Beyblade Future - The Last Adventure

di AlekHiwatari14
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Pensieri e decisioni ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Ritorno in Giappone ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Ricordi e Verità ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Pensieri e decisioni ***



Capitolo 1 - Pensieri e decisioni.
 

Eccomi nella fredda e gelida Russia, affiacciato a questa finestra della mia dimora a fumare questa misera sigaretta che ho tra le mani.
Ormai sono passati quattro anni dall'ultima volta che vi ho raccontato di me e dei miei compagni... delle nostre vite.
In questi quattro anni sono cambiate tante cose... per loro e per me.
L'attività di Rei va a gonfie vele e sembra essere diventato uno dei più famosi ristoranti cinese del Giappone. Non so cosa sia successo, se fosse l'euforia della fama o cosa, ma si è trovato costretto a sposare Mao in poco tempo poiché ha scoperto che era incinta. Hanno avuto una figlia, Lin e a quanto pare Rei stravede per quella bambina.
Diversamente da tutti gli altri, il professor Kappa continua la sua relazione con Emily. Dovrebbero sposarsi l'anno prossimo e non hanno ancora figli. Sembra che ogni tanto tornano in Giappone per trovare gli altri, cosa che io non ho mai fatto in questi ultimi quattro anni a causa del lavoro e di altri problemi avuti,ma ve ne parlerò meglio tra un po'.
Continuiamo a parlare del resto dei BladeBreakers prima, ok?!
Dunque...
Max continua a stare in America da quanto ne so, ma la ragazza non ha retto con lui. L'ha lasciato due anni fa e lui si è messo con la testa impiantata nel lavoro, anche se ho sentito che ultimamente ha riallacciato i rapporti con Mariam, non so se ricordate. Sarebbe la tizia del team degli Scudi Sacri. Non so esattamente cosa ci sia tra loro, ma nemmeno mi interessa.
Daichi continua a lavorare nel safari e non ha trovato ancora nessuno, mentre Takao e Hilary si sono sposati e, a quanto pare, hanno avuto un figlio, Makoto.
Hilary continua sempre ad insegnare, ma Takao è stato licenziato dal lavoro e si è messo anima e corpo a perdere tempo con il fratello Hitoshi. Rei dice che è motivo di discussione tra i due poiché continuano a tirare avanti solo grazie al lavoro di Hilary e lei sembrerebbe essersi stancata della situazione e ha costretto Takao a rimboccarsi le maniche e cercarsi un lavoro che ancora non ha trovato.
Beh... almeno fino a tre mesi fa, visto che è l'ultima volta che ho sentito Rei.
Passando a me, lavoro per la Hiwatari Enterprises, ovvero l'azienda di famiglia. L'anno scorso nonno Hito ci ha lasciato le penne e mio padre ha voluto che prendessi parte all'azienda. Sarei il vice-direttore, mentre il direttore di tutto è proprio mio padre.
Oltre a questo, lavoro anche come avvocato e ho preso molti impieghi. Mi hanno rinominato il bastardo e tutto perché ho riversato tutta la mia rabbia in quelle cause fatte, aggiudicandomele una ad una.
Rabbia per ciò che mi è successo...
Quattro anni fa, una settimana dopo avervi raccontato ciò che stava accadendo, ho conosciuto una ragazza. Sembrava ciò che invece si è rivelato non essere. Era bella, posata, di buona famiglia. La conobbi ad un convegno dell'azienda. Era una delle dipendenti di mio nonno. Pensavo fosse la donna della mia vita. Mi innamorai di lei poco a poco e qualche mese dopo ero già completamente pazzo di quella maschera che portava, perché si, era solo una maschera. Quando si ama qualcuno si fanno follie e lei uscì incinta. Mi presi tutte le responsabilità, andammo a convivere e tra una cosa e l'altra non l'ho mai sposata. Pensavo fosse sfortuna perché si mise prima la specializzazione, poi il lavoro e altre cose del genere, ma invece fu la mia salvezza. Sono stato con lei per due anni prima di accorgermene che stesse facendo il doppiogioco.
