senza alcuna esitazione tutti i mammiferi a te cari, i quali ti hanno dato una mano a farti arrivare dove sei adesso.”
Nel sentire ciò, la leporide iniziò ad avere paura, ma allo stesso tempo anche disgusto per quella killer; tuttavia iniziò a chiedersi, ancora, come mai quell'assassina provasse così tanto odio nei propri confronti, e cosa poteva averle fatto di così grave da spingerla ad agire in quel modo.
Proprio in quel momento arrivarono delle guardie che erano di pattuglia al parcheggio per soccorrere la povera volpe ferita. Non appena vide quella scena Judy si tranquillizzò: l'assassina non avrebbe avuto modo di sparare ancora…a nessuno dei due.
“Ho saputo che hai mandato una legale al penitenziario per parlare alla Bellwether, facendoti assoldare da lei per uccidermi…”
“Mariangela Monteleone.”
“Come?”
“È il nome della legale che ho pagato per mandarla a parlare alla defunta pecorella.”
La coniglietta non si aspettò una simile risposta dalla propria persecutrice.
“Perché mi hai detto chi è?” domandò, nel tentativo di trovare un senso a quella rivelazione.
“Così non perderai tempo ad indagare per scoprire chi è…E ci tengo a precisare che anche lei ha un motivo per odiarti.”
Quelle parole sconcertarono Judy, che abbassò le orecchie.
Ma quanti mammiferi, a Zootropolis, ce l'hanno con me, si chiese la coniglietta, che non appena sentì i diversi bip al telefono, lo mise in tasca. Poco dopo alzò improvvisamente le orecchie, ascoltando il suono delle sirene dell'ambulanza. Poi sentì le proteste di un mammifero: la sua voce le era familiare. Non appena si voltò, vide il proprio partner in piedi, che stava discutendo con le guardie del carcere. Decise di raggiungerlo di corsa, in preda all'agitazione e alla preoccupazione.
“Ho detto che sto bene, e che non intendo andare in ospedale!” disse il canide con tono alterato.
“Nick!” lo chiamò Judy raggiungendolo.
La volpe si voltò di scatto, poi la osservò con uno sguardo serio e freddo.
“Che cosa ti ha detto?”
Per un breve istante la leporide fu spiazzata da quell'espressione; dopodiché diede la propria risposta.
“Mi ha detto il nome della legale che aveva parlato con Bellwether.”
Senza rifletterci su, Nick ordinò alla propria partner di tornare in centrale per convocare anche quella pica.
“Ma stai perdendo sangue!” esclamò la leporide preoccupata.
“Le mie ferite non contano! La tua salute è molto più importante della mia!”
“Non dire sciocchezze, stupida volpe! Piuttosto che vederti morire durante un interrogatorio preferisco affrontare entrambe le sospettate da sola!” rispose alterata Judy.
“Io non te lo lascerò fare!...”
Mentre disse quelle parole, il canide iniziò a barcollare improvvisamente, finendo per cadere a terra.
La coniglietta, preoccupata lo raggiunse di corsa. A quel punto gli diede un forte schiaffo sulla guancia sinistra.
“Lo vedi che non riesci neanche a stare in piedi!”
In quel momento, alle spalle di Judy, arrivarono i medici con la barella, che poggiarono a terra.
Nick la osservò a lungo, dispiaciuto: voleva starle accanto e aiutarla.
Judy notò quell'espressione triste; abbassò le orecchie; poi lo accarezzò sul viso.
“Ce la farò, Nick.”
Dopo aver detto ciò, lo baciò sulle labbra. Non appena tentò di allontanarsi per interromperlo, la volpe la abbracciò e la attirò a sé nel tentativo di prolungarlo. Stavolta la leporide si dimenò e agitò la testa.
“Non qui, Nick!” protestò Judy, tenendo conto della presenza dei medici che stavano aspettando il via libera a caricare il povero agente ferito sulla barella.
“Devo andare.” si limitò a dirgli Judy, accarezzandogli il mento.
Non appena si fu allontanata, i grandi mammiferi con la tuta arancione misero la volpe ferita sulla barella, poi lo caricarono sull'ambulanza. Le guardie del carcere, nel frattempo, erano sparite; probabilmente perché avevano ricevuto nuovi ordini dal loro superiore. La coniglietta era rimasta completamente sola. Nel parcheggio del carcere era calato un silenzio innaturale. Judy, immersa nei propri pensieri su come poter affrontare le due sospettate, si incamminò per raggiungere la volante; ma dopo aver fatto qualche passo, cominciò a sentire un forte dolore alla testa, e i suoi respiri iniziarono ad essere più affannati e pesanti. Le si appannò la vista, e iniziò ad avere le vertigini: erano talmente forti da farla cadere a terra. Iniziò a lamentarsi e chiuse gli occhi; ma nonostante ciò sentiva il mondo girarle attorno, come se si trovasse all'interno di un'enorme palla che stava rotolando per strada.
Bip bip bip bip bip bip… Quel suono penetrante che non aveva più sentito da tanto tempo ritornò a farsi sentire. Che diamine era? E perché alle volte lo sentiva?
No…devo resistere, disse tra sé Judy. Nonostante aprì gli occhi e tentò di rialzarsi, continuava a sentire quelle vertigini e quel suono. Improvvisamente sentì la propria divisa completamente bagnata…stava sudando parecchio; e si sentì parecchio accaldata. Le facevano male le ossa, inclusa la schiena. Il proprio corpo le tremava…e non per la paura. A causa di ciò, cadde a terra. Adesso aveva paura, ed era nel panico.
Mamma…Papà…Nick, disse a mente la coniglietta, mentre le prime lacrime le stavano rigando il viso. Ebbe la sensazione di star morendo…e se stava accadendo veramente così, ciò significava che aveva fallito: non era stata in grado di proteggere i suoi cari e il suo amato partner…e che l'assassina avrebbe vinto. La povera Judy iniziò a piangere; ma durò poco. Non appena smise di sentire quel fastidioso suono, lei si accasciò a terra…poi chiuse gli occhi.

La prima cosa che Judy sentì, non appena si svegliò, fu uno strano rumore che non riuscì ancora riconoscere: faceva fatica a svegliarsi completamente e ad essere lucida. Nonostante ciò, riuscì a percepire il metallo freddo su cui era sdraiata. Poi tentò di aprire gli occhi. Le risultò difficile persino alzarsi in piedi: era come se fosse molto stanca. Improvvisamente il metallo su cui era sdraiata si mosse, spingendola leggermente in alto, finendo successivamente per sbattere la testa sulla lastra di metallo.
“Ahi!” esclamò.
Quella botta bastò a rendere lucida la coniglietta, che non perse tempo a guardarsi intorno: era in un ambiente stretto, con le pareti di metallo sudicie. Poi riconobbe il rumore delle ruote del mezzo pesante che si muoveva.
“Judy Hopps.”
L'agente di polizia riconobbe quella voce roca; poi vide chiaramente la killer sbucare alla propria sinistra. Aveva intenzione di alzarsi in piedi ed iniziare a lottare contro di lei.
Ma quelle intenzioni rimasero un pensiero che non poté mettere in pratica.
La criminale, che aveva sedato per bene la sua preda, si avvicinò; dopodiché si inginocchiò a terra e poggiò una delle proprie zampette sul suo piccolo corpicino.
Judy osservò impotente e con paura quella carezza che le stava facendo quella subdola e sadica mammifera; poté sentire il tocco delicato dell’artiglio del suo dito indice che dal petto cominciò a salire sempre più su. Il proprio corpo tremava come una foglia mossa da una brezza; il cuore le batteva all'impazzata; e i propri respiri erano pesanti.
“Vuoi uccidermi?” fu ciò che riuscì a dire, come se fosse stata la paura a scegliere le parole da pronunciare.
Il dito della killer si fermò improvvisamente sul torace, come se fosse quelle parole avessero avuto il potere di bloccarlo. Dopo aver ritratto l'artiglio, le poggiò quella stessa zampa sul suo petto.
Judy tremò sempre di più…lo sguardo fisso sul passamontagna della mammifera.
“Non ancora Judy…” fu la sua risposta, mentre prese un fazzoletto dalla tasca e lo mise sulla bocca della sua vittima. “Non ancora.”
Detto ciò, la criminale fece pressione sul fazzoletto, facendo attenzione a coprirle anche il suo naso.
La coniglietta trovò le forze per dimenarsi. Dopo un minuto, smise di agitarsi: sentì le proprie forze che la stavano abbandonando…poi chiuse gli occhi.

Angolo Autore
Scusate l'attesa, ma ho avuto un altro periodo di assenza di immaginazione. Volevo anche allungare di più il capitolo e scrivere qualcos'altro…ma non appena ho avuto quest'altra nuova idea, ho preferito lasciare così il capitolo, dal momento che volevo rimettere un bel po' di tensione che si era persa per strada. Spero vi piaccia…e preparatevi ad assistere a nuovi colpi di scena inaspettati nei prossimi capitoli.

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** L'odio e il dolore di Judy ***


Capitolo 21: L'odio e il dolore di Judy

La piccola agente cominciò ad aprire lentamente gli occhi. Era frastornata. La luce che entrava nella stanza in cui si trovava era molto forte: ciò la obbligò ad aprirli e chiuderli più volte…finché non riuscì ad abituarsi. Man mano che riacquistò la propria lucidità, Judy cominciò a ricordare tutto: Nick che era stato ferito per due volte; che era stata rapita dall'assassina, che si stava divertendo a spaventarla e a giocare con il proprio corpo…
L'ansia e il nervosismo la invasero di colpo, al punto che la coniglietta tentò di rialzarsi dal soffice letto su cui era sdraiata; ma fu trattenuta dalla zampa di un mammifero.
“Calmati Hopps!”
La leporide riconobbe subito quella voce familiare; e non appena si voltò vide il Capitano Bogo seduto al proprio fianco, su una sedia.
“Signore…?” disse la leporide incredula, abbassando le orecchie. Non appena si calmò, osservò l'ambiente circostante: il letto su cui era sdraiata, l'enorme stanza con le pareti bianche con qualche sedia e altri due letti ai suoi fianchi, con i tre comodini piccoli che riempivano lo spazio vuoto tra questi ultimi, la finestra dalla quale entravano i raggi della luce del sole per illuminare la stanza.
“Dove…dove mi trovo?” gli chiese Judy, nonostante intuì la sua risposta.
“Ti trovi al Zootropolis General Hospital.” Le rispose il toro.
La leporide si guardò intorno, invasa da tante domande. Poi squadrò di nuovo il suo superiore. “Mi avete liberata?”
“No.”
“Ma allora…come sono finita qui?” chiese Judy ancora più confusa.
Il capitano sospirò, poi iniziò a raccontare tutto: era uscito dalla stazione di polizia ed era al telefono con il direttore generale della SWAT, e che ad un tratto era sbucato dal nulla un furgone marrone chiaro con il disegno di una specie di volpe guerriero sulla fiancata, e con i tubi di scarico che facevano un gran rumore; mentre era in movimento, le portiere posteriori erano state aperte. Il toro, che aveva chiuso bruscamente quella chiamata, aveva poi visto il corpo privo di sensi della coniglietta che veniva buttato per strada, mentre il furgone continuò a correre, per sparire poi dalla vista di tutti i poliziotti. Il bufalo era andato di corsa a vedere le condizioni della sua agente. La prima cosa strana che notò fu che la sua uniforme era stata strappata a metà, sul petto, come se fosse una camicia, ma il corpo non presentava alcun tipo di ferita o livido. A parte il fatto che la leporide fosse stata drogata con una gran quantità di sedativo pesante, per il resto stava comunque bene. Tuttavia il capitano aveva chiamato l'ambulanza e aveva preteso che la propria agente venisse ricoverata con enorme urgenza. I soccorsi erano arrivati in poco tempo, e la piccola mammifera fu subito messa in sala operatoria non appena arrivarono in ospedale.
Al termine del racconto, Judy fu invasa dall'ansia e da una gran quantità di domande.
“Dov'è Nick?”
“È ricoverato qui anche lui; e sta bene…”
“I miei genitori…”
“Ho preferito non avvertirli: poiché sono in pericolo e avrebbero fatto di tutto per venire qui, ho scelto di non mettere il pericolo la loro incolumità.”
“E il furgone…?”
“I miei agenti migliori stanno setacciando la città per trovarlo.”
La coniglietta smise fare altre domande, e volse lo sguardo in basso; dopo pochi istanti tentò di alzarsi dall' enorme letto in cui si trovava.
“Voglio partecipare alle indagini.”
“Non sei in grado di indagare, al momento.” ribatté il bufalo con tono calmo.
“Signore…” disse la piccola agente con tono deciso. “Non posso rimanere con le zampe nelle zampe…devo andare a interrogare la signorina Hawkins.”
“La signorina Hawkins è irreperibile; e per di più ho anche mandato due agenti a casa sua; mi avevano riferito che era stata messa a soqquadro.”
Non appena sentì ciò, la coniglietta abbassò nuovamente le orecchie, e assunse un'espressione preoccupata.
“Per caso…avete trovato…il…”
“No.” fu la risposta secca del bufalo. “Teme che sia morta?”
“Non lo so…ma sono preoccupata.”
Il capitano si limitò ad annuire, poi si alzò dalla sedia.
Improvvisamente iniziarono a sentirsi, dal corridoio, delle voci: sembrava essere una discussione accesa, a giudicare dai toni alti che quei mammiferi stavano usando.
Dopo aver sbuffato, il bufalo andò a vedere cosa stesse succedendo, lasciando Judy completamente assorta nei propri pensieri. La casa di Linda che era stata messa a soqquadro, e per di più la stessa proprietaria che era scomparsa e irraggiungibile. Cominciò a temere che ci fosse lo zampino della killer…ma perché lo avrebbe fatto?”
“Vi ho detto che sto bene!”
La leporide tese l'orecchio, poi volse lo sguardo verso l'ingresso della camera. Dopo pochi istanti apparve il suo amato Nick, con indosso gli abiti bianchi sterilizzati dell'ospedale, insieme al loro superiore e a un medico. Si vedeva chiaramente che stavano discutendo. Non appena Judy lo vide, i suoi occhi le diventarono lucidi, e fu anche sul punto di piangere e allo stesso tempo di esultare perché non era morto. A prescindere dalle proprie condizioni, Judy tentò di rialzarsi per andargli incontro. Dopo essere saltata giù dal letto, andò incontro al suo partner; e non appena lo raggiunse, lo abbracciò forte.
“Oh…Judy!” esclamò Nick ricambiando l'abbraccio.
“Per un attimo…ho creduto di averti perso!” disse la coniglietta, iniziando a piangere.
“Nessuno può eliminare una volpe come se niente fosse.” rispose il canide con tono sarcastico.
Nel frattempo, i due dottori e il Capitano Bogo osservarono quella scena da strappalacrime.
“Va bene.” si intromise il grosso bufalo, il quale si inginocchiò a terra per parlare a quattr'occhi con i suoi piccoli agenti. “Vi lasciamo soli per qualche minuto, ma dopo pretendo che vi sottoponiate a dei controlli medici approfonditi. Ci siamo capiti, Wilde?”
“Ho detto che sto bene, capitano…”
“Nick!” intervenne Judy. Non appena la volpe osservò lo sguardo preoccupato della propria compagna, che supplicava di smettere di discutere e di insistere, decise di essere più collaborativo.
“Va bene, Signore.”
Il loro superiore si limitò ad annuire, poi se ne andò, lasciando soli i due agenti, che puntualmente entrarono nella stanza. Dopo aver chiuso la porta, per evitare di venire disturbati bruscamente da qualcuno, i due piccoli mammiferi si abbracciarono forte. Lei iniziò a piangere.
“Non piangere, Carotina…” tentò di consolarla Nick accarezzandole la testa; poi decise di darle un bacio sul collo, dopodiché sulla spalla destra.
All'inizio si sentì confortata, e il bisogno di rimanergli vicino era forte; ma non appena avvertì i suoi baci, i suoi pensieri ritornarono a soffermarsi nei momenti in cui aveva visto il partner a un passo dalla morte…quando Io aveva osservato delirante e agonizzante. Ricordò persino le parole che aveva pronunciato prima di perdere i sensi.
A causa di quei ricordi, la leporide lo spinse violentemente, allontanandolo da lei.
“Judy!” esclamò Nick stupito. Non appena squadrò la coniglietta, vide la sua espressione impaurita, e i suoi occhi sgranati.
“Che ti succede?” le chiese il canide preoccupato, che tentò di venirle incontro.
Dopo aver visto il proprio partner avvicinarsi, Judy fece qualche passo indietro, allontanandosi da lui.
“Stammi lontano!” disse Judy con tono alterato. Nick si fermò, scioccato da quella risposta e dal tono che aveva usato.
“Ma che ti prende?” chiese bruscamente la volpe, che dopo aver abbassato le orecchie si preoccupò ancora di più.
Anche Judy abbassò le proprie orecchie. Stava tremando. Aveva paura. E dagli occhi incominciarono a vedersi le prime lacrime rigarle il viso.
Non appena il canide la vide in quello stato, tentò di consolarla e di venirle di nuovo incontro.
La leporide avrebbe voluto allontanarsi, o impedirgli di avvicinarsi; ma non lo fece. Sentì le sue zampe appoggiarsi sulle proprie spalle, e lo vide inginocchiarsi, affinché potessero guardarsi negli occhi mentre parlavano.
“Ascoltami, Carotina: ti prometto che acciufferemo quella stronza, e che le daremo anche una lezione che non dimenticherà mai…”
“No…” disse Judy scuotendo leggermente la testa.
“Cosa?”
“Io…”
Il canide vide la sua fidanzata piangere a dirotto; aveva le orecchie e lo sguardo abbassato, e i pugni chiusi.
La propria preoccupazione crebbe.
“Judy!...Dimmi che cosa hai!” disse bruscamente Nick scuotendola per le spalle: era preoccupato, e iniziò a temere che quella killer bastarda le avesse fatto qualcos'altro di grave, e che Judy avesse paura di dirlo.
“Io non voglio più vederti!” urlò la piccola agente in preda al pianto.
A quel punto i due piccoli mammiferi si guardarono stupiti: Nick non si aspettò una simile risposta; Judy, invece, sapeva benissimo a quali conseguenze sarebbe andata incontro dicendo quelle parole, che avrebbe voluto non pronunciare, ma non voleva trovarsi nella situazione in cui il suo partner sarebbe stato ucciso da quella pazza davanti ai propri occhi, sentendosi incapace di fare qualcosa per aiutarlo e salvargli la vita. Voleva proteggere il suo amato Nick, ma compiere quella scelta significava far del male a lui e a se stessa, soprattutto farlo in quel modo brusco. Tuttavia non si aspettò di avere avvertito la sensazione di essersi autoinflitta una coltellata al cuore dicendo quelle parole.
“C…Come?” chiese Nick allibito, che non si aspettò una simile risposta.
Judy tremò e continuò a stringere sempre più forte i pugni.
“Hai sentito bene, Nick: non voglio più vederti!...E voglio anche che tu sparisca per sempre dalla mia vita!” urlò Judy nel tentativo di nascondere le proprie vulnerabilità e il dolore.
Il canide rimase stupito da quelle parole e dal tono che aveva usato…ma nonostante ciò, tentò di reagire.
“Non è vero…non è vero che non mi vuoi più vedere!” disse con tono serio e duro alla partner.
Non appena vide la sua espressione severa, la coniglietta abbassò lo sguardo e le orecchie poi iniziò a piangere.
“Tu non capisci…” disse a malapena Judy, in preda al pianto. “No, Carotina: sei tu che non capisci. Non puoi rifiutare il mio aiuto solo perché quella puttana mi ha procurato qualche graffio…”
“Sei un idiota ottuso!” urlò la leporide furiosa, che si diresse decisa verso Nick e gli diede una spinta.
“Non capisci proprio niente!...”
“Che cosa dovrei capire?! Eh?! Che cosa?!” ribatté il canide con il suo stesso tono, e ricambiando la sua spinta.
La piccola agente perse l'equilibrio, e si ritrovò a squadrare allibita il proprio partner; il nasino iniziò a tremarle, le orecchie erano basse, e gli occhi spalancati per la paura. In quel momento ebbe la sensazione di rivivere il ricordo in cui era stata spinta da Gideon Gray, quando era ancora un bullo che voleva prendersela con i più deboli. In quell'occasione Judy aveva trovato la forza di reagire, poiché non si era mai sentita vulnerabile, ed era guidata dall'entusiasmo e dall'impegno di voler affrontare i pericoli e cambiare il mondo.
Non appena vide l'espressione impaurita della coniglietta che aveva appena spinto a terra, Nick cambiò completamente espressione, non appena si rese conto di ciò che aveva fatto.
“Scusami.” disse il canide, che corse immediatamente ad aiutare la propria collega.
Per tutta risposta, Judy si allontanò.
“Ti ho detto di starmi lontana!”
La volpe si fermò, osservandola con preoccupazione.
“Perché fai così?”
La leporide non rispose, e l'unica cosa che fece fu di alzarsi da terra e di correre a nascondersi dietro il letto. Dopo essersi messa seduta per terra, con il capo piegato in avanti e le ginocchia alzate per coprirlo, pianse a dirotto, maledicendo nei propri pensieri tutto e tutti…soprattutto l'assassina.
Nick, che sentì il pianto della propria partner, ripensò alle sue parole e a ciò che le aveva fatto; abbassò il proprio sguardo, dicendo a se stesso che aveva sbagliato a reagire in quel modo: si sentì in colpa. Per un istante pensò di andare di nuovo da lei per tentare di sostenerla e di consolarla, ma le parole che erano uscite dalla sua bocca gli fecero cambiare idea: si voltò e uscì, chiudendo la porta alle sue spalle. Invece di tornare nella propria stanza, la volpe rimase appoggiata sul muro, poi si sedette a terra, con lo sguardo abbassato e le braccia conserte per nascondere le lacrime che iniziarono a rigargli il viso, e ad attutire i deboli versi che fece quando cominciò a piangere.

Rimasta da sola nella stanza dell'ospedale, Judy pianse ininterrottamente per mezz'ora, senza badare al proprio partner, che era uscito fuori. All'inizio aveva creduto fosse giusto troncare la loro relazione e ogni tipo di rapporto sentimentale che aveva instaurato con lui affinché lo potesse proteggere da quella psicopatica assassina. Ma dopo avergli detto quelle parole e averlo allontanato con aggressività e antipatia, si sentì invasa dai sensi di colpa: non solo aveva ferito i suoi sentimenti, ma ebbe la sensazione di aver distrutto e abbattuto anche qualcosa che le apparteneva…e che l'aveva portata ad amare e ad affezionarsi a quella volpe. Non sapeva cos' era, né sarebbe riuscita a descriverla; ma capì che era legata ai propri sentimenti. Aveva scelto di metterla da parte, e così facendo l'aveva inavvertitamente fatta a pezzi. Continuò a ripetersi che lo aveva fatto per proteggere Nick, ma non servì a nulla: la sofferenza non fece altro che aumentare, insieme ai sensi di colpa, fino a quando quella giustificazione che diede a se stessa svanì, lasciando la povera coniglietta alle prese con gli sbagli che aveva compiuto poco fa.
Che cosa ho fatto, disse tra sé Judy, rivolgendo i propri pensieri a Nick, che sicuramente stava soffrendo a causa di ciò che gli aveva detto. Iniziò a desiderare con tutto il cuore di ritornare indietro nel tempo e rimediare all'errore. Improvvisamente cominciò a ripensare ai momenti in cui Nick era stato ferito dall'assassina e si era accasciato a terra, morente.
Strinse forte i pugni, lasciandosi invadere dalla rabbia e dall'odio verso la causa di tutto. A quel punto si alzò improvvisamente in piedi, carica di una nuova adrenalina che la rese lucida all'istante; andò a prendere il telefono. Dopo aver trovato il numero che le interessava, avviò la chiamata.
“Pronto.”
“Ciao, Fru Fru.”
“Oh Judy! Ciao!”
“Ascoltami…” la interruppe la coniglietta. “Ho bisogno dell'aiuto di tuo padre.”
La chiamata durò a lungo, e non appena la terminò si mise la divisa in fretta e uscì, senza farsi notare da nessuno, dall'ospedale.

Dopo averci messo qualche ora ad arrivare alla periferia della città, dovette aspettare soltanto pochi minuti l'arrivo della piccola mammifera che era in contatto con l'assassina: l'avvocatessa Mariangela Monteleone. Grazie all'aiuto di Mr. Big, che considerava la giovane agente di polizia un membro della famiglia, e lo era diventata veramente, era riuscita ad attirarla lontano dai quartieri più abitati, affinché nessuno potesse disturbare l'interrogatorio che le aveva riservato.
La coniglietta vide la piccola automobile gialla che andò a parcheggiarsi vicino al marciapiede, a pochi passi da lei; dopodiché la pica che scese dal mezzo e iniziò a guardarsi intorno con aria incuriosita: non poté notare la leporide, poiché si nascondeva sull'altra sponda del vicolo, completamente invisibile a chiunque gettava un'occhiata rapida e fugace da quella posizione.
Sporgendo appena la testa, senza far notare le orecchie, Judy vide la pica dirigersi verso l'enorme ingresso di quell'edificio sudicio e malfamato; e quando la vide impegnata a salire gli enormi scalini delle scale, decise di passare all'azione.
“Ha bisogno di una mano?” chiese con tono duro alla pica, la quale non si era minimamente accorta di nulla.
“Uff…Grazie, ma ce la faccio…” Nel preciso momento in cui la pica si voltò e rimase sorpresa e immobile non appena seppe con chi ebbe a che fare, Judy la afferrò con rapidità e imboccò il vicolo nel quale si era nascosta prima, tenendo la presa ben stretta su di lei affinché non avesse potuto tentare di fuggire.
“Dimmi chi è la mammifera che mi vuole morta, brutta stronza!” disse Judy furiosa, mentre appoggiò sul muro il pugno nel quale era tenuta prigioniera Mariangela.
“Giuro che questa me la paghi: ti denuncerò per il sequestro di persona e per abuso di potere!”
“Perché ce l'hai con me!? ” urlò Judy.
“Perché?!” rispose Mariangela.
“Si! Perché!?”
Le due mammifere si guardarono dritte negli occhi, nei quali balenava la rabbia.
“Perché anni fa tu avevi provocato disordini a Little Rodentia, nel tentativo di acciuffare una donnola che aveva un borsone marrone chiaro!...Mi ero lamentata e avevo anche sporto denuncia contro di te per ciò che avevi fatto. Ho sperato che il Capitano Bogo avesse provveduto a cacciarti via dalla polizia; ma quando avevo saputo che invece ti saresti occupata di uno dei casi dei mammiferi scomparsi…Non lo potevo accettare.”
Dopo aver ascoltato il racconto, la rabbia di Judy crebbe.
“E così decidi di metterti d'accordo con una killer per vedermi uccisa?!”
“Si! Perché meriti di morire, dopo quello che avevi fatto!”
“Tu sei veramente pazza!” esclamò la leporide, che iniziò a stringere ancora di più la presa.
“Se la giustizia legale non può trionfare, allora prevalga quella fisica e diretta.”
A quel punto Judy sguainò gli artigli, dalla zampetta libera, e puntò l'indice sulla faccia di Mariangela.
“Dimmi chi è l'assassina che mi vuole morta!”
L'avvocatessa iniziò a ridacchiare divertita.
“Che fai altrimenti? Mi ucciderai, se non te lo dico?”
“Grrr…Stammi bene a sentire, schifosa puttana, giuro che ve la farò pagare cara a tutti e due!”
“Io penso che non avrai la possibilità di farlo.” Fu la risposta della pica.
Dopo aver sentito quelle parole e successivamente un click metallico, la coniglietta si voltò. Lei era lì, con la pistola puntata sulla sua preda.
“Molla la presa sulla pica e allontanati da lei.”
Anche se contrariata e infuriata, la leporide fu costretta ad obbedire. Dopo aver lasciato andare l'ostaggio ed essersi allontanata di qualche passo, fulminò con lo sguardo la sua persecutrice.
“Prima o poi, io ti ucciderò.”
La killer, dopo essersi limitata a rispondere a quella minaccia con un ghigno, puntò velocemente la pistola sull'avvocatessa, che si stava sistemando la giacca, e le sparò. Judy si voltò rapidamente, stupita da quell'inaspettato gesto. Nel punto in cui un istante prima si trovava la pica, ora c'era una macchia di sangue, che agli occhi della coniglietta sembrò essere una piccola macchia; ma per i mammiferi più piccoli sarebbe apparso come un lago di sangue. Non c'era più traccia del corpo, che era stato squartato dal grosso proiettile dell'arma della killer, che lasciò spazio al resto degli organi che erano fuoriusciti subito dopo.
La coniglietta fu invasa dal disgusto e dalla paura; ed iniziò subito a chiedersi perché lo avesse fatto. Ma non appena si voltò di nuovo, la killer sparò ancora.
Judy sentì il suo colpo che era andato a segno sul proprio petto. Sentì le proprie forze abbandonarla, e si inginocchiò a terra. Non riuscì a credere che fosse la fine. Quando abbassò per un breve momento lo sguardo, poté notare il proiettile dal quale era stata colpita. Prima di svenire lo prese; era rosso, più grande e in una delle estremità c'era un piccolo ago, mentre nell'altra un piccolo ciuffo di peli di plastica.
“Figlia di puttana.” disse con un filo di voce la leporide prima di perdere i sensi e accasciarsi a terra.

Angolo autore
Eccomi di nuovo qua. Nonostante sia parecchio impegnato, in questo periodo, a scrivere la mia Tesi di Laurea e a prepararmi ad affrontare l'esame di Laurea, ho trovato il tempo di terminare e pubblicare questo capitolo: lo avevo iniziato a scrivere da Marzo, poi lo avevo interrotto a causa della mancanza di ispirazione. Poi giovedì ho avuto l'ispirazione e ho approfittato per finirlo (visto che avevo scritto metà del capitolo).
Ne approfitto anche per dirvi che in questo mese non sarò attivo nel sito, visto che ho l'esame di Laurea che dovrò affrontare.
Spero abbiate capito a quale evento accaduto nel film di Zootropolis si stava riferendo la pica quando viene interrogata da Judy.