Avevamo un figlio di tre mesi e mi stava tradendo. Lo scoprii un giorno, quando rincasai prima del previsto. Avevo la mia prima causa e fu rimandata a causa del giudice che non si era presentato.
Una volta aperta la porta di casa, sentii nostro figlio, Gou, piangere come un dannato. Perlustrai tutta la casa, ma di lei nemmeno l'ombra. L'aveva lasciato lì a piangere, con il pannolino sporco, affamato, tutto rosso in volto segnato dal piangere da chissà quanto tempo. Ero devastato. Pensai che fosse successo qualcosa di grave per lasciarlo così. Mi occupai io del bambino e tentai di rintracciarla, ma nulla. Qualche ora dopo la vidi tornare. La mia preoccupazione si trasformò in disgusto davanti a ciò che stavo vedendo. Mi aveva tradito e la cosa peggiore era che la persona con cui l'aveva fatto era una mia conoscenza. Era Yuri Ivanov. Mantenni la calma, ma il giorno seguente feci le mie ricerche. Quel giorno me la presi di ferie e con una scusa, contattai Yuri.
Non credo che lui sapesse della situazione... che sapesse che stava con la mia donna.
Ci prendemmo qualcosa ad un bar e finsi di voler solamente sapere che fine avesse fatto. Mi spiegò che lui lavorava con Boris, Sergei e Ivan al monastero di Vorkov e ognuno di loro aveva una mansione diversa. Lui si occupava della parte amministrativa, Sergei della sicurezza e gli altri due addestravano i ragazzini a diventare blader, ma non nel modo indetto da Vorkov. Era come una specie di oratorio per giovani da quel che sono riuscito a comprendere. Quando gli chiesi se avesse qualcuno, fu molto diretto nel dirmi che stava con una da un anno e che per motivi di lavoro non si vedevano spesso.
Era più che logico che aveva ingannato entrambi.
Ero scosso. Non sapevo come avesse fatto a ingannarlo e a nascondere la gravidanza, ma lasciare mio figlio lì a casa da solo, farlo da chissà quanto tempo... era una cosa inconcepibile.
Rientrai in casa solo dopo averla vista andar via. Gou, nostro figlio, era di nuovo lì, nella culla che dormiva beatamente, mentre lei se ne andava a fare cose con Yuri che era all'oscuro di tutto.
Ero seriamente incavolato.
Cambiai la serratura e la feci uscire definitivamente dalla mia vita. Non ne volevo più sapere. Voleva farmi causa per averle rubato il bambino...
Rubato poi...
Tsk... che tipa assurda. Quella causa non è mai venuta perché lei era nel torto fino al collo e quando divenni vice-direttore la licenziai dalla compagnia. Non volevo più saperne di lei.
Adesso Gou ha due anni, sono quel che si può definire un ragazzo padre che lavora per provvedere a lui, senza lasciarlo un attimo da solo. Lo porto spesso in ufficio con me. E' difficile da gestire e lo stress è all'ordine del giorno.
Non ho avuto alcun altra donna da allora. Non ne voglio sapere e di certo non ho detto ai miei compagni di questa situazione.
Insomma, sono problemi miei e devo gestirla da solo. Sto solo pensando alle loro faccie e ai loro giudizi.
Kai Hiwatari, il più forte a beyblade, quello perfetto e senza scrupoli, ridotto da solo e con mille problemi.
Rideranno sicuramente di me, proprio come ha fatto nonno Hito quando ho rivelato la situazione.
"Papà..."  Quella voce fioca mi riprende dai miei pensieri. E' il mio richiamo. Mi sta chiamando.
Mi volto e vedo il piccolo Gou che si strofina gli occhi assonnato.
Soffio via il fumo della sigaretta, spegnendola poi sul posacenere che ho sul davanzale per andare incontro a mio figlio.
"Cosa c'è? Non riesci a dormire?" Gli chiedo e lui scuote la testa. Lo prendo in braccio, riportandolo in camera sua. Lo metto nel lettino, quando lui mi domanda:"Papà, mi racconti una storia?"
"Non ho nulla da raccontare. Papà è stanco."
"Mi racconti di nuovo la storia di Dranzer?" Continua, ma io non ho proprio voglia di accontentarlo.
"Te la racconterò un altro giorno. Adesso dormi." Gli dico rimboccandogli le coperte per poi allontanarmi e dirigermi nella mia stanza. Mi siedo su quell'enorme letto matrimoniale che ormai non divido con nessun altra, guardando all'interno del comodino lì vicino. Lì ho due biglietti con Dranzer accanto.
Domani è il giorno della mia partenza. Ritorno in Giappone per un po'.
Farà bene a me...
Farà bene a Gou...
Farà bene per entrambi stare lontani da questa insulsa casa.
Mi accendo un'altra sigaretta per distendere i nervi. Forse sarò diventato dipendente da questa merda, ma proprio non riesco a smettere. Ogni giorno il nervosismo mi assale e aumenta sempre di più.
"Come diamine ho fatto a ridurmi così?" Mi chiedo, guardando quella sigaretta e pensando alle varie aspettative che avevo qualche anno fa.
Dopo qualche tiro la spengo, prendendo Dranzer tra le mani.
Ciò che sento è solo solitudine. Ho come l'impressione di non aver costruito nulla di vero e buono.
Sarà la crisi di mezza età o cosa?
Ma sono stanco.
Stanco di questa vita.
Ho bisogno di cambiare aria e alla svelta.
Ho una carriera di successo, ho ben due lavori e guadagno abbastanza bene, ho un figlio bellissimo, dunque perchè mi sento ancora così infelice e insoddisfatto? Cos'è che mi manca davvero?
Questa è una delle domande a cui non trovo risposta e spero che un giorno, non tardi possa trovarla.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Ritorno in Giappone ***



Capitolo 2 - Ritorno in Giappone.


"Gou, stammi vicino e non ti allontanare." Avverto, tenendo mio figlio accanto a me, mentre cerco nella valigetta da lavoro i biglietti per il viaggio. Nel prenderli, qualcos altro spunta fuori, cadendo a terra e nella folla non me ne accorgo nemmeno, mentre mio figlio si..
Gou si avvicina e lo prende tra le mani e incuriosito lo guarda con stupore per poi attirare la mia attenzione: "Papà, cos'è?" 
Mi volto. E' il mio Dranzer. Spalanco gli occhi, cercando nella mia valigetta per poi dare un'altra occhiata a lui, mentre mi chiede:"Posso tenerlo?"
Prendo un respiro, digli: "No, non è un giocattolo. Ridammelo."
"Ma..." Tenta di dire, ma io allungo la mano, pretendendolo indietro:"Niente ma."
Il piccolo comprende e me lo ridà tra le mani. Dranzer è la cosa più preziosa che ho. Mi ha accompagnato per tutta la vita e non posso permettere che qualcuno lo distrugga.
Arriviamo allo sportello, diamo i biglietti e in men che non si dica ci ritroviamo sul volo per il Giappone.
Ho già avvisato Rei del mio arrivo e probabilmente mi ritroverò tutti i miei compagni in aeroporto ad aspettarmi. Non so ancora come reagiranno quando vedranno Goh e sono molto più preoccupato per quando atterreremo che dovrò attendere le valigie, anche perché non riesce a stare fermo e l'incubo arriva presto proprio come pensavo.
"Gou, rimani vicino a me, non ti allontanare."
"Tranquillo, papà." Mi dice, stando alla mia destra. Vedo da lontano le valigie arrivare. Mi avvicino al nastro trasportatore per prenderle e una volta messe a terra, mi volto nella direzione in cui c'è mio figlio spalancando gli occhi. Non c'era più.