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Vittima innocente ***


Capitolo 22: Vittima Innocente

Con enorme fatica, la coniglietta riprese finalmente i sensi. Era notte fonda, e ciò significava che non riusciva a vedere tutto ciò che si trovava in quel vicolo...neppure il sangue della pica che era stata assassinata davanti ai propri occhi. I ricordi di quell'inaspettato omicidio riaffiorarono nella mente senza alcuno sforzo; e solo a pensarci le venne il voltastomaco. A quel punto decise di chiamare Nick, affinché avesse potuto avvertire i loro colleghi, insieme alla Scientifica, per avviare le indagini e scovare qualche indizio. Dopo aver preso dalla tasca dei pantaloni il proprio cellulare, inizio a premere qualche tasto. Lo schermo continuava ad essere nero, e non accennava ad accendersi.
Fantastico, disse tra sé Judy non appena capì che era scarico; e che non avrebbe potuto avvertire nessuno del fatto che c'era stato un omicidio.
Poiché sarebbe stato inutile rimanere lì, e che non aveva la possibilità di telefonare a Nick o ai propri colleghi, la leporide uscì dal vicolo ed iniziò a guardarsi intorno: per essere un quartiere che si trovava alla periferia della città, le strade erano completamente deserte, oltre ad essere illuminate dalle luci dei lampioni. Lo trovò molto insolito. Dopo aver osservato i dintorni, Judy rifletté per alcuni istanti: poiché erano passate parecchie ore da quando era scappata dall'ospedale, Nick e il Capitano Bogo si sarebbero accorti subito della sua mancanza; e dal momento che non potevano contattarla, avrebbero aperto indagini ed effettuato ricerche per ritrovarla, con addosso la preoccupazione che le fosse accaduto qualcosa. Decisa a non far accadere ciò, Judy andò a destra e iniziò a correre per raggiungere in fretta la fermata dell'autobus. Non appena arrivò all'incrocio, si preparò ad attraversare la strada; ma in quel preciso istante fu trattenuta da una grossa zampa che le impedì di muoversi.
“Dove credi di andare, bocconcino?”
Improvvisamente Judy fu sbattuta violentemente contro il muro, trattenuta da quella stessa zampa che le impedì di fuggire. Il lupo abbassò la testa fino ad incrociare lo sguardo della sua preda; i due mammiferi si guardarono negli occhi, permettendo ad entrambi di vedere nello sguardo dell'altra le emozioni e le sensazioni che in quel momento provavano. Per di più, la piccola agente notò il muso del lupo che si avvicinò sempre di più; quando lo vide annusare la sua preda, sentì i suoi respiri e il suo alito che puzzavano d'alcol. Si sentì disgustata ed iniziò ad avere la nausea.
La propria paura iniziò ad aumentare: sapeva molto bene che un mammifero ubriaco, predatore o preda che fosse, era capace di fare pazzie in qualsiasi momento, poiché non aveva la lucidità mentale per ragionare.
“Mmm...Sei uno schianto.” riprese a parlare quel lupo. “Che ne dici di venire a casa mia e di divertirci un po' ?”
La coniglietta sentì il proprio cuore batterle forte, e fu invasa da una paura completamente diversa da quella che aveva provato finora nei confronti della propria persecutrice: entrò nel panico.
“Lasciami andare immediatamente!” esclamò Judy, che si dimenò nel tentativo di liberarsi dalla sua presa.
Il predatore la osservò divertito e si mise a ridere.
“Fai bene a temermi, dolce e tenera coniglietta.” dopo aver detto ciò, il lupo strappò la sua maglietta a metà ed iniziò a baciarle e a leccarle la pancia.
La leporide si sentì paralizzata di fronte a quei gesti pervertiti: sentì la propria paura che fece svanire il coraggio e qualsiasi intenzione di reagire alle azioni del grande predatore. Iniziò ad emettere dei gemiti, nonostante non fosse piacevole. Improvvisamente sentì la rabbia e l'odio crescere dentro di lei: e ciò la costrinsero a fare ricorso a tutte le proprie forze che aveva per impedire a quel pervertito di portare a termine il suo tentativo di abusare di lei. In quel momento si rese conto di non essere più prigioniera della presa del lupo, che aveva tolto la sua zampa quando aveva iniziato a fare...ciò che stava facendo in quel momento. A quel punto tirò fuori gli artigli e graffiò sul viso l'alcolista stupratore, spingendoli a fondo e lasciandogli una cicatrice ben visibile, dalla quale fuoriuscì tanto sangue. Il lupo fu costretto ad allontanare il proprio muso e ad alzarsi in piedi, smettendo così di abusare di lei, e iniziò ad ululare dal dolore.
“Maledetta puttana!” urlò il predatore furioso, che finì per frantumare la bottiglia di vetro sul muro, trasformandola in un'arma tagliente pericolosa.
Non appena Judy vide cadere i pezzi di vetro, balzò fulmineamente su un lato per evitare di procurarsi dei tagli profondi. Il lupo seguì con lo sguardo i suoi movimenti; poi, con l'espressione furente e la bottiglia rotta che teneva stretta per il collo, si diresse verso la sua preda, con l'intenzione di fargliela pagare molto cara. Non appena la leporide capì le intenzioni del canide, senza dare il minimo spazio ai ragionamenti, si mise a quattro zampe e iniziò a correre. Con un rapido balzò riuscì a passare in mezzo alle gambe del grosso mammifero e andò a prendere uno dei frammenti della bottiglia di vetro. Lo stupratore si voltò, senza cambiare l'espressione sul proprio volto.
“Io ti ucciderò, stronza!”
Non appena il lupo si abbassò per tentare di colpirla, l'agente Hopps, con determinazione e rabbia, gli piantò sul collo quel frammento appuntito di vetro, spingendolo a fondo con tutta la forza che aveva in corpo, venendo successivamente investita da un fiume di sangue, che fuoriuscì dal corpo di quel predatore con gran violenza. Mentre la coniglietta urlava, il canide fece dei versi soffocati. In un istante, lo stupratore si accasciò a terra, senza mostrare segni di vita. La piccola agente si allontanò di pochi passi.
Non appena ritornò lucida, guardò il corpo senza vita del lupo. Per la prima volta si sentì...confusa e spaventata. Sapeva che lo aveva ucciso per difendersi, tuttavia i sensi di colpa iniziarono ad assalirla, come se avesse compiuto un omicidio. Ripeté a se stessa che era stata costretta ad ucciderlo, e che non lo poteva evitare. Eppure sentì una fitta allo stomaco: cominciò ad aver paura di se stessa, come se avesse appena scoperto di avere, dentro di lei, qualcosa di oscuro e pericoloso...qualcosa che aveva risvegliato in lei una rabbia e un odio che l'avevano portata ad uccidere quel predatore. Per la prima volta, di fronte a queste sensazioni ed emozioni, Judy ebbe paura di se stessa.
“O mio Dio!”
Non appena la leporide sentì alle proprie spalle quella voce, si voltò rapidamente, con gli artigli sguainati.
“Stammi lontana, o ti ammazzo!” gridò Judy terrorizzata, pronta a difendersi da chiunque le avesse fatto del male.
“Ehi, ehi, calma!” rispose l'enorme mammifero alzando le zampe in alto per far capire alla piccola agente che non aveva cattive intenzioni.
La coniglietta squadrò il grande elefante che vide davanti a sé: aveva un volto familiare.
“Sono James Collins, agente Hopps. Lavoro come guardia nel penitenziario dal quale era evasa Dawn Bellwether. Ti ricordi di me?”
La leporide, tremolante, ritrasse gli artigli e rilassò i muscoli delle proprie zampette.
“Che...che ci fai qui?”
“Stavo tornando a casa: io vivo qui...Finché non ho sentito ululare quel lupo.”
La piccola agente si voltò, osservando il cadavere del proprio assalitore, poi rivolse di nuovo lo sguardo all'elefante; “Mi aveva aggredito...e...e...mi voleva sbranare!”
“D'accordo, calmati!” rispose rapidamente Collins, il quale conosceva bene quel criminale: era stato un pescatore, ma da quando era stato licenziato aveva preso i vizi di frequentare diversi bar e di ubriacarsi, finendo per chiudersi nella propria sofferenza e diventando violento e maleducato con chiunque. Era stato arrestato diverse volte per disturbo della quiete pubblica e tentato omicidio, durante alcune risse, e rilasciato dopo qualche mese. Non aveva mai tentato di riabilitarsi, e a quanto si sapeva, non aveva parenti in vita.
“Adesso ti chiamo un'ambulanza .” disse l'agente Collins prendendo dalla tasca il proprio cellulare.
“No!”
“Cosa?”
“Voglio andare a casa!”
“Ma ti sei guardata? Dove credi di andare, ridotta in questo stato?!” disse James squadrando la coniglietta: era agitata, impaurita ed era completamente sporca di sangue...probabilmente poteva anche essere ferita.
Invece di rispondergli, Judy iniziò ad incamminarsi, evitando lo sguardo dell'enorme mammifero che voleva aiutarla. Ad un tratto fu trattenuta per una zampa.
“Ti porto a casa io: non puoi gironzolare per le strade d Zootropolis in queste condizioni.”
La leporide pensò di ribattere e rifiutare il suo aiuto, ma alla fine decise di non farlo.
Dopo essere saliti in macchina, l'elefante accompagnò la piccola agente a casa.

Dopo qualche ora, seguendo le indicazioni che le dava Judy, i due mammiferi arrivarono nei pressi della tenuta del pangolino. Per le strade erano presenti un gran numero di auto della polizia e tre ambulanze.
“Ma che diamine sta succedendo?” chiese Judy, rivolgendosi più a se stessa.
L'enorme mammifero non rispose, ma fu ugualmente preoccupato: aveva fatto bene ad insistere nel voler accompagnare la coniglietta a casa sua.
Dopo aver parcheggiato la macchina, i due agenti si diressero nella zona in cui si trovavano i poliziotti occupati ad indagare. Ad un tratto Judy vide il proprio partner che stava parlando con un loro collega; non appena si girò e vide la sua partner, il canide le andò incontro correndo.
“Judy!...” esclamò Nick, sollevato di vedere che lei era ancora viva; ma cambiò improvvisamente espressione non appena vide le condizioni della sua amata. “Che cosa ti ha fatto?”
Non appena Judy notò che la volpe aveva iniziato ad usare un tono freddo e duro, abbassò le orecchie.
“Niente.” si limitò a rispondergli; era ancora turbata da ciò che le era accaduto prima, perciò poteva sembrare che non dicesse la verità.
“Non mentirmi! Dimmi cosa ti ha fatto quella puttana!” urlò Nick, che la afferrò per le spalle e la scosse.
“Non ti sto mentendo!” urlò Judy, che per tutta risposta lo spinse.
“E' la verità.” intervenne James Collins. “Era stata aggredita da un alcolista che voleva abusare di lei.”
Dopo aver ascoltato la risposta dell'elefante, Nick rivolse un'occhiata prima all'agente Collins, poi alla propria partner, di nuovo.
“Che cosa ti ha fatto quello…”
“Non ha potuto farmi nulla...” rispose Judy, che tentò controllare il proprio stato d'animo.
Tuttavia Nick si accorse dell'incertezza e dell'esitazione che in quel momento ebbe la propria partner, ma non poté minimamente pensare cosa le era accaduto…né volle aspettare che lei finisse di parlare.
“Mi vuoi dire dove caspita eri andata?” chiese con tono alterato il canide preoccupato.
“Era andata a Freaks Square, uno dei quartieri alla periferia di Downtown.” Intervenne James.
“Nessuno ti ha interpellato!” rispose sgarbatamente la volpe.
“Nick!” esclamò Judy, che non approvò affatto il tono che aveva usato il proprio partner.
“Lo sai che mi ero preoccupato?! Credevo tu fossi stata uccisa da lei!!” continuò a urlare il canide, dando per scontato che la leporide sapesse cosa fosse successo.
A quel punto Judy abbassò le orecchie, e iniziò a guardarsi intorno, osservando il via vai dei dottori, dei poliziotti e dei colleghi della scientifica.
“Cosa è successo qui?”
“Avevamo ricevuto una chiamata anonima, che ci aveva segnalato un pluriomicidio alla Tenuta del Pangolino…”
Non appena sentì ciò, la coniglietta sgranò gli occhi, poiché viveva lì…ed aveva anche iniziato ad avere un'idea di chi fosse il colpevole…in questo caso, “la colpevole”. Senza perdere altro tempo, Judy si precipitò immediatamente verso l'ingresso dell'edificio. Gli agenti Wilde e Collins la seguirono di corsa, preoccupati; con la sola differenza che la volpe sapeva molto bene a quali pericoli andava incontro la sua partner.
“Fammi passare!” esclamò Judy spingendo uno della scientifica, che guarda caso era un castoro. Non appena varcò l'ingresso dell'edificio, vide uno spettacolo veramente raccapricciante: la stanza era completamente sporca di sangue; mentre a terra erano presenti delle linee bianche ondulate che formavano i contorni di un qualche mammifero. Erano in tutto tre forme: ciò significava che erano morti tre mammiferi. Judy fu talmente scioccata e sovrappensiero da non badare al suo superiore, che la stava chiamando; decise di entrare nella stanza e di percorrerla tutta. Fece tutto in fretta, senza avere un solo scrupolo che la fermasse: capì chi aveva fatto quel massacro…e sapeva bene che non si era limitata a fare questo. Non appena arrivò davanti la scalinata che conduceva ai piani superiori, notò la presenza di alcune impronte di stivali e dei segni di trascinamento, marcati chiaramente col sangue. Aveva fatto bene a seguire il proprio istinto…ma cominciò a temere che ci fosse un'altra vittima. Con gran rapidità la coniglietta salì i gradini delle scale, seguendo la scia di tracce insanguinate, fino ad arrivare...al piano in cui si trovava il proprio appartamento. Le impronte e i segni di trascinamento proseguivano per il corridoio. Judy prese la pistola dalla fondina e tolse la sicura. Camminò piano, e cauta…fino ad arrivare all'ingresso del proprio appartamento. La porta era appena socchiusa. Respirava profondamente, mentre la paura di ciò che avrebbe trovato dietro quella porta crebbe: cosa avrebbe trovato? La leporide tenne stretta la pistola. Dopo aver afferrato la maniglia, Judy aprì velocemente la porta e puntò in avanti l'arma. A quel punto si trovò ad osservare un altro macabro spettacolo: non c'era alcuna traccia dell'assassina, ma c'era un'altra delle sue numerose vittime…e non una qualunque: la gatta Linda Hawkins, che era stata irreperibile questa mattina, si trovava lì, appesa per i polsi con una corda legata al soffitto, senza vita; con indosso soltanto i pantaloni e con il petto nudo, crivellato di colpi.
La piccola agente abbassò immediatamente l'arma. Aveva gli occhi spalancati, la bocca aperta, e le orecchie che le si erano abbassate senza rendersene neanche conto.
“Judy; ti sta cercando...O mio Dio!” esclamò Nick, che dopo aver raggiunto la sua partner vide il cadavere della militare.
La camera era stata messa a soqquadro, e alle spalle del cadavere, sulla parete, c'era scritto, a caratteri grandi, col sangue, la parola “Innocente”.
La leporide sentì appoggiare sulla spalla destra una delle zampe di Nick. Nessuno dei due riuscì a parlare; ed entrambi fissarono il corpo senza vita della povera gatta. Judy iniziò a sentirsi in colpa. Improvvisamente il suo sguardo si soffermò sulla propria scrivania, sulla quale si trovava il computer acceso; era in modalità Stand By. Non ricordava di averlo lasciato acceso. Non appena andò a togliere quella modalità, notò che c'era un video aperto, in attesa di essere riprodotto. Decise di avviarlo. Le prime immagini che comparvero, mostrarono la povera Linda che era legata sui polsi a una sedia, e che si stava dimenando nel tentativo di liberarsi.

“Così tu saresti Linda Hawkins, eh?” “Che cosa vuoi da me?” rispose la gatta urlando. “Solo mandare un messaggio a un'amica che abbiamo in comune.”

Judy riconobbe quella voce metallica; poi finalmente la killer si fece vedere sullo schermo della telecamera: la vide avvicinarsi verso la sua vittima indifesa. Aveva tra le zampe una siringa, che la conficcò sul suo collo. La gatta iniziò a tremare e a dimenarsi con più foga.

“La sentì, non è vero? L'adrenalina che ha iniziato a circolare nel tuo corpo?”
“Grrr…Grrr…Che cazzo vuoi da me?!”

Judy iniziò a chiedersi cosa avesse in mente di fare quella killer psicopatica.

“Te l'ho detto: mandare un chiaro messaggio importante a un'amica in comune.”

Dopo aver sentito ciò, la leporide vide comparire di nuovo l'assassina sullo schermo della telecamera. Stava avvicinandosi di nuovo verso Linda, che iniziò ad avere i polsi insanguinati e a dimenarsi con più grinta. A quel punto notò che quella pazza le stava ancora iniettando qualcosa con la siringa. Ad un tratto gli occhi di Linda iniziarono a dilatarsi sempre di più; tirò fuori gli artigli, e iniziò ad essere più aggressiva…fino a diventare selvaggia.
Judy guardò con gli occhi sgranati quel perfido video girato da quella psicopatica, che aveva reso selvaggia quella povera felina innocente; e che sicuramente si sarebbe divertita a torturarla. Avrebbe desiderato essere lì e prenderla a pugni…anche a crivellarla di colpi, pur di salvare quella gatta innocente.
Ad un tratto la telecamera si mosse in alto ed iniziò a riprendere l'assassina.

“Hai osato sospettare dei miei crimini la mammifera sbagliata.”

La coniglietta, turbata e sconcertata, iniziò a scuotere la testa e a blaterare diverse volte “No”: come se sapesse cosa sarebbe accaduto in seguito.

“Ora vedrai le conseguenze del tuo sbaglio!”

Dopo essersi mossa dallo schermo, la telecamera ritornò a riprendere Linda dalla stessa posizione di prima. Dopo pochi secondi, durante i quali Judy vide la povera militare dimenarsi furiosamente ed emettere versi aggressivi, si sentirono diversi spari.
“No!” esclamò Judy alzandosi dalla sedia, e battendo i pugni sulla scrivania; mentre vide la povera vittima innocente agitarsi ed emettere gli ultimi versi aggressivi…e respiri di vita. Dopo gli spari, il corpo senza vita di Linda si accasciò sulla sedia, distendendo i suoi muscoli.
A quel punto, sullo schermo della telecamera, ricomparve l'immagine della killer, con il volto coperto dal passamontagna.

“Prova ancora ad accusare la mammifera sbagliata, e ti garantisco che ti farò trovare il suo cadavere ridotto peggio di questa gatta sfigata che ho appena ucciso. Perciò stai attenta a non sbagliare più, se tieni alle loro vite.”

Non appena quel video terminò, la coniglietta allontanò da sé il proprio computer e, con lo sguardo abbassato, iniziò a piangere.
Persino Nick, che aveva visto anche lui quel vide, fu profondamente turbato. Quell'assassina era più crudele e subdola di quanto avesse creduto prima, e ora ci mancava soltanto che riprendeva gli omicidi che compiva alle sue vittime e li inviasse a Judy, minacciandola di uccidere chiunque venisse accusata dei suoi delitti. Chi era quest'assassina? Perché era ossessionata e infuriata con Judy? Era forse pazza? Le risposte continuavano a sfuggire dalle loro menti.
“È morta...è morta per colpa mia!”
Non appena Nick squadrò Judy, si rese conto di non vedere più un’agente coraggiosa e sicura di sé: era impaurita, invasa dai sensi di colpa, insicura, addolorata.
Non poteva accettare ciò che le stava facendo quella stronza. Camminò verso di lei e le appoggiò una zampa sulla sua spalla destra.
“No: è stata quella stronza psicopatica ad uccidere Linda.” disse tentando di consolarla.
“Avevi ragione tu: non dovevo sospettare di lei.”
“Ti sei limitata a seguire la procedura.”
“Sono una pessima poliziotta: non merito di avere questo distintivo!”
Quelle parole confermarono i pensieri di Nick, il quale rimase comunque sorpreso di sentirle dire da lei. Dentro di sé sentì crescere un odio e una rabbia veramente enormi: voleva avere tra le proprie zampe quella pazza e ucciderla alla vecchia maniera: non meritava pietà, né di vivere.
“Non è vero che sei pessima...” disse la volpe avvolgendo la piccola e fragile leporide in un abbraccio.
“Si che è vero!” insistette Judy immersa nel pianto.
A quel punto Nick decise di non dare più spazio alle parole, e di lasciare spazio allo sfogo di emozioni della partner, che in quel momento non era lucida.

Angolo autore
Ciao a tutti! Innanzitutto vi chiedo scusa se ci ho messo tanto a scrivere questo capitolo: a causa del caldo e del fatto che mi stavo rilassando un po', ho avuto una mancanza di ispirazione incredibile. Una parte di questo capitolo lo avevo pianificato da tempo (la seconda parte), mentre l'altra l'avevo pensata in questo mesi. Spero possa piacervi e appassionare questo capitolo, poiché è la prima volta che scrivo…un simile capitolo.
Se notate errori, o se ho descritto male qualcosa, fatemelo sapere, che provvederò subito a correggerlo.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Sentirsi sbagliata ***


Capitolo 23: Sentirsi sbagliata

Dopo essere usciti dal palazzo, Nick decise di abbracciare e avvicinare a sé la povera Judy, la quale era molto sconvolta e turbata, nel tentativo di nasconderla alla vista dei loro enormi colleghi, fortunatamente impegnati a indagare. Persino il loro superiore era occupato a parlare con James Collins, che sicuramente stava raccontando ed esponendo i fatti che riguardavano l'aggressione ai danni della povera coniglietta. I due piccoli agenti camminarono con passo svelto e deciso verso la loro volante.
“Adesso andiamo al distretto, Carotina.” disse Nick alla propria partner, che oltre a tenere lo sguardo abbassato e attaccato al suo petto, non disse nulla: era rimasta scioccata e allibita da tutto ciò che le era capitato durante la giornata.
I due piccoli mammiferi, dopo essersi allontanati dalla scena del crimine e aver superato tre isolati, raggiunsero finalmente la loro vettura parcheggiata vicino al marciapiede: da quando aveva capito che quella fantomatica killer era pericolosa e da non prendere sotto gamba, il canide aveva deciso di essere più scrupoloso. Una volta saliti a bordo, Nick mise in moto la vettura, e dopo aver fatto le manovre necessarie per uscire dal parcheggio e andare sul verso opposto della strada, partì a gran velocità: non aveva alcuna intenzione di lasciare la sua amata alla mercé delle interviste dei giornalisti, che sarebbero sicuramente arrivati tra non molto, e alle ramanzine del loro superiore, poiché non era al momento in grado di poterli sopportare e affrontare con lucidità.
Non appena superarono il quartiere in cui abitava Judy, il rumore degli elicotteri dei Media si fece sentire; e la volpe poté notare come uno di essi passò sopra di loro, e anche un paio di auto che corsero sull'altro verso della strada per affrettarsi a raggiungere la scena del crimine.
“Scusami Carotina, ma devo fare una deviazione dal percorso ordinario.” disse improvvisamente Nick, che non appena raggiunse il primo incrocio a quattro direzioni girò a sinistra; a quel punto spense la luce dei fari della macchina e svoltò a destra, imboccando l'entrata in un vicolo e a quel punto parcheggiò l'auto e spense il motore, lasciando che il silenzio dominasse l'atmosfera. Dopo pochi minuti si sentirono i rumori di alcune auto che aumentarono non appena passarono alle loro spalle, e che diminuirono all'istante.
“Fiuuu…Pericolo scampato.” disse Nick ironicamente, il quale si aspettò una risposta dalla propria partner. Ma non fu così. Non appena rivolse lo sguardo alla leporide, preoccupato da questo silenzio, notò che aveva la testa e le orecchie abbassate.
“Carotina?”
A quel punto il canide si tolse la cintura di sicurezza e la raggiunse sul sedile del passeggero. Non appena vide il suo volto, notò che aveva un'espressione assente e scioccata.
“Judy…Che cosa hai?” chiese con tono preoccupato e malinconico, mentre le accarezzò delicatamente il viso con le zampe.
“È colpa mia.” fu la risposta della coniglietta, che iniziò a piangere di nuovo. “Sono stata io ad uccidere Linda”
“Che stai dicendo?” disse il canide incredulo.
“Avevo creduto che fosse lei l'assassina che fino adesso mi aveva perseguitato, ed ero anche pronta a mandarla in prigione…Ma senza volerlo, l'ho consegnata nelle zampe di quella pazza.”
“Sai bene che non è colpa tua, e soprattutto non sei stata tu a consegnarla nelle zampe di quella pazza.” disse Nick nel tentativo di far ragionare la povera partner, la quale si trovò ad essere invasa dai sensi di colpa. Capì bene cosa significava, poiché anche lui li aveva provati in passato, quando era piccolo…quando voleva entrare a far parte dei giovani scout: aveva continuato a ripetersi che aveva sbagliato, ma soprattutto era arrivato a dire che si vergognava di essere una volpe.
“Ma è colpa mia se quella stronza l'aveva rapita e poi uccisa…soltanto perché ero pronta ad accusarla di tutti quegli omicidi che non aveva mai compiuto!...Io non merito di avere questo distintivo!...Io sono pessima!” rispose Judy con tono alterato.
Nel sentire quelle parole, Nick rimase sconcertato: non solo non riuscì a credere a ciò che aveva appena sentito, ma neanche lo poteva accettare. Voleva arrabbiarsi e prenderla a schiaffi e di rimproverarla pur di farle ritornare la lucidità mentale e spingerla a reagire. Ma decise di non farlo, e di continuare a ragionare con calma.
“So cosa stai provando, Judy…” disse Nick con tono comprensivo.
“Non prendermi in giro!”
“Non ti sto prendendo in giro…”
“Tu non sai cosa significa essere responsabili della morte di qualcuno!” urlò la leporide, prima di ricominciare a piangere.
Il canide si aspettò quella risposta, ed era pronto a replicare. “Hai ragione: non so cosa si prova ad essere responsabili della morte di qualcuno, ma so cosa significa sentirsi in colpa per qualcosa che è accaduto, e nonostante tutto non siamo noi i responsabili di ciò, ma lo sono gli altri.”
Lo sguardo in lacrime della povera coniglietta, rivolto verso il basso e coperto dalle proprie zampette, si soffermò per un attimo su quello di Nick: notò la sua serietà, ma allo stesso tempo, e senza volerlo, gli mostrò la propria fragilità, che avrebbe voluto nascondere. Eppure vide che le sue zampe si mossero delicatamente, fino a sentirsi avvolta da un tenero abbraccio, poi ci fu il contatto tra i loro corpi, e la testa del partner che le passò accanto. Non appena la leporide ebbe la sensazione di sentirsi al sicuro da tutto, ricambiò l'abbraccio e si strinse di più a lui, poggiando la testa sulla sua spalla.
“Non è soltanto per la morte di Linda che mi sento così.”
La volpe ascoltò quelle parole con attenzione, poi si allontanò leggermente da lei, interrompendo di abbracciarla, per squadrarla in quegli enormi occhi lucidi.
Per quel breve istante, la coniglietta ebbe l'intenzione di approfondire l'aggressione che aveva subito da quel lupo, e raccontargli che era stata quasi violentata; ma non lo fece: aveva paura solo a pensarci, e per di più si vergognò di volerlo raccontare e temeva di venire giudicata, nonostante nel profondo sapeva che non aveva nulla da temere dal proprio partner.
“Allora, Judy?” chiese la volpe, notando l'esitazione della povera coniglietta.
La leporide iniziò a balbettare, poi abbassò la testa: si sentì traumatizzata da quell'aggressione, che sembrava le avesse tolto il coraggio.
“È per caso a causa di quell'alcolista che ha cercato di…aggredirti”
Non appena Judy ascoltò quella domanda, abbassò lo sguardo e fece leggeri cenni con la testa; poi si mise a raccontare da quando era scappata dall'ospedale, fino all'incontro con l'avvocatessa pica…omettendo la successiva aggressione che gli aveva fatto quel lupo.
“Io volevo soltanto mettere fine a questa storia!” disse infine la leporide dopo aver terminato il racconto.
Dopo averla ascoltata, e vedendola abbassare di nuovo lo sguardo, immerso nelle lacrime, la volpe le accarezzò delicatamente il mento e alzò il suo viso, fino a guardarla negli occhi.
“Sei stata imprudente.” disse Nick seriamente.
La coniglietta non replicò, e la volpe non aggiunse altro: entrambi si limitarono ad osservarsi a vicenda negli occhi, mentre pian piano i loro corpi iniziarono ad avvicinarsi. Non appena i due piccoli mammiferi avvertirono quel contatto spontaneo ed incontrollato, Judy abbracciò il suo migliore amico e affondò la testa sul suo mento, nel tentativo di cercare e avere la sua protezione.
Per un istante, Nick rimase sorpreso di vedere la propria partner compiere quel gesto, nonostante sapesse che sarebbe stato prevedibile. Dopo quel momento di esitazione, ricambiò quell'abbraccio, stringendola a sé come se gli appartenesse.
“Non le permetterò di continuare a farti del male.”
Nel sentire quelle parole, Judy abbracciò più forte Nick, contenta di avere un amico speciale come lui.
“Sono una pessima poliziotta e una pessima amica, vero?”
Nel sentire quelle parole, la volpe rimase ulteriormente sconcertata: in quel momento ebbe l'impressione non essere in compagnia della coniglietta estroversa ed entusiasta che aveva conosciuto tanto tempo fa. Probabilmente era ancora molto turbata per ciò che aveva visto questa notte a casa sua.
“Sai che non è vero: sei una bravissima poliziotta e una fantastica amica; sei riuscita a far diventare un agente di polizia una volpe scaltra e ottusa che un po' di tempo fa vendeva illegalmente ghiaccioli e legno di colore “rosso”, evadendo le tasse, e sei riuscita a guadagnarti la sua fiducia e il suo aiuto per risolvere quel famoso caso sui predatori scomparsi…ed eri andata da lui per consolarlo nel momento del bisogno e chiarire quell'equivoco che si era creato…tra noi due. Un qualsiasi altro agente di polizia mediocre non avrebbe mai fatto tutto questo.”
“Ma una mammifera è morta per colpa mia: solo perché avevo sospettato che fosse quella pazza assassina…” insistette Judy, che ripensò alla povera Linda, legata per i polsi da una corda che partiva dal soffitto, con il petto completamente nudo e crivellato di colpi, gli occhi chiusi e la bocca aperta che mostrava i denti sporchi del sangue, che le era colato nel momento in cui era morta. Ma l'aspetto peggiore era che quella psicopatica le aveva fatto vedere il video in cui mostrava come la stava uccidendo. A causa di quei ricordi che ricominciarono ad affiorare nella propria mente, ricominciò a piangere, e al contempo a tenere la testa appoggiata sul petto della volpe.
“Tu non sei responsabile di nulla: è stata quella stronza psicopatica a compiere quell'omicidio.” ripeté Nick, nel vano tentativo di continuare a consolare Judy.
“Io ho paura, Nick!” esclamò improvvisamente la leporide, che chiuse le proprie zampe a pugno e che, dopo aver interrotto l'abbraccio, volse lo sguardo verso il volto del proprio partner. “Ho paura di vedere e sapere che le prossime vittime possano essere i miei genitori, o te!...E per quanto mi impegno ad anticiparla e ad impedirle di uccidere ancora, lei riesce a trovare il modo di vanificare i miei sforzi e ad anticiparmi!...Io non voglio veder morire i miei cari!” disse infine la coniglietta confessandogli le proprie paure…e il motivo per cui non riusciva a concentrarsi ad indagare sulla propria persecutrice e a respingere l'aiuto del proprio partner.
Nick la squadrò negli occhi.
“Se continui a rifiutare il mio aiuto, non farai altro che peggiorare la tua situazione attuale…e che l’assassina riuscirà a far fuori i mammiferi a cui tieni di più al mondo.” fu la risposta del canide. “Ma se accetti il mio aiuto e collaboriamo come se fossimo una squadra, non solo riusciremo ad impedirle di uccidere chiunque capiti nel suo mirino, ma riusciremo a smascherarla e ad arrestarla…e soprattutto le faremo pagare caro tutti quegli omicidi che ha finora compiuto e del male che ti ha fatto.”
La leporide rifletté sulle parole di Nick. Dopo essersi asciugato il viso dalle lacrime con il braccio sinistro, si limitò a fare cenno con la testa, nonostante la sua espressione rimase incerta.
“E brava la mia Carotina.” disse il canide baciandole la fronte. “Domani sarà una giornata intensa per noi: perciò è meglio riposarci, cosicché potremmo concentrarci meglio sulle indagini di quella killer stronza.”
Dopo aver chiuso le sicure dell'automobile, attaccato sui vetri dei finestrini dei fogli di giornale e disteso i sedili, i due piccoli mammiferi si prepararono ad addormentarsi, l'uno vicino all'altro. Tuttavia Judy fece fatica ad addormentarsi, a causa della preoccupazione per i propri genitori; non sapeva quanti minuti, o addirittura ore, fossero passate, ma nonostante fosse invasa dall’agitazione e dalla malinconia, alla fine riuscì a chiudere gli occhi.

Dopo aver dormito, distesa per terra, Judy si svegliò di colpo. Il cielo era rosso come il sangue e le nuvole erano nere, il suolo era duro e pieno di polvere rossa scura, e un fumo rossiccio si sollevava da terra, contaminando l'aria.
“Nick!” urlò in preda al panico, senza ottenere risposta.
Non aveva idea di dove si trovasse, ed aveva paura. Poi fu un rumore impercettibile a catturare la sua attenzione e a far tendere le sue orecchie; non appena si voltò, vide una figura vestita di nero, delle sue stesse dimensioni. Judy sgranò gli occhi, poiché riconobbe quella killer psicopatica che stava avanzando lentamente. In quel preciso momento la coniglietta fu invasa dalla rabbia e dall'odio, e spinta dall'esigenza di farla finita una volta per tutte, prese dalla fondina la pistola e fece fuoco su di lei. Non appena vide quella mammifera cadere a terra, la coniglietta si avvicinò cauta verso di lei. La killer non si mosse, e non respirava. La piccola agente continuava a tenere la pistola puntata sul cadavere. Invasa ancora dalla rabbia, decise di toglierle il passamontagna, poiché voleva sapere a tutti i costi chi fosse realmente quella stronza. Non appena vide la sua vera identità, rimase allibita e sgranò gli occhi.
“Linda?!” esclamò Judy scioccata e incredula.
La gatta aprì velocemente gli occhi, dopodiché si alzò e afferrò il collo della divisa della leporide con una rapidità innaturale.
“Tu mi hai uccisa.” disse Linda con disprezzo.
“No…io non volevo…” replicò Judy dispiaciuta.
“Oh si che volevi farlo.”
La coniglietta si voltò verso la provenienza della voce: dal nulla apparvero diversi mammiferi di varie dimensioni; alcuni di loro indossavano la divisa della polizia.
“B…Bellwether?”
“Si Judy. Noi siamo morti per colpa tua: hai le zampe sporche del nostro sangue.” proseguì la pecorella.
“Tu ci hai consegnati a quell'assassina, e non ci hai protetti!” esclamò Linda.
“No…Mi dispiace!” replicò la leporide, che iniziò a piangere.
“Adesso sarai testimone del tuo fallimento!”
La piccola agente riconobbe la voce metallica: non appena si voltò di nuovo, in un'altra direzione, vide la killer con il passamontagna e i vestiti di nero: era armata di due pistole, e le stava puntando verso due mammiferi leggermente più grandi.
“No!...Mamma, Papà!” urlò Judy. “Non farlo, ti prego!”
La leporide tentò di raggiungerli, ma fu trattenuta da Linda, che continuava a tenere la presa sulla propria divisa. L’ultima cosa che vide fu lo sguardo sconvolto dei genitori, i quali caddero a terra dopo aver sentito i due spari.
“Noooooo!!!!” urlò furiosa Judy.
In quello stesso momento la gatta tirò giù la coniglietta, per poi trafiggerle il petto con un coltello.
Dopo aver emesso il lamento di chi era stato ferito gravemente, la piccola agente squadrò incredula la felina.
“Perché lo hai fatto?” chiese Judy, nonostante sapesse bene il motivo che l'aveva spinta a compiere quel gesto. “Mi dispiace…”
La coniglietta abbassò lo sguardo sul corpo senza vita di Linda e si mise a piangere a dirotto, invasa dai sensi di colpa per aver sospettato di lei e per averla consegnata nelle grinfie di quella puttana. Pochi secondi dopo si voltò di nuovo: la killer era sopra di lei, con la pistola puntata in basso. Desiderava reagire, lottare contro di lei e ucciderla, ma non lo fece, poiché non aveva più senso fermarla: non era riuscita a difendere i propri genitori, e aveva anche provocato la morte di diversi mammiferi innocenti. Chiunque avrebbe potuto leggere nei propri occhi il fallimento. Squadrò la killer con lo sguardo di chi aveva perso tutto, e di chi supplica di voler morire perché non aveva più senso vivere: aveva perso tutto e tutti, e voleva smettere di soffrire.
Come se avesse finalmente ottenuto ciò che voleva, la killer premette il grilletto della propria arma, facendo partire il proiettile che mise rapidamente fine alla vita della propria vittima, che prima di morire si accorse degli sguardi compiaciuti dei mammiferi che erano stati uccisi da quella psicopatica.