"Gou!" Chiamo, voltandomi a destra e a sinistra, ma di lui nemmeno l'ombra.
"Goh!!!" Ripeto, urlando il suo nome. 
Il panico mi assale di colpo. Abbandono le mie valigie lì, andando avanti e indietro per l'aeroporto, ma non c'è.
"Gou! Dove sei? Torna subito qui!" Sbraito, non vedendolo da nessuna parte. 
Disperato, comincio a chiedere in giro, fermando chiunque passasse di lì: "Mi scusi, ha visto un bambino passare di qui?"
Scuotono la testa ed io continuo la ricerca, domandando ad un'altra donna di passaggio che è lì accanto: "Ha visto un bambino? E' mio figlio."
"Se non sbaglio ne ho visto uno andare verso l'uscita."Rivela una tizia dietro di me, facendomi andare nel panico totale.
Come un pazzo prendo i bagagli e mi dirigo verso l'uscita alla ricerca di mio figlio. Lo vedo poco distante da lì e non è solo.
E' con Takao.
"Kai, ti vedo rimpicciolito. In questi quattro anni che hai combinato? Una cura di ormoni o cosa?" Confonde, vedendo la grande somiglianza tra me e mio figlio, mentre Hilary lo richiama, dandogli un pugno in testa: ""Idiota, come fai a pensare che sia Kai?"
"Già, non vedi che è un bambino?" Riprende Rei, quando lui si giustifica: "Ha lo stesso sguardo, gli stessi capelli e gli stessi occhi. Come fa a non essere lui?"
Incrocio le braccia e alterato replico: "Sei più rimbambito di quanto mi ricordassi, Takao."
Quella mia risposta attira l'attenzione di tutti, anche di mio figlio che corre verso di me urlando: "Papà!"
Inutile dire che la confusione si propaga in tutti i presenti che ripetono increduli quella parola: "Papà?!"
"Allora Kai è...." Mormora il cinese, mentre io mi inginocchio verso mio figlio per fargli la ramanzina: "Ti avevo detto di non allontanarti da me."
"Lo so, ma ho visto una trottola e volevo vedere se fosse la tua..."
"Trottola, eh?" Alzo lo sguardo verso di loro, per poi chiedere:"Di chi è stata la brillante idea di lanciare un beyblade in un aeroporto?"
"Non guardare me. E' colpa di mio figlio." Rivela Takao, mettendosi una mano dietro la nuca.
"E' un bambino. Ma cosa diamine ti dice il cervello? Come hai potuto dargli un beyblade?!"
"Huh?!" Farfugliano tutti, quasi sorpresi dal mio atteggiamento. 
Non giudicatemi, ma non sopporto una tale irresponsabilità. Sono tutti adulti come me ormai. Dovrebbero capirlo il pericolo che si corre con un beyblade tra le mani di bambini di due/tre anni di età. Non dico di non farli mai giocare, ma in spazi chiusi, tra la gente, rischiando di ammazzare anche qualcuno, è da incoscienti.
E poi penso che dovrebbe iniziare come minimo alla stessa età mia, ovvero a cinque/sei anni, mentre lui ne ha solo due proprio come mio figlio.
"Direi che sei leggermente irritabile."Fa notare Hilary, seguita da Takao: "Già, più del solito."
"Oh, avanti, Kai. Non essere così duro."Cerca di sdrammatizzare Rei, mettendomi una mano sulla spalla, per poi aggiungere:"Non ci vediamo da quattro anni e abbiamo tanto di cui parlare."
"Tsk... Non ho nulla da dire."Rispondo, incrociando le braccia e guardando da tutt'altra parte.
"Davvero?"  Chiede nuovamente, guardando qualcosa di più specifico. Guardo nella sua direzione e comprendo cosa vuole. Sta fissando mio figlio per saperne di più su di lui. 
"E' mio figlio. Ti basta sapere questo." Sintetizzo, andandogli vicino per prenderlo in braccio, mentre lui continua ad assillare: "E la mamma? Dove l'ha lasciata?"