Alla fine di quel macabro incubo, Judy si svegliò di soprassalto. Era bagnata fradicia di sudore sul viso e su tutto il resto del corpo; respirava affannosamente, ed era in lacrime.
“Judy?”
Non appena la coniglietta si voltò, vide Nick, che oltre ad essersi alzato, aveva un espressione preoccupata. Invece di rispondergli, Judy andò ad abbracciarlo, piangendo a dirotto e forte.
“Era soltanto un brutto incubo, Carotina.” disse la volpe nel tentativo di consolarla, mentre la attirava di più a sé mentre la abbracciava.
Come se non avesse ascoltato quelle parole, Judy continuò a piangere e a singhiozzare.
In quel momento il canide capì che le parole non servivano più: bisognava aspettare che finisse di sfogarsi; così si limitò ad accarezzarla, e di aspettare che si calmasse.

Angolo autore
Rieccomi qua…tra giorni in cui sono stato impegnato col lavoro e momenti in cui non avevo ispirazione o ero impegnato, alla fine sono riuscito a terminare un altro capitolo in cui torturo la mia povera protagonista preferita (anche se scommetto che mi direte che non sembra essere così, visto il modo in cui la sto trattando).
Aspetterò con pazienza le vostre recensioni e, nel caso notiate degli errori che mi sono sfuggiti, fatemelo sapere. A presto.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Rivelazione scioccante ***


Capitolo 24: Rivelazione scioccante

Quando le prime luci del sole colpirono il vetro posteriore della macchina della polizia, che era stata completamente ricoperta da vari pezzi di giornale che i due agenti avevano messo ieri notte prima di addormentarsi, Nick si svegliò. Non seppe dopo quanto tempo si fosse addormentato ma l'ultima cosa che ricordò fu il momento in cui la propria partner si era svegliata di soprassalto dopo aver fatto un altro incubo e si era messa a piangere.
Probabilmente dovevano essersi riaddormentati senza rendersene conto, dal momento che era ancora avvolto dal suo abbraccio. Con la dovuta delicatezza sposto una delle sue zampine, facendo molto attenzione a non svegliarla. Dopo essersi alzato, si spostò sul posto di guida. A quel punto si stiracchiò distendendo in alto le proprie zampe, poi rimase per qualche minuto seduto e in silenzio; era ancora mezzo addormentato, perciò cercò di rimettere in ordine i propri pensieri e di ritornare ad essere sveglio e lucido. In quel momento tornò ad osservare Judy: il pelo grigio chiaro corto e curato, la piccola e soffice coda bianca, il suo viso tondo con le orecchie lunghe e sottili, le zampette piccole e forti, la sua espressione sofferente...da quando avevano fatto l'amore in ospedale, quando erano stati male entrambi, conobbe molto bene il suo corpo, che aveva avuto occasione di toccarlo più volte e che aveva iniziato a desiderare più di ogni altra cosa al mondo. Da quando si erano messi insieme aveva iniziato a conoscerla molto meglio di prima: non era soltanto forte e determinata come lo erano pochi, ma aveva anche delle fragilità…che erano venute alla luce a causa dei tormenti che quell'assassina si divertiva a farle, e alle continue minacce di morte ai suoi amici e familiari, che a volte non si limitavano alle parole. Da quando era iniziato tutto, iniziò a vedere in Judy l'indecisione e la paura verso se stessa e a tutti i mammiferi a cui teneva di più.
In quel momento anche la volpe iniziò a provare rabbia nei confronti di quell'assassina malata di mente, chiedendosi chi fosse realmente quella maniaca, e quale dannato motivo la spingeva a tormentare e torturare la povera coniglietta. Provò pena per la propria partner, che continuava ancora a dormire come un angelo. Avrebbe voluto trovare un modo per mettere fine a tutto questo, ma non sapeva come fare; e poi quella pazza mammifera riusciva sempre ad anticipare le mosse e a sapere tutto. Era una criminale piena di risorse.
A quel punto il canide decise di tornare sul sedile del passeggero per raggiungere la piccola mammifera addormentata. Le accarezzò delicatamente, e con fare materno, la testa e le sue orecchie lunghe. Nick sentì e osservò il suo respiro regolare prodotto dai polmoni che gonfiavano di tanto in tanto la pancia; dalla posa sembrava essere rilassata, ma non era così: era esausta e allo stremo delle forze.
“Pattuglia 974, qui è il Capitano Bogo...Mi ricevete? Passo.”
Quella comunicazione radio ruppe quel clima di calma e il silenzio che fino in quel momento era regnato all'interno della volante. La volpe fu costretta a rimettersi in piedi e ad andare a rispondere alla radio.
“Qui è l'agente Wilde...”
“Wilde!”
Non appena sentì quel tono duro, la volpe capì che il loro superiore era furioso.
“Si può sapere che fine avete fato?! Per colpa vostra ho dovuto mandare la maggior parte dei miei agenti a perlustrare ogni centimetro della città per cercarvi!
“Mi dispiace molto capitano..”
“E di cosa?! Per non aver fatto rapporto sul pluriomicidio avvenuto alla Tenuta del Pangolino?! Per aver tenuto nascosto il fatto che l'agente Hopps era stata aggredita da un alcolizzato?!...”
“Sto cercando di proteggere l'agente Hopps!” si giustificò il canide, che interruppe il rimprovero di quel bufalo irritante. “Infatti è per questo motivo se ieri avevamo abbandonato la scena del crimine senza alcun preavviso, ed è il motivo per cui ci stiamo nascondendo!”
Per qualche istante il loro superiore non disse nulla.
“Capitano...Forse...”
“Fai silenzio, Clawhauser!...Quanto a voi pretendo che torniate il più presto possibile in centrale a fare rapporto, e voglio l'agente Hopps nel mio ufficio. Siamo intesi?”

“Ricevuto capitano, arriviamo subito. Chiudo.”
Dopo aver messo a posto la radio, la volpe sbuffò, pensando a quanto fosse veramente irritante quel bufalo idiota, e che spesso sembrava non avere intenzione di capire la situazione dei suoi agenti. Mentre cercò a far partire l'auto, i suoi sensi di predatore lo costrinsero a volgere l'attenzione verso il sedile del passeggero. Judy Hopps era sveglia ed aveva un'espressione stravolta.
“Spero ti sia svegliata solo in questo momento.” disse Nick con tono infastidito.
“Che è successo Nick?” chiese la leporide preoccupata.
“Quell'idiota di Bogo, ecco cosa c'è.”
Non appena vide il proprio partner di malumore la coniglietta decise di non dire nulla per evitare di farlo arrabbiare ancora di più. Nel frattempo il canide era riuscito ad accendere il motore della volante, quindi effettuò le dovute manovre in retromarcia per uscire dal vicolo. Da quando erano partiti nessuno dei due proferì parola; e anche se Nick sembrava essersi calmato, Judy approfittò di quel silenzio per mettere in ordine i propri pensieri e tornare a concentrarsi sulle indagini su quell'assassina; era più che determinata ad acciuffarla, nonostante avesse fallito nelle occasioni in cui si erano incontrate. Il suo modo di agire e il suo movente continuarono ad apparire misteriosi: in un primo momento aveva fatto credere a tutti che voleva uccidere la sua preda, e ciò era stato confermato dal video che aveva ricevuto da lei, nel quale si vedeva Dawn Bellwether che diceva di volerla assoldare per uccidere la sua tanto odiata nemica. Ma la killer aveva calcolato tutto: infatti non era venuta di persona a quell'incontro nel penitenziario: aveva pagato a un avvocato, di nome Mariangela Monteleone, per concludere quell'affare e rubare il video di sorveglianza che aveva ripreso la loro conversazione; che dopo essere stata rivista e ritoccata, mettendo in rilievo gli elementi più importanti, l'avrebbe ricevuta quel giorno in cui si era scontrata con la propria persecutrice in metropolitana. In quel momento aveva creduto che era stata semplicemente assoldata dalla pecorella per uccidere la sua odiata nemica; Ma quando aveva visto che le aveva fatte fuori entrambe senza mostrare alcuno scrupolo, non seppe più cosa pensare. Chi era e che cosa voleva realmente? Si comportava come una pazza squilibrata che commetteva, nei suoi omicidi, le peggiori atrocità inimmaginabili; ma al contempo era fredda e metodica, priva di esitazione, rimorsi o scrupoli, e appariva come una mammifera che sapeva cosa voleva ottenere davvero. Persino quando uccise la povera Linda Hawkins, che aveva sempre sospettato fosse lei la criminale, aveva capito una cosa importante: grazie a quel secondo video che aveva lasciato sulla scena del crimine, nel quale si vedeva il modo in cui la stava uccidendo, aveva notato il suo modo di agire e di parlare: sembrava arrabbiata e anche gelosa; e ciò era confermato anche nel giorno in cui era stata aggredita in ospedale: in quel momento aveva ammesso di essere furiosa solo perché non accettava il fatto che la sua preda era riuscita a diventare il primo agente coniglio di polizia di Zootropolis...per non parlare di quelle coccole che aveva ricevuto poco prima di aver iniziato quella lotta; e di tutte le volte in cui aveva avuto la possibilità di porre fine a tutto, ed invece non lo aveva fatto. Improvvisamente le ritornò di nuovo in mente la teoria del proprio partner, che le aveva detto che forse era attratta da lei: la teoria sembrava essere plausibile, eppure non aveva mostrato quei comportamenti tipici che avrebbero potuto confermare il sospetto di Nick...e non c'entrava il fatto di essere una donna, e quindi rifiutare a priori una simile idea; ma era il proprio istinto a suggerirle che quella killer non era lesbica. Improvvisamente le tornarono in mente le parole del capitano Bogo riguardo al furgone che l'assassina aveva usato quel giorno al penitenziario...
“Nick...”
“Si, Carotina?”
“Quanti mammiferi, qui a Zootropolis, hanno un furgone con il disegno di un guerriero?”
“Me lo stai chiedendo veramente?”
“Ebbene si, Nick, e non ti azzardare a dare una delle tue solite...”
“Guarda che sai già la risposta, Judy.” fu la risposta del canide, che aggiunse serietà al proprio tono.
A quelle parole Judy fu indecisa su come rispondergli, poiché non riuscì a capire se stesse scherzando, come era suo solito fare, o stesse parlando seriamente.
“Perché mi stai facendo questa domanda?”
“Perché quando ero svenuta, quel giorno in cui eri stato portato in ospedale, ed io ero stata rapita, il nostro superiore mi aveva raccontato che l'assassina aveva usato un furgone con il disegno di un guerriero.”
La volpe rimase in silenzio per qualche istante, con lo sguardo fisso sulla strada.
“E come avrebbe scoperto che quella stronza aveva usato un furgone con quel tipo di disegno?”
“Perché lo aveva visto: dopo avermi rapita, la killer mi aveva buttata per strada, lasciandomi davanti al distretto in cui lavoriamo. Naturalmente avevo perso i sensi prima che fosse accaduto ciò.”
Dopo aver raccontato ciò, la coniglietta smise di parlare: avrebbe voluto dirgli che quel furgone sospetto le aveva fatto appena ricordare lo stesso automezzo che usava il suo amico ed ex complice di truffe Finnik, ma ebbe esitazione a confidargli tale particolare.
“Per caso vuoi un caffè?” chiese improvvisamente Nick.
Judy fu colta alla sprovvista, nonostante avesse avuto il sospetto che il canide avrebbe tentato di evitare di affrontare, in maniera brusca o meno, quel discorso: probabilmente aveva capito che la sua partner stava per confidargli qualcosa che non gli sarebbe piaciuto...e che avrebbero finito per discutere o addirittura per litigare di brutto nel caso in cui avessero iniziato ad affrontare.
“Si...lo voglio amaro...e con un po' di peperoncino.” rispose la leporide, che aveva bisogno di prepararsi ad “affrontare” le possibili reazioni di Nick.
A quel punto il canide decise di deviare dal percorso che conduceva al distretto per dirigersi verso un bar che conosceva bene. Una volta arrivati, i due agenti ordinarono i loro caffè e cornetti, dopodiché andarono a occupare un tavolo libero su cui poter fare colazione. Dopo aver pagato il conto ed essere rientrati in macchina, ritornarono sulla strada che conduceva verso il loro distretto. Da quando Judy gli aveva confidato quel “dubbio” che le era venuto qualche ora fa, Nick aveva cambiato atteggiamento e non aveva proferito alcuna parola...anche Judy era diventata silenziosa.
“Ehm...Nick?”
“Che c'è?”
La leporide non aveva alcuna intenzione di litigare con il proprio partner, tuttavia era giusto affrontare quel discorso: magari avrebbe avuto qualche motivazione valida che l'avrebbe convinta a cambiare idea...e lo sperava tanto.
“So cosa pensi...”
“Che cosa faceva quel guerriero?” chiese d'un tratto il canide.
“Ehm...Non lo so: il capitano non me lo ha detto.” rispose Judy sinceramente. “Ma non voglio insinuare nulla...”
“Perciò il tuo è solo un sospetto, vero?”
La leporide avvertì il tono della volpe quasi minaccioso...o forse era soltanto una propria impressione. Ma in fondo non aveva prove concrete che fosse quel mammifero; anche perché non avrebbe avuto motivo di lasciare che una mammifera psicopatica facesse del male al suo migliore amico.
“Si Nick...ma non diretto a lui.” fu la risposta della leporide. “Ma come hai fatto a capire...”
“Perché se non si fosse trattato di Finnik non me lo avresti detto con tono vago, né avresti esitato a confidarti con me...A tal proposito, sai come la penso riguardo al mio secondo migliore amico.”
A quella risposta la coniglietta volse lo sguardo verso il finestrino: continuava ad essere convinta che Finnik era in combutta con l'assassina, dal momento che la descrizione del mezzo usato da quella criminale coincideva con quello usato dal fennek...tuttavia non voleva commettere di nuovo lo stesso errore come aveva fatto con Linda, che era stata uccisa soltanto perché aveva sospettato che fosse lei la killer.

Dopo un paio d'ore gli agenti raggiunsero il distretto; una volta parcheggiato la loro volante nel garage interno dell'edificio, i due partner si avviarono verso la porta di servizio. Mentre si incamminarono per i corridoi della centrale di polizia per raggiungere i rispettivi uffici, Judy si ricordò improvvisamente di un particolare molto importante che riguardava le indagini. “Nick.”
“Si Judy?”
“Per caso hai ricevuto i risultati delle analisi su quel pelo che avevamo trovato alla banca due settimane fa?”
“Purtroppo non lo so: ero impegnato a starti vicino e a proteggerti; senza contare le volte in cui eravamo finiti in ospedale...Ma appena arriverò nel mio ufficio te lo farò sapere.”
“Come?” chiese improvvisamente Judy voltandosi verso il canide.
“Il capitano Bogo ti sta aspettando nel suo ufficio...e non credo sia qualcosa di positivo.”
“Come mai?”
“Credo sia per l'aggressione che avevi subito ieri da parte di quel predatore ubriaco...e non credo sarà una chiacchierata piacevole.”
“No, infatti: con il capitano Bogo non è mai una piacevole chiacchierata.” fu la risposta di Judy, che conosceva bene il loro superiore; soprattutto quando le venne in mente il giorno in cui aveva causato tutti quei casini e diffuso il panico nel quartiere di Little Rodentia quando aveva inseguito Duke Donnolisi per catturarlo e recuperare i famosi Ululatori Notturni, i fiori che erano stati successivamente usati dalla defunta Dawn Bellwether per far impazzire e rendere selvaggi e aggressivi i predatori, che aveva rubato in un fioraio; e che il capitano Bogo li aveva considerati delle semplici “cipolle ammuffite”.
“Se vuoi potrei accompagnarti, cosicché non ti senta a disagio...”
“Ahahahah...Non ti preoccupare, volpe premurosa.” rispose scherzosamente Judy. “Lo sai che me la so cavare da sola in certe situazioni.”
“Però so anche che stai attraversando un periodo difficile...” insistette Nick.
“Non sto andando ad affrontare quell'assassina, adesso: devo soltanto sorbirmi uno dei soliti rimproveri del nostro capitano, che pretende sempre che le regole vengano rispettate.”
Mentre parlavano del più e del meno e scherzavano tra loro, i due piccoli agenti raggiunsero i loro uffici. La prima cosa che fece la leporide fu mettere in carica il cellulare; non appena lo riaccese, il dispositivo cominciò ad emettere una gran moltitudine di suoni, avvertendola che aveva ricevuto diverse notifiche che riguardavano messaggi e avvisi di chiamate perse. In quel momento Judy ebbe un altro dei suoi capogiri ed iniziò ad avere la vista annebbiata. Sembrò essere sul punto di svenire, e per evitare di cadere si appoggiò alla scrivania. A differenza delle altre volte, le vertigini passarono in fretta e non ebbero altri gravi effetti; ciò permisero alla leporide di riprendersi in fretta. In quello stesso istante le squillò il cellulare...Numero Privato.
“Pronto.” disse a bassa voce rispondendo alla chiamata.
Per fare in modo che il proprio partner non sospettasse nulla, né che avesse la possibilità di vederla, decise di abbassarsi a terra e di appoggiarsi al muro del proprio ufficio.
“Era ora che mi rispondessi.”
“Avevo il cellulare scarico, e l'ho potuto mettere in carica soltanto adesso.” si giustificò Judy.
“Capisco...Allora sei più che giustificata.”
“Dimmi che cazzo vuoi, stronza!” esclamò Judy arrabbiata, che voleva arrivare dritta al punto e non perdere più tempo.
Ci fu qualche istante di silenzio, poi la killer prese di nuovo la parola.
“Sai, credevo tu fossi veramente una brava agente di polizia, e che alla fine saresti riuscita a scoprire la mia vera identità. Ma mi sbagliavo...”
“Grr...Tu stavi minacciando e facendo del male ai miei amici e cari: come potevo pensare a scoprire la tua stramaledetta identità?!” si giustificò Judy, che sentì crescere la propria rabbia.
“Ecco perché ho deciso di dirti dove mi trovo in questo momento.”
La leporide si trovò completamente spiazzata, poiché non si aspettò una simile risposta.
“Perché vorresti dirmi dove ti trovi in questo momento, e come faccio a sapere che non stai cercando di ingannarmi?” chiese dubbiosa.
“Perché sai che io continuerò a far del male ai tuoi amici e familiari; infatti sono una donna di parola. E poi so benissimo che faresti di tutto pur di scoprire chi sono e mettere fine a tutto questo.”
La coniglietta, turbata da quelle parole, rimase in silenzio: era stata messa sotto scacco. Se non si fosse presentata all'appuntamento quella killer sarebbe scappata o più probabilmente avrebbe continuato a far del male e uccidere altri mammiferi innocenti. Tuttavia avrebbe corso anche il rischio di andare incontro a una trappola o a un inganno da parte sua, nel caso fosse andata. Nonostante sapesse chi voleva, non era chiaro che intenzioni avesse, né conosceva il movente che la spingeva a provare odio, rancore e a far del male ai propri cari.
“Dove ti trovi?” chiese infine Judy disposta a correre il rischio di volerla incontrare e farla finita una volta per tutte.
“Così mi piaci, dolcezza...Comunque mi trovo a casa tua, alla Tenuta del Pangolino. Vieni da sola.”
Dopo aver detto ciò, la chiamata terminò bruscamente. La leporide strinse fortemente i pugni, dopodiché si alzò di scatto, invasa da una rabbia molto intensa. Dopo aver posato violentemente il cellulare, uscì con passi pesanti dall'ufficio e si avviò verso l'uscita della stanza.
“Judy?”
La coniglietta si fermò di scatto.
“Che c'è Nick?” chiese al partner senza voltarsi.
“Dove stai andando?” domandò il canide a pochi passi da lei.
“Dal Capitano Bogo...Avevi detto che mi vuole vedere.”
“Oh...ok...Semmai potrei...”
“Non ce ne è bisogno!” rispose la coniglietta con tono leggermente alterato, dal momento che non voleva che scoprisse che non sarebbe andata da lui.
“Ok, va bene...Non volevo farti arrabbiare.” rispose il canide spiazzato dal tono usato dalla propria partner.
Senza perdere altro tempo a rispondergli, con il rischio di venire scoperta, Judy riprese a camminare con passo svelto. Dopo aver attraversato il corridoio e raggiunto la sala principale, salutò Clawhauser, al quale disse che doveva andare a casa a recuperare una parte el materiale che serviva per le indagini, dopodiché uscì dal distretto.

Erano passate alcune ore da quando la propria partner era andata dal capitano. Non voleva proprio immaginare cosa stesse accadendo in quell'ufficio maledetto: probabilmente quei due mammiferi avevano iniziato a litigare di brutto. Entrambi avevano un carattere difficile, ma dedicavano anima e corpo al lavoro, sapevano coinvolgere gli altri agenti a partecipare alle indagini, affidando loro i giusti incarichi, e sapevano gestire ogni tipo di situazione, soprattutto quelle difficili.
Ma ciò che rese di malumore la volpe fu che la scientifica non aveva ancora portato i risultati delle analisi del pelo della criminale che avevano trovato alla banca diversi giorni fa. Non sapeva il perché ci stessero mettendo tanto tempo ad identificare il DNA, ma aveva la consapevolezza del fatto che più tempo impiegavano, più vittime ci sarebbero state nei giorni a seguire. In più stava anche aspettando di sapere chi fossero le vittime coinvolte in quell'altra raccapricciante carneficina compiuta ieri notte da quella mammifera malata di mente. Poiché non ce la faceva più ad aspettare i comodi della scientifica, decise di andare a ritirare i risultati delle analisi di persona. Dopo aver dato sistemata a una parte del rapporto sull'omicidio del giorno precedente e averlo salvato nel PC, Nick si alzò dalla sedia e fece per uscire dall'ufficio; ma fu in quel momento che si ritrovò davanti a un castoro con indosso un camicie bianco e una cartella fra le mani.
“Era ora che arrivaste.” disse il canide sgarbatamente.
“Abbiamo i risultati sulle vittime dell'omicidio di ieri e le analisi su quel pelo che avevate raccolto...”
“Si può sapere perché ci avete impiegato così tanto tempo per farci avere quei stramaledetti risultati sul pelo?! Lo sapete che quella maledetta killer ha continuato a uccidere?!” esclamò furibondo Nick, che avrebbe desiderato ricevere quei risultati molto prima, cosicché da evitare che Judy si ritrovasse nelle attuali condizioni.
“Ci dispiace tanto, agente Wilde, ma avevamo dovuto svolgere delle indagini approfondite sul DNA che avevamo rinvenuto su quel pelo perché i primi risultati che erano venuti fuori corrispondevano a diversi mammiferi...e uno di loro...”
“Uno di loro cosa? A chi corrisponde quel dannato DNA?” continuò a chiedere il canide arrabbiato.
“Ecco a lei.” rispose calmo il castoro mentre consegnò la cartella.
Il predatore la prese bruscamente e la aprì. I primi fogli che trovò furono le identità delle vittime dell'omicidio del giorno precedente: erano due antilopi, incensurate, che a quanto risultava scritto abitavano nello stesso palazzo in cui abitava Judy; mentre la terza era di quella di un procione, che invece era un detective privato. Dopo aver buttato sulla scrivania quei fogli, dal momento che aveva intenzione di vedere prima i risultati del DNA della killer, consultò i fogli successivi. Quando vide qual'era la vera identità di quell'assassina, rimase scioccato e pietrificato, poiché non si aspettò dei simili risultati. La propria mente iniziò a lavorare come il motore di una locomotiva, rimettendo in ordine tutti i ragionamenti e i sospetti che aveva avuto da quando erano iniziate le indagini: finalmente tutto ebbe un senso, e le domande che si era posto trovarono finalmente le risposte; ora sapeva perché quella killer ce l'avesse tanto con Judy, e perché continuava a tormentarla.
Senza ascoltare le successive parole del castoro, il canide iniziò a correre per cercare la propria partner: non aveva la possibilità di poterla contattare perché aveva lasciato il suo telefono in carica, ma tecnicamente sapeva dove si sarebbe dovuta trovare...
“Agente Wilde!” lo chiamò il grande bufalo, che si stava dirigendo verso gli uffici dei giovani protagonisti.
“Capitano...” rispose Nick col fiatone.
“Sto aspettando da ore che l'agente Hopps venga nel mio ufficio...”
A quel punto il canide riprese a correre, ignorando ciò che stava continuando a dire il capitano. L'aveva lasciata andare via, convinto che fosse andata dal loro superiore.
“Wilde!” urlò inutilmente Bogo.
Il predatore continuò a percorrere di fretta i corridoi e ad esplorare tutte le stanze del distretto: non sapeva dove potesse essere andata, né il motivo che l'avesse spinta a mentire e ad abbandonare il distretto. Alla fine fu costretto a fermarsi in mezzo alla sala principale del distretto per riprendere fiato.
O andiamo Nick: dove potrebbe essere andata Judy?
“Ehi Nick, va tutto bene?”
“Clawhauser!”
Non appena Nick vide il ghepardo al solito posto, corse verso di lui; e con un rapido balzo saltò sopra la sua scrivania, dalla quale poteva osservare e ricevere chiunque fosse entrato nel distretto.
“Sai dove è andata Judy?” chiese rapidamente il piccolo predatore.
“Aveva detto che doveva andare a prendere alcune cose a casa sua...”
Senza perdere altro tempo a sentire la risposta del grande mammifero, il canide saltò giù dalla scrivania e si diresse verso il garage in cui erano parcheggiate le volanti degli agenti: ora che sapeva dove era andata la propria partner e cosa sarebbe andata a fare, intendeva raggiungerla il più in fretta possibile ed impedirle di diventare vittima di quella psicopatica.
“Aspetta Nick...Dove stai andando?!” lo chiamo inutilmente Benjamin con aria confusa e preoccupata.

Angolo autore
Ciao a tutti di nuovo! Chiedo ancora una volta scusa per il ritardo, ma oltre ad aver avuto delle settimane veramente travagliate ho anche avuto dei blocchi dello scrittore che mi avevano impedito di riuscire a finire presto il capitolo. Spero che anche questo capitolo, che ho scritto e rivisto accuratamente, sia venuto bene e che vi possa piacere come i precedenti...e tenetevi forte per i prossimi capitoli, dove i colpi di scena che inserirò potrebbero lasciarvi a bocca aperta.
Buona lettura!

Ritorna all'indice


Capitolo 25
*** L'identità dell'assassina ***


Capitolo 25: l'identità dell'assassina

Dopo aver raggiunto la propria casa, la coniglietta parcheggiò la volante sull'altra sponda del marciapiede. Una volta scesa dall'auto e aver attraversato di corsa la strada, notò che i sigilli che vietavano l'accesso al pubblico erano stati tagliati: a quanto pareva qualcuno doveva essere entrato nel palazzo...e Judy intuì subito chi potesse essere. Non appena aprì il portone d'ingresso sentì dei rumori secchi e assordanti. La piccola agente ebbe la prontezza di chiudere rapidamente la porta e appostarsi su un lato, evitando di venire uccisa dalla miriade di proiettili destinati a lei. Quell'attacco a sorpresa l'aveva spaventata, e i suoi battiti erano diventati più forti. La prima cosa che fece fu di accertarsi di non essere stata colpita. Non appena scoprì di essere rimasta illesa, tirò un sospiro di sollievo.
Maledetta stronza, disse tra sé la leporide, che cominciò a temere di essere caduta in una trappola. Quando estrasse la pistola si accertò che il caricatore fosse pieno. Dopo aver fatto due profondi respiri, spalancò la porta con un calcio e iniziò a sparare. Quando i primi tre proiettili andarono a conficcarsi nel muro smise di usare l'arma: nella hall del palazzo non c'era nessuno, a parte il sangue secco delle vittime uccise il giorno precedente che tingeva le pareti, e la presenza degli altri oggetti che la scientifica aveva messo sul pavimento per le indagini. In quel momento cominciò a sentirsi disgustata alla vista di quello spettacolo raccapricciante che non si era mai soffermato ad osservare con attenzione. Cominciò a chiedersi chi potesse essere tanto capace di compiere una tale strage? Nessun mammifero sano di mente avrebbe mai potuto spingersi a tanto, a parte nei pensieri, forse. Ad un tratto,come se ci fosse qualcosa che non quadrava, la coniglietta si voltò: quando osservò il portone d'ingresso notò che non era stato danneggiato da alcun foro di proiettile. Era molto strano, dal momento che aveva sentito chiaramente il tipico rumore degli spari e anche del muro che veniva perforato quando i proiettili andavano a contato con esso e lo danneggiavano. Improvvisamente ebbe un'intuizione: non appena guardò sopra l'entrata dell'edificio vide i numerosi fori di proiettili che dovevano essere destinati al portone d'ingresso. L'assassina aveva mancato di proposito il bersaglio. Nonostante fosse impaurita e non sapesse contro quali trappole e pericoli stesse andando incontro decise di dirigersi cautamente verso le scale, con la pistola stretta tra le zampe, intenzionata ad andare avanti per andare ad affrontare e fermare quella pazza una volta per tutte. Non appena salì i primi gradini ci furono altri spari che colpirono la ringhiera. La piccola agente, d'istinto, si acquattò sul muro per allontanarsi dalla linea di tiro della mammifera pazzoide, sfruttando, senza volerlo, la stessa scalinata come copertura per ostacolare la sua mira. Continuando a stare il più attaccata possibile al muro, e puntando verso i vari lati scoperti la propria pistola, Judy raggiunse lentamente il piano in cui abitava. Non appena vide la porta del proprio appartamento notò che anche lì i sigilli erano stati tagliati. Era tutto silenzioso, come se non ci fosse nessuno; le lampadine sul soffitto erano spente; e il lungo corridoio davanti a sé era illuminato dalla tenue luce che proveniva dalla finestra in fondo; e le porte degli altri appartamenti erano tutte chiuse, poiché i loro inquilini erano stati costretti dagli agenti della polizia a lasciare l'edificio a causa delle indagini che erano ancora in corso.
Nonostante si sentiva tesa percorse ugualmente il macabro corridoio, con la pistola puntata in avanti, fino a raggiungere la porta del proprio appartamento. Ebbe un momento di esitazione: cosa sarebbe successo se l'avesse aperta? Sapeva che avrebbe trovato l'assassina; e poi? Si sarebbero sparate a vicenda a bruciapelo? Avrebbero fatto a botte? Sarebbe stata accoltellata non appena sarebbe entrata? A tutte queste domande c'era una certezza: quando avrebbe varcato l'ingresso della stanza avrebbero iniziato a lottare. Aprì leggermente la porta e diede un'occhiata tramite quella rientranza; l'assassina non c'era. Questo significava una sola cosa: si trovava dietro l'angolo dell'ingresso, in attesa di poter aggredire la sua preda. A quel punto Judy decise di prepararsi psicologicamente ad affrontarla. Fece dei respiri profondi: finalmente avrebbe avuto la possibilità di fermare quella stronza una volta per tutte, e questa volta non avrebbe commesso errori che le avrebbero permesso di scappare via. Non appena si sentì pronta fece irruzione nella stanza e si voltò alla propria sinistra con la pistola puntata in avanti. In quel preciso istante la criminale le si avventò contro. Le due mammifere, avvinghiate tra loro, iniziarono a lottare furiosamente. Ad un tratto Judy venne sbattuta contro il muro; in quel preciso istante l'assassina andò ad immobilizzarla. Le due mammifere finirono per puntarsi sulla gola le loro pistole, mentre con le loro zampe libere afferrarono con forza il collo dei loro vestiti. In quell'istante i loro sguardi colmi di odio poterono incrociarsi in modo più ravvicinato: Judy desiderò tanto premere il grilletto della propria arma per mettere fine alla sua vita, e magari godersi il momento in cui il corpo senza vita di quella mammifera psicopatica cadeva a terra, con il sangue che sgorgava dalla sua gola e che andava a posarsi sulle pareti della stanza...e su se stessa. Ma ciò significava diventare come lei o peggio, e sapeva benissimo che doveva essere migliore e non dare sfogo al proprio istinto omicida, nonostante fosse tentata di metterlo in pratica. Sentiva il proprio corpo in contatto con il suo e fissava i suoi occhi marroni bronzei, che per qualche strana ragione le sembravano familiari. In tutta la sua vita non aveva mai provato così tanta rabbia e odio per un mammifero.
“Dimmi chi cazzo sei, maledetta assassina bastarda!” disse la piccola agente con tono minaccioso.
“Sei una poliziotta: perciò spetta a te scoprire la mia vera identità. O forse per te sono troppo sfuggente per riuscire a scoprirla con le tue sole forze?”
“Grrr...Io sono una poliziotta, e non mi darò pace finché non ti avrò smascherata!” urlò la leporide.
“Ahahahah...Finalmente hai tirato di nuovo fuori la tua grinta.” fu la risposta della killer, che sembrava fare di tutto pur di incoraggiare e provocare la sua vittima a reagire in modo violento.
A quel punto Judy fece ricorso a tutte le proprie forze per spingere via la propria nemica e riuscire così ad allontanarsi dal muro. Dopo aver gettato a terra la pistola andò a disarmare la propria avversaria, dopodiché sferrò un fortissimo destro sul suo viso. Una volta caduta a terra, afferrò il suo passamontagna e glielo sfilò di dosso, cosicché potesse finalmente vedere la vera identità di quella pazza. Non appena la criminale volse lo sguardo verso la sua nemica, la coniglietta rimase immobile e talmente allibita da lasciar cadere tra le proprie zampe il passamontagna: la sua nemica aveva il viso tondo e piccolo; le sue orecchie, piegate all'indietro quando aveva ancora addosso quella maschera, si allungarono in alto fino a mostrare il loro padiglione rosa; il pelo attorno alla faccia e all'esterno delle orecchie era grigio chiaro, mentre intorno alla bocca era bianco; aveva il nasino piccolo di colore rosa; e i suoi occhi erano marroni bronzei.
“Ciao, sorellina.” furono le parole dell'assassina, che dopo essere stata scoperta sorrise maliziosamente.
All'inizio Judy rimase sorpresa nel vedere che la mammifera a cui aveva dato la caccia non era altro che una coniglietta come lei; ma dopo aver saputo che era uno dei suoi tanti fratelli, si sentì come se avesse ricevuto un violentissimo pugno sulla pancia. Era talmente demoralizzata e sorpresa che le orecchie si abbassarono e le si sgranarono gli occhi, e per di più sembrò essersi immobilizzata.
“Mi sembri molto sorpresa.” disse ancora l'altra leporide, che dopo essersi rimessa in piedi non esitò a darle un pugno sulla mascella.
La povera Judy cadde a terra senza aver tentato di difendersi: se la criminale fosse stata un'altra mammifera o se avesse avuto ancora il volto coperto, non avrebbe esitato a rialzarsi e a reagire, o a difendersi...né avrebbe fatto caso al dolore del pugno che aveva ricevuto; ma quell'amara rivelazione l'aveva completamente pietrificata. Improvvisamente il proprio cervello cominciò a incasinare tutti i pensieri e i ragionamenti: tutte quelle volte in cui si erano trovate faccia a faccia ad affrontarsi, le volte in cui aveva compiuto quegli omicidi, e al principale motivo per cui non aveva mai deciso di uccidere la sua preda...in quei ricordi, adesso, non era più presente una killer dal volto coperto, ma la propria sorella maggiore. Non riuscì ad accettare che l'artefice di tutto quel male che aveva compiuto facesse parte della propria famiglia...persino davanti all'evidenza. Pregò che tutto questo fosse un incubo; ma purtroppo non lo era. Ad un tratto si sentì tirare per le orecchie; urlò per il dolore. Era stata rimessa in piedi dalla propria sorella maggiore, che la stava osservando con disprezzo.
“Avevo letto sui giornali che sei la migliore agente di Zootropolis e che avevi risolto un caso complicato senza avere l'aiuto dei tuoi carissimi colleghi...Immagino quanto siano stati fieri i nostri amati genitori...o forse dovrei dire odiati.” disse la criminale.
Ora che usava la sua vera voce, la piccola agente notò che aveva un timbro simile a quello della loro mamma...anche se secondo il punto di vista dei genitori sarebbe sembrato simile a quello di Judy.
“Perché...” disse d'un tratto Judy, che le venne in mente di rivolgerle quell'unica domanda che poteva venire in mente a un mammifero che aveva appena scoperto che un suo caro (che fosse genitore, fratello, migliore amico o qualcun altro a cui teneva particolarmente) era in realtà un assassino o qualcos'altro di peggio. “Perché hai fatto tutto questo?” chiese la coniglietta, che fu quasi sul punto di mettersi a piangere.
La killer continuò a squadrarla con disprezzo, ma decise di accontentarla.
“Io avevo un desiderio che volevo realizzare da quando ero piccola: volevo essere una militare. MI ero iscritta ai test di ammissione ed ero riuscita a superare i questionari scritti...Ma quando portai i risultati ai nostri genitori, quegli stronzi avevano già deciso di non farmi realizzare quel mio sogno; infatti il giorno dopo ero stata...cacciata via dal mio ex superiore. Ero furiosa...Ero talmente furiosa che decisi di affrontarli: litigammo di brutto e pesantemente. Loro dicevano che erano contrari alla violenza e alle armi; ma la verità è che erano fissati a portare avanti la loro attività di famiglia da sfigati e a come convincere noi figli a seguirli e a lavorare con loro, senza dare importanza ai nostri desideri! Ma quali tipi di genitori si comporterebbero così, eh?! Poiché non volevo più vedere quei bastardi decisi di scappare di casa e di crearmi una vita per conto mio...”
“E così hai scelto di diventare un'assassina su commissione.” concluse Judy arrivandoci con il ragionamento.
“Già, e con lo scopo di far fuori i nostri genitori!” disse la malvagia leporide.
Non appena Judy ascoltò quella risposta, si allibì ancora di più: non riuscì a credere che un membro della propria famiglia potesse provare così tanto odio per i loro genitori.
“Allora era sempre stato questo il tuo scopo: uccidere i nostri genitori solamente perché non ti avevano permesso di realizzare il tuo sogno?!”
“Si: loro mi avevano rovinato la vita...”
“Tu sei pazza!” urlò Judy incredula. “Avresti potuto insistere, invece di nutrire odio e rancore per tutto questo tempo!”
“Credi che non ci abbia provato, stupida?! Credi veramente che non abbia insistito?!” urlò ancora di più Lucia. “Se fosse servito a qualcosa non sarei stata qui, non ti avrei odiato...e non sarei diventata una spietata killer su commissione.”
“Ma io cosa c'entro in tutto questo?” chiese ad un tratto Judy, dal momento che la sua sorella maggiore nutriva rancore anche per lei.
Lucia la squadrò con disprezzo e odio, con una gran voglia di riempirla di pugni...e di crivellare il suo corpicino di pallottole.
“Davvero non l'hai capito? Possibile che tu non abbia pensato che avevo saputo che eri diventata il primo coniglio agente di polizia di una delle metropoli più grandi e ammirate dell'intero pianeta, e che avevi risolto da sola un caso veramente difficile in soli due giorni, diventando famosa, rispettata e riuscendo così a crearti una maestosa carriera nel lavoro che desideravi fare da quando eri soltanto un piccolo batuffolo?!”
La sorellina minore continuò a rimanere esterrefatta.
“Mi stai dicendo...che non accetti che io sia diventata un'agente di polizia?”
“No: sto dicendo che non è giusto che tu sei riuscita a realizzare il tuo sogno, mentre io no!” esclamò Lucia con tono alterato. “Quei due fottuti conigli ti hanno dato tutto e ti hanno permesso di realizzare i tuoi sogni, e si erano rifiutati di dare anche a me quella possibilità...Perciò rispondimi a questa domanda: che cazzo hai più di me che io non ho?!”
“Io non ho nulla!” esclamò infuriata Judy, che non riuscì davvero a credere che un membro della propria famiglia provava rabbia e rancore solamente perché era convinta che i genitori favorivano alcuni dei loro figli.
“Io non ho niente: ho semplicemente insistito...”
A quelle parole il volto della killer divenne più contratto dalla rabbia, dopodiché le diede un micidiale destro sul volto. A quel punto mollò la presa sulle orecchie della sorellina e la lasciò cadere a terra.
“Sei una stronza e una bugiarda! Dimmi cosa cazzo hai fatto per convincere quei due figli di...!” Lucia non riuscì a terminare quella frase ingiuriosa, poiché si ritrovò ad essere aggredita da una coniglietta furiosa.
“Non ti azzardare a infangare il nome dei nostri genitori!” urlò Judy, che non sopportava di sentire un qualsiasi insulto rivolto alla loro famiglia.
“Io li insulto quanto mi pare e piace, visto che è colpa loro se sono arrivata a questo punto!” fu la risposta della criminale, che si ritrovò a lottare contro la sua sorellina minore. Le due conigliette, infuriate come delle enormi onde che si abbattevano violentemente contro gli scogli, si scambiavano una serie di pugni talmente forti da ritrovarsi ad avere le facce ricoperte completamente di lividi, mentre dalle loro bocche cominciò a fuoriuscire del sangue. Alla fine la piccola agente spinse la sua nemica contro il muro a fianco della scrivania e andò ad immobilizzarla.
“Quando mamma e papà sapranno...”
“Ahahahahahah!!”
“Che cavolo hai da ridere, eh?!”
“Rido perché i nostri genitori...non sanno che io sono viva...” rispose la killer.
“Come?”
“Avevo inscenato la mia morte un po' di tempo fa, a Kelayh: avevo voluto aprire un ristorante per far credere ai nostri genitori che erano riusciti a farmi cambiare idea...E dopo una settimana lo feci saltare in aria, quando non c'era nessun dipendente a lavorare dentro l'edificio. Il caso fu archiviato come un delitto di mafia. E le indagini non erano più state aperte.”
“E...per tutto questo tempo hai fatto credere loro che eri morta?!” chiese Judy sconcertata, nonostante non sapesse per quante settimane, o addirittura anni, avesse fatto credere ai loro cari che era morta. Non voleva neanche immaginare il dolore che avevano provato quando lo avevano saputo, e nel momento in cui erano presenti al funerale...soprattutto se avevano assistito alla sepoltura di una bara vuota. Magari avevano anche saputo dalla polizia che non sarebbe stato possibile avere il corpo della loro figlia defunta perché non era stato rinvenuto dopo l'esplosione.
“Ma come hai potuto fare questo alla nostra famiglia!” continuò a urlare Judy sconcertata.
Invece di rispondere con le parole, la leporide malvagia sfruttò la “distrazione sentimentale” per pestarle il piede: poiché indossava gli stivali con la suola a carrarmato, le avrebbe fatto più male del solito. Come previsto, la propria sorellina si allontanò e urlò dal dolore; a quel punto la afferrò per i vestiti e la scaraventò contro la sua scrivania. La piccola agente si riprese in fretta, e non appena sentì che l'assassina si stava avvicinando sferrò un veloce calcio sullo stomaco. Non appena si alzò e tentò di reagire, Lucia estrasse la propria pistola e gliela puntò in fronte.
“Hai intenzione di uccidermi, adesso?” chiese la coniglietta fissandola negli occhi.
La killer rise leggermente.
“Davvero non hai capito in che modo è organizzata la mia vendetta: ucciderti a bruciapelo sarebbe troppo rapido, indolore e non abbastanza soddisfacente. No: io voglio prima “distruggere la tua vita”, a cominciare dai tuoi colleghi, la tua carriera, i tuoi amici, il tuo fidanzato...i nostri genitori...”
“Se sin dall'inizio avevi questo piano perché ti limitavi a minacciare me e i miei cari; e perché hai coinvolto e ucciso anche dei mammiferi con cui non avevo alcun tipo di rapporto..a parte Dawn...”
“Avevo bisogno di un modo per contattarti, e poiché quella pecorella aveva più di un motivo per volerti morta ho voluto organizzare il mio ingaggio per ucciderti; naturalmente non potevo presentarmi di persona alla visita nel penitenziario, così ho voluto assoldare un avvocato per fare il contratto...Una volta servita al suo scopo e aver ricevuto la prima parte del pagamento l'ho fatta evadere dalla prigione e l'ho uccisa, poiché non volevo neanche che si intromettesse nella mia vendetta personale e familiare. In quanto alla pica, lei voleva farti cacciare dalla polizia e aprire un processo contro di te per i casini che avevi creato a Little Rodentia durante il famoso caso degli Ululatori Notturni che hai risolto senza l'aiuto dei tuoi colleghi; e poiché avevo altri piani per te, avevo deciso di farla fuori. E per quanto riguarda quella felina sfigata...Volevo toglierti ogni sospetto su di lei, dal momento che era innocente...Per quanto riguarda le minacce...volevo vedere se perdevi il controllo, lasciandomi così la possibilità di uccidere qualche tuo amico.”
La coniglietta ascoltò allibita la sua spiegazione, incredula del fatto che un membro della propria famiglia avesse potuto commettere quegli omicidi e potesse essere così...malvagia.
“Ma che razza di mostro sei tu?” chiese Judy scioccata, che stentava a credere e ad accettare di avere una sorella maggiore così perfida e subdola.
“Sono ciò che hanno creato i nostri genitori.” fu la risposta di Lucia. “E sappi che io riuscirò ad ucciderli, e tu non avrai la possibilità di salvarli, ma potrai soltanto vederli morire tra le tue zampe...”
“Stai zitta!...”
“Perché loro meritano di morire, ed io li ucciderò come dei vermi!”
A quel punto la coniglietta iniziò a gridare e andare su tutte le furie: con gran rapidità corse verso quella mammifera malata di mente; e nonostante lei sparò a vuoto nell'inutile tentativo di fermarla, Judy sguainò i propri artigli e graffiò con gran forza il viso di Lucia, che non riuscì a sopportare quel dolore lancinante che iniziò a sentire.
“Maledetta stronza!” urlò Lucia, che per tutta risposta colpì con il calcio della pistola la propria sorellina. Dopo averla vista cadere, buttò a terra l'arma e andò sopra di lei, dopodiché iniziò a picchiarla selvaggiamente sul viso. Nonostante Judy provò a difendersi coprendosi il viso con le braccia, la killer riuscì a mettere a segno alcuni colpi. Quando la piccola coniglietta mise le braccia ai lati nel tentativo di continuare a proteggersi, la sorella maggiore afferrò il suo collo e iniziò a soffocarla.
“Basta...ti prego!...” disse Judy con voce flebile, mentre tentò di allentare la sua presa.
“Oh no.” fu la risposta di Lucia. “Smetterò solo quando sarai morta!”
La leporide sentì la sua presa farsi più forte, nonostante si impegnò a opporre resistenza, mentre vide il suo volto corrucciarsi ancora di più a causa dello sforzo di mettere più forza in quello strangolamento, nel quale era racchiuso tutto il suo odio e la sua rabbia verso coloro che l'avevano trasformata in una spietata assassina.
“Fermati immediatamente!” disse una voce alle loro spalle.
“Fammi indovinare: sei quel cagnolino che mi aveva intimato con tanta sgarbatezza di lasciare in pace la tua fidanzatina.” disse Lucia con ferrea convinzione, sottolineando quanto fosse scontata quell'affermazione.
A quel punto Judy vide l'altra leporide alzare le sue zampette e alzarsi in piedi; ciò le permise di allontanarsi da lei e di rialzarsi in piedi “Nick...” disse la piccola agente, che fu sul punto di commuoversi.
“Ne parliamo dopo, Judy.” rispose frettolosamente il canide, che tenne lo sguardo fisso su sua sorella. “Quanto a te: sei in arresto per aggressione a pubblico ufficiale e per aver commesso diversi omicidi.”
“E se opponessi resistenza? Avresti davvero il coraggio di sparare a uno dei fratelli della tua amata coniglietta, rischiando di venire odiato da lei e i suoi familiari per aver ucciso un loro familiare?” disse Lucia voltandosi verso la volpe, con le zampe in alto, e facendo qualche passo avanti.
“Non bisogna arrivare a questo.” rispose Nick, che aveva intenzione di evitare di far del male a uno dei membri della famiglia Hopps.
La criminale si mise a ridere.
“Perché stai ridendo?” chiese la volpe confusa.
“Perché la tua risposta era prevedibile...E poi sai che avevo avuto tante occasioni per ucciderti?”
“Mi hai risparmiato per continuare a ricattare Judy?” intuì il canide.
“No.”
Non appena la volpe si voltò nella direzione da cui provenne quella voce, improvvisamente sentì un bruciore alla gamba, dopodiché una scarica elettrica che lo fece tremare e gli provocò dolore. Non appena terminò, si accasciò a terra. Fu in quel momento che vide un mammifero di bassa statura che gli era familiare.
“Finnik?” disse incredulo Nick.
Il fennek, che aveva un'espressione insolitamente aggressiva, squadrò il suo migliore amico. Aveva tra le zampe un teaser per volpi.
“Mi dispiace Nick, ma era l'unico modo per impedire alla mia amica di farti fuori ogni volta che ne aveva avuto l'occasione.”
La volpe rimase molto scioccata di fronte a quella rivelazione, così come Judy, che aveva avuto sin dal principio il sospetto che fosse stato il complice della propria sorella maggiore...e purtroppo aveva avuto ragione.
“Io e Lucia Hopps ci eravamo conosciuti nei test di ammissione per diventare militari; ci aiutavamo a vicenda studiando insieme. Eppure nessuno di noi era stato ammesso. Quando era venuta a cercarmi e mi aveva detto cosa aveva intenzione di fare avevo deciso di aiutarla; sia perché eravamo amici, sia perché non volevo che facesse del male al mio migliore amico. Grazie a me ha potuto reclutare dei mercenari che l'avevano aiutata a rubare le armi a Fort Major, ai quali ho facilitato le cose recuperando i nostri vecchi codici che usavamo quando eravamo matricole; rapinare la banca che custodiva il denaro di Bellwether e far evadere costei per regolare i conti.” spiegò il fennek ai due agenti.
“Come hai potuto tradire il tuo migliore amico?” chiese Judy arrabbiata.
“Io non l'ho tradito; e poi sono arrabbiato con te perché avevi marchiato tutti i predatori come animali pericolosi.”
“Cosa?! Io non ho mai...”
“Quando eri stata intervistata da quei giornalisti dopo aver risolto il caso dei quindici predatori scomparsi!” esclamò Finnik con tono aggressivo.
I due poliziotti lo squadrarono increduli.
“E se in quell'occasione ti avevo aiutato a trovare il nostro amico Nick è stato per l'amicizia con tua sorella.” disse infine il complice della criminale.
“Non era mia intenzione fare una cosa simile, e tu lo sai!...” esclamò la piccola agente.
“D'accordo, credo che abbiamo finito qui...” si intromise Lucia nel tentativo di convincere il proprio complice ad andare via.
“Non abbiamo finito! E non vi lascerò scappare via così!” esclamò Judy tentando di impedire a quella leporide di andare via.
A quel punto Lucia puntò la pistola nuovamente sulla tempia della propria sorellina.
“Sappi che ho ancora intenzione di ucciderti.”
Le due conigliette si squadrarono con odio e determinazione. Anche se quell'assassina aveva tra le zampe una pistola, Judy era più che decisa a non farla fuggire via: poiché sapeva che se lo avesse fatto avrebbe messo in pericolo i loro genitori.
In quello stesso istante Nick si rimise in piedi e le puntò di nuovo la propria arma.
“Non ti azzardare a far del male a tua sorella.”
“Non fare sciocchezze Nick!” lo intimò Finnik, che ebbe paura di ciò che gli sarebbe capitato se avesse tentato di fare l'eroe.
Anche Judy cominciò a temere per l'incolumità del proprio partner non appena lo vide in piedi.
“Fermati Nick!”
“Se tu mi uccidi, volpe, anche la tua fidanzatina morirà...e non credo tu sia tanto stupido da non essertene reso conto.” fu la risposta dell'assassina che usò un tono freddo e distaccato, senza mostrare alcuna esitazione.
“Allora non ucciderla!” gridò Nick pronto a fare fuoco.
In quel momento, in cui tutti erano rimasti ad un tratto immobili come statue e i minuti sembravano essersi trasformate in ore, cominciò a regnare un'angosciante tensione: Finnik osservava nervoso i presenti nella stanza, convinto che sarebbe accaduto qualcosa di brutto; Judy squadrò con rabbia la propria sorella maggiore che le stava puntando quella pistola, con la quale era pronta a fare fuoco in qualsiasi momento e mettere definitivamente fine alla vita della sua odiata vittima; Nick e Lucia, invece, erano nervosi e indecisi su quale mossa poter fare: le gocce di sudore erano iniziate a colare sul viso di entrambi, e le loro zampe con in mano le pistole stavano tremando. Alla fine la leporide malvagia alzò le braccia, in segno di resa. Judy e Finnik tirarono un sospiro di sollievo.
“Adesso getta a terra l'arma.” disse Nick che continuava a tenere la pistola puntata verso la killer.
“Hai vinto, Nick Wilde.” fu la risposta di Lucia, che si piegò in giù per posare la pistola a terra.
In quel momento Judy cominciò ad avere la sensazione che stava per succedere qualcosa di brutto...sentì il proprio istinto martellarle la testa, come se le stesse dicendo di stare attenta e di non abbassare la guardia.
Dopo essersi abbassata e aver lasciato credere a tutti che si sarebbe arresa, Lucia si alzò di scatto e puntò la pistola verso il partner della propria sorellina e fece fuoco. La volpe era stata colpita al petto ed emise un lamento di dolore; tuttavia fece ricorso alle sue ultime forze per reagire e sparare con la propria arma. Dopo aver evitato di lato il proiettile Lucia sparò di nuovo sul poliziotto, centrandolo di nuovo sul petto.
Judy e Finnik, che erano rimasti immobili a guardare quella sparatoria avvenuta così velocemente da impedire loro di intervenire.
“Niiick!!!” urlò Judy, che in preda alla disperazione e alla rabbia si avventò contro quella mammifera pazza. “Che hai fatto, brutta bastarda!”
Dopo essersi dimenata per qualche istante, la killer fece sbattere di schiena la piccola agente, costringendola a mollare la presa. Una volta essersi liberata di lei, si voltò e sparò con la propria pistola. I proiettili andarono a conficcarsi nel muro, a pochi centimetri di distanza dalla sua fronte. La piccola leporide fu costretta a fermarsi e a rivolgerle uno sguardo furente e frustrato perché non aveva la possibilità di fermarla...di nuovo.
“Se reagirai ancora ti ammazzerò e consegnerò di persona il tuo cadavere fatto in mille pezzi ai nostri genitori!” la minacciò la leporide malvagia, che subito dopo si voltò e andò via di corsa.
“Andiamo Finnik.”
Il fennek, rimasto sconvolto dalla morte dell'ex migliore amico, non ebbe altra scelta che scappare con la propria complice. Tuttavia fu in quel momento che Nick rivolse lo sguardo verso i due criminali che scapparono in direzione del lungo corridoio, fino a raggiungere la finestra che si trovava in fondo e che usarono per fuggire via.
“Niiick!!!” urlò la piccola leporide correndo verso di lui. “No no no no!!!”
La volpe, stesa a terra, emise alcuni lamenti di dolore.
“Centrale, qui è l'agente Hopps. Fate venire urgentemente un'ambulanza in Via del Diciassettesimo Vicolo, numero 66. Alla Tenuta del Pangolino...C'è un agente ferito qui!” esclamò Judy alla radio, dopodiché si diede da fare per tamponare con un pezzo della propria divisa le ferite di Nick.
“Nngh...Mi sono rovinato la giornata...”
“Stai zitto Nick: non parlare!” fu la risposta brusca della coniglietta. “Non devi sforzarti di...”
“Mi dispiace...per non essere riuscito...coff!”
“Nick, adesso basta!” gli supplicò la leporide disperata.
“Avrei dovuto ascoltarti...coff coff...sono stato un ingenuo idiota...” continuò a parlare il canide come se lei non avesse detto nulla.
La coniglietta notò una lacrima che iniziò a rigargli il viso. La paura di Judy di perdere il suo amato crebbe a dismisura, e fu sul punto di piangere e di farsi prendere dal panico.
“Hai fatto il tuo dovere come amico...non sei un idiota.” rispose Judy in lacrime, che non voleva accettare di perdere il proprio partner.
Il canide, nonostante stesse morendo, sorrise.
“Sei sempre stata migliore di me in tutto Carotina...” disse accarezzandole una delle sue piccole guance. “So che la acciufferai...coff coff...coofff!”
“Basta Nick, ti prego! Non sforzarti!...NIck? Nick!”
La coniglietta sentì dalla propria zampetta che aveva appoggiato sul suo petto che il cuore aveva smesso di battere. Ebbe paura, e fu assalita da un dolore che la fece agitare sempre di più. “Nick, rimani sveglio! Non puoi lasciarmi sola!” gridò la leporide in preda alla disperazione, incapace ad accettare che morisse. Decise di fare la respirazione bocca a bocca. Nessun cenno di risposta.
“Svegliati, stupida volpe ottusa. Svegliati!” continuò a urlare Judy.
La paura crebbe, e nonostante continuasse a fare i respiri bocca a bocca il canide non accennava a rispondere e a svegliarsi. In quel momento la leporide cominciò a ricordare i momenti in cui erano stati insieme, soprattutto quelli romantici e intimi: fu in quel momento che capì che non si era messa insieme a Nick perché lo amava, ma perché aveva paura di perderlo, e che se fosse arrivato il tanto temuto momento in cui l'assassina l'avrebbe ucciso avrebbe avuto dei rimpianti. Purtroppo aveva commesso un errore che non riuscì a perdonarsi: non solo ebbe quei rimpianti che aveva temuto di avere, ma si era affezionata e legata a lui fino a provare una grande sofferenza che la fece star male e che la spinse a non accettare quella perdita. Iniziò a pensare di aver commesso un enorme sbaglio a fidanzarsi con lui, poiché capì che invece di proteggerlo lo aveva reso una delle tante vittime della propria sorella maggiore, che mirava a far soffrire la sua odiata sorellina.
Persino quando iniziarono a farsi sentire le sirene dell'ambulanza, o della polizia, la povera coniglietta appoggiò la testa sul corpo del proprio partner e iniziò a piangere a dirotto e a incolparsi della sua morte.

Angolo autore
Ho due cose da dire: la prima è...Sorpresaaa!!!
La seconda...sono veramente curioso di sapere che faccia avete fatto quando nel momento in cui ho rivelato la vera identità dell'assassina.
Finalmente sono riuscito a pubblicare questo capitolo, che a mio parere è stato il più difficile da scrivere bene perché volevo che venisse bene.
L'idea mi era venuta in mente quando nel film avevo saputo che Judy ha 275 fratelli e sorelle: e lì ho pensato “Judy ha 275 fratelli e sorelle e tutti sono lavorano nell'attività di famiglia senza essersi ribellati alle decisioni forzate dei loro genitori? Ma non ci credo neanche se lo vedessi.”
Così ho voluto inserire un 276iesimo fratello che rispecchia quel tipo di figlio che non accetta le scelte forzate dei genitori a seguire le loro orme: e nonostante sia esagerato, esistono comunque questo tipo di persone.
Sono sorpreso di sapere che nessuno (a quanto ne so) è riuscito a indovinare la vera identità della killer, ma sono contento perché questo significa che ho scritto una fanfiction di genere thriller in cui non è facile indovinare la vera identità del colpevole (nonostante questa sia la prima volta che scrivo una fanfiction di questo genere).
Spero che questo capitolo...sia venuto bene perché stavolta ci tengo a sapere se l'ho fatto bene, visto che è un capitolo “importante” per la storia...e per me. Aspetto i vostri commenti...e vi ringrazio per la vostra pazienza e per aver letto fin qui questa fanfiction, che non è ancora completa.

Ritorna all'indice


Capitolo 26
*** Omicidio a sangue freddo ***


Capitolo 26: Omicidio a sangue freddo

Dopo aver ucciso anche il suo fidanzato, Lucia decise di prepararsi a fare la prossima mossa ai danni della sua sorellina: uccidere i loro genitori e ottenere così la vendetta che bramava da parecchi anni verso coloro che le avevano impedito di realizzare il sogno che aveva da quando era soltanto una cucciola: diventare una militare. Dopo aver smontato e lucidato le armi, che aveva rubato grazie all'aiuto dei suoi ex complici e alle competenze informatiche di Finnick da Fort Major, le ricostruì rapidamente, assemblando correttamente ogni singolo componente; mentre il fennek stava riverniciando il furgone, che aveva nascosto in un vicolo di uno dei tanti quartieri della periferia della città, affinché potessero passare di nuovo inosservati per le strade. Nonostante avesse atteso tanto e pianificato tutto per eliminare i suoi bersagli principali, Lucia aveva provato molta ansia e alle volte si era sentita impaziente di rivelare la propria identità a Judy, poiché avrebbe voluto eliminarla subito. Ma era stato grazie al proprio complice se era riuscita a rispettare il diabolico piano che aveva architettato da tempo e a non mandare tutto all'aria.
“Ho appena finito di riverniciare il furgone.” disse con tono freddo all'amica dopo essere rientrato nel grosso automezzo.
“Molto bene. Allora andiamo.” si limitò a rispondere l'assassina, che non vedeva l'ora di mettere fine alla miserabile vita dei propri genitori.
Se fosse stato in sé, la volpe del deserto si sarebbe affrettata ad eseguire le richieste della propria migliore amica, ed ex compagna di corso; ma invece di andare a mettere in moto il furgone rimase lì, sulla soglia dell'entrata posteriore del mezzo, e continuò a fissare la leporide.
“C'è qualcosa che non va?” chiese Lucia non appena notò lo sguardo assente e quasi minaccioso di Finnick.
“Sei sicura di voler andare avanti?”
Nel sentire quella domanda, la coniglietta malvagia si alzò in piedi e andò ad appendere la propria mitragliatrice pesante MP 74 sulla pareti dove si trovavano anche le altre armi.
“Hai iniziato ad avere dei ripensamenti?”
“No...è solo che un conto è odiare e cercare di uccidere la tua sorellina; ma per quanto riguarda i genitori...è un discorso diverso.” disse il fennek, che abbassò lo sguardo e le orecchie.
Lucia strinse improvvisamente i pugni e si diresse verso la volpe del deserto. A quel punto si abbassò fino a raggiungere la sua altezza e lo fissò negli occhi.
“Guardami.” gli ordinò la killer.
Finnick obbedì.
“Ci conosciamo da tanti anni: perciò sai che quando avevi bisogno del mio aiuto io te lo davo; conosci i miei problemi personali che ho avuto con la mia famiglia, e avevi anche visto quando piangevo a causa di quei due stronzi che non volevano lasciarmi realizzare il mio sogno!” disse Lucia che fu sul punto di urlare e mettersi a piangere. “Ho scelto di venire da te perché sei il mio solo e unico amico di cui posso fidarmi, e perché tu sai chi sono e cosa ho passato...E sai che loro non meritano di vivere!...Lo sai perché sono arrabbiata con loro!”
Dopo aver visto la propria migliore amica inginocchiarsi e mettersi a piangere, la volpe del deserto iniziò a provare una grande pena per lei: capiva perfettamente cosa significava avere un genitore che costringeva il proprio figlio a compiere scelte contro la sua volontà con ogni mezzo possibile. Ma a differenza di Lucia, che aveva avuto dei genitori che avevano tentato di convincerla a non farla diventare una militare, Finnick aveva avuto un padre che lo aveva iscritto e mandato all'accademia militare solamente perché era fissato nel dover portare avanti la tradizionale professione di famiglia che c'era da varie generazioni. Da quando si erano conosciuti, i due mammiferi si erano sempre aiutati e capiti a vicenda, senza pensare di abbandonare mai l'altro in nessun caso.
La malvagia leporide si ritrovò ad essere abbracciata dal suo complice.
“Io continuerò a mantenere la promessa che ci facemmo tanti anni fa: io non ti lascerò mai sola.” disse il predatore con tono convinto.
Nel momento in cui la preda ricambiò l'abbraccio, iniziò a piangere a dirotto per qualche minuto.
“Allora devi fare una cosa per me...e voglio che mi ascolti bene e che non ti rifiuti di farla.” riprese Lucia dopo essersi calmata.
Dopo aver sciolto l'abbraccio, la volpe del deserto guardò negli occhi la coniglietta, con le orecchie ben alzate per ascoltare quella richiesta.