"Non ce l'ha. E' morta quando è nato." In zittisco, voltandomi con mio figlio in braccio.
Cala il silenzio e quegli sguardi non mi piacciono per nulla.
"Cosa?" Farfuglia Takao, seguito da Rei: "Come sarebbe che è morta?"
"Avete capito bene."
"Kai, io...."Mormora il blu, cercando qualcosa da dire, ma le parole che escono dalle labbra del bruno sono solo:"Mi spiace tanto..."
"Piantatela di guardarmi così. Sono qui per distendere i nervi e non per farmeli saltare da voi."Brontolo come al solito, trascinando le valigie con me per andarmene via da lì, quando Kinomiya si avvicina a me, prendendomi la valigia e facendomi farfugliare un:"Ma cos...?!"
"Che ne pensi di venire a stare da noi?" Propone, seguito da Hilary che sembra entusiasta dell'idea: "Già, sarà proprio come i vecchi tempi."
"TAKAO!" Si ode da lontano. Mi volto e ciò che vedo mi lascia perplesso. Quello non era altro che l'urlo di Max. Lo vedo agitare la mano e non è solo. Ci sono anche il professor Kappa e Emily con lui..
"Decisamente come i vecchi tempi." Mormoro, vedendo tutta quella gente riunirsi.
"How are you, guys?!"
"Ciao, Max!" Saluta Takao, seguito da Rei: "Che bello rivedervi!"
"C'è anche Kai con voi, eh?" Nota il professor Kappa.
"Aspetta, aspetta... cos'è quella mini copia di Kai?! Non sarà mica...?" 
"Si, è suo figlio." Rivela Hilary, sconvolgendo il biondo che si porta le mani in faccia ed esclama: "Oh, my Gosh!"
"Lo so, abbiamo avuto tutti la stessa reazione." Continua Rei, quando poi Emily sembra guardarsi intorno.
"Qualcosa non va?" Domanda Takao, preso dalla curiosità e dunque lei svela: "L'amica di Max non si è fatta ancora vedere."
"Amica?"
"Oh, Sorry. Praticamente mi sono permesso di invitare una collega di lavoro." Rivela il ragazzo, giungendo le mani e facendo rimanere sopresi tutti.
"Che senso ha invitare una collega ad un ritrovo di vecchi compagni?" Cerca di capire Hilary. Stranamente, Max inizia a balbettare indeciso sul dire o meno le cose come stanno.
"Beh... ecco..."
E' turbato. Si vede lontano anni luce e il professor Kappa decide di illuminarci sulla situazione: "Max ci sta provando con lei e spera ancora di ottenere qualcosa."
"What are you doing?! It's.... no! It's no this!"
"Sei agitato, Max." Fa notare Emily.
"Huh?"
"Quando sei agitato parli sempre americano." Aggiunge Rei e lui scuote la testa per poi rivelare: "Guarda che non è così! Si, mi piace, ma l'ho fatto per farmi conoscere meglio. Insomma... ho una bella posizione, guadagno bene e non ho nulla che non vada, quindi in questo viaggio spero di avvicinarmi un po' più a lei e chissà... magari riesco a conquistare il suo cuore."
Tutta quella determinazione, però, viene smontata da Emily: "Non ci riuscirai. Te l'ha detto in faccia più volte che non sei il suo tipo."
L'entusiasmo e la motivazione di Max vanno pian piano ad abbassarsi, mentre Rei e Takao se la ridono:"Ma in che razza di situazioni ti vai a mettere?"
"Piantatela!" Urla Max esasperato, quando il professore si volta verso la sua destra agitando la mano:"Siamo qui."
Mi volto e vedo una ragazza abbastanza stravagante avvicinarsi a noi. Sembra avere la nostra stessa età. Occhi azzurri, capelli castani lunghi e mossi, dai lineamenti sottili e dal portamento assai superficiale e quasi bambinesco.