L'attesa sembrava essere interminabile, nonostante fossero passate soltanto due ore; mentre Nick era sottoposto a un intervento delicato, Judy continuava ad essere profondamente turbata e scossa da tutto ciò che era accaduto diverse ore fa. Era silenziosa, nervosa e sconvolta. Ancora non riusciva ad accettare che un membro della propria famiglia era diventato uno spietato assassino in cerca di vendetta a causa delle imposizioni dei genitori. Se fosse stata semplicemente arrabbiata e si fosse limitata a sfogarsi su di loro e sulla sorellina minore che era riuscita a realizzare il sogno che inseguiva sin da quando era una cucciola sarebbe stato un gesto giustificabile, anche se sbagliato, e avrebbe cercato di capirla. Ma purtroppo era andata oltre...E a causa di ciò non sapeva in che modo poteva impedirle di giustiziare i loro genitori. E a complicare ancora di più la situazione erano le condizioni del povero Nick Wild, che secondo il parere dei dottori non sarebbe riuscito a sopravvivere. Tuttavia Judy aveva voluto ignorare quelle parole, e aveva continuato a sperare che si sbagliassero. Era entrata in ambulanza per rimanere vicino al proprio partner e lo aveva tenuto per la zampa per tutto il tragitto; mentre pregava a mente che potesse sopravvivere. Una volta arrivati in ospedale i medici lo avevano portato con urgenza all'interno della sala operatoria, mentre la coniglietta fu costretta a rimanere fuori, nella sala d'attesa, dove c'erano altri mammiferi, la maggior parte di grosse dimensioni, che aspettavano il momento in cui potevano andare a far visita agli altri pazienti ricoverati; che potevano essere degli amici o i loro familiari. Tutti loro erano pieni di ansia e preoccupazione, e speravano che potesse accadere un miracolo che avrebbe salvato i loro cari; anche Judy nutriva la loro stessa speranza e pregava che accadesse quel miracolo.
Ad un trato la luce si spense. Non appena la piccola agente se ne accorse si alzò immediatamente in piedi. Quando la porta si aprì alcuni comparve un piccolo gruppo di dottori che successivamente si erano messi a parlare tra loro sottovoce.
“Scusate?” li chiamò Judy che dopo essersi alzata dalla sedia andò loro incontro.
Non appena si fu avvicinata, tuttavia, le capitò di origliare la loro conversazione.
“Avvertirò io i parenti del paziente.”
“Molto bene.”
Non appena uno dei suoi assistenti se ne andò, il dottore si rivolse all'altro suo assistente.
“Lei vada a mettere per iscritto ora, data e condizioni del decesso del paziente...”
Nel momento in cui sentì quelle parole, la coniglietta sgranò gli occhi e abbassò le orecchie: Nick era davvero morto.
No, disse a se stessa, dal momento che non riusciva ad accettare la perdita del proprio amato partner e migliore amico. La rabbia e il dolore cominciarono ad offuscare ogni segno di lucidità e razionalità. Persino quando i due dottori rimasti all'ingresso della sala operatoria si accorsero della sua presenza, la leporide scappo via piangendo, senza badare alla moltitudine di sguardi degli altri mammiferi.

Non appena uscì dall'ospedale la coniglietta si andò a nascondere in un vicolo, dietro un enorme cassone della spazzatura, poi iniziò a piangere a dirotto e ad incolpandosi del fatto di non essere riuscita a proteggere il proprio collega e di averlo messo in pericolo.
Dopo qualche secondo il cellulare iniziò a squillare.
“Che cosa vuoi ancora?!” disse d'impulso Judy urlando, senza preoccuparsi di sapere chi fosse. “Volevo soltanto dirti, sorellina, che mi trovo davanti alla casa sicura in cui si trovano i nostri genitori, e che sono pronta ad andare a farli fuori.”
La coniglietta fu nuovamente scioccata nel sentire quella notizia.
“Non ti azzardare a toccarli, assassina!” urlò la piccola agente accecata dalla rabbia.
“E perché mai non dovrei farlo? Come ti avevo detto prima è a causa loro se sono diventata così.” fu la risposta di Lucia.
“Loro sono comunque i nostri genitori!”
“Non per me!...”
“Se tu li ammazzi...giuro che non mi darò pace finché non ti avrò spedita all'inferno!” la minacciò Judy, che era disposta a fare di tutto per difendere la propria famiglia e di non ritrovarsi nella stessa situazione di impotenza che aveva avuto prima, quando aveva visto Nick morire davanti ai propri occhi.
“Allora ti invio l'indirizzo in cui si trovano, così avrai la possibilità di assistere alla loro morte...e tu non sarai in grado di fermarmi.”
Dopo aver detto ciò, la chiamata si chiuse.
Senza perdere altro tempo, la coniglietta telefonò al proprio superiore per avvertirlo del fatto che la killer aveva scoperto il luogo in cui erano tenuti al sicuro i propri genitori. Nel momento in cui aveva chiuso la chiamata, le arrivò un sms da parte di un numero sconosciuto. Intuendo chi fosse, lo aprì. Dopo aver letto l'indirizzo in cui si trovava la casa sicura, si affrettò a raggiungere i propri genitori prima che fosse troppo tardi.

Dopo aver chiuso la chiamata, Lucia, appostata su un edificio distante di parecchi metri dal rifugio in cui si trovavano i suoi genitori, caricò il proprio lanciarazzi quadruplo, le pistole e il fucile mitragliatore MP 4 per scatenare l'inferno non appena sarebbe arrivata quella coniglietta, che avrebbe assistito al massacro senza avere la possibilità di fare nulla per salvarli. Come Stu, anche lei non riusciva ad avere pazienza: preferiva venire al sodo e agire in quel momento; e nei momenti di pazienza si innervosiva parecchio. In quel preciso momento voleva mettere fine alle loro inutili vite, voleva vendetta; e più cercava di trattenere l'impulso di fare fuoco in quel preciso momento, più la rabbia aumentava e veniva a galla. Improvvisamente le vennero in mente i ricordi di quando era insieme a Finnick, quando studiavano e si addestravano insieme a Fort Major: quando stava con lui era felice; si scambiavano spesso battute, si aiutavano e sostenevano a vicenda...quei momenti erano stati perfetti. Se avesse avuto la possibilità di realizzare il proprio sogno non avrebbe avuto alcun motivo per odiare e volere morti i propri genitori, né avrebbe odiato la propria sorellina, che era diventata una poliziotta professionista e anche famosa. Invece aveva avuto un'amara delusione da quei due conigli, che oltre ad averle negato la possibilità di crearsi un futuro, avevano concesso a Judy la possibilità di poterlo realizzare, e ci era anche riuscita. Provava odio, rabbia e soffriva, fino a desiderare di cancellare dalla faccia della Terra tutti coloro che erano stati la causa dei propri fallimenti.
Nonostante fosse pronta a far saltare in aria quella casa sicura, Lucia continuava ad aspettare che arrivasse la propria sorellina odiata, con lo scopo di farla assistere impotente all'omicidio dei loro genitori.
Ma cosa sta combinando quella stronza, si chiese la leporide malvagia, stanca di continuare ad aspettare che arrivasse. Ad un tratto iniziò a sentire il lontano rumore di numerose sirene, che cominciava a diventare man mano più forte.
Finalmente, esclamò tra sé Lucia che non perse un attimo a prepararsi a fare fuoco con il lanciarazzi. Quando le auto della polizia si parcheggiarono davanti il rifugio della famiglia Hopps, gli agenti uscirono fuori dalle vetture e si ripararono dietro ad esse, pronti a fronteggiare un qualsiasi attacco da parte di quella killer.
No no no no, disse tra sé Lucia che non aveva previsto affatto l'arrivo della polizia. Attraverso il mirino del lanciarazzi riuscì a vedere chiaramente che uno degli agenti, di dimensioni mastodontiche, andò davanti l'ingresso della casa. Nel momento in cui vide che la porta si aprì, intuì immediatamente che la polizia era lì per portare i propri genitori in un altro rifugio sicuro. Decisa a non permettere che succedesse ciò, decise di aprire il fuoco...e dare così inizio alla carneficina. Nel momento in cui la prima volante saltò in aria, gli agenti erano entrati completamente nel panico: oltre a guardarsi intorno con le pistole puntate in avanti, correvano in tutte le direzioni, in cerca di un riparo. La malvagia leporide sparò il secondo razzo contro il portone d'ingresso, dove c'era quel grosso agente che le impediva di vedere con chiarezza le prede che avrebbe voluto uccidere: nel momento in cui si era voltato a causa dell'esplosione della vettura, vide chiaramente che quell'agente era un enorme bufalo. Il razzo colpì in pieno lui e la porta d'ingresso. Se tutto era andato secondo i calcoli, era riuscita nel proprio intento...era riuscita ad ucciderli. Eppure non aveva ancora finito: sparò gli altri due razzi sulle altre vetture...

Non avendo avuto un'automobile a disposizione, Judy era stata costretta ad usare i mezzi pubblici: nonostante si fosse impegnata ad arrivare il più in fretta possibile, ci aveva comunque impiegato parecchie ore ad arrivare alla casa sicura in cui si trovavano i propri genitori. Nel momento in cui vide le fiamme di quell'edificio che era ancora in piedi, le auto della polizia distrutte e capovolte, capì di essere arrivata tardi.
“No!” urlò la piccola agente, che in preda alla preoccupazione iniziò a correre. Non appena si fu avvicinata di fronte alla strage che aveva fatto la propria sorellina, poté notare anche i numerosi cadaveri dei propri colleghi. Nel vedere quello spettacolo raccapricciante, Judy si inginocchiò e abbassò la testa, poi iniziò a piangere. Lucia aveva vinto: era riuscita ad uccidere i loro genitori, e per di più aveva fatto un'altra strage di agenti di polizia. Avrebbe desiderato avere avuto a disposizione una qualsiasi automobile che le avrebbe permesso di arrivare in tempo per portare via la propria famiglia, cosicché avrebbe potuto evitare di far compiere a Lucia un'altra strage. “Judy!”
La leporide riconobbe quella voce. Alzò lo sguardo e si voltò di fianco, con gli occhi ancora lucidi. Nel momento in cui vide Stu e Bonnie che si trovavano all'imbocco di un vicolo, la piccola agente si alzò immediatamente in piedi e corse loro incontro per abbracciarli.
“Mamma! Papa!” urlò di gioia.
“Judy!” esclamò il padre ricambiando l'abbraccio.
“Siete vivi!” esclamò Judy senza smettere di piangere.
“Si, tesoro mio. Siamo qui.” fu rispose Bonnie.
In quel preciso momento il tempo sembrò essersi fermato, ed era come se attorno a loro si fosse fermata una barriera che impediva a chiunque di vederli, ed in cui i sentimenti dominavano l'atmosfera in modo emotivo e instabile.
“Che cosa è successo?” chiese ad un tratto la piccola agente preoccupata.
“C'è stata un'esplosione.” rispose Bonnie.
“Oh si...e credo sia stata provocata da un missile: lo so perché lo avevo visto chiaramente arrivare dritto verso di noi.” intervenne Stu.
“Ci ha salvati un grosso bufalo della polizia...”
“E che ha permesso a te e tua madre di usare la porta sul retro della casa per fuggire via.”
Nel sentire le loro testimonianze, Judy Intuì subito che il mammifero di cui stavano parlando non poteva essere altri che il capitano Bogo, poiché lo aveva contattato lei stessa per dirgli che la propria famiglia era in pericolo; e una volta arrivato alla casa sicura con i rinforzi stava sicuramente procedendo con il trasferimento dei due conigli in un altro rifugio, fino a quando non era arrivata la propria sorella maggiore per compiere la sua strage e tentare di uccidere i suoi bersagli fissi. Non appena abbassò le orecchie e la testa, strinse le zampette a pugno: sentì la rabbia crescerle dentro...e non era rivolta soltanto verso la sorella maggiore.
“Perché lo avete fatto?” chiese la leporide tentando di non alzare la voce.
Nel sentire quella domanda, e notando che la loro figlia sembrò essere sul punto di gridare, Stu e Bonnie si scambiarono un'occhiata preoccupata.
“Di cosa stai parlando, Judy?” chiese il padre confuso.
“Perché avete impedito a mia sorella di realizzare il sogno di diventare una militare?”
Colti completamente alla sprovvista, quella domanda sconvolse completamente i due conigli adulti, che si sentirono ancora più confusi.
“Sto parlando diLucia.” riprese a parlare Judy non appena notò che i genitori non avevano ancora capito a chi si stava riferendo.
Non appena i genitori sentirono quel nome i loro sguardi cambiarono improvvisamente: erano demoralizzati...e spaventati.
“Non è possibile...Lucia è morta diversi anni fa.” fu la risposta di Stu.
“No...Non lo è.” fu la risposta di Judy. “Lei è viva e vuole vendicarsi: ha intenzione...di uccidere me e voi! E non sto scherzando!”
“C...Come puoi dire una cosa simile su uno dei tuoi tanti fratelli, soprattutto su Lucia, che era stata uccisa dalla mafia?” disse Bonnie sconcertata, la quale non voleva pensare e neanche accettare l'idea che Lucia era viva ed era diventata una spietata assassina che voleva far fuori la famiglia. “Perché io l'ho vista, e mi ha rivelato il suo piano!” rispose Judy, che cercava di far ragionare i propri genitori. “Neanche io riesco ad accettare una cosa del genere, ma questa è la realtà...”
“No Judy...” riprese Bonnie.
“Perciò ditemi perché non le avevate permesso di realizzare il suo sogno!” esclamò Judy alzando il tono della propria voce e fissandoli negli occhi, poiché pretendeva di avere una risposta.
Entrambi i genitori furono talmente demoralizzati da quella rivelazione che volevano tentare di contraddire e ribattere alle parole della loro figlia. Tuttavia decisero di rispondere prima alla sua domanda.
“Il fatto è che noi eravamo contrari al fatto che diventasse una militare, perché non volevamo vederla tormentata dai continui incubi dei mammiferi che avrebbe ucciso, e delle bombe che esplodevano sul campo di battaglia ogni volta che tornava casa dopo che finiva una guerra” “Per non parlare anche del fatto che avrebbe rischiato di far del male ai tuoi altri fratelli nel caso si fosse arrabbiata...” intervenne Bonnie.
“Che poi era capitato anche al fratello di Gideon Grey, che dopo essere tornato dalla guerra che infuriava, e ancora infuria, in Iraq, durante uno dei loro litigi aveva preso una bottiglia di vetro e dopo averla frantumata, stava quasi per ferire gravemente quella povera volpe!”
“Voi le avete comunque impedito di realizzare il suo sogno!” rispose d'impulso Judy.
“Lo abbiamo fatto per proteggere la nostra famiglia!” insistette Bonnie.
“Avete tentato di costringerla a diventare una coltivatrice di carote, come avevate tentato di fare con me e avevate fatto con i miei altri fratelli e sorelle!”
“Judy; lo sai che adattarsi alle proprie condizioni di vita e alle attività di famiglia che sono state tramandate per diverse generazioni, ha i propri vantaggi...” disse Stu Hopps nel tentativo di convincere la figlia a dare loro ragione.
Quella risposta non fece altro che far arrabbiare ancora di più la piccola agente, che non aveva intenzione di accettare quella risposta, che sosteneva fosse assolutamente sbagliata.
“Voi non dovevate costringerla a diventare come voi!” urlò furiosa; e poiché stava parlando con i propri genitori, non riuscì a dare una risposta o una motivazione più adatta, né voleva mancare loro di rispetto.
“Hai detto bene sorellina: non dovevano.”
Non appena la leporide sentì quella voce familiare, si voltò di scatto; e con sguardo spaventato vide davanti a sé Lucia con indosso una specie di tuta antisommossa completamente nera, con la cintura paramilitare con i diversi borselli in cui si trovavano i proiettili o altri utensili più piccoli, il volto scoperto, in cui si vedeva chiaramente la sua espressione fredda e determinata a compiere la sua vendetta; con il fucile di precisione che portava a tracolla, ed impugnava una pistola che stava puntando verso la piccola agente. Anche i genitori furono sconvolti non appena la videro, dal momento che avevano vissuto per tanto tempo con la convinzione che fosse morta.
“Lucia!” esclamò Bonnie confusa.
Non appena Stu vide con i propri occhi che quella leporide era viva, si sentì talmente spiazzato da non riuscire a dire una sola parola.
“Stai lontana da loro!” urlò Judy, che dopo aver preso dalla fondina la pistola gliela puntò contro. Non aveva intenzione di permetterle di uccidere anche la loro famiglia; e questa volta aveva la possibilità di fermarla.
“Fermati Judy!” urlò Bonnie, che oltre a mettersi davanti alla propria figlia minore afferrò la sua arma.
“Che stai facendo mamma!”
“Deponi la tua arma, Judy!” gli ordinò Stu con tono duro.
Mentre Judy rimase allibita dal loro comportamento, Lucia li osservò con uno sguardo freddo: nonostante fosse arrabbiata e voleva uccidere tutti loro, dentro di lei iniziò a provare esitazione; infatti la zampa con la quale impugnava la pistola iniziò a tremarle.
Un conto è odiare e cercare di uccidere la tua sorellina; ma per quanto riguarda i genitori...è un discorso diverso.
Le parole che gli aveva detto Finnick vennero improvvisamente a galla, e iniziarono a suggestionare la malvagia leporide, che fino adesso non aveva avuto alcun problema riguardo al fatto di dover premere il grilletto della propria arma per sparare e uccidere i propri genitori.
“Ma lo volete capire che vi vuole uccidere?!” esclamò Judy stupita.
“Lei è nostra figlia, Judy.” fu la risposta di Stu.
“Ed è anche una delle tue sorelle.” rispose invece Bonnie. “E non possiamo permettervi di farvi del male e che tentiate di uccidervi a vicenda.”
“Io non posso permetterle di farvi del male!” esclamò Judy disperata, che non aveva alcuna intenzione di permettere che Lucia potesse farli fuori.
“Ascolta Judy: lei è arrabbiata con noi, ed è normale che dica di volerci uccidere...ma non lo farà.”
Nel sentire le parole del papà, la coniglietta lo squadrò completamente allibita, come se non si aspettasse quella risposta; e nonostante fosse normale che un genitore dicesse così, lei cominciò a pensare che lui non la conoscesse affatto.
“Tu non sai di cosa è realmente capace!” fu la risposta della piccola agente. “Guarda cosa ha appena fatto qui...e aveva anche tentato di uccidervi!”
All'inizio Stu volse lo sguardo verso la moglie, che era davvero preoccupata, poi tornò a guardare Judy negli occhi.
“Io e tua madre avevamo sbagliato con lei; ed è giusto risolvere questa questione.”
Non appena vide che il proprio papà si diresse verso la piccola mammifera che aveva intenzione di ucciderli, Judy lo prese per un braccio.
“Che hai intenzione di fare?!” esclamò Judy agitata.
“Lascialo, Judy.” le ordinò la madre.
“No! Io non voglio che venga ucciso!” urlò Judy, che fu sul punto di mettersi in ginocchio e supplicarlo.
A quel punto il coniglio adulto poggiò la zampa libera sulla guancia sinistra della propria figliola.
“Andrà tutto bene Judy: non mi accadrà nulla di male.”
“Ti prego, non andare da lei!” gli supplicò la piccola agente, convinta che sarebbe accaduto qualcosa di brutto.
“Judy: lascia fare a tuo padre.” intervenne Bonnie.
“Ma mamma...” disse la leporide disperata, e che distrattamente mollò la presa sul braccio del papà.
A quel punto Stu decise di andare da Lucia, la quale continuava a puntare la pistola verso di loro.
“Non ti avvicinare!” urlò la killer.
“Ascoltami Lucia...”
“Ti ho detto di non avvicinarti!”
“So che sei arrabbiata, e che hai ucciso tanti mammiferi e...hai tentato di uccidere noi.” disse il padre che continuò ad avvicinarsi un passo alla volta a lei.
“Stai fermo!” continuò a urlare la leporide, mostrando allo stesso tempo timore nel proprio tono; mentre fece qualche passo indietro.
“Hai ragione ad essere furiosa con noi; e ce lo meritiamo...io e tua madre abbiamo sbagliato. E ti chiediamo scusa per ciò che ti abbiamo fatto diventare.”
Non appena sentì quelle parole, e vide il proprio genitore fermarsi a qualche passo da lei, Lucia abbassò l'arma e sgranò gli occhi. La rabbia si fece improvvisamente da parte, lasciando che il dolore e la tristezza, che erano stati tenuti nascosti da essa, venissero fuori in modo violento per provocare una reazione a catena instabile.
Nel momento in cui Judy vide che la propria sorella maggiore andò ad abbracciare il loro papà, rimase sconcertata, poiché non si aspettò di vedere un simile gesto. Era convinta che avrebbe sparato loro contro e dato libero sfogo alla rabbia e all'odio che teneva dentro di sé. Ma non accadde ciò. Eppure aveva un brutto presentimento, come se il pericolo non era ancora passato.
“Volevo che foste fieri di me!...E che aveste accettato le mie scelte!” gridò la malvagia leporide piangendo, mentre abbracciava con forza il proprio papà.
“Hai ragione, Lucia: noi abbiamo sbagliato a importi di essere come noi; però non ci pentiamo di averti impedito di diventare una militare.” fu la risposta di Stu, che le avrebbe lasciato realizzare qualsiasi desiderio...eccetto diventare un soldato.
“Perché?!...Dimmi perché non volete che io diventi una militare!” esclamò la figlia maggiore in preda alla rabbia e alla tristezza.
“Te lo avevamo detto tanti anni fa: noi siamo contrari alla violenza, e ti abbiamo anche raccontato che fine aveva fatto il fratello di Gideon...”
“Io non avrei mai fatto quella fine!” urlò ancora Lucia, ricordando ciò che gli avevano raccontato i genitori: di come Jason Grey, dopo essere tornato dalla guerra, aveva aggredito con una bottiglia di vetro rotta il suo fratellino minore durante uno dei loro litigi, rischiando di mandarlo in ospedale. E la causa di quel gesto e di quella rabbia erano dovuto al fatto che quella volpe era continuamente tormentata dagli incubi e dai pensieri di tutto ciò che aveva vissuto in prima persona quando si trovava sul campo di battaglia. Dopo essere finito in prigione, Jason riceveva due volte a settimana, qualche volta anche tre, le visite da parte di uno psichiatra, specializzato in quel tipo di problemi, che lo seguiva passo per passo per tentare di riabilitarlo e reinserirlo nella società.
“Io e tua madre avevamo avuto paura, e avevamo deciso di proteggere te e i tuoi fratellini da quel mondo.” si giustificò Stu.
“E vi aspettate che vi perdoni e che mi costituisca alla polizia? Magari volete anche che io e mia sorella ci riconciliamo; e magari mi direte che tutto ritornerà come prima?”
“Beh...Non ritornerà tutto come prima, ma posso assicurarti che le cose miglioreranno.” fu la risposta realistica del coniglio adulto, consapevole che non sarebbe stato facile ricostruire con Lucia quel legame che con il tempo si era rovinato ed infine troncato del tutto. Tuttavia era determinato, insieme a Bonnie, a recuperare quel rapporto con la figlia che aveva creduto fosse morta da parecchio tempo, e volevano aiutarla in ogni modo a farle capire che erano cambiati...erano disposti anche ad assumere un avvocato costoso che fosse stato in grado di farle scontare la pena alla quale sarebbe stata condannata nel momento in cui si sarebbe costituita.
“Se voi mi aveste amata...Vi avrei resa orgogliosi di me!”esclamò Lucia, ancora in preda alle lacrime.
“Lo so, e mi dispiace...”
Non appena Stu cominciò a parlare, un sordo rumore interruppe la sua risposta. Quando Lucia alzò di nuovo lo sguardo, il leporide poté scorgere sua la rabbia e l'odio che per qualche momento erano stati messi da parte, e che gli fecero capire che lei non aveva alcuna intenzione di perdonarli. Fu in quel momento che capì di aver fallito come genitore, e di aver commesso un grave errore che non avrebbe incontrato perdono; e mentre pensò a ciò, il povero coniglio adulto emise i suoi ultimi respiri di vita, e cadde pesantemente a terra.

Quando Bonnie vide la propria figlia abbracciare Stu, decise di andare loro incontro.
“Mamma!” esclamò Judy afferrandola per una zampa. “Non andare, ti prego!”
“Che cosa ti prende, Judy?”
“Non andare...ti supplico.” ripeté la piccola agente, la quale continuava a ad avere il presentimento che dovesse accadere qualcosa di brutto.
Quando vide l'espressione preoccupata la sua amata figlia, Bonnie le si avvicinò e la accarezzò la guancia destra.
“Andrà tutto bene, piccola mia.”
Nonostante il tono rassicurante e la carezza affettuosa che aveva ricevuto, Judy non si sentiva affatto tranquilla: era tesa e nervosa. Improvvisamente le due leporidi sentirono un rumore talmente forte da provocare un grande fastidio ai mammiferi dotati di un udito ben sviluppato, come il loro. Nel momento in cui volsero il loro sguardo nel punto da cui era partito quel fastidioso rumore, videro il povero Stu cadere pesantemente a terra, mentre Lucia impugnava la sua pistola all'altezza dello stomaco.
“No.” disse a bassa voce Judy; e mentre le lacrime cominciarono a rigarle il viso, e dentro di lei cominciò a crescere una rabbia talmente grande da non riuscirla a controllare.
“Lucia...!” urlò Bonnie completamente sconcertata e incredula a ciò che aveva fatto la propria figlia.
Approfittando del loro disorientamento, l'assassina puntò verso la sorellina la pistola e fece fuoco, centrando in pieno il suo bersaglio.
La piccola agente, rimasta sconvolta dalla morte del papà, non fu abbastanza lucida da riuscire ad evitare di essere spinta dalla mamma, che si beccò al posto suo quel proiettile, che si andò a conficcare nella testa. Quando vide anche il suo corpo cadere a terra, fu talmente accecata dalla rabbia che fu incapace di ragionare; dopo essersi alzata in piedi andò ad aggredire, urlando, quella coniglietta pazza e psicopatica.
“Maledetta bastardaaaaa!!!!!”
Era talmente furiosa che fece ricorso a tutte le energie che aveva in corpo per sferrare pugni e graffi a quella killer, che alla fine era riuscita a “portarle via tutto”. Dopo aver subito qualche colpo, Lucia ebbe la prontezza di puntare la propria arma all'altezza della gola della sua prossima ed ultima vittima e fece fuoco.
Judy sentì improvvisamente il bruciore della ferita che quel proiettile le aveva provocato, e il dolore era insopportabile fino ad avvertirlo dentro il proprio corpo. Istintivamente si girò su se stessa, volgendo il proprio sguardo verso la criminale, che oltre ad essersi avvicinata le stava puntando la pistola. Nel momento in cui la piccola agente cercò la propria arma nella fondina si accorse che non c'era. Fu in preda all'agitazione, poiché ricordava di averla sempre avuta a portata di zampa. “Sei talmente accecata dalla rabbia ce non ti sei neanche resa conto di averla fatta cadere a terra nel momento in cui avevo ucciso quello stronzo!”
“Sei un mostro!” urlò Judy furente e in preda al dolore, prima di mettersi a piangere. “Se sono davvero un mostro, è stato merito di quei due conigli idioti...”
“Loro erano i nostri genitori!...E tu...li hai uccisi!...Solo perché non ti avevano permesso di realizzare i tuoi desideri!” ribatté Judy sforzandosi di far sentire le proprie parole tra le lacrime. “Oh no, non l'ho fatto solo per quello; ma perché hanno preferito dare tutto a te, invece di dare anche me le stesse cose...e proprio perché siamo sorelle, anche io avrei dovuto avere una vita come l'hai avuta tu.”
“Erano disposti a chiederti scusa!...Avresti finalmente avuto anche tu quello che desideravi avere...loro volevano soltanto riavere la loro figlia che avevano creduto fosse morta da tempo!...”
“E secondo loro le cose sarebbero tornate come prima?!” urlò Lucia. “Credevate che se avessi accettato le loro scuse saremo ritornati tutti a casa abbracciati tra noi e saremo vissuti felici e contenti, in pace, a Bunnnyburrow come se niente fosse accaduto?! Sono diventata un'assassina a causa loro; e soprattutto...Tu non mi avresti mai perdonata!”
Nel sentire quelle parole, Judy abbassò lo sguardo e iniziò a riflettere: aveva ragione...ma probabilmente sarebbe arrivata a perdonarla.
“Lo sapevo.” fu la risposta di Lucia quando vide la propria sorellina che aveva abbassato lo sguardo e non disse nulla. “Stanotte la faremo finita.”
“Come?” domandò Judy ancora in preda alle lacrime.
“Stanotte metteremo fine a questa storia. Solo noi due...e solo una di noi vivrà.”
La coniglietta fu veramente sconvolta di sentire uscire dalla sua bocca simili parole.
“No, Lucia...” disse Judy scuotendo la testa.
“È deciso...Tutto sarà deciso da un duello all'ultimo sangue, dove soltanto una di noi ne uscirà viva.”
Dopo aver detto ciò, la killer abbassò l'arma che aveva tenuto puntato alla testa della piccola agente di polizia e se ne andò via. Invece di fermarla, Judy andò a vedere le condizioni dei loro genitori: nonostante fossero morti, rifiutava di accettare che lo fossero. Dopo aver raggiunto Stu, che indossava una maglia celeste e dei pantaloni marroni chiari, vide la gran quantità di sangue che fuoriusciva dalla ferita che aveva sul torace, nella parte in cui si trovava il cuore;i suoi occhi aperti; e la sua espressione addolorata, nella quale era anche racchiuso...il fallimento: aveva commesso un errore che aveva creduto di poter rimediare, ma non era stato così...e a causa di ciò aveva pagato con la vita.
A quel punto si affrettò a raggiungere il corpo di Bonnie. Lei giaceva a terra senza vita come suo marito; ma a differenza di lui era stata colpita alla testa. Era morta per salvare uno dei propri figli...ma Judy sapeva benissimo che Lucia intendeva uccidere proprio lei, e per riuscire nel suo scopo aveva usato la propria sorellina come esca.
A quel punto la leporide si inginocchiò: era furiosa, e per di più addolorata...ma soprattutto fu sopraffatta dal fallimento. La propria sorella maggiore era riuscita a portarle via davvero tutto in un solo giorno: i mammiferi a lei più cari che le davano motivo di vivere e superare tutte le difficoltà e gli ostacoli che che le capitava di affrontare, la dignità e la carriera. Insomma...era riuscita a distruggerle la vita...e non era riuscita ad impedirglielo.
Mentre stringeva con forza sovrumana i pugni e tremava come se fosse infreddolita, Judy lanciò un urlo fortissimo...Talmente forte che sarebbe riuscita a far tremare di paura persino i predatori di grossa taglia.

Angolo autore
Rieccomi qua con questo nuovo capitolo di questa fanfiction...
Innanzitutto mi scuso per la mia lunghissima assenza, ma ho avuto un periodo in cui non ero per nulla ispirato, e nonostante mi sforzassi non riuscivo a tirare fuori nessuna idea...ma adesso sono tornato, ed ho intenzione di terminare questa fanfiction...per di più stavo pensando, dopo aver sentito molti consigli e pareri di alcuni utenti che stanno seguendo questa fanfiction, di cambiare il rating e metterlo arancione...anche se non lo farò subito.
So di essere stato...molto drammatico e crudele questa volta; ma ho voluto sperimentare parecchie cose...e nonostante io abbia imparato che anche se mi impegnassi non riuscirei mai a immedesimarmi completamente a tutti i tipi di personaggi, volevo comunque dirvi che “al peggio non c'è mai fine”.
A presto...e spero continuiate a seguire questa mia fanfiction fino alla fine.