Ha un vestito nero e svalzato, tacchi alti dello stesso e medesimo colore. Tra le mani un semplice zaino che tiene in spalle.
"Oh, eccovi qui." Afferma, avvicinandosi a noi, per poi notare:"Quanta gente..."
"Loro sono i ragazzi di cui ti ho parlato." Spiega Max e lei non tarda a presentarsi:"Piacere, Rita Sawada." 
"Io sono Takao."
"Io Hilary e lui è nostro figlio Makoto."
"Io, invece, sono Rei." Si presentano gli altri, mentre lei china il capo e risponde: "Piacere di conoscervi."
"C'è anche lui. Scusalo, ma sta più nero di quanto ricordassimo." Prende in giro Rei, spostandosi e mostrandomi alla tizia.
Il sorriso sul volto della ragazza sembra togliersi di colpo. Mi fissa come se avesse visto un fantasma. La sua espressione è così plausibile che tutti se ne accorgono.
"Che hai da fissare?" Domando, ma lei non dice una parola. Sembra scossa e non poco.
"Qualcosa non va?" Chiede Max, mettendole le mani sulle spalle e facendola rinvenire in sé.
"No, assolutamente..." Mormora lei, per poi tentare di cambiare discorso:"Quindi, abbiamo detto, Takao, Hilary e Makoto, poi c'è Rei, Kai e....?! Il bambino come si chiama? Credo di averlo dimenticato."
"Aspetta un attimo, non ti ho detto il mio nome." Mi agito fissandola, ma lei mente: "Si che me l'hai detto!"
"No, non credo di avertelo detto."
"Dai, ci siamo tutti presentati, Kai." Interviene Takao.
"No, io non mi sono presentato."
"Comunque ancora devi dirci come si chiama tuo figlio." Cambia argomento Rei avendo l'appoggio della tizia: "Già. Come si chiama?"
Perplesso, indeciso e completamente diffidente da quella tizia, tengo stretto mio figlio, rivelando il suo nome: "Gou.... si chiama Gou...."
Mi guarda con quell'aria persa. 
Eppure più la guardo e più ho l'impressione che mi conosca.
Dov'è che ci siamo già visti?!

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Ricordi e Verità ***


Capitolo 3 - Ricordi e verità.


"Prego. Entrate pure." Fa largo Hilary, entrando nella vecchia dimora di Takao, mentre quest'ultimo continua: "Già, fate come se foste a casa vostra." 
Mi accingo ad entrare con mio figlio in braccio. Lo metto a terra e lui comincia a correre avanti e indietro per casa. Alzo lo sguardo e la nostalgia mi prende, ma cerco di non darlo a vedere.La casa è esattamente come la ricordavo. 
"I'm so happy!!!" Sbraita Max, entrando in casa colmo di euforia, mentre Rei continua:"E' bello essere qui tutti insieme, non è vero Takao?!"
"Già, puoi dirlo forte."
Si stanno tutti entusiasmando per nulla. I miei occhi si posano su mio figlio. Sta facendo amicizia con il figlio di Takao. Tanto meglio... almeno avrà qualcuno con cui giocare e non si sentirà solo com'è successo fino a qualche giorno fa.
" Non fare complimenti, Rita. Entra pure." Incita Hilary, invitando ad entrare quella ragazza misteriosa..
Mi volto verso l'entrata e la vedo entrare quasi timidamente, mentre si complimenta, guardandosi intorno: "Avete una bellissima casa."
"Ti ringrazio." Ribatte la castana, quando la ragazza, nel guardarsi intorno, posa il suo sguardo su di me. 
Più la guardo e più ho la sensazione di averla già vista da qualche parte, ma proprio non riesco a ricordare il dove e il quando. 
Mi sento osservato, quasi preso di mira, e questa cosa non mi piace per nulla. 
"Tsk!" Farfuglio, incrociando le braccia e spostando lo sguardo da lei, ma continua a guardarmi. 
Ha un'aria strana...