Ritorna all'indice


Capitolo 27
*** Duello all'ultimo sangue ***


Capitolo 27: Duello all'ultimo sangue

A causa della morte del capitano Bogo e della maggior parte degli agenti, il distretto di polizia era piombato completamente nel caos. Benjamin Clawhauser, il ghepardo che era sempre alla reception per accogliere e dare informazioni ai visitatori, si ritrovò improvvisamente a dover gestire e riorganizzare la stazione di polizia, continuamente tempestata dalle telefonate degli ufficiali e dai membri del Municipio, che nel frattempo stavano decidendo quale altro superiore avrebbe dovuto prendere il posto del defunto bufalo. Nonostante il comando temporaneo fosse stato affidato all'agente Fengmayer da Bogo poco prima di morire, il sindaco di Zootropolis aveva comunque preso la decisione di far prendere il posto del defunto capitano a un altro ufficiale di polizia più esperto.
Il povero felino non si era mai trovato ad affrontare una situazione simile, e ciò lo rendeva agitato e nervoso. Quando arrivò al primo piano gli parve sentire delle urla e dei rumori forti che provenivano dall'ufficio dell'agente Hopps. Temendo che le fosse accaduto qualcosa, il ghepardo corse velocemente per il corridoio. Una volta arrivato vide che l’ufficio era stato messo a soqquadro: il computer che era stato distrutto nel momento in cui era stato buttato per terra con violenza; anche il portamatite, la sedia girevole, le cartelle in cui erano conservati i casi aperti e chiusi, e la gran moltitudine di fogli erano stati buttati sul pavimento. Era come se ci fosse stata una rissa. Quando Benjamin si affacciò preoccupato dall'entrata, vide una coniglietta accovacciata in un angolo che stava piangendo.
“Judy...” disse il ghepardo sconcertato.
Dopo aver sentito la sua voce, la coniglietta alzò lo sguardo verso di lui; il viso era avvolto nelle lacrime, la sua espressione segnata dalla sconfitta, dal dolore e dalla rabbia; le cicatrici evidenti degli scontri precedenti contro quella pazza killer, e la divisa rovinata. L'addetto alla reception andò a raggiungerla, poiché non l'aveva mai vista in quelle condizioni.
“Ho fallito.” disse la leporide piangendo.
“Non è vero: puoi ancora darle la caccia e arrestarla...” disse Benjamin nel tentativo di incoraggiarla.
“E a che scopo?!” urlò Judy, che si mise rapidamente in piedi.
Quel gesto spaventò il ghepardo, che fece qualche passo indietro.
“Lei mi ha portato via tutto: la mia famiglia, il mio partner, i miei colleghi, il mio orgoglio, la mia autostima! E non sono stata in grado di difendere niente di ciò che avevo!”
Dopo aver dato con tono furente quella risposta prese il distintivo e lo staccò con forza dalla divisa, provocando un piccolo strappo. “Io non merito di avere questo distintivo!” urlò Judy mentre lo buttò violentemente a terra.
Il felino osservò atterrito quel gesto, che gli aveva tolto le parole di bocca e lo convinse a non ribattere più. In quel preciso istante la leporide appoggiò la testa sul muro, con le orecchie abbassate all'indietro, e riprese a piangere.
“Ho dato tutta me stessa per acciuffarla e proteggere ciò che mi era caro...ma non è bastato. E ora...non ho niente per cui lottare, e...e per di più...i miei fratelli si vergognerebbero di me, perché non sono stata in grado di difendere i nostri genitori...”
“Questo non puoi saperlo...”
“Quale poliziotto è così incompetente nel saper proteggere la propria famiglia, i colleghi e il mammifero che ama più di chiunque altro al mondo e dimostra di essere ingenuo come me?”
Nel sentire quelle parole, Benjamin iniziò a provare una gran pena per quella povera coniglietta che non era più la stessa mammifera che aveva conosciuto un tempo.
“Ascoltami...tutti commettiamo degli errori; però non credo che i tuoi fratelli potrebbero mai odiarti e allontanarti soltanto perché non sei riuscita a salvare i vostri genitori: hai dato tutta te stessa per salvarli!”
“Hai mai perso dei familiari?” replicò Judy senza alzare lo sguardo.
“Beh ecco...”
“Un mammifero che ti sta particolarmente a cuore sta per essere ucciso da una stronza psicopatica in quel preciso momento; e sai che lei può portarti via tutto in qualsiasi occasione perché ti conosce perfettamente bene. Tu cerchi di salvare quel mammifero in tutti i modi e con tutte le tue forze, che potrebbe essere tua madre, o tuo padre, o un qualsiasi altro tuo membro della tua famiglia, ma nonostante tutto va a finire che lo vedi morire davanti ai tuoi occhi senza avere avuto il tempo necessario per poterlo salvare...E inizi a renderti conto che non esiste alcun modo di fermare quella pazza, che continua a ricordarti che ti tiene in pugno e che qualsiasi cosa tu faccia per anticiparla e fermarla non serve a niente perché aveva passato quasi tutta la sua vita a studiare il tuo modo di pensare e di agire, le tue abitudini, i mammiferi che frequenti...”
Il ghepardo aveva osservato la sua piccola collega camminare verso di lui, mentre diceva quelle cose, con lo sguardo fisso sul suo; era freddo e privo di emozioni.
Quando smise di parlare, si fermò, come se si fosse risvegliata da uno stato di ipnosi. I due mammiferi si guardarono a lungo negli occhi. Benjamin rimase sconcertato e scoraggiato.
Agente Clawhauser!
“Si, Fengmayer?”
Abbiamo catturato una volpe del deserto che dice di volersi costituire perché è complice dell'omicidio della famiglia Hopps.
Dal momento che le comunicazioni via radio degli agenti erano in vivavoce, anche Judy ascoltò la conversazione; e quando sentì che era arrivato l’ex amico di Nick, la piccola agente andò a raggiungere di corsa l'entrata del distretto.
“Aspetta Judy!” urlò inutilmente Benjamin, il quale tentò di raggiungere la sua collega prima che commettesse qualche sciocchezza.

Quando arrivò nell'enorme sala d'aspetto del distretto, nella quale si trovava anche l'ingresso della struttura, vide l'agente Fengmayer che tratteneva quel fennec traditore, nonché ex amico ed ex socio in affari di Nick, Finnick. In preda alla rabbia, Judy andò con passo deciso verso il complice di Lucia.
“Aspetta Judy...”
Senza neanche ascoltare la sua supplica, la coniglietta sferrò un fortissimo destro che lo fece cadere a terra.
“Agente Hopps!” esclamò la tigre, che istintivamente tentò di bloccare la sua collega.
Con grande agilità evitò la sua presa e afferrò per il collo della maglietta il piccolo predatore.
“Schifoso figlio di puttana!” gridò Judy furiosa e con una gran voglia di ucciderlo nel peggiore dei modi possibili.
“Io non volevo che andasse a finire così!...”
“Ma Nick è morto!...Ed è soltanto colpa tua!”
“Se non fosse stato per me Lucia lo avrebbe ucciso prima!...” si giustificò il fennec. “Avevo detto a Lucia che l'avrei aiutata soltanto se non lo avesse ucciso…ho cercato di salvare la vita del mio migliore amico!...Non avrei mai creduto che sarebbe andata a finire comunque male!”
Per tutta risposta la leporide urlò, poi lo colpì sul viso con un pugno. Dopo averlo visto cadere a terra, Judy prese la propria pistola, dopodiché afferrò di nuovo il collo della maglietta del predatore e gli puntò sulla fronte l'arma. Nel vedere ciò, anche Fengmayer prese la propria pistola a dardi soporiferi e la puntò verso l'agente Hopps. Nel vedere tutta la scena, il ghepardo era entrato nel panico più totale; e non sapeva cosa fare per non far precipitare ulteriormente la situazione.
“Fermati Judy!” urlarono i due poliziotti all'unisono nel tentativo di impedire alla leporide di compiere una sciocchezza di cui si sarebbe poi pentita per il resto della sua vita.
“Dimmi dove si trova quella pazza!”
“Ti aspetta nel distretto Sahara in un magazzino abbandonato, alla periferia della città...lei ti dirà in seguito l'indirizzo tramite un SMS...” fu la risposta del fennec, impaurito del fatto che da un momento all'altro sarebbe stato ucciso dalla piccola agente di polizia, la quale sembrava non essere in grado di ragionare.
A causa della rabbia la leporide iniziò a tremare, soprattutto la zampa nella quale impugnava la pistola; per la prima volta iniziò a pensare che non le importava nulla di essere cacciata via dalla polizia, né di finire in carcere nel caso in cui avrebbe sparato e ucciso quel fennec, compiendo di fatto il suo primo omicidio; né di venire uccisa o ferita dagli stessi colleghi. Osservò l'espressione impaurita di quel criminale, che probabilmente aveva come unica colpa il fatto di essere stato complice di una killer che desiderava soltanto vendicarsi della propria famiglia; nel tentativo di proteggere il suo ex migliore amico...e anche per vendicarsi dell'agente di polizia che erroneamente aveva definito i predatori come degli animali che sarebbero impazziti e diventati dei selvaggi assassini.
“Se lui fosse ancora vivo mi avrebbe impedito di compiere un simile gesto, ma soprattutto non vorrebbe mai vedere che io commetta un simile gesto su un qualsiasi mammifero; e neanche i miei genitori sarebbero fieri di me…perciò considerati fortunato se ti lascio vivere e scontare la tua pena in prigione.” fu la risposta di Judy, che dopo aver riposto nella fondina la propria arma e lasciato andare il fennec si avviò verso l'uscita del distretto. Mentre la tigre andò a portare in galera Finnick, Benjamin seguì la leporide.
“Aspetta Judy!”
Quando sentì la sua voce, la piccola agente si fermò.
“Non devi andare ad affrontarla da sola.” disse il ghepardo.
“Lo devo fare, Ben.”
“Ti sta attirando in una trappola, e poi sei un'agente di polizia: devi rispettare i protocolli...”
“Stanotte deve finire tutto; e poi non sono più un'agente di polizia.” concluse Judy.
“Beh...le tue dimissioni sono respinte!” tentò di dire con tono autoritario il felino.
Non appena sentì quelle parole la coniglietta volse lo sguardo verso di lui e lo fissò con espressione furente...e omicida.
“Tu non sei il mio capo! E se ci tieni tanto a impedirmi di andare ad uccidere quella pazza allora mi dovrai sparare e
arrestare...Altrimenti fatti da parte e lasciami in pace!”
Il cuore del ghepardo cominciò a battere all'impazzata per la paura: non l'aveva mai vista così furiosa prima d'ora. Iniziò a pensare che quasi sicuramente sarebbe arrivata ad estrarre la sua pistola e aprire il fuoco verso di lui senza badare al fato se lo avrebbe ucciso oppure no...e anche se non si sarebbe spinta a tanto, gli bastò osservare il suo sguardo omicida per capire che non ci sarebbe stato verso di convincerla a lasciar perdere.
Dopo aver detto quelle parole, la leporide si voltò di scatto e andò a raggiungere la fermata dell'autobus, nascondendo la propria amarezza e il dispiacere nell'aver trattato male il povero Benjamin; che nel frattempo era rientrato dentro la centrale per occuparsi dei casini e delle faccende burocratiche che gli erano stati affidati.

A causa del traffico e del ritardo dei mezzi, Judy impiegò circa un'ora e mezza per arrivare al condominio. Dopo aver staccato i sigilli dalle pareti dell’ingresso ed essere arrivata al proprio appartamento, prese dai cassetti della scrivania e del comodino la pistola di riserva, una magnum 70mm, tutti i caricatori che aveva a disposizione e il coltello a serramanico. Nel momento in cui uscì dall'appartamento, la coniglietta si fermò; di fronte a lei c'era disegnata con il gesso una sagoma bianca. In quell'istante immaginò di rivedere ancora disteso a terra, morente, il corpo del povero Nick Wilde. Dopo essersi inginocchiata, la coniglietta abbassò le orecchie e lo sguardo, dopodiché iniziò a piangere. Ripensò al momento in cui aveva tentato di tamponargli la ferita e di tenerlo in vita con la respirazione bocca a bocca. Il dolore e la tristezza si manifestarono in maniera smisurata nel profondo della leporide, che iniziò a sentirsi più vulnerabile...e completamente sola. I sensi di colpa...il fallimento...Era sconvolta, e provava una tale rabbia da provocarle uno stato emotivo molto forte e incontrollato che non aveva mai avuto prima d'ora; guidata da uno scatto d'ira la coniglietta si alzò in piedi e ritornò dentro il proprio appartamento: dopo essere entrata in bagno colpì violentemente lo specchio del bagno. Dopo averlo frantumato in mille pezzi, lanciò un urlo di disperazione e di rabbia; e una volta tornata in camera cominciò a metterla a soqquadro: buttò a terra i mobili e lanciò contro le pareti gli oggetti più piccoli, inclusa la sedia, e per di più si mise a strappare i propri vestiti. In quel momento sembrava essere una belva feroce. Quando ebbe finito di sfogarsi in quel modo, andò a sdraiarsi sul letto e iniziò a piangere a dirotto. Aveva perso tutto e ora non aveva più nulla per cui combattere: si era impegnata al massimo per difendere tutto ciò che considerava caro, ma nonostante tutto non era riuscita a proteggere ciò che caratterizzava il suo mondo. Si sentiva svuotata. I sentimenti di amore e felicità erano svaniti nel nulla, come se le fossero stati portati via da una bufera. Tuttavia sentì crescere dentro di lei qualcos'altro, che prese immediatamente il posto di quei sentimenti che l'avevano abbandonata.
Strinse le zampe con gran forza, afferrando le lenzuola con gran violenza; alzò lentamente il viso umido a causa delle lacrime, sul quale era dipinto uno sguardo contratto dalla rabbia e dall'odio, dove si leggeva chiaramente che aveva intenzione di massacrare nel peggior modo possibile colei che non riusciva più a chiamare “sorella”.
Guidata dal disprezzo e dal desiderio di vendetta, Judy si alzò dal letto e lasciò l'appartamento. Mentre si diresse decisa verso la più vicina fermata del bus, ricevette un sms. Il mittente era anonimo. Quando lo aprì vide che c'era scritto il nome di un indirizzo che si trovava nel distretto di Sahara...e un orario. Finalmente avrebbe avuto l'opportunità di fermare quella stronza una volta per tutte. L'appuntamento era per mezzanotte, che era un orario in cui la maggior parte dei mammiferi si trovavano nelle loro case a dormire; e dal momento che non aveva avvertito la polizia, né aveva intenzione di farlo, nessuno avrebbe potuto avere modo di interrompere la loro azzuffata.
Quando l'autobus arrivò alla fermata, la piccola agente chiuse il messaggio e mise il cellulare in tasca, poi salì sull'autobus che l'avrebbe portata nel distretto Sahara.

Dopo essersi esercitata per ore in una bettola abbandonata ad usare al meglio il coltello e aver comprato in un'armeria altri caricatori, Judy raggiunse il luogo in cui avrebbe ucciso quella killer; era un edificio dalle dimensioni colossali, abbandonato e in rovina. Persino le case vicine, in stile “anni 80”, erano nelle stesse condizioni. Se non fosse per i lampioni accesi per le strade, quella zona sarebbe stata completamente ricoperta dalle tenebre. Aveva i brividi. Si sentiva completamente sola, ed aveva l'impressione di essere osservata da qualcuno che si usava quelle stesse ombre per nascondersi. Impugnò il manico della pistola che aveva nella fondina e la estrasse, mentre i suoi respiri diventarono più veloci e pesanti, e il cuore iniziò a batterle forte. Con piccoli passi si avvicinò verso le enormi porte di ferro dell'ingresso, le quali mostravano una particolarità: erano tenute ferme da un catenaccio, tuttavia non erano del tutto chiuse, e quella rientranza riusciva ad impedire l'ingresso soltanto ai mammiferi più grandi. Una volta entrata dentro, la leporide prese una piccola torcia e la accese, dal momento che non c'era niente che potesse illuminare l'edificio. Mentre tentò di capire dove si trovava, fece qualche passo in avanti e puntò in tutte le direzioni la piccola torcia. Ad un tratto l'edificio venne invaso da una luce molto chiara che invase l'intero complesso: erano i raggi provenienti dalla luna che fino a quel momento era stata coperta dalle dense nuvole che le impedivano di illuminare la superficie della Terra. Ora che l'edificio non era più invaso dalle tenebre, Judy spense la torcia, e si guardò intorno per capire dove si trovava: intorno a lei c’erano diversi treni arrugginiti risalenti a tanti anni fa, e c'erano anche vari strumenti e macchinari molto vecchi che venivano usati dagli operai e macchinisti per muovere i treni e svolgere lavori legati alla manutenzione delle ferrovie. Era davvero un luogo perfetto per potersi nascondere o darsi un appuntamento per affari illeciti; come ad esempio nascondere il cadavere di un mammifero o ucciderlo senza che nessuno potesse soccorrerlo o trovarlo già morto di fame e di sete...o vedersi con la propria nemesi per regolare i conti una volta per tutte, e in modo davvero violento.
Bip bib bip bip.
Ancora quel suono assordante...ancora quelle vertigini; la piccola agente perse improvvisamente l'equilibrio e lasciò cadere a terra la torcia e la pistola. Quei fastidi durarono pochi secondi questa volta, e quando le passò si ritrovò a respirare con affanno.
“Sei arrivata in anticipo.”
Non appena sentì quella voce, Judy si alzò rapidamente in piedi e puntò la pistola verso quella criminale. Era davanti a sé, ed era armata di pistola anche lei.
“Questa volta non ti lascerò scappare via!”
“Sbagliato, sorellina, perché stavolta sono io che decido di non scappare; perché ho intenzione di mettere la parola fine una volta per tutte.” fu la risposta di Lucia, che si avvicinò decisa, ma lentamente, verso il proprio bersaglio.
Nonostante anche la piccola agente avesse intenzione di farla finita in quel momento e di ucciderla in tutti i modi peggiori possibili, ci fu un briciolo di razionalità e di sentimentalismo che le fecero mettere da parte l'odio e il desiderio di vendetta che aveva nei suoi confronti.
“Perché ti sei spinta fino a questo punto?...Perché non hai mai provato...a chiedermi aiuto?...Perché vuoi tutto questo?...”
“Ancora speri che io abbia una sorta di pentimento o che ti chieda di perdonarmi per tutto il male che ho fatto a te e a tuoi cari? Tu non hai idea di cosa ho passato per tutti questi anni!”
“Io ti avrei dato una mano nel farti chiarire con i nostri genitori!”
Invece di rispondere ancora con le parole, la spietata assassina le diede uno schiaffo.
“L'unico aiuto che mi puoi dare è morire!”
Quando Judy le rivolse di nuovo lo sguardo vide la sua pistola puntata in faccia.
“Io ti ammazzerò come si uccidono le bestie da macello, poi farò a pezzi il tuo cadavere e spedirò ogni tuo singolo brandello al resto della nostra famiglia e ai tuoi amici poliziotti, in modo tale che possano vedere con i loro occhi la tua definitiva disfatta!”
Quando sentì quelle parole Judy rimase sconvolta come non lo era mai stata prima: non riusciva a credere che uno dei propri fratelli potesse provare così tanto odio e dire certe cose; sperava di poterla farla ragionare, o che provasse a scusarsi per tutto ciò che aveva fatto, nonostante non l'avrebbe mai perdonata; ma non fu così: era intenzionata ad alimentare sempre di più la sua disperazione e la rabbia...riuscendo ad ottenere i risultati sperati.
Improvvisamente le due leporidi si ritrovarono buttate a terra a rotolare e a picchiarsi selvaggiamente, e a urlare come delle dannate.
“Aaaaaaahhhhhhh!!!!!!...Io ti ammazzo, maledetta stronza schifosa!” gridò Judy, che dopo essersi seduta sopra il suo petto iniziò a riempirla di pugni sul viso.
Lucia alzò le braccia per difendersi, dopodiché sguainò gli artigli e la graffiò sulla faccia; ciò le permise di sbilanciare la sua avversaria e di capovolgere le posizioni, poi iniziò a strangolarla con le proprie zampe, tenendo gli artigli sguainati, che lacerarono la pelle sul suo collo. Nonostante Judy avvertì tanto dolore e sentiva la presa farsi sempre più forte, riuscì a trovare le forze per sguainare il coltello e conficcarlo sulla zampa destra della malvagia coniglietta, che lanciò un urlo a causa del bruciore della ferita profonda. Approfittando della sua distrazione, la piccola agente riuscì a togliersi a far allontanare la propria nemica, dopodiché si rimise in piedi, pronta a colpirla di nuovo con una coltellata.
“Che tu sia maledetta!” esclamò Lucia, che dopo essersi rialzata sguainò anche lei un coltello.
“Adesso voglio proprio vedere se sei realmente simile a me.” disse infine la killer, che aveva intenzione di uccidere Judy con un approccio più fisico, personale…e intimo. “Sappi che questa volta non mi limiterò a farti del male…ti farò agonizzare, mentre ti ucciderò lentamente lacerando pian piano il tuo petto con il mio coltello. Ti farò urlare, e tu implorerai di morire subito!”
“Tu sei da ricovero!” fu la risposta di Judy, che rimase ancora una volta allibita dalle parole di Lucia.
Per evitare di perdere ancora tempo con il dialogo, la leporide malvagia corse verso la sorellina e tentò di colpirla con una coltellata dal basso. Dopo averla evitata, la piccola agente afferrò il polso della zampa nella quale impugnava la sua arma e lo strinse con forza. Nel momento in cui anche la killer fece lo stesso con la sua preda, le due avversarie fecero scontrare i loro piccoli corpi, dando inizio a un’insolita lotta in cui si doveva vedere chi aveva più forza fisica. Anche se impegnate a combattere in quel modo, entrambe le leporidi tentavano in ogni modo di liberare la zampa con in pugno il coltello per sferrare il colpo mortale che avrebbe messo fine alla vita della propria nemica. Alla fine fu la piccola agente a volgere a proprio vantaggio la situazione: per prima cosa pestò il piede destro di Lucia, che fortunatamente non indossava i suoi scarponi spessi da militare, la quale si allontanò di qualche passo, dopodiché la colpì sul viso con una testata; a quel punto Judy sferrò la prima coltellata dal basso.
Dopo aver subito quel colpo sul proprio nasino, che aveva iniziato a sanguinare tanto, Lucia avvertì dapprima il bruciore, poi la sensazione che le proprie forze la stavano abbandonando; quando abbassò lo sguardo vide il coltello della propria sorellina che era andato a conficcarsi nello stomaco. Quando tornò a squadrare il viso di Judy vide la sua espressione disorientata, esausta…e dispiaciuta.
“Brava…sei riuscita a colpirmi.”
“Mi dispiace…ARGH!”
Nel momento in cui la piccola agente tentò di scusarsi per aver compiuto quel gesto, Lucia la accoltellò sul ventre.
“Se muoio io…morirai anche tu!”
Oltre ad essere rimasta di nuovo allibita dal suo gesto, Judy percepì le altre quattro dolorose coltellate sullo stomaco che la fecero cadere a terra, distesa con la schiena; oltre ad avvertire che le proprie forze la stavano abbandonando, iniziò anche a provare una paura che sembrava essere innaturale e per di più incontrollata.
No! Non posso morire, disse tra sé Judy, pensando di non essere ancora pronta per questo.
Ad un tratto vide la faccia di Lucia sopra di sé: a quanto pare si era trascinata a quattro zampe per raggiungerla. Vide la sua zampa destra, con la quale impugnava il coltello, sollevarsi in alto.
All’improvviso la poliziotta cominciò a pensare al proprio amato Nick, poi ai propri genitori e al resto della famiglia, e a tutti i bei momenti che aveva passato con loro, fino al giorno in cui le erano stati portati via per sempre davanti ai propri occhi. Quei ricordi fecero le fecero provare tanta rabbia, e ciò le permise di far ricorso a tutte le forze che le erano rimaste, e che nemmeno sapeva di avere, per alzarsi e sferrare un affondo con il coltello sul collo della propria nemica. Dopo aver assestato quel colpo deciso e violento, e aver ricevuto una quinta coltellata sullo stomaco, la piccola agente lacerò la sua gola, dalla quale fuoriuscì un getto di sangue che andò a sporcare il suo viso. Quando si distese nuovamente a terra, anche il corpo senza vita di Lucia cadde pesantemente sopra di lei. Non aveva più le forze necessarie per togliersi di dosso il cadavere di sua sorella, o per fare un qualsiasi altro movimento fisico. Respirava a fatica. Nonostante era riuscita ad uccidere quella killer, non era riuscita a proteggere i mammiferi a lei cari; perciò, nonostante aveva vinto, aveva anche fallito. Eppure aveva paura di morire: cosa le sarebbe accaduto nell'Aldilà? Sarebbe andata all’Inferno per aver ucciso la propria sorella maggiore per il semplice motivo di voler vendicare la morte dei loro cari? Avrebbe avuto la possibilità di rivedere i genitori e il proprio amato Nick? Avrebbe dato tutto, inclusa l'anima, per poterli rivedere e abbracciarli.
Improvvisamente ebbe il presentimento che era stata osservata da loro fino adesso, e che quindi sarebbero stati delusi da ciò che aveva fatto.
“Mi dispiace.” disse la coniglietta in lacrime, che non desiderava altro che ritornare a stare insieme a loro.
Mentre continuava a piangere e pensare ai propri cari, Judy iniziò a chiudere pian piano gli occhi e a girare a sinistra la testa, emanando il suo ultimo respiro di vita.

Angolo Autore
Ciao a tutti!...
Innanzitutto volevo scusarmi per la mia assenza, che in parte è stata, e lo sarà ancora, per motivi di studio, ma in parte è stata anche a causa della mancata ispirazione e dalla voglia di volermi distaccare per un po’ dalla scrittura e dedicarmi ad altri miei hobby. Ma ora che l’ispirazione mi è tornata, ho approfittato per finire di scrivere e correggere il capitolo.
E dopo avervi annoiato con le mie motivazioni della mia assenza, voglio dire queste due cose importanti: prima di tutto, intendo dedicare questo “finale” a tutti coloro che adorano un finale drammatico, in cui il protagonista muore. Poi, se io volessi potrei anche terminare qui la mia fanfiction, ma non ho intenzione di farlo perché…perché, per prima cosa, sarebbe uno dei tanti finali scontati che sono stati raccontati più e più volte da tanti autori di milioni di opere di vario genere; e poi perché, io in primis, non sarei soddisfatto di un finale simile (in quanto lo ritengo…incompleto e non abbastanza soddisfacente), e credo che anche qualche altro lettore non lo apprezzerebbe per come è strutturato.
Forse vi starete chiedendo “cos'altro c'è da raccontare dopo un simile finale?”…beh...c'è sempre qualcosa da aggiungere, anche se piccolo, se vale la pena di essere raccontato.
Detto ciò…vi ringrazio per aver avuto la pazienza di aspettare per leggere quest’altro capitolo.

Ritorna all'indice


Capitolo 28
*** Risveglio in ospedale ***


Capitolo 28: Risveglio in ospedale

Bip bip bip bip bip…

Ancora quel suono…ma stavolta era più forte. Judy aprì lentamente gli occhi. La luce era talmente forte che non riusciva a capire dove si trovava. Si sentiva frastornata e incapace di alzarsi in piedi. Tuttavia riusciva a sentire chiaramente delle voci.

“Dottore, la stiamo perdendo!”

“Preparate il defibrillatore!”

“La aiuto io, dottore…”

“Dottore; l’effetto del sedativo sta svanendo.”

“Deve rimanere sedata, o rischiamo di perderla. Presto!”

Improvvisamente Judy avvertì un pizzico. Ebbe la sensazione di perdere nuovamente i sensi. Cercò di sforzarsi a rimanere sveglia, ma non servì a nulla; e quando li chiuse, le immagini che aveva visto sino adesso furono cancellate dall’oscurità.

Bip bip bip biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiip...

-------------------------------------------------------------

La prima cosa che Judy sentì quando riprese conoscenza fu un breve suono acuto che continuava a ripetersi a distanza di brevi intervalli.
Dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre, la piccola agente aprì completamente gli occhi. Girò lentamente la testa, appoggiata sul cuscino, in tutte le direzioni. Quando fu lucida, e non più frastornata, volse lo sguardo nella direzione da cui provenivano quei suoni. Alla propria sinistra c'era un macchinario bianco munito di uno schermo nero, sul quale venivano mostrate le immagini di alcune linee colorate che si muovevano da sinistra a destra, e che in alcuni punti salivano in alto e poi scendevano di nuovo per tornare sullo stesso livello in cui erano prima, e diversi numeri sparpagliati sullo schermo. A quel punto Judy ruotò nuovamente la testa nel tentativo di guardarsi attorno per capire dove si trovasse: la stanza non era tanto grande, ed era illuminata da una fievole luce proveniente dall'unica finestra presente; la quale aveva le tende chiuse per far sì che i pazienti non fossero abbagliati dai raggi del sole; grazie a ciò poté notare che le pareti avevano un colore opaco tendente al grigio. Alla propria destra c'era una specie di comodino, e sopra di esso c'era un vaso di vetro molto stretto e lungo con vari fiori colorati, una foto, con lei e il proprio partner abbracciati tra loro, all'interno di una piccola cornice sorretta da un piccolo piedistallo, e alcune scatole di dolciumi e altre cose da mangiare.
Soltanto quando Judy provò a mettersi seduta sul letto si rese conto di avere il braccio sinistro completamente immobilizzato, sopra la pancia, come se fosse legato. Quando lo toccò con l'altra zampa, sentì come se al suo posto ci fosse un sasso. Quando si tolse le coperte, vide che il braccio era avvolto in una specie di fascia molto dura, legata da un laccio che avvolgeva il proprio collo e che serviva a sorreggere il gesso quando si sarebbe alzata in piedi o messa seduta sul letto. Per qualche strano motivo, la piccola agente era confusa...e si sentiva ancora frastornata. Nel momento in cui provò a ricordare cosa era accaduto in questi giorni, la porta della stanza si aprì. Quando la dottoressa, un castoro femmina, vide che le coperte della paziente erano in parte tirate indietro, si accorse che la coniglietta era sveglia.
“Aspetta, non può alzarsi.” esclamò il roditore, che in preda alla preoccupazione corse verso la paziente coricata a letto per rimetterle le coperte ed impedirle di alzarsi. “Non siete ancora nelle condizioni di reggervi in piedi!”
“Non volevo alzarmi.” disse Judy con un filo di voce.
Quando la dottoressa ebbe quella risposta si tranquillizzò; dopodiché la visitò per controllare le sue condizioni di salute.
“Dove mi trovo?” iniziò a domandare Judy.
“Al Zootropolis Central Hospital.”
“Da quanto tempo mi trovo qui?”
“Da circa un mese e mezzo: è stata sottoposta a un intervento molto delicato che stava per costarle la vita.” fu la risposta del castoro femmina, che dopo aver fatto i controlli diede uno sguardo alla scheda clinica di Judy, dove c'erano appuntati i dati del suo precedente stato di salute.
Dopo aver avuto quelle risposte, la leporide fu improvvisamente invasa dall'agitazione; e ciò lo si poté capire dai suoni che emetteva l'elettrocardiogramma, che diventarono più frequenti di prima.
“Lucia!” esclamò Judy mentre tentò di rialzarsi in piedi.
“Si fermi!” disse allarmata la dottoressa mentre andò a trattenerla.
“Mi lasci...devo vedere mia sorella: devo sapere come sta!...Dove sta Lucia?”
A causa del fatto che aveva il braccio sinistro immobilizzato da quella fascia, che avvolgeva anche la spalla, la coniglietta non riuscì ad alzarsi velocemente, né poté opporre resistenza alla dottoressa che la stava trattenendo distesa sul letto.
“Si calmi, per favore!”
“La prego: mi dica come sta Lucia Hopps, la prego!” la supplicò Judy.
“Qui non è ricoverata nessuna Lucia Hopps.” rispose infine il roditore.
A quel punto la piccola agente abbassò le orecchie e smise di dimenarsi; mentre i suoni dell'elettrocardiogramma iniziarono a stabilizzarsi. Cominciò a pensare che Lucia fosse davvero morta e che non era riuscita a sopravvivere. Quel pensiero la rese triste, mentre le lacrime iniziarono a fuoriuscire dal viso e a rigarle il viso. Nel momento in cui il roditore vide la reazione della coniglietta decise di chiederle che cosa ricordava prima di aver perso i sensi ed essere stata portata in ospedale; ma quando sentì che qualcuno stava bussando alla porta, andò a vedere chi fosse.
Dal momento che possedeva un udito molto fine, Judy poté sentire la loro conversazione.
“Buongiorno...”
“E' successo qualcosa a mia sorella?” domandò Angelica preoccupata, che andava spesso in ospedale a trovare e a fare compagnia alla propria sorellina.
“No, ma ha ripreso conoscenza.”
“Posso vederla?” disse la leporide dopo aver fatto una breve pausa di silenzio.
Intuendo che avrebbe fatto quella domanda, il roditore la fece entrare.
“Dal momento che ha ripreso conoscenza in questo momento, la paziente potrebbe essere molto confusa e turbata; ma soprattutto non deve agitarsi, né compiere sforzi fisici o mentali. Ci siamo capiti?”
“Si.”
“Bene...e nel caso dovesse sentirsi male, prema l'interruttore a fianco del letto per chiamarci.”
“Si, lo so, grazie.” si limitò a rispondere Angelica, ansiosa di vedere in che condizioni fosse la propria sorellina.
Dopo aver sentito ciò, il roditore uscì dalla stanza, lasciando sole le due sorelle. A quel punto Angelica andò a sedersi sulla sedia a fianco del letto in cui si trovava Judy.
“Ehi sorellina, come stai?”
La piccola agente non rispose alla domanda: era turbata e sorpresa dal tono tranquillo della propria sorella maggiore, di due anni più grande di lei. Che non avesse saputo nulla della morte della loro famiglia? Se le cose stavano così, non sapeva come dirglielo, né aveva il coraggio di farlo.
Dopo essersi voltata, iniziò a piangere.
La reazione di Judy fece preoccupare Angelica, che oltre ad aver abbassato le orecchie ripensò alle parole della dottoressa.
“Judy…” la chiamò preoccupata la sorella maggiore, che dopo essersi alzata in piedi appoggiò una delle zampine sulla sua faccia e fece voltare lentamente la testa per guardarla in quegli occhi ametista, che in quel momento erano lucidi a causa delle lacrime.
“Mi dispiace!” esclamò Judy. “È colpa mia!”
“Che stai dicendo, sorellina?” chiese confusa Angelica.
“Non sono riuscita a salvarli; sono morti per colpa mia…!”
Mentre Angelica ascoltò sconcertata la propria sorellina, che poi iniziò a piangere, i suoni che emetteva l’elettrocardiogramma iniziarono a diventare più forti e continui.
“Calmati Judy!” disse ad alta voce la coniglietta afferrandole le spalle e guardandola negli occhi.
“I nostri genitori…sono morti!...Non sono riuscita a proteggerli. Merito di essere odiata e allontanata da voi…” disse infine Judy in lacrime.
Quella risposta lasciò sconcertata Angelica, nonostante fosse stata avvertita dalla dottoressa sul fatto che potesse essere confusa.
“Che stai dicendo, Judy?”
La piccola agente si sarebbe aspettata una qualsiasi reazione di rabbia e di odio da parte della sua sorella maggiore; ma ciò che vide nella sua espressione erano lo stupore e la paura. Si sentiva colta alla sprovvista, poiché sembrava che lei non avesse saputo nulla dell’accaduto. Possibile che non tutti i membri della famiglia fossero stati informati della morte dei loro genitori? No, non era possibile. Erano pur sempre i loro genitori.
“Tu…non sai che i nostri genitori sono morti?”
“Judy…i nostri genitori sono vivi, e sono preoccupati per te!” fu la risposta di Angelica, preoccupata del fatto che Judy avesse subito un qualche danno cerebrale dopo essere caduta a terra, quando era stata ferita quel giorno in cui aveva impedito a dei criminali di rapinare quella banca a Zootropolis.
Vivi?!
La leporide squadrò allibita la propria sorella maggiore.
Non è possibile: io li avevo visti morire, disse tra sé Judy, che ricordava perfettamente di averli visti morire davanti ai propri occhi per mano di Lucia Hopps, che non sapeva neanche se era sopravvissuta ed era ricoverata in un altro ospedale o se era deceduta.
“Quali sono le ultime cose che ricordi?”
“Sono per caso morta?” chiese Judy senza aver prestato attenzione alla domanda di Angelica.
Dopo qualche istante di esitazione, la leporide andò ad abbracciare la propria sorellina.
“No: sei viva…e questo è un miracolo per la nostra famiglia. I nostri genitori avevano pregato ed erano venuti a trovarti ogni giorno!...Anche quel tuo collega simpatico, che era preoccupato che non saresti sopravvissuta!” rispose piangendo.
Quelle parole colpirono Judy nel profondo; e quando sentì il calore del suo abbraccio e le lacrime che andarono a bagnare la maglietta bianca che i dottori le avevano dato, cominciò a riordinare le ultime cose che ricordava. Sapeva benissimo cosa le era capitata quel giorno alla banca, quando aveva tentato di impedire a quei criminali di rapinare la banca. Aveva perso i sensi…ed aveva avuto la sensazione di morire. Ma nel momento in cui ricordava di aver ripreso i sensi e di aver indagato su chi fosse il rapinatore dal quale era stata ferita, scoprendo che era uno dei propri fratelli, Lucia Hopps, fino al momento in cui aveva visto che il proprio partner e i genitori erano stati uccisi da lei e che aveva deciso di vendicarsi e uccidere quella killer, riuscendo nell'impresa a costo della propria vita, Judy ebbe la sensazione…di non aver vissuto quei fatti: li ricordava, ma sembravano non essere reali, e per di più non ricordava alcun dettaglio sulle indagini che stava conducendo, né come era arrivata a scoprire chi era realmente quella rapinatrice; persino le emozioni sentiva di non averle mai provate davvero, nonostante ricordava cosa aveva provato.
“Ma allora…” pensò la piccola agente a voce quando capì di aver fatto…un incubo.
“Dove sono i nostri genitori?” chiese agitata Judy.
Quando sentì quella domanda, Angelica si rimise seduta sulla sedia e si asciugò le lacrime.
“Appena erano venuti a sapere dal tuo partner che eri stata portata con urgenza in ospedale, sono venuti qui a Zootropolis. Alloggiano in un albergo…e aspettano di avere notizie sulle tue condizioni. Adesso vado…”
Non appena la leporide fece per alzarsi e andare a telefonare ai genitori, sentì qualcuno bussare alla porta. Quando la aprì, Angelica vide due conigli adulti dall’espressione preoccupata.
“Stavo per chiamarvi…”
“Come sta?” la interruppe bruscamente la mamma.
“Ha ripreso conoscenza…”
“Oh, grazie al cielo sta bene; le nostre preghiere sono state esaudite!”
“Stai calmo, Stu.” disse Bonnie nel tentativo di farlo calmare.
“Bonnie, nostra figlia è viva e ha anche ripreso conoscenza!” esclamò il padre di Judy entusiasta, il quale era stato teso e nervoso da quando la figlia era stata ricoverata in ospedale.
“Scusate se vi interrompo, ma dovete sapere che Judy non deve essere agitata; perciò è meglio che entriate uno alla volta.” disse Angelica dopo aver notato la felicità incontrollata del padre.
“Vado prima io, tesoro.” disse Bonnie al proprio marito.
“Oh…ok, va bene.”
Quando Angelica e Stu andarono a sedersi sulle sedie nel corridoio, Bonnie entrò nella stanza e chiuse la porta alle proprie spalle. Nel momento in cui le due conigliette incrociarono i loro sguardi, furono travolte dallo stupore e dalla felicità.
Quando Judy aveva sentito la conversazione tra la propria sorellina e i loro genitori, fu improvvisamente invasa dalla tensione e dal desiderio di volerli rivedere e abbracciarli, poiché aveva fatto un brutto sogno in cui loro erano morti; ed essere certa che non fosse un altro frutto della propria immaginazione, poiché le parole di Angelica le avevano dato una speranza.
Nel momento in cui la vide, davanti a sé, sgranò gli occhi, e al contempo cacciò le prime lacrime dagli occhi. Non le importava sapere quanti metri la separavano da lei o se non era nelle condizioni di camminare bene: voleva andare ad abbracciarla, e niente le avrebbe impedito di farlo.
Quando Bonnie vide la propria figlia che provò a togliersi i piccoli tubi infilati nella pelle e togliersi le coperte, facendo così emettere suoni più forti all’elettrocardiogramma, corse immediatamente verso la figlia.
“Judy, fermati!” esclamò impaurita la mamma.
Nel momento fu trattenuta da lei, la piccola agente la abbracciò intensamente e scoppiò a piangere.
“Mamma!” esclamò Judy. “Sei qui!”
Bonnie ricambiò l’abbraccio. Era sorpresa per la sua reazione, ma al contempo era felice di vedere che stava bene. Nessuna delle due badò al fastidioso bip dell’elettrocardiogramma.
“Si piccola mia, sono qui.”
“Mi sei mancata…credevo che non ti avrei mai più rivista!” rispose la piccola agente, che aveva avuto la sensazione di aver sentito la sua mancanza…e la paura di non riuscire a rivederla mai più.
Nel sentire quelle parole, la leporide adulta si sentì improvvisamente guidata dalle emozioni e dalla sensibilità.
“Ti prometto che niente e nessuno ci separerà mai.” le disse fissandola negli occhi.
“Mi dispiace…io non volevo…” fu la risposta di Judy, rendendosi conto di aver fatto preoccupare i loro genitori.
“L’importante è che sei viva.” disse Bonnie, che diede più importanza al fatto che la propria figlia era sopravvissuta.
“Voglio vedere papà.”
La mamma si limitò ad annuire. Dopo aver rimesso in ordine le coperte, e dato una carezza sulla testa, uscì dalla stanza. Dopo un pochi istanti entrò Stu. All’inizio aveva intenzione di rimproverarla, ma quando vide lo sguardo triste e sconvolto della piccola agente, provò una compassione talmente forte che gli fece cambiare idea. Dopo aver raggiunto il fianco destro del letto, si inginocchiò.
“Mi avevi quasi fatto morire d’infarto.” disse con tono cupo.
“Mi dispiace.” fu la risposta della leporide, che abbassò le orecchie e lo sguardo.
In una situazione simile Stu l’avrebbe rimproverata a dovere…ma questa volta non lo fece.
“Non farmi mai più prendere un simile spavento!” disse con tono severo, prima di andare ad abbracciarla ed iniziare a piangere.
“Si papà, te lo prometto.” rispose Judy, che grazie all’incubo che aveva fatto aveva capito quanto teneva e amava i propri genitori.
Dopo aver sciolto il loro abbraccio ed essersi asciugati le lacrime, Stu appoggiò le proprie zampe sulle sue spalle.
“Adesso è meglio che riposi un po’.”
“Si papà.”
A quel punto il leporide adulto si alzò in piedi e fece per uscire dalla stanza.
“Papà.”
“Si Judy?”
“Ti voglio bene.”
“Anch'io, bambina mia.” rispose Stu sorridendo.
Grazie alla presenza della propria famiglia, Judy si sentiva più lucida rispetto a prima, quando credeva che l’incubo che aveva fatto fosse stato reale. Non lo ricordava tutto, e ovviamente lo considerava un bene, ma ricordava i momenti più brutti che l’avevano colpita nel profondo dell'animo; e i sentimenti che aveva provato. Iniziò a chiedersi se avrebbe mai reagito in quel modo se avesse davvero perso la propria famiglia e gli amici a lei più cari: era quello il proprio lato oscuro? Sarebbe veramente diventata così omicida e violenta?
Mentre si pose quelle domande, un altro mammifero entrò nella stanza; era di basse dimensioni, con le orecchie a punta, il muso canino, con il pelo rossiccio, l’espressione furbetta, e con indosso la divisa della polizia. Portava un mazzo di rose rosse tra le zampe. Quando lo vide, Judy sgranò gli occhi, lucidi, e sorrise.
“Wow…hai veramente un brutto aspetto.” la prese in giro il volpino, dopo essere rimasto per qualche minuto in silenzio.
La coniglietta abbassò le orecchie e seguì con lo sguardo il proprio partner che andò a mettere nel vaso le rose. Si era completamente dimenticata che lui si divertiva a prenderla in giro e a provocarla.
Nick Wilde cominciò a squadrarla.
“Sembra che l’ambiente ospedaliero non ti faccia affatto bene.”
“Già.” si limitò a rispondere Judy soppesando le sue parole, poi girò lo sguardo dall’altro lato.
“Caspita quanto sei allegra: non ti ho mai vista così entusiasta come adesso.” continuò a prenderla in giro il canide dopo aver notato che lei era giù di corda.
“Sentimi Nick, oggi non sono dell'umore giusto per scherzare.” rispose Judy irritata, poiché aveva i pensieri rivolti all'incubo.
“Quindi non vuoi neanche sapere chi ti ha salvato davvero la vita?”
“Cosa vuoi dire?” chiese Judy irritata, volgendogli lo sguardo.
“Che siamo stati io e Finnick a salvarti la vita.” fu la risposta della volpe.
La coniglietta, dubbiosa se arrabbiarsi o no con il proprio partner, decise di ascoltarlo.
“E come?”
“Dopo che ti avevano portato in ospedale eri stata affidata nelle zampe di un dottore incapace: non sapeva operare e faceva agitare i tuoi genitori. Continuava a dire che le tue condizioni stavano migliorando, ma capitavano più le volte in cui il tuo piccolo cuoricino smetteva di battere, prima di ritornare a battere dopo qualche scossa del defibrillatore; per non parlare del fatto che non voleva avviare alcun intervento soltanto perché aveva paura di ucciderti e di finire nei guai…
Insomma, io non sopportavo l'idea di vederti in quelle condizioni, così avevo avviato un'indagine non ufficializzata insieme a Finnick, che non sapevo fosse un esperto di informatica, e avevamo scoperto che quel dottore non era laureato, ed era stato raccomandato da suo padre, che era direttore di un ospedale, se non erro…insomma, scoperto ciò l'ho fatto licenziare e arrestare per tentato omicidio colposo nei tuoi confronti. Poi sei stata operata da un dottore come si deve, ed ecco che sei viva.”
Dopo aver ascoltato quel racconto, Judy rimase davvero perplessa, poiché non credeva fosse davvero possibile lasciare operare un dottore che non possedeva una laurea in medicina.
“Quindi…avrei rischiato di morire.”
“Finché sono vivo non accadrà nulla del genere.” la rassicurò Nick.
La leporide gli sorrise.
“Allora ringrazia il tuo amico da parte mia…e grazie per avermi salvato la vita dal dottore incapace.”
“Lo farò…e non serve che mi ringrazi: aiuto sempre le conigliette emotive come te.”
Per tutta risposta, la coniglietta sbuffò e scosse lentamente la testa.
“Vuoi anche sapere chi ti aveva quasi ucciso?” chiese subito dopo Nick.
“Si.” rispose la piccola agente, ansiosa di saperlo subito.
“Ebbene era stato un procione di nome Jayden Athaway, un ex militare di fort Major, condannato dalla Corte Marziale per aver ucciso due reclute e ferito gravemente un suo ufficiale, e era stato cacciato via dall’esercito per insanità mentale. Aveva organizzato lui la rapina a quella banca, insieme ad alcuni mercenari, che li avrebbe pagato dopo aver portato a termine il colpo, usando armi in dotazione ai militari che guarda caso erano state rubate dall'armeria di fort Major. Ora quel predatore sarà di nuovo processato dalla Corte Marziale.”
Quando Nick finì di raccontare quest’altra storia, Judy lo guardò soddisfatta.
“Notevole, partner. Sei riuscito a salvarmi la vita e a rinchiudere il criminale che mi aveva quasi ucciso e spedito all’ospedale senza il mio aiuto.” disse la leporide complimentandosi con lui.
Prima che il canide potesse rispondere ai suoi complimenti con una delle sue battute, la dottoressa che aveva fatto i controlli alla paziente entrò nella stanza.
“Chiedo scusa per il disturbo, ma l’orario delle visite è terminato.”
La volpe volse lo sguardo verso il castoro, poi lo rivolse di nuovo alla propria partner.
“Salvata dal gong.” disse Nick citando un vecchio modo di dire. “Torno al distretto per dare la buona notizia ai nostri colleghi…e a prendere qualche penna dal tuo ufficio per compilare qualche rapporto.”
La coniglietta rise e scosse leggermente la testa.
“Sei il solito ladro di penne.” scherzò lei.
Pur avendo voluto replicare alla sua battuta, la volpe decise di non far irritare la dottoressa che stava attendendo all’ingresso della stanza. Dopo aver salutato le due mammifere ed essere uscito dalla stanza, tornò al distretto.
“Va tutto bene?” le chiese il roditore dopo essersi avvicinata al suo letto.
“Si…ho solo bisogno di stare un po’ da sola.” rispose Judy, che si sentiva molto stanca nonostante non abbia fatto nulla di impegnativo, a parte ascoltare i due racconti del proprio partner.
“Ok. Passerò tra una mezz’oretta per portarle il pranzo.”
Una volta uscita anche lei, la piccola agente poté finalmente rilassarsi sul letto. Era felice e commossa, perché la propria famiglia e Nick Wilde stavano bene ed erano vivi, ma soprattutto le erano stati vicini nel momento del bisogno. Si sentiva fortunata ad avere dei mammiferi come loro, e soltanto ora, dopo aver fatto quell'incubo, capì quanto tenesse davvero a loro, e che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di proteggerli e stare loro vicino.

Angolo autore
Sorpresaaaaa…numero due.
Pensavate davvero che avessi avuto intenzione di terminare la mia fanfiction in Tragedia, con la lettera maiuscola, con un finale già raccontato più e più volte? La risposta è no.
Quale è una delle tante caratteristiche che deve saper fare un bravo scrittore? Saper stupire i propri lettori…e quando avevo pensato di inserire questo capitolo nella mia fanfiction, sin dal momento in cui avevo pensato alla trama, ho trovato giusto provare a vedere se sarei riuscito ad ingannare il lettore facendogli credere che avrei fatto prendere alla mia fanfiction una determinata direzione, fino ad arrivare a un punto in cui prende una svolta improvvisa per deviare in un’altra direzione. E da ciò che mi sembra di vedere...su tanti lettori ha funzionato.
Tuttavia volevo anche descrivere per intero l'incubo che aveva sognato la protagonista per poter arrivare al punto in cui racconto di come ricorda soltanto alcune cose. Insomma…quante volte è capitato a noi una cosa del genere? E ci era mai capitato di essere turbati quando ci svegliavamo? Penso che a tutti sia capitato una cosa del genere.
Arrivati a questo punto, volevo dirvi che ho intenzione di scrivere altri due capitoli, poi terminerò la fanfiction.
Volevo anche approfittare per fare i complimenti a Plando, il quale aveva indovinato, senza saperlo, sin dai primi capitoli della mia fanfiction quello che avevo intenzione di fare.
Se notate errori, fatemelo sapere, poiché volevo pubblicare il più presto possibile questo capitolo…dopo aver notato che alcuni miei lettori che seguivano la mia fanfiction hanno deciso di non seguirla più.

Ritorna all'indice


Capitolo 29
*** Perché facciamo gli incubi? ***


Capitolo 29: Perché facciamo gli incubi?

Una volta dimessa dall’ospedale, Judy andò innanzitutto a salutare i propri colleghi, poiché aveva intenzione di chiedere al proprio superiore se fosse stato possibile prolungare i giorni di assenza per malattia: le disse non era possibile farlo, ma poiché aveva dei giorni di ferie arretrati poteva tornare ad essere operativa più tardi. Quando le chiese il motivo di tale richiesta, la coniglietta si limitò a rispondere che era per motivi personali. Prima di uscire dalla centrale, Judy incontrò e salutò il proprio partner, che stava per prendere servizio in quel momento.
“Bene bene bene…vedo che stai cercando di darti alla fuga dal lavoro eh?...Hai per caso paura che i nostri amici criminali non abbiano pietà di una dolce e tenera coniglietta ferita.” la prese in giro Nick mentre mise le zampe sui fianchi.
La leporide, con un sorriso malizioso dipinto sulla faccia, si avvicinò verso il canide con risolutezza, fino a guardarlo negli occhi.
“Dopo tutto il tempo passato a lavorare assieme, ancora non hai capito qual è la mia specialità, volpe ottusa?”
Il canide avvicinò di più il muso verso di lei, osservandola con il suo stesso sguardo. Era come se i due mammiferi si stessero sfidando, aspettando il momento giusto per iniziare a lottare.
“Me lo potresti ripetere, per favore?”
La piccola agente scosse la testa e fece finta di essersi irritata.
“La mia specialità, mio caro partner distratto, è quella di riuscire a mettere KO qualsiasi tipo di criminale anche se non sono in perfetta salute.”
Prima di replicare, Nick squadrò la zampetta ingessata di Judy, poi le rivolse di nuovo lo sguardo.
“Anche con una sola zampetta sana?” chiese Nick, in parte sarcastico, in parte seriamente.
“Puoi sempre mettermi alla prova, tesoro.” lo provocò la coniglietta.
“Sarei tentato di farlo…se non ti volessi bene.” replicò Nick.
Per tutta risposta, la leporide rise.
“Questa è nuova.” lo prese in giro Judy; dopodiché lo abbracciò.
Oltre a ricambiare l'abbraccio, Nick provò improvvisamente un senso di malinconia.
“Avevo cominciato a pensare che non saresti sopravvissuta sul serio.”
Dopo aver sciolto l'abbraccio, la piccola agente squadrò il volto del canide per accertarsi che non fosse una delle sue prese in giro.
“Sai bene che non è semplice farmi fuori.” disse Judy con tono determinato per tranquillizzare il proprio partner.
“Se tu sapessi in che condizioni ti trovavi prima, quando eri in ospedale, non avresti fatto una simile battuta.”
Quando vide il suo sguardo serio e severo, la leporide abbassò le orecchie, sconcertata da quella risposta.
“Io volevo solo fermare quei criminali, e per farlo avevo seguito il mio istinto…”
“Alle volte non è il caso di farlo…E quando eri in ospedale…ogni volta che il tuo cuoricino smetteva di battere, e sapendo che eri nelle zampe di un incompetente, avevo pensato che da un momento all'altro saresti morta.” rispose Nick trattenendo a stento la voglia di sgridarla. “Perciò ti chiedo di non farlo mai più.”
Dopo aver subito quel rimprovero, sentì il secondo abbraccio di quella volpe più forte del primo, e i singhiozzi che cercava di trattenere.
“D’accordo Nick, te lo prometto.” rispose Judy ricambiando l'abbraccio, colpita nel profondo dal comportamento protettivo del proprio partner.
Quando tornarono a guardarsi negli occhi, i due mammiferi si scambiarono un sorriso.
“Ti faccio un indovinello?” chiese Nick sarcastico.
“No…” fu la risposta di Judy, incerta se essere sarcastica o demoralizzata.
“Sai quale è il colmo per un asino?”
“Ti prego Nick, non continuare…” lo supplicò Judy abbassando le orecchie.
“Avere un febbrone da cavallo.”
Dopo aver detto ciò, la volpe iniziò a ridere.
La coniglietta, invece, sbuffò, poi abbassò lo sguardo e sbatté la propria zampina sana sulla fronte, poi scosse la testa, prima di rialzarla.
“Non cambierai mai, tu.”
“Che ci vuoi fare, Carotina: sono e sarò sempre la tua volpe acuta che continuerà a farti fare brutte figure.” replicò con sarcasmo Nick.
Invece di rimproverarlo, Judy fece un sorriso minaccioso, dopodiché lo guardò negli occhi.
“Mentre ero dal nostro amato capitano, ho approfittato per dirgli di tenerti d'occhio, e di mandarti a lavorare sulla stradale nel caso tu dovessi rovistare nel mio ufficio e prendere qualche mio effetto personale, o se insegnerai a Benjamin qualche barzelletta delle tue. Perciò, volpe malandrina, vedi di comportarti bene in mia assenza.”
In un istante il sorriso dispettoso di Nick svanì, lasciando così spazio a una finta espressione offesa, per stare al gioco della partner.
“ Sei proprio una guastafeste; ed il motivo per cui non ti inviterò mai a bere un drink con te.”
“Come se volessi farlo sul serio se non fossi così…guastafeste, come hai detto tu.”
Mentre i due migliori amici stavano continuando a scherzare, per così dire, dalla cima della scalinata della centrale, Rinowitz chiamò Nick, dicendogli che il capitano Bogo voleva vederlo.
“D'accordo, arrivo.” fu la risposta del canide.
“Buon lavoro, partner…e ricordati di firmare tutta la pila di scartoffie che si trovano sulla mia scrivania. A presto.”
Quando Judy fece per andarsene, la volpe le si parò di nuovo avanti e la afferrò per le spalle, guardandola poi dritto negli occhi.
“Aspetta…qualsiasi problema dovessi avere, non esitare a chiamarmi.” le disse con tono serio.
Quando vide la preoccupazione del canide, la leporide sorrise e cercò di tranquillizzarlo.
“Nick, guarda che vado a Bunnyburrow, a casa della mia famiglia: non mi accadrà niente di brutto.”
“Tu non esitare comunque a chiamarmi, nel caso tu abbia bisogno di qualsiasi cosa, o per parlare e basta…”
A quel punto alla leporide sfuggì un sorriso che il canide non poté notare, dal momento che erano abbracciati, e scosse leggermente la testa.
“Ok volpe premurosa.” replicò Judy sciogliendo l'abbraccio.
Solitamente i due partner, specialmente Nick, erano soliti sdrammatizzare la situazione ridendo, scherzando e prendersi in giro; il ché aiutava entrambi a non pensare a tutte le cose andate storte durante la giornata; ma quel giorno nessuno dei due mammiferi osò scherzare: nel vedere la propria partner in ospedale, quando era quasi sul punto di morire, Nick aveva capito quanto avesse bisogno della sua presenza: era stata la sua luce guida nei momenti più bui e difficili della propria vita, e quando aveva avvertito di perderla per sempre, aveva fatto di tutto affinché non accadesse ciò, anche a costo di venire cacciato via dalla polizia; non era pronto a stare senza di lei.
Judy, invece, era immersa nei suoi pensieri: nonostante avesse capito di aver fatto un incubo, era comunque turbata; aveva la strana sensazione che c'era qualcosa di reale…nonostante sapeva bene che era assurdo pensare che non si trattava del semplice frutto della propria immaginazione. A causa delle preoccupazioni che mostrava, soprattutto durante le indagini, Nick le diceva spesso, con il suo solito modo cinico, che era paranoica e si preoccupava troppo quando non era necessario. Grazie a quella paranoia, guidata dalle intuizioni e dall'istinto, i due mammiferi erano stati in grado di risolvere tutti i casi assegnati dal loro capitano. Era raro che fosse la volpe ad avere ragione su quell’argomento.
“Agente Wilde!” lo chiamò di nuovo l’agente Fengmayer dalla cima della scalinata.
Quando sentì di nuovo la voce della tigre, il canide sbuffò.
“Perdonalo: non sa quel che dice.”
“Ah ah ah ah…È meglio che vai, prima che il nostro superiore decida di mandarti a dirigere il traffico, o peggio alla stradale.” replicò Judy alla battuta.
A quel punto la volpe sorrise e le appoggiò una zampa sulla spalla destra.
“Buon ritorno a casa, cara.”
“Buon lavoro partner.” fu la risposta della leporide.
Dopo essersi salutati, il canide entrò in centrale, mentre la coniglietta tornò al proprio appartamento per preparare le valigie e tornare a casa, dai suoi genitori.

Dopo essere stata per un po’ di tempo in compagnia con i propri genitori e Angelica, Judy, con una scusa, aveva deciso di stare da sola per un po’ di tempo: si trovava al piano superiore del treno diretto verso Bunnyburrow, in una delle grandi cupole. Nonostante non sapesse il motivo, erano pochissimi i mammiferi di basse dimensioni che andavano all’interno di esse per osservare il panorama da un’altezza sopraelevata. In quel momento era sola, e mentre osservava dal vetro a “cupola" il paesaggio ai fianchi, e il cielo limpido con qualche batuffolo di nuvola sparso, scorrere veloci, la coniglietta continuava a pensare e a soffermarsi sull’unico frammento di quello spaventoso incubo che ricordava: la morte dei genitori, avvenuta davanti ai propri occhi. Ripensando a quell’episodio, continuava a chiedersi se si sarebbe realmente comportata in quel modo se qualcuno le avesse davvero portato via la propria famiglia; si sarebbe davvero infuriata fino a diventare una spietata omicida in cerca di vendetta? Ammise a se stessa di essere legata e di amare la propria famiglia, ed avrebbe mosso mari e monti pur di proteggerla in ogni modo possibile, anche se avesse fatto ricorso a metodi illegali…ma non voleva pensare alla prospettiva di fallire nello scopo, né riusciva a pensare cosa sarebbe realmente accaduto se le fosse capitato davvero di perdere tutti coloro che amava.
“Judy.”
La coniglietta volse lo sguardo verso la direzione da cui proveniva la voce. Dopo aver visto che era appena sopraggiunta la mamma, la piccola agente tornò a guardare il paesaggio dall’enorme finestra di vetro.
Dopo aver notato lo sguardo cupo della figlia, che rimase in silenzio, Bonnie andò a sedersi vicino a lei.
“Tesoro, che cos’hai?” le chiese preoccupata la coniglietta adulta mentre con tocco e movimenti delicati prese il mento della figlia e ruotò il suo viso fino a guardarla negli occhi; notando così la sua espressione malinconica e assente.
“Judy…Non ti senti bene?” chiese preoccupata la leporide adulta, che mise immediatamente la zampa sinistra sulla fronte della figlia.
“Si mamma…” si limitò a rispondere la piccola agente.
“Judy, piccola mia, dimmi la verità.” disse Bonnie, che capì benissimo che non stava bene…o che comunque c'era qualcosa che non andava; e non era soltanto per le orecchie basse che aveva in quel momento.
Dopo qualche minuto di esitazione come se fosse uscita da uno stato di trans, Judy iniziò a parlare.
“Mamma...perché facciamo gli incubi?”
Al sentire quelle parole, la mamma rimase in silenzio per qualche istante, poi riprese a parlare.
“È per questo motivo che sei mogia; perché hai fatto un brutto sogno?”
Judy Hopps si limitò ad annuire, poi abbassò lo sguardo.
“Ti va di raccontarmi ciò che avevi sognato, piccola mia?” le chiese Bonnie mentre le accarezzò la testa.
“No.”
Quando la leporide adulta ascoltò la sua risposta notò che aveva usato un tono…insolito: era acido, come se avesse fatto qualcosa di sbagliato e tentasse di nasconderlo mantenendo un atteggiamento aggressivo. Tuttavia aveva anche capito che cercava anche di trattenere le lacrime.
“Ascoltami, Judy; non devi aver paura di raccontarmi il brutto sogno che avevi fatto…”
“Tu non capisci!” replicò la piccola coniglietta con tono alterato; dopodiché cominciò a piangere. “La verità è che sono un mostro.”
Non appena Bonnie sentì le sue ultime parole, decise di armarsi di tanta pazienza, e di assumere un atteggiamento severo; e dopo aver alzato lo sguardo della figlia, le due conigliette si guardarono negli occhi.
“Ascoltami bene, signorinella: per prima cosa non voglio mai più sentirti dire che sei un mostro, perché non è assolutamente vero; e poi, Judy, tu non devi aver paura degli incubi, perché non sono reali, né lo diventeranno mai…e adesso, Judy, raccontami ciò che ti spaventa di quell’incubo!” la rimproverò Bonnie, che disse quelle parole perché non voleva veder soffrire in quel modo la povera Judy; e poiché sapeva che avere un segreto macabro e non confidarlo a nessuno significava farsi del male giorno per giorno, voleva che lo condividesse, in modo tale che avrebbe potuto aiutarla e consolarla.
Dopo aver ricevuto quel rimprovero, Judy squadrò il proprio genitore con malinconia, dopodiché abbassò lo sguardo e pianse. Le parole che aveva sentito l’avevano colpita nel profondo, tuttavia non riuscì a distogliere i pensieri da quell'incubo: era sollevata nel sapere che non erano realmente accaduti quei fatti, però le avevano dato una nuova consapevolezza su degli aspetti che di cui non aveva tenuto conto.
Bonnie aveva ragione: non poteva tenersi per sé quelle paure e quei dubbi che non facevano altro che farla sentire male ogni volta che si soffermava a pensare a come superarli.
Senza darle il tempo di parlare, la piccola agente iniziò a raccontare ciò che ricordava del brutto sogno. Non disse nulla sulle indagini, poiché non le ricordava affatto, ma si soffermò soprattutto al momento in cui aveva visto morire i propri genitori, e di come si era sentita talmente arrabbiata e in preda all'odio che non desiderava altro che uccidere nel peggior modo possibile quella killer, della quale confidò soltanto che era un membro della loro famiglia…uno dei loro figli.
“Ero così furiosa…così piena di odio e rabbia…sigh…che non desideravo altro che uccidere quella pazza…e…il fatto che fosse uno dei miei fratelli…”
La mamma ascoltò con attenzione il suo racconto, e non appena vide che Judy riprese a piangere a dirotto, la abbracciò intensamente, con tutto l’amore che possedeva, e iniziò a consolarla.
“Era solo un bruttissimo sogno Judy.”
“Io non voglio perdervi!” fu la risposta di Judy, che aveva deciso di confidarle le proprie paure. “Non sono pronta a lasciarvi andare!”
Prima di replicare Bonnie lasciò sfogare per qualche istante sua figlia.
“Guarda che io e tuo padre non siamo in pericolo, né corriamo il rischio di morire da un momento all’altro.”
“Ma se doveste esserlo…io non riuscirei a proteggervi…”
“Figlia mia: tu non devi lasciarti condizionare da quell’incubo o da un qualsiasi altro sogno, perché non sono altro che il frutto della tua immaginazione; sono e rimarranno irreali, anche quando sembrano essere realistici. Infatti gli incubi, a differenza dei sogni, non fanno altro che mostrarci le nostre paure e i fallimenti, ma non rappresentano fatti che si verificheranno nella realtà. Anche se nel tuo brutto sogno io e tuo padre eravamo stati uccisi nonostante ti fossi impegnata a proteggerci, sono più che convinta che muoveresti mari e monti pur di proteggere e vedere la tua famiglia al sicuro; e per quanto riguarda i tuoi fratelli e sorelle…io e tuo padre avremo i nostri difetti, e avremo anche commesso qualche errore nel nostro compito di crescervi ed educarvi, ma sono più che convinta che né tu, né nessun altro dei tuoi fratelli e sorelle abbia mai provato odio verso di noi o abbia desiderato la nostra morte. Si, ci sono le discussioni e i litigi (che possono essere tra me e tuo padre, o tra un figlio e un genitore); e nel momento in cui qualcuno di noi è arrabbiato è facile che insulta e dica alcune frasi che fanno male all'altro, e che in realtà neanche le pensa davvero; ma non sono segni di odio, ma bensì di sfogo: infatti, nel momento in cui si riacquista la calma e ripensiamo a ciò che avevamo detto e fatto, torniamo a chiarirci con il coniglio , o la coniglietta, con cui avevamo litigato e si fa pace. E questo lo facciamo perché la nostra famiglia ha delle fondamenta solide basate sull'amore, un amore che io e tuo padre ci siamo impegnati a costruire tra noi e i nostri figli; per questo motivo so per certo che nessuno dei miei figli odierà mai la nostra famiglia o farà mai del male ad essa. E se mai esiste un figlio che odia i suoi genitori e desidera la loro morte, o viceversa, allora significa che in quella famiglia non c'è amore, e sarà quindi destinata…a dividersi.
Quando io e tuo padre ci eravamo sposati, non avevano soltanto giurato di amarci e stare insieme in ogni momento e finché morte non ci separi, ma ci eravamo promessi che avremo fatto di tutto per far rimanere unita la nostra famiglia e di amare e prenderci cura dei nostri figli: infatti noi ti vogliamo bene allo stesso modo dei tuoi altri 275 fratelli e sorelle, e nessuno di voi è più o meno importante di un altro.”
Dopo aver fatto quel discorso alla figlia mogia, Bonnie le accarezzò il mento, poi riprese a parlare.
“Ti basta guardarti intorno per capire che non devi credere e soffermarti su quell’incubo.”
Judy rimase talmente colpita da quel discorso da non avere parole da dire. L’unica cosa che fece, d’istinto, fu abbracciare intensamente la propria mamma e piangere a dirotto. La mamma si limitò a ricambiare l’abbraccio e a coccolarla sulla testa.
“Stai tranquilla: è tutto passato.”
Fu in quel momento che sopraggiunse anche Angelica.
“Mamma…che è successo?” chiese Angelica preoccupata.
“Niente…” intervenne Judy, che dopo aver sciolto l’abbraccio con la mamma si affrettò ad asciugarsi il viso e a riprendersi da quello sfogo.
La leporide andò a sedersi vicino la propria sorellina.
“Va tutto bene?...Judy?” chiese Angelica temendo ci fosse stato un litigio tra loro.
“Si Angelica…io e nostra madre stavamo solo parlando…” dopo qualche minuto di silenzio, Judy riprese a parlare. “Quando ero ancora in ospedale avevo fatto un brutto sogno che mi aveva turbato profondamente.”
Dopo un breve silenzio, Angelica accarezzò la propria sorellina sulla guancia.
“Qualsiasi cosa tu abbia sognato, era soltanto un brutto incubo; l’importante è che tu sei viva e insieme a noi, sorellina.” disse cercando di confortarla.
Anche se Judy non riuscì a sorridere con allegria, era contenta e commossa di avere una famiglia che le voleva bene e che le stava accanto in ogni momento; ed era felicissima di non averla perduta per sempre, come era accaduto in quel brutto sogno.
“Papà ha detto che dobbiamo cominciare a prendere le valigie perché stiamo per arrivare a Bunnyburrow.” disse Angelica rivolgendosi subito dopo a Bonnie.
“Ok tesoro, raggiungi tuo padre; io e Judy vi raggiungiamo dopo.” Angelica si limitò ad annuire, dopodiché andò al piano di sotto.
La leporide adulta prese da una tasca del vestito un pacchetto di fazzoletti e ne diede uno alla piccola agente, che si asciugò come poteva il naso e il viso umido di lacrime.
“Andiamo Judy.”
Mentre le due conigliette si alzarono in piedi, Judy decise di fare una domanda a Bonnie, che le frullava in testa da quando aveva ripreso i sensi all’ospedale.
“Mamma…”
“Si Judy?”
La leporide incominciò ad esitare: temeva la risposta che avrebbe ricevuto dalla propria mamma se le avesse posto quella domanda, ma il discorso che aveva ascoltato prima, a proposito del fatto di non dare importanza agli incubi, le aveva dato abbastanza coraggio da poter porre quella domanda…ma per qualche strana ragione c'era qualcosa che la turbava, anche se non sapeva cosa. Tuttavia doveva sapere la risposta, qualsiasi essa stata.
“Per caso…io ho una parente che si chiama Lucia Hopps?”
Invece di risponderle subito, la mamma assunse una strana espressione turbata, e per di più rimase in silenzio per qualche minuto.
“Ne parliamo a casa, piccola mia.” replicò Bonnie.
Non appena la madre si avviò verso le scale, Judy la seguì. Era rimasta perplessa e stupita dal suo modo di “aggirare" la conversazione, dovuto sicuramente al fatto che il treno stava arrivando alla stazione in cui sarebbero dovuti scendere. Anche se era impaziente di sapere la verità, decise di aspettare…e di riprendere il discorso non appena sarebbero arrivate a casa.