C'è qualcosa che mi puzza. Possibile che forse l'abbia già vista e non me ne ricordi?
"Vieni, ti mostro la tua stanza." Sento dire da Hilary. Mi volto e la vedo scendere tra le nuvole mentre si volta verso la nostra compagna: "Cosa?"
"Non vorrai stare mica con loro, spero. Staremo nell'altra insieme. Sarebbe scortese se ti facessi dormire con loro."
"Oh, certo."
"Vieni anche tu, Emily."
Con questo si allontanano, andando nella camera affianco per preparare i futon dove avrebbero dormito.
Quella strana sensazione di averla già vista non va via, il suo sguardo posato su di me...
Ho avuto come il presentimento che volesse dirmi qualcosa, ma è meglio così.
Non voglio problemi, né donne al mio fianco. Mi è bastata la delusione con la madre di Gou. Ora voglio pensare a me e a mio figlio. E' l'unica cosa importante della mia vita e non posso non averne cura.
"La stanza di Makoto è di qui. Se vuoi sistemare le cose di Gou, così dormono insieme e si fanno compagnia." Spiega Takao, aprendo la porta e mostrandomi la camera.
Comincio a disfare le valigie di mio figlio per poi passare alle mie.
Improvvisamente ho di nuovo quella sensazione di essere osservato. Sposto lo sguardo e vedo di nuovo lei lì, proprio dietro di me.
E' strana. Da quando siamo venuti qui da Takao non smette un attimo di fissarmi.
Mi sento sotto tiro.
"Cos'hai da guardare?" Le domando, voltandomi verso di lei, ma noto il suo sguardo quasi perso nel vuoto. Sta guardando nella mia valigia, come se pensasse a qualcosa.
"C'è l'hai ancora..." Mormora quasi sospirando e lasciandomi perplesso:"Che?!"
Alza lo sguardo verso di me. Mi fissa per un secondo quasi persa, come se non sapesse che dire, quando poi scuote la testa e ricompone la frase:"Ehm... Ce l'hai ancora nella valigia? Intendo la roba..."
E' palese che non intendesse questo, ma fingo di cascarci. Voglio capire a quale gioco sta giocando. Non mi piace per nulla questa situazione.
"Certo che ce l'ho in valigia. Con Gou che va avanti e indietro..."
"Posso aiutarti? Disfo io la valigia e tu guardi il bambino o viceversa..?"
"Non ho bisogno d'aiuto!" Le urlo e lei fa un passo indietro.
"O-ok... come vuoi..." Sussurra, quasi insicura e indecisa. Rimane al suo posto. Mi dà davvero i nervi. 
Volevo una vacanza con mio figlio, qualcosa che mi distendesse dalle problematiche che ho lasciato in Russia e invece mi ritrovo lei... 
Arg... che nervi...
"Rita, potresti venire qui?!" Sento una voce in lontananza. Mi volto e vedo la tipa dire: "Si, arrivo." 
Mi dà le spalle e si allontana, raggiungendo Hilary che poco prima l'ha chiamata, quando si blocca sul ciglio della porta. Mi dà un'ultima occhiata per poi chiamare:"Kai..."
Mi volto seccato. Vorrei dirgliene quattro per la sua insolenza. Non le ho mai detto di chiamarmi per nome e tra l'altro è ancora un mistero quello. Sto per esplodere, ma l'unica cosa che riesco a fare è voltarmi verso di lei, quando lei continua senza farmi aprire bocca: "Sei hai bisogno.... Chiamami, ok?!"
Poi lascia la stanza. Che tipa strana.
Volgo lo sguardo verso la valigia e vedo quella sciarpa che ho ancora con me. Mi ha accompagnato durante le mie avventure e la porto ancora con me, nonostante tutto.
Forse avrei dovuto buttarla via anni fa. Avrei dovuto dargliela indietro quando ne ho avuto occasione e invece ce l'ho ancora con me...
La prendo tra le mani, ricordando il momento esatto in cui l'ho ricevuta.