Angolo Autore
Ehila miei fan!
Scusate se non mi sono fatto vivo in queste vacanze, e se non ho ancora finito questa fanfiction: in parte era sparita la mia ispirazione, ma dovete sapere anche che per scrivere questo capitolo ci ho messo tanto perché io stesso mi commuovevo a volte…ma alla fine si sa: per riuscire a scrivere bene un qualsiasi racconto be ci vuole tempo.
Detto ciò…che conclusione vi aspettate?
Spero stiate tutti quanti bene e che vi stiate godendo le vacanze.
Buona lettura e al prossimo, ed ultimo, aggiornamento di questa fanfiction.

Ritorna all'indice


Capitolo 30
*** La verità omessa ***


Capitolo 30: La verità omessa

Quando il treno arrivò alla stazione di Bunnyburrow, la famiglia Hopps si preparò a scendere da uno dei vagoni di seconda fila assieme ad altri mammiferi di taglia differenti. Con il fatto che erano sempre pochi gli animali che scendevano in quella località piccola, la stazione ferroviaria era sempre ordinata, pulita e per niente affollata. I conigli, infatti, raggiunsero presto i loro automezzi parcheggiati di fronte all'edificio. Judy riconobbe il tipico furgone dei loro genitori, che usavano spesso trasportare i componenti per allestire il loro stand e la merce che poi vendevano; e a fianco ad esso c'era l’automobile di Angelica; era beige e piccola, dotata soltanto di due sedili. Ideale per chi non aveva ancora messo su famiglia. Judy andò insieme alla propria sorella maggiore a caricare le loro valigie nella sua macchina.
“Vado un attimo da nostra madre a chiederle una cosa.” disse Judy ad Angelica, prima di allontanarsi da lei.
Una volta raggiunti i conigli adulti, Judy chiese a Bonnie se poteva venire nella macchina di Angelica, e fare il viaggio di ritorno a casa insieme alle sue figlie; il desiderio era guidato da tanti motivi, ma quello più importante era che voleva stare insieme a lei, oltre al fatto che era in cerca di risposte.
Inizialmente Bonnie e Stu si scambiarono un’occhiata, un po’ interrogativa e un po’ preoccupata.
“Mi dispiace Judy, ma non posso venire con voi perché io e tuo padre dobbiamo parlare di alcune cose importanti. Comunque stai tranquilla: staremo insieme quando saremo arrivati a casa.” replicò la mamma allo scopo di tranquillizzare la figlia.
Anche se un po’ delusa, Judy annuì e andò a raggiungere la propria sorella maggiore in macchina.
Il viaggio era stato tranquillo, e in entrambi i veicoli i conigli avevano conversato: mentre Bonnie e Stu parlarono di questioni importanti, Angelica e Judy parlarono del più e del meno, alle volte ridendo e scherzando, permettendo alla piccola agente di distrarsi e recuperare l'allegria e la felicità che le erano state portate via da quell’incubo.
Una volta arrivati a casa, i conigli scesero dalle loro macchine: Angelica andò a scaricare immediatamente il proprio bagaglio e quello di Judy, dal momento che la sorella minore non era in grado di poterlo fare, ma le lasciò portare la sua valigia, nonostante non fosse d'accordo e avesse preferito che la piccola agente non compisse alcuno sforzo eccessivo, dopodiché entrarono in casa; mentre Bonnie e Stu rimasero ancora nelle vicinanze del loro furgoncino e continuarono a parlare; e per giunta non avevano ancora scaricato i bagagli.
“Sei davvero sicura di volerglielo dire?” continuò a chiederle il marito, il quale non era per niente d'accordo sulla decisione di sua moglie.
“Si Stu, è giunto il momento: è ormai grande e matura abbastanza per conoscere la verità. Ed è suo diritto sapere quello che non le avevamo detto per anni.”
“Bonnie…”
Nel momento in cui la leporide adulta sentì la presa sul braccio sinistro ad opera del marito, si voltò; l’espressione che vide sul suo volto non era il solito disappunto di chi non è d'accordo su una decisione da prendere, ma era di quello di un coniglio preoccupato e demoralizzato, dove manifestava il suo disaccordo in segno di protezione. Quando lo vide Bonnie, la sua espressione divenne…comprensiva.
“Va tutto bene tesoro...va tutto bene.” replicò la leporide abbracciando il suo amato marito.
Dopo aver finito di parlare, i due conigli adulti presero dal loro furgoncino i loro bagagli ed entrarono in casa.

Dopo aver aiutato la propria sorellina a svuotare la sua valigia e a sistemare i suoi vestiti nella cassettiera e nel suo armadio, le due leporidi andarono nella camera di Angelica, a fianco di quella di Judy per fare la stessa cosa con l’altra valigia. Mentre attraversarono quel breve tratto di corridoio, al piano superiore, sopraggiunsero i loro genitori con i bagagli; mentre Stu proseguì oltre, Bonnie si fermò per un istante e rivolse lo sguardo verso Judy.
“Appena avrai finito di aiutare tua sorella a mettere a posto i suoi vestiti, vai fuori casa e aspettami: dobbiamo parlare di una cosa molto importante.”
Judy si limitò ad annuire. Quando la loro mamma fu abbastanza lontana da loro, Angelica rivolse alla piccola agente un’espressione preoccupata.
“Va tutto bene?”
“Si.” si limitò a rispondere la leporide, intuendo tuttavia che quella domanda non era rivolta al proprio stato di salute.
“Voglio dire…va tutto bene con nostra madre?”
“Si: non abbiamo litigato…”
Angelica osservò con sguardo interrogativo la propria sorellina, che aveva anche lei la sua stessa espressione; segno che non sapeva se fosse accaduto qualcosa oppure no.
“Dai, andiamo.” disse infine a Judy sorridendole e invitandola a non preoccuparsi su ciò che la loro mamma avrebbe dovuto dirle.

Dopo aver finito di sistemare i loro indumenti, Judy e Bonnie uscirono di casa come stabilito: nessuna delle due si ritrovò ad aspettare l'altra, in quanto avevano finito di svuotare le loro valigie nello stesso momento.
“Vieni con me, Judy.” le disse Bonnie.
La leporide seguì il proprio genitore, chiedendosi ripetutamente cosa le volesse dire di tanto importante. Le due conigliette percorsero il lato destro della casa, fino a raggiungere due porte di legno chiuse e bloccate da un catenaccio che conducevano verso lo scantinato della casa. La mamma prese dalla tasca del vestito le chiavi, che usò per sbloccare il lucchetto. Dopo aver rimosso il catenaccio e aver aperto le porte, le due conigliette scesero gli scalini di legno. Una volta raggiunto il pavimento, Bonnie accese le molteplici luci che illuminavano l’enorme cantina che si trovava sotto la loro casa. A differenza dei conigli un qualsiasi altro mammifero sarebbe stato rimasto allibito di vedere una cantina così grande.
“Come mai siamo venute qui?” chiese Judy incuriosita e in parte sospettosa.
Invece di risponderle, Bonnie cominciò a camminare, seguita subito dopo da sua figlia. Dopo aver percorso metà cantina, Bonnie iniziò a spostare diversi scatoloni che si trovavano a sinistra.
“Lascia che ti dia una mano.” disse Judy, che non voleva permettere al proprio genitore di fare da solo quel faticoso lavoro.
“Non preoccuparti Judy: posso farcela.” la rassicurò Bonnie, che non voleva che Judy si fosse sentita male con la ferita, che miracolosamente si sembrava essersi rimarginata nonostante il disastro che aveva combinato dal precedente dottore incapace che l’aveva visitata.
La leporide, aiutata comunque in parte da Judy a spostare trascinando gli scatoloni e una parte degli oggetti che erano conservati là, finì dopo qualche ora il faticoso lavoro. A quel punto poté prendere dallo scaffale che si trovava di fronte a sé un contenitore di cartone rinforzato di colore grigio scuro. Bonnie cominciò a mandare via con la zampa il grosso della polvere che si era posato sopra. Judy iniziò a squadrarlo per bene: non aveva disegni particolari incisi sul coperchio, e la scatola sembrava essere abbastanza grande per contenere un libro.
“Che cos'è?”
La mamma, che aveva fissato anche lei per qualche istante la scatola, volse lo sguardo verso Judy.
“Ti racconterò tutto quando usciamo dalla cantina: non fa bene ai nostri polmoni respirare polvere.”
Temendo che fosse un’altra scusa per evitare di parlare, Judy si lasciò prendere dalla preoccupazione.
“Mamma, dimmi cosa sta succedendo.”
Bonnie squadrò Judy, e avvertì la sua preoccupazione.
“Niente, figlia mia.”
Dopo averla accarezzata sul viso, la leporide adulta si avviò verso l’uscita della cantina, seguita immediatamente da Judy.
Una volta uscite fuori, Bonnie chiuse le porte di legno con il lucchetto, dopodiché andò a sedersi a terra, in mezzo al prato, a qualche metro di distanza dalla cantina. Quando anche Judy si sedette, a fianco a lei, il genitore aprì la scatola e tirò fuori un libro con la copertina di cartone duro rinforzato, con gli angoli protetti da due spigoli di metallo per evitare che si rovinassero, e lo diede alla propria figlia. Le due conigliette cominciarono a sfogliare quel libro, che conteneva diverse foto.
“Siete voi!” esclamò Judy felice non appena vide le foto dei suoi genitori di quando erano giovani; e in alcune di esse erano adolescenti, perciò non ancora sposati.
Nel vedere quelle foto, Bonnie ripensò ai bei vecchi tempi in cui lei e Stu erano semplicemente fidanzati, ma più giovani e spensierati. C’erano alcune cose della giovinezza che le mancavano e che non poteva purtroppo riavere…Ma non aveva preso quell’album di fotografie per ricordare il passato e raccontarlo a Judy, nonostante lo avrebbe fatto in un secondo momento.
Dopo aver visto la propria mamma svoltare qualche pagina del libro, Judy si ritrovò a guardare alcune fotografie in cui erano presenti i suoi genitori, giovani e sposati…e una coniglietta molto piccola.
“Lei chi è?” chiese Judy, che aveva capito al volo che era una delle proprie sorelle maggiori.
Dopo qualche istante di silenzio, Bonnie rispose alla domanda di Judy.
“Lei è Lucia Hopps, la mia prima figlia che ebbi con tuo padre.” disse con tono mogio.
Quando ebbe quella risposta, Judy abbassò le orecchie e rimase di stucco. Quando tornò a guardare l'album, svoltò un paio di pagine, finendo per guardare alcune foto in cui Lucia era adolescente…e sorrideva. Non sapeva cosa dire: era davvero allibita. Non aveva mai sentito parlare di lei, e aveva sempre saputo che aveva 275 fratelli; mentre ora aveva scoperto di averne un altro.
“Perché non me ne hai parlato?” chiese sconcertata Judy, sapendo che aveva fatto un incubo in cui lei era una spietata killer vendicatrice che non aveva alcuno scrupolo ad eliminare la sua famiglia. “Perché mi stai dicendo solo ora che ho un’altra sorella? Perché non mi hai mai parlato di lei?”
“Perché non eri ancora pronta per sapere la verità.” replicò Bonnie Bonnie demoralizzata.
“Quale verità?” chiese Judy, che era per metà arrabbiata e per metà impaurita a sapere la verità su di lei.
Dopo aver tirato un profondo respiro, Bonnie decise di raccontare la verità che aveva deciso di omettere per tanto tempo.
“Lei era morta diversi anni fa: era andata in Kazakistan, dove c'era una guerra civile tra i ribelli e le forze del governo, e si era offerta volontaria per dare una mano ai profughi che fuggivano via dalle loro case perché erano state distrutte a causa della guerra, e che venivano accolti dalle forze militari del Governo americano. Lei cucinava il cibo che poi dava loro da mangiare…” dopo qualche minuto di silenzio, durante il quale Bonnie cercò di trattenere le lacrime, riprese a raccontare. “Un giorno io e tuo padre venimmo a sapere, tramite una telefonata, che quella base militare era stata bombardata e distrutta…e che Lucia era morta.”
Non appena Judy finì di ascoltare il racconto della mamma, rimase completamente senza parole: aveva avuto davvero una sorella maggiore che si chiamava Lucia Hopps, ma non era come era apparsa nell’incubo. Era sollevata di sapere che non era una spietata killer, ma allo stesso tempo era rimasta di stucco e per di più era malinconica. Non aveva neanche un ricordo della reale Lucia Hopps, ma solo quello della sua versione distorta, che neanche era reale. E poi venire a sapere che era una coniglietta sensibile e altruista che aiutava i mammiferi che avevano perso tutto…era confusa e totalmente sconcertata.
“Io…l’avevo sognata…e volevo sapere la verità…ma avevo paura…” riuscì a dire Judy, che fu sul punto di piangere…ed iniziò a sentirsi in colpa perché aveva pensato per un attimo che di aver avuto come sorella un’assassina spietata.
Bonnie le appoggiò una zampa sulla spalla del braccio sinistro. L'aveva capito quando Judy le aveva fatto quella domanda sul treno: aveva sognato che la sorella maggiore, la primogenita, che non aveva mai conosciuto era il killer che aveva ucciso i suoi genitori…e lei.
“Quando io e tuo padre avevamo saputo della morte di tua sorella, il mondo ci era crollato addosso; noi eravamo inesperti a quell'epoca, e le avevamo permesso di realizzare i suoi sogni, ma a causa di ciò l’avevamo persa per sempre…e noi non eravamo là a prenderci cura di lei e proteggerla. È per questo motivo che avevamo convinto, e quasi imposto, ai nostri figli di fare il nostro stesso lavoro che facciamo da generazioni. Noi non vogliamo perdere un altro figlio.”
Fu a quel punto che la piccola agente capì il comportamento quasi iperprotettivo dei suoi genitori; ed ora che lo sapeva, non li poteva affatto biasimare. Probabilmente si sarebbe comportata come loro se avesse anche solo rischiato di perdere qualcuno a lei caro, soprattutto se fosse stato un membro della propria famiglia. Tuttavia c'era ancora una cosa che non capiva.
“Cosa vi ha spinto a lasciarmi diventare un’agente di polizia?”
La leporide adulta non rispose subito alla domanda della figlia; la squadrò a lungo, guardandola dritto negli occhi. Poi sorrise.
“Perché tu sembri essere lei, Judy: è come se tu fossi la sua reincarnazione, anche se io e Stu non crediamo a queste cose.”
A quella risposta, la leporide si incuriosì parecchio.
“Cosa vuoi dire?”
“Che lei aveva il tuo stesso carattere: era testarda, iperattiva e ribelle; e voleva anche lei rendere il mondo un posto migliore, anche se in modo diverso.”
Prima che le due leporidi potessero dire altro sopraggiunse Angelica, che stava cercando Bonnie.
“Scusate se vi interrompo. Si sta avvicinando l'ora di cena, mamma…”
“Oh…adesso vengo, cara.” tagliò corto la leporide adulta non appena guardò l'ora sull'orologio.
“Poi continueremo a parlare, Judy.”
Dopo aver preso l'album di famiglia, che aveva messo all'interno della scatola grigia, la mamma e Angelica tornarono a casa; mentre Judy rimase sola a riflettere su ciò che aveva saputo. Fece fatica a credere al fatto che prima di lei c'era stata un'altra Hopps che aveva realizzato i suoi sogni e che aveva dedicato la sua vita ad aiutare il prossimo. Tuttavia aveva bisogno di sapere altro; e sapeva da chi andare.

La piccola agente arrivò nel campo quando il sole era iniziato di tramontare. Davanti a lei c'era Stu che stava caricando sul rimorchio del trattore due grandi casse di verdure.
“Sapevo di trovarti qui, papà.” disse Judy dopo averlo raggiunto.
Dopo essersi asciugato con il braccio il sudore sulla fronte, il leporide adulto gli rivolse lo sguardo.
“Qualcuno deve pur badare al raccolto, figlia mia.”
La coniglietta sorrise.
“Hai parlato con tua madre?”
“Si papà...ma non ho avuto modo di sapere tutto di lei.” fu la risposta di Judy, che capì subito il significato di quella domanda. “E ho anche capito che tu e mia madre avevate parlato sul fatto se fosse stato il caso di dirmi la verità su Lucia.”
Stu divenne improvvisamente serio, poi andò a sedersi sul rimorchio. Judy andò ad affiancarlo.
“Nonostante tu sia in vacanza, continui ad usare il tuo intuito da poliziotto.
“È la mia nuova abitudine, papà.” replicò Judy sarcastica.
Stu sorrise.
“Cos'altro vuoi sapere su tua sorella?”
“Come era da piccola, come andava a scuola, da quanto aveva la sua passione ad aiutare il prossimo…”
“Calma Judy; una domanda per volta.”
A quel punto Stu cominciò a rispondere alle sue domande; a differenza di lei, Lucia, quando era più piccola, le piaceva litigare e azzuffarsi con i suoi compagni; non le piaceva studiare, e preferiva sempre stare in compagnia dei maschi: e quando aveva iniziato a frequentare le scuole medie, faceva in modo di venire corteggiata dai ragazzi grazie al suo particolare modo di vestirsi e mostrando un carattere sfuggente e autoritario; e non andava d’accordo con le ragazze. Riceveva spesso tante note, e una volta era stata sospesa. Era una coniglietta difficile da gestire, ed erano spesso le volte in cui litigava con i suoi genitori.
“Era davvero così…complicata?” gli chiese Judy usando un termine educato.
“Si; era anche diretta e ribelle, anche se non come te, Judy…io e tua madre cercavamo di insegnarle l’educazione, ma era davvero difficile starle dietro, e poi allora eravamo ancora giovani e inesperti.” fu la risposta di Stu, che sorrise nel momento in cui ripensò ai vecchi tempi.
“Che cos’è accaduto poi?” domandò la piccola agente, curiosa di sapere come fosse arrivata a diventare una volontaria che era andata ad aiutare i mammiferi di un’altra nazione, dove per giunta infuriava una guerra civile.
“Un giorno, quando stavamo cenando tutti insieme e stavamo guardando la televisione, era stato trasmesso un annuncio pubblicitario in cui si cercavano dei volontari per aiutare i poveri profughi in Kazakistan a causa della guerra civile. Dopo averlo visto, Lucia era cambiata: studiò a fondo i temi ricorrenti sulla fame nel mondo, la povertà che ancora adesso affligge l'Africa, le conseguenze delle guerre scoppiate in varie Nazioni…e dopo aver studiato a fondo aveva inviato la domanda per offrirsi come volontaria per andare ad aiutare i profughi in Kazakistan. Io e tua madre eravamo entusiasti per la sua decisione e il suo successo, e ci aveva resi veramente fieri di lei dopo tanto tempo. Sarebbe stata via per tre mesi…”
Judy notò che il proprio papà aveva bruscamente smesso di parlare, e vide che fu sul punto di piangere.
“Poi avevate ricevuto quella chiamata…” provò a terminare Judy.
“Quando venimmo a sapere della sua morte…io, tua madre e alcuni dei tuoi fratelli fummo completamente sopraffatti dal dolore…e quando organizzammo il suo funerale, ci sentimmo peggio, soprattutto quando avevamo visto la bara che conteneva il corpo di nostra figlia.”
A quel punto Stu iniziò a piangere a dirotto. La piccola agente lo lasciò sfogare.
“Mi dispiace se sono stata egoista.”
Quando fu calmo, il leporide adulto appoggiò la sua zampa destra sulla spalla sinistra di Judy.
“Tu non sei mai stata egoista.”
La figlia scosse la testa.
“Se avessi saputo il vero motivo per cui non volevate che realizzassi il mio sogno di diventare un’agente di polizia, sarei rimasta al vostro fianco e non avrei insistito…”
“E menomale che non è accaduto questo, Judy!” esclamò Stu interrompendola.
La piccola agente lo squadrò sorpresa.
“È vero che io e tua madre avevamo sofferto per la perdita subita, e che ciò ci aveva spinto a proteggere e stare più vicini ai nostri figli; ma sbagliavamo: non far realizzare i sogni ai nostri figli con il pretesto di proteggerli significa privarli della loro felicità. Quando tu e tua sorella li avevate realizzati noi eravamo stati felici e fieri di voi. Il tuo impegno e la tua caparbietà ci aveva fatto capire che per tanti anni avevamo sbagliato a imporre ai nostri altri figli di essere coltivatori e venditori di carote e ortaggi; certo, lo avevamo fatto per proteggerli, ma al costo della loro felicità. E questo è sbagliato, Judy.”
Quel giorno Judy rimase veramente sorpresa e meravigliata dai discorsi dei suoi genitori: era riuscita a capirli, e aveva saputo la verità sulla sorella che non aveva mai conosciuto, e che prima di lei aveva realizzato il suo sogno: aiutare i più bisognosi. Ora aveva capito perché aveva fatto quell’incubo: doveva indagare e conoscere meglio Lucia…e facendo ciò, sentiva di essersi avvicinata e ancora più legata alla propria famiglia.
“Quel giorno Lucia aveva salvato la vita a Madu Abi Liam, che altri non è che la donnola con cui gioco a carte tutte le volte che lo incontro al bar “Da Baffo". Era originario del Kazakistan, e non aveva fatto altro che dirmi che mia figlia era un angelo disceso dal cielo, e che se fosse stato suo padre, sarebbe stato fiero di lei.” le confidò Stu.
“Veramente?” chiese Judy ancora una volta sorpresa.
“Eh già…io e lui siamo diventati grandi amici, e dopo aver ottenuto la cittadinanza qui a Bunnyburrow, lavora come dipendente di quel bar.”
Vedendo che il cielo era diventato buio, Stu vide dal proprio cellulare che ore erano.
“O caspiterina, è tardi: dobbiamo affrettarci a tornare a casa per la cena.” disse il padre di Judy, che dopo essere sceso dal rimorchio andò ad accendere subito il trattore, mentre la figlia rimase lì dove stava. Mentre l'automezzo si muoveva per il sentiero sterrato tra i campi, Judy ebbe la possibilità di vedere una ipnotica luna arancione. Quando era piccola pensava sempre che fosse infuocata, e credeva che fosse a causa del sole, che nel tentativo di tornare a brillare nel cielo, colpiva con i suoi raggi la luna per indurla alla fuga. Al solo pensiero di ciò che credeva quando era soltanto una cucciola, la leporide rise leggermente.

Una volta arrivati a casa, Stu venne aiutato da sua moglie e alcuni loro figli a scaricare le verdure raccolte e le portarono in casa. Mentre Bonnie e Angelica si trovavano in cucina per preparare la cena, Judy, Stu e Richard apparecchiarono la tavola, mentre James e Veronica badavano ai loro fratellini più piccoli, Emily e Henry. Quando arrivò il momento di cenare, tutti andarono a mangiare. La serata trascorse tranquilla, e permise a Judy e ai suoi genitori di distrarsi e divertirsi insieme al resto della famiglia. Dopo aver finito di mangiare e sparecchiare la tavola, la piccola agente decise di andare nella propria camera da letto. Dopo essersi messa seduta sulla sedia di legno prese con la zampetta la fotografia, racchiusa in una cornice di ceramica ornata con dei fiori azzurri di platica, appoggiata sulla scrivania. Osservò a lungo sé stessa che abbracciava i propri genitori. Era felice e soddisfatta di avere una famiglia che nonostante fosse numerosa era unita nell’amore. Le bastava ciò che aveva, e non sapeva di non aver bisogno di altro per essere felice. Ad un tratto sentì che qualcuno stava bussando alla porta.
“Avanti.” si limitò a dire Judy.
Dopo essere entrata in camera di sua figlia, Bonnie andò ad affiancarla.
“Perché non vieni a stare giù insieme a noi?” le domandò la madre, che aveva intuito il motivo per cui era andata in camera sua.
“Avrei voluto conoscerla…avrei voluto avere un ricordo di lei.” fu la risposta della giovane leporide.
“Lo so, piccola mia. Ma devi sapere che anche se non la vediamo, lei è qui con noi…e sono convinta che non vorrebbe vederti così triste.”
Dopo aver sentito quelle parole, Judy abbracciò intensamente il suo genitore, poiché non c'erano altre parole da dire. C’erano soltanto i sentimenti…c'era la sua famiglia.
Bonnie ricambiò l’abbraccio, che dopo una mezz’oretta circa venne sciolto.
“Io vorrei andare a letto: mi sento molto stanca.”
Non appena vide l’espressione provata della figlia, la mamma sorrise e le accarezzò la zampa sana.
“Certo figlia mia.”
Dopo essere stata aiutata da Bonnie a mettersi il pigiama, Judy andò a coricarsi a letto.
“Buonanotte piccola mia, e ti auguro di fare dei bei sogni.” le disse la mamma mentre sistemò le sue coperte.
“Grazie. Buonanotte mamma.”
Dopo averle dato un bacio sulla fronte, la leporide adulta uscì dalla camera.
Una volta rimasta sola, Judy spense la luce del lume sul mobiletto a fianco del letto, e si mise a dormire.
Dopo essere entrata nella fase rem, la coniglietta cominciò a sognare; e mentre sul suo volto comparve un largo sorriso, pronunciò, nel sonno, una sola parola.
“Lucia.”

Angolo Autore
Anche se non è stata la prima fanfiction ad aver iniziato a scrivere, è stata la prima che ho finito.
Con questo capitolo ho voluto raccontare il motivo, a mio parere più che plausibile, di come mai i genitori di Judy volevano a tutti i costi che i loro figli portassero avanti la tradizione di famiglia di Coltivatori di Carote. E se da un lato avevo spiegato uno dei vari motivi per cui un figlio potrebbe essere arrabbiato, o persino odiare, i suoi genitori, dall'altro ci sono i motivi per cui i genitori iniziano ad essere come Bonnie e Stu…perché il dolore più grande di un genitore, per l'appunto, è quello di perdere per sempre un figlio e darsi la colpa perché, anche se ingiustificata, di non aver fatto abbastanza, di non averlo protetto. Ed è a quel punto che per cercare di non commettere gli stessi errori, i genitori tentano di proteggere i loro figli adottando comportamenti estremi…
Ma comunque non voglio immergermi in questo discorso, in quanto non sono genitore, e certe cose, anche se tento di immaginarle, non le riuscirei a capire fino in fondo se non le provo in prima persona.
Detto ciò, lascio ora la parola a voi lettori…e vi ringrazio davvero tanto per aver seguito fino alla fine questa mia fanfiction, nella quale sento di aver messo davvero tante cose…e non è semplice riuscire a fare un lavorone come il mio, che non mi sarei mai aspettato di essere riuscito a farlo bene…(a giudicare dalle recensioni che ho ricevuto).
Grazie mille ancora e…ho anche intenzione di farvi ascoltare due canzoni che sono perfette come titoli di coda per questa fanfiction; spero di riuscire a postare i link qui sotto (è la prima volta che lo faccio).

I'm Human

Vietato Morire

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=3567591