Avevo solo sei anni. Stavo al monastero di Vorkov dove mio nonno Hito voleva che diventassi il più forte e spietato blader esistente. Mi allenavo costantemente per raggiungere il mio intento.
Quel giorno, una bambina venne da me. Aveva qualche anno in meno. Ero raffreddato e senza cappotto. L'avevo dimenticato in monastero per correre ad affrontare uno dei ragazzi più grandi che erano nella struttura.
"Va tutto bene?" Mi chiese. Le dissi che non volevo femmine intorno. Faceva parte del monastero anche lei ed era stata mandata lì per la sua passione per il beyblade e per alcuni accordi che il padre aveva fatto con mio nonno.
Non so bene che razza di accordi fecero, ma lei rimase lì per un bel po' di tempo. Quel giorno si tolse questa sciarpa e me la regalò per non farmi prendere freddo, per poi dirmi:"Sfidiamoci qualche volta, ok?! Ci si vede in giro!"
Non so cosa accadde, ma per la prima volta mi sentivo amato da qualcuno.
Iniziai a cercarla, ma non sapevo il suo nome. Forse l'ho scordato, ma la chiamavano Richka. Questo lo ricordo perfettamente e non perdevo occasione di allenarmi con lei. 
Non che fosse brava a beyblade, ma non era nemmeno una frana. Ci sapeva fare ed io mi divertivo ad insegnarle le cose che sapevo, ma non tutti erano gentili con lei. La prendevano in giro e lei si difendeva anche abbastanza bene, anche se un giorno distrussero il peluche che aveva sempre con sé. Sembrava molto importante per lei ed io non sapevo che fare. L'unica cosa che cercai di fare fu trovarne un altro uguale. Lo chiamò Papij e lo teneva sempre con sé. Ma poi persi le sue tracce dopo la dimostrazione con black dranzer. Lei mi aiutò a prenderlo, ma le guardie si accorsero di noi e invece di punire entrambi, scaraventarono fuori dal monastero solo lei, perché io ero pur sempre il nipote di Hito e quindi non potevano gettarmi fuori. Da quel giorno ho indossato sempre questa sciarpa ad ogni campionato. Volevo ritrovarla, ma forse sarebbe stato meglio non ritrovarla.
Richka si rivelò essere la madre di Gou. Per questo, per tutto quello che avevamo passato, per tutte le cose che mi diceva, che mi aveva sempre seguito dal primo istante e anche quando sono svenuto dopo l'incontro con Brooklin, lei era lì.
Forse fu questo a farmi perdere la testa per lei.
I ricordi sono troppo dolorosi dentro me e quindi decido di lasciare in valigia quella sciarpa. Ho bisogno di fumare. Devo distendere i nervi.
Esco fuori, prendendo una boccata d'aria e iniziando a fumare, quando sento la voce di mio figlio provenire nella stanza accanto a quella da cui sono uscito che dice: "Anche papà ne ha uno uguale."
Incuriosito, mi avvicino, vedendo ancora quella ragazza. Mio figlio sta parlando con lei. Ha qualcosa tra le mani. Sembra un beyblade, ma non ne sono sicuro.
"Cosa?!" Farfuglia, per poi svelare: "Oh, certo. Sai lui era molto bravo con il beyblade. Io... L'ho conosciuto così... Tramite beyblade e da allora non ho mai smesso di..."
Si blocca un attimo per poi pensare chissà cosa prima di concludere:"Cioè... Sono una fan dei Bladebreakers. Una fan di tuo padre."
"Ecco perché mi conosceva..." Sospiro. Ecco svelato il mistero. Sarà qualche mia fan. Per questo sapeva il mio nome.
Tsk... ed io che cercavo di capire dove l'avessi vista.
Do le spalle, prendendo un altro tiro di sigaretta, ma quel pensarci su... perché? Non è che nasconde qualcosa? Se fosse stata solo una fan... perché esitare? Forse davvero l'ho già vista prima, ma dove?



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